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ELLA ZECCA
D I
E DELLE CESTE DE' SIGNORI
DELLA ROVERE
DUCHI DI URBINO*
OPERA
DEL PREVOSTO RINALDO REPOSATI
Cittadino di Gubbio > Dottore dell' una , e l* altra Legge >
e FroGmotarìo Appoftolico .
TOMO SECONDO-
IN BOLOGNA
Per Lelio dalk Volpe Impreflbre detl' Inflituco delle Scienze
X IT73- X
ConUecnfa de' SUFERIORI,
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I
►
INDICE
Seconda fatte del
CAPITOLO IV.
K
Ella quale Jt prq/ègutfce a trattare dei Signori
della Rovere Padroni della Citta di Gubbio y e
delf altre compre]} nel Ducato d' Urbino ^ e delh
Zecche , che tennero aperte nei loro Stati . Pag. t
CAPITOLO V.
Della Zecca di Gubbio dopo la devoluzione dello
Stato di Urbino alfa Santa Sede* Pag. 33$
yiàll
/
Vidit D. Antoniuj Maria Copelloti Clcr. Rcg. S. Pauli , &
in Ecclefia Metropolitana Bononix Poenitentiarius , prò
Emo , & Rmo Domino D. Vincentio Cardinali Malve*
tio Archiepifcopo Bononix ^ & S* R. L Principe •
BrV II jMnif 1771.
Videat prò S. Officio, & referat Rmus Ab. D* Aloyfius
Mingarelli Can. Regul. S. Salvatons ^ Publicus in Uni*
verfìtate Bonòniehfi Lirìgux gracCx ProfefTor, ac S. O.
ordinarius Revifor.
A ■■■ ■ ,^ ^X
T>Aucis ab bine menfìbus , atitequam Bononia difcede*
-■- rem, lègi juflu' Reverendiffimi Inquifitoris alterUm
Tomum operis, quod infcrfbitur: Della Zicca di Gubbio^
#- dilh Gefte M^ signori Jtlld Jioyere. Duchi /ti .Urlfìpp,^ ina*
nu clarìflìmi Audoris exaratum^. Nihil autem in eo repe-
ri, quod catholico, nihil quod bene morato Scriptorc
indignum videretur, nihil denique quod Bononienfibus
typis, quos fumma Dei benignitas ufque ad hanc diem
ab exitiali arrogantium hujus xtatis pfeudophilofophorum
contagione fervavit immunes , infamix notam poflet inu«
rere • Quin imo Auótoris ipfìus diligentiam , atque erudi-
lioneni commendavi , ac opus illud publica luce dignum
cenfui ego Sacrx Theologix Ledor Emeritus , Sacrx Con-
gregationis Indicis Confultor, & in Bononienfi Archi-
gy'Tinafio Leftor Publicus . Tu vero Repofate civium tuo-
rum ac prxnobilis patrix decori diutius vivas ac valeas •
Dabam Romx in ^dibus S. Petri ad Vincula, die xx.
Septembris, anno Domini mdcclxxiii.
D. Joannes Aloyfius Mingarelli Procùrator Generalis
Congregata Rhenanx Canonico^ S. Salvatoris •
Die ig No^vembriì" 1773»
Stante fuprafcripta atteftatione
IMPRIMATUR.
F. Petrus Paulus Salvatori Inquiiitor Ceneràlis S. O. Bonon*
DEL-
f
DELLA ZECCA
DI GUBBIO .
NE* TEMPI ANTICHI E NE' SÈCOLI BASSI .
Seconde^ Parte del
*
CAPITOLO ir.
Hella quale Ji prq/è]§uì/ce a trattare dei Signori
della Rovere Padroni della Citta di Gubbio ,
e dell' altre compre/è nel Ducato d' Ur-
bino , e delle becche , che tennero
aperte nei loro Stati*
FRANCESCO MARIA L DELLA ROVERE
IV. DUCA D* URBINO.
Al Piemonte 'fi vuole , che aveflc origine la no**
biliflìma Famiglia della Rovere ^ dalla quale
dìfcefe Francesco Maria , di cui ora fono per
favellare , e che neir anno 700 di noftra • falute
da Edmondo , o Ermondo àvefle il fuo principiò • Quel-
iti dicono , che fermafle la fua fede in Turino , e che
qui con altri tre , quanto valorofi , altrettanto mobili Si*
gnori dà Ragimberto Duca di quei Stati fofle ftato la--
iciato per governarli , mentr* egli fi portò in Pavia con
groflb Efercito , afpirando fuccedere nel Regno de' Lon--
gobardi , a guerreggiare contro Luitperto , e Afprando
famofi Capitani di lui Tuttori ; che a Ermondo fofle data
a difendere quella parte della Citta di Turino, che ri-
guarda le Alpi, e che perciò nella di lui Bandiera fa--
cefle colorire , ed effigiare una Quercia d' oro per diftin-»
guerla dalle altre tre de* fuoi Confocj , e quindi veniffe
P.ll A la
t Dbllb Gesta di Francesco Maria L
la denominazione di Signore della Rovere , come fuffc-
guentemente poi tutt* i fuoi Difcendenti fi fecero chia-
mare (i) • Vinto Luitperto , dopo varj avvenimenti di
uerra fu falutato ÌRe Ragimberto , e avendo prefo pof-
eflb del Regno , rimafe col titolo di Vice-Re il folo Er*
mondo a governare Turino , e i Paefi circonvicini ; dove
accrefciuto il dominio , e la giurifdizione potè ftabilire
la fua Cafa in tale Stato ^ che fu poi fempre annoverata
per una lunga ferie di anni tra le quattro principali di
queir illuftre Città . Simone detto il Graffo nella divifio-
ne , che fece co* fuoi fratelli della Rovere , abbandonane
do il Piemonte , fi trasferì in Savona y Città della Ligu-
ria , ^d ivi co* fuoi fermò la fede • Da qUefto ramo della
Famiglia Roverea , dopo il corfo di più generazioni , di-
fcefe Leonardo y dal quale > e da Luchina Muglione fua
Conforte fu procreata Francefco y il quale neir età di 9
anni facendoli Religiofo dell* Ordine Serafico di S. Fran*
cefco y tanto fi avanzò nei buoni coftumi , e nella dot*
trina y che meritoflì nel Capitolo Generale tenuto in Pe-
rugia Tanno 1464 effer dichiarato Miniftro Generale dell*
Ordine» Dilatandofi vieppiù la fama della fua dottrina >
e virtù fingolari> il Pontefice Paolo IL alli 17 di Set-
tembre 1457 lo annoverò nel Sagro Collegio de* Cardi-
nali y afiègnandogli il titolo di S* Pietro in Vincola • Se-
guita polcia la morte del divifato Pontefice y dopo 14
giorni di Sede Vacante ^ fii a Paolo foftituito nella Sede
Vaticana > e Sifto IV. fi fé chiamare (2) • Egli aveva un fra-
tello > che Raffaele denominavafi congiunto in matrimo-
nio con Teodora Manerola, da* quali nacquero quattro
^gliuoli , cioè Bartolonìmeo y che veftitofi dell* Abito Re-
ligiofo di S. Francefco y fu pofcia Vefcovo di Ferrara , ed
ìndi Patriarca d* Antiochia • Giuliano fu il fecondo y che
anch* egli intraprefa la via Ecclefiaftica fu prima Vefcovo
di Carpentras^ dopo da Sifto IV* fuo Zio condecorato
della Dignità Cardinalizia il dì 15 Dicembre i47i> afie*»
gnan-
^■— l^—— — ^<B»— ^— Il — W— — — ^— — — ^— .
(i) Gio: Battifta Leoni nella Vita di Francefco Maria IV. Duca d' Urbino
^^ ?;.Pi^- ^ ^^ Intorno all' origine di quella Famiglia della Itovcrc. da
COI difcefe Sifto IV. » fi può vedere U Fos^etta .
OBLLA ROVBRB IV. DOCA d' URBINO Caf. IV. }
gnandogli il titolo di S. Pietro in Vincola , e finalmente
tolto dal Mondo Papa Pio III., il dì primo di Novem-
bre 1503 fall al fupremo Soglio del Vaticano col farfi
chiamare Giulio II. Il terzo fu Luchina maritata in Cafa
Franciotti di Lucca • Il quarto alla perfine fu Giovanni
Prefetto di Roma , e Duca di Sora , il quale fposò Gio-
vanna del Conte Federico di Montefeltro , da* quali
venne alla luce Francesco Maria in Sinigaglia il dì 25
di Marzo dell'anno 1490*
Le memorie fin qui regiftrate del principio della
Famiglia della Rovere le ho prefe da quanto ai efla ne
hanno fcritto Francéfco Sanfovino nella fua Opera dell'
Origine delle Famiglie illu/fri d* Italia » ove parla dei Signo-
ri della Rovere; Gio: Battifta Leoni nella vita di Fran-
cefco Maria IV. Duca d* Urbino; Vincenzo Àrmanni
nella lettera dedicatoria del terzo volume delle fue let*
tere dirette a Donna Vittoria della Rovere Principefla
d'Urbino, e Granduchefla di Tofcana, e molti altri
Scrittori , di fommo credito • Ma ficcome opinione di*
verfa alla già riferita , e foftenuta da non ofcuri Iftorici ,
mi fi prefenta : recandomi a pregio di comparire Scritto*
re verace , cosi mi fia permeilo riportare anche ciò , che
ne dicono altri in contrario , lanciando poi in arbitrio
del Lettore abbracciare delle due opinioni quella che
più gli aggrada .
Girolamo Garimberto Vefcovo dì Gallefe fcrivendo
di coloro , che nati in bafla fortuna pervennero air al*
tifiima, e della varietà della fortuna, e var) cafi umani ^
riferifce , che Papa Sifto IV. nacque in Albizuola Villa
del Savonefe , e che mancatogli il Padre nella fua in*
fanzia , la Madre Vedova , e povexa lo fece Frate Mino*
re , del quar Ordine col tempo riufci Miniftro Generale
coli' ajuto della Cafa della Rovere di Turino , dalla quale
fin da fanciullo fu amato, ftimato , ed affiftito in guifa,
che moltiffimo s' avvanzò nelle buone lettere , e nel con*
feguimento delle Scienze , che di povero Fraticello 9
eh' egli era , col tempo divenne Generale , Cardinale , e
Papa, e in tale dignità collocato riconobbe per Parente
A z Cri*
4 DfiLLB Gbsta di Francbsco Maria L
Criftofaro della Famiglia della Rovere di Turino , e lo
facefle Caftellano , e Cardinale Prete col titolo di S^ Vi*
tale . Queft' aflerzione del Garimberto è cavata dall' Ifto*
ria manofcritta deir origine di eflb Papa Sifto , nella
quale Iftoria egli è detto nato d' Ifotta figliuola di Ciò*
vannino da Caftiglione Genovefe , e di Giuliano da Ul-
tri Luogo in quella Riviera nelle radici deirAppenni*
no , e dopo la morte del Padre eflendo tuttavia fanciul*
lo fi ricovrò in Cafa de' Signori della Rovere nobili
Turinefi , con alcuni de* quali attefe agli ftudj , e fattofi
Frate Minore acquiftò nome di Teologo , e di Filofofo
precipuo in queir Ordine ; Sicché fu uno de' tre eletti
per difputare contra i Domenicani fopra V adorazione
del Sangue fparfo da Noftro Signore nella fua Paflione :
onde per tutt' i gradi di queir Ordine afcefo al Genera-
lato , mdi creato Cardinale Prete del Titolo di S. Pietro
in Vincola da Papa Paolo IL, da i Signori della Rove-
re prefe il Cognome , riconofcendogli per benefattori >
e parenti • La famiglia poi de' Signori della Rovere di
Torino, fé preftiam fede a Filiberto Pingonio Scrittore
autorevole , difcende da Ermondo della Rovere Vice-Re
di Ranguberto Re de' Longobardi • Ma Sifto pervenuto
al Soglio Pontificio , con dignità ecclefiaftiche , e tem-
porali ampliò i figliuoli del fratello Raffaello , ilati di
Madre Greca fecondo Tatteftazione di Girolamo Catol-
la , e mife la Prefettura di Roma prima in Leonardo ,
e poi in Giovanni ambidue fuoi Nipoti, dando a queft'
ultimo circa venti Caftelli in Romagna , i quali in gran
parte pofcia rovinati ', furon occupati da' Malatefti : Sini-
gaglia Città in gran parte pofcia rovinata in occafione
della guerra , che Pio IL fece contro di efli ; ed oltre
ciò diede loro in feudo Ciftaino , Bernguardo , e Porcie-
rino già pofTeduti dal Vefcovo di Anagni , e dal Re Fer-
rando gli ottenne in feudo la Città di Sora con titolo
di Duca •
Nella tenera età di dieci anni venne a mancare a
Francefco Maria il Genitore morto in Sinigaglia médefi-
ma nel mefe di Novembre 1)01^ laonde il Duca Guid^
Ubai-
DBLiA Rovere IV. Duca d' Urbiko Caf. IV. 5
Ubaldo , che teneramente amava il Nipote , gli fé ottene-
re colla mediazione del Re di Francia la carica di Pre*
fetto di Roma vacata per la morte di Giovanni fuo Pa-
dre , e volle tirarfelo feco facendolo andare in Urbino 1
ove lo confegnò a Lodovico Odafio già di lui Maeftro ,
e ad Antonio dei Grillini da SaiToferrato Uomini dot-
tiffimi , affinchè lo ammaeftraffero nelle Scienze , e lo
coltivaflero nei buoni coftumi • L'anno 1502 venendo a
Guid' Ubaldo con frode , ed inganni ufurpato lo Stato ^
ed ei medefimo infidiato nella vita da Cefare Borgia , detto
il Duca Valentino , fu coftretto di fopiattò fuggirfene di
notte da Urbino infieme col Nipote Fxancefco Maria, e
giunti per ftrade rimote , e alpeftri prodigiofamente a
S. Agata , Terra del fuo Stato , feparofTì dal Nipote ,
non vedendofi neppur qui ficuri , mandando quefti verfo
lo Stato Fiorentino , ed ei prefe la ftrada verfo Raven-
na • Dallo Stato Fiorentino fi conduffe Francefco Maria
a Savona a trovare Giuliano della Rovere Cardinale di
S. Pietro in Vincola fuo Zio , dal quale di 11 a poco fu
mandato in Francia alla Corte del Re Lodovico XIL,
dandogli per Ajo Pietro Tiranni Nobile Cagliefe . Breve
però fu la dimora , che fece in quella Corte Francefco
Maria , concioffiachè efaltato che fu al Pontificato il Car*
dinal Giuliano fuo Zio , tofto lo richiamò in Roma ,
ove giunfe nel principio di Marzo dell'anno 1504 infie-
me con il fuo Cugino Galeotto Franciotti nato di Lu-
china Sorella del Pontefice , e fin d' allora quantunque
nell'età di foli anni tredici dava Francefco Maria chia*
riffimi argomenti di quel valore , che comprovò poi coli*
opere quando divenne in età capace ad operare.
Anche in Roma breve fu il foggiorno y eh* egli fé*
ce, mentre nel ritornare il Duca Guid' Ubaldo al fuo
Stato, volle Papa Giulio fuo Zio, che fi conduceCTe fe«
co anche il Nipote, ed entrambi giunfero in Urbino il
primo giorno ai Giugno , ove , dopo di aver il Duca
ricuperato dalle mani dei Minìftri del Valentino la Roc^
ca , e la Città di Forlì per la S. Sec^e , pervenne V Ar*
cìvefcovo di Ragufi con titolo di Nunzio Pontifizio per
con«
\
6 Dbllb Gesta di Francesco Maria L
confegnare al Duca le Bandiere , e il Battone del Gene-
ralato, della Chiefa , e per trattar feco lui dell' adozione ,
che Guid* Ubaldo bramava di fare in perfona di Fran-
cefco Maria fuo Nipote , per cui l' Arcivefcovo aveva
avuto dal Pontefice fpecial mandato • Che perciò il di
17 del mefe di Settembre 1504 pervenuti che furono in
Urbino gli Ambafciatori di tutte le Città , Terre , e Luo*
ghi del Ducata, che Guid' Ubaldo avea prima fatto in*
vitare (3) , lì trasferirono tutti alla Cattedrale, dove V Ar*
civefcovo di Ragufì cantò la MefTa , la quale terminata ,
fece un'eloquente Orazione, in cui efpofe il defiderio>
che avea Guid' Ubaldo di eleggerfi per fuo figliuolo il
Prefetto Francefco Maria di lui Nipote , e il confenfo
del Pontefice , e del Sagro .Collegio , e poi lette dai
Cancelliere Ducale le Lettere Apoftoliche , impofe agli
Ambafciatori delle Comunità , che preftaflero il giura*
mento di fedeltà al medeflmo, e di queft' atto ne fu
fatta pubblica , e folenne Scrittura •
Addottato che fu da Guid* Ubaldo Francefco Maria
in figliuolo : e ciò con fomma cohfolazione sì del Duca
Guid' Ubaldo , e de' fuoi Sudditi , che del Pontefice Giu-
lio ; quefti volendo veder il fuo Nipote proveduto ancor
di una Spofa , che per natali , e per menti perfonali foflc
degna di lui , tratta di dargli Eleonora Gonzaga figliuola
di Francefco Marchefe di Mantova , e Nipote ex fratte .
della Duchefla Elifabetta Conforte del Duca Guid* Ubal-
do , e furono ilabilite le nozze coUai medefima da cele-
brarfi
(}) L* ayvifo pervenuto a Gubbio è il fcguente , regiftrato ne* Libri delle
Ri/orme di quefta Città dell'anno fuddetto 1504*
-Avendo Koi ordinato^ che Martedì proJJÌTnOj che farà alli ij» del prefenie da li
Sudditi Koflri univerfalmente fi abbia a giurare fedeltà all' llluflrijjimo Signore
JFrancefco Maria della Rovere Prefetto di Roma , nunc Figliuolo arrogato , volemo
ordinarvi fi elegga uno , o due Sindici , che abbiano a venire qui per tutto Lunedi
proffimo a preflare in nome di quella Città , e Contado detto giuramento , ed omag"
gio di fedeltà coli' autorità , che vedrete qui per V inclufo foglio , ordinando , eie
fieno Uomini graduati y e onorati ^ come conviene in fimiV atto.
Urbino ii. Settembre 1504.
Cuid* Ubaldo Duca d' Urbino Capitano Generale di S. Chiefd^
Et rifolutum fuit , ut in litterit ^c. , dr fuerunt eleéii Magni ficus , & i3enerofus
Eqties Hieronymus Bentivolus , ^ Eximiuf Artium^ (y Medicina Doélor M. f#-
ierifus de 2ampbilii$ de Eugubio,
DBLLA ROVBRB IV* DuCA D*UrB1NO Cap. IV. t
brarfì a tempo opportuno , che perciò dair accennato
Marchefe fu inviato in Roma Giovanni fuo Fratello con
mandato fpeciale per la ratificazione, del contratto neir
anno 1505.
Il Papa nel tempo fteflb, che invigilava a i vantag*
gi della fua Famiglia y e del Nipote , non trafcurava quei
del fuo Stato ; che però vedendo , che le due Città prin-
cipali del fuo dominio > cioè Perugia y e Bologna aveano
di maniera fcoifo il giogo de* Miniftri Ecclefiaftici , che
la loro autorità fi aveva in pochiffimo conto y poiché Pe*
rugia ubbidiva a Gio: Paolo taglioni y e Bologna era
dominata da Giovanni Bentivogli ; ond' ti dopo di aver
maturato T a£fare due anni y averlo partecipato al Re di
Francia per aver da lui ajuto , e perchè lafci%fle la prò*
tezione dei Bentivogli » che da lui dipendevano, dicnia*
rò a quefti due Tiranni la guerra; e per maggiormente
incalorire le fue Genti air imprefa , ei medefimo coli*
Efercito fi partì da Roma al fine d' Agofto deir anno 1505
accompagnato da molti Cardinali > e s^ incamminò verfo
Perugia , avendo prima comandato al Duca Guid' libala
do y che ad eifa Città fi dirigefle , e dichiarato Luogotef *
nente il Marchefe di Mantova di lui Cognato > col qua«
le fi trovò parimente il Prefetto Francefco Maria , al qua^
le fi comunicavano di giorno in giorno tutti gli affari
si familiari, che efteri, poiché ravvisò il Pontefice in
lui -una pronta y e maravigliofa capacità si neir imprefe
della Guerra, che di qualunque altro maneggio. Appe«
na il Papa accoftatofi a Perugia, Gio: Paolo Baglioni
inabile a refiftere , e animato da Guid' Ubaldo , venne
ad umiliarglifi , e a confegnargli liberamente la Città . Nel
quaL'atto, febbene fenti rimproverarfi con parole aforc
Tufurpata tirannia, ad ogni modo riportò poi condot^
ta di 100 Uomini d' arme dello fteflb Papa Giulio •
Dopo aver ricuperato Perugia , per la via di Gub*
bio , e di Urbino , come altrove fi accennò , andoffene
alla volta di Bologna. Giùnto, che fu T Efercito a Ca*
ftel S. Pietro furono fatte diverfe fcaramuccie , nelle qua*
U dimoUrò tanto valore Francefco Maria > che il Mar«
che*
1^
t Dbllb Gesta di Francesco Maria L
chefe di Mantova Principe, e Capitano tanto celebre di
quei tempi con uguale meraviglia , e confolazione diflc
più fiate , che quegli erano certi prefagj di feliciffimi pro-
gredì , confiderando , che non avendo per anche compiu-
to il terzo luftro dell'età fua con un coraggiofo ardire
di bellicofo ingegno fi efponeva fempre in tutte le azio-
ni militari , né curava punto qualfivoglia pericolo , o fa-
tica , fupplendo alla tenera età un generofo iftinto dì
;loria, e di valore (4). Nello fteflb giorno che furono
Fatte quefte fcaramuccie , ed occupato Caftel S. Pietro
dalle genti del Pontefice , mandò Ciamonte Capitano del
Re di Francia a Gioanni Bentivoglio a fignificargli , che
Sua Maeftà non volendo mancargli di quello a che lera
tenuto per i capitoli della protezione , intendeva con-
fervargli i beni fuoi, ed operare, che lafciando il go*
verno della Città alla Chiefa , potefTe ficuramente , go*
dendo i fuoi beni , abitare coi figliuoli in Bologna , ma
tutto quefto con efprcfla condizione , che fra tre giorni
avelTe ubbidito agli ordini del Pontefice. Donde ilBen*
tivoglio , e i figliuoli , che prima con grandiflime minac*
eie avevano pubblicato per tutto di volerfi difendere ,
perdutofi d' animo , rifpofero di volerfi rimettere in ar-
Ditrio fuo , fupplicandolo , che operafle almeno in mar-
niera , che ottenelTcro condizioni tollerabili ; però egli
inteiponendofi coi Pontefice fi convenne , che fofle leci-
to a Giovanni Bentivogli, ed a' figliuoli partirfi ficura-»
mente da Bologna , e fermarfi in qualunque luogo vo*
lefler'o del Ducato di Milano , ed aveflero la libertà di
vendere, o di cavarft da Bologna tutt' i mobili loro, né
foflTero moleftati ne' beni immobili ; le quali cofe con^
chiufe, fi partirono fubito da Bologna , ottenuto da Cia*
monte falvo condotto con promefla per fcrittura di ofler-
vare tutto ciò , che fi conteneva nelle convenzioni fatte
col Re • Partiti i Bentivogli , il Popolo di Bologna man-
dò fubito Oratori al Pontefice a confegnargli in piena
podeftà la Città . Ciò adempiuto il Pontefice ftabilì de'
nuovi Magiftrati fomiglievoli a' precedenti; e con ciò fer-
ban-
{4) Leoni Joc. cir. Ub. I. pag. 41,
Dbila Rovbrb IV. Doc A d' ITubiko Caf. IV# 9
bando alla Città molti argomenti di libertà: reftando
per altro Sovrano , e Principe della Città , e fuo Terri^
torio (5).
Sul fine per tanto di Febbrajo dell'anno 1507 parti
il Pontefice Giulio da Bologna ^ e alli 3 di Marzo tu in
Urbino 5 ove fermatofi un giorno continuò il viaggia
verfo Roma. Era in tanto il Re di Francia venuto in
Italia con intenzione di abboccarli col Papa, ma per
varj motivi deliberò il Pontefice improvvifamente partirfì
da Bologna I e ritornare a Roma. Né volle per ciò ap«
pigliarfi al partito , che gli fi offeriva da molti , di man«
dare il fuo Nipote Francefco Maria ad abboccarti col
Re I per dargli così un' apparente fpecie di foddisfazione
in cofa , eh' egli ardentemente defiderava ; mafiimamente >
eh' tgìì conofceva da gran tempo il Nipote : e lo aveva
onorato , e favorito , trattenendolo in corte affai prima
del Pontificato di Giulio , e eh' era attiffimo a mjineggia*-
re qualunque affare ; ma atteftando il Pontefice y che fé
avene atteio il Re in Bologna, o pure mandato a lui il
Nipote , avrebbe dato occafione di fofpettare alla gente ^
non volle fermarfi in Bologna, dove lafciò il Pontefice
Legato Francefco Alidofi da Imola Cardinal di Pavia (5) •
Ma tornato che fu il Duca Guid' Ubaldo nel fuo Sta-»
to , fu , come di anzi fi diffe , forprefo dal confueto fuo
incomodo della Gotta, che dopo lungo fpazio lo traffe
a morte , onde , come parimente fi diffe , fu dichiarato
Francefco Maria erede, e fucceffore.di Guid' Ubaldo , e
per tale volle effere folennemente riconofciuto , contri*
Duendo anche a ciò il manto ducale , che era di rafo
bianco foderato di broccato d' oro , ed avendo in capo
la Beretta confacente , a fuono di Trombe , e di Tambu-
ri falito a Cavallo fé un giro per la Città col feguito
de* Gentiluomini di Corte , de' Cittadini , e Popolo^ che
tutti con voce di giubilo gridavano : viva Rovbrb , e
Fbltro .
Divolgatofi intanto per tutto lo Stato l'amara no*
V^ll B vel-
(5) Guicciardino lib. ^. pag. i8o« , ili. Gìovlo Epitome pag. %i%*
(6) Leoni loc cit* pag. 4»,
IO Delle Gesta di Fhamcbsco Maria L
velia della morte del loro amatiflimo Principe Guid' Ubai*
do y e la foftituzione di Francefco Maria ^ le Comunità
dello Stato fi adopravano per eleggere gli Ambafciatori ^
che doveanfì fpedire per gli Uffizj di condoglianza , e di
congratulazione infieme y che convenivano col novello
Duca Francefco Maria , e colla Vedova Ducheffa Elifa*
betta. Tutti quefti Ambafciatori delle Comunità, come
altri de* Principi , che furono molti , fi trovarono in Ur«
bino al primo di Maggio y e nel giorno feguente inter«
vennero alle folenni efequie celebrate in quella Catte*
drale tutti vefiiti a bruno, cosi èra eziandio lo ftelfo
Francefco Maria , che affiftette alle medefime • Nel gior*
no feguente, come dianzi parimente difli , fi fecelacerì«
monia del giuramento di fedeltà da i Magiftrati , ed Am«
bafciatori ; il che terminato il Duca con modi affai obli^
ganti li ringraziò , e li licenziò »
Ciò adempiuto con^tinuando il Pontefice neir arden*
te brama di ricuperare la Romagna , e di rimettere la
Chiefa neir antico poffeiTo de' Luoghi ,. che ^i erano fta*
ti occupati , dichiarò tofto la lega eoa altri Principi V an-
no 1508, che aveva conchiufa in Cambraf, e pubblicò
in Roma nel mefe di Gennajo dell' anno 1509 la fud*
detta lega conchiufa contro la Repubblica di Venezia.
Comprendeva tal lega il Papa, l'Imperatore, il Re di
Francia , ed altri Principi ancora . Per quefta guerra aven*
da il Pontefice Giulio dichiarato Capitano Generale di
S. Chiefa il Duca Francefco Maria , fé ne pafsò egli a
Bologna, dove fi adunava TEfercito, e fi doveva fare
eziandio la raifegna delle Genti Ecclefiaftiche . Quivi Fran-
cefco Maria per mano del Cardinale Legato Francefco
Alidofi il giorno di S. Francefco nella Chiefa di S. Pe*
fronio ebbe colla folita pompa , e cerimonie le confuete
infegne del Generalato . Dopo aver fchierate le fue Truppe
fc ne ritornò al fuo Stato per difporre ciò , che faceva
d'uopo per li vantaggi del fuo Stato, e per efeguire gli
ordini del Pontefice . Pofcia per configlio della Ducheffa
Vedova Elifabetta fi trasferì privatamente , ed accompa^
gnato con pochi de' fuoi a Mantova ^ e quivi poco meno
che
bill A RoVBRB TV. Duca d*Uriìno Cab. IV. ii
f^ fconofciuto Tposò Eleonora Gonzaga figliuola di cuci
Marchefe , il che fu negli anni i8 in circa dell'età ma^
Ma, breve fu la Aia dimora coli' amata fua Spofa; men«
tre per ubbidire a Papa Giulio iuo Zio dovette di bei
itiuovo intraprendere delle fue Truppe il comando 5 poi-
ché avvertito che fu il Papa della venuta de'Francefi
in Italia ) ogni giorno inilava per la mofla delle fue arg-
ini in Romagna contro i Veneziani.
In quefto mentre il Papa fulminò interdetti , « fco^
muniche contro i fuddetti Veneziani y fé ad un determt«
nato giorno non reflituivano Rimino , Faenza , Ravenna ^
'C Cervia, antko patrimonio della Chiefa Romana (7)*
^Ritornatofene dunque il Duca in Urbino attefe con £0x0*
ma foUecitudine a raunare quelle Soldatefche, che aiite^
cedentemente aveva icelte dallo Stato iuo , e con ette ^
colia fua Compagnia di genti d^ arme , e con quella di
Gio: Paolo Baglioni ^ come anche con due Colonnelli di
Fanteria , che furono Matteo della Branca di Gubbio , e
Colletto Albanefe^ per la via di Saflbcorbaro , e &. Ma«
fino calò nel Territorio di Rimino , ^ di S. Arcangelo ^
avendo dato ordine ar Giovanni^ ed a Chiappino Vitelli
ambidue Condottieri della Chiefa, che incontinente ve«
niffero ad unirfi colle fue genti ieco in Romagna. Fece
avanzare le fue Lanze fpezzate fino alle Porte di Rimi«
fio^ né ufcendo perfona, pafsò avanti fenza fare alcun
<ianm> al Paefe « Giunto a Villafranca nel territorio di
Forlì ebbe avvifo , che il Legato partito da Bologna era
già arrivato a Caftel Bolognefe, ed avea feco Riccardo
Alidofi fuo fratello j Lodovico Conte della Mirandola ^
ed il Cagnaccio da Imola colle loro Compagnie , e due
Colonnelli di fanteria Tuno d^ Italiani fotto Ramazzot^
tO| e r altro di Spagnuoli^ E con taPoccafione fu av«
vifato, che dopo alcune fcaramuccie entrati nella Valle
di Lamone fi volfero contro Brifighella , ov' era entrato
Gio: Paolo Manfroni con 800 Fanti y ed alcuni Cavalli ^
i quali ufciti fuora a combattere , imbattutoti in un' agua^
to furono sì vigorofamente affaliti) che fu coftretto il
Bi Man*
(7) Gio; Taicagnou Ub. tu p. 9x4. MuraU Amai d' ItaL an. zjoy.» ti altri*
12 Dbllb Gesta di Frakcisco Maria L
Manfroni ad abbandonare la Terra > e di ridurfi con po-
chi' nella Rocca , la quale era bensì forte di fito , ma
non perciò fi poteva lungamente difendere» poiché già
fi preparava la batteria , ed il Duca Francefco Maria noa
era molto lontano , e perciò quei Soldati vollero arren*
derfi contro la volontà del Manfroni » il quale alla fine
non potendo più refiftere al loro volere fi vidde coftret^
to ad arrenderfi . Scrive il Muratori (8) , che in tal oc*
cafione perirono fra Soldati , e Abitanti più di 2000 per*
fone , e fu dato il facco alla Terra ; Racconta pero il
Leoni (9)> che Francefco Maria arrivò a Brifighella in
tempo , che potè confervare i Luoghi pii , e le Donne
dalla licenza de' Soldati , che faccheggiavano la Terra , e
vi provvide in modo ^ che gli uni recarono illefi > e le
altre furono accompagnate fenz' alcuna violenza nel Ter-
ritorio vicino de* Fiorentini .
Occupata tutta la Valle y V Efercito fcefo nel piano >
prefe Granarolo , e tutte V altre Terre del Contado di
Faenza , indi fi avvanzò a Ruffo , Caftello fituato tra Faen-
za, e Ravenna: ed affai difficile ad efpugnarfi, perchè
circondato da foffe larghe , e profonde y ed era difefo
da 600 Fanti foreftieri , e fi rendeva più difficile il non
effere neir Efercito Ecclefiaftico né quel configlio , ne
quella concordia , che farebbe ftata neceffaria , effendo, il
Cardinal di Pavia Legato Apoftolico negligente nel prò*
vedere , come dovea , il bisognevole , e forfè non vede*
va di buon occhio i nrogreffi, che faceva il Duca Fran-
cefco Maria ; laonde ftra di loro v* era poca buona armo*
nia . Era V Efercito Pontificio comporto di 8000 Fanti ,
e i5oo Cavalli tra Uomini d* arme, e leggieri, ed eravi
in tutti e valore, ed ardente brama di combattere, fic-
che potevafi ragionevolmente fperare felice riufcita in
3ualunque ardua , e malagevole imprefa : fpecialmente
a xrhe avevano ne* precedenti cimenti dato argomento
del loro valore , ficchè gì* inimici fteffi prevenuti dalla
celerità, e fopraffatti dall' ardire non avevano né pur
tentato di recar ad effi foccorfo . Solamente avea bifogno
di
Il L " I»—— r¥Ti ^
(t) AnaaL d'ital ao« i)«^. i9) JUb« h pag. J7«
©BUA RoviRB IV. Duca d^Urbino Caf. IV» i j
di quelle provvifioni, che per V addktro erano fiate coro»
meue ; ma non erano per anche in pronto , il che non
permetteva che fi efeguiflero le indicate imprefe . Perciò
il Duca Francefco Maria veggendo, che le iftanze replicate
per lettere , e Uomini mandati per foUecitarlc non gio^r
vavano per ottenere dal Legato le convenevoli provvi»
doni , rapprefentò ad effb Legato la neceffitk di venire
egli fteflb ben tofto al Campo per ifcorgere cogli occhi
proprj le neceffità di tali provvifioni, poiché il Papa fu
tale affare certamente di fomma importanza ^ s' era a£«
dato a lui folo : che i Francefi pervenuti già in Lombare
dia erano numerofiffimi , e giacché il Re de' Romani fino
allora non avea mandato, che promefTe; e il Re Catto^
lieo con poche Galere infettava folamente nella Puglia i
Luoghi tenuti da' Veneziani ; ficchè fi poteva dire > che
quau da fé foli i Francefi faceflero la guerra ; di manie«
ra che fé dal canto del Pontefice non fi faceva con al«
trettanta prontezza in Romagna quello, eh* era patuito
nella capitolazione , ne feguirebbero graviffimi difordini ^
e il Papa incorrerebbe la taccia di contravvenire alle già
fatte promeife : e fi affidarebbe V onore di quefta imprefa
a eente ftraniera : anzi dopo tanta afpettazione , fpeia, e
diiagi fi perderebbe Toccafione opportuna di ricupera^
re gli Stati della S. Sede da altri occupati ; venifle dun«
que ben tofto al campo per vedere , come fi è detto »
cogli occhi proprj la neceffitk di tai provvifioni : anzi la
fua venuta era altronde ancor neceiTaria ; poiché la Tua
prefenza ' avrebbe infpirato alle Truppe maggior corag*
gio 9 e valore • Rifpofe il Legato , eh' era di fua natura
affai pronto > ed eloquente: effere affai più facile il per^
fuadere , che V efeguire : che approvava , e riconofceva
efficaci le ragioni del Duca , e eh' egli fteffo vedeva non
men del Duca y il bifogno di ciò , che fi richiedeva ^ e
il giovamento ^ che ne apportarebbe la fua venuta al
Campo y ma che la mancanza de^ carriaggi aveva fino al«
lora ritardato il mandare, ciò che fi era chiefto : che pe*
rò voleva trasferirfi a Cotignuola per poterle follecitare
più efficacemente > e che uà non molto farebbe venuto
al
14 Dblii Gbsta di Frakcbsco Mahia L
^1 Campo per afliftere ìnfieme col Duca alla direzione
della Guerra . A quefte magnifiche promeffe non corrifpo-
fero i fatti , poiché tenue foccorfo al confacente bifogno
ci mandò . E però effendo già fcorfi fette giorni , che il
Duca s' era quivi accampato , e conofcendo y che il di*
inorare quivi più lungamente rendeva più difficile V im-
prefa ^ e che u efponeva ad evidente pericolo di perire »
le non fi fofie ben tofto pofte in efecuzione le idee con«
cepute I deliberò con un fino ftratagemma di riparare
r inevitabil rovina . Perciò in tal guifa direfle V Eferci-
to , che fece a tutti credere di volere aifalire il CafteU
Io , e tentarne ad ogni prova V acquifto . Divife per tan-
to le acque delle foffe , che lo circondavano , e in effe
foflc fc gettare alcuni trefpoli fabbricati di travi per di-
fendervi fopra un ponte > e preparò la batteria ad un
Torrione quivi vicino ; fece i ripartimenti necefTarj delle
genti per T afialto , e in fomma fé a tutti credere di vo-
ler ad ogni modo farfi padrone del Caftello » Vennero
in quefto mentre alcuni mandati da^ Faentini a trattare
col Duca di arrenderti con tacito confenfo de' Rettori
Veneziani ; ed egli afcoltatigli benignamente li confortò
9, perfeverare nel propofito y e li mandò al Legato in
Cotignuola y perche concludefTero feco il negozio y e rima-
nere egli in libertà d' efeguire ciò y che aveva intraprefo •
Anzi K inftanza al Legato ^ che mentre egli fi affrettava
air acquifto di Ruffi y effo air incontro rivolgere V arme
fue con tra Faenza (io) . Riufcì il penfiero del Duca a quel
modo appunto y eh' egli fi era dato a credere , e ciò fu
di eccitare i Ravennati a foccorrerlo , del che fé n' ebbe-
ro manifefti argomenti , cioè fuochi y fumi y sbarri di Ar-
tig}'3rie dal Caftello , e dalla Città ^ co^ quali s' ebbe
certezza del chiedere , e del promettere il foccorfo • E
però tutta la notte tenuto V Efercito in moto , e inquie-
tati in varj modi ì nemici y avendo prima fatto ben ri-
conofcere le ftrade y mandò intorno alla mezza notte
Ciappino Vitelli con 50 Uomini d* arme , e Giovanni fuo
Cugino con xoo Cavalli leggieri > e Lanze fpezzate verfo
Ra-
(io) Leom Iqc cit» lib. I. pag. C9. » e 70.
BBtlA ROVBRB IV.DUCA d'UrBINO CaF.IV. IJ
Ravenna, perchè col benefizio della notte potendo ftaf
occulti a* nemici potefTero ancora offervare gli andamen«
ti loro; con commiffione, che fubito afficurati del già
vicino (bccorfo , glie ne mandaflero V avvifo ; né perciò
inveftiflero il nemico , ma afpettaflero foflè pafTato il pon^
te di Valtorta ; perch' egli in quefto mezzo co* fuoi Gen-
tiluomini , colle Genti d' arme del Baglioni , e la Fan-
terìa di Matteo della Branca di Gubbio, e deirAlbanc*
fé , fi farebbe adoprato a fovvenirli . In tanto eflendofi
fuiralba incominciato lo sbarro della batteria a Rulfi»
fentitofene il rumore a Ravenna , il foccorfo s* incamroi*
nò con molta fretta, e il Duca avvifatone fi avvicinò
parimenti a' fuoi . Era condotto il foccorfo da Giovanni
Greco Capitano molto ftimato da* Veneziani , e fuccedu-
to al governo di tutte le Milizie loro nella Romagna
dopo la prigionia del Manfrone. Ei fé ne veniva con
una grotta banda di Cavalli per la ftrada larga di Ra-
venna , e avea alla coda alcune Compagnie di Fanti . Ar-
rivò in tempo Francefco Maria , che i Cavalli del Greco
colti improvvifamente dalla gente pofta in aguato dopo
varia ditefa , cominciavano a piegare , il che fu cagione ,
che pofcia fi poneflero in difordìne , perchè avendo ricono-
fciuta la porfona del Duca, chVerafi pofto nelle prime
file a coraggiofamente combattere , fi diedero a credere »
che feco avefle tutto T Efercito • Il Greco intanto rin-
corando i fuoi , fofteneva la battaglia , e fi rimetteva con
molto ardore per dar tempo alla Fanteria di ritirarfi;
ma mentre ciò con valore efeguiva , eifendo rimafto con
pochi fu forprefo , e arredato dal Conte Filippino Doria
uno de* Gentiluomini di Francefco Maria , per la qual
cofa sbandati , e fenza ordine giunfero al ponte poco
difcofto ; il quale eflendo già valllcato dalle Fanterie lo-
ro, quefte per impedire a' nemici, che li feguitavano^
il paUb , non permifero agli amici , che s* innoltraffero »
onde incalzati furiofamente rimafero tutti preda del ne-
mico , ed invano tentarono di procacciarfi per quelle pa-
ludi lo fcampo , poiché o rimaiero miferamente affogati ^
o difperando ajuto fupplichevolmente fi arrendevano a'
via-
t0 DcLiB Geita di Prancbsco Mama I.
vincitori; di modo che pochi tra tanti potettero con-
duifi falvi a Ravenna . £ il Duca nell' ardore della bat*
' r vittoria , fece che quattro Lan*
i rompeiTero le sbarre del pon-
v' erano le Fanterie ne fece mol-
ile porte dì Ravenna poco lon-
à del fatto appena erafì Caputa
toflene il Duca Francefco Maria
impo con poco danno de' fuoi ,
e per maggior ficurezza mandò il Greco prigione in
Urtino ,
Hrafi in tanto continuato , ma lentamente , a berfa*
gliare Ruffi, perchè nella batteria del Torrione non ave*
vafi munizione abbaftanza : ed eflendo però neceflaiio
più coir oftentazione , e cogl' artifìzj , che cogl' effetti',
continuare nell' ìmprefa ; però il Duca per tutto il ri-
manente del giorno fece Sembiante di voler rinforzare la
opportunamente l' avvifo della rotta dell' Elercito Vene-
ziano a Vaila in Ghiaraddada , la quale fconcertò affatto
tutte le iperanze di quella Repubblica dì poterfi più op-
porre a' Collegati . Fece però il Duca pubblicarla in mo-
do 9 che pervenne medefimamente con gran terrore a quei
oi dentro , i quali cosi afflitti , e connifi in poco fpazio
dì tempo da due avvifì tanto contrarj alle cofe loro , e
dalla voce principalmente , che il Duca a bello fiudio
avea fatto fpargere , di non voler perdonare a perfona dì
qualsivoglia feifo , ed età , fé afpettavano d' eiler sforza-
ti, non intermettendofì anche nella medefima notte di
travagliarli in varie maniere; convennero perciò il Ca-
ftellano , e il Capitano aftretti da una fubita foUevazìone
di quel popolo dì numero affai maggiore del preiìdio »
di arrenderfi a difcrezione ; e il Duca benignamente li
licevè I e li lafciò partire liberi con tutti i Soldati , e
ba<
DBLtAHoVBRB IV. DuCA d'UmiHO ClP. IV. I7
))ag&gli loro, facendo trattare umaniffìnumente tutti gli
Uomini del CaAeilo . Fu trovata nella Rocca molta mu-
nizione , la quale fece tanto più rifolvere Francefco Ma-
ria di doverli accampare fubito fotto Ravenna. Laonde
mefTe in buon'ordine le cofe dì Ruflì, e piefìdiatolo,
s'incamminò con tutto l'Efercito a quella volta (n) .
Fecefi r alloggiamento del Campo ibtto Ravenna tra
li due Fiumi Ronco , e Montone ; né facendoti da quei
éi dentro forcita alcuna , né vedendoti fegni fé non mol-
to tiepidi di difefa , fì conobbe alTai chiaramente y che
ftorditi da così violenti , ed improwife percoffe e vicine,
e lontane davano fofpefi a qual rifoluzione appìgitarti .
in tale ftato dì cofe ebbe il Duca avvifo da' fuoi Con*
fidenti , eh' era giunto a CottignoJa Gio: Giacomo Carol-
do Segretario della Repubblica' mandato da quei Signori
per venire a qualche compotizione intorno gli affari della
Romagna. Quello avvifo, ticcome ravvivò la foeranza,
che il Duca dianzi avea conceduta , di poter follecìta-
mente condurre al fi<ie tutta quell' imprefa, così ebbe
•campo di far maggior argomento del procedere del Le*
^ato . Tutto però prudentemente diflimulando pofe ttgni
opra per intraprendere l'afTedio di Ravenna.
In tanto ebbe ancora rif<:ontro, che i Veneziani aven-*
magna di gius antico della S. Sede, e conleguentemente
richiefto dal Santo Padre , così pure all' Imperatore ciò
che pretendeva nel Friuli , ed al Re CattoUco ciò che
primieramente pofledeva nel Regno di Napoli, fpetan-
do con queAa celtione di mitigarli , e riconciliarli con
loro: non tralafciando in tanto di far gente, e accumu-
lar danaio per difenderti, ed in fpecie contro il Re di
Francia . Dalle quali cofe contiderando ti Duca quanto
fofle efpediente il fervirfi di tale opportunità , sì fer ri-
cuperare con agevolezza, e con decoro gli Stati della
J>. JI. ^C S. Se-
' - itiì Leoni lud. 4oc ciu pag. 73. 74.
i8 Dellb Gesta di Francesco Mailia L
S. Sede , come pure per unire quanto prima quella parte
dell'Emilia col Bolognefe, ed afficurar quello tratto di
Paefe jper ogni avventura , che potefle fuccederc , ftava
però follecito minutamente offcrvando ogni accidente per
valerfene in fuo vantaggio. Ebbe in oltre avvifo , come
il Cardinal di Pavia avendo intefo dal Segretaria Vene*
ziario la fua commiffionc^ la quale era di promuovere
r affare di fofpenfion d' armi colla fteflo Porporato , fr
con Francefco Maria ^ e in tanto fpedire air Ambafciato^*
re Veneto refidente in Roma V ordine di confegnare al
Papa le Città della Romagna, egli lo ric^rcò> che fen-
za farne partecipe il Papa facefle fimil confegna a lui
medefimo; la qual cofa lembrogli 'ftramflima , come pura
Miniftro obbligato ad efeguire ìol tanto quello, che con*'
tenevafi neir istruzione ricevuta • Il Legato ciò non oftan*
te fecefi confegnare riftruzione, e T altre fcritture, e
frafcTa lo ffe carcerare , mettere in ceppi , e minacciogli
a forza , fé non pubblicava 1* ordine della confegna . 1!
Duca Francefco Maria con tutto che Giovane commoflb
da tale fcandalofo operare,, inviò Ottaviano Fregofo a
far iftanza al Legato , che effendo in procinto di poter
ricuperare Ravenna , dov"^ egli avea fatto Campo con fidu-^
eia di profpero avvenimento, dovcfs* egli fpeditamente
portarfi all'Efercito, e lagnoflì eziandio della ritenzione
del Segretario Veneto , dichiarandofi , eh' egli non avea
cuore di paflfarvi foprà, condofliachè , -quantunque ci6
fofle opera del folo Legato, ad ogni modo ridondava
anche m altri Miniftri del Papa una si {(rana condotta ^
per cui fi offendeva il gius delle genti* Venne il Legata
a trovar in Campo il noftro Duca , e condulfe feco il
Veneta Ambafciatore come prigioniero ben cullodito , e
adoprofli di fcufare il fatto, mettendo avanti gir occhia
che confcgnandofi le Città al prefente fi farebbe abbrc*
viatà là guerra, e terminata la fpefa . Ma il Duca ripro*
vando il modo improprio , approvando però il tentare
V effetto d' acctUerare la conlegna , fece iftanza , che fi
liberafle il Segretario : ma vedendo che '1 Legato andava
ciò differendo ^ comandò ai Fregofo ^ che lo faceife tofto
t)BlLAK0VERH IV.DUCA D*UrB1NO CaF. IV. I^
liberare, e onorarlo come fi conveniva, e fé fapere al
Cardinale , che gli reftituilTe le fcritture ; il quale fenza
più contraddire , lafciò che fi efeguiffe il comando del
Duca 3 e ordinò che gli fi daflero le fcritture , col rite-
ner copia deir iftruzione (12).
Arrivò in tanto al Campo Giorgio Soprafaflb con
4000 Svizzeri , il quale fentendo , che fi trattava compo-
fizione , e che però pretto era per finire la guerra , fa-
ceva premuro fa iftanza , che fi venifle all' efpugnazione
di Ravenna colla fperanza del facco , follecitato non
meno dall' avarizia , che da' Partigiani del Legato , non
fenza confenfo di effb Legato* Ciò fentendo il Duca fi
pofe in grandiflimo travaglio ; dubitando , che fi prorom-
peflfe tumultùofamente in qualche tentativo , e che ne
nafcefle un' improvvifa foUevazione nell' Efercito , allet-
tato dalla avidità del bottino; o pure che dividendofi
r Efercito^ e rimanendo parte fotto l'obbedienza del
Duca :, e parte da lui feparandofi ^ e raccolto in fazione 9
ciò agevolaffe la ilrada a qualche tentativo del nemico ,
e gli ottenefle una vittoria, che tutto rovinarebbe gli
affari Pontificj . Perciò con ogni forte di uffizio € per fé
AeiTo j € per opera altrui , mettendo in confiderazione
tutte quelle cofe, che per fervizio pubblico , € per ono-
ic della Nazione potevano giovare , con promefle , e con
Jtiinaccie raffrenò in fine, € difpofe i Svizzeri a fotto-
porfi alla promefla obbedienza • Ma il Legato 9ÌV incon-
tro ricevuta quefta per occafione molto comoda di ven-
dicarti della liberazione del Segretario > e defiderando di
mettere il Duca in fofpezione , e defraudargli l' indubi-
tata gloria di queir imprefa , cavata una copia dell' iftru-
zione del Segretario Caroldo , eh' egli a vea ritenuta , fen-
za però quel Capitolo , che fi doveflc trattare col Papa,
la mandò in Ravenna a que' Rettori , efortandoli a ve^
nire quanto prima con lui a qualche onefta compofizio-
ne , perchè altrimenti vedeva imminènte la rovina loro,
e di quella Città , poiché il Duca , Uom nuovo nell'
efercizio dell' armi , e mal fofferente dei difagi della guer-
C 2 ra^
(x^) Leoni fu^. pag. 77. 7S.
tt piLCB GitXA 91 Frakcbsco Maria L
e fece fapere al Legato la propofta loro, eh* era di vo*
lerfi arrendere colle medefime condizioni, ch'eranfi ac-
cordate a JRaypmja.* Anche qui inforfero de^ diflapori
tra il Legato^ e iJlrDuc;». Ciò non ottante il Podeftli
Veneto av^uto il f^lvo condotto dal Duca s* imbarcò li-
jbero con tuÉte le.fue roJ)e, ^ il ritirò in mare per af-
fettare i compagni, Si fece T entrata in Rimino a quel-
la guifa che fi ejra fatta in Ravenna; pofcìa effendo già
Cutta la Romagna ridotta in pieno dominio del Pontefi-
ce > il Duca difciolfe 1^ Efercito ^^ licenziando le Panterie ,
e diAribuendo^la Cavalleria per quei contorni, e fé ne
ritornò in Urbano , avendo avuto come fpoglie apparte-
nenti a lui qiìal Óenejrale le Artiglierie ritrovate in
Kuffii e così terminò all'ultimo di Maggio quefta guer-
ra, incominciata , come fi difTe, verfo li 25 d'Aprile
deiranno i:5pp. Imprefa mjtneggiata con configlio , e
prudenza pafticoUre del Duca Francefco Maria ^ il quale
jnerìtò. perciò di ie(fér fomm^men^te encomiato da tutti
iquei <I!apitajii tanto ipel fuo Vajpr^^ non spaventando
egli dfefporfi, allorché roccafionc lo richiedeva, ai
pericoli , quanto pex una fomma intelligenza della mi-
lizia in età fpecialmente si giovenile, euendo, egli ap-
pena entrato neir aijno d?cimononq dell' età ^fua! . .
Riciipejaf a , che tbbe il Papa la Romagna , richiefto
da i Cardinali Domenico Caimano , e Marco Cornaro
yeneziàtìi in; nome del Senato Taffoluzione del Moni*
torio , come ben meritata per aver adempiuta nel ter-
mine di 24 giorni la reftituzione , benché al Papa foffe-
ro ftate fatte , e tuttavia fi faceffero inftanze in contra-
rio da chi bramava , che il S. Padre profeguifle ad effe-
re nemico de* Veneziani , e ne adduceffero varj motivi ^
che Sembravano valevoli ad allontanarlo dal pacificare
con elfi, nondimeno egli facilmente condifcefe alle loro
richiefte , e ciò tanto più volontieri , quanto che mentre i
Collegati fi adopravano tuttavia ad eccitarlo contro quel*
la sì ragguardevole Repubblica , non fi avanzavano in
tanto con Tarmi a valorofamente combatterla, poiché
dopo varie vicende della fortuna , Maflimiliano , benché
a]u-
DELIA Rovere IV. Duca d'Urbino Caf^IV* 2j
ajutato da Collegati, aveva dovuto a fuo malgrado. ab^
bandonare l' affedio di Padova , e il Marchefe di Man*»
tova poco lungi da Verona era ftato fatto prigione , ed
Alfonfo Duca di Ferrara aveva di bel nuovo perduto il
Polefine di Rovigo, e tutto ciò^ che dianzi aveva ricu^»
perato in quei contorni . Seguì dunque T afToluzione
non meno gradita al Duca Francefco Maria i che ne fe-
ce fempre efficaciffima iftanza a. Giulio IL fuo Zio , che
fpiacevole a Maffimiliano , e al Re di Francia r
Tornato Francefco Malia in Urbino fi ìFecè condur-
re da Mantova la Duchefla Eleonora ^ua Spofa , fra pò*
chi giorni feco la condufle a Roma, dove ambidue era-
no chiamati da Giulio IL per celebrarvi folenneniente
le loro Nozze, mentre lo Spofalizio feguito prima* in
Mantova era ftato fatto privatamente, a cagione delle
turbulenze , che in quei tempi perturbavano ritsalia*
Giuriti gli Spofi a Roma furono ricevuti cott grand^ ono-
re da tutta la Corte , la quale non folo moftrò atti d^'of-
feguio per la grandezza di cosi gran Perforia^iv e -per
eflere così congiunti di fangue col Pontefice , ma ezian-
dio pel merito , che il Duca fi avea jJrocacciato ^ colla
Sede Apoftolica nella guerra di Romagna, venendo per-
ciò da ttitti^ ammirato , e celebrato come Capi tanovvalo-
rófiffimo , e degna d'ogni gloriofa commclidàjjionè •^ Tra
le altre pompe, con cui furono foknnizaare quelle fe-
lle, fu , eoli occafione del correr all' alleilo in Piazza Na-
vbna ,' fapprefenrata ^la fua vittoriia: di Romagnia con: una
nobiliflima mafcherata : eflendofi figurata Roma trionfan-
te ibpra un magnifico cocchia, e con tal occafione fi
fcorgevarió efprefli i Simulacri delle Città , ^ Caftelli àc-
qmftati' dal Du(Sa> l prigioni- pA^metlte y- le^i]p)glie i ed
i trofei de' nemici per render più yagay e -giocondiffiroo
fpettacola agli occhi -di tutta Roma e- ^E raenttfe il.Doca
in dìvcrfè maniere f e affai tdrivenévolmente corrifpori-»
deva , e in pubblico ^ e in privato a quàttta era d'uopo:
Ciò però in cui a comun giudizio fi procacciò maggior
lode ancora di quanto abbiam fin' ò« defcritto, ' fu un
ufattp di_ Angolare cortefia ch'egli usò a Giuliano de Me^*
,. .■ .;..• WCl.
24 Dbllb Gesta di Frakcbsco Makia l.
dici . Aveva il Duca avuto commiffione dal Papa di {at^
lo trattenere in Bologna, indi mandarlo prigione a Ro*
ma , e ciò per akuni non leggieri fofpetti conceputi dal
Papa ^ che Giuliano tenefle fecreta intelligenza co' Ben-
tivogli per eccitare in quella Città qualche tumulto a
favore eie' Bentivogli , allorché vedefle ciò acconcio . Il
Duca per dileguar ogni ombra di gelofia, che il Papa
aveva formata intorno agli andamenti di Giuliano , k-
cretamente lo averti de' fofpetti del Papa , e lo con-
sigliò a ftarfene ritirato nella propria cala y fenza farfi
veder in pubblico , e in tal guifa pofcia andò tem-
poreggiando col Papa , eh' ebbe tempo Giuliano di far
paleie al Pontefice la fua innocenza , e prudente con-
dotta ) onde ciò confeguito il Duca lo conduiTe feco
a Roma y e lo prefentò al Papa qual amico y e confe-
guentemente qua! aflfezionatiffimo alla Sede Apoftolica^ ed
alla Famìglia della Rovere • In tal occafione il Papa cor-
tefillimamente lo accolfe y e gli dimoftrò ogni argomento
di paterna benevolenza y ficchè poi intervenne a tutti
^uei Spettacoli y che fi celebrarono in onore del Papa ^
t del Duca , e fu da tutti ftimato y ed onorato non me-
no che i Parenti ftefli di Giulio . In quefto volle il Du-
ca , che Giuliano conofcefTe , che fé già dal Duca Guid'
Ubaldo egli fu prontamente y e con fomma cortefia y ed
umanità accolto in^UVbino nelle perfecuzioni eccitate
contro la famiglia de* Medici ; egli fucceduto Erede a
quel Principe voleva dimollrare più chiaramente quanto
lo riveriife y ed amafTe •
Il Pontefice Giulio propoftofi nell'animo non folo
di ricuperare alla Chiefa gli Stati y che le apparteneva-
no : ma oltre a quello di cacciare ì\ Re di Francia dair
Italia y eccitandolo a ciò alcuni iuoi fini particolari , e
tra gli altri 9 come fi dà a credere il Guicciardini (14)9
la cupidità della gloria di efierftatp, come poi egli Ile ub
diceva » il liberatore d* Italia da Barbari . Per tal cagione
avea affoluto dalle cenfure i Veneziani : indi fatta la
ftretta lega cogli Sviz^rì > dicendo di eiTerne moifo non
(H) I^b. 9« pag, %i6^
rti
BBttA RoVbki IV. Duca d'Urbino CktAV. if
già dalla brama di offender altri y ma per afficurarfi di
non aver in avvenire più a temer di forprefa; perciò
non avendo potuto rimuovere Alfonfo Diica di Ferrara
dalla divozione d^ Re di Francia , avea determinato di
fare ogni opera per occupare quel Ducato, fpargendo
voce di effer a ciò moflb per aver« il Duca impofte al*
cune nuove gabelle nella navigazione del Pò fenza V af*
fenfo del Papa , eh' era Padrone del dominio inetto di
Ferrara , e per far lavorare fali a Comacchio in pregiu-
dizio della Sede Àpoftolica , confidandoti ^gli fommamen*
te neir a^uto de'Francefi, che TefortavanQ a non teme-
re qualunque minaccia del Papa • Per la qual cofa , aven-
do aflbluto i Veneziani , fece con effi lega , e •fimilmen-
te fi unì col Re di Spagna , e cogli Svizzeri , come ac-
cennai y dichiarando Capitano Generale xieir Armi Eccle«
fiaftiche il noftro Duca Francefco Maria della Rovere ^
il quale nel mele di Maggio del 1510 fé ne tornò nel
(no Stato infieme colla Moglie y riportando feco il piano
formato per adempiere queft* imprefa %
Prepara vafi a tal Bne il Duca raccogliendo ) e ordi-
nando le genti) le quali doveano effeìre 800 Uomini
d* arme , 700 Cavalli leggieri , e 6000 Fanti . Con ijireft*
Efercito unitamente col Cardinal xli Pavia nel dì ^ di
l[.uglio diede principio alle oftilità contra il Duca di Fer-
rara, con prendete Mafia Lombarda 9 Bagna*T:avallo , Lu-
go^ Cento ^ la Pieve, e Cottignola (15). Ma perchè
ìa Rocca di Lugo fi difendeva con valida refiftenza^ il
Duca mandò ad afTalire la Baftia , come luogo y che po-
teva fomminiflrar foccorfo agi' aflediati , e conquiftata
che fu quefta^ fu poi molto agevole la totale elpugna-
zione; e in tal guifa fi fecero padroni di tutto quello ,
che in Romagna apparteneva al Duca di Ferrara infina
alle rive del Pò . Fetmoffi poi Francefco Maria in Ra-
venna affine di riordinare le genti y e provedere quanto
occorreva per profeguitc l*imprefa. Gii Svizzeri in nu*
mero di io mua con 400 Cavalli y tutti Scopetti^ri ca-
lati in Lombardia^ febbene con pronta ^ ed ordinata fe«
F. //. D ro-
<ij) Munuor. AnttaL 4'ItaL uk iff.
11 n •
tS Deli» Gbsta. di Francbsco- Maria L
rocit^. dichiaratift nemici de* Francefi^ promettevano graifc
cofc a: danni loro> tutta viat da: Ciamonte^ cK^era reftato.
Capitano Generale, dell* Efercito Francefe „ furono incon-
trati nel prima comparire, in Italia: con 4oa Lance- ,. e
pochii giorni
la ;; la. quat cofa. fu attribuitai nom tanto» alte: diiaficoltJt
iuddette-,, quanto, a quakher fògreta: intelligenza: fra gli
Svizzeri,, e i Francefi .. Per tal- ragione,, e per altre: an-
cora? fattafi^ la guerra, di Ferrara- più^ dubbiofa ,. e mahi-^
gevole-»» Giulia lU deliberò, di paflarfène a Bologna:,.
coÙLi che fìi' fòmmamente: grata: afc Duca Francefca Ma-
xùi (i6):: conciofliachè. procedendo^ il Cardinale di Paviaa
cona incerta y e ambigua fede^ dfpendendo da lui* per la^
maggior parter T efito. di' quella guerra,, fperò colla prcr
ienza dei Fapa di poterla; maneggiare: con: più profitto „
e comodò- di tutta T imprefa ^ Poco» prima della venuta
det Papa fi prefèntò alL Eiercito- della Chiefa occafion^
di maggior lùcceffò ,, perchè, non eflenda in^ Modena pre-
fidi6# alcuno,, nonr avendo^ il D\ica Alfonfà,, occupato^
nella difefa di altre cofe ove lÌL pericoro* era più evidfen-
te> potuto^ provedervii da fé. ileflb> né ottenere^ da Cia-
monte ,. che vi" mandaffe' 2oq Lance r. il Cardinal dii Pavia:
SaiTàtot coli*" EfércitO' a Caftet Franco» „ ottenne: fubito*
* accorda quella Città> invitato ad andarvr da Gherar^
do> e- Francefco Maria Rangoni> Signori di tal autorità:
iix Modena y che ne- potevano difporre ad arbitrio (17) ^
ImpofTeflatofi il Duca Francefco Maria di Modena ,. vi
deputò alla cuftodia» Marc* Antonio» CoFonna,, il* quale
cflendb prima al fervizio* de.* Fiorentini era ftato. prefo»
al foldò* dal Papa,, ed era venuta ad unirfi coUf Efe'rcita
di' Francefco^ Maria,, febbene^ colle* gentr affai diminuite:
per eflere^ fiate maltrattate nel cammino foro da' Lucchefi^
e da! Fiorentini partigiani de* Francefi^. Alloggiò* tutto il
ri-
(idi Giulio IT;, partì di Roma: TarncM 510.^ e al fin* di Settembre' cntrS iOb
ftlògna*», come: fcrivc il Guicclardlno •. {ijh Guicciard^ lik 94, fag». ajl^ urg^
s.
I
I
DBLIaHoVERB IV.DuCAD^URBlNoCAPnV. I7
rimanente deirEfercito intoiiio a Modena, e iradunatofi
tjuivi il configlio di :guexra colla prefenza <lel Legato ,
^ra da tutti accettata la propofta <iel Duca^ ^di volgerfì
fopra Reggio , perchè levandofi ancora quc«fta Piazza a*
nemici , tanto più ù verrebbero a dilatare le forze Ecclc*
(iaftiche per poter ftringere «laggiormente Ferrara^ fog^
giungendo , cne mentre i Francefi erano ancora ìfparfi pcr^
i' Italia 9 e il Duca di l^errara ^ra coftretto a guardar la
ftefTa Cittìi di l^errara , e a difenderfi da' Veneziani ^oror*
«o al Pò , 'occupandofi Reggio , ìì Otterrebbe a ìn^tggiòr
credito ^ ^d iitile agli affari xiel Papa ,. Ma che perdeiidóii
13 ueft' «opportunità , quei vant^gi , cVòra acquiftetebbe
1 Efercito Pontificio > farebbero ^ofcia <la' «lemici atte-
nuti ^ e da «fli forfè ricuperata Modena ^ e meìfa a peri-
colo la medefima Città di Bologna . Ma il Legato oppo-
nendofi a tutto ciò coli' afifermare di aver certa intelli-
:genza in Ferrara ^ ftava fermo nella fua opinione ^ che fi
andaffe colà, perchè potendofi ^verc tjuellò, ch\«ra fine
principale di tutta la guerra > diceva , effer Vano l' atten-
dere ad altro ; in fpecie , ^he colla ^caduta tli Fenrara
fenz* alcuna fatica farebbe venuto in confeguènza ÌReg-
:gìo y -e tutt* i Luoghi circonvicini in potere, della Chieia •
E febbene replicava il Duca y <ht a Sragione di guerra
non «ra bene di lafciarfì addietro iina Città sì importan-
te y dove i nemici averterò potuto fortiiìcarfi : il L'egato
con tutto ciò non volle rimuoverfi mai dal fuo primiero
Sropoiìto y rifpondendo fempre al Duca , t a tutt* i Capì
eli Efercito, che avendo ficuro di poter aver tuia Por-
ta di Ferrara , non €ra fervigio del Papa V avere in tan-
ta confiderazione ciò ^ the chiamano ragione di guerra ^
e perdere tosi opportuna "occàliohe di un ìicurìffimo ac-
quilo (i8). Fu dunque deliberato d* av vicinarli a Ferra-»
ira , attefa la ficurezza che He dava il Legato di tonqui*
ftarla. Perciò condottofi il Duca al Pinale^ ìnandò Col-
letto Albanefe ad ìmpadronìrìì ^ come ff ce , della Torre
deir Uccellino , per afficurar i' Efercito da Quella parte
per le fortite di Ferrara y cV era poche miglia lontana •
D 2 Ma
(xt; Leoni 2oc. cit ÌSs t pzg. toj. fco4«
liÉI
iLt Dilli Gesta di Francbsco Mahia L
Ma non vedendofi in fine apparir fegnale alcuno di quanto
avea a£Fermato il Legato, ed efrendofi confumati inutil*
mente 15 giorni dopo Tacquiflo di Modena, il Duqi
confederando che s* era dato tempo a^ Francefi di poter
unire le genti loro, e avvicinarli a Bologna, e trovan*
dofì coir Efercito in (ito pericolofiffimo , perchè da un
lato aveva foffi , e paludi, e dall'altro il Pò, di manie-
ra che poteva eifere facilmente racchiufo da' nemici ^ de-
terminò di non volere con più lunga dimora accelerare
la rovina di quelle genti • Quindi richiamato V Albane-
fé , e formatane dalla Retroguardia la Vanguardia , fé
ne venne a S. Giovanni di Periiceto nobile Caftello di
Bologna, dove appena arrivato ^ ebbe un MefTo fpedito
da Marc' Antonio Colonna, che lo ricercava iftantemen-
te di foccorfo, perchè non trovandofi in Modena tra le
fue genti , e quelle di Giulio Vitelli , fé non 200 Uomi*
ni d' arme , e 400 Fanti , ed avendofi avvifo , che Già*
monte con un groffo Corpo di gente veniva a gran gior-
nate verfo di quella Citta non anche ben confermata
nel Dominio Ecclefiaftico , non fapeva come poter refi-
ftere a tanti nemici con così poche forze • Il Duca cop
tutto che fofle già fopravvenuta la fera, e che la piog-
gia recalfe grand' impedimento al camminare, rinfrescate
le genti al meglio che fi potè , camminò tutta la notte y,
ficchè pervenne molto per tempo a Modena , ed entrata
in eifa vi fece far fubito divertì ripari verfo la ftrada.^
dov'erano per venire i nemici, e fi preparò diligente-
mente per la difefa , avendo ripartite le genti tra la Cit-
tà, e . i Borghi • Ebbe in quello cammino ordine dal Pa-
,pa, che doveiTe afficurarfi della perfona del Cardinale
di Pavia , e mandarlo con qualche onefta occafione a
Bologna . La qual cofa venne in tempo appunto , che
il Duca , e gli altri Capitani ilavano molto iofpefi , per-
chè conofcendo che ad iftanza del Legato fi era perdu-
to tanto tempo , e 1' occafione di avere non folo Reg-
gio , ma di fare molti altri utiliflimi progrefli , era co-
mune opinione , eh* egli fegretamente favoriffe i Fran-
cefi; e però ogn'uno ftava temendo di qualche occulta
Dilla RovfiRH IV. Duca d'Urbino Caf.IV. t^
infidia . Per tal ragioìfie , ed anche per dìmoftrarfi pron«
tiflimo ad ubbidire al Papa , e per far cofa grata a tutti ,
fu data fubito commiffione dal Duca a diverfi, che arri^
vando a Modena andaflero per trovarlo , e lo pregafTero
in nome fuo a contentarfi , eh' egli potefTc quanto prima
abboccarli feco per affari del Papa, e che facendo per
avventura jrefiftenza nel più conveniente modo , che fi
fofle potuto , procuraflero di alficurarfene , e glie ne
daflero- avvifo . Fu trovato fuori di Modena *, e circón-*
dato da molti Cavalli; e fenza turbarti , rifpofe di voler
parlar col Duca , col quale abboccatofi lo ricercò bre*
vemente che gli dafle fcorta ficura, che lo conducefle
a Bologna 9 avendo a trattare col Papa di cofe imporr
tantiffime . Onde il Conte Filippino Dona , ed altri con
un^ banda di Cavalli leggieri lo conduffero a Bolo*
gna (19) • Afpettavafi, che a quefta improvvida rifoluzio*
ne del Papa ne feguiffe più fevera deliberazione • Ma o
foffe che non giudicafle opportuno alle prefenti circo^
iftanze il far ulteriòr novità , o che gli baftaffe per allo*
ra di rimuoverlo dall* Efercito , in vece di caftigo ne ri*
portò la Chiefa di Bologna vacata poco prima , e fa
propofto in fuo luogo air Efercito il Cardinale Marco
Vige rio Vefcovo di Sinigaglia •
Accoftaronfi finalmente i Francefi a Modena > e però
condottifi a Rubiera y ufciti in Campagna con groflb nu«
mero di Cavalli , e di Fantì , mandarono ad offerire la
battaglia al Duca Francefco Maria, il quale eflendo al«
lora inferiore a* medefimi di numero di gente , rifpofe ^
che non aveva altra commiflìone , che di difendere i^utU
la Città , é che V averebbero molto ben conofciuto 1 quan<»
do aveifero voluto alSalirla; ma che però non ricufavs
gi^ y ma differiva in altro tempo la battaglia , che ^i
offerivano. Ritornarono per tanto i Francefi negli alloga
gtamenti, ma fempre infettati da Capitani della Chiefa#
Frafi in tanto il Pontefice gravemente ammalato ^ ed all'
indiTpòfizione , oltre la vecchiezza fi aggiungevano i tra-
vagli acutiffimi deir animo; conciofliachè vedeva che i
Pran*
(19) Culcciardt liberi pig. «444
mmmmmmmméèm^bmmmmttmkmmtÈamtmm
Lpa il Concilio ^ a favor del quale fi era dichia*
ibló il Ke di Francia , ma il Ke de' Romani
^o pBLie Cesta j>x Pramcbsco Ma?ria !• -
Prancefi s'arano xiuniti^ e fomminlftravano tanto fpirìM
al Duca di Ferrara ^ che non folo xefifteva alle moleftie
de' Veneziani , ma infettava la Romagna • Avea in oltre
notizia della Congregazione fattafì in Lione da Deputati
del Clero di Francia colla rifoluzione di convocare con*
tro del Pai
srato non
^ ancora y anzi cinque Cardinali fi erano Separati da lui per
intervenire a quefto Concilio. I Fiorentini inclinavano
a concedere la Città di Fifa , perchè quivi fi poteiTe con^
gregare« Onde fentendo che in Francia , e in Germania
gli fi era levata V obbedienza ^ e in Italia medefima le
cofe vacillavano ^ e il Duca di Ferrara , e i Francefi au«
mentavano il lor numero ^ e le loro forze , e fi adopra-
vano per accoftarfi a Bologna ; fi trovava però in gran*
didime anguftie: tanto più che della medefima Città di
Bologna^ dov' egli fi era condotto con tutta la Corte ^
vi erano non pochi aflfezionati a i Bentìvogli , eh' erano
neirEfercito Francefe^ onde non poteva intieramente
£darfi della ficurezza di quel foggiorno* Oltre di ciò
aveva poche forze , e non efTendo ajutato con quella
prontezza ^ che allora era d' uopo y da' Confederati , fi
conofceva in iftato di non poter refiftere a tanti , e sì
poiTenti nemici 3 poiché i Veneziani andavano temporeg-
giando a mandare le genti promefie^ temendo, fé
paffavano il Pò, e fofle fucceduta la morte del Pontefi*
ce , di reftar preda de' nemici • Il Re Cattolico non man*
dava le 300 Lance pattuite per V inveftitura del Regno
di Napoli; il Marchefe di Mantova Gonfaloniere della
Chiefa era neceffitato a trattenerfi negli Stati fuoi per lo*
ro difefa : di maniera che ili tante difficoltà vedendofi
quafi abbandonato in una guerra moffa da lui con sì
grandi fperanze , il trovava in fomme anguftie , e aflai
. travagliato , non meno per i* infermità , a cui foggìace-
va , che ^ er li pericoli , che gli fovraftavano , e dell*
nniverfal timore della Corte , la quale facendogli inftan«
za di venire a qualche accordo colli nemici , tacitamente
r incolpava dell' aver tratto fé fteifo 1 e condotti gli altri
ia
Della Rovere IV^Duca Df Urbino Ca?* IV^ jr
II» tanti difàftri •; Coit tutto ciò- pigliato^ vigore* nel mc^
deffma pericolo,, proìnofle negozio^ d'accordo» con: Cia^
monte „ ma: trovando f. che i Francefi» non: volevano la*
fciare la proterione del Duca, di Ferrara^ com/'egli; richie-^
deva ; mentre che fi andava: così trattando Tafifare,; e che
dal Duca Francefca Maria fi^ ebbe minuta ragguaglio-
delia rifòluzione de^Francefi di voler, forprendere Bolo*
gna z egli: con: un- graviflimo» ragionamento^ mofla: quella.
Città: a pigliar T arme in difefat fua ,. proteftS/ infieme
agir Ambafci'atort Veneziani ,. che fi farebbe rappacifica*
ra co*" Francefi^^ e rivolto, a danni della Repubblica^, fé
non. facevano- comparfre quanta prima le gentii promcf-
fe. (2o>^ Ci6' efeguitov pien di coraggio» determinò di
far nuovo sforza contra a' nemici' y eccitata a ci6 ancora,
dalla: fiducia diì aver favorevole in^ tal imprefa ih Re
di* Inghilterra , il quale nemicO' apertiffimo* de' Franxrefi ^
deteftava L' indebita fcifmatica conArocazione dell Gonci-^
lio diB} loro promofla -
Mentre il Papa: ih; tante occafibnii df temere fi^ dir
moftrava intrepido^ cominciò a dileguarti il fuo niale ^ e
avendo Ermes^ Bentivogli' coni 500 Cavallir Francefi va'*
namente afjpettato fntorno> alle Porte di' BoIogna^ la fpe-^^-
rata folfevazione* dell Popolo ,, in. fine entrò^ in quefta.
Gittàt Chiappino^ Vitellf Còndòttiere de* Veneziani , e Fi-
Ifppa Contarihi lora Provveditore con 600^ Cavalli! leg*-
gieri* con^ avvifa certo,, che: fndi; a: poca il Marchefè di
Mantova/con un^ altra grofla banda dr gente era in cam^
mino per la volta di Modena ;. oltre ciò' quafi*. nel me--
defi'ma tempo» giunfe a Folbgna. Fabrizio» Colonna coA;
joo Lance- Spagimole ,> di modo^ che aggiùntefi' alcune
gentr aflfoldate repentinamente- per quei' contorni a 100
Uomini d-'arme,: 400' Cavalli- leggieri,, e 4000^ Fanti ^,
eh* erano ftati mandati dalt Ehica Francefco* Marìai fótta
la condotta di' Marc*' Antonio- Colonna y il Papa» allora-
aflTcuratoft intièraitiente* di Fologna> fottopofe pubblica^*
mente alle Cenfùre il. Du^a di^ Ferrara,, e* fùoi' Fautori >*
e nominatamente* fcomunicÒ- Ciàmonte ,; che colL^ Efercito*
Fran*-
(to» leoni' lib^ L pag;. lot*- 1^;. iio^ xii;.
i*«
32 DiLLB Gbsta i>i Francisco Maria L
Franccfe era venuto infino al Ponte di Reno (it), e ri*
gettata ogni propofizione di pace, rivolfe tutt'i penfieri
alla guerra • Per lo che ritiratifi i Francefi da Bologna >
lafciato prefidio in Reggio , fi condufTero verfo Parma :
ed efTenao poco dopo quefta ritirata venute a Modena
le genti promefTe da' Veneziani , che furono 500 Uomini
d'arme, i5oo Cavalli leggieri, e 3000 Fanti, fi delibe-
rò dagr Ecclefiaftici di far la guerra ofFenfiva , e primie-
ramente di afTaltare SaiTuolo, dov'erano 500 Fanti Guaf-
coni di prefidio • E però richiamato Marc' Antonio Co-
lonna da Bologna , e lanciatolo alla cuftodia di Modena
con 200 Uomini d' arme , e 400 Cavalli leggieri , e 2600
Fanti , il Duca Francefco Maria nel muoverfi coli' Efer-
cito verfo SaiTuolo , prefane l' opportunità dal fito , fé
giungere a Ciamonte , e alle genti Francefe l' invito del-
la battaglia ; ma non comparendo alcuno , lafciata una
parte delle fue genti nel fito dianzi occupato , coli' altra
s' accoftò a Safiuolo , e in due giorni fulla faccia de^
medefìmi nemici poco lontani impofleiTatofi , lo mife a
facco (22). Fu deliberato poi dal Papa di fare l'imprefa
della Concordia , e della Mirandola , luoghi fotto la
protezione de' Francefi • In difefa della Concordia vi era-
no dentro 800 Fanti , e piantatavi la batteria , rovinate
in gran parte le. mura , il Duca Francefco Maria le fece
dare l' aUalto , nel quale con uguale mortalità d' ambe
le Parti , facendo gagliarda refiftenza quei della Terra ,
alla fine fii prefa, e Taccheggiata (23).
Di qua fi pafsò alla Mirandola, dove fi trovava
Alefiandro Trivulcio, verfo il fine del mefe di Dicem-
bre, e per forte la ftagione di queft'anno 1510 era an-
co molto più afpra, che ordinariamente non fuole efler:
il perchè , e per efler la Terra forte , e perchè fi crede-
va, che i Francefi non dovefTero lafciare perdere un
luogo tanto opportuno , i Capitani principalmente di£Eì-
davano di ottenerla , e nondimeno fi prometteva il Pon-
tefice di venirne in pofleflb . Cominciofli il quarto gior-
no
iMHUh»«irtaii^M^MMM«M«lta
<iì) GuiccianL loc eie pag. %44* ttrg. (ti) Lo àtSo toc. cit pif. M7«
tcrg« (a|) Lo AdTo loà cit. ptf« H<« tcrfi
Delia RovBRB IV. Duca d'UrbikdCat.IV. jj
Ilo a terfagliare con ìc artiglierie k mura . Ma parendo
al Pontefice , che 1* efpugnazione procedefle lentamen-
te, e ciò attribuendo a mancanza di coraggio tk^ fuoi
Capitani , e dello fteiTo Nipote fuo Francesco Maria ,
3uando dò procedeva dalla malagevolezza , ed arduità
eirimprefa, deliberò accelerare le cofc colla prefenza
fua • Cìafcuno ftupivafi di tal rifoliizione : molti grande*
niente la biafìmavano , lo fupplicavano i Cardinali con
fomma iilanza^ che non vi anaaflè: ma vane liufcirono
le loro perfuafioni ^ ed iftanze • Partì il ieconda giorno
di Gennajo dell'anno ijii da Bologna accompagnato
da tre Cardinali, e giunto nel Campo alloggiò m una
cafetta di un Villano , fottopofta a' colpi dell' artiglierie
degr inimici , e non perdonando a verun' arte , e fatica
per ottener la vittoria , finalmente gli tiomini della Ter-
ra , perduta interamente la fperanza di effer foccoili ^ t
avendo T artiglierie fatto gran breccia , temendo di non
poter refiftere alla prima battaglia ^ che fi ordinava di
dare fra due giorni , mandarono Ambafciatori al Ponte-
ficc per arrenderfi con condizione , che foffero falvc Ve
perfone , e le xobe di tutti ; ed il Papa tutto accordò »
purchìè Aleffandro Trivulzio con alcuni Capitani di Fan-
ti rimaneffero prigioni fuoi , e che la Terra per fotttarfi
dal facco fiato promeflb a' Soldati^ pagaffe una ftabilita
quanritìt di danari (24)*
Impoffeffatofi il Papa della Mirandola, ritornò «
Bologna , dove ftato pochi dì , o per timore , o per fol-
lecitare , come diceva , in luogo più vicino V elpugna*-
zione della Bafliìa del Ceninolo , venne a Liigo , e ie
n' andò finalmente a Ra\renna , e il Duca coir Esercito fi
voltò verfo Ferrara, e fece l'alloggiamento tra il Bon-
deno , e il Finale • Quivi coir opportunità del fito eflen-
dofi fortificato in modo, che non folo poteva aver foc-
corfo di gente , e di vettovaglie dal Paefe vicino de^ Ve-
neziani ; ma tenendofi in gran geloiìa Ferrara , ne con-^
cepì il Duca Alfonfo molto terrore , e perciò foliecitava
i Francefi, che venifTero a foccorrerlo. Ma perchè que-
p.n. ^ E_ fto .
(H) Gujcciard. loc. cit pag. &{o. ajx.
34 DBLI.B GiiTA DI Frahcbsco Mahia l.
fto non poteva farfi fenza battaglia , e conofcevafi molto
bene da' Francefi la qualità poco njeno che inefpugna-
bile degli alloggiamenti del Duca d' Orbino , perciò trop*
pò fvantaggiofo farebbe flato per loro il combattere ^
Con tutto ciò avrebbe voluto Ciaraonte tentare la fortq
d' una battaglia , bramofo di ricuperare così la riputazio*
ne perduta y eflendofi ritirato da Bologna y e non avendo
foccorfo la Mirandola . Ma in fine prevalfe il configlio
di Gio: Giacomo Trivulzio , eh* era di ritornare fotto
Bologna , perchè in quefta maniera , quando almeno non
il occupafle quella Città, il che non era totalmente im-
poffibile , fi farebbe almeno obbligato il Duca Francefco
Maria a sloggiare ; e così fenza efporfi al pericolo d' una
affai pericolosa battaglia fi farebbe liberata Ferrara . Men?
tre però andavano così confultando i Francefi , follecita-
ti dai Re , V Efercito Ecclefiaftico fi andava trattenendo
più tofèo minacciando , che offendendo , mercecchè fi era
promoffo negozio di pace colla venuta in Italia del Vefcò-
vo Gurgenfe mandato dal Re de' Romani . Ma eifendq
il Vefcovo di natura fua affai difficile, e le condizioni ^
che fi proponevano , troppo auflere , non vollero i Vener
2Ìani acconfentirvi ; perciò il Papa provocato nel mede*
fimo tempo da' Francefi per la fermezza di convocare, il
Concilio , e per non voler lafciare la protezione del
Duca di Ferrara , ed anche per provvifioni , che fi face*
vano per la guerra , tronco ogni trattato d' accordo ^
confortato a queflo dal Re d' Inghilterra , e dalla gran**
dezza dell' animo fuo , e folamente reftituì la Mirandola
al Conte Gio: Francefco Pico Zip de' Pupilli cacciatine ;
£ così configliato ancora dal Re Cattolico , e per am«
mollire vie più T animo del Imperatore Maffimiliano con*
fegnò Modena a Vitfrufi Ambafciaior fuo ,. com? .Città
della giurifdizione dell' Imperio .
In tanto il Duca di Ferrara , e il Trivulzio avendo
appuntato d' affalire di notte 1' Efercito Ecclefiaflico da
quella partc-delBgndeno, dov'erano alloggiate le gen*
ti de' Veneziani^ tentarono, n)ajnfruttuofan>ente, l'iin^
prefa per la fortezza del fito, e de' ripari. Per tali m(>
tivi
DBLLA RoVEAB IV. DuCA D*UiRBlNO Caf. IV, 35
tivi procedevafì con tutto il rigore militare ; onde avvi-
fato il Duca Francefco Maria dell' intenzione del Papa >
ed afficurato per diverfe vk, che i Francefi difegnavano
di forprendere Bologna , ftabilì di levarfi da queir alloga
[lamento per combatterli . Gian Giacomo Trivulzio co-
teggiato tempre dal noftro Ducia coir Efercito Pontifi-
2Ìo , e Veneto , giunfe fino al Ponte del Lavino . Allora
fu che fi cominciò qualche tumulto in Bologna per le
fegrete infinuazioni dei fautori di Annibale , ed Ermete
Bentivogli , ch'erano nel Campo Francefei e tentavan<i
tutte le ftrade per eccitare tumulti nella Città , per altro
mal contenta per lo timore, conceputo di perdere i lorO
Raccolti, e di aver <la foffrire un'afledio. S* adoprò il
Cardinale di Pavia per obbligare i Cittadini ad efcirc
dalla Città , e ad unirfi al Duca Franceico Maria : fìlà
non gli riufcì tal difegno . Tentò di far entrar in Città
Ramazzotto con looo Fanti: noi vollero ricever dentro;
Perciò il Cardinale accortofi del loto rtal animo : giudi*»
co bene di metterti in falvo, e fegretamentc s'inviò alla
volta d' Imola fenza niente partecipare al Duca , an^i
eh' egli ricufafle di ricevere il fuddetto Ramazzotto con
i loco Fanti, o 2000, come fcrive il Leoni; dopo di che
i Bolognefi nella notte del dì 21 di Maggio 15 11 venendo
il 22 ammifero in Città i Bentivogli con gran fefta, e
univcrfal allegrezza («5) . Avuto quefto avviilcrFfanccfco
Maria , fubito fece chiamare 11 Conte Donino della Geti«
gSL , ch^ era Maeilro di Campo , e gì' impofe tofto il par*
tirCì, e fcelto un fito opportuno per la ftrada d'Imola
lontano cinque miglia aa Bologna ^ determinò che la
Cavalleria s' inviaiTe a quella volta ^ e quivi fermarfi •
Rifoluto il Duca jfteflb di ritirarti fece tofto notificare
da alcune fue Lance fpezzate alle genti de^ Veneziani ^
eh' e^o diftefe lungo la Ripa del Reno più vicine alle
mura , che doveflero levarfi quanto prima , perch' egli
a' invìarebbe verfo il fuddetto luogo , né fi farebbe par*
tito infino che tutte le genti non fi folTero colà unite»
ed in tal guifa radunatiti jpreiTo a 500 Uomini d'arm^e
ar-
(&j) Murator. Annal. 4' Ital. an. ij^ii»
\
^6 Detti Gesta di Fraìichsco Maria L
arrolati allo ftipendio della Chiefa ; e formatone un bat^
taglione oltre il fiume , il Duca loro impofe y che ivi fi
fermaffero : ed egli in tanto adunava dair altra ripa quei ^
che venivano. Mentre P^^ò^ che flava così trattenen*
dofi y e con molta cortetìa y e coraggio andava rincoran*^
do ciafcuno , gli fu da alcuni de' primi Capitani dell*
Eferciro fatta iftanza di recarfì altrove, efponendogli il
pericolo o di reflar prigioni, o di morire. Ma egli rif-
Sofe : Signori a chi piace di andare fen vada , e falvi fé
efTo , e fi prefervi a maggior bifogno , che n' ha molta
ragione • A me è raccomandato queft' Efercito , t voglio
perciò procurare in quel miglior modo , che potrò , di
lalvarlo : e Bologna ftefla fi farebbe falvata , fé fi fofle
accettato quello, che io proponeva; ma poiché per al-
trui difetto, e per avventura per troppo credula confi*
denza del Legato , fi è fatta così gran perdita , non comr
porterò mai, che fi perdano quefte genti ancora, e cosi
lenza colpa alcuna in un tanto difaftro io voglia viliffi**
mamente , per falvare la mia perfona , farmi reo delle
colpe altrui , e tradire il Pontefice , e queft' innocenti
Soldati • Quefta rifpofta forprefe , e incoraggi in maniera
1^ animo di quei Capitani , che con fubito roiTore furono
aftretti ad affermare ^ maggior fortezza rifiedere nel Du«
ca giovinetto ancora , poiché appena finito avea il ven«
tefimo anno deir età fua, di quella, eh' effi maturi d^an«
ni , e confumati neir efercizio militare dimoftravano : e
però quafi correggendo fé fteifi con nuova dimoftrazione
d' intrepidezza , e di valore s' offerfero prontifllmi a qua*»
lunque cofa egli loro imponefle (25). Di modo che ve*
nendo appunto allora una truppa di Francefi danneggiane
do una oanda di Cavalli leggieri Veneziani, fi unirono
incontinente al Duca, che fi mofle contro al nemico |
di modo che vedendo i Francefi , che fi accingeva a com*
batterli, voltarono le fpalle, e furono per lungo inie-
guiti dal Duca • y-
Il giorno feguente il Duca ferroatofi a Caftel Bolo*
gnefe raccolfe quivi le Fanterie , che niun danno- aveva»
no
(&^ Leoni loct clt. pa^ «U. , f j^
/
biiiA RovBRB IV. Duca d'Urbimo Caf.IV. Jt
ITO fofFertc , e unitole colle altre fue* genti fi fermò nd
territorio di Forlì ^ ed accampoffi tra quella Città ^ e
Cefena • Perderonfi in quefta ritirata io pezzi d' artiglici
ria ; la perdita de' bagagli , e il danno delle genti fu mi-
nore affai di quello , che allora fi divulgò . 11 Legato
fuggito traveftito con due foli fervitori colle cofe fue
più preziofe fenza darne conto alcuno al Duca^ lafciò
V altra fua famiglia , e fuppelletile in abbandono ( il che
alcuni attribuirono a fellonia , eh' egli pretefe con ciò
di coprire > altri attribuirono a timore ) : e fi trasferì a
Caftel del Rio neir Imolefe , dov' egli era nato • Aven^
do egli avuto dal Papa commilfione, come poi fi feppe,
che le ciò fofTe d'uopo adunaffe 2000 Fanti per diten^
der Bologna ; ma egli conftitùì loro Capitani quei , eh'
erano del partito Bentivogli > i quali poi per confeguen«
za fecero ancora le Compagnie tutte de' loro feguaci ^
e ad alcuni di coftoro fece confegnare le chiavi delle
Porte , e però non volle accettare le genti > che gli of-
ferì il Duca y e così fu facile l' ingreflb a' Francefi per
le Porte delle Lame, di S. Felice, e di Gallerà (27).
Si portò con fomma celerità a Ravenna il Legato
Alidofio ) e attribuì al Duca Francefco Maria tutta la
colpa di sì gran perdita , quando vi era ben fondato
fofpetto , che fra eflb Porporato , e i Francefi paflaflero
fegrete intelligenze , e da lui foflfe proceduto ogni difa«
ftro • Giunto colà anchf il Duca , né potendo ottenere
udienza dallo fdegnato fuo Zio Giulio IL, e intefone
il perchè) talmente s'inafprì contro di eiTo Cardinale ^
che trovatolo per accidente fuor di cafa appreiTo alla
Chiefa di S. Vitale il dopo pranzo alli 24 di Maggio
1 5 1 1 ) colle fue mani y e coli' ajuto de' fuoi feguaci 1' uc^
cife nella ftrada , pafTandogli lo ftocco per le vifcere (28) •
Fug-
(17) Lo fteflo loc cit. (i8) Altri dicono, che T uccife con una nnazza
ferrata , che all' ufo di quei tempi tenebra pendente <iftH' trdone« Il Gtovio però
neir elogio y che fa di quefto Prelato p. 51 ^, fé ci atteniamo alla traduzione « cb^
ne ix il Domenicht , racconta» che eflendo il Cardinale „ fopra una Mula , eoa una
,, cappa nera , e con un cappello alla fpagnuola , poflo giù T abito di Cardinale^
^ il Duca d' Urbino a piedi giugnendoio appreflb a S. Vitale, ck*egli andiva a
9, trovare il Papa, cacciandogli uno flocco per li fianchi ^ I0 gittò giù dalla Mula»
^ £t fubito cadendo in tàrrar » il Mtodotpbo Capiun di pavaUi eoa no ptfgn4
• «
gS Dbllb Cnsth DI Frahcìsco Mai^ia 1.
Fuggirono tutti coloro , che lo accompagnavano^ ,c all'
incontro accorfcro molti Cittadini per accompagnare il
Duca : ma egli ringraziato ogn' uno alla porta della Cit*
tà ) montato a cavallo con folo i fuoi fé ne ritornò al
Campo , e diftribuite le genti , e confegnatele al Cardi*
nal Regino conforme all' ordine avuto , fi ritirò in Ur^-
bino (29). Si ridufle poi il Papa da Ravenna a Roma»
dove citò il Duca d' Urbino , perchè defle conto delU
morte del Cardinal Legato Egli comparve , e avuta là
Cafa per carcere con ficurtà di 100 mila Scudi , attefe
a difenderfi dal Fifco , dal quale con ogni forte di ri*
gore , e di feverità fu proceduto contro di lui avanti
quattro Cardinali deputati per Giudici della Caufa . E
finalmente avendo il Duca provato con molte fcritture
autentiche, e valevoliffimi teftimonj tra T altre molte
accufe , che fi davano al Cardinale , i maneggi , i trat*
tati , e le intelligenze fegrete tenute co' Francefi contro
la Sede Apoftolica, e la ftefla Per fona del Papa; e fpe*
cialmente r avere configliata , e fomentata la convoca*
zione del Concilio di Pifa; fu con folenne fentenza
aflfoluto per giuttizia con approvazione di tutto il Col*
legio de* Cardinali , e reftituito , e reintegrato con fpe^
cial Bolla agli Stati , Dignità , e Titoli , da i quali era
ftato dianzi fofpefo , anzi fi prerendeva, che fofTe ftato
decaduto per 1 omicidio ; cafttgo , dice il citato Mura-
tori , che non durò • f<; non cinque mefi , dopo i quali
fu rimelTo come prima nella grazia , ed amore del Papa j
che gli donò 12 mila Scudi per tornare al fuo Stato»
Avevano avuto ia quefto mentre un gran tracollo
in Lombardia gli affari de' Francefi , reftando folamente
in lor potere Brefcia, Crema, e qualche Fortezza, per*
ciò il Duca Fratrcefco Maria efonò il Papa a prevalerfi
dell* occafione I che gli offriva la forte palefemente av«
ver*
'm
,, largo gli tagliò giù una guanda inficine con V orecchio, e dopo lui il S. Philip*
- pò Doria tuttavìa rimettendo i colpi , il Duca à' Urbino cacciatogli la fpada
nel petto Io conficò in terra: ienu che fi movefierp punto alcuni Cavalli della
guardia , i quali eflèndo flupido te ftordito Guido Vaino C^tpitan loro , e della
,, guàrdia y non adoprarono né I* animo » nò T armi afoccorrere il Cardinale
',, eh' era ia terra ««» (^9) Monitor. 4iiiuL d'Ital* atul ijtx*
fiSLLA RovBKB IV* DucA d'Urbino Cap. IV. 3^
verfa a* nemici , e a loro propizia . Perciò mandò in
Urbino Gentile Baglioni, e Troilo Savelli con danari ,
a lor commettendo, che fi avanzaflfero nella Romagna;
€ il Duca , ottenuti 400 Uomini d' arme , e 800 Fanti ^
per la via di Rimino s* inviò fubito verfo Ravenna , cot
me luogo più difficile da efpugnarfl per eiTer fatta refii
denza de* nemici , lufingandoii > che al folo comparir y eh* ei
facelTe , fenza contrailo y o violenza alcuna ne foflTero
cacciati i Francefi , e coftretti i popoli ad accoglierlo
come fpeciale, e benefico Protettore di quella Provine
eia • Ea egli ritenendo con feveriflime minaccie i Sol*
dati 5 affinchè non recaifero veruno ancorché minimo
danno a quelle genti ^ confermò ne* paefi , che conqui^
flava , in tal guifa la rinafcente divozione verfo la Sede
Apoftolica 5 che ovunque fi appreflava era ricevuto con
riverenza , e fé è lecito così dire ^ con figliale affetto co-
me Principe naturale . Con quefta ficurezza di gradimento
in quei paefi fi portò a Ravenna , da dove effendo par-»
tifi i Capitani col nerbo delle genti Francefi , dando fei
gno la Rocca di volerfi difendere , il Duca già Padrone
della Città di Ravenna fi difpofe ad efpugnarla ^ e già»
faceva condurre le artiglierie , allorché vedendofi i di^
fenfori in iilato di non potergli refiftergli , delibefarona
di abbandonarla ; e il Duca li lafciò partire liberi : è
coir acquifto della Città di Ravenna ^ riebbe intieramen^
te la Romagna . Per la qual cofà i Bolognefi ftapchi del
nuovo dominio de^ Bentivogli , con pubblico decreto gli
fcacciarono ^ e fi ricondufiero air obbedienza della Chiefa ^
e ne fu dato il pofleflb allo fteffo Duca , che già s* in*
viava coli Efiercito rinfor2at0 5 e vittxjriofo a quella voi*
ta y unitamente col Cardinal Gonzaga Legato della Mari)
ca (30) nel di io di Giugno > e alli 13 fecero ringreflb
in eflfa •
Con quefti felici progreffi avea Giulio IL aperto fo'-
lennementein Laterano il Concilia con gran concorfoh
di Prelati, e vedendofi già pervenuto là dove avea così
gloriofaifiente diretta ogni fua mira^ che era di lib^rar^
. , . rita-^
($0) Leoni lib. L pag. 14%. 14].
4^ Dellb Gbsta bi Frahcbsco Maria L
l' Italia da ì Francefi , comandò al Duca Francefco Ma«
ria , che dopo avere prefidiata Bologna , andalfe ad unirii
colle genti de' Veneziani , e cogli Svizzeri , che già in
numero di 20 mila aveano corretti i Francefi a ritirarfi
con fomma confufione verfo Milano. MofTofli il Duca
con quelle provifioni , che facean d' uopo , confapevole
di quanto defiderava il Pontefice , ebbe la gloria di far
r acquifto delle Città di Parma , e Piacenza , pofiedutc
da' Francefi , le quali Città di buon grado fi fottopofero
alla Chiefa , che ne pretendeva ragione di dominio per
r Efarcato di Ravenna • Ma Reggio tenendofi tutto del
Duca di Ferrara colla Rocca affai forte , ricusò di arren-
dcrfi ; fi ftabilì perciò da' Capitani della Chiefa di porvi
Tafledio. Ma perchè nello Iteffo tempo i Miniftri Cefa-
rei , eh' erano in Modena efortavano i Reggiani di darfi
in podere degl' Imperiali ; il Duca Francefco Maria coli*
Occafione , che allora Alfonfo Duca di Ferrara per V in-
terceflione del Marchefe di Mantova , e di altri fé n* an«
dava a Roma nel dì 23 di Giugno ad umiliarfi al Papa
con fperanza di pèrdono y e di pace ; operò in modo
colle perfuafioni , e colle minaccie , che in fine feguendo
B.eggio r efempio di Parma , e di Piacenza , accolfe le
genti Pontificie , e dopo alcuni giorni fi fece con ono«
revoli condizioni Tacquifto della Rocca.
Avevano gli Svizzeri uniti a i Veneziani alla perfi-
ne felicemente rifhretti i Francefi in Pavia , i quali ao*
punto in queft' eftremo bifogno effendo abbandonati dalle
genti dell Imperatore Maflimiliano , le quali erano 4000
Tedefchi , richiamate ad unirfi con lui : ed effendofi i
fuddetti Francefi fatti odiofi a* Popoli da loro foggettati^
e fopraffatti da forze cosi gagliarde furono coftretti ufci*
re dair Italia , e ritirarfi con difordinata fuga di là da*
Monti alle Cafe loro • Pervenuto al Duca Francefco Ma*
ria Tavvifo di quefia vittoria degli Svizzeri per lettere
particolari del Cardinale Sedunenfe Legato del Papa de*
ftinato per queir imprefa ^ che lo configliavano ancora
di ritornare iaddietro , non effendovi più bifogno delle
iue genti i fé ritorno a Bologna ^ dove ritrovò il Cardia
naie
Dnlvk RéVBRB ÌV.tyvck ©* Umimo Cap. TV. 44
Htle Giovanni de' Medici^ che Bìggìto dalk mani de' Fran*
cefi:, da' quali ^ra ftato fatto prigione^ s*era ricovrato ili
Mantova, e poi venuto alla fua Legazione « Ma intanto
il Duca di Ferrara non fìdandofi del Pontefice , il quale
xicevutà benignamente in Roma ia jfua umiliazione^ ave*
commeffb , che Ja caufa fi vedefle per giuftizia ; moiTo
dalla rimembranza delle offefe fatte al Papa , o pur an-
che dalle perfiiafioni altrui <, fé n'era con fegreta fuga
fotto la fcorta de' Colonnefi partito da Roma , e ritor-
nato a Ferrara z così fcrive il più fiate citato Leoni . Ma
negr Annali d'Italia del celebre Muratori abbiamo, che
mentre Alfonfo era in Roma , il Duca Francefco Maria
non folamente x)ccupò Cento, la Pieve ^ e le Terre del-
la Romagna fpettanti al Duca di Ferrara , ma eziandio
inoltroffi a Reggio , non oftante il richiamo del Vitfurft
Governator Cefareo di Modena^ che efprelTamente gli
fé noto eflere Reggio Città dell' Imperio , e con ciò
coJftrinfe i Reggiani alla refa . Dopo di che ripigliò il
dominio di Carpi , ancora di Brefcello ^ di S. Felice , e
del Finale.
Nel medefimo tempo , clic venne commeflb a Fran-
cefco Maria di forprcndere Ferrara, fu anche rifoluta
da' Collegati in Mantova, che fi moveffe la guerra a i
Fiorentini, e per render tanto più facile l'imprefà fu
«Ila commeflfa al Legato Giovanni de' Medici , ed a Giu-
liano fuo Fratello colle genti Spagnuole , perchè così ri^
meffi nella Patria loro xientraflero al governo di quella
Stato , «flendo 'elfi tanto affezionati , -e uniti col Papa •
Avrebbe voluto il Duca Francefco Maria trovarfi in que*
Aa ^edizione per particolar affetto fuo verfo la Cafa de*
Medici, idefiderando <Ìi poter così adoprarfi per la loro
Teftituzione alla Patria: ma le «fpreffe commiffioni del
Papa , trh^ egli fé ne paffaffe quanto prima , € fi rivol^éifc
contro Terrara , lo trattennero ♦ La commiffione predetta
*ra , che paifato il Pò verfo Primaro , dove già erano le
barche de Veneziani per fame il Ponte , «ntraffe nel Po*
lefine di S. Giorgio per affalire perrara, la qual cofa non
era intieramente approvata da Prancefco Maria ^ perche
/
41 Dbiib GMrA m Francesco Maria t#
febbeae fi fofle pafTato il Pò y trovahdofi egli con pò*
che forze : e per lo contrario il Duca di Ferrara ^ non
oftante che gli foflero mancati gli ajuti Francefi ^ tro»
van4o(ì in una Città ben coftodita , e forte , non folo
poteva difenderfi, ma avvifato della divifione delle for*
ze Ecclefiaftiche rifolverfi di ufcire , e combatterle allor*
appunto^ che fi foffero avvicinate > ed entrate nello Sta^
to fuo • Con tutto ciò per ubbidire al Papa y che cosi
voleva , con 300 Uomini d* arme , e 2000 Fanti fcelti ^
fece in un giorno go miglia , e fi condulTe fulle rive del
Pò verfo Primaro ; ma la notte medefima fopravvenne
tanta pioggia ^ che allagatofi d' ogn' intomo il paefe ^
fu costretto a ritirarfi verfo Ravenna con difaftrofifll*
mo viaggio .^ Defraudato in tal guifa il Papa della fua
afpettazione > né per la ièagione rigida potendoti fperare
di far maggior profitto ; il Duca Francefco Maria d' or*
dine efpreflo del Papa pofe le genti d'arme in guarnii
gione , ed avendo licenziate le Fanterie fé ne ritornò^
allo Stato y avendo in quella fpedizione per mancanza
di danari del pubblico errario molto contribuito del
fuo, per foftentamento deir Efercito • Furono intanto
rimelfi i Medici in Fiorenza , cacciatone il Soderino , e
riformato quel Governo (31). Se ne mori in queft'anna
13 12 alli 5 di Agofto ih età fanciullefca Coftanao IL Si-
gnore di Pefaro , folo erede legittimo di Giovanni fua
Padre ; e non avendo prole , ed eflendo perciò decaduto
quello Stato alla Chiela, il Duca d'Urbino col Cardis-
n^le Sigifmondo Gonzaga Legato della Marca andò* per
pigliarne il pofTeiTo : ma pretendendo Galeazzo fratella
di Giovanni di volerne ritenere il dominio » perciò
ricovrolfi nella Rocca per difenderfi; ma allorché il
Duca comparve armato in tomo a quella Città , ftretto
dair impotenza , e perfuafo dal Cardinale > e dal Duca
acconfentV alla ceffione , pagandoglifi 20 mila Ducati per
li beni allodiali y i quali per V intiera conclufione deli'
accordo furono anche fubito sborfati dal Duca Francefco
^aria y e cosi entratone pacificamente in pofleflb > il Le<»
4|iX Leoni lOGt au pa£«. i^. ijg^ '
dbìla RoiTBRt IV. Duca D^ITittiiro Cap.IV. 4}
gato vi reftò per ordinare le cofe di quel governo iil
nome della Scé^ Apoftolica ^ ed il Duca fé ne ritornò
ad Urbino •
Ma perchè , òkrc a quefto nuovo credito colla Ca^
nera Apoftolica dovea il medefimo Duca avere altra mag«
gior /omma di danaro per le fue provi-fioni decorfe , <
per molte {pe(c fatte 'nel ricuperare ultimamente la Ro*
magna , e nell* acquifto di Parma , di Piacenza , e di Reg-»
gio: eflendo TErrario Pontificio intieramente efaufto per
le guerre pafTate, fu deliberato^ -fecondo che fcrive il
Guicciardini (32) , con confenfo , e fottofcrizionc di tut-
to il Sagro Collegio de* Cardinali di -confegnargli -con
pubblica^ e autentica Inveftitura, in ricompenfa di quefti
tiioi e crediti , e fervigj^ eflfa Città , -e Territorio di Pefa-
jro . Ma diverfamente ciò averte il dottiffimo Cavaliere
Annibale degli Abati Olivieri <33) , poiché fcrive , che
jy tutte le premure fatte da* Pefarefi , perchè fofle inve-
yy ftito Gakazzo ^ fratello di Giovanni , legittimato amch'
^ eflb da Coftanzo I. ^ rìufcirono vane • GiuHo iL aveva
^ difegnato di accrefcere il dominio del Nipote con la
yj giunta di Pefaro • Poche fettimatie dopo che i Pefarefi
^y ebbero preftato il giuramento di fedeltà in mano del
fj Vefcovo di Monopoli Governatore mandato da Gru-
fj lio II. 5 in un ConiigHo di credenza tenuto H 1 No^
yy vembre dello •tkcffo anno 'isii^ Bernardo Monaldi
^, propofe , ck' era bene fupplicare S. 'S. a invcftirc di
^ Pefaro y e della ftia Signoria H Duca Francefco Maria
^y fuo Nipote • Per le àéffc ragioni per cui fu fatta que-
jy fta proporzione y fu ancor dal Configlio approvata ^ e
^y tofto eleguita^ Furono fpediti dalla noftra Città Am-
yy bafciatori a fupplicare il Papa^ acciocché fi degnaife
^ d^ ingrandir fuo Nipote -y ^con xnvefliiio dello Stato di
^y Pefaro . Le Suppliche deVPefarefi non fono ftate giam*
yy mai così favorevolmente afcohate y né cosi follecita*
^ mente efauditej imperciocché Giulio II. immediata^
F 2 yy men<*
«fei
(91) <7uicciftfd. loc. cit. pag. sii* Leoni loc. cit. pag. 154. (33) Ragioni
4fi titolo di Proviocu Mctaurenfe dato alla Ixgaauone detta votgamicnte 4i Ur»
km pag. XVI.
44 DBltft GltTA DI 7ltAKCBSCO MaITIA té
^ mente conferì la Signoria di Pefaro in Vicariato ^*
^y predetto Duca fuo Nipote con Bolla data li i6 Feb*
^, brajo del feguente anna 151 J^ la quale incomincia:
^ Julius Epijcopus Servus Servorum Dei • Dihiì& JHìq No*
jy bili Vira Francìjca Mariit de Ruvere^ Civìtatis mfiref
^ Pijauren. ejufq. Comitatas » Terfitorii « •Cf Dijiri£ius fra
5^ nobis » t!^ Romana Ecclefia Vicaria Generali Jalutem Xfc*
,^ Inter curas multiplices iSfc »#
Poco prima sr^tvs il detta Pontefice fecretamenta
comprata dair Imperatore Maifimiliano per trenta mila
Ducati d' ora la Città di Siena , affine di darla al noftra
Duca fuo Nipote (j4)- Ma il Papa dopo alcuni giorni
di malattia , nei quali confervò fempre il giudizio con*
fueto , e quella feverità y a cui niua del Sagra Collegia
osò^ la addietro di contraddire j nella notte del di la
Febbraja venendo il di zi pafs5 all'altra virar
Àpertofi in Roma il Conclave , dopo 1 8 giorni di
Sede Vacante fu eletta Papa , Giovanni Cardinale y figliuo^
la del fu Lorenza Medici, nel fiore della fua gioventù'^
non avendo ancor terminati anni J7, il di ir di Marza
ijig y e prefe il nome di Leone X. Diede principia al
fua governa colla manfuetudine , e con rara magniikeix^
za dimoftrata nel di della fua Coronazione,, che fu il
giorno ri di Aprile, perchè elTa fu eféguità con incre-
dibil pompa , talmentecchè non vi era memoria di folen*^
nit^ filmile ad effa • Acconfentì , che v^ inreryenifle Al'-
fonia Duca di Ferrara , il quale in abita Ducale portò^^
il Gonfalon della Chiefa • Quefta elezione fu fbmmamen*
te cara al Duca d' Urbino , che perciò nello Stato fua
fece fare pubbliche allegrezze , non altrimenti , che fé
fbfle fiato uno de i medeflmi fuoi Congiunti, e tofla ù
trasferì a Roma per congratularfi feco. Intervenne alla
fua Coronazione come Prefetto di Roma coir 24 Gentil-
uomini a Cavallo , e 24 Staffieri , veflita infieme con
tutta quef(a famiglia di drappo nero, per onorare infìe*
me quella folennità , e confervare il auolo della morte
del Zio* Fu dal Papa accarezzato^ e confermato con
^ ' Bre-
(S4) Muratore Annali 4' lui aiu xji}» Cuicciard* lib^ 11. pag» ^0^ terg*
0fti A RovBRi IV. Duca d'IIriino Cat. XV. 49
itevi efpreffi negli Srati, Tiroli, Dignità, e Prerogative
conteflTeglr per V addietro dalla S. Sede . Lkenziatofi il
Duca^ dal Papa dopo a non motti giorni,; che fi ferm^
m Roma ^ ritornò nel fua Stata con gran (peranza dt
amorevoli trattamenti; mentre anche nel partire, e dal
papa, e da parenti fuor fa ailicurara con molti legni di
grata corrifpondenza , che durevole fofle V antica amici*^
zia tra loro ; ficchè fi die a credere , che quel Ponti fi!*
cato foffe per effergli propizio, come lo^ era quella del
Zior
Stette il Duca Francefca Mana per molti mefi nella:
quiete, e tutto intefo a ben amminiftrare il fuo Stato y
e mero Spettatore delle nuove perturbazioni deir Italia^
Il Pontefice Tanno r$i4 giudicanda nece Ilario per la
libertà della medefima di opporfi a* Francefi incammina-
tifi al riacquffto del Ducato di Milano, e prender cogli,
altri Collegati la difefa di quel Ducato , dichiarò C^pi-^
tano Generale dell* Efercito Ecclefiaftico Giuliano de'^
Medici fuo Fratello: la qual coia era di fommo pregiur.
dizio del Duca d' Urbino . Nello ftefib tempo fece i^
Santa Padre intimare al Duca Francefco Maria, che do^
vede colle fue genti andare a lérvire in quella Guerra
come Feudatario di S. Chiefa* Si efibl allora Francefcor
Maria di andare in fervigio del Pontefice contro i Fran**
cefi; ma in qualità di Capitano Generale, dignità otte-,
iiuta <ia Giulio IL, e da Leone fteflb di bel nuovo,
conferitagli; ma il Papa fé ne icusò feca mettendogli,
in coiiifiderazione , che per eflere Giuliano fuo Fratello,,
avelie egli al prefente un tal titolo , ma che nel refta
del fervizio il Duca eferciterebbe il medefimp carico,:
e che per la malta unione di volontà , c,h' era tra Giù- ,
liano, e lui, Credeva certamente , che le cofe paflareb^
bero con fomma pace • Era ftato avyifato Francefco Ma-
rza da' Cardinali parenti , e amici fuoi in quefto laffo di
rempo de' maneggi de' parenti di Leone , e in partico*
lare dell'impegno prefo dal Papa di riftabilire la Cafa
Medici in Firenze; ed eflendo jperò neceffario, che, fi
provedefTero , per quello ^ che gli poteiTe accadere' io
con-
/
45 Dbiii Gesta di Francisco Maria I. "-
contrario , di un Principato nella lóro Cafa , che potef!i
fé mettere terrore a' nemici , fi era particolarmente deli*
berato di appropriarfi lo Stato d' Urbino , come quello i
che poteva coli* unione di altri in Tofcana porre in da-
vere i Fiorentini. Ma Giuliano memore de* benefizi ri*
cevuti fempre fi oppofe a quefta ftrana deliberazione (35).
Il Duca per tanto , per procedere cautamente , rifpofe ^
che fé bene gli^ fi diminuiva in queft' occafione la mede*
finta dignità confermatagli da Sua Santità , non voleva
con tutto ciò ricufare di fottoporfi alla perfona di Giù*
Kano y non tanto per effer fratello di Sua Beatitudine ,
quanto perchè T antica amicizia da^lungo tempo contrat*
ta feco , e coftantemente mantenuta , gli vietava qua*
hmque altro configlio . Ricercò anche da Leone di po^
ter avere oltre la fua Compagnia di gente d' arme la
condotta di looa Fanti in tempo di guerra y per poter
così provederfi di forze maggiori > e n' ebbe per fcrittu*
ra a parte la conceflione molto ampia • Moffefi Giuliano
da Roma per la volta di Lombardia Tanno 1514» e il
Duca fi abboccò feco in Gubbio , non folo per conful*
fare le cofe della guerra , ma per ifcoprire per quanto
mai fofle poffibile la vera intenzione del Papa . Paflaro*
no tra loro confidentiffimi ragionamenti , e febbene Giù*
liano non ufci mai a confermare quello , che il Duca
andava accennando di aVer prefentito ; nondimeno in
fenerale rafficurò, chie per quanto foffe ft^lto in fua
alia , non avrebbe mai comportato , che foflero ricom*
penfati i tanti benefizj da eilo ricevuti dal Duca con s)
nera ingratitudine • La qual cofa fu una tacita confer*
nazione de* fofpetti , che correvano . Ond* egli deliberò
tanto più volentieri andarfene feco y e dopo di efier fta*
ti due giorni infieme con quelle dimoftrazioni di ono*
revolézza , che efigeva V autorità , e decoro de* pofti ,
che foftenevano ^ Giuliano s'incamminò verfo Fioren*
2a per paifare nel Piacentino , e il Duca fé ne reftò
cr dare quegli ordini , eh* erano neceflarj nello Stato
uo, e per raccogliere le fue genti , e pofcia feguirlo*
Ma
F.
lii) Leoni lib. a. pag. t4t, itf|.
}
DiLLn RoVBRB IV. DtTcà d'Urbimo Caf.;IV. 3»7
J4a eflfendofi infermato Giuliano in Fiorenza di febbre
lenta y dalla quale confilmato dopo lunga malattia , alla
fine alli 17 di Marzo iji5 gli aie morte. Il Papa, al
primo avvifo deir infermità di Giuliano » fenza niente
partecipare a Francefco Maria foftitui al Generalato Loi«
renzo de' Medici fuo Nipóte : alla qual cofa aggiungen-
dofi'la negativa delle paghe per li 1000 Fanti a lui de:*
fiinati con un comando molto imperiofo y cW egli quanto
prima colla fua Compagnia andaife ad uniriì feco; il
Duca fembrandogli ai efler troppo fcopertamente di^
fprezzato fofpefe il muoverfi > e fi determinò d' infiftere
apprefTo al Papa y che gli fi oflervaiTe la promefla dei
1000 Fanti y perchè fapendo % cW egli era rifoluto di ne^
garla, verreboe ad incontrare una opportuna occafióne
di non muoverfi ; e feguì appunto y che per ultima rifpo^
fta ebbe dal Papa fteub ordine di fermarfi nello Stata
fuo^ e mandare per allora le Tue genti d'arme a fervir
re , com* egli fece .
Quefte genti ) intefa la certezza, che il Duca non
fi moveva y i^rmatefi tra Rimini , e Cefena y cominciaro*
no a farfi intendere di non voler marciare fenza il Du«
ca , il quale facendo pur replicare y che fé n' andafiero
in ogni modo , perchè tal era V ordine fuo , e il fervi*^
zio di Sua Santità ; rifolvettero più tofto di sbandarfi^
che ubbidire; alla qual cofa non potendo *egli rimedia^
re y mandò' a Roma a fcufarfene > e a reflituire il denaro
a tal effetto pagatogli. Ma interpretandofi tutto ciò per,
una manifefta difobbedienza y e rinfacciandogli ancora,
alcune colpe ideate y cioè V aver mandato nel maggior
fervore della *guerra tra il Pontefice Giulio, e il Re dL
Francia , BaldafTare Caftiglione per condurfi al foldo del
Re , e in fpecie la morte del Cardinale di Pavia ; all'
afToluzione' della quale Leone eia eflendo Cardinale, e
Giudice con altri di quella caufa era intervenuto , e fot^
tofcritto , cominciò a palefemente dichiararfi di volerla
privare dello Stato « Dopo una gloriofa vittoria riportata
da^Francefi contro gli Svizzeri a IV^arignano il dì 14 di
Settembre del 151$ Francefco Re di Francia fi portò in
^Milano : il Duca d' Urbino con quejQt' occafione , e pté
obbligo di riverenza verfo un Re avuto in fommo pre-
gio da tutti, e per provederc ancora aVfuoi affari^ man-
dò Orazio Florido fuo Segretario a congratularfi itco
e della fua venuta in Italia , e della vittoria ottenuta 2
ed in oltre a pregarlo , che dimoflrandolì il Papa a lui
av verfo fi compiacelfe diaflìftergli, e proteggerlo , ficchè
almeno lì racconciliafle col Papa .- lì Ke gli rifpofe con
amorevolezza^ ma in generale^ e perchè fi vedevano
veriiicati i fofpetti della rìfoluta determinazione del Papa
di cacciarlo dallo Stato ^ fece replicare al Re ^ e dargli
^onto dèlie prétenfipni del Pontefice , € della fua innoi»
cenzà y pregandolo di tììiovo y che nella proflima pace vi
foffe egli pure comprefó • Promife il Re di adoprar T opet
ra a ciò confeguire ^ Nulla giovò T uffizio interpofto dal
Re ; concìòifiachè inabilito T accordo ^ «d difendo iiffato
r abboccamento in Bologna , il Papa fece T entrata in
quella Cittì agli 8 di Dicembre 15 15 -, ed il Re due
giorni dopo-; dove in quattro giorni , che vi dimoraro*
jio , tra varj ragionamenti ^ eh' ebbero infieme , trattane
dofi delle cofe del Duca d' Urbino , il Papa non volle
i^imetterfi mai in guifa alcuna ^ ma accufandolo per fo«
fpetto 9 anzi per difobbediente , € contumace ^ ed incula
cando al Re T oifervanza d' un capitolo della Confede^.
razione ultimamente fatta ^ il qua! era y che il Re non
pigliaffe protezione d^ alcun Peudatario, € Suddito della
Sede Apoftolica^ anzi ^ che non folamente non fi oppo«
Aeffe al Pontefice come Superiore loro il -procedere con-
tra .«ffi y e caftigarli ^ ma fi obbligafTe eziandio quando
ne foffe ricercato a dargli ajuto contro di loro : e con
tal piretefto preclufè ogni adito alla riconciliazione del
JÉ)uca col Papa (3^ •
Parti il K{ da Bologna per Milano , « il Papa fer-
matofi il rimanente dell' inverno a Firenze infino alla
primavera dell* 15 15 ritornò a Roma con grandiffima
pompa . Ne* primi giorni dell' arrivo fuo in quella Cit-
tà prima di ogn' altra cofa fii il pubblicare un rigoroftf
Ma*
(5^ leoni lib. 1. pag. zjq.
mm
BBLLA Roveri IV. Duca B'U^smoCAp.lV. 4f
Monitorio contra il Duca Francefco Maria, il q^iale ali*
avvifo di quefto non afpettato principio di alpiezza ^
mandò a Roma la Ducheifa Elifabetta lua Madre adoti-
tiva per procurare di placaiio .• Sperò il Duca ^ che ii
Papa foflfe per piegarfì ad comparire di quella Principefla
tanto benemerita della Cafa Medici ; oonflde/ando in ui»
medefimo tempo quàl folTe la perfona , e quale la car
gione della venuta ; poiché vedeva pure a' piedi fuoi
quella fteffa Principeffa ^ nello Stato , e nel Palazzo del-
la quale il Duca Guid' Ubaldo fuo Conforte ricevuto
«vea^ e trattato benignifllmamente Giuliano fr^atello del
Papa, la {iia Conforte, e figlio Lorenzo, allorché «rano
fuggitivi, abbandonati, banditi, e perfeguitati così fie*
ramente dalli fteilì loro Cittadini • Giuliano , anzi lo
ileiTo Lorenzo de* Medici, che bambino in fafce fu tra*
fugato , e ricovrato in Urbino , e che tante lìate nel fe*
no della medefima Principeffa fu teneramente accarezza*
to , e atnorevoliffmiamente allevato nella medefima cafa ,
ora rivolgafi armato contro tanti benefiittori ad ìmpar
dronirfi , fenza valevole ragione, di quella fteffa Cotte ^
che gli era fiata ficuro ricovero nelP eftreme indigente
éi lui, e della fiamiglia de' Medici. Ma Leone non fi
commoffe punto dalla veneranda prefenza di quella Prin-
cipeffa , né dalle tenere fuppliche di ki , alle quali ag^
giunfe pur anche offerta di accettare una delle Nipoti
del Papa , quale egli aveffe voluto , per futura Conforte
di Guid* Ubaldo Primogenito del Duca Francefco Maria ,
allora in et^t di anni 5, con dotarla di quel tanto, che
fbffe piaciuto al medefimo Leone , Ma riuscendo vana ^
e inutile ogni arte per raddolcire il Pontefice rifoluta
in volere, che il Duca fé n*andaffe a Roma, e quefta
fu la rifpofta , che ne riportò fempre la Ducheffa , la
quale in due udienze ottenute anche con molta difficol-
tà , fece tutte quelle maggiori iftanze , che potè , perchè
egli fi placaffe, e più mitemente trattaffe col Duca: col-»
la qual fola rifoluzione convenne alla fconfolata Duchef^
Ùl ritomarfene finalménte a Pcfaio.
Era fpirato in tanto il termine del Monitorio, e il
P./Z. G Papa ^
50 Dbllb GffSTA DI Vrahcbsco Maria L
Papa per moftrar d* aver compiaciuto la Duchefla in qual*
che cofa , trattenne per qualche giorno la fcomunica
contro del Duca : la quale nondimeno fu poi pubblica-
ta con ogni forte di aufterità , e dì rigore . Per quefta^
•fu il Duca privato di tutti gli Stati fuoi coli* aflbluzio-
jie a' Sudditi dal giuramento di fedeltà , e libera poteft^
•a chi fi fofle di poterli occupare • Quindi gli Uffiziall
<iel Re di Spagna ad iftigazione de' Miniftri Pontifizj
V impadronirono del Ducato di Sora, e di quanto il
Duca pofledeva nel Regno di Napoli • Nel tempo mede*
iimo reftò privato di tutt* i titoli > dignità , gradi , emo-
lumenti , privilegi , ed efenzioni per T addietro dalla Se-
lle Apoiiolica concefTegli con una orribile maledizione
della perfona fua , e di coloro , che per qualfivoglia ti-
tolo pigliaflero la fua protezione, e teneflero commercio
feco (37)» Mofle di poi Tarmi fue, e quelle de' Fioren-
tini per cacciar colla forza da quegli Stati eflb Duca ,
il quale conofcendo di non poter folo far argine a que-
fta piena, fi appigliò al partito di cedere al tempo, e di
ritirarfi a Pefaro : e né pur quivi tenendofi ficuro , deter-
minò di paflare a Mantova col figliuolo , e colla Moglie •
Avea ben lafciati prefidj nelle fortezze di Pefaro , di Si-
nigaglia , di S. Leo, e Rocca di Majolo : ma quefle V una
dietro alT altra fi andarono rendendo a Renzo da Ceri ,
e agli altri Uffiziali del Papa con infinito difpiacere di
tutti quei Popoli , che non fi può dire quanto amafiero
quel Principe per V incorrotta fua giuftizia , ed ottimo
governo • £ quando la gente fi Credea guadagnato per
la Chiefa quel Ducato , venne ogn* uno a fapere , che
tutto era flato diretto per darne il dominio a Lorenzo
de' Medici , il quale dal Pontefice Zio fu creato Duca
d'Urbino, e Signore di Pefaro, e di Sinigaglia (38) • In
quefta gran perturbazione di cofe andò tentando il Duca
di ottenere la protezione , e Tajuto di diverfi Principi , fé
non per renderfi benevolo il Pontefice, almeno per placarlo
in qualche guifa ; ma per la fuprema autorità di lui tro*
yò occupati gli animi di molti ^ i quali o fi fcufavanò
-:--.. di
* (37) X-eom ice* cit* pag. 173, iji. • (38; MuiauAnnaL d'Ital» an« iji^
\
DBILA ROVBKB IV.DUCA d'UrBIKO Caf.IV. ff
di lìon potere, o in vece di promettere ajuto , . fredda^
mente feco fi condolevano della fua difav ventura • Laon«
de deliberò di accettare il configlio del Marchefe di Man<*
tova, il quale per Àleffio dalla Bifcolta Capitano della
fua guàrdia lo perfuadeva a voler cedere par allora alla
violenza de* nemici • E però avendo imbarcato il figliuo*»
Jo Guid' Ubaldo colla Moglie ^ e la Ducheffa EJifabetta
con quello, che potè raccogliere di più pregievole delle
cofe loro , T inviò a Mantova , « circa le 3 ore di not*
te tacitamente con alcuni pochi fervitori s'imbarcò in
una Marciliana , e con elTa in poche ore fi conduce a
Primaro , e quivi traveftito , per effer Iqogo della Chie*
fa , colle pofte attraverfato il Ferrarefe , dov' era eiprefla
commiflione del Papa di farlo prigione , fi conduffe ficu-r
ro in Mantova . L* Efercito di Lorenzo in tanto intefa la
•
partita del Duca , ed avendo di già occupato tutto all'
mtorno lo Stato , fi accampò fotto Pefaro, la qual Città
fi vide con ciò coftretta ad aprire le porte a' nemici «
Fece la Rocca per alquanti giorni un' affai onorata dife.-*
fa; ma in fine non potendo più reggere alla continuata
violenza de' nemici , fu refa da Tranquillo Giraldi da
Mondolfo a Lorenzo , falva la perfona lua , e de' Solda-
ti , la qual promelfa fu poi violata da lui , perchè lafciò
troppa libertà a' (uoi Soldati , e fece appiccare Tranquil-
lo, imputandolo,^ che avefle fparlato di lui^ Rettavanoi
per V intero acquifto di tutto lo Stato le piazze di San
Leo , e di Majuolo pofte nella fommità , e nella maggior
afprezza della Montagna . Diede il carico di queft' im*
prefa Lorenzo a Vitello Vitelli Condottìere della Chie-
fa , che fi pofe attorno a Majuolo ton molto ardore ^ e
dopo alcuni giorni n'entrò in poffeffo (39) •
Il Duca Francefco Maria in quefto mentre , né in
mezzo eziandio de' parenti, e vivendo affatto da priva-
to , poteva difenderfi dall' odio y e dalle perfecuzionì de'
nemici : conciofltachè per rifpetto delle Cenfure Ecclefia*
ftiche non ardiva , né poteva il Marchefe . medefimo di
Mantova permettere , eh' egli fé ne ftaffe fcopertamente
G 1 ap*
t5^1 C^icciard. lib. ii. pag. 3 $4.
5t Dbieb Gbsta di Francbsco Maria L
appreflb di lui ; tanto più ^ che il Pontefice per intima^
zione fpeciale glielo aveva proibito ; di maniera y che
J)er fuggiì:e lo fcandalo pubblico, e per dare qualche
bddisfazione al popolo finfe il Duca di partirfi da
Mantova per la Germania , e poi di notte ritornò , e fi
racchiufe m Coito , occulto fpettatore delle fue pubbli^
che calamità . Di qua alle volte di notte furtivamente fi
conduceva per acqua in Mantova y e per la porta del
Soccorfo entrava in Corte vecchia, dove abitava^ la Du-
cheflfa Elifabetta, la Moglie , ed il Figliuolo , e quivi fi
tratteneva qualche giorno . Avendo fatto fupplkare il
Papa^ perchè finalmente fi degnafie di afiblverlo dalle
Cenfure, acciocché privo comunque fi fofle dello Stato,
e della Patria fua , gli fi concedeffe almeno di poter faU
vare V Anima fua , ciò pure gli fu negato ; con tutto
quefto il Duca con grand' efempio di criltiana pazienza
xifpofe , che non per quefto fi afterrebbe dal fupplicarlo
di bel nuovo , fperando , che come Vicario di Crifto
fofle per ufare feco in fine qualche pietà • Era già il Set-
tembre deiranno i^tóy ch'era il quarto mefe dell' ufci-
ta del Duca d' Urbino dallo Stato fuo ,* e perchè tenen-
dofi tuttavia S. Leo a fuo favore , aviita aa 2000 Sviz^
zeri, che fi partivano da' Francefi dopo 1' acquifto di
Brefcia , la prometta di volerlo feguire , avea deliberato
di voler col loro ajuto foccorrere quella Piazza, dife-.
gnando di condurfi per Mare tra Rimino , e il Cefenati^
co a Bell' aere , e quindi eflendo lontano una fola gior-
nata con celerità , e con fegretezza miTando pel paefe
amico , e a lui affezionato , fperava di poter ficuramen-
fé condurfi addolfo a^ nemici , fé non improvvifo affat-
to, almeno tanto a tempo, che poteffe con qualche lo-
ro confuffone foccorrere i fiioi • Ma mentre , che andava
così difponendofi al viaggio, fu avvifato , che in fine
S. Leo era ftato forprefo non fenza fofpetto , che i rae-
defimi Capi della difcfa ne aveflero avuto parte , poiché
fatti tutti prigioni folo il Varano Nipote del Duca fu
mandato a cultodirfi nella Rocca di Volterra , e gli altri
tutti agevolmente furono kfciati in libertà •
Que?
DltLA ROVBRB IV-DtfCA d'UrBINO Cap.IV. JJ
Quefto non afpettato avvifo , febbenc afflifle fomma^
mente il Duca , non T atterrì però in modo , eh' egli per-
defle il primiero coraggio, ed afpettava T occafione di
poter ritornare nel fuo Stato . Perciò avendo intefo ,
eh* era fatto V accordo di Verona , e che fi licenziavana
i Soldati , prefe T opportuna occasione di affoldar quelle
genti , e parte con danari , e parte con promefle , gV in-
dufTe a tentare col loro ajuto di acquìitare il Ducato «
K Tolfe il Duca danari in preftito da* luoi Amici , e ven-
dè quafi tutte le gioje oella Duchefla fua Moglie , ed
andando a Verona , e trovati quei Soldati licenziati dal
primiero fervigio , chiamò a parte alcuni di quei Capi-
tani Spagnuoli, e alcuni Francefì del Campo di fuori,
p li aifpofe a dovere andar ^eco alPacquifto del fuo
Ducato d'Urbino (40). Il trattato era principalmente
conchiufo con Maldonato loro Colonello . Non manca-
rono in tanto molti amici del Duca , che a parte , e
prima , e dopo , che fu fcoperto quefto maneggio , ani*
marono quei Soldati a feguirlo in qualfivoglia modo ,
ed i medefimi Miniftri Celarei , e Francefi , e Veneziani ,
tutti affai difguftati della condotta del Papa , diedero
ogni mano per conchiudere tal affare, in modo, che
licenziati alli 15 di Gennajo del 15 17, due giorni dopo
vennero nel luogo deftinato , per la maggior parte rifoluti
di prendere il fervigio del Duca. Erano quefti 5000 Spa*
gnuoli : a' quali fi aggiunfero circa 800 Cavalli leggieri
lotto Federico Gonzaga Signore di Bozzolo , Gajpfo Spa^
gnuolo. Zeccherò Borgognone, Andrea Bua, e Coftan^
tino Boccola Albanefe, tutti valorofi Condottieri. Cosi
formofli un picciolo Efercito affai più pregievòle per Iq
valore, che pel numero, o per gli apparati, che avefle^
ro per foftenere-la guerra , perchè aveano folamejite pò--
ca quantità di denaro , poche artiglierie , munizioni , ar^
mi , e Cavalli , e ogni altra provvifione era appena baftc-»
vole per pochi giorni . Quefto picciolo Efercito alli 17
di Gennajo fi partì per recarfi nello Stato d'Urbino, la
qual
a^B
(40; Mambrino Jlofeo lAou del Mondo neU' aggiunte a Gio: Tarcagnota
lib. I. pag, S9»
E
54 DttLB Cesi* di Framchsco MaiuI
qual cofa fubito che fu intefa da Papa Leone, ne rice-
vè grandiflìmo difturbo, per la quaJità deJl'Efetdto, t
r implacabile odio de* Capitani , e ìa virtù , e riputazio-
ne de* Finti Spagnuoli : fapeva in oltre ì' indinazioae ,
che avevano i popoli di quel Ducato a Francefco Maria
per eflere ftati lungamente fotto il governo manfueto del-
.;a Cafa di Montefeltro , l' affezione della quale avevano
trasferita in luì , nato da una forella del Duca Guid'
Ubaldo : dava , oltre a queiìo , moleftia grandifiima al
Pontefice l'avere a fere la guerra con un'Efercito, che
fenza poter perdere cofa alcuna , fi moveva folamente
per defiderìo di prede , e di rapine , per V avidìtìi delle
quali temeva , che molti Soldati iellati per la pace fatta
ienza guadagni non fi uniflero con loro, ma quello i
che fopra tutto tormentava 1* animo fuo era il foipetto ,
che quello movimento non fofle con partecipazione del
Re di Francia. Dubitava ancora' il Pontefice della vo-
lontà de* Veneziani , i Procuratori de' quali lì diceva ef-
ferfi afifaticati in fare queft' unione , effendo quel Senato
per la memoria delle cofe paifate mal foddisfatto di Leo-
ne « In quefta fofpenfione d* animo non ceffavano né
Lorenzo fuo Nipote , né egli di mandare continuamente
gente in Romagna parte di Fanti , che fi aifoldavano di
nuovo , parte dì Battaglioni dell' ordinanza Fiorentina ,
acciocché uniti con Renzo da Ceri , e con Vitello , i
quali erano colle loro genti d'arme a Ravenna, face0e-
ro refiftenza al paflaggio de' nemici. Ma etfi paflando il
Pò a Oftiglia , prevenendo colla celerità loro gli appa*
ratf degl' altri , avevano per la via di C^nto , e di Bu-
drio , attraverfato il Contado dì Bologna , ed erano en-
trati nelle Terre fottopofte al Duca di Ferrara : da' quai
luoghi , faccheggiato eh' ebbero Granaiolo Callello del
Paventino , s' accollarono a Faenza per tentare , fé ad
ìnfinuazione , e nome di un giovane della ragguardevo-
liflima famiglia Manfredi, eh* era in queft' Efercito , fa-
ceflero i Faentini qualche mutazione : ma non veggen-
done alcuna, paffarono più oltre fenza tentare alcun' al-
tra delle Terre di Romagna, nelle quali tutte erano
guar-
DELLA Rovere IV. Duca d'Ukbiho Caf.IV* 5J
guardie di genti d' arme , o Fanterie . Venne Lorenzo a
Cefena per raccorre quivi , e a Rimino le fue genti , ef»
fendo già paflati gì' inimici . Si avanzava fempre più in
3uefto mezzo Francefco Maria , ed entrato nello Stato
' Urbino era ricevuto per tutto con allegrezza grande
de' popoli , non effendo nelle Terre Soldato alcuno ^
perchè Lorenzo non avendo avuto tempo a provedere
m tanti luoghi , aveva folamente penfato alla difefa del-
la Città d' Urbino ; perciò per configlio di Vitello v' ave-
va mandato '2000 Fanti da Città diCaflello, e in luogo
di Vitello , che ricusò d' andarvi , Jacopo Rofletti , il
quale benché configliato da molti , eh' effendo il Pòpolo
affezionatiflimo al Duca fi cacciaiTero dalla Città tutti
coloro , eh' erano abili a portar arme , ricusò di farlo •
Voltoffi adunque Francefco Maria non perduto tempo
altrove a Urbino , e fé bene la prima volta , che fi ac-
codò alle mura riufcifle vano il fuo sforzo > nondimeno
la feconda volta , che vi fi accoftò , Giacomo Roffetto
gli cedette la Città , chi credette per fellonia , chi
per timore , per efler il popolo tutto foUevato : per-
chè delle forze fole dei nemici , che non avevano 4iè
artiglierie , né iftromenti da efpugnar terre , non aveà
motivo di temere . Ufcirono fecondo le convenzioni i
Soldati falvi colle robe loro • Il Vefcovo Vitelli , che
in nome del novo Duca Lorenzo de' Medici governava
quello Stato , rimafe prigione (41) •
Trovandofi il Duca appreflb di fé là maggior parte
de' Servitori , e Gentiluomini fuoi , i quali ad onta de*
pericoli , e difailri , che incontrarono non vollero mai
abbandonarlo , fpedì alcuni di loro , perchè penetrando
fegretamente nello Stato avvifaffero gli amici della ve*
nuta fua ; e quefti furono il Conte Clemente da Tiene
per Foflbmbrone , Ridolfo Cavalcabò per Cagli , e Gu-
glielmo Sanfreoli nella Maffa con commiffione^ che per
mefso ficuro fé ne dafse conto fimilmente in Gubbio a
Carlo Gabrielli . Per ovviare alla grande aflfezione dei
Popolo verfo il Duca furono fpediti da Roma lo Zia
Ca-
tm
(k^) Guicciardino lib. 13. pag. 3J7. jjg.
^6 Déllb Gbsta di Francesco Maria L
Capitano Spagnuolo, ed il Vitelli , i quali per aflìcurarfi
d* Urbino ne fcacciarono tutti gli uomini dalli i6 fino
alli 60 anni; ma una tal rifoluzione partorì effetto con*
trario appunto al fuo intento : poiché coftoro fparfi per
le Campagne , e uniti co' Contadini apportarono gran*
didimo danno a^ nemici . Concioffiacchè a Cavallino Ca-
ftello tre miglia difcofto da Urbino , fu rotta una Com*
f>agnia di Fanti venuti da Fermo , e tra Colbordole , e
' entrata del fiume Apefe furono fimilmente diflipati al*
quanti Cavalli , e Fanti Marchegiani . Verfo Cagli poi
con meravigliofa prontezza, e concorfo di tutte quelle
genti furono pofte Cuftodie per tutt' i paffi per ferrarli
a' nemici : e in Gubbio il poc' anzi mentovato Gabrielli
avendo fatta fparger voce , che il Duca era dianzi arri-
vato fopra Urbino , ottenne , che la Città poftafi in ar*
me , ricufafse di accettare dentro di fé con non pochi
Soldati Gio: Paolo , e Gentile Baglioni , i quali con un
Commifsario Apoftolico avevano mandato ad avvifare
cfsa Città , che preparafse gli alloggiamenti per 6000
Fanti , e 400 Cavalli . E perchè nello Itefso tempo arrivò
eziandio il Marchefe Febo , il quale portava lettere del
Duca , riaccefofi T ardore del Popolo , e • datofi air ar*
me , fi confermò tanto maggiormente la totale efclufio-
ne delle Truppe Ecclefiaftiche , le quali già vicine fé ne
tornarono verfo Perugia (42).
In quefto mezzo il Gabrielli avendo pofti infiemc
molti buoni Soldati di Gubbio , dopo che la Città fi di*
chiaro a favor del Duca , fi recò a Cagli , e quivi con-
giuntofi con molti di quei Cittadini fi trasferì ad Urbi*
no , e fermoffi vicino a' Minori Ofservariti , dove arri-
vò parimenti il Conte Clemente da Tiene con molti Sol*
dati di Fofsombrone , co' quali aveva per la ftrada tra
Calmazzo , e la Badia della Gaifa disfatta una Compa-
gnia di Marchegiani , che andavano ad Urbino • Quei
Soldati ufciti da Urbino , che come dicemmo , fecondo
le condizioni fé n' andarono falvi , incontratifi nelle gen-
ti del Gabrielli , e del Tiene , volendo moftrar valore
ebbe*
«Mii
(Al) Leoni Uh. %. pag. 11 1. iia»
DbllaRoveiib IV. Duca d* Urbino Cap.IV. J7
ebbero la fciagura di rimanere preflb a 300 morti, e 150
prigioni : e con gran fatica fi potè fai vare il rimanente ,
Ciò afficurò i popoli affezionati al Duca , ed oltre modo
avvilì i nemici ; ed in tanto il Duca avendo avuto avvi-
io, che Gentile Baglioni con una buona banda di Cavai*
li , e di Fanti per la via di Apecchie fé ne veniva per
entrare nella Valle di Maffa , fpedì commiffione al mar-
chcfe Febo, che colle genti di Gubbio procuraffe di at-
taccarlo alla coda , allorché foffe penetrato nella Valle ;
ed a Federico Gonzaga commife, che verfo S. Angelo in
Vado con una fquadra di Spagnuoli lo attaccale in hon^
te , ed in tal guifa da ogni parte il forprendeffe (43) .
Ricuperata Francefco Maria la Città di Urbino ri-
volfe r animo ad impadronirfi di qualche luogo pofto
fuUa Marina , e perchè in Pefaro , e in Sinigaglia erano
entrati molti Soldati , fatta dimoftrazione d' andare a Pe-
faro , fi moffe verfo Fano . Ma Renzo da Ceri , eh* era a
Pefaro avuta contezza delle rifoluzioni del Duca, vi man-
dò fubito Troilo Savello con 100 Uomini d'arme, e con
600 Fanti . Accoftaronfi gì' inimici con cinque pezzi d' ar-
tiglieria non molto grofla, che avevano trovati in Urbi-^
no , e avendo ancora careftia di polvere non gittarono in
terra più che 20 braccia di muro, né quefte fenza diffi-
coltà, pure diedero la battaglia, nella quale perderono
quafi 150 Uomini: non ifpaventati da quefto infortunio
affaltarono di nuovo il giorno feguente , e con tanto va«
lore , che V apertura della muraglia fu quafi abbandona*
ta , ed entravano fenza dubbio , fé non foife ftata la vir*
tu di Fabiano da Gallefe Luogotenente di Troilo , il qua^*
le rimafo alla muraglia con pochi Uomini d* arme , fa-
cendo maravigliofa difefa , li loftenne . Avrebbero il di
feguente data un' altra battaglia , ma intefo che la notte
vi erano entrati per mare da Pefaro 500 Fanti fi levaro-
no , ed andarono ad alloggiare a Monte Baroccio con
commifllone , che andalfero offervando ogni moffa de* ne*
mici (44) : e per afficurarfi di non efler forprefo pofe a
capo della ftrada maeftra di Pefaro verfo Montelabbate
P.JI. H due
(43} Leoni loc cit. pag* ii7. (44} Guicclard. loc cit pag. 3<^<«
■PCSS^=S— ^P— ^— B V
5S Dfii^iE Cista di Francesco Maria I.
due Compagnie di Cavalli fpalleggiati da buoiu banda
di Fanteria verfo S. Angelo , ed altri luoghi vicini . Ed
in tanto per dar occafìone a* nemici di ufcire alla Cam-
pagna, il Duca mandò il Conte Filippino Doria ad affai-
tare Mondavio con una banda di Fanteria Spagnuola , ed
un' altra di Eugubini : né comparendo foccorfo , combat-
tendo il Prefidio , eh* era di geo Fanti, ed i Terrazzani
molto oftinati , infine fu prefo il luogo , e Taccheggiato C45) .
Furono battute in tal occafìone due Medaglie i una
da Papa Leone , ' V altra dal Duca Francefco Maria , co-
me s* impara dal Lucchio (46) . Quella del Papa aveva
nel diritto il fuo bufto con attorno le lettere LEO X
PONT. MAX. ANNO IIIL, e per rovefcio un Pallone
in aria, gonfiato da un folle, col motto VI ET VIRTV-
TE-
•HMMMMk
(45) Leoni llb. %. pag* xir. (46) Joannts Jacohi Luckti Syìloge numifmatam
èìegantiorum tigre, ab Anno 1500W, ad annum ufqu, i6oo. pag, 37., riporrà
queftc due Medaglie, e di efTe così fcrivc. „ Nummi Caft^enfes alter Leonis X,
9, Pont. Max., Francifci Mariac alter Urbinathim Ducis , cui! dum bellum invi*
9, cem gererent. Anno Cbrifti 1517.
,^ Leo X. Font, ex caufis nonnuUis , (ive quaefitis , five obhfis , Francifcun^
^y Mariam Rovoreum Urbinatium ducem bello aggreflUs , onrmi fua ditione ex-
^ turbaverat: & Laurentium Medicem agnatum fuum, quem majore in dies
„ imperio dignìtateque auAum cupiebat^ rebus impofuerat. Rovoreus patrfl
„ extorr/s, pra:terea facrorum uiu prohibitu?, amicorum opes & auxilia foltcì.
^ tabat. Ex omnibus maxime idqneus vifus eft Frìderìcus Gonzaga Bozolenfis re-
9, gulus, qui ob vetera amicitiar iura, non deferendum illum effe ratus, quod
,, & bellica? gloria cupidus eiTet , & Laurentium ex offenfa quadara odifTet ,
,1 defenfionem amici princlpis, & augendx laudis, & vlndìAx ab inimico fu^
^ menda? materiam libens arrlpuit. Ejus fuafj fiacile In confortium adduAt
„ funt praefe^i aliquot militares, qui aàiduis bellis, & oppldorum direptionibus
9, aflueti, i)acem xquis animis ferre non poterant. Igitur ad Rovoreum fe con*
9, ferunt Hifpani ad 5000. pedites, oAingenti levis armaturae equites, cum fuis
„ ducibus, armorum ufu nobilibus. His copiis ille auAus, eodem fere tempore,.
,,'quo Verona Venctis eft reddita, ditionem amififam recuperare aggreflus, à
^ multis palSm oppidis receptuseft, (]uz praefidio, vel millo vel modico cufto*
^ diebantur. Mox Urbsnum ipfum regionis caput ducens, etfi neque tormenta^
Sy ncque pecunlam haberet, paAionibus tamelt axm /scobo kopttoy qui urbi cum
9, duobus j>editum minibus praeerat . tranfigit , uti mcoJumis cum (ms abfcedens
^ urbem ipli tradat. Urbini exempìum fecutae funt rellquac civitates. Ita Rov^
^y reta omnium opinione, etiam ipfe fuà citiustotam propè ditionem recuperavlt»
,, Leo vero Pontifex & Laurentius fua & ipfi auxitia & coptas undique comparan-%
3> tes, bellum urgere & aoùiTa recuperare fatagebant. Cxterum, !n re parum
yy acqua nec vis nec virtusy quas pila vtnffay ei^m fttbje^us folHf in fymbola
,, notat, Leoni profuit: Francifcus, bac fama tubSy quod hoftibus potentiifimi»
^y non ceiCflet, immortalitatim (ibi compara vit. Fbolna. Jacob* Schrenck à Nck
9,-rin^* Gerardus de Reo. Autbon
DELLA ROVERB IV. DuCA D*UrBINO CaJ. IV. J9
TE . per indicare , che la fperanza , ed i vanti di Fran-
cefco Maria erano ventofi e vani : e s'indicava, che non co'
vanti , ma colla forza , e virtù fi doveva oliare a Leone ,
e al Duca Lorenzo . In quella di Francefco Maria ( che
confervali prelfo il dottiflìmo Sig. Cavaliere Olivieri, ed una
fimile in oro ne pollìede il Sig. Gio: Battiila Grazia ) li
vedeva da una parte la fua tefta colla leggenda FRAN-
CISCVS . MARIA . DVX . META VRES , cioè Metauren^
Jium (47) ; dall' altra era efprelTa la fama in atto di volare
con due trombe in mano, col motto MORTALIVM IM-
MORTALITAS, con ciò infegnando, che per renderfi im-
mortali faceva d' uopo far imprefe degne di fama , come ave-
va fatto Francefco Maria, ricuperando il Ducato confeti*
togli da Giulio II. Eccone di quefte Medaglie il tipo .
H £
Ma
(47) Fncb2 FnnceJco Muta s' intitolaflc Oh» UetMuw^imf fi vtfg^ V eiU>
6o Dbll& Gesta di Francesco Maria t.
Ma richiedendo il Papa ajuti al Re di Francia , al Re
di Spagna , e ad altre Potenze , s' aumentò d' affai V Efer-
cito di Lorenzo , perchè oltre a molti Italiani aflfoldati di
nuovo, avea prefo il Pontefice al fuo foldo looo Fanti
Spagnuoli, e looo Tedefchi, pareva folTe già maturo il
tempo di tentare di liberarfi da quefta guerra , alla qual
cofa per la fortezza dell'alloggiamento degl' inimici era
unica fperanza il coftringergh per la penuria delle vetto-
vaglie a partirfi : laonde fu mandato Camillo Or fino con
760 Cavalli leggieri a fcorrere il Paefe del Vicariato , da
cui ritraevano la maggior parte delle vettovaglie . Nel
guai tempo da un Trombetta venuto a Pefaro dell' Efer-»
cito nemico , fii domandato a Lorenzo falvo condotto ,
per il quale potefle venire a lui il Capitano Suarez Spa-
gnuolo con chi conduceva in fua compagnia, il quale
Lorenzo facilmente concedette , credendo foffe un Ca-
pitano , col quale aveva fegreta intelligenza ; ma venne
un* altro Capitano del medefimo nome , e con lui Orazio
da Fermo Segretario di Francefco Maria , e dimandata
pubblica udienza ) Suarez efpofe in nome di Francefco
Ma-
•
ditiflima lettera del dottiamo Cavalier Sig. Annibale degli Abati Olmeri intito*
lata : Ragioni del titolo di Provincia metaurenfe dato alla Legazione ietta volgare
mente di Urbino» ftampata in Hapoli nel 1771. ; dove alta pagina 55. dopo aver
dimoftrato, che da Fiumi fortifcon il nome le Provlnde, fcrive in quefto modo:
„ Or chi potrebbe mai bai^antemente fpiegare con quanta convenienza dal Me-
,, tauro prefa (i fia la denominazione della noftra > Quefto fiume ricco non men
3, di acque y che di nome , non fblameate la Provincia nel fuo bel mezzo ta«
99 gli^9 ^ fende, ma con due diverfi ranai, che negli ultimi angoli della mede-
,, fima hanno loro origine, al mare ien viene. Ambedue quefti d unifcono fo«
^ pra Foilbmbrone^ e lo fteflb nome di Metauro prima ancor della loro unione
^ ognun di efli anticamente portava, e ognun di efli a una cofpicua Città il co->
„ gnome diede di Aletaurenfe^ Quel ramo, che Urbania bagna, eS. Angelo in
,, Vado, chiamafi anco in oggi Metauro. S» Angelo in Vado dicevali Tiferno^
), ìdetaurenfe^ per edere appunto fui Metauro fituato. L' altro che dal lato oppo»
3, ilo nel tenere di Gubbio forgendo , pafTa. a Cagli , air Acqualagpa , e al Fur«
„ lo, ha cambiato nome in oggi , ma anticamente dicevafi Metauro anch* eflb • . •.
^ Alla fponda di quefto,. poco lungi dall* Acqualagna , era fituato Urhìm^ Metau*
^ renfe . . * Tale c tanta, è quefta convenienza, che t più fublimi ingegni di quel
„ felice fecolo , in cui le lettere tanto furono coltivate , per efprimere tutti g;li
„ Suti dalla Cafa della Rovere poiTeduti» diflero il Metauro ^ e dopo aver ci&
„ dimoftrato foggiunge : ma che accade cercar autorità di Poeti, dacché ho xao^
yy ftrato da prima, che dal Metauro appunto prefero l'intitolazione i noftri Princi-
^ pi di Duces Metaurenfiuf» , e che quefta intitolazione medefima ufarono noa
. «» £)laaieBCe i loro Sudditi^ ma il loro diretto Padrone^ dot Leone ILì
DELLA Rovere IV. Duca d* Urbino Gap. IV. 6i
Maria , che potendo^ decidere le differenze fra loro coli
abbattimento a corpo a corpo, o con determinato nume^
ro con ciafcuno di loro, era più conveniente eleggere
uno di quefti modi , che perfeverare in quella via , per
la quale irragionevolmente fi diftruggevano i popoli, «
in pregiudizio di qualunque ne doVefle effere Signore;
pero Francefco Maria offeriva qual più gli piaceva di
ouefti modi : dopo le quali parole volendo leggere la
icrittura , che aveva in mano , gli fii proibito . Rifpofé
Lorenzo col configlio de' fuoi* Capitani, che volentieri
accettava quefta propofta, purché Francefco Maria lafciaffe
quello , che violentemente gli avea occupato , dopo - le
quali parole limolato da Kenzo de' Ceri gli fece ambe*
due carcerare (48) ; ma il fecondo giorno liberò lo Spa*
gnuolo , e mandò prigione a Roma Orazio *
Levata la fperanza al Duca di poter ultimare la guer*
ra fi andò temporeggiando per alcuni giorni con varie
fcaramuccie tra gli Eferciti , e diverie fcorrerie intorno a
Mondavio , Orcrano , S. Giorgio , e le Ta vernelle . Il Du*
ca fra gli altri luoghi acquifto Monte Calvi, e quivi fer*
mò r alloggiamento di tutta la fu a gente , come defidera*
va, la quale veniva a ftarfene difela dalle artiglierie de*
nemici , eh' erano alloggiati a Montefortino • Qui per al*
cuni giorni feguirono fpefle , ed onorate fcaramuccie , ma
in fine Lorenzo parendogli inutile, e forfè pericolofo il
trattenerfi , deliberò di levarfi . E perchè dalla prefa ,
eh' egli fece di S. Coilanzo fi conoboe , eh' egli voleva
afialire Mondolfo, il Duca vi pofe fubito dentro il Ca*
pitano Valegio Spagnuolo , che aveva una Compagnia di
300 Fanti, tutti Soldati di fperimentato valore. E ben
ni opportuna la provvifione , perchè poco dopo comia*
ciofli da* nemici a ftringere il luogo con una groiTabatte»
ria, ma trovarono così gagliarda refiftenza da difenfori
Spagnuoli, eh' eiTendo più volte ributtati eoa notabil
danno , deliberarono di rarvi una mina . Mentre , che an«
davano lavorando in efia, e infeftando il luogo colle ar«^
tiglierie , Roblea uno de' Soldati Spagnuoli eoa due Com^
pa^
(4t} Guicclard loc. cit pag. ^óu tcrf^
6t . Dblib Gesta di Francesco Maria L
pagni avendo riconofciuto Lorenzo, determinarono colla
prima opportunità di ucciderlo con un colpo ti' archibu-
gio ; e ciò riufcì di poter efeguire al fuddetto Robles
kroperto, ch'ebbe Lorenzo, il quale fi era abbaifato a
canto a un cannone per vederne il tiro , con un mofchet-
to gli prefe di mira il capo ; ma cfTendofi in tanto alquan-
to mouo Lorenzo lo colpì tra 1 collo, e le fpalle, e fìi
la ferita riputata così pericolofa , che fubito fu trasporta-
to in Ancona con poc4 fperanza , eh' egli poteflfe foprav-
vivere . Ciò feguì nel mefe di Giugno dell' anno 15 17 (49).
Per lo Stato parimenti fi fecero alcune fazioncelle
Con molta gloria delle genti del Duca : poiché Troilo
SaveUi con 1505 Fanti, e alquanti Cavalli eflendo entra-
to pex la via di Saflbferrato , ed avendo prefa la Serra
di S. Abondio nel territorio di Gubbio , mentre che at-
tendeva ad efpugnar la Rqrcca, fu improvvifamente affa-
lito dal Capitano S. Croce, che fi tratteneva alla Pergola
con alquanti Cavalli leggieri , e feco aveva una gran tur-
ba di Contadini di Cagli , e di Frontone , i quali inve-
flirono Troilo con tanto ardore , che fcompigliate , e rot-
te le genti da eflb condotte , ed egli colla fuga a gran ven-
tura ialvatofi , ne rimafero molti uccifi , ed altri in gran
numero prigioni , coli' acquiito ancora di tutt' i bagagli ;
e con quefta vittoria fé n' andarono poi dal Duca , con-
ducendogli a guifa di trionfo , a vifta dell' Efercito , tutt*
i Prigioni legati a due a due coli' infegna principale , e
con tutte r altre fpoglie loro , che fu un riguardevole
fpettacoJo, e molto grato al Duca, il quale lodando la
loro fedeltà, e valore, glie ne refe diitinte grazie (50).
Attefa la partenza di Lorenzo dall' Efercito , per an-
darfi a curare del fuo male , come poc' anzi fi dine , fu
/pedito dal Pontefice, il Cardinale Giulio de' Medici fuo
cugino , detto il Cardinale Bibiena , come Legato deputa-
to al comando di quell' armata : appena giunto egli colà
inforfe una quiftione tra i Fanti Italiani > e Tedefchi , per
cui
(4f) Murat. Aniial, d' Ital. an. 1517. , ma benché ciò dica quello dotto Scrit-
tore« ciò non oftante fi crede, che ciò avvenilTe prima della metà del mefe di
Maggio. (50} Leoni loc cit. pag. 13 a«
V
DsLLA Rovere IV. Dùca D^URtiNoCA^JV. 6^
cui feguirono uccifioni , e non picciole riffe : ficchè conven*
ne dividere quelle nazioni tra Rimino, ePefaro. Accadde
ancora , che il Duca Francefco Maria tenendo fegrete in-
telligenze col corpo degli Spagnuoli militanti per la Chic-
fa, arrivò una mattina improvvifamente a' loro alloggia*
menti. Parte d'effi fcappò a Pefaro , e l'altra parte veif-
ne ad unirfi alle genti del Duca . Dopo di che affaltò il
campo de' Tedefchi , dove 600 d' efli reftarono morti fui
campo , e parte feriti . Non andò molto , che anche una
riguardevole fquadra di Guafconi pafsò air armata di effa
Duca ; Era Colonello di effi Monlignor dell' Ambra Gen-
tiluomo della Camera del Re di Francia , il quale fatta ,
eh' ebbe la confegna delle genti , e raccomandatele al
Duca fi licenziò per ritornarlene a cafa : dicendo pubbli-
camente , che quanto aveva defiderato di veder liberi quei
Soldati dal fervizio di Capitani , che non fapevano né di*
fendere i loro Soldati , ne offendere i nemici ; altrettante»
partiva confolato , lafciandoli fotto il comando di un Prin^
cipe, e di un Capitano, la cui fola, e indefeffa perizia,
e difciplina militare poteva infegnare a' nemici l' arte del
guerreggiare (5 1) • Ma quefto accrefcimento di gente ac-
crebbe bensì riputazione , e ficurezza al Duca , ma qual-
che anguflia gli recò per la difficoltà del provedimenta
delle vettovaglie , e(fendo ormai il paefe per la maggior
parte confumato • Deliberò per tanto d' incamminaci ver-
fo Perugia fotto pretefto di voler rimettere in quella Cit-
tà Carlo Baglioni, che n'era fuorufcito, ed era feco m
campo; e quindi per paflarfene in Tofcana, dove coli*
intelligenza de' Petrucci , e di molt' altri poco foddisfatti
de' Medici , fperava di poter fare un' onorata vendetta di
tante offefe ricevute. Lafciato perciò in Urbino il Conte
Filippino Doria con tal numero di gente , che poteflè
non folo difendere la Città , ma forprendere ancora i ne-
mici , ridotti già affai pochi : fi pofe in cammino verfo
Perugia per il contado di Gubbio , facendo camminare
per vanguardia la Cavalleria leggiera, e le Fanterie Fran-
cefi, ed egli colla Banda di Verona, e quelli di Maldo-
na-
/
«*
(SI) Murator. Aniud* d' Ital. toc, cit. Leoni fica
^4 DctLB Gesta bi Francbsco Maria L
nato infieme colle genti d' arme feguitava in un' altro fqua"
. drone coir artiglieria appreflb . Dove fatto V alloggiamene
to, e avendo Carlo Buglioni follevati molti Gattelli cir-
convicini, e data occafione a' Soldati di far grofle prede,
la Città trovando^ aiTediata , e in pericolo del fa eco y allì
14 di Maggio 15 17 fu fatto il feguente accordo, tra. ri
Duca Francefco Maria , e la Città (52), cioè , che la Co-
munità promife di dare al Duca dieci mila Ducati d' oro
larghi in quefto modo, cioè Ducati due mila al prefen*
te , e Ducati mille in drappi fra tré dì profilimi , ed il
refto fra quindici giorni ; oltre a dare fome cento di gra-
no in pane cotto do ve * piacerà^ a S. Eccellenza nel terri^
torio Perugino , o nei confini , e per più ferma oflervan'-
za dargli in oftaggio quattro Cittadini &c., quali abbiad-
ilo a ftare di continuo neir Efercito finché farà fatto V in*
tiero pagamento . E viceverfa il Duca , e gli altri Capita-
ni promettono in tempo di due giorni dopo fatto il pa»
gamento de' due mila Ducati di sloggiare con tutto T £ier«
cito &c.
Avuti gli ortaggi , mofle le genti verfo la Fratta ,
avendo in animo di voler entrare per Valdarno a danni
de^ Fiorentini , poiché la maggior parte delle genti loro
era paflata in foccorfo del Legato Bibiena . Ma fu diftor^-»
nato da sì fatto penfiero colla moifa, che fece il Legato
per venirfene fopra Cagli ; la quale nondimeno fu gratif-
fama al Duca, parendogli molto opportuno per poterlo
combattere; poiché credendo lo fteifo Legato il Duca
molto lontano, e forfè occupato in altro, s'era levato
da Pefaro con non molta gente con ferma opinione di
poteri! impadronire di Cagli , Mandò però iì Duca fubito
nella
(5*) Una copia pubblica dell' Iftromento di oucfto accordo fi trova in Cafa
degli Eredi dei fu Conte Girolamo Gabrielli di dubbio : a nome di quella Co-
munita comparifcono S^biUs Viri Jmieus Hic^it^i Ae Gratianìs , (jy Chrkn D§^
mini Matbei Francifci de Montefferillo Civts Ferufini SindUi ^ 6* FrocuraUrei
C^mmunitatit FeruJÌA , e per parte del Duca Magnificus Dominm Capitaneus Sua^
ns de ftartibus Hiffanid Bromrator lllH/lriffimi Domini Francifci Mariét di Rw
vere Urhini Ducis ^ dr Frgcurator llluflriffimi Domini Federici de Gonzaga Boz9<»
li , ó* nomine fuo proprio , ó* uf tam^uam Colonelluf Capitaneorum feditum éff*
in exercitu dióii Domini Dueit . Hahens ad infraferipta plenum mandatum ulihrs^
$im ile 14. fiaii iftj. manu Sebaftiam Fetri di UrMÌ$ pub. Ko0. ^c.
DElLA RoVerV IV. Duca B?Um»iìo Cat. IV. ff^
liella detta Città un fuo Confidente con ordine , che pro-
movendo negozio fègretò di dargli uria porta aliettafltó il
Legato n^aggiormente ad acCoftarfi , « in tanto avvHàto
in Urbino il Dòrià , che lo lafciaffe paflaré ^' e:pói fe igU:
mettéfle alle (palle, e data comniiffione iancora,a Pronto*:
ne , alla S^rra di S.Abondio, ed alla Pergola »^:'ehe.:fubi:n
to paflTato fi metteflero alla cuftodia-di ìquei paffiv egli
voleva con molta celerità venirgli incoptro y fperando dk
Combatterlo con certiffima vittoria* Ma fu. il Legata. ave
yertìto di tlitto ciò dà ^un Perugino .confidente dei ^Duca^
che I9 credeva Uòmo fedeliflfimo . Ritornoflcne perr tanto:
il Legato a Pefaro colle gènti alla sfilata^ e pxKOjknenot
che ili difordine, ed arrivò fino alla Pergola^ rthe £ac->
cheggiò con alcuni altri luoghi per la ftrada • Scrive il
Guicciardino (5 3) , che il Legato fi accoflo pritna a Fofrr
fombrone-, ed avendo battuta qìaellà Città jaolle .artiglié-i
riè il tefzo dì la ^fpugnò^ e faccheggiò . Da. I^ffoipqrot
he andò alla Pergola ,doVe nbn era Soldato lalcttno v ma^
folamcntè uri Ca^ita¥k> Spagnubio con >moltì Uomini (46l
Paefe, i quali impauriti cominciarono a. trattare d'ilrr^en*
derfi , come fecero. Ma giatdhè Francefoo Mada non vavc»*
Va potuto combattere il Legato , perjcfleifijj come fi^dififes
ritirato 5^ ed avendo T Efercito numefcofo , e^i moJlìta.ficjrrj
2a', entrò nella Marca, dove Fabriano v,« • molte, filtra
Terre fi composero con lui , ricomprando Con dajtiari il;
fjerìcolo' del facco y e delie ra|>ih£ de* loro. Contadi i ne
iaicchèggiò però alcune altre , tra le quali la Città di
efi , che non conclufe di comporfi ; dair efempio della
[ùale le altre tutte convennero di .pagargli 7,900 Dqcati*
xtettò il Duca V offerta y e mandò alcuni Efattori pei;
Riceverli, fermandofi in tanto; tra Jefi, e Corinaldo, Ii\
queft' ukima Terra erano 200 Fanti foretti eri ^ da', quali ^
e dagr Uomini della Terra, fu difefa ,sì franoamentc 3^ ^ch^
ftàtovi intorno 11 giorni, alla fine difperato, di pijgliarla^
fé ne levò : il che non procedeva né dall' imperizia -de*
Capitani , né dalla negligenza de' Soldati : ma perchè poi^
avevano fé non pochilìme artiglierie , ^ piccioli pezzi , e
(53) Lib. i|. pag. 3^7.
^ . DcLtt GntTk 19/, Era Nemica M^^h hr ,
3uafi fenz9, jnUni^ione ^ Accoftoilt ad Ancona , alla difefa
clU xjuaJ; CSttà il Legato aveva mandato gente» vi flet-
te fermo intorno «più giorni n^ fppmbattendo ^ ma. trat-
tando d' accordarli i cjogli Afflto^itani , i quali analmente
pef nod perdere: ile^xi coite: ^i* mature , gli pagarono 8000
Ducati V Qjici Ai Fermo f icnf^rono di voler llar ^all' accòr-
do fat;to colle altre Città , onde il Duca mandò alla voK
ta- loro Carlo flagUom*^^ con looo Fanti Italiani, e 200
GavaiHi ^1 iqualei. aiutala da alcuni partigiani del Puca^
«ella; tnedeftma Otttàj, V avea ridotta io. t;e^;mine di poter-
fene; ^molta preflo inlpadjcom^re ^ Ma. Lodovico. Frpducci
f a^CQoltr ttmultuariainente; per, quella; Frqvincia , e ' nel fu-
cato di Spolieti 8do©; Fanti,} fé ne veniva molto rifoluto
per combattere , e per foccorrere la Patria ; il che pre-
léntito dal Duca fpedl iubito in ajuto de* fuoi Federico
GcMo^ga dolle genti Guafcon^,, e, dye Co;np?Lgnie di Ca^
Talli , il ^tialel arrivò tanto, ia tempo ^^ die meilofi a ^on-
tfe de'^ nemici y mentre che furiafajn^nte venn^rp per aflfa-
firlo V 'Sgli fpinfe xomrodi eflì i C^ivalli per dsjr tempo
alia ^Fanteria', che potefTe ordina^rfi fopra certa Collina;
ma pieg'ando , 'e ritirando^ i Cavallr conforme ali* ordine
avuto,' lafciò <che. veniflero; per fé ileffi già fianchi,, ,i
qu^ in *dift>rdine;> ad) inveitire quelle genti. fr^fc^iA,! e(.
òrdihaté , fe quali facilmente li sb^iragliaiono y q, dopo
InreVe contratto gli pofero in .manifeilat fuga, e Ti ^guacfc
gfiarono ti Infegiie , e altre molte fpoglie . Dopo . la qual
vittoria la compofizione del danaro fu, rifoluta , ed, eije-
guita. .
Pàhiffene il Duca dopo eflervifi trattenuto intorno*
ad! uh meie con penflero egli ancora di difendere, i Sx^^-
diti fuoi 5 finché raccoglier poteiTero le nuove biade : ed
andò cosi trattenendoli per alcuni pochi giorni or quà^
èr là: per lo Stato, iniìno a tanto, che fu propofto
dai 'Legato Giulio de' Medici negozio d'accordo, cne in
riitrétto fu , che il Duca fi contenta (Te di cedere il Du-
cato a Lorenzo Nipote del Papa , già rimeflb perfetta-
mente in falute , ch'egli all' incontro gli aflegnarebbe in
q^lità: di ricompenfa io. mila Ducati d' entrata, perpetua.
L.
ì)Bt£A ROYEftÈ'IV.DuCA 1>'Ur»I1I0 C A IP. IV* ^
>da pàgvglifi dovunque egli fi fofle rifolutQ di voJkr vi-
aVrebbie*^ avuta" ogn^ aitrama^gg^ foddìsfazìone .^ Rjfpojfe
1/ Dùca ^; che 'scegli rìjgaardavìa alla rìùòmpetifa^ che; g^
fi òfferivàr^ ella era pure indegna di eflèr chiamata liccda-
penfa , ed accettata da lui per tale : ie tonfiderava poi il
jdover cedere l^antko nidóre* fuor maggiori, tanto Ì)fc^^
meriti delritilif, t della Séde^'Apofttìdica, e quelle ikì»-
ze , dalle ^Ua:li già due vòlte ct(:xiat<> da'J^api ^^ :vi fineta
rimèlf9 ììnalpiente con quella gloria^ che U Mondo iap^
va, non eja poltìbìlé ,, ch^^^li pot^tìè Indurii a jdovertò
fare fé non con lafciarvi la vita ancéra^ Ma che fé t>urt
Sua Beatitudine per* voler fofte^et di ^averlo privato dello
Stato per quelle cagioni v che gli tra piaciuto pub blicare>
voleva daflUi còsi tatta ceffibnc , egli fiftalmente fi to'tt-
tentarèbbé tome figliuòlo obbediente xli àctonfetttiryii^
iTia cop coftdizionè / che fi heìnveftrf&^Guird* Ubaldo Ìuò
{mmògenìtò .Ed egli' fi obbligava ali* incenero còii tutte
e genti fue di fervire a S, Santità contfa 1 Turchi colla
fola provìfione degli ftipendj per effe gentil t di squamo
bifognava per la guerra ^ e che tutti 'gli dtl}uifti farebbero
u^o;]S ritirò tra^ fuóì > cioè il Duca weirEfercitay ei ìt
Cardinale in Rìmiiio % ^ •• '/^ -
Èrano poco prima arrivati in quella Cìtt^ ^oòò SvÌ2h
ieri affaldati dal JPapa ^ e condótti da Gafpalro Capitalo
dflla fua Guàrdia ì erano xjuéfti alloggiati nel Borgo ^
S.-Gìulìahò contìguo itila Cittk'^ Il IXica -da^oìchè' il ne*
Bozìo delV accordò efà fvanito> e. th^ è«i -lecito iL^rOCCh
aere a ragione di guerra > fatto rìcoftòfceìre il loìro -àllò^*
glaménto^ pafsò' là hòtte^mfrdefifrtàMl tìurtié à^* guagiO^coìi
tutte le genti ^ è la mattina: fegiiente tolla ttiaggiói: paite
^*.HAntì> lalxiando gli altri colla Cavalleria ber optìoiS
<M) leeoni iib* i. pag. ^53% %s^ i}{i
€9 Dbllb GbsTA di FrXnvssco I^aaia. I.
alle fonite de' nemici , fi .accollò con alquante fcalc alle
mura di un Borgo , dove mentre ;fi coi^batt^va/da quella
gente colla folita ferocia, jl Duca, fece,, jcl^e uri^. banda
de'fuoi tentafle d'entrarvi, ed .in fine, ccm poc^, 6 niunà
renitenza vi penetrò.. Penfaronó gli Svizzeri, cgpibattendo
'di poter ritirarfi nella Citt^ per. il pome ^ . cl^e avevano
alle fpalle, ma .non trovarono aperto le non lo fportel-
lo: laonde qui fu attaccato un fanguinofo fatto d'arme.
-W : Duca , che. fu ..veduto, fempre tra i primi ó^a.fgridaiido
-a' nemici,;. ora anìnMndo ifuoi,, ; vedendo, che la, vihorià
colterebb^ troppo, fanguc, ebatìanfiogli'di avere lotto' gli
-occht-tjei Legato!^ e de* fuqi Capitani disloggiate qu'efle
«Fanterie., le quali , (ebbene con mólta ftiage loro , e mor-
te del'iGapitaaO medefimo della Guardia del Papa, fi era-
'HO ridotte in ficuro , Atto fonare, a^ràccoltà radunò i fuoi,
,fr riordinatigli comandò , eh? , fi ^ttendeffe alla ciira de*
•corpi , maffimaménte eflencigne óltre i morti , molti' feri-
ni ,1 tra quali FederigQ-'Qonzaga S,ignor di Bozzolo , è Car-
do. Gabrielli da .Gubbio , ciie fopr^yvilTero , e 'due'.Capl-
janr Spagnuoii ^. sjhci poco dopo fé. né morirono in^'ÙrS'ì-
aio j Dopo di;che deiiderofo^Franpefco J^arià di condurti
intorno' a Firenze s' incanimmo il giorno feguerite alU
<volW di. Tofcan» i, ma- giunto al B^orgo di Icro {ft^
«eifc',: che in Apghiari, era arnVitó il-Vit Sicilia
-jftanid*tD/dal; Reah^pagqa.^ richiéila. del : ririhdf
vare i' accordo , t; , 9on , ordine , a' ■ Soldati li ,' che
iUfda^ero.iltfucj.fiyrvizip^lQtto p£;nà . di ri] _ . É' fo-
pravvenendo 1' Uditor della Carnefa, mandato dal Papa^
il qUalc ^vendo jrattato pon' cinque Capitani delie nazio^-
ni foreltiere , che , ferviyano al Duca , promettendo tre
-paghe ia contanti a tutti:, fé abbandonavano il DuCa^ e
però: fartafi una generale f<^fpenf ^' riiie, fi venrte'ad
-uoa:jCofpenfione per trattare qu: prdo . Francéfco
-Maria vedeftdofi così ridofto in i heceffità , diede
icritti-quei Capitoli , j co* quali ! a di poter 'iacCfer-
■tare 1' accordo , fenza far ineni ma di ticompéri*
ft , o d' altro appartenente allo Stato per confervarn in
ogni tempo di prevaleifi delle fue ragioni; e tai Capitoli
• - - ' . ..- furo*..
^ i^ÀiiA RóvtRB IV. Duca d* Urbino CabJIV. 6f
hitàtio li feguenti . Che partendo^ egli dallo Stato , e
detK>ftejidt) r armi fia ailoluto còri tutti li Capitani , e
Soldati, parenti'; aitìici, ^vàflalli , e fervi toìri f noi dalle
^Gènfùte Ecclefiàftiche . Che fi 'perdóni generalmente a
>futt' i> Sudditi , é fi fimeftiho'i VafTalli al pofféflb di tùt-
-W le cttfé ìòx&y né fi pofsa^ in qualfivoglia modo proce-
dere contro di loro per T a^uto , o favore preftatp ài Du*
ca, ed alle genti fue. Ch<e le Duchefse Madre , e Mogh'fe
'di lui pofsanb/^god^re tut«' i lora ,béhi , che in qiialfivo**
glia modo ^ofsedono nello Stato d* Urbino . Ch'egli co/*
Capitani fùoi^' e S<5ldati fianò condotti in luogo * ficùro ',
e poflSno ferviré a chi loro' piacerà,' eccetto cóntra il
Papa. Che pofsa portar *fecó tutf r fuoi mòbili, arnfii,
artiglierie; e in particolare la libreria del Duca Federico
fuo Avo &c. E in tanto che la rifpofta veniva da Roma
il Duca fi ritira in Urbino, dove diede conta della rifo7
luzioné, che gli bifognava pigliare per riférbarfi a migìiò-^
re* occafiohe, e quindi la fece comunicare a tutto lo Sta^
to: e dato ordine in tanto di raccogliere quel , che vole-
va cbndur feco, ebbe in pochi giorni la fottòfcrizioné
libera dal Papa di quanto aveva ricercato ' nella fua fcrit*
tura ; febbene non fofse ofservato poi né il perdono gè-
inerale a i Sudditi, né il -cavare P ufofrutto de' Beni delle
'Duchefse . Pani: il medefimo giorno da Urbino , e averiilo
fatto incamminare le Fanterie Frattcefi verfo §• Marino,
il. unì con loro , e fu accomjpagndtt) con tutta là fua gen*
ce fino ja Caftei Bolognefe , dove licenziatofi gif furono
dati* rea Uomini d'arme^ che Id condùfséro a Génta fuP
Ferrarefe,' e quindi /e ne pafsò a Mantova . Così terminò
dopo otto mefi la guerra di Urbino con fpefa di un mi*
lione di Scudi (55), ^o come altri vogliono) ottocento!
mila Ducati d' oro-, la maggior r parte, "come vuole ' iU
Guicciardino , pagata /da' Fiorentina '(y6) ^ *' -
Scorfo poco: più di un^iaiino cadde' infermo in^FSreh-f
Tt Lorenzo, de'. Medixa cFfiamato Duca>d^ tJrbinó/ L^Ani*^
mirati dice di morbo ^^alltco, e che la fua lunga, ed
acerba infermità il trafse finalmente, a tnorte nel dì 28
• di :.
.\ Hi) Leoaìl loc.ciu pag. t^u ^3. (5^) Xib*. i|r pag« 171*
«^o Dbllb Gesta di Francssco Maria I.^
.3di Aprile ,f5f.9. Pochi giorni prima era par inpufa di
.parto M^ddflena iua Gonforte, con lafciare , dopo di (e
una f^Uuola chiamata Cattexina, che jpoi fu.Regiiia 4^
^trancia.. Sicché terminata in lui la legittima difcende^aa
r^i Corano de' Medici ; p^irvc che vepifjse^ meno al Fi^pa
jMjni , fperaiiza di propagar^ ed ingrandir Ja fua lipea/.
I^erciò riunì alla Chiefa il Ducato d' Urbino ^ Peljaro , e
-Sinigaglìa: né parendogli, che quefto baftafse a raffi:**
ilare V ardore de' popoli >; fece gittare^att^i;rft^e -ipu^a
biella Citt^ di Urbino,, e degl'altri luoghi principali del
Ducato^ ec<;etto di, Gubbio V: alla qual <5ìita:> iper non
tfs^rc per la emulazione , che aveva colla CìtUà di Urbi-
no, tanto/inclinat4 con l'animo a Francefco M^ria , ri*
yol/e favore , e riputazione , coftituendola come capo di
quel Ducato , e per indebolirlo maggiormente dette a'
Fiorenti!^!, in pagamento.de' danari Tpefi nella guerra >
la Fortezza di San Leo^con tutto il Montefeltro, (57) •
,r^ Pafsò, eziandio da queii' all' altra vita in Mantova il
Marchefe; Suocero del Duca Francefco Maria , ed ^fsendo
fi^cefso, pello Stato il Figliuolo Federico y il quale ifii
creato l'anno 1521 dal Papa Capitano Geaerale delle fu0
genti nella Lega coli' Imperatore Carlo V.^ il Duca .giù*
4icò bene per levare ogni fofpetto y e ógni ciufa di que-
rele al raedefimo Pontefice di partiifene:. e* ottenuto, da'
Veneziani ^di poterfen^e ftare . in Verona v quivi fi rìduise
colla Moglie. V e 4pon quella famìglia, che laprefente iua
cpndi?5iq!ie gli concedeva . Mentre quivi fé ne flava con
ogni quiete per attendere 1' opportunità del tempo da
iùcupera;:e , lo Stato fuo t^ venne richiefto da Francefi a
fervire il loro Re nella guerra , che dal Papa ^ e dall' Im-
peratore , fé gli. moveva ìopra il Ducato di Milano, « ioh
pra Paiiiiaa^ e Pia^cenza, ma conoscendo 1' oftinata natiirt
di Lautrech fupr^mo Capitano de' Francefi , e prevcfdehdd
ppr tal cagionerà rovina dell'armi loro, ricusò TbfFer*
tA^, non .voJkndo] col férvire i Francefi rendedl. fofpetw
all'Imperatore, con pregiudizio di quella buona dilpòfif
zione> yhe Carlo gh moflrava . - ^-^r— :
Erafi
émmam^ammmmmm^^Kmmm^tttmimmmtmm^mmM
(J7) OuiccUfi Ub^. X|. ptgi^i/iv terg*377. Mttrdl. ARtul.4l' ìiui^xtusiih
DBiLA RovBRfi'IV.DucA: d^Ukbimcì Caf.IV. 7r
Erafi portato Francefco Maria nel Lago di Garda per
ilio diparto , quivi ebbe qualche avvifb ,. come il Ponte-
fice Leone alli 2 di Dicembre di queft* anno 1521 fé
h' era andato air akro Mondò , e però pàfsatofene fubitó
tr'Lona ^uogo allora di fua abitazione, cominciò a trat*
tate con divertì amici per Sritornarfene. allo Stato , ed in
fpecie con Malatefta , ed Orazio Baglioni figliuoli di GioJ
Paolo fatto decapitare in Roma da Papa Leone , i quali
tiròvavanfi ài fetvigio de* Veneziani v Avutafi poeò 'dopo
la certézza della , morte , e ftabilitail la mofsa , il Duca
fé ne pafsò a Ferrara con molti Sudditi, e Gentiluomini
fuoi , cbe non ottante le fue traverfie non vollero mai
abbandonarlo . Qui avuto da quel' Duca , anch' efso tra*
vagliato da Leone ^ quattro pezzi d'artiglieria, munizib-
hi , e alcuni danari , e poco dopo arrivati i Baglioni ,
Camillo Oriìno loro Cugino, e Pirro Gonzaga,^ andato*
ho inlkme a Lùgo, dove aveano concertato di adunare
tutte le genti,, che da protetti Signori il erano raccolte,.
Confiftenti in 1500 Fanti^ colla compagnia d'Uomini d'ar*^
hie di Ottaviano Fregofo Doge di Genova,, la. quale efsen*
do per la maggior parte de' Sudditi del Duca Francefco
Maria ^ vollero feguitarlo . Con quefto corpo di gente
dunque pafsarono attraverfo alla Romagna* fenza oftacQlo
alcuno ,. ed ebbero alloggiamenti y e vettovaglie quante
he vollero . Solamente a Savignano trovofll qualche diffi*
colta , la quale avea fatto rifolvere Malatefta Baglioni ad
ufar la forza , il che farebbe forfè riufcito malagevole ;
ma il Duca accoftatofi alle mura, e richiefti alcuni del
Luogo per poter trattar feco loro, e colle perfiiafioni^
e colle protette gli difpofe finalmente a quanto bramava •
Fecefi poi un'altro alloggiamento fopra Rimino a Scoi*
ca , dove Malatefta ebbe avvifo da Camillo Orfmo , eh* egli
dovefse accollarfi a Perugia. diCarmato, perchè avrebbe avu*
to ogni foddisfazione , partì perciò con pochi de* fuoi ver*
fo Gubbio per afpettar quivi la conferma di quefta prò*
mefsa . In tanto ingrofsandofi vieppiù il numero delle gen*
ti per lo concorfa di molti amki,^ e fudditi -del Duca^
e i^ecialmente di divedi iòxaftieri^ e beachè fi avefsera
V
?72 D«xLB Gbsta J3I Francisco Mama L,
da ogni parte indubitabili avvifi , che i popoli dello Sta-
to colla lolita loro affezione , ed amore lo ftavano afpet-
tando ; egli con tutto ciò mandò avanti Orazio Florida
nel Vicariato, e il Giraldi verfo Pefaro , "sì per fcoprire
la Vierità dell* animo de' fuoi Sudditi , come per preparare
gli alloggiamenti per quei contorni in cafo di oppofizio*
ne . In Gradara fi trovò un pòco di refiltenza ; ma acco*
ftatofi il Duca colle genti ebbe la Terra , e la Rocca fen*
za contefa alcuna . Iii Pefaro con tutto che jil Governa*
tore Ecclefiaftico fi fofse ritirato a Fano ^ ftavano pure
alquanti di quei Cittadini defiderando termine al ricever^
lo , per poterfene fcufare in Roma ; ma il Duca giudican-
do la deliberazione pregiudicievole alle cofe fue, acco*
ftatofi alla Città verfo Porta Corina con 40 Cavalli, fece
da un Trombetta richiedere alla gente concorfa fu per le
mura, che gli mandafsero. fotto falvo condotto alcunj
Cittadini per poter trattar con eflì:. e. ne vennero poco
dopo quattro , i quali mentre che dimandavano tempo , ^
che il Duca gli efortava a non più differire di far quel-
lo , che dovevano , efsendo già V ora tairda , arrivarono
dieci Cittadini mandati da Urbino a rallegrarfi col Duca
del fuo arrivo, e ad invitarlo. a portarfi foUecitamente a
quella Città. La qual cojfa ferenoo nell'intimo del. cuore
i Pefarefi , con fubita concorrenza di fedeltà , per toglie^
re agr Urbinati la precedenza di riceverlo , rimofsa ogi^
difficoltà, gridando il Popolo dalla mura Duca Duca^
lo introdufsero nella Città con incredibile allegrezza di
ogn' uno (58).
Quivi fermatofi per tutto il dì feguente , deputò il
Giraldi per T efpugnazione della Rocca , che fi arrefe fra
pochi giorni, e mandò in Urbino il Conte Clemente da
Tiene , e Niccolò Giannotti per pigliarne il pofsefso , q
ringraziare quei Cittadini in nome fuo della fede, e buo^
na volontà loro. E perchè fi trovava in Sinigaglia un
prefidio di Soldati di Camerino pQftovi da Gio; Mari^ Va*
rano a richiefta di Papa Leone : il Duca avviatofi verfo il
Vicariato , pafsato il Metauro fpinfe, Sigifmondo Varano
fuo .
«M
^$t) Leoni loc cit. pag. 17). 174.
©BUA Rovere IV. Duca D^lJRBmo Caf. IV. 75
fuo Nipote , legittimo Signore di Camerino , con fufficien*
te provifione di Cavalli , e di Fanti verfo quella Città ;
dove al primo avvifo della venuta fua, eflendo fuggito
di notte Gio: Maria , fu ricevuto da quei popoli prima
in Sant* AnatogUa , e poi nella medefima Città di Came^
rino fenz^ alcuna refiftenza : e fubito mandò poi a Sini*
gaglia a comandare a quei Soldati com^ Sudditi fuoi>
che fotto pena di ribellione confegnaflero al Duca quella
Città , e la Rocca , a nome del quale la riceva poi Ora-
zio Florido . L' avvifo di quefti due acquiiti fatti in una
fola molla pervenne al Duca in Fabriano, dov'ara paffa-
to per foccorrer Sigifmondo, fé foffe bifognato . Ottenu-
to eh' ebbe il Duca sì buon prindpio a' fuoi affari, fi
rìvolfe con Malatefta, ed Oraz^io Baglioni contro Peru-
gia, della quale avevano prefa la difefa i Fiorentini non
tanto per configlio proprio, quanto per volontà del Car-
dinale de' Medici , rtiolfo dall'inimicizia, che arvea col
Duca d'Urbino, e co* Baglioni. Il penultimo dì delPan-
no il Duca Francefco Maria, Malatella, ed Orazio fud-
detti con Camillo Orflno andarono ad alloggiare al Pon-
te San Gianni, indi avendo occupata laBaltia, ed i luo«
ghi vicini inquietavano notte, e giorno la Città dì P^rii-
già , eflendo in quefto mentre il numero delle fue trup-
pe , poiché fi accrebbero de' Soldati volontari , infino alia
lomma di 200 Uomini d*arm-e, 300 Cavalli leggieri, e
5000 Fanti, ed entrati nel Borgo di S. Pietro, dettero il
quarto giorno dell'anno 1J22 T aflalto alla Citt> con
frrandiffima quantità! di fcale , avendo prima piantati per
evare le difefe in più luoghi fette pezzi d'artiglieria da
campagna ; e la notte medefima ricevè Perugia dentro i
Fratelli Baglioni <59)* Pofcia il Duca fi licenziò, e fi ri-
duce in Gubbio per attendere air accomodamento delle
cofe ftie in Roma* Seguì poco dopo, cioè aili 9 di Gen-*
hajo r elezione di Adriano VI. da Utrecht in Fiandra eoa
gran meraviglia d' Italia, perchè quantunque foflè egli
di vita efemplare , e di Angolare letteratura : nondìtneno
per eiTere oltramontano, e per non aver pratica della Corte
jP. IL K di
(SP) Cuicclardioo lib. 14. pag. 40$.
ikH^IMBMHMi
' i
74 Dblle Gesta di Francesco Maria L
-di Roma , né cognizione de' Cardinali del Sagro Collc^
gio , pareva , che non dovefle mai cadere fopra di eflo
r elezione .
In Gubbio ritenendo il Duca tuttavia intiero il Aio
corpo di gente, attefe principalmente ad accommodare le
cofe fue col Sagro Collegio de' Cardinali , che dopo la
creazione del nuovo Pontefice , per la lontananza fua ,
governavano, e fpedivano tutt' i negozj della Sede Apo-
ftolica , cavandofene ciafcun mefe tre di loro a forte , che
fotto nome di Priori avevano cura di congregare gli altri ,
e riferir loro quanto occorreva . TrattofTì adunque da Gio:
Maria dalla Porta (5o) , mandato dal Duca a Roma , e
conclufefi con efli Cardinali in pochi giorni , che fino
alla venuta del Pontefice in Italia egli ritenefTe lo Stato
ricuperato , così fcrive il Leoni . Ma in una copia antica
autentica de* Capitoli fatti dal Sagro Collegio de' Cardi*
Jiali con Francelco Maria fotto il di i8 Febbraro 1522 ,
quar
(^o) Gio: Maria dalla Porta fu nobile Modencfe, che di Segretario d'Al-
Ibnfo I. Duca di Ferrara pafsò a' fervigi di Francefco Miria, eUcndofi conten-
tato il Duca Alfonfo di cedergli quello fuo valente Suddito, ficcome perfonag-
gio di gran credito, di rara virtù, e di famma deftrezza , mentre n* avea biio»
gno il buca Francefco Maria di tenerlo in Roma in quello fuo graviffimo affa-
re. Trattolfi dunque di Gio: Maria col Sagro Collegio della reflituzione al Du-
ca del fuo paterro Stato, e talmente maneggioffi, che impetrò dal medefimo
Sagro Collegio pel fuo Duca quanto bramava, e Francefco Maria reflò tanto
contento ddh buona condotta del fuo Miniftro, che per moftrarglifi benefico
gli donò Tanna Mjo li 17 Gennaro, dato in Pefaro per rogito di Giovanni Si-
monetta di Cagli Segretario di Cagli de mandato é' e. ^ il Calfello di Frontone col
titolo di Conte, e col mero, e mifto Imperio, gladri potè/late^ ^ omnìmod»
Surìfdiùtone tam tn crlmlnalìhus , quam in ctvìljhus , ^ mixtis , ^ alih quovià
$nodoy é* ff^^ omnibus fuhjeSlionihus ^ oh edienti a ^ é* refpondentia quavis fuertt^
^ fit ^r. €um pQteflate Jimilibus imponendi inCaJiro pràdiiìo offici ale f , (jr Reéio*
teff ac Jufdtcentet y feu Redcrer (^f. , dr quas nos ante pr&fens Frivilegiem indico
CMflro hahehamm per Kos ^ dir Filios noflros , é* hétredes donamus ^ ^ elargimur
libere &c, , per fé, e fuoi Su ceffori anche eltraner, come colla dall' Inveftitura,
che originale conlervali da' Signori vìventi di quella nobil Cafa . Con tal occa-
fione Gio: Maria dalla Porta collo fpeciofo titolo di Conte ll.ibilì fermarli nello
Stato d'Urbino , ed elelTe per fuo foggiorno la Città di Gubbio, ove il Conte
Giulio di lui figliuolo alli 18 dei mele di Marzo 15S7 fu dichiarato Cittadino»
e Patrizio, e nel Diploma, che originale confervafi nella Cafa Porta, vi è
quella efpre Alone ; cum omnibus, & Jingulis privi fegiis , ^ bonoribus, quibur
sia nofiri Originalet Cives , (é* Patritii potiuntut , ^ in p^erum pctiri poierunt
tam bic , quam FLOREHTìJt ère. Dalla qua! efprcllìone fi viene in cognizione »
che tra JFiorcntini, e Eugubini correlTe tanta buona armonia » che fcambievoi-
mcnte tutti gli Eugubini godeflera la Nobiltà di Firenze > e i Fiorentini la
Hobilcà di Gubbio »
Dbll A RovBRB IV. Duca d* Urbiko Cab. IV. 7 j
quaP è appreflb gli Eredi del Conte Girolamo Gabrielli ,
oltre quefta condizione altre ne trovo ; ed eccole in brieve,
5, In primis il Duca promette di non pigliar foldo, o con^
5, dotta da Principi , o dominio alcuno , e fé T avefle pi^
,, gliato di rinunziarlo, e fervir folamente la Sede Apo-
,, ftolica , s* ella fé ne vorrà fervire , ed in cafo eh' ella
,, non fé ne voglia fervire non pigliar partito alcuno fen*
,, za licenza , e confenfo del Sommo Pontefice , e della
^, Sede Apoftolica , & interim del Sagro Collegio . Item
,, promette novamente in futurum di non efler mai con?
,, tro lo Stato di S. Chiefa , né oflfendcr , uè moleftar
,, quello in alcun tempo. Item per Toffervanza delle for
,, prafcritte , e infrafcritte cofe , e per maggior ficurezza
,, del Santiffimo N. S. , e della Sede Apoftolica prometta
,, dar nel termine di un mefe, incominciando aa oggi,
5, per ortaggio il fuo unico figliuolo nelle mani deirUlu-
,, ftriffimo Sig. Marchefe di Mantova, come a Capitano
,, di S. Chiefa , e far eh' eflb Sig. Marchefe prometta al
9) Sa|[ro Collegio per eflb Sig. Duca , che ogni promefla
^y offerverà. Item che il Sagro Collegio promette quanto
,, è in fé , che farà da difendere , e mantenere falva la
^y perfona del predetto Sig. Duca contra chi la volefle
,, oflFender, e così etiam mantenerlo in pacìfica pofleflìo*
,, ne de le Rocche , Fortezze , Città , e Terre , che al
^y prefente il Sig. Duca pofliede di quello , che pofledeva
yy mnanzi la privazione fua , ed ancora in aboondante
^y cautela y e requifizione del Signor Duca far opera > e
„ prece con N. S. , che lo rinvefta de le fopraddette Roc^
yy che, Fortezze, Città, e Terre come prima fi trovava
„ invertito* Et eflb Sig. Duca promette di non difubbi^
„ dire giammai né in alcun modo, o vìa diretta,. vel in^
5, diretta alla Sede Apoftolica , né al Sommo Pontefice ^
„ né fenza licenza de la Sede Apoftolica, e del Sagro
„ Collegio andar contro lo Stato di Siena , o di Fioren^
„ za , né giammai dar veflazione alcuna per fé fteflb , o
„ per altri de* predetti luoghi . Item promette eflb Signor
^ Duca non dar favore, né ajuto alcuno tacito vel efpreflb
^ a Ribelli , e Banditi di aualfivoglia luogo di S. Chie^
k z »> fa*
7^ DEtLB Gesta di Frakcbsco Maria I.
c^to d^ Urbino, ma colla claufola fenza pregiudizio delle
ragioni , per non pregiudicare air applicazione , eh* era
ftata fatta a' Fiorentini del Monte feltro (64) . Alloggiò
nel Palazzo di S. Marco col Cardinale Domenico Grima*
ni , ma defiderando di follecitamente partirfi di Roma ,
fenza più trattenerfi ad afpettare la fpedizione della Bol-
la , lafciandone la cura al fuó Ambafciatore Gio: Maria
dalla Porta , andò a licenziarfi d^l Papa , e fcufando queir
atto così repentino ( poiché il medennio Pontefice ne mo*
ftrò molta maraviglia ) col motivo di urgentiflìmi affari
del fuo Stato , afficurando , che poteva meglio fervire
Sua Santità lontano , che prefente : e con ciò ottenne da
lui graziofa licenza: anzi gl'impofe, che nel viaggio do^
veffe vifitare , e confiderar bene la Città di Ancona , e
fcrivergliene il fuo parere .
Neir anno addietro Renzo da Ceri incitato da' Fran*
cefi fi mofle con 500 Cavalli, e 7000 Fanti verfo Siena )
per introdurre mutazione di governo in quella Città . Die*
dero air armi per quefto i Fiorentini , e fatto accordo ^
come fi accennò , col Duca Francefco Maria , lo prefero
per loro Generale per un* anno fermo , e un' altro a be*
neplacito (55) . Or avendo in queft' anno terminato con
tin il fuo impiego , ed avendo i Veneziani licenziato Teo*
doro Trivulzio Governator Generale dell* armi loro , per
cfler troppo affezionato a* Francefi , anzi da lor depen*
dente , fu da quel Senato con unanime confenfo eletto •
il Duca in fua vece colle condizioni medefime del Tri-
vulzio . La qual condotta era ftata prima configliata , e
propofta dal Doge Antonio Grimano ad iftanza del Cari»
dinaie fuo figliuolo, e poi follecitata dal fuo fucceflbre
Doge Andrea Gritti , che fi era trovato più fiate col Du*
ca in confulte di guerra, e avea in tal occafiofte ben co*
nofciuto la virtù , e il valor fuo . Egli però cofiderando
r onorevolezza del fervigio più che il Titolo della con*
dotta y inferiore affai alla qualità della perfona fua , V ac-
cettò prontamente come Patrizio , e membro di quella
Repubolica; ma non volle ricevere le infegne confuete
di
(^4) Cuicciard lib. i). pag. 4t5« (^j; Idem ìoc cit« pag. 4<^ ^^^V*
BELLA Rovere IV. Duca d'Urbino Caf.IV.^ 79»
di sì riguardevole imprefa . Non tardarono i Veneziani a
fpedirlo nel Bergamaico con 500 Lance, 5000 Fanti, e
500 Cavalli leggieri, acciocché ad ogni cenno di Profpero
Colonna Generale dell' Imperatore pafTaflero V Adda . Alle
ripe di quello fiume tenne il Duca fempre Cavalli leg-
gieri , che battelTero le ftrade ,. e ferviflero di fentinelle
in quei contorni : e per danneggiare ancora i nemici nel
medefimo tempo diede commiflione , che da Cremona fof-
fero di notte condotte due barche fopra carri in una Vil-
la vicino a Lodi, dove mandò Gentile Porcelli da Car*
bonano Patrizio di Gubbio con alquanti Soldati eletti
della Aia Compagnia , il quale fi pofe la notte Tegnente
nel fiume, e fcorrendo improvvifamente per tutte quelle
ripe , incendiò , a veduta de' nemici , e taccheggio molti
molini , e falvo con tutt' i fuoi fé ne tornò poi a Mar-
tinengo . E perchè ritentarono poco dopo i Francefi di
voler pur foccorrere la Rocca di Cremona , il Duca vi
mandò parimente il fuo Colonnello di Fanteria Carlo Ga-
brielli ai Gubbio, il quale in fine dopo aver ributtati i
nemici, e refo vano ogni lor difegno, il Caftellano indi
a non molto s* arrefe , falve le robe , e le perfone (66) .
Venne a morte in tanto Profpero Colonna Generale
deir Imperatore in Italia , a cui in competenza di molt*
altri fu foftituito Don Carlo di Lanoja Vice-Re di Napo-
li: ed approffimandofi la primavera dell'anno 1524 fi co-
minciarono da ogni parte a fare le provifioni per la guer*
ira, e perciò furono richiedi i Veneziani a paffare T Ad-
da ; eflendo già venuto V afpettato corpo di Tedefchi a
rinforzare Tarmata Cefarea , e feco fi congiunfe ancora
colle fue genti il Duca Francefco Maria, di modo che fi
vide queir Efercito comporto di 1800 Lance,. 20 mila
Fanti fra Tedefchi, Spagnuoli, e Italiani,, e di 2000 Ca-
valli leggieri (^7). C^indi s* inviarono di concerto verfa
il Tefino , ed ottennero i Veneziani la Retroguardia »
Alloggiofli intorno al fiume per trattenervifi infino a tan*
to che fi conflruifle il Ponte, di che fu dato partfcolar
cura al Duca d' Urbino y ed al Marchefe di Pefcara .. Si
fab-^
(fi^} Leoni lib. 3* pag. 301, {C-j) Muiatt AoiuL d' luL ^^ iSH^
to DfitiB Gesta ci Francbsco Maria I.
fabbricò il Ponte fopra Barche lontano cinque miglia da
tjuello de' Francefi , ed alle tefte di ciafcuna ripa furono
alzati baftioni , ed argini , e poftivi Soldati , e artiglierie :
tDpera non men ficura , che meravigliofa , per efl^rfi ri-
dotta a perfezione nello fpazio di due foli giorni in fac*
eia de* medefimi nemici . Pafsò T Efercito agevolmente , e
penetrate in tal guifa le forze tutte della Lega nel Paefe
tenuto da' Francefi , fi cominciò in diverfe guife ad in-
quietarli . Era toccato per alloggiamento a Francefco Ma-
ria Tormello, dove arrivando, avendo prefentito, che
quelli di Garlafco , luogo poco difcofto , doveano fare
una fortita la ftefla notte , ne averti Carlo Malatefta , che
come più vicino poteva efler prima d' ogn' altro aflalito ;
il qual Malatefta partendo da tal luogo ufcì co' fuoi in
aperta campagna : indi li pofe in aguato , come avea con-
figliato il Duca , mentre che i nemici di notte , trovando
abbandonato Tormello, paflarono innanzi, e poi pentitifi
d* eflTer trafcorfi tant' oltre fi venivano ritirando , gli affai*
tò furiofamente , e gli fece tutti prigioni . Furono intor-
no a 5o, tutti archibugieri de* migliori di quel prefidio,
da* quali , e da altri informatofi il Duca minutamente
delle condizioni del luogo, ftabilì di volerne in ogni
modo tentare Timprefa,
Era flato quefto luogo eletto da Renzo da Ceri per
battere la ftrada del Pò, e difficoltare le vettovaglie a*
Collegati , e però vi avea pofto per prefidio una Compa-
fnia di 500 Corfi . Oltre reffer Garlafco circondato di
uone mura , vi erano d* intorno le foffe larghe , e alte
con molt* acqua , avea fatto levare tutt* i ponti , che con-
ducevano alla Terra , eccetto che uno, il quale per mag-
gior ficurezza aveva abbaffato tanto, che rimaneva oc-
culto due piedi fotto Tacque. Il Duca ftabilito il mo-
do di affalirlo, avutone il confenfo dal Proveditor Vene-
ziano , e dagl* Imperiali , li ricercò che fi contentaffero
eziandio , che iquefta foffe fola imprefa di lui , e delle
genti fue, e tutto gli fu accordato. Comandò per tanto,
che la mattina feguente con due mezzi cannonr, e due
colubrine fi cominciaffe la batteria dalla parte del ponte ^
e che
DELLA ROVERB IV.DUCA d'UrBIÌIjO GakIV. 8 E
è che indiftintamente fi bactelTcro i fianchi , la cortina , «
la porta ; e fcelti alquanti uomini d' arme , fattili armare
di tutte le arme , che li coprivano , toltone quella por-
zione, che lor difendeva la fchiena, li^dellinò airaflfalto,
lor prefcriv€ndo , che procuraflero di guadagnare V entrata
per la breccia , che foue fatta dall' artiglierie : e per foc-
corfo loro comandò due bande di Fanti eletti. Ma: efleit*
dofi incominciata la batterìa da Carlo Gabrielli y a cui il
Duca avea raccomandato V imprefa , al rumore de* primi
tiri concorfero molti Imperiali , e diftendendofi per V orlo
del foffb, impedivano il battere . Di che avvifato toftoiil
Duca v* accorfe , ed eiTendo in sì fatto tumulto reftato
pericolofamente ferito il Gabrielli, pbfe ogni opra per
loftenere il fuo impegno . Oltre i Fanti Imperiali , eh* era-
no molti , volle intervenire all' aflalto il Vice-Re di Na-
poli , il Borbone , il Marchefe di Pefcara , Gio: de* Medi*
ci , ed altri Capitani , co' quali dolendofi , che gli avefle-
^o mancato di parola con manifefto pericolo dell' impre-
fa, ottenne fubito da loro, che tutte quelle genti ritor^
«afTero a* loro quartieri , ed effi medefimi fcufandofi di
eflTer venuti per curiofità militare , non già per impedir-
lo , o per defraudargli la gloria di quella fazione ; ma
bensì per vedere , e godere la difpofizione delle cofe or*
dinate da lui , fogeiungendo , che afpettarebbero all' al-
loggiamento r avvilo della vittoria . Eflendo già venuta
V ora deputata , e fattafi molta rottura in più parti , il Du-
ca fece diftendere per l'orlo del foflb molti archibufi|
perchè impediflero a' nemici V affacciarfi ; e poi inviò per
il ponte iuddetto fepolto nell'acque gli Uomini d'arme
all' aflalto , ftando pronte le due bande di Fanti dellinate
al foccorfo . GuadagnolE in tal guifa la falita per la brec-
cia della muraglia ; ma inafprendofi fieramente la batta-
glia per la difefa gagliarda , e valorofiflima de' Terrazza-
ni, e de* Soldati, il Duca fece lanciare molte palle di
fuochi artificiali nelle cafe vicine alle mura, e per la
Terra, le quali ardendo irreparabilmente da per tutto »
ove cadevano, e fbllevandofi però in un tempo le fiam-
me, e le voci del popolo , i difenforì atterriti , e conftifi ,
^•JJ* L ' ^ e vie :
ti DlltB <}£STA DI FrAKC^SCO MaRIA L ;
le vìe più iiicalzati dagli affalitorì ^ fì dier per vinti , e ce*
dettero la piazza a' nemici. Fu dunque prefo> e fàccheg*
-giato il luogo già in parte abbrucciato , ma con notabil
<danno de' vincitori per lo numero degli affogati^ e de'
«norti ^ buona parte de' quali era^no perfone nobili ) e fra
-eflì Roberto Pallavicino da Cafal Maggiore ^ Balda^fTarne
-Si^norelli da Perugia, l'Alfiere del Medici, e Catlo G4*
brielli da Gubbio, che gloriofo morì poco dopo per la
ferita poc' anzi mentovata : Soldato di gran valore , € di
molta fede, la cui morte perciò rincrebbe oltre modo
al Duca (68).
Ciò feguito i Collegati deliberarono d' incamminarfi
vjerfo il fiume della Seria per neceflìtare i Francefi a difco-
ftarfi tanto più da Milailo, e fé non per ifcacciarli aifac*
to da' luogtii , che poiTedevano , impedire almeno agli
Svizzeri , da loro prefi a foldo , il palTaggio ; è forfè
anche di attaccare i Francefi llefll. Erano però diverfi i
pareri de* Capitani intorno al modo dell' efeguire V im*
prefa, ma dopo molte confulte fu accettato il parere del
buca , il quar era , che fi riilaurafle Garlafco , e fi. prò*
vedeife baftantemente ; indi palTato Agogna fi pr^occu*
paffe a' nemici il paffo di Romagnano, e fi prefidiade
Vercelli • Ma mentre che quivi .fi facevano i ponti , e le
{pianate , alquanti Uomini d' arme , e Cavalli leggieri
Francefi , venuti tra Garlafco , e Tormello per rompere
la ftrada delle vettovaglie , e rubarle a' Collegati , da Lui<-
gi Gonzaga da Caftiglione , da Carlo da Sogliano i da
Giovanni di Noldo , e da Paolo Luzafco furono per com^-
miffione del Duca Francefco Maria combattuti , p«fi j è
fpogliati deir Armi , e de' Cavalli , e ritolta ad effi la pre*
da rimandati liberi a' fuoi . Fu ancora prefo Sartirano dal '
Màrchefe di Pcfcara, luogo molto forte per lo fito , e
ben proveduto: cofe tutte, che afflilTero oltre modo ^
nemici . Paflata V Agogna tutto T Efercito unito cominciò
a marciare, e fi camminava quafi in forma quadrata, di
modo, che dalla prima all'ultima fquadra fi poteva age«
voi-
— ■■ ■ 1' ■ I ' -Il ■ ■ ■ !■
(^» Leoni , Guicciiiaino , Muratosi negli Annali d' Italia 3 Paolo Cioviò
lib«*'tat * '
• -»
OBLIA ROVBRB IV. Duc A D* UrBINO CaF. IV. Sj
vòlmente voltar feccia; e il Duca, perchè fi procedeilo
ugualmente nelle Aie commiflConi, lafciatò la retroguardi«
fotte il governo del Proveditor Veneziano , e del Aia
Luogotenente andava A:orrendo femprc da capo a piedi
dieir Efercito , mantenendo V ordinanza , e danao in ogni
occorrenza gli opportuni ricordi, ed avvifi; e con queft*
órdine fi camminò infino a Cafalino , dove s' incomincia
poi a volger la fronte a' nemici , e fi occupò , e fi provi-»
de Vercelli a fufficienza .
Ma in tanto i Francefi mancando di vettovaglie, e
di danajo, oltre le infermità , eh* erano grandiffime fra
loro , determinarono in fine di levarfi* da Novara , e d* in*
torno a Milano , ed accoftarfi alla Seria , e proccurare di
p^fTarla , il che fecero con tanta celerità , e fegretezza ^
che appena i Collegati Airono a tempo di dar loro alla
coda nel paifare eifo fiume • Camminavano quefli due
Eferciti veiib Romagnano ; quello della Lega alla finiftra^
e quello de' Francefi alla deftra di un Colle , che va a
finire quafi al fiume : e furono i primi i Francefi ad ar^
rivare al Ponte già fatto da loro a Romagnano . Ma fco*
perti , e riconofciuti dal Duca , e dal Pefcara , e certifi*
catifi, che camminavano con qualche difordine, effendofi:
già r EPsrcito della Lega avvicinato al fiume lungi due
miglia da eifo Romagnano > Ai fpinta la Cavalleria leggie^
ra alla volta loro feguitata da molti Fanti , la ^ual com<^
pàgnia al fuo arrivo accrebbe in maniera la : conAifione
de Francefi, che ftiettafi la calca, e moltiplicando gli:
urti, e fracaflatofi il ponte, rimafero molti affogati, e
molti , mentre che coir induftrìa fi fottraevano dair acqua y^
€ fi promettevano lo fcampo, rìmafero uccifi da' nemici «(
Ma dopo varie fcaramuccie, avendo gr Imperiali acqui-
ftati fette peszi d' artiglieria , e fatta molta ftrage ^e"*- ne^
mici ^ foprav venendo la fera , deliberarono di ripaflareat
fiume, e ritornare al rimanente deir Efercito , e con ciò
lafciare, the i Francefi continuafTero il loro cammino y
che fu verfo Galtinara • E' comune opinione , che fé fen-*
za lafciàrli refpirare fi fbfTe paffato con tutto i' Efercito
il fiume ^ fi farebbe riufcito o di disparii affatto ^ o di
Li co*
,^
84 Dbllé G^stA di Frakc£sco MaìCia L '
toftringerli a ritirarfi intieramente oltre V Alpi :. nu a qiie-^
fto oftava la capitolazione , che avevano i Veneziani cogli
altri Collegati, laqual' era di dover fervire colle genti
loro infino alla Seria , come confitte dello. Stato di MiU^
no : laonde il Proveditor Pietro Pefaro negava di poter
feguitar gli altri , aftretto dalle promefle fatte nella capi-,
ìolazione ; quindi fi Tenti vano mormorazioni , e querele
graviffime contro la Repubblica ^ e la maggior parte dell-
Efercito rivolti gli occni al Duca, fembrava, che come
da 'Capitano di tanto fenno^ e valore da lui fpecialmente
fi ricerca (Te d'ovviare a tal difordine • Francefco Maria
vedendo il Proveditore oftinato nella fua opinione , dopo
una lunga perorazione , così conclufe , eh' egli per ragio-
ne di guerra , e per benefizio particolare del Senato con-
figliava in ogni modo il palTare-Ma quando purp fi foire.
rifoluto di non volerfi muovere , egli per T onore milita-
re, e per debito di Principe Italiano, con quelle genti,
ch'erano fue proprie, farebbe andato a fervire altrovcv
come Venturiero, ficuro di non eflfere fé non fommamen-
te lodato e dalla Repubblica ileifa , e dal Mondo tutto »
Con quefte , ed altre forti ragioni , e colle replicate iftan-
2e xi' altri Capitani , il Proveditpre finalmente confentì alla
deliberazione da lui fatta d' infeguire i nemici • Onde
tutto r Efercito innoltratofi di là dal fiume , in jtal guifa
Incalzò i nemici , -che non ollante foftenelfero . yalorofa-
mente nel retroguardo gli aflalti, ritirandofi nondimeno,
ma fempre con maravigliofo ordine , ott^nn^ro i Colle'*
gati di vederli abbandonare T Italia , e ciò fu fui fine . di
piaggio. Poiché i Francefi rinchiufi in Jurea, poco .dfopo
pattarono le Alpi, .e ritornarono alle (jafe loro con .per*
dita di altri ly pezzi di artiglierie, e con mortq di mot*
ti, e fra eli altri di Monfignpr Bajardo foftituito all'Am-
aiiraglio rerito (59)*
Paflate cosi felicemente le cofe, licenziato il Duca,
fj* Urbino colle milizie Venete, gli fu fatta iftanza di li-
berar Lodi d^lle mani di Federico da Bozzolo , che qui-
vi era reliato con 500 Cavalli, e jooo Fanti Italiani, e
^- ' • ■ .. • ..;'■■. . COSÌ .
ififi Leoni liU 3. pag, $19. }ao.
DELLA RoVfeRF IV. DuCA D^UrBIHO CaI?. IV. S^
CDsì^ egli fece. Non voleva Federico afcoltar parola di
lefa i ma certificato della ritirata de* Francefi , e che foe^*
jranza non rimaneva di foccorfo , giudicò meglio di lai*
var quella gente per fervizio del Re > e capitolò di poter
andarfene con tutti gli onori militari in Francia, laonde
quella Città fu confegnata a Francefco Sforza Duca di
Milano (70) . Terminata così la guerra per allora , ebbe
il Duca da* Veneziani V ordine ^ ed il danajo per licen-»
ziare la Fanteria , e ripartire le genti d' arme , e i Cavai*
li leggieri in guarnigione; perciò ridottiti in Brefcia^
trattenne quivi e per ripofo ^ e per dar molti ordini ne-
ceflarj intorno al governo di tutte quelle milizie. Ma in
tanto avendo il Proveditore fatta relazione di tutta la fua
amminiiirazione , e dato conto di quanto avea operato il
Duca d'Urbino con un pieno diicorfo della virtù , e fé*
de di lui 5 adducendo per conferma di tutto quefèo la fti^*
ma grande, che ne facevano tutt' i Capitani dell* Eferci*
to , poiché peif lo più in tutte le deliberazioni era preva*
luta r opinione di lui , fece rifolvere incontanente quei
Padri di onorarlo di titolo maggiore > e commettere, e
confidare affatto in un Principe così celebre la totale am-
miniflrazione delle armi loro , e la difefa intiera della
Stato . £ però creatolo di comune confenfo Capitano Ge«
nerale lo invitarono a Venezia, e per maggiore-dimoftra*
zione della Alma , che di lui facevano , mandarono lon*-
tano cinque miglia da Venezia cinquanta Senatori a ri*-
cevcrlo con alcuni Barconi coperti , e dorati , che ufa or-
dinariamente il Doge quando efce folennemente in fun^^
zione , e con quefti ìix condotto fino a S. Giorgio in Al^
ga « Quivi fu raccolto dal Doge con tutto il rimanente
del Senato, e introdotto nel Bucentoro per continuare
il viaggio, il che non fuole ufarfi fé non nelle folenniffi*
me funzioni , e nel ricevimento, de* Principi grandi . In
quello adunque fu condótto a S. Giorgio Maggiore, dov*
era preparato il fuo alloggiamento . Si fecero molte fette ,
e fpettacoli pubblici , ne' quali i Cittadini , ed il popola
minuto fecondando V onore , che^ al Duca faceva la Si^
(70) Muratori Aonai. U' lui. ao. x j^
gnò-
8tf Dbllb Gbsta di FitAKCBSca Maria L
gnoria di queir inclita Repubblica vi accorfe in gran nvh
mero; tutti in fomma diedero argomenti di fomma eftf*
mazione verfo il Duca, Ma fopra ogni altra fu folennifli*
ma la cerimonia ufata nel confegnatgli le infegne del Gc*
neralato : concioflìachè effendofì cantata la MelTa nella
Ghiefa di S. Marca , alla quale intervenne eflb Duca fé*
dendo alla fìniilra del Doge ; fubito finita ambidue fi ac*
colarono all'Altare^ dove efTendo flato benedetto dal
Celebrante un gran Stendardo roflfo coll^ infegna dorata
della Repubblica, e il baffone, eh' è una mazza d' argen-
to, il Doge fatto fpiegare, e inalberare efTo Stendardo,
confegnò al Duca r uno , e T altro , dicendogli , che tut-
to ciò era in fegno dell' autorità , che gli fi conferiva
fopra le armi della Repubblica a gloria di Dio, e difefa
dello Stato; indi collo flrepito di Trombe, e Tamburi,
e replicati tiri d' Artiglierie s' incamminarono per ufcire
nella Piazza , andando innanzi al Doge , e al Duca , oltre
r ordinaria comitiva , tutti i Gapitani , Colonnelli , Gon«
dottieri , e altri Uffiziali della Milizia della Repubblica ,
tra' quali era portato lo Stendardo inalberato, e feguiva-
no gli Ambafciatori de' Principi , e tutto il corpo del Se-
nato . Dopo la qual funzione il Duca fi trattenne alcune
fiate in confulte fegrete con quei Padri , indi fé ne tor-
nò al fuo Stato (71).
Ottenuta il Duca T onorevoliffima carica di Capita*
no Generale della Repubblica di Venezia , e reflituito in
tal guifa al primiero grado, e decoro, commife a Monfi-
gnor Giovio letterato rinomatiifimo , che difponcffc V im-*
rrefa, ch'effo Duca in avvenire usò , e per così dire fé
, appropriò , e fece fua . Tal' imprefa rapprefentava una,
Palma colla metà della cima piegata verfo terra da un
grieve pefo di marmo col motto I N C L I N ATA RE^^
SURGO , come fi oflcrva nel rovefcio della feguente Me*
daglia, che fi trova nella Galleria dell' A. R. il Sereni^
fimo Granduca di Toicana , e ciò per dimoflrare , die
la fua virtù non aveva potuto rimanere oppreffa dalla vio«
icn*
(71) Lcoaì 1oc« cit* pag. SH* 5^1»
BELLA RoVbmIV. Duca d'Umiho CakIV. 8)
lenza della fortuna avverfa , benché per alcun tempo folle
abbaflfata (72). ^
Ma
(7x) GiroUmo Rufcelli dell' Imprefe lUuftri lib. II. part. III. pag. 136. vrrl«
fono quelli del Duca Fntncefco Maria cosi fcrive. „IIGiovìu mettendo queftì
„ Imprefa* La quale dice elTcre ft»% invenzion Tua, dice efprelTamente , flt*
„ tra un'AlboTt ii Palma etn U rima piegata verfo la terra per un gritn peft di
yy marmo, ebt v' tra attaeeato fopra , eoi meitv INCLINATA RESVRGtT. Allw
(, iendo aita virtù del Duca , ta quale non aveva potuto opprimere la furia della
„ fortuna contraria , heachì per alcun temp» foffe Magata volendo tfpnme-
„ re , qutl ebt dite Plinio dtlla Palma , tht il Legno fuo i di tal natura , ebe
„ torna meli' ejfer pio ancorchì fia depreco da qualfivoglia pefo , vineendolo in ifpa»
'„ %ia di tempo eoi rìtrarlo ad alto Queft' Itnprefa in tutt' i modi ì beo
H regolata, e bcllillìma , poiché ferve pienamente all'intenzione dell'Autore;
„ la quale i di mollrar U grandezza, e fortezza dell'animo Tuo, e della lus
„ buona fortuna, con l'efempio di quell'albore, il cui legno * di cos\ rara, e
y, maravigliora natura. Anzi tanto più è maravigliofa quella Tua proprietà ài
„ vincere , e rìfpìngerc in Tufo ogni pcfo, quanto ella lo fa dipoi che è pnv*>
„ ta del fuo vegetabile, e dell'umore, e nutrimento della terra, fui Madre»
„ Una belliflìmi corftderaztone poti ancor efler nell' intcntion di quefto gran
^ Signore con quefia fualmprcfa. Et quelti è, ilmoftrar con fomma innocen-
f, tia, & Sincerila di natura, una vittoria gluftiffima , & contra quei foli, che
„ cercano d'offendere, St opprimer noi. Perclòche il legno della Palma in tni-
^ vi, o in tavole fi fii per te IleSb egualmente fenia torcere, o piegar in fa>
^ io, né in giufo. Ma vedendo^ f)oÌ loprapojlo qualche pefo, che cerchi roni*
y, perla, o inchinarla , 8e piegarla in giufo, ella non fi contenta di Solamente
M relitlere, & ftar falda a non lafciarh picare, o vincere, ma quafi da ma-
„ gnanimo fdcgno commolTa, lì mette a nfpingerc in fiifo il pefo, che è un
^ vero vincerlo, e confonderlo, & quafi fcomirlo, & vituperarlo, j»iché Io
i, & fare contra non folamente la fua Intentionc ■ che moArava di vmcere, 8c
„ piegar lei, ma ancor centra la fua natura, elTcndo la propria natura, o il
M proprio naturai' inftinto, o defiderio di ciafcuna cofa grave di dìfccndcr id
^ giufo verìb il centro del mondo. Et qucflo mi par che balli aver detto ia
„ quanto alla general' intensione di quel Signore con queAa Imprefi . In quan*
,, to poi alta particolar' occitìone, per la quale egli la levaflie, può tcncrfi per
„ buona, & vera quella che metre il Giovio, cìoi , ch'egli la levalfe in quei
„ lempi^ che ricuperò il fuo Stato, toltoli da Papa Leone, & che ricongiunto
„ in amicitia coi Signori Biglìoni , & con Giulio Cardinal de' Medici, cne Al
M poi Papa Clemente Settimo, fu eletto Generale della Repubblica di Venetìa.
t. Nel cui lèrvilio durò tutti eli anni di fua vita , & con sì felice fiirnma , &
M virtù Auj <iw b»^ d'agni oMUraft) c'ac^uifti con gli effetti > b ce veri
St Delle Gesta di Francesco Maria I.
: Ma y ritojrnando alla Storia , breve fu la dimora 9 che
feCe il t)uca nel fuo Stato , perchè venne indi a non molto
in Italia Francefco Re di Francia , per la qual cofa vedendo
i Veneziani rinnovata la guerra, maggiore forfè di quel-
la , che per V addietro foffrirono , e fi Credeva fopita ,
chiamarono di bel nuovo il Duca Francefco Maria a Ve-
nezia , e tenuta feco. confulta fopra le cofe , e le difficol-
tà correnti , lo inviarono a Brefcia , perchè quivi infie*
me con Pietro Pefaro eletto Proveditore , difendere quei-
le frontiere . In tanto avvenne , eh' elTendofi il Re di Fran-
eia affai trattenuto intorno a Pavia , e quivi venuto a
Battaglia cogl' Imperiali , alli 25 del mefe di Febbrajo 1 5 2 5
ne feguì quel memorabile fatto d' armi , nel quale mori
un numero grandiffimo di Francefi , e rimafe prigione il
medefimo Re Francefco col Re di Navarra , e molti altri
principaliflimi Capitani , e Signori • Temendo i Principi
d'Italia deir ingrandimento dell' Imperatore , e temendo,
che non fi contentaffe del Ducato ai Milano , nia che ri-
yolgeffe le mire ad altri maggiori acquifti , pigliarono
nuova occafione di fare nuova Lega , e Confederazione
in Angolem , nella quale entrarono il Papa Clemente VII. »
i Veneziani , il Re di Francia , Arrigo Re d' Inghilterra ,
e lafciar il luogo al Duca Francefco Sforza affediato , per
ìiniifi con efll in tal lega (73) . Altri fcrivono , che vi
fu comprefa anche la Repubblica di Firenze, con condii
zione di far rilafciare lioero a Francefco Sforza il fuo
Ducato , e procurare altresì il rifcatto de' Figliuoli di
Francefco Re di Francia con un' onefto sborfo di danajo •
La qual Lega fu pubblicata nel mefe di Maggio dell' an*
no 1526. Le genti Veneziane in queftò tempo, che fu-
rono le prime a prefentarfi in campo a favor di tal Lega ,
ufci-
„ meriti ne i prefenti , & ne i pofteri nome de* primi , o maggior Capitani ,
„ che avelTe queir età , nella qual certamente furono maggior' huomini di gucr-
„ ra , & maggiori occafioni ^ & effetti , che in molte , & molt' altre delle paf-
„ fate • Sopra di che non mi accade più ftendermi in quefto luogo , sì perchè
„ l' occafione , & intention dell* Imprefa rion lo ricerca , sì perchè ne fon pieni
„ I libri de gli Scrittori , & le lingue & V orecchie del mondo , & sì ancora
„ perchè fpero , che o da me , o da altri fi darà fra non molto tempo in luce
91 diflefamcnte defcritu la vita fìia.
(7;) Mambriflo Aofco dofH) il Tarcagn. liU L pag. 9^^
BBLLA ROVBRH IV. I>UCA fi* UMlUt) Caf, IV. 8^
ufcirono fuori di Verona condotti dal Duca Francefco
Maria , e ad effe vennero ad unirfi le :genti del Papa trat-
te fuori di Parma , e fi fpinfero unitamente nello Stato
di Milano per Soccorrere ri Duca Francefco Sforza affé»
diato nel Caftello di Milano , e fapendo eh' egli età ri^
dotto air eftremo per mancanza di vettovaglia ^ mandato-*
no a confortarlo , e a dargli fperanza di prefto foccorfo «
In tanto Lodovico Viftarino Gcntrluomo ài Lodi ^ per li-
berar la fua Patria dalla crudeltà di 1500 Napolitani di^
moranti ivi di prefìdio., fé V intefe ^ol Duca Francefco
Maria , da cui nella motte del di 24 di Giugno fa 4pedi-
to colà Malatefta Baglioni con circa 4000 Fanti V-eneti ;
ed egli con cotefte Truppe s* impadrotiì della-Città di Lo-
di, e da fì a pochi giorni ^nche del Cafkllo , efl^do
ftato battuto il Maxdiefe dei Vafto -fopravvenuto per ri-
cuperarJa . Percib allora fi unirono <?olle •genti venete
anclie le Pontificie , feri ve il Muratori (74) > e fu credu-
to , che infieme afcendelTero quafi a 1 tf 000 Fanti , e 4000
Cavalli . Ma perchè buona parte di eflì era gente nuova ^
e tumultuaiciameiite raccolta , non fi arrifchiava a tenffiar
<:ofe grandi , e mafilmamente perchè fi credeva , che An-
tonio da Leve^ e il Marchefe del Vafto ^ Generali dell*
imperatore aveflero circa 15000 Fanti, 800 Lance, e 5'00
Cavalli leggieri , gente divrfa parte in Milano , e parte in
Cremona , e in Pavia . Con tutto ciò V Efercito collega-
to-, ck* era giunto a Marignano^ nel dì 5 tli Luglio andò
a poftarfi in vicinanza di Milano con difegno éi afialirt
i Borghi, e con fperanza di entrarvi", non giudicimda
bene il Duca di accoftarfi per aHora al Caftello per nott
moftrare troppo da vicino il fianco a* nemici , ed anche
er coftringerfi a dividerfi per due difefe . La mattina «et
1 7 del fuddetto mefe per tempo xominciatafi la batteria
da quel lato con tre cannoni , ed un falconetto tolto a*
nemici; gli Spagnuoii allora rfcirono in molto numero >
e fi combattè fino alle 20 ore, fen^a che ne appariflfe da
alcuna delle parti fegno veruno di ftanchezza • Ma rintìo-
voffi la zuffa verfo le 22 ore, méntre fi pensò tii poter
f.Jl. M dar
174) AmuL d' lui an. i^itf.
I
I
I
/
fO DfiLtl GbSTA di FilAMCBSCOr MARIilr h
dar allora Taflalto, il quale per altra fi rifol vette in fine
in leggiere fcaramuccie , poiché avendo gì* Imperiali pian*
tato fopra certe cafe alcuni pezzi d' artiglierie ,. fcàricaro*
no. due colpi veffo le Fanterie Pontificie ^ nelle quali en*
trò incontinente tan» terrore y che laifciatf gli ordini ^
conflifamente diedera a fuggire y né poteiono il Rango*
ne , e il Medici anche ccA batteie , e- ferire moki Soldati,
trattenerli^ , e riordinarle. Dite altri- colpi arrivati fimil-
mente tra le genti Venete conr danna fola dr alcuni Ca-
valli >» cagionarono il medefimadifordine per la poca fpe-
rienza degli uni ,, e degli altri. Della qual cofa* accorrifi
gr Imperiali > prafeguenda tuttevia a combattere, ufcirono*
a Porta Tofà per inveftire per fianco le gemi dei Papa,,
it che farebbe ftato la total rovina delF Efercito y fé ;1
Duca avvedutofi del pericolo , avendo confortato- Mala*
tefta- Bagliòni a foftenere la pugna a. Porta Romana y egli-
colla Cavalleria piegando stìh, deftra , dov' erano le gentt
Pontificie tutte difordinate , non avefle recato loro pron-
to foccorfó ; poiché^ incontratofi cogli Spagnuoli , li trat-
tenne , combattendo fin ar tanto y che fopraggiunta la not-
te fi ritirarono- in Milano , come fecero anche quelli dii .
Porta Romana. In tanta vedendo i^ Capitani Ecclefiaftici^
e Veneziani la confufione- delle loro Soldatefche :, fpeciaU-
mente della Fanteria , parte della quale: era fuggita ,^ ^ P^r- ♦
te gettatafi a terra: ricusò aiTolutamente dv voler combatt
tere ,, ridotti all'alloggiamento del Diica> rifoWettero di»
venire alla ritirata . Sopra di che confultandofi , il Duca
(degnato fé bene propoiè la partenza , non fi oifrì però.»
mai di aflumerne T alibluto comando :. con- tutto ciò lo.
prefe; onde fatti chiamare tutt'i primi Uffiziali del cam-
po, fece ritirare le artiglierie, e fattele porre fopra car-
ri Airono condòtte nella: ilrada maeftra , con» ordine , che
feguitanda tutt^ i bagagli doveflero marciare verfo- Mari-
gfiano; ed efTendo non molto diftante: dall' alloggiamene
to di Porta Romana un fito balTo , nel quale fi poteva
paflare fòllmente per un ponte , il dì 8 detto fece ritira-
re le genti' tutte in quelja parte baflTa per coprirla dall'
iiSd^ d&' nemici y due or^ ui,nanzi giorno > camminando^
egli
I
I
DBLLA HOVBRB IV.DUCA D^UrBINÒ CaP.1V. J»
4glì femprc fieir ultimo jr^troguardo per ogni bifogno^
che fofle oc<:orfo>.
Suiralba gì' Imperiali *fi ivviàtto ddla ritirata^ e
'perb '«fcirono per impedirla, attaccando la retroguardia^
ma avendo tK)vato ben cuftodito il ponte , e ribattuti va»
lorofamente Ja Gio: deVMedici, fé ne ritornarono a Mi-
lano^^ tutt^ TEfercito <le' Collegati condotto dal Duca
lenza 'danno., o perdita ^di cofa alcuna fi condufTe a Ma«
tignano., dove facendo la taflegna della Fanteria , li tro-
vò eflere fuggiti intorno a 4000 Soldati (7.5) . Il ^iornd
•apjpreiTo effendo vemite a Marignano circa 300 ^perfonc
inutili uf ci te dal Caftello 4i Milano^ alle cuali 'non era
ftata Qppofizione alcuna^ accertarono effe il Duca Fran*
cefce Maria dell* eftremità grande , iti cui fi trovavana
•gli aiTediati,* ^d effendo anche giunti ad efs' armata 5000
Svizzeri afToldati 4al Papa: il Duca col Conte Guida
Rangonc Generale ^ella Chiefa giudicò neceflfario alla fua
«putazione <ii tentare il foccorfo del fuddetto Cafte41o •
Però nel dì 22 di Luglio molTe T Efercito., e dopo avere
fedito il Conte Claudio Rangone, e il Conte Lorenzo
Cibò ad occupare la nobil Terra di Monza., s'avvicinò
•a Milano V ma fenza mai tentare dì far guerra a' Borghi^
•o di foccorrere i' agonizzante Caftello . In quello mentre.,
-cioè nel di 24 di elfo mefe^ il iDuca Francefco Sforza
non potendo più reggere^ conchiufe un'accordo col Du-*
•ca Borbone con varj capitoli^ de' quali niuno gii fu man*»
tenuto, fuorché la libertà di ritirarfi con turt* i fuoi, e
ie n'andò a Lodi, Città, che liberamente fu da' Colle-
gati rimefla in fua mano ; nella qual occafione egli con*
Fermò i capitoli della Lega col Papa, e co' Veneziani #
Continuandofi tuttavia nel medefimo alloggiamento al Lam*
hro con varie fcaramuccie, nelle quali morirono combat^*
tendo Roberto da S. Lorenzo., e Genrile Porcelli da Car*
bonara di Gubbio , Capitani del Duca; egli s' ammalò gra^^
yemente; per la qual cofa fu mandato da Venezia Luigi
Pifani per vifitarlo a home della Repubblica , e perchè
^on queft' occafione efattamentc s^informafle dello Stataf
M 2 de»c-^
VjV leoni Ice cit. a pag. ^44. ufqnc ad pag. H^
«ÉtaMba^artaMah
9t Dellb Gfsta di Francbscq Mama L
delle cofe • Ma il Proveditore Pefaro , a cui forfè no^
piaceva V aflbluta fopraintendenza del Duca , prefe partir
to d'andarfene airimprefa di Cremona, dove tenendofi
ancora la Rocca pel Duca Francefco Sforza , fi trovavano
nella Città ICO Uomini d' arme ,^ 200 Cavalli leggieri,
icxoo Tedefchi , 500 Spagnuoli , e altrettanti Italiani, che
aflediavano efla Rocca, Con quefta occafìone il Pefaro fi
allontanò dair Efercito , conducendo feco tutte- le genti
Italiane , che fervivano alla Repubblica , eccettuate quelle
del Duca , e gli Oltramontani , che reftarono al Lambro •
Sopra la qual rifoluzione y ancorché in pubblico configlio
il medefimo Duca andaflTe confiderando, che quella era
un* imprefa da farfi fpecialmente colla zappa , e colla pa*
la i nondimeno il Proveditore fermo nella fua opinione
volle andarvi ; malfimamente avendo avuto poco prima
certo trattato nella ftefla Città con un Capitano Tedefco ,
che r ingannò , fperando così di vendicarfene . Ma venuto
alla batteria , e ali* aflalto due volte ne fu ributtato con
molto danno; di modo> che fentendofi al Lambro queftì
avvifi con molto difpiacere^ e conofcendofi il pericola
»on pure di perderfi la Rocca , ma eziandio gran parte
di quelle genti ; il Duca non ancora interamente rrfanató
deliberò di trasferirvifi , e lafciando il Pifani in campo
colle altre genti Veneziane , e de' Collegati , condufTe le*
ca folamente i Gentiluomini con una parte de' fuoi Fan-
ti • Neir arrivare riconobbe in perfona quanto avevano
fatto i nemici , incominciò a far lavorare giorno , e not-
te con molto numero d* Uomini , ed egli fi trovava or
qua, or là a confortare , e illruire i Guaftatori, e nella
ipazio di 20 giorni fi fornì tutta V opera ; e però men-
tre, che quelli di dentro andavano credendo, che per
tanta dilazione fi penfaffe piuttofto alla ritirata; una mat«
tina fuir alba rifolvette di aprire la trincea : avendo già
difpofte le artiglierie , e ordinate le genti per V aitaho ,
e i Guaflatorr per fpianare i ripari, mandò un Trombettai
a chiamare i nemici , con protetta , che fé in termine di
un' ora non venivano a parlamento per arrenderfi , proce-
derebbe conuo di k)ro> e della Città con ogni forte di
DBLÌaRoVBRB IV.DUCA D^UKBlHOCA^f.IV. 0f
ITgore, e fubito che giudicò, che*l Trombetta fofle giun*
to y fece incontinenti cominciare la batteria , e aperte le
trincee , e alTalite quelle de* nemici , fi attefe da più parti
a travagliarli in un medefimo tempo . E fé bene negr in^
tervalli de' tiri delle artiglierie comparivano valorofamente
i nemici , (icchè venutofi a fpada a fpada , era la batta*
glia con molto valore d' ambe le parti varia , e pericolo-'
la ì ad ogni modo replicando le artiglierie , e da più par*^
ti facendo^ aperture non folo da fuochi , ma da picconi ,
e dalle zappe , finalmente dalle genti del Duca attaccata'
la piazza , vedendo i difenfori inutile ogni arte per più
difenderla, mandarono Uomini per capitolare V accordo!
Ma con tutto ciò non volle il Duca , che fi ritirafle , a
fofpendeife mai V oifefa , infino a tanto che intieramente
non venilfe la ratificazione con gli Oftaggi . La fomma
del qual accordo fu, che fé in termine di 8 giorni non
erano foccorfi , fi chiamavano vinti . Glie in queito men^*
tre non fi farebbe da loro alcuna forte di riparo , o rifar*
cimento, e a quell'effetto fi mandafie dentro un Com*
miifario del Duca. Che i Soldati Spagnuoli , e Italiani
con falvocondotco poteflTero colle rooe loro ritornare nel
Regno di Napoli , e i Tedefchi ufcendo come gli altri in
ordinanza colle bandiere ferrate , fenza fuono di Tambu*
ro , folfero accompagnati a* confini di Trento per paflare
in Alemagna, né poteflero così gli uni, come gli altri
per lo fpazio di quattro mefi ritornare al fervizio dell'
Imperatore . *
Fermato T accordo il Duca per lo ipazio di quei
giorni , che fi avevano d^ afpettare , fé ne pafsò a Caftet
Ciufrè a vedere la Ducheifa fua Moglie, e in tanto il
Proveditor Pefaro , non efiendo venuto il foccorfo ebbe
il polfetfo della Cittk f e conformo air accordo furono
poi lafciati partire tutt' i Soldati é Ma in tanto ihtroM
dotti in Cremona i Soldati de' Veneziani , s' incominciò
da alcuni di loro colla folita avarìzia ^ i è indiftéezio*
ae militare a volere ^ che quei Cittadini pagafiei^d certa
contribuzione per li danni ^ che avevano ibfferrl in queir
«iTedio > e già le cofe erano ridotte ad un pericolofo ta«
in»L^
N
94 Dbllb Gbsta di Prahcbsco Maria 1« .
multo ; quando il Duca opportunamente fopraggiunfevi m
tempo di reprimere rinlolenza de* Soldati, e confolarc
quella Citt^ <:on opportune provifioni : la quale Città in
memoria poi tii sì tatto benefizio gli donb una tazza d'oro
coperta, di 20 iibre di pefo^ nella tjuale^ oltre alcuni
ornamenti di mcravigliolo lavoro, vedeafi nel fondo in
forma di Medaglione una -vittoria di baffo rilievo in atto
di porgere una corona di alloro, ^ fi leggeva d'intorno:
jETERNITATI ITAUCI NOMINIS, e nel coperchio
vi era fcolpito in una cartella*: Prancisco Matiije Ur-
B^iNi Duci Crbmokbnsbs xibbrata servataqub pa-
tria, la qua! tazza, fcrive il Leoni (76) , che al fuo
tempo tuttavia fi conservava nella guardaroba di Pefaro^
Calo circa il principio di Novembre a Trento Giorgio
Franfperch, che coir induftria, e danaro fuo, e più colle
promeffe di gran preda avea xaunati 13 in 14 mila Fanti
Tedefchi . Venne poi queAo si groffo corpo di gente a
Salò circa Ìl fine -di Novembre verfo Borgo forte, per
paifaxe ivi il Pò ^ Il Duca Francefco Maria gli andò fem*
pre infeguendo, per cogliere il tempo d*aflalirli^ Il tro*
varfi cotoro fenza Cavalli , e fenza artiglierie, facea ere*
dere ficura la vittoria , Ma Giovanni de* Medici , che in
aueft' occafione particolarmente fece prove meravigliofe
el fuo valore, non anche fazio della ftrage fattane,
mentre eli' egli pur feguitava il Duca , fopravvenendo al-
cuni de'fuoi Cavalli, volle ritornare in ogni modo con-
tra i nemici : onde camminando per la via delle fornaci,
un colpo di falcoùetto fparato di là dal Mincio lo ferì
in una gamba fotto il ginocchio, per la qual ferita fé ne.
mori nel dì 30 di^flb mefe in Mantova (77) con fom-
mo rammarico del Duca, il quale ancora in queft* occa*
fione perdette Benedetto Ghraldi da Mondolfo , e il Ca-
pitano Maccione da Gubbio, perfane grandemente ftima«
re da iui^
-( In Parma il giorno degli 11 dt Fèbbrajo 1527 fi eb-
be difcorfo da' Capitani della Lega fopra il modo di
continuare la guerra , mettendo ciafcuno in fcrittura il
X94iiXilx ^ pag. jtfo. (77; Muratoi; AnnaL d'ItaL an 15^*
»EEiA RavfiRB IV. Duca ix'Uruho CKt.W^ fS
parer fuo per poterfene mandare poi la copia a* Principr
confederati ; ma quello del Duca. non. fu mandato al Papa^
dal Luogotenente EcclefiaAico Francefco Guicciardini Pre^
fidente di Romagna ^ su cu» per tal e£Eetta era ftatov con^
fegnato f fcufandofene poi coi gettarne la. colpa, fa la nc^
gligenza del fua Segretario^ FuronainBuflettoci Tedefchj
aflàliti improvvifamente cott molto danna loro dal Duca
Francefco Maria , e dat Marchefe di Saluzza Capitana
de' Francefi ^ che. ufcirona di Parma per riconofcergh negli
alloggiamenti , ed oiTervarono molti difoxdin^ nel campo*
loro i ma eiTendo ftata affalito il Duca acerbamente dalla
gotta y gì* convenne ritirarfi a CafaL Maggiore . I» tanta
s* incamminarona verfaBologpa^ ed egli rimeflbir dal fua
male pafsò il Pò , e fi conduffe a Valve^de verfb^ Mode^
na , e quivi mentre facevafi uà Ponte fopra il Panaro , et
fi preparava pes impedire le vettovaglie a' nemici^ delle
quali pativano gjran demente ^. né altronde potevano avere >>
che dal Ferrarele , fopravvenne T avvifo^ che il Papa avea
conclufa alli 1 5. di Marza fofpenfione d' arme per otto-
mefi col Vice-Re di Napoli ^ Quello non afpettato avvifo
forprefe tutti :. e coilrinie fpecialmente i Veneziani a pen*-
lare alle cofe loro ;\ e però il Duca da Valverde fi lùcon-
dufle a Cafal. Maggiore ^ ed indi a Ficaruolou Ma àven»
dofl tuttavia qualche rifcontro ^ che il Duca di Borbone
non voleva ratificare T accordo > e però temendofi^ che
fé pur l* accettava ^ fi voltafle verfo. il Polefine a danni
de' Veneziani ; o pure che perfeverando nel ricufarlo pe^
netralFe nella Romagna ^ o pure afTalifTè la Tofcana ; il
Duca fece fare un ponte fopra il Pò dirimpetto alla Stel-
lata per poter efler pronto a. feguitar i nemici V fé fofle
occorfo ; e nel medefimo tempo accortamente ,, e copiofa*
mente provvide Legnago con mtenziohe di far quivi V al^
loggiamento di tutto V EfercitO'^ quando avene dovuto
diiendere il Polefine. Ma in quefta fofpenfione di cofe
venne poi T avvifo certo, che Borbone , non volendo ac-
confentire air accordo y fi era fpinto oltre Bologna verfa»
la Romagna. Per la qual cofa iLRangone , conforme ali*
appuntamento ^abilito in Parma^ camminando quafi peci
Van^
9^ Cuti GatTA Di Frahcfsco MxitiA I.
Vanguardia era entrato in Imola , ed il Saluzzo lafcìato
prefidio in Bologna , a richieda di <]uel Legato era palTa-
to a Callel S. Pietro i e il Duca pregato ifiantemente dal
medefimo Legato pafsò il Pò per afficuraxe tanto mag-
gìoroiieate h cofe del Pontefice , ed in un mededmo tem*
pò per provvedere ancora allo Suto Aio inviò a quella
volu una buona banda di gente a piedi, ed a -cavallo >
fotto la cura del Colonnello Pier Francefco da Viterbo ,
e mandò a Venezia per maggior ficuxezza la DucbelTa fua
Madre (78), e il Figliuolo.
U
(78} Non Tacendoli più menzione dì quefta Duchefla , fa d' uopo credere, che
fenemorilTe in Venezia. Atal Signora a quei lempi commendat'iffima , e amore-
Tolildna protettrice, anzi m:tdre della celebre Acc:idcmìa d' Urbino ( la quale
frequentata da' piiì miìgnì Uomini 4i quelt'eti divenne I» Splendore delle Cor.
ti, e de' Principi d" Italia ) fu. Te pur non erro, dopo la morte di Guid'Ubal-
do, ed aliorchi era poco meno, che abbandonata da^li amici, eneglctia, bat-
tuta h ièguenteUed^lia, che confeivafi dal mio amico Guido Zaneiiii di cut
H ìfivtrfe, e varie fono le fpì^zìoaì, die non ola d'iflerfre quat ne fia ìt
vero fignlficato , Fu Donna fommamente amata dal marito : la quale per l' im-
potenza , e per la debotezia della perlbaa del Duca ù mori vergine , fema che
Ite dcOe mai fegno alcuno in vita di lui. Sanfovini Vita. Illuft. pag. ^19- vtrC.
jkd efla fi dee la lode dì aver dito principio air erezione de' Monti , chiamai
ti dì fitftà, jMgU Stati d' UAÌM, e eoa ci4 aver daio iinpuUb a ciò puimea.
DILLA ROVBRB IV. DtTCA d'UrBIMO Caf. IV. 9^ '^
Il Borbone s* incamminò a dirittura verfo Firenze,
ma fcendendo verfo Poppi al principio dì Valdarno fi
trovò quivi a fronte il Rangone , ed alle fpalle Michele
Marchefe di Saluzzo per la v^ia di Mugello , ficchè gli fu
impedito di forprendere Fiorenza^ < perciò fi voltò in
ouéllo di Siena • Il Dti<:a dal Saffo di Simone con gente
Ipedita , e con poca , e leggiera artiglieria xalÒ anch' elfo
in Tofcanai e poiché fi ^ra aflìcurata Fiorenza^ fi deter-
minò fra Capitani della Lega di fare 1" aiUoggiamento a
Lancifa, come luogo molto opportuno per poter accorr
jFere ad og^ii moila de* nemici, temendofi allora non men
di Perugia , che di Roma . Nel viaggio avea il Duca Fran-
cefco Maria a Barberino avuto Ambafciatori de' Fiorenti^
ni con offerta della jreftituzione di ^ajuolo, e diS«Leo^
perché fi rontentafle tanto più volentieri di ajutare le co-
le di quella Repubblica (79)- Ma egli rifpofe loro^ -che
già era in cammino a queft* effetto, oltre 1* obbligo della
Lega , per fervire come Duca 4* Urbino \ancora in quefta
particolar occafione y e che dell' offerta Joro gli xingra*
ziava infinitamente . Si accoftò in tanto iLDuca Fxancdco
Maria per voler entrare nn Firenze-, e trattare con gli al-
tri intereffati • Ma mentre , che il Legato di Bologna ve-
nuto quivi poco -prima, e i Cardinali di Cortona, Silvi©
Paflerini, Cibò^ ed Ippolito, ed Aleflandro de^ Medici
P.U 24 ve-
•«•■■■■■Ì»i««MMB^KaHÌMiaaMi^BMiMli*i^BBaB'*"*'""*""**«**»*^"l^"^*^>^i**"*^**^ai«i*ai
tifirc agli Stati contigui . Nel Codice ideila celebre libreria di S. Salvatore -dHJo*
legna regnato num. 14* vi è un Poema fatto circa l'anno lyu in occafione
dell'erezione del Monte di Pietà in Fabriano; T Autore, che Tempre li chiama
ffV Pupilh , nella introduzione , o fia proemio del Poema , che dedica -al Cardi-
nale Antonio del Monte ^ e ad ^fla DucheìTa , -Jia tal ^erùi
J^ato éa frinvtph Wi fa Dure mis ,
Etifabet'b. d* Vtkin : nohìl Gonzaga^
Cagni fuo trrrx il monte forme et *jf J •
B nel principio del Poema ticS6 , o fia del Capo , a ^ri-così flveUa ;
O Gon^Mga Madonna T?umHe et pis ^
O Duce clement'H/ìms d* Urbino
V intento foìo ad u il Pupillo Ì9via 1
ed indi prosegue in molti terzetti lodandola per la phidetiza con cui In '^
fenza del figlio governava lo Stato d'Urbino, e per la pietà onde -promuoveva
i fuddetti Monti, ed altre opere virtuofe^ I l^itratti interi del Cardinale, del
Monte , e di efla Signora veHita cogli >omiimenti -ducali fi veggono nel fron«
tUpizio di detto Codice.
(7f) ^ajrdi Sion di Firenze an. 1517. Vcdafi ilMurai. Annali' ItaLali. t$%t^
pS Delle Gesta di Francesco Maria L
vennero per riceverlo alla porta della Città, fi ebbe av^
vifo , che in tal punto alcuni congiurati fi erano impa*
droniti del Palazzo de' Signori , e attendevano con im-»
provvifo tumulto a follevare il Popolo contro il governa
de*^ Medici : e eh' eflfendovi accorfo Federico da Bozzolo
era flato rinchiufo prigione nel medefimo Palazzo . Per
la qual cofa ogn' uno fommamente attonito , mancando
a tutti il configHo in quel perìcolo, il Duca Francefco
Maria pfopofe , ed efortò , che nello fteflfo principia del
tumulto fi proccurafle di rimediare fenza dar tempo al
difFonderfi della follevazrone , offerenda la perfona y. e
l'opera fua per quanto poteffe. E però prima,, che fi
chiudeflero le porte da' loUevati , fenz*^ afpettarc , come
pareva neceffario , parte delle genti fue , eh' erana poca
difcofèe, fé n'entro con tutti quei Signori rifoluto ap-
punto in una tanta occafione di manifeftare al monda
quale foflTe veramente l' animo fuo verfo il Pontefice , e
la Cafa de*^ Medici ad onta de' difpareri paiTati ; e fatti
fcendere da cavallo ottanta tra Gentiluomini, e Capitani,,
che aveva feco , fé n' andò a dirittura alla piazza , facen*-
do per cammino levare le armi a molti , che già concor-
revano in ajuto de' congiurati , e quivi trovando alcuni
pezzi di artiglierie , febbene ienza munizioni , li fece fu-
Dito voltare verfo à Palazzo ; ed in un medefimo tempa
fece occupare tutte le ftrade^ con ajuto di colora , che
tuttavia fif dichiaravano in favore de' Medicr . Di man^iera .
che da cosi repentini preparamenti , e dal vederfi la per-
fona del Ehica maneggiarfi tanto ardentemente per quella
piazza , argomentando i rinchrufi nel Palazzo y che con
cifo Duca foflTero parimenti nella Città tutte le genti fue,
mandarono fuori Federico da Bozzolo, che per eflfer pa-
rente del Duca ne traitafle qualche accordo y ricercandola
folamente di perdono. Alla qual richielta rifpofegli , che
non eflTendo ciò in arbitrio fuo non poteva prometterlo ^
ma che gli efortava a rende rfene quanto prima meritevo*
li coir acqui e tar fi , e rimetterfi in obbedienza, afficuran*
doli di fare ogni offizio per impetrarlo loro da chi ne
aveife V autorità » Sopra la qual olferta fatta una fuccinta
car
^
DBtLA ROVBRB IV^DUCA d'UrBIKO Cap.IV. 99
capitolazione fottofcrìtta da lui^ e dal Cardinale Silvio
PaflTerini , refiituirono il Palazzo , e i prigioni (80) . Fu
perciò poco dopo per pubblica deliberazione decretata
da quella Repubblica la reftituzione di S. Leo ^ e di Ma*
fuolO) ed a richielia degli fteffi Fiorentini il Duca man*
dò Orazio Florido a riceverne il pofleffo^ Giunto Tav*
vifo in Roma del tumulto della Città ^ e dell' accordo
feguitone per opera del Duca , il Papa mandò libito un
fuo Cameriere fegreto a ringraziarlo , e a predarlo infie*
me^ che con altrettanta diligenza fi contentale di confi*
gliarlo nella difefa di Roma , quando il Borbone fi difpo*
n effe di ^flàlirla •
Francefco Maria fece lungo difcorfo con effb Carne*
xiere fu tal particolare alla prefenza di molti Capitani de*
Collegati, e fi riftrinfe a proporre^ che Sua Santità prov-
vedefle Viterbo^ e Montefiafcone quanto più fi foffe pò*
tuto di gente da guerra , e non colletizia » e che la per*
fona fua fi ritirafle in Orvieto ^ o in Civita Caftellana , e
lafciaiTe in Roma Renzo da Ceri^ e Orazio Baglioni, e
con quefta maniera proccuraflTe di mettere in ficuro coli*
Efercito fuo tutta quella Corte ^ e i principali della Città:
e nel rimanente della guerra fi ripoiaflfe nelle, forze della
Lega^ Piacque il configlio ^ ma non fu accettato . Il Du-
ca Carlo Borbone avendo comodità di tempo , e intefa la
poca provvifione di Roma fi levò dal territorio di Siena
nel dì 26 d'Aprile, e fi mife in marcia con tutto T Efer-
cito Imperiale alla volta di Roma • Il Papa sbigottito del
repentino aflalto fi ritirò tofto {paventato in Calvello con
alquanti Cardinali , e Prelati di Corte. Erano già le genti
de' Collegati ridotte tutte intorno a Lancifa , Terra circa
«5 miglia difcofta da Firenze ; e perciò intefa la mofla de*
nemici ^ il Conte Guido Rangoni lafciata Perugia s* in-
drizzò verfp Roma^ alle cui mura giunto non ebbe co-
jraggio colle fue forze tanto inferiori d* affalire quel fu-
jrioio , e potente Efercito , benché allora sbandato , perdu*
co dietro alle prede ^ il che fu alli 14 di Maggio. II
Marchefe di Saluzzo s' inviò verfo Orvieto i e il Duca
N 2 Fran*
«1
(So) leoni Ub. 3. pa& 375. 376.
loo Dbllb GbstAt di Frakcbsco Maria L
Francefco Maria per la volta di Todi, e folamentc nel
dì i6 di Maggio arrivò ad Orvieto (8i), dove tornato
anche il Rangone, fi tenne configlio di guerra. Gagliar-
damente infifterono il Marchefe di Saluzzo , Federica da
Bozzolo , e Luigi Pifani Legato Veneto , perchè fi tentafle
di cavare il Papa di prigione, con venir anche a giornar
ta , fé occorreva , e il Conte Guido R^ngoni fece cono-
fcerc con molte ragioni facile , e riufcibile V imprefa •
Moftrava parimenti il Duca d* Urbino di voler lo ItefTo »
ma metteva avanti non poche difikoltà ; dicendo nondi-
meno pubblicamente, che quando pure fi fofiTe deliberata
in qualfivoglia modo di andare , eh' egli farebbe il prima
ad incamrainarfi , ed efporre la vita propria per fervigio di
Sua Santità , maffimamente fapendo , che la ileflTa Repub-
blica , a cui egli fervi va , defiderava iAante mente per ogni
rifpetto la libertà di Papa Clemente VII. Il giorno ap-
preflo fi fece una raflTegna generale di tutto V Efercito
della Lega, e fi trovò non averfi più di 12 mila perfo^
ne , empendone fuggiti molti , sì per terrore della perdita
di Roma, come per la mancanza delle paghe, e de' vi-
veri; ficchè fu conclufo, ch'eflendo troppo difuguali le
forze della Lega a quelle de' nemici, ch'erano in nume-
ro di 20 mila già riconofciuti ( il Pavinio li fa crefcere
fino al numero di 40 mila ) , e fortificatifi in Città di così
gran recinto, con acquifto notorio di artiglierie, e di
munizioni, e che non potendofi fperare al prefente di
poter far frutto in alcuna maniera contro di laro ; perciò
fi dovefle proccurare con ogn' iftanza appreflo a* Prìncipi
collegati di avere un' accrefcimento di 20 mila Fanti tra
Svizzeri , e Italiani , e 3 mila Guaftatori , e tanta artiglie-
ria , oltre a quella , che fi aveva , che giungelTcro a 40
pezzi tra piccoli , e grandi , e che fi avelfero due corpi
di armate, l'uno nell'Adriatico, e l'altro nel Mediter-
raneo, che andalfero favorendo 1' Efercito di Terra (82),
Con quefta rifoluzione fu fpedito al Re di Francia
Monfignor d'^Afte, al quale Francefco Maria diede una
fua memoria, o fé vogliamo così chiamarlo avvifo, efpri-
men-
i^iì Muxau Amuu d' XuJL an. ijx?* C^i Leoni lib. 3. pag. 38^. 3$$.
\
DttvK RoTBUR IV. Duca i>*URtiNo Caf. IV. loi
tnendo fra T altre cofe^ che la venuta di Sua Maeilk
Italia farebbe ftata fopra ogni altra cofa utile , e nece^«
ria . Il Papa temendo di maggior violenza nella perfooa
fua y poiché fi andava .ogni giorno più da* nemici ftrin»
gendo Caftel S. Angelo , alli 6 di Giugno fé accordo con
effi, ma con quelle condizioni^ che vollero, e fi coftitul
loro prigione con ij Cardinali, eh* erano feco . Erafi gè*
nerata in tanto un* orribiliffima pette in Roma, ficchè ve-
devafi pure in tante afflizioni dello Stato della Chiefa con
così ingiuriofo difprezzo del Vicario di Crifto , un gran
principio di gaftigo temporale alle tante fcelleratezze com-
mefTe in quelP occafione . La qual pefte diffondendofi per
quei contorni oltre T eftrema careftia delle vettovaglie ^
avea ridotto in grandiflima anguftia T Efercito della Lega
intorno al Lago di Perugia . Il Duca oltre la condizione
de* tempi, patendo ancora per la tenacità del Provvedito*
re , fece in così fatta neceuìtà grand* efperienza della fua
virtù in trattenere quelle poche genti , che avanzavano >
e lo confeguì particolarijiente col far conofcere a* medefi^
mi Soldati , eh* egli pativa forfè non meno di loro ; la
qual verità congiunta con molti amorevoliflimi , e paterni
ragionamenti , operò in modo , che non oftante i difa-
g) , andarono trattenendofi ^ e afpettando le provvifioni a
loro promefle .
Ebbe fra quefto mentre Francefco Maria avvifo da
Venezia , che quei Signori , per li finiflri uffizj del Luo*
gotenente Ecclefiaflico Francefco Guicciardini , ìiemico
icoperto del noftro Duca (83), fparfi per diverfe vìe, e
fat-
(83) Quefta Aia mala dirpofizione verfo il Duca maggiormente dimoftrolhi
nella Storia , eh' egli fcrifle dt' Fatti d' Italia , mentre in elfa fi affaticò viva-
mente colla fua grand* eloquenza di ofcurare quella gloria, che Francefco Ma«
ria col fuo valore fi era acquìftata ne' fatti di guerra col tacere a beli' arte , o
alla sfuggita defcrivere quelle azioni, in cui meritava, gran lode, come da aU
tri Scrittori gli fono date , e coli' allun^arfi dove gli pareva di avere qualche
piccola occafione di biafimarlo, come affai chiaramente fi può òflervare da quel*
li , che fi dilettano di Storie, ed offervò Giufto Lipfio nelle annotazioni politi*
che, dove fra le lodi, che attribuifce al medefimo Scrittore (a chiariffima men,-
zione di così &tto odio dicendo: ^raneifcus Guidar dhus prudent ^ feri tuff uè Seri"
por , <^ qui tales LeUores fuos fueit , liber efi , ^ vetMK , fi tamen sb odie , fuoét
mibi noH femel videtut in Dueem XJrbintitem ^r. Nella celebre libreria di S. Sal-
vatore di iologoa vi ^ un Manofcrìtto intitolata Difefi^ per il Si^wm ls**n^
T02 Dbllb Gbsta di Frakcbsco Maria L
fatti ^penetrare in quel Senato , ingelofiti della di lui per- "
fona avevano pofto la guardia alla Duchelfa, ed a Guid'
Ubaldo fuo figliuolo ^ la qual guardia confifteva in due
Barche con alquanti Uomini del Configlio di dieci ^ i
quali circondavano, e tenevano come aflediata la loro
abitazione, e li feguitavano per la Città dovunque anda-
vano* Quefta feveritl nondimeno grandemente difappro-
vata tra gli altri dallo fteflb Provveditor Pifani, ca era
appreffo al Duca , fu ben prefto moderata da quei Padri ,
e reftituiti la Duchefia, e il figliuolo nella loro libertà,
fenz* afpettare eh* eflb Duca arrivafle in Venezia , il qua*
le non avendo potuto con lettere confeguile ciò , che bra*
mava , aveva intraprefo per le pofte il viaggio per otte- ^
nerlo di prefen:^a i ma in Coftacciajo avutone V avvifo , fi
fermò per alcuni giorni nello Stato, ove fu anche dalla
Repubblica provveduto abbondantemente di quanto oc-
correva per lua confervazione in tanto pericolo , e rivo-
luzione di cofe«
Pervenne al Re di Francia V avvifo della forprefa di
Roma , e della prigionìa del Papa poco dopo , eh* egli
aveva fatta pace, e confederazione con Arrigo Vili. Re
d' Inghilterra contra V Imperatore Carlo V. , di modo ,
che agi' intereffi temporali d* ambidue aggiungendofi T ob-
bli-
tm
ctfcQ Maria Duca di Urbino contro le calunnie dategli da Meffer Francefco Cuicciar*
Uni nella fua Ifloria ^ il qual Manofcritto è autografo, come lo dimoftrano le
frequenti correzioni, ed aggiunte che in eflb vi fono. E' di autore o coetaneo,
o certamente poco dittante dal tempo in cui vifl*e Francefco Maria . E* fuor di
dubbio informatiilimo di ciò che dice , e in tal maniera itefo . che primieramen-
te pone la narrazione del fatto, in fecondo luogo defcrive le accufe, o come
JA diconli calunnie del Guicciardini t e vi foftituifce la difefa del Duca. E* di«
ribuito tal Codice in nove narrazioni efattiffime in verità. In fine alla pag« ut
adduce i motivi da' quali reputa indotto il Guicciardini a dimoftrarli avverfo a!
Duca, e pofcia lì rigetta* Chi fia autore di tal Manofcritto non fi è potuto con
alcun chiariamo argomento rilevare; qual perà egli foffe io additano le feguenti
parole pofle alia pag* &• 9, He dovrà già perciò temere alcuno , che per avere
,, io a quefto comune rifpetto congiunto il particolar obbligo della fervitQ «
^ ch'io tengo con la Tua Illuflriffima Cafa, che in grazia di quello io fia per
,, allontanami punto dal diritto fentiero della verità &c ,, Forfè però non er*
^erà chi lo riputafTe Gio: fiattifia Leoni ^ poiché il Gucd nelU Storia M S. di
Cagli lafciò fcritK) , che avendo avvertito Gio: Battifta Leoni U mal animo che
il Guicciardini die a vedere neUa faa Ifioria fpecìaimente ne gli ultimi quattro
libri contro Francefco Maria , io indufle a fcrivere un libro mtiero di confiderà*
zioni fatte per difendere tal Signore dalle imputazioni fparfe contro di edb Duca«
\
DBiLA Rovere IV. Ducìid^Urbino Ca^p^IV*^ loj
bfigo particolare , che avevano alla S. Sede , fu facile a
Monfignor d' Afte di ottenere in gran parte gli ajuti ^ che
fi ricercavano da' Collegati ; e ne fu dichiarato Capitana
Generale Lautrech, il quale nel primo fuo arrivo in Italia
avendo avuto occafione di occupare Aleflandria , e Pavia ;
dichiarò di volerfi incamminare a dirittura verfo il Regno
di Napoli per la via di Romagna , e della Marca - Ma
fermatofi tra Parma, e Piacenza, ebbe quivi la confola*
zione che il Duca di Ferrara > ed il Marchefe di Manto*
va fi confederafifero col fuo Re, in che concorfero anche
i Fiorentini per efler confervati in libertà^ e dagli uni, e
dagli altri ricevè certa porzione di gente a piedi , e a ca-
vallo . Ma in tanto eflendofi finalmente accordata , come
fi difle , la liberazione del Pontefice y tutti quelli maneg-
gi fi variarono con grandiffima alterazione r Concioflìachè
appena liberato il Papa , e condottofi in Orvieto ^ dopa
aver commendata la molta pietà delli Re di Francia y e
d' Inghilterra , per la quale confelfava di efler reftituito
nella fua priftina dignità : nondimeno alle perfone manda*»
te da Lautrech, e dallo fteffb Re d'Inghilterra, che fa-
cevano iftanza, ch'egli fi confederafle cogli altri, rifpofe
così ambiguamente , che {i comprefe , eh' egli tuttavia
non era ben rifoluto di quello > che fi dovefle fare . Erafl
l' Efercito della Lega andato variamente trattenendo in
quefta confufione di cofe > e il Duca d* Urbino ritornata
al campo aveva tra Todi , e Terni impedito agji Spagnuo-
li , non fenza danno loro , V acquifto difegnato della Mar-
ca • Concioflìachè ufcitane di Roma una gran banda coli'
occafione di fuggire la pefte , invitati da molti partigiani
loro , fi erano inviati per cosi fatta imprefa : ma la vigi-
lanza del Duca li prevenne in maniera, che trovando la
Vanguardia loro refiftenza , dove forfè non afpettavano >.
&rono neccflitati tutti a ritirarfi, e volgerfi altrove (84)*
Succefle in tanto in Camerino la morte del Duca
Giovanni Maria Varano, che fegui àlli 19 di Agoftó di
quell'anno 1527. Reftata al governo di quello Stato la
Duchefla Catterina Cibò moglie di eflb , e nipote confo-
' bri-
Cm) Leoni loc. cit. pag. 390» '
it)4 Dblii Gbsta 31 VfLk^ctfco Maria L
brina di Papa Clemente VII., colla fua unica figliuola
Giulia in età di 4 anni ; Sciarra Colonna d' accordo con
Ridolfo figliuolo naturale dello fteffb Giovanni Maria
entrò a viva forza in Camerino ^ e lo faccheggiò . Ma la
DuchelTa colla figliuola ritiratafi nella Rocca , eflendo an-
che fopravvenuto Ercole Varano abitante allora in Ferra-
ra , con penfiero di obbligarla a dare efla Figliuola pet
moglie a Mattia fuo primogenito^ come av^a difpofto nel
fuo teftamento il detonto Giovaiììii Maria per confervare
rilluftre famiglia de' Varani (85); non avendo efla Du-
diefla a chi più facilmente ricorrere , fece iftanza al Du-
ca Francefco Maria per aver qualche ajuto , con offerta di
dare a lui per Guia Ubaldo fuo primogenito la figliuola
in matrimonio , il quale mandò fpeditamente gente a pie-
di, « a cavallo, dalla quale furono aftretti tanto Sciarra
Colonna , che Ridolfo a ritirarfi , e rellò la Ducheffa li-
bera, fenza efler per allora più moleftata.
Da che fu giunto in Orvieto il Pontefice Clemente,
non tardò il Duca d' Urbino cogli altri Uffiziali dell' Efer-
cito della Lega ^ portarfi colà per feco congratularfi , e
per perfuaderio ad entrare nella Lega ftabilita con tante
Potenze da' fìioi Cardinali contro V Imperatore Carlo V.
n trovarono irrefoluto^ e per quanto diceffero^ noi po-
terono indurre a prender partito alcuno (86), Giunto
Tanno 1528 prefentendo i Veneziani la difcefa di un graf-
fo numero di Tedefchi condotti dal Duca di Branfvich^
richiamarono dallo Stato Pontificio il Duca d' Urbino a
Venezia, il quale con qu^fta occafione fi giuftificò tal-
mente con quei Padri delle falfe imputazioni fattegli dal
Luogotenente EcclefiafHco Prancefco Guicciardini, e dal
Proveditor Pifano , che gli diedero piena facoltà di poter
rimandare la Ducheffa , e il Figliuolo allo Stato ; e con
univerfale dimoftrazione di confidenza lo confultaronp
intorno le occorrenze delia Repubblica in quei tempi sì
pericolofi , anzi calàmitofi : e datagli commimone di fare
un'altro Colonello di Fanteria, lo mandarono alle fron-
^ tiere
^ (Ss) Vincento Bellini nella Aia prima Differtaz. de Monetì$ Itali* McdU
JEvi pzg. iM. (i$) Murator. AmuL d' lui za. 151S.
DBtlA ROVBRB IV. DtfCA D'UKtlNO Cap. IV. IOJ
tìerc di Lombardia . E perchè poco d<^o fi feppe , che
il Branfvich veniva per la via di Trento , il Duca Fran-
cefco Maria fermoffi in Verona, come luogo, di dove
noteva , da ogni parte , che foffero venuti i nemici nello
Jtato de* Veneziani , mandar foccorfo . E di fatti quan-
tunque il Branfvich ufaflfe ogni diligenza , e fi fervide di
molti ibratagemmi militari , non potè niai rifolverfi ài fer-
marfi né in Verona , né in Brefda , né in Bergamo, per-
ché in ogni luogo ritrovò fempre il Duca molto ben
ali* ordine, in modo che dalla plebe fofpettofa, e fu-
perftiziofa pubblicamente fi diceva : o che il Duca d' Ur«
Dino foffe un Demonio, o che fi valefle delle di lui ar-
ti («7) . Per la qual cofa il Branfvich vedendo la peri-
colofa commozione de* fuoi , e conofcendo incutile ogni
tentativo contra i Veneziani , prudentiffimamente delibe-
rò di paflar fopra Lodi , Ma anche qui egli co* fuoi SoU
dati 1* incontrò molto male , mentre prevenuto dal Duca
Francefco Maria, colla fagacità , e deftrezza moleftollo
in maniera , che in fine trovandofi fchernito , e danneg-
giato gravemente , né potendo le fue genti reggere a* ^-
lagi della campagna , difperando non folo di poter far
progreflb, ma temendo maggior danno ancora, dopo
aver vanamente confumati alcuni giorni intorno a Looi ,
Ser la via di Como fé ne ritornò in Alemagna . Di mo-
o che colle fole forze di 4000 Fanti, e poca Cavalle-
ria , il Duca d* Urbino difefe tutto lo Stato della Repub-
blica, e fé fronte a 14 mila peribne, e fu cagione della
loro ritirata per la molta fiia vigilanza , e particolar no-
tizia , e fcelta dei fiti , nei quali poteva ftare , e manda-
re i foccorfi , che bifognavano, « col prevenir fempre
ogni tentativo de' nemici ,
Era in tanto giunto Monfignor dì S, Polo mandalo
dal Re di Francia dopo aver faputò k venuta del Bran-
fvich, ma perchè già egli avea abbandonata l'Italia, e
Antonio da Leva Capitano dell' Imperatore fin dall' anno
fcorfo allorché i Francefi fi erano allontanati , fi era ri-
meffo in campagna , ed avea forprefa Pavia , ed altri luo-
P'J^' ■ O ghi,
fi7) Leoni lib. i. pag. ^^ . -
io5 Dblii Gisti di Framcbsco Maria L
ghì , e fi andava tuttavia dilatando con idea di fare altri
acquifti ; il Duca Francefco Maria (ì abboccò con \Aon^
iignor di S. Polo , che avea feco 400 Lance y 500 Ca*
valli leggieri , e circa jooo Fanti , e confultando inficine
circa il procedere della guerra contro gr Imperiali nello
Stato di Milano , ftabilirono con quefte genti , e con
quelle y che avea il Duca y che allora coir arrivo di altri
fuflidj formavano 300 Uomini d'arme, 1000 Cavalli leg-^
gieri , e 6000 Fanti , oltre altri 2000 di Francefco Sfor*
za , di andare a trovare Antonio da Leva , eh* erafi forti-
ficato a Marignano per coftringerlo alla battaglia . Ma
giunti poco lontano dal luogo, benché continuaffero a,
danneggiarlo coir artiglierie , non poterono mai cavarlo
dal fuo alloggiamento: per il che il Duca mutato pen-
fiero, mentre pure ingegnofamente fi adoprava per trat-
tenerlo in quel Forte, diede principio con grolfo numero
di Guaftatori ad agevolare la ftrada verfo Milano. Ma il
Leva accortofi del difegno del Duca fi levò fegretamente
di notte da Marignano e s* introduce colle fue genti in
Milano. Svanito anche quefto difegno fi attefe ali^efpu-
gnazione di S. Angelo prefidiato da 500 Fanti poftivi dal
Leva , e ne fu dato carico a Giovanni di Noldo con 3000
Fanti, 300 Cavalli, e 6 Cannoni* Ma elfendo egli reftato
morto da un colpo di artiglieria , fi alfunie il Duca me*
defimo queft' imprefa, e mutata la batteria coHrinfe in
poco tempo i difenfori alla refa (88) .
Coir opportunità di queft' acqutfto configltò il Du*
ca,. che lafciato per allora il penfiero di Milano j^ fi pen-
iafle aU^ imprefa di Pavia de(iderata da' Collegati , offeren*
dofi egli di prenderne T aflunto . Condotto T Efercito a
Landriano coir aflìfienza di Monfig. di S. Polo , Francefco
Maria con alquanti Gentiluomini , e Capitani andò a ri*
conofcere la Città , e trovò efler rivolta tutta la difefa
da un lato fopra il Tefino, che fi diftende per TArfenale
verfo il Parco • Quello tutto terrapienato , era anche
fiancheggiato da tre grandi baftioni, e in quel di mezzo^
avevano polli alcuni pezzi di artiglieria per oatter la Cam*
^_: : : P^-
iiSì Leoni Iib. )• pag* 400..
f<
iDitiA Rovere IV. Duca d* Urbi no Gaf.IV. 107
pagna . In dìfefa della Città vi fi trovavano Àpontes Spa«
gnuolo Màeftro di campo > Pietro Botticella , e Pietro Bi^
rago Colonnelli con 3000 Fanti ^ ed a quelli (ì aggiunge
un buon corpo di Fanterìa venuto da Milano. li Duca
Avendo ben confiderato il tutto > determinò di alTalire ap»
punto la Città dove i nemici avevano preparata maggior
refiftenza per fervirfi di certo fito conGderato ^a luì atto
a poter fcortinare nel tempo dell' affalto , e battere tjaellì
Eer fianco . Onde avvifato M onfig. di S. Polo ^ ch^ era a
andriano ^ che fi accoftafle coir Efercito vicino a Pavia
er la ftrada verfo il Parco ^, fece^ che Antonio da Caftel-
o come Generale dell* artiglieria 'de^ Veneziani , ^ Picei*
nardo Capo delle genti Sforzefdie accompagnati da una
grofTa banda di Fanti, piantaffero di notte tre batterie
al Baloardo dì mezzo , e batteflero ia /mattina fuir alba
* per tefta , e per fianco a forbice per levare in poche
óre V artiglieria de' nemici dalla cima xlel fuddetto Baloar-
do . 11 elle tutto adempito, fece poi allargare, e ripartire
le batterie , lafcìando Antonio al Baloardo medefimo , e
ponendo il Piccinardi al Baftione della punta col dare
alcuni pezzi a' Francefi , afiìnchè faceflfero un'' altra batte-
ria al terzo Baftione , « così aitendendofi gagliardamente
Jper ogni parte a levare le difefe a' nemici, attefe in tan-
to il Duca ad approlfimare intieramente 1^ Bfercito verfo
la Città.
Ma giunto ^ clie fu IMonfig. di S. Polo , te convocato
51 configlio , difle , che non poteva trattenerfi in queft*
Imprefa, mentre ^ra neceflitato a girfene verfo Kapoli per
foccorrere T Efercito Francefe, che in quella parte fi ri-
trovava in anguftiei la qualxofa conturbò gli animi dì
tutti , vedendo colla partenza fua levarfi la £pttgmti tjì
confeguir Pavia , tanto defiderata da dafclreduno >. Ma il
Duca d' Urbino prontiflìttio ne* ripieghi , rifpofe a Monfig»
di S. Polo, e intei'jogollo , fé per ìncamminarfi a quella
*vòlta per la via di Gent)va avea latto le provvifionì ne-
ceflafie t)er fabbricare i ponti per pafiarc il Tefino> ed
il Pò , e' replicando leglì , che nel teiinine dì dieci gior-
ni al più avrebbe in pronto tutto il fuo bìfogno> ^li fogr
O 3» giun«
/•
loS Dbllb Cbsta di Francbsco Maria h
giunfe il Duca, e noi molto prima poffiamo efler ficuri
di guadagnar Pavia , di modo ch€ fenza ritirare le genti
voftre potete dar gli ordini per le provvifioni , e fervirc
in tanto alP imprefa comune , perchè poi con maggior
riputazione potete incamminarvi dove più vi piacerà (Sg)^
Convinto perciò j^onfig. di S. Polo, e commendata U
rìfpofta del Duca , fi attefe ad efeguire quanto egjLi avea
determinato per V efpugnazione .
Dopo avei: concertato ,. e mefTo air ordine quanto
occórreva , preparandofl all' aflalto il Duca, deputò, e jri^
partì alla tetta verfo >i baftiojii di .mezzo, e. della punta
tutt* i fuoi Uomini d' arme, indi ordiiiiò, che follerò quei
fti feguiti da uno Squadrone di Fanti fcelti , e sbrigatf ^
che nelle prime file aveffero da portare alcuni piccoli
barili di polvere , e fuochi lavorati da lanciare , poTcia
per rinfrefcamento loro dettino ancora altra Compa^fa
di Fanteria , con commiffioné efprefTa , che non cómin*
ciafTeroT aflalto fé non alle ore 20 in circa, e in quel
mentre fingendo Francefco Maria di voler altrove con
altra compagnia affalire la Città , con molte , e diverfe
fcaramuccie , e con lo sparo continuo d' artiglieria tra*
vagliò gli affediati • Venuta poi finalmente Torà deter-
minata , e datofi il fegno alla battaglia da tutte le parti
con indicibile ardire fi attaccò un fiero , ed orribile com^
battimento, e perchè il battione della punta era lo sfor«
20 maggiore , volle quivi il Duca ritrovarfi con parte
degli Uomini d'arme, e Capitani fuoi , dove dopo una
valorofa refittenza fatta da un groffo numero di Tedefchi ,
prevalendo in fine la virtù , e la forza degl' Uomini d' ar-
me del Duca , fu da loro guadagnata V entrata . Onde il
Duca fatto fubito fottentrare le Fanterie pettinate , que^
fte col lanciare i fuochi, dettinati , e gettare i piccoli ba<»
rili di polvere contro quelli , che ritirandofi , ma infie*
memente combattendo refittevano , cagionò loro tanto
danno per la fiamma, che di ogn' intorno avvapipava^
ed in un fubito ardeva , e confumava i Soldati^ che pò*
chi di effi ne rimafero vivi , per il che fecefi più largo
l'ingrciTo agli affalitori. ì'Te-
fi9) l^om loc cit. pag. 40$, •
'^
"I^BLiA RoviiRB IV. Duca i/Urbiho Caf. IV. to^
I Tedefchi , e gì' Italiani furono quali tutti difllpatl
dal ferro ) e dal fuoco. Il Botticella» ed il Birago mo^
rirono combattendo. L'Apontes colla maggior parte de'
Spagnuoli fi ritirò nel Gaftello con Galeazzo Birago, e
domandando accordo fu loro conceiTo per parere del Du«
ca y benché i Francefi vi fi opponefTero , laiciandogli par^
tire falve le robe , e le perfone , ed a' Cittadini fu intie^
ramente perdonato . Il Duca la medefima fera della vit«
toria , laiciato Carlo da Sogliano nella Città con quelle
genti , ed ordini , che giudicò neceifarj , ritornò al fuo
alloggiamento per ripofare , e per iftabilire infieme V in-
greuo del rimanente dell' Efercito per la mattina feguen-
te in Pavia • Appena vi fu giunto venne il San Polo cogli
altri Ambafciatori , ed altri Principali del campo per vi*
fitarlo j e rallegrarci feco di cosi gloriofa azione con moU
tiplicare le ammirazioni di sì gloriofa vittoria , e le lodi ^
che davano al Duca , confiderando in ifpecie la brevità
del tempo , che fu di fei giorni ^ e il nioao di così ardita
efpugnazione fatta con così induftriofe invenzioni. Tra
quelli , che in queft' occafione morendo ^ magnificarono
appieno la gloria di tanto Principe y uno fu Gian Paolo
Manfìrone famofo Capitano di queir età , il quale aveva
80 anni y e volle in ogni modo trovarfi a quefta dizione »
che deputato dal Duca alla batteria principale , e quivi
maneggiandoti arditamente fopra le forze dell' età fua ^
colto da un colpo d' artiglieria terminò con memorabil
efempio di un'indefefla virtù militare la vita (90).
Dair acquiièo di quefta Città , benché molto fi accre-*
ditafiero Tarmi de' Collegati in LQmbardia^ con tutto ciò
feguendo in quel mentre la mone d^ Lautrech nelT affe^
dio di Napoli y e la diftruzioq/e . deL fuo Bfercito vinta
>iù dalla pefte y e dai difiigi y che -dea altro ; come ancora
a perdita di Genova per opera di Andrea Doria , che
toltala a' Francefi V avea ripofta in libertà , cominciarono
a variare non poco le.cofe della Leg^^ ed a. vacillare le
^eranze formate fopra di effa ; maffimarpeote che lo fteffo
iJuca. di Milano Francefcó Sfor;2a fpeiandoc più nella cle«
men-
i
^^— — ^T^^^*^*q— ^— i^M— — ^
i^) ieoni loc ciu paj^ 409.
no Dbllb Gbsta m Framcbsco Maria L
menza dell' Imperatore ^ coir umìlìarglifi y che da^ Colie<>
gatì colia continuazione della guerra, andava fpargendò
molte ombre > -e difficoltà aflai malagevoli da Iciogiierfi
fià i Veneziani ^ i quali Aando perciò molto dubbiofi ^
facevano reiterate confulte, fé dovevano profeguire la
guerra 9 oppure accordarli con Carlo V. in così grand^
auge di profperità ^ e di fortuna «
Correndo Tanno 1529 i Francelì s'impadronirono
di Novara , ma non del Cafteilo , ficcome ancora di Vi«
gevano , di Mòrtara , ed altri luoghi . Tenuto fu nel mefe
di Maggio un gran con/iglio dal San Polo co' Capitani
Veneti, e Sforzefchi per far TalTedio di Milano • Tro*
voffi alle raffegne , che non vi erano fufficienti forze , e
perciò fu rifoluto di prendere , fé fi poteva , colla fame
quella gran Cittì « Poftoffi il S. Polo a Biagraffo, il
Duca d' Urbino co* fuoi , e con parte delle genti Sfor«
sefche a Caifano : da dove colle fcorrerie infettavano
tutto il Paefe , acciocché vettovaglia non entrafle in Mi-
lano « Studioffi in varie maniere Antonio di Leva di fare
sloggiare dal fuo accampamento il Duca d' Urbino , ma
non gli venne mai fatto (91) * Scefero verfo il fine di Ago-
ào 1% milaTedefchi condotti dal Conte Felice diVittem*
bergh in Ifola, e giunti a Pefchiera cominciarono a re*
care graviffimi danni al Territorio Veneto • Onde Fran-
fice Clemente VIL nel trattar accordo coli* Imperatore
in Bologna, ove ambidue doveano trovarfi, non folo lo
richiedeva a fare J* impreìa di Fiorenza con parte di quel*
le genti, ch^ erano nei Regno di Napoli, gii quafi tutto
n>mato air ubbidienza fua , ma difegnava ancora colle
medefime forze occupare lo Stato d' Urbino per darlo ad
Afcanio Colonna, che fu figlio di Agnese primogenita
del Duca Federico ^ affinchè coir efclufione di Francefco
Maria , a lui fempre fofpetto , fi provvedere di vicino più
confidente aUa fuaCafa de' Medici (92). Per la qual cof»
il
iMAlhi
<»(} Murati AmuL 4* Itzl. an. ijty* isti Leoni loc» clt. pag. 4^u
DULIA RoVBM IV. Duca 0*UmiiNO Cap.IV* ut
fl Duca ia tempo y che le cofe di Lombardia potevano
ripofare ^ con licenza ideila Repubblica fé ne pafsò al fuo
Ducato per provvedere , e di^nderfi da così fatti maneg«.
gi 9 dove con danari » ed altre provvifioni avute da' Ve«>.
neziani, e colle fue proprie riparò fufiicientemente tutte
le frontiere, ed i luoghi più neceflar) alla difefa, e ciò.
fatto (e ne tornò poi in Lombardia. Li 12 mila Te*~
defchi y come già dilli , fcefi in Italia fi divifero fra di lo«
ro , e una parte fi fermò intorno a Montechiari • Il Duca
Francefco Maria avea rifoluto di volergli aifalire n^'pro-.
prj alloggiamenti , e di combatterli > onde avfeva richiama*
to a queli' effetto da Bergamo il Gajazzo^ e Cefarè Fre^
gofo da Verona i avendo con nuov^^i. invenzione acconi^
modati alcuni pezzi piccoli di. artiglierie fopra cavalietti ,
che potevano condurfi agevolmente fopra muli,, co' quali
fperava poter ricevere molto vantaggio in quelL' occafione*
Ma in quefto fervore di provvifioni cadde in così pe*
rìcolofa, e repentina infermità, che in breve fudifperata
la vita fua . Vennero da Venezia Medici mandati da quel*,
la Signoria in Brefcia , dov* egli fi trovava ; fi ricorfe alle
orazioni per decreto pubblico, e fu desinata una grofla.
fomma di danajo per elemofina a' Luoghi pii a queil' ef*
fetto • Onde piacque finalmente alla Maeilà Divina di ri*
fanarlo in modo , che in poco fpazio di tempo potè paf^
farfene a Vicenza , e dopo avere di commii&one della Re*;
pubblica <:onfiderata quella Città recarfi a Venezia per
confultarne la fortificazione • Elfendo in tanto ceffato il
fofperto de' Tedefchi, i anali trattenutifi variamente nel /
Brefciano danneggiando folamente il Paefe cogli alloga
giamenti , e colle taglie , eifendo ftati fempre travagliati
da molte fcaramuccie , cominciarono a sbandarfi ^ maffi*
mamente avendo voluto il Conte Felice di Vitembergh
trovarfi in Bologna alla venuta deir Imperatore , il qu^tlQ
finalmente abboccatofi in quella Città, col Pontefice , e
dopo lungo negozio chiamato quivi lo Sforza ibtto falvq
condotto, acconfentendo Sua Maeftà Cefarea alle iftanze
di tutto il rimanente d' Italia di confermargli T inveftitu^
ra del Ducato di Milano , ed accordate intieramente le
cofe
112 DsLtB Gbsta di Frakcbsco Maria L
cafe de' Veneziani , che fi contentarono di reftituire il
tolto in quella guerra al Pontefice , ed a Cefare : fu pub*
blicata la Pace, e Confederazione generale d'Italia con
fjpecifica nominazione del Duca d' Urbino , e dello Stato
(uo; il quale come Prefetto di Roma fìi anche chiamato
quivi dal Pontefice con un Breve particolare. Onde com^
parve egli con la DuchefTa Tua Moglie con numero ono*^
rato di Gentiluomini , e di Capitani fuoi vecchi y e già
confumati nella milizia , che traffe maravigliofamente gli
occhi di ciafcuno a lui , con tanto maggior applaufo ,
quanto che i molti &vori fattigli da due Principi così
eminenti confermavano la fama , e la grandezza del nome
fuo • Concioffiachè V Imperatore in particolare T onorò
fingolantìente in pubblico , e in privato : in pubblico
perchè volle nell' atto della fua incoronazione y feguita
nel giorno 22 di Febbrajo 1530 nella Cappella del Pa-
la2zo Pontificio , della Corona Ferrea in iegno di efTer
Re del Regno Longobardico , e della Corona Imperiale
nella Fefta di S« Mattia alli 24 di efTo mefe nel vafto
Tempio di S, Petronio , volle , diffi , che il Duca Fran*
cefco Maria portafle una delle infegne dell' Imperio , che
fu la Spada ; ed in privato , sì per eflere fempre con
Sua Maeftà in lunghi ragionamenti di materie militari ^
come perchè fi riftrinfe a ricercarlo , che volelfe fermarfi
al fervizio fuo , avendo intenzione , come s' intefe poi ,
di lafciarlo iuo Capitano Generale in Italia (93) . Né ba-
ftandogli queft' uffizio fatto feco a bocca , e con molta
efficacia, mandò la DuchefTa di Savoja dalla medefima
DuchefTa d' Urbino a perfuaderla ad efortare il Marito a
contentarfene : e per rifcaldare tanto maggiormente la
pratica 9 egli medefimo fotto nome di vifita fopravvenne
a queflo congreflb , e colla viva voce replicò V uffizio ,
e r offerta fetta da quella DuchefTa ; ma il Duca rifpofe ,
che non efTendo affoiutamente in arbitrio fuo cotale rifo^
luzione, era necefTario, che Sua Maeflk compiacendofi
di degnarlo di così fatto onore fi. contentafTe da fé fteffa
di richiederlo alla Repubblica . E però fattane fare iitan*
_ . -za
(»3> Muraion Aonal. d'IuL an. 1530. Leoni loc. cit. pag. 4»o» 4*J»
DBILA ROVBRB IV. DuCA d'UrBiMO Ca?. IV. 11^
ItSL a Venezia dal fuo Ambafciatore , e tenutone eziandio
ragionamento cogli Ambafciatori , eh' erano in Bologna >
ebbe finalmente rifpofta da quel Senato, che la medefima
cagione y che moveva Sua Maeftà a defiderare il Duca
d* Urbino appreflTo di fé , neceflitava loro ancora , eflen-
done già in poflTeflb di fare ogni opera di confervarfelo ;
fpecialmente , che avendo ormai per molti anni con no-
tabile riputazione , e comando aella Repubblica fperi-
mentata m varie occafioni la Angolarità della fede , e del
valore di quel Principe , non potevano fenza gran pregiu-
dizio delle cofe loro acconfentire di privarfene . E che
febbene conofcevano , che non cedendo a Sua Maeftà , to-
glievano a lui un' onore così principale , che gli fi propo-
neva ; nondimeno fperavano ancora ^ eh' Ella accettarebbe
per riverente foddisfazione di quefta loro renitenza T of-
ferta , che fi faceva all' incontro a Sua Maeftà delle forze
tutte della Repubblica fotto il governo dello fteiTo Duca*
Ma non perciò celarono , o fi diminuirono i favori
verfo la perfona del Duca , anzi ebbero nuovi fegni di
continuazione, e di accrefeimento di confidenza: poiché
tra molti difcorfi ^ <:h' ebbe poi feco l' Imperatore , lo ri-
chiefe a nominargli perfona , che folle ftata capace a fo-
ftenere il pefo di fuo Capitano Generale iti Italia ; ed «gli
gli nominò Antonio da Leva , nel quale V Imperatore col-
locò così fatto carico al fuò partire d'Italia per la Ger-
mania . In quefto viaggio mandò il Duca Orazio Florido
a fervirlo fino a Treiito, col prrncipal motivo, acciò
efTo, e Nicolò Tiepolo Ambafciator Veneto , che ne avea
avuto commiflione dalla Repubblica , gH ricordalTero il ne-
gozio della reftituzione del Ducato di Sora , che Giovan-
ni fuo Padre pofTedeva nel Regno di Napoli . Terminata
la guerra in Lombardia fi fufcitò nella Tofeana, e dopo
varie imprefe V Imperatore Carlo V. dichiarò capo di quel-
la Repubblica Alelfandro de' Medici nipote di Papa Cle-
mente VII. , che in fine ebbe altresì il titolo di Duca •
Ed in quefto modo Firenze Città di tanta fama » e gran-
dezza venne a perder la fua libertà 1' anno 1 5 3 1 (94) del
f.JI. P mefe
(P4) Mambrino Eofeo Iftor. del Mondo lib. u pzg. i^ù.
7r4 Dbllb Gbsta di Frahcbsco Maria L
mefe di Luglio . Il Duca d' Urbino in quefto mentre fe
ne fterte nel fuo Stato sì per proprio ripofo, come per
follievo de' fuoi Sudditi , i quali fommamente bramavano
la prefenza di lui. Ma: Tanna 15J2 venne chiamato dalla
Repubblica di Venezia per fare la raflegna generale delle
genti d* arme ; onde lafdato al governo deTuof Pòpoli
Guid* Ubaldo fuo Primogenito y, egli colla Duchefla fùa
moglie fé ne pafsò in: Lombardia , dove con meravigliofa
magnificenza tece la raflegna > in cui fra V altre la Com-
pagnia della^ fua Condotta , e quella del fuo figliuolo ap-
f)arvero di gran lunga fuperiori air altre , non folo per
a qualità de' Cavalli , a' armi ^ e di divife ,, ma ancora
per la condizione de* Soldati .
Andoflene poi agli Creinovi , luogo incominciatofi a
fortificare fotto la direzione fua , considerandolo come
frontiera del Brefciano> e per poter foccorrere Bergamo,,
e Crema . Quivr riveduta 1' opera già fatta,, e dati- quegli
avvertimenti, che bifognavano fé ne pafsò a Brefcia per
trattenervifi l'iettate con fingolar contento di quella Cit-
tà. Ma mentre quivi dimorava, avvenne una pericolofifli-
ma foUevazione delle genti Italiane nello sbandarfi che
fé r Efercito , che V Imperatore avea formato contro So-
limano Signore de' Turchi , che minacciava alTaltar Vien-
na , e per acquetare: codefta: folievazione non ballò la pre-
fenza dello ièelfo Imperadore ; fi vide perciò la Repubbli-
ca di Venezia in neceflìtà di provvedere allo' Stato fùo^
del Friuli per la venuta di coftora, i quali danneggiando
crudelmente dovunque paifavano , fé ne venivano in Ita-
lia .. Quindi fu chiamato il Duca da Brefcia , e inviatolo
a quei confini ; fu tanta la riverenza,, ch'ebbero al me-
defimo quei Soldati , già avezzi agli incendj , e alle rapi-
ne, che quafi mutata natura, e coftumi, paifarono quie-
ti, e fenza tumulto alcuno. Concioflìachè facendo loro
ferjpiicemente fapere , che capitavano» in ruogo> dove
cortefemente farebbero provveduti di vettovaglie, e di
quanto occorreva loro per il paffo ,. fé folTero Itati con
quella modeAia,, che fi conveniva:, ma che fé avelfero
p^ofegjuito) a far gravi danni ne* paefi>; per cui pailkvano^
fot-
DBtiA Rovere IV* Duca d'Urbino Cìwp. IV. ii$
foflero certi , che ne avrebbero grave pena ; effi fcufaronfi
colla necdfità del vivere , e cogli oltraggi ricevuti dagli
Oltramontani le violenze fatte fino alloxa , e ringraziane
do il Duca della benigna .offerta , che faceva loro , con*
tinuarono il viaggio fé nza dare menoma moleflia al paefe;
cffendo provveduti fempre di viveri a prezzo ragionevo*
le, colla cuftodia però ne' luoghi opportuni ^elle milizie
jpaefane fotto la cura di alcuni Capitani del Duca (95) *
Ceffata 4a guerra col Turco , Carlo V. fé ne venne
di nuovo in Italia per abboccare la feconda volta col
Papa nella medefima Città di Bologna, e paffando per
lo Stato Veneto, la Repubblica, oltre gli Anibafciatori
mandati a* confini^ volle che il Duca d* Urbino ancora
andaffe a riceverlo nel Vicentino , dove incontratolo ,
mentre Francefco Maria voleva fcendere da cavallo per
riverirlo a piedi, Carlo ^li proibì efpreffamente ^ che non
fcendeffe , ma così a cavallo lo accoife con fomma beni-
•gnità, e lo ritenne fempre appreffo>, dandogli conto di
tutto 11 feguito in Ungheria nella jguerra col Turco , e
con quefto difcorfo , ed altri continuò feco il viaggio
fino a Montecchio , ove V Imperatore xiovea alloggiare •
Quivi licenziatofi il Duca per tornare a Vicenza , lo ri-
chiefe alla prefenza degli Ambafciatori , che tornaffe a
rivederlo in Mantova, dove avea a fermarfi fino all'arri-
vo del Papa in Bologna. 11 che fece il Duca tanto pili
volentieri , tjuanto che prefentavaglifi opportuna occafione
di rammemorare a Sua Maeftàr Ja reftituzione degli Stati
nel Regno ;, deVquali ne tiportò come dtre volte buone
parole , le quali per allora non ebbero verun buon effet-
to , e volle che il t>uca fi tratteneffe feco fino al fuo
partire per Bologna^ e fempre continuò con ^effo lui nel-
la foJita domeftichezza , ed in difcorfi militari . Doman-
dogli ancora certa armatura inventata da Francefco Ma-
ria^ coir offerirgli ali* incontro una delle fue^ t^uale più
gli foffe piaciuto; ma il Duca prefentatagli la fua^ non
volle fé non il difegno di una di <]uelle di Sua Maeilà^
che eleffe , e lodò per belliffima^ Seguì pofcia Tabboc*
Pi ca-
l9S) leoni loc, eie* pag. ^.
ii6 Delle Gesta di Francesco Maria I.
camento fuddetto in Bologna , dove il Duca mandò per
fuo Ambafciatore il Conte di Frontone Gio: Maria dalla
Porta , affinchè con tale occafione ricordaffe all' Impera-
tore la reintegrazione de' Stati nel Regno,, il quale l'ac-
compagnò ancora iìno a Genova , dove il Duca inviò
fimilmente per la ftefla cagione Felice Tiranni fuo Segre-
tario, acciocché di concerto rinnovairero gli uffizj con
SuaMaellà, la quale in fine diede loro parola certillìma ,
che fubito giunto in Spagna l'avrebbe compiaciuto..
Venuto l'Aprile aell' anno 1533 liberato il Duca
da una lunga oppreflìone della podagra , fé ne ritornò
allo Stato, nel quale ad onta di un orribile careilia,
che tutti occupò quei paefi , provvide con tanta carità , e
amorevolezza i fuoi Sudditi, che anche in quefto fi co-
nobbero fommamcnte favoriti dal Cielo, e beneficati dal
lor Sovrano. Per tal occafione fi può credere, che gli folTe
battuta la feguente Medaglia, che efilte in Firenze nella
Galleria di ^ A^ Jt* ii Granduca di Tofcana.
n diritto di quefta Medaglia moftra ii Ritratto del Du-
ca coir infcrizione FRANC. MARIA VRBINI DVX IIII.
Nel rovefcio un'Aquila, che vuole efporre al raggio del
Sole i fuoi Aquilotti col motto in giro ALO ET AR-
CEO- 1,'efler Francefco Maria in quelta Medaglia appel-
lato Duca IV. , quando per non fo qual motivo fulle fue
mlinete fi appellava III., dà molto a fofpettare , che fia
ftata battuta dopo la morte di lui , e forfè al tempo dì
Francefco Maria II. come il lavoro lo indica, e proba-
bilmente per giuiiificare , che Francefco Maria II. era
il VI. Duca d'Urbino, com' egli fteffb volle eflfer chia-
mato ^ benché Fiancefco Maria I. fuo Avo fi ChiamafTe
III.,
DBLLA RoVBRB IV. DuCA d'UrBINO Cap. IV* II7
III., e Guid' Ubaldo IL fuo Padre IV. Duca. Col ro-
vefcio fi crede , che additi il fuo efempio a' fuoi figliuo*
li per animarli alla virtù , poiché egli fi età dimollrato
valorofiffimo . E' comune fama, che l'Aquila efponga i
fuoi figliuoli al Sole, e fé ftanno cogli occhi fifi a rimi-
rarlo li riconofce per fuoi :,fe nò, gli rigetta come Spurj .
S. 4goftì"^^ adduce tal efempio (g6) . Io non riprendo
coteii^ ipiegazione; ma le due parole del motto Ah ^
Arceo fembrano proporre un' altra interpretazione , ed è,
che V Aquila pafce i fuoi figliuoli : e ciò fi addita nella
voce Alo , e neir atteggiamento dell' Aquila verfo gli
Aquilotti ; e li difende da chi vorrebbe far ad elfi offe*
fai e ciò fi manifefta nell'altra voce Arceo (cioè Aroeo
hojìes ) . Forfè indica 1' amore , che Francefco Maria por^^
tava a' fuoi Sudditi , riconofciuti da effb quafi figliuoli ,
e la difefa , che di elfi prendeva , tenendo da elfi lonta-
no chiunque tentafle di far loro oflFefa . Il Sole fovra-»
ftante all'Aquila la diftingue dagli altri Uccelli, che la
fomigliano , fé non fi vuol dire , che ficcome il Sole è
il maggiore, ed il più fplendido fra i luminari del Cie-
lo , così r Aquila fra gli Uccelli è il più nobile , e rag-*
guardevole . E forfè chi fece battere tal Medaglia volle
indicare , che Francefco Maria fi poteva in qualche guifa
ralfomigliare ne' pregj al Sole , ed all' Aquila .
Nel corfo del fuddetto anno 1 5 3 3 bramando il Duca
di venire alla conclufione del matrimonio già trattato
fra Guid* Ubaldo fuo figliuolo , e Giulia Varani per effe-
re gli Spofi ormai in età da poterfi congiungere, intefo
il ritorno del Papa da Marfiglia , dov' era fiato ad ab-
boccarfi con Francefco L Re di Francia, fece in Roma
rinnovare gli uffizj col Pontefice per averne V affenfo .
Ma benché in apparenza moftrafle di contentarfene , in-
ternamente però non vi aderiva molto , forfè per 1' an-
tica , ed occulta malevolenza , che portava al Duca , o
perchè non giudicale bene di vedere aggiunto al Duca-
to d' Urbino quefto nuovo Stato : onde fenza negarlo
andava prolungando il fuo confenfo fotto pretefto , che
^la_
{96) Trad. XXXV L in Joan* £v. 0. ). Dicuntmt emm^ & tttUi afuilarnm &q
f if Dblìb Gbsta di Francesco Maria T«
la Spofa non fofle ancora in età da poter legittimamente
contraere il matrimonio, e con ragione, mentre Giulia
non .avea più che dieci jànnì.. Ma avvicinandofi il tempo
da renderla abile, avvenne, che Mattia Varano, cne
pretendeva aver ragione in quello Stato , gixmto ali*
improvyifo di notte tempo in Camerino con molti
puorufciti ^fcalate le mura , e non trovando ninna refi*
ftenza entrò nel Palazzo Ducale , e fece prigione la Ve-
dova Puchefla Caterina , e la condufTe a vifta della figli-
nola , eh' era nella JRocca y acciò comandafle al Gaftella*
no Aranino Cibò^ che glie la confegnafle, e colla figlia
anche la Rocca ^ ed avendo Caterina ordinato ^ che collo
fparo deir artiglieria fi cacciafle J' inimico , Mattia così
afpramente fi portò con efla^ che fguainata la fpada mi-
nacciò di ucciderla • Maja forte ^ e coftante Donna fprez-
zando le minaccie della morte , fatte alcune brevi pre-
ghiere air Onnipotente Iddio per impetrare il perdono
delle fue colpe ^ fi efibì che gli troncaflero dal bufto il
capo; per le quali cofe Mattia perdendofi d'animo, e
temendo il tumulto dell' adirato popolo , conducendo fé-
co Caterina ^ partì dalla Città • I Camerinefi fra quefto
mentre avendo inteib la prigionia della Vedova Duchef-
ia, e quanto era accaduto, di comune confentimento pre*
fero l'armi., e corfero dietro all'inimico, il quale né pu-
je tentò di difenderfi , e fi die alla fuga ; de' fuoi Sol-
dati ne furono 22 fatti prigioni , e in pena del loro at-
tentato furono tutti appiccati (97) . Mattia aftretto per
falvarfi a lafciar Caterina in mano di Ceccotto dalla Muc-
cia, uno de' Fuorufciti , quefti ottenuto da lei il perdo-
no , e la remiffione del fuo bando ^ la jicondufle poi li*
bera in Camerino^
CommoflTa per tanto la Ducheffa da cosi temerario
hifulto , determinò per fua ficurezza in avvenire di dar
fine alla pratica del matrimonio di fua figliuola con Guid'
-Ubaldo: onde fatto chiamare il Duca, convenne feco
per la bramata conclufione • Ma continuando pure tutta-
via il Pontefice a differire il fuo aflenfo, tanto fi prolun-
^ - S^
I97) JMonetIs Italia: Diflert prima pag. %i.
1
t«*
DELIA RoVBRff IV. DuCA D^UrBIKO Caf. HT.. ff^f»
g6 cotefto affare, che venne a morire il Papa, e fu allf
25 di Settembre dell'anno r5J4v fenza aver mai conx:e*
dura la richfefta permiflione^ In tempo della- Sede Vacan*^
te, che durò folamente 17 giorni , il Duca fòllecitato^
eziandio dalla mededma Duchella Caterina mandò fubito
Guid' UhaWo in Camerino , dove fi diede compimento al
matrimonio, e fi fece la confumazione di quello ,. non
citante, che Giulia Spofa appena avefle toccato T anno^
12 di fua età (98). E perchè coir occafione di quella
Sede vacante erafi moflb nuov^amente la fteflb- Mattia Va*
rano da: Ferrara coir moki fiiior feguaci per tornare all'
imprefa di Camerino , perciò ellb Guid* Ubaldo^ fi appli-
cò in tutte le guife a fortificare , e rendere come inefpu*
gnabile quella Città , e lo aftrinfe a ritirarfi per. cammi-
no , e tralafciare il fuó difegno ^
Anche i Kaglionr Fuorufciti di Perugia , alla nuova
della morte di Clemente , incominciarono ad incammi-
narfi a quella volta ; ma il Duca ricercato da' Miniftri
Ecclefiaftfci della fteffa Città , fubito la provvide di' gen-
te opportuna : eppure nel nuovo Pontificato quefta fua
dimoltrazione utile alla S. Sede gli fu attribuita a delit-
ro : lo fteflb fece a Rimino , dove fpinfe le Soldatefche di
Montefeltro per oliare a Sigifmondo^ Malatefta, che già
tumultuava per farne acquifto . Per lo che quefti , ed à^
tri luoghi circonvidnf per opera di Francefco Maria ven-
nero prefervatf dalle follevazioni , e tenuti in obbedienza
della Chiefa . SuccefTe alli ir di Ottobre del medefimo»
anno l'elezione del nuovo Pontefice in perfona del Car-
dinale AleflTandro Farnefe, che fi chiamò Pàolo III., il
quale mandò tofto efprefla inibizione allii Vedova Du-
cheffa Caterina, e alla Spofa Giulia fopra la conclufione
del matrimonio con Guid' Ubaldo^ E benché gli foffe
riffjofto , che già in focit^nr Ecclefia n'^ eiB:{èg\iìta, la ce-
lebrazione y ed anche la copula ,. egli nondimeno inco*
minciò a procedere con Monitor) contro la Madre , co-
me difobbediente per una lettera fcrittagli dal Collegio
de* Cardinali in tempo di Sede Vacante: ad iftanza di
lui,,
mm^t
(si) Leoni loc. cìu pag. 431. Muxacon AooaLd' lui an.aj34»
r
lio Dblli Gesta di Fkancésco Maria L
lui , che n' era Decano , con ordine , che non difpone(fè
della figliuola fino alla creazione del nuovo Pontefice ^
la quai lettera , dice il più fiate citato Leoni , capitò do*
pò la confumazione del matrimonio; e nello fteflb tem-
po procedeva contro Guid' Ubaldo , e contro Giulia per-
chè lafciaflero Camerino . Non doveano certamente man-
car delle buone ragioni alla mentovata Giulia fu quel
Ducato 5 giacché Clemente VII. V avea confermato al Pa-
dre di lei y ed a' Succeffori , ed era Papa di tal animo ^
e di tali forze, che non avrebbe permeflb alla figlia di
continuare dopo la morte di Gio: Maria fuo Padre per
lo fpazio di fei anni , ed alcuni mefì in quel dominio ,
fe non le avefle affiftito qualche legittimo titolo; e di
più fcrive l'accennato Leoni, che lo fteflb Paolo III.,
eifendo Decano del Sagro Collegio , avea fottofcritta la
Bolla di Clemente VII., per la quale fi dichiarava con
ampliffima eflenfione di claufole eUa Giulia fuccedere le-
gittimamente , e immediatamente allo Stato paterno {99) .
Non r intefe così il novello Pontefice . Per lo co-
ftume di quei tempi, come ben oflerva l'erudito Mura-
tori ne*fuoi Annali d'Italia (100), bramando elfo pure di
formare in Pier-Luigi Farnefe fuo figlio un non piccolo
Principe , dichiarò , che quel Ducato era decaduto alla
Chiefa Romana • Però pubblicati i Monitorj contro di
Caterina , e di Giulia , venne alla fentenza , e alle fco-
muniche . Se ne moffe lite in Roma , favorita apertamente
contro di Caterina , e di Giulia dal medefimo Papa ; né
baftandogli tutti gli atti giudiziari fatti da lui di poten-
2a, e con ogni forte di rigore, fi condufle alla fine do-
po non molti giorni a travagliare quei Signori colla for-
za; poiché mandò Gio: Battifta Savello in Fabriano con
molta gente , perché . impedifle le vettovaglie a Cameri-
no , con ordini , e proibizioni ftrettiflime fppra di ciò a
Fuligno, a S. Severino, e a tutti quei contorni. Proc-
curò il Duca Francefco Maria per fé fteflb con tutta
3uella umiltà , che potè , di render capace il Papa
elle Aie ragioni , e coli' interceflioni dell' Ambafciatorc
_____ àcìV
l99) Pag. 435. (100) Aono 1534*
DBiLA Rovere fV. Duca d'Urbino Cap.IV. ut
dell* Imperatore Carlo V. , e di quello di Venezia fece
ogni uffizio per placarlo i ma quanto erano maggiori le
iltanze y e le preghiere , tanto il Pontefice fembrava più
afprO) e infleffibile . Sicché dopo aver egli proteftato più
fiate, che quando la neceffità lo ftringelle, non eflendo
accettate le fue ragioni , farebbe sforzato a foccorrere
il figliuolo per non lafciarlo perire così ingiuftamente ;
continuandofi tuttavia neir afTedio , raccolta in fine una
grofTa fomma di grani con una buona banda di gente a
piedi j e a cavallo , T introdufle in perfona in Camerino ^
paiTando vicino a SaiToferrato , e a Fabriano > fenza che
pur vedeffe le genti del Savello . Ed offerendo in tutti
quefli luoghi di pagare la gabella ordinaria agli Efatto*
ri y fece fare di tutto ciò atto pubblico in forma auten-
tica , e fpecialmente di una protefla , eh' egli così armato
non fi moveva in modo alcuno contro la Chiefa, della
quale era , e farebbe fempre ubbidientiffimo figliuolo y
ma femplicemente per foccorrere di vettovaglie il Duca
fuo figliuolo affediato • Così fé ne andò , e tornò fenza
un minimo contrafto , ed operò , che per T avvenire da
Gubbio , e da molti altri luoghi vicini le vettovaglie vi
concorfero abbondantemente . Ma il Papa air incontro
fece profeguire con Monitor) contra quei Signori , e con-
tra gli fteffi VafTalli , e cominciò anche a querelàrfi acer-
bamente in pubblico , e in privato di Francefco Maria ,
accufandolo di poca fede, e fincerità verfo la S. Sede;
ed in ifpccie per aver pollo in tempo di Sede Vacante
gente in Perugia; onde gli comandò, che quanto prima
la levafTe ; ma appena fu ubbidito da lui , che i Baglio-
ni occuparono quella Città .
QueAo fevero procedere di Paolo fece credere per
r Italia , che finalmente fi verrebbe a guerra fcoperta ;
quindi cominciarono a commuoverfi di maniera i popo-
li , che perciò concorrevano al Duca molti Capitani , e
Soldati , ed in numero tale , che quando fofle venuto il
cafo fi farebbe trovato con Efercito da far gran pro-
greffi • Nondimeno dicendo fempre , che fperava , che il
Papa fofTe finalmente per riceverlo in grazia, e piegarfi
F. IL Q^ alla
122 DsLLB Gb$TA DI FrANCBSCO MaRIA L
alia giuftizia delle fue ragioni ) andava differendo ogni
occafione di rottura . Valendofi tuttavia per mitigare lo
fdegno di Paolo dell'autorità dell' Imperatore , e de' Ve-
neziani , i quali di nuovo fecero replicare dagli Amba*
fciatori ì loro premurofì ufiìzj , rammentando al Papa i
meriti del Duca Francefco Maria colla Sede Apollolica
di tanti anni, e infìeme la guerra di Leone X., metten*
dogli in coniìderazione > che quefti era pur quel medefì^
mo y che travagliò tanto allora quel Pontefice ; anzi che
trovandofì ora con feguito maggiore , e più affinata fpe*
rienza della guerra, poteva apportargli danno, e difor*
dine più rilevante . E V Ambafciator di Venezia foggiun*
fé , eh' eifendo flato il Duca poco prima ricondotto con
univerfale confenfo di quel Senato con 50 mila feudi
di provvifione, quando Sua Beatitudine perfeveraiTe nel
procedere coli' armi, la fua Repubblica per l'obbligo
della Condotta farebbe ftata neceuitata di fomminiitrargli
ogni ajuto . Per la qual cofa il Pontefice deliberò alla
fine di fofpender le armi , continuandoti però nella lite
per via di giuftizia (loi).
Venne in tanto a Napoli 1* Imperatore , e il Duca
Francefco Maria ftabilì di andarvi in perfon^non folo
per riverirlo , e rallegrarti feco della vittoria confeguita
m quell'anno 1535 nell' imprefa di Tunifi nell'Africa;
ma ancora per ringraziarlo della reftituzione di già fatta*
gli , benché non intiera , degli Stati dei Regno , E per*
che neceffariamente gli conveniva di paflare per lo Stato
Pontificio , non eflendo tempo di andare per mare , volle
afficurarfi per la llrada , per fuggire ogn' incontro , che
da' Miniftri Ecclefiaftici vi potelle ricevere. Onde moflbfi
da Sinigaglia con 300 Archibugieri, e 200 Guaftatori, e
con vettovaglia per fei giorni fopra Muli s* incamminò
per la via delle Tavernelle d' Ancona a Loreto , a Per*
mo , e pervenne al Tronto . Quivi licenziate le genti
$' inviò colla fola Famiglia verfo Napoli , nella qual Città
fii accolto al folito con fegni di affetto non ordinario
dall' Imperatore . Proccurò quivi il Duca di far un com«
(lox) Leoni cit pagi 4$4* e 435»
DlLtARoVfiRHlV.DuCA D* URBINO Caf. IV. 12J
proffielTo in Carlo V. intomo la controverfia di Cameri-
no , ma il Nunzio del Papa non volle acconfentirvi mai ;
onde il negozio fi riftrinfe a nuovi uffizj , che T Impera-
tore fece col Papa • Preparandofi poi Carlo alla partenza »
il Duca fi lic»i7iò da lui , e fé ne andò in Puglia y dove
imbarcatofi con tutta la fua famiglia fi trasferì a Zara per
vedere quel paefe pofleduto da' Veneziani . Quindi con
due Galere della Repubblica fi riconduiTe finalmente a
Pefaro Tanno 1536.
Non potè fermarci molto nel fuo Stato , conciofliachè
calando in Italia gran numero di Tedefchi per fervizio
àtìV Imperatore contra i Francefi , i Veneziani lo richia-
marono 5 acciocché affiftefle a quefto paffaggio, come fe-
cero altra volta , sì per difefa delle lóro frontiere , come
per dar ordine , che quei Soldati foflero provveduti di
viveri fenza ecceflìvo aggravio de* popoli , fpecialmente
da che i Commiffarj di queir Efercito cominciavano a fer-
marfi più che non fi conveniva nel paefe , e rifcuoterc
molte impofizioni con grande incomodo degli abitanti •
Alle quali cofe tutte il Duca colla fua prefenza prov-
vide così deftramente, che con gran foddisfazione della
Repubblica quelle genti ben trattate , e contente fé né
panarono fenza un minimo difturbo •
Giunto r anno 1537 fi mofle Solimano con una grande
armata per far T acquifto della Puglia , dove fpingendo
avanti alcuni fuoi Capitani , quefti giunti nel Golfo di
Taranto , fcefi che furono in Terra diedero V affalto a
Caftro , e lo prefero per accordo • Ma mentre i Turchi
attendevano a far preda di genti , e di beftiami per i
luoghi di quei paefi con gran fpavento di tutto il Re-
gno, ebbero varie fconfitte in Mare dalle Navi, e Gale-
re dei Genovefi, è Veneziani • Quefti danni arrecati alla
gente di Solimano alterarono grandemente V animo fuo
contro la Repubblica; ma un*alti*a fconfitta, che riceve-
rono 1 2 Galere fue dal Doria neir Ifole di Merlere fopra
il Promontorio di Corfù , lo induflero a lafciare l* impre-
fa d' Italia , ed a volgerfi a* danni de' Veneziani . Onde
condottofi con tutto il fuo Efercito a combattere Corfù ,
0^2 CO-
»
124 Dellb Obsta di Frakcbsco Maria L
comandò a Barbaroffa, che dovefle con tutto T apparata
deir artiglieria paflar in queir Ifola (102). Quefta moiTa
del Turco fopra Corfù apportò un terrore indicibile a'
Veneziani, onde richiamarono il Duca a Venezia, parti*
tone poco prima, il quale ebbe T avvifo per cammino a
Gradara , e fenza né meno veder Pefaro fé ne ritornò
fubito addietro . Venutofi però feco a ftrette confulte ,
moltiplicando cogli avvifi della rifoluzione , e dello sfor-
zo de' nemici per mare, e per terra, lo fpavcnto , e la
confufione della Città , il Duca confolando quei Padri
con molte confiderazioni militari , li confortò primiera-
mente ad unirfi coir Imperatore , e col Pontefice , perchè
con queft' unione il Turco verrebbe certamente a cadere
m gran timore delle cofe fue . Oltre di che fi offrì di
voler egli colla propria perfona andare alla difefa della
medcfima Ifola, né voleva più, che 5000 Fanti, oltre a
quelli , che vi fi trovavano , eh' erano altrettanti i addi-
tando loro il modo , e il luogo dov' era per accamparfi ,
e l'evidente facilità dell' ofFefa, e della difefa. Fu fubi-
to promofla la confederazione , la quale volentieri fu ac-
cettata tanto dal Papa , che dall' Imperatore • Il Duca
d* Urbino fé ne pafsò immantinenti al fuo Stato per
aflbldare i 5000 Fanti, mentre in tanto fi provvedeva a
Venezia con molta foUecitudine quanto bifognava ; e per
lettere dello fteflb Duca furono avvifati i Capitani , che .
fi trovavano in Corfù di quanto avevano in quefto mez- .
zo ad operare contra i Turchi .
Mentre che così foUecitava la fpedizione , e l' imbar-
co , fi ebbe l' avvifo , che i Turchi agli 1 1 di Settembre ,
abbandonata l' imprefa , fé ne tornavano a Coftantinopoli
con tutto r Efercito . Dopo varie difpute fé quefta Con-
federazione doveafi ftabilire , e continuare , o nò ; final-
mente l'ultimo giorno di Gennajo dell' anno 1538 fu
conclufa , e accettata intieramente la capitolazione . Er*
il Duca Francefco Maria mentre tuttavia era indecifo
qucfto affare ritornato a Venezia , al quale la Signoria
per grata memoria degli onorati fervizj , e meriti di lui
col-
«
(loJ^ Mambriflo Rofeo Ilb. j. pag, 1^3. 194.
/
l
èfittA RovBRB IV* Duca d^Urbino Gap, IV* tif
colla Repubblica 5 donò un palazzo nella contrada
S. Fofca . E perchè ricercato del fuo parere , aveva fem*
)re efortato a prevenire il Turco nel paefe proprio, e
_argli guerra offenfiva , quefta propofta fu fenza contra*
rietà accettata e dal Papa , e dair Imperatore > e pubbli-
cata folennemente la Lega né fii infieme dichiarato Ca^»
pitano Generale il Duca d' Urbino a richiefta della Re-
pubblica col confenfo sì dell' Imperatore , che del Pon*
tefice medefimo , non oftante i difpareri , che feco avea
per r affare di Camerino . Cominciaronfi per tanto in Ve-
nezia a ragunare le provvifioni neceffarie per una tanta
imprefa , anzi fi venne allo ftabilimento del numero delle
genti , colle quali fi aveflerò ad offendere gì' inimici : e
di tutto fu lafciato il pieno arbitrio, al Duca. Egli efa-
minato^ diligentemente quanto bifognava, chiedette 40
mila Fanti , e 4 mila Cavalli armati alla borgognona con
lancia , ftocco , e mazza con due foli cavalli per uno , e
tra quefti 25 Stradiotti per cento armati air ufo della
loro nazione . Ma voleva però, che per aver fempre iti
eflfere così fatto corpo di gente y fi tencSé in alcuni luo-
ghi deputati un certo numero de* medefimi per rimetter
quelli , che foffero mancati • Oltre di ciò voleva 20 Can-
noni da batteria, e 60, ovvero 70 altri pezzi da campa-^
gna ; vettovaglie in Puglia , in Sicilia , ed in Candia per
traghettarle dove foffero mancate, e denari fempre nell*.
Efercito per otto paghe almeno . Voleva poi , che V ar-
mata di mare foffe numeroia quanto più (1 poteiTe , aven-
do qualche penfiero fopra Aleffandria, ed il Cairo, per
dove aveva deftinato 20 mila Fanti, 500 Uomini d'ar-
me , e 2 mila Cavalli leggieri armati air italiana • Colle
quali provvifioni confiderò il modo del procedere fino a
Coftantinopoli con tutta facilità . Mentre dunque fi po-
neva ogni opera di adunare tanto neirArfenale di Ve-
nezia , che per tutte le Città di quel Dominio , anzi pel
rimanente d' Italia , e di tfeguire , e preparare le cofe
propofte dal Duca , era pubblica , e ardentiffima la com-
iflozione in molte Città in farfi arrolare in sì lodevole^
e sì fanta milizia, dalla quale fi fperava tanto vantaggio
alla Criiliaaità . Pti-
/
ti6 Dbilb GistA DI Frahcbsco Marta L
Prima d' innoltrarfi a quefta guerra fecero ì Venezia*
ni , che il Duca con molta diligenza viiitaiTe V Iftria , la
Dalmazia, e tutto il Friuli , ed eziandio la ftefTa Città
di Venezia; intorno alla ouale fpecialmente efaminando
egli a parte a parte y ed eiponendo a quei Padri la me«
ravigliofa fortezza del (ito , in cui Dio V aveva coftitui-
ta , diede loro con tutto ciò in ifcritto molti importantif*
fimi avvertimenti y e confiderazioni , e altre intorno a
tutto lo Stato di Mare 9 e di Terra ferma , così copiofe,
e così utili, che non folamente apportarono allora gran*
diffimo conforto a tutti quei Senatori; ma tuttavia come
prefervativi , ed opportuniffimi ricordi per pubblico van^
taggio fi confervano tra i più preziofi monumenti di quel-
la Repubblica (log) . Aveva il Duca finito di vifitare tut-
to il Trivigiano , e fpecialmente Udine , ed in tanta af-
pettazione , ed applaufo del Mondo aveva ottenuto anche
da Dio grazia con certo medicamento di refiftere in ma-
niera alla podagra, che poteva ormai liberamente cam-
minare : per la qual cofa fi proteftava oltre modo lieto ,
e contento di poter pur una volta condurfi a guerreggiare
contro de' Turchi , cofa tanto bramata da lui , per milita-
re non più per motivo d' intereife , ma per la fola gloria
di Dio , e della Chiefa fua • Ritornato a Venezia fu for-
prefo da graviflima infermità, che dubito fu da lui giu-
dicata mortale , e perciò condotto in Pefaro , in pochi
giorni con efemplare coftanza, e divozione richiedi i
Santi Sagramenti della Chiefa , al primo di Ottobre , co-
me vuole il Muratori (104) , o alli 20 di detto mefe co-
me fcrive il Leoni, deiranno 1538 (105) fé ne pafsò a
mi-
(loj) Leoni ììb,$. pa^. 4SÒ» (104) Annal. d' ItaK an. 1538. (1:05) Fra
Oirolamo Maria da Venezia Autore Contemporaneo , e abitante in Gubbio, nel-
la fila Cronaca MS. fcrive , che FraiKefco Maria eflendo Capitano delia Lega
di tutt* i Criftiani contra alli Turchi . la notte venendo al Lunedì alli x^ No-
vembre , non fenza furpizionc, e indizio di veleno a lui dato dal Aio Barbiere ,
cfTendo venuto da Venezia a Pefaro, pafsò dalla premènte vita. Lo ftefTo vien
aderito dal Giovio fotto 1* elogio di queito Duca pag. 4%$. feri vendo così :
„ venuto a morte non già per fuo deftino ma per malignità d' alcuni , t quali
„ fi dice, che gli fecero dare il veleno, come fi può 'vedere per un certi Aimo
,1^ procedo , & per la confeiOone di sì sran delitto commeflb • „ In ciò convie-
ne pure il San(bvini , ove parla del medefimo nell' Origine delle Famiglie d* Ita-
lia pag. 103. ,» Dopo eh* ei fu creato Generale della Repubblica di Veueua veli*
DStLA ROVBRB IV. DuCA d'UhBINO Cav.IV, 127
miglior vita , con tanto maggior dolore y e a£Bizione uni^
verfale , quanto che fi conobbe , e fi verificò eflere flato
con deteftabile , e inumano configlio col veleno eftinto
un Signore sì benemerito dell' Italia , e fpecialmente dell'
inclita Repubblica di Venezia , in quel tempo appunto ^
che dava fondata fperanza di riufcire utiliffimo alla Ghie*
fa del Signore •
Fu Francefco Maria piccolo di corpo , con volto
grato , e virile , e fpecialmente coir occhio vivaciflimoi
fu fommamente affabile^ e di dolciffima converfazione ^
ritenendo però fempre una certa non fo quale amabilif^
fima gravità , e fingolar grazia : ebbe natura collerica ^
ma con molta prudenza fapeva temperarla , mitigando^
fovente anche in occafioni importantiflime di difgufti i
fuoi fdegni. Amò generalmente tutt'i belli ingegni, ma
fpezialmente i Soldati , e fii inventore di molte forti
a armi ofFenfive , e difenfive . Non ebbe molta erudizio*
ne di letteratura, poiché (com* egli era folito dire) la
neceflìtk dell' adoprar V armi , che lo avea tenuto fempre
in una travagliatiffima agitazione di vita, non gli avea
permeflb , eh' egli potefle applicarfi mai a quegU ftudj ,
che ricercano ozio , e tranquillità di mente • Con tutta
ciò fi compiacque , ed ebbe cognizione dell' Iftorie anti-
che , fopra le quali era folito di fentire varj difcorfi ;
perchè avendo deputato a quefto particolare efercizio al*-
cune ore del giorno , e convocandofi in camera fua mol-
ti non folo Letterati (io6) , ma Soldati , ed Uomini di
diverie profeifioni , lette due facciate di qualche Storta ^
era da ciafcuno , fé fi voleva , recata qualche interpreta-
zione diverfa da quella , che primieramente era fiata da-
ta, o propofti dubbj , o foluzione di effi : e con ciò
refa utilifllma quella adunanza : e ciò fpecialmente fi fa*
ce-
■^ . m
,, ne a morte , fi dllTe per vekno datogli chi flio Barbiere, con grandìffiino dìrpi*»
,» cere di tutti V Irai«a, e della Signoria dì Venezia : la quale deliberò di por-
^y sii una Statua equeflre di bronzo, fé gli accidenti della guerra non l'avef*
^ fero diflurbata, e noi ne vedemmo il modello htte già da buon maeftro. ,.
(106) Uno de* Letterati, che grandemente amò Francefco Maria, f.i il brande
Ulifle Aldrovandi Bolognefc Dottor di Filofofia, e Medicina, al qu:»le tommi-
fiiftrò denari per arricchire il fuoMufeo» ora paflato nèll' inftituto delle Scieo»
U della fia Patria » DcU' Origine ddl' Inftituto delle Scienze di Bologna pag. lu
ìiS DfiLifi GfiSTA DI Francsìco Makia L
teva in Venezia , dove con maggior concorfo folevano
intervenire de' più gravi , e fperimentati Senatori della
Repubblica; colla qual forte di ftudio acquiftò con un'
attenta , e continua oflervazione molte notizie , ed ammae-
ftramenti per fempre coltivare, e perfezionare la fua na-
turale inclinazione alle cofe militari, e feppe fervirfene
maravigliofamente • Odiò fommamente la beftemmia , ed
j violatori dell' onore delle Donne , delle quali cofe in
particolare con feveriflimc pene, e caftighi faceva attene-
re i Soldati , che militavano fotto di lui . Amò eziandio
fopra ogni altra cofa la Giuftizia , e la Religione , e per-
ciò governò fempre con fomma felicità , e quiete gli Stati
fuoi , facendo un mifto tale di rigore , e piacevolezza ad
onore del Signore , e della Chiew , e a benefizio , e co-
modo de' fuoi Popoli, ch'egli ben poteva vantarfi dell'
incomparabile fede , ed amore di quelli verfo di lui , fic-
come effi potevano gloriarfi del più placido , giufto , e
fortunato governo , che mai godeflTe alcun' altro Stato .
Fu fempre continentiffimo , e molto parco nel mangiare ,
e nel veftire, tollerando con fofFerenza ogni occafìone di
difagio , per cui diede ad altri un' ottimo efempio di fop-
portare pazientemente gì' incomodi della guerra . In fom-
ma fu come un' efemplare di molte virtù , ma particolar-
mente fi die a cono/cere di una fingolariffima perizia nel«
le cofe militari , e di una incredibile , ed invitta fran-
chezza , e magnanimità , per le quali fi refe non folo fu-
periore a varie perfecuzioni , ma ottenne ancora l'efito
feliciflimo di tutte quafi le cofe , eh' egli intraprefe .
Seguì la fua morte in età di 48 anni , ed il fuo cor-
f)0 condotto a Urbino , con fingolar meftizia di tutti , fìi
eppellito pompofamente nella Chiefa di S. Chiara , dove
Francefco Maria fuo Nipote dopo molti anni fece fab-
bricare un belliflìmo fepolcro di marmo, e vi racchiufe
lo fteflb corpo del fuo Avolo , benché oggi non vi fi
veda , cflendo ftato rimoffo per V impedimento , che dava
alla Chiefa^ trovandofi eretto in mezzo del pavimento
di quella •
JLafciò il Duca Francefco Maria cin^quc figliuoli,
cioè
DsiiA RÒVERE IV. Duca d'Urbino Gap. IV. ii^
cioè due Mafchì , e tre Femmine . Il primo fu Guid' Ubai*
do , eh' ereditò il fuo Stato , del quale favelleremo in ap*
preflb . Il fecondo fu Giulio nato mentre la Duchefla (i
trovava in Mantova , il che feguì alli 5 di Aprile dell*
anno 1533 5 e non 153$ > come fcrive il Sanfovino, e il
Padre , dòpo ricuperati gli Stati nel Regno di Napoli , lo
dichiarò Duca di Sora • Poi fu fatto Cardinale di S. Ghie-
fa da Paolo III. Tanno 1549 coir occafione del parenta-*
do con Guid' Ubaldo fuo Fratello . Eflb fu Legato di Pe-
rugia due volte. Ed effendo Arcivefcovo di Ravenna, e
Vefcovo di Frafcàti , fu foggetto ad una lunga infermità ,
di cui morì in Urbino alli 3 di Settembre 1578. Lafciò
due figliuoli, cioè Ippolito Signore di S. Lorenzo, di
Monte Leone, e di Montelfoglio, legittimato dalla Santa
Memoria di Pio V. , e Giuliano Prior di Corinaldo . Ip-
polita fu la terza figlia, che a richiefta del Marchefe del
Vafto fu maritata Tanno 1530 a D. Antonio d'Aragona
figliuolo del Duca di Montalto, e Cognato di effo Mar*
chefe , e di Afcanio Colonna * Giulia fu la quarta , che
fu Conforte di Alfonfo da Efte Duca di Ferrara. Elifa*
betta fu la quinta , che fu data in matrimonio ad Alber*
to Cibò Marchefe di Mafla di Carrara.
Il Duca Francefo Maria I. per lettera fcritta di pro-
pria mano alli 23 di Febbrajo 15 14 diede il Caftello di
Apechio poflo nella Provincia di Mafia Trabaria con ti*
tolo di Contea a Girolamo , e Gentile fratelli , e figli di
Guid' Antonio Ubaldini dalla Carda in infinito , riferva*
to il confenfo, purché fia neceffario, del Sommo Ponte-
fice, e fuperiorità a liii«
Il medefimo Duca li 21 Settembre 1523 per modo
di privilegio fenza rogito di Notajo , e teftimonj , e fua
fottofcrizione , fa , e coflituifce Conte deir Ifola Foflaja
pofta nel Territorio di Gubbio Girolamo Odafio d' Urbi*
no , fenza far menzione, alcuna , fé in perpetuo , anzi ne
pure vi fi fa menzione de* difcendenti , ma il Duca Guid*
Ubaldo II. alli 8 di Agoflo 1544 per refcritto concede ^
e conferma quanto fopra •
Lo ftefTo Duca Francefco Maria L alli i5 Agofto
f-IL R 1524
t}o Dbllb Gesta di Francesco Maria L
1524 in Urbino per propria fottofcrizione fa Signore di
S. Agata , e fuo diltretto , è territorio in tutta quella por*
iione , eh' è fottopofta ad effb , dopo la morte di Federi*
co Cardinale Fregofi Arcivefcovo di Salerno , Aurelio
figlio del già Ottaviano Fregofi Nipote del detto Arcivef*
covo di Salerno , dopo la morte del quale fpirafle V inve*
ftitura , e inveiti detto Aurelio , fuoi figli , e nipoti le*
gittimi , e naturali in terza generazione folamente y pur*
che fia approvata dalla S. Sede Apoftolica y ed egli y C
figliuoli fieno fedeli a quella , ed a fé ^ e fuoi SuccelTori
nella Primogenitura 5 ma non oltre la terza generazione»
Qua! donazione y ed inveAitura fu approvata da Papa
Paolo III. alli IO d'Agotto 1541 per Breve diretto a det*
to Aurelio* Ora ne ha prefo il poiTelTo la Camera Apo*
fiolica »
Alli 17 Gennaio 1530 in Pefaro per Privilegio fot*
tofcritto di propria mano, dopo aver tatta menzione di
aver venduto il Caftello di Frontone con tutta la fua
giurifdizione ) e riltretto nel territorio di Cagli a Gio:
Maria dalla Porta da Modena per certa quantità di da*
nari pagata nella Terra di Lunago fotto rogito di Nota*
jo , égli d\ lì Cailello affolutamente con patto , che non
nolfa né da lui > né da fuoi Succeifori ricomprarti * £ glie
lo dk per fé, e fuoi Succeflbri legittimi anche eilranei
in infinito » Ora lo poffiede il Sig. Conte Ardiwino dalU
Porta Patrizio di Gubbio •
Lo ftelfo Duca Francefco Maria. L alli 14 Marzo i$3J
inveiti del Cartello della Metqla pollo nella Provincia di
Malfa Trebaria Prer Antonio Santinelli da ,S. Angelo in
Vado, ed in virtù di tale inveltitura Bernardino Ubaldi*
ai CommilTario di Malfa pofe in polfelfo detto Conte
Pier Antonio Ittpulante^ ed accettante per fé, figli, e ni*
poti , e fucceilbri in futuro , dopo il quale poifelfo ap-»
parifce il privilegio fatto dal medefimo Duca, in cui fa
menzione, che avendogli il Conte Pier Antonio donati
tre mila Scudi d^oro dal S^Ie, per queiio Io fa Conte
di detto Caltello, rifervata la. licenza da otrenerfi dal
ScMunò Pontefice ^ fenza h ^uaie r ioydlituia fia nulla ^
coik.
l
BSLiA RoviKfilV. Duca d'Urbiwo Ca^V. ijt
con dichiarazione , che fé mai detto Caftello , e Territo*
rio foiTe Evitto fia tenuto detto Dùca, e fuoi Succeflbri
Sagare il doppio ; ciò fu fottofcritto di propria mano di
étto Duca Francefco Maria, e rogato del polTeffo Gio:
Aiitoriio Clavari da S. Angelo in Vado . Papa Paolo IIL
dlli II Giugno 1541 approvò tale inveilitura J Ma aven^
do poi detto Conte Pier Antonio Junìore fatto commet'*
tere- un omicidio , il Duca gli fece confìfcai:e detto Feu^»
do ; pofcia il Duca Francefco Maria lo diede parimente
in feudo al Conte AlelTandro Santinelli; ma perchè que*
fta fubinfeudazione (m creduta illegitima, dopo la morte
del Principe figlio di cfTo Duca , vi fé pigliare il pofleflo
er lei la Reverenda Camera , fi portò detto Conte Alcf»
kndro a Roma, e colle ragioni della prima Inveftitura
ne riebbe il poflTeflb •
Prefe eh* ebbe Francefco Maria le redini del gover^
no de'fUoi Stati, la Comunità di Gubbio il di 25 Settem^
bre 1508 fra le altre cofe, che richiefe al nuovo Duca^
vi fu : Che la f redetta Eccellenza Vojlra fi depvi di n)olet
concedere a quefta fua fedelijftma Comunità V arlitrio , e fa^
colta di far battere le monete tanto d* argento y quanto di
rame , ficcome era consueto , e 'voglia fro'vedere con ogni of^
jfortuno rimedio , che non fi abbiano a battere monete alcune ^
che non fieno di legittima lega ; il che fu conceduto dal
Duca con tai parole : Su fradicia omnia , <J?* fingula , juxta
cujufcumque Capituli fignatur , continentia corcedimuf affro^
bamufy & confirmamus ; ist ita in futurum oh f erbari doIu^
muf y et mandamus F. M. D. V. (107).
Dalla qùal jichiefta non folo potrebbefi conghiettu^
rare , che al tempo del Duca Guid' Ubaldo fi fofle in
Gubbio battuta moneta d'argento, com'erafi coniata in
tempo del Conte, e poi Duca Federico, benché non ne
abbia io fino ad ora veduto alcuna : ma che anteceden^
temente ve ne fia ftata battuta ( il che abbiamo già offer^
vato ) , che non fofle di quella bontà , che per V addie^
tro coftumavafi, e che perciò avrà apportato pregiudizio
R 2 al
(107) Libro de' Privilegi concedi da S. A.S. alla Comunità di Gubbio , coa«
Crauti &c» , che il conferva nell' Archivio fecrcto della Città •
ì
\
132 DULB MONBTB DI FRANCESCO MaRIA L
ti commemo , il che conofciuto dai Magiftrati rifolvette»
ro di ricorrere al Duca , perchè vi recalTe gli oppor«
funi rimedj .
Se immediatamente dopo tal fupplica fi coniafTe ma»
neta non ho alcun fondamento di aiferirlo : fo bene ^
che per T addietro i Zecchieri battevano moneta fenza
alcun aggravio di regalia alla Comunità ^ o al Duca ^
che diritto di fignoraggio fi chiamava y come fi diiTe y ma
per r avvenire vedremo che ciò coftumavafi diveffamente^
oenchè fotto un pio pretefto , il che unito alle aftuzie
dei Zecchieri faceva , che la noitra moneta di giorno in
giorno divenifTe peggiore > e grave danno apportaiTe ai
Sudditi. Egli è notabiliflimo pregiudizio ad uno Stato fé
non abbia Miniftri efperti nel politico ^ e fpecialmente
nella cognizione delle monete » e che quelli non foprain*
tendano tanto alle monete y che fi coniano nella propria
Zecca , che pel corfo delle monete eftere , che nel com*
mercio s' introducono ^ perchè fuccedono degli abufi , ed
inconvenienti grandifllmi , e fi prendono delle determina*
zioni y che apportano peffimi effetti ^ ai quali volendo ri«
mediare s'incontrano dei più gravi ^ come Tefperienza
tutto giorno lo dimoftra • Un qualche zelante Miniitro
poco efperto nella cognizione delle monete indufle neir
anno 1512 il Duca unitamente alla vedova Duchefla Eli*
fabetta a beneficare il Monte di Pietà di Gubbio, eretto
per comun vantaggio, ma con un ripiego sì ftrano, che
affai più male recò alla noftra Città, che vantaggio; im*
perciocché conceffero ai Provveditori del detto Monte la
facoltà di poter battere , o far battere moneta , e ritrarne
un limitato profitto a vantaggio del detto Monte • Do-
vendofi dunque ritrarre tal vantaggio dalla moneta fteffa^
fu duopo fminuirne V intrinfeco . Quindi è , che li Go*
vernatori del detto Monte di Pietà in vigore della facol^
tà ad effi conceffa dal Duca , ,e Ducheffa , locarono pet
cinque anni la Zecca a Perfonale degli Stefani dei Maffi*
mi di Gubbio colla licenza , e facoltà di battere GroJJi^
Bolagnìni , Soldi , Quattrìni , e Ticcioli della bontà , che gli
folTe prefcritta da Paolo de' Bafilj j e da Baian^onio degli
DELLA RaVBKB IV.DtJCA B^UrBIHO Ca?. IV. 1 Jf
Accorambonì Sopraftantp deputati dal Duca alle monete ^,
che fi farebbero coniate in òubbio : con efpreiTa proibì*
zione però dei detti Sopraftanti alla Zecca , che non po-
tè ITe battere Picciolory, & De»ariof Par^or (che io tengo
fòiTe lo ftelTo) più della quantità di 500 Ducati d'oro^
ogni anno , fomma però per quefto Stato affai rilevante •.
E che dovelle pagare al detto Monte di Pietà 90 Fiorini
r anno . Tutto ciò fi ritrae dall' Inilromento di tal con-
ceflìone fatto per mano di Pier Andrea Beazj Hotaro di
Gubbio^ il cui tenore è il feguente (108) •
In nomine Domini Amen • Anno Domni ah ejnfdem Ja^
lutiferit nati'vitate . millejtmo quingentefimo^ Acimot fecunao ^
Indizione XV. temere Pontificatus SS. ift ChriSia Patrit ^ ut
Domini Domini Jutii Divina Pro^videntia' Pafa Seenndiy dia
njero XXX. menjtf MartU . AEfum in Ci'vitate Eugubii . im
Domo Domini Benedifti de Venttirellis de Eugubio <S?V. fre^
fentihuf iffc. teSHbus àtc Cum hoc fit quod lUuBriJJimus Do^
minut noUer Dux JJrbiniy ist llluflrijjima Domina Dutijfa Elt^,
fabeth de' Gonzaga intnitu fietatis , à^ amore JDei , ^ fra
augumento Montis Pieìatis Ci'vitatis Eugubii concejferit licen^
tiam y & auftoritatem cudendi monetam , <b* cudi faciendi Pra^
n)ediforibus di^Ì Montis Pietatis ad beneflacitum fuarHm Do^
minationum ^ front eorum littere PeHantur y isf ffo farte di^
Rorum Daminorum Ducis , é^ Ducijji hoc diffum relatum fuit
Gubernatoribuf difli Montir fer Magiftrum pedericum de Pam*
fhiUis de Eugubio indicò tempore lUuBris Do^r Dominus
Benedi^us de Ventureilis de Eugubio unus ex diclis Guberna^
poribus di^i Montir widelicet ^ ist front de liientu^y ist con^
fenfn aliorum Gubernatorum , front iffe Dominus Benediftnt
dixit , & ajfernit , loca^it , dedit j eefjtt j ist concert Per*
fonali de Stefanis de Maxibns de Engnbio Jiifnlanti ,. & re^
cifienti fro fé iffc. fer qninqne annos fròximor fnturos ^
& inde ad placitnm di&ornm Gnhernatornm lieenttam y ^
facnltatem cndendi monetas frediBas fer diflnm qninqneninm
in avvitate Engubii y wdelicer Grolfos^ Bolo^enos.^ So^
lidos, Quatrenos, ^ Picciolo» Uge y front declarabitnr y
^ &
(108) Archivio Pubblico fra i Rogiti di quefto Notaio » cbc iacouùociaiiai
4alF anno 1 jo8. fino al 1113.. a c^ xiu vexia«.
134 Dbllb Mohbts si Fra.kcbsco Makia L
if et iniunBHm fuertf pep Taulkm de Biliis ^ et BalJant$p
nium de Accorampoms . Hufrafiantef monete cudendt tn Cp^^
^vitate Euguhii declorate fer diflufft UluSìriJJìmnm ^^uctmì^
num Ducem , cum kn quod diflut Ver^oftalis non nxaleàt , nee
fojpt cudere in una anno Piccielos y <st Denarios par^pf , niji
ad quantitJttem quìngentorum. dueatorum au^t j <!f non tdtrct
prò quolibet anno , et hoc facete dixit Dowinus Benedi^ut
nominibus antedifiisj ist ut Frocurator diEli Montis dedit Ter^^
fonali ) qui wce'verfa diUus Terfonalis promijit , d?* folemnt
flipulatione con^enit , ohligando fe^iff omnia fua bona pre^
fentia y iff futura eidem Domino Benedico prefenti y Jlipulan^
ti y ist recipienti prò y & 'vice nomine diftf Montis Ttetatit y^^
et prò diUo Monte y «idem Monti y fé u Gubernatoribus dijli
Montis prò di Elo Monte recipientibus y nsel ejus Procuratori da*
re y fol^ere y et numerare omni anno y ^vel faciendo folutionem
omnibus mcibus , (s^ feu pagis widelicet fub primis quatuor
tnenjibus wdelicet Florenos triginta in duabus ratis ^ro quoli*
het diflorum quatuor menjium y & Jic prò infrafcnptis annis
Florenos non^ginta y quam licenttamy ist auBoritatem cudendt
monetas diElus Dominus Benediflus nominibus antediflis prò*
tnijit eidem Ferfonali prefenti ponere y alteri non cedere net
ipfi Ferfonali auferre y fed ipfum tueri in diHa facultate cu*
dendi monetas in durante ditlo tempore di&orum quinque an*
norum incipiendorum in Calendis Jtprilis proximi futuri y Ut
mt fequentibus finiendotum y iff diElus Ferfonalis promijit di^
0as monetas tudercy ist cudi facere y et non contra predilla
Mpitula per. diFijsm llhUriffimum Ducem , feu Duciffam eidem
prefenti conce ffa\ Que omnia y (st premìfforum ad in'vicemy ist
^icifftm (ffc.y <b* promittendo jura'verunt étc. fub pena dupli
diflorum nonaginta Florenorum , iff quod pena y (St prò qui^
Ìms omnibus y ist fupradiElis obfer*vandis obliga^verunt ad in'vi*
Sem eorum bona ^pidelicet diflus Dominus Benediflus bona di^
Bi Montis Fietatis et e. Renunciantes étc^ rogante me Nota*
rium <^r.;
Non eflendo a mia notizia quali foflero le Capitola*
jzioni, che paifarono fra li Sopraftanti alla Zecca, ed il
detto Zecchiere, non poflb dimoftrare qual pefo, ed in*
trinfeco avelTero le monete ^ che gli fuiorio permeife di
bat«
DBiiA Rò^VBRB IV. Duca D'URBtNo Caf.IV^ i3f
battere . Fra quelle però , che il detto Perfonale coniò nel
brieve tempo , che tenne la Zecca vi fii certamente la mone*
ta piccola , per elfe.r quella , da cui i Zecchieri ritraggono
maggior Utile di qualunque altra, perchè più facilmente
occultar poffbno la lor malizia. Fra i Piccioli col nome
di quefto Duca tre diverfi jie ho veduti preflb il Zanet^
ti 9 che dal pefo , dalla qualità del metallo ^ e dalla for*
ma del conio fono fimili agli antecedenti ^ perciò proba*
bilmente faranno ftati i primi ad ufcire dalla Zecca. Da
una parte hanno impreflo folaniente T arme dì Cafa FeU
tria, con le lettere FRAN. MA. DVX, cioè Francifcut
Maria Dux . Dall' altra il bufto di S,. Ubaldo con T ar*
metta della Città, e la parola. EV.GV.BKVM. divifi
a quel modo, che fi offerva nella feguentè tavola al
num. L IL ^ e HI.
I novanta Fiorini , che fur obbligato il Zecchiere
pagare ogni anno al Sacra Monte di: Pietà non erano
monete etfettive, come fi diffe^ ma continvavano a cor
ftituirfì da 40 Bolognini, o fiana da 960 Piccioli , come
fi rileva da un' Inltroratento di conrjnra appreflbi Signori
Conti della Porta , rogato da Matteo Raircardi Not. di
quefta Città il dì 18 Decembre i^i^t ove il legge : ?ra
fretto &c. Flore fiorum quintj[tfc millitfm manets EugMhms\ ad
rationem XL. Bononetiorum ùrv^ queflihct Floren^^ in Ducaiit
auri largis , Ji^e flriflir jufff lonaeriry & boni cómj . Quanti
Bolognini fi valutafle in tal tempo il Ducatn d* oro detto
largo , o pur T altro chiamato Jf retta y non mi è riufcito
rinvenirlo , e perciò non poflo ne meno per quefta parte
dimoltrare di che valore folle ia tal tempo lanoftra mo^
neta .
Neiranno dopo, cioè hel 151?, il Duca Francefco
Maria non fo per qua! motivo revocò la concefllone
della Zecca fatta al fuddetto^ Perfonale > e moiTo dalla
particolar divozione ^ che portava a S. Ubaldo, fenza
fregi udicar punto al detto Sacro Monte di Pietà per
* utile accordatogli fi^pra la Zecca ( anzi con aumentar*
glielo ) , concefle la medefima Zecca alla Canonica di
S>. Ubaldo per anni 14 ^ epa quello >(che 'pagaiOfe al dettò»
Jiloa-v
I
ijtf DBttB MoneW.J)^iFrahcbsco Maria L
Monte 150 Fiorini in moneta nuova per anni quattro ^
come rilevafi dalla fegùentc iua lettera (109) .
Anno 151^. Indi Elione x. die 8. menjis Non^embris .
Tranci fcus Maria Romereus Dux Urbini , Senogalliarum , ist
Tijauri Dominus ^ is^ S. R-.E* Capitan»: s Generali^ . Li meri^
ti^e continui miracoli di quel gloriof(ì S. Ubaldo Noi cojhin^
gono ognora a fenfare a quel Loco , e Monajierio fuo Jia da
quella devozione , che Je ton'viene a sì gloriofo Santo. ^ 0
fero ^r fatisfare in far te al f re fante al defiderio nojiro do^
namo ad e (fa Fabbrica di S: Ubaldo la Zecca noBra d' Ugubia
fer anni XIV. cominciando in Calende Decembre frojjime ^ che
farà 15 ij* Con quefto fero che S* Ubaldo ^ owero chi terrà
in nome fuo la Zecca fagbi 4I Monte della Pietà de Eugubio
quattro anni continui ogni anno 150 Fiorini di moneta nuo*
n)a . Rievocando certa conceffione fatta fer Noi ad ejfo Monte
della Pietà in fer fona di un Per fonale fer quattro anni^ la
quale non fo ad altro effetto fé non ferchè ai)effe li 150 JF/d-
rini , che wolemo li Jiano dati fer 5*. Ubaldo , annullando me^
dejiwmmente ogni altra concef/tone che de ciò foffe fatta a chi
fé njoleffe , non altrimente , come fé da Noi fojfe fatta effref^
fa^e f articolare menziona . Comandando effreffamente a chi
ha ora nelle mani^ detta Zecca , che fer quanto tien cara la
grazia noflra debbia con fé gnarla agli Agenti de S.Ubaldo ^ che
€osì è noflra volontà. In quorutn iste. Dat. Urbini in Dncali
nojiro P alatto 27. Oflobris 15 13.
Per tal motivo il medefimo Duca conceflè licenza a
D. Ippolito Propofto di S. Ubaldo di poter battere mo*
neta con le Tegnenti condizioni descritte in un trafunto
fatto a quel tempo dei Capitoli feguiti con i Miniftri
Ducali (no).
Come fi è detto qui addietro agli 8. di Novembre il Se*
renijpmo Nojlro Sig. Duca Francefco Maria concede licenze
al Profojio Don Iff olito Ji ^ter battere moneta ^ e ne fajfa
tafitolazione come fiegue .
Che f offa battere Ducati d'Oiro , Grofli d'Argento , Mez*
£i iSrofli 9 Bolognini dì nove leghe ^ Soldi ^ e Quattrini «
Item^
(109) Lib. Rcfoo. ab ad. ijia oiquc ad 1514. pag. foi. -tcrg. (lio) Lik
Ketti. iud. pag. xoj. ter^.
DBiLA Rovere IV. Duca d*ITrbino Ckv. IV. 137
Item j che gli fia lecito batter Piccioli di rame còn conio ^
è^ arme folito in Ugubio , delli quali non ne fojjtno andare più
che 30. /«gì. per oncia al fefo Romano , tutto per 14. anniy <Jp*
con patente fottofcritta dal Sereniamo Ducale configillo Ducale^
Dei Ducati d* Oro non ho alcun fondamento per af-
ferire , che in quel tempo in Gubbio fé ne coniaflero .
Non è però così dei GroJJt poiché pretto il dotciflimo Si-
gnor Conte Federico bartoni di Rimino , che di quefte
monete conferva una numerofa raccolta , e preflb il Sig.
Gio: Battifta Elifei di Gubbio ve ne ho offervato uno
fino ad ora inedito, il cui tipo fi vede al num. IV. Nel
diritto fi oflerva lo flemma del Duca ^ che è una Quercia
d'oro con quattro rami paffati doppj diagonalmente in
campo azurro, e alP intorno fi legge FRAN, MARIA.
DVX . lil. Nel rovefcio la figura dì un Santo Vefcovo
fedente , con le lettere nel margine S. VBALDVS DB
EVGVBIO . Non effendofi per lo paflato nelk moneta
indicato il numero dei Duchi , la noftxa Zecca volle effe*
re la prima ad ufarlo , affinchè più facilmente fi com-
prendefle qual fofle il Duca , da cui tal moneta fu co-
ìiiata. Francefco Maria appelloffi IIL Duca d* Urbrno
numerando per il primo il Duca Federico^ che da SiAo
IV. ebbe tal dignità per fé , e fuoi Succeflori ^ e con
tjuefto ftile profeguì Guid* Ubaldo II. a chiamarfi IV^
Duca , come a fuo luogo fi dimoftrerà . Si omife di nu-
merare per Duca Odd* Antonio , che fra i Conti d' Urbi-
no fu il primo, che aflumefle tal titolo conceiìbgli da
Eugenio IV. , o perchè troppo brieve fu il fuo Principa-
to , o pure perchè n' ebbe il titolo perfonalmente • Sic-
ché dopo efler eifo rimafto uccifo , Federico, che gli fuc-
ceffe , s* intitolò Conte fino a tanto che non ebbe da
Silto il titolo di Duca in perpetuo. Ma ciò non ottante
non fi può negare , che Oda Antonio non fia ftato il
primo Duca , e per confeguenza , che Francefco Maria I.
fofle il ly. , e Guid' Ubaldo IL il V. Duca ; il che , co-
me convien credere, avvertito da Francefco Maria IL,
s' intitolò non V. ma VI. Duca , come lo dimoftrano le
fue monete, ed altri documenti, e con quefto metodo
I.IL S- ho
igS Dbìle Mokbtb di Frakcbsco Maria L
ho io numerato i JDuchi, credendo di non difcoftanni
dal vero . Pefa quefta moneta grani ^6 , e fé tal' era
il fuo pefo , eflendo di bontà di non)e leghe , cioè di on-
eie nove d' argento fino per ogni libbra , ne viene , che
in detto Grò iTo vi era grani 27 d'argento, e 9 di rame.
Dei Mezzi Grojft ^ Bolognini ^ e Solii non ho avuto
la forte di vederne alcuni, col nome della noftra Zecca»
Dei Quattrini poi non mi fo determinare fé tre fieno
quelli riportati al num. V, , VL , e VII. poifeduti dal
Zanetti , che ora per la prima volta fi pubblicano , ben*
che fiano con qualche porzione di argento, e di conio
• diverfo dai Piccioli , perchè V argento , eh' efli dimoftra*
no , non può giungere fé non ad un' oncia per libbra ,
jiè può compenfare al maggior valore , che avevano dei
Piccioli , eflendo nel pefo fimile ai medefimi Piccioli •
Nel diritto del V. , e VI. fi vede una Rovere , arme del
Duca, con all'intorno le lettere F. MARIA D VX IIL
Nel rovefcio fi fcorge parimente in tutte due un Vefco-
vo fedente, che tiene la deftra alzata in atto di benedi*
re , e colla finiftra il Paftorale , e nel margine in quello
del num. V. fi legge S. VBALDVX per errore, ma nell*
altro fegnato num. VI. S. VB. D. GVBIO . Nel VIL
compariice per la prima volta nelle noftre monete nel
campo una Croce ancorata con in giro le parole F. MA-
RIA . DVX . III. Neil' oppofto , nel margine fi legge
S. VB. D. VGVBIO elfendovi nel campo in piedi la figu-
ra di S. Ubaldo con la deftra alzata in atto di benedire
folennementjC, foftentando con la finiftra il Paftorale, ed
ornato di Pianeta air ufo antico tutta chiufa , alzata fopra
r una , e V altra fpalla. Queft' erano per lo più ampliflime^
e lunghe , che arrivano fino ai teloni , e totalmente diverfc
da quefte , che prefentemente ufiamo , come eruditamente
nota il dottiffimo Padre D, Mauro Sarti Camaldolefe (1 1 1) :
S^à quam'vis non nulla occurrant cremala cafularum aliquanta
hre^iorum , (b* qus ad latera tantts fer aferta ejfent , tamen
fatendum ear , ut flurimum amplifftmar , (gt talares futjfe , ac
talem formam fem)ajfe iisetiam fsculir^ qua corrufttjpma foU^
mus
(tix> De Veteri Cafula dip» cap. a. iiunu u pag. la»
DBtiA Rovere IVj Duca d'Urbino Gap. IV. 139
muf appellare . Subinde autem in accifa eff , de curtata , atque
aliam frofe in fpeciem deformata ^ ut fi Xum illa fua prifca ^
mnde defluxit , atque degenera'vit , cowfonatur wix fuuni tuear
tur nomen , ut non iniuria clarus auElor , (st rerum ecclefiaBi*
€arum [cientijftmus VVillelmus Lindamus conqueritur (112).
L* ottava da me non mai veduta è riportata dal Bel*
lini (113)5 che per eflTer uniforme alla precedente la
reputo anch' efla un Quattrino: varia foltanto nel dirit-
to 5 poiché air intorno di una Croce patente fi legge
F. MARIA DVX. _ ,
Rifpetto ai Ticcioli ^ il fuddetto eftratto ci fommìni-
ftra più chiare notizie , che dell* altre monete ivi mento-
vate y poiché ci aflicura ^ che efli erano di rame > e di
tal pelo, che non più di 31 potevano formare un' on-
cia , ficché comprefo uno per V altro non doveva pef^re
meno di grani 18 — , e di tal pefo appunto trovo, che
fono i Piccioli , che ci rimangono interi . Un Fiorino per
tanto , che componevafi da 960 di quelle monete con-
teneva grani 17837 — di rame. Dovevan quelli Piccioli
effer coniati con conio ^ (ff arme fólito in Uguhbio ^ perciò
quelli , che fi trovano avere da una parte V arme della
Città > e dair oppofto il bufto di S. Ubaldo faranno
quelli coniati in vigore di detta obbligazione , per efler
più fimili agli antecedenti . Due di quelle monete ne
pofledo , che fi trovano llampate nella Tavola feguente •
Quella al num. IX., come la fufleguente moftra nel di-
ritto r arme della Città di Gubbio con Je lettere F. M A^
RIA DVX . Nel rovefcio air intorno del bullo di un
Vefcovo fi legge S. VBALDVS, ed in quella fegnata
num. X. pubblicata dair erudito Sig. Bellini (114) ha di
più un V., iniziale di Ugubio^
Avendo Leone X. fcacciato Francefco Maria dallo
Stato , ricevette la nollra Città alla fua obbedienza , ed
al fuddetto Pontefice i Cittadini ricorfero, perché confer-
malfe yarj privilegi , che prima godevano , fra i quali vi
• S 2 fu:
(Iti) Panoplia? EvangeL L IV. e LXVL pag.48o. (1x3} Seconda DiiTer*
il num. VI. (1x4) Ivi num. IX.
140 Dbllb MoMBtB DI Francbsco Maria L
fii : Uf de estero in diEla Ci*vhate fofftt e udì moneta étrea ,
argentea y <b* aurea fecundum Slylum ^ ordinem^ ac bonitatem
Zecc'ye alma Urbis ; ist cum infignihus 'veSlra fanflitafisy éf
Romanorum Vontifieum , il che tu dal Pontefice accordato
colle feguenti ^parole : Vlacet SanEliJfimo Domino noBro cou^
€ordato frius cum Zeccherio alma Urbis (115).
Non è però credibile, che fi battefle in Gubbio al-
cuna moneta fecondo lo ftile della Zecca di Roma , non
folo perchè non fé n' è veduta alcuna y che lo dimollri y
ma perchè il detto Pontefice occupato , eh* ebbe gli Stati
del Duca, ne inveftì tolto Lorenzo de' Medici fuo Nipo-
te, e lo dichiarò Duca d' Urbino . Perciò le monete
furono battute con il nome del detto Lorenzo , e di
fatti tengo un Picciolo fino ad ora inedito , ufcito di
quella Zecca , in cui all' intorno a' cinque monti fi legge il
nome del novello Dùca LAVRENTIVS .DVX . Nel ro-
vefcio fi vede la figura di S. Ubaldo in piedi in atto di
benedire , avendo il paftorale nella deftra , ed air intor-
no le parole S. V. VGVBIO • come fi può rifcontrare
nel dilegno di eflTo fotto il num. XL
Avendo poi riacquilèato Francefco Maria il proprio
Ducato 9 riaflunfe la noltra Zecca a coniar le monete
col nome di elfo Duca . Dei foli Piccioli però ho tro-
vata notizia , che dopo tal tempo fi batteflero , e di que-
lli in tanto numero , che produflTe grave danno , e di-
fturbo alla Città , e forfè la fofpenfione di batter mone-
ta per qualche tempo, per aver ecceduto la quantità ne-
cefìfaria al bifogno , il che evidentemente prova , che della
minuta moneta è duopo coniare folamente quella data
quantità neceflaria per le fpefe minute, e vietare a' Zec-
chieri , che non eccedino la quantità ad elfi prefcritta y
né lafciarfi in modo alcuno perfuadere dai medefimi a
coniarne di vantaggio , perchè quelti non hanno in villa ,
che il loro proprio interelfe . Tali turono i lamenti , che
per quefta moneta fuccedettero , che alla Duchelfa Elifa-
Detta madre adottiva del Duca, d'ordine del mcdefimo,
che allora trovavafi a militare in Lombardia, fu duopo
comandare quanto fegue . Per
^ I " . ' — ^M^— » ■MM.^l— ■^^^■— — — ^ „ , ——————— ,p—,^
iXl^y LiU. IV&turUi» «àUL* li 16. Òic 6. jouii ^a^. i6o.
>-
DULIA ROVBRB IV.DtfCA d'UrBINO Cap. IV. 14!
Ter f4$rte^ e ordinamento del noBro llluSlrif/ìmo , ed Ec^
tellentijfttno Signore Sig. Franeefco Maria Duca d' Urbino é^c.
Magnificis Dile^is noSlris Confalonerio ^ ist Con^dihus Ci'vita*-
tis Eu<rubii . Le molte querefe , che di continuo ci fono Slate
fatte dofo il ritorno del Signore llluBrif/imo nello Stato tan^
to dal Vuhhlico , come dalli fri'vati di coteBa Città muffirne
da foderi Uomini fofra il f pendere de' Piccioli y fono fiate de
forte y che fé fono divulgate injlho in Lombardia apfreffo il
f re fato IlluBriffimo Signore . Ter il che Sut^ Eccellenza mi
ha ordinato , che gli debbiamo o^fortuna fro'vijtone ad ^ffet^
to , che Jtmili mormorii , e gridi fé acquietino , et alli fon)er$
Uomini fi f accorr a . Volendo che fer lo a^<venire fé ne abbia
a fendere .oclo al quattrino ^ e non manco ^ Ter lo che non
tnancarete mandare pubblici Bandi fer i lochi confueti di quel*
la Città per parte del predetto Signor Duca , che da ora in^
poi non fia perfona . alcuna , che ardìfchi y ne prefami de fpen*
dere y né ricevere alcuna quantità de Piccioli tanto nella Cit*
tà y quanto nel Contado per manco di oBo a quattrino fot tot
pena de dieci Ducati d' oro per ciafcuno y che contraffarà y da
applicar fi per la metà afe. Dat^ Urbini 11. Ocìobris 1521^
Elifabetta Duciffa Urbini.
Sicché fi prefe per efpediehte di diminuire il valore
eftrinfeco ai medefimi Piccioli , con grave danno di clii
li polTedeva con ordinare , che otto valelTero per un
Quattrino , numero che non mi fo perfuadere polla reg*
gere , perchè valutandofi il GrofTo 21 Quattrini, ne vie*
ne , che i68 Piccioli fi farebbero ricercati per cambiarlo ,
quantità che mi pare eforbitante ^
Quali precifamente foiFero i Piccioli coniati in tal
tempo non è facile il prefcriverlo . Due fimili a quello di
Lorenzo ne poiTedo, legnati num. XII. , e XllL ; perciò
non farà fuor di propouto il crederli battuti in tal tem-
po. Si legge air intorno dello Stemma di Gubbio F. MA*
KIA DVX , e alla figura del Protettore della Città in
uno S. VB. D- VGVBIOr e nelL' altro S. V. VGVBIO^
Di due altri di quefti PiccioU di verfi dagli anteceden-
ti ho notizia. Quello fegnato col num. XIV. , che trovafi
pxeiTo il Zanetti ^ ha nei diritto una Rovere con le let-
tere
\
142 Dbllb- Monbtb di Francesco Maria I.
tete F, MARIA DVX, e nel rovefcio la folita Immagine
del Santo Protettpre della Città con le parole S. VB.
VGVBIO . L' altro fegnato num. XV, , riportato dal Signor
Bellini al num. dieci , è Umile al fudd^tto , a riferva , che
jl banco non ha il capo ornato del nimbo , e Ti legge S,
VB.D.GVBIO. Eccone di tutte quefte monete le ftampe.
Dn«
DBLiA RovsRB IV. Duca- d'Urbino Gap. IV. 14}
Dbllb Monbtb coniatb in Urbino al tbmfo
• DEL Duca Francesco Maria I.
Dodici fono le monete , che ho vedute coniate in
Urbino prima, che il Duca Francefco Maria trafporta0e
la Zecca in PefaiOy 1 cui tipi ibno ì feguenci*
HeU»
/
144 Dells Monbtb di Fjiimcbsco Maria L
Nella prima , eh' è d* oro fi vede il ritratto del Du*
ca in età giovanile con elmo in capo^ e petto armato
ali* ufo de' guerrieri di que' tempi , e nel margine fi leg-
ge ERAN. MA. VRBL DVX. Nel campo oppollo fi fcor-
gè un* Aquila coronata , eh' è V itìfiegna della Citta d^ Ur*
bino , la quale foiliene uno Scudo con una Rovere , ar-
me del Duca , ed all' intorno fegue la leggenda S. R. E.
GAP. GEN. SVB. IVL II. PONT. M., cioè: Francifcus
Maria Dux Sacrs Romana Ècclejt£ Caf itane us Genera lis fnb
Julio fecundo Pontifice Maximo . U elFer in quelta moneta
effigiato il Duca in età giovanile , indica , che fofle bat-
tuta nell'anno «jc^, o almeno poco dopo a tal tempo,
nel qual' anno fu da Giulio II. dichiarato Capitano Ge-
nerale di S. Chiefa . Efla è un Ducato d' oro fimile in
tutto agli altri battuti nelle migliori Zecche d'Italia, ed
efilte nel Mufeo dell' A. R. il Granduca di Tofcana.
La feconda, che confervafi nel doviziofo Mufeo dell*
Eruditiffimo Monfignor Zelada , è parimenti un Ducato
d'oro-, ma di conio diverfo dal fuddetto, vedendofi in
queilo il Duca in età piij avanzata^ e perciò fi* crede
battuto prima dell' anno 1516, in cui il Duca fu fpo-
gliato della dignità di Capitanò Generale della Chiefa
da Leone X*
La terza , eh' è d* argento , poflTeduta dal Zanetti , e
che ora fi pubblica per la prima volta , è il Groffb fimile
a quello battuto in Gubbio , ma di maggior pefo , cioè
di grani 40. La qualità dell* argento di quefta come delle
altre monete dimoftra elTere migliore , vale a dire alme-
no di bontà di oncie dieci d' argento fino per libbra ,
come pofcia fi usò . Nel diritto fi vede T arme del Du-
ca , che è uno Scudo tripartito in palo : nel primo par*
timento T infegna di Montefeltro, e di Urbino, nel fe^-
condo gli ornamenti della Santa Sede pollivi non fo fé
er r offizio o carico di Gran Gonfaloniere di Santa Chie-
a goduto da Guid' Ubaldo fuo Padre adottivo , o per
infegna di Capitano Generale di S. Chiefa^ o più tolto
per dimoftrare , che il Ducato d' Urbino è un Vicariato '
della Chiefa Romana; nel terzo partimento il primo
pun-
i
DBiiA RovERB IV. DucA d^Urbinò Cap. IV. I4f
punto della Rovere , ed il fecondo partito di quattro
{)unti d' Ungaria, Napoli , Gerufaleme , ed Aragona ^ eh' è
a prima volta, che li trovo ufati in detta arme per mo-
tivo a me ignoto , probabilmente dono fattogli dal Re
di Napoli ; nella fommitk del margine fi oflerva T armet-r
ta di Montefeltro , e all' intorno fi legge FRANC//Jr/!r#
MAria URBINI DVX . Nel rovefcio fi vede S- Crefcen-
tino Protettore della Citta , e Titolare della Chiefa prin-
cipale col motto SanBe CKlSceMine ORA PRO 'Nobif.
Altro fimile, ma di conio, diverfo > fi trova nel mufeo di
S. Salvatore di Bologna , di cui per non effexe la differen-
za notabile tralafcio di riportarne il difegno*
La quarta è fimile alla fuddetta a rilerva dell' arme f
che fi vede inquartata fenza T ìnfegna di S. Chiefa^ forfè
per indicare, che fu battuta dopo che il Duca fu fpo*
gHato del titolo di Capitano Generale della medefima «
Fu pubblicata anch' efla dal mentovato Sig. Bellini (ii5).
11 primo campo della quinta moneta pofleduta dal
fuddetto Zanetti ci dà a vedere lo Stemma della nobilif-
fima famiglia della Rovere , intorno alla quale fi legge
FRANC. MA. DVX VRBINI. Neil' altro apparifce la vifi-
tazione di Maria Vergine a S. Elifabetta col motto EXVLr
«wV SPlKhusMEus IN DEo prefo dal Cantico di Maria
Vergine riferitoci da S. Luca nel Capo I. num. 47. Quefto
GroflTo fu battuto certamente per alludere al nome della
Duchefla Elifabetta tanto benemerita di quefto Ducato in
quel tempo , che reggeva lo Stato per V abfenza del Duca
Francefco Maria . A motivo della forma del conio fono
ftato per qualche tempo perpleflb d' attribuirlo alla Zecca
di Gubbio per eflere in parte fimile al Groflb con S. Ubal-i
do, molto più che pefa anch' effb grani i6 y t fuppotlo
battuto ) allorché la medefima Ducheflfa unitamente fi
Duca donarono la Zecca al Monte di Pietà per 5 inni,
come già diffi . Ma per non ciOrervi nella moneta alcun chia*
to indizio mi determinai a collocarlo fra le monete d' Ur*
bino, come ha fatto anche l'Erudito Sig. Bellini (117).
Comparifce nella fefta, eflfa pure di buon argento ,
f. IL T un''
(ii6M>iir. L num. V* (117) Di£ %. num. IH.
N
14^ Delle Monete di Francesco Mahia L
un'Aquila pofata fopra alcuni farmenti, cogli occhi ri^
volti al Sole , e caratteri intorno , che dicono VKAtìCifcus
MAria DVX URBINI . Il rovefcio rapprefenta V immagi«
ne del Salvatore con S. Tommafo ginocchioni in atto di
toccargli il coftato col lemma CREDERE TVTIVS. Il
pefo è di grani 24 , e perciò maggiore del pefo di mez*
zo GrofTo y quale per altro fi farebbe creduto attefane U
forma. Fu pubblicata efla pure dal raedefimo Signor BeU
lini (118)9 ^ confervafi nella mia raccolta*
La fettima d'argento mifchiato con porzione di ra«
me trovafi preflb di me ^ e pefa grani io , e perciò la
reputo il Soldo , due de' quali per lo paflatp equivaleva^
no al Bolognino . Da una parte fi vedono nel campo
fotto una corona le lettere F. M, iniziali di Frantifcas
Maria , eflendovi nel margine DVX VRBINI . Dall' altra
fi oflerva V Aquila fpiegata , divifa della Città , e all'
intomo è replicato il nome del Duca FRANOTcì^x MA-
RIA . *^
U ottava , e la nona fono di rame con qualche por*
zione di argento , come ho oflervato preflb il Zanetti .
Il pefo di ciafcuna non oltrepafla i grani 14, e fi fpen*
devano per un Quattrino, eflendo fimili a quello di Guid'
Ubaldo , cioè con uno Struzzo , che tiene un chiodo
in bocca da una parte , e V arme di Cafa Montefeltria
dair altra . L' ifcrizione però è diverfa , poiché in quel*
fe inedita fi legge FRANO. MARIA DVX VRBINI,
€ nell'altra pubblicata dal Bellini (119) FRANC. MA-
RIA VRBI. DVX CIVITAS VRBINI .
Si oflerva nel primo campo della decima l' infegna del*
la Famiglia della Rovere circondata dalle parole FRANO*
MARIA. Nell'oppofto fi vede lo Stemma della Oafa di
Montefeltro, ed in giro GIVITAS VRBINI.
Lo fieflb a vede nell'undecima inedita, eh' è di co-
nio differente . Efle fono parimente due Quattrini di ra-
me con piccola porzione di argento, e pefano grani 16
11 difegno l' ho rilevato dair effettive monete preffo il
Zanetti .
Lt
mt ' ' ' ■ Il I _ I —
(iiZ) DliTert. 1« num. VUI. (u^) PecoiuT. I^ìfktt. m^ IV*
DELLA ROVEKB IV.DUCA d'UrBIMO Cap.IV- 147
La duodecima di rame fchietto è prclTo il detto Za*
netti, ma ficcome è alquanto confunta non fi può accer-
tare il fuo vero pefo . Nel diritto apparifce la folita Aqui--
IsL coronata con la leggenda FRANC. MA. DVX . VRB. D^
Il rovefcio ci dà a vedere un' animale quadrupede non fo
fé Volpe , o Lupo : fé Volpe rapprcfenta , fecondo il Gi^
nanni , fagacità , fimulazione , e finezza d' ingegno nel
proccurare i vantaggi della Patria , o nel combattere un
potente nemico : le Lupo è fimbolo di un Capitano vi-
gilante y e ardito nel cercare il nemico y e fuperarlo , il
che tutto fi adatta al noftro Duca ; e air intorno di elfo
il prezzo della moneta TERCIVM QyATRENI •
Quattro monete ritrovo fatte coniare da Lorenz o de*
Medici nel tempo y che tenne quelli Stati col nome della
Città di Urbino, le quali dovrei qui defcrivere per prò*
feguire il metodo fino ad ora intraprefo, e perchè iono
ftate fin qui tenute per coniate nella Zecca di Urbino ;
ma le ho pofte fra quelle di Pefaro, perchè avendo Fran*
cefco Maria trafportata con la Refidenza la Zecca in Pe^
faro 9 dopo che ne divenne di quefta Città padrone, fa
duopo credere , che Lorenzo le faceffe ivi battere per
effere cofti la Zecca efercitata , non parendo poflìbile ^
che un cosi piccol Principato aveffe più di una Zecca ^
e perchè una di tali monete tutto che abbia il nome della
Città di Urbino porta T armetta della Città di Pefaro,
il che baftantemente indica^ che ivi è ftata battuta, per*
che non avrebbe , cred' io , la Zecca di Urbino pofto
nelle proprie monete lo Stemma di Pefaro , come dovet-
te far Pelaro al contrario d* ordine del medefimo Loren-
zo porre in alcune monete il nome di Urbino per mo-
ftrare , che di tal Città Capitale , e confcguentemente
dello Stato y n' era Signore •
Eflendo morto nel 1519 il fuddetto Duca Lorenzo ^
e terminata in lui la difcendenza mafchile dì Cofmo de^
Medici, parve che deponeflc il Papa ogni fperanza con-
ceputa deir ingrandimento della fua linea, perciò riunì
alla Santa Sede il Ducato d* Urbino, Pefaro, e Siniga-
£lia% e li trattemie finché vifle^ In tal tempo fuppone il
T a Scil-
V
T48 Dbllb Monete di Francesco Maria •
Scilla (120), che fofTe battuto in Urbino una monetina
di miftura come un Quattrino , in cui da una parte fi leg-
ge air intorno dell' arme del Papa LEO PP. X. , e dall' altra
la figura di S.Pietro, e la leggenda SANCT. PETRVS » e
daziati alla detta figura l'iniziali D, V. da lui interpre-
tate per Ducatus Urbini . Ma elTendo quella moneta fimile
ad altra di Giulio H. , eh' egli parimenti attribuifce a co-
tetta Zecca fenza avvertire , che il detto Papa non ebbe
r immediato dominio fopra Urbino , così bifogna fup-?
porle battute in altra Zecca • Se però quefte due mone-
tuccie , fino ad ora inedite , che poffiede il Zanetti , non
appartengono a Viterbo y benché gli Storici di tal Città
non ne facciano parole ^ fi lafciano agli Eruditi l' inter-
' pretarle • ^
jDfiLLB Monete coniate in Sinigaglia sotto il Duca
Francesco Maria \.
In Sinigaglia Francefco Maria come in luogo à\ fua
giurifdizione volle far battere moneta per dimoftràre ,
che di quella Città n' era Signore , e che aveva autori-
tà , e poteftà di batterne , e per onorarla di tale illuftre
prerogativa . Una fola moneta però ci è rimafta per quan-
to io fappia , che efpreffamente porti il fuo nome , e
quelta è di rame con pochiffima porzione d' argento di
pefo grani 14, già pubblicata dal Sig. Bellini nella fe-
conda DilTertazione , ed era probabilmente il Quattrino*
Occupa il primo campo una Rovere, Stemma della nobi-
le fua famiglia con le lettere * F. M. SENOGALIE DNS,
cioè Francifcus Maria Scnogallidt Dominus . L' oppofto cam*
pò ci dà a vedere un Vefcovo veltito con gli abiti Pon-
tificali, col nimbo in capo, e la delira alzata in atto di
benedire, e all' intorno S. PAVLINVS, eh' è il princi-
^le Protettore della Città . Vedafi il difegno nella fe-
guente Tavola al num. I.
Se Francefco Maria facefle coniare quefta moneta
prima che divenilTe Duca d'Urbino, vale a dire dal mefe
di Novembre 1501 , in cui divenne Signore per la morte
del
i^io) Delle Monete Pontificie pag. m. ■
DELLA Rovere IV. Duca d'UreinqCap. IV. 14^
del Padre , fino alli 3 d'Aprile 1508 , non ho alcun fonda-
mento d' alTerirlo , ma è ciò probabile , poiché fé fofle ftata
battuta dopo che n* era divenuto Duca lo avrebbe probabile
mente indicato nella infcrizione, come titolo più onorevole .
Due monete fimili alla fuddetta pofliede il Zanetti >.
le quali per non avere il nome di elfo Francefco Maria
non è facile il decidere fé appartengono ad cffoy o pure
a Giovanni della Rovere fuo Padre , a cui V anno 147$
fìi da Siilo IV. fuo Zio conferito il dominio di tal Cit*
tà col titolo di Vicariato, aggiuntavi la bella terra ^ e di*
ftretto di Mondavio. Non è facile dico il determinare a
chi appartengono , poiché il dottiffimo ^ig. Conte Carli
n(i2i), che ha raccolte più d'ogni altro notizie efatte delle
Zecche d' Italia così lafciò fcritto : ,, lo non faprei dire
„ quando incominciaflfe coteila Zecca, né Scrittore alcu-*
„ no trovo io , che me ne poffa dar indizio ficuro • ^y
In una di tali monete , ch*^ è la feconda fino ad ora
inedita , fi legge air intorno della Rovere D. SINIGA*
LIE • Neir altra ha CI VITAS SINIG ALI . Qyeft' ultkna
è riferita dal mentovato Sig. Bellini nella prima Difler*
razione , colla fola differenza , che nella fommìtà del
margine fopra la Rovere fi vede una piccola croce , che
in quefta (i trova una rofetta , come fi. può offervare
nel difegno al num. III.
Tre altre monete ho vedute appartenenti a cotefta
Zecca fenza nome , o argomento di alcun Principe . Una
di effe, che è la quarta fu rappartata dal Muratori (122),
nella quale moneta da una parte entro ad una ghirlanda
di fettoni , vi è un' animale che fembra Volpe , o Lupo; e
dall'altra la mezza figura di un Vefcovo^ con le lettere
S. PAVLINVS SENOGA.
Le altre due fegnate V. , e VI. predo di me , fono
fimili alla precedente, ma di conio diverfo, come fi
può oflervare nel difegno di effe . Quelle fono di ar-*
sento con porzione di lega, e di pefo folamente grani
lette • Per aver quefte tre monete V iileflb animale , che
ù vede in una delle riferite monete di Francefco Maria ^
^ fem-
(ili} Tom» L ^té* x^K (i%ij DiSL %j^
\
150 Delle Monete di Fkancbsco Maria I.
fembra, che ad elTo fi poflino attribuire, benché lo fteflb
tipo ufaiTe Guid' Ubaldo II. , poiché quelli non fi sa ,
cne faceiTe battere moneta , che in Pefaro .
Delle Monete coniate ih Pesaro sotto il Duca
Francesco Maria I.
La Zecca di Pefaro , di cui m* accingo ora per la
prima volta a parlare , fii certamente 1' ultima a conia-
re moneta col nome di quelto Duca , poiché ne fu in-
veAito nell'anno iji}* Ma ciò non ottante cotefta Zec-
ca é quella da cui più abbondantemente dì qualunque
altra efcìrono le monete de* Duchi d' Urbino , come in
appreffo dimoftrerò , imperciocché ci aflìcura con le fe-
guenti parole T Eruditiliimo Sig. Annibale degli Abati
Olivieri Pefarefe. „ Dopo che i Principi della Rovere
„ ebbero confeguito lo Stato di Pefaro , qui dabilirono
„ ia loro Zecca f qui portarono i loro Archivi, ^u' ^^'
„ bero la lor gran Guardaroba, la loro Librerìa, la
y, loro Armerìa, qui fabbricarono fontuofe Ville per
y, loro diporto , qui accrebbero a pììi doppi la Corte ,
„ qui finalmente nifarono la ordinaria refidenza loro ,
„ e del fupremo loro Tribunale , come naturalmente
9, £iur dovevano Principi, che non erano indifferenti a i
» co-
DBLIA ROVBRH IV. DuCA d'UrBINO Cap. IV. IJ I
„ eomàndì della vita (123).,, Aveva già cotefta Città la
propria Zecca prima, che ve la introducefle Francefco
Maria , poiché monete fi trovano coniate dai Malatefti |
e dagli Sforzi , che di eiTa prima ne furono Signori ,
delle quali non ne fo qui parola per efTer fuori del pre*
fente mio aifunto, e percnè quanto prima ufcirà alla
luce per quefte ftampe una bella, ed affai erudita Differì
razione fopra la medefima del mentovato dottifilmo Sig#
Annibale degli Abati Olivieri , ben noto a tutta la Re*
pubblica Letteraria . A quefto non men dotto , che cor-
tefe Signore fon io debitore dei documenti di cotefta
Jglecca , de' quali in avvenire farò^ ufo , poiché ricercato*
ne da me , gentilmente me li ha favoriti , e con effi da^
rò compimento a quéiìa qualunque fiafi mia fatica »
Il motivo per cui Francefco Maria, ed i fuoi Sue*
cefTori ridulfero le loro Zecche in una fola, e quefta in
Pefaro fu certamente ottimo , poiché vollero onorare
quefta Città di tal prerogativa per averla fiffata per più
ftabile loro refidenza , e per aver più foggetto alla loro
veduta un' affare così importante per uno Stato , qual* è
quello della moneta , acciò non fuccedeflero quei gra*
viffimi pregiudizi , che fovente accadono y allorché il Prin-
cipe non ha della Zecca una fpecial cura . Ma al contra*
rio non è d' approvarfi il fiftema introdottovi di ritrarre
dalla moneta un cosi ecceffivo profitto come fecero , che
in appreflb dimoftrerò , poiché tutti i più efperti- Politici
convengono » che il lucrar , che fa il Principe fopra la
moneta fia per effo un danno affai maggiore dei vantag^
gio , che ne ricava , ed a* Sudditi ne provenga un gra*
viifimo detrimento •
La prima volta , che a mia notizia ^ abbia il Da*
ca fatto battere moneta in cotefta Città,, fi é nel isij.»
nel quar anno alli 16 Luglio affitta la Zecca ad Anto*
Ilio de li Raccomadori da Gubbio , ed a Lorenzo degli
Spini, da Pefaro per cento Ducati d*^oro al mefe; ma
Bon iftette qui la penfìone , che loro prefcrifle , poiché
nel
»Ma^H» ■ I ■■ I ■ I — i— — ^»^iiMi 1 ■ I ij HI— — — ■■ ■ m t
(115) Ragioni del titolo d' Provìncia Metaurenfc data alU kgaiìoaft dett»
wigarmeme d' Urbino pa^^ XXXV ilLr
/
\
iji DjBxtfi Monete di Francesco Maria I.
nel fegueme anno, vale a dire nel 1515 Tacerebbe (ino
alla fomma di 1600 Ducati V anno . Ma dubitando forfè ,
che affai maggiore foffe V utile , che ne ritraevano i detti
Zecchieri, o per qualche altro motivo la convenzione
non ebbe effetto, poiché cominciò il Duca a far batte-
re moneta per conto proprio pagando ai Zecchieri le lo-
ro manifatture . Quali follerò poi le convenzioni con cui
dovevano li fuddetti Zecchieri battere le monete ^ e qua-
li fiano le monete fatte coniare dal Duca in tal tempo ,
non mai che dopo , eh' ebbe ricuperati quefti Stati , non
è a me pervenuta veruna notizia , ficchè. farà duopo tra-
lafciare tal ricerca'^ e rivolgerfi ad offervare le quattro
monete , che ci fono rimaffe , già pubblicate dal Signor
Bellini^
Cominciando dalla più piccola moneta , eh* era il
Quattrino foxmato di rame con tenue porzione di argen-
to, pefa quèfto grani 16, € crovafi preffo di me. Da
una partéTbpra la Rovere vedefi lo Stemma della Città ,
e intorno FRANC. MA. DVX DO. P. , cioè Francifcus
Maria ( fubintendendo t/rè/W) Dux Dominus Pifauri i dall*
altra dentro una laurea PISAVR.
Nella feconda d' argento di pefo grani 45 , che re-
puto il Groffo, fi vede nel primo campo un'Aquila ri-
yolt4 al Sole con due A-quilottì nel nido , ed un* altro
afferrato col becco in atto di ributarlo da fé , come nella
poc^ anzi riferita medaglia alla pag. 116^ poiché come
dice Plinio (124) fuole T Aquila provare i fuoi figli coli'
efporgli al Sole, e far prove fé fiano fuoi parti o nò,
poiché quelli^ che non tengono gii occhi fiffi nel Sole
gli reputa fpurj , e air intorno F. MARIA DVX VRBI-
NI. NeJlVoppofto campo fi offerva il Prefepe, nel quale
H.S. è adorato da una parte dalla Vergine Madre , e dall'
aitra da due Paftori , e nell' efergo PISA Vr/rw .
La terza parimenti d'argento come la fuddetta con-
fervanfi dal Zanetti . Nel diritto fopra lo Stemma del
Duca vedefi T armetta della Città cpn le lettere intor-
no PRANC. MA. VRBINI DVX PL DO. Nel rovefcio
^^_____ la
Uh) Lìh. X« cap. HI,
DsiLA Rovere IV. Duca d' Urbino Gap. IV. 153
la Madonna , che adora il nato Bambino , come nella
precedente , col motto : VOTIS ASSISTE' PISAVRl .
Quefta però non pefa che grani 36 , ma non è ben con-
ferva ta .
La prima parte della c]uarta moneta, eh* è d'oro,
rapprefenta la pianta della Città con entro le feguenti
parole: F. MARIA DVX VRBINI , avendo all' intorno :
PISAVRVM REEDIFICAVIT. Neil' oppofta fi offcrva
S. Francefco d' Affifi proftrato a terra con le mani aperte
in atto di efficacemente raccomandarfi al CrocefifTo Signo-
re, col motto: GRESSVS MEOS DIRIGE. Effendofi in
Italia circa il 1530 quafi omeffo di coniare Ducati d' orOf
ed effcndofi in fua vece introdotti gli Scudi d' oro di mi-
nor pcfo e bontà , volle il Duca anch' elTo uniformarfi
alle altre Zecche col far battere nella propria tal genere
dì moneta . Fu pubblicata tal moneta dal Sig. Bellini (115),
e vien polTeduta anche dall' eruditismo Sig. Annibale
degli Abati Olivieri .
I
t)stiB Monete fatte coniare in Pesaro da Lorbhso
de'Medici dichiarato anch*esso Duca d'Urbino.
Inveftito Lorenzo de' Medici del Ducato d* Urbino , e
ritrovata avendo in Pefaro la Zecca dove Francefco Maria
^ceva battere le monete per li fuoi Stati , volle effb pure
ivi farle coniare, come fece altresì in Gubbio, non folo
f./J. V per
<»S} Fr. DUE num. VU.
154 Dbllb Monbtb di Francbsco Maria L
per dimoftrare la fua autorità, ed il poiTeffo fopra quefti
Stati y ma eziandio ancora per muniru con ciò di denaro
per eifer il maggior nerbo della Repubblica , e della,
guerra ) cui era coftretto profeguire, per mantenerfi in
pofleflb di effi a fronte dell' efpulfo Duca Francefco Ma*
ria, che glie lo contraftava.
Cinque monete ho veduto di queflo Duca, tre delle
quali fono Quattrini. Il primo prelfo di me fii già pub*
blicato dal Sig. Bellini (126), da una parte fopra lo Stem-
tna del Duca (i vede T annetta della Città di Pefaro con
le lettere intorno: LAV. ME. DVX VRB. DO. PI.,
cioè Laurcnttuf Medices Dux Urbi ni Dominus Tifauri . Dall'
altra parte dentro ad una corona d' alloro fi legge PISAVR#
II. fecondo riferito dal fuddetto Sig. Bellini (127) è
fimile al fuddetto , fuorché nel rovefcio , poiché entro alla
corona d* alloro fi legge : VRBINI forfè per errore .
Il terzo, che efilie nel Mufeo di S. Salvatore di
Bologna, é lo fteflfo, che fi vede nel mentovato Sig. Bel*
lini (128). Ha nel diritto all'intorno dell'arme Medici:
« LAV. MEDICES DVX. Nel rovefcio dentro ad una
corona d'alloro: VRBINI.
Oltre i fuddettì Quattrini altre due monete diverfe
trovo che fece coniare . In una , eh' è la quarta , fi offer*
va nel campo cinque palle pofte in cinta, le quali *for«
mano lo Stenma de* Medici, e nel margine: LAVRE. M.
DVX. Nel lato oppofto vi é il campo bandato di argen*
to, e di roflfo (che dovrebbe eflfere a oro, e d'azzurro).
Stemma della Cafa Montefeltria , ed attorno :. CI VITAS
VRBINI 4 Tal moneta di rame fu ftampata dal mentovato
Sig. Bellini (129), ed ora fi trova nel Mufeo Imperiale,
^ perciò non poffo affegnare il fuo pefo ; ma dal difegno ^
e da quanto mi aflicura il medefimo Sig. Bellini , é affai
più piccola delle fuddette, perciò la reputo il Picciolo.
Neir altra , eh' é la quinta , del valore di un Ducato
d' oroy fece porre da una parte il fuo Ritratto con le
pa-
{it6) Sec DilT. fra le Monete dì Pefaro al num. XVI. (117) Pr. DilT fr*
qaelle dì Pei^ro al num. IX. (xiS> Ivi fra quelle di Urbino' al num. IX«
(xxp) Ivi al num. X.
dbiiaRoveub IV. Duca d'Urbiho CAr.IV. ijj
parole: LAV. MEDICES DVX VRBINI . Dall'altra la
fua arme ornata d' alloro , e la leggenda : LEONIS X.
PATRVI BENEFICIO , e ciò per indicare la fua rico-
nofcenza , e gratitudine verlb l'inclito fuo benefattore ^
e Zio Leone X.
curo- UBALDO n. DELLA ROVERE, V. DUCA
D' URBINO.
Pai Matrimonio feguito, come antecedentemente fir det-
tò , tra Francefco Maria della Rovere Duca d' Urbino , .
ed Eleonora Gonzaga Marchefa di Mantova Tanno i$o9,
fé ne vide il defiderato frutto alli > di Aprile 1514 col
dare alla luce quella Signora in Urbino un figliuolo
mafchio , che al Sagro Fonte Gbid' Ubaldo fii denomi-
nato , per rinnovare la memoria del fuo Avolo , ultimo
dell' illuftre Cafa de' Conti di Montefeltro (130). Nella
tenera et^ fua di anni due, per fchìvare le perfecuzioni
della Cafa Medici , iu condotto unitamente con Eleonora
V 2 fua
(130) Sanfovino Famìglie illuftrì à' Ttalia pag. »io. Fra le memorie MS- dì
Guido Angelini , che faa fpoglìito tutti gli Archìvi della Cittì , trovo efler eett
lìato nell'anno ijio-» ma ficcome tum gli Scrittori convengono fn loro con
ciò accaduto l'umo 1J14. , dm ho U&uio di feguiurli.
15^ Delle Gesta di Guid' Ubaldo IL
fua Madre dal Genitore in Mantova nel mefe di Giugno
dell'anno 15 16, ove fi trattennero in Cafa del Marchefe.
Francefco Gonzaga fino all'anno 1521. Morto che fu tal
Signore , orli fucceife nel dominio dello Stato Mantovana
Federico Aio figliuolo , il quale poco dopo dal Pontefice
Leone X. fu dichiarato Capitano Generale di S. Chiefa :
e cotinuando pur anche i dilTapori tra la Cafa della Ro*
vere , e la Cala Medici , e la S. Sede , Itimò bene il Du-
ca Francefco Maria allontanarfi di colà; ottenuto perciò
da* Signori Veneziani il permeflb di poter andare in Ve-
rona ^ quivi fi riduife colla Conforte, con Elifabetta fua
Madre , e col figliuolo Guid* Ubaldo , e con quella fami-
glia y che la di lui condizione allora gli permetteva . In
tal occafione , affinchè Guid' Ubaldo apprendere le lettere
fu mandato nello Studio di Padova , ove trattennefi alcun
tempo (131). Alla Primavera deiranno feguente, in cui
cflTendo già paiTato all' eternità Papa Leone X. , e il Du-
ca Francefco Maria avendo ricuperato il fuo Stato, tanto
la Ducheflfa Elifabetta , che la DucheflTa Eleonora torna-
rono a Pefaro, ma non fi fa, fé tornalfe feco loro Guid*
Ubaldo , o continuafle a dimorare in Padova . Pofcia tet-
ta lega tra il Pontefice Clemente VII". , Francefco Re di
" Francia, e la Repubblica di Venezia contro l'Imperatore
Carlo V. , e da' Veneziani eifendo Itato dichiarato Capi-
tano Generale il Duca d'Urbino, e il Borbone Generale
'dell' Imperatore eifendofi fpinto col fuo Efercito oltre Bo-
logna verfo la Romagna 1 anno 1517, il Duca Francefco
Maria pregato iftantemepte dal Legato Pontificio, pafsò
il Pò per aflìcurare tanto maggiormente le cofe della S. Se-
de ; e in un medefimo tempo per provvedere allo Stato
fuo ìqvìò a quella volta una buona banda di gente a
piedi , e a cavallo , per lo più de' fuoi ValTalli , e mandò
a Venezia per maggior ficurezza la Duchefifa fua moglie ,
e il figliuolo Guid' Ubaldo . Dopo qualche tempo ebbe
avvifo da Venezia, che quei Signori per le finillre infi-
nuazioni del Luogotenente Ecclefiaitico contro del Duca
era ftata polta la guardia alla Ducheifa, ed al figliuolo ^
la
(13X) Saoiovino neU Orìgine deiu faiui^4 della Kovcrc pafr so).
DELLA ROVBKB V.DUCA b'UkBIMO CaF.ÌV. I5 7
la qual guardia erano due Barche con alquanti Uomini
del Conìiglio di X.^ i quali afiìftevano fempré alla loro
abitazione , e li feguitavano per la Città dovunque anda-
vano. E ciò fu perchè alcune fiate il Duca dolendofi del
mancamento, e della tardanza delle provvifionr, avendo^
detto, che tal mancanza lo avrebbe corretto a rinunziare'
quel carico; fu queiU cofa con qualche afprezza , ed ap*
parenza 'di «zelo del loro bene rapprefentata a Venezia
dagli Agenti del Papa , e de' Fiorentmi ad iltigazione del
medefìmo Luogotenente, oiide fi poneva in confiderazio-
ne a quei - Signori y che potetido il Duca ricuperare gli
Stati (uoi nel Regno di Napoli dall' Imperatore , aveva
un grande incitamento per procedere con tiepidezza nel
fervizio della lega . La qual cofa rapprefentata con molta
accortezza , e fina arte , generò tanto fofpetto in quel
Senato di poterlo perdere , che fi deliberò, per afficurarfe'»
ne, di ufare allora quella fpecie di diffidenza, e fé verità ^
la quale nondimeno fu ben preflo moderata da quei fag^
gi Padri , e reflituiti la Ducheila , e Guid' Ubaldo 'nellai^
loro libertà.
Seguita alli 19 d' Agoflo deir anno 1527, come
altrove dicemmo, la morte di Gio: Maria Duca di Ca-
merino , e rivoltofi contra la Ducheffa vedova Cateri*
na , e la fua unica figliuola Giulia fanciulla di quattro
anni Sdarra Colonna, che unitofi con Ridolfo figlio fpu«
rio del defonto Duca Gio: Maria , i quali furtivamente di
notte entrati nella Città la faccheggiarono ; la vedova
DuchefTa colla fua figUuola ambedue ritiraronfi nella Roc*
ca • Ma eilendo fopraggiunto eziandio Ercole Varano di
Ferrara con penfiero di obbligare la Vedova a dar Ghilia
per l£po£a a Mattia fuo primogenito y come avea difpoilo
nel fuo teftanlento il Padre : efla per liberarfi da sì fatto
intricò ricoxfe al Duca d' Urbino , perchè V ajutafle i e
)er maggiormenie muoverlo offerì di dare in matrimonio
a fua figliuola Giulia a Giiid Ubaldo fuo primogenito»
Il Duca Francefco Maria mandò fubito gente a piedi, e
a cavallo, dalla quale tanto Sciarra Colonna, che Ridol-
fo ^ come pare il Vaiano di Ferrara furono coiiretti a
ri»
i
1^58 Dblib Gssva bi Guid' Ubaldo II.
fitìiaiù ) e in tal forma feftò libera la Duche0a da ogni
moleftia. Mentre in Camerino le genti del Duca d'Urbi-
no difendevano quella Città , egli in perfona portoffi a
Yenezia per a&ri di molto rilievo : e con queft' occafio-
ne diede tal conto ^ e giuiiificazione d' ogni fua azione ^
che conosciuta infuffiitente ogni accufa fatta contro di
lui, gli diedero i Veneziani pieniflimo arbitrio di poter
rimandare la Ducheffa ^ e Quid' Ubaldo al fuo Stato , c<y
me fece •
In tempo delle nozze feguite tra Donna Ippolita
figliuola del Duca Francefco Maria , e Don Antonio
d' Aragona figliuolo del Duca di Montalto erafi il mede-
fimo ritirato per prendere un pò di ripofo , e di quiete
Bel fuo Stato . Ma ginto . V anno 1532, volendo la Repub*
blica far la raflegna generale delle genti d' arme , conven-»
ne, ch'egli fé ne paflafle in Lombardia per qualche mefe,
e feco condufle parimente la Duchefla Eleonora , lafciàn-
do in tal tempo al governo dello Stato il fuo primoge-»
nito Quid* Ubaldo giunto agli anni 18 di fua età* Tor-
nato Tanno 1533 ^^ Marfiglia il Papa , dov' erafi abboc*
cato col Re di Francia , in Roma , il Duca d* Urbino co*
minciò fubitO) come dianzi fi diflè , a fare iftanza della
conclufione del matrimonio di Guid' Ubaldo con Giulia
Varani conforme alla promeiTa avutane dalla Duchefia
fua Madre , e Tutricc . E fcbbene Clemente VII* come
parente di lei, e come padrone del Feudo, intrinfeca^
£a negarlo , andava prolungando la conclufione dell* affa*
re col pretefto della tenera età di Giulia , che avea folo
dieci anni • Ma avvicinandofi finalmente il tempo , che
poteva renderla abile alle nozze, avvenne, cl^ Mattia
Varano figliuolo di Ercole, che pretendeva ragione nello
Stato di Camerino, alli 13 di Ottobre 1554 d'improvvi*
fo con molti Fuorufciti per la via di Fuligno fi prefentò
nel più bujo della notte alle mura della Città, e colle
fcaie fuperatele , entrò nel Palazzo della Duchelfa Cate*
rìna^
DSLLA ROVBRB V. DuCA D'UhìINO Cap. IV. l^^
rìna^ la quale coli' alzar delle voci ^ e collo ftrepito del
nemico fvegliatafi , di nuli" altro cdperta , the di una do-
meftica di/adatta vefte da Camera , venne a forza con^
dotta alla Rocca , nella quale trovavaiì la fua figliuola
Giulia y affinchè ordinaiTe di dare nelle mani di eilo Va^
rani la fteOfa figliuola y e la Rocca : nulla però vaifero le
minacele y perchè il Caftellano y fedele alla DuchefTa y fu
colante nella ripulfa • Concorfo in tanto il Popolo Ca^
merinefe in ajuto di Caterina ^ temendo Mattia di noir
eifer afTaltato da elfo, prefe la fuga, conducendofi feco.
la DucheiTa . I Camerinefi date le mani air armi andarono
gli dietro , e prefero 2 2 de' fuoi feguaci y e liberarono là
DucheiTa (13^) • Ond*ella commoiTa da così turpe infulto
per maggior flcurezza fua neir avvenire , convenne di nuo^
vo col Duca d' Urbino in Sànt' Anatoglia per la conclu-
fione del matrimonio . Ma perfiftendo tuttavia il Pontefì-i
ce nella dilazione , artifìciofamefite coprendo la vera ra«
gione della fua negativa con civili rifpofte y ma che nuUSi
concludevano, da lì a non lungo tempo fé ne morì. Per
la qual cofa il Duca foUecitato anche dalla medefìmaDu^
cheffa, mandò immantinente il figliuolo Guid^ Ubaldo ili
Camerino, dove gli Spofi fi unirono col vincolo del Sa*^
grafnenio, e confumarono eziandio il matrimonio; eifen*^
dofi mofTo nello fleifo tempo da Ferrara V accennato Mat*
tia Varano con molti fuòi feguaci per ritornale in Ca^
merino coli* occafione della Sede Vacante • Ma per le pru^
denti, e foUecite provvifioni del Duca d'Urbino' fù^có^
ftretto a ritirarfi dall' imprefa, che ritrovò oltre ogni fuo
credere malagevole .
Fu eletto SuccefTore a Clemente VII. il Cardinale
Aleffandro Farnefe, che fi chiamò Paolo III., il quale
mandò fubito efpreCa inibizione alla DucheiTa Caterina ,
e alla Figliuola per impedire la conclufiòne del matrimo^
nio con Guid* Ubaldo , e gli fu rifpoflo , che queflo erafi
g\\ effettuato , e compiuto : profeguì nondimeno il Pòh*
tefice con monitor) tanto contro Caterina, che Giulia, e
con-
(131) Leoni nella viu di Franceico Maria* Bellini deMonetis Italix
fert. I. pag. %t.
i^o DfiitB Gesta di Guid* Ubaldo IL
contro ancora Guid' Ubaldo , perchè abbandonafleJro Ca-
merino ^ ammettendo le ragioni di Ercole , e di Mattia
Varano fopra quello Statò : per le quali fé ne^ofle. lite
in Roma favorita apertamente dal medefimo Pontefice ,
noti ottante > eh' effendo pur Decano del Sagro Collegio,
averte fottofcritta la Bolla di Clemente VIL , colla quale
fi dichiarava con ampliflim^ eftenfione di claufole Giulia
fuccedere legittimamente^ e immediatamente allo Stato
Interno» Né ballandogli. tutti queiti atti giudiziari fatti da
lui con ogni forte di rigore, intraprefe ancora dopo non
molti giorni a travagliare quei Principi colla forza. Ma
il valorofo , e accorto Duca France{co Maria colla de-
ftrezza, e cogli ajuti feppe difendere Guid' Ubaldo fuo
figliuolo , e intecpoftavi la protezione delP Imperatore
Carlo V. fpeciale Protettore del Duca d' Urbino , come
pure della Repubblica di Venezia , pronta a foltenere il
iuo Capitano Generale , prima colP efficaci fue raccoman-
dazioni appreiTo Paolo IIL, e quefte non baftando, colle
dichiarazioni di foftenerlo coli' armi , il Pontefice fu ne-
ceffitato per allora cedere , e ritirare le fue genti , che
fotto Gio: Battifta Savelli mandate avea in Fabriano , per-
chè impediflero le vettovaglie a. Camerino (133).
Terminò intanto i . fuoi giorni nel dì primo di Otto-
bre i5j8 il Duca Francefco Maria della Rovere , fecondo
il SardiCi34),per yeleoo datogli ad iftanza di Luigi Gon-
zaga, foprannominato Rodomonte^ Il Pontefice intefa
ch'ebbe, la morte <kl Duca Frahcefco Maria, ftimando
fli non aver prù aftacolo confiderabiJe per T acquilo di
Camerino , incominciò di nuovo a moleftare Guid' Ubal-
do Aio figliuolo tanto con minaccie, quanto con prepa-
ramenti di guerra* Ed. è d* nótarfi, ^he Paolo III. nelP
aano ad4ictro avea cpn contracambio d'altri beni indot-
to Ercole Varano a cedere le fue ragioni fopra Cameri-*
no
^*?^^^^^'^*'*'^*^*^—^**— i«— I j ^ I
(i$l) In UÌ occ.ilionc furono battute in Camerino varie monete d'oro, e
d argento, con' Tarme della CafòcfelU Rovere inquartata colla Varana , in una
dcllet quali fi legge: JVL. VAR. DE RVER. CAMERT. DVX., e in altra:
GVIDOBALDVS ET JVLIA DVCES, come fi può otfervarc negl'impronti
il effe monete riportate dal Sig, BcUini nella !•, e II. Diflirt. 0# Monetti UaL
(i54> Storie MS. ricordate dal Muratori negli Annali d'iuU am 15 sS*
DBLLA ROVBRB V.DOCA d'UrIIHO Cap. IV. Jt5l.
'no* ad Ottavio Farnefe Aio Nipote, e non tardò a fitrlc
valere^ inviando Stefano Colonna, o come aitri voglipr
no, ÀleiTandro Vitelli coli- Efercito Pontifizio contro queK
k' Città. Tutto che fofle efla affai prefidiataj e munitaci
pure it 'nuovo= Duca. GuidMJ baldo conofoendo *di non, .pop
terfi aàivi mantcA^re, e temendo in oltre di pejrder^ ani^
die il Ducato d'Urbino, venne :neU' anno feguente ^
concordia col Papa . Ma prima moftrando di. volerii porr»
fé fuUa difefa^fi ediede fiibito a far genti, ed a munuc i
kioghi più opportuni tiegii Stati ^uot per refiflere in. -ogni
maniera ad ogni::sfor2Ìoy che contro di lui A\/t(Ìk yolutoi
fere Paolo Ili., oitre dòiiihviando Capitani;, Milizier, e
Vettovaglie d Catneiriiio, dóve più' che altrove ^meva^
che foìOfe per infierire ba guerra ^ef eller quel dominio ììl.
cagiona di eifa. £ perchè la Cictà di Cagli e una delie?
Frontiere dello Stato d'Urbino , :i ed in qiiefta .^artelpo^>
t^Va(i molto dubitare del primo ioipeto de' nemicii, quanti
d<y verfo 'Urbino àveflrefOt,\roluto,dnrÌ2i^ate . le ìùm^ mire!^
j^rciò Guid' Ubaldo bramando di far ivi cgni iHìànnrsii
non folo (ffdinò al Pubblico, che fi pijeparaflc JaUa\dii«ri
fa, ma vi mandò ancora il prode, : ed. e^erto Capicand
Coltone da Gubbio (155) con titolo di Vice-Dilca:,' dàn^.
dogli ampliflima autorità di comandare,, e, ,di i fare^ *tuttti
ciò, the fbATebifoghato per fiourezza della Città ^ t jó&b
òUape a' nemici <t}^ ^ Andato dunque ali Capitanoi Colto^
ne a Cagli, e moftrate le fue commiflioni, ed ^^plifl&mft
fÌKxyltày fi diede tc^o*a raf&gnare le -^entti atte» alla guer-
ra, 6 ad esplorare, e minutamente ollervare le ihura delllu
Città , ejg^li altri luoghi hecefTarj con provvedeìre quanto
giudicava conveniente per li correnti bifogni. . . . *
' ' Mentre il 'Duca* Guid\Ubdldo in quètta mìaniera pre4
Saravaii alla 'difèfa ,: non> reftava infieme di far paflare cal^
i ulfizj col' Papa per venderlo placlato , o almeno difpofta
* quatdne gmfto ^ e convenevole 4iccordd , . fapendo be6
égli noti aver forze : fuificienti a refiftere lungamente alla
potenza di>iin Principe così grande^ e cosi autorevole^
com'i^ra il Papa, il quale in fine colle fue armi, e cogli
F.IL : I . 'r^;, ~ ,,;X • , , aiuti ^
(135) Detto da i piedi lungìu • (r^àj Aoton^pucciftor^^di C^i VVt;p<4^
1^2 I>BiLB Cista DI Gtfii>' Ubaldo IL
ajuti altrui non folo gli avrebbe tolto lo Stato dì Carnea
rino^ ma levato ancora il Ducatx> d\;Urbina per eflTeC;
ahche qttefto ^ «ome Feudo della Chiefa ^ foggetto .all' au-
torità Pontifizia , maffime non avendo Guid' Ubaldo né
quel!' efpefienza militare ^ per elTer ancora giovinetto , né
quegli appoggi ^ che aveva Francefco Maria iuo Padre «t
Quindi per gli adotti motivi difponendod air accordo ). e;»
di^dderando anche ii Pani di aggiuftarfi fenza fpargimentO)
di fangue , e fenza profufione di dannajo ^ che ben iapevA
avejrne fpefo molto, ma inucilnentfe ^ allorché in; vita di;
Francefco Maria volle larmare' per la fteffa cagione, che^
]|^rò' vennero fra di loro neiri anno 15^9 a. concordia ini
quefta gurfav cioè: che: il Duca Guid- Ubaldo rìlafcia0V
al Pontefice lo Stato di Camerino, ed il Papa air incon-
trò sborfafle al Duca una buona fomma di' danari 9 co't
quali' ti ndotailib la Duch^dk Giulia Varana fua Coii^Cortct
in vece (del medeCmo Ducato ; e[ cdsì ternliiìarorio le liunr,
ghe oontsft tra il Papa,( il Duca. d'Urbino ,^ e U ;Ca/a^
Vurantt'ifopra lo Stato di >Gamemno, del quale poi ite fu
inyeilif o ^Ottavia iiglio tU >Piec ^Lùt^i Taìrnefe , e nipóce di
Paolo- ili. , che ne fece fra poco tempo permuta colla
Sede Apoft6lica,/o iìa colla Camer^a, coirefler inveitilo di
Fatma,- :e: Piacenza (197) Pier ìLuigii figlio di. Padlo ILL ,
C&^ndo Dttdvio' Camedno > aUa Ghiefa ,. con obbligo di
dover ' pagare òtto milai Ducati' 'di Gfineiiai pes ci^<;ua,
awni'Sf'ijft)..' , '.i--'.; -f -., » -, ;; .; .:,.jj.,;i . x m . : rr
• i - Cinque, annr dopd k; n^orte del .Duca Tjancefeó- MjH
jsjà, cioè :r anno 1543 pafsò agli eterni ttpofl laDiAcheila
Eleonora: Gonzaga fua moglio Madte di Giiid' Ubaldo in
Urbino, e dopo, qualche anno il medefimo Duca. Gjaid',
Ubalda^' cioè ^hd mefe <di Mà^zò 1^47 xtAìò^ privo ju^cora
della fila Srpofa Giulia Varana , che^ mòli rhel fiore d^U
aiihi fiioi , non «avendo -per anche compiuto] r.*anilqi 2p4^
deir tetài (uà . Lbidò qt»elhi Signora jun' uniqa figliuola
chiamata Virginia giòvanetta di molta bellezza^ la quale^
fii data per moglie al Conte Federico Borromeo di .Milana
rrrr-
(13^* Ciacconio iiuVita Pauli PapxJUJL^^. JiiJ) .Ciò; Wlift*. AÌtubI
Slolia 4M' firn Moipi lit.» V^ iHigé >ij«
• ' . .. ;ì
• • • '*'* i : . : I 7 . V'. ' I *
DBLt i ROTBltB V. DtfC A d' URBINO Gif < IV. %6^
nipote di Papa Pio IV. fratello di S. Carlo Boiy^omco
l'anno 15^0, del quale rimafta vedova il maritò al DuQji
di Gravina della Famiglia Orfina^ col qualq poco vifle.^
**'fe ne mori ptima del Padre*. ;
- Siccome eoa ^Giulia Varana il Duca Guid' Ubalda» noii
ebbe aleuti figliuolo maichio per confervate la {u4t nobir
Hffima Cafa, così pensò di paflfarc alle feconde noaw^
corae-fece ^ con allegrezza , e confolazione di tatt*i (yxoi
Sudditi , prendendo in ifpofa Donna Vittoria figlia di Pi^
Luigi Farnefe Duca di Parma ^ e Piacenza » e per V addiéf
tro ancora di Caftro . Di quefto matrimonio , oltre gli
altri Storici, ht fa menzione il Muratori (139): lafciò,
tiic'egli, Pier Luigi figlio di Papa Paolo IIL una figlia
per nome Vittoria , che il Papa di&àt per moglie, a Guid'
Ubaldo Duca d' Urbino Generale in quefti tempi della
Repubblica di Venezia . Dal che fi ritrae , che quefto
matri^monio non potè feguire Tanno »54.7, comic . molti
Scrittori- hanno creduto, ma nelTanno feguente.i)48 per
la ragione, che il Duca Pier Luigi nel mefé di Dicem*
y>ib i^4^ in i^iacenza «fu uccifb .da Congiurati,, e non
«veodola maritata il Padre, ma. il Papa^ ne viene < di cori*
^eguenza , ^he fii dopo la. morte di Pier Luigi :, e però
Tanno 1548; T altra particolarità., cbc? fi ha daL lodato
Muratori è, che in tempo di queào ^matrijnoùio. -deLDil*
^a Gnid- Ubaldo, e^liioiTe Generale de' Veneziani ,.t ài*
tri ^ancora lo aiTerilcòno • Ma fecopdo xiò ^ che : feri ve
T Adriani nelle Storie de' fuoi tempi (140) nop £u mai
Cjreherale^y'ma Governatore. di tutte ie loro armi;. ecco le
file parole « ^,11 Duca d' Urbiao , lungo tempo ftato al
S) fervigio de' Veneziani Governatore di tutte Le loro Ar«
„ mi , ora a quella Signoria domandava licenza non aven*
,1 do da loro potuto ottenere titolo. di Generale^. ne mi*
i, gliori condizionji di prima, he* la difefa dello Stato 'prq*
.|, prio, come aveva rjchiefto; e fi dubitava che nóii i(i
^, gittafle al foldo del Re di Francia , di che da' Parnefi
„ tuoi Cognati continuamente a nome del Ke era!rice^«
^ cato con promiffioni di aflìcurarlo delle ragioni^ che
X ? ^, avea »
^^^^^m
(iS9) AnaaL d'IuL tn, iS47« (149) Uh. IX. au. i^uu pag» iiu
^
1^4 'Dille GfesTA 'DI 6ufb^ UtALDa IL -
„ avea fopra il • Ducato d^ Urbino la Reina ' di Francia
fy Aia moglie di Cafa Medici , e di difendergliele da
^ ciafdieduno . 95 Fin qui T Adriani.
Correndo Tanno medefìmo, in cui Teguì quefto Qì%-
trimonio , trovo che il Duca Guid' Ubaldo ottenne in Ro«
ma dai Pontefice Paolo HI. la conferma dell' Inveftitura »
e riconceflione fatta da Adriano VL per Bolla Concifto*
Iriale fottofcritta da tutt' i Cardinali jMb Dat. Roma afu4
S* Pttr»m An. Dùmini 1512. VL Kal. Afrilis^ Tontificatui
fmi annù frmo a Francefco Maria fuo Padre ^ e di più lo
invelie del Ducato d'Urbino, di Gubbio, di òagii , di
'FofTombrone , di Pefaro , di Sinigaglia , del Montefeltro ^
di Mondavio , e di S. Lorenzo in Campo con annuo Cenr
fo di Ducati 219 ffo je y ist ejus frimùgcnìtù in ferf9^
tuntn , come per Bolla Conciftoriale fottofcritta da' Car-
dinali ^uh Dat. Komét afud S. Marcum an. 1548, V. Kal.
Maji hb I. Bullarum ejufdem fontificts foL 306. (141).. E
<iopo per Breve fu dichiarato a che ragione fi dovelfero
-pagare detti Ducati dell* annuO' Cenfo .
Andavano molto a feconda le cofedel Duca Guid^
Ubaldo in quefti tempi, per accrefcimento deUe quali
àlli 20 di Febbrajo 1549 Donna Vittoria fua Conforte gli
diede alla luce un figliuol mafchio in Pefaro , ove il
Duca per lo più faceva refidenza , a cui diedero il nome
di Francefco Maria, il che recò un'eArema.confolaztope
a tutt'i fuoi Sudditi i laonde tutte le Città,, < luoghi delr
lo Stato, oltre aver mandato colà Ambafciiaitori per -conr
gratularli di una tal nafcita , gli fecero eziandio ricchi
donativi : e le confolazioni di lui maggioripente crebbero
in queft' anno , vedendo innalzato alk Sagra Porpora da
■ ' ' -' * /■ i\: .; ♦ ' : . Pa* ,
.«dJ.
m^^mmmm^mmm^imMmi^mmmmàmmt^mmiÌ0àm^tm^àim»^am^^mm^^ttéa^^mmm»mmmmmmàmm^/^mmmAmmmi^im
ti4»> Qfiefte oorize le ho eftrajtfe da uà Compendio di Donazioni^ Icvefti-
ture, e Conceflioni frrte delli Sntl . o*f)ucato d'Orbino &c; dito' ilta Santità
•di Papà ITVb^no VlÌL da Monfig. Ortcnfio de' Roffi Gommlferio dcHà Rcv*
Cam* AppoAolica, il qual Con^pendio di canltrere antKrò \ inferito fra i MS*
,di Martello Franciarini di Gtbbio nel tomo,, che di. fuori .porta il tjtolo: Coj#-
#/ di'Morttefthroy e Duchi d' VrHm0 a cart. jòf. Antonio Cucci ndla Storia di
-Cagli riporta quefta fte& Isv^ftitura , ma con divarid gravi^Smo, dicondp colT
obbligo di j)agare per Cenfo ogn" anno alia Rev. Cam. App. aif o. Ducati tr
-Oro. di Camera^ Sicché o il. Cucci ha aggjyunto V ulUmo Kto^g l'ba laiciato
Moofig. Qi:tciifiQt .. t* r' "
II
DBiflii Ei>VJ»(9Y-I>VQ*iOr'UiLffi»roiCA'i».IV. iO^
JPapa Paolo 111. il jfuo fratello Giulio, detto pofcìa ìKCaiì--
dinaie d'Urbino, il quale per la dottrina, per la gran-
dezza d'animo, e per la magni6cenza, forfè non ebbe
in quel Sag^o Confeifo chi. lo (upecafle.: .che perciò per
tutto, ^ i>tato.n fecero nu^ve : allegrezze in contraflegno
,de| godimento de' ièdeli fqc» Suddtd , che ae provan^anoU
Ma,fì.coonie le felicita tetpporali fono di loro natuila
fugaci , e transitorie ; così le confolazioni del Duoat Guid*
Ubaldo, e della DuchelTa fua Conforte furono amareg-
giate ni^U* anno medelìmo per la imprte del Papa fcguitA
^Ui i ^i InTc ' à. partkolàiie
/jdiipia^ere , si , fangue ^ che
^yeanp /ejCOj. zita,: che dd.
!zqede(t^ go lo^ a^mare^e»,
ma contìnua a dal nuovo
Pontefice i I tava il Duca
Ottavio )' an itrraa.>..tiemen*
,po d^le, inf iti Piaceùza:<,
.e quantunqu vigila nttffimi^y
..è ttdeli, coi ^rio niAggiac
.numero di f >Ìì comodo 4i
poterle mani , narrandogli
il fuó bifpgnp , e fupplicatidolo , che fi tblTc degnato di
,fpqcorrer]Ì9 di mìiggior : provvifione, per. poter guarda^ce
quella,. Cìittài perchè quando egli l'awefl)? perduu , veiii-
,y4 ancora ,a perdere, la Cb^(a il fup dritto d^mink) ^ e ta
"(lagione ^el Feudo . Il Papa, che gtrpvav» letTo^pureliin
,quel,tempO;Cqn mplti jlebiù per le.;g£0%fpe^:fatti,
^rellàndo la fua impotenza djfle, che fi AÌutalfe aL meglic^,
-che fi potefTe. Dppo molti giorni itenzando p^r mezzodì'
/noi Mmiitri U^.medefimo cpl, P{^,.f)on:potend9otileik£4e
jm^ggiar .prpyvifio^e, è, f«na,;ch^ glV<^(<Ìrei^ i MiiQ;-
^h , che almeno yoJtelTe Sua Santità, co«K^sfar.fi ,'ichtt avefle
.potuto ricpri^t^e air.a^ito di qualqJ^e, Principe i, e ch'egli
vifponaefTe , che facf$ quello , ^h^ gl^pàreva : colla filhi-
^ eia delle q.uaU. parple il Dyca, CjoÌ cqnuglip del.Cardiiuie
iFarnefe fuo fratello, mandò un Tuo Miniato a trovare
• alla' Coite di-fiaacU Oiasio Du€4^ di-^Caftro-cei^p fratti*
t66 ' Dbìib :OmÀ^>»r<Sui0^U%'Àìfor6 IL* ■
ìof dì'efTendo in grazia di Arrigo Ré di Francia V é cótt
lui concertando T affare ^ e le ri^luzioni da prenderìi^ fu
finalmente conclufo, che il Duca Ottavio fì mettefTe alla
iervitù del Re ^ il quale gli pagalTe il [trefidiò convehieii*
te per Parma. Aveva T Imperatore prefendto tutto quc*
*ilo^ € ne fcriife al Papa , dicendogli cne àvvertifle, c\^ elfo
Duca dava la Città di Pàrhìa in mano de'^Frahcefi. Al«
lora fu cbe Giulio III. proruppe in ifmanie. Cominciaro*
no a fulminare i Monitor) cóntro di Ottavio ^ comandane
dogli di confegnar Parma a* Miniftri Pontif?4j ; e fi proce-
de fino alle (5enfure,"é dichiaratlo ribeile v e decaduto
da o^ni dtitto foprixj^ elio Stato , e dal gi'ado di Gbiì*
feloniere della Chiefki Ritiraronfi da Roma Alèffàn^ro,
t Ranaccio Cardinali iparine fi' ; il primo fi ricoverò a W-
lenze , e r altro ad Urbino dóve ebbe un' amore voi tta^-
lamento dal DuCa Guid' Ubaldo fùó Cognato (14^)./
Nel principio deiràttiiò 1553 iV Pontefice Giulio ìtì.
dichiarò il Duca d'Urbino ^Generale di Santa Ghiefai fe
.-venne a queft'ielezione il Papa allorché ^^àn guerra prc-
paravafi da Carlo V;^. cotìtjtóf^ là Repubblica di Siena, pòi-
che' vedendo egli iHettétfi in ordine? un potente fifercìtb
per guerreggiate nè^ confini dello Stato della Chiefa , quan*
tunque tra lui ^ e P Imperatore pafiafTe buon'amiciiiia, e
xorriipondenz^ , non giudicava: però bene di ftarfene cosi
-diiarmato per non /òggéttate fe ft^ttb , é i luòghi dello
/Stato ' air arbittiòV t Voglia altrui. Onde dòpo ;aVer fahb
afibldare in Roitia 8òoo Fanti'^ e datone il comando -a
Camillo Orfini , acdoèchè^ <òn qùéfti difendefle quelhi
Città in ogni- occorrenza ; èreò aiiclic poicia Capitano
Generale di. tutto r Eféhiitò Ecclefiaftidò il Duda Gui4'
t*JbaWoy perchè
prónto a^ difendei
Sudditi: della niedefihià __
carica deftinaragli' éà\ * Pòntefioé^ tletéirrnhi^ di fare uitìi
•fàiTegria generale di ìtutte le génK à lui aifidkee , e in tàfe
occafione fi trasferì ' e^li ' a Roma , sì per ringraziare in
■■ I '■,'"? l 'i.i J* V, <ijttl A > »tt t ^ Il ■■» mitrai II «TJ'"' ^ ■' ' -
(14^) Mamb. Rofèolib, f«p.4o6« Murat. AnnaL d' Irai, aiu 15 sr* ^U)> Mainb.
]l«ftoi e il Paovimo Bella YiU di GuiLo Ili. pag. 674. Ediu Vcnet. i64)«
BBLLA RoVBKvV.DtJCAD'UnBIHoCAP.IV. tS^
perìoQatl Papa dell'onore compartùogii , come anchie
pet ricevere da S^a Santità gli ordini opportuni all' adem*
pimento dè'Aioi dpvcri, e vi comparve cpn quella corair
t(va di Gentiluomini, e dr Capitani, che fi conveniva alla
jTua dignità^, ed al grado di Generale di S. Chiefa : -con*
cjofliachè il Duca Gutd' Ubaldo tanto in tempo di guer*
ra,. come di pace ^ ebbe Tempre una 6orìtifiima Corte ri-
S'ei^a . di no^iì Perfon^ggi tanto dediti all' armi , ch«
le -lettete. , .
; [PopQ 4i pflère flato proniolTo a. sì onorevole iropier
|i;o'}' ,ia altro non fapiarao , :che fé qefoivifTe il Pontefic*
Giulio , ^e non di, mandanlo a 3ok>gna' con zooo^Fanti
alla ^uardia^di q^ella, Città, qel paflar, che. fecero i Qrt-
Cioni difcffi, in Italia a favore de' Francefi (i44)< A Giù*
lìó ni. fucceflè nel Pontificato Marcello Cervino Cardi-
pple !.d^I ytolo di S.: Croce in Gerufalenune , e Vefcovo
dì Où^bio ^ i],.:quale 'ritenne^ il .piroprioi nomei e fece^
cl^iai^jare Maj;ceÌlo J|^^,- ma fólp iz giorni tfnn^ila Sedi»
di $^, Pitftro.i, E9Ìchè, alli, 9 dì ikpcile M^pne creato PApa»
é ijetlà, nbttR ^n,tecedent<; ai, primo dà iMaggio del. mede?
ump anno 1.5$$ terminò la Tua vita . Iq queito mentre jl
pù,ca pMtd' Ubaldo tròvayafi in Roma j e benché Marcello
i^i^v^fTe^jin i^tp ammalato, ad ogpi modo, voile daffgti
Ud^n^a,'! pc£ icev!idilui(i45)V alli 18
^i Àpiile> cfc quache itempQiviflutó ^
nop'v* è; 4W ; .qoB» fermalo nollia':<:ak!Ìr
ca'pj ch?i,ti^tti 5^ey;a del .'{ud» Genera*
Iai;p . Mortp dat 3agro iCpilegio d^
Caifdm^i eie L Cp&ciaf^e >. e . di Roma
piedffìrrià,cq' ntj« la ,qual i^ftrica efer*
<C)t^ c6p^ for ,yi^ìàn,ziJi<t\,nvùdentSL^
ch«ì jtvT |Usò ( e? 1': elessipne» chei «Pontei
fice in peffo n ^^^^rp.'jCaHfEa/Napi»
h^n^y <;lwi ■ IV.vwatimtta. adi eiret
Ci^pifanp/G^ ad'^flo i Catafi NipÓF
\t ^ej^ Papa ^ Cuaìconi , commetten*
i- . (mV Svtf«H;n«l 'V'I^o^J*'"* ^^^ Fawipiia dfWt ftovCTe psÀ lo^ icrf. ' '
.i.Ji*!*P .??^ÌflWi peVa.-.*!» iw .vi|a , . iM^ Awfaw» *•«. e* . •' •
1^8 DlLlB GbCTA t>l Gl7lD*UiALDO IL '
dogli , che del [uo Stato mettefle infiemc 4000 Fanti , e
Suantj più Cavalli gli foflfe flato poflibile <t47) . Ma, o
he il Duca fi avv^delft , che per la troppa feverit^ , e ri-^
' 1 Pa; - '^ '^ ^^ ^ • "- - '
rat fi
mente gli fu accordata ^ ibfiituendogli il Duca Conte di
Mon(orio fuo Nipote (14*) . Nel tempo^ mtidéfinio , che il
Duca rinunziò il Generalato dell* Armi^ ,vepiie dal'Pàpat
onorato col ticolo di Prefetto di Róma ^ pei: là mòrte ^
che poco avanti era fegiiita di Orazio Parafe Tuo Cogita*
tò , che lo godeva ; Carica ialtretcanto aflai cottvehevotó
a lui, anzi in certa gùifa ad tffó dovuta^ poithè' avea*
la goduta in vita Tua Francesco Maria fuo Padre > ed
avanci di lui Giovanni della Rovere (uó Avo {i/^gj.
Prima però^, che rinunciaflfe tal onorifica* carick ,' 1Ì
lece imprimere nelle diie Seguenti Medaglie da lui' fatte
«ciniare in memoria di aver intraprefo ià grand' opera di
ridaurate» abbellire^ e fortificare la Città di Simgaglii^
colia ^direzione <lel Conte ^di Montelabatt Gid: CratòthQ
Leonori Pefarefe . Nella priina , preffo di me $ da una
parte rapprefenta T effigie del Duca con la feguente ifcri*
aione: GVIDVS V3ALDVS II VRBINI DVXniL
Dairakra SANO RO. ECCLES, DVX GEl^- EXEKCIi
«irintornQ della pianta della Fortezza di Si^nigaglia in
tàt guifo da tó rieiàificatà , che da ogni lato poua di-
fenderfì dagli flUfaltf de' nemici , e tìel piano ^i;*dcftti
l»artezza vi fotìotai' paiole; REiEDIPICATOR SENO-
CALLIE. Nella feconda , fimile alla precedente ^ che
trovafi nel «Mufed iàiS; Salvatore di Bologna, v^Ha
r ifcrizione del Yovefcfo i poiché fi legge: SAMC' Rbl
EGGLEfiL OENER Ai EXBRCL E nel piano deflaf 'pràfti
ta: evi NOVA SVRGIT SENÒGAL. ^ ^ ' .
i Un'altra Medaglia còhiata per tal occafionfe riferifcc
il Lucchio (150), the aflferifce éoniata in qù^ft'ànno HJÌj
^.« (i47XJLtkhnl ììb^XW. Tf^ 907. ti4«) Lo ftcflb tocrtit. "UAP^lVztP
^iiVp^l^-Vijra di Paro» IV* - (t^o) * " -. - - . ^
fag. lyx. ,^ Ibmams X^aAitliik Ouiéob;
- - - - liéobali *Dac« i/Aitó ftiitUiii Uixdrcfittks * tuo.
BHLli ROVBRB V. DuCA D'UrBINO Ca». IV. itf^
torobabìl mente dopo eh' ebbe rinunzìata U carica di Ca-
pitano Generale della Chiefa, poiché nel giro del rove-
Icio in vece della fuddctta leggenda vi fono tai Parole:
AQVI. FAVO- AVST. EVR., cioè: Atjmih latiouiut Ah*
fier Euruss come lì vede nei feguenti diiegni.
Erati eccitato in Roma certo rtìraere dì guerri, che
travagliò poi non poco la flelTa Città , il Lazio , Campa-
P. //. Y gna ,
„ tificii ImpcMtorB feu Capitarei : cufui Anno Chriftì nj?. CJaruit littfrif
„ fimul 8t armis hlc GuJdobaldus Roboreus vel Monfcltrius ; Dux Urbìni IIII:
„ Pifauri Dynafta : Sorx, & Scnogallisr dominus. Habetur quippc in elogio
,, eius, quod.pacls tempore. ftudia calidi habuerit : Hiftotìcus , Muricus, Archi-
„ tctìus fuerit intìgnis : Martis vero atque armorum perìlÌK bcUiac doctimenta
„ plurima dederit : fnflus Capitancui ita Irapcrator torius exercitus Pontifici},
„ tum bellum ardere: in Hetruria, Anno Chrìfti if jj. àCarfare vero Cardo V.
„ Eques M'dìnis Tofani creatut. Verum ut nuJIa felicìtas firmo Temper immo-
„ toque ftit pede; fic ncque hujus pcrduravìi . Corruptus namque a minìilrìs
„ mili^nis , exaftionibiis lubditos, imp^imis Urbinntes ac Eujiubìnos , oneravìt;
,, ideo in odium populi ìncidens, tiimuUum eius expertus eft , Ac melancholiì
,, gravatus in febrim quartanam ìncidìt, qui menfe integro laborans moritur
„ tandem in Plfanro , Anno Chrifti 1578. 19 Scpterabr. (ymbolì ei loco fuere'
^ fyrdmtdti fai fAtUfei tw , xifàitu t»VtA ^HMdrMtM imp^td ; tum iitfcniftitllt
„ fikjuf«,>rriT(« virtutii mmtntiffimù: ^ Mhemm fuod bit vidis fropuinantlum
^ StnogalU* nfertmt , it» i fi txtTuSum , ut »i otr.ntm orhìs ftsgmwt vitu imft»
»7» . — D«I.IB GbsTAM>1 Gtflp'llBAIDO U.
gna, e tutti quei contorni. La cagione di quefta guerra
ebbe in quefta forma l'origine. Eflendofì polto negli an-
cijjÈ. gli.fQlTe detta y fé prima non fo^oro' le due Galere
licondottp^ ia Civitavecchia , e. restituite ^f'Franceij. Dop<j
aicpn tempo furono di' fatti TÌcondotte le Galere , e re-
fticuite^ a' Miniitri del Re Arri'ga; e con tutto quello noiì
fi quetrarono i dilTapori, perchè godendo i Colonnefi la
prrotezione del Re di Spagna, e veggendod molto mal
tratfatf dal Papa , fi mifero in arme , Accorfero anche gU
Spagrtuoli a i confini dello Stato Eccleffailico , e il Papa
fimilmente ordinò a Guid' Ubaldo Duca d' Urbino di por-
tarli con alcune migliaia di Fanti a quei medefimi confi*
ài (i>i). In quello iUtò di cofe fu chi fé credere al Pon*
fefice^ che alcuni SignFori di Roma di fazione Imperiale,
^iTo in cafa di Marc' Antonio Colonna, e talora in cor-
te di- elfo* Cardinale di Santa Fiore , ^cevano combricol^
- ^*^^'
oiLià RovHRB V. Duca d* Urbino CapJIV. t^f
centra di lui y e altre molte fìmili cofe gli diedero ad im
tenderei onde o fbfle vero, o falfo quelto rumore rinfor^
zò il Papa la fua guardia , e fece mettere in Caftelld
V accennato Cardinale . Non dopo molto cercò di aver
lielle mani Marc' Antonio Colonna , il quale •avvifato di
Donna Giovanna Aragona fua Madre fé ne /campò ^ laon^
àc fi venne ad aperta rottura, ficchè l'anno 1556 Marc^
Antonio con Soo Cavalli -faceva /correrie fino alle porte
di Roma , cflTendo unito cogli Spagnuoli contra del Pa»
pa . Per la difefa della Città avea Camillo Orfini ^ià fat^
ti molti ripari di Baflioni , fpiaiiate , e fortificazioni ; e
il Duca d* Urbino , benché non più Generale jdella Chiefa
avea fpedito Aurelio Fregofo con 1500 Fanti, che fujono
polti aTraflevere, come ce lo afficura il Muratori (152)^
Ma r Adriani dice , che al Duca d* Urbino il Papa niam
dò a chiedere 1000 Fanti dal fuo Stato , i quali incon^
tanente gli furono mandati /otto jl divifato Frejgofo;, ed
in oltre 60 Celate (153)^
Il Papa vedendo tuttavia magglornìente peggferaA
le cofe fue . xicoxfé a domandare ajuto al Re ai Frància»^
e ne richiefe parimenti alla Repubblica di Venezia , e a4
altri Potentati, che tutti fi efibirono pronti di foccorrei>
io , fé gli Spagnuoli , in vece di contenerfi nella difefa
de' Stati loro, voleifera 'offendere le Tetre della Chiefa;
ed il Re di Francia fece fubito mettere in cordine un*
Èfercito di 11 mila Fanti, 700 Cìfvalli leggier-i , e 400
Uomini d'arme, e vi fi aggiunfero molti Cavalieri Fran*
cefi y che s'incamminarono alla, volta d'Italia in difkfa
del Pontefice /òtto il comando del Duca di Guifa. Ma
prima della venuta di queft' Èfercito , che /eguì nelPanné
fufleguente 1557, fi'attefc inRotna a fare i prepJiRamentì
neceflar> per difefa di quella Cittì ; dove fi deftinaxoné
fl Capì Con molta gentie in ciafcmià |>arte ^ toccando M
Frejgbfo co* fuoi Soldati del Duca d* Urbino il folito
luogo di Txaftevere^ -
Cofimo Duca di Firenze 5*adoprava intanto a prò*»
curare 4e' vantaggi al Ke di Spagna ^ acciocché in Italia
y 2 fi mal»-
TTT
Usti IM» tìu an. ij;tf. ' i^sil lab. aUY*
i7t Dblib Gesta di Guid' Ubaldo II.
fi manteneflero gli Stati, e la riputazione di quella Mo«
narchia i ed àvea confìgliato molto prima eflb Re , ed il
fuo Configlio a dover per ogni maniera trarre dalla par*
te loro Guid' Ubaldo Duca d* Urbino , il quale rimafo
libero dalia fuprema reggenza delle truppe della Chiefa^
aveva defiderio di nuova condotta: né co' Veneziani , i
jjuali altra volta avea ferviti , come accennammo; ma non
volendo effi conferirgli maggior pofto ricusò di fervirli#
£ ftimava il Duca di Tofcana , cne il dichiararfi il Duca
d* Urbino a fevore della Spagna , oltre al valerfi di buor
fii Soldati, de' quali ne avea copia il fuo Pacfe (154),
doveffe fervire di ficurezza y e difela al Regno di Napoli
dalla parte dell* Abruzzo , convenendo che T Efercito
Francefe paflafle per lo Stato d'Urbino. Ma per la tar-
danza, ed irrefolutezza del Configlio del Re Cattolico. ,
ed alcune difficoltà pofcia ' inforte , non fi era mai con-
dotta la cofa a buon termine (155). .
Era ormai giunto in Italia in quell'anno 1557 il
Duca di Guifa colle genti ,, che avea condotte di Fran-
cia, per? eflerfi quel Re già dichiarato nemicò degli Spa-»
gpuoli, e fautore del Papa, non ottante la tregua ante-
cedentemente conchiufa di cinque anni, la qual lega i
JFrancefi pretendevano non eflfere ftata oflervata dai bpa-
gnuoli per molte diverfe cagioni . Che perciò il Re di
Francia , fenz' alcun riguardo di quefta , aveva fatta le^à
col Papa, includendovi ancora il Duca di Ferrara dichia-
rato da loro Capitano Generale nella prefente guerra; col
quale unitofi il Guifa vicino a Piacenza , gli confegnò il
Baftone del Generalato di tutto T Efercito. Pervenuti pò-
fcia quelli due gran Capitani a Reggio , s' abboccarono
quivi col Cardinal Caraffa per confultar fecodaqual par-
te do ve (Te indrizzare queir Efercito 5 ed eflendo varie le
opinioni, fu in fine dal Guifa accjsttata quella del Car«f
di- ;
/M4^ La fola Città di Gubbio in quefti tempi, cioè dal 1530. fino ai i^oi
In diverfe at-méte di varj Principi , e fotte il comando del Duca Guid^ Ubaldo
jfi gloriava avefe tre Capitani Generali , due Luogotenenti Generali , (ci Colo-
nelli , e 65. Capitani , i quali tutti fono accennati col loro nome, cognome; é
anno, in cui hinno militato da Vincenzo Armanni nel primo Volume delie iiic
lettere dalia pag. 7x7. fino a 734* UW Adrttm iib. XIV* pag. 987* ^
DBIKA ROVBRB V.DtJCA d'UrBINO CaF. IV. I73
dinaie 9 che proponeva l'andare verib l'Abruzzo a danni
del Regno per la via della Marca ^ per divertire in que«
fta maniera la guerra dalle vicinanze di Roma . Ma il
Duca di Ferrara > non volendo coli' allontanarfi tanto dal*
lo Stato fuo lafciarlo in preda de'xiemiciy poiché con«
duceva feco 6000 Fanti y e 600 Cavalli , deliberò di non
profeguire più avanti il fuo viaggio , per ftarfenc alla cu-
ftodia del luo dominio. Sparfafi dunque la fama dif que«
fia rifoluzione del Guifa^ il Duca Guid' Ubaldo imefa
che r ebbe > ftabilì fubito di fortificare Sinigaglia y Piazza
importante allo Stato fuo, sì per eflère fui Mare Adria-
tico, come per ritrovarfi frontiera allo Stato della Chiefa
verfo Ancona ,- com' è Pefaro verfo Rimini ; ma Pefaro
per eflfer ridotta in Fortezza rigguardevole da Francéfco
Maria fuo Padre, non aveva allora bifogno di riparo al-
cuno . Onde volendo dar principio all' opera , e perfezio-
narla avanti la venuta de' Franceil > che doveano . paffare
per lo Stato fuo , fcrilfe a tutte le Comunità del fuo Du-
cato, che provvedefTero ^ ed inviaflero a Simgaglia gran
numero di guafladori , e di Muli , e Cavalli co^ perfone ^
che ferviffero a caricarle , e fcarkarle in portar materia
neceifaria a quella forufìcazione . Impofe ancora di più il
Duca alle fteffe Comunità,, che gli mandaffero certo noie»
mero di Soldati per ogni meie, per fervirfene in quella
occorrenzìt ^ mentre il Pubblico fomminiftrava le fpefe
ne^eifarie (156) r
Ip tanto il Duca di Gujia col fuo Efercfto paflanda
per la Romagna £e ne venne nella pianura d' Urbino , e
di qua ordinato, che fé n*andafle ad alloggiale ajefi,. e
in quel contorno per ripofar qwvi-alouanto ; il Duca di
Guifa con alcuni Nobili Francefi iniieme col Cardinale
Caraffa fé n' andò a Roma ^ e ciò avvenne a mezzo Set-
tembre 1557 (157). Noigià.dicexnmOycheneir anno 1555
il Duca Coiìmo di Firenze erafi molto odoprato , affinchè
il Duca Guid' Ubaldo prendefle Servigio di Filippo IL Re
di Spagna, ma che natavi difficplt^ sì per T una parte, che
per
[ iiS6) Cucci Stos. di Cagli ìoau J» pag. 30. U/g, . . (1)7) Manlv &ofoo
Vh.6. szg. 534. - .^1
f
I
174 Dellb Gesta di Cuid'Uìaido IL
per r altra y andò a vuoto per allora T affare y giuntò pé«
jrò y anno 1558 tanto fi adoprò V accennato Duca dì Fi^
texìzcy che gli rìufcì porre Guid' Ubaldo al foldo del Re
Cattolico 9 avendolo coiifigl iato ) e foftenuto 4 non piglia^
re parte Francefe , come quel Re V aveva molte volte fat*
to ricercare ; onde lo Stato della Chiefa veniva tutto cin'
to dall' ^rmi del Re Filippo , e de' fuoi Collegati . Fu
quefta Condotta al Duca d' Urbino utile , ed onorevole y
e manteneva molti Tuoi Capitani 9 ed il Re aveva prefo
a difendergli lo Stato da ogni Principe y e forza y il che
non vollero nfiai accordargli i Veneziani y e di dargli Con*
dotta continua di Cavalli a tempo di pace^ e di Fanti ^
e a tempo di guerra di molti più , e che dove militaffe
egli in perfona, e dove non fofle il Re fteflTo, doveflfe
egli ottenere il fupremo pofto , e comandare ad ogni qua*
lità di Soldati (i58)ye in quefta onorèvol Condotta con^
tinuò il Duca Guid^ Ubaldo fintanto ch'egli viiTe ; anzi
idopo la di lui morte gli fu iiello ftelTo grado Toftituito Fran*
cefcp .M^ria II. fuo figliuolo^ come vedremo. Se in tal
pcc^fipne , o prima , com* è più probabile y noi fo dire y
non afTego^nao gli Scrittori il tempo precifo, ma è certo
che GjLiid' Ubaldo y di cui parliamo y fu creato Cavaliere
deir Órdine del Tofon d* Oro da Carlo V. Imperatore , é
ciò ben fi ritrae da una moneta , o medaglia 9 che in ap
preflb riportaremo , ndla quale fi vede il fuo bufto of^
nato con dett' Ordine i il quale Imperatore è vcro^ che
fino dall'anno ^556 erafi portato in Spagna, e ritirato a
fer vita foliraria nel fuo Palazzo deliziofo di Giufto, er»
però in vita , 5 di ciò ne ;ibbiamo la certezza da Fran*
cefco S&nfovino Autore Contemporaneo (159).
Dall'anno 1558 fino ȓ 1565 non ci fomminiftra la
Storia alcuMi cofa fingolàré intorno ;il Puca Guid' Ubal-
do, ed in \queft* ultimo janno Rapiamo, -che maritò la fua
figliuola Jfftbella a Bernardino Pjinci|Je di Bifignano, e
mandò il fiko Primogenito Francefco Maria in Spagna^
uvendo mpftxMQ defiderio diufcir /tiòri per Vedere ÌMoii^
ciò,
<iS«) Adriani Jib. XW. Pi» soSj. (/it^i tmì^ Ai tàonitkìm
j^ig. 120. terg.
DELIA ROVBRB V. DOCA d'ITrBINO Cap, IV. IJf
c[o^ e le Corti; il che feguì verfo il fine di queft'^anndp
inedefimo y dal qual viaggio fa richianrato dal Padre V aa*
no 15^8 per accafarlo, e nel mcfc di Luglio con parti»
colar confolazione de' Genitori , e di tutto lo Srata ginn?»
U in Pefaro , e di lì a pochi mefi fu ftabiliro ilr matr^
mqnio di lui con Lucrezia d* Efte forella d'Alfonfp IV»
Puca di Ferrara y e nella Città predetta alli 15 Gennaio
1570 furono celebrate le nozze (160) con fomma pom*
pa, e coUMntcrvento d'alcuni Cardinali^ molti Prelati^
e moltiflimi Marchefi , Conti y e altri Signori di rango • ^
Trovavafi il Duca Guid' Ubaldo y Principe magnifi?
CO 5 e fplendido, in quefte occorrenze efaufto di danajo>
e convenendogli far molte fpefe , fedotra da mmiftri póy*
Co amorevoli, anzi, a dir il veroy maligni y co' loro coni»
figli lo induifero ad aggravare i Sudditi di nuove, ed in^
folite irapofizioni y per le quali vide poi forgere gravi perr
turbazìoni: onde lollevatifi gli Eugubini , e molto pia:
gli Urbinati, fi alienarono finalmente neir anno 1571
dall'ubbidienza fua (161) y nel corfo del qual' anno ag«
giunfe altre impofizioni, ordinando con^ Aio Decreto^
che : ciafcuna perfona di qualunque grado ^ e condizione
doveiTe pagare alla Camera Ducale oolognini tre per fo*
ma di grano, e bolognini due per fbma di vino> che
rifcoteife ; e daile ancora un quattrino* per libbra della
carne, che coraprafle a' macellr, come pure cinque grolfi
per ogni centenajo di carne porcina , che; faceili per ufo
di fua cafa; proteftanda nel Bando, che oubblicò, che
queitr aggravj s'imponevano coW affenfoy e licenza del Po»
tefice y cotT CUI per tal motivo avea avuto trattata u Vefco»
vo di Cagli, mandata dal. Duca if Rotxi* per fuò An>*
bafciatore d'^ ubbidienza r Acrébbe fimilmente il Duca i
da2f , e le gabelle dovute alla fua Camera,, con ordinare
i pagamenti loro a maggior fomma del confueta; le qua-
li coie alterarono non; poca gli animi de' fuor Sndditiv
in maniera che le Comunità^ tutte fecera rifoluzioàe di
'" Hx6o^ Muratori AnraF,^ d^'ltal an^ 1570: Scrive II Cucci relh fu3 Stpriac di
0^11. che U temitx di queflc Prìndpeila iiit/Pe&m fcRu) alti g^ xlt Qen. ^doH^
^ f |7^r in giorno' dìf Mancdi fu L*^re 13* (x6x) Saniovioa pag^ ^i9v v»
fjS • Dbllb Gesta di Cui d* Ubaldo IL
ricorrere a lui per lo fgravio di cosi mfolite , e inufitate
impofizioni , poiché per la povertà de* luoghi , e tterilità
de' Paefr npp potevano in modo alcuno adempiere ciò,
che il Duca richiedeva * La fola Comunità a' Urbitao ^
non confidando per avventura nella benigniffima nata*
ra del foo Principe , fenza ricorrere a lui llabilì di man-
dare a Rohia fuoi Ambafciatori per hxnt doglianza col
Pontefice Gregorio XIII. > e per ottenere la remoziòne
de* fuddetti aggravj , aggiungendo a quefto un- efprefla di*
chiarazione di non Volere in modo alcuno accettare le
nuove impofizioni, né acconsentire , che in quella Città
veniflèro pagate ; per il che il Duca fé ne alterò in guifa ^
che gli Urbinati per timore di qualche fevero caftigo de*
terminarono di forti^carfi .y e di ^alienarti affatto dair ubbi-
dienza di lui 9 il quale allora con tutta la fua famiglia
ri/ledeva in Pefaro ; procurando di ricorrere gli Urbinati
ali' ajuto di altri Principi , e d' incitare le altre Comunità
dello Stato alia medefima follevazióne per benefizio uni*
verfale di tutt' i Sudditi. Ma come le deliberazioni loro
non furono approvate dagli altri, cosi non trovarono chi
voieflè concorrere nelle loro determinazioni ; perciò T al*
tre Città , continuando nel loro propofito , fpedirono i
loro rifpettivi Ambafciatori direttamente alla fteffa Perfo*
na del Duca, perfuadendofi in tal maniera di ottenere
ouanto bramavano fen2a incorrete in taccia alcuna d' in-
fedeltà, e d' inobbedienza verfo il loro naturai Principe •
Né fa vana la loro fiducia , conciofliaché Guid' Ubaldo
difpofto fempre a compiacere a' fuoi fedeli Sudditi , s' in-
duHe a prontamente fofpendere per allora tutte le impo-
fizioni pofte nell'anno 1572 , e nel tempo di quattro an*
ni antecedenti .
Nel mefe poi di Gennajo del 1573 il Duca per altro
fiK) ordine liberò aflPatto i Sudditi fuoi da tutti gli aggra-
vj dianzi impofti , ^d ordinò a' fuoi Miniftri , che ceffalfe-
ro in avvenire dalla rifcoffione di quelli, compiacendofi
benignamente di corrifpondere aii'aflFetto de' Popoli, e
di foddisfare alle richieite fattele dalle Comunità , rima-
nendo però infieflibile verfo gli Urbinati per 1' inobbe^
y
DBLLA ROVBRB V.DUCA d'UrBiNO Cap. IV. I77
dienza, e loro ribellione; gli Ambafciatori , i quali era-
no andati a Roma per la via di Firenze , forfè per trat-
tare prima con quel Gran -Duca, e dal Pontefice avevano
Ottenuto un non fo qual Breve, col quale poi erano tor-
nati in Urbino; ma non fuccedendo le cofe conformemente
a* loro difegni , fpedirono finalmente i medefimi Urbinati
dodici Ambafciatori al Duca Guid' Ubaldo per placare
r ira fua , e ritornar feco nel primiero flato della fua gra-
zia , i quali giunti che furono in Pefaro furono feque-
ftrati in un* Ofteria , e fpogliati delle loro armi , con proi-
bizione di non ufcire da quella fotto pena della Forca, /
ìe di ribellione , trattandoli in quefla maniera il Duca per
lo fpazio di quindici giorni fenza volerli mai ammette-
re , pofcia ammeffigli che gli ebbe , diede loro una fo-
flenuta , anzi fevera , ed afpera udienza , in cui egli non
diede loro rifpofta alcuna , ma folo fece leggere da un
fuo Cancelliere quattro verfi , che aveva in ifcritto , in-
tervenendo a queft' udienza tutt' i Gentiluomini della Cor-
te , e di Pefaro , e varj Ambafciatori di altre Città dello
Stato , andati per render grazie al Duca di aver abolite
le impofizioni, che sì gravofe erano loro fembrate . Ter-
minata che fu r udienza predetta gli Ambafciatori d'Ur-
bino vennero ritenuti , e meffi nella Rocca di Pefaro , do-
ve dopo lo fpazio di circa quattro mefi fu a nove di
loro tagliata la tefta , i nomi de' quali poflbno vederfi
nella Storia di Cagli MS. del Cucci . Ad Ettore Serafini ,
oltre avergli fatto mozzare il Capo, fece anche Guid*
Ubaldo gettare-a terra in Urbino la Cafa, per aver for-
fé la detta famiglia più degli altri fomentata la prece-
dente ribellione , o pur anche per efler ancora viva la
memoria dell' orrendo ecceflb da' loro Antenati commelTo
nella perfona del Duca Odd' Antonio da noi riferito ali*
anno 1444. Ad altri poi fece dare il bando confifcando
i loro beni {\6i) . Né mai placoffi il Duca verfo gli Ur-
binati , finché non mandarono a lui altri 90 Cittadini a
domandargli perdono di quanto quella Città aveva ten-
P. //. ' Z tato
■ 1 ■ ■ ■ ' 1111 I _i»^._ m^mm^ mm^^ '
(léi) fi^tcOomca Dionigi ncli' aggiunta alla Storia del Taicagnotta lib. I.
^ «$75- pag- 4SO.
178 Dbllb Gesta di Guid**Ubaldo IL
tato contro la Perfona di lui ; i quali Amb^fciatori por-
tati 5 che fi furono al Duca , e ad eifo data un* umilifli-
ma dimoftrazione di fottomeflione, e di ubbidienza, con*
donò alla Città ogni trafcorfo , e la fimife finalmente
nella fua grazia • Del che nelle Città , e luoghi dello Sta*
to ne furono fatte allegrezze^ e ne furono refe grazie a
Dio con orazioni , proceflìoni , ed altre opere fpirituali ^
Da quefto fatto finceramente riferito , molte cofe fi poflb-
no comprendere; la prima delle quali fi è, che il Duca
d'Urbino come buon figlio della Chiefa, per non incor-
rere nella fcomunica fulminata nel V. §. della Bolla in
Coena Domini contra quei, che impongono nuovi peda*
gj, e gabelle, fuori de* cafi dalla legge permeffi , o colla
Speciale licenza della Sede Apoftolica, fi proteftò nel Ban-
do emanato per efigere tal gabella, ch'egli lo faceva col
cofjfcfjfo ^ e licenza dH Pontefice^ L'altra cofa, che fi può
comprendere fi è, quanto fiano facili i Popoli a fai:com-
• '• ^ìtficile ^' '
Fefi, ci
^ ^ ^ ^ rigore
gliono mai dimettere lo fdegno loro , nel che per V or-
dinario non gV infimi della Plebe , né i meno potenti ,
ma i più ragguardevoli della Città fono quei , che ne
portano la pena,, come avvenne a cotelti Gentiluomini
d' Urbino .
Mentre quefti miferi Gentiluomini venivano ritenuti
nella Rocca , il Duca Guid' Ubaldo volendo porre freno
agli Urbinati , e levar loro V occafione di fcuotere in av-
venire il giogo della fua ubbidienza, determinò di fab-
bricare in Urbino una Fortezza , e a tal fine richiefe gran
numero di Guaftadori alle Comunità dello Stato , e la
fece fare a proprie fpefe de *^ Cittadini dello fteflb Urbi-
no (163). Fino dall'anno i537> ^ in. quel torno* fii im-
pofta a tutto lo Stato d' Urbino cotr autorità della Sede
Jlfoflolica dal Duca Francefco Maria L una Colletta in
occafione della fabbrica delle mura, e di fortificare la
Città di Pefaro , la qual Colletta durò fin dopo la morte
dei
(^}J Dionl^ loc eie.
^
DELLA RovBRB V. Duca d'Urbino Gap, IV, 179
del Duca Francefco Maria II. , nel qual tempo eflendo
devoluto lo Stato alla Chiefa , Papa Urbano Vili, fi com-
piacque levarla con certo aumento però nel Sale . Ora
in queft'anno 1574 il Duca Guid' Ubaldo deliberò di
fortificar maggiormente la fuddetta Città di Pefaro , fcrìiTe
perciò alle Comunità dello Stato, che gli mandaflero
certo numero di Gualtadori, e in iipecie a quella di Ca-
gli, che glie ne mandaffe 1500 , e l^enehè di tanto nu-
mero non potefle quel Pubblico Soddisfarlo , procurò
nondimeno d' inviare non piccola quantità , la quale fu
di 800 (1^4), e in tal occafione gli avrai\o gli fteffi Pe-
farefi probabilmente battuta in " fegno di gratitudine la
feguente Medaglia col rovefcio PISAVRO AVCTO AC
MVNITO, e la pianta della ftefla Città, che in efla fi
fcorge . Sta preffo il Signor Olivieri .
1
Mentre trovavafi in Ferrar% Enrico Re di Polonia ,
che per la morte del Re Carlo IX. fuo fratello , abban-
donata la Polonia , fé ne tornava in Francia per aflumere
il dominio, fra gli altri Principi Italiani, fu a trovarlo
per fargli vifita eziandio il noltro Duca Guid' Ubaldo , il
che feguì dentro il mefe di AgoUo , o forfè anche di Set-
tembre . Ma pel caldo fofferto nel viaggio era appena tornato
in Pefaro, che fu forprefo da una febbre primieramente fem-
plice , indi doppia, e finalmente' quartana, ma fenza pe>
rò lafciarlo mai libero, la quale cruciandolo di continuo,
finalmente lo riduffe a morte alli 28 di Settembre dell*
anno 1574) e tf i dell'età fua, de' quali anni per lo ipazio
di i6 aveva per lo più fatto dimora in Pefaro , dove fu an-
cora onorevolmente fepolto nella Chiefa del Corpus Do-
Z 2 mi- ■
(1C4; Cucci Stor. dicagli an.1j47.pag. 9., & aa ij7vp^g' *8.> & ^9-
i8o Dellb Gesta di Guid* Ubaldo II.
mini , com' egli fteflb avea ordinato . Vien lodato univcr*
faimente da ogni uno per magnifico, e fplendido cosi
nelle fabbriche , come in ogni altra fua azione . Fu aman^
te eziandio delle Lettere , e della Mufica ; e quantunque
non intervcnifle in perfona alla guerra , fu però nella
profeffione dell* armi , e neir occorrenze giudicato di mol-
to fenno ; e non pochi ricorfero a quella Corte per le
fue decifioni nelle liti de* duelli , e dell' armi , amando
egli , e favorendo molto gli uomini eccellenti in quelle .
Dalle due Conforti, ch'egli ebbe, lafciò quattro figli j
cioè di Giulia Varana fua prima Moglie, Virginia mari'*
tata , come accennammo , al Conte Federico Boromei ^
indi air Orfini Duca di Gravina. Di Vittoria Farne-
fé , feconda Conforte , Ifabella maritata a Bernardino
Sanfeverini Principe di Bifignano Tanno 1565. Lavinia
data in matrimonio ad Alfonfo Felice d' Avalos d' Aquino
Marchefe del Vallo , e finalmente Francefco Maria , eh* ere^
dito tutt* i fuoi Stati , e di cui a lungo in avvenire fa-
vellaremo .
Il Duca Guid' Ubaldo IL , denominato IV. Duca d* Ur-
bino alli 15 di Febbrajo 1539 per inveilitura fottofcritta
di propria mano fece Conte delle Gahiccie Caftello pofto
nel Territorio di Pefaro . Orazio Orrido da Fano dopo di
aver detto affai della fua fedeltà , e diligenza verfo effo
Duca , invertendolo in perpetuo per sé , figli , e difcen-
denti mafchi legittimi , e naturali , rifervata la fuperiori*
tà , e dato il giuramento di fedeltà di non andare con-
tro la Chiefa . Ritornò detto Cartello al Duca , e dopo
averlo tenuto molti anni il Duca Francefco Maria IL
ultimo d' Urbino , feguita la morte di Federico , Ubaldo
Principe fuo figliuolo lo fubinfeudò al Conte Ottavio
Mamiani dalla Rovere ; ma eflfendo quefti morto prima
del Duca , la Reverenda Camera ne prefe il pofleiTo .
Lo fteflb Duca Guid' Ubaldo IL a' 16 di Luglio 1540
fubinfeudò al Conte Gio: Giacomo Leonardi di Pefaro la
Contea del Caftello , e Territorio di Movte V Abbate po-
fto nel Contado di Pefaro per sé , e fuoi difcendenti ^ e
chiamandolo Nobile > gli concedette ^ che neir Arme lua
po^ .
DBLIA ROVBRB V,. DuCA d'UrWMO Caf* IV. lUl
potefle porre la Quercia d' oro Arme di S. A. , a con*
dizione \ che ogni anno per ricognizione di fuperiorità
dafle a S. A», e fuoi Succelfori due paja di Capponilo di
Starne il primo giorno di Gennajo di ciafchedun' anno.
Il prefato Sig. Duca a' 5 di Settembre iS4j per pri-
vilegio diretto al Sig. Raniero de* Marchefi. del Monte di
S. Maria fepara il Caftello di Monte Baro^cio^ fuo Terri-
torio , e pertinenze dalla Città , e Contado di Pefaro , nel
quale è ntuato, e fubinfeuda detto Sig. Raniero , e fuoi
SucceiTori in infinito , ed efalta tal Feudo al titolo di Mar-
chefato , falva la Primogenitura fra' discendenti > rifervan-
do/ì la vendita del Sale, e gli Alloggiamenti de' Soldati
in tempo di Guerra contro lo Stato fuo y rifervata la fu-
periorità , obbligandolo a giuramento di fedeltà , conce-»
dendogli di poteri! chiamare della Rovere y e poter porre
neir Arme fua la Quercia d' oro , con V obbligo di dare
ogn* anno a S. A. , e fuoi Succeflbri per riconofcimento
di fuperiorità , e diretto dominio un pajo di Capponi , e
che non debba ricevere , né tollerare Banditi , e Ribelli a
Lui , e a S. Chiefa , comandando che i Succeffori dentro
un* anno debbano dare il giuramento di fedeltà , Morì il
Duca Francefco Maria II. a' 28 d' Aprile idgij&ilMar-
chefe Raniero Juniore nel mefe di Giugno 1644 pagò il
pomun debito fenza figli mafchi legittimi y e naturali, e
però n' ottenne il pofleffb di quel Marchefato la Camera
Appoftolica .
Finalmente il Duca Guid* Ubaldo II. fubinfeudò il
Caftello deir Ifola del Piana efiftente nel Territorio d' Ur-
bino al Conte Camillo Caftiglione di Mantova , non fi fa
di certezza il tempo , ma fu neir ultimo della vita di
S. A. , perchè, per eifer ammeflo al giuramento di fedeltà
dal Duca Francefco Maria ultimo del 1^75 , fi dice, che
non era per anche fcorfb T anno della morte del Duca
Guid' Ubaldo .
Succeduto Guid' Ubaldo nel governo, continuò a far
coniar moneta folamente in Pefaro y come aveva fatto ne-
gli ultimi anni Francefco Maria fuo Padre , poiché quivi
avevano y come già diifi > fidata la loro lefidenza . Quello
e niuii"^
i8l Dbllb Monete di Guid* Ubaldo IL
<c niun' aJtJO motivo so adurre , perchè liduceflero le Zec-
che de'iuoi Stati .in una fola, quando non foffe ftato per
ritrarne maggiore V utile , attefochè fi fminuifcono in tal
modo Je fpeie de' Miniftri , de' con], ed altre fimili, per*
che iion folamente non ho potuto ritrovare veruna mo*
neta battuta in Gubbio , ma ne meno mi è ftato fino ad
ora poflìbiie, per quante diligenze abbia ufato, di rin*
venire alcuna notizia per dimoftrare, che in quefta Città
fotto quefto Duca fi tenefle aperta la Zecca . Lo fteflb
convien credere , che fuccedefle ad Urbino con tutto , che
fi trovino monete ^ che portino il nome , o altro contrae*
fegno di cotefta Città , perchè ciò fece a mio credere ,
per non defraudarla in rutto di queir onore , che fé gli
competeva ^ per eifere la Capitale di quegli Stati , di cui
egli n' era Signore . In quefto mio fentimento conviene
anche T eruditiflìmo Sig. Annibale degli Abati Olivieri,
fcrivendomi in una fua pregiatiflìma in data di Peferó
Ji J5 Febbraro 1770 quanto fegue . „ Io credo, che i
„ hoftri Duchi faceffero in tempo loro quello , che in
„ tempo mio facevano i Gran-Duchi di Tofcana , cioè
5, che dalla Zecca di Firenze ufcivano non meno le mo*
,, nete , in cui è fcritto LIBVRNI , e i mezzi paoli coir
„ arme di Fifa , ne' quali fi legge ASPICE PISAS • Cosi
„ allora jdalla Zecca di Pefaro uTcivano i feudi, e mezzi,
„ i teftoni , i paoli tanto col Pifauri , quanto coir Urbini . „
Ma queft' aflertiva non ha luogo, che in Guid' Ubaldo IL,
e non in tutt' i Duchi , mentre con documenti incontra*
ftabili fi prova il contrario^ Quefta fufpizione probabil-
mente non piacerà a i Signori Urbinati , ma non aggra*
difce ne meno a i miei Concittadini, pure non fi può,
a mio credere, giudicare altrimenti, fino a tanto, che
non fi aduce una qualche prova autentica in contrario ,
perchè dagl* incontraftabili documenti, de* quali in ap*
I^reflb farò ufo, di altra Zecca non fi parla, che di quel-
a di Pefaro. Fiffata cosi una fola Zecca in tempo di
quefto Duca negli Stati di eflb , coir efame delle monete
ivi battute , farà duopo oflTervare le provvifioni da effb
Puca ftabiiite per regolamento delle medefime, poiché
fui
DELLA ROVBRB V. DuCA d'UrBINO Cap. IV. l8j
fui princìpio del fuo governo fece fcrivere alla Comunir
tà di Gubbio quanto fegue (165).
Ter farU dell' lllujlrij/tmo , ed Eccellentijjtmo il Sìg. Dh*
ca d" Urbino. Se comanda che da qui in fai non fia alcuna
ferfona di qual grado fia , che ardisca , ne f refuma pagare ,
ne accettar monete , fé non al modo , che apprejfo feguirà .
Fercbè effendo banditi altrove è neceffario provvedere ^ che non
[e ne riduca tale quantità nello Stato di Sua Eccellenza ^ che
al fine fójfe maggior danno , e pregiudizio alli fudditi fuoi
fotto pena di perisre le monete , éT altra arbitraria al njoler
di quella . E prima che li quatrini , che nuo'vamente fi batte^
ranno in Roma , e di tutti quelli battuti nello Stato di S> E. ^
iff in Fiorenza ne njadino 'vintuno al groffo ; battuti per Ro^
ma dal Pontificato di Giulio in qua , che non fia tofo , & fi^
milmente tutti li Groffi non tofi battuti nelli Stati di S. E^
come fin qui fono corfi ^
Che tutti li altri quatrini foliti a fpenderfi^ che non fia^
no sbanditi j ne 'vadino XXIV. per ci afe una forte de* Groffi
diminuiti come qui di fotto „
Che li Soldi j e bajocchetti non fé ne poffino fpendere , ne
fé ne abbino accettare piti che per tre quatrini l * uno de
nofirì , ^ di nuon)o fi batteffero in Roma , isf li bologntni no^
~wi y & grazie a cinque quatrini fimi li , é^ fii de gì ' altri .
Che non fi- poffino fpendere, ne accettare monete tofe di
alcuna forte etiam di quelle di Sua Eccellenza ^
C!he^ li Grofft da Tarma, giacenza, Bologna, Reggio ,&
di Siena non fé poffino fpendere y ne accettare per pii^ che per
XVI IL quatrini nonji di Roma , ér dello Stato di S. E. &
per winti de gì ' altri mefft a XXI III. al Groffo •
Che li Groffi battuti in Roma ,- come di fopra da Giulio
in qua , & in quefli Stati ca^rrono a XXI. di noflri quatri^
ni . Et de quelli fé batteffero in Roma y come per- prima , fa^
cavano iff gli altri groffi non diminuiti, iff non tofi a qua^
trini XX. fimili r uno y ist le fnonete di Fiorenza ^prrinq
tutte come fin qui fon curfe y cioè li gr^offi 'vecchi non pofi 4
XXL anatrini, iff li nuon)i a, XX^^ur fimili^
che nei pagamenti , che fi faranno non fi poffa pag^r pik
• , ; che
, i^S) Lib«.£efos:r ab anno i>3>8» ad 1541. pag. iji^
184 DfitLfi MoMBTE DI GuiD* Ubaldo IL
ch^ fé j per cento de quatrinì ^ 0 'vero foldi ^ & bajocchettìy
Eccetto Jt altrimenti te fèrole intra loro non fé con'veniffero .
Dal Suddetto Bando fi ritrae > che i Quattrini dello
Stato d' Urbino erano de' migliori , che allora correflfero ,
poiché fi eguagliarono nel valore a quelli di Firenze, ed
ai migliori di Roma , che dovevano in tal tempo batterfi ^
ficchè 21 di elfi corrifpondeflero al Groflb, quando degli
altri Quattrini , per eflere inferiori , fu itabilito , che fé
ne doveflero comprendere 24 , e fu quefto il mezzo più
valevole per impedire, che le monete men buone non
s* introduceflero nello Stato , perchè V interefle de' privati
prevale fempre a qualunque ancorché ottima legge.
Oltre a ciò abbiamo, che poco prima erano flati
battuti àt^ Bolognini y che per diftin^ucrli dagli anteceden*
ti , i quali erano di maggior intrinleco , chiamarono nuo^
n)i ^ il valore de' quali fu di cinque quattrini buoni. Tali
Bolognini nuovi da una parte avevano impreffb nel campo
una Rovere coronata , e nel margine Guidus Vbaldus IL
VRBlni D VX mi. Dair altra una corona di foglie di
Quercia con entro PISA VR- >, come fi può oflervare nel
vaiio difegno di quattro di effi , che tengo preflTo di me,
intagliati nella feguente tavola al num. 1. IL HI. , e IV.
Pefano ciafcun di effi grani ig, ma fono di argento al*
quanto inferiore alle altre monete .
Ma ficcom^ per io più una fola provvifione non ba-
fta a riparare i difordini , che foventc accadono in uno
Stato a cagione delle monete dei paefi circonvicini ; quin-
di è eh' eiiendo in Roma alli 12 di Ottobre del 1545 prefo
per efpediente reftirpare le monete calanti, che in tal
tempo aveva^n corfo , diminuire il pefo de* Paoli , è ciò
non fenza efempio, benché certamente non degno di lo-
de, e fé mal non m' appongo per poter fenza danno ri-
tirare le monete calanti , e ridurle in moneta nuova : per-
ciò tanto in Roma ^ che nella Marca fu coniata gran quan-
tità di detti Paoli, ed in feguito fatta provvifione fopra k
medefime monete fcarfe, con bandirle dallo Stato Ponti-
ficio, il che venuto fubito a -notizia del Duca, perchè
tutto attento lèava al governo de' fuoi Stati , previde to*
DEttA ROVBRB V.DuCA d'UaSINO Caf.IV. I85
fto , che quefte facilmente potevano introdurfi negli Stati
fuoi con grave danno del Commercio . Affine dunque
d'impedire Tingreffo, alli i6 di Gennajo del 1546 con
pubblico Bando fece efpreflfamente proibire ne' fuoi Stati
qualunque moneta bronzata y e calante fotto pene rigo*
rofe , e per non interrompere il Commercio , e chiunque
ne avefle le potefle efitare , ordinò , che le dovefle por-
tare alla Zecca in Pefaro , che gli farebbero ftate cam*
biate in tanta buona moneta ivi a tal fine battuta , allo
fteffo prezzo y che fi pagavano nella Zecca di Macerata ^
e di Ancona ^ come rilevafi dal fuddetto Bando , il cui
tenore è il feguente (166) . .1
Cognofcendo lo llluflrijftmo ^ ed EcceltentiJfìfnB Sig. Gmìd^
Ubaldo Telmo della Ro'vere Duca di Urbino &e. quanto dannai
de* fuoi Sudditi potrebbe arrecare la proibizione , <J?* danno
della Moneta no'vamente fatta nella Marca , é^ con quanta
facilità tutto lo Stato di Sua Eccellenz^a fé rietnfirebbe di mo*
ne te tofe ^ ist n)ietate in altri Luoghi ^ non ce fé facendo fr$^
ila fro'vijione^ & che fer quefla nna fi impedirebbe faciln^n'^
te tutt* i commerci , (st mercanzie ^ non fi f offendo tornare ^
ist fpendere in altri Luoghi le Monete , che fi Jfendefftno prdi^
nanamente nello Stato ; fa fer il frefente- pubblico Bando cffref^
famente comandare , che da ora in foi non fia ferfona alcuna*
de qual fi ^voglia flato , 0 dignità fullo Stato di Sua JBccel^^
lenza , che ardifca ^ o frefuma'^ in alcun modo ffendere ^ 0 /r-
nere - a^^reffo di se alcuna quantità di Monete so fé , così di
uiclle , che fono fiate altre n)olte battute in lo Stato di Sua
eccellenza y come di qualfi^voglia altro conio , jt fiamma così
grande , c<>me ficcole &c. , ma rhe tal monete sofe fiano al
tutto bandite , ist proibite \ ist quelli ^ che al temfo del fre*
fente Bando ne a^effino > non te jofftno ^ ne ditbhano tenere
dj^preffo dì loro , fé non tagliate , 0 fu fé ^ et talmente che non
fiano mai fili per / * ad'venire ffen divili , ist non polendo tè^
piarle , 0 fknaere ^ le vofftnò portare in f efaro al Zecchiero di .
Sua Eccellenza y che ^ faranno pagate in tanta buona Mone^
ta coniata nei modo ìnfrafcritto , ù^ che fonno pagate nella
Zecca di Macefata y et dt ancona ^ cioè
f.IL ' - ^ ^ > -Aa ran-
lidts) Lìb. Kcfor» ab anno i54a. ad 154^ pag. 149^
i85 Dbili Moneti di Guid' Ubaldo H,
V oncia de ^ '] ffM al fefo
Ji Roma — ! gJ i6. i. | nuo'vi di Momté
V oncia de Grojft delle cinqtke
Zecche r- gJ i6. i. come dì fofra
V oncia di Monete Venete- gJ i6. 3. i Jimili
V oncia di Fiorentini - — - — gJ 1 7*
V oncia di grojjt di Milano ,
4s^ de la Bifcia^ & Luche fi -- g** ^l*
< V oncia de grojft Senep — ^•^ !$• !• i fij^i^
V oncia di grojft Bolognefi gJ 14. 1. fimili
V oncia di grojft di S. lujli- *
na : S.^^ Toma fi , & di Reggio gJ 14,3. fimili
U oncia de r Argento fundu-
to col faggio delle 1 1 . Leghe • gJ 16. 2 . fimili
Non fojfa alcuno così Crijliano , come Ebreo tal Monete
tofe dare , 0 ricevere per qualfi'voglia ^ia ne a fefo , ne in
alcun* altro modo ^ eccetto che a detto Zecchiero^ fatto [pena
deJla perdita di ejfe , iff di feudi cento d ' oro da applicar fi per
la metà alla Camera Ducale ^ per un quarto al Zecchiero yper
l' altro quarto allo efecutore , (3^ accusatore ^ el quale farà te^
muto fegreto ^ (ff a ogni offitiali farà lecito ejfeguire .
Et di più 'Vuole , <b* comanda Sua Eccllen%a , che in det*
to fuo Stato non je pojsa in modo alcuno ffenderCy dare y o
ricevere per qualfi^oglia cauja Crojjs Milane fi della Bifcia , di
Santa luftina , Santo Tommajo , Bolognefi , di Reggio , (s^ Se^
nefi y ancorché non fiano tofi^ét chi ne a'vejfe ^je gli dà tem^
pò otto giorni dal dì della publicazione del prefente Bando a
farne fine nel modo , che gli parerà , 0 n)ero portarli al fopra^
detto Zecchiero , dal quale gli jaran pagate come di fopra , da
i quali otto giorni in là a chi faran tro'vate , faran tolte , (st
€ afe ar anno nelle pene fopradette d* applicar fi come di fopra.
Et perchè farebbe difficile a polveri , iff ad altri , che fon^
no nello Stato lontani , portare al Zecchiero quelle Monete to^
fé , che egli hwvejftno , non le ^volendo lor tagliare , 0 fondere ,
svuole iff comanda Sua Eccellenza ^ che quelli ^ che loa'veran^
no y i^ che non tornajfe lor comodo il portarle , 0 mandarle /(H
TO ftejjt y fian tenuti a denunciare la quantità » che ne banna
al Fodeffà > 0 altro Offitiaìe del Luogo ^ il quale ^fia obligata
DBLLA ROVBRB V. DuCA D'UrBINO CaF. IV* 187
figliarle in nota gratti in termine de tre giorni dalla fuhbliap»
tion del, f re f ente Bando y & darne a^vifo al Zecchiere in Pefd^
ro a caufa che detto Zecchiere fojf a mandare a figliarle al
f rezzo fofradetto in tanta buona Moneta . Et acciùchè fii^ fa^
cilmente lo Statò di Sua Eccellenza fé Pojfa re^fire de buone
Monete , comanda , et 'vuole che non Jta alcuno de aualfen)0^
glia flato , grado , 0 conditione , fer l ' ^d^oenire fojpt cannare .
alcuna forte de argenti tagliati^ ^otti i^ ^fuji y 0 la^vorati de lo
Stato de Sua Eccellenza Jenza exfreffa fua licenzia fotto Pt^
na de perdere li argenti predetti yist de feudi cento per ciafcu^
na "volta applicati come de fopra-^ ist de quella pena corpora^
le oltra la fopradeità , che parerà a Sua Eccellenza attefa iB
qualità della per fon a , i<f quantità dell* argento , di che fé pre^
ftarà fede ali ' accufatore , il quale fé terrà fecreto , (f uno te^
Simonio degno di fede , & non fé accettarà efcufatione alcuna •
Et per mantenere lo Stato de Sua Eccellenza de buone
Monete d * argento fé notifica a ciafcuno y che Sua Eccellenza
con più preffezza fé potrà farà battere nella fua Zecca de Te*
faro Ciulii della medefema bontà ^ di pefóy ist legha ycbe fon^
no i paoli y ehe fé hattoHo a Roma ^ & nella Marca ^ ist eosì
i mezzi Giulii della medtfima bontà , de i quali Giulii ne an^
daranno undece a feudo d* oro in oro ^ che varranno Bologni^
ni feiy & quattrini doi r^unOy et de mezzi Giulii li anda^
ranno XXI I. a fende d* oro ^ é^ nyarranno Belognini trcy àt
quattrini u^no.
* Mo tific afe ancora y cb)e tutti e graffi de le cinque Zeche^
the non ferdnno tofi , et f&anno de pefo , fé potranno fpende^
re per tatto lo Stato de Sua Eccellenza , & ne anderan n>en^
fidai allo feudo d' oro ^ & i Bolognini ^ & Armellini battuti
per el pajfato , ist da batter fi per el futuro per la Zecha de
Sua Eccellenza fé ^penderanno fecondo el confueto , ist come fé
fanno fpefi-per el paffato y& cosi le Monete Venetiane de qua^
iuntha forte non f^p- fé spendano "come fé fonno fpefe per el^
pajfat&f de le quai ventitré Graffi facciano uno feudo "d* oroj
Et il me de fimo fé inten^ayleltt Monete de argento de Man^
toa^ Ferrara^ e Fiorenza. . x . x . %
Che i faeli battuti' in' Roma & nella Marca fé f pendei
ranno a undece allo feudo d' oro a Bolognini fei y & quattri^
^iSS DCLXB MOHBTB Bl Gv\d'U BALDO IL <
• < .
W doi l* uno y fg€Ondo che detto di*, Giuli y che farà battere
Sua E^cellenToi.
Comanda ancor4 & ^uolc Sua Eccellenza che. le fi^fra^
-dette Monete fo debbiano salutare <b* corrette a frez^^i fre^
"detti. ^ ne fojfa alcune di qualjl'voglia gradci.^ o^cq^dixione fi
fia in detto Stato rifiutare U Monete dette de fopra fer ii
f redetti f rezzi , {f [fenderle fer fiit , o meno in detto StatQ
jotto ftna de venticinque feudi applicati come di fopra y& de
*rf tratte de Curda da darlife per l ' Offitial^ y, che ne bara
notizia irremifibilmente étc.
• Le monete per ifinto^ che fece il Duca coniare per
fbantenere li fuoi Stati provveduti di buona moneta d' a4V-
gento , credette opportuno di uniformarle a quelle y che
in tal tempo fi coniavano tanto in Roma y che nella Mar*
ca, le quali tutte erano con ogni ragione in molta fti^
ma» Ma qual (oS^ poi il pefo, e la bontà de' Giuli > o
fiano Paoli y che fece coniare il Duca^ dal fuddetto Ban*
do non fi ritrae, ficcome ne meno i Capitoli, che in tal
occafione ftabilirono col Zecchiere. Il pefo, e la bont^
di éffi con tutta ragione , ie pur non erro, fi può* cica*
vare dai Capitoli del Zecchiere di Roma in tal tempo «
riferitici dal Vettori (167), ad imitazione de' quali co^
mandò il Duca , che fi. batt^flè tàTTuddetta moneta : poi*
cbè. in. éill fi ha, eh» f radi fii Ztccberj teneanttfr^ (jt debeànH
euderCjfeu cudi facere monetam argenteam^ Taulot nunct^^^
fa^.f quorun^ X/fàciànt unum Ducatum de mmeìa^ XI. unum
Sfutum auri in aurOy ^ XI L $fnum ' Mloren^im ai^ri in aurti
de Camera , juxta decreta aliar defuper in* Camera fub die
XXIV. No'vemhrir prqàrime prateriti falla , de quibus etiam
d^fli Zffcberj plenam noti itauf babele affertferunt y ist qua di^i
eontrahfnter in Infirum^nto inferi nìo^^u^runt , (^ fentufn ^^ due
Mm dùnidÌ4jf]di'^orum Pauhfum cojfflituant unam_ Libram ar^^,
^entiy ^ i^uilibet tx diflir Paulit\ pondera^ Granor f^XVlU
iS^ duof qutntor ar gèniti y fhfut prk^tertti Zeccberj fervi^runt ^
iff deheant didi faitH effe ejufdem bonisatir^ isT ligSxy qua
erant fu Hi , tempore felicir recordatipnis fulii Papa IL \
Sicché de' Paoli fatti con^re da Cuid' Ubaldo IL ad
^^ ' \\ ^.- ' \ :.'\.^ • ) : ' . inai-
i^) Fiorino d' oro illuftrato fra.i.A)Cumentt*al minu XLIIL pag. )4S»
DBtLA Roveri V.Duca d'UrbiHo Cav.XV. 189
{mltftsionc di quelli di Roma ne andavano. 102 | pei lib*
bra-, cioè ogni uno paffava grani 67— , ovvero computatcr
il umedio f grani tf 7 t i ed eflè^dó di bontà di oncie un.-
«bci per libbra ,: ogni. Paolo /conteneva grani tfig d'arr
gento fino . Siccome nel pefo ,' e bontà eguagliavano quel^-
fi dì Roma, così era di dovere per mantenere la medefi»
(ha proporzione ^ che eguale foffc anche il valore ; perci<^
fo ffabìlito, che undici di «fii Paoli equivaleirero' allo
io y poÌ5;h^ all*^ intorno della Tua Acme Q legge: GVI*
V5aL, li. VRB, DVX. lUI., come, fi vede- oel.cippdi
uno, di efli al ni^. V,!!., poflpduto 4aì Tuàdetta ZaBCtr
ti . Il ' valore era la: metà^ del ^apJiq , ci^iè ;di ts^. B<ill9rt
gniniy ed un Qyattrinq, ; , .
In detto Baiido il notifica pure , che 1 BoUgmniy éT
Ar/ÉelìimibMtiuii pel.'faJPatfy &■ da Uatterfi terrei frtutff per
la Zteca.Jf SkAEcmisnis fe.ffewderamac jM(fnÌ9 il cènfng^
i» , &. eai?e Jff fotta jjfe^ ferrei ia£ara. Dt^Bàìo&tini we
ho già di.{bpra;j}a£latòi; xeftz. ad; indicare: coià ueno ^
ermellini . Cosi furono chiamate quella mofKte, 'cbe>tHl^
tavia rimangono in commèrcio fpecialmente nella Marca
Anconitana: per 16 Q^iattrini Romani , e ihe fi cfeiàtnan<j
camunemeateLl^/jpfytff ^s la fomigluiiza, <h« lu l*A<f
mei*
tgo Delle Mon&te di Goid* Ubaldo II.
tnelHno in tfCe -eiprelTo, ad una Volpe, -animale a! volgo
più: noto. Qual (offe poi in tal t^jnpo il, loro valore, i|
Bando non lo efprime , né d' altronde lo imparo ; il loro
pefo è di grani 23. Net primo campo dì una di tali mo*
liete, regnata num. Vili, fi vede T Armeilino , « all'intor*
no le parole: GVI. VB. II. VRBINI DVX IIII. Nellt
oppoilo vi ,è un Soidato a cavallo in atto di uccidere
imprelTo in una Tariffa di moneta dedicata all' Imperatore
Cario V. 'Campata a Gand 1' aniio: 1550^ là -qiial Tariffa
efìtì* ntUa Bibliotèca dell' Inftituto di Bologna . In effa chia*
ramente fi efprime, che cotefta moneta fi chiama , e fi Va'^
iuta come gli a^tri dùcati d* oro, e pòi la fórma più picdol*
afltcuf a- «(Tdr^ta^e, perchè gli Sc<idi d'oro era in ufo di coniar-'
li con affai più grande circonferenza , come fi è dÌmoftratO:i
Nella piiina parte di . tal Ducato d' oro fi vede Io
Aemma del Duca con le lettere GVI. Vfi^LDVS II. VK^
BINI DVXIIU. Ntll'oppolta è efpreflb l'Annunzi azione
di Maria Vei%in* dall'Angelo <Gahneie xcn air intorno, il
motto GEN VISTI Oyi TE FECIT* come fi vede nel cìk
po-fottp jl nam. XIL " '
La Xni. efia pur d'oro vien poflèduta dai rinoma-*
pQìinQ Sigtiox Olivieri, la quale, Dènchè fra alcun poco
piM U|||^eu jìella. precedente., con tuttq ciò-la Jbima .d£Ì
,. . " co-
DILLA Rdvbkb V. Duca d'UkiiMo Cur.ìV, 191
Conio ci allicura, cb'elTa pure fia un Ducato d' oro. Nel di-
ritto nel campo fotto ad una corona fi l^gge : GVl. VB A. II,
VRBI. 'DVX IIIL Nel rovefcio 6 offervano tre guglie con
air intorno una Corona di fettoni, e nell'efergo PISAV.
Fra gli anni 1553 e 1555 fece il Duca coniar quelle
monete, che portano imprellb l' onorifico titolo di Ca-
pitano Generale di Santa Chiefa conferitogli da Giulio UT,
Quattro di quefte monete confervanfi nella Rea! Galeria di
S.A.I
ha nel
II. V.
S.R.l
Jiff Ut
£ffa è
poc' ai
Con 1 . j. „ _ o-_
ni }4, che corxifpondono al pefo di quella da 4 Bolognini
vecchi • ^ "^^ Mufeo di S. Salvatore di Bologna una fimil
moneta fi trova in rame , che io fuppóngo fatta per prò*
va , perchè li Quattrini fi formavano di xame con por-
zione di argento . .
La XV. parimente d'oro, pefa Jblamcnre grani tf7,rut»
tavia la credo effa pure un Ducato d'oro. All'intorno della
tetta 4el Duca fi legge: GVI. VBAL. E nella patte oppo-
fta.in giro VRBINI . DVX . lUI. , e nel campo S. R. E. C.
vGE. Quefta eziandio è pofTeduta dall'erudito Big. Olivieri.
Nella XVI. da una parte all' intorno della tetta del
Duca fi legge: GVIDVSVBAL. II. VRBINI. DVX. IIIL,
e fotto il butto una cifra compotta delie lettere B C forfè
indicanti il nome del Coniatore . Neil' altra parimente nel
margine fi legge: S. RO. ECL. CAPITAN. GENE., e nel
campo fi vedono tre mete fopra un fol piedeftallo, in cui
vi è efprellb 1555) e fra le punte delle guglie una fafcia
in arco con la parola «WAAPETfìTATfì , eh' era l' im-
prefa del Duca , come fi è dimottrato poc* anzi alla pag. ttf^;
nell'efergo vi fono le lettere PI. indicanti Tifaurum. Ejfa
è d' argento di pefo grani 31 2 , così che fi potrebbe giudicar
più tofto medaglia , che moneta , pur tuttavia eflcndo il co-
nio aJlki baiTo u credo moneta. Pro-
1^2 . CjUi Momci'i. bi Cuid'Uimioò H.
DILLA ROVBRB V. DuCA Oì'UrBINO CaP. IV. IpJ
Profeguì in feguito il Duca a far coniare le proprie
monete allo ftile di quelle della Zecca di Roma , poi*
che undici anni dopo , in occafione di levare la Zecca ad
un certo Campi , che la teneva in affitto , la concefle a
Bartolomeo Mancini da Pefaro per cinque anni y con pat*
to che dovefle coniare ìf^ezzi Paoli y Paoli y da tre Paoli y e
Scudi d' oro della ftefla bontà, e pefo che avefle battuto
la Zecca di Roma , come impariamo dai Capitoli y che in
apprefTo riferirò . Da tali Capitoli parimente rilevafi , che
oltre V indicate monete eguali nel pefo , e lega a quelle
di Roma , fu data facoltà al Zecchiero di coniarne di di*
verfo valore, e lega, cioè dei ferzi di Giulj da 14 quat'^
trini y Bolognini da fette y e Soldi da tre quattrini y ma CQtt
efprefTa condizione, che in proporzione conteneflero il
medefìmo intrinfeco.
A dì primo Gennaro 1557. In Pefaro.
Volendo il Sfg. Duca lllufirifftmo condurre nella Zecca d&
Pefaro nuo'vo Zecchiero àt ìn'vitato a far la mia offerta , mi
fon restretto a far r ultimo Calculo . Intendendo ncn^volerad*
dimandar detta Zecca a concorrentia del Campi y al quale da
loco come ad amico . E quando lui fia in confiderazione di ref*
ferma , non 'voglio la mia Jia fer fatta altrimenti . quando fia
fer dar fi ad ogni altro ^ addimando r offer^vanza delli capitoli
infrafcritti . E prima
I Che la Zecca fia conceffa per anni cinque continui ; e
che in tal tempo non fia lecito di aprìrfi altra Zecca nel Sta^
to di Sua Eccellenza ne monetarfi in alchun modo •
1 Che in detto tempo fi pofci monetar argenti fenza al^
cbuna limitazione , a bontà , e pefo di Roma , e in cafo che
quella Zecca mutaffe , fé debba feguir la mutazione in crefce^
re 0 diminuir , facendo fempre quel medefimo che farà Roma •
3 Che in detta Zecca fi batteranno Paoli , mezo paoli ,
e da tre paoli a una lega medefima . Ma terzi di giuli da 14.
quatriniy bolognìni da feitéy e foldi da tre quatrini fendo dì
warie leghe fé deffalcano a modo di Roma; di modo che l* ar^
gento y che audarà in effe tre forti afcendìno a quel 'valore .
4 Debba effere in arbitrio del Zecchiero di ca^ar di tempo
in tempo quelle forti y e quantità di monete lì tornaffe più comoao%
P.II. Bb S ^^^
194 Dbllb Monhtb di Guid* Ubaldo 11*
5 Ter la gran penuria e frex>%i delU ori ^ non Jt potendo
il Zecchiero falcare in alchun modo nel battere Scudi al mo^
do di Roma , do^e fer tal mancamento non fé ne batte , o've^
ro fé ne batte fochifpmì yfe obbliga batter Scudi fei millia fer
anno , 'valutandoli fero Sua Eccellenza un bolognino fiù fer
Scudo de Ili altri Scudi d^ oro correnti ^ come fanno molte Cip-
tà . // che caufarà che non anderanno guajli , come fi "vede ef-
fpre feguito nelle battute f affate , e promette di fare ogni o^era y
non fi perdendo , che fi batti la fomma di Scudi dieci y^ìllta .
6 Dando alchuno ori in Zecca fer far Scudi fer f/40 con*
to y fi debba ricevere e far battere a tutte fpefe ordinàrie di
€olui che darà /' oro . E ferchè fer la ff^fa di fondere e fro^
n)ifione non hahhia a dar al Zecchiero fin di un bolognino fer
Scudo e fia lecito a ciafcuno fortar ori in Zecca fotta ([ueìla
€ondiziane.
7 Che nel faffar che faranno li So frananti di Zecca le
monete coti detti habbino ad attenerfi alli medefimi modi Ó*
ordini , che fé offeriva nel trarre di Zecca de Roma •
8 Ter fagamento e fer ogni emolumento , che fi affetta^
fé darfi dal Zecchiero a Sua Eccellenza fer fare detta Zecca
fer conto delli argenti y fromette darli Scudi trecento d' oro
fer anno fino alla battuta di Scudi cento cinquanta millia d*
tro 0 batterli y o non . e fé la moneta battuta f afferà la det^
ta f$mma di Scudi i j o millia in tal cafo fromette di dare a
Sua Eccellenza li Scudi ^oo detti ^ Scudi tre d* oro fer mil^
le d^ oro di quella fomma che faffarà , ma fer quel manco
hatteffe fagare al fermo Scudi 7^00 d^ oro fer ciascuno anno.
9 Quando li Paoli 0 quelli da tre faoli ha^vejfero , come
dewono el fuo corfo in Roma al fari di quelli dìRoma^^fa*
rimente correffero nel Stato della Chiefa circonvicino , fromet^
te fagare fer quel temfo faranno ffendibili Scudi cinquanta
d' oro fer anno ^fino che fi f fenderanno , e quefto oltre li Scu^
di 300 fermi nel fofrafcritto Ca f itolo ^
10 Terchè le tratte de grani ^ che fi ca^vano da Siniga^
glia y e nel Stato di Sua Eccellenza dariano gran ffazzo a
queBe monete nel fagar ditti grani di quejle monete , e fot
riceverli con bone lettere di Cambio fer Venetia a ufo le va^
Iute a f unto ^ il che caufarid el monetar tanta maggiore , Po»
$ria^
DILLA Roveri V. Duca d'Urbino Gap. IV. 19$
frìano quelli che haranno a comprar granì fer condurre in Ve*
netta 0 ahro've uhltgarfi malerfi nelle dette compre di queSfe
monete di Zecca , facendo lettere al Zeccherò di dar la giuBà
waluta iu Venetia 0 altri loghi , che quando quefto feguirà , fro*
mette detto Zecchiero pagar a Sua Eccellenza per tal commo^
do e fpazzo Scudi cento cinquanta d' oro per anno ^ perhà
quando dette tratte e remejfe non Jtano di manca fomma di
Scudi ottanta milita ^ in fino a cento millia Scudi , e fendo
manca fomma di Scudi 80 millia fi paghi per ratta di 90 mil*
Ha & ejfendo di più di 100 millia pagharà per rata delli 90
millia .
1 1 Che fia lecito al Zecchiero e fua famiglia , mini ff ri , r
operarij di detta Zecca portar honeflamente le arme , come ogn*
altro pre'velegiato j quah fé daranno tutti in nota alli Signori
Auditori .
1 2 Che nella Zecca e fuoi luoghi non fi pofftno far efecu^
zioni per debiti Ci'vili contra alguno che efercitarà detta Zec^
cay 0 fuoi operarij fenza licenza delli Signori Auditori .
1 3 iS*^ obliga non cannar de Zecca mfciuna forta di mone^
ta d * oro od* argento , ne di rame , fé prima non fono ffate
resiste e paffate dalli Soprastanti , e Saggiatori depputati dd
Sua Eccellenza in arbitrio de quali di poter fare ogni prow^
fionijche par effe a loro ne e e ff art a perche non Ji commetti fratta
de y per ojfer'vanza delli prefenti Capitoli.
Io Bartolomeo Mancini da Pefaro conduttiero di detta Zec^
ca prometto e obligo alla offer^vanza di tutti li foprafcritti Ca*
pitoli di mia propria mano .
Io Agnolo Cwvallo da Ugubio Maffro di Cafa di Sua Ec*
eellentia prometto & afermo quanto ne li prefenti Capitoli fi
contiene .
Li da tre Taoliy che Tefloni prefentemente (ì chiama^
no 5 dovevano pefare grani 202 \ y ma una moneta di tal
pefo o non fu mai battuta^ o non è a mia notizia «
Gli Scudi d' Oro , che doveva formare della ftefla
bontà ài quelli di Roma y acciò che non aveiTe perdita ^
a motivo della fcarfezza dell'oro, gli fu permeflbdi pò*
terli fpendere ad un bolognino di più di quello, che fu
ordinato nel bando deri54^, die fu di undici Giulj per
Bb i ogni
L
f,
tgó Delle Monete di Guid* Ubaldo IL
ogni feudo ; ma non profeguirono molto tempo in tal
valore, poiché nove anni dopo gli trovo aumentati agli
undici Paoli , ed un Groflb , come fi ha da' rogiti di Gia-
como Armani Notario di Gubbio fotto li 2 Gennaro 1565
Cermanus q. Bernardini Jacobi de Buranif de Monte Feretrano
€onfejfu5^ & contenìuf ejfe legttimum dehitorem Vincentii q.
Jacobi de Stilano Ci^is Eugubini fumme Scutorum trefdecim
auri de paulis undecim faulorum fro quolibet Scuto auri ist
unius Grojfi . Due di quefti Scudi d*oro diverfi fra loro
ho veduti , i cui difegni fono delineati al num. XVII. ^
e XVIII. Il primo lo ho prefo da una tariffa di monete
pubblicata in Venezia li 17 Marzo 15^4, ed il fecondo
mi è ftato favorito dal Sig. D. Vincenzo Bellini , di cui
iù fiate fi è fatta degna menzione . Nella prima parte
ì vede r arme del Duca , che occupa tutto il campo del-
la moneta, e all'intorno: GVI. VBALDVS IL VRBINI
DVX • Neir oppofta fi olferva la figura dell' Imperatrice
S. Elena in atto di foftenere la Croce, e nel margine il
motto : INVENIMUS SIGNVM VICTORIiE •
Delle monete poi chiamate ter%i di Giulj del valore
di 14 quattrini, che dovevano eflere di minore bontà de*
fuddetti Giulj , non mi è riufcito poterne vedere alcuna ,
che creder fi poifa di un tal valore •
I Bolognini del valore di fette quattrini erano i Bo-
lognini vecchj , i quali fino dal tempo di Lorenzo Medi-
ci furono così valutati . Ma sì di quefti , che de' Soldi
da tre quattrini , ne parlerò in appreflTo •
Poco prima dell'anno 1558 ufcirono dalla Zecca di
Pefaro quelle monete , che hanno impreflfo qualche fegno
dell' Ordine del Tofon d' Oro , perchè , come diflì , fi
carede , che in tal anno fofle dall' Imperatore Carlo V*
creato Cavaliere di sì ragguardevole ordine • Una di tai
monete , e probabilmente la prima , fu quella , che fi vede
delineata fotto il num. XIX. poflfeduta dal Sig. Olivieri^
eh' è d' argento , cred' io del valore di nove Grofli , per
eflTer fimilo ad altra moneta , che ha impreifa l' indicazio*
ne di tal valore . Occupa il diritto lo feudo dell' arme
del Duca attorniato dalia collana dell'Ordine del Tofoo
d'Oxo
»
\
\
r,
DILLA RovBRB V. Duca d* Urbino Caf. IV. 1^7
d' Oro fatta a fucile con la pietra focaja , dalla quale
pende il velo d*oro, o veramente il montone figurato,
o pel velo di Giafone portato dfigli Argonauti y, o vera-
mente pel velo di Gedeone , come fi fa palefe nel libro
de* Giudici (168); fopra lo Scudo fi veggono dentro alla
corona le tre guglie, o fieno mete, e nel margine GVI-
DVS VBALDVS IL VRBINI DVX IIIL 11 rovefcio rap-
refenta la figura di S. Andrea in atto di foftenere con
a deilra la croce , avendo nella finiftra un libro , e ali*
intorno T epigrafe S. AND. P. TE RECIPIAT. QVI P.
TE ME REDEMIT , parole che dirette alla croce fonò
attribuite a S. Andrea ftelTo protettore dell* ordine , fic-
come lo era della Cafa di Borgogna »
Più chiare , e convincenti prove dei feguenti docu^^
menti non fi può addurre per dimoftrare , che allorquan-
do le monete minute , tanto di lega , che di rame non
fiino in uno Stato regolate in proporzione del k>ro in-
trinfeco , e che la quantità non ecceda il bifogno , ap«
portano fempre grandiffimo danno al Commeccio , perchè
coir introduzione di efle fi eftrae le migliori valute, che
vi abbia , e così rimane fprovvifto delle monete reali trop'»
pò neceffarie al Commercio, o pure fi trova in neceflìtà
di doverle apprezzare maggiormente per averk> il che
produce poi i alterazione de* prezzi di tutte le robbe ,,
che alla giornata occorrono, oltre gli altri mali, che da
ciò ne derivano. Bflendofi per tanto nel 1562 abufiva-
mente introdotto nello Stato gran quantità di quattrini,
che apportavano grave difordine al Commercio , e volen-
dovi il Duca prontamente porvi riparo, perchè il male
non s* innoltraflc , avanzò premurofiffime inftanze alla Cor*
te di Roma , acciò fi dafle V opportuno provvedimento ;
ma venendo ciò diflFerito, per meno male prefe per efpe-
diente di diminuire il valore eftrinfeco ai detri qiuattrini
con danno di un fetfimo di chi li pofTedeva , perchè fe-^
ce ordinare , che dove prima fette quattrini componevano
il Bolognino , per V avvenire fé ne dovefie dare otto per
Bolognino vecchio ^ e^ cinquanta per Giulio , o Paolo
( come
/-N
ipS Dblib Mombtb di Guid* Ubaldo n.
( come vagliono prefentemente ) , come rilevafi dal fe«
guente Bando diretto alla Comunità di Gubbio in data
dei 10* di Giugno i56> (169).
J^endo ^veduto V Ulnari fftmo ^ist lB.c e ellenttjftmo Sig* Du^
ca d^ Vrhino Prefetto di Roma il gran disordine ^ che ha cau^
fato l ' cjferfi ridutto molta /juàntità di quatrirri in queBo Sta*
to fer non fé effendere nell' altre Pro'vincie fecondo il ^valore
della lor battuta . Ni>n perchè non fieno honiffimi di njintidoi dt^
nari d^ argento ter libra ^ onde ne fegue il di f or dine ^ e confu^
conn>icini fer la difformità di effa <valuta fd
lognino di fei quattrini , altri di otto , e tfuì nel fuo Stato di
fette. Et adendo Sua-Éttellenza llluflrifftma procurato prima J
per la 'via di Roma con ogn* iflanza , che per il giufto fi do*
^ejfe dare opportuno rimedio : dowe wifio , che la prowifione
n)eni'va talmente differita , che apportala ogni dì più maggior
pregiudizio a*fuoi Sudditi per l ' alterazione de prezzai di tut*
te le robe , éhe alla giornata occorrono comprare . Fero per mt^
no male s* è rifoluta determinare tal intereffe colla prefente lih
mitazione^ e dichiarazione , eh' ì di notificare ^ e comandare per
il prefente pubblico Bando a tutti di qualfifia Siato , grado , e
condizione , che debbano da queBo in poi f pender ciafcuna for*
te di éjuatrini tanto battuti alla Zecca di Sua Eccellenza , quan*
to di qualfiwoglia altra Zecca a ragione dì otto per bolognino
^vecchio , & cinquanta per giulio della fua Zecca per paolo di
Roma . Non intendendo però , che li quatrinì banditi per pri-
mo fi debbino per modo alcuno fpendere fecondo la 'valuta di
quelli del fuo Stato , ma che li f oidi dell' ifteffa Zecca reflino
nella saluta loro come prima a fette al grojfo . Aggiungendo
€he fé alcuno ardirà fpenderli 0 riceverli contro detta limita*
zione cafcbi in pena della perdita di effa moneta , e di fiorini
dieci per n)olta .
Con tutto , che il Duca facefle battere dei quattrini
folamente dopo Tanno 1558, poiché con altro impronto
diverfo dai feguenti non ne ho veduti , fa d* uopo crede*
re, che ne facefle battere più del proprio bifogiio , giac-
_ che
{1^9) Lib» Re^ ab anno x5^o« ufq. ad i^6y. pag. j^.
DBLXA ROVBRE V- DuCA D*UrB1N0 Caf. IV» I99
che molti fé ne trovano anche a giorni noftri. Quattro
di quefti quattrini , che fi diflerodel Vafoy, fi trovano in-
tagliati fotto il num. XX. XXL XXIL^ e XXIIL Nei
primi due da una parte vi fono le iniziali del nome
del Duca G. V. IL lotto una corona , e neir altra un
vafo di fiamme rovefciato , credo per ignoranza de* Scul-
tori ^ in vece di rapprefentare la pietra focaia , ed il fo«
Cile sfavillante del Tofone, che fignifica ^ fecondo il Ver*
gara (170), la guerra tra due Potenze egualmente forti ^
che fi confumano > e ruinano V una > e T altra , e 1 fuo«
co 9 che n'efce dinota il danno ^ che ne rifulta agli altri.
Negli altri due fi legge nel primo campo : GVID. VB A»
IL , o pure : GVL VB A. IL VRB. DVX-
I due feguenti fegnati XXIV , e XXV. > benché C\t*
no affai più piccoli di circonferenza dei quattro antece*
denti , e che creder fi poteflTero due mezzi quattrini , il
pefo di efli, eh' è di grani io ^ non dk luogo ad aflFer*
marlo : perciò bifogna più tofto fupporli efli pure quat-
trini , ma ufciti dalla Zecca negli ultimi anni del Duca y
in cui faceife diminuirne il pefo • La bontà di tali mo«
nete era di h)entidoi dinari d' argento^ fer libbra > come ri-
traefi dal fuddetto Bando > e perciò pefando ciafcun dei
quattro primi di effi granii} traboccanti, ogni uno con--
teneva grani i circa d'argento, e li di rame -
Quali le monete di cotefto Duca foflero i Bolognini
vecchj , che il fuddetto Bando da* fette quattrini accrefce
agli otto non faprei dirlo ^ perchè fra le mohete da me
riportate niuna ne trovo ^ che riputar fi^ pofla di un tal
valore . Ho bensì veduto preflb il Sig*^ Antonio Mala-,
guti Bolognefe una moneta d'argento di pefo grani 36
del valore di quattro - bolognini vecchj , <:ioè di 3 1 quat-»
trini ,. poiché ce lo afficura la leggenda poftai nel rove«
fcio dentro ad una corona di foglie di quercia : MONE*
DA IIII. BÓLOGN. VEC avendo nel diritto un'Aquila
con la corona in tefta , e air intorno: GVL VBALDVS
II. VRBlNI DVX IIIL come fi può rifcontrare nel dife*
• - ♦
' (170) AfMMf» M kegmo dt Kspoli pag.. iiS» iottQ k ipicgsoiofiC di unau m^
oei» di Carlo V» eoa ùaùi roveiÌBio »
loo Dells Monete di Guid* Ubaldo II.
gno di efla fotte il num. XXVI. Altra poco diverfa da
quefta fi trova nel mufeo Ferrarefe j ma % sì picciola la
differenza fra coteftc due monete , che non merita ^ che
fé ne rapprefenri il tipo di quefta ancora.
L* altra moneta d'argento fegnata XXVII. , per efler
dello fteflb pefo della fuddetta la reputo del medefimo
valore di quattro Bolognini vecchj . Nel primo campo fi
vede un vafo di fiamme rovcfciato, e nel margine le pa-
parole: GVI. VBALDVS li. VRBINI DVX IIII. Neil*
oppofto fi oflerva la figura di S. Girolamo con un ginoc-
chio a terra in atto di pregare ardentemente il Crocefif-
foj che ftringc nella finiftra: a piedi vi è il Leone, ed il
Capello Cardinalizio con l'epigrafe air intorno S. HIE*
RONlMVS INTERCES . Efiftc nel Mufeo del Granduca
di Tofcana, ed in quello del Sig. Olivieri.
Le due feguenti fegnate num. XXVIII., e XXIX.
per lungo tempo le ho credute del valore di un bolo-
gnino vecchio, ma l'aver ritrovato la prima preflb il Za*
netti di pefo grani 12, il qual pefo corrifponde alla ter-
za parte della moneta da quattro bolognini vecchj mi
ha fatto mutar parere , e fupporla più tofto calante ^ ma
del valore di due bolognini • Hanno nel diritto lo fteflb ,
che nella precedente, ma nel rovefcio fi vede la figura
di S. Terenzio in abito di un Soldato con la palma nella
deftra mano , e colla finiftra foftenta la Città di Pefaro ,
dì cui è Protettore : e all' intorno in una fi legge S. TE-
HENTIVS PISAVREN. , e nell' altra : S. TERENTIVS
PISAVRI. M,. Altra ne ho veduta, nella quale fotto il
vafo fi Vede la lettera P ijciiziale^ che convien credere,
come altrove avvertj , efprijnente il nome dell' Artefice .
Col fuddetto Bando nA» fu però provveduto a tutto
ciò^ che faceva d'uopo, perchè non avendo in propor-
zione de' quattrini diminuito il valore de^foldi, quindi
è, che Quefti cwno apprezzati più del dovere, e perciò
dopo tal Bando ^ fé il Duca non vi accorreva ben fubito
con ordinare la riduzione anche di quefti in maniera,
che dove prima fette fé ne computavano per un Groflb >
jper l'avvenire H doveflero fpeii<ipjc in ragione di otto,
fé
DELLA ROVSRB V. DuCA d'UrBINO C A?, IV. lOt
fé ne farebbe introdotto tal quantità iiello Stato , che avreb^
be recato un notabiliflimo detrimento al Commercio ; a fine
dunque d' itnpedire tal difordine, alli 27 di detto mefe
fece pubblicare altro Bando del tenor feguente (171).
Adendo l ' Illuftrijjìmo , ed Eccellentijfimo Sig. Dtica d ' t/r-
hino Frefetto di Roma nel Bando ultimamente fatto /opra li
anatrini rìfer'vato , che li foldi corre jfero alla fua prima ^valuta
di fette al groffo fer effere ancora honifflmi , e di lega ^ e di
tefo , come fono anco li quatrini non credendo , che queflo fo*
teffe far difordine alcuno effendo di quantità minore , /* è fot
ceduto , che fer la malizia di altrt ne fuccedcva non poco
danno y che molti aiìendo folo V occhio al prof rio guadagno lo^
ro y e non all' intere ffe pubblico , ne fanno condurre nello Sta^
to tanta quantità , che potrebbe impedire il benefìzio uni'ver^
fale di tutto il detto Stato , al che Sua Eccellenza fopra le
altre cofe ha la mira . E perciò per il prefente pubblico Ban--
do ordina , 'vuole y e comanda che da ora innanti anco li fol^
di 'vadino alla medejtma saluta delli quatrini y cioè otto per
ciafchedun Groffo , a detta ragione fi piglino y & fc fpendino
in ciafcun pagamento. Tutte le ^venditeyche occorrerà f^^fi^^
che fino a ora fi fieno fatte y 0 no y altrimente fotto quelle pe^
ne da incorrerfi per li contrafacienti , che fi contengono nel
predetto Bando fatto nelli giorni paffati fopra li quatrini y €
altre pene , che fi rifer^vono ad arbitrio di Sua Eccellenza •
1 Soldi y{ìm\\\ ai Bajochetti y del valore di tre quat-
trini r uno , otto richiedevanfì dunque per un Groflb •
Erano quefti quelle monetelle, che fi veggono delineate al
num. XXX. XXXL XXXII. , e XXXIIL, di pefo gra-
ni IO, ma di argento con lega, la cui quantità non mi è
nota . Nel diritto dei primi due fi vedono nel campo fotto
una corona le lettere G. V. iniziali del nome del Duca , e
nel margine VRBINI DVX IIII. Nel rovefcio all' intorno
di un'Aquila fpiegata la leggenda : GVIDVS VBALDVS II.
Gli altri due portano da una parte tre piramidi, o guglie,
con le lettere : GVIDVSVBALDVS.il. Dall' altra efpre (fa
più a dovere la pietra focaja , e focile, che mandano gran
quantità di faville , con le parole : VRBlNI DVX IIII.
F.II. Ce Altre
(17O Libro delle Riforme dell'anno 15^1. pag. 58.
m
202 Deih Monete di Goid'Ueiido II.
DBLLA ROVHRB V. DUCA D* URBINO Cap. IV. 20 J
- Altre monete rimangono a fpiegarfi , delle quali non
è facile r indicare il tempo precilo , in cui ufcirono dalla
Zecca • Ciò fu certamente negli ultimi anni del governo
del Duca , perchè la forma del conio è affai diverfa dalle
precedenti , e da quanto fi prescrive ne" dianzi allegati do^
cumenti • Effendofi in Italia circa il principio del Secolo
decimofefto accresciuta la quantità dell' argento per la Sco-
perta deir Indie fi cominciò in quafi tutte le Zecche a far
battere monete di maggior valore di quelle fi coftumava
per lo paffato, così il noilro Duca per non privare i fuoi
Sudditi del vantaggio di avere per comodo del Commer-
cio fimile forra di monete , comandò di farne coniare anch*
effo non inferiori a quelle degli altri Principi > poiché
volle, che in effe vi foffe l'indicazione della bontà, ^
del valore di effe monete: ftile che farebbe flato , e fareb-
be tuttavia defiderabile, che s' imitaffe in tutte le monete,
perchè in tal modo farebbe noto a chiunque il valore^
e r intrinfeco di effe , che ora è duòpo mendicarle ( pey
Io più in damo) negli Anchivj •: Un tal metodo. fu co*
nofciuto anche dallo Scaruffi per cofa vantaggiofa al Com^
mercio, e perciò nel fuo progetto di fere la Zecca unl^
n)erfah , fu da effo propofta per regola neceffariiifima da
pratirarfi .
Per tanto la XXXIV. moneta d' argento è una di
Quelle 9' che ha imprcffo tali note^ poiché nel rovefcio
air intorno di un' Aquila fpiegata , che foftenta lo feudo
della famiglia della Rovere fi legge: MONETA DA
CROSSI XVIIL LEGHE X, , cioè , che tal moneta vale-
va dìèciotto Groffi y ed era di bontà di dieci oncie d* ar-*
gento fina per libbra ) confeguentemente due di lega; per
tanto effendo la moneta di pefo grani 606 contiene 505
grani d'argento fino ^ e lai di rame, fenza ricorrete a i
Saggiatoti , perchè ne faccino if faggio , né agli Archivj
per rilevarne il valore per cui fu battuta . Efifte quefla
moneta nel Mufeo di S. Salvatore di Bologna , ma in
lame fatta, fuor di dubbio, per prova.
La feguente fegnata XXXV. del pefo di grani 30}
confervafi nella Raccolta del Granduca di Tofcana. l\
Cq 1 dirit*
204 Delle Monete di Guid' Ubaldo IL
diritto è fimile alla precedente , cioè ali* intorno del bufto
del Duca vi è la leggenda: GVIDVS VBALDVS li. VR-
BINI DVX mi. Il rovefcio fi aflbmiglia al diritto di
quella riferita fotto il num. XIX., a riferva dell- inferi-
2Ìone eh* è la feguente : MONETA DA GROSSI VIIIL
LEGH. X. , cioè la metà della precedente • _
Quella delineata fotto il num. XXXVI. è del valore
di cinque Groffi, poiché nel rovefcio dentro ad una co-
rona di ghiande fi legge : MONE. DA GRÒ. V. Pefa
grani i66 f , e fi trova preffo il Zanetti .
La XXXVII. moneta fimile alla precedente pefa fo-^
lamente grani ice , e perciò nel rovefcio vi fono le pa*
role MONE. DA IIL GRÒ. Confervafi da quefto Signor
Marchefe Galeotto Galeotti .
Se oltre le fuddette quattro monete con T indicazio-
ne del valore vi foiTe anche quella da due Groffi, e da
unGroiTo, non ho argomento di aiferirlo , ma è ciò pro-
babile; poiché negli efpoili Bandi fi fa menzione dei
Groffi • Sino all'anno 1542 fi computava detto Grolfo
quattrini 21, dipoi nel 1546 quattrini 22 , e pofcia fu
aumentato ai 24 , cioè a tre bolognini vecchj , quando^
il mezzo Giulio , o fia Paolo ( che prima era lo Iteflfo ),
fu valutato 25 : perciò dopo tal tempo un Groflb valeva.
un quattrino meno dei mezzi Paoli .
La XXXVIII. dimoftra nel primo campo un Lion-
corno con le feguenti lettere nel margine: GVI. VBAL*
DVS IL VRBINI DVX IIIL Neir oppolto è rapprefen-
tato M. V. annunziata dall'Angelo Gabrielle col motto:
GEN VISTI QVI TE FECIT. Pefa quelta moneta d'ar-
gento grani 1 1 2 , e potrebbe eflere Itala battuta allorché
fece coniare quella al num. XIL
La fegnata XXXIX. ha il bufto del Duca con V epi^.
grafe GVIDVS VBAL. IL VRBINI DVX IIIL , e le let-
tere B C . Neir oppofta parte V arme del Duca col mot-
to : IN MEM. ^TE. ERIT IVSTVS , come ne' Paoli
dianzi fpiegati alnum. V., e VL Eflendo ella, per quanta
vengo afficurato, di pefo grani 282, e d'oro di doppia ^
corrifponde alquanto più al pefo di due doppie >. cioè di
quat-
DEILA ROVFRE V, DUC A D* URBINO CkV. IV. 2O5 *
quattro feudi d'oro. Con lo ftelTa conio fli coniata anche
in argento , ma non mi è noto^ il pefo . Qoefte due mo
nete , come la precedente , fi conkrvano nella Raccolta^
di S. A. R. il Granduca di Tofcana •
La XL. per effer di rame la fuppongo una bizzarrìa
de* Zecchieri , con aver unito il diritto del conio del Du-
cato d' oro iegnato num. XV. con un' altro diritto di
una di quelle monete d' argento dette Armellini , o Voi-
pette i e perciò non bifogna farne cafo .
Mi refta ora a dimollrare perchè ho pofte le due mo-
nete fegnate XLL, e XLII. fra quelle di quefto Duca,,
quando non hanno verunfegno, che indichi , che ad eiTo
appartengano • Della prima di rame con piccola porzione
di argento ce ne alTicura il Padre Zacconi , poiché nella
fua Cronaca così lafciò fcritto : „ Il Sereniflimo Guid*
„ Ubaldo ftampò anco altri quattrini nelle nozze , e fpo-
5, falizio del Sig. Duca Francefco Maria II. quando eh* an^
,, Cora eflendo Principe fposò la lUuftriflìma Signora Don*
,, na Lucretia da £fte con un S. Terentio da una banda ^
,, e dair altra un' Aquila . „ Ufcì dunque cotefta moneta
dalla Zecca di Pefaro nell'anno 1572, poiché in tal an-
no feguì lo fpofalizio di eflb Duca . Nel Mufeo Olivieri
fi trova una fimil moneta anche in argento, e perciò ef-
fendo il rovefcio fimile alle due dianzi defcritte fotto il
num. XXVIII. , e XXIX. é facile che fofle del medefimo
valore .. Quella é quella moneta di cui alcuni hanno du-
bitato , che fofle in Pefaro coniata al tempo de' Malate-
fti , jna con le dianzi adotte prove farà d* uopo che mu*
tino idea, e che gli aflegnino di età più di due fecoli
di meno.
Della feconda poi d'argento di pefo grani 5, che
efifte nel Mufeo di S. Salvatore di Bologna , non ho aU
cuna notizia per provarla da eflb Duca battuta; ma fol-
tanto la mera conghiettura fondata fopra il conio di efla,
per aver da una parte una ghianda dentro ad una corona
di foglie di quercia > allufiva all' arme della famiglia della:
Rovere , e la maniera , e forma del conio ce la fa cre-
dere appartenente ad eflb Duca» Le due lettere W unite
iiifie>
2o6 Dellb Mohetb di Goid* Ubaido n.
infieme pofte dall' altra parte non faprei indicare cofa
poflano lignificare , perciò le lafcio interpretare agli
Eruditi .
FRAN.
DbllbGbsta DI Franc.M. II. DELLA Rovere 107
FRANCESCO MARIA II. DELLA ROVERE DUCA VI.
E ULTIMO D' URBINO .
Su fodi fondamenti appoggiato narrar poiTo con verità
le memorie di Francesco Maria IL, ultimo rampollo
delle due quanto antiche, altrettanto illuftri Famiglie di
Montefeltro, e della Rovere, mentre fino agli anni fuoi
fenili egli medefimo ci lafciò un Compendio della di lui
Vira delcritto, e continuato pofcia da altro Autore con-
temporaneo , e della Corte del medefimo Duca , e che
fu adoprato in molti rilevanti aflFari dèlio Stato (172) •
Dirò dunque , che Francefco Maria ebbe per Padre Guid*
Ubaldo II. di Montefeltro della Rovere V. Duca d' Ur-
bino , e per Madre Vittoria Farnefe SoreUa d* Ottavio
Duca di Parma, e di Piacenza. Da quefti egli nacque
Tanno di noftra falute 1549 alli 20 di Febbrajo in Pefa«
ro , ove faceva per Io più foggiomo tutta la Corte , e
fii battezzato dal Cardinale Durante de' Duranti a queffc*
effetto dal Pontefice Paolo III. fuo Zio mandato, levan-
dolo dal Sagro Fonte in nome della Repubblica di Ve-
nezia Giacomo Soranzo • Fu allevato nella fua infanzia
come conveniva ad un Principe del fuo grado , e di tre
anni fu condotto da' Genitori m Venezia , effendo in quel
tempo il Duca Guid' Ubaldo Governatore Generale di
tutte r Armi di quella Signoria , e d' ordinario dimorava
in Verona, dove fu condotto Francefco Maria, che s'in*
fermò a morte, dalla qual malattìa poi rifanato, fu ri-
condotto allo Stato Paterno , e fecondo che veniva ere-
fcendo , fu ammaeftrato in tutti quegli efercizj sì dell'
animo, come del corpo, che ad un fuo pari conveniva^
no. Ebbe per fuo Ajo primieramente Muzio Giuftinopo-
lita-
(171) Molte Copie ho io vedute del Compendio della Vita di Francefco Ma«
ria II. defcritra da lui medefimo , Dna delle quali è_jppreflb il Sig. Cav. Gio:
Francefco Semproni Patrizio d* Urbino ; un' altra in Cala de' Signori Conti Por-
celli di Carbonana; e in Cafa parimenti de' Signori Franciariiri, ambedue Fa-
mi^ie Nobili di Gubbio , e in tutte tre quefte Copie , fimiliffime fra di loro , è
lenito il rimanente della Vita dello fteflb Duca Francefco Maria diftefo da An-
tonio Donato Nobile Veneziano, e uno de' GeiUiluomiiii addetti 2I fcrvigio del
pre&tto Francefco Maria •
5o8 Dbilb Gesta ©i Franc. M. II. dbila Rovere
litano , e poi Antonio Galli da Urbino , e per ultimo
Girolamo Simonetta da Cagli . Per Maeftri di Grammatica
gli furono dati Vincenzo Bartoli d' Urbino , e poi Lo-
dovico Corrado da Mantova famofo Letterato . Dopo
qualche tempo il Duca Guid' Ubaldo , e Giulio detto il
Cardinale d* Urbino fuo Fratello , fi rifolvettero d' anda-
re a diporto a Venezia nella fefta dell' Afcenfione , e vi
conduflero anche Francefco Maria , che ivi giunto fu be-
niflimo veduto , e grandemente accarezzato , eflendo po-
fto nella Compagnia , che chiamavafi della Calza , che
però quel tempo , che ivi flette , tenne cafa feparata da
quella de' fuoi Padr« , e Zio , facendo molte , e fontuofe
fcfte . Tornato nel proprio Stato , elTendo già Francefco
Maria di anni i5 vivamente defide rava partirfene dagli
Stati fuoi , e girfene altrove per vedere le Corti , ed ap-
prendere le varie coftumanze. Si adoprò dunque per ot-
tenere dal Padre tal permiffione , e fpecialmente bramava
recarfi all' Imperatore Maflìmiliano , che allora era in
guerra col Turco . Il Padre fi determinò di compiacer-
lo , ma prima volle darne parte al Re Cattolico Filip-
po II. , al fervizio del quale fi era condotto , e così fcri-
vendogliene ebbe per rifpofta , che lodava il penfiero ,
ma che prima di ogni altra cofa vifitafle la Corte fua , e
vi fi fermaffe , dove farebbe ben veduto , e trattato come ^
proprio figliuolo . Sicché facendo d' uopo cangiar penfie-
ro , dopo eflerfi in quel tempo fatto lo fpofalizio di Don-
na Ifabella Sorella fua col Principe di Bifignano , fui fine
dell'anno 1565 s'inviò alla volta di Spagna, accompa-
gnato da molti Cavalieri , e particolarmente dal Conte
Giufeppe Francefco Landriano , e da Pier' Antonio Lona-
to . Si portò dunque primieramente a Ferrara , indi a
Mantova , dove per ordine di fuo Padre , che in quella
Città da giovinetto era lungamente ftato , fi fermò da 1$
giorni , poi intendendo , che il Duca di Parma fuo Zio
era in quel punto ritornato di Fiandra, fi portò a Parma,
indi a Genova , alloggiato ivi dal Conte Filippino Do-
ria , che a cagione de^ Caftello di Safcorbaro da elfo pof-
feduto era in qualche guifa fuo Vaflalloi ivi fu vifitato
dalla
Duca VI. b ultimo d'Urbino Cab, IV. 209
dalla Signoria , ed accarezzato grandemente , finché s' im«
barcò fulla Galera Capitana dei Duca di Savoja coman*
data da Monfignor di Leini generale , ed a tal fine da
quel Principe mandata a Genova con un altr' armata •
Arrivò in Savona antica Patria di fua famiglia : ed ivi
dalla peflima ftagione fu coftretto a trattenere per otto
giorni in cafa de' Viger) parimente fuoi Sudditi, dove>
per elTer tempo di Carnovale, ogni fera vi fu trattenuto
con fefte > e veglie air ufo del Paefe • Ritornò poi , al*
lorchè il Mare lo permife , a navigare , ed in pochi gior*
ni di felice viaggio giunfe a Palamos nella vecchia Cata*
logna , Fortezza riguardevole , e quivi sbarcò , e per ter-
ra giunfe a Barcellona, dove fece la maggior parte della
Quarefima , dando tempo , che fé gli accommodaife V ap-
lartamento affcgnatoli in Corte . Arrivò nella Settimana
ianta a Madrid , e fii incontrato da tutta la Corte , e
da' Grandi di Spagna , ed in particolare dal Marchefe di
Pefcara, che vi fi trovava in quel tempo, e che gli usò
molta cortesìa , prendendofene penfiero , come ie fofle
ftato proprio figliuolo , d4 che ne nacque quella ftrettiffi-
ma amicizia , che fempre fra loro conservarono • Il fuo
alloggiamento fu lo fteflfò , eh' ebbe il Principe di Tofcana
})oco prima partito , ed in tutto fu fempre trattato come
o era ftato quel Principe . Il dì feguente fii a far rive-
renza al Re , alla Regina , al Principe , alla Principefla
di Portogallo, ed alli due Figliuoli dell'Imperatore, che
in quella Corte fi allevavano , e da tutti fii ricevuto mol-»
to cortefemente, e così pure dal rimanente della Corte,
dove per trenta mefi fi trattenne , efercitandofi in tutti
quei più nobili ftudj cavallerefchi , che ivi fi facevano ,
forfè più che in altre parti , armeggiando a pie , ed a
cavallo , e tutto quefto colla direzione del Marchefe di
Pefcara, che in quel tempo era tenuto il più valente
Maeftro in tal' arti . Seguitò alle Caccie il Principe Don
Carlo , che affai fpeifo vi andava , e fu trattato da lui
continuamente molto famigliarmente ; ebbe ancora ftretta
amicizia con Don Giovanni d' Auftria , che pofcia fu fa-
ìnofo Capitano sì in mare , come in terra . Servì Dame ^
P.//. Dd e fe^
?<
/
no Dbilb Gbsta di Frakc* M. IL delia Roveri
e fefteggiò fecondo l*ufo del Paefe allaGinetta, nel che ^
gli fu Maeftro Don Pietro Enriquez , poi Conte di Fuen*
tes Generale in Fiandra , ed in altre parti di affai gran
nome. In quel tempo cominciarono i rumori in Fiandra >
per eftinguere i quali il Re deliberò di colà portarfi , e
ne furono perciò fatte molte provvifioni , delle quali fu f
anche in confiderazione Francefco Maria , il quale in
ueft' occafione defiderando di vedere la Francia , ne chie^ '
e licenza al Re Filippo mentre eh' egli voleva fare il fuo
^viaggio per mare ; ma gli fu negata , dicendo il Re di
volerlo feco . Svanì poi detta occafione , e forfè con non
pìccolo danno del Re , e con molto difpiacere di effo
Francefco Maria . Dopo di efferfi trattenuto due anni , e
mezzo in Spagna , elfendo Francefco Maria richiamato I
dal Padre , che voleva accafarlo per effer unico Figliuo-
lo , e folo fucceffore negli Stati fuoi , fi licenziò con buo-
na grazia del Re, e di tutti i Principi , e Signori, eh' era-
no preffo il Re , e poftofi in viaggio per la via di Sara-
gozza , arrivò a Barcellona , dove fu le Galere di Sicilia
s* imbarcò infieme col Marchefe di Pefcara , che andava
per Vice-Re in quel Regno , ed ebbero feliciffimo viag-
gio , arrivando in Genova nello fpazio di otto giorni , ed
alloggiò in cafa di Giovan Andrea Doria , col quale in
Corte aveva fatta ftretta amicizia : fen venne poi a Mila-
no 5 dove flette alcuni giorni per vedere quella Città ,
nella quale ebbe moltiffime cortefie , e finezze , indi fi
trasferì a Piacenza , e vifitò Madama d' Auftria , ed in
Parma il Duca, e Principe fuo Figliuolo, al quale oltre
la ftretta parentela, che fra loro vi era, profeffava gran-
diffimo amore , ed aveva feco ftretta un affai amichevole ,
e confidentiffima intelligenza . Poi paffando per Bologna
giunfe a Ravenna , dov' era Arcivefcovo il Cardinale d* Ur-
bino fuo Zio , in compagnia del quale fé ne venne nel
mefe di Luglio a Pefaro , e fu ivi ricevuto con quel con-
tento da' Sudditi , che fi può ognuno immaginare . Ma
paffati quei primi mefi , né vedendofi operare dal Padre
cofa alcuna , ritornò alli fuoi ftudj tralafciati , mentr' era
ilato fuori d'Italia^ i quali exano ftati^prima di Matema*
tica
N
Duca VI. B ULTIMO d*Urbij^oCa?, IV. aii
ticà lettagli da Federico Commandino , e poi di Filofofia
coir aflìftenza di Cefare. Benedetti , il quale per la rac*
comandazionc di eflbifu eletto Vefcovo di Pefaro, ezian-
dio di Felice Paciotti , Giacomo Mazzoni , e Criftoforo
Guaritone , ne ometteva gli altri efercizj degni . del gra-
do fuored erano T armeggiare, il cavalcare , T andare ^
caccia 5 e fimili .
Finalmente il Duca fuo Padre fi dfolvè di concludere
il Parentado tra lui , e Donna Lucrezia d' Efte Sorella del
Duca di Ferrara , il che fi fece , febbene con poco gufto
di eflb Francefco Maria , poiché V età di lei era tale > che
potevagli efler madre . Andò con tutto ciò a Ferrara ^
dove fi fecero fontuofe nozze , gioftre , ed altre fefte .
Tornato a Pefaro fuccefle eh' eflendofi fatta lega contra il
Turco tra il Papa , il Re di Spagna , e i Veneziani , venne
Don Givanni a Auftria Capitano Generale di efla lega in
Italia , e Francefco Maria con permiflìone del Padre andò
a ritrovarlo a Genova, e feco per quella volta s'imbarcò
fovra la Capitana di Savoja governata dal medefimo Mon-
fignore di Leini , che lo conduflfe in Spagna ^ dove fu
accolto con ogni cortesìa , ed amorevolezza . Arrivò a
Napoli , ove fi trattenne con moltiflìmo fuo gradimento :
effendovi ftato accolto con regali, ed altre dimoftrazionì
di amorevolezza , e di ftima . Andoflene poi V Armata a
Meflìna, dove fi fece un configlio de* principali Capitani ,
e Uffiziali avanti eflb Don Giovanni d' Auftria y e Frani-
cefco Maria , il quale a tutte V altre fimili adunanze in*
tervenne . Partendofi poi V Armata , in pochi giorni fi
arrivò a Corfù, e di lì andando alla volta di Lepanto
s' incontrò in quella del Turco la mattina delli 7 di Ot*
tobre deiranno i57i> e da Don Giovanni Generale di
tutta r Armata fu pofta la Criftiana in buona ordinanza ^
eflendo vicino a terra il Provveditore Generale Agoftino
Barbarigo con una parte di efla, e con altro ragguarder
vole numero di Navi , ma aflai difcofte , Gio: Andrea Do-
ria y e per foccorfo Don Alvaro di BalTano , ritenendofi il
fuddetto Don Giovanni per fé là battaglia di mezzo , do*
ve fi trovò Francefco Maria nella Sopraddetta Capitana di
Dd z Sa-
y
\
/
212 Dbllb Gbsta di Franc^M.IL dilla Rovere
Savoja , e quivi fu il maggior sforzo > e combattiménto %
ìeifendovifi affrontate le due Reali infieme, febbene quella
de* Turchi veniva da principio ad incontrarfi dirittamente
con quella, ov'era Francelco Maria , il che molto bene
fa conofciuto da lui , il quale animando i fuoi , ordinò ,
che arditamente fi accettafle V incontro , ; ma quando i
Turchi videro li tre fanali della Reale nemica , voltarono
verfo quella , colla quale combatterono fortemente per lo
fpazio di due ore , al fine del qual combattimento furo«
no li Turchi fuperati, e mortovi d' archibugiata il Bafsà
Ali Generale del Mare , gli altri tutti rimafero uccifi , e
con ciò rimafero vincitori i Criftiani; frattanto la Capi*
tana di Savoja combattè con due Galere , T una da prua»
e r altra da poppa, che li diedero affai che fare con re^
ftarne molti moni, e la maggior parte feriti. In tanto la
Squadra del Barbarigo fece dare in terra molte galere
nemiche, ed il reftante o prefe , o affondò, ma effoBar*
barigo retto ferito da una freccia in un* occhio , per la
2uale poco dopo morì . Gio: Andrea Doria fi era in que-»
o mentre allargato in mare , facendo il medefimo Oc-»
chialì, che gli era all'incontro, il quale vedendo perciò
r agio , che gli veniva dato d* incomodare i CrilHani ,
invafe con tal urto le noftre galere, che moltiffimo ne
fofferfero , e poi con trenta delle fue ebbe comodo di
falvarfi . Quefto in fomma fu V efito della Sopraddetta
battaglia , nella quale Francefco Maria efeguì le parti di
valorofo Ufficiale, e perciò da Don Giovanni fu molto
onorato , e da effo ebbe in dono 24 Schiavi Turchi , e
tornandofene poi il Generale in Sicilia , effo da Corfù
pafsò fovra due galere Veneziane a capo d' Otranto , e
per terra fé ne ritornò al fuo Stato per rimetterfi air or*
aine, e ritornare Tanno feguente in armata (173). Trat-*
tanto
(173^ Vircemo Armanni nel primo Volume delle Tue Lettere p. 681. fcrivc:
„ coire Tsnno 1571. In quella ifnemorakil giornata, che mife mtto il Mondo
„ Cattolco In trionfo per la vittoria, che l'Armata della LegaCriftI;ina coniti
„ guì contra quella de Turchi fi trovarono a combattere trenta Eugubiiii col
,, comando di gente condotta da loro, cioè XXIV* Capitani, e VI. Colonnelli,
„ oltre altri quattro Cffizlall maggiori, e fei puf Capitani, ch'erano fcnia
9s Compagnie particQiaxi » dTcìuleu aocOra in guel gran conflitto trovati molti
Duca VI. e ultimo d'Urbino Caf.IV. 21 j
tanto fi conduflfe la Moglie da Ferrara a Péfaro, dove fi
fecero i ricevimenti fuoi con molta fplendidezza alli 9 di
Cennajo 1572 , ed il Carnovale fu allegro y e gioconda»
Ve-
9, Nobili {imilmente Eugubini, tra quali XII. Capitani , che aflifterono allaper*
^ fona del Duca Franceico Maria IL della Rovere Prrncipe allora giovinetto, mi
^ di grand' animo. Di più per fervizio della medefima Lega furono impiegati in*
„ vari luoghi di Mare, e di Terra cinque altri Capitani, e altri fette avevano
„ cariche appreflTo diverfi Principi, che numerandoli tutti quefti Condottieri,.
„ che in un' anno medefimo fiorirono della ftefla Città afcendono a LXIV. Papa
9, Urbano VIIL ne fece la teflimonianza , non folo alli due Ambafciatorì maiK
„ datigli dalla flefTa Città in occaiione di eiTer ella devoluta alla Santa Sede peci
„ la morte del Duca Francefco Maria , ma eziandio alti quattro ultimi Vefcovi ,
^, ch'eflb Pontefice le diede, I* uno in fucce£Gone dell' altro : perciocché dopo
), aver detto loro , che Gubbio era una Città molto antica , numerofa di TitoIa>-
„ ti, abbondante di Famiglie Nobili, e fertile d* Uomini illuflri per tutt'i fe«
9, celi, foggiunfe d'aver intefo dall' Ambafciator di Venezia, che cinquanta Ca«
^ pitani di quefla Città fi erano trovati alla Battaglia Navale in Lepanto contnt
„ l'Armata Otton-^na. E' notorio, che Don Giovanni d'Auftria Generale di
'9, quella Lega nei pafTar la banca, fentendo nominare tanti Capitani da Gub*
^, dìo , proruppe maravigliato , Que u eflo Gubbio ì it major di Hapolet , major^
,, de Mihn^ o que es> ed eflendogli flato rifpofto, eh* era una Città. del Signot
„ Principe ivi prefente , rallegrom con eflb lui , che foflfc Padrone d'Anna Cit*
„ tà, nella quale nafcevano così buoni Snidali • ,,.
. Francefco Sanfovino nel fuo Libro dell'Origine delle Cafe illuftri d'^Italia^
parlando della Famiglia Marion! di Gubbio a cari 544* così ha lafciato fcritto^
„ L'anno 1570., e 7^ fi trovarono in quella guerra al fervizio del Papa, del
„ Re Filippo, e della Repubblica Veneziana 14* Capitani d* Ugubbio in un tem*
„ pò medefimo contra i Turchi in diverfi luoghi in mare , e in terra , tutti eoa
„ compagnia di fanti condotti da loro, oltre i gradi maggiori, che efercitava-
„ no con diverfi comandi , e furono Celare pentlvogli Colonnello , e Luogote»
^ nente di Sforza Pallavicino Govemator Generale dell'armi Veneziane. Gian;
„ Maria Baldinacci. Alfbnfo Arcangeli, che fu poi Colonnello in Candia l'an*
„ no 1574. Barone Baroni. Raffaello Carbonara, che l'anno 1574. (a Sergente
^ Maggiore della gente dell' Armata , e Maftro di Campo Generale del Regno
yy di Candia , Govemator al prefente del Cafiello di Brefcia . Il Co: Girolama
,, Gabrielli Capitano allora dell' Artiglieria con 300. Fanti. Soldatello Galeaz-
„ zi. Bernardino Raffaelli. Mancino Leonell». Guerra Andreoni » che poi fu*
„ fatto Colonnello in Cattaro. Guido Singradali Colonnello in armata. Fede-..
^ rico Andreoni • Lorenzo Sangradali • Ahatlno Abati • Ottaviano VannelH , chcr
„ ebbe più volte carica di Colonnello dalla Signoria , 8i al prefente fi trovar
^1 Governatore della milizia di Cattaro. Caccia Raraofcetti • Criflofbro Ange-
„ lelli • Salva Colomboni • Peruzzino Beccoli • Vincenzio Andreoni • Riccio Or^
9, landi . Giulio Sarafina • Pietro Bongironimi , e- Vincenzo Marioni • I quali
y, tutti ferverono oiioratamente , e con loddisfazione , dando buon conto del valor
^ loro, così nel dì della gloriofa giornata, come anche nell'afledio di fama*.
„ goftì , e nelle altre fazioni di quella guerra , oltre a molti altri Cavalieri de**
„ principali di ocieUa Città, che ferviv^no privatamente, 6c altm con cariche*
^ onorate nelle loro condotte di Offiziall princi^aliifimi ,. ancorché fodero fedxa.
„ compagnie particolari. £ ve ne andarono parimente col Principe d'Urbino^
„• che ne conduiTe molti in tanto, che patrono in tutto il numero df to. fetK
^ u^ quelli jt eh' erano in dlvcrfc cariche per lo Stato del Duca d' Urbino ..«>
214 Dellb Gesta di Frakc. M. IL della Rovbrb
Venuta la Quarefima Ffancefco Maria dopo aver vi? •
fitata la Santiflima Cafa di Loreto , fé ne pafso a Roma ^
alloggiato dal Cardinal d' Urbino , e regalato dal Cardi*»
nal Farnefe fuoi Zii . Ritrovò il Pontefice Pio V. indifpo-
fto, ma ciò non ottante volle vederlo , ed accoglierlo con
molti argomenti, come fece in ogni miglior modo, eflen-
do fiata quefta V ultima udienza , che quel Santo Uomo
diede . Si trattenne in Roma per tutto il tempo della Sede
Vacante, nella quale principalmente concorrevano al Pon-
tificato i Cardinali Moroni, Farnefe, e Buoncompagno ;
ma fra quelli nel tempo avanti V entrata nel Conclave
prevaleva V opinione per il Farnefe , per molti rifpetti ,
e però quafi d'altro non fi parlava; è ben vero che neir
ingreflb del Conclave arrivò il Cardinale Borromeo , e
con tal occafione fi tentò per Morone gagliardamente ,
ma fubito fcoperta fvanì la pratica. Neir ifteffo giorno
arrivò il Cardinal Granvela , eh' era Vice-Re di Napoli ,
e la fera al tardi difle liberamente a Farnefe , che la Mae-
ila Cattolica V efortava a non penfare a fé medefimo con
molte parole in quefto propofito : ficchè il Cardinal Far-
nefe fi rifolvè di levarfi da queft' Imprefa , dubitando , che
fé vi perfiflefle , potrebbe avvenire gran male in tutta la
Criftianità , ancorché da molti altri Cardinali era efortato
a ilar faldo , dicendogli , che al fine bifognava , che fi ca?
defTe in lui , o che crepaflero dentro al Conclave : ma eflb
rifiutò quel configlio, e però quafi fubito fi venne all'
elezione del Cardinale Buoncompagno , che fi pofe nome
Gregorio XIIL, dal quale Francefco Maria fu molto ac-
carezzato , e per quefta elezione fu dal Padre richiamato ,
ed egli , febbene alquanto di malavoglia , ubbidì fubito •
Poco dopo il fuo arrivo fi ammalò affai gravemente : e fé
gli aggravò il male , allorché fu detto , ancorché ciò fofle
tontaniffimo dal vero , che di nuovo. T armate avevano
combattuto : fi riebbe al fine dopo tre mefi d' infermità ,
e già incominciarono a farfi fentire alcuni femi di novità
nel Paefe , poiché avendo fuo Padre , per la molta libera-
lità, e magnificenza fua , bifogno di accrefcere le fue en-
trate > fii d' uòpo di aggravare i Sudditi di alcune impofi-
zio-
Duca VI. b ultimo d* Urbino Gap. IV. 115
2Ìoni y i quali non avvezzi a fimili gravezze cominciarono
a fare refiftenza ; perciò il Duca fi rivolfe alla forza , e li
coftrinfe a fottometterfi a i voleri fovrani : onde alla fine
fi quietarono le cofe , umiliandofi i Sudditi , fui che fi è
jper r addietro parlato abbaftanza . In queft* occafione Fran-
cefco Maria procurò di portarfi in modo , che il Padre
ebbe occafione di reftar oen fervito da lui , ed i Popoli
non mal foddisfatti , avendo fempre con ogni fuo potere
cercato di addolcire T uno , e mitigare gli altri, come al
fine gli riufcì (174) •
Non pafsò molto tempo , che il Duca Guid' Ubaldo
andò a Ferrara per vifitare il Re di Francia , che di Po-
lonia fé ne veniva per la morte del Re fuo Fratello , per
la quale egli era rimafto Signore di quel Regno : ora pel
viaggio fatto in tempo affai caldo s* ammalò il Duca dopo
il fuo ritorno in Pefaro , e V infermità fu tale , che lo
trafle di vita alli 28 di Settembre dell'anno 1574, e di
fua età il 61. Se n' era Francefco Maria alla nuova del
male fopravvenuto al Padre portato da Caftel Durante ^
dove per Ìo più e per le caccie, e per nuotare foleva
ftarfene , a Pelaro , e ritrovando il Duca molto aggravato
^li afliftette affiduamente in quella malattìa ; e dopo morte
gli celebrò fontuofiffime efequie coir affiftenza di molti
Ambafciatori (175), nelle quali con lunga, ed ornata
Ora-
(174) Nella Primavera dell* anno 1574* il Principe d* Urbino Francefco Ma-
ria fece la viilta d'alcune Città dello Stato, e particolarmente di Gubbio, e di
Cagli, come fcrive il Cucci nella fua Storia MS. tom. 5. pag. 68. tergo.
(175) Mono che fti il Duca Quid' Ubaldo il Principe fuo figliuolo con fue
lettere ne diede parte a tutte le Comunità dello Stato, con far fapere ancora
Apoftolìco di quefto Stato , Monfignor Giannotto Vefcovo di Forlì , e Monfignor
M-^rchefino Suffraganeo di Parma, Vi fu ancora il Sig. Ottavio Farnefe Duca
di Parma ^ e di Piacenza Zio fuo, che colla fua prefenza volle onorare quefta
fua funzione. Alli 30 dì Ottobre furopo fatte T efequie fecondo il folito in Peu
faro, dove andarono altri Ambafciatori delle Comunità, e circa la precedenza*
in prima da un lato gli Ambafciatori delle Comunità d'Urbino, di Gubbio, di
Cagli, e del Montefeitro: dal lato manco gii Ambafciatori di Pefaro, di Sinl-
gaglia , di Foflbmbrone, della Pergola, e del Vicariato. Vi furono cinque Vefca<
vi . In prima il Vifitatore Apoftolico , il quale cantò la MelHi , quello di Gub-
bio ^ di Peiaro» di Cagli ^ e di faao. McU'AunuiM poi dell'Anno fulTeguen-
/
ii6 DbllbGjbsta diFrakc.M. il della Rovbrb
Orazione Giacomo Manzoni lodò del morto la clemenza ^
il valore^ la liberalità, la prudenza , e V altre molte
virtù: dopo di che Francefco Maria nuovo Duca partì
per Urbino , dove in abito Ducale fé n' andò neir Arci*
vefcovado ; pofcia a fuo tempo veftito di bianco , com*
era coilume , fopra un Cavallo leardo , e fottò un Bal^»
dac<iiino fi fece vedere per la Città , e poi nella maggior
Sala della Corte ricevette il giuramento di fedeltà dal Ma-
giftrato , e dagli altri Ordini . Si recò poi a Pefaro , ed
in quella guifa che aveva fatto comparla di Sovrano in
Urbino , la fece in Pefaro , e in Sinigaglia • Attefe dopo
tal cofa al governo dello Stato , e primieramente fece
fpianaxe la fortezza Éaitta in Urbino per li rumori foprad-
detti ^ e levò V impofizioni pofte dal Padre . Per ciò gli
fu d' uopo di fminuire le fpefe , e reftringerfi all' indifpen-
fabili ^ e neceflarie . Aggiungevafi a quefto , che non cor-
rifpondevanb alle fue fperanze gli ajuti , che afpettava
dalla benignità del Re Cattolico , nel cui fervigio era
morto il Padre , ed eflb poco meno allevato preflb di
lui , e fervitelo nella battaglia navale , e coftantemente
aveva profeflato di volerfi attenere a lui folo, anzi aven-
dolo il R^ con fallaci fperanze lufingato per otto anni ,
fi vide pofcia il Duca affatto delufo : in guifa che gli fu
4* uopo daddoviero incombere alle cofe famigliari , e così
non potè adempiere i penfieri, che aveva itabilito nell*
impiegarfi nelle guerre , ficcóme aveva rifoluto di fare ^
allorché gli mancò il Padr^^ ftando per paffarfene in Fian-
dra, dove era attefo- Si dimoftrò per tanto amorevoliffi-
mo., e cortefiffimo verfo i fuoi Sudditi 5 togliendo ad efli
ogni occafione di amarezza ^ e fpiacere .
Mentre cosi paifavano le cofe fi fcoprl , che alcuni
temendo di eifere puniti di ciò , che ne' tempi paiTati ave*
vati fatto cofpirare contro di eflb- Quefti erano Pietro
Bonarelli Anconitano , al quale il Duca morto aveva do»?
nate infieme colla Contea d* Orciano , ed altri Caftelli ,
molte
te XJ7J. il Duca Francefco Maria IL attefe alla vifita del fuo Diica>o, éa a
CagJi zia i|. di Ottobre , ove fi trattenne j>ochi giorni , iodi k ne veiuie i«
Gubbio^ ove dimorò 17, giorni* ,
Duca VI. s ultimo d* Urbino Cat. IV- 217
molte ricchezze , ed Antonio Stati Conte di Monte Bello
Aio Cognato . Avevano per tanto desinato d* invitare il
nuovo Duca alle Caccie nei luoghi da loro pofleduti , e
qui\LÌ contro di lui efeguire la lor empia , e crudele (de^
terminazione. Ma eflendofi ciò prefentito, fii ritenuto il
Conte di Monte Bello , ma quello d' Orciano colla fuga
il falvò . Per tanto fu in alTenza condannato , ed air altro
furono date le difefe , ed in ultimo , così richiedendo la
giuftizia, gli fu tagliata la tefta, ed altri Complici con*
dannati alla forca . Continuava frattanto Francelco Maria
nel governo de' fuoi Popoli 9 né in ciò perdeva mai tem*
{)o , fentendo la mattina i Configlieri , e Segretari , e la
era tutti quelli , che gli volevano parlare , li quali fpe^
diva con ogni poflìbil prontezza , ficchè le cofe paflavana
con comume gradimento , e contento . Frattanto la Du*
chefla fua Moglie volle tornarfene a Ferrara , dove poi fi
rifolvè di fermarfi , né ciò fpiacque al Marito , poiché
eiTendo ella per T età già avanzata non atta ad aver proz-
ie , poco curò d' averla lontana ; non le trattenne però
gli aifegnamenti già ftabiliti , e fempre le usò ogni civile
tà , e cortefia . In quefto tempo fi rifolvé Francefco Ma*
ria di andare a Firenze , dove da quel Principe fu con
ogni onore accolto, e per 15 giorni, che vi flette, pafsò
il tempo in liete caccie , in Commedie , ed ih godere le
delizie di quel ameno Paefe. Ritornatofene a cafa fece
nel feguente Carnovale una GioUra alla lizza , alla quale
eflb medefimo intervenne . Il Re Cattolico in tanto fi
rifolvè di ricondurlo al fuo fervizio con provvifione di
12 mila Scudi d'oro Tanno, e di una Compagnia di
gente d* arme nel Regno di Napoli , pigliando la tua pro-
tezione , ed ogni fuo affare , ed indi a non molto or-
dinò al Duca di Parma , che gli recafle V Ordine deli
Tofone . Ma perchè quel Principe era veccl^io , e mal-
concio dalla gotta, Francefco Maria, che lo riveriva in'
luogo di Padre, prefe rifoluzione per abbreviargli il
cammino di arrivare fino a Bologna , per dove partì con
grande , e nobil Compagnia , e nel Duomo di tal Città'
ricevè aueir Ordine > avendo prima cantata la Mefla il
F^ IL E e . . . Car-
* ■J * ^ * t > .^ ' • • > #
Il8 DbLLbGbSTA DlFllAMC.M.ILDBLl.ik RoTtfRB
Cardinal Paleotto Arcivcfcovo , nel cui Palazzo àmendu*
i Duchi alloggiarono , e furono da lu^ , e dal Cardinale
Salviati Legato, e da tutta la Nobiltà fommamettte ono^
rati: dopo del che ritornarono ne' loro Stati (176) .
Sì era prima di ciò ftabilito 1' accafamento tra Don-'
na Lavinia Sorella di Francefco Maria , ed il Marchefe
del Vafto, il quale venne a prendere la Spofa a Pefaro,
ed ivi fi celebrarono le nozze (177); dopo le quali lo
Spofo fi fermò per alquanti mefi, dando, e ricevendo
molte accoglienze , ed onori • Pofcia andò alla guerra in
Fiandra, ove ottenne molta lode, e ritornato in Italia ^
condufle la Spofa a Cafal Maggiore fua Terra, ed ivi
d^l continuo 'la tenne. Attendeva frattanto Francefco
Maria iftancabilmente al governo de* fuoi Sudditi, man-
tenendogli in pace , è facendogli amminiftrare retta giù-
ftizia; rifiedendo la State in Urbino, il Verno in Pefaro^
à Caftel Durante nei mezzi tempi, vifitando alle volte
1^ altre fue Terre (178), ed ogni anno,., quando ciò
non poteva adempiere da fé mede fimo , foftituiva un'Uxii-
dorè in fua vece , e tutto quefto fi compiva dentro uxk
trien-
(176) Nel mcfc di Settembre 1585. il Duca Francefco Maria fi portò in Bo^
Ipgna a ricevere V Ordine del Tofone , dove vi andò con una gran comitiva dì
Titolati , e di Gentiluomini , tanto delia Corte , quanto dello Stato ilio. Nel
^cevere che ff il. Duca la protezione di Sua Maefià Cattolica,, fi obbligò di
ibmminiftrargli certo numero di gente al fuo fervigio; perciò eflendo nell' an-
no 1587, richiclto dal Re d' alcune Compagnie di Soldati* per mandarle in Pian-
dlra , S. A. per adempiere le Aie promefle fpedì i Cuoi Commiffarj per tutto la
Stato a provvedere quefta Solflatefca. Anche l'anno is94. il Duca fa neceifita-
tp a mandare un terzo di Fanteria fotto la condotta d* Ippolito della Rovere fuo
Cugino Marchefe di S. Lorenzo nella guerra del Piemonte contro i Francefi ^
che molcftavano il Duca di Savoja Parente^ e Confederato del Re Cattolico.
I^eir anno feguente I59^ il Duca efTendo nchiefto dal Re di Spagna di nuova
leva de* Soldati per le guerre di Fiandra, impofe per tal cagione agli Ordina-
ri , ed a' Capitani del fuo Stato di formare un' altro terzo di Soldatefca , vale
4 dire tre mila Fanti, il qual numero compito che fu fé partenza per Fiandra
circa il fine di Luglio. (177' L'anno 1J83. il Duca Francefco TVlaria con-
clufe r accafamento di Donna Lavinia fua Sorella col Marchese del Vafio , e eoo
iue lettere ne diede parte a tutte le Comunità delloStato, ed alli ^ di Giugno
dello fteflb anno feguironogli Sponfali inPefaro, elTendovi prefenti TÀrcivefcovo
d' Urbino , e tutti gli Ambafciatori delle Comunità predette , e così pure gli
Ambafciatori mandati ad onorar quefte nozze dalle Città d'Ancona, di Fano, e
c\i Rimini, e di altri luoghi affezzionati al Duca. Cucci Ston di Calli tom. K
t'*g^ 93- (»7^) Alli 19. di Ottobre xj«^. S. A. venne in Gubbio, ove 6
trattcìlne fino alli 3* di Novembre.
' -DlfCA VL 1 tJXtjMO P* URBINO Ca^, IV. 21^
trìétinio , recandofi uiv' anno a Gubbio , Cagli , Foffombro-
ne 5 ed alla Pergola ; V altro a Sinigaglia , al Vicariato
di Mondavio, ed a' luoghi circonvicini; ed il terzo nel
Montefeltro^ Succefle poi fra qualche tempo, che la Du*
chefla moglie fi mòri (179), lafciandolo Efecutore del
Aio teftamento di molte opere pie y e però gli fu d' uopo
di rifolvere d' andar penfando , non avendo fucceffione ,
di ripigliar moglie , poiché non folamente dalla Duchefla
Madre , e da' Parenti , ed Amici fuoi , ma da' Popoli ftefli
glie ne venivano fatte frequenti iftanze • Ma elfo , che
era alquanto avanzato negli anni , n' era alquanto ritro*
fo , con tutto ciò vedeva , che per li Sopraddetti motivi
conveniva di ciò rifolvere .
In quefto mentre il Papa , eh* era allora Clemente VlII-t
andandocene a Ferrara , devoluta alla Chiefa per la morte
del Duca Alfonfo , pafsò per lo Stato d' Urbino , ed ivi
fìi ricevuto da Francefco Maria in Sinigaglia y e poi in
Pefaro con tutti quei argomenti di riverenza , e di offe-
quio , che mai poteva . In Pefaro fi fermò Sua Santità un
giorno intiero , vifitando la Madre del Duca nelle fue
ftefle ftanze , con ufare e ad efla , ed al Duca ogni corte-
fia , ricordando loro , che il Padre fuo era flato a' fervigj
del Duca Guid^ Ubaldo nelle maggiori fue occorrenze •
Poi fi partì molto foddisfatto de' trattamenti , e de' doni
ricevuti , a i quali però il Pontefice corrifpofe con altri
doni (180). Nel ritorno fece lo fteflb cammino , e quafi
E e 2 nel
■ Il II ■ I « I II ■■'■■■■■ I !■ !■
{179) Do. Lucrezia d' Efte DucheiTa d'Urbino pafsò air altra vita l'an.ijpS.
(x8o) Già accennammo, che Donna Lucrezia d' Efte Conforte del Duca Fran-
cefco Maria morì nell'anno 1)98., ma da' monumenti di Urbino non fappiamo
il giorno, anzi ne pure il mefe della fua morte. Varie conghietture però, e
quefte affai probabili , ci inducono a credere eh' ella moriffe nel mefe di Feb-
brajo di queil* anno , conciofliachè per attcfiato del celebre Muratorori ne' fuoi
Annali d' Italia abbiamo, che morto a' %4. d'Ottobre 1597. Aifonfo d'Efte Du«
ta di Ferrara , Fratello della fuddetta Donna Lucrezia , e non avendo lafciato
prole , avea dichiarato fuo Succeflbre, ed Erede Don Cefare d' Efte fuo Cugi-
no , ma appena intefaft in Roma la morte di Alfonfo fi dichiarò devoluto il Du-
cato di Ferrara alla Camera Apoftoiica oh Untam finitam^. Onde il Papa Clemen-
te Vili, torto pubblicò un Monitorio contra effb Don Cefare . affinchè deponefle
il poflèlfo di quella Città • Ma vedendo il Papa la fua ritroua , ordir.ò la leva
di »T* nnil^ Fami, e 5. mila Cavalli, e gli fé mettere tofto ìq marcia alla volta
éi Ferrara, In tanto efleodo siunto.a Faenza il Cardinale Pietro Aldobnndiijo
Nipote dd Pontefice 9 con titolo di Legato, e Generale ddi'AmaU fpmifim»
■ t
2 20* DfLLbGbST'À di FrAJIC.M.II. DBLtARoVtfKH
nel medefimo modo , ed affai lietamente • Dopo quefto ^
e dalla Madre , e dagli altri fi replicarono le iftanze a
Francefco Maria , acciocché paifaile alle feconde nozze :
al che veggendofi aftretto , fcrilfe alle Città, e luoghi prin-
cipali dello Stato , con efpor loro , eh* elfo era per arren-
derti alle loro iftanze , ma che aveifero in coniiderazione
quello , che a loro folfe vantaggiofo , e così pofe loro avan-
ti gli occhi affai cofe di molta importanza, dicendo di
più , che faceffero intendere la loro rifoluzione al Vefco-
vo di Pefaro , il quale tenendo fegreto chi in particolare
glie r aveffe fuggerito , in generale glie la notifìcarebbe ;
é ciò fece,- perchè più liberamente diceflero quel tanto,
che meglio foflfe loro paruto (181). Fra non molto tem-
po il Vefcovo fopraddettó gli riferì , come i Popoli defi-
deravano , che fi effettuafle quanto prima V accafamento
fuo, e così col parere della Madre, e d'altri, venne in
irifoluzione di eleggerti per fua Conforte una del fangue
fuo , che fu Livia figliuola d' Ippolito Marchefe di S. Lo-
renzo , e di Monte Leone della Rovere fuo Cugino , la
quale fi allevava in un Monaitero di Monache, e cosi
ritor-
ta quale fi era raunara in quelle parti, ed atterrito Cefarc dilla fcomunica pub-
blicata in Roma nel dì 13. di Dicembre contro di lui , cofninciò ad inclinare
alia concordia , e lafciofG indurte a fciegller per Paciera Donna Lucreiia d* Efte
Duchefla d* Urbino. Portoffi per tanto efla a Faenza per trattare l'accordo nel
d) 18 di Dicembre, dove fu accolta dal Cardinale Legato con Tomma allegrezza,
e con ogni' din- oftrazlone d'onore. Ma trovò in eflo la fermezza in efigere ìì
pofleflb di Ferrara in mano del Papa , pronto nel retto n compartir grazie , e
favori. Se^ul l'accordo nel dì ij. di Gennaio 1598. colla mediazione di Donna
Lucrezia fuddetta , e negl* ultimi giorni di Febbrajo , fecondo che fcrive Gio.»
Stringa Continuatore del Platina, il fuddetto Cardinale Aldobrandmo prefe il
pofleffo di Ferrara. Nel dì ix. d'Aprile del detto anno (continua a fcrivere il
Giuratori) Papa Clemente Vili, fi molTe da Roma alla volta di Ferrara accolto
con fbmmo onore dnl Duca d' Urbino : ed eiTendofì efprelTo il Duca Francefco
Maria nel compendio della fua vita, che la fua Moglie morì prima, che il Papa
paflalfe pel fuo Stato , ne viene in confeguenza , che tra il mefe di Febbrajo ,
ci primi giorni di Marzo dia fé ne partifle da quefta vita. Né m'ingannai in
ciò aflerire , mentre dopo aver dittefa quefta nota portatomi in Firenze nelU
Biblioteca Magliabecchi , e rifcontrato il Diario del Duca Fiancefco Maria, tro-
vo effervi notato: „x598. 14. Febbraio nundai l' Ab. Brunetto a Ferrara per vi-
„ fitare la Ducheffa mia moglie ammalata. A dì 15. detto interi come alli ix«
„ la notte feguente morì in Ferrara Madonna Lucrezia d* Ette Duchefla d' Urbino
,, mia moglie. „ (iSx) La copia dì quefta lettera Icritta alla Citta di
Gubbio vedafi nelP Appendice ai ounu 1» Vdcovo di teÙM era Celare Benedetti
MobUc di quella Città.
Duca VI. b ultimo d* Urbino Caf. IV. ni
ritornandofene a Caftel Durante , dove venne poi laGio*
vane , la quale prefe in Ifpofa , moftrandone lo Stato tut*
to doppia confolazione sì per la rifoluzione prefa^ come
pel modo con cui lo efeguì , e ciò fu li 26 Aprile 15^ >
e 5 1 deir età del Duca Francefco Maria ; il ouale nel
inefe di Agofto 1601 portofli a far la vifita dello Stato >
come^ aveva per buon ufo , onde nel giorno delli 14 dell*
accennato mefe partì da Cagli , e venne in Gubbio , e allr
23 fu a vifitare il principal Protettore della Famiglia della
Rovere S. Ubaldo , e partì alli 28 del prefato mefe, co-
me ricavafi da un Diario fcritto di propria mano del Duca
Francefco Maria (182), nel quale parimente è notato, che
alli IO di Luglio 1602 prefe per Maggiordomo il Conte
Girolamo Cantalmaggi da Gubbio • In detto anno fuccefr
fé, che Madama la Duchefla fua Madre 3^ eflendo di 82
anni , s' infermò in Pefaro , dove il Duca fr trasferì fubito
per aflifterla in quella infermità , come coftantemente fece
fino agli ultimi eftremi di fua vita : vale a dire fino a' 1 5
Dicembre 1602, nel qual giorno morì • Rimafero tutti
Sommamente addolorati per tal perdita , eflendo queir ot*
tima, e fanta Principefla amata infinitamente da tutti;
ma in particolare dal Duca fuo figliuolo , il quale ne
provò eftrema afflizione , della quale ne fece pubbliche
dimoftrazioni . Si celebrarono V Efequie di Lei in quel
Ducato, e vi furono tutti li Prelati, ed Ambafciatori del
Paefe , oltre altra gente foraftiera . L* Orazione funebre
fu fatta da Gio: Battifta Leoni , la quale fu fommamente
applaudita per eflere ftata molto bella ^ ed elegante i ma
per quanto lodafle tal Principefla, la lode fu minor del
merito di lei , eh' era veramente fommo . Il Cadavero fu
fepolto nel Convento delle Monache del Corpus Domini
air incontro di quello del Duca fuo Marito . Subito poi
fu efeguito il fuo Teftamento fenz* afpettare altro tempo *
Dopo quefto fé ne dette il Duca Francefco Maria fenza
vedere il frutto delle fue nozze , quando dopo cinque
anni la Moglie fi fcoprì gravida , ed a fuo tempo in Pe*
faro .
• — — ^ ^^^^ — — 1 II
(18&; Quefto Mano£critto trovaft originale nella BibliotGca MagUabccdu d{
liienze j^ di' à il Codice munciau) 26^ dclU Ckife 2é* '
i
faro il giorno di S. Ubaldo Protettore , come fi difle ^
della fuaCafa, Tanno 1^05 partorì un Figliuolo . 11 giu-
bilo , che di quefta nafcita ne provarono i Sudditi fu gian-^
<iifljmo (iBg)^ anzi fi diiFufe per l'Italia tutta, e partico-
larmente ne' Principi , che ne diedero chiariffime dimoftra^
zioni . Avea per T addietro Francefco Maria fupplicato il
Re Cattolico di tenere al Battefimo la Prole, che nafce-
xebbe : ed il Re gli aveva promeflb di tenerla . Onde na«
to che fu il Bambino , fu dato ordine al Marchefe di
Pefcara ^ che ciò adempifle , ma ciò non potè eflere pri*
ma^ che nel fine di Novembre, ed in tanto privatamente
in camera il Vefcovo di Pefaro battezzò il Bambino , al
quale fu pofto nome Federico. La cerimonia pubblica fi
fece in Urbino nel mefe fopraddetto , eflendovi arrivato
il Marchefe di Pefcara con affai onorata compagnia , ed
il Vefcovo di Foffombrone , Ottavio Accoramboni nobile
di Gubbio , la efeguì . La Città dimoftrò V allegrezza , e
contento fommo con fefte , e fpettacoli , che riufcirono
molto bene , e dopo il predetto Marchefe ebbe per mano
di Francefco Maria V Oxdine del Tofone , poiché ciò gli
avveva ancoxa commeffo il Re •
Si ritirò poi il Duca a Pefaro, dove vedendofi in
età aflai avanzata , ed il figliuolo in fafce , coniinciò a
penfare a ciò , che poteffe intravenire fé da Dio foffe
chiamato pxima , che il Bambino fi trovaffe in età di po-
ter governare da fé : e così fcriffe alle Città , e Provincie
dello
(1S3) Scrive Antonio Donato Nobile Veneziano, e familiare del Duca Fran-
cefco Maria , che al nafcere di queAo Principe , forche o folTe V amor grande ,
che portavano al Padre , o il defiderio de* Succeflbri di quel fangite , che così ret^
lamente ^ e benignamente li governava , o procedefle aall* acquifto di non ifpe-
rata felicità , avevano tutte le Città fatti voti particolari, eh* efeguirono poi col
fabbricar Chiefe, con erigere Luoghi Pii , e con altre fimili piiflime dimoftrti*
zioni, tra le quali il più folenne fu quello di fabbricare la Chiefa a S. Fran-
cefco di Paola , e il Convento a* fuoi Frati per officiarla ; ed al tempo del par-
to , che dovea feguire in Pefaro concorfero i Nobili , ed i Majjiftrati del rimjH
«ente dello Stato in quella Città , ed adunatefi in Piazza , e (u le ftrade vicine
del Palazzo Ducale il giorno , che fi pubblicò ilare la Duchefla in procinto di
partorire, fu tanto grande lo ftrepito, e così impaziente Tafpettare il parto,
che il Duca fteffo ftttofi alla fineftra pridò ad aita voce; „Dio ci ha dato un
„ Mafchio „ come fu in effetto con giubbilo imiverfale de* Sudditi , e di
r Italia , e degli Stranieri ancora •
tutu
Duca VI. H ultimo d' Ukiino Gap. IV. 12 j
dello Stato 5 che fi compiacelTero di nominargli de^ loro
Cittadini 9 chi riputalTero il più idoneo a sì gelofo, e
nobile impiego ., Ciò il efeguì , e in tal guifa creò un
Configlio di otto di loro, cioè uno per ciafcuna delle
fette Città , e V altro per la Maffa , li quali in vita di
Francefco Maria aveflero da fervire per Configlieri , e
pofcia per Governatori, rifiedendo del continuo in Urbi-
no (184). Quando ciò precifamente feguilTe, e quai fof*
fero i Configlieri , il Duca Francefco Maria non V ha
notato nella fuavita da lui medefimo fcritta, lo ha però
regiftrato di proprio pugno nel fuo Diario dianzi citato i
in eflb dunque trovo: ,, 1507, a* 22. Gennajo iì cominciò
yy il Configlio dello Stato in Urbino > per la qual Città
5, vi fu MejTer Malatefta Malatefti , MeflTer Pier Simone
yy Bunami per Pefaro , il Conte Girolamo Cantalmaggi
„ per Ogubbio , Giacomo Arfilli per Senigaglia , Meìler
,, Francefco Carnevali per Foflbmbrone, MeflTer Antonio
^ Brancuti per Cagli y MeflTer Gombattifta Manfarini pet
yy la Provincia del Montefeltro, e MeflTer Stefano Minci
\ yy per la Provincia della MaflTa . Tra Gubbio , e Pefaro y
5, e tra Cagli , e FoflTombrone bifognò metter le forti per
9^ la diflferenza di precedenza y che paflTa fra di loro • yy
A quefto Configlio dunque fi diede principio nell*
anno 1607 , e Francefco Maria fi ritirò in Caftel Durante
colla Moglie , ed il Figliuolo , e con poca famiglia , la-
fciando il rimanente in Urbino , e così attendeva a far
prendere informazione d'ogni cofa sì nel governo, come
ne' negozj efteri al detto Configlio per incamminarlo in
fervigio, ed al benefizio de' Sudditi , e del proprio Fi-
gliuolo , ed Eredi . Non pafsò molto tempo , che fi rifol-
vè per ogni buon rifpetto d' apparentaru col Granduca
(184) La Città di Gubbio in tal occafione preferito a Sua Altezza Quattordici
Soggetti, dc'guali venne prefcelto Girolamo Cantilmaggi Conte delle Carpini,
e Rocca d' Aria , come dinufanfiente fi legge nel libro delle Riforme di Gubbio
dell'anno 1606. a pag. 79. fino a loi, ove apparifce anche il modo, e metodo
di rifiedere . Non molto continuò in quefta carica , perchè dovette laiciarla y non
io fé per morte * o per la fua vecchiaia , mentre trovo notato nel citato Diario
del Duca Franc^ico Maria , che ^ V anno 1609. a' S. Novembre venne per nuovo
^ Configliero dello Stato MeiTer Giulio Gabrielli da Gubbio figlio del Caeitaa
^, Cario . „
a 24 Delle Gesta di Franc. M. IL della Rovere
di Tofcana Cpfmo IL , col procurare una figliuola di lui
pel fuo unico figliuolo > e così fece intendere T animo
ilio 5 e da quel Principe gli fu corrifpofto in tutto fecon*
do la fua brama . Ma frattanto , che ciò fi ftabiliva y ven«
ne quafi all' improvvifo il Granduca a morte . Il figliuolo
Ferdinando IL , che gli fucceflc , fece fubito intendere ^
eh* era del medefimo animo , che il Padre , il quale nel
fuo fine gli aveva ricordato , che così facefle • Si venne
per tanto alla efecuzione , promettendo la Sorella , che
Claudia fi domandava , più conforme air età del figliuolo
d* eflb Francesco Maria per fua Conforte , e così in tutti
quei migliori , e più ficuri modi , che fi potè , fi conclufe
il Matrimonio con dote di 300 mila Scudi d'oro (185)*
E qui finifce il Compendio manofcritto della Vita del
Duca Francefco Maria diftefo da lui medefimo , come nel
principio accennai . Ciò che fiegue è ftato tolto da altro
Manoicritto di Donato Donati nobile Veneziano confi-
dente 9 e familiare di efTo Duca Francefco Maria , e da
altri Autori Contemporanei .
Il Principe Federico fi moftrava avvenente, e di .for-
tiffima compleflìone , e dava fperanzà di dover coir acu«
tez-
««■■■■■■■■■M^VHMBiwai^BiMaHa^wwHMMBaHa
(185) Il Duca Francefco Maria nel compendio della fua Vita, e rei fuo Dia-
rio non efprime 1' anno , in cui feguì quello matrimonio , ma dicendofi , che ie*
Ìuì dopo la morte del Granduca Cofmo IL , la quale feguì nel di 18. di Feb-
rajo idii., e nel nnentovato Diario eflèndo notato, che a* 7. Gennajo i6xx. ta
Frinc/pejfa Claudia pariorl una figlia^ ne fiegue, che tra il Marzo, e T Aprile
deir anno i6ii. forte ultimato quefto matrimonio. Prima che feguifle quefto ma-
trimonio altre cofe fono notate dal Duca- Francefco Maria nel fuo Diario , la
prima delle quali fi è, che alli 11. di Settembre 1613. fi ibpprerte il Configlio
degli otto, feni' accennare qual fofle il motivo* L'altra è che Pirro Nuti Patri-
zio di Gubbio prima dell'anno iti6. era Refidente in Roma del Duca Francefco
Maria , onde nel Diario così è notaio: „ A' tuNoven^bre r6iò. ritornò a Roma
„ il Nuti elTendo venuto qua per la fua Ifiruzìone.,, Di quffta ne fa menzione
Vincenzo Armanni nel Volune IIL delle fue Lettere pag. 397. dicendo: ?irré
Sutt di grand* attività y Rejtdente in Rema dil noflro Duca Frantejfo Maria IL
della Rovere , come fi vede da una ìfiru%ÌQnt datagli da S. A*, piena di nobili , e
gravi avvertimenti i Copia della <|uaie io ho veduta fra i Manofcritti del fu Si»
«nor Uditore Marcello Franciarini. Oltre l'avere al fuo fervizio S. A. due No-
bili di Gubbio, uno in qualità di Maggiordomo, e 1' altro in qualità di Refidente
in Roma ; nello ftelfo fuo Diario è notaio, come a' u di Novembre 1585. prcfi:
per filo Medico Baldangelo Abbati di Gubbio. Eleife Brarauccio Aiidrcom Capta-»
no Tan. 1587. per Governatore dell'Armi di Pcfaro, e di Sinigaglia; Filippo
A<xorambom Capitano Governatore della Fortezza, e Città di SinigagU^ nel ^59^-
Duca VI. i ultimo d'Ukbino Ca?. IV. 225
tezza deir ingegno , e con mcravigliofa memoria delle co*
fé , che leggeva , fare onore air efquifita , e Angolare edu-
cazione del Padre , Uomo digniffimo , e vero efemplare
di compiuta virtù . Pervenuto perciò il Giovane agli anni ^
che chiamano di difcernimento , ammeflb nelle cofe del
governo , ma circondato da quei , che fi lufingavano di
avanzarfi nella mutazione del Capo, perchè o fofle ftan*
chezza del Duca, che già paflava gli anni 75 di fua età,
o un particolar fuo defiderio di ritirarfi a* fuoi ftudj , de*
quali fu fempre amantiffimo : o pure, come altri credet-
tero-, per un' àbborrimento verfo il Figliuolo, che inco-
minciava a fcorgere di fpiriti feroci , ed inquieti , fi rifol-
ve di lafciargli libera T amminiltrazione di tutte le cofe
(unica macchia, che ha deformato il bel carattere, e le
virtù tutte del Duca Francefco Maria), e di riferbarfi là
terza parte delle rendite , che in tutto afcendevano a Scu-
di 300 mila, feco conducendo pocchiifimi Servidori. Per
tal cagione le cofe mutarono faccia , e fi fé pafl^ggio dalla
prudenza d' un Vecchio virtuofo , e pio , air empito d' un
Giovane diflbliito , da una plaufibik maturità ad una bia-
fimevole violenza , da una efatta regola in fine ad un* in-
tollerabil difordine , ficchè fi videro in pochi giorni can-
giate tutte le cofe , e ponendo il Principe Federico ogni
ailigenza , che il Duca Genitore non fapeffe ciò , che fi
faceva , continuò quafi due anni nell* aifoluto arbitrio di
tutto il governo , e difprezzata V economia della fua ca-
ia, che poteva agli altri Principi fervir d'efempio, aperta
la porta ad ogni ecceflb, fi diede in preda degli appetiti
più fregolati , paflando , per così dire , in un' iftante dal
rigore della dilciplina paterna alla diifolutezza , e alla li-
cenza y la quale crebbe in tal guifa , che condotta a fuoi
ftipendj una compagnia di Comici , fi diede a vivere con
loro, ed a farfi vedere fcnza mafchera, Ift rione, e Prin-
cipe , Padrone , e Miniftro de' divertimenti del baffo vol-
go , clie gli applaudiva, e più fiate ancora guidar caroz-
ze , . e divenirli in foggie a lui difdicevoli . Stavano in
tanto i buoni Sudditi , e gli Uomini dabbene attoniti, e
guardavaijfi Tun T altro, ninno però ardiva di parlare,
F.II. Ff € lut-
126 Dblli Gbsta di Franc.M.II.dblla RjOvbrb
e tutti col cuore piangevano, e foflfrir non potevano così
infelice cangiamento di cofe . Vi fu chi ne Icrifle al Duca
fuo Padre , ma le lettere non gli pervennero . Altri pen*
farono di ammazzare i Comici, e i Servitori malvaggi , e
vi fu ancora chi configliò di adoprar mezzi più potenti,
^ rifoluti , e fi farebbero forfè tentati , fé altro decreto
del Cielo non preveniva i configli umani , perchè condot-
tofi il mifero Principe co' fuoi medefimi Comici nei gior-
ni eftivi a Urbino, e poftofi a comparire ogni giorno fu
de' Palchi , ed a guidar Cocchj , tutta la notte con altri
difordini, ed ecceflì , il giorno di S. Pietro alli 29 di
Giugno deiranno 1^2 j, quando quei della fua camera
afpettavano che fi fvegliafle , dopo mezzo giorno lo tro-
varono morto nel proprio letto, e in tal guifa terminata
tutta la fortuna della lua antica , e nobiliflima Cafa nella
verde età di anni 18, un mefe , e giorni 13. Del sì fu-,
nefto accidente fi doveva far noto al vecchio Padre , e
perciò fi portò Monfignor Malatefta Baglioni Vefcovo di
refaro , che come fopraintendente della cafa Ducale ftava
allora appreflb il Principe , a recarne in perfona la no-
velia, e ftimò bene, ed efpediente notificargliela con bi-
glietto , dicendo folamente che il Principe Federico era
morto. Stava il Duca nel letto a motivo della podagra,
ed entrato un' Ajutante di camera col biglietto , gli diife
il Duca , che lo riponefle coir altre lettere , perchè prima
della cena fi farebbero lette tutte infieme . Replicò il Ser-
vitore , che il Vefcovo era alla porta per parlare a S. A. ;
allora il Duca leife il biglietto, ed acquietate le lagrime
degli altri, fenza tramandarne neppur una dagli occhi
fuoi , diede ordine per la fepoltura del figlio , e fece
quella fera le medefime funzioni , eh' era folito di fare
altre volte, facendofi leggere in Italiano, e Spagnuolo ,
uè mai die a conofcere acerbità alcuna neir animo fuo ,
anzi non die argomento veruno di perturbazione , o difpia-
cere : per il che più parlavafi di tal indifferenza , e co-
ftanza del Duca , che dell' acerba , e funefta morte del
Principe . In una gran Corte ricercandofi da qual cagione
foife proceduta tale indifferenza ^ e fermezza del Duca , e
per^
^
/
Dùca VI. b ultimo d* Urbino Ca?. IV. 227
perchè avefle fatto sì poco conto di un cafo, che avrcb*
be commoflb a pietà il più fiero Uomo del Mondo , e
rifpondendo tal' uno > che dovevafi ciò attribuire alla gran
prudenza di S. A. , ed al molto faper fuo ; altri foggiun*
fero efler proceduto , fé non dall' odio almen dal poco
amore , che portava al figliuolo , il quale fapeva aver de-
generato dal fuo nafcere 9 e dai coftumi paterni, eflendo
divenuto incorrigibile , ed inimico del Padre fteflb . Ma
comunque ciò foffe , non potea però negarfi , che veg-
sendo il Duca la fua cafa venuta meno (186), eftinto il
langue , e gli Eredi, fi rivolgeflc neir animo la perdita
fatta , e gì* imbarazzi , che in appreffo feguir doveano;
poiché in luogo della quiete, ch'erafi prefilfo, riaflumerè
dovea il pefo del governo , il quale, feda altri è ambito,
da eflTo era tenuto in niun conto, anzi in avverfione .
Del defunto Principe fuo figliuolo rimafta eragli una
Nipote , chiamata al Sagro Fonte Vittoria , quefta fan*
ciullina non aveva più che un^anno, mefi cinque, e gior-
ni 22 allorché gli mancò il Genitore. Si icuopriiono
molti debiti contratti da Federico. I Principi circonviciiri
intefa la morte del Principe Ereditario fi mifero in arme,
e con molte gelofie fi viffe per qualche tempo , e il Du*
ca medefimo , o fofle per T avanzata età, o perpenfieri,
e noje , che per tal cagione lo inquietavano , s* infermò •
NuUadimeno riftrettofi ne* fuoi appartamenti col Conte
Francefco Mamiani fuo favorito , e col Vefcovq di Pefaro
dianzi nominato, il qual Prelato, oltre la fua ragguarde*
yole nafcita , di molte virtù era adorno , e chiamato da
Giulio Giordani Servitor fuo di 40 anni , di profonda
erudizione , che agli altri era guida nell' operare rettal-
mente , e Maeftro , fece in pochi giorni tutte le feguenti
rifoluzioni • Spedì a Roma , dove per la morte di Grego^
rio XV. era vacante la Cattedra di S. Pietro , dando par^
te al Sagro Collegio della perdita del Principe fuo figlnio*
lo , offerendo la fua divozione a quegl* Eminentiffimi Pa*
Ff 2 dri. -
(t86) Quante Città , Terre , e GafteUi contenèffbro queftl Stati, e quanto
fofle i* eftcnuone di effi , vedafi l' Appendice al num. II. ^ in cui tutti nomina»
tamente fono dcicritti •
128 Delle Gesta diFranc.M. II. della Rdvbri
dri . Partecipò il cafo inopinato con fue lettere a* Sud*
diti y e con carico > eh' eleggeffero otto Cittadini de* più
Sualificati , perchè difegnava raccomandar ad effi la giù*
izia civile , e criminale dello Stato , non potendo gli
anni , e V infermità fue più portarne il pefo . Mandò a
confolare la Vedova Principefla , e ad offerirle ogni fer-
vigio , ed onore, e richiamati i Minillri, che governava-
no le Guardie , i Gentiluomini , ed il rimanente della
Corte d^l Principe , ritornò a veftirfi di quel manto , che
la fua umiltà , ed alienazione dal comando ad altri ce-
duto aveva • Stette però molte fettimane ritirato , e trat-
tava con pochi , e di quefti formò un Configlio , che
Congregazione chiamava, alla quale partecipava tutti gli
affari i ne* quali il primo di effi fu mettere in confulta,
dove collocar fi poteffe la picciola Bambina rimafta del
Principe per falvarla prima aella morte del Duca , il quale
fi lafciò liberamente intendere di non voler penfare a
neffun* altra cofa , fé prima non vedeva quella fanciuUina
in cafa tale , che morto , eh' egli foife , non rimaneffe ia
balìa de' più potenti . Si adunò dunque più fiate la Con-
gregazione per efporre al Duca i pareri tuoi , ed ultimare
tal affare, e concorrendo i Conlultori tutti uniti a pro-
metterla a Principe Italiano, che a fuo tempo aveife da
fpofarla coir eredità , che le perveniva , vi fu chi diflc
effer troppo immaturo negozio difegnare in aria matri-
monio da effettuarfi 14 anni dopo; trovarfi il Duca in
termine di vivere qualche tempo , quefta Bambina nodrita
apprefTo di lui dovere riufcire iftromento, che i Principi
Italiani per la groffa dote , che fé le poteva mettere infie-
me , s* infinuaflero a fervire , e rifpettare il Duca , e farla
più riguardevole ad altri ancora , potendo affai negli ani-
mi , ^)enchè grandiflimi , la ficurezza di una pingue eredi-
tà , né dover parere confiderazione fproporzionata il di-
re , che il Papa ifteffo col pigliarla per un fuo Nipote ,
potefle applicar V animo ad infeudarlo dello Stato , dero-
gando alle Coftituzioni d'altri Pontefici. Ed aggiungeva,
chi quefto parere foffeneva , non effer ragionevole accel-
Jerar oltre il giuito un intereffe si rilevante, doverfi ben
pon-
*»
/
Duca VI. b ultimo d' Urbino Ca?. IV. iim
ponderare , fentire quello ne dicefle il nuovo Pontefice , e
con r indagare l'altrui brame vantaggiofe. Ma il Conte
Mamiani intimo del Duca , che poteva più folo , che tutti
gli altri infieme , rifpondeva non poterli diflferire la rifo-
luzione , perchè il penderò di efla affliggeva in maniera
r animo del fuo Signore , che non trovarebbe quiete , fc
non vedeva terminato quefto affare, che anzi per efler
r ultima della fua cafa non voleva, che folTe prevenuta
dalla morte , che gli fembrava imminente , conofcendofi ,
che la paifione era tanto maggiore, quanto più rinchiufa,
non luungandolo più né fperanze , né vane idee di ritrar-
ne vantaggio : giacché vedeva di modo eflinta la fua for*
tuna , che a farla riforgere , miracoli , e non umane con*
fiderazioni vi volevano , e che perciò fi penfafle di por*
tare al Duca negozio digerito , e conclufione chiara , al-^
trimente lo farebbe da ie medefimo, come in effetto lo
fece , perché elfendo in quelli giorni venuto da Firenze
il Conte Orfo Elei a condolerfi a nome di queir Altez*
za , e di poi efTendo anche arrivato il Cavalier Andrea
Cioli, tutti e due principali Miniflri di Ferdinando II.
Granduca di Tofcana , negoziarono quefli tanto alle ftret*
te col Conte Mamiani , che fecero apparire , che il loro
Principe fi farebbe contentato di prender per fé medefi-
mo la Bambina, ricevendola fubito in cafa fua per farla
educare , e nodrire , per ifpofarla poi a fuo tempo , né
richieder altro al Duca, fé non che permetteffe che la
figliuola paffafle a Firenze con carta di. S. A. , che per
erede fua la nominaife, come feguì in termine piuttoflo
di ore , che di giorni , e con tale celerità , che pofla la
picciola Bambina in una Lettiga accompagnata dal Conte
Mamiani , e dalla di lui Conforte ( che buone mercedi
ne riportarono ) , fi trova prima collocata nella Sereniifi-
ma Cafa de* Medici , che avefle conofciuta la propria di
Montefeltro , e della Rovere , dalla quale altra dote non
riportava , che un foglio fottofcritto dal Duca Francefco
Maria fuo Avo Paterno , che con brevi , ma' cfpreffive , e
concettofe parole diceva : Dì prometter la fua Erede ^ e di
tonfegnarla ver tale . In tanto dopo eflere Jlato a CaAel
a^o -Dbllb Gesta di Franc. M. IL dslla Rovere
Durante Monfignor Pavoni fpedito dal Sagro Collegio de*
Cardinali a vifitare, e confolare il Duca, fi pubblicò il
{c&o giorno di Agofto per Somnio Pontefice il Cardinale
Maffeo Barberini, che Urbano VIIL fi fé chiamare, Sog*
getto di sì gran condizione , che per quello , che fi vide
Ì)OÌ, parve da Dio chiamato a quella dignità, perchè per
e fue diligenze fi aggiungefle con fomma felicità, e fen*
za ftrepito d' armi al precedente temporale dominio della
Romana Chiefa un altro così ragguardevole , com' è que-
ilo d'Urbino, che oggidì unifce agli altri, che per Tad*
dietro pofledeva •
Appena fu falito in Trono Urbano , che tofto fi ma*
neggìarono fra lui , e il vecchio Duca Francefco Maria
varie negoziazioni non meno importanti , che fpiritofe ,
e fi travagliò quafi due anni continui fenza trovar mai
ripiego , che amcurafle la comun quiete intorbidata fem*
pre da nuovo fomite di fofpetti , de' quali il più faftidiofo
era la Bambina Vittoria di Cafa della Rovere entrata in
Cafa Medici , e che fovra qualche parte dello Stato ac-
cennava pretenfione , e difegno . Deputò per fuo Agente
il Duca m Roma Angelo Mamiani fratello del prenomi-
nato Conte Francefco Maria , ed in tanto il Cardinale
Farnefe ^ come parente del Duca , avea d' ordine fuo no*
tificato al Pontefice il parentado col Granduca di Tofca*
na , e r aveva fatto così air improvvido , che il Papa fo-»
praffatto da cofa , che non afpettava , rifpofe con altera-
zione , domandando , s' era totalmente inabilito , e come
s* era potuto conchiudere fenza prima parteciparglielo ,
non perchè volefle , come difle , difturbarlo , ma perchè
parevagli giufto fi ufafle quella convenienza, e riipetto,
che ufato avevano a* paiTati Pontefici gli Antece fiori di
S. A. , la quale nella fua cadente età , e nella caducità
dello Stato, non avrebbe fatto forfè cofa lontana dalla
fua prudenza, fé il frapporvi tempo non avefie differita
conclufione, che fommamente bramava.
Non dovea però un' affare di tanto rilievo terminare
cosi dolcemente , e con fol afprezza di parole . Arrivò
in quefto ifteifo tempo a Caftel Durante il Conte Fran^
cefco
DOCA VI. B ULTIMO d'UrIIMO CaP. IV. IJI
ccfco Gambara Ambafciatore dell' Imperatore Ferdinan*
do II. per condolerfi con S. A. della morte del figliuolo y
e portò un ampia propofizione , ed un' offerta generofa ,
fé r avede accompagnata con valide ragioni . DifTe queflo
Cavaliere al Duca, che la Maeftà Cefarea lo mandava a
confolare S. A., e ad ofiFerirgli per T Erede, fua T invefti-
tura del Montefeltro, antico Feudo Imperiale, del quale
agr Imperatori toccava difporre , mancando i Succeffbri di
Cafa Feltrefca, perchè quei della Rovere inveititi furono
nella Cafa Feltrefca da Federico ultimo di efla . Si com*
mofle il Duca Francefco Maria a quefl' uffizio , ed avenda
ricevuto nei proprj appartamenti , e fatto fervire con ma*
gnificenza V Ambafciatore , come Miniflro di si gran Prin*
cipe , fi dolfe poi d' averlo tanto accarezzato , dubitan*
do , che con tali dimoflrazioni non s' accrefcefle la gelo*
fìa, che del fuo negozio fi farebbe fentita in Roma, do*
ve con efprelTo Corriero comunicò il tutto per autenti*
car la fede, e la fua fìncera volontà. Al Conte Gambara
rifpofe , che alla pietà di S. M. C. rendeva fomme gra--
zie , e confelTava P onore per fìngolariffimo , ma quanto
all'offerta del Montefeltro liberamente diceva di ricono*
fcere quanto aveva dai Sommi Pontefici ; né da altri fpe*
rava , né pretendeva cofa alcuna . Al che V Ambafciatore
replicò, che tal rifpofla non potea pregiudicare alle ra«
gioni di S. M. quando aveffe voluto verificarle , e fofle*
nerle ; ma che trovando S. A. aliena da beneficare il fuof
fangue non voleva a£Faticarfi a perfuaderla , anzi tener
ordine d^ abbandonarla alla fua primiera credenza, e così
s'accomiatò poco foddisfatto del fuo negoziato, e molto
più perché col pubblicarlo ne rimafe offefo il fuoSigno*
re , e fé fleifo ancora • Aveva in tanto il Duca appoggia*
tò il governo dello Stato ad otto Cittadini eletti ad ar^
bitrio delle Città medefime , fra le quali fii fegnalata
r elezione della Città di Pefaro , cavando xlalla Corte
Giovanni Ondedei per integrità , e illibata virtù ragguar*
devole Cittadino 9 e da quello ricevuto il giuramento df
fedeltà , fu per molti mefi amminiflrata la giuflizia coll^
ifteffe forme ^ che da Principi ^efli erano fblite ufarfi^ e
pò*
2^2 DellbGbsta diFrakc.M«ILdsllaRovbki
poftafi S. A. a rivedere , e difporrc le cofe domeftiche f
penfava col matrimonio della Nipote , e col lafciar reg-
gere ad altri lo Stato ,• di aver ricuperata la quiete , che
per la morte del figliuolo avea perduta; quando inafpet-
tatamente arrivò da Roma Monhgnor Pavoni fpedito dal
Pontefice a richiedere a S. A., che per comprovare con
atto genèrofo , e fufliftente la fua divozione , e fede verfo
Santa Chiefa , e per quiete fua propria , e della fua vec*
chiezza fi cdntentafle di confegnargli la Fortezza di San
Leo , come quella ^ a cui i Fiorentini potevano afpirare ^
che così fi terminarebbe ogni difcordia, e fi quietarebbe
ogni gelofia , tanto più che il motivo fatto dall' Inipera-
tore Ferdinando Zio carnale del Granduca neceffitava
Santa Chiefa ad aver T occhio a quei pollo, e cuftodirlo
molto bene , onde non cflendogli con{egnata , converreb-
be armarfi , e tenere milizie a* confini , come avea dato
ordine , che fé ne mandalTero a Rimini , ed a Città di
Caftello , né ceflarebbe da ógni diligenza , perchè tutti
conofcellero , che i penfieri maggiori del fuo Pontificato
erano dirizzati a riunire agli Stati della Chiefa , fehza
perdita d' un palmo di terra , tutto quello , che la cadu-
cità degli Stati di S. A. , e le inviolabili ragioni della
Sede Apoftolica gli concedevano . Si affaticò Pavoni còlla
dolcezza, e con timori, ed offrì al Duca ogni altra fod-
disfazione , e contento , che fapeffe defiderare , ma lo tro-
vò così ben fermo a non <:edere , fé non colla morte ,
quello, che aveva in fuo potere vivendo, che con rifen-
tite parole rifpofe : fentire più gravemente quefta doman-
di , che non lo affliggeva T eftinzione della fua Cafa ,
poiché il fine di effa veniva da Dio , e da* difordini al-
trui; ma la richiefta del Pontefice poneva in diffidenza,
la fua fedeltà , e metteva in dubbio quello , eh* era chia-
ro, e manifefto) né potea mutarfi , le non col fine de'
fuoi giorni , i quali non potendo per tanta anguftia efler
molti , fupplicava la Santità Sua afpettare il tarmine ,
perchè allora fenz' alcuno impedimento verrebbe al pof-
ìelTo di ogni cofa , e che per afficurarla , che così feguifle ^
fpedirebbc quella notte il più fedele Servitore , che aveffe ^
con
Duca VI. b ultimo d* Uriino Ca?. IV. i j j
con cento Mofchettieri a cuftodire con ogni vigilanza
quella Fortezza y che cagionava le gelofie , le quali in
ffifetto erano confiderabili , perchè S. Leo è luogo fortif^
(Imo per natura , e per arte , che guardar fi può con po^
chi , né fi potrebbe efpugnare da molti . Tal luogo era
come il capo della Provincia di Montefeltro , fopra la
quale av?va pretenfioni T Imperatore 5 e fu dalla Repub'i»
blica Fiorentma in tempo di Lorenzo de' Medici già Pa-
drone d* Urbino rilafciato a Francefco Maria 1. della Ro-
vere per debiti con eifo contratti . Rigettata dunque la
richieda di Monfignor Pavoni , fi riftrinfe quefti a pregar
il Duca^ che volelfe con lettera di fuo pugno aflicurarc
il Papa , che quello , che póifedeva lo riconofceva dalla
Santa Sede , né farebbe atto alcuno , che pregiudicar la
potefTe ; alla quale iftanza trovò parimenti contraddizione ^
conciofliaché infofpettito y ed alterato V animo di S. A.
dalla prima domanda , non prevedeva dove andaffe a fini-
re la feconda , là di cui ripulfa ftordì in maniera Monfi-
gnor Pavoni , che fi licenziò per tornarfene , e voleva
partire , benché già foflero molte ore di notte , ma ritira-
to al fuo alloggiamento > e differita la partenza al giorno
appreflb, ottenne in ifcritto quanto voleva, e portò a
Roma un chiaro teftimonio della volontà del Duca Fran-
cefco Maria , ed un confefTo di divozione , e fedeltà . E
nientedimeno non contento il Pontefice di così fatta di*!»
chiarazione , e dubbiofo di non confeguirne buon' efito ^
fenz* afpettar V evento , fpedì il Cardinale Francefco
Cennini, che veniffe a farne fimile iftanza, e ufafTe ogni
opera per ottenerla. Arrivò il Cardinale cinque giorni
folamente dopo la partenza di Monfignor Pavoni , ed ap-
pena arrivato , efficaciffimamente da luì richiefe una più
efpreffa , e manifefta dichiarazione , onde convenne al
Duca replicale la prima confeffione, o fia abdicazione, e
rinunzia , o come altri la chiamarono fpogliazione . Una
fimil forma di Scrittura, ficcome fervi al Papa di buona
Cautela per diftrugger le fofpizioni , e dubbietà formate ;
cosi avvilì in tal guifa 1* animo del Duca , che non fu
Veduto mai in avvenire né conterrò, né lieto. Diflenòn-
F.II. ' Gg dime-
2^4 DsLLB Gbsta di Frakc. M. il della Rovbrb
dimeno (non ignaro delle voci, che correvano della fua
perfona ) 5 che gli Stati erano della Chiefa , e eh* egli era
obbligato efporre la vita, non che le parole per farglieli
avere, e eh eflendo folo , vecchio , ed infermo, il tempo
avrebbe dimoftrato , eh* era meglio ubbidire , che far con-
tratto ; né doverfi tentare la fortuna , mentr' è cosi ne-
gletta da* Principi Italiani la concordia.
Per li fopraddetti atti fatti dal Duca Francefco Ma-
fia parve feaato 1* animo del Pontefice , ed aflicurato 5
che non poteffe feguir novità. Camminavano perciò le
cofe con quiete, quanto al negozio, ma non quanto ali*
armi, ftando per tutt* i luoghi della Chiefa confinanti a
auelli d* Urbino milizie , ed armati , prontiifimi a pren*
er poflTeflb , fé il Duca fofle mancato , ed a prevenire
gli artifici , e le infidie , e la forza ancora di chi tentafle
d* impofleffarfene . Ma aveva il Signore Iddio deftinato ^
che knza lo fparo di un'archibugio fi riunifle allo Stato
Ecclefiaftico quanto dal Duca fi poffedeva • Si vifTe dun«
que , quanto al negozio con Roma , con molta tranquil-
lità, e il Duca avea già fpedito a quella Corte per fuo
Uefidente in luogo del Mamiani , che morì nel principio
del fuo impiego , Orazio Albani Gentiluomo d* Urbino ,
{oggetto di fingolar bontà , e di molta virtù , che ftette
appreflTo al Pontefice Urbano fino al compimento dell*
anare , ed il Duca ftava applicato a porre in ordine gli
affari di molte famiglie , anzi del governo medefimo dello
^tato, avendo trovato tutto quafi fconvolto,, e in molta
perturbazione . In tal frattempo il Granduca Ferdinando
ricercò , che gli fi daflero le fcritture attinenti ali* eredità
della Pupilla, e deputò a rivederle il Cav. Cioli, ed il
Dottor Vittorj , i quali andati poi a Roma fi mifero a
difcutere con i Miniftri Pontifici qual fofle la porzione
de* beni allodiali per diAinguerla da* feudali , ed afficurare
fra le Parti la pace, e buona amicizia; e per eflerne più
iicuro fece il Duca un mandato generale, e afibluto al
Granduca , e tutto rimife nelle fue mani , lafciando , che i
Miniftri di eflb difponeffero di ogni cofa come loro pia*
ceflè^ fenza voler fapere > nt intendere particolare alcuno 9
come
Duca VL t ultimo d'Urbino Gap. IV. ijy
come in materia tapto gelofa era fommamente neceflario •
I fuddetti Miniftri fi frappofero anche nelle cofe dello
Stato , vennero a Caftel Durapte con Monfignor Lue* An*
tonio Virili , Maggiordomo del Cardinale Barberino , po^-
fcia Cardinale , e prefentarono al Duca una forma di giù*
lamento da preftarfi al Papa da* Governatori delle Piaz-
ze, e da* Capitani delle Milizie , che febbene fu appra»
vata dal Duca, gli difpiacque nondimeno sì vivamente y
che per tal cagione fi ammalò di cordoglio, e viviffima-
mente fé ne dolfe . Colla ftefla forma giurarono in mano
di Monfignor Virili i Capitani delle Cernidi, i Governa*
tori , e Tenenti di S. Leo , di Pefaro , e di Sinigaglia ,
che fono i tre luoghi forti dello Stato, giurando di con-
fegnare al Papa alla morte del Duca le Piazze , e le Mi*
lizie ; anzi giurò il Duca di non mutarfi , fé prima non
aveflero fatto V ifteflb giuramento , e di non poter mettere
ih dette Piazze fé non i fuoi Sudditi . Con tai vincoli del
Duca, e con piena foddisfazione del Pontefice, ftava aflìcu-
rato il ritorno di quefti Stati alla Chiefa . Si licenziarono
per tanto le Soldatefche , eh' erano ne* confinì , e fi giu-
dicò , che inviolabil fofie la ficurezza della devoluzione
dello Stato del Duca alla Chiefa • Ma il Duca divenuto
fempre più melanconico , e nojofo a tutti , e mal foffe-
rente di cotefto argomento di fervitù , non ammetteva più
né Confulta , né Congregazione, anzi nulla quafi delle cofe
mondane curante , fembrava che medìtaffe il Cielo , e che
unicamente penfaflc alla morte, al qual fine fi fé prepa*
rare la Sepoltura fotto la Pila dell' Acqua Santa nella
Chiefa de' Chierici Minori fuori di Caftel Durante, dove
in povero Chioftro aveva ammeffi al fuo fervigio» e ad
amminiftrare i Sagramenti alcuni Religiofi di tal Ordine ^
Uomini di molte lettere , e di fingolare bontà , e li la*
fciò pofcia Eredi della fua famofa Libreria (187), ed ob*
Gg 2 bli.
Ì187) Deve intcndcrfi di quella Libreria , che il Duca Francelco Maria ave-
va in Caftel Durame , mentre Ja Libreria Ducale , eh' èra in Urbino pafsò in
Roma nella Biblioteca Vaticana, come efprelTamente fi dichiara nel Aio Tefta-
mento fatto Tanno i^M. j coli* obbligo però di mandare nella Libreria d'Urbi-
qp tutt* i Libri manofcritti» e de'Drfegni, che vi fi trovavano, che li lafciò*
alla Comunità d' Urbino con altri, eh* erano nella Libreria di quella Città 9 coU*
aflegnare T entrata per 11 Cuftodc di efli«
*
t^6 DfittB Gesta di Fu anc. M. IL dblla Roveri
bligati con permanenti rendite a perpetui Sagrifizj per
r anima fua .
Fino dalli 4 di Novembre di queft' anno corrente
1623 il Duca Francefco Maria fcritto ^veva una ben fen-
feta lettera al Pontefice Urbano VIIL, in cui fi efprimc-
va, e dichiaravafi, che Sinigaglia , il Vicariato, Montefel*
tro, e tutti gli altri Stati , che pofledeva, dopo là di lui
molte doveano tornare alla Sede Apoftolica , e eh' ei non
ne poteva in alcun modo difporre , ficcome non ne aveva
difpofto , né farebbe per difporre a favore di alcuno (188) •
Quefto probabilmente farà quello fcritto , che ottenne dal
Duca Francefco Maria Monùgnor Pavoni , e eh' egli portò
in Roma al Papa, riferito già dal Donati . Ma dubitando
forfè il faviflimo Pontefice Urbano , che quefta dichiara-
zione non baftafle ad aflìcurarlo d' impoffefiarfi dopo la
morte del Duca predetto di tutto lo Stato Urbinate per
le pretenfioni , che vi poteva avere il Granduca di Tosca-
na Ferdinando IL, ficcome Spofo deftinato della Pupilla
PrincipeiTa Vittoria , unica Erede de' beni delle due Cafe
di Montefeltro , e della Rovere , come pure per le ragio*
ni proprie di Cafa Medici : così lo fteflb Papa Urbano
procuro avere eziandio una confimile dichiarazione dal
mentovato Granduca Ferdinando , la quale puntualmente
ottenne per mezzo di una fua Lettera in data delli. 16 di
Novembre del detto anno 1623, in cui egli fi efprime,
come il Duca d* Urbino gli aveva participato la dichiara-
zione , che fatto aveva a favore della S. Sede , e eh' eflb
volendo imitare i fuoi PredeceiTori , i quali fi erano
pregiati di eflere veri, ed obbedienti figliuoli di Santa
Chiefa , e congiunti feco > col confenfo delle fue Sere-
niflime Tutrici , e Curatrici , dichiara , e conferma tutto
il contenuto nella dichiarazione del fuddetto Duca d' Ur-
bino, così rifpetto alla perfona della Pupilla Vitto*
ria, come ancora per le ragioni, eh' egli potelTe avere
come SucceflTore de* fuoi Antenati , e confefla di non
avere alcun dritto, né pretenfione fopra detti Stati, e
^ que-
■ ■ I ■ — I ■
(r88) Vedali T Appendice al Aum. UL, ove fi xiporu per difteio la lettera
4el Duca,
Duca VI. i ultimo d'Urbino Gap. IV* 2J7
quefto medefimo confefTarà^ ed offervark in quaKivoglia
tempo (189).
Aveva allora appena terminati 14 anni efTo Granduca
Ferdinando y e perciò era incapace di fare un tal atto fen-
za il confenfo delle Sereniffime fuc Tutrici ^ e Curatrici •
Quindi le medefìme^ cioè Maria Maddalena ArciducheiTa
d' Auftria di lui Madre , già Conforte del Granduca Cof-
mo II. y e Criftina di Lorena Granducheifa di Tofcana fua
Avola y vedova rimafta del Granduca Ferdinando L , con
le loro rifpettive Lettere in data dello fteflb dì , mefe ,
ed anno , che fcritto avea Ferdinando IL , dirette al Pon-
tefice U^rbano , approvarono la dichiarazione ^ ed efpreffio-»
ne fatta dal Figliuolo , e Nipote rifpettivamente , coir ag-
giugner di più, che ciò avevano fatto col confenfo de'
Configlieri deputati dal Granduca Cofmo per aflìftere in
tempo della minorità al menzionato Ferdinando IL (190).
Stabilite fu tai fodi fondamenti le cofe^ fì venne alla
perfine all'ultima deliberazione col farne pubblico Iftro-
mento ftipulato in Roma nel Palazzo Apoftolico di S. Pie-
tro fotto il dì 30 Aprile 1624 per rogito di tre pubblici
Notaj, che furono Gio: Giacomo Bulgarini Protonotario
Apoftolico , Domenico Fontie Notaro della Rev. Came-
ra, e Bartolomeo Dinio Notajo , e Cancelliere in Roma
del Confolato della Nazione Fiorentina y alla pfefenza di
cinque ragguardevoli teftimonj (191). In effo fi contiene
in foftanza y come per mancanza de' figli y e difcendenti
mafchj del Sereniflìmo Sig. Francefco Maria di Montefel-
tro della Rovere Duca d'Urbino, eflendo devolute le
Città d' Urbino , di S. Leo , di Montefeitro , di Gubbio ^
di Sinigaglia , di Pefaro y di Cagli , di Foflbmbrone , e
tutte le Città y Terre , Caftelli , ed altri luoghi del Du-
cato , e Stato d' Urbino , e tutti gli altri beni giurifdizio-
hali y e feudali y eh' efTo poifiede > eccettuato il Caftello
ài Poggio di Berni (192) , alla Santa Romana Chiefa^
. come
(1S9) Vedati l'AppendKc al num. IV. (tqo) Vedali T Appendice a^mK
meri V. VI. (i^i) Vedafi l'Appendice a) num. Vii. dove trovali oef
extenfum il detto Inftromcmo. (191) Cafirmm Fedir Hybernarum tante fiate
ificordato in queft* Iftromento è il Caftdlo di Poggio di Berni , che vedefi pofto
iella Cani Geografica dcUo Stato della Chìefa y e della Toicana di Matte*
/
tj9 Dbìl'e.Gbsta jdi WjkAnc. M. IL dbi^la Roveri
come diretta Padrona di <)aeiri ; e defiderando N. S, Papa
Urbano VIIL^ e il Sereniflimo Francefco Maria Duca
d' Urbino^ che detta devoluzione fiegua (enz* alcuna con--
tfoveriia y e diffenfione a favore della Santa Sede : perciò
inferite le fopra riferite lettere del Duca Francefco Maria
d'Urbino, ai Ferdinando IL Granduca di Tofcana, e
€Ìellc Signore Tutrici , e Curatrici Maria Maddalena Ar^
ciduchefia d'Auftria Madre, e Criftina di Lorena Gran-
ducheifa di Tofcana Avola del medefimo , comparendo
come Procuratori > e Attori coftituiti per parte di S, Santità
il Sijg. Francefco Cardinale Barberini Nipote di Sua Bea-
titudine Sopraimendente Generale dello Stato Ecclefiafti-
co, e per parte del Sig.Duca d' Urbino, e della Pupilla
Principefla Vittoria di lui Nipote , come ancora per parte
del Sig. Granduca di Tofcàna Spofo deftinato della pre-
fata Signora Vittoria il. Sig. Andrea Cioli Cavaliere di
S. Stefano , e Segretario di Stato di S. A. di Tofcana :
Quefti a nome de' medefimi Signori dichiara , che dopo
la morte del Duca Francefco Maria d' Urbino fia devolu-
to tutto lo Stato ^ e Ducato alla Santa Sede , colle fe-
guenti condizioni : cioè , che il Sig. Francefco Cardinale
Barberini a nome di Sua Santità , e della Santa Sede pro-
mette pagare Scudi cento mila di moneta Romana di Giulj
dieci per ogni Scudo , feguita che fia la morte di detto
Sig. Duca ^ e prefo il libero pofFeflb di tutte le Città pre-
dette, e ài tutti gli altri luoghi, e foxtezze del Ducato,
e qucHi Scudi cento mila darli alla Sereniffima Signora
Vittoria come erede del Sig. Duca per tutte le ^efe,
mi-
■p
Seuttcr trt Rimini , e la Repubblica di S. Marino. QueftoCaftelIo col fuo Ter-
ritorio fituato nella Leg^ione di Romagna , come comprefo fra i Beni Allodiali
dipendeva da* Granduca di Tofcana in vigore di quefla riferva ; cosi palTati ceiU
Camera , coU' ultima vendita fatta dal defonto Imperatore Francefco I. , tutti
gli Allodiali y che qua poflede va , dipende ora dalia Legazione d' Urbino •
f Poggio di Berni era Feudo di una Ca^ Nardìni . Per delitto fu loro confifca^
to, e dalla Camera Apoftolica venduto a Giovanni della Rovere Signore di Si-
nigaglia, e Padre di Francefco Maria Duca d'Urbino. Dal detto Giovanni lo
comprò Domenico Doria , e dal Dona congiuntamente lo acquiftarono Guid'
Ubaldo Duca d' Urbino, ed Elifabetta Gonzaga fua Moglie. E rimafto Erede
Aleflandro Gontaga Marchefe di Montova ; la Duchefla Eleonora Mojglie di Frao*
ccfco Maria I. ne comprò in fuo nome la porzione , e cosi reftò intiero dop«.
ÌSL moctei della detu Duchefla, in maao.di Guid Ubaldo IL ncAro. Duca •
Duca VI. e ultimo d' Urbino Gap. IV. 239
miglioramenti , aggiunte fatte alle Città , e Porti di Pefa*
IO , e di Sinigaglia , e ancora per li crediti Ndi qualfivo?
glia forama contra la Comunità di Pefaro &c., e per le
rendite , e dazj &Cr comprati da eflb Sig* Duca dell' an«»
no i5i5 per prezza di Scudi iid^ dalla Comunità di
Mondolfo , le quali rendite, dazj &c. rimanghino liberi
alla Camera Apoftolica , e i fuddetti Scudi cento mila
debbanfi pagare in una cedola bancaria delli Signori Ber-
nardino Capponi , di Bartolomeo da Filicaja &c» Mercanti
Fiorentini • Di poi il detto Sig. Cav* Andrea Cioli nei
nomi come fopra ratifica, ed approva la dichiarazione
contenuta nell' allegate lettere del Duca d' Urbino , e
del Granduca di Tofcana, il quale in oltre dichiara, e
confeffa non avere avuto , né avere alcun gius , né alcu«
na pretenfione fopra gli Stati, Città, Terre &c. del
Ducato d'Urbino, e promette, che lo fteffo confermerai
e offerverà in qualunque tempo il fuddetto Sig. Granduca
di Tofcana . Convennero in oltre , che doveflero liberar
niente appartenere al Sig. Duca d'Urbino, e a'fuoi EreT
di r oro , r argento , il denaro , e qualfivoglia quantità
di moneta , le gemme preziofe , gli apparati , i libri , le
Statue , che non fono collocate ne' luoghi pubblici , o
incaftrate ne' muri , le fcritture , eccettuate però quelle 9
che fpettaflero alla Santa Sede , o che toccaflero il gius
del Ducato , e de' beni feudali , e giurifdizionali , l' ar^
mi , le munizioni , i cannoni , che non hanno l' arme , e
r infegna della Sede Apoftolica , o del Sommo Pontefi*
ce, e finalmente tutte le cofe mobili 5 che ha lo fteifo
Duca nello Stato , e ne' beni feudali , che non apparten^
gono al feudo, e che pofTono trafportarfi fenza danno
de' beni feudali , e il trafporto fi faccia fenza pagamento
di gabella. Il fale, che reitera nello Stato appreffo la
Camera Ducale, o Io compri la Camera Apoftolica, o
permetta , che ili porti fiion dello Stato Ducale fenza per
daggio • I mobili , che nel tempo della morte di detto
Duca rimarranno ne' Palazzi d' Urbino f di Pefaro , e di
S. Leo liberamente rimanghino fotto la cuftodia de' Mit
9i£bri del Duca. I cannoni ^ che non il d£bhino muovere 9
né
^
140 Dbllb Gbsta di Franc. M. IL dblla Rovbki
uè trajlportarfi entro lo fpazio di due mefi dal giorno
deir effettivo pofTeffo dello Stato, ad effetto che fé Sua
Santità , o la Sede Apoftolica vorrà comprarli tutti , o
parte de' medefimi , fi debba dichiarare da Sua Santità , e
dalla Santa Sede entro il detto termine, e feguita la di-
chiarazione fieno tenuti gli Eredi , e Succeflbri del Duca
vendere alla Camera tutti y o parte di quelli a giufto prez«
20. L'armi, e le munizioni efifteijti nelle fortezze, fe-
guita la morte del Sig. Duca , fi deferi vino coir intervento
di qualche Miniftro del Duca , o de' di lui Eredi ; e al-
lorchè li corfaletti , i mofchetti , gli archibugi , e picche
fieno buoni , e di ufo , la Camera Apoftolica li comprerà
a giufto prezzo; in quanto al rimanente delle munizioni
fia in arbitrio di Sua Santità di comprarle o in tutto , o
in parte in termine di un mefe dall' ingreffo indette for-
tezze. In oltre convennero, che il Caftello di Poggio di
Berni, come non comprefo neir Inveftitura dello Stato,
e Ducato d'Urbino, ma pofleduto da' Duchi , a titolo di
compra particolare fatta dalla Santa Sede , non fia devo-
luto alla Camera Apoftolica , ma a detti Eredi . Item di-
chiararono circa gli enfiteufi, che il Duca afferiva avere
per conceflione di Chiefe particolari , come Padrone di-
retto de' loro beni , fopra di quefti non dover avere al-
cun intereffe la Camera Apoftolica , purché non provi ,
che i medefimi fieno ftati conceffi dalla fteflfa Camera , e
perciò circa quefti debba trattarfi colle Chiefe dirette Pa-*
drone • Parimente convennero , che V efazione di qualfi-
voglia fomma di denaro di frutti de' cenfi comprati dallo
Aeno Duca , o da' di lui Anteceffori , di condanne , di
confifcazioni , o per altro motivo dovuti . al Duca , che
rimarrà inefatta clopo la morte del medefimo contro le
Univerfità , Comunità , e Sudditi , dover quefta apparte-
nere agli Eredi , e Succeffori dello fteflb Duca , i quali
fino alla morte del Duca poffino farla col privilegio , e
ufo della Camera &c. Item convennero , che i beni allo-
diali , e quei , che fi pretendono dal Duca allodiali , tan*
to in vita fua , che dopo la di lui morte fi proveranno
tali , e che non abbiano anoeifa alcuna giurìfdizione i
eccet-
Duca VI. b ultimo d'Urbino Gap. IV. 241
eccettuati i Palazzi d' Urbino , e di Pefaro , di S. Leo &c. ,
non fieno devoluti coi Feudo , ma che rimanghino alU
detta Sereniffima Signora Vittoria, o ad altri Eredi del
Duca, eccettuati però i molini, che fono ftati fatti pec
conceffione del Duca , con quefto , che corrifpondino U
terza , o altra parte alla Camera Ducale , che come de-
voluti col feudo fpettino alla Sede Apoftolica , ne' quali
s* intenda , fé v' è il gius di coflringere i Vaflalli , che
vadino a quelli . Il Palazzo di Caftel Durante debba fé-
pararfi dalle mura dello fteflb Gattello , così che il Palazr
zo fpetti agli Eredi del Duca , e ciò , che rimane nelle
mura , e fopra di effe fia della S. Sede . I gius patronati ,
fé ve ne ha il Duca nel detto Ducato , i quali non fiano
annefli al Feudo debbano rimanere agli Eredi dei Duca •
In oltre convennero, che le fubinfeudazioni fatte, riman-
ghino in diffojitionc juris , é^ in^efinrarum . Finalmente il
Sig. Gardinale Francefco Barberini promette , che S. San-:
tità confermerà , e approverà il prefente Iftromento eoa
fua Bolla Gonciftoriale colle claufole opportune .
Era già morto il Gonte Francefco Mamiani gran fa-
vorito del Duca , ed era tornato di Fiandra Ottavio fuo
fratello a fuccedergli nel favore , e nella grazia , ed ogni
giorno morivano altri Servitori, e pareva mutata la Gor-
te , ed il fervigio , ne mài ceflaya la fortuna d* inquietare
il vecchio Principe , divenuto maggiormente infermo per
una contufione , e debolezza di tutte quafi le membra ,
quando dopo molti penfieri fi appigliò ad un configlio ,^
che diede fine a fuoi giorni . Quefto fu che chiamato a"
fé un giorno Antonio Donato fuorufcito Veneziano ( dal
Manofcritto del quale. ho eftratte quefte memorie), che
già molto tempo fa , flava nella fua Gorte , gli parlò nella
leguènte maniera : „ Sig. Donato , V. S. vede a qual ter-
„ mine Dio m* ha ridotto , lafciandomi la Gafa deferta 3^
„ togliendomi gli Stati , la fanità , e V onore , fatto Uo-
„ mo vendibile a chi ha faputo profittarfi delle mie fcia-
„ gure , riftretto coli* ombra fola del Principato , e fot-
,, topofto a continue novità, afpettare la morte in sì du-
„ ro termìhe non fi può , prevenirla non fi dee , e pure
TAL Hh „ io
242 Dblib Gbsta di Frakc. M. il dbll a Rovbrb
5, io non pretendo ricuperare V impofllbile , ma folamenté
,, morire lenza vergogna., avendo viffuto LXVI. anni con
3, intiera riputazione , conferirò con V. S. un mio penfie-
,) ro > e vedremo 9 fé con donare, quello , che reità, fi
,3 potefTe allegerire i miei -dolori. Ella eh' è dotata d' ec*
j, celiente ingegno , e fa fofFrire i colpi di fortuna , in^
3, formata già di tutte le cofe mie , potrà confolarmi col
33 fuo parere , ed ajutarmi con V opera , con 1' amorevo-
33 lezza, che mi dimoftra^ Ho penfato di pregare il Papa 3
33 che fi contenti di concedermi una perfona , quale più
Ì3 le piacerà , che in virtù dell' autorità , che potrò dargli
33 colla mia dipendenza 3 abbia il governo di quefti Paeli,
33 e poifa fare quello 3 che potrei io medefimo , colla qual
33 maniera verrà S. Santità ad elTer maggiormente ficura 3
3, che dopo la mia vita quello Stato ritorni fenza verun'
33 intoppo 3 e ricada in mano fua 3 liberandomi da quefti
33 obblighi 3 e vincoli di giuramento 3 che non faranno
^3 più neceildrj 3 attefochè il Governatore, che deputarà il
,3 Papa 3 potrà farlo da fé fteflb , lafciando a queft' ultime
3, mie ore fpazio di penfare alla morte, e di prepararmi
3, a riceverla come fi conviene , giacché conofco a averla
3, molto vicina , e febbene più contento troverei in an*
33 darmene di qua 3 e lafciare a Sua Beatitudine libera la
33 poteftà di ogni cofa : conofco nondimeno 3 che le mie
33 mfermità non lo permettono 3 ne faprei dove ritirarmi y
33 fé non a Venezia 3 dove per T antica fervitù di queftà
33 Cafa con quei Signori^ non farei forfè mal veduto.
33 Ora bifogna fare quello 3 che fi può , ed accomodarfi
3, a' tempi , ed alle difgrazie per terminarle con minor
33 affanno, che fia pofTibile , e forfè quefte mie propofte,
3, che fono,. a dir il vero, di dura digeftione, polte in
3, pratica non faranno così molefte3 come appajono nel
yy difcorfo , perchè in fine io non fono più quello , che
33 ero, né debbo defiderare altro che quiete a quefti Po*
3, poli 3 ed a me medefimo 3 e le cofe fatte fono di na*
3, tura tale , che forfè quefta del Governatore Ecclefiaftico
3, farà minore delle altre, od almeno mi libererà da'fa*
33 ftidj 3 ^ e dalla cattività 3 nella quale mi ha;^q pò ftp i
ne»
Duca VI. e ultimo d'Urbino Ca». IV. i^^
5, negozi paflati . Sicché dicami pure V. S. il Aio parere ^
iy che il mio penfiero è quello j che le ho detto . „
Rifpofe il Donato elfer gran rifoluzione voler morit
Suddito , eflendo nato Signore , la nuova luce dover of-
flifcare la prefente , ed alienar V animo de* Sudditi , prò*
ponendo loro altro governo. Non avere il Governatore
Ccclefìaftico a dipender da altri , che dal Papa , che lo
manderà . Una repentina mutazione portar feco moki di*
fordini , e nuove forme , troppo cara a' Popoli eflere la
ibla fperanza del rifugio a S. A. nei loro bilogni , e que-
fta con Miniftro di tanta qualità refterebbe impedita. Al*
tro non voler dire un Prelato , che governi , fé non torre
le infegne , e la podeftà , e confegnarle al Succeflbre , e
che farebbe forfè meglio trattar di fcioglierfi dall' obbligo
di reiterati giuramenti , ed acquiefarfi lenza far rifoluzio*
ne così grande , e violenta . Al che il Duca replicò :
5, che gli atti volontarj non poflbno dirfi violenti^ anzi
9, con quefto motivo diftruggerh le violenze paflate . Quan*
>9 to a i Sudditi non efTer da dubitare , cne di già non
„ aveflero rivolti gli animi verfo Roma ^ e quanto alla
3> podeftà efler meglio fmontare , che cadere : ma che tut*
3, tavia ne parlerebbe co*fuoi Miniftri, e fi determinareb?
9, be qualche cofa . „ Si confumarono dunque molti gior*
ni in difcutere quefto affare , nel quale il Duca ftava fem*
pre più rifoluto di efeguirlo , né gli mancava altro , che
determinare una pedona di fuo gradimento per mandarlo
a Roma a fupplicame il Papa , ed a concertare il nuovo
governo . Denderava il Duca di mandarvi il Donato » e
moftrava di confidarvi affai, ma egli per qualche fuo do-
meftico.rifpetto fé ne fcufava , né voleva ingerirfi in fa*
tenda si grande , che dovea trattarfi in una ragguardevo-
liifima Corte ; ubbidì nondimeno a chi poteva comanda*
re , e fi trovò ben prefto a' piedi di Sua Santità con am*
pie commiffioni , e coir arbitrio di tutto il negozio intie*
ramente rimeffogli infieme col Refidente Albani , che fi
trovava in Roma , dove fi eccitò molta curiofità in ve-
dere, che un Principe riputato de' più favj di quell'età,
e eh' era in concetto di effer poco affeaionato al Ponte^
H h 2 fice ,
1
244 Dbllb Gesta di Franca M. IL dblla Rovbab
fice j fi fofTe rifoluto di intieramente abbandonare ad eflTo
fé medefimo 3 e io Stato : quando pochi mefi prima co«
ftantemente gli avea negato il poiTefTo di una piccola par*
te y e tanto più che di tale rifoluzìone non avea comu*
nicata cofa alcuna al Granduca, né commefTo a! Donato,
che la partecipafle con i Miniftri di effoDuca, onde pa*
reva , che il negozio fi fofle piuttofto precipitato , o al*
meno moftrato uno fdegnofo rifentimento , e per tale ri-
cevendolo forfè il Pontefice rifpofe alle propofte del Do-
nato; fentir mal volontieri la domanda del Duca, non
avendo mai defiderato , né pretefo altro , che afficurare
la devoluzione dello Stato dopo la morte di lui , non
eflendo il fuo fine d' interrompere , o di mefcolarfi in quel
lodatiifimo governo, ch'egli lodevolmente per molti an-
ni aveva , e eh' era riufcito così gradito a' fuoi Popoli .
Sapeva la Santità Sua , che il Duca era in iftato di go-
vernare come prima , né fargli oftacolo gì' incomodi di
falute , a' quali era fogge tto , poiché aveva vigor di men-
te , e fenno baftevoliflìmo da reggere gli Stati fuoi : re-
{)licando , fentir difpiacere, che venilfe a risoluzione di
ar governare da altri , fapendo , che neflTuno poteva farlo
meglio di lui, ed aggiunle il Papa, che mal loflFriva, che
poteffe ad alcuni fembrare , che per T apprenfione de' giu-
ramenti richiefti fofle al Duca venuto in penfiero di de-
porre il comando , quafi che il Santo Padre avefle avuto
per fine di coilringerlo co' travagli a deporre il governo ,
dal che era lontanifllma la fua mente, onde chiamò Dio
in telHmonio per aflicurarlo , che gli defiderava lunga vi-
ta, ed aver avuta fempre mira alla riputazione, e piacer
fuo , ma che farebbe rifleffione fopra la propolta , e rifpon-
derebbe più rifolutamente , come fece otto giorni dopo,
fcufando le cofe. fatte, e dolendofi, che il Duca avefle
d' improvvifo , e fenza parteciparglielo, mefla la fua Ere-
de in cafa del Granduca, e che quel Principe fi fofle ar-
mato per la gelofia, che altri aveflero di lui, e che i
Cardinali fempre atteflarono , che faceva d^ uopo di aflì-
curarfì i che tuttavia defiderava veder il Duca fenza in-
quietudine^ e che quanto al governo aveva rimeflb Taflare
al
Duca VI. b ultimo d' Urbino Gap. IV. 245
al Cardinal Magalotti , col quale fé la poteva intendere •
Aggiunfe poi al fin qui detto il Pontefice encomj del
Duca 9 e cortefi parole > alle quali corrifpofe il Donato,
chiedendogli perdono ( come teneva ordine ) , fé aveflb
lenza prima parteciparlo al Santo Padre recata V Erede in
falvo , poiché ciò aveva fatto pel timore di una morte
iniprovvifa di elfo Duca^ fenz* avere procurata la falvez*
za della Nipote . Per quello poi rifgiiarda il governo , fé
la intendeile col Cardinale Magalotti , col quale per effer
rettiffimo Ecclefiaftico , s'*inconcrarono tante difficoltà, che
rapprefentate al Duca, impaziente di ognMndugio, fcriCfe
al Donato , che fi licenzialle dal Papa , e a Caftel Durante
ritornalTe per poter a bocca favellar feco fopra gì' impe*
dimenti^rappolH , e fenza efcludere la negoziazione , age«
volarla o col frappor qualche tempo , o prendendo altro
efpediente, fui che il Duca fi rimetteva totalmente nel
giudizio del Donato , lafciandogli libera qual rifoluzione
volelTe . Andato egli dal Papa per tanto a fignificargli la
mente del Duca , lo trovò per altra parte così informato
di efla , che con alterazione gli dilFe, fentire con meravi*
glia , che gli folTe con aflFettuofa iftanza richieda una co-»
fa, e dimandata per grazia neceffaria air impoffibilità del
Duca , e che ora , che fi è confeguita , fi voglia configlia-
re a meglio maturare , non doverfi perciò dolere de' fuoi
travagli V infermo Principe , fé cercando quiete fa egli
fteflb nafcere occafione di moleftie maggiori ; la ripugnan-
za di Sua Santità alle prime iftanze elfer fiata luperata
dalle preghiere , e dall' efficacia di chi V aveva portate ,
ora rimaner quefte delufe , e nel cofpetto del mondo
dispregiato il favore, che fi era pretefo di riceverne > le
difficoltà non efler tali , che non fi potelTero togliere , ed
i gran negozj non poterfi finire in un fol ragionamento*
Non volere Sua Beatitudine follecitare il, Duca a quello,
di che poteva fra non molto pentirfi, ma efler ragione-
vole, cne o fi concluda, o fi efcluda il negozio, perchè
fi potefle penfare in ogni evento a quello , che convenif-
fc , fapendofi molto bene , che per V avanzata età di S. A.
non ascoltando più chi ricorreva alle fue camere , anzi
la-
1/^6 Dbiib Gesta d^Frahc^M. IL dilla Rovere
lafciando ne' Miniftri troppa libertà è pregiudizio alla
Aia cofcienza , e riputazione , e che perciò non fi mo^
veflTe di Roma il Donato y fé di queft* ultimo uffizio dalla
Santità Sua non riceveflfe rifpofta , e così egli fece pet non
accrefcere con la fua partenza il fofpetto deir efclufione del
negozio , e per non deteriorare la condizione nel volerlo
ripigliare , anzi fcrifle al Duca , vivamente configliandolo
a non mutar fentenza , ed a follevarfi con Dio , e co' Sud*
diti da un pefo infopportabile a i fuoi mali, aflicurando-
lo, che miglior il negozio non fi poteva, e che maggior
gloria farebbe la fermezza di rifoluzione sì grande , che
ricadere negli fteffi mali , che V avevano perfuafo . Col
qual uffizio efpofto con la maniera dello fcrivere di quel
Miniftro fi dine, che il Duca intieramente in éui fi ri*
metteffe , e che qiiì al fottonotato accordo fi divenifle ^
inclufo nella Patente del Duca Francefco Maria, fpedita
al Governatore Ecclefiaflico , che è la feguente .
Adendo la Santità di N. S. Taf a Urbano Vili, in ri^
guardo delle noflre umilijftme preghiere accompagnate dalla ne^
cejftth degli anni , e dell' infermità , che ci molejlano , debutato
Co'vernatore di queBo Stato N. N. Prelato di fomma bontà ^
e wirtù , gli concediamo colla frefente frmata colla ftamp*
glia del noftro nome , e Ugnata col noftro Jtgillo , quella me^
defima pena autorità efclufi^a da ogni afpllazione , reHitu*
zione in integrum , re^ijione , o ricordo etiam a Noi , che neW
amminifirar giuflizia tanto Ciwile , quanto Criminale , ed in
far grazie abbiamo , ed efercitiamo Noi fofra tutt' i nojlri
Sudditi y e fopra i Feudatarj ancora ^ eccettuati quei caj% ^
ne* quali Noi ^olefflmo comettere al me de fimo Prelato , che fi
•vedeffe , e di nuo^o udiffe , O'wero da Noi me defimi colla no^
Stra autorità , ed arbitrio proprio decidere pr troncare ogni
lite , colendo eh* Egli pjfa eziandio rimuovere , deputare ^ è
mutare Governatori , Fodejìà , ed ogH* altro Uffiziale come fo*
fra , tante volte , quante farà efpediente , in oltre confermati
nel vigor fuo fenza innovazione tutti gli atti , e Jiabilimenti
a queffo precedenti fatti tra la Sede Jpofiolica , e Noi , vo*-
gliamo che fopra i Governatori deli' Armi , e Luogotenenti ^
Uro Caftellani , Soldati- dellt Città , Ttrrt , Fortezze y e Roc*'
chtp
N
Duca VI. s ultimo d'Urbino Gap. IV. 247
€he , e Capitani delle Milizie , // me de fimo V relato fojfa far
lo Jleffo^ che fojjiamo far Noi ^ mutandoli, y e creandoli di nuo^
n)0 femfre che farà di hifogno , ricevendo da efjt giuramento
di fedeltà, a fa^vore della S. Sede^ Afoflolica , e del Sommo
Pontefice , fal'v^ fero femfre la fedeltà doluta a Noi , ngjlra
^ita durante ^ e fuhito ehe dettò Prelato- fi frefentarà anjanti
di Noi con quejla noftra Patente , a lui daremo : /; contraffe^
gniy e l' ufo di efft^ che tenghiamo Noi con detti Ujfiz^iali di
Milizia rifpetti'vamente , e refiando^ da Noi delegato^ a dett^
Giroernatore in mirtk della frefente 7' obbligo di giuramenti
già Prefo in cfifo déJla ^reitera%iotie di quelli , ad ejfo toccherà
d' eseguirla , eccetto fero , quando Noi ^olefftmo fare detta
mutazione y o furrogazione di detti Ufficiali di Milìzia y 0 di
alcuni di effi . Imf eroe che allofa ' ojfer^aremo li Jlahilimenti
fatti con N. S. Di fiù confiituiamo detto Governatore fer^
manente nel Governo , durante la vi fa nojlra , ma fé fer la
morte , . 0 fer altro , fojfe neceffaria la mutazione di lui , ci
contentiamo , che al mede fimo Governatore fucceda un* altro
Prelato defutato dalla S. S.y quale adeffo fer allora furto^
ghiamo colle medefime facoltà , frerogative , e modi effrefft in
quejla ftejfa Patente y e fermettiamo di farne a lui nn^ altra
fimile nel modo Jlejfo &c.
In Cajlel Durante li 20 Dicembre i6i^.
Accettata da tutte le Parti quefta forma di governo,
t ben concertati i modi di efeguirla, il Pontefice deputò
per Governatore Monfignor Bellingerio Ceffi Bolognefè
Vefcovo di Rimini, vecchio, ed efemplare Prelato, (1
quale il primo di Gennajo 1625 prefentatofi a S. A. , e
ricevuto con grandiffima accoglienza efercitò per due an-
ni continui il governo colla piena foddisfazione del Pa-
pa, e del Duca medefimo, che gli affegnò per. abitazione
1 fuoi proprj Palagi ben addobbati, e per ftipendio due
mila Scudi T anno , pagando tutti gli altri Uffiziali , e Pre-
fìdj , e Minillri , né eflendofi alterata la condizione del
governo, fé non col rimuovere il Configlio degli otto,
il quale fu licenziato, rimanendo intiera ogni altra con-
fuetudine , e la fuprema autorità del Duca , il quale ri-
iilafe così foddisfattp della déftrczza del Governatore , che
■ ■ I
24* DBtiB Gesta di Franc. M. IL dblla Rovere
lo lafciò continuare nel governo febbene forte pofcia crea*
to Cardinale (193)5 e T accompagnò poi al fuo ritorno a
Roma con dimoftrazionc di ogni onore . Al Cardinal Ceffi
fiiccefle Monfignor Solone de' Conti Campelli di Spole-
ti , che governò fino alla morte del Duca , ed allora fi
confegnò lo Stato alla Chiefa Romana , ed a' Nipoti del
Pontefice , i quali vennero a prenderne il polTelTo . Que-
fto fu alli 28 Aprile 163 1 (194), perchè ammalatoti il
Duca qualche mefc prima , e volendo fuperare i fuoi
mali con rigorofa dieta , anzi con ricufare il neceflario
alimento giiinfe a tanta debolezza ^ che non effendogli
•*-^
(195) Fu crcito Cardinale Prete <Jcl tit. di S. Agoftino li 19. Gennaro i6i5.
(194) In Gubbio venne Don Taddeo Barberini Principe di Prenefte, e Capi-
tano Generale di Santa Chieda a prendere il pofleflb , e a' 30. d* Aprile di det-
to anno ne fu fatto pubblico Rogito da Corintio Baroncini pubblico Notaro ^'
€ Cancelliere di quefta Curia Vefcovile, Entrò per la porta di S. Agoftino, gli
andò incontro il Conte Raffaele Carbonana Gonfaloniere di Giuftizia, col cor-
po del Magiftrato , e comitiva de' Nobili , e moltiifimi Cittadini , il quale fopr^
un Bacino d* argento gli prefentò le Chiavi delle Porte della Città , e delle Pri-
gioni , e r accompagnò fino alla Cafa dd Sig. Conte Giovanni Battìfta Beni , ove
Don Taddeo prele alloggio, ed ivi fopragiunti i Principali Pubblici Rapprcfen-
tanti delle Terre, e Caftelli di guefto Territorio fecero le ftefle offerte delle
Chiavi dei Foro rifpettivi Luoghi , e preftarono fedeltà , e ubbidienza al fuddet-
to Don Taddeo per la Santa Sede; indi portoffi al Palazzo Ducale di quefta Cita-
ta accompagnato dalla ftefla comitiva , da affollato Popolo , prendendo di quel-
lo ancora poffeffo colle folite formalità . Pofcia il giorno dopo entrato nella Chie-
fa Cattedrale , dopo aver efercitati gli atti di pietà, e Religione, fi pofe a fe-
dere fopra una nobil Sedia , collocata in luogo eminente , ove ricevè il giurai
mento di fedeltà colla formola feguente . „ Noi Gonfaloniero , Confoli , Deputati,
Configlieri, & altri Gentiluomini , e Cittadini della Città di Gubbio ( ivi efpref-
famente tutti nominati in numero di 61. ) riconofciamo la Santità di N* S. Pa(>a
Urbano Vili. , la S. R. C. , e la Santa Sede , e Cameni Apoftolica per veri , e di-
retti Padroni della Città di Gubbio, e fue Terre , Caftelli , Contado, Diftret-
to &c col mero, e miflo imperio, e poteftà di ifangue , e tot:{le giurifdizione ,
& in oltre di tutte le Città, Terre, Caftelli, Fortezze, e Luoghi del Ducato,
e Stato d' Urbino , e d^li altri beni giurifdizionali , e feudali poffeduti ^ìk da
Francefco Maria IL , fefto , & ultimo Duca d' Urbino, concedi da'Somini Pon**
tefici a fuoi Anteceflbri , e per la fua morte , e linea mafcolina finita , devolu-
ti alla Santa Sede , e Camera Apoftolica, facciamo, e promettiamo pieno omag-
gio, e vaflallaggio alla Santità Sua , S. R. C , e Sede , e Camera Apoftolica , e
a Voi lUuftriflimo, &, Eccdlentilfimo Sig. Don Taddeo Barberino Principe dì
Paleftrina , Generale di Santa Chiefa &c. e da queft* ora innanzi faremo fedeli ^
divoti, & ubbidienti al prelibato Santi0imo N. S. Urbano VIIL , e a fuoi Suc-
cefibri , che canonicamente entraranno Scc , e offerveremo , e faremo oiiervare
per x]uanto potremo li Suturi , Leggi , e Ordinazioni di N.$^, eSucceffori fuoi^
e tutto, ciò a nome tanto pubblico ,, come privato , promettiamo , e giuriamo cu
attendere, ed olTervare fenza dolo , fraude, e malizia Sic. £t bète ai Santi a Dei
Mvattgtlia fufir fuihiu ^r« ASum Evaintlii (^c. ^
Duca VI. a ultimo d' Urbino Ca^. IV. i^p
501 giovati i rìmedj^ fé ne morì più per volontaria ine»
ia y che per dolorofa infermità , percnè la fua morte fìi
piacevole fonno fenz' agitazione alcuna , fenza febbre ^
lenza^ catarro , e per femplice mancanza del calore natu«
rale , il che avenne V anno 8 j deir età fua , avendo per 5o
anni continui goduto il governo di quefti Stati fempré
amato, e fempre temuto da fuoi Sudditi ^ ed éftremamen«
te ftimato da Stranieri •
pino dall'anno 1^24 alli 7 del mefe di Marzo fatto
. aveva il fuo teftamento , nel quale ordinò di efler fepolto
nella Chiefa del CrocififTo fuori di Caftel Durante , ove^
come altrove fi difTe , fi era deftinata la Sepoltura . Lafciò
molti Legati Pii ; alla Compagnia della Grotta d' Urbino
cinquecento Scudi y e altrettanti alla Chiefa di S. Ubaldo
di Gubbio . Per limofina de' Poveri dello Stato lafciò Scu*
di 12 mila da diftribuirfi da ciafcheduna Comunità ; etut*
to ciò per una fol volta • Alla DuchefTa Livia fua Con-
forte per una fol volta Scudi 50 mila, e per ciafchedun*
anno Scudi 4 mila • A Donna Livia fua Sorella Marchefa
del Vafto lafciò la Cafa , ed il Giardino di Monte Bello 4
A varj Principi diverfe Pitture , e Gioje di valore . Di
tutti gli altri fuoi Beni &c. iftituì Erede Univerfalc
Donna Vittoria fua Nipote Granducheifa di Tofcana, la
quale fé foife mancata , dopo aver ottenuta T eredità fùa)
in età pupillare , e minore , e fenza figli , foftituì per
Fidecommiffb il Duca di Mo$iena, il Duca di Parma ^ il
Marchefe del Vailo, e il Principe di Mafla , efcludendo«
ne qualunque altra perfona ,
Aveva il Duca Francefco Maria in ogni tempo avuti
nella fua Corte Uomini di gran lettere , e de' più famofi
de' fuoi tempi , e fludiato avea per fé medefìmo col pof-
kffo delle Scienze, e colla lettura d'infiniti libri; non
è certo poflibile esprimere con poche parole l'acutezza
dell' ingegno , la profondità della memoria , V eloquenza
fenza veruna affettazione del dire , e dello fcrivere , la
notizia fingolare de'fégreti della Terra, e degli Animali,
del fito del Mondo , degl' intereffi de' Prindpi , e delle
Corti , e quello , che più impona , i' erudizione nei libri
FJL li di
250 Dbllb Gesta di Franc. M. II. dblj^a Rovbrb
di Teologia, e delle cofe fagre, delle quali di fputava co-
gli fteffi Profeflbri, e Macftjri, Principe di |ran Religio-
ne , di ottimi coftumi , è di fevero contegno , parlava co-
me femplice Gentiluomo , e viveva come gran Signore ',
la modeftia ricopriva il fafto del Principato, e la giufti-
zia lo faceva riverire come un gran Principe. Tutte le
azioni fue erano degne di efempio , e di olTervazione ,
bramava negli affari condurli a fine , ed era nemico delle
lunghezze ^ e delle fuperfiuità . Vero efemplare de' Priii-
icipij e degno di eterna memoria , fé la collera, à cui
era {oggetto j e T affetto alle cofe proprie non V avefTé
talvolta fatto trafcorrere in varj difordini , ed errori , co*
jne fu il lafciare la briglia fciolta al figliuolo , l' abban*
donarfi in mano de* favoriti (difetto quafi univerfale de*
Principi), il preftar fede alle prime relazioni, ed aborrire
per fempre coloro , da* quali una fiata fi era alienato ; ti*
mido era in oltre, e fofpettofo, parco nello fpendere,
ma efattiffimo neir adempiere . le promeffe , e lealiflìmo
neir piTervanza di fua parola . Era di giufta proporzione ,
e jftatura , né graffo , né magro ; fu gran Cavaliere , ed
intendentilfimo del maneggiare armi , e Cavalli , amante
della caccia^ e degli efercizj , ed amiciffimo de'Virtuofi,
€ de' Nobili. L'eredita fua de' beni allodiali, fuppel-
iettile^ e danari, che a Ferdinando II. Granduca di
Tofcana , come Maritp della pupilla Vittoria Erede ,
pervenne , fu valutata di due milioni di Scudi d' oro ,
e quefto fenza diminuzione alcuna . Non die in tal occa-
fione veruno argomento di affetto né a chi lo ferviva;
né a' Signori della Rovere di Genova, benché quefli de*
cprajti da lunghiffimo tempo della nobiltà Veneziana ,
ave;vano, un evidente argomento di effere della fteffa fa*
miglia di quei due Pontefici , che furono gli autori di
5[uefto Principato ^ che rimafe efèinto , e ricadde alla Chie*
a,, ed al Pontefice , il quale attentiflimo ad afficurarfi del
nuovo acquifto, avvifato che fu dell'Infermità del Duca ^
fece accoilare a' confini il Principe Don Taddeo Barberi-
no fuo Nipote , il quale , come Generale di S. Chiefa ^
intefa la lùorte di euo> entrò in Gubbio > paffando pel
li-
Duca VL b ultimo d'Urbino Cap. IV. 2f i
rimanente di tutto lo Stato > accolto, ed onorato con
contraflegni di riverentiffima divozione, e di oiTequio.
Conquifta tanto più felice, quanto che fenza difpendio
della Santa Sede , la quale ii vide ingrandita di uno
Stato intiero , pofto nelle vifcère dell* Italia , ed in mez^
io alle fue Provincie . Al Principe Don Taddeo fuccedè
con pompofa gala , e con titolo di Legato , e con pie*
nillima podeilà in tutte le cofe il Cardinale Antonio fuo
fratello , che diede (ìftema , ed ordine al governo , fece
molte grazie , e grandilfime limofine , e coftituì la Lega*
zione con quegrifteflì modi, co' quali fi regolano quelle
di Bologna, e di Ferrara.
Ma per ritornare al Duca Francefco Maria fece egli ,
in tempo del fuo governo le feguenti Subinfeudazioni ,
cioè :
Alli IO Aprile 1576 i Conti Carlo , Francefco, Ga-
briele , e Bartolomeo Gabrielli Patrizj di Gubbio otten-
nero r tnveftitura del Feudo , e Contea di Baccarefca , e
di Coraduccio fra fé ifjts , dt unoquoque if forum in folu
duM , & Pro filii^j nefotibus^ foflerifque eorum ^ ist ufiiufcm^
jufquc ifforum in folidum femfer mafculis in infinitum iste.
Cum mero , iff mixto Imperio , Gladii fotejlate , & omnimodd
^urtfdìElione ^ colle fue Ville polle nel Territorio di Gub-
)io • Quefto Iftromento d* Inveftitura fu fatto nella Città
di Pefaro nel Palazzo Ducale per rogito Domini Bonhiero*
nymi de Bonhieronimis de Eugubio fublici utraque auEloritatf
Notarìi ^ àt Cancellarti Ducalis ; copia del quale per di-
ftefo fi trova in Cafa Gabrielli di Gubbio .
Il medefimo Sig. Duca alli 24 Agofto 1576 ricevè il
giuramento di fedeltà dalli Conti Antonio' Brancaleone f
e fratelli Brancaleoni Conti del Piobbico pofto nella Pro-
vincia di Mafia Trabaria per la rata, cne fpettava loro
con certa capitolazione .
Il Sig. Duca predetto alli 5 di Maggio 1^578 fubin*
feudo al Conte Francefco Paciotti d* Urbino il Caftello
di Monfe i Fabbri , e fue pertinenze , pofto nel territorio
d' Urbino , perchè detto Conte gli diede fei mila Scudi
di moneta corrente, con condizione^ che dia 'Sl^iura^
li a jnen-
i
25^ Dbiie Gesta di Frakc«M. IL della Rovere
mento di fedeltà , e dia ogni anno a S. A. » e fuoi Sue^
cefTori due paja di Pernici la vigilia di Natale di Noftro
Signor Gesù Crifto per ricognizione di fuperiorità .
Il fuddetto Sig. Duca lubinfeudò alli Signori Conti
Maurizi da Tolentino parte, che a^vea levato al Conte
Antonio di detto cognome del Caftello della Stacciala^
pofto nella Diocefì di Sinigaglia nell'anno 1378, perchè
detto Conte Antonio non aveva ubbidito al comanda*
mento di S. A.
Il primo di Febbrajo 1582 fubinfeudò alli Signori
Ubaldo Beni Nobile di Gubbio , e al di lui figlio Muzio ,
mediante la lunga, e diligente fervitù fin da giovinetto
preftata, e affinchè ricevino il guiderdone, fpontaneanien-»
te ^ e di proprio moto con piena, e aflfoluta poteftà , che
ha per conceflione di Papa Paolo III. , e con titolo d' in*
iigne , e nobil Feudo concefle , e affegnò per fé , e fuoi
eredi , e fucceiTori , e per il di lui Primogenito mafchio
legittimo y e naturale da* proprj lombi dell' ifteflo Signor
Muzio , e dal proprio ventre della fua Moglie farà per
nafcere , e dal rrimogenito del medefimo Primogenito , e
così di Primogenito in Primogenito in perpetuo , fintan*
tochè vi faranno i Primogeniti dell' iiteflTo Primogenita
del detto Sig. Muzio , e queili mancando per il Secon-
dogenito, e quefti altresì mancando per i Terzogeniti
dello ftetìb Sig* Muzio in infinito coir ordine della geni-
tura fempre da offervarfi tra effi , fubinfeudò , diffi , il
Caftello di Caftiglione Altrobando deir Agro , e Diocefi
di Gubbio con tutto il di lui Territorio , e tutte le di
lui pertinenze cogli omaggi , e mero , e mifto imperio ,
4fmmmoda jurifdiBione y & gladii fotejlate ^ con i fiumi, xì^
pe , acquedotti , pefcagioni , palcoli , caccie , tefori d' oro y
d' argento , di rame , e di tutt' i metalli , e miniere , gem-
me , pietre preziofe , lapidicine , bofchi , e felve • E pari-
mente S. A, concefle a' medefimi tutte , e fingole Regalie
nel medefimo Caftello, e di lui Territorio , ér fr^fertim
weffigaiia y datia^ feu gabellai quafcumque ^ eccettuate però
iquell^ della fabbrica di Pefaro, e di Sinigaglia , dell*
ràrazioiie di grano > e altro frutto della Terra, e del
/
\
Duca VI. i ultimò d* Uufino Caf. IV, t$ $
Cale, eccettuato T emolumento, che da quello > ci» ivi
fi vende fi potefle percipere , il quale S. A. fé lo rifer-
va. Concefle in. oltre la facoltà d* imporre collette, e
impofte cfigere da . tutt* i ■ fuoi Sudditi ^ e poffidenti n«l
medefimo Gattello, e Territorio, purché fieno giufte , e
onette . Di riconofcere , e terminare , e delegare tutte le
Caufe tanto civili, quanto criminali, che miiie,; di eleg-
gere, e coftituire nel medefimo Caltello un Vicario, e
Giudice ordinario , di punire in oltre ciafcheduno con
qualunque genere di pena > e deir ultimo fupplicio, e di
morte naturale tutti facinorofi , e rei di pene , ancorché
di atrociflimi, e graviflìmi delitti, excepfa crimine Ufs mar
jcftaM iste. Concefle in oltre facoltà di fare Stacuti , «
altre Leggi, e in detto Gattello, e Territorio di ricevere
qualfiyoglia forte di banditi , che T Eccellenza Sua può
ricevere , e tollerare , eccettuati però quelli del fuo do?
minio , o dair E. S* fatti efuU . In oltre crea , e fa Gonti
del medefimo Gattello di Cattiglione &c, con titolo di
Gontea gli rende nobili , e infigni • £ in ricognizione
del diretto dominio del medefimo , e della fuperiorità lo.
fteiTo Sig. Ubaldo , e Muzio &c. ogni anno m perpetua
nella fetta di S. Michele del mefe di Settembre debba
dare a Sua Altezza un pajo .di Gapponi. nella Gittà.d^
Pefaro , o dove S. A, fi troverà , e preftare il giuram^ta
di fedeltà in fue mani , e come meglio neir Iftrumento
d' Infeudazione apparifce per rogito di Pietro Paolo An-
dreoli Notaro pubblico di Gubbio, e Gancelliere di S. A*
Aflnm Pifauri in T alatto Ducali die prima Vehrnarii Atmo^ 1581
tag. 17, il di cui Protocollo trovafi nell'Archivio pub*
blico di Gubbio, da cui ho prefo quetto riftretto* Que*
fto Feudo ora è governato dal Sig. Gonte Prevotto Ubal^
do Beni • Quetta nobil Gafa ne' paflati fecoli &i padrona
della Fortezza di Garpiano , e ae' Gattelli di Siolo , di
Tiego, di Garetto, e di Garettello, vedafi ii Gardinale
de Luca de Teudis difc. 64.
Goncefle fimilmente il prefato Sig* Duca Iranno 158 j
in Feudo al Gapitano Antonio Benedetti Ccfntiluomb dì
Cagli il Gattello di Fenigli con Jutta quella g^urifdiziooe ^
potto
2*54 DeLIB MoNBrFDl.FltAflC.M«II.DBLl.A.R0VBRB
|>ofto nel territorio di Cagli , onorandolo ancora del ti-
tolo di: Conte , e ciò fece non folo per i meriti y che
quefti avea acquiftati in guerra^ ma ancora per un do«*
nativo ricevuto da lui di Scudi 5 500 ^ in ricprapenfa di
che (1 compiacque rin^unerario colla conceiBone fuddet*
ta y la quale fece ad eifo , « a' defcendenti fuoi . mafch)
legittimi y e naturali^ con condizione però, che lafcianda
il Conte di fé figli mafch j , ne' quali tofle per. continuare
il Feudo, doveffero quefti in tal cafo pagare a S. A. al*
tri Scudi 3500 per compiriiento in tutto di Scudi 9000.
Subinfeudò altresì il medefinrto Sig. Duca T anno 1591
il Caftello di Monte GrinOy e Rocca Leonella nel territorio
di Cagli ad Ettore Pucci da Urbino certa giurif dizione
acquiftata da Lodovico Paltroni in quella rata per fc^ e
fuoi Succeffori , e che in fegno di foggezione daue un pajo
di Piccioni di Colombaia ogni anno nel mefe di Agollo^
La detta giurifdizione pafsò po^i a Signori Luzj di Cagli.
In tre Zecche -fece Francefco Marra li. battere le fuc
monete; cioè in T efaro y m Urbino y ed in Gubbio y come fi
litrae dai documenti, che in appteflb riferirò, benché^ in
alcune delle fue monete vi fia il nome di Montefeltroy il
fi dee credere che faceflè unicamente per onorare quella
J>arte deir antico fuo Stato , perchè da nefluno monumen-
to ^icavafi, che in Montefeltro vi fia mai ftata la Zecca*
Con tutto, che il Duca fàceffe -coniar moneta nelle indi*
cate tre Zecche,» tuttavia può dirfi, che una fol Zecca
avefle nel fuo Ducfato^ poiché non tenne quefte tutte tre
efercitate' in un tempo fteflfo , ma chiufa T una , fé aprir
F altra, e ad eiTa fece paifare li conj , gì* inftrometìti , ed
altr^ malTaricie appartenenti alla 2ecca Ducale , che fuoi
proprj erano, e non dei particolari Zecchieri , o delle
Comunità • Paffiamo per tanto ad oflTervare quelle , che
Coniate furono in Pefaró , giacché in eiTa cominciò il Duca
a far coniar moneta •
Dellb Monbtb fattb conxarb in Pbsaro «
J
Una delle prime monete, che Francefco Maria IL
feee battere^^ fi è quella d'argento delineata al num. L^
di
r • Duca VL b «jltimo d*^Urbino Oat. IV. 255
di ^pefo .gcam i94y e confeguentémente del valore di tre
Giulf> che fingalare fi trova oel .M.ufea del Granduca di
Tofcana. Nel diritto fece porre il fuo bufto col colare
•Ila fpagnùola'^a^H'ufo.di quei tempi, e, air intorno l'epi-
^rfe: FRANC MA. IL VREINI DVX VL, cioè: Franr
<ifcus Maria fecnt^dus Urbini Dux fextus * Nel rovefcio fé*
ce rapprefentare un* Aquila in atto di dilFettarfi ad un*
acquatolo col motto : I VVENTVS TVA , prefo , cred' io ,
dai Salmo 101. 5 R^nQ^ahiti^r ut Aquila jju^cntjis fua^/pt'f
alludere , fé non erro, cbe in> lui fi rinnoverebbe il pregio
del primiero Fianc'efco Maria Uomo celeberrimo, o pu*
re, cfac fotta di eflTo fi rinovèlla rebbe lo StatQ fuo rapr
prefentatò neir Aquila , eh* è lo Stemma d* Urbino Me*
tropoli dello Stato; nell'efergo fi vede il 1575.
In feguito abbiamo-, che il. Duca affittò la Zecca a
Francefco y ed AlèiTandrò fratelli Tortorini negli ann;
1579, e 1580 per jio Scudi correnti da pagajrli di due
in due mefi^ eoa i feguenti patti > e condizioni (i9>)»
cioè.
1579. ^ .
Cupa dei Captali della Zecca di Pefaro fatti con. li Tortorini
da Urhino Zecchieri •
/. S. E. llluftrifftma fi contenta di dare^ a Franfefco &
Alejfandro Tortorini Fratelli la Zecca fua con autorità di efer^
citare quella in quefta fua Città di Te faro (sT nel lue go foli--
to fer ffà%io , e temfo folamente di due Anni fro^ffmi comnr
ciati al frimo di Gennaro froffimo f affato , é^ finitanno^ come
fcguirà.
IL Che S. E. lllujlriffima faccia eonfegnare a detti FrOr
felli tutti r ijlrumenti y ^ Mobili et Maffaritie pertinenti al^
la Zecca fer inventario , le quali nelh fine della lor condot^
tu haWtno da reftituire medefimamente per inventario nel f»c^
de fimo flato the fé gli con fegnar anno . • i ; .
HI. Che ella concede a Ili foprafiantiy & ùf erari j loro li^
tema di portar l^ armi di giorno y e di notte honejlamente y
iiff per ficure%%^a loro , e delli argenti éT altra materia , che
pOT^ \
i95> Lilx II.' de* Ricordi -«Hfteote nell*^ Archivio di-S. M. L ih Peùrsi
ì
i^6 Dbllb Monbts m Fkanc.M.II. dhlla Rovbrb
forteranno ftr lavorare alle Cafe Uro , iateuJeado ferÒ àell^
armij che ma fom fpecialmeHte »' tutti frobibite ftr decreti
Juoi .
IV. CU ella facci nelle cofe occorrenti fer l' homefio r*»
modo y et femjigio della medefima Zecca da tutti IÌ fitoi Ofi-
eiali predarli braccio , ajuto , e fa^vore femfre che da ejji Z^e^
chieri re faranno ricercati .
V. Che li detti Zeccbieri per detto tempo di 2. anni bah*
bino da efercitere la detta Zecca ad ogni loro comoda , t daa*
■no j e con obbligo di pagare ogni anno alli Minifiri di S* B,
trecento dieci Scudi correnti di due in due mefi per maggior
tomodità fenza riferita di cafa alcuna a loro favore per qual-
Jìioglia cafo cbr av'venSjfe , per il ^maU non bameffero efito ,
0 fpaccio h quattrini , e faceffero mutaiioue , 0 in altro modo
a Uro tori affé danno , reflando in fowma tutto il pefo a rifcbi9
di detti Zecchieri , con li obblighi però infrafcrittt a pjtbblica
henefcio di tutto el Stato fuo^ comodo de' Popoli fuoi, & ho^
Kore f e riputazione della fua Zecca ^ la tjuale babbino in tut-
to , e per tutto ad efercitare conforme a quella di Roma j &
Capitale di ejfa ; di maniera che fé in tfuefli Capitoli nti fojje
gualche difformità , £ differenza da ejuelli , quefli /* intendano |
^ Jìino fempre & m ogni cofa ridotti in conformità di quel'
a f e così ùffervarfi ,
VI. Che detti Zecchieri fiano obbligati da far battere ogni
unno almeno due mila Scudi d' oro , e maggior quantità fé /»-
■franno , ma non minor mai di detti due mila Scudi .
VII. Che li detti Zeccbieri habbino da far battere detti
, Scudi d'oro di pezzi num. 102. per libra di egual pefo per
eiafchedun pezzo , e di bontà dt carati wentidue , ne' quali
non habbino ad bavere rimedio alcuno de guadagnar^ né in
alo fi
tra fi
gin-
libra
ogni
t tre
d'ar^
Ducavi.* uitimo »*tTR«iKo Ca?, IV. 257
^nt9 a boKtà di undici hghe, ^ di fefo a ragione di pezz>»
owero giulii num. j 06. per libra , ^ quando alle molte ac-'
^adejfe che fodero meno tu leghe undici 0 in bontà , 0 in fefo ,
fé li concede uh mezzo danaro di rimedio per libra , il quale
Jt hahhia da ricompenfare , e rifare neUa feguente collata , &
al più lungo nejla terza , altrimenti non Jt pojjtno cavare .
IX. Che detti Zecchieri fiano ohhligatt iff debbano far
bene aggiufiàre ciafcheduna delle fopraddette monete tanto,
d* oro y quanta d' argento feparatamente a pezzo per pezzo »
<Sr ciafcbeduno da per fé , & non interne 0 a libra ; altri'
menti non poffìno ejfere camate , né ammejfe per buone dalh
Sopraffanti della medefima Zecca ; ai quali fi debba confe-
né in fefo , né in bontà .
XI. Cbe detti Zecchieri Jtano obbligati a conto delle dette
libre mille d' argento eh' baniranno da battere ogni anno , di
ribattere tutti li giulii , e mezzi giulii battuti per it tempi
f affati nella medefima Zecca y che tn effa fi porteranno dalli
Sudditi di S. E. llluflriffima , dandoli undici giulii nuovi di
quelli da batterfi da loro come fopra per 14. grojjì di quelli
njecehj , come bora quejli corrono , fotendofi li nuovi fpendere ,
come xorrono IÌ pavoli papali cori nel Stato , come fuori col
medefimo aggio ; di marnerà che quelli che vorranno portare
in Zecca delli giulii vecchi per i^avere delli novi , né daranno
undice per ventitre grofft come corrono ^ e di pik un grojfo
per haverf undice delli novi j che torreranno per ventiquat'
tro grofft.
Xn. Che li detti Zecchieri fiano obbligati a pigliare in
Zecca tutti li foldini , bajocchi , & cracie battute negli anni
f affati in queffa Zecca di f efaro , ^ guafiarli , dP* fi^o '»''*
fttmma ^ quantità di mille feudi ogni anno , fiano tenuti a
pigliarli a numero., é" a dare a ehi delli Sudditi di S^. S*
y.u, • K k iiié'
25 S DeLLB MoMBTB di PiRAMC.M.II.DBtLA ROVBRB
ìlluftrijjtma li porterò. V equi^aUntc in quattrini nevi d ré*
gione di 7. di que^ fer 8« delU wcecbj y factndofi buoni alli
detti Zecchieri foUmente quanto alla fofr addetta fumma delti
mille feudi ogni anno de' foldini > bajocchi , (f crafcie V ag^
gio ) che feco fortaranno li quattrini nonji a ragione di un
grojfo in undice favoli , che fin ^valeranno li now ^ che li
Hjecchj ; de' quali mille feudi li fofrajlanti della Zecca ne bah*
bino a tenere quel conto che fi ^irà delli quattrini wecchj me*
defimamente che fi fonderanno in Zecca , ist che (e oltre alla
detta fumma delli mille feudi faranno portati aelli mede fimi
foldint , bajocchi , é* cratie , detti Zecchieri fieno tenuti fur a
figliarli y & guaBarli tutti y iff pagarli non a conto , ma a
ragione de libra , fecondo che mariano . An)^ertendo che li
mille feudi de' foldini y bajocchi , ^ cratie fé figliano da Sud^
diti folamente y e non da foraSieri y ne da banchieri y né de
Hebrei anco fudditi .
XIII. Che detti Zecchieri fiano tenuti battere ogni anné
quattrini fino alla quantità de libre fei milita e cinquecento
tn tutto y e non fik y cioè libre cinque millia in quattrini di
ramcy et argento no'vOy et libre 15.00. in quattrini ^vecchi
dell ' ultimo Cunio y che li faranno f or tati in Zecca dalli Sud^
diti di S. E. llluBriJ/tma y dando a quelli che li fortaranno
nn grojfo de' quattrini 24, secchi a ragione di otto al bolo^
gnino y come di frefente corrono y^ fenza ba'vere alcuna confi^
deraxione a benefizio di effi Ze^ieri dell' aggio y che feco.
forteranno li quattrini no^ifiù delli ^vecchi y quale aggio s* in*
unda che ^vada a benefizio de' Sudditi y et mm di effi Ztc^
ehieri . A'V^ertendo y che le libbre 1500. de quattrini pecchi
s' habbino a figliare folamente dai Sudditi y et non dai fora^
ftieri y ne da Banchieri y ne da Hebrei ancorché fudditi .
XIV. Che li detti Zecchieri habbino da battere li detti
quattrini di bontà di danari wentiy et a fezzi di num. 520.
fer libra con rimedio nella bontà di danari due fer libra y et
ttel fefo di quattrini n)enti , e fiano tenuti a farli bianchi nd
modo che ftà f arerà a S. E. lllufirifftma , dichiarando che an^
€orche fé, li concedino i due danari di rimedio in bontà y chét
non / intende fero che gli habbino a ufar maiy e nel numero
*wr fojfino f affare cinquecentotrtntaquattro r
Duca VI. b uìtimo d'Urbino Ca?.IV. 159
Xr. che a detti Zecchieri Jìano obbligati a fagare li
tri , et argenti che li bifogfteraatto fer detta Zecca a tutti
quelli che li 'venderanno ^uel ^rex.Z'O che faranno fagati nelltf
frofinque Zecche di S,Chiefa^ come in Ancona, et Macerata ^
XVI. Che a capo di ciafcbedun' Anno fi hahhia a fare t\
faggio Generale di tutto l' oro , argento , e monete battute
pella detta Zecca con la frefenza delU Soprajlanti , acciò fi
{offa 'Vedere giufiamente fé fi farà dalli Zecchieri offer'vatt
tutto guelfo che fono tenuti jer li frefenti Capitoli , et fatta
che fi farà detta faggio di effo fé ne faccia ifirkmento publicà
da uno de' Notarj et Cancellteri dell' Audienza di S. E. lA
luftrifftma a perpetua memoria da règtfirarfi né* libri della me-
de Rma Audien%a.
quattrini 'vecchi che allegaffero di bwverli ribattuti . .
XVIII. Che fiano obbligati li detti Zecchieri a rice<ver»
tre Sopraftanti almeno da deputarfi da S. E. Illufiriffìma all4
detta Zecca , perche diligentemente , et con fomma Jede a'v
•vertifchino che le cofe di effa pa£ìno finceramente et feconda
la forma delti prefentt Capitolt . Et perche le monete uon fi
fo^no ca'vare fenia l' tntervento di due di loro, et che a
qnefti li detti Zecchieri dieno per loro falaric feudi 25. l' an^
Ito in tutto tra tutti , Et parimente fieno obbligati a riceve^
re il Saggiatore da deputarfi da S. E. Illufirijfima per fare li
faggi . delle monete , quando fi caleranno di Zecca , et per fa-
re il Saggio Ce'neràlt ogni anno , et quefli ancora dare il fu9
debito f alarlo,
■XIX, et nkimo . Che detti Zecchieri fiano tenuti duran-
ti li ■ due anni detti ad ogni fpefa tanto de Soprafianti. ,
Sanatori, Operar*} y confervatione , 0 reformatione d* ifirmi
menti , et mafferitie , qualunque altra che occorrerà nella det-
ta Zecca , et per effa , et occafione di effa , mentre che l' efer*
fitaramia dei. hr». propria , AggiungijtdQ ptr. t^eggioft 'A'*?
K k z cbia-
i5o Dbllb Monbtb di Franc.MJI.dblla Rovbrb
-
€hiara%ione del quinto Caf itolo , che fé nel Stato di S. Chie^
fa y durante detto tempo , foffero banditi i nuow quattrini di
S. E. et che non fi poteffero ffendere realmente tn alcun dt
luoghi del detto Stato Ecclefiaftico , in tal cafo fi debba ba^ve^
re quella confiderazione , che parerà a S. E. llluftrifftma effere
fonweniente al danno di efjl Zecchieri .
Da tai Capitoli pertanto veniamo in chiaro , che i
detti Zecchieri furono obbligati battere Scudi d' oro , Te-
ftoni , Giulj , mezzi Giulj , e Quattrini . I Scudi d' oro
dovevano eflere del pefo che 102 formaflero T aggregato
di una libbra , e di bontà carati 22 : fìcchè ogni uno pe«
fafle grani 67 — ,. ed avefle di fino grani 6x — . Uno di
quefti Scudi d' oro è probabilmente quello fotto il num.
IL 9 che fi conferva nel Mufeo del Granduca di Tofca*
na • L' arme del Duca occupa il primo profpetto ^ con
air intorno le parole FRANC M. IL VRB. DVX VL
ET C Neiroppofto fi vede T Arcangelo S. Michele in
atto di fcacciare Lucifero col motto : SVB • VMBRA
ALAR« TVAR. , prefo dal Salmo \6. 8, per indicare la
fiducia y eh' egli aveva dell' afCftenza , e patrocinio di
S« Michele.
Le monete d^ argento da tre Giulj , da un Giulio , e
da mezzo Giulio dovevano eflere dello fteflb pefo, e
bontà di quelli , che ufcivano dalla Zecca di Roma , che
dai 102 f, che prima formavano una libbra, erano ac-
crefciuti di numero fino a 106 Paoli ; nella qual libbra
undici oncie dovevano eflere argento fino , ed una di ra-
me, cioè ogni Giulio pefaya grani ^5 ^, e conteneva di
fino grani 59 —, e così in proporzione in quelle da tre
Giul; , e ne* mezzi Giulj .
Due monete da tre Giulj , o fiano Teftoni , ho vedu-
te, che ragionevolmente fi poflbno fupporre coniate in
.tal tempo . In una, eh' è quella al num.IIL, comparifce
nel diritto il ritratto del Duca in età non molto avanza^
ta rivolto a deltra con la leggenda: FRANC. M. IL VR*
, BINI DVX VL £• Q. Nel rovefcio sì! è^ efpreila una gran
Ro^
\
Duca VI. i ultimo d'Urbino Gap. IV. i6t
Rovere ^ paflata coi rami in doppia croce di S. Andrea i
ghiandifera y e fradicata ^ e la pianta di Montefeltro con
all'intorno il motto: FERETRI A, e neir efergo : PI-
SAVRI • Nella IV. il FERETRIA , che fi vede fotto la
rovere fenza il Pifauri fembrarebbe denotare ove fia ftata
battuta; ma ficcome diffi in Montefeltro non eflervi mai
ftata la Zecca j così altro non vuol fignificare y che V an«
tica origine di Famiglia sì riguadevole •
Quelle fegnate num. V.y e VI. fono due Giulj, detti
anche Paoli • In elfi il Duca fece rapprefentare T arme
propria con le parole: FRA. MARIA II. VRB. DVX
VI. ET C. Dall'altra la figura di S. Francefco d'Affifi
in atto di ricevere le facre (limate allufive al nome di
eflb col motto : AVXILI VM DE SANCTO : o pure alla
divozione della famiglia della Rovere y la quale ricono*
fceva lo fplendore luo ) e innalzamento da Sifto IV. y
ftato già Francefcano : e Giulio IL aveva parimente por-
tato r abito di tal Santo, benché avanti di Ùlt profeffio«
ne foffe promoflb dallo Zio alla fagra Porpora; e neir
efergo del primo vi è: PISAVRI.
I mezzi Giulj avevano lo fteflb impronto de' Giulj ^
come fi può ofTervare nel difegno di due di elfi delineati
al num. VII., e Vili., che fi confervano dal Zanetti.
Undici di quelli Giulj correvano in tal tempo per
ventiquattro Groffi vecchj , come fi deduce dal Gap. XL,
poiché con effb fi obbliga li Zecchieri di dover ribattere
tutti li giulii y e mezzi giulii battuti fer li tempi fajfatì
nella me de firn a Zecca , che in ejfa fi for ter anno dalli Sudditi
di S. E. lllufirijipma y dandoli undici giulii no^i di quelli da
batter fi da loro come fofra fer 24 groj/s di quelli vecchj y
come bora quefti corrono , fotendofi li no'vi J fendere come
ccrrono li favoli fafali così nello Stato , come fuori col me^
defimo aggio ; di maniera che quelli che ^voranno fortare in
Zecca delli giulii secchi fer balere delli no^vi , né daranno
undici fer 'ventitre groj^ come corrono , e di fiù un grojfo féh
hawere un dice delli nuowy che corrono fer ventiquattro groffi .
De' Quattrini ne andavano in ragione di 520 per
libbra 9 e contenevano 20 denari d'argento fina, cptl
V
\
/
252 Dbllb Mokstb di Frakc.M.ILobll a Rovbrb
ogni Quattrino pefava grani li^y e ne aveva d' argento
fino — di granò. 11 fuo valore fii fiflato maggiore di
quelli battuti per lo paflato , perchè in detti Capitoli fi
prefcrive , che / quattrini nevi fortaranno d' aggio a ragio*
ne di un grojfo in undici paioli , che fiù waicranno li non^i
che li wecchj , e fu ordinato , probabilmente per effere a*
novi inferiori , che i Quattrini vecchj fi dovelTero jK>rta'?
re alla Zecca per ridurli in nuovi > ma per non far cadere
il danno a chi li avrebbe portati , fu obbligato il Zec-
chiere di prendere li q^attrwi weccbj dell' ultimo conio , cbs
li faranno portati in Zecca dalli Sudditi di S. E. Illujlrtjftma
dando a quelli che li portar anuo un groffo de quattrini 1 4 ^ec^
chi a ragione di otto al bolognino , cotne di frefente corrono ^
fenza balere alcuna conjtderazione a benefizio di effl Zecchieri
deW aggio che feco pt^rteranno li quattrini nowi più dellt n>ec^
chiy quale aggio /* intenda che wada a benefizio de Sudditi^
iff non di e^ Zecchieri . U impronto, di quefti era dalla
parte anteriore una quercia coronata, detti perciò dal
volgo Quattrini della Cerqua , come vedremo in appreflb ^
e air intorno le lettere R M. IL VRBI. DVX VI. Dair
altra parte un'aquila fpiegata dentro ad una corona di
foglie di quercia fenza alcuna inscrizione a riferva delle
lettere VR unite infieme, pofte inferiormente per indi*
care non già che fia battuto in Urbino, ma per il mor
hvo altre volte addotto . Vedafene il difegnò al num. IXt
Altro fimile fé ne trova fenza dette lettere .
Di egual conio è T altro al num. X., ma il nome
del Duca frjegge daMati della Rovere F. M. DVX, Per
non eflervi T indicazione di fecundut . potrebbe tal* uno
ipredere , eh? appartener potefle al primo Francefco Ma-
lia , ma quella, ^he dagli antiquari chiamafi fabbrica , evi-
flenteni^nte dimpftra , che quefto , e li feguenti fono tutti
^ un' eta^ . Nel rovefcio del num. XI. in vece dell' Aquila
fe,ntro.4d una corona formata di due tronchi di quercia
vede un fulmine, ch'era un emblema del Duca ufato
anche da fuo Padre . Al num. Xil. nel diritto da' lati
della Rovelle fi legge in vece del nqoie del Duca le ini-
ziali P. F. S. V. , che fi lafciano ad interpretare agli
erudfti • Ter-
Dbcì vi. 1 uitiMO d' Ukiino Cai. IV. iSf
A^-
E
2^4 Dbllb Monbtb diFrakc.M.ILdblla Rovbrb
Terminata la locazione fuddetta nel principio dell^
anno 1581 fu conceduta la Zecca a Leonardo da Filicaja
Fiorentino per cinque anni con facoltà di battere le me-
defime monete dianzi defcritte , con obbligo di dover
>agare ogni anno al Duca 800 Scudi d* oro , ovvero 800
ibbtg^ di Quattrini , come fi deduca da' Capitoli , che
fono del tenor feguente (196) . ,
Capa de' Capitoli con i quali il Sìg* Duca Eccellentijfimo
d' Urbino fi è contentato di dare la fua Zecca al
Magnifico Mejfer Leonardo da Filicaia Nobile
Fiorentino babitante in Ancona.
Et prima . S. E. Illufirijjftma fi è contentata di dare al
detto Mejfer Leonardo la detta fua Zecca con ^autorità di efer^
citar quella in quefla fua Citta di V efaro , et nel luogo foli^
to fer fratto , e tempo di cinque anni profftmi da ^venire da
cominciare a mezzo del prefente mefe di Gennaro MDLXXXl.
4 Natin)itate y e da finire come feguita.
IL Come il II. con Tortorini .
JIL Come il III. del fopradetto.
IK Come il IV. fopradetto .
V. Che il detto Mejfer Leonardo Zeccbiero per detto tem^
fo de cinque anni habbia da efercitare la detta Zecca ad
ogni fuo comodo e danno y e con obbligo di pagare ogni anno
alla prefatta Eccellenza Sua yO a fuoi Minitlri ottocento fcu*
di d ' oro in oro del pefo y et conio di detta Zecca , o^wera
libre 800. di qtfattrini della medefima Zecca nuo'vi ad ar*.
bitrio di ejft Ministri di tre in tre me fi per maggior comO'^
dita fenza riferiva di cofa alcuna a fuo fasore per qualfi-
coglia cafo eie a^wenijfe con li obblighi però infrafcrìtti a
publico benefizio di tutto lo Stato fuo y comodo de* fuoi popo-
li y et bonore , et reputazione della fua Zecca , la quale hab-
bia il detto Mejfer Leonardo y 0 fuoi Agenti in tutto y e per'
tutto ad efercitare conforme a quella di Romfiy e Rapitoli di
fffa^ di maniera che fé in queSli Capitoli w foffe qualche*
difformità , 0 differenza da quelli , quejli s' intendano y et fia-
no fempre , et in ogni cofa ridotti tn conformità di quelli co-
sì offertati.
^ VI.
(19^) Libi II. de* Ricordi car. 19. tcrg» ' ~
Duca VI. b ultimo d* Urbino Gap. IV. tó^
VI. Che il Zeccbiero fia obbligato di far battere ogn* an*
no almeno cinquanta libbre d* oro , et maggior auantità fi fo^
irà^ ma non minore mai di dette cinquanta liùbre.
VII. Come il VIL di Tortorini.
VIIL Che il medefimo Conduttore fia tenuto battere ogni
anno libbre due wilia d ' argento almeno in tante monete ^r,
come neir Vili, di Tortorini •
IX. Come il IX. di Tortorini con dì più; et fatto
the ne faranno ì faggi di dette monete , fi debbino notare al
kbro dei detti Sopraffanti fecondo ./ * ordine folito ^ da confi f^
varfi fui detti libri ^ e faggi in un* altra Gaffa aff urtata »
della quale effi n^ babbi no a tenere una chiame ^ et 1* altr0 il
Saggiatore^ che farà fro tempore di detta Zecca, fer farit$
foi il faggio generale .
X. Come il X. di Tortorini .
XI. Cbe il detto Zeccbiero foffa 4 conto delle dette lì^
bre due milia d* argento cbe baierà da battere ogni ann§
ribattere tutti i giulj , e mezzi giulj battuti ne tempi f affati
nella medefima Zecca y e medefimamente ogni altra moneta y
fi gli tornerà bene di farlo y furcbe anch' effii non foffi aflri^
gere i Sudditi di S. E. a darglieli fi non faranno d ' accordo #
XII. Cbe il detto Zeccbiero foffa battere ogni anno , du^
tante la fua condotta y fino alla quantità di libre otto milia
de quattrini y et non fik y con dichiarazione , che fé dai Sud^
diti di S. E. gli fuffero f or tati in Zecca quattrini delle Jlam^
fé wecchie y e che foffero d ' accordo quelli in renderli y et ef*
fi in comprarli y in tal cafi detto Zeccbiero fia obbligato da^
re fer quattrini 48. de wecchi y 42. della nuo^a battuta.
XIII. Come il XIV. di Tortorini con di più. Di^
chiarando fiù eftreffamente che detti quattrini nel figgi^ ge^.
neralè non babbino ad effere manco di diciano^e danari di
bontà y ma fiùfrefto d'avvantaggio.
XIV. Come ir XV. di Tortorini •
XV. Come il XVL di Tortorini*
XVL Come il XVIIL di Tortorini.
XVII . et ultimo . Che detto Zeccbiero fia . tenuto y ^^<**
ìe la fua condotta de cinque anni , ad ogni ffefa tanto de So^
ÈToffanti , Saggiatori ^ Ofnarijy confirnuttiove^:et%refor»atio^
r.lL. Lì me
266 DBLLfi MoMBTB DI Franc.M.ILdellà Rovere
nf d' tftrumenti y et majfaritic y et qualunque altra ffefa che
occorrerà nella detta Zecca , et fer effa , et occafione a' effa ^
mentre che V eferctterà del fuo frofrio; talmenteche la Ca^
mera di S. E. Illuffriffima »' abbia a confeguire ogn* anno li
fof radetti feudi 8oo* d* oro in oro netti d' ogni Jfefa. Di^
chiarando in ultimo ^ che fé durante la detta condotta occor*
teff e al detto Zecchiero , o a fuoi Agenti fer far condurre ficu^
rumente gli argenti fer hifogno di detta Zecca fer foffetto ,
che w foffe o di Banditi , o di altri , dehha S. E. llluftrif/ima
dalle Comunità , et Ujfitiali del fuo Stato farli accompagnare
da luogo a luogo fecondo che il hifogno ricercaffc . Et tn coen^
to che in temfo di detta Condotta U monete di argento di
detta Zecca non hwveffero il corfo che oggi hanno nello Stato
EccleSaffico , non fia tenuto detto Zecchiero a battere fennon
quella quantità chf foffe giudicata neceffaria , et il me de fimo
X* intenda in cafo che nel Stato di S. E. w foffe ^ durantt
detta Condotta foffetto di contagio y o feffe , che Dio li guai^
di iste.
Quantunque al detto Zecchiere fofTe data facoltà di
battere ogni anno libbre 8000 di Quattrini > pure non
ne dovette battere che poca quantità per e Aere flato in^»
terdetto nello Stato Ecciefiaftico lo fpendere tal forta di
moneta ^ come fi ricava dalla feguente memoria registrata
in fine dei predetti Capitoli .
Hot a che fer effer Bato interdetto il f render de quattri^
ni nel Stato EccleJiaBico , et ferciò la Zecca non fotendo bat*
urne > ottenne fer grafia da S* E. fotto il di V. di Febbraro
1582. che durante la fua condotta yflantibus terminiti do'vef^
fé battere folamente libre mille d^ argento l* anna^ e feudi
fremila detto fen%a han^ere a fugare cofa alcuna alla Carne*
ra y affare queffo ricordo a lih. delli Memoriali di Udienza
fotto queffo giorno mede fimo .
Si fa no^a memona come fotto li X. Febbraro 1583. JS
^enne a no^a conientione con alcune modificationi dalla fri^
ma condotta con detto Filicaia come in quefh a e. S^.y 0
fer ijlromento di mano di Meffer Fierfoolo Andreoli Cancellici
TO Ducale.
Dall'anno i)86 incluilve a tutto li zi Giugno i$94
no»
Duca VI. b uttiMO d* Urbxko Cab. IV. i6y
non fi trova alcun' appalto , benché nei feguentì Capitoli
fi faccia menzione » che nel 1589 foiTe fatta nuova loca*
zione della Zecca.
Nell'anno 1594 fi cambiò nuovamente Zecchiere ^
poiché fu la Zecca data in affitto a Gio: Antonio Torto-
ra, per due anni fotto gì' infrafcritti obblighi , e conven*
zioni (197) •
AJl 22. Giugno 1594.
Hoggi J$ è data la Zecca a Mejfer Gio: Antonio Tot tor 4
fer feudi 1300. /' anno di condotta da fagarfe di 6. in 6. me fi
come fer Rogito di Mejfer Francefco Torce Ila Cancelliero dell*
jiudienza étc. Sicurtà Mejfer Niccola Leonardi , e Mejfer Ja-^
COMO Fofcbino infieme , e Giulio Cefare fuo figliuolo ^ come fer
gì * infrafcritti Caf itoli affare fiù largamente •
^ Caf itoli della Ze^cca .
Li Signori Miniflri di S. A. danno il governo della Zec^
ca di ? efaro a Mejfer Gio: Antonio Tortora da Te faro fer
un* anno da incominciarfi il frimo di Luglio 1 5 94. et da fi*
nire come feguita con gì * injr afe ritti fatti , obblighi , e con*
n^entione •
/. Si confegna frincifaJmente la Zecca al detto Meffer
Gio: Antonio y che farà Governatore di effa fer inventario ^
fuale infieme con li Caf itoli dovrà ejfere inferto nell * Iffror
mento fatto con ejfo Mejfer Gio: Antonio con obbligo , c^ egli
alla fine della condotta debba riconfegnare la Zecca alli Signo*
ri Miniftri di S. A. con tutte le meaefime maffaritie , et tftro*
menti ben conditionaii y et nel me de fimo modo che li riceve .
IL Che detto Mejfer Gio: Antonio fia obbligato et tenu^
to mantenere la Zecca a tutte fue ffefe tanto di Noli , fala-»
riati , quanto di ogni altra cofa y che foffi occorrere fer tutta
/' anno della fua condotta y fer il fine della quale fi dovrà in*
timare tanto da una fartCy quanto dall' altra doi me fi fri*
ma y che fia finito il temfo y et mancandofi di fare quefia in*
timatione y s' intenda rifermata la condotta fer un* altr* an^
no con li mede fimi Caf itoli y e conventione y rifervato fero
femfre in tutto il beneflacito di S. A. majfime quanto alla
battuta delle monete sì nella qualità y c^me anco nella qUan*
; - . -.- -Lliz.. ' . ;... . . fi' :
'(197; JLib« III. de'Kicordi can u u
16% Delle Mohitb di FrancM.II.della Rovere
ihh^ che le fiacejfe di eotnandare ^ per /* unle delle quali fi
tratterà femfre d* accordq tm detti Signori Minifiri ^ et il
Governatore della Zecca 'venendo il cafo .
///. Che detfo^Governatore fia obbligato far battere in
detta Zecca fer tutto r anno della condotta libre tre mila
di grojlfì y et }^ezz4 graffi di bontà di leghe fei per libra ^ et di
fefoy i groffl al num. di 144., et i mezzi groffl di 288, con,
il rimedio di doi danari folo *ferò nella bontà , et di un groffo
falò fer libra di fefo^ ma che fero il Governatore non fi ab-
Ha a fervir mai di detto rimedio ne della bontà , ne anco
i^^l f^jo; ma fé fur occorre ffe di fervirf^ne in una colata ^
/* abbia a rifare nella feguente ^ 0 al più lungo nella fecon-
da 0 nel pefoy 0 nella bontà ^ di maniera che al faggio ge^
nerale non vi fia rimedio alcuno nella bontà ; ma fé per for-
te pur vi riufcijfe fin ad un quarto di danaro per libra , fi
fo£k tolerare) mtf che però il Governatore fia tenuto rifarlo
alla Camera intieramente , e nel pefo fi voffì t ole rare nel det-
^f^Sg^^ generale fino a nn groffo di rimedio , ma che il Go^
*ìfernaPore fi0 obbligato rifare alla Camera fopra il mezzo,
groffo tutto quello che vi foffe di manco fino al groffo .
IV. Non poffa il Governatore eccedere- la battuta delle
tre mila libre di fé fini y fé noit vctniffe però comandato altri*^
mente da S. A. \ .
V. J^er tutte quefie fuddette ' battute di tre mila libre
di groffi e mezzi groffi ^ edelh' tré mila libre di f efini tanto
della bontà pefo , et numero ragionato \ il fuddetto Governa^
tore promette , fi obbliga alli Signori Mintftri di S. A. S. di
dare , et effettualmente sbarfare in mano del Teforier Ducale
feudi 1300. correnti di fei in fei mefi^cioè al fine di.ciafche^,
duH femeBre ^che fono feudi <5jo; per femeBre .
VI. Che li fuddetti grùfft , et mezzi graffi debbano effere
ftampati con le ftampe et impronte già ordinate^ et non poffa
il Governatore farne battete piìt delle fuddette libre tre mi^
la delle fuddette monete y fé non quanto piaceffe a S. A. di
comandare .
VII. Sia obbligato il medefimo Governatore di far bat^
fere nel detto tempo dì un^^ anno libre tré mila di fefini di
bontà di danari 10. per libra et di pefo al num. di 300. con
ti
Duca VI. b ultimo d* Urbino Ca?. IV. 169
U rimedio di dai denari ^er libra nella bontà , et di fejint
dieci nel fefo . Et che al faggio generale debba riufcire fer
il manco 19. denari ^ et fi fojjt tolerare fai % di danaro man^
co fer libra con obbligo fero del Governatore di rifarlo alla
Camera^ et quanto al fefoy et numero debba riufcire di 305 i
fino a 310; ma che da 305. in su il Go'vernatore fia obbli^
gato rifarlo alla Camera . .
VIIL Et ficcome fi obbliga il Governatore di pagare a
frofortione quello fiù che comfortajfe quello che paceffe a S. A.
di comandare fi batteffe oltre- la quantità determinata 0 di
groffi , 0 di mezzi graffi , 0 fé fini fer il temfo di un* anno •
Così anco li Signori Miniffri fromettono al Governatore de^
falcare dalli 1 100. feudi a froforzione di qual battuta riu^
fciffe minore , quando non fi foteffe compre le tré mila li*
bre di groffi^ e mezzi groffi ^ e le tre mila di fé fini folo fer
mancamento di argenti^ et non fer qualfivoglia altra caufa ,-
0 imf e dimento .
IX. Se occorrerà di far battere Scudi d* oro fi dover an^
no fare fecondo il f olito di num. 102. fer libra ^ et di bontà
di 11. carati y et della Bamfa che piacerà a S. A. di cornane
dare . A quefto non fi concede rimedio veruno nella bontà , ma
folo nel fefo tré carati fer libra , et non fiù . E fé vi foffe
vantaggio nella bontà fia ricomfenfato il fejo ; ma quando non
vi foffe fi debba nella colata fegue^nte ^ 0 al fiù nella feconda
rifare ogni mancamento di fefo , 0 nel fefo ifieffo 0 nella bon^
tà y di maniera che nel faggio generale non vi fia rimedio di
neffuna forte , ne in fefo , ne in bontà . Doveranno farfi ftam^
fare con ogni diligenza acciò rie fc ano belli , et ben fatti , et
fer la fattura di effi fi fagaranno li quattro quattrini fer
fezzo , com* é folito .
X. Se fi comanderà medefimamente che fi faccino battere
monete da tré faoli^ faolij et mezzi faoliy furche fiano di
bontà di leghe undici ^ et di fefo di num. 106. fer libra fenza
rimedio alcuno nella bontà , et nel fefo mezzo danaro folo fer
libra y quale fia ricomfenfato con la bontà , quando vi foffe
maggiore delle undici Ughe^ et non vi effendo debba nella fé*
£uente colata yO al fiù nella feconda re farfi o nel fefo , 0 neU
la bontà. Intendendo fi che in dette monete non fia* rime dio de
niffu*
270 Dbilb Monete di Franc.M.II.dblla Roveks
nìjfuna forte ne in fefo , ne in bontà al faggio generale ; ma.
fi conte Je folo il rimedio , ajfine che ferì foca cofa non fi hab^
bino a gaafiare le monete già fatte , // della fattura di effe
monete fi tratterà d * accordo , quando S. A. comandaffe y che
jf do'veffero fiamfare .
XL Al Go'vernatore della Zecca toccarà di comandare^
et ordinare tutto quello farà bifogno fer far fare , et Bamfa^
re le fuddette monete , conforme alli fuddetti Caf itoli di effe
monete y frocurerà di bavere argenti ^ rami y et tutte r altre
nfe fertinenti a tal negotio facendo legationi di dette mone*
te della qualità che fi è detto a fuoi luoghi , et fatte , et fag-'
giate che faranno , et della bontà che denjeno effere le conje^
gnerà in fiaflre a fefo al Caffiero^ quale fi figlierà cura di
darle a lavorare fer farne le monete , et dofo che faranp fat^
te y et carnate legitimamente da Sof ramanti ^ il Governatore
le riceverà dal detto Caffiere , figliando fi cura il Governato*
re di^fmaltire la valuta di mano in mano in altri argenti fer
foter tuttavia feguitar la battuta fino alla quantità determi*
nata fer tutto l ' anno della condotta «
XIL Governandofi la Zecca fer queffa condotta di un*
anno €on la comfofitione fatta nel modoy che fi è detto ^ bafie*
rà folamente che il Caffiero tenghi buon conto delle fiaBre le*
gate , et faggiate ^ che le faranno confignate , dal Governato^
te a fefo fer farne quelle monete ^ che da lui li faranno ordi*
nate. Terrà anco diligente conto della diBribu%tone che farà
di tutte le fiaBre a Lavoranti ^ che dover anno fare le mone*
te , dalli quali effo Caffiere doverà foi ricevere le monete Bam*
fate y avvertendo che fiano ben fatte ^ et ben Bam fate con ogni
diligenza .
XI IL Et fer tor via ogni foffetto di fraude dovrà il
Caffiero bavere una Caffa in Zecca nella quale f efate y conta-
te y et ricevute che averà le monete ftamfate da Lavoranti y
farà che dalli Stamfatori medefimi di loro mano fiano tutte
buttate fer il bucco della Caffa . Dovrà tenere una chiave
effo Caffiero , / ' altra i SofraBanti , et tutte le dette monete
dovranno cavare a fuo temfo , e nel modo che fi dirà al Ca*
f itolo de Sofraftantt.
XIK S^arà tura f articolare de SofraBanti della Zecca.
di
\
^
Duca VI. b ultimo d'Urbino Gap* IV* 271
A n)tjitarla fer lo manco una 'volta la fertimana fer perdere ,
cp intendere diligentemente tatto quello che fi fa ^ et come faf-
fino le cofe ^ et fé le monete che fi flambano dì mano in ma--
no fiano bene flambate ^ ricordando femfre tanto al Gonyerna^
tore , Caffiero , quanto anco a tutti li Lavoranti che faccino
r officio loro con ogni diligenza , et fedeltà i et fé trovaran^*
no li Soprafianti che nella Zecca w fia alcun di f or di ne in
qualefi'voglia co fa Per minima che fia , doneranno effe re folle^
citi a rimediare fubito . Et fe*l difordinc foffe tale che non
fotejfero rimediare loro , 0 foffe degno di effere riferito olii
Signori Uditori , non lafcino di notificarlo fubito alli fuddetti
Signori Uditori.
XV. Dorranno ancora tutte le 'volte y che faranno ricer*
tati dal Go'vernatore della Zecca a cannare le monete , che
faranno fiammate ^ doi di loro fer il meno figliar la loro chia*
've della Caffa , nella quale faranno fiate fofie le monete fer
mano de* Stamfatori come al Cafitol& del Caffiero , et aferta
detta Caffa con V altra chiame del Caffiero do'vranno cacare
tutte le monete che in effa tro'veranno , et metterle nella
Caffa loro folita , et di effe farne fare il faggio dal Saggia^
tore defutato , et tro'vatele ben ftamfate a foddisfazione , et
giufle a fuo do'vere tanto di fefo , et numero , quanto anco
dì bontà , conforme alla frefente Cafitolatione , le fotntnno
licenziare y et infieme col Caffiero eonfignarle al Gon)ernatore
della Zecca , notando fubito nel libro , che doneranno tenere a
quefio effetto il dì che fi licenziaranno le monete^ la quan*
tità , qualità , bontà ^ numero y et fèfo di effe ^ facendo anco y
ehe dal medefimp Saggiatore fi fonghino li contrafagó nella
ifieffa loro Caffa fer foterne far foi al fuo temfo il faggio
generale .
XVI. Finito l"" anno della condotta dorranno li detti So^
frafianti figliar fi cura di far fare il faggio generale di tutt^
le forte delle monete che faranno fiate battute nel detto tem^
fo , accie fi foffi ^vedere giuftamente fé farà fiato offervato
tanto dal Co'vematcre j e Caffiero' y quanto anco dalli Sofra*
Santi y Saggiatore y ist altri tutt& quello fi contiene nelli fre*
fenti Caf itoli . Et fatto che farà detto faggio generale- eon
l^ intervento ^ & alla ^efentui di effi Sofrafianti^ éf anc9
del
272 Delle Monete DI Franc.M.II. OBLIA RovERB
del Sig. Maflro dì Cafa di S. A. ne faranno memoria nel
loro libro , dando conto del feguito alli Signori Uditori a fine
che fer honore et refutatione di tutte le monete che faranno
fiate battute in detta Zecca fé ne facci un -pubblico Ifiro^
mento fer man di Notaro .
XVIL Li Lavoranti per detta Zecca dorranno effere de
ftù pratici , idonei , e feriti che fiano di quefi' arte , acciò
faccino e fiamfino le monete con tutta quella diligenza , e
fedeltà che con'viene . Saranno obbligati dt figliar le monete
dal Caffiero a fefo , et a numero , e nello fieffo modo refii^
tuìrle • Et mancando alcuna cofa faranno obbligati rifare al
Caffiere tutto il mancamento feguito nelle loro mani . E quan^
do occorrerà , che le monete non fieno ben fatte ^ e con dili^
gema fiamfate , il Caffiero non le dowrà ricevere in modo
alcuno , notificandolo al Governatore della Zecca , quale co*
mandarà che fi ritornino a fare di nuovo a ffefe di quelli
Lavoranti y de' quali farà il mancamento . Et da una volta
in fu che queflo occorrerà , il Governatore dovrà rimovere
dall' Uffizio fenz* altro quelli Lavoranti che havranno difetz
fato .
XVIII. Sia froibito in tutto alli Stamfatori di fortar
fuor di Zecca qualfivoglia forta di ferri , et iftromenti <he
operano nella Zecca fer ftamfare , dalla mazzola in foi , et
tutte le volte che occorrerà di far accomodare li fuddetti fer^
ri , et inflrumenti da Bamfare , debba il Governatore , et in
affenza fua il Caffiero figliar cura di mandar ad accomodarli
fer il garzone della Zecca a quel Maefiro , che a ciò farà
defutato .
X/X. Che li Lavoranti et OferaJ &c. come il VIL
del 1589.
XX. Che li Signori Minifiri di S» A. debbano far con^
fegnare al Sig. Governatore della Zecca il folito Captale
della Zecca che fono Scudi 1500* a favoli 10. fer Scudo y
f,t effo Governatore fia obbligato a dare idonea figurtà in for*
ma non folo di reSlituire il detto Captale ^ e di fa gare li igoo»
Scudi correnti fer /' utile della Zecca , carne al Caf itolo di
fofra , ma anco ogni danno che foteffe feguire. nella Zecc^ %
durante la fua condotta . Dichiarando fer. quefio Capitola H
».
Duca VI. b ultimo d' Urbino Gap. IV. 173
Sigf^ori Minijlri non ^oler ba'ver che fare fé non con V ijlejfo
Governatore \ e fua Sigurtà , non oftante qualfi'voglia obbli^
go da chi fi fia altro nominato in detti Caf itoli .
Confirwata la condotta fer un' ahr* anno con li Jlefft Ca^
gitoli appare Ifiromento rogato Ser Ser Boratello fotto il dì . ..
1 5 95. A dì primo Settembre data al Tetro Zanni con li
medefimi Capitoli rogato Ser Antonio Maria Andreoli Trocu^
rator Fife ale.
Oltre i Scudi d* Oro ^ i da tre Paoli , i Paoli , e i
mezzi Paoli , che il detto Zecchiere fu obbligato battere ^
come fi era fatto per lo pafTato, reftò eziandio pattuito ,
che doveffe battere libbre 3000 di Croffi ^ e me%%i Grof/i,
di bontà di oncie fei per libbra, e di pefo in ragione di
Crolli 144 per libbra; vale a dire ogni Groffo pefaya
grani 48 , e ve n' erano di fino grani 24 , e così in pro*^
porzione nei mezzi Groffi . Quello Groflb ficcome era
aifai diverfo dagli altri battuti per lo paffato , perciò ne
fu anche mutato il conio . Uno di elfi , e forfè il primo
è quello , che (x trova rapprefentato al num. XIII. per
efler di argento con lega, e per aver da uri lato le pa^
role: MONETA DA VN GROSSO BATVTA IN PE-
SARO , e r arme della famiglia della Rovere ornata della
collana del Tofon d' oro / ordine flato conferito al Du-
ca, come accennai, nel 1585. Dall' altro lato fi vede
r effigie del ^Duca con Ja folita infcrizione : Ì*RANC*
MARIA II. VRB. DVX.VL ET- Efifte quefta rara mo-
neta nel Mufeo del prelodato Sig. Olivieri. ^
Non dovette eflere il conio, de' fuddetti Groffi gra-'
dito, o vi fu qualche altro a me ignoto motivo, poiché n^
iaxono battuti altri diverfi di conio , come s' impara da un
?ando, pubblicato in Bologna li 7^ Decembrè 1594, nel
qual^ fi bandifiqonq da cotefto Statò , come lo erano flati
anche ia Roma per efler di léga inferiore alle altre tìió*
liete pei: f addiètro battute : Hd'vendòla Santità' di K^S%
fnpa^'Ctemtnte Ottano fatttf proibir t e bandir f .u,»#., alcani
Groffi ^ V me%%i Groffi ^ ne^ auati da una bund^ è llitrme^ 4^1
Serenifftmo d'Urbinhy e dati* ^Itra una ghirlanda con lettere
ylm- Grdflb V ' ^ nieszo Grorflb , . li quali itutfi a^endofie. Jatt0,
r.lL Mm fare
274 Deile Monete di Franc.M.II.della Roverb
fare debito faggio , fi fono tronjati falfi ^ e di lega molto in-
feriore alle monete ehe fi hattìno in Zecca. Di quefti Grofli
diverfi ne ho veduti , ed alcuni fra loro differenti , che
indicano efleie ftata quefta moneta ufata anche in altro
tempo come vedremo . Occupa il primo campo 1' arme del
Duca contornata dal Tofone con 1' epigrafe : FRANC.
MARIA II. VRB. DVX VI. ET. C. Neil' pppofto
campo dentro ad una corona compofta da due tronchi
di quercia fi legge : VN GROSSO . Vedafene il tipo al -
nùm. XIV.
Nei mezzi Groifi nel diritto dentro ad una ghirlanda
di foglie di quercia fi fcorgoiio le lettere: F. M. II., ini-
ziali di frditcifcus Marta Secundus ^ unite infieme . Il rove-
ftio è fimile a quello dell'antecedente moneta, a riferva
delle lettere, che fono le feguenti : ME2. GROS., co-
me fi riconoice nel difegno di elfo al num. XV.
Di , una terza moneta non per 1' addietro battuta fi
fa menzione in dette Capitolazioni , e t^uefta del valore
di dye Quattrini, chiamata i'f/Jso. Fu così detta o perchè
vàlqvà fei di quelle piccole, Tnonete fimili a quella col
nome di Francefco Maria I. , dianzi fpìegata alla pag. 14,7 ,
nella quale {\ legge : Tertium qnattreni ; o perchè fu bat-
tuta a fon nza de' Sefìni , ctie fi coniavano in Bologna
(il che, è :redibile ) del vaJpre di due Quattrini . Che
tale, fQ^e' i \ valore ce lo alBcura il Padre Zaccorii nélla^
notizia , "e ; laifcìò della Zecca di Pefaro', e fi rileva
proporzioVie dei Quattiini,'* ma ora da-
ti'Urbino tre di eflì equivagljono a quat-
>ali , e confeguentemente ora ri Scfino
», e uil ^erzò'di Quattrino papale . Tre-
;fmi pefavano Uha libbra, yentii denari"
Targenro , !ed il,feftò ràmei;;tfoil ognp
Vi)Pl^ra di grani ?,? ^^t e cpnten'eya.foJaVnente 4*',a'rgehì:d
f di grano } ■cioè''qualche:cofa menò d- intrinfeco di q'uelloi
conteneVahodueQuattrin'iperl' addietro battuti. Il conica
da una parte rapprefentava I* arme del Duca col folito,
iuò DoiDe all' interno» e dalI'altxa.'dentEO'a.^ueitfonc^
^'-\ ' ■■ l: ài.'
Duca VI. b tJttiMO d' Urbimo Gap. IV. 175
i quercia : SESINI , come fi può oflervare nel tipo di
uno di ei£ nella feguente tavola al num* XVL Vai) altri
di conio fé ne trovano , ma è si tenue la differenza > chp
non merita che fé ne riporti il difegno .
Terminata la locazione del Tortora, nell'anno 1596
il primo Settembre fu data la Zecca, a Pietro Zanni con
gli fteffi Capitoli per rogito di Ser Antonio Maria An*
dreoli , come fi ritrae dalla memoria fatta in fine de' pre<«
cedenti Capitoli.
Nell'anno 1599 fu fatta nuova locazione al fuddetto
Pietro Zanni , nella quale oltre il dover battere Scudi
d' oro , Teftoni , Ciuìf , Groffi , mezzi Croffi , e Sefini ,
monete tutte fimili alle antecedenti , fu obbligato battere
anche lihbre 4000 di Studi ^ mtzzi Scudi ^ quarti di Scudi ^
e terzi di Giulj di bontà oncie dieci d' argento , e di pe-
fo in ragione di 345 terzi di Giulj per libbra. I Capitoli
che per ciò fi ftabilirono fono i feguenti .
In Chrijli Nomine Amen . Anno ab ejufdem Domini Na^*
tìrvttate 1^99. indiElione duodecima. Sedent. SanEliJpmi D. CUr
mente OBa'vo Di'vina Tro'videntia Font. Ottimo Max. Die
wero quinta Menfis Maji diBi Anni .
Caf itoli della Zecca di T efaro .
I. Li Signori Miniftri di S. A. S. danno il gon)erno dellét
Zecca di Tejaro a Mf. Antonio Petrozani da Mantfta habi^
tante in Tejaro fer il tempo infr-afcritto con li fatti , oibli^
gbi y e contenzioni fottofcritti .
IL Si confegna frineifalmente al detto Petrozani la Zec^
ea con tutte le Majfarie , Inftrumenti d ' ejfa fer inventario ^
quali ajfteme con li Capitoli dovranno e (fer inferiti neW Ivjlro-^
mento da far fi con obbligo , cbe al fine della condotta fi deb^
bano riconfegnar alli Signori Minijlri ben condizionati y e nel
modo , che lo riceve .
///. Che detto Petrozani fia obbligato mantenere la Zec^
fa a tutte fue ffefe così di nolo , come di falariati ^ & d* ogni
altra cofa che occorreffe per la battuta della fua condotta ,
cbe farà d* un anno da cominciarfi il primo di Maggio ^ e fer^
nirfi fer tutto Afrile 1^0. . ,
IV. Che ietto Petrozani fia obbligato di battere le fotto^
M m 2 ferita
1^6 DeLIB MONBTI DI PRAKC.M JI.OBIL A RoVSRB
ferine monete nel Jet Po temfo Hb. 4000. di feudi j me%xa feM^
di y e terza di gif^^j ^ ^ quarti di feudi di bontà di /. io., e
in fefo a ragione di terzi di giulj 345. fer libbra con rìme^
dio nel fefo //* un dinaro e mezzo fer libra , <b* altratunto in
bontà y lib. 1000. di groffl di bontà di L 6. Ut in fefo num.
1/^^. fer libra con rimedio di denari 2. in bontà y ^ un groffo
in fefo conforme alla battuta f affata , lib. 2000. de fé fini a
bontà di denari 20. ver lib. e in fefo num. 300. fefini fer
lib. con rimedio di denari 2. in bontà e io* fefini in fefo^^
conforme alla battuta f affata .
V. Cbe fi batti anco fer feudi looo. di fa^oliy e tejioiA
^ bontà di l. 11., e in fefo di num. 106. fer lib. con rime^
dio di den. i. in bontà y & altra tanto in fcjo.
VI. Che le fuddette monete fiano cacate di Zecca con il
fefo y che ora ufa la Zecca di Roma .
VII. Che aelli fuddetti rimedj non foffl il detto fetroza^
ni ufare a fuo beneo folo , che la metà , e quando w foffc
fiù della metà al faggio generale fia obbligato rifarlo alla
Camera Sereniffima .
Vili. Che fer tutte le battute delle monete fofrad. fia
obbligato detto Petrozani fagare , ed effettualmente sborfare in
mano del V. Teforiere Ducale feudi 1000. correnti l* annoy cioè
fer ciafcbeduno femefire feudi 5 00.
IX. Che le fofrad. monete fiano Jlamfate con quelle im^
frefey iff lettere che fiti f tacerà di comandare al Sereniffimo
ladrone •
X. Che detto Petrozani non foffa far battere in detta
Ztcca fer detto temfo altre monete , che le fofr anominate fé
fero non fiaceffe a S. A. che fé ne batte ffe fm y 0 meno ,
che in qujsfio cafo fi deserà uguagliare la battuta conforme
éiUa tuffa y cioè di quel di fiù , 0 meno , che fi batte ffe y <b*
in cafo y che non fi foteffero le fuddette^ battute fer manca^
mento di argento y fiano obbligati lì fuddetti Sig. Miniftri di
defalcare fro rata al detto Petrozani di quella battuta , che
farà riufcita minore folo fer mancamento d * argento y & non
J^er altro.
XL Se occorrerà di far battere feudi d^ oro ^ fi de^e^
ranno fare fecondo il folito , cioè di num^ 102^ fer iib^f e di
bon^
N
Ducavi, b uitimo d'Urbino Gap. IV. 277
^òMtà di carati 22. con rimedio fola nel fefo di tre e arati y
t fé nji foffe vantaggio nella 'bontà fia ricomfenfata nel fefo ,
i quando non vi fojfe fi dehhia rifare nella feguente , o fe-
conda colata , di maniera che nel faggio generale non vi fia
rimedio di forte alenila .
XII. E fi doveranno Sampare con ogni dUigentia con
enelle fiampe , che più piacerà a S. A. di comandare , e per
la fattura , e fpefa d' effi pagaranno quattrini quattro per
fextXiO , come è folito .
XIII. Et per tor via ogni fofpetto di fraudi deveranno
gli Lavoranti battuto , & fiampato eh* haveranno. le monete ,
lavoranti-, che facciano l' ufficio loro bene ^ e con ogni fedeU
tà ^ & fé trovaranno qualche àifordine fiano folleciti a rime'
diare ^ & fé il difordinc farà tale , che non potejfero rime-
diarb loro , lo faccino fapere alli Signori Uditori , e deveran-
no ancora tutte le volte , che faranno chiamati dal Zeccbie-
ro , a dover cavare le monete fiampate , dai di loro per il
meno andare a cavarle con ponerle nella Gaffa loro fohta^ 0
farne fare il faggio dal Saggiatore della Zecca , e trovatoiff-
conforme alli prefenti "capitoli , le potranno licenziare al det-
to Zecchiere , annotando nel loro folito libro Udì che fi licentia-
ranno la qualità , & quantità di effe monete , facendo anco y
che dal medefimo Saggiatore fi ponghtno li contrafaggi nella
loro medefima Caffa per poterne poi fare al fuo tempo , che
farà al fine dell ' anno Ìl faggio generale con l ' intervento , e
prefenza del Sig. Palma Configliero di S, A.y et ne faranno
memoria al loro libro , dando conto del feguito alli Signori
Uditori a fine che per bonore , (ir* ripotazione delle monete j
ne fia fatto inflrnmento per mano di Notarlo .
XV. Che li Lavoranti, & Operarli di detta Zecca no»
t^^ao tffere eos'venuti innaasù a' Tribunali alcnntr per dtbit»
(ivi'
278 Dbilb Moniti DiFRANc.M.II.DmtARovBRB
cibile fino itila fomma di bolognini 25, ma, conftando al Zh^
chicro del debito , // faccia fotisfare , ritenendofi delle loro
mercedi «
XVL A ifuali La'voranti fia conceffo di fortar l* arme
honejlamente di giorno , e di notte fer ficure%%a delle loro
giornate , che traffortano da un luoco ad un' altro . .
XVII. E fimilmente non paghino le guardie , ficcome fer
il f affato non P banna pagate nel tempo però che lavorano in
detta Zecca.
XVIII. Che li Signori Minijlrì di S. A. debbano, fare
confignare al Zeschiero il folito capitale di feudi mille e ciH^
quecento a paoli io per feudo ^ et effo Zecchiero fia obbligato
a dare idonea figurtà in forma , non falò di reflituire il fud,
capitale , e di pagare li feudi mille correnti per li utili , come
al Capitolo fopranotato , ma anco ogni danno , che poteffe
feguire alla Zecca nel tempo della fua condotta , dichiarando,
per queflo Capitolo , che li Signori Minifiri non ^vogliono an)e^,
rè che fare , fé non con detto Zecchiero , é^ fua- Sigurtà , non
ojlante qualfi'voglia obbligo , che fi fia altro obbligato in det*
to Capitolo .
XIX. Dechiarando y che innanzi fia finito la condotta ^
debbia quella parte ^ che non 'voleffe continuare per un^ altro
anno , intimarlo all' altra doi me fi prima , e cafo che non fia
intimato da dette parti , fé intenda di feguitare la condotta
nel mede fimo modo y che fi contiene nelli prefenti Capitoli per
itn* altro anno • ,
In queft' anno reftò adunque effettivo lo Scudo , che
per lo pafTato era immaginario, perchè componevafi da
dieci Paoli , come {\ ritrae dai precedenti Capitoli . Se
però 345 terzi di Giulj formavano ì\ pefo di una libbra,
il pefo di 30 di effi, che doveva pelare il detto Scudo,
farà flato di grani ^00—, e così in proporzione ne^fuoi
fpezzati , e d'intrinfeco avrà contenuto grani 500 — . Ma
ficcome quefla moneta non riufci d* intrinfeco de' Scu-
di di Roma da dieci Paoli , ma bensì a fimiglianza
de'Tallari all'ufo di Alemagna, che fi battevano nella
Zecca di Firenze , ed in altre Zecche , poiché eguale era
a quel-
Duca VI. b ultimo d'Urbiko Gap. IV* 279
a quelli nel conio, e nell* intrinfeco , e perciò non Scu-
do , ma Tallaro fu anch' efla chiamata . U impronto de'
Tallari di Firenze vien dimoftrato dair Orfini (198), e.
riferifce anche la provvifione fatta per batterli fotto il
dì 21 Luglio 1595, che giova qui oflervare per venire
in cognizione della fuddetta moneta fatta coniare da
Francefco Maria, giacché non ho avuto la forte di po-
terne ritrovare alcuna per dimoftrarne il tipo . „ Che fi
55 batta li Tallari air ufo di Alemagna^con lega per ogni
„ libbra di oncie io , e denari 16 di fine col lolito ri«
^, medio , pefo , e lega per ogni errore , che in efla mai
j, occorrefie; quali Tallari devono fervire per lo più per
5, Commercio marittimo; Non potranno Ipenderlì a mi*^
3j nuto ne' noflri Stati , ma contrattarfi in fomma dalla
jy Zecca, o da chi da efla gli a vefle comprati ; Quali Tal-
„ lari debbono avere da una banda T impronta di S. A. àr-
^, mata con uno Scettro in mano, e Corona in capo col
^, motto : Ferdinandus Medices Magnu^s Dux Haetrurtae Ter-»
„ //W, e nel rovefcio la Targa in modo di feudo den--
„ trovi Tarme di Palle, e la Corona di fopra , e dalle
„ Quattro parti dietro alla Targa apparir debbano le punte
„ aèlla Croce della Sacra Religione di S. Stefano col mot-
„ to : Fifa in 'vetuflne matcftatis memoriam . „ Eflentìo il
dfctto Tallàrò fiorentino di pefo danari 23 , e grani 11 ^
come il detto Autore alla pag* 70 aflerifce, cioè gtanif
553 , quindi è che da eifi levatovi la lega rimane Tin-i
trinfeco in 500 graini d' argento ^ come lo è in quella
del nolltb Duca; . >
Che fofle poi detta moneta chiamata Tallaro ^ e che
avefle per impronta d^ una parte la mezza figura del Du-
ca armato con lo- Scettro in: Watto, e dajl^ altra la fua.
Arme attorniata '^dal T&fòne , chiaramente fi » deduce da i
dde fedenti M.iiàv ^bblititi in ^Bologna /in mutem dr
mòttètè cetounicà3imi -dal Zla««iti ^ fotto li 29U
Novembre 1^04 iàfebiamò'il «tohie àv efla.^'éd il pef<bP cW
ci aflicura efler la fleflW di ctìi favelliainò : 1/toncpa grojfd
{\^%) belle Moneti if Cranìucèi *dt tofana^ Tav. io.*num. SVlL^t» t^
28o DELtfi Monete di Franc.M.II.dblla Rovere
d'Urbino chiamata parimente Tallaro ^ fefa carati 158 (che
corrifpondono a grani 606 per eflfer il pefo Bolognefe un
venti quattr efimo maggiore del Romano) iir. 3. 13.
Moneta grojfa di Tofcana e untata in Tifa chiamata ancV
ejfa Tal laro j 0 Raines car. 152. ~ Hr. 3. 14* ^
11 fecondo pubblicato li 4 Agofto 1611 fotto il Capi*
tolo delle monete di Urbino (che qui intiero riporto,
perchè ci fomminiftra altre notizie di cui faremo ufo in
appreflb ) ci aflìcura , che il fuo impronto era lo ftelTo,
che il di anzi defcritto , perchè differente dalle altre
monete di cotefta Zecca .
Scudo d* Urbino con l* impronto di S. A. da una banda ,
e dall' altra V arme di S. A. H^* 4* 3*
Moneta d' Urbino y da una banda S. A. armata con, la
f^ada in pugno , dall' altra un' arme di S. A. - lir. 2. 10.
Tallaro d'Urbino j da una parte l' impronto di S. A. ^ dalP
altra l' arme di S. A. con il Tofone //>. 3. *^* ^
Venti Grojft d'Urbino, da una parte S. A. y dall' altra un\
imprefa fcrittow dentro: Groffi Venti Hr. 3.
Moneta da due Graffi ■ ' ' — • //V. - 6* !•
// Grojfo wale lir. - 3* 2.
Il Paolo alla Romana — lir. - 8^ !•
De' mezzi Scudi , quarti di Scudo , e terzi di Giulj fa
d* uopo credexe , che non fé ne coniaffe , perchè neifuno
ne fa menzione , né fo che alcuno ne abbia veduto yeru*
no, né fi trovano tariffati nei poc'anzi riferiti Bandi .
Fu però battuto a tenore di detti Capitoli la fotmna
di mille Scudi in Paoli , e Teftoni del folito pefo , e •le-
ga. Quali foffero i Paoli, che fi coniarono in tal tempo
non è facile il rilevarlo •, Non è però così de' Teftoni ,
poiché quello, il di cui tipo fi, vedi? al:nnnu XVII. le*
vato dalla moneta^ che fi conferVvalnel'JVIujfeo diS. Sai*
vatore di Bologna, è fiertamcntie una di effii, cpme ce lo
indica il miilefimo ivi . èfpceffio . :3i cffferva i\el diretto
la Tefta del Duca cirfeondata 'dalla fpguente ifcrizion^ ;
FRANO. MARIA IL VRBINI DVX, e fotto il b.yfto:
P. III. indicanti effer di valore di tre Paoli • Nel rovefcio
fi legge : FERETRI A fopra U Rovere * che occ-upa tutte-
Duca VI. h ultimo d'Urbino Cap.IV. 281
il campo , e fotte alla pianta del Montefeltro ne ir efer^
go: 1600.
Gli altri tre fufleguenti per efler eguali nel diritto al
fuddetto li reputo battuti nel medefimó tempo , o poco
ivi difcofto. In quello fegnato XVIII. nel elergo del ro*
vefcio in vece dell' anno fi vede PIS AVRI . Lo ùeffo è
nel feguente fegnato num.XIX., ma il conio è affai dif*
•ferente, e fotto il bufto nel diritto è mancante , come gli
altri , deir indicazione del valore della moneta . Quello
fegnato num, XX. varia T ifcrizione del diritto, poiché
è la feguente : FRANO. MARIA II. VRBINI DVX VI. E.
E nel rovefcio il FERETRlA è nell' efergo .
Non ottante che ne' riferiti Capitoli non fi preferiva
al Zecchiere il battere Quattrini , tuttavia con vie n crede*
re, che nel medefimó • anno 1599 batteffe d'ordine del
Duca quelli , il di cui tipo fi vede al num. XXI. e XXIL
levato dalle monete efiftenti nel Mufeo Olivieri i non folo
perchè fono di conio fimile agli ultimi Quattrini , ma per-
chè nel diritto air intorno della Rovere coronata fi legge
nel primo: EX CONIVG. BENIVOL- , e nel fecondo:
EX GONG. ALT. BENEVO. , o fia: EX CONIVG. ALT.
BE. VO. , come fi legge in altro fimile Quattrino poffe^»
dutodal Zanetti; parole, che fi poffono ragionevolmente
fpiegare : Ex coniugio altero Bencvolentia , che con tutta
ragione fi addattano al fecondo Matrimonio del Duca
Con-tratto in detto anno con la Ducheffa Livia dalla Ro^
vere: Matrimonio richiefto con tanta inftanza da' Sudditi^
e tanto applaudito, e cagione perciò di nuovo amore de*
Sudditi verfo il Duca . Non euendovi il nome del Duca
potrebbe tal' uno dubitare , che potefle appartenere al pri^
mo Matrimonio del Duca fatto vivente il Padre Guid*
Ubaldo con Lucrezia d' Efte , ma in tal occafione abbiap
mo già dimoftrato con V autorità del Padre Zacconi , che
furono battuti folamente quei Quattrini, che fi differo di
S# Terenzio.
Già abbiamo dimoftrato, che il Duca nel principio
del fuo governo fece chiamare in Zecca i Quattrini per
r addietro battuti, poiché obbligò nel 1579 il Zecchiere
T.U. Nn di .
282 Dell£ Mokbte di Franc.M.ILdelia Rovbkb
di quel tempo di doverne prendere ogni anno 1500 lib*^
bre per ridurli in Quattrini nuovi fenza alcuna perdita di
chi li poiTedeva ; che nel 1581 fu prefa altra rifoluzione
eflendofi addoflato il danno ai poueflbri di tai Quattrini
con obbligarli a portare al Zecchiere 8 Quattrini vecchj
per 7 de' nuovi; e che fu nel 1582 interdetto nello Stato
Pontifizio il corfo di tutt* i Quattrini del Duca , e perciò
vedendofi ritornare ne' proprj Stati quelli, eh' erano nel*
le circonvicine Città , perchè maggiore non fé ne ac-
crefcefle la quantità , che danno avrebbe recato al Com*
xnerciO) vietò al Zecchiere che più ne battelTe. La nuo-
va provvifione per tanto fatta in Roma nel 1599 per eftir-
pare maggiormente i Quattrini mifturati , eh' erano Itati
faififìcatif che fu di cominciar a battere i Quattrini di
puro rame in ragione di 100 alla^ libbra, dovette far paf-
lare in quefti Stati tutt' i Quattrini Urbinati , eh' erano
rimafti nelle Pontificie Città circonvicine . Volendovi per-
ciò il Duca por riparo affinchè la moneta reale non fi
cambiafle in tanti Quattrini , e così s' incagliafle il Com-
mercio 5 prefe per efpediente di affittar la Zecca a Fran-
cefco del Tento con facoltà di battere io mila Scudi di
moneta d'argento, o fiano Tallari , a fomiglianza- della
battuta fatta dall' antecedente Zecchiere fenza alcun emo-
lumento; ma con obbligo di dover battere tre mila lib-
bre di mezzi Sefint della bontà , e lega delli Sefini bat-
tuti per lo paflato per cambiarli nelli Quattrini Ducali
della Cerqua , e di S. Terenzio , già poc' anzi fpiegati ,
che gli fofTero portati . E dopo ciò il Duck ordinò , che
dentro a tre giorni chi avefle di fimilv Qijiàttrini gli do-
veflTe portare alla Zecca, o ai Depofitarj dello Stato, che
li fi cambiarebbero in tanti nuovi Quattrini fenza alcuna
fegu(
Addì 7 Ottohre 1600. in CaSJeldurante .
Io Trancefco del Tento da Fefaro pigliare a battere nella
Zecca di S. A. S. con li modi , e fatti , e contenzioni come ap"
prejfo Je dirà in compagnia del Sig* Severo Mang. Illuftre il
quale ajficurarà la Camera. L Ìq
Duca VI. e ultimo d'Urbino Gap. IV. 28^3
I. Io pigli arò a battere dieci mila feudi di moneta d' ar-
gento conforme la battuta fatta dal Petrogianna di bontà , e
lega , che farà di dieci leghe .
//. Per fare detta battuta ^ che mi Jtano dati dìece mi-
la feudi di moneta Veneziana altri fei di detta moì7età per
feudo , iff io darli dieci mila feudi della folita moneta eh' io
batterò per pagamento delli dieci mila di moneta Veneziana .
III. Io farò battere tre mila libre de mezzi fefini della
hontà , e lega delli fejtni battuti in detta Zecca da Petrogian^
na pigliando tutti li quattrini , che faranno flati dati in nota
per li ordini mandati^ e per ogni feudo de quattrini Ducali
della Cerqua , e di S. Terenzio , che mi faranno dati , darò
air incontro uno feudo de mezzi fejtni della battuta^ cV io
farò , & che Jìa prefiffo un termine alli Depojttarj dello Sta^
to a portarmi li quattrini^ che faranno flati dati in nota per
li ordini mandati^ e non maggior fomma con a detti Depoji^
tarj di portar fedi dalli Luogotenenti , & altri ordinar j della
fomma de quattrini , che faranno fiati dati in nota nelli tre
giorni del Decreto fatto da S. A. -*
IV. Che li quattrini dati in nota , come di fopra , non
afcendeffero alla fomma delle tre mila libre y che per quella
quantità y che mancaffe ^ mi Jìa lecito pigliar la materia in
quattrini y 0 altro per finir la battuta dt detta fomma.
V. Che mi fiano date tutte le maffaritie , e mobili necef^
far] della Zecca , per fare detta battuta , e cafo che mancaf^
fé cofa alcuna , 0 che foffero gnajle , che non fi poteffe adopra^
re farle rifare .
VI. Che mi fiano dati li Cugnì , e ftampe per la detta
battuta a fpefe della Camera , io pagarò il nolo della Zecca ,
durante detta battuta , e tutte le altre fpefe che occorrerà a
fare dette monete .
I nuovi Quattrini ordinati dal Duca , che mezii Se-
fini vengono chiamati , erano certamente di conio diverfo
dai Quattrini battuti per Io paflfato, e dal Duca proibiti,
e perciò due di elfi faranno quelli , i di cui tipi ho pò*
fH al num. XXIII,, e XXIV., poiché fi aflTomigliano nel
coniò' ai Sefini . Occupa il diritto del primo dentro ad
una corona di foglie di quercia il nome del Duca in
N n z mo*
284 Delle Mokbte di FRAKC.M.tLDSLLA Rovere
monogramma come nei mezzi Graffi , e fopra di eflb una
corona • Neir oppofto campo parimente dentro ad una.
fimil corona fi legge : VRB. DVX* Nel fecondo tanto
da una parjte $ che dall' altra dentro a due tronchi di
quercia , come nei Sefini , vi fono le parole : VRB. DVX
forfè per errore con aver unito le ftampe di due rovefcj
fimili infiemei errore, che s'incontra ancora nelle meda*
glie antiche . Efifte queft' ultima nel Mufeo Olivieri •
Che il Duca faceffe proibire da fuoi Stati il corfo
de' Quattrini detti della Cerqua , ed altri del fuo conio
dopo che furono fpirati i tre giorni deftinati a portarli
al Zecchiere , o ai Deputati dello Stato , fi rileva da quan*
to fu rapprefentato a quefto general Configlìo di Gubbio
lotto il dì 14 Gennajo i5oi , poiché fu così propofto:
A chi pare , e piace fi fupplichi S. A. S. nel modo , che parrà
ali* Illmo Magijlrato rejli compiaciuta in benefizio di qucBo
Tubblico ordinare , che tutti li quattrini della Cerqua , & al*
tri del fuo conio fi piglino dalla Zecca y oppure ordinare aU
trimenti , <he detti quattrini fi rimettino nel modo che pare*
rà a S. A. S. (199) • A tal propofizione fu flabilito nel
Configlio , che fi porgefle fupplica al Duca y daLquale fu
data quefia rifpofta: Che quanto a* quattrini della Cerqua y
che fi troiano fparfi tra particolari ai codefla Città , poiché
gli ordini dati dell* ajfegne , ist altre proibizioni do^e^ano
rendere ciafcuno ben accorto nel pigliarli ^ non fi potrebbe gra*
tificar quelli fenza pregiudizio d * altri , non 'vediamo capo di
poterneìe follcvare^ che però ogn* uno ne facci quelV efito che
potrà (200) .
Paflando ad offervare i nuovi Capitoli della Zecca
fatti nel 1603 col Sig. Marcello Baldamno da Sinigaglia»
per ritrarre quali monete furono battute , trovo che U
Duca gli diede U /acoltà di battere cinque forta di mo^
nete . Ecco i Capitoli da cui ciò s' impara •
Copia de Capitoli della Zecca di S. A. S. con il
Sig. Marcello Balda/fino da Sinigaglia 1603.
J. 4$*/ confegna la Cafa della Zecca al Sig. Marcello BaU
dafpno da Sinigaglia li ti. Aprile del 160^. cqp tutte leMaJ^
tari*
^ - ' ' ' ■ . ^.j- • '
{^W) Libro delle Riforme dì detto- Anno* (100) Loco ciuto pag« io*
/
•V
Due* VI. I uiTiMO o' Umino CAr. IV. ig{
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t$6 Delie Mohetb di Franc.MJL delia Rovjirb
farìttey & InBromenti di ejfa fer In'ventarto ^ e ftìma^ con
obbligo , cV ejfo Sig- Marcello al fine della condotta debba ri*
congegnare la detta Zecca alli Signori Ministri di S. A. S.
con tutte le medefime Majfaritie ^ iff In ftr omenti di ejfa pr
conn)enzione , e ffima con obbligo , cb' eJfo Sig. Marcello al fine
della condotta debba riconsegnare la detta Zecca dlli Signori
Miniffri di S. A. S. con tutte le medefime Majfaritie , (b* /»•
ffromenti ben conditionati y efiimati con fefo di pagare il de*
trtmento •
IL CV ejfo Sig. Marcello fia obbligato , e tenuto a tut*
te fue ffefe mantenere la detta Zecca tanto di nolo di eJfa ,
quanto di fagare li Salariati , com' anco d * ogn altra cofa
che pojfa occorrere fer il tempo , cV egli farà battere ^ (St fi
efercitarà in detta Zecca &c.
HI. Che il Sig. Marcello fia obbligato per tutto Settem^
Ire projfimo itfoj battere i ^oo. libre d' argento fino con le*
ga di un terzo di rame , cioè che dette monete fiano due ter^
zi d * argento , (b* una di rame con più uno per cento di ar*
gento y isf anco maggior quantità ^ purché non ari^i alle no^ve
leghe . Nella qual moneta wi fia specificato il calore di ejfa ,
iff in una banda 'vì fia V arme di S. A. y & neir altra unOy
0 più Santi a foddisfazione di detto Signore , quali monete fia*
no di calore d' una fedicina y di due fé dicine y di fei fedictne y
ist moneta da quattordici quattrini y ist fia anco aa elettone
dì detto Sig. BaldaJJtno battere quella forte delle fopr adette
tnonete che più gì * agradirà &c.
no . La Cbia've delli quali Cajfoni una ne debba tenere il Con*
duttore y e T altra la perfona y che farà deputato come di fo-^
fra iste.
V. Volendo detto Conduttore bàttere altre 2 5 oo lib. d * ar*
gento per farne parimente monete mifiurate nel modo foprad. ,
le debba battere in termine di tre altri mefiy fpirato , che
farà Settembre y ma a'vanti eh' entri Ottobre fia obbligato
dichiarare la wolontà fua , acciò li MiniSri di S. A. poffino
pi-
Duca VI. i ultimo d* Urbino Gap, IV. 287
figliare queir effedìt.^ che fin gìndicaranno dì ferv. alla
Cam. Set.
VI. Della qual battuta di Uh. 2500, d* argento da far fi
fer tutto Settemb.y come dell' altre 2500, fimili ^ che ajferì (co-
no fare dal frimo di Ottobre fin tutto Decembre del frejent*
anno il d, Cond. fia obbligato di dare due fer cento a S. A.
fer caufa della Ze<ca , àt fuoi InBromenti .
VII. Et afcendendo detta battuta fiu delle' dytfb. ^60 •
da quel fofra fiù che batterà fia tenuto , come fi obliga , fa^
game 3 fer cento a S. A. e queUi 3 fer cento , come anco
gì* altri 2 fer cento della fomma di 5000. Uh. fia tenuto
fagarli in tanta moneta bianca Veneziana .
Vili. ? affati y che faranno li tre me fi dofo che farà ffi*
rato Settembre , come di fofra do^verà d. Cond. dichiarare la
qualità y é^ quantità della moneta mifiurata^ che svorrà bat*
tere y e ffactficare in quanto temfo^ oltre le fud. 5000 lib^
d' argento , nel qual cafo fia in arbitrio delli Signori Mini^
firi della Cam. a * accettare l ' offerta y ist a fari fatti , if
quantità farà femfre f re ferito ad altri .
/X. Che il a. Cond. fia obbligato ca'vate che faranno le
d. monete mi (turate delli Caffoni con r inter'vento femfre del^
li fofraftanti da nomìnarfi ^ fubito mettere le d. monete in
C affette 0 gruffi y et in d. modo , e non in altro contrae^
tarle n^el Torto di fé faro , e mandarle fer Corrieri , 0 barche
a Venetia , (st in Ancona fer fmaltirle fer Legante , (st fuori
d' lialia y (st non li fia lecito di ff e dirle in Italia in modo
alcuno .
X. Et in cafo y che d. monete misturate ritornaffero fet
qualfi'voglia temfo nello Stato di S. A. S. d. Cond. fia obbli*
gato y come fi obbliga , di rifigliarfi d. monete y é^ fagare al*
li froni che /* a^veffe , il Prezzo che è notato in efie mone^
te y le quali foi fub. le deb. fondere .
XL Che mentre d. Condut. batterà le fud. monete mi-'
fiurate y mi fud. temfo non fia lecito alli Offiziali di S. A.
fermettere y che altri foffano battere tal forte di monete , ne
di tal lega , maffime fer mandarle in Levante y ma wolendofi
battere y 0 far battere in d. temfo altre monete di argento
di leghe nuow al Jfcf. , come anco ori , fia fermeffo a d. Si^
gnori
i2S Dblib Monete DI pRANc.M.ILDBtLA Rovere
gnori MinìBrì Camerali di far battere , o dar licenza ad aU
triy che" battìno ^ fenza fero impedire la comodità necejfarìa ^
sì per la Jianza y come per gì* ordegni al Sig. Cond.
XI L Promette il d. Cond. , & fi obliga di battere in ter^ .
mine di un anno da incominciarfi dal giorno , cotne di fofra
feudi 15 mila di paoli io per feudo y quali paoli fiano della
medefima lega ^ bontà , e pefo che fono li già fatti battere da
Srt^ con^ 4^ impronto di S. Ir ance f co da una banda y e dall'
altra P arme di S. A. fenza che li fia permejfo rimedio alcu-*
no y ne in lega , ne in pefo , ma fiano della bontà di leghe 1 1,,
cb* che ne cadano 106 alla lib.y & in tutto , e per tutto con-
forme al pefo di Roma fenza rimedio alcuno nella bontà , &
nel pefo mezzo dinaro folo per lib. y quale fia ricompenfato con
la bontà y quando wi fojfe maggiore dell* 11 leghe y & non w
effendo debba nella feguente colata , 0 al pik nella feconda ri-
farfi nel pefoy 0 nella bontà y intendendofiy che in dette mo*
nete non fia rimedio di weruna forte , ne in pefo y ne in bon^
tà al faggio generale , ma fi concede folo il rimedio , affinchè
per poca cofa non fi abbino da guaflare le monete già fatte •
Della qual battuta di paoli effo Cond. non fi habbia da dare
ricognizione alcuna.
XIII. Si obbliga parimente in termine di un* anno , e
mezzo da cominciarfi come di fopra di battere piafire 40 mi-
la di pàoli IO I l* una della med. legay bontà y e pefo che
f eranno li fopr addetti paoli , fenza che li fia permeffo rime-
dio alcuno ne in lega , ne in pefo , fé non nella maniera
, efplicata di fopra nella battuta de paoli , & pagare a S. A.
per la recognizione della battuta delle 40 mila piajlre fuddet-
te due per cento .
XIV. Et in cafo , che il d. Cond. non batteffe lì detti
15 mila feudi di paoli y e le 40 mila piafire nelli tempi detti
di fopra y per quella quantità che non a^effe battuta fia leci-
to alli Sig. Ministri Camerali farle battere ad ogni fpefa di
d. Cond.fuo danno , & intereffe anco de Ili due per cento refpeP-
ti'vamente , come di fopra (s^c.
XV. Quali paoli y e piafire coniate y che faranno y d. Cond.
fia obbligato metterle , 0 farle mettere nei Caffoni di d. Zec-
ca per il bugio di detti Caffoni , acciò fi poffa ledere Ia quatt*
ti-
/
Duca VI. B Ultimo d'Urbino Caf. IV. i9g
tifa ^ e qualità di d. inonett,.. Le Chiawi de quali una n€
debba tenere il d. Cond. , & l' altra li Sofrajlanti iffc.
avi. Che Jia tenuto d. S'ig* Cond. ogni ^olta che wor^*
rà cacare alcuna quantità di monete^ coniate farne fare fem-
frc it faggio frima^ che Jt curvano did. Zecca ^ e Caffoni ad
effetto che fi ^eda fé fono meglio y o feggro tanto dì le gay
.come di fefo di quello fi è contenuto nelli frefenti capitoli ^
& quando fi farà il faggio della mometa n)i debbano interne*
'nire li fofràftanti , (^ 7 ' ttffaggiatore ferfundere , cb* ìig^ntiar
Tf d^ ]moneìe\ ist fé fi ligentiaranno in un giorno pù Jorte di
monete / intenda un fol Jaggiò , (b*- che li. fo^r addetti debbano
Ugentiare folamente le Monete coniato del fefo ^ ^^g^-^ ^ ^^^*
tk fojfrad. ^ ma nàn U -monete di qualfi^wglia altra fprt^^
che non foffero di bontà , iff' lega come di fopra iste.
XVII . Cafo che' d. Affaggiatore fjtcéjfe faggio alcuno fen*
zif r inter'vento de Hi Sig. Sopraffanti , fia in^valido , (b* comi:
fé non, foffe fatto , ne meno ti Zeccìnero y o Cond^ fi foffa fer^^
'hire di d. monete fotto^ k ^ne ad arbitrio di S. A. Inten*
dendo y che ogni n)olta^ che al fare ^i faggio interneranno, là
maggior farte delli Sofraftanti di d. Zecca , & Affaggìatore ^
& fia approdato per buono s* intenda effer legittimamente
fatto y iff il Zeccherò foffa fre'valerfi della moneta •
XVI IL £ ^er togliere wia ogni foffetto di fraude che
potejfe immetter fi in" d. monete ^ che non foffero di bontà yU^
ga y ist fefo y come di foffa , fia ohhligato il d. Cond., fotto^
forfi al faggio generale da far fi in. fine dell* 0nno , o alla
fiù lunga di 1 8 mefi , & cafo , che in d. faggio generale fi
tronaffe y che le d. monete mane afferò in qualche cofa di bon-^
tà y lega y e fefo fofrad. , tutto quel foco che mancaffe debba
andare a utile della Ser. Cam.y e non del Cond. iffc.
XIX. Che' non fia lecito a detto Cond.y ne meno alli
L'adoranti y che Saranno in detta Zecca y o altri di cawar
ferri di veruna forte da' comare fuori di detta Zecca , ma
li detti fehr ri li debba tenere y e far temere fotto buona cufio^
dia iffc.
XX. Che ciafchuno Stamf.yO Comat. debba tenere il fuo
libro y nelle quale nOtiy o faccia notare la fommay & qualità
ièlla moneta cbe.egU e^nìaràgiormdm. ad effetto ehe^ fer que^
F.ll:' Oo Jia
N,
290 DbLLB MoNBTfi m FRAHC.M.ILDBtt A RoVBRH
jla ftrada anco Jì foffa falere la quantità , e qualità delle mo^
ne te che Ji batteranno . •
: XXL Che datti La'voranti in Zecca non fi fojfa ejfere al^
terato il fre%%o della lof^ mercede
XXIU Che d, monete non fofflno ejfere fiammate , 0 w-,
mate fé non nel luogo debutato , et fubh. di d. Zecca , ist^
che li Stampatori fi fojfino cedere V un e / * altro iffc.
XXIII. Che il d. Cond. fia tenuto a pigliare fer Ajfagg.^
quello che farà deputato da S.A.yC dalli fuoi Mini fi ri , qua^
Je Ajfaggiat. debba fare il faggio di d. monete fome è confue^
ào , et ad ogni ri chic fia di d. Cond. fen%a dimora ^ 0 ritarda
alcuna con r intervento fera delti Sig^ Sppraftanti y-quatp
farifk. ad ogni richtefla di ejfo Cond. fiano tenutila. djfiBere
a d. faggio , acciò il Cond. fer diffettó ^ e ritardam. detti fo^
frad. non abbia da fentirne danno , 0 fregiudi%io di nejfuna
jorte.
,XXIV. Che tutti li argenti-^ che bifognaranno fer far la.
battuta di d. monéte fnifturate .come fer li faoliy e fiaftre ^
d. Cond. fia obbligato frovederfene,^ e farle venire fuori deU
lo Stato .
XXV. Che tutti li cunei ianto delle monete misurate ^
quanto detti faoti , e fiafire il detto Cond. fia obbligato farti
fare a tutte f uè ff^f^^ ^ quelli delle fiafire a fod^ di S. A.^
& nel fine della Condotta taf ciarli tutti alla Zecca di S. A.
fenzd f re tenderne pagamento alcuni^ •
. ^ \ XXVL Che ti detti Signori Sofraflanti almeno una evolta ^
6 due la fettimana debbano >riufcire in detta Zecca , raccord.
tutto quello giudicar anno neceffario^ & in f articolare ^ che le
monete *venghino ben ceniate , e fiamfate .
XXVI I. Si comfiace S* 4^ d' imfrefiare al d. Sig. Mar-^
cello 'gratis feudi '^o. mila> di paoli io, fe^ feudo ^ il detto fi
obbliga di renderne io. m^ finito li fei me fi d^t d\ che li,
faranno fiati contati^ ^ gli altri 20. m. in fine d' altri fei^
fnefi netta medefima qualità 3 ist fpetie di moneta, che a^erà
ricevuto .
XXVI IL Che can)ati , che faranno li detti paoli ^ isf pia^
fire coniate datti Cajfoni nel modo , ^ft^me di foprqy^fiia in
arbitrio di S.A.y 0 de" fwti Miniflri . w>ler p}:g\i^re M d^ttd
• -T
/ DucaVL b ultimo d'Ukbino Gap. IV# 2p|
^ moneta , àt renderli tanti paoti , . e teloni , o altra moneta ,
che fojfero d' accordi , et non f tacendo a detta A. , o fuoì
Minìftri pigliare detta moneta y fi a lecito a ejfo Con a. dì
. walerfene a fuo piacere^ e portarle anco fuori dello Stato
di S. A. S.
XXIX. ' Che per ójferiuinza di tutte le pred. cpfe , ^ nonf^
folo ejfo Sig. Marcello s^ obblighi al ttitto ^ ma procuri^ the
tra 8 giorni il Sig. Lutif Baldajfini fuo Tadre^ iff il Sig*
Francejco Gentili d^ Ancona rattifichino effettualmente in for*
ma probante a loro fpefe tutti li detti Capitoli , àt inflrumeri^
^i da far fi y iff al tutto fi obblighino in folido , t come prin^
cipali y tanto tra fé me de fimi , quanto con ejfo Sig. Marcete
'/>, come anco ejfo Sig* Marcello s'intenda obbligato con t$
fnedefimi in folido , ér come principale (Iste.
XXX. Si dichiara ancora fotto li 28. Maggio di colere
ajfolutamente battere nella Zecca di S> A^ S. le Uh. ijoo^
d* argento in monete fniflurate ^. per la dichiarazione delle qua^
li a^cva tempo tutto il proffìmo mefe di Settembre con ob^
bligo di più vattere nella me de firn a Zecca in una , 0 più 'voU
te dentro lo fpazio di 11. mefi ^ da cominciar fi il prof/imo
mefe di Giugno , & finir fi werfo il fine del mefe di Aprile
160^. altre lib. 1000. d* argento mifturato per fpenderfi y e
. deBinarfi per Legante conforme alle Capitulazioni contenute
come di f opra in tal materia y e ne W altro Inflr omento fatto
fopra fimili monete •
XXXI . Che tal moneta mifturata così di lib. 2500,, w-
me di lib. looo, debba ^valere in bo::tà d' argento almeno uno
per cento più di quello farà defcritto in effa con facoltà di
fare quella lega che più piacerà alli Cond. y^ in arbitrio de
quali fia la qualità delle monete in quanto alla- figura y e
corpo piccola , mezzana y 0 grande in tutto , 0 in parte per
tutta la fomma di lib. 2500* -
XXXII. Che per la battuta di lib. 2500. fi debba dare
alla Cam. Ser. a ragion di 1. per cento nel modo contenuto
n eli* altro Infiromento , e per la battuta di lib. 1000. fi deb^
ba dare a ragion di tre per cento in moneta Ven. bianca »
fecondo quella 'valut. , che farà defcritta nelle monete , che
fi batteranno di tal materia y e nftn battendofi così Uh. 2500.;!
O o 2 come
N
igi Dbllb Moneti i>i Frahc^M.ILdbli a Rovbrs
iome le Uh. loòo. , Jtano li Cond. farimente obbligati dare
la medejima ree agnizione in detta moneta a ragion di i. fer
tento fer le Uh. 2500., ^3. fer cento fer le Uh. 1000.,
tome fé la moneta f offe fiata battuta »
XXX li L Che dette monete debbano a^ere fer imfronto
da una banda V arme di S. A.S.^ e dall' altra banda , oltre
r imfronto denotato nelV altro Infiròmento in tal materia , 0
un Santo togato^ 0 in altra forn^a con'ven.y 0 la tefia di
S. A. con le lattuche , 0 fenza , O'wero /' imfrejftone d' un
Leone , o^'vero la Statua di S. A. armato , come meglio fa^
rerà in tutto y o in farte alli Cond. con farticifazione feri
ielli Minifiri di S. A. S.
XXXIV. Che dentro lo ffazio delli fofrad. 11. me fi nifn
debbano li Minifiri di S. A. fer^netterCy che altri nello Stato
di S. A. fojjl battere , 0 far battere forte alcuna di moneta ,
che tenghi mifiura , ne fimile , ne di'verfa neff. accettuata ,
eccetto che fé fi do^veffe battere alcuna moneta fer ufo dello
Stato di S. A.y e non fer altri luoghi fuori d' Italia .
XXXV. Che 'volenao li Cond. battere in detto ffazio di
W.^mefi fomma maggiore Jelle dette Uh* 3500. lo foffano
fare in quella quantità ^ che fià loro fiacerà con ricog, di g*
fer cento di quel di fiù , che batteranno nella medefima mo*
neta Veneziana , e nel modo detto di fofra .
XXXVI. Che ^volendo detti Cond. battere nella medefima
Zecca in ffazio di me fi \%. da cominciarfi dalla celebrazione
deW Ifiromento Ongari , cioè monete d' oro alV Ongarefca fino
la fómma di 25. mila ^' ' ' ^^ ^ • -- - ? i /• #• /•
deir Ongaro , lo fofftn
de gV Ongari debba effe
Santo armato , e togato , 0 fenza , o'wero la Statua di S. A.
armato con il cafo fcoferto , come meglio f arerà in tutto , o
in farte ad effi Cond. con fartecif azione dt' medefimi Mini--
Siri di S. A.
XXXVII. che occorrendo ^ che gì* Ongari fodero fer gè*
nerale sbanditi in ffazio di tre anni da cominciarfi il giorno
della celebrazione dell^ Infiròmento in quefia materia debbano
li Condutori rìfigliarfeli fer quel f rezzo y che galera V oro
nel temfo faranno loro refortati £er refiitnirli &c.
XXXVIIL
e
Duca VI. £ ultimo d^Urbino Gap. IV» 19 j
XXXVIII. Che fiano obbligati detti Coni, battendo^ e
non battendo detta fomma d* Ongari 25. mila di battere im
detta Zecca dentro detto Jpazio di me fi 18. Scudi 16. mila
d' oro in oro in una^ 0 pk 'volte di bontà di carati 22. di
fefo di 102. alla libbra con queW imfronto^ ^ che piti gradirà
a S. A.y àf non battendoli in detto tempo pojfano li MinifiA
di S. A. farli battere a tutte fpefe , é^ intere fft di detti Cond.
XXXIX. Che non debbano anjere li Cond. rimedio alcu*
no ne in bontà ^ ne in pefo tanto neW ongaroy quanto nc^
Scudi d' oro .
XXXX. Che fia lecito alli Cond. fpaccìare per lo Stat(^
di S. A. così gì* ongari , come li feudi d^ oro , intendendofi
ciò per gV ongari ogni evolta che non fiano proibiti per gene^
rale , e che non poffino mandarli fuori don)e più loro tornerà
fen%a punto di diff. , dopo fatto li debiti faggi iste.
XXXXL Che battendofi da Cond. fomma maggiore d* on^
gari della già detta num. 25. mila debbano battere ancora
de' feudi d' oro a porzione raguagliata a num. 25.,^ num. idu
fenza dare per quejle battute d* ori ricog. alcuna alla Cam.
Ser. etiamdio battendofi qualfi^vbglia fomma notabile • Ùtc
XXXXII. Che non debbano li Miniffri di S. A. dentro
lo fp a zio di detti mefi iS. permettere j che altri batta ^ 0
faccia battere nello Stato ai S. A. quantità alcuna d' onga^
ri &c.
XX XXI IL Che nel re fio circa al gon)erno della Zecca
s' intendano qui per efprejji li Capitoli ^ (jp* contenzioni conte*
nuti nell' altro Infiromento di Zecca iste.
XXXXIV. Et per V offer^anza di tutte quefle cofe / of^
f eri f ce far ratificare come principali ist in folido il Sig. Tran^
cefco óentili d' Ancona y & il Sig. Lutio Baldaffini da Si^
mgagUa .
La prima qualità di moneta fu adunque di libbre
2500 d'argento in monete mifturate non per T addietro
battuta ; e ciò per comodo non già del proprio Com-
mercio , ma per contrattarle nel Torto di ? efaro , 0 man--
darle per Corrieri , 0 per barche a Venezia , ist in Ancona
per fmartirle per Legante (201) , et fuori d' Italia , & non
li^^
(loij Anche in Tofcana bauevanii fimili monete per Levaste 4' jnferior
i94 Dhli-b Monbtb diFranc.MJLdeila Rovere
a Jta hcito di ffcdìrU in Italia in modo alcuno , anzi con
efpreifo obbligo in cafo che dette monete miftiirate ritornaf-
fero fer qualjrvoglia tempo nello Stato di S* A. S. detto Con-*
duttore fia obbligato , come fi obbliga di riftgliarfi dette mo^
nete , e pagare alli padroni , che V a^vejfero , // pre%%o ch^ e
noto in effe mvnete , le quali poi fubito le debba fondere . Do-
vevano cflTere qucfte monete d' argento con lega dì un ter*
xo di rame con più uno per cento di argento ài' anco mag-
giore quantità purcht non arridi alle no've leghe . Il fuo im-
pronto fu prefcritto che fpfle da una banda V arme di
S. A. S.^ e dalV altra hflnda uno , o più Santi togati^ o in
altra forma contenuto ^ o la tefla di S* J* con le lattuche ,
o fenza , on)n)ero V impreffione d' un Leone , o^^ero la Statua
di S. A. armato , come meglio parerà in tutto , o in parte alli
Conduttori con partecipazione però delli Minijlri di S^ A. S.
Njtlla qual moneta n)i fia fpecificato II ^valore di effa , fiano
di 'valore d' una fedicina ^ di due fedìcine , di fei fé dicine , (st
Moneta da quattordici quattrini (st fia anche ad eletiove di
detto Sig. Baldaffino battere quella forte delle fopraddette
monete che più gV aggradirà .
Premefle tali notizie chiaramente fi viene in cogni-
zione, che una di quelle monete battute per fpaciarfi
in Levante di quella di argento con lega , intagliata al
num. XXV. , che è rariffima , e per così dire (ingoiare ,
la quale fi trova nel Mufeo Olivieri , poiché nel diritto
porta impreflb V arme Ducale attorniata del Tofone , e
all^
lega delle folitc a'batterfi in quella Zecca, e fpenderfi nella Tofcana. Due fra
k altre ne riporta Ignazio Orfini nella Storica delle Monete de* Granduehi di
Tofcana . \j3i prima alla pag.-^p. num. XXVL cosi la dcfcrive: ^Ertendo ftata
„ fetta richlefta al Granduca Ferdinando da alcuni Mercanti di Levante di far
,9 coniare alcune monete nella fua Zecca d' in/erior qualità d' argento , fu loro
^ accordata folto nome della Zecca di Più , e con mettervi attorno la valuta ;
,. fi oITerva adunque quella moneta fimile al Giulio .... coli* arme del Grandn-
,} ti^s la folita iicrizione, t nel rovefcio il Giglio arme di Firenze con le let-
», tere attorno M^eta per Levante da Soldi io Fifa . Pochiffime fé ne fono pò,»
. „ tute vedere, mentre che per etfcre d'una lega tanto inferiore non tornarono
„ in ouefti Paefi^. L'altra fegnata al num. XXV IL „Fu fatta coniar ancor
„ quella coir iftetfa ordinazione della fopraddetta defcritia, che fra effa, e U
9, prefente poca differenza vi fi oflerva, folo nel rovefcio vien cambiato il Gi«*
>» glio in una figura in piedi con coltello nella mano deftra in atto di ferire
H r.aiìra genuflefla in auo di chieder pietà ,, «
Duca VL b ultimo d* Urbino Gap. IV. 2$^j
allMmorno: FRAN. MARIA IL VRBI. DVX VI. ET.,
e nel rovefcio due non fo quali Santi con V epigrafe :
MONETA DE DOI 8EDICINI , cioè moneta da due
Sedicine , che è lo fteflb che dire moneta da^ Quattrini,
trentadue. Se ne fiano ftate battute del valore di una
Sedicina , e da (ci Sedicine non ho alcun fondamento
d' aflerirlo , poiché non fé n' è veduta alcuna per quanto
io fappia . Non fon però lungi dal credere , che una di
3 uefte rare monete di maggior valore fia la feconda in-
icata nel dianzi efpoi^o Bando pubblicato in Bologna
li 4 Agofto i6i2, poiché non la ritrovo defcritta in al--
cun de* precedenti riferiti documenti, ed é affai diverfa
nel valore dalle altre monete di cotefta Zecca. Da una
parte aveva il Duca armato con la fpada in pugno, co*
me fi prefcriye ne' fuddetti Capitoli , e dall' altra un' ar*
me del detto Duca.
. La feconda fpecie di moneta , che il detto Zecchiere .
il obbligò battere, furono 150 mila Paoli della medefima
lega , bontà , e pefo che furono quelli faui battere da*
S. A. con l'impronto di S. Francefco da una banda y e dall^
altra V arme ai S. A. Uno di elfi Paoli mi dò a credere
che fla quello , che ha lo Stemma del Duca attorniata
dair Ordine del Tofone , come nella precedente moneta ,
poiché onorato il Duca di tal Ordine , fi dee credere ,
che forte fubito indicato nelle fue monete* Vedafene il
tipo al num. !^XVI.
La terza qualità di moneta fu di coniare 40 mila
Tiajlre da Paoli io ì T una della medefima lega , bontà , e
pefo , eh' erano li fuddetti Paoli . Fu auelta pure una
riuova fpecie di moneta non per àliche oattuta in quefli
Stati, poiché era di maggior valore di quelle coniate per
lo paffato , e 'finiìlè agli Scudi di Roma, ed ai Ducato-
Hi, che ufcivàiió^ dalk^altre Zecche i^i' Italia , e perciò in
una nota di monete , che avevano corfo in Bologna ,
li 6 Settembre 1^04 fi chiama: Scudo ^ 0 Bucatone d'Ur^
bino di fefo (arati i6^. In un Bando pubblicato pure iiy
detta Città. Kij Febbraro^ 1Ì507 fi vsimulo ^Scudé d' ar^
gento d^ Urbino -ì- ■■ -i ^» ..n-Vir hi^' 'mi ti. 1 .u -r, iir^j^ %é^ ^
e lo
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2p6 DelLB MoMBTB di FRANC.MJItDBLtA RoVBRB
c io Scudo J' argento di Roma d4 io. Fao/i — //>. 4. 5. 8»~
rtel poc* anzi riferito Bando del 161 2 abbiamo qual fofle
1* impronto di eflb ^ Scudo d' Urbino da una banda 5*. -4.
armata con la ffada in fugno^ dall' altra un Arme dì
S. A. i' — — \ — Uri 4. 3*
La Scudo di Roma da io. Vaoli — lir. 4. 3. 2.
E finalmente nel in altro Bando delli 6 Giugno 1631
// Bucatone di Venezia , Milano ^ Tarma , Manto<va , I/ir- .
bino y e Lucca — r — — ^ \ lir. 5 . .
Dovendo effere la détta Piaftra detta anche Scudo, o Du^.
catone del pefo di Paoli io|, eh* è di grani 684^ ar^
gento di bontà oncie 11 per libbra, avrebbe contenuto'
di fino grani 527 21, Ma convien credere, ch'effa non
fofle che del pefo di grani 552 — per confeguenza del
valore di folo. diecj: Paoli ,.,c;ome la vedremo efprefla-
mente formata in appreflb, cioè (imile a' Scudi ai Ro;
ma , il valore de' quali è ftabilito in Paoli dieci , come*
apertamente fi deduce nei Bandi poc'anzi mentovati. Né
poteva ciò avvenire diverfamente , poiché i carati \6g^
che fii conosciuta detta moneta di pefo nel 1604 in Bolo-
gna, corrifpondono a grani 6^g Romani, cioè {blamente
tre grani di menp del pefp ^\ dieci Paoli y il che fé fofle
fiata di pefo di Paoli loi avrebbe dovuto pefare 33 gra-
ni di più , la qual differenza non poteva avvenire . Una
di dette Piaftre battute in tal tempo è quella , che fi con-
ferva nel Mufeo Imperiale di Vienna , pubblicata nel fe-
condo Tomo di detto. Mufeo alla pag. 312, dal qual
libro ho levato il. tipo ,. che fi vede al num. XXVIL.
Rapprefenta da una parte la tefta del Duca con le lètte*
re: FRANCISCVS MARIA IL, e fotto il bufto MDCIIL
Dair altra lo Stemma di detto Duca cjop T ifcrizione ;
VRBINI DVX VL ET. C. . :V . . i \;
La quarta qualità di moneta fu efla pure per la pri-
ma volta data facoltà al Zecchieire coniarla , come fi pre-»
ieri ve al Gap, .32. CU n)oUn4fi. detti, (Conduttori battere Qnr^
^ari^ 0oè tnonue^d\ oro all\ Qngare^ca ^d aÙa^ ^on^ma Jt^
Scu^
^
Duca VI. b ultimo d'Urbino Gap, IV. 297
Scudi 25 mila^ di bontà di carati 23 | del f olito fefo dell'
Ongaro lo fojftno fare. Che V impronto da una far te dehha
$Jfere V arme dì S. A.S.^ e dall' altra un Santo armato , to^
gato j 0 fenza ^ o^yero la Statua di S. A. coronato con il
capo fcùferto y come meglio parerà in tutto j 0 in parte ad
#2^ Cond/ifori con partecipazione de' medefimi Minijtri di S. A.
Che fé ne effettuafle di cotefta moneta la battuta è facile
. a perfuadercelo > poiché fi praticava anche in altre Zec*
che; ma non ho avuto la forte di vederne alcuna per
dimoArarne il tipo, forfè o perchè quelle, cHe fi conia*
rono 5 furono mandate in altri paefi , o perche fé ne co«
niò poca quantità ftante non aver il Zecchiere obbligo
di batterle •
Per ultimo fi obbligò il Zecchiere di dover battere
Scudi 16 mila d' oro in oro di bontà , e pefo come fi
era fatto per lo paiTato, con queir impronto , che più
fofie di gradimento al Duca • Due Scudi d^ oro ho ven-
duti , che probabilmente appartengono a quei^a battuta
per efiere ftata aflai viftofa ; il difegno de' quali fi vede
al num. XXVIII. e XXIX. Il primo fi pofliede dal Za-
netti ; porta nel diritto V immagine del Duca con le let-
tere; FRANCISCVS MARIA VI., e nel rovefcio lo
flemma della Famiglia della Rovere con le parole VR-
BINI DVX VI. Il fecondo fi conferva nel Mufeo del
Granduca di Tofcana; Tarme del Duca attorniata dal
Tofone occupa il diritto con le feguenti parole : FRANC#
MARIA li. VRB. DVX VI. ET. C. Il rovefcio rappre-
fenta la rovere con la veduta del Montefeltro , come ne*
Tèftoni dianzi defcritti , e V epigrafe FERETRIA .
Oltre le fuddette due monete del valore di uno
Scudo d' oro ne fece il Duca coniare del valore di quat*
tro , di fei , di dieci , e di venti Scudi d*^ro , come ci
lafciò fcritto il Padre Zacconi , il quale afierifce , eh' era««
no di bontà dia; carati; ma ciò non fuflifte, perchè ne*
poc' anzi dimoftrati documenti fempre fi prefcrive , che
fieno di bontà di carati 22 , e di pefo 102 per lib*
bra , come fi praticava nelle migliori Zecche non folo
dMtalia, ma d Europa, e. per tali erano ricoBofciuti, ^
T.U. Pp rice-
igS DbLlb Mokbtb di Franc.MJI.della RoVìrb
ricevuti in commercio , come fé ne ha una incontrafta*
bile prova dal più volte mentovato Bando pubblicato
in Bologna nel i5i2 , poiché in efTo fi legge: Scudi,
d' Oro delle fìamfe quali fono le fnfrafcrhte : Roma , Tran*
eia y Sfagna , Napoli , Geno^va , Fiorenz»a , Venezia ^ e Ur^
bino lir.%. 5., ed in altro Bando parimente pubblicato li
21 Ottobre 1654 fi tariffano le Doble fanali del fefo ^èc^
chio d ' A'vignone j Bologna y & Urbino lir. 15-, il che. di-,
moftra ad evidenza, che fbffero battute in cotefta Zecca
le Doppie del valore di due Scudi d' oro y ma fino ad ora
non ho avuto la forte di vederne alcuna* Ho bensì oifer*
vato prefTo il Zanetti la moneta XXX. del valore di quat«
tro Scudi. La parte anteriore di efla ci dimoftra Parme
Ducale attorniata del Tofone , e la folita epigrafe FR ANC.
MARIA IL VRB. DVX. VL E. C. , e neli' oppofto fi
offerva fcolpita la veduta del Montefeltro come nelle an^
tecedenti , e neir efergo FERETRIA .
Del valore di dieci Scudi d* oro fé ne trova una in
Cagli / e due in Pefaro battute nello ileflfo conio della
Pialtra d'argento dianzi defcritta al num. XX VII., come
praticavafi anche in altre Zecche.
Delle Doppie da venti Scudi farà probabilmente quel-»
la moneta d'oro da me non veduta giammai, efiftente
ilei Gabinetto Imperiale ^ e pubblicata nel libro delle
monete d' oro di detto Gabinetto alla pag. 257, dal quale
ne ho levato il difegno intagliato al num, XXXI. Varia
foltanto dalla precedente nella data dell' anno , poicjpià
quefta fu battuta nel MDCIIII.
Grande doveva effer T utile, che fé ne ricavava dalle
monete battute per Levante, poiché terminata la loca*
zìorie del fuddetto Zecchiere fi prefentò al Duca un cer-
to Juda Baccani Ebreo Levantino per aver la facoltà di
batter cffo pure libbre tre" mila della ftefla' moneta di
lega 5 e fi obbligò di dare per ricognizione tre per cento
battendo ^ o. nofl^battendo la detta moneta , come fi de-
duce da' Capitoli fotto il d3 12 Giugno 1604. Il dì 1$
Ottobre di detto anno ftabilirono pofcia altre Capitola^
2Ìom da offervarfi per tre anni> dalle qiiali fi ricava, che
a
• * I
Duca VL h ultimo d* Urbimo Gap. IV# 199
il detto Ebreo fi obbligò di pagare al Duca ne'fuddetti
tre anni, per la facoltà di battere detta moneta, fei mila
Scudi di ricognizione , come più difufamente lo efpri*
mano i Capitoli , che fono i feguenti .
AdJt 12. Giugno 1604. in Caflel Dnrante .
Copd de Ili Capitoli della Zecca con Juda Baccani
Ebreo Levantino •
I. Si permette a Juda Baccani Ebreo Levantino che pojfa
fer tutto Ottobre froffttno far battere nella Zecca di S. A. S*
in Tefaro Uh. 3000. di moneta mìBurata ^ nella qual moneta
rui Jìa dui terzi di argento di leghe diece , «b* un terzo di ra-
me , della quitl miflura fé ne debbano fare monete piccole , o
grande come più aggradirà a detto Baccani , quale promette
dare di recognizione alla Cam. Ser. 3. per cento battendo , 0
non battendo la detta fumma .
//• Che in detta moneta wi Jta defcritto il 'valore de ir
argento y che è in ejfa non an)endoJi in conjideraiione ne il
rame , ne la f atura , iff che i)i jìa d ' argento un pii^ per
cento con 'valutar pa^voU 11. per grofft i6.
III. Che in dette monete w Jia da una banda V arme
di S.A. 5*-, ^ dall' altra unOy 0 più Santi y o'vnjero un Uo^
' mo armato con la tejla f copèrta con la fpada in mano\ a
fenza , 0 la Ro'vere , come più aggradirà a detto Baccani .
IV. Che battendo in detto tempo maggior quantità delle
goao. libbre come di fopra jia obbligato dare la medejima re^
' cognizione di 3 . per cento .
^ V. Che detto Baccani jia tenuto per il tempo che battè--
rà pagare il nolo della Zecca (Sr tutte /' altre fpefe di polzo^
narìa , cunj , 0 altre , che occorreranno per detta battuta
fenza che la Cam. ne fenta danno in parte alcuna ancorché
minimo * »
VI. Quale monete battute che faranno , ji debbano fubit0
mettere ne Ili Caffòni^ & de lì non le'varle fenza l* inter<ven-
to delli Sig. Soprajlanti y ot ciò ji pojfa ^vedere la qualità^ ist
quantità della detta moneta. Le chia^vi de' quali caffoni una
ne debbano tenere i Sig. Soprajlanti ^ (ff l' altra fnda Bac^
cani .
VIL Che la recognizione del 3. per cento chjt detto Bac^
Pp r cani
300 Dbilb Mohbtb di Frahc.M.IL dblla Rotbkb
€ani dà alla Camera fia tenuto pagarla in tanta moneta Ve^
ne%iana bianca •
Vili. Che dette monete non fi fojf^no [fendere ne 'ven^
dere per ^erun luogo d" Italia , ma Jolo fmaltirfi fer Le^van-
te , & in cafo tornajfero in Italia fer quafin)oglia temfo , il
detto Baccani fia obbligato rifigliarle fer il mede fimo fre%%o ,
che in ejfe è notato , e fonderle •
IX. Che tutta la fol%onerta , & altri ferri , d?* majfa-^
tizie della Zecca fono obbligati il Sig. Gentile y & H Stg^
Baldaf/ino rendere alla Cam. , fi debbano confignAre al detto
Baccani fer inventario , ^ ejfo fia obbligato a rejlituirle ben
condizionate , & nel mede fimo modo , che li fon Bate confi^
gnate , altrimente fia tenuto a tutta la deteriorazione y che
fojjff in detta roba • ^
X. Che tutti li cunei , «b* folzonerìa , che detto Baccani
faceffe fer caufa di tal battuta , fia obbligata lafciarli in
Zecca gratis. ^
XI. Che in fin del temfo fi abbia da, fare il faggio ge^
nerale , iff non riufcendo della lega , e bontà fofrad. , quello
fi tro'vaffe mancare , fi abbia da rifare alla Cam. Ser.
XII. Che fer detto temfo non fi foffa dalli Minifiri dat
licenza , che verun' altro foffa battere moneta misurata della
lega fofrad. , ma lìolenao far battere di fiià lega , cioè da
otto leghe in' fu , foffino li detti Minijiri far battere , o dar
licenza , che fi battino .
XII L Et fromette detto Baccani fer V emolumento di }•
fer cento y tanto delle 3000. libbre battendo ^ 0 non batten^
do , quanto di quel ftìi che hatteffe , oltre il fuo obbligo y
alianti cominci la battuta dar fer figurtà Mf Pier Antonio
tioffiy 0 Uelìa da Recanati Ebreo , & Banchiero in V efaro ,
0 altri a foddi^ fazione delli Sig. MiniBri di S. A. , quali fi
obblighino in foli do , e come Princifali fer InBromento giurato
anco alla r e flit u% ione delle robe di Zecca ^ e deteriorazione
di effe , fagamenti di noliy ist cunei y ist folzonerìa da la^
fciarfi.
Cofia delli Caf itoli della Zecca con Juda Baccani Ebreo
Le'vantino fatti fottQ il di 1^. Ottobre 160^.
L Si fromette a Juda Baccani Ebreo Levantino che fojja
few
/
Duca VI. i ultimo d' UiiBiNa Caf. IV. joi
fer termine di tre anni far battere nella Zecca di S. A. é
f efaro tante libbre di monfta misurata , che a darne , come
fi obbliga , 3^ jer cento di recognizione a S^ A^ fer caufa di
detta battuta la detta recog. afcenda in fint delli detti tre
anni a feudi fei mila , quali feudi fei mila il detto Baccani
fi obbliga pagare in mano del Teforiero di 5*. A. in tanta mo^
meta Veneziana bianca ^ e fare in modck tale y che in fine della
detta condotta intieramente in dette mani fiano pagati li detti
fei mila feudi come di fofra , come anco quel pia che do'vejfe
per la battuta maggiore che faceffe .
//. Hella qual moneta w fia doi terzi di argento di le*
ghe dtece ^ ist un terzo di rame , della qual mtfiura fé ne
debba fare monete piccole ^ o grandi ^ come piìt aggradirà A
detto Baccani »
///. Che in dette monete w fia defcritto il ^valore dell^
argento che farà in effa con un piìi per cento , non a^endofi
in confider azione in detto calore ne il rame^ ne la fattura
con salutar Ji paoli ii. per groffi 16.
IV. Che battendo y 0 non battendo in detti tre anni tan*
'ta quantità delle dette monete che a j . per cento non afcen*
defjero per recognizione della Ser. Cam. alli fei mila feudi ,
nondimeno il detto Baccani fi obbliga pagarli li detti fei mila
feudi nel modo come di fopra •
V. Che in dette monete ^i fia da una banda V arme di
S. A.y come nel Cap. 3. dei Capitoli antecedenti col Bac^
cani étc.
VI. Che battendo in detto tempo maggior quantità di
dette monete che a i. per cento afcendeffero più di feudi fei
mila che dà per recognizione a S. A. da quello in fu di pii
che battejfe il detto Baccani fia tenuto y come fi obbliga di
dare y parimente 3. per cento di recognizione alla Ser. Cam.,
VIL Che il detto Baccani fia tenuto per il tempo che
batterà pagare del fuo il nolo della Zecca & fare tutte l' al*
tre fpeje ai polzonarìe y cunei y o altre di qualsivoglia forte
che occorreranno per detta battuta , fenza che la Ser. Cam.
ne fenti danno in parte alcuna , ancorché minimo y ne pefo , a
fpefa di forte alcuna ne per queffo ne per altro ,.
Vili. Q^ali monete battute y che faranno &c.^ come nei
Capitoli antecedenti del Baccani num. VL IX^
jci Dexlie Monete di Franc.MJI.deILA Rovere
IX. Che idette monete non fi fojflno [pendere ; come nei
fuddetti Cafitòli nnm. Vili.
X. Che detto Baccuni fia obbligato in fine della condotta
rendere alli MiniBri di S. A. tutta la polzanerìa , & altri
ferri 5 cb* MaJ[fari%ie di qualfi'vogUa forte della Zecca , che lut
pr inventario re f refe dal Sig. Francefco Gentili , & Sig* Mar-
cello Baldajftni ben condizionate , & della medefima qualità ^
che lui le frefe a bontà , e flima \ isf f^^ò fi abbia relazione
all' inventario fatto allora di detta confegna , altrimente fia
tenuto alla deteriorazione in detta roba . .
Xh Che tutti li cunei ^ ist folzonaria ; come nei detti
Captoli num. XL
XIL Che in fine del temfo fi abbia a fare iste. ; come
nelli Beffi Capitoli num. XIL . .
XIII. Che fer detto temp non fi fojfa dalli Minifirt
di S. A. iffc; come nei Capitoli antecedenti num. XIIL
XIV. Inoltre il detto fuda Eaccani in ffatio delli tre
anni promette ^ & fi obbliga di battere nella Zecca dt Te faro
feudi 12. mila di buona moneta di oro ^ iff argento^ cioè fcu-
di doi mila d' oro in oro per ciafcheduno anno , che tn tutto^
faranno feudi 6. mila fimili di carati ventidoi , di fefo cento
doi alla libra con quell' impronto y che fiit agradirà a S.A.o»
XV Quali feudi d' oro non debbiano a^vere rimedio alca-
no ne in bontà , ne^ ^n fefo .
XVI. Il reftante^ che fono altri 6. mila feudi fino alla
fomma di 12. i mila il detto Baccani promette batterli in detto
tempo j cioè doi mila P anno in piaftre di paoli xo. l* una ^ 0
in teffoni ^ 0 in paoli ^ come ptù farà comandato da S. A.*^
quali monete fiano di leghe undeci , (b* ne radino a ragione
di paoli 106. alla libra refpetti^amente y ist fi faccino con
l ' impronto folito .
XV IL Quali monete non abbino rimedio alcuno in bon^
ta y & nei pefo mezzo dinaro folo per libra , iff queito rtme^
dio folo fi concede a fine che per poca co fa non fi abbino ^
guaftare le monete già fatte , ma nella prima colata y 0 alla
più longa nella feconda debbia il detto Cond. refare detto
mezzo dinaro , acciò nel faggio generale dette monete riefcht-
no di leghe 11., ^ a 106. la lib.
XVIIL
Duca VI. i ultimo d* Urbino Caf. FV. 30J
XVII I. E^ però il detto Conduttore fi obbliga in fint di
detta condutta di ejfere fottopoffo al faggio generale , è* cafo
il dettò faggio generale^ li feudi d' oroy fiajlrej tefiom^ &
;pauli non riufc'^ero delti carati y leghe ^ & fefo ref^ettinja^
mente come di fofra in tutto quello , che mane afferò debba
andare in bene fitto della Ser. Cam. , (s^ non del Cond.
XIX. Delle quali monete qui di fofra effo Cond. non n€
ubbia dare recog. alcuna alla Ser. Cam.
XX. Mt in cafo che il Cond. in detto temfo di tre an^
ni y et nel modo come di fofra non a'vejfe battuto in tutto y
0 in jfarte la detta moneta fia lecito alti Sig. Miniflri Cam^
farla battere ad ogni danno , f^efa , ist intere ffe del detto
Cond.
XXI. Quali feudi d^ oro i fiafire y tefloniy e fauliy che
il detto Baccani batterà fia obbligato y 'volendo le dette mo*
nete S. A.y dì darle- ^er il giufto fre%%Oj^ ist che farà d* ac"
cordo con li Sig. Mintftri . ' ' ' '
XXII. Et promette anco il detto Baccani per fare qule^
fia battuta di far fare di fuo le polmonarie y cuneiy et tutto
quello y che occorrerà , fenza che la Cam. Ser. ne fenti dan*
^0 y ne incomodo alcuno y li quali cuneiy iff polt»onarie al fin(k
della condotta fia obbligato lafciarli in Zecca gratis .
XXI IL Et per l* offer'vazione di tutte le foprad. tofe ,
e Capitoli iffc.
Le monete dunque, che il detto Ebreo ebbe facoltà
di battere per pofcia fpaciarle nel Levante furono infe'^
riori àx lega alk battute per lo palTato, poiché le ante**
fedenti dovevano contenere di bontà due terzi di argen*
to , & una di rame con più uno per cento di argento ^
& anco maggior quantità 5 purché non arrivalfe alle nove
leghe, e quelle' gif fu pérmelTò di farle di bontà di due
terzi di argentò di leghe dieci , ed un- terzo idi rame con
Siù uno per cento ttì argento . Rifletto al cònio gli fti
ata facoltà di farlo piccolo, o grande còme più gK
foflc ftato di piacimento, purché vi ifofle defcritto il' va-
lore deir argentò, e che aveffe da una parte Parme
del Duca , dall'altra uno , o più Santi , ovvero un Uo-
mo armato con la tefti ^fcòperta con la fòàda in rttano>
o len-
\
\
304 Dsiis MoKETB DI Franc*MJLdblla Rovbrb
o f^nza , o ia rovere , come più gli fofle a grado . Da
ciò chiaramente fi deduce, che alcune delle monete da
quello Zecchiere battute furono quelle che ho fatte in-
cidere nella feguente Tavola, le quali fi credono affai
pregevoli, e fi trovano preffo il Zanetti.
La XXXII. contiene nel diritto Tarme Ducale, co-
me quella al num.XXV*, ma fenza ilTofone; e nel ro*
vefcio r ifteffe figure , ma con diverfa ifcrizione , la quale
indica il fuo valore, cioè due quattrini di meno delle
altre: MONETA DA QVATTRINI TRENTA-
La XXXilL è fimile alla precedente a riferva delle
figure dei due Santi , che fono differenti «
Molta maggior diverfità s^ incontra nel rovefcio della
XXXIV. vedenBofi in vece de' due Santi la rovere •
Oltre le defcritte monete l'accennato EbreQ nei fé*
condi Capitoli fi obbligò di battere fei mila Scudi d' oro
dello fteflb pefo , e bontà , che i coniati per lo paffato •
Qual foffe di quéfti il conio non ho alcun lume per ri*
kva^lo .
Cosi pure altre fei mila Scudi in Piaffre da Paoli Ucci
l* una y 0 tnTcJìoniy 0 in Paoli ^ come viù farà comandato da
S. A. , aftitli monete Jiano di leghe undici ^ e ne 'vadino a ra^
' " '" '^ '^ faccino
moneta
che la
Pia^ra fia da Paoli diecir> quindi è che la già defcritta
9\ num. XXVII. farà fkta hior di dubbio anch' effa d;
jegual valore , perchè fé fofle ftata di valore differente fa*
rebbefi ordinato il conio eziandio differente per difliyi*
guerla da quella. Siccome la ^^fcritta Piaftra porw l'an*
no che ufcì dalla ^ecca , così coorviei^ credere , che quelle
coniate da quefto Zecchiere aveffero ;1' impronto . conte il
difegno, ch« fi vede al num. XXXV, levato da una di
dette monete , ma in rame. , che fi conferva nel Mufeo
Olivieri • In effa fcorgefi nel primo campo il Duca poi
Tofone, e le lettere: FRANCISCVS. MARIA IL Neil-
pppoAo lo Stemma delln fawigli^ deUa Rovere coi^ at-
torno : VRBINI PVX VX, ET- Q ,
Dblli
Duci VI. I viTiMO d'Umiho Cay.IV. 30J
MI. .Q.q ?'"•*"
^o6 Delie Mohetb di Frakc.M JLdell a Roveri
Delle Monete fatte coniare in Urbino.
Terminato il tempo prefìflb alla locazione del fud-»
detto Zecchiere fi chiufe la Zecca in Pefaro , e fi trafpor-
tò in Urbino nell'anno 1605. Per non interompere per*
tanto il corfo cronologico paffaremd ad oflervare le mo*
nete ivi battute per pofcia ritornare a quelle di Pefaro •
Quando e perchè il Duca facefle aprir la Zecca in Urbi^
no ce lo addita il più volte mentovato Padre Zacconi
nella fua Cronica con le feguenti parole : yy Né perchè il
jf Serenifllmo Sig. Francefco Maria !!• a giorni noftri po'-
,, chi anni fono facefle batter, e cugnar monete in Ur-
>, bino, facendovi batter Piaftre Ducali da uno Scudo
5, r una , mezze Piaftre , Giulj , e Grofletti piccoli , e
9> che rabbino gli Urbinati battute mai per T innanzi,
9, e per antica ufanza fotto detti Sereniflìmi , mentre fo*
^, no ftati Signori noftri, che facendolo S. A. folo per
yy degna memoria del battefimo , che vi fu dato dal Se«
yy renifllmo Federico ultimo Principe di tal cafato, fami-
5, glia, e ftirpe , fempre innanzi, e dopo e' ha voluto, e
„ bifognato far batter moneta , ne V ha fatta batter , e
„ cugnar qui in Pefaro, e non altrove.,. Dai Capitoli
che. fi ftabilirono col Zecchiere Francefco Tinto , e Com*»
pagni , che in appreflb riferirò fi viene maggiormente in
cognizione della qualità , e quantità delle monete in quC'*
ila occafione battute, poiché furono obbligati di far uaf^
fere nella Città d' Urbino inf^a%io di un anno da cominciar fi
dal frincifio di Settembre Scudi 6q mila di monete di Groffi
nienti Per Scudo y cioè di Scudi ^^q mila de Groffi y Scudi io
mila di monete da Groffi doi l * uua y Scudi i o mila di mone^
te di Groffi 10 V unay e Scudi 10 mila di monete da Groffi
20 /* una di leghe 10, e che ne n) adi no a ragione di Groffi
num. 16') alla libbra.
Qyattio forte di monete ufciron dunque dalla Zecca
d* Urbino m tal occafione. T)t* Groffi 267 dovevano pefa*
je una libbra, così ogni Groflb farà flato di pefo di gra*
^i ^5 15 y ed eflendo di bontà di oncie dieci avrà conte-
nuto di fino grani n^. Il tipo di elfo, come fi vede al
Duca VI. b ultimo d* Uabiko Gap. IV. 307
lium. XXXVL e XXXVII., è da una parte Tarme del
Duca con ali* intorno la folita ifcrizione; dall' altra
dentro ad una corona di rami di quercia le lettere :
I. GROSSO .
I da ine Graffi fono del doppio pefo, e valore del
fuddetto Groflb , e fii chiamata G/W/o ; e così re fio in tal
tempo diverfo il Giulio da i Faoliy poiché erano quefti
di maggior valore di due Grofli , e perciò ri chiede vanfi
dodici Giulj per dieci Paoli, come vedremo in appreflb,
ed ora il Giulio fi conteggia per due terzi di Paolo ,
cioè quattrini gif, quando altrove Giulio, e Paolo è
un Anonimo come lo era anche per lo^ paflato in quefti
Stati . Il conio è lo fteflb , a differenza , che nel rovefcio
vi fono le lettere: 2* GROSSI, e nella parte inferiore in
piccolo le lettere : L. X. per indicare la bontà dell* ar-
gento effer di leghe dieci . Vedafi il difegno al num«
XXXVIII. L* altro fimile al num. XXXIX. varia dal
fuddetto , perchè ha Io Scudo dell' arme attorniato dalla
-collana dell' ordine del Tofone .
Di quelle da dieci Graffia o fiano mezzi Scudi di pefo
grani 2;8|| una di effe è la XL., che unicamente ho
trovata nel Mufeo del Granduca di Tofcana • Ci vien rap-
prefentato nel primo campo il bufto del Duca con Tifcri-
zionc: FRANCISCVS MARIA IL L'oppofto ci dimollra
io Stemma del Duca colla collana, e nel margine le pa^
role : VRBINI DVX VI. ET. C. , e nella parte inferiore
F indicazione del valore della moneta GR, X.
Non fìi certamente di gradimento il conio della fud^
detta nuova moneta forfè per non effervi l'indicazione
della bontà dell'argento creduta neceffaria per effer mo-
neta nuova , o per qualche altro motivo , perchè abbia*
mo da* fecondi Capitoli, che. riferirò, le monete , che
do'veDanJi battere , fturono flambate con V arme di S. A. Sé
da una banda ^ iff lettere dall* altra ^ come fi è fatto nella
battuta di Urbino . Fu adunque mutato il conio di tale
moneta , che fu detta Fiorino , ed in effa nel diritto fu
pofto lo Stemma del Duca con la leggenda : FRANC#
MARIA II. VRB. DVX VI. ET. C. Nel rovefcio una
Qjq i car-
/
jo8 Dbxib Mohbtb di Franc.M.ILdblla Rovbr«
Cartella» in cui è fcritto GROSSI X.» e fotto detta car*
tella L. X. iniziale di Leghe dieci , e €on tal conio fi prò*
iegui a coniarla in avvenire. Vedafi il tipo al num. XLL
Affatto fimile è r altra da 'venti Grojp detta Scudo ,
come fi riconofce dal difegno di elTa al num* XLII. » per-
chè non varia che nella indicazione del valore , leggendofi
in quella : GROSSI XX. L. X. ElTa fi trova preffo di me
come pure la precedente . ^
Oltre le defcritte monete il P. Zacconi aflerifce , che
fi coniarono anche de* Paoli • Ciò è facile benché non fi
deduca dai riportati Capitoli , perchè aveva il Zecchiere
fotto il Gap, 18 r obbligo di reftituire al Duca i dieci
mila Scudi di Paoli dieci per Scudo avuti per comprare
gli argenti per fare detta moneta nel fine della battuta
in Scudi feì mila di Paoli > e gii altri quattro mila in
tanta moneta^ che aveflfe battuta a quel prezzo, che cor*
reffero li Paoli in tal tempo: fé fi coniarono in Urbina
i Paoli y due di efli di conio diverfi fra loro faranno cer*
tamente quelli al num. XLIIL e XLIV. , per aver nell'
efergo dalla parte del Santo le lettere VR. , cioè Urhini^
Ecco i Capitoli , nei quali convennero le parti per bat*
tere le fuddette monete •
' Adi 27 Acrile 160^.
Ha'vendo ccnmmdato S. A. S. che pr comodità del fuot
Stata Ji batti moneta d* argento di dieci leghe . Di qui è che
a Sig. Minijlri di d\ S. A. fi f&no contenuti con Mf. Fran^
tefco del Tinto y e Mf. Troiano Mainar di da Pefaro , e- Mjl
Bald' Ant^ Bugragni da Guhhio^ j che fojjtno^ far h attere V in--
frafcritte monete con gì' infrafcritti modi ^ e capitoli ^ e prima..
L Che- il d. Tinto , e Mainardi , e Bugiagni fiano ohhli^
gati y come fi obbligano di far battere nella Città d ' Urbina
in fùazio d- un anno da cominciar fi dal principio di Sett^
proffimo d* a^enire\ e come feguita da finir fi di feudi 6q. mi*
la di monete de groffi 20 per feudo y cioè di feudi 30 mila dcr
grofft y feudi IO mila di monete de groffi doi l^ una y feudi la
mila di monete de graffi la T una , e feudi io mila di mone*
t^ de groffi 10 r una con rifer^vurt all' udienza l* arbitria
torno il dichiarare fé maggior > 0 minor fomma delle d. mone^
Duca VL b ultimo d'Urbìko Gap. IV. 309
te contenute conquesto caf. debba batter fi fecondo che r effe^
rienza le ptoFIrarày fenza però alterare y 0 minuìre la fomma
generale delli 60 mila frofnejjl da battere.
IL Che tutte le d. monete debbano effere di leghe lo^éf
che ne radino a ragion di grofft num. 16^' alla librale quel^
le da IO grojjì ^ è io /* una a porzione j come di fopra^ che
terranno, ad ejfere a feudi i^ e graffi 7 la lib.
IIL Che debbano detti Cond. far battere d. fomma di
feudi 60 mila in d. anno come fi è detto , e ^volendo far bat^
tere d. fomma anticifàtam. le fia lecito farlo a lor f tacere .
IV. Che fer recogn. di detta battuta debbano li detti
Cond. dare alla Ser. Cam. feudi 4500. da fagarfi in mano
del Te foriero , la metà in fine delli fei me fi e l^ altra metà
in fine de ir anno come di fofra .
V. Che non battendo detti Cond. la d. fomma , come di fo*
fra fojfono li Sig. Miniflri di S. A. farle battere a cofio ,
fpefe , danno , <b* intere ffe di detti Cond. , quali in ogni cafo,
fiano tenuti di fagare la recogn. fofrad. di feudi 4500.
VI. E tutto ciò che le m. flambate fer una foca man--
canza , che alle nH>lte w fojfe , non fi abbino a guaflare , fero
fi concede alli detti Cond. di rimedio un dinaro, fer lib. tanto
in bontà , come nel fefo , la qual mancanza , cafo w foJfe ^ li
detti Cond. fiano tenuti a refarla nella frima colata^ che fa^
ranno y 0 al fiù lungo nella feconda y é^ far di modo tale y che
nel faggio generale y che do<vrà farfiy come qui di fottOy non
i)i fia mancanza alcuna y ma riefchi la d. moneta di leghe io
<b* del fefo come di fof.
VII. Che nella recomfenfat. che fi datura fare fer il
mancamento del remedio fi debba far uguale a quello , che fi
è cannato di mezzo , cioè fé fi caixarà lib. 1 00 di moneta de
mn dinaro meno y 0 in bontà y o in fefo y fé ne debba , & net^
la frima , 0 feconda ca^oata y cannare altre lib.. ioa di un di-'
Ttaro di fiif , 0 in bontà y 0 in fefo •
Vili. Che li detti Cond. fiano obbligati y e debbano fare
ben aggiufiare ciafched. delle fofrad.. monete a fezzo fer fez--
%o y ist ciafched. da fer feye non infiemey 0 a Itera y altri*
mente non f off ano effer ea^vate^ ne ammeffe fer buone dalli
Sofraftanti della Zeeca^
jio DfiLLB Monete DI Frahc.M.ILdella Rov^kb
IX. eh ogni fera s* abbino a riporre nelli Cajfoni della
Zecca tutte le monete , che faranno fiate fiammate quei gior^
no j le chiami delli quali Caffoni una ne debbano tenere li
Sig. Sofrafianti y iff V altra li detti Cond.^ iff de li non /^*
nìarle fenxa licenza e intervento delli Sig*\ So fr aitanti^ fatti
frima fero li faggi delle d. monete , (St* tro^vate bone come di
fofra , Ji debbano foi notare al libro delli fofrad. Sofraftan^
ti j fecondo r ordine folito da confervarfi joi d. lib.y & fag^
gi in un* altra e affa ^ appartata , della quale i d. Sopraftanti
ne debbano tenere una chia^ve y e l' altra il Saggiatore di d.
-Zecca per fame poi a fuo tempo il faggio generale •
X. Che nel faggio generale che fi farà in fine dell ' an^
no delle foprad. monete che faranno battute^ li detti Cond.
non abbino a guadagnare forte alcuna di rimedio , ne in pefo ,
ne in bontà y ma riufcendo meno ne ir uno y o neir altro capo
tutto quel meno che riufciffe detti Cond. fiano obbligati , com$
fi obbligano refarlo alla Cam. Ser. , dichiarando però che fé
tnancaffe nella bontà y o pefo y o che crefceffe o in l^ uno y o
nell* altro modoy fi abbia da diffalcare y e folo abbino da re--
fare quello che mantaffe y fer^vendofi per il contenuto del fé fio
eapitolo •
XL Che il foprad. faggio generale non fi poffa fare femà
/* internjento , ed affiflenza delli Sig. Soprafianti , o almeno di dot
di effiy non potendoci effere per qualche impedimento tutti tre p
XII. Che la Cam. Ser. fia obbligata dare alli detti Cond.
feudi 200 correnti di groffi io per feudo per comprare le maf^
farte che li faranno bijogno per far d. battuta y Ì5t anco dar^
li fé wi farà in guaraarobba polzoneria che poffi fervire per
d» battuta y é^ al fine di d. battuta li Cond. fiano obbligati
la f ci are alla Ser. Cam. tutte le maffaritie che avveranno ufate
per d. battuta , quali debbano ricevere per inventario , e fii*
ma y con obligo di riconfegnarle a" Sig. Minifiri nel fine ben
condizionate y e filmate con pefo di pagare ti detrimento con*
forme al folito.
XIII. Che tutte r altre fpefe che occorreranno fare per
caufa di d. battuta y come polzoneria y cunei y e qualfin^ogUé
altra cpfa tutte fi faccino dalli detti Cond. fenza che la Ser.
Cam. ne fenta danno y ne incomodo alcuno ancorché minimo.
xir.
Duca VL b ultimo d' Urbino Ca?. IV. jii
XIV. Che tutta la folzonerìay e cunei che detti Coud.
li occorrerà di fare fer caufa di d. battuta al fine di d. con^
dotta y cioè dell ' anno y fiano obbligati come fi obligano lafciar^
li gratis in Zecca •
XV. Che colendo li Sig. Miniftrì di S. A. per benef. del
Stato detta moneta , // d. Cond. fiano obbligati aarla per quel
fre%%o farà notato in effa , figliandone la saluta in altre mo^
nete fer quel corfo , che a quel tempo giomalm. correrà .
XVI. Che a. monete fiano battute , e fiammate con ogni
diligenza con quello impronto , che da S* A. farà comandato ^
e quelle , che non faranno ben tirate , et cuniate fi debbano
battere fra la cefaglia , e non fi permetti dalli Sig. Sopraftan^
ti y che fi calino per fpendere .
XVI L Che fia cura particolare de Ili Sig. Sopr affanti di
riufcire fpejfo in detta Zecca acciò le d. monete ^venghino ben
fatte y ist che li foprad. Cap. 'uenghino ojfer'vati , & di dar ri^
medio a tutti quelli inconvenienti , che alla giornata pojf. fuc^
cedere in d. Zecca ^
- XVIII. Che . la Ser. Cam. fia obbligata , come fi obliga ,
preflar gratis alli detti Cond. feudi io mila de pauli io per
feudo per comprare li argenti per far detta battuta , quali fcu^
di IO mila fi obligano li detti Cond. reffituire al fine dell^
anno in feudi 6 mila de pauli y come di fopra y iff li altri 4 mi^
la in tanta moneta y che avranno battuta a quel pre%%o y che
euriranno li pauli allora .
XIX. Che per o/feTwanzà delle co fé pred. tutte y tanto
della reftituzione della preftanza d. y quanto del pagamento
de Ili feudi 4^00 fud. y & d^ ogni altro contenuti in detti C a*
f itoli diano per figurtà infolido y iff come obligàti , anco in for^
ma di depofito gì ' infrafcrittì y cioè
Il Sig. Francefco Maria Montano da Tefaro .
Il Sig. Domenico Marcelli da Cagli.
Il Si^. Antonio Manaia da T efaro . •
XX. Cbe fé li detti Cond. nel fine delli primi fei mefi
della battuta non sborferanno effettualm. a" Sig. Minifiri Du*
cali la metà delli fcuai 4500 fud. y fiano tenuti per maggior
cautela dare altre figurtà idonee yist a fodis fazione de* Signo^
ri Minifiri parimente obligàti in folido per ti pagamento delle
d.fcu^
5 1 2 DeÌlb Moneti di Franc.M.II.dell a Rovbrb
d. feudi ii^o nel fine della condotta , con il refiantc dclli fcu^
dì fod. di feudi 4500*
XXL Che detti Cond. in folido tra fé med.j com* anco
le figurth parimente in folido tra ciafcuno di loro , e con efff
Cond. foffino effere contenuti , ist ajlretti ali ' ojfer'vanza del^
la d. Cafitul. , e di tutto il contratto da far fi fofra ciò rea Im. ,
e ferfonalm. in fé faro , Urbino \ Siniga^lia , Gubbio , Cafiel*
durante , Roma , Venezia , (b* in ogni altro luogo , ancorché
non nji fojfero ritro'vati ferfonalm. , e ritro'vati foterfi figlia^
re nelle Cafe delle loro abitazioni , non oftante qualunque Pri^
wilegio mafjtme della legge fleriq\ iste, de in iuf. mocan. con
la renunzia effrejfa delle ferie di qualunque forte ^ iff al /r/-
^ilegio del foro loro col mezzo del giuram.
XXI L Che in cafo di re tardanza neir adempire le cofe
fod. j e ciafcuna di ej^e fia lecito a S. A. S.y e fuoi Minijlrè
figliare la quantità do'vuta de denari, anco fer li danni ^ e
fpefcy (st intereffe a cambio ^éf recatnbio in qualunque luoco^
e da qualunque Banebiero a danno , fp^fe.y & intereffe di ef^
fi obbligati , fenza che proceda altra intimat. j 0 fé pia par^
rerà a S. Jl. figliare il poffejfo de loro beni di propria auto^
rità , e quelli tenere , ^vendere , e fubaBare , et alienare in
che li parerà , non ferriata forma alcuna di legge , 0 di Sta^
futi .
XXIII. Che di tutta la d. Capitul. debba celebrarfi tra
le parti puh. (ff autentico Ifiromento fotto rogito di Hot^
Locazione della Zecca d^ Urbino al Tinti ^ e compagni ^
eomincia adì primo Sett. 1605 , e fini f ce l' ultimo d' Ago fio
x6o6 non oftante che l^ Ifiromento foffe Bipulato come di fo^
fra del quale n* è rog. Ser Jacomo Te fia Cane. d'Udienza.
Sbguq la spiegaziokb delle Monete
CONIATE IH Pesaro.
Terminata la battuta delle deferi tte monete in Ur-
bino per r accennato motivo fi chiufe colà la Zecca, e
non più è fiata aperta per quanto io fappia. I medefimi
Zecchieri profeguirono però a battere altre monete, ma
in Pefaro come fi deduce dalle feguenti propofizioni, e
Capitoli *
Capi^
DncA VI. B ULTIMO d'Ukiino Gap. IV. ji}
I. 11. R i
jf 4 Dbllb Monbtb di Frahc^M.II.dblla Rovbrb
Capitoli della Zecca da batter Ji dal Mainar di ,
& dal Corteji in Pefaro .
I. Che detti Mainardi y iff Cortejt Jtano obbligai ^ come fi
obbligano di far battere nella Città di V-e far oy. nella Cafa
d' abitazione d' effo Mainar di per ffazio di tre ^nni da co^
mimciarfi nel e ale n do di Genn. 1608 , <b* finir Jilioem. come
fé gùe feudi 60 mila di monete di graffi 20 l\ffna^ cioè feudi
30 mila monete di graffi 10 , et feudi 20. mila monete de graffi
10 l^ una. ;. '
IL Che tutte le dette monete &c. , come al caf. Uh
II L Cht debbino detti Cond. battere d. fonema di feudi
60 mila nel temfo de Ili tre anniy àf *volendo batterla antici^
fatam. la f affino fare a lor fiacere , ma battuto\ che a^vranno
la fud. quantità con li fauli , che fi dirà apreffo ^ (3^ le libre
1200 delle med. monete di leghe 10 fer la perdita de fault
non li fia lecito battere più oltre monete alcune , ed il refian^
te del tempo refti libero alla Cam. Ser.
IV. Che d. monete fiano fhampate , é^ cunidte con V arma
di S. A. S. da una banda 9 & lettere dall' altra , come fi è
fatto nella battuta di Urbino y dolendo la Ser. Cam. dare la
med. polzonerìa , & d. conci gratis , cb* in cafa fi guaflajfe
fiano obligati detti Cond. a rifarla del proprio , <b* in fine del^
la condotta la f ciarla gratis alla Ser. Cam.
V. Che per ricogn. di d. battuta debbino li detti Cond.
dare alla Ser. Cam. feudi 4500 da pagar fi in mano del Sig.
1^ foriere Generale di S. A. un teribo per anno , in fine di ciaf*
ihedun' anno , cioè la paghino a terzo per terzo , & del ter*
za non ecceda l* anno in moneta di d. Zecca , cioi battendo
in un' anno , 0 due tutta la quantità in quel tempo , che bat*
terannoy fiano obligati alla recagn. detta.
VL Che non battendo detti Cond. d. famma iste, come al
€ap. V.
VII. S* obligano parim. battere nel d. tempo libre 2000
di pault di bontà di leghe 11 àf di pefa di num. 106 la lib.
proporzionata alla battuta dell^ altra moneta di terzo in
terzo .
Vili. Concede la Ser. Cam. ai detti Cond. per la perdi*
ta che faranno nella battuta delle d. Uh. 2 mila^ che farà
DiJCA VI. B ULTIMO d' Urbino Gap. IV. jij
ic pauU 5 ftr Hb, di fottr battere lib. looo , & doi centù
delle d. monete di leghe i o come di fofra fen%a darne recogn»
di forte alcuna a S.A^S.per la quantità di lib, iioo & che
la Cam. Ser. fia obUgata dare a de^tti Cond. la fol%onerta
fer fare d. battuta de fault ^ & tejioni da tre fauliy che è
in guardaroba diVefaro^ & in cafo fi g^aftaffe fiano ohliga-^
ti detti Cond* fare di no<vo quei pezzi , che fi guajlaffero a
lor ffefe , & in fine della battuta la f dar la gratis alla Cam.
Ser. fen%a pretenderne pagamento alcuno . Ma la polzonarìa
delle piaSre di paoli io V una , che fi domeranno fare a tor^
thio fia obbligata darla la Cam. Ser. , (b* mantenerla , fen%a
che li Cond. ne fentano danno alcuno , obli^andofi detti Cond.
dare tutta quella quantità di pauli y che batteranno al Sig*
Te foriere di S. A. S. 'valutati pauli io per grvj/i 24.
IX. Che la Ser. Cam.^ & Sig. MiniBri fiano obligati
provvedere a detti Cond.. di lib. 3 mila d' argento di leghe 11 ^
& pagar fi da detti Cond. pauli 108 la lib. della me a. mone^
tu che batteranno in Zefca salutando paoli i o graffi t^^ &
mancando di confignare detto argento non /' intenda correre
tja a detti Cond. ma li fia. rifatto ne 11^ ultimo della condot^
$a delli tre anni .
X. Et acciocché le monete fiampate di leghe io Ù^c. co^
mf al cap. VI.
XI. Che nella .recompenfazione y che fi do^vrà fare per il
mancamento del remedio fi debba fare uguale a quello che fi
farà] cubato di meno ^ xioè fé fi ^a^varà lib. ioo« di moneta
di un dinaro meno , 0 in bontà y 0 in pefo ^ fi debba nella pri^
fha y 0 feconda cannila ^ cà'varne altre tante libre d- un\ dtna^
ro più 0 in bontà , 0 ìm pefo > & nel la f dare i pez^zi per fa^
re il faggio generale fi lafciano proporzionati di pefo alla ca^
nmta y aùiò effo faggio generale abbi a tornare gi^Bo .
XII. Che li detfi Cond. fiano obligati , e debbano ^e^
come al cap. Vllh
XIII. Che ogni fera ^ abbi a riporre nei CaJfoni&f.c9^^
comtM cap. IX.
. XIV. Che nel faggio generàkyche fi do^verà fare istc.co^
tue ai cap. X.
XV. Che il fpprad. faggio goffrale non fi pojfa fare fen^
R'r X za
^i6 Dblle Monbtb di Franc.M.ÌL dblla Rovbrb
za l* intem)ento , <b* ajfiften%a delli Sig. Sofraflanti^ & nn
Miniflro di S. A. S.y& non potendo^ ejfere tutti tre i $ig.
Sofraftanti , almeno ne fiano due di loro .
XVL Che colendo li Sig. Minijlri la moneta che battei
ranno iste, come al caf. XV.
XVH. Che la Ser. Cam. Jta ohligata dare a detti Cond.
tutte le majfaritie che farà bifogno fer fare d. battuta , qua^
H fé li domeranno dare ter In'ventario , con obbligo a detti
Cond. di renderli a detti Sig. Minijlri nel fine di d. condot^
ta , ejlimate con fefo di pagare il detrioramento , che <vi farà
fatto da efiimarfi da doi Uomini feriti d^ ellegerfi uno fer
-far te .
XVI IL Che trojan do fi- tn guardaroba di TefarOy o neU
la Zecca d* Urbino majfaritie che fojfero a propofito Per d.
condotta , <b* battuta fiano obltgati li Sig. Mmifirì darle , con
pagare il detrioramento nel fine della condotta , come fi è det*
to di fopra .
XIX. Che d. monete fiano ben fiammate ^c. come al taf.
XVII.
XX. Si obbligano detti Cond. fondere , e battere a loro
ffefe tutta quella quantità di feudi d* oro in oro , che la Cam.
S^. ^orrà far battere dando però li Sig. Minifiri /' oro lega*
to y (St far buono il calo , non polendo detti Cond. ejfer oh^
bligati ad altro , che alle fpefe del fondere , giuftare , tirare ,
{f Hampare , che tutto queBo lo faranwì a lor fpefe .
XXI. Che detti Cond^ in folido tra fé med. come al cap.
XXI.
XXII. che contravvenendo detti Cond. a ci afe uno delli fud.
capitoli incorrono nella pena di doicento feudi y oltre al dan-»
tto y (ff interejfe di fopra (stc.
XXIII. che detti Cond. fiano tenuti operare , cht li ftam^
fatori , àt agiufiatori tenghino i libretti , nelli quali ciaf cuna
notiy 0 facci notare la moneta y che ciafcuno di loro agiufta^
rà , 0 ftamparà per incontrare fé tutta la moneta battuta fa^
rà fiata pojla nei Cajfoni , fotto le pene come di fopra iste. •
XXIV. Che in cafo di ritardanza neW^ adempire isfc. c(h
me al cap. XXII.
XXV. Che tutta la fud. capituhz,ione fi debba celebra*
re
Duca vi. b Ultimo d' Urbino Ca?. IV. 317
re tra le farti fub. et autentico IJtromento fatto rogito di
Notarj iste, ficcarne fi è fatta fotta rogito del Montani Cane.
Ducale alli 21 Ma^. 1607.
Da tai Capitoli ricaviamo che ne* fuddetti tre anni do'
vevano i Zecchieri battere trenta mila Scudi dì monete da
Groifi venti T una^ e trenta mila di Groflì dieci con ado*
prare i medefimi conj con cui furono coniate quelle battute
m Urbino: eziandio libbre due mila in Paoli, e Teftoni
della folita lega , e pefo colla facoltà di adoprare i con)
ufati per lo paiTato , e che tutta quella quantità di Paoli
che aveflero battuti la doveflero dare al Duca , valu-
tando Paoli dieci per Grofli ventiquattro y eh* era il valore y
con cui .allora correvano in commercio. Sembra in ol-
tre che fi polTa dedurre ^Nche foflero battute anche delle
Piaftre , poiché nel fine del Gap. 8 fi promette a* 21ec-
chieri la folzanarìa delle Piaflre di Paoli io l* una ^ che fi
dorranno fare a torchio , le quali dovendo eflere di pelo
di dieci Paoli , è facile che le libbre due mila , che do*
vevano battere in Paoli , foflero in libertà di coniarle an*
che in Teftoni , o Piaftre . Finalmente fi obbligarono effi
Zecchieri di battere a loro fp5^€ tutta quella quantità di
Scudi d'oro in oro, che il Duca avefle voluto far bat*
tere . Ma fé fi coniafl'ero , e quali foflero > non mi è
riufcito ritrarlo .
Se dall' anno i5ro ^ nel quale terminò la locazione
ai fuddetti Zecchieri ) fino al 1620 fi efercitafle la Zecca ^
non ho alcuna fondata ragione per aflerirlo : folamente
potrebbefi conghietturare 9 che nel i5i8fofle aperta, poi-
ché da una informazione in materia di monete fatta al Se«
nato di Bologna fotto li 27 Luglio fi legge il feguente
paragrafo: La moneta di Urbino ^ è alterata conforme, a queU
ta di Rama y cioè li Giùlj ^ Teff ani y e Scudi d'argento. Et
il fno Tallara feconda la Taffa fi n>a ffendendo , è ben 'ver0
fé ne wanno 'vedendo d' un' altra forte nuo^iy che fari a ben
fatto farne il faggio , ficeome do'vria far fi d' altre ^monete di
detta Stato y che fi fono cominciate a n)cdere , le quagli fé non
fi fa fro'vniifiane fotriano intradurfi a maggior prezzo del
ior malore. Sicché in dett'anno correvano monete nuove
jlS DfiLLcMONlTE DtFKAHC.MJI.DBLLARoVERB
non comprefe nel Bando generale del i6ii poc'anzi ac-
cennato . Ma quali foflero quefti nuovi Tallari , e le altre
monete nuovamente battute in tal tempo, e le diligenze
fatte per ritrarlo mi riufcirono vane* Non mi fo dare a
credere, che fi fofle alterata la moneta del noftro Duca ,
e fatta di minor pregio, di quella di Roma , di cui co-
me abbiamo veduto , e vedremo in appreflb , era il mo-
dello della Zecca del Duca , poiché nel Bando pubblica-
to in Bologna li 12 Giugno 1619 in feguito della Sud-
detta relazione fi trova, che o ninna, o almeno tenuif-
fima era la differenza fra la moneta d' Urbino , e quella
di Roma , poiché fi valuta lo Scmdo da dieci Tuoli di
Roma ■ — -r-
Teflone da Paoli tre
faolo
r lo Scudo d^ Uriino con /* imfronto di
banda , dati* altra r arme ■
Tallaro d' Urbino —
Teftone da fa^li tre
faolo — : ^
mezzo Paolo alla Ratta
Ur. 4.
IO. 4^
//>. I.
7«
Ur.
9'
S. A.
da una
Ur. 4.
IO.
Ur. 3.
18.
Ur. I.
7»
Ur.
9.
Anche in Roma fi poneva in dubbio la bontà della
moneta della noftra Zecca , poiché fra le altre inftruzioni,
che il Duca mandò a Pirro Nuti di Gubbio fuo Refidente
in Roma il dì 21 Novembre idi 5, vi era ancora quella
di far comprendere , eh' era irragionevole tal dubbiezza i
Occorre ffejfo che in Roma fi fanno in materia di monete
innovazioni in f re giudizio delia nofira Zecca , benché adejfé
"non dovrebbe avvenire così ffejfo , foichè gli Scudi , e Paoli
della noftra Zecca fono flati trovati buoni al fari dì quelli
di Roma (202).
•Il dì primo Novembre 1^20 dovevafi aprire la Zecca
in Pefaro , poiché fu quella prefa ad efercitarfi dal Cava-
lier D. Gio: Paolo Terzi da Ccfena per quattro anni ,^
come rilevafi dai patti , e convenzioni per tal effetto
ftabilite . Ed eccoli .
Co-
^**— '■^■^— *^«— ■— ■ 'i^-^—*i^
(ipi) Copia di quefta inftruzione è fra i MS. de' Duchi d'Urbino, che
confervano nella Libreria de' Signori Franciarini di Gubbio.
Duca VI. e ultimo i>^ Urbino Ca?, IV. ji^
Cafitoli con li quali fi conduce il Sig. Ca^. D. Gi$. PaoU
Terzii da Ccfcna a figliar la Zecca di S. A. S.-da battere
in ejfa le fottùfcritte monete con li fottofcritti patti ^
e con^entioni così reftato d' accordo con li Sig.
Minia ri di quella fotto li 28 Sett. 1610.
I. Che d. Sig. Caw. D^ Gio. Paolo Terzi figli la Zecca
di S. A. S* fer anni 4 cominciando il fino No<v. frefente da
n)enire y e da fitire , come feguita y la quale fi debba afrire in
T efaro y iff in eJfa continuare fino alfine della d. condotta.
II. Che il Sig. Ca'v. T^rzo fod. debba ogn' anno- far bat^
ter e in d. Zecca feudi 'venti miUy cioè in feudi da 10 grofft
t uno y ist mezzi feudi da groj/i dieci l* uno ^ quali donyranno
cjfere di leghe dieci d' argento y à^ d* una lib. fé ne donjranno
cacare feudi 1 3 , tf g^^Ifi fi^^^ > ^ 'volendone battere in mag^
gior fomma , foffa farlo .
III. Che ogni anno debba far battere feudi ^000 in grof
fi ficcoli della lega , e bontà , che fono quelli di frefente , e
ehe è della, lega y e fefo , come fofra y adendo anco liberta di
poterne far battere maggior fomma , come anco fé *vorrà far
battere giulj fojfa farlo •
IV. Che ogn* anno debba far battere feudi xooo forte in
fé fini y ist far te in quattrini , fecondo quelli , che di frefente
corrono , e 'volendone battere maggior quantità foffa farlo y
con licenza fma di S. A. y 0^ de* Juai Miniffri ; 'volendo y che
li detti fé fini , e quattrini fiano della med^ lega y e fefo , che
fono quelli di frefente .
V. Che debba ogn^ anno far battere feudi quindici mila di
paoli X. /' uno in faoli , e tefioni , quali do'vranno ejfere con^
forme al fefo , & lega della Zecca di Roma , che è di leghe 11,
& faoli 106 fer libra y iff 'volendo medefimam. farne battere
ttiaggior fomma , foffa farlo .
VI. Che debba ogn' anno battere feudi 2000 d' oro in;
Pro , fecondo il fefo , Ù^ lega delle otto fiamfe che è di e a*
rati 11 y e di feudi i o r fer libra , lafciando in fua libertà
fé ne nioleffe far battere maggior quantità .
VII. Che le fofrad. monete atbia a coniare fecondo là
'Volontà di S* A. S. 0 de fuoi Minifiri , a' quali femfre /' af
{etti la dicbiarazào^e di d^ conio.
VllL
320 DelÌe Monete DiFRANC.M.II.DBttA Rovere
Vili. Che il fud. Sig. Terzo debba riconofcere S. A. S.
di tne%%o fendo fer libra d* argento , che batterà , intenden^
do di quello , che fi batteranno feudi , me%%i feudi , ist graf-
fia & ancora /* intenda fer libra d. argento de faoliy che
come di fofra farà battere , pagando il med. mezzo feudo di
graffi dieci fer ogni Uh. d' argento .
IX. Che delli fud. feudi d* oro ^ fefini , e quattrini li
foffa far battere gratis fenza darne recognizione alcuna a
X. che fé in fine di ciafcnn anno il Ca^. Terzo non fa-
rà
iità
ni
fofra y foffa S. A.^ e fuoi Miniftri in diffetto di ciò , far
compire loro d. battuta a fuo frofio danno , ffefe , & inte*
reffe , oltre alla d. recognizione del mezzo feudo fer libra
d' argento y d' accordo come di fofra; Volendo ancora y che
in dtffetto , che non comfiffe di far battere d. battuta yfia in
arbitrio di S. A, , & fuoi Mini ff ri dare detta Zecca ad at-»^
tri y & a chi fiif loro f arerà •
XL Che da S. A. S.y e fuoi Ministri fé li abbia di
fnte a confignare tutti li cunei y folzonerìe , è* altre maffa*
rie affartenenti alla Zecca , iff che il tutto fé li confegni fer
in'ventario y & nel fine della fua condotta abbia da reftituire
tutti li d. cunei y e maffarìe bone y et recifiente conforme a
quello li faranno fiate confignate y colendo ancorché facendo
d. Sig. Ca^v. Terzo cunei y e folzonerìe fra il d. temfo de*
fuoi frofrj danari , debba in fine di d. condotta laf ciarli in
Zecca y fenza f re tender ne fagamento alcuno , is^ che fer V of^
fer^azione di quefto debba dare bona , iff idonea figurtà .
XII. Chie il fud. Sig. Ca^. debba dare di tutto quefi(%
bona 'y <b* idonea figurtà , & in dtffetto di d. figurtà fer ficu^
rezza della Cam. Ducale non fofifa cacare da Caffo ni la mo*
net a , fé in queW inftante o ^ero in quell* interim non anjrà
foddis fatto la Cam. fud. della ricognizione obbligata y come' di
fofra y di mezzo fendo fer libra d* argento , che in quel tem^
fo a^rà battuto yfaldando allora quel tanto che do^rà darCy
sborfando il danaro in. mano del Sig^ Teforiero y o n^ero ad al-'
tro defutato da lui. XI IL
V
Duca VI. b ultimo d' Urbino Gap. IV. j2i
XIII. Che S. A. S.y 0 [noi Mini ff ri fi fro^eda di So*
fraftanfi della Zecca , é^ Affdggiatori , conforme al /olito , che
fi è fatto altre njolte , quali abbiano d* affijlere , e fer^ire a
lor uff. realm.y iff fedetm. ^ pagando fero il d. Sig* Terzo 'a
€Ìafcun d* efjfì la lor folita fro^ifione .
XIV. Che ogni battuta j- che fi farà delle d. monete ^ 0
€ontfita , che farà , fi abbia da mettere nel folito Caffone , del
quale una chiame ne do'vrà tenere il d. Sig» Ca^. , (b* /' aU
tra li Sofraftanti ^ colendo ancora che mentre fi farà il fag*
gio generale^ tro^andofi di minor lega ^ che la fopranominata ^
debba d. Sig. Cai), in diffetto di ciò , rifare alla Cam. Duca*
le di tutto quello^ che fi tro^affe effer Bato battuto di non
giuria lega ^ colendo , che d. utile fia della Cam. fudd. , et nom
di d. Sig. Ca<v.
XV. Che entrando alcuno in compagnia con d. Sig. CarOé
Terzo fi obblighi di ftare ai med. Caf. , fatti , e convenzioni ^
come fogiace , e ftà il d. Sig. Can).
, XVI. Che d. Sig. Canj. , e fua famiglia fia e f ente da tut*
ti i Dazj , e gabelle che do^effe pagare , tanto fer oro , <b*
argento ^ quanto fer altre robe neceffarie fer fern). loro , e di
d. Zecca , tanto fer entrate , quanto fer ca^vare di Stato ^
intpndendofi fero femfre le co fé neceffarie ^ come di fofra •
XVII. Che fi faccia bando ^ che niffuna fer fona di qualfi^o^
glia grado , 0 condizione non foffa ^ ne deoba in qualfi<voglia
modo ejlraere oriy iff argenti , tanto in monete tagliate , ^ in
wergbe y quanto abbruggiate ^ et in qualfi^yoglia modo ^ che non
foffe cuniato , e ffendibile .
XVI IL Che fer V offer'vatÀùne ^ et effettuazione di tntt^
queffo , ft ne abbia da fare fub^ Inftrom.
XIX. Che 'volendo S. A. S. nel temfo di d. Condotta far
battere feudi d* oro , 0 n)ero altra moneta ^fia obligato d. Sig*
Canh in tal cafo a fargliela battere , pagando fero S. A. S. t*
maefiran^ ^ conforme a quello cbf fi è fatto con altri Zec^
ebieri^
XX. Che il d. Sig. Canf. Terzo foffa fortare fer tutto. A^.
Stato qnayi'voglia forte d' .armi non proibite , con quattro di
fna famiglia quali do'vrà nominare ^ Qt dare in fcritio in ma^
no del Stg. FifcaU di t efaro .
r.Ih Ss XXU
711 Delie Monete DI Fr ANC.M.II.DELLA RoVHRB
XXL Che detto Sig. Can). con un Ser^. fojfa andare
fenza lume fer la Città di Pefaro , # fuo diftfetto , quale
Servitore do^rh nominare , e dare in nota come di fofra .
^ XXI L Che al detto Sig. Cai), fi conceda il polito dana»
ro di rimedio nel faggio da re farlo nel fefo , mentre manchi
nella lega , et mancando nel pefo , da refarlo nella lega .
XXllL Che il medefimo Sig. Ca^v. non fojfa comprare
argenti da qualfi^oglia ferfona , che non fiano appro^vati dall*
^piaggiatore per buoni ^ cwè che non fia argento fatto d' Al^
€himia et e.
Ma non ottante, che fofle tutto ciò ftabilito , fi ha
tutta la ragione di credere , che nulla reftafle effettuato ^
uè che s' incominciafle ad efercitare la Zecca prima di
Maggio 162 1 , perchè alli 3 di Aprile fi Itabilirono altri
Capitoli con Lodovico Salvatico Modonefe , ne' quali fa
gli prefcrive di dover aprir la Zecca in Pefaro : ficchè
non doveva eflere fiata fino a tal tempo riaperta , o pu-
re fé fu aperta lo fu per poco • E tai Capitoli fono i
feguenti .
A dì i. Aprile lóti.
Capitoli con li quali fi conduce il Stg^ Lodovico Sel^va^
fico da Modona a pigliare la Zecca di S. A. S. da battere
in effa le fottofcritte monete , con li fottofcripti patti , e con^
menzioni ^ così reflato d* accordo \ éT // Sig^tori Miniflri di
quella ^c.
Ì.Cht detto Sig. Lòdo'vko^ Selvatico piglia la Zecca di
S. A. S. per anni 4 da cominciar fi il dì primo Maggio projf.y
e da finire \^ come feguirà ^' fa qual Zecca fi dóha aprire in
Tefar'o ^ & in effa continuare fino al fine di detta condottila:
11. Che il fud. Sig. Lodovico poffa far battere feudi da
graffi 20 /* uno ^ & mezizi feudi da grofft io /* uno ^ quali
dorranno- ^ffere di leghe io d" argento^ ciT /' ìina libra fé
né'do^rà ^a'varé feudi 13 , ^ groffi ^ di grofft ite f uno^à^
ne poffa far battere tutta quella quantità y che. a lui piacer
f^a^' fu^chè' fiano della bontà ^ e pefó fìiddettà . ' V.
///. Che parimente poffa far battere grofft piccoli\-^^
fiulj della- me d. lega , e ,bontà come di foprd^ ^ ne p<rffa^far
attere quella quantità y che più li piacerà. • 'v •,, . • ' "'
Duca VI. i ultimo d'Urbino Gap» IV. 32 j
IVi Che debba fare ogn* anno feudi 3000 di paoli io per
feudo in tanti paoli ^ e teloni quali do*vranno cjfere conforme
al fefoy^ Zexca in Roma y che è di leghe^ n , ci;' paoli 106
per lib.y& 'volendone fare maggior fumma lo pojffa fare &c^
K Che poffa far battere grofft di leghe 6 per lib. de qua^
a ne radino alla lib. i^^ fé li piacerà y e ne "vorrà far b/it*
fere.
VI. Che poffa far battere fefini y e quattrini per la quun^
tità di feudi 1000 per ciafcun anno y della lega y e bontà ^ che
fono quelli di prefente .
VII. Che ogn' anno debba far battere feudi 1000 d' oro
in oro (stc. come al cap. VI.
Vili. Che Ji proibifca talmente , the ntffuno poffa efirae^
re fuori della Città , e dominio di S. A. S. oro y & argento ,
ne in pane y ne in verghe , ne in grana , ne in qualjhioglia
modo Jimile , ma fiano tenuti àf obligati portare alla Zecca^
a quali ^ fé li do^rà pagare il giuBo prezzo , colendo però , che
^fia lecito ad Argentièri^ ist altrp comprare per lor ufo propioy
Ma non per efiràerliy & quelli y che contrareranno, y cafchim^
in pena di feudi 25 per 'volta y ist perdita della robay tanto
il Venditore , come il Compratore da dejiribuirji un terzo air
la Cam. D^qate-y un » terzo a d. Sig. Lodovico y à^ T altro
terza tra l''4iccufatore^y à" efecntore ugualmente .
IX. Che Ji proibifca non folamente il [pendere^ ma anco-*
na il condurre- nel Stato, di S. A. S. monete adulterate , \o 've^
ro non fabricate in Zecche reali , che tro<'oandoJi / intendanot
tffer perfe , (st aplicarji come fopra •
X. Che il a. Sig. Lodovico non poffa deflribuire fuori di
detta Zecca forte alcuna di monete 4' oro , 0 d' argento y o
di rame prima che non Jtano fatti li ginfli^y e debiti faggi ,
e deliberati dalli Sig* Sopraflanti della Zecca y li quali d$^
avranno liberarla a piacere del d. Sig. Lodovico , e liberata
^^e farà d. moìusta y egli affatto, fé /intenda^ et farà affoluto
dall' obligo direndarne piti conto alcuno ne di bontà y ne di
fefo per ogni woltà però che non fòffe f^efa da fui y 0 ^ero
tro^vatali in n^ano ^ che non foffe di lega y e giuflo pefo .
XL Che da. S\A^S.' 0 fu ai MiniBri fé gì* abbia di pre^
finte a corjignare^ tutti ^ li cajtjy polzonerìe ^ & altre majfa^
S* • •
s 2 ritte
\
j%4 ,Dblìb MdN&TB DI Franc.MJLdella Rovere
rhie pertinente alla Zecca , (b* che il tntto fé li canfegni per
In'ventarioy (b* nel fine delia d. Condotta abbia da rejlituire
tutti li fud. Cunj ^ ist majfaritie , fecondo la condegna fatta*
iij colendo ancora y che facendo il d. Sig. Lodon)ico cunj ^ e
folzonerìe fra il d. tempo a fue fpefe , e di fuoi propi dana*
ri , debba in fine di detta Condotta lafciarli in Zecca fen%a
pretenderne pagamento alcuno , <b* che s' intenda folo quelle ,
the wi farà /' impronto di S. A. S.^o fua arme , ne altro fia
fomprefo in d. obligo , x' intenda però la poltroneria , ma fé
mi fojfe pille , e tajfelli fi guajUno . .
XII. Che d. Sig. Lodovico paghi ogn anno a S. A. S. in
mano del fuo Teforiero , o mero che da quello merrà ordina^
to feudi 150 correnti per recogn.^ (st onoranza di d. Zecca da
pagar fi in tre paghe ^ cioè feudi 50 per paga in fine d' ogni
4 mtfi da cominciare il dì pìko Maggio d. iffc.
XIII. XIV. Come al cap. XII il ^ e XV.
XV. che ogni battuta che fi farà delle d. monete ^e eom^
ptta che farà fi abbia da mettere nel folito Caffone , del
"quale una chiame debba tenere il fud. Sig. Lodovico y et l' al-
tra li Sig. Soprafianti , molendo ancora , che mentre fi farà
il faggio , che il re fio dell' argento , che amanzarà fia refii*
tuito al d. Sig. Lodovico y et non fia obbligato , <b* /' inten^
da ejfere affoluto , (st non effere fottopoBo a cofa alcuna per
/* ammenire .
XVL Che d. Sig. Lodovico , e fua famiglia , e fuoi Al iw-
ranti^ che meneranno ^ ist andar anno fiano efenti da tutti li
da%jy ist gabelle che fi domeffero pagare tanto per oroy ist ar^
gento , come per altra roba neceffaria per lor mitto y e fermio
tio lorOy e di d. Zecca y tanto per intrare ^ quanf) per ufci^
re per tutto il Stato di S. A. S. > intendendo fempre d ^ oro y
Ì3t argento \ robe mangiatime per loro y ilst altra robe per loro
ufo y (st fermizio di d. Zeqca .
XV IL Che le foprad. monete fi abbino a cuniare et e.
tome al cap. VII.
XV Ili. Che detto Sig. Lodovico non poffa y ne debba
far battere altra forta di monete fé non le qui adietro nomi^
nate , y^^z/i cfpreffa licenza di S. A. S. y o di fuoi Miniftri .
XIX. Che non facendo detto Sig^ Lodomico battere Ig
retro^
(
Duca VI, e ultimo d* Urbino Caf.IV. J25
Titrofcritte monete annualmente come promette , foffina in tal
cafo li MiniBri di S. J. S. fubito locare ad altri detta Zec^
M y come fii a loro f tacerà .
XX. Che di tatto qneSo fé n* abbia a fare pubblico ^ (st
autentico IJlromento.
XXI. Che detto Sig. Lodovico fojfa fortare fer tutto
lo Stato di S. A. S. nualfiixoglia forte d" armi non froibite
con quattro di fua famiglia , qual do'vrà nominare ^ e dare
in fcritto in mano del Sig^ Proc. Fifcale di T efaro , come an^
Cora fojftno andar fen%a, lume tanto fer P e faro y come fer
altri luoghi dello Stato .
XXIL Che al detto Sig. Lodovico fi conceda il folif^
danaro iste, come al caf. XXIL
XXIII. Che tutto il\ danaro che avverà impiegato in detta
Zecca mentre durerà nou foffa effere fer alcuno delitto y* che
foffe comejfo da detto Lodovico j o da altri intere ffati confif
eato in modo alcuno j fahxo fero fer heresìa ^ ribelione di Icfa
MacBà , o falfa moneta .
XXIV. Che durante detta eoneefflone non fermetta S. A. S^
fia fatto Zecca alcuna nel fuo Stato .
XXV. che detto Sig. Lodovico foffa convenire di efigere
da tutti li fuoi debitori fer qualunque caufa difendente dalla
detta Zecca in forma camerale .
XXVI. Che volendo S. A. S. far battere feudi d" oro étc^,
come al caf. XIX.
XXV lì. Che S. A. S. o fuoi Miniflri frefttno ajuto a
fotere trovare una cafa. conveniente a fotere far battervi
la Zecca , abitare lui 9 & fua famiglia , fugando fero detto
Sig. Lodovico il fitto di ejja iste.
NeiTuha innovazione per tanto nelle monete d^ argen*
to fu fatta in tal tempo ^ poiché quelle da venti Groffi ^
da dieci Grofli , Giulj ^ e Groffi » ed i Paoli > e Teiloni
dovevano batterd come fu praticato per lo paifato: cosi
i Groffi di lega » come anche i Quattrini ^ e Sefini ( de^
quali gli fu data facoltà di battere mille Scudi ) gli fu
prefcritto che folTero della medefìma lega ^ e pefo > eh' era-^
no quelli coniati per V addietro ^ che allora erano in cor*
fo« Solamente i due mila Scudi d'oro ia oro> che do«»
veva
?.
^2Ó DEttfe MaNBTfi tìl FRANC.Nr.II.DlLLA ROVEKE
véva battere. Ogni anno^ dovevano eflfere migliori di quel*
li battuti negli- anni fcòrfi per utiifornlarli a quelli delle
otto ftampe , e perciò gli fu ordinato, che doyefle for»^
riuirli di bontà di'clarati 22, e di pefo in ragione di Scu-
di IDI per libbra, vale a dire , che ogni Scudo pefaiTe
gr^ni 68 fi^y e tonteneflfe di fino ^rani 61 ^ . . Uno di
juefti Scudi d'oro mi dò a credere , che fia quello pof-
eduto da quefto Sig. Marchefe Galeotto Galeotti per ef-
ftere di èodiio aflTai diverfo- dà quelli per V addietro de*
fìcritti , ed unifprnli a qurelli , che fra poco vedremo ufci-
ti dalla Zecca di Gubbio: differenza , eh' era neceflTaria
per diftinguerli' dagli altri di minói* pefo battati per lo
paflato. Ha nel diritto il bufto del Dùca con 4a legge n^
da: FRANCISGVS MARIA IL Nel rovefcio il folito
flemma , e le parole : VRBINI DVX VI. Il difegno di
cflb fi vede al num. XLV.
In quefto anno oltre le monete da uno Scudo d'oro
ne furono battute del valore di venti Scudi fimile air
altra al num. XXXI. riferita . tJna di quefte affai rare
monete, che è la XLVI. fi trova appreffb i Signoti Gra-
zia di Pefaro . L* efatto difegno mi fu trafmeffb dal più
volte lodato Sig.. Annibale degli Abati Olivieri con fuo
gentiliifimo foglio del fegùente tenore, „ Affinchè ella
veda, che ho intenzione di fervirla eccole il difegno
di una moneta d' oro da 20 Scudi d* oro del noitro
Duca Francefco Maria II. battuta nel 1621. Di quefto
cunio altre monete da io Scudi d'oro ne batteva ii
Duca 4ncor prima ; ed io ne ho vedute altre due . Ma
della mole ai quefta non ne ho veduto più . Noti
Tanno lóii fegnato nella detta moneta, il quale po-
trebbe rendere verifimile una tradizione , the quelT
anno , in cui feguì lo Spofalizio del figlio con la Prin-
cipefTa Claudia de' Medici , fatefle battere quei pezzi
di moneta così grofla per dare alla Spofa . „
Degli Scudi da venti Groffi , che fovente furono bat-
tuti e in quefta Zecca, e nelle altre del noftro Duca,
quelli fatti coniare da quefto Zecchiere po^rtano impreflb
non folo l'anno 162 1 nel rovefcio dentro la cartella fo*
pra
y
II
I>UCA VI. B 0LTIMO D* URBINO CaP. IV. ^l^
pra la parola GROSSI XX. , ma ancora nella parte infe<»
«ore in carattere piccioliffimoL.S. iniziali del nome del
Zecchiere i vale a dire Lo'dowco Sel'vafico y efTendo per
lo rimanente in tutto fimile all' altro efpreflb al num.
XLIL , come ce lo afficura uno di effi Scudi , che fi con-
ferva dal Nobir, ed erudito Sig.i Conte Federico Sartoni
di Rihiino. .
Dei mezzi Scudi da dieci Grofli non mi fon incon-
trato in alcuno che abbia il millefimo 1^21 , ma bensì
prefTo il dianzi lodato Sig. Gonte- uno ne ho veduto coù
le fuddette iniziali L. S^.fotto là cartella.
il Zanetti fra le molte monete che poffiede, confep*
va il Teièone fotto lil miiri. XLVIL , che per uniformare
nel' conio del diritto a quelli^ bàttuti' in Gubbio , come
vedi'emo y lo. rep'uto ufcito dalla Zecca nel tempo del
fuddetto Zecchiere . Si vede nel . diritto il ritratto del
Duca, e all'intorno la, fua confueta ifcrizione ; e nel ro*
vefcio vien rapprefcntatà la sfera armillare xxA motto:
FONDERIE VS LIBRATA SVI3, probabilmente per. .ao^
cennare, che il Ekica prima di rtfplvcre, tutto lottopà»
neva a rigorofo», e dili^entiffimò efame . • 5*
Reftamt ora a defcrivere altre monete, appartenenti ^t.
quefto Duca . La XLVIIL, elTendo il cònio ^utto confinila
le allo Scudo d' ora poc! anzi defcritto al num- XLV. ^ :iì
può fupporre battuta con lo fteflfo conia più per piacete^
che perchè avefTe corfoper un Groflb y .a cui pare»qhc fi affo-
migli.: ma per quanto mi aflGcara, .il preftantiflimo Sjg. Oli-
vieri ,. che pofliede ,tal molata > pefa aflfai più di un'Oro^
io y ma una fimil prellb il' Zanetti lo è cinqjiie grani me*
no di uh Groffb ,
La mojtieta fegr^ata iiumoll^.delpeitb di granì .io è
di ratte tni<lhiatO':jO(Mi !un teitzà a.un dipreflp di a^rgen»*
to , conC&gufitntdmeatfc 1 h effai: liflàggiores di quella/ pòtzio-
«e, ch';è. ne* Se{ìnirioèiiaò,potwa;e((erc(idiverfameirte^
poiché . fu battuta . pei: dtore dwi^Sefini; In «man fol .ri^oiicr
ta : ed era perdo; del vi^lore di>,^iaa«ro/<Si^
indicano le .Iettate; QV ATRO' Q:. / ppfte. inel . rov^^feio^
eh' è r uni(t» .diffef^iua;^ <^^^.fi\ iacónj tul" 4aL\ wnio: dal
Sefini) già dimoftrato\ Quel-
328 Delle Mombtb di Franc.M.IIj>6Lla Rovbrb
Quella fotte il num. L. è del medefimo valore dell*
precedente, e varia folamente nellMfcrizione del diritto,
perchè in vece del nome dei Duca pofto allMntorno dell'
arme fi legge : VR. • . . . . INSIGNA , cioè Urbini injtgns^
o più tofto Urbini Ducis infigna . Tal moneta T ho unica*
unente oflervata preflb il Zanetti , e perciò la reputo affai
rara , quando T altra è affai comune : ma in nelfuno dei
poc' anzi documenti fi fa menzione di dover battere i
Sefini doppj . Convien perciò credere , che ufciffe dalla
jZérca in quei tempi , ne^ quali ci mancano le notizie ,
quando non fo ile- data Scolta di coniarla allorquando fi
«rano: già firmati i Capitoli dianzi riportati in riguardo
ai Sefini: e ciò per fminuire la fpefa cai Zecchieri.'
Nel diritto della li. fi vede lo Stemma del Duca , e
nel margine l'epigrafe: FRANCIS. MAR. II. VRBINI
DVX VI. Nel rovefcio trovafi una cartella ornata di tron*
chi di quercia con di^ntrb le lettere: CXX.L. L. %. Effa
è. di j-ame, e vien poffeduta dai mentovato Sig. Olivieri ,
-e dal Zanetti. Dall' elegante lavorò del conio lembra che
fia,ilata battuta, per prova di monete d'oro del valore
di iioGroffi, ma non fé le poffono adattare, a mio crcv
dére , le altre iniziali . . Effendo però prova di moneta
d'argento potrebbe indicare, che 120 di effe monete
dpvevano pefare una libbra, e che T argento doveva
xffere di leghe dieci é * ' ^ '.
La penultima moneta, che io atttibuifco a quefta
Zecca, non ha verun fegno del noftro Duca, ma ragio*
neyolraente fi può reputar battuta da effo , perchè la tab^
bricà dei conio T indica, e Tifcriziore pollavi fembra
additarlo. Occupa il diritto uno Scudo con la folita an-
ine della Rovere coronata di alloro, e per foppottl due
cornocopj; all'intorno fi tegge il motto: VlRTVTI VT
DENTVR QVAS PEPERISTIS OPES . Il ravercio/ rap*
prefenta Amcora, Timone, Antenne^ e Vele aminate
fili lido fparfe; Marina^ agitata dà tre venti, éhe foffiano
con) veemenaa contfo due baftimenti ^ e air intorno vi è
tar epigrafe: PARTA LABORE QVIES SPES ET FOR-
TVHÀ VALETJB; Efla pefa grani ^^i cioè ildoppitz) «di
'--*' ' , ' ;- i. " r *iv ■' ";. due ^^
Duca VI. b ultimo d'Uriiho Gap. IV. 329
due Groffi di mìftura , ma fé I* argento fìi della medesima
lega non lo polTo atteftare . Confervafì nella Real Galle-
rìa del Granduca dì Tofcana , e mi è ftata con fomma
gentilezza comunicata , con le altre accennate , dall' eru-
ditiffimo Sig. Raimondo Cocchi , di cui gìuftamente fi è
Éitta altra volta onorata menzione .
L* ultima è una piccfola moneta di rame con alTai
tenue porzione di argento del pefo di g cani Sj ^h« 6
ÌM% Te puà
^ jo DsLiB MoNBTB DI Frawc.M.ILdKlla Rovbrb
può dir Angolare : ed è prelTo di me . Nel leggervi <It
una parte dentro ad una ghirlanda di foglie di quercia ^
Umile a quella nei Quattrini della Cerqua, MEZO Q^,
non v' ha dubbio eh' ella non fia ftata battuta per un
wezzo Quattrino . In qual tempo fi conia0e tal moneta
nella Zecca di Fefaro dai dianzi prodotti documenti non
fi ritrae ; la forma però de' caratteri > e il rimanente del
conio ci addita , che fu coniata fotto il governo di quc-
fto Duca , ed è probabile che ciò avvenire ne* primi an^-
ni di eflb, per aver una moneta minor del Quattrino ^
giacché era andato in difufo il coniar i Piccioli , moneta
per altro eh' era aflfai neceflaria per gli fpezzati •
Dellb Monete fatte cawiARE in Gubbio.
«
Eccoci finalmente rirornati a parlare della Zecca di
Gubbio, principal miofcopo, colla quale ficcomecomin*
ciai così darò fine a queita qualunque fiafi mia fatica •
Fu chiufa e (fa , come additai a fuo luogo , in tempo di Fran*
cefco Maria L, né fu più riaperta fé non per fpecial li*
beralità , e benevolenza di Francefco Maria IL y che non
volle che reltafle la noftra Città priva dì queflo vantag*
gio, di cui anticamente era in pofleflTo. Avendo perciò
il Duca , terminata che fu la locazione col Selvatico^ fat«
tà chiudere la Zecca inPefaro, alli 15 di Settembre dell*
anno 1616 diede facoltà al Sig. Filippo Galeotti di ria«
prir qui la Zecca, ed efercitarla per anni quattro con
facoltà di far battere Scudi, mezzi Scudi, Giulj, e Grofli
in tutta quella quantità, che gli foife piaciuta; pujrchè folTe
ftata della folita lega di oncie dieci di fino per libbra ^
e de'l pefo ufato in ragione di 267 Grofli alla libbra.
Paoli, e Teiloni per la fomma di Scudi 12 mila nella
fteifa guifa della Zecca di Roma * Grofli misurati per la
fomma di fei mila Scudi a quella guifa che furono bat«
tuti in Pefaro , e perciò conteneflero fei oncie d' argento
per libbra, a formar la quale ve ne dovettero eflere 144»
Sefini, e Quattrini per 1400 Scudi della medefima quali*
tà , eh' erano itati battuti ultimamente in Pefaro . E final-
mente che doveife far battere quattro mila Scudi d^ oro
. ' ' del *
Duca VI. fc ultimo d*Urbiwo Gap. IV. jjt
del medefimo pefo , e bontà de' pafTati ^ e tutto quefto
fi ritrae dalle feguenti Capitolazioni .
Adì II Ago fio \6i6 in Caflel Ùutàntt .
Cafìtuli con li quali Ji conduce Mf. Feliffo Galeotti da Guhbtù
a figliare la Zecca di *$*• A. S. da battere in ejfa le fot^
Jcritte monete con li fottofcritti fatti , e con'venzioni ,
così reflato d* accordo con li Sig. Minijiri di quella .
I. Che il d. Mf. Feliffo figlia la Zecca di S. A. S. fer
énni 4 da cominciarfi il dì \% Sett. ftojf. , e da finire come
feguita y la qual Zecca fi debba afrire , <b* e fer citare nella Cit^
tà di Gubbio fino al fine di d. Condotta .
IL Che il d. Mf. Filiffo fojfa far battere feudi da grofft
ao V uno 1500, e da mezzo feudo altri 1500 fer anno iste.
tome al caf. IL del Sig. Lodovico «
III. Che farim. fojfa far battere groffi ficcoli^ i!t ^ulj
feudi 1 joo /* anno iste come al taf. IH. del Si^. Lodowicé .
IVi Che foffa far battere faoti ^ e tefioni feudi 3000 di
faoli IO /* uno fer anno iffc. tome al caf. V. del Can). Terzi.
V. Che fojfa far battere grofft di leghe 6 d' argento , de
quali ne 'vadino alla lib. 1 44 quella quantità , che fik li pijt'^
cerày e non meno di feudi 1500 l* anno ^ e non tornando a
detto Mf JiUffo battere di quella forte di moneta , fia te^
nuto fuflire con It Monete da uno fcudo^ e mezzo feudo .
VI. Che foffa far battere fefini^ t quattrini della mede-'
fima qualità , che fono fiati battuti in Te faro dal Sig. Lodn^
*vico Sal'vatico ultimamente fino alla quantità di feudi 1400
in fra fé fini , e quattrini •
VII. Che ogn anno debba far battere detto Cond. feudi
loco d' oro in oro iste, come al caf. VI. del Ca^. Terzi.
Vili. Che fiacendo a S. A.S. di far battere altra forta
di monete d^ oro ^ i$t argento , fia tenuto farlo , furcbè dai]
Miniftri fé li dia la materia da battere ^ & la mercede fo-^
hta darli dalia Camera . '
IX. X. XL XIL Come al caf. VIIL IX. X. XL del
Sig* Lodovico.
XI IL Che detto Mf. Tiliffo faghi ogn' anno a S. A. S*
in mano del Sig. Tef. feudi 120 &c. come al caf. XIL del
Sig. Lodovico .
T t z XIV.
\
332 DElXfiMoKBTBDlFuANC.MJl.DBltARoriRB
XIV. XV. Come al caf. XIIL XV. del Ca^v. Terzi.
Jfar fede nell * Inftromento di detta Condotta Rog^ il Sig^
Tiergirolamo Benedetti fotto li 17 Sett^ 1616 in filo di Cane,
ni num. 284.
. XV L XV IL Come al ca^. XV. XV L del Sig. Lodowco.
XVI IL Come al eap. VII. del Cav. Terzi.
XIX. XX. Come al cap. XVIIL XIX. del Sig. Lòdov.
XXI. Che di tutto queilo fé ne abbia a fare pubblico ^
igt autentico Injlrumento .
XXI L Come al caf. XXL del Sig. Lodovico •
XXI IL Come al caf. X^If. deUCa^D. Terzi.
XXIV. Come al caf. XXI IL del Sig. Lodovico»
XXV. Che durante detta Concejftone. non fermetta S^ A. iSV
fia fatto Zecca alcuna nel fuo Stato .
XXV I. Come al caf . XXV del Sig. Lodovico.
XXV IL Come al caf. XIX. del Ca^. Terzi . .
. Gaffare Fabretti Minijlro dell' Entrate .
Firmate le fuddettc Cap^itolazìoni (i pofe fubito ali*
ordine ogni coia^ e alli 7 Novembre 1616 fu dato frinci*
fio a lavorare nella noSlra Zecca ^ e furono colate libbre 24
di Reali fer farne tanti Tejloniy e Faoli coli' affifienza dì
M. Giovanni Corteje di f efaro Cafo Majlro ^ e M. Lodo<vi^
€9 da Fano Tiratore y come fta notato in una copia de*
fuddetti Capitoli preiTo queito Sig. Marchefe Galeotto
Galeotti.
Volendo, poi far battere Scudi d* oro , ottenne dal
Duca ii refcritto di far venire a tal eflfetto in Gubbio
un* Ebreo di Pefaro . Uno di quelli Scudi d' òro , eh' è
r unica moneta d' oro , che d fia battuti in quella Zec*
ca , confervo predo di me : nel diritto della quale fi ve*
de il butto del Duca con air intorno le lettere: FRANC»
MARIA IL^ e fotto il bullo; EVGVBIL,, ed inferiore
mente : F. G» iniziali del nome del Zecchiere Filipfo Ga^
ìeotti^ Nel rovefcio s' incontra il foHto Stemma del Du-
ca con le parole : VRBINl DVX VL Vedafene il di-
fegno al num,^ LIV» Altro dì conio diverfo da queflo
&D veduto 9 ma eoa piccola di£Eexenza neir ornato deli'
arme**
( Degli
Duca VI. b ultimo d* Urbino Ckf. IV. j j j
Degli Scudi da 20 Grofli non ne ho veduto veruno ^
perciò non pofTo afTerire fé ne furono battuti • Confervò
Densi un mezzo Scudo da dieci Groifi , il di cui tipo fi
vede al num. LV. Da una parte ha T arme del D^ca con
le parole , che fi trovano m quello coniato in Urbino ^
deicritto al num. XLL Dall' altra parte dentro la con«
fueta cartella fi legge : GROSSI X. , e da' lati della me^
defima le lettere : L. X. F. G. , le prime due per indica**
re la bontà dell' argento > e le due pofteriori il nome ^
e cognome del Zecchiere; inferiormente a detta cartella
vi è : EVGVBII per diftinguerli da quelli coniati nelle
altre Zecche del Duca • In quefta moneta del valore di
IO Grofli > o fiano 40 Bolognini, fi vede il Fiorino efFet«
tivO) che per lo paflato era immaginario > come in più
luoghi fi e detto : e per tal motivo fu efla chiamata
Fiorino •
Tre Teftoni di conio diverfo fra di loro ho veduti
ufciti da quefta Zecca , che fi fcorgono incifi al num.
LVL LVIL, e LVIIL Nel diritto di ciafcuno di eflì fi
offerva il bufto del Duca coir epigrafe : F. M. IL VRB*
DVX VI. ET. C, e fotto il bufto del primo le lettere:
P* IlL. per indicare efler del valore di Paoli tre .. Il ro-
vefcio ci rapprefenta, fecondo il confueto, la. rovere, e
la veduta di Montefeltro , col motto ; FERETRIA , ed il
nome della Città : EVGVBII .
I Paoli in quefta occafione battuti , elfi pure furona
coniati col folito tipo de* paflati , come fi fcorge nel di*
fegno di uno di cfli al num. LIX. , non variando che nel
nome della Città : EVGVBII ^ che fi legge in qucfti nelL'
efergo del rovefcio.
De' Giulj del valore dì due Grofli, uno di efli bar*
tuto in Gubbio fi è quello al num.. LX» Ha per impron*
to da una parte Tarme del Duca, con la folita ifcrizio*
ne; dall'altra nel campo le feguen ti parole r 2* GROSSI;
e nel margine due rami di quercia, e nella parte infe*^
riore la parola : EVGVBII .
De' Grofli sì di argento^ che di lega, come de'Se*
> che ^e' Quattrini > niuna ne ha trovati col nome
di
334 DBtÌBM0MKTBDlFR*17C.M.II.DEItAR0VBKB
i£ quefta Zecca , né altrove ho potuto rilevare d' efferfe*
ne coniati in tal tempo, perciò convien credere che non
fé ne battefle. E queAe furono le ultime monete d'oro,
e d'argento, che u coniarono col nome del Duca Fran-
cefco Maria II- , e con feguen te mente in quelli Stati ,
poiché forpefe rimafero le Zecche dello Stato d' Urbino
con la mone del fuddetto Duca . Solamente in Gubbio
fi continuò a battere moneta , ma di puro rame, e que-^
fio Tara r argomento dell' ultimo Capitolo .
CAPI-
tu
CAPITOLO r*
Della Zecca di Gubbio dopo la devoluzione dello
Stato d' Urbino alla Santa Sede.
PAfsato che fu air altra vita Francefco Maria IL ulti^
ino noilro Duca di feL mem. , e prefo pofleflb dello
Stato d* Urbino a nome della Santa Sede, e del Pontefi-»
ce allora regnante Urbano VIIL, Don Taddeo Barberini
Principe di Palellrina , e X)anitano Generale della Santa
Romana Chiefa, fermatofi nel medefimo Stato tutto quel
tempo, che richiedeva un'atto così folenne, e non più^
tornoflene pofcia in Roma , e fu dichiarato Legato d' Ur«
bino dalla Santità Sua Frate Antonio Barberini Cardinale
del titolo di Sant^ Onofrio , Fratello del Papa; ed eletto
in Vicelegato Monfig. Girolamo Grimaldi Genovefe,
In tutto quefto Stato non erafi per anche introdotto
il Tribunale della Sagra Inquifizione; appena^ per dir
così , però devoluto alla Santa Sede > il Pontefice Urba*
no ve lo volle introdurre , e fifsò la fua Sede in Gubbio ^
mandandovi per primo Inquifitore il Padre Maeftro VìB'*
cenzo Maria Cimarelli da Corinaldo dell' Ordine de' Pre«
dicatori •
Per dimoftrare eziandio V amore , che portava ai Sud«
diti fuoi del nuovo Stato devolutogli, nella prima prò*
mozione de' Cardinali , dopo una tal devoluzione feguita
il dì 28 Novembre 1633, uno ne volle prefciegiiere , che
aveife tratti i natali, e fofTe coftituito in dignità nel me*
defimo Stato Urbinate ^ Quindi altro Soggetto illuftre per
nobil nafcita, e per fcienza^ e virtù rare adorno non
rinvenne, che Monfig. Ulderico Carpegna Cittadino, e
Vefcovo di Gubbio : quefti adunque prefcelfe , creandola
Prete Cardinale del Titolo di Sant' Anaftafia •
Prefone Urbano Vili, per la Santa Sede il pofleflb
del Ducato d' Urbino , rimanemmo fenza Zecca finché
piacque ad Innocenzo X. reftituire a Gubbio V onore »
che aveva verifimilmente dalla Santa Sede ottenuto fin
. dall'
^^6 Dblla Zbcca di Gubbio
dall'anno ij25. Ciò fece con Aio fpecial Chirografo in
data de' 24 di Aprile 1646 concedendo facoltà al Sig«
Paolo Emilio Galeotti di batter moneta > ma folo di ra«
me nummo s y ist quadrantes fino alla quantità di Scudi 80
mila di . moneta Romana Papale , e quefta pei: comodo
non già folo di quefti Stati , ma di tutto lo Stato Pon-
ti fìzio , al quale fu dichiarata ufuale la moneta battuta
in Gubbio . La ragione di tal riferva fu , che eflendofi
abufìvamente introdotti in Roma^ ed in quelle parti i
Quattrini di Ferrara, e Bologna di meno valore de' Ro^
mani 9 ed altri Quattrini foreftieri di pefo affai fcarfi, non
oftante il Bando pubblicato contro di elfi li 16 Ottobre
1645, volle evitarlo col prefcrivere , che fi provvedere
il commercio di buone ufuali monete, con far battere
de' Quattrini del folito pefo romano , e non trovandofi
chi li volefle battere del pefo , e valore folito , perchè pò*
co , o niuno utile ve n' era per i Zecchieri , venuto ciò
a notizia del dianzi nominato Paolo Emilio Galeotti, al
cui Padre Filippo Galeotti era fucceduto nel poifeffo deU
le miniere del rame fituate ne' monti di Coftacciajo, co*
me nel Tom. i pag. io accennai , fi offrì di far battere
cflTo le monete di rame neceifarie al commercio del pefo
prefcritto. Quindi è che il Pontefice di buon grado ac*
cettò una tal offerta , e perciò dircfle il Chirografo dian*
zi mentovato a Monfijgnor Prefidente della Zecca, che
fu conceputo con le feguenti condizioni (i).
/• Che Jìa lecito al d. Galeotti di far la'vorare nel fno
Edificio ejtftente nella Terra di Cojtacciajo fei miglia in cir*
la lontano da Gubbio tutto il rame bifognen)ole fer ridurlo in
Verghe .
//. Che i. rame non lo tugnt ebe dentro la Città di
Gubbio •
///. Che debba ritenere uH Cajfone grande con tre Chia^
wi y due delle quali debbino tenerle due Sofrajianti y ed una
il J.
SOTTO I PONTEFIÒI Cap. V. ^37
// B. Galeotti ad effetto , che d. Cajfone non Jt foff'a aprire
fenza dette tre, chiami .
IV. Che fo fra di effo Caffone ^ cioè nel coperchio w deb^
ha effere il /olito bugio , per il quale i Lavoranti buttino gii
rutti li quattrini y che ai mano in mano - ^verranno imfron^
tando .
V. Che in effo Caffo ne <vt Jìa un libro , nel quale Ji deb-»
ha notare tutto il denaro , che fi le^varà nelV atto , che fi li^
herarà la moneta ad effetto , che fi foffa raccorre il conto de*
quattrini , che fi terranno battendo per non trapaffare il li^
mite affegnato ^ o^^ero per. non farne minore quantità.
VI. Che ad ogni richieftà del d. Galeotti ^i Sig:Tieputa>'
tt^ èiolli Sopì^afianti y che dovranno da pefare ^ ed approdare
la moneta , et uno , che inter^venga in nome di Monfig. Pre^
fidente fiano tenuti effer pronti a liberare la moneta , e che
fia di rame fchietto , e fenz»* altra miftura , facendo prima la
f olita diligenza di ptfàre alcune libre per n)ederè ^ che ne ya^
dino quattrini cento alla libra , e tro^andofi giufti do'vranno
pàffarli tutti afftefne per notarli nel detto libro , e fatte que^
ìie diligenze fi debbano confegnare , offer^ando la fórma ^ che
fi tiene nel liberare la moneta nella Zecca di Roma al d. Ga^
leotti per farne queW ufo y che gli parerà ^ e piacerà.
VII. Che trovando talvolta la moneta fcarfa^ fé lì dia
il foli to rimedio di due quattrini per libra ^ purché la.fcar^
fezza fucceda in qualche libra , ma quando fuccedeffe in moìm
tiplicità di libre y in tal cafo non fi paffl ^ ma fi facci ri fon^
wre \ e aggiuftare il pefo .
Vili. Che la Camera faccia , dopo che a^vrà fatti fcu^
di .3000 di quattrini nucvi^ rinomare i Bandi fopra i quat^
trini proibiti , cioè quelli di Ferrara , e Bologna , e tutti gli
altri delli Stati fuori dell' EcclefiaBico , e dia ordine alle Co^
munita y- che ' faccino raccolta ^ e li mandino fuori ^ confórme
kl Bando dei quattrini , &n)fvero li faccino confegnare al Ga^
iebttiy che gliene darà baj occhi 1^' la libra 0 in moneta di
quefii quattrini nuo'vi , 0 in altra d' argento a fua elezione ►
'^ ' IX. Che trovando fi alcuno ^ che nan offerii d. Bandire
ebè f penda detti denari banditi ^ cada nelle ^ene , che difpon^^
gòno li mede fimi Bandii
r.il. Vv X.
■
^^8 Dstti Zecca di Quibio .
X. Che il Galeoni con tupti di Cafa e Lavoranti godl^
no la dilazione dell' Armi non proibite .
XL Che r(}oUndù la C<^niUfiifà maggior famma dì denari
dei quattrini banditi ^ che mandaranmy , fia obbligata il Qor
Jwsttf a dargliene , can quejh fera che fé gli dia dalla Ca^
munita il denaro contante in moneta bianca^ e fer ogni /i-
hrà di quattrini nuo'vi paoli due fanali .
XI I. Che la Camera Afojlolica non fojfa mai pretendere
fer d. battitura dei quattrini r4cogni%iofie alcuna^
XUL Che facendo alcuna ijianza il Zecchiere di Roma di
^volere li dettk quattrini fia obbligato a mand'are a le^arfi iu
Gubbio a fne fpefe y con mandare /* equi'valcnte in.contanti .
XIV» Che alli Sofrafiantiyche fi terranno, in G/Mia j^er
ri'vedere il fcfoy e bontà della moneta^ e fo franeranno alla
battitura del denaro , debba effer dato il fuo falan^ con/ve^
nieutt dfll medefim& Galeotti ^Jecoudq là dlchiarapioné ^ ì^e . fé
nt farà da Monfig. Tre fidente della Zecca.
XV. Che la battitura fia finita dentro d^ie a^mi,. . ^ .
XVI. Che fi debba battere folamente con liCugni^yO Balr
%i , che gli faranno dati da Monfig. Prefidente della Zecca feìt
volontà di N. S.y li quali però fi debbilo pagare dal Galeot^^
ti ali ' Intagliatore , che fer ordine di Monfig. Fr efidente li
farà • •
. XVI L Che tutta la moneta cugnata fud^ fia^ J^fi^t^ d^
ifmalfi^oglia Dazio y o Gabella . v
XVIU. Che d. Galeotti oltre la frecifa ofiervan^za d$
quanto fofra , alla quale inviolabilmente debba effer aftr^tt(^
fn cafo di contravvenzione , ed inojfer^anza y incorr.a anche fe^
eondo la trafgreffione in quelle pene y che , arbitrata Monfig.
frefidente- della Zecca. ' ^
Accettate le foprallegate Capitolazioni dall' una,, ^
1* altra parte, (i venne air.eiFettiva battitura della mo^
neta, cofichè alli 2 di Ottobre dello ftelTo anno 1546 fij
fatta la prima levata di Zecca prefente il Sig. Aleifandro
CafFarini di Carrara Dottore dell' una, e V altra Legge y
Luogotenente di Gubbio , foftituito per lettera dar Mon^
fig* Prefidente della Zecca di Roma , e li Sig* Sebalèiano
Marion! , e Vincenzo Menghi nobili di Gubbiq de^putat^
d* '
sótto I PoNtfifici Ca#. V. (339
da Mònfig. Lorenzo Imperiali Teforierc Gentralt , come
dati r Lettere inferite nel citato libro della Zecca, e pre*
fa la bilancia I furono pefatj tentò quattrini ,-Cr fu trovai
tó/che pelavano una libbra , e dò fu replicato pii!i volte,
è feihptc furont) lo flb^à: è in tutt^ quitta prima levati
di, Zecca afcefe alla fpmma di libbre iS/^g^c così fu prati»
cato in avvenire i ficchè* ogni quattrino pefava granì i>9 yj.
' Ciò non eflcndo venuto a nfotizia *di Saverio Scilh ^
quantunque -.Scrittore accuratiffimo , perciò attribuì al*
ta Zépca di Rbma le monéte battute' in Oabbiov che in
iVrVehire defciri^eretìió , fe fifsò T epoca dì quefta : Zecca: in
tetfipo aflai^ pofteriore , poiché < di^ dia così lafciò 'forile^
to (2) : „ t= Gubbio ^=r E* 1- ultimo luogo, ohe abbia kii frcfcò
,, battuta monéta i ma fòlainé^nt^-di laitìe. Fu introdotte!
,,. tal* ufo nel Pontificato d* Innocenzo XL, e feguita an»
„ Cora in oggidì .,y^ *
Confidetanda il Iodato Pontefice Innocenzo I^.^cha
la dianzi riferita ibm^a dt^ ftudi 8000 hoti baftava potf
rimediare agli abufi , e pel vantagio dello «Staffo Ecclfefia^
ftico , eflendofi perdio di bèi nuovo offèrto lo fte(Ky Pao-
lo Emilio Galeotti di battere- altri feudi ìoooo ^ ed altre^
sì tutta quella qùantitìi ^ che foflTe bifognato in termine
di cinque anni, accettò il Papa U nuova offerta con li
medefltni patti , è capitoli di fopra enunciati , effendo ftat-^
tpcoilyenuto eziandio^, che ad ogni tichiefla del Galeot^
ti (ì riiiovaflero i Bandi per tutto Io Stato Ecclefìaflica
fòì)ifaì, Quattrini Ferràrefi, e Foraftieri.
Che in cafo non foflfe ofTeirato il Bando in tutte iitf
fue parti , fofle lecito al Galeotti di domandare un Com''
milfario per andare in giro per lo Stato , con la facoltà
di procedere contx'ò ICTirafgrBfToti Jl I
(J)he fi dovefTc fcrivere ali* Emo Legato d'Urbino d|
jiutiblicare? un Editto , acciocché quei Po^olf dtìwflferd ^i^'
;liàf^,e fpefidere i fbddétti Quattrini riuovi Papali a ta ^
;iò'ne di 50 al paolo.' ' - : • .
' V V 2 * • Che
ietr^nttf^ XV. di Fifa Clemente XI. ttampaia ih Roma pei: 't^rancefco (J(^£agi
/
^40 DwiVk Zbcca di GuBtio .
Che non fi poteflfe pubblicare il Bando dei quattrini
banditi in Roma, fintantoché il Galeotti non ne aveiTc;
condotti , e portati ku4i gpoo de^nuqvi. , . - ^
, Che nella detfa fomipa yi doveflfe effere qualche po^*
Eione dei Mezzi Jiaìpcchi . peir maggjoi coipodità^4evJ^^
veri. ',..-:■•• '' -^
Che guaftandofi qualche quattrino ne' Balzi,,fia le-
cito al Galeotti di farli ritoccare in maniera , che poffi-
no fervire. / ' . ; . , .,.. .,
Che mentre: uno delli due Sopraftanti della Zecca
avedOTe iqualche> legittimo impedim,e,nto,, ppteflfe . aflijJerè
alla, levata ,di /ZecCa uno.de' lorp ^ Fratelli , effcndp. de*
buoni Gentiluomini., della Città,, afl&nchè -npji. venga irir
tardata la baftitura,^^ carne pii) di^Furamente apparilce .d^
altro Chirografo, e Iftromentp delÙ 2 Maggio 1648.;
Nell'anno 1652 alli 23 Decembrc Monfig. Frànzoni'^
• come Pre/ìdented^lle Zecq^ic; prorogò il termine .di quat-
tro anni a battere feudi 4 mjla per compimenti djCgU
feudi 20 mila. <. , . . , ' \^
Quattordici monetp fonp riportale dal dianzi men-
tovato Saverio Scilla d' Innocenzo iX»\ e le medéfime, ri-
porterò anch' io^ npn avendone potuto rinvenire alcun*
altra , e. quefte tutte non men ch^ le feguenti ritrovanfi
neila ta)i.a N,ummaria jRaccolta. Per ciCi} t^fporr^, qpn cjfiel-
la< Diaggiot brevità che fia r polfibile , defcriverò folamérite
ip, catalogo Jia, ferie delle monete Ì?^ontlfi^zie battute in
quefta Zecca , giaqchè non meritano, che vj fia fa,ttp par-^
titolar *fpiegaiipn'e ;. e non ,i:i<;:hiedcfi, ch^.fe nè^incidano
i difegni delle medefime per efler quelle a tutti nòte*
t
INNOCENZO X.. .j , ,. \
Vio: Battista Pamfilj Romano, famiglia ^ià in l^pm^
ejflinfa,, ma.' ?l;ie tuttavia pjroveniejite ^air anticp comune
ftipite fìorifce in Gubbio , fu Uditole della Sagra R,òtà
Romana , di poi Cardinale arcato da Urbano Vili. , fti
innalzato al Pontificato alli 14 di Settembre .,deir anno
1644, e fé chiamarfi Innocenzo X»; e dopo di avejr te«
SOTTO I PONTBFICl CaP. V, 34f
nuto il Soglio Vaticano anni io , mefi 3 > e giorni ij ,
finì i fuoi giorni alli 7 di Gennajo 1^55. Governarono
per effo in Qualità di Legati della Santa Sede lo Stato
d* Urbino , aall* anno 1644 fino al t6^6 il Cardinale Giu-
lio Gabrielli Romanou, Dai .16^6 fino ìil/ .1648 il Cardi-
nale Àlderano Cibò di Maffa Carrara. Dal 1^48 fino al
I651 il Cardi Vincenzo Coftaguti Gcnovefe . Dal 1551
fino al 1554 il Card. Chriilofaro Vidman Veneziano . Dal
1654 fino al 1^55 il Card. Carlo Pio di Savoja Ferrarefe.
Inftoe. X. P. M. A. IL F. G. Arme Pontificia .
Sanfiut fanlus Af. Figura '(3) . Quattrino •
ìnnoc. X. P. M. A. IL Arme.
' SaH^us Paultts AfoH. Figura-, -■■ Qujifr.
Innoctn. X. P: M. A. IL' Arme . ■ '
S, Paulus . Alma Roma . Mezza figura (4) » Quatt.
Lo fteflb fenza l'anno IL . ' Quatt.
Innocen. X. P. Mi A. IL F. G. Arme. . ■
S. Paulut Af. Figura. • Quatt.
•Tre altri fimili con l'anno IIL IlIL, fe V. " Quatt.
■ìnnoc. X. P. M. A, VL F, Gì Arme. • '
Anmjubil. i6%o. Porta ,Siaiita ifperta . Quatt.
Altro fìmile con la- Porta Santa cniufa. Quatt.
Innoc, X. ?. Af. A. VÌL F. G. Arme .
Sanlhs PauUts Af, Figura (j). '. Quatt.
.' <■ ' Iftnoc.
• *
...
(3) E^ fuor di dubbio, che quefla prima moneta (tx ftata battuta hi Oub<-
blo s mentre oltre Y atteftato del Notajo della R^v. Canw Apoftolica Roffiiio Pie*
barn' , che fi rogò dell' Iftromcnto della prima levata di Zecca fetta li %. Otto-
bre 1646. , che corrifponde all' anno II. del Pontificato d* Innocenzo X. ; vi è-
ancora il nome del Zecchiere dalla parte dell' Arme efpreflb nelle due lettere
F. G. , che devono interfjretarfi : Ftch GaUottur. (4J Qi^ntunque in qucfti
due Qi|atrrini , ed in altri in appreflb vi fia fcritto. jflmA Roma , che accenna*
no ivi eflere flati battuti, nulladimeno è certa, che fonò flati coniati ih Gub*
bio^ -mentre nell'anno 1646 ^m ^^ ufcirono, in Roma npn fi, coniava più ra«
me- E Tìcdome n'conj, e Bàkl mandavanfi da Roma da Monfig. Prefidente del«
la Zecca, come fi legge nella riferita Capitubzione al num. XVI., così farà
jMaciuto al mentovato Prelato-,- -e forfè alla fteffo Papa Innocenzo X.' di farvi
incidere Alms Rema , non oflante , che i «quattrini > fi batteffero in Gubbio •
(5) Lacrima volta, che negl' Iflromenti di deliberaziore fia notato cofa vi
iia impreflb nelle monete battute in Gubbio , è quella de* 30 di Giugno tósi ?
in eflb fi legge : Aperto Erario , five Capfone imvenerunt totam fuanihatem extra^
tfam ctftn imfrifi>nf in una farti. Imaginh 5. Paul( ^^-^ in àlUrs Infignis San*
éijpmi D* H. Faf0 Innocfntii X. Lib. della Zecca pag. io.
34^ • £>BLLA ZbCCA di GUBBIO
jMitoc. X. F. M. ^. FUI. Arme .
Me%o BaioccQ, Dentro uii fettone (<5).: Mez. Baj.
Due akri fimili qon i'anno IX., e ,X. . , M«2. Bai.
ì ALESSANDRO VII.-
f ' • , , . i. ■ ,^
. ABio Ghipi SaWe alli.7 ài Aprile dell! anno 1Ì55 fi|
innalzato al Pontificato, e fi fé chiamare AxipsanorìJjVILì
refle la Chiefa a^nni 12 ^ e giorni 45 , effendci . p^flVto all'
altra vita ^':^?;di Maggio t6<j>7\ .Governa raiio/pct. e (To 1<»
Stato d'Urbino in qualità di. Legati .della S. Sede , nell*
anno 1^55 5 il Card. Carlo Pio eh Savója Ferrarjeife , D4
%6^'ifino al 1558 il Card. Luigi Omodei Milanefe , Dal
1558 fino al 1552 il Card. Scipione Dèlci Sanefe.. .D4
.*552 fino al .1557 il Card. Antonio Bichi Sanefe. .
Anche il nuovo Pontefice vedendo, che inforgevand
nuovi difordini pej. i' introduzione de' Quattrini foraftie.-
IJ, accettò eflb pure l'offerta per T addietro fetta dal
Galeotti, cioè.dii)atferé nella Zecca di Gubbio nel ter-
mine di nove anni altri Scudi 20 rtiila. Onde confermart-
po Papa Aleflandro tutto ciò:, che dal fuo . Prédeceifore
Innocenzo X. fu ^abilito negli accéhnati due Chirografi.,
ordinò ancora, che il detto Zecjchicré porefiTe fare rino-
yare il Bando de* Quattrini: forafiìeri ^^erràiefi , • .è; Bolo-
gneu . Il tempo nel quale ciò avvenne fi ritrae dal ac-
cennato libro della Zecca, in ..cui è. xegi.ftrata . tal memor
ria. Adì f Dicembre 1660 ii Sig. .làitlo. Emilio ^ oltre alla
ha finta di hentottp mila Jctidi , Jt efihifce di bàtterne: altri
fcadt *vetitf mila nel termine dì nove anni frojpmi ^ é fu ac-
tettata detta offerta da N. S. Aleffandro Fa fa VII. , / fotte
U fteffo giorno ne fu fiìf alato IfirùrÀento fer rogito délNier
eolf Notajo della Rev. Camera. :<.' '
Nel tempo di cot^ftó Pontificato continuò 51 valore
ìirmlfll^% "i: ^^^% *'^/'' ?'"* * regiftraio r Dh 5. mmorfi i<5x. S>/ftù
VT Mern R,';^'* f'*f"^''"" ,^'' "P'^to Capfon, inventa futrunt w^nHé Mu»cw
iiìAllìlìnlu^ * tìTT f* "r f""' 'fi ^"^"'f^" Stcgmats Sanai fmt D. N;
muAraH^TyJ:' l' "'"* ''J*^' '"^I^Utt MEZZO BAJClCCOy& m,h>*r»tà
?7» J? • '"^" i'w'/mJ' umu, «4r4. Sicché ogiw W.péfty* gr>nt
SOTTO I.POHTBFICI CaF. V. 34 J
intrinfeco della moneta y eifendo notato nel più volte
mentovato libro dèlia Zecca, che: Dalli i Ottobre 1646
Jina atti 27 Luglio ló^g furono battuta libbre cento fuaran^
ta mila dieci fette y la qual moneta cognata y valutata a faoli
dai la libbra y afcende il 'valore a feudi 'ventotto mila ventì^
tre y e baj occhi quaranta di paoli dieci fer feudo .) Di mod$
che la frima y e feconda condotta cqnceffa da N. 5*. refianft
intieramente compite in conformità de gì* obblighi iffc\ In vir-
gole adunque delle fuddette facoltà furono battute U
qui notate monete •
Alexan^ VII. P. M. A. L Arme inquartata*
Sanflut Taulus . pigura. . Quatti.
Alex. VII. Pont. Max. Arme inquartata.
Me%o Bajocco {7) . Mez. Baj^
Altro di conio differente • Arme inquartata y
e da ir a] tro lato da pie4i una Stella^ Mez.Baf.
Alex. VII. Pont. Max. Arme con i foli Monti y e Stella 4
Mezo Bajocco. . .Mez«Baj«
Altro di conio diverfo • Mez.3a}.
Alex. VII. P. M. Arme con Monti fòliv e Stella .
Sanfius Pauluf . Figura . . Quatta
Alex. VII. Pont. M. Arme come la foprad.,e le lettere G.G.
Virgo conci fiet . ta Santi(&ma Concezione (8) . Quatt.
_ T
^^imm,^mm^tmmmmmm\ i tu ■^■»*»— a*»^
<7) Io quefte due monete è da notarti!}' iaquamtura* dell' arme, Ja ^oale
non fi vede nelle monete degl'anni ftiiregueQtl . Il P. Filippo BonannL pella fua
Opera, che porta il titolo: ìiumìfmata fonti ficuin. Romanorum (ire fpiegando la
Medaglia XLII» alla pag. 699^ così nota : „ De gemilicioi Ckifiorum ftenunatle
», hic excuipto innuere (ufficisi illudjn quaruoT ateolas diviiopn elle , qua rum duse
I» fcx montes .lureos conttnent , (juibus ^idus étnm aureuni Innil^iinet in campo
^, rubro, aliar vero in campo élàneo Qnercum habent. lllam in pracmium retu-
^ lilTea Jolio U.'a^mat JocPalatlus A^guftinuiH Gbifitim» quem idem ?omi£^
^ maximi faciens omnibus Ecclefiz Thefaurìs pracfecit, quos reda 6de,.& totiiis
„ Orbis pliufu trafl^it. „ iZ) Nel libro della Zecca citato cosi è r^giflrato.;
Adì i8* Novembre i66i. furono eflratti dal Caffome ì ^uattrtHiy che dM u»a forte
mr* /' InM^gime dell a SantiffimA O^nceùone , # dall* sltra V Arme di hi, S. PP.
Mefindro V IL II motto Virgo cvncipiàt è del Profeta Ifaia al cap^ 7^ b. Ecce Vìr*
gù concPfiet ^ f^ partH Filiumt^ ^ tfocétbkut nomen ejms Emmanuel ^ e rìzxsxAt^
dice . il Scilla , pag. a^9* »> l' aver il detto Pontefice impofto filenzio alla difjputa
^ deli' Immacolata Concezione delia B. V. ^a Tommifii ,. e .Scotifti . ,, I due à^^ì.
ioQo ivi pofii per indicjure il cognooM dd Zecchiero» t in luliano il nome
della Citu.
344 'Dblià Zboc* 1^1 Gufefio
CLEMENTE IX.
•e . " ■ "
OiULio Rospigliosi Piftojefe , Goyfernatore di «Romat,
àflunto al Cardinalato da Papa AlefTandto VII. , e creato
Pontefice alli 20 Ghigno i66j^ fi fece chiamare Clemen-
te IX. , e avendo governato la Chiefa anni 2 , mefi 5 , e
gioirni 19, giunfe al fine d^'fuoi giorni agli 8 Dicembre
i66g. Governò per il medefimo lo Stato d' Urbino come
Legato della Santa Sede in tutto il fuo Pontificato il Carr
dinaie Cefare Ramponi .
Continuando la conceffione fatta da Aleflandro VIL
li* 7 Dicembre i55o per nove anni a Paolo Emilio Ga-
leotti di poter batter moneta nella fomma di Scudi 20
mila 5 anche fotto quefto Pontefice , così egli profetai a
ftamparla, fenia che aVeflc bifogno di altra conferma, e
le monete coniate nel fuo breve Pontificato fono le due
feguenti . > ,. > ^^
.C!/tf«^ IX. Pont. Max. Arme •
Mszo Bajocco . Mez. Ba).
Clcm. IX. P. M. A. L
SanEius Paulus . Figura (9) • Quiatt.
CLEMENTE X.
Emxiiì) Altieri Romano Maeftro di Camera di Cle-
mente IX., e. dal mededmo.. creato Cardinale.; .aIlLjJ.9 di
Aprile dell'anno 1^70 fu innalzato al 'Pontificato, -e fi
chiamò Clemente X. ; governò la Chiefa anni^, mefi 2 j
e giorni 22 j terminò il corfo della fua vita il dì 22 dì
Luglio dell'anno i6']6. Governarono per il medefimo lo
Stato d' Urbino in qualità di Ugati della S. Sede , dal
lóiò fino al 1611 il Cardinal Carte Cerri Romàna. Dal
KJ73 fino air ultimo del fuo Pontificato il Cardinale ,Pa-
luzio Paluzj Altieri Romano .
Non eranfi per anche battuti tutti gli Scudi 20 mii»
accordati, come fi è detto addietro, da Aleffandro Vlt
a Pao*
i«M«i
j(9) Dttprttmt Menfis Seft. lóóf. Aperti^ Capfime é'c, reperti fitetunt quadrtmtet ^
sb una quorum faa'e efi imago S. Fault , ab altera ftegmat a SS. D. U. PF. -Ciemi IX.
SOTTO I Pontefici Gap. V. 345
A Paolo Emilio Galeotti; onde nell'anno 1^70 li 4 Ot-
tobre la Santità Sua prorogò a tre altri anni il tempo di
battere la refidiial fomma di Scudi 2318. 80 di quattrini
Papali per compimento delli Scudi 20 mila.
Ciò adempiuto , vedendo il Papa i pregiudizi , che di
bel nuovo inforgevano colPintrodurfi i quattrini foraftieri
nello Stato d'Urbino, della Marca, e gli altri, ne' qua-
li fi compone il bajocco di cinque quattrini , accettò la.
iioova offerta del Galeotti , cioè di battere altri Scudi
20 mila, con Chirografo diretto a Monfig. Lodovico An-
tonio Manfrone Chierico di Camera, e Prefidente della
Zecca, in cui con quefti termini fi efprime (io).
In Dei Nomine Amen. Die 21 Menfis OBohris 1573 ì^^
afla D. Matth/ti de Angelis Notarii Camera fuit ftìpulatum
Inflrumentum cum lllmo , e Rmo D. Ludo'vico Antonio Man^
frono Zeccarum fr afidi facultat. cudendi in bac Cin>itatc
Scut. 20000 moneta Romana termino no'vem annorum inceft.
die 4 d. Menfis OBohris ''vigore Cbirografhi S. D. N. Clemen^
tis PP. X. tenoris infrafcrip. njidelicet .
Monfig. Manfrone Chierico della noffra Camerale Prefi*
dente della noftra Zecca. Volendo Noi rimediare aUi difordi^
ni ^ e fregiudÌTLj caudati dair introduzione , e fmaltimento del--
li quattrini de' Stati foraHìeri , iff altri di fefo fcarfo , fu di
nofiro órdine dal Rmo Card. Camerlengo Jotto Un Aprile
frvfpmo f affato pubblicato bando , e proibizione , che non fi po^
teffe fpendere d. quattrini nella noftra Città di Roma , e no^
firo Stato , e per pron)cdere con minor danno pofftbile della no^
tira Camera , e che 'vifia abbondanza di quattrini buoni , e di
fefo , acciò non fia riftretto il Commercio , abbiamo deliberata
d ' accettare la nuo^a offerta fattaci da Paolo Emilia Galeot^
ti di Gubbio y il quale a'vendo fino dall' Anno 1646 in qt^à
fedelmente fer'vito alla d. noftra Cam. in a^er fatte, altre
battute dì fimili quattrini in fomma di feudi 48000 come con--
fta da Wr omenti con effo ftipulati li 24 Aprile 1646 , 4 Mag^
gio 1548 ,^ 7 Dicembre 1660 per gli atti del Plebani yC Nic^
coli già Notarj della d. Cam. a quali &c. fi efibifce di 'voler
P.II. Xx bat-
» — ■ — ■ — .. . — "___- - '™
(io) ,DaI Ii6ro della Zecca Ict. A. num. 7., che incomincia dall' anno 16^. p
0 profiegue £no al 16^. pag. 57.
J45 Dblla Zbcca di Gubbio
h attere nella noftra Città di Gubbio altri feudi 20000 m$ne*
ta Romana di quattrini di Kafne fafali ^ & anco tutta quel^
la quantità^ che bifognarà in termine di no^e anni comincia^
ti li 4 Ottobre corrente y nel qual termine è terminato l ' oh^
bligo da lui ultimam. fatto a fa*vore della d. Noffra Cam.
fer d. altre battute . Per tanto di noflro moto froprio , certa
Jcienza , e pienezza della noflra potefia , ordiniamo a ^oi y che
in nome noflro , e della d. Hoflra Camera concludiate con d.
Galeotti il d. partito di battere in termine di non>e anni im
d. Città di Gubbio li d. feudi 20000 di quattrini ? apali ^ ù
altra maggior fomma che da Voi , 0 altri Prejidenti della Zec^
ca 'voflri Succeffori gli everrà ordinato ^ e che ne Ripuliate
gr IJlrumenti necejfarj con gì* ijl^ff^ patti \ e capitoli contenne
ti ne gì ' altri partiti fatti con d. Galeotti , e con altri agiu*
flati j e concordati con woi d* ordine noflro ^ quali an)endoli
per efpreffiy e fpecificati in queflo di parola in parola appro^
oviamo y e confermiamo y obbligando per l* offer^anza di ejjt lo^
Noflra Cam.yC fuoi Beni y che tale è mente y e 'volontà noflra
cfpreffa , colendo , e decretando y che d. Iflromento 'vaglia , <b*
abbia il fuo effetto , effecuzione , e 'vigore ancorché non fi Bi^
puli in piena Cam. y & ad eflinzione di candela y e che non
fìano precedute , e fatte altre folennità , e diligenze requiftte
in Jtmili contratti , e queflo non fia ammeffo , e regiflrato in
Cam. y e nelli fuoi libri , non oflante la Coflituzione y e Bolla
di Fio IV. noflro fredecejfore de regiflrandis , e fopra la rifor*
ma di d.Cam.^ e qualunque altre Coflituzioni y iff ordinazio^
ni Apofloliche y Statuti y decreti y ufiy Hiliy e confuetudini y e
altre cofe , che faceffero in contrario , alle quali tutte y e fin^
gole a'vendo il lor tenore per efpreffo , é^ inferto nel prefente ,
per quefla Gioita folamente , ist per queflo effetto in tutto , e
per tutto deroghiamo . Dato nel Moflro T alazzo Apoflolico di
Monte Can)allo queflo dì 7 Ottobre ló^j^.
Clemens PP. X.
Et quia fuprafcriptum Inflromentum prò Illmo Dno Pcfu^
lo, Emilio Galeotto , & nomine ipfius fuit flipulatum per lU
luflrem , ér Excell. Dominum Bartholomeum Antonettum cum
promijftone de rato y iff de facien. ratificare , idem D. Pauluf
Emilius fub die 6 No'vembris 1^73 ratifica'vit fuprafcriptum lu^
ffro^
SOTTO I Pontefici Caf. V*. 347
ftromentnm in omnibus y& fer omnia cnm infertìone totius te^
norit Injlromenti fer aBa Sebaftiani Profilii Mot. Eugubini .
Le monete coniate fotto quefto Pontefice fono le fe-
guenti .
Clem. X. T. M. Arme •
Mczo Bajocco (i x) . Mez. Baj.
Altro di diverfo conio . Mez. Baj.
Clem. X. Tont. Max. Arme .
Alma Roma . Ss. Pietro, e Paolo mezze figure (i 2) . Quatt*
Clem. X. font. Max. Arme .
Anno Juhil. 1675. Porta Santa aperta (13). Quatt.
Clem. X. font. Max. Arme •
Torta Coeli. Porta Santa aperta* Quatt*
Clemens X. Pont. Max. Arme .
Torta Codi . Porta Santa con Croce in mezzo ^
e tre Stelle fopra . Mez. Baj.
Clem. X. Pont. Max. Arme .
Aferuity ér claufit . Porta Santa chiufa (-14). Quatt.
Clem. X. Pont. Max. Arme.
S. Paulus Af. Roma. Tefta . Quatt.
Lo fteflb di vario conio (i5). ♦Quatta
INNOCENZO XL
SfiNBDETTO Qdescalchi di Como , Chierico della Rev.
Cam. Apoftolica , da Innozenzo Papa X. fu annoverato
tra ì Cardinali Diaconi, e alli 21 Settembre i6^6 venne
Xx 2 elet-
(i i) Die 5* Jumi lójo. Jperto Capfone ^ in quo nummi fervantur » fuerunt
inventi dimidii hajoecbi , in una quorum facie eft imprtjfa Stegmata Sanhijpwi D.
K. D. Clementis PP. X. , fjgr in slia facie litteréL cantantes MC7.0 Bajocco. iib. cir.
(li) Die 6. Decemhris ló'jo. Aperto Capfone^ in quo nummi fervantur cum cloi»
vihuf a dd. D. D. Superflttihus » fuerunt reperti quadrantes , in una quorum faeie efi
impt/effa Stegmata SankiJJimi D. N. D. Papa Clementis X. , ó* '» alia Immagine^
dimidiata SanHorum Petti ^ <^ Pauli . Lib. cir. (13) Die 4. Martii 1^75* Jperto
Capfone , in quo (Syc. , fuerunt inventi quadrante! , in una quorum facie eft im»
prefa Stegmata San^iJpmJ D. N. D. Clementis PP. X. ^ dr ah alia Porta SanÙa •
iib. cit. (14) Die 5. Decemhris 1675, Jperto Capfone fSyc. , inventi fuerunt
^uadrantes , in una quorum facie efi imprejfa Janua Sanffa cum litteris in giro
cantantes : Apcruit» & dau^ , fSy in alia Stegmata t^c. Lib« cit. (15) Die
%9 Julii l6^6. Jperto Capfone, in quo <^r«, fuerunt inventi quadrantes^ in una
quorum facie efl imprejfa Stegmata San£liJJimi D. K. D. Clementis PP. X. , & itt
#//> facie iSìgits S. Pauli ^ Jivt caput ejus ^ Lìjb. cit«
^
g4S Dblia Zecca di Gubbio
eletto Pontefice , e chimare fi volle Innocenzo XI. Sedè
nella Cattedra dell' Apollolo Pietro anni 12, mefi 10^ e
giorni 9, e fé ne volò al Cielo il dì 12 Agollo 16S9.
Reflero di fuo ordine lo Stato d'Urbino col carattere di
Legati a Latere per la Santa Sede , neir anno i6q6 il
Cardinale Paluzio Paluzj Altieri. Nel 1677 all'Altieri fu
fuftituito il Card. Carlo Barberini Romano, il quale go*
vernò lo ftato d' Urbino fino al 1634. Al medefimo fuc-
cedette nella Legazione il Card. Fabrizio Spada Romano ,
e per anni quattro relle lo Stato , a cui fu fuftituito per
Legato nel 16SS il Card. Opizio Pallavicini Genovefe .
Sotto il Pontificato fimilmente d' Innocenzo XL profe-
•guì a battere moneta in Gubbio la Cafa Galeotti , non folo
per terminare il novenio accordatogli da Clemente X. , ma
perchè ancora gli fu confirmato dal medefimo Innoc. XL
Le monete coniate fotto quefto Pontefice fono le feguenti •
Iffnoc. XI . P. M. A. l. Arme .
• SanElus Fauhs Af. Figura {16) . Quatt.
Innoc. XI. P. M. An. IL Arme*
Meza Bajocco . (17) • • Mez. Baj.
Lo fteffb con targa diflferente . Mez. BaJ»
Innoc. XI. P. M. An. II. Arme .
SanElus Petrus. Af. Figura (18) • Quatt.
Altro di diverfo conio. Quatt.
Altro confimile con Tanno III. Quatt.
Innocen. XI. P. M. A. IH. Arme .
Monjlra te effe Matr. La B. V. in mezza figura
col S. Bambino in piedi, che benedice con
la mano finiftra (19) • Quatt.
Innoc.
' — - — — —
(i6ì Die 5. Decemh. tóyó» aperto Capfone ^c. inventi fuerunt quadrantef , im
una faci e quorum e fi impreffa Jrma 55. U, N. P. Innocentii XI. y dx ah alia faeii
•fflgies 5. Fault . Lib. et. (17) Die 9. Martii 1677. Aperto Capfone ^e. , inventi
fuerunt Umidii bajocchiy in una facie quorum eft impreca Arma |^r. ^ et in alia
parte littera cantantes Mezo Bajocco ; nec non quadrantes in quorum facie efl inu
frefa ejfigiet S. Pauli , & »» alia Arma (ire. Lib. cit. (18) Die %$. Septemk
1^77- Aperto Capjcne fuerunt inventi quadranter , in una faeie quorum eB im*
frèjfa effigie! 5. tetri , é* in alia Stegmata SS. D. N. Innocentii PP. XI. Lib. cit.
(iP' Die 13. Deeemh. 1679. Aperto Capfone fuerunt inventi in eo nummi aerss ^
in uns faeie quorum ejl impreffa Imago Beatifpma Vhrginit , (Jr in alia Stegma*
^a &c^ U Sila alla pag. a^. avverte , che quefio Quattrino ,, i rato , perchè
/
^
SOTTO I Pontefici Cht. V* 349
tMffoc. XI. F. M. A. IIL Arme.
Mezo Bajocco . Mez. Baj«
Innoc. XI. P. M. A. V. Arme.
Mezo Bajocco . Mez. BaJ#
Innoc. XI. F. M. A. V. Arme.
Sub tuum frajid. la B. V . col Bambino in braccio • Quatt.
Innoc. XI. F. M. An. V. Arme .
SanEluf Faulus. Af. Figura. Quatt.
Innocentiuf XI. F. M. An. V. fcritto in targa*
Arme fenza lettere • Quatt#
ìnnocentius XI. F. M. An. VI.
Arme fenza lettere • , Quatt.
Innocen. XI. Font. M. An. VII. Arme»
Mez%o Bajocco . con Leone dentro alla targa fot*
to le lettere . Mezp Baj*
innocen. XI. Foni. M. A. VII. An^et
Mezo Bajocco. fenza il Leone t Mez.Baj«
Altri (ci differenti di conio • Mez«Baj«
Innocenti US. XL F. M. An.VIL
Nell'altra parte TArme fenza lettere (20). Quattf
Altro dì. conio differente . Quatt.
Innoc. XI. F. M. A. Vili. Arme .
Mezo Bajocco. e fotta il Leone. Mez.Baf.
tnnoc. XI. F. M. A. IX. Arme •
Mezzo Bajocco . col Leone fotto « Mcz. Baj;
Quattro altri differenti di conio • Mez. Baj.
Innocentius. XI. F. M. An.^ IX. fcritto in (cartella ^
Arme fenza lettere nel rovefcio. Quatt.
Lo fleflb di conio differente . Quatt.
Innocentius. XI. F. M. An. X. fcritto io cartella •
Arme fenza lettere nel rpvefcip. . . Quatta
Sei altri differenti di conio . Quatt.
Innocentius . XI. F. M. A. X. fcritto in cartella .
Innocentius. XI.F.M.A.III.fcntto per errore. Arme. Quatta
" ' ' Altro
- ■ ■■
„ elTendofi avvertito dell* errore fu fubito rótto il conio ; come anche perche
^, dalla divoiione furono in bricve tempo tutti ritirati.,, (10) DU i.D^
gembrìi 1685. 4P^^ Capjvne y in quo fs'c. fuerunt inventi im eo quadrante! ^ Jm
mna faeie quorum tfi imfrèjfa Stemmata SS. D. N. Innoeentii FF. XL ^ & in f//^
finna eautamtes Uknoccntius XL i.ìA. Aono^IL Libt ciU . .
J5P Della Zecca di Gubbio
Altro di conio differente • Quatt*
Innocentiuì. XL P. M. An. XII. fcritto in cartella •
Nel. irovefcio V Arme fenza lettere . Quatt*
piie altri differenti di conio. Quatt.
Innocentius . XL P. M. An. XIII. fcritto in cartella .
. Nel rovefcio i* Arme fenza lettere • Quatt.
Due altri diflFerenti di conio. Quatt#
Innocen. XL Pont. Max. Arme.
Me%o Bajocco . Mez. Baj.
Altro di conio differente. Mez. Baj.
ALESSANDRO Vili.
Pietro Ottoboni Veneziano dopo di effere flato più
anni Uditore della Sagra Romana Rota , da Innocenzo
Papa X. fu fublimato alla dignità Cardmalizia , e alli 6
di Ottobre dell'anno 1689 afcefe al Pontificato , aflumen-
do il nome di Alessandro Vili. , ed avendo regnato fo-
lo mefì 15 , e giorni 27, (e ne morì il primo di Febbra*
jo deir anno 1591. Reffero lo Stato d'Urbino col carat-
tere di Legati a Latere per la Santa Sede il Cardinale Opi-
zio Pallavicini Genovefe dal principio del fuo Pontifica-
to fino al jógo y e dal detto anno fino al fine del fuo
regnare il Cardinal Giacomo Cantelmi Napolitano . Le
monete coniate fotto queflo Pontefice fono le feguenti.
Arme del Papa fenza lettere .
SanBus PomIus Af. Figura (ii). Quatt.
Arme fenza lettere •
Sanfius Petrus Af. Figura^ Quatt.
Alex. VIIL P. Arme.
. Sanflus Petrus. Figura (ii)^ Quatt.
Alexan.
(11) Dii 6, Deeemb. 1689. Aperto Cafftne j in quo nummi fervantur fuerunt
in eo inventi quadrante/ in una quorum tacie ^ impreffa Stemmata SS. D. N. Ji^
xandri VllL , (jr in alia effigie! S. Fault , ó* numerati/ centum ex di, quadrai
tihur fSgrc. fuerunt inventi e fé ponderi/ uniu/ libra. Loc. cit. ^^^) Die j.
Maji 1590. Aperto Capfone Qrr. fuerunt inventi in eo quadrante/ in una quorum^
faere efl impreffa effigie/ S. Fetri, ó* in alia Stetm/tta SS. D. H. D. AUx0niri
«• VllL Uh. eie
SOTTO I PONTBFICI Cap. V# J5I
Alexan. Vili. font. Max. Arme .
Me%o Bajocco . Mez. Baj.
Alexan. Vili. font. Max. A. L Arme*
Mezo Bajocco (2 g) . Mez. Baj.
Alexan. Vili. A. II. Arme •.
Sanctus Petrus. Figura, Quatt.
INNOCENZO XIL
Antonio Pignattblli Napolitaiiò fuMaeftro di Camera
dei Pontefici Clemente X. , e d' Innocenzo XI. , da quefl'
ultimo condecorato della Porpora. Cardinalizia , pofcia a*
12 di Luglio deir anno i6gi fu inalzato al Trono Pon-
tificio, affumendo il nome d' Innocenzo XIL; governò
la Chiefa anni 9, mefi 2 > e giorni 1$ , e finì di vivere
alli 2.7 Settembre dell'anno 1700. Governarono lo Stato
d' Urbino in qualità di. Legati a Latere il Cardinale Gia-
como Cantelmi Napolitano, dal principio del Pontificato
fino al lógi'y da queft'anno fino al 1697. il Card. Fulvio
Aftalli Romano . Nel 1698 in qualità di Prefidente gover-
nò Monfig. Marcello d'Afte Romano, pofcia Cardinale,
pel rimanente del Pontificato d' Innocenzo XII.
Prima che fi compire jl numero de* 20000 feudi fta-
bilito da batterfi , terminò i fuoi giorni Paolo Emilio Ga*
leotti, a cui fucceflero Michel Angelo, Giufeppe, e An-
tonio fuoi figliuoli , i quali ottennero da Innocenzo XIL
il di 24 di Agofto 1^92 la conferma di continuare a bat«
tere nella loro Zecca nella maniera, che per un noven-
nio antecedente V aveva accordata Innocenzo XI. , ag-
giugnendovi V obbligo folidale di detti Fratelli Galeotti
di pagare alla Rev. Cam. Apoftolica feudi 2 e mezzo per
cento del denaro, che erano per battere , ed in oltre di
far condurre ogni anno in Roma a loro fpefe fome due
di eilì quattrini , e con altri patti , che li leggono nei
* . • Chi-
(13) Die 9. Augufii x^po. Jpertc Capftne , i» quo nummi f$rvantur fuerunt
inventi dimidii hajoccbi in una quorum faeie efl imprejfn Stegmata SS. D. N. i> •
jtiexMndrì PP. VllL^ dr in alia facie littera cantante/ Mezzo Bajocco, & nu^
merati quadraginta ex eis , ó* fofitis i» trutina fuerunt reperti ponderis uniui li*
hra , (ijr faSa pluria &ff* Lib. cit»
J52 Dblla Zbcca di Gumo
Chirografo y ed Iftrumento ftipulato li 19 Settembre iS^t
negli Arti dell' Antamora ora Tartaglia Segretario della
Rev. Cam. Apoftolica . Le moiiete , the furono in tal oc*
càfione battute dai Signori Galeotti fono le feguenti •
Innoc. XI L ?ont. Max. Arme^
, Me%o Bajocco (24) • Mez. Baj,
Tre altri di vario conio • Mez. Baj\
Jnnoc. XII. Tont.M.AA. fcritto in cartella
Arme fenza lettere nell'altra parte (25)* Quatt#
Innoc. XIL Fon. M. A. IL Arme .
Mczo Bajocco • Mez. Baj.
Quattro altri di vario conio • Mez. Baj.
Inn. XIL F. M. A. IL Arme •
. $anfÌMs Feiruf Bug. Figura» Quatta
Inn. XIL F. M. A. IIL Arme •
SanBus Fctrus Af. *Bug. Figura (26) . Quatt*
Cinque altri di conio differente • Quatn
Altro con S. Pietro a federe . Quatt.
Inn. XIL F. M. A. II IL Arme •
Sanffns Fctrus Af. Figura • Quatt.
Un. XIL F. M. A. IIIL Arme.
SanBut Faulms Ap. Figura. Quatt.
Innoc. XII. Font. Max. Arme .
SS. Fctrusy & Faulus. Figura (27). Quatn
Due
(14) T>ìt IO. Dectmb. i6^u Pìt Illuflnf, ór Exmus D. Francifcus Stepbantui
de Mereatello dd prsfens LoeumUnentes EUgubti , ac lllmi D. D. GentiUs de Pam*
fbslshy ^ Coma Àuguflinuf de Montegt anelli t Superfittes Zeccba accefferunt ad
manfionem ìlìtìim D. D, de Galeoni/ , im qua nummi eonduntur . Et aperto Capfo*
ne, in quo idem nummi fervant ut cum tlavibur a dièsis DD* Superfiitibut , fiiem
runt reperti dimidii bajoecbi , in una quorum facie efl imprejfa Stegmata SS»V.H^
D. Papa ìnnocentii XIL, ^ in alia littera cantante s Mezzo B.iiocco, ó* nume^
ratis dre. Lih. cit. (15) Die 18. Junii i6^u Aperto Capfone fuerufit inventt
quadrante! , in una quorum facie ^ imprejfa Stemmata SS. D. N. PP. ìnnocentii
XlLy ó* in alia littera cantante/: Innoccntius XII. P. M. Anno 1. , & numom
rati/ eentum é'à. Lib. cit. • {%6) Die 11. Menfi Mariii 1695. Aperto Caffo*
ne fSgrc. fuerunt reperti quadrante/ , in una quorum facie efl impreca Stegmata
J>. N. D. Papa Ìnnocentii XIL , (Sr in alia effigie/ sl Petri cum fequentihus litte^
ri/: Eug. (17) Die 14. Decembri/ 1694, Aperto Capfone reperti fuerunt qua»
drante/ , in una quorum facie efl imprejfa Stegmata SS. D. N. PP. ìnnocentii XlLj
fir in alia effigie/ D, P/tri , é* Pauli , ó* numerati/ eentum ^c. Et ponderati
fuerunt reperti in totum ejfe librarum tenniUium novem eentum quadraginta triunt
lib. 3943. loc. eir. pag. ^t.
SOTTO I Pontéfici Ca?. V. }jj
Due altri con S.Pietro foio di diverfo conio degl'ai tri. Quatt.
Altro con S. Paolo diverfo nei conio dal {opraddetto • Quatta
Inhoc. Xll. P. M. A. V. Arme.
McTio Bajocco • Mez. Baj,»
Inn. XI I. F. M. A. V. Arme .
Sanlius Taulus Af. Figura* ^ . . Quatt.
Innoc. XI L Pont. M. A. VI. Arme*
Mezo Bajocco. i6p6. Mez. Baj.
Altro di vario conio . Mez. Baj.
Altro fenza il millefimo • Mez. Baj*
Due altri varj col detto millefimo fenza V Anno VI. Mez. Baj*
/;?/;. XII. P. M. A. VI. Arme •
: SarMus Petrus Af. Figura .—
Altro con Tanno VII.
Jnn. XII. P. M. A. VII. Arme.
Sanctus Paulus Ap. Figura*
Infiòc. XII. Pon. M. A. VII. Arme.
Mezo Bojocco .
Ihn. XI L Pt>n. M: A. Vili. Arme. .
SanHus Petrus Af. Figuta .
Altro di vario conio.
l92no. XII. Po. M. A. Vili. Arme .
SanBus Paulus Ap. Figura.
Altro di conio differente ^
Inno. XII. Po. M. A. IX. Arme.
SanBus : Petrus Af. Figtìra . ^ ^
Altro dì vario conio.
ìnn. XII. F. M. A. IX. Arme •
Sane. Paulus Af. Figura .
Altro con la figura fedente .
Inn. XII. Po. M. A. io. Arme •
SanBus Petrus Ap. ■ Figura .
Due altri di conio differente . '
Inn. XI L Po. M. A. lOw Arme*
SanB. Paulus Af. Bug. Figura fedente.
Due altri differenti di conio.
Innoc. XIL Pont. M.^A.to^ Arene.
SanBus Paulus . Bug. Figura .
P^Il. , - » . . Y y
Quatt.
Quatt.
Quatt.
Mez. Baj.
. . »
> Quatt.
Quatt,
Quatt.
Quatta
Quatt.
Quatt.
Quatt.
Quatt.
Quatt.
Quatti
Quatt*
Quatt.
Quatt,
Altro
154 Dblia Zecca di Guieio
Altro di confa differente. Quatfc
tnno\. XI I. Po. M; A^ to. Arme-
Sangui Tautur A^- Figura - Quatta
I>ue altri differenti dì conia (28) ^ Quatta
CLEMENTE X L
do: Frances^coi Aleakf d^^Urbmo' Segretario de^Brevi
d' Innocenza XLy e di Aleilandro VIIL fu da qu«ft' ul-
timo inn^ahato alla Porpora: ,» adegnan dogli in titolo la
Diaconia: di S- Adriano - Aflr 23 di Novembre deiran^
ttO' 1700 fu inn^alzata al Papato,, e lo tenne annr 20^
jmefi j,. e grorni 24 ^ e fece chiamarff Clemente XI. ^ e
alli ly di Marzo* del^anna 172 r terminò dr vivere,. Dal
frincipìo' del' fuo- Pòntfffcato» fino air ami O' 1703 governò^
y Stato' d' Urbino coli carattere df Legato a^ Latere il Car-
dinaie Marcella d^'Afte Roinano per T addietro mentova^
4o é. Dairanna predetto 170^ fina al 17 r5 fu Legata il
Cardinale Sebastiano» Antonio Tana ti Kológnefe. Dal^ 171^
fino al compfmentO' di quei^aPantificato gove«n$ in qua-
lità di Prendente lo^ Stato» Monifignor Alamanno) Salviati*
Fiorentino*-
Nel finire K ultima novenfa accordato a* Signori Fra--
Itili' Galeotti da Innocenzo XIL fotto li 24 Ago ilo 1692 ^
come dianzi' fi dilFéy furono» 'affì0e le nptificaziotii dalla.
JKev;. Camera,, e fìirona fatte, altre: diligenze, per rii>y e-
mre
li » '
(iX) te fùddiftte monete' con r'anno> cfeciino (ixtono coniate- U maggfer pint'
dbpO' la» morte del Papa-, vale a dire in tempo di Sede Vacante, come s* inipara*
Alila feguente- Lettera di Monfignor do: Battila Anguifciòla Prefidente dclU*
Zecca , diretta- al Sig: Antonio Galeottii Zecchiere,, in%ita Originale ìiel lifc dellr.
Zecca feg. B. num.. 8..pap. 4; • , ' • .
• Oggi hppuntì) , nx>n faprei per ifual accittfnte-^ ìk^ ritYùvaH- la dì Lti' feUerir fui'
pinoltHo^ concernente- /a continuazione di ffatt.ere in cotejla Zecca la Moneta di r^r
me^ coir Armi del defónto Pontefice^ e pèrcbìFJlk nil àferifte élfetjf toflutnàto in aÙ^
tfr Sèdi Vacanti di ufure l CugnidelJ^apa antecédìfnte\ pofri ojfirkfarà il /olite ^ f
pire in ntodo y che la pteièttp- moneta fi a in' ordini fer effer trafmfga a quefil Si"
ff$ort Zecchiere y e Depojttarlo' per il proffimo Sinto> Kaialè , mentre fé- fi volejfe af^
gettare y come- farebbe- di ragione y i* elezione del nuovo Papa ,. ne fègùl'rebhey che fi
fimarrMe fenzMt ls> monetSi nek $itmgO' difiìiH$n\ £ qui ojèfeadòml ^r.. Roma }q».
' \' ■ ' • ^ff^à^ &c.
(SU:: Bsttifiét AngHsfcùHa ^ ^'
}
\
^OTTO I Pontifici Cat. V* 355
liirc clii avcffe voluto battere moneta di Jàmc . Niun zir
tuo fuori che Michel Angelo G^Jniptti di Gubbio vi fu ^
che Ifi efibilTe di banere come per lo addietro aveva bat*
tuto 3 t>gni volta pexÒ , che fé ^li faceflè la concefllone
per anni 19 ^ e cnc quella ;gli venaffe rinnovata di poi
ci 29 in altri 19 anni: come pure^ che in vecedelli^cu-
di due 3 e Tne2zo per cento , eh* erafi obbligato pagare neli*
ultimo divifato Novennio^, ibile folamente obbligato di
coftfegnare ógni anno alla Rev. Cam. Apoftolica unaTaz*
za d*argehto di pefodi oncie dodici^ ed oltre ciò otten-
ne la condannazione degli Saldi 440 3 de"! quali la Cameim
anda>^a creditrice 3 rellringendo però la battuta a foli Scu*
di 121% ogni anno in quattrini papali di jrame^ lo che
tutto fu accordato da Cleinente XJL col feguente Chi-
xografo m
In Nomine Dómni Amen *
Trefentt fallico InJhvmeMè emiBis Mbìquc fateat foiàen^
ter ^iff Jit tiotMtn^qMoi unno A NathxtfìUe D. N. Je/m Cbrì*
fit mÙleJimo ùftìf^enttfimo fecanio Inistsone X. Jic ^tro ^U
gefitna fccunaa menfit Decenérh ^ lonttficatus Mtum Smi $n
Cbrtjio Fatrif^ & D. N. D. Clemensis Di^na Trowulenrìs
Taf a XI. jann4> ejus tertlo z= ìlUims^ et Hmus D. Laurent
iÌMs Corjtnus Arebttf. HHomeitA Smi D^ N. T-a^d^ ist JRc^k
C/UTter^ JfoJloUcA ThéfattrarÌMs GeneraUs In execMthntm Jfc*
tialis Cbirogta^bi SanBitnsh Sns manm Àie nona €urrenjfis
menjts fubjign/iti qnod frét nmnibus habens tmbi 4fft^ tonjigna^
n)h bìc alUganium tcnaris [et^uentis *yi delite t in Mt^njig. L^
tenzo Corjtni jirchvefcbn>o Ài Nieomedia Noflre Te foriere Ce^
aerale . EJfendo terininaeo nei giorno nUimo di Jehraro 1 700
il non)ennso per 'il fifunle dalla S. ^nem. d * Innotenxo XIL ;m^
^ì'O Tre dece ffore fu €onfer9nata a Micbel Angelo ^ 4f Aneonip
tjaleottj dalla noBra Chea di Gubbio la facoltà di haetere in
ejfa Città /cmM 2000Ò moneea in tfunterini f opali di rame^
ù altra fómma maggiore , ebe fojfe ftimata necej^ria eoli * JoWlr-
go d^ effo Galeotti non fo lo di pacare alla nofira Camera fcm^
Si e metM> per ogni 100 ftuai aelli detti qtmttrim Ja jlam^
J^Jty ma an^ra di far indurre ^gn* ttnno a loro ffefe im
ifne/lajioffr^ Città m ^oma Stme 2 delli medijhm faaeeri^
Yy 2 w
\
^^6 Dbiia Zecca m Gubbio
ni y e con altri fatti^ e caf itoli diffusamente effrejfi neir hi^
firumento di detta conferma rogato li ig Settembre 1692 ne^
gì* atti dell* Antamora ara- Tartaglia Segretario della nofira
Camera. Ci a^ete rapprefentatOy che fé bene reiterate n)olte
fieno fiate affiffe le notificazioni , e fatte altre diligente Per
fame U no^a eùncejftane , tuttala non Jiaji ritrovato altro
eht il fnd. Michelangelo Galeotti , il quale fi è efihito di ri^
ecvepe la d. concefjtone ogni <volta che da Noi fé gli faccia
fer ig anni col domandarne foi a Noi di 29 in altri ig an^
ni la rino'vazione ^ e rhe in 'vece delti feudi 2 e mezzo fer
ogni 100 feudi di quattrini da batter fi abbi fol amente V oh*
bligo di confegnare ogn* anno alla Nofira Camera una Tazza
el' argento di onde 12, r fi facci ad effoy e al detto Anto^
mìo fuo fratello il rilaffo delli fcadi 440 in circa ^ che refla*
no y dolendo alla detta nofira Camera fer li ftfattrini bat-^
futi nello f cor fo nomennia^ e n^l rimanente con r altri patti ^
€■ Cof itoli foltti , <b* efaminatafi la fad* offerta nella Congre^
gazione Camerale fia quefté fiata di parere fot er fi, accettare
falifo il nofiro beneflacito'. Onde Noi adendo nel frefente Chi*
rografo per efpreffa ogni y e qualunque cof a neceffaria di efpri^
merfi ^ approdando il fentimento della d^ Congrega Camerale^
^fecondo quella condonando Noi alli fuddetti Fratelli Galeot^
^ li fetidi 440 in^ circa ^ di cui reftano debitori dellif^ nofira
Camera per conto della precedente e(fnceff$one ^ ordiniamo a
Vofy che in nome nofiro e della d. jeofirfi Camera diate y e
concediate , fi come Noi diamo , e concediamo al d. MicheU
angelo Galeotti per fé , fuoi Eredi , e fucceffori la facoltà di
batter , e {lampare pri^ati'ì>amente nella d. Città di Gubbio
feudi 2225 mofieta ogn anno in qujtttrinf Papali ^ di rame du^
Tante 29 anni prof/imi ^ e con: il pefq dopjì.^cffer,q^uelli f cor fi di
domandare a quefta S. Sede la ri novazione y e .così continua^
re di zg in 29 anni y e con efprèffa condizione y che 4. MicheU
angelo ^ e fuoi in 'vece delli feudi ^ 2 e n/fzz^. ^ptrc^ni^ IQO
feudi di quattrini di rame^ che fi pa galvano in< paffatp debba^
no ogn* anno confegnare alla noflrà Carn^ qui in Roma nella
Vigilia y e Fefht de* Gloriofi JpoB^li Pietrose taolojin^Ta^
%a d ' argento d' onde 12, e. di far condìtrre. a tutine fue fpt^
fé in Roma fomr i delli detti Q^attriH Hlmo49yfi Hmpo^^
. . ehi '
SOTTO I Pòn^bucì CmK V. 557*
f J# converrete ,' e gii farà da Voi prefcritto anche fatto fenà
di caducità dal commodo , tanto delta frefente concezione ,
quanto della condonazio'ne del fred. debito , del tonale in qnO'
So cafa fojfa la Noffrà Catn. domandare la foddit fazione af-
funto come fé non mi foffe interceduta la fud. condonaiÀone ^
9 fopra di ciò Jli^olerete eoi d. Michel Angelo i' IBromento ne-
eèffario con li fatti, e Capitoli fol'tti, ^ altri ancora ^ che ■
a Voi parere bene di notamente accordare obbligando per
/.* offert}ani>a di quanto prometterete la noftra Camera , fuor
effetti y e beni anche nella f uà fiit ampia forma poiché casi è
mente, e volontà trarrà efprejfa . Volendo, e decretando , che
il frefente noBro Chirografo ammettendo^ , e regiBrandoJì in
Camera fecondo la Bolla di Pio IV. noftro fredecejfore de re'
gifirandis vaglia , e debba aver fempre il fuo pieno effetto ,
efecuj,ione , e vigore con la nofira femptice fattojcrizione , «»-■
rorchè non vi fia flato chiamato , citato , ne jentito Monjtg.
Commiffario della Nofira Camera, et ogn' altro , che vi pò*
teffe avere iritereffe , non ofiante le Cofiitu%iòni di Paolo li, f.
Paolo IV. , e del detto Pio IV. de rebus Ecclefa, & Camertt
man aliemtndis ,.e quali ^ano altre Coffituzioni , & ordinazio-
ni A pofloliche nofire , e de' nofiri Predeceffori y Leggi ^ Statuti ^
riforme , «y^ , Sili , confuetudini , & ogn' attra cofa , che fa-
eeffe , e poteffe fare in contrario , alle quali tutte avendone il-
tenore qui per èfpveffo , e di. parola in parola infertó- per quei
fia fQolta , & all' e^tto predetto amplaminPe deroghiamo. Da-i
to dal nofiro Palazzo Apostolico in Vaticano queBo dì 9. De*
cembre 1703. . . . ' , • ■ ' "'■ ''"■' '■
Clemens Papa XI.
Sponte à'c. ejufdem SanBiffìmi -,
Ìie£ h ornine de di t; arque conteffit dTc
Angelo Galeotto Eugubino licet abfeni
modum Exc. D. for Baptijla tignano
iuto per publicum InSlrumentum' die
i^ fublicatsim a D. Dominico Calific
hJico Eugubino nane mihi &e. traditi
infkrehdi tenorit :j*imp ineOf.-^ nibii
promittente -^ quodque idem D. Mic'ba
mentnm , ommaque , & Jingtflit^ inibì
358 JDbii A, Zbccai jbi Guitto
fìficahU y Injhumtnjtumqià^ puhlicMm hioi ratificapìom eum im^
J^ritònt totius stnùrìs freUnth in A^is mei txhihchit snfré.
menfcm^roxìmMm libere ét.c* ita ^uod cb'r. fro eodem D. Mi*
shaeh. Angelo j iUiufqne haredibuf^ et fncceJfwibMS aceeftan*
fé \ ^ Mna mecutn j^e. Jegiìime fiì^ulAnte ù^e. facuhaìem eu^
deniì^ ist imjrtmendi friitasi^e in Ciwiiofe Engubii Jingulii
^annis fummam fcuSoruf>2 duorj^m imlJinm bìfcenSutn wìginfi quin*
que m^nefs in quiurinis Ta^alibus ratninis nd habendum fer
^iginfi no^em annos froxintos^ hifque tranJaBis eum^ onere
i^ Z>. Miehaeli Angelo ^ ^*ve ejas h^redibus f^endi u S* Se*
de AfoftoIUa renouaìionem ^ Jicque eòntinujtndi de wiginfi
no*vem in ifigin/i jnonjem Hnnos etiam snm ehufuU ^ 4st effeB^
fonftituto ^ ùmniqne meliori modo = Hujuffnodiqme 4:oneejjto*
nem fam d. lllufirijpmiis y ét^e'verendijfimus D.Tbefaurarius y
iquam fr/tfatus Joannes Baptijla UgnanuSy qnibns fufra reffe*
Sive nominibMf foBam^ & (clebratnm ejfe n)oluerunf eum fa*
Bis ^ saptulii , obligationibus ^ ^ aliis late eontentìs , é^ ex*
frejps in foliis mibi &e. Jtmiliter conjignatis ad effeflnm btc
infe rendi ienoris fequentis ^ ^id^ticeì zz.
frìmù la Kei>. Camera Afoftoliea toneede at Signor W^
sheloitgelo Galeotti fer fé , fuoi Eredi ^ e S^ceejfori la facoltà
di far battere ^ e flambare ogn* anno frfvatamente nella Cit^
tà di Gnbbio Scudi 2225 moneta in quattrini FapaU di rama
durante ^entinon^e anni fròffimì y e jqnefii fcorfi col ftfo di
domandarnt alla S. Sede ogni 'ventino've anni la rino'vaxaone^
£M qutfh prò y the detto Sig. Galeotti re f^ài Jtano tenuti
batterli in modo ^ che ne n^adino cento a libra ^ che fono cin*
quanta a foolo»
H. Che la Camera freftò al medejtmo Sig. Galeotti un
Torchio^ 4Kjia J agitolo altre nxolte confettato al q. Sig.FaeU
Emilio Galeotti y e terminata che fojje fa f re f ente conceffìone.
fia obbligato mandarlo a Koma^ e confegnarlo a chi or dinar à
Monfig. frejidtnte dejla. Zecca nei medejimo Bato di bontà , e
riffettivamente rifare quello ^ che foffe deteriorato .
IIL Che tfinto alle file , quanto a tajffelli , o fiano baU
zi y. che corranno li Signori fadroni fofra quattrini dehbam
farj dal f^lito MiniUro , if Intaglìittore della Camera Afoftor»^
lica ^ 0 da altro ^ ^dhc di MonSg. frcjidente . anale debbìt
foddisfarjt dal detto Sig. Galeotti • IFl
fOTTO 1 PoNTBWCr. Ckf. Vr jj^
m Che fia lecito^ ad tjfat Sig. Galeotti far lamorare al
fuo edificio [onfa:na Jei Miglia in circa dalla Citta il rame fef*
ti fuddettì q$rattrrni can che prò non fi riduca a tondini ^ ne
fi c^gni fé non. dentrct alla Città di Gubbio ^ e non altrimenti
con fé cautele ^ ^fì^^ff^ *^'^' Captoli^ e fia in arbitrio di dettw
Signor Galeotti improntare li quattrini con le pie , e tajfelli
a mana ,. a» con li Àalzi cotn V edificio ad acqua y o di Ca^val^
lot , mentre feri riefcbintr ben fatti ad arbitrio di Monfignor
Trefidente. s .
V. Che dettò Sig. Galeotti debba an)ere un cajfone gran^
dcy il quale abbia tre Cbia^viy due delle quali dorranno te^
nere due Sopafianti da def utar fi da Mcfnfig^f refidente della
Zecsa fro tenqwe y isT una il détto Sig. Galeotti ad effetto y.
che detta Cajfone non fi f offa afrircy fé non w faranno le
dette tre chiami j e, dt fofra il co^ertbicr di e fio wdon)rà effe^
re il folito buco , pr il quale li La^voiranti debbano buttare
tutti li quattrini y che di .mancr in maàct. ^errann9 impoktando^
VI. Che in detto^. Caffònc nn fia uk libro y nel quale fi
debba natare tuttet il denari y che fi le^ or a dal medefimo^ neW
atte y che fi liberara. la moneta ad effetto' f\che fi pojfa rac-^-
corre il conto: de quattrini y che fi 'verranno facendo^ ^er f^on*
trupfiare il limite affègnatOy e ^vero- pr non farne- minor
quantità.-
VIL. Chi ad ^gni richieffd di dettò Sig: Galeotti li Si^
gnori Defutatiy cioè li Separanti y che avranno da pfare^
ist afprQh)are la moneta y & unuy che inter'venga in> nome di
Monfiff. Frefidente y^fiano tenféti\ad effe t: ponti a liberare la
>^y e fenf^ ali
monetai^ e\ che in rame fchiettify e fen^ alcuna misura yfa^
cendo prima la fòlitadiligent^a di p fare alcune Ubère prrue^
dere Je madino centa^Mla libbra y e tro^va^dòfi fuefii giufii
dowrannoy pfàrli\ tutti, a£fie/ne fer notarli nel Jud. libro ^ r
fatte) quefie diligen^ìf fi debboMoycùnfegna^re^yfef^Wrdà^iìifórf
ma\y . che: fi tiene in .fimU^mxuntta nella Zetca di Xàmay r^.
non alt rimente al deUo^. Si^. Galeotti- pr faruc qì^cl piuy cbà^
gli piacerà y t parerà .> ^^
Vili. Che tro^vandofi tal wolta' la moneta fcarfà fi gli
dia il f/>li^ rimedici di .Jnei quattrini- fer Ubèra y purché l/t
fiarfezsafiutéda. in" ^i^h^Jiltira f; fna^^unìtdo^ fuccedeffe 4m
jéo -Deilà' Zecca di 'GuBiro
m^ltif licita di libbre , in tal cafo non 'faffl^ mu fi facci rifon^
dire fer aggtuftare il pfo .
JX. Che tronxandofi alcuno , che non ojfep^ il Bando al*
tre wolte pubblicato fofra li quattrini di rame , t che f fenda
detti denarh banditi eàfchi ,nelle pene , che difppngono li mede*
fimi Bandi , delU quali per un ier%o roadi mia Camera^ un
urzo al Sig. Galeohi , e /' altro aW accusatore , iff efecu*
tore •
X. Che il medefimo Galeotti cjfieme con un fuo Servito*
re^.e tutti quelli ^ che' ^ttuaìmeme fer^irdnno per detta fab-^
hrica de* quattrini debbano godere conforme il f olito le facoltà^
di, poter portare qualfinyoglia fotte a* armi offenfi<ve ^ e non
proibite^ e defenfi've tanto di ^giorno ^ quanto di notte. ^ con--
forme agi' altri fimili Miniflti Camerali , e fern)ata la cojlì^
tMzionc fopra tal materia pubblicata dalla fel. mem. d' Alef*
f andrò Vili, y e non altrimenti .
: Xh Che ^volendo ' alcuna Comunità^ de Ili detti quattrini.
f4f maggior fomma dcllr quattrini , che manderà sbanditi , fi a
detto Sig. Galeotti obbligato a- darglie^ ^ con quefh però j.
cheglffia dato da quella il denaro contante in moneta bian^,
oa per ogni libbra di quattrini nuo^i paoli due . ^ ^
XlT. Che facendo alcuna ijlan%a il Sig* Zecchiere di
Roma di colere di detti quattrini fia obbligato a mandarli a
If^are in^Gubbio d. f^^ fpcfe {^etcettuatenje però dut fome ,
co^c fi^ efprimerà apprejfo) con mandare V egual calore in
Contanti cumc.fi difponeneW antecede^nte Capitolo XI.
XUI. Che.alli Soprdftanti y che fi terranno in Gubbio
per risiedere il pefo , e bontà della moneta , e fopraBaranno
alla battuta del denaro da deputar fi come fopra da Monfig.
f re fidente debba effer dato il fuo falario di Scudi dodici in
tutto dal medefimo. Sig. Galeotti^ e perthè non è ragiont'vol^
<k^ wepgbin^ pagaei per mano . dell' ijlejfo Sig. Galeotti , perciò
fia ie^utif dfpofitare in depofitanwa generale della Ren). Cam.
Ssudi dodici m^onet^d/ anno ad ^ effetto S' pagarli con ordine
di Monfig. T refidente a detti Sopraftanti prò rata , e non
aitrimente^ • ^-•. • ' ..->'-:
XIV^ Che fi debhM battere folamente con liCugnì^eBal*^
H > /^< h, fdr^no dati da Mnlfig. fruente della Zecut per'^
..." ^0^ '
SOTTO I Pontefici Gap. V. 351
^èh»Pà Ji W. if. , li éfùali fere fi dehhano fugare dal detta
Sfg* Galeotti ali* Intagliatore , che fer ordine di Monfig. Tre^
piente li fona ^ con mettere nelli mede fimi da una farte V im^
frànto di S. Pietro con le Chiarii in mano , e dall' altra V ar^
me di N. S.^ e dalla far te di S. Pietro doDrà metterfi fot^
il eontrajfegno d' ejfer tali quattrini ftamfati in Gnhhio , cioè
tr§ lettere = EVG.
XV. Che tutta la moneta (oniata fuddetta fi a e f ente da
q$àalfin)Oglia dat>ió ^ 0 gabella.
XV L Che detto Sig. Galeotti oltre la frecifa offerì) an%a
di quanto fofra^ alla quale debba inviolabilmente e ffer aftr et-
to in cafo di C0ntravenzione incorra anco fecondo la trafgref^
fione in quelle ftne , che venijfero arbitrate da Monfig. Pr^^
fidente della Zecca
XVII. Che in ogni citfo , che non fojfe ojfernyato il fo^
fr addetto Bando in tutte le [uè ,fartù fia lecito a detto Sig.
Galeotti di domandare un Commiffario ^ acciò wadi in, giro fer
detto Stato ^ e troncando alcuno difobbedìente fojfa contro di
quelli frocedere conforme diffone detto Bando ^ e fé gli debba
frontamente concedere detto Commiffario .
XVIII. Che quando fer occafione di guerra 5 0 fimili il
ietto Sig. Galeotti non foteffe far nxenite i rami fer tirare
avanti la fudJetta battut4 "de* quattrini ^ in queflo cafo fer
non effer mancamonto fuo^ debba Monfig. Rmo P re fidente della
Zecca fro temfore frorogare il temfo a detta condotta de
quattrini tanto chefojfsno avere detti rami di dove foglio no
far fi venire ..
XIX. Che fi debba fcrivere alV Emo Legato d' Urbino ,
che faccia offervare il folito , cioè che quelli Pofoli debbano fi*
gliare , e ffendere li fofr addetti quattrini nuovj fjtfali a ra^
gione di cinquanta ja\faolo , e conforme vanno j^er tutto il r&*
fio dello Stato diS. Chiefa ^ & è fin* ora fiatò fratte ato , e
che neffuno f^ffa ricufarli fotto giravi pene * e che detti quat^
trini cinquanta vagliano di moneta a' Urlino quattrini cin^
quantacinqut effenao quefio il corfo corrente in detto Stato ,
e tanto ftù % quanto eoe vi e fe^uria grandif/ima di moneta
haffa.
XX. Che mUd Jtttà fomm di q$attf4fJ mpvi ^ ^^^ f
P.ìh . Z 2 de-^
^6i Dbllà Zecca di Gubbio ^
Jen>ono battere i;/ debba ejfer qualche foratone di méiul Ì4h
jocchi fer maggior comodità de* fo^veretti .
XXI. Che occorendo gtcaftarfi qualche quattrino cioè fa^
fra li Balzi j che fa la ffampa , ^a lecito a detto Sig. G^
ìcotti di farli ritoccare da qualche Majiro in quelle farti ^
acciò fojfa fer'vire .
XXIL Che mentre uno delli detti due Sofraffanti della
Zecca a'vejfe qualche legittimo impedimento di malattia , 0 di
affenza dalla Città , 0 Jimile , in quefli cafi fojfa ajftflere alla
liberazione della moneta uno d' effi folamente , e quefto acciò
non Ji ritardi fer detta caufa la liberazione J^ dd. quattrini.
XXI IL Che la facoltà di fortar P armi conceduta al
Caf. X. /* intend^a conceduta nel modo , e forma , che la go^
dano li Signori Zecchieri di Roma , e gli altri Miniflri Come*
raU\ e ferriata femfre la det-ta Cojlituzione d'AleJfandro Vili.
XXIV. Che detto Sig. Galeotti y e fuoi Eredi ^t Sàccef-
fori durante la frefente conceffione oltre V obbligo di battpre y
€ Bamfare ogni anno la fuddetta fomma di feudi due mila
due cento 'venticinque moneta fiano frecifamcnti tenuti non
folo di conteggiare ogni anno alla Kè'v. Camera ntlla Vigilia >
0 Fejla de' Glarioji Afofioli Yietro , e faolo una tazza d* ar^
gento d* onde dodici in 'vece delli feudi due , e mezzo per ^ni
cento feudi di quattrini eh* era f olito fugar Ji in addietro^ m4t
ancora di condurre y e far condurre ogni anno durante dettila
€oncejftone a tutte toro ffefe qui in Roma j 0 nella Defofitaria
della Reo. Cam. fome due delli detti quattrini , <b* altre fome
due delli medejtmi quattrini al Zecchiere di Roma^ a ffefe
fero del medejimo Zecchiere dentro al me fé di Decembre di
eiafcun* anno liberamente , e detto Sig. Galeotti do'vrà ejfer
frontamente rimborfato deW equivalente delle fame di quattri^
niy & in cafo di contravvenzione ad alcuna delle cofe fredet^
te detto Sig. Galeotti y e fuoi decadino 'dal comodo non folo
della frefente conceffione , ma anche della condonazione fattali
da N. S. mediante il fuo Chirografo inferto neW IBrumento di
sai conceffione j al quale in tutto , e fer tutto s* abbi relazione.
XXV. Finalmente J% dichiara , che katttndoji in un* anno
maggior quantità de quattrini della fomma fofra effrejfa di
Scudi iiiK moneta foffa ahanarfe^ nellahattnta dell' anno
SOTTO I Pontefici Ckt. V. |^
f^jf^i^^^^^ >' T^^^è dentro il triennio fia comfitamente battuta
la quantità jopra accordata per ciafcun* anno .
Qu^a quidem Capitula , omniaque , <b* fingula ìnihi con*
tenta ^ & txprejfa tidem lllmus ^ & Rmut D. Thefaurarius
Generaljs^ & D. Lignanur diBis reffcBi^è nominihus fromi*
ferant &c. in'violabilittr attendere , é'- obfer^iHtrje , ac femfer
jbabere rata , grata , ^valida 5 & firma , • ncque contrafacere ^
dicere , off onere , excifere , aut qao^is fub fratextu éfc. uè*
hircj alias ultra inconcuffam eorumdem omnium ob/er^vantiam
gd quam isfc. teneri etiam utrinque n)olueruiit ad omnia ^ àt
fingula damna istc.^ de quibìis &c.j fro quibus &c/ d. Illu-
firijfimus D, Thefaurarius Generalis Rcv. Cameram^ illiufque
éffeBus bona , ist jura é^c. , <b* non alias (ffc d. D. wero Li*
fnanus frafatum D. Michaelem Angelum Galeottum , UUujque
aredes bona , & jura iste. , iff ufque ad ratificationem jufru
yromijfam etiam fé ipfum ifc. fuofque haredes iffc. bona ^ ist
jura in ampUori iffius Ke^. Cam. JpofloUca forma cum foli*
tis claufulis iste. , citra is^^^ , obligarunt afe. , renunciantes è^c.y^
tonfenttentes iffc. y isf fic taUis peBore , éT fcripturis refpeBi've
jurarunt . Super quibus omnibus , ^ fingulis pramiffts pethum
fuit a me Rcv. Cam. Apoftolica Secretario^ ià' Cancellarlo
infrafcripto , ut de eis unum , wel plura publicum , feu publi*
e a inftrumentum ^ feu inflrumenta conficere ^ atque t rader e
prout opus fuerit ^ iff requifitus ero .
Aflum Roma in Falatio Montis Citatorii prafentibus , au*
dientibusy ér intelligentibus K. D* Canonico Mario Ta^ono
filio q. Donati de Taranto , cb* fofepbo Maria Cardono fiL q.
Peregrini Lucen. teftibus ad praaitla omnia , (s^ fingula 'vctca*
tis y habitis fpecialiter y atque roga tis. .
Ego Jo: Antonius Tartaglia Rev. Cam. Apofiolica Secrtr
tari US , ^ Cancellarius de pramiffis rogatus pns Inflrumenium
fubfcripfiy et publicaw rog^ Loco ^ Signi.
In vigore di quefta nuova conceffione di anni 29 in
ig , profeguì il Galeotti come prima a far coniare mone-
te • Ma venendo coftretto da Monfig. Prefidente della Zec-
ca a trafmettere con foUecitudine detti Quattrini Papali
in Roma , ed elTendo ftato riconofciuto il notabile difca-
pito I eh' eiTo faceva ^ gli fminùi il Papa una libbra per
Zz 2 ogni
1^4 Dblla Zecca di Gubbio.
ogni Scudo ) come fi legge nella Lettera di Monfig. d'Afte
Prefidente della Zecca del tener feguente (29) .
Fuori . Al Sig. Michel Angelo Galeotti . ( Guhhio ) •
Dentro . lllmo Signore . = Perchè fojfa fortire la bat*
tuta della Moneta di rame^ della quale V.S^ ne ha l' incon^^
benza come Zecchiere ^ fi è dato mano al calo di una libbra
fer Scudo , com* Ella ricbiedenui , Onde lo fignifico a Lei , ac^
ciò fi compiaccia farne feguire /' effetto , con fartecifarmi il
modo per a^vere detta moneta . Che è quanto mi occorre dirle
in tal fro^ofito ^ e le bacio di cuore le mani.
Roma 14 Afrile 1709» ^
Affino Servidore
G, Afte Prefidente della Zecca.
In confeguenza di detta diminuzione continuò il Ga-
leotti a battere coli' affiftenza fempre del Luogotenente ,
e di due Nobili di Gubbio fopraltanti alla Zecca • Le
monete ufcite dalla Zecca di Gupbio coniate nel Póntifi*
xrato di Clemente XL fono le feguenti.
Clemens XL Fon. Max. Arme •
Mezo Bajòcco . Mez. Baj.
Altro di diverfo conio • Mez. Baj.
Clem. XL Po. M. A. IIL Arme,
S. Petruf A* Tefta . Quatt.
Clem. XL Po. M. A. IIL Arme .
S. Paulus A. Tefta . . Quatt.
Clem. XI. Po. M. A. IIL Arme •
S. Vbaldus ppf. Tefta con mitra (50). Quatt.
Clem. XL Po. M. A. III. Arme .
Sanflus Petrus Af. Figura 1. Quatt.
Cleth. XI. Po. M. A. III. Arme .
SanBus Paulns Af. Fig. Quatt.
Clem. XI. Po. M. A. III. Arme.
San. Vbaldus Efifcofus. Fig. Qtfatt*
-^ Clem-
(19) Dal libro della Zecca fegnato lett* B num. Vili. . (30) Die 9. Au^
gufli 1703. Aperto Capfone fuerunt reperti Meiiii Bajocebi impreffi in una fàeie
flegmate SS. D. N. PapJi Clementis XI. y & in alis iiterét camtatfter Mezo Baioc-
co . dr Quadremi tmpreffi in una facie flegmate SS. D. N. WapA Clementis XL , d*
in alia partim cum effigie S. f etri 9 partim ,S. tauH ^ é* t^tfim S. VhalH Fr9te^
Boris nqflri . Dai fud. Jib. cit.
soTTa I Poifranei Cai. V» f6f
Clem. XI. Fa. M. A. II L Arme •
Saffc. Vbaldus . Figura • Qiiatt«
Ciem. XI. P. M. Arme •
5*. Tetrus . S. Tanlus . Mezze figure (ji)* Qyatt*
Clemens XI. Tont. M. A. IV. Atme •
Mcpo Bajocco . Mez. Baj*
Clem. XI. Po. M. A. IV. Arme* .
Mez'O Bajocco . Mez. Baj*
Due altri di vario conio • Mez. Baj*
CUm. XI. P. M. A. IV. Arme.
Sane. Vbaldus Efifcofus, Gub. Figura • Quatt.
Clem. XI. P. M. A. VII. Arme •
San. Vbaldus Efifcofus. Figura. Quatt.
Clemen. XL Pon. M. A. VU. Arme •
San. Petrus Af. Tefta . Quatta
Clemen. XI. Pon. M. A.^ VII. Arme #
S. Paulus Afoft. Tefta . Quatta
Clemens XI. Pont. M. A. VIIK Arme • .
Mezo Bajocco (32). . MezBa)#
Clem. XL P. M. A. Vili. Arme.
S. Petrus Af. Tefta . Quatt*
Clem. XL P. M. A. VIIL Arme.
S. Paulus Af. Tefta • Quatt.
Clem. XL P. M. A. VIIL Arme .
S. Vbaldus Ef. Figura (33). Qiiatt.
Clemens XL Pon. M. A. X. Arme.
San. Paulus Af. Tefta • Quatt*
Clem.
(31) Die 11. Moji 170$. Aperto Capfone reperti fuerunt quadrante! impreffi ah
M»a facie partim effigie! SS. Tetri ^ ^ Fattli ^ ér partim S. Vhalii'. Ub, ciU
'31) Die j. Augufii 1709. Aperto Capfone reperti fuerunt Mcdii Bajocchi im*
freffi in una parte ftegmate SS. D. N. Papa -Clementit XL ^ dr if^ alia parte lite*
rie cantantibut Mezo Bajocco ; ér numeratit quinquaginta ex diétit jneiiir bsjée^
cifif reperti fuerunt ponderif unius libra. Ed ecco la prima moneta calata di pefo.^
mentre dai 40, che prima formavano una libbra ^ furono aumentati jibcr ai 50.
(33) Quefti tre Quattrini, cioè dr S. Pietro, di S. Pàolo, e di S. Ubaldo»
che non trovanfi notati dal Scilla, cosi vengono defcritti nel libro della ZQCca^
t>ie i4« Deeemb. 1709. Aperto Capfone reperti fuerunt quatreni impreffi ex una par^
ti fffigif S. Petri , partim S. Pauli , & partim S. UMdi ère. , <^ in alia parte
fiegmate SS. D, H. Papa Clementi! XI. , (jt numerati geutum viginti quisequt éx
eUBi! quadrantibu! reperti fuerunt potederit umiuf libra ad tenortm lieentia 9 & re^»
ÀMBioni! foBa ah eodem SS. D. N. ut ex D. Jofephi di S* Zeeehitrum ftifid$ fmh
iatum %^. Aprili f 9 & 8» Moéi ffox. lib. ciU
}^ >Dbii.& Zbcca di Gubbio
Clem. XL P. M. A. XI. Anne .
Mex^ Bajocco . . In ghirlanda di lauro . Mez. Baj.
Clent, XI. P. M. A. XI. Arme .
Sa, Petrus Afot. Eug. Tefta . Quatt.
Clem. XI. P. M. A. XI. Arme .
• S. p4iHlus Apoft. Bug. Tefta. Quatt.
Clem, XI. P. M. A. X/. Arme .
S. Vbaldus Efifcofus Agub, Figura (34). Quatt.
Clem. XI. P, M. A. XIV. Arme .
Sa. Petrus Afo. Eug. Tefta . Quatt.
ehm. XI. P. M. A, XIV. Arme .
San. Paulut Af. Eug, Tefta . Quatt.
Clem. XI. P. M. A. XIV. Arme .
SanHus Vbaldut Eug. Figura . Quatt.
CUment XI. Pont, Max. A, XVIL Arn^e.
Mezo Bajoeco , Mez. Baj.
Clem. XI. P. M. A. XVII. Arme.
SanBut Vbaldus, Figura. Quatt.
C/m. XI. P. M, A, XVIII, Arme .
Mezo Bajocco , Mez. Baj.
Clemens XI. P, M,. A, XIX, Arme .
Mezo Bajoeco . ^ Mez. Baj;
Clem. XI. P, M, A. XX. Arme .
S. Paulut Af, Tefta. Quatt.
Clem, XI. P. M. A, XXL Arme .
Mezo Bajocco» Mez. Baj.
t
\
INNOCENZO XIIL
IVTxcHHL Angblo Conti Romano 9 Nunzio Apoftolicò nel
Portogallo 9 da Clemente XL innalzato alla dignità Car-
dinalìzia ^ e alli 8 Maggia dell'anno 1 721 dichiarato Pon-
tefice, facendofi chiamare Innocenzo XIIL, e dopo ave-
re occupato la Sede di Pietro anni 2 , mefi 9 , e giorni
ip> palsò al numero de' più i il dì 7 Marzo 1724. In
tutto
(34) Quefto Quattrino vìen riportato ancora dal Scilla alla pag. 174 > ma
per errore, fenzt dubbio j perchè pone die ?i fia il ritratto del Pontefice, quan-
do VI è rarrae*
SOTTO I PFOtBFlCI CaF. V# 3^
tutto qucfto Pontificato governò lo Stato d* Urbino col
carattere di Prefidente Monfig. Alamanno Salviati Fioren*
tino. Sotto quefto Pontefice furono ^ftampate in Gubbio
fe feguenti monete •
Innoc. XI IL Font. M. A. L Arme»
Mczo Bai acca . 172 1. (35). Mez. Bay.
Innoc. Xlli. Font. Max. Arme.
Mezo Bajocco ^ IJ21. Mez«Ba}«
Inno^. XIII. F. M. Arme,
S. Fetrus Af. Tefta • Quatta
limile con 5*. Faulus Af. Tefta* Quatt*
Simile con SanElus Vbalduì . Figura # Quatt»
Simile con 5*. Vbaldus Efifcofur Vgh. (35) # Quatta
Inn. XIII. P. M. A. IL Arme.
Mezo Bajocco . Mez. Ba|.
BENEDETTO XIIL
Fra Vincenzo Makia Orsini Romano , dell' Ordine de*
Predicatori, da Clemente X. fu annoverato fra Cardinali.
Alli 29 Maggio 1724 occupò la Sede Apoftolica impo«
Bendofi il nome di Bbnbdbtto XIIL, e avendo regnato
anni 5 , mefi Sj e giorni 22, finì il corfo de' fuoi giorni •
Anche per tutto il Pontificato di Benedetto XIIL conti**
nu6 a governare lo Stato Urbinate col medefimo caratte-
re di Prendente Monfig. Alamanno Salviati Fiorentino »
il quale finalmente fu creato Cardinale dal medefimo Pon«
tefice li 8 Febbrajo 1730, che refle poi il Ducato à' Ur^
bino come Legato a Latere fino all'anno 1732.
Morto Michel* Angelo Galeotti, ottenne Gio: Fran*
cefco di lui Figlio dalla Santità Sua nel di 30 Agoftò 172}
la facoltà di coniare , oltre li foli ti Quattrini , e Mezzi
Bajocchi) il Bajocco intiero di rame in un fol pezzo , a
con*
{$$) Die 5* Julii i7ix« Aperte Caffotte ^c. reperti fuerunt medii ha/oeeifi ìm*
pre$ fiegmate SS, D. H. Papét Innoeemtii XIIL , & ah alis facie eum titerìt cam^
Utntet Mero Bajocco ère. Lib. cìt. (36) Die s. Decembris 1711. Aperto Capfo*
me -t^r. reperti frermet quatreni ifnpreffl àìh ums parte ftegmate SS. J>. K. Fdfà hu
mòeentii XIIL , ah stia verp parte partim effigiee S. Petti ^ psrtim S. Ffttriì ^ ér ^«f^
^kmS.VV0Ui.U\KM. .
35S Dell» Zbcca pi QuBiip«
!coiidi2ionf ». che, dovefle eflere dello fteflb pcfo de* due
Me wi. baiocchi I ;€ cinque Quattrini rispettivamente 5 co-
me (ì legge nel Chirografo da $ua Beatitudine fpedito il
dì , ed anno fuddetto i in fequela del quale Monfig. Pre-
fidente della Zecca d' allpra ne pubblicò la facoltà 5 e ìi-^
cenza fotto lì 23 Settembre dej prefato anno 1725 , e due
mefi dopo in circa incominciò il. mentovato Sig. Galeotti
.g far ftampare fimil moneta non pii^ .veduta nello Stato
Pontificio, e fii accolta in commercio cpn tanto gradi*
mento, che pofcianon folo fi è Tempre continuata a bat-
.tere in Gubbio , ma s* introduflfe eziandio pochi anni do-
po nelle Zecche delle due Legazioni di Ravenna, e di
Ferrara , e in quella Umilmente di Roma •
Neir anno fufleguente 172^ il lodato Pontefice Be-
nedetto XIII. con altro fuo Chirografo de' 21 Agofto di-
retto al Sig. Cardinale Camerlengo concefle allo fteflb
Sig. Gio: Francefco <3aleotti , :di lui Cafa , e Famiglia,
ed anche a tutti quelli impiegati nel fervizio della Zec-
ca , oltre la dilazione dell' armi , il privilegio dell' efen-
jzio^ìe dagli o£Szj pubblici comunitativi , e dal Foro per
^ualfivoglia caufa sì civile , che criminale , e mifta , fog-
^ttandoli tutti alla giurifdizione del detto Sig. Cardinale
.Camerlengo, di Morifig. Tcforiere, e di Monfig. Prefi-
4^nt^ delk Zecca prò jcemporji, come il tutto rifulta dal
medefimo libro della Zecca . Sotto quello Pontefice furo-
iiò ftampate le feguenti monete #
StfteJ. XIII. F. M. Arme .
Sa. Petrus Aj. Tefta • Quatt.
Btned. XIII. F. M. Arme .
, S. Fauluf Af. Tefjà. Quatt,
B^nfd. XI II. F. M: Arme.
S. Vkaldus Ef. Mugubii . Figura • Qyatt*
Bened. XI IL F.M. Arme .
SanBus Vbaldus Vgb. Figura. Quatt.
Bencd. XIIl. F. M. Arme .
S^ Vbaldus EpfcHfus Cub. Figura '(37). Quatt.
Bened^
««W*i"MHIWwiB*n««H*«MH« «Maniv. «M^MMMwaHl
(J7) Dù ti..Dtetmhm 17*4. Jf0rt$ C*ff*)tt ért- rtptrti fuerunt fitatr^mi
frvt tm^tff 0b M»M f»nt fiegmatt SS. D. H. tF. BwéiOi Xjiit. , & «f* ^lU
•ÒTTO I PoNTirrci Cav. V, |^^
ttmi. XIIl. ?. M. Arme.
5*. Vbaldur Eptfcot Gub. Figura. Q^att*
Bcned. XIIL Po. M. ArmCi,
Mezó Bajocco (j8) . Mez, Bajt
Bcned. XIII. P. Mi Arme.' . ^ \ , . ,
Ann. Jub. Euguhii . Porta Santa . . Quattt
Bcned. XIIL P. M. Arme.
Ann. Jub. Eugnbti . Porta Santa (39) # Mez. Baj;
Benedi. XIIL T. M. A. IL Arme •
Vn Bajocco Gubbio, x^ió. (40). B^jOCCO.
Lo ftelTo con Tanno 1727. Bajocco <
Benedh^. XIIL P. M. A. IL Arme.
Mezo Bajocco . McZt Baj^
Bene dm. XIIL P. M. A. IH. Arme ,
Fn Bajocco Gubbio 1727. Bajocco*.
Lo fteffo con Tanno IIIL^c .1728. BajoccQ»
Lo fteffo con Tanno 'V*, e 1729. (4t)» Bajocco*
Benedi fluf XIIL P. M. A. V. Atmt. :.
Vn Bajocco Gubbio. 1730. (42). BaJ9<;co..
CLEMENTE XIL
Lorenzo Corsini Fiorentino , Teforiere Generale della-
Rev. Cam. Apoftólica , afcrìtto nel numuero de' Cardinali
da Clemente XL; alli 12 Luglio 1730 innalzato alTIm«
P. IL A a a . perio
fMrfe^ tartim cum effigie $. Tetri ^ fartim eum tffigie 5. EsmU^ fir parttm S. Utslm
di* Lib. cit. ^ (38) Die 16. Januarii 1715. JfertQ Capfone ór. reperti fuerun$
medii lajocchi tmpreffi ah una parte ftegmate SS. D. N. Papd Benediéi XIII,^ (^
ab alia parte litteris cantante/ Mc^ Bajocco. Lib. <tU (59) Die 14* MartH
17X}* Aperto Capfone ^c, reperti fuerunt medii bajo^hi impreffi ab una parte Jlegmom
fé SS. D. H. Papa Benediéi XIIL, tjr ab alia parte cum porta fanéta . Lib. ci L
(40) Die j6. Deeemb. 1715. Aperto Capfone (^. reperti fuerunt hajoctbt rnté*
gri vigore Cbirograpbi SS. D. K. Bapa Bmedi&t XII h fub dntum 30. Amgufit
prox, tmprejfi ab una parte flegmati SanStitmis Sua ^ (^ ah alia f ade litteris can*
t^ntes Un Bajocco Gubbio 171^. Lib. cit. Not?(i, che non oft.inte , che porrmo
r anno 171^. furono battuti nel 1715* (4<) Pie 17. Decemb^ 17x9* J^rta
Capfone (jrc. reperti fuerunt nummi parvi impr0. ab t^a parte ftegntate SS. D. K.
F?. Benedici XUL, & ab alia partim effigie S. Peiri^ partim S. Bauli ^ fir par^
$im 8. Vbalii j nec non baiocchi integri ab una parte impreffi eodem Jhgma^ , (^
ab alia literij tuntantibiis Un BajoCcò Gubbio 17^ Lib. cit. (41) Diru^^
Maji 1750. Sede j^ùfUUca vacante . ^vto Ceffone drc. reperti fuerunt bajoccbi
integti impmeffi ab una faèie JlegmMte S. Mem. Benedici XIIL > & ^^ ^^^^ f^^^ •
litorii' cantém. Uo Bajocco Gubbio. Lib. ciu
g70 Dblla ^bcca DI' Gubbio
perio della Chiefa univerfale, .Clbmbntb XIL denomi-
nòdi 9 e dopo aver tenuto il Pontificato anni 9 , mefi 6^
e giorni 25, pafsò da quefta ali' altra vita il dì 6 Feb*
brajo 1740. Dal principio del Pontificato di Clemente ^
come fi di iTe , fino air anno 1732 reflfe lo Stato d'Urbi*
no y come Legato a .Latere il Card. Alamanno Salviati ,
a cui fuccelfe in detto anno col carattere di Prefidentc
Monfig.* Federico Lante Principe Romano , che continuò
in detto onorevole impiego per tutto quefto Pontificato.
Prima che terminaflero gli anni ap della conceffionc
fatta, cóme fi diffe, dalla feh mem. di Clemente XL, fu
ouella rinnovata , fecondo il patto , da Clemente XII. , con
fuo Chirografo de* io Maggio 1732 per altri ajini 29 a
favore del detto Sig. Gianfrancefco Galeotti , fuoi Eredi ,
e Succeflbri , e con quella nuova conceffione furono con-
fermati i precedenti Chirografi , e la facoltà ( notifi ) pri*
vativametite , quanto ad ogni altro, di batter^ la ftefla
fomma di Scucii 2225 annualmente in .Quattrini, Bajoc-
chi, e mezzi Bajocchi Papali di Rame per altri anni ig
dalla terminazione della primodetta concefiione proflìmi^
e con il pefo di. novamente domandare alla Santa Sede
la rinnovazione dopo il di loro decorfo , e così continua-
re di 29 ili 29 arnii , e fotto la precifa condizione di con-
fegnare ogni anno nella Vigilia, o Jefta de' SS. Apoftpli
Pietro , e Paolo in Roma alla Rev. Cam. una Tazza d' ar*
gcnto di oncie dodici , ed in oltre di far condurre pari*
mente ogni anno a proprie fpefe del Galeotti in Roma
fome due di efli quattrini nel modo, e tempo, che gli
verrà prefcritto da Monfig. Teforiere Generale fotto pena
di caducità &c. , accordato ancora l'accennato calo di
una libbra per Scudo, e i privilegi conceduti* dalla fel.
mem. di Benedetto XIIL, come il tutto più diffufamehte
fi legge nello ftelTo Chirografo , inferito eie verbo ad ver-
bum nel feguente Iftromento di rinnovazione di conceffione.
In Nomila Domini • Amen •
Tréifenti fublico Injlrumento cunRis ubique fateat ew*
denter et fit natum , quod anno ah ejufdem D. N. Jefu Chrì^
JÙ faluttfera Matin)ipatc millcjimo feftingcnpejimo trigefimo
fecnn^ '
SOTTO 1 Pontefici Cap. V. 371
Jecnnio IndtBìone X.y die n)crò XI IL Menfis Mali ^ Tontifif-
^atus autem SSmì in eodem Chrifio Fatris^ ist D, M. D.Clc^
mentis Diniina Prowid. PP. XIL anno IL zn lilmns^à" Rmnf
p. Carolus Maria Sacri fantes SSmi D. N.^ & Ren). Cam.
Afoftoltcd, Thefaurariut Generalis in executionem ffecialis Chi^
TQgrafhi Sanfliìaìiì Snx manu die X. currentis fuhjignatr^
(juod fr£ tnanibus habens mihi iste. conJtgnan)it bie alligandun$
tenori s fequentis n)i delie et = Monjtg. Carlo Maria Sacri fan»
te Nojlro Tesoriere Generale 1= In efecu%ione di ffecial Chi^
rografo fegnato dalla fel. mem. di Clemente XI. nojiro Prt»
decejfore , fu dalla Hoflra Camera coneednta a Michel Angc^
lo Galeotti della nofira Città di Gubbio fer fe^e faci Erea»
di y e Succejfori la facoltà di battere^ e fiamfare fri'vati^à^
mente nella fuddetta Città feudi due mila duecento *venticim^
que moneta l' anno in quattrini Pacali , di rame fer lo ffà^
zio di 'ventinà've anni ^ e con il fefo di domandarne da que»
Jla S. Sede la rinnovazione dofo effer quelli trafcorfi y e di
così continuare in ogni ventino've anni y e di confegnare ogn*
anno alla Moflra Camera nella Vigilia ^ e Fejia de Glorio fi
Afojloli Pietro ^ e Paolo qui in Roma una Tazza d' argenta •
d* onde Xlh ^ e di far condurre a fue ffefe in Ronut fome
due de fuddetti quattrini , e come fiù diBintamente viene efr
frejfo nell* Wrumento y che a tenore dell* enunciato Cbirogri»
fo fu Jiifulato ne gì* atti ora del Francefcbini Segretario def^
la Mojlra Càmera li 2 2 dello Jlejfo Decembre , al quale 'w-
gliamo fi abbia of fortuna relazione . Onde prima terminaffe^
ro li fuddetti anni ventinove^ ha avuto a Noi ricorfo Gi&vam
Francefco Galeotti Figlio , ed Erede del defonto Michel An^
gelo , fufflicandoci di volerlo aggraziare della rinovazione
fer altri anni ventinove convenuta col predetto Michel An-^
gelo Padre , con il calo di una libra fer feudo , accordatogli
fin dal 1709 da Monfig^ Dafle allora Prefidente delle Zec-^
che , ed affrovato dal f addetto Pontefice Clemente , -e femfrc
foi continuargli , e . con altri privilegj fuccefftvamente^ conce^
duti da Benedetto XIII. di fem. me. , e Noi volendolo com^
fìacere , come af frejfo nella fua domanda : Col frefsnte Chi^
rografo j in cui abbiamo fer cffreffo il tenore del mentovato-
Coirografo dementino ^ dell* Ifiromento ^ fattiy e Caf itoli in
Aaa 2 feque^
u
J72 DgLtA Zecca di Gubbio
fequela i^ éffù fti^oìatì y della fermi ffiont del fi^dd. calo co9
lettera del d. ìdonfig. ?re fidente , de Chirografi Regnati dal
Wo di opcj fuhyiici , e camumtatiw y e frì'vati'va fubordina*
%Ì0ne alla Giuri/dizione del BJko Cardinal Camerlengo , Vo^
ftra , Q di Monfig. Trefidente fra tempore , ed ogn\ alra cofa
itecejfaria da effrimerfi; Ordiniamo a Voi y che in nome no^
^0 y e d* ejfa noftra Camera rinowate y conforme Kos rino'-
-n^iamoy e concediamo ali* antedetto Gio^an Francefvo Galeot*
ài fer fcy e fuoi Eredi y e Succejfori la facoltà di battere y è
Samfarc nella Nofira Città di Gubbio fricativamente , ^uan*
$0 ad ogn altro la ftejfa fomma di feudi 2225 moneta l* anno
hf quattrini y baj occhi y e mezzi bajocchi Taf ali di rame fer
altri anni 29 dalla terminazione della f rimo detta concefftone
frofftmiy e con il fefo di non^amente domandare a qucfia San*
ta Sede la rinovazione dofo il di loro decorfo y e così coutil
muare di 29 in ig anni y e fotto la f re ci fa condizione di con*
fegnar^ ogn anno \nella Vigilia , e Fcfla de Santi AfóftoH
FietrOy e Faolo^y quUin Koma alla^ Nofira (Ramerà una Taz^
%a d* argento di onde dodici y ed in oltre di far condurre fa^
rimente ogn anno a ffofrie ffefe qui in Roma fame due dì
tfft quattrini nel modoiy e tempo y che li verrà da Voi tre*
fcritto fotto fena di ' ca^uc4tà , da ogni comodo , tanto della
frefente rinovazione y quanto ancora dell* altre grazie com^
fartite nella fovracitat a f rima concefftone in qual?inque cafo
di mancanza y 0 convenzione ad alcuna delle cofe fremeffe y
e fofra di ciò, ^ cqI mede fimo Giovan Francefco il neceffariò
IHr omento ftifolarete coli* accennato calo di una libra fer
feudo y e con i frivilegi conceduti dal fud. Taf a Benedetto col
mezzo de i fovracitati fuoi Chirografi y e nel rimanente con
i fatti y e ^caf itoli, /oliti y ed altri ancora y che vi f^reffe bene
dichiararci y ed anche di nuovamente accordare , obbligando fer
l ' ojferyanza di quanto frometterete la ìleffa Mofira Came^
ray fu<^i effetti y e Beni ^ anco nella fiu amfla forma fer effer
così niente , e volontà nofira effreffa ; Volendo , e decretando j
ebe quéffo nefir^- Chirografo ammettendofiy e regifirandofi im
' Ca^
«OTTO l'pQNTBBWI C*r*'V. PI
Cfimènt ,jH9nd9 U tifila di Fi^ IV, jtfe t^ifiràitiit , maglUf
é^ 4bbi fimfre il, 'fuor fifm» effetto , efeet/xt^me; * yigarg eom
la naftr'à femfti^f l«teef€ri%t({n« y aneorchè mn e\ fia fi»t» thia^
lv4/«, (itat9 f uè. fektit^»'Monfig. CommìffAno 4'lla hlofirA
Camera , UT altrt^ che ci f<^tejptr9 aiitre intereffe ,- m« ùfiani
ti le .Cojlitutiòtti di Faolo IL, F.attia IV. , * dello Shffe Fio IV.
de Rebus Ecciejìa , àf Camera non alitaandir , t qaali fi fia^
n» altre ordinazione Af0fi9lie.be .mofire , e de Hofiri Frpdecef'
fori i Leggi y. Stili r^anfif'tadi»* * eJogtf'altrO'.eofa, (he fà-t
tfjfe fare in contrario , àfle '^uaii tutte^^ e finggU, avendont
l' intiero^ tenflrt fitì ferii^ferfo ai/efia *voUa fo*af & all' ef-
fiotto f redatto .ampiamente, àera^iamo^ Date dal Mofiro Fa*
Jgfzzo j^fofiolico A Monte Cav.alio fftefio di 10. Alaggio n^Zt
= Clemeni Fafa XIL = /
Sponte &c. eiufdem SSmi,^ & Reu. Camera Apoftoticii
Mie eonceffit ^c, lllmO:
haredi ko» M^rv Mìcba^*
prò fé , fnifij/tc karadi-r^
*a meenm i^c. legitimif.
mfrimetfdi frivatr-vf in
t fcutoritm dftdrum mit*
tn faatriaìf Fapalìbttf
t Oftnat froximory.bif-',
mi Franeifco, fiife ejits
tùmationetn ,fieque eonr-
tinuanii de viginti novem in miginti movem anuot ettav.ca^
Claufuloj & effefln Confiituti, omnique alio.meliori JtrWo: :;s>
Liujttfmodi/fue reno'vatìonem yfeu novam conceffìonem tam D. Il\
Imus , et Rmur D. Tbefanrariut Generalir qm fufra- nomine ^
quam pr&iiElus lllmur D.Joanner Francifeuf Galeotti, faUam,
& celebratam effe voluerunt cmm paBiff CapittfUr vbltgatiotti*-
buj^ (b* aliit late eontentif, iff exfref^s tn foUit Mthi i^e.
Similiter eonfignatit ai effeHum bie inferendi Tenorir ijidelicet i .
Fmo. La Rev, Camera Afofiolica concede al S'g- GÌ0'\
•pa» Vrancefco Galeotti figlio , (f Erede del quondam Sig, Mi' .
ebel Angelo Galeotti y ftr fé, fnoi. Eredi y e Sncteffori la fa^.
tolta di far battere , e ftampare ogn' annn frii^atininmente
ntlU Cfttà di Gubbio feudi duemila duttfnto intatifiaqift' tf"*^^
J74 DfiUA Zbcca di OutBl^
tteta in qaatfrinlfafiiiiJi Roma durami ig anni fròfftmi y^
lefHcfti fcorji col ftfo di domandare alla S. Sède/ ogm 29 anni
ia rinoDazion^ ^ con quejlo fero , ebe dettò, Sig% Galeotti , e
fuoi Jian^ tettùti batterli in modo^ che ne radino ^Bajòcchì
^venticinque a librale quattrini cinquanta a Paolo ^Jiante il
calo di una libra ^ fer feudo aff rodatogli fin dal 1709 dalla
fanta mem. di Clemente X7. , e femfre poi continuato . -^
//. Che la Camera frefti al med^ Sig. Galeotti un Tor^
ebio j 0 Jia Ta^liolo altre "volte confegnato al qm Sig. T^aolè
Emilio Galeotti^ e teì^minata ^ che fojfe la frefente còncejpone
Jia obbligato ritondurlo a Roma ^ e confegnarto a chi ordine^
rà Monjìg. Tre fidente della Zecca nel me d. Stato di^ bontà y
e riffettir^amente rifare quello ^ che fojfe deteriorato\ e già
ejfo Sig. Galeotti dichiara ritenerlo affrejfo di fé.
III. Che tanto alle Pile , quanto a Taffilh , 0 fiano Bal^
zi , che 'vorranno li Signori Padroni fofra quattrini debbano
far fi dal f olito Minifiro , ist Intagliatane delta Camera JfoSlo^
tic a , 0 da altro d^ ordine di Monfig. P re fidente , quali deb^
han foddisfarfi dal d. Sig. Galeotti .
IV. Che fia lecito ad effo Sig.- Galeotti far lavorare al
fuo edificio lontano fei miglia in circa dalla Citta il rame
per li fudd. quattrini , con che però non fi riduca a tondini ,
ne fi cogni ^fe non dentro alla Città di Gubbio , e non altri^
dificio ad acqua
n^allo , mentre però riefchino ben fatti ad arbitrio di Monfig.
Tre fidente . ~
V. Che d. Sig. Galeotti debba a^vcte un Caffone grande ,
il quale abbia tre Chiami ^ due delle quali dorranno tenere
due Sopraftanti da deputarfi da Monfig. Prefidente della Zec^
ca prò tempore ^^ una il detto Sig. Galeotti^ ad effetto ^ che
d:, Caffone non fi poffa aprire fé non ui faranno le dette tre
Chiavi y e di f opra il Coperchio di effo wi do'vrà effere il f oli-
to bucoy per il aualf li La^voranti debbano buttare tutti li
qfuattrtnf y che dt mano tn mano terranno improntando .
VI. Che in d. Caffone wi fia un libro , nel quale fi deb'»
h0 notare tutto il denaro , che fi le'varà dal me de fimo ne II*
- .^v atto^
I /
SOTTO 1 PoMTiPici Cwr. V; 571
étto y che fi iiberarà la moneta ad effetto^ che fi fàffa raceei^
re il conto de quattrini , che fi ^verranno battendo fer non
trafajfare il limite ajfegnato , 0 "vero fer non fame minor
quantità.
. VII. Che ad ogni richJefla di d. Sig. Galeotti li Signori
Debutati , cioè li Sofraftanti , che avveranno da fefért , ^ af^
frodare la. moneta ^ & uno ^ ^he : intervenga in nome di Man^
fig. Tre fidente fiano tenuti ad effer fronti a liberare la mo^
t^eta , e che fia rame fchietto y e fenza alcuna miffura^y facen^
do frima la foUta diligenza di ftfare , alcune libre fer ^oed^^
re fe\ne 'vddinà bajocchi 'venticinque alla libra.y e tro^andofi
queftì gtufli dovranno f efarli tutti affieme fer notarli nel ftidm
libro \ é fatte qutfte diligenze fi debbano ^ confegnare (ftrwando
la forma che fi tiene in fimil moH€.ta nella Zecea^ di Roma y e
non altrimenti, et e.) al d. Sig^ Galeotti fer fàrn'e quel fiù ^
che li fiacerà .
VIIL Che trovando fi talvolta ila moneta :fcarfa y fé gli
dia il f olito rimedio di due quattrini fer libra y ma quajtféh
fuccedeffe. in molti f licita di libre instai cafo non f affi y ma fi
faccia rifondere fer aggiuntare il fefo s, s.v
JX Che trovando fi alcuno y epe m^n offenvi il Banda aU
tre volte fubblicato fofra li quattrini di Rame , e che ffen^
da detti denari banditi y cafcht nelle fene y che diff ùngono li
me defimi Bandi , delle quali fer un . terzo nmdi alla Camera y
un terzo a d. Sig^ Galeotti y e l* altro ali ' Acaifatore y ^
Efecutore . •
X. Che il med. Sig. Galeotti affteme conia fu a famiglia y
e tutti quelli , che attualmente fenniruinno' fer Jetta fabbrica
de quattrini y debbano godere la facoltà di foter fortare fer
tutto lo Stato Ecclefiaflico di giorno , e di notte ogni forta
d* armi offenfive y e diffènfive y fervaea. fero Aa forma della
CoBi turione della feL mem. di Alejfamdro Vili, y ist (t teno-
re del Chirografo di Benedetto XIII. di fimi L mem. t^l d^ it
Agoflo 1726 diretto al R0to Sig. CdrdìMatfurlengo ^ ahzì />
tutte le di loro caufe attive \y e f afflate y foggiatcino alla fri^
vativa giurifdizione d'eJfo^Sig. Cardinale Camerlengo y 0 di,
Monfig. Tbforiere y o di Memfig. Vrt fidente della Zecca y e lo^
fieffo Sig. Galeotti y e fuoi &c. rimangano. ef entiidall * eferci*
^io^di ojficj f uh b liei Comunicativi y fer che f off ano fin ffedita^
men-
menn /^tìtmfc nlJa^ hattitmra delle fud. m$néu , e tià W0»»
forme n;ien diff^Bo nel fò^vraótato Chirografo Benedettino ^ ai
qtfate éte.
XL Che ^volendo alcuna Comunità de Ili detti quattrini
hr maggior fmfma deili Quattrini y she manderà sbanditi , Jla
d. Sig^ Gàhotii obbligato a dargliene ^ cou quejlo ferdy che
gli fid dato da quella il denaro contante in' moneta bianca .
XI I. Che facendo alcuiia ìflan%a il Sig. Zecchiere di Ro^
ma di ^volere di detti quattrini , Jia obbligato a mandarli a
levare in Gubbio a fue fpefe ( eccettuatene fere due fome ^ cò^
me fi effrimerh affpejfo } con^ mandare r equivalente in con^
ìahti y come fi diffone nell * Antecedente Caf itole .
XilL Che , dm Scopra ffànti^ che fi terranno in Cubbio^ per
rifvedert U fetore bontà della moneta^ e fofrajhranko alla
battuta del aanaro\da depuParfi come fofrà da^ Monfig^ Tre*
fidente y debba ejfer dato la ricognizione di feudi dodici' in tut^
to dal mcd^ Sig^ G^e&hi'y^e- perchè ^ non i yagionewU^y che
n^engUno pagati per ^ imn^dèil^iftej^o Sig- Oakotii y perciè
fia tornito defofitare > in THptifitaVìa Generale della Re^v^ Ca^
mera feudi aodici moneta konmna l* anno ad effetto di pa^^
garli con ordine di Monfig.^ Ftefidente a dd. Sop^afianii prò
rata , e non altrimenti ^. :'
XIV. Che fi debba battere folamente con li Cugni y ^
• • 'ifa ' • . ,. «
fa i
Monfig.T re fidente li far^y cos'incidere nelU me de fimi da una
parte l^ impronto di S^ Protro Pùn le Chiami in mano y e dall^
altra l* Arme di No fi. Sig. , e dalla parte di S. Pietro do^
^r a metter fi f otto il tontrafegno d' efjer tati quattrini ffam^
pàti in Gubbio , cioè tre lettere - =: E VG,
XV. Che tutta 4a moneta euniata fud.fia èfente dal Da*
zio y 0 Gabella ^^ .. '- .
XV L Che d^SUgà -galeotti A>kt^ lapredfabffertantti^
di quanto foprUy alla .quale debba intwlaèifmente effer afiret^
to %n cafo di contm^venxione y incorra aneo fecondo la tra^
fgrefflone in quelle pena , the ^tmiiffero arbitrate da MMfig.
irefidentt della Zeeca.
%VU.
\ * j
r
SOTTO I Pontefici Caf. V* 577
XVIL Che in ogni cafo , che non fojfe offern)ato il fo^
fraJ. Bando in tutte le fue farti fia lecito ad ejfo Sig. Ga^
leotti di domandare un Commijfario^ accia wadi in giro per
i. Stato j e trovando alcuno dijfohediente , fojfa confra di
quelli procedere ^ conforme dispone d. Bando y e fé gli debba
prontamente concedere detto Commìffario .
XVIII. Che quando per occajione di Guerra , 0 J$mili il
V. Sig. Galeotti non poteffe far venire i Kami per tirare
U'vanti la f addetta battuta de' quattrini ^ in queflo cafo per
non ejfere mancamento fuo , debba Monfig. lllmo Prendente
della Zecca prò tempore prorogare il tempo a d. condotta dt
quattrini tanto che fi pojjino a^vere d. rami di deve fogliouQ
f^^fi 'venire .
X/X. Che fi debba ferine re alt' Emo Legato di Urbino
che faccia offer^are il (olito y cioè che quelli Popoli debbano
pigliare , e Jpendere li fopradetti quattrini nuonji T apali a ra^
gione di cinquanta al Paolo ^ e conforme ^vanno per tutto il
re fio dello Stato di Santa Chic fa ^ & è fin ora fiato pratti^
cato y e che neffuno poffa ricufarli fotto graw pene , e che
dd. quattrini cinquanta caglino di moneta d* Urbino quat^
trini fettantacinque , effendo quefio il corfo corrente in detto
Stato y e tanto più^ quanto che wi è penuria grande di mo^
neta haffa .
XX. Che nella detta fomma di quattrini nuo^i y che fi
detono battere w debba efiere qualche porzione di Mezzi Bar
jocchi , e Bajocchi intieri fecondo la facoltà concedutane dal
fuddetto Pontefice Benedetto con fuo Chirografo de Ili 30 Ago^
fio 1725 al quale isfc. , e ciò per ogni maggior comodità .
XXL Che occorrendo guaBarfi qualche quattrino , cioè
fopra li Balzi , che fa la Stampa , fia lecito a detto Sig. Ga^
leotti di farli rittocare da qualche Maefiro in quelle parti ^
acciò pbfia fer^ire .
XXII. Che mentre uno delli ditti due Soprafianti della
Zecca anìeffe qualche legittimo impedimento di malattia , 0 di
'ajfenza dalla Città y 0 fimile y in quefii ca fi poffa affiBere aU
la iiber azione della moneta uno di effi folamente , e quefio
acciò non fi ritardi per detta caufa la liberazione di ddp
Ìuattrini^
. «. B b b XXllL
J7S Dblla Zecca di GuBiifi
XX III. Che d. Sig* Galeotti^ e Juot Ere di ^ e Succejfo^
ri durante la frefente concefftone ^ altre /* obbligo di battere^
€ ftamfàre ogn' ann^, la fudd. fomma di Scudi iii^ moneta y
Jìano fretifai92ente ti^nuti n&n folo di congegnare ogn anno aU
la Ken>. Camera nella. Vigilia , o FeBa de* Glorioji Aj^oìiolì
.f tetro ^ e Tao lo una Tazza d* Argento di onde dodici in ii^
ee delli feudi due , e mezzo fer agni cento feudi di quattri*
w y eh* era folito jagarfi in addietro > ma ancora di condurr
ire y e far condurre ogn anno dnrante detta conce ffìone a tùt^
te Uro fj^efe qui in Roma , e nella Defojttarìa della Ren). Cd-*
mera fame due delli dd. quattrini , ed altre fame due delli me--
dejimi quattrini al Zecchiere di Roma a fpfe fero del mede--
Jimo Zecchiere dentro il mefe di Decembre di ciafcun* anno
liberamente isfc. y e d. S^ig. Galeotti do^vrà effer prontamente
rimborfato dell * equivalente delle dette fame die quattrini , ^
in cafo di contravenzione ad alcuna delle cofe predette d, Sig.
Galeotti y e fuoi defcendina dal comoda non folo della fre--
fente concefjtone y ma anche dalla condonazione fattali dalla
S. M. di Clemente XL con fua Chirografo in f erto nell* Ifiro--
menta di tal contefftone fatta al q^ Sig. Michel Angeh Gii*
ieotti y al quale Jì abbia relazione »
XXIK Finalmente Ji dichiara y che hattendojt in un an^
no maggior quantità di quattrini della fomma fofra effreffa
di feudi duemila duecento^ 'venticinque meoneta voffa abonarfeglt
nella battuta dell ' anno fi^ffcguente , purché dentro il triennio
Jla compitamente battuta la quantità fopra accordata per
^iafcun anno . Qu^ét quidem Capitula , omniaque , (b* Jingula
inibì contenta \^ iff expreffa D. Illmus y & Rmur Thefaura^*
rius Generalis pr Adirlo nomine y & D. Illmus foannes Francif^
€us promiferunt ^c. innciolabiliter attendere y et ab fermare , at
femper habere rata , grata , valida , ac firma , neque cantra^
facere , dicere , opp onere y excipere , aut quavis fub prat^xtu
é^r. venirp , alias ultra inviolabilem eovumdem omnium abfer*
vantiam ad quam é^c. teneri etiam voluerunt ad omnia , et
fingula damna Ì3tc. , de quibus ^c. ypra quibus d. Illmus D. The^
faurarius Generalis d. Rev. Cameram , illiufque effeBus Bona ^
iSt Juray ùf non alias (gre. iiFlus Illmus D. foannes Francif-
€us Galeotti^ illiufque barfd^ ut e. Bona^ (^c. ac fura &e:^
fOTTÒ I Pontefici Caf. V, jt^
in émflhrt d. Rcv. Camera forma folitts cum ClanfuUs cifrai
ifft. ohliga'verunt é^c. rcnunciantes iste. Confenìkntes istc^ Uni^
tay fii^qtic taSlis à'c. Jurarunt iste. Supr quthus omnibtit^
^ Jingulis framijIJis petitum fuit>a m^ Re^. Camera ^po^o^
fica, Secretario , et CaHceìldriù, infrafctifto , ut unuth , Jeìi
ffura^ fffblicumyfeu fublica Injlrumentum ^ pDe Inffrumen^
ta conficerém y atque traderem front o^nsfuerìt^ ist requijH
tuf ero . -
ABum Roma in Talatìo Montts Citatorti ^ et in EdibUf
folita rejidentia d. Illmi , et Rmi D. Tbefaurarii Generali f fra^
Jentibufy attdientibut ^ et intelligentibuf ad. R. D.Joanne Fran^
iifco Biagiolio filio q. Joannis Romano ^ & D. Lazzaro F-rf-
Jci fil. q. Joannit Januen. teftibus ad framijfa omnia^ ist Jin^
gula n)0€atis , babitis ffecialiter , atque rogatis .
Ego Felix Francifcbinus Reu. Cam. Jfojiolìca Secreta^
riut y ^ Cancellariut de framijfls rogatus fns Injlrumentum
fubfcrifjiy ist fublica'vi req.
Loco ^ Signi.
Piacque di poi al detto Pontefice Clemente XII. di
ordinare al Sig., Cardinale Camerlengo , eh' eflTo Gianfran-
cefco Galeotti doveflfe ridurre , come fece , la battuta di
Rame a libbre tre , e mezza per ogni Scudo in vece delle
fuddette libbre quattro, con condizione, ed obbligo pe-
rò, che per tale calo, e diminuzione dovefle il medefi-
mo p^are in Camera l'importo di detta mezza libbra
4ei pattuiti Scudi 2225, ^^^ ^^ calcolato a Scudi cento ^
i. quali fu convenuto dovcffe pagare ogni anno a titolo
di Canone , o Cenfo nelle Felle di Natale , come appa-
rifcc dair infrafcritto Iftromento , il che è ftato femprc
adempiuto sì dal detto Sig. Gianfrancefco y che da Ga-
leotto fuo figlio .
In nomine Domini Amen. Die 20. Augujti 173S.
Trafenti publico Inflrumento cunflls ubique fateat e^oideÀ^
ter y ist fit notum quod anno a falutifera Mati*vitate ejufdem
D. N. Jefu Cbrijli millejimo feftifigentejimo trigejimo offa^o
Indiflione prima Fontificatut autem iste. Clementis Fafa XIL
anno ejus nono = Amendo la Santità di N. S. con fuo fpecìal
Chirografo fegnato li ló M^rzo froffìmo f affato ingionto nlV
Bbb 2 Emo
\.
I
y
|So . pBLià Zbcca di Gubbio
Mmo^ e.RikQ Sìg. Cardinale Camerlengo di do^er ordinar^
ali* lllmo Sig. Già. Francefco Galeotti gtà in^eftito della Zee^
€a di Gubbio , che la battitura di rame in feudi 2225 f^^i^à
a farfi ton libbre quattro p^r ogni feudo fi riduca a libbre
tre , e mezzo fer ogni feudo , son che detta diminuzione , ^
ajfotigliamento di moneta debba cedere a benefizio y e comodò
della Ren). Cam. Afoflolica con fagarfi dal me de finto Sfg.G^^
leotti in Camera V importanza di detta mezza libbra mena
fer feudo ragguagliatamente a tutti li fuddetti feudi 2225,
r come meglio fojfe farfo , e giaciuto at detto Eìko Sìg. Car^
. dinaie Camerlengo , come ampiamente rifulta dall' enunciata
^Chirografo negli atti del Sig. Paoletti Confegretario , al tjua^
. le &c. Che fero fattifi fofra ciò i)arj congrefft , fianfi finaU
mente di comun confenfo ti abiliti ^ e conclufi di^erfi Captoli ^
ffecialmente quello , che detto Sig* Galeotti a titolo di Ca^
mone , Cenfo , 0 altro titolo fik utile y e proficuo debba ogni
anno fer la diminuzione di detta mezza libbra fer ogni fcu*
do fagare in mano del Defofitarto della Rcv. Cam. la fom^
ma di feudi cento da forfi in conto corrente della Rcv. Cam.
JlfoBolica y con che li feudi cento fer l' anno corrente debba*
no fagarfi nel futuro SS. Natale , e fucceffi'vamente ogni No*
tale degli anni futuri fer il temfo che durerà detto affotti*
gliamento di moveta , quali Caf itoli fiano di foi Slati affro*
n^ati con fua ffeciale fottofcrizione del detto Sig. Galeotti
fon an)erne il medefimo in fiè di effi Caf itoli coftituito in
Procuratore il Molto lllufire , i!t Eccellentiffìmo Sig. Stefano
Feroci a fine di ftifulare fubblico Iftrumento colla facoltà di
fofiituire altra fer fona in "fuo luogo , come il tutto affare
,dal freinferto foglio de" me de fimi Caf itoli con tutte le altro
riferite circoflanze (stc.
Le monete battute fotto il Pontificato di Clemente
XII. fono le feguenti*
Clemens XII. P. M. A* L Arme.
Vh Bajocco Gubbio, i^^o. dentro ad una corona
di foglie di vite (43)» Bajoccòt
Al-
r— — ^- • • m-m — ^—^1 ■ I T
(4j) Vìe %, Jugufti i7$o* Aperto Capfane 6*^. reperti fuerunt hajoccbi integri
fartim imprejjt ttegmttte SS. O. N. ?>xpit Cìementh Xlh^ ér p^rtim Ssn. Mem.
Benedici XI n. ah untt férìe^ (x ek otio jpsrii Uurif ci^an» Va Bajocco Cutv
blo 17 $o» Lib. CiU
«OTTO t POMTBFICI Ca?. V. }8l
Altro di conio differente. Bajocco*
CUm. XII. P. M, Arme.
S. Vbalduf Ef. Eftguh. Figura (44). Quatt,
CJem. XII. P. M. Arme.
iS". Vbalduf Ef. Eugubii. Figura. Quatt.
Altri due di diverfo conio. Quatt.
CUmtns XII. P. M. A. /.Arme.
Vn Bajocco Gubbio. 1731. Bajocco»
Clement XII. P. M. A. II. Arme.
Vu Bajocco Gubbio. 1732. (45). Bajocco.
Clemens XII. P. M. A, III. Arme.
Vn Bajocco Gubbio. 17J3. dentro ad una cartella. Bajocco.
Clemens XII. P. M. A. III. Arme .
Mezzo Bajoc :o . (45) . Mez. Baj.
Clement XII. P. M. A. IV. Arme.
Vn Bajocco Gubbio, Ì734. Bajocco.
Clement XII. P. M. A. IV. Arme.
Mezzo Bajocco. (47). Mez. Baj.
Clemens XII. P. M. An, V. Arme.
* *
Vn Bajocco Gubbio • i735» Bajocco •
Clemens XI I. P. M. A.- V. Arme •
Mezzo Bajocco • , Mez* BaJ«
Clemens XIL P. M. A. VI. Arme •
Vn Bajocco Gubbio, i^ió. Bajocco*
Clemens XII. P. M. A. VI. Arme •
Mezzo Bajocco . Mez« Ba|»
Clemens XII. P. M. A. VII. Arme •
Vn Bajocco Gubbio. 1737. Bajocco#
Lo
Ita
'44) Die 13. Septemhrit 1730. Aperto Capjotte drc, reperti fuerumt quatremì
farttm ìmpre$ ^h una parte fiegmate SS. U. N. ?• Clementit Xlh^ér ah alla fa^
eie partim effigie S. Petri y partim S. Fault ^ dr partim SamBi Uhaldi. Lib. cit*
(45) In- qucft'anno 1751. furono ftampau in Gubbio de* Quattrini con va*
rie ìmpreflioni , If ggendofi nel tante fiate citato lib. della Zecca : Die 17. D#-
eemhris «731. Aperto Capfone reperti fueruttt fuatremi partim impreffi ab urna parte
Stegmate SS. D. N. D. Clementit Papa XIL , fSt *h alia faeie partim effigie S. F#-
tri , partim S. Pxuli ^ (^ partim 5. Uhaldi. (46) Die 13. OBeb. 'i735« Apert§
Capfone (è*r. , reperti fuerunt partim hajorebi integri , <&• partim medii hajoeeU
impreffi urna f^cìe Stegmate <&*r., <&* ab alia faeie Uteri $ tamtam, Mezzo Baiocco •
Lib. cit." (47) OjV 30. Martfi 1734. Aperto Capfome drc» reperti fuerumt Ba*
socchi integri , f^r medii Bajoccbi impreffi in una facie fiegmate fircm ^ fS^ ab alis
forte 4d, Bajoc. integr. literis cantan. Vn BajocCQ Cttbbìo • Ifìi. 9 & dd. méim
bajoc. lit. tamtam. Mezzo Bajocco* Lib» ciu
}82 Dm A Zbcca i>i Gubbio
Lo ftelTo con Tanno 1738.
Lo fteffb con Tanno VIIL
CUm^ns XII. T. M. Arme.
S. tetruf Af. Tefta,
Altro fcritto Sanctus Tetrus Aj. Figura •
Clem. XII. ?. M. Arme.
S. faulus Af. Tefta (48) •
Altro con S. faulus Afoftolus. Figura.
Clem. XII. F. Af. Arme.
Quattrino Gubbio. 1739.
'Clcmens XII. ?. M. A. Vili. Arme.
M%%o Bajoc€o Gubbio. 1739. (49)*
Clemens XII. P. M. A. Vili. Arme.
Vn Bajocco Gubbio. 1739. (50).
Lo fteflb con T anno VIIIL
CUm. XII. P. M. Arme.
Quattrino Gub. 1739. fcritto nel campo.
CJem. XII. P. M. Arme.
S» Faulus Afoftolus . Figura.
Bajocco é
Bajocco •
Quatt.
Quatt.
Quatt.
Quatt.
Quatt.
Mez. 6a|«
Bajocco .
Bajocco «
Quatt.
Quatt;
BENEDETTO XIV.
Prospero Lambbktini Bolognefe , Vefcovo di Ancona,
creato Cardinale dalla S. Mem. di Benedetto XIII, fu prò*
clamato Papa alli 17 di Agofto 1740, e fecefi nominare
Bene-
(48) DÌ4 i6. Dicemh. 1738. Aperto Capfone ^e. tfperti fuerunt quatreni par*
vi impreffi ah una facie ftegmate &c. , (&• ah ali a faeie partim effigie S. Tetri ^
fartim S. PsyU , ér partim literh cantantibuj Quattrino Gubbio 1738., & »/<-
meratif hifeentum qutnfuaeinta ex diBh quairantìs aperti fuerunt ponderi/ uniui
Hbra, ^ unelarum novem^ fa^aqat pluri^t diéia experientia ^r. , ed CCCO U
terza diminuzione di pcfo neiia moneta ^ mentre dal Pontificato d' Innocenzo X.
fino al Pontificato di Clemente XL » cioè fino al 1709. cento quattrini pefav^no
una libbra, dal 1709. fino ti 1738. ne andavano centoventìcinque , e dal 173':
fino alla cbiuTura della Zecca furomo aumentati a centofeflantafei e due terzi
per libbra. (49) Die x^. Martii 1759. Jperio Capfone ère. reperti fuerunt
Medii Bafocebi impreffi ah una faci e ^c. j fè^ ah alia Uteri s eantantihui Mezzo
Baiocco Gubbio. 1739*9 Ó* numeratìt centum ex dd. mediis hajoecbis fuerunt re^
{erti pùmderie uniue libra , f^r unciarum novem . Lib. cit. (50) Die 9. 0^#-
rit 1739- Aperto Capfone éf^. reperti fuerunt bajocchi integri impreffi ab una faeit
fiegmate ó*^. , ó* ah alia literit cantantes Un Bajocco Gubbio. X759. , <&• ifj»»t#-
patti fuinquaginsa ^c. reperii fuerunt fonderis umius libra ^ & untiarmm mwem.
Lib. Cit*
totró 1 PoNtitici Cht. V. jSj
BBKfiDBtTo XIV. ; governò la Chicfa univerfale anni 17
mefi 8, e giorni 17, finì di vivere li 3 Maggio i758#
DaJ principio di quello Pontificato fino ali* anno 1744 col
carattere di Prefidente governò lo Stato d' Urbino Monfi'g»
Federico Marcello Lante Principe Romano , il quale alli
9 di Settembre del detto anno fu annoverai?© tra* Cardi*
nali • Al medefimp fucceflfe il Card- Giacomo Oddi Peru-
gino , che refle lo Stato in qualità di Legato a Latere per
anni tre. V anno 1746 collo fteflTo carattere di Legato
governò il Cardinal Carlo de Marini Genovefe , il quale
dopo un' anno finì di vivere . A quefti fucceflfe Monfig.
Gian Francefco Stoppani Milanefe , che tenne k redini
del governo dall'anno 1747 fino al 1753, ^^^ ^^^ anno
fu annoverato fra' Cardinali, e continuò^ a reggere lo
Stato come Legato a Latere per la S. Sede fino al 1754»
e in detto anno gli fu foftituito col carattere di Prole-
gato Monfig. Vincenzo Altieri Romano, e nel 175^ per
Prefidente Monfig. Lodovico Merlrni Arcivefc. di Atene.
Crefciuta, ed augùmentata nello Stato Ecclefiaftico^
nel Pontificato di Benedetto XIV., la quantità de' quat-
trini di rame foraftieri di diverfa bontà , e pefo di queg-
li , che fi battevano nella Zecca di Gubbio , e ciò ridon-
dando in notabile pregiudizio del pubblica commercio ^
determinò la particolare Congregazione della Zecca coll^
oracolo del Papa , che per qualche tempo ta Zecca di
Gubbio doveflfe fofpendere la battuta, e per fino a nuo^
vo ordine di Monfig. Teforiere non doveflfe riaflTumeré
la detta battuta , come apparifce dalla di lui Lettera de^
9 Ottobre 175^1 inferita originale net citato libra della
Zecca • Ma avendo poco dopo la medefima Congregazio-
ne riconofciuto , che il fofpendere irlteriormente la bat^
tuta nella Zecca di Gubbia , era^ h fiejfo ( fono parole
di una fucceflìva lettera di eflfo- Monfig. Teforiere de' 15
Gennajo 1757) che fcon^olgere tuPto^ il commercio^ minute
fer la ftnuria , che fati'Vét la Fro*vincia ài fimil moneta Pa^
fate , t pregiudicala injieme a tante famiglie , ehe dalle ma^
nifatture , e labori occorrenti fer detta battitura ricaiMnìt^
m^ il lor$^ gioruaUire fofientamtnto ^ ia rivocata perciò 14
lòipen^i^
3*4 Delia Zbcci di Cumo
fofpenfioiie Suddetta ^ e data licenza di riafTumere , e con^
tinuare la battuta, fecondo il folito, foggiungendofi an*
Cora , che riffttto ali * annuo eenfo do'vnfo alla Camera ^
prendendone la froforzione dalla battitura fatta di libbrt
^598 rame y giujla la fede del Notajo ^ rifulta la rata ^ chi
da Lei do'vrà rimetterji y afcendere a Scudi 84 : 72 : 1 1 , di
€MÌ Sarò attendendo il pagamento.
Morto il detto Marchefe Gianfrancefco Galeotti, eflen^
do rìmafto di lui Erede il Marchefe Galeotto Galeotti di
lui figlio non trafcurò di giuftificare il medefimo nel Tri*
bunale del Sig. Cardinale Camerlengo la di lui qualità
ereditaria, e legittima fucceflìone, e di ripetere infieme
formalmente rifiromento, e Chirografo dell' ultima con*
ceilione, e rinnovazione anzidetta delli ig Maggio 173^ t
in fequela di che Monfig. Niccolò Perelli Teforiere Ge-
nerale trafmife con fua Lettera de* 19 Ottobre del detto
anno 1757 al medefimo Marchefe Galeotto Galeotti un
foglio di determinazioni prefe dal Sig. Card. Giorgio Do-
na Prefetto del. Buon Governo con T intelligenza di elfo
Monfig. Teforiere, affine di provvedere la Zecca di Gub-
bio del Rame neceffario per continuare la battuta delle
folite monete . In detto foglio fi diceva di non poterfi
permettere al detto Galeotti d' introdurre rame foralèiere ,
attefa la gran quantità dal ritiro delle monete delle Zec-
che forailiere, che il Papa aveva ordinato, che onnina-
mente fi doveifero fmaltire, quali monete ritirate, ritro-
vandofi cuftodite in varie Città dello Stato, e particolare
mente a S, Severino per la quantità di libbre 7798 , era
ièato ordinato a quel Monfig* Governatore di fommini-
ftrarne al detto Marchefe Galeotti quella quantità, che
avefle richiefta per fquagliarla coli' affiftenza di detto Mon-
fignor Governatore , voTendofi che tale fquaglio , e bat-
tuta dovefle andare per conto della medefima Congrega-
zione del Buon Governo, e che rifpetto al prezzo do-
vefle il Galeotti deputare in Romauna Perfona, che trat-^
tafle col detto Sig. Cardinale Prefetto • Ma avendo ter-
minato il corfo de' fuoi giorni la feL mem. di Benedet-
to XIV# reftò fofpefo quefto grand' affare , continuando
però
V
SOTTO I Pontefici Ca». V. jjj
ptiò Tempre a ftampar moneta il prefato Marchefe Galeot«
ti in Gubbio ; e come poi andaUe il medefìmo a finire ,
lo vedremo in appreflb nel tempo del Pontificato di Cle*
mente XIII. Le monete battute in Gubbio fotto Bene*
detto XIV. fono le feguenti .
BencdiSut XlllL P, Af. A. L Arme.
Vu Bajocco Gub. 1740.
Bene. XIV. P. M. Arme.
!$•. Petr. Af. Tefta.
Bene, XIV. ?. Arme.
S. Paulus Af. » Tefta .
Bened. XIV. P. M. Arme .
S. Vbéldut Ef. Eugub. Figura.
Bene. XIV. Arme .
S, Vba. Ef. Eu. Figura •
Ben. XIV. P. Arme.
S. Vbal. E. P. Figura .
Bene. XIV. P, Arme .
S, Vbaldus Efifcof. Figura . - ,
Bene. XIV. P. M. Arme .
Quattrino Cub. 1740. (51)»
Benedia. XIV. P. M. A. L Arme.
Vn Bajocco Gubbio, 1741.
Benedifl. XIV. P. M. A. IL Arme .
Vn Bajocco Gub, 1742. (52),
Altro di diverfo conio .
Benedm. XIV, P, M, A. II, Arme.
Mezzo Bajocco»
Benedm. XIV. P. M. A. IV. Arme,
Vm Bajocco Gubbio, 1743.
T, IL Ccc
Bajocco .
Quatt.
Quatt.
Quatt.
Quatt.
Quatt.
Quatt.
Quatt.
Bajocco»
Bajocco .
Bajocco .
Mez. Baj.
Bajocco .
Bf-
me*
(51) Die II. Denmh. 1740. Jpnto Capfont ère. reperti fuirunt Baj9cehì /if*
^'f w , <^ QuMtreni parvi partim impreffi ai una faeie fiegmate fel. ree. Clemen*
tit XIL , & partim SS. D. N. D. Beneiiai Papa XIV. ^ <^ ah alia faehi Vn ba-
iocco Gubbio. 1740., fSr OMatreni partim : Ctuattriiio Gubbio* 1740.9 & partim
effiie S. Tetri ^ S. Fauli^^ So Vhaìdi. Lib. cit. (51JI Die 17. leh. 1741.
Jfertù Capfotte firc. reperti fuermnt Boj'ocelti integri imprej/l ah $ena faeie j(gre , 6*
ai alia literis eantanttkuì: Un Baiocco Gubbio* 1741. Da altro Libro di dctu
Zecca {cTìJA alcun fegno fuori* che incomincia dal prcicnte lÀromeiito di deli-
beratone 9 e profiegue fino air anno 1759*
[
/
i%S Della Zecca di Gubbio»
BenediB. XIV, P. M. A, IV. Arme.
Mezzo Bajocco Gubbio* 1743. .
Benedinus XIV. F. M. A. V. Arme .
Vn Baiocco Gubbio . y744«
BencdiB. XIV. P. M. A. V. Arme.
Mezzo Bajocco Gubbio . I744«
BettediFius XIV. T. M. A. V. Arme .
Vjt Bajocco Gubbio. 1745.
Benedinus XIV. T. M. A. VI. Arme .
Mezzo Bajocco Gubbio. 1745. (53)»
Ben. XIV. F. Arme . . ,
S. Fet. A. F. Tefta.
Bened. XIV. F. M. Arme.
S. Faulus Apojlolus, Figura.
Bene. XIV. F. Arme.
S. Vbald. Ef. Eugu. Figura.
Benedilius XIV. F. M. A. VI. Arme .
Vn Bajocco Gubbio. 174^«
Lo fteflb con l'anno 1747*
Betiedillus XIV. F. M. A. VI. Arme .
. Mezzo Bajocco Gubbio . 1 745.
BenediElus XIV. F. M. A. VII. Arme .
Vn Bajocco Gubbio. 1747.
Benedir. XIV. F. M. Arme .
Vn Bajocco Gubbio. 174^*
Bened. XIV. F. M. Arme .
Vn Bajocco Gubbio. 1748.
BenediBut XIV. F. M. A. Vili. Arme .
Mezzo Bajocco Gubbio. 1748.
BenediBus XIV. F. M. A. Villi. Arme .
Vn Bajocco Gubbio. 1745».
Bene. XIV. F. Arme .
■ SS. F. F. Af. Due Tefte.
Bened. XIV. F. M. Arme.
An. Jub. Porta Santa (54).
*-^<U«
}Atz. Baj»
Bajocco.
Mcz. Baj.
Bajocco •
Mez. Baj«
Quatt.
Quatta
Quatt*
Bajocco •
Bajocco «
Mez. Ba).
Bajocco «
Bajocco •
Bajocco •
Mez. Baj.
Bajocco •
Quatt.
Quatta
(53> i>iV 14. Decemh. 1747. Jprto Capfone reperti fuerunt medii Bajoeebi ^
0i QuMtrem parvi imprejj^ ah una psrte fiegmate ^c. , ó* «^ '»^'* facte-i MezEO
Baiocco Gubbio. 174 5-, 6* Quatrenwum parte effigie 5. Petri^ 5. fauti^ & S. UhaU
di. Jib. cit. (;4) i>#> >J- Diftmh. 174^ Jferto Gi//*»* &s. ffinti fktrumt
fOTTO I Pontefici Caf, V#
BiftediSuf XIV. P. M. A. Villi. Arme •
Mezzo Bajocco Gubbio, l^49•
Bcncd. XIV. P. M. Arme.
Vn Bajocco Gubbio. 1749»
^ened. XIV P. M. Arme .
Mezzo Bajocco Gubbio. i7So»
^cncdiBus XIV P. M. AN. X. Arme .
Vn Bajocco Gubbio. 1750,
Benedic. XIV. P. M. Arme.
Vn Bajocco Gubbio. 175 1#
Beue. XIV. P. M. A.^l. Arme*
Vn Bajocco Gubbio. 175 !•
Bene. XIV. P. M. A. XI I. Arme*
Vn Bajocco Gub. 17$ 2.
Bened. XIV. P. MA. Arme.
Mezz. Bajocco Gub. 1752.
Bened. XIV. P. M. A. Xlll. Arme .
Vn Bajocco Gubbio. X753t
Ben. XIV. Arme.
Mez. Bajocco Gub. 1753.
Bened. XIV P. M. Arme .
Vn Bajocco Gubbio. I7S4«
Lo fteiTo con Tanno 1755*
Lo ftelTo con Tanno 175^.
Lo fteflb con Tanno 1757.
Benedi. XIV P. M. Arme.
Mez. Bajocco Gubbio. I757#
Bened. XIV. P. M. Arme.
Vn Bajocco Gubbio. 1758/
3S7
Mez. Ba}.
Bajocco «
Mez. Baj.
Bajocco •
Bajocco #
Bajocco .
Bajocco .
Mez. Baj.
Bajocco #
Mez. Baj.
Bajocco •
Bajocco .
Bajocco .
Bajocco •
Mez. Baj.
Bajocco»
CLEMENTE XIIL
Cario Re^zokico Veneziano , Uditore della Sagra Bota
Romana , annoverato fra Cardinali da Papa Clemente XIL
li 20 Dicembre 1737; efaltato al Pontificato li 6 Luglio
1758) fecefì chiamare Clbmentb XIIL > e dopo di avere
Ccc 2 oc-^
""" *• - — [ — ' ^ I— ■ Il n ; ~ — ^ . ^ * ^
Qitatfifti parvi cum eodem fitgmaU , ó* «^ t^lia fartf partim cum imagtnihus
S.Fiiri^ S. Bauli ^ S. Ubaldi^ (^ partim cum impr^*u§ Isuuà SmuOà. Lib. ciu
^
r
i
¥.
!fc
|88 Dblla Zecca di Gubbio
occupato il Soglio Pontificio anni io, me(i 6^ t gior*
ni 27 , terminò di vivere alli 2 di Febbrajo 1769. Dal
principio di quefto Pontificato fino al 1759 governò lo
Stato d' Urbino il già riferito Monfig. Lodovico Merlini
Forlivefe , nel qual anno alli 24 Settembre fu innalzato
alla dignità Cardinalizia y a cui poi fu foftituito col ca«
rattere di Prefidente Monfig. Antonio Colonna Brancin-
forte da Palermo, indi promoflb alla Porpora li i6 Set*
tembre 1755; dopo il qual tempo venne prefcelto in Pre*
fidente del medefimo Stato Monfig, Pafquale Acquaviva
d' Aragona Napolitano , che prefiedc anche al prefente •
Salito che fu al foglio Vaticano Papa Clemente XIIL
fu da' di lui principali MiniUri riaiTunto il trattato della
Zecca col Marchefe Galeotti, lafciato in fofpefo per la
morte feguita di Benedetto XIV. di gloriofa memoria , e
poco dopo fu conchiufo , cioè nel dì 19 Ottobre 1758
per pubbiico Inftrumento y nel quale fu narrato , che nella
Congregazione particolare deputata dal defonto Pontefice
per rf para re al difturbo cagionato al pubblico commercio
dalla quantità delle monete ette re di rame introdotte
nello Stato Ecclefiaftico contro la proibizione de' Bandi j
era fl:ato rifoluto , che dette monete fi doveflero ritirare
in Roma per conto della Rev. Cam., e delle Comunità
delle Provincie , efi:Iufa Bologna , e Ferrara ; E che a fine
di diminuire il diffendio fo'vraflante a dette Comunità , fu giu^
dicato e ff ediente , che non ofiante la generale fofpenfione a tut^
te le Zecche di battere moneta di Rame , fojfe fermejfo al
Sig* Card^ Trefetta del Buon Ga^vemo in wirtù delle facciali
facoltà concejfegli dalla San. Mem^ di Benedetto XIV. con fuo
moto frofriù dèi i9 Gennajo 1757 di far battere a conto
delle Comunità una difcreta quantità di dette monete ritirate
€oh cunio TontiJictOy e col folita fefo. E colendo l* Ema Sua
fre^alerfi della Zecca di Gubbio fer far ribattere y come fo^
fray una parte di quejle monete efiere , che fi fono raccolte
nei luoghi più ^vicini alla detta Zecca , ed introdottone il trat^
tato col Sig. Marchefe Galeotto Galeotti di Gubbio , che tiene
la detta Zecca y fi è con^venuto , eh' egli ne debba prendere
ìa quantità di libbre quaranta mila al prezj^Q di bajocchi die^
fifep^
SOTTO 1 PONTHflCl Càft V» ^Eg
tìfette la libbra ^ e batterla a contò fuo al Jolito Calibro =
E nel Caf. IV^ di tale Iftromento fu eoa^enuto in oltre , che
Jia fermejfo al detto Sig. Marcheje Galeotti di battere nella
f refata fua Zecca di Gubbio tutta quella quantità di Rame
da confegnarfegli a tutto fuo comodo , e con quella follctrtu^
dine y che ad effo giacerà ^ ancorché annualmente coniaffe: pk
iella fomma di feudi 2225 : che è frefcritto nel fuo Tri^ile^
gio , jen%a che fer effa battuta , che do^rà intender fi fatta a
Homcj ed in conto di quella ^ che far potrebbe la Sagra Cong.
del Buon Gon>erna y fecondo la rijoluzione prefa dalla fuddet^
ta Gong, particolare j debba mai il Sig. Mar che fé effer mole*
fiato dalla Rcv. Camera al pagamento di un Canone maggio^»
re di quello y eh' egli è folito pagare per la detta Zecca , e
tutto ciò in ^irtU delle facoltà , che ha il prelodato Emo Do*
ria Prefetto , e con altre Contenzioni , che Ji leggono nell ' ac^
eennato Iftromento^
Quantunque fimili convenzioni, e trattato conchiu^
fo per pubblico Iftromento celebrato coli* autorità , ed
alla prefenza del Sig. Card. Prefetto del Buon Governo ,
ed in fequela del Moto proprio del defonto Pontefice,
riufciflero molto gravofe, e dilpendiofe al prefato Sig. Mar*
chefe Galeotti, sì per Teforbitante quantità delle fuddet*
te libbre quarantamila delle monete foraftiere , come an«
che per doverle ribattere al rigorofo prezzo di bajocchi
diecifette la libbra , non per V addietro mai praticato ,
non oftante per ubbidire al fuo Principe , e al Sig. Car*
dinaie Prefetto del Buon Governo, preflè^ volentieri il
Sig. Marchefe Galeotti il di lui confenfo^ lufìngandofi
in tal gu(fa di profeguire in avvenire la battuta , come
autorizzato dair autorità Pontificia ,. e dal Sig. Cardinal
Doria Prefetto della Congregazione del Buon Governo ^
Quando air improvvifo fé gli prefentò il Sig. Benedetto
Cofta Teforiere della Marca con una lettera di Monfig.
Teforiere in data delli ;j Maggfo 1760 , colla quale gli
notificò , che fra le altre rifoluzfonf prefe dalla Congre-
gazione deputata per gli affari della Zecca Pontificia, una
era ftata quella di do'ver efattamente def erigere tutto il Ka*
^e proavi fio per la: Zecca di Gubbio^ tanto monetato y, che nom
y
L
390 Dbila Zecca di Gubbio
monetato; Cóme fure tutti i cugni y Biglia e ordigni ydt^
tre zzi y ed ogn* altra cofa affartenente alla medefima Zec^
ca j con efprcjfo divieto di non do'verfi difforre di alcu^
na delle fuddette co fé ^ e ffecialmente del Rame monetato ,
e non monetato fenza licenza della detta Congregazione , e
fer tal effetto era fiato ff edito in Gubbio il Sig. Benedetto
Cofla Tefiriere della Marca , atciò unitamente con ejfo Sig. Ga^
leotti ajftfia alla descrizione ^ e ne trasmetta torcia il docu--
mtnto autentico , col quale fi giufiifichi l ' adempimento , ed
efecnzione della rifoluzione fuddettay e fojfa altresì ricono-^
fcerfi dalla nominata Congregazione la precifa quantità , r
qualità di detto Rame monetato , e non monetato , e di tutti
gì* enunciati cugni ^ fiiglij ordigni y ed attrezzi .
Ciò fpiacque oltre modo al Sig, Marchefe; onde
non potè trattenerfì di non manifeftare V afflizione , ed il
rammarico 9 che provava per una nuova sì inafpettata:
^ il Aio fpiacere u aumento nel ricevere da lì non mol*
to un* altra lettera del menzionato Monfignor Teforiere
Niccolò Perelli , colla quale non più fi parlava di mera
fofpenfione ad tempus, ma dell* effettiva, e total fop-
nreflìone di detta Zecca , efprimendofi in eflfa = Benché
la Sagra Congregazione debutata circa gli affari della Zecca
Pontificia a rifleffo del neceffario buon regolamento del pubbli"
€0 commercio abbia rifolutOy ch^ debba chiuder fi codefia Zec^
ca y tutta 'volta non de*ve ciò recare a V. S. quel rincrefci^
mento y che mi dimoffra colla fua dei 16 corrente y giacche la
medefima Congregazione procedendo con tutta /' equità y è
Bata di parere , che debba accordarfi a Lei un discreto comr
f enfio per la proibizione a tutto il tempo y che dorrebbe dura^
re l* ultima conce fftone della facoltà di coniare cofiì le mone^
te y ed intorno a ciò fi compiaccia participarmi i fuoi fenti^
menti y affinchè poffa riferirli alla medefima Congregazione y
per a'vere da queffa le ulteriori rifoluzioni in rapporto alla di
Lei indennità. Continuando poi r efecuzione delle rifoluzioni
prefe da detta Congregazione , fi compiacerà V. S. trafmettere
a me dirette colla poffìbil follecitudine tutte le monete di Ra^
meytOH tutt^ i cugniy e minuti Bromenti fatti per la cunia^
zJoMe di dette monete ; come anche ogni fpecie , e qualità di
ra^
•V
SOTTO I Pontefici Caf. V. 391
rAme > che J$ traverà an)er frofoiflo fer ridurlo in moneta^
Mcertandola y che farà rimborsato con tutta la puntualità deU
lafpefa.
E finalmente con altra Lettera de* 4 Giugno 175^
fcrivefle = Che febbene la Sagra Congregazione deputata per
gli affari della Zecca Pontificia abbia rifoluto , che fi /opprima
eotefta Zecca ^ tutta 'volta non ha mai wvuto in animo di
prin)arla di quelle fabbriche , che li- di lei Antenati hanno ac^
quiflate con titolo di compra , giacché quefie refleranno a fua
difpofizione per farne l* ufo ^ che più le piacerà fuori di quel^
Io y al quale fono ferivi te per il paffuto nel fare la battitura
delle monete di rame ^ come neppure farà pri^vata del giujlo
prezzo di quegli JiigH > che fono fum proprj , e fubito che que^
ffi faranno arri*vati in Roma , 'verranno Jlimati a giufio , e
do'verofo prezzo , che con ogni puntualità le 'verrà pagato dal^
la Jie'v. Camera •
Senza dubbio faranno ftati giufti i motivi ^ che in*
dufTero il Santo Padre , ed i Miniftri di eiTo a regolari!
in tal guifa, poiché allorquando la moneta di rame fu-
peri il bifogno dello Stato , molto pregiudica al medefi*-^
mo, come fuccede prefentemente altrove, dove per la
troppa quantità della moneta di rame quefla vàie due^
o tre per cento di meno della moneta reale » Ma un fag*
gio Prmcipe , avveduto , ed amorevole verfo i fuoi Sud-
diti come lo è il regnante Pontefice > allorché ceflfarà la
cagione di tal fofpenfione fi degnarà reftituire alla noflra
Città, e Provincia quel decoro, che per T addietro go-
devamo , molto più > che le monete in effa battute ^
fono fempre fiate di maggior intrìnfeco di quelle del*
le altre Zecche ; e ritrovando modo di indennizzare
la Camera , gioverà ancora a una Città y e Provincia , la
quale gli ha dato i natali , e in gran parte i progrefli
ancora del fuo meritevoliflimo avanzamento, del che con
ogni riverenza , ed efficacia la fupplichiamo •
I e monete coniate in Gubbio col nome di Clemen-
te XIIL fono le feguenti .
eie. Xni. Po. M. Arme •
Vn Bajocco Gubbio. 1739^ Baiocco.
C/ìr-
3ps Dilla Zecca di Gubbio
Chmen. XJIL Fon. M. A. L Arme»
Vk Bajùceo Gubbio. 1759.
Due altri dì conio diverfo .
CUmgns XilL ?, M. Arme .
MfiZi, Bajocco Gubbio. 1759*
ehm. XIIL r, M. Arme.
S. Tet. Af. Tefta .
Clem. XUI. r, M. Arme .
S. Paul. Af. Tefta .
ehm. XIII. f, M. Arme .
S. Vba. Ef. Eu. Figura.
Ch. XIIL F. Arme.
S, Vba. E fi. Eu. Figura (5J).
Bajocco •
Bajocco •
Mez. Baj.
Quatt.
Quatt.
Quatt.
Quatt.
PINE.
APPEN-
^ (55) X>/r 4. metfjis Jprilis 17 J9. Aperto Capfom (re. reperti fuerunt BajoecU
tntegrt tmpreffi ah urna faeie fie^mM SS. D. N. D. Clementit XllL , <&• mh alim
forte hteriì estttstnibus Un Baiocco Gubbio. X759^, & Quatreni parvi ffmiliìer
sbjms foae ^^'^MniMte fSr A Me imMiimbui SS. Fetri, ^ Fatili Apofi^
APPENDICE
393
Dei Documenti, e d'altre cole citate in quefta
feconda Parte.
L
Lettera del Duca Francefco Maria IL fcritta alle Comu«
nità dello Stato per elplorare da efie fé debba paiTaré
alle feconde nozze , la qual lettera vedefi regi*
Arata nel MS. di Cagli di Antonio Cucci ^
citata alla pag. 220,
Moho Magnifici DilettiJJtmi Noftri .
T^Ofo , cbc intendejjimo che con tanta amoren>olc%%a fi
_m 9 . defidera^a da Voi la continuazione y e mantenimento
di quefla nofira Cafa , niun fenjiero abbiamo à'vuto maggio^
re j che di conformarci col desiderio ^oflro . E ^ebbene da
qualche temfo tn qua fiamo fempre andato pensando di age--
'volare queBa rifofuzione , nondimeno per molto , che w pen^
fiamo et fi difcuofre ogni dì fik ditene , non folamente fer^
che V età , & indiffofizioni noftre la fanno tale , ma molto
più ancora per /' obbligo , che tenemo di non far cofa , che
poffa rifultare in pregiudizio n)oJlrOy còfne conofciamoy che
farebbe quejla ; poiché difcorrendo dell* utile > che dopo il corfo
della wta nofjfra pud apportare /* ejfere immediatamente fotto
il gowerno Ecclefiajlìco , per quello , che da Noi fi conofce ,
fenza dubbio alcuno giudichiamo , che fojfe per tornarci fom^
ma mente a propofito , perchè oltre /' ejfere fuori delle firet^
tezze y che pur troppo al pre finte lii fono , aelV e fir azione de*
Crani , Sali , Olii , ed altre co fé fimili , potrefle anche afpet^
tare da Tadrone così potente , com' è Sua Santità , molte efen^
zioni y e comodità y che da Noi y benché fopra modo de fiderà^
refftmo di farlo , colendo mantenere per riputazione 'voBra il
nofiro grado , non fi può adempirlo • Per tanto n)i efortiamo y
e preghiamo ad a'ver tutto ciò in molta confiderazione infieme
P. 11. D d d eon
294 Appendice •
con tutto quello^ a che P amor c'vole zza j e fìctà nfoffrd w
{fingerà fer rifletto della foca noBra falfrte , e dell* età , in
che ci troviamo y le quali fotrebbero ad agni modo far rima^
nere 'vano il fenfiero della fuccej/ione , o almeno fotrebhe i)e*
nire in tempo , che *voi reJlareSle [otto il governo di Fu f ilio ,
cofa , che Juol darjt da Dio a* Pofoli fer caftigo , e noi ci
fartìrejftmo da quefta wita con quel dolore , che fotete imma^
ginar'vi si ter fajciar Voi in termine tale , come fer quello ,
che al Tuffilo fotejfe foi fuccedere ; do^e all' incontro fé net
frefente Stato rimarremo , non dolendo ( mentre fiace a Dio
di darci wta ) fenfare fer altri Figli , che fer Vói flcffi , fi
fotrà da Noi fiù diligentemente attendere alla cura , e go-^
nìcrno n)ofiro . Defiderìamo fercià che i;/ foddirfacciate dofa
d* awere con tutto il cuore fregato Noffro Signore Iddio , che
n>^ inffiri di convocare il 'vojlro folito Configlio fiù numerofo ^
che fotrete , e fenza che nejfuno Miniftro nojlro q;' interven-'
ga y leggerete la frefente Lettera , ballottando foi fra di Voi
quello y che giudicarete fiù d* utile , e comodo n>ofiro , facendo
che ognr Configliere giuri di non falefare mai quanto intorno
a eia rifil'verete y e della rifoluzione darete foi conto a Mon*
fignor Vefco'vt^ di queBa Città y il quale tenendola fegreta ad
ogn* uno y Ut a Noi ancora , ci farà folamente fafere quello ,
che da Voi in generale , e dagV altrt Luoghi frincifali dello
Stato y a"^ quali ferivamo il me de fimo , fi 'verrà rifoluto . Il
che Not frocuraremo y conforme all' amore , che 'vì fortiamo y
di efeguire y quanda anche fofftmo certi della prof ria morte y
cosi richiedendo la fedeltà , che a'vete femfre dtmoftrato a Cafa
noBra y Ut a Noi medefimo y con tanta Tiniorcvolezza y come
da ogn uno y e da Noi fiù che da ogn* altro ben fi conofce •
Fiaccia dunque a Dio benedetto d' inffirarw quello , che me^
glio fia fer tornarvi y e che 'vi efortiamoy e comandiamo an^
Cora nel miglior modo che fi fojfa a'vere frincifalmente ri^
guardo y e fiate fani . Dì Fé faro li 7. di Giugno x 5^8.
Francefco Maria <^r*
II.
Appbndicb. 3^
IL
Defcrizionc dello Stato d' Urbino , cioè delle Città ,
Terre , e Caftelli , che in eflb fi contengono ,
e il metodo , con cui il medefimo fi governa ^
indicata alla pag. 227*
Lo Statù d^Urhtno jarte ielV Italia è Jituato quafi nd
centro del Dominio Fontificio , tro'vajt tra i gradi 43. m. 20.,
t gradi 44* m.i%. di latitudine ^ e gr. ig. tn. 40. e 30. mt. 42*
di longitudine , fecondo T ultime ojfer^azioni fatte dai Tadrt
Crifioforo Maire ^ e Ruggiero Giufeffe Bofcowcb della Com^
fagnia di Gesii . Ma ejjt medejimi Jl dichiarano nella fleffi
loro carta , che = Della Legazione d* Urbino Jt fórma ora
una carta fik particolare ^ e fiii efatta iffc. da me fero non
fotuta 'vedere • A levante confina colla Frowncia del Piceno ^
0 Jìa Marca Anconitana ; a me%%o giorno coli* Umbria ; a
ponente colla Tofcana; € a fettentrione colV Emilia^ 0 fia
Frowncia di Romagna y colla Repubblica di S. Marino , e col
Mare Adriatico . La fua lunghezza è di miglia Italiane fet^
tanta y e di vantaggio; la larghezza di miglia cinquanta in
circa y e la fua circonferenza è intorno a miglia trecentocìn^
quanta . Contiene in Je undici Città , quindici Terre , e due^
cento quarantafette Caflelliy oltra un gran numero di belli ^
€ fpaztofi Villaggi . Dalla parte di mezzo giorno è contornati^
dai Monti Appennini ; a fettentrione è bagnato , come Jt diffìty
dal Mare Adriatico , o've ha due buoni Forti , cioè quello di
Fefaro comodo ^ e 'vagOy e r altro di Sinigaglia molto noto
per la gran fiera , che w fi fa ogn* anno nel mefe di Luglio ^
frequentata da molte ^ e warie Nazioni.
I Fiumi principali di queSo Stato fono fette , cioè : L Ld
Marecchia che incomincia poco fopra Fenna di Billiy fcorrc
pel Monte feltro ^ e wa a finire nel Forto di Rimino . IL La
Conca , che ha il fuo principio werfo Monte Copiolo , e Monte
Cerignont , e termina in quella parte dell' Adriatico ,- 0^* era
pò fia V antica Conca , Città già fommerfa dall' acque , che ri^
mancia tra Rimino y e la Catoltca . III. V Ifauro , 0 fia Fo*
glia , che trae P origine fopra Seftino nella Tofcana , € fcor^
Ddd 2 r«-
39^ Appbnoicb.
vendo ftr lungo tratto di flrada y shocca 'vicino alle murd
di Fefaro , e forma con un Molo entro al Mare quel Torto .
IV. Il Metauro , che ha la fua porgente da Lamole , e Borgo
Tace , bagna Mercatello , iS". Angelo in Vado , Urhania ) g^u^
gne a Calmazza , Villaggio tre miglia difcofto dal Furio , iw
Ji unisce col Fiume Cantiano^ {^JT^ 'vicino a Fojfomhrone ^ o
termina neW Adriatico 'vicino a Fano nel Jiìo detto la Ma^
donna del Fonte . V. Il Ce/ano y che da Frontone ( Feudo de*
Signori Conti della Torta di Gubbio ) , ^ dal Moniftero di Fon^
te A'vellana ha il fuo frincifio , pajfa in mezzo alla Fergo^
la y e sbocca nell' Adriatico , due miglia fofra la Marotta aU
tro Fiume • VI. Il Mifa , che da i Monti Appennini , che cir^
condano la grojfa Terra di Rocca Contrada , ha /* ejfere , Ji
confonde col Fiume Ncvola y e 'va a fcaricarfi a Sinigaglia ,
ed iw Jimilmente con un buon Molo piantato fra le acque falfe
coffituifce quel Forto . VII. Il Cbiafcio , che incomincia nelle
vicinanze di Gubbio , dopo lungo tragitto Ji unifce col Fiume
Tevere apprejfo Torfciano luogo del Territorio ai Terugia .
Le Fron)incie y che in fé contiene quejlo Stato fono il
Monte feltro y la Maffa Trabariay il Vicariato di Mondammo y
e la Vaccareccia ; i Luoghi preciji y che ogn* una delle quali
abbraccia y Ji defcri'veranno più Jotto .
Le Fortezze , che difendevano quejlo Stato in tempo ,
che Ji reggeva da* Serentffimi Duchi erano molte , molto ben
pr e fidiate , e munite di tutto il bifognevole , come pud 'vederjf
nelle memorie , e gejle de* medejimi Duchi , che ho compilate
in queji' Opera , e più 'volte hanno fatto fronte , e tenuto a
dietro i nemici , che cogli affedj y coi blocchi , e cogli affalti
tenta'vano impadronirfene , ora però Ji fono ridotte a poche y
e fono quella di Fefaro , quella di Sinigaglia , e di S. Leo ^
la qual ultima anche al di d* oggi , atte fa la fua Jituazio^
^^ y fi rende poco meno , che inefpugnabile .
Le Città di aueffo Dominio fono le feguenti , cioè : Urbino
fua C aficaie , Gubbio , Fefaro , Sinigaglia , Fojfombrone , Ca^
gli y S. Leo y Tenna di Billi , Urhania , S. Angelo in Vado , e
la Fergola . Quejh tre ultime erano già Terre ; la prima chia^
ma'vafi Cailel Durante y poi fu detta Urhania y perchè da
Urbano YllL Tapa unitamente cou S. Angelo in Vado furona
ona*
AppBHStCB* 397
inorate eoi titolo ii Città neW occafiont iella Je'VolitsiioHt
Jello Stato alla Sede Apofioliea ; e la terte,a finalmente- del
titolo medefimo di Città ex Privilegio fu nobilitata dalla
fel. mem. di Benedetto XIV.
Urbino , che come accennai , è Capitale dello Stato , in
Spiritualibut gode il grado Metrofolittco col risedere in ejfa
l Arci'vefco'vo f la qual dignità fitgH accordata da Papa
Fio IV. a richiefla del Cardinale Giulio della Rovere dett9
il Cardin d S. Pc-
trum pri al mede^
fimo Arci ^ig^gHf t
di f efaro 5 Mónte*
feltro , f a il eon*
fenfo a t, Fio fog»
gettare » , „ , ^ » f^a r#-
fijlendo a tutto potere il Cardinale Mariano Savelh Vefcova
di effa , che prejlar mai non volle il confenfo , come nefpnr
frejlar vollero i fuoi ben degni Sttccejfori , reBd- ella immo*
diatamente foggetta alla S. Romana Sede fino all' anno 17x5 »
in cui poi (non ofiante la ripugnanza del vigilantismo Vefco*
vo Fabio Manciù Forte , cbe giudicò meglio rinunziare la fua
Cbìefa , cbe foggettarla ) Fapa Benedetto Xlll. con fuo^ Brt'
ve, che incomincia: Circumfpeda Romani Pontincis Pro-
vi dentia . Dat. Romx apud S. Petrum Anno 1725. XV.
Kal. Junii , volle che rimanejfe foggetta . La Città poi di
Urbania , e di S. Angelo in Vado, che formano una fol Chiefa
Vefcovile , nel tempo medefimo , che ^eBa ebbe principio , fu
dichiarata altresì foggetta allo Beffo Arcivefcovo- , e per cow
feguenza ora alla Metropolitana & Urbino rimangono fiiffra~
ganee tutte le Chiefe Vefcovili dell» Stato IMfina te, che fono
in nmmero di fette .
La Città i montuofa , fenza un palmo , per così dire ,
di piano , e non molto grande , ma con una vaga , e fuperba
Corte Ducale , che due fecoli addietro in tutta l* Italia non
aveva l' uguale y come altrove ho dimofirato in queji' Opera ^
Nella
(1) lo quefio Breve niuna meniione fi fa dclU Città dì Penna di Billìi e
della Concattcdralità con S. Leo , onde convien dire , che un tal^ Privilègio ]jA
abbia gnenuto foftcìiormeDte ^ oh Jclo fi cfpcime Strttté»ut Miifeefiu •
jpS AVVBNDICB*
Hella meàtjtmà fificàtmano i Sennìjftm Duchi Padroni dello.
Stato j ed ora wi foggiornano parte dell' anno gli Emi Car^
dinalì Legati y o Prefidenti della Legazione ^ che go'vemano
il mede fimo fer la S. Sede . Ha una nobile y e maeftofa Chiefa
Metropolitana arricchita di buone rendite ^ nobilitata di fre^
%iofi jagri Arredi ^ ornata dì f celti marmi y di fingolari, fit^
ture^ , e di tuti altro , che fuà renderla decorosa . Ha un CoU
legio di Nobili diretto da i Padri delle Scuole Pie con nume^
ro [ufficiente di Lettori di warie fetenze ^ e di Profejfori di
heÙe lettere • Vi è altresì un' antica Unin)erfità di Dottori ^
ihe h^ il frì'vilegio di conferite la Laurea Dottorale in qua^
lun^qut fetenza,^ Vi fono, nttmer^ò otto Con'venti di RfUgiofi di
^gfjlfiituti.y e fei Monifierj di Monache. Oltre a queJleCafe
JEieligiofe qw fono ricchi Luoghi Pii ,^ come un buono Spedale
fer fotUe^o de' polveri Infermi , e fer accogliere gli EffoBi ^
€Ofi ancora un ricco Monte di Pietà , e parecchie Congrega--
sbioniy e Confraternite. Tutta la Città è di'vifa in numero fei
Parrocchie .- Ma anello , che maggiormente fa rifplendere la
Ci^tà di Urbino fono i fuoi Cittadini ^ i quali ^ oltre alla no^
hiltà del f angue y fi fono per lo addietro refi illufhi ^ e tutt^
ora fi rendono chiari nelle Lettere ^ nelle Scienze ^ nelle Armi ^
nelle Arti liberali , ed in ifpecie nelle Dignità Ecclefiafiiche ^
tMlmente che in queBo folo fecolo ha dato al Mondo un Som^
mo Pontefice , cinque Emi Cardinali , oltre un buon numero
di Vefcon)i , e di Prelati della Romana Curia . In effa il Car^
dinate Legato , o il Prefidente della Legazione , wi tiene per
go'vernarla , e reggerla due Giudici Dottori , uno col titolo di
Luogotenente ^ eV altro di PodeBà . Il primo prefiede all' Eco^
nomsco y e al Politico , /' altro riconofce tutte le caufe Ci'vili ,
e Criminali . Vi tiene fimilmente un Cancelliere , e Soflituto
fimìlmente Criminali ^ un Barigello con fuJjSciente numero di
Efecutoriy i quali tutti ogni fei mefiy o dopo un' annoy 'ven^
gono rimof/i col mandarli altrove , e perciò non fono mai fiffi^
e cosi parimenti fi cofiuma di fare in tutte le Città , e Terre
della Legazione .
Il Territorio di Urbino è ^afto , e pieno di CaBelli^ ma
montuofo , e fcofcefo , non può dirfi fertile , ma ne tampoco
fterile , eofiecbè rende foftanze fufficienti pel mantenimento de*
fuoi
AVPBHDICB* S9^
fuof Ahttanti . 1 Cajhlli fono i fegnenti. Schietò^ Cavallino ^
Fiewe di Cagna ^ S. Donato y Conogno^ Piano del Monte ^
Monte Cal^o ^ Coldazzo , Montifabhri^ Colbordolo , Talae^
chio y on)* è un Montjlero di Monaci Geroliminij Gengbe^ JJ/*
fé y Coldelce , Tetriano , Cafa Roténda , Seuot aneto , Monte
Cuiduccioy Fonte Corgnale^ Ifola del Piano ^ Palazzo del
Piano , Via Piana , Primicilio , Gaiffa , pò;* è un Moni ff era
di Monaci Olivetani y Pagino , Ptetr alata y Montefalcone y
ora dtftrutto , nel di cui pano fi è fabbricata V Acqualagmty •
che rimane nella ftrada Flaminia y ed tra OJierìa di Pojla al-
lorché n)i fajja^a il Corriero ^ -Frontino y Fameta y Monte
d* Elee y Fermignano , e qui fi fabbrica la Carta da fcri^vert
eolla friwatin^a per tutto lo Stato Urbinate fuor che fer Guh^
bio ; Palazzo ai Goriolo y S. Giovanni in Pozzolo y Monte
nuo'vo y Cerqueto buono , Paganico , (f Orfajuola . Oltre a
quejli fi comprendono nel medefimo Territorio gli altri luogbè
del Vicariato del Ta^oleto , cioè : Ta^oleto o^e rifiede un Gitt^
dice col titolo di Commijfario y Auditore y Rifa Maffana ,
5'. Gion)anni , Valle d' A'velana , Piano di Cajiello y Riffetro^
foy e Torricella .
Gubbio feconda Città dello Stato ; qui n)i rifiede al go^
n>erno un Luogotenente , che prefiede agli affari comunitatiw
economici , e f olitici y tiene due Cancellieri fer le Caufe Ci*
n)ili y delle quali è Giudice ordinario y purché non faffino Ut
fomma di Scudi io Ducali y ed è Giudice ancora fer rivede*
re le caufe in grado di Afellazione di qualjh)0glia groffa
fomma . Vi rifiede eziandio un Podefià y cV è Giudice ordina*
rio nelle Caufe devili , e Criminali , tiene un Cancelliere , e
un Sofiituto Criminali y e quattro Cancellieri fer le Caufe
avvili y i quai due .Giudici tengono un Barigelloy un Tenente
con altri Efecutori . La defcriztone topografica di qùefia Città
fi farà fiù a<vanti , owe fi rifortetà la Pianta di offa . // fuo
territorio è molto waffo , eftendendofi intorno a cento miglia
di circonferenza y e contiene i feguenti luoghi y cioè: Canttané
T^erra , o've prefiede il Podefià , che *vi manda il Cardinale
Legato; ha una buona Collegiata con dodici Canonici y due
Parrocchie y e un Concento di Padri Agofiiniani , la qual Ter^
ra rimane nella Urada Flaminia y e allorché w paffa^a il
Cor^
/
400 Appbhdìce»
Cvrricrù eraw l* OJl&ìé di Vofta\ Còftacctajo Caflello ^ qui
n)ì è un Convento di Minori €onn)cntMali y e, un Monijiero di
Monache Benedettine ^^ Scbieggia , quiw pure eran)i V OJlerìa
di fofia rimanendo nella, fteffa flrada Flaminia , Serra di
S. Abondio , nel cui di0reitù è il celebre Moniftero di Santa
Vroce di Fonte A'vellana abitato da* Monaci Camaldolefi ^
Colfaloynbo , Branca y Montelo'vefco , 5*. Benedetto ^vecchio ,
Torre de* Calzolari , Torre dell* Olmo , Pafcelufo , nel di cui
dift retto è un Monijhro di Monaci Eremiti Camaldolejty Ser*
ra di Brunamente y Careffoy Ghiomifeiy Colognola y Vallinge^
gno y Galgata y Carpiano , Dana , Camporeggiano y Serra Tar^
tucciay Sioli y Monte nlBre^vey Val Fabbrica y Petrojay e lo
Scritto , Febino y Coltelli y Pijcina y Feudo de* Signori Conti
della Porta di Gubbio , Cafttilione Aldebrando , Feudo de* Si^
gnori Conti Beni pure di Guhbio y Baccarefcay e Coraduccioy
Feudo de* Signori Conti Gabrielli umilmente di Gubbio . A
-tutti quefti luoghi gli n)ien dato dal nojlro Jlatuto il titolo di
C afte Ili y come fi 'vede nel lib. I. rubrica 70. Franavi compre fi
ancora P I/ola di Fojfara , Feudo già del Conte Giulio Celare
Odasj di Urbino , Ciwtella Ranieri , Feudo de* Signori Conti
Ranieri di Perugia y e le Carpini , e Rocca d' Aria , altro
JFeudo de* fopr anominati Signori Conti della Porta . Oltra a
quefti trenta Cafletli contiene, in fé il Territorio di Gubbio
Ville centoquatordici , tutte col proprio nome descritte dallo
^^Jfo Statuto loc. cit. pag. 6S. 69.
Pefaro^Città pofia qua fi alla rin)a del Mare Adriatico è
la più betta y e la più popolata di quante ne fiano nella Le^
gazione , è di ftruttura fejfangolare , di fé fa da buone mura
terrapienate , e^ in ogni angolo ha forti baloardi ; come può
*oederfi dalla Pianta della medefima y che fer^e di ro^efcio
4tlla medaglia d* argento battuta al Duca Gui d'Ubaldo IL^
riportata a can 179 in queBoTomo ; è tutta piana con Bra*
4e ampie y e dritte la maggior parte y n)ede continuamente Fo^
raftieri y rimanendo in mezzo alla firada Flaminia . Qui ri^
fiede la buona parte dell* anno il Cardinale Legato y 0 Prefi^
dente della Legatone con i fuoi Uditori , e con numerofa Fa^
miglia y ed abita nella Cotte Ducale , fabbrica molto fpazio^
fa y e di buona architettura ; racchiude in fé tredici Concenti
l
Appendice. 401
Ji Reltgiojiy e uno lontano circa un miglio werfo la Cattoli^
ca y e quattro di Monache ; è ornata di buoni Palazzi dt*
fuoi Nobili Cittadini ; e Jiccomt è Città di Torto w fiorisce
la mercatura , ma molto più wi fiori fcono le lettere j e in
uefte eziandìo fu fera tutte le altre Città della Legazione.
l fuo Territorio non è molto ampio , ma fertile , e deliziofo ,
r contiene le qui notate Terre , e Caffelli , cioè : Gradara , TVr*
ra in cui rifiede un Giudice Dottore con titolo di Vodeflà ,
qui è una Rocca , al frefente ridotta a luogo di delizie , un
Con'vento de' Cappuccini ^ e d$ie Parrocchie. Monte Baroccio
altra Terra , in cui rifiede un Giudice come in Gradara , e
wi è un Con'vento di Minori OJfer^anti ; Fiorenzuola , Cafiello
di mezzo , Granarola , Gabicce , Monte Luro , e Tomba .
Sinigaglia giace nella Prowncia della Marca Anconita^
na , Città non molto grande , ma 'vaga , cinta di grojfe mu^
ra terrapienate , e riBretta per regola di fortificazione nel
giro di quafi un mìglio e mezzo , con fua foffa , e contrami^
ne fiancheggiate da quattro baloardi reali y ed un fortino y
che la rendono tutta fortezza in forma pentagona , colla Roc-^
ca piantata nel recinto delle fue mura in faccia del Mare ,
abbracciata da quattro gran Torrioni in forma circolare di
buona jhuttura . Ella è fituata alla fpiaggia dell' Adriatico
in aperta ^ e deliziofa pianura in mezzo al corfo della ftrada
Romana fulla foce del fiume Mifa , fra le Città di Ancona
ali* oriente , e di Fano ali* occidente , e fpalleggiata a mezze
giorno y e a ponente da amene colline , che le fanno corona •
Dalla parte di tramontana ha il fuo Porto ftabilito parto
dalla natura , e parte fabbricato dall* arte . Ha buone fab^
briche , e in fpecìe il Palazzo del Pubblico fituato in fronte
della Piazza maggiore , coB rutto nel f ecolo fcorfo con loggit
magnifiche y ed archi , in uno de* quali è ripofta la Statua S
NePtunno di fino marmo la'vorata da eccellente fcalpello . AU
tra nobil fabbrica è quella del Palazzo Ducale y che come re^
fidenza de* Principi della Ro'verCy non pote^va non effere gran^
de y e maeflofo . Le ftrade di dentro fono tutte piane , e ben
compartite • Intorno alla Città al di fuori 'veggonfi quattro
grojfi Borghi affai popolati . La Città njien governata dal
Cardinale Legato per cuin^i rifiedono due Giudici y il primo
P. U. E e e col
402 Appbndicb •
€ol carattere di Luogotenente ^ che fofraintende al go'verno
folitico ^ ed economico y e conofce in grado di affellazione
non foJo le caufe dell' altro fecondo Giudice , cioè del Tode*
Jlà 5 wa di tutto eziandio il Vicariato di Mondawo • Al ?o^
Àefià appartengono foi tutte le caufe criminali ^ ed è ancor
Giudice ordinario nelle devili . // Barigello fimilmente in que^
fta Città ha il fuo Tribunale fer le caufe cin)iU fino ad una
data^ e limitata fomma ^ tenendo un Notajo fer queSlo effet^
so y rilafcia i mand^ti^ , quali fi efeguifcono da ejfo mede fimo ,
quindi poi è natct /' afftoma , chi^ =: Il Podeftà di Sinigaglia
comanda , e fa da fé m: . Ha quefia Città nna buona Menfa
VefcofVile di fruttato annuo afcendente fofra feudi 6000. Roma-
ni. Nella Chiefif Cattedrale tron)afi un Caf itolo sompoSlo di 17
Canonici , e tre Dignità f rimarie , cioè ai Arciprete , di Vro^
foflo y e di Arcidiacono . Ha tutta la Città tre Parrocchie
£ntro le mura , e due ne* Borghi y la prima delle quali , eh* è
quella della Cattedrale ha il Fonte Battefimale . Ha cinque
Conventi di Keligiofi tre dentro la Città , e due fuori y oltre
i Fadri delle Scuole Pie , che frefiedono al Seminario y e un
^oniftero foltanto di Monache Benedettine . Oltre a quefii ha
due Confer^atorj uno per le polvere Donzelle orfane , e peri^
colanti della Città , e Diocefi , /* altro per le Con^vertite . Ha
due grofft Monti frumentarj y da' quali ricevono i polveri un
gran fonj^enimento y e finalmente uno Spedale y o've ricenjonfi
infermi y orfani y efpoftiy ed altre mìfer abili per fané dotatio di
groffe rendite . Quefia Città fiende il fuo Territorio cinque
miglia italiane per lunghezza dalla parte di legante , tre dalla
parte ^ di maefiro uerfo Fano , e fette miglia dall' oftro y libec-
cio y e ponente dalla parte della montagna y e i terreni fono
tutti fertili y e ben coUi'vati • Nel mede fimo Territorio fei
Fie^i fi contano y e fotto la giurifdizione di quefta Città ^veg^
gonfi due Cafielli , uno chiamato Scapezzano , e V altro Ron^
citelli^ nel primo de quali è un Moni ff ero di Monache d^n^
tro y e un Concento di Keligiofi fuori .
Fojfombrone fitudto in mezzo alla firada Flaminia y e
perciò nominato quafi da tutti i Geografi, sì antichi y che
moderni y Forum Sempronii ; tron)afi parte nel piano ^
0 parte nel colle y dg^' è piantata la Cattedrale rifabbri^
cata
^
\
\
Ap?bmdicb. 403
tata di nuo'vo , la Corte secchia Ducale , e la Rocca . Ha
cinque Concienti dìRcligioJiy e due di Monache ^ con una fola
F arrocchia . Al go'verno di ejfa w tiene il Cardinale Legato ^
0 Trejidente della Legazione fro tempore , un Giudice Dotto*
re col titolo di Luogotenente , alianti di cui fi Siedono tutte
le caufe cibiti ^ e criminali ^ e frefiede altresì al governo fo*
litico , ed economico • In quefla Città w fiorisce il trafico della
feta , che ha molto crjedito , colla quale inauflria 'vigono per
la maggior farte i Taefani . // fuo Territorio è costituito in
un temperamento di aria caldo , e dolce , onde produce frutti
di buona qualità , e 'vini delicati ; fi eftende molto , e contie*
nejotto di fé gV infrafcritti Caftelli y cioè S. Ippolito ^ Monte
Felcino , Monte Montanaro , C afte Igagli ardo , Mont' Alto ^
^^^p^ffa^ S. Gervafioy Bella Guardia^ Cartoceto^ TorriceU
^a , e S. Biagio .
Cagli piantata come Fojjfbmhronè in mezzo alla 'via Fla^
minia , Città non molto grande , ma ben difpófia , e per h
più piana . Ha una buona Chiefa Cattedrale , una bella Fiat,-!'
za y e le Cafe particolari de' fuoi primarj Cittadini pìyjfono
andare al pari con quelle delle altre Città dello Stato et t/r*
bino ; m fono quattro Conventi di Religìofi ^ e due di Mo^*
nache; è di'vifa in pili Parrocchie; è jcarfa di Popolo y per*
thè poco n)i fiorifce la mercatura • // Cardinale Legato ^i tie^
fie per governarla un Giudice Dottore col titolo di Podefià
col fuo Cancelliere Criminale . Il fuo Territorio è per lo pie
montuofo , e pieno di buoni pafcoli , ma non manca effemst
anche il piano , il quale è bagnato dal fiume Cantiano , fi
eftende molto , e racchiude in fé i feguenti Caftelli , cioè Mon*
te Paganuccio , Monte Ghirardo , Tarugo , Torre ^ Monte Scat^
to , Druogo y Monte Varco , Monte Martello , S. Lorenzo im
Pantano , Molione , Fiorentino , Caftellare del Vefco'vo , Ifola
di S. Criftofaro , Paramento , Acquawi'va , Pigno , Caflelone*
fio y Pietrafitta , Naj'o , Montel* Abbate , Monte Sircoli , Ca^
Ciglione y Se e e hi ano , Via Strata , Cerreto , Majfa , Hepoz^
%ano , Frontone Feudo de* Signori Conti della Porta di Gnb-^
bio y e Penigli Caftelli.
S. Leo pofto nei confini dello Stato Urbinate tra là TófcU"
na y la Repubblica di S. Marino , e la Legazione di Roma^
E e e 2 gna ,
404 Appbnoicb •
gna , è cajfo di tutta la leretrana Frcvincia , la Città è fah*
bricata fofra un duro fajfo , 0 fcoglio , che dir 'vogliamo , e
in tale altezza^ che in ejfa è inacejjihiU l* ingrejfo^ e ferciÒ^
ineffugnabile ^ e fé alcune n)olte è fiata eff ugnata femore w
è Jiato il tradimento , e P inganno , è per fé fieffa un piccolo
recinto y ed anche al prefente la S. Sede wi tiene il Caftella^
no con buon prefidio , e ben munita di atrezzi militari . //
Vefco'vo prima 1;/ rijtede^a ^ ora pcrò^ per maggior comodo
foggiorna a Penna de' Èilliy parimenti di fua giurif dizione ^
non *vien quejli mai chiamato Vefcon)o di S. Leo ^ 0 di Penna
de' Belli y quantunque ambedue fieno Chic fé Cattedrali ^ ma
fempre cbiamafi VefcoDO di Monte feltro y come capo di quejlu
Trowincia . Nel temporale nìi , rifiede oltre il Podefià anche
nn' altro Giudice Dottore con titolo di Commijfario per go^
n)ernarla , come fi dirà altro've , e tanto r uno , che V altro
gli wen mandato dal Cardinale Legato , 0 dal Prefidente
prò tempore • Ha fotto di fé i feguenti Cajlelli , cioè : Majuo-
lo , Sowanne , * Majfa , e Pietra •
Urbania è capo della Prowncia di Mafia Tr ah ari a , pri-
fna chiama'vafi CaBel Durante , come altro've fu notato , ed
era Terra y e Papa Urbano VI IL il dì primo di Marzo 1535
M» fua Bolla la dichiarò Città , e P Abbazìa di S. Criftofaro
V ereffe in Vefco^ado , e fiabilì di queBa Chic fa , come di
quella di 5*. Angelo in Vado y un Vefco^o folo , ma due Dio^
eefi feparate y e due Chiefe acque principaliter colla refiden^
%a del Vefco'vo fei me fi per Diocefi > fenza V una turharfi la
giurifdizione dell' altra • La Città è beti coHrutta in un piano
circondato da Colline y che lo riflringono , e in mezzo n)i paffa
il fiume Me tauro , e atte fa quefta riftrettezza y e corfo del
Tiume V aria è poco falubre . E^ abbellita da Portici qua fi per
tutta la Città all' ufo di Bologna , cojt buona Piazza . Ma
quello y che maggiormente la rende 'vaga è la Corte Ducale y
eh' è una delle più belle , e magnifiche Fabbriche dello Stato
Urbinate y o^e foggiornò per molti anniy e finì poi i fuoì
giorni Francefco Maria VI. , ed ultimo Duca d' Urbino . Què
fi 'vedono quattro Concenti di Religio fi y e due di Monache •
Le manifatture particolari d' Urbania fono le fie Maioliche y
che fono ben lavorate ^ leggiere ^ e meglio invernigiate y e co^
lori^
Appbkoicb • 405
hrhe • La Città per ejfcr fuor di mano , e fen%4 n>eicr fo^
raftiere y è di foco traffico , e fiuttofio ffo folata . Qui wi ri*
ficde fcr il Cardinale Legato , 0 Frejidente , un Giudee Dot^
torc con titolo di Commijfariof di tutta la Froi^incia di Majfa
Trabaria y e un Todejlà Giudice ordinario di tutte It caufe
cibili y e criminali . Ha /otto di fé un fol Caflcllo , cV è Tor^
re nel fuo ficcolo Territorio .
S. Angiolo in Vado Jituato donìe fu già V antico Tifern^
Metaurenfe Città den) afiata da i Goti , rimane nella Frowineia
di Majfa Trabaria y è fojio in una lunga fianura di fufficien^
te , e caface larghezza y è attra^erfato dal fiume Metauro ^
che bagna le mura della Città ^ e la diwde dal Borgo. Il
terreno è fertile di grano , di n^ino , e di ogni genere ai fro^
dotto y e di frutti di ogni ffecie ; e colti'vate^ e fruttifere
Colline P adornano y in eminenza delle quali giacevano una
wolta i Caffelli feguenti , cioè : i Palatici , Carefto^ Bafciu*
cariy Sorbetolo y Monte Majo y e Valdimete ; e benché que*^
fli foffero di dominio di ^vari Signori , oggi affoggettatì fona
al go'verno economico , e foìitico del i/lagtflrato , e nel cibile
al Podejlà della Città . // commercio fufficientemente wi fiorii
fce y ed in ffecie nelle manifatture d* oro y e di argento , in
lan)ori minuti fero , e dozzenali , numerandoci^ lino a 24
Botteghe di Orerei. Non fuò negar fi che f rima della dema^
dazione fatta da i Goti deW antico Tiferno Metaurenfe , que^
fio non fojfe Città y e non a'vejfe la fua Chiefa Vef codile y ri^
tron)andoJi i fuoi Vefco'vi fottofcritti negli atti de" Concilj y ^
Sinodi celebrati in Róma , ed in Coftantinofoli fott9< dicerfi
Pontefici ; quindi Pafa Urbano VI IL alle f reghiere de' Citta^
dini di S. Angelo in Vado , fatte maturamente efaminare, le
loro n)ice ifiqnze , e conofciute ragione^voli ^ ordinò la ffedi^
zione della Bolla il di frimo di Marzo dell' anno 1^35, con
cui decretò y che fi refiituijfero a S. Angiolo in Vado gli ono^
ri di Città y che frima godeva nel dcvafiafo Tiferno y e che
ritornajfe alla Chiefa di S. Michele Arcangelo il frofrio Vefco^
wo y di cui da tanti anni n' era 'vedova . E ficcarne contem^
foraneamente ottenne , come già abbiamo detto di fofra , /* wra-.
re di ejfer chiamata Città la Terra di Caftel Durante y detra
foi UrbaniUy così il lodato Pontefice 'volle fiabilirf di qùefic
due
4o5 A^pBWDiCfi.
dne Città un fai Vefccvo , ma due DioceJ! fcpdrate , tolta re^
Jltìenza del Vefco^p fei meji fer Diocejì. E' di^ifa quejla Cit^
tà 4n quattro Parrocchie ; ha quattro Con^uenti di Religtofi ,
€ quattro Monajlerj di Monache. Vien go'vernata nel tempo*
tale da un TodeBà 5 che gli njien mandato dal Cardinale Le*
gato , 0 Trejidente della Legazione . I Camelli di queflo non
molto 'vaflo Territorio fono : Barejlo , oggi detto Cà Re fio y
i Fnla%%i 5 Monte Maggiore , oggi chiamato Monte Majo ^
Sortetelo , ^ Bafriucari .
Penna , e Billi fojia prejfo il Monte di Carpe gna coftrut*
tà tra due fcogli , che / innalzano in mezzo al picciolo pia*
no , che tro^ajt in quelle 'vicinanze , don)e pajfa il fiume Ma*
recchia; quella parte di fabbriche^ che refia fopra uno di que*
fti fcogli chiamafi Penna , /* altra parte coftrutta fuW altro
fcoglio è nominata Billi ^ quindi dalla vicinanza dell' una , e
l'altra il nome della Città è Penna y e Billi. QueBa riffret*
fa Città è di figura irregolare , era prima una delle princi*
pali Terre della Pro'vincia di Montefeltro , fu dichiarata poi
Città , allorché il Vefco'vo di Montefeltro , da 5** Leo trafpor*
fò qui per maggior fuo comodo la refidenza Vefcowle ; e /' una
e /* altra di queffe Cbiefe formano due Cattedrali , ma una
fola Diocefi , la qual* è molto ^afla , e fi chiama la Diocefi
del Montefeltro . Ha un Seminario affai numero fo di Alunni y
o Gio^ant , che dir cogliamo , che /* ifiradano pei^ la <via Ee-^
clefiaflica , che i)i concorrono da tutta la Provincia . Ha un
folo Concento di Agofliniahi ^ e uno di Monache. Qui <vi ri*
fiede un Giudice Dottore col titolo di fodefià , che ^e lo
manda con fua Patente , come in altri luoghi , /' Emo Lega^
io y 0 Prefidente della Legazione .
Pergola fu Colonia degli antichi Eugubini y rìconofce il
fiuù principio nelV anno 1235 come ho dimoB rato in queft* Ope*
ra a car. 28, e ig del primo Tomo . Ella rimaneva nel Ter*
ritorio di Gubbio , come còffa dal Bre^e di Papa Gregorio IX.
riferito nelP Appendice al num. IV. parimente del primo To*
mo ; i primi Abitanti di effa furono non folo le Genti de^ Ca*
fielU di Seralta , di Mont' Ajato , e di Monte Epifcopale ^
ma eziandio centoquaranta famiglie tra nobili , e plebeje dello
Btffo Gubbio . Ttno alla metà del f ecolo XV. y 0 in quel tor^ .
no
Appbnoicb. 407
no n)ìjfcrò i Fergolefi /oggetti agli Eugubini ^ e fi gon)ernih
n)ano colle leggi Municipali di Gubbio , fofcia dofo^ molte i;/*
€ende fé ne impadronì Sigi/mondo Malatefia , che la ritenne
fino ali* anno 14595 ma per comando di Papa Pio IL in un*
accordo fatto , dovette egli cederla al Conte Federico d' Ur^
bino , e in queft^ emergenze perderono gli Eugubini ogni drip-
to , che amavano fopra di effa , e f uffeguent emente . i Per gole fi
riconobbero per fuoi Principi i Conti , e pai Duchi d' Urbino ,
i quali munirono la Terra con una buona Fortezza y 0 Roe^
€a y che dir ^vogliamo ,. delta quale il Duca Valentina impojfef^
fatofi /* anno 1502, i'vi fece Jtr angolare Giulio Varani Signor
re di Camerinct con i fuoi figliuoli , ma poco dopo ricuperata
da Guid' Ubaldo I. Duca d' Urbino la fece demolire con altrt
del fuo Stato . Quefta groffa Terra col laffo del tempo di^en*
ne molto popolata , e molto mercantile , atte fé le fabbriche de*
Cuoj y e delle Pannine , che iw fi la'vorano , molto accreditò^
te 5 mediante le quali molte fue. E ami ff He fi fono arricchite ^
come tutt* ora fono . Diffi di fopra , che fra i primu^ che an*
daffero ad abitarla w furono anche de^ Mobih di Gubbio ^ e
fra gli altri i Signori Antonelli , famiglia fin d^ allora nobi*
le y e titolata , che godeva il feudo di. Santa Colomba y da cui
poi ne fono ufciti Uomini ragguardevoli neiV armiy nelle let--^
tere y nelle dignità Ecclefiafiiche , coficchè abbiamo 'veduto ger^
mogliare da effa P Emo Cardinale Niccolò. Segretario^ de' Bre^
n)i di Papa Clemente XII L y e l* Emo Cardinale Leonardo fuo^
Nipote y Creatura del Regnante Sommo- Pontefice . La Città
di Gubbio y per . render fi fempre più amorevole queH* antica
fua Famiglia , negli fcqrfi anni la reintegrò de^ fuoi antichi
onori y e gradi col regiftrarla di nuon).o nell* Albo de' Nohilr .
In Pergola w fono fei Concenti di Keligtofi y e tre di Mona*
che y ed una Collegiata con 1 2 Canonici irvi eretta /* anno
1744 per Bre^e di Papa Benedetto XIV. y dal quale ottenne
altresì altro Brewe y con cui la dichiara Città ex privilegia.
Qui r Eminentifftmo Legato y 0 P re fidente della Legazione-
n>i tiene con fua patente un Giudice Dottore con thoU di
Podeflày un Cancelliere Criminale y e un Barigelló con fuj^"
dente numero di Efecutori , i quali 'vengona pagati coi aà->
Maro della Comunità ^ eh' è ricca % PafjanJU dalla defcri^io^
ne
\
4o8 .APfBNDICB.
ne delle Città laconicamente fatta a quella ielle Tro'vincie^
dirò y che:
Il Montefeltro è la frima Prowncia comfofta di trenta^
i$^ Comumtà diftinte in dieci Uffizjy in cinque delle quali
^Jtede a nome dell' Emo Legato un Giudice Dottore col titoU
di TodeBà y in altre cinque un Notajo per cadauna col titolo
di Vicario , o Capitano • Le Fodejlarie fono S. Leo , Penna
e Billi y Macerata y Monte Cerignone y e Monte Grimano »
I Vicarj y e Capitani fono Fietr acuta y Monte Getti , CaSleU
delci y Saffoferetrano , e Tietrarubbia . Vigono fubordinati ad
altro Giudice , che fi chiama Commiffario y cV è Giudice or^
dinario d' appellazione da efft Giudici per 1 5 lire , e cumula^
tinjamente col Luogotenente d' Urbino per le altre fomme , e
de^oI<vono le terze iffani>e al predetto Luogotenente .
La Comunità della Provincia è compofta di un Deputato
di cadauna delle Comunità y che la compongono y il fuo Confi^
glio fi chiama Parlamento • Capo di effo fono quattro Depu--
tati y uno fiffo della Penna , e gli altri tre fi eleggono da*
Capi tP Uffizio degli altri luoghi della Provincia , e durano
in n)ita ; rare ^olte il Parlamento fi aduna y perchè i quat^
tro intendendo fi fra di loro fanno i riparti per le indigenze
Pronìincialiy ren)ifioni &c.y deputano un Mafjaro y 0 fiaun De-
fofitario de^ danari y eleggono uno de' Sindicatori del Commif^
^fario y e Barigello . Quando fi de^e radunare il Parlamento
fuole addomandarfene licenza in udienza , ed i quattro De-
putati devono fcri^ere alle rifpettin)e Comunità , che mandino
per il giorno determinato un loro Deputato acanti . Oltre a
i luoghi di fopra defcritti racchiude in fé quefta Provincia i
feguenti Cajlelli y cioè : Monte di Taffi y Valle di Sani Ana-
Bafio y Ripalta , Monte Copiolo y Monte Boaggine , Certalto y
Monte Alta^elio y Mondagano , Can)oleto , Monte S. Maria ^
Monte Libano , Gejfo , Maciano , Senatello , Monte Majo ,
Secchiano y Uffigliano , Taufano y Rotagnano , Sa^ignano di
X.igOy Monte Petra y Maffetta y Pendo de* Signori Bomardini
della Città di Borgo San Sepolcro , Cafalecmo , e Pagno .
Sant* Agata , Terra con Rocca fenza prefidio y ha una
femplice Parrocchia , un Concento di Religio fi , e un altro di
Monache • Qui ^i è un Giudice Dottore , ha il titolo di Ret-
to^
Af twìime» • 40f
tOfat$^ ii ha fottù di fé quattordUi Cajfelli^ che fono ì
Torrieellé^ Sérttano ^ Libianoy Rocca ^ Ugriguo^ S. Donato ^
Majano ^ Irete ^ Traghetto y Cailetto , Kin>alfaja y Scapolo ^
Vajoldola , e foggio ; a* qnali /' aggif^^gono Saffocorharo Ter*
ra non ignobile^ oi>^ è mma Collegiata di frefco eretta^ 'vi ri*
fie^e il Todeftà ^ e Cancelliere mandati come in altri luoghi
con fua latente dalV Emo Legato ^ t* include anche in auefto
Rettorato Valditerra Caftello^ quai due ultimi luoghi furono
denfoluti alla Camera fer la morte del Conte Doria Genowefe m
La Malfa Traharia è la feconda Pronuncia ; a^en^a que*
ffa un regolamento non molto differente dalV altra di Monte*
feltro^ ma ora è ceffata fer incuria degli Officiali in gran
farte la fua Giurifdizione ^ com* è affatto fvanito il Tarla*
mento Frownciale . Fu chiamata Maua Trabaria qaefta Fro*
nfincia dall'abbondanza degli Abeti ^ e dalli Traevi ^ che di
quelli fi fabbrican)ano fer ufo delle Chiefe , e altri edìfizi ; it
Biondo nella fua Italia illuffrata ne farla ^ e il Fanfilj net
iib. L del Ftceno afferma lo Beffo .
9) Dìcitur a mulcis Traoibus Trabaria MaiTa ^
y^ Namdue Abies fummo plurima colle viret •
Il Commi ffario di effa rifiede nella Città d'Vrhaniaf
qntfio è Giudice di Affellaùone fino a i% lire dal Fodefià
della Città f redetta , di S. Angelo in Vado ^ del FodeAà di
Mercatello anche fer il Vicariato di Lamoli , Frontino di Maf*
fa y Feglio I e Lunano ^ Afecchie , e Carda ; /' Economico del
Monte di Fietà ^ Offcdale ^ Annona ^ ed inteteffi Comunitati*
n)i di detta Urbania ff cetano alla di lui giurifdizione . Coti*
tiene quefta Frowncia^ oltre le due defcritte Città di Urba*
nia y e S. Angelo in Vado con i 4oro riffettiw fofracitati
Caffelli , la Terra di Mercatello , di cui ora ne farlerò ^ VaU
bana^ Cafiello della Fien)e ^ F alazzo de* Mucciy Figianop
Defcy S. Martino y Torre di Falla ^ Lamoli y Baccìa {dalla
rondine del quale fu cofirutto Borgo Face ) , Farchiulo , Cafiel
de' Fabbri , Som f sano y Guinza y Monte Dale y Frontino y ÉeU
forte y Vigliano , Torriolay Feglio , Lunano , Metala y già Feu*
do de* Signori Santinelli da S. Angelo in Vado y e Carda Ca^»
ffelli . Vedafi Monfig. Borgia nelle fue eruditiffime memorie ifto^
ri che di Benevento T. ILfag. 2 jo , che di qùefia Fro/vincia ne
farla difuf amente .^ l^ii M^r^
4 IO .ApPEMDICfi.
Mercatello ^ di [opra nominato , è TerM non dif^regìem*
le , fituata in una delle molte PenifoU , che forma il fiume
Me tauro affiè dell'Appennino^ di pifciola^ man)aga Jlruttu*
rUy circondata da mura^ e fojfe con alquanti balpardi ; h4
quattro forte , e fu la rinja del fiume fi ^veggono ancora U
ruine dell' antica Rocca ; ha una bella Tia%%a , e altre buone
fabbriche de' particolari y una 'vaga Cbiefa Collegiata^ eretta
fino da' tempi di Tapa Aleffandro III. , usuata da un' Arà^
prete , dodici Canonici , e due Manfionarj ; ha eziandio il Se*
minario erettoci in vantaggio della Gioventù , che 'vuol ifira^
darfi per la 'via EcclefiaBica ; ha in oltre un Concento di
Minori Con'ventuali di fabbrica molte antica , ed ampia , fuo^
ri della Chiefa fi 'vede un bel Portico architettato dal celebre
Giorgio da Siena ; 'vi fono due Monajierj di Monache C tariffe .
Qui 'vi rifiede per l' Emo Legato un Giudice Dottore con
f itolo di Podefiày da cui dipendono altresì i due Cafielli di
Lamoli , e Borgo Pace . // fuo Territorio comprende i furriferiti
Cafielli di Valbana , di S. Martino , di Caftello della Pie-
we , Palazzo de^ Mucci , e Pigiano .
// Vicariato di Mondwvio compone la terza Pro'vincia di
queBo Stato , il principal luogo di effa è Mondwvio medefi*
mo , Terra eulta , e contenente famiglie illuftri , è pofia in
Collina^ ma per lo piti è piana y e cinta di buone mura con
fua antica Rocca , jenza prefidio , ed ora ad altro ufo non
fer've , che per refidenza. del Cgmmijfario , e del Barigello , e
qui fono anche le . Caraeri.; ha una Collegiata infigne compofia
di due Dignità principali , e fej Canonica , / quali 'peflono di
Cappamagna , la quale fu eretta per Breve di Papa Benedet^
fo XIV. l' anno 1741; ha due Con'venti di Religiofi y e un
Moni fiera di Monache , Una forma di Parlamento fi confer'va
nel Vicariato nuo'vo di Mondawio , compofio dalla Terra medefi^
may che .gli da il nome ^ nella quale 'vi fta un Giudice Dotto^
re coi titolo di Commiffario , ed ha fopraintendenza y e go'ver^
$ia quefia, Terra ^ e luoghi anneffiy che fono Monte Maggiore y
S^ Giorgio y Piaggie , Cerafa , e Poggio . // Vicariato 'vecchio ,
oltre, gli accennati luoghi comprende Barchi y Orciano y Fratte y
S* Andrea , S. Lorenzo in Campo , Monte fec co , e Cafielli anneffiy
Monte Alfoglio , ed una ^volta comprende'va eziandio la Pergola ^
Mondglfo , e S. Cofianzo • Mon^
Appbkdicb* 4l4t
Mondolfo , Terra non mediocre , e puttoìio pofolatd , r/-
mane nella Diocejt di Sinigaglia , da cui è diìlante cinque
miglia in circa , è Jttuata in Collina , ciò non oSlanPe in far^
te è piana , cinta di buone mura con tre forte , ha due Parm
rocche y una di ejjt è nella Collegiata ^ la qual' è uffi%iata
da un^ Arciprete , da un frofofio , da un^ Arcidiacono , tutte
tre Dignità frincifali y e di grojfe rendite , da nowe Canoni-^
ci , e lei Manjfonarj ; ha due Concenti di Religioji uno di
Agofltniani con Non)iziato , e Studio , e perciò numerofo di
Padri ; ha in oltre un Moniftero di Monache . Quefia Terra
del Vecchio Vicariato di Mondawio ha il Podeftà , eh* è Giù*
dice ordinario di tutte le caufe cibili , criminali , e mijle y che
wi fi manda come in altri luoghi dalV Emo Legato .
iS*. Cojlanzo una q)olta comfrefo nel secchio Vicariato di
Mondan)io è una ficcola^ ma bella Terra fojla in Collina ^ e
perciò di buon* aria , di dilette^vole ceduta y e in Territorio
fecondo y 'vejiito di n)itiy di frutti y ed ulin>i y co ficchi nulla
manca per il necejfario fojlentamento . Quefia Terra di S* Co^
Jlanxo y che in fpiritualibut è foggetta al Vefcon)o di Fano , è
cinta di forte mura Caftellane , lavorate y come fuol dir fi , a
fcarpa . Ha un Pozzo di fingolare Jlruttura , e di una Jlraor^
dinaria profondità , fatto iw cojiruire dai Serenifftmi Duchi
d^ Urbino y aj^chè in un* affedio non mane affé V acqua • Una
fola Parrocchia contiene in fé là Terra , cW è la Chiefa Colle^
giata yO*ve fono ad ujffiziarlay oltre il Parroco y otto Canoni^
ci colla di^i fa deW Almuzia y e quattro Manfionarj . Vi è un
Moniflero di Monache Canohicheffe dell* Ordine di S* Agofii-^
no . Il Palazzo Magifirale è di buona firuttura y e qui rifiedt
un Giudice Dottore col titolo di Podeftà , che w fi, manda
colla falita patente dall* Emo Legato . Fuori delle muru Cafiel^
lane wi è un bel Borgo , il quale per la vaghezza dellt fab^^
briche y e delizie de* Giardini , renae piit nobile quefta Terra y
e qui è un Concento di Religiofi Agofltniani , %n cui fi am^
mira una Chiefa di buon* architettura ; tanto poi la Terra y
che il Borgo ad ejfa annejfo refta popolato di civili y eulte ^
f ricche Famiglie y come pure di buoni Artifti .
Orci ano finalménte ^ altra Terra M quefia Legazione y
rimane anch* eJfa in buona fit nazione , e perciò di.^a falu^
Y ii X ire^
411 A»PBMDJCB •
ifff con fertile Territorio , e cinta di forti mura CaJlellaMe g
ed ha tre fole forte ; ha una Chiefa Collegiata ufficiata de^
etrofameate da fa fidente numero di Canonici^ e Manjionarj^
erettaw negli anni addietro fer Breve di Taf a Clemente XII L ^
eon tiene in fé parimente un Conn)ento di Religiofi^ e un Mo^
niSero di Monache . Qui rivede un Giudice Dottore col titolo
di TodeBày che fi manda dalV Emo Legato , frefiede agli af^
fari f olitici y ed economici ^ e giudica tanto nelle caufe civili^
che criminali^ Qatjli fono i luoghi principali , che contiene lo
Stato d* Urbino . Ora per compimento della dcfcrizione della
maniera , con cui fi gowerna lo Stato d' Urbino dirò , che :
, Coli* autorità Tontificia /* Emo Legato fopraintende ^ e
gon)erna, la Legazione colla plenipotenza della Segnatura di
Grazia y e di Giuffizia , valendofi di tre Uditori y i quali
ogni mattina y alla ri ferva della. Domenica y ed alcune Feffe
principali dell* anno y fi portano andanti di Sua Eminenza per
rifolvere fopra gli affart , de* quali n* è fupplìcata y o wv^vifa^
fa^ e ^vengono propofii daW Uditore Capohanca primo in or^
dine del me fé y che ha tale incombenza y il quale fentite tutte
le rifoluzioni y difcende nella Segretaria d* Udienza y e dà la
eommifftone per la fpedizione degli ordini^ fpecialmente per
lettere y fecondo che le materie richiedono •
Ne* giorni di Martedì y e Venerdì nella Segretaria me^
Jefima fi tratferifcono gli Uditori per fentire i contradittorj
di quei intere ffiy e caufe y, che mi fi propongono^ facendomi
refcritti di Giuftizia a* Memoriali Jommariamente y commet^
Scudo ^ 0 rimettendo a* riflettimi 'G$uf dicenti . A* me defimi Si^
gnori Uditori mengono da S. Eminenza commeffe le caufe non
folo de* Fupilliy e delle Ve dome y che in migore della Lega^
mione Unica fi eleggono il Tribunale fupremo di S. Eminen^
ma y ma altresì altre » fecondo che mengono dalla farce eletti^
Il Sig. Cardinale Legato è fornito di Eremi dimerfi. Il
primo lo coftituifce Legato^ e Vicario Generale di N. S.^ e
per effo ha la plenaria facoltà di Giurifdizione y e per gli altri
i munito di facoltà ftraordinarie y e fegnatamente fopra le An^
none y Monti di Fietà y Spedali y ed altri Luoghi FU amueae^
ftrati dalle Comunità ; fopra il rivedere i conti , ed obbligare
s" pagamenti di pefi comunitativi p Camerali^ e miJH tutte U
Ter-
ftrfom émtorihi Bceìefiafficbi , émM di éff rodare ^ ti àt^
trefare fMelle Collette ^ ehe fer U fubbUehe indigenze ad
mgnngliare le Tabelle abbifagnan^ alle Comnnità ^ a^vendo im
mentre tutte le faeohà della Sagra Congregaziene del Buon
Con>emo^ a cai dew^lifùna- le eanfe delk Comunità in eafa
di fretefo aggrawo . Me* gradi di ApfoHaxione defvoUoon&
alla Segnatura di Giufiizia di Sua Bmmenza tutte le taufe
de* Tribunali della Legazione non tanto Seeolari ^ ebe Eeelejia^
fiiei 9 comfrefo il Metropolitano d* Urbino 9 i Tribunali de^
Vefcow y degli altri ^ ebe hanno giuri/dizione quafi Efifeofa^
le , ed in fino delta Ruota Collegiale d* Urbino ^ eotì quelle dt^
Tribunali del Vefco^vo di Fano ^ ed altri Fejeo^i y fer la parto
di quella Diate fi y ebe in temporale refta foggetta alla Lega^
zione .
Quando nji è il Cardinale Legato fuol ej/ervi- anebe un
f relato eoi titolo di Vice-Legato ^ ebe eompoete un* unico Trr^
banale ^ e fuole intemfenire alle Congregasbiom quotidiane di
Gratta ^ ed alle n>oltey fecondo gli piace ^ alla Segnatala di
duftizia ^ che fi fa da* Signori Uditori . In ajfenza deW
Emo Legato fubentra egli a fojhnere il gon^erno della Lega^^
zione ^ ed in mancanza delP uno ^ e dell* altro fupplifcono gH;
Uditori ^ sbrigando tutti gli affari fotto nome di S. Eminem
%a^ fenza bt fogno di alcuna delegazione.
Gli eneolumenti dell' Emo Legato fogliona afcemdere a ciw*
ea feudi tremila Romani 9 che fi ricamano dallo Stato mede*
fimo . La Camera Apofiolica mantiene a fue fpefe il Palazzo^
Apoflotico di f efaro ; per l* altro d* Urbtno w$ fono affegna*
menti ftabiliti da Taf a Clemente XI. eon tutto le mobilie
f^offe , eon letti rifiniti y tanto per afa di S. Eminenza ^ dei
W'LegatOy e loro particolari famigli y come eziandio per i
JSignori Uditori y e Siguore Annfoeato Fifeale y ed in Urbina
in fino per i Segretari J^ Udienza y e Cancelliere Generale p
mentre in Pefaro non gli fomminiflra ebe la pura abitazione «
Ter confermare la Maeftà del Trineipato S. Emza è fermita
di una Guardia Svizzera compofta di mn Capitano y fuo Sar^
gente » e 2 5 Soldati y che fono parte della Guardia del Ta*
lazzo ApoBolico y parte nella Sala y e di natta tempo uno di
hro per turuo monta la Guardia ambe per tutta la notte .-
^ Al
414 A?MNDICB«
— ^
Al diftaccdmentù àt" Snji%%^rt. dèlh Legazione fi f affano 't>gm
me fé feudi g6 fer manp del Teforiere , che ne - tira rke^vuta
dal Captano di ejfo diHaccamcnto •
yegùlafnento delie 'Aziende '^énjtknitati^ ;ì ika\f$tand^ 'vi fia
f relato col titoh di Prefidente ^^ ^^ft^ i$tcombenz>a fpetta a
quello degV Uditori ^ cb' era (olito, fer prima f empire il Prela^
toyned^fimoi Ad ahri fi: dà riffettrvutme$ite l\ingerenx»a fo-^
fra le firade ^ fap»a* P Annona y t fopra"^ il Monte di Pietà ,
Orfanellcy e Sfidali di Pefara. I prefati Uditori hanno di
jpro'vwifione ^Seudi j^oo DucaJi nU\amioy quali, ógni tre me fi
fono pagati dalla Reverenda Camera ^ che di moneta Roma^
na fono Scudi i66\ 66. ^f ^ ed' incerti hanno le f por tuie delle
€nufe ciwli commejfegli fecondo il, turno . .
Oltre "^èfuddetti- Uditòri n)i è l' Awoócato Pi f cale ^ cbà
àffiffe a fudntòfopra ,v tfòpr intende alle ragioni del fifco i
t caufe criminali y ^ le épialiyfi.rifolnìono ubanti S. Eminenti
tot 'boto decifi'vo.de' me dtfimi Uditori fulla confidtra%i(^nc dK
fommarj de' Proceffi , e . Voti de' Giudici , a' quali fi trafmet^
tono poi le rifoluzioni C4m lettere di S. Eminenza in nome di
Congregazione Criminale ^*, Detto Affuocato Fife ale ha di prp^vx
n^ifione ^StMdi j9^ Ihfcaliy'chi di moneta^ Romana fono all^
eùmo Scudi\i\6^A^quefii^*MiniBri fi aggiugne il Segretaria
di Giufiizia^ qual taries^fuol conferir fi -da S*- Eminenza' ad
uno della fua fantiglia , \ o. fuo proprio Segretario , ed ha di
frovwfioke dalla Reverenda Camera Scudi 320 Ducali ^ che
di moneta Romana fonò Scudi iij. gj. f. Nella fopraddetta
Udienza fi troirano quattro Segre tarj.y i quali fcrin)ono , e
regiftrano tutti, gli órdini^ €he fi danno da .S.\ Eminenza per
organo degU Uditorio Ed, ecco in riftretta defcritto il regola^
mento dfilk Stato é - .
Diftinfo ragguaglio della Città di Gubbio nello Stato
moderno in cui fi trova.
Nella Proluda dell'Umbria è poBa la Città di Guih-
?^> di cui intraprendo a darne ragguaglio : ejjfa tro^afi tf*
gra-
AlP^EMDlCl. 415.
gradi 43; fn. ii. ^i latitudine ^ e gradi jo« m. 4. di longttu^
dine fer le ultime afférmazioni fatte dagl' eruditi Tadri della
Compagnia di Gefi$ Ruggiero Giufeppe Bofcon^ich y e Crijlofa^
ro Maire . // fuo Territorio^ feconao la più comune ^ fi e fletta
de per circonferenza intorno a cento mtglia . A fettentrionc
confina con i Contadi di Cagli , e di Saffoferrato , la prima
è lungi dalla Città miglia 18, e V altro miglia 20; da le^
i)ante ha per vicine la ragguardevole Terra di Gualdo ^ e la
Città di Nocera y la prima delle quali rejla lontana miglia
14 , t la feconda miglia li in circa ; a mezzo giorno fi unifct
coi Territorj di Affi fi ^ e di ferugia y e Puna^ e l' altra di
quefie Città gli rimangono nella medefimadifianza di miglia
20 y 0 poco più ; a poì^Ate alla perfine confina col Territorio
di Città di Cafiello , il eguale gli è difcoBo circa miglia 24..
Giace Gubbio all' appendici di uno de* Monti Appennini y chia^
mato Ingino y e gode aria falubre ; dalla parte di fettmtrio^
ne è tutto montuofo il fuo Territorio y ma fertile , abbondante
di pafcoli y e abitato ; coficchè da quefta parte x* incontrante
warie Terre y Caffelli , e Villaggi , i quali per lo più refiano
nella n)ia Flaminia y la qual firada a Gubbio rimane alle fpal^
le . A mezzo giorno ha una fpaz>iofa y e bella pianura y che fi
eBende di larghezza per 3 miglia y e di lunghezza circa 14:
effa è ripiena d* Alberi fruttiferi , quafi tutta colti^oata , eC'^
cettuata quella parte y che da' frati y i quali fono molto er*
ho fi y 'n}ien occupata . ^ Ella certamente è faconda y producendo
ogni genere di feminato y e i fuoi Alberi frutti di buona qua^
ììtà ; coficchè anche gli Agrumi y quantunque piante dilitate ,
t;/ fi confermano molto bene , e rendono in copia frutti mattu^
ri; degli Erbaggi eziandio q)e ne fono in abbondanza di buona
qualità y e ottimo fapare . Quefia Pianura è bagnata da n>arj
Tiumi y e Torrenti nella fua efiremità ali* intorno y . i principali
de' quali fono il Chiafcio y V Acquina y la Saonda , e marj al^
tri ^ quai tutti da due lati 'vanno a confonder fi col Temere .
f affati quefti Tiumi y da ameni j e deliziofi Colli è circonda^
ta y ome fi me dono fparfe marie fabbriche di buone Cafe y abi^
tate in ifpecie l* autunno dalle Famiglie Nobili , e Cimiche ^
che mi poffiedono terreni \ Tutto queflo maBo Territorio con^
tiene in fé la Terra di CantianOy 30 C affé Ili y r ixj FHlc.
La
4l5 A»»BNOICB#
La Chtà è tutta cinta di grùjfc mara^ r htm atte^ tc^
cett natene fero alcune farti ^ che a nofiri giorni , fer incnrid
Je* Magiflratì ^ ed altrt y che al tem forale governo f re Reàt^
no 5 fono fiate ahh affate , reftando ' nnlladimeno di un* ahez%é
tale y che dentro la Città ninno fuò woer adito ^ che fer le
Torte y e fei fono le frincifalij e fubblicbe y cioè la Porta Mar*
morta y ai S. Lucia y di S. Croce y di S. Ubaldo y di S. Ago*
fiino y e di S. Pietro . Di lunghezza da levante a fonente fi
efiende Pertiche y o fieno Canne Romane 323 : ^ larghezza da
fettentrione a mezzo giorno Canne 187, e tutta la fua cir^
conferenza y non comfrefi i Borghi y fofra la groffezza delle
fue mura mifurata y Jt efiende Canne 918, come fuò n)ederfi
dalla Pianta della Città medefima fatta V anno 1 766 daìl*
Agrimenfore Giufeffe Ghelli Bologne fé y la quale fi cufiodifce
colle Muffe dell* Territorio y dallo fieffo mifurato y nel Palata
zò Pubblico nella Stanza della Catafieria y dalla aual Pianta
il nobile Sig. Domenico de* Conti Porcelli di Caroonana^ di*
Iettante di Agrimenfura y ne ha cavata cofia in piccolo colle
fua fcala , fenz* alterare le fue froforzioni , cV e la qui in*
ferita . Le giS Canne comfofte d$ fiedi io fer cadauna forta*
no r efieuRone di miglia trcy e un quarto y meno 12 piedi i
tant^ è adunque di arconferenza la Città di Gubbio y e atte fa
fuefia manifefia writà.y ne rifulta y che la medefima i la Cit^
tà fik grande di tutto lo Stato d" Urbino •
Effa è divifa in quattro Rioni y 0 come qui comunemente
fi chiamano y Quartiert y i quali fomminifirano ripartitamenta
di anno in anno i Soggetti Nobili , Ciwci , e Plebei y ebe com^
pongono il Magi ff rato compojh di otto della Città ^ cioè di
un Nobile y, che chiamafi Gonfaloniere di Giuftizia Cafo del
medefimo Ma^ifirato y di un Cittadino y che Collega wien det*
tOy e M altri fei nominati Confoli , i quali fono Artefici , e
ferfone onorate y 4 delle migliori della Plebe. QueSo Ma^
]^rato frefiede agli affari fubblici y al gonfcrno folitieo , ed
tn iffecie fofra le Grafcie • Gli accennati Quartieri rifartita^
utente come fofra fomminiHrano altresì 1 2 Nobili , dot tre
fer Quartiere , i ^uali Poi tutt* infieme unitamente col corfo
del Magifirato , Cfoè col Gonfaloniere , e Confoli y compongono
9I Configlio di Credenza y a cui incombe frefiedere agli affari
foU*
A?PEKDIC1« 417
f olitici rilenfànti Jella Città ^ Si unifcono fot a tutti quefli
altri tra Cittadini^ e Flchei in numero di ^6 j cioè 14 fcr
.Quartiere j quafi tutti Ji coadunano injicmc ^ e rifol^ono i nC"
gozj pubblici y fcnza che ^^ intervenga Gonjcmatore^ Todefià^
0 Luogotenente , com^ è in ufo quaji in tutte le altre Comu^
nità y ma tutto da fer loro Jlejjì disbrigano , e queBo chiama^
Conjiglio Generale ; è ben wero fero , che vi è duofo delV af^
frovatàone del Cardinale Legato ^ 0 Freji dente fro tempore
della Legazione y affine fojfa effettuarjì <^ e metter fi in efecu^
K^ione quanto in ejfo Confi gito fi è rifoluto , allorché fi tratta
di cofe nuove , flraordinarie , ed infoUte , come P accrefcere
falarj a Bifendiati dal Pubblico , cioè a' Medici , Cerufici ,
Maeftri di Jcuola &c.y far altre fpefe Braordinaric ^ e cofe
fimili
La Città vive colle Leggi Manici f ali , ha Perciò i fuoi
Statuti formati dagli Eugubini me de fimi ^ allorché vivevano
in fiena libertà neW anno 1326 ^ e confermati dal Cardinal^
Legato a Latere Egidio Alborno%%i l' anno 13 $^4* E perchè
quefli erano molto antiquati ^ e in molte cofe non conferiva-^
-no coi tempi f refe n ti furono riformati d' ordine della Città
da* Cittadini me de fimi verfati nella Qiurifpruden%a.^ ed im
ffecie dal Conte Lucca Beni celebre Giureconfulto , i quai Sta^
tuti così riformati , riportarono la loro approvazione prima da
^Francefco Maria 11. , feflo , ed ultimo Duca d* Urbino P am^
mo 1624, e dopo la devoluzione dello Stato alla S. Sede an^
che quella del Sommo Foutefice Urbano Vili, veli* anno 1632,
i quali Statuti hanno il loro vigore in tutte le Terre , e Cdr
Jielli del fuo Territorio . Tanto fono fiati in credito femp^e apr
preffo i Giureconfulti ^ e ^ppreffo i principali Tribunali di Ro^
4na , e dello Stato Pontificio i prefati Statuti per le favie ^
prudenti j e ben fondate difpofizioni loro^ colle quali fono fiati
compilati y the tre volte nello fcorfo fetolo meritarono di effe^
re riftampati , La prima loro edizione fenzl alcun^ annotazio^
me ufcì fuori ne IP anno 161^ in Gubbio per il Triangoli ; I4
feconda in Macerata nel 1578 dalla Stamperia di Giufeppe
Piccini colle Annotazioni di Antonio Condoli chiaro Giurecon^
fulto ; la terza finalmente colle note del detto Condoli , e
di Erancefco Komaguerra ftampato in Gironu per Girolamo
Colol 169%. Ggg EJfa
4l8 ÀFPEHDICBt
Ejfn Città è comfrefa nella Legazione d^ Urlino , o Jia
Frowincia Metaurenfe , eJ il Cardinale Legato , o ? re fidente
che fia^ w tiene in fua wece un Luogotenente^ un Vodefià ^
un Cancelliere Criminale con fuo Softituto y e fuoi Efecutori.
Il frimo di quefti frefiede a tutti gli affari comunitatiw , è
Giudice d' Appellazione in qualunque caufa efvilc di qualfi^
coglia fomma , e Giudice ordinario anche in prima ijlanza di
qualunque caufa ^ che non formanti la fomma di Scudi io ,
tiene due Cancellieri Cibili uno deputato dalla Città y e V al-^
tro da fé medefimo . // FodeBà è Giudice ordinario in tutte
le cauje cibili y e criminali fpettanti al Foro Laicale non
folo della Citfà , ma di tutto il wajio Territorio , e di tutte
le Terre y e CaBelli in effo comtrefi y tiene quattro Cancellici
ri Ci'vili y e uno Criminale colta fua Cancellarla a parte ; i
quai due Giudici hanno la loro uffa abitazione per rifiedere ,
che gratis gli n)iene conceduta aalla Città , che fi chiama Fa^
lazzo del Governo y notato nella Fianta al num. 6. o<ve fonò
anche anneffe le Carceri nella parte fuperiore . Racchiude in
fé la Città cinque Fiazze , ctoe Fiazza Grande ^ la Fiazza
di S. Antonio , quella di S. Martino , V altra di S. Loren^
zo y ed il Mercato di 'vafia circonferenza y il quale piti 'volte
fnifurato corrifponde in grandezza al Foro Agonale , o fia
Fiazza Nawona di Roma y tre delle quali fono ornate di huo^
ni Fortici ; njedafi la Fianta a* num. 4. 11. 14, ij., e 27*
Dentro la Città 'vi fono fette Fonti di^ife fra di loro in n)a^
rie Contrade y che gittano acqua perenne , e falubre in tutte
le ffagioni dell* anno ( Fianta al num. 9. ) • Elia è bagnata
dal Fiume Camignano {Fianta al num. 37. )> ^' quale gli
paffa per mezzo , e reca molto utile a din)erfe Officine , come
fono a* Molini di grano y che trojan fi nella Città medefima ,
e fuori ne* Borghi y a Concie di Cuoiy a* Molini da Olio y e
fimili ; e quefto Fiume attra^verfa , e bagna tutto il piano «
La di fopra riferita Fiazza grande è quafi riquadrata ,
rimane 'vuota al dt fotto , perchè foBenuta da quattro gran
woltoni la'vorati di tutta pietra w'va y e da altre fabbriche
da abitarfi : ha da un lato il Falaz^o Fubblieoy 0 fia Ma-»
giftrale , tutto ifolato , edifizio degno di ammirazione per la
/uà ftruttura ^ e fortezza , e (9mc offerta il chiariamo FadrM
Do»
r
A?FfiNDICB. 419
DoH Mauro Sarti (2) , i Magijlrati , e Minijlri della Città ^
the i*vi rijtedenjano non a've'vano foltanto un* amfla abitazio^
ne y ma una ineff ugnatile Fortezza (g). E^ di tant' altezza
queBo Palazzo , e fua Torre , 0 Campanile che ^vogliamo di--
re y che il celebre Marchefe Scipione Maffei nelf occajione , cho,
fi fortd in Gubbio fer cedere le noBre Ta^vole di bronza
dette l' Eugubine y mi ajficurò ejfere di altezza del Campanile
di S. Marco di Venezia •
In qu e fio pubblico Palazzo ^ e annejfty notato nella Pianta
al num. 5 . , oltre le necejfarie , e consuete abitazioni pel Ma^
giftrato , e fuoi Minijlri , cioè Segretario , Computila , Cata^
fiiere , e per altri , che troppo a lungo porterebbe , Je lìoleffl
di tatti riferire le loro rifpettin>e manfioni , n)i fono eziandio
le feguenti Officine , cioè due Archi^jj , uno pubblico ^ e V altra
fegreto : nel pubblico rimangono raccolti tutt' i Protocolli con^
tenenti IJlromenti , e Atti Ciwli di tutt* i Notaj della Città ,
ed incominciano 'verfo #7 1300, e profieguono fino a" nofiri
giorni : effo refia fempre aperto né" dì feriali , ftando i^i più
ore della mattina , e del giorno un Notajo pubblico con titolo
di Archi^vifta per comodo di coloro , che ^eder n)ogliono IBro*
menti , e altre Scritture , 0 eftrarre copie delle medefime , e
quefto Archivio occupa tre ftanze . V altro , che Archivio Se^
greto wien detto , sì per ejfer collocato in luogo rimotifftmo >
e nafcofto , sì per effer chiufo con porta di ferro , e con cin^
que Chiami tenute da cinque di'verfe Perfone qualificate ^ sì
anche per aprirfi molto di rado ^ e sì finalmente perchè a tutti
non è permeffo /' adito in effo , in queflo , diffi , fi cufiodifco^
no le Scritture più importanti ^ e più preziofe appartenenti
alla Città , come fono i Libri delle Riforme , i quali incornine
ciano dall'anno 1176 fino a* nofiri giorni^ ome fono notate
con ogni efattezza le cofe più particolari accadute , e che ac^
cadono nella Città medefima , e fuo Contado degne di memo*
ria ; nel primo Tomo de* quali è inferita la Leggenda originale
fcritta in carta pergamena della Vita di S. Ubaldo da Teobal^
do di lui Suceffore nel Vefco'vado poco dopo la fui morte merfo
G%Z 1 il
— — «^ ■ — — i— — — ^w^— »— — — Il ir >. »— — ^— ^K— — — —» ■ ■
(1) Nella Dìflercazione della Città , e Chicfa di Gubbio , che ha prcmcflb
aJla Serie de* Vefcovi cap. 5. pag. LXII» (3) Vedali la dci'crizione di ^flb
i% me riferita «ila pag. 41* 4^* <id prino Tomo •
/
I,
^lo Apfbndici*
ii lidi, ù 1161 per tornando di Federigo L Imperatore : £
cuftodifcono altresì in effo tutte le pergamene [pettantì al Puh
hlico , che fono più centenaja , contenenti Pri'vilegj Imperiali^
lontificj ^ Ducali iffc. , molti de" quali fi cedono con figilli
Jt oro ^ t quejle incominciano ^crfo il mille .^ In ejfo fintila
mente fi cuSodifeono le famafc , e tanto nominate Tayole di
Bronzo y dette comunemente Eugubine in numero di fette ^
parte fcrìtte in caratteri Etrufchi ^ e parte in, caratteri Ro^
mani y ma in lingua Etrufca .
Nelle parti pii hajfe di quejlo Tala%zo altre Officine ri'
mangano deftinate per cofe ncceffarie^e utili fftme al Pubblico y
€ome fono il Sagro Monte di Pietà iftituito in follie^o de' Po^
meri da piie di tre fecoli in qua , il quale occupa piti flan^
^^ (4) * ^ fomminiftra a chiunque una limitata fomma di da^
najo
«■Mi
:^
(4) Ex lib. Refbrmationum Pafarii EugubiI anoi 14^$. pag« *9*. Die 16^
OSobris convocato-^ ó* c§adurtat9 Cenfilia Capitamorum Artium ér Defutatorum di
manÀMto. Magmficor. DD. Càttfatoneriì ^ & Canfulum. é^ it Ucentta , é^ volumati
ffeaabilis Viri Mattbrì de Tcreltis Confilittrit Ulmfiriffimi Domini H^firi; ^ ^t»^ 9^
dem CqbJìIìo inteffuert num. centum fteatr^giffta Confili Atii ^ & •So^ inter Cor^ules^
^ Confiltum . /ir quo quidem Coìifiio per M^ D. Angelum Augufiini fuit profofitum
qmod vìdetur^ ér placet fi fieri debeat Montem Pietatis in fuhxfentumém pauperttm:
It^ quo quidem^ Confilio optatum quod DD, Confà loneriut^^ (^ Confulet eligant duo
fro quolibet quarterie , (^ u-na cum Confalonerio , fSf Confulibus babeant illam ba»
iUm y ^ Autboritatent ordinandi Montem Fietatit i» relevando pauperes a- voragi^
mt upifntunk quam habet totunt Comnuene-^
, Ex Ub.. ptxd^ Anno Domini 14^6.. Indiatone 14. tempore SS. in Cbrifio Tatrif
(^ D* N» D^ Fault PP,. IL Die 6. Januarii convocato y dr coadunato Confilio in
quo una. eum MM. DD^ Confalonerio^ (^ Confulibus interfuerunt centum quinqua*
gintn quatuof. In quo qjuidem Confili^ Af^ Vir Eernardus Eugenii bon* Confatone*
tfiui JuJIitie fecit banc propofitam vid.^ Vos fpefiabiler Confiliarii fcitit , (è* videtit
quantum fit utile Moni Fietatit ^c. ^ ér quantum relevet pauperes omnet a vora*
gine perfidorum Judeorum^ dr ipfe^ Confaloneriui J^fiitia. dt oculata fide fa^i videi
àiàum Montem Fietatit effe in maxima nectjfitate:^ (sr neceffarium efi ut provideat
fro manutentione diéli Montila aliasi oportebit diàum Montem ctaudere y (jr eri$
moiviffllnuJ^ error pejor priori 9, & fuper boc una, cum fuit Sociit Confulibut cogitave^
rit ejfè- iocum providere y (f modut, efk ifie: vid. quod. ponatur generaliter in Civita*
t^r drComitatu quatuor bononenia prOf fàcuttatibut. folvendìti annuatim per id tem*
fus frout videbitur dd^ Confitiariit .. linde audfita. propofita d, M* D. Confaloneri
ttouttifurrexnuntf fSx arengaverunt: boc bene faSum fire providen reputMtionent
Mentii predisi^ ^ quod di^ quatuor bononeni prò facultatihut ponantur prò quin*
que annit vid* omni anno quatuor bon» prò foculari prout videbitur prafatit MM^
DD^ Confalonerio , (ir- Confulibus , ^' quatuor Civibut , vid\. unum prò fingulo
Quarterio eligetent f redigi Confai: ^ Confulei •, Mijfo partito, quod qui vult fibi
flacet quod diài quatuor bononeni prò foculari folvantur in quolibet attno per nm*
tut quinque modo y de ferma fupradidit ponat baluttam manu im buffula rubea ^
edkn negative del ni » Undt mijfe^ dì9$ £4r$iu fuesunt invtBttf /> bt^ftU rnha^
Atfbndicb« 41 r
majo coi fegni , che laf ciano , / quali fi cu9odifcon$ tre anni^
A qucfto Luogo fio w frefiedono quattro Nobili ^ che ogni
tre anni fono cambiati , e due Cittadini , i quali ultimi due
fono Jlipcndiati j e due giorni della fettimana de;ifono rifiedere
nxeri della Città , che del Territorio , e faffaggteri fono fro^
n}eduti di fané y ed anche negli anni fiù penuriofi loro non
manca mai ^ Vi fono di fiù Magazzeni fer i" Annona Olearia ,
(ne ripone fi V Olio in ottimi wafi pel hifogno della Città , e
della Campagna , effendo'vene fempre per pik anni ^ Vi fono
altresì fondi deftìnati alla T e f caria , o^e i TefcÌDendoH fono
tenuti portare il pefce , ed ivi penderlo . Me' me de fimi fondi
finalmente w è la Fornace da cuocer n)afi di creta ^ ed altri
comodi neceffarj per un tal edifizio .
Ma paffando dalle parti piìt haffe alle pia alte di quefta
gran fabbrica y nella Cappella di effa fi leggono i feguenti
werfi fcritti a caratteri comunemente detti Gottici.
Ordinibus veftris fìdem ne rumpitc Cives
Venite concordes fi ìxtum cupitis evum ^
Quidquid confulitis Patrix decernite redum
Dcimnoruip memores qux jam fecere Parentes.
MCCCCLXI.
In un Salóne delV ultimo piano fi ammira un Fonte , da
cui forge in alto acqua . Di quefto coti ne parla il citati-
Condoli nella defcrizione della Città . preme ffa allo Statuto :
Intet multa notatu digna, quat in hoc eminenti Palatio
Leander Albertus fufpexit admirabundus , Fons eft in me«
dio fuperioris Aulx> quo per admirabilem AquacduAum
altius confcendunt criftallinx, ac murmurantes undx.
Dall* altra parte la prenominata Piazza nperfo mezzo
giorno y e Lebeccio ha un fungo Fortica con fineSlroni per ca^
Jaun' arcato y da cui fi gode tutta r amena ^ e fpaziofa pia^
nuray e i Colli y che gli fanno corona ^ Da levante ha il Fo^
lazzo del Gonferno di foprm riferito y e fotto di effo iw fono
altri
mffirmativA del sì falutu centum éjfuMtrmghta odo ^ fSr JH ohtintum fuìtMn^hfiém^
r
4lt AffBKDICB*
éjtri PortifU ^ ^^ fMhhlica Libreria contenuta in un Salone^
e due grandi Stanze tutte fiene di [celti libri in ogni genere ^^
Mfcihile , eretta dalla JeL mem. di Monfig. Alejfandro Sfe^
reUi Vefco'vo , e generojo Benefattore di quella Città ^ il quale
nùn contento del. ricco dono , a comun bene di tutt^ i fuoi
libri , lafciò eziandio una dote annua fer comprarne de' nuo^
«ui: la[c%ò eziandio Una fojfejjfione fer un congruo ajfegnamen^
to del Cujlode di ejfa , il qual* è tenuto tenerP aferta fer
più ore della mattina , e del giorno ne* di feriafi . In ejfa Li^
vreria w è anche inclufo l* Archin)io Armanno ricco di fre*
Ttioji Codici MS. y e circa tre mila Tergamene , le quali tro^
^andofi diffcrfe nelle Cafe de* particolari Cittadini y ad effet^
te , che non ferijfero y con ogni diligenza da Vincenzo Arman^
ni erudito Scrittore , e celebre Antiquario del fecolo fcorfo
fnrono raccolte infieme , ed unite a* fuoi MS. Dofo la di lui
morte 'volle , che a benefizio di tutti fojfero collocate in luo^
go pubblico y e fu f re f celta quejia Libreria di frefco eretta ,
come fito addati ato , e frofrio fer confermare le medefime ,
fu detto ferciò Archiwo Armanno . So fra la forta della de--
fcritta Libreria nella facciata fi n)ede incifa in dura fietra
la feguente Ifcrizione .
ALEXANDER • SPERELLVS . EPISCOPVS . EVGVBINVS.
VX . EOS . NE . MORTV VS . QVIDEM . ER VDIRE . VMQVAM . DESINAT
QVOS . AD . OMNEMTVIRTVTEM . VI VENS • INSTITVIT
BIBLIOTECAM . HANC
EVGVBINAE . CIVITATI . DONAVIT .
EADEM • CIVITAS . AMPLISSIMO . DECORATA . ORNAMENtO
AD , POSTERITATIS . MEMORI AM • AC . PRO . MERITIS . TESTIFICATIOKE
POSVIT .
ANNO . POST . CHRISTVM . NA . MDCLXI.
' ^ analmente dall' altro lato di quefia fi azza merfo fe'tten^
trione fa nobil comfarfa il Talazzo del Marchefe Galeotti ^
ffato già Zecchiere Fontìficio^ nel fiano del quale erano le
Officine della Zecca , cme fi hatte^va moneta di rame , che
^ra rimane chiù fa ( fi anta ». 7. ) .
Due altri Edifizi fuferhi fi ammirano fuori della Città ,
^cono , entro
^cri'verfi . Il fri^
Il Bottactfone
è una gran Conferma di acque racchiufe , che difcendonò da^
Monti Aftnnini ^ e dmno frincifio al Viume Carni gnano . Effù
è di
Ap?bhdics 9 41}
i di figura trafezìa ^ 0 fia irregolare , è lungo falmì romam
450 , largo 300, e profondo 105. 1 noftri provvidi antichi Eu^
gubini tiedendo la loro Città numerosa S fofoloy tutto oc^
cu fato in warie manifatture , ma in iffecie nel Lanificio , il
quale era fer lo addietro di tanto lucro , e vantaggio alla
Città y che i Mercanti con quejlo folo in buon numero fi ar*
ricchi'vano y e la gente fìii bajfa afcendentc a pu migliaia con
quefto oneftamente fi foflenta'va , e confiderando nel temfo me*
defimo y che non femfre tutto l* anno foteanfi perfezionare le ,
manifatture , tingere cioè fanni y e dopo tinti lavarli a moti^
n)o della mancanza dell* acque y e ffecialmente nelV Eftdte i
quindi tennero in determinazione di fu ff lire coli* accortezza y^
e coli* arte a quanto con altri mezzi non erano malevoli a
giugnere y e aa ottenere . Che fecero^adunque ? Sopra durijfima
Jcoglio unirono infieme due Monti Apenniniy l* Ingino cioè , ed
il Cal^o con un* alto muro di sì Jlràbbcche^ole groffezzay eoe
fembra iperbolico il dire : è impoffibile a crederfi y effendo di
114 palmi romani y e di tanta fiabilità y perchè tutto egregia^
mente lavorato con pietra ^in)a fcalpellata y che ad onta della
lunghezza del tempo H più , e più fecali , il quale co* fuoi
denti ^voraci tutto confuma , e rowna y e a dtfpetto altresì
dell* impeto delle acque y foli te a 'violentare gli argini più for^*
ti y allorché in ifpecie con rapidezza difcendono , come fono
quefle , ne l* uno , ne l* altre n)alen)oli fono fiate a muoverlo ^
e rilafciarlo y non che gittarlo a terra . Quefta Confer^a^ di
acque forma una profonda , ed ampia laguna : il muro pre*
detto ha un* apertura , che refia chiufa da groffa porta di fer^
ro y la quale ha il fuo finefirino , 0 fia fportelh pure di fer*
ro y l* uno y e l* altra la^oorati in maniera y che da lungi fenza
pericolo alcuno poffono aprir fi ; ond" è che l* e fiate y e in altre^
Bagioni afciutte aprefi il detto fportello y dal quale efce acqua
fuficiente a formare un fiume ai acqua perenne da continuare
fik giorni y e colla medefima macinano undici Molini da gra^
no y undici da olio ; della fieffa fi fervono più Concie di Cuoj^
oltre il comodo y che prefia per larvare con acqua corrente qua-*
lunque forta^ di panni . E perchè quefia lagmna di tanto im
tanto riempie fi ai bitume y e di arena , che conduce fé co l* ae^
qifM difeendente da' Monti ; per e^vacuarla fenza dispendio , ((
i»i9^
424 Affbhdicb*
incomodo étlcuno y ftnfarono i f relodati noffri antichi Eugubini
di fare ai riferito muro la grojfa apertura y onde ff al ancata
tutta la forta di ferro , ed ufcendo con impeto P acqna iw
raccbiufa , aroendo buon declivio , porta 'via le arene , e bitu^
mi da' Monti difcefi p Ma allora è quando ^ che quella parte
di Città contigua al fiume ^ e quei terreni della Campagna allo
Jlejfo fiume adjacenti , foffrono forcute non lie*vi danni ^ recane
do le acque , the per la loro abbondanza coflrette fono ad ufci^
re dal loro letto ^ mortalità di beffiami^ e di perfone eziandio ^
come a'vn)enne P anno fcorfo 1772 nel me fé di Luglio ^ e per-
dite di altre robe di non liewe confeguenpa ^ mentre uni tufi
V efcrefcenza del Fiume per una dirotta pioggia alla 'violenta
apertura della porta fuddetta , tanto crebbero l' acque y che
riempierono oltre le firade al fiume vicine , anche le parti più
bajfe di moltifpme Cafe y che poi caufarono danni notabili colla
morte di tre perfone y e centinaja di beffiami . Dunque perchè
ùgn* uno abbia campo di ewtare tai pericoli y alcuni giorni
acanti dell' apertura y a fuono di tromba fé ne dà r awifo
s' Cittadini»
V altro Edificio è /* Acquedotto ( Fianta num. 46. ) , col
quale i noflri magnanimi antichi Eugubini fecero pro'va di
emulare le più celebri ^ e grandiofe fabbriche de* Romani y on^
de non è meraviglia y fé i più chiari Scrittori con degni elogj
fanno menzione del medefimo . Agoflino Steuchi noflro Scrittore
detto l* Eugubino nel Tomo 3. delle fue Opere nel trattato:
De revocanda in Urbe aqua virgine num. 1 3 così ne parla :
Qux igitur ut ad lymphas redeam tam abjeda Urbs eft ,
qux non etiam difficili tranfitu fontes , feu flumina ad fé
deduxerit ? Aliae faxa inter ardua , & fcopulos y prxruptas y
afperasque rupes iter fontibus aperientes , nuUis fumptibus
parcentes y quale Iguvii patrix mex aquxdudum fufpicien^
do obftupefcet • E il Vadre D. Mauro Sarti (5 ) così ne par*
lai Atque hic quidem aquxdudus miraculo effe poteft no*
va opera publica noftrarum Civitatum cum antiquis com-
paranti . // principio di quell'Acquedotto nafce dal Monte Cai-
n>o y e per linea retta cammina pel Monte Ingino y pajffando
fipra il gréfn muraglione del ^ottafcione y di fopra aefcritto ^
_ : ', e dopo
(|) In DiJfnU di Civif* , ^ EfH» Zugub. taf. y fag. 60.
Appendice • 425
r iofo il corfo di circa due miglia , fermandofi in mezzo della
Città dalla farte fuferiore in un 'vajlo Ricetto , di do've in
^arie parti fi fé farà fer mezzo de^ Canali , dando l* acqua alla
Corte Ducale , al Vejco^ado , al T alazzo Magijlrale , a tre
Fonti Pubblici , cioè di S* Giuliano , del Fojfo , e di Piazza
Grande y alle Oleine de* Forni dell' Annona Frumentaria , ed
a fiii , e roarie Cafe de' Cittadini . Dal Monte Calavo , dijfìy
al Monte Ingino cammina queft' acqua femore coperta fer con^
dotti y non ai piombo ^ 0 di mattoni ^ 0 altr' iBromenti di cre^
ta cotta , ma di fajfo 'vi'vo incapato a forza di fcalpello y fo*
fienuto da per tutto con grojfo muro y ed è così alto , e tanta
largo quejlo condotto y che reca Stupore il dirlo , mentre ^i
poffono andare dentro y come n)i 'vanno comodamente Uomini in
piedi dal fuo principio fino al fuo termine . Ma perchè il Monte
Ingino di tanto in tanto 'veni'va facendo inuguaglianze , e per^
ciò non poteafi fondare , e rettamente tirare il grojfo muro per
fofienere il condotto , fu efpediente gittare tanti archi di pie^
tra y quante erano le dette inuguaglianze , e così poi per retta
linea agiatamente far 'venire l' acqua dentro la Città y come
tutt' ora w 'viene ; quindi ognuno può immaginarfi a che im^
menfa fpefa a'vrà afcefo quefi' edifizio per sì lungo tratto di
firada di quafi due miglia.
Di altre 4^e ragguardcvoliffime fabbriche de* noBri Mag^
giori rimangano ancora le memorie y e i'vefiigjy maquefiefo^
no oltre modo più nobili , e più antiche delle di fopra riferite.
V antico Teatro è V una , il Maufoleo è l* altra : il Teatro è
in tal ejfere , che febbene il tempo y e gli Uomini Jleffl abbia^
no cooperato per aiftruggerlo , pure ancora fi ammira tutta la
fua circonferenza y e /' ottima f uà Architettura ( Ti anta n.%6.).
EJfo forma un femicircolo y V eftenfione del di lui profpetto è
di palmi romani 315 , ^ tutto il femicircolo palmi 475 , ^ in
quel torno y laonde tutta la fua circonferenza fi eftende a paU
mi 790 poco più y 0 poco meno , fecondo le mifure prefe dal
fu Conte Antonio Francefco Berardi di Cagli , Patrizio ai Gub^
bio y dilettante di Architettura , // quale per compiacere il Coi
Francefco PaJ/ionei di Foffombrone fece la Pianta coli* alzata
della Fabbrica y e dimoftrazione delV ordine architettonico , con
cui fu coftrutto y tanto dalla parte efteriore , che interiore del
F.II. Hhh mc^
425 Atpbndicv*
me de fimo , JlallA qual f tanta feorgeji ejfere fiato di due fiani^
col fuo fotterraneo . JS' la^vorato tutto con grojfc f te tre fcal^
peliate , f tetre di tal foftan%a , e ff abilità , che tutta la grof-
fezza del muro è formata da un fol [ajfo in ogni fu a parte ,
e ciò che deve recare fitifore fi è , che trattandoci di un^ aU
tezza non ordinaria , pure anche nella fommità hanno doluto
fra/portare quefti gran majfl d* ornato di grojfe Colonne nella
parte di dentro . Di quejlo fuperbo Edificio ne fanno degna
memoria fra gli altri il Pallaaio (6) , Gio'vanni Poleni (7) ^
oltre più noffri Scrittori • Nella parte deffra di ejfo fu tro^
n)ata fé coli fono la qui riferita Ifcrizione riportata da Aldo
"Manuzio (8) , dal Grutero , e dal Gabriele Gabrielli nei fuoi
Manofcritti efifienti neW Archivio Armanni •
CN. SVLPICIVS • CN, F. RVF. II. VIR. IVR. DIC*
SV. BLAQVEAVIT. TRABES • TECTI . FERRO . SVFFIXIT
LAPIDE TSTRAVIT. PODIO .CIRCVMCLVSIT . SVA . PEC. ET . DEDIT
. . CVRIONATVS . NOMINE • h- S- IDDX)
• • COMMEATVM . LEGIONIBVS . H» S 00 00 00 CCCCL
. . AEDEM • DIANAE • RESTITVEND AM . h- S IDD 00 CC
IN . LVDOS . VICTORI AE . CAES. AVGVST. h- S IDD 00 DCCL.
V erudito Fadre D, Mauro Sarti ^ che nulla ha lafciato
indietro fenz* efame delle cofe più pregicvoli appartenenti a
Gubbio , riporta il rame della pianta di queflo Teatro , e V ifcri-
zione eziandio y e fopra /* uno y e l* altra nji fa le fue notte
rifleffìoni , in una delle qtiali 'va efamjnando il tempo , in
cui ebbe /' effere quefio Edifizio , e conchiude , che foffe termi^
nato y e ridotto ali* ultima perfezione da Cn. Sulpizio dopo
ia littoria Attiaca di Otta^viano Augufloy e dalla perfetta
Architettura di effo fi riconofce chiaramente y die* egli y che
nel fecolo d' Augufto ebbe il fuo principio , ed il fuo compia
mento (9) •
ìion molto dinante da queflo Teatro fi ^vede inalzato un*
antico y e nobilìflìmo Sepolcro , detto da noi il Maufoleo y che
di fopra accennai • Queflo rimane coperto da una gran mole
coYPpofla dì ghiaja , e calce , fopra della quale è una Torre ro^
tonda. Non può defcri'verfi con certezza come foffe efleriormen^
te ornato : pure aa gravi congetture può deaurfi che fojfe la^
wo^
(6) Lib. I. Architcft. C. XIII. (?> Tom. II. Siipplerrt utriufjue The-
lauri Antiquit. Rom. & Grate, pag. X. (8' In Ortoj^nph a. (p) In ^*"*
de Civit > & EccL Eugub. Gap, IL a pag. XX» ufque ad ;&JLV.
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Atpbndicb# 417
varato con colonne J$ breccia d* Egitto , conciojflachè in quelle
^cinanze fé ne fono traevate diwerfe , delle quali foi in Città
fenè fatto altr nfoy e che con queffe colonne foffe formato
un"" atrio a guifa di una ficciola Mole Adriana , oggi Caflel
$• Angelo j effendo nella flruttura fimilifftmo alla medefima •
Anticamente la predetta Mole al ai fuori era tutta foderata
di groffiffime petre , eome J$ fcorge da alcune , che ancora 've
ne fono rimaBe . Dalla farte di mezzo giorno *vi è una for^
ticella fer entrarci y e fi n)ede la ffanza interiore tutta la^vo*
rata di fmi furate petre fcalfellate fenza calce , cV è lunga
pedi XX. , e larga XV. y e delle fleffe petre farimente fenza
calce è formata la 'volta fatta a modo d*^ arco col fuo corni^
eione intorno Ufvorato con tutta pulitezza d* ordine tofcanOy
fotto del quale fi ^vedono incaffrati chiodi di metallo difpojli
pr linea retta , da* quali era in ufo ^ che pndcvano bende di
lana , e ghirlande fagre all' anime de* Morti , come nota V ern^
ditiffimo Tafferia il quale diffufamente ha f cristo fofra di queflo
Sepolcro (10) , di cui ha fatto fare fimslmente il rame ^ nel
quale wi fono efpreffe le parti citeriori , ed interiori di effo ;
di quefto rame fi è fervito pure il lodato P. Sarti nel deferii
n)ere il me de fimo (11); onde il Lettore ^ fé brama anìcrno
maggior contezza^ lo rimetto agli accennati dotti Scrittori.
y* Tietro de* Monaci Olivetani . Quefto è un Sanofago
mo bianco di lunghezza palmi 9 romani y e di altezza due ^
é mezzo tutto lavorato di fcoltura da eccellente Artefice ^
rapprefenta qnefio nel giro di uno Scudo , 0 Difco che fia , po^
fio in mezzo il femibufio del Defonto 'veftito di toga , cho
ftringe nella mano un ^volume y contrajfegno di qualche fplen»
dido ufficio y che 'vigente efercitato a*ven)a , oppure efprimente
nn lUofofò y effendo barbato . Sotto allo Scado forgono due Sa^
tiretti da un picciolo tinaccio , do've peftano le wve y per fo*
Benere il ritratto • Sei downetti , 0 fieno Genj colU penula |
0 tabarro y che dir cogliamo , falle f palle tntt* arricciati , co^
tonati y e tutti forniti di ali occupano da un capo all' altro
tutta la fronte dell* urna • Ira i piedi dei due Genjy che ftanno
H h h 2 in
/
(xo) Muil Etrufc» Tonu UL pag. 9p. & fcqq. (tz) Loc ci(»
■I*
42S Appbndicb*
in mezzo y e foBengono lo Scudo , J$ 'vedono 0 Conìgli , 0 flc^
ciole Le fri , che Jt cibano di forni . 1 quattro , che ftanno »r-
gli angoli raffrefèntano le quattro Stagioni dell* anno • U uU
timo , ch^ è a Jìnijlra , e che fembra , eh' abbia in cafo un trat-^
to del fuo tabarro fer cofrirji dal freddo , tiene un caneBro
di frutti da In'verno , ea alla dejlra ha un baffone con un'
animale accanto , che fembra effere un cane , e quefto farà il
Genio delV Inferno . Stegue affreffo di lui il fecondo Genio
con un canejho di ffiche y delle quali è fur anche coronato ^ e
farà il Genio della State . Neil' angolo ejiremo dell' altra f ar-
te a dejlra w è il Genio dell' Autunno con un cejlello di frut-
ti , de' quali è fimilmente coronato . Trofftmo ad effo è il
quarto con altro canejlro di fiorì , fignificante la Primavera .
Tra le due coffie di quejle quattro Stagioni w fono due Put-
tinìy che fajono ozio fi y ma fono i Genj minifiri della Dea
Tellure y e dell' Oceano , che giacciono accanto a i loro piedi •
Finalmente fotto i fiè dell' Inferno y e della State fi uè de gia-
cere in Terra la Dea Tellure tenente in braccio il di lei Cor^
nucofia y e fotto ì fiè della Prima^vera , e dell'Autunno fi fcor-
gè r Oceano , 0 forfè un Fiume fignificante fr oh abilmente il
noftro Camignano y che ffarge l' acqua dal fuo ^afo , ed ha
anch' egli il fuo Cornucofiay e dall' un lato ali* altro rimango-
no due Cer^iotti famelici , che fi raccomandano alla State , e
alla Priman>era y fer che dian loro della faftura ; ed ecco cffreffa
in marmo tutto il fiflema di Microbio y dice V eruditismo Paf^
feri nella ffiegazione della Scoltura di queUo antico Sanofago
data alla luce fochìffimi me fi fono dalla Stamferìa di Perugia •
lo fero farei di fentimento {fenz' alterare il fiSìema di Macro-
hio y e le ferfficaci rifleffioni del lodato Sig. Pajferi ) , che i feì
Genj ^oleffero eff rimere tutto il corfo dell' anno a due mefi
fer due mefi ; laonde il frimo col tratto del fuo tabarro in
eafo , tenente un ceftello di frutti da Inferno , fignificar ^Or
glia i mefi di Gennajo , e Febbrajo ; il fecondo y che gli è d' af.-
frejfo col f antere di erbe , delle quali è altresì coronato , effri^
ma i mefi di Marzo , e Afrile ; il terzo , che fiegue col ceflel^
io di fiori indicare i mefi di Maggio y e Giugno ; il quarto col
tanejho di f fiche ì mefi di Luglio , e di AgoBo ; il quinto cote
éhro cejlello di fiori i mefi di Settembre ^ e Ottobre ; finale
Apfbndici* 429
ihcnte V uhìmo col f antere di frutti i me fi di Novembre y e di
Dicembre , e così tutti tei que§}i Genj raffrefentare $ dodici
mefi dell' anno . Nelle due tefie dell' Urna 'vi fono fcolfiti due
Qrifiy che dice il citato Autore \ che fono due Simboli del
Sole , 41 quale effendo Uato teSìmonio in njita delle ^irtù del
VefontOy era ben in obbligo di renderne tejlimonianza nel
Concilio de' Dei . Vedafi il rame qui riportato .
Rimarrebbe ora a darfi contezza dell* antiche Terme ^
delle quali più fiate fa menzione Vincenzo Armanni nelle fuc
lettere (12), fenza però indi'vidubre il luogo o^ve fojfero le
medefime y e fenza deferire rcele ; quindi do^vrei io ragguU'
gliarne il Lettore per nulla lafciare indietro d^lle cofe più ra^
re y e degne di memoria . E ficcome per la Città y e nelle fue
n)icinanze fi confermano pur anche moltifflme Lapidi gentilizie ,
/cinquanta delle quali furono già pubblicate dal chiariffimo Pa^
Are Sarti (i g) , e molte altre ne fono fiate difcoperte dopo , cosi
parimente^ dorrei delle fieffe farne parola; ma mi è forza iltrafcw^
rarle per paffàre ad altre cofe appartenenti al materiale \ 0
formale della Città , e dirò folo in poche parole intorno alle
, antiche- Terme , come neW occafione dt cacare i fondamenti del
nuo^vo Spedale per gì' Infermi negli anni fcorfi ^ come più fot^
to fi dirày fi ^enne in cognizione effere im fiate le mede fi--
me ^ ed occupavano un gran tratto di fito y dallo Spedale cioè
degli Efpofli per fino alla Por fa marmorea , che farà di longi^
tudine un buon centenajo di paffi ordinar j , e formavano aue
bracci , forfè f eparate quelle degli Uomini dall' altre defiinate
per le Donne ; o'vvero uno di quefii per le acque calde , e
l' altro per le acque fredde ; il piano di ogni manfione delle
medefime era tutto coperto a mofaico-^ non di pietra y ot di ve-
tro y ma di certo bitume duriffimo^ di vari colori , cioè bianco ^
nero , roffo , giallo (sfc. , e buona parte ai ejfo formava tanti
piccioli f cacchi , e in qualche lu<ygo , ma pi» di rado^ fi fcorge^
vano fiori , come può vederfi eziandio al prefente da molti
frammenti , che a forza di ferri furano fcavaii y e fi confer*
^ano in varie cafe di particolari , e ^ppreffo di me . In quafp*
to poi alle Lapidi gentilizie accennerò fo lumen te y che dalle
medefime ritrae fi in prima luogo il vera nome della Città ^
eh' era
(II) Toau L f» 6j6, 671. (13) LOQ ciU a p. XXUL uTq. ad XXXIU«
\
4;a AVVBMDICB*
eh' era Iguvio > così fcritto in farccchit di effe : ritraefi JtmiU
mente un gran numero di f rimarie Magiftratnre ejerchaee
dagl* Igwvini , eome di Edile , di frefetto , e in molte fi leg^
gè IL Viry IH. Viry IIII. Vir^ Se'vir; ritrae fi finalmente^
che $ noftri antichi 'venerarpano fer f rimaria Deità Gio^e Af^
fennino. Dal foco dunque del fin qui già detto del molto ^
che fotea dirfi di fiii ^ ognuno ne deduca quanto fia dow%iofa
la Città di Gubbio di antichi monumenti y e fé era una Città
da metterfi a confronto di qualfifia Città princifale della no^
ffra Italia , onde non fia merawglia , fé il dotto Fadre Don
Mauro Sarti afficura , che = Vix ulla eft Civitas y apud quam
illuftriora fuperfint monumenta antiquitatis , quam apud
£ugubinos (14).
T affando ora dalV antico al moderno , fer non lafciar ad^
dietro quelle Fabbriche y che fono di molto accoro y e d$ luftro y
€ infiememente di utile alla Città y di quefle laconicamente y
come dell' altre di fofra ho fatto , difcorrerò . La frima di
effe è lo Sfedale degV Infermi y fabbrica , che fema iperbole
alcuna fuò metterfi al fari di qualunque altro Sfedale ma^
gnifico y che trowfi in qualunque Città dello Stato Fontificioy
e della Tofcanay fer fentimento ancora de* fii culti y e fiii
affennati ìoraJHeri y che V hanno ^veduto . Se fi riguarda la^
effenfione della fabbrica y non fuò certamente faragonarfi colli
Sf eduli di S. Sfirito di Roma y e del Laterano y con quello di
Santa Croce di Firenze , 0 con quello di Siena , ma Prof or-'
xionato effo è al bifogno della Città di Gubbio y Città tanto
inferiore di fofolazione alle f redette , e altre , che n)e ne fo^
no ; dico bene fero cV è un eftenfione caface di ricevere , e
dar comodo officio y e rico'vero il 1 1 o , ^ fiù Infermi , e ognu^
HO di effi con wvere il fuo letto fé furato , e in difianza tale ,
che cadauno de* medefimi fuò wi'ver ficuro di non rimaner in^
fettato y a motivo della vicinanza , dal male degV altr Ihfer^
miy che gli fono frofftmì. Queflo Luogo Fio , che da fondamene
ti è fiato cofirutto (ij), è di ^agUy e buona architettura y
e fer^
— ^ — . - - — "-^
(14) Gap* IL in princ. (i j) Qui devo avvifare il Lettore , che non fi dia a
credere , che prima non vi fofle in Città Io Spedale degl' Infernii , mentre vi è ftato
fempre da più e più Secoli, ed ha avuto altresì grolTe entrate in benefico de' Po-
veri da impiegaci ^ non lolo per gì* Infermi , ina per coloro ancora che Spurj fi
Apfbkdicb» 43 1
^ fcrcii rìffUnie in ejfo granàio fith y e magnificenza • EJfo à
jofto in fitù tale ( Pianta num. 17. ) 9 ^^^ quantunque comoda
a tutta la Città ^ è dalla medefima totalmente [e fatato ^ hen^
thè dentro alle fue mura ; onde da quefto non foffre aleuta
incomodo di fetore , e pericolo d* infezione y e neppure potrebbe
foffrirlo ( che Dio ci guardi ) in tempo di pejlilenza , 0 di mali
epidemici» JB' di'vi fo in due gran corsìe lunga ciaf e una di effe
palmi 16 '^ romani y e larga 46 y una defiinata per gli Uomi^
ni y e /' altra per le Donne y e fra quefte fi 'vede una maefiofa^
Cappella ifolata con due Menfcy una rinvolta werfa gli Uomi^
ni y e r altra werfo le Donne y in cui ogni mattina da Cap^
pellani fi celebra per comodo degl^ iflefs* Infermi y e ^i Sa ri^
poflo il Din)in Sagramento per ammintflrarlo in ogni ora y che
occorre 4* medefimi . Quefta Cappella rimane chiufa fra due
Cancellate di ferro in parte dorate , ben alte y e pulitamente
la^vorate , mediante le quali non fi dà adito agli Uomini y che
poffino andare dalle Donne , e alle Donne dagli Uomini , per^
thè reflano chìufe : e ad effetto che non pof/xno ne tampoco ri
mirarfi , a;/ fono tirate le tende . Tutta l* Infermarla è coper*
ta < - -- --- .--^-
con
Infermi rimane a pian , ^ ^ *
%tone per i Gio'vani addetti al fer^viz^io de^ Malati ; fopra quefta
w è l* altra del Capo Infermiero di cinque flanze • La Spezieria
fimilmente è anneffa alle accennate corsie y e nello ftejfo piano y
la quale occupa più ftanze y ed è lavorata con buon gufto in
tutte
della Compagnia de* Bianchi &c. Dall'entrate de* quali poi unite infieme fi for-
mò un foio Spedale chiamato pofda lo Spedale Grande, al quale avendo lafciato
per tefiamento Antonio Gioja Nobile di Gubbio la Tua pingue eredità in mancan-
za della Aia famiglia, e Marfilia maritati nel Marchefe dell'Arena Pucci di Fi-
renze Tua figlia non avendo avuta fucceifione, non contenta di dare a querto Luo-
go Pio Y eredità paterna , voile eziandio lafriargU coi fuo teftamento il fuo ric-
co Afle da impiegarli per i foli Infermi l'entrate, e coli* obbligo di certe cen-
tinaia di Mefle annue t che li celebrano da Cappellani dell'Infermeria, e coli' al-
tro di dare ogni anno quattro doti a quattro povere Zitelle della Citta. Dopo la
morte dunque di quefti piiffimi Benefittori , attefa 1* anguftia dello Spedai vecchio
per gi* Infermi, e poco comodo per gli Uffidall di eflb, fa rifoluto di (areQuefla
nunv) Fabbrica, come felicemente in pochi anni fi è fatta « benché per anche in
tutte le fue parti non perfciionata •
43^ Appbndics*
tutte U Jue farti y einiffecie ne' fuoi armar j . So fra dì ejfa #
P abitazione fer lo Speziale^ ora oc cu fata da Caffellani tenuti
alla refidenza , non ejfendo fer anche terminata la loro abita^
xione . Queflo Luogo Pio riceve ogni genere di ferfone tantù
della Città , che della Cdmfagna , come fure i Forajlieriy fur*
che abbiano V atte fiato da uno de* Medici di ejfere febricitanti^
à dal Chirurgo , che fieno degni di accettarli . Sofra le forte
degr ingrejji delle due corsie w fono i femibufii de' frincifali
Benefattori , cioè di Antonio Gioja da una y e dall' altra della
fua figlia Marfilia Marchefa dell' Arena Fucci , e nella corsia
degli Uomini fofra il Semtbufio n)i è fofia quefta lfcriz»ione\
D. O. M.
AEGROTANTIVM .
PAVPERVM . OSPITI VM
AN. MDCCXLI. III. NON, JVN.
INCHOATVM
AN. MDCCLXV. ABSOLVTVM.
Unito a quefio Sfedale degl' Infermi w è l' altro degli
^ffofiiy ed ambidue quefii formano un corfo folo ^ ed è retto
l' uno y e l' altro dal me de fimo Priore , che fer lo fiù è un
Nobile della Città ^ il quale in rigore. della Rubrica if. del
Uh. I . del noflro Statuto efercitare dorrebbe fer un folo anno
^n tal Uffizio , ora fero fiù anni ancora continua , fé dal
Configlio dello fieffo Sfedale n)ien confermato , e una tal con*
ferma af frodata wene dal Cardinale Legato , il qual Confi^
glio è comfofto di otto Nobili , che chiamanfi Governatori , e
da quattro Cittadini detti Configlieriy il cafo del quale è il
Priore , ed effo lo intima , e fi co aduna fiù 'volte all' anno
fer ogni bifogno del Luogo Pio; ma la f rimaria fofrainten*
denza è affreffo il Cardinale Legato della Provincia , da cui
totalmente difende , fenz' avervi alcun jus /' Ordinario . In
queBo Sfedale adunque fi ricevono tutt' i fanciulli , e le fan^
dulie effofle : qui trovanfi fronte Nutrici fer allattargli , o^
qui fi allevano , offure , fé vengono richiefti , fi danno anche
fuori a donne f articolari , e a quefte , che gli ricevono faga
fi Luogo Pio fer due anni un Fiorino al me fé , cioè un terzo
di Scudo Romano , e terminati i due anni faffa loro un quar^^
to dì grano al mefe fino all' età di 1 1 anni , e tutti i fauni
hifo^
AtPBKDICB. 4J}
htfognen)oìì pr ^ejiifglì. Certamente i Mafchi una 'volta ^ che
fono partiti dallo Smerlale , ejfo fiù non gli riceve ; le femmì^
ne fero , furcbè 'vi'vino onejiamente , le accoglie femore , lor^
JomminiHta il 'vitto ^ e ce' iaworiy che fanno pel Luogo Fio ,
da cui gli njengono pagati , penfano a 'veflirjt ^ e giunte all^
età nubile y fé fi troiano da maritare ^ il che per lo più a^*
n)iene , dà loro il Luogo Pio un onejla dote di Scudi fejfanta
di quefla moneta ^ e un regalo dì commeftihili nel giorno dello
Spofalizio . QujeBo Spedale ha la fua Chic fa a parte , Chieda
una evolta degli antichi Monaci A'vellaniti ^ in ejfa ogni mat*
fina afcoltano Mejfa le dette Zitelle , hanno un Sacerdote Con^
fejfore , che gli amminiflra i Sagr amenti , e le iftruifce exijin^
dio negli eruaimenti della Fede ; hanno in oltre una Donna di
coffumi , e di età granje , la quale foprafftede loro , e alle Na-^
trici , quantunque l' une fieno totalmente feparate daW altre ,
la quaì Donna Camerlinga fi chiama •
Finalmente il detto Spedale accoglie ancora % poderi VeU
legrini , dando loro per tre fere V alloggio , il letto , una
quota di pane , e di n^ino fufficiente per quei giorni , che wi
albergano , ejfendo^i per efft un' Ofpizio a parte contiguo allo
Spedale secchio , fopra la di cui porta fi legge la feguentt
ifcrizione , da cut fi ritrae il tempo , nel quale è flato aperto
queff* Ofpizio ^ e fi ha notizia del fuo principal Benefattore .
AVCTORITATE
VRBANI Vili. PON. OPT. MAX*
HOSPITIOLVM ERECTVM
EX TESTAMENTO
JOANNIS MATTH^I GROTTI PRESBYTERI
J. V- D.
IN PEREGRINORVM PAVPERVM REFVGIVM
HOSPITALI MAGNO
VLDERICl CARPINEl EPISCOPI DECRETO
ADDITVM PERPETVOCL ADDICTVM
EJVSDEMCL PIETATIS EXERCEND^ CAVSA
LOCVS ISTE ATTRIBVTVS
PRiEFECTI
POSVERVNT MONVMENTVM
AN; MDCXXXIL
P.77. Ili . Sa
/
434 Appehdicb*
Se per i foderi Infermi , fer i Sp^rj j e fer i Tellegrtni
la pie fa degV Eugubini ha indotto a tro^var loro ricovero , ed
a frejiar loro ajuto , la medejima ha fatto sì , che anche le
fondere Orfane godeffero un tal benefizio ; quindi è che per
effe fimilmente fi 'Vede eretto un Confer^atorio ( Pianta n.ip.)^
(fve buon numero di queBe dimorano , fono alimentate ^ e da
una Donna capace^ e pro^vetta ^ a cui fono date in cufiodia^
^vengono eziandio ijlrutie in ^varj labori alla loro condizione
appartenenti ; coficchè in quefto Luogo fio conferivano la loro
pudicizia ^ fono ammaeftrate nelle 'virtù crifiiane y e apprendo^
no arti con'vene'voli , per oneflamente libere , ufcite che ne fo-»
fio . In effo dì è un Oratorio , do've ogni mattina afcoltano
MeffUj hanno ne* giorni prefcritti un Sacerdote Confeffore de*
fiinato per amminifirar loro i Sugr amenti ^ che perciò non fono
coflrette ad ufcire di cafa per alcun motivo y laonde di rado
efcono y e neW ufcire qualche 'volta all' anno , come per afcol*
iar Prediche la Q^iarefima , e V A'wento , guadagnar InduU
genze éfc. , wanno fempre tutte unite infieme con abita uni*
forme con ogni modeftìa fotto gli occhi della loro Maefira , che
le 'va dietro . Dopo effe re fiate in quefio Confer'vatorio per
lo fpazio almeno di tre anniy fé 'vogliono ufcire per maritarfi y
o perchè richiefie da' loro congiunti yO per altre ragioni y fi dà
loro il permefio , e confeguifcono la dote di Scudi trenta ro*
mani y fé prendono lo fiato maritale. Quefio commendabiliffimo
Con'vitto di polvere fanciulle fu aperto nelV anno i6^/^ in tem*
pò y che occupa*va la Cattedra di quefia Chiefa /* Emo Cardi*
naie Ulderico Carpegna . Ma ficcome tutt* i Luoghi Pii nella
prima loro erezione fogliono effere miferi di rendite y quando
effi non riconofchino il loro effere da ricco y e denarofo Tonda*
tore ; così appunto era a'wenuto al Confernìatorio , ai cui par*
liamo ; la generofith però , e V anima grande dell' immortale
noflro degniffimo Vefconja Ale ff andrà Sperelli ^ che di f^ecchio
fer'vir do'vrebbe a' di lui Succeffori , con amore paterno fupplì
alle, indi genze del mede fimo y alle di cui egregie operazioni fi
unirono ancora altre due primarie Dame di Gubbio , cioè Lau-
ra Conteffa Gabrielli ne* Con'ventini (id) , e Angela de' Conti
Ubai'
{i6) Vita, e virtù di Laura de* Cpnù Cabriclli' Convcntioi ftampata in Bo--
Bogm. 1679,. per Giofcffa Lpnghi ••
■\
Affendicb • 435
Uhaldini Barzi ambedue generofe Benefattrici del mede fimo y
tome risulta dalla La fide fojla fofra la forta di effo , e
tome fi ha dalV Armanni •
Ma fé i noftri pi Tredeceffori ebbero tanta premura fer
frowwedere al bifogno dei foderi di fofra enunciati , ed in
iffecie delle fanciulle , non lafciarono indietro anche la buona
cultura de^ Giovani ^ e in particolare di quei ^ che iBradar
n)oleanfi per la ^ia Ecclefiaftica : per la qual co fa i noftri
zelanti Taftori^ dopo le fante rifoluzioni del Sagro Concilio
di Trento penfarono di erigere il Seminario ^ e lo aprirono ìm
una Ce fa privata , o^e fletterò gli Alunni per molti anni .
Ma in tempo y che reggeva quefta Chic fa il di fopra re ferito
Emo Ulderico Carpeg%a^ le Monache delMoniftero di S. Elifa^^
betta di queUa Città effendo rimale in poco numero , furono
unite coW altre del MoniUero di S. Antonio di Pado'va , il che
awn^enre alli iS di Aprile dell'anno 1638 (17). Allora i Mi^
riftri del Seminario comprarono dalle dette Monache la fab^
hrica , e Chioftro del Moniflero abbandonato , dalle medefim^
fi fecero cedere ancora laChiefa^e qui ^ fu fficien temente ri fab^
hricato^fu B abilito il nuo'vo Seminario^ owe da cent* anni in
circa dimorano gli Alunni^ e Convittori. Quantunque però
queflo Luogo Fio per la pietà de' Benefattori ^ e per le incef*
fanti premure de' vigilantiffimi noftri Trelati rimaneffe dotato
di buone rendite , non folamente per tenere, in convitto gratis
i poveri Giovani ^ che incamminar voleanfi nel Chericato^ ma
eziandio per iflip^ndiare buoni Maeftri per far loro apprendere
le fetenze neceffarie : pure non erano quefte baftàntt a tenere
tanti Lettori , e Maeftri di Lettere , quanti ve ne farebbero/
abbifognati y che perciò gli Alunni non potevano coltivare que*
ftudj ^ de' quali il Seminario non teneva Lettori ^^ e Maeftri ^
0 fé volevano coltivarli faceva d' uopo che ufcijfero di Cafa ,
e andaffero alle Scuole pubbliche con loro incomodo , e con
loro divagazione , // che riflettendofi da Monfig. Sebaftiano
Pompilio Bonaventura di fel. mem^ , e da^ Cittadini me definii ,
fi promoffe difcorfo di unire le Scuole pubblice con quelle del
Seminario , e di fatti il medefimq Prelato unitofi di parere
Ì\\ % con
(17) Vedail T Iftromento rogato da Michel Angelo Marini Notare pub. di
Gubbio ^
L
435 APPENDICE.
con i pubblici Kapprefentanti della Città , ed anùcndo tutti A
cuore di cedere af profittare la Gio'ventù , e tenerla ben difci^
plinata y e raccolta y con^vennero per pubblico Iftromento (18).
di unire le Scuole del Seminario con quelle della Città , e tut^
te fijfarle nel Seminario mede fimo , come fecero , e attera quefl;^
unione il Ve f e 0^0 ajfegnd le Stanze nel Seminario a tutt" i
Lettori , e Maeflri , e il fubblico in ricompensa , a proprie
efe fece a ciafcuna di effe i Scanni ^ e le Cattedre , con ob*
libare reciprocamente detti Lettori , e Maefiri ad infegnare
a tutf i Giovani tanto del Seminario , che a quei di fuori •
Qui adunque i)i fono Maeflri per imparare di leggere , fcri^
n)ere , e ai Aritmetica , qui Trofeffori di Umanità , e di Ret^
borica y qui Lettori di Filofofia y e di Teologia y qui Dottori
che leggono Iftitute Canonica , e Cibile , qui finalmente il Mac'-
ftro di Canto Gregoriano . // beneficentijpmo y e di commendabil
memoria Monfig. Alejf andrò Sperelli , oltre /' anjer lafciato la
lettura d' Iffituta Ci'vile , ^volle anche che i fuoi Eredi mante^
neffero due Gio^i^ni Cittadini nel medefimo Seminario . In prò*
greffo di tempo riconofcendofiy che la compra fatta del Moniflero
di S. Elifabetta era luogo troppo rifiretto per il comodo di buon
numero di Alunni y e di Connàittori della Ctttày e Diocefiy e de*
Soprafianti al Luogo fio , fu neceffario con altre compre di Cafe
de* particolari dilatare iifitOy come di fatti fi e dilatato y e
queSlo tutto ridotto in buon ordine negli anni addietro y ora
il Seminario rimane per ogni parte ifolato y capace a ricevere
più che fufficiente numero di Gioi;ani . Sopra la porta priu^
cipale di effo fi legge la feguente Ifcriziane .
OPTIMO SAPIENTISSIMOQ^ IGVVINORVM EPO
JACOBO CINGARO
QVOD EJVS AVSPICIIS SEMINARIVM HOC
IN AMPLIOREM FORMAM REDACTVM SIT
OCTAVIVS CAN. ANGELINIVS
SEMINARII EJVSDEM MODERATOR
P. C
AN, A CHr! n/ MDCCLVL
Abbiamo fino ad óra fatto parola de* Spedali , de^ Coie^
nsittt y co fé tutte dimoftranti la pietà degli Eugubini ; ora ^vo^
glio
ii^ì Corùuio Baroflcioi Hot pub* di Gubbio te ne rogò li 7. Luglio s^^ v
glio far minzione di altra fabbrica , che fa ornato alla Cit^
tày e reca divertimento , quaV è quella del Teatro defiinato,
non 5 com' erano gli antichi , fer raffrefentarvijt da' Mimi azio^
ni laide , e ofcene , ma fer metter in wijla i fatti commende^
n)oli d* Uomini faggi y e le imprefe de* primi Eroi regijlrate nel*
le Storie . A tal fine adunque fu dato mano a quefto Teatro dì
Gubbio fin dall' anno 1727, ed è riufcito affai wago^ ricco di
frofceni , e di froffetti in buon numero , ffa%tofo in fé mede*
fimo , e ornato di buone dorature . Quattro fono gli ordini de*
fuoi C afini , 0 Talchi , che formano un femicircolo , tutti lavo*
rati di legno y e ogni ordine ne contiene XVII. ; è di tal gran^
dez%a ognuno di effty che comodamente vi poffono Bare ottOy
e dieci ferfone , e tutte vedere il Teatro . La Platea è a prò*
porzione del Teatro mede fimo , e perciò vafla , e comoda • So*
pra vi è una ben intefa foffitta dipinta ^ attorno a cui vi
fono grand' occhi , che formano ornamento al cornicione , e fer*
ve per un quint' ordine di Palchi. Architetto^ e Pittore prin*
cipale del mede fimo fu Maurizio Lottici ^ e V altro Giovanni
Mattioli ambidue di Parma ^ Uomini in quefto genere chiarif*
fimi nella Lombardia , e in altre Provincie . La fpefa di queft
Opera non fu certamente tenue , oltrepaffando t fette , e otto
mtla Scudi , fenza però un menomo aggravio della Plebe , 0
della Città , concioffìachè tutto fu fatto coi denaro delle par*
ticolari famiglie Nobili , e di queffe quelle foltanto , che voi*
lero volontariamente contribuire-^ e avervi il loro Palco prò*
prio , le quali furono quaranta:. ( Ve da fi la Pianta al num. 1 2 ) •
In un Cartellone , che ferve di ornato alV Architrave del Prof*
petto d^ avanti al Teatro ^ fi vede queft' Ifcrizione ^
SOLFDAR VTILITATI PRIVATAE DELECTATIONI
AVSPICnS FRBDERICI LAN TII PRINCIPIS OPTIMI
MAVRITIOLOCTICO PARMENSI PICTORE ET ARCHITECTO
CONSTRVGTVM ANNO CIODCCXXVIL
Coi dr fopra enunciati documenti fembrami aver fujficien*
temente dimoftrato V antichità di Gubbio , e col ragguaglio data
della Bruttura delle fue fabbriche , più che abbaftanza fatto
€onofcere effer ella una Città non inferiore all' altre di quaì*
che merito , che annoveri /* Italia • Ma tutto quefto ha luo*
gp ^ dirà tal* uno > Jter metter in viffa il fuo materiale; e ne*
cejfa^
43?^ Appendice .
cejfario adunane , fer renderla pù chiara ^ che Jì accenni aU
meno in qualche farte il fuo formale , e così render compiuta
la fua defcrizione . Non a;' ha dubbio , che il formale dt una
Città 'venga coftituito da* Cittadini medejtmi , che la comfon^
gono y e quejli tanto più fono in maggior numero Per la qua^
lità de* loro nobili natali , pr la loro buona coltura , fer i
fogge t ti y che in loro hanno fiorito nelle lettere ^ ne II* armi^
nelle dignità , e ne* rile^vanti carichi , in cui Jt fono impiegati y
e tanto maggiormente *vien nobilitata la Patria loro • A trof^
fo gran cimento mi efforrei ^ fé in ogni fua parte allegar i;o-
lef]^ i documenti y e. aef criniere ad uno ad uno i Cittadini ^ che
hanno refo , e rendono nobile , qualificata , e diflint a per pik
fecoli quefla Città , e con pochi fogli non potrehbeji ciò efegui^
réy ma parecchi wolumi richiederebbonji per tanta imprefa , il
che troppo mi dcviarebbe dalla laconica defcrizione , che mi
fon prefiffo . Ter la qual cofa mi rifiringerò unicamente a fa^
re un Catalogo delie pure famiglie nobili , che compongono
quefia Città con alcuni particolari Soggetti , che da effe fono
germogliati y e Jtmilmente a fare un novero di quelle famiglia
nobili dell* altre Città d' Italia , le quali Ji gloriano d* amer
a^uto l* origine da Gubbio , o hanno ^voluto , per maggiormen-'
te render fi chiare y effer aggregate fra le prtmarie y e nobili
della medefima . Da quefl* ultime adunque incominciando y dirò .
!• Abati Olivieri , famiglia nobile di Te faro . Il Sig* An^
nibale degli Abati Olivieri y Uomo chiarìffimo nella Letteraria
Repubblica per l* erudite y e copiofe Opere date alla luce , ot^
tenne d* effer aggregato fra i Nobili di Gubbio y e V anno 1735
wenne ad efercttare V onore^vole impiego di Gonfaloniere di
Ciuflizia per un bimeffre , come folito .
2. Accoramboni , y4i»/g^//i^ nobile Romana y eSpoletìna^
trae l* origine antichi fftma da Gubbio , e folo nel f ecolo XVI.
fpatriò la fua Caja in Roma Claudio Tadre di Vittoria Acco^
ramboni Spofa dt Francefco Peretti Nipote ex Fratre di Papa
Siflo V. y paffuta pofcia alle feconde nozze con Paolo Giordano
Orfini Duca di Bracciano . Oltre moltifftmi Uomini illuflri ,
che hanno fiorito in quefla Cafa y in queflo fecolo ha dato al
Mondo il Cardinale Giufeppe Accoramloni Vefconjo di Frafcati
tolto di ^ita alli zi di Marzo dell* anno 1747.
^ )
43^ ^mmMit
\
r
Appbmdicb* 4JP
3. A Imenei Cónte ^ nobile Tef are fé ^ rìconofce il fuo effe^
te quefia famiglia da Guhhio y ancora ha Cafa in Cina , e
Foffefftoni nel fuo Territorio 4
4. Antonelli , famiglia primaria delta Vergola , e nobile
di Sinigaglia , ha la fua difcendenza da Gubbio . MeW anno
1250 Antonello Signore del Cafiello di Santa Colomba , e fuo
Difiretto 'vende il fuo Feudo al Comutie della Vergola , on)e
•va ad abitare , partendoj! da Gubbio con altri nobili ^er fo^
polare quella nuonut Colonia degli Eugubini . V anno 1 769
quefla famiglia fu reintegrata di tutti gli onori , e gradi dalla
Città di Gubbio , che godono gli altri nobili . Gli Bini Cardia
nali Niccolò Antonelli Segretario de* Brevi di Tapa Clemen^
te XI IL y e Leonardo di lui Nipote fono glorio^ g^^^oglj
di quefi' antica , e nobtl Cafa .
5. Baldaflìni , famiglia nobile di f efaro , e di Sinigaglia y
ha la fua origine da Gubbio , e per nobile , e patrizia è fiata
fempre riconofciuta 3 onde <v* ha efercitato le prime cariche di
Gonfaloniere di Giujlizia cioè , e di Contejlabile . Gode i ti^^
toli di Marchefe fette Cafielìi , e di Conte di Polino .
6. Borromei Conti , famiglia nobilif/tma di Milano , atti
14 di Giugno 141 1 per rogito di Filippo di Mattiolo di Co^
taduccio pubblico Notajo di Gubbio apparifce una comparfa
fatta dal NobiV Uomo Paolo Borromeo di Milano , con cui
domanda alli Nobili Signori Gonfaloniere , e Confoli la Citta-*
dinanza di Gubbio , e da' medejims gli ^ien conceduta ; per la
qual cofa lo flemma gentilizio di quefP lilma Cafa fu inferita
cogl' altri de' Nobili y e de' Cittadini di Gubbio.
7^ Berardi Conti y famiglia nobile di Cagli . Il Conte An^*
ionio Francefco , Cavaliere Budiofifftmo delle belle arti y e in
particolare dell' Architettura , ejfendofl congiunto in matrimo*
nio colla nobile Donzella Terefa di Flaminio Marioni di Gub*
bio y e ^edendoji ftabilire la fua Cafa coWa'ver ricevuto dalla
fuddetta un figlio mafchio ^ domanad di ejfere annoverata: la
fua Cafa fra le nobili di Gubbio , e atte fi i meriti di effa ,
e i pregi di lui perfonali y gli fu cortefemente accordata fino
dall' anno 1717.
8, Bovetrtìlì y famiglia nòbile di Cbiufiy quefla riconófce:
la fua origine da Gubbio , e tro'vo in una pergamena fegnata
lett^
440 AFPBNDICVf
Uìt^ A dell' Archivio Armanno , che a^ 5 dì Diceftthre 1231
Guido Bo^arelli era fodeftà di Gubbio . Ne' libri decretati di
Todi è regiflrato : Anno 1611. Magnificus, & Excellentif-
fimus I. U. D. Jofeph Bovarellus de Eugubio Gap, Jufti-
tise Tuderti;. E in un' altra pergamena del citato Archivio
Armanno dell' anno 1614 nel mazzo fegnato lett. V: Jofeph
Bovarelli de Eugubio fuit bis Prxtor Urbe veteris.
9* Carpegna Conti ^ famiglia nobile Romana , di ^uefla
Hohiliffima famiglia wedaji quanto ho fcritto intorno alla fua
^rigin^ nel primo Tomo di quejl^ Opera Cap* 4 pag. 69 , ^ 70 ;
^de tutt' i privilegi y ed efenzioni ^ che godono le altre fami--
glie nobili , e pofftgde in quejio Territorio molti beni . Uomini
in dignità affai cofpicue fono ufciti da quefla Cafa , e fra gli
altri Pietro Carpegna eletto Vefco^o di Gubbio neW anno idi 8,
poco però governò quefia Cbiefa^ effendo rapito dal Mondo in
età d* anni 40 alli ig Giugno 16^0 ^ a cui fucceffe nel Vefco^
n)ado Ulderico fuo fratello , il qn/tle da Papa Urbano VI IL fu
afe ritto fra Cardinali nel 1^33. E Gafparo di Carpegna figliuo^
lo del Conte Francefco Maria del Conte Orazio da Gubbio y
fu Auditore della Rota Romana y poi Cardinale , e Vicario di
Clemente X.
IO* del Grillo, anche qu>ejld nobile famiglia difcende da
Gubbio y tro^andofene molti antichi documenti ; fé poi^Jta la
medefimu di quella . di Geno'oa non J! può francamente afferi»
re ; è certo però , che lo flemma gentilizio è in tutte le parti
J^mile a quello della famiglia di Genova . Vedajt quanto fcri^
n)e fopra di effa Vincenzo Armanni in una fua lettera inairiz^,
t»Mta a Gio: Nicolò Gwvana. Voi. 3. pag. 431*
II. Guazzugli^ famiglia nobile della Pergola . Il Sig. Gio:
JBattiJla Guazzugli dopo di ejferjt congiunto in matrimonio
eolia nobil Signora Cecilia Andreoli di Gubbio fu aggregato
nel ceto de^ Nobili y ed efercitò le prime cariche onorifiche del^
la Città y cioè quella di Gonfaloniere di Giuffizia per un hi-'
mejlrey e V altra di Conte jlahile per la fefta y e fiera di
S. Ubaldo •
12* Lazzarelli, famiglia nobile dì S. Severino y che effa
fia oriunda di Gubbio non fi mette in dubbio , mentre V infi^
gne Poeta Lodonjico Lazzarslli^ che fioriva neW ann^ ^474>
nel
\
AVPBNDICB. 441
»eì Khro XVI. del f cerna de Faftis Chriftianx Religionis ,
dedicato a Carlo Re di Francia , chiaramente fé ne frotefié^
con queBi lìcrfi.
Me dulcis fateor gcnuit Septempeda Vatcm
Ardua , fed Campii lac mihi terra dedit •
Eugubium genere primordia fecit avito
Depulit at proavos fadio dira meos .
Sufcepit quondam profugos Septempada noftrx
Sufpenta eft, nec adhuc Ancora lafta rati.
Lo Stemma gentilizio de* Signori Lazzarelli di S» Severino i
il mede fimo de* Lazzarelli di Gubbio , onde non fi contro'oerte
una tal difcendenza , anzi fi fanno pregio quei di S. Severi^
no di provenire da Gubbio .
ig. Malvada 9 famiglia Senatoria di Bologna^ quefìa pa^
rimente riconofce la fua provenienza da Gubbio , trafpoHata
colà fino dal 1330, e Signori della Serra denominavanfi . Ma
verfo il 1400 N capo leone incominciò a chi amar fi Malvafié
{per un* eredità ottenuta di Maddalena di Giovanni Malva'^
fia da Monte Toh ) dalla Serra , e cosi ha fempre continuata
quefia Cafa a denominarfi fino quafi a noflri giorni . Ora pe^
rò chiamafi col folo nome di Malvafia ^ fi pregiano nulladi^
meno quefti Signori di difcendere da Gubbio ^ e da^ Signori
della Serra (19) .
14, Mancinforti Marchefi ^ famiglia nobile.^ e r agguata
devole di Ancona . Dopo di effere affunto al Trono di quefta
Chic fa Vefcovile Monfignor Fabio Manciforti , // che avvenne
l* anno 1707, tanto egli fi refe benemerito alla Città tutta
per la fua liberalità verfo de* poveri ( che in 14 anni di Vefco^
vado^ oltre l* entrate della fua Chic fa , difpensò loro feudi x6
mila di cafa propria ) , colla dolcezza del fuo governo , 0
coli* altre rare fue doti , che meritarono i fuoi Nipoti di effere
?. //. K k k afcrit-
' ■ ' ' \ ^ ■ Il ' I ■ ^1
(19) Tre fono i Caftelli col diftintivo di Serra nel territorio di Gubbip , cioè
la Serra ài 5. Abondio y di cui fi è fatta menzione in quelf Opera a car. 35* t ©
quefta è vicino al Fiume Sentino $ la feconda è la Serra Brunamontt vicino al
Fiume Chiafcio , la terza è la Serra di Fartuccio vicino al Fiume Afino. In un
antico MS. ove fono notate le memorie delia Famiglia Malvafia , copia di cui è
appreflb di me , leggo : Cum^ue Patri j , (jr ditione Opfidi Serre Jiti non prQcul s
Sentino fulji fuijfent domicilium fuum Bononiam tranftulere : dunque i Signori
della Serra, oggi Malvafia, erano Signori della Serra di S. Abondio, e non dcUa
Serra Bronamome, 0 di Fartucdo» come altri (i credono»
■ *t
442 Appendice,
afcrim fra i Nobili di Gubbio , e qucBi fer dimojlrare il loro
fieno gradimento , 'vollero efercitare le frincifali cariche , che
efercipano gli altri Nobili y cioè di Gonfaloniere di Giufti^ia^
e di Conteftabile .
15. Mofca Mar che fi y famiglia nobile T efare fé ^ il Mar*
chefe Carlo Mofca unitofi in matrimonio colla nobil Giocane
Francefca figlia del Conte Girolamo della Branca di Gubbio ,
e in confeguenza ereditata la metà di quel pingue AJfe , e
adendo comprato un Tala%%o in Gubbio nel Quartiere di San
Tietro ; la Città per i meriti diBinti della di lui famiglia , e
fuoi proprj , sì anche per render fi benemerita appreffo /* Emo
Cardinale Agabito Mofca Zio del prefato AJarchefe Carlo ,
nfolle aggregarlo fra i fuoi Nobili alli 28 di Maggio dell*
anno 1757.
16. Pàffeii y famiglia oggi Tefarefe ^ ma oriunda ^ e Ci^
wica di Gubbio. L* Abate Gio: Battifia Pajferi y Uomo di
quella 'vafia , e profonda erudizione ben nota all' Italia tut^
tay e fuori ancora per V egregie di lui opere date alla luce ,
fra le quali ^arie n)e ne fono , che illufirano Gubbio y Patria
de* fuoi Tredeceffori y bramofo anch' egli di effere a parte di un
tal onore , di ejfere afcritto cioè fra^ Nobili Eugubini , queHi
in benemerenza dell' erudite di lui fatiche , e attefe le rag*
guardcvoli cariche y in cui per più anni lodevolmente erafi
impiegato y benignamente gli accordarono perfonale fino dalli 6
del me fé di Giugno 1750*
17. de' Paoli , la famiglia Paoli è molto antica in Gub-'
Ho y ha goduto , e gode il grado Ci'vico y anche a noflri gior*
ni ha tenuto aperto negozio di mercanzia di lana y de' quai
negozj ve ne fono flati fino a fettunta nello fttffo tempo y e
mediante quefli lanificj la Città era popolata il doppio y e di
'Vantaggio , che non è ora y e i Mercanti che tenevano aperte
quefle fabbriche avevano groffiffimi capitali di centinaia di
migliuja di feudi . I medefimiy fé erano piii fratelli y altri fta^
vano in Gubbio y e uno tn Corfica , perchè colà avevano una
gran rimeffa de* panni y e delle faje di lana , ehe facevano la*
vorare . Non vt è cofa pik probabile di queHa , che anche
qualcuno di cafa Paoli y come principale del negozio fi portaffe
colà per ifmaltìre le fu9 manifatture , poi ivi fi ftabiliffe , ra-
me
ffic an>e^ano fatto altri ^ e quejlo è il ffiùtt^o fer cui altre
generojo Guerriero^ il Generale de' Corji ^ Taf quale de* Paoli ^
Ma fé una tal attinenza non era nota a" Paoli di Gubbio ,
era ben nota a quei di C orfica^ tanto che io o t^ anni fa in
circa , dofo di a'vere pii^ 'volte Pafquale fcritto in Gubbio a i
Paoli y riconofcendoli venire da un fangue mede fimo , pafsò firn
oltre ancora , richiedendo loro un figlio , non adendo egli fuc^
cefftone ; ma la fortuna ^olle , che di due fratelli Paoli di óub^
Ho y uno che chiama^afi Lorenzo non awe'va che una femmi*
na y e V altro , cV era Prancefco , non a^e^a che un folo maf*
chio y e queflo quafi fanciullo ; quindi a^vvenne , che non fo*
tetterò confolarlo . Queflo General Paoli an^ema un fratello
germano Prete delV Oratorio in Sfoleti , ed effo pure ajferi'va
a'vere la difcendenza da Gubbio . Un* altro forte motin)0^ è queU
lo di ejfere fimile lo flemma del Generale de' Corfiy e de^ Paoli
di Gubbio y cV è la tefla di un Moro fino al collo con benda
bianca in fronte , in campo bianco ; onde con tai fondamenti
chi pud dubitare , che la di lui difcendenza non provenga da
Gubbio ? Per la qual cofa con tutta ragione m\ è paruto con^
n)ene'vole annoverare la Cafa Paoli della Cwfica fra le Mobili
oriunde di Gubbio per ritroiìarfi quefla un figlio , //' qjj^^l^ f^^
le genero fé , ed eroiche di luì azioni fi è refo chiarijjsmo ^ ed
immortale per tutta P Europa .
18. Ranieri Conti y famiglia nobile y e antica di Perugia.
¥ra gli altri feudi y di cui quefla nobil Cafa fu anticamente
Signora y uno è Cì'vitella Ranieri di waffa eflenfione y che tute'
ora gode con titolo di Contea y la quale rimane nel diflretto
di Gubbio : forfè per queflo motivo , 0 per le flrette attinen^
ze y che a've^va colle famiglie primarie di quefla Città , // CoH^
te Tancredi Ranieri richiefe la Nobiltà ai Gubbio y e gli fn
immantinente accordata fotto il primo di Gennajo 1530 com^
è regiflrato ne* Libri delle Riforme pag. 1 4 tergo .
19. Spada Conti y e Marche fi y famiglia nobile propagata
in n)arie principali Città d' Italia , tn Roma , in Bologna y in
Spoleti^ tn Faenza^ in Terni y e in Lucca ^ ma la loro origine
iLlk % tutte
444 Appbndicb.
tutte quefte famiglie la riconofcono da Gubbio : oltre i noftri
Serittori ^ me ne ajftcura Monfig. Guarnacci (20) appoggiato
neW autorità del Vadingo (21). / fiemmi dì quefte Cafe cer^
tamente 'variano , conciojpachè quelli , che tron)anJi in Gubbio
hanno una ffada con due ftelle ^ quello di Lucca contiene due
ffade incrociate , e quel di Roma tre con tre gigli , tutti feri
contengono nel campo azzurro , e nelle fpade , ficchè la 'va*
rietà di effl è accidentale , e quei Signori medejimi nel dinji*
derji l' avranno procurata per diBinguere una famiglia dall*
altra . Da q^effa nobil Cafa fono ufciti alla luce ^arj Uomi-'
ni infigni , ma in ifpecie nelle Dignità Eccleftaftiche , come fu
Bernardino Spada Cardinale ^ creatura di Urbano VlII.y Fa-'
hrizio Cardinale VefcoDO di Taleftrina , e Legato di Urbino ,
creatura di Clemente X.y e Orazio Filippo Cardinale y e poi
Vefcovo di Lucca , creatura di Clemente XL
2o, Ubaldini Conti ^ quefta nobili ffima famiglia ^ Signora
di più feudi y e in particolare de* C afte Ili della Carda , di Pe^
eorari ^ di Apecchie (ffc. con i loro rifpetti^i Territorj , è ftata
fempre eonfiderata per famiglia di Gubbio , benché abbia fpa*
triato y ed effa ft . è gloriata di a^er per Patria la Città di
Gubbio. Vedafi quanto della medejtma ne dice Vincenzo Ar^
manni nelle fue lettere , ed io nel corpo della prefente Opera ,
$d in ifpeeie a car^ 53. 141. i^g. 260. 287. tom. L
Altre molte di quefte famiglie w fono , quali tutte tra^
iafcio per brevità , haftando le mento'vate per far conofcere in
eoe ftima fia la Nobiltà di Gubbio , e pafferò a fare un* Elen^
€0 di quelle , che ora nella Città fiorlfcono , riportando ancV
effe per ordine alfabetico , e con defcrizione rtftrettiffima per
togliere n)ia ogni fofpetto di parzialità , 0 pafftone più per
mnay che per le altre.
1. Andreoli Con ventini , così detta per effer re ftata
0rede della nobil famiglia Cowventini coli' obbligo di dover il
primogenito ehiamarft di tal cognome .
2. Andreoli Titi ^ nel Quartiero di S. Giuliano •
3. Andreoli Titi, nel Quartiero di S. Andrea.
4. Andreoli , nel Quartiero di S. Martino .
Tutti
•»
(to) Vitx, & Res gefbe Pontific. Card. &c; In vita Card. Fabriùi Spadae^
(ài) In AnnaL Fratr. Min» Toou !• pag» S9* 8x. & 143*
Appbnoics. 447
Tutte quefte quattro famiglie tengono da uno ftejfo fttfìte ,
e fono molto antiche ^ e nobili ; anche la quinta w era con
titolo di Conte y ejlinta in queffo fecolo^ di cui ne fono ri^
ma/li eredi i Signori Piccar di , e tutti alzano la Jlefs^ arme .
Hanno a^uto Uomini illuflri in buon numero tanto nel mili*
tare , che nelle lettere , fra' quali fono il Conte Gio: F rane e f co
Andreoli Go'vernatore di Piacenza y e P re fidente del Configlio
del Duca di Parma , Conte di Ri'vejfo y a cui fcri^ve fin lette^
re Vincenzo Armanni , Mattia Andreoli Captano ^ e Sergente
Maggiore delle Milizie Pontificie nel 1661 ^ e Antonio An^
dreoli Cavaliere di Giuffizia , e Commendatore dell' Ordine di
S. Stefano , tolto dal Mondo tre anni fono .
5. Andreoli al Corfo, famiglia nobile 'venuta da Pawia
in Gubbio P anno 1498. Vedafi quanto di effa lode*volmente
ne farla /* Ab. Gio: Battifia Pajferi neW Ifioria delle Pitture
in Majolica. Caf. X.
6. Antonucci, famiglia illuflrcy e antica y è fiata per
lungo tempo nel numero de' Cittadini f rimar jy inalzata fojcia
negli anni addietro al grado di Nobile • Ubaldo Antonio di
quefla Cafa è Capitano delle Milizie a piedi di N. S.
7. Armanni 9 famiglia nobile j e antica ^ che ha prodotto
Uomini illufiri in lettere , e apparentata colle primarie Cafe di
Gubbio . Giacomo Armanni Religiofo dell' Ordine^ de' Predicato*
ri y che fiorin>a nel igii» fcrtjfe \ De Nobilitate Hominis;
il Codice di queff Opera rimane MS. nella Libreria de' Duchi
d'Urbino. Altro Giacomo Armanni ^ che fiori^va nel 1402^
fcriffe : Opes de Aftris y e fu eccellente Matematico . Di Un*
eenzo Armanni non faccio parola , perchè parlano per ejfa Ir
tante Opere da lui date alla lucey e la Città tutta gli tefià
molto tenuta per il fuo eopiofijfimo Archivio labiato per eo^
modo pubblico.
8. Btccoìì y famiglia antica^ e nobile^ eftinta ne* Mafcbj
in quefio f ecolo y fufftfle perà nelle Femmine. ISLeW oeeafioncp >• 1- ^* %«u
ehe Girolama figlia di Guid' Antonio Beccoli marita Anna fué ^■^*' ^ *
Nipote ex Sorore y a cui lafciS tutta la fua eredita ^ con U Cf^o Z//^*^*^
Marche fé Girolamo Antinori di Perula > ne* capitoli matrimo^ M ^JÌ^^JIÌ
niali uno fu quello y che un fecondo genito da uafcere y don^Jpe ^^||
chiamarfi di Cafa Beccoli ^ r cosi mantenert i» piedi lafà^
44^ Appendice •
m iglia y e fer tal tnoPt^o Ji è fojia in quejlo Elenco la detta
Caja Beccoli.
g. Benamati , Uomini di ^vaglia nella Giurtffrudenza fono
ufcìti da quefla famiglia , come un Confal^o ^ e un Fabrizio ,
Bati Uditori in 'varie Rote , /' ultimo de^ quali fi congiunfe in
matrimonio con Vittoria Ondedei famiglia cofpcua di Pefaro ^
da cui nacque Roberto divenuto Sfofo della nobil Donzella
Cornelia Ondedei Benti'vogli di queBa Città .
10, Beni, nel Quartiero di S. Martino.
11, Beni, nel Quartiero di S. Giuliano.
Quejle due quanto nobili , altrettanto antiche famiglie , men^
gono da uno ftejfo ftìfite , e fono fochi anni , che fi fono di^
nìife ; fono Conti del Feudo di Caffiglione Altebrando , e il
Primogenito ha il governo del mede fimo Feudo • Vedafi quanto
di effa ho detto nel frimo Tomo di quefl' Ofera a car. 1 3 3 , e
nel Tom. 1 a car. 252. 255^ Paolo Beni fu Segretario di Guid^
Ubaldo IL Duca d* Urbino . Neil' anno i6go ebbe in Padova
la condotta della prima Cattedra di belle lettere con fron)n)i^
fione di mille ducati , e lejfe 24 anni , e lafciò molte Ofcre
flambate , degn4 parti di un tani Uomo . Giacomo Beni go^
wernò con fomma ferfonal cura la Chiefa Vefcowle di Fano
dalli 28 Settembre 1733 fino al 1754, // Conte Giufefpe Be^
ni troDafi in Ferrara in qualità di Uditore di, queW Emo Le^
gato , e della Rota ; è molto amato fer la di lui connaturale
integrità .
12, Benveduti , famiglia ragguardevole ^ e antica; di
effa trovo fra gli altri Romano di Berto Benveduti^ Podeftà
di Foligno n€ II* anno 1424; è ben noto agli eruditi ^ che niu^
no poteva in quefti tempi e fer citare le cariche di Podefiày di
Capitano del Popolo , e fimtli ^ fé non era di fcelta nobiltà ;
trovo in oltre Gabriele di Berto Benveduti Vejcovo dì Fojfom^
hrone nei 1434; e trovo finalmente Gio: Antonio Benveduti
i^^V J ' .f Conte ftabile di Gubbio per la fefla , e fiera di S. Ubaldo V an^
/ \ * Jf^ «a 1638. Ora gode quefia famiglia il titolo di Mar chef e di
^•''^^•i4 a,» * Burano per privilegio di Papa Benedetto XIV.
ili^^^^ à ^3* Bifcaccianti della Fonte. -^,^ h r j j t> ^ *^
15. Bifcaccianti Zeccadoro. f Manente.
Appenoicb. 447
Quefta famiglia fino al i58o, o in quel torno ^ era tutta
unita ; ma ficcome ^eni^a a finire la nobil Cafa Zeccadoro
ne* mafchj , rimanendo folo Francefco , Prelato in Roma , e
Lucrezia di lui /ore Ila , quefta fi firinfe con 'vincolo matri^
moniale con Scipione Bifcaccianti fratello di Luigi , il quale
mediante quefto matrimonio ereditò tutto il groffo Affé Zec^
cadoro colV obbligo di dicbiararfi in a'wenire non fià Bifcac^
danti , ma Zeccadoro , come fece . // Marcbefe Orazio di lui
figlio ebbe due Mogli , una fu la ' Baldefcbi ai Perugia , dalla
quale ebbe due figli mafcbj y e l' altra fu la doli di Venezia
ancor 'vi'vente , da cui ebbe altro figlio mafchio ; i due frimt
figli fi Jepararono dall' altro del fecondo letto , e così di una
fol Cafa y cb' era , or fono tre y tutte ^in)endo fe^aratamente .
Dalla Cafa Bifcaccianti della Fonte ufcì Monfignor Aleffan^
dro Prelato , degno Referendario delV una , ^ /' altra Segna^
tura , cbe foi fafsò al Governo di Bene^*ento y e a fiti coffi*
cue dignità farebbe af cefo , fé dalla morte non foffe flato ra*
fito y mentre go'verna^a j;er la S. Sede quello Stato . Tibe^
rio figlio di Luigi fu Ca^valiere di Giuflizia dell* Ordine di
S. Stefano , morto fochi anni fono , ed ora fi fla formando
froceffo fer mettere la Beffa Croce in fetto at^l Marcbefe Lui^
gi juniore di lui Nipote . Della Cafa Zeccadoro molti 'valent*
Uomini parimente fono 'venuti al Mondo , cioè Monfig. Gio:
Batti ff a y Vefco^vo di Fojfombrone , fiorito^ nel fecolo fcorfa , e
r accennato Monfig. Francefcoy Segretario delle lettere latint
ad Privcipes di Papa Clemente XL , cbe a pofli maggiori fa^
rebbe flato certamente inalzato y fé non gli foffe accaduto il
cafo atroce y che pud Icggerfi nel Tom. i delle Notizie Iffori^
che degli Arcadi morti y pubblicate dal Crefcimbeni .
i6. Bifcaccianti Fonti, quefla famiglia era un ramo
della di fopra riferita ; Guid* Ubaldo ultimo fecolare di quc*
Ba Cafa , che per la fua fa^viezza y e prudenza era flimato
molto y fu eletto Priore di queflo Spedai grande , e fopraffe^
den)a agli affari pubblici , (posò una Buoncompagni ai Roma ,
da cui non ebbe che una femmina , ed il Paure y e la figlia
effe n do paffuti ali* altra wita y queffa Cafa wa a finire , r/- •
munendo ora un' unico fuo fratello Canontco di quefla Cattc^
drale y e la Vedova Bomcompagni^
»7-
44^ A?PBHDICIt
17. Chiocci. Due erano le famiglie ^ tV erané in Guh^
bio fotta queSlo C afato nel fecola fcorfo ^ una col titolo di
Conte y che fi ejlinfe y e l' altra nò ; ambiane fer altro anti^
ebe y e nobili fro'venienti dal medefimo flifite y come rile^afi
da una fentenza del Luogotenente di quel temfo emanata
tontradicente f arte fino dal 1578 nella caufa y che tanto fi
eontro'verte'va . Dalla medefima , cbe ora fujfifie y n^ è ^venuto
Domenico Cbiocci , cbe ha fiorito in Giuriffrudenza y il quale
fi Jlrinfe in matrimonio con la Conteffa Elifabetta Ti ti Fiumi
di Città di Cajlello di fcelta nobiltà y da cui tennero fra gli
altri figli Giufeffe , il quale ^veSlito P abito reltgiofo della
riffettabile Congregazione Oli'vetana , af profittato fi malto ne*
ftudj y e in iffecie nelle Matematiche y ha meritato di effere
Abate di Governo di queffo Moni ff ero y e infieme Vifitatore ^
i8. Fabiani Cavaliere.
ip. Fabiani in Piazza di S* Antonio •
20. Fabiani a S. Maria de' Serw .
21. Fabiani 'vicino a Piazza grande 0
22. Fabiani Conte.
Famiglie nobili , che nel principia del fecolo fcorfo forma^
'vano una famiglia fola y ma ^erfo il 1625 fé far aronfi fra di
lora y e fi di^vifero un Captale di fofra trecento mila feudi y
facendo ognuna di effe nobili parentadi , due con due Sorelle
Cuffìs y famiglia molto caffìcua di Fano ; una colla Cafa Pai*
ma di Urbino , e colla Gonfaloniere di Èecanati , altra colla
Laurenti di Todi , e altra finalmente colla Fichi della Città
del Borgo S. Sepolcro , e colla Romani di Sfoleti • Una di
quefte Cafe ha la Croce dell" Ordine di S. Stefano in Cafa
eolla fua Commenda , e una ha il titolo di Conte .
23. Falcucci Conti di Pietra Gialla y famiglia molto no*
bile y e antica y che ha prodotti Uomini di flima , come un Vin*
cenzo di Ubaldo Antonto Falcucci Podeftà di Pa'viay Vicario
Generale della Repubblica di Genova y e Senator di Milano
al temfo di Pafa Pio IV. , un' Ubaldo Ambafciatore del Du*
ea Francefco Maria della Ro'vere a Venezia y e un Monfignor
Francefco Maria Vefconfo di CaHi nìiffuto nel fecola fcorfo .
24. Franciarini y Uomini di fammo credito nella^Giurif
prudenza ha germogliato queffa Cafa , come un Marcello Se-
niore y
Appendice. 449
nìore , ftato anche Toeta , di cui il Crefcintheni diede alle ftarn^
p il rijiretto della Vita nella Storia della Volgar Toejia; e
Marcello Giuniore , che oltre l' ejfere flato Giureconfulto , ed
a'ver efercitate 'varie cariche onorevoli nella Legazione di UrhtnQ
fu anche Antiquario di credito affrejfo gli Eruditi ; quep diede
alla luce nel Tomo VII. degli Ofufcoli del P. Calogerà una
lunga dijfertazioney che torta il titolo : V antica Città d' Igu-
vio , oggi Gubbio nelr Umbria nominata da Strabone , e
Tolomeo nelle loro Geografie • Operetta molto lodata da*
primi Scrittori in quefte materie .
25. Gabrielli, Conti di Baccarefca y e Coraduccio ^ fa-
miglia antichijftma , e fer nobiltà non inferiore a qualunque
altra nobile d' Italia . Uomini in ogni genere illuflri ha dato
al Mondo in Santità , in dignità Eccleflaftiche , in Arme , e in
Lettere . Vedafi di queSla Cafa quanto ffarfamente ne ho det-
to in tutta V Opra pefente ; quefta vero è eftinta ne" mafchj
in Gubbio , e rimane al fecolo una femmina maritata nella
nobil Cafa Vicentini di Rieti. In Avignone ve n' è un ramo
partito da Gubbio , e portatofi colà verfo il principio del fe-
colo fcorfo . Chi defidera aver maggior conte%%a di effa fami-
glia veda Francefco Sanfovino neW Opera dell" Origine , e de*
Tatti illuflri delle Cafe d' Italia dalla pag. 369 fino a 378,
è in tutto è verace , fuorché in quanto dice della fua origi^
ne ) in cui vi è mifchiato del favolofo •
26. Galeotti, Marchefe di S. Cipriano.
27. Galeotti in Corte.
28. Galeotti al Corfo .
29. Galeotti al Vefcovado .
La famiglia Galeotti trae P origine da Orvieto , e verfo il
principio del decimofeflo fecolo fé ne venne in Gubbio con pm^
gui averi. Il noflro Duca d'Urbino Francefco Maria IL fece
capitale di queBa famiglia , e coflituì fuo Zecchiere Filippo ,
come abbiamo veduto neW Opera , nel di cui onorevole impie-
go continuò egli fino alla morte del detto Duca . faolo Emi-
lio di lui figlio fu declinato Zecchiere fontificio da Papa In-
nocenzo X* j e i di lui Succejfori hanno continuato a batter
moneta fino a noBri giorni . Il detto faolo Emilio ebbe due
figlia Michel' Angelo ^ e Antonio ; quefli divifero- fra di loro y
F.IL Lll e fé-
450 Appendich^
^ fecero due Cafe • Da Michel Angelo , che tìmafe Zecchiere ,
ite 'venne Gio: Brancefco dichiarato Marchefe di S. Cipriano
ex fri'vilegio da Benedetto XIV. ^ dal Marchefe Gio: Fran^
cefco n* è tenuto Galeotto fatto Cameriere d' onore di Sfada^
e Gaffa di Clemente XIV. felicemente regnante . Da Antonio
fte tennero Filippo , che prefe in Enfiteufi quefta Corte Duca^
le , la qual Cafa fi è e flint a ne* mafchj , Giufeppe , di cui ri-'
mane una fola femmina , e Nicola flato al fer^izio^ nelle trup^
fé di S. M. Criflianifftma ^ e in tal forma di una fola Cafa
fé ne fono diramate quattro^ , e tutte aizzano lo fleffo flemma .
30. Giordani ael Quartiere di S. Martino •
31. Giordani del Quartiere di S. Giuliano.
' Famiglia oriunda di Roma ^ Benedetto Giordani PatrizÌ9
Romano , e celebre Giureconfulto , dopo a^er occupate n)arte
Rote fé ne 'venne in Gubbio per a^er a^vuta la metà dell*
eredità della Cafa Steuchi , d* onde n è ufcito r egregio Ago^
flino Steuchi Vefcon)o di Chifamo , e Bibliotecario Apoflolico ,
detto comunemente r Eugubino , chiarifftmo Scrittore . Da Be*
nedetto ne ^venne Annibale , che fi flrinfe in matrimonio con
Terefa figlia del Barone d' Ifengard di Magonz>a fermato in
Genorva • Da Annibale nacque Benedetto , che fi unì con Eli^
fabetta Patrizj nobile di Perugia. U altra Famiglia Giorda*
ni fi 'vuole che fia un ramo della fopr addetta , altri però ^vo^
gliono y che difcenda da Pefaro . Francefco Giordani Jporà Ca*
ferina figlia del Capitano Filippo Niflerni di Todi , famiglia
di ftima . Il predetto Francefco fu aggregato a quefia nobiltà
alli 22 di Novembre de IV anno 1741. Lo flemma di quefte
due famiglie è confimi le in tutte le fue parti .-
32. Manentoli , famiglia in cui hanno fiorito Uomini nella
Giurifprudenza , e nelle belle lettere , ora fiorifce Giovanni y
€ llarione , il primo Capitano delle Corazze Pontificie , in Guh*
Ho ^i've ftretto congiunto colla Conteff a Colomba Falcucci ^
famiglia di cui fopr a fi è fatta menzione ; e V altro è ali*
attuale fer'vizio di Soldato della guardia del corpo di Sai
Maejlà del Re delle due Sicilie .
33. Marini y famiglia in cui in quefto fé colo ha fiorito
V Abate Giufeppe Marini y il quale dopo di an>ere fernjito ^a^
rj Emi Cardinali Vefco'vi in qualità di Vicario Generale con
fom^
Appendici. 451
fomma lode , fafsò in Malta col carattere di Uditore di Moh^
Jtgnor Tao lo PaJ/ìonei Inquijttore in queW Ifola . Ora fior if ce
Michel Angelo^ che ffosò una Panfilj ^ e Muzio Cavaliere
della Sagra Religione di Malta.
34. Marioni del Quartiere di S. Martino .
35. Marioni del Quartiere di S. Andrea.
Dopo la Cafa GahrieUi non w è in Gubbio la pk antica
famiglia nobile della Marioni . Della frima Cafa qui notata^
e dell* altra ejlinta di Flaminio , di -cui fi è fatta menzione
nella famiglia Berardiy fono ufciti Uomini in dignità cofpicue^
e di gran walore ^ come un Odoberto Arci<vefco'vo di Milano
nel 81 5 ; un Gherardo Cardinale Legato di Romagna nel 1 147 ,
ambidue ricordati dal Sanfo^ino^ e dall' Armanni ; un T tetro
Vefco'vo di Felefo mi 1661; un Capitano Giulio Marioni Aju*
tante Generale del Sermo Duca dt Tarma ; un Camillo di
Flaminio Marioni Coloffnello nel 1^50, e altri moltif/imi de*
tempi piti antichi , / nomi de* quali , e le rifpetti^ve cariche
efercitate poffono ^ederfi nell* Opere dei due fopraccennati
Scrittori . V altra Cafa qui notata del Quartiere di S. An^
drea fi 'vuole che difcenda dal mede fimo ftipite , e per taU
'viene riconofciuta , alzando lo fteffo flemma degV altri . Dcv^
qui a'wertire il Lettore , che /' origine di quefla famiglia ri'*'
portata dal Sanfo^vino è al pari dell* altra Gabrielli mifchia*
ta col fa'volofo , ^verace però nel rimanente .
35. Maflarelli , /^i»/g//4 antica^ e fino dal 1341 inco*
mincianfi a tro'vare in quefl' Archivio fegreto le memorie degìH
impieghi onorevoli e f erettati da* Mafjarelli . Dopo il 1400 ha
qnafi fempre contratti nobili matrimonj con 'varie famiglie
ragguardcwoli di quefla Città ^ con i Conti Gabrielli^ con i
Marioni , con i Mengacci , con i Menghi iffc , e Vincenza
Majfarelli nel fine del fé colo decimofefto fu maritata con Bo^
n avventura Fauni ^ Cafa flimata molto per wver prodotti Uo^
mini infigniy cioè Bona'ventura Seniore ^ prima Generale dell*
Ordine de* Minori ^ poi Vefco'vo di Aqui nel i^/^g. Pietro fuo
Nipote fimilmentc Vefco'vo di Aqui , poi traslato alla Chefa
di Vigevano , il quale fu ancora Cotifigltere fegreto di Filip^
pò IL Re di Spagna , Senator di Milatzo , Conte , e Principe,
dell' Imperio y Ambaf datore per l* Imperatore Mafftmiliano .
LU 2 37*
4S2 Appendice •
37. Mengazzi , famiglia 'venuta nobile da Urbino fitro
ialV anno 1460 , da cui fono fortiti Guido Capitano Generale
del Conte Guid' Antonio di Monte feltro , come cofla per Iftru^
mento tra Trotocolli della Qu^adra di S. Croce fegnato col mìl'-
le fimo 141 5. J? Zaccaria Mengac ci fu Maggiordomo di Iran^
cefco Maria I. Duca d' Urbino , lo che apparifce da ^arj ÌJlru*
menti ejtflenti in T efaro . Ora 'vi've Oraz^io Mengacci flretto
in matrimonio con Sufanna le Maitre , famiglia nota nella
Storia di Francia^ Dama molto amante delle Lettere y e di
profondo fapere .
^8. Montegranelli , famiglia tenuta dalla Tofcana; le
prime memorie , che io trow pro'venire effa da Gubbio fono nella
Storia di Cagli del Gucci deW anno 1474, in cui Ji legge :
Reggeva la TodeBarìa di Cagli il Nobile M. Giuliano de*
Conti di Montegranello da Gubbio , e ne* rogiti di Gafparo
Gafpari Notajo di Gubbio apparifce un* IJlromento ^ come il
Nobile Cavaliere , e clarifftmo Dottor di Legge Sig. Giuliano
de* Conti di Montegranello Cittadino di Gubbio , fa una per^
muta con Tommafo di Pietro fotto il dì io Giugno 1492»
Nelle Lettere di Vincenzo Armanni tro^o Sebafliano Ca^a*
liere , e Conte figliuolo Ji Giuliano Cavaliere de' Conti di Ro*
mena y e di Montegranello 1497, e in un MS. di Paris Mon^
tanari ejijiente nelV Archivio Armanni leggo , che Orazio Mon^
te granelli da Gubbio Vefcon)o di Poffombrone morì alli 8 Apri^
le 1579. Q^efli l* anno 1577 fu confegrato in Gubbio y alla
qual confegraziove inter'vennero Paolo Mario Vefco^o di Ca*
gliy quello di Città di Cajlelloy e Mariano Sacelli Vefco'vo
di Gubbio . Da quejie fuccinte notizie delle molte , che potrei
riferire , rile^aji effer quefla Cafa antica , e nobile da più
fecoli .
39. Nuti al Vef colato .
40. Nuti al Corfo.
Quefle due nobili Cafe per tutto il fecolo de cimo quinto y e
forfè anche nel principio del decimofeBo , erano unite injteme ,
€ non wi è dubbio che fieno di una jleffa Jlirpe . Dalla mede*
fima , eh* è meramente antica , fono provenuti Uomini onora*
ti i e di non ofcuro nome nelle Armi . Nuto di Bonhora Nuti
^ignare dell* Ifola , fu uno de' 20 Nobili di Gubbio , che paf
faro*
fanno l* anno tipo a militare contro gV Infedeli in qualità
di Captano nell* Efercito del Re di Francia . Nel 1 5 7 1 nji^
n)e^a Afcanio di Bernardino di Pier Andrea Muti neW ono^
rcvol imfiego di Colonnello ; e di quejli due riferiti me ne affi'»
cura Vincenzo Armanni nelle fue lettere . Sebafliano Nuti la
tro'vo Capitano , che comandala con altri 1 3 Capitani di di*
werfe Città dell* Umbria fotto il comando d* Alfonfo d* An)a*
los \ fratello del Mar che fé del Guajlo nella Sa^voja , per at^
telato di Cefare Campana nelle Storie del Mondo . Tirro
Nuti fu Rejtdente in Roma per Francefco Maria IL Duca
d* Urbino , come altrove ho notato . Filippo di Vincenzo Nuti
pochi anni fono , paffato all' altra njita , era condecorato della
Croce dell* Ordine de* Santi Maurizio , e Lazzaro .
41. Ondedei Bentivogli Barzi , Conti di Coccorano^^
42. Ondedei a S. Croce.
Le prime notizie , che Jt abbiano di quefta Cafa non fono
prima del 13 84, In queji' anno y in cui il Conte Antonio di
Monte feltro prefe poffeffo della Città di Gubbio'^ con fua let^
tera ordina a cinque famiglie principali , che fi prefentino a
lui per poter efercitare il Confolato , tra quali uno^ è Gio^van^
ni Ondedei . Due fratelli figlt di Gio: Battiffa Ondedei , cioè
Onde dio , e Bongto fi din)ifero fra di loro alti 17//' Agofta
del 1560 , e mediante quefta di'vifionc fé ne fecero due di una
fola Cafa , eh* era . Net 1650 Ondedeo , proveniente da On^
dedio , Ondedei fposò Girolama Benti'vogli , ereditò il pingue
Affé di quella Cafa Bentivogli coli* obbligo di prendere il co^
gnome della fua Spofa . Giufeppe Ondedei Bentivogli fi unì in
matrimonio colla Conte ffa Violante della Branca Barzi , la
quale unitamente colla di lei Sorella Conteffa Francefca , che
l* abbiamo veduta maritata in Cafa Mofca , reftarono Eredi
di tutta r eredità Branca , e per confeguenza anche del feudo
di Coccorano . I Conti Branchi erano reflati eredi delV unti*
ca ^ e nobil Cafa Barzi coir obbligo anch* effi di chiamarfi Bar^
zi y ónde per quefli motivi ora la Cafa Ondedei della Piaz^
%a di S. Lorenzo chiamafi Bentivogli Barzi Conti di Cocco*
rano • Dall* altro figlio di Gio: Batti ffa , cioè da Bongio ne
derivò l* altra Cafa Ondedei vicino a S. Croce , d* onde n* è
^fcito Gian Vincenzo celebre Giureconfulto ^ di cui ne rimanj
gon9
X
y
454 Appbhdicb.
gono due Volum in foglio di Configli molto accreditati , r pr-^
ciò più 'volte tornati alla luce /otto ^arj Torcbj , e quefti fi
crede ejfere fiato lo flifite dell' altro ramo di quefta Cafa , che
efifie^a in Perugia , /' ultima Superfiite del quale firinfe ma^
trimonio col Duca di Caferta ; n' è ufcito parimente Orazio
Vefco'vo d* Urbania , e di S. Angelo in Vado dichiarato da
Fapa Innocenzo XI. l'anno 1684»
43. Panfilj . Qu^eBa nobili jfima famiglia ^ quantunque n)en^
ga uni'verfalmente confiderata per Romana , la fua origine la
riconofce da Gubbio , lo che ajferifcono non folo i nofiri Scrit^
tori , ma comunemente anche gli Efieri , e folamente cariano
fra di loro nello fi ahi lire quando il ramo di Cafa Panfilj di
Gubbio fi piantale in Roma ; in pro'va di che , tralafciando
il fentimento di altri Autori , mi contenterò di riferire foltan^
to ciò ^ che ne dice Monfignor Battaglini nel Tom. L degli
Annali del Sacerdozio , e dell' Imperio : ferine quefli , che nell^
anno 1604 Clemente VI IL dichiarò Cardinale del tit. di *$*• Bia^
gio dell'Anello Girolamo Panfilj figliuolo di Benedetto No*
bile Romano 9 benché oriundo della Città di Gubbio .
Quefia famìglia dunque , benché efiinta in Roma , in Gubbio
ancora fiorifce : Papa Innocenzo X. , r tutti della di lui famt*
glia fino all' ultimo Superfiite hanno riconofciuto per loro Con^
giunti y e pro'venienti da un me de fimo fiiptte i Panfilj di que^
fia Città , e quefio folo mi contenterò di dire , per fare un giu^
fio encomio a quefia nobile , e antica Cafa di Gubbio .
44. Pecci . Al pari dell' altre di fopra riferite , rifplendt
in nobiltà la famiglia Pecci antica^ di Gubbio , trombandone io
le memorie fino dal 1254, Andrea di Marino Pecci fu Gonfa^
hniere di Giufiizia ne' me fi di Gennajo ^ e Febbrajo del 143 g»
Di Guido Pecci n)edafi co fa ho detto nel L Tomo alla p. 220%
Lodo'vico Pecci fu Capitano di una Compagnia d' Infanteria in
tort' Urbano nel 16^2 y dopo Sergente Maggiore di Ferrara^
indi Caffellano della Fortezza di Afcoli , e finalmente CafieU
lano della Fortezza di Perugia , do^e morì nel 1 7 1 3- Andrea
Pecci fu Efente , eh' è lo Beffo , che Colonnello delle Guardie
del Corpo di S. M. Filippo V. Re di Spagna fiorito in queflo^
fé co lo . Ora wi^e Lodo'vico Pecci Signore di gran prudenza ,
e^.faiiiezzut ^ firetto in matrimonio colla Conteffa Anàa Por^
celli
Appbndicb. 455
ielli di Carhonana . Si crede quejia Cafa ftr molti morìw
ejfer la ftejfa - della Cafa Tecei di Siena .
45. Piccardi . Due illuflri Uomini nel militare ^ijfutì
nel fecolo fcorfo mi fi frefentano di quejla nobil Cafa^ un
Carlo Piccardi in qualità di Colonnello ^ che wi^ewa nel 16^0^
un Lodovico Piccardi Colonnello farimente , foi Maejlro di
Camfo y indi Cafiellano della tortezza di Ferrara ^ e finale
mente di Pori Urbano nel 1659, quali da per fé foli nobili^
tano una famiglia : ma non hanno degenerato punto da' loro
Maggiori i Piccardi ora 'vi'ventiy mentre quejli rifiedendo in
Roma y uno y cioè Cefare y è Canonico di' S. Maria in Via la^
ta y e P altro , Ambrogio , è condecorato colla Croce di Giu^
flizia in petto del rifpettabile Ordine de* Santi Maurizio , e
Lazzaro .
46. Pinoli , famiglia antica di quejla Città , tro'vandone
io memoria fino dal 1384. Boemondo Pinoli wien ricordato in
pn Ifiromento rogato da Tadeo Cittadino di Spoleti , e Notajo
del Comune di Gubbio ^ contenente i patti fiipolati tra la Ci t*
tà di Gubbiq , e il Comune di Serulta li 25 Giugno 12 34, Un
Giacomo di Pinolo de* Conti Pinoli in cariche grandi del 1384
è riferito dalV Armanni nel primo Volume delle fue Lettere ,
come pure un Pinolo Pinoli Capitano^ e un Giowanni Pinoli
Sergente Maggiore nel i6^%. Atte fa dunque /' antichità di
quefta Cafa , gli onorevoli impieghi efercitati da* fuoi Prede-'
cejfori , e forfè anche la nobiltà precedentemente goduta , ma
per qualche motivo perduta , ^enne aggregato fra Mobili il
Conte Pietro Pinoli il dì 22, Novembre 1741.
47 Porcelli di Carbonaii a Conti; fra le principali pa^
trizie famiglie di Gubbio ha luogo la prefente , non tanto per
la fua antichità , quanto per gli Uomini grandi ^ che di ejfa
ne fono foniti. Neil* anno ii^i fi trowa dominato Ranuzio
di Porcello affieno e con Pietro de* Medici Tofcano. Nel 129Ó
Arrigo di Porco Guerriere alla difiruzione di Spoleto , e fua
Provincia cffieme con Ugutione , e Tano di Città di Caftello #
Nel 1301 Rodolfo d* Arrigo Guerriere^ e Signore di più Ca^
Selli y e Forti lizj di Regio , Gabiano , e Carhonana. Nel 1351
Porcello d'Arrigo Capitano dei Popolo in Pifa ^ Nel 1478 Por-
cello Podefià di Cagli. Nel 1480 Michel* Angelo di Federica
Guer^
^5^ - APPBNDICfi.
guerriere , t Captano . Mei 1516 Leonardi dì Federico Aiate
Generale di Monte Oli'veto . Nel 1550 Pietro Leone di Mi^
f bel' Angelo Go'vernatore di Todi , e di Terni • Nel 1553 ^^^^
jano , Gentile , e Fabio di Michel' Angelo fratelli Capitam ,
morti nella Guerra di Milano, Nel 1566 Rodolfo di Pier
Leone Por celli di Cajhonana Prelato di Papa Pio V. Nel 1 5 7 1
Raffaello di Pier Leone Governatore delle Fortezze di Bre^
fcia , Pifcbieria , Spinalunga , Legnago , ed Affìdio , Sergente
Maggiore nella Guerra na'vale , Maejiro di Campo nel Regno
di Candia^ e Colonnello ordinario. Nel 1616 Luigi di Raf^
faello Colonnello , Governatore di Legnago , Sopraintendentc
delle Cernide del Regno di Candia , Governatore delle Pia%^
sLe principali di terra y e di mare nel dominio Veneto . Nel 16^6
Raffaello di Luigi Governatore delle Ordinante di GiufHno--
poliy Sapraintendente Generale delle Armi in Wria y degli
Sbarchi in Polejtne , e delle Soldatefche in Suda , e Colonnello
ordinario. Nel 16^0 Aloigi di Raffaello di Luigi di Raffaello
Capitano y e Tenente Colonnello. Nel 1727 Cav. Gentile di
Trajano Alfiere in Francia y Capitano in Roma , e Cajlellano
in Afe oli . Nel 1730 Gian Carlo di Trajano Capitano in Fer-
rara y e nsU' armamento di Comaccbio . Più Uomini illuflri fi
contano di quefla famiglia y che per brevità fi tralafciano .
Sì è fempre in ogni tempo contradditlinta con nobili y e cofpi^
cui Parentadi; fra gli altri nel fecolo decimoquinto fi eflinfc
in quefla Cafa la famiglia degli Alti Signori di Sajfoferrato
in perfona ai Francefca di Francefco degli Alti moglie di Gia^
como-^ Galeotto di Porcello ; e in quefii ultimi tempi la fa^
miglia Raffaela , come al num. 49.
48. Porta. Non fa d' uopo cercar termini y e Soggetti
per dimoflrar la nobiltà y e per illuftrare la Cafa della Por-
ta. Vedafi quanto di effa ho detto alla pag, 319. {ove per
isb aglio dello Stampatore il numero 248 svi notato alla lin.
32 5 deve metter fi alla lin.S)y e 361 del I. Tomo y e alla
pag. 74 del fecondo . Ora dirò folo , che i Conti della Porta
fono di famiglia antica y e nobile prima di Novara , poi paffa^
ta in Modena y in Gubbio verfo il 1530, e hanno dato al Mon^
do due infigni Porporati y che fono Ardicino della Porta affunto
0I Cardinalato da Papa Martino V* > affegnandogli il ti toh
de*
Ap?bni>icb# 457
Je^ SS. Cofma y e Damiano l* anno 14^95 e morì del 1434,
e fu fé folto in S. Pietro nella Chiefa fotterranea^ odc leggeji
nel fuo Sepolcro il feguente Epitaffio.
Hic de la Porta jacet Ardicinus , utroquc
Jure tencns primum Dodor in Orbe locum.
Primus & orabat per Confiftoria caufas
Juftitiam fummam religione colens .
Poft ad Cardineum merito exaltatus honorem
Inter ApoftoHcos fedit & ipfe Pater.
Talem Roma tibi Lombarda Novaria mifit
Infignem generis nobilitate Virum .
X* altro fu Jtmilmente Ardicino No^arefe Vefco^vo della fua
Patria , Prete Cardinale de" SS. Giovanni , e Paolo , innaU
%ato alla Porpora da Papa Innocenzo Vili. , Uomo di fanta
wita y che arrivò per fino a rinunciare la dignità Cardinalizia
per rveSiir l'Abito della Congregazione di Monte Oli^veto . Ora
rijìede in Roma Monjignor Girolamo , Referendario dell' una ^
e /' altra Segnatura , e Prelato della Rei). Fabbrica di S. Pic^»
tro , Uomo ìiudiofo y e per la fua integrità ^ e co fiumi molt&
amato da tutti , ma in ifpecie dalla Curia , f periamo in bre'Vf
wederlo fublimato a pofli maggiori .
49. Raffaelli . Non dirimile dalle due di fopra riferita
famiglie è quella , di cui intraprendo a parlare , dico della
Raffaelli , la quale fra le più nobili , e piti antiche di Gubbio
wiene confederata per gli Uomini infigni ^ che ha avuti in ar^*
mi , in lettere , e in altr' impicci molto cofpicui . Le prime
memorie dt quella Cafa , che fi trovino ne' noflri Archivj in^
cominciano dall' anno 1160 in perfona di C affarci lo . Alberico
Raffaelli era Podeflà di Forlì nel 12 20, Guido di Alberico fu
Rettore j e Capitano del Popolo di Gubbio nel 1253. Bofone
di Gutdo nel ii66 fofìenne la Podeflarìa di Arezzo . Nel 12S6
ebbe Bofone dagli Scaligeri la Podeflaria di Verona . Bofone
novello nel 1317 era PodeBà di Viterbo. Nel 1338 da Papa
Benedetto Xll. furono nominati in Senatori di Roma due Ca^
valieri efieri ^ e deputolli al reggimento della Città yvbe fu^
tono Giacomo di Caute Gabrielli , e Bofone novello de' Raf^
facili da Gf^bbio , come dall' antico Indice della Compagnia di
Sanfla SanElorum . Troppo a lungo porterebbe y fé ad uno ai
P. II. M m m ii^«#
458 Appendici.
uno riferir n^oUfft gli Vomini chtarijftmi di quefta famiglia ^
rimetto perciò il Lettore a quanto ne ha fcritto l' erudito Fran--
cefco Rafaelli Cai). Cingolano nell' Ofera fofra Bofone da
Gubbio data in luce a lirenze P anno 1755 , della qual fa^
miglia egli crede difcendere ; e dirò folo , che quefia famiglia
è ejlinta Jn Gubbio ; ma Girolamo Rajfae Ili ultimo rampollo di
queBa Cafa prima di partire dal Mondo ijlituì il fuo Eredf
tn perfona di Raffaello de' Conti Porcelli di Carbonana fua
Nipote figlio della Conte ffa Settimia fua Sorella carnale , col
lafciargli tutta la fua eredità , Podejlà ora in Cagli , della
€ui famiglia ne ho difcorfo al num. 47.
5 o. Ranghiafci , famiglia antica j di €uifi hanno per cinque
fecoli decorofe memorie. Q^ejla ha prodotto Uomini gra^vi ìm
Giurifprudenza y ed è molto ragguarderuole per i cofpieui pa^
rentadi , che per molte continue generazioni ha contratti , tan^
to per le Donne entratevi , quanto per quelle , che ne fona
mfcfte ; come coi Signori Arcangeli ^ Signori Galeazzi ^ Signo^
ri Andreoli y Signori Conti Panfilj ^ Signori Conti Montegra-^
ne Ili j Signori Conti Pecci^ Signori Lazzarelliy e colla nobi^
lifftma Cafa Brancaleoni ^ mentre Antonia Brancaleoni fposd
r anno 1678 Sebajliano Ranghiafci ^ da* quali fra gli altri
di f ce fé Giufefpe ora n)in)ente , ammogliato colla Nohil Signora
Jperneflre Loc catelli di Affi fi.
51. Rubeni , famiglia antica da cui nelV anno 1468 ufcì
Odalipio Capitano per atte fiato dell* Armanni nel primo Volu-'
tne delle fue Lettere pag. 731,»^ fono parimente ufciti Uo^
nini di fiima nella Giurifprudenza : ha contratti parentadi con
warie cafe nobili , per la qual cofa Aleffandro figlio del Dott.
Pier Francefco Rubeni an)endo richiefto di effer ammeffo nel
€eto de' Mobili l' anno 1753 fu benignamente graziato ; quefii
nel 1756 //ir eletto Priore di queflo Spedale grande , nel qual
cnorcq;ole impiego ha continuato più anni y ed ora è A'wocato
de* Polveri , e Confultore della fagra Inquifizione .
5 1 . Tondi , famiglia antica , che 'vanta fra gli altri fuoi
Maggiori un Lucca famofo Guerriero d* eterna memoria , il
quale con altri due foli Capitani Giacomo , e Ippolito fratelli
haldinacci di Gubbio foflennero con prodigiofa bravura il Pon*
fi di Valliano in Tofcana contra uu Efercita intiero , ed ivi
Appbnoich* 459
glorìofamente tàuri V anno 1554. Ha a^uto altre fi Uomini di
vagirà nella Giuriffrudenza , r innalzati in dignità . Ma quel-
lo , che maggiormente dà Inffro a quefla famiglia fi è^ cV ejfa
e regijlrata fra le altre Patrizie di Siena , come rifulta dall'
atte flato in pubblica forma da me ceduto del Segretario di
S. M. l* Imperatore Gran Duca di Tofcana Gio: Antonio Tor*
naquinciy j fedito fotto il di 11. Giugno 1757.
5 3 • Vagnozzi , quefla famiglia è antica , e originaria di
Gubbio • // fik "volte citato Armanni nel L Voi. delle fue Let^
fere nel Catalogo de* Cittadini di Gubbio Giureconfulti de' tem-»
fi f affati j illuflri fer dottrina y e fer cariche ragguardevoli^
4tlla fag. 717 ricorda Ruccio di Nicola Vagnozzi nel 1240 ,
e Nicola di Vagnozzo Vagnozzi wffuto nel 1250. A noflrì
giorni la medefima ha dato alla Religione Oli'vetana^arj fuoi
figlj , due de* quali meritarono di effer eletti Abati di Goi)er^
no di queflo MoniUero di S. Pietro , cioè /' Abate Don Marc*
Antonio , f /* Ab. Don Ippolito , // quale per i di lui meriti
giunfe ad ejffere Abate Generale della fua Religione , e in tem^
pò del fuo Generalato riduffe ad un triennio tal dignità^
quando prima prolungava per cinque anni .
54. Zitelli . Quefla Cafa , prima dimorante in Rocca Con^
trada nella Marca Anconitana , ha dato degli Uomini illuflri
in Lettere , e in dignità EcclefiaBiche , gode la nobiltà di Si^
nìgaglia , e di Norcia , come da i privile gj fi rileva : della
medefima ne fa menzione il Compagnoni nella Regia Picena «
In fin dal fecolo paffato venne in Gubbio Livio Zitelli , 4»*
noverato ben toBo nel ceto de* Nobili , che fi congiunfe in ma-»
trimonio con Urbana Mengbi famiglia patrizia , da cui ne de-'
rivarono Orazio , Annibale , e Vincenzo , il quale fposò Mar-'
gherita Contelori Ferentilli di Terni , da cui ne fortìrono Li-'
vio j untore , e Adriano , il quale fposd la Conte ffa Francefca
della Porta , che tutt' ora fiortfcono .
Tutte quefle 54 Famiglie Nobili coflituifcono la miglior
parte del formale di quefla Città ^ efercttano ripartit amente
di bimeflre in bimeflre la carica di Gonfaloniere di Giuflizia^
e ogni anno una di effe V onorevole impiego di Conteflabile
per la Fefla , e Fiera di S. Ubaldo ; dodici di quefli Nobili
compongono il Configlio di Credenza , quattro de* mede fimi pre^
M m m 1 fie^
45o Appbndicb «
Jtedono all' Annone Trumentaria , i Olearia , e al Sagro Mon*
te di fteth : n)i^ono tutte colle rendite de' loro pingui Cafi^
tali y fenza imfiegarji niuno di effe in alcuna mercatura^ o
traffico , an%i fenza ricevere alcuno ftipendio per i prenominati
earicbi comunitatin)i , che efercitano : *veflono fempre con molta
proprietà , buona parte delle medefime hanno palazzi di buona
Jlruttura y e ben corredati ^ capaci a ricevere forajlieri di
rango ; e fono affabili , e gentili di loro natura .
Ma fé numero fé fono le famiglie Nobili di quejla Città ^
le Ci'viche ancora fono quaji del pari , afcendendo al numero
di 5 6. La maggior parte ancora di quejle n)i'vono colle proprie
rendite , fojlengono con decoro il proprio grado , edhanno flret^
te attinenze con 'Famiglie Nobili. Altri di quejli Cittadini y
che atte fa la rijirettezza de' loro avveri ^ non pò /fono mantener fi
con quel decoro ^ che richiede il loro grado fenza impiegarfi ^
hanno certamente i loro impieghi ^ ma però froprj , e con^vc'*
ne'voli. Qui non iflò a fare cattalogo di quejle Famiglie Ci^
^iche j perchè troppo mt porterebbero a lungo ; tacere per aU
tro non poffo gli Uomini infigni , e degni di memoria , che da
quejle ne fono ufcifi . Ma perchè col far memoria ancora di
tutti quejli troppo mi allungherei ^ mi rijiringerò di produrne
alcuni pochi ^ e da quejli ^errà in cognizione il Lettore , fé
Gubbio abbia anjuto Uomini di merito , e gli abbia prefente^
mente nelle Lettere ^ nelle Armi ^ e nelle buone Arti^ e per
incominciare dalle Lettere , di lilofofia , Teologia , Giurifpru^
denza , e Medicina , dirò .
f. Agoftino Steuchi, celebre Scrittore del fecolo deci-'
wofejlo famofo Teologo , werfatiffimo nelle lingue Ebraica , e
Greca ^ flato' prima Canonico Regolare di S. Sal'vatore^ indi
da Papa Paolo III. fatto Bibliotecario Apojlolico , pò f ci a Vefco^
n)0 di Kifamo in Candia : quattro edizioni fi Siedono dell' egre^
gie fue Opere , le quali tutte fono rare , e in fommo pregio
appreffo tutta la Letteraria Repubblica , che di riferirle mi
a/lengo per non partirmi dalla folita brevità .
7. Tommafo Bozzi , Prete dell' Oratorio della Chic fa
nuo'va di Roma ^ uno de* Compagni di S. Filippo Neriy Filo^
fofoy e Teologo eccellente j p offe de a fondo le lingue Ebraica^
Greca , e Latina y pò fé alle Sampe ^arie Opere di fommo cre^
A>PBNDICB« 4^t
Jho , i in tarrìcolare quella : De Signis Ecclefix Dei in d^e
Tomi in fot y e: Annales Antiquitatum parimente in due
Tomi in foglio . La di lui Vita l^ggeji nel principio del primo
Tomo de' f noi Afinali dell' Antichità •
3 . Francefco Bozzi , Prete anch' egli dell' Oratorio della
detta Chiefa nuo^a , uno de' Compagni di S> Filippo Neri frat-'
fello del fud. Padre Tommafo , fcrìfft : De temporali Eccle*
fix Monarchia, & Jurifdidione lib, V. contra Politicos.
La Vita di S. Pietro Apoflolo , ed altre Opere . La Vipa di
quejlo buon Padre fu fcritta dal Padre Giacomo Ricci Gene--
tale dell' Ordine de' Predicatori Jiampata in Roma per Gio:
Francefco Buagni 170J.
4. Cornino Morcini ; dì qucjli fa menzione il Boccolini
nelle dichiarazioni delle n)Oci del Quadriregio : tro'vaji un codi*
ce nella Librerìa di Claffe di Ravenna Jcritto P anno 1439,
che contiene : Eneide di Cornino de' Morcini da Gubbio •
Quejlo Autore y e éjuejla Famiglia era del tutto ignota agli
Scrittori di Gubbio , non cedendo fi da alcuno citata ; il Padre
D. Mauro Sarti con fua lettera me ne diede contezza ^ e um
faggio di detta Opera tutta in ottwva rima^ non di/pregie*
^ole per quei tempi.
5. Antonio Abati ^ fiorì n)erfo la metà dello feorfo fé*
colo y fu Poeta di credito , e flampò l' Opere feguenti , cioè :
Delle Frafcherìe fafci tre. Venezia 1651. in 12. Tom. i.
Poefie poftume del medefimo , ftampate in Bologna per H
Recaldini 1571. Tom. i. in 12.
6. Baldangelo Abati , già Medico del Sermo Duca Fraw^
cefco Maria IL d' Urbino ftampò : Opus difcuiTarum concert
tationum prxclarum de rebus, verbis , & fententiis con-
troverfis ex omnibus fere Scriptoribus lib. XV. Pe Vi-
pera natura, & de mirificis facultatibus , e altre Opere ^
che fi troiano a penna .
7. Antonio Concioli Giureconfulto , già Uditore delP
JEmo De lei Legato d' Urbino ha fcritto : Allegationes Foren*'
{ts Civiles, & Criminales Tom. 2. in fol. De Hxrede tam
iimpljci , quam beneficato quando teneatur folvere debita
Defungi. Tom. 1. in fol. Confilia Criminalia ad defenfam
n. 15. Annotationes ad Statutum Eugubinum* Tom. i.in foh
Kefolutiones Criminales • Tom. i. infoh i.
4^2 Appbndicb .
8. Francefco Monacelli Gìureconfulto , Firotonotario Apo^
ftolico , Vicario Generale di Vena fa , e di Jeji , ha ferino :
Formularium Legale prafticum Fori Ecclefiaftici, in quo
formula expeditionum ufufrequentium de bis , qux pem*
nent ad Onìcium Judicis nobile continentur . Opus Epifco*
pis , Vicariis Generalibus &;c. apprimè utile , ac necefla-
lium . Tom. 4. in quarto .
9. Pietro Berardelli , fu Uomo di gran riputazione , r
dalla Repubblica Fiorentina fu chiamato a riformare gli Sta*
Jtuti , compofe Configli Legali , e uno di effl è citato da Nic*
0óld Boerio nelle Jue Deci^oni ^ e fu uno dt quelli , che rifor*
marono gli Statuti di Gubbio .
10. Bernardino Intendenti 5 Oratore^ e MaeBro di belle
Lettere in Gubbio fua Patria , Uomo , che ha lafciato gran
nome di fé a' Pojleri; di quefti fi trofia alle flampe : Oratio
in funere Alexandri Sperelli Epifcopi Eugubini*
11. Benedetto Buffi da Gubbio y Eremita Camaldolefe^
ebe fiori nel 1536, ftampò l'Opere di Gio'vanni Caffiano
tradotte da lui di latino in italiano.
12. Annibale Nicolini, Medico ^ ftampò: De Curati*
vis y ac mittendi fanguinem fcopis &c» Perufix 1591. Di
^ffo fi trofìa pure in n)erfo italiano dato in luce : 11 nuovo
Paftor Fido , Tragicomedia .
Per riconofcere quali ^ e quanti fieno i Cittadini di Gub^
Ho , che hanno fiorito nel militare , baBa vedere Vincenzo Jtr^
manni nel Volume L delle fue Lettere dalla pag. 724 fina
^^^^ 734* > ^ 'vedrà quanti fono ^ e faprà le cariche da loro
foftenute ; e riferirò folo :
13. Capitano Aquilante, quefti da per fé folo con pochi
Villani , fenza gente , e fenza munizione arrivò a far frontCy
€ tenere a bada per otto giorni fotto Valfabbrica Caftello del
Territorio di Gubbio V Efercito Pontificio in tempo di Paolo III.
di diecimila Fanti y e buon numero di Cavalli ^ che veniva
élla volta della Città per forprenderla , a forza d' ingegno ^
^ ffrattagemmi militari.
14. Semone , detto Mone di Pietro di Fiorello , Soldato
n)alorofo prefo da Turchi neW efpugnazione di Famagofta , fa^
nforito ferità da Pa^a Gregorio XI IL per il fuo rifcatto .
Appemdick • 4^j
15. Vincenzo Agoftini, detto il Capitano Maccionc^
fimato Sommamente dal Duca Irancefco Maria L della Ro^
'vere , come fi ha da fiu memorie •
In genere di Architettura farimente ha anìuto Gubbio Cit^
tadini , che ne hanno fatto frofejjìone , e fono flati eccellenti ;
ttno folo qui ne retjiftrerò , riportato da Ce fare Criffoli nella
fua Terugia Augufta flambata ..el \6^%i dhc^ eglt dunque^
che nella più alta parte dt Yerugia l' anna 1571 per ardine
di Gregorio XL jfu dato principio dal Card. Burgenfe Legata
ad edificare una Fortezza iste Dentro V una ^ e V altra For^
tezza w era ogni forta d' iflrumento bellico , e ogni forte di
monizione , tanto che potean difender fi per lo fpazio di qnal^
che anno . Architetto di queSla Fabbrica fu :
16. Matteo di Gattaponi da Augubbio^i t^no de" pik
rari ingegnieriy che a quei tempi fiori ffe &c.
Pagli Architetti pajjando a' Pittori dirò , che quefli quafi
in ogni fecolo hanno fiorirò in Gubbio 9 ed bacino a^vuto gri^
do y e molta flima •
17. Oderifi da Gubbio, Miniatorit eccellente ^ & ami^
co di Giotto , e miniò di^verfi Libri della Librerìa del Palata
%o del Papa affieme con Francefco da Bologna ^ fecondo quel
che ne dice /' Orlandi. Di effo fa menzione Dante nel XL
Canto del Purgatorio con quefli Ve'rfi . ,
O , diffi lui , non fc' tu^ Oderifi
L* onor d' Agobbio y e V onor di quelF aite
Ch' alluminar è chiamata in Parifi ?
18. Ottaviano Martini > oMartis, della cui famiglia fi
hanno molte memorie ne* libri pubblici y fu^ pet i fuoi tempi
accettiffimo Pittore . Del medefimo fi reggono diwerfe pitture
a frefco in 'varie Chiefe qui in Gubbio y tra le quali è n)era^
mente fingolare una Vergine col Putto , ed alcuni Santi nella
Chic fa di S. Maria Nuo^a , non pò tendo fi 'vedere Immagini
più tenere ^ e n)i fi legge in antico carattere : Otta vianus
Martis Eugubinus pinxit anno Dni mdcccciiu
jp. Benedetto Nuoci, /bri nel fecolo decimofeBo ^ fect^
lo in cui l* arte del dipingere giunfe al più alto fegno di per-
fezione . Moltijfinte fono le pitture a olio , ed alcune anche a
frefco , che qui in Gubbio fi 'veggono di fua mano , tanto per
le
4^4 AfPBKDICB*
le Chiefc , che per le Cafe : la fiu angolare però delle fue
Opere è il Quadro dell' Intenzione della Croce nella Cbiefa
dello Spedale degli Efpojli ; corretto il fuo difegno , wa alle
wolte un poco fecco . Ebbe un fratello ai nome Virgilio , P/V*
tore ad ejfo molto inferiore .
20. Felice Damiani y fu contemporaneo del Nucci^ e mi^
gliore di lui . Molto di^verfa è la fua maniera , ejfendo forfè
ufcito da altra fcuola ; anche di quejlo fi n)edono molte Tavole
a olio e per le Cbiefe , e per le Cafe • La più bella fua Opera
è il Battefimo di S. Agoftino nella Cbiefa de' Padri Jgoflinia^
niy ed un altra Ta'vola di fua mano nella Chic fa del Buon
Gesk delle Madri Cappuccine rapprefentante la Circoncifione
del Pargoletto Gesk ; ricercati fono i fuoi contorni ^ ed è al^
tresì nobile il fuo comporre.
2i. Francefco Allegruzzi , fu difcepolo del Ca^v. di Ar^
pino , prefe molti fftmo della maniera del Maefiro , fpiritofe ol^
tremoaojono le di lui inn^enzioni ^ frefco il fuo pennello. Mol^
tifftme fue Opere fi ammirano in Gubbio , alcune in Roma ,
come nella Chiefa di S. Marco , di $• Damiano y e di S. Do^
Menico , e Sifto , come pure in Napoli , e altro've . Nel dipim^
gere Iftorie , e fpecialmente battaglie , fu eccellente , molto ha
eolorito a frefco ^ ed è opera degna di ammirazione la Cuppola
da effo dipinta nella Cbiefa della Madonna del Prato , e la
Tribuna della Chiefa della Confraternita de' Bianchi . Di effo
parla il Padre Orlandi nel fuo Abceiarto Pittorico , col dire ,
che fece molti allievi , tra ^uali Flaminio , ed Angelica fuoi
11. Giufeppe Repofati , ora ^vinjente ^ è difcepolo del
poco fa , defonto Gaetano Lapis eccellente Pittore in Roma ^
fotto del quale è fiato per lo fpa%to di anni 1 2 , r pel lungo
€orfo di detti anni frequentò fempre l'Accademia del Can). Se^
baìliano Conca , e quella di S. Luca ; molte di lui Opere n)e^
donfi in Gubbio ^ in Città di Caftello , in Perugia , e altro've .
Chiuderò quefia defcri%ione col far menzione delle arti
mecaniche ^ che hanno a^uto nome in Gubbio , e fono fiate mo^
ti'vo della fua numerofa popolazione , ed a^er arricchite molte
famiglie , La prima di queile è la Fabbrica de' panni , e fafe di
Lana , iche per fei , i pik fecoli ha a^uto molto grido per la
buo^
A»PBNDICB*# 4^5
hnona qualità delle fue manifatture y e fel graniijfmo efito ^
the n)e n* era ; ora ancora continua j ma fochi fono i negozj
aderti di quefii lanificj ^ e non più da* Mercanti fi lan)orano
colla f)rìmiera perfezione • La Fabbrica de* Sfumiglioni , de* Taf^
fetta yt altre di tal genere di feta fa rimente è fiata in fom*
mo credito in Cnhhio , ed ora quefla fure è quafi difmeffa , e
ben wero fero , che rimane in flore l* arte dt ^a^ar la feta j
€ ogni anno fer fiù me fi fi cedono occufate circa 60 Calda^
Jole y e la feta qui tanfata fer lo fià wà in Inghilterra , ed
è filmata molto fer il fuo lucido . Qui w fono Concie di
Cuoi , ne* quali fi larvora ogni genere de* medefimi , e riefcono
di buona perfezione . Vi è fimilmente l* Orto della Cera , la
quale fi lavora a ferfezione , e non folo bafia fel confumot
della Città , ma attefa la fua buona qualità , moltiffima ne
n)à anche fuori in Roma , e in altre Città dello Stato . La
Stamferia w è fiata femfre ^ e w è ancora , fujficiente fer
il bifogno del faefe ^ e dalla medtfima fono ufcite anche grojft
Ofere ,
Dorrei in quefla Deferi zio ne della Città far faro la della
rara frerogati^va , che gode Gubbio di eleggere in Conteflabile
ogni anno fer la Tefla , e fiera iti S. Ubaldo uno de' fuoi
Nobili Cittadini , della di lui giurifdizione , e facoltà farti^
éolari , di cui il medefimo è decorato . Dorrei far menzione
dell* erudite Accademie de* Sonnacchiofi ^ degli Addormentati ^
e degli Anfiofi , che qui fiorirono fer lo f affato , delle quali
lodevolmente ne farla il Quadrio y e ffecialmente dell* ultima
accennata , che ancora numero fa di Accademici fiorifce , e della
quale con f articolale flima ne farla l* Armanni nel lì. e ìli.
'volume delle fue Lettere • Dovrei fure dar ragguaglio della^
maeflofa Statua marmorea del noflro Protettore S. Ubaldo di.
flraordinaria mole , e del fuo nobile ornato innalzata a cafo
alla flrada del corfo , mentre io flo f erigendo quefii ultimi fo^
gliy la quale in vero fa un beW ornato a quella contrada.-
E finalhtente^ fer dar fafcolo a* Filofofi^ far far ola delle Mi^
niere di ferro , di rame , di argento , e di oro , che racchi u-^^
dono in feno i Monti di queBo Territorio , come fure de* Mar^
mi , di altre pietre , e di varie fingolari froduzioni , che fi
fcorgono in ejp , fofra le quali cofe negli anni addietro ne di^
F.Il. Nnn flcfe
466
Jfefe ui^ elegante , ed erudita Dijfertazione il ehiarìffimo Dùtf.
Gian Girolamo Carli Sanefe Bato fer fin anni Irofeffore di
belle Lettere qui in Gubbio , la quale manofcritta fi cuffodifce
in quefto Archiiiio fé greto della Città , e neW Arcbiwo della
noftra Pro'vincia Metaurenfe , o've fu collocata per ordine delP
Emo Cardinale Stoppani allora Legato a Latere di queBo Sta^
to 3 fid ha fromejjv V Autore colla Jlamfa arricchire la Re*
pubblica Letteraria. Dorrei y dijjt ^ di tutto quefto almeno
brevemente farne parola . Ma riflettendo , che coli' internarmi
in queBe materie troppo mi allontanarci dal mio fcopo ;
quindi ho flimato bene ometterle ^ perchè altri miei eruditi
Concittadini colle loro penne più colte , e colla loro erudizione
maggiore di quella fia la mia ne pofjlno dare diftintiffimo rag*
guaglio.
Se nel corpo di queB* Opera ^ e fé tampoco in quefta
Defcrizione della Città ^ non ho fatto parola del molto , che
potevo dire intorno al materiale , e formale della Chiefa di
Gubbio 3 come che non meritajfe di efjere defcritta , non rechi
però meraviglia al corte fé Lettore , né mi accufi di aver io
mancato in una parte tanto neceffaria alla Storia di una Cit^
tà , conciofftachè il motivo di una tal mancanza è n^to daW
avere fopra di ejfa fcritto eruditamente ^ e a lungo yil cbiarif^
fimo Fadre D. Mauro Sarti Camaldolefe nella fua egregia^
Opera : De Épifcopis Eugubinis , & de Eccleiia Eugubina
DilTert., data in luce in f efaro nella Stamperìa del G avelli
pochi anni fono ; onde ho fti$nato fuperfluo il voler di nuovo
fcrtvere fopra la Beffa materia tanto ben trattata dalV accen^
nato dotto Padre ; quindi è che fé il Leggitore brama effere
ragguagliato di queBa Chiefa , ricorra alla predetta Opera
del T. Sarti . Vroteflandomi in fine , che quanto ho fcritto in
queft' Opera è fcevero da ogni menzogna ^ e da ogni adula^
zio ne ; e fé in qualche parte mi foffi mai allontanato dal ve^
ro , mi proteflo , replico , che ciò farà certamente difetto d' igno^
ranza ^ e non mai di volontà , la quale ha avuto fempre in
animo di fcrtvere il vero ; rammentandomi il detto di quel
Filofofo : Amicus Socratcs^ Amicus Plato, fed inalisi Amir
ca Veritas^
Apvbndics « 457
III.
Lettera di Francefco Maria II. Duca d' Urbino fcritta
a Papa XJrbano Vili., accennata alla pag. 235.
*
Bmo Taire.
dL Conte Jngelo Mammianì mìo Kejtiente i»* ha Jtgntftcàté
ejftr gufto di Voftra Santità , che io dichiari , che lo Stato ^
ebe tengo lo riconofco dalla S. Sede Ajofiolica ^ dalla quale
t^ hanno ricevuto i miei Antenati . lo , che ho frofejfato fem-r
p^e divozione , e fede Jinceriffima a Santa Chieda , ist a Som*
mi Fontèfici , Càfi di ejfa , e Vicarj di Crifto , ma in partii
€olare la frofejfo a V.Santità , dichiaro , & affermo a VòflrH
Beatitudine , come ho affermato , e dichiarato ad altri , cho
Sinigagliay il Vicariato^ Monte feltro^ e tutti gli attristati^
che io foffeggo , e quanto ho de* beni feudali , e giuri fdizJor
naliy alla mia morte tornano alla Sede AfoBolica ^ e fer que^,
fla n)ertth mentre anìrò mta fedelmente , e con fronfe%%a la
/fenderò bifognando , acciocché tutto il Mondo 'vegga , che alla
Cbiefa , e Camera Jfojlolica fi dewe tutto quello ho detto , r
che io non debbo , né foffo in alcun modo difforre , ficcomo
non ho difpofto , ne dijporrò a fasore di alcuno . Ciò conferà
marò fin al eftremo mio ffirito , e mi dichiaro con quefla
difpofizione <be soglio morire : mi raccomando alla buona
grazia di V. Santità ^ e gli bacio li Santi Tiedi .
Castel Durante li 4, ai Novembre 16 1^.
Fedelifr. Deqjmo Sern>o dì V. Santità
Il Duca d* Urbino .
I V.
Lettera di Ferdinando IL Gran Duca di Tofcana fcritt^
al Pontefice Urbano VIIL, mentovata alla pag. 237^
Bmo Tadre.
Il Duca d^ Urbino ha dato parte alle mie Tutrici ^ (f a me
della larga dichiarazione , che ha fatta a V. Santità con fua
tetterà de' 4 di Novembre ^ nella quale afferma- e diebia^
N n n a ra^
f
468 Apfekdicb »
ra , ritf SinhagUa , i7 Vicariato y Monte feltro , ^ /iir/^# g/i 4/-
m Stati y ^e vojfede y e qnanto ha ie^ beai feudali ^ e gin-'
rifdizionali , alla fua morte tornino alla Cbieja , dalla quale
rsconofce tutto^ lo Stato , che tiene , eon tutto quello fiìi , che
fer maggior effrejjlone di qnejla dichiarazione fi contiene in
detta fra Lettera , e perche di quefia ^verità rejlo anco fiena^
mente informato da fiù , e diiyerfe fcritture , che fono affrejfo
coteBa Santa Sede , & il fine mio frincifale è d* imitare i
iniei Antecefforiy che fi fono fregiati femf re di effere^eri^ ed
obbedienti figliuoli di Santa Chieja ^ e congiunti feco , col con^
fenfo delle Serme mie Tutrici ^ e Curatrici , del quale effe in
fuefto mede fimo giorno fanno atte ff azione a V. Santità con
^or Lettere a parte ; Dichiaro , e confermo tutto il contenuto
nella fofr addetta Dichiarazione del Duca d* Urbino y & im
quanto fia di bifogno fer l* intereffe y che mi foteffe competere
anche aofo la morte del detto Duca d* Urbino y così rtffetto
alla ferfona della Pufilla Vittoria figliuola del morto Principe
Federico y come ancora fer riffetto mio frofrio y e fer ragto-^
ne y che io foteffi f retendere y come Succeffore de* miei Ante^
Itati y e fer qual fi nfoglia altro titolo , e caufa • Dichiaro y et
eonfeffo col confenfo fofraddetto di non aviere alcuna ragione y
ne fretenfione fofra detti Stati , e quefio me de fimo confefferò y
6* offerì arò in qualfinìoglia temfo , afficurando Vofira Santi^
àày che fer le ragioni della Chiefay e della Santità Vofira
medefima y che la go^verna , efforrò femfre U forze , e la wi^
ta ifteffa fer difenderla , com' è obbligato ogni Trinci fé Cri^
fiianOy e con umiliffima ri'verenza le bacio li Santiffimi Piedi y
fregando Dio fer la fua felicifftma con fer ovazione .
Di Fiorenza li 16. Noi;embre 162^.
Umilifs. Ser'vidore , e Figliuola
il G. Duca di Tofcana.
^
%
Afpbwoici • 4^^
- V. • ■
Xettera deir ArcidùchefTa d'Auftria Maria Maddalena
a N. S., ricordata alla pag. 237.
• • • ... %
'Bino Tadre .
A Vendo il Sìg. Duca d* Urbino dato farte al Gran Duca mio
figlio della larga dichiarazione , che con la fua lettera delli 4
del corrente ha fatto a Vofira Santità , nella quale afferma , e
dichiara , che Stnigaglia , il Vicariato , Montefeltro , e tutti
gli altri Stati , che ^Jftede , e qiidnto ha de^ beni feudali , e
giurifdizionali , alla morte p^a tornano alla Chic fa , dalla qua^
le riconofce tutto lo Statò , che tiene , con tutto quel più , che
fer fàaggior effrefftone dì qùcBa fua dichiarazione fi contiene
in detta fua lettera , alla quale fi è rimeffo , ficoome mi ri^
metto ancV io ^ & effendofi dofo maturo difcorfo di Mada^
ma^ e mio come Tutricij- e Curatrici del Gran Duca PufiU
lo y iff ancora de" ConfigUeri deputati dal Gran Dùca Cofm0
9Uio Marito di glo.mem. rifoluto^ che H me de fimo Gran Duca
col confenfo noftro confermi^ e dichiari tutto, il contenuto nella
fuddetta dichiarazione del Duca d* Urbino con far ancb* ejfa
fimil dichiarazione in quanto fia di hifognoj ffecificando in
effa di non wver alcuna ragione y e fretenfioue fofra detti
Stati anco dopo la morte del detto Sig. Duca d^ Urhinq ^ non
folo per V interejfe , che a lui foteffe competere rifletto . allu
per fona della Signora trinfipeffa Vittoria Nipote del dette
Sig. Duca d'Urbino come figliuola del Principe ledtricof^ ie^
fonto figliuolo del mede fimo Sig.jyuta^ tma ancojferfuopat^
ticolar intere ffe y e per ragione che S. A. potsjje pretendere
come Succeffore de*Juoi antepaffati ^ e per qualfimoglid altrù
titolo y e caufa . lo per afftcurare V. Santità Per la. mia parte
di queffo mio confenfo ficcome fa>amc^ Madama per ia fua
parte del fuo\ ho rijoluto farne alla Santità Vofira quc fi' at^^
teftazione y e ratifitazione ; con ia ifuaU in tmo'fteffeteinpo^
tufo che faccia hìfogno ^ comeTuèrict^ e Cui^atrice^iS^^M no^
ine di detto Gran Duca di muomo dichiaro^ ^ affermo tutt\
quello , che il me de fimo Sig.- Puta d'* Urbino ha dichiaratiti &
affermato in conformità y (ff - in Jnfff ^4 per tmto^ comt - Hi
fopra^
47<> AlPPlNDlCB*
fofra 9 e nel modo ^ e fórma frecifa , che fa il Grén Ducè
con ietta fua UtteM , e con umiliffima riverenza bacio a Vo^
fira Santità i Santijjtmi Tiedi.
Di FircnM li i6. No^emb. i6i^.
Umilifs.^ ist Obbligatifs. Figlia^ e Serva
Maria Maddalena é
V L
Lettera della Gran DuchefTa di Tofcana Crìftina di Lev-
rena a N^ S.^ citata alla pag. 237.
Bmo FadrCé
A Fendo il Sig. Duca d* Urbino dato farte al Gran Duca mie
Nipote della larga dichiarazione , che con fua lettera delti 4
del corrente ha fatta a V. Santità y nella quale afferma , e
dichiara che Sintgaglia ^ Jl Vicariato , Monte feltro , e tutti gli
altri Stati , che fofftede , e quanto ha de' beni feudali , e giù*
rif ditionati j alla morte fua tornano alla Chic fa ^ dalla quale
riconofce tutto^ lo Stato ^ che tiene con tutto quel pìi , ch9
fer maggior effref/tone di queSa fua dichiarazione fi conitene
in detta fua lettera , alla quale fi è rimeffo , ficcome me ri^
metta ancV io ^ ist effendofi dofo maturo difcorfo dell* Arcidu^
cheffa^ e mio\ come Tutriciy e Curatrici ael Gran Duca fu^
pUo , ^ ancora dt* Configlìeri deputati dal Gran Duca Cofmù
mio figliuolo di glo. mem. rifoluto , che il me defimo Gran Du^
ca . coT. cònfenfo nofiro confermi ^ e dichiari tutto il contenfito
nella fuddttta dichiarazione del Duca d" Urbino con far anch'
effo fimile dichiarazione in quanto fia di bifogno y fpecificando
in effa di non amer alcuna ragione ^ 0 freténfione Jofra detti
Stati y anco ^do^ la morte di detto Sig* Duca d* Urbino y noie,
foto fer i' intere ffcy che. a lui foteffe coenfetere rifletto alla
fer fona della Signora Frincifeffa Vittòria JSlifote del medefi^^
pò Signor Duca , ma\anforà fer fno farti[€olare intere ffe y o[
fer M^fint:che\S. )A^ foteffe, ftetendpre ^ome facce ffore de\
fttoi Antenati y je ^r qualunque altro ,^tolo y e caufa. lo fef
nffteurare V. Samttà fer la mia forte di queBo mio confenfo ^
fitcome 1/4 \4mhe f 4rfiducbejf4 fe/^ If far fé fuéf d(l Jfip , i#.
. < , * ifolu^
Atpbkdicb • 471
éohto farfié ùtla Sttntìtà Vofiru qucfi' 4ttéfla%hfft , e raùfi^
tatione y con la fuale tm un^ ift^Jfà temfo , ta^o che faccia hU
fogno , come Tucrice , e Curatrice y & a nome di detto Gran .
Duca di nuo'vo dichiara , & ajferjna tutto quello , che il me^
de fimo Sig. Duca d'' Urbino ha dichiarato, ^ & affermato in
conformità y & in tutto ^ e fer tutto come di fofra^ è nel
modo , e forma precifa , che fa il Gran Duca con desta fu0.
Lettera , e con umilif/ima ri^verenz^a li bacio li SSmi. liedi .
Di Firenze li 16. Ron). lói^.
. U^ilifr.y ed Qkbe.dientifs. Figlia ^^ e $em>s^
• . Crifiinà G. Dicheffa^ ,
VII.
ri
Iflrumento della Devoluzione del Ducato d'Urbino all^
S. Sede, ricordato alla pag. 237*
D/V 30. >J/ri7// 1^24,
CUm oh deficìentiam filìorum y éf' defeendentium mafculotmm
Serenifflmi £>. Franctfci Maria Montis feltri de Rttere Ducìm
Urbtni y ac grawem itliut atatem dcvolutio Ciwtatum Urhinif
S.Leonity Montisferetri y Eugubiiy S^enogalUsy Fifamri y .Caù
Hi y Forìffetàpronii , (st omnium Ciwitatum y Terrarttm > Càfiro^
rum y Locorum Ducatue , et Stutus Urbini y & oJiorMnr: bono^^
rum JurifdiBionalium , & feudalium y qua: d. Francifcut Ma^
ria Dux te net y iff fojfldet.excefto in fra feri ft^ Caffro Fadit
Hybernorum ad S. R. Ecclefiamy S^demqete y à^ Cam. Afù^
Jlolicam y uti dìreBam illorum Dominam y & ad illius fa^vo^
rem y ist commodum imminere dignpftatur y denudutioneque hu*
jufmodi Jtc fendente frofpicerr eufientibus y tam SanBijftmo
Duo Urbano Papa VI IL prò fua pajlorali ^igUantiay quanu^
diBo Sereniffimo D. Francifco Maria Duce Urbini fra fua ^
quam gerit erga SanElitatem Snam , ^ Sedem , ^ Cam. Afo^
jfhlicam fietate , ist de^otione.y pt cùm Ded flacuerit ipfuni
Serenìffimum D. Ducem Francifcum Mariam hanc mortalem
n)itam ex fiere y et ad inrmortalem migrare y dewolmtio' , incora
foratio y ist affrehenfio^ foffefflonìs Ci^itatum , Terrarum étth
fmin^erji Status y ac D»(0tas Urbigi^ 4t bworum fcitdaUt^m ùtt.^
472 Af f BNDIC8 «.
éfUA idem Sertniffhnm D. Frunciftui Maria in frdfentìanm
ttncP , (b* foffidet Ubcpf , é^ abfqut aliqna c^ntro^rjfa , o6*
Botalo &€.. ad fanfwem ajufdem Ren). Camera ^ Sedif^jucj (st
Camera A^aftolici^ f&/fuatmr^\ \ ,
In primis fradfétuf Sireniffimmr D. TramìfcHS Maria Dux
per fuas linras fub datuti^ die ^ No^emln anni fr^x. i6ii^
Sanhfjjtmo Dio Noftro fafét direBas declarawerif quod Se^
ftogaÙia , VicariatUì , Monsferetrins , (ff^ omnes alii Status ,
quos joffidet ^ ^ quantum bah et honorum feudalium^ <b* ja^
rifdimonaUum temfof'e fui ohituf ad Sedem Jpojiolicam ren)er^
tuntur y ist deinde Sereniffimus D. Ferdinandus Magnus Dux
Hetruriét re^verentid^ éT den)otionis in S. Sedem Romanam
fuorum Progenitorum Immitator egregius prò fuo in eamdem
Sedem zeio per ejus literas (uh datum die \6» ejufdem men^
fis y & anni pr adillo SanBijjlmo D. N. direUas cum Serenif^
Jtma D. Maria Magdalend Arehiducijfd de Aufiria Matris^
ae Serenijftma D. ChriBina a Lotbaringia Magna Ducijfa
A^via , Tutriciumque , & Curatrìciùm fuarum per alias earum
^erds fub'eudem data pronto eonfeiifu etiam de^lara'verit y
et eo^firmih)erit òmne quod in antediila Serenifftmt D. Ducis
Urhini àeelaràtione continetur^ isf quatenus ofus fit prò inte^^
reffe , quod ei competere poteB etiam, pojl obitum dim D. Du*
tis Urhini j tam refpeffu Serenij[fima D. ViBoria filia ho. me.
Federici Friu^pis Urhini y quam etiam refpeBu fuo proprio ^ ^
ex ffmhuSy quanti S ucf e jfor fuorum Antenatorum y & qaor
n>ir alio tifala Pretendere poffit dettar a^ierit cum confenfu /»r
pradiBo atiquoa jus^ n)el pratenjionem fuper diBis Statibut
non babere , prou^t in Jingulis pradiBis literis latin s contine^
tur , quarum tenor in fine prafentis Inftrnmentt regiflrahitur .
Nec non idem D. Irancifcus Maria Dux Urhini tam no^
mine fuo pròprio , quam uti A^us paternus , ^ legitimus Ad*
miniftrator ^ feu etiam Tutor D. ViBoria fua Neptis , qffam^
in Sponfam defiina^ft diBó D. Sermù Ferdinando Magno Dati
Hetrurta , ér etiam ipfiut D. ViBoria nomine , isT omni meli^
ri modo dìBum D. Ferdinandum IL Magnum Ducem Hetru^
ria fuum Prdfrem cum facultate mediante per fona unius ABo^
ris , ^ fróris iffc. ab eo deputandi eoram Summo Tontifice
iireBo^ (St fupremù Domino feudi ^ (f alia quacumque perfona
a Saa-^
Appendice # 473
4 SanShate Sua eligenda , & deleganda decìaratlonem fuam
jfrAdìBam ratìfican. ^ & de noDO facicn. iste, ae declarationet
a SanShate Sua facicndas acceftan. , (b* concordan. , é* aliit
facuhatibus cofiituerit ^ ae etiam d. D. Ferdinandus Magnui
Dux Hetruria nominibus &e.j cum confenfu^ auBoritate iste.
diBarum SerenìJJlmarum ifjius Tutricuniy iff Curatricum ap^
froba^erit^ ae ettam de noiìo fecerit declarattonem alias ad
fan)orem Sedìs j (st Camera Afoftolicét a diflo D. Duce Urbi*
ni fallam eirca recognitionem ah eadem Sede Afoftoliea^ et
de'volutionem , ac re^erfionem ad eam fofi obitum dilli D. Du^
€Ìs Urbini diBarum Ci'vitatum SenogalUàt , Fifauri , Montisfe^
retri ^ ist unin)erjt Status^ & Ducarus Urbini y et aliorum lo-',
norum feudalium iffc. in omnibus , frout in litteris fcrijftìs a
d. D. Duce Urbini. iff SanBìjftmo D.M. Urbano Taf a Vili.
direBis , (b* cum confenfu iffc. , ut fufra conflituerit , & de^
futa^erit D. Andr^am q. Jo. Bafttjla de CioUs Nolilem Cor-'
tonenfem Equitem ^D. Stefbani j ac &c* ABorem y iff Tròrent
€um amfUjfimis facuhatibus fuhjlituerit é^r. , front de man*
dato d. D. Ducis Urbini in ferfonam d. Magni Ducis conflati
fub rogitu D. Jo: Baftiftdt Mine UH Mot. fub.MercatellenJis^
ac Ducalis Cane e Ilari: fub die 2j. Mar sii frox.j & de man-^
dato , defutatione , <b* fubjlitutione d. D. Ferdinandi Magni
Ducis in ferfonam fradiBi D. Eq. Andrea de Ciolis jimiliter
eonflat fublico Injlrumenso ab eo fub feri f so , qudt quidcm In^
ftrumenta in fubblicam , <b* authenticam formam sradisa , <Sf
eonjt guata fuerunt ad effeBum fnti Injlrumento in f erendi. Et
deinde fojl framiffa bahito maturo traBatu fro comfonendis ,
eoncordandis , ac terminandis omnibus fretenfionibus fradiBis
in ter SanBiffimum D. N. Pafam y fuofque Officiatesi & Mini^
ftros ex una D. Eq. Andream de Ciolis Trocuratorem f^frad. ^
aliofque fro dd. Sermis Francifco Maria Duce Urbini , ac Fer-»
dinando Magno Duce Hetruria inser'venientes farsibus ex al*
fera. Tandem SanBifftmus D. N. Fa fa Urbana s Vili, fu/n^^
mam , (b* quantitatem fcusorum aure or um centum millium fe^;
euniarum fro exfenjts^ (ff melioramentis y et augumentts fa*'
Bis in Ci'vitatibus , Terris , CaBris , Locis , et bonis Jurifdi*
Bionalibus y et feudalis fufradiBts diBa Serma D. ViBori^ ejus
Nefti , à^ futura baredi , tr^/ aliis diBi D. Urbini Ducis A^ '
F. II. O o o redi^
^*^4 Appendici.
redibuf , & fuccejfortbus fer Sedcm , & Camcram AfofiolUam
ianiam , atquc fol'vcndam declara^vcrh y & fnfcr altodialiyut ^
ist dliis quibufcumque fratenfionibus ad concordiam dewenìn
€onfenfertt , (b* f^P^ frarnij/ìs Cbirografhum cum duobuf du^
flicatts Illmo y & Rmo D. Francifco Cardinali Barberino ejuf
ex Vratre Germano Nefotiy Statuf^^ue Ecclefiaftici Generali
Snferintendenti direBum fub datum hae die mann fua fubji^
gna^erit y front in eis .
Volentes tam d. £). Franctfcns Card. Barberinns nomine
San ffi tati f Sudy & S. Sedisy^ ér Camera AfoBoUca y quam
D. Andreas de Ciolis étc. ftus y ac qnibus fufranominibui
§ufer framijjts , igt infrafcriftis fublicum , éT folemne confice*
re Inftrumentum . Uinc efi quod anno &€^ in noffrornm Joan*
nis Jacobi Bulgarini Frotonotarii Afojiolici , Dominici Fontbid
Reru. Cam. Afojlolica Motarii , ae Èartbolomàti Dinii Motarii
fubliei y ist Cancellarti Confolaìus Mationis Fiorentina de Urbe
in folidum rogatorum y ac Tejlinm infrafcriftorum ad hac ffe*
eialiter hnbitura ^vocatorum iffc. , iff ferfonaliter exijlentes
lllmus iste. Dnuf Francifcus Card. Barberinus antedìEluf ex
una y Ùf d. D. Eq. Andreas de Ciolis nobis oftimè cognitis
farti bus ex altera nominibus fufradi&is . In primis d. D. Fran*
eifcHS Card, exbibuit , cb* conjignamit nobis é'c. originale Chi^
rografbnm fufradiflum , & ano illius duplicata manu SanElif*
fimi D. A?. Taf a Jignata ad effeElum fc. ibidem legendi y front
éltdy & intelligibili n)Oce aflantibus contrahentibus y et tefti^
hus fradiBìSy ^ iffis audientibus fer Nds étc. ferie FI am fuit
iffc. y ist eil tenoris fariter inferius regijiran. Quo quidem Chi*
TOgrafho y ut ejus tenore fcrleElo , ist audito t^em D. Fran^
eifcus Cardinalis Barberinus in ilUus executionem , isr illius
rigore iste, nomine Sanllitatis Sua , et Sedis , ist Camera
AfoBolica lìolens fro ejus farte fibi in d. Cbirografho deman*
data exequi , ist adìm fiere , [fonte iste, fromtfit d. X). Andrea
de Ciolis Fròri antediclo , una nobifcum iste, folemniter , ist
legitime fiif alanti fufradiflam fummam Jcutorum centum mil^
lium moneta Rom. Juliorum decem fro fcuto fecuto obitu difli
JD. Ducis Francifci Maria , ac dimijfa , ist relaxata ad fa'vo^
rem SanHiJftmi D.H.y S. Sedis y ist Camera Afoflolìca libera
fojfej/ìone dd. CÌDitatum Urbiaiy S* Leonis ^ Terra y ist Arcis
Me-
Appbndicb. 47^
Majoliy Mentis Feretri y Eugubii ^ Senogallidy Tifaurij CaU
Hi y Forifemfroniì , & omnium Cin)itatum , Terrarum , Caffro^
rum iste. , Fortalitiorum , ae Arcium Dueatus , (st Status Uni*
n)erji Vrhini y (St omnium aliorum honorum jurifdiBionalium y
et feudalium , qua d. D. Francifcus M. Dux tenet , & fojji-'
Jet exeefto fufradìdo Caftro Fodii Hyhernorum y diBaque fof^
fefione pacifica cum effeBu realiter , Ì3t aBualiter a Sanfiitd^
te fua y Sede , & Camera Afoftolica acquìfita dare y iff fer^
fol'vere d. /)• ViBoria , uti baredis diBi D. Ducis iste, fro
omnibus y ist quibufcumque exfenfisy ae melioramentts is^c. ist
ttiam fro eredito eujufvis fumma eontra Communitatem Fh»
fauri y ist alios ohligatos occafione quarumcumque exfenfarum
Fortus illius Cin)itatisy quomodolibet debitarum d. Duci , i^/
fuis iste, y nee non fro redditìbus , datiis , ist alìis fro'venien^
tibus fer iffum D. Ducem emftis de anno i6j6.y feu iste, fro
fretio fcut. 12646 É de grojjts ruiginti fro fcuto a Communi'-
tate Mondulfbi , qui redditus , ist froiìentus remaneant liberi
Sedi y ist Camera Ajoftoliea , ist fro aliis exfrejfts in fufrad.
ideelaratione SanBijJtmi y ut fufra inferto illius Cbirographo
faBa libere iste. , ist fro diBa jolutione facienda ultra obliga^
sionem Camerf eedulam baneariam D. Bernardini q. Ludow*
€Ì de CaffonibuSy ist D. Bartbolomai q. Zenobii ae Filieaja
Mereatorum nobilium Florentinorum , ae D. Senatoris Alo'^jR
• Alberti de Alton)itis fimiliter mercatores fiorentini a Dno
), Taddeo Barberino dd. DD. Bernardini y ist Bartbolomai Fro^
euratore , nee non a Dm Mareo de Martellis uti d. D. Aloy^
JlrFrÒre fufraferiftum fromif/tonem folutionis fumma fradiBa
modo y ist forma fradiBis faeien. eontinentem eidem D. Eq.
Andrea de Ciolis Frocuratori frafenti , et acce f tanti realiter
tradidit y ist eonfignaiìit y in qua fromiffto fol'vendi fretium
tormentorum bellicorum y ut infra dicetur etiam continetur y
& efl tenoris in fine bujus Inffrumenti regiftran. Qnibus ftan^
tibus frad. D. Eques Andreas de Ciolis agenSy Ì3t contrabens
in bis omnibus infrafcriftis tamquam Prór Sermi D. Fran cifri
Maria Montisfeltri a Ruere Ducis Urbini y ae etiam uti ABory
ist FrSr defutatus d. Sermi D. Ferdinandi Magni Ducis He*
truria tam eorum frofriis nominibus y quam étiam Dna Vi^
Boria istc.y quam in Sfonfam d. D. Francifcus Maria Dux
OoQ z Ur-
%
47^ Appendice»
Urhini frad. D. Ferdinando dejiina'vh , ajftrens d. D. Terdi^
nandum Magnum Duccm decimum quartum annum fu a atatis
Httigijfe , (3^ Jic ex forma Codicillorum ho. me. Sermì Cofmi
Medicei IL Magni Ducis Hetruriàt eumdem D. Ferdinanaum
bahuiffèy et bah ere legitimam facuhatem traFiandi Jimilia »r-
gotia , & contrabendi , ac etiam afferens d. D. £/f. Andreae
de Ciolis Pràr habuiffe , & babere flenam ^ et fuffìcientem fa^
cultatem ut infra contrabendi ^ & omnia infraf cri fta faciendi^
Cb* fé obbliganti , & nibilominus ad majorem cautelam fromi*
fit y quod iffe D, Francifcus Maria Dux nomine frofrio , Ut
tamquam A^us Vaternus , ist legitimus Adminijirator , é" Tu^
sor fr afata D. Vigoria fua Meptis ^ nec non d. Ferdinandus
Magnus Dux Hetruria tam nomine fuo proprio , quam etiam
mti a d. D. Francifco Maria Duce dejiinatus Sponfus frafatéi
D. Viflorije y omni meliori modo iffc. ratificabunt^approbabunt^
ist emologabunt per IJlrumentum , (^ omnia , et Jingula in eo
contenta werbis expreffìs cum inferitone pntis Inflrumenti infra
triginta dies ab bqdie proximos fub obligatione in forma furis
nìalida ^ ac in ^erbo Principi f , ac piene , fufficienter in^ru^
fnentaque ratificationum pradiHarum in public am formdm infra
€umdem terminum SanBitatis Sua exhibebit diBus D. Equet
Andreas de Ciolis Pror , ac nominibus étc. fupradiflam decla^
rationem SanElifJlmi ^ et fummam , iff quanti tatem in e a de^
€laratam , ac .promifftonem , ist affecuratìonem prò illius folu^-
rione y ut petitur , faSum , nec non cedulam fapradìElam mer*
catorum Jtbi ut petitur datum , cb* conjignafum libere accepta-
wit y et de di&a cedula ex nunc , ac etiam de diBa fumma ,
^ quantitate fequuta illius folutione SctnHìfftmum Dominum
Nojirum y Sedemque y et Cameram ApoSlolicam pradiElam d.
Dno Cardinali Barberino prsfentCy àt una nobifcum &c. fo-^^
lemniter acceptante 'validijftme quieta^vit y et abfol^it , etiam
per paHum expreffum , nec non Jlante proediBa cedula libere y
<b* expreffe r enunci wvit , ■ iff cefftt Sanfliffìmo D, M. Papa ,
SanSaque Sedi étc. omnibus y et quibufcum^ue expenfis faBis
a d. D. Francifco Maria Duce , é" fais Antecefforibus in con^
JiruBione , amplicatione , fortificatione , àt reparatione Portuum
Pifauriy & Seno^alUa y & in fortificationibus y Ó* quibufvis
aliis operibus faBis prò defenjione^ i£t fecuritate Ciuitat'um ^
Ter-
Appbhdicb. 477
Terrarum , Arctum , Tortalitiorum , & Rocchatum diBi Sta^
tus , frafertim Tifauri , Seffogallia , 5*. Leonh , <^ Majolii ,
ér ^ro Falatih Ci^tatum Urbini ^ & Fifauri y & 5*. Lconis
€um trihus fetiolis Terrcrum , (^ eorum fertìnentìif , (b* ètiam
fro hahhationc fupra Portum Tifauri cum duobus domihus con*
tiguis y com^^r^hcnfo etiam maga^ena tormenrorum bellicorum^
ac tignaminum in diBó Tortu Tifauri exiftcntt , nec non qui*
buf^is augumentis , ^ addii amentis di&orum Talatiorum , (JT
omnibus meliorawentis cujufwis generis , quansitatis , cb* ^valo*
ris etiam maximts faBis , ist quàt fieri contigeret a quacumque
ferfona ufque in diem obisus a. D. Ducis Urbini in di fio Teu*
do , Statu , Ducato &e. , faMs allodialibus infraferiftis , ac
etiam renuncia^vit quibufcumque fratenfionibus y ac jurtbus &c.y
quA circa PrAdiBa idevi D. Francifcus Maria Dux ^ diftaque
Vifloria y feu alti quicumqué hàredeSy ist fucceffoyes quoràodo*
lìbet habere , d7* ets competere foffent , nec non cefftt isfc. ei*
dem SanEliffimo , et Sedi étc. creditum fupradifium contra
Communitatem Tifauri ^ nec n&n redditus ^ & frcwntus da*
tiorum y iff aliorum Communitatis Terra Mondulfhi , ^ fro*
tnifit creditum Communitatis Tifauri effe^ ist manutenere we*
rum ^ non tamen exigibile ^ ncque de faBo^ ncque de jure d.
D. Francifco Cardinali Barberino frefente , et una nobifcùm iffc.
Jolemniter Jlifulan. , <b* acceftan. date. , ist contra idem D.
Eé[ues Andreas de Ciolis ajferens fé effe ad plenum informatum ^
<^ certam fcientiam habuìjfe ^ et habere de fujradiBìs literis
D. Ducis Urbini SanBiftmo D. N. Urbano Vili, fcriptis ,
quam d. D. Ferdìnandi Magni Ducis Hetruria , ac de omm^
vus declarationibus , fromìfponibus in eis faBis , nomine diBi
D. Francifci Maria Ducis Urbini prò fé , fuifque et e. ratifica^
n)it y apfroba^t , &^ emologa^it declarationem per d. literas
die 4 Nowembris prox. fcriptas ab eodem D. Dftce faBam ^
et de no^o ad majorem cautelam ajfirma^it y é^ dectara'vtt
SanBifpmo D. N. Fap^dy SanBaque &c. y quod Senogdlliay
Tifaurum y . Vicariatus y! Cin^tates S. Leonisy Terra y et Arx
Majoli y Mon sfere trus y é^-omnes- alti Status quod MBut D#
Francifcus Maria Dux Urbini pofftdeni iste , excepto d. Ca^
ftro Todii Hybernorum tempore ipfius Ducis obitus ad Sedeuà
Apoftolieam rcDertuntnr ^ tiqne &. K% Etclefia ^ ^ Corner et
'-!
47^ Apybndicb^
Apftolìcét dehentuf ^ et quod iffc D. Franclfcut Maria Dujt
Urhini non debct j nec poteB aìiquo ^nodo ae illìs diff onere ,
Jicut haRenus non diffojuijfe dixit , nec dtffonet in futurum
ad fa'vorem alicujus , nec non etiam nomine fradici D. ¥er^
dknandi Magni Ducis Hetruriét^ nomine fuo frofrio , dt tam^
fuam desinati Sfonjì D. ViSoria , cb* ifjius D. Viftoria no--
mine omni meliori modo ratifica^vit , affroba^vit , éT emologa*
wit declarationem y ist confirmationem omnium eontentoram in
fuf radiala declaratione , & quatenus opus fit prò omni jure ,
et inìerejfe , quod eidem D. Ferdinando Magno Duce fojfet
iomfetere etiam foB mortem diBi D. Ducìt Urbini , tam refpe^,
ilu f ir fona diBa De ViBoria , quam refjpeBu proprio ifjiuf Ma*
gni Ducis , & prò quibufvis juribus fuo rum Antenatorum , di
non)0 ad majarem cautelam declaran)it > ut tonfeffus fuit non
babuijfe ^ nec babete , nec 'velie babere aliquod jur y ncque ali*
quam pratenjionem ex quocumque jure , frate xtu étc. , (s^ prò*
mifit y ist affirmawt quod boc idem d. D. Magnus Dux con*
fitebitur y et obferruabit quocumque tempore &c^
Item d. D. Eques Andreas de Ciolis nominibus omnibus
fupradiBis ex nunc libere y & exprefsè confentit ad fan)orem y
et commodum Sedìsy iff Camera Apoftolica Jlatim fecuto obitm
diBi D. Francifci Maria Ducis Urbini libera dimijfioni y à^ re*
laxationi y ac incorforationi y nec non ademftioni fojfejjlonis
Cii>itatum DucatuSy ist Status Urbini y S. Leomsy Mentis fé*
retri , Eugubii , Senogaltia , Tifauri , Callii , Forijfcmpronii &c.y
ist omnium Ci^itatumy Terrarum , CaBrorumy Arcis Majoliy
& àliarum Arcium , fortalifiorum iste y qua d. Francifcus Ma*
ria Dux pofftdet y excepto Caftro fradiBo Podii Hybernorum y
nec non promifit quod nec per fé fé D. Francifcus Marta Dux^
nec dìBa D. fua Neptis , nec alii fui bare de s y ist fucceffores
quicumque y minufque D. Ferdinandus Magnus Dux occajione
melìoramentorum:^ wel aliorum quorumws pramijforum y quam
aliarum quarumcumque pratenjionum y fi^ve ex quawis alia
ratione etiam proveniente ex ipfa declflratione SanBiffim fuh*
/cripta y n^l prafenti concordia y 'vel ex alia declaratione fé*
futura per eumdem SanBifJimum , ist S. Sedem Apoftolicam
femel y n)el pluries judicialiter facienda y vel etiam ex quo*
tumque jure prateudet^ aliquam retentionem , jus y nicl aBio^
uemy
ArrBKDieit . 479
neffi 5 étff* quicquam tentahunt de falh fufer Cinjitatihms St^
if agalli £ y Pifaurij S. Leonis , Terra , <b* Arce Majoli , é^ Mon^
tef eretro , ac nmn)er(o Statu , iat Duca fu Urbini ^ ist honis
feudalihus , et jurifaiBionalihuf fufradiSis , fed ftattm y atqut
Deo flacuerhy quod d. Sermus Dnus morte obierit y libere
abfque mora y & exceftione aliqua dd. Ciwtatum y Status y &
Ducatus fojfejjtonem ad fan)orem Sedis , <b* Camera AfoBolicM
dimittent y & relaxabunt , <b* fojlea fratenjìones fupradiSas ,
Ji qua tunc temforis intererint indectfa y atque refer'vata y et
quafcumque , quaf babent , feu quo^ff tempore babebunt y "de^
ducent y & frofequentur coram Summo Tonttfice uti Domina
dire fio di^i Status , é^ Ducatus Urbini ^ n)el alia ferfona a^
SanSitate Sua defutanday & deliganda.
Infufer con'venerunt D. Card. Barberìnus nomine SanBi^
tatts Sua y ist Sedis , iff Camera Apofiolica y & D. Eques An^
dreas de Ciolis nominìbus étc ad Sermum Urbini Ducem ,
ejufque haredes , (st fuccejfores libere ffeBare aurum y argen^
tumy monetas y fecttnias cujufcumque quantitatis y gemmai
fretiofas y far amenta y libros y Statuas y qua non fint affojita
in locis fublicis , ixel fint parietibus infixa per modum encru*
ftionìs: fcripturas ^videndas pofi ipfius Ducis obitum cum in^
ter^ventu altcujus perfoma a SanSìtate Sua , n)el Sede Apojh*
lica deputanda ad effeElum retinendi illas y qua in^ententur
fpeBantes ad diElam Sedem y 'vel tangentes jura ipfius Dmcom
tus y ist Status Urbini , iff bonorum feudalium , éT jurifdiSio^
nalium . Arma y munitiones y tormenta bellica y feu muralia^
qua tamen non babent arma y ut infignia Sedts Apofiolica y
feu Summi fontìficis , (st tandem mobilia omnia , qua ipfe Dux
habet in Statu y ist bonis feudalibus y qua infixa non adbarent
feudo y & affortari poffent abfque iltorum bonorum feudalium
determinatione , & eorum afportatio quandocumque fiat abfqnt
folutione pedagii , feu gabella ; ^ fai fi quod fupererit in Sta^
tu penes Cameram Ducalemy Camera Apofiolica njel emat^
n)el perfnittat illud per bar e de Sy feu fucceffores ipfius D. Du^
cis afportari extra dìBum Statum Urbini fimiliter fine folm^
tione pedagii y ^vel gabella . Mobilia y qua tempore obitus di3i
Ducis remanebuvt in Palatiis Urbini y Pifauri y ist S. Leonie
libere fub cu ff odia ^ & adminiBratiom Miniflrornm Dncis y mèi
ajui
r^
480 ^ AfFBNDICBt
$jus hétrcium femdntAftìt ^ & fró cifdem sonfernutnJis ad re^'
quijìtionem diBorum hdredMm dehat a Minijiris Sanfiifath
oMdy & Scdis Afoftolica lotus offortunus in cifdem faUtiis
fsr duas Mcnfes affignari diBis Minifiris Ducis , n)el haredum ,
fuorum tur A ^ & cuftodia libere rtUnquantur ; diita ^ero tor-'
menta bellica n^n debere amo^veri , neqne afportari infra ffa^
tium duorum Menjtum a die adeftafer Sedem , ist Cam. Afo^
ftoUcam effeBnalis , ist pacifica foffeffionis Status , iff Ducatut
Urbini , ad effeÙum quod fi Santlitas Sua , iff Sedes Afofio*
Hca moluerit emere omnia dilla tormenta , ^vel illorum fartem
dtkeat per SanBitatem Suam^ iff ditlam Sedem declarari in^
fra diffum terminum^ é^ fequuta declaratione y haredes^ ist
fuccejfores ipfius Ducit teneantur n)endere pr^d. Sedi , cb* Ca*
mera omnia diBa tormenta ^ n^el illorum partem , prout decla^
ratum fuit juflo pretio , (b* prò ajfecuratione rejlttutionir em^
ftorum tormentorum , non fequuta declaratione , 'vel faBa de^
elaratione prò affecuratione folutionìs pretti fuit data fuprad. ^
et infrafcripta cedula fuprad. tormentorum a diBo £)• Fran^
eifco Card. d. Equiti Andrea Procuratori ^ ut fupra accep^
tanti iste.
Arma , ist munitiones exiften. in fortilitiis fequuto ohitm
i. D. Ducis defcribantur cum inter^entu alicujus Mini ft ri Du*
eis , ^el ejus bgredum , ist fuccefforum , ist quatenus arma w^
delicet , ut n)ulgo dicitur , li Corfalettì , Mofchctti , Archi-
bugi) & Picche fint bona^ & rccipientia ad ufum borum
temporum , Camera , ér* Sedes Apoffolica illa emat prò jufio
frftio 9 quoad citerai n)ero munitiones fit in arbitrio SanBi^
tatis Suf y njel Sedis ApoBolicf emere illas omnes , iìcI illa*
rum partem infra menfem a die ingreffus in diBa fortalitia •
Item eonnfenerunt Caftrum Podii Hybernorum tanquam
tron eomprfbenfum in Innìcfiitura Satus , ist Ducatus Urbini ,
fed poffeffum a Ducibus titulo emptionis particularis babito a
Sede Apoflolica per Ducis mortem cum Statu , ist Ducato n)el
Sedem y ist Cameram Apoftolicam non devolvi. Sed ad diBos
bfredesy ac fucceffores pertinere 'vigore diBg ^enditionis ; Aquai
n)erò non impedito quo^is modo earum ufu etiam novo in ter-'
ri torio V. CaBri Podii Hybernorum non poffe in prfjudicium
Commmnitatis ^ ^ bominum , feu Molendinorum Terrf. S. Ar-
cbau^
/
chdHgelf Jin)Cftìj fsd illf amues in ^èxitu Tei^ttoriì d. CaSn
Todii ingredian$ur Tetri forUm , d. Caffri S^ ArcbangcH » &
frout nune illf fiuunty fluere. dekere ^
Infuffr declararunt circa bona emfhifeotica in lijla^ fen,
mota in fine prffenris Injlrumenti regijlran. ffecificata ^ ^uf
d. Sermus Dux ajferitur bahere ex coneejftonibus particularinm
Ecclefiarum uti dd. bonorum Dominarum direElarnm^ Sedem^
& Catneram Afofiolicam non^ babere interejfe y dummodo ditla
btfna^ «w/ eorum aliqua non frobenfurfer 4. Cameram fuf^e
recùgnita , feu conce Jf a a^ prfdiila Sede , ^ ideo circa ea , fer
d^ Ducevi j 'vel ejus bgredes y ^ fucceJfi^r^$^Mgendum effe cìint^
Ecclefiis donunabui direSlis • - ;
Item conwnerunt exaRimem feeumarum quarmnìenmdue,
éx caufa mutui cenfuum ab ipfo Duce ^ ♦xir/ ej^s Au&orilus^
juxea formam Conftituti^um AfoHolicarum emftQrum ^ • con*
den^nAtionum , confi^intionpm^ njehsMa eaùfa Duci debit^rum^
quf remanebunt inexaffa fem^orf obìtus ipfiiif Ducif eontra
Unin)erfitates , Commumtatee , 4&* CoUegia Subditor^ exceptii
samen Communitatib^s fifauh > (è* Mondulfhi pro^ crediti^ s
redditfbus y et fro^entibus ^ ut fu fra ^xprejfts ^ ffeSare^ ad
iffius Ducif bfredes , éjfui exaBionem dd. Creditorum contra*
florum y feu contrabendorum ufque ad obitum Ducis facere
pojjtnt cum privilegio y ^ more Qamerf y & éfuia .circa iUa
ariti pojfent differentif^ .^ litet eum debitori»us y pofftnt d^
bfredes nominare unum , feuplures Judices etiaminfecunda y .<b^
tertia in/lancia deputandum y mei depfttandoi a Sanditate^ Sua,^
Fvel Sede Apojiolica in Cintate Urbini , mei aliis Ciwtatibui
ipfius Ducatus Urbini , ubi debitores babitabunt , coram . quir
bus jujlitia mediante dd. differentif ,, iff lit.es terminari debeant ,
dummodo in fecunda > Ó* ter.tia injiantia nominetur unuf exi
Judicibus or dinar iis dd. Cin)itatum.\
Item conmene'runt pflriter h(MH allo di alia y if cfuf prfy
tenduntur a J. Scrino Duce all^dialia defcripti{ in fupradiBa
nota cum eorum juribus , (b* pertinentiis , ^ alia , quf in fu-
turum fimul y wel fucceffi<vè tam movente Duce; quam poH
ipfius ohitum prohabuntur allodiali a y qnf non hatent anner
xam ali^uam jurifdifUonem liquidando, e^am SanBitate Sua y
mei Sede Apojiolica y mei ab ea dep$,tan^ ( exceptis pamen fa^
Èariif Uthiffi y et fifanrì^ habìtatione fufra fortam Tìfawri
cum dtiabur domihus tontìguisy ist maga%%eno tormcntornm htU
licorum ^ feu lìgnamtnMm ^ iff falatio S. Leonis cum trìbni
fetìoits Tff^^aì^^ y ut Jufra , dunt alluvi fuit de fretenfiont
meiiorafnentornm ^ ad famorem Srèdìs^ (^ Camera Afoftolìcét
comfrebe9t.)j non den^olw cnm feudo , & ideo tanquam talia
faln)is juribus aliorum , qui ftéttendere fojfent fufer eis , re^
tnanere debere difla D. ViBoriét , n>el aliis ìffiùs Ducis bare^
dibus , & fuceejjhyibus ^ eccepii Jtmiltter moìendìnis , quéi fùnt
faHa 0X concezióne , *vel licenzia. Bucali , cum hoc , quod
teffondcanf ferti^fmj n}ehaliam fartem Camera Ducati y qua
tanquam cum feudo devoluta ( fallii juribur particularium )
ad Sedtm , à^ Caineram Afoftòlicam ffeflare con^ve^erunt ,
nec non exceptis molendinis , i> quibus adeft jus cogendi Vaf^
faltof ^ ut aa illa accedant ^ ^ ae illorum acquijttionibut qui^,
bufcumque titulif f4&is fer Dìtocm y wel tjus Antecejfores a
frinfatis y n>el alias non conffat^ nec non txceftis bonis de*
fcriftis ) & adnotatif fr& refer^atit in infrafcrifta nota pari*
ter in fine frafentis Inflrftmenti regijlran. , circa qua aecla*
rarunt fer modum fron)iJionit y & citra frajudicium juriuHt
fartium , tam in fojfejforio , quam in fetitorio d. D. ViBoriam ,
n)el alios quofcumque haredes , ist fuccejffores frad. Ducis , /er-
quuto cafu mortis iffius Ducis , et confeauenter fequuta de*
n>olutionr 9 fiacific0 ^ àt reali fojfejjione ddi Ci^ìtatum ^ Duca*
tus j ac honorum feudalium , ^. jurifdifUonalium adfaDorem
Sedis , éf Cam. Jfòftolica ^ debere remanere in f offertone fra*
diBorum Corforum , nec fojfe de faBo fer d. Cameram mole*
ftari , et ffoliari donec alias fuerit fer SanBitatem Suam ,
^vel Sedem Afoftolicam iffo Duce ^i'vente , ^vel foB ejus obi*
tum , Jfwe <onjunBim fufer omnibus fradiBis corforibus , ti've
fufer omnibus ^ <b* fingulis- illorum corforibus de fer fé ad in*
ftantiam ipfius Ducis , nfei baredum , fyt fuccefforum declaro*
tum fufer tis ^ ^vel in fetitorio^ wel in fojfejforio ^
Palatium n)erd Cajiri Durjsntis t^jfe fefaran. a meenibut
ifjtus Caflri , ttaut Palatium ffeBet ad haredes Ducis , quod
autem remane t injàt frf^^ moenibus ifjtus Caflri fit Scdis , <J^
Cam. AfofioUca ^ fura autem fatronatus , J% qua Dux habet in
d. Duca tu ^ qua non Jint annexa feudo Yemanert debere^ front
de JMt€ ad haredes^ é^ fuccejfores ifjius Ducis , It^m
hem, ^OH'vcnirunt traBus frum^nnrum^ ist hUiornm
omnium ^ qua recolligunttir in tcrrhprh Todii Hyhcrftormm^
4sf jn fràd. honis alJodialibuf f,& emfhhcùtuis ^ quA fofiffx
nunffs fequutam denjolutiónem ^ & adcftam fojfejfion^m Sté^
tus y jit f^f^^ v^?r Ssdem^ iat Cam. .Agoftolicam, remanshoHt
f^nes D. Viiioriam'j nic non ctiamiuhQnis fajl ohitum S<rmét
Ducijft Adìa ad d. D. ViBoriam fcr^ent^ effe JinguUs anps
fer Sedem^ ^ Cam. Afojlolicam couceden.^ front ex nsnif
illas D. Card.y quo fufra nomine^ concejjit liberar abfqut
folutìone alicujuf datti y feda^Hy &gabeJl^j tam fer terram^
qnam fer mare ad fu^prtm 4^ D. , ViBifria ^ . wel ejur defcen*
^ntium^ & hsreaum^ et Serma FamìUa ds ^/ledicis ; Ita
fuod h4c immnnitas y éf* liberta/ nù» tranfeat ad alior^.mec
fojpt b4c, traBa p^r Sedem j iff Cameram fr(di0am denegarr^
ntfi quando hujujmodi traBf omnibus , 4f fingulit al^is ftrfor
ms fri'vilegìatis etiam S^R^E. CardinaUbns m eodem^Sfatu^
if Uucatu Urbi ni denegari conti ngat . Terrf, omnes , (^ Jbtr
gMlf y ff^ffr pioenibfis dd. Ci/iii^atum , Terrarum^ ist Forjalf%
tiorum^ ^ fnferj ut ynfgo dicitur : il .T^errapicna delk^m»»
ra , reman^eant Hberg Se$^y: et Camerf AfoShli^g.
Item 'voluerunt^y ^ can^enerunt fubinfeudati^net faBiff
remane re in diffo^tionje juris ^ et inatej^iauréfrfm .
Item d. D, Card. Franctfeuf ^uibus fu fra nomtnibus fr^
mijtt quod SanBijftmus D. N. ^onfa^aJ/ity àt ^approb^bM frnj
Inftrumentum per fuam Bullam Conjtftorialem cum claufulis op^
portunìs .
Quji omnia fuprad. , ér in hoc Inftrumento contenta , tan^
d. Illmusy & Rmus D. Francifcus Card. Barberinut nomine
SanBiftmi D. N. PP. & S. Sedis , éf Cam. Apoflolicf , quam
d. Perillufiris D. Eq. Andreas de Ciolisy uti PrÓr Sermi D.
Francifci Marif Ducis Urbini y ac Sermi D. Ferdinandi Ma^
gni Ducis Hetrurif y etiam nomine Sermf D. ViBorif iste, pro^
miferunt femper , et omni tempore habere rata , ^valida , at^
que firma iste.
Pro quibus 4}mnibuSy ^ fingulis ficut petitur obfern)an^
disy ist adimplendis d. D. Francifcus Card. Barberinus nomi*
ne SanBitatis Sug , et Sedis , é^ Cam. Apoflolicg eumdem San^
Bijfimum y ist Succejfores fuos Romanos Pontifices , ac Sedem ,
I : Ppp 1 isr
4^4 ArpsNDicB.
^ Cam. Afoìloltedm , é* ejufdtm SeJif , & Cdmerf Jfojloli-
<f bona iste, jura <bV. introìtus ^c. ; diBus ^erò D. Eq. An^
dredf de CtoUs Frir^ ef Aihr reffeBh)è\ d. D. Franciftum
'Nikriam Duccyà Urbiui ^ ac ejus'h{redcs y et fuecejfores &e.
^òfia éte. jura'&t. introìtus ^ è. ^ ne e non d. D. Ferdinandum
Magnum Ducem y fuofque in d. Magno Dueàtu fuceejforef ^ ae
tjuf h^redcs iffe.:'hona iste, jura iste, ohligarunt &e.y et em^
cumque affellatiohi rennnciarunt éte. , ac taliis femore , et
fcrìfturis reffeEH*vè ad SaerofanBa Dei Evangelia ita jnra^
rnnt . Sufer quihut &e. ' ,
ABkm Ronif in Falatio AfcrfloKeo S. Tetri in Vatìiako iste. ,
frffentibus lllmo /^'Rmo J>^Vulfiano Vulpio Arehiefifcofo
Tbeatino Bretinfn Apoftotitorum S. D. N. Faff Secrétario ^
Itinio ist Rmo D. Laùrentio Ma^aiottoFa^ritio Fiorentino^
iritriùfqne Signatura ejnfdèfn SanfliJ/imi Referendario , Illmo
& Rmo D. Francìfco Adriano Ce'va Diaecef. Montit Regalis
Cttbjcuiis ejufdem ÌSanSiJJimi FrgfeBo y Illmo D. Comite Urfo
de tkio Senen. iste. Confinario Status Sérmi D. Magni JDu*
eie Hetrurif llUko D. Caroto Magalo tto Fatritio Fiorentino y
mtriufque, euftodif ejufdem SanBifj^i Léìite Gnlìy et Ferilln^
flri , et Exmo DOo Alexandro de ViBoriis Fatritio Fiorenti^
no y Collega Fiorentini , ae frfdiBi Sertni D. Magni Ducis
He^rurif Ad'voeato Tefiibus ad frfmiffa omnia y ^ fingula
^wefitis ^ haUiisy atque rogatis gre^
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INDI.
I N D ICE
48$
DELLE MATERIE PIÙ NOTABILI .
ACcoramboni ( Ottavio ) Vcfcovo
di Foflbmbronè battezza Federi*
1 ^ Principe d' Urbino pM^. zxi.
Acquaviva ( Monfig. Pafquale ) d'A-
ngona 3SS.
Adriano VI. eletto Papa , giagne in
Itoma 73? 77«
s. Agata Terra , fua defcrlzione 408;
Albani ( Orazio ) è fpedlto dal Du-
ca d* Urbino per fuo Kefidente in Rd-
tna- 134. '
Aldrovandi ( Ulifle ) onorato dal
Duca Franccfco Marra I, 117.
Aleflandro VII. ( Papa ) fue monete
battute in Gubbio 341.
Aleflandro VHI, profiegue a tener
aperta la Zecca in Gubbio 350.
Alfonfo Dtìtìi di Ferrara perchè non
▼uol rimuoverfi dalla divozione del
Re dì Francia , Papa Giulio II. tenta
di levargli k) Stato 15. Contro di
hii , e cóntro i fooi fautori pubblica
il Papa le Cenfure 31. Per la media-
zione del Marchefc di Mantova va a
Roma y e fi umilia al Papa 40* Ma
non fidandofidi efla fegretamente fug-
ge da Roma, e toma in Ferrara 41*
Interviene^ ^11* incoronazione * di Leo-
ne X. , e in abitò ducale porta il Gon-
fione della Chiefa 44. '
Alidofi ( Card. Francefco ) di Pavia;
Legato di Bologna 9. Corre poco buo-
na armonia tra eflb, e *ì Duca d' Ur-
bino II. Fa carcerare TAmbafciato-
re Veneto ìngiuftamente 18.. Prende
per la^ Cbirfà Modena x6. ^' meflb
in arrefio , e condotto" in Bologna dal^
Papa i8. 19. fn vece di caftigo è fat-
to Arcivefcovo di Bologna ip. Fug-
ge trayeftito , e fi trasfcnfce nell* Imo-'
kfe, indi a Ravenna dal Papa, e in-
colpa il Duca d' Urbino ddla perditi
di Bologna 37. ' Per tal motivo^ è «c-
eifo dal Duca colle proprie *mani ivif
* Altieri ( Monfig. Vincenzo ) 3^3*
Ancona s' accorda col Duca France^r
Co Maria d* Urbino 66.
s» Angelo in Vado fua defcrizio»
ne 405.
Armellini, che moneta fia 189.
Aftalli (Card. Fulvio) 351.
d'Afie (Card. Marcello) 351* 3$4.
E
BAglioni (Gemile) 39*
Baglioni ( Gio: Paolo) Capitano
del Duca d'Urbino 11.
Baglioni occupano Perugia ixi.^
Baglioni (Malatefta) Vcicovo di Pe«
faro dà nuova al Duca Franceico Ma*
ria della morte del Principe Federigo
fuo figlio iz6.
Bajocchetti moneta di Pesaro »oi.
Bajocco quando battuto in Gub*
blo 367, 369. , • .
Barbarigo ( Agoftino ) Piovreditore
Generale de* Veneti muore nella bat-
taglia di Lepanto col Turco aia.
Barberini (Card. Antonio) Legata
d* Urbino J35.
Barberini ( Card. Carlo ) Legato di
detto Stato 348.
^ Barberini ( Don Taddeo ) Generalo'
di S. Chiefa prende pofleflb dello Sta»
to d' Urbino a nome di S. Santità 148.
Benedetti Capitano (Antonio) rice-
ve in feudo il Caftello di Penigli dal
Duca d' Urbino 153*
Benedetti { Cefare ) Lettore di Filo-
foiia di Francefco Maria IL,, e poi*
Vefcovo di Pefaro m.
Benedetto XIII. concede varie fa-
coltà a Gio: Francefco Galeotti Zec-
chiere in Gubbio .3^7. Monete battu^
te nel fuo Pontificato 368. 369. .
Benedetto XIV. fo(pende per qual-
che tempo la Zecca di Gubbio , ma ben
tofto rivoca detta fofperiione, e dà
Kcenza <li riaflamere la battuta della
1
moneta 385. ^84. Monete ftampitc in
Gubbio nel (uo Pontificato 385* ^f^*
Beni ( Ubaldo ) , e Muzio fuo figlio
ricevono in feudo il Caftello di Ci-
giglione da Francefco Maria II. Duca
d* Urbino a 51. 153.
Bichi (Card. Antonio) 34*-
Bolo^nefi ammettono in Città i Ben-
tivogli 35. In Bologna entrano 1 Fran-
cefi 37. Stanchi del dominio de* Ben-
tivogli, gli fcacciano, e fi danno di
nuovo aUa Chiefa ^9*^
Bolognini coniati in Pefaro 184.
Suo valore 19^* 199*
Bonanni ( P. Filippo ) lodato 3^3.
BonarcUi ( Pietro ) Anconitano rice-
ve in dono da Guid' Ubaldo Duca
d'Urbino la Contea d'OrcIano ii<^.
Cofpira contro il Duca Francefco Ma^
ria IL 117.
Borbone ( Duca Carlo ) s' incammi-
na ver& Firenze , ma sii viene impe-
dito di ibrprenderla : fi volge perciò
verfo Siena 97* Si leva da Siena, e
con tutto i' Efercito fi auiove verfo
jRoma 99.
Borromei (Conte Federigo) di Nli-
kno fi ùnifce in matrimonio con Vir-
Sinia figlia di Guid' Ubaldo Duca
^Urbino xSi.
Brancaleooi ( Co: Antonio ) > e Fra-*
tello haAoo in feudo il Caccilo del
Pìobbico dà Francefco M* IL »5i« ,
Buglagni ( Bald' Antonio) di Gubbio
£ecc£lefc del Duca d' Urbino 308.
Branca ( Matteo ) di Gubbio Colon-
selh» di FamerU di francefco Ma-
lia I» lim
e
Agli fua defcrizione 403, .
Qunermo fue monete col nome
di Gtiid: Ubaldo IL 1^0.
Campelli ( Monfig. Solonc ) %4Ì-
' Csntalmaggi ( Conte Girolamo ) da
Gubbio 'Maggiordomo del Duca Fran-
cefco Maria IL .^ii« 1x3*
Cantelmi ( Card» Giacomo ) 310. 351.
CtrU ( Co: Gian-Rioaldo ). 149.
Carlo V« vieo coronato dal Papa in
BDlagna ux. Toni% di nuovo in Itar
Ha. »ec abboccarfi col Papa nella. A^Si
Città 1x5.
Caftiglioni (Co: Cimiilo) di l£ui«
tova ha in feudo U Caftello dell' Uo*
la del Piano i8i.
Cennini ( Card* Francefco ) è fpedi-
to dai Pipa % Francefco Maria !!•
d* Urbino 133.
Cerri (Card. Carlo) 344-
Chierici Minori introdotti in Czfkcl
Durante dal Duca d' Urbino , e lafcia.
loro Eredi della fua Librerìa 135.
Cibò ( Card. Alderano } di Mailà
Carrara 341.
Clemente VII. manda un fao Ca-
meriere fegreto a rinsraiiare il I>uca
d' Urbino per aver fedatp i tumulti di
f Firenze , e lo prega a configliarlo nel-
a difefa di Roma .99« ^ Giunto il Du.
ca Borbone in Roma il Papa fi ritii^
in Caftello con alquanti' Cardinali , ^
Prelati di Corte ivi» Tcrocnda il Pa-
pa di maggior violenza , s' accorda
cogl' Imperiali , e fi coftltuafce nrìgio^
niere con 13. Cardinali lox. Ciemea-
te difegna occupare lo Stato d' Urbino^
per darlo ad Afcanio Colonna ixo«
Abboccamento del Papa coli' Impera-
tore in Bologna ixi. Va a Marfigliar
per trovare Francefco L Re di FraiK
eia 117. Sua morte iz9«
Clemente VIIL prende ilpo/TelTo d*
Ferrara a 19.
Clemente IX. continua a fiir batte-»
le moneta di rame in Gubbio 544«
Clemente X. fa ilémU^. e ìfedifc^
i}UOvo Chirografo per (ar battere mo<^
neu 34$.
Clemente XI. concede la Zecca di
Gubbio per anni 19. a Michel'Aofiela
Galeotti 35$. 3J7. 3^4. Monete bat-
tute nel fuo Pontificato 3^4^ e kg.
Clemente XIL rinnova a Gio: Fran^
cefco Galeotti la facoltà di batter nio-*
neta in Gubbio 370- 1^73. e fcg.
Monete battute in Gubbio nel ùxo^
Potificato 380. e feg.
Clemente XIIL ordina chccolle ma*
nete ritirate fi ftampi moneta in Gub-»
hio 388^ Fa iopprimere U Zecca^ 390.
59i« Monete coniate, ia Gubbio nei
primo anno del fuo Pontificio 391 « ^9a»
Cocchi ( Rainiondo ) lodato 5x9*
^ Colonna ( Fabrizio } va in foccorfa
di ^og* co^ 399* ^ncie Spagnuole 3z«
Co-
ssrsez-
^ VP
mm^X^mmSm
•> ^
4«7
Cotomit/ Marc' Anton.) deputato alla
cilfiodia di Modena ^6. £' mandato
trm gente in a^to di Bologna 30.
E* rìcniamato in Modena 51. Paolo
IV. cerca d' averlo nelle mani , ma
egli avvinato fé ne fcampa • Con gen-
te annata fa fcorreriè nno alle porte
di Roma 171*
Colonna ( Brancinforte } Frefidente
d' Urbino è innalzato alla Dignità
Cardinalizia , e dimette il governo
dello Stato Urbinate 388*
Colonna (Sciarra) d' accordo con
KidoKb Varani entra a viva forza in
Camerino» e lo faccheggia 104*
Coltone da Gubbio celebre Capita-
no i^x.
Concordia occupata a forza dall'
Efercito Pontificio 51.
Coflaguti (Card. Vincepsu)) 34x.
s. Coftanzo Terra, {va defcrizio-
ne 4x1*
Coftanzo IL Si^ore di Pefaro
muore, e decade il fuo Stato alla
Chiefa 4i.
DElcj ( Card. Scipione ) 341.
Defcrizione dello Stato d' Urbi-
no 395-
Doble monete d' Urbino flmili a
•fuelle delle altre Zecche %9S,
Donati i>ntonK> ) VtÉliiallfl ^Ai-
Mente dtf^Duca FranceKò Maria II.
d' Urbino • feri ve i fatti di eflb Duca
ai4. £' Ipedito a Roma al Papa dal
medefimo per raflegnargli vivente lo
Stato %4%. a43«
Doria ( Co: Filippino ) aflalta Mon-
davio per comando del Duca Francef-
60 Maria con una banda di JFanterìa
Spagnuola , e altra di Gubbio > lo pren-
de , e lo facchea|fa| 58* £* lafciato
dal Duca con burnì numero di gente
alla cuftodia d' Urbino ^3.
Ducato d' oro ie fi coniafle in Cub«>
bio 13^. 137. Battuto in Urbino 144»
In Pefaro fotto hotcnj.o de' Medici
154* Di Guid' Ubaldo JI. 190.
Ducatone ' d' Urbino ghe moneta
fbiTe %9^0
Durante ( Card. } battezu'Francefco
>laria IL d' Urbino ao;^
FAmiglie di Gubbio Tuo Cattale^
go 438.
Famefe (Aleflandro, e Ranuccio Car-
dinali) fi ritirano da Roma^ per i di-
fturbi, che hanno con Giulio IIL, il
primo va a Firenze , e V altro in Ur-
oino 166.
Farnefe (C)ttavio)è inveftito dello Sta-
to di Camerino da Paolo III. fuo Zio,
che poi ne fa permuta con Parma , e
Piacenza i6x. Procede contro di eflb
fino a fulminargli le Cenfure Giulio
III. per voler introdurre i Fraiicefi
in Parma 166.
Famefc ( Vittoria ) moglie di Guid*
Ubaldo d' Urbino xoj* Sua morte aai.
Federico Duca d' Urbino ♦ Nel To»
mo L pag. %6i. fi difle, eh* ebbe da
Papa Sifto , oltre la dignità Ducale »
la rofa d' oro , il Berettone generali-
zio y e lo Stocco , fenza indicare V an-
no; ciò avvenne nel 1479 , come no«
ta li P. Buffi nella faa Storia di Vi-
terbo alla pag. a8x , le cui parole me-
ritano di eflere qui inferite : y, Rimar-
cabile però fu la venuta , che nel me-
defimo anno 1479* fece di nuovo In
Viterbo il jjià mentovato Federico Du-
ca di Urbino, giacché volendo egli
ufare le acque di quefli Bagni , vi fi
portò con numerofa corte nelh vigi^
w Mi difnirniiiM , ^Riiirae wuiji
abitazione nel palagio de' Gattefchi »
nel cui ingreflb gli furono fatti da
^uefta Città grandiflimi onori , che poi
in appreflo gli furono notabilmente
multiplicati in congiuntura , che dal
Pontefice Sifto il dì primo di Genna-
ro del feguente anno 1480, gli fu qui
mandato m dono lo Stocco , ed il Cap-
pello Ducale y V uno , e V altro forni-
to di preziofe gemme , che volendofi
da eflb pubblicamente ricevere nella
Chiefa Cattedrale , non folo fu nobil-
mente parata tutta queila Chiefa > ma
anche tutte le flrade per le quali egli
portar doveafi alla medefima • Kella
mattina adunque defiinataper tale ftm<>
zione y dopo aver lo fteflo con molte
cerimonie ricevuto il già efpofio do-
no dalle mani di quel tal perfonag*
gìo',
f,
488
10, che appofta era flato da Roma
Inedito dal Papa ; dichiarò Cavalieri
•dello Speroti d' oro noti folo Mcfler
Galeotto Gatto , ma anche il di lui
i!ipòte Giovanni figliuolo dil^rincival-
le ; avendo altresì in tal congiuntuni
a ciafcuno di loro donato un veftito
di broccato di molta confiderazione .
E' però vero , che Giovanni ( non (o
per qual motivo ) ricusò dì accettare
il predetto onore di Cavalière . Ter-
minata^poi la funzione, nell' ufci-
re , che fece Federico dalla porta
della Chiefa coli* accompagnamento
de' pubblici Rapprefentanti , com' an-
che di una quantità innumerabile di
Signori , e di popolo , vldefi venire
incontro un carro trionfale , rapprefen-
tante le fuc gloriofe gefta, fovra cui
erano molti mufici vagamente adorna-
ti , i quali cantarono varie ftrofe in
fua lode ; avendo egli eziandio incon-
trate nel profegulmento della via al-
tre molte conumili rapprcfentazioni ,
cioè una fopra il ponte di S. Loren-
zo , e r altra preffb la Chiefa di San
Tommafo , e le altre per ciafcuna piaz-
za , e per ciafcuna ftrada/per le quali
lo fteflo pafsò, cantandofi da per tut-
to da altri cori di mufici le di lui fe-
gnalate vittorie. Inoltre per tutta la
detta ftrada apparivano eretti molti ar-
chi trionfali ripieni per o§ni parte
d* ifcrizioni , e titoli ai gloria , fotto
t quali paifando egli, vie più che al-
s|rove fi replicavano dal popolo le ac-
clamazioni ; onde foprafatto il Duca
da tanto onore , e da tanta magnifi-
cenza, dopo aver dato in fua cafa a
tutti quei Nobili, che lo avea'.o ac-
compagnato, unfontuofo rinfrefco , in
conteftazione del giubilo grande, che
avea provato, ne ringraziò la Città
con replicate affettuofe efpreffioni. Il
ttìedelìmo fermoffi in Viterbo per lo
fpazio di circa cinque mefi , dove
tant' eflb , quanto le fué genti fi di-
portarono con molto piacere de* Vi-
terbiefi , sì perchè non praticarono
con refluni perfona alcuna forta di
violefiza , e di aggravio , sì anche per-
chè vi fpèfero gran qirantirà di dena-
ro : con gueilo di vantaggio > che lo
ftelTo prima di fua }>irtefìza iect aiS-
tgere per la Città divcrfi cartelli , (in-
cendo intendere a ciafcuno , che avan*
2apdo qualche fomma da eflb , o da
tal' uno di fiia corte , fi foflfe pure li-
beramente prefentato , che ne avrebbe
confeguita un' intera foddisfiazione •
Nel tempo, che egli auì dimorò fra
gli altri ragguardevoli perfonaggi,
che gli mandarono grandiofi prefenfi^
e che perfonalmente fi portarono^ a
vifitarlo, uno fu il Duca di Calabria #
il quale allora ritrovavafi in Siena ,
che effendo qua pervenuto il Giovedì
Santo , nel Venerdì fufleguente volle
intervenire nella Chiefa di S« Maria a
Gradi all' Officio delle Tenebre., a cui
affiftè con divozione molto efempla-
re . „
Federico Principe d' Urbino fua na-
fcita 111. Spofa Claudia figlia .del
Gran Duca di Tofcana 114. Suoi cat-*
tivi , e pe/Cmi coftumi 115. Sua mor-
te ii6.
Ferdinando II. Gran Duca di Tof-
cana manda due fuoi Minifiri a con-
dolerfi^ con Franfcefco Maria Duca
d' Urbino della morte di Federico fuo
figlio, e fa condurre Vittoria là figlia
di elfo Federico in Firenze 119^ Sta-
bilifce matrimonio colla detta figlia
Vittoria della Rovere 130. Ricerca j
che gli fi diano le Scritture attineciU
all'eredità della Pupilla 134.
Fermo Città fi compone per denaro
con Francefco Maria buca d' Urbi-
no 66.
Fiorentini offerifcono la reftituzione
delle Fortezze di Majuolo , e S. Leo
al Duca d' Urbino 97. Si follevano
contro i Medici , e il Duca d' Urbino
gli quieta 98. 99. Perdono la liber-
tà , e AlciTandro Medici è dichiarato
primo Duca di Fireirze 113.
Fiorino moneta immaginaria i3^«
Qjando fi coniaife effettivo 333*
Fiumi dello Stato d' Urbino qua-
li 30^.
Foffombrone fua defcrizione'4oa.
Francefco L Re di Francia fi porta
in Milano 47. Va a Pavia , e rimane
prigioniere degl* Imperiali 148.
Fraocefco Maria I* della Rovere m^
. .. fce
Ite inSinigaglìa 3. Muore Il'fuo Gè- Pap» a rerder conto della morte del
nitore, e Guid' Ubaldo Duca d'Urbi- Card., egli comparifce , riceve la ca-
co gli ottiene la Prefettura di Ro- fa per carcere , e attende a difenderli
ma j. Va in Urbino, dove ricéve avanti quattro Cardinali deputati Cio-
per fuoi Precettori Lodovico Odalìo , dici, e da elC % aflbiuto coil'appro-
e Antonio de' Criflinì' j. Va a Savo- Vazione di tutto Ìl Collegio de' Car-
na, e poi in -FrtnCra rtflla Corte del dìnali > ed è reintegrato con Bolla a 1
Re Lodovica XII., dilà fe richiama- -fuoi Stati, 't)ignità, e Tìtoli 38. Ot-
to in Roma da Giulio II. fuo Zio , tiene di nuòvo Gente , s" invia a Ri-
ove poco fi trattiene, perchè d'ordì- "venna già occupata da' Francefi, la rì-
se del Papa va in Urbino ivi . E' cupera con tutta la' Romagna 30. I
adottato in figliuolo da Guìd' Ubai- Bologncfi cacciano i Bcntivogli , fì
do I. Duca d' Urbino 6. Muore ìl danno alfa Chiefa , e re prende pof-
Duca predetto, e Francefco Maria è felTo Francefco Maria ivi. Acquifla
dichiarato erede , e fueceflbre del me- Parma , e Piacenza , e poi Reggio 40.
dcCmo nello Stato Urbinate 9. Rice- Ha online d:a! Papa dì aflalire Peri-a-
ve giuramemo di fedeltà da' fuoì Sud- "ra, ma non gli riefce , e torna nei
diti IO, E' dichiarato Capitano Gene- fuo Stato 41, Decaduto Pefaro alU
Tale di Santa Chiefa , dal Card. Ali- Chiefa , egli re prende poifcffo infie-
dosj riceve in Bologna le ìnfcgne del me col Card. Gonraga ivi* Pofcia
Generalato ivi. Spofa privatamente egli n' è inveflito col titolo di Vica-
Eleonora Gonzaga di Mantova 11. nato in compenfo del denaro, dì cui
Combatte nella Romagna con Giovan- andava creditore colla Camera Apo-
ni Greco Capitano de' Veneziani , lo ftolica 43. Per altro motivo è più
rompe, e Io manda prigione in Urbi- probabile opinione 44. Fa Aire pub-
no ij. itf. S" impadronifcè del Ca- blìchc fcfte nel fuo Stato per l'efal-
ftello di Rufli i«. 17. Come pure di razione al; Papato di- Leone X. , inttf-
Ravenna di Cervia, edi Rìmìniai.ii. viene alla 'fua Coronazione come.Pre»-
fetto di Roma , dal Papa è confcrmt'-
to coli Brevi ne' Stati , e Titoli coi*-
ceflìgli dalla S. Sede 44. 45. Gli vie-
ne intimato per parte del Papa che
debba andare colle fue Genti a- ferve-
re in guerraf come Feudatario 4'f> B'
;ivvifato da Cardinalr che >I Papa vuol^
appropriarli Io Stato d' Urbino per dai>-
10 alla fua Cafa 4J. 4S. 'Richiede il
Papa di avere oltre la Aia Combagnia
la condotta dì mille fanti , C gli vie-
ne accordata 4^. Leone X. pubblici
un Monitorio contra il Duca , ed egli
per placitio manda a Roqia la Du-
chelTa Elifabetta, ma in vano 49* E*
pubblicata ' contro elfo la fcomunhra fo.
perde il'Ducato' di-Sóra'ri'ft FalTa t
Mintovi corFigHu.ol(j ,' tf eolla Mo-
glie ivi-. Domanda al Pupa-I' airolu-
rióne dalla foofiiunìca , e gii vien ne-
gati I». ' Raedoglie^-genté , d s- Jnvi*
a- rictiperaTé ìPfutf'Stalò S3-Hi' TI-
Medaglia battuta in tal occaliorte 59.
11 Duca provoca all' abbattimento »
corpo » c«»poi> L-orenm» de" *4edici-,
r. ii. Qjin raa
490
ma egli lo ricufa 6i, Delibera incanì.
minarfi vcrfo Perugia 6^ Viene a pat-
ti -co' Perugini 64. Entra nella Mar-
ca, fi compone con Fabriano , con va-
rie altre Terre, e molte ne faccheg-
fia 65. S' accorda con Ancona , e con
ermo 66. £' richiefto d' acconio dal
Lesato Pontificio , ma la vano 67.
Egli medefimo h i Capitoli dell* ac-
cordo col Papa , e quali fieno 69. Paf-
fz a Mantova ivi • Poi a Verona vi è
richiefto da* Francefi a fervirc il loro
Re contro il Papa j e V Imperatore 70.
InteÀ la morte del Papa pafla a Fer-
rara , raccoglie ^cnte , e u porta all'
acquifto de* fuoi Stati 7*. Va a Peru-
gia , e rimette in Città i Fratelli Ba-
glioni, che n' erano fiati cacciati , in-
di palla a Gubbio ivi • Ricupera alla
Chiefa Rimini 77^ Va a Roma per
prefentarfi al Papa , ottiene dal mede-
imo r adToluzione delle Cenfure , ed è
di bel nuovo inveftito del Ducato ivi.
S,' dichiarato Governatore Gener. dell*
Armi Venete 78. Alfcdia Garlafco , e
fé ne rende padrone 81 • 8i. Rompe
i Francefi 81» 83. Caccia i medefimi
dall' Italia 84* Libera Lodi dalle ma-
ni di Federico da Bozzolo ivi. £' crea-
lo Capitano Gener. de' Veneziani, à
invitato in quella Metropoli ,^ ove V in-
contrano Cinquanta Senatori 85. Me-
damila battuta in onor fuo 87. £' ri-^
chiamato di nuovo dalla Repubblica
contro il Re di Francia , indi contro
l'Imperatore 85. S' impadronifce di
Cremona 93. . Reprime l' infolenza de'
Soldati 9 che travagliano quei Cittadi-
ni , vien perciò da' medeumi regalato
ili una tazza d' oro di fommo valo-
re 94* Si accofta a Firenze , e quat-
tro Cardinali gli vengono incontro 97.
I Fiorentini reftituiicono a Francesco
Maria le Fortezze di S. Leo , e di Ma-
juolo 99» Dà aiuto alla Ducheflfa di
Camerino per difenderla da' fuoi ne-
mici 104. £' richiamato da' Venezia-
ni a portarfi a Venezia ^ e lo manda-
no alle Frontiere della Lombardia xo4«
.so5« Difende tutto lo Stato della Re-
pubblica contra il Duca di Branfvich
con pochi Soldati 105. Afiedia Pa-
yi4 iq6. Io (si ioli giorni ic qc fii
padrone 109* Scnopre che n Pipi,
vuole occupare^ Io Suto d' Urbino per
darlo ad Afcanio Colonna , lafcia per»
ciò il fervlzio de' Veneziani , e fé ne
toma ne' fuoi Stati no. xix. £* chia-
mato in Bologna , dove onorevolmen-
te è accolto dal Papa , e dall' Impera-
tore zìi. E' richiefto da queft' ultimo
andare al fuo fervizio , ma egli ricu-
ia IH. IX3,, Medaglia battuta aFran^
celco Maria, e Aia fpiegazione 11 6. 117,
Soccorre Camerino di vettovaglia iii.
Si porta a Napoli per riverire l' Im-
pcratore , e ringraziarlo della reftitu»
zione degli Stan nel Regno iix. E*
chiamato a Venezia 1x3, Si efibifce x*
Veneziani di^ andare contro il Tur-
co 1x4. £' dichiarato Capitano Gene*'
rale ixs. Vifita per parte della Re*
pubblica r Iftria , la Dalmazia « e tutto
il Friuli y e la ftefia Città di Vene»
zia 1x5. S' inferma a Venezia , è ri-
condotto a Pefaro y e muore non fenz^
fofpettodi veleno 1x7. Sue lodi 1x7.
1x8. Il fuo corpo è fepolto in Urbi»
no ivi. Monete battute fotto quefto
Duca z5i. e feg.
Francefi:o Maria II. della Rovert
fua nafciu xo7« Suoi Aji , e Precet*
tori X08. E* condotto a Venezia ivi.
Palla alla corte di Spagna ivi . £' ri»
\chiamato dal Padre per accafarlo. giu-
Sne a Ravenna dal ilio 2Uo Cardinale
' Urbino Arcive/covo di quella Cit*
ti, e finalmente a Pefaro ilo. Si con»
elude Matrimonio tra eflb , e Donna
Lucrezia d' Efte forella del Duca di
Ferrara , va perciò a Ferrara , e h
fpofa xzi. Viene In Italia Don Gio*
vanni d' Auftria Capitano Generale
della Lega, e Francefco Maria lo va
a trovare in Genova, con eiTo va a
Napoli j dove riceve molte dimoftra*
zioni di ftima, indi aMeffina, dov'è
ammefib a* configli di guerra de' prin-
cipali Uffiziali > arriva a Corfà , s' in»
contra coir armata Turca , nella anale
efeguifce le parti di valorofo Umzia»
le %iié XIX. Riceve doni da D.Gio*
vanni , e colle Galere Venete torna al
fuo Stato , e conduce 4a Ferrara a Pc«
(aro la fua Spofa aia. xi3. Va a Lo*
mo indi ^ fionu, e éi Fapa Pio v..
i
tenchè indifpofto Io vuol vedere, e
Io accoglie con molto affetto, muore
pio, è eletto Gregorio XIII., e da
ciTo pure è molto accarezzato ti 4*
£* richiamato dal Padre nel fuo Sta-
to ivi • Ha auefti varj difturbi da Cuoi
Sudditi, ma u porta in maniera, che
piace al Padre, e a i Sudditi 115. Gli
muore il Padre, ed egli folcnnemente
! prende poflefTo de* luoi Stati, e fa
pianare la fortezza d* Urbino xi6.
Va a Firenze xi?. II. Re Cattolico lo
>conduce al fuo fcrvizlo , e dal Duca
di Parma gli manda V Ordine del To-
Ibn d* Oro , ma perchè il Duca di Par-
ma era vecchio , va a Bologna , e nel
Duomo di quella Città riceve quell'Or-
dine ivi. Gli muore la Duchefla fua
Moglie 119. Riceve ne' fuoi Stati Pa-
pa Clemente Vili. i-r'. Prende in
Ifpofa Livia figlia del Marchcfe di
8. Lorenzo della Rovere no. Gli na-
fce un figlio mafchio iia. Crea un
Configlio di otto , cioè uno per ca*
danna Città dello Stato , perchè fcrvì-
no per Configlieri, e per Governato-
ri del medefimo Stato xi3. Lafcia li-
bera l' amminiftrazione di tutte le cofe
al Figlio, e fi riferva la terza parte
delle rendite 115. Gli muore il figlio
Federico , ed egli intrepido non dà
alcun fegno di dolore 116. 117. Si
iitira con alcuni de' fuoi Minifiri , e
fa varie rifoluzioni ivi . Penfa dove
collocare Vittoria bambina fua Nipo-
te, coftituifce perciò una Congrega-
zione di otto delle Città dello Stato ,
in cui fi delibera ciò ^ che deve rifol-
verfi &a8. xip. Stabilifce il Matrimo-
nio della fua Nipote col Gran Duca di
Tofcana con dilpiacere del Papa X30.
Riceve un Ambafciatore dell' Impera-
tore , che gli efibifce 1* Inveftitura del
Montefeltro per la fua Erede , e qual
fia la rì(ì>ofta fua X31. Con lettera di
proprio pugno aflicura il Pajpa , che
quello , cne poffiede lo riconolce dalla
Santa Sede %$}. E' richiefto dal Papa
di una più efprefTa dichiarazione, il
ehe lo awilifce molto , ne più fi ve-
de contento ivi . l Miniflrì del Papa
prefentano a Francefco Maria una for-
via di giuramento da prtftarfi al Papa
49 1
4%^ Governatori delle Piazze ^ e di*
Capitani delle Milizie , il che gli difpia**
ce, e fi ammala di cordoglio 13 5. Ri*
folve di cedere fua vita durante Io Sta*
to alla Santa Sede , con mandarvi i*
Papa un Prelato a governarlo X4x. x43«
Spedifce patente in bianco pel Prela*
to , che deve andare a governarlo x4^*
Muore X49. Suo teftamento , e fuo^
legati ivi . Sue lodi X49. x^o. Zec*
che , che tenne aperte ne' fuoi Stati x54%
e feg. Monete battute uniformi z
quelle di Roma a 56. X64. 176. xS8.
Francefi perdono molto in Lombare
dia 38. Sono cacciati da Ravenna 39.
Sono coftretti a ufcire d' Italia, e ti-
tirarfi con fuga di là da' Monti 4^.
S' impadronifcono di Novara , di Vi«
gevano, e di altri luoghi no. In
ajuto del Papa 171.
Fregofi ( Aurelio) dichiarato Signore
di S. Agata ijo.
GAbrielli ( Carlo ) è fatto avvìftrc
dal Duca d' Urbino di efler tor^
fiato nello Stato 55. Fa vari prigio-
ni 56. 57. Rcfta gravemente ferito <5S.
E' dichiarato Colonnello d' Infanterìa
dal Duca Francefco Maria I. , fue ma-
gnanime imprefe fotto la Rocca di
Cremona 79. Muore gloriofo nell' af«
fedio di Garlafco 8x.
Gabrielli Conti (Carlo, Francefco,
Gabriele , e Bartolomeo ) ottengono
r ìkiveflitura del Feudo di Baccarefca ,
e di Coraduccio da Francefco Maria II.
Duca d'Urbino x5t.
Gabrielli (Giulio) Configliere del
Duca d' Urbino xx3»
Gabrielli ( Card. Giulio ) Romano
Legato a Latere della Santa Sede nel-
lo Stato d' Urbino 341.
Galeotti ( Filippo ) Zecchiere del Du«'
ca Frane. Maria II. in Gubbio 330. e feg«
Galeotti ( Paolo Emilio ) nuovo Zec*
chiere Pontificio in Gubbio 336. e fe^*
Galeotti ( Michel' Angelo , e Fratelli)
Zecchieri 351. e feg.
Galeotti (Gio; Francefco) Zecchie-
re 3^7. e feg.
Galeotti ( March. Galeotto ) contmua
q X ^ bat-
A-
49^
à battere moneta 384» « ftg* ^' OJ"^»-
ne del Papa chiude la Zecca 3^0. 391 •
Sua Eamiglia 449*
- Oambara ( Conte Francefco ) è man-»
dato dall' Imperatore Pcrdinando llr
per condolcrfi con Francefco Maria II.
d'Urbino della morte del fuo figliuolo
Federito, e per offerirgli per la bam-
bina Vittoria Aia erede V inveftitura
del Montefeltro antico feudo Imperia-
le, e qual rifpofta ne riceva xji.
, Genga ( Conte Donnino ) Maeftro di
Campo delle Genti Pontificie 35.
. Genova è tolta a' Francefi , e fi ri-
mette in libertà xo9«
Geifi ( Monfig. Belllngerio ) primo
Governatore deputato dello Stato d'Ur-
bino %47. E* creato Cardin.ale r^S.
Giraldi ( Tranquillo ) CaQcllano del-
la Rocca di Pefaro è fatto appiccare
iz Lorenzo de' Medici 51.
Giuliano delia Rovere Vefcovo di
Carpentras» poi Cardinale del titolo
di S. Pietro in Vincola , indi innalzato
al Soglio Pc^ntificio, e fi fa chiamare
: Giulio II. 3. Dichiara- la guerra ^
Gio: Paolo Baglloni , ed a Giovanni
Bcntivogli : parte coli' Efercito da Ro-
ma , va a Perugia , e Gio: Paolo gli
Confegna la Città 7. Va a Bologna,
c^ il P^ntivopli gli cede la Città con
varie Condizioni 8. Parte da Bologna ,
e. torna' io l^oma 9.^ Pubblica la leg^^
fotta con varj Principi contro la Re-
pubblica di Venezia. Le muove guer-
ra, parte perciò da Roma, e torna a
Bologna io. . Fulmina interdetto , «
(comunica contro i Veneziani 11. Da'
medefimi fono refiituiti- i Beni alla
Chiefa , e fono afibluti dalle Cenfu-
re 13. Cerca di cacciare il Re di Fran-
cia dair Italia 14. PalTa a Bologna i6.
Contro Papa Giulio fi aduna in Lione
una Congregazione da'. Deputati del
Clero di Francia per convocare un
Concilio contro di detto Papa 30. Efib
pubblica le Cenfure contra il Duca di
Ferrara « contro i fuoi fautori, e con-
tro il Generale de' Francefi 31. 31.
Parte il Papa da Bologna , va alla Mi-
randola, e fé ne impadronifce 33. Va
a Ravenna fV. Reftituifce la Miran-
dola al Conte Francefco fico ^ e con*
(egna Modena air Ambafciatort dell!
Imperatore 34. Torna in Roma , t ci«
U Francefco Mf ria Duca d' Urbino »
perchè dia conto della morte.del Car-
dinal Legato Alidosj 38. Apre uà
Concilio in Luterano 49. Dà in Vi-
cariata lo Stato di Pelaro al fuo Ni-
pote Francefco Maria 43. 44. Com-
pra dall' Imperatore MaflJmiliano la
Città di Siena per darla al fuo Nipo-
te , ma dopo alcuni giorni muore u^i.
Giulio IH. (Papa) fi rìfente grave*
ment« contro il Duca Odoardo di Par-
ma per voler introdurre i Francefi
in Città, e procede alle Cenfure 166.
Giulio, moneta coniata in Pefaro
18S. idi. Diverto dal Paolo 307*
Coniato in Gubbio 333.
Gonzaga ( Eleonora ) figlia di Fran-
cefco Marchefe di Mantova diviene
Spofa di Francefco Maria I. della Ro-
vere Duca d' Urbino xx. Sua mor-^
te i6i»
Gonzaga ( Elifabetta ) Ducheffa d'Ur-
bino va a Roma da Leone X. 49*
Perchè mandata a Venezia 96. Me-
daglia battuta in fuo onore ivt\ Alls
<Jetta pag. 96 ho notato, che morì
a Venezia , ma da un paragrafo di
lettera dell' eruditiffimo Signor An-
nibale Olivieri al mio amico Gui-
do Zanetti in data dcHì 9 Gennaro
2773 s'afficur^i, che mori in Urbino*
„ La morte della DucheiTa Elifabetta
( dic'egli ) fecuì fui principio di Febbra-
io i5i5. Alla nuova del fuo male,
corfe da Verona , ove foggiornava con
la Ducheffa Eleonora fua moglie ^ il
Duca Francefco Maria Primo a Urbino
ove ella morì . Nel configlio di Pefa-
ro tenuto il dì 4. Febr. fi legge la
lettera del Duca in data de' 13 da
Urbino , con cui dà parte della mor-
te della detta Ducheffa fua madre : e
furono deputati ,gli Ambafciatori a
condolerfi col Duca e furojio ordina-
ti i funerali • Ciò pofto io credo eh'
ella moriffe o a i x oppure a i 3 del
medefimo mefe di Febbraio 1 5x^. „
Gonzaga ( Federigo ) Marchefe di
Mantova è dichiarato Capitano Gene-
rale dì S. Chiefa da Leone X. 70.
Gonzaga ( Sigiimofido Card. ) Legato
4rIIa Utrcx h V tngreflb in ^logna
unitiniente col Duca d' Urbiao 39.
Collo fteflb Duca prende pofleflb per
la Chiefà di Pefaro 43.
^ Gregorio XIII. fua elezione, al Fon-
tificato 1x4.
GròfTo moneta coniata in Gubbio z 37.
In Urbino 144. 15X» In Feiaro ao3.
173. Banditi In Roma perchè 174.
Da due Grofli 306. 333. Da tre 104.
Da cinque ivi • ^ Da nove 103. Da
dieci 307. Da dieciotto 103. Da ven«
ti 3o<^. Da dieci Gro£S dì Gubbio 33|*
Gubbio . Giuliano de' Medici Capi-*
tano Generale del Papa, e II Duca.
Francefco Maria I. d'Urbino s'abboc-
cano infieme in Gubbio 4^. Carlo Ga-
brielli h fpargere per Gubbio la vo-
ce d* eflcr tornato in Urbino II Duca
trancefco Maria , la Città fi pone in
arme , e rlcufa d' accettare I Soldati
della Chiefa $6. Leone X. fa gittare
a terra le mura della Città d' Urbi-
no , e degli altri luoghi del Ducato »
49Ì ,
Guid* Ubaldo I. Duca d'Urbino ri-
eupera la Rocca , e la Città di Forlì
I^er la Santa Sede 5. £* forptefo dal*
a Gotta , e muore 9*
Guld* Ubaldo II. Duca d' Urbino ^
fua nafclta 155. E* condotto in Man-
tova y poi a Verona ancora fanciullo »
Indi mandato In Padova allo ftudio i $6.
E' mandato per ficurezza a Venezia ivi.
Toma col fiio Padre nello Stato 1 58.
E* lafciato dal Padre al governo dello
Stato in fua mancanza ivi* Va inca-
merino, e il congiugne in matrimonio
con Giulia Varani Ereditaria dello Star*
to Camerinefc i S9* Monitor) di Papi
Paolo III. contro di eflb , « della luar
Spofa a motivo dello Stato fud. 160»
Fa gente, e fortifica il fuo Stato per
rcfiftere al Papa 161. Si difpone ali*
accordo col Papa , e vengono a con-
cordia 16%. Refta privo della fua Ma-
dre, e poco dopo della fua Spofa ivi*
pàfla alle feconde nozze con Donna
Vittoria figlia di Pier Luigi Farnefe
ma eccettua Gubbio, la quale cofti-^' Duca di Parma , e Piacenza 163. Ot*
tulfce Capo dello Aeflb Ducato 70.
Gubbio ottiene la facoltà dal Duca
Francefco Maria I. di coniare moneta
d'argento, e di rame^ 131. Si folle-
va a motivo di nuove impofizioni con»
tra il Duca Guid' Ubaldo II. d' Urbi-
no 17 5. Nella battaglia di Lepanto
del X 571 uniti all' Efercito della Lega
li trovano cinquanta Capitani di Gud-
blo contro V armata Ottomana ,^ e al-
tri principali Giiiziali Condottieri di
Gente xi3. Prefenta al Duca Quattor-
dici Soggetti, perchè ne prefcelga uno
ad eiTere fuo Configliere 113. Giura-
mento di fedeltà, che predano ^11 Eugu-
bini a Don Taddeo Barberini, che
prende pofleifo a nome di Sua SantU
tà dello Stato d' Urbino 148. Monete
battute in Gubbio fotto Francefco Ma-
ria I. 131. Sotto Lorenzo de' Medi-
ci 140. Sotto Francefco Maria IL 330*.
e feg. Sotto I Pontefici 336. e fe^*
Quando fia fiata chiufa la Zecca in
Gubbio 390. 391* Defcrizione della
Città 399* 414*
Guicciardini <Fraacefco) Luoeote-
neute Pontificio nemico fcoperto di
tiene da Paola III. la conferma dell
Inveftltura del Ducato d' Urbino , e
fuoi anneffi 164. Gli nafce un figlio
mafchio ivi . E' dichiarato Generale
di S. Chiefa da Papa Giulio III. , fi
trasferifce perciò a Roma 166. Dal
Papa è mandato a Bologna con aooo
Fanti alla guardia di quella Città 167.
Dal Sagro CoUegio de' Cardinali è
eletto alla cufiodladel Conclave, f
di Roma medefima ivi* Anche da
Papa Paolo IV. è confermato nella
carica di Capitano Generale di S. Chie-
fa , ma egli per alcuni motivi la ri-
nunzia, ed è fatto Prefetto di Roma i,6S
o^
Riedifica ^ e munifce di fortificazioni
la Città di Slnigaglia ivi • Il Papa gli
ordina di portam con alcune mi&liaja^
di Fanti a confini dèlio Staro Eccle(|a-
ftico 170. Di nuovo fortifica Slniga-
glia 173* Si pone al foldo del Re
Cattolico 174* E' creato Cavaliere del
Tofon d' Oro da Carlo V. Imperato-
re ivi ; Vuole imporre nuove gabelle
a' fuoi Sudditi, maqueftl rIcufanoj>a-
garle, e però nafcono follevaziom iqi
Urbino «e prima in Gubbio 17 j[» Do-
Francefco Maria Duca d' Urbiao 9$^ dici AmMKiatori delia Città d'UrbiuQ
lox» ioa. ii6* fi poi^
494
fi Mrtano dal Buca per {>Iacano, ed
cdo gli fa mettere nella Rocca di Pe-
faro » e a nove di loro fz mozzare la
fefta 177. Fal>brica una. Fortezza in
Urbino a fpefc de' Cittadini 178. For-
tifica maggiormente la Città di Pefa-
ro 179. Va in Ferrara a trovare En-
rico Re di Polonia . ma appena tor-
nato in Pcftro è iorgrefo dalla feb-
bre, e muore; ed ivi è fepolto 179.
Monete che fece battere in Fefaro i8i.
c/eg»
X
IMprefa del Duca Francefco Ma*
ru 1. 87t Di Guid* Ubaldo IL 1 9x«
Innocenzo X. reAituifee la Zecca del-
la moneta di rame a Gubbio • e con
fpeciale fuo Chirografo, dà facoltà a
Paolo Emilio Galeotti di battere mo-
neta 1^6. Monete battute fotto quefto
Pontefice 541*
Innocenzo XI« continua a f&r bat-
tere moneta di rame in Gubbio 348.
$uc Monete 348* e feg»
Innocenzo XXL anch'egli tiene aper-
ta la Zecca Camerale deHa moneta di
i^me in Gubbio 351. Monete coniate
nel fuo Pontificato 35^* 553*
Innocenzo XIII* Monete battute nel
filo Pontificato in Gubbio 3^7.
LAnte (Monfig. Federico) col ca-
rattere di Prefidentc governa lo
Stato d' Urbino 370. £' annoverato
fra Cardinali , e dimette il fuo gover-
nilo 3^?*
Lavmia figlia di Guid* Ubaldo IL
Duca d' Urbino maritata ad Alfonfo
Felice d' Avalos Marchefe del Va-
Ao x8o«
Lega tra II Papa , il Re di Spaena «
€ i Veneziani contro al Turco ^ di cut
è Capitano Generale Don Giovanni
4*Aunria axx.
$• Leo fua defcrìzione 403.
Leonardi ( Gio: Giacomo ) ha in feudo
n Caftello di Monte l'Abate col titolo
di Contea da Guid* Ubaldo IL Duca
d'Urbino i8o.
Leoni ( Ciò: Battifta } lodato 103. i S9*
Leone X. eletto Papa ftabilìtce di
opporfi a' Francefi , e dichiara Capita*
no Generale Giuliano Medici fuo fra**
tello 45* Medita di togliere il Duca-
to d' Urbino a Francefco Maria della
Rovere , e darlo alla fua Cafa 46. Va
a Bologna , e fi abbocca col Re di
Francia 48. Si porta a Firenze ivi .
Pubblica un Monitorio contra il Duca
d' Urbino 49- Medaglia battuta con-
tro il Duca 58. 59* Per la morte di
Lorenzo Medici, fuo nipote riunifce
alla Chiefa il Ducato d' Urbino, e
h gittar a terra le mura della Città ^
e Luoghi del medefimo, ma non di
Gubbio 70* Muore 71.
Letterati di Gubbio 4^0.
Livia figlia del Marchefe Ippolito
della Rovere diviene Spofa di Fran-*
cefco Maria IL d' Urbino aio. Par-
torifce un figlio mafchio i^x*
Lucchio ( Gio? Giacomo ) lodato 59«
Lucrezia d' Efte forella del Duca di
Ferrara fi marita con Francefco Ma-
ria IL d'Urbino 11 1. $c ne torna a
Ferrara , ed ivi fi ferma , feparandofi
dal Marito 117. Viene a morte, e
lafcia Efecutore teftamentario Franceii»
co Maria fuo Marito ai 9.
M
M Acetone da Gubbio infigne Capi-
tano. Sua morte 94-
Malatefia ( Si^ifmondó ) di Paìidolfo
impadronitofi di Rimini n' efce per ac-
cordo 77»
Malvafia famiglia Senatoria di Bo-
logna da dove provenga 441*^
Mammiani ( Angelo ) Agente del
Duca d' Urbino in Roma 130.
Mammiani ( Conte Francefco Maria)
favorito del Duca Francefco Maria IL
d' Urbino xtj. Prevale il fuo parere
a tutti gli altri ^intorno allo ftabilimen-
to della Nipote del Duca aa9« ^
Mammiani ( Ottavio ) riceve In feu-
do il Cafiello delle Gabbicele da Fran-
cefco Maria II. Duca d'Urbino x8o.
Manfroni ( Gie: Paolo) entra |con
800 Fanti in Brifighella xx. Ma nom
patendo •rcfiftere fi arrende xa.
Mar- .
I -1
\
Marceno ìì. (Bipa) firn lezione ,
e fua morte x6f.
Xlarini ( Card. Carlo ) Legato a La-
tere dello Stato d' Urbino governa un'
anno, ^ poi muore ^S$.
MalTa xrabarìa fua defcrìzione 409.
Maurizi ( Conti ) da Tolentino han-
T no In feudo parte del Caftello della
Stacciola da Francefco Maria Duca
4* Urbino 15^
Medaglia di Leone X. contro Fran*
cefco Maria L 59. Di Francefco Ma-
rial. 59* $?• ii^« DiElifabetta Con-
zaga 9^. Di Guid'Ubaldo IL z68. 179.
Medici rimeffi in Firenze cacciatone
il Sederini 41*
Medici ( Card. Aleflandro ) con al-
tri v^ incontro al Duca d' Urbino alle
porte di Firenze 97-
Medici ( Aleifandro ) Nipote di Pa-
>:pa Clemente VH. > è dichiarato Capo
della Repubblica di Firenze dall' Im-
peratore Carlo V« > e gli dà il titolo
di Duca 113.
Medici (Claudii) figlia di Cofmo
Medici Gran Duca di Tofcana diviene
Spofa del Principe Federico d' Urbi-
no 114*
Medici (Giovanni Card.) fugge dal-
le mani de' Francefi , da' quali era fla-
to fatto prigione , fi ricovera in Man-
tova, indi a Bologna dov' era Lega-
to 41* C creato Papa, e prende il
nome di Leone X. 44. Vedi Leone X.
Medici ( Giovanni ) fue maravigliofe
imprefe^ e fua morte oi.
Medici (Giuliano) fofpetto a Papa
Giulio li. , ma per mezzo del Duca
d' Urbino è ben veduto , e accolto da
elfo 14. Da Leone X» fuo fratello à
dichiarato Generale dell' Efercito Ic-
cleilaflico 45. Sua morte 47*
Medici ( Card. Giulio ) cugino di
Leone X. è deputato Legato deir Ar-
mata Pontificia 6%. Tratta negozj
d' accordo col Duca d' Urbino > ma
Ihutilmente 67.
Medici ( Lorenzo ) Generale delPAr-
mi Ecdefiafliche 47. £' creata Duca
A' Urbino, e Sonore di Pefaro , e di
Sinigaglia 50* Prende Pefaro ^ 5 ^
fua Fortezza con alcune condizioni ,
che poi non Qfkra. tu £' colpito
49Ì
con nn* archibuguf t mortalmente fot-
to Monda vio , e perciò trafportato ia
Ancona per curarli 6i. Sua morte 5^»
Sue Monete i^9« 147. ij3»
Mercatello ma defcrìzione 4x0.
Merlini ( Monfig. Lodovico ) col ti*
tolo di Prefidenté governa lo Stato
d' Urbino 583. E' innalzato al Cardi-
nalato, e dimette il governo ^88.
Metaurenfe Provincia, perchè cosi
detta t9.
Mezzo Bajocco ^ando coniato in
Gubbio 540. Dimmuito di pefo j^j*
Mezza Groflb di Gubbio 13S. Di
Pefaro 173-
Mezzo Giulio' battuto in Pefaro %6i^
Mezzo Paolo coniato in Pefaro 189^
Mezzo Quattrino 319*
Mezzo Seiino i8x.
Mirandola affediata dall' Armi Pon-
tificie fi rende 33.
Modena occupata dalte Genti Pontt-
ficie %6. E* confegnata a Vitfrufl Am*
bafciatore dell' Imperatore MafCmilia-
no , come Città deir Imperio 34.
Mondolfo Terra fua dèfcrfzione 41 1«
Monéte di Francefco Maria I. x3i«
Di Lorenzo Medici 139. 147. 153. Di
Gud'Ubaldo II. x8x. Di Francefco Ma»
ria II. 154. De' Pontefici 335* Moneta,
da 10 Groffi 308. Da 18 Groffi 103^
Da IO Gro/fi 307. 3j3,. Da 9 Grofli
104. Da s GroA ivi. Da 3 Grofit
fcr/. Da a Groffi 30^. 333. Moneta
di rame Pontificia coniata in Gubbio
336.. Diminuita di pefo ^6^ xZx^
Moneta di rame non fé nr deve bat^
tere che pel bifogno 3^3. 391..
del Monte ( March.. Raniero ) ha iir
feudo il Caftello di Monte Baroccio
con titolo di Marchefato dal Duca:
Guid'Ubaldo U. iSi.
Montefeltro .. Se vi fia fiata fa Zec«
est a 54* a^x.. Deicrizione di quefta
Provincia 408;..
Monti di Vieti da chi eretti negli
Stati d' Urbmo 96. In Gubbio è be*
neficato- da Francefco Maria I. Dncx
d' Urbino^ e dalla Vedova Elifabett^
fua Madre col proventi della. 2kc«^
495
N
I i
NUti ( Pirro ) da Gubbio Refidentc
in Roma del Duca Francefco Ma*
ria II. ili*
ODafio ( Girolamo ) dichiarato Con-
te deir I/ola Foffaja dal Duca
Francefco Maria I. 1x9-
Oddi ( Card. Giacomo) Legato d' Ur-
bino 383. ^ .
Olivieri ( Sig. Annibale degli Aba-
ti) lodato 43. 6o. 151* xSi. 316. 49%.
Aggregato alla Nobiltà di Gubbio 438,
Omodei { Qard. Luigi ) Legato a La-
tere d* Urbino 34**
Ondedéi( Giovanni) eletto dalla Cit-
tà di Feiaro per efler uno degli otto
Governatori a governare lo Stato d' Ur-
bino» e fue lodi x3i*
Oneari moneta d' oro battuta in Pe-
faro lotto i Duchi d* Urbino 197*
Orciano Terra , fua defcrìzione 4x1.
Orrido (Orazio) da Fano dichiara-
to Conte delle Gabiccie Caftello di Pe-
faro da Guid' Ubaldo IL Duca d' Ur-
bino x8o«
PAce generale in Italia xxx.
Paciotti (Conte Francefco) rice-
ve in feudo il Caftello di Monte i Fab-
bri da Franceico Maria IL Duca d' Ur-
bino x5x^
Pallavicini (Card, Opizio) Legato a
Latere dello Stato d'Urbino 348. 350.
Paluzj ( Altieri Card. Paluzio ) Le-
^^to a Latere del med. Stato 344. 34S*
Paoli moneta coniata inPefaro i88.
x6i. 195. Diverfo dal Giulio 307»
Coniato in Gubbio 333»
Paolo IIL fua efaltazione al Ponti-
ficato j 19. Procede contro Guid' Ubai*
do IL d' Urbino , e Giulia Varani ,
Serchè lanciano Camerino come deca-
uto aUaChiefa, e pubblica monttorj
contro Caterina , e Giulia fua figlia ,
e vieM allafenteiizadifcomunica ixo»
Ì6O0 Muore 169.
' Paolo IV. fi adira col Card. Sfbiza di
S* fiora , e perchè z 70.
Parma, e Piacenza Città poffedute
da' Francefi Cadono in mano delia
Chiefa 40.
Pafleri ( Ab. Gio: Battlfta ) lodato
4x8. Aggregato alla Nobiltà di Gub-
bio 44X.
Paflerini ( Silvio Card, ) di Cortona,
con altri tre Cardinali vanno incontro
al Duca d'Urbino alla porta di Fi-
renze 97. /**
Pavoni ( Monfig. ) è fpedito dal Sa-
gro Collegio de* Cardinali a vlfitare ,
e confolare il Duca Francefco Maria
d'Urbino 130. A nome del Papa ri-
chiede al med. la confegna della For-.
tezza di S. Leo 130. Ma non T ot-
tiene a 5x. Richiede al fud. , che con
lettera di fuo pugno a/Iicuri il Papa,
che quello, che poffiede lo riconofce
dalla S. Sede, il che l'ottiene 133.
Penna, e Billi fua defcrlzione 40^.
Pergola fi arrendè al Legato Ponti-
ficio , e viene faccheggiata ^5. Sua
defcrizione 4o5.
Perugia trovafi affediata dal Duca
Francefco Maria ì. d' Urbino , e te-
mendo il facco fa con elfo accordo 64.
Faffa fotto il dominio della Chiefa 7.
Pefaro » Muore Coflanzo Signore di
Pefaro , ne prendono poflelio per la
S. Sede i fuoi Miniftri 41. I Pefarefi
vedendo riufcìr vane le premure che
ne fo/Tc investito Galeazzo Sforza ^
iupplicano il Papa a voler inveilire
del loro Stato il fuo Nipote Francefco
Maria della Rovere, egli acconfente,
e glie Io conferifce in Vicariato 43. 44.
Sua Zecca X 50. e feg. a5^ e (eg. 3111^
e feg. Medaglia con la Pianta di Pe«
faro 179. DeKrizione di elfi Città 400.
Pefcara (Marchefe) eletto Vice-Re
df Sicilia aio.
Pefte'in Roma 191.
Pianeta Sacerdotale fua forma anti-
ca 138.
Piafira moneta d' argento battuta ia
Pefaro i83. 19^ 301. 304. 317*
Piccioli coniati in Gubbio 139* IQ
Pefaro 154.
Pico ( Conte Glo: Francefco ) ricu-
pera la Mirandola da Papa Giulio IL 34*
Pittori ed Architetti di Gubbio qua<i
li 4^5>
togr
\
foggio di Bcrni CaftclIoBon còm-
prcfo nello Stato d* Urbino, perciò è
eccettuato nella céiB one ìkli» Statò •, ^7.
Porcelli ( Gentile ) di Carbonana di
Cubbio Condottìerc delle Genti del
guca d* Vrbino Francefco Maria I. ,
e ìmprefé 79. Muore combattendo
al Lambro 91.
dalla Porta ( Gio: Maria ) è mandato a
Roma dal Duca Francefco Maria a trat-
tare coi Cardinali j>er la retenzione
dello Stato da eflb ricuperato 74. E'
mandato dal fuddetto Duca in Bolo-
gna ali* Imperatore Carlo V. iitf.
B* fatto Signore del Caftello di Fron-
tone tjo.^
Provincie che compongono Io Statò
d' Urbino quali 396.
Pucci (Ettore) al medefimo Fran»
cefco Maria II. Duca d* Urbino fubin-
feuda il Caftello di Monte Crino » e
Rocca Leonella ^54*
V
497
della Rovere (Giovanni ) Prefetto di
Roma, da Sifto IV. fuo Zio è fatto Pa-
drone ^i varj Caftelli in Romagna ,
Signore di Sinigaglia , riceve da eflo
In feudo Ciftaino &c. , e gli ottiene
ancora infeudo dal Re di Francia la
Città di Sora col titplo di Duca 4*
Muore in Sinigaglia ivi .
della Rovere ( Giulio ) dichiarato
Duca di Sora , poi Cardinale di Santa
Chiefa , Legato di Penigia , Arclvefco-
vo di Ravenna xx9* x<^5*
della Rovere ( Vittoria ) figlia del
Principe Federico . d' Urbino , alla
medeiima manca il Genitore in età
affai tenera ax7« E* condotta In Fi-
renze colà richiefta da Ferdinando II.
119. Ancora, bambina è ftabilita iq
Conforte di detto Ferdinando 130.
Sua dote a quanto afcenda t$o.
Rufcelli ( Girolamo ) lodato 87.
Quattrini battuti nello Stato d* Ur-
bino, e loro valore 198.
. Quattrini coniati in Gubbio x 5I.
In Pefaro 153. 154. in Urbino 14^.
Quali proibiti 184. 197. Coniati in
occafione delle nozze di Francefco
Maria IL. 105* ^^i* 181^ Duetti della
Cerqua i6x. Di S. Terenzio a8i. Di
puro rame coniati in Gubbio 339. Di-
minuiti di pefo 365. 381,
RAines, che moneta fia 180.
Rafponi (Card. Cefare) Legato
dello Stato d* Urbino 344.
Reggio ricufa di arrenderfi all'armi
Pontificie , ma poi fi arrende ^o.
Regino ( Cardinale ) è foftituito a
prefiedere all'Armata Pontificia al Du^
ca d' Urbino 38.
Roma^ fue monete di rame coniatt
in Gubbio 341. e feg.
Rovere Famiglia dove ha avuto ori-
gine I. Dove fi trasferì x.
della Rovere ( Bartolomeo ) Religiofo
dell* Ordine di S. Francefco Vefcov^o di
Ferrara , indi Patriarca di Antiochia x«
f.'u. JR
SAlviatl (Monfig. Alamanno) In qua*
lità di Prefideme governa lo Sta-
to d'Urbino 3S4- 3^7« E ' cripa^o Car^-
dlnale , e continua a governare col ca-
rattere di Legato a Latere 383.
SantincUi ( Pier Antonio ) è invcfti-
to del Caftello della Metula con tito-
lo di Conte da Francefco Maria I. Du-
ta d'iUrbino*x|o.
Sarcofagi enfienti in Gubbio fpie-
gato' 4Ì7-
Sarti ( Padre D. Mauro ) lodato 4^6^
4*7- - .
Savelli ( Troilo ) «Corvlottiere delle
Genti di' Lorenzo de* Medici è fcon-
fitto ^ e meffo in fuga appreffo la Ser-
ra di S. Abondio dalle Genti del Du-
ca Francefco Maria I. d' Urbino 6%.
Savoja ( Card. Carlo Pio ) Legato a
Latere dello Stato d'Urbino 341- 34*»
' Scilla ( Saverio ) emendato intorno
alla Zecca di Gubbio 148. 339* 3^^.
' Scudo d' oro coniato in Pefaro 1 53*
195. i6o. 197- Da quattro, da fei ,
^a dieci, e da venti Scudi 197» 3^^*
Aumentato di pefo perchè 3x6» Bat-
tuto in Gubbio 331.
Scudo d' argento quando toniato In,
Pefaro 17^» Perchè deuo Tallaro 1^
r r Simi-
49»
Slmile • quello d! Soma 196. Del
valore di venti Groffi 308.
Sedicina /due Sedicine, e fei Sedi-
cine battute in Pefaro , loro valore i8d.
Moneta da fmaltire per Levante , e
non in Italia x87. 195. 300.
Sefino , Torta di moneta battuta nello
Stato d* Urbino , fuo valore , e bon-
tà i^p. 174. Mezii Sefini a8i. 183.
Da due Sefini 317-
Sforza ( Francefco ) Duca di Milano
aflediato nel. Caftello è foccorfo da'
Veneziani 89, Non potendofi più fo-
fienere fi arrende , e fi ritira m Lo*
di 91.
Sforza ( Santa Fiore Card. ) fi difgu-
ila con efÌTo il Papa , lo fa mettere in
Caftello , e perchè 171.
Sforza (Galeazzo ) vuol ritenere il
dominio di Pefaro , e fi ritira nella
Rocca per difenderfi dal Duca d' Ur-
bino , che ne prende pofleflb per la
Santa Sede 41.
Siena comprata da Giulio II. da Maf-
fimiliano Imperatore per feudi 30 mi-
la per darla a Francefco Maria della
Hovere fuo Nipote 44.
Signorelli ( Baldaflarre ) di Perugia
muore neir afledio di Garlafco 8x.
Sinigaglia , fue monete 148. Meda-
glie con la pianta della fortezza qua-
li 168. Deicrizione della Città 401.
Soderino cacciato da Firenze , fono
rimeffi i Medici in Città 41.
Soldino y forta di moneta coniata nel-
lo Stato d'Urbino 157.
Soldo moneta battuta nello Stato
d'Urbino, e fuo valore ^93.
Solimano Imperatore de' Turchi con
grande armata fi muove per far 1* ac-
quilo della Puglia 133. Si conduce a
combatter Corfù , ma abbandonata
r imprefa la fua armata fé ne toma
a Coftantinopoli 114.
Spada ( Card. Fabrizio ) Legato a
Latere dello Stato d' Urbino 348.
Stati ( Antonio ) Conte di Monte
Bello cofpira contra Francefco Maria
II. Duca d' Urbino , di ciò è fcoper-
to, gli è perciò tagliata la tefta 117.
Stato d' Urbino fua defcrizione 39 ^
Stoppani ( Monfig. Gio: Francefco )
col carattere di Frefidente governa lo
Stato d'Urbino, è annoverato fra I
Cardinali , e continua a governare col
carattere di Legato a Latere 383.
TAlIaro forta di moneta battuta in
Pefaro 178. 179- 3^7-
Tanari { Card. Sebaftiano Antonio )
Legato a Latere dello Stato d'Urbi-
no 3J4»
Terzi di Giuli , forta di moneta bat-
tuta nello Stato d' Urbino , e loro var
lore 1.93. 196.
Terzo di Quattrino 147.
Teftoni battuti in Pefaro 195. %6oé
X7^- In Gubbio 331. 333.
Tortora Zecchiere del Duca Fran-
cefco Maria II. d' Urbino 167.
Tortorini altro Zecchiere del med.
Duca batte 'moneta in Pefaro Mj.
Tribunale della Saera Inquifizlone
quando introdotto nello Stato d' Ur-
bino 335.
VArani ( Ercole ) abitante In Ferra-
ra va in Camerino per obbliga-
re la Duchefla Vedova a dare Giulia
fua figlia a Mattia fuo Primogeni-
to 104.
Varani ( Giovanni Maria ) Duca di
Camerino muore , e rcfia al governo
di quello Stato la Duchefla Caterina
Cibo fua Moglie 103.
Varani (Giulia) figlia di Gio: Maria
Duca di Camerino viene offerta in ma-
trimonio dalla fua Madre a Guid' Ubal-
do d' Urbino 157. Siegue fra effi il
matrimonio 150. Sua morte 161.
Varano ( Mattia ) giugne improvvifo
di notte in Camerino , fcala le mura ,
e fa prigione la Ducheffa Caterina 11 8.
Ubaldini dichiarati Conti del Cartel-
lo di Apeccbie da Francefco Maria I.
Duca d* Urbino ii9»
Veneziani fcomunicati da Papa Giu-
lio II. II. Vengono aflbluti con
difpiacere dell' Imperatore , e del Re
di Francia 13.
Vicariato di Mondavio fua defcri-
zione 410.
Vid-
ViJman ( Card. Crifto&ro ) legato
à tatcre dello Stato d* Urbino 341.
Vitelli ( Chiappino )Condottiere del-
la Gente della Chiefa xi. £' fpedito
dal Duca d* Urbino vcrfo Ravenna ,
e per qual effetto i4«
Vitelli ( Vitello ) Condottiere della
Chieia prende la Fortezza di Majuo-
Io 51.
Vitelli ( ) Vefcovo , go-
verna lo Stato d' Urbino in nome di
Lorenzo de' Medici 55.
Vittoria pieniffima riportata da* Cri-
ftiani fopra de' Turchi in Lepanto ixi»
aix.
Volpetta , forta di moneta della Zec-
ca di Pcfaro, e d'Urbino, fuo valo-
re 189.
Urbania Aia defcrizione 404*
^ Urbano Vili, Aia elezione al Pon-
tificato 130. Si duole del Matrimonio
ftabilito tra Vittoria della Rovere , e
Ferdinando !!• di Tofcana 130. Fa
richiedere al Duca d' Urbino la con-
fcgna della Fortezza di S. Leo , e dà
ordine di tener milizie a' confini 131.
Ottiene dal Duca Francefco Maria una
lettera di fuo pugno , con cui l' afC-
cura che quello, che poffiede lorico-
nofce dalla Santa Secle 133. Anche
dal Gran Duca di Tofcana ottiene una
limile dichiarazione %j6. Da Maria
Maddalena Arciduchella d' Auflria , e
da Criflina di Lorena Tutricl di Fer-
dinando II. di Tofcana è approvata
la dichiarazione fuddetta, e le ne fti-
|ula riftromcnto a 37» cfeg. Riceve
499
un Miniflro del Duca Francefco Maria
con facoltà di rafleenargli ancor vi-
vente lo Stato , e cne mandi un Pre-
lato a governarlo , il che egli ricufa
d* accettare , e rimettere 1* affare al
Cardinale Magalotto 144. 245. Si vie-
ne alla conclufione di quefio affare,
e il Duca Francefco Maria fpedifce
patente in bianco al Prelato , che de-
ve governarlo 14^- Manda Don Tad-
deo Barberini fuo Nipote a prender
pofleffo delio Stato d'Urbino 148.
Urbino fi folleva contro il fuo Prin-
cipe per motivo che egli vuol impor-
re nuove Gabelle , e cofa ne fiegua
175. 176. Francefco Maria II. Duca
d' Urbino fa fpianare la Fortezza ivi
fatta coflruire da Guid' Ubaldo II. %i6.
Monete ivi battute in tempo del Duca
Francefco Maria I. 143. Sotto Fran-
cefco Maria II. 306. Defcrizione del*
la Città, e Territorio 397»
Z Biada (Cardinal Francefco) loda-
to 144.
Zanetti (Guido) 96. 235. 158. 144.
147. 279. 318. 49t.
Zecca Ducak in Gubbio x3x. 330.
e feg. Pontificia 33^. 411.
Zecca di Pefaro 150. 185. &S). e (eg.
Zecca di Sinigaglia 148.
Zecca d' Urbino 143* 30^. e fcg.
Zucconi ( Padre ) Scrittore delle co^
fé di Pefaro aoj. 174* 3o5. £mcn«
dato 197.
tag. Un.
X S4 Tuttor!
1% i viddo
2 5 %i poribna
17 I lotfcrtc , e unitole
45 9 Errarlo
74 ai famnu
J3 Privi iegiem
S) 3^ Galtinara
f xtf a4 quando per non fo qual moti*
vo fulle fue monete
119 a^ Apecbio
S30 aa Lunago
30 Trebaria
tS% 3^ dei Mafliml
39 de' Baiilii , e da Balantomo
X35 ai Matteo kancardi
23S 3P fino a i teloni
139 « '» ,
X49 a9 Voljpc, o lupo
76% xo dannalo
j66 x5 Ranaccio
X79 xa avrano
a Sa 3a aduce
41 X %6 Giyanni
ai4 17 Donato lionati
i^4& 5 potelTe allegerirt
a 80 3 ventlquattrefimo
*9^ 7 finalmente nel in ^
5^a a9 terza diminuzione
$53*'
99f ^52^ Cir^^«
404 ss d0* Billi
41» 3^ limmuifitMii
41 tf ax iff nfij/iii ^r#, 0 un fitsm »#-
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4^5 34 «i»i/W ifii olÌ0
417 a 5 Sanofago
418 a^ Sanrfago
438 3* y^^^rft /il /«il C»/k //» Xowii
439 37 nobili di Cbiujl
44^ ao digm parti
ax perfenal curn
37 Bllcaccinti
448 aj Gonfalonieri
451 X Meneazzi
454 S Panfili
45^ aj /tf Famiglia degli Jlti
4<^4 x5 Allegruzzl
4<^7
Corrige •
Tutori
vide .
perfona
lofFerto » e unitele
Erario
fomma
Frivilegium
Gattlnara
quando Alile fue monete
Apecchie
Lignago nello Stato Veneto
Trabaria
dei Mafli
De Billi, e da Baldantonio
Matteo Blancardi .
fino a i talloni
ita
VoIpe,opiù reramente ArmelUno» pc»
la ragione > che fi dirà più avanti^
danajo ^
Ranuccio
avranno
adduce
Giovanni
Antonia Donato
poteflpro alle^erire
yenticinquefiroo
finalmente in
feconda diminuzione
Lo Città.
de* Billr
amminiflrati
di miglia duij # eantti 70
uno da dio
Sarcofago
Sarcofago
fpatrih da Gubbio , e pianti la fua Capa
in Roma Claudio
nobile di Livorno
digni parti
pafioral cura
£ifcacclanti
Cofalon^eri
Meneacci
Pamnij
la Fumi gli a degli Jtti.
Allcgrucci
a dopo Urbzno Vili. , /t aggiunga che efifte con tutti i documenti che
ueguono in antica) Manofcrìtto prcflb il Sig. Ab. Aanghiafci.
Stilata i Corrige:
rag.
59* La Medaglia del Duca Francefco Maria I. col Mortalìum imartalitati
che affidato full' autorità del Lucchio ho detto eflere ftata battuta nel 15x7..
da perfona molto erudita^ fi crede , che non potfa efler ftata battuta in taf
tempo. Tr>vava(i allora il Duca Francefco Maria b circoftanxe da pen-
fare a'fuoi bifognì , e non a farfi coniar^ Medaglie » La fcolt^ra medefi^
f6. A norma dei documenti allegati farà certamente , che alla Duchefla lAl
fabetta debbano^ la loro origine ! Monti di Pietà dello Stato d' Urbino ^
ma non i Monti in genere di tutt^ i Paefi ^ che^ furono poi dominati dai
Duchi; poiché quello di Pefaro fu fondato circa il t^4^7« attempi di
AleflaRdfo Sforza Signore di Pefaro, come apparìfce dai Capitoli di eflb
Monte ftampati dopo lo Statuto nel 1531^ in Pefaro %
M7. pìcefidi Monfig. Baglioni Vefcovo di Pefarò, che ei^ chiamato Uomo
di molta^ erudizione da Giulio Giordani Servidor fuo di 40. anni » Giulio
Giordani era Servidore di 40. del Duca, di cui fu uno de* Segretari»
ed impiegato nelle più qualificate Ambafcierie> e non di Monfignot
Ba&lioni »
%4Ìé Al Card» Gefiì nel governo di queftì Stati fuccedette Monfig* poi Caf*
dinaie Campeggi , che fi trovò alla devoluzione «. Solone Camjpielli non
fu né Monugnore , né di quel tempo , ma femplice Uditore di un^ Car«
difial Legato , e ftampò in Roma fa i primi anni dt qucfto Secolo i fuoi.
Cemcoti fopa k CQttUttiiom di qucfta froviacia*