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Full text of "Della zecca di Gubbio e delle geste dé conti, e duchi di Urbino"

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ELLA      ZECCA 

D  I 


E    DELLE    CESTE    DE'  SIGNORI 
DELLA  ROVERE 

DUCHI  DI  URBINO* 

OPERA 
DEL  PREVOSTO  RINALDO  REPOSATI 

Cittadino  di  Gubbio  >  Dottore  dell'  una ,  e  l*  altra  Legge  > 
e  FroGmotarìo  Appoftolico . 

TOMO  SECONDO- 


IN    BOLOGNA 

Per  Lelio  dalk  Volpe  Impreflbre  detl'  Inflituco  delle  Scienze 

X  IT73-  X 

ConUecnfa  de'  SUFERIORI, 


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INDICE 


Seconda  fatte  del 

CAPITOLO    IV. 


K 


Ella  quale  Jt  prq/ègutfce  a  trattare  dei  Signori 
della  Rovere  Padroni  della  Citta  di  Gubbio  y  e 
delf  altre  compre]}  nel  Ducato  d' Urbino  ^  e  delh 
Zecche ,  che  tennero  aperte  nei  loro  Stati .    Pag.  t 


CAPITOLO  V. 


Della  Zecca   di  Gubbio   dopo  la  devoluzione  dello 
Stato  di  Urbino  alfa  Santa  Sede*  Pag.  33$ 


yiàll 


/ 


Vidit  D.  Antoniuj  Maria  Copelloti  Clcr.  Rcg.  S.  Pauli ,  & 
in  Ecclefia  Metropolitana  Bononix  Poenitentiarius ,  prò 
Emo ,  &  Rmo  Domino  D.  Vincentio  Cardinali  Malve* 
tio  Archiepifcopo  Bononix  ^  &  S*  R.  L  Principe  • 

BrV  II  jMnif  1771. 
Videat  prò  S.  Officio,   &  referat  Rmus  Ab.  D*  Aloyfius 
Mingarelli  Can.  Regul.  S.  Salvatons  ^  Publicus  in  Uni* 
verfìtate  Bonòniehfi  Lirìgux  gracCx  ProfefTor,  ac  S.  O. 
ordinarius  Revifor. 


A     ■■■      ■  ,^  ^X 


T>Aucis  ab  bine  menfìbus ,  atitequam  Bononia  difcede* 
-■-  rem,  lègi  juflu' Reverendiffimi  Inquifitoris  alterUm 
Tomum  operis,  quod  infcrfbitur:  Della  Zicca  di  Gubbio^ 
#-  dilh  Gefte  M^  signori  Jtlld  Jioyere.  Duchi  /ti  .Urlfìpp,^  ina* 
nu  clarìflìmi  Audoris  exaratum^.  Nihil  autem  in  eo  repe- 
ri, quod  catholico,  nihil  quod  bene  morato  Scriptorc 
indignum  videretur,  nihil  denique  quod  Bononienfibus 
typis,  quos  fumma  Dei  benignitas  ufque  ad  hanc  diem 
ab  exitiali  arrogantium  hujus  xtatis  pfeudophilofophorum 
contagione  fervavit  immunes ,  infamix  notam  poflet  inu« 
rere  •  Quin  imo  Auótoris  ipfìus  diligentiam ,  atque  erudi- 
lioneni  commendavi ,  ac  opus  illud  publica  luce  dignum 
cenfui  ego  Sacrx  Theologix  Ledor  Emeritus ,  Sacrx  Con- 
gregationis  Indicis  Confultor,  &  in  Bononienfi  Archi- 
gy'Tinafio  Leftor  Publicus .  Tu  vero  Repofate  civium  tuo- 
rum  ac  prxnobilis  patrix  decori  diutius  vivas  ac  valeas  • 
Dabam  Romx  in  ^dibus  S.  Petri  ad  Vincula,  die  xx. 
Septembris,  anno  Domini  mdcclxxiii. 

D.  Joannes  Aloyfius  Mingarelli  Procùrator  Generalis 
Congregata  Rhenanx  Canonico^  S.  Salvatoris  • 

Die  ig  No^vembriì"  1773» 
Stante  fuprafcripta  atteftatione 

IMPRIMATUR. 
F.  Petrus  Paulus  Salvatori  Inquiiitor  Ceneràlis  S.  O.  Bonon* 

DEL- 


f 


DELLA     ZECCA 

DI   GUBBIO     . 

NE*  TEMPI  ANTICHI  E  NE'  SÈCOLI  BASSI . 


Seconde^  Parte  del 

* 

CAPITOLO    ir. 

Hella   quale  Ji  prq/è]§uì/ce   a   trattare   dei  Signori 
della  Rovere  Padroni  della  Citta  di  Gubbio , 
e  dell'  altre  compre/è  nel  Ducato  d'  Ur- 
bino ,  e  delle  becche ,  che  tennero 
aperte  nei  loro  Stati* 

FRANCESCO  MARIA  L  DELLA   ROVERE 

IV.  DUCA  D*  URBINO. 

Al  Piemonte  'fi  vuole ,  che  aveflc  origine  la  no** 
biliflìma  Famiglia  della  Rovere  ^  dalla  quale 
dìfcefe  Francesco  Maria  ,  di  cui  ora  fono  per 
favellare ,  e  che  neir  anno  700  di  noftra  •  falute 
da  Edmondo ,  o  Ermondo  àvefle  il  fuo  principiò  •  Quel- 
iti dicono ,  che  fermafle  la  fua  fede  in  Turino ,  e  che 
qui  con  altri  tre ,  quanto  valorofi ,  altrettanto  mobili  Si* 
gnori  dà  Ragimberto  Duca  di  quei  Stati  fofle  ftato  la-- 
iciato  per  governarli ,  mentr*  egli  fi  portò  in  Pavia  con 
groflb  Efercito ,  afpirando  fuccedere  nel  Regno  de'  Lon-- 
gobardi ,  a  guerreggiare  contro  Luitperto ,  e  Afprando 
famofi  Capitani  di  lui  Tuttori  ;  che  a  Ermondo  fofle  data 
a  difendere  quella  parte  della  Citta  di  Turino,  che  ri- 
guarda le  Alpi,  e  che  perciò  nella  di  lui  Bandiera  fa-- 
cefle  colorire ,  ed  effigiare  una  Quercia  d'  oro  per  diftin-» 
guerla  dalle  altre  tre  de*  fuoi  Confocj ,  e  quindi  veniffe 
P.ll  A  la 


t  Dbllb  Gesta  di  Francesco  Maria  L 

la  denominazione  di  Signore  della  Rovere  ,  come  fuffc- 
guentemente  poi  tutt*  i  fuoi  Difcendenti  fi  fecero  chia- 
mare (i)  •  Vinto  Luitperto ,  dopo  varj  avvenimenti  di 
uerra  fu  falutato  ÌRe  Ragimberto ,  e  avendo  prefo  pof- 
eflb  del  Regno ,  rimafe  col  titolo  di  Vice-Re  il  folo  Er* 
mondo  a  governare  Turino ,  e  i  Paefi  circonvicini  ;  dove 
accrefciuto  il  dominio ,  e  la  giurifdizione  potè  ftabilire 
la  fua  Cafa  in  tale  Stato  ^  che  fu  poi  fempre  annoverata 
per  una  lunga  ferie  di  anni  tra  le  quattro  principali  di 
queir  illuftre  Città .  Simone  detto  il  Graffo  nella  divifio- 
ne ,  che  fece  co*  fuoi  fratelli  della  Rovere ,  abbandonane 
do  il  Piemonte ,  fi  trasferì  in  Savona  y  Città  della  Ligu- 
ria ,  ^d  ivi  co*  fuoi  fermò  la  fede  •  Da  qUefto  ramo  della 
Famiglia  Roverea ,  dopo  il  corfo  di  più  generazioni ,  di- 
fcefe  Leonardo  y  dal  quale  >  e  da  Luchina  Muglione  fua 
Conforte  fu  procreata  Francefco  y  il  quale  neir  età  di  9 
anni  facendoli  Religiofo  dell*  Ordine  Serafico  di  S.  Fran* 
cefco  y  tanto  fi  avanzò  nei  buoni  coftumi ,  e  nella  dot* 
trina  y  che  meritoflì  nel  Capitolo  Generale  tenuto  in  Pe- 
rugia Tanno  1464  effer  dichiarato  Miniftro  Generale  dell* 
Ordine»  Dilatandofi  vieppiù  la  fama  della  fua  dottrina > 
e  virtù  fingolari>  il  Pontefice  Paolo  IL  alli  17  di  Set- 
tembre 1457  lo  annoverò  nel  Sagro  Collegio  de*  Cardi- 
nali y  afiègnandogli  il  titolo  di  S*  Pietro  in  Vincola  •  Se- 
guita polcia  la  morte  del  divifato  Pontefice  y  dopo  14 
giorni  di  Sede  Vacante  ^  fii  a  Paolo  foftituito  nella  Sede 
Vaticana  >  e  Sifto  IV.  fi  fé  chiamare  (2)  •  Egli  aveva  un  fra- 
tello >  che  Raffaele  denominavafi  congiunto  in  matrimo- 
nio con  Teodora  Manerola,  da*  quali  nacquero  quattro 
^gliuoli ,  cioè  Bartolonìmeo  y  che  veftitofi  dell*  Abito  Re- 
ligiofo di  S.  Francefco  y  fu  pofcia  Vefcovo  di  Ferrara ,  ed 
ìndi  Patriarca  d*  Antiochia  •  Giuliano  fu  il  fecondo  y  che 
anch*  egli  intraprefa  la  via  Ecclefiaftica  fu  prima  Vefcovo 
di  Carpentras^  dopo  da  Sifto  IV*  fuo  Zio  condecorato 
della  Dignità  Cardinalizia  il  dì  15  Dicembre  i47i>  afie*» 

gnan- 

^■— l^—— — ^<B»— ^—  Il         — W— —  — ^—  — — ^— . 

(i)  Gio:  Battifta  Leoni  nella  Vita  di  Francefco  Maria  IV.  Duca  d' Urbino 
^^  ?;.Pi^-  ^  ^^  Intorno  all' origine  di  quella  Famiglia  della  Itovcrc.  da 
COI  difcefe  Sifto  IV.  »  fi  può  vedere  U  Fos^etta . 


OBLLA  ROVBRB  IV.  DOCA  d' URBINO  Caf.  IV.         } 

gnandogli  il  titolo  di  S.  Pietro  in  Vincola ,  e  finalmente 
tolto  dal  Mondo  Papa  Pio  III.,  il  dì  primo  di  Novem- 
bre 1503  fall  al  fupremo  Soglio  del  Vaticano  col  farfi 
chiamare  Giulio  II.  Il  terzo  fu  Luchina  maritata  in  Cafa 
Franciotti  di  Lucca  •  Il  quarto  alla  perfine  fu  Giovanni 
Prefetto  di  Roma  ,  e  Duca  di  Sora ,  il  quale  fposò  Gio- 
vanna del  Conte  Federico  di  Montefeltro ,  da*  quali 
venne  alla  luce  Francesco  Maria  in  Sinigaglia  il  dì  25 
di  Marzo  dell'anno  1490* 

Le  memorie  fin  qui  regiftrate  del  principio  della 
Famiglia  della  Rovere  le  ho  prefe  da  quanto  ai  efla  ne 
hanno  fcritto  Francéfco  Sanfovino  nella  fua  Opera  dell' 
Origine  delle  Famiglie  illu/fri  d*  Italia  »  ove  parla  dei  Signo- 
ri  della  Rovere;  Gio:  Battifta  Leoni  nella  vita  di  Fran- 
cefco  Maria  IV.  Duca  d*  Urbino;  Vincenzo  Àrmanni 
nella  lettera  dedicatoria  del  terzo  volume  delle  fue  let* 
tere  dirette  a  Donna  Vittoria  della  Rovere  Principefla 
d'Urbino,  e  Granduchefla  di  Tofcana,  e  molti  altri 
Scrittori ,  di  fommo  credito  •  Ma  ficcome  opinione  di* 
verfa  alla  già  riferita ,  e  foftenuta  da  non  ofcuri  Iftorici , 
mi  fi  prefenta  :  recandomi  a  pregio  di  comparire  Scritto* 
re  verace ,  cosi  mi  fia  permeilo  riportare  anche  ciò ,  che 
ne  dicono  altri  in  contrario ,  lanciando  poi  in  arbitrio 
del  Lettore  abbracciare  delle  due  opinioni  quella  che 
più  gli  aggrada  . 

Girolamo  Garimberto  Vefcovo  dì  Gallefe  fcrivendo 
di  coloro ,  che  nati  in  bafla  fortuna  pervennero  air  al* 
tifiima,  e  della  varietà  della  fortuna,  e  var)  cafi  umani  ^ 
riferifce ,  che  Papa  Sifto  IV.  nacque  in  Albizuola  Villa 
del  Savonefe ,  e  che  mancatogli  il  Padre  nella  fua  in* 
fanzia ,  la  Madre  Vedova ,  e  povexa  lo  fece  Frate  Mino* 
re ,  del  quar  Ordine  col  tempo  riufci  Miniftro  Generale 
coli'  ajuto  della  Cafa  della  Rovere  di  Turino ,  dalla  quale 
fin  da  fanciullo  fu  amato,  ftimato  ,  ed  affiftito  in  guifa, 
che  moltiffimo  s' avvanzò  nelle  buone  lettere  ,  e  nel  con* 
feguimento  delle  Scienze ,  che  di  povero  Fraticello  9 
eh'  egli  era ,  col  tempo  divenne  Generale  ,  Cardinale  ,  e 
Papa,  e  in  tale  dignità  collocato  riconobbe  per  Parente 

A  z  Cri* 


4  DfiLLB  Gbsta  di  Francbsco  Maria  L 

Criftofaro  della  Famiglia  della  Rovere  di  Turino ,  e  lo 
facefle  Caftellano ,  e  Cardinale  Prete  col  titolo  di  S^  Vi* 
tale  .  Queft'  aflerzione  del  Garimberto  è  cavata  dall'  Ifto* 
ria  manofcritta  deir  origine  di  eflb  Papa  Sifto ,  nella 
quale  Iftoria  egli  è  detto  nato  d' Ifotta  figliuola  di  Ciò* 
vannino  da  Caftiglione  Genovefe ,  e  di  Giuliano  da  Ul- 
tri  Luogo  in  quella  Riviera  nelle  radici  deirAppenni* 
no  ,  e  dopo  la  morte  del  Padre  eflendo  tuttavia  fanciul* 
lo  fi  ricovrò  in  Cafa  de'  Signori  della  Rovere  nobili 
Turinefi ,  con  alcuni  de*  quali  attefe  agli  ftudj ,  e  fattofi 
Frate  Minore  acquiftò  nome  di  Teologo ,  e  di  Filofofo 
precipuo  in  queir  Ordine  ;  Sicché  fu  uno  de'  tre  eletti 
per  difputare  contra  i  Domenicani  fopra  V  adorazione 
del  Sangue  fparfo  da  Noftro  Signore  nella  fua  Paflione  : 
onde  per  tutt'  i  gradi  di  queir  Ordine  afcefo  al  Genera- 
lato ,  mdi  creato  Cardinale  Prete  del  Titolo  di  S.  Pietro 
in  Vincola  da  Papa  Paolo  IL,  da  i  Signori  della  Rove- 
re prefe  il  Cognome  ,  riconofcendogli  per  benefattori  > 
e  parenti  •  La  famiglia  poi  de'  Signori  della  Rovere  di 
Torino,  fé  preftiam  fede  a  Filiberto  Pingonio  Scrittore 
autorevole ,  difcende  da  Ermondo  della  Rovere  Vice-Re 
di  Ranguberto  Re  de'  Longobardi  •  Ma  Sifto  pervenuto 
al  Soglio  Pontificio ,  con  dignità  ecclefiaftiche  ,  e  tem- 
porali ampliò  i  figliuoli  del  fratello  Raffaello  ,  ilati  di 
Madre  Greca  fecondo  Tatteftazione  di  Girolamo  Catol- 
la ,  e  mife  la  Prefettura  di  Roma  prima  in  Leonardo  , 
e  poi  in  Giovanni  ambidue  fuoi  Nipoti,  dando  a  queft' 
ultimo  circa  venti  Caftelli  in  Romagna ,  i  quali  in  gran 
parte  pofcia  rovinati  ',  furon  occupati  da'  Malatefti  :  Sini- 
gaglia  Città  in  gran  parte  pofcia  rovinata  in  occafione 
della  guerra ,  che  Pio  IL  fece  contro  di  efli  ;  ed  oltre 
ciò  diede  loro  in  feudo  Ciftaino ,  Bernguardo ,  e  Porcie- 
rino  già  pofTeduti  dal  Vefcovo  di  Anagni ,  e  dal  Re  Fer- 
rando gli  ottenne  in  feudo  la  Città  di  Sora  con  titolo 
di  Duca  • 

Nella  tenera  età  di  dieci  anni  venne  a  mancare  a 
Francefco  Maria  il  Genitore  morto  in  Sinigaglia  médefi- 
ma  nel  mefe  di  Novembre  1)01^  laonde  il  Duca  Guid^ 

Ubai- 


DBLiA  Rovere  IV.  Duca  d' Urbiko  Caf.  IV.      5 

Ubaldo ,  che  teneramente  amava  il  Nipote ,  gli  fé  ottene- 
re colla  mediazione  del  Re  di  Francia  la  carica  di  Pre* 
fetto  di  Roma  vacata  per  la  morte  di  Giovanni  fuo  Pa- 
dre ,  e  volle  tirarfelo  feco  facendolo  andare  in  Urbino  1 
ove  lo  confegnò  a  Lodovico  Odafio  già  di  lui  Maeftro , 
e  ad  Antonio  dei  Grillini  da  SaiToferrato  Uomini  dot- 
tiffimi ,  affinchè  lo  ammaeftraffero  nelle  Scienze  ,  e  lo 
coltivaflero  nei  buoni  coftumi  •  L'anno  1502  venendo  a 
Guid'  Ubaldo  con  frode  ,  ed  inganni  ufurpato  lo  Stato  ^ 
ed  ei  medefimo  infidiato  nella  vita  da  Cefare  Borgia ,  detto 
il  Duca  Valentino ,  fu  coftretto  di  fopiattò  fuggirfene  di 
notte  da  Urbino  infieme  col  Nipote  Fxancefco  Maria,  e 
giunti  per  ftrade  rimote ,  e  alpeftri  prodigiofamente  a 
S.  Agata ,  Terra  del  fuo  Stato  ,  feparofTì  dal  Nipote , 
non  vedendofi  neppur  qui  ficuri ,  mandando  quefti  verfo 
lo  Stato  Fiorentino  ,  ed  ei  prefe  la  ftrada  verfo  Raven- 
na •  Dallo  Stato  Fiorentino  fi  conduffe  Francefco  Maria 
a  Savona  a  trovare  Giuliano  della  Rovere  Cardinale  di 
S.  Pietro  in  Vincola  fuo  Zio ,  dal  quale  di  11  a  poco  fu 
mandato  in  Francia  alla  Corte  del  Re  Lodovico  XIL, 
dandogli  per  Ajo  Pietro  Tiranni  Nobile  Cagliefe .  Breve 
però  fu  la  dimora ,  che  fece  in  quella  Corte  Francefco 
Maria  ,  concioffiachè  efaltato  che  fu  al  Pontificato  il  Car* 
dinal  Giuliano  fuo  Zio ,  tofto  lo  richiamò  in  Roma , 
ove  giunfe  nel  principio  di  Marzo  dell'anno  1504  infie- 
me con  il  fuo  Cugino  Galeotto  Franciotti  nato  di  Lu- 
china  Sorella  del  Pontefice ,  e  fin  d'  allora  quantunque 
nell'età  di  foli  anni  tredici  dava  Francefco  Maria  chia* 
riffimi  argomenti  di  quel  valore ,  che  comprovò  poi  coli* 
opere  quando  divenne  in  età  capace  ad  operare. 

Anche  in  Roma  breve  fu  il  foggiorno  y  eh*  egli  fé* 
ce,  mentre  nel  ritornare  il  Duca  Guid'  Ubaldo  al  fuo 
Stato,  volle  Papa  Giulio  fuo  Zio,  che  fi  conduceCTe  fe« 
co  anche  il  Nipote,  ed  entrambi  giunfero  in  Urbino  il 
primo  giorno  ai  Giugno  ,  ove ,  dopo  di  aver  il  Duca 
ricuperato  dalle  mani  dei  Minìftri  del  Valentino  la  Roc^ 
ca ,  e  la  Città  di  Forlì  per  la  S.  Sec^e ,  pervenne  V  Ar* 
cìvefcovo  di  Ragufi  con  titolo  di  Nunzio  Pontifizio  per 

con« 


\ 


6  Dbllb  Gesta  di  Francesco  Maria  L 

confegnare  al  Duca  le  Bandiere ,  e  il  Battone  del  Gene- 
ralato, della  Chiefa ,  e  per  trattar  feco  lui  dell'  adozione , 
che  Guid*  Ubaldo  bramava  di  fare  in  perfona  di  Fran- 
cefco  Maria  fuo  Nipote  ,  per  cui  l' Arcivefcovo  aveva 
avuto  dal  Pontefice  fpecial  mandato  •  Che  perciò  il  di 
17  del  mefe  di  Settembre  1504  pervenuti  che  furono  in 
Urbino  gli  Ambafciatori  di  tutte  le  Città ,  Terre  ,  e  Luo* 
ghi  del  Ducata,  che  Guid' Ubaldo  avea  prima  fatto  in* 
vitare  (3)  ,  lì  trasferirono  tutti  alla  Cattedrale,  dove  V  Ar* 
civefcovo  di  Ragufì  cantò  la  MefTa ,  la  quale  terminata , 
fece  un'eloquente  Orazione,  in  cui  efpofe  il  defiderio> 
che  avea  Guid'  Ubaldo  di  eleggerfi  per  fuo  figliuolo  il 
Prefetto  Francefco  Maria  di  lui  Nipote ,  e  il  confenfo 
del  Pontefice ,  e  del  Sagro  .Collegio ,  e  poi  lette  dai 
Cancelliere  Ducale  le  Lettere  Apoftoliche ,  impofe  agli 
Ambafciatori  delle  Comunità ,  che  preftaflero  il  giura* 
mento  di  fedeltà  al  medeflmo,  e  di  queft'  atto  ne  fu 
fatta  pubblica ,  e  folenne  Scrittura  • 

Addottato  che  fu  da  Guid*  Ubaldo  Francefco  Maria 
in  figliuolo  :  e  ciò  con  fomma  cohfolazione  sì  del  Duca 
Guid'  Ubaldo  ,  e  de'  fuoi  Sudditi ,  che  del  Pontefice  Giu- 
lio ;  quefti  volendo  veder  il  fuo  Nipote  proveduto  ancor 
di  una  Spofa ,  che  per  natali ,  e  per  menti  perfonali  foflc 
degna  di  lui ,  tratta  di  dargli  Eleonora  Gonzaga  figliuola 
di  Francefco  Marchefe  di  Mantova ,  e  Nipote  ex  fratte . 
della  Duchefla  Elifabetta  Conforte  del  Duca  Guid*  Ubal- 
do ,  e  furono  ilabilite  le  nozze  coUai  medefima    da  cele- 

brarfi 


(})  L*  ayvifo  pervenuto  a  Gubbio  è  il  fcguente ,  regiftrato  ne*  Libri  delle 
Ri/orme  di  quefta  Città  dell'anno  fuddetto  1504* 

-Avendo  Koi  ordinato^  che  Martedì  proJJÌTnOj  che  farà  alli  ij»  del  prefenie  da  li 
Sudditi  Koflri  univerfalmente  fi  abbia  a  giurare  fedeltà  all'  llluflrijjimo  Signore 
JFrancefco  Maria  della  Rovere  Prefetto  di  Roma  ,  nunc  Figliuolo  arrogato ,  volemo 
ordinarvi  fi  elegga  uno ,  o  due  Sindici ,  che  abbiano  a  venire  qui  per  tutto  Lunedi 
proffimo  a  preflare  in  nome  di  quella  Città ,  e  Contado  detto  giuramento ,  ed  omag" 
gio  di  fedeltà  coli'  autorità ,  che  vedrete  qui  per  V  inclufo  foglio ,  ordinando ,  eie 
fieno  Uomini  graduati y  e  onorati ^  come  conviene  in  fimiV  atto. 

Urbino  ii.  Settembre  1504. 
Cuid*  Ubaldo  Duca  d'  Urbino  Capitano  Generale  di  S.  Chiefd^ 
Et  rifolutum  fuit ,  ut  in  litterit  ^c. ,  dr  fuerunt  eleéii  Magni  ficus  ,  &  i3enerofus 
Eqties  Hieronymus  Bentivolus ,    ^  Eximiuf  Artium^   (y  Medicina  Doélor  M.  f#- 
ierifus  de  2ampbilii$  de  Eugubio, 


DBLLA  ROVBRB  IV*  DuCA  D*UrB1NO  Cap.  IV.         t 

brarfì  a  tempo  opportuno ,  che  perciò  dair  accennato 
Marchefe  fu  inviato  in  Roma  Giovanni  fuo  Fratello  con 
mandato  fpeciale  per  la  ratificazione,  del  contratto  neir 
anno  1505. 

Il  Papa  nel  tempo  fteflb,  che  invigilava  a  i  vantag* 
gi  della  fua  Famiglia  y  e  del  Nipote ,  non  trafcurava  quei 
del  fuo  Stato  ;  che  però  vedendo ,  che  le  due  Città  prin- 
cipali del  fuo  dominio  >  cioè  Perugia  y  e  Bologna  aveano 
di  maniera  fcoifo  il  giogo  de*  Miniftri  Ecclefiaftici ,  che 
la  loro  autorità  fi  aveva  in  pochiffimo  conto  y  poiché  Pe* 
rugia  ubbidiva  a  Gio:  Paolo  taglioni  y  e  Bologna  era 
dominata  da  Giovanni  Bentivogli  ;  ond'  ti  dopo  di  aver 
maturato  T  a£fare  due  anni  y  averlo  partecipato  al  Re  di 
Francia  per  aver  da  lui  ajuto ,  e  perchè  lafci%fle  la  prò* 
tezione  dei  Bentivogli  »  che  da  lui  dipendevano,  dicnia* 
rò  a  quefti  due  Tiranni  la  guerra;  e  per  maggiormente 
incalorire  le  fue  Genti  air  imprefa ,  ei  medefimo  coli* 
Efercito  fi  partì  da  Roma  al  fine  d' Agofto  deir  anno  1505 
accompagnato  da  molti  Cardinali  >  e  s^  incamminò  verfo 
Perugia ,  avendo  prima  comandato  al  Duca  Guid'  libala 
do  y  che  ad  eifa  Città  fi  dirigefle ,  e  dichiarato  Luogotef  * 
nente  il  Marchefe  di  Mantova  di  lui  Cognato  >  col  qua« 
le  fi  trovò  parimente  il  Prefetto  Francefco  Maria ,  al  qua^ 
le  fi  comunicavano  di  giorno  in  giorno  tutti  gli  affari 
si  familiari,  che  efteri,  poiché  ravvisò  il  Pontefice  in 
lui  -una  pronta  y  e  maravigliofa  capacità  si  neir  imprefe 
della  Guerra,  che  di  qualunque  altro  maneggio.  Appe« 
na  il  Papa  accoftatofi  a  Perugia,  Gio:  Paolo  Baglioni 
inabile  a  refiftere ,  e  animato  da  Guid'  Ubaldo ,  venne 
ad  umiliarglifi ,  e  a  confegnargli  liberamente  la  Città .  Nel 
quaL'atto,  febbene  fenti  rimproverarfi  con  parole  aforc 
Tufurpata  tirannia,  ad  ogni  modo  riportò  poi  condot^ 
ta  di  100  Uomini  d' arme  dello  fteflb  Papa  Giulio  • 

Dopo  aver  ricuperato  Perugia  ,  per  la  via  di  Gub* 

bio  ,  e  di  Urbino ,  come  altrove  fi  accennò ,  andoffene 

alla  volta  di  Bologna.  Giùnto,  che  fu  T Efercito  a  Ca* 

ftel  S.  Pietro  furono  fatte  diverfe  fcaramuccie ,  nelle  qua* 

U  dimoUrò  tanto  valore  Francefco  Maria  >  che  il  Mar« 

che* 


1^ 


t  Dbllb  Gesta  di  Francesco  Maria  L 

chefe  di  Mantova  Principe,  e  Capitano  tanto  celebre  di 
quei  tempi  con  uguale  meraviglia ,  e  confolazione  diflc 
più  fiate ,  che  quegli  erano  certi  prefagj  di  feliciffimi  pro- 
gredì ,  confiderando  ,  che  non  avendo  per  anche  compiu- 
to il  terzo  luftro  dell'età  fua  con  un  coraggiofo  ardire 
di  bellicofo  ingegno  fi  efponeva  fempre  in  tutte  le  azio- 
ni militari ,  né  curava  punto  qualfivoglia  pericolo ,  o  fa- 
tica ,  fupplendo  alla  tenera  età  un  generofo  iftinto  dì 
;loria,  e  di  valore  (4).  Nello  fteflb  giorno  che  furono 
Fatte  quefte  fcaramuccie ,  ed  occupato  Caftel  S.  Pietro 
dalle  genti  del  Pontefice  ,  mandò  Ciamonte  Capitano  del 
Re  di  Francia  a  Gioanni  Bentivoglio  a  fignificargli ,  che 
Sua  Maeftà  non  volendo  mancargli  di  quello  a  che  lera 
tenuto  per  i  capitoli  della  protezione ,  intendeva  con- 
fervargli  i  beni  fuoi,  ed  operare,  che  lafciando  il  go* 
verno  della  Città  alla  Chiefa  ,  potefTe  ficuramente ,  go* 
dendo  i  fuoi  beni ,  abitare  coi  figliuoli  in  Bologna ,  ma 
tutto  quefto  con  efprcfla  condizione  ,  che  fra  tre  giorni 
avelTe  ubbidito  agli  ordini  del  Pontefice.  Donde  ilBen* 
tivoglio ,  e  i  figliuoli ,  che  prima  con  grandiflime  minac* 
eie  avevano  pubblicato  per  tutto  di  volerfi  difendere , 
perdutofi  d'  animo ,  rifpofero  di  volerfi  rimettere  in  ar- 
Ditrio  fuo  ,  fupplicandolo ,  che  operafle  almeno  in  mar- 
niera ,  che  ottenelTcro  condizioni  tollerabili  ;  però  egli 
inteiponendofi  coi  Pontefice  fi  convenne  ,  che  fofle  leci- 
to a  Giovanni  Bentivogli,  ed  a'  figliuoli  partirfi  ficura-» 
mente  da  Bologna  ,  e  fermarfi  in  qualunque  luogo  vo* 
lefler'o  del  Ducato  di  Milano ,  ed  aveflero  la  libertà  di 
vendere,  o  di  cavarft  da  Bologna  tutt' i  mobili  loro,  né 
foflTero  moleftati  ne'  beni  immobili  ;  le  quali  cofe  con^ 
chiufe,  fi  partirono  fubito  da  Bologna ,  ottenuto  da  Cia* 
monte  falvo  condotto  con  promefla  per  fcrittura  di  ofler- 
vare  tutto  ciò  ,  che  fi  conteneva  nelle  convenzioni  fatte 
col  Re  •  Partiti  i  Bentivogli ,  il  Popolo  di  Bologna  man- 
dò fubito  Oratori  al  Pontefice  a  confegnargli  in  piena 
podeftà  la  Città .  Ciò  adempiuto  il  Pontefice  ftabilì  de' 
nuovi  Magiftrati  fomiglievoli  a'  precedenti;  e  con  ciò  fer- 

ban- 

{4)  Leoni  Joc.  cir.  Ub.  I.  pag.  41, 


Dbila  Rovbrb  IV.  Doc A  d'  ITubiko  Caf.  IV#      9 

bando  alla  Città  molti  argomenti  di  libertà:  reftando 
per  altro  Sovrano ,  e  Principe  della  Città ,  e  fuo  Terri^ 
torio  (5). 

Sul  fine  per  tanto  di  Febbrajo  dell'anno  1507  parti 
il  Pontefice  Giulio  da  Bologna  ^  e  alli  3  di  Marzo  tu  in 
Urbino  5  ove  fermatofi  un  giorno  continuò  il  viaggia 
verfo  Roma.  Era  in  tanto  il  Re  di  Francia  venuto  in 
Italia  con  intenzione  di  abboccarli  col  Papa,  ma  per 
varj  motivi  deliberò  il  Pontefice  improvvifamente  partirfì 
da  Bologna I  e  ritornare  a  Roma.  Né  volle  per  ciò  ap« 
pigliarfi  al  partito ,  che  gli  fi  offeriva  da  molti ,  di  man« 
dare  il  fuo  Nipote  Francefco  Maria  ad  abboccarti  col 
Re  I  per  dargli  così  un'  apparente  fpecie  di  foddisfazione 
in  cofa ,  eh'  egli  ardentemente  defiderava  ;  mafiimamente  > 
eh'  tgìì  conofceva  da  gran  tempo  il  Nipote  :  e  lo  aveva 
onorato ,  e  favorito ,  trattenendolo  in  corte  affai  prima 
del  Pontificato  di  Giulio ,  e  eh'  era  attiffimo  a  mjineggia*- 
re  qualunque  affare  ;  ma  atteftando  il  Pontefice  y  che  fé 
avene  atteio  il  Re  in  Bologna,  o  pure  mandato  a  lui  il 
Nipote ,  avrebbe  dato  occafione  di  fofpettare  alla  gente  ^ 
non  volle  fermarfi  in  Bologna,  dove  lafciò  il  Pontefice 
Legato  Francefco  Alidofi  da  Imola  Cardinal  di  Pavia  (5)  • 

Ma  tornato  che  fu  il  Duca  Guid'  Ubaldo  nel  fuo  Sta-» 
to ,  fu ,  come  di  anzi  fi  diffe ,  forprefo  dal  confueto  fuo 
incomodo  della  Gotta,  che  dopo  lungo  fpazio  lo  traffe 
a  morte  ,  onde ,  come  parimente  fi  diffe  ,  fu  dichiarato 
Francefco  Maria  erede,  e  fucceffore.di  Guid' Ubaldo  ,  e 
per  tale  volle  effere  folennemente  riconofciuto ,  contri* 
Duendo  anche  a  ciò  il  manto  ducale ,  che  era  di  rafo 
bianco  foderato  di  broccato  d' oro ,  ed  avendo  in  capo 
la  Beretta  confacente ,  a  fuono  di  Trombe ,  e  di  Tambu- 
ri falito  a  Cavallo  fé  un  giro  per  la  Città  col  feguito 
de*  Gentiluomini  di  Corte ,  de'  Cittadini ,  e  Popolo^  che 
tutti  con  voce  di  giubilo  gridavano  :  viva  Rovbrb  ,  e 
Fbltro  . 

Divolgatofi  intanto  per  tutto  lo  Stato  l'amara  no* 
V^ll  B  vel- 

(5)  Guicciardino  lib.  ^.  pag.  i8o« ,   ili.   Gìovlo  Epitome  pag.  %i%* 

(6)  Leoni  loc  cit*  pag.  4», 


IO    Delle  Gesta  di  Fhamcbsco  Maria  L 

velia  della  morte  del  loro  amatiflimo  Principe  Guid'  Ubai* 
do  y  e  la  foftituzione  di  Francefco  Maria  ^  le  Comunità 
dello  Stato  fi  adopravano  per  eleggere  gli  Ambafciatori  ^ 
che  doveanfì  fpedire  per  gli  Uffizj  di  condoglianza ,  e  di 
congratulazione  infieme  y  che  convenivano  col  novello 
Duca  Francefco  Maria ,  e  colla  Vedova  Ducheffa  Elifa* 
betta.  Tutti  quefti  Ambafciatori  delle  Comunità,  come 
altri  de*  Principi ,  che  furono  molti ,  fi  trovarono  in  Ur« 
bino  al  primo  di  Maggio  y  e  nel  giorno  feguente  inter« 
vennero  alle  folenni  efequie  celebrate  in  quella  Catte* 
drale  tutti  vefiiti  a  bruno,  cosi  èra  eziandio  lo  ftelfo 
Francefco  Maria  ,  che  affiftette  alle  medefime  •  Nel  gior* 
no  feguente,  come  dianzi  parimente  difli ,  fi  fecelacerì« 
monia  del  giuramento  di  fedeltà  da  i  Magiftrati ,  ed  Am« 
bafciatori  ;  il  che  terminato  il  Duca  con  modi  affai  obli^ 
ganti  li  ringraziò ,  e  li  licenziò  » 

Ciò  adempiuto  con^tinuando  il  Pontefice  neir  arden* 
te  brama  di  ricuperare  la  Romagna ,  e  di  rimettere  la 
Chiefa  neir  antico  poffeiTo  de'  Luoghi ,.  che  ^i  erano  fta* 
ti  occupati ,  dichiarò  tofto  la  lega  eoa  altri  Principi  V  an- 
no 1508,  che  aveva  conchiufa  in  Cambraf,  e  pubblicò 
in  Roma  nel  mefe  di  Gennajo  dell' anno  1509  la  fud* 
detta  lega  conchiufa  contro  la  Repubblica  di  Venezia. 
Comprendeva  tal  lega  il  Papa,  l'Imperatore,  il  Re  di 
Francia ,  ed  altri  Principi  ancora .  Per  quefta  guerra  aven* 
da  il  Pontefice  Giulio  dichiarato  Capitano  Generale  di 
S.  Chiefa  il  Duca  Francefco  Maria  ,  fé  ne  pafsò  egli  a 
Bologna,  dove  fi  adunava  TEfercito,  e  fi  doveva  fare 
eziandio  la  raifegna  delle  Genti  Ecclefiaftiche .  Quivi  Fran- 
cefco Maria  per  mano  del  Cardinale  Legato  Francefco 
Alidofi  il  giorno  di  S.  Francefco  nella  Chiefa  di  S.  Pe* 
fronio  ebbe  colla  folita  pompa ,  e  cerimonie  le  confuete 
infegne  del  Generalato .  Dopo  aver  fchierate  le  fue  Truppe 
fc  ne  ritornò  al  fuo  Stato  per  difporre  ciò ,  che  faceva 
d'uopo  per  li  vantaggi  del  fuo  Stato,  e  per  efeguire  gli 
ordini  del  Pontefice .  Pofcia  per  configlio  della  Ducheffa 
Vedova  Elifabetta  fi  trasferì  privatamente ,  ed  accompa^ 
gnato  con  pochi  de'  fuoi  a  Mantova  ^  e  quivi  poco  meno 

che 


bill  A  RoVBRB  TV.  Duca  d*Uriìno  Cab.  IV.    ii 

f^  fconofciuto  Tposò  Eleonora  Gonzaga  figliuola  di  cuci 
Marchefe ,  il  che  fu  negli  anni  i8  in  circa  dell'età  ma^ 
Ma,  breve  fu  la  Aia  dimora  coli' amata  fua  Spofa;  men« 
tre  per  ubbidire  a  Papa  Giulio  iuo  Zio  dovette  di  bei 
itiuovo  intraprendere  delle  fue  Truppe  il  comando  5  poi- 
ché avvertito  che  fu  il  Papa  della  venuta  de'Francefi 
in  Italia  )  ogni  giorno  inilava  per  la  mofla  delle  fue  arg- 
ini in  Romagna  contro  i  Veneziani. 

In  quefto  mentre  il  Papa  fulminò  interdetti ,  «  fco^ 
muniche  contro  i  fuddetti  Veneziani  y  fé  ad  un  determt« 
nato  giorno  non  reflituivano  Rimino ,  Faenza ,  Ravenna  ^ 
'C  Cervia,  antko  patrimonio  della  Chiefa  Romana  (7)* 
^Ritornatofene  dunque  il  Duca  in  Urbino  attefe  con  £0x0* 
ma  foUecitudine  a  raunare  quelle  Soldatefche,  che  aiite^ 
cedentemente  aveva  icelte  dallo  Stato  iuo ,  e  con  ette  ^ 
colia  fua  Compagnia  di  genti  d^  arme ,  e  con  quella  di 
Gio:  Paolo  Baglioni  ^  come  anche  con  due  Colonnelli  di 
Fanteria ,  che  furono  Matteo  della  Branca  di  Gubbio ,  e 
Colletto  Albanefe^  per  la  via  di  Saflbcorbaro ,  e  &.  Ma« 
fino  calò  nel  Territorio  di  Rimino ,  ^  di  S.  Arcangelo  ^ 
avendo  dato  ordine  ar  Giovanni^  ed  a  Chiappino  Vitelli 
ambidue  Condottieri  della  Chiefa,  che  incontinente  ve« 
niffero  ad  unirfi  colle  fue  genti  ieco  in  Romagna.  Fece 
avanzare  le  fue  Lanze  fpezzate  fino  alle  Porte  di  Rimi« 
fio^  né  ufcendo  perfona,  pafsò  avanti  fenza  fare  alcun 
<ianm>  al  Paefe  «  Giunto  a  Villafranca  nel  territorio  di 
Forlì  ebbe  avvifo ,  che  il  Legato  partito  da  Bologna  era 
già  arrivato  a  Caftel  Bolognefe,  ed  avea  feco  Riccardo 
Alidofi  fuo  fratello  j  Lodovico  Conte  della  Mirandola  ^ 
ed  il  Cagnaccio  da  Imola  colle  loro  Compagnie ,  e  due 
Colonnelli  di  fanteria  Tuno  d^  Italiani  fotto  Ramazzot^ 
tO|  e  r  altro  di  Spagnuoli^  E  con  taPoccafione  fu  av« 
vifato,  che  dopo  alcune  fcaramuccie  entrati  nella  Valle 
di  Lamone  fi  volfero  contro  Brifighella ,  ov'  era  entrato 
Gio:  Paolo  Manfroni  con  800  Fanti  y  ed  alcuni  Cavalli  ^ 
i  quali  ufciti  fuora  a  combattere ,  imbattutoti  in  un' agua^ 
to  furono  sì  vigorofamente  affaliti)  che  fu  coftretto  il 
Bi Man* 

(7)  Gio;  Taicagnou  Ub.  tu  p.  9x4.  MuraU  Amai  d' ItaL  an.  zjoy.»  ti  altri* 


12        Dbllb  Gesta  di  Frakcisco  Maria  L 

Manfroni  ad  abbandonare  la  Terra  >  e  di  ridurfi  con  po- 
chi' nella  Rocca ,  la  quale  era  bensì  forte  di  fito  ,  ma 
non  perciò  fi  poteva  lungamente  difendere»  poiché  già 
fi  preparava  la  batteria ,  ed  il  Duca  Francefco  Maria  noa 
era  molto  lontano ,  e  perciò  quei  Soldati  vollero  arren* 
derfi  contro  la  volontà  del  Manfroni  »  il  quale  alla  fine 
non  potendo  più  refiftere  al  loro  volere  fi  vidde  coftret^ 
to  ad  arrenderfi .  Scrive  il  Muratori  (8) ,  che  in  tal  oc* 
cafione  perirono  fra  Soldati ,  e  Abitanti  più  di  2000  per* 
fone ,  e  fu  dato  il  facco  alla  Terra  ;  Racconta  pero  il 
Leoni  (9)>  che  Francefco  Maria  arrivò  a  Brifighella  in 
tempo ,  che  potè  confervare  i  Luoghi  pii ,  e  le  Donne 
dalla  licenza  de'  Soldati ,  che  faccheggiavano  la  Terra ,  e 
vi  provvide  in  modo  ^  che  gli  uni  recarono  illefi  >  e  le 
altre  furono  accompagnate  fenz'  alcuna  violenza  nel  Ter- 
ritorio vicino  de*  Fiorentini . 

Occupata  tutta  la  Valle  y  V  Efercito  fcefo  nel  piano  > 
prefe  Granarolo ,  e  tutte  V  altre  Terre  del  Contado  di 
Faenza ,  indi  fi  avvanzò  a  Ruffo  ,  Caftello  fituato  tra  Faen- 
za, e  Ravenna:  ed  affai  difficile  ad  efpugnarfi,  perchè 
circondato  da  foffe  larghe ,  e  profonde  y  ed  era  difefo 
da  600  Fanti  foreftieri ,  e  fi  rendeva  più  difficile  il  non 
effere  neir  Efercito  Ecclefiaftico  né  quel  configlio ,  ne 
quella  concordia ,  che  farebbe  ftata  neceffaria ,  effendo,  il 
Cardinal  di  Pavia  Legato  Apoftolico  negligente  nel  prò* 
vedere ,  come  dovea ,  il  bisognevole  ,  e  forfè  non  vede* 
va  di  buon  occhio  i  nrogreffi,  che  faceva  il  Duca  Fran- 
cefco Maria  ;  laonde  ftra  di  loro  v*  era  poca  buona  armo* 
nia .  Era  V  Efercito  Pontificio  comporto  di  8000  Fanti , 
e  i5oo  Cavalli  tra  Uomini  d*  arme,  e  leggieri,  ed  eravi 
in  tutti  e  valore,  ed  ardente  brama  di  combattere,  fic- 
che   potevafi  ragionevolmente    fperare    felice    riufcita   in 

3ualunque  ardua ,  e  malagevole  imprefa  :  fpecialmente 
a  xrhe  avevano  ne*  precedenti  cimenti  dato  argomento 
del  loro  valore ,  ficchè  gì*  inimici  fteffi  prevenuti  dalla 
celerità,  e  fopraffatti  dall'  ardire  non  avevano  né  pur 
tentato  di  recar  ad  effi  foccorfo .  Solamente  avea  bifogno 

di 

Il    L  "  I»——  r¥Ti ^ 

(t)  AnaaL  d'ital  ao«  i)«^.       i9)  JUb«  h  pag.  J7« 


©BUA  RoviRB  IV.  Duca  d^Urbino  Caf.  IV»    i j 

di  quelle  provvifioni,  che  per  V  addktro  erano  fiate  coro» 
meue  ;  ma  non  erano  per  anche  in  pronto ,  il  che  non 
permetteva  che  fi  efeguiflero  le  indicate  imprefe .  Perciò 
il  Duca  Francefco  Maria  veggendo,  che  le  iftanze  replicate 
per  lettere ,  e  Uomini  mandati  per  foUecitarlc  non  gio^r 
vavano  per  ottenere  dal  Legato  le  convenevoli  provvi» 
doni ,  rapprefentò  ad  effb  Legato  la  neceffitk  di  venire 
egli  fteflb  ben  tofto  al  Campo  per  ifcorgere  cogli  occhi 
proprj  le  neceffità  di  tali  provvifioni,  poiché  il  Papa  fu 
tale  affare  certamente  di  fomma  importanza  ^  s' era  a£« 
dato  a  lui  folo  :  che  i  Francefi  pervenuti  già  in  Lombare 
dia  erano  numerofiffimi ,  e  giacché  il  Re  de'  Romani  fino 
allora  non  avea  mandato,  che  promefTe;  e  il  Re  Catto^ 
lieo  con  poche  Galere  infettava  folamente  nella  Puglia  i 
Luoghi  tenuti  da'  Veneziani  ;  ficchè  fi  poteva  dire  >  che 
quau  da  fé  foli  i  Francefi  faceflero  la  guerra  ;  di  manie« 
ra  che  fé  dal  canto  del  Pontefice  non  fi  faceva  con  al« 
trettanta  prontezza  in  Romagna  quello,  eh*  era  patuito 
nella  capitolazione  ,  ne  feguirebbero  graviffimi  difordini  ^ 
e  il  Papa  incorrerebbe  la  taccia  di  contravvenire  alle  già 
fatte  promeife  :  e  fi  affidarebbe  V  onore  di  quefta  imprefa 
a  eente  ftraniera  :  anzi  dopo  tanta  afpettazione ,  fpeia,  e 
diiagi  fi  perderebbe  Toccafione  opportuna  di  ricupera^ 
re  gli  Stati  della  S.  Sede  da  altri  occupati  ;  venifle  dun« 
que  ben  tofto  al  campo  per  vedere  ,  come  fi  è  detto  » 
cogli  occhi  proprj  la  neceffitk  di  tai  provvifioni  :  anzi  la 
fua  venuta  era  altronde  ancor  neceiTaria  ;  poiché  la  Tua 
prefenza  '  avrebbe  infpirato  alle  Truppe  maggior  corag* 
gio  9  e  valore  •  Rifpofe  il  Legato ,  eh'  era  di  fua  natura 
affai  pronto >  ed  eloquente:  effere  affai  più  facile  il  per^ 
fuadere  ,  che  V  efeguire  :  che  approvava ,  e  riconofceva 
efficaci  le  ragioni  del  Duca ,  e  eh'  egli  fteffo  vedeva  non 
men  del  Duca  y  il  bifogno  di  ciò ,  che  fi  richiedeva  ^  e 
il  giovamento  ^  che  ne  apportarebbe  la  fua  venuta  al 
Campo  y  ma  che  la  mancanza  de^  carriaggi  aveva  fino  al« 
lora  ritardato  il  mandare,  ciò  che  fi  era  chiefto  :  che  pe* 
rò  voleva  trasferirfi  a  Cotignuola  per  poterle  follecitare 

più  efficacemente  >  e   che  uà  non  molto  farebbe  venuto 

al 


14        Dblii  Gbsta  di  Frakcbsco  Mahia  L 

^1  Campo  per  afliftere  ìnfieme  col  Duca  alla  direzione 
della  Guerra .  A  quefte  magnifiche  promeffe  non  corrifpo- 
fero  i  fatti ,  poiché  tenue  foccorfo  al  confacente  bifogno 
ci  mandò .  E  però  effendo  già  fcorfi  fette  giorni ,  che  il 
Duca  s' era  quivi  accampato ,  e  conofcendo  y  che  il  di* 
inorare  quivi  più  lungamente  rendeva  più  difficile  V  im- 
prefa  ^  e  che  u  efponeva  ad  evidente  pericolo  di  perire  » 
le  non  fi  fofie  ben  tofto  pofte  in  efecuzione  le  idee  con« 
cepute  I  deliberò  con  un  fino  ftratagemma  di  riparare 
r  inevitabil  rovina .  Perciò  in  tal  guifa  direfle  V  Eferci- 
to ,  che  fece  a  tutti  credere  di  volere  aifalire  il  CafteU 
Io ,  e  tentarne  ad  ogni  prova  V  acquifto .  Divife  per  tan- 
to le  acque  delle  foffe ,  che  lo  circondavano ,  e  in  effe 
foflc  fc  gettare  alcuni  trefpoli  fabbricati  di  travi  per  di- 
fendervi fopra  un  ponte  >  e  preparò  la  batteria  ad  un 
Torrione  quivi  vicino  ;  fece  i  ripartimenti  necefTarj  delle 
genti  per  T  afialto ,  e  in  fomma  fé  a  tutti  credere  di  vo- 
ler ad  ogni  modo  farfi  padrone  del  Caftello  »  Vennero 
in  quefto  mentre  alcuni  mandati  da^  Faentini  a  trattare 
col  Duca  di  arrenderti  con  tacito  confenfo  de'  Rettori 
Veneziani  ;  ed  egli  afcoltatigli  benignamente  li  confortò 
9,  perfeverare  nel  propofito  y  e  li  mandò  al  Legato  in 
Cotignuola  y  perche  concludefTero  feco  il  negozio  y  e  rima- 
nere egli  in  libertà  d' efeguire  ciò  y  che  aveva  intraprefo  • 
Anzi  K  inftanza  al  Legato  ^  che  mentre  egli  fi  affrettava 
air  acquifto  di  Ruffi  y  effo  air  incontro  rivolgere  V  arme 
fue  con  tra  Faenza  (io)  .  Riufcì  il  penfiero  del  Duca  a  quel 
modo  appunto  y  eh'  egli  fi  era  dato  a  credere  ,  e  ciò  fu 
di  eccitare  i  Ravennati  a  foccorrerlo ,  del  che  fé  n'  ebbe- 
ro manifefti  argomenti ,  cioè  fuochi  y  fumi  y  sbarri  di  Ar- 
tig}'3rie  dal  Caftello ,  e  dalla  Città  ^  co^  quali  s'  ebbe 
certezza  del  chiedere ,  e  del  promettere  il  foccorfo  •  E 
però  tutta  la  notte  tenuto  V  Efercito  in  moto ,  e  inquie- 
tati in  varj  modi  ì  nemici  y  avendo  prima  fatto  ben  ri- 
conofcere  le  ftrade  y  mandò  intorno  alla  mezza  notte 
Ciappino  Vitelli  con  50  Uomini  d*  arme ,  e  Giovanni  fuo 
Cugino  con  xoo  Cavalli  leggieri  >  e  Lanze  fpezzate  verfo 

Ra- 

(io)  Leom  Iqc  cit»  lib.  I.  pag.  C9.  »  e  70. 


BBtlA  ROVBRB  IV.DUCA  d'UrBINO  CaF.IV.      IJ 

Ravenna,  perchè  col  benefizio  della  notte  potendo  ftaf 
occulti  a*  nemici  potefTero  ancora  offervare  gli  andamen« 
ti  loro;  con  commiffione,  che  fubito  afficurati  del  già 
vicino  (bccorfo ,  glie  ne  mandaflero  V  avvifo  ;  né  perciò 
inveftiflero  il  nemico  ,  ma  afpettaflero  foflè  pafTato  il  pon^ 
te  di  Valtorta  ;  perch'  egli  in  quefto  mezzo  co*  fuoi  Gen- 
tiluomini ,  colle  Genti  d'  arme  del  Baglioni ,  e  la  Fan- 
terìa di  Matteo  della  Branca  di  Gubbio,  e  deirAlbanc* 
fé ,  fi  farebbe  adoprato  a  fovvenirli .  In  tanto  eflendofi 
fuiralba  incominciato  lo  sbarro  della  batteria  a  Rulfi» 
fentitofene  il  rumore  a  Ravenna ,  il  foccorfo  s*  incamroi* 
nò  con  molta  fretta,  e  il  Duca  avvifatone  fi  avvicinò 
parimenti  a'  fuoi .  Era  condotto  il  foccorfo  da  Giovanni 
Greco  Capitano  molto  ftimato  da*  Veneziani ,  e  fuccedu- 
to  al  governo  di  tutte  le  Milizie  loro  nella  Romagna 
dopo  la  prigionia  del  Manfrone.  Ei  fé  ne  veniva  con 
una  grotta  banda  di  Cavalli  per  la  ftrada  larga  di  Ra- 
venna ,  e  avea  alla  coda  alcune  Compagnie  di  Fanti .  Ar- 
rivò in  tempo  Francefco  Maria ,  che  i  Cavalli  del  Greco 
colti  improvvifamente  dalla  gente  pofta  in  aguato  dopo 
varia  ditefa ,  cominciavano  a  piegare ,  il  che  fu  cagione , 
che  pofcia  fi  poneflero  in  difordìne ,  perchè  avendo  ricono- 
fciuta  la  porfona  del  Duca,  chVerafi  pofto  nelle  prime 
file  a  coraggiofamente  combattere ,  fi  diedero  a  credere  » 
che  feco  avefle  tutto  T  Efercito  •  Il  Greco  intanto  rin- 
corando i  fuoi ,  fofteneva  la  battaglia ,  e  fi  rimetteva  con 
molto  ardore  per  dar  tempo  alla  Fanteria  di  ritirarfi; 
ma  mentre  ciò  con  valore  efeguiva ,  eifendo  rimafto  con 
pochi  fu  forprefo ,  e  arredato  dal  Conte  Filippino  Doria 
uno  de*  Gentiluomini  di  Francefco  Maria ,  per  la  qual 
cofa  sbandati ,  e  fenza  ordine  giunfero  al  ponte  poco 
difcofto  ;  il  quale  eflendo  già  valllcato  dalle  Fanterie  lo- 
ro, quefte  per  impedire  a'  nemici,  che  li  feguitavano^ 
il  paUb ,  non  permifero  agli  amici ,  che  s*  innoltraffero  » 
onde  incalzati  furiofamente  rimafero  tutti  preda  del  ne- 
mico ,  ed  invano  tentarono  di  procacciarfi  per  quelle  pa- 
ludi lo  fcampo  ,  poiché  o  rimaiero  miferamente  affogati  ^ 
o  difperando  ajuto  fupplichevolmente  fi  arrendevano  a' 

via- 


t0       DcLiB  Geita  di  Prancbsco  Mama  I. 
vincitori;  di  modo  che  pochi  tra  tanti   potettero  con- 
duifi  falvi  a  Ravenna  .  £  il  Duca  nell'  ardore  della  bat* 
'  r  vittoria ,  fece  che  quattro  Lan* 
i  rompeiTero  le  sbarre  del  pon- 
v'  erano  le  Fanterie  ne  fece  mol- 
ile porte  dì  Ravenna  poco  lon- 
à  del  fatto  appena   erafì  Caputa 
toflene  il  Duca  Francefco  Maria 
impo  con  poco  danno  de'  fuoi , 
e  per  maggior   ficurezza  mandò   il   Greco  prigione   in 
Urtino , 

Hrafi  in  tanto  continuato ,  ma  lentamente ,  a  berfa* 
gliare  Ruffi,  perchè  nella  batteria  del  Torrione  non  ave* 
vafi  munizione  abbaftanza  :  ed  eflendo  però  neceflaiio 
più  coir  oftentazione  ,  e  cogl'  artifìzj ,  che  cogl'  effetti', 
continuare  nell'  ìmprefa  ;  però  il  Duca  per  tutto  il  ri- 
manente del  giorno  fece  Sembiante  di  voler  rinforzare  la 


opportunamente  l' avvifo  della  rotta  dell'  Elercito  Vene- 
ziano a  Vaila  in  Ghiaraddada ,  la  quale  fconcertò  affatto 
tutte  le  iperanze  di  quella  Repubblica  dì  poterfi  più  op- 
porre a'  Collegati .  Fece  però  il  Duca  pubblicarla  in  mo- 
do 9  che  pervenne  medefimamente  con  gran  terrore  a  quei 
oi  dentro ,  i  quali  cosi  afflitti ,  e  connifi  in  poco  fpazio 
dì  tempo  da  due  avvifì  tanto  contrarj  alle  cofe  loro ,  e 
dalla  voce  principalmente ,  che  il  Duca  a  bello  fiudio 
avea  fatto  fpargere ,  di  non  voler  perdonare  a  perfona  dì 
qualsivoglia  feifo ,  ed  età ,  fé  afpettavano  d' eiler  sforza- 
ti,  non  intermettendofì  anche  nella  medefima  notte  di 
travagliarli  in  varie  maniere;  convennero  perciò  il  Ca- 
ftellano ,  e  il  Capitano  aftretti  da  una  fubita  foUevazìone 
di  quel  popolo  dì  numero  affai  maggiore  del  preiìdio  » 
di  arrenderfi  a  difcrezione  ;  e  il  Duca  benignamente  li 
licevè  I  e  li  lafciò  partire  liberi  con  tutti  i  Soldati ,  e 

ba< 


DBLtAHoVBRB  IV.  DuCA  d'UmiHO  ClP.  IV.      I7 

))ag&gli  loro,  facendo  trattare  umaniffìnumente  tutti  gli 
Uomini  del  CaAeilo .  Fu  trovata  nella  Rocca  molta  mu- 
nizione ,  la  quale  fece  tanto  più  rifolvere  Francefco  Ma- 
ria di  doverli  accampare  fubito  fotto  Ravenna.  Laonde 
mefTe  in  buon'ordine  le  cofe  dì  Ruflì,  e  piefìdiatolo, 
s'incamminò  con  tutto  l'Efercito  a  quella  volta  (n) . 

Fecefi  r  alloggiamento  del  Campo  ibtto  Ravenna  tra 
li  due  Fiumi  Ronco ,  e  Montone  ;  né  facendoti  da  quei 
éi  dentro  forcita  alcuna ,  né  vedendoti  fegni  fé  non  mol- 
to tiepidi  di  difefa ,  fì  conobbe  alTai  chiaramente  y  che 
ftorditi  da  così  violenti ,  ed  improwife  percoffe  e  vicine, 
e  lontane  davano  fofpefi  a  qual  rifoluzione  appìgitarti . 
in  tale  ftato  dì  cofe  ebbe  il  Duca  avvifo  da'  fuoi  Con* 
fidenti ,  eh'  era  giunto  a  CottignoJa  Gio:  Giacomo  Carol- 
do  Segretario  della  Repubblica'  mandato  da  quei  Signori 
per  venire  a  qualche  compotizione  intorno  gli  affari  della 
Romagna.  Quello  avvifo,  ticcome  ravvivò  la  foeranza, 
che  il  Duca  dianzi  avea  conceduta  ,  di  poter  follecìta- 
mente  condurre  al  fi<ie  tutta  quell' imprefa,  così  ebbe 
•campo  di  far  maggior  argomento  del  procedere  del  Le* 
^ato .  Tutto  però  prudentemente  diflimulando  pofe  ttgni 
opra  per  intraprendere  l'afTedio  di  Ravenna. 

In  tanto  ebbe  ancora  rif<:ontro,  che  i  Veneziani  aven-* 


magna  di  gius  antico  della  S. Sede,  e  conleguentemente 
richiefto  dal  Santo  Padre ,  così  pure  all'  Imperatore  ciò 
che  pretendeva  nel  Friuli ,  ed  al  Re  CattoUco  ciò  che 
primieramente  pofledeva  nel  Regno  di  Napoli,  fpetan- 
do  con  queAa  celtione  di  mitigarli ,  e  riconciliarli  con 
loro:  non  tralafciando  in  tanto  di  far  gente,  e  accumu- 
lar danaio  per  difenderti,  ed  in  fpecie  contro  il  Re  di 
Francia .  Dalle  quali  cofe  contiderando  ti  Duca  quanto 
fofle  efpediente  il  fervirfi  di  tale  opportunità  ,  sì  fer  ri- 
cuperare con  agevolezza,  e  con  decoro  gli  Stati  della 
J>.  JI. ^C S.  Se- 

'  -  itiì  Leoni  lud.  4oc  ciu  pag.  73.  74. 


i8        Dellb  Gesta  di  Francesco  Mailia  L 

S.  Sede ,  come  pure  per  unire  quanto  prima  quella  parte 
dell'Emilia  col  Bolognefe,  ed  afficurar  quello  tratto  di 
Paefe  jper  ogni  avventura ,  che  potefle  fuccederc  ,  ftava 
però  follecito  minutamente  offcrvando  ogni  accidente  per 
valerfene  in  fuo  vantaggio.  Ebbe  in  oltre  avvifo  ,  come 
il  Cardinal  di  Pavia  avendo  intefo  dal  Segretaria  Vene* 
ziario  la  fua  commiffionc^  la  quale  era  di  promuovere 
r  affare  di  fofpenfion  d' armi  colla  fteflo  Porporato  ,  fr 
con  Francefco  Maria  ^  e  in  tanto  fpedire  air  Ambafciato^* 
re  Veneto  refidente  in  Roma  V  ordine  di  confegnare  al 
Papa  le  Città  della  Romagna,  egli  lo  ric^rcò>  che  fen- 
za  farne  partecipe  il  Papa  facefle  fimil  confegna  a  lui 
medefimo;  la  qual  cofa  lembrogli 'ftramflima ,  come  pura 
Miniftro  obbligato  ad  efeguire  ìol  tanto  quello,  che  con*' 
tenevafi  neir  istruzione  ricevuta  •  Il  Legato  ciò  non  oftan* 
te  fecefi   confegnare  riftruzione,  e  T  altre  fcritture,   e 

frafcTa  lo  ffe  carcerare ,  mettere  in  ceppi ,  e  minacciogli 
a  forza  ,  fé  non  pubblicava  1*  ordine  della  confegna  .  1! 
Duca  Francefco  Maria  con  tutto  che  Giovane  commoflb 
da  tale  fcandalofo  operare,,  inviò  Ottaviano  Fregofo  a 
far  iftanza  al  Legato  ,  che  effendo  in  procinto  di  poter 
ricuperare  Ravenna ,  dov"^  egli  avea  fatto  Campo  con  fidu-^ 
eia  di  profpero  avvenimento,  dovcfs*  egli  fpeditamente 
portarfi  all'Efercito,  e  lagnoflì  eziandio  della  ritenzione 
del  Segretario  Veneto ,  dichiarandofi ,  eh'  egli  non  avea 
cuore  di  paflfarvi  foprà,  condofliachè , -quantunque  ci6 
fofle  opera  del  folo  Legato,  ad  ogni  modo  ridondava 
anche  m  altri  Miniftri  del  Papa  una  si  {(rana  condotta  ^ 
per  cui  fi  offendeva  il  gius  delle  genti*  Venne  il  Legata 
a  trovar  in  Campo  il  noftro  Duca  ,  e  condulfe  feco  il 
Veneta  Ambafciatore  come  prigioniero  ben  cullodito ,  e 
adoprofli  di  fcufare  il  fatto,  mettendo  avanti  gir  occhia 
che  confcgnandofi  le  Città  al  prefente  fi  farebbe  abbrc* 
viatà  là  guerra,  e  terminata  la  fpefa .  Ma  il  Duca  ripro* 
vando  il  modo  improprio ,  approvando  però  il  tentare 
V  effetto  d' acctUerare  la  conlegna ,  fece  iftanza  ,  che  fi 
liberafle  il  Segretario  :  ma  vedendo  che  '1  Legato  andava 
ciò  differendo  ^  comandò  ai  Fregofo  ^  che  lo  faceife  tofto 


t)BlLAK0VERH  IV.DUCA  D*UrB1NO  CaF.  IV.      I^ 

liberare,  e  onorarlo  come  fi  conveniva,  e  fé  fapere  al 
Cardinale ,  che  gli  reftituilTe  le  fcritture  ;  il  quale  fenza 
più  contraddire ,  lafciò  che  fi  efeguiffe  il  comando  del 
Duca  3  e  ordinò  che  gli  fi  daflero  le  fcritture ,  col  rite- 
ner copia  deir  iftruzione  (12). 

Arrivò  in  tanto   al  Campo   Giorgio  Soprafaflb   con 
4000  Svizzeri ,  il  quale  fentendo  ,  che  fi  trattava  compo- 
fizione ,   e  che  però  pretto  era  per  finire  la  guerra ,   fa- 
ceva premuro  fa   iftanza  ,    che  fi  venifle  all'  efpugnazione 
di  Ravenna  colla   fperanza   del   facco ,   follecitato    non 
meno  dall'  avarizia  ,  che  da'  Partigiani  del  Legato ,   non 
fenza  confenfo  di  effb  Legato*  Ciò  fentendo  il  Duca  fi 
pofe  in  grandiflimo  travaglio  ;  dubitando ,  che  fi  prorom- 
peflfe  tumultùofamente   in    qualche  tentativo ,   e  che   ne 
nafcefle  un'  improvvifa  foUevazione  nell'  Efercito ,   allet- 
tato dalla  avidità  del  bottino;   o   pure   che   dividendofi 
r  Efercito^  e    rimanendo   parte   fotto   l'obbedienza  del 
Duca  :,  e  parte  da  lui  feparandofi  ^  e  raccolto  in  fazione  9 
ciò  agevolaffe  la  ilrada  a  qualche  tentativo   del  nemico , 
e  gli  ottenefle  una  vittoria,   che  tutto   rovinarebbe   gli 
affari  Pontificj .  Perciò  con  ogni  forte  di  uffizio  €  per  fé 
AeiTo  j  €  per  opera  altrui ,  mettendo  in   confiderazione 
tutte  quelle  cofe,  che  per  fervizio  pubblico ,  €  per  ono- 
ic  della  Nazione  potevano  giovare ,  con  promefle ,  e  con 
Jtiinaccie  raffrenò  in  fine,  €  difpofe   i  Svizzeri  a  fotto- 
porfi  alla  promefla  obbedienza  •  Ma  il  Legato  9ÌV  incon- 
tro ricevuta  quefta  per  occafione  molto  comoda  di  ven- 
dicarti della  liberazione  del  Segretario  >  e  defiderando  di 
mettere  il  Duca  in  fofpezione ,  e  defraudargli  l' indubi- 
tata gloria  di  queir  imprefa ,  cavata  una  copia  dell'  iftru- 
zione del  Segretario  Caroldo ,  eh'  egli  a vea  ritenuta ,  fen- 
za però  quel  Capitolo ,  che  fi  doveflc  trattare  col  Papa, 
la  mandò  in  Ravenna  a  que'  Rettori ,   efortandoli  a  ve^ 
nire  quanto  prima  con  lui  a  qualche  onefta  compofizio- 
ne  ,  perchè  altrimenti  vedeva  imminènte  la  rovina  loro, 
e  di  quella  Città ,   poiché   il    Duca ,   Uom   nuovo  nell' 
efercizio  dell'  armi ,  e  mal  fofferente  dei  difagi  della  guer- 

C  2  ra^ 

(x^)  Leoni  fu^.  pag.  77.  7S. 


tt        piLCB  GitXA  91  Frakcbsco  Maria  L 

e  fece  fapere  al  Legato  la  propofta  loro,  eh* era  di  vo* 
lerfi  arrendere  colle  medefime  condizioni,  ch'eranfi  ac- 
cordate a  JRaypmja.*  Anche  qui  inforfero  de^  diflapori 
tra  il  Legato^  e  iJlrDuc;».  Ciò  non  ottante  il  Podeftli 
Veneto  av^uto  il  f^lvo  condotto  dal  Duca  s*  imbarcò  li- 
jbero  con  tuÉte  le.fue  roJ)e,  ^  il  ritirò  in  mare  per  af- 
fettare i  compagni,  Si  fece  T entrata  in  Rimino  a  quel- 
la guifa  che  fi  ejra  fatta  in  Ravenna;  pofcìa  effendo  già 
Cutta  la  Romagna  ridotta  in  pieno  dominio  del  Pontefi- 
ce >  il  Duca  difciolfe  1^  Efercito  ^^  licenziando  le  Panterie , 
e  diAribuendo^la  Cavalleria  per  quei  contorni,  e  fé  ne 
ritornò  in  Urbano ,  avendo  avuto  come  fpoglie  apparte- 
nenti a  lui  qiìal  Óenejrale  le  Artiglierie  ritrovate  in 
Kuffii  e  così  terminò  all'ultimo  di  Maggio  quefta  guer- 
ra,  incominciata ,  come  fi  difTe,  verfo  li  25  d'Aprile 
deiranno  i:5pp.  Imprefa  mjtneggiata  con  configlio ,  e 
prudenza  pafticoUre  del  Duca  Francefco  Maria  ^  il  quale 
jnerìtò. perciò  di  ie(fér  fomm^men^te  encomiato  da  tutti 
iquei  <I!apitajii  tanto  ipel  fuo  Vajpr^^  non  spaventando 
egli  dfefporfi,  allorché  roccafionc  lo  richiedeva,  ai 
pericoli ,  quanto  pex  una  fomma  intelligenza  della  mi- 
lizia in  età  fpecialmente  si  giovenile,  euendo,  egli  ap- 
pena entrato  neir  aijno  d?cimononq  dell'  età  ^fua! .  . 

Riciipejaf a ,  che  tbbe  il  Papa  la  Romagna ,  richiefto 
da  i  Cardinali  Domenico  Caimano ,  e  Marco  Cornaro 
yeneziàtìi  in;  nome  del  Senato  Taffoluzione  del  Moni* 
torio ,  come  ben  meritata  per  aver  adempiuta  nel  ter- 
mine di  24  giorni  la  reftituzione  ,  benché  al  Papa  foffe- 
ro  ftate  fatte  ,  e  tuttavia  fi  faceffero  inftanze  in  contra- 
rio da  chi  bramava ,  che  il  S.  Padre  profeguifle  ad  effe- 
re  nemico  de*  Veneziani ,  e  ne  adduceffero  varj  motivi  ^ 
che  Sembravano  valevoli  ad  allontanarlo  dal  pacificare 
con  elfi,  nondimeno  egli  facilmente  condifcefe  alle  loro 
richiefte  ,  e  ciò  tanto  più  volontieri ,  quanto  che  mentre  i 
Collegati  fi  adopravano  tuttavia  ad  eccitarlo  contro  quel* 
la  sì  ragguardevole  Repubblica ,  non  fi  avanzavano  in 
tanto  con  Tarmi  a  valorofamente  combatterla,  poiché 
dopo  varie  vicende  della  fortuna ,  Maflimiliano ,  benché 

a]u- 


DELIA  Rovere  IV. Duca  d'Urbino  Caf^IV*    2j 

ajutato  da  Collegati,  aveva  dovuto  a  fuo  malgrado. ab^ 
bandonare  l' affedio  di  Padova ,  e  il  Marchefe  di  Man*» 
tova  poco  lungi  da  Verona  era  ftato  fatto  prigione  ,  ed 
Alfonfo  Duca  di  Ferrara  aveva  di  bel  nuovo  perduto  il 
Polefine  di  Rovigo,  e  tutto  ciò^  che  dianzi  aveva  ricu^» 
perato  in  quei  contorni .  Seguì  dunque  T  afToluzione 
non  meno  gradita  al  Duca  Francefco  Maria  i  che  ne  fe- 
ce fempre  efficaciffima  iftanza  a.  Giulio  IL  fuo  Zio  ,  che 
fpiacevole  a  Maffimiliano ,  e  al  Re  di  Francia  r 

Tornato  Francefco  Malia  in  Urbino  fi  ìFecè  condur- 
re da  Mantova  la  Duchefla  Eleonora  ^ua  Spofa ,  fra  pò* 
chi  giorni  feco  la  condufle  a  Roma,  dove  ambidue  era- 
no chiamati  da  Giulio  IL  per  celebrarvi  folenneniente 
le  loro  Nozze,  mentre  lo  Spofalizio  feguito  prima*  in 
Mantova  era  ftato  fatto  privatamente,  a  cagione  delle 
turbulenze ,  che  in  quei  tempi  perturbavano  ritsalia* 
Giuriti  gli  Spofi  a  Roma  furono  ricevuti  cott  grand^  ono- 
re da  tutta  la  Corte  ,  la  quale  non  folo  moftrò  atti  d^'of- 
feguio  per  la  grandezza  di  cosi  gran  Perforia^iv  e -per 
eflere  così  congiunti  di  fangue  col  Pontefice ,  ma  ezian- 
dio pel  merito ,  che  il  Duca  fi  avea  jJrocacciato  ^  colla 
Sede  Apoftolica  nella  guerra  di  Romagna,  venendo  per- 
ciò da  ttitti^  ammirato  ,  e  celebrato  come  Capi tanovvalo- 
rófiffimo ,  e  degna  d'ogni  gloriofa  commclidàjjionè •^  Tra 
le  altre  pompe,  con  cui  furono  foknnizaare  quelle  fe- 
lle, fu  ,  eoli  occafione  del  correr  all'  alleilo  in  Piazza  Na- 
vbna ,'  fapprefenrata  ^la  fua  vittoriia:  di  Romagnia  con:  una 
nobiliflima  mafcherata  :  eflendofi  figurata  Roma  trionfan- 
te ibpra  un  magnifico  cocchia,  e  con  tal  occafione  fi 
fcorgevarió  efprefli  i  Simulacri  delle  Città ,  ^  Caftelli  àc- 
qmftati' dal  Du(Sa>  l  prigioni-  pA^metlte  y-  le^i]p)glie  i  ed 
i  trofei  de' nemici  per  render  più  yagay  e -giocondiffiroo 
fpettacola  agli  occhi  -di  tutta  Roma  e- ^E  raenttfe  il.Doca 
in  dìvcrfè  maniere  f  e  affai  tdrivenévolmente  corrifpori-» 
deva  ,  e  in  pubblico  ^  e  in  privato  a  quàttta  era  d'uopo: 
Ciò  però  in  cui  a  comun  giudizio  fi  procacciò  maggior 
lode  ancora  di  quanto  abbiam  fin'  ò«  defcritto,  '  fu  un 
ufattp  di_ Angolare  cortefia  ch'egli  usò  a  Giuliano  de  Me^* 

,.  .■    .;..•  WCl. 


24        Dbllb  Gesta  di  Frakcbsco  Makia  l. 

dici .  Aveva  il  Duca  avuto  commiffione  dal  Papa  di  {at^ 
lo  trattenere  in  Bologna,  indi  mandarlo  prigione  a  Ro* 
ma ,  e  ciò  per  akuni  non  leggieri  fofpetti  conceputi  dal 
Papa  ^  che  Giuliano  tenefle  fecreta  intelligenza  co'  Ben- 
tivogli  per  eccitare  in  quella  Città  qualche  tumulto  a 
favore  eie'  Bentivogli ,  allorché  vedefle  ciò  acconcio .  Il 
Duca  per  dileguar  ogni  ombra  di  gelofia,  che  il  Papa 
aveva  formata  intorno  agli  andamenti  di  Giuliano ,  k- 
cretamente  lo  averti  de'  fofpetti  del  Papa ,  e  lo  con- 
sigliò a  ftarfene  ritirato  nella  propria  cala  y  fenza  farfi 
veder  in  pubblico ,  e  in  tal  guifa  pofcia  andò  tem- 
poreggiando col  Papa ,  eh'  ebbe  tempo  Giuliano  di  far 
paleie  al  Pontefice  la  fua  innocenza ,  e  prudente  con- 
dotta )  onde  ciò  confeguito  il  Duca  lo  conduiTe  feco 
a  Roma  y  e  lo  prefentò  al  Papa  qual  amico  y  e  confe- 
guentemente  qua!  aflfezionatiffimo  alla  Sede  Apoftolica^  ed 
alla  Famìglia  della  Rovere  •  In  tal  occafione  il  Papa  cor- 
tefillimamente  lo  accolfe  y  e  gli  dimoftrò  ogni  argomento 
di  paterna  benevolenza  y  ficchè  poi  intervenne  a  tutti 
^uei  Spettacoli  y  che  fi  celebrarono  in  onore  del  Papa  ^ 
t  del  Duca ,  e  fu  da  tutti  ftimato  y  ed  onorato  non  me- 
no che  i  Parenti  ftefli  di  Giulio .  In  quefto  volle  il  Du- 
ca ,  che  Giuliano  conofcefTe ,  che  fé  già  dal  Duca  Guid' 
Ubaldo  egli  fu  prontamente  y  e  con  fomma  cortefia  y  ed 
umanità  accolto  in^UVbino  nelle  perfecuzioni  eccitate 
contro  la  famiglia  de*  Medici  ;  egli  fucceduto  Erede  a 
quel  Principe  voleva  dimollrare  più  chiaramente  quanto 
lo  riveriife  y  ed  amafTe  • 

Il  Pontefice  Giulio  propoftofi  nell'animo  non  folo 
di  ricuperare  alla  Chiefa  gli  Stati  y  che  le  apparteneva- 
no :  ma  oltre  a  quello  di  cacciare  ì\  Re  di  Francia  dair 
Italia  y  eccitandolo  a  ciò  alcuni  iuoi  fini  particolari ,  e 
tra  gli  altri  9  come  fi  dà  a  credere  il  Guicciardini  (14)9 
la  cupidità  della  gloria  di  efierftatp,  come  poi  egli  Ile ub 
diceva  »  il  liberatore  d*  Italia  da  Barbari .  Per  tal  cagione 
avea  affoluto  dalle  cenfure  i  Veneziani  :  indi  fatta  la 
ftretta  lega  cogli  Sviz^rì  >  dicendo  di  eiTerne  moifo  non 


(H)  I^b.  9«  pag,  %i6^ 


rti 


BBttA  RoVbki  IV.  Duca  d'Urbino  CktAV.    if 

già  dalla  brama  di  offender  altri  y  ma  per  afficurarfi  di 
non  aver  in  avvenire  più  a  temer  di  forprefa;  perciò 
non  avendo  potuto  rimuovere  Alfonfo  Diica  di  Ferrara 
dalla  divozione  d^  Re  di  Francia ,  avea  determinato  di 
fare  ogni  opera  per  occupare  quel  Ducato,  fpargendo 
voce  di  effer  a  ciò  moflb  per  aver«  il  Duca  impofte  al* 
cune  nuove  gabelle  nella  navigazione  del  Pò  fenza  V  af* 
fenfo  del  Papa ,  eh'  era  Padrone  del  dominio  inetto  di 
Ferrara  ,  e  per  far  lavorare  fali  a  Comacchio  in  pregiu- 
dizio della  Sede  Àpoftolica ,  confidandoti  ^gli  fommamen* 
te  neir  a^uto  de'Francefi,  che  TefortavanQ  a  non  teme- 
re qualunque  minaccia  del  Papa  •  Per  la  qual  cofa ,  aven- 
do aflbluto  i  Veneziani ,  fece  con  effi  lega ,  e  •fimilmen- 
te  fi  unì  col  Re  di  Spagna ,  e  cogli  Svizzeri ,  come  ac- 
cennai y  dichiarando  Capitano  Generale  xieir  Armi  Eccle« 
fiaftiche  il  noftro  Duca  Francefco  Maria  della  Rovere  ^ 
il  quale  nel  mele  di  Maggio  del  1510  fé  ne  tornò  nel 
(no  Stato  infieme  colla  Moglie  y  riportando  feco  il  piano 
formato  per  adempiere  queft*  imprefa  % 

Prepara vafi  a  tal  Bne  il  Duca  raccogliendo  )  e  ordi- 
nando le  genti)  le  quali  doveano  effeìre  800  Uomini 
d*  arme ,  700  Cavalli  leggieri ,  e  6000  Fanti .  Con  ijireft* 
Efercito  unitamente  col  Cardinal  xli  Pavia  nel  dì  ^  di 
l[.uglio  diede  principio  alle  oftilità  contra  il  Duca  di  Fer- 
rara,  con  prendete  Mafia  Lombarda  9  Bagna*T:avallo  ,  Lu- 
go^  Cento  ^  la  Pieve,  e  Cottignola  (15).  Ma  perchè 
ìa  Rocca  di  Lugo  fi  difendeva  con  valida  refiftenza^  il 
Duca  mandò  ad  afTalire  la  Baftia ,  come  luogo  y  che  po- 
teva fomminiflrar  foccorfo  agi'  aflediati ,  e  conquiftata 
che  fu  quefta^  fu  poi  molto  agevole  la  totale  elpugna- 
zione;  e  in  tal  guifa  fi  fecero  padroni  di  tutto  quello , 
che  in  Romagna  apparteneva  al  Duca  di  Ferrara  infina 
alle  rive  del  Pò .  Fetmoffi  poi  Francefco  Maria  in  Ra- 
venna affine  di  riordinare  le  genti  y  e  provedere  quanto 
occorreva  per  profeguitc  l*imprefa.  Gii  Svizzeri  in  nu* 
mero  di  io  mua  con  400  Cavalli  y  tutti  Scopetti^ri  ca- 
lati in  Lombardia^  febbene  con  pronta  ^  ed  ordinata  fe« 
F.  //.  D  ro- 


<ij)  Munuor.  AnttaL  4'ItaL  uk  iff. 


11    n  • 


tS       Deli»  Gbsta.  di  Francbsco-  Maria  L 
rocit^.  dichiaratift  nemici  de*  Francefi^  promettevano  graifc 
cofc  a:  danni  loro>  tutta viat  da:  Ciamonte^  cK^era  reftato. 
Capitano  Generale,  dell*  Efercito  Francefe  „  furono  incon- 
trati nel  prima  comparire,  in  Italia:  con  4oa  Lance- ,.  e 


pochii  giorni 

la  ;;  la.  quat  cofa.  fu  attribuitai  nom  tanto»  alte:  diiaficoltJt 
iuddette-,,  quanto,  a  quakher  fògreta:  intelligenza:  fra  gli 
Svizzeri,,  e  i  Francefi ..  Per  tal-  ragione,,  e  per  altre:  an- 
cora? fattafi^  la  guerra,  di  Ferrara-  più^  dubbiofa ,.  e  mahi-^ 
gevole-»»  Giulia  lU  deliberò,  di  paflarfène  a  Bologna:,. 
coÙLi  che  fìi'  fòmmamente:  grata:  afc  Duca  Francefca  Ma- 
xùi  (i6)::  conciofliachè.  procedendo^  il  Cardinale  di  Paviaa 
cona  incerta  y  e  ambigua  fede^  dfpendendo  da  lui*  per  la^ 
maggior  parter  T  efito.  di'  quella  guerra,,  fperò  colla  prcr 
ienza  dei  Fapa  di  poterla;  maneggiare:  con:  più  profitto  „ 
e  comodò- di  tutta  T  imprefa  ^  Poco»  prima  della  venuta 
det  Papa  fi  prefèntò  alL  Eiercito-  della  Chiefa  occafion^ 
di  maggior  lùcceffò ,,  perchè,  non  eflenda  in^  Modena  pre- 
fidi6#  alcuno,,  nonr  avendo^  il  D\ica  Alfonfà,,  occupato^ 
nella  difefa  di  altre  cofe  ove  lÌL  pericoro*  era  più  evidfen- 
te>  potuto^  provedervii  da  fé.  ileflb>  né  ottenere^  da  Cia- 
monte ,.  che  vi"  mandaffe'  2oq  Lance  r.  il  Cardinal  dii  Pavia: 

SaiTàtot  coli*"  EfércitO'  a  Caftet  Franco»  „  ottenne:  fubito* 
*  accorda  quella  Città>  invitato  ad  andarvr  da  Gherar^ 
do>  e-  Francefco  Maria  Rangoni>  Signori  di  tal  autorità: 
iix  Modena  y  che  ne-  potevano  difporre  ad  arbitrio  (17)  ^ 
ImpofTeflatofi  il  Duca  Francefco  Maria  di  Modena ,.  vi 
deputò  alla  cuftodia»  Marc*  Antonio»  CoFonna,,  il*  quale 
cflendb  prima  al  fervizio*  de.*  Fiorentini  era  ftato.  prefo» 
al  foldò*  dal  Papa,,  ed  era  venuta  ad  unirfi  coUf  Efe'rcita 
di'  Francefco^  Maria,,  febbene^  colle*  gentr  affai  diminuite: 
per  eflere^  fiate  maltrattate  nel  cammino  foro  da'  Lucchefi^ 
e  da!  Fiorentini  partigiani  de*  Francefi^.  Alloggiò*  tutto  il 

ri- 

(idi  Giulio  IT;,  partì  di  Roma:  TarncM 510.^  e  al  fin*  di  Settembre' cntrS  iOb 
ftlògna*»,  come:  fcrivc  il  Guicclardlno  •.      {ijh  Guicciard^  lik  94,  fag».  ajl^  urg^ 


s. 


I 

I 


DBLIaHoVERB  IV.DuCAD^URBlNoCAPnV.      I7 

rimanente  deirEfercito  intoiiio  a  Modena,  e  iradunatofi 
tjuivi  il   configlio  di  :guexra  colla  prefenza  <lel  Legato , 
^ra  da  tutti  accettata  la  propofta  <iel  Duca^  ^di  volgerfì 
fopra  Reggio ,  perchè  levandofi  ancora  quc«fta  Piazza  a* 
nemici ,  tanto  più  ù  verrebbero  a  dilatare  le  forze  Ecclc* 
(iaftiche  per  poter  ftringere  «laggiormente  Ferrara^  fog^ 
giungendo ,  cne  mentre  i  Francefi  erano  ancora  ìfparfi  pcr^ 
i' Italia  9  e  il  Duca  di  l^errara  ^ra  coftretto  a  guardar  la 
ftefTa  Cittìi  di  l^errara ,  e  a  difenderfi  da'  Veneziani  ^oror* 
«o  al  Pò ,  'occupandofi  Reggio ,  ìì  Otterrebbe  a  ìn^tggiòr 
credito  ^  ^d  iitile  agli  affari  xiel  Papa ,.  Ma  che  perdeiidóii 
13 ueft' «opportunità ,  quei  vant^gi ,  cVòra  acquiftetebbe 
1  Efercito  Pontificio  >   farebbero  ^ofcia  <la'  «lemici  atte- 
nuti ^  e  da  «fli  forfè  ricuperata  Modena  ^  e  meìfa  a  peri- 
colo la  medefima  Città  di  Bologna .  Ma  il  Legato  oppo- 
nendofi  a  tutto  ciò  coli'  afifermare  di  aver  certa  intelli- 
:genza  in  Ferrara  ^  ftava  fermo  nella  fua  opinione  ^  che  fi 
andaffe  colà,  perchè  potendofi  ^verc  tjuellò,  ch\«ra  fine 
principale  di  tutta  la  guerra  >  diceva ,  effer  Vano  l' atten- 
dere ad  altro  ;  in  fpecie  ,  ^he  colla  ^caduta  tli  Fenrara 
fenz*  alcuna  fatica  farebbe  venuto  in  confeguènza  ÌReg- 
:gìo  y  -e  tutt*  i  Luoghi  circonvicini  in  potere,  della  Chieia  • 
E  febbene   replicava  il  Duca  y  <ht  a  Sragione  di  guerra 
non  «ra  bene  di  lafciarfì  addietro  iina  Città  sì  importan- 
te y  dove  i  nemici  averterò  potuto  fortiiìcarfi  :  il  L'egato 
con  tutto  ciò  non  volle  rimuoverfi  mai  dal  fuo  primiero 

Sropoiìto  y  rifpondendo  fempre  al  Duca ,  t  a  tutt*  i  Capì 
eli  Efercito,  che  avendo  ficuro  di  poter  aver  tuia  Por- 
ta di  Ferrara ,  non  €ra  fervigio  del  Papa  V  avere  in  tan- 
ta confiderazione  ciò  ^  the  chiamano  ragione  di  guerra  ^ 
e  perdere  tosi  opportuna  "occàliohe  di  un  ìicurìffimo  ac- 
quilo (i8).  Fu  dunque  deliberato  d*  av vicinarli  a  Ferra-» 
ira ,  attefa  la  ficurezza  che  He  dava  il  Legato  di  tonqui* 
ftarla.  Perciò  condottofi  il  Duca  al  Pinale^  ìnandò  Col- 
letto Albanefe  ad  ìmpadronìrìì  ^  come  ff  ce ,  della  Torre 
deir  Uccellino ,  per  afficurar  i' Efercito  da  Quella  parte 
per  le  fortite  di  Ferrara  y  cV  era  poche  miglia  lontana  • 

D  2  Ma 


(xt;  Leoni  2oc.  cit  ÌSs  t  pzg.  toj.  fco4« 


liÉI 


iLt       Dilli  Gesta  di  Francbsco  Mahia  L 

Ma  non  vedendofi  in  fine  apparir  fegnale  alcuno  di  quanto 
avea  a£Fermato  il  Legato,  ed  efrendofi  confumati  inutil* 
mente  15  giorni  dopo  Tacquiflo  di  Modena,  il  Duqi 
confederando  che  s*  era  dato  tempo  a^  Francefi  di  poter 
unire  le  genti  loro,  e  avvicinarli  a  Bologna,  e  trovan* 
dofì  coir  Efercito  in  (ito  pericolofiffimo ,  perchè  da  un 
lato  aveva  foffi ,  e  paludi,  e  dall'altro  il  Pò,  di  manie- 
ra che  poteva  eifere  facilmente  racchiufo  da'  nemici  ^  de- 
terminò di  non  volere  con  più  lunga  dimora  accelerare 
la  rovina  di  quelle  genti  •  Quindi  richiamato  V  Albane- 
fé ,  e  formatane  dalla  Retroguardia  la  Vanguardia ,  fé 
ne  venne  a  S.  Giovanni  di  Periiceto  nobile  Caftello  di 
Bologna,  dove  appena  arrivato ^  ebbe  un  MefTo  fpedito 
da  Marc' Antonio  Colonna,  che  lo  ricercava  iftantemen- 
te  di  foccorfo,  perchè  non  trovandofi  in  Modena  tra  le 
fue  genti ,  e  quelle  di  Giulio  Vitelli ,  fé  non  200  Uomi* 
ni  d'  arme  ,  e  400  Fanti ,  ed  avendofi  avvifo  ,  che  Già* 
monte  con  un  groffo  Corpo  di  gente  veniva  a  gran  gior- 
nate verfo  di  quella  Citta  non  anche  ben  confermata 
nel  Dominio  Ecclefiaftico ,  non  fapeva  come  poter  refi- 
ftere  a  tanti  nemici  con  così  poche  forze  •  Il  Duca  cop 
tutto  che  fofle  già  fopravvenuta  la  fera,  e  che  la  piog- 
gia recalfe  grand' impedimento  al  camminare,  rinfrescate 
le  genti  al  meglio  che  fi  potè ,  camminò  tutta  la  notte  y, 
ficchè  pervenne  molto  per  tempo  a  Modena ,  ed  entrata 
in  eifa  vi  fece  far  fubito  divertì  ripari  verfo  la  ftrada.^ 
dov'erano  per  venire  i  nemici,  e  fi  preparò  diligente- 
mente per  la  difefa ,  avendo  ripartite  le  genti  tra  la  Cit- 
tà,  e .  i  Borghi  •  Ebbe  in  quello  cammino  ordine  dal  Pa- 
,pa,  che  doveiTe  afficurarfi  della  perfona  del  Cardinale 
di  Pavia ,  e  mandarlo  con  qualche  onefta  occafione  a 
Bologna .  La  qual  cofa  venne  in  tempo  appunto ,  che 
il  Duca ,  e  gli  altri  Capitani  ilavano  molto  iofpefi ,  per- 
chè conofcendo  che  ad  iftanza  del  Legato  fi  era  perdu- 
to tanto  tempo ,  e  1'  occafione  di  avere  non  folo  Reg- 
gio ,  ma  di  fare  molti  altri  utiliflimi  progrefli ,  era  co- 
mune opinione ,  eh*  egli  fegretamente  favoriffe  i  Fran- 
cefi; e  però  ogn'uno  ftava  temendo  di  qualche  occulta 


Dilla RovfiRH  IV. Duca  d'Urbino  Caf.IV.    t^ 

infidia .  Per  tal  ragioìfie ,  ed  anche  per  dìmoftrarfi  pron« 
tiflimo  ad  ubbidire  al  Papa ,  e  per  far  cofa  grata  a  tutti , 
fu  data  fubito  commiffione  dal  Duca  a  diverfi,  che  arri^ 
vando  a  Modena  andaflero  per  trovarlo ,  e  lo  pregafTero 
in  nome  fuo  a  contentarfi ,  eh'  egli  potefTc  quanto  prima 
abboccarli  feco  per  affari  del  Papa,  e  che  facendo  per 
avventura  jrefiftenza  nel  più  conveniente  modo ,  che  fi 
fofle  potuto ,  procuraflero  di  alficurarfene ,  e  glie  ne 
daflero-  avvifo .  Fu  trovato  fuori  di  Modena  *,  e  circón-* 
dato  da  molti  Cavalli;  e  fenza  turbarti ,  rifpofe  di  voler 
parlar  col  Duca ,  col  quale  abboccatofi  lo  ricercò  bre* 
vemente  che  gli  dafle  fcorta  ficura,  che  lo  conducefle 
a  Bologna  9  avendo  a  trattare  col  Papa  di  cofe  imporr 
tantiffime .  Onde  il  Conte  Filippino  Dona ,  ed  altri  con 
un^  banda  di  Cavalli  leggieri  lo  conduffero  a  Bolo* 
gna  (19)  •  Afpettavafi,  che  a  quefta  improvvida  rifoluzio* 
ne  del  Papa  ne  feguiffe  più  fevera  deliberazione  •  Ma  o 
foffe  che  non  giudicafle  opportuno  alle  prefenti  circo^ 
iftanze  il  far  ulteriòr  novità ,  o  che  gli  baftaffe  per  allo* 
ra  di  rimuoverlo  dall*  Efercito  ,  in  vece  di  caftigo  ne  ri* 
portò  la  Chiefa  di  Bologna  vacata  poco  prima ,  e  fa 
propofto  in  fuo  luogo  air  Efercito  il  Cardinale  Marco 
Vige  rio  Vefcovo  di  Sinigaglia  • 

Accoftaronfi  finalmente  i  Francefi  a  Modena  >  e  però 
condottifi  a  Rubiera  y  ufciti  in  Campagna  con  groflb  nu« 
mero  di  Cavalli ,  e  di  Fantì  ,  mandarono  ad  offerire  la 
battaglia  al  Duca  Francefco  Maria,  il  quale  eflendo  al« 
lora  inferiore  a*  medefimi  di  numero  di  gente ,  rifpofe  ^ 
che  non  aveva  altra  commiflìone ,  che  di  difendere  i^utU 
la  Città ,  é  che  V  averebbero  molto  ben  conofciuto  1  quan<» 
do  aveifero  voluto  alSalirla;  ma  che  però  non  ricufavs 
gi^  y  ma  differiva  in  altro  tempo  la  battaglia ,  che  ^i 
offerivano.  Ritornarono  per  tanto  i  Francefi  negli  alloga 
gtamenti,  ma  fempre  infettati  da  Capitani  della  Chiefa# 
Frafi  in  tanto  il  Pontefice  gravemente  ammalato  ^  ed  all' 
indiTpòfizione ,  oltre  la  vecchiezza  fi  aggiungevano  i  tra- 
vagli acutiffimi  deir  animo;   conciofliachè  vedeva  che  i 

Pran* 


(19)  Culcciardt  liberi  pig.  «444 


mmmmmmmméèm^bmmmmttmkmmtÈamtmm 


Lpa  il  Concilio  ^  a  favor  del  quale  fi  era  dichia* 
ibló  il  Ke  di  Francia ,  ma  il  Ke  de'  Romani 


^o       pBLie  Cesta  j>x  Pramcbsco  Ma?ria  !•  - 

Prancefi  s'arano  xiuniti^  e  fomminlftravano  tanto  fpirìM 
al  Duca  di  Ferrara  ^  che  non  folo  xefifteva  alle  moleftie 
de'  Veneziani ,  ma  infettava  la  Romagna  •  Avea  in  oltre 
notizia  della  Congregazione  fattafì  in  Lione  da  Deputati 
del  Clero  di  Francia  colla  rifoluzione  di  convocare  con* 
tro  del  Pai 
srato  non 

^  ancora  y  anzi  cinque  Cardinali  fi  erano  Separati  da  lui  per 
intervenire  a  quefto  Concilio.  I  Fiorentini  inclinavano 
a  concedere  la  Città  di  Fifa ,  perchè  quivi  fi  poteiTe  con^ 
gregare«  Onde  fentendo  che  in  Francia ,  e  in  Germania 
gli  fi  era  levata  V  obbedienza  ^  e  in  Italia  medefima  le 
cofe  vacillavano  ^  e  il  Duca  di  Ferrara ,  e  i  Francefi  au« 
mentavano  il  lor  numero  ^  e  le  loro  forze ,  e  fi  adopra- 
vano  per  accoftarfi  a  Bologna  ;  fi  trovava  però  in  gran* 
didime  anguftie:  tanto  più  che  della  medefima  Città  di 
Bologna^  dov'  egli  fi  era  condotto  con  tutta  la  Corte  ^ 
vi  erano  non  pochi  aflfezionati  a  i  Bentìvogli ,  eh'  erano 
neirEfercito  Francefe^  onde  non  poteva  intieramente 
£darfi  della  ficurezza  di  quel  foggiorno*  Oltre  di  ciò 
aveva  poche  forze ,  e  non  efTendo  ajutato  con  quella 
prontezza  ^  che  allora  era  d' uopo  y  da'  Confederati ,  fi 
conofceva  in  iftato  di  non  poter  refiftere  a  tanti ,  e  sì 
poiTenti  nemici  3  poiché  i  Veneziani  andavano  temporeg- 
giando a  mandare  le  genti  promefie^  temendo,  fé 
paffavano  il  Pò,  e  fofle  fucceduta  la  morte  del  Pontefi* 
ce ,  di  reftar  preda  de'  nemici  •  Il  Re  Cattolico  non  man* 
dava  le  300  Lance  pattuite  per  V  inveftitura  del  Regno 
di  Napoli;  il  Marchefe  di  Mantova  Gonfaloniere  della 
Chiefa  era  neceffitato  a  trattenerfi  negli  Stati  fuoi  per  lo* 
ro  difefa  :  di  maniera  che  ili  tante  difficoltà  vedendofi 
quafi  abbandonato  in  una  guerra  moffa  da  lui  con  sì 
grandi  fperanze ,  il  trovava  in  fomme  anguftie ,  e  aflai 
.  travagliato  ,  non  meno  per  i*  infermità ,  a  cui  foggìace- 
va ,  che  ^  er  li  pericoli ,  che  gli  fovraftavano ,  e  dell* 
nniverfal  timore  della  Corte ,  la  quale  facendogli  inftan« 
za  di  venire  a  qualche  accordo  colli  nemici ,  tacitamente 
r  incolpava  dell'  aver  tratto  fé  fteifo  1  e  condotti  gli  altri 

ia 


Della  Rovere  IV^Duca  Df  Urbino  Ca?*  IV^    jr 

II»  tanti  difàftri  •;  Coit  tutto  ciò-  pigliato^  vigore*  nel  mc^ 
deffma  pericolo,,  proìnofle  negozio^  d'accordo»  con:  Cia^ 
monte  „  ma:  trovando  f.  che  i  Francefi»  non:  volevano  la* 
fciare  la  proterione  del  Duca,  di  Ferrara^  com/'egli;  richie-^ 
deva  ;  mentre  che  fi  andava:  così  trattando  Tafifare,;  e  che 
dal  Duca  Francefca  Maria  fi^  ebbe  minuta  ragguaglio- 
delia  rifòluzione  de^Francefi  di  voler,  forprendere  Bolo* 
gna  z  egli:  con:  un-  graviflimo»  ragionamento^  mofla:  quella. 
Città:  a  pigliar  T  arme  in  difefat  fua ,.  proteftS/  infieme 
agir  Ambafci'atort  Veneziani ,.  che  fi  farebbe  rappacifica* 
ra  co*"  Francefi^^  e  rivolto,  a  danni  della  Repubblica^,  fé 
non.  facevano-  comparfre  quanta  prima  le  gentii  promcf- 
fe.  (2o>^  Ci6'  efeguitov  pien  di  coraggio»  determinò  di 
far  nuovo  sforza  contra  a'  nemici' y  eccitata  a  ci6  ancora, 
dalla:  fiducia  diì  aver  favorevole  in^  tal  imprefa  ih  Re 
di*  Inghilterra ,  il  quale  nemicO'  apertiffimo*  de'  Franxrefi  ^ 
deteftava  L' indebita  fcifmatica  conArocazione  dell  Gonci-^ 
lio  diB}  loro  promofla  - 

Mentre  il  Papa:  ih;  tante  occafibnii  df  temere  fi^  dir 
moftrava  intrepido^  cominciò  a  dileguarti  il  fuo  niale  ^  e 
avendo  Ermes^  Bentivogli'  coni  500  Cavallir  Francefi  va'* 
namente  afjpettato  fntorno>  alle  Porte  di'  BoIogna^  la  fpe-^^- 
rata  folfevazione*  dell  Popolo ,,  in.  fine  entrò^  in  quefta. 
Gittàt  Chiappino^  Vitellf  Còndòttiere  de*  Veneziani ,  e  Fi- 
Ifppa  Contarihi  lora  Provveditore  con  600^  Cavalli!  leg*- 
gieri*  con^  avvifa  certo,,  che:  fndi;  a:  poca  il  Marchefè  di 
Mantova/con  un^ altra  grofla  banda  dr  gente  era  in  cam^ 
mino  per  la  volta  di  Modena  ;.  oltre  ciò'  quafi*.  nel  me-- 
defi'ma  tempo»  giunfe  a  Folbgna.  Fabrizio»  Colonna  coA; 
joo  Lance-  Spagimole  ,>  di  modo^  che  aggiùntefi'  alcune 
gentr  aflfoldate  repentinamente-  per  quei'  contorni  a  100 
Uomini  d-'arme,:  400'  Cavalli-  leggieri,,  e  4000^  Fanti ^, 
eh*  erano  ftati  mandati  dalt  Ehica  Francefco*  Marìai  fótta 
la  condotta  di'  Marc*' Antonio-  Colonna  y  il  Papa»  allora- 
aflTcuratoft  intièraitiente*  di  Fologna>  fottopofe  pubblica^* 
mente  alle  Cenfùre  il.  Du^a  di^  Ferrara,,  e*  fùoi'  Fautori >* 
e  nominatamente*  fcomunicÒ- Ciàmonte ,;  che  colL^  Efercito* 

Fran*- 


(to»  leoni'  lib^  L  pag;.  lot*- 1^;.  iio^  xii;. 


i*« 


32        DiLLB  Gbsta  i>i  Francisco  Maria  L 

Franccfe  era  venuto  infino  al  Ponte  di  Reno  (it),  e  ri* 
gettata  ogni  propofizione  di  pace,  rivolfe  tutt'i  penfieri 
alla  guerra  •  Per  lo  che  ritiratifi  i  Francefi  da  Bologna  > 
lafciato  prefidio  in  Reggio ,  fi  condufTero  verfo  Parma  : 
ed  efTenao  poco  dopo  quefta  ritirata  venute  a  Modena 
le  genti  promefTe  da'  Veneziani ,  che  furono  500  Uomini 
d'arme,  i5oo  Cavalli  leggieri,  e  3000  Fanti,  fi  delibe- 
rò dagr  Ecclefiaftici  di  far  la  guerra  ofFenfiva ,  e  primie- 
ramente  di  afTaltare  SaiTuolo,  dov'erano  500  Fanti  Guaf- 
coni  di  prefidio  •  E  però  richiamato  Marc'  Antonio  Co- 
lonna  da  Bologna ,  e  lanciatolo  alla  cuftodia  di  Modena 
con  200  Uomini  d'  arme ,  e  400  Cavalli  leggieri ,  e  2600 
Fanti ,  il  Duca  Francefco  Maria  nel  muoverfi  coli'  Efer- 
cito  verfo  SaiTuolo ,  prefane  l' opportunità  dal  fito ,  fé 
giungere  a  Ciamonte ,  e  alle  genti  Francefe  l' invito  del- 
la battaglia  ;  ma  non  comparendo  alcuno ,  lafciata  una 
parte  delle  fue  genti  nel  fito  dianzi  occupato ,  coli'  altra 
s' accoftò  a  Safiuolo ,  e  in  due  giorni  fulla  faccia  de^ 
medefìmi  nemici  poco  lontani  impofleiTatofi ,  lo  mife  a 
facco  (22).  Fu  deliberato  poi  dal  Papa  di  fare  l'imprefa 
della  Concordia ,  e  della  Mirandola ,  luoghi  fotto  la 
protezione  de'  Francefi  •  In  difefa  della  Concordia  vi  era- 
no dentro  800  Fanti ,  e  piantatavi  la  batteria ,  rovinate 
in  gran  parte  le.  mura ,  il  Duca  Francefco  Maria  le  fece 
dare  l' aUalto ,  nel  quale  con  uguale  mortalità  d' ambe 
le  Parti ,  facendo  gagliarda  refiftenza  quei  della  Terra , 
alla  fine  fii  prefa,  e  Taccheggiata  (23). 

Di  qua  fi  pafsò  alla  Mirandola,  dove  fi  trovava 
Alefiandro  Trivulcio,  verfo  il  fine  del  mefe  di  Dicem- 
bre, e  per  forte  la  ftagione  di  queft'anno  1510  era  an- 
co molto  più  afpra,  che  ordinariamente  non  fuole  efler: 
il  perchè ,  e  per  efler  la  Terra  forte  ,  e  perchè  fi  crede- 
va, che  i  Francefi  non  dovefTero  lafciare  perdere  un 
luogo  tanto  opportuno ,  i  Capitani  principalmente  di£Eì- 
davano  di  ottenerla ,  e  nondimeno  fi  prometteva  il  Pon- 
tefice di  venirne  in  pofleflb .  Cominciofli  il  quarto  gior- 
no 


iMHUh»«irtaii^M^MMM«M«lta 


<iì)  GuiccianL  loc  eie  pag.  %44*  ttrg.       (ti)  Lo  àtSo  toc.  cit  pif.  M7« 
tcrg«       (a|)  Lo  AdTo  loà  cit.  ptf«  H<«  tcrfi 


Delia  RovBRB  IV.  Duca  d'UrbikdCat.IV.    jj 

Ilo  a  terfagliare  con  ìc  artiglierie  k  mura .  Ma  parendo 
al  Pontefice ,  che  1*  efpugnazione  procedefle  lentamen- 
te, e  ciò  attribuendo  a  mancanza  di  coraggio  tk^  fuoi 
Capitani ,   e   dello   fteiTo  Nipote   fuo  Francesco   Maria , 

3uando  dò  procedeva  dalla  malagevolezza ,  ed  arduità 
eirimprefa,  deliberò  accelerare  le  cofc  colla  prefenza 
fua  •  Cìafcuno  ftupivafi  di  tal  rifoliizione  :  molti  grande* 
niente  la  biafìmavano ,  lo  fupplicavano  i  Cardinali  con 
fomma  iilanza^  che  non  vi  anaaflè:  ma  vane  liufcirono 
le  loro  perfuafioni  ^  ed  iftanze  •  Partì  il  ieconda  giorno 
di  Gennajo  dell'anno  ijii  da  Bologna  accompagnato 
da  tre  Cardinali,  e  giunto  nel  Campo  alloggiò  m  una 
cafetta  di  un  Villano  ,  fottopofta  a'  colpi  dell'  artiglierie 
degr  inimici ,  e  non  perdonando  a  verun'  arte  ,  e  fatica 
per  ottener  la  vittoria ,  finalmente  gli  tiomini  della  Ter- 
ra ,  perduta  interamente  la  fperanza  di  effer  foccoili  ^  t 
avendo  T  artiglierie  fatto  gran  breccia ,  temendo  di  non 
poter  refiftere  alla  prima  battaglia  ^  che  fi  ordinava  di 
dare  fra  due  giorni ,  mandarono  Ambafciatori  al  Ponte- 
ficc  per  arrenderfi  con  condizione ,  che  foffero  falvc  Ve 
perfone ,  e  le  xobe  di  tutti  ;  ed  il  Papa  tutto  accordò  » 
purchìè  Aleffandro  Trivulzio  con  alcuni  Capitani  di  Fan- 
ti rimaneffero  prigioni  fuoi ,  e  che  la  Terra  per  fotttarfi 
dal  facco  fiato  promeflb  a'  Soldati^  pagaffe  una  ftabilita 
quanritìt  di  danari  (24)* 

Impoffeffatofi  il  Papa  della  Mirandola,  ritornò  « 
Bologna ,  dove  ftato  pochi  dì ,  o  per  timore ,  o  per  fol- 
lecitare ,  come  diceva ,  in  luogo  più  vicino  V  elpugna*- 
zione  della  Bafliìa  del  Ceninolo ,  venne  a  Liigo ,  e  ie 
n'  andò  finalmente  a  Ra\renna ,  e  il  Duca  coir  Esercito  fi 
voltò  verfo  Ferrara,  e  fece  l'alloggiamento  tra  il  Bon- 
deno ,  e  il  Finale  •  Quivi  coir  opportunità  del  fito  eflen- 
dofi  fortificato  in  modo,  che  non  folo  poteva  aver  foc- 
corfo  di  gente ,  e  di  vettovaglie  dal  Paefe  vicino  de^  Ve- 
neziani ;  ma  tenendofi  in  gran  geloiìa  Ferrara ,  ne  con-^ 
cepì  il  Duca  Alfonfo  molto  terrore ,  e  perciò  foliecitava 
i  Francefi,  che  venifTero  a  foccorrerlo.  Ma  perchè  que- 

p.n.       ^        E_  fto   . 

(H)  Gujcciard.  loc.  cit  pag.  &{o.  ajx. 


34        DBLI.B  GiiTA  DI  Frahcbsco  Mahia  l. 

fto  non  poteva  farfi  fenza  battaglia ,  e  conofcevafi  molto 
bene  da'  Francefi  la  qualità  poco  njeno  che  inefpugna- 
bile  degli  alloggiamenti  del  Duca  d'  Orbino ,  perciò  trop* 
pò  fvantaggiofo  farebbe  flato  per  loro  il  combattere  ^ 
Con  tutto  ciò  avrebbe  voluto  Ciaraonte  tentare  la  fortq 
d'  una  battaglia ,  bramofo  di  ricuperare  così  la  riputazio* 
ne  perduta  y  eflendofi  ritirato  da  Bologna  y  e  non  avendo 
foccorfo  la  Mirandola .  Ma  in  fine  prevalfe  il  configlio 
di  Gio:  Giacomo  Trivulzio  ,  eh*  era  di  ritornare  fotto 
Bologna  ,  perchè  in  quefta  maniera ,  quando  almeno  non 
il  occupafle  quella  Città,  il  che  non  era  totalmente  im- 
poffibile ,  fi  farebbe  almeno  obbligato  il  Duca  Francefco 
Maria  a  sloggiare  ;  e  così  fenza  efporfi  al  pericolo  d' una 
affai  pericolosa  battaglia  fi  farebbe  liberata  Ferrara .  Men? 
tre  però  andavano  così  confultando  i  Francefi ,  follecita- 
ti  dai  Re ,  V  Efercito  Ecclefiaftico  fi  andava  trattenendo 
più  tofèo  minacciando  ,  che  offendendo  ,  mercecchè  fi  era 
promoffo  negozio  di  pace  colla  venuta  in  Italia  del  Vefcò- 
vo  Gurgenfe  mandato  dal  Re  de' Romani .  Ma  eifendq 
il  Vefcovo  di  natura  fua  affai  difficile,  e  le  condizioni  ^ 
che  fi  proponevano ,  troppo  auflere  ,  non  vollero  i  Vener 
2Ìani  acconfentirvi  ;  perciò  il  Papa  provocato  nel  mede* 
fimo  tempo  da'  Francefi  per  la  fermezza  di  convocare,  il 
Concilio ,  e  per  non  voler  lafciare  la  protezione  del 
Duca  di  Ferrara ,  ed  anche  per  provvifioni ,  che  fi  face* 
vano  per  la  guerra ,  tronco  ogni  trattato  d' accordo  ^ 
confortato  a  queflo  dal  Re  d' Inghilterra ,  e  dalla  gran** 
dezza  dell'  animo  fuo  ,  e  folamente  reftituì  la  Mirandola 
al  Conte  Gio:  Francefco  Pico  Zip  de'  Pupilli  cacciatine  ; 
£  così  configliato  ancora  dal  Re  Cattolico  ,  e  per  am« 
mollire  vie  più  T  animo  del  Imperatore  Maffimiliano  con* 
fegnò  Modena  a  Vitfrufi  Ambafciaior  fuo ,.  com?  .Città 
della  giurifdizione  dell'  Imperio  . 

In  tanto  il  Duca  di  Ferrara ,  e  il  Trivulzio  avendo 
appuntato  d' affalire  di  notte  1'  Efercito  Ecclefiaflico  da 
quella  partc-delBgndeno,  dov'erano  alloggiate  le  gen* 
ti  de' Veneziani^  tentarono,  n)ajnfruttuofan>ente,  l'iin^ 
prefa  per  la  fortezza  del  fito,  e  de'  ripari.  Per  tali  m(> 

tivi 


DBLLA  RoVEAB  IV.  DuCA  D*UiRBlNO  Caf.  IV,      35 

tivi  procedevafì  con  tutto  il  rigore  militare  ;  onde  avvi- 
fato  il  Duca  Francefco  Maria  dell'  intenzione  del  Papa  > 
ed  afficurato  per  diverfe  vk,  che  i  Francefi  difegnavano 
di  forprendere  Bologna ,  ftabilì  di  levarfi  da  queir  alloga 
[lamento  per  combatterli .  Gian  Giacomo  Trivulzio  co- 
teggiato  tempre  dal  noftro  Ducia  coir  Efercito  Pontifi- 
2Ìo ,  e  Veneto ,  giunfe  fino  al  Ponte  del  Lavino .  Allora 
fu  che  fi  cominciò  qualche  tumulto  in  Bologna  per  le 
fegrete  infinuazioni  dei  fautori  di  Annibale  ,  ed  Ermete 
Bentivogli ,  ch'erano  nel  Campo  Francefei  e  tentavan<i 
tutte  le  ftrade  per  eccitare  tumulti  nella  Città ,  per  altro 
mal  contenta  per  lo  timore,  conceputo  di  perdere  i  lorO 
Raccolti,  e  di  aver  <la  foffrire  un'afledio.  S*  adoprò  il 
Cardinale  di  Pavia  per  obbligare  i  Cittadini  ad  efcirc 
dalla  Città  ,  e  ad  unirfi  al  Duca  Franceico  Maria  :  fìlà 
non  gli  riufcì  tal  difegno .  Tentò  di  far  entrar  in  Città 
Ramazzotto  con  looo  Fanti:  noi  vollero  ricever  dentro; 
Perciò  il  Cardinale  accortofi  del  loto  rtal  animo  :  giudi*» 
co  bene  di  metterti  in  falvo,  e  fegretamentc  s'inviò  alla 
volta  d' Imola  fenza  niente  partecipare  al  Duca ,  an^i 
eh'  egli  ricufafle  di  ricevere  il  fuddetto  Ramazzotto  con 
i  loco  Fanti,  o  2000,  come  fcrive  il  Leoni;  dopo  di  che 
i  Bolognefi  nella  notte  del  dì  21  di  Maggio  15 11  venendo 
il  22  ammifero  in  Città  i  Bentivogli  con  gran  fefta,  e 
univcrfal  allegrezza  («5)  .  Avuto  quefto  avviilcrFfanccfco 
Maria ,  fubito  fece  chiamare  11  Conte  Donino  della  Geti« 
gSL ,  ch^  era  Maeilro  di  Campo ,  e  gì'  impofe  tofto  il  par* 
tirCì,  e  fcelto  un  fito  opportuno  per  la  ftrada  d'Imola 
lontano  cinque  miglia  aa  Bologna  ^  determinò  che  la 
Cavalleria  s' inviaiTe  a  quella  volta  ^  e  quivi  fermarfi  • 
Rifoluto  il  Duca  jfteflb  di  ritirarti  fece  tofto  notificare 
da  alcune  fue  Lance  fpezzate  alle  genti  de^  Veneziani  ^ 
eh'  e^o  diftefe  lungo  la  Ripa  del  Reno  più  vicine  alle 
mura ,  che  doveflero  levarfi  quanto  prima ,  perch'  egli 
a'  invìarebbe  verfo  il  fuddetto  luogo ,  né  fi  farebbe  par* 
tito  infino  che  tutte  le  genti  non  fi  folTero  colà  unite» 
ed   in  tal  guifa  radunatiti  jpreiTo  a  500  Uomini  d'arm^e 


ar- 


(&j)  Murator.  Annal.  4'  Ital.  an.  ij^ii» 


\ 


^6        Detti  Gesta  di  Fraìichsco  Maria  L 

arrolati  allo  ftipendio  della  Chiefa  ;  e  formatone  un  bat^ 
taglione  oltre  il  fiume ,  il  Duca  loro  impofe  y  che  ivi  fi 
fermaffero  :  ed  egli  in  tanto  adunava  dair  altra  ripa  quei  ^ 
che  venivano.  Mentre  P^^ò^  che  flava  così  trattenen* 
dofi  y  e  con  molta  cortetìa  y  e  coraggio  andava  rincoran*^ 
do  ciafcuno ,  gli  fu  da  alcuni  de'  primi  Capitani  dell* 
Eferciro  fatta  iftanza  di  recarfì  altrove,  efponendogli  il 
pericolo  o  di  reflar  prigioni,  o  di  morire.    Ma  egli  rif- 

Sofe  :  Signori  a  chi  piace  di  andare  fen  vada ,  e  falvi  fé 
efTo ,  e  fi  prefervi  a  maggior  bifogno ,  che  n'  ha  molta 
ragione  •  A  me  è  raccomandato  queft'  Efercito ,  t  voglio 
perciò  procurare  in  quel  miglior  modo ,  che  potrò ,  di 
lalvarlo  :  e  Bologna  ftefla  fi  farebbe  falvata ,  fé  fi  fofle 
accettato  quello,  che  io  proponeva;  ma  poiché  per  al- 
trui difetto,  e  per  avventura  per  troppo  credula  confi* 
denza  del  Legato ,  fi  è  fatta  così  gran  perdita ,  non  comr 
porterò  mai,  che  fi  perdano  quefte  genti  ancora,  e  cosi 
lenza  colpa  alcuna  in  un  tanto  difaftro  io  voglia  viliffi** 
mamente ,  per  falvare  la  mia  perfona ,  farmi  reo  delle 
colpe  altrui ,  e  tradire  il  Pontefice ,  e  queft'  innocenti 
Soldati  •  Quefta  rifpofta  forprefe ,  e  incoraggi  in  maniera 
1^  animo  di  quei  Capitani ,  che  con  fubito  roiTore  furono 
aftretti  ad  affermare  ^  maggior  fortezza  rifiedere  nel  Du« 
ca  giovinetto  ancora ,  poiché  appena  finito  avea  il  ven« 
tefimo  anno  deir  età  fua,  di  quella,  eh' effi  maturi  d^an« 
ni ,  e  confumati  neir  efercizio  militare  dimoftravano  :  e 
però  quafi  correggendo  fé  fteifi  con  nuova  dimoftrazione 
d' intrepidezza ,  e  di  valore  s' offerfero  prontifllmi  a  qua*» 
lunque  cofa  egli  loro  imponefle  (25).  Di  modo  che  ve* 
nendo  appunto  allora  una  truppa  di  Francefi  danneggiane 
do  una  oanda  di  Cavalli  leggieri  Veneziani,  fi  unirono 
incontinente  al  Duca,  che  fi  mofle  contro  al  nemico | 
di  modo  che  vedendo  i  Francefi ,  che  fi  accingeva  a  com* 
batterli,  voltarono  le  fpalle,  e  furono  per  lungo  inie- 
guiti  dal  Duca  •  y- 

Il  giorno  feguente  il  Duca  ferroatofi  a  Caftel  Bolo* 
gnefe  raccolfe  quivi  le  Fanterie ,  che  niun  danno-  aveva» 

no 

(&^  Leoni  loct  clt.  pa^  «U. ,  f  j^ 


/ 


biiiA  RovBRB  IV. Duca  d'Urbimo  Caf.IV.    Jt 

ITO  fofFertc ,  e  unitole  colle  altre  fue*  genti  fi  fermò  nd 
territorio  di  Forlì  ^  ed  accampoffi  tra  quella  Città  ^  e 
Cefena  •  Perderonfi  in  quefta  ritirata  io  pezzi  d'  artiglici 
ria  ;  la  perdita  de'  bagagli ,  e  il  danno  delle  genti  fu  mi- 
nore affai  di  quello ,  che  allora  fi  divulgò .  11  Legato 
fuggito  traveftito  con  due  foli  fervitori  colle  cofe  fue 
più  preziofe  fenza  darne  conto  alcuno  al  Duca^  lafciò 
V  altra  fua  famiglia ,  e  fuppelletile  in  abbandono  (  il  che 
alcuni  attribuirono  a  fellonia ,  eh'  egli  pretefe  con  ciò 
di  coprire  >  altri  attribuirono  a  timore  )  :  e  fi  trasferì  a 
Caftel  del  Rio  neir  Imolefe ,  dov'  egli  era  nato  •  Aven^ 
do  egli  avuto  dal  Papa  commilfione,  come  poi  fi  feppe, 
che  le  ciò  fofTe  d'uopo  adunaffe  2000  Fanti  per  diten^ 
der  Bologna  ;  ma  egli  conftitùì  loro  Capitani  quei ,  eh' 
erano  del  partito  Bentivogli  >  i  quali  poi  per  confeguen« 
za  fecero  ancora  le  Compagnie  tutte  de'  loro  feguaci  ^ 
e  ad  alcuni  di  coftoro  fece  confegnare  le  chiavi  delle 
Porte ,  e  però  non  volle  accettare  le  genti  >  che  gli  of- 
ferì il  Duca  y  e  così  fu  facile  l' ingreflb  a'  Francefi  per 
le  Porte  delle  Lame,  di  S.  Felice,  e  di  Gallerà  (27). 

Si  portò  con  fomma  celerità  a  Ravenna  il  Legato 
Alidofio  )  e  attribuì  al  Duca  Francefco  Maria  tutta  la 
colpa  di  sì  gran  perdita ,  quando  vi  era  ben  fondato 
fofpetto ,  che  fra  eflb  Porporato ,  e  i  Francefi  paflaflero 
fegrete  intelligenze ,  e  da  lui  foflfe  proceduto  ogni  difa« 
ftro  •  Giunto  colà  anchf  il  Duca ,  né  potendo  ottenere 
udienza  dallo  fdegnato  fuo  Zio  Giulio  IL,  e  intefone 
il  perchè)  talmente  s'inafprì  contro  di  eiTo  Cardinale  ^ 
che  trovatolo  per  accidente  fuor  di  cafa  appreiTo  alla 
Chiefa  di  S.  Vitale  il  dopo  pranzo  alli  24  di  Maggio 
1 5 1 1  )  colle  fue  mani  y  e  coli'  ajuto  de'  fuoi  feguaci  1'  uc^ 
cife  nella  ftrada ,  pafTandogli  lo  ftocco  per  le  vifcere  (28)  • 

Fug- 

(17)  Lo  fteflo  loc  cit.  (i8)  Altri  dicono,  che  T  uccife  con  una  nnazza 

ferrata ,  che  all'  ufo  di  quei  tempi  tenebra  pendente  <iftH'  trdone«  Il  Gtovio  però 
neir  elogio  y  che  fa  di  quefto  Prelato  p.  51  ^,  fé  ci  atteniamo  alla  traduzione  «  cb^ 
ne  ix  il  Domenicht ,  racconta»  che  eflendo  il  Cardinale  „  fopra  una  Mula ,  eoa  una 
,,  cappa  nera ,  e  con  un  cappello  alla  fpagnuola  ,  poflo  giù  T  abito  di  Cardinale^ 
^  il  Duca  d'  Urbino  a  piedi  giugnendoio  appreflb  a  S.  Vitale,  ck*egli  andiva  a 
9,  trovare  il  Papa,  cacciandogli  uno  flocco  per  li  fianchi  ^ I0 gittò  giù  dalla  Mula» 
^  £t  fubito  cadendo  in  tàrrar  »  il  Mtodotpbo  Capiun  di  pavaUi  eoa  no  ptfgn4 


•  « 


gS        Dbllb  Cnsth  DI  Frahcìsco  Mai^ia  1. 

Fuggirono  tutti  coloro ,  che  lo  accompagnavano^  ,c  all' 
incontro  accorfcro  molti  Cittadini  per  accompagnare  il 
Duca  :  ma  egli  ringraziato  ogn'  uno  alla  porta  della  Cit* 
tà  )  montato  a  cavallo  con  folo  i  fuoi  fé  ne  ritornò  al 
Campo ,  e  diftribuite  le  genti ,  e  confegnatele  al  Cardi* 
nal  Regino  conforme  all'  ordine  avuto ,  fi  ritirò  in  Ur^- 
bino  (29).  Si  ridufle  poi  il  Papa  da  Ravenna  a  Roma» 
dove  citò  il  Duca  d'  Urbino ,  perchè  defle  conto  delU 
morte  del  Cardinal  Legato  Egli  comparve ,  e  avuta  là 
Cafa  per  carcere  con  ficurtà  di  100  mila  Scudi ,  attefe 
a  difenderfi  dal  Fifco ,  dal  quale  con  ogni  forte  di  ri* 
gore  ,  e  di  feverità  fu  proceduto  contro  di  lui  avanti 
quattro  Cardinali  deputati  per  Giudici  della  Caufa .  E 
finalmente  avendo  il  Duca  provato  con  molte  fcritture 
autentiche,  e  valevoliffimi  teftimonj  tra  T  altre  molte 
accufe ,  che  fi  davano  al  Cardinale  ,  i  maneggi ,  i  trat* 
tati ,  e  le  intelligenze  fegrete  tenute  co'  Francefi  contro 
la  Sede  Apoftolica,  e  la  ftefla  Per  fona  del  Papa;  e  fpe* 
cialmente  r  avere  configliata ,  e  fomentata  la  convoca* 
zione  del  Concilio  di  Pifa;  fu  con  folenne  fentenza 
aflfoluto  per  giuttizia  con  approvazione  di  tutto  il  Col* 
legio  de*  Cardinali ,  e  reftituito ,  e  reintegrato  con  fpe^ 
cial  Bolla  agli  Stati ,  Dignità ,  e  Titoli ,  da  i  quali  era 
ftato  dianzi  fofpefo ,  anzi  fi  prerendeva,  che  fofTe  ftato 
decaduto  per  1  omicidio  ;  cafttgo ,  dice  il  citato  Mura- 
tori ,  che  non  durò  •  f<;  non  cinque  mefi ,  dopo  i  quali 
fu  rimelTo  come  prima  nella  grazia ,  ed  amore  del  Papa  j 
che  gli  donò  12  mila  Scudi  per  tornare  al  fuo  Stato» 

Avevano  avuto  ia  quefto  mentre  un  gran  tracollo 
in  Lombardia  gli  affari  de'  Francefi ,  reftando  folamente 
in  lor  potere  Brefcia,  Crema,  e  qualche  Fortezza,  per* 
ciò  il  Duca  Fratrcefco  Maria  efonò  il  Papa  a  prevalerfi 
dell*  occafione  I  che  gli  offriva  la  forte  palefemente  av« 

ver* 


'm 


,,  largo  gli  tagliò  giù  una  guanda  inficine  con  V  orecchio,  e  dopo  lui  il  S.  Philip* 
-    pò  Doria  tuttavìa  rimettendo  i  colpi ,  il  Duca  à'  Urbino  cacciatogli  la  fpada 
nel  petto  Io  conficò  in  terra:  ienu  che  fi  movefierp  punto  alcuni  Cavalli  della 
guardia ,  i  quali  eflèndo  flupido  te  ftordito  Guido  Vaino  C^tpitan  loro ,  e  della 


,,  guàrdia  y  non  adoprarono  né  I*  animo  »  nò  T  armi  afoccorrere  il  Cardinale 
',,  eh'  era  ia  terra  ««»        (^9)  Monitor. 4iiiuL  d'Ital*  atul  ijtx* 


fiSLLA  RovBKB  IV*  DucA  d'Urbino  Cap.  IV.    3^ 

verfa  a*  nemici ,  e  a  loro  propizia .  Perciò  mandò  in 
Urbino  Gentile  Baglioni,  e  Troilo  Savelli  con  danari , 
a  lor  commettendo,  che  fi  avanzaflfero  nella  Romagna; 
€  il  Duca ,  ottenuti  400  Uomini  d'  arme  ,  e  800  Fanti  ^ 
per  la  via  di  Rimino  s*  inviò  fubito  verfo  Ravenna ,  cot 
me  luogo  più  difficile  da  efpugnarfl  per  eiTer  fatta  refii 
denza  de*  nemici ,  lufingandoii  >  che  al  folo  comparir  y  eh*  ei 
facelTe ,  fenza  contrailo  y  o  violenza  alcuna  ne  foflTero 
cacciati  i  Francefi ,  e  coftretti  i  popoli  ad  accoglierlo 
come  fpeciale,  e  benefico  Protettore  di  quella  Provine 
eia  •  Ea  egli  ritenendo  con  feveriflime  minaccie  i  Sol* 
dati  5  affinchè  non  recaifero  veruno  ancorché  minimo 
danno  a  quelle  genti  ^  confermò  ne*  paefi ,  che  conqui^ 
flava  ,  in  tal  guifa  la  rinafcente  divozione  verfo  la  Sede 
Apoftolica  5  che  ovunque  fi  appreflava  era  ricevuto  con 
riverenza ,  e  fé  è  lecito  così  dire  ^  con  figliale  affetto  co- 
me Principe  naturale  .  Con  quefta  ficurezza  di  gradimento 
in  quei  paefi  fi  portò  a  Ravenna ,  da  dove  effendo  par-» 
tifi  i  Capitani  col  nerbo  delle  genti  Francefi ,  dando  fei 
gno  la  Rocca  di  volerfi  difendere ,  il  Duca  già  Padrone 
della  Città  di  Ravenna  fi  difpofe  ad  efpugnarla  ^  e  già» 
faceva  condurre  le  artiglierie ,  allorché  vedendofi  i  di^ 
fenfori  in  iilato  di  non  potergli  refiftergli ,  delibefarona 
di  abbandonarla  ;  e  il  Duca  li  lafciò  partire  liberi  :  è 
coir  acquifto  della  Città  di  Ravenna  ^  riebbe  intieramen^ 
te  la  Romagna  .  Per  la  qual  cofà  i  Bolognefi  ftapchi  del 
nuovo  dominio  de^  Bentivogli ,  con  pubblico  decreto  gli 
fcacciarono  ^  e  fi  ricondufiero  air  obbedienza  della  Chiefa  ^ 
e  ne  fu  dato  il  pofleflb  allo  fteffo  Duca ,  che  già  s*  in* 
viava  coli  Efiercito  rinfor2at0  5  e  vittxjriofo  a  quella  voi* 
ta  y  unitamente  col  Cardinal  Gonzaga  Legato  della  Mari) 
ca  (30)  nel  di  io  di  Giugno  >  e  alli  13  fecero  ringreflb 
in  eflfa  • 

Con  quefti  felici  progreffi  avea  Giulio  IL  aperto  fo'- 
lennementein  Laterano  il  Concilia  con  gran  concorfoh 
di  Prelati,  e  vedendofi  già  pervenuto  là  dove  avea  così 
gloriofaifiente  diretta  ogni  fua  mira^  che  era  di  lib^rar^ 

.  ,  .   rita-^ 

($0)  Leoni  lib.  L  pag.  14%.  14]. 


4^        Dellb  Gbsta  bi  Frahcbsco  Maria  L 

l' Italia  da  ì  Francefi ,   comandò  al  Duca  Francefco  Ma« 
ria ,  che  dopo  avere  prefidiata  Bologna ,  andalfe  ad  unirii 
colle  genti  de'  Veneziani ,   e  cogli  Svizzeri ,   che  già   in 
numero  di  20  mila   aveano  corretti  i  Francefi  a  ritirarfi 
con  fomma   confufione  verfo  Milano.   MofTofli   il   Duca 
con  quelle  provifioni ,  che  facean  d'  uopo ,   confapevole 
di  quanto  defiderava  il  Pontefice ,   ebbe   la  gloria  di  far 
r  acquifto   delle  Città  di  Parma ,   e  Piacenza ,   pofiedutc 
da'  Francefi ,  le  quali  Città  di  buon  grado  fi  fottopofero 
alla  Chiefa ,   che   ne  pretendeva  ragione  di  dominio  per 
r  Efarcato  di  Ravenna  •    Ma  Reggio   tenendofi   tutto  del 
Duca  di  Ferrara  colla  Rocca  affai  forte ,  ricusò  di  arren- 
dcrfi  ;   fi  ftabilì  perciò  da'  Capitani  della  Chiefa  di  porvi 
Tafledio.  Ma  perchè  nello  Iteffo  tempo  i  Miniftri  Cefa- 
rei ,  eh'  erano  in  Modena  efortavano  i  Reggiani  di  darfi 
in  podere  degl'  Imperiali  ;  il  Duca  Francefco  Maria  coli* 
Occafione ,  che  allora  Alfonfo  Duca  di  Ferrara  per  V  in- 
terceflione  del  Marchefe  di  Mantova ,  e  di  altri  fé  n*  an« 
dava  a  Roma  nel  dì  23  di  Giugno   ad   umiliarfi  al  Papa 
con  fperanza  di  pèrdono  y    e    di  pace  ;    operò   in   modo 
colle  perfuafioni ,  e  colle  minaccie  ,  che  in  fine  feguendo 
B.eggio  r  efempio  di  Parma ,   e   di   Piacenza ,   accolfe  le 
genti  Pontificie ,  e  dopo  alcuni  giorni  fi  fece  con  ono« 
revoli  condizioni  Tacquifto  della  Rocca. 

Avevano  gli  Svizzeri  uniti  a  i  Veneziani  alla  perfi- 
ne  felicemente  rifhretti  i  Francefi  in  Pavia ,  i  quali  ao* 
punto  in  queft'  eftremo  bifogno  effendo  abbandonati  dalle 
genti  dell  Imperatore  Maflimiliano ,  le  quali  erano  4000 
Tedefchi ,  richiamate  ad  unirfi  con  lui  :  ed  effendofi  i 
fuddetti  Francefi  fatti  odiofi  a*  Popoli  da  loro  foggettati^ 
e  fopraffatti  da  forze  cosi  gagliarde  furono  coftretti  ufci* 
re  dair  Italia ,  e  ritirarfi  con  difordinata  fuga  di  là  da* 
Monti  alle  Cafe  loro  •  Pervenuto  al  Duca  Francefco  Ma* 
ria  Tavvifo  di  quefia  vittoria  degli  Svizzeri  per  lettere 
particolari  del  Cardinale  Sedunenfe  Legato  del  Papa  de* 
ftinato  per  queir  imprefa  ^  che  lo  configliavano  ancora 
di  ritornare  iaddietro ,  non  effendovi  più  bifogno  delle 
iue  genti  i  fé  ritorno  a  Bologna  ^  dove  ritrovò  il  Cardia 

naie 


Dnlvk RéVBRB  ÌV.tyvck  ©* Umimo  Cap. TV.    44 

Htle  Giovanni  de'  Medici^  che  Bìggìto  dalk mani  de'  Fran* 
cefi:,  da'  quali  ^ra  ftato  fatto  prigione^  s*era  ricovrato  ili 
Mantova,  e  poi  venuto  alla  fua  Legazione  «  Ma  intanto 
il  Duca  di  Ferrara  non  fìdandofi  del  Pontefice  ,  il  quale 
xicevutà  benignamente  in  Roma  ia jfua  umiliazione^  ave* 
commeffb ,  che  Ja  caufa  fi  vedefle  per  giuftizia  ;  moiTo 
dalla  rimembranza  delle  offefe  fatte  al  Papa ,  o  pur  an- 
che dalle  perfiiafioni  altrui <,  fé  n'era  con  fegreta  fuga 
fotto  la  fcorta  de'  Colonnefi  partito  da  Roma ,  e  ritor- 
nato a  Ferrara  z  così  fcrive  il  più  fiate  citato  Leoni .  Ma 
negr Annali  d'Italia  del  celebre  Muratori  abbiamo,  che 
mentre  Alfonfo  era  in  Roma ,  il  Duca  Francefco  Maria 
non  folamente  x)ccupò  Cento,  la  Pieve ^  e  le  Terre  del- 
la Romagna  fpettanti  al  Duca  di  Ferrara ,  ma  eziandio 
inoltroffi  a  Reggio ,  non  oftante  il  richiamo  del  Vitfurft 
Governator  Cefareo  di  Modena^  che  efprelTamente  gli 
fé  noto  eflere  Reggio  Città  dell'  Imperio ,  e  con  ciò 
coJftrinfe  i  Reggiani  alla  refa .  Dopo  di  che  ripigliò  il 
dominio  di  Carpi ,  ancora  di  Brefcello  ^  di  S.  Felice ,  e 
del  Finale. 

Nel  medefimo  tempo ,  clic  venne  commeflb  a  Fran- 
cefco Maria  di  forprcndere  Ferrara,  fu  anche  rifoluta 
da' Collegati  in  Mantova,  che  fi  moveffe  la  guerra  a  i 
Fiorentini,  e  per  render  tanto  più  facile  l'imprefà  fu 
«Ila  commeflfa  al  Legato  Giovanni  de'  Medici ,  ed  a  Giu- 
liano fuo  Fratello  colle  genti  Spagnuole ,  perchè  così  ri^ 
meffi  nella  Patria  loro  xientraflero  al  governo  di  quella 
Stato ,  «flendo  'elfi  tanto  affezionati ,  -e  uniti  col  Papa  • 
Avrebbe  voluto  il  Duca  Francefco  Maria  trovarfi  in  que* 
Aa  ^edizione  per  particolar  affetto  fuo  verfo  la  Cafa  de* 
Medici,  idefiderando  <Ìi  poter  così  adoprarfi  per  la  loro 
Teftituzione  alla  Patria:  ma  le  «fpreffe  commiffioni  del 
Papa ,  trh^  egli  fé  ne  paffaffe  quanto  prima  ,  €  fi  rivol^éifc 
contro  Terrara  ,  lo  trattennero  ♦  La  commiffione  predetta 
*ra  ,  che  paifato  il  Pò  verfo  Primaro  ,  dove  già  erano  le 
barche  de  Veneziani  per  fame  il  Ponte  ,  «ntraffe  nel  Po* 
lefine  di  S.  Giorgio  per  affalire  perrara,  la  qual  cofa  non 
era  intieramente  approvata  da  Prancefco  Maria  ^  perche 


/ 


41        Dbiib  GMrA  m  Francesco  Maria  t# 

febbeae  fi  fofle  pafTato  il  Pò  y  trovahdofi  egli  con  pò* 
che  forze  :  e  per  lo  contrario  il  Duca  di  Ferrara  ^  non 
oftante  che  gli  foflero  mancati  gli  ajuti  Francefi  ^  tro» 
van4o(ì  in  una  Città  ben  coftodita ,  e  forte ,  non  folo 
poteva  difenderfi,  ma  avvifato  della  divifione  delle  for* 
ze  Ecclefiaftiche  rifolverfi  di  ufcire  ,  e  combatterle  allor* 
appunto^  che  fi  foffero  avvicinate >  ed  entrate  nello  Sta^ 
to  fuo  •  Con  tutto  ciò  per  ubbidire  al  Papa  y  che  cosi 
voleva ,  con  300  Uomini  d*  arme ,  e  2000  Fanti  fcelti  ^ 
fece  in  un  giorno  go  miglia ,  e  fi  condulTe  fulle  rive  del 
Pò  verfo  Primaro  ;  ma  la  notte  medefima  fopravvenne 
tanta  pioggia  ^  che  allagatofi  d'  ogn'  intomo  il  paefe  ^ 
fu  costretto  a  ritirarfi  verfo  Ravenna  con  difaftrofifll* 
mo  viaggio  .^  Defraudato  in  tal  guifa  il  Papa  della  fua 
afpettazione  >  né  per  la  ièagione  rigida  potendoti  fperare 
di  far  maggior  profitto  ;  il  Duca  Francefco  Maria  d'  or* 
dine  efpreflo  del  Papa  pofe  le  genti  d'arme  in  guarnii 
gione ,  ed  avendo  licenziate  le  Fanterie  fé  ne  ritornò^ 
allo  Stato  y  avendo  in  quella  fpedizione  per  mancanza 
di  danari  del  pubblico  errario  molto  contribuito  del 
fuo,  per  foftentamento  deir  Efercito  •  Furono  intanto 
rimelfi  i  Medici  in  Fiorenza ,  cacciatone  il  Soderino ,  e 
riformato  quel  Governo  (31).  Se  ne  mori  in  queft'anna 
13 12  alli  5  di  Agofto  ih  età  fanciullefca  Coftanao  IL  Si- 
gnore di  Pefaro ,  folo  erede  legittimo  di  Giovanni  fua 
Padre  ;  e  non  avendo  prole ,  ed  eflendo  perciò  decaduto 
quello  Stato  alla  Chiela,  il  Duca  d'Urbino  col  Cardis- 
n^le  Sigifmondo  Gonzaga  Legato  della  Marca  andò*  per 
pigliarne  il  pofTeiTo  :  ma  pretendendo  Galeazzo  fratella 
di  Giovanni  di  volerne  ritenere  il  dominio  »  perciò 
ricovrolfi  nella  Rocca  per  difenderfi;  ma  allorché  il 
Duca  comparve  armato  in  tomo  a  quella  Città ,  ftretto 
dair  impotenza ,  e  perfuafo  dal  Cardinale  >  e  dal  Duca 
acconfentV  alla  ceffione ,  pagandoglifi  20  mila  Ducati  per 
li  beni  allodiali  y  i  quali  per  V  intiera  conclufione  deli' 
accordo  furono  anche  fubito  sborfati  dal  Duca  Francefco 
^aria  y  e  cosi  entratone  pacificamente  in  pofleflb  >  il  Le<» 

4|iX  Leoni  lOGt  au  pa£«.  i^.  ijg^    ' 


dbìla  RoiTBRt  IV.  Duca  D^ITittiiro Cap.IV.    4} 

gato  vi  reftò  per  ordinare  le  cofe  di  quel  governo  iil 
nome  della  Scé^  Apoftolica  ^  ed  il  Duca  fé  ne  ritornò 
ad  Urbino  • 

Ma  perchè ,  òkrc  a  quefto  nuovo  credito  colla  Ca^ 
nera  Apoftolica  dovea  il  medefimo  Duca  avere  altra  mag« 
gior  /omma  di  danaro  per  le  fue  provi-fioni  decorfe ,  < 
per  molte  {pe(c  fatte  'nel  ricuperare  ultimamente  la  Ro* 
magna ,  e  nell*  acquifto  di  Parma ,  di  Piacenza ,  e  di  Reg-» 
gio:  eflendo  TErrario  Pontificio  intieramente  efaufto  per 
le  guerre  pafTate,  fu  deliberato^  -fecondo  che  fcrive  il 
Guicciardini  (32) ,  con  confenfo ,  e  fottofcrizionc  di  tut- 
to il  Sagro  Collegio  de*  Cardinali  di  -confegnargli  -con 
pubblica^  e  autentica  Inveftitura,  in  ricompenfa  di  quefti 
tiioi  e  crediti ,  e  fervigj^  eflfa  Città ,  -e  Territorio  di  Pefa- 
jro .  Ma  diverfamente  ciò  averte  il  dottiffimo  Cavaliere 
Annibale  degli  Abati  Olivieri  <33) ,  poiché  fcrive ,  che 
jy  tutte  le  premure  fatte  da*  Pefarefi ,  perchè  fofle  inve- 
yy  ftito  Gakazzo  ^  fratello  di  Giovanni ,  legittimato  amch' 
^  eflb  da  Coftanzo  I.  ^  rìufcirono  vane  •  GiuHo  iL  aveva 
^  difegnato  di  accrefcere  il  dominio  del  Nipote  con  la 
yj  giunta  di  Pefaro  •  Poche  fettimatie  dopo  che  i  Pefarefi 
^y  ebbero  preftato  il  giuramento  di  fedeltà  in  mano  del 
fj  Vefcovo  di  Monopoli  Governatore  mandato  da  Gru- 
fj  lio  II.  5  in  un  ConiigHo  di  credenza  tenuto  H  1  No^ 
yy  vembre  dello  •tkcffo  anno  'isii^  Bernardo  Monaldi 
^,  propofe ,  ck'  era  bene  fupplicare  S.  'S.  a  invcftirc  di 
^  Pefaro  y  e  della  ftia  Signoria  H  Duca  Francefco  Maria 
^y  fuo  Nipote  •  Per  le  àéffc  ragioni  per  cui  fu  fatta  que- 
jy  fta  proporzione  y  fu  ancor  dal  Configlio  approvata  ^  e 
^y  tofto  eleguita^  Furono  fpediti  dalla  noftra  Città  Am- 
yy  bafciatori  a  fupplicare  il  Papa^  acciocché  fi  degnaife 
^  d^  ingrandir  fuo  Nipote  -y  ^con  xnvefliiio  dello  Stato  di 
^y  Pefaro  .  Le  Suppliche  deVPefarefi  non  fono  ftate  giam* 
yy  mai  così  favorevolmente  afcohate  y  né  cosi  follecita* 
^  mente   efauditej  imperciocché   Giulio  II.  immediata^ 

F  2  yy  men<* 


«fei 


(91)  <7uicciftfd.  loc.  cit.  pag.  sii*  Leoni  loc.  cit.  pag.  154.  (33)  Ragioni 
4fi  titolo  di  Proviocu  Mctaurenfe  dato  alla  Ixgaauone  detta  votgamicnte  4i  Ur» 
km  pag.  XVI. 


44  DBltft  GltTA   DI  7ltAKCBSCO  MaITIA  té 

^  mente  conferì  la  Signoria  di  Pefaro  in  Vicariato  ^* 
^y  predetto  Duca  fuo  Nipote  con  Bolla  data  li  i6  Feb* 
^,  brajo  del  feguente  anna  151 J^  la  quale  incomincia: 
^  Julius  Epijcopus  Servus  Servorum  Dei  •  Dihiì&  JHìq  No* 
jy  bili  Vira  Francìjca  Mariit  de  Ruvere^  Civìtatis  mfiref 
^  Pijauren.  ejufq.  Comitatas  »  Terfitorii  «  •Cf  Dijiri£ius  fra 
5^  nobis  »  t!^  Romana  Ecclefia  Vicaria  Generali  Jalutem  Xfc* 
,^  Inter  curas  multiplices  iSfc  »# 

Poco  prima  sr^tvs  il  detta  Pontefice  fecretamenta 
comprata  dair  Imperatore  Maifimiliano  per  trenta  mila 
Ducati  d' ora  la  Città  di  Siena  ,  affine  di  darla  al  noftra 
Duca  fuo  Nipote  (j4)-  Ma  il  Papa  dopo  alcuni  giorni 
di  malattia  ,  nei  quali  confervò  fempre  il  giudizio  con* 
fueto  ,  e  quella  feverità  y  a  cui  niua  del  Sagra  Collegia 
osò^  la  addietro  di  contraddire  j  nella  notte  del  di  la 
Febbraja  venendo  il  di  zi  pafs5  all'altra  virar 

Àpertofi  in  Roma  il  Conclave  ,  dopo  1 8  giorni  di 
Sede  Vacante  fu  eletta  Papa ,  Giovanni  Cardinale  y  figliuo^ 
la  del  fu  Lorenza  Medici,  nel  fiore  della  fua  gioventù'^ 
non  avendo  ancor  terminati  anni  J7,  il  di  ir  di  Marza 
ijig  y  e  prefe  il  nome  di  Leone  X.  Diede  principia  al 
fua  governa  colla  manfuetudine  ,  e  con  rara  magniikeix^ 
za  dimoftrata  nel  di  della  fua  Coronazione,,  che  fu  il 
giorno  ri  di  Aprile,  perchè  elTa  fu  eféguità  con  incre- 
dibil  pompa ,  talmentecchè  non  vi  era  memoria  di  folen*^ 
nit^  filmile  ad  effa  •  Acconfentì ,  che  v^  inreryenifle  Al'- 
fonia  Duca  di  Ferrara  ,  il  quale  in  abita  Ducale  portò^^ 
il  Gonfalon  della  Chiefa  •  Quefta  elezione  fu  fbmmamen* 
te  cara  al  Duca  d' Urbino  ,  che  perciò  nello  Stato  fua 
fece  fare  pubbliche  allegrezze ,  non  altrimenti ,  che  fé 
fbfle  fiato  uno  de  i  medeflmi  fuoi  Congiunti,  e  tofla  ù 
trasferì  a  Roma  per  congratularfi  feco.  Intervenne  alla 
fua  Coronazione  come  Prefetto  di  Roma  coir  24  Gentil- 
uomini a  Cavallo ,  e  24  Staffieri ,  veflita  infieme  con 
tutta  quef(a  famiglia  di  drappo  nero,  per  onorare  infìe* 
me  quella  folennità ,  e  confervare  il  auolo  della  morte 
del  Zio*  Fu  dal  Papa  accarezzato^  e  confermato  con 
^ ' Bre- 

(S4)  Muratore  Annali  4'  lui  aiu  xji}»  Cuicciard*  lib^  11.  pag»  ^0^  terg* 


0fti A  RovBRi  IV.  Duca  d'IIriino  Cat.  XV.    49 

itevi  efpreffi  negli  Srati,  Tiroli,  Dignità,  e  Prerogative 
conteflTeglr  per  V  addietro  dalla  S.  Sede .  Lkenziatofi  il 
Duca^  dal  Papa  dopo  a  non  motti  giorni,;  che  fi  ferm^ 
m  Roma  ^  ritornò  nel  fua  Stata  con  gran  (peranza  dt 
amorevoli  trattamenti;  mentre  anche  nel  partire,  e  dal 
papa,  e  da  parenti  fuor  fa  ailicurara  con  molti  legni  di 
grata  corrifpondenza ,  che  durevole  fofle  V  antica  amici*^ 
zia  tra  loro  ;  ficchè  fi  die  a  credere ,  che  quel  Ponti  fi!* 
cato  foffe  per  effergli  propizio,  come  lo^  era  quella  del 
Zior 

Stette  il  Duca  Francefca  Mana  per  molti  mefi  nella: 
quiete,   e  tutto  intefo  a  ben  amminiftrare  il  fuo  Stato  y 
e  mero  Spettatore  delle  nuove  perturbazioni  deir Italia^ 
Il  Pontefice   Tanno   r$i4   giudicanda  nece Ilario   per   la 
libertà  della  medefima  di  opporfi   a*  Francefi  incammina- 
tifi  al  riacquffto  del  Ducato  di  Milano,  e  prender  cogli, 
altri  Collegati  la  difefa  di  quel  Ducato ,   dichiarò  C^pi-^ 
tano   Generale   dell*  Efercito   Ecclefiaftico   Giuliano    de'^ 
Medici  fuo  Fratello:  la  qual  coia  era  di  fommo  pregiur. 
dizio   del  Duca  d' Urbino .    Nello   ftefib   tempo   fece   i^ 
Santa  Padre  intimare  al  Duca  Francefco  Maria,  che  do^ 
vede  colle  fue  genti  andare  a  lérvire  in  quella  Guerra 
come  Feudatario  di  S.  Chiefa*  Si  efibl  allora  Francefcor 
Maria  di  andare  in  fervigio  del  Pontefice  contro  i  Fran** 
cefi;  ma  in  qualità  di  Capitano  Generale,  dignità  otte-, 
iiuta  <ia  Giulio  IL,    e   da   Leone   fteflb   di  bel   nuovo, 
conferitagli;  ma  il  Papa  fé   ne   icusò  feca  mettendogli, 
in  coiiifiderazione ,  che  per  eflere  Giuliano  fuo  Fratello,, 
avelie  egli  al  prefente  un  tal  titolo ,   ma   che   nel   refta 
del  fervizio   il  Duca  eferciterebbe   il   medefimp   carico,: 
e  che  per  la  malta  unione  di  volontà ,  c,h'  era  tra  Giù- , 
liano,  e  lui,  Credeva  certamente ,   che  le  cofe  paflareb^ 
bero  con  fomma  pace  •  Era  ftato  avyifato  Francefco  Ma- 
rza da'  Cardinali  parenti ,  e  amici  fuoi  in  quefto  laffo  di 
rempo   de'  maneggi   de'  parenti  di  Leone ,  e  in  partico* 
lare  dell'impegno  prefo   dal  Papa  di  riftabilire  la  Cafa 
Medici  in  Firenze;  ed   eflendo  jperò   neceffario,   che, fi 
provedefTero ,  per  quello  ^  che  gli  poteiTe  accadere'  io 

con- 


/ 


45        Dbiii  Gesta  di  Francisco  Maria  I.  "- 

contrario ,  di  un  Principato  nella  lóro  Cafa ,  che  potef!i 

fé  mettere  terrore  a'  nemici ,  fi  era  particolarmente  deli* 

berato  di  appropriarfi  lo  Stato  d'  Urbino ,  come  quello  i 

che  poteva  coli*  unione  di  altri  in  Tofcana  porre  in  da- 

vere  i  Fiorentini.   Ma  Giuliano   memore  de*  benefizi  ri* 

cevuti  fempre  fi  oppofe  a  quefta  ftrana  deliberazione  (35). 

Il  Duca  per  tanto  ,   per  procedere  cautamente ,   rifpofe  ^ 

che  fé  bene  gli^  fi  diminuiva  in  queft'  occafione  la  mede* 

finta  dignità  confermatagli   da  Sua  Santità ,   non   voleva 

con  tutto  ciò  ricufare  di  fottoporfi   alla  perfona  di  Giù* 

Kano  y   non    tanto  per  effer  fratello  di  Sua  Beatitudine , 

quanto  perchè  T  antica  amicizia  da^lungo  tempo  contrat* 

ta  feco ,   e   coftantemente   mantenuta ,   gli   vietava    qua* 

hmque  altro  configlio .   Ricercò   anche  da  Leone  di  po^ 

ter  avere  oltre   la  fua  Compagnia   di   gente   d'  arme   la 

condotta  di  looa  Fanti  in  tempo  di  guerra  y  per   poter 

così  provederfi  di  forze  maggiori  >  e  n'  ebbe  per  fcrittu* 

ra  a  parte  la  conceflione  molto  ampia  •  Moffefi  Giuliano 

da  Roma   per  la  volta   di  Lombardia  Tanno  1514»  e  il 

Duca  fi  abboccò  feco  in  Gubbio ,   non  folo  per  conful* 

fare  le  cofe  della  guerra ,   ma   per   ifcoprire  per  quanto 

mai  fofle  poffibile  la  vera  intenzione  del  Papa .   Paflaro* 

no  tra  loro  confidentiffimi  ragionamenti ,  e  febbene  Giù* 

liano  non  ufci  mai  a   confermare    quello ,   che   il  Duca 

andava  accennando   di   aVer  prefentito  ;   nondimeno   in 

fenerale  rafficurò,  chie  per  quanto  foffe  ft^lto  in  fua 
alia ,  non  avrebbe  mai  comportato ,  che  foflero  ricom* 
penfati  i  tanti  benefizj  da  eilo  ricevuti  dal  Duca  con  s) 
nera  ingratitudine  •  La  qual  cofa  fu  una  tacita  confer* 
nazione  de*  fofpetti ,  che  correvano  .  Ond*  egli  deliberò 
tanto  più  volentieri  andarfene  feco  y  e  dopo  di  efier  fta* 
ti  due  giorni  infieme  con  quelle  dimoftrazioni  di  ono* 
revolézza ,  che  efigeva  V  autorità ,  e  decoro  de*  pofti , 
che  foftenevano  ^  Giuliano  s'incamminò  verfo  Fioren* 
2a  per  paifare  nel  Piacentino ,  e  il  Duca  fé  ne  reftò 
cr  dare  quegli  ordini ,  eh*  erano  neceflarj  nello  Stato 
uo,  e  per  raccogliere  le  fue  genti ,  e  pofcia  feguirlo* 

Ma 


F. 


lii)  Leoni  lib.  a.  pag.  t4t,  itf|. 


} 


DiLLn RoVBRB  IV. DtTcà  d'Urbimo  Caf.;IV.    3»7 

J4a  eflfendofi  infermato  Giuliano  in  Fiorenza  di  febbre 
lenta  y  dalla  quale  confilmato  dopo  lunga  malattia ,  alla 
fine  alli  17  di  Marzo  iji5  gli  aie  morte.  Il  Papa,  al 
primo  avvifo  deir  infermità  di  Giuliano  »  fenza  niente 
partecipare  a  Francefco  Maria  foftitui  al  Generalato  Loi« 
renzo  de'  Medici  fuo  Nipóte  :  alla  qual  cofa  aggiungen- 
dofi'la  negativa  delle  paghe  per  li  1000  Fanti  a  lui  de:* 
fiinati  con  un  comando  molto  imperiofo  y  cW  egli  quanto 
prima  colla  fua  Compagnia  andaife  ad  uniriì  feco;  il 
Duca  fembrandogli  ai  efler  troppo  fcopertamente  di^ 
fprezzato  fofpefe  il  muoverfi  >  e  fi  determinò  d' infiftere 
apprefTo  al  Papa  y  che  gli  fi  oflervaiTe  la  promefla  dei 
1000  Fanti  y  perchè  fapendo  %  cW  egli  era  rifoluto  di  ne^ 
garla,  verreboe  ad  incontrare  una  opportuna  occafióne 
di  non  muoverfi  ;  e  feguì  appunto  y  che  per  ultima  rifpo^ 
fta  ebbe  dal  Papa  fteub  ordine  di  fermarfi  nello  Stata 
fuo^  e  mandare  per  allora  le  Tue  genti  d'arme  a  fervir 
re ,  com*  egli  fece . 

Quefte  genti )  intefa  la  certezza,  che  il  Duca  non 
fi  moveva  y  i^rmatefi  tra  Rimini ,  e  Cefena  y  cominciaro* 
no  a  farfi  intendere  di  non  voler  marciare  fenza  il  Du« 
ca ,  il  quale  facendo  pur  replicare  y  che  fé  n'  andafiero 
in  ogni  modo ,  perchè  tal  era  V  ordine  fuo ,  e  il  fervi*^ 
zio  di  Sua  Santità  ;  rifolvettero  più  tofto  di  sbandarfi^ 
che  ubbidire;  alla  qual  cofa  non  potendo *egli  rimedia^ 
re  y  mandò'  a  Roma  a  fcufarfene  >  e  a  reflituire  il  denaro 
a  tal  effetto  pagatogli.  Ma  interpretandofi  tutto  ciò  per, 
una  manifefta  difobbedienza  y  e  rinfacciandogli  ancora, 
alcune  colpe  ideate  y  cioè  V  aver  mandato  nel  maggior 
fervore  della *guerra  tra  il  Pontefice  Giulio,  e  il  Re  dL 
Francia ,  BaldafTare  Caftiglione  per  condurfi  al  foldo  del 
Re ,  e  in  fpecie  la  morte  del  Cardinale  di  Pavia  ;  all' 
afToluzione' della  quale  Leone  eia  eflendo  Cardinale,  e 
Giudice  con  altri  di  quella  caufa  era  intervenuto ,  e  fot^ 
tofcritto ,  cominciò  a  palefemente  dichiararfi  di  volerla 
privare  dello  Stato  «  Dopo  una  gloriofa  vittoria  riportata 
da^Francefi  contro  gli  Svizzeri  a  IV^arignano  il  dì  14  di 

Settembre  del  151$  Francefco  Re  di  Francia  fi  portò  in 


^Milano  :  il  Duca  d' Urbino  con  quejQt'  occafione  ,   e  pté 
obbligo  di  riverenza  verfo  un  Re  avuto   in  fommo  pre- 
gio da  tutti,  e  per  provederc  ancora  aVfuoi  affari^  man- 
dò   Orazio  Florido  fuo  Segretario  a   congratularfi  itco 
e  della  fua  venuta  in  Italia ,   e  della  vittoria  ottenuta  2 
ed  in  oltre  a  pregarlo ,  che  dimoflrandolì  il  Papa  a  lui 
av verfo  fi  compiacelfe  diaflìftergli,  e  proteggerlo  ,  ficchè 
almeno  lì  racconciliafle  col  Papa .-  lì  Ke  gli  rifpofe  con 
amorevolezza^   ma  in  generale^   e  perchè   fi   vedevano 
veriiicati  i  fofpetti  della  rìfoluta  determinazione  del  Papa 
di  cacciarlo  dallo  Stato  ^  fece  replicare  al  Re  ^  e  dargli 
^onto  dèlie  prétenfipni  del  Pontefice  ,  €  della  fua  innoi» 
cenzà  y  pregandolo  di  tììiovo  y  che  nella  proflima  pace  vi 
foffe  egli  pure  comprefó  •  Promife  il  Re  di  adoprar  T  opet 
ra  a  ciò  confeguire  ^  Nulla  giovò  T  uffizio  interpofto  dal 
Re  ;  concìòifiachè  inabilito  T  accordo  ^  «d  difendo  iiffato 
r  abboccamento  in  Bologna ,   il   Papa  fece  T  entrata  in 
quella  Cittì  agli   8  di  Dicembre  15 15  -,  ed  il   Re  due 
giorni  dopo-;  dove  in  quattro  giorni ,   che  vi  dimoraro* 
jio  ,  tra  varj  ragionamenti  ^  eh'  ebbero  infieme  ,  trattane 
dofi  delle  cofe  del  Duca  d' Urbino ,   il   Papa  non  volle 
i^imetterfi  mai  in  guifa  alcuna  ^   ma  accufandolo   per  fo« 
fpetto  9  anzi  per  difobbediente  ,  €  contumace  ^  ed  incula 
cando  al  Re  T  oifervanza  d' un  capitolo   della  Confede^. 
razione  ultimamente  fatta  ^  il  qua!  era  y  che  il  Re  non 
pigliaffe  protezione  d^  alcun  Peudatario,  €  Suddito  della 
Sede  Apoftolica^  anzi  ^  che  non  folamente  non  fi  oppo« 
Aeffe  al  Pontefice  come  Superiore  loro  il  -procedere  con- 
tra  .«ffi  y  e   caftigarli  ^   ma  fi  obbligafTe  eziandio  quando 
ne  foffe  ricercato  a  dargli  ajuto  contro  di  loro  :   e   con 
tal  piretefto  preclufè  ogni  adito  alla  riconciliazione  del 
JÉ)uca  col  Papa  (3^  • 

Parti  il  K{  da  Bologna  per  Milano ,  «  il  Papa  fer- 
matofi  il  rimanente  dell'  inverno  a  Firenze  infino  alla 
primavera  dell*  15 15  ritornò  a  Roma  con  grandiffima 
pompa .  Ne*  primi  giorni  dell'  arrivo  fuo  in  quella  Cit- 
tà prima  di  ogn'  altra  cofa  fii  il  pubblicare  un  rigoroftf 

Ma* 


(5^  leoni  lib.  1.  pag.  zjq. 


mm 


BBLLA  Roveri  IV.  Duca  B'U^smoCAp.lV.    4f 

Monitorio  contra  il  Duca  Francefco  Maria,  il  q^iale  ali* 
avvifo  di  quefto  non  afpettato  principio  di  alpiezza  ^ 
mandò  a  Roma  la  Ducheifa  Elifabetta  lua  Madre  adoti- 
tiva  per  procurare  di  placaiio  .•  Sperò  il  Duca  ^  che  ii 
Papa  foflfe  per  piegarfì  ad  comparire  di  quella  Principefla 
tanto  benemerita  della  Cafa  Medici  ;  oonflde/ando  in  ui» 
medefimo  tempo  quàl  folTe  la  perfona  ,  e  quale  la  car 
gione  della  venuta  ;  poiché  vedeva  pure  a'  piedi  fuoi 
quella  fteffa  Principeffa  ^  nello  Stato  ,  e  nel  Palazzo  del- 
la quale  il  Duca  Guid'  Ubaldo  fuo  Conforte  ricevuto 
«vea^  e  trattato  benignifllmamente  Giuliano  fr^atello  del 
Papa,  la  {iia  Conforte,  e  figlio  Lorenzo,  allorché  «rano 
fuggitivi,  abbandonati,  banditi,  e  perfeguitati  così  fie* 
ramente  dalli  fteilì  loro  Cittadini  •  Giuliano ,  anzi  lo 
ileiTo  Lorenzo  de*  Medici,  che  bambino  in  fafce  fu  tra* 
fugato ,  e  ricovrato  in  Urbino ,  e  che  tante  lìate  nel  fe* 
no  della  medefima  Principeffa  fu  teneramente  accarezza* 
to  ,  e  atnorevoliffmiamente  allevato  nella  medefima  cafa , 
ora  rivolgafi  armato  contro  tanti  benefiittori  ad  ìmpar 
dronirfi ,  fenza  valevole  ragione,  di  quella  fteffa  Cotte  ^ 
che  gli  era  fiata  ficuro  ricovero  nelP  eftreme  indigente 
éi  lui,  e  della  fiamiglia  de'  Medici.  Ma  Leone  non  fi 
commoffe  punto  dalla  veneranda  prefenza  di  quella  Prin- 
cipeffa ,  né  dalle  tenere  fuppliche  di  ki ,  alle  quali  ag^ 
giunfe  pur  anche  offerta  di  accettare  una  delle  Nipoti 
del  Papa ,  quale  egli  aveffe  voluto ,  per  futura  Conforte 
di  Guid*  Ubaldo  Primogenito  del  Duca  Francefco  Maria , 
allora  in  et^t  di  anni  5,  con  dotarla  di  quel  tanto,  che 
fbffe  piaciuto  al  medefimo  Leone ,  Ma  riuscendo  vana  ^ 
e  inutile  ogni  arte  per  raddolcire  il  Pontefice  rifoluta 
in  volere,  che  il  Duca  fé  n*andaffe  a  Roma,  e  quefta 
fu  la  rifpofta ,  che  ne  riportò  fempre  la  Ducheffa ,  la 
quale  in  due  udienze  ottenute  anche  con  molta  difficol- 
tà ,  fece  tutte  quelle  maggiori  iftanze  ,  che  potè ,  perchè 
egli  fi  placaffe,  e  più  mitemente  trattaffe  col  Duca:  col-» 
la  qual  fola  rifoluzione  convenne  alla  fconfolata  Duchef^ 
Ùl  ritomarfene  finalménte  a  Pcfaio. 

Era  fpirato  in  tanto  il  termine  del  Monitorio,  e  il 
P./Z.  G  Papa   ^ 


50        Dbllb  GffSTA  DI  Vrahcbsco  Maria  L 

Papa  per  moftrar  d*  aver  compiaciuto  la  Duchefla  in  qual* 
che  cofa ,  trattenne  per  qualche  giorno  la  fcomunica 
contro  del  Duca  :  la  quale  nondimeno  fu  poi  pubblica- 
ta con  ogni  forte  di  aufterità ,  e  dì  rigore .  Per  quefta^ 
•fu  il  Duca  privato  di  tutti  gli  Stati  fuoi  coli*  aflbluzio- 
jie  a'  Sudditi  dal  giuramento  di  fedeltà ,  e  libera  poteft^ 
•a  chi  fi  fofle  di  poterli  occupare  •  Quindi  gli  Uffiziall 
<iel  Re  di  Spagna  ad  iftigazione  de'  Miniftri  Pontifizj 
V  impadronirono  del  Ducato  di  Sora,  e  di  quanto  il 
Duca  pofledeva  nel  Regno  di  Napoli  •  Nel  tempo  mede* 
iimo  reftò  privato  di  tutt*  i  titoli  >  dignità ,  gradi ,  emo- 
lumenti ,  privilegi ,  ed  efenzioni  per  T  addietro  dalla  Se- 
lle Apoiiolica  concefTegli  con  una  orribile  maledizione 
della  perfona  fua ,  e  di  coloro ,  che  per  qualfivoglia  ti- 
tolo pigliaflero  la  fua  protezione,  e  teneflero  commercio 
feco  (37)»  Mofle  di  poi  Tarmi  fue,  e  quelle  de' Fioren- 
tini per  cacciar  colla  forza  da  quegli  Stati  eflb  Duca , 
il  quale  conofcendo  di  non  poter  folo  far  argine  a  que- 
fta  piena,  fi  appigliò  al  partito  di  cedere  al  tempo,  e  di 
ritirarfi  a  Pefaro  :  e  né  pur  quivi  tenendofi  ficuro ,  deter- 
minò di  paflare  a  Mantova  col  figliuolo  ,  e  colla  Moglie  • 
Avea  ben  lafciati  prefidj  nelle  fortezze  di  Pefaro ,  di  Si- 
nigaglia  ,  di  S.  Leo,  e  Rocca  di  Majolo  :  ma  quefle  V  una 
dietro  alT  altra  fi  andarono  rendendo  a  Renzo  da  Ceri , 
e  agli  altri  Uffiziali  del  Papa  con  infinito  difpiacere  di 
tutti  quei  Popoli ,  che  non  fi  può  dire  quanto  amafiero 
quel  Principe  per  V  incorrotta  fua  giuftizia ,  ed  ottimo 
governo  •  £  quando  la  gente  fi  Credea  guadagnato  per 
la  Chiefa  quel  Ducato ,  venne  ogn*  uno  a  fapere ,  che 
tutto  era  flato  diretto  per  darne  il  dominio  a  Lorenzo 
de' Medici ,  il  quale  dal  Pontefice  Zio  fu  creato  Duca 
d'Urbino,  e  Signore  di  Pefaro,  e  di  Sinigaglia  (38) •  In 
quefta  gran  perturbazione  di  cofe  andò  tentando  il  Duca 
di  ottenere  la  protezione ,  e  Tajuto  di  diverfi  Principi ,  fé 
non  per  renderfi  benevolo  il  Pontefice,  almeno  per  placarlo 
in  qualche  guifa  ;  ma  per  la  fuprema  autorità  di  lui  tro* 
yò  occupati  gli  animi  di  molti  ^   i   quali   o  fi  fcufavanò 

-:--..  di 

*  (37)  X-eom  ice*  cit*  pag.  173,  iji.   •  (38;  MuiauAnnaL  d'Ital»  an«  iji^ 


\ 


DBILA  ROVBKB  IV.DUCA  d'UrBIKO  Caf.IV.      ff 

di  lìon  potere,  o  in  vece  di  promettere  ajuto , . fredda^ 
mente  feco  fi  condolevano  della  fua  difav ventura  •  Laon« 
de  deliberò  di  accettare  il  configlio  del  Marchefe  di  Man<* 
tova,  il  quale  per  Àleffio  dalla  Bifcolta  Capitano  della 
fua  guàrdia  lo  perfuadeva  a  voler  cedere  par  allora  alla 
violenza  de*  nemici  •  E  però  avendo  imbarcato  il  figliuo*» 
Jo  Guid'  Ubaldo  colla  Moglie  ^  e  la  Ducheffa  EJifabetta 
con  quello,  che  potè  raccogliere  di  più  pregievole  delle 
cofe  loro ,  T  inviò  a  Mantova ,  «  circa  le  3  ore  di  not* 
te  tacitamente  con  alcuni  pochi  fervitori  s'imbarcò  in 
una  Marciliana ,  e  con  elTa  in  poche  ore  fi  conduce  a 
Primaro ,  e  quivi  traveftito ,  per  effer  Iqogo  della  Chie* 
fa ,  colle  pofte  attraverfato  il  Ferrarefe ,  dov'  era  eiprefla 
commiflione  del  Papa  di  farlo  prigione ,  fi  conduffe  ficu-r 
ro  in  Mantova .  L*  Efercito  di  Lorenzo  in  tanto  intefa  la 

• 

partita  del  Duca  ,  ed  avendo  di  già  occupato  tutto  all' 
mtorno  lo  Stato ,  fi  accampò  fotto  Pefaro,  la  qual  Città 
fi  vide  con  ciò  coftretta  ad  aprire  le  porte  a'  nemici  « 
Fece  la  Rocca  per  alquanti  giorni  un'  affai  onorata  dife.-* 
fa;  ma  in  fine  non  potendo  più  reggere  alla  continuata 
violenza  de'  nemici ,  fu  refa  da  Tranquillo  Giraldi  da 
Mondolfo  a  Lorenzo ,  falva  la  perfona  lua ,  e  de'  Solda- 
ti ,  la  qual  promelfa  fu  poi  violata  da  lui ,  perchè  lafciò 
troppa  libertà  a'  (uoi  Soldati ,  e  fece  appiccare  Tranquil- 
lo, imputandolo,^  che  avefle  fparlato  di  lui^  Rettavanoi 
per  V  intero  acquifto  di  tutto  lo  Stato  le  piazze  di  San 
Leo ,  e  di  Majuolo  pofte  nella  fommità ,  e  nella  maggior 
afprezza  della  Montagna .  Diede  il  carico  di  queft'  im* 
prefa  Lorenzo  a  Vitello  Vitelli  Condottìere  della  Chie- 
fa ,  che  fi  pofe  attorno  a  Majuolo  ton  molto  ardore  ^  e 
dopo  alcuni  giorni  n'entrò  in  poffeffo  (39)  • 

Il  Duca  Francefco  Maria  in  quefto  mentre ,  né  in 
mezzo  eziandio  de' parenti,  e  vivendo  affatto  da  priva- 
to ,  poteva  difenderfi  dall'  odio  y  e  dalle  perfecuzionì  de' 
nemici  :  conciofltachè  per  rifpetto  delle  Cenfure  Ecclefia* 
ftiche  non  ardiva ,  né  poteva  il  Marchefe .  medefimo  di 
Mantova  permettere ,   eh'  egli  fé  ne  ftaffe  fcopertamente 

G  1  ap* 

t5^1  C^icciard.  lib.  ii.  pag.  3  $4. 


5t        Dbieb  Gbsta  di  Francbsco  Maria  L 

appreflb  di  lui  ;  tanto  più  ^   che  il  Pontefice  per  intima^ 
zione  fpeciale  glielo   aveva    proibito  ;   di    maniera  y  che 

J)er   fuggiì:e   lo  fcandalo  pubblico,    e    per   dare  qualche 
bddisfazione    al    popolo    finfe    il   Duca   di   partirfi    da 
Mantova  per  la  Germania ,  e  poi  di  notte  ritornò  ,   e  fi 
racchiufe  m  Coito ,   occulto  fpettatore  delle  fue  pubbli^ 
che  calamità .  Di  qua  alle  volte  di  notte  furtivamente  fi 
conduceva  per  acqua   in  Mantova  y   e   per  la   porta   del 
Soccorfo  entrava  in  Corte  vecchia,  dove  abitava^ la  Du- 
cheflfa  Elifabetta,  la  Moglie  ,  ed  il  Figliuolo  ,   e  quivi  fi 
tratteneva  qualche  giorno .    Avendo   fatto   fupplkare   il 
Papa^   perchè   finalmente   fi   degnafie  di  afiblverlo  dalle 
Cenfure,  acciocché  privo  comunque  fi  fofle  dello  Stato, 
e  della  Patria  fua ,  gli  fi  concedeffe  almeno  di  poter  faU 
vare  V  Anima  fua ,   ciò   pure    gli   fu   negato  ;   con  tutto 
quefto  il  Duca  con  grand'  efempio   di   criltiana  pazienza 
xifpofe  ,  che  non  per  quefto  fi  afterrebbe  dal  fupplicarlo 
di   bel  nuovo ,   fperando ,   che    come  Vicario   di    Crifto 
fofle  per  ufare  feco  in  fine  qualche  pietà  •  Era  già  il  Set- 
tembre deiranno  i^tóy  ch'era  il  quarto  mefe  dell' ufci- 
ta  del  Duca  d'  Urbino  dallo  Stato  fuo  ,*  e  perchè  tenen- 
dofi  tuttavia  S.  Leo  a  fuo  favore ,   aviita   aa  2000  Sviz^ 
zeri,   che   fi   partivano   da'  Francefi  dopo   1'  acquifto   di 
Brefcia ,  la  prometta  di  volerlo  feguire ,   avea  deliberato 
di  voler   col   loro  ajuto   foccorrere  quella  Piazza,    dife-. 
gnando  di  condurfi  per  Mare  tra  Rimino ,  e  il  Cefenati^ 
co  a  Bell'  aere ,  e  quindi  eflendo  lontano  una  fola  gior- 
nata con  celerità  ,   e   con   fegretezza  miTando  pel  paefe 
amico ,  e  a  lui  affezionato ,   fperava   di  poter  ficuramen- 
fé  condurfi  addolfo  a^  nemici ,   fé   non   improvvifo  affat- 
to, almeno  tanto  a  tempo,  che  poteffe  con  qualche  lo- 
ro  confuffone  foccorrere  i  fiioi  •  Ma  mentre  ,  che  andava 
così  difponendofi  al  viaggio,    fu   avvifato ,   che   in    fine 
S.  Leo  era  ftato  forprefo  non  fenza  fofpetto ,  che  i  rae- 
defimi  Capi  della  difcfa  ne  aveflero  avuto  parte  ,  poiché 
fatti  tutti   prigioni   folo  il  Varano  Nipote  del  Duca  fu 
mandato  a  cultodirfi  nella  Rocca  di  Volterra ,  e  gli  altri 

tutti  agevolmente  furono  kfciati  in  libertà  • 

Que? 


DltLA  ROVBRB  IV-DtfCA  d'UrBINO  Cap.IV.      JJ 

Quefto  non  afpettato  avvifo ,  febbenc  afflifle  fomma^ 
mente  il  Duca ,  non  T  atterrì  però  in  modo ,  eh'  egli  per- 
defle  il  primiero  coraggio,  ed  afpettava  T  occafione  di 
poter  ritornare  nel  fuo  Stato .  Perciò  avendo  intefo , 
eh*  era  fatto  V  accordo  di  Verona ,  e  che  fi  licenziavana 
i  Soldati ,  prefe  T  opportuna  occasione  di  affoldar  quelle 
genti ,  e  parte  con  danari ,  e  parte  con  promefle ,  gV  in- 
dufTe  a  tentare  col  loro  ajuto  di  acquìitare  il  Ducato  « 
K  Tolfe  il  Duca  danari  in  preftito  da*  luoi  Amici ,  e  ven- 

dè quafi  tutte  le  gioje  oella  Duchefla  fua  Moglie ,  ed 
andando  a  Verona  ,  e  trovati  quei  Soldati  licenziati  dal 
primiero  fervigio ,  chiamò  a  parte  alcuni  di  quei  Capi- 
tani Spagnuoli,  e  alcuni  Francefì  del  Campo  di  fuori, 
p  li  aifpofe  a  dovere  andar  ^eco  alPacquifto  del  fuo 
Ducato  d'Urbino  (40).  Il  trattato  era  principalmente 
conchiufo  con  Maldonato  loro  Colonello .  Non  manca- 
rono in  tanto  molti  amici  del  Duca ,  che  a  parte ,  e 
prima ,  e  dopo ,  che  fu  fcoperto  quefto  maneggio  ,  ani* 
marono  quei  Soldati  a  feguirlo  in  qualfivoglia  modo , 
ed  i  medefimi  Miniftri  Celarei ,  e  Francefi ,  e  Veneziani , 
tutti  affai  difguftati  della  condotta  del  Papa ,  diedero 
ogni  mano  per  conchiudere  tal  affare,  in  modo,  che 
licenziati  alli  15  di  Gennajo  del  15 17,  due  giorni  dopo 
vennero  nel  luogo  deftinato ,  per  la  maggior  parte  rifoluti 
di  prendere  il  fervigio  del  Duca.  Erano  quefti  5000  Spa* 
gnuoli  :  a'  quali  fi  aggiunfero  circa  800  Cavalli  leggieri 
lotto  Federico  Gonzaga  Signore  di  Bozzolo  ,  Gajpfo  Spa^ 
gnuolo.  Zeccherò  Borgognone,  Andrea  Bua,  e  Coftan^ 
tino  Boccola  Albanefe,  tutti  valorofi  Condottieri.  Cosi 
formofli  un  picciolo  Efercito  affai  più  pregievòle  per  Iq 
valore,  che  pel  numero,  o  per  gli  apparati,  che  avefle^ 
ro  per  foftenere-la  guerra ,  perchè  aveano  folamejite  pò-- 
ca  quantità  di  denaro ,  poche  artiglierie ,  munizioni ,  ar^ 
mi ,  e  Cavalli ,  e  ogni  altra  provvifione  era  appena  baftc-» 
vole  per  pochi  giorni .  Quefto  picciolo  Efercito  alli  17 
di  Gennajo  fi  partì  per  recarfi  nello  Stato  d'Urbino,  la 

qual 


a^B 


(40;  Mambrino  Jlofeo  lAou  del  Mondo  neU'  aggiunte  a  Gio:  Tarcagnota 
lib.  I.  pag,  S9» 


E 


54        DttLB  Cesi*  di   Framchsco  MaiuI 
qual  cofa  fubito  che  fu  intefa  da  Papa  Leone,  ne  rice- 
vè grandiflìmo  difturbo,    per  la  quaJità  deJl'Efetdto,  t 
r  implacabile  odio  de*  Capitani ,  e  ìa  virtù ,  e  riputazio- 
ne de*  Finti  Spagnuoli  :    fapeva   in  oltre  ì'  indinazioae , 
che  avevano  i  popoli  di  quel  Ducato  a  Francefco  Maria 
per  eflere  ftati  lungamente  fotto  il  governo  manfueto  del- 
.;a  Cafa  di  Montefeltro  ,  l' affezione  della  quale  avevano 
trasferita  in  luì ,  nato    da   una   forella   del   Duca  Guid' 
Ubaldo  :   dava ,  oltre   a  queiìo ,   moleftia   grandifiima  al 
Pontefice  l'avere  a  fere  la  guerra  con  un'Efercito,  che 
fenza  poter  perdere   cofa   alcuna ,   fi   moveva   folamente 
per  defiderìo  di  prede  ,  e  di  rapine  ,   per  V  avidìtìi  delle 
quali  temeva ,  che  molti  Soldati  iellati  per  la  pace  fatta 
ienza  guadagni   non   fi    uniflero   con  loro,    ma  quello i 
che  fopra  tutto  tormentava  1*  animo  fuo  era  il  foipetto , 
che  quello  movimento  non  fofle  con  partecipazione  del 
Re  di  Francia.   Dubitava   ancora'  il    Pontefice  della  vo- 
lontà de*  Veneziani ,  i  Procuratori  de'  quali  lì  diceva  ef- 
ferfi  afifaticati  in  fare  queft'  unione ,  effendo  quel  Senato 
per  la  memoria  delle  cofe  paifate  mal  foddisfatto  di  Leo- 
ne «   In   quefta  fofpenfione   d*  animo   non  ceffavano   né 
Lorenzo  fuo  Nipote ,  né  egli  di  mandare  continuamente 
gente  in  Romagna  parte  di  Fanti ,  che  fi  aifoldavano  di 
nuovo  ,   parte  dì  Battaglioni  dell'  ordinanza  Fiorentina , 
acciocché  uniti   con  Renzo  da  Ceri ,  e   con   Vitello ,    i 
quali  erano  colle  loro  genti  d'arme  a  Ravenna,  face0e- 
ro  refiftenza  al  paflaggio  de' nemici.    Ma  etfi  paflando  il 
Pò  a  Oftiglia  ,   prevenendo   colla  celerità  loro  gli  appa* 
ratf  degl'  altri ,  avevano  per  la  via  di  C^nto  ,   e    di    Bu- 
drio ,  attraverfato  il  Contado  dì  Bologna ,  ed  erano  en- 
trati nelle  Terre  fottopofte  al  Duca  di  Ferrara  :  da'  quai 
luoghi ,   faccheggiato  eh'  ebbero  Granaiolo   Callello   del 
Paventino ,  s' accollarono   a   Faenza   per  tentare  ,   fé    ad 
ìnfinuazione ,  e  nome  di  un  giovane    della  ragguardevo- 
liflima  famiglia  Manfredi,   eh* era  in  queft' Efercito  ,   fa- 
ceflero  i  Faentini  qualche  mutazione  :    ma   non    veggen- 
done  alcuna,  paffarono  più  oltre  fenza  tentare  alcun' al- 
tra  delle  Terre   di  Romagna,   nelle   quali  tutte   erano 

guar- 


DELLA  Rovere  IV.  Duca  d'Ukbiho  Caf.IV*    5J 

guardie  di  genti  d' arme  ,  o  Fanterie .  Venne  Lorenzo  a 
Cefena  per  raccorre  quivi ,  e  a  Rimino  le  fue  genti ,  ef» 
fendo  già  paflati  gì'  inimici .    Si   avanzava  fempre  più  in 

3uefto  mezzo  Francefco  Maria ,  ed  entrato  nello  Stato 
'  Urbino  era  ricevuto  per  tutto  con  allegrezza  grande 
de'  popoli ,  non  effendo  nelle  Terre  Soldato  alcuno  ^ 
perchè  Lorenzo  non  avendo  avuto  tempo  a  provedere 
m  tanti  luoghi ,  aveva  folamente  penfato  alla  difefa  del- 
la Città  d'  Urbino  ;  perciò  per  configlio  di  Vitello  v'  ave- 
va mandato '2000  Fanti  da  Città  diCaflello,  e  in  luogo 
di  Vitello  ,  che  ricusò  d' andarvi ,  Jacopo  Rofletti ,  il 
quale  benché  configliato  da  molti ,  eh'  effendo  il  Pòpolo 
affezionatiflimo  al  Duca  fi  cacciaiTero  dalla  Città  tutti 
coloro ,  eh'  erano  abili  a  portar  arme ,  ricusò  di  farlo  • 
Voltoffi  adunque  Francefco  Maria  non  perduto  tempo 
altrove  a  Urbino ,  e  fé  bene  la  prima  volta ,  che  fi  ac- 
codò alle  mura  riufcifle  vano  il  fuo  sforzo  >  nondimeno 
la  feconda  volta ,  che  vi  fi  accoftò ,  Giacomo  Roffetto 
gli  cedette  la  Città ,  chi  credette  per  fellonia ,  chi 
per  timore ,  per  efler  il  popolo  tutto  foUevato  :  per- 
chè delle  forze  fole  dei  nemici ,  che  non  avevano  4iè 
artiglierie ,  né  iftromenti  da  efpugnar  terre ,  non  aveà 
motivo  di  temere  .  Ufcirono  fecondo  le  convenzioni  i 
Soldati  falvi  colle  robe  loro  •  Il  Vefcovo  Vitelli ,  che 
in  nome  del  novo  Duca  Lorenzo  de'  Medici  governava 
quello  Stato  ,  rimafe  prigione  (41)  • 

Trovandofi  il  Duca  appreflb  di  fé  là  maggior  parte 
de'  Servitori ,  e  Gentiluomini  fuoi ,  i  quali  ad  onta  de* 
pericoli ,  e  difailri ,  che  incontrarono  non  vollero  mai 
abbandonarlo  ,  fpedì  alcuni  di  loro ,  perchè  penetrando 
fegretamente  nello  Stato  avvifaffero  gli  amici  della  ve* 
nuta  fua  ;  e  quefti  furono  il  Conte  Clemente  da  Tiene 
per  Foflbmbrone ,  Ridolfo  Cavalcabò  per  Cagli ,  e  Gu- 
glielmo Sanfreoli  nella  Maffa  con  commiffione^  che  per 
mefso  ficuro  fé  ne  dafse  conto  fimilmente  in  Gubbio  a 
Carlo  Gabrielli .  Per  ovviare  alla  grande  aflfezione  dei 
Popolo  verfo  il  Duca   furono   fpediti  da   Roma   lo  Zia 

Ca- 


tm 


(k^)  Guicciardino  lib.  13.  pag.  3J7.  jjg. 


^6        Déllb  Gbsta  di  Francesco  Maria  L 

Capitano  Spagnuolo,  ed  il  Vitelli ,  i  quali  per  aflìcurarfi 
d*  Urbino  ne  fcacciarono  tutti  gli  uomini  dalli  i6  fino 
alli  60  anni;  ma  una  tal  rifoluzione  partorì  effetto  con* 
trario  appunto  al  fuo  intento  :  poiché  coftoro  fparfi  per 
le  Campagne ,  e  uniti  co'  Contadini  apportarono  gran* 
didimo  danno  a^  nemici .  Concioffiacchè  a  Cavallino  Ca- 
ftello  tre  miglia  difcofto  da  Urbino ,  fu  rotta  una  Com* 

f>agnia  di  Fanti  venuti  da  Fermo  ,  e  tra  Colbordole ,  e 
'  entrata  del  fiume  Apefe  furono  fimilmente  diflipati  al* 
quanti  Cavalli ,  e  Fanti  Marchegiani .  Verfo  Cagli  poi 
con  meravigliofa  prontezza,  e  concorfo  di  tutte  quelle 
genti  furono  pofte  Cuftodie  per  tutt'  i  paffi  per  ferrarli 
a'  nemici  :  e  in  Gubbio  il  poc'  anzi  mentovato  Gabrielli 
avendo  fatta  fparger  voce ,  che  il  Duca  era  dianzi  arri- 
vato fopra  Urbino  ,  ottenne  ,  che  la  Città  poftafi  in  ar* 
me ,  ricufafse  di  accettare  dentro  di  fé  con  non  pochi 
Soldati  Gio:  Paolo  ,  e  Gentile  Baglioni ,  i  quali  con  un 
Commifsario  Apoftolico  avevano  mandato  ad  avvifare 
cfsa  Città ,  che  preparafse  gli  alloggiamenti  per  6000 
Fanti ,  e  400  Cavalli .  E  perchè  nello  Itefso  tempo  arrivò 
eziandio  il  Marchefe  Febo  ,  il  quale  portava  lettere  del 
Duca  ,  riaccefofi  T  ardore  del  Popolo  ,  e  •  datofi  air  ar* 
me  ,  fi  confermò  tanto  maggiormente  la  totale  efclufio- 
ne  delle  Truppe  Ecclefiaftiche ,  le  quali  già  vicine  fé  ne 
tornarono  verfo  Perugia  (42). 

In  quefto  mezzo  il  Gabrielli  avendo  pofti  infiemc 
molti  buoni  Soldati  di  Gubbio  ,  dopo  che  la  Città  fi  di* 
chiaro  a  favor  del  Duca  ,  fi  recò  a  Cagli ,  e  quivi  con- 
giuntofi  con  molti  di  quei  Cittadini  fi  trasferì  ad  Urbi* 
no ,  e  fermoffi  vicino  a'  Minori  Ofservariti ,  dove  arri- 
vò parimenti  il  Conte  Clemente  da  Tiene  con  molti  Sol* 
dati  di  Fofsombrone ,  co'  quali  aveva  per  la  ftrada  tra 
Calmazzo  ,  e  la  Badia  della  Gaifa  disfatta  una  Compa- 
gnia di  Marchegiani ,  che  andavano  ad  Urbino  •  Quei 
Soldati  ufciti  da  Urbino  ,  che  come  dicemmo ,  fecondo 
le  condizioni  fé  n'  andarono  falvi ,  incontratifi  nelle  gen- 
ti del  Gabrielli ,    e   del  Tiene  ,   volendo   moftrar  valore 

ebbe* 


«Mii 


(Al)  Leoni  Uh.  %.  pag.  11 1.  iia» 


DbllaRoveiib  IV.  Duca  d*  Urbino  Cap.IV.     J7 

ebbero  la  fciagura  di  rimanere  preflb  a  300  morti,  e  150 
prigioni  :  e  con  gran  fatica  fi  potè  fai  vare  il  rimanente , 
Ciò  afficurò  i  popoli  affezionati  al  Duca ,  ed  oltre  modo 
avvilì  i  nemici  ;  ed  in  tanto  il  Duca  avendo  avuto  avvi- 
io,  che  Gentile  Baglioni  con  una  buona  banda  di  Cavai* 
li ,  e  di  Fanti  per  la  via  di  Apecchie  fé  ne  veniva  per 
entrare  nella  Valle  di  Maffa ,  fpedì  commiffione  al  mar- 
chcfe  Febo,  che  colle  genti  di  Gubbio  procuraffe  di  at- 
taccarlo alla  coda ,  allorché  foffe  penetrato  nella  Valle  ; 
ed  a  Federico  Gonzaga  commife,  che  verfo  S.  Angelo  in 
Vado  con  una  fquadra  di  Spagnuoli  lo  attaccale  in  hon^ 
te ,  ed  in  tal  guifa  da  ogni  parte  il  forprendeffe  (43) . 

Ricuperata  Francefco  Maria  la  Città  di  Urbino  ri- 
volfe  r  animo  ad  impadronirfi  di  qualche  luogo  pofto 
fuUa  Marina ,  e  perchè  in  Pefaro ,  e  in  Sinigaglia  erano 
entrati  molti  Soldati ,  fatta  dimoftrazione  d'  andare  a  Pe- 
faro ,  fi  moffe  verfo  Fano .  Ma  Renzo  da  Ceri ,  eh*  era  a 
Pefaro  avuta  contezza  delle  rifoluzioni  del  Duca,  vi  man- 
dò fubito  Troilo  Savello  con  100  Uomini  d'arme,  e  con 
600  Fanti .  Accoftaronfi  gì'  inimici  con  cinque  pezzi  d' ar- 
tiglieria non  molto  grofla,  che  avevano  trovati  in  Urbi-^ 
no ,  e  avendo  ancora  careftia  di  polvere  non  gittarono  in 
terra  più  che  20  braccia  di  muro,  né  quefte  fenza  diffi- 
coltà, pure  diedero  la  battaglia,  nella  quale  perderono 
quafi  150  Uomini:  non  ifpaventati  da  quefto  infortunio 
affaltarono  di  nuovo  il  giorno  feguente ,  e  con  tanto  va« 
lore ,  che  V  apertura  della  muraglia  fu  quafi  abbandona* 
ta ,  ed  entravano  fenza  dubbio ,  fé  non  foife  ftata  la  vir* 
tu  di  Fabiano  da  Gallefe  Luogotenente  di  Troilo ,  il  qua^* 
le  rimafo  alla  muraglia  con  pochi  Uomini  d*  arme ,  fa- 
cendo maravigliofa  difefa ,  li  loftenne .  Avrebbero  il  di 
feguente  data  un'  altra  battaglia ,  ma  intefo  che  la  notte 
vi  erano  entrati  per  mare  da  Pefaro  500  Fanti  fi  levaro- 
no ,  ed  andarono  ad  alloggiare  a  Monte  Baroccio  con 
commifllone ,  che  andalfero  offervando  ogni  moffa  de*  ne* 
mici  (44)  :  e  per  afficurarfi  di  non  efler  forprefo  pofe  a 
capo  della  ftrada  maeftra  di  Pefaro  verfo  Montelabbate 
P.JI.  H  due 

(43}  Leoni  loc  cit.  pag*  ii7.        (44}  Guicclard.  loc  cit  pag.  3<^<« 


■PCSS^=S— ^P— ^— B  V 


5S        Dfii^iE  Cista  di  Francesco  Maria  I. 

due  Compagnie  di  Cavalli  fpalleggiati  da  buoiu  banda 
di  Fanteria  verfo  S.  Angelo ,  ed  altri  luoghi  vicini .  Ed 
in  tanto  per  dar  occafìone  a*  nemici  di  ufcire  alla  Cam- 
pagna, il  Duca  mandò  il  Conte  Filippino  Doria  ad  affai- 
tare  Mondavio  con  una  banda  di  Fanteria  Spagnuola ,  ed 
un'  altra  di  Eugubini  :  né  comparendo  foccorfo ,  combat- 
tendo il  Prefidio ,  eh*  era  di  geo  Fanti,  ed  i  Terrazzani 
molto  oftinati ,  infine  fu  prefo  il  luogo ,  e  Taccheggiato  C45) . 
Furono  battute  in  tal  occafìone  due  Medaglie  i  una 
da  Papa  Leone ,  '  V  altra  dal  Duca  Francefco  Maria ,  co- 
me s*  impara  dal  Lucchio  (46) .  Quella  del  Papa  aveva 
nel  diritto  il  fuo  bufto  con  attorno  le  lettere  LEO  X 
PONT.  MAX.  ANNO  IIIL,  e  per  rovefcio  un  Pallone 
in  aria,  gonfiato  da  un  folle,  col  motto  VI  ET  VIRTV- 

TE- 


•HMMMMk 


(45)  Leoni  llb.  %.  pag*  xir.  (46)  Joannts  Jacohi  Luckti  Syìloge  numifmatam 
èìegantiorum  tigre,  ab  Anno  1500W,  ad  annum  ufqu,  i6oo.  pag,  37.,  riporrà 
queftc  due  Medaglie,  e  di  efTe  così  fcrivc.  „  Nummi  Caft^enfes  alter  Leonis  X, 
9,  Pont.  Max.,  Francifci  Mariac  alter  Urbinathim  Ducis  ,  cui!  dum  bellum  invi* 
9,  cem  gererent.  Anno  Cbrifti  1517. 

,^  Leo  X.  Font,  ex  caufis  nonnuUis ,  (ive  quaefitis ,  five  obhfis ,  Francifcun^ 
^y  Mariam  Rovoreum  Urbinatium  ducem  bello  aggreflUs ,  onrmi  fua  ditione  ex- 
^  turbaverat:  &  Laurentium  Medicem  agnatum  fuum,  quem  majore  in  dies 
„  imperio  dignìtateque  auAum  cupiebat^  rebus  impofuerat.  Rovoreus  patrfl 
„  extorr/s,  pra:terea  facrorum  uiu  prohibitu?,  amicorum  opes  &  auxilia  foltcì. 
^  tabat.  Ex  omnibus  maxime  idqneus  vifus  eft  Frìderìcus  Gonzaga  Bozolenfis  re- 
9,  gulus,  qui  ob  vetera  amicitiar  iura,  non  deferendum  illum  effe  ratus,  quod 
,,  &  bellica?  gloria  cupidus  eiTet ,  &  Laurentium  ex  offenfa  quadara  odifTet , 
,1  defenfionem  amici  princlpis,  &  augendx  laudis,  &  vlndìAx  ab  inimico  fu^ 
^  menda?  materiam  libens  arrlpuit.  Ejus  fuafj  fiacile  In  confortium  adduAt 
„  funt  praefe^i  aliquot  militares,  qui  aàiduis  bellis,  &  oppldorum  direptionibus 
9,  aflueti,  i)acem  xquis  animis  ferre  non  poterant.  Igitur  ad  Rovoreum  fe  con* 
9,  ferunt  Hifpani  ad  5000.  pedites,  oAingenti  levis  armaturae  equites,  cum  fuis 
„  ducibus,  armorum  ufu  nobilibus.  His  copiis  ille  auAus,  eodem  fere  tempore,. 
,,'quo  Verona  Venctis  eft  reddita,  ditionem  amififam  recuperare  aggreflus,  à 
^  multis  palSm  oppidis  receptuseft,  (]uz  praefidio,  vel  millo  vel  modico  cufto* 
^  diebantur.  Mox  Urbsnum  ipfum  regionis  caput  ducens,  etfi  neque  tormenta^ 
Sy  ncque  pecunlam  haberet,  paAionibus  tamelt  axm  /scobo  kopttoy  qui  urbi  cum 
9,  duobus  j>editum  minibus  praeerat .  tranfigit ,  uti  mcoJumis  cum  (ms  abfcedens 
^  urbem  ipli  tradat.  Urbini  exempìum  fecutae  funt  rellquac  civitates.  Ita  Rov^ 
^y  reta  omnium  opinione,  etiam  ipfe  fuà  citiustotam  propè ditionem  recuperavlt» 
,,  Leo  vero  Pontifex  &  Laurentius  fua  &  ipfi  auxitia  &  coptas  undique  comparan-% 
3>  tes,  bellum  urgere  &  aoùiTa  recuperare  fatagebant.  Cxterum,  !n  re  parum 
yy  acqua  nec  vis  nec  virtusy  quas  pila  vtnffay  ei^m  fttbje^us  folHf  in  fymbola 
,,  notat,  Leoni  profuit:  Francifcus,  bac  fama  tubSy  quod  hoftibus  potentiifimi» 
^y  non  ceiCflet,  immortalitatim  (ibi  compara vit.  Fbolna.  Jacob*  Schrenck  à  Nck 
9,-rin^*  Gerardus  de  Reo.  Autbon 


DELLA  ROVERB  IV.  DuCA  D*UrBINO  CaJ.  IV.       J9 

TE .  per  indicare ,  che  la  fperanza ,  ed  i  vanti  di  Fran- 
cefco  Maria  erano  ventofi  e  vani  :  e  s'indicava,  che  non  co' 
vanti ,  ma  colla  forza ,  e  virtù  fi  doveva  oliare  a  Leone , 
e  al  Duca  Lorenzo .  In  quella  di  Francefco  Maria  (  che 
confervali  prelfo  il  dottiflìmo  Sig.  Cavaliere  Olivieri,  ed  una 
fimile  in  oro  ne  pollìede  il  Sig.  Gio:  Battiila  Grazia  )  li 
vedeva  da  una  parte  la  fua  tefta  colla  leggenda  FRAN- 
CISCVS  .  MARIA  .  DVX  .  META VRES  ,  cioè  Metauren^ 
Jium  (47)  ;  dall'  altra  era  efprelTa  la  fama  in  atto  di  volare 
con  due  trombe  in  mano,  col  motto  MORTALIVM  IM- 
MORTALITAS,  con  ciò  infegnando,  che  per  renderfi  im- 
mortali faceva  d' uopo  far  imprefe  degne  di  fama ,  come  ave- 
va fatto  Francefco  Maria,  ricuperando  il  Ducato  confeti* 
togli  da  Giulio  II.  Eccone  di  quefte  Medaglie  il  tipo . 


H  £ 


Ma 


(47)  Fncb2  FnnceJco  Muta  s' intitolaflc  Oh»  UetMuw^imf  fi  vtfg^  V  eiU> 


6o        Dbll&  Gesta  di  Francesco  Maria  t. 

Ma  richiedendo  il  Papa  ajuti  al  Re  di  Francia ,  al  Re 
di  Spagna ,  e  ad  altre  Potenze ,  s' aumentò  d'  affai  V  Efer- 
cito  di  Lorenzo ,  perchè  oltre  a  molti  Italiani  aflfoldati  di 
nuovo,  avea  prefo  il  Pontefice  al  fuo  foldo  looo  Fanti 
Spagnuoli,  e  looo  Tedefchi,  pareva  folTe  già  maturo  il 
tempo  di  tentare  di  liberarfi  da  quefta  guerra ,  alla  qual 
cofa  per  la  fortezza  dell'alloggiamento  degl'  inimici  era 
unica  fperanza  il  coftringergh  per  la  penuria  delle  vetto- 
vaglie a  partirfi  :  laonde  fu  mandato  Camillo  Or  fino  con 
760  Cavalli  leggieri  a  fcorrere  il  Paefe  del  Vicariato  ,  da 
cui  ritraevano  la  maggior  parte  delle  vettovaglie  .  Nel 
guai  tempo  da  un  Trombetta  venuto  a  Pefaro  dell'  Efer-» 
cito  nemico ,  fii  domandato  a  Lorenzo  falvo  condotto , 
per  il  quale  potefle  venire  a  lui  il  Capitano  Suarez  Spa- 
gnuolo  con  chi  conduceva  in  fua  compagnia,  il  quale 
Lorenzo  facilmente  concedette ,  credendo  foffe  un  Ca- 
pitano ,  col  quale  aveva  fegreta  intelligenza  ;  ma  venne 
un*  altro  Capitano  del  medefimo  nome ,  e  con  lui  Orazio 
da  Fermo  Segretario  di  Francefco  Maria ,  e  dimandata 
pubblica  udienza  )  Suarez  efpofe   in   nome   di  Francefco 

Ma- 

• 

ditiflima  lettera  del  dottiamo  Cavalier  Sig.  Annibale  degli  Abati  Olmeri  intito* 
lata  :  Ragioni  del  titolo  di  Provincia  metaurenfe  dato  alla  Legazione  ietta  volgare 
mente  di  Urbino»  ftampata  in  Hapoli  nel  1771.  ;  dove  alta  pagina  55.  dopo  aver 
dimoftrato,  che  da  Fiumi  fortifcon  il  nome  le  Provlnde,  fcrive  in  quefto  modo: 
„  Or  chi  potrebbe  mai  bai^antemente  fpiegare  con  quanta  convenienza  dal  Me- 
,,  tauro  prefa  (i  fia  la  denominazione  della  noftra  >  Quefto  fiume  ricco  non  men 
3,  di  acque  y  che  di  nome ,  non  fblameate  la  Provincia  nel  fuo  bel  mezzo  ta« 
99  gli^9  ^  fende,  ma  con  due  diverfi  ranai,  che  negli  ultimi  angoli  della  mede- 
,,  fima  hanno  loro  origine,  al  mare  ien  viene.  Ambedue  quefti  d  unifcono  fo« 
^  pra  Foilbmbrone^  e  lo  fteflb  nome  di  Metauro  prima  ancor  della  loro  unione 
^  ognun  di  efli  anticamente  portava,  e  ognun  di  efli  a  una  cofpicua  Città  il  co-> 
„  gnome  diede  di  Aletaurenfe^  Quel  ramo,  che  Urbania  bagna,  eS.  Angelo  in 
,,  Vado,  chiamafi  anco  in  oggi  Metauro.  S»  Angelo  in  Vado  dicevali  Tiferno^ 
),  ìdetaurenfe^  per  edere  appunto  fui  Metauro  fituato.  L'  altro  che  dal  lato  oppo» 
3,  ilo  nel  tenere  di  Gubbio  forgendo ,  pafTa.  a  Cagli ,  air  Acqualagpa ,  e  al  Fur« 
„  lo,  ha  cambiato  nome  in  oggi ,  ma  anticamente  dicevafi  Metauro  anch*  eflb  • .  •. 
^  Alla  fponda  di  quefto,.  poco  lungi  dall*  Acqualagna ,  era  fituato  Urhìm^  Metau* 
^  renfe  . .  *  Tale  c  tanta,  è  quefta  convenienza,  che  t  più  fublimi  ingegni  di  quel 
„  felice  fecolo ,  in  cui  le  lettere  tanto  furono  coltivate ,  per  efprimere  tutti  g;li 
„  Suti  dalla  Cafa  della  Rovere  poiTeduti»  diflero  il  Metauro  ^  e  dopo  aver  ci& 
„  dimoftrato  foggiunge  :  ma  che  accade  cercar  autorità  di  Poeti,  dacché  ho  xao^ 
yy  ftrato  da  prima,  che  dal  Metauro  appunto  prefero  l'intitolazione  i  noftri  Princi- 
^  pi  di  Duces  Metaurenfiuf» ,  e  che  quefta  intitolazione  medefima  ufarono  noa 
.  «»  £)laaieBCe  i  loro  Sudditi^  ma  il  loro  diretto  Padrone^  dot  Leone  ILì 


DELLA  Rovere  IV.  Duca  d*  Urbino  Gap.  IV.    6i 

Maria ,  che  potendo^  decidere  le  differenze  fra  loro  coli 
abbattimento  a  corpo  a  corpo,  o  con  determinato nume^ 
ro  con  ciafcuno  di  loro,  era  più  conveniente  eleggere 
uno  di  quefti  modi ,  che  perfeverare  in  quella  via ,  per 
la  quale  irragionevolmente  fi  diftruggevano  i  popoli,  « 
in  pregiudizio  di  qualunque  ne  doVefle  effere  Signore; 
pero  Francefco  Maria  offeriva  qual  più  gli  piaceva  di 
ouefti  modi  :  dopo  le  quali  parole  volendo  leggere  la 
icrittura ,  che  aveva  in  mano ,  gli  fii  proibito .  Rifpofé 
Lorenzo  col  configlio  de'  fuoi*  Capitani,  che  volentieri 
accettava  quefta  propofta,  purché  Francefco  Maria  lafciaffe 
quello ,  che  violentemente  gli  avea  occupato ,  dopo  -  le 
quali  parole  limolato  da  Kenzo  de'  Ceri  gli  fece  ambe* 
due  carcerare  (48)  ;  ma  il  fecondo  giorno  liberò  lo  Spa* 
gnuolo  ,  e  mandò  prigione  a  Roma  Orazio  * 

Levata  la  fperanza  al  Duca  di  poter  ultimare  la  guer* 
ra  fi  andò  temporeggiando   per   alcuni   giorni   con   varie 
fcaramuccie  tra  gli  Eferciti ,  e  diverie  fcorrerie  intorno  a 
Mondavio ,  Orcrano ,  S.  Giorgio ,  e  le  Ta vernelle .  Il  Du* 
ca  fra  gli  altri  luoghi  acquifto  Monte  Calvi,  e  quivi  fer* 
mò  r  alloggiamento  di  tutta  la  fu  a  gente ,  come  defidera* 
va,   la  quale  veniva  a  ftarfene  difela  dalle  artiglierie  de* 
nemici ,  eh'  erano  alloggiati  a  Montefortino  •  Qui  per  al* 
cuni  giorni  feguirono  fpefle ,  ed  onorate  fcaramuccie ,  ma 
in  fine  Lorenzo  parendogli  inutile,  e    forfè  pericolofo  il 
trattenerfi ,    deliberò    di   levarfi .    E    perchè    dalla    prefa , 
eh'  egli  fece  di  S.  Coilanzo   fi  conoboe ,   eh'  egli   voleva 
afialire  Mondolfo,   il  Duca  vi  pofe  fubito  dentro   il  Ca* 
pitano  Valegio  Spagnuolo ,  che  aveva  una  Compagnia  di 
300  Fanti,   tutti  Soldati  di   fperimentato  valore.   E   ben 
ni  opportuna  la  provvifione ,  perchè   poco  dopo   comia* 
ciofli  da*  nemici  a  ftringere  il  luogo  con  una  groiTabatte» 
ria,   ma  trovarono   così  gagliarda  refiftenza  da  difenfori 
Spagnuoli,  eh'  eiTendo   più   volte  ributtati   eoa  notabil 
danno ,  deliberarono  di  rarvi  una  mina  .  Mentre ,  che  an« 
davano  lavorando  in  efia,  e  infeftando  il  luogo  colle  ar«^ 
tiglierie ,  Roblea  uno  de'  Soldati  Spagnuoli  eoa  due  Com^ 

pa^ 

(4t}  Guicclard  loc.  cit  pag.  ^óu  tcrf^ 


6t     .    Dblib  Gesta  di  Francesco  Maria  L 

pagni  avendo  riconofciuto  Lorenzo,  determinarono  colla 
prima  opportunità  di  ucciderlo  con  un  colpo  ti'  archibu- 
gio ;  e  ciò  riufcì  di  poter  efeguire  al  fuddetto  Robles 
kroperto,  ch'ebbe  Lorenzo,  il  quale  fi  era  abbaifato  a 
canto  a  un  cannone  per  vederne  il  tiro ,  con  un  mofchet- 
to  gli  prefe  di  mira  il  capo  ;  ma  cfTendofi  in  tanto  alquan- 
to mouo  Lorenzo  lo  colpì  tra  1  collo,  e  le  fpalle,  e  fìi 
la  ferita  riputata  così  pericolofa  ,  che  fubito  fu  trasporta- 
to in  Ancona  con  poc4  fperanza ,  eh'  egli  poteflfe  foprav- 
vivere  .  Ciò  feguì  nel  mefe  di  Giugno  dell'  anno  15 17  (49). 

Per  lo  Stato  parimenti  fi  fecero  alcune  fazioncelle 
Con  molta  gloria  delle  genti  del  Duca  :  poiché  Troilo 
SaveUi  con  1505  Fanti,  e  alquanti  Cavalli  eflendo  entra- 
to pex  la  via  di  Saflbferrato ,  ed  avendo  prefa  la  Serra 
di  S.  Abondio  nel  territorio  di  Gubbio ,  mentre  che  at- 
tendeva ad  efpugnar  la  Rqrcca,  fu  improvvifamente  affa- 
lito  dal  Capitano  S.  Croce,  che  fi  tratteneva  alla  Pergola 
con  alquanti  Cavalli  leggieri ,  e  feco  aveva  una  gran  tur- 
ba di  Contadini  di  Cagli ,  e  di  Frontone ,  i  quali  inve- 
flirono  Troilo  con  tanto  ardore ,  che  fcompigliate ,  e  rot- 
te le  genti  da  eflb  condotte ,  ed  egli  colla  fuga  a  gran  ven- 
tura ialvatofi ,  ne  rimafero  molti  uccifi ,  ed  altri  in  gran 
numero  prigioni ,  coli'  acquiito  ancora  di  tutt'  i  bagagli  ; 
e  con  quefta  vittoria  fé  n'  andarono  poi  dal  Duca ,  con- 
ducendogli a  guifa  di  trionfo ,  a  vifta  dell'  Efercito ,  tutt* 
i  Prigioni  legati  a  due  a  due  coli'  infegna  principale ,  e 
con  tutte  r  altre  fpoglie  loro ,  che  fu  un  riguardevole 
fpettacoJo,  e  molto  grato  al  Duca,  il  quale  lodando  la 
loro  fedeltà,  e  valore,  glie  ne  refe  diitinte  grazie  (50). 

Attefa  la  partenza  di  Lorenzo  dall' Efercito ,  per  an- 
darfi  a  curare  del  fuo  male ,  come  poc'  anzi  fi  dine ,  fu 
/pedito  dal  Pontefice,  il  Cardinale  Giulio  de'  Medici  fuo 
cugino ,  detto  il  Cardinale  Bibiena ,  come  Legato  deputa- 
to al  comando  di  quell'  armata  :  appena  giunto  egli  colà 
inforfe  una  quiftione  tra  i  Fanti  Italiani  >  e  Tedefchi ,  per 


cui 


(4f)  Murat.  Aniial,  d' Ital.  an.  1517. ,  ma  benché  ciò  dica  quello  dotto  Scrit- 
tore«  ciò  non  oftante  fi  crede,  che  ciò  avvenilTe  prima  della  metà  del  mefe  di 
Maggio.         (50}  Leoni  loc  cit.  pag.  13 a« 


V 


DsLLA  Rovere  IV. Dùca  D^URtiNoCA^JV.    6^ 

cui  feguirono  uccifioni ,  e  non  picciole  riffe  :  ficchè  conven* 
ne  dividere  quelle  nazioni  tra  Rimino,  ePefaro.  Accadde 
ancora ,  che  il  Duca  Francefco  Maria  tenendo  fegrete  in- 
telligenze  col  corpo  degli  Spagnuoli  militanti  per  la  Chic- 
fa,  arrivò  una  mattina  improvvifamente  a'  loro  alloggia* 
menti.  Parte  d'effi  fcappò  a  Pefaro ,  e  l'altra  parte  veif- 
ne  ad  unirfi  alle  genti  del  Duca .  Dopo  di  che  affaltò  il 
campo  de'  Tedefchi ,  dove  600  d' efli  reftarono  morti  fui 
campo ,  e  parte  feriti .  Non  andò  molto ,  che  anche  una 
riguardevole  fquadra  di  Guafconi  pafsò  air  armata  di  effa 
Duca  ;  Era  Colonello  di  effi  Monlignor  dell'  Ambra  Gen- 
tiluomo della  Camera  del  Re  di  Francia ,  il  quale  fatta  , 
eh'  ebbe  la  confegna  delle  genti ,  e  raccomandatele  al 
Duca  fi  licenziò  per  ritornarlene  a  cafa  :  dicendo  pubbli- 
camente ,  che  quanto  aveva  defiderato  di  veder  liberi  quei 
Soldati  dal  fervizio  di  Capitani ,  che  non  fapevano  né  di* 
fendere  i  loro  Soldati ,  ne  offendere  i  nemici  ;  altrettante» 
partiva  confolato ,  lafciandoli  fotto  il  comando  di  un  Prin^ 
cipe,  e  di  un  Capitano,  la  cui  fola,  e  indefeffa  perizia, 
e  difciplina  militare  poteva  infegnare  a'  nemici  l' arte  del 
guerreggiare  (5 1)  •  Ma  quefto  accrefcimento  di  gente  ac- 
crebbe bensì  riputazione ,  e  ficurezza  al  Duca ,  ma  qual- 
che anguflia  gli  recò  per  la  difficoltà  del  provedimenta 
delle  vettovaglie ,  e(fendo  ormai  il  paefe  per  la  maggior 
parte  confumato  •  Deliberò  per  tanto  d' incamminaci  ver- 
fo  Perugia  fotto  pretefto  di  voler  rimettere  in  quella  Cit- 
tà Carlo  Baglioni,  che  n'era  fuorufcito,  ed  era  feco  m 
campo;  e  quindi  per  paflarfene  in  Tofcana,  dove  coli* 
intelligenza  de'  Petrucci ,  e  di  molt'  altri  poco  foddisfatti 
de'  Medici ,  fperava  di  poter  fare  un'  onorata  vendetta  di 
tante  offefe  ricevute.  Lafciato  perciò  in  Urbino  il  Conte 
Filippino  Doria  con  tal  numero  di  gente ,  che  poteflè 
non  folo  difendere  la  Città ,  ma  forprendere  ancora  i  ne- 
mici ,  ridotti  già  affai  pochi  :  fi  pofe  in  cammino  verfo 
Perugia  per  il  contado  di  Gubbio ,  facendo  camminare 
per  vanguardia  la  Cavalleria  leggiera,  e  le  Fanterie  Fran- 
cefi,  ed  egli  colla  Banda  di  Verona,  e  quelli  di  Maldo- 

na- 


/ 


«* 


(SI)  Murator.  Aniud*  d' Ital.  toc,  cit.  Leoni  fica 


^4        DctLB  Gesta  bi  Francbsco  Maria  L 

nato  infieme  colle  genti  d' arme  feguitava  in  un'  altro  fqua" 
.  drone  coir  artiglieria  appreflb .  Dove  fatto  V  alloggiamene 
to,  e  avendo  Carlo  Buglioni  follevati  molti  Gattelli  cir- 
convicini, e  data  occafione  a' Soldati  di  far  grofle  prede, 
la  Città  trovando^  aiTediata ,  e  in  pericolo  del  fa  eco  y  allì 
14  di  Maggio  15 17  fu  fatto  il  feguente  accordo,  tra. ri 
Duca  Francefco  Maria ,  e  la  Città  (52),  cioè ,  che  la  Co- 
munità promife  di  dare  al  Duca  dieci  mila  Ducati  d' oro 
larghi  in  quefto  modo,  cioè  Ducati  due  mila  al  prefen* 
te ,  e  Ducati  mille  in  drappi  fra  tré  dì  profilimi ,  ed  il 
refto  fra  quindici  giorni  ;  oltre  a  dare  fome  cento  di  gra- 
no in  pane  cotto  do  ve  *  piacerà^  a  S.  Eccellenza  nel  terri^ 
torio  Perugino ,  o  nei  confini ,  e  per  più  ferma  oflervan'- 
za  dargli  in  oftaggio  quattro  Cittadini  &c.,  quali  abbiad- 
ilo a  ftare  di  continuo  neir  Efercito  finché  farà  fatto  V  in* 
tiero  pagamento .  E  viceverfa  il  Duca ,  e  gli  altri  Capita- 
ni promettono  in  tempo  di  due  giorni  dopo  fatto  il  pa» 
gamento  de'  due  mila  Ducati  di  sloggiare  con  tutto  T  £ier« 
cito  &c. 

Avuti  gli  ortaggi ,  mofle  le  genti  verfo  la  Fratta , 
avendo  in  animo  di  voler  entrare  per  Valdarno  a  danni 
de^  Fiorentini ,  poiché  la  maggior  parte  delle  genti  loro 
era  paflata  in  foccorfo  del  Legato  Bibiena .  Ma  fu  diftor^-» 
nato  da  sì  fatto  penfiero  colla  moifa,  che  fece  il  Legato 
per  venirfene  fopra  Cagli  ;  la  quale  nondimeno  fu  gratif- 
fama  al  Duca,  parendogli  molto  opportuno  per  poterlo 
combattere;  poiché  credendo  lo  fteifo  Legato  il  Duca 
molto  lontano,  e  forfè  occupato  in  altro,  s'era  levato 
da  Pefaro  con  non  molta  gente  con  ferma  opinione  di 
poteri!  impadronire  di  Cagli ,  Mandò  però  iì  Duca  fubito 

nella 


(5*)  Una  copia  pubblica  dell' Iftromento  di  oucfto  accordo  fi  trova  in  Cafa 
degli  Eredi  dei  fu  Conte  Girolamo  Gabrielli  di  dubbio  :  a  nome  di  quella  Co- 
munita  comparifcono  S^biUs  Viri  Jmieus  Hic^it^i  Ae  Gratianìs ,  (jy  Chrkn  D§^ 
mini  Matbei  Francifci  de  Montefferillo  Civts  Ferufini  SindUi  ^  6*  FrocuraUrei 
C^mmunitatit  FeruJÌA ,  e  per  parte  del  Duca  Magnificus  Dominm  Capitaneus  Sua^ 
ns  de  ftartibus  Hiffanid  Bromrator  lllH/lriffimi  Domini  Francifci  Mariét  di  Rw 
vere  Urhini  Ducis  ^  dr  Frgcurator  llluflriffimi  Domini  Federici  de  Gonzaga  Boz9<» 
li ,  ó*  nomine  fuo  proprio ,  ó*  uf  tam^uam  Colonelluf  Capitaneorum  feditum  éff* 
in  exercitu  dióii  Domini  Dueit .  Hahens  ad  infraferipta  plenum  mandatum  ulihrs^ 
$im  ile  14.  fiaii  iftj.  manu  Sebaftiam  Fetri  di  UrMÌ$  pub.  Ko0.  ^c. 


DElLA  RoVerV  IV.  Duca  B?Um»iìo  Cat.  IV.    ff^ 

liella  detta  Città  un  fuo  Confidente  con  ordine ,  che  pro- 
movendo negozio  fègretò  di  dargli  uria  porta  aliettafltó  il 
Legato  n^aggiormente  ad  acCoftarfi ,  «  in  tanto  avvHàto 
in  Urbino  il  Dòrià ,  che  lo  lafciaffe  paflaré  ^' e:pói  fe  igU: 
mettéfle  alle  (palle,  e  data  comniiffione  iancora,a  Pronto*: 
ne ,  alla  S^rra  di  S.Abondio,  ed  alla  Pergola »^:'ehe.:fubi:n 
to  paflTato  fi  metteflero  alla  cuftodia-di  ìquei  paffiv  egli 
voleva  con  molta  celerità  venirgli  incoptro  y  fperando  dk 
Combatterlo  con  certiffima  vittoria*  Ma  fu. il  Legata. ave 
yertìto  di  tlitto  ciò  dà  ^un  Perugino  .confidente  dei  ^Duca^ 
che  I9  credeva  Uòmo  fedeliflfimo .  Ritornoflcne  perr  tanto: 
il  Legato  a  Pefaro  colle  gènti  alla  sfilata^  e  pxKOjknenot 
che  ili  difordine,  ed  arrivò  fino  alla  Pergola^  rthe  £ac-> 
cheggiò  con  alcuni  altri  luoghi  per  la  ftrada  •  Scrive  il 
Guicciardino  (5  3) ,  che  il  Legato  fi  accoflo  pritna  a  Fofrr 
fombrone-,  ed  avendo  battuta  qìaellà  Città  jaolle  .artiglié-i 
riè  il  tefzo  dì  la  ^fpugnò^  e  faccheggiò .  Da.  I^ffoipqrot 
he  andò  alla  Pergola  ,doVe  nbn  era  Soldato  lalcttno  v  ma^ 
folamcntè  uri  Ca^ita¥k>  Spagnubio  con  >moltì  Uomini (46l 
Paefe,  i  quali  impauriti  cominciarono  a.  trattare  d'ilrr^en* 
derfi  ,  come  fecero.  Ma  giatdhè  Francefoo  Mada  non  vavc»* 
Va  potuto  combattere  il  Legato ,  perjcfleifijj  come  fi^dififes 
ritirato  5^  ed  avendo  T  Efercito  numefcofo ,  e^i  moJlìta.ficjrrj 
2a',  entrò  nella  Marca,  dove  Fabriano v,«  •  molte,  filtra 
Terre  fi  composero  con  lui ,   ricomprando    Con   dajtiari  il; 

fjerìcolo'  del  facco  y  e  delie  ra|>ih£  de*  loro.  Contadi  i  ne 
iaicchèggiò  però  alcune  altre ,  tra  le  quali  la  Città  di 
efi ,  che  non  conclufe  di  comporfi  ;  dair  efempio  della 
[ùale  le  altre  tutte  convennero  di  .pagargli  7,900  Dqcati* 
xtettò  il  Duca  V  offerta  y  e  mandò  alcuni  Efattori  pei; 
Riceverli,  fermandofi  in  tanto;  tra  Jefi,  e  Corinaldo,  Ii\ 
queft'  ukima  Terra  erano  200  Fanti  foretti  eri  ^  da',  quali  ^ 
e  dagr  Uomini  della  Terra,  fu  difefa  ,sì  franoamentc  3^  ^ch^ 
ftàtovi  intorno  11  giorni,  alla  fine  difperato,  di  pijgliarla^ 
fé  ne  levò  :  il  che  non  procedeva  né  dall'  imperizia  -de* 
Capitani ,  né  dalla  negligenza  de'  Soldati  :  ma  perchè  poi^ 
avevano  fé  non  pochilìme  artiglierie ,  ^  piccioli  pezzi ,  e 

(53)  Lib.  i|.  pag.  3^7. 


^    .  DcLtt  GntTk  19/,  Era  Nemica  M^^h  hr  , 

3uafi  fenz9,  jnUni^ione  ^  Accoftoilt  ad  Ancona ,   alla  difefa 
clU  xjuaJ;  CSttà  il  Legato  aveva  mandato  gente»  vi  flet- 
te fermo  intorno  «più  giorni  n^  fppmbattendo  ^  ma.   trat- 
tando d' accordarli  i  cjogli  Afflto^itani ,    i   quali  analmente 
pef  nod  perdere:  ile^xi coite:  ^i*  mature  ,  gli  pagarono  8000 
Ducati  V  Qjici  Ai  Fermo  f icnf^rono  di  voler  llar  ^all'  accòr- 
do fat;to  colle  altre  Città ,  onde  il  Duca  mandò  alla  voK 
ta-  loro  Carlo  flagUom*^^  con   looo  Fanti    Italiani,    e    200 
GavaiHi  ^1  iqualei. aiutala  da   alcuni  partigiani  del  Puca^ 
«ella;  tnedeftma  Otttàj,  V  avea  ridotta  io.  t;e^;mine  di  poter- 
fene;  ^molta  preflo    inlpadjcom^re  ^   Ma.  Lodovico.  Frpducci 
f a^CQoltr  ttmultuariainente;  per,  quella;  Frqvincia  ,  e  '  nel  fu- 
cato di  Spolieti  8do©; Fanti,}  fé   ne  veniva  molto  rifoluto 
per  combattere ,  e  per  foccorrere   la  Patria  ;   il  che   pre- 
léntito  dal  Duca  fpedl  iubito  in  ajuto  de*  fuoi  Federico 
GcMo^ga  dolle  genti  Guafcon^,,  e,  dye  Co;np?Lgnie  di  Ca^ 
Talli ,  il  ^tialel  arrivò  tanto,  ia  tempo ^^  die  meilofi  a  ^on- 
tfe  de'^ nemici  y  mentre  che  furiafajn^nte  venn^rp   per  aflfa- 
firlo  V  'Sgli  fpinfe  xomrodi  eflì  i  C^ivalli   per  dsjr  tempo 
alia  ^Fanteria',   che  potefTe   ordina^rfi  fopra  certa  Collina; 
ma  pieg'ando  ,  'e  ritirando^  i  Cavallr  conforme  ali*  ordine 
avuto,'  lafciò  <che.  veniflero;  per   fé   ileffi  già  fianchi,,  ,i 
qu^  in  *dift>rdine;>  ad)  inveitire  quelle  genti.  fr^fc^iA,!  e(. 
òrdihaté ,   fe  quali   facilmente   li   sb^iragliaiono  y  q,  dopo 
InreVe  contratto  gli  pofero  in .manifeilat  fuga,   e  Ti  ^guacfc 
gfiarono  ti  Infegiie  ,  e  altre  molte  fpoglie  .  Dopo .  la  qual 
vittoria  la  compofizione   del   danaro  fu,  rifoluta ,   ed,  eije- 
guita. . 

Pàhiffene  il  Duca  dopo  eflervifi  trattenuto  intorno* 
ad! uh  meie  con  penflero  egli  ancora  di  difendere,  i  Sx^^- 
diti  fuoi  5  finché  raccoglier  poteiTero  le  nuove  biade  :  ed 
andò  cosi  trattenendoli  per  alcuni  pochi  giorni  or  quà^ 
èr  là:  per  lo  Stato,  iniìno  a  tanto,  che  fu  propofto 
dai 'Legato  Giulio  de' Medici  negozio  d'accordo,  cne  in 
riitrétto  fu ,  che  il  Duca  fi  contenta  (Te  di  cedere  il  Du- 
cato a  Lorenzo  Nipote  del  Papa ,  già  rimeflb  perfetta- 
mente in  falute  ,  ch'egli  all' incontro  gli  aflegnarebbe  in 
q^lità:  di  ricompenfa  io.  mila  Ducati  d' entrata,  perpetua. 


L. 


ì)Bt£A  ROYEftÈ'IV.DuCA  1>'Ur»I1I0  C  A  IP.  IV*     ^ 

>da  pàgvglifi  dovunque   egli   fi   fofle  rifolutQ  di  voJkr  vi- 


aVrebbie*^  avuta"  ogn^  aitrama^gg^  foddìsfazìone  .^  Rjfpojfe 
1/  Dùca ^; che  'scegli  rìjgaardavìa  alla  rìùòmpetifa^  che;  g^ 
fi  òfferivàr^  ella  era  pure  indegna  di  eflèr  chiamata  liccda- 
penfa ,  ed  accettata  da  lui  per  tale  :  ie  tonfiderava  poi  il 
jdover  cedere  l^antko  nidóre*  fuor  maggiori,  tanto  Ì)fc^^ 
meriti  delritilif,  t  della  Séde^'Apofttìdica,  e  quelle  ikì»- 
ze ,  dalle  ^Ua:li  già  due  vòlte  ct(:xiat<>  da'J^api  ^^  :vi  fineta 
rimèlf9  ììnalpiente  con  quella  gloria^  che  U  Mondo  iap^ 
va,  non  eja  poltìbìlé ,,  ch^^^li  pot^tìè  Indurii  a jdovertò 
fare  fé  non  con  lafciarvi  la  vita  ancéra^  Ma  che  fé  t>urt 
Sua  Beatitudine  per*  voler  fofte^et  di  ^averlo  privato  dello 
Stato  per  quelle  cagioni  v  che  gli  tra  piaciuto  pub blicare> 
voleva  daflUi  còsi  tatta  ceffibnc  ,  egli  fiftalmente  fi  to'tt- 
tentarèbbé  tome  figliuòlo  obbediente  xli  àctonfetttiryii^ 
iTia  cop  coftdizionè  /  che  fi  heìnveftrf&^Guird*  Ubaldo  Ìuò 

{mmògenìtò  .Ed  egli'  fi  obbligava  ali*  incenero  còii  tutte 
e  genti  fue  di  fervire  a  S,  Santità  contfa  1  Turchi  colla 
fola  provìfione  degli  ftipendj  per  effe  gentil  t  di  squamo 
bifognava  per  la  guerra  ^  e  che  tutti 'gli  dtl}uifti  farebbero 


u^o;]S  ritirò  tra^  fuóì  >  cioè  il  Duca  weirEfercitay  ei  ìt 
Cardinale  in  Rìmiiio  %  ^  ••  '/^    - 

Èrano  poco  prima  arrivati  in  quella  Cìtt^  ^oòò  SvÌ2h 
ieri  affaldati  dal  JPapa  ^  e  condótti  da  Gafpalro  Capitalo 
dflla  fua  Guàrdia  ì  erano  xjuéfti  alloggiati  nel  Borgo  ^ 
S.-Gìulìahò  contìguo  itila  Cittk'^  Il  IXica  -da^oìchè' il  ne* 
Bozìo  delV  accordò  efà  fvanito>  e.  th^  è«i -lecito  iL^rOCCh 
aere  a  ragione  di  guerra  >  fatto  rìcoftòfceìre  il  loìro -àllò^* 
glaménto^  pafsò'  là  hòtte^mfrdefifrtàMl  tìurtié  à^*  guagiO^coìi 
tutte  le  genti  ^  è  la  mattina:  fegiiente  tolla  ttiaggiói:  paite 
^*.HAntì>  lalxiando  gli  altri  colla  Cavalleria  ber  optìoiS 


<M)  leeoni  iib*  i.  pag.  ^53%  %s^  i}{i 


€9  Dbllb  GbsTA  di  FrXnvssco  I^aaia.  I. 
alle  fonite  de' nemici ,  fi  .accollò  con  alquante  fcalc  alle 
mura  di  un  Borgo ,  dove  mentre  ;fi  coi^batt^va/da  quella 
gente  colla  folita  ferocia,  jl  Duca,  fece,,  jcl^e  uri^. banda 
de'fuoi  tentafle  d'entrarvi,  ed  .in  fine,  ccm  poc^,  6  niunà 
renitenza  vi  penetrò..  Penfaronó  gli  Svizzeri, cgpibattendo 
'di  poter  ritirarfi  nella  Citt^  per.  il  pome ^  .  cl^e  avevano 
alle  fpalle,  ma  .non  trovarono  aperto  le  non  lo  fportel- 
lo:  laonde  qui  fu  attaccato  un  fanguinofo  fatto  d'arme. 
-W  :  Duca  ,  che.  fu  ..veduto,  fempre  tra  i  primi  ó^a.fgridaiido 
-a' nemici,;. ora  anìnMndo  ifuoi,,  ;  vedendo,  che  la,  vihorià 
colterebb^  troppo,  fanguc,  ebatìanfiogli'di  avere  lotto' gli 
-occht-tjei  Legato!^  e  de*  fuqi  Capitani  disloggiate  qu'efle 
«Fanterie.,  le  quali ,  (ebbene  con  mólta  ftiage  loro ,  e  mor- 
te del'iGapitaaO  medefimo  della  Guardia  del  Papa,  fi  era- 
'HO  ridotte  in  ficuro  ,  Atto  fonare,  a^ràccoltà  radunò  i  fuoi, 
,fr  riordinatigli  comandò ,  eh? ,  fi  ^ttendeffe  alla  ciira  de* 
•corpi ,  maffimaménte  eflencigne  óltre  i  morti ,  molti'  feri- 
ni ,1  tra  quali  FederigQ-'Qonzaga  S,ignor  di  Bozzolo  ,  è  Car- 
do. Gabrielli  da  .Gubbio  ,  ciie  fopr^yvilTero  ,  e  'due'.Capl- 
janr  Spagnuoii ^. sjhci  poco  dopo  fé.  né  morirono  in^'ÙrS'ì- 
aio  j  Dopo  di;che  deiiderofo^Franpefco  J^arià  di  condurti 
intorno'  a  Firenze  s' incanimmo  il  giorno  feguerite  alU 
<volW  di. Tofcan»  i, ma- giunto  al  B^orgo  di  Icro  {ft^ 

«eifc',:  che  in  Apghiari,  era  arnVitó  il-Vit  Sicilia 

-jftanid*tD/dal;  Reah^pagqa.^  richiéila.  del  :  ririhdf 

vare  i'  accordo  ,   t; ,  9on ,  ordine ,  a'  ■  Soldati  li ,'  che 

iUfda^ero.iltfucj.fiyrvizip^lQtto  p£;nà  .  di  ri]  _  .  É'  fo- 
pravvenendo  1' Uditor  della  Carnefa,  mandato  dal  Papa^ 
il  qUalc  ^vendo  jrattato  pon' cinque  Capitani  delie  nazio^- 
ni  foreltiere ,  che  ,  ferviyano  al  Duca ,  promettendo  tre 
-paghe  ia  contanti  a  tutti:,  fé  abbandonavano  il  DuCa^  e 
però:  fartafi  una  generale  f<^fpenf  ^'  riiie,  fi  venrte'ad 
-uoa:jCofpenfione  per  trattare  qu:  prdo .  Francéfco 
-Maria  vedeftdofi  così  ridofto  in  i  heceffità ,  diede 
icritti-quei  Capitoli ,  j  co*  quali  !  a  di  poter 'iacCfer- 
■tare  1'  accordo ,  fenza  far  ineni  ma  di  ticompéri* 
ft ,  o  d' altro  appartenente  allo  Stato  per  confervarn  in 
ogni  tempo  di  prevaleifi  delle  fue  ragioni;  e  tai  Capitoli 
• -   -  '       .  ..- furo*.. 


^  i^ÀiiA  RóvtRB  IV.  Duca  d* Urbino  CabJIV.    6f 

hitàtio  li  feguenti .  Che  partendo^  egli  dallo  Stato ,  e 
detK>ftejidt)  r  armi  fia  ailoluto  còri  tutti  li  Capitani ,  e 
Soldati,  parenti';  aitìici,  ^vàflalli ,  e  fervi toìri  f noi  dalle 
^Gènfùte  Ecclefiàftiche .  Che  fi  'perdóni  generalmente  a 
>futt'  i>  Sudditi ,  é  fi  fimeftiho'i  VafTalli  al  pofféflb  di  tùt- 
-W  le  cttfé  ìòx&y  né  fi  pofsa^  in  qualfivoglia  modo  proce- 
dere contro  di  loro  per  T  a^uto  ,  o  favore  preftatp  ài  Du* 
ca,  ed  alle  genti  fue.  Ch<e  le  Duchefse  Madre ,  e  Mogh'fe 
'di  lui  pofsanb/^god^re  tut«' i  lora  ,béhi ,  che  in  qiialfivo** 
glia  modo  ^ofsedono  nello  Stato  d* Urbino .  Ch'egli  co/* 
Capitani  fùoi^'  e  S<5ldati  fianò  condotti  in  luogo  *  ficùro ', 
e  poflSno  ferviré  a  chi  loro'  piacerà,'  eccetto  cóntra  il 
Papa.  Che  pofsa  portar *fecó  tutf  r  fuoi  mòbili,  arnfii, 
artiglierie;  e  in  particolare  la  libreria  del  Duca  Federico 
fuo  Avo  &c.  E  in  tanto  che  la  rifpofta  veniva  da  Roma 
il  Duca  fi  ritira  in  Urbino,  dove  diede  conta  della  rifo7 
luzioné,  che  gli  bifognava  pigliare  per  riférbarfi  a  migìiò-^ 
re*  occafiohe,  e  quindi  la  fece  comunicare  a  tutto  lo  Sta^ 
to:  e  dato  ordine  in  tanto  di  raccogliere  quel ,  che  vole- 
va cbndur  feco,  ebbe  in  pochi  giorni  la  fottòfcrizioné 
libera  dal  Papa  di  quanto  aveva  ricercato  '  nella  fua  fcrit* 
tura  ;  febbene  non  fofse  ofservato  poi  né  il  perdono  gè- 
inerale  a  i  Sudditi,  né  il -cavare  P ufofrutto  de' Beni  delle 
'Duchefse .  Pani:  il  medefimo  giorno  da  Urbino ,  e  averiilo 
fatto  incamminare  le  Fanterie  Frattcefi  verfo  §•  Marino, 
il.  unì  con  loro ,  e  fu  accomjpagndtt)  con  tutta  là  fua  gen* 
ce  fino  ja  Caftei  Bolognefe ,  dove  licenziatofi  gif  furono 
dati*  rea  Uomini  d'arme^  che  Id  condùfséro  a  Génta  fuP 
Ferrarefe,'  e  quindi  /e  ne  pafsò  a  Mantova .  Così  terminò 
dopo  otto  mefi  la  guerra  di  Urbino  con  fpefa  di  un  mi* 
lione  di  Scudi  (55),  ^o  come  altri  vogliono)  ottocento! 
mila  Ducati  d'  oro-,  la  maggior  r parte,  "come  vuole  '  iU 
Guicciardino ,  pagata  /da'  Fiorentina  '(y6)  ^  *'  - 

Scorfo  poco:  più  di  un^iaiino  cadde'  infermo  in^FSreh-f 
Tt  Lorenzo, de'. Medixa  cFfiamato  Duca>d^  tJrbinó/ L^Ani*^ 
mirati  dice  di  morbo  ^^alltco,  e  che  la  fua  lunga,  ed 
acerba   infermità   il   trafse   finalmente,  a  tnorte  nel  dì  28 

•  di  :. 

.\  Hi)  Leoaìl  loc.ciu  pag.  t^u  ^3.       (5^)  Xib*.  i|r  pag«  171* 


«^o        Dbllb  Gesta  di  Francssco  Maria  I.^ 

.3di  Aprile  ,f5f.9.    Pochi   giorni   prima   era  par   inpufa   di 
.parto  M^ddflena  iua  Gonforte,    con    lafciare ,  dopo  di  (e 
una  f^Uuola  chiamata  Cattexina,   che  jpoi    fu.Regiiia  4^ 
^trancia..  Sicché  terminata  in  lui  la  legittima  difcende^aa 
r^i  Corano  de'  Medici  ;    p^irvc   che  vepifjse^  meno  al  Fi^pa 
jMjni , fperaiiza   di    propagar^  ed    ingrandir    Ja  fua  lipea/. 
I^erciò  riunì  alla  Chiefa  il  Ducato  d' Urbino  ^  Peljaro ,  e 
-Sinigaglìa:    né   parendogli,  che  quefto  baftafse   a   raffi:** 
ilare   V  ardore    de'  popoli  >;  fece   gittare^att^i;rft^e  -ipu^a 
biella  Citt^  di  Urbino,,  e  degl'altri  luoghi  principali  del 
Ducato^  ec<;etto   di, Gubbio  V:  alla  qual  <5ìita:>  iper  non 
tfs^rc  per  la  emulazione ,  che  aveva  colla  CìtUà  di  Urbi- 
no, tanto/inclinat4  con  l'animo  a  Francefco  M^ria ,   ri* 
yol/e  favore ,  e  riputazione ,  coftituendola  come  capo  di 
quel  Ducato ,  e   per   indebolirlo  maggiormente   dette   a' 
Fiorenti!^!,   in  pagamento.de'  danari  Tpefi   nella  guerra  > 
la  Fortezza  di  San  Leo^con  tutto  il  Montefeltro,  (57)  • 
,r^     Pafsò,  eziandio  da  queii' all' altra  vita   in  Mantova  il 
Marchefe;  Suocero  del  Duca  Francefco  Maria ,  ed  ^fsendo 
fi^cefso,  pello  Stato    il   Figliuolo  Federico  y   il  quale  ifii 
creato  l'anno  1521  dal  Papa  Capitano  Geaerale  delle  fu0 
genti  nella  Lega  coli' Imperatore  Carlo  V.^  il  Duca  .giù* 
4icò  bene  per  levare  ogni  fofpetto  y  e  ógni  ciufa  di  que- 
rele al  raedefimo  Pontefice   di  partiifene:.  e*  ottenuto,  da' 
Veneziani  ^di  poterfen^e   ftare .  in  Verona  v  quivi  fi   rìduise 
colla  Moglie.  V  e  4pon  quella  famìglia,  che  laprefente  iua 
cpndi?5iq!ie  gli  concedeva .   Mentre   quivi  fé  ne  flava  con 
ogni  quiete   per  attendere   1'  opportunità    del  tempo    da 
iùcupera;:e ,  lo  Stato  fuo  t^   venne    richiefto   da    Francefi    a 
fervire  il  loro  Re  nella  guerra ,  che  dal  Papa  ^  e  dall'  Im- 
peratore ,  fé  gli.  moveva  ìopra  il  Ducato  di  Milano,  «  ioh 
pra  Paiiiiaa^  e  Pia^cenza,  ma  conoscendo  1' oftinata  natiirt 
di  Lautrech  fupr^mo  Capitano  de'  Francefi ,  e  prevcfdehdd 
ppr  tal  cagionerà  rovina  dell'armi  loro,  ricusò  TbfFer* 
tA^,    non  .voJkndo]  col  férvire  i  Francefi  rendedl.  fofpetw 
all'Imperatore,  con  pregiudizio  di  quella  buona  dilpòfif 
zione>  yhe  Carlo  gh  moflrava  .  -  ^-^r—    : 

Erafi 


émmam^ammmmmm^^Kmmm^tttmimmmtmm^mmM 


(J7)  OuiccUfi  Ub^.  X|.  ptgi^i/iv  terg*377.  Mttrdl.  ARtul.4l'  ìiui^xtusiih 


DBiLA  RovBRfi'IV.DucA:  d^Ukbimcì  Caf.IV.    7r 

Erafi  portato  Francefco  Maria  nel  Lago  di  Garda  per 
ilio  diparto ,  quivi  ebbe  qualche  avvifb ,.  come  il  Ponte- 
fice Leone  alli   2    di   Dicembre  di  queft*  anno    1521    fé 
h'  era  andato  air  akro  Mondò ,  e  però  pàfsatofene  fubitó 
tr'Lona  ^uogo  allora  di  fua  abitazione,  cominciò  a  trat* 
tate  con  divertì  amici  per  Sritornarfene.  allo  Stato  ,  ed  in 
fpecie  con  Malatefta ,  ed  Orazio  Baglioni  figliuoli  di  GioJ 
Paolo  fatto  decapitare  in  Roma  da  Papa  Leone ,    i   quali 
tiròvavanfi  ài  fetvigio  de*  Veneziani  v   Avutafi   poeò  'dopo 
la  certézza  della  , morte  ,   e  ftabilitail  la  mofsa  ,   il  Duca 
fé  ne  pafsò  a  Ferrara  con  molti  Sudditi,  e  Gentiluomini 
fuoi ,    cbe  non  ottante   le  fue  traverfie   non  vollero   mai 
abbandonarlo .  Qui   avuto  da  quel'  Duca ,  anch'  efso  tra* 
vagliato  da  Leone ^  quattro  pezzi  d'artiglieria,  munizib- 
hi ,    e  alcuni  danari ,   e   poco  dopo  arrivati    i   Baglioni , 
Camillo  Oriìno  loro  Cugino,  e  Pirro  Gonzaga,^  andato* 
ho  inlkme  a  Lùgo,   dove  aveano  concertato  di    adunare 
tutte  le  genti,,  che   da  protetti  Signori  il  erano  raccolte,. 
Confiftenti  in  1500  Fanti^ colla  compagnia  d'Uomini  d'ar*^ 
hie  di  Ottaviano  Fregofo  Doge  di  Genova,,  la.  quale  efsen* 
do  per  la  maggior  parte  de' Sudditi  del  Duca  Francefco 
Maria  ^  vollero   feguitarlo .  Con    quefto  corpo   di  gente 
dunque  pafsarono  attraverfo  alla  Romagna*  fenza  oftacQlo 
alcuno ,.  ed  ebbero   alloggiamenti  y  e  vettovaglie  quante 
he  vollero .  Solamente  a  Savignano  trovofll  qualche  diffi* 
colta ,  la  quale  avea  fatto  rifolvere  Malatefta  Baglioni  ad 
ufar  la  forza ,   il  che  farebbe  forfè  riufcito  malagevole  ; 
ma  il  Duca  accoftatofi  alle   mura,   e   richiefti   alcuni   del 
Luogo   per  poter  trattar  feco  loro,    e  colle  perfiiafioni^ 
e  colle  protette  gli  difpofe   finalmente  a  quanto  bramava  • 
Fecefi  poi  un'altro  alloggiamento   fopra  Rimino    a  Scoi* 
ca ,  dove  Malatefta  ebbe  avvifo  da  Camillo  Orfmo ,  eh*  egli 
dovefse  accollarfi  a  Perugia.  diCarmato,  perchè  avrebbe  avu* 
to  ogni  foddisfazione  ,  partì  perciò  con  pochi  de*  fuoi  ver* 
fo  Gubbio  per  afpettar  quivi  la  conferma    di  quefta  prò* 
mefsa  .  In  tanto  ingrofsandofi  vieppiù  il  numero  delle  gen* 
ti  per  lo   concorfa  di  molti  amki,^  e  fudditi  -del  Duca^ 
e  i^ecialmente  di  divedi  iòxaftieri^  e  beachè  fi  avefsera 


V 


?72        D«xLB  Gbsta  J3I  Francisco  Mama  L, 

da  ogni  parte  indubitabili  avvifi ,  che  i  popoli  dello  Sta- 
to colla  lolita  loro  affezione ,  ed  amore  lo  ftavano  afpet- 
tando  ;  egli  con  tutto  ciò  mandò  avanti  Orazio  Florida 
nel  Vicariato,  e  il  Giraldi  verfo  Pefaro ,  "sì  per  fcoprire 
la  Vierità  dell*  animo  de'  fuoi  Sudditi ,  come  per  preparare 
gli  alloggiamenti  per  quei  contorni  in  cafo  di  oppofizio* 
ne .  In  Gradara  fi  trovò  un  pòco  di  refiltenza  ;  ma  acco* 
ftatofi  il  Duca  colle  genti  ebbe  la  Terra ,  e  la  Rocca  fen* 
za  contefa  alcuna .  Iii  Pefaro  con  tutto  che  jil  Governa* 
tore  Ecclefiaftico  fi  fofse  ritirato  a  Fano  ^  ftavano  pure 
alquanti  di  quei  Cittadini  defiderando  termine  al  ricever^ 
lo ,  per  poterfene  fcufare  in  Roma  ;  ma  il  Duca  giudican- 
do la  deliberazione  pregiudicievole  alle  cofe  fue,  acco* 
ftatofi  alla  Città  verfo  Porta  Corina  con  40  Cavalli,  fece 
da  un  Trombetta  richiedere  alla  gente  concorfa  fu  per  le 
mura,  che  gli  mandafsero.  fotto  falvo  condotto  alcunj 
Cittadini  per  poter  trattar  con  eflì:.  e.  ne  vennero  poco 
dopo  quattro ,  i  quali  mentre  che  dimandavano  tempo ,  ^ 
che  il  Duca  gli  efortava  a  non  più  differire  di  far  quel- 
lo ,  che  dovevano ,  efsendo  già  V  ora  tairda  ,  arrivarono 
dieci  Cittadini  mandati  da  Urbino  a  rallegrarfi  col  Duca 
del  fuo  arrivo,  e  ad  invitarlo. a  portarfi  foUecitamente  a 
quella  Città.  La  qual  cojfa  ferenoo  nell'intimo  del. cuore 
i  Pefarefi  ,  con  fubita  concorrenza  di  fedeltà ,  per  toglie^ 
re  agr  Urbinati  la  precedenza  di  riceverlo ,  rimofsa  ogi^ 
difficoltà,  gridando  il  Popolo  dalla  mura  Duca  Duca^ 
lo  introdufsero  nella  Città  con  incredibile  allegrezza  di 
ogn'  uno  (58). 

Quivi  fermatofi  per  tutto  il  dì  feguente ,  deputò  il 
Giraldi  per  T  efpugnazione  della  Rocca ,  che  fi  arrefe  fra 
pochi  giorni,  e  mandò  in  Urbino  il  Conte  Clemente  da 
Tiene ,  e  Niccolò  Giannotti  per  pigliarne  il  pofsefso ,  q 
ringraziare  quei  Cittadini  in  nome  fuo  della  fede,  e  buo^ 
na  volontà  loro.  E  perchè  fi  trovava  in  Sinigaglia  un 
prefidio  di  Soldati  di  Camerino  pQftovi  da  Gio;  Mari^  Va* 
rano  a  richiefta  di  Papa  Leone  :  il  Duca  avviatofi  verfo  il 
Vicariato ,  pafsato  il  Metauro  fpinfe,  Sigifmondo  Varano 

fuo    . 


«M 


^$t)  Leoni  loc  cit.  pag.  17).  174. 


©BUA  Rovere  IV.  Duca  D^lJRBmo  Caf.  IV.    75 

fuo  Nipote  ,  legittimo  Signore  di  Camerino ,  con  fufficien* 
te  provifione  di  Cavalli ,   e    di  Fanti  verfo  quella  Città  ; 
dove  al  primo   avvifo    della  venuta  fua,   eflendo   fuggito 
di  notte  Gio:  Maria ,   fu   ricevuto    da  quei  popoli  prima 
in  Sant*  AnatogUa ,  e  poi  nella  medefima  Città  di  Came^ 
rino  fenz^  alcuna  refiftenza  :   e   fubito  mandò  poi  a  Sini* 
gaglia   a   comandare   a  quei  Soldati   com^    Sudditi   fuoi> 
che  fotto  pena  di  ribellione  confegnaflero  al  Duca  quella 
Città ,  e  la  Rocca ,  a  nome  del  quale  la  riceva  poi  Ora- 
zio Florido .  L' avvifo  di  quefti  due  acquiiti  fatti    in  una 
fola  molla  pervenne  al  Duca  in  Fabriano,  dov'ara  paffa- 
to  per  foccorrer  Sigifmondo,  fé  foffe  bifognato .  Ottenu- 
to  eh'  ebbe   il  Duca  sì  buon  prindpio  a'  fuoi   affari,   fi 
rìvolfe   con  Malatefta,  ed   Oraz^io  Baglioni  contro  Peru- 
gia, della  quale  avevano  prefa  la  difefa  i  Fiorentini  non 
tanto  per  configlio  proprio,  quanto  per  volontà  del  Car- 
dinale  de' Medici ,   rtiolfo  dall'inimicizia,   che    arvea    col 
Duca  d'Urbino,  e  co*  Baglioni.  Il  penultimo  dì  delPan- 
no  il  Duca  Francefco  Maria,   Malatella,   ed  Orazio  fud- 
detti  con  Camillo  Orflno  andarono  ad  alloggiare  al  Pon- 
te San  Gianni,  indi  avendo  occupata  laBaltia,  ed  i  luo« 
ghi  vicini  inquietavano  notte,  e  giorno  la  Città  dì  P^rii- 
già ,  eflendo  in  quefto  mentre   il   numero  delle  fue  trup- 
pe ,  poiché  fi  accrebbero  de'  Soldati  volontari ,  infino  alia 
lomma  di  200  Uomini  d*arm-e,    300  Cavalli  leggieri,    e 
5000  Fanti,  ed  entrati  nel  Borgo  di  S.  Pietro,  dettero  il 
quarto  giorno   dell'anno    1J22  T  aflalto    alla   Citt>    con 

frrandiffima  quantità!  di  fcale ,  avendo  prima  piantati  per 
evare  le  difefe  in  più  luoghi  fette  pezzi  d'artiglieria  da 
campagna  ;  e  la  notte  medefima  ricevè  Perugia  dentro  i 
Fratelli  Baglioni  <59)*  Pofcia  il  Duca  fi  licenziò,  e  fi  ri- 
duce in  Gubbio  per  attendere  air  accomodamento  delle 
cofe  ftie  in  Roma*  Seguì  poco  dopo,  cioè  aili  9  di  Gen-* 
hajo  r  elezione  di  Adriano  VI.  da  Utrecht  in  Fiandra  eoa 
gran  meraviglia  d'  Italia,  perchè  quantunque  foflè  egli 
di  vita  efemplare ,  e  di  Angolare  letteratura  :  nondìtneno 
per  eiTere  oltramontano,  e  per  non  aver  pratica  della  Corte 
jP.  IL  K  di 


(SP)  Cuicclardioo  lib.  14.  pag.  40$. 


ikH^IMBMHMi 


'      i 


74        Dblle  Gesta  di  Francesco  Maria  L 

-di  Roma ,  né  cognizione  de'  Cardinali  del  Sagro  Collc^ 
gio  ,  pareva ,  che  non  dovefle  mai  cadere  fopra  di  eflo 
r  elezione . 

In  Gubbio  ritenendo  il  Duca  tuttavia  intiero  il  Aio 
corpo  di  gente,  attefe  principalmente  ad  accommodare  le 
cofe  fue  col  Sagro  Collegio  de'  Cardinali ,  che  dopo  la 
creazione  del  nuovo  Pontefice ,  per  la  lontananza  fua , 
governavano,  e  fpedivano  tutt'  i  negozj  della  Sede  Apo- 
ftolica ,  cavandofene  ciafcun  mefe  tre  di  loro  a  forte ,  che 
fotto  nome  di  Priori  avevano  cura  di  congregare  gli  altri , 
e  riferir  loro  quanto  occorreva .  TrattofTì  adunque  da  Gio: 
Maria  dalla  Porta  (5o) ,  mandato  dal  Duca  a  Roma ,  e 
conclufefi  con  efli  Cardinali  in  pochi  giorni ,  che  fino 
alla  venuta  del  Pontefice  in  Italia  egli  ritenefTe  lo  Stato 
ricuperato ,  così  fcrive  il  Leoni .  Ma  in  una  copia  antica 
autentica  de*  Capitoli  fatti  dal  Sagro  Collegio  de'  Cardi* 
Jiali  con  Francelco  Maria   fotto  il  di  i8  Febbraro  1522  , 

quar 

(^o)  Gio:  Maria  dalla  Porta  fu  nobile  Modencfe,  che  di  Segretario  d'Al- 
Ibnfo  I.  Duca  di  Ferrara  pafsò  a'  fervigi  di  Francefco  Miria,  eUcndofi  conten- 
tato il  Duca  Alfonfo  di  cedergli  quello  fuo  valente  Suddito,  ficcome  perfonag- 
gio  di  gran  credito,  di  rara  virtù,  e  di  famma  deftrezza ,  mentre  n*  avea  biio» 
gno  il  buca  Francefco  Maria  di  tenerlo  in  Roma  in  quello  fuo  graviffimo  affa- 
re. Trattolfi  dunque  di  Gio:  Maria  col  Sagro  Collegio  della  reflituzione  al  Du- 
ca del  fuo  paterro  Stato,  e  talmente  maneggioffi,  che  impetrò  dal  medefimo 
Sagro  Collegio  pel  fuo  Duca  quanto  bramava,  e  Francefco  Maria  reflò  tanto 
contento  ddh  buona  condotta  del  fuo  Miniftro,  che  per  moftrarglifi  benefico 
gli  donò  Tanna  Mjo  li  17  Gennaro,  dato  in  Pefaro  per  rogito  di  Giovanni  Si- 
monetta di  Cagli  Segretario  di  Cagli  de  mandato  é' e.  ^  il  Calfello  di  Frontone  col 
titolo  di  Conte,  e  col  mero,  e  mifto  Imperio,  gladri  potè/late^  ^  omnìmod» 
Surìfdiùtone  tam  tn  crlmlnalìhus ,  quam  in  ctvìljhus  ,  ^  mixtis ,  ^  alih  quovià 
$nodoy  é*  ff^^  omnibus  fuhjeSlionihus  ^  oh  edienti  a  ^  é*  refpondentia  quavis  fuertt^ 
^  fit  ^r.  €um  pQteflate  Jimilibus  imponendi  inCaJiro  pràdiiìo  offici  ale  f ,  (jr  Reéio* 
teff  ac  Jufdtcentet  y  feu  Redcrer  (^f. ,  dr  quas  nos  ante  pr&fens  Frivilegiem  indico 
CMflro  hahehamm  per  Kos  ^  dir  Filios  noflros ,  é*  hétredes  donamus  ^  ^  elargimur 
libere  &c, ,  per  fé,  e  fuoi  Su  ceffori  anche  eltraner,  come  colla  dall' Inveftitura, 
che  originale  conlervali  da'  Signori  vìventi  di  quella  nobil  Cafa .  Con  tal  occa- 
fione  Gio:  Maria  dalla  Porta  collo  fpeciofo  titolo  di  Conte  ll.ibilì  fermarli  nello 
Stato  d'Urbino  ,  ed  elelTe  per  fuo  foggiorno  la  Città  di  Gubbio,  ove  il  Conte 
Giulio  di  lui  figliuolo  alli  18  dei  mele  di  Marzo  15S7  fu  dichiarato  Cittadino» 
e  Patrizio,  e  nel  Diploma,  che  originale  confervafi  nella  Cafa  Porta,  vi  è 
quella  efpre  Alone  ;  cum  omnibus,  &  Jingulis  privi  fegiis ,  ^  bonoribus,  quibur 
sia  nofiri  Originalet  Cives  ,  (é*  Patritii  potiuntut ,  ^  in  p^erum  pctiri  poierunt 
tam  bic ,  quam  FLOREHTìJt  ère.  Dalla  qua!  efprcllìone  fi  viene  in  cognizione  » 
che  tra  JFiorcntini,  e  Eugubini  correlTe  tanta  buona  armonia  »  che  fcambievoi- 
mcnte  tutti  gli  Eugubini  godeflera  la  Nobiltà  di  Firenze  >  e  i  Fiorentini  la 
Hobilcà  di  Gubbio  » 


Dbll A  RovBRB  IV.  Duca  d*  Urbiko  Cab.  IV.    7 j 

quaP  è  appreflb  gli  Eredi  del  Conte  Girolamo  Gabrielli , 
oltre  quefta  condizione  altre  ne  trovo  ;  ed  eccole  in  brieve, 
5,  In  primis  il  Duca  promette  di  non  pigliar  foldo,  o  con^ 
5,  dotta  da  Principi ,  o  dominio  alcuno ,  e  fé  T  avefle  pi^ 
,,  gliato  di  rinunziarlo,   e  fervir  folamente  la  Sede  Apo- 
,,  ftolica ,  s*  ella  fé  ne  vorrà  fervire ,   ed   in   cafo  eh'  ella 
,,  non  fé  ne  voglia  fervire  non  pigliar  partito  alcuno  fen* 
,,  za  licenza ,   e   confenfo  del  Sommo  Pontefice ,  e   della 
^,  Sede  Apoftolica ,   &  interim  del  Sagro  Collegio .   Item 
,,  promette  novamente   in  futurum  di  non  efler  mai  con? 
,,  tro   lo  Stato    di  S.  Chiefa ,   né   oflfendcr ,  uè  moleftar 
,,  quello  in  alcun  tempo.  Item  per  Toffervanza  delle  for 
,,  prafcritte ,  e  infrafcritte  cofe ,   e   per  maggior  ficurezza 
,,  del  Santiffimo  N.  S. ,  e  della  Sede  Apoftolica  prometta 
,,  dar  nel  termine  di  un  mefe,   incominciando    aa   oggi, 
5,  per  ortaggio  il  fuo  unico  figliuolo  nelle  mani  deirUlu- 
,,  ftriffimo  Sig.  Marchefe  di  Mantova,   come   a   Capitano 
,,  di  S.  Chiefa ,   e  far  eh'  eflb  Sig.  Marchefe   prometta  al 
9)  Sa|[ro  Collegio  per  eflb  Sig.  Duca ,  che  ogni  promefla 
^y  offerverà.  Item  che  il  Sagro  Collegio  promette  quanto 
,,  è  in  fé ,  che  farà  da  difendere ,  e   mantenere   falva   la 
^y  perfona   del  predetto  Sig.  Duca   contra  chi   la   volefle 
,,  oflFender,  e  così  etiam  mantenerlo  in  pacìfica  pofleflìo* 
,,  ne   de  le  Rocche ,   Fortezze ,   Città ,  e  Terre ,   che    al 
^y  prefente  il  Sig.  Duca  pofliede  di  quello ,  che  pofledeva 
yy  mnanzi  la   privazione  fua ,    ed   ancora   in   aboondante 
^y  cautela  y  e  requifizione  del  Signor  Duca  far  opera  >   e 
„  prece  con  N.  S. ,  che  lo  rinvefta  de  le  fopraddette  Roc^ 
yy  che,  Fortezze,  Città,  e  Terre   come  prima  fi  trovava 
„  invertito*   Et  eflb  Sig.  Duca  promette  di  non  difubbi^ 
„  dire  giammai  né  in  alcun  modo,  o  vìa  diretta,. vel  in^ 
5,  diretta  alla  Sede  Apoftolica ,   né  al  Sommo  Pontefice  ^ 
„  né  fenza  licenza   de  la  Sede  Apoftolica,  e   del  Sagro 
„  Collegio  andar  contro  lo  Stato  di  Siena ,  o  di  Fioren^ 
„  za ,  né  giammai   dar  veflazione  alcuna  per  fé  fteflb ,  o 
„  per  altri  de*  predetti  luoghi .  Item  promette  eflb  Signor 
^  Duca  non  dar  favore,  né  ajuto  alcuno  tacito  vel  efpreflb 
^  a  Ribelli ,  e  Banditi  di  aualfivoglia  luogo  di  S.  Chie^ 

k  z  »>  fa* 


7^        DEtLB  Gesta  di  Frakcbsco  Maria  I. 

c^to  d^  Urbino,  ma  colla  claufola  fenza  pregiudizio  delle 
ragioni ,  per  non  pregiudicare  air  applicazione  ,  eh*  era 
ftata  fatta  a'  Fiorentini  del  Monte  feltro  (64)  .  Alloggiò 
nel  Palazzo  di  S.  Marco  col  Cardinale  Domenico  Grima* 
ni ,  ma  defiderando  di  follecitamente  partirfi  di  Roma , 
fenza  più  trattenerfi  ad  afpettare  la  fpedizione  della  Bol- 
la ,  lafciandone  la  cura  al  fuó  Ambafciatore  Gio:  Maria 
dalla  Porta  ,  andò  a  licenziarfi  d^l  Papa ,  e  fcufando  queir 
atto  così  repentino  (  poiché  il  medennio  Pontefice  ne  mo* 
ftrò  molta  maraviglia  )  col  motivo  di  urgentiflìmi  affari 
del  fuo  Stato ,  afficurando ,  che  poteva  meglio  fervire 
Sua  Santità  lontano ,  che  prefente  :  e  con  ciò  ottenne  da 
lui  graziofa  licenza:  anzi  gl'impofe,  che  nel  viaggio  do^ 
veffe  vifitare ,  e  confiderar  bene  la  Città  di  Ancona ,  e 
fcrivergliene  il  fuo  parere . 

Neir  anno  addietro  Renzo  da  Ceri  incitato  da'  Fran* 
cefi  fi  mofle  con  500  Cavalli,  e  7000  Fanti  verfo  Siena ) 
per  introdurre  mutazione  di  governo  in  quella  Città .  Die* 
dero  air  armi  per  quefto  i  Fiorentini ,   e   fatto    accordo  ^ 
come  fi  accennò ,  col  Duca  Francefco  Maria ,    lo  prefero 
per  loro  Generale  per  un*  anno  fermo  ,   e  un'  altro  a  be* 
neplacito  (55)  .   Or  avendo  in  queft'  anno  terminato  con 
tin  il  fuo  impiego ,  ed  avendo  i  Veneziani  licenziato  Teo* 
doro  Trivulzio  Governator  Generale  dell*  armi  loro ,  per 
cfler  troppo  affezionato  a*  Francefi ,   anzi   da   lor   depen* 
dente ,  fu  da  quel  Senato   con   unanime   confenfo   eletto   • 
il  Duca  in  fua  vece   colle   condizioni   medefime  del  Tri- 
vulzio .    La  qual  condotta   era  ftata  prima  configliata  ,    e 
propofta  dal  Doge  Antonio  Grimano  ad  iftanza  del  Cari» 
dinaie  fuo  figliuolo,   e   poi   follecitata  dal  fuo  fucceflbre 
Doge  Andrea  Gritti ,  che  fi  era  trovato  più  fiate  col  Du* 
ca  in  confulte  di  guerra,  e  avea  in  tal  occafiofte  ben  co* 
nofciuto  la  virtù ,  e  il  valor  fuo .   Egli   però  cofiderando 
r  onorevolezza  del  fervigio   più   che  il  Titolo  della  con* 
dotta  y  inferiore  affai  alla  qualità  della  perfona  fua ,  V  ac- 
cettò prontamente   come  Patrizio ,   e   membro   di    quella 
Repubolica;   ma  non  volle  ricevere  le  infegne  confuete 

di 

(^4)  Cuicciard  lib.  i).  pag.  4t5«       (^j;  Idem  ìoc  cit«  pag.  4<^  ^^^V* 


BELLA  Rovere  IV.  Duca  d'Urbino  Caf.IV.^    79» 

di  sì  riguardevole  imprefa  .  Non  tardarono  i  Veneziani  a 
fpedirlo  nel  Bergamaico  con  500  Lance,  5000  Fanti,  e 
500  Cavalli  leggieri,  acciocché  ad  ogni  cenno  di  Profpero 
Colonna  Generale  dell'  Imperatore  pafTaflero  V  Adda .  Alle 
ripe  di  quello  fiume  tenne  il  Duca  fempre  Cavalli  leg- 
gieri ,  che  battelTero  le  ftrade ,.  e  ferviflero  di  fentinelle 
in  quei  contorni  :  e  per  danneggiare  ancora  i  nemici  nel 
medefimo  tempo  diede  commiflione ,  che  da  Cremona  fof- 
fero  di  notte  condotte  due  barche  fopra  carri  in  una  Vil- 
la vicino  a  Lodi,  dove  mandò  Gentile  Porcelli  da  Car* 
bonano  Patrizio  di  Gubbio  con  alquanti  Soldati  eletti 
della  Aia  Compagnia ,  il  quale  fi  pofe  la  notte  Tegnente 
nel  fiume,  e  fcorrendo  improvvifamente  per  tutte  quelle 
ripe ,  incendiò ,  a  veduta  de'  nemici ,  e  taccheggio  molti 
molini ,  e  falvo  con  tutt'  i  fuoi  fé  ne  tornò  poi  a  Mar- 
tinengo  .  E  perchè  ritentarono  poco  dopo  i  Francefi  di 
voler  pur  foccorrere  la  Rocca  di  Cremona ,  il  Duca  vi 
mandò  parimente  il  fuo  Colonnello  di  Fanteria  Carlo  Ga- 
brielli ai  Gubbio,  il  quale  in  fine  dopo  aver  ributtati  i 
nemici,  e  refo  vano  ogni  lor  difegno,  il  Caftellano  indi 
a  non  molto  s*  arrefe ,  falve  le  robe ,  e  le  perfone  (66) . 

Venne  a  morte  in  tanto  Profpero  Colonna  Generale 
deir  Imperatore  in  Italia ,  a  cui  in  competenza  di  molt* 
altri  fu  foftituito  Don  Carlo  di  Lanoja  Vice-Re  di  Napo- 
li: ed  approffimandofi  la  primavera  dell'anno  1524  fi  co- 
minciarono da  ogni  parte  a  fare  le  provifioni  per  la  guer* 
ira,  e  perciò  furono  richiedi  i  Veneziani  a  paffare  T Ad- 
da ;  eflendo  già  venuto  V  afpettato  corpo  di  Tedefchi  a 
rinforzare  Tarmata  Cefarea ,  e  feco  fi  congiunfe  ancora 
colle  fue  genti  il  Duca  Francefco  Maria,  di  modo  che  fi 
vide  queir  Efercito  comporto  di  1800  Lance,.  20  mila 
Fanti  fra  Tedefchi,  Spagnuoli,  e  Italiani,,  e  di  2000  Ca- 
valli leggieri  (^7).  C^indi  s*  inviarono  di  concerto  verfa 
il  Tefino ,  ed  ottennero  i  Veneziani  la  Retroguardia  » 
Alloggiofli  intorno  al  fiume  per  trattenervifi  infino  a  tan* 
to  che  fi  conflruifle  il  Ponte,  di  che  fu  dato  partfcolar 
cura  al  Duca  d' Urbino  y  ed  al  Marchefe  di  Pefcara ..  Si 

fab-^ 

(fi^}  Leoni  lib.  3*  pag.  301,       {C-j)  Muiatt  AoiuL  d' luL  ^^  iSH^ 


to        DfitiB  Gesta  ci  Francbsco  Maria  I. 

fabbricò  il  Ponte  fopra  Barche  lontano  cinque  miglia  da 
tjuello  de'  Francefi ,  ed  alle  tefte  di  ciafcuna  ripa  furono 
alzati  baftioni ,  ed  argini ,  e  poftivi  Soldati ,  e  artiglierie  : 
tDpera  non  men  ficura ,  che  meravigliofa ,  per  efl^rfi  ri- 
dotta  a  perfezione  nello  fpazio  di  due  foli  giorni  in  fac* 
eia  de*  medefimi  nemici .  Pafsò  T  Efercito  agevolmente ,  e 
penetrate  in  tal  guifa  le  forze  tutte  della  Lega  nel  Paefe 
tenuto  da'  Francefi ,  fi  cominciò  in  diverfe  guife  ad  in- 
quietarli .  Era  toccato  per  alloggiamento  a  Francefco  Ma- 
ria Tormello,  dove  arrivando,  avendo  prefentito,  che 
quelli  di  Garlafco ,  luogo  poco  difcofto ,  doveano  fare 
una  fortita  la  ftefla  notte ,  ne  averti  Carlo  Malatefta ,  che 
come  più  vicino  poteva  efler  prima  d' ogn'  altro  aflalito  ; 
il  qual  Malatefta  partendo  da  tal  luogo  ufcì  co'  fuoi  in 
aperta  campagna  :  indi  li  pofe  in  aguato ,  come  avea  con- 
figliato il  Duca ,  mentre  che  i  nemici  di  notte ,  trovando 
abbandonato  Tormello,  paflarono  innanzi,  e  poi  pentitifi 
d*  eflTer  trafcorfi  tant'  oltre  fi  venivano  ritirando  ,  gli  affai* 
tò  furiofamente ,  e  gli  fece  tutti  prigioni .  Furono  intor- 
no a  5o,  tutti  archibugieri  de*  migliori  di  quel  prefidio, 
da*  quali ,  e  da  altri  informatofi  il  Duca  minutamente 
delle  condizioni  del  luogo,  ftabilì  di  volerne  in  ogni 
modo  tentare  Timprefa, 

Era  flato  quefto  luogo  eletto  da  Renzo  da  Ceri  per 
battere  la  ftrada  del  Pò,  e  difficoltare  le  vettovaglie  a* 
Collegati ,  e  però  vi  avea  pofto  per  prefidio  una  Compa- 

fnia  di  500  Corfi  .  Oltre  reffer  Garlafco  circondato  di 
uone  mura ,  vi  erano  d*  intorno  le  foffe  larghe ,  e  alte 
con  molt*  acqua ,  avea  fatto  levare  tutt*  i  ponti ,  che  con- 
ducevano alla  Terra ,  eccetto  che  uno,  il  quale  per  mag- 
gior ficurezza  aveva  abbaffato  tanto,  che  rimaneva  oc- 
culto due  piedi  fotto  Tacque.  Il  Duca  ftabilito  il  mo- 
do di  affalirlo,  avutone  il  confenfo  dal  Proveditor  Vene- 
ziano ,  e  dagl*  Imperiali ,  li  ricercò  che  fi  contentaffero 
eziandio ,  che  iquefta  foffe  fola  imprefa  di  lui ,  e  delle 
genti  fue,  e  tutto  gli  fu  accordato.  Comandò  per  tanto, 
che  la  mattina  feguente  con  due  mezzi  cannonr,  e  due 
colubrine  fi  cominciaffe  la  batteria  dalla  parte  del  ponte  ^ 

e  che 


DELLA  ROVERB  IV.DUCA  d'UrBIÌIjO  GakIV.      8 E 

è  che  indiftintamente  fi  bactelTcro  i  fianchi ,  la  cortina ,  « 
la  porta  ;  e  fcelti  alquanti  uomini  d'  arme ,  fattili  armare 
di  tutte  le  arme ,  che  li  coprivano ,  toltone  quella  por- 
zione,  che  lor  difendeva  la  fchiena,  li^dellinò  airaflfalto, 
lor  prefcriv€ndo ,  che  procuraflero  di  guadagnare  V  entrata 
per  la  breccia ,  che  foue  fatta  dall'  artiglierie  :  e  per  foc- 
corfo  loro  comandò  due  bande  di  Fanti  eletti.  Ma:  efleit* 
dofi  incominciata  la  batterìa  da  Carlo  Gabrielli  y  a  cui  il 
Duca  avea  raccomandato  V  imprefa ,  al  rumore  de*  primi 
tiri  concorfero  molti  Imperiali ,  e  diftendendofi  per  V  orlo 
del  foffb,  impedivano  il  battere .  Di  che  avvifato  toftoiil 
Duca  v*  accorfe ,  ed  eiTendo  in  sì  fatto  tumulto  reftato 
pericolofamente  ferito  il  Gabrielli,  pbfe  ogni  opra  per 
loftenere  il  fuo  impegno .  Oltre  i  Fanti  Imperiali ,  eh*  era- 
no molti ,  volle  intervenire  all'  aflalto  il  Vice-Re  di  Na- 
poli ,  il  Borbone ,  il  Marchefe  di  Pefcara  ,  Gio:  de*  Medi* 
ci ,  ed  altri  Capitani ,  co'  quali  dolendofi ,  che  gli  avefle- 
^o  mancato  di  parola  con  manifefto  pericolo  dell'  impre- 
fa, ottenne  fubito  da  loro,  che  tutte  quelle  genti  ritor^ 
«afTero  a*  loro  quartieri ,  ed  effi  medefimi  fcufandofi  di 
eflTer  venuti  per  curiofità  militare ,  non  già  per  impedir- 
lo ,  o  per  defraudargli  la  gloria  di  quella  fazione  ;  ma 
bensì  per  vedere ,  e  godere  la  difpofizione  delle  cofe  or* 
dinate  da  lui ,  fogeiungendo ,  che  afpettarebbero  all'  al- 
loggiamento r  avvilo  della  vittoria .  Eflendo  già  venuta 
V  ora  deputata ,  e  fattafi  molta  rottura  in  più  parti ,  il  Du- 
ca fece  diftendere  per  l'orlo  del  foflb  molti  archibufi| 
perchè  impediflero  a'  nemici  V  affacciarfi  ;  e  poi  inviò  per 
il  ponte  iuddetto  fepolto  nell'acque  gli  Uomini  d'arme 
all'  aflalto ,  ftando  pronte  le  due  bande  di  Fanti  dellinate 
al  foccorfo .  GuadagnolE  in  tal  guifa  la  falita  per  la  brec- 
cia della  muraglia  ;  ma  inafprendofi  fieramente  la  batta- 
glia per  la  difefa  gagliarda ,  e  valorofiflima  de'  Terrazza- 
ni, e  de* Soldati,  il  Duca  fece  lanciare  molte  palle  di 
fuochi  artificiali  nelle  cafe  vicine  alle  mura,  e  per  la 
Terra,  le  quali  ardendo  irreparabilmente  da  per  tutto  » 
ove  cadevano,  e  fbllevandofi  però  in  un  tempo  le  fiam- 
me,  e  le  voci  del  popolo ,  i  difenforì  atterriti ,  e  conftifi , 
^•JJ*  L    '  ^  e  vie    : 


ti  DlltB  <}£STA    DI   FrAKC^SCO    MaRIA  L  ; 

le  vìe  più  iiicalzati  dagli  affalitorì  ^  fì  dier  per  vinti ,  e  ce* 
dettero  la  piazza  a' nemici.  Fu  dunque  prefo>  e  fàccheg* 
-giato  il  luogo  già  in  parte  abbrucciato ,  ma  con  notabil 
<danno  de' vincitori  per  lo  numero  degli  affogati^  e  de' 
«norti  ^  buona  parte  de'  quali  era^no  perfone  nobili  )  e  fra 
-eflì  Roberto  Pallavicino  da  Cafal  Maggiore  ^  Balda^fTarne 
-Si^norelli  da  Perugia,  l'Alfiere  del  Medici,  e  Catlo  G4* 
brielli  da  Gubbio,  che  gloriofo  morì  poco  dopo  per  la 
ferita  poc'  anzi  mentovata  :  Soldato  di  gran  valore ,  €  di 
molta  fede,  la  cui  morte  perciò  rincrebbe  oltre  modo 
al  Duca  (68). 

Ciò  feguito  i  Collegati  deliberarono  d' incamminarfi 
vjerfo  il  fiume  della  Seria  per  neceflìtare  i  Francefi  a  difco- 
ftarfi  tanto  più  da  Milailo,  e  fé  non  per  ifcacciarli  aifac* 
to  da'  luogtii ,  che  poiTedevano ,  impedire  almeno  agli 
Svizzeri ,  da  loro  prefi  a  foldo ,  il  palTaggio  ;  è  forfè 
anche  di  attaccare  i  Francefi  llefll.  Erano  però  diverfi  i 
pareri  de*  Capitani  intorno  al  modo  dell'  efeguire  V  im* 
prefa,  ma  dopo  molte  confulte  fu  accettato  il  parere  del 
buca ,  il  quar  era ,  che  fi  riilaurafle  Garlafco ,  e  fi.  prò* 
vedeife  baftantemente  ;  indi  palTato  Agogna  fi  pr^occu* 
paffe  a'  nemici  il  paffo  di  Romagnano,  e  fi  prefidiade 
Vercelli  •  Ma  mentre  che  quivi  .fi  facevano  i  ponti ,  e  le 
{pianate ,  alquanti  Uomini  d'  arme ,  e  Cavalli  leggieri 
Francefi ,  venuti  tra  Garlafco ,  e  Tormello  per  rompere 
la  ftrada  delle  vettovaglie ,  e  rubarle  a'  Collegati ,  da  Lui<- 
gi  Gonzaga  da  Caftiglione ,  da  Carlo  da  Sogliano  i  da 
Giovanni  di  Noldo ,  e  da  Paolo  Luzafco  furono  per  com^- 
miffione  del  Duca  Francefco  Maria  combattuti ,  p«fi  j  è 
fpogliati  deir  Armi ,  e  de'  Cavalli ,  e  ritolta  ad  effi  la  pre* 
da  rimandati  liberi  a'  fuoi .  Fu  ancora  prefo  Sartirano  dal  ' 
Màrchefe  di  Pcfcara,  luogo  molto  forte  per  lo  fito ,  e 
ben  proveduto:  cofe  tutte,  che  afflilTero  oltre  modo  ^ 
nemici .  Paflata  V  Agogna  tutto  T  Efercito  unito  cominciò 
a  marciare,  e  fi  camminava  quafi  in  forma  quadrata,  di 
modo,  che  dalla  prima  all'ultima  fquadra  fi  poteva  age« 

voi- 

—  ■■  ■  1'  ■       I  '  -Il  ■  ■  ■   !■ 

(^»  Leoni ,  Guicciiiaino ,  Muratosi  negli  Annali  d' Italia  3  Paolo  Cioviò 
lib«*'tat  *  ' 


•  -» 


OBLIA  ROVBRB  IV.  Duc A  D*  UrBINO  CaF.  IV.      Sj 

vòlmente  voltar  feccia;  e  il  Duca,  perchè  fi  procedeilo 
ugualmente  nelle  Aie  commiflConi,  lafciatò  la  retroguardi« 
fotte  il  governo  del  Proveditor  Veneziano ,  e  del  Aia 
Luogotenente  andava  A:orrendo  femprc  da  capo  a  piedi 
dieir  Efercito ,  mantenendo  V  ordinanza  ,  e  danao  in  ogni 
occorrenza  gli  opportuni  ricordi,  ed  avvifi;  e  con  queft* 
órdine  fi  camminò  infino  a  Cafalino ,  dove  s' incomincia 
poi  a  volger  la  fronte  a'  nemici ,  e  fi  occupò ,  e  fi  provi-» 
de  Vercelli  a  fufficienza . 

Ma  in  tanto  i  Francefi  mancando  di  vettovaglie,  e 
di  danajo,  oltre  le  infermità ,  eh*  erano  grandiffime  fra 
loro ,  determinarono  in  fine  di  levarfi*  da  Novara ,  e  d*  in* 
torno  a  Milano ,  ed  accoftarfi  alla  Seria ,  e  proccurare  di 
p^fTarla ,  il  che  fecero  con  tanta  celerità  ,  e  fegretezza  ^ 
che  appena  i  Collegati  Airono  a  tempo  di  dar  loro  alla 
coda  nel  paifare  eifo  fiume  •  Camminavano  quefli  due 
Eferciti  veiib  Romagnano  ;  quello  della  Lega  alla  finiftra^ 
e  quello  de'  Francefi  alla  deftra  di  un  Colle ,  che  va  a 
finire  quafi  al  fiume  :  e  furono  i  primi  i  Francefi  ad  ar^ 
rivare  al  Ponte  già  fatto  da  loro  a  Romagnano .  Ma  fco* 
perti ,  e  riconofciuti  dal  Duca ,  e  dal  Pefcara ,  e  certifi* 
catifi,  che  camminavano  con  qualche  difordine,  effendofi: 
già  r  EPsrcito  della  Lega  avvicinato  al  fiume  lungi  due 
miglia  da  eifo  Romagnano  >  Ai  fpinta  la  Cavalleria  leggie^ 
ra  alla  volta  loro  feguitata  da  molti  Fanti ,  la  ^ual  com<^ 
pàgnia  al  fuo  arrivo  accrebbe  in  maniera  la  :  conAifione 
de  Francefi,  che  ftiettafi  la  calca,  e  moltiplicando  gli: 
urti,  e  fracaflatofi  il  ponte,  rimafero  molti  affogati,  e 
molti ,  mentre  che  coir  induftrìa  fi  fottraevano  dair  acqua  y^ 
€  fi  promettevano  lo  fcampo,  rìmafero  uccifi  da' nemici  «( 
Ma  dopo  varie  fcaramuccie,  avendo  gr  Imperiali  acqui- 
ftati  fette  peszi  d' artiglieria ,  e  fatta  molta  ftrage  ^e"*-  ne^ 
mici  ^  foprav venendo  la  fera ,  deliberarono  di  ripaflareat 
fiume,  e  ritornare  al  rimanente  deir Efercito ,  e  con  ciò 
lafciare,  the  i  Francefi  continuafTero  il  loro  cammino  y 
che  fu  verfo  Galtinara  •  E'  comune  opinione ,  che  fé  fen-* 
za  lafciàrli  refpirare  fi  fbfTe  paffato  con  tutto  i' Efercito 
il  fiume  ^   fi  farebbe  riufcito  o  di  disparii  affatto  ^  o  di 

Li  co* 


,^ 


84        Dbllé  G^stA  di  Frakc£sco  MaìCia  L    ' 

toftringerli  a  ritirarfi  intieramente  oltre  V  Alpi  :.  nu  a  qiie-^ 
fto  oftava  la  capitolazione ,  che  avevano  i  Veneziani  cogli 
altri  Collegati,  laqual'  era  di  dover  fervire   colle  genti 
loro  infino  alla  Seria ,  come  confitte  dello. Stato  di  MiU^ 
no  :  laonde  il  Proveditor  Pietro  Pefaro   negava   di    poter 
feguitar  gli  altri ,   aftretto  dalle  promefle  fatte  nella  capi-, 
ìolazione  ;   quindi  fi  Tenti  vano  mormorazioni ,   e   querele 
graviffime  contro  la  Repubblica  ^  e  la  maggior  parte  dell- 
Efercito  rivolti  gli  occni  al  Duca,  fembrava,   che   come 
da  'Capitano  di  tanto  fenno^  e  valore  da  lui  fpecialmente 
fi  ricerca  (Te  d'ovviare   a  tal  difordine  •   Francefco   Maria 
vedendo  il  Proveditore  oftinato  nella  fua  opinione ,  dopo 
una  lunga  perorazione ,  così  conclufe ,  eh'  egli  per  ragio- 
ne di  guerra ,  e  per  benefizio  particolare  del  Senato  con- 
figliava in  ogni  modo  il  palTare-Ma  quando  purp  fi  foire. 
rifoluto  di  non  volerfi  muovere ,  egli  per  T  onore  milita- 
re, e  per  debito  di  Principe  Italiano,  con  quelle  genti, 
ch'erano  fue  proprie,  farebbe    andato   a    fervire    altrovcv 
come  Venturiero,  ficuro  di  non  eflfere  fé  non  fommamen- 
te  lodato  e  dalla  Repubblica  ileifa ,  e  dal  Mondo  tutto  » 
Con  quefte ,  ed  altre  forti  ragioni ,  e  colle  replicate  iftan- 
2e  xi'  altri  Capitani ,  il  Proveditpre  finalmente  confentì  alla 
deliberazione    da   lui  fatta    d' infeguire   i  nemici  •    Onde 
tutto  r  Efercito  innoltratofi  di  là  dal  fiume ,   in  jtal  guifa 
Incalzò  i  nemici ,  -che   non  ollante  foftenelfero .  yalorofa- 
mente  nel  retroguardo  gli  aflalti,  ritirandofi  nondimeno, 
ma  fempre  con  maravigliofo   ordine ,  ott^nn^ro  i  Colle'* 
gati  di  vederli  abbandonare  T  Italia ,  e  ciò  fu  fui  fine .  di 
piaggio.  Poiché  i  Francefi  rinchiufi  in  Jurea,  poco  .dfopo 
pattarono  le  Alpi,  .e  ritornarono  alle  (jafe  loro    con  .per* 
dita  di  altri  ly  pezzi  di  artiglierie,  e  con  mortq  di  mot* 
ti,  e  fra  eli  altri  di  Monfignpr  Bajardo  foftituito  all'Am- 
aiiraglio  rerito  (59)* 

Paflate  cosi  felicemente  le  cofe,  licenziato   il   Duca, 
fj*  Urbino  colle  milizie  Venete,  gli  fu  fatta  iftanza  di  li- 
berar Lodi  d^lle  mani  di  Federico  da  Bozzolo ,  che  qui- 
vi era  reliato  con  500  Cavalli,  e  jooo  Fanti  Italiani,   e 

^-        '    •       ■  ..    •  ..;'■■.     .  COSÌ     . 

ififi  Leoni  liU  3.  pag,  $19.  }ao. 


DELLA  RoVfeRF  IV.  DuCA  D^UrBIHO  CaI?.  IV.      S^ 

CDsì^  egli  fece.  Non  voleva  Federico  afcoltar  parola  di 
lefa  i  ma  certificato  della  ritirata  de*  Francefi ,  e  che  foe^* 
jranza  non  rimaneva  di  foccorfo ,  giudicò  meglio  di  lai* 
var  quella  gente  per  fervizio  del  Re  >  e  capitolò  di  poter 
andarfene  con  tutti  gli  onori  militari  in  Francia,  laonde 
quella  Città  fu  confegnata  a  Francefco  Sforza  Duca  di 
Milano  (70) .  Terminata  così  la  guerra  per  allora ,  ebbe 
il  Duca  da*  Veneziani  V  ordine  ^  ed  il  danajo  per  licen-» 
ziare  la  Fanteria ,  e  ripartire  le  genti  d'  arme  ,  e  i  Cavai* 
li  leggieri  in  guarnigione;  perciò  ridottiti  in  Brefcia^ 
trattenne  quivi  e  per  ripofo  ^  e  per  dar  molti  ordini  ne- 
ceflarj  intorno  al  governo  di  tutte  quelle  milizie.  Ma  in 
tanto  avendo  il  Proveditore  fatta  relazione  di  tutta  la  fua 
amminiiirazione ,  e  dato  conto  di  quanto  avea  operato  il 
Duca  d'Urbino  con  un  pieno  diicorfo  della  virtù ,  e  fé* 
de  di  lui  5  adducendo  per  conferma  di  tutto  quefèo  la  fti^* 
ma  grande,  che  ne  facevano  tutt'  i  Capitani  dell*  Eferci* 
to ,  poiché  peif  lo  più  in  tutte  le  deliberazioni  era  preva* 
luta  r  opinione  di  lui ,  fece  rifolvere  incontanente  quei 
Padri  di  onorarlo  di  titolo  maggiore >  e  commettere,  e 
confidare  affatto  in  un  Principe  così  celebre  la  totale  am- 
miniflrazione  delle  armi  loro ,  e  la  difefa  intiera  della 
Stato .  £  però  creatolo  di  comune  confenfo  Capitano  Ge« 
nerale  lo  invitarono  a  Venezia,  e  per  maggiore-dimoftra* 
zione  della  Alma ,  che  di  lui  facevano ,  mandarono  lon*- 
tano  cinque  miglia  da  Venezia  cinquanta  Senatori  a  ri*- 
cevcrlo  con  alcuni  Barconi  coperti ,  e  dorati ,  che  ufa  or- 
dinariamente il  Doge  quando  efce  folennemente  in  fun^^ 
zione ,  e  con  quefti  ìix  condotto  fino  a  S.  Giorgio  in  Al^ 
ga  «  Quivi  fu  raccolto  dal  Doge  con  tutto  il  rimanente 
del  Senato,  e  introdotto  nel  Bucentoro  per  continuare 
il  viaggio,  il  che  non  fuole  ufarfi  fé  non  nelle  folenniffi* 
me  funzioni ,  e  nel  ricevimento,  de*  Principi  grandi .  In 
quello  adunque  fu  condótto  a  S.  Giorgio  Maggiore,  dov* 
era  preparato  il  fuo  alloggiamento .  Si  fecero  molte  fette , 
e  fpettacoli  pubblici ,  ne'  quali  i  Cittadini ,  ed  il  popola 
minuto  fecondando  V  onore ,   che^  al  Duca  faceva  la  Si^ 


(70)  Muratori  Aonai.  U'  lui.  ao.  x j^ 


gnò- 


8tf        Dbllb  Gbsta  di  FitAKCBSca  Maria  L 

gnoria  di  queir  inclita  Repubblica  vi  accorfe  in  gran  nvh 
mero;  tutti  in  fomma  diedero  argomenti  di  fomma  eftf* 
mazione  verfo  il  Duca,  Ma  fopra  ogni  altra  fu  folennifli* 
ma  la  cerimonia  ufata  nel  confegnatgli  le  infegne  del  Gc* 
neralato  :  concioflìachè  effendofì  cantata  la  MelTa  nella 
Ghiefa  di  S.  Marca ,  alla  quale  intervenne  eflb  Duca  fé* 
dendo  alla  fìniilra  del  Doge  ;  fubito  finita  ambidue  fi  ac* 
colarono  all'Altare^  dove  efTendo  flato  benedetto  dal 
Celebrante  un  gran  Stendardo  roflfo  coll^  infegna  dorata 
della  Repubblica,  e  il  baffone,  eh' è  una  mazza  d' argen- 
to, il  Doge  fatto  fpiegare,  e  inalberare  efTo  Stendardo, 
confegnò  al  Duca  r  uno ,  e  T  altro ,  dicendogli ,  che  tut- 
to ciò  era  in  fegno  dell'  autorità ,  che  gli  fi  conferiva 
fopra  le  armi  della  Repubblica  a  gloria  di  Dio,  e  difefa 
dello  Stato;  indi  collo  flrepito  di  Trombe,  e  Tamburi, 
e  replicati  tiri  d' Artiglierie  s' incamminarono  per  ufcire 
nella  Piazza ,  andando  innanzi  al  Doge ,  e  al  Duca ,  oltre 
r  ordinaria  comitiva ,  tutti  i  Gapitani ,  Colonnelli ,  Gon« 
dottieri ,  e  altri  Uffiziali  della  Milizia  della  Repubblica , 
tra' quali  era  portato  lo  Stendardo  inalberato,  e  feguiva- 
no  gli  Ambafciatori  de'  Principi ,  e  tutto  il  corpo  del  Se- 
nato .  Dopo  la  qual  funzione  il  Duca  fi  trattenne  alcune 
fiate  in  confulte  fegrete  con  quei  Padri ,  indi  fé  ne  tor- 
nò al  fuo  Stato  (71). 

Ottenuta  il  Duca  T  onorevoliffima  carica  di  Capita* 
no  Generale  della  Repubblica  di  Venezia ,  e  reflituito  in 
tal  guifa  al  primiero  grado,  e  decoro,  commife  a  Monfi- 
gnor  Giovio  letterato  rinomatiifimo ,  che  difponcffc  V  im-* 

rrefa,  ch'effo  Duca  in  avvenire  usò  ,  e  per  così  dire  fé 
,  appropriò ,  e  fece  fua .  Tal'  imprefa  rapprefentava  una, 
Palma  colla  metà  della  cima  piegata  verfo  terra  da  un 
grieve  pefo  di  marmo  col  motto  I N  C  L I N  ATA  RE^^ 
SURGO ,  come  fi  oflcrva  nel  rovefcio  della  feguente  Me* 
daglia,  che  fi  trova  nella  Galleria  dell' A.  R.  il  Sereni^ 
fimo  Granduca  di  Toicana ,  e  ciò  per  dimoflrare ,  die 
la  fua  virtù  non  aveva  potuto  rimanere  oppreffa  dalla  vio« 

icn* 


(71)  Lcoaì  1oc«  cit*  pag.  SH*  5^1» 


BELLA  RoVbmIV.  Duca  d'Umiho  CakIV.     8) 
lenza  della  fortuna  avverfa ,  benché  per  alcun  tempo  folle 
abbaflfata  (72).  ^ 


Ma 


(7x)  GiroUmo  Rufcelli  dell' Imprefe  lUuftri  lib.  II.  part.  III.  pag.  136.  vrrl« 
fono  quelli  del  Duca  Fntncefco  Maria  cosi  fcrive.  „IIGiovìu  mettendo  queftì 
„  Imprefa*  La  quale  dice  elTcre  ft»%  invenzion  Tua,  dice  efprelTamente ,  flt* 
„  tra  un'AlboTt  ii  Palma  etn  U  rima  piegata  verfo  la  terra  per  un  gritn  peft  di 
yy  marmo,  ebt  v' tra  attaeeato  fopra ,  eoi  meitv  INCLINATA  RESVRGtT.  Allw 
(,  iendo  aita  virtù  del  Duca  ,  ta  quale  non  aveva  potuto  opprimere  la  furia  della 

„  fortuna  contraria ,  heachì  per  alcun  temp»  foffe  Magata volendo  tfpnme- 

„  re ,  qutl  ebt  dite  Plinio  dtlla  Palma ,    tht  il  Legno  fuo  i  di  tal  natura  ,    ebe 
„  torna  meli'  ejfer  pio  ancorchì  fia  depreco  da  qualfivoglia  pefo  ,  vineendolo  in  ifpa» 

'„  %ia  di  tempo  eoi  rìtrarlo  ad  alto Queft' Itnprefa    in   tutt'  i    modi    ì    beo 

H  regolata,  e  bcllillìma ,  poiché  ferve  pienamente  all'intenzione  dell'Autore; 
„  la  quale  i  di  mollrar  U  grandezza,  e  fortezza  dell'animo  Tuo,  e  della  lus 
„  buona  fortuna,  con  l'efempio  di  quell'albore,  il  cui  legno  *  di  cos\  rara,  e 
y,  maravigliora  natura.  Anzi  tanto  più  è  maravigliofa  quella  Tua  proprietà  ài 
„  vincere ,  e  rìfpìngerc  in  Tufo  ogni  pcfo,  quanto  ella  lo  fa  dipoi  che  è  pnv*> 
„  ta  del  fuo  vegetabile,  e  dell'umore,  e  nutrimento  della  terra,  fui  Madre» 
„  Una  belliflìmi  corftderaztone  poti  ancor  efler  nell'  intcntion  di  quefto  gran 
^  Signore  con  quefia  fualmprcfa.  Et  quelti  è,  ilmoftrar  con  fomma  innocen- 
f,  tia,  &  Sincerila  di  natura,  una  vittoria  gluftiffima ,  &  contra  quei  foli,  che 
„  cercano  d'offendere,  St  opprimer  noi.  Perclòche  il  legno  della  Palma  in  tni- 
^  vi,  o  in  tavole  fi  fii  per  te  IleSb  egualmente  fenia  torcere,  o  piegar  in  fa> 
^  io,  né  in  giufo.  Ma  vedendo^  f)oÌ  loprapojlo  qualche  pefo,  che  cerchi  roni* 
y,  perla,  o  inchinarla  ,  8e  piegarla  in  giufo,  ella  non  fi  contenta  di  Solamente 
M  relitlere,  &  ftar  falda  a  non  lafciarh  picare,  o  vincere,  ma  quafi  da  ma- 
„  gnanimo  fdcgno  commolTa,  lì  mette  a  nfpingerc  in  fiifo  il  pefo,  che  è  un 
^  vero  vincerlo,  e  confonderlo,  &  quafi  fcomirlo,  &  vituperarlo,  j»iché  Io 
i,  &  fare  contra  non  folamente  la  fua  Intentionc  ■  che  moArava  di  vmcere,  8c 
„  piegar  lei,  ma  ancor  centra  la  fua  natura,  elTcndo  la  propria  natura,  o  il 
M  proprio  naturai' inftinto,  o  defiderio  di  ciafcuna  cofa  grave  di  dìfccndcr  id 
^  giufo  verìb  il  centro  del  mondo.  Et  qucflo  mi  par  che  balli  aver  detto  ia 
„  quanto  alla  general'  intensione  di  quel  Signore  con  queAa  Imprefi .  In  quan* 
,,  to  poi  alta  particolar' occitìone,  per  la  quale  egli  la  levaflie,  può  tcncrfi  per 
„  buona,  &  vera  quella  che  metre  il  Giovio,  cìoi ,  ch'egli  la  levalfe  in  quei 
„  lempi^  che  ricuperò  il  fuo  Stato,  toltoli  da  Papa  Leone,  &  che  ricongiunto 
„  in  amicitia  coi  Signori  Biglìoni ,  &  con  Giulio  Cardinal  de' Medici,  cne  Al 
M  poi  Papa  Clemente  Settimo,  fu  eletto  Generale  della  Repubblica  di  Venetìa. 
t.  Nel  cui  lèrvilio  durò  tutti  eli  anni  di  fua  vita  ,  &  con  sì  felice  fiirnma ,  & 
M  virtù  Auj  <iw  b»^  d'agni  oMUraft)  c'ac^uifti  con  gli  effetti  >  b  ce  veri 


St        Delle  Gesta  di  Francesco  Maria  I. 

:  Ma  y  ritojrnando  alla  Storia  ,  breve  fu  la  dimora  9  che 
feCe  il  t)uca  nel  fuo  Stato ,  perchè  venne  indi  a  non  molto 
in  Italia  Francefco  Re  di  Francia  ,  per  la  qual  cofa  vedendo 
i  Veneziani  rinnovata  la  guerra,  maggiore  forfè  di  quel- 
la ,  che  per  V  addietro  foffrirono ,  e  fi  Credeva  fopita , 
chiamarono  di  bel  nuovo  il  Duca  Francefco  Maria  a  Ve- 
nezia ,  e  tenuta  feco.  confulta  fopra  le  cofe ,  e  le  difficol- 
tà correnti ,  lo  inviarono  a  Brefcia ,  perchè  quivi  infie* 
me  con  Pietro  Pefaro  eletto  Proveditore ,  difendere  quei- 
le  frontiere .  In  tanto  avvenne ,  eh'  elTendofi  il  Re  di  Fran- 
eia  affai  trattenuto  intorno  a  Pavia  ,  e  quivi  venuto  a 
Battaglia  cogl' Imperiali ,  alli  25  del  mefe  di  Febbrajo  1 5  2  5 
ne  feguì  quel  memorabile  fatto  d' armi ,  nel  quale  mori 
un  numero  grandiffimo  di  Francefi ,  e  rimafe  prigione  il 
medefimo  Re  Francefco  col  Re  di  Navarra ,  e  molti  altri 
principaliflimi  Capitani ,  e  Signori  •  Temendo  i  Principi 
d'Italia  deir  ingrandimento  dell' Imperatore ,  e  temendo, 
che  non  fi  contentaffe  del  Ducato  ai  Milano ,  nia  che  ri- 
yolgeffe  le  mire  ad  altri  maggiori  acquifti ,  pigliarono 
nuova  occafione  di  fare  nuova  Lega ,  e  Confederazione 
in  Angolem  ,  nella  quale  entrarono  il  Papa  Clemente  VII.  » 
i  Veneziani ,  il  Re  di  Francia ,  Arrigo  Re  d' Inghilterra , 
e  lafciar  il  luogo  al  Duca  Francefco  Sforza  affediato ,  per 
ìiniifi  con  efll  in  tal  lega  (73)  .  Altri  fcrivono ,  che  vi 
fu  comprefa  anche  la  Repubblica  di  Firenze,  con  condii 
zione  di  far  rilafciare  lioero  a  Francefco  Sforza  il  fuo 
Ducato ,  e  procurare  altresì  il  rifcatto  de'  Figliuoli  di 
Francefco  Re  di  Francia  con  un'  onefto  sborfo  di  danajo  • 
La  qual  Lega  fu  pubblicata  nel  mefe  di  Maggio  dell' an* 
no  1526.  Le  genti  Veneziane  in  queftò  tempo,  che  fu- 
rono le  prime  a  prefentarfi  in  campo  a  favor  di  tal  Lega , 

ufci- 

„  meriti  ne  i  prefenti ,  &  ne  i  pofteri  nome  de*  primi ,  o  maggior  Capitani , 
„  che  avelTe  queir  età ,  nella  qual  certamente  furono  maggior'  huomini  di  gucr- 
„  ra  ,  &  maggiori  occafioni  ^  &  effetti ,  che  in  molte ,  &  molt'  altre  delle  paf- 
„  fate  •  Sopra  di  che  non  mi  accade  più  ftendermi  in  quefto  luogo ,  sì  perchè 
„  l' occafione ,  &  intention  dell*  Imprefa  rion  lo  ricerca ,  sì  perchè  ne  fon  pieni 
„  I  libri  de  gli  Scrittori ,  &  le  lingue  &  V  orecchie  del  mondo ,  &  sì  ancora 
„  perchè  fpero ,  che  o  da  me ,  o  da  altri  fi  darà  fra  non  molto  tempo  in  luce 
91  diflefamcnte  defcritu  la  vita  fìia. 

(7;)  Mambriflo  Aofco  dofH)  il  Tarcagn.  liU  L  pag.  9^^ 


BBLLA  ROVBRH  IV.  I>UCA  fi*  UMlUt)  Caf,  IV.      8^ 

ufcirono  fuori    di  Verona  condotti  dal   Duca  Francefco 
Maria ,  e  ad  effe  vennero  ad  unirfi  le  :genti  del  Papa  trat- 
te fuori  di  Parma ,   e   fi  fpinfero  unitamente  nello  Stato 
di  Milano  per  Soccorrere  ri  Duca  Francefco  Sforza   affé» 
diato  nel  Caftello  di  Milano ,   e  fapendo  eh' egli  età  ri^ 
dotto  air  eftremo  per  mancanza  di  vettovaglia ^  mandato-* 
no  a  confortarlo ,  e  a  dargli  fperanza  di  prefto  foccorfo  « 
In  tanto  Lodovico  Viftarino  Gcntrluomo  ài  Lodi  ^  per  li- 
berar la  fua  Patria  dalla  crudeltà  di  1500  Napolitani  di^ 
moranti  ivi  di  prefìdio.,  fé  V  intefe  ^ol  Duca  Francefco 
Maria ,  da  cui  nella  motte  del  di  24  di  Giugno  fa  4pedi- 
to  colà  Malatefta  Baglioni  con  circa  4000  Fanti  V-eneti  ; 
ed  egli  con  cotefte  Truppe  s*  impadrotiì  della-Città  di  Lo- 
di,   e  da  fì  a  pochi  giorni  ^nche  del  Cafkllo  ,   efl^do 
ftato  battuto  il  Maxdiefe  dei  Vafto  -fopravvenuto  per  ri- 
cuperarJa .  Percib    allora  fi   unirono  <?olle  •genti   venete 
anclie  le  Pontificie ,  feri  ve  il  Muratori  (74)  >  e  fu  credu- 
to ,  che  infieme  afcendelTero  quafi  a  1  tf 000  Fanti ,  e  4000 
Cavalli .  Ma  perchè  buona  parte  di  eflì  era  gente  nuova  ^ 
e  tumultuaiciameiite  raccolta ,  non  fi  arrifchiava  a  tenffiar 
<:ofe  grandi ,  e  mafilmamente  perchè  fi  credeva ,  che  An- 
tonio da  Leve^   e  il  Marchefe  del  Vafto  ^  Generali  dell* 
imperatore  aveflero  circa  15000 Fanti,  800  Lance,  e  5'00 
Cavalli  leggieri ,  gente  divrfa  parte  in  Milano  ,  e  parte  in 
Cremona ,   e  in  Pavia .  Con  tutto  ciò  V  Efercito  collega- 
to-, ck*  era  giunto  a  Marignano^  nel  dì  5  tli  Luglio  andò 
a  poftarfi  in  vicinanza   di  Milano  con  difegno  éi  afialirt 
i  Borghi,   e   con  fperanza  di   entrarvi",   non  giudicimda 
bene  il  Duca  di  accoftarfi  per  aHora  al  Caftello  per  nott 
moftrare  troppo  da  vicino  il  fianco  a*  nemici ,  ed  anche 
er  coftringerfi  a  dividerfi  per  due  difefe .  La  mattina  «et 
1  7  del  fuddetto  mefe  per  tempo  xominciatafi  la  batteria 
da  quel  lato  con  tre  cannoni ,  ed  un  falconetto  tolto  a* 
nemici;  gli  Spagnuoii  allora  rfcirono  in  molto  numero > 
e  fi  combattè  fino  alle  20  ore,  fen^a  che  ne  appariflfe  da 
alcuna  delle  parti  fegno  veruno  di  ftanchezza  •  Ma  rintìo- 
voffi  la  zuffa  verfo  le  22  ore,  méntre  fi  pensò  tii  poter 
f.Jl.  M dar 

174)  AmuL  d' lui  an.  i^itf. 


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fO  DfiLtl   GbSTA    di   FilAMCBSCOr  MARIilr  h 

dar  allora  Taflalto,  il  quale  per  altra  fi  rifol vette  in  fine 
in  leggiere  fcaramuccie ,  poiché  avendo  gì*  Imperiali  pian* 
tato  fopra  certe  cafe  alcuni  pezzi  d' artiglierie ,.  fcàricaro* 
no.  due  colpi  veffo  le  Fanterie  Pontificie  ^  nelle  quali  en* 
trò  incontinente  tan»  terrore  y  che  laifciatf  gli   ordini  ^ 
conflifamente  diedera  a  fuggire  y  né  poteiono  il  Rango* 
ne ,  e  il  Medici  anche  ccA  batteie ,  e-  ferire  moki  Soldati, 
trattenerli^ ,   e  riordinarle.   Dite  altri- colpi  arrivati  fimil- 
mente  tra  le  genti  Venete  conr  danna  fola  dr  alcuni  Ca- 
valli >»  cagionarono  il  medefimadifordine  per  la  poca  fpe- 
rienza  degli  uni ,,  e  degli  altri.  Della  qual  cofa*  accorrifi 
gr Imperiali >  prafeguenda tuttevia  a  combattere,  ufcirono* 
a  Porta  Tofà  per  inveftire  per  fianco   le  gemi  dei  Papa,, 
it  che  farebbe  ftato   la   total  rovina  delF  Efercito  y  fé  ;1 
Duca  avvedutofi  del  pericolo ,   avendo  confortato-  Mala* 
tefta-  Bagliòni  a  foftenere  la  pugna  a.  Porta  Romana  y  egli- 
colla  Cavalleria  piegando  stìh,  deftra ,  dov'  erano  le  gentt 
Pontificie  tutte  difordinate ,  non  avefle  recato  loro  pron- 
to foccorfó  ;  poiché^  incontratofi  cogli  Spagnuoli ,  li  trat- 
tenne ,  combattendo  fin  ar  tanto  y  che  fopraggiunta  la  not- 
te fi  ritirarono-  in  Milano ,  come   fecero   anche  quelli  dii  . 
Porta  Romana.  In  tanta  vedendo  i^  Capitani  Ecclefiaftici^ 
e  Veneziani  la  confufione-  delle  loro  Soldatefche  :,  fpeciaU- 
mente  della  Fanteria ,  parte  della  quale:  era  fuggita  ,^  ^  P^r-  ♦ 

te  gettatafi  a  terra:  ricusò  aiTolutamente  dv  voler  combatt 
tere ,, ridotti  all'alloggiamento  del  Diica>  rifoWettero  di» 
venire  alla  ritirata .   Sopra  di  che  confultandofi ,  il  Duca 
(degnato  fé  bene  propoiè  la  partenza ,    non    fi  oifrì  però.» 
mai  di  aflumerne  T  alibluto  comando  :.  con-  tutto   ciò   lo. 
prefe;  onde  fatti  chiamare  tutt'i  primi  Uffiziali  del  cam- 
po, fece  ritirare  le  artiglierie,  e   fattele  porre  fopra  car- 
ri Airono  condòtte  nella:  ilrada  maeftra  ,  con»  ordine  ,  che 
feguitanda  tutt^  i  bagagli   doveflero  marciare  verfo-  Mari- 
gfiano;   ed  efTendo  non  molto  diftante:  dall' alloggiamene 
to  di  Porta  Romana  un  fito  balTo ,   nel   quale   fi   poteva 
paflare  fòllmente  per  un  ponte ,  il  dì  8  detto  fece  ritira- 
re le  genti' tutte   in  quelja  parte  baflTa   per  coprirla   dall' 
iiSd^  d&'  nemici  y  due  or^  ui,nanzi  giorno  >  camminando^ 

egli 


I 


I 


DBLLA  HOVBRB  IV.DUCA  D^UrBINÒ  CaP.1V.      J» 

4glì  femprc  fieir  ultimo  jr^troguardo   per  ogni   bifogno^ 
che  fofle  oc<:orfo>. 

Suiralba  gì'  Imperiali  *fi  ivviàtto   ddla  ritirata^   e 
'perb '«fcirono  per  impedirla,  attaccando  la  retroguardia^ 
ma  avendo  tK)vato  ben  cuftodito  il  ponte ,  e  ribattuti  va» 
lorofamente  Ja  Gio:  deVMedici,  fé  ne  ritornarono  a  Mi- 
lano^^  tutt^  TEfercito  <le' Collegati  condotto  dal  Duca 
lenza  'danno.,  o  perdita  ^di  cofa  alcuna  fi  condufTe  a  Ma« 
tignano.,  dove  facendo  la  taflegna  della  Fanteria ,  li  tro- 
vò eflere  fuggiti  intorno  a  4000  Soldati  (7.5) .   Il  ^iornd 
•apjpreiTo  effendo  vemite  a  Marignano   circa    300  ^perfonc 
inutili  uf ci  te  dal  Caftello  4i  Milano^   alle   cuali  'non  era 
ftata  Qppofizione  alcuna^  accertarono   effe  il  Duca  Fran* 
cefce  Maria   dell*  eftremità  grande ,   iti   cui  fi  trovavana 
•gli  aiTediati,*  ^d  effendo  anche  giunti  ad  efs' armata  5000 
Svizzeri   afToldati  4al  Papa:    il    Duca    col   Conte   Guida 
Rangonc  Generale  ^ella  Chiefa  giudicò  neceflfario  alla  fua 
«putazione  <ii  tentare   il  foccorfo  del    fuddetto  Cafte41o  • 
Però  nel  dì  22  di  Luglio  molTe  T  Efercito.,  e  dopo  avere 
fedito  il  Conte  Claudio  Rangone,   e   il  Conte  Lorenzo 
Cibò  ad  occupare   la   nobil  Terra    di  Monza.,  s'avvicinò 
•a  Milano V  ma  fenza  mai  tentare  dì  far  guerra  a'  Borghi^ 
•o  di  foccorrere  i' agonizzante  Caftello .  In  quello  mentre., 
-cioè  nel   di  24  di  elfo   mefe^    il   iDuca  Francefco  Sforza 
non  potendo  più  reggere^  conchiufe  un'accordo  col  Du-* 
•ca  Borbone  con  varj  capitoli^  de' quali  niuno  gii  fu  man*» 
tenuto,    fuorché   la  libertà  di  ritirarfi  con  turt*  i  fuoi,   e 
ie  n'andò  a  Lodi,  Città,   che   liberamente    fu  da' Colle- 
gati rimefla  in  fua  mano  ;   nella   qual  occafione  egli  con* 
Fermò  i  capitoli   della  Lega   col  Papa,    e    co'  Veneziani # 
Continuandofi  tuttavia  nel  medefimo  alloggiamento  al  Lam* 
hro  con  varie  fcaramuccie,  nelle  quali  morirono  combat^* 
tendo  Roberto  da  S.  Lorenzo.,  e  Genrile  Porcelli  da  Car* 
bonara  di  Gubbio ,  Capitani  del  Duca;  egli  s'  ammalò  gra^^ 
yemente;  per  la  qual  cofa  fu  mandato  da  Venezia  Luigi 
Pifani  per  vifitarlo   a  home    della   Repubblica ,   e  perchè 
^on  queft' occafione  efattamentc  s^informafle   dello   Stataf 

M  2  de»c-^ 


VjV  leoni  Ice  cit.  a  pag.  ^44.  ufqnc  ad  pag.  H^ 


«ÉtaMba^artaMah 


9t        Dellb  Gfsta  di  Francbscq  Mama  L 

delle  cofe  •  Ma  il  Proveditore  Pefaro ,  a  cui  forfè  no^ 
piaceva  V  aflbluta  fopraintendenza  del  Duca ,  prefe  partir 
to  d'andarfene  airimprefa  di  Cremona,  dove  tenendofi 
ancora  la  Rocca  pel  Duca  Francefco  Sforza ,  fi  trovavano 
nella  Città  ICO  Uomini  d' arme  ,^  200  Cavalli  leggieri, 
icxoo  Tedefchi ,  500  Spagnuoli ,  e  altrettanti  Italiani,  che 
aflediavano  efla  Rocca,  Con  quefta  occafìone  il  Pefaro  fi 
allontanò  dair  Efercito ,  conducendo  feco  tutte-  le  genti 
Italiane ,  che  fervivano  alla  Repubblica ,  eccettuate  quelle 
del  Duca ,  e  gli  Oltramontani ,  che  reftarono  al  Lambro  • 
Sopra  la  qual  rifoluzione  y  ancorché  in  pubblico  configlio 
il  medefimo  Duca  andaflTe  confiderando,  che  quella  era 
un*  imprefa  da  farfi  fpecialmente  colla  zappa ,  e  colla  pa* 
la  i  nondimeno  il  Proveditore  fermo  nella  fua  opinione 
volle  andarvi  ;  malfimamente  avendo  avuto  poco  prima 
certo  trattato  nella  ftefla  Città  con  un  Capitano  Tedefco , 
che  r  ingannò ,  fperando  così  di  vendicarfene .  Ma  venuto 
alla  batteria  ,  e  ali*  aflalto  due  volte  ne  fu  ributtato  con 
molto  danno;  di  modo>  che  fentendofi  al  Lambro  queftì 
avvifi  con  molto  difpiacere^  e  conofcendofi  il  pericola 
»on  pure  di  perderfi  la  Rocca ,  ma  eziandio  gran  parte 
di  quelle  genti  ;  il  Duca  non  ancora  interamente  rrfanató 
deliberò  di  trasferirvifi ,  e  lafciando  il  Pifani  in  campo 
colle  altre  genti  Veneziane ,  e  de'  Collegati ,  condufTe  le* 
ca  folamente  i  Gentiluomini  con  una  parte  de'  fuoi  Fan- 
ti •  Neir  arrivare  riconobbe  in  perfona  quanto  avevano 
fatto  i  nemici ,  incominciò  a  far  lavorare  giorno ,  e  not- 
te con  molto  numero  d*  Uomini ,  ed  egli  fi  trovava  or 
qua,  or  là  a  confortare  ,  e  illruire  i  Guaftatori,  e  nella 
ipazio  di  20  giorni  fi  fornì  tutta  V  opera  ;  e  però  men- 
tre,  che  quelli  di  dentro  andavano  credendo,  che  per 
tanta  dilazione  fi  penfaffe  piuttofto  alla  ritirata;  una  mat« 
tina  fuir  alba  rifolvette  di  aprire  la  trincea  :  avendo  già 
difpofte  le  artiglierie ,  e  ordinate  le  genti  per  V  aitaho , 
e  i  Guaflatorr  per  fpianare  i  ripari,  mandò  un  Trombettai 
a  chiamare  i  nemici ,  con  protetta ,  che  fé  in  termine  di 
un'  ora  non  venivano  a  parlamento  per  arrenderfi ,  proce- 
derebbe conuo  di  k)ro>  e  della  Città  con  ogni  forte  di 


DBLÌaRoVBRB  IV.DUCA   D^UKBlHOCA^f.IV.      0f 

ITgore,  e  fubito  che  giudicò,  che*l  Trombetta  fofle  giun* 
to  y  fece  incontinenti  cominciare  la  batteria ,  e  aperte  le 
trincee ,  e  alTalite  quelle  de*  nemici ,  fi  attefe  da  più  parti 
a  travagliarli  in  un  medefimo  tempo .  E  fé  bene  negr  in^ 
tervalli  de' tiri  delle  artiglierie  comparivano  valorofamente 
i  nemici ,  (icchè  venutofi  a  fpada  a  fpada ,  era  la  batta* 
glia  con  molto  valore  d'  ambe  le  parti  varia ,  e  pericolo-' 
la  ì  ad  ogni  modo  replicando  le  artiglierie ,  e  da  più  par*^ 
ti  facendo^  aperture  non  folo  da  fuochi ,  ma  da  picconi , 
e  dalle  zappe ,  finalmente  dalle  genti  del  Duca  attaccata' 
la  piazza ,  vedendo  i  difenfori  inutile  ogni  arte  per  più 
difenderla,  mandarono  Uomini  per  capitolare  V  accordo! 
Ma  con  tutto  ciò  non  volle  il  Duca ,  che  fi  ritirafle ,  a 
fofpendeife  mai  V  oifefa ,  infino  a  tanto  che  intieramente 
non  venilfe  la  ratificazione  con  gli  Oftaggi .  La  fomma 
del  qual  accordo  fu,  che  fé  in  termine  di  8  giorni  non 
erano  foccorfi ,  fi  chiamavano  vinti .  Glie  in  queito  men^* 
tre  non  fi  farebbe  da  loro  alcuna  forte  di  riparo ,  o  rifar* 
cimento,  e  a  quell'effetto  fi  mandafie  dentro  un  Com* 
miifario  del  Duca.  Che  i  Soldati  Spagnuoli ,  e  Italiani 
con  falvocondotco  poteflTero  colle  rooe  loro  ritornare  nel 
Regno  di  Napoli ,  e  i  Tedefchi  ufcendo  come  gli  altri  in 
ordinanza  colle  bandiere  ferrate ,  fenza  fuono  di  Tambu* 
ro ,  folfero  accompagnati  a*  confini  di  Trento  per  paflare 
in  Alemagna,  né  poteflero  così  gli  uni,  come  gli  altri 
per  lo  fpazio  di  quattro  mefi  ritornare  al  fervizio  dell' 
Imperatore .  * 

Fermato  T  accordo  il  Duca  per  lo  ipazio  di  quei 
giorni ,  che  fi  avevano  d^  afpettare ,  fé  ne  pafsò  a  Caftet 
Ciufrè  a  vedere  la  Ducheifa  fua  Moglie,  e  in  tanto  il 
Proveditor  Pefaro ,  non  efiendo  venuto  il  foccorfo  ebbe 
il  polfetfo  della  Cittk  f  e  conformo  air  accordo  furono 
poi  lafciati  partire  tutt'  i  Soldati  é  Ma  in  tanto  ihtroM 
dotti  in  Cremona  i  Soldati  de'  Veneziani ,  s' incominciò 
da  alcuni  di  loro  colla  folita  avarìzia  ^  i  è  indiftéezio* 
ae  militare  a  volere  ^  che  quei  Cittadini  pagafiei^d  certa 
contribuzione  per  li  danni  ^  che  avevano  ibfferrl  in  queir 
«iTedio  >  e  già  le  cofe  erano  ridotte  ad  un  pericolofo  ta« 

in»L^ 


N 


94        Dbllb  Gbsta  di  Prahcbsco  Maria  1«    . 

multo  ;  quando  il  Duca  opportunamente  fopraggiunfevi  m 
tempo  di  reprimere  rinlolenza  de*  Soldati,  e  confolarc 
quella  Citt^  <:on  opportune  provifioni  :  la  quale  Città  in 
memoria  poi  tii  sì  tatto  benefizio  gli  donb  una  tazza  d'oro 
coperta,  di  20  iibre  di  pefo^  nella  tjuale^  oltre  alcuni 
ornamenti  di  mcravigliolo  lavoro,  vedeafi  nel  fondo  in 
forma  di  Medaglione  una -vittoria  di  baffo  rilievo  in  atto 
di  porgere  una  corona  di  alloro,  ^  fi  leggeva  d'intorno: 
jETERNITATI  ITAUCI  NOMINIS,  e  nel  coperchio 
vi  era  fcolpito  in  una  cartella*:  Prancisco  Matiije  Ur- 
B^iNi  Duci  Crbmokbnsbs  xibbrata  servataqub  pa- 
tria, la  qua!  tazza,  fcrive  il  Leoni  (76) ,  che  al  fuo 
tempo  tuttavia  fi  conservava  nella  guardaroba  di  Pefaro^ 
Calo  circa  il  principio  di  Novembre  a  Trento  Giorgio 
Franfperch,  che  coir  induftria,  e  danaro  fuo,  e  più  colle 
promeffe  di  gran  preda  avea  xaunati  13  in  14  mila  Fanti 
Tedefchi .  Venne  poi  queAo  si  groffo  corpo  di  gente  a 
Salò  circa  Ìl  fine  -di  Novembre  verfo  Borgo  forte,  per 
paifaxe  ivi  il  Pò  ^  Il  Duca  Francefco  Maria  gli  andò  fem* 
pre  infeguendo,  per  cogliere  il  tempo  d*aflalirli^  Il  tro* 
varfi  cotoro  fenza  Cavalli ,  e  fenza  artiglierie,  facea  ere* 
dere  ficura  la  vittoria ,   Ma  Giovanni  de*  Medici ,   che  in 

aueft'  occafione  particolarmente  fece  prove  meravigliofe 
el  fuo  valore,  non  anche  fazio  della  ftrage  fattane, 
mentre  eli'  egli  pur  feguitava  il  Duca ,  fopravvenendo  al- 
cuni de'fuoi  Cavalli,  volle  ritornare  in  ogni  modo  con- 
tra  i  nemici  :  onde  camminando  per  la  via  delle  fornaci, 
un  colpo  di  falcoùetto  fparato  di  là  dal  Mincio  lo  ferì 
in  una  gamba  fotto  il  ginocchio,  per  la  qual  ferita  fé  ne. 
mori  nel  dì  30  di^flb  mefe  in  Mantova  (77)  con  fom- 
mo  rammarico  del  Duca,  il  quale  ancora  in  queft*  occa* 
fione  perdette  Benedetto  Ghraldi  da  Mondolfo ,  e  il  Ca- 
pitano  Maccione  da  Gubbio,  perfane  grandemente  ftima« 
re  da  iui^ 

-(  In  Parma  il  giorno  degli  11  dt  Fèbbrajo  1527  fi  eb- 
be difcorfo  da'  Capitani  della  Lega  fopra  il  modo  di 
continuare   la  guerra ,  mettendo  ciafcuno  in  fcrittura  il 


X94iiXilx  ^  pag.  jtfo.  (77;  Muratoi;  AnnaL  d'ItaL  an  15^* 


»EEiA  RavfiRB  IV.  Duca  ix'Uruho  CKt.W^    fS 

parer  fuo  per  poterfene  mandare  poi  la  copia  a*  Principr 
confederati  ;  ma  quello  del  Duca.  non. fu  mandato  al  Papa^ 
dal  Luogotenente  EcclefiaAico  Francefco  Guicciardini  Pre^ 
fidente  di  Romagna  ^  su  cu»  per  tal  e£Eetta  era  ftatov  con^ 
fegnato  f  fcufandofene  poi  coi  gettarne  la.  colpa,  fa  la  nc^ 
gligenza  del  fua  Segretario^  FuronainBuflettoci  Tedefchj 
aflàliti  improvvifamente  cott  molto  danna  loro  dal  Duca 
Francefco  Maria ,  e  dat  Marchefe  di  Saluzza  Capitana 
de'  Francefi  ^  che.  ufcirona  di  Parma  per  riconofcergh  negli 
alloggiamenti  ,  ed  oiTervarono  molti  difoxdin^  nel  campo* 
loro  i  ma  eiTendo  ftata  affalito  il  Duca  acerbamente  dalla 
gotta  y  gì*  convenne  ritirarfi  a  CafaL  Maggiore  .  I»  tanta 
s*  incamminarona  verfaBologpa^  ed  egli  rimeflbir  dal  fua 
male  pafsò  il  Pò  ,  e  fi  conduffe  a  Valve^de  verfb^  Mode^ 
na ,  e  quivi  mentre  facevafi  uà  Ponte  fopra  il  Panaro ,  et 
fi  preparava  pes  impedire  le  vettovaglie  a'  nemici^  delle 
quali  pativano  gjran demente  ^.  né  altronde  potevano  avere  >> 
che  dal  Ferrarele  ,  fopravvenne  T  avvifo^  che  il  Papa  avea 
conclufa  alli  1 5.  di  Marza  fofpenfione  d' arme  per  otto- 
mefi  col  Vice-Re  di  Napoli  ^  Quello  non  afpettato  avvifo 
forprefe  tutti  :.  e  coilrinie  fpecialmente  i  Veneziani  a  pen*- 
lare  alle  cofe  loro  ;\  e  però  il  Duca  da  Valverde  fi  lùcon- 
dufle  a  Cafal.  Maggiore  ^  ed  indi  a  Ficaruolou  Ma  àven» 
dofl  tuttavia  qualche  rifcontro  ^  che  il  Duca  di  Borbone 
non  voleva  ratificare  T  accordo  >  e  però  temendofi^  che 
fé  pur  l*  accettava  ^  fi  voltafle  verfo.  il  Polefine  a  danni 
de'  Veneziani  ;  o  pure  che  perfeverando  nel  ricufarlo  pe^ 
netralFe  nella  Romagna  ^  o  pure  afTalifTè  la  Tofcana  ;  il 
Duca  fece  fare  un  ponte  fopra  il  Pò  dirimpetto  alla  Stel- 
lata per  poter  efler  pronto  a.  feguitar  i  nemici V  fé  fofle 
occorfo  ;  e  nel  medefimo  tempo  accortamente ,,  e  copiofa* 
mente  provvide  Legnago  con  mtenziohe  di  far  quivi  V  al^ 
loggiamento  di  tutto  V  EfercitO'^  quando  avene  dovuto 
diiendere  il  Polefine.  Ma  in  quefta  fofpenfione  di  cofe 
venne  poi  T  avvifo  certo,  che  Borbone ,  non  volendo  ac- 
confentire  air  accordo  y  fi  era  fpinto  oltre  Bologna  verfa» 
la  Romagna.  Per  la  qual  cofa  iLRangone ,  conforme  ali* 
appuntamento  ^abilito  in  Parma^  camminando  quafi  peci 

Van^ 


9^  Cuti  GatTA  Di  Frahcfsco  MxitiA  I. 
Vanguardia  era  entrato  in  Imola ,  ed  il  Saluzzo  lafcìato 
prefidio  in  Bologna ,  a  richieda  di  <]uel  Legato  era  palTa- 
to  a  Callel  S.  Pietro  i  e  il  Duca  pregato  ifiantemente  dal 
medefimo  Legato  pafsò  il  Pò  per  afficuraxe  tanto  mag- 
gìoroiieate  h  cofe  del  Pontefice ,  ed  in  un  mededmo  tem* 
pò  per  provvedere  ancora  allo  Suto  Aio  inviò  a  quella 
volu  una  buona  banda  di  gente  a  piedi,  ed  a  -cavallo > 
fotto  la  cura  del  Colonnello  Pier  Francefco  da  Viterbo , 
e  mandò  a  Venezia  per  maggior  ficuxezza  la  DucbelTa  fua 
Madre  (78),  e  il  Figliuolo. 

U 

(78}  Non  Tacendoli  più  menzione  dì  quefta  Duchefla ,  fa  d' uopo  credere,  che 
fenemorilTe  in  Venezia.  Atal  Signora  a  quei  lempi  commendat'iffima ,  e  amore- 
Tolildna  protettrice,  anzi  m:tdre  della  celebre  Acc:idcmìa  d'  Urbino  (  la  quale 
frequentata  da'  piiì  miìgnì  Uomini  4i  quelt'eti  divenne  I»  Splendore  delle  Cor. 
ti,  e  de'  Principi  d"  Italia  )  fu.  Te  pur  non  erro,  dopo  la  morte  di  Guid'Ubal- 
do,  ed  aliorchi  era  poco  meno,  che  abbandonata  da^li  amici,  eneglctia,  bat- 
tuta h  ièguenteUed^lia,  che  confeivafi  dal  mio  amico  Guido  Zaneiiii  di  cut 


H  ìfivtrfe,  e  varie  fono  le  fpì^zìoaì,  die  non  ola  d'iflerfre  quat  ne  fia  ìt 
vero  fignlficato ,  Fu  Donna  fommamente  amata  dal  marito  :  la  quale  per  l' im- 
potenza ,  e  per  la  debotezia  della  perlbaa  del  Duca  ù  mori  vergine ,  fema  che 
Ite  dcOe  mai  fegno  alcuno  in  vita  di  lui.  Sanfovini  Vita.  Illuft.  pag.  ^19-  vtrC. 
jkd  efla  fi  dee  la  lode  dì  aver  dito  principio  air  erezione  de'  Monti ,  chiamai 
ti  dì  fitftà,  jMgU  Stati  d' UAÌM,  e  eoa  ci4  aver  daio  iinpuUb  a  ciò  puimea. 


DILLA  ROVBRB  IV.  DtTCA  d'UrBIMO  Caf.  IV.      9^     '^ 

Il  Borbone  s* incamminò  a  dirittura  verfo  Firenze, 
ma  fcendendo  verfo  Poppi  al  principio  dì  Valdarno  fi 
trovò  quivi  a  fronte  il  Rangone ,  ed  alle  fpalle  Michele 
Marchefe  di  Saluzzo  per  la  v^ia  di  Mugello ,  ficchè  gli  fu 
impedito  di  forprendere  Fiorenza^  <  perciò  fi  voltò  in 
ouéllo  di  Siena  •  Il  Dti<:a  dal  Saffo  di  Simone  con  gente 
Ipedita ,  e  con  poca ,  e  leggiera  artiglieria  xalÒ  anch'  elfo 
in  Tofcanai  e  poiché  fi  ^ra  aflìcurata  Fiorenza^  fi  deter- 
minò fra  Capitani  della  Lega  di  fare  1"  aiUoggiamento  a 
Lancifa,  come  luogo  molto  opportuno  per  poter  accorr 
jFere  ad  og^ii  moila  de*  nemici,  temendofi  allora  non  men 
di  Perugia ,  che  di  Roma  .  Nel  viaggio  avea  il  Duca  Fran- 
cefco  Maria  a  Barberino  avuto  Ambafciatori  de' Fiorenti^ 
ni  con  offerta  della  jreftituzione  di  ^ajuolo,  e  diS«Leo^ 
perché  fi  rontentafle  tanto  più  volentieri  di  ajutare  le  co- 
le di  quella  Repubblica  (79)-  Ma  egli  rifpofe  loro^  -che 
già  era  in  cammino  a  queft* effetto,  oltre  1*  obbligo  della 
Lega  ,  per  fervire  come  Duca  4*  Urbino  \ancora  in  quefta 
particolar  occafione  y  e  che  dell' offerta  Joro  gli  xingra* 
ziava  infinitamente .  Si  accoftò  in  tanto  iLDuca  Fxancdco 
Maria  per  voler  entrare  nn  Firenze-,  e  trattare  con  gli  al- 
tri intereffati  •  Ma  mentre ,  che  il  Legato  di  Bologna  ve- 
nuto quivi  poco -prima,  e  i  Cardinali  di  Cortona, Silvi© 
Paflerini,  Cibò^  ed  Ippolito,  ed  Aleflandro  de^ Medici 
P.U  24  ve- 


•«•■■■■■Ì»i««MMB^KaHÌMiaaMi^BMiMli*i^BBaB'*"*'""*""**«**»*^"l^"^*^>^i**"*^**^ai«i*ai 


tifirc  agli  Stati  contigui .  Nel  Codice  ideila  celebre  libreria  di  S.  Salvatore -dHJo* 
legna  regnato  num.  14*  vi  è  un  Poema  fatto  circa  l'anno  lyu  in  occafione 
dell'erezione  del  Monte  di  Pietà  in  Fabriano;  T  Autore,  che  Tempre  li  chiama 
ffV  Pupilh ,  nella  introduzione ,  o  fia  proemio  del  Poema ,  che  dedica  -al  Cardi- 
nale Antonio  del  Monte  ^  e  ad  ^fla  DucheìTa ,  -Jia  tal  ^erùi 

J^ato  éa  frinvtph  Wi  fa  Dure  mis , 

Etifabet'b.  d*  Vtkin  :  nohìl  Gonzaga^ 

Cagni  fuo  trrrx  il  monte  forme  et  *jf  J  • 

B  nel  principio  del  Poema  ticS6 ,  o  fia  del  Capo ,  a  ^ri-così  flveUa  ; 

O  Gon^Mga  Madonna  T?umHe  et  pis  ^ 

O  Duce  clement'H/ìms  d*  Urbino 

V  intento  foìo  ad  u  il  Pupillo  Ì9via  1 
ed  indi  prosegue  in  molti  terzetti  lodandola  per  la  phidetiza  con  cui  In  '^ 
fenza  del  figlio  governava  lo  Stato  d'Urbino,  e  per  la  pietà  onde  -promuoveva 
i  fuddetti  Monti,  ed  altre  opere  virtuofe^  I  l^itratti  interi  del  Cardinale,  del 
Monte  ,  e  di  efla  Signora  veHita  cogli  >omiimenti  -ducali  fi  veggono  nel  fron« 
tUpizio  di  detto  Codice. 

(7f)  ^ajrdi  Sion  di  Firenze  an.  1517.  Vcdafi  ilMurai.  Annali'  ItaLali.  t$%t^ 


pS        Delle  Gesta  di  Francesco  Maria  L 

vennero  per  riceverlo  alla  porta   della  Città,  fi  ebbe  av^ 
vifo ,  che  in  tal  punto  alcuni  congiurati    fi    erano   impa* 
droniti  del  Palazzo  de'  Signori ,    e  attendevano   con   im-» 
provvifo  tumulto  a  follevare  il  Popolo  contro  il  governa 
de*^  Medici  :   e  eh'  eflfendovi   accorfo  Federico   da  Bozzolo 
era  flato  rinchiufo   prigione   nel   medefimo  Palazzo .   Per 
la  qual   cofa  ogn'  uno  fommamente   attonito ,   mancando 
a  tutti  il  configHo   in  quel  perìcolo,  il    Duca  Francefco 
Maria  pfopofe ,  ed  efortò ,    che  nello  fteflfo  principia  del 
tumulto  fi  proccurafle  di  rimediare   fenza    dar   tempo   al 
difFonderfi   della   follevazrone ,    offerenda  la   perfona  y.  e 
l'opera  fua   per  quanto  poteffe.    E    però   prima,,  che    fi 
chiudeflero   le  porte  da' loUevati ,   fenz*^  afpettarc  ,  come 
pareva  neceffario ,   parte   delle   genti  fue  ,  eh'  erana  poca 
difcofèe,   fé  n'entro  con  tutti  quei  Signori  rifoluto  ap- 
punto   in   una   tanta    occafione   di   manifeftare  al  monda 
quale  foflTe  veramente  l' animo  fuo  verfo    il  Pontefice ,    e 
la  Cafa   de*^  Medici  ad  onta  de'  difpareri  paiTati  ;    e    fatti 
fcendere  da  cavallo  ottanta  tra  Gentiluomini,  e  Capitani,, 
che  aveva  feco ,  fé  n'  andò  a  dirittura  alla  piazza ,  facen*- 
do  per  cammino  levare  le  armi  a  molti ,  che  già  concor- 
revano in  ajuto  de'  congiurati ,    e  quivi   trovando  alcuni 
pezzi  di  artiglierie ,  febbene  ienza  munizioni ,   li  fece  fu- 
Dito  voltare  verfo  à  Palazzo  ;  ed  in  un  medefimo  tempa 
fece  occupare  tutte  le  ftrade^  con  ajuto   di  colora ,   che 
tuttavia  fif  dichiaravano  in  favore  de'  Medicr .  Di  man^iera  . 
che  da  cosi  repentini  preparamenti ,  e  dal  vederfi  la  per- 
fona del  Ehica  maneggiarfi  tanto  ardentemente  per  quella 
piazza ,  argomentando   i   rinchrufi  nel  Palazzo  y  che  con 
cifo  Duca  foflTero  parimenti  nella  Città  tutte  le  genti  fue, 
mandarono  fuori  Federico  da  Bozzolo,  che  per  eflfer  pa- 
rente  del  Duca  ne  traitafle  qualche  accordo  y  ricercandola 
folamente  di  perdono.  Alla  qual  richielta  rifpofegli ,  che 
non  eflTendo  ciò  in  arbitrio  fuo  non  poteva  prometterlo  ^ 
ma  che  gli  efortava  a  rende rfene  quanto  prima  meritevo* 
li  coir  acqui  e  tar  fi ,   e  rimetterfi  in  obbedienza,  afficuran* 
doli  di  fare  ogni    offizio   per  impetrarlo  loro  da  chi  ne 
aveife  V  autorità  »  Sopra  la  qual  olferta  fatta  una  fuccinta 

car 


^ 


DBtLA  ROVBRB  IV^DUCA  d'UrBIKO  Cap.IV.      99 

capitolazione  fottofcrìtta  da  lui^  e  dal  Cardinale  Silvio 
PaflTerini ,  refiituirono  il  Palazzo ,  e  i  prigioni  (80) .  Fu 
perciò  poco  dopo  per  pubblica  deliberazione  decretata 
da  quella  Repubblica  la  reftituzione  di  S.  Leo  ^  e  di  Ma* 
fuolO)  ed  a  richielia  degli  fteffi  Fiorentini  il  Duca  man* 
dò  Orazio  Florido  a  riceverne  il  pofleffo^  Giunto  Tav* 
vifo  in  Roma  del  tumulto  della  Città  ^  e  dell'  accordo 
feguitone  per  opera  del  Duca ,  il  Papa  mandò  libito  un 
fuo  Cameriere  fegreto  a  ringraziarlo ,  e  a  predarlo  infie* 
me^  che  con  altrettanta  diligenza  fi  contentale  di  confi* 
gliarlo  nella  difefa  di  Roma ,  quando  il  Borbone  fi  difpo* 
n  effe  di  ^flàlirla  • 

Francefco  Maria  fece  lungo  difcorfo  con  effb  Carne* 
xiere  fu  tal  particolare  alla  prefenza  di  molti  Capitani  de* 
Collegati,  e  fi  riftrinfe  a  proporre^  che  Sua  Santità  prov- 
vedefle  Viterbo^  e  Montefiafcone  quanto  più  fi  foffe  pò* 
tuto  di  gente  da  guerra ,  e  non  colletizia  »  e  che  la  per* 
fona  fua  fi  ritirafle  in  Orvieto  ^  o  in  Civita  Caftellana ,  e 
lafciaiTe  in  Roma  Renzo  da  Ceri^  e  Orazio  Baglioni,  e 
con  quefta  maniera  proccuraflTe  di  mettere  in  ficuro  coli* 
Efercito  fuo  tutta  quella  Corte  ^  e  i  principali  della  Città: 
e  nel  rimanente  della  guerra  fi  ripoiaflfe  nelle,  forze  della 
Lega^  Piacque  il  configlio  ^  ma  non  fu  accettato  .  Il  Du- 
ca Carlo  Borbone  avendo  comodità  di  tempo ,  e  intefa  la 
poca  provvifione  di  Roma  fi  levò  dal  territorio  di  Siena 
nel  dì  26  d'Aprile,  e  fi  mife  in  marcia  con  tutto  T  Efer- 
cito Imperiale  alla  volta  di  Roma  •  Il  Papa  sbigottito  del 
repentino  aflalto  fi  ritirò  tofto  {paventato  in  Calvello  con 
alquanti  Cardinali ,  e  Prelati  di  Corte.  Erano  già  le  genti 
de'  Collegati  ridotte  tutte  intorno  a  Lancifa ,  Terra  circa 
«5  miglia  difcofta  da  Firenze  ;  e  perciò  intefa  la  mofla  de* 
nemici  ^  il  Conte  Guido  Rangoni  lafciata  Perugia  s*  in- 
drizzò verfp  Roma^  alle  cui  mura  giunto  non  ebbe  co- 
jraggio  colle  fue  forze  tanto  inferiori  d*  affalire  quel  fu- 
jrioio ,  e  potente  Efercito  ,  benché  allora  sbandato ,  perdu* 
co  dietro  alle  prede ^  il  che  fu  alli  14  di  Maggio.  II 
Marchefe    di   Saluzzo  s' inviò  verfo  Orvieto  i   e  il  Duca 

N  2  Fran* 


«1 


(So)  leoni  Ub.  3.  pa&  375.  376. 


loo      Dbllb  GbstAt  di  Frakcbsco  Maria  L 

Francefco  Maria  per  la  volta  di  Todi,    e   folamentc   nel 
dì  i6  di  Maggio  arrivò  ad  Orvieto   (8i),   dove  tornato 
anche  il  Rangone,  fi  tenne  configlio  di  guerra.  Gagliar- 
damente infifterono  il  Marchefe  di  Saluzzo ,   Federica  da 
Bozzolo ,  e  Luigi  Pifani  Legato  Veneto ,  perchè  fi  tentafle 
di  cavare  il  Papa  di  prigione,  con  venir  anche  a  giornar 
ta ,  fé  occorreva ,  e  il  Conte  Guido  R^ngoni   fece  cono- 
fcerc   con    molte  ragioni   facile ,    e  riufcibile  V  imprefa  • 
Moftrava  parimenti  il  Duca  d*  Urbino  di  voler  lo  ItefTo  » 
ma  metteva  avanti  non  poche  difikoltà  ;  dicendo   nondi- 
meno pubblicamente,  che  quando  pure  fi  fofiTe  deliberata 
in  qualfivoglia  modo  di  andare ,  eh'  egli  farebbe  il  prima 
ad  incamrainarfi ,  ed  efporre  la  vita  propria  per  fervigio  di 
Sua  Santità ,  maffimamente  fapendo ,  che  la  ileflTa  Repub- 
blica ,  a  cui  egli  fervi  va  ,  defiderava  iAante  mente  per  ogni 
rifpetto  la  libertà   di  Papa  Clemente  VII.    Il  giorno  ap- 
preflo  fi  fece   una   raflTegna   generale    di   tutto  V  Efercito 
della  Lega,  e  fi  trovò  non  averfi  più   di  12  mila  perfo^ 
ne ,  empendone  fuggiti  molti ,  sì  per  terrore  della  perdita 
di  Roma,   come  per  la   mancanza  delle  paghe,  e  de' vi- 
veri; ficchè  fu  conclufo,  ch'eflendo  troppo    difuguali   le 
forze  della  Lega  a  quelle  de' nemici,  ch'erano  in  nume- 
ro di  20  mila   già   riconofciuti  (  il  Pavinio  li  fa  crefcere 
fino  al  numero  di  40  mila  ) ,  e  fortificatifi  in  Città  di  così 
gran  recinto,   con  acquifto  notorio   di   artiglierie,   e    di 
munizioni,   e  che   non  potendofi  fperare    al   prefente  di 
poter  far  frutto  in  alcuna  maniera  contro  di  laro  ;  perciò 
fi  dovefle  proccurare  con  ogn'  iftanza  appreflo  a*  Prìncipi 
collegati  di  avere  un' accrefcimento  di  20  mila  Fanti   tra 
Svizzeri ,  e  Italiani ,  e  3  mila  Guaftatori ,  e  tanta  artiglie- 
ria ,  oltre  a  quella ,  che   fi  aveva ,  che  giungelTcro  a  40 
pezzi  tra  piccoli ,  e  grandi ,  e  che  fi  avelfero   due   corpi 
di  armate,  l'uno  nell'Adriatico,  e  l'altro  nel  Mediter- 
raneo, che  andalfero  favorendo  1' Efercito  di  Terra  (82), 
Con  quefta  rifoluzione   fu   fpedito  al  Re  di  Francia 
Monfignor  d'^Afte,   al  quale  Francefco  Maria   diede  una 
fua  memoria,  o  fé  vogliamo  così  chiamarlo  avvifo,  efpri- 


men- 


i^iì  Muxau  Amuu  d' XuJL  an.  ijx?*       C^i  Leoni  lib.  3.  pag.  38^.  3$$. 


\ 


DttvK  RoTBUR  IV.  Duca  i>*URtiNo  Caf.  IV.  loi 

tnendo  fra  T  altre  cofe^  che  la  venuta  di  Sua  Maeilk 
Italia  farebbe  ftata  fopra  ogni  altra  cofa  utile ,  e  nece^« 
ria .  Il  Papa  temendo  di  maggior  violenza  nella  perfooa 
fua  y  poiché  fi  andava  .ogni  giorno  più  da*  nemici  ftrin» 
gendo  Caftel  S.  Angelo ,  alli  6  di  Giugno  fé  accordo  con 
effi,  ma  con  quelle  condizioni^  che  vollero,  e  fi  coftitul 
loro  prigione  con  ij  Cardinali,  eh* erano feco .  Erafi  gè* 
nerata  in  tanto  un*  orribiliffima  pette  in  Roma,  ficchè  ve- 
devafi  pure  in  tante  afflizioni  dello  Stato  della  Chiefa  con 
così  ingiuriofo  difprezzo  del  Vicario  di  Crifto ,  un  gran 
principio  di  gaftigo  temporale  alle  tante  fcelleratezze  com- 
mefTe  in  quelP  occafione  .  La  qual  pefte  diffondendofi  per 
quei  contorni  oltre  T  eftrema  careftia  delle  vettovaglie  ^ 
avea  ridotto  in  grandiflima  anguftia  T  Efercito  della  Lega 
intorno  al  Lago  di  Perugia .  Il  Duca  oltre  la  condizione 
de*  tempi,  patendo  ancora  per  la  tenacità  del  Provvedito* 
re ,  fece  in  così  fatta  neceuìtà  grand*  efperienza  della  fua 
virtù  in  trattenere  quelle  poche  genti ,  che  avanzavano  > 
e  lo  confeguì  particolarijiente  col  far  conofcere  a*  medefi^ 
mi  Soldati ,  eh*  egli  pativa  forfè  non  meno  di  loro  ;  la 
qual  verità  congiunta  con  molti  amorevoliflimi ,  e  paterni 
ragionamenti ,  operò  in  modo ,  che  non  oftante  i  difa- 
g) ,  andarono  trattenendofi  ^  e  afpettando  le  provvifioni  a 
loro  promefle . 

Ebbe  fra  quefto  mentre  Francefco  Maria  avvifo  da 
Venezia  ,  che  quei  Signori ,  per  li  finiflri  uffizj  del  Luo* 
gotenente  Ecclefiaflico  Francefco  Guicciardini ,  ìiemico 
icoperto  del  noftro  Duca  (83),  fparfi  per  diverfe  vìe,  e 

fat- 

(83)  Quefta  Aia  mala  dirpofizione  verfo  il  Duca  maggiormente  dimoftrolhi 
nella  Storia  ,  eh'  egli  fcrifle  dt'  Fatti  d' Italia  ,  mentre  in  elfa  fi  affaticò  viva- 
mente colla  fua  grand* eloquenza  di  ofcurare  quella  gloria,  che  Francefco  Ma« 
ria  col  fuo  valore  fi  era  acquìftata  ne'  fatti  di  guerra  col  tacere  a  beli'  arte ,  o 
alla  sfuggita  defcrivere  quelle  azioni,  in  cui  meritava,  gran  lode,  come  da  aU 
tri  Scrittori  gli  fono  date ,  e  coli'  allun^arfi  dove  gli  pareva  di  avere  qualche 
piccola  occafione  di  biafimarlo,  come  affai  chiaramente  fi  può  òflervare  da  quel* 
li ,  che  fi  dilettano  di  Storie,  ed  offervò  Giufto  Lipfio  nelle  annotazioni  politi* 
che,  dove  fra  le  lodi,  che  attribuifce  al  medefimo  Scrittore  (a  chiariffima  men,- 
zione  di  così  &tto  odio  dicendo:  ^raneifcus  Guidar  dhus  prudent  ^  feri  tuff  uè  Seri" 
por  ,  <^  qui  tales  LeUores  fuos  fueit ,  liber  efi ,  ^  vetMK  ,  fi  tamen  sb  odie ,  fuoét 
mibi  noH  femel  videtut  in  Dueem  XJrbintitem  ^r.  Nella  celebre  libreria  di  S.  Sal- 
vatore di  iologoa  vi  ^  un  Manofcrìtto  intitolata  Difefi^  per  il  Si^wm  ls**n^ 


T02      Dbllb  Gbsta  di  Frakcbsco  Maria  L 

fatti  ^penetrare  in  quel  Senato ,  ingelofiti  della  di  lui  per-  " 
fona  avevano  pofto  la  guardia  alla  Duchelfa,  ed  a  Guid' 
Ubaldo  fuo  figliuolo  ^  la  qual  guardia  confifteva  in  due 
Barche  con  alquanti  Uomini  del  Configlio  di  dieci  ^  i 
quali  circondavano,  e  tenevano  come  aflediata  la  loro 
abitazione,  e  li  feguitavano  per  la  Città  dovunque  anda- 
vano* Quefta  feveritl  nondimeno  grandemente  difappro- 
vata  tra  gli  altri  dallo  fteflb  Provveditor  Pifani,  ca  era 
appreffo  al  Duca ,  fu  ben  prefto  moderata  da  quei  Padri , 
e  reftituiti  la  Duchefia,  e  il  figliuolo  nella  loro  libertà, 
fenz*  afpettare  eh*  eflb  Duca  arrivafle  in  Venezia ,  il  qua* 
le  non  avendo  potuto  con  lettere  confeguile  ciò ,  che  bra* 
mava ,  aveva  intraprefo  per  le  pofte  il  viaggio  per  otte-  ^ 
nerlo  di  prefen:^a  i  ma  in  Coftacciajo  avutone  V  avvifo  ,  fi 
fermò  per  alcuni  giorni  nello  Stato,  ove  fu  anche  dalla 
Repubblica  provveduto  abbondantemente  di  quanto  oc- 
correva per  lua  confervazione  in  tanto  pericolo ,  e  rivo- 
luzione di  cofe« 

Pervenne  al  Re  di  Francia  V  avvifo  della  forprefa  di 
Roma ,  e  della  prigionìa  del  Papa  poco  dopo ,  eh*  egli 
aveva  fatta  pace,  e  confederazione  con  Arrigo  Vili.  Re 
d' Inghilterra  contra  V  Imperatore  Carlo  V. ,  di  modo , 
che  agi'  intereffi  temporali  d*  ambidue  aggiungendofi  T  ob- 

bli- 


tm 


ctfcQ  Maria  Duca  di  Urbino  contro  le  calunnie  dategli  da  Meffer  Francefco  Cuicciar* 
Uni  nella  fua  Ifloria ^  il  qual  Manofcritto  è  autografo,  come  lo  dimoftrano  le 
frequenti  correzioni,  ed  aggiunte  che  in  eflb  vi  fono.  E'  di  autore  o  coetaneo, 
o  certamente  poco  dittante  dal  tempo  in  cui  vifl*e  Francefco  Maria .   E*  fuor  di 
dubbio  informatiilimo  di  ciò  che  dice ,  e  in  tal  maniera  itefo .  che  primieramen- 
te pone  la  narrazione  del  fatto,  in  fecondo  luogo  defcrive  le  accufe,  o  come 
JA  diconli  calunnie  del  Guicciardini t  e  vi  foftituifce  la  difefa  del  Duca.  E*  di« 
ribuito  tal  Codice  in  nove  narrazioni  efattiffime  in  verità.  In  fine  alla  pag«  ut 
adduce  i  motivi  da' quali  reputa  indotto  il  Guicciardini  a  dimoftrarli  avverfo  a! 
Duca,  e  pofcia  lì  rigetta*  Chi  fia  autore  di  tal  Manofcritto  non  fi  è  potuto  con 
alcun  chiariamo  argomento  rilevare;  qual  perà  egli  foffe  io  additano  le  feguenti 
parole  pofle  alia  pag*  &•  9,  He  dovrà  già  perciò  temere  alcuno ,  che  per  avere 
,,  io  a  quefto  comune  rifpetto  congiunto   il   particolar  obbligo  della  fervitQ  « 
^  ch'io  tengo  con  la  Tua  Illuflriffima  Cafa,  che  in  grazia  di  quello  io  fia  per 
,,  allontanami  punto  dal  diritto  fentiero  della  verità  &c ,,  Forfè  però  non  er* 
^erà  chi  lo  riputafTe  Gio:  fiattifia  Leoni  ^  poiché  il  Gucd  nelU  Storia   M  S.  di 
Cagli  lafciò  fcritK) ,  che  avendo  avvertito  Gio:  Battifta  Leoni  U  mal  animo  che 
il  Guicciardini  die  a  vedere  neUa  faa  Ifioria  fpecìaimente  ne  gli  ultimi  quattro 
libri  contro  Francefco  Maria ,  io  indufle  a  fcrivere  un  libro  mtiero  di  confiderà* 
zioni  fatte  per  difendere  tal  Signore  dalle  imputazioni  fparfe  contro  di  edb  Duca« 


\ 


DBiLA  Rovere  IV. Ducìid^Urbino  Ca^p^IV*^  loj 

bfigo  particolare ,  che  avevano  alla  S.  Sede ,  fu  facile  a 
Monfignor  d' Afte  di  ottenere  in  gran  parte  gli  ajuti  ^  che 
fi  ricercavano  da'  Collegati  ;  e  ne  fu  dichiarato  Capitana 
Generale  Lautrech,  il  quale  nel  primo  fuo  arrivo  in  Italia 
avendo  avuto  occafione  di  occupare  Aleflandria ,  e  Pavia  ; 
dichiarò  di  volerfi  incamminare  a  dirittura  verfo  il  Regno 
di  Napoli   per  la  via  di  Romagna ,   e  della  Marca  -  Ma 
fermatofi  tra  Parma,  e  Piacenza,  ebbe  quivi  la  confola* 
zione  che  il  Duca  di  Ferrara  >  ed  il  Marchefe  di  Manto* 
va  fi  confederafifero  col  fuo  Re,  in  che  concorfero  anche 
i  Fiorentini  per  efler  confervati  in  libertà^  e  dagli  uni,  e 
dagli  altri  ricevè  certa  porzione  di  gente  a  piedi ,  e  a  ca- 
vallo .  Ma  in  tanto  eflendofi  finalmente  accordata  ,  come 
fi  difle  ,  la  liberazione  del  Pontefice  y  tutti  quelli  maneg- 
gi fi  variarono  con  grandiffima  alterazione  r  Concioflìachè 
appena  liberato  il  Papa ,  e  condottofi   in  Orvieto  ^  dopa 
aver  commendata   la   molta  pietà  delli  Re   di  Francia  y  e 
d' Inghilterra ,   per  la  quale  confelfava  di  efler  reftituito 
nella  fua  priftina  dignità  :  nondimeno  alle  perfone  manda*» 
te  da  Lautrech,  e  dallo  fteffb  Re  d'Inghilterra,  che  fa- 
cevano iftanza,  ch'egli  fi  confederafle  cogli  altri,  rifpofe 
così   ambiguamente ,   che    {i   comprefe ,   eh'  egli  tuttavia 
non  era  ben  rifoluto  di  quello  >  che  fi  dovefle  fare .  Erafl 
l' Efercito  della  Lega  andato  variamente  trattenendo  in 
quefta  confufione  di  cofe  >  e  il  Duca  d*  Urbino  ritornata 
al  campo  aveva  tra  Todi ,  e  Terni  impedito  agji  Spagnuo- 
li  ,  non  fenza  danno  loro ,  V  acquifto  difegnato  della  Mar- 
ca •  Concioflìachè  ufcitane  di  Roma  una  gran  banda  coli' 
occafione  di  fuggire  la  pefte ,  invitati  da  molti  partigiani 
loro  ,  fi  erano  inviati  per  cosi  fatta  imprefa  :  ma  la  vigi- 
lanza del  Duca  li  prevenne  in  maniera,  che  trovando  la 
Vanguardia  loro  refiftenza ,  dove  forfè  non  afpettavano  >. 
&rono  neccflitati  tutti  a  ritirarfi,  e  volgerfi  altrove  (84)* 
Succefle  in   tanto  in  Camerino  la    morte   del  Duca 
Giovanni  Maria  Varano,  che  fegui  àlli  19  di  Agoftó  di 
quell'anno   1527.   Reftata  al  governo  di  quello  Stato  la 
Duchefla  Catterina  Cibò  moglie  di  eflb ,  e  nipote  confo- 
' bri- 

Cm)  Leoni  loc.  cit.  pag.  390»  ' 


it)4  Dblii  Gbsta  31  VfLk^ctfco  Maria  L 
brina  di  Papa  Clemente  VII.,  colla  fua  unica  figliuola 
Giulia  in  età  di  4  anni  ;  Sciarra  Colonna  d'  accordo  con 
Ridolfo  figliuolo  naturale  dello  fteffb  Giovanni  Maria 
entrò  a  viva  forza  in  Camerino  ^  e  lo  faccheggiò .  Ma  la 
DuchelTa  colla  figliuola  ritiratafi  nella  Rocca ,  eflendo  an- 
che fopravvenuto  Ercole  Varano  abitante  allora  in  Ferra- 
ra ,  con  penfiero  di  obbligarla  a  dare  efla  Figliuola  pet 
moglie  a  Mattia  fuo  primogenito^  come  av^a  difpofto  nel 
fuo  teftamento  il  detonto  Giovaiììii  Maria  per  confervare 
rilluftre  famiglia  de' Varani  (85);  non  avendo  efla  Du- 
diefla  a  chi  più  facilmente  ricorrere ,  fece  iftanza  al  Du- 
ca Francefco  Maria  per  aver  qualche  ajuto ,  con  offerta  di 
dare  a  lui  per  Guia  Ubaldo  fuo  primogenito  la  figliuola 
in  matrimonio ,  il  quale  mandò  fpeditamente  gente  a  pie- 
di,  «  a  cavallo,  dalla  quale  furono  aftretti  tanto  Sciarra 
Colonna ,  che  Ridolfo  a  ritirarfi ,  e  rellò  la  Ducheffa  li- 
bera, fenza  efler  per  allora  più  moleftata. 

Da  che  fu  giunto  in  Orvieto  il  Pontefice  Clemente, 
non  tardò  il  Duca  d'  Urbino  cogli  altri  Uffiziali  dell'  Efer- 
cito  della  Lega  ^  portarfi  colà  per  feco  congratularfi ,  e 
per  perfuaderio  ad  entrare  nella  Lega  ftabilita  con  tante 
Potenze  da'  fìioi  Cardinali  contro  V  Imperatore  Carlo  V. 
n  trovarono  irrefoluto^  e  per  quanto  diceffero^  noi  po- 
terono indurre  a  prender  partito  alcuno  (86),  Giunto 
Tanno  1528  prefentendo  i  Veneziani  la  difcefa  di  un  graf- 
fo numero  di  Tedefchi  condotti  dal  Duca  di  Branfvich^ 
richiamarono  dallo  Stato  Pontificio  il  Duca  d'  Urbino  a 
Venezia,  il  quale  con  qu^fta  occafione  fi  giuftificò  tal- 
mente con  quei  Padri  delle  falfe  imputazioni  fattegli  dal 
Luogotenente  EcclefiafHco  Prancefco  Guicciardini,  e  dal 
Proveditor  Pifano ,  che  gli  diedero  piena  facoltà  di  poter 
rimandare  la  Ducheffa ,  e  il  Figliuolo  allo  Stato  ;  e  con 
univerfale  dimoftrazione  di  confidenza  lo  confultaronp 
intorno  le  occorrenze  delia  Repubblica  in  quei  tempi  sì 
pericolofi ,  anzi  calàmitofi  :  e  datagli  commimone  di  fare 
un'altro  Colonello  di  Fanteria,  lo  mandarono  alle  fron- 

^  tiere 

^  (Ss)  Vincento  Bellini  nella  Aia  prima  Differtaz.  de  Monetì$  Itali*  McdU 
JEvi  pzg.  iM.        (i$)  Murator.  AmuL  d' lui  za.  151S. 


DBtlA  ROVBRB  IV.  DtfCA  D'UKtlNO  Cap.  IV.    IOJ 

tìerc  di  Lombardia .  E  perchè  poco  d<^o  fi  feppe ,  che 
il  Branfvich  veniva  per  la  via  di  Trento ,  il  Duca  Fran- 
cefco  Maria  fermoffi  in  Verona,  come  luogo,  di  dove 
noteva ,  da  ogni  parte ,  che  foffero  venuti  i  nemici  nello 
Jtato  de*  Veneziani ,  mandar  foccorfo .  E  di  fatti  quan- 
tunque  il  Branfvich  ufaflfe  ogni  diligenza ,  e  fi  fervide  di 
molti  ibratagemmi  militari ,  non  potè  niai  rifolverfi  ài  fer- 
marfi  né  in  Verona ,  né  in  Brefda ,  né  in  Bergamo,  per- 
ché in  ogni  luogo  ritrovò  fempre  il  Duca  molto  ben 
ali* ordine,  in  modo  che  dalla  plebe  fofpettofa,  e  fu- 
perftiziofa  pubblicamente  fi  diceva  :  o  che  il  Duca  d'  Ur« 
Dino  foffe  un  Demonio,  o  che  fi  valefle  delle  di  lui  ar- 
ti («7) .  Per  la  qual  cofa  il  Branfvich  vedendo  la  peri- 
colofa  commozione  de*  fuoi ,  e  conofcendo  incutile  ogni 
tentativo  contra  i  Veneziani ,  prudentiffimamente  delibe- 
rò di  paflar  fopra  Lodi ,  Ma  anche  qui  egli  co*  fuoi  SoU 
dati  1*  incontrò  molto  male ,  mentre  prevenuto  dal  Duca 
Francefco  Maria,  colla  fagacità ,  e  deftrezza  moleftollo 
in  maniera ,  che  in  fine  trovandofi  fchernito ,  e  danneg- 
giato gravemente ,  né  potendo  le  fue  genti  reggere  a*  ^- 
lagi  della  campagna ,  difperando  non  folo  di  poter  far 
progreflb,  ma  temendo  maggior  danno  ancora,  dopo 
aver  vanamente  confumati  alcuni  giorni  intorno  a  Looi , 

Ser  la  via  di  Como  fé  ne  ritornò  in  Alemagna .  Di  mo- 
o  che  colle  fole  forze  di  4000  Fanti,  e  poca  Cavalle- 
ria ,  il  Duca  d*  Urbino  difefe  tutto  lo  Stato  della  Repub- 
blica,  e  fé  fronte  a  14  mila  peribne,  e  fu  cagione  della 
loro  ritirata  per  la  molta  fiia  vigilanza ,  e  particolar  no- 
tizia ,  e  fcelta  dei  fiti ,  nei  quali  poteva  ftare ,  e  manda- 
re i  foccorfi ,  che  bifognavano,  «  col  prevenir  fempre 
ogni    tentativo   de'  nemici , 

Era  in  tanto  giunto  Monfignor  dì  S,  Polo  mandalo 
dal  Re  di  Francia  dopo  aver  faputò  k  venuta  del  Bran- 
fvich, ma  perchè  già  egli  avea  abbandonata  l'Italia,  e 
Antonio  da  Leva  Capitano  dell'  Imperatore  fin  dall'  anno 
fcorfo  allorché  i  Francefi  fi  erano  allontanati ,  fi  era  ri- 
meffo  in  campagna ,  ed  avea  forprefa  Pavia ,  ed  altri  luo- 
P'J^'  ■      O ghi, 

fi7)  Leoni  lib.  i.  pag.  ^^  .        - 


io5      Dblii  Gisti  di  Framcbsco  Maria  L 

ghì ,  e  fi  andava  tuttavia  dilatando  con  idea  di  fare  altri 
acquifti  ;  il  Duca  Francefco  Maria  (ì  abboccò  con  \Aon^ 
iignor  di   S.  Polo ,  che   avea  feco  400  Lance  y   500  Ca* 
valli  leggieri ,  e  circa  jooo  Fanti ,  e  confultando  inficine 
circa  il  procedere  della  guerra  contro  gr  Imperiali   nello 
Stato  di  Milano ,    ftabilirono  con   quefte  genti ,   e    con 
quelle  y  che  avea  il  Duca  y  che  allora  coir  arrivo  di  altri 
fuflidj  formavano  300  Uomini  d'arme,  1000  Cavalli  leg-^ 
gieri ,  e  6000  Fanti ,  oltre   altri  2000  di  Francefco  Sfor* 
za ,  di  andare  a  trovare  Antonio  da  Leva ,  eh*  erafi  forti- 
ficato  a  Marignano  per  coftringerlo  alla   battaglia .    Ma 
giunti  poco   lontano  dal   luogo,   benché  continuaffero  a, 
danneggiarlo  coir  artiglierie ,  non  poterono  mai  cavarlo 
dal  fuo   alloggiamento:  per  il  che  il  Duca   mutato  pen- 
fiero,  mentre  pure   ingegnofamente  fi  adoprava  per  trat- 
tenerlo in  quel  Forte,  diede  principio  con  grolfo  numero 
di  Guaftatori  ad  agevolare  la  ftrada  verfo  Milano.  Ma  il 
Leva  accortofi  del  difegno  del  Duca  fi  levò  fegretamente 
di  notte  da  Marignano  e  s*  introduce  colle  fue  genti   in 
Milano.  Svanito  anche  quefto  difegno  fi  attefe  ali^efpu- 
gnazione  di  S.  Angelo  prefidiato  da  500  Fanti  poftivi  dal 
Leva ,  e  ne  fu  dato  carico  a  Giovanni  di  Noldo  con  3000 
Fanti,  300  Cavalli,  e  6  Cannoni*  Ma  elfendo  egli  reftato 
morto  da  un  colpo  di  artiglieria ,  fi  alfunie  il  Duca  me* 
defimo  queft'  imprefa,  e   mutata  la  batteria   coHrinfe  in 
poco  tempo  i  difenfori  alla  refa  (88) . 

Coir  opportunità  di  queft'  acqutfto  configltò  il  Du* 
ca,.  che  lafciato  per  allora  il  penfiero  di  Milano  j^  fi  pen- 
iafle  aU^  imprefa  di  Pavia  de(iderata  da' Collegati ,  offeren* 
dofi  egli  di  prenderne  T  aflunto .  Condotto  T  Efercito  a 
Landriano  coir  aflìfienza  di  Monfig.  di  S.  Polo ,  Francefco 
Maria  con  alquanti  Gentiluomini ,  e  Capitani  andò  a  ri* 
conofcere  la  Città ,  e  trovò  efler  rivolta  tutta  la  difefa 
da  un  lato  fopra  il  Tefino,  che  fi  diftende  per  TArfenale 
verfo  il  Parco  •  Quello  tutto  terrapienato ,  era  anche 
fiancheggiato  da  tre  grandi  baftioni,  e  in  quel  di  mezzo^ 
avevano  polli  alcuni  pezzi  di  artiglieria  per  oatter  la  Cam* 

^_: : : P^- 

iiSì  Leoni  Iib.  )•  pag*  400.. 


f< 


iDitiA  Rovere  IV.  Duca  d*  Urbi  no  Gaf.IV.  107 

pagna .  In  dìfefa  della  Città  vi  fi  trovavano  Àpontes  Spa« 
gnuolo  Màeftro  di  campo  >  Pietro  Botticella ,  e  Pietro  Bi^ 
rago  Colonnelli  con  3000  Fanti  ^  ed  a  quelli  (ì  aggiunge 
un  buon  corpo  di  Fanterìa  venuto  da  Milano.  li  Duca 
Avendo  ben  confiderato  il  tutto  >  determinò  di  alTalire  ap» 
punto  la  Città  dove  i  nemici  avevano  preparata  maggior 
refiftenza  per  fervirfi  di  certo  fito  conGderato  ^a  luì  atto 
a  poter  fcortinare  nel  tempo  dell'  affalto ,  e  battere  tjaellì 

Eer  fianco .  Onde  avvifato  M onfig.  di  S.  Polo  ^  ch^  era  a 
andriano  ^  che  fi  accoftafle  coir  Efercito  vicino  a  Pavia 
er  la  ftrada  verfo  il  Parco  ^,  fece^  che  Antonio  da  Caftel- 
o  come  Generale  dell*  artiglieria  'de^  Veneziani ,  ^  Picei* 
nardo  Capo  delle  genti  Sforzefdie  accompagnati  da  una 
grofTa  banda  di  Fanti,  piantaffero  di  notte  tre  batterie 
al  Baloardo  dì  mezzo ,  e  batteflero  ia /mattina  fuir  alba 
*  per  tefta ,  e  per  fianco  a  forbice  per  levare  in  poche 
óre  V  artiglieria  de'  nemici  dalla  cima  xlel  fuddetto  Baloar- 
do .  11  elle  tutto  adempito,  fece  poi  allargare,  e  ripartire 
le  batterie ,  lafcìando  Antonio  al  Baloardo  medefimo ,  e 
ponendo  il  Piccinardi  al  Baftione  della  punta  col  dare 
alcuni  pezzi  a'  Francefi ,  afiìnchè  faceflfero  un''  altra  batte- 
ria al  terzo  Baftione  ,  «  così  aitendendofi  gagliardamente 
Jper  ogni  parte  a  levare  le  difefe  a' nemici,  attefe  in  tan- 
to il  Duca  ad  approlfimare  intieramente  1^  Bfercito  verfo 
la  Città. 

Ma  giunto  ^  clie  fu  IMonfig.  di  S.  Polo ,  te  convocato 
51  configlio ,  difle ,  che  non  poteva  trattenerfi  in  queft* 
Imprefa,  mentre  ^ra  neceflitato  a  girfene  verfo  Kapoli per 
foccorrere  T  Efercito  Francefe,  che  in  quella  parte  fi  ri- 
trovava in  anguftiei  la  qualxofa  conturbò  gli  animi  dì 
tutti ,  vedendo  colla  partenza  fua  levarfi  la  £pttgmti  tjì 
confeguir  Pavia ,  tanto  defiderata  da  dafclreduno  >.  Ma  il 
Duca  d' Urbino  prontiflìttio  ne*  ripieghi ,  rifpofe  a  Monfig» 
di  S.  Polo,  e  intei'jogollo ,  fé  per  ìncamminarfi  a  quella 
*vòlta  per  la  via  di  Gent)va  avea  latto  le  provvifionì  ne- 
ceflafie  t)er  fabbricare  i  ponti  per  pafiarc  il  Tefino>  ed 
il  Pò ,  e'  replicando  leglì ,  che  nel  teiinine  dì  dieci  gior- 
ni al  più  avrebbe  in  pronto  tutto  il  fuo  bìfogno>  ^li  fogr 

O  3»  giun« 


/• 


loS      Dbllb  Cbsta  di  Francbsco  Maria  h 

giunfe  il  Duca,  e  noi  molto  prima  poffiamo  efler  ficuri 
di  guadagnar  Pavia ,  di  modo  ch€  fenza  ritirare  le  genti 
voftre  potete  dar  gli  ordini  per  le  provvifioni ,  e  fervirc 
in  tanto  alP  imprefa  comune ,  perchè  poi  con  maggior 
riputazione  potete  incamminarvi  dove  più  vi  piacerà  (Sg)^ 
Convinto  perciò  j^onfig.  di  S.  Polo,  e  commendata  U 
rìfpofta  del  Duca ,  fi  attefe  ad  efeguire  quanto  egjLi  avea 
determinato  per  V  efpugnazione  . 

Dopo  avei:  concertato ,.  e  mefTo  air  ordine  quanto 
occórreva  ,  preparandofl  all'  aflalto  il  Duca,  deputò,  e  jri^ 
partì  alla  tetta  verfo  >i  baftiojii  di  .mezzo,  e. della  punta 
tutt*  i  fuoi  Uomini  d' arme,  indi  ordiiiiò,  che  follerò  quei 
fti  feguiti  da  uno  Squadrone  di  Fanti  fcelti ,  e  sbrigatf  ^ 
che  nelle  prime  file  aveffero  da  portare  alcuni  piccoli 
barili  di  polvere ,  e  fuochi  lavorati  da  lanciare ,  poTcia 
per  rinfrefcamento  loro  dettino  ancora  altra  Compa^fa 
di  Fanteria ,  con  commiffioné  efprefTa ,  che  non  cómin* 
ciafTeroT aflalto  fé  non  alle  ore  20  in  circa,  e  in  quel 
mentre  fingendo  Francefco  Maria  di  voler  altrove  con 
altra  compagnia  affalire  la  Città ,  con  molte ,  e  diverfe 
fcaramuccie  ,  e  con  lo  sparo  continuo  d'  artiglieria  tra* 
vagliò  gli  affediati  •  Venuta  poi  finalmente  Torà  deter- 
minata ,  e  datofi  il  fegno  alla  battaglia  da  tutte  le  parti 
con  indicibile  ardire  fi  attaccò  un  fiero ,  ed  orribile  com^ 
battimento,  e  perchè  il  battione  della  punta  era  lo  sfor« 
20  maggiore ,  volle  quivi  il  Duca  ritrovarfi  con  parte 
degli  Uomini  d'arme,  e  Capitani  fuoi ,  dove  dopo  una 
valorofa  refittenza  fatta  da  un  groffo  numero  di  Tedefchi , 
prevalendo  in  fine  la  virtù  ,  e  la  forza  degl'  Uomini  d' ar- 
me del  Duca ,  fu  da  loro  guadagnata  V  entrata .  Onde  il 
Duca  fatto  fubito  fottentrare  le  Fanterie  pettinate  ,  que^ 
fte  col  lanciare  i  fuochi,  dettinati ,  e  gettare  i  piccoli  ba<» 
rili  di  polvere  contro  quelli ,  che  ritirandofi ,  ma  infie* 
memente  combattendo  refittevano ,  cagionò  loro  tanto 
danno  per  la  fiamma,  che  di  ogn' intorno  avvapipava^ 
ed  in  un  fubito  ardeva ,  e  confumava  i  Soldati^  che  pò* 
chi  di  effi  ne  rimafero  vivi ,  per  il  che  fecefi  più  largo 
l'ingrciTo  agli  affalitori.  ì'Te- 


fi9)  l^om  loc  cit.  pag.  40$,  • 


'^ 


"I^BLiA  RoviiRB  IV.  Duca  i/Urbiho  Caf.  IV.  to^ 

I  Tedefchi ,  e  gì'  Italiani  furono  quali  tutti  difllpatl 
dal  ferro  )  e  dal  fuoco.  Il  Botticella»  ed  il  Birago  mo^ 
rirono  combattendo.  L'Apontes  colla  maggior  parte  de' 
Spagnuoli  fi  ritirò  nel  Gaftello  con  Galeazzo  Birago,  e 
domandando  accordo  fu  loro  conceiTo  per  parere  del  Du« 
ca  y  benché  i  Francefi  vi  fi  opponefTero ,  laiciandogli  par^ 
tire  falve  le  robe  ,  e  le  perfone ,  ed  a'  Cittadini  fu  intie^ 
ramente  perdonato .  Il  Duca  la  medefima  fera  della  vit« 
toria ,  laiciato  Carlo  da  Sogliano  nella  Città  con  quelle 
genti ,  ed  ordini ,  che  giudicò  neceifarj ,  ritornò  al  fuo 
alloggiamento  per  ripofare ,  e  per  iftabilire  infieme  V  in- 
greuo  del  rimanente  dell'  Efercito  per  la  mattina  feguen- 
te  in  Pavia  •  Appena  vi  fu  giunto  venne  il  San  Polo  cogli 
altri  Ambafciatori ,  ed  altri  Principali  del  campo  per  vi* 
fitarlo  j  e  rallegrarci  feco  di  cosi  gloriofa  azione  con  moU 
tiplicare  le  ammirazioni  di  sì  gloriofa  vittoria ,  e  le  lodi  ^ 
che  davano  al  Duca ,  confiderando  in  ifpecie  la  brevità 
del  tempo ,  che  fu  di  fei  giorni  ^  e  il  nioao  di  così  ardita 
efpugnazione  fatta  con  così  induftriofe  invenzioni.  Tra 
quelli ,  che  in  queft'  occafione  morendo  ^  magnificarono 
appieno  la  gloria  di  tanto  Principe  y  uno  fu  Gian  Paolo 
Manfìrone  famofo  Capitano  di  queir  età ,  il  quale  aveva 
80  anni  y  e  volle  in  ogni  modo  trovarfi  a  quefta  dizione  » 
che  deputato  dal  Duca  alla  batteria  principale ,  e  quivi 
maneggiandoti  arditamente  fopra  le  forze  dell'  età  fua  ^ 
colto  da  un  colpo  d' artiglieria  terminò  con  memorabil 
efempio  di  un'indefefla  virtù  militare  la  vita  (90). 

Dair  acquiièo  di  quefta  Città ,  benché  molto  fi  accre-* 
ditafiero  Tarmi  de'  Collegati  in  LQmbardia^  con  tutto  ciò 
feguendo  in  quel  mentre  la  mone  d^  Lautrech  nelT  affe^ 
dio  di  Napoli  y  e  la  diftruzioq/e .  deL  fuo  Bfercito  vinta 
>iù  dalla  pefte  y  e  dai  difiigi  y  che  -dea  altro  ;  come  ancora 
a  perdita  di  Genova  per  opera  di  Andrea  Doria ,  che 
toltala  a'  Francefi  V  avea  ripofta  in  libertà ,  cominciarono 
a  variare  non  poco  le.cofe  della  Leg^^  ed  a. vacillare  le 
^eranze  formate  fopra  di  effa  ;  maffimarpeote  che  lo  fteffo 
iJuca.  di  Milano  Francefcó  Sfor;2a  fpeiandoc  più  nella  cle« 

men- 


i 


^^— — ^T^^^*^*q— ^—  i^M— — ^ 


i^)  ieoni  loc  ciu  paj^  409. 


no      Dbllb  Gbsta  m  Framcbsco  Maria  L 

menza  dell'  Imperatore  ^  coir  umìlìarglifi  y  che  da^  Colie<> 
gatì  colia  continuazione  della  guerra,  andava  fpargendò 
molte  ombre  >  -e  difficoltà  aflai  malagevoli  da  Iciogiierfi 
fià  i  Veneziani  ^  i  quali  Aando  perciò  molto  dubbiofi  ^ 
facevano  reiterate  confulte,  fé  dovevano  profeguire  la 
guerra  9  oppure  accordarli  con  Carlo  V.  in  così  grand^ 
auge  di  profperità  ^  e  di  fortuna  « 

Correndo  Tanno  1529  i  Francelì  s'impadronirono 
di  Novara  ,  ma  non  del  Cafteilo ,  ficcome  ancora  di  Vi« 
gevano ,  di  Mòrtara ,  ed  altri  luoghi .  Tenuto  fu  nel  mefe 
di  Maggio  un  gran  con/iglio  dal  San  Polo  co'  Capitani 
Veneti,  e  Sforzefchi  per  far  TalTedio  di  Milano •  Tro* 
voffi  alle  raffegne ,  che  non  vi  erano  fufficienti  forze ,  e 
perciò  fu  rifoluto  di  prendere ,  fé  fi  poteva ,  colla  fame 
quella  gran  Cittì  «  Poftoffi  il  S.  Polo  a  Biagraffo,  il 
Duca  d' Urbino  co*  fuoi ,  e  con  parte  delle  genti  Sfor« 
sefche  a  Caifano  :  da  dove  colle  fcorrerie  infettavano 
tutto  il  Paefe  ,  acciocché  vettovaglia  non  entrafle  in  Mi- 
lano «  Studioffi  in  varie  maniere  Antonio  di  Leva  di  fare 
sloggiare  dal  fuo  accampamento  il  Duca  d'  Urbino ,  ma 
non  gli  venne  mai  fatto  (91)  *  Scefero  verfo  il  fine  di  Ago- 
ào  1%  milaTedefchi  condotti  dal  Conte  Felice  diVittem* 
bergh  in  Ifola,  e  giunti  a  Pefchiera  cominciarono  a  re* 
care  graviffimi  danni  al  Territorio  Veneto  •  Onde  Fran- 


fice  Clemente  VIL  nel  trattar  accordo  coli*  Imperatore 
in  Bologna,  ove  ambidue  doveano  trovarfi,  non  folo  lo 
richiedeva  a  fare  J*  impreìa  di  Fiorenza  con  parte  di  quel* 
le  genti,  ch^ erano  nei  Regno  di  Napoli,  gii  quafi  tutto 
n>mato  air  ubbidienza  fua ,  ma  difegnava  ancora  colle 
medefime  forze  occupare  lo  Stato  d'  Urbino  per  darlo  ad 
Afcanio  Colonna,  che  fu  figlio  di  Agnese  primogenita 
del  Duca  Federico  ^  affinchè  coir  efclufione  di  Francefco 
Maria ,  a  lui  fempre  fofpetto ,  fi  provvedere  di  vicino  più 
confidente  aUa  fuaCafa  de' Medici  (92).  Per  la  qual  cof» 

il 


iMAlhi 


<»(}  Murati  AmuL  4*  Itzl.  an.  ijty*        isti  Leoni  loc»  clt.  pag.  4^u 


DULIA  RoVBM  IV.  Duca  0*UmiiNO  Cap.IV*  ut 

fl  Duca  ia  tempo  y  che  le  cofe  di  Lombardia  potevano 
ripofare  ^  con  licenza  ideila  Repubblica  fé  ne  pafsò  al  fuo 
Ducato  per  provvedere ,  e  di^nderfi  da  così  fatti  maneg«. 
gi  9  dove  con  danari  »  ed  altre  provvifioni  avute  da' Ve«>. 
neziani,  e  colle  fue  proprie  riparò  fufiicientemente  tutte 
le  frontiere,  ed  i  luoghi  più  neceflar)  alla  difefa,  e  ciò. 
fatto  (e  ne  tornò  poi  in  Lombardia.  Li  12  mila  Te*~ 
defchi  y  come  già  dilli ,  fcefi  in  Italia  fi  divifero  fra  di  lo« 
ro ,  e  una  parte  fi  fermò  intorno  a  Montechiari  •  Il  Duca 
Francefco  Maria  avea  rifoluto  di  volergli  aifalire  n^'pro-. 
prj  alloggiamenti ,  e  di  combatterli  >  onde  avfeva  richiama* 
to  a  queli' effetto  da  Bergamo  il  Gajazzo^  e  Cefarè  Fre^ 
gofo  da  Verona  i  avendo  con  nuov^^i.  invenzione  acconi^ 
modati  alcuni  pezzi  piccoli  di.  artiglierie  fopra  cavalietti , 
che  potevano  condurfi  agevolmente  fopra  muli,,  co'  quali 
fperava  poter  ricevere  molto  vantaggio  in  quelL' occafione* 
Ma  in  quefto  fervore  di  provvifioni  cadde  in  così  pe* 
rìcolofa,  e  repentina  infermità,  che  in  breve  fudifperata 
la  vita  fua .  Vennero  da  Venezia  Medici  mandati  da  quel*, 
la  Signoria  in  Brefcia ,  dov*  egli  fi  trovava  ;  fi  ricorfe  alle 
orazioni  per  decreto  pubblico,  e  fu  desinata  una  grofla. 
fomma  di  danajo  per  elemofina  a'  Luoghi  pii  a  queil'  ef* 
fetto  •  Onde  piacque  finalmente  alla  Maeilà  Divina  di  ri* 
fanarlo  in  modo ,  che  in  poco  fpazio  di  tempo  potè  paf^ 
farfene  a  Vicenza ,  e  dopo  avere  di  commii&one  della  Re*; 
pubblica  <:onfiderata  quella  Città  recarfi  a  Venezia  per 
confultarne  la  fortificazione  •  Elfendo  in  tanto  ceffato  il 
fofperto  de'  Tedefchi,  i  anali  trattenutifi  variamente  nel  / 
Brefciano  danneggiando  folamente  il  Paefe  cogli  alloga 
giamenti ,  e  colle  taglie ,  eifendo  ftati  fempre  travagliati 
da  molte  fcaramuccie ,  cominciarono  a  sbandarfi  ^  maffi* 
mamente  avendo  voluto  il  Conte  Felice  di  Vitembergh 
trovarfi  in  Bologna  alla  venuta  deir  Imperatore ,  il  qu^tlQ 
finalmente  abboccatofi  in  quella  Città,  col  Pontefice ,  e 
dopo  lungo  negozio  chiamato  quivi  lo  Sforza  ibtto  falvq 
condotto,  acconfentendo  Sua  Maeftà  Cefarea  alle  iftanze 
di  tutto  il  rimanente  d' Italia  di  confermargli  T  inveftitu^ 
ra  del  Ducato  di  Milano ,  ed  accordate   intieramente  le 

cofe 


112      DsLtB  Gbsta  di  Frakcbsco  Maria  L 

cafe  de'  Veneziani ,  che  fi  contentarono  di  reftituire  il 
tolto  in  quella  guerra  al  Pontefice ,  ed  a  Cefare  :  fu  pub* 
blicata  la  Pace,  e  Confederazione  generale  d'Italia  con 
fjpecifica  nominazione  del  Duca  d'  Urbino ,  e  dello  Stato 
(uo;  il  quale  come  Prefetto  di  Roma  fìi  anche  chiamato 
quivi  dal  Pontefice  con  un  Breve  particolare.  Onde  com^ 
parve  egli  con  la  DuchefTa  Tua  Moglie  con  numero  ono*^ 
rato  di  Gentiluomini ,  e  di  Capitani  fuoi  vecchi  y  e  già 
confumati  nella  milizia ,  che  traffe  maravigliofamente  gli 
occhi  di  ciafcuno  a  lui ,  con  tanto  maggior  applaufo , 
quanto  che  i  molti  &vori  fattigli  da  due  Principi  così 
eminenti  confermavano  la  fama ,  e  la  grandezza  del  nome 
fuo  •  Concioffiachè  V  Imperatore  in  particolare  T  onorò 
fingolantìente  in  pubblico ,  e  in  privato  :  in  pubblico 
perchè  volle  nell'  atto  della  fua  incoronazione  y  feguita 
nel  giorno  22  di  Febbrajo  1530  nella  Cappella  del  Pa- 
la2zo  Pontificio ,  della  Corona  Ferrea  in  iegno  di  efTer 
Re  del  Regno  Longobardico ,  e  della  Corona  Imperiale 
nella  Fefta  di  S«  Mattia  alli  24  di  efTo  mefe  nel  vafto 
Tempio  di  S,  Petronio ,  volle ,  diffi ,  che  il  Duca  Fran* 
cefco  Maria  portafle  una  delle  infegne  dell'  Imperio ,  che 
fu  la  Spada  ;  ed  in  privato ,  sì  per  eflere  fempre  con 
Sua  Maeftà  in  lunghi  ragionamenti  di  materie  militari  ^ 
come  perchè  fi  riftrinfe  a  ricercarlo ,  che  volelfe  fermarfi 
al  fervizio  fuo ,  avendo  intenzione  ,  come  s' intefe  poi , 
di  lafciarlo  iuo  Capitano  Generale  in  Italia  (93) .  Né  ba- 
ftandogli  queft' uffizio  fatto  feco  a  bocca ,  e  con  molta 
efficacia,  mandò  la  DuchefTa  di  Savoja  dalla  medefima 
DuchefTa  d'  Urbino  a  perfuaderla  ad  efortare  il  Marito  a 
contentarfene  :  e  per  rifcaldare  tanto  maggiormente  la 
pratica  9  egli  medefimo  fotto  nome  di  vifita  fopravvenne 
a  queflo  congreflb ,  e  colla  viva  voce  replicò  V  uffizio , 
e  r  offerta  fetta  da  quella  DuchefTa  ;  ma  il  Duca  rifpofe , 
che  non  efTendo  affoiutamente  in  arbitrio  fuo  cotale  rifo^ 
luzione,  era  necefTario,  che  Sua  Maeflk  compiacendofi 
di  degnarlo  di  così  fatto  onore  fi.  contentafTe  da  fé  fteffa 
di  richiederlo  alla  Repubblica .  E  però  fattane  fare  iitan* 
_  .  -za 

(»3>  Muraion  Aonal.  d'IuL  an.  1530.  Leoni  loc.  cit.  pag.  4»o»  4*J» 


DBILA  ROVBRB  IV.  DuCA  d'UrBiMO  Ca?.  IV.    11^ 

ItSL  a  Venezia  dal  fuo  Ambafciatore ,  e  tenutone  eziandio 
ragionamento   cogli  Ambafciatori ,  eh'  erano  in  Bologna  > 
ebbe  finalmente  rifpofta  da  quel  Senato,  che  la  medefima 
cagione  y   che   moveva  Sua  Maeftà    a    defiderare   il   Duca 
d*  Urbino  appreflTo  di  fé ,   neceflitava   loro  ancora ,  eflen- 
done  già  in  poflTeflb   di  fare  ogni  opera  di  confervarfelo  ; 
fpecialmente ,   che   avendo  ormai  per  molti  anni  con  no- 
tabile   riputazione ,   e   comando    aella   Repubblica    fperi- 
mentata  m  varie  occafioni  la  Angolarità  della  fede ,  e  del 
valore  di  quel  Principe  ,  non  potevano  fenza  gran  pregiu- 
dizio delle  cofe  loro   acconfentire   di  privarfene .    E   che 
febbene  conofcevano ,  che  non  cedendo  a  Sua  Maeftà ,  to- 
glievano a  lui  un'  onore  così  principale ,  che  gli  fi  propo- 
neva ;  nondimeno  fperavano  ancora  ^  eh'  Ella  accettarebbe 
per  riverente  foddisfazione   di   quefta  loro  renitenza  T  of- 
ferta ,  che  fi  faceva  all'  incontro  a  Sua  Maeftà  delle  forze 
tutte  della  Repubblica  fotto  il  governo  dello  fteiTo  Duca* 
Ma  non  perciò  celarono ,  o  fi  diminuirono  i    favori 
verfo  la  perfona   del  Duca ,    anzi  ebbero   nuovi  fegni  di 
continuazione,  e  di  accrefeimento  di  confidenza:  poiché 
tra  molti  difcorfi  ^  <:h'  ebbe  poi  feco  l' Imperatore ,  lo  ri- 
chiefe  a  nominargli  perfona  ,   che   folle  ftata  capace   a  fo- 
ftenere  il  pefo  di  fuo  Capitano  Generale  iti  Italia  ;  ed  «gli 
gli  nominò  Antonio  da  Leva ,  nel  quale  V  Imperatore  col- 
locò  così  fatto  carico  al  fuò  partire  d'Italia   per  la  Ger- 
mania .  In  quefto  viaggio  mandò  il  Duca  Orazio  Florido 
a    fervirlo   fino   a   Treiito,   col  prrncipal    motivo,   acciò 
efTo,  e  Nicolò  Tiepolo  Ambafciator  Veneto ,  che  ne  avea 
avuto  commiflione  dalla  Repubblica ,  gH  ricordalTero  il  ne- 
gozio della  reftituzione  del  Ducato  di  Sora ,  che  Giovan- 
ni fuo  Padre  pofTedeva  nel  Regno  di  Napoli .    Terminata 
la  guerra  in  Lombardia  fi  fufcitò  nella  Tofeana,   e  dopo 
varie  imprefe  V  Imperatore  Carlo  V.  dichiarò  capo  di  quel- 
la Repubblica  Alelfandro  de'  Medici  nipote  di  Papa  Cle- 
mente VII. ,   che   in    fine  ebbe  altresì  il  titolo  di  Duca  • 
Ed  in  quefto  modo  Firenze  Città  di  tanta  fama  »  e  gran- 
dezza venne  a  perder  la  fua  libertà  1'  anno  1 5  3 1  (94)  del 
f.JI.  P  mefe 

(P4)  Mambrino  Eofeo  Iftor.  del  Mondo  lib.  u  pzg.  i^ù. 


7r4      Dbllb  Gbsta  di  Frahcbsco  Maria  L 

mefe  di  Luglio .  Il  Duca  d'  Urbino  in  quefto  mentre  fe 
ne  fterte  nel  fuo  Stato  sì  per  proprio  ripofo,  come  per 
follievo  de'  fuoi  Sudditi ,  i  quali  fommamente  bramavano 
la  prefenza  di  lui.  Ma:  Tanna  15J2  venne  chiamato  dalla 
Repubblica  di  Venezia  per  fare  la  raflegna  generale  delle 
genti  d*  arme  ;  onde  lafdato  al  governo  deTuof  Pòpoli 
Guid*  Ubaldo  fuo  Primogenito  y,  egli  colla  Duchefla  fùa 
moglie  fé  ne  pafsò  in:  Lombardia ,  dove  con  meravigliofa 
magnificenza  tece  la  raflegna  >  in  cui  fra  V  altre  la  Com- 
pagnia della^  fua  Condotta ,  e  quella  del  fuo  figliuolo  ap- 
f)arvero  di  gran  lunga  fuperiori  air  altre ,  non  folo  per 
a  qualità  de'  Cavalli ,  a'  armi  ^  e  di  divife ,,  ma  ancora 
per  la  condizione  de*  Soldati . 

Andoflene  poi  agli  Creinovi ,  luogo  incominciatofi  a 
fortificare  fotto  la  direzione  fua ,  considerandolo  come 
frontiera  del  Brefciano>  e  per  poter  foccorrere  Bergamo,, 
e  Crema .  Quivr  riveduta  1'  opera  già  fatta,,  e  dati-  quegli 
avvertimenti,  che  bifognavano  fé  ne  pafsò  a  Brefcia  per 
trattenervifi  l'iettate  con  fingolar  contento  di  quella  Cit- 
tà.  Ma  mentre  quivi  dimorava,  avvenne  una  pericolofifli- 
ma  foUevazione  delle  genti  Italiane  nello  sbandarfi  che 
fé  r  Efercito ,  che  V  Imperatore  avea  formato  contro  So- 
limano Signore  de' Turchi ,  che  minacciava  alTaltar  Vien- 
na ,  e  per  acquetare:  codefta:  folievazione  non  ballò  la  pre- 
fenza dello  ièelfo  Imperadore  ;  fi  vide  perciò  la  Repubbli- 
ca di  Venezia  in  neceflìtà  di  provvedere  allo'  Stato  fùo^ 
del  Friuli  per  la  venuta  di  coftora,  i  quali  danneggiando 
crudelmente  dovunque  paifavano ,  fé  ne  venivano  in  Ita- 
lia ..  Quindi  fu  chiamato  il  Duca  da  Brefcia ,  e  inviatolo 
a  quei  confini  ;  fu  tanta  la  riverenza,,  ch'ebbero  al  me- 
defimo  quei  Soldati ,  già  avezzi  agli  incendj ,  e  alle  rapi- 
ne,  che  quafi  mutata  natura,  e  coftumi,  paifarono  quie- 
ti,  e  fenza  tumulto  alcuno.  Concioflìachè  facendo  loro 
ferjpiicemente  fapere ,  che  capitavano»  in  ruogo>  dove 
cortefemente  farebbero  provveduti  di  vettovaglie,  e  di 
quanto  occorreva  loro  per  il  paffo ,.  fé  folTero  Itati  con 
quella  modeAia,,  che  fi  conveniva:,  ma  che  fé  avelfero 
p^ofegjuito)  a  far  gravi  danni  ne*  paefi>;  per  cui  pailkvano^ 

fot- 


DBtiA  Rovere  IV* Duca  d'Urbino  Cìwp. IV.  ii$ 

foflero  certi ,  che  ne  avrebbero  grave  pena  ;  effi  fcufaronfi 
colla  necdfità  del  vivere  ,   e  cogli  oltraggi  ricevuti  dagli 
Oltramontani  le  violenze  fatte  fino  alloxa ,  e  ringraziane 
do  il  Duca  della  benigna  .offerta ,  che  faceva  loro ,   con* 
tinuarono  il  viaggio  fé nza  dare  menoma  moleflia  al  paefe; 
cffendo  provveduti  fempre  di  viveri  a  prezzo  ragionevo* 
le,  colla  cuftodia  però  ne' luoghi  opportuni ^elle  milizie 
jpaefane  fotto  la  cura  di  alcuni  Capitani  del  Duca  (95)  * 
Ceffata  4a  guerra  col  Turco ,  Carlo  V.  fé  ne  venne 
di  nuovo  in  Italia   per   abboccare   la  feconda   volta   col 
Papa  nella  medefima  Città  di  Bologna,    e   paffando  per 
lo  Stato  Veneto,  la  Repubblica,   oltre   gli  Anibafciatori 
mandati  a*  confini^   volle   che  il  Duca  d*  Urbino  ancora 
andaffe    a  riceverlo   nel   Vicentino ,   dove   incontratolo , 
mentre  Francefco  Maria  voleva  fcendere  da   cavallo   per 
riverirlo  a  piedi,  Carlo ^li  proibì  efpreffamente ^  che  non 
fcendeffe ,  ma  così  a  cavallo  lo  accoife  con  fomma  beni- 
•gnità,  e  lo  ritenne  fempre  appreffo>,    dandogli   conto    di 
tutto  11  feguito  in  Ungheria  nella  jguerra  col  Turco ,   e 
con  quefto  difcorfo  ,   ed   altri   continuò    feco  il   viaggio 
fino   a  Montecchio ,   ove  V  Imperatore  xiovea  alloggiare  • 
Quivi  licenziatofi  il  Duca  per  tornare  a  Vicenza ,    lo  ri- 
chiefe   alla  prefenza   degli  Ambafciatori ,  che  tornaffe   a 
rivederlo  in  Mantova,  dove  avea  a  fermarfi  fino  all'arri- 
vo del  Papa  in  Bologna.   11    che  fece  il  Duca  tanto  pili 
volentieri ,  tjuanto  che  prefentavaglifi  opportuna  occafione 
di  rammemorare  a  Sua  Maeftàr  Ja  reftituzione   degli  Stati 
nel  Regno  ;,  deVquali  ne  tiportò   come  dtre  volte  buone 
parole ,  le  quali  per  allora  non  ebbero  verun  buon  effet- 
to ,   e  volle  che  il  t>uca   fi  tratteneffe   feco    fino  al   fuo 
partire  per  Bologna^  e  fempre  continuò  con  ^effo  lui  nel- 
la foJita  domeftichezza ,  ed  in  difcorfi  militari .    Doman- 
dogli  ancora  certa  armatura  inventata   da  Francefco  Ma- 
ria^ coir  offerirgli  ali*  incontro  una  delle  fue^  t^uale  più 
gli  foffe  piaciuto;   ma  il  Duca  prefentatagli  la  fua^  non 
volle  fé  non  il  difegno   di  una  di  <]uelle  di  Sua  Maeilà^ 
che  eleffe ,  e  lodò  per  belliffima^   Seguì  pofcia  Tabboc* 

Pi  ca- 

l9S)  leoni  loc,  eie*  pag.  ^. 


ii6  Delle  Gesta  di  Francesco  Maria  I. 
camento  fuddetto  in  Bologna ,  dove  il  Duca  mandò  per 
fuo  Ambafciatore  il  Conte  di  Frontone  Gio:  Maria  dalla 
Porta ,  affinchè  con  tale  occafione  ricordaffe  all'  Impera- 
tore la  reintegrazione  de' Stati  nel  Regno,,  il  quale  l'ac- 
compagnò ancora  iìno  a  Genova ,  dove  il  Duca  inviò 
fimilmente  per  la  ftefla  cagione  Felice  Tiranni  fuo  Segre- 
tario,  acciocché  di  concerto  rinnovairero  gli  uffizj  con 
SuaMaellà,  la  quale  in  fine  diede  loro  parola  certillìma , 
che  fubito  giunto  in  Spagna  l'avrebbe  compiaciuto.. 

Venuto  l'Aprile  aell'  anno  1533  liberato  il  Duca 
da  una  lunga  oppreflìone  della  podagra ,  fé  ne  ritornò 
allo  Stato,  nel  quale  ad  onta  di  un  orribile  careilia, 
che  tutti  occupò  quei  paefi ,  provvide  con  tanta  carità ,  e 
amorevolezza  i  fuoi  Sudditi,  che  anche  in  quefto  fi  co- 
nobbero fommamcnte  favoriti  dal  Cielo,  e  beneficati  dal 
lor  Sovrano.  Per  tal  occafione  fi  può  credere,  che  gli  folTe 
battuta  la  feguente  Medaglia,  che  efilte  in  Firenze  nella 
Galleria  di  ^  A^  Jt*  ii  Granduca  di  Tofcana. 


n  diritto  di  quefta  Medaglia  moftra  ii  Ritratto  del  Du- 
ca coir  infcrizione  FRANC.  MARIA  VRBINI  DVX  IIII. 
Nel  rovefcio  un'Aquila,  che  vuole  efporre  al  raggio  del 
Sole  i  fuoi  Aquilotti  col  motto  in  giro  ALO  ET  AR- 
CEO-  1,'efler  Francefco  Maria  in  quelta  Medaglia  appel- 
lato Duca  IV. ,  quando  per  non  fo  qual  motivo  fulle  fue 
mlinete  fi  appellava  III.,  dà  molto  a  fofpettare ,  che  fia 
ftata  battuta  dopo  la  morte  di  lui ,  e  forfè  al  tempo  dì 
Francefco  Maria  II.  come  il  lavoro  lo  indica,  e  proba- 
bilmente per  giuiiificare ,  che  Francefco  Maria  II.  era 
il  VI.  Duca  d'Urbino,  com'  egli  fteffb  volle  eflfer  chia- 
mato ^    benché  Fiancefco   Maria  I.  fuo  Avo  fi  ChiamafTe 

III., 


DBLLA  RoVBRB  IV.  DuCA  d'UrBINO  Cap.  IV*    II7 

III.,  e  Guid' Ubaldo  IL  fuo  Padre  IV.  Duca.  Col  ro- 
vefcio  fi  crede ,  che  additi  il  fuo  efempio  a'  fuoi  figliuo* 
li  per  animarli  alla  virtù ,  poiché  egli  fi  età  dimollrato 
valorofiffimo .  E'  comune  fama,  che  l'Aquila  efponga  i 
fuoi  figliuoli  al  Sole,  e  fé  ftanno  cogli  occhi  fifi  a  rimi- 
rarlo li  riconofce  per  fuoi  :,fe  nò,  gli  rigetta  come  Spurj  . 
S.  4goftì"^^  adduce  tal  efempio  (g6)  .  Io  non  riprendo 
coteii^  ipiegazione;  ma  le  due  parole  del  motto  Ah  ^ 
Arceo  fembrano  proporre  un' altra  interpretazione ,  ed  è, 
che  V  Aquila  pafce  i  fuoi  figliuoli  :  e  ciò  fi  addita  nella 
voce  Alo ,  e  neir  atteggiamento  dell'  Aquila  verfo  gli 
Aquilotti  ;  e  li  difende  da  chi  vorrebbe  far  ad  elfi  offe* 
fai  e  ciò  fi  manifefta  nell'altra  voce  Arceo  (cioè  Aroeo 
hojìes  ) .  Forfè  indica  1'  amore  ,  che  Francefco  Maria  por^^ 
tava  a'  fuoi  Sudditi ,  riconofciuti  da  effb  quafi  figliuoli , 
e  la  difefa  ,  che  di  elfi  prendeva ,  tenendo  da  elfi  lonta- 
no chiunque  tentafle  di  far  loro  oflFefa .  Il  Sole  fovra-» 
ftante  all'Aquila  la  diftingue  dagli  altri  Uccelli,  che  la 
fomigliano ,  fé  non  fi  vuol  dire  ,  che  ficcome  il  Sole  è 
il  maggiore,  ed  il  più  fplendido  fra  i  luminari  del  Cie- 
lo ,  così  r  Aquila  fra  gli  Uccelli  è  il  più  nobile ,  e  rag-* 
guardevole .  E  forfè  chi  fece  battere  tal  Medaglia  volle 
indicare ,  che  Francefco  Maria  fi  poteva  in  qualche  guifa 
ralfomigliare  ne'  pregj  al  Sole  ,  ed  all'  Aquila . 

Nel  corfo  del  fuddetto  anno  1 5  3  3  bramando  il  Duca 
di  venire  alla  conclufione  del  matrimonio  già  trattato 
fra  Guid*  Ubaldo  fuo  figliuolo ,  e  Giulia  Varani  per  effe- 
re  gli  Spofi  ormai  in  età  da  poterfi  congiungere,  intefo 
il  ritorno  del  Papa  da  Marfiglia ,  dov'  era  fiato  ad  ab- 
boccarfi  con  Francefco  L  Re  di  Francia,  fece  in  Roma 
rinnovare  gli  uffizj  col  Pontefice  per  averne  V  affenfo . 
Ma  benché  in  apparenza  moftrafle  di  contentarfene  ,  in- 
ternamente però  non  vi  aderiva  molto  ,  forfè  per  1'  an- 
tica ,  ed  occulta  malevolenza  ,  che  portava  al  Duca ,  o 
perchè  non  giudicale  bene  di  vedere  aggiunto  al  Duca- 
to d' Urbino  quefto  nuovo  Stato  :  onde  fenza  negarlo 
andava  prolungando  il  fuo  confenfo  fotto  pretefto  ,  che 
^la_ 

{96)  Trad.  XXXV  L  in  Joan*  £v.  0.  ).  Dicuntmt  emm^  &  tttUi  afuilarnm  &q 


f  if      Dblìb  Gbsta  di  Francesco  Maria  T« 

la  Spofa  non  fofle  ancora  in  età  da  poter  legittimamente 
contraere  il  matrimonio,  e  con  ragione,  mentre  Giulia 
non  .avea  più  che  dieci  jànnì..  Ma  avvicinandofi  il  tempo 
da  renderla  abile,  avvenne,  che  Mattia  Varano,  cne 
pretendeva  aver  ragione  in  quello  Stato ,  gixmto  ali* 
improvyifo  di  notte  tempo  in  Camerino  con  molti 
puorufciti  ^fcalate  le  mura ,  e  non  trovando  ninna  refi* 
ftenza  entrò  nel  Palazzo  Ducale ,  e  fece  prigione  la  Ve- 
dova Puchefla  Caterina ,  e  la  condufTe  a  vifta  della  figli- 
nola ,  eh'  era  nella  JRocca  y  acciò  comandafle  al  Gaftella* 
no  Aranino  Cibò^  che  glie  la  confegnafle,  e  colla  figlia 
anche  la  Rocca  ^  ed  avendo  Caterina  ordinato  ^  che  collo 
fparo  deir  artiglieria  fi  cacciafle  J' inimico ,  Mattia  così 
afpramente  fi  portò  con  efla^  che  fguainata  la  fpada  mi- 
nacciò di  ucciderla  •  Maja  forte  ^  e  coftante  Donna  fprez- 
zando  le  minaccie  della  morte  ,  fatte  alcune  brevi  pre- 
ghiere air  Onnipotente  Iddio  per  impetrare  il  perdono 
delle  fue  colpe  ^  fi  efibì  che  gli  troncaflero  dal  bufto  il 
capo;  per  le  quali  cofe  Mattia  perdendofi  d'animo,  e 
temendo  il  tumulto  dell'  adirato  popolo ,  conducendo  fé- 
co  Caterina  ^  partì  dalla  Città  •  I  Camerinefi  fra  quefto 
mentre  avendo  inteib  la  prigionia  della  Vedova  Duchef- 
ia,  e  quanto  era  accaduto,  di  comune  confentimento  pre* 
fero  l'armi.,  e  corfero dietro  all'inimico,  il  quale  né  pu- 
je  tentò  di  difenderfi ,  e  fi  die  alla  fuga  ;  de'  fuoi  Sol- 
dati ne  furono  22  fatti  prigioni ,  e  in  pena  del  loro  at- 
tentato furono  tutti  appiccati  (97) .  Mattia  aftretto  per 
falvarfi  a  lafciar  Caterina  in  mano  di  Ceccotto  dalla  Muc- 
cia,  uno  de' Fuorufciti ,  quefti  ottenuto  da  lei  il  perdo- 
no ,  e  la  remiffione  del  fuo  bando  ^  la  jicondufle  poi  li* 
bera  in  Camerino^ 

CommoflTa  per  tanto  la  Ducheffa  da  cosi  temerario 
hifulto ,  determinò  per  fua  ficurezza  in  avvenire  di  dar 
fine  alla  pratica  del  matrimonio  di  fua  figliuola  con  Guid' 
-Ubaldo:  onde  fatto  chiamare  il  Duca,  convenne  feco 
per  la  bramata  conclufione  •  Ma  continuando  pure  tutta- 
via il  Pontefice  a  differire  il  fuo  aflenfo,  tanto  fi  prolun- 
^ - S^ 

I97)  JMonetIs  Italia:  Diflert  prima  pag.  %i. 


1 


t«* 


DELIA   RoVBRff  IV.  DuCA  D^UrBIKO  Caf.  HT..  ff^f» 

g6  cotefto  affare,  che  venne  a  morire  il  Papa,  e  fu  allf 
25  di  Settembre  dell'anno  r5J4v  fenza  aver  mai  conx:e* 
dura  la  richfefta  permiflione^  In  tempo  della- Sede  Vacan*^ 
te,  che  durò  folamente  17  giorni ,  il  Duca  fòllecitato^ 
eziandio  dalla  mededma  Duchella  Caterina  mandò  fubito 
Guid'  UhaWo  in  Camerino ,  dove  fi  diede  compimento  al 
matrimonio,  e  fi  fece  la  confumazione  di  quello ,.  non 
citante,  che  Giulia  Spofa  appena  avefle  toccato  T  anno^ 
12  di  fua  età  (98).  E  perchè  coir  occafione  di  quella 
Sede  vacante  erafi  moflb  nuov^amente  la  fteflb- Mattia  Va* 
rano  da:  Ferrara  coir  moki  fiiior  feguaci  per  tornare  all' 
imprefa  di  Camerino ,  perciò  ellb  Guid*  Ubaldo^  fi  appli- 
cò in  tutte  le  guife  a  fortificare ,  e  rendere  come  inefpu* 
gnabile  quella  Città  ,  e  lo  aftrinfe  a  ritirarfi  per.  cammi- 
no ,  e  tralafciare  il  fuó  difegno  ^ 

Anche  i  Kaglionr  Fuorufciti  di  Perugia ,  alla  nuova 
della  morte  di  Clemente ,  incominciarono  ad  incammi- 
narfi  a  quella  volta  ;  ma  il  Duca  ricercato  da'  Miniftri 
Ecclefiaftfci  della  fteffa  Città ,  fubito  la  provvide  di'  gen- 
te opportuna  :  eppure  nel  nuovo  Pontificato  quefta  fua 
dimoltrazione  utile  alla  S.  Sede  gli  fu  attribuita  a  delit- 
ro :  lo  fteflb  fece  a  Rimino ,  dove  fpinfe  le  Soldatefche  di 
Montefeltro  per  oliare  a  Sigifmondo^  Malatefta,  che  già 
tumultuava  per  farne  acquifto .  Per  lo  che  quefti ,  ed  à^ 
tri  luoghi  circonvidnf  per  opera  di  Francefco  Maria  ven- 
nero prefervatf  dalle  follevazioni ,  e  tenuti  in  obbedienza 
della  Chiefa  .  SuccefTe  alli  ir  di  Ottobre  del  medefimo» 
anno  l'elezione  del  nuovo  Pontefice  in  perfona  del  Car- 
dinale AleflTandro  Farnefe,  che  fi  chiamò  Pàolo  III.,  il 
quale  mandò  tofto  efprefla  inibizione  allii  Vedova  Du- 
cheffa  Caterina,  e  alla  Spofa  Giulia  fopra  la  conclufione 
del  matrimonio  con  Guid' Ubaldo^  E  benché  gli  foffe 
riffjofto ,  che  già  in  focit^nr  Ecclefia  n'^  eiB:{èg\iìta,  la  ce- 
lebrazione y  ed  anche  la  copula ,.  egli  nondimeno  inco* 
minciò  a  procedere  con  Monitor)  contro  la  Madre ,  co- 
me difobbediente  per  una  lettera  fcrittagli  dal  Collegio 
de*  Cardinali   in  tempo   di  Sede  Vacante:  ad   iftanza   di 

lui,, 


mm^t 


(si)  Leoni  loc.  cìu  pag.  431.  Muxacon  AooaLd' lui  an.aj34» 


r 


lio      Dblli  Gesta  di  Fkancésco  Maria  L 

lui ,  che  n'  era  Decano ,  con  ordine ,  che  non  difpone(fè 
della  figliuola  fino  alla  creazione  del  nuovo  Pontefice  ^ 
la  quai  lettera ,  dice  il  più  fiate  citato  Leoni ,  capitò  do* 
pò  la  confumazione  del  matrimonio;  e  nello  fteflb  tem- 
po procedeva  contro  Guid'  Ubaldo ,  e  contro  Giulia  per- 
chè lafciaflero  Camerino .  Non  doveano  certamente  man- 
car delle  buone  ragioni  alla  mentovata  Giulia  fu  quel 
Ducato  5  giacché  Clemente  VII.  V  avea  confermato  al  Pa- 
dre di  lei  y  ed  a'  Succeffori ,  ed  era  Papa  di  tal  animo  ^ 
e  di  tali  forze,  che  non  avrebbe  permeflb  alla  figlia  di 
continuare  dopo  la  morte  di  Gio:  Maria  fuo  Padre  per 
lo  fpazio  di  fei  anni ,  ed  alcuni  mefì  in  quel  dominio , 
fe  non  le  avefle  affiftito  qualche  legittimo  titolo;  e  di 
più  fcrive  l'accennato  Leoni,  che  lo  fteflb  Paolo  III., 
eifendo  Decano  del  Sagro  Collegio ,  avea  fottofcritta  la 
Bolla  di  Clemente  VII.,  per  la  quale  fi  dichiarava  con 
ampliffima  eflenfione  di  claufole  eUa  Giulia  fuccedere  le- 
gittimamente ,  e  immediatamente  allo  Stato  paterno  {99) . 
Non  r  intefe  così  il  novello  Pontefice  .  Per  lo  co- 
ftume  di  quei  tempi,  come  ben  oflerva  l'erudito  Mura- 
tori ne*fuoi  Annali  d'Italia  (100),  bramando  elfo  pure  di 
formare  in  Pier-Luigi  Farnefe  fuo  figlio  un  non  piccolo 
Principe ,  dichiarò ,  che  quel  Ducato  era  decaduto  alla 
Chiefa  Romana  •  Però  pubblicati  i  Monitorj  contro  di 
Caterina ,  e  di  Giulia ,  venne  alla  fentenza ,  e  alle  fco- 
muniche  .  Se  ne  moffe  lite  in  Roma ,  favorita  apertamente 
contro  di  Caterina ,  e  di  Giulia  dal  medefimo  Papa  ;  né 
baftandogli  tutti  gli  atti  giudiziari  fatti  da  lui  di  poten- 
2a,  e  con  ogni  forte  di  rigore,  fi  condufle  alla  fine  do- 
po non  molti  giorni  a  travagliare  quei  Signori  colla  for- 
za; poiché  mandò  Gio:  Battifta  Savello  in  Fabriano  con 
molta  gente  ,  perché  .  impedifle  le  vettovaglie  a  Cameri- 
no ,  con  ordini ,  e  proibizioni  ftrettiflime  fppra  di  ciò  a 
Fuligno,  a  S.  Severino,  e  a  tutti  quei  contorni.  Proc- 
curò   il   Duca  Francefco  Maria   per   fé   fteflb   con    tutta 

3uella    umiltà ,    che    potè ,    di    render    capace    il   Papa 
elle  Aie   ragioni ,  e  coli'  interceflioni  dell'  Ambafciatorc 
_____  àcìV 

l99)  Pag.  435.  (100)  Aono  1534* 


DBiLA  Rovere  fV.  Duca  d'Urbino  Cap.IV.  ut 

dell*  Imperatore  Carlo  V. ,  e  di  quello  di  Venezia  fece 
ogni  uffizio  per  placarlo  i  ma  quanto  erano  maggiori  le 
iltanze  y  e  le  preghiere ,  tanto  il  Pontefice  fembrava  più 
afprO)  e  infleffibile .  Sicché  dopo  aver  egli  proteftato  più 
fiate,  che  quando  la  neceffità  lo  ftringelle,  non  eflendo 
accettate  le  fue  ragioni ,  farebbe  sforzato  a  foccorrere 
il  figliuolo  per  non  lafciarlo  perire  così  ingiuftamente  ; 
continuandofi  tuttavia  neir  afTedio ,  raccolta  in  fine  una 
grofTa  fomma  di  grani  con  una  buona  banda  di  gente  a 
piedi  j  e  a  cavallo  ,  T  introdufle  in  perfona  in  Camerino  ^ 
paiTando  vicino  a  SaiToferrato ,  e  a  Fabriano  >  fenza  che 
pur  vedeffe  le  genti  del  Savello .  Ed  offerendo  in  tutti 
quefli  luoghi  di  pagare  la  gabella  ordinaria  agli  Efatto* 
ri  y  fece  fare  di  tutto  ciò  atto  pubblico  in  forma  auten- 
tica ,  e  fpecialmente  di  una  protefla ,  eh'  egli  così  armato 
non  fi  moveva  in  modo  alcuno  contro  la  Chiefa,  della 
quale  era ,  e  farebbe  fempre  ubbidientiffimo  figliuolo  y 
ma  femplicemente  per  foccorrere  di  vettovaglie  il  Duca 
fuo  figliuolo  affediato  •  Così  fé  ne  andò ,  e  tornò  fenza 
un  minimo  contrafto  ,  ed  operò ,  che  per  T  avvenire  da 
Gubbio  ,  e  da  molti  altri  luoghi  vicini  le  vettovaglie  vi 
concorfero  abbondantemente .  Ma  il  Papa  air  incontro 
fece  profeguire  con  Monitor)  contra  quei  Signori ,  e  con- 
tra  gli  fteffi  VafTalli ,  e  cominciò  anche  a  querelàrfi  acer- 
bamente in  pubblico ,  e  in  privato  di  Francefco  Maria , 
accufandolo  di  poca  fede,  e  fincerità  verfo  la  S.  Sede; 
ed  in  ifpccie  per  aver  pollo  in  tempo  di  Sede  Vacante 
gente  in  Perugia;  onde  gli  comandò,  che  quanto  prima 
la  levafTe  ;  ma  appena  fu  ubbidito  da  lui ,  che  i  Baglio- 
ni  occuparono  quella  Città  . 

QueAo  fevero  procedere  di  Paolo  fece  credere  per 
r  Italia ,  che  finalmente  fi  verrebbe  a  guerra  fcoperta  ; 
quindi  cominciarono  a  commuoverfi  di  maniera  i  popo- 
li ,  che  perciò  concorrevano  al  Duca  molti  Capitani ,  e 
Soldati ,  ed  in  numero  tale ,  che  quando  fofle  venuto  il 
cafo  fi  farebbe  trovato  con  Efercito  da  far  gran  pro- 
greffi  •  Nondimeno  dicendo  fempre ,  che  fperava ,  che  il 
Papa  fofTe  finalmente  per  riceverlo  in  grazia,  e  piegarfi 
F.  IL  Q^  alla 


122         DsLLB   Gb$TA    DI   FrANCBSCO   MaRIA  L 

alia  giuftizia  delle  fue  ragioni  )  andava  differendo  ogni 
occafione  di  rottura .  Valendofi  tuttavia  per  mitigare  lo 
fdegno  di  Paolo  dell'autorità  dell' Imperatore  ,  e  de' Ve- 
neziani ,  i  quali  di  nuovo  fecero  replicare  dagli  Amba* 
fciatori  ì  loro  premurofì  ufiìzj ,  rammentando  al  Papa  i 
meriti  del  Duca  Francefco  Maria  colla  Sede  Apollolica 
di  tanti  anni,  e  infìeme  la  guerra  di  Leone  X.,  metten* 
dogli  in  coniìderazione  >  che  quefti  era  pur  quel  medefì^ 
mo  y  che  travagliò  tanto  allora  quel  Pontefice  ;  anzi  che 
trovandofì  ora  con  feguito  maggiore ,  e  più  affinata  fpe* 
rienza  della  guerra,  poteva  apportargli  danno,  e  difor* 
dine  più  rilevante .  E  V  Ambafciator  di  Venezia  foggiun* 
fé  ,  eh'  eifendo  flato  il  Duca  poco  prima  ricondotto  con 
univerfale  confenfo  di  quel  Senato  con  50  mila  feudi 
di  provvifione,  quando  Sua  Beatitudine  perfeveraiTe  nel 
procedere  coli'  armi,  la  fua  Repubblica  per  l'obbligo 
della  Condotta  farebbe  ftata  neceuitata  di  fomminiitrargli 
ogni  ajuto .  Per  la  qual  cofa  il  Pontefice  deliberò  alla 
fine  di  fofpender  le  armi ,  continuandoti  però  nella  lite 
per  via  di  giuftizia  (loi). 

Venne  in  tanto  a  Napoli  1*  Imperatore ,  e  il  Duca 
Francefco  Maria  ftabilì  di  andarvi  in  perfon^non  folo 
per  riverirlo ,  e  rallegrarti  feco  della  vittoria  confeguita 
m  quell'anno  1535  nell'  imprefa  di  Tunifi  nell'Africa; 
ma  ancora  per  ringraziarlo  della  reftituzione  di  già  fatta* 
gli ,  benché  non  intiera ,  degli  Stati  dei  Regno ,  E  per* 
che  neceffariamente  gli  conveniva  di  paflare  per  lo  Stato 
Pontificio  ,  non  eflendo  tempo  di  andare  per  mare  ,  volle 
afficurarfi  per  la  llrada ,  per  fuggire  ogn'  incontro ,  che 
da' Miniftri  Ecclefiaftici  vi  potelle  ricevere.  Onde  moflbfi 
da  Sinigaglia  con  300  Archibugieri,  e  200  Guaftatori,  e 
con  vettovaglia  per  fei  giorni  fopra  Muli  s*  incamminò 
per  la  via  delle  Tavernelle  d' Ancona  a  Loreto ,  a  Per* 
mo ,  e  pervenne  al  Tronto .  Quivi  licenziate  le  genti 
$'  inviò  colla  fola  Famiglia  verfo  Napoli ,  nella  qual  Città 
fii  accolto  al  folito  con  fegni  di  affetto  non  ordinario 
dall'  Imperatore .   Proccurò  quivi  il  Duca  di  far  un  com« 

(lox)  Leoni  cit  pagi  4$4*  e  435» 


DlLtARoVfiRHlV.DuCA   D* URBINO  Caf.  IV.    12J 

proffielTo  in  Carlo  V.  intomo  la  controverfia  di  Cameri- 
no ,  ma  il  Nunzio  del  Papa  non  volle  acconfentirvi  mai  ; 
onde  il  negozio  fi  riftrinfe  a  nuovi  uffizj ,  che  T  Impera- 
tore fece  col  Papa  •  Preparandofi  poi  Carlo  alla  partenza  » 
il  Duca  fi  lic»i7iò  da  lui ,  e  fé  ne  andò  in  Puglia  y  dove 
imbarcatofi  con  tutta  la  fua  famiglia  fi  trasferì  a  Zara  per 
vedere  quel  paefe  pofleduto  da'  Veneziani .  Quindi  con 
due  Galere  della  Repubblica  fi  riconduiTe  finalmente  a 
Pefaro  Tanno  1536. 

Non  potè  fermarci  molto  nel  fuo  Stato ,  conciofliachè 
calando  in  Italia  gran  numero  di  Tedefchi  per  fervizio 
àtìV  Imperatore  contra  i  Francefi ,  i  Veneziani  lo  richia- 
marono 5  acciocché  affiftefle  a  quefto  paffaggio,  come  fe- 
cero altra  volta ,  sì  per  difefa  delle  lóro  frontiere ,  come 
per  dar  ordine  ,  che  quei  Soldati  foflero  provveduti  di 
viveri  fenza  ecceflìvo  aggravio  de*  popoli ,  fpecialmente 
da  che  i  Commiffarj  di  queir  Efercito  cominciavano  a  fer- 
marfi  più  che  non  fi  conveniva  nel  paefe ,  e  rifcuoterc 
molte  impofizioni  con  grande  incomodo  degli  abitanti  • 
Alle  quali  cofe  tutte  il  Duca  colla  fua  prefenza  prov- 
vide così  deftramente,  che  con  gran  foddisfazione  della 
Repubblica  quelle  genti  ben  trattate ,  e  contente  fé  né 
panarono  fenza  un  minimo  difturbo  • 

Giunto  r  anno  1537  fi  mofle  Solimano  con  una  grande 
armata  per  far  T  acquifto  della  Puglia ,  dove  fpingendo 
avanti  alcuni  fuoi  Capitani ,  quefti  giunti  nel  Golfo  di 
Taranto ,  fcefi  che  furono  in  Terra  diedero  V  affalto  a 
Caftro ,  e  lo  prefero  per  accordo  •  Ma  mentre  i  Turchi 
attendevano  a  far  preda  di  genti ,  e  di  beftiami  per  i 
luoghi  di  quei  paefi  con  gran  fpavento  di  tutto  il  Re- 
gno, ebbero  varie  fconfitte  in  Mare  dalle  Navi,  e  Gale- 
re dei  Genovefi,  è  Veneziani  •  Quefti  danni  arrecati  alla 
gente  di  Solimano  alterarono  grandemente  V  animo  fuo 
contro  la  Repubblica;  ma  un*alti*a  fconfitta,  che  riceve- 
rono 1 2  Galere  fue  dal  Doria  neir  Ifole  di  Merlere  fopra 
il  Promontorio  di  Corfù ,  lo  induflero  a  lafciare  l*  impre- 
fa  d' Italia ,  ed  a  volgerfi  a*  danni  de'  Veneziani .  Onde 
condottofi  con  tutto  il  fuo  Efercito  a  combattere  Corfù , 

0^2  CO- 


» 

124      Dellb  Obsta  di  Frakcbsco  Maria  L 

comandò  a  Barbaroffa,  che  dovefle  con  tutto  T  apparata 
deir  artiglieria  paflar  in  queir  Ifola  (102).  Quefta  moiTa 
del  Turco  fopra  Corfù  apportò  un  terrore  indicibile  a' 
Veneziani,  onde  richiamarono  il  Duca  a  Venezia,  parti* 
tone  poco  prima,  il  quale  ebbe  T  avvifo  per  cammino  a 
Gradara ,  e  fenza  né  meno  veder  Pefaro  fé  ne  ritornò 
fubito  addietro .  Venutofi  però  feco  a  ftrette  confulte  , 
moltiplicando  cogli  avvifi  della  rifoluzione ,  e  dello  sfor- 
zo de' nemici  per  mare,  e  per  terra,  lo  fpavcnto  ,  e  la 
confufione  della  Città ,  il  Duca  confolando  quei  Padri 
con  molte  confiderazioni  militari ,  li  confortò  primiera- 
mente ad  unirfi  coir  Imperatore  ,  e  col  Pontefice ,  perchè 
con  queft'  unione  il  Turco  verrebbe  certamente  a  cadere 
m  gran  timore  delle  cofe  fue .  Oltre  di  che  fi  offrì  di 
voler  egli  colla  propria  perfona  andare  alla  difefa  della 
medcfima  Ifola,  né  voleva  più,  che  5000  Fanti,  oltre  a 
quelli ,  che  vi  fi  trovavano  ,  eh'  erano  altrettanti  i  addi- 
tando loro  il  modo ,  e  il  luogo  dov'  era  per  accamparfi , 
e  l'evidente  facilità  dell' ofFefa,  e  della  difefa.  Fu  fubi- 
to promofla  la  confederazione ,  la  quale  volentieri  fu  ac- 
cettata tanto  dal  Papa ,  che  dall'  Imperatore  •  Il  Duca 
d*  Urbino  fé  ne  pafsò  immantinenti  al  fuo  Stato  per 
aflbldare  i  5000  Fanti,  mentre  in  tanto  fi  provvedeva  a 
Venezia  con  molta  foUecitudine  quanto  bifognava  ;  e  per 
lettere  dello  fteflb  Duca  furono  avvifati  i  Capitani ,  che  . 
fi  trovavano  in  Corfù  di  quanto  avevano  in  quefto  mez-  . 
zo  ad  operare  contra  i  Turchi  . 

Mentre  che  così  foUecitava  la  fpedizione ,  e  l' imbar- 
co ,  fi  ebbe  l' avvifo ,  che  i  Turchi  agli  1 1  di  Settembre , 
abbandonata  l' imprefa  ,  fé  ne  tornavano  a  Coftantinopoli 
con  tutto  r  Efercito  .  Dopo  varie  difpute  fé  quefta  Con- 
federazione doveafi  ftabilire ,  e  continuare  ,  o  nò  ;  final- 
mente l'ultimo  giorno  di  Gennajo  dell'  anno  1538  fu 
conclufa ,  e  accettata  intieramente  la  capitolazione  .  Er* 
il  Duca  Francefco  Maria  mentre  tuttavia  era  indecifo 
qucfto  affare  ritornato  a  Venezia ,  al  quale  la  Signoria 
per  grata  memoria  degli  onorati  fervizj ,  e  meriti  di  lui 

col- 


« 


(loJ^  Mambriflo  Rofeo  Ilb.  j.  pag,  1^3.  194. 


/ 


l 


èfittA  RovBRB  IV* Duca  d^Urbino  Gap,  IV*  tif 

colla  Repubblica  5  donò  un  palazzo  nella  contrada 
S.  Fofca .  E  perchè  ricercato  del  fuo  parere ,  aveva  fem* 
)re  efortato  a  prevenire  il  Turco  nel  paefe  proprio,  e 
_argli  guerra  offenfiva ,  quefta  propofta  fu  fenza  contra* 
rietà  accettata  e  dal  Papa ,  e  dair  Imperatore  >  e  pubbli- 
cata folennemente  la  Lega  né  fii  infieme  dichiarato  Ca^» 
pitano  Generale  il  Duca  d'  Urbino  a  richiefta  della  Re- 
pubblica col  confenfo  sì  dell'  Imperatore ,  che  del  Pon* 
tefice  medefimo  ,  non  oftante  i  difpareri ,  che  feco  avea 
per  r  affare  di  Camerino .  Cominciaronfi  per  tanto  in  Ve- 
nezia a  ragunare  le  provvifioni  neceffarie  per  una  tanta 
imprefa  ,  anzi  fi  venne  allo  ftabilimento  del  numero  delle 
genti ,  colle  quali  fi  aveflerò  ad  offendere  gì'  inimici  :  e 
di  tutto  fu  lafciato  il  pieno  arbitrio,  al  Duca.  Egli  efa- 
minato^  diligentemente  quanto  bifognava,  chiedette  40 
mila  Fanti ,  e  4  mila  Cavalli  armati  alla  borgognona  con 
lancia ,  ftocco ,  e  mazza  con  due  foli  cavalli  per  uno ,  e 
tra  quefti  25  Stradiotti  per  cento  armati  air  ufo  della 
loro  nazione  .  Ma  voleva  però,  che  per  aver  fempre  iti 
eflfere  così  fatto  corpo  di  gente  y  fi  tencSé  in  alcuni  luo- 
ghi deputati  un  certo  numero  de*  medefimi  per  rimetter 
quelli ,  che  foffero  mancati  •  Oltre  di  ciò  voleva  20  Can- 
noni da  batteria,  e  60,  ovvero  70  altri  pezzi  da  campa-^ 
gna  ;  vettovaglie  in  Puglia ,  in  Sicilia ,  ed  in  Candia  per 
traghettarle  dove  foffero  mancate,  e  denari  fempre  nell*. 
Efercito  per  otto  paghe  almeno .  Voleva  poi ,  che  V  ar- 
mata di  mare  foffe  numeroia  quanto  più  (1  poteiTe ,  aven- 
do qualche  penfiero  fopra  Aleffandria,  ed  il  Cairo,  per 
dove  aveva  deftinato  20  mila  Fanti,  500  Uomini  d'ar- 
me  ,  e  2  mila  Cavalli  leggieri  armati  air  italiana  •  Colle 
quali  provvifioni  confiderò  il  modo  del  procedere  fino  a 
Coftantinopoli  con  tutta  facilità .  Mentre  dunque  fi  po- 
neva ogni  opera  di  adunare  tanto  neirArfenale  di  Ve- 
nezia ,  che  per  tutte  le  Città  di  quel  Dominio ,  anzi  pel 
rimanente  d' Italia ,  e  di  tfeguire ,  e  preparare  le  cofe 
propofte  dal  Duca ,  era  pubblica ,  e  ardentiffima  la  com- 
iflozione  in  molte  Città  in  farfi  arrolare  in  sì  lodevole^ 
e  sì  fanta  milizia,  dalla  quale  fi  fperava  tanto  vantaggio 
alla  Criiliaaità .  Pti- 


/ 


ti6      Dbilb  GistA  DI  Frahcbsco  Marta  L 

Prima  d' innoltrarfi  a  quefta  guerra  fecero  ì  Venezia* 
ni ,  che  il  Duca  con  molta  diligenza  viiitaiTe  V  Iftria ,  la 
Dalmazia,  e  tutto  il  Friuli ,  ed  eziandio  la  ftefTa  Città 
di  Venezia;  intorno  alla  ouale  fpecialmente  efaminando 
egli  a  parte  a  parte  y  ed  eiponendo  a  quei  Padri  la  me« 
ravigliofa  fortezza  del  (ito ,  in  cui  Dio  V  aveva  coftitui- 
ta ,  diede  loro  con  tutto  ciò  in  ifcritto  molti  importantif* 
fimi  avvertimenti  y  e  confiderazioni ,  e  altre  intorno  a 
tutto  lo  Stato  di  Mare  9  e  di  Terra  ferma ,  così  copiofe, 
e  così  utili,  che  non  folamente  apportarono  allora  gran* 
diffimo  conforto  a  tutti  quei  Senatori;  ma  tuttavia  come 
prefervativi ,  ed  opportuniffimi  ricordi  per  pubblico  van^ 
taggio  fi  confervano  tra  i  più  preziofi  monumenti  di  quel- 
la Repubblica  (log) .  Aveva  il  Duca  finito  di  vifitare  tut- 
to il  Trivigiano ,  e  fpecialmente  Udine ,  ed  in  tanta  af- 
pettazione ,  ed  applaufo  del  Mondo  aveva  ottenuto  anche 
da  Dio  grazia  con  certo  medicamento  di  refiftere  in  ma- 
niera alla  podagra,  che  poteva  ormai  liberamente  cam- 
minare :  per  la  qual  cofa  fi  proteftava  oltre  modo  lieto , 
e  contento  di  poter  pur  una  volta  condurfi  a  guerreggiare 
contro  de'  Turchi ,  cofa  tanto  bramata  da  lui ,  per  milita- 
re non  più  per  motivo  d' intereife ,  ma  per  la  fola  gloria 
di  Dio ,  e  della  Chiefa  fua  •  Ritornato  a  Venezia  fu  for- 
prefo  da  graviflima  infermità,  che  dubito  fu  da  lui  giu- 
dicata mortale ,  e  perciò  condotto  in  Pefaro ,  in  pochi 
giorni  con  efemplare  coftanza,  e  divozione  richiedi  i 
Santi  Sagramenti  della  Chiefa ,  al  primo  di  Ottobre ,  co- 
me vuole  il  Muratori  (104) ,  o  alli  20  di  detto  mefe  co- 
me fcrive  il  Leoni,   deiranno  1538  (105)  fé  ne  pafsò  a 

mi- 

(loj)  Leoni  ììb,$.  pa^.  4SÒ»  (104)  Annal.  d' ItaK  an.  1538.  (1:05)  Fra 
Oirolamo  Maria  da  Venezia  Autore  Contemporaneo ,  e  abitante  in  Gubbio,  nel- 
la fila  Cronaca  MS.  fcrive ,  che  FraiKefco  Maria  eflendo  Capitano  delia  Lega 
di  tutt*  i  Criftiani  contra  alli  Turchi .  la  notte  venendo  al  Lunedì  alli  x^  No- 
vembre ,  non  fenza  furpizionc,  e  indizio  di  veleno  a  lui  dato  dal  Aio  Barbiere , 
cfTendo  venuto  da  Venezia  a  Pefaro,  pafsò  dalla  premènte  vita.  Lo  ftefTo  vien 
aderito  dal  Giovio  fotto  1*  elogio  di  queito  Duca  pag.  4%$.  feri  vendo  così  : 
„  venuto  a  morte  non  già  per  fuo  deftino  ma  per  malignità  d'  alcuni ,  t  quali 
„  fi  dice,  che  gli  fecero  dare  il  veleno,  come  fi  può 'vedere  per  un  certi  Aimo 
,1^  procedo ,  &  per  la  confeiOone  di  sì  sran  delitto  commeflb  •  „  In  ciò  convie- 
ne pure  il  San(bvini ,  ove  parla  del  medefimo  nell'  Origine  delle  Famiglie  d*  Ita- 
lia pag.  103.  ,»  Dopo  eh*  ei  fu  creato  Generale  della  Repubblica  di  Veueua  veli* 


DStLA  ROVBRB  IV.  DuCA  d'UhBINO  Cav.IV,    127 

miglior  vita ,  con  tanto  maggior  dolore  y  e  a£Bizione  uni^ 
verfale ,  quanto  che  fi  conobbe  ,  e  fi  verificò  eflere  flato 
con  deteftabile ,  e  inumano  configlio  col  veleno  eftinto 
un  Signore  sì  benemerito  dell'  Italia  ,  e  fpecialmente  dell' 
inclita  Repubblica  di  Venezia ,  in  quel  tempo  appunto  ^ 
che  dava  fondata  fperanza  di  riufcire  utiliffimo  alla  Ghie* 
fa  del  Signore  • 

Fu  Francefco  Maria  piccolo  di  corpo ,  con  volto 
grato ,  e  virile ,  e  fpecialmente  coir  occhio  vivaciflimoi 
fu  fommamente  affabile^  e  di  dolciffima  converfazione ^ 
ritenendo  però  fempre  una  certa  non  fo  quale  amabilif^ 
fima  gravità ,  e  fingolar  grazia  :  ebbe  natura  collerica  ^ 
ma  con  molta  prudenza  fapeva  temperarla ,  mitigando^ 
fovente  anche  in  occafioni  importantiflime  di  difgufti  i 
fuoi  fdegni.  Amò  generalmente  tutt'i  belli  ingegni,  ma 
fpezialmente  i  Soldati ,  e  fii  inventore  di  molte  forti 
a  armi  ofFenfive ,  e  difenfive .  Non  ebbe  molta  erudizio* 
ne  di  letteratura,  poiché  (com*  egli  era  folito  dire)  la 
neceflìtk  dell'  adoprar  V  armi ,  che  lo  avea  tenuto  fempre 
in  una  travagliatiffima  agitazione  di  vita,  non  gli  avea 
permeflb ,  eh'  egli  potefle  applicarfi  mai  a  quegU  ftudj , 
che  ricercano  ozio ,  e  tranquillità  di  mente  •  Con  tutta 
ciò  fi  compiacque ,  ed  ebbe  cognizione  dell'  Iftorie  anti- 
che ,  fopra  le  quali  era  folito  di  fentire  varj  difcorfi  ; 
perchè  avendo  deputato  a  quefto  particolare  efercizio  al*- 
cune  ore  del  giorno ,  e  convocandofi  in  camera  fua  mol- 
ti non  folo  Letterati  (io6)  ,  ma  Soldati ,  ed  Uomini  di 
diverie  profeifioni ,  lette  due  facciate  di  qualche  Storta  ^ 
era  da  ciafcuno ,  fé  fi  voleva ,  recata  qualche  interpreta- 
zione diverfa  da  quella ,  che  primieramente  era  fiata  da- 
ta,  o  propofti  dubbj ,  o  foluzione  di  effi  :  e  con  ciò 
refa  utilifllma  quella  adunanza  :  e  ciò  fpecialmente  fi  fa* 

ce- 

■^ . m 

,,  ne  a  morte ,  fi  dllTe  per  vekno  datogli  chi  flio  Barbiere,  con  grandìffiino  dìrpi*» 
,»  cere  di  tutti  V  Irai«a,  e  della  Signoria  dì  Venezia  :  la  quale  deliberò  di  por- 
^y  sii  una  Statua  equeflre  di  bronzo,  fé  gli  accidenti  della  guerra  non  l'avef* 
^  fero  diflurbata,  e  noi  ne  vedemmo  il  modello  htte  già  da  buon  maeftro. ,. 
(106)  Uno  de*  Letterati,  che  grandemente  amò  Francefco  Maria,  f.i  il  brande 
Ulifle  Aldrovandi  Bolognefc  Dottor  di  Filofofia,  e  Medicina,  al  qu:»le  tommi- 
fiiftrò  denari  per  arricchire  il  fuoMufeo»  ora  paflato  nèll'  inftituto  delle  Scieo» 
U  della  fia  Patria  »  DcU'  Origine  ddl'  Inftituto  delle  Scienze  di  Bologna  pag.  lu 


ìiS      DfiLifi  GfiSTA  DI  Francsìco  Makia  L 

teva  in  Venezia ,  dove  con  maggior  concorfo  folevano 
intervenire  de'  più  gravi ,  e  fperimentati  Senatori  della 
Repubblica;  colla  qual  forte  di  ftudio  acquiftò  con  un' 
attenta ,  e  continua  oflervazione  molte  notizie ,  ed  ammae- 
ftramenti  per  fempre  coltivare,  e  perfezionare  la  fua  na- 
turale inclinazione  alle  cofe  militari,  e  feppe  fervirfene 
maravigliofamente  •  Odiò  fommamente  la  beftemmia ,  ed 
j  violatori  dell'  onore  delle  Donne ,  delle  quali  cofe  in 
particolare  con  feveriflimc  pene,  e  caftighi  faceva  attene- 
re i  Soldati ,  che  militavano  fotto  di  lui .  Amò  eziandio 
fopra  ogni  altra  cofa  la  Giuftizia ,  e  la  Religione ,  e  per- 
ciò governò  fempre  con  fomma  felicità  ,  e  quiete  gli  Stati 
fuoi ,  facendo  un  mifto  tale  di  rigore ,  e  piacevolezza  ad 
onore  del  Signore  ,  e  della  Chiew ,  e  a  benefizio ,  e  co- 
modo de' fuoi  Popoli,  ch'egli  ben  poteva  vantarfi  dell' 
incomparabile  fede  ,  ed  amore  di  quelli  verfo  di  lui ,  fic- 
come  effi  potevano  gloriarfi  del  più  placido ,  giufto ,  e 
fortunato  governo ,  che  mai  godeflTe  alcun'  altro  Stato . 
Fu  fempre  continentiffimo ,  e  molto  parco  nel  mangiare , 
e  nel  veftire,  tollerando  con  fofFerenza  ogni  occafìone  di 
difagio  ,  per  cui  diede  ad  altri  un'  ottimo  efempio  di  fop- 
portare  pazientemente  gì'  incomodi  della  guerra .  In  fom- 
ma fu  come  un'  efemplare  di  molte  virtù ,  ma  particolar- 
mente fi  die  a  cono/cere  di  una  fingolariffima  perizia  nel« 
le  cofe  militari ,  e  di  una  incredibile  ,  ed  invitta  fran- 
chezza ,  e  magnanimità ,  per  le  quali  fi  refe  non  folo  fu- 
periore  a  varie  perfecuzioni ,  ma  ottenne  ancora  l'efito 
feliciflimo  di  tutte  quafi  le  cofe ,  eh'  egli  intraprefe . 

Seguì  la  fua  morte  in  età  di  48  anni ,  ed  il  fuo  cor- 

f)0  condotto  a  Urbino ,  con  fingolar  meftizia  di  tutti ,  fìi 
eppellito  pompofamente  nella  Chiefa  di  S.  Chiara ,  dove 
Francefco  Maria  fuo  Nipote  dopo  molti  anni  fece  fab- 
bricare un  belliflìmo  fepolcro  di  marmo,  e  vi  racchiufe 
lo  fteflb  corpo  del  fuo  Avolo ,  benché  oggi  non  vi  fi 
veda ,  cflendo  ftato  rimoffo  per  V  impedimento ,  che  dava 
alla  Chiefa^  trovandofi  eretto  in  mezzo  del  pavimento 
di  quella  • 

JLafciò   il  Duca  Francefco   Maria  cin^quc   figliuoli, 

cioè 


DsiiA  RÒVERE  IV. Duca  d'Urbino  Gap. IV.  ii^ 

cioè  due  Mafchì ,  e  tre  Femmine  .  Il  primo  fu  Guid'  Ubai* 
do ,  eh'  ereditò  il  fuo  Stato ,  del  quale  favelleremo  in  ap* 
preflb .  Il  fecondo  fu  Giulio  nato  mentre  la  Duchefla  (i 
trovava  in  Mantova ,  il  che  feguì  alli  5  di  Aprile  dell* 
anno  1533  5  e  non  153$  >  come  fcrive  il  Sanfovino,  e  il 
Padre ,  dòpo  ricuperati  gli  Stati  nel  Regno  di  Napoli ,  lo 
dichiarò  Duca  di  Sora  •  Poi  fu  fatto  Cardinale  di  S.  Ghie- 
fa  da  Paolo  III.  Tanno  1549  coir occafione  del  parenta-* 
do  con  Guid'  Ubaldo  fuo  Fratello .  Eflb  fu  Legato  di  Pe- 
rugia due  volte.  Ed  effendo  Arcivefcovo  di  Ravenna,  e 
Vefcovo  di  Frafcàti ,  fu  foggetto  ad  una  lunga  infermità , 
di  cui  morì  in  Urbino  alli  3  di  Settembre  1578.  Lafciò 
due  figliuoli,  cioè  Ippolito  Signore  di  S.  Lorenzo,  di 
Monte  Leone,  e  di  Montelfoglio,  legittimato  dalla  Santa 
Memoria  di  Pio  V. ,  e  Giuliano  Prior  di  Corinaldo .  Ip- 
polita fu  la  terza  figlia,  che  a  richiefta  del  Marchefe  del 
Vafto  fu  maritata  Tanno  1530  a  D.  Antonio  d'Aragona 
figliuolo  del  Duca  di  Montalto,  e  Cognato  di  effo  Mar* 
chefe ,  e  di  Afcanio  Colonna  *  Giulia  fu  la  quarta ,  che 
fu  Conforte  di  Alfonfo  da  Efte  Duca  di  Ferrara.  Elifa* 
betta  fu  la  quinta ,  che  fu  data  in  matrimonio  ad  Alber* 
to  Cibò  Marchefe  di  Mafla  di  Carrara. 

Il  Duca  Francefo  Maria  I.  per  lettera  fcritta  di  pro- 
pria mano  alli  23  di  Febbrajo  15 14  diede  il  Caftello  di 
Apechio  poflo  nella  Provincia  di  Mafia  Trabaria  con  ti* 
tolo  di  Contea  a  Girolamo ,  e  Gentile  fratelli ,  e  figli  di 
Guid'  Antonio  Ubaldini  dalla  Carda  in  infinito ,  riferva* 
to  il  confenfo,  purché  fia  neceffario,  del  Sommo  Ponte- 
fice, e  fuperiorità  a  liii« 

Il  medefimo  Duca  li  21  Settembre  1523  per  modo 
di  privilegio  fenza  rogito  di  Notajo ,  e  teftimonj ,  e  fua 
fottofcrizione  ,  fa ,  e  coflituifce  Conte  deir  Ifola  Foflaja 
pofta  nel  Territorio  di  Gubbio  Girolamo  Odafio  d'  Urbi* 
no ,  fenza  far  menzione,  alcuna ,  fé  in  perpetuo ,  anzi  ne 
pure  vi  fi  fa  menzione  de*  difcendenti ,  ma  il  Duca  Guid* 
Ubaldo  II.  alli  8  di  Agoflo  1544  per  refcritto  concede  ^ 
e  conferma  quanto  fopra  • 

Lo  ftefTo  Duca  Francefco  Maria  L  alli  i5  Agofto 
f-IL  R  1524 


t}o      Dbllb  Gesta  di  Francesco  Maria  L 

1524  in  Urbino  per  propria  fottofcrizione  fa  Signore  di 
S.  Agata ,  e  fuo  diltretto ,  è  territorio  in  tutta  quella  por* 
iione ,  eh'  è  fottopofta  ad  effb ,  dopo  la  morte  di  Federi* 
co  Cardinale  Fregofi  Arcivefcovo  di  Salerno ,  Aurelio 
figlio  del  già  Ottaviano  Fregofi  Nipote  del  detto  Arcivef* 
covo  di  Salerno ,  dopo  la  morte  del  quale  fpirafle  V  inve* 
ftitura ,  e  inveiti  detto  Aurelio ,  fuoi  figli ,  e  nipoti  le* 
gittimi ,  e  naturali  in  terza  generazione  folamente  y  pur* 
che  fia  approvata  dalla  S.  Sede  Apoftolica  y  ed  egli  y  C 
figliuoli  fieno  fedeli  a  quella ,  ed  a  fé  ^  e  fuoi  SuccelTori 
nella  Primogenitura 5  ma  non  oltre  la  terza  generazione» 
Qua!  donazione  y  ed  inveAitura  fu  approvata  da  Papa 
Paolo  III.  alli  IO  d'Agotto  1541  per  Breve  diretto  a  det* 
to  Aurelio*  Ora  ne  ha  prefo  il  poiTelTo  la  Camera  Apo* 
fiolica  » 

Alli  17  Gennaio  1530  in  Pefaro  per  Privilegio  fot* 
tofcritto  di  propria  mano,  dopo  aver  tatta  menzione  di 
aver  venduto  il  Caftello  di  Frontone  con  tutta  la  fua 
giurifdizione  )  e  riltretto  nel  territorio  di  Cagli  a  Gio: 
Maria  dalla  Porta  da  Modena  per  certa  quantità  di  da* 
nari  pagata  nella  Terra  di  Lunago  fotto  rogito  di  Nota* 
jo ,  égli  d\  lì  Cailello  affolutamente  con  patto ,  che  non 
nolfa  né  da  lui  >  né  da  fuoi  Succeifori  ricomprarti  *  £  glie 
lo  dk  per  fé,  e  fuoi  Succeflbri  legittimi  anche  eilranei 
in  infinito  »  Ora  lo  poffiede  il  Sig.  Conte  Ardiwino  dalU 
Porta  Patrizio  di  Gubbio  • 

Lo  ftelfo  Duca  Francefco  Maria. L  alli  14  Marzo  i$3J 
inveiti  del  Cartello  della  Metqla  pollo  nella  Provincia  di 
Malfa  Trebaria  Prer  Antonio  Santinelli  da  ,S.  Angelo  in 
Vado,  ed  in  virtù  di  tale  inveltitura  Bernardino  Ubaldi* 
ai  CommilTario  di  Malfa  pofe  in  polfelfo  detto  Conte 
Pier  Antonio  Ittpulante^  ed  accettante  per  fé,  figli,  e  ni* 
poti ,  e  fucceilbri  in  futuro  ,  dopo  il  quale  poifelfo  ap-» 
parifce  il  privilegio  fatto  dal  medefimo  Duca,  in  cui  fa 
menzione,  che  avendogli  il  Conte  Pier  Antonio  donati 
tre  mila  Scudi  d^oro  dal  S^Ie,  per  queiio  Io  fa  Conte 
di  detto  Caltello,  rifervata  la.  licenza  da  otrenerfi  dal 
ScMunò  Pontefice  ^  fenza  h  ^uaie  r  ioydlituia  fia  nulla  ^ 

coik. 


l 


BSLiA  RoviKfilV.  Duca  d'Urbiwo  Ca^V.  ijt 

con  dichiarazione ,  che  fé  mai  detto  Caftello ,  e  Territo* 
rio  foiTe  Evitto  fia  tenuto  detto  Dùca,   e  fuoi  Succeflbri 

Sagare  il  doppio  ;  ciò  fu  fottofcritto  di  propria  mano  di 
étto  Duca  Francefco  Maria,  e  rogato  del  polTeffo  Gio: 
Aiitoriio  Clavari  da  S.  Angelo  in  Vado .  Papa  Paolo  IIL 
dlli  II  Giugno  1541  approvò  tale  inveilitura  J  Ma  aven^ 
do  poi  detto  Conte  Pier  Antonio  Junìore  fatto  commet'* 
tere-  un  omicidio ,  il  Duca  gli  fece  confìfcai:e  detto  Feu^» 
do  ;  pofcia  il  Duca  Francefco  Maria  lo  diede  parimente 
in  feudo  al  Conte  AlelTandro  Santinelli;  ma  perchè  que* 
fta  fubinfeudazione  (m  creduta  illegitima,  dopo  la  morte 
del  Principe  figlio  di  cfTo  Duca ,  vi  fé  pigliare  il  pofleflo 
er  lei  la  Reverenda  Camera ,  fi  portò  detto  Conte  Alcf» 
kndro  a  Roma,  e  colle  ragioni  della  prima  Inveftitura 
ne  riebbe  il  poflTeflb  • 

Prefe  eh*  ebbe  Francefco  Maria  le  redini  del  gover^ 
no  de'fUoi  Stati,  la  Comunità  di  Gubbio  il  di  25  Settem^ 
bre  1508  fra  le  altre  cofe,  che  richiefe  al  nuovo  Duca^ 
vi  fu  :  Che  la  f  redetta  Eccellenza  Vojlra  fi  depvi  di  n)olet 
concedere  a  quefta  fua  fedelijftma  Comunità  V  arlitrio  ,  e  fa^ 
colta  di  far  battere  le  monete  tanto  d*  argento  y  quanto  di 
rame ,  ficcome  era  consueto ,  e  'voglia  fro'vedere  con  ogni  of^ 
jfortuno  rimedio ,  che  non  fi  abbiano  a  battere  monete  alcune  ^ 
che  non  fieno  di  legittima  lega  ;  il  che  fu  conceduto  dal 
Duca  con  tai  parole  :  Su  fradicia  omnia ,  <J?*  fingula ,  juxta 
cujufcumque  Capituli  fignatur ,  continentia  corcedimuf  affro^ 
bamufy  &  confirmamus  ;  ist  ita  in  futurum  oh f erbari  doIu^ 
muf  y  et  mandamus  F.  M.  D.  V.  (107). 

Dalla  qùal  jichiefta  non  folo  potrebbefi  conghiettu^ 
rare ,  che  al  tempo  del  Duca  Guid'  Ubaldo  fi  fofle  in 
Gubbio  battuta  moneta  d'argento,  com'erafi  coniata  in 
tempo  del  Conte,  e  poi  Duca  Federico,  benché  non  ne 
abbia  io  fino  ad  ora  veduto  alcuna  :  ma  che  anteceden^ 
temente  ve  ne  fia  ftata  battuta  (  il  che  abbiamo  già  offer^ 
vato  ) ,  che  non  fofle  di  quella  bontà ,  che  per  V  addie^ 
tro  coftumavafi,  e  che  perciò  avrà  apportato  pregiudizio 

R  2  al 

(107)  Libro  de' Privilegi  concedi  da  S.  A.S.  alla  Comunità  di  Gubbio ,  coa« 
Crauti  &c» ,  che  il  conferva  nell'  Archivio  fecrcto  della  Città  • 


ì 


\ 


132      DULB   MONBTB   DI   FRANCESCO  MaRIA   L 

ti  commemo ,  il  che  conofciuto  dai  Magiftrati  rifolvette» 
ro  di  ricorrere  al  Duca ,  perchè  vi  recalTe  gli  oppor« 
funi  rimedj . 

Se  immediatamente  dopo  tal  fupplica  fi  coniafTe  ma» 
neta  non  ho  alcun  fondamento  di  aiferirlo  :  fo  bene  ^ 
che  per  T  addietro  i  Zecchieri  battevano  moneta  fenza 
alcun  aggravio  di  regalia  alla  Comunità  ^  o  al  Duca  ^ 
che  diritto  di  fignoraggio  fi  chiamava  y  come  fi  diiTe  y  ma 
per  r  avvenire  vedremo  che  ciò  coftumavafi  diveffamente^ 
oenchè  fotto  un  pio  pretefto ,  il  che  unito  alle  aftuzie 
dei  Zecchieri  faceva ,  che  la  noitra  moneta  di  giorno  in 
giorno  divenifTe  peggiore  >  e  grave  danno  apportaiTe  ai 
Sudditi.  Egli  è  notabiliflimo  pregiudizio  ad  uno  Stato  fé 
non  abbia  Miniftri  efperti  nel  politico  ^  e  fpecialmente 
nella  cognizione  delle  monete  »  e  che  quelli  non  foprain* 
tendano  tanto  alle  monete  y  che  fi  coniano  nella  propria 
Zecca ,  che  pel  corfo  delle  monete  eftere ,  che  nel  com* 
mercio  s' introducono  ^  perchè  fuccedono  degli  abufi  ,  ed 
inconvenienti  grandifllmi ,  e  fi  prendono  delle  determina* 
zioni  y  che  apportano  peffimi  effetti  ^  ai  quali  volendo  ri« 
mediare  s'incontrano  dei  più  gravi ^  come  Tefperienza 
tutto  giorno  lo  dimoftra  •  Un  qualche  zelante  Miniitro 
poco  efperto  nella  cognizione  delle  monete  indufle  neir 
anno  1512  il  Duca  unitamente  alla  vedova  Duchefla  Eli* 
fabetta  a  beneficare  il  Monte  di  Pietà  di  Gubbio,  eretto 
per  comun  vantaggio,  ma  con  un  ripiego  sì  ftrano,  che 
affai  più  male  recò  alla  noftra  Città,  che  vantaggio;  im* 
perciocché  conceffero  ai  Provveditori  del  detto  Monte  la 
facoltà  di  poter  battere ,  o  far  battere  moneta ,  e  ritrarne 
un  limitato  profitto  a  vantaggio  del  detto  Monte  •  Do- 
vendofi  dunque  ritrarre  tal  vantaggio  dalla  moneta  fteffa^ 
fu  duopo  fminuirne  V  intrinfeco .  Quindi  è ,  che  li  Go* 
vernatori  del  detto  Monte  di  Pietà  in  vigore  della  facol^ 
tà  ad  effi  conceffa  dal  Duca ,  ,e  Ducheffa ,  locarono  pet 
cinque  anni  la  Zecca  a  Perfonale  degli  Stefani  dei  Maffi* 
mi  di  Gubbio  colla  licenza ,  e  facoltà  di  battere  GroJJi^ 
Bolagnìni ,  Soldi ,  Quattrìni ,  e  Ticcioli  della  bontà ,  che  gli 

folTe  prefcritta  da  Paolo  de'  Bafilj  j  e  da  Baian^onio  degli 


DELLA  RaVBKB  IV.DtJCA   B^UrBIHO  Ca?.  IV.    1  Jf 

Accorambonì  Sopraftantp  deputati  dal  Duca  alle  monete  ^, 
che  fi  farebbero  coniate  in  òubbio  :  con  efpreiTa  proibì* 
zione  però  dei  detti  Sopraftanti  alla  Zecca ,  che  non  po- 
tè ITe  battere  Picciolory,  &  De»ariof  Par^or  (che  io  tengo 
fòiTe  lo  ftelTo)  più  della  quantità  di  500  Ducati  d'oro^ 
ogni  anno ,  fomma  però  per  quefto  Stato  affai  rilevante  •. 
E  che  dovelle  pagare  al  detto  Monte  di  Pietà  90  Fiorini 
r  anno .  Tutto  ciò  fi  ritrae  dall'  Inilromento  di  tal  con- 
ceflìone  fatto  per  mano  di  Pier  Andrea  Beazj  Hotaro  di 
Gubbio^  il  cui  tenore  è  il  feguente  (108)  • 

In  nomine  Domini  Amen  •  Anno  Domni  ah  ejnfdem  Ja^ 
lutiferit  nati'vitate .  millejtmo  quingentefimo^  Acimot  fecunao  ^ 
Indizione  XV.  temere  Pontificatus  SS.  ift  ChriSia  Patrit  ^  ut 
Domini  Domini  Jutii  Divina  Pro^videntia'  Pafa  Seenndiy  dia 
njero  XXX.  menjtf  MartU .  AEfum  in  Ci'vitate  Eugubii  .  im 
Domo  Domini  Benedifti  de  Venttirellis  de  Eugubio  <S?V.  fre^ 
fentihuf  iffc.  teSHbus  àtc  Cum  hoc  fit  quod  lUuBriJJimus  Do^ 
minut  noUer  Dux  JJrbiniy  ist  llluflrijjima  Domina  Dutijfa  Elt^, 
fabeth  de'  Gonzaga  intnitu  fietatis ,  à^  amore  JDei ,  ^  fra 
augumento  Montis  Pieìatis  Ci'vitatis  Eugubii  concejferit  licen^ 
tiam  y  &  auftoritatem  cudendi  monetam ,  <b*  cudi  faciendi  Pra^ 
n)ediforibus  di^Ì  Montis  Pietatis  ad  beneflacitum  fuarHm  Do^ 
minationum  ^  front  eorum  littere  PeHantur  y  isf  ffo  farte  di^ 
Rorum  Daminorum  Ducis ,  é^  Ducijji  hoc  diffum  relatum  fuit 
Gubernatoribuf  difli  Montir  fer  Magiftrum  pedericum  de  Pam* 
fhiUis  de  Eugubio  indicò  tempore  lUuBris  Do^r  Dominus 
Benedi^us  de  Ventureilis  de  Eugubio  unus  ex  diclis  Guberna^ 
poribus  di^i  Montir  widelicet ^  ist  front  de  liientu^y  ist  con^ 
fenfn  aliorum  Gubernatorum ,  front  iffe  Dominus  Benediftnt 
dixit ,  &  ajfernit ,  loca^it ,  dedit  j  eefjtt  j  ist  concert  Per* 
fonali  de  Stefanis  de  Maxibns  de  Engnbio  Jiifnlanti ,.  &  re^ 
cifienti  fro  fé  iffc.  fer  qninqne  annos  fròximor  fnturos  ^ 
&  inde  ad  placitnm  di&ornm  Gnhernatornm  lieenttam  y  ^ 
facnltatem  cndendi  monetas  frediBas  fer  diflnm  qninqneninm 
in  avvitate  Engubii  y  wdelicer  Grolfos^  Bolo^enos.^  So^ 
lidos,   Quatrenos,    ^  Picciolo»  Uge  y  front  declarabitnr  y 

^ & 

(108)  Archivio  Pubblico  fra  i  Rogiti  di  quefto  Notaio  »  cbc  iacouùociaiiai 
4alF  anno  1  jo8.  fino  al  1113..  a  c^  xiu  vexia«. 


134  Dbllb  Mohbts  si  Fra.kcbsco  Makia  L 
if  et  iniunBHm  fuertf  pep  Taulkm  de  Biliis  ^  et  BalJant$p 
nium  de  Accorampoms .  Hufrafiantef  monete  cudendt  tn  Cp^^ 
^vitate  Euguhii  declorate  fer  diflufft  UluSìriJJìmnm  ^^uctmì^ 
num  Ducem ,  cum  kn  quod  diflut  Ver^oftalis  non  nxaleàt ,  nee 
fojpt  cudere  in  una  anno  Piccielos  y  <st  Denarios  par^pf ,  niji 
ad  quantitJttem  quìngentorum.  dueatorum  au^t  j  <!f  non  tdtrct 
prò  quolibet  anno ,  et  hoc  facete  dixit  Dowinus  Benedi^ut 
nominibus  antedifiisj  ist  ut  Frocurator  diEli  Montis  dedit  Ter^^ 
fonali  )  qui  wce'verfa  diUus  Terfonalis  promijit ,  d?*  folemnt 
flipulatione  con^enit ,  ohligando  fe^iff  omnia  fua  bona  pre^ 
fentia  y  iff  futura  eidem  Domino  Benedico  prefenti  y  Jlipulan^ 
ti  y  ist  recipienti  prò  y  &  'vice  nomine  diftf  Montis  Ttetatit  y^^ 
et  prò  diUo  Monte  y  «idem  Monti  y  fé u  Gubernatoribus  dijli 
Montis  prò  di Elo  Monte  recipientibus  y  nsel  ejus  Procuratori  da* 
re  y  fol^ere  y  et  numerare  omni  anno  y  ^vel  faciendo  folutionem 
omnibus  mcibus ,  (s^  feu  pagis  widelicet  fub  primis  quatuor 
tnenjibus  wdelicet  Florenos  triginta  in  duabus  ratis  ^ro  quoli* 
het  diflorum  quatuor  menjium  y  &  Jic  prò  infrafcnptis  annis 
Florenos  non^ginta  y  quam  licenttamy  ist  auBoritatem  cudendt 
monetas  diElus  Dominus  Benediflus  nominibus  antediflis  prò* 
tnijit  eidem  Ferfonali  prefenti  ponere  y  alteri  non  cedere  net 
ipfi  Ferfonali  auferre  y  fed  ipfum  tueri  in  diHa  facultate  cu* 
dendi  monetas  in  durante  ditlo  tempore  di&orum  quinque  an* 
norum  incipiendorum  in  Calendis  Jtprilis  proximi  futuri  y  Ut 
mt  fequentibus  finiendotum  y  iff  diElus  Ferfonalis  promijit  di^ 
0as  monetas  tudercy  ist  cudi  facere  y  et  non  contra  predilla 
Mpitula  per.  diFijsm  llhUriffimum  Ducem  ,  feu  Duciffam  eidem 
prefenti  conce ffa\  Que  omnia  y  (st  premìfforum  ad  in'vicemy  ist 
^icifftm  (ffc.y  <b*  promittendo  jura'verunt  étc.  fub  pena  dupli 
diflorum  nonaginta  Florenorum ,  iff  quod  pena  y  (St  prò  qui^ 
Ìms  omnibus  y  ist  fupradiElis  obfer*vandis  obliga^verunt  ad  in'vi* 
Sem  eorum  bona  ^pidelicet  diflus  Dominus  Benediflus  bona  di^ 
Bi  Montis  Fietatis  et  e.  Renunciantes  étc^  rogante  me  Nota* 
rium  <^r.; 

Non  eflendo  a  mia  notizia  quali  foflero  le  Capitola* 
jzioni,  che  paifarono  fra  li  Sopraftanti  alla  Zecca,  ed  il 
detto  Zecchiere,  non  poflb  dimoftrare  qual  pefo,  ed  in* 
trinfeco  avelTero  le  monete  ^  che  gli  fuiorio  permeife  di 

bat« 


DBiiA  Rò^VBRB  IV.  Duca  D'URBtNo  Caf.IV^  i3f 

battere .  Fra  quelle  però ,  che  il  detto  Perfonale  coniò  nel 
brieve  tempo ,  che  tenne  la  Zecca  vi  fii  certamente  la  mone* 
ta  piccola ,  per  elfe.r  quella ,  da  cui  i  Zecchieri  ritraggono 
maggior  Utile  di  qualunque  altra,  perchè  più  facilmente 
occultar  poffbno  la  lor  malizia.  Fra  i  Piccioli  col  nome 
di  quefto  Duca  tre  diverfi  jie  ho  veduti  preflb  il  Zanet^ 
ti  9  che  dal  pefo ,  dalla  qualità  del  metallo  ^  e  dalla  for* 
ma  del  conio  fono  fimili  agli  antecedenti  ^  perciò  proba* 
bilmente  faranno  ftati  i  primi  ad  ufcire  dalla  Zecca.  Da 
una  parte  hanno  impreflo  folaniente  T  arme  dì  Cafa  FeU 
tria,  con  le  lettere  FRAN.  MA.  DVX,  cioè  Francifcut 
Maria  Dux .  Dall'  altra  il  bufto  di  S,.  Ubaldo  con  T  ar* 
metta  della  Città,  e  la  parola.  EV.GV.BKVM.  divifi 
a  quel  modo,  che  fi  offerva  nella  feguentè  tavola  al 
num.  L  IL  ^  e  HI. 

I  novanta  Fiorini ,  che  fur  obbligato  il  Zecchiere 
pagare  ogni  anno  al  Sacra  Monte  di:  Pietà  non  erano 
monete  etfettive,  come  fi  diffe^  ma  continvavano  a  cor 
ftituirfì  da  40  Bolognini,  o  fiana  da  960  Piccioli ,  come 
fi  rileva  da  un' Inltroratento  di  conrjnra  appreflbi  Signori 
Conti  della  Porta ,  rogato  da  Matteo  Raircardi  Not.  di 
quefta  Città  il  dì  18  Decembre  i^i^t  ove  il  legge  :  ?ra 
fretto  &c.  Flore fiorum  quintj[tfc  millitfm  manets  EugMhms\  ad 
rationem  XL.  Bononetiorum  ùrv^  queflihct  Floren^^  in  Ducaiit 
auri  largis  ,  Ji^e  flriflir  jufff  lonaeriry  &  boni  cómj  .  Quanti 
Bolognini  fi  valutafle  in  tal  tempo  il  Ducatn  d*  oro  detto 
largo  ,  o  pur  T  altro  chiamato  Jf retta  y  non  mi  è  riufcito 
rinvenirlo ,  e  perciò  non  poflo  ne  meno  per  quefta  parte 
dimoltrare  di  che  valore  folle  ia  tal  tempo  lanoftra  mo^ 
neta  . 

Neiranno  dopo,  cioè  hel  151?,  il  Duca  Francefco 
Maria  non  fo  per  qua!  motivo  revocò  la  concefllone 
della  Zecca  fatta  al  fuddetto^  Perfonale  >  e  moiTo  dalla 
particolar  divozione ^  che   portava  a   S.  Ubaldo,   fenza 

fregi  udicar  punto  al  detto  Sacro  Monte  di  Pietà  per 
*  utile  accordatogli  fi^pra  la  Zecca  (  anzi  con  aumentar* 
glielo  ) ,  concefle  la  medefima  Zecca  alla  Canonica  di 
S>.  Ubaldo  per  anni  14  ^  epa  quello  >(che  'pagaiOfe  al  dettò» 

Jiloa-v 


I 


ijtf    DBttB  MoneW.J)^iFrahcbsco  Maria  L 

Monte  150  Fiorini   in   moneta   nuova  per  anni  quattro  ^ 
come  rilevafi  dalla  fegùentc  iua  lettera   (109)  . 

Anno  151^.  Indi  Elione  x.  die  8.  menjis  Non^embris . 
Tranci fcus  Maria  Romereus  Dux  Urbini ,  Senogalliarum ,  ist 
Tijauri  Dominus ^  is^  S.  R-.E*  Capitan»: s  Generali^ .  Li  meri^ 
ti^e  continui  miracoli  di  quel  gloriof(ì  S.  Ubaldo  Noi  cojhin^ 
gono  ognora  a  fenfare  a  quel  Loco ,  e  Monajierio  fuo  Jia  da 
quella  devozione ,  che  Je  ton'viene  a  sì  gloriofo  Santo. ^  0 
fero  ^r  fatisfare  in  far  te  al  f  re  fante  al  defiderio  nojiro  do^ 
namo  ad  e  (fa  Fabbrica  di  S:  Ubaldo  la  Zecca  noBra  d' Ugubia 
fer  anni  XIV.  cominciando  in  Calende  Decembre  frojjime  ^  che 
farà  15  ij*  Con  quefto  fero  che  S*  Ubaldo  ^  owero  chi  terrà 
in  nome  fuo  la  Zecca  fagbi  4I  Monte  della  Pietà  de  Eugubio 
quattro  anni  continui  ogni  anno  150  Fiorini  di  moneta  nuo* 
n)a .  Rievocando  certa  conceffione  fatta  fer  Noi  ad  ejfo  Monte 
della  Pietà  in  fer  fona  di  un  Per  fonale  fer  quattro  anni^  la 
quale  non  fo  ad  altro  effetto  fé  non  ferchè  ai)effe  li  150  JF/d- 
rini ,  che  wolemo  li  Jiano  dati  fer  5*.  Ubaldo  ,  annullando  me^ 
dejiwmmente  ogni  altra  concef/tone  che  de  ciò  foffe  fatta  a  chi 
fé  njoleffe ,  non  altrimente ,  come  fé  da  Noi  fojfe  fatta  effref^ 
fa^e  f articolare  menziona .  Comandando  effreffamente  a  chi 
ha  ora  nelle  mani^  detta  Zecca ,  che  fer  quanto  tien  cara  la 
grazia  noflra  debbia  con  fé gnarla  agli  Agenti  de  S.Ubaldo  ^  che 
€osì  è  noflra  volontà.  In  quorutn  iste.  Dat.  Urbini  in  Dncali 
nojiro  P alatto  27.  Oflobris  15  13. 

Per  tal  motivo  il  medefimo  Duca  conceflè  licenza  a 
D.  Ippolito  Propofto  di  S.  Ubaldo  di  poter  battere  mo* 
neta  con  le  Tegnenti  condizioni  descritte  in  un  trafunto 
fatto  a  quel  tempo  dei  Capitoli  feguiti  con  i  Miniftri 
Ducali  (no). 

Come  fi  è  detto  qui  addietro  agli  8.  di  Novembre  il  Se* 
renijpmo  Nojlro  Sig.  Duca  Francefco  Maria  concede  licenze 
al  Profojio  Don  Iff  olito  Ji  ^ter  battere  moneta  ^  e  ne  fajfa 
tafitolazione  come  fiegue . 

Che  f  offa  battere  Ducati  d'Oiro ,  Grofli  d'Argento ,  Mez* 
£i  iSrofli  9  Bolognini  dì  nove  leghe  ^  Soldi  ^  e  Quattrini  « 

Item^ 

(109)  Lib.  Rcfoo.  ab  ad.  ijia  oiquc  ad  1514.  pag.  foi.  -tcrg.       (lio)  Lik 
Ketti.  iud.  pag.  xoj.  ter^. 


DBiLA  Rovere  IV.  Duca  d*ITrbino  Ckv.  IV.  137 

Item  j  che  gli  fia  lecito  batter  Piccioli  di  rame  còn  conio  ^ 
è^  arme  folito  in  Ugubio  ,  delli  quali  non  ne  fojjtno  andare  più 
che  30.  /«gì.  per  oncia  al  fefo  Romano ,  tutto  per  14.  anniy  <Jp* 
con  patente  fottofcritta  dal  Sereniamo  Ducale  configillo  Ducale^ 

Dei  Ducati  d*  Oro  non  ho  alcun  fondamento  per  af- 
ferire ,  che  in  quel  tempo  in  Gubbio  fé  ne  coniaflero . 
Non  è  però  così  dei  GroJJt  poiché  pretto  il  dotciflimo  Si- 
gnor Conte  Federico  bartoni  di  Rimino ,  che  di  quefte 
monete  conferva  una  numerofa  raccolta ,  e  preflb  il  Sig. 
Gio:  Battifta  Elifei  di  Gubbio  ve  ne  ho  offervato  uno 
fino  ad  ora  inedito,  il  cui  tipo  fi  vede  al  num.  IV.  Nel 
diritto  fi  oflerva  lo  flemma  del  Duca  ^  che  è  una  Quercia 
d'oro  con  quattro  rami  paffati  doppj  diagonalmente  in 
campo  azurro,  e  alP  intorno  fi  legge  FRAN,  MARIA. 
DVX  .  lil.  Nel  rovefcio  la  figura  dì  un  Santo  Vefcovo 
fedente  ,  con  le  lettere  nel  margine  S.  VBALDVS  DB 
EVGVBIO .  Non  effendofi  per  lo  paflato  nelk  moneta 
indicato  il  numero  dei  Duchi ,  la  noftxa  Zecca  volle  effe* 
re  la  prima  ad  ufarlo ,  affinchè  più  facilmente  fi  com- 
prendefle  qual  fofle  il  Duca  ,  da  cui  tal  moneta  fu  co- 
ìiiata.  Francefco  Maria  appelloffi  IIL  Duca  d*  Urbrno 
numerando  per  il  primo  il  Duca  Federico^  che  da  SiAo 
IV.  ebbe  tal  dignità  per  fé  ,  e  fuoi  Succeflori  ^  e  con 
tjuefto  ftile  profeguì  Guid*  Ubaldo  II.  a  chiamarfi  IV^ 
Duca ,  come  a  fuo  luogo  fi  dimoftrerà .  Si  omife  di  nu- 
merare per  Duca  Odd*  Antonio ,  che  fra  i  Conti  d'  Urbi- 
no fu  il  primo,  che  aflumefle  tal  titolo  conceiìbgli  da 
Eugenio  IV. ,  o  perchè  troppo  brieve  fu  il  fuo  Principa- 
to ,  o  pure  perchè  n'  ebbe  il  titolo  perfonalmente  •  Sic- 
ché dopo  efler  eifo  rimafto  uccifo ,  Federico,  che  gli  fuc- 
ceffe ,  s*  intitolò  Conte  fino  a  tanto  che  non  ebbe  da 
Silto  il  titolo  di  Duca  in  perpetuo.  Ma  ciò  non  ottante 
non  fi  può  negare  ,  che  Oda  Antonio  non  fia  ftato  il 
primo  Duca ,  e  per  confeguenza ,  che  Francefco  Maria  I. 
fofle  il  ly. ,  e  Guid'  Ubaldo  IL  il  V.  Duca  ;  il  che ,  co- 
me convien  credere,  avvertito  da  Francefco  Maria  IL, 
s' intitolò  non  V.  ma  VI.  Duca ,  come  lo  dimoftrano  le 
fue  monete,  ed  altri  documenti,  e  con  quefto  metodo 
I.IL  S-  ho 


igS     Dbìle  Mokbtb  di  Frakcbsco  Maria  L 

ho  io  numerato  i  JDuchi,  credendo  di  non  difcoftanni 
dal  vero .  Pefa  quefta  moneta  grani  ^6 ,  e  fé  tal'  era 
il  fuo  pefo ,  eflendo  di  bontà  di  non)e  leghe ,  cioè  di  on- 
eie  nove  d'  argento  fino  per  ogni  libbra ,  ne  viene ,  che 
in  detto  Grò  iTo  vi  era  grani  27  d'argento,  e  9  di  rame. 

Dei  Mezzi  Grojft  ^  Bolognini  ^  e  Solii  non  ho  avuto 
la  forte  di  vederne  alcuni,  col  nome  della  noftra  Zecca» 

Dei  Quattrini  poi  non  mi  fo  determinare  fé  tre  fieno 
quelli  riportati  al  num.  V, ,  VL ,  e  VII.  poifeduti  dal 
Zanetti ,  che  ora  per  la  prima  volta  fi  pubblicano ,  ben* 
che  fiano  con  qualche  porzione  di  argento,  e  di  conio 
•  diverfo  dai  Piccioli ,  perchè  V  argento  ,  eh'  efli  dimoftra* 
no ,  non  può  giungere  fé  non  ad  un'  oncia  per  libbra , 
jiè  può  compenfare  al  maggior  valore ,  che  avevano  dei 
Piccioli ,  eflendo  nel  pefo  fimile  ai  medefimi  Piccioli  • 
Nel  diritto  del  V. ,  e  VI.  fi  vede  una  Rovere ,  arme  del 
Duca,  con  all'intorno  le  lettere  F.  MARIA  D VX  IIL 
Nel  rovefcio  fi  fcorge  parimente  in  tutte  due  un  Vefco- 
vo  fedente,  che  tiene  la  deftra  alzata  in  atto  di  benedi* 
re ,  e  colla  finiftra  il  Paftorale ,  e  nel  margine  in  quello 
del  num.  V.  fi  legge  S.  VBALDVX  per  errore,  ma  nell* 
altro  fegnato  num.  VI.  S.  VB.  D.  GVBIO .  Nel  VIL 
compariice  per  la  prima  volta  nelle  noftre  monete  nel 
campo  una  Croce  ancorata  con  in  giro  le  parole  F.  MA- 
RIA .  DVX  .  III.  Neil'  oppofto ,  nel  margine  fi  legge 
S.  VB.  D.  VGVBIO  elfendovi  nel  campo  in  piedi  la  figu- 
ra di  S.  Ubaldo  con  la  deftra  alzata  in  atto  di  benedire 
folennementjC,  foftentando  con  la  finiftra  il  Paftorale,  ed 
ornato  di  Pianeta  air  ufo  antico  tutta  chiufa  ,  alzata  fopra 
r  una ,  e  V  altra  fpalla.  Queft'  erano  per  lo  più  ampliflime^ 
e  lunghe  ,  che  arrivano  fino  ai  teloni ,  e  totalmente  diverfc 
da  quefte ,  che  prefentemente  ufiamo ,  come  eruditamente 
nota  il  dottiffimo  Padre  D,  Mauro  Sarti  Camaldolefe  (1 1 1)  : 
S^à  quam'vis  non  nulla  occurrant  cremala  cafularum  aliquanta 
hre^iorum ,  (b*  qus  ad  latera  tantts  fer  aferta  ejfent ,  tamen 
fatendum  ear ,  ut  flurimum  amplifftmar ,  (gt  talares  futjfe ,  ac 
talem  formam  fem)ajfe  iisetiam  fsculir^  qua  corrufttjpma  foU^ 

mus 

(tix>  De  Veteri  Cafula  dip»  cap.  a.  iiunu  u  pag.  la» 


DBtiA  Rovere  IVj  Duca  d'Urbino  Gap.  IV.  139 

muf  appellare  .  Subinde  autem  in  accifa  eff ,  de  curtata  ,  atque 
aliam  frofe  in  fpeciem  deformata  ^  ut  fi  Xum  illa  fua  prifca  ^ 
mnde  defluxit ,  atque  degenera'vit ,  cowfonatur  wix  fuuni  tuear 
tur  nomen ,  ut  non  iniuria  clarus  auElor ,  (st  rerum  ecclefiaBi* 
€arum  [cientijftmus  VVillelmus  Lindamus  conqueritur  (112). 

L*  ottava  da  me  non  mai  veduta  è  riportata  dal  Bel* 
lini  (113)5  che  per  eflTer  uniforme  alla  precedente  la 
reputo  anch' efla  un  Quattrino:  varia  foltanto  nel  dirit- 
to 5  poiché  air  intorno  di  una  Croce  patente  fi  legge 
F.  MARIA  DVX.    _     , 

Rifpetto  ai  Ticcioli ^  il  fuddetto  eftratto  ci  fommìni- 
ftra  più  chiare  notizie ,  che  dell*  altre  monete  ivi  mento- 
vate y  poiché  ci  aflicura  ^  che  efli  erano  di  rame  >  e  di 
tal  pelo,  che  non  più  di  31  potevano  formare  un'  on- 
cia ,   ficché  comprefo  uno  per  V  altro  non  doveva  pef^re 

meno  di  grani  18  —  ,   e   di  tal  pefo  appunto  trovo,   che 

fono  i  Piccioli ,  che  ci  rimangono  interi .  Un  Fiorino  per 
tanto ,  che  componevafi  da  960  di  quelle  monete  con- 
teneva   grani    17837  —  di  rame.  Dovevan  quelli  Piccioli 

effer  coniati  con  conio  ^  (ff  arme  fólito  in  Uguhbio  ^  perciò 
quelli ,  che  fi  trovano  avere  da  una  parte  V  arme  della 
Città  >  e  dair  oppofto  il  bufto  di  S.  Ubaldo  faranno 
quelli  coniati  in  vigore  di  detta  obbligazione  ,  per  efler 
più  fimili  agli  antecedenti .  Due  di  quelle  monete  ne 
pofledo ,  che  fi  trovano  llampate  nella  Tavola  feguente  • 
Quella  al  num.  IX.,  come  la  fufleguente  moftra  nel  di- 
ritto r  arme  della  Città  di  Gubbio  con  Je  lettere  F.  M  A^ 
RIA  DVX .  Nel  rovefcio  air  intorno  del  bullo  di  un 
Vefcovo  fi  legge  S.  VBALDVS,  ed  in  quella  fegnata 
num.  X.  pubblicata  dair  erudito  Sig.  Bellini  (114)  ha  di 
più  un  V.,  iniziale  di  Ugubio^ 

Avendo   Leone    X.    fcacciato  Francefco  Maria   dallo 

Stato ,  ricevette  la  nollra  Città  alla   fua  obbedienza  ,  ed 

al  fuddetto  Pontefice  i  Cittadini  ricorfero,  perché  confer- 

malfe  yarj  privilegi ,  che  prima  godevano ,  fra  i  quali  vi 

•  S  2     fu: 

(Iti)  Panoplia?  EvangeL  L  IV.  e  LXVL  pag.48o.        (1x3}  Seconda  DiiTer* 
il  num.  VI.         (1x4)  Ivi  num.  IX. 


140     Dbllb  MoMBtB  DI  Francbsco  Maria  L 

fii  :  Uf  de  estero  in  diEla  Ci*vhate  fofftt  e  udì  moneta  étrea , 
argentea  y  <b*  aurea  fecundum  Slylum  ^  ordinem^  ac  bonitatem 
Zecc'ye  alma  Urbis  ;  ist  cum  infignihus  'veSlra  fanflitafisy  éf 
Romanorum  Vontifieum ,  il  che  tu  dal  Pontefice  accordato 
colle  feguenti  ^parole  :  Vlacet  SanEliJfimo  Domino  noBro  cou^ 
€ordato  frius  cum  Zeccherio  alma  Urbis  (115). 

Non  è  però  credibile,  che  fi  battefle  in  Gubbio  al- 
cuna moneta  fecondo  lo  ftile  della  Zecca  di  Roma ,  non 
folo  perchè  non  fé  n'  è  veduta  alcuna  y  che  lo  dimollri  y 
ma  perchè  il  detto  Pontefice  occupato ,  eh*  ebbe  gli  Stati 
del  Duca,  ne  inveftì  tolto  Lorenzo  de' Medici  fuo  Nipo- 
te,  e  lo  dichiarò  Duca  d'  Urbino .  Perciò  le  monete 
furono  battute  con  il  nome  del  detto  Lorenzo ,  e  di 
fatti  tengo  un  Picciolo  fino  ad  ora  inedito ,  ufcito  di 
quella  Zecca ,  in  cui  all'  intorno  a'  cinque  monti  fi  legge  il 
nome  del  novello  Dùca  LAVRENTIVS  .DVX .  Nel  ro- 
vefcio  fi  vede  la  figura  di  S.  Ubaldo  in  piedi  in  atto  di 
benedire  ,  avendo  il  paftorale  nella  deftra ,  ed  air  intor- 
no le  parole  S.  V.  VGVBIO  •  come  fi  può  rifcontrare 
nel  dilegno   di  eflTo  fotto  il  num.  XL 

Avendo  poi  riacquilèato  Francefco  Maria  il  proprio 
Ducato  9  riaflunfe  la  noltra  Zecca  a  coniar  le  monete 
col  nome  di  elfo  Duca .  Dei  foli  Piccioli  però  ho  tro- 
vata notizia ,  che  dopo  tal  tempo  fi  batteflero ,  e  di  que- 
lli in  tanto  numero ,  che  produflTe  grave  danno ,  e  di- 
fturbo  alla  Città ,  e  forfè  la  fofpenfione  di  batter  mone- 
ta per  qualche  tempo,  per  aver  ecceduto  la  quantità  ne- 
cefìfaria  al  bifogno ,  il  che  evidentemente  prova ,  che  della 
minuta  moneta  è  duopo  coniare  folamente  quella  data 
quantità  neceflaria  per  le  fpefe  minute,  e  vietare  a' Zec- 
chieri ,  che  non  eccedino  la  quantità  ad  elfi  prefcritta  y 
né  lafciarfi  in  modo  alcuno  perfuadere  dai  medefimi  a 
coniarne  di  vantaggio ,  perchè  quelti  non  hanno  in  villa , 
che  il  loro  proprio  interelfe .  Tali  turono  i  lamenti ,  che 
per  quefta  moneta  fuccedettero ,  che  alla  Duchelfa  Elifa- 
Detta  madre  adottiva  del  Duca,  d'ordine  del  mcdefimo, 
che  allora  trovavafi  a  militare  in  Lombardia,  fu  duopo 
comandare  quanto  fegue  .  Per 

^     I  "        .         '  — ^M^— »  ■MM.^l— ■^^^■— — — ^  „        ,       ——————— ,p—,^ 

iXl^y   LiU.  IV&turUi»  «àUL*   li  16.  Òic  6.  jouii  ^a^.   i6o. 


>- 


DULIA  ROVBRB  IV.DtfCA  d'UrBINO  Cap.  IV.    14! 

Ter  f4$rte^  e  ordinamento  del  noBro  llluSlrif/ìmo  ,  ed  Ec^ 
tellentijfttno  Signore  Sig.  Franeefco  Maria  Duca  d'  Urbino  é^c. 
Magnificis  Dile^is  noSlris  Confalonerio  ^  ist  Con^dihus  Ci'vita*- 
tis  Eu<rubii .    Le  molte  querefe ,  che  di  continuo  ci  fono  Slate 
fatte  dofo  il  ritorno  del  Signore  llluBrif/imo  nello  Stato  tan^ 
to  dal  Vuhhlico ,    come   dalli  fri'vati  di  coteBa  Città  muffirne 
da  foderi  Uomini  fofra  il  f pendere   de'  Piccioli  y  fono    fiate  de 
forte  y   che  fé   fono    divulgate  injlho  in  Lombardia  apfreffo  il 
f  re  fato    IlluBriffimo   Signore .    Ter  il  che  Sut^  Eccellenza    mi 
ha  ordinato  ,  che  gli  debbiamo  o^fortuna  fro'vijtone  ad  ^ffet^ 
to  ,    che  Jtmili  mormorii ,  e  gridi  fé  acquietino ,  et  alli  fon)er$ 
Uomini  fi  f accorr  a  .   Volendo  che  fer  lo  a^<venire  fé  ne  abbia 
a  fendere  .oclo   al  quattrino  ^  e  non  manco  ^  Ter  lo  che  non 
tnancarete  mandare  pubblici  Bandi  fer  i  lochi  confueti  di  quel* 
la  Città  per  parte  del  predetto  Signor  Duca  ,   che  da  ora  in^ 
poi  non  fia  perfona  .  alcuna  ,  che  ardìfchi  y  ne  prefami  de  fpen* 
dere  y  né  ricevere  alcuna  quantità  de  Piccioli  tanto  nella  Cit* 
tà  y   quanto   nel   Contado  per  manco  di  oBo  a  quattrino  fot  tot 
pena  de  dieci  Ducati  d'  oro  per  ciafcuno  y   che  contraffarà  y  da 
applicar  fi  per   la    metà  afe.  Dat^   Urbini    11.  Ocìobris  1521^ 
Elifabetta  Duciffa  Urbini. 

Sicché  fi  prefe  per  efpediehte  di  diminuire  il  valore 
eftrinfeco  ai  medefimi  Piccioli ,  con  grave  danno  di  clii 
li  polTedeva  con  ordinare ,  che  otto  valelTero  per  un 
Quattrino ,  numero  che  non  mi  fo  perfuadere  polla  reg* 
gere ,  perchè  valutandofi  il  GrofTo  21  Quattrini,  ne  vie* 
ne  ,  che  i68  Piccioli  fi  farebbero  ricercati  per  cambiarlo  , 
quantità  che  mi  pare  eforbitante  ^ 

Quali  precifamente  foiFero  i  Piccioli  coniati  in  tal 
tempo  non  è  facile  il  prefcriverlo .  Due  fimili  a  quello  di 
Lorenzo  ne  poiTedo,  legnati  num.  XII. ,  e  XllL  ;  perciò 
non  farà  fuor  di  propouto  il  crederli  battuti  in  tal  tem- 
po. Si  legge  air  intorno  dello  Stemma  di  Gubbio  F.  MA* 
KIA  DVX  ,  e  alla  figura  del  Protettore  della  Città  in 
uno  S.  VB.  D-  VGVBIOr  e  nelL'  altro  S.  V.  VGVBIO^ 

Di  due  altri  di  quefti  PiccioU  di verfi  dagli  anteceden- 
ti ho  notizia.  Quello  fegnato  col  num.  XIV. ,  che  trovafi 
pxeiTo  il  Zanetti  ^  ha  nei  diritto  una  Rovere  con  le  let- 
tere 


\ 


142  Dbllb-  Monbtb  di  Francesco  Maria  I. 
tete  F,  MARIA  DVX,  e  nel  rovefcio  la  folita  Immagine 
del  Santo  Protettpre  della  Città  con  le  parole  S.  VB. 
VGVBIO .  L' altro  fegnato  num.  XV, ,  riportato  dal  Signor 
Bellini  al  num.  dieci ,  è  Umile  al  fudd^tto ,  a  riferva  ,  che 
jl  banco  non  ha  il  capo  ornato  del  nimbo ,  e  Ti  legge  S, 
VB.D.GVBIO.  Eccone  di  tutte  quefte  monete  le  ftampe. 


Dn« 


DBLiA  RovsRB  IV.  Duca- d'Urbino  Gap.  IV.  14} 

Dbllb  Monbtb    coniatb    in  Urbino    al   tbmfo 
•    DEL  Duca  Francesco  Maria  I. 

Dodici  fono  le  monete ,  che  ho  vedute  coniate  in 
Urbino  prima,  che  il  Duca  Francefco  Maria  trafporta0e 
la  Zecca  in  PefaiOy  1  cui  tipi  ibno  ì  feguenci* 


HeU» 


/ 


144     Dells  Monbtb  di  Fjiimcbsco  Maria  L 

Nella  prima ,  eh'  è  d*  oro  fi  vede  il  ritratto  del  Du* 
ca  in  età  giovanile  con  elmo  in  capo^  e  petto  armato 
ali*  ufo  de'  guerrieri  di  que' tempi ,  e  nel  margine  fi  leg- 
ge ERAN.  MA.  VRBL  DVX.  Nel  campo  oppollo  fi  fcor- 
gè  un*  Aquila  coronata ,  eh'  è  V  itìfiegna  della  Citta  d^  Ur* 
bino ,  la  quale  foiliene  uno  Scudo  con  una  Rovere ,  ar- 
me del  Duca ,  ed  all'  intorno  fegue  la  leggenda  S.  R.  E. 
GAP.  GEN.  SVB.  IVL  II.  PONT.  M.,  cioè:  Francifcus 
Maria  Dux  Sacrs  Romana  Ècclejt£  Caf  itane us  Genera lis  fnb 
Julio  fecundo  Pontifice  Maximo .  U  elFer  in  quelta  moneta 
effigiato  il  Duca  in  età  giovanile ,  indica ,  che  fofle  bat- 
tuta nell'anno  «jc^,  o  almeno  poco  dopo  a  tal  tempo, 
nel  qual'  anno  fu  da  Giulio  II.  dichiarato  Capitano  Ge- 
nerale di  S.  Chiefa .  Efla  è  un  Ducato  d'  oro  fimile  in 
tutto  agli  altri  battuti  nelle  migliori  Zecche  d'Italia,  ed 
efilte  nel  Mufeo  dell' A.  R.  il  Granduca  di  Tofcana. 

La  feconda,  che  confervafi  nel  doviziofo  Mufeo  dell* 
Eruditiffimo  Monfignor  Zelada ,  è  parimenti  un  Ducato 
d'oro-,  ma  di  conio  diverfo  dal  fuddetto,  vedendofi  in 
queilo  il  Duca  in  età  piij  avanzata^  e  perciò  fi* crede 
battuto  prima  dell'  anno  1516,  in  cui  il  Duca  fu  fpo- 
gliato  della  dignità  di  Capitanò  Generale  della  Chiefa 
da  Leone  X* 

La  terza ,  eh'  è  d*  argento ,  poflTeduta  dal  Zanetti ,  e 
che  ora  fi  pubblica  per  la  prima  volta ,  è  il  Groffb  fimile 
a  quello  battuto  in  Gubbio  ,  ma  di  maggior  pefo  ,  cioè 
di  grani  40.  La  qualità  dell*  argento  di  quefta  come  delle 
altre  monete  dimoftra  elTere  migliore  ,  vale  a  dire  alme- 
no di  bontà  di  oncie  dieci  d' argento  fino  per  libbra  , 
come  pofcia  fi  usò  .  Nel  diritto  fi  vede  T  arme  del  Du- 
ca ,  che  è  uno  Scudo  tripartito  in  palo  :  nel  primo  par* 
timento  T  infegna  di  Montefeltro,  e  di  Urbino,  nel  fe^- 
condo  gli  ornamenti  della  Santa  Sede  pollivi  non  fo  fé 
er  r  offizio  o  carico  di  Gran  Gonfaloniere  di  Santa  Chie- 
a  goduto  da  Guid'  Ubaldo  fuo  Padre  adottivo ,  o  per 
infegna  di  Capitano  Generale  di  S.  Chiefa^  o  più  tolto 
per  dimoftrare ,  che  il  Ducato  d'  Urbino  è  un  Vicariato  ' 
della   Chiefa   Romana;    nel   terzo   partimento  il   primo 

pun- 


i 


DBiiA  RovERB  IV.  DucA  d^Urbinò  Cap.  IV.  I4f 

punto   della  Rovere ,   ed   il   fecondo   partito   di  quattro 

{)unti  d'  Ungaria,  Napoli ,  Gerufaleme  ,  ed  Aragona  ^  eh'  è 
a  prima  volta,  che  li  trovo  ufati  in  detta  arme  per  mo- 
tivo a  me  ignoto ,  probabilmente  dono  fattogli  dal  Re 
di  Napoli  ;  nella  fommitk  del  margine  fi  oflerva  T  armet-r 
ta  di  Montefeltro ,  e  all'  intorno  fi  legge  FRANC//Jr/!r# 
MAria  URBINI  DVX .  Nel  rovefcio  fi  vede  S-  Crefcen- 
tino  Protettore  della  Citta ,  e  Titolare  della  Chiefa  prin- 
cipale col  motto  SanBe  CKlSceMine  ORA  PRO  'Nobif. 
Altro  fimile,  ma  di  conio,  diverfo  >  fi  trova  nel  mufeo  di 
S.  Salvatore  di  Bologna ,  di  cui  per  non  effexe  la  differen- 
za notabile  tralafcio  di  riportarne  il  difegno* 

La  quarta  è  fimile  alla  fuddetta  a  rilerva  dell'  arme  f 
che  fi  vede  inquartata  fenza  T  ìnfegna  di  S.  Chiefa^  forfè 
per  indicare,   che    fu   battuta   dopo    che  il  Duca  fu  fpo* 
gHato   del  titolo    di  Capitano  Generale   della    medefima  « 
Fu  pubblicata  anch' efla  dal  mentovato  Sig.  Bellini  (ii5). 
11  primo  campo    della   quinta    moneta   pofleduta  dal 
fuddetto  Zanetti  ci  dà  a  vedere  lo  Stemma  della  nobilif- 
fima  famiglia  della  Rovere ,   intorno    alla    quale   fi  legge 
FRANC.  MA.  DVX  VRBINI.  Neil'  altro  apparifce  la  vifi- 
tazione  di  Maria  Vergine  a  S.  Elifabetta  col  motto  EXVLr 
«wV  SPlKhusMEus  IN  DEo  prefo  dal  Cantico  di  Maria 
Vergine  riferitoci  da  S.  Luca  nel  Capo  I.  num.  47.  Quefto 
GroflTo  fu  battuto  certamente  per  alludere    al  nome  della 
Duchefla  Elifabetta  tanto  benemerita  di  quefto  Ducato  in 
quel  tempo ,  che  reggeva  lo  Stato  per  V  abfenza  del  Duca 
Francefco  Maria  .    A  motivo  della  forma  del  conio  fono 
ftato  per  qualche  tempo  perpleflb  d'  attribuirlo  alla  Zecca 
di  Gubbio  per  eflere  in  parte  fimile  al  Groflb  con  S.  Ubal-i 
do,  molto  più  che  pefa  anch' effb  grani  i6 y   t   fuppotlo 
battuto  )    allorché   la   medefima    Ducheflfa    unitamente    fi 
Duca  donarono    la  Zecca  al  Monte  di  Pietà  per  5  inni, 
come  già  diffi .  Ma  per  non  ciOrervi  nella  moneta  alcun  chia* 
to  indizio  mi  determinai  a  collocarlo  fra  le  monete  d'  Ur* 
bino,  come  ha  fatto  anche  l'Erudito  Sig.  Bellini  (117). 
Comparifce  nella  fefta,   eflfa   pure   di  buon  argento , 
f.  IL        T  un'' 

(ii6M>iir.  L  num.  V*         (117)  Di£  %.  num.  IH. 


N 


14^    Delle  Monete  di  Francesco  Mahia  L 

un'Aquila  pofata  fopra  alcuni  farmenti,  cogli  occhi  ri^ 
volti  al  Sole  ,  e  caratteri  intorno ,  che  dicono  VKAtìCifcus 
MAria  DVX  URBINI .  Il  rovefcio  rapprefenta  V  immagi« 
ne  del  Salvatore  con  S.  Tommafo  ginocchioni  in  atto  di 
toccargli  il  coftato  col  lemma  CREDERE  TVTIVS.  Il 
pefo  è  di  grani  24 ,  e  perciò  maggiore  del  pefo  di  mez* 
zo  GrofTo  y  quale  per  altro  fi  farebbe  creduto  attefane  U 
forma.  Fu  pubblicata  efla  pure  dal  raedefimo  Signor  BeU 
lini  (118)9  ^  confervafi  nella  mia  raccolta* 

La  fettima  d'argento  mifchiato  con  porzione  di  ra« 
me  trovafi  preflb  di  me  ^  e  pefa  grani  io ,  e  perciò  la 
reputo  il  Soldo ,  due  de'  quali  per  lo  paflatp  equivaleva^ 
no  al  Bolognino .  Da  una  parte  fi  vedono  nel  campo 
fotto  una  corona  le  lettere  F.  M,  iniziali  di  Frantifcas 
Maria ,  eflendovi  nel  margine  DVX  VRBINI .  Dall'  altra 
fi  oflerva  V  Aquila  fpiegata ,  divifa  della  Città ,  e  all' 
intomo  è  replicato  il  nome  del  Duca  FRANOTcì^x  MA- 
RIA .  *^ 

U  ottava ,  e  la  nona  fono  di  rame  con  qualche  por* 
zione  di  argento ,  come  ho  oflervato  preflb  il  Zanetti . 
Il  pefo  di  ciafcuna  non  oltrepafla  i  grani  14,  e  fi  fpen* 
devano  per  un  Quattrino,  eflendo  fimili  a  quello  di  Guid' 
Ubaldo ,  cioè  con  uno  Struzzo ,  che  tiene  un  chiodo 
in  bocca  da  una  parte ,  e  V  arme  di  Cafa  Montefeltria 
dair  altra .  L'  ifcrizione  però  è  diverfa ,  poiché  in  quel* 
fe  inedita  fi  legge  FRANO.  MARIA  DVX  VRBINI, 
€  nell'altra  pubblicata  dal  Bellini  (119)  FRANC.  MA- 
RIA VRBI.  DVX  CIVITAS  VRBINI . 

Si  oflerva  nel  primo  campo  della  decima  l' infegna  del* 
la  Famiglia  della  Rovere  circondata  dalle  parole  FRANO* 
MARIA.  Nell'oppofto  fi  vede  lo  Stemma  della  Oafa  di 
Montefeltro,  ed  in  giro  GIVITAS  VRBINI. 

Lo  fieflb  a  vede  nell'undecima  inedita,  eh' è  di  co- 
nio differente .  Efle  fono  parimente  due  Quattrini  di  ra- 
me con  piccola  porzione  di  argento,  e  pefano  grani  16 
11  difegno  l' ho  rilevato  dair  effettive  monete  preffo  il 
Zanetti . 

Lt 

mt       '  '    '     ■  Il  I         _  I  — 

(iiZ)  DliTert.  1«  num.  VUI.  (u^)  PecoiuT.  I^ìfktt.  m^  IV* 


DELLA  ROVEKB  IV.DUCA  d'UrBIMO  Cap.IV-    147 

La  duodecima  di  rame  fchietto  è  prclTo  il  detto  Za* 
netti,  ma  ficcome  è  alquanto  confunta  non  fi  può  accer- 
tare il  fuo  vero  pefo  .  Nel  diritto  apparifce  la  folita  Aqui-- 
IsL  coronata  con  la  leggenda  FRANC.  MA.  DVX .  VRB.  D^ 
Il  rovefcio  ci  dà  a  vedere  un'  animale  quadrupede  non  fo 
fé  Volpe ,  o  Lupo  :  fé  Volpe  rapprcfenta ,  fecondo  il  Gi^ 
nanni ,  fagacità ,  fimulazione ,  e  finezza  d'  ingegno  nel 
proccurare  i  vantaggi  della  Patria ,  o  nel  combattere  un 
potente  nemico  :  le  Lupo  è  fimbolo  di  un  Capitano  vi- 
gilante y  e  ardito  nel  cercare  il  nemico  y  e  fuperarlo ,  il 
che  tutto  fi  adatta  al  noftro  Duca  ;  e  air  intorno  di  elfo 
il  prezzo  della  moneta  TERCIVM  QyATRENI  • 

Quattro  monete  ritrovo  fatte  coniare  da  Lorenz  o  de* 
Medici  nel  tempo  y  che  tenne  quelli  Stati  col  nome  della 
Città  di  Urbino,  le  quali  dovrei  qui  defcrivere  per  prò* 
feguire  il  metodo  fino  ad  ora  intraprefo,  e  perchè  iono 
ftate  fin  qui  tenute  per  coniate  nella  Zecca  di  Urbino  ; 
ma  le  ho  pofte  fra  quelle  di  Pefaro,  perchè  avendo  Fran* 
cefco  Maria  trafportata  con  la  Refidenza  la  Zecca  in  Pe^ 
faro  9  dopo  che  ne  divenne  di  quefta  Città  padrone,  fa 
duopo  credere ,  che  Lorenzo  le  faceffe  ivi  battere  per 
effere  cofti  la  Zecca  efercitata ,  non  parendo  poflìbile  ^ 
che  un  cosi  piccol  Principato  aveffe  più  di  una  Zecca  ^ 
e  perchè  una  di  tali  monete  tutto  che  abbia  il  nome  della 
Città  di  Urbino  porta  T  armetta  della  Città  di  Pefaro, 
il  che  baftantemente  indica^  che  ivi  è  ftata  battuta,  per* 
che  non  avrebbe ,  cred'  io ,  la  Zecca  di  Urbino  pofto 
nelle  proprie  monete  lo  Stemma  di  Pefaro ,  come  dovet- 
te far  Pelaro  al  contrario  d*  ordine  del  medefimo  Loren- 
zo porre  in  alcune  monete  il  nome  di  Urbino  per  mo- 
ftrare ,  che  di  tal  Città  Capitale ,  e  confcguentemente 
dello  Stato  y  n'  era  Signore  • 

Eflendo  morto  nel  1519  il  fuddetto  Duca  Lorenzo  ^ 
e  terminata  in  lui  la  difcendenza  mafchile  dì  Cofmo  de^ 
Medici,  parve  che  deponeflc  il  Papa  ogni  fperanza  con- 
ceputa  deir  ingrandimento  della  fua  linea,  perciò  riunì 
alla  Santa  Sede  il  Ducato  d* Urbino,  Pefaro,  e  Siniga- 
£lia%  e  li  trattemie  finché  vifle^  In  tal  tempo  fuppone  il 

T  a  Scil- 


V 


T48     Dbllb  Monete  di  Francesco  Maria    • 

Scilla  (120),  che  fofTe  battuto  in  Urbino  una  monetina 
di  miftura  come  un  Quattrino ,  in  cui  da  una  parte  fi  leg- 
ge air  intorno  dell'  arme  del  Papa  LEO  PP.  X. ,  e  dall'  altra 
la  figura  di  S.Pietro,  e  la  leggenda  SANCT. PETRVS »  e 
daziati  alla  detta  figura  l'iniziali  D,  V.  da  lui  interpre- 
tate per  Ducatus  Urbini .  Ma  elTendo  quella  moneta  fimile 
ad  altra  di  Giulio  H. ,  eh'  egli  parimenti  attribuifce  a  co- 
tetta  Zecca  fenza  avvertire  ,  che  il  detto  Papa  non  ebbe 
r  immediato  dominio  fopra  Urbino ,  così  bifogna  fup-? 
porle  battute  in  altra  Zecca  •  Se  però  quefte  due  mone- 
tuccie ,  fino  ad  ora  inedite ,  che  poffiede  il  Zanetti ,  non 
appartengono  a  Viterbo  y  benché  gli  Storici  di  tal  Città 
non  ne  facciano  parole  ^  fi  lafciano  agli  Eruditi  l' inter- 
'  pretarle  •  ^ 

jDfiLLB  Monete  coniate  in  Sinigaglia  sotto  il  Duca 

Francesco  Maria  \. 

In  Sinigaglia  Francefco  Maria  come  in  luogo  à\  fua 
giurifdizione  volle  far  battere  moneta  per  dimoftràre , 
che  di  quella  Città  n'  era  Signore ,  e  che  aveva  autori- 
tà ,  e  poteftà  di  batterne ,  e  per  onorarla  di  tale  illuftre 
prerogativa .  Una  fola  moneta  però  ci  è  rimafta  per  quan- 
to io  fappia ,  che  efpreffamente  porti  il  fuo  nome ,  e 
quelta  è  di  rame  con  pochiffima  porzione  d'  argento  di 
pefo  grani  14,  già  pubblicata  dal  Sig.  Bellini  nella  fe- 
conda DilTertazione ,  ed  era  probabilmente  il  Quattrino* 
Occupa  il  primo  campo  una  Rovere,  Stemma  della  nobi- 
le fua  famiglia  con  le  lettere  *  F.  M.  SENOGALIE  DNS, 
cioè  Francifcus  Maria  Scnogallidt  Dominus .  L'  oppofto  cam* 
pò  ci  dà  a  vedere  un  Vefcovo  veltito  con  gli  abiti  Pon- 
tificali,  col  nimbo  in  capo,  e  la  delira  alzata  in  atto  di 
benedire,  e  all'  intorno  S.  PAVLINVS,  eh' è  il  princi- 
^le  Protettore  della  Città  .  Vedafi  il  difegno  nella  fe- 
guente  Tavola  al  num.  I. 

Se  Francefco  Maria  facefle  coniare  quefta  moneta 
prima  che  divenilTe  Duca  d'Urbino,  vale  a  dire  dal  mefe 
di  Novembre  1501 ,  in  cui  divenne  Signore  per  la  morte 

del 

i^io)  Delle  Monete  Pontificie  pag.  m.  ■ 


DELLA  Rovere  IV.  Duca  d'UreinqCap.  IV.  14^ 

del  Padre  ,  fino  alli  3  d'Aprile  1508  ,  non  ho  alcun  fonda- 
mento d'  alTerirlo  ,  ma  è  ciò  probabile  ,  poiché  fé  fofle  ftata 
battuta  dopo  che  n*  era  divenuto  Duca  lo  avrebbe  probabile 
mente  indicato  nella  infcrizione,  come  titolo  più  onorevole . 

Due  monete  fimili  alla  fuddetta  pofliede  il  Zanetti  >. 
le  quali  per  non  avere  il  nome  di  elfo  Francefco  Maria 
non  è  facile  il  decidere  fé  appartengono  ad  cffoy  o  pure 
a  Giovanni  della  Rovere  fuo  Padre ,  a  cui  V  anno  147$ 
fìi  da  Siilo  IV.  fuo  Zio  conferito  il  dominio  di  tal  Cit* 
tà  col  titolo  di  Vicariato,  aggiuntavi  la  bella  terra  ^  e  di* 
ftretto  di  Mondavio.  Non  è  facile  dico  il  determinare  a 
chi  appartengono ,  poiché  il  dottiffimo  ^ig.  Conte  Carli 
n(i2i),  che  ha  raccolte  più  d'ogni  altro  notizie  efatte  delle 
Zecche  d'  Italia  così  lafciò  fcritto  :  ,,  lo  non  faprei  dire 
„  quando  incominciaflfe  coteila  Zecca,  né  Scrittore  alcu-* 
„  no  trovo  io  ,  che  me  ne  poffa  dar  indizio  ficuro  •  ^y 
In  una  di  tali  monete ,  ch*^  è  la  feconda  fino  ad  ora 
inedita ,  fi  legge  air  intorno  della  Rovere  D.  SINIGA* 
LIE  •  Neir  altra  ha  CI VITAS  SINIG ALI .  Qyeft'  ultkna 
è  riferita  dal  mentovato  Sig.  Bellini  nella  prima  Difler* 
razione ,  colla  fola  differenza ,  che  nella  fommìtà  del 
margine  fopra  la  Rovere  fi  vede  una  piccola  croce  ,  che 
in  quefta  (i  trova  una  rofetta ,  come  fi.  può  offervare 
nel  difegno  al  num.  III. 

Tre  altre  monete  ho  vedute  appartenenti  a  cotefta 
Zecca  fenza  nome ,  o  argomento  di  alcun  Principe .  Una 
di  effe,  che  è  la  quarta  fu rappartata  dal  Muratori  (122), 
nella  quale  moneta  da  una  parte  entro  ad  una  ghirlanda 
di  fettoni ,  vi  è  un'  animale  che  fembra  Volpe ,  o  Lupo;  e 
dall'altra  la  mezza  figura  di  un  Vefcovo^  con  le  lettere 
S.  PAVLINVS  SENOGA. 

Le  altre  due  fegnate  V. ,  e  VI.  predo  di  me ,  fono 
fimili  alla  precedente,  ma  di  conio  diverfo,  come  fi 
può  oflervare  nel  difegno  di  effe .  Quelle  fono  di  ar-* 
sento  con  porzione  di  lega,  e  di  pefo  folamente  grani 
lette  •  Per  aver  quefte  tre  monete  V  iileflb  animale  ,  che 
ù  vede  in  una  delle  riferite  monete  di  Francefco  Maria  ^ 
^ fem- 

(ili}  Tom»    L  ^té*  x^K  (i%ij  DiSL  %j^ 


\ 


150     Delle  Monete  di  Fkancbsco  Maria  I. 
fembra,  che  ad  elTo  fi  poflino  attribuire,  benché  lo  fteflb 
tipo   ufaiTe    Guid'  Ubaldo   II. ,    poiché  quelli  non  fi  sa , 
cne  faceiTe  battere  moneta ,  che  in  Pefaro . 


Delle  Monete  coniate  ih  Pesaro  sotto  il  Duca 
Francesco  Maria  I. 

La  Zecca  di  Pefaro ,  di  cui  m*  accingo  ora  per  la 
prima  volta  a  parlare ,  fii  certamente  1'  ultima  a  conia- 
re moneta  col  nome  di  quelto  Duca  ,  poiché  ne  fu  in- 
veAito  nell'anno  iji}*  Ma  ciò  non  ottante  cotefta  Zec- 
ca é  quella  da  cui  più  abbondantemente  dì  qualunque 
altra  efcìrono  le  monete  de*  Duchi  d'  Urbino ,  come  in 
appreffo  dimoftrerò  ,  imperciocché  ci  aflìcura  con  le  fe- 
guenti  parole  T  Eruditiliimo  Sig.  Annibale  degli  Abati 
Olivieri  Pefarefe.  „  Dopo  che  i  Principi  della  Rovere 
„  ebbero  confeguito  lo  Stato  di  Pefaro ,  qui  dabilirono 
„  ia  loro  Zecca f  qui  portarono  i  loro  Archivi,  ^u'  ^^' 
„  bero  la  lor  gran  Guardaroba,  la  loro  Librerìa,  la 
y,  loro  Armerìa,  qui  fabbricarono  fontuofe  Ville  per 
y,  loro  diporto ,  qui  accrebbero  a  pììi  doppi  la  Corte , 
„  qui  finalmente  nifarono  la  ordinaria  refidenza  loro , 
„  e  del  fupremo  loro  Tribunale ,  come  naturalmente 
9,  £iur  dovevano  Principi,  che  non  erano  indifferenti  a  i 

»  co- 


DBLIA  ROVBRH  IV.  DuCA  d'UrBINO  Cap.  IV.    IJ  I 

„  eomàndì  della  vita  (123).,,  Aveva  già  cotefta  Città  la 
propria  Zecca  prima,  che  ve  la  introducefle  Francefco 
Maria ,  poiché  monete  fi  trovano  coniate  dai  Malatefti  | 
e  dagli  Sforzi ,  che  di  eiTa  prima  ne  furono  Signori , 
delle  quali  non  ne  fo  qui  parola  per  efTer  fuori  del  pre* 
fente  mio  aifunto,  e  percnè  quanto  prima  ufcirà  alla 
luce  per  quefte  ftampe  una  bella,  ed  affai  erudita  Differì 
razione  fopra  la  medefima  del  mentovato  dottifilmo  Sig# 
Annibale  degli  Abati  Olivieri ,  ben  noto  a  tutta  la  Re* 
pubblica  Letteraria .  A  quefto  non  men  dotto ,  che  cor- 
tefe  Signore  fon  io  debitore  dei  documenti  di  cotefta 
Jglecca ,  de'  quali  in  avvenire  farò^  ufo ,  poiché  ricercato* 
ne  da  me  ,  gentilmente  me  li  ha  favoriti ,  e  con  effi  da^ 
rò  compimento  a  quéiìa  qualunque  fiafi  mia  fatica  » 

Il  motivo  per  cui  Francefco  Maria,  ed  i  fuoi  Sue* 
cefTori  ridulfero  le  loro  Zecche  in  una  fola,  e  quefta  in 
Pefaro  fu  certamente  ottimo ,  poiché  vollero  onorare 
quefta  Città  di  tal  prerogativa  per  averla  fiffata  per  più 
ftabile  loro  refidenza  ,  e  per  aver  più  foggetto  alla  loro 
veduta  un'  affare  così  importante  per  uno  Stato  ,  qual*  è 
quello  della  moneta  ,  acciò  non  fuccedeflero  quei  gra* 
viffimi  pregiudizi ,  che  fovente  accadono  y  allorché  il  Prin- 
cipe non  ha  della  Zecca  una  fpecial  cura .  Ma  al  contra* 
rio  non  è  d'  approvarfi  il  fiftema  introdottovi  di  ritrarre 
dalla  moneta  un  cosi  ecceffivo  profitto  come  fecero ,  che 
in  appreflb  dimoftrerò  ,  poiché  tutti  i  più  efperti-  Politici 
convengono  »  che  il  lucrar ,  che  fa  il  Principe  fopra  la 
moneta  fia  per  effo  un  danno  affai  maggiore  dei  vantag^ 
gio ,  che  ne  ricava ,  ed  a*  Sudditi  ne  provenga  un  gra* 
viifimo  detrimento  • 

La  prima  volta ,  che  a  mia  notizia  ^  abbia  il  Da* 
ca  fatto  battere  moneta  in  cotefta  Città,,  fi  é  nel  isij.» 
nel  quar  anno  alli  16  Luglio  affitta  la  Zecca  ad  Anto* 
Ilio  de  li  Raccomadori  da  Gubbio ,  ed  a  Lorenzo  degli 
Spini,  da  Pefaro  per  cento  Ducati  d*^oro  al  mefe;  ma 
Bon  iftette  qui  la  penfìone  ,  che   loro  prefcrifle ,  poiché 

nel 

»Ma^H»  ■  I  ■■       I         ■     I  — i— — ^»^iiMi       1  ■  I        ij      HI— — — ■■      ■     m  t 

(115)  Ragioni  del  titolo  d'  Provìncia  Metaurenfc  data  alU  kgaiìoaft  dett» 
wigarmeme  d' Urbino  pa^^  XXXV ilLr 


/ 


\ 


iji     DjBxtfi  Monete  di  Francesco  Maria  I. 

nel  fegueme  anno,  vale  a  dire  nel  1515  Tacerebbe  (ino 
alla  fomma  di  1600  Ducati  V  anno  .  Ma  dubitando  forfè , 
che  affai  maggiore  foffe  V  utile  ,  che  ne  ritraevano  i  detti 
Zecchieri,  o  per  qualche  altro  motivo  la  convenzione 
non  ebbe  effetto,  poiché  cominciò  il  Duca  a  far  batte- 
re moneta  per  conto  proprio  pagando  ai  Zecchieri  le  lo- 
ro manifatture .  Quali  follerò  poi  le  convenzioni  con  cui 
dovevano  li  fuddetti  Zecchieri  battere  le  monete  ^  e  qua- 
li fiano  le  monete  fatte  coniare  dal  Duca  in  tal  tempo , 
non  mai  che  dopo ,  eh'  ebbe  ricuperati  quefti  Stati ,  non 
è  a  me  pervenuta  veruna  notizia ,  ficchè.  farà  duopo  tra- 
lafciare  tal  ricerca'^  e  rivolgerfi  ad  offervare  le  quattro 
monete ,  che  ci  fono  rimaffe ,  già  pubblicate  dal  Signor 
Bellini^ 

Cominciando  dalla  più  piccola  moneta ,  eh*  era  il 
Quattrino  foxmato  di  rame  con  tenue  porzione  di  argen- 
to, pefa  quèfto  grani  16,  €  crovafi  preffo  di  me.  Da 
una  partéTbpra  la  Rovere  vedefi  lo  Stemma  della  Città , 
e  intorno  FRANC.  MA.  DVX  DO.  P. ,  cioè  Francifcus 
Maria  (  fubintendendo  t/rè/W)  Dux  Dominus  Pifauri  i  dall* 
altra  dentro  una  laurea  PISAVR. 

Nella  feconda  d' argento  di  pefo  grani  45  ,  che  re- 
puto il  Groffo,  fi  vede  nel  primo  campo  un'Aquila  ri- 
yolt4  al  Sole  con  due  A-quilottì  nel  nido ,  ed  un*  altro 
afferrato  col  becco  in  atto  di  ributarlo  da  fé ,  come  nella 
poc^  anzi  riferita  medaglia  alla  pag.  116^  poiché  come 
dice  Plinio  (124)  fuole  T  Aquila  provare  i  fuoi  figli  coli' 
efporgli  al  Sole,  e  far  prove  fé  fiano  fuoi  parti  o  nò, 
poiché  quelli^  che  non  tengono  gii  occhi  fiffi  nel  Sole 
gli  reputa  fpurj ,  e  air  intorno  F.  MARIA  DVX  VRBI- 
NI.  NeJlVoppofto  campo  fi  offerva  il  Prefepe,  nel  quale 
H.S.  è  adorato  da  una  parte  dalla  Vergine  Madre ,  e  dall' 
aitra  da  due  Paftori ,  e  nell'  efergo  PISA Vr/rw  . 

La  terza  parimenti  d'argento  come  la  fuddetta  con- 
fervanfi  dal  Zanetti .  Nel  diritto  fopra  lo  Stemma  del 
Duca  vedefi  T  armetta  della  Città  cpn  le  lettere  intor- 
no PRANC.  MA.  VRBINI  DVX  PL  DO.  Nel  rovefcio 
^^_____ la 

Uh)  Lìh.  X«  cap.  HI, 


DsiLA  Rovere  IV. Duca  d' Urbino  Gap. IV.  153 
la  Madonna ,   che   adora    il  nato  Bambino  ,    come   nella 
precedente ,    col    motto  :    VOTIS    ASSISTE'    PISAVRl . 
Quefta  però  non  pefa  che  grani  36 ,  ma  non  è  ben  con- 
ferva ta  . 

La  prima  parte  della  c]uarta  moneta,  eh*  è  d'oro, 
rapprefenta  la  pianta  della  Città  con  entro  le  feguenti 
parole:  F.  MARIA  DVX  VRBINI ,  avendo  all' intorno  : 
PISAVRVM  REEDIFICAVIT.  Neil'  oppofta  fi  offcrva 
S.  Francefco  d' Affifi  proftrato  a  terra  con  le  mani  aperte 
in  atto  di  efficacemente  raccomandarfi  al  CrocefifTo  Signo- 
re,  col  motto:  GRESSVS  MEOS  DIRIGE.  Effendofi  in 
Italia  circa  il  1530  quafi  omeffo  di  coniare  Ducati  d'  orOf 
ed  effcndofi  in  fua  vece  introdotti  gli  Scudi  d'  oro  di  mi- 
nor pcfo  e  bontà ,  volle  il  Duca  anch'  elTo  uniformarfi 
alle  altre  Zecche  col  far  battere  nella  propria  tal  genere 
dì  moneta  .  Fu  pubblicata  tal  moneta  dal  Sig.  Bellini  (115), 
e  vien  polTeduta  anche  dall'  eruditismo  Sig.  Annibale 
degli  Abati  Olivieri . 


I 

t)stiB  Monete  fatte  coniare  in  Pesaro  da  Lorbhso 
de'Medici  dichiarato  anch*esso  Duca  d'Urbino. 

Inveftito  Lorenzo  de'  Medici  del  Ducato  d*  Urbino ,  e 
ritrovata  avendo  in  Pefaro  la  Zecca  dove  Francefco  Maria 
^ceva  battere  le  monete  per  li  fuoi  Stati ,  volle  effb  pure 
ivi  farle  coniare,  come  fece  altresì  in  Gubbio,  non  folo 

f./J. V per 

<»S}  Fr.  DUE  num.  VU. 


154    Dbllb  Monbtb  di  Francbsco  Maria  L 

per  dimoftrare  la  fua  autorità,  ed  il  poiTeffo  fopra  quefti 
Stati  y  ma  eziandio  ancora  per  muniru  con  ciò  di  denaro 
per  eifer  il  maggior  nerbo  della  Repubblica ,  e  della, 
guerra  )  cui  era  coftretto  profeguire,  per  mantenerfi  in 
pofleflb  di  effi  a  fronte  dell'  efpulfo  Duca  Francefco  Ma* 
ria,  che  glie  lo  contraftava. 

Cinque  monete  ho  veduto  di  queflo  Duca,  tre  delle 
quali  fono  Quattrini.  Il  primo  prelfo  di  me  fii  già  pub* 
blicato  dal  Sig.  Bellini  (126),  da  una  parte  fopra  lo  Stem- 
tna  del  Duca  (i  vede  T  annetta  della  Città  di  Pefaro  con 
le  lettere  intorno:  LAV.  ME.  DVX  VRB.  DO.  PI., 
cioè  Laurcnttuf  Medices  Dux  Urbi  ni  Dominus  Tifauri .  Dall' 
altra  parte  dentro  ad  una  corona  d' alloro  fi  legge  PISAVR# 

II. fecondo  riferito  dal  fuddetto  Sig.  Bellini  (127)  è 
fimile  al  fuddetto ,  fuorché  nel  rovefcio ,  poiché  entro  alla 
corona  d*  alloro  fi  legge  :  VRBINI  forfè  per  errore . 

Il  terzo,  che  efilie  nel  Mufeo  di  S.  Salvatore  di 
Bologna,  é  lo  fteflfo,  che  fi  vede  nel  mentovato  Sig.  Bel* 
lini  (128).  Ha  nel  diritto  all'intorno  dell'arme  Medici: 
«  LAV.  MEDICES  DVX.  Nel  rovefcio  dentro  ad  una 
corona  d'alloro:  VRBINI. 

Oltre  i  fuddettì  Quattrini  altre  due  monete  diverfe 
trovo  che  fece  coniare  .  In  una ,  eh'  è  la  quarta ,  fi  offer* 
va  nel  campo  cinque  palle  pofte  in  cinta,  le  quali  *for« 
mano  lo  Stenma  de*  Medici,  e  nel  margine:  LAVRE.  M. 
DVX.  Nel  lato  oppofto  vi  é  il  campo  bandato  di  argen* 
to,  e  di  roflfo  (che  dovrebbe  eflfere  a  oro,  e  d'azzurro). 
Stemma  della  Cafa  Montefeltria ,  ed  attorno  :.  CI  VITAS 
VRBINI  4  Tal  moneta  di  rame  fu  ftampata  dal  mentovato 
Sig.  Bellini  (129),  ed  ora  fi  trova  nel  Mufeo  Imperiale, 
^  perciò  non  poffo  affegnare  il  fuo  pefo  ;  ma  dal  difegno  ^ 
e  da  quanto  mi  aflicura  il  medefimo  Sig.  Bellini ,  é  affai 
più  piccola  delle  fuddette,  perciò  la  reputo  il  Picciolo. 

Neir  altra ,  eh'  é  la  quinta ,   del  valore  di  un  Ducato 
d' oroy   fece  porre    da   una  parte   il  fuo  Ritratto  con  le 

pa- 

{it6)  Sec  DilT.  fra  le  Monete  dì  Pefaro  al  num.  XVI.        (117)  Pr.  DilT  fr* 
qaelle  dì  Pei^ro  al  num.  IX.  (xiS>  Ivi  fra  quelle  di  Urbino' al  num.  IX« 

(xxp)  Ivi  al  num.  X. 


dbiiaRoveub  IV. Duca  d'Urbiho  CAr.IV.  ijj 
parole:  LAV.  MEDICES  DVX  VRBINI .  Dall'altra  la 
fua  arme  ornata  d' alloro ,  e  la  leggenda  :  LEONIS  X. 
PATRVI  BENEFICIO  ,  e  ciò  per  indicare  la  fua  rico- 
nofcenza ,  e  gratitudine  verlb  l'inclito  fuo  benefattore ^ 
e  Zio  Leone  X. 


curo-  UBALDO  n.  DELLA  ROVERE,  V.  DUCA 
D'  URBINO. 

Pai  Matrimonio  feguito,  come  antecedentemente  fir  det- 
tò ,  tra  Francefco  Maria  della  Rovere  Duca  d'  Urbino , . 
ed  Eleonora  Gonzaga  Marchefa  di  Mantova  Tanno  i$o9, 
fé  ne  vide  il  defiderato  frutto  alli  >  di  Aprile  1514  col 
dare  alla  luce  quella  Signora  in  Urbino  un  figliuolo 
mafchio ,  che  al  Sagro  Fonte  Gbid'  Ubaldo  fii  denomi- 
nato ,  per  rinnovare  la  memoria  del  fuo  Avolo ,  ultimo 
dell'  illuftre  Cafa  de'  Conti  di  Montefeltro  (130).  Nella 
tenera  et^  fua  di  anni  due,  per  fchìvare  le  perfecuzioni 
della  Cafa  Medici ,  iu  condotto  unitamente  con  Eleonora 
V  2  fua 


(130)  Sanfovino  Famìglie  illuftrì  à'  Ttalia  pag.  »io.  Fra  le  memorie  MS-  dì 
Guido  Angelini ,  che  faa  fpoglìito  tutti  gli  Archìvi  della  Cittì  ,  trovo  efler  eett 
lìato  nell'anno  ijio-»  ma  ficcome  tum  gli  Scrittori  convengono  fn  loro  con 
ciò  accaduto  l'umo  1J14. ,  dm  ho  U&uio  di  feguiurli. 


15^         Delle  Gesta  di  Guid' Ubaldo  IL 

fua  Madre  dal  Genitore  in  Mantova  nel  mefe  di  Giugno 
dell'anno  15 16,  ove  fi  trattennero  in  Cafa  del  Marchefe. 
Francefco  Gonzaga  fino  all'anno  1521.  Morto  che  fu  tal 
Signore ,  orli  fucceife  nel  dominio  dello  Stato  Mantovana 
Federico  Aio  figliuolo ,  il  quale  poco  dopo  dal  Pontefice 
Leone  X.  fu  dichiarato  Capitano  Generale   di    S.  Chiefa  : 
e  cotinuando  pur  anche  i  dilTapori   tra  la  Cafa  della  Ro* 
vere  ,  e  la  Cala  Medici ,  e  la  S.  Sede ,  Itimò  bene  il  Du- 
ca Francefco  Maria  allontanarfi  di  colà;    ottenuto  perciò 
da*  Signori  Veneziani  il  permeflb  di  poter  andare   in  Ve- 
rona ^  quivi  fi  riduife  colla  Conforte,   con  Elifabetta  fua 
Madre ,  e  col  figliuolo  Guid*  Ubaldo ,  e  con  quella  fami- 
glia y  che  la  di  lui  condizione  allora   gli  permetteva .    In 
tal  occafione ,  affinchè  Guid'  Ubaldo  apprendere  le  lettere 
fu  mandato  nello  Studio  di  Padova ,  ove  trattennefi  alcun 
tempo  (131).  Alla  Primavera  deiranno  feguente,   in  cui 
cflTendo  già  paiTato  all'  eternità  Papa  Leone  X. ,  e  il  Du- 
ca Francefco  Maria  avendo  ricuperato  il  fuo  Stato,  tanto 
la  Ducheflfa  Elifabetta ,    che  la  DucheflTa  Eleonora   torna- 
rono a  Pefaro,  ma  non  fi  fa,  fé  tornalfe  feco  loro  Guid* 
Ubaldo ,  o  continuafle  a  dimorare  in  Padova .  Pofcia  tet- 
ta lega  tra  il  Pontefice  Clemente  VII". ,    Francefco  Re    di 
"     Francia,  e  la  Repubblica  di  Venezia  contro  l'Imperatore 
Carlo  V. ,  e  da'  Veneziani    eifendo   Itato  dichiarato  Capi- 
tano Generale  il  Duca  d'Urbino,  e  il  Borbone  Generale 
'dell'  Imperatore  eifendofi  fpinto  col  fuo  Efercito  oltre  Bo- 
logna verfo  la  Romagna  1  anno  1517,  il  Duca  Francefco 
Maria  pregato  iftantemepte    dal    Legato  Pontificio,    pafsò 
il  Pò  per  aflìcurare  tanto  maggiormente  le  cofe  della  S.  Se- 
de ;   e  in  un  medefimo  tempo   per   provvedere  allo  Stato 
fuo  ìqvìò    a    quella  volta   una  buona   banda   di   gente  a 
piedi ,  e  a  cavallo ,  per  lo  più  de'  fuoi  ValTalli ,  e  mandò 
a  Venezia  per  maggior  ficurezza  la  Duchefifa  fua  moglie , 
e  il  figliuolo  Guid'  Ubaldo .    Dopo   qualche   tempo   ebbe 
avvifo  da  Venezia,  che  quei  Signori    per  le    finillre  infi- 
nuazioni  del  Luogotenente  Ecclefiaitico   contro  del  Duca 
era  ftata  polta  la  guardia  alla  Ducheifa,   ed  al  figliuolo  ^ 

la 

(13X)  Saoiovino  neU  Orìgine  deiu  faiui^4  della  Kovcrc  pafr  so). 


DELLA  ROVBKB  V.DUCA  b'UkBIMO  CaF.ÌV.     I5  7 

la  qual  guardia  erano  due  Barche  con  alquanti  Uomini 
del  Conìiglio  di  X.^  i  quali  afiìftevano  fempré  alla  loro 
abitazione ,  e  li  feguitavano  per  la  Città  dovunque  anda- 
vano. E  ciò  fu  perchè  alcune  fiate  il  Duca  dolendofi  del 
mancamento,  e  della  tardanza  delle  provvifionr,  avendo^ 
detto,  che  tal  mancanza  lo  avrebbe  corretto  a  rinunziare' 
quel  carico;  fu  queiU  cofa  con  qualche  afprezza ,  ed  ap* 
parenza  'di  «zelo  del  loro  bene  rapprefentata  a  Venezia 
dagli  Agenti  del  Papa ,  e  de'  Fiorentmi  ad  iltigazione  del 
medefìmo  Luogotenente,  oiide  fi  poneva  in  confiderazio- 
ne  a  quei  -  Signori  y  che  potetido  il  Duca  ricuperare  gli 
Stati  (uoi  nel  Regno  di  Napoli  dall'  Imperatore ,  aveva 
un  grande  incitamento  per  procedere  con  tiepidezza  nel 
fervizio  della  lega .  La  qual  cofa  rapprefentata  con  molta 
accortezza ,  e  fina  arte ,  generò  tanto  fofpetto  in  quel 
Senato  di  poterlo  perdere ,  che  fi  deliberò,  per  afficurarfe'» 
ne,  di  ufare  allora  quella  fpecie  di  diffidenza,  e  fé  verità  ^ 
la  quale  nondimeno  fu  ben  preflo  moderata  da  quei  fag^ 
gi  Padri ,  e  reflituiti  la  Ducheila ,  e  Guid'  Ubaldo  'nellai^ 
loro  libertà. 

Seguita  alli  19  d'  Agoflo  deir  anno  1527,  come 
altrove  dicemmo,  la  morte  di  Gio:  Maria  Duca  di  Ca- 
merino ,  e  rivoltofi  contra  la  Ducheffa  vedova  Cateri* 
na ,  e  la  fua  unica  figliuola  Giulia  fanciulla  di  quattro 
anni  Sdarra  Colonna,  che  unitofi  con  Ridolfo  figlio  fpu« 
rio  del  defonto  Duca  Gio:  Maria ,  i  quali  furtivamente  di 
notte  entrati  nella  Città  la  faccheggiarono  ;  la  vedova 
DuchefTa  colla  fua  figUuola  ambedue  ritiraronfi  nella  Roc* 
ca  •  Ma  eilendo  fopraggiunto  eziandio  Ercole  Varano  di 
Ferrara  con  penfiero  di  obbligare  la  Vedova  a  dar  Ghilia 
per  l£po£a  a  Mattia  fuo  primogenito  y  come  avea  difpoilo 
nel  fuo  teftanlento  il  Padre  :  efla  per  liberarfi  da  sì  fatto 
intricò  ricoxfe  al  Duca  d' Urbino ,  perchè  V  ajutafle  i  e 
)er  maggiormenie  muoverlo  offerì  di  dare  in  matrimonio 
a  fua  figliuola  Giulia  a  Giiid  Ubaldo  fuo  primogenito» 
Il  Duca  Francefco  Maria  mandò  fubito  gente  a  piedi,  e 
a  cavallo,  dalla  quale  tanto  Sciarra Colonna,  che  Ridol- 
fo ^  come  pare  il  Vaiano  di  Ferrara  furono  coiiretti  a 

ri» 


i 


1^58         Dblib  Gssva  bi  Guid' Ubaldo  II. 

fitìiaiù  )  e  in  tal  forma  feftò  libera  la  Duche0a  da  ogni 
moleftia.  Mentre  in  Camerino  le  genti  del  Duca  d'Urbi- 
no difendevano  quella  Città  ,  egli  in  perfona  portoffi  a 
Yenezia  per  a&ri  di  molto  rilievo  :  e  con  queft'  occafio- 
ne  diede  tal  conto  ^  e  giuiiificazione  d'  ogni  fua  azione  ^ 
che  conosciuta  infuffiitente  ogni  accufa  fatta  contro  di 
lui,  gli  diedero  i  Veneziani  pieniflimo  arbitrio  di  poter 
rimandare  la  Ducheffa  ^  e  Quid' Ubaldo  al  fuo  Stato ,  c<y 
me  fece  • 

In  tempo  delle  nozze  feguite  tra  Donna  Ippolita 
figliuola  del  Duca  Francefco  Maria ,  e  Don  Antonio 
d' Aragona  figliuolo  del  Duca  di  Montalto  erafi  il  mede- 
fimo  ritirato  per  prendere  un  pò  di  ripofo ,  e  di  quiete 
Bel  fuo  Stato .  Ma  ginto .  V  anno  1532,  volendo  la  Repub* 
blica  far  la  raflegna  generale  delle  genti  d'  arme ,  conven-» 
ne,  ch'egli  fé  ne  paflafle  in  Lombardia  per  qualche  mefe, 
e  feco  condufle  parimente  la  Duchefla  Eleonora ,  lafciàn- 
do  in  tal  tempo  al  governo  dello  Stato  il  fuo  primoge-» 
nito  Quid*  Ubaldo  giunto  agli  anni  18  di  fua  età*  Tor- 
nato Tanno  1533  ^^  Marfiglia  il  Papa ,  dov' erafi  abboc* 
cato  col  Re  di  Francia ,  in  Roma ,  il  Duca  d*  Urbino  co* 
minciò  fubitO)  come  dianzi  fi  diflè ,  a  fare  iftanza  della 
conclufione  del  matrimonio  di  Guid'  Ubaldo  con  Giulia 
Varani  conforme  alla  promeiTa  avutane  dalla  Duchefia 
fua  Madre ,  e  Tutricc .  E  fcbbene  Clemente  VII*  come 
parente  di  lei,  e    come   padrone   del   Feudo,   intrinfeca^ 


£a  negarlo ,  andava  prolungando  la  conclufione  dell*  affa* 
re  col  pretefto  della  tenera  età  di  Giulia ,  che  avea  folo 
dieci  anni  •  Ma  avvicinandofi  finalmente  il  tempo ,  che 
poteva  renderla  abile  alle  nozze,  avvenne,  cl^  Mattia 
Varano  figliuolo  di  Ercole,  che  pretendeva  ragione  nello 
Stato  di  Camerino,  alli  13  di  Ottobre  1554  d'improvvi* 
fo  con  molti  Fuorufciti  per  la  via  di  Fuligno  fi  prefentò 
nel  più  bujo  della  notte  alle  mura  della  Città,  e  colle 
fcaie  fuperatele ,  entrò   nel  Palazzo  della  Duchelfa  Cate* 

rìna^ 


DSLLA  ROVBRB  V.  DuCA  D'UhìINO  Cap.  IV.     l^^ 

rìna^  la  quale  coli' alzar  delle  voci  ^  e  collo  ftrepito  del 
nemico  fvegliatafi ,  di  nuli"  altro  cdperta ,  the  di  una  do- 
meftica  di/adatta  vefte   da  Camera ,  venne    a   forza   con^ 
dotta  alla  Rocca ,    nella    quale   trovavaiì   la  fua  figliuola 
Giulia  y  affinchè  ordinaiTe  di  dare   nelle  mani  di  eilo  Va^ 
rani  la  fteOfa  figliuola  y  e  la  Rocca  :  nulla  però  vaifero  le 
minacele  y  perchè  il  Caftellano  y   fedele   alla  DuchefTa  y  fu 
colante  nella  ripulfa  •   Concorfo   in  tanto  il  Popolo  Ca^ 
merinefe    in  ajuto  di  Caterina  ^   temendo    Mattia   di   noir 
eifer  afTaltato  da  elfo,   prefe  la  fuga,   conducendofi  feco. 
la  DucheiTa .  I  Camerinefi  date  le  mani  air  armi  andarono 
gli  dietro ,  e  prefero  2  2  de'  fuoi  feguaci  y  e  liberarono  là 
DucheiTa  (13^)  •  Ond*ella  commoiTa  da  così  turpe  infulto 
per  maggior  flcurezza  fua  neir  avvenire ,  convenne  di  nuo^ 
vo  col  Duca  d'  Urbino  in  Sànt'  Anatoglia   per  la  conclu- 
fione  del  matrimonio  .  Ma  perfiftendo  tuttavia  il  Pontefì-i 
ce  nella  dilazione ,   artifìciofamefite  coprendo   la  vera  ra« 
gione  della  fua  negativa  con  civili  rifpofte  y  ma  che  nuUSi 
concludevano,  da  lì  a  non  lungo  tempo  fé  ne  morì.  Per 
la  qual  cofa  il  Duca  foUecitato  anche  dalla  medefìmaDu^ 
cheffa,  mandò  immantinente  il  figliuolo  Guid^  Ubaldo  ili 
Camerino,  dove  gli  Spofi  fi  unirono  col  vincolo  del  Sa*^ 
grafnenio,  e  confumarono  eziandio  il  matrimonio;  eifen*^ 
dofi  mofTo  nello  fleifo  tempo  da  Ferrara  V  accennato  Mat* 
tia  Varano  con  molti  fuòi    feguaci   per  ritornale   in  Ca^ 
merino  coli*  occafione  della  Sede  Vacante  •  Ma  per  le  pru^ 
denti,  e  foUecite  provvifioni  del  Duca  d'Urbino'  fù^có^ 
ftretto  a  ritirarfi  dall' imprefa,  che  ritrovò  oltre  ogni  fuo 
credere  malagevole . 

Fu  eletto  SuccefTore  a  Clemente  VII.  il  Cardinale 
Aleffandro  Farnefe,  che  fi  chiamò  Paolo  III.,  il  quale 
mandò  fubito  efpreCa  inibizione  alla  DucheiTa  Caterina , 
e  alla  Figliuola  per  impedire  la  conclufiòne  del  matrimo^ 
nio  con  Guid*  Ubaldo ,  e  gli  fu  rifpoflo ,  che  queflo  erafi 
g\\  effettuato ,  e  compiuto  :  profeguì  nondimeno  il  Pòh* 
tefice  con  monitor)  tanto  contro  Caterina,  che  Giulia,  e 

con- 

(131)  Leoni  nella  viu  di  Franceico  Maria*  Bellini  deMonetis  Italix 
fert.  I.  pag.  %t. 


i^o  DfiitB  Gesta  di  Guid*  Ubaldo  IL 

contro  ancora  Guid'  Ubaldo ,  perchè  abbandonafleJro  Ca- 
merino ^  ammettendo  le  ragioni  di  Ercole ,  e  di  Mattia 
Varano  fopra  quello  Statò  :  per  le  quali  fé  ne^ofle.  lite 
in  Roma  favorita  apertamente  dal  medefimo  Pontefice , 
noti  ottante  >  eh'  effendo  pur  Decano  del  Sagro  Collegio, 
averte  fottofcritta  la  Bolla  di  Clemente  VIL ,  colla  quale 
fi  dichiarava  con  ampliflim^  eftenfione  di  claufole  Giulia 
fuccedere  legittimamente^  e  immediatamente  allo  Stato 
Interno»  Né  ballandogli. tutti  queiti  atti  giudiziari  fatti  da 
lui  con  ogni  forte  di  rigore,  intraprefe  ancora  dopo  non 
molti  giorni  a  travagliare  quei  Principi  colla  forza.  Ma 
il  valorofo ,  e  accorto  Duca  France{co  Maria  colla  de- 
ftrezza,  e  cogli  ajuti  feppe  difendere  Guid'  Ubaldo  fuo 
figliuolo ,  e  intecpoftavi  la  protezione  delP  Imperatore 
Carlo  V.  fpeciale  Protettore  del  Duca  d'  Urbino ,  come 
pure  della  Repubblica  di  Venezia ,  pronta  a  foltenere  il 
iuo  Capitano  Generale ,  prima  colP  efficaci  fue  raccoman- 
dazioni appreiTo  Paolo  IIL,  e  quefte  non  baftando,  colle 
dichiarazioni  di  foftenerlo  coli'  armi ,  il  Pontefice  fu  ne- 
ceffitato  per  allora  cedere ,  e  ritirare  le  fue  genti ,  che 
fotto  Gio:  Battifta  Savelli  mandate  avea  in  Fabriano ,  per- 
chè impediflero  le  vettovaglie  a.  Camerino  (133). 

Terminò  intanto  i .  fuoi  giorni  nel  dì  primo  di  Otto- 
bre i5j8  il  Duca  Francefco  Maria  della  Rovere ,  fecondo 
il  SardiCi34),per  yeleoo  datogli  ad  iftanza  di  Luigi  Gon- 
zaga,  foprannominato  Rodomonte^  Il  Pontefice  intefa 
ch'ebbe,  la  morte  <kl  Duca  Frahcefco  Maria,  ftimando 
fli  non  aver  prù  aftacolo  confiderabiJe  per  T  acquilo  di 
Camerino ,  incominciò  di  nuovo  a  moleftare  Guid'  Ubal- 
do Aio  figliuolo  tanto  con  minaccie,  quanto  con  prepa- 
ramenti di  guerra*  Ed. è  d*  nótarfi,  ^he  Paolo  III.  nelP 
aano  ad4ictro  avea  cpn  contracambio  d'altri  beni  indot- 
to Ercole  Varano  a  cedere  le  fue  ragioni  fopra  Cameri-* 

no 


^*?^^^^^'^*'*'^*^*^—^**— i«—  I  j  ^  I 


(i$l)  In  UÌ  occ.ilionc  furono  battute  in  Camerino  varie  monete  d'oro,  e 
d  argento,  con' Tarme  della  CafòcfelU  Rovere  inquartata  colla  Varana  ,  in  una 
dcllet  quali  fi  legge:  JVL.  VAR.  DE  RVER.  CAMERT.  DVX.,  e  in  altra: 
GVIDOBALDVS  ET  JVLIA  DVCES,  come  fi  può  otfervarc  negl'impronti 
il  effe  monete  riportate  dal  Sig,  BcUini  nella  !•,  e  II.  Diflirt.  0#  Monetti  UaL 

(i54>  Storie  MS.  ricordate  dal  Muratori  negli  Annali  d'iuU  am  15  sS* 


DBLLA  ROVBRB  V.DOCA  d'UrIIHO  Cap.  IV.   Jt5l. 

'no*  ad  Ottavio  Farnefe  Aio  Nipote,  e  non  tardò  a  fitrlc 
valere^  inviando  Stefano  Colonna,  o  come  aitri  voglipr 
no,  ÀleiTandro  Vitelli  coli- Efercito  Pontifizio  contro  queK 
k'  Città.  Tutto  che  fofle  efla  affai  prefidiataj  e  munitaci 
pure  it 'nuovo=  Duca. GuidMJ baldo  conofoendo  *di  non,  .pop 
terfi  aàivi  mantcA^re,  e  temendo  in  oltre  di  pejrder^  ani^ 
die  il  Ducato  d'Urbino,  venne  :neU'  anno  feguente  ^ 
concordia  col  Papa .  Ma  prima  moftrando  di.  volerii  porr» 
fé  fuUa  difefa^fi  ediede  fiibito  a  far  genti,  ed  a  munuc  i 
kioghi  più  opportuni  tiegii  Stati  ^uot  per  refiflere  in. -ogni 
maniera  ad  ogni::sfor2Ìoy  che  contro  di  lui  A\/t(Ìk  yolutoi 
fere  Paolo  Ili.,  oitre  dòiiihviando  Capitani;,  Milizier,  e 
Vettovaglie  d  Catneiriiio,  dóve  più'  che  altrove  ^meva^ 
che  foìOfe  per  infierire  ba  guerra  ^ef  eller  quel  dominio  ììl. 
cagiona  di  eifa.  £  perchè  la  Cictà  di  Cagli  e  una  delie? 
Frontiere  dello  Stato  d'Urbino , :i ed  in  qiiefta  .^artelpo^> 
t^Va(i  molto  dubitare  del  primo  ioipeto  de' nemicii,  quanti 
d<y  verfo  'Urbino  àveflrefOt,\roluto,dnrÌ2i^ate  .  le  ìùm^  mire!^ 
j^rciò  Guid'  Ubaldo  bramando  di  far  ivi  cgni  iHìànnrsii 
non  folo  (ffdinò  al  Pubblico,  che  fi  pijeparaflc  JaUa\dii«ri 
fa,  ma  vi  mandò  ancora  il  prode,  :  ed.  e^erto  Capicand 
Coltone  da  Gubbio  (155)  con  titolo  di  Vice-Dilca:,'  dàn^. 
dogli  ampliflima  autorità  di  comandare,,  e,  ,di  i  fare^  *tuttti 
ciò,  the  fbATebifoghato  per  fiourezza  della  Città  ^  t  jó&b 
òUape  a'  nemici  <t}^  ^  Andato  dunque  ali Capitanoi  Colto^ 
ne  a  Cagli,  e  moftrate  le  fue  commiflioni,  ed  ^^plifl&mft 
fÌKxyltày  fi  diede  tc^o*a  raf&gnare  le -^entti  atte»  alla  guer- 
ra, 6  ad  esplorare,  e  minutamente  ollervare  le  ihura  delllu 
Città ,  ejg^li  altri  luoghi  hecefTarj  con  provvedeìre  quanto 
giudicava  conveniente  per  li  correnti  bifogni.  .   .  .  * 

'  '    Mentre  il 'Duca*  Guid\Ubdldo  in  quètta  mìaniera  pre4 

Saravaii  alla 'difèfa ,:  non>  reftava  infieme  di  far  paflare  cal^ 
i  ulfizj  col' Papa  per  venderlo  placlato ,  o  almeno  difpofta 
*  quatdne  gmfto  ^  e  convenevole  4iccordd , .  fapendo  be6 
égli  noti  aver  forze  :  fuificienti  a  refiftere  lungamente  alla 
potenza  di>iin  Principe  così  grande^  e  cosi  autorevole^ 
com'i^ra  il  Papa,  il  quale  in  fine  colle  fue  armi,  e  cogli 
F.IL       :  I  .       'r^;,  ~    ,,;X        •  ,       ,  aiuti  ^ 

(135)  Detto  da  i  piedi  lungìu  •     (r^àj  Aoton^pucciftor^^di  C^i  VVt;p<4^ 


1^2         I>BiLB  Cista  DI  Gtfii>' Ubaldo  IL 

ajuti  altrui  non  folo  gli  avrebbe  tolto  lo  Stato  dì  Carnea 
rino^   ma   levato   ancora  il   Ducatx>  d\;Urbina  per  eflTeC; 
ahche  qttefto  ^  «ome  Feudo  della  Chiefa  ^  foggetto  .all' au- 
torità Pontifizia ,   maffime  non   avendo  Guid' Ubaldo   né 
quel!'  efpefienza  militare  ^  per  elTer  ancora  giovinetto ,  né 
quegli  appoggi  ^  che  aveva  Francefco  Maria  iuo  Padre  «t 
Quindi  per  gli  adotti  motivi  difponendod  air  accordo  ).  e;» 
di^dderando  anche  ii  Pani  di  aggiuftarfi  fenza  fpargimentO) 
di  fangue ,  e  fenza  profufione  di  dannajo  ^  che  ben  iapevA 
avejrne  fpefo  molto,  ma  inucilnentfe  ^   allorché  in; vita  di; 
Francefco  Maria  volle  larmare' per  la  fteffa  cagione,   che^ 
]|^rò' vennero  fra  di  loro  neiri anno  15^9  a.  concordia   ini 
quefta  gurfav  cioè:  che:  il  Duca  Guid- Ubaldo  rìlafcia0V 
al  Pontefice  lo  Stato  di  Camerino,  ed  il  Papa  air  incon- 
trò sborfafle  al  Duca  una  buona  fomma   di'  danari  9   co't 
quali' ti ndotailib  la  Duch^dk  Giulia  Varana  fua  Coii^Cortct 
in  vece  (del  medeCmo  Ducato  ;  e[  cdsì  ternliiìarorio  le  liunr, 
ghe  oontsft  tra  il  Papa,(  il   Duca.  d'Urbino  ,^  e  U  ;Ca/a^ 
Vurantt'ifopra  lo  Stato  di  >Gamemno,  del  quale  poi  ite  fu 
inyeilif o  ^Ottavia  iiglio  tU  >Piec  ^Lùt^i  Taìrnefe  ,  e  nipóce  di 
Paolo-  ili. ,  che   ne  fece  fra  poco  tempo  permuta  colla 
Sede  Apoft6lica,/o  iìa  colla  Camer^a,  coirefler  inveitilo  di 
Fatma,- :e:  Piacenza  (197)  Pier  ìLuigii  figlio  di.  Padlo  ILL , 
C&^ndo  Dttdvio'  Camedno  >  aUa  Ghiefa ,.  con  obbligo  di 

dover  '  pagare   òtto  milai  Ducati' 'di  Gfineiiai  pes  ci^<;ua, 

awni'Sf'ijft)..'   , '.i--'.; -f -.,  »  -,  ;;  .;  .:,.jj.,;i  .     x    m  .   :  rr 

•  i  -  Cinque,  annr  dopd  k;  n^orte  del  .Duca  Tjancefeó- MjH 
jsjà,  cioè  :r  anno  1543  pafsò  agli  eterni  ttpofl  laDiAcheila 
Eleonora:  Gonzaga  fua  moglio  Madte  di  Giiid'  Ubaldo  in 
Urbino,  e  dopo,  qualche  anno  il  medefimo  Duca.  Gjaid', 
Ubalda^'  cioè  ^hd  mefe  <di  Mà^zò  1^47  xtAìò^  privo  ju^cora 
della  fila  Srpofa  Giulia  Varana ,  che^  mòli  rhel  fiore  d^U 
aiihi  fiioi ,  non  «avendo -per  anche  compiuto] r.*anilqi  2p4^ 
deir  tetài  (uà .  Lbidò  qt»elhi  Signora  jun'  uniqa  figliuola 
chiamata  Virginia  giòvanetta  di  molta  bellezza^  la  quale^ 
fii  data  per  moglie  al  Conte  Federico  Borromeo  di  .Milana 


rrrr- 


(13^*  Ciacconio  iiuVita  Pauli  PapxJUJL^^.  JiiJ)  .Ciò;  Wlift*.  AÌtubI 


Slolia  4M' firn  Moipi  lit.»  V^  iHigé  >ij« 


•  '     .  ..    ;ì 


•  •    •  '*'*    i  :   .  :  I  7  .        V'.       '    I  * 


DBLt i  ROTBltB  V.  DtfC A  d' URBINO  Gif  <  IV.     %6^ 

nipote  di  Papa  Pio  IV.  fratello  di  S.  Carlo  Boiy^omco 
l'anno  15^0,  del  quale  rimafta  vedova  il  maritò  al  DuQji 
di  Gravina  della  Famiglia  Orfina^  col  qualq  poco  vifle.^ 
**'fe  ne  mori  ptima  del  Padre*.  ; 

-  Siccome  eoa  ^Giulia  Varana  il  Duca  Guid'  Ubalda»  noii 
ebbe  aleuti  figliuolo  maichio  per  confervate  la  {u4t  nobir 
Hffima  Cafa,  così  pensò  di  paflfarc  alle  feconde  noaw^ 
corae-fece  ^  con  allegrezza ,  e  confolazione  di  tatt*i  (yxoi 
Sudditi ,  prendendo  in  ifpofa  Donna  Vittoria  figlia  di  Pi^ 
Luigi  Farnefe  Duca  di  Parma  ^  e  Piacenza  »  e  per  V  addiéf 
tro  ancora  di  Caftro .  Di  quefto  matrimonio ,  oltre  gli 
altri  Storici,  ht  fa  menzione  il  Muratori  (139):  lafciò, 
tiic'egli,  Pier  Luigi  figlio  di  Papa  Paolo  IIL  una  figlia 
per  nome  Vittoria ,  che  il  Papa  di&àt  per  moglie,  a  Guid' 
Ubaldo  Duca  d' Urbino  Generale  in  quefti  tempi  della 
Repubblica  di  Venezia .  Dal  che  fi  ritrae ,  che  quefto 
matri^monio  non  potè  feguire  Tanno  »54.7,  comic .  molti 
Scrittori- hanno  creduto,  ma  nelTanno  feguente.i)48  per 
la  ragione,  che  il  Duca  Pier  Luigi  nel  mefé  di  Dicem* 
y>ib  i^4^  in  i^iacenza  «fu  uccifb  .da  Congiurati,,  e  non 
«veodola  maritata  il  Padre,  ma. il  Papa^  ne  viene < di  cori* 
^eguenza ,  ^he  fii  dopo  la.  morte  di  Pier  Luigi  :,  e  però 
Tanno  1548;  T  altra  particolarità.,  cbc?  fi  ha  daL  lodato 
Muratori  è,  che  in  tempo  di  queào  ^matrijnoùio. -deLDil* 
^a  Gnid- Ubaldo,  e^liioiTe  Generale  de' Veneziani ,.t  ài* 
tri  ^ancora  lo  aiTerilcòno  •  Ma  fecopdo  xiò  ^  che  :  feri  ve 
T  Adriani  nelle  Storie  de' fuoi  tempi  (140)  nop  £u  mai 
Cjreherale^y'ma  Governatore. di  tutte  ie  loro  armi;. ecco  le 
file  parole  «  ^,11  Duca  d'  Urbiao ,  lungo  tempo  ftato  al 
S)  fervigio  de'  Veneziani  Governatore  di  tutte  Le  loro  Ar« 
„  mi ,  ora  a  quella  Signoria  domandava  licenza  non  aven* 
,1  do  da  loro  potuto  ottenere  titolo. di  Generale^. ne  mi* 
i,  gliori  condizionji  di  prima,  he* la  difefa  dello  Stato 'prq* 
.|,  prio,  come  aveva  rjchiefto;  e  fi  dubitava  che  nóii  i(i 
^,  gittafle  al  foldo  del  Re  di  Francia ,  di  che  da'  Parnefi 
„  tuoi  Cognati  continuamente  a  nome  del  Ke  era!rice^« 
^  cato  con  promiffioni   di  aflìcurarlo  delle  ragioni^   che 

X  ?  ^,  avea  » 


^^^^^m 


(iS9)  AnaaL  d'IuL  tn,  iS47«  (149)  Uh.  IX.  au.  i^uu  pag»  iiu 


^ 


1^4        'Dille  GfesTA 'DI  6ufb^  UtALDa  IL    - 

„  avea  fopra  il  •  Ducato  d^  Urbino  la  Reina  '  di  Francia 
fy  Aia  moglie  di  Cafa  Medici ,  e  di  difendergliele  da 
^  ciafdieduno  . 95  Fin  qui  T Adriani. 

Correndo  Tanno  medefìmo,  in  cui  Teguì  quefto  Qì%- 
trimonio ,  trovo  che  il  Duca  Guid'  Ubaldo  ottenne  in  Ro« 
ma  dai  Pontefice  Paolo  HI.  la  conferma  dell'  Inveftitura  » 
e  riconceflione  fatta  da  Adriano  VL  per  Bolla  Concifto* 
Iriale  fottofcritta  da  tutt'  i  Cardinali  jMb  Dat.  Roma  afu4 
S*  Pttr»m  An.  Dùmini  1512.  VL  Kal.  Afrilis^  Tontificatui 
fmi  annù  frmo  a  Francefco  Maria  fuo  Padre  ^  e  di  più  lo 
invelie  del  Ducato  d'Urbino,  di  Gubbio,  di  òagii ,  di 
'FofTombrone ,  di  Pefaro ,  di  Sinigaglia  ,  del  Montefeltro  ^ 
di  Mondavio ,  e  di  S.  Lorenzo  in  Campo  con  annuo  Cenr 
fo  di  Ducati  219  ffo  je  y  ist  ejus  frimùgcnìtù  in  ferf9^ 
tuntn ,  come  per  Bolla  Conciftoriale  fottofcritta  da'  Car- 
dinali ^uh  Dat.  Komét  afud  S.  Marcum  an.  1548,  V.  Kal. 
Maji  hb  I.  Bullarum  ejufdem  fontificts  foL  306.  (141)..  E 
<iopo  per  Breve  fu  dichiarato  a  che  ragione  fi  dovelfero 
-pagare  detti  Ducati  dell*  annuO' Cenfo  . 

Andavano  molto  a  feconda  le  cofedel  Duca  Guid^ 
Ubaldo  in  quefti  tempi,  per  accrefcimento  deUe  quali 
àlli  20  di  Febbrajo  1549  Donna  Vittoria  fua  Conforte  gli 
diede  alla  luce  un  figliuol  mafchio  in  Pefaro ,  ove  il 
Duca  per  lo  più  faceva  refidenza ,  a  cui  diedero  il  nome 
di  Francefco  Maria,  il  che  recò  un'eArema.confolaztope 
a  tutt'i  fuoi  Sudditi i  laonde  tutte  le  Città,, <  luoghi  delr 
lo  Stato,  oltre  aver  mandato  colà  Ambafciiaitori  per -conr 
gratularli  di  una  tal  nafcita ,  gli  fecero  eziandio  ricchi 
donativi  :  e  le  confolazioni  di  lui  maggioripente  crebbero 
in  queft'  anno ,  vedendo  innalzato  alk  Sagra  Porpora   da 

■        '  '      -'         *  /■     i\:  .;  ♦    '  : .      Pa*  , 


.«dJ. 


m^^mmmm^mmm^imMmi^mmmmàmmt^mmiÌ0àm^tm^àim»^am^^mm^^ttéa^^mmm»mmmmmmàmm^/^mmmAmmmi^im 


ti4»>  Qfiefte  oorize  le  ho  eftrajtfe  da  uà  Compendio  di  Donazioni^  Icvefti- 

ture,  e  Conceflioni  frrte  delli  Sntl .  o*f)ucato  d'Orbino  &c;  dito'  ilta  Santità 
•di   Papà  ITVb^no  VlÌL  da  Monfig.  Ortcnfio  de'  Roffi  Gommlferio  dcHà   Rcv* 

Cam*  AppoAolica,  il  qual  Con^pendio  di  canltrere  antKrò  \  inferito  fra  i  MS* 
,di  Martello  Franciarini  di  Gtbbio  nel  tomo,, che  di.  fuori  .porta  il  tjtolo:  Coj#- 

#/  di'Morttefthroy  e  Duchi  d' VrHm0  a  cart.  jòf.  Antonio  Cucci  ndla  Storia  di 
-Cagli  riporta  quefta  fte&  Isv^ftitura ,  ma  con  divarid  gravi^Smo,  dicondp  colT 

obbligo  di  j)agare  per  Cenfo  ogn"  anno  alia  Rev.  Cam.  App.  aif o.  Ducati  tr 
-Oro. di  Camera^  Sicché  o  il. Cucci  ha  aggjyunto  V  ulUmo  Kto^g  l'ba  laiciato 

Moofig.  Qi:tciifiQt  ..     t*  r'  " 


II 


DBiflii  Ei>VJ»(9Y-I>VQ*iOr'UiLffi»roiCA'i».IV.  iO^ 
JPapa  Paolo  111.  il  jfuo  fratello  Giulio,  detto  pofcìa  ìKCaiì-- 
dinaie  d'Urbino,  il  quale  per  la  dottrina,  per  la  gran- 
dezza d'animo,  e  per  la  magni6cenza,  forfè  non  ebbe 
in  quel  Sag^o  Confeifo  chi.  lo  (upecafle.:  .che  perciò  per 
tutto,  ^  i>tato.n  fecero  nu^ve :  allegrezze  in  contraflegno 
,de|  godimento  de' ièdeli  fqc»  Suddtd ,  che  ae  provan^anoU 
Ma,fì.coonie  le  felicita  tetpporali  fono  di  loro  natuila 
fugaci ,  e  transitorie  ;  così  le  confolazioni  del  Duoat  Guid* 
Ubaldo,  e  della  DuchelTa  fua  Conforte  furono  amareg- 
giate ni^U*  anno  medelìmo  per  la  imprte  del  Papa  fcguitA 
^Ui   i  ^i  InTc  '  à.  partkolàiie 

/jdiipia^ere  ,  si  ,  fangue  ^  che 

^yeanp  /ejCOj.  zita,:  che  dd. 

!zqede(t^  go  lo^  a^mare^e», 

ma  contìnua  a  dal   nuovo 

Pontefice  i  I  tava   il  Duca 

Ottavio  )' an  itrraa.>..tiemen* 

,po   d^le,  inf  iti  Piaceùza:<, 

.e  quantunqu  vigila nttffimi^y 

..è  ttdeli,  coi  ^rio  niAggiac 

.numero  di  f  >Ìì  comodo  4i 

poterle  mani  ,  narrandogli 

il   fuó  bifpgnp ,  e  fupplicatidolo ,  che  fi  tblTc  degnato  di 
,fpqcorrer]Ì9  di  mìiggior  : provvifione,  per.  poter   guarda^ce 

quella,. Cìittài  perchè  quando  egli  l'awefl)?  perduu ,  veiii- 
,y4  ancora  ,a  perdere,  la  Cb^(a  il  fup  dritto  d^mink)  ^  e  ta 
"(lagione  ^el  Feudo .  Il  Papa,  che  gtrpvav»  letTo^pureliin 
,quel,tempO;Cqn  mplti  jlebiù  per  le.;g£0%fpe^:fatti, 
^rellàndo  la  fua  impotenza  djfle,  che  fi  AÌutalfe  aL  meglic^, 
-che  fi  potefTe.  Dppo  molti  giorni itenzando  p^r  mezzodì' 
/noi  Mmiitri  U^.medefimo  cpl, P{^,.f)on:potend9otileik£4e 
jm^ggiar  .prpyvifio^e,  è,  f«na,;ch^  glV<^(<Ìrei^  i  MiiQ;- 
^h ,  che  almeno  yoJtelTe  Sua  Santità,  co«K^sfar.fi  ,'ichtt  avefle 

.potuto  ricpri^t^e  air.a^ito  di  qualqJ^e,  Principe  i,  e  ch'egli 

vifponaefTe  ,  che  facf$  quello ,  ^h^  gl^pàreva  :  colla  filhi- 
^ eia  delle  q.uaU.  parple  il  Dyca,  CjoÌ  cqnuglip  del.Cardiiuie 

iFarnefe  fuo  fratello,   mandò  un  Tuo  Miniato   a  trovare 
•  alla'  Coite  di-fiaacU  Oiasio  Du€4^ di-^Caftro-cei^p  fratti* 


t66      '  Dbìib :OmÀ^>»r<Sui0^U%'Àìfor6  IL*    ■ 

ìof  dì'efTendo  in  grazia  di  Arrigo  Ré  di  Francia  V  é  cótt 
lui  concertando  T  affare  ^  e  le  ri^luzioni  da  prenderìi^  fu 
finalmente  conclufo,  che  il  Duca  Ottavio  fì  mettefTe  alla 
iervitù  del  Re  ^  il  quale  gli  pagalTe  il  [trefidiò  convehieii* 
te  per  Parma.  Aveva  T Imperatore  prefendto  tutto  quc* 
*ilo^  €  ne  fcriife  al  Papa ,  dicendogli  cne  àvvertifle,  c\^  elfo 
Duca   dava   la  Città  di  Pàrhìa  in  mano  de'^Frahcefi.  Al« 
lora  fu  cbe  Giulio  III.  proruppe  in  ifmanie.  Cominciaro* 
no  a  fulminare  i  Monitor)  cóntro  di  Ottavio  ^  comandane 
dogli  di  confegnar  Parma  a*  Miniftri  Pontif?4j  ;  e  fi  proce- 
de fino  alle  (5enfure,"é  dichiaratlo  ribeile  v  e   decaduto 
da  o^ni  dtitto  foprixj^  elio  Stato ,  e  dal  gi'ado  di  Gbiì* 
feloniere  della  Chiefki  Ritiraronfi  da  Roma  Alèffàn^ro, 
t  Ranaccio  Cardinali  iparine fi' ;  il  primo  fi  ricoverò  a  W- 
lenze  ,  e  r  altro  ad  Urbino  dóve  ebbe  un'  amore  voi  tta^- 
lamento  dal  DuCa  Guid'  Ubaldo  fùó  Cognato  (14^)./ 
Nel  principio  deiràttiiò  1553  iV  Pontefice  Giulio  ìtì. 
dichiarò  il  Duca  d'Urbino  ^Generale  di  Santa  Ghiefai  fe 
.-venne  a  queft'ielezione  il  Papa  allorché  ^^àn  guerra  prc- 
paravafi  da  Carlo  V;^. cotìtjtóf^ là  Repubblica  di  Siena,  pòi- 
che' vedendo  egli  iHettétfi  in  ordine?  un  potente  fifercìtb 
per  guerreggiate  nè^  confini  dello  Stato  della  Chiefa ,  quan* 
tunque  tra  lui ^  e  P Imperatore  pafiafTe  buon'amiciiiia,  e 
xorriipondenz^ ,  non  giudicava:  però  bene  di  ftarfene  cosi 
-diiarmato  per  non  /òggéttate  fe   ft^ttb ,  é  i  luòghi  dello 
/Stato ' air arbittiòV t  Voglia  altrui.  Onde  dòpo  ;aVer  fahb 
afibldare  in  Roitia  8òoo  Fanti'^   e  datone  il   comando  -a 
Camillo   Orfini ,   acdoèchè^  <òn   qùéfti  difendefle    quelhi 
Città  in   ogni-  occorrenza  ;   èreò  aiiclic    poicia  Capitano 
Generale  di. tutto  r Eféhiitò  Ecclefiaftidò  il  Duda  Gui4' 
t*JbaWoy  perchè 
prónto  a^  difendei 
Sudditi:  della  niedefihià  __ 
carica  deftinaragli'  éà\  *  Pòntefioé^  tletéirrnhi^   di  fare  uitìi 
•fàiTegria  generale  di  ìtutte  le  génK  à  lui  aifidkee ,  e  in  tàfe 
occafione   fi  trasferì  '  e^li  '  a  Roma ,  sì  per  ringraziare  in 

■■      I  '■,'"?     l      'i.i    J*    V,     <ijttl  A      >  »tt  t  ^    Il  ■■»  mitrai    II      «TJ'"'      ^  ■'         '   - 

(14^)  Mamb.  Rofèolib,  f«p.4o6«  Murat.  AnnaL  d' Irai,  aiu  15 sr*  ^U)>  Mainb. 
]l«ftoi  e  il  Paovimo  Bella  YiU  di  GuiLo  Ili.  pag.  674.  Ediu  Vcnet.  i64)« 


BBLLA  RoVBKvV.DtJCAD'UnBIHoCAP.IV.    tS^ 

perìoQatl  Papa  dell'onore  compartùogii ,  come  anchie 
pet  ricevere  da  S^a  Santità  gli  ordini  opportuni  all'  adem* 
pimento  dè'Aioi  dpvcri,  e  vi  comparve  cpn  quella  corair 
t(va  di  Gentiluomini,  e  dr  Capitani,  che  fi  conveniva  alla 
jTua  dignità^,  ed  al  grado  di  Generale  di  S.  Chiefa  :  -con* 
cjofliachè  il  Duca  Gutd'  Ubaldo  tanto  in  tempo  di  guer* 
ra,.  come  di  pace  ^  ebbe  Tempre  una  6orìtifiima  Corte  ri- 

S'ei^a .  di   no^iì  Perfon^ggi  tanto  dediti    all'  armi ,   ch« 
le  -lettete.  , . 

;  [PopQ  4i  pflère  flato  proniolTo  a. sì  onorevole  iropier 
|i;o'}' ,ia  altro  non  fapiarao  ,  :che  fé  qefoivifTe  il  Pontefic* 
Giulio ,  ^e  non  di,  mandanlo  a  3ok>gna' con  zooo^Fanti 
alla  ^uardia^di  q^ella,  Città, qel  paflar,  che.  fecero  i  Qrt- 
Cioni  difcffi,  in  Italia  a  favore  de' Francefi  (i44)<  A  Giù* 
lìó  ni.  fucceflè  nel  Pontificato  Marcello  Cervino  Cardi- 
pple  !.d^I  ytolo  di  S.:  Croce  in  Gerufalenune ,  e  Vefcovo 
dì  Où^bio  ^  i],.:quale  'ritenne^ il  .piroprioi  nomei  e  fece^ 
cl^iai^jare  Maj;ceÌlo  J|^^,- ma  fólp  iz  giorni  tfnn^ila  Sedi» 
di  $^,  Pitftro.i,  E9Ìchè,  alli,  9  dì  ikpcile  M^pne  creato  PApa» 
é  ijetlà,  nbttR  ^n,tecedent<;  ai, primo  dà  iMaggio  del.  mede? 
ump  anno  1.5$$  terminò  la  Tua  vita .  Iq  queito  mentre  jl 
pù,ca  pMtd'  Ubaldo  tròvayafi  in  Roma  j  e  benché  Marcello 
i^i^v^fTe^jin  i^tp  ammalato,  ad  ogpi  modo,  voile  daffgti 
Ud^n^a,'!  pc£  icev!idilui(i45)V  alli  18 

^i  Àpiile>  cfc  quache  itempQiviflutó  ^ 

nop'v*  è;  4W  ;  .qoB» fermalo  nollia':<:ak!Ìr 

ca'pj  ch?i,ti^tti  5^ey;a  del  .'{ud»  Genera* 

Iai;p  .  Mortp  dat  3agro  iCpilegio  d^ 

Caifdm^i  eie  L  Cp&ciaf^e  >.  e  .  di  Roma 

piedffìrrià,cq'  ntj«  la  ,qual  i^ftrica  efer* 

<C)t^  c6p^  for  ,yi^ìàn,ziJi<t\,nvùdentSL^ 

ch«ì  jtvT  |Usò  (  e?  1':  elessipne»  chei  «Pontei 

fice  in  peffo  n  ^^^^rp.'jCaHfEa/Napi» 

h^n^y  <;lwi  ■  IV.vwatimtta.  adi  eiret 

Ci^pifanp/G^  ad'^flo  i  Catafi  NipÓF 

\t  ^ej^  Papa  ^  Cuaìconi ,   commetten* 

i- .  (mV  Svtf«H;n«l 'V'I^o^J*'"*  ^^^  Fawipiia  dfWt  ftovCTe  psÀ  lo^  icrf.  '  ' 
.i.Ji*!*P  .??^ÌflWi  peVa.-.*!»  iw  .vi|a , .    iM^  Awfaw»  *•«.  e*    .  •'  • 


1^8  DlLlB  GbCTA  t>l    Gl7lD*UiALDO   IL        ' 

dogli ,   che  del  [uo  Stato  mettefle  infiemc  4000  Fanti ,  e 

Suantj  più  Cavalli  gli  foflfe  flato  poflibile  <t47) .    Ma,  o 
he  il  Duca  fi  avv^delft ,  che  per  la  troppa  feverit^ ,  e  ri-^ 
'  1  Pa;       -         '^    '^    ^^  ^         •     "-   -  ' 

rat  fi 

mente  gli  fu  accordata  ^  ibfiituendogli  il  Duca  Conte  di 
Mon(orio  fuo  Nipote  (14*) .  Nel  tempo^  mtidéfinio ,  che  il 
Duca  rinunziò  il  Generalato  dell*  Armi^  ,vepiie  dal'Pàpat 
onorato  col  ticolo  di  Prefetto  di  Róma  ^  pei:  là  mòrte  ^ 
che  poco  avanti  era  fegiiita  di  Orazio  Parafe  Tuo  Cogita* 
tò ,  che  lo  godeva  ;  Carica  ialtretcanto  aflai  cottvehevotó 
a  lui,  anzi  in  certa  gùifa  ad  tffó  dovuta^  poithè' avea* 
la  goduta  in  vita  Tua  Francesco  Maria  fuo  Padre  >  ed 
avanci  di  lui  Giovanni  della  Rovere  (uó  Avo  {i/^gj. 

Prima  però^,  che  rinunciaflfe  tal  onorifica*  carick ,'  1Ì 
lece  imprimere  nelle  diie  Seguenti  Medaglie  da  lui'  fatte 
«ciniare  in  memoria  di  aver  intraprefo  ià  grand' opera  di 
ridaurate»  abbellire^  e  fortificare  la  Città  di  Simgaglii^ 
colia  ^direzione  <lel  Conte  ^di  Montelabatt  Gid:  CratòthQ 
Leonori  Pefarefe .  Nella  priina  ,  preffo  di  me  $  da  una 
parte  rapprefenta  T  effigie  del  Duca  con  la  feguente  ifcri* 
aione:  GVIDVS  V3ALDVS  II  VRBINI  DVXniL 
Dairakra  SANO  RO.  ECCLES,  DVX  GEl^-  EXEKCIi 
«irintornQ  della  pianta  della  Fortezza  di  Si^nigaglia  in 
tàt  guifo  da  tó  rieiàificatà ,  che  da  ogni  lato  poua  di- 
fenderfì  dagli  flUfaltf  de' nemici ,  e  tìel  piano  ^i;*dcftti 
l»artezza  vi  fotìotai'  paiole;  REiEDIPICATOR  SENO- 
CALLIE.  Nella  feconda ,  fimile  alla  precedente  ^  che 
trovafi   nel  «Mufed  iàiS;  Salvatore   di    Bologna,   v^Ha 

r  ifcrizione  del  Yovefcfo  i  poiché  fi  legge:  SAMC'  Rbl 
EGGLEfiL  OENER Ai  EXBRCL  E  nel  piano  deflaf  'pràfti 
ta:  evi  NOVA  SVRGIT  SENÒGAL.  ^  ^  '  . 
i  Un'altra  Medaglia  còhiata  per  tal  occafionfe  riferifcc 
il  Lucchio  (150),  the  aflferifce  éoniata  in  qù^ft'ànno  HJÌj 


^.«  (i47XJLtkhnl  ììb^XW.  Tf^  907.        ti4«)  Lo  ftcflb  tocrtit.  "UAP^lVztP 

^iiVp^l^-Vijra  di  Paro»  IV*       -  (t^o)  *  "  -.        -   -     .  ^ 

fag.  lyx.  ,^  Ibmams  X^aAitliik  Ouiéob; 


-  -      -    -  liéobali  *Dac«  i/Aitó  ftiitUiii  Uixdrcfittks  *  tuo. 


BHLli  ROVBRB  V.  DuCA  D'UrBINO  Ca».  IV.    itf^ 

torobabìl mente  dopo  eh'  ebbe  rinunzìata  U  carica  di  Ca- 
pitano Generale  della  Chiefa,  poiché  nel  giro  del  rove- 
Icio  in  vece  della  fuddctta  leggenda  vi  fono  tai  Parole: 
AQVI.  FAVO-  AVST.  EVR.,  cioè:  Atjmih  latiouiut  Ah* 
fier  Euruss  come  lì  vede  nei  feguenti  diiegni. 


Erati  eccitato  in  Roma  certo  rtìraere  dì  guerri,  che 
travagliò  poi  non  poco  la  flelTa  Città ,  il  Lazio ,  Campa- 
P.  //. Y gna  , 

„  tificii  ImpcMtorB  feu  Capitarei  :  cufui  Anno  Chriftì  nj?.  CJaruit  littfrif 
„  fimul  8t  armis  hlc  GuJdobaldus  Roboreus  vel  Monfcltrius  ;  Dux  Urbìni  IIII: 
„  Pifauri  Dynafta  :  Sorx,  &  Scnogallisr  dominus.  Habetur  quippc  in  elogio 
,,  eius,  quod.pacls  tempore. ftudia  calidi  habuerit  :  Hiftotìcus  ,  Muricus,  Archi- 
„  tctìus  fuerit  intìgnis  :  Martis  vero  atque  armorum  perìlÌK  bcUiac  doctimenta 
„  plurima  dederit  :  fnflus  Capitancui  ita  Irapcrator  torius  exercitus  Pontifici}, 
„  tum  bellum  ardere:  in  Hetruria,  Anno  Chrìfti  if  jj.  àCarfare  vero  Cardo  V. 
„  Eques  M'dìnis  Tofani  creatut.  Verum  ut  nuJIa  felicìtas  firmo  Temper  immo- 
„  toque  ftit  pede;  fic  ncque  hujus  pcrduravìi .  Corruptus  namque  a  minìilrìs 
„  mili^nis ,  exaftionibiis  lubditos,  imp^imis  Urbinntes  ac  Eujiubìnos ,  oneravìt; 
,,  ideo  in  odium  populi  ìncidens,  tiimuUum  eius  expertus  eft ,  Ac  melancholiì 
,,  gravatus  in  febrim  quartanam  ìncidìt,  qui  menfe  integro  laborans  moritur 
„  tandem  in  Plfanro ,  Anno  Chrifti  1578.  19  Scpterabr.  (ymbolì  ei  loco  fuere' 
^  fyrdmtdti  fai  fAtUfei  tw  ,  xifàitu  t»VtA  ^HMdrMtM  imp^td  ;  tum  iitfcniftitllt 
„  fikjuf«,>rriT(«  virtutii  mmtntiffimù:  ^  Mhemm  fuod  bit  vidis  fropuinantlum 
^  StnogalU*  nfertmt ,  it»  i  fi  txtTuSum  ,   ut  »i  otr.ntm  orhìs  ftsgmwt  vitu  imft» 


»7»     .   — D«I.IB   GbsTAM>1  Gtflp'llBAIDO   U. 

gna,  e  tutti  quei  contorni.  La  cagione  di  quefta  guerra 
ebbe  in  quefta  forma  l'origine.  Eflendofì  polto  negli  an- 


cijjÈ.  gli.fQlTe  detta y  fé  prima  non  fo^oro'  le  due  Galere 
licondottp^  ia  Civitavecchia ,  e.  restituite  ^f'Franceij.  Dop<j 
aicpn  tempo  furono  di'  fatti  TÌcondotte  le  Galere  ,  e  re- 
fticuite^  a' Miniitri  del  Re  Arri'ga;  e  con  tutto  quello  noiì 
fi  quetrarono  i  dilTapori,  perchè  godendo  i  Colonnefi  la 
prrotezione  del  Re  di  Spagna,  e  veggendod  molto  mal 
tratfatf  dal  Papa ,  fi  mifero  in  arme ,  Accorfero  anche  gU 
Spagrtuoli  a  i  confini  dello  Stato  Eccleffailico ,  e  il  Papa 
fimilmente  ordinò  a  Guid'  Ubaldo  Duca  d' Urbino  di  por- 
tarli con  alcune  migliaia  di  Fanti  a  quei  medefimi  confi* 
ài  (i>i).  In  quello  iUtò  di  cofe  fu  chi  fé  credere  al  Pon* 
fefice^  che  alcuni  SignFori  di  Roma  di  fazione  Imperiale, 
^iTo  in  cafa  di  Marc' Antonio  Colonna,  e  talora  in  cor- 
te di-  elfo*  Cardinale  di  Santa  Fiore ,  ^cevano  combricol^ 
-  ^*^^' 


oiLià  RovHRB  V.  Duca  d*  Urbino  CapJIV.   t^f 

centra  di  lui  y  e  altre  molte  fìmili  cofe  gli  diedero  ad  im 
tenderei  onde  o  fbfle  vero,  o  falfo  quelto  rumore  rinfor^ 
zò  il  Papa  la  fua  guardia  ,  e  fece  mettere  in  Caftelld 
V  accennato  Cardinale .  Non  dopo  molto  cercò  di  aver 
lielle  mani  Marc'  Antonio  Colonna ,  il  quale  •avvifato  di 
Donna  Giovanna  Aragona  fua  Madre  fé  ne /campò  ^  laon^ 
àc  fi  venne  ad  aperta  rottura,  ficchè  l'anno  1556  Marc^ 
Antonio  con  Soo  Cavalli  -faceva  /correrie  fino  alle  porte 
di  Roma ,  cflTendo  unito  cogli  Spagnuoli  contra  del  Pa» 
pa .  Per  la  difefa  della  Città  avea  Camillo  Orfini  ^ià  fat^ 
ti  molti  ripari  di  Baflioni ,  fpiaiiate ,  e  fortificazioni  ;  e 
il  Duca  d*  Urbino ,  benché  non  più  Generale  jdella  Chiefa 
avea  fpedito  Aurelio  Fregofo  con  1500  Fanti,  che  fujono 
polti  aTraflevere,  come  ce  lo  afficura  il  Muratori  (152)^ 
Ma  r  Adriani  dice ,  che  al  Duca  d*  Urbino  il  Papa  niam 
dò  a  chiedere  1000  Fanti  dal  fuo  Stato ,  i  quali  incon^ 
tanente  gli  furono  mandati  /otto  jl  divifato  Frejgofo;,  ed 
in  oltre  60  Celate  (153)^ 

Il  Papa  vedendo  tuttavia  magglornìente  peggferaA 
le  cofe  fue .  xicoxfé  a  domandare  ajuto  al  Re  ai  Frància»^ 
e  ne  richiefe  parimenti  alla  Repubblica  di  Venezia ,  e  a4 
altri  Potentati,  che  tutti  fi  efibirono  pronti  di  foccorrei> 
io ,  fé  gli  Spagnuoli ,  in  vece  di  contenerfi  nella  difefa 
de' Stati  loro,  voleifera  'offendere  le  Tetre  della  Chiefa; 
ed  il  Re  di  Francia  fece  fubito  mettere  in  cordine  un* 
Èfercito  di  11  mila  Fanti,  700  Cìfvalli  leggier-i ,  e  400 
Uomini  d'arme,  e  vi  fi  aggiunfero  molti  Cavalieri  Fran* 
cefi  y  che  s'incamminarono  alla,  volta  d'Italia  in  difkfa 
del  Pontefice  /òtto  il  comando  del  Duca  di  Guifa.  Ma 
prima  della  venuta  di  queft' Èfercito ,  che  /eguì  nelPanné 
fufleguente  1557,  fi'attefc  inRotna  a  fare  i  prepJiRamentì 
neceflar>  per  difefa  di  quella  Cittì  ;  dove  fi  deftinaxoné 
fl  Capì  Con  molta  gentie  in  ciafcmià  |>arte  ^  toccando  M 
Frejgbfo  co*  fuoi  Soldati  del  Duca  d*  Urbino  il  folito 
luogo  di  Txaftevere^  - 

Cofimo  Duca  di  Firenze  5*adoprava  intanto  a  prò*» 
curare  4e'  vantaggi  al  Ke  di  Spagna  ^  acciocché  in  Italia 

y  2  fi  mal»- 


TTT 


Usti  IM»  tìu  an.  ij;tf.        '  i^sil  lab.  aUY* 


i7t         Dblib  Gesta  di  Guid' Ubaldo  II. 

fi  manteneflero  gli  Stati,  e  la  riputazione  di  quella  Mo« 
narchia  i  ed  àvea  confìgliato  molto  prima  eflb  Re ,  ed  il 
fuo  Configlio  a  dover  per  ogni  maniera  trarre  dalla  par* 
te  loro  Guid'  Ubaldo  Duca  d*  Urbino ,  il  quale  rimafo 
libero  dalia  fuprema  reggenza  delle  truppe  della  Chiefa^ 
aveva  defiderio  di  nuova  condotta:  né  co'  Veneziani ,  i 
jjuali  altra  volta  avea  ferviti ,  come  accennammo;  ma  non 
volendo  effi  conferirgli  maggior  pofto  ricusò  di  fervirli# 
£  ftimava  il  Duca  di  Tofcana ,  cne  il  dichiararfi  il  Duca 
d*  Urbino  a  fevore  della  Spagna ,  oltre  al  valerfi  di  buor 
fii  Soldati,  de'  quali  ne  avea  copia  il  fuo  Pacfe  (154), 
doveffe  fervire  di  ficurezza  y  e  difela  al  Regno  di  Napoli 
dalla  parte  dell*  Abruzzo  ,  convenendo  che  T  Efercito 
Francefe  paflafle  per  lo  Stato  d'Urbino.  Ma  per  la  tar- 
danza, ed  irrefolutezza  del  Configlio  del  Re  Cattolico. , 
ed  alcune  difficoltà  pofcia  '  inforte ,  non  fi  era  mai  con- 
dotta  la  cofa  a  buon  termine  (155).     . 

Era  ormai  giunto  in  Italia  in  quell'anno  1557  il 
Duca  di  Guifa  colle  genti ,,  che  avea  condotte  di  Fran- 
cia, per?  eflerfi  quel  Re  già  dichiarato  nemicò  degli  Spa-» 
gpuoli,  e  fautore  del  Papa,  non  ottante  la  tregua  ante- 
cedentemente conchiufa  di  cinque  anni,  la  qual  lega  i 
JFrancefi  pretendevano  non  eflfere  ftata  oflervata  dai  bpa- 
gnuoli  per  molte  diverfe  cagioni .  Che  perciò  il  Re  di 
Francia ,  fenz'  alcun  riguardo  di  quefta  ,  aveva  fatta  le^à 
col  Papa,  includendovi  ancora  il  Duca  di  Ferrara  dichia- 
rato da  loro  Capitano  Generale  nella  prefente  guerra;  col 
quale  unitofi  il  Guifa  vicino  a  Piacenza ,  gli  confegnò  il 
Baftone  del  Generalato  di  tutto  T  Efercito.  Pervenuti  pò- 
fcia  quelli  due  gran  Capitani  a  Reggio ,  s' abboccarono 
quivi  col  Cardinal  Caraffa  per  confultar  fecodaqual  par- 
te do  ve  (Te  indrizzare  queir  Efercito  5  ed  eflendo  varie  le 
opinioni,  fu  in  fine  dal  Guifa  accjsttata  quella   del   Car«f 

di-   ; 


/M4^  La  fola  Città  di  Gubbio  in  quefti  tempi,  cioè  dal  1530.  fino  ai  i^oi 
In  diverfe  at-méte  di  varj  Principi ,  e  fotte  il  comando  del  Duca  Guid^  Ubaldo 
jfi  gloriava  avefe  tre  Capitani  Generali  ,  due  Luogotenenti  Generali  ,  (ci  Colo- 
nelli ,  e  65.  Capitani ,  i  quali  tutti  fono  accennati  col  loro  nome,  cognome;  é 
anno,  in  cui  hinno  militato  da  Vincenzo  Armanni  nel  primo  Volume  delie  iiic 
lettere  dalia  pag.  7x7.  fino  a  734*        UW  Adrttm  iib.  XIV*  pag.  987*  ^ 


DBIKA  ROVBRB  V.DtJCA  d'UrBINO  CaF.  IV.     I73 

dinaie 9  che  proponeva  l'andare  verib  l'Abruzzo  a  danni 
del  Regno  per  la  via  della  Marca  ^  per  divertire  in  que« 
fta  maniera  la  guerra  dalle  vicinanze  di  Roma .  Ma  il 
Duca  di  Ferrara  >  non  volendo  coli'  allontanarfi  tanto  dal* 
lo  Stato  fuo  lafciarlo  in  preda  de'xiemiciy  poiché  con« 
duceva  feco  6000  Fanti  y  e  600  Cavalli ,  deliberò  di  non 
profeguire  più  avanti  il  fuo  viaggio ,  per  ftarfenc  alla  cu- 
ftodia  del  luo  dominio.  Sparfafi  dunque  la  fama  dif  que« 
fia  rifoluzione  del  Guifa^  il  Duca  Guid'  Ubaldo  imefa 
che  r  ebbe  >  ftabilì  fubito  di  fortificare  Sinigaglia  y  Piazza 
importante  allo  Stato  fuo,  sì  per  eflère  fui  Mare  Adria- 
tico, come  per  ritrovarfi  frontiera  allo  Stato  della  Chiefa 
verfo  Ancona ,-  com'  è  Pefaro  verfo  Rimini  ;  ma  Pefaro 
per  eflfer  ridotta  in  Fortezza  rigguardevole  da  Francéfco 
Maria  fuo  Padre,  non  aveva  allora  bifogno  di  riparo  al- 
cuno .  Onde  volendo  dar  principio  all'  opera ,  e  perfezio- 
narla avanti  la  venuta  de'  Franceil  >  che  doveano .  paffare 
per  lo  Stato  fuo ,  fcrilfe  a  tutte  le  Comunità  del  fuo  Du- 
cato, che  provvedefTero  ^  ed  inviaflero  a  Simgaglia  gran 
numero  di  guafladori ,  e  di  Muli ,  e  Cavalli  co^  perfone  ^ 
che  ferviffero  a  caricarle ,  e  fcarkarle  in  portar  materia 
neceifaria  a  quella  forufìcazione .  Impofe  ancora  di  più  il 
Duca  alle  fteffe  Comunità,,  che  gli  mandaffero  certo  noie» 
mero  di  Soldati  per  ogni  meie,  per  fervirfene  in  quella 
occorrenzìt  ^  mentre  il  Pubblico  fomminiftrava  le  fpefe 
ne^eifarie  (156)  r 

Ip  tanto  il  Duca  di  Gujia  col  fuo  Efercfto  paflanda 
per  la  Romagna  £e  ne  venne  nella  pianura  d'  Urbino ,  e 
di  qua  ordinato,  che  fé  n*andafle  ad  alloggiale  ajefi,.  e 
in  quel  contorno  per  ripofar  qwvi-alouanto  ;  il  Duca  di 
Guifa  con  alcuni  Nobili  Francefi  iniieme  col  Cardinale 
Caraffa  fé  n'  andò  a  Roma  ^  e  ciò  avvenne  a  mezzo  Set- 
tembre 1557  (157).  Noigià.dicexnmOycheneir  anno  1555 
il  Duca  Coiìmo  di  Firenze  erafi  molto  odoprato ,  affinchè 
il  Duca  Guid'  Ubaldo  prendefle  Servigio  di  Filippo  IL  Re 
di  Spagna,  ma  che  natavi  difficplt^  sì  per  T  una  parte,  che 

per 

[       iiS6)  Cucci  Stos.  di  Cagli  ìoau  J»  pag.  30.  U/g,    .    .  (1)7)  Manlv  &ofoo 
Vh.6.  szg.  534.  -  .^1 


f 
I 


174         Dellb  Gesta  di  Cuid'Uìaido  IL 

per  r  altra  y  andò  a  vuoto  per  allora  T  affare  y  giuntò  pé« 
jrò  y  anno  1558  tanto  fi  adoprò  V  accennato  Duca  dì  Fi^ 
texìzcy  che  gli  rìufcì  porre  Guid' Ubaldo  al  foldo  del  Re 
Cattolico  9  avendolo  coiifigl iato  )  e  foftenuto  4  non  piglia^ 
re  parte  Francefe ,  come  quel  Re  V  aveva  molte  volte  fat* 
to  ricercare  ;  onde  lo  Stato  della  Chiefa  veniva  tutto  cin' 
to  dall'  ^rmi  del  Re  Filippo ,  e  de'  fuoi  Collegati .  Fu 
quefta  Condotta  al  Duca  d'  Urbino  utile  ,  ed  onorevole  y 
e  manteneva  molti  Tuoi  Capitani  9  ed  il  Re  aveva  prefo 
a  difendergli  lo  Stato  da  ogni  Principe  y  e  forza  y  il  che 
non  vollero  nfiai  accordargli  i  Veneziani  y  e  di  dargli  Con* 
dotta  continua  di  Cavalli  a  tempo  di  pace^  e  di  Fanti  ^ 
e  a  tempo  di  guerra  di  molti  più ,  e  che  dove  militaffe 
egli  in  perfona,  e  dove  non  fofle  il  Re  fteflTo,  doveflfe 
egli  ottenere  il  fupremo  pofto ,  e  comandare  ad  ogni  qua* 
lità  di  Soldati  (i58)ye  in  quefta  onorèvol  Condotta  con^ 
tinuò  il  Duca  Guid^  Ubaldo  fintanto  ch'egli  viiTe  ;  anzi 
idopo  la  di  lui  morte  gli  fu  iiello  ftelTo  grado  Toftituito  Fran* 
cefcp  .M^ria  II.  fuo  figliuolo^  come  vedremo.  Se  in  tal 
pcc^fipne ,  o  prima  ,  com*  è  più  probabile  y  noi  fo  dire  y 
non  afTego^nao gli  Scrittori  il  tempo  precifo,  ma  è  certo 
che  GjLiid'  Ubaldo  y  di  cui  parliamo  y  fu  creato  Cavaliere 
deir  Órdine  del  Tofon  d*  Oro  da  Carlo  V.  Imperatore ,  é 
ciò  ben  fi  ritrae  da  una  moneta ,  o  medaglia  9  che  in  ap 
preflb  riportaremo ,  ndla  quale  fi  vede  il  fuo  bufto  of^ 
nato  con  dett' Ordine  i  il  quale  Imperatore  è  vcro^  che 
fino  dall'anno  ^556  erafi  portato  in  Spagna,  e  ritirato  a 
fer  vita  foliraria  nel  fuo  Palazzo  deliziofo  di  Giufto,  er» 
però  in  vita ,  5  di  ciò  ne  ;ibbiamo  la  certezza  da  Fran* 
cefco  S&nfovino  Autore  Contemporaneo  (159). 

Dall'anno  1558  fino  ȓ  1565  non  ci  fomminiftra  la 
Storia  alcuMi  cofa  fingolàré  intorno  ;il  Puca  Guid'  Ubal- 
do, ed  in \queft* ultimo  janno  Rapiamo,  -che  maritò  la  fua 
figliuola  Jfftbella  a  Bernardino  Pjinci|Je  di  Bifignano,  e 
mandò  il  fiko  Primogenito  Francefco  Maria  in  Spagna^ 
uvendo  mpftxMQ  defiderio  diufcir  /tiòri  per  Vedere  ÌMoii^ 

ciò, 

<iS«)  Adriani  Jib.  XW.  Pi»  soSj.  (/it^i  tmì^  Ai  tàonitkìm 

j^ig.  120.  terg. 


DELIA  ROVBRB  V.  DOCA  d'ITrBINO  Cap,  IV.     IJf 

c[o^  e  le  Corti;  il  che  feguì  verfo  il  fine  di  queft'^anndp 
inedefimo  y  dal  qual  viaggio  fa  richianrato  dal  Padre  V  aa* 
no  15^8  per  accafarlo,  e  nel  mcfc  di  Luglio  con  parti» 
colar  confolazione  de'  Genitori ,  e  di  tutto  lo  Srata  ginn?» 
U  in  Pefaro ,  e  di  lì  a  pochi  mefi  fu  ftabiliro  ilr  matr^ 
mqnio  di  lui  con  Lucrezia  d*  Efte  forella  d'Alfonfp  IV» 
Puca  di  Ferrara  y  e  nella  Città  predetta  alli  15  Gennaio 
1570  furono  celebrate  le  nozze  (160)  con  fomma  pom* 
pa,  e  coUMntcrvento  d'alcuni  Cardinali^  molti  Prelati^ 
e  moltiflimi  Marchefi ,  Conti  y  e  altri  Signori  di  rango  •  ^ 
Trovavafi  il  Duca  Guid'  Ubaldo  y  Principe  magnifi? 
CO  5  e  fplendido,  in  quefte  occorrenze  efaufto  di  danajo> 
e  convenendogli  far  molte  fpefe  ,  fedotra  da  mmiftri  póy* 
Co  amorevoli,  anzi,  a  dir  il  veroy  maligni y  co' loro  coni» 
figli  lo  induifero  ad  aggravare  i  Sudditi  di  nuove,  ed  in^ 
folite  irapofizioni  y  per  le  quali  vide  poi  forgere  gravi  perr 
turbazìoni:  onde  lollevatifi  gli  Eugubini ,  e  molto  pia: 
gli  Urbinati,  fi  alienarono  finalmente  neir  anno  1571 
dall'ubbidienza  fua  (161) y  nel  corfo  del  qual' anno  ag« 
giunfe  altre  impofizioni,  ordinando  con^  Aio  Decreto^ 
che  :  ciafcuna  perfona  di  qualunque  grado  ^  e  condizione 
doveiTe  pagare  alla  Camera  Ducale  oolognini  tre  per  fo* 
ma  di  grano,  e  bolognini  due  per  fbma  di  vino>  che 
rifcoteife  ;  e  daile  ancora  un  quattrino*  per  libbra  della 
carne,  che  coraprafle  a' macellr,  come  pure  cinque  grolfi 
per  ogni  centenajo  di  carne  porcina  ,  che;  faceili  per  ufo 
di  fua  cafa;  proteftanda  nel  Bando,  che  oubblicò,  che 
queitr  aggravj  s'imponevano  coW  affenfoy  e  licenza  del  Po» 
tefice  y  cotT  CUI  per  tal  motivo  avea  avuto  trattata  u  Vefco» 
vo  di  Cagli,  mandata  dal. Duca  if  Rotxi*  per  fuò  An>* 
bafciatore  d'^  ubbidienza  r  Acrébbe  fimilmente  il  Duca  i 
da2f ,  e  le  gabelle  dovute  alla  fua  Camera,,  con  ordinare 
i  pagamenti  loro  a  maggior  fomma  del  confueta;  le  qua- 
li coie  alterarono  non;  poca  gli  animi  de' fuor  Sndditiv 
in  maniera  che  le  Comunità^  tutte  fecera  rifoluzioàe  di 


'"    Hx6o^  Muratori  AnraF,^  d^'ltal  an^  1570:  Scrive  II  Cucci  relh  fu3  Stpriac  di 
0^11.  che  U  temitx  di  queflc  Prìndpeila  iiit/Pe&m  fcRu)  alti  g^  xlt  Qen.  ^doH^ 
^  f |7^r  in  giorno'  dìf  Mancdi  fu  L*^re  13*        (x6x)  Saniovioa  pag^  ^i9v  v» 


fjS   •      Dbllb  Gesta  di  Cui d*  Ubaldo  IL 

ricorrere  a  lui  per  lo  fgravio  di  cosi  mfolite ,  e  inufitate 
impofizioni ,  poiché  per  la  povertà  de*  luoghi ,  e  tterilità 
de' Paefr  npp  potevano  in  modo  alcuno  adempiere  ciò, 
che  il  Duca  richiedeva  *  La  fola  Comunità  a'  Urbitao  ^ 
non  confidando  per  avventura  nella  benigniffima  nata* 
ra  del  foo  Principe ,  fenza  ricorrere  a  lui  llabilì  di  man- 
dare  a  Rohia  fuoi  Ambafciatori  per  hxnt  doglianza  col 
Pontefice  Gregorio  XIII.  >  e  per  ottenere  la  remoziòne 
de*  fuddetti  aggravj ,  aggiungendo  a  quefto  un-  efprefla  di* 
chiarazione  di  non  Volere  in  modo  alcuno  accettare  le 
nuove  impofizioni,  né  acconsentire ,  che  in  quella  Città 
veniflèro  pagate  ;  per  il  che  il  Duca  fé  ne  alterò  in  guifa  ^ 
che  gli  Urbinati  per  timore  di  qualche  fevero  caftigo  de* 
terminarono  di  forti^carfi  .y  e  di  ^alienarti  affatto  dair  ubbi- 
dienza di  lui  9  il  quale  allora  con  tutta  la  fua  famiglia 
ri/ledeva  in  Pefaro  ;  procurando  di  ricorrere  gli  Urbinati 
ali'  ajuto  di  altri  Principi ,  e  d' incitare  le  altre  Comunità 
dello  Stato  alia  medefima  follevazióne  per  benefizio  uni* 
verfale  di  tutt'  i  Sudditi.  Ma  come  le  deliberazioni  loro 
non  furono  approvate  dagli  altri,  cosi  non  trovarono  chi 
voieflè  concorrere  nelle  loro  determinazioni  ;  perciò  T  al* 
tre  Città ,  continuando  nel  loro  propofito ,  fpedirono  i 
loro  rifpettivi  Ambafciatori  direttamente  alla  fteffa  Perfo* 
na  del  Duca,  perfuadendofi  in  tal  maniera  di  ottenere 
ouanto  bramavano  fen2a  incorrete  in  taccia  alcuna  d' in- 
fedeltà, e  d' inobbedienza  verfo  il  loro  naturai  Principe  • 
Né  fa  vana  la  loro  fiducia ,  conciofliaché  Guid'  Ubaldo 
difpofto  fempre  a  compiacere  a'  fuoi  fedeli  Sudditi ,  s' in- 
duHe  a  prontamente  fofpendere  per  allora  tutte  le  impo- 
fizioni  pofte  nell'anno  1572  ,  e  nel  tempo  di  quattro  an* 
ni  antecedenti . 

Nel  mefe  poi  di  Gennajo  del  1573  il  Duca  per  altro 
fiK)  ordine  liberò  aflPatto  i  Sudditi  fuoi  da  tutti  gli  aggra- 
vj dianzi  impofti ,  ^d  ordinò  a'  fuoi  Miniftri ,  che  ceffalfe- 
ro  in  avvenire  dalla  rifcoffione  di  quelli,  compiacendofi 
benignamente  di  corrifpondere  aii'aflFetto  de'  Popoli,  e 
di  foddisfare  alle  richieite  fattele  dalle  Comunità ,  rima- 
nendo però  infieflibile  verfo  gli  Urbinati  per  1'  inobbe^ 


y 


DBLLA  ROVBRB  V.DUCA  d'UrBiNO  Cap.  IV.     I77 

dienza,  e  loro  ribellione;  gli  Ambafciatori ,  i  quali  era- 
no andati  a  Roma  per  la  via  di  Firenze  ,  forfè  per  trat- 
tare prima  con  quel  Gran -Duca,  e  dal  Pontefice  avevano 
Ottenuto  un  non  fo  qual  Breve,  col  quale  poi  erano  tor- 
nati in  Urbino;  ma  non  fuccedendo  le  cofe  conformemente 
a*  loro  difegni ,  fpedirono  finalmente  i  medefimi  Urbinati 
dodici  Ambafciatori  al  Duca  Guid'  Ubaldo  per  placare 
r  ira  fua ,  e  ritornar  feco  nel  primiero  flato  della  fua  gra- 
zia ,  i  quali  giunti  che  furono  in  Pefaro  furono  feque- 
ftrati  in  un*  Ofteria ,  e  fpogliati  delle  loro  armi ,  con  proi- 
bizione di  non  ufcire  da  quella  fotto  pena  della  Forca,  / 
ìe  di  ribellione  ,  trattandoli  in  quefla  maniera  il  Duca  per 
lo  fpazio  di  quindici  giorni  fenza  volerli  mai  ammette- 
re ,  pofcia  ammeffigli  che  gli  ebbe  ,  diede  loro  una  fo- 
flenuta ,  anzi  fevera  ,  ed  afpera  udienza ,  in  cui  egli  non 
diede  loro  rifpofta  alcuna  ,  ma  folo  fece  leggere  da  un 
fuo  Cancelliere  quattro  verfi ,  che  aveva  in  ifcritto ,  in- 
tervenendo a  queft'  udienza  tutt'  i  Gentiluomini  della  Cor- 
te ,  e  di  Pefaro  ,  e  varj  Ambafciatori  di  altre  Città  dello 
Stato ,  andati  per  render  grazie  al  Duca  di  aver  abolite 
le  impofizioni,  che  sì  gravofe  erano  loro  fembrate  .  Ter- 
minata che  fu  r  udienza  predetta  gli  Ambafciatori  d'Ur- 
bino vennero  ritenuti ,  e  meffi  nella  Rocca  di  Pefaro ,  do- 
ve dopo  lo  fpazio  di  circa  quattro  mefi  fu  a  nove  di 
loro  tagliata  la  tefta ,  i  nomi  de'  quali  poflbno  vederfi 
nella  Storia  di  Cagli  MS.  del  Cucci .  Ad  Ettore  Serafini , 
oltre  avergli  fatto  mozzare  il  Capo,  fece  anche  Guid* 
Ubaldo  gettare-a  terra  in  Urbino  la  Cafa,  per  aver  for- 
fé  la  detta  famiglia  più  degli  altri  fomentata  la  prece- 
dente ribellione ,  o  pur  anche  per  efler  ancora  viva  la 
memoria  dell'  orrendo  ecceflb  da'  loro  Antenati  commelTo 
nella  perfona  del  Duca  Odd'  Antonio  da  noi  riferito  ali* 
anno  1444.  Ad  altri  poi  fece  dare  il  bando  confifcando 
i  loro  beni  {\6i)  .  Né  mai  placoffi  il  Duca  verfo  gli  Ur- 
binati ,  finché  non  mandarono  a  lui  altri  90  Cittadini  a 
domandargli  perdono  di  quanto  quella  Città  aveva  ten- 
P.  //.  '  Z  tato 

■       1      ■   ■  ■  '  1111        I  _i»^._  m^mm^   mm^^  ' 

(léi)  fi^tcOomca  Dionigi  ncli'  aggiunta  alla  Storia  del  Taicagnotta  lib.  I. 
^  «$75-  pag-  4SO. 


178         Dbllb  Gesta  di  Guid**Ubaldo  IL 

tato  contro  la  Perfona  di  lui  ;  i  quali  Amb^fciatori  por- 
tati 5  che  fi  furono  al  Duca ,  e  ad  eifo  data  un*  umilifli- 
ma  dimoftrazione  di  fottomeflione,  e  di  ubbidienza,  con* 
donò  alla  Città  ogni  trafcorfo ,  e  la  fimife  finalmente 
nella  fua  grazia  •  Del  che  nelle  Città ,  e  luoghi  dello  Sta* 
to  ne  furono  fatte  allegrezze^  e  ne  furono  refe  grazie  a 
Dio  con  orazioni ,  proceflìoni ,  ed  altre  opere  fpirituali  ^ 
Da  quefto  fatto  finceramente  riferito ,  molte  cofe  fi  poflb- 
no  comprendere;  la  prima  delle  quali  fi  è,  che  il  Duca 
d'Urbino  come  buon  figlio  della  Chiefa,  per  non  incor- 
rere nella  fcomunica  fulminata  nel  V.  §.  della  Bolla  in 
Coena  Domini  contra  quei,  che  impongono  nuovi  peda* 
gj,  e  gabelle,  fuori  de*  cafi  dalla  legge  permeffi ,  o  colla 
Speciale  licenza  della  Sede  Apoftolica,  fi  proteftò  nel  Ban- 
do emanato  per  efigere  tal  gabella,  ch'egli  lo  faceva  col 
cofjfcfjfo  ^  e  licenza  dH  Pontefice^  L'altra  cofa,  che  fi  può 
comprendere  fi  è,  quanto  fiano  facili  i  Popoli  a  fai:com- 

•     '•      ^ìtficile  ^'     ' 
Fefi,  ci 
^     ^  ^     ^  rigore 

gliono  mai  dimettere  lo  fdegno  loro  ,  nel  che  per  V  or- 
dinario non  gV  infimi  della  Plebe ,  né  i  meno  potenti , 
ma  i  più  ragguardevoli  della  Città  fono  quei ,  che  ne 
portano  la  pena,,  come  avvenne  a  cotelti  Gentiluomini 
d'  Urbino . 

Mentre  quefti  miferi  Gentiluomini  venivano  ritenuti 
nella  Rocca ,  il  Duca  Guid'  Ubaldo  volendo  porre  freno 
agli  Urbinati ,  e  levar  loro  V  occafione  di  fcuotere  in  av- 
venire il  giogo  della  fua  ubbidienza,  determinò  di  fab- 
bricare in  Urbino  una  Fortezza ,  e  a  tal  fine  richiefe  gran 
numero  di  Guaftadori  alle  Comunità  dello  Stato  ,  e  la 
fece  fare  a  proprie  fpefe  de *^  Cittadini  dello  fteflb  Urbi- 
no (163).  Fino  dall'anno  i537>  ^  in. quel  torno*  fii  im- 
pofta  a  tutto  lo  Stato  d'  Urbino  cotr  autorità  della  Sede 
Jlfoflolica  dal  Duca  Francefco  Maria  L  una  Colletta  in 
occafione  della  fabbrica  delle  mura,  e  di  fortificare  la 
Città  di  Pefaro ,  la  qual  Colletta  durò  fin  dopo  la  morte 

dei 


(^}J  Dionl^  loc  eie. 


^ 


DELLA  RovBRB  V. Duca  d'Urbino  Gap, IV,  179 
del  Duca  Francefco  Maria  II. ,  nel  qual  tempo  eflendo 
devoluto  lo  Stato  alla  Chiefa ,  Papa  Urbano  Vili,  fi  com- 
piacque levarla  con  certo  aumento  però  nel  Sale  .  Ora 
in  queft'anno  1574  il  Duca  Guid' Ubaldo  deliberò  di 
fortificar  maggiormente  la  fuddetta  Città  di  Pefaro ,  fcrìiTe 
perciò  alle  Comunità  dello  Stato,  che  gli  mandaflero 
certo  numero  di  Gualtadori,  e  in  iipecie  a  quella  di  Ca- 
gli, che  glie  ne  mandaffe  1500  ,  e  l^enehè  di  tanto  nu- 
mero non  potefle  quel  Pubblico  Soddisfarlo ,  procurò 
nondimeno  d'  inviare  non  piccola  quantità  ,  la  quale  fu 
di  800  (1^4),  e  in  tal  occafione  gli  avrai\o  gli  fteffi  Pe- 
farefi  probabilmente  battuta  in  "  fegno  di  gratitudine  la 
feguente  Medaglia  col  rovefcio  PISAVRO  AVCTO  AC 
MVNITO,  e  la  pianta  della  ftefla  Città,  che  in  efla  fi 
fcorge .  Sta  preffo  il  Signor  Olivieri . 
1 


Mentre  trovavafi  in  Ferrar%  Enrico  Re  di  Polonia , 
che  per  la  morte  del  Re  Carlo  IX.  fuo  fratello ,  abban- 
donata la  Polonia ,  fé  ne  tornava  in  Francia  per  aflumere 
il  dominio,  fra  gli  altri  Principi  Italiani,  fu  a  trovarlo 
per  fargli  vifita  eziandio  il  noltro  Duca  Guid'  Ubaldo ,  il 
che  feguì  dentro  il  mefe  di  AgoUo ,  o  forfè  anche  di  Set- 
tembre .  Ma  pel  caldo  fofferto  nel  viaggio  era  appena  tornato 
in  Pefaro,  che  fu  forprefo  da  una  febbre  primieramente  fem- 
plice  ,  indi  doppia,  e  finalmente'  quartana,  ma  fenza  pe> 
rò  lafciarlo  mai  libero,  la  quale  cruciandolo  di  continuo, 
finalmente  lo  riduffe  a  morte  alli  28  di  Settembre  dell* 
anno  1574)  e  tf  i  dell'età  fua,  de' quali  anni  per  lo  ipazio 
di  i6  aveva  per  lo  più  fatto  dimora  in  Pefaro ,  dove  fu  an- 
cora onorevolmente  fepolto  nella  Chiefa  del  Corpus  Do- 
Z  2  mi-    ■ 

(1C4;  Cucci  Stor.  dicagli  an.1j47.pag.  9.,  &  aa  ij7vp^g'  *8.>  &  ^9- 


i8o  Dellb  Gesta  di  Guid*  Ubaldo  II. 

mini ,  com'  egli  fteflb  avea  ordinato .  Vien  lodato  univcr* 
faimente  da  ogni  uno  per  magnifico,  e  fplendido  cosi 
nelle  fabbriche  ,  come  in  ogni  altra  fua  azione .  Fu  aman^ 
te  eziandio  delle  Lettere ,  e  della  Mufica  ;  e  quantunque 
non  intervcnifle  in  perfona  alla  guerra ,  fu  però  nella 
profeffione  dell*  armi ,  e  neir  occorrenze  giudicato  di  mol- 
to fenno  ;  e  non  pochi  ricorfero  a  quella  Corte  per  le 
fue  decifioni  nelle  liti  de*  duelli ,  e  dell'  armi ,  amando 
egli ,  e  favorendo  molto  gli  uomini  eccellenti  in  quelle . 
Dalle  due  Conforti,  ch'egli  ebbe,  lafciò  quattro  figli j 
cioè  di  Giulia  Varana  fua  prima  Moglie,  Virginia  mari'* 
tata ,  come  accennammo ,  al  Conte  Federico  Boromei  ^ 
indi  air  Orfini  Duca  di  Gravina.  Di  Vittoria  Farne- 
fé ,  feconda  Conforte ,  Ifabella  maritata  a  Bernardino 
Sanfeverini  Principe  di  Bifignano  Tanno  1565.  Lavinia 
data  in  matrimonio  ad  Alfonfo  Felice  d' Avalos  d' Aquino 
Marchefe  del  Vallo ,  e  finalmente  Francefco  Maria ,  eh*  ere^ 
dito  tutt*  i  fuoi  Stati ,  e  di  cui  a  lungo  in  avvenire  fa- 
vellaremo . 

Il  Duca  Guid'  Ubaldo  IL ,  denominato  IV.  Duca  d*  Ur- 
bino  alli  15  di  Febbrajo  1539  per  inveilitura  fottofcritta 
di  propria  mano  fece  Conte  delle  Gahiccie  Caftello  pofto 
nel  Territorio  di  Pefaro .  Orazio  Orrido  da  Fano  dopo  di 
aver  detto  affai  della  fua  fedeltà ,  e  diligenza  verfo  effo 
Duca ,  invertendolo  in  perpetuo  per  sé  ,  figli ,  e  difcen- 
denti  mafchi  legittimi ,  e  naturali ,  rifervata  la  fuperiori* 
tà  ,  e  dato  il  giuramento  di  fedeltà  di  non  andare  con- 
tro la  Chiefa .  Ritornò  detto  Cartello  al  Duca  ,  e  dopo 
averlo  tenuto  molti  anni  il  Duca  Francefco  Maria  IL 
ultimo  d'  Urbino ,  feguita  la  morte  di  Federico ,  Ubaldo 
Principe  fuo  figliuolo  lo  fubinfeudò  al  Conte  Ottavio 
Mamiani  dalla  Rovere  ;  ma  eflfendo  quefti  morto  prima 
del  Duca ,  la  Reverenda  Camera  ne  prefe  il  pofleiTo . 

Lo  fteflb  Duca  Guid' Ubaldo  IL  a'  16  di  Luglio  1540 
fubinfeudò  al  Conte  Gio:  Giacomo  Leonardi  di  Pefaro  la 
Contea  del  Caftello ,  e  Territorio  di  Movte  V  Abbate  po- 
fto nel  Contado  di  Pefaro  per  sé ,  e  fuoi  difcendenti  ^  e 
chiamandolo  Nobile  >  gli  concedette  ^  che  neir  Arme  lua 

po^  . 


DBLIA  ROVBRB  V,.  DuCA  d'UrWMO  Caf*  IV.     lUl 

potefle  porre  la  Quercia  d' oro  Arme  di  S.  A. ,  a  con* 
dizione \  che  ogni  anno  per  ricognizione  di  fuperiorità 
dafle  a  S.  A»,  e  fuoi  Succelfori  due  paja  di  Capponilo  di 
Starne  il  primo  giorno  di  Gennajo  di  ciafchedun'  anno. 

Il  prefato  Sig.  Duca  a'  5  di  Settembre  iS4j  per  pri- 
vilegio diretto  al  Sig.  Raniero  de*  Marchefi.  del  Monte  di 
S.  Maria  fepara  il  Caftello  di  Monte  Baro^cio^  fuo  Terri- 
torio ,  e  pertinenze  dalla  Città ,  e  Contado  di  Pefaro ,  nel 
quale  è  ntuato,  e  fubinfeuda  detto  Sig.  Raniero  ,  e  fuoi 
SucceiTori  in  infinito ,  ed  efalta  tal  Feudo  al  titolo  di  Mar- 
chefato ,  falva  la  Primogenitura  fra'  discendenti  >  rifervan- 
do/ì  la  vendita  del  Sale,  e  gli  Alloggiamenti  de'  Soldati 
in  tempo  di  Guerra  contro  lo  Stato  fuo  y  rifervata  la  fu- 
periorità ,  obbligandolo  a  giuramento  di  fedeltà  ,  conce-» 
dendogli  di  poteri!  chiamare  della  Rovere  y  e  poter  porre 
neir  Arme  fua  la  Quercia  d'  oro ,  con  V  obbligo  di  dare 
ogn*  anno  a  S.  A. ,  e  fuoi  Succeflbri  per  riconofcimento 
di  fuperiorità ,  e  diretto  dominio  un  pajo  di  Capponi ,  e 
che  non  debba  ricevere ,  né  tollerare  Banditi ,  e  Ribelli  a 
Lui ,  e  a  S.  Chiefa ,  comandando  che  i  Succeffori  dentro 
un*  anno  debbano  dare  il  giuramento  di  fedeltà ,  Morì  il 
Duca  Francefco  Maria  II.  a' 28  d'  Aprile  idgij&ilMar- 
chefe  Raniero  Juniore  nel  mefe  di  Giugno  1644  pagò  il 
pomun  debito  fenza  figli  mafchi  legittimi  y  e  naturali,  e 
però  n'  ottenne  il  pofleffb  di  quel  Marchefato  la  Camera 
Appoftolica . 

Finalmente  il  Duca  Guid*  Ubaldo  II.  fubinfeudò  il 
Caftello  deir  Ifola  del  Piana  efiftente  nel  Territorio  d'  Ur- 
bino al  Conte  Camillo  Caftiglione  di  Mantova ,  non  fi  fa 
di  certezza  il  tempo ,  ma  fu  neir  ultimo  della  vita  di 
S.  A. ,  perchè,  per  eifer  ammeflo  al  giuramento  di  fedeltà 
dal  Duca  Francefco  Maria  ultimo  del  1^75  ,  fi  dice,  che 
non  era  per  anche  fcorfb  T  anno  della  morte  del  Duca 
Guid'  Ubaldo . 

Succeduto  Guid' Ubaldo  nel  governo,  continuò  a  far 
coniar  moneta  folamente  in  Pefaro  y  come  aveva  fatto  ne- 
gli ultimi  anni  Francefco  Maria  fuo  Padre ,  poiché  quivi 
avevano  y  come  già  diifi  >  fidata  la  loro  lefidenza .  Quello 

e  niuii"^ 


i8l       Dbllb  Monete  di  Guid*  Ubaldo  IL 

<c  niun'  aJtJO  motivo  so  adurre ,  perchè  liduceflero  le  Zec- 
che de'iuoi  Stati  .in  una  fola,  quando  non  foffe  ftato  per 
ritrarne  maggiore  V  utile ,  attefochè  fi  fminuifcono  in  tal 
modo  Je  fpeie  de' Miniftri ,  de' con],  ed  altre  fimili,  per* 
che  iion  folamente  non  ho  potuto  ritrovare  veruna  mo* 
neta  battuta  in  Gubbio  ,  ma  ne  meno  mi  è  ftato  fino  ad 
ora  poflìbiie,  per  quante  diligenze  abbia  ufato,  di  rin* 
venire  alcuna  notizia  per  dimoftrare,  che  in  quefta  Città 
fotto  quefto  Duca  fi  tenefle  aperta  la  Zecca .  Lo  fteflb 
convien  credere ,  che  fuccedefle  ad  Urbino  con  tutto ,  che 
fi  trovino  monete  ^  che  portino  il  nome ,  o  altro  contrae* 
fegno  di  cotefta  Città ,  perchè  ciò  fece  a  mio  credere , 
per  non  defraudarla  in  rutto  di  queir  onore ,  che  fé  gli 
competeva  ^  per  eifere  la  Capitale  di  quegli  Stati ,  di  cui 
egli  n'  era  Signore .  In  quefto  mio  fentimento  conviene 
anche  T eruditiflìmo  Sig.  Annibale  degli  Abati  Olivieri, 
fcrivendomi  in  una  fua  pregiatiflìma  in  data  di  Peferó 
Ji  J5  Febbraro  1770  quanto  fegue .  „  Io  credo,  che  i 
„  hoftri  Duchi  faceffero  in  tempo  loro  quello ,  che  in 
„  tempo  mio  facevano  i  Gran-Duchi  di  Tofcana ,  cioè 
5,  che  dalla  Zecca  di  Firenze  ufcivano  non  meno  le  mo* 
,,  nete ,  in  cui  è  fcritto  LIBVRNI ,  e  i  mezzi  paoli  coir 
„  arme  di  Fifa ,  ne'  quali  fi  legge  ASPICE  PISAS  •  Cosi 
„  allora jdalla Zecca  di  Pefaro  uTcivano  i  feudi,  e  mezzi, 
„  i  teftoni ,  i  paoli  tanto  col  Pifauri ,  quanto  coir  Urbini .  „ 
Ma  queft'  aflertiva  non  ha  luogo,  che  in  Guid'  Ubaldo  IL, 
e  non  in  tutt'  i  Duchi ,  mentre  con  documenti  incontra* 
ftabili  fi  prova  il  contrario^  Quefta  fufpizione  probabil- 
mente non  piacerà  a  i  Signori  Urbinati ,  ma  non  aggra* 
difce  ne  meno  a  i  miei  Concittadini,  pure  non  fi  può, 
a  mio  credere,  giudicare  altrimenti,  fino  a  tanto,  che 
non  fi  aduce  una  qualche  prova  autentica  in  contrario , 
perchè   dagl*  incontraftabili  documenti,    de*  quali    in  ap* 

I^reflb  farò  ufo,  di  altra  Zecca  non  fi  parla,  che  di  quel- 
a  di  Pefaro.  Fiffata  cosi  una  fola  Zecca  in  tempo  di 
quefto  Duca  negli  Stati  di  eflb ,  coir  efame  delle  monete 
ivi  battute ,  farà  duopo  oflTervare  le  provvifioni  da  effb 
Puca  ftabiiite  per  regolamento  delle  medefime,  poiché 

fui 


DELLA  ROVBRB  V.  DuCA  d'UrBINO  Cap.  IV.     l8j 

fui  princìpio  del  fuo  governo  fece  fcrivere  alla  Comunir 
tà  di  Gubbio  quanto  fegue  (165). 

Ter  farU  dell'  lllujlrij/tmo ,  ed  Eccellentijjtmo  il  Sìg.  Dh* 
ca  d"  Urbino.  Se  comanda  che  da  qui  in  fai  non  fia  alcuna 
ferfona  di  qual  grado  fia ,  che  ardisca  ,  ne  f  refuma  pagare  , 
ne  accettar  monete ,  fé  non  al  modo  ,  che  apprejfo  feguirà . 
Fercbè  effendo  banditi  altrove  è  neceffario  provvedere  ^  che  non 
[e  ne  riduca  tale  quantità  nello  Stato  di  Sua  Eccellenza  ^  che 
al  fine  fójfe  maggior  danno ,  e  pregiudizio  alli  fudditi  fuoi 
fotto  pena  di  perisre  le  monete ,  éT  altra  arbitraria  al  njoler 
di  quella .  E  prima  che  li  quatrini ,  che  nuo'vamente  fi  batte^ 
ranno  in  Roma ,  e  di  tutti  quelli  battuti  nello  Stato  di  S>  E.  ^ 
iff  in  Fiorenza  ne  njadino  'vintuno  al  groffo  ;  battuti  per  Ro^ 
ma  dal  Pontificato  di  Giulio  in  qua  ,  che  non  fia  tofo ,  &  fi^ 
milmente  tutti  li  Groffi  non  tofi  battuti  nelli  Stati  di  S.  E^ 
come  fin  qui  fono  corfi ^ 

Che  tutti  li  altri  quatrini  foliti  a  fpenderfi^  che  non  fia^ 
no  sbanditi  j  ne  'vadino  XXIV.  per  ci  afe  una  forte  de*  Groffi 
diminuiti  come  qui  di  fotto  „ 

Che  li  Soldi  j  e  bajocchetti  non  fé  ne  poffino  fpendere  ,  ne 
fé   ne   abbino    accettare  piti   che  per  tre   quatrini  l  *  uno  de 
nofirì ,  ^  di  nuon)o  fi  batteffero  in  Roma ,  isf  li  bologntni  no^ 
~wi  y  &  grazie  a  cinque  quatrini  fimi  li ,  é^  fii  de  gì  '  altri . 

Che  non  fi- poffino  fpendere,  ne  accettare  monete  tofe  di 
alcuna  forte  etiam  di  quelle  di  Sua  Eccellenza  ^ 

C!he^  li  Grofft  da  Tarma,  giacenza,  Bologna,  Reggio  ,& 
di  Siena  non  fé  poffino  fpendere  y  ne  accettare  per  pii^  che  per 
XVI IL  quatrini  nonji  di  Roma ,  ér  dello  Stato  di  S.  E.  & 
per  winti  de  gì  '  altri  mefft  a  XXI  III.  al  Groffo  • 

Che  li  Groffi  battuti  in  Roma ,-  come  di  fopra  da  Giulio 
in  qua ,  &  in  quefli  Stati  ca^rrono  a  XXI.  di  noflri  quatri^ 
ni .  Et  de  quelli  fé  batteffero  in  Roma  y  come  per-  prima  ,  fa^ 
cavano  iff  gli  altri  groffi  non  diminuiti,  iff  non  tofi  a  qua^ 
trini  XX.  fimili  r  uno  y  ist  le  fnonete  di  Fiorenza  ^prrinq 
tutte  come  fin  qui  fon  curfe  y  cioè  li  gr^offi  'vecchi  non  pofi  4 
XXL  anatrini,  iff  li  nuon)i  a,  XX^^ur  fimili^ 

che  nei  pagamenti ,  che  fi  faranno  non  fi  poffa  pag^r  pik 
• , ; che 

,  i^S)  Lib«.£efos:r  ab  anno  i>3>8»  ad  1541.  pag.  iji^ 


184       DfitLfi  MoMBTE  DI  GuiD*  Ubaldo  IL 

ch^  fé j  per  cento  de  quatrinì  ^  0  'vero  foldi  ^  &  bajocchettìy 
Eccetto  Jt  altrimenti  te  fèrole  intra  loro  non  fé  con'veniffero  . 

Dal  Suddetto  Bando  fi  ritrae  >  che  i  Quattrini  dello 
Stato  d'  Urbino  erano  de'  migliori ,  che  allora  correflfero , 
poiché  fi  eguagliarono  nel  valore  a  quelli  di  Firenze,  ed 
ai  migliori  di  Roma  ,  che  dovevano  in  tal  tempo  batterfi  ^ 
ficchè  21  di  elfi  corrifpondeflero  al  Groflb,  quando  degli 
altri  Quattrini ,  per  eflere  inferiori ,  fu  itabilito ,  che  fé 
ne  doveflero  comprendere  24 ,  e  fu  quefto  il  mezzo  più 
valevole  per  impedire,  che  le  monete  men  buone  non 
s*  introduceflero  nello  Stato  ,  perchè  V  interefle  de'  privati 
prevale  fempre  a  qualunque  ancorché  ottima  legge. 

Oltre  a  ciò  abbiamo,  che  poco  prima  erano  flati 
battuti  àt^  Bolognini  y  che  per  diftin^ucrli  dagli  anteceden* 
ti ,  i  quali  erano  di  maggior  intrinleco ,  chiamarono  nuo^ 
n)i ^  il  valore  de' quali  fu  di  cinque  quattrini  buoni.  Tali 
Bolognini  nuovi  da  una  parte  avevano  impreffb  nel  campo 
una  Rovere  coronata ,  e  nel  margine  Guidus  Vbaldus  IL 
VRBlni  D VX  mi.  Dair  altra  una  corona  di  foglie  di 
Quercia  con  entro  PISA VR-  >,  come  fi  può  oflervare  nel 
vaiio  difegno  di  quattro  di  effi ,  che  tengo  preflTo  di  me, 
intagliati  nella  feguente  tavola  al  num.  1.  IL  HI. ,  e  IV. 
Pefano  ciafcun  di  effi  grani  ig,  ma  fono  di  argento  al* 
quanto  inferiore  alle  altre  monete . 

Ma  ficcom^  per  io  più  una  fola  provvifione  non  ba- 
fta  a  riparare  i  difordini ,  che  foventc  accadono  in  uno 
Stato  a  cagione  delle  monete  dei  paefi  circonvicini  ;  quin- 
di è  eh' eiiendo  in  Roma  alli  12  di  Ottobre  del  1545  prefo 
per  efpediente  reftirpare  le  monete  calanti,  che  in  tal 
tempo  aveva^n  corfo ,  diminuire  il  pefo  de*  Paoli ,  è  ciò 
non  fenza  efempio,  benché  certamente  non  degno  di  lo- 
de,  e  fé  mal  non  m'  appongo  per  poter  fenza  danno  ri- 
tirare le  monete  calanti ,  e  ridurle  in  moneta  nuova  :  per- 
ciò tanto  in  Roma ^  che  nella  Marca  fu  coniata  gran  quan- 
tità di  detti  Paoli,  ed  in  feguito  fatta  provvifione  fopra  k 
medefime  monete  fcarfe,  con  bandirle  dallo  Stato  Ponti- 
ficio, il  che  venuto  fubito  a  -notizia  del  Duca,  perchè 
tutto  attento  lèava  al  governo  de'  fuoi  Stati ,  previde  to* 


DEttA  ROVBRB  V.DuCA  d'UaSINO  Caf.IV.     I85 

fto ,  che  quefte  facilmente  potevano  introdurfi  negli  Stati 
fuoi  con  grave  danno  del  Commercio .  Affine  dunque 
d'impedire  Tingreffo,  alli  i6  di  Gennajo  del  1546  con 
pubblico  Bando  fece  efpreflfamente  proibire  ne'  fuoi  Stati 
qualunque  moneta  bronzata  y  e  calante  fotto  pene  rigo* 
rofe ,  e  per  non  interrompere  il  Commercio ,  e  chiunque 
ne  avefle  le  potefle  efitare  ,  ordinò  ,  che  le  dovefle  por- 
tare alla  Zecca  in  Pefaro  ,  che  gli  farebbero  ftate  cam* 
biate  in  tanta  buona  moneta  ivi  a  tal  fine  battuta  ,  allo 
fteffo  prezzo  y  che  fi  pagavano  nella  Zecca  di  Macerata  ^ 
e  di  Ancona  ^  come  rilevafi  dal  fuddetto  Bando ,  il  cui 
tenore  è  il  feguente  (166) .  .1 

Cognofcendo  lo  llluflrijftmo  ^  ed  EcceltentiJfìfnB  Sig.  Gmìd^ 
Ubaldo  Telmo  della  Ro'vere  Duca  di  Urbino  &e.  quanto  dannai 
de*  fuoi  Sudditi  potrebbe   arrecare    la  proibizione ,  <J?*  danno 
della  Moneta  no'vamente  fatta  nella  Marca ,  é^    con    quanta 
facilità  tutto  lo  Stato  di  Sua  Eccellenz^a  fé  rietnfirebbe  di  mo* 
ne  te  tofe  ^  ist  n)ietate  in  altri  Luoghi  ^  non  ce  fé  facendo  fr$^ 
ila  fro'vijione^  &  che  fer  quefla  nna  fi  impedirebbe  faciln^n'^ 
te  tutt*  i   commerci ,  (st  mercanzie  ^  non  fi  f offendo   tornare  ^ 
ist  fpendere  in  altri  Luoghi  le  Monete ,  che  fi  Jfendefftno  prdi^ 
nanamente  nello  Stato  ;  fa  fer  il  frefente- pubblico  Bando  cffref^ 
famente  comandare ,  che  da  ora  in  foi  non  fia  ferfona  alcuna* 
de  qual  fi  ^voglia  flato  ,  0  dignità  fullo  Stato  di  Sua  JBccel^^ 
lenza  ,  che  ardifca  ^  o  frefuma'^  in  alcun  modo  ffendere  ^  0  /r- 
nere  -  a^^reffo    di  se   alcuna  quantità  di  Monete   so  fé ,  così    di 
uiclle ,  che  fono  fiate  altre  n)olte  battute  in  lo  Stato  di  Sua 
eccellenza  y  come  di  qualfi^voglia  altro  conio ,  jt  fiamma    così 
grande ,  c<>me  ficcole  &c. ,  ma  rhe  tal  monete  sofe  fiano  al 
tutto  bandite ,  ist  proibite  \  ist  quelli  ^  che   al  temfo  del  fre* 
fente   Bando  ne  a^effino  >  non  te  jofftno  ^  ne  ditbhano   tenere 
dj^preffo  dì  loro ,  fé  non  tagliate  ,  0  fu  fé  ^  et  talmente  che  non 
fiano  mai  fili  per  /  *  ad'venire  ffen divili ,  ist  non  polendo  tè^ 
piarle ,  0  fknaere  ^  le  vofftnò  portare  in  f efaro  al  Zecchiero  di . 
Sua  Eccellenza  y  che  ^  faranno  pagate  in  tanta  buona  Mone^ 
ta  coniata  nei  modo  ìnfrafcritto ,  ù^  che  fonno  pagate  nella 
Zecca  di  Macefata  y  et  dt  ancona  ^  cioè 
f.IL     '       -         ^       ^    >     -Aa  ran- 

lidts)  Lìb.  Kcfor»  ab  anno  i54a.  ad  154^  pag.  149^ 


i85       Dbili  Moneti  di  Guid' Ubaldo  H, 

V  oncia  de  ^  ']  ffM  al  fefo 

Ji  Roma  — ! gJ  i6.  i.  |  nuo'vi  di  Momté 

V  oncia  de  Grojft  delle  cinqtke 

Zecche r- gJ  i6.  i.  come  dì  fofra 

V  oncia  di  Monete  Venete-  gJ  i6.  3.  i  Jimili 

V  oncia  di  Fiorentini  - — - —  gJ  1 7* 

V  oncia  di  grojjt  di  Milano , 

4s^  de  la  Bifcia^  &  Luche  fi --  g**  ^l* 

<    V  oncia  de  grojft  Senep   —  ^•^  !$•   !•  i  fij^i^ 

V  oncia  di  grojft    Bolognefi  gJ  14.  1.  fimili 

V  oncia  di  grojft  di  S.  lujli-  * 
na  :  S.^^  Toma  fi  ,  &  di  Reggio  gJ  14,3.  fimili 

U  oncia  de  r  Argento  fundu- 
to  col  faggio  delle  1 1 .  Leghe  •  gJ  16.  2 .  fimili 

Non  fojfa  alcuno  così  Crijliano ,  come  Ebreo  tal  Monete 
tofe  dare ,  0  ricevere  per  qualfi'voglia  ^ia  ne  a  fefo ,  ne  in 
alcun*  altro  modo  ^  eccetto  che  a  detto  Zecchiero^  fatto  [pena 
deJla  perdita  di  ejfe ,  iff  di  feudi  cento  d  '  oro  da  applicar  fi  per 
la  metà  alla  Camera  Ducale  ^ per  un  quarto  al  Zecchiero  yper 
l'  altro  quarto  allo  efecutore ,  (3^  accusatore  ^  el  quale  farà  te^ 
muto  fegreto  ^  (ff  a  ogni  offitiali  farà  lecito  ejfeguire  . 

Et  di  più  'Vuole ,  <b*  comanda  Sua  Eccllen%a  ,  che  in  det* 
to  fuo  Stato  non  je  pojsa  in  modo  alcuno  ffenderCy  dare  y  o 
ricevere  per  qualfi^oglia  cauja  Crojjs  Milane  fi  della  Bifcia ,  di 
Santa  luftina ,  Santo  Tommajo ,  Bolognefi ,  di  Reggio ,  (s^  Se^ 
nefi  y  ancorché  non  fiano  tofi^ét  chi  ne  a'vejfe  ^je  gli  dà  tem^ 
pò  otto  giorni  dal  dì  della  publicazione  del  prefente  Bando  a 
farne  fine  nel  modo ,  che  gli  parerà  ,  0  n)ero  portarli  al  fopra^ 
detto  Zecchiero  ,  dal  quale  gli  jaran  pagate  come  di  fopra ,  da 
i  quali  otto  giorni  in  là  a  chi  faran  tro'vate ,  faran  tolte ,  (st 
€  afe  ar  anno  nelle  pene  fopradette  d*  applicar  fi  come  di  fopra. 

Et  perchè  farebbe  difficile  a  polveri ,  iff  ad  altri ,  che  fon^ 
no  nello  Stato  lontani ,  portare  al  Zecchiero  quelle  Monete  to^ 
fé ,  che  egli  hwvejftno ,  non  le  ^volendo  lor  tagliare ,  0  fondere , 
svuole  iff  comanda  Sua  Eccellenza  ^  che  quelli  ^  che  loa'veran^ 
no  y  i^  che  non  tornajfe  lor  comodo  il  portarle ,  0  mandarle  /(H 
TO  ftejjt  y  fian  tenuti  a  denunciare  la  quantità  »  che  ne  banna 
al  Fodeffà  >  0  altro  Offitiaìe  del  Luogo  ^  il  quale  ^fia  obligata 


DBLLA  ROVBRB  V.  DuCA  D'UrBINO  CaF.  IV*     187 

figliarle  in  nota  gratti  in  termine  de  tre  giorni  dalla  fuhbliap» 
tion  del,  f  re f ente  Bando  y  &  darne  a^vifo  al  Zecchiere  in  Pefd^ 
ro  a  caufa  che  detto  Zecchiere  fojf a  mandare  a  figliarle  al 
f  rezzo  fofradetto  in  tanta  buona  Moneta .  Et  acciùchè  fii^  fa^ 
cilmente  lo  Statò  di  Sua  Eccellenza  fé  Pojfa  re^fire  de  buone 
Monete ,  comanda ,  et  'vuole  che  non  Jta  alcuno  de  aualfen)0^ 
glia  flato  ,  grado ,  0  conditione ,  fer  l  '  ^d^oenire  fojpt  cannare . 
alcuna  forte  de  argenti  tagliati^  ^otti  i^ ^fuji y  0  la^vorati  de  lo 
Stato  de  Sua  Eccellenza  Jenza  exfreffa  fua  licenzia  fotto  Pt^ 
na  de  perdere  li  argenti  predetti  yist  de  feudi  cento  per  ciafcu^ 
na  "volta  applicati  come  de  fopra-^  ist  de  quella  pena  corpora^ 
le  oltra  la  fopradeità ,  che  parerà  a  Sua  Eccellenza  attefa  iB 
qualità  della  per  fon  a  ,  i<f  quantità  dell*  argento  ,  di  che  fé  pre^ 
ftarà  fede  ali  '  accufatore ,  il  quale  fé  terrà  fecreto  ,  (f  uno  te^ 
Simonio  degno  di  fede ,  &  non  fé  accettarà  efcufatione  alcuna  • 
Et  per  mantenere  lo  Stato  de  Sua  Eccellenza  de  buone 
Monete  d  *  argento  fé  notifica  a  ciafcuno  y  che  Sua  Eccellenza 
con  più  preffezza  fé  potrà  farà  battere  nella  fua  Zecca  de  Te* 
faro  Ciulii  della  medefema  bontà  ^  di  pefóy  ist  legha  ycbe  fon^ 
no  i  paoli  y  ehe  fé  hattoHo  a  Roma  ^  &  nella  Marca  ^  ist  eosì 
i  mezzi  Giulii  della  medtfima  bontà ,  de  i  quali  Giulii  ne  an^ 
daranno  undece  a  feudo  d*  oro  in  oro  ^  che  varranno  Bologni^ 
ni  feiy  &  quattrini  doi  r^unOy  et  de  mezzi  Giulii  li  anda^ 
ranno  XXI I.  a  fende  d*  oro  ^  é^  nyarranno  Belognini  trcy  àt 
quattrini  u^no. 

*  Mo tific afe  ancora  y  cb)e  tutti  e  graffi  de  le  cinque  Zeche^ 

the  non  ferdnno  tofi ,  et  f&anno  de  pefo  ,  fé  potranno  fpende^ 

re  per  tatto  lo  Stato  de  Sua  Eccellenza ,  &  ne  anderan  n>en^ 

fidai  allo  feudo  d'  oro  ^  &  i  Bolognini  ^  &  Armellini   battuti 

per  el  pajfato  ,  ist  da  batter  fi  per  el  futuro  per   la  Zecha  de 

Sua  Eccellenza  fé  ^penderanno  fecondo  el  confueto  ,  ist  come  fé 

fanno  fpefi-per  el  paffato  y&  cosi  le  Monete  Venetiane  de  qua^ 

iuntha  forte  non    f^p-  fé  spendano  "come  fé  fonno  fpefe  per  el^ 

pajfat&f  de  le  quai  ventitré  Graffi  facciano  uno  feudo  "d*  oroj 

Et  il  me  de  fimo  fé  inten^ayleltt  Monete  de   argento  de  Man^ 

toa^  Ferrara^  e  Fiorenza.  .      x    .      x  .  % 

Che  i  faeli  battuti' in' Roma  &  nella  Marca  fé  f pendei 

ranno  a  undece  allo  feudo  d'  oro  a  Bolognini  fei  y  &  quattri^ 


^iSS  DCLXB   MOHBTB   Bl   Gv\d'U BALDO   IL    < 

•  <  . 

W  doi  l*  uno  y  fg€Ondo  che  detto  di*,  Giuli  y  che  farà    battere 
Sua  E^cellenToi. 

Comanda  ancor4  &  ^uolc  Sua  Eccellenza  che.  le  fi^fra^ 
-dette  Monete  fo  debbiano  salutare  <b*  corrette  a  frez^^i  fre^ 
"detti. ^  ne  fojfa  alcune  di  qualjl'voglia  gradci.^  o^cq^dixione  fi 
fia  in  detto  Stato  rifiutare  U  Monete  dette  de  fopra  fer  ii 
f redetti  f rezzi ,  {f  [fenderle  fer  fiit ,  o  meno  in  detto  StatQ 
jotto  ftna  de  venticinque  feudi  applicati  come  di  fopra  y&  de 
*rf  tratte  de  Curda  da  darlife  per  l  '  Offitial^  y,  che  ne  bara 
notizia  irremifibilmente  étc. 

•        Le  monete  per  ifinto^   che  fece  il  Duca  coniare  per 
fbantenere  li  fuoi  Stati  provveduti  di  buona  moneta  d'  a4V- 
gento ,  credette  opportuno  di  uniformarle   a  quelle  y  che 
in  tal  tempo  fi  coniavano  tanto  in  Roma  y  che  nella  Mar* 
ca,    le  quali  tutte  erano  con  ogni  ragione   in  molta  fti^ 
ma»  Ma  qual  (oS^  poi  il  pefo,  e  la  bontà  de'  Giuli  >  o 
fiano  Paoli  y  che  fece  coniare  il  Duca^  dal  fuddetto  Ban* 
do  non  fi  ritrae,  ficcome  ne  meno  i  Capitoli,  che  in  tal 
occafione  ftabilirono  col  Zecchiere.   Il  pefo,  e  la  bont^ 
di  éffi  con  tutta  ragione ,  ie   pur  non  erro,  fi  può*  cica* 
vare  dai  Capitoli   del   Zecchiere   di  Roma  in  tal  tempo  « 
riferitici   dal  Vettori  (167),   ad   imitazione  de'  quali  co^ 
mandò  il  Duca ,  che  fi.  batt^flè  tàTTuddetta  moneta  :    poi* 
cbè.  in.  éill  fi  ha,  eh»  f radi fii  Ztccberj  teneanttfr^  (jt  debeànH 
euderCjfeu  cudi  facere  monetam  argenteam^  Taulot  nunct^^^ 
fa^.f  quorun^  X/fàciànt  unum  Ducatum  de  mmeìa^  XI.  unum 
Sfutum  auri  in  aurOy  ^  XI L  $fnum  '  Mloren^im  ai^ri  in  aurti 
de  Camera ,  juxta   decreta  aliar   defuper  in*  Camera  fub   die 
XXIV.  No'vemhrir  prqàrime  prateriti  falla  ,  de  quibus  etiam 
d^fli  Zffcberj  plenam  noti itauf  babele  affertferunt  y  ist  qua  di^i 
eontrahfnter  in  Infirum^nto  inferi  nìo^^u^runt ,  (^  fentufn  ^^  due 
Mm  dùnidÌ4jf]di'^orum  Pauhfum  cojfflituant  unam_  Libram  ar^^, 
^entiy  ^  i^uilibet  tx  diflir  Paulit\  pondera^  Granor  f^XVlU 
iS^  duof  qutntor  ar gèniti  y  fhfut  prk^tertti  Zeccberj  fervi^runt  ^ 
iff  deheant  didi  faitH  effe  ejufdem  bonisatir^  isT  ligSxy   qua 
erant  fu  Hi ,  tempore  felicir  recordatipnis  fulii  Papa  IL  \ 

Sicché  de' Paoli  fatti  con^re  da  Cuid' Ubaldo  IL  ad 


^^  ' \\  ^.-  '  \  :.'\.^  •  ) :  '  .    inai- 


i^)  Fiorino  d' oro  illuftrato  fra.i.A)Cumentt*al  minu  XLIIL  pag.  )4S» 


DBtLA  Roveri  V.Duca  d'UrbiHo  Cav.XV.    189 

{mltftsionc  di  quelli  di  Roma  ne  andavano. 102  |  pei  lib* 
bra-,  cioè  ogni  uno  paffava  grani  67— ,  ovvero  computatcr 
il  umedio  f  grani  tf  7  t  i  ed  eflè^dó  di  bontà  di  oncie  un.- 
«bci  per  libbra ,: ogni.  Paolo  /conteneva  grani  tfig  d'arr 
gento  fino .  Siccome  nel  pefo ,'  e  bontà  eguagliavano  quel^- 
fi  dì  Roma,  così  era  di  dovere  per  mantenere  la  medefi» 
(ha  proporzione  ^  che  eguale  foffc  anche  il  valore  ;  perci<^ 
fo  ffabìlito,   che   undici   di  «fii  Paoli  equivaleirero' allo 


io  y  poÌ5;h^  all*^  intorno  della  Tua  Acme  Q  legge:  GVI* 
V5aL,  li.  VRB,  DVX.  lUI.,  come,  fi  vede-  oel.cippdi 
uno,  di  efli  al  ni^.  V,!!.,  poflpduto  4aì  Tuàdetta  ZaBCtr 
ti .  Il  '  valore  era  la:  metà^  del  ^apJiq  ,  ci^iè  ;di  ts^.  B<ill9rt 
gniniy  ed  un  Qyattrinq,  ;    ,    . 

In  detto  Baiido  il  notifica  pure ,  che  1  BoUgmniy  éT 
Ar/ÉelìimibMtiuii  pel.'faJPatfy  &■  da  Uatterfi  terrei  frtutff  per 
la  Zteca.Jf  SkAEcmisnis  fe.ffewderamac  jM(fnÌ9  il  cènfng^ 
i»  ,  &.  eai?e  Jff  fotta  jjfe^  ferrei  ia£ara.  Dt^Bàìo&tini  we 
ho  già  di.{bpra;j}a£latòi;  xeftz.  ad;  indicare: coià  ueno  ^ 
ermellini .  Cosi  furono  chiamate  quella  mofKte,  'cbe>tHl^ 
tavia  rimangono  in  commèrcio  fpecialmente  nella  Marca 
Anconitana:  per  16  Q^iattrini  Romani ,  e  ihe  fi  cfeiàtnan<j 
camunemeateLl^/jpfytff  ^s  la  fomigluiiza,  <h«  lu  l*A<f 

mei* 


tgo  Delle  Mon&te  di  Goid*  Ubaldo  II. 
tnelHno  in  tfCe  -eiprelTo,  ad  una  Volpe,  -animale  a!  volgo 
più:  noto.  Qual  (offe  poi  in  tal  t^jnpo  il,  loro  valore,  i| 
Bando  non  lo  efprime ,  né  d'  altronde  lo  imparo  ;  il  loro 
pefo  è  di  grani  23.  Net  primo  campo  dì  una  di  tali  mo* 
liete,  regnata  num.  Vili,  fi  vede  T  Armeilino ,  «  all'intor* 
no  le  parole:  GVI.  VB.  II.  VRBINI  DVX  IIII.  Nellt 
oppoilo  vi  ,è  un  Soidato  a   cavallo   in    atto   di   uccidere 


imprelTo  in  una  Tariffa  di  moneta  dedicata  all' Imperatore 
Cario  V. 'Campata  a  Gand  1'  aniio:  1550^  là  -qiial  Tariffa 
efìtì*  ntUa  Bibliotèca  dell'  Inftituto  di  Bologna .  In  effa  chia* 
ramente  fi  efprime,  che  cotefta  moneta  fi  chiama , e  fi  Va'^ 
iuta  come  gli  a^tri  dùcati  d*  oro,  e  pòi  la  fórma  più  picdol* 
afltcuf a- «(Tdr^ta^e, perchè  gli  Sc<idi  d'oro  era  in  ufo  di  coniar-' 
li  con  affai  più  grande  circonferenza  ,  come  fi  è  dÌmoftratO:i 
Nella  piiina  parte  di .  tal  Ducato  d'  oro  fi  vede  Io 
Aemma  del  Duca  con  le  lettere  GVI.  Vfi^LDVS  II.  VK^ 
BINI  DVXIIU.  Ntll'oppolta  è  efpreflb  l'Annunzi  azione 
di  Maria  Vei%in*  dall'Angelo  <Gahneie  xcn  air  intorno,  il 
motto  GEN  VISTI  Oyi  TE  FECIT*  come  fi  vede  nel  cìk 
po-fottp  jl  nam.  XIL  "   ' 

La  Xni.  efia  pur  d'oro  vien  poflèduta  dai  rinoma-* 
pQìinQ  Sigtiox  Olivieri,  la  quale,   Dènchè  fra  alcun  poco 
piM  U|||^eu  jìella.  precedente.,  con  tuttq  ciò-la  Jbima  .d£Ì 
,.  .  "  co- 


DILLA  Rdvbkb  V.  Duca  d'UkiiMo  Cur.ìV,   191 
Conio  ci  allicura,  cb'elTa  pure  fia  un  Ducato  d' oro.  Nel  di- 
ritto nel  campo  fotto  ad  una  corona  fi  l^gge  :  GVl.  VB  A.  II, 
VRBI. 'DVX  IIIL  Nel  rovefcio  6  offervano  tre  guglie  con 
air  intorno  una  Corona  di  fettoni,  e  nell'efergo  PISAV. 

Fra  gli  anni  1553  e  1555  fece  il  Duca  coniar  quelle 
monete,   che    portano  imprellb  l' onorifico  titolo  di  Ca- 
pitano Generale  di  Santa  Chiefa  conferitogli  da  Giulio  UT, 
Quattro  di  quefte  monete  confervanfi  nella  Rea!  Galeria  di 
S.A.I 
ha  nel 
II.  V. 
S.R.l 
Jiff  Ut 
£ffa  è 
poc'  ai 

Con  1 . j. „ _  o-_ 

ni  }4,  che  corxifpondono  al  pefo  di  quella  da  4  Bolognini 
vecchi  •  ^  "^^  Mufeo  di  S.  Salvatore  di  Bologna  una  fimil 
moneta  fi  trova  in  rame ,  che  io  fuppóngo  fatta  per  prò* 
va ,  perchè  li  Quattrini  fi  formavano  di  xame  con  por- 
zione di  argento .  . 

La  XV.  parimente  d'oro,  pefa  Jblamcnre  grani  tf7,rut» 
tavia  la  credo  effa  pure  un  Ducato  d'oro.  All'intorno  della 
tetta  4el  Duca  fi  legge:  GVI.  VBAL.  E  nella  patte  oppo- 
fta.in  giro  VRBINI .  DVX  .  lUI.  ,  e  nel  campo  S.  R.  E. C. 
vGE.  Quefta  eziandio  è pofTeduta  dall'erudito  Big. Olivieri. 

Nella  XVI.  da  una  parte  all'  intorno  della  tetta  del 
Duca  fi  legge:  GVIDVSVBAL.  II.  VRBINI.  DVX.  IIIL, 
e  fotto  il  butto  una  cifra  compotta  delie  lettere  B  C  forfè 
indicanti  il  nome  del  Coniatore .  Neil'  altra  parimente  nel 
margine  fi  legge:  S.  RO.  ECL.  CAPITAN.  GENE.,  e  nel 
campo  fi  vedono  tre  mete  fopra  un  fol  piedeftallo,  in  cui 
vi  è  efprellb  1555)  e  fra  le  punte  delle  guglie  una  fafcia 
in  arco  con  la  parola  «WAAPETfìTATfì ,  eh'  era  l' im- 
prefa  del  Duca ,  come  fi  è  dimottrato  poc*  anzi  alla  pag.  ttf^; 
nell'efergo  vi  fono  le  lettere  PI.  indicanti  Tifaurum.  Ejfa 
è  d' argento  di  pefo  grani  31 2  ,  così  che  fi  potrebbe  giudicar 
più  tofto  medaglia ,  che  moneta ,  pur  tuttavia  eflcndo  il  co- 
nio aJlki  baiTo  u  credo  moneta.  Pro- 


1^2    .  CjUi  Momci'i.  bi  Cuid'Uimioò  H. 


DILLA  ROVBRB  V.  DuCA  Oì'UrBINO  CaP.  IV.       IpJ 

Profeguì  in  feguito  il  Duca  a  far  coniare  le  proprie 
monete  allo  ftile  di  quelle  della  Zecca  di  Roma ,  poi* 
che  undici  anni  dopo ,  in  occafione  di  levare  la  Zecca  ad 
un  certo  Campi ,  che  la  teneva  in  affitto ,  la  concefle  a 
Bartolomeo  Mancini  da  Pefaro  per  cinque  anni  y  con  pat* 
to  che  dovefle  coniare  ìf^ezzi  Paoli  y  Paoli  y  da  tre  Paoli  y  e 
Scudi  d'  oro  della  ftefla  bontà,  e  pefo  che  avefle  battuto 
la  Zecca  di  Roma ,  come  impariamo  dai  Capitoli  y  che  in 
apprefTo  riferirò .  Da  tali  Capitoli  parimente  rilevafi ,  che 
oltre  V  indicate  monete  eguali  nel  pefo ,  e  lega  a  quelle 
di  Roma ,  fu  data  facoltà  al  Zecchiero  di  coniarne  di  di* 
verfo  valore,  e  lega,  cioè  dei  ferzi  di  Giulj  da  14  quat'^ 
trini  y  Bolognini  da  fette  y  e  Soldi  da  tre  quattrini  y  ma  CQtt 
efprefTa  condizione,  che  in  proporzione  conteneflero  il 
medefìmo  intrinfeco. 

A  dì  primo  Gennaro  1557.    In  Pefaro. 

Volendo  il  Sfg.  Duca  lllufirifftmo  condurre  nella  Zecca  d& 
Pefaro  nuo'vo  Zecchiero  àt  ìn'vitato  a  far  la  mia  offerta ,  mi 
fon  restretto  a  far  r  ultimo  Calculo  .  Intendendo  ncn^volerad* 
dimandar  detta  Zecca  a  concorrentia  del  Campi  y  al  quale  da 
loco  come  ad  amico .  E  quando  lui  fia  in  confiderazione  di  ref* 
ferma ,  non  'voglio  la  mia  Jia  fer  fatta  altrimenti .  quando  fia 
fer  dar  fi  ad  ogni  altro  ^  addimando  r  offer^vanza  delli  capitoli 
infrafcritti .  E  prima 

I  Che  la  Zecca  fia  conceffa  per  anni  cinque  continui  ;  e 
che  in  tal  tempo  non  fia  lecito  di  aprìrfi  altra  Zecca  nel  Sta^ 
to  di  Sua  Eccellenza  ne  monetarfi  in  alchun  modo  • 

1  Che  in  detto  tempo  fi  pofci  monetar  argenti  fenza  al^ 
cbuna  limitazione ,  a  bontà ,  e  pefo  di  Roma ,  e  in  cafo  che 
quella  Zecca  mutaffe ,  fé  debba  feguir  la  mutazione  in  crefce^ 
re  0  diminuir ,  facendo  fempre  quel  medefimo  che  farà  Roma  • 

3  Che  in  detta  Zecca  fi  batteranno  Paoli ,  mezo  paoli , 
e  da  tre  paoli  a  una  lega  medefima .  Ma  terzi  di  giuli  da  14. 
quatriniy  bolognìni  da  feitéy  e  foldi  da  tre  quatrini  fendo  dì 
warie  leghe  fé  deffalcano  a  modo  di  Roma;  di  modo  che  l*  ar^ 
gento  y  che  audarà  in  effe  tre  forti  afcendìno  a  quel  'valore . 

4  Debba  effere  in  arbitrio  del  Zecchiero  di  ca^ar  di  tempo 
in  tempo  quelle  forti  y  e  quantità  di  monete  lì  tornaffe  più  comoao% 
P.II.  Bb  S  ^^^ 


194       Dbllb  Monhtb  di  Guid*  Ubaldo  11* 

5  Ter  la  gran  penuria  e  frex>%i  delU  ori  ^  non  Jt  potendo 
il  Zecchiero  falcare  in  alchun  modo  nel  battere  Scudi  al  mo^ 
do  di  Roma ,  do^e  fer  tal  mancamento  non  fé  ne  batte  ,  o've^ 
ro  fé  ne  batte  fochifpmì  yfe  obbliga  batter  Scudi  fei  millia  fer 
anno  ,  'valutandoli  fero  Sua  Eccellenza  un  bolognino  fiù  fer 
Scudo  de  Ili  altri  Scudi  d^  oro  correnti  ^  come  fanno  molte  Cip- 
tà .  //  che  caufarà  che  non  anderanno  guajli ,  come  fi  "vede  ef- 
fpre  feguito  nelle  battute  f  affate ,  e  promette  di  fare  ogni  o^era  y 
non  fi  perdendo ,  che  fi  batti  la  fomma  di  Scudi  dieci  y^ìllta . 

6  Dando  alchuno  ori  in  Zecca  fer  far  Scudi  fer  f/40  con* 
to  y  fi  debba  ricevere  e  far  battere  a  tutte  fpefe  ordinàrie  di 
€olui  che  darà  /'  oro .  E  ferchè  fer  la  ff^fa  di  fondere  e  fro^ 
n)ifione  non  hahhia  a  dar  al  Zecchiero  fin  di  un  bolognino  fer 
Scudo  e  fia  lecito  a  ciafcuno  fortar  ori  in  Zecca  fotta  ([ueìla 
€ondiziane. 

7  Che  nel  faffar  che  faranno  li  So  frananti  di  Zecca  le 
monete  coti  detti  habbino  ad  attenerfi  alli  medefimi  modi  Ó* 
ordini ,  che  fé  offeriva  nel  trarre  di  Zecca  de  Roma  • 

8  Ter  fagamento  e  fer  ogni  emolumento ,  che  fi  affetta^ 
fé  darfi  dal  Zecchiero  a  Sua  Eccellenza  fer  fare  detta  Zecca 
fer  conto  delli  argenti y  fromette  darli  Scudi  trecento  d'  oro 
fer  anno  fino  alla  battuta  di  Scudi  cento  cinquanta  millia  d* 
tro  0  batterli  y  o  non .  e  fé  la  moneta  battuta  f  afferà  la  det^ 
ta  f$mma  di  Scudi  i  j  o  millia  in  tal  cafo  fromette  di  dare  a 
Sua  Eccellenza  li  Scudi  ^oo  detti  ^  Scudi  tre  d*  oro  fer  mil^ 
le  d^  oro  di  quella  fomma  che  faffarà ,  ma  fer  quel  manco 
hatteffe  fagare  al  fermo  Scudi  7^00  d^  oro  fer  ciascuno  anno. 

9  Quando  li  Paoli  0  quelli  da  tre  faoli  ha^vejfero ,  come 
dewono  el  fuo  corfo  in  Roma  al  fari  di  quelli  dìRoma^^fa* 
rimente  correffero  nel  Stato  della  Chiefa  circonvicino ,  fromet^ 
te  fagare  fer  quel  temfo  faranno  ffendibili  Scudi  cinquanta 
d'  oro  fer  anno  ^fino  che  fi  f fenderanno  ,  e  quefto  oltre  li  Scu^ 
di  300  fermi  nel  fofrafcritto  Ca f itolo  ^ 

10  Terchè  le  tratte  de  grani ^  che  fi  ca^vano  da  Siniga^ 
glia  y  e  nel  Stato  di  Sua  Eccellenza  dariano  gran  ffazzo  a 
queBe  monete  nel  fagar  ditti  grani  di  quejle  monete  ,  e  fot 
riceverli  con  bone  lettere  di  Cambio  fer  Venetia  a  ufo  le  va^ 
Iute  a f  unto  ^  il  che  caufarid  el  monetar  tanta  maggiore ,  Po» 

$ria^ 


DILLA  Roveri  V.  Duca  d'Urbino  Gap.  IV.    19$ 

frìano  quelli  che  haranno  a  comprar  granì  fer  condurre  in  Ve* 
netta  0  ahro've  uhltgarfi  malerfi  nelle  dette  compre  di  queSfe 
monete  di  Zecca ,  facendo  lettere  al  Zeccherò  di  dar  la  giuBà 
waluta  iu  Venetia  0  altri  loghi ,  che  quando  quefto  feguirà ,  fro* 
mette  detto  Zecchiero  pagar  a  Sua  Eccellenza  per  tal  commo^ 
do  e  fpazzo  Scudi  cento  cinquanta  d'  oro  per  anno  ^  perhà 
quando  dette  tratte  e  remejfe  non  Jtano  di  manca  fomma  di 
Scudi  ottanta  milita  ^  in  fino  a  cento  millia  Scudi ,  e  fendo 
manca  fomma  di  Scudi  80  millia  fi  paghi  per  ratta  di  90  mil* 
Ha  &  ejfendo  di  più  di  100  millia  pagharà  per  rata   delli  90 

millia . 

1 1  Che  fia  lecito  al  Zecchiero  e  fua  famiglia ,  mini ff ri ,  r 
operarij  di  detta  Zecca  portar  honeflamente  le  arme ,  come  ogn* 
altro  pre'velegiato  j  quah  fé  daranno  tutti  in  nota  alli  Signori 
Auditori . 

1 2  Che  nella  Zecca  e  fuoi  luoghi  non  fi  pofftno  far  efecu^ 
zioni  per  debiti  Ci'vili  contra  alguno  che  efercitarà  detta  Zec^ 
cay  0  fuoi  operarij  fenza  licenza  delli  Signori  Auditori . 

1 3  iS*^  obliga  non  cannar  de  Zecca  mfciuna  forta  di  mone^ 
ta  d  *  oro  od*  argento ,  ne  di  rame ,  fé  prima  non  fono  ffate 
resiste  e  paffate  dalli  Soprastanti ,  e  Saggiatori  depputati  dd 
Sua  Eccellenza  in  arbitrio  de  quali  di  poter  fare  ogni  prow^ 

fionijche  par  effe  a  loro  ne  e  e ff art  a  perche  non  Ji  commetti  fratta 
de y per  ojfer'vanza  delli  prefenti  Capitoli. 

Io  Bartolomeo  Mancini  da  Pefaro  conduttiero  di  detta  Zec^ 
ca  prometto  e  obligo  alla  offer^vanza  di  tutti  li  foprafcritti  Ca* 
pitoli  di  mia  propria  mano . 

Io  Agnolo  Cwvallo  da  Ugubio  Maffro  di  Cafa  di  Sua  Ec* 
eellentia  prometto  &  afermo  quanto  ne  li  prefenti  Capitoli  fi 
contiene . 

Li  da  tre  Taoliy  che  Tefloni  prefentemente  (ì  chiama^ 
no  5  dovevano  pefare  grani  202  \  y  ma  una  moneta  di  tal 
pefo  o  non  fu  mai  battuta^  o  non  è  a  mia  notizia  « 

Gli  Scudi  d' Oro ,  che  doveva  formare  della  ftefla 
bontà  ài  quelli  di  Roma  y  acciò  che  non  aveiTe  perdita  ^ 
a  motivo  della  fcarfezza  dell'oro,  gli  fu  permeflbdi  pò* 
terli  fpendere  ad  un  bolognino  di  più  di  quello,  che  fu 
ordinato  nel  bando  deri54^,  die  fu  di  undici  Giulj  per 

Bb  i  ogni 


L 


f, 


tgó       Delle  Monete  di  Guid*  Ubaldo  IL 

ogni  feudo  ;   ma   non  profeguirono   molto   tempo   in  tal 
valore,   poiché  nove  anni  dopo  gli  trovo  aumentati  agli 
undici  Paoli ,  ed  un  Groflb ,  come  fi  ha  da'  rogiti  di  Gia- 
como Armani  Notario  di  Gubbio  fotto  li  2  Gennaro  1565 
Cermanus  q.  Bernardini  Jacobi  de  Buranif  de  Monte  Feretrano 
€onfejfu5^   &  contenìuf  ejfe  legttimum   dehitorem   Vincentii  q. 
Jacobi  de  Stilano   Ci^is  Eugubini  fumme  Scutorum  trefdecim 
auri  de  paulis  undecim  faulorum  fro  quolibet  Scuto   auri    ist 
unius  Grojfi .   Due   di   quefti  Scudi  d*oro  diverfi  fra  loro 
ho  veduti ,  i   cui   difegni  fono  delineati  al  num.  XVII.  ^ 
e  XVIII.    Il  primo  lo  ho  prefo  da  una  tariffa  di  monete 
pubblicata  in  Venezia  li  17  Marzo  15^4,   ed   il  fecondo 
mi  è  ftato  favorito  dal  Sig.  D.  Vincenzo  Bellini ,   di  cui 
iù  fiate  fi  è  fatta   degna   menzione .   Nella   prima   parte 
ì  vede  r  arme  del  Duca ,  che  occupa  tutto  il  campo  del- 
la moneta,   e  all'intorno:  GVI.  VBALDVS  IL  VRBINI 
DVX  •   Neir  oppofta  fi  olferva  la  figura  dell'  Imperatrice 
S.  Elena  in  atto  di  foftenere  la  Croce,   e  nel  margine  il 
motto  :  INVENIMUS  SIGNVM  VICTORIiE  • 

Delle  monete  poi  chiamate  ter%i  di  Giulj  del  valore 
di  14  quattrini,  che  dovevano  eflere  di  minore  bontà  de* 
fuddetti  Giulj ,  non  mi  è  riufcito  poterne  vedere  alcuna , 
che  creder  fi  poifa  di  un  tal  valore  • 

I  Bolognini  del  valore  di  fette  quattrini  erano  i  Bo- 
lognini vecchj ,  i  quali  fino  dal  tempo  di  Lorenzo  Medi- 
ci  furono  così  valutati .  Ma  sì  di  quefti ,  che  de'  Soldi 
da  tre  quattrini ,  ne  parlerò  in  appreflTo  • 

Poco  prima  dell'anno  1558  ufcirono  dalla  Zecca  di 
Pefaro  quelle  monete  ,  che  hanno  impreflfo  qualche  fegno 
dell'  Ordine  del  Tofon  d' Oro ,  perchè ,  come  diflì ,  fi 
carede ,  che  in  tal  anno  fofle  dall'  Imperatore  Carlo  V* 
creato  Cavaliere  di  sì  ragguardevole  ordine  •  Una  di  tai 
monete  ,  e  probabilmente  la  prima ,  fu  quella ,  che  fi  vede 
delineata  fotto  il  num.  XIX.  poflfeduta  dal  Sig.  Olivieri^ 
eh'  è  d'  argento  ,  cred'  io  del  valore  di  nove  Grofli ,  per 
eflTer  fimilo  ad  altra  moneta ,  che  ha  impreifa  l' indicazio* 
ne  di  tal  valore .  Occupa  il  diritto  lo  feudo  dell'  arme 
del  Duca  attorniato  dalia  collana  dell'Ordine  del  Tofoo 

d'Oxo 


» 


\ 

\ 


r, 


DILLA  RovBRB  V.  Duca  d* Urbino  Caf.  IV.   1^7 

d' Oro  fatta  a  fucile  con  la  pietra  focaja ,  dalla  quale 
pende  il  velo  d*oro,  o  veramente  il  montone  figurato, 
o  pel  velo  di  Giafone  portato  dfigli  Argonauti  y,  o  vera- 
mente  pel  velo  di  Gedeone ,  come  fi  fa  palefe  nel  libro 
de*  Giudici  (168);  fopra  lo  Scudo  fi  veggono  dentro  alla 
corona  le  tre  guglie,  o  fieno  mete,  e  nel  margine  GVI- 
DVS  VBALDVS  IL  VRBINI  DVX  IIIL  11  rovefcio  rap- 
refenta  la  figura  di  S.  Andrea  in  atto  di  foftenere  con 
a  deilra  la  croce ,  avendo  nella  finiftra  un  libro ,  e  ali* 
intorno  T  epigrafe  S.  AND.  P.  TE  RECIPIAT.  QVI  P. 
TE  ME  REDEMIT ,  parole  che  dirette  alla  croce  fonò 
attribuite  a  S.  Andrea  ftelTo  protettore  dell*  ordine ,  fic- 
come  lo  era  della  Cafa  di  Borgogna  » 

Più  chiare ,  e  convincenti  prove  dei  feguenti  docu^^ 
menti  non  fi  può  addurre  per  dimoftrare ,  che  allorquan- 
do le  monete  minute ,  tanto  di  lega ,  che  di  rame  non 
fiino  in  uno  Stato  regolate  in  proporzione  del  k>ro  in- 
trinfeco ,  e  che  la  quantità  non  ecceda  il  bifogno ,  ap« 
portano  fempre  grandiffimo  danno  al  Commeccio ,  perchè 
coir  introduzione  di  efle  fi  eftrae  le  migliori  valute,  che 
vi  abbia ,  e  così  rimane  fprovvifto  delle  monete  reali  trop'» 
pò  neceffarie  al  Commercio,  o  pure  fi  trova  in  neceflìtà 
di  doverle  apprezzare  maggiormente  per  averk>  il  che 
produce  poi  i  alterazione  de*  prezzi  di  tutte  le  robbe ,, 
che  alla  giornata  occorrono,  oltre  gli  altri  mali,  che  da 
ciò  ne  derivano.  Bflendofi  per  tanto  nel  1562  abufiva- 
mente  introdotto  nello  Stato  gran  quantità  di  quattrini, 
che  apportavano  grave  difordine  al  Commercio ,  e  volen- 
dovi il  Duca  prontamente  porvi  riparo,  perchè  il  male 
non  s*  innoltraflc  ,  avanzò  premurofiffime  inftanze  alla  Cor* 
te  di  Roma  ,  acciò  fi  dafle  V  opportuno  provvedimento  ; 
ma  venendo  ciò  diflFerito,  per  meno  male  prefe  per  efpe- 
diente  di  diminuire  il  valore  eftrinfeco  ai  detri  qiuattrini 
con  danno  di  un  fetfimo  di  chi  li  pofTedeva  ,  perchè  fe-^ 
ce  ordinare ,  che  dove  prima  fette  quattrini  componevano 
il  Bolognino ,  per  V  avvenire  fé  ne  dovefie  dare  otto  per 
Bolognino  vecchio  ^   e^  cinquanta  per  Giulio ,   o   Paolo 

(  come 


/-N 


ipS       Dblib  Mombtb  di  Guid*  Ubaldo  n. 

(  come  vagliono  prefentemente  ) ,  come  rilevafi  dal  fe« 
guente  Bando  diretto  alla  Comunità  di  Gubbio  in  data 
dei  10*  di  Giugno  i56>  (169). 

J^endo  ^veduto  V  Ulnari fftmo  ^ist  lB.c e ellenttjftmo  Sig*  Du^ 
ca  d^  Vrhino  Prefetto  di  Roma  il  gran  disordine  ^  che  ha  cau^ 
fato  l  '  cjferfi  ridutto  molta  /juàntità  di  quatrirri  in  queBo  Sta* 
to  fer  non  fé  effendere  nell'  altre  Pro'vincie  fecondo  il  ^valore 
della  lor  battuta .  Ni>n  perchè  non  fieno  honiffimi  di  njintidoi  dt^ 
nari  d^  argento  ter  libra  ^  onde  ne  fegue  il  di f or  dine  ^  e  confu^ 

conn>icini  fer  la  difformità  di  effa  <valuta  fd 
lognino  di  fei  quattrini ,  altri  di  otto ,  e  tfuì  nel  fuo  Stato  di 
fette.  Et  adendo  Sua-Éttellenza  llluflrifftma  procurato  prima  J 

per  la  'via  di  Roma  con  ogn*  iflanza ,  che  per  il  giufto  fi  do* 
^ejfe  dare  opportuno  rimedio  :  dowe  wifio  ,  che  la  prowifione 
n)eni'va  talmente  differita ,  che  apportala  ogni  dì  più  maggior 
pregiudizio  a*fuoi  Sudditi  per  l  '  alterazione  de  prezzai  di  tut* 
te  le  robe ,  éhe  alla  giornata  occorrono  comprare  .  Fero  per  mt^ 
no  male  s*  è  rifoluta  determinare  tal  intereffe  colla  prefente  lih 
mitazione^  e  dichiarazione  ,  eh'  ì  di  notificare  ^  e  comandare  per 
il  prefente  pubblico  Bando  a  tutti  di  qualfifia  Siato ,  grado ,  e 
condizione  ,  che  debbano  da  queBo  in  poi  f pender  ciafcuna  for* 
te  di  éjuatrini  tanto  battuti  alla  Zecca  di  Sua  Eccellenza ,  quan* 
to  di  qualfiwoglia  altra  Zecca  a  ragione  dì  otto  per  bolognino 
^vecchio ,  &  cinquanta  per  giulio  della  fua  Zecca  per  paolo  di 
Roma .  Non  intendendo  però ,  che  li  quatrinì  banditi  per  pri- 
mo fi  debbino  per  modo  alcuno  fpendere  fecondo  la  'valuta  di 
quelli  del  fuo  Stato  ,  ma  che  li  f oidi  dell'  ifteffa  Zecca  reflino 
nella  saluta  loro  come  prima  a  fette  al  grojfo .  Aggiungendo 
€he  fé  alcuno  ardirà  fpenderli  0  riceverli  contro  detta  limita* 
zione  cafcbi  in  pena  della  perdita  di  effa  moneta ,  e  di  fiorini 
dieci  per  n)olta . 

Con  tutto ,  che  il  Duca  facefle  battere  dei  quattrini 
folamente  dopo  Tanno  1558,  poiché  con  altro  impronto 
diverfo  dai  feguenti  non  ne  ho  veduti ,  fa  d*  uopo  crede* 
re,  che  ne  facefle  battere  più  del  proprio  bifogiio ,  giac- 

_  che 

{1^9)  Lib»  Re^  ab  anno  x5^o«  ufq.  ad  i^6y.  pag.  j^. 


DBLXA  ROVBRE  V-  DuCA  D*UrB1N0  Caf.  IV»     I99 

che  molti  fé  ne  trovano  anche  a  giorni  noftri.  Quattro 
di  quefti  quattrini ,  che  fi  diflerodel  Vafoy,  fi  trovano  in- 
tagliati fotto  il  num.  XX.  XXL  XXIL^  e  XXIIL  Nei 
primi  due  da  una  parte  vi  fono  le  iniziali  del  nome 
del  Duca  G.  V.  IL  lotto  una  corona ,  e  neir  altra  un 
vafo  di  fiamme  rovefciato ,  credo  per  ignoranza  de*  Scul- 
tori ^  in  vece  di  rapprefentare  la  pietra  focaia ,  ed  il  fo« 
Cile  sfavillante  del  Tofone,  che  fignifica  ^  fecondo  il  Ver* 
gara  (170),  la  guerra  tra  due  Potenze  egualmente  forti  ^ 
che  fi  confumano  >  e  ruinano  V  una  >  e  T  altra ,  e  1  fuo« 
co 9  che  n'efce  dinota  il  danno ^  che  ne  rifulta  agli  altri. 
Negli  altri  due  fi  legge  nel  primo  campo  :  GVID.  VB  A» 
IL ,  o  pure  :  GVL  VB A.  IL  VRB.  DVX- 

I  due  feguenti  fegnati  XXIV ,  e  XXV.  >  benché  C\t* 
no  affai  più  piccoli  di  circonferenza  dei  quattro  antece* 
denti ,  e  che  creder  fi  poteflTero  due  mezzi  quattrini ,  il 
pefo  di  efli,  eh' è  di  grani  io  ^  non  dk  luogo  ad  aflFer* 
marlo  :  perciò  bifogna  più  tofto  fupporli  efli  pure  quat- 
trini ,  ma  ufciti  dalla  Zecca  negli  ultimi  anni  del  Duca  y 
in  cui  faceife  diminuirne  il  pefo  •  La  bontà  di  tali  mo« 
nete  era  di  h)entidoi  dinari  d' argento^  fer  libbra  >  come  ri- 
traefi  dal  fuddetto  Bando  >  e  perciò  pefando  ciafcun  dei 
quattro  primi  di  effi  granii}  traboccanti,  ogni  uno  con-- 
teneva grani  i  circa  d'argento,  e  li  di  rame - 

Quali  le  monete  di  cotefto  Duca  foflero  i  Bolognini 
vecchj  ,  che  il  fuddetto  Bando  da*  fette  quattrini  accrefce 
agli  otto  non  faprei  dirlo  ^  perchè  fra  le  mohete  da  me 
riportate  niuna  ne  trovo  ^  che  riputar  fi^  pofla  di  un  tal 
valore  .  Ho  bensì  veduto  preflb  il  Sig*^  Antonio  Mala-, 
guti  Bolognefe  una  moneta  d'argento  di  pefo  grani  36 
del  valore  di  quattro  -  bolognini  vecchj ,  <:ioè  di  3 1  quat-» 
trini ,.  poiché  ce  lo  afficura  la  leggenda  poftai  nel  rove« 
fcio  dentro  ad  una  corona  di  foglie  di  quercia  :  MONE* 
DA  IIII.  BÓLOGN.  VEC  avendo  nel  diritto  un'Aquila 
con  la  corona  in  tefta  ,  e  air  intorno:  GVL  VBALDVS 
II.  VRBlNI  DVX  IIIL  come  fi  può  rifcontrare  nel  dife* 

•  -  ♦ 

'       (170)  AfMMf»  M  kegmo  dt  Kspoli  pag..  iiS»  iottQ  k  ipicgsoiofiC  di  unau  m^ 
oei»  di  Carlo  V»  eoa  ùaùi  roveiÌBio  » 


loo        Dells  Monete  di  Guid*  Ubaldo  II. 

gno  di  efla  fotte  il  num.  XXVI.  Altra  poco  diverfa  da 
quefta  fi  trova  nel  mufeo  Ferrarefe  j  ma  %  sì  picciola  la 
differenza  fra  coteftc  due  monete  ,  che  non  merita  ^  che 
fé  ne  rapprefenri  il  tipo  di  quefta  ancora. 

L* altra  moneta  d'argento  fegnata  XXVII. ,  per  efler 
dello  fteflb  pefo  della  fuddetta  la  reputo  del  medefimo 
valore  di  quattro  Bolognini  vecchj .  Nel  primo  campo  fi 
vede  un  vafo  di  fiamme  rovcfciato,  e  nel  margine  le  pa- 
parole:  GVI.  VBALDVS  li.  VRBINI  DVX  IIII.  Neil* 
oppofto  fi  oflerva  la  figura  di  S.  Girolamo  con  un  ginoc- 
chio a  terra  in  atto  di  pregare  ardentemente  il  Crocefif- 
foj  che  ftringc  nella  finiftra:  a  piedi  vi  è  il  Leone,  ed  il 
Capello  Cardinalizio  con  l'epigrafe  air  intorno  S.  HIE* 
RONlMVS  INTERCES .  Efiftc  nel  Mufeo  del  Granduca 
di  Tofcana,  ed  in  quello  del  Sig.  Olivieri. 

Le  due  feguenti  fegnate  num.  XXVIII.,  e  XXIX. 
per  lungo  tempo  le  ho  credute  del  valore  di  un  bolo- 
gnino  vecchio,  ma  l'aver  ritrovato  la  prima  preflb  il  Za* 
netti  di  pefo  grani  12,  il  qual  pefo  corrifponde  alla  ter- 
za  parte  della  moneta  da  quattro  bolognini  vecchj  mi 
ha  fatto  mutar  parere ,  e  fupporla  più  tofto  calante  ^  ma 
del  valore  di  due  bolognini  •  Hanno  nel  diritto  lo  fteflb , 
che  nella  precedente,  ma  nel  rovefcio  fi  vede  la  figura 
di  S.  Terenzio  in  abito  di  un  Soldato  con  la  palma  nella 
deftra  mano ,  e  colla  finiftra  foftenta  la  Città  di  Pefaro , 
dì  cui  è  Protettore  :  e  all'  intorno  in  una  fi  legge  S.  TE- 
HENTIVS  PISAVREN. ,  e  nell'  altra  :  S.  TERENTIVS 
PISAVRI.  M,.  Altra  ne  ho  veduta,  nella  quale  fotto  il 
vafo  fi  Vede  la  lettera  P  ijciiziale^  che  convien  credere, 
come  altrove  avvertj ,  efprijnente  il  nome  dell'  Artefice . 

Col  fuddetto  Bando  nA»  fu  però  provveduto  a  tutto 
ciò^  che  faceva  d'uopo,  perchè  non  avendo  in  propor- 
zione de' quattrini  diminuito  il  valore  de^foldi,  quindi 
è,  che  Quefti  cwno  apprezzati  più  del  dovere,  e  perciò 
dopo  tal  Bando ^  fé  il  Duca  non  vi  accorreva  ben  fubito 
con  ordinare  la  riduzione  anche  di  quefti  in  maniera, 
che  dove  prima  fette  fé  ne  computavano  per  un  Groflb  > 
jper  l'avvenire  H  doveflero  fpeii<ipjc  in  ragione  di  otto, 

fé 


DELLA  ROVSRB  V.  DuCA  d'UrBINO  C  A?,  IV.     lOt 

fé  ne  farebbe  introdotto  tal  quantità  iiello  Stato  ,  che  avreb^ 
be  recato  un  notabiliflimo  detrimento  al  Commercio  ;  a  fine 
dunque  d' itnpedire  tal  difordine,  alli  27  di  detto  mefe 
fece  pubblicare  altro  Bando  del  tenor  feguente  (171). 

Adendo  l  '  Illuftrijjìmo ,  ed  Eccellentijfimo  Sig.  Dtica  d  '  t/r- 
hino  Frefetto  di  Roma  nel  Bando  ultimamente  fatto  /opra  li 
anatrini  rìfer'vato ,  che  li  foldi  corre jfero  alla  fua  prima  ^valuta 
di  fette  al  groffo  fer  effere  ancora  honifflmi ,  e  di  lega  ^  e  di 
tefo ,  come  fono  anco  li  quatrini  non  credendo ,  che  queflo  fo* 
teffe  far  difordine  alcuno  effendo  di  quantità  minore  ,  /*  è  fot 
ceduto  ,  che  fer  la  malizia  di  altrt  ne  fuccedcva  non  poco 
danno  y  che  molti  aiìendo  folo  V  occhio  al  prof  rio  guadagno  lo^ 
ro  y  e  non  all'  intere ffe  pubblico  ,  ne  fanno  condurre  nello  Sta^ 
to  tanta  quantità  ,  che  potrebbe  impedire  il  benefìzio  uni'ver^ 
fale  di  tutto  il  detto  Stato ,  al  che  Sua  Eccellenza  fopra  le 
altre  cofe  ha  la  mira  .  E  perciò  per  il  prefente  pubblico  Ban-- 
do  ordina ,  'vuole  y  e  comanda  che  da  ora  innanti  anco  li  fol^ 
di  'vadino  alla  medejtma  saluta  delli  quatrini  y  cioè  otto  per 
ciafchedun  Groffo  ,  a  detta  ragione  fi  piglino  y  &  fc  fpendino 
in  ciafcun  pagamento.  Tutte  le  ^venditeyche  occorrerà  f^^fi^^ 
che  fino  a  ora  fi  fieno  fatte  y  0  no  y  altrimente  fotto  quelle  pe^ 
ne  da  incorrerfi  per  li  contrafacienti ,  che  fi  contengono  nel 
predetto  Bando  fatto  nelli  giorni  paffati  fopra  li  quatrini  y  € 
altre  pene ,  che  fi  rifer^vono  ad  arbitrio  di  Sua  Eccellenza  • 

1  Soldi  y{ìm\\\  ai  Bajochetti  y  del  valore  di  tre  quat- 
trini r  uno ,  otto  richiedevanfì  dunque  per  un  Groflb  • 
Erano  quefti  quelle  monetelle,  che  fi  veggono  delineate  al 
num.  XXX.  XXXL  XXXII. ,  e  XXXIIL,  di  pefo  gra- 
ni IO,  ma  di  argento  con  lega,  la  cui  quantità  non  mi  è 
nota .  Nel  diritto  dei  primi  due  fi  vedono  nel  campo  fotto 
una  corona  le  lettere  G.  V.  iniziali  del  nome  del  Duca ,  e 
nel  margine  VRBINI  DVX  IIII.  Nel  rovefcio  all'  intorno 
di  un'Aquila  fpiegata  la  leggenda  :  GVIDVS  VBALDVS  II. 
Gli  altri  due  portano  da  una  parte  tre  piramidi,  o  guglie, 
con  le  lettere  :  GVIDVSVBALDVS.il.  Dall' altra  efpre (fa 
più  a  dovere  la  pietra  focaja ,  e  focile,  che  mandano  gran 
quantità  di  faville ,  con  le  parole  :  VRBlNI  DVX  IIII. 
F.II.  Ce  Altre 


(17O  Libro  delle  Riforme  dell'anno  15^1.  pag.  58. 


m 


202       Deih  Monete  di  Goid'Ueiido  II. 


DBLLA  ROVHRB  V.  DUCA  D*  URBINO  Cap.  IV.    20  J 

-  Altre  monete  rimangono  a  fpiegarfi ,  delle  quali  non 
è  facile  r  indicare  il  tempo  precilo  ,  in  cui  ufcirono  dalla 
Zecca  •  Ciò  fu  certamente  negli  ultimi  anni  del  governo 
del  Duca ,  perchè  la  forma  del  conio  è  affai  diverfa  dalle 
precedenti ,  e  da  quanto  fi  prescrive  ne"  dianzi  allegati  do^ 
cumenti  •  Effendofi  in  Italia  circa  il  principio  del  Secolo 
decimofefto  accresciuta  la  quantità  dell'  argento  per  la  Sco- 
perta deir  Indie  fi  cominciò  in  quafi  tutte  le  Zecche  a  far 
battere  monete  di  maggior  valore  di  quelle  fi  coftumava 
per  lo  paffato,  così  il  noilro  Duca  per  non  privare  i  fuoi 
Sudditi  del  vantaggio  di  avere  per  comodo  del  Commer- 
cio fimile  forra  di  monete ,  comandò  di  farne  coniare  anch* 
effo  non  inferiori  a  quelle  degli  altri  Principi  >  poiché 
volle,  che  in  effe  vi  foffe  l'indicazione  della  bontà,  ^ 
del  valore  di  effe  monete:  ftile  che  farebbe  flato ,  e  fareb- 
be tuttavia  defiderabile,  che  s' imitaffe  in  tutte  le  monete, 
perchè  in  tal  modo  farebbe  noto  a  chiunque  il  valore^ 
e  r  intrinfeco  di  effe ,  che  ora  è  duòpo  mendicarle  (  pey 
Io  più  in  damo)  negli  Anchivj  •:  Un  tal  metodo. fu  co* 
nofciuto  anche  dallo  Scaruffi  per  cofa  vantaggiofa  al  Com^ 
mercio,  e  perciò  nel  fuo  progetto  di  fere  la  Zecca  unl^ 
n)erfah ,  fu  da  effo  propofta  per  regola  neceffariiifima  da 
pratirarfi . 

Per  tanto  la  XXXIV.  moneta  d' argento  è  una  di 
Quelle  9'  che  ha  imprcffo  tali  note^  poiché  nel  rovefcio 
air  intorno  di  un'  Aquila  fpiegata ,  che  foftenta  lo  feudo 
della  famiglia  della  Rovere  fi  legge:  MONETA  DA 
CROSSI  XVIIL  LEGHE  X, ,  cioè ,  che  tal  moneta  vale- 
va dìèciotto  Groffi  y  ed  era  di  bontà  di  dieci  oncie  d*  ar-* 
gento  fina  per  libbra  )  confeguentemente  due  di  lega;  per 
tanto  effendo  la  moneta  di  pefo  grani  606  contiene  505 
grani  d'argento  fino ^  e  lai  di  rame,  fenza  ricorrete  a  i 
Saggiatoti ,  perchè  ne  faccino  if  faggio ,  né  agli  Archivj 
per  rilevarne  il  valore  per  cui  fu  battuta .  Efifte  quefla 
moneta  nel  Mufeo  di  S.  Salvatore  di  Bologna ,  ma  in 
lame  fatta,  fuor  di  dubbio,  per  prova. 

La  feguente  fegnata  XXXV.  del  pefo  di  grani  30} 
confervafi  nella  Raccolta  del  Granduca   di  Tofcana.  l\ 

Cq  1  dirit* 


204        Delle  Monete  di  Guid' Ubaldo  IL 

diritto  è  fimile  alla  precedente ,  cioè  ali*  intorno  del  bufto 
del  Duca  vi  è  la  leggenda:  GVIDVS  VBALDVS  li.  VR- 
BINI  DVX  mi.  Il  rovefcio  fi  aflbmiglia  al  diritto  di 
quella  riferita  fotto  il  num.  XIX.,  a  riferva  dell- inferi- 
2Ìone  eh*  è  la  feguente  :  MONETA  DA  GROSSI  VIIIL 
LEGH.  X. ,  cioè  la  metà  della  precedente  •  _ 

Quella  delineata  fotto  il  num.  XXXVI.  è  del  valore 
di  cinque  Groffi,  poiché  nel  rovefcio  dentro  ad  una  co- 
rona di  ghiande  fi  legge  :  MONE.  DA  GRÒ.  V.  Pefa 
grani   i66  f ,  e  fi  trova  preffo  il  Zanetti . 

La  XXXVII.  moneta  fimile  alla  precedente  pefa  fo-^ 
lamente  grani  ice ,  e  perciò  nel  rovefcio  vi  fono  le  pa* 
role  MONE.  DA  IIL  GRÒ.  Confervafi  da  quefto  Signor 
Marchefe  Galeotto  Galeotti . 

Se  oltre  le  fuddette  quattro  monete  con  T  indicazio- 
ne del  valore  vi  foiTe  anche  quella  da  due  Groffi,  e  da 
unGroiTo,  non  ho  argomento  di  aiferirlo ,  ma  è  ciò  pro- 
babile; poiché  negli  efpoili  Bandi  fi  fa  menzione  dei 
Groffi  •  Sino  all'anno  1542  fi  computava  detto  Grolfo 
quattrini  21,  dipoi  nel  1546  quattrini  22  ,  e  pofcia  fu 
aumentato  ai  24 ,  cioè  a  tre  bolognini  vecchj ,  quando^ 
il  mezzo  Giulio ,  o  fia  Paolo  (  che  prima  era  lo  Iteflfo  ), 
fu  valutato  25  :  perciò  dopo  tal  tempo  un  Groflb  valeva. 
un  quattrino   meno  dei   mezzi  Paoli . 

La  XXXVIII.  dimoftra  nel  primo  campo  un  Lion- 
corno  con  le  feguenti  lettere  nel  margine:  GVI.  VBAL* 
DVS  IL  VRBINI  DVX  IIIL  Neir  oppolto  è  rapprefen- 
tato  M.  V.  annunziata  dall'Angelo  Gabrielle  col  motto: 
GEN VISTI  QVI  TE  FECIT.  Pefa  quelta  moneta  d'ar- 
gento grani  1 1 2  ,  e  potrebbe  eflere  Itala  battuta  allorché 
fece  coniare  quella  al  num.  XIL 

La  fegnata  XXXIX.  ha  il  bufto  del  Duca  con  V  epi^. 
grafe  GVIDVS  VBAL.  IL  VRBINI  DVX  IIIL ,  e  le  let- 
tere B  C .  Neir  oppofta  parte  V  arme  del  Duca  col  mot- 
to :  IN  MEM.  ^TE.  ERIT  IVSTVS  ,  come  ne'  Paoli 
dianzi  fpiegati  alnum.  V.,  e  VL  Eflendo  ella,  per  quanta 
vengo  afficurato,  di  pefo  grani  282,  e  d'oro  di  doppia ^ 
corrifponde  alquanto  più  al  pefo  di  due  doppie  >.  cioè  di 

quat- 


DEILA  ROVFRE  V,  DUC A  D*  URBINO  CkV.  IV.     2O5  * 

quattro  feudi  d'oro.  Con  lo  ftelTa  conio  fli  coniata  anche 
in  argento ,  ma  non  mi  è  noto^  il  pefo .  Qoefte  due  mo 
nete ,  come  la  precedente ,  fi  conkrvano  nella  Raccolta^ 
di  S.  A.  R.    il  Granduca  di  Tofcana  • 

La  XL.  per  effer  di  rame  la  fuppongo  una  bizzarrìa 
de*  Zecchieri ,  con  aver  unito  il  diritto  del  conio  del  Du- 
cato d' oro  iegnato  num.  XV.  con  un'  altro  diritto  di 
una  di  quelle  monete  d'  argento  dette  Armellini ,  o  Voi- 
pette  i  e  perciò  non  bifogna  farne  cafo . 

Mi  refta  ora  a  dimollrare  perchè  ho  pofte  le  due  mo- 
nete fegnate  XLL,  e  XLII.  fra  quelle  di  quefto  Duca,, 
quando  non  hanno  verunfegno,  che  indichi ,  che  ad  eiTo 
appartengano  •  Della  prima  di  rame  con  piccola  porzione 
di  argento  ce  ne  alTicura  il  Padre  Zacconi ,  poiché  nella 
fua  Cronaca  così  lafciò  fcritto  :  „  Il  Sereniflimo  Guid* 
„  Ubaldo  ftampò  anco  altri  quattrini  nelle  nozze ,  e  fpo- 
5,  falizio  del  Sig.  Duca  Francefco  Maria  II.  quando  eh*  an^ 
,,  Cora  eflendo  Principe  fposò  la  lUuftriflìma  Signora  Don* 
,,  na  Lucretia  da  £fte  con  un  S.  Terentio  da  una  banda  ^ 
,,  e  dair  altra  un'  Aquila .  „  Ufcì  dunque  cotefta  moneta 
dalla  Zecca  di  Pefaro  nell'anno  1572,  poiché  in  tal  an- 
no feguì  lo  fpofalizio  di  eflb  Duca .  Nel  Mufeo  Olivieri 
fi  trova  una  fimil  moneta  anche  in  argento,  e  perciò  ef- 
fendo  il  rovefcio  fimile  alle  due  dianzi  defcritte  fotto  il 
num.  XXVIII. ,  e  XXIX.  é  facile  che  fofle  del  medefimo 
valore ..  Quella  é  quella  moneta  di  cui  alcuni  hanno  du- 
bitato ,  che  fofle  in  Pefaro  coniata  al  tempo  de'  Malate- 
fti ,  jna  con  le  dianzi  adotte  prove  farà  d*  uopo  che  mu* 
tino  idea,  e  che  gli  aflegnino  di  età  più  di  due  fecoli 
di  meno. 

Della  feconda  poi  d'argento  di  pefo  grani  5,  che 
efifte  nel  Mufeo  di  S.  Salvatore  di  Bologna  ,  non  ho  aU 
cuna  notizia  per  provarla  da  eflb  Duca  battuta;  ma  fol- 
tanto  la  mera  conghiettura  fondata  fopra  il  conio  di  efla, 
per  aver  da  una  parte  una  ghianda  dentro  ad  una  corona 
di  foglie  di  quercia  >  allufiva  all'  arme  della  famiglia  della: 
Rovere ,  e  la  maniera ,  e  forma  del  conio  ce  la  fa  cre- 
dere appartenente  ad  eflb  Duca»  Le  due  lettere  W  unite 

iiifie> 


2o6       Dellb  Mohetb  di  Goid*  Ubaido  n. 
infieme   pofte   dall'  altra   parte  non  faprei  indicare  cofa 
poflano   lignificare ,    perciò   le    lafcio    interpretare    agli 
Eruditi . 


FRAN. 


DbllbGbsta  DI  Franc.M.  II.  DELLA  Rovere  107 

FRANCESCO  MARIA  II.  DELLA  ROVERE  DUCA  VI. 

E  ULTIMO  D'  URBINO . 

Su  fodi  fondamenti  appoggiato  narrar  poiTo  con  verità 
le  memorie  di  Francesco  Maria  IL,  ultimo  rampollo 
delle  due  quanto  antiche,  altrettanto  illuftri  Famiglie  di 
Montefeltro,  e  della  Rovere,  mentre  fino  agli  anni  fuoi 
fenili  egli  medefimo  ci  lafciò  un  Compendio  della  di  lui 
Vira  delcritto,  e  continuato  pofcia  da  altro  Autore  con- 
temporaneo ,  e  della  Corte  del  medefimo  Duca ,  e  che 
fu  adoprato  in  molti  rilevanti  aflFari  dèlio  Stato  (172)  • 
Dirò  dunque ,  che  Francefco  Maria  ebbe  per  Padre  Guid* 
Ubaldo  II.  di  Montefeltro  della  Rovere  V.  Duca  d'  Ur- 
bino ,  e  per  Madre  Vittoria  Farnefe  SoreUa  d*  Ottavio 
Duca  di  Parma,  e  di  Piacenza.  Da  quefti  egli  nacque 
Tanno  di  noftra  falute  1549  alli  20  di  Febbrajo  in  Pefa« 
ro ,  ove  faceva  per  Io  più  foggiomo  tutta  la  Corte ,  e 
fii  battezzato  dal  Cardinale  Durante  de' Duranti  a  queffc* 
effetto  dal  Pontefice  Paolo  III.  fuo  Zio  mandato,  levan- 
dolo dal  Sagro  Fonte  in  nome  della  Repubblica  di  Ve- 
nezia Giacomo  Soranzo  •  Fu  allevato  nella  fua  infanzia 
come  conveniva  ad  un  Principe  del  fuo  grado ,  e  di  tre 
anni  fu  condotto  da'  Genitori  m  Venezia ,  effendo  in  quel 
tempo  il  Duca  Guid'  Ubaldo  Governatore  Generale  di 
tutte  r  Armi  di  quella  Signoria ,  e  d'  ordinario  dimorava 
in  Verona,  dove  fu  condotto  Francefco  Maria,  che  s'in* 
fermò  a  morte,  dalla  qual  malattìa  poi  rifanato,  fu  ri- 
condotto allo  Stato  Paterno ,  e  fecondo  che  veniva  ere- 
fcendo ,  fu  ammaeftrato  in  tutti  quegli  efercizj  sì  dell' 
animo,  come  del  corpo,  che  ad  un  fuo  pari  conveniva^ 
no.  Ebbe  per  fuo  Ajo  primieramente  Muzio  Giuftinopo- 

lita- 

(171)  Molte  Copie  ho  io  vedute  del  Compendio  della  Vita  di  Francefco  Ma« 
ria  II.  defcritra  da  lui  medefimo ,  Dna  delle  quali  è_jppreflb  il  Sig.  Cav.  Gio: 
Francefco  Semproni  Patrizio  d*  Urbino  ;  un'  altra  in  Cala  de'  Signori  Conti  Por- 
celli di  Carbonana;  e  in  Cafa  parimenti  de' Signori  Franciariiri,  ambedue  Fa- 
mi^ie  Nobili  di  Gubbio ,  e  in  tutte  tre  quefte  Copie ,  fimiliffime  fra  di  loro ,  è 
lenito  il  rimanente  della  Vita  dello  fteflb  Duca  Francefco  Maria  diftefo  da  An- 
tonio Donato  Nobile  Veneziano,  e  uno  de' GeiUiluomiiii  addetti  2I  fcrvigio  del 
pre&tto  Francefco  Maria  • 


5o8  Dbilb  Gesta  ©i  Franc.  M.  II.  dbila  Rovere 
litano ,  e  poi  Antonio  Galli  da  Urbino  ,  e  per  ultimo 
Girolamo  Simonetta  da  Cagli .  Per  Maeftri  di  Grammatica 
gli  furono  dati  Vincenzo  Bartoli  d'  Urbino ,  e  poi  Lo- 
dovico Corrado  da  Mantova  famofo  Letterato .  Dopo 
qualche  tempo  il  Duca  Guid'  Ubaldo ,  e  Giulio  detto  il 
Cardinale  d*  Urbino  fuo  Fratello  ,  fi  rifolvettero  d'  anda- 
re a  diporto  a  Venezia  nella  fefta  dell' Afcenfione  ,  e  vi 
conduflero  anche  Francefco  Maria ,  che  ivi  giunto  fu  be- 
niflimo  veduto ,  e  grandemente  accarezzato ,  eflendo  po- 
fto  nella  Compagnia ,  che  chiamavafi  della  Calza ,  che 
però  quel  tempo  ,  che  ivi  flette  ,  tenne  cafa  feparata  da 
quella  de'  fuoi  Padr« ,  e  Zio ,  facendo  molte ,  e  fontuofe 
fcfte .  Tornato  nel  proprio  Stato  ,  elTendo  già  Francefco 
Maria  di  anni  i5  vivamente  defide  rava  partirfene  dagli 
Stati  fuoi ,  e  girfene  altrove  per  vedere  le  Corti ,  ed  ap- 
prendere le  varie  coftumanze.  Si  adoprò  dunque  per  ot- 
tenere dal  Padre  tal  permiffione  ,  e  fpecialmente  bramava 
recarfi  all'  Imperatore  Maflìmiliano ,  che  allora  era  in 
guerra  col  Turco  .  Il  Padre  fi  determinò  di  compiacer- 
lo ,  ma  prima  volle  darne  parte  al  Re  Cattolico  Filip- 
po II. ,  al  fervizio  del  quale  fi  era  condotto ,  e  così  fcri- 
vendogliene  ebbe  per  rifpofta ,  che  lodava  il  penfiero , 
ma  che  prima  di  ogni  altra  cofa  vifitafle  la  Corte  fua ,  e 
vi  fi  fermaffe ,  dove  farebbe  ben  veduto ,  e  trattato  come  ^ 

proprio  figliuolo .  Sicché  facendo  d'  uopo  cangiar  penfie- 
ro  ,  dopo  eflerfi  in  quel  tempo  fatto  lo  fpofalizio  di  Don- 
na Ifabella  Sorella  fua  col  Principe  di  Bifignano ,  fui  fine 
dell'anno  1565  s'inviò  alla  volta  di  Spagna,  accompa- 
gnato da  molti  Cavalieri ,  e  particolarmente  dal  Conte 
Giufeppe  Francefco  Landriano ,  e  da  Pier'  Antonio  Lona- 
to .  Si  portò  dunque  primieramente  a  Ferrara ,  indi  a 
Mantova ,  dove  per  ordine  di  fuo  Padre  ,  che  in  quella 
Città  da  giovinetto  era  lungamente  ftato  ,  fi  fermò  da  1$ 
giorni ,  poi  intendendo ,  che  il  Duca  di  Parma  fuo  Zio 
era  in  quel  punto  ritornato  di  Fiandra,  fi  portò  a  Parma, 
indi  a  Genova ,  alloggiato  ivi  dal  Conte  Filippino  Do- 
ria ,  che  a  cagione  de^  Caftello  di  Safcorbaro  da  elfo  pof- 
feduto  era  in  qualche  guifa  fuo  Vaflalloi  ivi  fu  vifitato 

dalla 


Duca  VI.  b  ultimo  d'Urbino  Cab,  IV.      209 

dalla  Signoria ,  ed  accarezzato  grandemente ,  finché  s'  im« 
barcò  fulla  Galera  Capitana  dei  Duca  di  Savoja  coman* 
data  da  Monfignor  di  Leini  generale  ,  ed  a  tal  fine  da 
quel  Principe  mandata  a  Genova  con  un  altr'  armata  • 
Arrivò  in  Savona  antica  Patria  di  fua  famiglia  :  ed  ivi 
dalla  peflima  ftagione  fu  coftretto  a  trattenere  per  otto 
giorni  in  cafa  de'  Viger)  parimente  fuoi  Sudditi,  dove> 
per  elTer  tempo  di  Carnovale,  ogni  fera  vi  fu  trattenuto 
con  fefte  >  e  veglie  air  ufo  del  Paefe  •  Ritornò  poi ,  al* 
lorchè  il  Mare  lo  permife ,  a  navigare  ,  ed  in  pochi  gior* 
ni  di  felice  viaggio  giunfe  a  Palamos  nella  vecchia  Cata* 
logna ,  Fortezza  riguardevole ,  e  quivi  sbarcò ,  e  per  ter- 
ra giunfe  a  Barcellona,  dove  fece  la  maggior  parte  della 
Quarefima ,  dando  tempo ,  che  fé  gli  accommodaife  V  ap- 
lartamento  affcgnatoli  in  Corte .  Arrivò  nella  Settimana 
ianta  a  Madrid ,  e  fii  incontrato  da  tutta  la  Corte  ,  e 
da'  Grandi  di  Spagna ,  ed  in  particolare  dal  Marchefe  di 
Pefcara,  che  vi  fi  trovava  in  quel  tempo,  e  che  gli  usò 
molta  cortesìa ,  prendendofene  penfiero ,  come  ie  fofle 
ftato  proprio  figliuolo ,  d4  che  ne  nacque  quella  ftrettiffi- 
ma  amicizia  ,  che  fempre  fra  loro  conservarono  •  Il  fuo 
alloggiamento  fu  lo  fteflfò ,  eh'  ebbe  il  Principe  di  Tofcana 

})oco  prima  partito ,  ed  in  tutto  fu  fempre  trattato  come 
o  era  ftato  quel  Principe .  Il  dì  feguente  fii  a  far  rive- 
renza al  Re  ,  alla  Regina ,  al  Principe ,  alla  Principefla 
di  Portogallo,  ed  alli  due  Figliuoli  dell'Imperatore,  che 
in  quella  Corte  fi  allevavano ,  e  da  tutti  fii  ricevuto  mol-» 
to  cortefemente,  e  così  pure  dal  rimanente  della  Corte, 
dove  per  trenta  mefi  fi  trattenne ,  efercitandofi  in  tutti 
quei  più  nobili  ftudj  cavallerefchi ,  che  ivi  fi  facevano , 
forfè  più  che  in  altre  parti ,  armeggiando  a  pie ,  ed  a 
cavallo ,  e  tutto  quefto  colla  direzione  del  Marchefe  di 
Pefcara,  che  in  quel  tempo  era  tenuto  il  più  valente 
Maeftro  in  tal'  arti .  Seguitò  alle  Caccie  il  Principe  Don 
Carlo ,  che  affai  fpeifo  vi  andava ,  e  fu  trattato  da  lui 
continuamente  molto  famigliarmente  ;  ebbe  ancora  ftretta 
amicizia  con  Don  Giovanni  d' Auftria ,  che  pofcia  fu  fa- 
ìnofo  Capitano  sì  in  mare ,  come  in  terra .  Servì  Dame  ^ 
P.//.  Dd  e  fe^ 


?< 


/ 


no  Dbilb  Gbsta  di  Frakc*  M.  IL  delia  Roveri 

e  fefteggiò  fecondo  l*ufo  del  Paefe  allaGinetta,  nel  che  ^ 
gli  fu  Maeftro  Don  Pietro  Enriquez ,  poi  Conte  di  Fuen* 
tes  Generale  in  Fiandra ,  ed  in  altre  parti  di  affai  gran 
nome.  In  quel  tempo  cominciarono  i  rumori  in  Fiandra > 
per  eftinguere  i  quali  il  Re  deliberò  di  colà  portarfi ,  e 
ne  furono  perciò  fatte  molte  provvifioni ,   delle   quali  fu  f 

anche    in    confiderazione    Francefco    Maria ,    il    quale  in 
ueft'  occafione  defiderando  di  vedere  la  Francia ,  ne  chie^  ' 

e  licenza  al  Re  Filippo  mentre  eh'  egli  voleva  fare  il  fuo 
^viaggio  per  mare  ;  ma  gli  fu  negata  ,  dicendo  il  Re  di 
volerlo  feco .  Svanì  poi  detta  occafione  ,  e  forfè  con  non 
pìccolo  danno  del  Re ,  e  con  molto  difpiacere  di  effo 
Francefco  Maria .  Dopo  di  efferfi  trattenuto  due  anni ,  e 
mezzo   in   Spagna ,   elfendo   Francefco    Maria   richiamato  I 

dal  Padre  ,  che  voleva  accafarlo  per  effer  unico  Figliuo- 
lo ,  e  folo  fucceffore  negli  Stati  fuoi ,  fi  licenziò  con  buo- 
na grazia  del  Re,  e  di  tutti  i  Principi ,  e  Signori,  eh'  era- 
no preffo  il  Re  ,  e  poftofi  in  viaggio  per  la  via  di  Sara- 
gozza ,  arrivò  a  Barcellona ,  dove  fu  le  Galere  di  Sicilia 
s*  imbarcò  infieme  col  Marchefe  di  Pefcara ,  che  andava 
per  Vice-Re  in  quel  Regno ,  ed  ebbero  feliciffimo  viag- 
gio ,  arrivando  in  Genova  nello  fpazio  di  otto  giorni ,  ed 
alloggiò  in  cafa  di  Giovan  Andrea  Doria ,  col  quale  in 
Corte  aveva  fatta  ftretta  amicizia  :  fen  venne  poi  a  Mila- 
no 5  dove  flette  alcuni  giorni  per  vedere  quella  Città , 
nella  quale  ebbe  moltiffime  cortefie  ,  e  finezze ,  indi  fi 
trasferì  a  Piacenza ,  e  vifitò  Madama  d' Auftria  ,  ed  in 
Parma  il  Duca,  e  Principe  fuo  Figliuolo,  al  quale  oltre 
la  ftretta  parentela,  che  fra  loro  vi  era,  profeffava  gran- 
diffimo  amore ,  ed  aveva  feco  ftretta  un  affai  amichevole , 
e  confidentiffima  intelligenza  .  Poi  paffando  per  Bologna 
giunfe  a  Ravenna ,  dov'  era  Arcivefcovo  il  Cardinale  d*  Ur- 
bino fuo  Zio ,  in  compagnia  del  quale  fé  ne  venne  nel 
mefe  di  Luglio  a  Pefaro ,  e  fu  ivi  ricevuto  con  quel  con- 
tento da'  Sudditi ,  che  fi  può  ognuno  immaginare  .  Ma 
paffati  quei  primi  mefi  ,  né  vedendofi  operare  dal  Padre 
cofa  alcuna ,  ritornò  alli  fuoi  ftudj  tralafciati ,  mentr'  era 
ilato  fuori  d'Italia^  i  quali  exano  ftati^prima  di  Matema* 

tica 


N 


Duca  VI.  B  ULTIMO  d*Urbij^oCa?,  IV.      aii 

ticà  lettagli  da  Federico  Commandino ,  e  poi  di  Filofofia 
coir  aflìftenza  di  Cefare.  Benedetti ,  il  quale  per  la  rac* 
comandazionc  di  eflbifu  eletto  Vefcovo  di  Pefaro,  ezian- 
dio di  Felice  Paciotti ,  Giacomo  Mazzoni ,  e  Criftoforo 
Guaritone  ,  ne  ometteva  gli  altri  efercizj  degni .  del  gra- 
do fuored  erano  T armeggiare,  il  cavalcare  ,  T  andare  ^ 
caccia  5  e  fimili . 

Finalmente  il  Duca  fuo  Padre  fi  dfolvè  di  concludere 
il  Parentado  tra  lui ,  e  Donna  Lucrezia  d'  Efte  Sorella  del 
Duca  di  Ferrara ,  il  che  fi  fece ,  febbene  con  poco  gufto 
di  eflb  Francefco  Maria ,  poiché  V  età  di  lei  era  tale  >  che 
potevagli  efler  madre  .  Andò  con  tutto  ciò  a  Ferrara  ^ 
dove  fi  fecero  fontuofe  nozze  ,  gioftre ,  ed  altre  fefte . 
Tornato  a  Pefaro  fuccefle  eh'  eflendofi  fatta  lega  contra  il 
Turco  tra  il  Papa  ,  il  Re  di  Spagna  ,  e  i  Veneziani ,  venne 
Don  Givanni  a  Auftria  Capitano  Generale  di  efla  lega  in 
Italia ,  e  Francefco  Maria  con  permiflìone  del  Padre  andò 
a  ritrovarlo  a  Genova,  e  feco  per  quella  volta  s'imbarcò 
fovra  la  Capitana  di  Savoja  governata  dal  medefimo  Mon- 
fignore  di  Leini ,  che  lo  conduflfe  in  Spagna  ^  dove  fu 
accolto  con  ogni  cortesìa ,  ed  amorevolezza .  Arrivò  a 
Napoli ,  ove  fi  trattenne  con  moltiflìmo  fuo  gradimento  : 
effendovi  ftato  accolto  con  regali,  ed  altre  dimoftrazionì 
di  amorevolezza ,  e  di  ftima .  Andoflene  poi  V  Armata  a 
Meflìna,  dove  fi  fece  un  configlio  de*  principali  Capitani , 
e  Uffiziali  avanti  eflb  Don  Giovanni  d'  Auftria  y  e  Frani- 
cefco  Maria  ,  il  quale  a  tutte  V  altre  fimili  adunanze  in* 
tervenne .  Partendofi  poi  V  Armata ,  in  pochi  giorni  fi 
arrivò  a  Corfù,  e  di  lì  andando  alla  volta  di  Lepanto 
s' incontrò  in  quella  del  Turco  la  mattina  delli  7  di  Ot* 
tobre  deiranno  i57i>  e  da  Don  Giovanni  Generale  di 
tutta  r  Armata  fu  pofta  la  Criftiana  in  buona  ordinanza  ^ 
eflendo  vicino  a  terra  il  Provveditore  Generale  Agoftino 
Barbarigo  con  una  parte  di  efla,  e  con  altro  ragguarder 
vole  numero  di  Navi ,  ma  aflai  difcofte  ,  Gio:  Andrea  Do- 
ria  y  e  per  foccorfo  Don  Alvaro  di  BalTano ,  ritenendofi  il 
fuddetto  Don  Giovanni  per  fé  là  battaglia  di  mezzo ,  do* 
ve  fi  trovò  Francefco  Maria  nella  Sopraddetta  Capitana  di 

Dd  z  Sa- 


y 


\ 


/ 


212  Dbllb  Gbsta  di  Franc^M.IL  dilla  Rovere 

Savoja ,  e  quivi  fu  il  maggior  sforzo  >  e  combattiménto  % 

ìeifendovifi  affrontate  le  due  Reali  infieme,  febbene  quella 

de*  Turchi  veniva  da  principio  ad  incontrarfi  dirittamente 

con  quella,  ov'era  Francelco  Maria ,  il  che  molto  bene 

fa  conofciuto  da  lui ,  il  quale  animando  i  fuoi ,  ordinò , 

che   arditamente   fi   accettafle    V  incontro ,  ;  ma  quando  i 

Turchi  videro  li  tre  fanali  della  Reale  nemica ,  voltarono 

verfo  quella ,  colla  quale  combatterono  fortemente  per  lo 

fpazio  di  due  ore  ,  al  fine  del  qual  combattimento   furo« 

no  li  Turchi  fuperati,   e  mortovi  d' archibugiata  il  Bafsà 

Ali  Generale  del  Mare  ,  gli  altri  tutti  rimafero  uccifi ,  e 

con  ciò  rimafero  vincitori  i  Criftiani;    frattanto  la  Capi* 

tana  di  Savoja  combattè  con  due  Galere ,  T  una  da  prua» 

e  r altra  da  poppa,  che  li  diedero  affai  che  fare  con  re^ 

ftarne  molti  moni,  e  la  maggior  parte  feriti.  In  tanto  la 

Squadra  del  Barbarigo   fece   dare   in   terra   molte   galere 

nemiche,  ed  il  reftante  o  prefe ,  o  affondò,  ma  effoBar* 

barigo  retto  ferito  da  una  freccia  in   un*  occhio ,  per  la 

2uale  poco  dopo  morì .  Gio:  Andrea  Doria  fi  era  in  que-» 
o  mentre  allargato  in  mare ,  facendo  il  medefimo  Oc-» 
chialì,  che  gli  era  all'incontro,  il  quale  vedendo  perciò 
r  agio ,  che  gli  veniva  dato  d*  incomodare  i  CrilHani , 
invafe  con  tal  urto  le  noftre  galere,  che  moltiffimo  ne 
fofferfero ,  e  poi  con  trenta  delle  fue  ebbe  comodo  di 
falvarfi .  Quefto  in  fomma  fu  V  efito  della  Sopraddetta 
battaglia  ,  nella  quale  Francefco  Maria  efeguì  le  parti  di 
valorofo  Ufficiale,  e  perciò  da  Don  Giovanni  fu  molto 
onorato ,  e  da  effo  ebbe  in  dono  24  Schiavi  Turchi ,  e 
tornandofene  poi  il  Generale  in  Sicilia ,  effo  da  Corfù 
pafsò  fovra  due  galere  Veneziane  a  capo  d'  Otranto ,  e 
per  terra  fé  ne  ritornò  al  fuo  Stato  per  rimetterfi  air  or* 
aine,  e  ritornare  Tanno  feguente  in  armata  (173).  Trat-* 

tanto 


(173^  Vircemo  Armanni  nel  primo  Volume  delle  Tue  Lettere  p.  681.  fcrivc: 
„  coire  Tsnno  1571.  In  quella  ifnemorakil  giornata,  che  mife  mtto  il  Mondo 
„  Cattolco  In  trionfo  per  la  vittoria,  che  l'Armata  della  LegaCriftI;ina  coniti 
„  guì  contra  quella  de  Turchi  fi  trovarono  a  combattere  trenta  Eugubiiii  col 
,,  comando  di  gente  condotta  da  loro,  cioè  XXIV* Capitani,  e  VI.  Colonnelli, 
„  oltre  altri   quattro  Cffizlall   maggiori,   e  fei   puf  Capitani,  ch'erano  fcnia 

9s  Compagnie  particQiaxi  »  dTcìuleu  aocOra  in  guel  gran  conflitto  trovati  molti 


Duca  VI.  e  ultimo  d'Urbino  Caf.IV.      21  j 

tanto  fi  conduflfe  la  Moglie  da  Ferrara  a  Péfaro,  dove  fi 
fecero  i  ricevimenti  fuoi  con  molta  fplendidezza  alli  9  di 
Cennajo  1572 ,  ed  il  Carnovale  fu  allegro  y  e  gioconda» 

Ve- 

9,  Nobili  {imilmente  Eugubini,  tra  quali  XII.  Capitani ,  che  aflifterono  allaper* 
^  fona  del  Duca  Franceico  Maria  IL  della  Rovere  Prrncipe  allora  giovinetto,  mi 
^  di  grand' animo.  Di  più  per  fervizio  della  medefima  Lega  furono  impiegati  in* 
„  vari  luoghi  di  Mare,  e  di  Terra  cinque  altri  Capitani,  e  altri  fette  avevano 
„  cariche  appreflTo  diverfi  Principi,  che  numerandoli  tutti  quefti  Condottieri,. 
„  che  in  un'  anno  medefimo  fiorirono  della  ftefla  Città  afcendono  a  LXIV.  Papa 
9,  Urbano  VIIL  ne  fece  la  teflimonianza ,  non  folo  alli  due  Ambafciatorì  maiK 
„  datigli  dalla  flefTa  Città  in  occaiione  di  eiTer  ella  devoluta  alla  Santa  Sede  peci 
„  la  morte  del  Duca  Francefco  Maria  ,  ma  eziandio  alti  quattro  ultimi  Vefcovi , 
^,  ch'eflb  Pontefice  le  diede,  I*  uno  in  fucce£Gone  dell' altro  :  perciocché  dopo 
),  aver  detto  loro ,  che  Gubbio  era  una  Città  molto  antica ,  numerofa  di  TitoIa>- 
„  ti,  abbondante  di  Famiglie  Nobili,  e  fertile  d*  Uomini  illuflri  per  tutt'i  fe« 
9,  celi,  foggiunfe  d'aver  intefo  dall' Ambafciator  di  Venezia,  che  cinquanta Ca« 
^  pitani  di  quefla  Città  fi  erano  trovati  alla  Battaglia  Navale  in  Lepanto  contnt 
„  l'Armata  Otton-^na.  E'  notorio,  che  Don  Giovanni  d'Auftria  Generale  di 
'9,  quella  Lega  nei  pafTar  la  banca,  fentendo  nominare  tanti  Capitani  da  Gub* 
^,  dìo  ,  proruppe  maravigliato ,  Que  u  eflo  Gubbio  ì  it  major  di  Hapolet ,  major^ 
,,  de  Mihn^  o  que  es>  ed  eflendogli  flato  rifpofto,  eh* era  una  Città. del  Signot 
„  Principe  ivi  prefente ,  rallegrom  con  eflb  lui ,  che  foflfc  Padrone  d'Anna  Cit* 
„  tà,  nella  quale  nafcevano  così  buoni  Snidali  • ,,. 

.    Francefco  Sanfovino  nel  fuo  Libro  dell'Origine  delle  Cafe  illuftri  d'^Italia^ 
parlando  della  Famiglia  Marion!  di  Gubbio  a  cari  544*  così  ha  lafciato  fcritto^ 
„  L'anno  1570.,  e  7^  fi  trovarono  in  quella  guerra  al  fervizio  del  Papa,  del 
„  Re  Filippo,  e  della  Repubblica  Veneziana  14*  Capitani  d*  Ugubbio  in  un  tem* 
„  pò  medefimo  contra  i  Turchi  in  diverfi  luoghi  in  mare ,  e  in  terra ,  tutti  eoa 
„  compagnia  di  fanti  condotti  da  loro,  oltre  i  gradi  maggiori,  che  efercitava- 
„  no  con  diverfi  comandi ,  e  furono  Celare  pentlvogli  Colonnello ,  e  Luogote» 
^  nente  di  Sforza  Pallavicino  Govemator  Generale  dell'armi  Veneziane.   Gian; 
„  Maria  Baldinacci.  Alfbnfo  Arcangeli,  che  fu  poi  Colonnello  in  Candia  l'an* 
„  no  1574.  Barone  Baroni.  Raffaello  Carbonara,  che  l'anno  1574.  (a  Sergente 
^  Maggiore  della  gente  dell'  Armata ,  e  Maftro  di  Campo  Generale  del  Regno 
yy  di  Candia ,  Govemator  al  prefente  del  Cafiello  di  Brefcia .   Il  Co:  Girolama 
,,  Gabrielli  Capitano  allora  dell' Artiglieria  con  300.  Fanti.   Soldatello  Galeaz- 
„  zi.  Bernardino  Raffaelli.  Mancino  Leonell».  Guerra  Andreoni  »  che   poi  fu* 
„  fatto  Colonnello  in  Cattaro.  Guido  Singradali  Colonnello  in  armata.  Fede-.. 
^  rico  Andreoni  •  Lorenzo  Sangradali  •  Ahatlno  Abati  •  Ottaviano  VannelH ,  chcr 
„  ebbe  più  volte  carica  di  Colonnello  dalla  Signoria ,   8i  al  prefente  fi  trovar 
^1  Governatore  della  milizia  di  Cattaro.  Caccia  Raraofcetti  •  Criflofbro  Ange- 
„  lelli  •  Salva  Colomboni  •  Peruzzino  Beccoli  •  Vincenzio  Andreoni  •  Riccio  Or^ 
9,  landi .  Giulio  Sarafina  •  Pietro  Bongironimi ,  e-  Vincenzo  Marioni  •   I  quali 
y,  tutti  ferverono  oiioratamente ,  e  con  loddisfazione ,  dando  buon  conto  del  valor 
^  loro,  così  nel  dì  della  gloriofa  giornata,  come  anche  nell'afledio  di  fama*. 
„  goftì ,  e  nelle  altre  fazioni  di  quella  guerra  ,  oltre  a  molti  altri  Cavalieri  de** 
„  principali  di  ocieUa  Città,  che  ferviv^no  privatamente,  6c  altm  con  cariche* 
^  onorate  nelle  loro  condotte  di  Offiziall  princi^aliifimi ,.  ancorché  fodero  fedxa. 
„  compagnie  particolari.   £  ve  ne  andarono  parimente  col  Principe  d'Urbino^ 
„•  che  ne  conduiTe  molti  in  tanto,  che  patrono  in  tutto  il  numero  df  to.  fetK 
^  u^  quelli  jt  eh'  erano  in  dlvcrfc  cariche  per  lo  Stato  del  Duca  d' Urbino  ..«> 


214  Dellb  Gesta  di  Frakc.  M.  IL  della  Rovbrb 

Venuta  la  Quarefima  Ffancefco  Maria  dopo  aver  vi?  • 
fitata  la  Santiflima  Cafa  di  Loreto ,  fé  ne  pafso  a  Roma  ^ 
alloggiato  dal  Cardinal  d'  Urbino  ,  e  regalato  dal  Cardi*» 
nal  Farnefe  fuoi  Zii .  Ritrovò  il  Pontefice  Pio  V.  indifpo- 
fto,  ma  ciò  non  ottante  volle  vederlo ,  ed  accoglierlo  con 
molti  argomenti,  come  fece  in  ogni  miglior  modo,  eflen- 
do  fiata  quefta  V  ultima  udienza ,  che  quel  Santo  Uomo 
diede .  Si  trattenne  in  Roma  per  tutto  il  tempo  della  Sede 
Vacante,  nella  quale  principalmente  concorrevano  al  Pon- 
tificato i  Cardinali  Moroni,  Farnefe,  e  Buoncompagno ; 
ma  fra  quelli  nel  tempo  avanti  V  entrata  nel  Conclave 
prevaleva  V  opinione  per  il  Farnefe ,  per  molti  rifpetti , 
e  però  quafi  d'altro  non  fi  parlava;  è  ben  vero  che  neir 
ingreflb  del  Conclave  arrivò  il  Cardinale  Borromeo  ,  e 
con  tal  occafione  fi  tentò  per  Morone  gagliardamente  , 
ma  fubito  fcoperta  fvanì  la  pratica.  Neir  ifteffo  giorno 
arrivò  il  Cardinal  Granvela ,  eh'  era  Vice-Re  di  Napoli , 
e  la  fera  al  tardi  difle  liberamente  a  Farnefe ,  che  la  Mae- 
ila  Cattolica  V  efortava  a  non  penfare  a  fé  medefimo  con 
molte  parole  in  quefto  propofito  :  ficchè  il  Cardinal  Far- 
nefe fi  rifolvè  di  levarfi  da  queft'  Imprefa ,  dubitando ,  che 
fé  vi  perfiflefle  ,  potrebbe  avvenire  gran  male  in  tutta  la 
Criftianità ,  ancorché  da  molti  altri  Cardinali  era  efortato 
a  ilar  faldo  ,  dicendogli ,  che  al  fine  bifognava  ,  che  fi  ca? 
defTe  in  lui ,  o  che  crepaflero  dentro  al  Conclave  :  ma  eflb 
rifiutò  quel  configlio,  e  però  quafi  fubito  fi  venne  all' 
elezione  del  Cardinale  Buoncompagno ,  che  fi  pofe  nome 
Gregorio  XIIL,  dal  quale  Francefco  Maria  fu  molto  ac- 
carezzato ,  e  per  quefta  elezione  fu  dal  Padre  richiamato , 
ed  egli ,  febbene  alquanto  di  malavoglia ,  ubbidì  fubito  • 
Poco  dopo  il  fuo  arrivo  fi  ammalò  affai  gravemente  :  e  fé 
gli  aggravò  il  male ,  allorché  fu  detto ,  ancorché  ciò  fofle 
tontaniffimo  dal  vero ,  che  di  nuovo.  T  armate  avevano 
combattuto  :  fi  riebbe  al  fine  dopo  tre  mefi  d' infermità , 
e  già  incominciarono  a  farfi  fentire  alcuni  femi  di  novità 
nel  Paefe ,  poiché  avendo  fuo  Padre ,  per  la  molta  libera- 
lità, e  magnificenza  fua ,  bifogno  di  accrefcere  le  fue  en- 
trate >  fii  d'  uòpo  di  aggravare  i  Sudditi  di  alcune  impofi- 

zio- 


Duca  VI.  b  ultimo  d*  Urbino  Gap.  IV.      115 

2Ìoni  y  i  quali  non  avvezzi  a  fimili  gravezze  cominciarono 
a  fare  refiftenza  ;  perciò  il  Duca  fi  rivolfe  alla  forza ,  e  li 
coftrinfe  a  fottometterfi  a  i  voleri  fovrani  :  onde  alla  fine 
fi  quietarono  le  cofe  ,  umiliandofi  i  Sudditi ,  fui  che  fi  è 
jper  r  addietro  parlato  abbaftanza .  In  queft*  occafione  Fran- 
cefco  Maria  procurò  di  portarfi  in  modo  ,  che  il  Padre 
ebbe  occafione  di  reftar  oen  fervito  da  lui ,  ed  i  Popoli 
non  mal  foddisfatti ,  avendo  fempre  con  ogni  fuo  potere 
cercato  di  addolcire  T  uno ,  e  mitigare  gli  altri,  come  al 
fine  gli  riufcì  (174)  • 

Non  pafsò  molto  tempo ,  che  il  Duca  Guid'  Ubaldo 
andò  a  Ferrara  per  vifitare  il  Re  di  Francia ,  che  di  Po- 
lonia fé  ne  veniva  per  la  morte  del  Re  fuo  Fratello ,  per 
la  quale  egli  era  rimafto  Signore  di  quel  Regno  :  ora  pel 
viaggio  fatto  in  tempo  affai  caldo  s*  ammalò  il  Duca  dopo 
il  fuo  ritorno  in  Pefaro ,  e  V  infermità  fu  tale ,  che  lo 
trafle  di  vita  alli  28  di  Settembre  dell'anno  1574,  e  di 
fua  età  il  61.  Se  n'  era  Francefco  Maria  alla  nuova  del 
male  fopravvenuto  al  Padre  portato  da  Caftel  Durante  ^ 
dove  per  Ìo  più  e  per  le  caccie,  e  per  nuotare  foleva 
ftarfene ,  a  Pelaro ,  e  ritrovando  il  Duca  molto  aggravato 
^li  afliftette  affiduamente  in  quella  malattìa  ;  e  dopo  morte 
gli  celebrò  fontuofiffime  efequie  coir  affiftenza  di  molti 
Ambafciatori  (175),   nelle   quali   con    lunga,   ed   ornata 

Ora- 

(174)  Nella  Primavera  dell*  anno  1574*  il  Principe  d*  Urbino  Francefco  Ma- 
ria fece  la  viilta  d'alcune  Città  dello  Stato,  e  particolarmente  di  Gubbio,  e  di 
Cagli,  come  fcrive  il  Cucci  nella  fua  Storia  MS.  tom.  5.  pag.  68.  tergo. 

(175)  Mono  che  fti  il  Duca  Quid'  Ubaldo  il  Principe  fuo  figliuolo  con  fue 
lettere  ne  diede  parte  a  tutte  le  Comunità  dello  Stato,  con  far  fapere  ancora 


Apoftolìco  di  quefto  Stato ,  Monfignor  Giannotto  Vefcovo  di  Forlì ,  e  Monfignor 
M-^rchefino  Suffraganeo  di  Parma,  Vi  fu  ancora  il  Sig.  Ottavio  Farnefe  Duca 
di  Parma  ^  e  di  Piacenza  Zio  fuo,  che  colla  fua  prefenza  volle  onorare  quefta 
fua  funzione.  Alli  30  dì  Ottobre  furopo  fatte  T efequie  fecondo  il  folito  in  Peu 
faro,  dove  andarono  altri  Ambafciatori  delle  Comunità,  e  circa  la  precedenza* 
in  prima  da  un  lato  gli  Ambafciatori  delle  Comunità  d'Urbino,  di  Gubbio,  di 
Cagli,  e  del  Montefeitro:  dal  lato  manco  gii  Ambafciatori  di  Pefaro,  di  Sinl- 
gaglia ,  di  Foflbmbrone,  della  Pergola,  e  del  Vicariato.  Vi  furono  cinque  Vefca< 
vi .  In  prima  il  Vifitatore  Apoftolico ,  il  quale  cantò  la  MelHi ,  quello  di  Gub- 
bio ^  di  Peiaro»  di  Cagli ^  e  di  faao.  McU'AunuiM  poi  dell'Anno  fulTeguen- 


/ 


ii6  DbllbGjbsta  diFrakc.M.  il  della  Rovbrb 

Orazione  Giacomo  Manzoni  lodò  del  morto  la  clemenza  ^ 
il   valore^  la    liberalità,  la   prudenza ,   e   V  altre   molte 
virtù:    dopo   di   che  Francefco  Maria    nuovo  Duca  partì 
per  Urbino ,  dove  in  abito  Ducale  fé  n'  andò  neir  Arci* 
vefcovado  ;    pofcia    a   fuo  tempo  veftito  di  bianco ,  com* 
era  coilume ,  fopra  un  Cavallo  leardo ,   e   fottò   un  Bal^» 
dac<iiino  fi  fece  vedere  per  la  Città ,  e  poi  nella  maggior 
Sala  della  Corte  ricevette  il  giuramento  di  fedeltà  dal  Ma- 
giftrato ,  e  dagli  altri  Ordini .    Si  recò  poi  a  Pefaro ,   ed 
in  quella  guifa   che  aveva  fatto  comparla   di  Sovrano   in 
Urbino ,  la  fece  in  Pefaro ,  e  in  Sinigaglia  •  Attefe  dopo 
tal  cofa   al  governo  dello  Stato  ,    e   primieramente    fece 
fpianaxe  la  fortezza  Éaitta  in  Urbino  per  li  rumori  foprad- 
detti  ^  e  levò  V  impofizioni  pofte  dal  Padre .    Per  ciò  gli 
fu  d'  uopo  di  fminuire  le  fpefe  ,  e  reftringerfi  all'  indifpen- 
fabili  ^  e  neceflarie .  Aggiungevafi  a  quefto ,  che  non  cor- 
rifpondevanb  alle  fue   fperanze   gli   ajuti ,    che    afpettava 
dalla  benignità    del  Re  Cattolico ,    nel    cui    fervigio    era 
morto  il  Padre ,    ed    eflb   poco    meno    allevato  preflb  di 
lui ,   e  fervitelo  nella  battaglia  navale ,    e    coftantemente 
aveva  profeflato  di  volerfi  attenere  a  lui  folo,  anzi  aven- 
dolo il  R^  con  fallaci  fperanze  lufingato   per   otto  anni , 
fi  vide  pofcia  il  Duca  affatto  delufo  :  in  guifa  che  gli  fu 
4*  uopo  daddoviero  incombere  alle  cofe  famigliari ,  e  così 
non  potè  adempiere  i  penfieri,   che    aveva    itabilito  nell* 
impiegarfi  nelle  guerre ,    ficcóme    aveva    rifoluto  di  fare  ^ 
allorché  gli  mancò  il  Padr^^  ftando  per  paffarfene  in  Fian- 
dra, dove  era  attefo-  Si  dimoftrò  per  tanto  amorevoliffi- 
mo.,  e  cortefiffimo  verfo  i  fuoi  Sudditi  5  togliendo  ad  efli 
ogni  occafione  di  amarezza  ^  e  fpiacere . 

Mentre  cosi  paifavano  le  cofe  fi  fcoprl ,  che  alcuni 
temendo  di  eifere  puniti  di  ciò ,  che  ne'  tempi  paiTati  ave* 
vati  fatto  cofpirare  contro  di  eflb-  Quefti  erano  Pietro 
Bonarelli  Anconitano ,  al  quale  il  Duca  morto  aveva  do»? 
nate  infieme  colla  Contea  d*  Orciano ,   ed   altri  Caftelli , 

molte 

te  XJ7J.  il  Duca  Francefco  Maria  IL  attefe  alla  vifita  del  fuo  Diica>o,  éa  a 
CagJi  zia  i|.  di  Ottobre ,  ove  fi  trattenne  j>ochi  giorni ,  iodi  k  ne  veiuie  i« 
Gubbio^  ove  dimorò  17,  giorni*  , 


Duca  VI.  s  ultimo  d*  Urbino  Cat.  IV-      217 

molte  ricchezze ,  ed  Antonio  Stati  Conte  di  Monte  Bello 
Aio  Cognato .  Avevano  per  tanto  desinato  d*  invitare  il 
nuovo  Duca  alle  Caccie  nei  luoghi  da  loro  pofleduti ,  e 
qui\LÌ  contro  di  lui  efeguire  la  lor  empia ,  e  crudele  (de^ 
terminazione.  Ma  eflendofi  ciò  prefentito,  fii  ritenuto  il 
Conte  di  Monte  Bello ,  ma  quello  d'  Orciano  colla  fuga 
il  falvò .  Per  tanto  fu  in  alTenza  condannato ,  ed  air  altro 
furono  date  le  difefe ,  ed  in  ultimo ,  così  richiedendo  la 
giuftizia,  gli  fu  tagliata  la  tefta,  ed  altri  Complici  con* 
dannati  alla  forca  .  Continuava  frattanto  Francelco  Maria 
nel  governo  de'  fuoi  Popoli  9  né  in  ciò  perdeva  mai  tem* 

{)o ,  fentendo  la  mattina  i  Configlieri ,  e  Segretari ,  e  la 
era  tutti  quelli ,  che  gli  volevano  parlare ,  li  quali  fpe^ 
diva  con  ogni  poflìbil  prontezza ,  ficchè  le  cofe  paflavana 
con  comume  gradimento ,  e  contento  .  Frattanto  la  Du* 
chefla  fua  Moglie  volle  tornarfene  a  Ferrara ,  dove  poi  fi 
rifolvè  di  fermarfi ,  né  ciò  fpiacque  al  Marito ,  poiché 
eiTendo  ella  per  T  età  già  avanzata  non  atta  ad  aver  proz- 
ie ,  poco  curò  d' averla  lontana  ;  non  le  trattenne  però 
gli  aifegnamenti  già  ftabiliti ,  e  fempre  le  usò  ogni  civile 
tà ,  e  cortefia .  In  quefto  tempo  fi  rifolvé  Francefco  Ma* 
ria  di  andare  a  Firenze ,  dove  da  quel  Principe  fu  con 
ogni  onore  accolto,  e  per  15  giorni,  che  vi  flette,  pafsò 
il  tempo  in  liete  caccie ,  in  Commedie ,  ed  ih  godere  le 
delizie  di  quel  ameno  Paefe.  Ritornatofene  a  cafa  fece 
nel  feguente  Carnovale  una  GioUra  alla  lizza ,  alla  quale 
eflb  medefimo  intervenne .  Il  Re  Cattolico  in  tanto  fi 
rifolvè  di  ricondurlo  al  fuo  fervizio  con  provvifione  di 
12  mila  Scudi  d'oro  Tanno,  e  di  una  Compagnia  di 
gente  d*  arme  nel  Regno  di  Napoli ,  pigliando  la  tua  pro- 
tezione ,  ed  ogni  fuo  affare ,  ed  indi  a  non  molto  or- 
dinò al  Duca  di  Parma ,  che  gli  recafle  V  Ordine  deli 
Tofone .  Ma  perchè  quel  Principe  era  veccl^io ,  e  mal- 
concio dalla  gotta,  Francefco  Maria,  che  lo  riveriva  in' 
luogo  di  Padre,  prefe  rifoluzione  per  abbreviargli  il 
cammino  di  arrivare  fino  a  Bologna  ,  per  dove  partì  con 
grande ,  e  nobil  Compagnia ,  e  nel  Duomo  di  tal  Città' 
ricevè  aueir  Ordine  >  avendo  prima  cantata  la  Mefla  il 
F^  IL  E  e  . .  .  Car- 


*    ■J  *  ^     *  t  >        .^  '         •  •    >  # 


Il8  DbLLbGbSTA  DlFllAMC.M.ILDBLl.ik  RoTtfRB 

Cardinal  Paleotto  Arcivcfcovo ,  nel  cui  Palazzo  àmendu* 
i  Duchi  alloggiarono ,  e  furono  da  lu^ ,  e  dal  Cardinale 
Salviati  Legato,  e  da  tutta  la  Nobiltà  fommamettte  ono^ 
rati:  dopo  del  che  ritornarono  ne'  loro  Stati  (176)  . 

Sì  era  prima  di  ciò  ftabilito  1'  accafamento  tra  Don-' 
na  Lavinia  Sorella  di  Francefco  Maria ,  ed  il  Marchefe 
del  Vafto,  il  quale  venne  a  prendere  la  Spofa  a  Pefaro, 
ed  ivi  fi  celebrarono  le  nozze  (177);  dopo  le  quali  lo 
Spofo  fi  fermò  per  alquanti  mefi,  dando,  e  ricevendo 
molte  accoglienze ,  ed  onori  •  Pofcia  andò  alla  guerra  in 
Fiandra,  ove  ottenne  molta  lode,  e  ritornato  in  Italia  ^ 
condufle  la  Spofa  a  Cafal  Maggiore  fua  Terra,  ed  ivi 
d^l  continuo 'la  tenne.  Attendeva  frattanto  Francefco 
Maria  iftancabilmente  al  governo  de*  fuoi  Sudditi,  man- 
tenendogli in  pace  ,  è  facendogli  amminiftrare  retta  giù- 
ftizia;  rifiedendo  la  State  in  Urbino,  il  Verno  in  Pefaro^ 
à  Caftel  Durante  nei  mezzi  tempi,  vifitando  alle  volte 
1^  altre  fue  Terre  (178),  ed  ogni  anno,.,  quando  ciò 
non  poteva  adempiere  da  fé  mede  fimo ,  foftituiva  un'Uxii- 
dorè  in  fua  vece ,  e  tutto  quefto  fi  compiva  dentro  uxk 

trien- 

(176)  Nel  mcfc  di  Settembre  1585.  il  Duca  Francefco  Maria  fi  portò  in  Bo^ 
Ipgna  a  ricevere  V  Ordine  del  Tofone ,  dove  vi  andò  con  una  gran  comitiva  dì 
Titolati ,  e  di  Gentiluomini ,  tanto  delia  Corte ,  quanto  dello  Stato  ilio.  Nel 
^cevere  che  ff  il.  Duca  la  protezione  di  Sua  Maefià  Cattolica,,  fi  obbligò  di 
ibmminiftrargli  certo  numero  di  gente  al  fuo  fervigio;  perciò  eflendo  nell' an- 
no 1587,  richiclto  dal  Re  d' alcune  Compagnie  di  Soldati*  per  mandarle  in  Pian- 
dlra ,  S.  A.  per  adempiere  le  Aie  promefle  fpedì  i  Cuoi  Commiffarj  per  tutto  la 
Stato  a  provvedere  quefta  Solflatefca.  Anche  l'anno  is94.  il  Duca  fa  neceifita- 
tp  a  mandare  un  terzo  di  Fanteria  fotto  la  condotta  d*  Ippolito  della  Rovere  fuo 
Cugino  Marchefe  di  S.  Lorenzo  nella  guerra  del  Piemonte  contro  i  Francefi  ^ 
che  molcftavano  il  Duca  di  Savoja  Parente^  e  Confederato  del  Re  Cattolico. 
I^eir  anno  feguente  I59^  il  Duca  efTendo  nchiefto  dal  Re  di  Spagna  di  nuova 
leva  de* Soldati  per  le  guerre  di  Fiandra,  impofe  per  tal  cagione  agli  Ordina- 
ri ,  ed  a'  Capitani  del  fuo  Stato  di  formare  un'  altro  terzo  di  Soldatefca ,  vale 
4  dire  tre  mila  Fanti,  il  qual  numero  compito  che  fu  fé  partenza  per  Fiandra 
circa  il  fine  di  Luglio.  (177'  L'anno  1J83.  il  Duca  Francefco  TVlaria  con- 

clufe  r  accafamento  di  Donna  Lavinia  fua  Sorella  col  Marchese  del  Vafio  ,  e  eoo 
iue  lettere  ne  diede  parte  a  tutte  le  Comunità  delloStato,  ed  alli  ^  di  Giugno 
dello  fteflb  anno  feguironogli  Sponfali  inPefaro,  elTendovi  prefenti  TÀrcivefcovo 
d'  Urbino ,  e  tutti  gli  Ambafciatori  delle  Comunità  predette ,  e  così  pure  gli 
Ambafciatori  mandati  ad  onorar  quefte  nozze  dalle  Città  d'Ancona,  di  Fano,  e 
c\i  Rimini,  e  di  altri  luoghi  affezzionati  al  Duca.  Cucci  Ston  di  Calli  tom.  K 
t'*g^  93-  (»7^)  Alli  19.  di  Ottobre  xj«^.  S.  A.  venne  in  Gubbio,  ove  6 

trattcìlne  fino  alli  3*  di  Novembre. 


'  -DlfCA  VL  1  tJXtjMO  P*  URBINO  Ca^,  IV.        21^ 

trìétinio ,  recandofi  uiv'  anno  a  Gubbio ,  Cagli ,  Foffombro- 
ne  5  ed  alla  Pergola  ;  V  altro  a  Sinigaglia ,  al  Vicariato 
di  Mondavio,  ed  a'  luoghi  circonvicini;  ed  il  terzo  nel 
Montefeltro^  Succefle  poi  fra  qualche  tempo,  che  la  Du* 
chefla  moglie  fi  mòri  (179),  lafciandolo  Efecutore  del 
Aio  teftamento  di  molte  opere  pie  y  e  però  gli  fu  d'  uopo 
di  rifolvere  d'  andar  penfando ,  non  avendo  fucceffione  , 
di  ripigliar  moglie ,  poiché  non  folamente  dalla  Duchefla 
Madre ,  e  da'  Parenti ,  ed  Amici  fuoi ,  ma  da'  Popoli  ftefli 
glie  ne  venivano  fatte  frequenti  iftanze  •  Ma  elfo ,  che 
era  alquanto  avanzato  negli  anni ,  n'  era  alquanto  ritro* 
fo ,  con  tutto  ciò  vedeva ,  che  per  li  Sopraddetti  motivi 
conveniva  di  ciò  rifolvere . 

In  quefto  mentre  il  Papa ,  eh*  era  allora  Clemente  VlII-t 
andandocene  a  Ferrara ,  devoluta  alla  Chiefa  per  la  morte 
del  Duca  Alfonfo ,  pafsò  per  lo  Stato  d'  Urbino ,  ed  ivi 
fìi  ricevuto  da  Francefco  Maria  in  Sinigaglia  y  e  poi  in 
Pefaro  con  tutti  quei  argomenti  di  riverenza  ,  e  di  offe- 
quio  ,  che  mai  poteva .  In  Pefaro  fi  fermò  Sua  Santità  un 
giorno  intiero ,  vifitando  la  Madre  del  Duca  nelle  fue 
ftefle  ftanze ,  con  ufare  e  ad  efla ,  ed  al  Duca  ogni  corte- 
fia  ,  ricordando  loro ,  che  il  Padre  fuo  era  flato  a'  fervigj 
del  Duca  Guid^  Ubaldo  nelle  maggiori  fue  occorrenze  • 
Poi  fi  partì  molto  foddisfatto  de' trattamenti ,  e  de' doni 
ricevuti ,  a  i  quali  però  il  Pontefice  corrifpofe  con  altri 
doni  (180).  Nel  ritorno  fece  lo  fteflb  cammino  ,  e  quafi 

E  e   2  nel 

■  Il  II        ■  I  «         I  II  ■■'■■■■■  I  !■  !■ 

{179)  Do.  Lucrezia  d' Efte  DucheiTa  d'Urbino  pafsò  air  altra  vita  l'an.ijpS. 

(x8o)  Già  accennammo,  che  Donna  Lucrezia  d' Efte  Conforte  del  Duca  Fran- 
cefco Maria  morì  nell'anno  1)98.,  ma  da' monumenti  di  Urbino  non  fappiamo 
il  giorno,  anzi  ne  pure  il  mefe  della  fua  morte.  Varie  conghietture  però,  e 
quefte  affai  probabili ,  ci  inducono  a  credere  eh'  ella  moriffe  nel  mefe  di  Feb- 
brajo  di  queil*  anno ,  conciofliachè  per  attcfiato  del  celebre  Muratorori  ne'  fuoi 
Annali  d' Italia  abbiamo,  che  morto  a'  %4.  d'Ottobre  1597.  Aifonfo  d'Efte  Du« 
ta  di  Ferrara ,  Fratello  della  fuddetta  Donna  Lucrezia ,  e  non  avendo  lafciato 
prole ,  avea  dichiarato  fuo  Succeflbre,  ed  Erede  Don  Cefare  d'  Efte  fuo  Cugi- 
no ,  ma  appena  intefaft  in  Roma  la  morte  di  Alfonfo  fi  dichiarò  devoluto  il  Du- 
cato di  Ferrara  alla  Camera  Apoftoiica  oh  Untam  finitam^.  Onde  il  Papa  Clemen- 
te Vili,  torto  pubblicò  un  Monitorio  contra  effb  Don  Cefare .  affinchè  deponefle 
il  poflèlfo  di  quella  Città  •  Ma  vedendo  il  Papa  la  fua  ritroua ,  ordir.ò  la  leva 
di  »T*  nnil^  Fami,  e  5.  mila  Cavalli,  e  gli  fé  mettere  tofto  ìq  marcia  alla  volta 
éi  Ferrara,  In  tanto  efleodo  siunto.a  Faenza  il  Cardinale  Pietro  Aldobnndiijo 
Nipote  dd  Pontefice 9  con  titolo  di  Legato,  e  Generale  ddi'AmaU  fpmifim» 


■  t 

2 20*  DfLLbGbST'À  di  FrAJIC.M.II.  DBLtARoVtfKH 

nel  medefimo  modo ,  ed  affai  lietamente  •  Dopo  quefto  ^ 
e  dalla  Madre ,  e  dagli  altri  fi  replicarono  le  iftanze  a 
Francefco  Maria ,  acciocché  paifaile  alle  feconde  nozze  : 
al  che  veggendofi  aftretto  ,  fcrilfe  alle  Città,  e  luoghi  prin- 
cipali dello  Stato ,  con  efpor  loro ,  eh*  elfo  era  per  arren- 
derti alle  loro  iftanze  ,  ma  che  aveifero  in  coniiderazione 
quello ,  che  a  loro  folfe  vantaggiofo ,  e  così  pofe  loro  avan- 
ti gli  occhi  affai  cofe  di  molta  importanza,  dicendo  di 
più ,  che  faceffero  intendere  la  loro  rifoluzione  al  Vefco- 
vo  di  Pefaro ,  il  quale  tenendo  fegreto  chi  in  particolare 
glie  r  aveffe  fuggerito  ,  in  generale  glie  la  notifìcarebbe  ; 
é  ciò  fece,-  perchè  più  liberamente  diceflero  quel  tanto, 
che  meglio  foflfe  loro  paruto  (181).  Fra  non  molto  tem- 
po il  Vefcovo  fopraddettó  gli  riferì ,  come  i  Popoli  defi- 
deravano ,  che  fi  effettuafle  quanto  prima  V  accafamento 
fuo,  e  così  col  parere  della  Madre,  e  d'altri,  venne  in 
irifoluzione  di  eleggerti  per  fua  Conforte  una  del  fangue 
fuo ,  che  fu  Livia  figliuola  d' Ippolito  Marchefe  di  S.  Lo- 
renzo ,  e  di  Monte  Leone  della  Rovere  fuo  Cugino  ,  la 
quale  fi  allevava  in  un  Monaitero    di   Monache,   e    cosi 

ritor- 


ta quale  fi  era  raunara  in  quelle  parti,  ed  atterrito  Cefarc  dilla  fcomunica  pub- 
blicata in  Roma  nel  dì  13.  di  Dicembre  contro  di  lui  ,  cofninciò  ad  inclinare 
alia  concordia ,  e  lafciofG  indurte  a  fciegller  per  Paciera  Donna  Lucreiia  d*  Efte 
Duchefla  d*  Urbino.  Portoffi  per  tanto  efla  a  Faenza  per  trattare  l'accordo  nel 
d)  18  di  Dicembre,  dove  fu  accolta  dal  Cardinale  Legato  con  Tomma  allegrezza, 
e  con  ogni' din- oftrazlone  d'onore.  Ma  trovò  in  eflo  la  fermezza  in  efigere  ìì 
pofleflb  di  Ferrara  in  mano  del  Papa ,  pronto  nel  retto  n  compartir  grazie ,  e 
favori.  Se^ul  l'accordo  nel  dì  ij.  di  Gennaio  1598.  colla  mediazione  di  Donna 
Lucrezia  fuddetta  ,  e  negl*  ultimi  giorni  di  Febbrajo ,  fecondo  che  fcrive  Gio.» 
Stringa  Continuatore  del  Platina,  il  fuddetto  Cardinale  Aldobrandmo  prefe  il 
pofleffo  di  Ferrara.  Nel  dì  ix.  d'Aprile  del  detto  anno  (continua  a  fcrivere  il 
Giuratori)  Papa  Clemente  Vili,  fi  molTe  da  Roma  alla  volta  di  Ferrara  accolto 
con  fbmmo  onore  dnl  Duca  d'  Urbino  :  ed  eiTendofì  efprelTo  il  Duca  Francefco 
Maria  nel  compendio  della  fua  vita,  che  la  fua  Moglie  morì  prima,  che  il  Papa 
paflalfe  pel  fuo  Stato ,  ne  viene  in  confeguenza ,  che  tra  il  mefe  di  Febbrajo , 
ci  primi  giorni  di  Marzo  dia  fé  ne  partifle  da  quefta  vita.  Né  m'ingannai  in 
ciò  aflerire ,  mentre  dopo  aver  dittefa  quefta  nota  portatomi  in  Firenze  nelU 
Biblioteca  Magliabecchi ,  e  rifcontrato  il  Diario  del  Duca  Fiancefco  Maria,  tro- 
vo effervi  notato:  „x598.  14.  Febbraio  nundai  l' Ab.  Brunetto  a  Ferrara  per  vi- 
„  fitare  la  Ducheffa  mia  moglie  ammalata.  A  dì  15.  detto  interi  come  alli  ix« 
„  la  notte  feguente  morì  in  Ferrara  Madonna  Lucrezia  d*  Ette  Duchefla  d' Urbino 
,,  mia  moglie.  „  (iSx)  La  copia  dì  quefta  lettera   Icritta  alla  Citta  di 

Gubbio  vedafi  nelP  Appendice  ai  ounu  1»  Vdcovo  di  teÙM  era  Celare  Benedetti 
MobUc  di  quella  Città. 


Duca  VI.  b  ultimo  d* Urbino  Caf.  IV.      ni 

ritornandofene  a  Caftel  Durante ,  dove  venne  poi  laGio* 
vane ,  la  quale  prefe  in  Ifpofa ,  moftrandone  lo  Stato  tut* 
to  doppia  confolazione  sì  per  la  rifoluzione  prefa^  come 
pel  modo  con  cui  lo  efeguì ,  e  ciò  fu  li  26  Aprile  15^  > 
e  5 1    deir  età  del    Duca  Francefco  Maria  ;    il    ouale   nel 
inefe  di  Agofto  1601  portofli  a  far  la  vifita  dello  Stato  > 
come^  aveva  per  buon  ufo ,  onde  nel  giorno  delli  14  dell* 
accennato  mefe  partì  da  Cagli ,  e  venne  in  Gubbio ,  e  allr 
23  fu  a  vifitare  il  principal  Protettore  della  Famiglia  della 
Rovere  S.  Ubaldo ,  e  partì  alli  28  del  prefato  mefe,  co- 
me ricavafi  da  un  Diario  fcritto  di  propria  mano  del  Duca 
Francefco  Maria  (182),  nel  quale  parimente  è  notato,  che 
alli  IO  di  Luglio  1602  prefe  per  Maggiordomo  il  Conte 
Girolamo  Cantalmaggi  da  Gubbio  •  In  detto  anno  fuccefr 
fé,    che  Madama  la  Duchefla  fua  Madre  3^   eflendo   di  82 
anni ,  s' infermò  in  Pefaro ,  dove  il  Duca  fr  trasferì  fubito 
per  aflifterla  in  quella  infermità ,  come  coftantemente  fece 
fino  agli  ultimi  eftremi  di  fua  vita  :  vale  a  dire  fino  a'  1 5 
Dicembre  1602,  nel   qual   giorno  morì  •    Rimafero   tutti 
Sommamente  addolorati  per  tal  perdita ,  eflendo  queir  ot* 
tima,    e    fanta  Principefla   amata    infinitamente   da  tutti; 
ma  in  particolare    dal  Duca   fuo   figliuolo ,   il    quale   ne 
provò  eftrema  afflizione ,    della    quale    ne  fece  pubbliche 
dimoftrazioni .    Si    celebrarono  V  Efequie   di  Lei    in  quel 
Ducato,  e  vi  furono  tutti  li  Prelati,  ed  Ambafciatori  del 
Paefe  ,    oltre    altra  gente  foraftiera .    L*  Orazione  funebre 
fu  fatta  da  Gio:  Battifta  Leoni ,  la  quale  fu  fommamente 
applaudita  per  eflere  ftata  molto  bella  ^  ed  elegante  i   ma 
per  quanto  lodafle  tal  Principefla,  la  lode  fu  minor  del 
merito  di  lei ,  eh'  era  veramente  fommo  .  Il  Cadavero  fu 
fepolto  nel  Convento  delle  Monache  del  Corpus  Domini 
air  incontro  di  quello  del  Duca  fuo  Marito  .  Subito  poi 
fu  efeguito  il  fuo  Teftamento  fenz*  afpettare  altro  tempo  * 
Dopo  quefto  fé  ne  dette  il  Duca  Francefco  Maria  fenza 
vedere  il  frutto  delle    fue  nozze ,   quando    dopo   cinque 
anni  la  Moglie  fi  fcoprì  gravida ,  ed  a  fuo  tempo  in  Pe* 

faro . 

• — — ^ ^^^^  —  —       1      II 

(18&;  Quefto  Mano£critto  trovaft  originale  nella  BibliotGca  MagUabccdu  d{ 
liienze  j^  di'  à  il  Codice  munciau)  26^  dclU  Ckife  2é*  ' 


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faro  il  giorno  di  S.  Ubaldo  Protettore ,  come  fi  difle  ^ 
della  fuaCafa,  Tanno  1^05  partorì  un  Figliuolo .  11  giu- 
bilo ,  che  di  quefta  nafcita  ne  provarono  i  Sudditi  fu  gian-^ 
<iifljmo  (iBg)^  anzi  fi  diiFufe  per  l'Italia  tutta,  e  partico- 
larmente ne' Principi ,  che  ne  diedero  chiariffime  dimoftra^ 
zioni .  Avea  per  T  addietro  Francefco  Maria  fupplicato  il 
Re  Cattolico  di  tenere  al  Battefimo  la  Prole,  che  nafce- 
xebbe  :  ed  il  Re  gli  aveva  promeflb  di  tenerla .  Onde  na« 
to  che  fu  il  Bambino ,  fu  dato  ordine  al  Marchefe  di 
Pefcara  ^  che  ciò  adempifle ,  ma  ciò  non  potè  eflere  pri* 
ma^  che  nel  fine  di  Novembre,  ed  in  tanto  privatamente 
in  camera  il  Vefcovo  di  Pefaro  battezzò  il  Bambino ,  al 
quale  fu  pofto  nome  Federico.  La  cerimonia  pubblica  fi 
fece  in  Urbino  nel  mefe  fopraddetto ,  eflendovi  arrivato 
il  Marchefe  di  Pefcara  con  affai  onorata  compagnia ,  ed 
il  Vefcovo  di  Foffombrone ,  Ottavio  Accoramboni  nobile 
di  Gubbio ,  la  efeguì .  La  Città  dimoftrò  V  allegrezza ,  e 
contento  fommo  con  fefte ,  e  fpettacoli ,  che  riufcirono 
molto  bene ,  e  dopo  il  predetto  Marchefe  ebbe  per  mano 
di  Francefco  Maria  V  Oxdine  del  Tofone ,  poiché  ciò  gli 
avveva  ancoxa  commeffo  il  Re  • 

Si  ritirò  poi  il  Duca  a  Pefaro,  dove  vedendofi  in 
età  aflai  avanzata ,  ed  il  figliuolo  in  fafce ,  coniinciò  a 
penfare  a  ciò ,  che  poteffe  intravenire  fé  da  Dio  foffe 
chiamato  pxima ,  che  il  Bambino  fi  trovaffe  in  età  di  po- 
ter governare  da  fé  :  e  così  fcriffe  alle  Città ,  e  Provincie 

dello 


(1S3)  Scrive  Antonio  Donato  Nobile  Veneziano,  e  familiare  del  Duca  Fran- 
cefco Maria ,  che  al  nafcere  di  queAo  Principe ,  forche  o  folTe  V  amor  grande  , 
che  portavano  al  Padre ,  o  il  defiderio  de*  Succeflbri  di  quel  fangite  ,  che  così  ret^ 
lamente  ^  e  benignamente  li  governava ,  o  procedefle  aall*  acquifto  di  non  ifpe- 
rata  felicità ,  avevano  tutte  le  Città  fatti  voti  particolari,  eh*  efeguirono  poi  col 
fabbricar  Chiefe,  con  erigere  Luoghi  Pii ,  e  con  altre  fimili  piiflime  dimoftrti* 
zioni,  tra  le  quali  il  più  folenne  fu  quello  di  fabbricare  la  Chiefa  a  S.  Fran- 
cefco di  Paola ,  e  il  Convento  a*  fuoi  Frati  per  officiarla  ;  ed  al  tempo  del  par- 
to ,  che  dovea  feguire  in  Pefaro  concorfero  i  Nobili ,  ed  i  Majjiftrati  del  rimjH 
«ente  dello  Stato  in  quella  Città ,  ed  adunatefi  in  Piazza ,  e  (u  le  ftrade  vicine 
del  Palazzo  Ducale  il  giorno ,  che  fi  pubblicò  ilare  la  Duchefla  in  procinto  di 
partorire,  fu  tanto  grande  lo  ftrepito,  e  così  impaziente  Tafpettare  il  parto, 
che  il  Duca  fteffo  ftttofi  alla  fineftra  pridò  ad  aita  voce;  „Dio  ci  ha  dato  un 
„  Mafchio  „  come  fu  in  effetto  con  giubbilo  imiverfale  de*  Sudditi ,  e  di 
r  Italia  ,  e  degli  Stranieri  ancora  • 


tutu 


Duca  VI.  H  ultimo  d' Ukiino  Gap.  IV.      12  j 

dello  Stato  5  che  fi  compiacelTero  di  nominargli  de^  loro 
Cittadini  9  chi  riputalTero  il  più  idoneo  a  sì  gelofo,  e 
nobile  impiego  .,  Ciò  il  efeguì ,  e  in  tal  guifa  creò  un 
Configlio  di  otto  di  loro,  cioè  uno  per  ciafcuna  delle 
fette  Città ,  e  V  altro  per  la  Maffa ,  li  quali  in  vita  di 
Francefco  Maria  aveflero  da  fervire  per  Configlieri ,  e 
pofcia  per  Governatori,  rifiedendo  del  continuo  in  Urbi- 
no (184).  Quando  ciò  precifamente  feguilTe,  e  quai  fof* 
fero  i  Configlieri ,  il  Duca  Francefco  Maria  non  V  ha 
notato  nella  fuavita  da  lui  medefimo  fcritta,  lo  ha  però 
regiftrato  di  proprio  pugno  nel  fuo  Diario  dianzi  citato  i 
in  eflb  dunque  trovo:  ,,  1507,  a*  22.  Gennajo  iì  cominciò 
yy  il  Configlio  dello  Stato  in  Urbino  >  per  la  qual  Città 
5,  vi  fu  MejTer  Malatefta  Malatefti ,  MeflTer  Pier  Simone 
yy  Bunami  per  Pefaro ,  il  Conte  Girolamo  Cantalmaggi 
„  per  Ogubbio ,  Giacomo  Arfilli  per  Senigaglia ,  Meìler 
,,  Francefco  Carnevali  per  Foflbmbrone,  MeflTer  Antonio 
^  Brancuti  per  Cagli  y  MeflTer  Gombattifta  Manfarini  pet 
yy  la  Provincia  del  Montefeltro,  e  MeflTer  Stefano  Minci 
\  yy  per  la  Provincia  della  MaflTa .  Tra  Gubbio ,  e  Pefaro  y 
5,  e  tra  Cagli ,  e  FoflTombrone  bifognò  metter  le  forti  per 
9^  la  diflferenza  di  precedenza  y  che  paflTa  fra  di  loro  •  yy 

A  quefto  Configlio  dunque  fi  diede  principio  nell* 
anno  1607  ,  e  Francefco  Maria  fi  ritirò  in  Caftel  Durante 
colla  Moglie ,  ed  il  Figliuolo ,  e  con  poca  famiglia ,  la- 
fciando  il  rimanente  in  Urbino  ,  e  così  attendeva  a  far 
prendere  informazione  d'ogni  cofa  sì  nel  governo,  come 
ne'  negozj  efteri  al  detto  Configlio  per  incamminarlo  in 
fervigio,  ed  al  benefizio  de' Sudditi ,  e  del  proprio  Fi- 
gliuolo ,  ed  Eredi .  Non  pafsò  molto  tempo ,  che  fi  rifol- 
vè  per  ogni   buon  rifpetto  d' apparentaru   col   Granduca 


(184)  La  Città  di  Gubbio  in  tal  occafione  preferito  a  Sua  Altezza  Quattordici 
Soggetti,  dc'guali  venne  prefcelto  Girolamo  Cantilmaggi  Conte  delle  Carpini, 
e  Rocca  d' Aria ,  come  dinufanfiente  fi  legge  nel  libro  delle  Riforme  di  Gubbio 
dell'anno  1606.  a  pag. 79.  fino  a  loi,  ove  apparifce  anche  il  modo,  e  metodo 
di  rifiedere .  Non  molto  continuò  in  quefta  carica ,  perchè  dovette  laiciarla  y  non 
io  fé  per  morte  *  o  per  la  fua  vecchiaia ,  mentre  trovo  notato  nel  citato  Diario 
del  Duca  Franc^ico  Maria ,  che  ^  V  anno  1609.  a'  S.  Novembre  venne  per  nuovo 
^  Configliero  dello  Stato  MeiTer  Giulio  Gabrielli  da  Gubbio  figlio  del  Caeitaa 
^,  Cario .  „ 


a 24  Delle  Gesta  di  Franc.  M.  IL  della  Rovere 

di  Tofcana  Cpfmo  IL ,  col  procurare  una  figliuola  di  lui 
pel  fuo  unico  figliuolo  >  e  così  fece  intendere  T  animo 
ilio  5  e  da  quel  Principe  gli  fu  corrifpofto  in  tutto  fecon* 
do  la  fua  brama .  Ma  frattanto ,  che  ciò  fi  ftabiliva  y  ven« 
ne  quafi  all'  improvvifo  il  Granduca  a  morte .  Il  figliuolo 
Ferdinando  IL ,  che  gli  fucceflc ,  fece  fubito  intendere  ^ 
eh*  era  del  medefimo  animo ,  che  il  Padre ,  il  quale  nel 
fuo  fine  gli  aveva  ricordato ,  che  così  facefle  •  Si  venne 
per  tanto  alla  efecuzione  ,  promettendo  la  Sorella ,  che 
Claudia  fi  domandava  ,  più  conforme  air  età  del  figliuolo 
d*  eflb  Francesco  Maria  per  fua  Conforte ,  e  così  in  tutti 
quei  migliori ,  e  più  ficuri  modi ,  che  fi  potè ,  fi  conclufe 
il  Matrimonio  con  dote  di  300  mila  Scudi  d'oro  (185)* 
E  qui  finifce  il  Compendio  manofcritto  della  Vita  del 
Duca  Francefco  Maria  diftefo  da  lui  medefimo ,  come  nel 
principio  accennai .  Ciò  che  fiegue  è  ftato  tolto  da  altro 
Manoicritto  di  Donato  Donati  nobile  Veneziano  confi- 
dente 9  e  familiare  di  efTo  Duca  Francefco  Maria ,  e  da 
altri  Autori  Contemporanei . 

Il  Principe  Federico  fi  moftrava  avvenente,  e  di  .for- 
tiffima  compleflìone ,  e  dava  fperanzà  di  dover  coir  acu« 

tez- 


««■■■■■■■■■M^VHMBiwai^BiMaHa^wwHMMBaHa 


(185)  Il  Duca  Francefco  Maria  nel  compendio  della  fua  Vita,  e  rei  fuo  Dia- 
rio non  efprime  1'  anno ,  in  cui  feguì  quello  matrimonio ,  ma  dicendofi ,  che  ie* 
Ìuì  dopo  la  morte  del  Granduca  Cofmo  IL  ,   la  quale  feguì  nel  di  18.  di  Feb- 
rajo  idii.,  e  nel  nnentovato  Diario  eflèndo  notato,  che  a*  7.  Gennajo  i6xx.  ta 
Frinc/pejfa  Claudia  pariorl  una  figlia^  ne  fiegue,   che   tra  il  Marzo,  e  T  Aprile 
deir  anno  i6ii.  forte  ultimato  quefto  matrimonio.  Prima  che  feguifle  quefto  ma- 
trimonio altre  cofe  fono  notate  dal  Duca-  Francefco  Maria   nel  fuo  Diario ,  la 
prima  delle  quali  fi  è,  che  alli  11.  di  Settembre  1613.  fi  ibpprerte  il  Configlio 
degli  otto,  feni' accennare  qual  fofle  il  motivo*  L'altra  è  che  Pirro  Nuti  Patri- 
zio di  Gubbio  prima  dell'anno  iti6.  era  Refidente  in  Roma  del  Duca  Francefco 
Maria  ,  onde  nel  Diario  così  è  notaio:  „  A'  tuNoven^bre  r6iò.  ritornò  a  Roma 
„  il  Nuti  elTendo  venuto  qua  per  la  fua  Ifiruzìone.,,  Di  quffta  ne  fa  menzione 
Vincenzo  Armanni  nel  Volune  IIL  delle  fue  Lettere  pag.  397.   dicendo:  ?irré 
Sutt  di  grand*  attività  y  Rejtdente  in  Rema  dil   noflro   Duca  Frantejfo  Maria   IL 
della  Rovere ,  come  fi  vede  da  una  ìfiru%ÌQnt  datagli  da  S.  A*,  piena  di  nobili  ,  e 
gravi  avvertimenti  i  Copia  della  <|uaie  io  ho  veduta  fra  i  Manofcritti  del  fu  Si» 
«nor  Uditore  Marcello  Franciarini.  Oltre  l'avere  al  fuo  fervizio  S.  A.  due  No- 
bili di  Gubbio,  uno  in  qualità  di  Maggiordomo,  e  1'  altro  in  qualità  di  Refidente 
in  Roma  ;  nello  ftelfo  fuo  Diario  è  notaio,  come  a'  u  di  Novembre  1585.  prcfi: 
per  filo  Medico  Baldangelo  Abbati  di  Gubbio.  Eleife  Brarauccio  Aiidrcom  Capta-» 
no  Tan.  1587.  per  Governatore  dell'Armi  di  Pcfaro,   e  di  Sinigaglia;   Filippo 
A<xorambom  Capitano  Governatore  della  Fortezza,  e  Città  di  SinigagU^  nel  ^59^- 


Duca  VI.  i  ultimo  d'Ukbino  Ca?.  IV.      225 

tezza  deir  ingegno ,  e  con  mcravigliofa  memoria  delle  co* 
fé ,  che  leggeva  ,  fare  onore  air  efquifita  ,  e  Angolare  edu- 
cazione del  Padre  ,  Uomo  digniffimo ,  e  vero  efemplare 
di  compiuta  virtù .  Pervenuto  perciò  il  Giovane  agli  anni  ^ 
che  chiamano  di  difcernimento ,  ammeflb  nelle  cofe  del 
governo ,  ma  circondato  da  quei ,  che  fi  lufingavano  di 
avanzarfi  nella  mutazione  del  Capo,  perchè  o  fofle  ftan* 
chezza  del  Duca,  che  già  paflava  gli  anni  75  di  fua  età, 
o  un  particolar  fuo  defiderio  di  ritirarfi  a*  fuoi  ftudj ,  de* 
quali  fu  fempre  amantiffimo  :  o  pure,  come  altri  credet- 
tero-, per  un' àbborrimento  verfo  il  Figliuolo,  che  inco- 
minciava a  fcorgere  di  fpiriti  feroci ,  ed  inquieti ,  fi  rifol- 
ve  di  lafciargli  libera  T  amminiltrazione  di  tutte  le  cofe 
(unica  macchia,  che  ha  deformato  il  bel  carattere,  e  le 
virtù  tutte  del  Duca  Francefco  Maria),  e  di  riferbarfi  là 
terza  parte  delle  rendite ,  che  in  tutto  afcendevano  a  Scu- 
di 300  mila,  feco  conducendo  pocchiifimi  Servidori.  Per 
tal  cagione  le  cofe  mutarono  faccia ,  e  fi  fé  pafl^ggio  dalla 
prudenza  d'  un  Vecchio  virtuofo ,  e  pio ,  air  empito  d'  un 
Giovane  diflbliito ,  da  una  plaufibik  maturità  ad  una  bia- 
fimevole  violenza ,  da  una  efatta  regola  in  fine  ad  un*  in- 
tollerabil  difordine ,  ficchè  fi  videro  in  pochi  giorni  can- 
giate tutte  le  cofe ,  e  ponendo  il  Principe  Federico  ogni 
ailigenza  ,  che  il  Duca  Genitore  non  fapeffe  ciò ,  che  fi 
faceva ,  continuò  quafi  due  anni  nell*  aifoluto  arbitrio  di 
tutto  il  governo ,  e  difprezzata  V  economia  della  fua  ca- 
ia, che  poteva  agli  altri  Principi  fervir  d'efempio,  aperta 
la  porta  ad  ogni  ecceflb,  fi  diede  in  preda  degli  appetiti 
più  fregolati ,  paflando ,  per  così  dire  ,  in  un'  iftante  dal 
rigore  della  dilciplina  paterna  alla  diifolutezza  ,  e  alla  li- 
cenza y  la  quale  crebbe  in  tal  guifa ,  che  condotta  a  fuoi 
ftipendj  una  compagnia  di  Comici ,  fi  diede  a  vivere  con 
loro,  ed  a  farfi  vedere  fcnza  mafchera,  Ift rione,  e  Prin- 
cipe ,  Padrone ,  e  Miniftro  de'  divertimenti  del  baffo  vol- 
go ,  clie  gli  applaudiva,  e  più  fiate  ancora  guidar  caroz- 
ze  , .  e  divenirli  in  foggie  a  lui  difdicevoli .  Stavano  in 
tanto  i  buoni  Sudditi ,  e  gli  Uomini  dabbene  attoniti,  e 
guardavaijfi  Tun  T altro,  ninno  però  ardiva  di  parlare, 
F.II.  Ff  €  lut- 


126  Dblli  Gbsta  di  Franc.M.II.dblla  RjOvbrb 

e  tutti  col  cuore  piangevano,  e  foflfrir  non  potevano  così 
infelice  cangiamento  di  cofe .  Vi  fu  chi  ne  Icrifle  al  Duca 
fuo  Padre  ,  ma  le  lettere  non  gli  pervennero .  Altri  pen* 
farono  di  ammazzare  i  Comici,  e  i  Servitori  malvaggi ,  e 
vi  fu  ancora  chi  configliò  di  adoprar  mezzi  più  potenti, 
^  rifoluti ,  e  fi  farebbero  forfè  tentati ,  fé  altro  decreto 
del  Cielo  non  preveniva  i  configli  umani ,  perchè  condot- 
tofi  il  mifero  Principe  co'  fuoi  medefimi  Comici  nei  gior- 
ni eftivi  a  Urbino,  e  poftofi  a  comparire  ogni  giorno  fu 
de'  Palchi ,  ed  a  guidar  Cocchj ,  tutta  la  notte  con  altri 
difordini,  ed  ecceflì ,  il  giorno  di  S.  Pietro  alli  29  di 
Giugno  deiranno  1^2 j,  quando  quei  della  fua  camera 
afpettavano  che  fi  fvegliafle ,  dopo  mezzo  giorno  lo  tro- 
varono morto  nel  proprio  letto,  e  in  tal  guifa  terminata 
tutta  la  fortuna  della  lua  antica  ,  e  nobiliflima  Cafa  nella 
verde  età  di  anni  18,  un  mefe ,  e  giorni  13.  Del  sì  fu-, 
nefto  accidente  fi  doveva  far  noto  al  vecchio  Padre ,  e 
perciò  fi  portò  Monfignor  Malatefta  Baglioni  Vefcovo  di 
refaro ,  che  come  fopraintendente  della  cafa  Ducale  ftava 
allora  appreflb  il  Principe  ,  a  recarne  in  perfona  la  no- 
velia,  e  ftimò  bene,  ed  efpediente  notificargliela  con  bi- 
glietto ,  dicendo  folamente  che  il  Principe  Federico  era 
morto.  Stava  il  Duca  nel  letto  a  motivo  della  podagra, 
ed  entrato  un'  Ajutante  di  camera  col  biglietto ,  gli  diife 
il  Duca ,  che  lo  riponefle  coir  altre  lettere ,  perchè  prima 
della  cena  fi  farebbero  lette  tutte  infieme .  Replicò  il  Ser- 
vitore ,  che  il  Vefcovo  era  alla  porta  per  parlare  a  S.  A.  ; 
allora  il  Duca  leife  il  biglietto,  ed  acquietate  le  lagrime 
degli  altri,  fenza  tramandarne  neppur  una  dagli  occhi 
fuoi ,  diede  ordine  per  la  fepoltura  del  figlio ,  e  fece 
quella  fera  le  medefime  funzioni ,  eh'  era  folito  di  fare 
altre  volte,  facendofi  leggere  in  Italiano,  e  Spagnuolo  , 
uè  mai  die  a  conofcere  acerbità  alcuna  neir  animo  fuo , 
anzi  non  die  argomento  veruno  di  perturbazione ,  o  difpia- 
cere  :  per  il  che  più  parlavafi  di  tal  indifferenza ,  e  co- 
ftanza  del  Duca ,  che  dell'  acerba ,  e  funefta  morte  del 
Principe .  In  una  gran  Corte  ricercandofi  da  qual  cagione 
foife  proceduta  tale  indifferenza  ^  e  fermezza  del  Duca ,  e 

per^ 


^ 


/ 


Dùca  VI.  b  ultimo  d*  Urbino  Ca?.  IV.      227 

perchè  avefle  fatto  sì  poco  conto  di  un  cafo,  che  avrcb* 
be  commoflb  a  pietà  il  più  fiero  Uomo  del  Mondo ,  e 
rifpondendo  tal'  uno  >  che  dovevafi  ciò  attribuire  alla  gran 
prudenza  di  S.  A. ,  ed  al  molto  faper  fuo  ;  altri  foggiun* 
fero  efler  proceduto ,  fé  non  dall'  odio  almen  dal  poco 
amore ,  che  portava  al  figliuolo ,  il  quale  fapeva  aver  de- 
generato dal  fuo  nafcere  9  e  dai  coftumi  paterni,  eflendo 
divenuto  incorrigibile ,  ed  inimico  del  Padre  fteflb .  Ma 
comunque  ciò  foffe  ,  non  potea  però  negarfi ,  che  veg- 
sendo  il  Duca  la  fua  cafa  venuta  meno  (186),  eftinto  il 
langue  ,  e  gli  Eredi,  fi  rivolgeflc  neir  animo  la  perdita 
fatta ,  e  gì*  imbarazzi ,  che  in  appreffo  feguir  doveano; 
poiché  in  luogo  della  quiete,  ch'erafi  prefilfo,  riaflumerè 
dovea  il  pefo  del  governo ,  il  quale,  feda  altri  è  ambito, 
da  eflTo  era  tenuto  in  niun  conto,  anzi  in  avverfione . 

Del  defunto  Principe  fuo  figliuolo  rimafta  eragli  una 
Nipote ,  chiamata  al  Sagro  Fonte  Vittoria ,  quefta  fan* 
ciullina  non  aveva  più  che  un^anno,  mefi  cinque,  e  gior- 
ni 22  allorché  gli  mancò  il  Genitore.  Si  icuopriiono 
molti  debiti  contratti  da  Federico.  I  Principi  circonviciiri 
intefa  la  morte  del  Principe  Ereditario  fi  mifero  in  arme, 
e  con  molte  gelofie  fi  viffe  per  qualche  tempo ,  e  il  Du* 
ca  medefimo ,  o  fofle  per  T  avanzata  età,  o  perpenfieri, 
e  noje  ,  che  per  tal  cagione  lo  inquietavano ,  s*  infermò  • 
NuUadimeno  riftrettofi  ne*  fuoi  appartamenti  col  Conte 
Francefco  Mamiani  fuo  favorito ,  e  col  Vefcovq  di  Pefaro 
dianzi  nominato,  il  qual  Prelato,  oltre  la  fua  ragguarde* 
yole  nafcita ,  di  molte  virtù  era  adorno ,  e  chiamato  da 
Giulio  Giordani  Servitor  fuo  di  40  anni ,  di  profonda 
erudizione ,  che  agli  altri  era  guida  nell'  operare  rettal- 
mente ,  e  Maeftro ,  fece  in  pochi  giorni  tutte  le  feguenti 
rifoluzioni  •  Spedì  a  Roma ,  dove  per  la  morte  di  Grego^ 
rio  XV.  era  vacante  la  Cattedra  di  S.  Pietro ,  dando  par^ 
te  al  Sagro  Collegio  della  perdita  del  Principe  fuo  figlnio* 
lo  ,  offerendo  la  fua  divozione  a  quegl*  Eminentiffimi  Pa* 

Ff  2  dri.  - 


(t86)  Quante  Città  ,  Terre ,  e  GafteUi  contenèffbro  queftl  Stati,  e  quanto 
fofle  i*  eftcnuone  di  effi ,  vedafi  l' Appendice  al  num.  II.  ^  in  cui  tutti  nomina» 
tamente  fono  dcicritti  • 


128  Delle  Gesta  diFranc.M.  II.  della  Rdvbri 

dri .   Partecipò   il   cafo    inopinato  con  fue  lettere  a*  Sud* 
diti  y  e  con  carico  >   eh'  eleggeffero  otto  Cittadini  de*  più 

Sualificati ,  perchè  difegnava  raccomandar  ad  effi  la  giù* 
izia  civile ,  e  criminale  dello  Stato  ,  non  potendo  gli 
anni ,  e  V  infermità  fue  più  portarne  il  pefo .  Mandò  a 
confolare  la  Vedova  Principefla ,  e  ad  offerirle  ogni  fer- 
vigio  ,  ed  onore,  e  richiamati  i  Minillri,  che  governava- 
no le  Guardie ,  i  Gentiluomini ,  ed  il  rimanente  della 
Corte  d^l  Principe  ,  ritornò  a  veftirfi  di  quel  manto  ,  che 
la  fua  umiltà ,  ed  alienazione  dal  comando  ad  altri  ce- 
duto aveva  •  Stette  però  molte  fettimane  ritirato ,  e  trat- 
tava con  pochi ,  e  di  quefti  formò  un  Configlio ,  che 
Congregazione  chiamava,  alla  quale  partecipava  tutti  gli 
affari  i  ne*  quali  il  primo  di  effi  fu  mettere  in  confulta, 
dove  collocar  fi  poteffe  la  picciola  Bambina  rimafta  del 
Principe  per  falvarla  prima  aella  morte  del  Duca ,  il  quale 
fi  lafciò  liberamente  intendere  di  non  voler  penfare  a 
neffun*  altra  cofa ,  fé  prima  non  vedeva  quella  fanciuUina 
in  cafa  tale ,  che  morto ,  eh'  egli  foife ,  non  rimaneffe  ia 
balìa  de'  più  potenti .  Si  adunò  dunque  più  fiate  la  Con- 
gregazione per  efporre  al  Duca  i  pareri  tuoi ,  ed  ultimare 
tal  affare,  e  concorrendo  i  Conlultori  tutti  uniti  a  pro- 
metterla a  Principe  Italiano,  che  a  fuo  tempo  aveife  da 
fpofarla  coir  eredità ,  che  le  perveniva ,  vi  fu  chi  diflc 
effer  troppo  immaturo  negozio  difegnare  in  aria  matri- 
monio da  effettuarfi  14  anni  dopo;  trovarfi  il  Duca  in 
termine  di  vivere  qualche  tempo ,  quefta  Bambina  nodrita 
apprefTo  di  lui  dovere  riufcire  iftromento,  che  i  Principi 
Italiani  per  la  groffa  dote ,  che  fé  le  poteva  mettere  infie- 
me ,  s*  infinuaflero  a  fervire ,  e  rifpettare  il  Duca ,  e  farla 
più  riguardevole  ad  altri  ancora ,  potendo  affai  negli  ani- 
mi ,  ^)enchè  grandiflimi ,  la  ficurezza  di  una  pingue  eredi- 
tà ,  né  dover  parere  confiderazione  fproporzionata  il  di- 
re ,  che  il  Papa  ifteffo  col  pigliarla  per  un  fuo  Nipote , 
potefle  applicar  V  animo  ad  infeudarlo  dello  Stato ,  dero- 
gando alle  Coftituzioni  d'altri  Pontefici.  Ed  aggiungeva, 
chi  quefto  parere  foffeneva ,  non  effer  ragionevole  accel- 
Jerar  oltre  il  giuito  un  intereffe  si  rilevante,  doverfi  ben 

pon- 


*» 


/ 


Duca  VI.  b  ultimo  d'  Urbino  Ca?.  IV.      iim 

ponderare ,  fentire  quello  ne  dicefle  il  nuovo  Pontefice ,  e 
con  r indagare  l'altrui  brame   vantaggiofe.   Ma  il  Conte 
Mamiani  intimo  del  Duca  ,  che  poteva  più  folo ,  che  tutti 
gli  altri  infieme ,   rifpondeva  non  poterli  diflferire  la  rifo- 
luzione ,  perchè   il    penderò  di  efla  affliggeva  in  maniera 
r  animo  del  fuo  Signore ,  che  non  trovarebbe  quiete ,  fc 
non  vedeva  terminato  quefto  affare,   che   anzi   per  efler 
r  ultima  della  fua  cafa  non  voleva,    che  folTe  prevenuta 
dalla  morte ,  che  gli  fembrava  imminente ,  conofcendofi , 
che  la  paifione  era  tanto  maggiore,  quanto  più  rinchiufa, 
non  luungandolo  più  né  fperanze ,  né  vane  idee  di  ritrar- 
ne  vantaggio  :  giacché  vedeva  di  modo  eflinta  la  fua  for* 
tuna ,  che  a  farla  riforgere ,  miracoli ,  e  non  umane  con* 
fiderazioni  vi  volevano ,   e    che  perciò  fi  penfafle  di  por* 
tare  al  Duca  negozio  digerito ,  e  conclufione  chiara ,  al-^ 
trimente  lo  farebbe  da  ie  medefimo,   come   in  effetto  lo 
fece ,  perché   elfendo   in  quelli  giorni  venuto  da  Firenze 
il  Conte  Orfo  Elei  a  condolerfi   a   nome  di  queir  Altez* 
za ,  e  di  poi  efTendo   anche   arrivato   il  Cavalier  Andrea 
Cioli,   tutti  e  due  principali  Miniflri    di    Ferdinando  II. 
Granduca  di  Tofcana ,  negoziarono  quefli  tanto  alle  ftret* 
te  col  Conte  Mamiani ,   che  fecero  apparire ,  che  il  loro 
Principe  fi  farebbe  contentato   di  prender  per  fé  medefi- 
mo  la  Bambina,  ricevendola  fubito  in  cafa  fua  per  farla 
educare  ,  e  nodrire ,    per   ifpofarla  poi   a  fuo  tempo  ,  né 
richieder  altro  al  Duca,   fé    non   che   permetteffe   che  la 
figliuola   paffafle   a  Firenze  con  carta  di.  S.  A. ,   che  per 
erede  fua  la  nominaife,   come   feguì  in  termine  piuttoflo 
di  ore ,  che  di  giorni ,  e  con  tale  celerità ,   che   pofla  la 
picciola  Bambina  in  una  Lettiga  accompagnata  dal  Conte 
Mamiani ,   e   dalla   di  lui  Conforte  (  che  buone  mercedi 
ne  riportarono  ) ,  fi  trova  prima  collocata  nella  Sereniifi- 
ma  Cafa  de*  Medici ,   che   avefle  conofciuta  la  propria  di 
Montefeltro ,  e  della  Rovere ,  dalla  quale  altra  dote  non 
riportava ,  che  un  foglio  fottofcritto  dal  Duca  Francefco 
Maria  fuo  Avo  Paterno ,  che  con  brevi ,  ma'  cfpreffive ,  e 
concettofe  parole  diceva  :  Dì  prometter  la  fua  Erede  ^   e  di 
tonfegnarla  ver  tale .  In   tanto   dopo  eflere  Jlato  a  CaAel 


a^o  -Dbllb  Gesta  di  Franc.  M.  IL  dslla  Rovere 

Durante  Monfignor  Pavoni  fpedito  dal  Sagro  Collegio  de* 
Cardinali  a  vifitare,  e  confolare  il  Duca,  fi  pubblicò  il 
{c&o  giorno  di  Agofto  per  Somnio  Pontefice  il  Cardinale 
Maffeo  Barberini,  che  Urbano  VIIL  fi  fé  chiamare,  Sog* 
getto  di  sì  gran  condizione  ,  che  per  quello ,  che  fi  vide 

Ì)OÌ,  parve  da  Dio  chiamato  a  quella  dignità,  perchè  per 
e  fue  diligenze  fi  aggiungefle  con  fomma  felicità,  e  fen* 
za  ftrepito  d'  armi  al  precedente  temporale  dominio  della 
Romana  Chiefa  un  altro  così  ragguardevole ,  com'  è  que- 
ilo  d'Urbino,  che  oggidì  unifce  agli  altri,  che  per  Tad* 
dietro  pofledeva  • 

Appena  fu  falito  in  Trono  Urbano ,  che  tofto  fi  ma* 
neggìarono  fra  lui ,  e  il  vecchio  Duca  Francefco  Maria 
varie  negoziazioni  non  meno  importanti ,  che  fpiritofe  , 
e  fi  travagliò  quafi  due  anni  continui  fenza  trovar  mai 
ripiego ,  che  amcurafle  la  comun  quiete  intorbidata  fem* 
pre  da  nuovo  fomite  di  fofpetti ,  de'  quali  il  più  faftidiofo 
era  la  Bambina  Vittoria  di  Cafa  della  Rovere  entrata  in 
Cafa  Medici ,  e  che  fovra  qualche  parte  dello  Stato  ac- 
cennava pretenfione ,  e  difegno .  Deputò  per  fuo  Agente 
il  Duca  m  Roma  Angelo  Mamiani  fratello  del  prenomi- 
nato Conte  Francefco  Maria ,  ed  in  tanto  il  Cardinale 
Farnefe  ^  come  parente  del  Duca ,  avea  d'  ordine  fuo  no* 
tificato  al  Pontefice  il  parentado  col  Granduca  di  Tofca* 
na ,  e  r  aveva  fatto  così  air  improvvido ,  che  il  Papa  fo-» 
praffatto  da  cofa ,  che  non  afpettava ,  rifpofe  con  altera- 
zione ,  domandando ,  s' era  totalmente  inabilito ,  e  come 
s*  era  potuto  conchiudere  fenza  prima  parteciparglielo , 
non  perchè  volefle ,  come  difle ,  difturbarlo  ,  ma  perchè 
parevagli  giufto  fi  ufafle  quella  convenienza,  e  riipetto, 
che  ufato  avevano  a*  paiTati  Pontefici  gli  Antece fiori  di 
S.  A. ,  la  quale  nella  fua  cadente  età ,  e  nella  caducità 
dello  Stato,  non  avrebbe  fatto  forfè  cofa  lontana  dalla 
fua  prudenza,  fé  il  frapporvi  tempo  non  avefie  differita 
conclufione,  che  fommamente  bramava. 

Non  dovea  però  un'  affare  di  tanto  rilievo  terminare 
cosi  dolcemente ,  e  con  fol  afprezza  di  parole  .  Arrivò 
in  quefto  ifteifo  tempo  a  Caftel  Durante  il   Conte  Fran^ 

cefco 


DOCA  VI.  B  ULTIMO  d'UrIIMO   CaP.  IV.         IJI 

ccfco  Gambara  Ambafciatore   dell'  Imperatore    Ferdinan* 
do  II.  per  condolerfi  con  S.  A.  della  morte  del  figliuolo  y 
e  portò  un  ampia  propofizione ,   ed  un'  offerta  generofa  , 
fé  r  avede  accompagnata  con  valide  ragioni .  DifTe  queflo 
Cavaliere  al  Duca,  che  la  Maeftà  Cefarea  lo  mandava   a 
confolare  S.  A.,  e  ad  ofiFerirgli  per  T  Erede,  fua  T  invefti- 
tura  del  Montefeltro,  antico  Feudo  Imperiale,  del  quale 
agr  Imperatori  toccava  difporre ,  mancando  i  Succeffbri  di 
Cafa  Feltrefca,  perchè  quei  della  Rovere  inveititi  furono 
nella  Cafa  Feltrefca  da  Federico  ultimo  di  efla .  Si  com* 
mofle  il  Duca  Francefco  Maria  a  quefl'  uffizio ,  ed  avenda 
ricevuto  nei  proprj  appartamenti ,  e  fatto  fervire  con  ma* 
gnificenza  V  Ambafciatore  ,  come  Miniflro  di  si  gran  Prin* 
cipe ,  fi  dolfe  poi  d' averlo  tanto   accarezzato ,    dubitan* 
do ,  che  con  tali  dimoflrazioni  non  s' accrefcefle  la  gelo* 
fìa,  che  del  fuo  negozio  fi  farebbe  fentita  in  Roma,  do* 
ve  con  efprelTo  Corriero  comunicò  il  tutto   per   autenti* 
car  la  fede,  e  la  fua  fìncera  volontà.  Al  Conte  Gambara 
rifpofe ,   che  alla  pietà  di  S.  M.  C.   rendeva  fomme  gra-- 
zie  ,  e  confelTava  P  onore  per  fìngolariffimo ,    ma  quanto 
all'offerta  del  Montefeltro  liberamente  diceva  di  ricono* 
fcere  quanto  aveva  dai  Sommi  Pontefici  ;  né  da  altri  fpe* 
rava ,  né  pretendeva  cofa  alcuna .  Al  che  V  Ambafciatore 
replicò,  che  tal  rifpofla  non  potea  pregiudicare  alle  ra« 
gioni  di  S.  M.  quando  aveffe  voluto  verificarle  ,  e  fofle* 
nerle  ;  ma  che  trovando  S.  A.  aliena  da  beneficare  il  fuof 
fangue  non  voleva  a£Faticarfi    a   perfuaderla ,    anzi   tener 
ordine  d^ abbandonarla  alla  fua  primiera  credenza,  e  così 
s'accomiatò  poco  foddisfatto  del  fuo  negoziato,  e  molto 
più  perché  col  pubblicarlo  ne  rimafe  offefo  il  fuoSigno* 
re ,  e  fé  fleifo  ancora  •  Aveva  in  tanto  il  Duca  appoggia* 
tò  il  governo  dello  Stato  ad  otto  Cittadini  eletti  ad  ar^ 
bitrio   delle    Città    medefime ,   fra   le  quali  fii  fegnalata 
r  elezione  della  Città  di    Pefaro ,   cavando  xlalla  Corte 
Giovanni  Ondedei  per  integrità ,  e  illibata  virtù  ragguar* 
devole  Cittadino  9  e  da  quello  ricevuto  il  giuramento  df 
fedeltà  ,   fu  per  molti  mefi  amminiflrata  la  giuflizia  coll^ 
ifteffe  forme  ^  che  da  Principi  ^efli  erano  fblite  ufarfi^  e 

pò* 


2^2  DellbGbsta  diFrakc.M«ILdsllaRovbki 

poftafi  S.  A.  a  rivedere ,  e   difporrc   le  cofe  domeftiche  f 
penfava  col  matrimonio  della  Nipote ,  e  col  lafciar  reg- 
gere ad  altri  lo  Stato  ,•  di  aver  ricuperata  la  quiete ,  che 
per  la  morte  del  figliuolo  avea  perduta;  quando  inafpet- 
tatamente  arrivò  da  Roma  Monhgnor  Pavoni  fpedito  dal 
Pontefice  a  richiedere  a  S.  A.,   che  per  comprovare  con 
atto  genèrofo ,  e  fufliftente  la  fua  divozione ,  e  fede  verfo 
Santa  Chiefa ,  e  per  quiete  fua  propria  ,  e  della  fua  vec* 
chiezza  fi  cdntentafle  di  confegnargli  la  Fortezza  di  San 
Leo ,  come  quella  ^  a  cui  i  Fiorentini  potevano  afpirare  ^ 
che  così  fi  terminarebbe  ogni  difcordia,  e  fi  quietarebbe 
ogni  gelofia ,  tanto  più  che  il  motivo  fatto  dall'  Inipera- 
tore    Ferdinando    Zio    carnale    del    Granduca  neceffitava 
Santa  Chiefa  ad  aver  T occhio  a  quei  pollo,  e  cuftodirlo 
molto  bene ,  onde  non  cflendogli  con{egnata ,  converreb- 
be armarfi ,  e  tenere  milizie   a*  confini ,  come   avea  dato 
ordine ,   che   fé  ne   mandalTero  a  Rimini ,  ed  a  Città  di 
Caftello ,    né   ceflarebbe    da  ógni  diligenza ,  perchè  tutti 
conofcellero ,  che  i  penfieri  maggiori  del  fuo  Pontificato 
erano  dirizzati   a  riunire  agli   Stati   della  Chiefa ,    fehza 
perdita  d'  un  palmo  di  terra ,  tutto  quello ,  che  la  cadu- 
cità degli  Stati  di    S.  A. ,    e   le  inviolabili  ragioni   della 
Sede  Apoftolica  gli  concedevano .  Si  affaticò  Pavoni  còlla 
dolcezza,  e  con  timori,  ed  offrì  al  Duca  ogni  altra  fod- 
disfazione ,  e  contento ,  che  fapeffe  defiderare ,  ma  lo  tro- 
vò così   ben  fermo  a  non  <:edere  ,   fé   non  colla  morte , 
quello,  che  aveva  in  fuo  potere  vivendo,  che  con  rifen- 
tite  parole  rifpofe  :  fentire  più  gravemente  quefta  doman- 
di ,   che   non  lo  affliggeva  T  eftinzione    della   fua   Cafa , 
poiché  il  fine  di  effa  veniva  da  Dio ,   e    da*  difordini  al- 
trui;   ma   la   richiefta   del  Pontefice  poneva  in  diffidenza, 
la  fua  fedeltà ,  e  metteva  in  dubbio  quello ,  eh*  era  chia- 
ro, e  manifefto)  né  potea  mutarfi  ,  le  non  col   fine  de' 
fuoi  giorni ,  i  quali  non  potendo  per  tanta  anguftia  efler 
molti ,    fupplicava    la  Santità  Sua    afpettare    il    tarmine , 
perchè  allora  fenz' alcuno  impedimento  verrebbe   al  pof- 
ìelTo  di  ogni  cofa ,  e  che  per  afficurarla ,  che  così  feguifle  ^ 
fpedirebbc  quella  notte  il  più  fedele  Servitore ,  che  aveffe  ^ 


con 


Duca  VI.  b  ultimo  d*  Uriino  Ca?.  IV.      i  j  j 

con  cento  Mofchettieri  a  cuftodire  con  ogni  vigilanza 
quella  Fortezza  y  che  cagionava  le  gelofie ,  le  quali  in 
ffifetto  erano  confiderabili ,  perchè  S.  Leo  è  luogo  fortif^ 
(Imo  per  natura ,  e  per  arte ,  che  guardar  fi  può  con  po^ 
chi ,  né  fi  potrebbe  efpugnare  da  molti .  Tal  luogo  era 
come  il  capo  della  Provincia  di  Montefeltro ,  fopra  la 
quale  av?va  pretenfioni  T  Imperatore  5  e  fu  dalla  Repub'i» 
blica  Fiorentma  in  tempo  di  Lorenzo  de'  Medici  già  Pa- 
drone d*  Urbino  rilafciato  a  Francefco  Maria  1.  della  Ro- 
vere per  debiti  con  eifo  contratti .  Rigettata  dunque  la 
richieda  di  Monfignor  Pavoni ,  fi  riftrinfe  quefti  a  pregar 
il  Duca^  che  volelfe  con  lettera  di  fuo  pugno  aflicurarc 
il  Papa ,  che  quello ,  che  póifedeva  lo  riconofceva  dalla 
Santa  Sede ,  né  farebbe  atto  alcuno ,  che  pregiudicar  la 
potefTe  ;  alla  quale  iftanza  trovò  parimenti  contraddizione  ^ 
conciofliaché  infofpettito  y  ed  alterato  V  animo  di  S.  A. 
dalla  prima  domanda ,  non  prevedeva  dove  andaffe  a  fini- 
re la  feconda  ,  là  di  cui  ripulfa  ftordì  in  maniera  Monfi- 
gnor  Pavoni ,  che  fi  licenziò  per  tornarfene  ,  e  voleva 
partire ,  benché  già  foflero  molte  ore  di  notte ,  ma  ritira- 
to al  fuo  alloggiamento  >  e  differita  la  partenza  al  giorno 
appreflb,  ottenne  in  ifcritto  quanto  voleva,  e  portò  a 
Roma  un  chiaro  teftimonio  della  volontà  del  Duca  Fran- 
cefco Maria ,  ed  un  confefTo  di  divozione ,  e  fedeltà .  E 
nientedimeno  non  contento  il  Pontefice  di  così  fatta  di*!» 
chiarazione ,  e  dubbiofo  di  non  confeguirne  buon'  efito  ^ 
fenz*  afpettar  V  evento ,  fpedì  il  Cardinale  Francefco 
Cennini,  che  veniffe  a  farne  fimile  iftanza,  e  ufafTe  ogni 
opera  per  ottenerla.  Arrivò  il  Cardinale  cinque  giorni 
folamente  dopo  la  partenza  di  Monfignor  Pavoni ,  ed  ap- 
pena  arrivato ,  efficaciffimamente  da  luì  richiefe  una  più 
efpreffa ,  e  manifefta  dichiarazione ,  onde  convenne  al 
Duca  replicale  la  prima  confeffione,  o  fia  abdicazione,  e 
rinunzia ,  o  come  altri  la  chiamarono  fpogliazione .  Una 
fimil  forma  di  Scrittura,  ficcome  fervi  al  Papa  di  buona 
Cautela  per  diftrugger  le  fofpizioni ,  e  dubbietà  formate  ; 
cosi  avvilì  in  tal  guifa  1*  animo  del  Duca ,  che  non  fu 
Veduto  mai  in  avvenire  né  conterrò,  né  lieto.  Diflenòn- 
F.II.    '  Gg  dime- 


2^4  DsLLB  Gbsta  di  Frakc.  M.  il  della  Rovbrb 

dimeno  (non  ignaro  delle  voci,  che  correvano  della  fua 
perfona  )  5  che  gli  Stati  erano  della  Chiefa ,  e  eh*  egli  era 
obbligato  efporre  la  vita,  non  che  le  parole  per  farglieli 
avere,  e  eh  eflendo  folo , vecchio ,  ed  infermo,  il  tempo 
avrebbe  dimoftrato ,  eh*  era  meglio  ubbidire ,  che  far  con- 
tratto ;  né  doverfi  tentare  la  fortuna ,  mentr'  è  cosi  ne- 
gletta da*  Principi  Italiani  la  concordia. 

Per  li  fopraddetti  atti  fatti  dal  Duca  Francefco  Ma- 
fia parve  feaato  1*  animo  del  Pontefice ,  ed  aflicurato  5 
che  non  poteffe  feguir  novità.  Camminavano  perciò  le 
cofe  con  quiete,  quanto  al  negozio,  ma  non  quanto  ali* 
armi,  ftando  per  tutt*  i  luoghi  della  Chiefa  confinanti  a 

auelli  d*  Urbino  milizie ,  ed  armati ,  prontiifimi  a  pren* 
er  poflTeflb ,  fé  il  Duca  fofle  mancato  ,  ed  a  prevenire 
gli  artifici ,  e  le  infidie  ,  e  la  forza  ancora  di  chi  tentafle 
d*  impofleffarfene .  Ma  aveva  il  Signore  Iddio  deftinato  ^ 
che  knza  lo  fparo  di  un'archibugio  fi  riunifle  allo  Stato 
Ecclefiaftico  quanto  dal  Duca  fi  poffedeva  •  Si  vifTe  dun« 
que ,  quanto  al  negozio  con  Roma ,  con  molta  tranquil- 
lità, e  il  Duca  avea  già  fpedito  a  quella  Corte  per  fuo 
Uefidente  in  luogo  del  Mamiani ,  che  morì  nel  principio 
del  fuo  impiego ,  Orazio  Albani  Gentiluomo  d*  Urbino , 
{oggetto  di  fingolar  bontà ,  e  di  molta  virtù ,  che  ftette 
appreflTo  al  Pontefice  Urbano  fino  al  compimento  dell* 
anare ,  ed  il  Duca  ftava  applicato  a  porre  in  ordine  gli 
affari  di  molte  famiglie ,  anzi  del  governo  medefimo  dello 
^tato,  avendo  trovato  tutto  quafi  fconvolto,,  e  in  molta 
perturbazione .  In  tal  frattempo  il  Granduca  Ferdinando 
ricercò ,  che  gli  fi  daflero  le  fcritture  attinenti  ali*  eredità 
della  Pupilla,  e  deputò  a  rivederle  il  Cav.  Cioli,  ed  il 
Dottor  Vittorj ,  i  quali  andati  poi  a  Roma  fi  mifero  a 
difcutere  con  i  Miniftri  Pontifici  qual  fofle  la  porzione 
de*  beni  allodiali  per  diAinguerla  da*  feudali ,  ed  afficurare 
fra  le  Parti  la  pace,  e  buona  amicizia;  e  per  eflerne  più 
iicuro  fece  il  Duca  un  mandato  generale,  e  afibluto  al 
Granduca  ,  e  tutto  rimife  nelle  fue  mani ,  lafciando ,  che  i 
Miniftri  di  eflb  difponeffero  di  ogni  cofa  come  loro  pia* 
ceflè^  fenza  voler  fapere  >  nt  intendere  particolare  alcuno  9 

come 


Duca  VL  t  ultimo  d'Urbino  Gap.  IV.      ijy 

come  in  materia  tapto  gelofa  era  fommamente  neceflario  • 
I  fuddetti  Miniftri  fi  frappofero  anche  nelle  cofe  dello 
Stato ,  vennero  a  Caftel  Durapte  con  Monfignor  Lue*  An* 
tonio  Virili ,  Maggiordomo  del  Cardinale  Barberino ,  po^- 
fcia  Cardinale ,  e  prefentarono  al  Duca  una  forma  di  giù* 
lamento  da  preftarfi  al  Papa  da*  Governatori  delle  Piaz- 
ze,  e  da*  Capitani  delle  Milizie  ,  che  febbene  fu  appra» 
vata  dal  Duca,  gli  difpiacque  nondimeno  sì  vivamente y 
che  per  tal  cagione  fi  ammalò  di  cordoglio,  e  viviffima- 
mente  fé  ne  dolfe .  Colla  ftefla  forma  giurarono  in  mano 
di  Monfignor  Virili  i  Capitani  delle  Cernidi,  i  Governa* 
tori ,  e  Tenenti  di  S.  Leo ,  di  Pefaro ,  e  di  Sinigaglia , 
che  fono  i  tre  luoghi  forti  dello  Stato,  giurando  di  con- 
fegnare  al  Papa  alla  morte  del  Duca  le  Piazze ,  e  le  Mi* 
lizie  ;  anzi  giurò  il  Duca  di  non  mutarfi ,  fé  prima  non 
aveflero  fatto  V  ifteflb  giuramento  ,  e  di  non  poter  mettere 
ih  dette  Piazze  fé  non  i  fuoi  Sudditi .  Con  tai  vincoli  del 
Duca,  e  con  piena  foddisfazione  del  Pontefice,  ftava  aflìcu- 
rato  il  ritorno  di  quefti  Stati  alla  Chiefa .  Si  licenziarono 
per  tanto  le  Soldatefche ,  eh'  erano  ne*  confinì ,  e  fi  giu- 
dicò ,  che  inviolabil  fofie  la  ficurezza  della  devoluzione 
dello  Stato  del  Duca  alla  Chiefa  •  Ma  il  Duca  divenuto 
fempre  più  melanconico ,  e  nojofo  a  tutti ,  e  mal  foffe- 
rente  di  cotefto  argomento  di  fervitù ,  non  ammetteva  più 
né  Confulta  ,  né  Congregazione,  anzi  nulla  quafi  delle  cofe 
mondane  curante ,  fembrava  che  medìtaffe  il  Cielo  ,  e  che 
unicamente  penfaflc  alla  morte,  al  qual  fine  fi  fé  prepa* 
rare  la  Sepoltura  fotto  la  Pila  dell'  Acqua  Santa  nella 
Chiefa  de' Chierici  Minori  fuori  di  Caftel  Durante,  dove 
in  povero  Chioftro  aveva  ammeffi  al  fuo  fervigio»  e  ad 
amminiftrare  i  Sagramenti  alcuni  Religiofi  di  tal  Ordine  ^ 
Uomini  di  molte  lettere ,  e  di  fingolare  bontà ,  e  li  la* 
fciò  pofcia  Eredi  della  fua  famofa  Libreria  (187),  ed  ob* 

Gg  2  bli. 

Ì187)  Deve  intcndcrfi  di  quella  Libreria ,  che  il  Duca  Francelco  Maria  ave- 
va in  Caftel  Durame ,  mentre  Ja  Libreria  Ducale ,  eh'  èra  in  Urbino  pafsò  in 
Roma  nella  Biblioteca  Vaticana,  come  efprelTamente  fi  dichiara  nel  Aio  Tefta- 
mento  fatto  Tanno  i^M.  j  coli*  obbligo  però  di  mandare  nella  Libreria  d'Urbi- 
qp  tutt*  i  Libri  manofcritti»  e  de'Drfegni,  che  vi  fi  trovavano,  che  li  lafciò* 
alla  Comunità  d'  Urbino  con  altri,  eh*  erano  nella  Libreria  di  quella  Città 9  coU* 
aflegnare  T  entrata  per  11  Cuftodc  di  efli« 


* 


t^6  DfittB  Gesta  di  Fu anc.  M.  IL  dblla  Roveri 

bligati    con   permanenti   rendite   a  perpetui  Sagrifizj   per 
r  anima  fua . 

Fino   dalli  4  di  Novembre   di   queft'  anno  corrente 
1623  il  Duca  Francefco  Maria  fcritto  ^veva  una  ben  fen- 
feta  lettera  al  Pontefice  Urbano  VIIL,  in  cui  fi  efprimc- 
va,  e  dichiaravafi,  che  Sinigaglia ,  il  Vicariato,  Montefel* 
tro,  e  tutti  gli  altri  Stati ,  che  pofledeva,  dopo  là  di  lui 
molte  doveano  tornare  alla  Sede  Apoftolica ,  e  eh'  ei  non 
ne  poteva  in  alcun  modo  difporre ,  ficcome  non  ne  aveva 
difpofto  ,  né  farebbe  per  difporre  a  favore  di  alcuno  (188)  • 
Quefto  probabilmente  farà  quello  fcritto  ,  che  ottenne  dal 
Duca  Francefco  Maria  Monùgnor  Pavoni ,  e  eh'  egli  portò 
in  Roma  al  Papa,  riferito  già  dal  Donati .  Ma  dubitando 
forfè  il  faviflimo  Pontefice  Urbano ,   che   quefta  dichiara- 
zione  non   baftafle   ad   aflìcurarlo  d' impoffefiarfi  dopo  la 
morte  del  Duca  predetto  di  tutto  lo  Stato  Urbinate   per 
le  pretenfioni ,  che  vi  poteva  avere  il  Granduca  di  Tosca- 
na Ferdinando  IL,  ficcome  Spofo  deftinato  della  Pupilla 
PrincipeiTa  Vittoria ,  unica  Erede  de'  beni  delle  due  Cafe 
di  Montefeltro ,  e  della  Rovere ,  come  pure  per  le  ragio* 
ni  proprie  di  Cafa  Medici  :    così   lo   fteflb   Papa  Urbano 
procuro  avere  eziandio   una   confimile   dichiarazione   dal 
mentovato  Granduca  Ferdinando ,  la  quale  puntualmente 
ottenne  per  mezzo  di  una  fua  Lettera  in  data  delli.  16  di 
Novembre  del  detto  anno  1623,  in   cui  egli  fi  efprime, 
come  il  Duca  d*  Urbino  gli  aveva  participato  la  dichiara- 
zione ,  che  fatto  aveva  a  favore  della  S.  Sede ,  e  eh'  eflb 
volendo    imitare    i    fuoi    PredeceiTori ,   i    quali    fi    erano 
pregiati  di  eflere  veri,   ed    obbedienti   figliuoli  di   Santa 
Chiefa ,   e    congiunti  feco  >   col  confenfo   delle  fue  Sere- 
niflime  Tutrici ,  e  Curatrici ,  dichiara ,   e   conferma  tutto 
il  contenuto  nella  dichiarazione  del  fuddetto  Duca  d'  Ur- 
bino,   così    rifpetto    alla   perfona    della    Pupilla    Vitto* 
ria,    come  ancora  per  le  ragioni,   eh'  egli   potelTe   avere 
come    SucceflTore    de*  fuoi  Antenati ,   e    confefla   di    non 
avere  alcun  dritto,   né   pretenfione   fopra   detti  Stati,  e 

^  que- 

■  ■        I  ■  —     I  ■ 

(r88)  Vedali  T  Appendice  al  Aum.  UL,  ove  fi  xiporu  per  difteio  la  lettera 
4el  Duca, 


Duca  VI.  i  ultimo  d'Urbino  Gap.  IV*      2J7 

quefto  medefimo  confefTarà^   ed   offervark  in  quaKivoglia 
tempo  (189). 

Aveva  allora  appena  terminati  14  anni  efTo  Granduca 
Ferdinando  y  e  perciò  era  incapace  di  fare  un  tal  atto  fen- 
za  il  confenfo  delle  Sereniffime  fuc  Tutrici  ^  e  Curatrici  • 
Quindi  le  medefìme^  cioè  Maria  Maddalena  ArciducheiTa 
d'  Auftria  di  lui  Madre ,  già  Conforte  del  Granduca  Cof- 
mo  II.  y  e  Criftina  di  Lorena  Granducheifa  di  Tofcana  fua 
Avola  y  vedova  rimafta  del  Granduca  Ferdinando  L ,  con 
le  loro  rifpettive  Lettere  in  data  dello  fteflb  dì ,  mefe , 
ed  anno ,  che  fcritto  avea  Ferdinando  IL ,  dirette  al  Pon- 
tefice U^rbano ,  approvarono  la  dichiarazione  ^  ed  efpreffio-» 
ne  fatta  dal  Figliuolo  ,  e  Nipote  rifpettivamente ,  coir  ag- 
giugner  di  più,  che  ciò  avevano  fatto  col  confenfo  de' 
Configlieri  deputati  dal  Granduca  Cofmo  per  aflìftere  in 
tempo  della  minorità  al  menzionato  Ferdinando  IL  (190). 

Stabilite  fu  tai  fodi  fondamenti  le  cofe^  fì  venne  alla 
perfine  all'ultima  deliberazione  col  farne  pubblico  Iftro- 
mento  ftipulato  in  Roma  nel  Palazzo  Apoftolico  di  S.  Pie- 
tro fotto  il  dì  30  Aprile  1624  per  rogito  di  tre  pubblici 
Notaj,  che  furono  Gio:  Giacomo  Bulgarini  Protonotario 
Apoftolico ,  Domenico  Fontie  Notaro  della  Rev.  Came- 
ra,  e  Bartolomeo  Dinio  Notajo ,  e  Cancelliere  in  Roma 
del  Confolato  della  Nazione  Fiorentina  y  alla  pfefenza  di 
cinque  ragguardevoli  teftimonj  (191).  In  effo  fi  contiene 
in  foftanza  y  come  per  mancanza  de'  figli  y  e  difcendenti 
mafchj  del  Sereniflìmo  Sig.  Francefco  Maria  di  Montefel- 
tro  della  Rovere  Duca  d'Urbino,  eflendo  devolute  le 
Città  d' Urbino ,  di  S.  Leo  ,  di  Montefeitro ,  di  Gubbio  ^ 
di  Sinigaglia ,  di  Pefaro  y  di  Cagli ,  di  Foflbmbrone ,  e 
tutte  le  Città  y  Terre ,  Caftelli ,  ed  altri  luoghi  del  Du- 
cato ,  e  Stato  d'  Urbino ,  e  tutti  gli  altri  beni  giurifdizio- 
hali  y  e  feudali  y  eh'  efTo  poifiede  >  eccettuato  il  Caftello 
ài  Poggio  di  Berni  (192) ,  alla  Santa  Romana  Chiefa^ 
. come 

(1S9)  Vedati  l'AppendKc  al  num.  IV.  (tqo)  Vedali  T Appendice  a^mK 

meri   V.  VI.  (i^i)  Vedafi  l'Appendice    a)  num.  Vii.  dove  trovali  oef 

extenfum  il  detto  Inftromcmo.  (191)  Cafirmm  Fedir  Hybernarum  tante  fiate 

ificordato  in  queft*  Iftromento  è  il  Caftdlo  di  Poggio  di  Berni ,  che  vedefi  pofto 
iella  Cani  Geografica  dcUo  Stato  della  Chìefa  y  e  della  Toicana  di  Matte* 


/ 


tj9  Dbìl'e.Gbsta  jdi  WjkAnc.  M.  IL  dbi^la  Roveri 

come  diretta  Padrona  di  <)aeiri  ;  e  defiderando  N.  S,  Papa 
Urbano  VIIL^  e  il  Sereniflimo  Francefco  Maria  Duca 
d' Urbino^  che  detta  devoluzione  fiegua  (enz*  alcuna  con-- 
tfoveriia  y  e  diffenfione  a  favore  della  Santa  Sede  :  perciò 
inferite  le  fopra  riferite  lettere  del  Duca  Francefco  Maria 
d'Urbino,  ai  Ferdinando  IL  Granduca  di  Tofcana,  e 
€Ìellc  Signore  Tutrici ,  e  Curatrici  Maria  Maddalena  Ar^ 
ciduchefia  d'Auftria  Madre,  e  Criftina  di  Lorena  Gran- 
ducheifa  di  Tofcana  Avola  del  medefimo ,  comparendo 
come  Procuratori  >  e  Attori  coftituiti  per  parte  di  S,  Santità 
il  Sijg.  Francefco  Cardinale  Barberini  Nipote  di  Sua  Bea- 
titudine Sopraimendente  Generale  dello  Stato  Ecclefiafti- 
co,  e  per  parte  del  Sig.Duca  d' Urbino,  e  della  Pupilla 
Principefla  Vittoria  di  lui  Nipote ,  come  ancora  per  parte 
del  Sig.  Granduca  di  Tofcàna  Spofo  deftinato  della  pre- 
fata Signora  Vittoria  il.  Sig.  Andrea  Cioli  Cavaliere  di 
S.  Stefano ,  e  Segretario  di  Stato  di  S.  A.  di  Tofcana  : 
Quefti  a  nome  de'  medefimi  Signori  dichiara  ,  che  dopo 
la  morte  del  Duca  Francefco  Maria  d' Urbino  fia  devolu- 
to tutto  lo  Stato  ^  e  Ducato  alla  Santa  Sede ,  colle  fe- 
guenti  condizioni  :  cioè ,  che  il  Sig.  Francefco  Cardinale 
Barberini  a  nome  di  Sua  Santità ,  e  della  Santa  Sede  pro- 
mette pagare  Scudi  cento  mila  di  moneta  Romana  di  Giulj 
dieci  per  ogni  Scudo ,  feguita  che  fia  la  morte  di  detto 
Sig.  Duca  ^  e  prefo  il  libero  pofFeflb  di  tutte  le  Città  pre- 
dette, e  ài  tutti  gli  altri  luoghi,  e  foxtezze  del  Ducato, 
e  qucHi  Scudi  cento  mila  darli  alla  Sereniffima  Signora 
Vittoria   come  erede   del  Sig.  Duca  per  tutte  le  ^efe, 

mi- 


■p 


Seuttcr  trt  Rimini ,  e  la  Repubblica  di  S.  Marino.  QueftoCaftelIo  col  fuo Ter- 
ritorio fituato  nella  Leg^ione  di  Romagna  ,  come  comprefo  fra  i  Beni  Allodiali 
dipendeva  da*  Granduca  di  Tofcana  in  vigore  di  quefla  riferva  ;  cosi  palTati  ceiU 
Camera ,  coU'  ultima  vendita  fatta  dal  defonto  Imperatore  Francefco  I. ,  tutti 
gli  Allodiali  y  che  qua  poflede va ,  dipende  ora  dalia  Legazione  d' Urbino  • 
f  Poggio  di  Berni  era  Feudo  di  una  Ca^  Nardìni .  Per  delitto  fu  loro  confifca^ 
to,  e  dalla  Camera  Apoftolica  venduto  a  Giovanni  della  Rovere  Signore  di  Si- 
nigaglia,  e  Padre  di  Francefco  Maria  Duca  d'Urbino.  Dal  detto  Giovanni  lo 
comprò  Domenico  Doria ,  e  dal  Dona  congiuntamente  lo  acquiftarono  Guid' 
Ubaldo  Duca  d' Urbino,  ed  Elifabetta  Gonzaga  fua  Moglie.  E  rimafto  Erede 
Aleflandro  Gontaga  Marchefe  di  Montova  ;  la  Duchefla  Eleonora  Mojglie  di  Frao* 
ccfco  Maria  I.  ne  comprò  in  fuo  nome  la  porzione ,  e  cosi  reftò  intiero  dop«. 
ÌSL  moctei  della  detu  Duchefla,  in  maao.di  Guid  Ubaldo  IL  ncAro.  Duca  • 


Duca  VI.  e  ultimo  d'  Urbino  Gap.  IV.      239 

miglioramenti ,  aggiunte  fatte  alle  Città  ,  e  Porti  di  Pefa* 
IO ,  e  di  Sinigaglia ,  e  ancora  per  li  crediti  Ndi  qualfivo? 
glia  forama  contra  la  Comunità  di  Pefaro  &c.,  e  per  le 
rendite ,  e  dazj  &Cr  comprati  da  eflb  Sig*  Duca  dell'  an«» 
no  i5i5  per  prezza  di  Scudi  iid^  dalla  Comunità  di 
Mondolfo ,  le  quali  rendite,  dazj  &c.  rimanghino  liberi 
alla  Camera  Apoftolica ,  e  i  fuddetti  Scudi  cento  mila 
debbanfi  pagare  in  una  cedola  bancaria  delli  Signori  Ber- 
nardino Capponi ,  di  Bartolomeo  da  Filicaja  &c»  Mercanti 
Fiorentini  •  Di  poi  il  detto  Sig.  Cav*  Andrea  Cioli  nei 
nomi  come  fopra  ratifica,  ed  approva  la  dichiarazione 
contenuta  nell'  allegate  lettere  del  Duca  d' Urbino ,  e 
del  Granduca  di  Tofcana,  il  quale  in  oltre  dichiara,  e 
confeffa  non  avere  avuto ,  né  avere  alcun  gius ,  né  alcu« 
na  pretenfione  fopra  gli  Stati,  Città,  Terre  &c.  del 
Ducato  d'Urbino,  e  promette,  che  lo  fteffo  confermerai 
e  offerverà  in  qualunque  tempo  il  fuddetto  Sig.  Granduca 
di  Tofcana .  Convennero  in  oltre ,  che  doveflero  liberar 
niente  appartenere  al  Sig.  Duca  d'Urbino,  e  a'fuoi  EreT 
di  r  oro ,  r  argento ,  il  denaro ,  e  qualfivoglia  quantità 
di  moneta ,  le  gemme  preziofe ,  gli  apparati ,  i  libri ,  le 
Statue ,  che  non  fono  collocate  ne'  luoghi  pubblici ,  o 
incaftrate  ne'  muri ,  le  fcritture ,  eccettuate  però  quelle  9 
che  fpettaflero  alla  Santa  Sede  ,  o  che  toccaflero  il  gius 
del  Ducato  ,  e  de'  beni  feudali ,  e  giurifdizionali ,  l' ar^ 
mi ,  le  munizioni ,  i  cannoni ,  che  non  hanno  l' arme ,  e 
r  infegna  della  Sede  Apoftolica ,  o  del  Sommo  Pontefi* 
ce,  e  finalmente  tutte  le  cofe  mobili 5  che  ha  lo  fteifo 
Duca  nello  Stato ,  e  ne'  beni  feudali ,  che  non  apparten^ 
gono  al  feudo,  e  che  pofTono  trafportarfi  fenza  danno 
de'  beni  feudali ,  e  il  trafporto  fi  faccia  fenza  pagamento 
di  gabella.  Il  fale,  che  reitera  nello  Stato  appreffo  la 
Camera  Ducale,  o  Io  compri  la  Camera  Apoftolica,  o 
permetta ,  che  ili  porti  fiion  dello  Stato  Ducale  fenza  per 
daggio  •  I  mobili ,  che  nel  tempo  della  morte  di  detto 
Duca  rimarranno  ne'  Palazzi  d'  Urbino  f  di  Pefaro ,  e  di 
S.  Leo  liberamente  rimanghino  fotto  la  cuftodia  de'  Mit 

9i£bri  del  Duca.  I  cannoni ^  che  non  il  d£bhino  muovere 9 

né 


^ 


140  Dbllb  Gbsta  di  Franc.  M.  IL  dblla  Rovbki 

uè  trajlportarfi  entro  lo  fpazio  di  due  mefi  dal  giorno 
deir effettivo  pofTeffo  dello  Stato,  ad  effetto  che  fé  Sua 
Santità ,  o  la  Sede  Apoftolica  vorrà  comprarli  tutti ,  o 
parte  de'  medefimi ,  fi  debba  dichiarare  da  Sua  Santità ,  e 
dalla  Santa  Sede  entro  il  detto  termine,  e  feguita  la  di- 
chiarazione fieno  tenuti  gli  Eredi ,  e  Succeflbri  del  Duca 
vendere  alla  Camera  tutti  y  o  parte  di  quelli  a  giufto  prez« 
20.  L'armi,  e  le  munizioni  efifteijti  nelle  fortezze,  fe- 
guita la  morte  del  Sig.  Duca ,  fi  deferi  vino  coir  intervento 
di  qualche  Miniftro  del  Duca ,  o  de'  di  lui  Eredi  ;  e  al- 
lorchè  li  corfaletti ,  i  mofchetti ,  gli  archibugi ,  e  picche 
fieno  buoni ,  e  di  ufo ,  la  Camera  Apoftolica  li  comprerà 
a  giufto  prezzo;  in  quanto  al  rimanente  delle  munizioni 
fia  in  arbitrio  di  Sua  Santità  di  comprarle  o  in  tutto ,  o 
in  parte  in  termine  di  un  mefe  dall' ingreffo  indette  for- 
tezze. In  oltre  convennero,  che  il  Caftello  di  Poggio  di 
Berni,  come  non  comprefo  neir Inveftitura  dello  Stato, 
e  Ducato  d'Urbino,  ma  pofleduto  da' Duchi ,  a  titolo  di 
compra  particolare  fatta  dalla  Santa  Sede ,  non  fia  devo- 
luto alla  Camera  Apoftolica ,  ma  a  detti  Eredi .  Item  di- 
chiararono circa  gli  enfiteufi,  che  il  Duca  afferiva  avere 
per  conceflione  di  Chiefe  particolari ,  come  Padrone  di- 
retto de'  loro  beni ,  fopra  di  quefti  non  dover  avere  al- 
cun intereffe  la  Camera  Apoftolica ,  purché  non  provi , 
che  i  medefimi  fieno  ftati  conceffi  dalla  fteflfa  Camera ,  e 
perciò  circa  quefti  debba  trattarfi  colle  Chiefe  dirette  Pa-* 
drone  •  Parimente  convennero ,  che  V  efazione  di  qualfi- 
voglia  fomma  di  denaro  di  frutti  de'  cenfi  comprati  dallo 
Aeno  Duca ,  o  da'  di  lui  Anteceffori ,  di  condanne ,  di 
confifcazioni ,  o  per  altro  motivo  dovuti .  al  Duca ,  che 
rimarrà  inefatta  clopo  la  morte  del  medefimo  contro  le 
Univerfità  ,  Comunità  ,  e  Sudditi ,  dover  quefta  apparte- 
nere agli  Eredi ,  e  Succeffori  dello  fteflb  Duca ,  i  quali 
fino  alla  morte  del  Duca  poffino  farla  col  privilegio  ,  e 
ufo  della  Camera  &c.  Item  convennero ,  che  i  beni  allo- 
diali ,  e  quei ,  che  fi  pretendono  dal  Duca  allodiali ,  tan* 
to  in  vita  fua ,  che  dopo  la  di  lui  morte  fi  proveranno 
tali ,  e  che  non  abbiano  anoeifa  alcuna  giurìfdizione  i 

eccet- 


Duca  VI.  b  ultimo  d'Urbino  Gap.  IV.      241 

eccettuati  i  Palazzi  d'  Urbino ,  e  di  Pefaro ,  di  S.  Leo  &c. , 
non  fieno  devoluti  coi  Feudo ,   ma   che   rimanghino  alU 
detta  Sereniffima  Signora  Vittoria,   o   ad  altri  Eredi   del 
Duca,  eccettuati  però  i  molini,   che   fono   ftati  fatti  pec 
conceffione  del  Duca ,  con  quefto ,   che   corrifpondino  U 
terza  ,  o  altra  parte  alla  Camera  Ducale ,  che   come   de- 
voluti col  feudo  fpettino  alla  Sede  Apoftolica  ,  ne'  quali 
s*  intenda ,    fé    v'  è   il  gius  di  coflringere  i  Vaflalli ,    che 
vadino  a  quelli .  Il  Palazzo  di  Caftel  Durante  debba  fé- 
pararfi  dalle  mura  dello  fteflb  Gattello ,  così  che  il  Palazr 
zo  fpetti  agli  Eredi  del  Duca ,    e  ciò ,    che   rimane  nelle 
mura ,  e  fopra  di  effe  fia  della  S.  Sede .  I  gius  patronati , 
fé  ve  ne  ha  il  Duca  nel  detto  Ducato ,  i  quali  non  fiano 
annefli  al  Feudo  debbano  rimanere  agli  Eredi  dei  Duca  • 
In  oltre  convennero,  che  le  fubinfeudazioni  fatte,  riman- 
ghino in  diffojitionc  juris ,  é^  in^efinrarum  .    Finalmente  il 
Sig.  Gardinale  Francefco  Barberini  promette ,  che  S.  San-: 
tità  confermerà ,   e   approverà  il  prefente  Iftromento  eoa 
fua  Bolla  Gonciftoriale  colle  claufole  opportune . 

Era  già  morto  il  Gonte  Francefco  Mamiani  gran  fa- 
vorito del  Duca ,  ed  era  tornato  di  Fiandra  Ottavio  fuo 
fratello  a  fuccedergli  nel  favore ,  e  nella  grazia ,  ed  ogni 
giorno  morivano  altri  Servitori,  e  pareva  mutata  la  Gor- 
te ,  ed  il  fervigio ,  ne  mài  ceflaya  la  fortuna  d*  inquietare 
il  vecchio  Principe ,  divenuto  maggiormente  infermo   per 
una  contufione ,  e  debolezza   di   tutte  quafi  le  membra , 
quando  dopo  molti  penfieri  fi  appigliò  ad  un  configlio  ,^ 
che  diede  fine   a  fuoi  giorni .    Quefto  fu  che  chiamato  a" 
fé  un  giorno  Antonio  Donato  fuorufcito  Veneziano  (  dal 
Manofcritto  del  quale. ho  eftratte  quefte  memorie),   che 
già  molto  tempo  fa ,  flava  nella  fua  Gorte ,  gli  parlò  nella 
leguènte  maniera  :  „  Sig.  Donato ,  V.  S.  vede  a  qual  ter- 
„  mine  Dio  m*  ha  ridotto ,  lafciandomi  la  Gafa  deferta  3^ 
„  togliendomi  gli  Stati ,  la  fanità ,  e  V  onore ,  fatto  Uo- 
„  mo  vendibile  a  chi  ha  faputo  profittarfi  delle  mie  fcia- 
„  gure ,  riftretto  coli*  ombra  fola  del  Principato  ,  e  fot- 
,,  topofto  a  continue  novità,  afpettare  la  morte  in  sì  du- 
„  ro  termìhe  non  fi  può ,  prevenirla  non  fi  dee ,  e  pure 
TAL  Hh  „  io 


242  Dblib  Gbsta  di  Frakc.  M.  il  dbll a  Rovbrb 

5,  io  non  pretendo  ricuperare  V  impofllbile ,  ma  folamenté 

,,  morire  lenza  vergogna.,  avendo  viffuto  LXVI.  anni  con 

3,  intiera  riputazione ,  conferirò  con  V.  S.  un  mio  penfie- 

,)  ro  >   e  vedremo  9  fé  con  donare,  quello ,   che  reità,   fi 

,3  potefTe  allegerire  i  miei -dolori.  Ella  eh' è  dotata  d' ec* 

j,  celiente  ingegno ,  e  fa  fofFrire  i  colpi  di  fortuna ,  in^ 

3,  formata  già  di  tutte  le  cofe  mie  ,  potrà  confolarmi  col 

33  fuo  parere ,  ed  ajutarmi  con  V  opera ,  con  1'  amorevo- 

33  lezza,  che  mi  dimoftra^  Ho  penfato  di  pregare  il  Papa  3 

33  che   fi  contenti  di  concedermi  una  perfona ,  quale  più 

Ì3  le  piacerà  ,  che  in  virtù  dell'  autorità ,  che  potrò  dargli 

33  colla  mia  dipendenza  3  abbia  il  governo  di  quefti  Paeli, 

33  e  poifa  fare  quello  3  che  potrei  io  medefimo ,  colla  qual 

33  maniera  verrà  S.  Santità  ad  elTer  maggiormente  ficura  3 

3,  che  dopo  la  mia  vita  quello  Stato  ritorni  fenza  verun' 

33  intoppo  3   e  ricada  in  mano  fua  3  liberandomi  da  quefti 

33  obblighi  3   e   vincoli  di  giuramento  3   che   non  faranno 

^3  più  neceildrj  3  attefochè  il  Governatore,  che  deputarà  il 

,3  Papa  3  potrà  farlo  da  fé  fteflb ,  lafciando  a  queft'  ultime 

3,  mie  ore  fpazio  di  penfare  alla  morte,  e  di  prepararmi 

3,  a  riceverla  come  fi  conviene ,  giacché  conofco  a  averla 

3,  molto  vicina ,  e   febbene  più  contento  troverei   in  an* 

33  darmene  di  qua  3  e  lafciare  a  Sua  Beatitudine  libera  la 

33  poteftà  di  ogni  cofa  :  conofco  nondimeno  3  che  le  mie 

33  mfermità  non  lo  permettono  3  ne  faprei  dove  ritirarmi  y 

33  fé  non  a  Venezia  3    dove  per  T  antica  fervitù  di  queftà 

33  Cafa  con  quei  Signori^   non   farei    forfè    mal   veduto. 

33  Ora  bifogna  fare  quello  3   che   fi  può ,   ed  accomodarfi 

3,  a'  tempi ,   ed  alle  difgrazie  per  terminarle   con   minor 

33  affanno,  che  fia  pofTibile ,  e  forfè  quefte  mie  propofte, 

3,  che  fono,. a  dir  il  vero,  di  dura  digeftione,  polte  in 

3,  pratica  non  faranno  così  molefte3   come   appajono  nel 

yy  difcorfo ,  perchè  in  fine  io  non  fono  più  quello ,   che 

33  ero,  né  debbo  defiderare  altro  che  quiete  a  quefti  Po* 

3,  poli  3  ed  a  me  medefimo  3   e   le  cofe  fatte  fono  di  na* 

3,  tura  tale  ,  che  forfè  quefta  del  Governatore  Ecclefiaftico 

3,  farà  minore  delle  altre,   od  almeno  mi  libererà  da'fa* 

33  ftidj  3  ^  e  dalla  cattività  3  nella  quale  mi  ha;^q  pò  ftp  i 

ne» 


Duca  VI.  e  ultimo  d'Urbino  Ca».  IV.      i^^ 

5,  negozi  paflati .  Sicché  dicami  pure  V.  S.  il  Aio  parere  ^ 
iy  che  il  mio  penfiero  è  quello  j  che  le  ho  detto .  „ 

Rifpofe  il  Donato  elfer  gran  rifoluzione  voler  morit 
Suddito ,  eflendo  nato  Signore ,  la  nuova  luce  dover  of- 
flifcare  la  prefente  ,  ed  alienar  V  animo  de*  Sudditi ,  prò* 
ponendo  loro  altro   governo.   Non  avere   il  Governatore 
Ccclefìaftico  a  dipender   da   altri ,  che  dal  Papa ,  che  lo 
manderà .  Una  repentina  mutazione  portar  feco  moki  di* 
fordini ,  e  nuove  forme ,  troppo  cara  a'  Popoli  eflere  la 
ibla  fperanza  del  rifugio  a  S.  A.  nei  loro  bilogni ,  e  que- 
fta  con  Miniftro  di  tanta  qualità  refterebbe  impedita.  Al* 
tro  non  voler  dire  un  Prelato ,  che  governi ,  fé  non  torre 
le  infegne ,  e  la  podeftà ,  e  confegnarle  al  Succeflbre ,  e 
che  farebbe  forfè  meglio  trattar  di  fcioglierfi  dall' obbligo 
di  reiterati  giuramenti ,  ed  acquiefarfi  lenza  far  rifoluzio* 
ne  così  grande  ,    e    violenta .    Al   che    il   Duca  replicò  : 
5,  che  gli  atti  volontarj  non  poflbno  dirfi  violenti^  anzi 
9,  con  quefto  motivo  diftruggerh  le  violenze  paflate  .  Quan* 
>9  to   a  i  Sudditi  non  efTer  da  dubitare ,  cne  di  già  non 
„  aveflero  rivolti  gli   animi  verfo  Roma  ^   e   quanto  alla 
3>  podeftà  efler  meglio  fmontare ,  che  cadere  :  ma  che  tut* 
3,  tavia  ne  parlerebbe  co*fuoi  Miniftri,  e  fi  determinareb? 
9,  be  qualche  cofa .  „  Si  confumarono  dunque  molti  gior* 
ni  in  difcutere  quefto  affare ,  nel  quale  il  Duca  ftava  fem* 
pre  più  rifoluto  di  efeguirlo ,  né  gli  mancava  altro  ,   che 
determinare  una  pedona  di  fuo  gradimento  per  mandarlo 
a  Roma  a  fupplicame  il  Papa  ,  ed  a  concertare  il  nuovo 
governo .  Denderava   il  Duca  di  mandarvi  il  Donato  »   e 
moftrava  di  confidarvi  affai,  ma  egli  per  qualche  fuo  do- 
meftico.rifpetto  fé  ne  fcufava ,   né   voleva  ingerirfi  in  fa* 
tenda  si  grande ,  che  dovea  trattarfi  in  una  ragguardevo- 
liifima  Corte  ;  ubbidì  nondimeno  a  chi  poteva  comanda* 
re  ,  e  fi  trovò  ben  prefto  a'  piedi  di  Sua  Santità  con  am* 
pie  commiffioni ,  e  coir  arbitrio  di  tutto  il  negozio  intie* 
ramente  rimeffogli  infieme  col  Refidente  Albani ,   che   fi 
trovava  in  Roma  ,  dove   fi   eccitò  molta  curiofità  in  ve- 
dere, che  un  Principe  riputato  de'  più  favj  di  quell'età, 
e  eh'  era  in  concetto   di  effer  poco  affeaionato  al  Ponte^ 

H  h  2  fice  , 


1 

244  Dbllb  Gesta  di  Franca  M.  IL  dblla  Rovbab 

fice  j  fi  fofTe  rifoluto  di  intieramente  abbandonare  ad  eflTo 
fé  medefimo  3  e  io  Stato  :   quando   pochi   mefi  prima  co« 
ftantemente  gli  avea  negato  il  poiTefTo  di  una  piccola  par* 
te  y  e  tanto  più  che  di  tale  rifoluzìone   non   avea  comu* 
nicata  cofa  alcuna  al  Granduca,  né  commefTo  a! Donato, 
che  la  partecipafle  con  i  Miniftri  di  effoDuca,  onde  pa* 
reva ,  che  il  negozio  fi  fofle  piuttofto  precipitato ,    o  al* 
meno  moftrato  uno  fdegnofo  rifentimento ,  e  per  tale  ri- 
cevendolo forfè  il  Pontefice  rifpofe  alle  propofte  del  Do- 
nato; fentir  mal  volontieri  la  domanda   del   Duca,   non 
avendo  mai  defiderato ,    né  pretefo  altro  ,    che    afficurare 
la  devoluzione  dello  Stato    dopo   la  morte  di   lui ,   non 
eflendo  il  fuo  fine  d' interrompere ,  o  di  mefcolarfi  in  quel 
lodatiifimo  governo,  ch'egli  lodevolmente  per  molti  an- 
ni aveva ,   e  eh'  era  riufcito  così  gradito   a'  fuoi  Popoli . 
Sapeva  la  Santità  Sua  ,   che    il  Duca    era  in  iftato  di  go- 
vernare come  prima ,   né   fargli  oftacolo  gì'  incomodi   di 
falute  ,  a' quali  era  fogge tto  ,  poiché  aveva  vigor  di  men- 
te ,   e   fenno  baftevoliflìmo  da  reggere  gli  Stati  fuoi  :   re- 
{)licando ,   fentir  difpiacere,   che  venilfe  a  risoluzione   di 
ar  governare  da  altri ,  fapendo ,  che  neflTuno  poteva  farlo 
meglio  di  lui,  ed  aggiunle  il  Papa,  che  mal  loflFriva,  che 
poteffe  ad  alcuni  fembrare ,  che  per  T  apprenfione  de'  giu- 
ramenti richiefti  fofle  al  Duca  venuto    in  penfiero  di  de- 
porre il  comando ,  quafi  che  il  Santo  Padre  avefle  avuto 
per  fine  di  coilringerlo  co'  travagli  a  deporre  il  governo , 
dal  che  era  lontanifllma  la  fua  mente,  onde  chiamò  Dio 
in  telHmonio  per  aflicurarlo ,  che  gli  defiderava  lunga  vi- 
ta,  ed  aver  avuta  fempre  mira  alla  riputazione,   e  piacer 
fuo ,  ma  che  farebbe  rifleffione  fopra  la  propolta  ,  e  rifpon- 
derebbe  più  rifolutamente ,  come  fece  otto  giorni  dopo, 
fcufando  le  cofe. fatte,   e  dolendofi,   che   il    Duca  avefle 
d' improvvifo ,  e  fenza  parteciparglielo,  mefla  la  fua  Ere- 
de in  cafa  del  Granduca,  e  che  quel  Principe  fi  fofle  ar- 
mato per  la  gelofia,    che    altri   aveflero    di   lui,   e  che  i 
Cardinali  fempre  atteflarono ,    che  faceva  d^  uopo  di  aflì- 
curarfì  i   che   tuttavia   defiderava  veder  il  Duca  fenza  in- 
quietudine^ e  che  quanto  al  governo  aveva  rimeflb  Taflare 

al 


Duca  VI.  b  ultimo  d'  Urbino  Gap.  IV.      245 

al  Cardinal  Magalotti ,  col  quale  fé  la  poteva  intendere  • 
Aggiunfe  poi  al  fin  qui  detto  il  Pontefice  encomj  del 
Duca  9  e  cortefi  parole  >  alle  quali  corrifpofe  il  Donato, 
chiedendogli  perdono  (  come  teneva  ordine  )  ,  fé  aveflb 
lenza  prima  parteciparlo  al  Santo  Padre  recata  V  Erede  in 
falvo ,  poiché  ciò  aveva  fatto  pel  timore  di  una  morte 
iniprovvifa  di  elfo  Duca^  fenz*  avere  procurata  la  falvez* 
za  della  Nipote .  Per  quello  poi  rifgiiarda  il  governo ,  fé 
la  intendeile  col  Cardinale  Magalotti ,  col  quale  per  effer 
rettiffimo  Ecclefiaftico ,  s'*inconcrarono  tante  difficoltà,  che 
rapprefentate  al  Duca,  impaziente  di  ognMndugio,  fcriCfe 
al  Donato ,  che  fi  licenzialle  dal  Papa ,  e  a  Caftel  Durante 
ritornalTe  per  poter  a  bocca  favellar  feco  fopra  gì'  impe* 
dimenti^rappolH  ,  e  fenza  efcludere  la  negoziazione  ,  age« 
volarla  o  col  frappor  qualche  tempo ,  o  prendendo  altro 
efpediente,  fui  che  il  Duca  fi  rimetteva  totalmente  nel 
giudizio  del  Donato ,  lafciandogli  libera  qual  rifoluzione 
volelTe .  Andato  egli  dal  Papa  per  tanto  a  fignificargli  la 
mente  del  Duca ,  lo  trovò  per  altra  parte  così  informato 
di  efla ,  che  con  alterazione  gli  dilFe,  fentire  con  meravi* 
glia ,  che  gli  folTe  con  aflFettuofa  iftanza  richieda  una  co-» 
fa,  e  dimandata  per  grazia  neceffaria  air  impoffibilità  del 
Duca ,  e  che  ora ,  che  fi  è  confeguita ,  fi  voglia  configlia- 
re a  meglio  maturare ,  non  doverfi  perciò  dolere  de'  fuoi 
travagli  V  infermo  Principe ,  fé  cercando  quiete  fa  egli 
fteflb  nafcere  occafione  di  moleftie  maggiori  ;  la  ripugnan- 
za di  Sua  Santità  alle  prime  iftanze  elfer  fiata  luperata 
dalle  preghiere ,  e  dall'  efficacia  di  chi  V  aveva  portate , 
ora  rimaner  quefte  delufe ,  e  nel  cofpetto  del  mondo 
dispregiato  il  favore,  che  fi  era  pretefo  di  riceverne >  le 
difficoltà  non  efler  tali ,  che  non  fi  potelTero  togliere  ,  ed 
i  gran  negozj  non  poterfi  finire  in  un  fol  ragionamento* 
Non  volere  Sua  Beatitudine  follecitare  il, Duca  a  quello, 
di  che  poteva  fra  non  molto  pentirfi,  ma  efler  ragione- 
vole, cne  o  fi  concluda,  o  fi  efcluda  il  negozio,  perchè 
fi  potefle  penfare  in  ogni  evento  a  quello ,  che  convenif- 
fc  ,  fapendofi  molto  bene ,  che  per  V  avanzata  età  di  S.  A. 
non  ascoltando  più  chi  ricorreva  alle  fue  camere ,  anzi 

la- 


1/^6  Dbiib  Gesta  d^Frahc^M.  IL  dilla  Rovere 

lafciando  ne'  Miniftri  troppa  libertà  è  pregiudizio  alla 
Aia  cofcienza ,  e  riputazione ,  e  che  perciò  non  fi  mo^ 
veflTe  di  Roma  il  Donato  y  fé  di  queft*  ultimo  uffizio  dalla 
Santità  Sua  non  riceveflfe  rifpofta ,  e  così  egli  fece  pet  non 
accrefcere  con  la  fua  partenza  il  fofpetto  deir  efclufione  del 
negozio ,  e  per  non  deteriorare  la  condizione  nel  volerlo 
ripigliare ,  anzi  fcrifle  al  Duca ,  vivamente  configliandolo 
a  non  mutar  fentenza  ,  ed  a  follevarfi  con  Dio ,  e  co' Sud* 
diti  da  un  pefo  infopportabile  a  i  fuoi  mali,  aflicurando- 
lo,  che  miglior  il  negozio  non  fi  poteva,  e  che  maggior 
gloria  farebbe  la  fermezza  di  rifoluzione  sì  grande ,  che 
ricadere  negli  fteffi  mali ,  che  V  avevano  perfuafo .  Col 
qual  uffizio  efpofto  con  la  maniera  dello  fcrivere  di  quel 
Miniftro  fi  dine,  che  il  Duca  intieramente  in  éui  fi  ri* 
metteffe ,  e  che  qiiì  al  fottonotato  accordo  fi  divenifle  ^ 
inclufo  nella  Patente  del  Duca  Francefco  Maria,  fpedita 
al  Governatore  Ecclefiaflico  ,  che  è  la  feguente . 

Adendo   la    Santità  di  N.  S.  Taf  a  Urbano  Vili,  in  ri^ 

guardo  delle  noflre  umilijftme  preghiere  accompagnate  dalla  ne^ 

cejftth  degli  anni ,  e  dell'  infermità ,  che  ci  molejlano ,  debutato 

Co'vernatore  di  queBo  Stato  N.  N.  Prelato  di  fomma  bontà  ^ 

e  wirtù  ,  gli  concediamo    colla   frefente  frmata  colla  ftamp* 

glia  del  noftro  nome ,  e  Ugnata  col  noftro  Jtgillo ,  quella  me^ 

defima  pena  autorità  efclufi^a  da  ogni  afpllazione ,  reHitu* 

zione  in  integrum ,  re^ijione ,  o  ricordo  etiam  a  Noi ,  che  neW 

amminifirar  giuflizia  tanto  Ciwile ,  quanto  Criminale  ,   ed  in 

far  grazie   abbiamo ,    ed  efercitiamo  Noi  fofra  tutt'  i   nojlri 

Sudditi  y   e  fopra  i  Feudatarj   ancora  ^   eccettuati   quei  caj%  ^ 

ne*  quali  Noi  ^olefflmo  comettere  al  me  de  fimo  Prelato ,  che  fi 

•vedeffe ,  e  di  nuo^o  udiffe ,  O'wero  da  Noi  me  defimi  colla  no^ 

Stra  autorità ,   ed  arbitrio  proprio  decidere  pr  troncare   ogni 

lite ,  colendo  eh*  Egli  pjfa  eziandio  rimuovere ,  deputare  ^  è 

mutare  Governatori ,  Fodejìà ,  ed  ogH*  altro  Uffiziale  come  fo* 

fra ,  tante  volte ,  quante  farà  efpediente ,  in  oltre  confermati 

nel  vigor  fuo  fenza  innovazione  tutti  gli  atti ,  e  Jiabilimenti 

a  queffo  precedenti  fatti  tra  la  Sede  Jpofiolica ,  e  Noi ,  vo*- 

gliamo  che  fopra    i  Governatori  deli'  Armi ,  e  Luogotenenti  ^ 

Uro  Caftellani ,  Soldati-  dellt  Città ,  Ttrrt ,  Fortezze  y  e  Roc*' 

chtp 


N 


Duca  VI.  s  ultimo  d'Urbino  Gap.  IV.       247 

€he ,  e  Capitani  delle  Milizie ,  //  me  de  fimo  V  relato  fojfa  far 
lo  Jleffo^  che  fojjiamo  far  Noi  ^  mutandoli, y  e  creandoli  di  nuo^ 
n)0  femfre  che  farà  di  hifogno  ,  ricevendo  da  efjt  giuramento 
di  fedeltà,  a  fa^vore  della  S.  Sede^  Afoflolica ,  e  del  Sommo 
Pontefice ,  fal'v^  fero  femfre  la  fedeltà  doluta  a  Noi ,  ngjlra 
^ita  durante  ^  e  fuhito  ehe  dettò  Prelato-  fi  frefentarà  anjanti 
di  Noi  con  quejla  noftra  Patente ,  a  lui  daremo  :  /;  contraffe^ 
gniy  e  l'  ufo  di  efft^  che  tenghiamo  Noi  con  detti  Ujfiz^iali  di 
Milizia  rifpetti'vamente ,  e  refiando^  da  Noi  delegato^  a  dett^ 
Giroernatore  in  mirtk  della  frefente  7'  obbligo  di  giuramenti 
già  Prefo  in  cfifo  déJla  ^reitera%iotie  di  quelli ,  ad  ejfo  toccherà 
d' eseguirla ,  eccetto  fero ,  quando  Noi  ^olefftmo  fare  detta 
mutazione  y  o  furrogazione  di  detti  Ufficiali  di  Milìzia  y  0  di 
alcuni  di  effi .  Imf  eroe  che  allofa  '  ojfer^aremo  li  Jlahilimenti 
fatti  con  N.  S.  Di  fiù  confiituiamo  detto  Governatore  fer^ 
manente  nel  Governo ,  durante  la  vi  fa  nojlra  ,  ma  fé  fer  la 
morte  , .  0  fer  altro  ,  fojfe  neceffaria  la  mutazione  di  lui ,  ci 
contentiamo  ,  che  al  mede  fimo  Governatore  fucceda  un*  altro 
Prelato  defutato  dalla  S.  S.y  quale  adeffo  fer  allora  furto^ 
ghiamo  colle  medefime  facoltà ,  frerogative ,  e  modi  effrefft  in 
quejla  ftejfa  Patente  y  e  fermettiamo  di  farne  a  lui  nn^  altra 
fimile  nel  modo  Jlejfo  &c. 

In  Cajlel  Durante  li  20  Dicembre  i6i^. 
Accettata  da  tutte  le  Parti  quefta  forma  di  governo, 
t  ben  concertati  i  modi  di  efeguirla,  il  Pontefice  deputò 
per  Governatore  Monfignor  Bellingerio  Ceffi  Bolognefè 
Vefcovo  di  Rimini,  vecchio,  ed  efemplare  Prelato,  (1 
quale  il  primo  di  Gennajo  1625  prefentatofi  a  S.  A. ,  e 
ricevuto  con  grandiffima  accoglienza  efercitò  per  due  an- 
ni  continui  il  governo  colla  piena  foddisfazione  del  Pa- 
pa, e  del  Duca  medefimo,  che  gli  affegnò  per. abitazione 
1  fuoi  proprj  Palagi  ben  addobbati,  e  per  ftipendio  due 
mila  Scudi  T  anno ,  pagando  tutti  gli  altri  Uffiziali ,  e  Pre- 
fìdj ,  e  Minillri ,  né  eflendofi  alterata  la  condizione  del 
governo,  fé  non  col  rimuovere  il  Configlio  degli  otto, 
il  quale  fu  licenziato,  rimanendo  intiera  ogni  altra  con- 
fuetudine ,  e  la  fuprema  autorità  del  Duca ,    il    quale  ri- 

iilafe  così  foddisfattp  della  déftrczza  del  Governatore ,  che 

■    ■  I 


24*  DBtiB  Gesta  di  Franc.  M.  IL  dblla  Rovere 

lo  lafciò  continuare  nel  governo  febbene  forte  pofcia  crea* 
to  Cardinale  (193)5  e  T  accompagnò  poi  al  fuo  ritorno  a 
Roma  con  dimoftrazionc  di  ogni  onore .  Al  Cardinal  Ceffi 
fiiccefle  Monfignor  Solone  de'  Conti  Campelli  di  Spole- 
ti ,  che  governò  fino  alla  morte  del  Duca ,  ed  allora  fi 
confegnò  lo  Stato  alla  Chiefa  Romana ,  ed  a'  Nipoti  del 
Pontefice ,  i  quali  vennero  a  prenderne  il  polTelTo .  Que- 
fto  fu  alli  28  Aprile  163 1  (194),  perchè  ammalatoti  il 
Duca  qualche  mefc  prima ,  e  volendo  fuperare  i  fuoi 
mali  con  rigorofa  dieta ,  anzi  con  ricufare  il  neceflario 
alimento  giiinfe   a   tanta  debolezza  ^   che   non   effendogli 


•*-^ 


(195)  Fu  crcito  Cardinale  Prete  <Jcl  tit.  di  S.  Agoftino  li  19.  Gennaro  i6i5. 

(194)  In  Gubbio  venne  Don  Taddeo  Barberini  Principe  di  Prenefte,  e  Capi- 
tano Generale  di  Santa  Chieda  a  prendere  il  pofleflb ,  e  a'  30.  d*  Aprile  di  det- 
to anno  ne  fu  fatto  pubblico  Rogito  da  Corintio  Baroncini  pubblico  Notaro  ^' 
€  Cancelliere  di  quefta  Curia  Vefcovile,  Entrò  per  la  porta  di  S.  Agoftino,  gli 
andò  incontro  il  Conte  Raffaele  Carbonana  Gonfaloniere  di  Giuftizia,  col  cor- 
po del  Magiftrato ,  e  comitiva  de'  Nobili ,  e  moltiifimi  Cittadini ,  il  quale  fopr^ 
un  Bacino  d*  argento  gli  prefentò  le  Chiavi  delle  Porte  della  Città ,  e  delle  Pri- 
gioni ,  e  r  accompagnò  fino  alla  Cafa  dd  Sig.  Conte  Giovanni  Battìfta  Beni ,  ove 
Don  Taddeo  prele  alloggio,  ed  ivi  fopragiunti  i  Principali  Pubblici  Rapprcfen- 
tanti  delle  Terre,  e  Caftelli  di  guefto  Territorio  fecero  le  ftefle  offerte  delle 
Chiavi  dei  Foro  rifpettivi  Luoghi ,  e  preftarono  fedeltà ,  e  ubbidienza  al  fuddet- 
to  Don  Taddeo  per  la  Santa  Sede;  indi  portoffi  al  Palazzo  Ducale  di  quefta  Cita- 
ta accompagnato  dalla  ftefla  comitiva ,  da  affollato  Popolo ,  prendendo  di  quel- 
lo ancora  poffeffo  colle  folite  formalità .  Pofcia  il  giorno  dopo  entrato  nella  Chie- 
fa Cattedrale ,  dopo  aver  efercitati  gli  atti  di  pietà,  e  Religione,  fi  pofe  a  fe- 
dere fopra  una  nobil  Sedia ,  collocata  in  luogo  eminente ,  ove  ricevè  il  giurai 
mento  di  fedeltà  colla  formola  feguente .  „  Noi  Gonfaloniero ,  Confoli ,  Deputati, 
Configlieri,  &  altri  Gentiluomini ,  e  Cittadini  della  Città  di  Gubbio  (  ivi  efpref- 
famente  tutti  nominati  in  numero  di  61.  )  riconofciamo  la  Santità  di  N*  S.  Pa(>a 
Urbano  Vili. ,  la  S.  R.  C. ,  e  la  Santa  Sede ,  e  Cameni  Apoftolica  per  veri ,  e  di- 
retti Padroni  della  Città  di  Gubbio,  e   fue  Terre ,  Caftelli ,  Contado,  Diftret- 
to  &c  col  mero,  e  miflo  imperio,  e  poteftà  di  ifangue ,  e  tot:{le  giurifdizione , 
&  in  oltre  di  tutte  le  Città,  Terre,  Caftelli,  Fortezze,  e  Luoghi  del  Ducato, 
e  Stato  d'  Urbino ,  e  d^li  altri  beni  giurifdizionali ,  e  feudali  poffeduti  ^ìk  da 
Francefco  Maria  IL  ,  fefto ,  &  ultimo  Duca  d'  Urbino,  concedi  da'Somini  Pon** 
tefici  a  fuoi  Anteceflbri ,  e  per  la  fua  morte ,  e  linea  mafcolina  finita ,  devolu- 
ti alla  Santa  Sede ,  e  Camera  Apoftolica,  facciamo,  e  promettiamo  pieno  omag- 
gio, e  vaflallaggio  alla  Santità  Sua  ,  S.  R.  C ,  e  Sede ,  e  Camera  Apoftolica  ,  e 
a  Voi  lUuftriflimo,  &,  Eccdlentilfimo  Sig.  Don  Taddeo  Barberino  Principe  dì 
Paleftrina ,  Generale  di  Santa  Chiefa  &c.  e  da  queft*  ora  innanzi  faremo  fedeli  ^ 
divoti,  &  ubbidienti  al  prelibato  Santi0imo  N.  S.  Urbano  VIIL ,  e  a  fuoi  Suc- 
cefibri ,  che  canonicamente  entraranno  Scc ,  e  offerveremo  ,  e  faremo  oiiervare 
per  x]uanto  potremo  li  Suturi ,  Leggi ,  e  Ordinazioni  di  N.$^,  eSucceffori  fuoi^ 
e  tutto,  ciò  a  nome  tanto  pubblico ,,  come  privato ,  promettiamo  ,  e  giuriamo  cu 
attendere,  ed  olTervare  fenza  dolo  ,  fraude,  e  malizia  Sic.  £t  bète  ai  Santi  a  Dei 
Mvattgtlia  fufir  fuihiu  ^r«  ASum  Evaintlii  (^c.  ^ 


Duca  VI.  a  ultimo  d'  Urbino  Ca^.  IV.      i^p 

501  giovati  i  rìmedj^  fé  ne  morì  più  per  volontaria  ine» 
ia  y  che  per  dolorofa  infermità ,  percnè  la  fua  morte  fìi 
piacevole  fonno  fenz'  agitazione  alcuna ,  fenza  febbre  ^ 
lenza^  catarro ,  e  per  femplice  mancanza  del  calore  natu« 
rale ,  il  che  avenne  V  anno  8  j  deir  età  fua ,  avendo  per  5o 
anni  continui  goduto  il  governo  di  quefti  Stati  fempré 
amato,  e  fempre  temuto  da  fuoi Sudditi ^  ed  éftremamen« 
te  ftimato  da  Stranieri  • 

pino  dall'anno  1^24  alli  7  del  mefe  di  Marzo  fatto 
.  aveva  il  fuo  teftamento ,  nel  quale  ordinò  di  efler  fepolto 
nella  Chiefa  del  CrocififTo  fuori  di  Caftel  Durante ,  ove^ 
come  altrove  fi  difTe ,  fi  era  deftinata  la  Sepoltura .  Lafciò 
molti  Legati  Pii  ;  alla  Compagnia  della  Grotta  d'  Urbino 
cinquecento  Scudi  y  e  altrettanti  alla  Chiefa  di  S.  Ubaldo 
di  Gubbio  .  Per  limofina  de'  Poveri  dello  Stato  lafciò  Scu* 
di  12  mila  da  diftribuirfi  da  ciafcheduna  Comunità  ;  etut* 
to  ciò  per  una  fol  volta  •  Alla  DuchefTa  Livia  fua  Con- 
forte per  una  fol  volta  Scudi  50  mila,  e  per  ciafchedun* 
anno  Scudi  4  mila  •  A  Donna  Livia  fua  Sorella  Marchefa 
del  Vafto  lafciò  la  Cafa ,  ed  il  Giardino  di  Monte  Bello  4 
A  varj  Principi  diverfe  Pitture ,  e  Gioje  di  valore .  Di 
tutti  gli  altri  fuoi  Beni  &c.  iftituì  Erede  Univerfalc 
Donna  Vittoria  fua  Nipote  Granducheifa  di  Tofcana,  la 
quale  fé  foife  mancata ,  dopo  aver  ottenuta  T  eredità  fùa) 
in  età  pupillare  ,  e  minore ,  e  fenza  figli ,  foftituì  per 
Fidecommiffb  il  Duca  di  Mo$iena,  il  Duca  di  Parma  ^  il 
Marchefe  del  Vailo,  e  il  Principe  di  Mafla ,  efcludendo« 
ne  qualunque  altra  perfona , 

Aveva  il  Duca  Francefco  Maria  in  ogni  tempo  avuti 
nella  fua  Corte  Uomini  di  gran  lettere ,  e  de'  più  famofi 
de'  fuoi  tempi ,  e  fludiato  avea  per  fé  medefìmo  col  pof- 
kffo  delle  Scienze,  e  colla  lettura  d'infiniti  libri;  non 
è  certo  poflibile  esprimere  con  poche  parole  l'acutezza 
dell'  ingegno ,  la  profondità  della  memoria  ,  V  eloquenza 
fenza  veruna  affettazione  del  dire ,  e  dello  fcrivere ,  la 
notizia  fingolare  de'fégreti  della  Terra,  e  degli  Animali, 
del  fito  del  Mondo ,  degl'  intereffi  de'  Prindpi ,  e  delle 
Corti ,  e  quello ,  che  più  impona ,  i'  erudizione  nei  libri 
FJL  li  di 


250  Dbllb  Gesta  di  Franc.  M.  II.  dblj^a  Rovbrb 

di  Teologia,  e  delle  cofe  fagre,  delle  quali  di  fputava  co- 
gli fteffi  Profeflbri,  e  Macftjri,   Principe  di  |ran  Religio- 
ne ,  di  ottimi  coftumi ,  è  di  fevero  contegno ,  parlava  co- 
me femplice  Gentiluomo ,  e   viveva  come  gran  Signore  ', 
la  modeftia  ricopriva  il  fafto  del  Principato,   e  la  giufti- 
zia  lo  faceva  riverire   come  un  gran  Principe.  Tutte   le 
azioni  fue  erano  degne   di   efempio ,  e   di   olTervazione , 
bramava  negli  affari  condurli  a  fine  ,  ed  era  nemico  delle 
lunghezze  ^  e  delle  fuperfiuità .   Vero    efemplare  de'  Priii- 
icipij  e  degno  di  eterna  memoria ,   fé   la   collera,    à   cui 
era  {oggetto  j    e  T  affetto   alle   cofe   proprie  non  V  avefTé 
talvolta  fatto  trafcorrere  in  varj  difordini ,  ed  errori ,  co* 
jne  fu  il  lafciare  la  briglia  fciolta   al    figliuolo  ,  l'  abban* 
donarfi  in  mano  de*  favoriti  (difetto  quafi  univerfale  de* 
Principi),  il  preftar  fede  alle  prime  relazioni,  ed  aborrire 
per  fempre  coloro ,  da*  quali  una  fiata  fi  era  alienato  ;  ti* 
mido  era  in  oltre,   e  fofpettofo,  parco   nello  fpendere, 
ma  efattiffimo   neir  adempiere .  le    promeffe ,  e    lealiflìmo 
neir  piTervanza  di  fua  parola .  Era  di  giufta  proporzione , 
e  jftatura ,  né  graffo  ,   né  magro  ;   fu  gran   Cavaliere ,   ed 
intendentilfimo  del  maneggiare  armi ,   e  Cavalli ,    amante 
della  caccia^  e  degli  efercizj ,  ed  amiciffimo  de'Virtuofi, 
€    de'  Nobili.   L'eredita  fua   de'  beni   allodiali,   fuppel- 
iettile^  e    danari,    che    a    Ferdinando    II.    Granduca   di 
Tofcana ,    come    Maritp    della    pupilla    Vittoria    Erede , 
pervenne ,    fu  valutata  di  due   milioni  di  Scudi    d' oro , 
e  quefto  fenza  diminuzione  alcuna .  Non  die  in  tal  occa- 
fione  veruno  argomento  di  affetto   né  a    chi   lo  ferviva; 
né  a' Signori  della  Rovere  di  Genova,  benché  quefli  de* 
cprajti    da   lunghiffimo    tempo    della    nobiltà    Veneziana , 
ave;vano,  un  evidente  argomento   di   effere    della  fteffa  fa* 
miglia  di  quei  due  Pontefici ,   che    furono  gli    autori  di 

5[uefto  Principato  ^  che  rimafe  efèinto ,  e  ricadde  alla  Chie* 
a,,  ed  al  Pontefice  ,  il  quale  attentiflimo  ad  afficurarfi  del 
nuovo  acquifto,  avvifato  che  fu  dell'Infermità  del  Duca ^ 
fece  accoilare  a'  confini  il  Principe  Don  Taddeo  Barberi- 
no  fuo  Nipote ,  il  quale ,  come  Generale  di  S.  Chiefa  ^ 
intefa  la  lùorte  di  euo>  entrò  in  Gubbio  >  paffando  pel 

li- 


Duca  VL  b  ultimo  d'Urbino  Cap.  IV.      2f  i 

rimanente  di  tutto  lo  Stato >  accolto,  ed  onorato  con 
contraflegni  di  riverentiffima  divozione,  e  di  oiTequio. 
Conquifta  tanto  più  felice,  quanto  che  fenza  difpendio 
della  Santa  Sede ,  la  quale  ii  vide  ingrandita  di  uno 
Stato  intiero ,  pofto  nelle  vifcère  dell*  Italia ,  ed  in  mez^ 
io  alle  fue  Provincie  .  Al  Principe  Don  Taddeo  fuccedè 
con  pompofa  gala ,  e  con  titolo  di  Legato ,  e  con  pie* 
nillima  podeilà  in  tutte  le  cofe  il  Cardinale  Antonio  fuo 
fratello ,  che  diede  (ìftema ,  ed  ordine  al  governo  ,  fece 
molte  grazie ,  e  grandilfime  limofine ,  e  coftituì  la  Lega* 
zione  con  quegrifteflì  modi,  co'  quali  fi  regolano  quelle 
di  Bologna,  e  di  Ferrara. 

Ma  per  ritornare  al  Duca  Francefco  Maria  fece  egli , 
in  tempo  del  fuo  governo  le  feguenti  Subinfeudazioni , 
cioè  : 

Alli  IO  Aprile  1576  i  Conti  Carlo ,  Francefco,  Ga- 
briele ,  e  Bartolomeo  Gabrielli    Patrizj  di  Gubbio    otten- 
nero r  tnveftitura  del  Feudo  ,  e  Contea  di  Baccarefca ,   e 
di  Coraduccio  fra  fé  ifjts ,    dt  unoquoque  if forum   in  folu 
duM  ,  &  Pro  filii^j  nefotibus^  foflerifque  eorum  ^  ist  ufiiufcm^ 
jufquc    ifforum    in  folidum  femfer   mafculis  in  infinitum  iste. 
Cum  mero  ,  iff  mixto  Imperio  ,  Gladii  fotejlate ,  &  omnimodd 
^urtfdìElione  ^  colle  fue  Ville   polle  nel  Territorio  di  Gub- 
)io  •  Quefto  Iftromento  d*  Inveftitura  fu  fatto  nella  Città 
di  Pefaro  nel  Palazzo  Ducale  per  rogito  Domini  Bonhiero* 
nymi  de  Bonhieronimis  de  Eugubio  fublici  utraque  auEloritatf 
Notarìi  ^    àt   Cancellarti  Ducalis  ;    copia  del  quale  per  di- 
ftefo  fi  trova  in  Cafa  Gabrielli  di  Gubbio . 

Il  medefimo  Sig.  Duca  alli  24  Agofto  1576  ricevè  il 
giuramento  di  fedeltà  dalli  Conti  Antonio'  Brancaleone  f 
e  fratelli  Brancaleoni  Conti  del  Piobbico  pofto  nella  Pro- 
vincia di  Mafia  Trabaria  per  la  rata,  cne  fpettava  loro 
con  certa  capitolazione . 

Il  Sig.  Duca  predetto  alli  5  di  Maggio  1^578  fubin* 
feudo  al  Conte  Francefco  Paciotti  d*  Urbino  il  Caftello 
di  Monfe  i  Fabbri ,  e  fue  pertinenze ,  pofto  nel  territorio 
d'  Urbino ,  perchè  detto  Conte  gli  diede  fei  mila  Scudi 
di  moneta  corrente,  con  condizione^  che  dia 'Sl^iura^ 

li  a  jnen- 


i 


25^  Dbiie  Gesta  di  Frakc«M. IL  della  Rovere 

mento  di  fedeltà ,  e  dia  ogni  anno  a  S.  A.  »  e  fuoi  Sue^ 
cefTori  due  paja  di  Pernici  la  vigilia  di  Natale  di  Noftro 
Signor  Gesù  Crifto  per  ricognizione  di  fuperiorità . 

Il  fuddetto  Sig.  Duca  lubinfeudò  alli  Signori  Conti 
Maurizi  da  Tolentino  parte,  che  a^vea  levato  al  Conte 
Antonio  di  detto  cognome  del  Caftello  della  Stacciala^ 
pofto  nella  Diocefì  di  Sinigaglia  nell'anno  1378,  perchè 
detto  Conte  Antonio  non  aveva  ubbidito  al  comanda* 
mento  di  S.  A. 

Il  primo   di   Febbrajo  1582    fubinfeudò    alli    Signori 
Ubaldo  Beni  Nobile  di  Gubbio ,  e  al  di  lui  figlio  Muzio , 
mediante  la  lunga,    e   diligente  fervitù  fin  da  giovinetto 
preftata,  e  affinchè  ricevino  il  guiderdone,  fpontaneanien-» 
te ^  e  di  proprio  moto  con  piena,  e  aflfoluta  poteftà ,  che 
ha  per  conceflione  di  Papa  Paolo  III. ,  e  con  titolo  d' in* 
iigne ,  e  nobil  Feudo  concefle  ,  e  affegnò  per  fé ,  e  fuoi 
eredi ,  e  fucceiTori ,   e  per  il  di  lui  Primogenito  mafchio 
legittimo  y  e  naturale  da*  proprj  lombi  dell'  ifteflo  Signor 
Muzio ,   e  dal  proprio  ventre  della  fua  Moglie   farà  per 
nafcere ,  e  dal  rrimogenito  del  medefimo  Primogenito ,  e 
così  di  Primogenito  in  Primogenito  in  perpetuo ,    fintan* 
tochè  vi  faranno    i   Primogeniti  dell'  iiteflTo   Primogenita 
del  detto  Sig.  Muzio ,    e    queili  mancando  per  il  Secon- 
dogenito,   e   quefti    altresì    mancando   per   i  Terzogeniti 
dello  ftetìb  Sig*  Muzio  in  infinito  coir  ordine  della  geni- 
tura fempre    da   offervarfi   tra  effi ,   fubinfeudò ,   diffi ,   il 
Caftello  di  Caftiglione  Altrobando  deir  Agro ,   e  Diocefi 
di  Gubbio  con  tutto  il  di  lui  Territorio ,    e    tutte   le    di 
lui  pertinenze  cogli  omaggi ,  e  mero ,    e   mifto   imperio  , 
4fmmmoda  jurifdiBione y  &  gladii  fotejlate ^  con  i  fiumi,   xì^ 
pe  ,  acquedotti ,  pefcagioni ,  palcoli ,  caccie ,  tefori  d'  oro  y 
d' argento  ,  di  rame ,  e  di  tutt'  i  metalli ,  e  miniere ,  gem- 
me ,  pietre  preziofe ,  lapidicine ,  bofchi ,  e  felve  •  E  pari- 
mente S.  A,  concefle  a'  medefimi  tutte ,  e  fingole  Regalie 
nel  medefimo  Caftello,  e  di  lui  Territorio  ,   ér  fr^fertim 
weffigaiia  y  datia^  feu  gabellai  quafcumque  ^  eccettuate  però 
iquell^   della    fabbrica   di  Pefaro,   e   di  Sinigaglia  ,    dell* 
ràrazioiie   di  grano >  e  altro  frutto  della  Terra,  e  del 

/ 


\ 


Duca  VI.  i  ultimò  d*  Uufino  Caf.  IV,      t$  $ 

Cale,  eccettuato  T emolumento,  che  da  quello >  ci»  ivi 
fi  vende  fi  potefle  percipere ,  il  quale  S.  A.  fé  lo  rifer- 
va.  Concefle  in. oltre  la  facoltà  d* imporre  collette,  e 
impofte  cfigere  da  .  tutt*  i  ■  fuoi  Sudditi  ^  e  poffidenti  n«l 
medefimo  Gattello,  e  Territorio,  purché  fieno  giufte ,  e 
onette .  Di  riconofcere ,  e  terminare ,  e  delegare  tutte  le 
Caufe  tanto  civili,  quanto  criminali,  che  miiie,;  di  eleg- 
gere, e  coftituire  nel  medefimo  Caltello  un  Vicario,  e 
Giudice  ordinario ,  di  punire  in  oltre  ciafcheduno  con 
qualunque  genere  di  pena  >  e  deir  ultimo  fupplicio,  e  di 
morte  naturale  tutti  facinorofi ,  e  rei  di  pene ,  ancorché 
di  atrociflimi,  e  graviflìmi  delitti,  excepfa  crimine  Ufs  mar 
jcftaM  iste.  Concefle  in  oltre  facoltà  di  fare  Stacuti ,  « 
altre  Leggi,  e  in  detto  Gattello,  e  Territorio  di  ricevere 
qualfiyoglia  forte  di  banditi ,  che  T  Eccellenza  Sua  può 
ricevere ,  e  tollerare ,  eccettuati  però  quelli  del  fuo  do? 
minio ,  o  dair  E.  S*  fatti  efuU .  In  oltre  crea ,  e  fa  Gonti 
del  medefimo  Gattello  di  Cattiglione  &c,  con  titolo  di 
Gontea  gli  rende  nobili ,  e  infigni  •  £  in  ricognizione 
del  diretto  dominio  del  medefimo ,  e  della  fuperiorità  lo. 
fteiTo  Sig.  Ubaldo ,  e  Muzio  &c.  ogni  anno  m  perpetua 
nella  fetta  di  S.  Michele  del  mefe  di  Settembre  debba 
dare  a  Sua  Altezza  un  pajo  .di  Gapponi.  nella  Gittà.d^ 
Pefaro ,  o  dove  S.  A,  fi  troverà ,  e  preftare  il  giuram^ta 
di  fedeltà  in  fue  mani ,  e  come  meglio  neir  Iftrumento 
d' Infeudazione  apparifce  per  rogito  di  Pietro  Paolo  An- 
dreoli  Notaro  pubblico  di  Gubbio,  e  Gancelliere  di  S.  A* 
Aflnm  Pifauri  in  T alatto  Ducali  die  prima  Vehrnarii  Atmo^  1581 
tag.  17,  il  di  cui  Protocollo  trovafi  nell'Archivio  pub* 
blico  di  Gubbio,  da  cui  ho  prefo  quetto  riftretto*  Que* 
fto  Feudo  ora  è  governato  dal  Sig.  Gonte  Prevotto  Ubal^ 
do  Beni  •  Quetta  nobil  Gafa  ne'  paflati  fecoli  &i  padrona 
della  Fortezza  di  Garpiano  ,  e  ae'  Gattelli  di  Siolo ,  di 
Tiego,  di  Garetto,  e  di  Garettello,  vedafi  ii  Gardinale 
de  Luca  de  Teudis  difc.  64. 

Goncefle  fimilmente  il  prefato  Sig*  Duca  Iranno  158 j 
in  Feudo  al  Gapitano  Antonio  Benedetti  Ccfntiluomb  dì 
Cagli  il  Gattello  di  Fenigli  con  Jutta  quella  g^urifdiziooe  ^ 

potto 


2*54  DeLIB  MoNBrFDl.FltAflC.M«II.DBLl.A.R0VBRB 

|>ofto  nel  territorio  di  Cagli ,  onorandolo  ancora  del  ti- 
tolo di:  Conte ,  e  ciò  fece  non  folo  per  i  meriti  y  che 
quefti  avea  acquiftati  in  guerra^  ma  ancora  per  un  do«* 
nativo  ricevuto  da  lui  di  Scudi  5  500  ^  in  ricprapenfa  di 
che  (1  compiacque  rin^unerario  colla  conceiBone  fuddet* 
ta  y  la  quale  fece  ad  eifo ,  «  a'  defcendenti  fuoi .  mafch) 
legittimi  y  e  naturali^  con  condizione  però,  che  lafcianda 
il  Conte  di  fé  figli  mafch j ,  ne' quali  tofle  per. continuare 
il  Feudo,  doveffero  quefti  in  tal  cafo  pagare  a  S.  A.  al* 
tri  Scudi  3500  per  compiriiento  in  tutto  di  Scudi  9000. 

Subinfeudò  altresì  il  medefinrto  Sig.  Duca  T  anno  1591 
il  Caftello  di  Monte  GrinOy  e  Rocca  Leonella  nel  territorio 
di  Cagli  ad  Ettore  Pucci  da  Urbino  certa  giurif dizione 
acquiftata  da  Lodovico  Paltroni  in  quella  rata  per  fc^  e 
fuoi  Succeffori ,  e  che  in  fegno  di  foggezione  daue  un  pajo 
di  Piccioni  di  Colombaia  ogni  anno  nel  mefe  di  Agollo^ 
La  detta  giurifdizione  pafsò  po^i  a  Signori  Luzj  di  Cagli. 

In  tre  Zecche  -fece  Francefco  Marra  li.  battere  le  fuc 
monete;  cioè  in  T efaro y  m  Urbino y  ed  in  Gubbio y  come  fi 
litrae  dai  documenti,  che  in  appteflb  riferirò,  benché^  in 
alcune  delle  fue  monete  vi  fia  il  nome  di  Montefeltroy  il 
fi  dee  credere  che  faceflè  unicamente  per  onorare  quella 
J>arte  deir  antico  fuo  Stato  ,  perchè  da  nefluno  monumen- 
to ^icavafi,  che  in  Montefeltro  vi  fia  mai  ftata  la  Zecca* 
Con  tutto,  che  il  Duca  fàceffe -coniar  moneta  nelle  indi* 
cate  tre  Zecche,»  tuttavia  può  dirfi,  che  una  fol  Zecca 
avefle  nel  fuo  Ducfato^  poiché  non  tenne  quefte  tutte  tre 
efercitate'  in  un  tempo  fteflfo ,  ma  chiufa  T  una ,  fé  aprir 
F  altra,  e  ad  eiTa  fece  paifare  li  conj ,  gì*  inftrometìti ,  ed 
altr^  malTaricie  appartenenti  alla  2ecca  Ducale  ,  che  fuoi 
proprj  erano,  e  non  dei  particolari  Zecchieri ,  o  delle 
Comunità  •  Paffiamo  per  tanto  ad  oflTervare  quelle ,  che 
Coniate  furono  in  Pefaró ,  giacché  in  eiTa  cominciò  il  Duca 
a  far  coniar  moneta  • 

Dellb  Monbtb  fattb  conxarb  in  Pbsaro  « 


J 


Una  delle   prime  monete,  che   Francefco  Maria  IL 
feee  battere^^  fi  è  quella  d'argento  delineata  al  num.  L^ 

di 


r    •  Duca  VL  b  «jltimo  d*^Urbino  Oat.  IV.      255 

di  ^pefo  .gcam  i94y  e  confeguentémente  del  valore  di  tre 
Giulf>  che  fingalare  fi  trova  oel  .M.ufea  del  Granduca  di 
Tofcana.  Nel  diritto  fece  porre  il  fuo  bufto  col  colare 
•Ila  fpagnùola'^a^H'ufo.di  quei  tempi,  e, air  intorno  l'epi- 
^rfe:  FRANC  MA.  IL VREINI  DVX  VL,  cioè:  Franr 
<ifcus  Maria  fecnt^dus  Urbini  Dux  fextus  *  Nel  rovefcio  fé* 
ce  rapprefentare  un*  Aquila  in  atto  di  dilFettarfi  ad  un* 
acquatolo  col  motto  :  I VVENTVS  TVA ,  prefo  ,  cred'  io , 
dai  Salmo  101.  5  R^nQ^ahiti^r  ut  Aquila  jju^cntjis  fua^/pt'f 
alludere ,  fé  non  erro,  cbe  in>  lui  fi  rinnoverebbe  il  pregio 
del  primiero  Fianc'efco  Maria  Uomo  celeberrimo,  o  pu* 
re,  cfac  fotta  di  eflTo  fi  rinovèlla rebbe  lo  StatQ  fuo  rapr 
prefentatò  neir  Aquila ,  eh*  è  lo  Stemma  d*  Urbino  Me* 
tropoli  dello  Stato;  nell'efergo  fi  vede  il  1575. 

In  feguito  abbiamo-,  che  il. Duca  affittò  la  Zecca  a 
Francefco  y  ed  AlèiTandrò  fratelli  Tortorini  negli  ann; 
1579,  e  1580  per  jio  Scudi  correnti  da  pagajrli  di  due 
in  due  mefi^  eoa  i  feguenti  patti  >  e  condizioni  (i9>)» 
cioè. 

1579.  ^        . 

Cupa  dei  Captali  della  Zecca  di  Pefaro  fatti  con.  li  Tortorini 

da  Urhino  Zecchieri  • 

/.  S.  E.  llluftrifftma  fi  contenta  di  dare^  a  Franfefco  & 
Alejfandro  Tortorini  Fratelli  la  Zecca  fua  con  autorità  di  efer^ 
citare  quella  in  quefta  fua  Città  di  Te  faro  (sT  nel  lue  go  foli-- 
to  fer  ffà%io  ,  e  temfo  folamente  di  due  Anni  fro^ffmi  comnr 
ciati  al  frimo  di  Gennaro  froffimo  f  affato ,  é^  finitanno^  come 
fcguirà. 

IL  Che  S.  E.  lllujlriffima  faccia  eonfegnare  a  detti  FrOr 
felli  tutti  r  ijlrumenti  y  ^  Mobili  et  Maffaritie  pertinenti  al^ 
la  Zecca  fer  inventario  ,  le  quali  nelh  fine  della  lor  condot^ 
tu  haWtno  da  reftituire  medefimamente  per  inventario  nel  f»c^ 
de  fimo  flato  the  fé  gli  con fegnar anno .    •    i  ;    . 

HI.  Che  ella  concede  a  Ili  foprafiantiy  &  ùf  erari  j  loro  li^ 
tema  di  portar  l^  armi  di  giorno  y  e  di  notte  honejlamente  y 
iiff  per  ficure%%^a  loro ,  e  delli  argenti  éT  altra  materia ,  che 

pOT^     \ 

i95>  Lilx  II.'  de*  Ricordi  -«Hfteote  nell*^  Archivio  di-S.  M.  L  ih  Peùrsi 


ì 


i^6  Dbllb  Monbts  m  Fkanc.M.II.  dhlla  Rovbrb 

forteranno  ftr  lavorare  alle  Cafe  Uro ,  iateuJeado  ferÒ  àell^ 
armij  che  ma  fom  fpecialmeHte  »'  tutti  frobibite  ftr  decreti 
Juoi . 

IV.  CU  ella  facci  nelle  cofe  occorrenti  fer  l' homefio  r*» 
modo  y  et  femjigio  della  medefima  Zecca  da  tutti  IÌ  fitoi  Ofi- 
eiali  predarli  braccio  ,  ajuto  ,  e  fa^vore  femfre  che  da  ejji  Z^e^ 
chieri  re  faranno  ricercati  . 

V.  Che  li  detti  Zeccbieri  per  detto  tempo  di  2.  anni  bah* 
bino  da  efercitere  la  detta  Zecca  ad  ogni  loro  comoda ,  t  daa* 
■no  j  e  con  obbligo  di  pagare  ogni  anno  alli  Minifiri  di  S*  B, 
trecento  dieci  Scudi  correnti  di  due  in  due  mefi  per  maggior 
tomodità  fenza  riferita  di  cafa  alcuna  a  loro  favore  per  qual- 
Jìioglia  cafo  cbr  av'venSjfe ,  per  il  ^maU  non  bameffero  efito , 
0  fpaccio  h  quattrini ,  e  faceffero  mutaiioue ,  0  in  altro  modo 
a  Uro  tori  affé  danno  ,  reflando  in  fowma  tutto  il  pefo  a  rifcbi9 
di  detti  Zecchieri ,  con  li  obblighi  però  infrafcrittt  a  pjtbblica 
henefcio  di  tutto  el  Stato  fuo^  comodo  de'  Popoli  fuoi,  &  ho^ 
Kore  f  e  riputazione  della  fua  Zecca  ^  la  tjuale  babbino  in  tut- 
to ,  e  per  tutto  ad  efercitare  conforme  a  quella  di  Roma  j  & 
Capitale  di  ejfa  ;  di  maniera  che  fé  in  tfuefli  Capitoli  nti  fojje 
gualche  difformità  ,  £  differenza  da  ejuelli ,  quefli  /*  intendano  | 
^  Jìino  fempre  &  m  ogni  cofa  ridotti  in  conformità  di  quel' 
a  f   e  così  ùffervarfi , 

VI.  Che  detti  Zecchieri  fiano  obbligati  da  far  battere  ogni 
unno  almeno  due  mila  Scudi  d' oro ,  e  maggior  quantità  fé  /»- 
■franno ,  ma  non  minor  mai  di  detti  due  mila  Scudi . 

VII.  Che  li  detti  Zeccbieri  habbino   da  far  battere  detti 
,  Scudi  d'oro  di  pezzi  num.  102.  per  libra    di  egual  pefo  per 

eiafchedun  pezzo ,  e  di  bontà  dt  carati  wentidue ,  ne'  quali 
non   habbino   ad  bavere  rimedio  alcuno    de  guadagnar^  né  in 

alo  fi 
tra  fi 
gin- 
libra 

ogni 
t  tre 
d'ar^ 


Ducavi.*  uitimo  »*tTR«iKo  Ca?,  IV.  257 
^nt9  a  boKtà  di  undici  hghe,  ^  di  fefo  a  ragione  di  pezz>» 
owero  giulii  num.  j  06.  per  libra ,  ^  quando  alle  molte  ac-' 
^adejfe  che  fodero  meno  tu  leghe  undici  0  in  bontà ,  0  in  fefo , 
fé  li  concede  uh  mezzo  danaro  di  rimedio  per  libra  ,  il  quale 
Jt  hahhia  da  ricompenfare ,  e  rifare  neUa  feguente  collata ,  & 
al  più  lungo  nejla  terza ,  altrimenti  non  Jt  pojjtno  cavare  . 

IX.  Che  detti  Zecchieri  fiano  ohhligatt  iff  debbano  far 
bene  aggiufiàre  ciafcheduna  delle  fopraddette  monete  tanto, 
d*  oro  y  quanta  d' argento  feparatamente  a  pezzo  per  pezzo  » 
<Sr  ciafcbeduno  da  per  fé  ,  &  non  interne  0  a  libra  ;  altri' 
menti  non  poffìno  ejfere  camate ,  né  ammejfe  per  buone  dalh 
Sopraffanti  della  medefima  Zecca  ;    ai    quali  fi   debba  confe- 


né  in  fefo ,  né  in  bontà . 

XI.  Cbe  detti  Zecchieri  Jtano  obbligati  a  conto  delle  dette 
libre  mille  d' argento  eh'  baniranno  da  battere  ogni  anno  ,  di 
ribattere  tutti  li  giulii ,  e  mezzi  giulii  battuti  per  it  tempi 
f  affati  nella  medefima  Zecca  y  che  tn  effa  fi  porteranno  dalli 
Sudditi  di  S.  E.  llluflriffima ,  dandoli  undici  giulii  nuovi  di 
quelli  da  batterfi  da  loro  come  fopra  per  14.  grojjì  di  quelli 
njecehj  ,  come  bora  quejli  corrono  ,  fotendofi  li  nuovi  fpendere  , 
come  xorrono  IÌ  pavoli  papali  cori  nel  Stato ,  come  fuori  col 
medefimo  aggio  ;  di  marnerà  che  quelli  che  vorranno  portare 
in  Zecca  delli  giulii  vecchi  per  i^avere  delli  novi ,  né  daranno 
undice  per  ventitre  grofft  come  corrono  ^  e  di  pik  un  grojfo 
per  haverf  undice  delli  novi  j  che  torreranno  per  ventiquat' 
tro  grofft. 

Xn.  Che  li  detti  Zecchieri  fiano  obbligati  a  pigliare  in 
Zecca  tutti  li  foldini  ,  bajocchi ,  &  cracie  battute  negli  anni 
f  affati  in  queffa  Zecca  di  f efaro  ,  ^  guafiarli ,  dP*  fi^o  '»''* 
fttmma  ^  quantità  di  mille  feudi  ogni  anno ,  fiano  tenuti  a 
pigliarli  a  numero.,  é"  a   dare  a   ehi  delli  Sudditi  di  S^.  S* 

y.u,  •  K  k  iiié' 


25 S  DeLLB  MoMBTB  di  PiRAMC.M.II.DBtLA  ROVBRB 

ìlluftrijjtma  li  porterò.  V  equi^aUntc  in  quattrini  nevi  d  ré* 
gione  di  7.  di  que^  fer  8«  delU  wcecbj  y  factndofi  buoni  alli 
detti  Zecchieri  foUmente  quanto  alla  fofr addetta  fumma  delti 
mille  feudi  ogni  anno  de'  foldini  >  bajocchi ,  (f  crafcie  V  ag^ 
gio  )  che  feco  fortaranno  li  quattrini  nonji  a  ragione  di  un 
grojfo  in  undice  favoli  ,  che  fin  ^valeranno  li  now  ^  che  li 
Hjecchj  ;  de'  quali  mille  feudi  li  fofrajlanti  della  Zecca  ne  bah* 
bino  a  tenere  quel  conto  che  fi  ^irà  delli  quattrini  wecchj  me* 
defimamente  che  fi  fonderanno  in  Zecca ,  ist  che  (e  oltre  alla 
detta  fumma  delli  mille  feudi  faranno  portati  aelli  mede  fimi 
foldint ,  bajocchi ,  é*  cratie ,  detti  Zecchieri  fieno  tenuti  fur  a 
figliarli  y  &  guaBarli  tutti  y  iff  pagarli  non  a  conto ,  ma  a 
ragione  de  libra ,  fecondo  che  mariano .  An)^ertendo  che  li 
mille  feudi  de' foldini  y  bajocchi ,  ^  cratie  fé  figliano  da  Sud^ 
diti  folamente  y  e  non  da  foraSieri  y  ne  da  banchieri  y  né  de 
Hebrei  anco  fudditi . 

XIII.  Che  detti  Zecchieri  fiano  tenuti  battere  ogni  anné 
quattrini  fino  alla  quantità  de  libre  fei  milita  e  cinquecento 
tn  tutto  y  e  non  fik  y  cioè  libre  cinque  millia  in  quattrini  di 
ramcy  et  argento  no'vOy  et  libre  15.00.  in  quattrini  ^vecchi 
dell  '  ultimo  Cunio  y  che  li  faranno  f  or  tati  in  Zecca  dalli  Sud^ 
diti  di  S.  E.  llluBriJ/tma  y  dando  a  quelli  che  li  fortaranno 
nn  grojfo  de'  quattrini  24,  secchi  a  ragione  di  otto  al  bolo^ 
gnino  y  come  di  frefente  corrono  y^  fenza  ba'vere  alcuna  confi^ 
deraxione  a  benefizio  di  effi  Ze^ieri  dell'  aggio y  che  feco. 
forteranno  li  quattrini  no^ifiù  delli  ^vecchi  y  quale  aggio  s*  in* 
unda  che  ^vada  a  benefizio  de'  Sudditi  y  et  mm  di  effi  Ztc^ 
ehieri .  A'V^ertendo  y  che  le  libbre  1500.  de  quattrini  pecchi 
s'  habbino  a  figliare  folamente  dai  Sudditi  y  et  non  dai  fora^ 
ftieri  y  ne  da  Banchieri  y  ne  da  Hebrei  ancorché  fudditi . 

XIV.  Che  li  detti  Zecchieri  habbino  da  battere  li  detti 
quattrini  di  bontà  di  danari  wentiy  et  a  fezzi  di  num.  520. 
fer  libra  con  rimedio  nella  bontà  di  danari  due  fer  libra  y  et 
ttel  fefo  di  quattrini  n)enti ,  e  fiano  tenuti  a  farli  bianchi  nd 
modo  che  ftà  f  arerà  a  S.  E.  lllufirifftma ,  dichiarando  che  an^ 
€orche  fé,  li  concedino  i  due  danari  di  rimedio  in  bontà  y  chét 
non  /  intende  fero  che  gli  habbino  a  ufar  maiy  e  nel  numero 
*wr  fojfino  f affare  cinquecentotrtntaquattro  r 


Duca  VI.  b  uìtimo  d'Urbino  Ca?.IV.      159 
Xr.  che  a   detti  Zecchieri  Jìano    obbligati  a  fagare  li 
tri ,  et  argenti  che   li  bifogfteraatto  fer   detta  Zecca   a   tutti 

quelli  che  li  'venderanno  ^uel  ^rex.Z'O  che  faranno  fagati  nelltf 
frofinque  Zecche  di  S,Chiefa^  come  in  Ancona,  et  Macerata ^ 
XVI.  Che  a  capo  di  ciafcbedun'  Anno  fi  hahhia  a  fare  t\ 
faggio  Generale  di  tutto  l' oro ,  argento  ,  e  monete  battute 
pella  detta  Zecca  con  la  frefenza  delU  Soprajlanti ,  acciò  fi 
{offa  'Vedere  giufiamente  fé  fi  farà  dalli  Zecchieri  offer'vatt 
tutto  guelfo  che  fono  tenuti  jer  li  frefenti  Capitoli ,  et  fatta 
che  fi  farà  detta  faggio  di  effo  fé  ne  faccia  ifirkmento  publicà 
da  uno  de'  Notarj  et  Cancellteri  dell'  Audienza  di  S.  E.  lA 
luftrifftma  a  perpetua  memoria  da  règtfirarfi  né*  libri  della  me- 
de Rma  Audien%a. 


quattrini  'vecchi  che  allegaffero  di  bwverli  ribattuti . . 

XVIII.  Che  fiano  obbligati  li  detti  Zecchieri  a  rice<ver» 
tre  Sopraftanti  almeno  da  deputarfi  da  S.  E.  Illufiriffìma  all4 
detta  Zecca ,  perche  diligentemente ,  et  con  fomma  Jede  a'v 
•vertifchino  che  le  cofe  di  effa  pa£ìno  finceramente  et  feconda 
la  forma  delti  prefentt  Capitolt .  Et  perche  le  monete  uon  fi 
fo^no  ca'vare  fenia  l'  tntervento  di  due  di  loro,  et  che  a 
qnefti  li  detti  Zecchieri  dieno  per  loro  falaric  feudi  25.  l'  an^ 
Ito  in  tutto  tra  tutti ,  Et  parimente  fieno  obbligati  a  riceve^ 
re  il  Saggiatore  da  deputarfi  da  S.  E.  Illufirijfima  per  fare  li 
faggi .  delle  monete  ,  quando  fi  caleranno  di  Zecca  ,  et  per  fa- 
re il  Saggio  Ce'neràlt  ogni  anno ,  et  quefli  ancora  dare  il  fu9 
debito  f alarlo, 

■XIX,  et  nkimo .  Che  detti  Zecchieri  fiano  tenuti  duran- 
ti li  ■  due  anni  detti  ad  ogni  fpefa  tanto  de  Soprafianti. , 
Sanatori,  Operar*}  y  confervatione  ,  0  reformatione  d*  ifirmi 
menti ,  et  mafferitie ,  qualunque  altra  che  occorrerà  nella  det- 
ta Zecca ,  et  per  effa ,  et  occafione  di  effa  ,  mentre  che  l' efer* 
fitaramia  dei.  hr».  propria ,  AggiungijtdQ  ptr.  t^eggioft  'A'*? 
K  k  z  cbia- 


i5o  Dbllb  Monbtb  di  Franc.MJI.dblla  Rovbrb 

- 

€hiara%ione  del  quinto  Caf  itolo ,  che  fé  nel  Stato  di  S.  Chie^ 
fa  y  durante  detto  tempo ,  foffero  banditi  i  nuow  quattrini  di 
S.  E.  et  che  non  fi  poteffero  ffendere  realmente  tn  alcun  dt 
luoghi  del  detto  Stato  Ecclefiaftico ,  in  tal  cafo  fi  debba  ba^ve^ 
re  quella  confiderazione ,  che  parerà  a  S.  E.  llluftrifftma  effere 
fonweniente  al  danno  di  efjl  Zecchieri . 

Da  tai  Capitoli  pertanto  veniamo  in  chiaro ,  che  i 
detti  Zecchieri  furono  obbligati  battere  Scudi  d' oro ,  Te- 
ftoni ,  Giulj ,  mezzi  Giulj ,  e  Quattrini .  I  Scudi  d' oro 
dovevano  eflere  del  pefo  che  102  formaflero  T  aggregato 
di  una  libbra ,  e  di  bontà  carati  22  :  fìcchè  ogni  uno  pe« 

fafle  grani  67  — ,.  ed  avefle   di  fino  grani  6x  — .   Uno  di 

quefti  Scudi  d' oro  è  probabilmente  quello  fotto  il  num. 
IL  9  che  fi  conferva  nel  Mufeo  del  Granduca  di  Tofca* 
na  •  L' arme  del  Duca  occupa  il  primo  profpetto  ^  con 
air  intorno  le  parole  FRANC  M.  IL  VRB.  DVX  VL 
ET  C  Neiroppofto  fi  vede  T  Arcangelo  S.  Michele  in 
atto  di  fcacciare  Lucifero  col  motto  :  SVB  •  VMBRA 
ALAR«  TVAR. ,  prefo  dal  Salmo  \6.  8,  per  indicare  la 
fiducia  y  eh'  egli  aveva  dell'  afCftenza ,  e  patrocinio  di 
S«  Michele. 

Le  monete  d^  argento  da  tre  Giulj ,  da  un  Giulio ,  e 
da  mezzo  Giulio  dovevano  eflere  dello  fteflb  pefo,  e 
bontà  di  quelli ,  che  ufcivano  dalla  Zecca  di  Roma  ,  che 
dai  102  f,  che  prima  formavano  una  libbra,  erano  ac- 
crefciuti  di  numero  fino  a  106  Paoli  ;  nella  qual  libbra 
undici  oncie  dovevano  eflere  argento  fino ,  ed  una  di  ra- 
me, cioè  ogni  Giulio  pefaya  grani  ^5  ^,  e  conteneva  di 

fino  grani  59 —,   e  così  in  proporzione  in  quelle  da  tre 

Giul; ,  e  ne*  mezzi  Giulj . 

Due  monete  da  tre  Giulj ,  o  fiano  Teftoni ,  ho  vedu- 
te,   che   ragionevolmente  fi  poflbno  fupporre   coniate   in 
.tal  tempo  .  In  una,  eh' è  quella  al  num.IIL,  comparifce 
nel  diritto  il  ritratto  del  Duca  in  età  non  molto  avanza^ 
ta  rivolto  a  deltra  con  la  leggenda:  FRANC.  M.  IL  VR* 
,  BINI  DVX  VL  £•  Q.  Nel  rovefcio  sì!  è^  efpreila  una  gran 

Ro^ 


\ 


Duca  VI.  i  ultimo  d'Urbino  Gap.  IV.      i6t 

Rovere  ^  paflata  coi  rami  in  doppia  croce  di  S.  Andrea  i 
ghiandifera  y  e  fradicata  ^  e  la  pianta  di  Montefeltro  con 
all'intorno  il  motto:  FERETRI  A,  e  neir  efergo  :  PI- 
SAVRI  •  Nella  IV.  il  FERETRIA ,  che  fi  vede  fotto  la 
rovere  fenza  il  Pifauri  fembrarebbe  denotare  ove  fia  ftata 
battuta;  ma  ficcome  diffi  in  Montefeltro  non  eflervi  mai 
ftata  la  Zecca  j  così  altro  non  vuol  fignificare  y  che  V  an« 
tica  origine  di  Famiglia  sì  riguadevole  • 

Quelle  fegnate  num.  V.y  e  VI.  fono  due  Giulj,  detti 
anche  Paoli  •  In  elfi  il  Duca  fece  rapprefentare  T  arme 
propria  con  le  parole:  FRA.  MARIA  II.  VRB.  DVX 
VI.  ET  C.  Dall'altra  la  figura  di  S.  Francefco  d'Affifi 
in  atto  di  ricevere  le  facre  (limate  allufive  al  nome  di 
eflb  col  motto  :  AVXILI VM  DE  SANCTO  :  o  pure  alla 
divozione  della  famiglia  della  Rovere  y  la  quale  ricono* 
fceva  lo  fplendore  luo  )  e  innalzamento  da  Sifto  IV.  y 
ftato  già  Francefcano  :  e  Giulio  IL  aveva  parimente  por- 
tato r abito  di  tal  Santo,  benché  avanti  di  Ùlt  profeffio« 
ne  foffe  promoflb  dallo  Zio  alla  fagra  Porpora;  e  neir 
efergo  del  primo  vi  è:  PISAVRI. 

I  mezzi  Giulj  avevano  lo  fteflb  impronto  de'  Giulj  ^ 
come  fi  può  ofTervare  nel  difegno  di  due  di  elfi  delineati 
al  num.  VII.,  e  Vili.,  che  fi  confervano  dal  Zanetti. 

Undici  di  quelli  Giulj  correvano  in  tal  tempo  per 
ventiquattro  Groffi  vecchj ,  come  fi  deduce  dal  Gap.  XL, 
poiché  con  effb  fi  obbliga  li  Zecchieri  di  dover  ribattere 
tutti  li  giulii  y  e  mezzi  giulii  battuti  fer  li  tempi  fajfatì 
nella  me  de  firn  a  Zecca ,  che  in  ejfa  fi  for  ter  anno  dalli  Sudditi 
di  S.  E.  lllufirijipma  y  dandoli  undici  giulii  no^i  di  quelli  da 
batter  fi  da  loro  come  fofra  fer  24  groj/s  di  quelli  vecchj  y 
come  bora  quefti  corrono  ,  fotendofi  li  no'vi  J fendere  come 
ccrrono  li  favoli  fafali  così  nello  Stato ,  come  fuori  col  me^ 
defimo  aggio  ;  di  maniera  che  quelli  che  ^voranno  fortare  in 
Zecca  delli  giulii  secchi  fer  balere  delli  no^vi ,  né  daranno 
undici  fer  'ventitre  groj^  come  corrono  ,  e  di  fiù  un  grojfo  féh 
hawere  un  dice  delli  nuowy  che  corrono  fer  ventiquattro  groffi . 

De'  Quattrini  ne  andavano  in  ragione  di  520  per 
libbra 9   e   contenevano  20  denari  d'argento  fina,  cptl 


V 


\ 


/ 


252  Dbllb  Mokstb  di  Frakc.M.ILobll a  Rovbrb 
ogni  Quattrino  pefava  grani  li^y  e  ne  aveva  d' argento 
fino  —  di  granò.   11   fuo    valore   fii   fiflato   maggiore   di 

quelli  battuti  per  lo  paflato ,   perchè   in  detti  Capitoli  fi 
prefcrive  ,  che  /  quattrini  nevi  fortaranno  d'  aggio  a  ragio* 
ne  di  un  grojfo  in  undici  paioli ,   che  fiù  waicranno  li  non^i 
che   li  wecchj ,  e  fu  ordinato ,  probabilmente  per  effere  a* 
novi  inferiori ,  che  i  Quattrini  vecchj  fi  dovelTero  jK>rta'? 
re  alla  Zecca  per  ridurli  in  nuovi  >  ma  per  non  far  cadere 
il  danno  a  chi  li  avrebbe  portati ,   fu  obbligato   il  Zec- 
chiere di  prendere  li  q^attrwi  weccbj  dell'  ultimo  conio ,  cbs 
li  faranno  portati  in  Zecca  dalli  Sudditi  di  S.  E.  Illujlrtjftma 
dando  a  quelli  che  li  portar anuo  un  groffo  de  quattrini  1 4  ^ec^ 
chi  a  ragione  di  otto  al  bolognino ,  cotne  di  frefente  corrono  ^ 
fenza  balere  alcuna  conjtderazione  a  benefizio  di  effl  Zecchieri 
deW  aggio  che  feco  pt^rteranno  li  quattrini  nowi  più  dellt  n>ec^ 
chiy   quale  aggio  /*  intenda  che  wada  a  benefizio  de  Sudditi^ 
iff  non   di  e^  Zecchieri .    U  impronto,  di    quefti   era  dalla 
parte  anteriore   una  quercia  coronata,   detti   perciò   dal 
volgo  Quattrini  della  Cerqua ,  come  vedremo  in  appreflb  ^ 
e  air  intorno  le  lettere  R  M.  IL  VRBI.  DVX  VI.   Dair 
altra  parte  un'aquila  fpiegata   dentro   ad  una   corona  di 
foglie  di  quercia  fenza  alcuna  inscrizione   a  riferva  delle 
lettere  VR  unite   infieme,   pofte  inferiormente   per  indi* 
care  non  già  che  fia  battuto   in  Urbino,   ma  per  il  mor 
hvo  altre  volte  addotto .  Vedafene  il  difegnò  al  num.  IXt 
Altro  fimile  fé  ne  trova  fenza  dette  lettere . 

Di  egual  conio  è  T  altro  al  num.  X.,  ma  il  nome 
del  Duca  frjegge  daMati  della  Rovere  F.  M.  DVX,  Per 
non  eflervi  T  indicazione  di  fecundut .  potrebbe  tal*  uno 
ipredere ,  eh?  appartener  potefle  al  primo  Francefco  Ma- 
lia ,  ma  quella,  ^he  dagli  antiquari  chiamafi  fabbrica ,  evi- 
flenteni^nte  dimpftra ,  che  quefto ,  e  li  feguenti  fono  tutti 
^  un'  eta^ .  Nel  rovefcio  del  num.  XI.  in  vece  dell'  Aquila 

fe,ntro.4d  una  corona  formata  di  due  tronchi  di  quercia 
vede  un  fulmine,  ch'era  un  emblema  del  Duca  ufato 
anche  da  fuo  Padre .  Al  num.  Xil.  nel  diritto  da'  lati 
della  Rovelle  fi  legge  in  vece  del  nqoie  del  Duca  le  ini- 
ziali P.  F.  S.  V. ,  che  fi  lafciano  ad  interpretare  agli 
erudfti  •  Ter- 


Dbcì  vi.  1  uitiMO  d'  Ukiino  Cai.  IV.     iSf 


A^- 


E 


2^4  Dbllb  Monbtb  diFrakc.M.ILdblla  Rovbrb 

Terminata   la  locazione  fuddetta   nel   principio  dell^ 

anno  1581  fu  conceduta  la  Zecca  a  Leonardo  da  Filicaja 

Fiorentino  per  cinque  anni  con  facoltà  di  battere  le  me- 

defime    monete   dianzi  defcritte ,  con   obbligo  di  dover 

>agare  ogni  anno  al  Duca  800  Scudi  d*  oro ,  ovvero  800 

ibbtg^  di  Quattrini ,    come   fi    deduca    da'  Capitoli ,   che 

fono  del  tenor  feguente  (196) .  , 

Capa  de'  Capitoli  con  i  quali  il  Sìg*  Duca  Eccellentijfimo 

d'  Urbino  fi  è  contentato  di  dare   la  fua  Zecca  al 

Magnifico  Mejfer  Leonardo  da  Filicaia  Nobile 

Fiorentino  babitante  in  Ancona. 

Et  prima .  S.  E.  Illufirijjftma  fi  è  contentata  di  dare  al 
detto  Mejfer  Leonardo  la  detta  fua  Zecca  con  ^autorità  di  efer^ 
citar  quella  in  quefla  fua  Citta  di  V efaro ,  et  nel  luogo  foli^ 
to  fer  fratto  ,  e  tempo  di  cinque  anni  profftmi  da  ^venire  da 
cominciare  a  mezzo  del  prefente  mefe  di  Gennaro  MDLXXXl. 
4  Natin)itate  y  e  da  finire  come  feguita. 

IL  Come  il  II.  con  Tortorini . 

JIL  Come  il  III.  del  fopradetto. 

IK  Come  il  IV.  fopradetto . 

V.  Che  il  detto  Mejfer  Leonardo  Zeccbiero  per  detto  tem^ 
fo  de  cinque  anni  habbia  da  efercitare  la  detta  Zecca  ad 
ogni  fuo  comodo  e  danno  y  e  con  obbligo  di  pagare  ogni  anno 
alla  prefatta  Eccellenza  Sua  yO  a  fuoi  Minitlri  ottocento  fcu* 
di  d  '  oro  in  oro  del  pefo  y  et  conio  di  detta  Zecca ,  o^wera 
libre  800.  di  qtfattrini  della  medefima  Zecca  nuo'vi  ad  ar*. 
bitrio  di  ejft  Ministri  di  tre  in  tre  me  fi  per  maggior  comO'^ 
dita  fenza  riferiva  di  cofa  alcuna  a  fuo  fasore  per  qualfi- 
coglia  cafo  eie  a^wenijfe  con  li  obblighi  però  infrafcrìtti  a 
publico  benefizio  di  tutto  lo  Stato  fuo  y  comodo  de*  fuoi  popo- 
li y  et  bonore ,  et  reputazione  della  fua  Zecca  ,  la  quale  hab- 
bia il  detto  Mejfer  Leonardo  y  0  fuoi  Agenti  in  tutto  y  e  per' 
tutto  ad  efercitare  conforme  a  quella  di  Romfiy  e  Rapitoli  di 
fffa^  di  maniera  che  fé  in  queSli  Capitoli  w  foffe  qualche* 
difformità  ,  0  differenza  da  quelli ,  quejli  s'  intendano  y  et  fia- 
no  fempre  ,  et  in  ogni  cofa  ridotti  tn  conformità  di  quelli  co- 
sì offertati. 

^ VI. 

(19^)  Libi  II.  de*  Ricordi  car.  19.  tcrg»       '  ~ 


Duca  VI.  b  ultimo  d* Urbino  Gap.  IV.      tó^ 

VI.  Che  il  Zeccbiero  fia  obbligato  di  far  battere  ogn*  an* 
no  almeno  cinquanta  libbre  d*  oro  ,  et  maggior  auantità  fi  fo^ 
irà^  ma  non  minore  mai  di  dette  cinquanta  liùbre. 

VII.  Come  il  VIL  di  Tortorini. 

VIIL  Che  il  medefimo  Conduttore  fia  tenuto  battere  ogni 
anno  libbre  due  wilia  d  '  argento  almeno  in  tante  monete  ^r, 
come  neir  Vili,  di  Tortorini  • 

IX.  Come  il  IX.  di  Tortorini  con  dì  più;  et  fatto 
the  ne  faranno  ì  faggi  di  dette  monete ,  fi  debbino  notare  al 
kbro  dei  detti  Sopraffanti  fecondo  ./  *  ordine  folito  ^  da  confi f^ 
varfi  fui  detti  libri  ^  e  faggi  in  un*  altra  Gaffa  aff urtata  » 
della  quale  effi  n^  babbi  no  a  tenere  una  chiame  ^  et  1*  altr0  il 
Saggiatore^  che  farà  fro  tempore  di  detta  Zecca,  fer  farit$ 
foi  il  faggio  generale  . 

X.  Come  il  X.  di  Tortorini . 

XI.  Cbe  il  detto  Zeccbiero  foffa  4  conto  delle  dette  lì^ 
bre  due  milia  d*  argento  cbe  baierà  da  battere  ogni  ann§ 
ribattere  tutti  i  giulj ,  e  mezzi  giulj  battuti  ne  tempi  f  affati 
nella  medefima  Zecca  y  e  medefimamente  ogni  altra  moneta  y 
fi  gli  tornerà  bene  di  farlo  y  furcbe  anch' effii  non  foffi  aflri^ 
gere  i  Sudditi  di  S.  E.  a  darglieli  fi  non  faranno  d  '  accordo  # 

XII.  Cbe  il  detto  Zeccbiero  foffa  battere  ogni  anno ,  du^ 
tante  la  fua  condotta  y  fino  alla  quantità  di  libre  otto  milia 
de  quattrini  y  et  non  fik  y  con  dichiarazione ,  che  fé  dai  Sud^ 
diti  di  S.  E.  gli  fuffero  f  or  tati  in  Zecca  quattrini  delle  Jlam^ 
fé  wecchie  y  e  che  foffero  d  '  accordo  quelli  in  renderli  y  et  ef* 
fi  in  comprarli  y  in  tal  cafi  detto  Zeccbiero  fia  obbligato  da^ 
re  fer  quattrini  48.  de  wecchi y  42.  della  nuo^a  battuta. 

XIII.  Come  il  XIV.  di  Tortorini  con  di  più.  Di^ 
chiarando  fiù  eftreffamente  che  detti  quattrini  nel  figgi^  ge^. 
neralè  non  babbino  ad  effere  manco  di  diciano^e  danari  di 
bontà y  ma  fiùfrefto  d'avvantaggio. 

XIV.  Come  ir  XV.  di  Tortorini  • 

XV.  Come  il  XVL  di  Tortorini* 
XVL  Come  il  XVIIL  di  Tortorini. 

XVII .  et  ultimo  .  Che  detto  Zeccbiero  fia .  tenuto  y  ^^<** 
ìe  la  fua  condotta  de  cinque  anni ,  ad  ogni  ffefa  tanto  de  So^ 
ÈToffanti ,  Saggiatori  ^  Ofnarijy  confirnuttiove^:et%refor»atio^ 
r.lL.  Lì  me 


266  DBLLfi  MoMBTB  DI  Franc.M.ILdellà  Rovere 

nf  d' tftrumenti  y  et  majfaritic  y  et  qualunque  altra  ffefa  che 
occorrerà  nella  detta  Zecca ,  et  fer  effa ,  et  occafione  a'  effa  ^ 
mentre  che  V  eferctterà  del  fuo  frofrio;  talmenteche  la  Ca^ 
mera  di  S.  E.  Illuffriffima  »'  abbia  a  confeguire  ogn*  anno  li 
fof  radetti  feudi  8oo*  d*  oro  in  oro  netti  d'  ogni  Jfefa.  Di^ 
chiarando  in  ultimo  ^  che  fé  durante  la  detta  condotta  occor* 
teff  e  al  detto  Zecchiero ,  o  a  fuoi  Agenti  fer  far  condurre  ficu^ 
rumente  gli  argenti  fer  hifogno  di  detta  Zecca  fer  foffetto , 
che  w  foffe  o  di  Banditi ,  o  di  altri ,  dehha  S.  E.  llluftrif/ima 
dalle  Comunità ,  et  Ujfitiali  del  fuo  Stato  farli  accompagnare 
da  luogo  a  luogo  fecondo  che  il  hifogno  ricercaffc  .  Et  tn  coen^ 
to  che  in  temfo  di  detta  Condotta  U  monete  di  argento  di 
detta  Zecca  non  hwveffero  il  corfo  che  oggi  hanno  nello  Stato 
EccleSaffico ,  non  fia  tenuto  detto  Zecchiero  a  battere  fennon 
quella  quantità  chf  foffe  giudicata  neceffaria ,  et  il  me  de  fimo 
X*  intenda  in  cafo  che  nel  Stato  di  S.  E.  w  foffe  ^  durantt 
detta  Condotta  foffetto  di  contagio  y  o  feffe ,  che  Dio  li  guai^ 
di  iste. 

Quantunque  al  detto  Zecchiere  fofTe  data  facoltà  di 
battere  ogni  anno  libbre  8000  di  Quattrini  >  pure  non 
ne  dovette  battere  che  poca  quantità  per  e  Aere  flato  in^» 
terdetto  nello  Stato  Ecciefiaftico  lo  fpendere  tal  forta  di 
moneta  ^  come  fi  ricava  dalla  feguente  memoria  registrata 
in  fine  dei  predetti  Capitoli . 

Hot  a  che  fer  effer  Bato  interdetto  il  f  render  de  quattri^ 
ni  nel  Stato  EccleJiaBico ,  et  ferciò  la  Zecca  non  fotendo  bat* 
urne  >  ottenne  fer  grafia  da  S*  E.  fotto  il  di  V.  di  Febbraro 
1582.  che  durante  la  fua  condotta yflantibus  terminiti  do'vef^ 
fé  battere  folamente  libre  mille  d^  argento  l*  anna^  e  feudi 
fremila  detto  fen%a  han^ere  a  fugare  cofa  alcuna  alla  Carne* 
ra  y  affare  queffo  ricordo  a  lih.  delli  Memoriali  di  Udienza 
fotto  queffo  giorno  mede  fimo . 

Si  fa  no^a  memona  come  fotto  li  X.  Febbraro  1583.  JS 
^enne  a  no^a  conientione  con  alcune  modificationi  dalla  fri^ 
ma  condotta  con  detto  Filicaia  come  in  quefh  a  e.  S^.y  0 
fer  ijlromento  di  mano  di  Meffer  Fierfoolo  Andreoli  Cancellici 
TO  Ducale. 

Dall'anno  i)86  incluilve  a  tutto  li  zi  Giugno  i$94 

no» 


Duca  VI.  b  uttiMO  d*  Urbxko  Cab.  IV.      i6y 

non  fi  trova  alcun'  appalto ,  benché  nei  feguentì  Capitoli 
fi  faccia  menzione  »  che  nel  1589  foiTe  fatta  nuova  loca* 
zione  della  Zecca. 

Nell'anno  1594  fi  cambiò  nuovamente  Zecchiere ^ 
poiché  fu  la  Zecca  data  in  affitto  a  Gio:  Antonio  Torto- 
ra, per  due  anni  fotto  gì'  infrafcritti  obblighi ,  e  conven* 
zioni  (197)  • 

AJl  22.  Giugno  1594. 
Hoggi  J$  è  data  la  Zecca  a  Mejfer  Gio:  Antonio  Tot tor 4 
fer  feudi  1300.  /'  anno  di  condotta  da  fagarfe  di  6.  in  6.  me  fi 
come  fer  Rogito  di  Mejfer  Francefco  Torce  Ila  Cancelliero  dell* 
jiudienza  étc.  Sicurtà  Mejfer  Niccola  Leonardi ,  e  Mejfer  Ja-^ 
COMO  Fofcbino  infieme ,  e  Giulio  Cefare  fuo  figliuolo  ^  come  fer 
gì  *  infrafcritti  Caf  itoli  affare  fiù  largamente  • 

^  Caf  itoli  della  Ze^cca . 
Li  Signori  Miniflri  di  S.  A.  danno  il  governo  della  Zec^ 
ca  di  ?  efaro  a  Mejfer  Gio:  Antonio  Tortora  da  Te  faro  fer 
un*  anno  da  incominciarfi  il  frimo  di  Luglio  1 5  94.  et  da  fi* 
nire  come  feguita  con  gì  *  injr  afe  ritti  fatti ,  obblighi ,  e  con* 
n^entione  • 

/.  Si  confegna  frincifaJmente  la  Zecca  al  detto  Meffer 
Gio:  Antonio  y  che  farà  Governatore  di  effa  fer  inventario  ^ 
fuale  infieme  con  li  Caf  itoli  dovrà  ejfere  inferto  nell  *  Iffror 
mento  fatto  con  ejfo  Mejfer  Gio:  Antonio  con  obbligo  ,  c^  egli 
alla  fine  della  condotta  debba  riconfegnare  la  Zecca  alli  Signo* 
ri  Miniftri  di  S.  A.  con  tutte  le  meaefime  maffaritie ,  et  tftro* 
menti  ben  conditionaii  y  et  nel  me  de  fimo  modo  che  li  riceve . 

IL  Che  detto  Mejfer  Gio:  Antonio  fia  obbligato  et  tenu^ 
to  mantenere  la  Zecca  a  tutte  fue  ffefe  tanto  di  Noli ,  fala-» 
riati ,  quanto  di  ogni  altra  cofa  y  che  foffi  occorrere  fer  tutta 
/'  anno  della  fua  condotta  y  fer  il  fine  della  quale  fi  dovrà  in* 
timare  tanto  da  una  fartCy  quanto  dall'  altra  doi  me  fi  fri* 
ma  y  che  fia  finito  il  temfo  y  et  mancandofi  di  fare  quefia  in* 
timatione  y  s'  intenda  rifermata  la  condotta  fer  un*  altr*  an^ 
no  con  li  mede  fimi  Caf  itoli  y  e  conventione  y  rifervato  fero 
femfre  in  tutto  il  beneflacito  di  S.  A.  majfime  quanto  alla 
battuta  delle  monete  sì  nella  qualità  y  c^me  anco  nella  qUan* 

;       -     .  -.-  -Lliz..     '      .   ;...  .      .    fi'    : 

'(197;  JLib«  III.  de'Kicordi  can  u  u 


16%  Delle  Mohitb  di  FrancM.II.della  Rovere 

ihh^  che  le  fiacejfe  di  eotnandare  ^  per  /*  unle  delle  quali  fi 
tratterà  femfre  d*  accordq  tm  detti  Signori  Minifiri  ^  et  il 
Governatore  della  Zecca  'venendo  il  cafo  . 

///.  Che  detfo^Governatore  fia  obbligato  far  battere  in 
detta  Zecca  fer  tutto  r  anno  della  condotta  libre  tre  mila 
di  grojlfì  y  et  }^ezz4  graffi  di  bontà  di  leghe  fei  per  libra  ^  et  di 
fefoy  i  groffl  al  num.  di  144.,  et  i  mezzi  groffl  di  288,  con, 
il  rimedio  di  doi  danari  folo  *ferò  nella  bontà ,  et  di  un  groffo 
falò  fer  libra  di  fefo^  ma  che  fero  il  Governatore  non  fi  ab- 
Ha  a  fervir  mai  di  detto  rimedio  ne  della  bontà  ,  ne  anco 
i^^l  f^jo;  ma  fé  fur  occorre ffe  di  fervirf^ne  in  una  colata  ^ 
/*  abbia  a  rifare  nella  feguente  ^  0  al  più  lungo  nella  fecon- 
da 0  nel  pefoy  0  nella  bontà  ^  di  maniera  che  al  faggio  ge^ 
nerale  non  vi  fia  rimedio  alcuno  nella  bontà  ;  ma  fé  per  for- 
te pur  vi  riufcijfe  fin  ad  un  quarto  di  danaro  per  libra ,  fi 
fo£k  tolerare)  mtf  che  però  il  Governatore  fia  tenuto  rifarlo 
alla  Camera  intieramente ,  e  nel  pefo  fi  voffì  t  ole  rare  nel  det- 
^f^Sg^^  generale  fino  a  nn  groffo  di  rimedio  ,  ma  che  il  Go^ 
*ìfernaPore  fi0  obbligato  rifare  alla  Camera  fopra  il  mezzo, 
groffo  tutto  quello  che  vi  foffe  di  manco  fino  al  groffo . 

IV.  Non  poffa  il  Governatore  eccedere-  la  battuta  delle 
tre  mila  libre  di  fé  fini  y  fé  noit  vctniffe  però  comandato  altri*^ 
mente  da  S.  A.  \  . 

V.  J^er  tutte  quefie  fuddette  '  battute  di  tre  mila  libre 
di  groffi  e  mezzi  groffi  ^  edelh'  tré  mila  libre  di  f efini  tanto 
della  bontà  pefo ,  et  numero  ragionato  \  il  fuddetto  Governa^ 
tore  promette  ,  fi  obbliga  alli  Signori  Mintftri  di  S.  A.  S.  di 
dare ,  et  effettualmente  sbarfare  in  mano  del  Teforier  Ducale 
feudi  1300.  correnti  di  fei  in  fei  mefi^cioè  al  fine  di.ciafche^, 
duH  femeBre  ^che  fono  feudi  <5jo;  per  femeBre  . 

VI.  Che  li  fuddetti  grùfft ,  et  mezzi  graffi  debbano  effere 
ftampati  con  le  ftampe  et  impronte  già  ordinate^  et  non  poffa 
il  Governatore  farne  battete  piìt  delle  fuddette  libre  tre  mi^ 
la  delle  fuddette  monete  y  fé  non  quanto  piaceffe  a  S.  A.  di 
comandare . 

VII.  Sia  obbligato  il  medefimo  Governatore  di  far  bat^ 
fere  nel  detto  tempo  dì  un^^  anno  libre  tré  mila  di  fefini  di 
bontà  di  danari  10.  per  libra  et  di  pefo  al  num.  di  300.  con 

ti 


Duca  VI.  b  ultimo  d*  Urbino  Ca?.  IV.      169 

U  rimedio  di  dai  denari  ^er    libra   nella    bontà  ,   et  di  fejint 

dieci  nel  fefo  .   Et    che    al  faggio  generale  debba  riufcire  fer 

il  manco  19.  denari  ^  et  fi  fojjt  tolerare  fai  %  di  danaro  man^ 

co  fer  libra  con  obbligo  fero  del  Governatore  di  rifarlo  alla 

Camera^  et  quanto  al  fefoy  et  numero  debba  riufcire  di  305 i 

fino  a  310;  ma  che  da  305.  in  su  il  Go'vernatore  fia  obbli^ 

gato  rifarlo  alla  Camera .  . 

VIIL  Et  ficcome  fi  obbliga  il  Governatore  di  pagare  a 

frofortione  quello  fiù  che  comfortajfe  quello  che  paceffe  a  S.  A. 

di  comandare  fi  batteffe  oltre-  la   quantità    determinata    0    di 

groffi ,  0  di  mezzi  graffi ,  0  fé  fini  fer   il   temfo  di  un*  anno  • 

Così  anco  li  Signori  Miniffri  fromettono  al  Governatore  de^ 

falcare  dalli  1 100.  feudi    a   froforzione   di  qual  battuta   riu^ 

fciffe  minore ,  quando   non  fi  foteffe  compre   le  tré    mila  li* 

bre  di  groffi^  e  mezzi  groffi  ^  e  le  tre  mila  di  fé  fini  folo  fer 

mancamento  di  argenti^  et  non  fer  qualfivoglia  altra  caufa  ,- 

0  imf  e  dimento . 

IX.  Se  occorrerà  di  far  battere  Scudi  d*  oro  fi  dover an^ 
no  fare  fecondo  il  f olito  di  num.  102.  fer  libra  ^  et  di  bontà 
di  11.  carati  y  et  della  Bamfa  che  piacerà  a  S.  A.  di  cornane 
dare  .  A  quefto  non  fi  concede  rimedio  veruno  nella  bontà ,  ma 
folo  nel  fefo  tré  carati  fer  libra ,  et  non  fiù .  E  fé  vi  foffe 
vantaggio  nella  bontà  fia  ricomfenfato  il  fejo  ;  ma  quando  non 
vi  foffe  fi  debba  nella  colata  fegue^nte  ^  0  al  fiù  nella  feconda 
rifare  ogni  mancamento  di  fefo ,  0  nel  fefo  ifieffo  0  nella  bon^ 
tà  y  di  maniera  che  nel  faggio  generale  non  vi  fia  rimedio  di 
neffuna  forte ,  ne  in  fefo ,  ne  in  bontà .  Doveranno  farfi  ftam^ 
fare  con  ogni  diligenza  acciò  rie fc ano  belli ,  et  ben  fatti ,  et 
fer  la  fattura  di  effi  fi  fagaranno  li  quattro  quattrini  fer 
fezzo ,  com*  é  folito  . 

X.  Se  fi  comanderà  medefimamente  che  fi  faccino  battere 
monete  da  tré  faoli^  faolij  et  mezzi  faoliy  furche  fiano  di 
bontà  di  leghe  undici  ^  et  di  fefo  di  num.  106.  fer  libra  fenza 
rimedio  alcuno  nella  bontà ,  et  nel  fefo  mezzo  danaro  folo  fer 
libra  y  quale  fia  ricomfenfato  con  la  bontà ,  quando  vi  foffe 
maggiore  delle  undici  Ughe^  et  non  vi  effendo  debba  nella  fé* 
£uente  colata  yO  al  fiù  nella  feconda  re  farfi  o  nel  fefo ,  0  neU 
la  bontà.  Intendendo  fi  che  in  dette  monete  non  fia*  rime  dio  de 

niffu* 


270  Dbilb  Monete  di  Franc.M.II.dblla  Roveks 

nìjfuna  forte  ne  in  fefo ,  ne  in  bontà  al  faggio  generale  ;  ma. 
fi  conte  Je  folo  il  rimedio ,  ajfine  che  ferì  foca  cofa  non  fi  hab^ 
bino  a  gaafiare  le  monete  già  fatte ,  //  della  fattura  di  effe 
monete  fi  tratterà  d  *  accordo ,  quando  S.  A.  comandaffe  y  che 
jf  do'veffero  fiamfare . 

XL  Al  Go'vernatore  della  Zecca  toccarà  di  comandare^ 
et  ordinare  tutto  quello  farà  bifogno  fer  far  fare ,  et  Bamfa^ 
re  le  fuddette  monete ,  conforme  alli  fuddetti  Caf  itoli  di  effe 
monete  y  frocurerà  di  bavere  argenti  ^  rami  y  et  tutte  r  altre 
nfe  fertinenti  a  tal  negotio  facendo  legationi  di  dette  mone* 
te  della  qualità  che  fi  è  detto  a  fuoi  luoghi ,  et  fatte ,  et  fag-' 
giate  che  faranno ,  et  della  bontà  che  denjeno  effere  le  conje^ 
gnerà  in  fiaflre  a  fefo  al  Caffiero^  quale  fi  figlierà  cura  di 
darle  a  lavorare  fer  farne  le  monete ,  et  dofo  che  faranp  fat^ 
te  y  et  carnate  legitimamente  da  Sof  ramanti  ^  il  Governatore 
le  riceverà  dal  detto  Caffiere ,  figliando  fi  cura  il  Governato* 
re  di^fmaltire  la  valuta  di  mano  in  mano  in  altri  argenti  fer 
foter  tuttavia  feguitar  la  battuta  fino  alla  quantità  determi* 
nata  fer  tutto  l  '  anno  della  condotta  « 

XIL  Governandofi  la  Zecca  fer  queffa  condotta  di  un* 
anno  €on  la  comfofitione  fatta  nel  modoy  che  fi  è  detto  ^  bafie* 
rà  folamente  che  il  Caffiero  tenghi  buon  conto  delle  fiaBre  le* 
gate ,  et  faggiate  ^  che  le  faranno  confignate ,  dal  Governato^ 
te  a  fefo  fer  farne  quelle  monete  ^  che  da  lui  li  faranno  ordi* 
nate.  Terrà  anco  diligente  conto  della  diBribu%tone  che  farà 
di  tutte  le  fiaBre  a  Lavoranti  ^  che  dover  anno  fare  le  mone* 
te ,  dalli  quali  effo  Caffiere  doverà  foi  ricevere  le  monete  Bam* 
fate  y  avvertendo  che  fiano  ben  fatte  ^  et  ben  Bam  fate  con  ogni 
diligenza . 

XI IL  Et  fer  tor  via  ogni  foffetto  di  fraude  dovrà  il 
Caffiero  bavere  una  Caffa  in  Zecca  nella  quale  f  efate  y  conta- 
te y  et  ricevute  che  averà  le  monete  ftamfate  da  Lavoranti  y 
farà  che  dalli  Stamfatori  medefimi  di  loro  mano  fiano  tutte 
buttate  fer  il  bucco  della  Caffa .  Dovrà  tenere  una  chiave 
effo  Caffiero ,  /  '  altra  i  SofraBanti ,  et  tutte  le  dette  monete 
dovranno  cavare  a  fuo  temfo ,  e  nel  modo  che  fi  dirà  al  Ca* 
f  itolo  de  Sofraftantt. 

XIK  S^arà  tura  f articolare  de  SofraBanti  della   Zecca. 

di 


\ 

^ 


Duca  VI.  b  ultimo  d'Urbino  Gap*  IV*      271 

A  n)tjitarla  fer  lo  manco  una  'volta  la  fertimana  fer  perdere , 
cp  intendere  diligentemente  tatto  quello  che  fi  fa  ^  et  come  faf- 
fino  le  cofe  ^  et  fé  le  monete  che  fi  flambano  dì  mano  in  ma-- 
no  fiano  bene  flambate  ^  ricordando  femfre  tanto  al  Gonyerna^ 
tore ,  Caffiero ,  quanto  anco  a  tutti  li  Lavoranti  che  faccino 
r  officio  loro  con  ogni  diligenza  ,  et  fedeltà  i  et  fé  trovaran^* 
no  li  Soprafianti  che  nella  Zecca  w  fia  alcun  di f or  di  ne  in 
qualefi'voglia  co  fa  Per  minima  che  fia  ,  doneranno  effe  re  folle^ 
citi  a  rimediare  fubito .  Et  fe*l  difordinc  foffe  tale  che  non 
fotejfero  rimediare  loro ,  0  foffe  degno  di  effere  riferito  olii 
Signori  Uditori ,  non  lafcino  di  notificarlo  fubito  alli  fuddetti 
Signori  Uditori. 

XV.  Dorranno  ancora  tutte  le  'volte  y  che  faranno  ricer* 
tati  dal  Go'vernatore  della  Zecca  a  cannare  le  monete ,  che 
faranno  fiammate  ^  doi  di  loro  fer  il  meno  figliar  la  loro  chia* 
've  della  Caffa ,  nella  quale  faranno  fiate  fofie  le  monete  fer 
mano  de*  Stamfatori  come  al  Cafitol&  del  Caffiero ,  et  aferta 
detta  Caffa  con  V  altra  chiame  del  Caffiero  do'vranno  cacare 
tutte  le  monete  che  in  effa  tro'veranno ,  et  metterle  nella 
Caffa  loro  folita ,  et  di  effe  farne  fare  il  faggio  dal  Saggia^ 
tore  defutato ,  et  tro'vatele  ben  ftamfate  a  foddisfazione ,  et 
giufle  a  fuo  do'vere  tanto  di  fefo  ,  et  numero ,  quanto  anco 
dì  bontà ,  conforme  alla  frefente  Cafitolatione ,  le  fotntnno 
licenziare  y  et  infieme  col  Caffiero  eonfignarle  al  Gon)ernatore 
della  Zecca ,  notando  fubito  nel  libro ,  che  doneranno  tenere  a 
quefio  effetto  il  dì  che  fi  licenziaranno  le  monete^  la  quan* 
tità  ,  qualità ,  bontà  ^  numero  y  et  fèfo  di  effe  ^  facendo  anco  y 
ehe  dal  medefimp  Saggiatore  fi  fonghino  li  contrafagó  nella 
ifieffa  loro  Caffa  fer  foterne  far  foi  al  fuo  temfo  il  faggio 
generale . 

XVI.  Finito  l""  anno  della  condotta  dorranno  li  detti  So^ 
frafianti  figliar  fi  cura  di  far  fare  il  faggio  generale  di  tutt^ 
le  forte  delle  monete  che  faranno  fiate  battute  nel  detto  tem^ 
fo ,  accie  fi  foffi  ^vedere  giuftamente  fé  farà  fiato  offervato 
tanto  dal  Co'vematcre  j  e  Caffiero' y  quanto  anco  dalli  Sofra* 
Santi  y  Saggiatore  y  ist  altri  tutt&  quello  fi  contiene  nelli  fre* 
fenti  Caf  itoli .  Et  fatto  che  farà  detto  faggio  generale-  eon 
l^  intervento  ^  &  alla  ^efentui  di  effi  Sofrafianti^  éf  anc9 

del 


272  Delle  Monete  DI  Franc.M.II.  OBLIA  RovERB 

del  Sig.  Maflro  dì  Cafa  di  S.  A.  ne  faranno  memoria  nel 
loro  libro ,  dando  conto  del  feguito  alli  Signori  Uditori  a  fine 
che  fer  honore  et  refutatione  di  tutte  le  monete  che  faranno 
fiate  battute  in  detta  Zecca  fé  ne  facci  un  -pubblico  Ifiro^ 
mento  fer  man  di  Notaro . 

XVIL  Li  Lavoranti  per  detta  Zecca  dorranno  effere  de 
ftù  pratici ,  idonei ,  e  feriti  che  fiano  di  quefi'  arte ,  acciò 
faccino  e  fiamfino  le  monete  con  tutta  quella  diligenza ,  e 
fedeltà  che  con'viene .  Saranno  obbligati  dt  figliar  le  monete 
dal  Caffiero  a  fefo ,  et  a  numero ,  e  nello  fieffo  modo  refii^ 
tuìrle  •  Et  mancando  alcuna  cofa  faranno  obbligati  rifare  al 
Caffiere  tutto  il  mancamento  feguito  nelle  loro  mani .  E  quan^ 
do  occorrerà ,  che  le  monete  non  fieno  ben  fatte  ^  e  con  dili^ 
gema  fiamfate ,  il  Caffiero  non  le  dowrà  ricevere  in  modo 
alcuno ,  notificandolo  al  Governatore  della  Zecca ,  quale  co* 
mandarà  che  fi  ritornino  a  fare  di  nuovo  a  ffefe  di  quelli 
Lavoranti  y  de'  quali  farà  il  mancamento  .  Et  da  una  volta 
in  fu  che  queflo  occorrerà ,  il  Governatore  dovrà  rimovere 
dall'  Uffizio  fenz*  altro  quelli  Lavoranti  che  havranno  difetz 
fato . 

XVIII.  Sia  froibito  in  tutto  alli  Stamfatori  di  fortar 
fuor  di  Zecca  qualfivoglia  forta  di  ferri ,  et  iftromenti  <he 
operano  nella  Zecca  fer  ftamfare ,  dalla  mazzola  in  foi ,  et 
tutte  le  volte  che  occorrerà  di  far  accomodare  li  fuddetti  fer^ 
ri ,  et  inflrumenti  da  Bamfare ,  debba  il  Governatore ,  et  in 
affenza  fua  il  Caffiero  figliar  cura  di  mandar  ad  accomodarli 
fer  il  garzone  della  Zecca  a  quel  Maefiro ,  che  a  ciò  farà 
defutato  . 

X/X.  Che  li  Lavoranti  et  OferaJ  &c.  come  il  VIL 
del  1589. 

XX.  Che  li  Signori  Minifiri  di  S»  A.  debbano  far  con^ 
fegnare  al  Sig.  Governatore  della  Zecca  il  folito  Captale 
della  Zecca  che  fono  Scudi  1500*  a  favoli  10.  fer  Scudo  y 
f,t  effo  Governatore  fia  obbligato  a  dare  idonea  figurtà  in  for* 
ma  non  folo  di  reSlituire  il  detto  Captale  ^  e  di  fa  gare  li  igoo» 
Scudi  correnti  fer  /'  utile  della  Zecca ,  carne  al  Caf itolo  di 
fofra ,  ma  anco  ogni  danno  che  foteffe  feguire.  nella  Zecc^  % 
durante  la  fua  condotta .  Dichiarando  fer.  quefio  Capitola  H 


». 


Duca  VI.  b  ultimo  d'  Urbino  Gap.  IV.      173 

Sigf^ori  Minijlri  non  ^oler  ba'ver  che  fare  fé  non  con  V  ijlejfo 
Governatore  \  e  fua  Sigurtà ,  non  oftante  qualfi'voglia  obbli^ 
go  da  chi  fi  fia  altro  nominato  in  detti  Caf  itoli . 

Confirwata  la  condotta  fer  un'  ahr*  anno  con  li  Jlefft  Ca^ 
gitoli  appare  Ifiromento  rogato  Ser  Ser  Boratello  fotto  il  dì . .. 

1 5  95.  A  dì  primo  Settembre  data  al  Tetro  Zanni  con  li 
medefimi  Capitoli  rogato  Ser  Antonio  Maria  Andreoli  Trocu^ 
rator  Fife  ale. 

Oltre  i  Scudi  d*  Oro  ^  i  da  tre  Paoli ,  i  Paoli ,  e  i 
mezzi  Paoli ,  che  il  detto  Zecchiere  fu  obbligato  battere  ^ 
come  fi  era  fatto  per  lo  pafTato,  reftò  eziandio  pattuito , 
che  doveffe  battere  libbre  3000  di  Croffi  ^  e  me%%i  Grof/i, 
di  bontà  di  oncie  fei  per  libbra,  e  di  pefo  in  ragione  di 
Crolli  144  per  libbra;  vale  a  dire  ogni  Groffo  pefaya 
grani  48 ,  e  ve  n'  erano  di  fino  grani  24  ,  e  così  in  pro*^ 
porzione  nei  mezzi  Groffi .  Quello  Groflb  ficcome  era 
aifai  diverfo  dagli  altri  battuti  per  lo  paffato ,  perciò  ne 
fu  anche  mutato  il  conio .  Uno  di  elfi ,  e  forfè  il  primo 
è  quello ,  che  (x  trova  rapprefentato  al  num.  XIII.  per 
efler  di  argento  con  lega,  e  per  aver  da  uri  lato  le  pa^ 
role:  MONETA  DA  VN  GROSSO  BATVTA  IN  PE- 
SARO ,  e  r  arme  della  famiglia  della  Rovere  ornata  della 
collana  del  Tofon  d' oro  /  ordine  flato  conferito  al  Du- 
ca, come  accennai,  nel  1585.  Dall'  altro  lato  fi  vede 
r  effigie  del  ^Duca  con  Ja  folita  infcrizione  :  Ì*RANC* 
MARIA  II.  VRB.  DVX.VL  ET-  Efifte  quefta  rara  mo- 
neta nel  Mufeo  del  prelodato  Sig.  Olivieri.  ^ 

Non  dovette  eflere  il  conio,  de'  fuddetti  Groffi  gra-' 
dito,  o  vi  fu  qualche  altro  a  me  ignoto  motivo,  poiché  n^ 
iaxono  battuti  altri  diverfi  di  conio ,  come  s' impara  da  un 
?ando,  pubblicato  in  Bologna  li  7^  Decembrè  1594,  nel 
qual^  fi  bandifiqonq  da  cotefto  Statò ,  come  lo  erano  flati 
anche  ia  Roma  per  efler  di  léga  inferiore  alle  altre  tìió* 
liete  pei:  f  addiètro  battute  :  Hd'vendòla  Santità'  di  K^S% 
fnpa^'Ctemtnte  Ottano  fatttf  proibir t  e  bandir f  .u,»#.,  alcani 
Groffi  ^  V  me%%i  Groffi  ^  ne^  auati  da  una  bund^  è  llitrme^  4^1 
Serenifftmo  d'Urbinhy  e  dati*  ^Itra  una  ghirlanda  con  lettere 
ylm-  Grdflb  V  '  ^  nieszo  Grorflb , .  li  quali  itutfi  a^endofie.  Jatt0, 
r.lL  Mm  fare 


274  Deile  Monete  di  Franc.M.II.della  Roverb 
fare  debito  faggio ,  fi  fono  tronjati  falfi  ^  e  di  lega  molto  in- 
feriore alle  monete  ehe  fi  hattìno  in  Zecca.  Di  quefti  Grofli 
diverfi  ne  ho  veduti ,  ed  alcuni  fra  loro  differenti ,  che 
indicano  efleie  ftata  quefta  moneta  ufata  anche  in  altro 
tempo  come  vedremo .  Occupa  il  primo  campo  1'  arme  del 
Duca  contornata  dal  Tofone  con  1'  epigrafe  :  FRANC. 
MARIA  II.  VRB.  DVX  VI.  ET.  C.  Neil'  pppofto 
campo  dentro  ad  una  corona  compofta  da  due  tronchi 
di  quercia  fi  legge  :  VN  GROSSO .  Vedafene  il  tipo  al  - 
nùm.  XIV. 

Nei  mezzi  Groifi  nel  diritto  dentro  ad  una  ghirlanda 
di  foglie  di  quercia  fi  fcorgoiio  le  lettere:  F.  M.  II.,  ini- 
ziali di  frditcifcus  Marta  Secundus  ^  unite  infieme  .  Il  rove- 
ftio  è  fimile  a  quello  dell'antecedente  moneta,  a  riferva 
delle  lettere,  che  fono  le  feguenti  :  ME2.  GROS.,  co- 
me fi  riconoice  nel  difegno  di  elfo  al  num.  XV. 

Di ,  una  terza  moneta  non  per  1' addietro  battuta  fi 
fa  menzione  in  dette  Capitolazioni ,  e  t^uefta  del  valore 
di  dye  Quattrini,  chiamata  i'f/Jso.  Fu  così  detta  o  perchè 
vàlqvà  fei  di  quelle  piccole,  Tnonete  fimili  a  quella  col 
nome  di  Francefco  Maria  I. ,  dianzi  fpìegata  alla  pag.  14,7  , 
nella  quale  {\  legge  :  Tertium  qnattreni  ;  o  perchè  fu  bat- 
tuta a  fon  nza  de' Sefìni ,  ctie  fi  coniavano  in  Bologna 
(il  che, è  :redibile  )  del  vaJpre  di  due  Quattrini .  Che 

tale,  fQ^e'  i         \  valore  ce  lo  alBcura  il  Padre  Zaccorii  nélla^ 
notizia ,  "e         ;  laifcìò  della  Zecca  di  Pefaro',    e  fi  rileva 
proporzioVie  dei  Quattiini,'*  ma  ora  da- 
ti'Urbino  tre  di  eflì  equivagljono  a  quat- 
>ali ,  e  confeguentemente   ora    ri  Scfino 
»,  e  uil  ^erzò'di  Quattrino  papale .  Tre- 
;fmi  pefavano  Uha   libbra,  yentii  denari" 
Targenro , !ed  il,feftò  ràmei;;tfoil  ognp 
Vi)Pl^ra  di  grani  ?,?  ^^t  e  cpnten'eya.foJaVnente  4*',a'rgehì:d 
f  di  grano }  ■cioè''qualche:cofa  menò  d- intrinfeco  di  q'uelloi 
conteneVahodueQuattrin'iperl' addietro  battuti.  Il  conica 
da   una   parte  rapprefentava  I*  arme  del  Duca   col  folito, 
iuò  DoiDe  all' interno»  e  dalI'altxa.'dentEO'a.^ueitfonc^ 
^'-\  '    ■■    l:  ài.' 


Duca  VI.  b  tJttiMO  d'  Urbimo  Gap.  IV.      175 

i  quercia  :  SESINI ,  come  fi  può  oflervare  nel  tipo  di 
uno  di  ei£  nella  feguente  tavola  al  num*  XVL  Vai)  altri 
di  conio  fé  ne  trovano ,  ma  è  si  tenue  la  differenza  >  chp 
non  merita  che  fé  ne  riporti  il  difegno . 

Terminata  la  locazione  del  Tortora,  nell'anno  1596 
il  primo  Settembre  fu  data  la  Zecca,  a  Pietro  Zanni  con 
gli  fteffi  Capitoli  per  rogito  di  Ser  Antonio  Maria  An* 
dreoli ,  come  fi  ritrae  dalla  memoria  fatta  in  fine  de'  pre<« 
cedenti  Capitoli. 

Nell'anno  1599  fu  fatta  nuova  locazione  al  fuddetto 
Pietro  Zanni ,  nella  quale  oltre  il  dover  battere  Scudi 
d' oro  ,  Teftoni ,  Ciuìf ,  Groffi ,  mezzi  Croffi  ,  e  Sefini , 
monete  tutte  fimili  alle  antecedenti ,  fu  obbligato  battere 
anche  lihbre  4000  di  Studi  ^  mtzzi  Scudi  ^  quarti  di  Scudi ^ 
e  terzi  di  Giulj  di  bontà  oncie  dieci  d'  argento ,  e  di  pe- 
fo  in  ragione  di  345  terzi  di  Giulj  per  libbra.  I  Capitoli 
che  per  ciò  fi  ftabilirono  fono  i  feguenti . 

In  Chrijli  Nomine  Amen .  Anno  ab  ejufdem  Domini  Na^* 
tìrvttate  1^99.  indiElione  duodecima.  Sedent.  SanEliJpmi  D.  CUr 
mente  OBa'vo  Di'vina  Tro'videntia  Font.  Ottimo  Max.  Die 
wero  quinta  Menfis  Maji  diBi  Anni . 

Caf  itoli   della  Zecca   di  T efaro . 
I.  Li  Signori  Miniftri  di  S.  A.  S.  danno  il  gon)erno  dellét 
Zecca  di  Tejaro  a  Mf.  Antonio   Petrozani  da  Mantfta  habi^ 
tante  in  Tejaro  fer  il   tempo   infr-afcritto  con  li  fatti ,  oibli^ 
gbi  y  e  contenzioni  fottofcritti  . 

IL  Si  confegna  frineifalmente  al  detto  Petrozani  la  Zec^ 
ea  con  tutte  le  Majfarie ,  Inftrumenti  d  '  ejfa  fer  inventario  ^ 
quali  ajfteme  con  li  Capitoli  dovranno  e  (fer  inferiti  neW  Ivjlro-^ 
mento  da  far  fi  con  obbligo  ,  cbe  al  fine  della  condotta  fi  deb^ 
bano  riconfegnar  alli  Signori  Minijlri  ben  condizionati  y  e  nel 
modo ,  che  lo  riceve . 

///.  Che  detto  Petrozani  fia  obbligato  mantenere  la  Zec^ 
fa  a  tutte  fue  ffefe  così  di  nolo  ,  come  di  falariati  ^  &  d*  ogni 
altra  cofa  che  occorreffe  per  la  battuta  della  fua  condotta , 
cbe  farà  d*  un  anno  da  cominciarfi  il  primo  di  Maggio  ^  e  fer^ 
nirfi  fer  tutto  Afrile  1^0.  .  , 

IV.  Che  ietto  Petrozani  fia  obbligato  di  battere  le  fotto^ 

M  m  2  ferita 


1^6  DeLIB  MONBTI  DI  PRAKC.M  JI.OBIL A  RoVSRB 

ferine  monete  nel  Jet  Po  temfo  Hb.  4000.  di  feudi  j  me%xa  feM^ 
di  y  e  terza  di  gif^^j  ^  ^  quarti  di  feudi  di  bontà  di  /.  io.,  e 
in  fefo  a  ragione  di  terzi  di  giulj  345.  fer  libbra  con  rìme^ 
dio  nel  fefo  //*  un  dinaro  e  mezzo  fer  libra ,  <b*  altratunto  in 
bontà  y  lib.  1000.  di  groffl  di  bontà  di  L  6.  Ut  in  fefo  num. 
1/^^.  fer  libra  con  rimedio  di  denari  2.  in  bontà  y  ^  un  groffo 
in  fefo  conforme  alla  battuta  f  affata ,  lib.  2000.  de  fé  fini  a 
bontà  di  denari  20.  ver  lib.  e  in  fefo  num.  300.  fefini  fer 
lib.  con  rimedio  di  denari  2.  in  bontà  e  io*  fefini  in  fefo^^ 
conforme  alla  battuta  f  affata . 

V.  Cbe  fi  batti  anco  fer  feudi  looo.  di  fa^oliy  e  tejioiA 
^  bontà  di  l.  11.,  e  in  fefo  di  num.  106.  fer  lib.  con  rime^ 
dio  di  den.  i.  in  bontà  y  &  altra  tanto  in  fcjo. 

VI.  Che  le  fuddette  monete  fiano  cacate  di  Zecca  con  il 
fefo  y  che  ora  ufa  la  Zecca  di  Roma . 

VII.  Che  aelli  fuddetti  rimedj  non  foffl  il  detto  fetroza^ 
ni  ufare  a  fuo  beneo  folo ,  che  la  metà ,  e  quando  w  foffc 
fiù  della  metà  al  faggio  generale  fia  obbligato  rifarlo  alla 
Camera  Sereniffima . 

Vili.  Che  fer  tutte  le  battute  delle  monete  fofrad.  fia 
obbligato  detto  Petrozani  fagare ,  ed  effettualmente  sborfare  in 
mano  del  V.  Teforiere  Ducale  feudi  1000.  correnti  l*  annoy  cioè 
fer  ciafcbeduno  femefire  feudi  5  00. 

IX.  Che  le  fofrad.  monete  fiano  Jlamfate  con  quelle  im^ 
frefey  iff  lettere  che  fiti  f  tacerà  di  comandare  al  Sereniffimo 
ladrone  • 

X.  Che  detto  Petrozani  non  foffa  far  battere  in  detta 
Ztcca  fer  detto  temfo  altre  monete ,  che  le  fofr anominate  fé 
fero  non  fiaceffe  a  S.  A.  che  fé  ne  batte ffe  fm  y  0  meno  , 
che  in  qujsfio  cafo  fi  deserà  uguagliare  la  battuta  conforme 
éiUa  tuffa  y  cioè  di  quel  di  fiù  ,  0  meno ,  che  fi  batte  ffe  y  <b* 
in  cafo  y  che  non  fi  foteffero  le  fuddette^  battute  fer  manca^ 
mento  di  argento  y  fiano  obbligati  lì  fuddetti  Sig.  Miniftri  di 
defalcare  fro  rata  al  detto  Petrozani  di  quella  battuta ,  che 
farà  riufcita  minore  folo  fer  mancamento  d  *  argento  y  &  non 
J^er  altro. 

XL  Se  occorrerà  di  far  battere  feudi  d^  oro  ^  fi  de^e^ 
ranno  fare  fecondo  il  folito  ,  cioè  di  num^  102^  fer  iib^f  e  di 

bon^ 


N 


Ducavi,  b  uitimo  d'Urbino  Gap.  IV.  277 
^òMtà  di  carati  22.  con  rimedio  fola  nel  fefo  di  tre  e  arati  y 
t  fé  nji  foffe  vantaggio  nella  'bontà  fia  ricomfenfata  nel  fefo  , 
i  quando  non  vi  fojfe  fi  dehhia  rifare  nella  feguente ,  o  fe- 
conda colata ,  di  maniera  che  nel  faggio  generale  non  vi  fia 
rimedio   di  forte  alenila . 

XII.  E  fi  doveranno  Sampare  con  ogni  dUigentia  con 
enelle  fiampe ,  che  più  piacerà  a  S.  A.  di  comandare ,  e  per 
la  fattura ,  e  fpefa  d' effi  pagaranno  quattrini  quattro  per 
fextXiO  ,   come  è  folito  . 

XIII.  Et  per  tor  via  ogni  fofpetto  di  fraudi  deveranno 
gli  Lavoranti  battuto ,  &  fiampato  eh*  haveranno.  le  monete , 


lavoranti-,  che  facciano  l'  ufficio  loro  bene  ^  e  con  ogni  fedeU 
tà  ^  &  fé  trovaranno  qualche  àifordine  fiano  folleciti  a  rime' 
diare  ^  &  fé  il  difordinc  farà  tale  ,  che  non  potejfero  rime- 
diarb  loro  ,  lo  faccino  fapere  alli  Signori  Uditori ,  e  deveran- 
no ancora  tutte  le  volte ,  che  faranno  chiamati  dal  Zeccbie- 
ro  ,  a  dover  cavare  le  monete  fiampate ,  dai  di  loro  per  il 
meno  andare  a  cavarle  con  ponerle  nella  Gaffa  loro  fohta^  0 
farne  fare  il  faggio  dal  Saggiatore  della  Zecca ,  e  trovatoiff- 
conforme  alli  prefenti  "capitoli ,  le  potranno  licenziare  al  det- 
to Zecchiere ,  annotando  nel  loro  folito  libro  Udì  che  fi  licentia- 
ranno  la  qualità  ,  &  quantità  di  effe  monete ,  facendo  anco  y 
che  dal  medefimo  Saggiatore  fi  ponghtno  li  contrafaggi  nella 
loro  medefima  Caffa  per  poterne  poi  fare  al  fuo  tempo ,  che 
farà  al  fine  dell  '  anno  Ìl  faggio  generale  con  l  '  intervento ,  e 
prefenza  del  Sig.  Palma  Configliero  di  S,  A.y  et  ne  faranno 
memoria  al  loro  libro ,  dando  conto  del  feguito  alli  Signori 
Uditori  a  fine  che  per  bonore ,  (ir*  ripotazione  delle  monete  j 
ne  fia  fatto  inflrnmento  per  mano  di  Notarlo . 

XV.  Che  li  Lavoranti,  &  Operarli  di  detta  Zecca  no» 
t^^ao  tffere  eos'venuti  innaasù  a'  Tribunali  alcnntr  per  dtbit» 

(ivi' 


278  Dbilb Moniti  DiFRANc.M.II.DmtARovBRB 

cibile  fino  itila  fomma  di  bolognini  25,  ma,  conftando  al  Zh^ 
chicro   del  debito  ,   //  faccia  fotisfare ,   ritenendofi  delle  loro 

mercedi  « 

XVL  A  ifuali  La'voranti  fia  conceffo  di  fortar  l*  arme 
honejlamente  di  giorno ,  e  di  notte  fer  ficure%%a  delle  loro 
giornate  ,  che  traffortano  da  un  luoco  ad  un'  altro . . 

XVII.  E  fimilmente  non  paghino  le  guardie  ,  ficcome  fer 
il  f  affato  non  P  banna  pagate  nel  tempo  però  che  lavorano  in 
detta  Zecca. 

XVIII.  Che  li  Signori  Minijlrì  di  S.  A.  debbano,  fare 
confignare  al  Zeschiero  il  folito  capitale  di  feudi  mille  e  ciH^ 
quecento  a  paoli  io  per  feudo  ^  et  effo  Zecchiero  fia  obbligato 
a  dare  idonea  figurtà  in  forma  ,  non  falò  di  reflituire  il  fud, 
capitale ,  e  di  pagare  li  feudi  mille  correnti  per  li  utili ,  come 
al  Capitolo  fopranotato ,  ma  anco  ogni  danno ,  che  poteffe 
feguire  alla  Zecca  nel  tempo  della  fua  condotta ,  dichiarando, 
per  queflo  Capitolo ,  che  li  Signori  Minifiri  non  ^vogliono  an)e^, 
rè  che  fare  ,  fé  non  con  detto  Zecchiero  ,  é^  fua-  Sigurtà ,  non 
ojlante  qualfi'voglia  obbligo ,  che  fi  fia  altro  obbligato  in  det* 
to   Capitolo . 

XIX.  Dechiarando  y  che  innanzi  fia  finito  la  condotta  ^ 
debbia  quella  parte  ^  che  non  'voleffe  continuare  per  un^  altro 
anno ,  intimarlo  all'  altra  doi  me  fi  prima  ,  e  cafo  che  non  fia 
intimato  da  dette  parti ,  fé  intenda  di  feguitare  la  condotta 
nel  mede  fimo  modo  y  che  fi  contiene  nelli  prefenti  Capitoli  per 
itn*  altro  anno  • , 

In  queft'  anno  reftò  adunque  effettivo  lo  Scudo ,  che 
per  lo  pafTato  era  immaginario,  perchè  componevafi  da 
dieci  Paoli ,  come  {\  ritrae  dai  precedenti  Capitoli .  Se 
però  345  terzi  di  Giulj  formavano  ì\  pefo  di  una  libbra, 
il  pefo  di  30  di  effi,   che  doveva  pelare  il  detto  Scudo, 

farà  flato  di  grani  ^00—,  e  così  in  proporzione  ne^fuoi 

fpezzati ,  e  d'intrinfeco  avrà  contenuto  grani  500  —  .  Ma 

ficcome  quefla  moneta  non  riufci  d*  intrinfeco  de'  Scu- 
di di  Roma  da  dieci  Paoli ,  ma  bensì  a  fimiglianza 
de'Tallari  all'ufo  di  Alemagna,  che  fi  battevano  nella 
Zecca  di  Firenze ,  ed  in  altre  Zecche ,  poiché  eguale  era 

a  quel- 


Duca  VI.  b  ultimo  d'Urbiko  Gap.  IV*      279 

a  quelli  nel  conio,  e  nell*  intrinfeco ,  e  perciò  non  Scu- 
do ,  ma  Tallaro  fu  anch'  efla  chiamata .  U  impronto  de' 
Tallari  di  Firenze  vien  dimoftrato  dair  Orfini  (198),  e. 
riferifce  anche  la  provvifione  fatta  per  batterli  fotto  il 
dì  21  Luglio  1595,  che  giova  qui  oflervare  per  venire 
in  cognizione  della  fuddetta  moneta  fatta  coniare  da 
Francefco  Maria,  giacché  non  ho  avuto  la  forte  di  po- 
terne ritrovare  alcuna  per  dimoftrarne  il  tipo .  „  Che  fi 
55  batta  li  Tallari  air  ufo  di  Alemagna^con  lega  per  ogni 
„  libbra  di  oncie  io ,  e  denari  16  di  fine  col  lolito  ri« 
^,  medio ,  pefo ,  e  lega  per  ogni  errore ,  che  in  efla  mai 
j,  occorrefie;  quali  Tallari  devono  fervire  per  lo  più  per 
5,  Commercio  marittimo;  Non  potranno  Ipenderlì  a  mi*^ 
3j  nuto  ne'  noflri  Stati ,  ma  contrattarfi  in  fomma  dalla 
jy  Zecca,  o  da  chi  da  efla  gli  a  vefle  comprati  ;  Quali  Tal- 
„  lari  debbono  avere  da  una  banda  T  impronta  di  S.  A.  àr- 
^,  mata  con  uno  Scettro  in  mano,  e  Corona  in  capo  col 
^,  motto  :  Ferdinandus  Medices  Magnu^s  Dux  Haetrurtae  Ter-» 
„  //W,  e  nel  rovefcio  la  Targa  in  modo  di  feudo  den-- 
„  trovi  Tarme  di  Palle,  e  la  Corona  di  fopra ,  e  dalle 
„  Quattro  parti  dietro  alla  Targa  apparir  debbano  le  punte 
„  aèlla  Croce  della  Sacra  Religione  di  S.  Stefano  col  mot- 
„  to  :  Fifa  in  'vetuflne  matcftatis  memoriam .  „  Eflentìo  il 
dfctto  Tallàrò  fiorentino  di  pefo  danari  23  ,  e  grani  11  ^ 
come  il  detto  Autore  alla  pag*  70  aflerifce,  cioè  gtanif 
553  ,  quindi  è  che  da  eifi  levatovi  la  lega  rimane  Tin-i 
trinfeco  in  500  graini  d' argento  ^  come  lo  è  in  quella 
del  nolltb  Duca;         .  > 

Che  fofle  poi  detta  moneta  chiamata  Tallaro  ^  e  che 
avefle  per  impronta  d^  una  parte  la  mezza  figura  del  Du- 
ca armato  con  lo- Scettro  in:  Watto,  e  dajl^  altra  la  fua. 
Arme  attorniata  '^dal  T&fòne ,  chiaramente  fi  »  deduce  da  i 
dde  fedenti  M.iiàv  ^bblititi  in  ^Bologna /in  mutem  dr 
mòttètè  cetounicà3imi -dal  Zla««iti  ^  fotto  li  29U 

Novembre  1^04  iàfebiamò'il  «tohie  àv  efla.^'éd  il  pef<bP  cW 
ci  aflicura  efler  la  fleflW  di  ctìi  favelliainò  :   1/toncpa  grojfd 

{\^%)  belle  Moneti  if  Cranìucèi  *dt   tofana^  Tav.  io.*num.  SVlL^t»  t^ 


28o  DELtfi  Monete  di  Franc.M.II.dblla  Rovere 
d'Urbino  chiamata  parimente  Tallaro  ^  fefa  carati  158  (che 
corrifpondono  a  grani  606  per  eflfer  il  pefo  Bolognefe  un 
venti quattr efimo  maggiore  del  Romano)  iir.  3.  13. 

Moneta  grojfa  di  Tofcana   e  untata   in  Tifa   chiamata  ancV 

ejfa  Tal  laro  j  0  Raines  car.  152.  ~ Hr.  3.  14*  ^ 

11  fecondo  pubblicato  li  4  Agofto  1611  fotto  il  Capi* 
tolo  delle  monete  di  Urbino  (che  qui  intiero  riporto, 
perchè  ci  fomminiftra  altre  notizie  di  cui  faremo  ufo  in 
appreflb  )  ci  aflìcura ,  che  il  fuo  impronto  era  lo  ftelTo, 
che  il  di  anzi  defcritto ,  perchè  differente  dalle  altre 
monete  di  cotefta  Zecca . 

Scudo  d*  Urbino   con    l*  impronto   di  S.  A.  da  una  banda  , 
e  dall'  altra  V  arme  di  S.  A.  H^*  4*     3* 

Moneta  d' Urbino  y    da   una   banda    S.  A.  armata    con,  la 
f^ada  in  pugno  ,  dall'  altra  un'  arme  di  S.  A.  -  lir.  2.  10. 

Tallaro  d'Urbino  j  da  una  parte  l' impronto  di  S.  A.  ^  dalP 
altra  l'  arme  di  S.  A.  con   il  Tofone //>.  3.  *^*  ^ 

Venti  Grojft  d'Urbino,  da  una  parte  S.  A. y  dall'  altra  un\ 
imprefa  fcrittow  dentro:  Groffi  Venti  Hr.  3. 

Moneta  da  due  Graffi      ■    '  '  — •  //V.  -    6*  !• 

//  Grojfo    wale lir.  -     3*  2. 

Il  Paolo  alla  Romana   —  lir.  -     8^  !• 

De'  mezzi  Scudi ,  quarti  di  Scudo  ,  e  terzi  di  Giulj  fa 
d*  uopo  credexe ,  che  non  fé  ne  coniaffe ,  perchè  neifuno 
ne  fa  menzione ,  né  fo  che  alcuno  ne  abbia  veduto  yeru* 
no,  né  fi  trovano  tariffati  nei  poc'anzi  riferiti  Bandi . 

Fu  però  battuto  a  tenore  di  detti  Capitoli  la  fotmna 
di  mille  Scudi  in  Paoli ,  e  Teftoni  del  folito  pefo ,  e  •le- 
ga. Quali  foffero  i  Paoli,  che  fi  coniarono  in  tal  tempo 
non  è  facile  il  rilevarlo  •,  Non  è  però  così  de'  Teftoni , 
poiché  quello,  il  di  cui  tipo  fi,  vedi?  al:nnnu  XVII.  le* 
vato  dalla  moneta^  che  fi  conferVvalnel'JVIujfeo  diS.  Sai* 
vatore  di  Bologna,  è  fiertamcntie  una  di  effii,  cpme  ce  lo 
indica  il  miilefimo  ivi .  èfpceffio .  :3i  cffferva  i\el  diretto 
la  Tefta  del  Duca  cirfeondata  'dalla  fpguente  ifcrizion^  ; 
FRANO.  MARIA  IL  VRBINI  DVX,  e  fotto  il  b.yfto: 
P.  III.  indicanti  effer  di  valore  di  tre  Paoli  •  Nel  rovefcio 
fi  legge  :  FERETRI  A  fopra  U  Rovere  *  che  occ-upa  tutte- 


Duca  VI.  h  ultimo  d'Urbino  Cap.IV.      281 
il  campo ,  e  fotte  alla  pianta  del  Montefeltro  ne  ir  efer^ 
go:    1600. 

Gli  altri  tre  fufleguenti  per  efler  eguali  nel  diritto  al 
fuddetto  li  reputo  battuti  nel  medefimó  tempo ,  o  poco 
ivi  difcofto.  In  quello  fegnato  XVIII.  nel  elergo  del  ro* 
vefcio  in  vece  dell'  anno  fi  vede  PIS AVRI .  Lo  ùeffo  è 
nel  feguente  fegnato  num.XIX.,  ma  il  conio  è  affai  dif* 
•ferente,  e  fotto  il  bufto  nel  diritto  è  mancante ,  come  gli 
altri ,  deir  indicazione  del  valore  della  moneta .  Quello 
fegnato  num,  XX.  varia  T  ifcrizione  del  diritto,  poiché 
è  la  feguente  :  FRANO.  MARIA  II.  VRBINI  DVX  VI.  E. 
E  nel  rovefcio  il  FERETRlA  è  nell' efergo . 

Non  ottante  che  ne'  riferiti  Capitoli  non  fi  preferiva 
al  Zecchiere  il  battere  Quattrini ,  tuttavia  con  vie  n  crede* 
re,  che  nel  medefimó  •  anno  1599  batteffe  d'ordine  del 
Duca  quelli ,  il  di  cui  tipo  fi  vede  al  num.  XXI.  e  XXIL 
levato  dalle  monete  efiftenti  nel  Mufeo  Olivieri  i  non  folo 
perchè  fono  di  conio  fimile  agli  ultimi  Quattrini ,  ma  per- 
chè nel  diritto  air  intorno  della  Rovere  coronata  fi  legge 
nel  primo:  EX  CONIVG.  BENIVOL- ,  e  nel  fecondo: 
EX  GONG.  ALT.  BENEVO. ,  o  fia:  EX  CONIVG.  ALT. 
BE.  VO. ,  come  fi  legge  in  altro  fimile  Quattrino  poffe^» 
dutodal  Zanetti;  parole,  che  fi  poffono  ragionevolmente 
fpiegare  :  Ex  coniugio  altero  Bencvolentia ,  che  con  tutta 
ragione  fi  addattano  al  fecondo  Matrimonio  del  Duca 
Con-tratto  in  detto  anno  con  la  Ducheffa  Livia  dalla  Ro^ 
vere:  Matrimonio  richiefto  con  tanta  inftanza  da' Sudditi^ 
e  tanto  applaudito,  e  cagione  perciò  di  nuovo  amore  de* 
Sudditi  verfo  il  Duca  .  Non  euendovi  il  nome  del  Duca 
potrebbe  tal'  uno  dubitare ,  che  potefle  appartenere  al  pri^ 
mo  Matrimonio  del  Duca  fatto  vivente  il  Padre  Guid* 
Ubaldo  con  Lucrezia  d'  Efte ,  ma  in  tal  occafione  abbiap 
mo  già  dimoftrato  con  V  autorità  del  Padre  Zacconi ,  che 
furono  battuti  folamente  quei  Quattrini,  che  fi  differo  di 
S#  Terenzio. 

Già  abbiamo  dimoftrato,  che  il  Duca  nel  principio 
del  fuo  governo  fece  chiamare  in  Zecca  i  Quattrini  per 
r addietro  battuti,  poiché  obbligò  nel  1579  il  Zecchiere 
T.U.  Nn  di  . 


282  Dell£  Mokbte  di  Franc.M.ILdelia  Rovbkb 

di  quel  tempo  di  doverne  prendere  ogni  anno  1500  lib*^ 
bre  per  ridurli  in  Quattrini  nuovi  fenza  alcuna  perdita  di 
chi  li  poiTedeva  ;  che  nel  1581  fu  prefa  altra  rifoluzione 
eflendofi  addoflato  il  danno  ai  poueflbri  di  tai  Quattrini 
con  obbligarli  a  portare  al  Zecchiere  8  Quattrini  vecchj 
per  7  de' nuovi;  e  che  fu  nel  1582  interdetto  nello  Stato 
Pontifizio  il  corfo  di  tutt*  i  Quattrini  del  Duca ,  e  perciò 
vedendofi  ritornare  ne'  proprj  Stati  quelli,  eh'  erano  nel* 
le  circonvicine  Città ,  perchè  maggiore  non  fé  ne  ac- 
crefcefle  la  quantità ,  che  danno  avrebbe  recato  al  Com* 
xnerciO)  vietò  al  Zecchiere  che  più  ne  battelTe.  La  nuo- 
va provvifione  per  tanto  fatta  in  Roma  nel  1599  per  eftir- 
pare  maggiormente  i  Quattrini  mifturati ,  eh'  erano  Itati 
faififìcatif  che  fu  di  cominciar  a  battere  i  Quattrini  di 
puro  rame  in  ragione  di  100  alla^ libbra,  dovette  far  paf- 
lare  in  quefti  Stati  tutt'  i  Quattrini  Urbinati ,  eh'  erano 
rimafti  nelle  Pontificie  Città  circonvicine .  Volendovi  per- 
ciò il  Duca  por  riparo  affinchè  la  moneta  reale  non  fi 
cambiafle  in  tanti  Quattrini ,  e  così  s' incagliafle  il  Com- 
mercio 5  prefe  per  efpediente  di  affittar  la  Zecca  a  Fran- 
cefco  del  Tento  con  facoltà  di  battere  io  mila  Scudi  di 
moneta  d'argento,  o  fiano  Tallari ,  a  fomiglianza- della 
battuta  fatta  dall'  antecedente  Zecchiere  fenza  alcun  emo- 
lumento; ma  con  obbligo  di  dover  battere  tre  mila  lib- 
bre di  mezzi  Sefint  della  bontà ,  e  lega  delli  Sefini  bat- 
tuti per  lo  paflato  per  cambiarli  nelli  Quattrini  Ducali 
della  Cerqua ,  e  di  S.  Terenzio ,  già  poc'  anzi  fpiegati , 
che  gli  fofTero  portati .  E  dopo  ciò  il  Duck  ordinò ,  che 
dentro  a  tre  giorni  chi  avefle  di  fimilv  Qijiàttrini  gli  do- 
veflTe  portare  alla  Zecca,  o  ai  Depofitarj  dello  Stato,  che 
li  fi  cambiarebbero  in  tanti  nuovi  Quattrini  fenza  alcuna 


fegu( 

Addì  7  Ottohre  1600.  in  CaSJeldurante . 
Io  Trancefco  del  Tento  da  Fefaro  pigliare  a  battere  nella 
Zecca  di  S.  A.  S.  con  li  modi ,  e  fatti ,  e  contenzioni  come  ap" 
prejfo  Je  dirà  in  compagnia  del  Sig*  Severo  Mang.  Illuftre  il 
quale  ajficurarà  la  Camera.  L  Ìq 


Duca  VI.  e  ultimo  d'Urbino  Gap. IV.      28^3 

I.  Io  pigli  arò  a  battere  dieci  mila  feudi  di  moneta  d'  ar- 
gento conforme  la  battuta  fatta  dal  Petrogianna  di  bontà ,  e 
lega  ,  che  farà  di  dieci  leghe . 

//.  Per  fare  detta  battuta  ^  che  mi  Jtano  dati  dìece  mi- 
la feudi  di  moneta  Veneziana  altri  fei  di  detta  moì7età  per 
feudo ,  iff  io  darli  dieci  mila  feudi  della  folita  moneta  eh'  io 
batterò  per  pagamento  delli  dieci  mila  di  moneta  Veneziana . 

III.  Io  farò  battere  tre  mila  libre  de  mezzi  fefini  della 

hontà  ,  e  lega  delli  fejtni  battuti  in  detta  Zecca  da  Petrogian^ 

na  pigliando  tutti  li  quattrini ,  che  faranno  flati  dati  in  nota 

per  li  ordini   mandati^  e  per  ogni  feudo  de  quattrini  Ducali 

della  Cerqua ,    e   di   S.  Terenzio  ,  che  mi  faranno  dati ,    darò 

air  incontro  uno  feudo    de  mezzi  fejtni  della  battuta^  cV  io 

farò ,  &  che  Jìa  prefiffo  un  termine  alli  Depojttarj  dello  Sta^ 

to  a  portarmi  li  quattrini^  che  faranno  flati  dati  in  nota  per 

li  ordini  mandati^  e  non  maggior  fomma  con  a  detti  Depoji^ 

tarj  di  portar  fedi  dalli  Luogotenenti ,  &  altri  ordinar j  della 

fomma  de  quattrini ,  che  faranno  fiati  dati  in  nota  nelli  tre 

giorni  del  Decreto  fatto  da  S.  A.  -* 

IV.  Che  li  quattrini  dati  in  nota ,  come  di  fopra ,  non 
afcendeffero  alla  fomma  delle  tre  mila  libre  y  che  per  quella 
quantità  y  che  mancaffe  ^  mi  Jìa  lecito  pigliar  la  materia  in 
quattrini  y  0  altro  per  finir  la  battuta  dt  detta  fomma. 

V.  Che  mi  fiano  date  tutte  le  maffaritie ,  e  mobili  necef^ 
far]  della  Zecca  ,  per  fare  detta  battuta  ,  e  cafo  che  mancaf^ 
fé  cofa  alcuna ,  0  che  foffero  gnajle ,  che  non  fi  poteffe  adopra^ 
re  farle  rifare . 

VI.  Che  mi  fiano  dati  li  Cugnì ,  e  ftampe  per  la  detta 
battuta  a  fpefe  della  Camera ,  io  pagarò  il  nolo  della  Zecca , 
durante  detta   battuta ,  e  tutte  le  altre  fpefe  che  occorrerà  a 
fare  dette  monete . 

I  nuovi  Quattrini  ordinati  dal  Duca  ,  che  mezii  Se- 
fini  vengono  chiamati ,  erano  certamente  di  conio  diverfo 
dai  Quattrini  battuti  per  Io  paflfato,  e  dal  Duca  proibiti, 
e  perciò  due  di  elfi  faranno  quelli ,  i  di  cui  tipi  ho  pò* 
fH  al  num.  XXIII,,  e  XXIV.,  poiché  fi  aflTomigliano  nel 
coniò'  ai  Sefini .  Occupa  il  diritto  del  primo  dentro  ad 
una  corona  di   foglie  di  quercia    il    nome   del  Duca    in 

N  n  z  mo* 


284  Delle  Mokbte  di  FRAKC.M.tLDSLLA  Rovere 

monogramma  come  nei  mezzi  Graffi ,  e  fopra  di  eflb  una 
corona  •  Neir  oppofto  campo  parimente  dentro  ad  una. 
fimil  corona  fi  legge  :  VRB.  DVX*  Nel  fecondo  tanto 
da  una  parjte  $  che  dall'  altra  dentro  a  due  tronchi  di 
quercia  ,  come  nei  Sefini ,  vi  fono  le  parole  :  VRB.  DVX 
forfè  per  errore  con  aver  unito  le  ftampe  di  due  rovefcj 
fimili  infiemei  errore,  che  s'incontra  ancora  nelle  meda* 
glie  antiche  .   Efifte  queft'  ultima  nel  Mufeo  Olivieri  • 

Che  il  Duca  faceffe  proibire  da  fuoi  Stati  il  corfo 
de'  Quattrini  detti  della  Cerqua ,  ed  altri  del  fuo  conio 
dopo  che  furono  fpirati  i  tre  giorni  deftinati  a  portarli 
al  Zecchiere ,  o  ai  Deputati  dello  Stato ,  fi  rileva  da  quan* 
to  fu  rapprefentato  a  quefto  general  Configlìo  di  Gubbio 
lotto  il  dì  14  Gennajo  i5oi  ,  poiché  fu  così  propofto: 
A  chi  pare ,  e  piace  fi  fupplichi  S.  A.  S.  nel  modo ,  che  parrà 
ali*  Illmo  Magijlrato  rejli  compiaciuta  in  benefizio  di  qucBo 
Tubblico  ordinare ,  che  tutti  li  quattrini  della  Cerqua ,  &  al* 
tri  del  fuo  conio  fi  piglino  dalla  Zecca  y  oppure  ordinare  aU 
trimenti ,  <he  detti  quattrini  fi  rimettino  nel  modo  che  pare* 
rà  a  S.  A.  S.  (199)  •  A  tal  propofizione  fu  flabilito  nel 
Configlio ,  che  fi  porgefle  fupplica  al  Duca  y  daLquale  fu 
data  quefia  rifpofta:  Che  quanto  a*  quattrini  della  Cerqua  y 
che  fi  troiano  fparfi  tra  particolari  ai  codefla  Città ,  poiché 
gli  ordini  dati  dell*  ajfegne ,  ist  altre  proibizioni  do^e^ano 
rendere  ciafcuno  ben  accorto  nel  pigliarli  ^  non  fi  potrebbe  gra* 
tificar  quelli  fenza  pregiudizio  d  *  altri ,  non  'vediamo  capo  di 
poterneìe  follcvare^  che  però  ogn*  uno  ne  facci  quelV  efito  che 
potrà  (200)  . 

Paflando  ad  offervare  i  nuovi  Capitoli  della  Zecca 
fatti  nel  1603  col  Sig.  Marcello  Baldamno  da  Sinigaglia» 
per  ritrarre  quali  monete  furono  battute ,  trovo  che  U 
Duca  gli  diede  U  /acoltà  di  battere  cinque  forta  di  mo^ 
nete .  Ecco  i  Capitoli  da  cui  ciò  s' impara  • 

Copia  de  Capitoli  della  Zecca    di  S.  A.  S.   con   il 
Sig.  Marcello  Balda/fino  da  Sinigaglia  1603. 

J.  4$*/  confegna  la  Cafa  della  Zecca  al  Sig.  Marcello  BaU 
dafpno  da  Sinigaglia  li  ti.  Aprile  del  160^.  cqp  tutte  leMaJ^ 

tari* 

^  -  '  '  '     ■       .       ^.j-   •      ' 

{^W)  Libro  delle  Riforme  dì  detto- Anno*       (100)  Loco  ciuto  pag«  io* 


/ 


•V 


Due*  VI.  I  uiTiMO  o'  Umino  CAr.  IV.     ig{ 


jV.. 


1.^-,^^^^   ■       ■^■'»i^i<-—    w.i  Mi^^li^—B^r^^i  "  ^" J3PCC— — —IMP— ■ 


t$6  Delie  Mohetb  di  Franc.MJL  delia  Rovjirb 

farìttey  &  InBromenti  di  ejfa  fer  In'ventarto  ^  e  ftìma^  con 
obbligo ,  cV  ejfo  Sig-  Marcello  al  fine  della  condotta  debba  ri* 
congegnare  la  detta  Zecca  alli  Signori  Ministri  di  S.  A.  S. 
con  tutte  le  medefime  Majfaritie  ^  iff  In ftr omenti  di  ejfa  pr 
conn)enzione  ,  e  ffima  con  obbligo ,  cb'  eJfo  Sig.  Marcello  al  fine 
della  condotta  debba  riconsegnare  la  detta  Zecca  dlli  Signori 
Miniffri  di  S.  A.  S.  con  tutte  le  medefime  Majfaritie ,  (b*  /»• 
ffromenti  ben  conditionati  y  efiimati  con  fefo  di  pagare  il  de* 


trtmento  • 


IL  CV  ejfo  Sig.  Marcello  fia  obbligato ,  e  tenuto  a  tut* 
te  fue  ffefe  mantenere  la  detta  Zecca  tanto  di  nolo  di  eJfa , 
quanto  di  fagare  li  Salariati ,  com'  anco  d  *  ogn  altra  cofa 
che  pojfa  occorrere  fer  il  tempo ,  cV  egli  farà  battere  ^  (St  fi 
efercitarà  in  detta  Zecca  &c. 

HI.  Che  il  Sig.  Marcello  fia  obbligato  per  tutto  Settem^ 
Ire  projfimo  itfoj  battere  i ^oo.  libre  d' argento  fino  con  le* 
ga  di  un  terzo  di  rame  ,  cioè  che  dette  monete  fiano  due  ter^ 
zi  d  *  argento ,  (b*  una  di  rame  con  più  uno  per  cento  di  ar* 
gento  y  isf  anco  maggior  quantità  ^  purché  non  ari^i  alle  no^ve 
leghe .  Nella  qual  moneta  wi  fia  specificato  il  calore  di  ejfa  , 
iff  in  una  banda  'vì  fia  V  arme  di  S.  A.  y  &  neir  altra  unOy 
0  più  Santi  a  foddisfazione  di  detto  Signore ,  quali  monete  fia* 
no  di  calore  d'  una  fedicina  y  di  due  fé  dicine  y  di  fei  fedictne  y 
ist  moneta  da  quattordici  quattrini  y  ist  fia  anco  aa  elettone 
dì  detto  Sig.  BaldaJJtno  battere  quella  forte  delle  fopr adette 
tnonete  che  più  gì  *  agradirà  &c. 


no .  La  Cbia've  delli  quali  Cajfoni  una  ne  debba  tenere  il  Con* 
duttore  y  e  T  altra  la  perfona  y  che  farà  deputato  come  di  fo-^ 
fra  iste. 

V.  Volendo  detto  Conduttore  bàttere  altre  2  5  oo  lib.  d  *  ar* 
gento  per  farne  parimente  monete  mifiurate  nel  modo  foprad. , 
le  debba  battere  in  termine  di  tre  altri  mefiy  fpirato  ,  che 
farà  Settembre  y  ma  a'vanti  eh'  entri  Ottobre  fia  obbligato 
dichiarare  la   wolontà  fua ,  acciò   li  MiniSri  di  S.  A.  poffino 

pi- 


Duca  VI.  i  ultimo  d*  Urbino  Gap,  IV.      287 

figliare   queir  effedìt.^   che  fin    gìndicaranno  dì  ferv.  alla 
Cam.  Set. 

VI.  Della  qual  battuta  di  Uh.  2500,  d*  argento  da  far  fi 
fer  tutto  Settemb.y  come  dell'  altre  2500,  fimili ^  che  ajferì (co- 
no fare  dal  frimo  di  Ottobre  fin  tutto  Decembre  del  frejent* 
anno  il  d,  Cond.  fia  obbligato  di  dare  due  fer  cento  a  S.  A. 
fer  caufa  della  Ze<ca  ,  àt  fuoi  InBromenti . 

VII.  Et  afcendendo  detta   battuta  fiu  delle'  dytfb.  ^60  • 
da  quel  fofra  fiù  che  batterà  fia  tenuto  ,  come  fi  obliga ,  fa^ 
game  3  fer  cento    a  S.  A.    e  queUi  3   fer  cento ,  come  anco 
gì*  altri  2  fer  cento    della  fomma    di  5000.    Uh.  fia  tenuto 
fagarli  in  tanta  moneta  bianca  Veneziana . 

Vili.  ?  affati  y  che  faranno  li  tre  me  fi  dofo  che  farà  ffi* 
rato  Settembre ,  come  di  fofra  do^verà  d.  Cond.  dichiarare  la 
qualità  y  é^  quantità  della  moneta  mifiurata^  che  svorrà  bat* 
tere  y  e  ffactficare  in  quanto  temfo^  oltre  le  fud.  5000  lib^ 
d'  argento ,  nel  qual  cafo  fia  in  arbitrio  delli  Signori  Mini^ 
firi  della  Cam.  a  *  accettare  l  '  offerta  y  ist  a  fari  fatti ,  if 
quantità  farà  femfre  f  re  ferito  ad  altri . 

/X.  Che  il  a.  Cond.  fia  obbligato  ca'vate  che  faranno  le 
d.  monete  mi  (turate  delli  Caffoni  con  r  inter'vento  femfre  del^ 
li  fofraftanti  da  nomìnarfi  ^  fubito  mettere  le  d.  monete  in 
C affette  0  gruffi  y  et  in  d.  modo  ,  e  non  in  altro  contrae^ 
tarle  n^el  Torto  di  fé  faro ,  e  mandarle  fer  Corrieri ,  0  barche 
a  Venetia ,  (st  in  Ancona  fer  fmaltirle  fer  Legante ,  (st  fuori 
d'  lialia  y  (st  non  li  fia  lecito  di  ff  e  dirle  in  Italia  in  modo 
alcuno . 

X.  Et  in  cafo  y  che  d.  monete  misturate  ritornaffero  fet 
qualfi'voglia  temfo  nello  Stato  di  S.  A.  S.  d.  Cond.  fia  obbli* 
gato  y  come  fi  obbliga  ,  di  rifigliarfi  d.  monete  y  é^  fagare  al* 
li  froni  che  /*  a^veffe ,  il  Prezzo  che  è  notato  in  efie  mone^ 
te  y  le  quali  foi  fub.  le  deb.  fondere . 

XL  Che  mentre   d.  Condut.   batterà   le  fud.  monete  mi-' 

fiurate  y  mi  fud.  temfo  non  fia    lecito  alli  Offiziali  di  S.  A. 

fermettere  y  che  altri  foffano  battere  tal  forte  di  monete ,  ne 

di  tal  lega ,  maffime  fer  mandarle  in  Levante  y  ma  wolendofi 

battere  y  0  far  battere  in  d.  temfo    altre   monete    di   argento 

di  leghe  nuow  al  Jfcf. ,  come  anco  ori ,  fia  fermeffo  a   d.  Si^ 

gnori 


i2S  Dblib  Monete  DI pRANc.M.ILDBtLA  Rovere 

gnori  MinìBrì  Camerali  di  far  battere ,  o  dar  licenza  ad  aU 
triy  che"  battìno  ^  fenza  fero  impedire  la  comodità  necejfarìa  ^ 
sì  per  la  Jianza  y  come  per  gì*  ordegni  al  Sig.  Cond. 

XI L  Promette  il  d.  Cond. ,  &  fi  obliga  di  battere  in  ter^  . 
mine  di  un  anno  da  incominciarfi  dal  giorno ,  cotne  di  fofra 
feudi  15  mila  di  paoli  io  per  feudo  y  quali  paoli  fiano  della 
medefima  lega  ^  bontà ,  e  pefo  che  fono  li  già  fatti  battere  da 
Srt^  con^  4^  impronto  di  S.  Ir  ance f co  da  una  banda  y  e  dall' 
altra  P  arme  di  S.  A.  fenza  che  li  fia  permejfo  rimedio  alcu-* 
no  y  ne  in  lega  ,  ne  in  pefo  ,  ma  fiano  della  bontà  di  leghe  1 1,, 
cb*  che  ne  cadano  106  alla  lib.y  &  in  tutto  ,  e  per  tutto  con- 
forme al  pefo  di  Roma  fenza  rimedio  alcuno  nella  bontà ,  & 
nel  pefo  mezzo  dinaro  folo  per  lib.  y  quale  fia  ricompenfato  con 
la  bontà y  quando  wi  fojfe  maggiore  dell*  11  leghe  y  &  non  w 
effendo  debba  nella  feguente  colata ,  0  al  pik  nella  feconda  ri- 
farfi  nel  pefoy  0  nella  bontà  y  intendendofiy  che  in  dette  mo* 
nete  non  fia  rimedio  di  weruna  forte ,  ne  in  pefo  y  ne  in  bon^ 
tà  al  faggio  generale ,  ma  fi  concede  folo  il  rimedio ,  affinchè 
per  poca  cofa  non  fi  abbino  da  guaflare  le  monete  già  fatte  • 
Della  qual  battuta  di  paoli  effo  Cond.  non  fi  habbia  da  dare 
ricognizione  alcuna. 

XIII.  Si  obbliga  parimente  in  termine  di  un*  anno ,  e 
mezzo  da  cominciarfi  come  di  fopra  di  battere  piafire  40  mi- 
la di  pàoli  IO  I  l*  una  della  med.  legay  bontà y  e  pefo  che 
f eranno  li  fopr addetti  paoli ,  fenza  che  li  fia  permeffo  rime- 
dio   alcuno  ne   in   lega ,    ne  in  pefo ,  fé    non   nella    maniera 

,  efplicata  di  fopra  nella  battuta  de  paoli ,  &  pagare  a  S.  A. 
per  la  recognizione  della  battuta  delle  40  mila  piajlre  fuddet- 
te  due  per  cento . 

XIV.  Et  in  cafo  ,  che  il  d.  Cond.  non  batteffe  lì  detti 
15  mila  feudi  di  paoli  y  e  le  40  mila  piafire  nelli  tempi  detti 
di  fopra  y  per  quella  quantità  che  non  a^effe  battuta  fia  leci- 
to alli  Sig.  Ministri  Camerali  farle  battere  ad  ogni  fpefa  di 
d.  Cond.fuo  danno ,  &  intereffe  anco  de  Ili  due  per  cento  refpeP- 
ti'vamente ,  come  di  fopra  (s^c. 

XV.  Quali  paoli  y  e  piafire  coniate  y  che  faranno  y  d.  Cond. 
fia  obbligato  metterle ,  0  farle  mettere  nei  Caffoni  di  d.  Zec- 
ca per  il  bugio  di  detti  Caffoni ,  acciò  fi  poffa  ledere  Ia  quatt* 

ti- 


/ 


Duca  VI.  B  Ultimo  d'Urbino Caf. IV.      i9g 

tifa ^  e  qualità  di   d.  inonett,..  Le  Chiawi    de  quali   una   n€ 
debba  tenere  il  d.  Cond. ,  &  l'  altra  li  Sofrajlanti  iffc. 

avi.  Che  Jia  tenuto   d.  S'ig*  Cond.  ogni  ^olta  che  wor^* 

rà  cacare  alcuna  quantità  di  monete^  coniate  farne  fare  fem- 

frc  it  faggio  frima^  che  Jt  curvano  did.  Zecca  ^  e  Caffoni  ad 

effetto    che  fi  ^eda  fé  fono  meglio  y  o  feggro  tanto  dì  le  gay 

.come  di  fefo  di  quello  fi  è  contenuto  nelli  frefenti  capitoli  ^ 

&  quando  fi  farà  il  faggio  della  mometa  n)i  debbano  interne* 

'nire  li  fofràftanti ,  (^  7  '  ttffaggiatore  ferfundere  ,  cb*  ìig^ntiar 

Tf  d^  ]moneìe\  ist  fé  fi  ligentiaranno  in  un  giorno  pù  Jorte  di 

monete  /  intenda  un  fol  Jaggiò ,  (b*-  che  li.  fo^r addetti  debbano 

Ugentiare  folamente  le  Monete  coniato  del  fefo  ^  ^^g^-^  ^  ^^^* 

tk  fojfrad.  ^  ma    nàn   U  -monete  di  qualfi^wglia   altra  fprt^^ 

che  non  foffero  di  bontà  ,  iff'  lega  come  di  fopra  iste. 

XVII .  Cafo  che'  d.  Affaggiatore  fjtcéjfe  faggio  alcuno  fen* 
zif  r  inter'vento  de  Hi  Sig.  Sopraffanti ,  fia  in^valido ,  (b*  comi: 
fé  non,  foffe  fatto  ,  ne  meno  ti  Zeccìnero  y  o  Cond^  fi  foffa  fer^^ 
'hire  di  d.  monete  fotto^  k  ^ne  ad  arbitrio  di  S.  A.  Inten* 
dendo  y  che  ogni  n)olta^  che  al  fare  ^i  faggio  interneranno,  là 
maggior  farte  delli  Sofraftanti  di  d.  Zecca ,  &  Affaggìatore  ^ 
&  fia  approdato  per  buono  s*  intenda  effer  legittimamente 
fatto  y  iff  il  Zeccherò  foffa  fre'valerfi  della  moneta  • 

XVI IL  £  ^er  togliere  wia  ogni  foffetto  di  fraude  che 
potejfe  immetter  fi  in"  d.  monete  ^  che  non  foffero  di  bontà  yU^ 
ga  y  ist  fefo  y  come  di  foffa ,  fia  ohhligato  il  d.  Cond.,  fotto^ 
forfi  al  faggio  generale  da  far  fi  in.  fine  dell*  0nno ,  o  alla 
fiù  lunga  di  1 8  mefi ,  &  cafo ,  che  in  d.  faggio  generale  fi 
tronaffe  y  che  le  d.  monete  mane  afferò  in  qualche  cofa  di  bon-^ 
tà  y  lega  y  e  fefo  fofrad. ,  tutto  quel  foco  che  mancaffe  debba 
andare  a  utile  della  Ser.  Cam.y  e  non  del  Cond.  iffc. 

XIX.  Che'  non  fia  lecito  a  detto  Cond.y  ne  meno  alli 
L'adoranti y  che  Saranno  in  detta  Zecca  y  o  altri  di  cawar 
ferri  di  veruna  forte  da'  comare  fuori  di  detta  Zecca ,  ma 
li  detti  fehr ri  li  debba  tenere  y  e  far  temere  fotto  buona  cufio^ 
dia  iffc. 

XX.  Che  ciafchuno  Stamf.yO  Comat.  debba  tenere  il  fuo 
libro  y  nelle  quale  nOtiy  o  faccia  notare  la  fommay  &  qualità 
ièlla  moneta  cbe.egU  e^nìaràgiormdm.  ad  effetto  ehe^  fer  que^ 
F.ll:'  Oo  Jia 


N, 


290   DbLLB  MoNBTfi  m  FRAHC.M.ILDBtt  A  RoVBRH 

jla  ftrada  anco  Jì  foffa  falere  la  quantità  ,  e  qualità  delle  mo^ 
ne  te  che  Ji  batteranno .  • 

:  XXL  Che  datti  La'voranti  in  Zecca  non  fi  fojfa  ejfere  al^ 
terato  il  fre%%o  della  lof^  mercede 

XXIU  Che  d,  monete  non  fofflno  ejfere  fiammate ,  0  w-, 
mate  fé  non  nel  luogo  debutato  ,  et  fubh.  di  d.  Zecca ,  ist^ 
che  li  Stampatori  fi  fojfino  cedere  V  un  e  /  *  altro  iffc. 

XXIII.  Che  il  d.  Cond.  fia  tenuto  a  pigliare  fer  Ajfagg.^ 
quello  che  farà  deputato  da  S.A.yC  dalli  fuoi  Mini  fi  ri ,  qua^ 
Je  Ajfaggiat.  debba  fare  il  faggio  di  d.  monete  fome  è  confue^ 
ào  ,  et  ad  ogni  ri  chic  fia  di  d.  Cond.  fen%a  dimora  ^  0  ritarda 
alcuna  con  r  intervento  fera  delti  Sig^  Sppraftanti  y-quatp 
farifk.  ad  ogni  richtefla  di  ejfo  Cond.  fiano  tenutila.  djfiBere 
a  d.  faggio ,  acciò  il  Cond.  fer  diffettó  ^  e  ritardam.  detti  fo^ 
frad.  non  abbia  da  fentirne  danno ,  0  fregiudi%io  di  nejfuna 
jorte. 

,XXIV.  Che  tutti  li  argenti-^  che  bifognaranno  fer  far  la. 
battuta  di  d.  monéte  fnifturate  .come  fer  li  faoliy  e  fiaftre  ^ 
d.  Cond.  fia  obbligato  frovederfene,^  e  farle  venire  fuori  deU 
lo  Stato  . 

XXV.  Che  tutti  li  cunei  ianto  delle  monete  misurate  ^ 
quanto  detti  faoti ,  e  fiafire  il  detto  Cond.  fia  obbligato  farti 
fare  a  tutte  f uè  ff^f^^  ^  quelli  delle  fiafire  a  fod^  di  S.  A.^ 
&  nel  fine  della  Condotta  taf  ciarli  tutti  alla  Zecca  di  S.  A. 
fenzd  f  re  tenderne  pagamento  alcuni^  • 

.  ^  \  XXVL  Che  ti  detti  Signori  Sofraflanti  almeno  una  evolta  ^ 
6  due  la  fettimana  debbano  >riufcire  in  detta  Zecca ,  raccord. 
tutto  quello  giudicar  anno  neceffario^  &  in  f  articolare  ^  che  le 
monete  *venghino  ben  ceniate  ,  e  fiamfate  . 

XXVI I.  Si  comfiace  S*  4^  d' imfrefiare  al  d.  Sig.  Mar-^ 
cello  'gratis  feudi  '^o.  mila>  di  paoli  io,  fe^  feudo  ^  il  detto  fi 
obbliga  di  renderne  io.  m^  finito  li  fei  me  fi  d^t  d\  che  li, 
faranno  fiati  contati^  ^  gli  altri  20.  m.  in  fine  d'  altri  fei^ 
fnefi  netta  medefima  qualità  3  ist  fpetie  di  moneta,  che  a^erà 
ricevuto . 

XXVI IL  Che  can)ati ,  che  faranno  li  detti  paoli  ^  isf  pia^ 
fire  coniate  datti  Cajfoni  nel  modo ,  ^ft^me  di  foprqy^fiia  in 
arbitrio  di  S.A.y  0  de"  fwti  Miniflri .  w>ler  p}:g\i^re  M  d^ttd 


•        -T 


/  DucaVL  b  ultimo  d'Ukbino  Gap.  IV#      2p| 

^        moneta ,  àt  renderli  tanti  paoti , .  e  teloni ,    o  altra  moneta , 

che  fojfero  d'  accordi ,    et   non  f  tacendo  a  detta  A. ,    o    fuoì 

Minìftri  pigliare   detta   moneta  y  fi  a   lecito    a    ejfo  Con  a.  dì 

.  walerfene  a  fuo  piacere^    e  portarle   anco  fuori   dello  Stato 

di  S.  A.  S. 

XXIX.  '  Che  per  ójferiuinza   di  tutte  le  pred.  cpfe  ,  ^  nonf^ 

folo  ejfo  Sig.  Marcello  s^  obblighi  al  ttitto  ^    ma  procuri^   the 

tra  8  giorni   il  Sig.  Lutif  Baldajfini  fuo  Tadre^    iff   il  Sig* 

Francejco  Gentili  d^  Ancona  rattifichino  effettualmente  in  for* 

ma  probante  a  loro  fpefe  tutti  li  detti  Capitoli ,  àt  inflrumeri^ 

^i  da  far  fi  y  iff  al  tutto  fi  obblighino  in  folido  ,  t  come  prin^ 

cipali  y  tanto  tra  fé  me  de  fimi ,    quanto    con  ejfo  Sig.  Marcete 

'/>,    come   anco   ejfo  Sig*  Marcello  s'intenda  obbligato  con  t$ 

fnedefimi  in  folido ,  ér  come  principale  (Iste. 

XXX.  Si  dichiara  ancora  fotto  li  28.  Maggio  di  colere 
ajfolutamente  battere  nella  Zecca  di  S>  A^  S.  le  Uh.  ijoo^ 
d*  argento  in  monete  fniflurate  ^.  per  la  dichiarazione  delle  qua^ 
li  a^cva  tempo  tutto  il  proffìmo  mefe  di  Settembre  con  ob^ 
bligo  di  più  vattere  nella  me  de  firn  a  Zecca  in  una ,  0  più  'voU 
te  dentro  lo  fpazio  di  11.  mefi  ^  da  cominciar  fi  il  prof/imo 
mefe  di  Giugno ,  &  finir  fi  werfo  il  fine  del  mefe  di  Aprile 
160^.  altre  lib.  1000.  d*  argento  mifturato  per  fpenderfi y   e 

.  deBinarfi  per  Legante  conforme  alle  Capitulazioni  contenute 
come  di  f opra  in  tal  materia  y  e  ne W  altro  Inflr omento  fatto 
fopra  fimili  monete  • 

XXXI .  Che  tal  moneta  mifturata  così  di  lib.  2500,,  w- 
me  di  lib.  looo,  debba  ^valere  in  bo::tà  d'  argento  almeno  uno 
per  cento  più  di  quello  farà  defcritto  in  effa  con  facoltà  di 
fare  quella  lega  che  più  piacerà  alli  Cond.  y^  in  arbitrio  de 
quali  fia  la  qualità  delle  monete  in  quanto  alla-  figura  y  e 
corpo  piccola ,  mezzana  y  0  grande  in  tutto ,  0  in  parte  per 
tutta  la  fomma  di  lib.  2500*   - 

XXXII.  Che  per  la  battuta  di  lib.  2500.  fi  debba  dare 
alla  Cam.  Ser.  a  ragion  di  1.  per  cento  nel  modo  contenuto 
n eli*  altro  Infiromento  ,  e  per  la  battuta  di  lib.  1000.  fi  deb^ 
ba  dare  a  ragion  di  tre  per  cento  in  moneta  Ven.  bianca  » 
fecondo  quella  'valut. ,  che  farà  defcritta  nelle  monete ,  che 
fi  batteranno  di  tal  materia  y  e  nftn  battendofi  così  Uh.  2500.;! 

O  o  2  come 


N 


igi  Dbllb  Moneti  i>i  Frahc^M.ILdbli a  Rovbrs 
iome  le  Uh.  loòo. ,  Jtano  li  Cond.  farimente    obbligati  dare 
la  medejima  ree  agnizione  in  detta  moneta  a  ragion  di  i.  fer 
tento  fer  le  Uh.  2500.,    ^3.   fer   cento  fer   le   Uh.  1000., 
tome  fé  la  moneta  f offe  fiata  battuta  » 

XXX  li L  Che  dette  monete  debbano  a^ere  fer  imfronto 
da  una  banda  V  arme  di  S.  A.S.^  e  dall'  altra  banda ,  oltre 
r  imfronto  denotato  nelV  altro  Infiròmento  in  tal  materia ,  0 
un  Santo  togato^  0  in  altra  forn^a  con'ven.y  0  la  tefia  di 
S.  A.  con  le  lattuche ,  0  fenza  ,  O'wero  /'  imfrejftone  d' un 
Leone ,  o^'vero  la  Statua  di  S.  A.  armato ,  come  meglio  fa^ 
rerà  in  tutto  y  o  in  farte  alli  Cond.  con  farticifazione  feri 
ielli  Minifiri  di  S.  A.  S. 

XXXIV.  Che  dentro  lo  ffazio  delli  fofrad.  11.  me  fi  nifn 
debbano  li  Minifiri  di  S.  A.  fer^netterCy  che  altri  nello  Stato 
di  S.  A.  fojjl  battere ,  0  far  battere  forte  alcuna  di  moneta , 
che  tenghi  mifiura  ,  ne  fimile ,  ne  di'verfa  neff.  accettuata , 
eccetto  che  fé  fi  do^veffe  battere  alcuna  moneta  fer  ufo  dello 
Stato  di  S.  A.y  e  non  fer  altri  luoghi  fuori  d' Italia . 

XXXV.  Che  'volenao  li  Cond.  battere  in  detto  ffazio  di 
W.^mefi  fomma  maggiore  Jelle  dette  Uh*  3500.  lo  foffano 
fare  in  quella  quantità  ^  che  fià  loro  fiacerà  con  ricog,  di  g* 
fer  cento  di  quel  di  fiù  ,  che  batteranno  nella  medefima  mo* 
neta  Veneziana ,  e  nel  modo  detto  di  fofra . 

XXXVI.  Che  ^volendo  detti  Cond.  battere  nella  medefima 
Zecca  in  ffazio  di  me  fi  \%.  da  cominciarfi  dalla  celebrazione 
deW  Ifiromento  Ongari ,  cioè  monete  d'  oro  alV  Ongarefca  fino 

la  fómma  di  25.  mila    ^'  ' '    ^^  ^ •  --  -      ?  i  /•  #•  /• 

deir  Ongaro  ,   lo  fofftn 

de gV  Ongari  debba  effe 

Santo  armato ,  e  togato ,  0  fenza ,  o'wero  la  Statua  di  S.  A. 

armato  con  il  cafo  fcoferto  ,  come  meglio  f  arerà  in  tutto ,  o 

in  farte  ad  effi  Cond.  con  fartecif azione  dt'  medefimi  Mini-- 

Siri  di  S.  A. 

XXXVII.  che  occorrendo  ^  che  gì*  Ongari  fodero  fer  gè* 
nerale  sbanditi  in  ffazio  di  tre  anni  da  cominciarfi  il  giorno 
della  celebrazione  dell^  Infiròmento  in  quefia  materia  debbano 
li  Condutori  rìfigliarfeli  fer  quel  f rezzo  y  che  galera  V  oro 
nel  temfo  faranno  loro  refortati  £er  refiitnirli  &c. 

XXXVIIL 


e 


Duca  VI.  £  ultimo  d^Urbino  Gap.  IV»      19 j 

XXXVIII.  Che  fiano  obbligati  detti  Coni,  battendo^  e 
non  battendo  detta  fomma  d*  Ongari  25.  mila  di  battere  im 
detta  Zecca  dentro  detto  Jpazio  di  me  fi  18.  Scudi  16.  mila 
d'  oro  in  oro  in  una^  0  pk  'volte  di  bontà  di  carati  22.  di 
fefo  di  102.  alla  libbra  con  queW  imfronto^ ^  che  piti  gradirà 
a  S.  A.y  àf  non  battendoli  in  detto  tempo  pojfano  li  MinifiA 
di  S.  A.  farli  battere  a  tutte  fpefe  ,  é^  intere fft  di  detti  Cond. 

XXXIX.  Che  non  debbano  anjere  li  Cond.  rimedio  alcu* 
no  ne  in  bontà  ^  ne  in  pefo  tanto  neW  ongaroy  quanto  nc^ 
Scudi   d'  oro . 

XXXX.  Che  fia  lecito  alli  Cond.  fpaccìare  per  lo  Stat(^ 

di  S.  A.  così  gì*  ongari ,    come  li  feudi  d^  oro ,    intendendofi 

ciò  per  gV  ongari  ogni  evolta  che  non  fiano  proibiti  per  gene^ 

rale ,  e   che  non  poffino  mandarli  fuori  don)e  più  loro  tornerà 

fen%a  punto  di  diff. ,  dopo  fatto  li  debiti  faggi  iste. 

XXXXL  Che  battendofi  da  Cond.  fomma  maggiore  d*  on^ 
gari  della  già  detta  num.  25.  mila  debbano  battere  ancora 
de'  feudi  d'  oro  a  porzione  raguagliata  a  num.  25.,^  num.  idu 
fenza  dare  per  quejle  battute  d*  ori  ricog.  alcuna  alla  Cam. 
Ser.  etiamdio  battendofi  qualfi^vbglia  fomma  notabile  •  Ùtc 

XXXXII.  Che  non  debbano  li  Miniffri  di  S.  A.  dentro 
lo  fp  a  zio  di  detti  mefi  iS.  permettere  j  che  altri  batta  ^  0 
faccia  battere  nello  Stato  ai  S.  A.  quantità  alcuna  d' onga^ 
ri  &c. 

XX  XXI  IL  Che  nel  re  fio  circa  al  gon)erno  della  Zecca 
s'  intendano  qui  per  efprejji  li  Capitoli  ^  (jp*  contenzioni  conte* 
nuti  nell'  altro  Infiromento  di  Zecca  iste. 

XXXXIV.  Et  per  V  offer^anza  di  tutte  quefle  cofe  /  of^ 
f eri f ce  far  ratificare  come  principali  ist  in  folido  il  Sig.  Tran^ 
cefco  óentili  d' Ancona  y  &  il  Sig.  Lutio  Baldaffini  da  Si^ 
mgagUa . 

La  prima  qualità  di  moneta  fu  adunque  di  libbre 
2500  d'argento  in  monete  mifturate  non  per  T  addietro 
battuta  ;  e  ciò  per  comodo  non  già  del  proprio  Com- 
mercio ,  ma  per  contrattarle  nel  Torto  di  ?  efaro ,  0  man-- 
darle  per  Corrieri ,  0  per  barche  a  Venezia ,  ist  in  Ancona 
per  fmartirle  per  Legante  (201)  ,  et  fuori  d' Italia ,  &  non 
li^^ 

(loij  Anche  in  Tofcana  bauevanii  fimili  monete  per  Levaste  4'  jnferior 


i94  Dhli-b  Monbtb  diFranc.MJLdeila  Rovere 

a  Jta  hcito  di  ffcdìrU  in  Italia  in  modo  alcuno  ,  anzi  con 
efpreifo  obbligo  in  cafo  che  dette  monete  miftiirate  ritornaf- 
fero  fer  qualjrvoglia  tempo  nello  Stato  di  S*  A.  S.  detto  Con-* 
duttore  fia  obbligato ,  come  fi  obbliga  di  riftgliarfi  dette  mo^ 
nete ,  e  pagare  alli  padroni ,  che  V  a^vejfero  ,  //  pre%%o  ch^  e 
noto  in  effe  mvnete ,  le  quali  poi  fubito  le  debba  fondere  .  Do- 
vevano cflTere  qucfte  monete  d'  argento  con  lega  dì  un  ter* 
xo  di  rame  con  più  uno  per  cento  di  argento  ài'  anco  mag- 
giore quantità  purcht  non  arridi  alle  no've  leghe .  Il  fuo  im- 
pronto fu  prefcritto  che  fpfle  da  una  banda  V  arme  di 
S.  A.  S.^  e  dalV  altra  hflnda  uno ,  o  più  Santi  togati^  o  in 
altra  forma  contenuto  ^  o  la  tefla  di  S*  J*  con  le  lattuche , 
o  fenza ,  on)n)ero  V  impreffione  d' un  Leone ,  o^^ero  la  Statua 
di  S.  A.  armato ,  come  meglio  parerà  in  tutto  ,  o  in  parte  alli 
Conduttori  con  partecipazione  però  delli  Minijlri  di  S^  A.  S. 
Njtlla  qual  moneta  n)i  fia  fpecificato  II  ^valore  di  effa  ,  fiano 
di  'valore  d' una  fedicina  ^  di  due  fedìcine  ,  di  fei  fé  dicine  ,  (st 
Moneta  da  quattordici  quattrini  (st  fia  anche  ad  eletiove  di 
detto  Sig.  Baldaffino  battere  quella  forte  delle  fopraddette 
monete  che  più  gV  aggradirà  . 

Premefle  tali  notizie  chiaramente  fi  viene  in  cogni- 
zione, che  una  di  quelle  monete  battute  per  fpaciarfi 
in  Levante  di  quella  di  argento  con  lega ,  intagliata  al 
num.  XXV. ,  che  è  rariffima ,  e  per  così  dire  (ingoiare , 
la  quale  fi  trova  nel  Mufeo  Olivieri ,  poiché  nel  diritto 
porta  impreflb  V  arme  Ducale   attorniata  del  Tofone ,   e 

all^ 


lega  delle  folitc  a'batterfi  in  quella  Zecca,  e  fpenderfi  nella  Tofcana.  Due  fra 
k  altre  ne  riporta  Ignazio  Orfini  nella  Storica  delle  Monete  de*  Granduehi  di 
Tofcana .  \j3i  prima  alla  pag.-^p.  num.  XXVL  cosi  la  dcfcrive:  ^Ertendo  ftata 
„  fetta  richlefta  al  Granduca  Ferdinando  da  alcuni  Mercanti  di  Levante  di  far 
,9  coniare  alcune  monete  nella  fua  Zecca  d' in/erior  qualità  d'  argento ,  fu  loro 
^  accordata  folto  nome  della  Zecca  di  Più ,  e  con  mettervi  attorno  la  valuta  ; 
,.  fi  oITerva  adunque  quella  moneta  fimile  al  Giulio ....  coli*  arme  del  Grandn- 
,}  ti^s  la  folita  iicrizione,  t  nel  rovefcio  il  Giglio  arme  di  Firenze  con  le  let- 
»,  tere  attorno  M^eta  per  Levante  da  Soldi  io  Fifa .  Pochiffime  fé  ne  fono  pò,» 
.  „  tute  vedere,  mentre  che  per  etfcre  d'una  lega  tanto  inferiore  non  tornarono 
„  in  ouefti  Paefi^.  L'altra  fegnata  al  num.  XXV IL  „Fu  fatta  coniar  ancor 
„  quella  coir  iftetfa  ordinazione  della  fopraddetta  defcritia,  che  fra  effa,  e  U 
9,  prefente  poca  differenza  vi  fi  oflerva,  folo  nel  rovefcio  vien  cambiato  il  Gi«* 
>»  glio  in  una  figura  in  piedi  con  coltello  nella  mano  deftra  in  atto  di  ferire 
H  r.aiìra  genuflefla  in  auo  di  chieder  pietà ,,  « 


Duca  VL  b  ultimo  d*  Urbino  Gap.  IV.      2$^j 

allMmorno:  FRAN.  MARIA  IL  VRBI.  DVX  VI.  ET., 
e  nel  rovefcio  due  non  fo  quali  Santi  con  V  epigrafe  : 
MONETA  DE  DOI  8EDICINI ,  cioè  moneta  da  due 
Sedicine ,  che  è  lo  fteflb  che  dire  moneta  da^  Quattrini, 
trentadue.  Se  ne  fiano  ftate  battute  del  valore  di  una 
Sedicina ,  e  da  (ci  Sedicine  non  ho  alcun  fondamento 
d'  aflerirlo ,  poiché  non  fé  n'  è  veduta  alcuna  per  quanto 
io  fappia .  Non  fon  però  lungi  dal  credere ,   che    una  di 

3 uefte  rare  monete  di  maggior  valore  fia  la  feconda  in- 
icata  nel  dianzi  efpoi^o  Bando  pubblicato  in  Bologna 
li  4  Agofto  i6i2,  poiché  non  la  ritrovo  defcritta  in  al-- 
cun  de*  precedenti  riferiti  documenti,  ed  é  affai  diverfa 
nel  valore  dalle  altre  monete  di  cotefta  Zecca.  Da  una 
parte  aveva  il  Duca  armato  con  la  fpada  in  pugno,  co* 
me  fi  prefcriye  ne'  fuddetti  Capitoli ,  e  dall'  altra  un'  ar* 
me  del  detto  Duca. 

.  La  feconda  fpecie  di  moneta ,  che  il  detto  Zecchiere  . 
il  obbligò  battere,  furono  150  mila  Paoli  della  medefima 
lega  ,  bontà  ,  e  pefo  che  furono  quelli  faui  battere  da* 
S.  A.  con  l'impronto  di  S.  Francefco  da  una  banda  y  e  dall^ 
altra  V  arme  ai  S.  A.  Uno  di  elfi  Paoli  mi  dò  a  credere 
che  fla  quello ,  che  ha  lo  Stemma  del  Duca  attorniata 
dair  Ordine  del  Tofone  ,  come  nella  precedente  moneta , 
poiché  onorato  il  Duca  di  tal  Ordine ,  fi  dee  credere , 
che  forte  fubito  indicato  nelle  fue  monete*  Vedafene  il 
tipo  al  num.  !^XVI. 

La  terza  qualità  di  moneta  fu  di  coniare  40  mila 
Tiajlre  da  Paoli  io  ì  T  una  della  medefima  lega ,  bontà ,  e 
pefo ,  eh'  erano  li  fuddetti  Paoli .  Fu  auelta  pure  una 
riuova  fpecie  di  moneta  non  per  àliche  oattuta  in  quefli 
Stati,  poiché  era  di  maggior  valore  di  quelle  coniate  per 
lo  paffato ,  e  'finiìlè  agli  Scudi  di  Roma,  ed  ai  Ducato- 
Hi,  che  ufcivàiió^  dalk^altre Zecche i^i' Italia ,  e  perciò  in 
una  nota  di  monete ,  che  avevano  corfo  in  Bologna , 
li  6  Settembre  1^04  fi  chiama:  Scudo ^  0  Bucatone  d'Ur^ 
bino  di  fefo  (arati  i6^.  In  un  Bando  pubblicato  pure  iiy 
detta  Città.  Kij  Febbraro^  1Ì507  fi  vsimulo  ^Scudé  d' ar^ 
gento  d^  Urbino  -ì-  ■■  -i  ^»  ..n-Vir  hi^'  'mi  ti.  1  .u  -r,       iir^j^  %é^  ^ 

e  lo 


/ 


~\ 


II 


y 


\ 


2p6  DelLB  MoMBTB  di  FRANC.MJItDBLtA  RoVBRB 

c  io  Scudo  J' argento  di  Roma  d4  io.  Fao/i  —  //>.  4.  5.  8»~ 
rtel  poc*  anzi  riferito  Bando  del  161 2  abbiamo  qual  fofle 
1*  impronto  di  eflb  ^    Scudo  d'  Urbino   da   una   banda  5*.  -4. 
armata   con   la  ffada    in  fugno^    dall'  altra    un  Arme    dì 
S.  A.  i'  — — \ — Uri  4.  3* 

La  Scudo   di  Roma   da  io.  Vaoli —  lir.  4.  3.  2. 

E  finalmente   nel   in   altro  Bando   delli    6  Giugno   1631 

//  Bucatone  di   Venezia  ,  Milano  ^  Tarma ,  Manto<va ,  I/ir- . 
bino  y    e  Lucca  — r — — ^ \ lir.  5 .   . 

Dovendo  effere  la  détta  Piaftra  detta  anche  Scudo,  o  Du^. 

catone  del  pefo  di  Paoli  io|,   eh*  è    di  grani  684^  ar^ 

gento  di  bontà  oncie  11  per  libbra,   avrebbe  contenuto' 

di  fino  grani  527 21,   Ma   convien   credere,   ch'effa  non 

fofle  che  del  pefo   di   grani  552  —   per   confeguenza    del 

valore  di  folo.  diecj:  Paoli  ,.,c;ome  la  vedremo  efprefla- 
mente  formata  in  appreflb,  cioè  (imile  a'  Scudi  ai  Ro; 
ma ,  il  valore  de'  quali  è  ftabilito  in  Paoli  dieci ,  come* 
apertamente  fi  deduce  nei  Bandi  poc'anzi  mentovati.  Né 
poteva  ciò  avvenire  diverfamente  ,  poiché  i  carati  \6g^ 
che  fii  conosciuta  detta  moneta  di  pefo  nel  1604  in  Bolo- 
gna, corrifpondono  a  grani  6^g  Romani,  cioè  {blamente 
tre  grani  di  menp  del  pefp  ^\  dieci  Paoli  y  il  che  fé  fofle 
fiata  di  pefo  di  Paoli  loi  avrebbe  dovuto  pefare  33  gra- 
ni di  più ,  la  qual  differenza  non  poteva  avvenire .  Una 
di  dette  Piaftre  battute  in  tal  tempo  è  quella ,  che  fi  con- 
ferva nel  Mufeo  Imperiale  di  Vienna ,  pubblicata  nel  fe- 
condo Tomo  di  detto.  Mufeo  alla  pag.  312,  dal  qual 
libro  ho  levato  il.  tipo ,.  che  fi  vede  al  num.  XXVIL. 
Rapprefenta  da  una  parte  la  tefta  del  Duca  con  le  lètte* 
re:  FRANCISCVS  MARIA  IL,  e  fotto  il  bufto  MDCIIL 
Dair  altra  lo  Stemma  di  detto  Duca  cjop  T  ifcrizione  ; 
VRBINI  DVX  VL  ET.  C.       .  :V  .        .     i       \; 

La  quarta  qualità  di  moneta  fu  efla  pure  per  la  pri- 
ma volta  data  facoltà  al  Zecchieire  coniarla ,  come  fi  pre-» 
ieri  ve  al  Gap,  .32.  CU  n)oUn4fi.  detti,  (Conduttori  battere  Qnr^ 
^ari^  0oè  tnonue^d\  oro  all\  Qngare^ca  ^d  aÙa^  ^on^ma  Jt^ 

Scu^ 


^ 


Duca  VI.  b  ultimo  d'Urbino  Gap,  IV.      297 

Scudi  25  mila^   di   bontà  di  carati  23  |  del  f olito  fefo  dell' 

Ongaro  lo  fojftno  fare.   Che  V  impronto  da  una  far  te  dehha 

$Jfere  V  arme  dì  S.  A.S.^  e  dall'  altra  un  Santo  armato  ,  to^ 

gato  j  0  fenza  ^  o^yero  la  Statua    di   S.  A.   coronato  con  il 

capo  fcùferto  y   come  meglio  parerà  in  tutto  j    0   in  parte    ad 

#2^  Cond/ifori  con  partecipazione  de'  medefimi  Minijtri  di  S.  A. 

Che  fé  ne  effettuafle  di  cotefta  moneta  la  battuta  è  facile 

.  a  perfuadercelo  >   poiché  fi  praticava   anche  in  altre  Zec* 

che;   ma   non   ho   avuto  la  forte  di  vederne  alcuna   per 

dimoArarne  il  tipo,  forfè  o  perchè  quelle,  cHe  fi  conia* 

rono  5  furono  mandate  in  altri  paefi ,  o  perche  fé  ne  co« 

niò  poca  quantità  ftante  non   aver  il  Zecchiere  obbligo 

di  batterle  • 

Per  ultimo  fi  obbligò  il  Zecchiere  di  dover  battere 
Scudi  16  mila  d' oro  in  oro  di  bontà ,  e  pefo  come  fi 
era  fatto  per  lo  paiTato,  con  queir  impronto ,  che  più 
fofie  di  gradimento  al  Duca  •  Due  Scudi  d^  oro  ho  ven- 
duti ,  che  probabilmente  appartengono  a  quei^a  battuta 
per  efiere  ftata  aflai  viftofa  ;  il  difegno  de'  quali  fi  vede 
al  num.  XXVIII.  e  XXIX.  Il  primo  fi  pofliede  dal  Za- 
netti ;  porta  nel  diritto  V  immagine  del  Duca  con  le  let- 
tere; FRANCISCVS  MARIA  VI.,  e  nel  rovefcio  lo 
flemma  della  Famiglia  della  Rovere  con  le  parole  VR- 
BINI  DVX  VI.  Il  fecondo  fi  conferva  nel  Mufeo  del 
Granduca  di  Tofcana;  Tarme  del  Duca  attorniata  dal 
Tofone  occupa  il  diritto  con  le  feguenti  parole  :  FRANC# 
MARIA  li.  VRB.  DVX  VI.  ET.  C.  Il  rovefcio  rappre- 
fenta  la  rovere  con  la  veduta  del  Montefeltro ,  come  ne* 
Tèftoni  dianzi  defcritti ,  e  V  epigrafe  FERETRIA . 

Oltre  le  fuddette  due  monete  del  valore  di  uno 
Scudo  d' oro  ne  fece  il  Duca  coniare  del  valore  di  quat* 
tro ,  di  fei ,  di  dieci ,  e  di  venti  Scudi  d*^ro ,  come  ci 
lafciò  fcritto  il  Padre  Zacconi ,  il  quale  afierifce  ,  eh'  era«« 
no  di  bontà  dia;  carati;  ma  ciò  non  fuflifte,  perchè  ne* 
poc'  anzi  dimoftrati  documenti  fempre  fi  prefcrive ,  che 
fieno  di  bontà  di  carati  22  ,  e  di  pefo  102  per  lib* 
bra ,  come  fi  praticava  nelle  migliori  Zecche  non  folo 
dMtalia,  ma  d  Europa,  e. per  tali  erano  ricoBofciuti,  ^ 
T.U.  Pp  rice- 


igS  DbLlb  Mokbtb  di  Franc.MJI.della  RoVìrb 

ricevuti  in  commercio ,  come  fé  ne  ha  una  incontrafta* 
bile  prova  dal  più  volte  mentovato  Bando  pubblicato 
in  Bologna  nel  i5i2  ,  poiché  in  efTo  fi  legge:  Scudi, 
d'  Oro  delle  fìamfe  quali  fono  le  fnfrafcrhte  :  Roma ,  Tran* 
eia  y  Sfagna ,  Napoli ,  Geno^va ,  Fiorenz»a ,  Venezia  ^  e  Ur^ 
bino  lir.%.  5.,  ed  in  altro  Bando  parimente  pubblicato  li 
21  Ottobre  1654  fi  tariffano  le  Doble  fanali  del  fefo  ^èc^ 
chio  d ' A'vignone j  Bologna y  &  Urbino  lir.  15-,  il  che.  di-, 
moftra  ad  evidenza,  che  fbffero  battute  in  cotefta  Zecca 
le  Doppie  del  valore  di  due  Scudi  d'  oro  y  ma  fino  ad  ora 
non  ho  avuto  la  forte  di  vederne  alcuna*  Ho  bensì  oifer* 
vato  prefTo  il  Zanetti  la  moneta  XXX.  del  valore  di  quat« 
tro  Scudi.  La  parte  anteriore  di  efla  ci  dimoftra  Parme 
Ducale  attorniata  del  Tofone ,  e  la  folita  epigrafe  FR  ANC. 
MARIA  IL  VRB.  DVX.  VL  E.  C. ,  e  neli'  oppofto  fi 
offerva  fcolpita  la  veduta  del  Montefeltro  come  nelle  an^ 
tecedenti ,  e   neir  efergo  FERETRIA  . 

Del  valore  di  dieci  Scudi  d*  oro  fé  ne  trova  una  in 
Cagli  /  e  due  in  Pefaro  battute  nello  ileflfo  conio  della 
Pialtra  d'argento  dianzi  defcritta  al  num.  XX VII.,  come 
praticavafi  anche  in  altre  Zecche. 

Delle  Doppie  da  venti  Scudi  farà  probabilmente  quel-» 
la  moneta  d'oro  da  me  non  veduta  giammai,  efiftente 
ilei  Gabinetto  Imperiale  ^  e  pubblicata  nel  libro  delle 
monete  d'  oro  di  detto  Gabinetto  alla  pag.  257,  dal  quale 
ne  ho  levato  il  difegno  intagliato  al  num,  XXXI.  Varia 
foltanto  dalla  precedente  nella  data  dell'  anno ,  poicjpià 
quefta  fu  battuta  nel  MDCIIII. 

Grande  doveva  effer  T  utile,  che  fé  ne  ricavava  dalle 
monete  battute  per  Levante,  poiché  terminata  la  loca* 
zìorie  del  fuddetto  Zecchiere  fi  prefentò  al  Duca  un  cer- 
to  Juda  Baccani  Ebreo  Levantino  per  aver  la  facoltà  di 
batter  cffo  pure  libbre  tre"  mila  della  ftefla' moneta  di 
lega  5  e  fi  obbligò  di  dare  per  ricognizione  tre  per  cento 
battendo  ^  o.  nofl^battendo  la  detta  moneta ,  come  fi  de- 
duce da'  Capitoli  fotto  il  d3  12  Giugno  1604.  Il  dì  1$ 
Ottobre  di  detto  anno  ftabilirono  pofcia  altre  Capitola^ 
2Ìom  da  offervarfi  per  tre  anni>  dalle  qiiali  fi  ricava,  che 

a 


•  *  I 


Duca  VL  h  ultimo  d*  Urbimo  Gap.  IV#      199 

il  detto  Ebreo  fi  obbligò  di  pagare  al  Duca  ne'fuddetti 
tre  anni,  per  la  facoltà  di  battere  detta  moneta,  fei  mila 
Scudi  di  ricognizione ,  come  più  difufamente  lo  efpri* 
mano  i  Capitoli ,  che  fono  i  feguenti . 

AdJt  12.  Giugno  1604.  in  Caflel  Dnrante . 
Copd    de  Ili    Capitoli   della    Zecca    con  Juda    Baccani 

Ebreo  Levantino  • 
I.  Si  permette  a  Juda  Baccani  Ebreo  Levantino  che  pojfa 
fer  tutto  Ottobre  froffttno  far  battere  nella  Zecca  di  S.  A.  S* 
in  Tefaro  Uh.  3000.  di  moneta  mìBurata  ^  nella  qual  moneta 
rui  Jìa  dui  terzi  di  argento  di  leghe  diece ,  «b*  un  terzo  di  ra- 
me ,  della  quitl  miflura  fé  ne  debbano  fare  monete  piccole ,  o 
grande  come  più  aggradirà  a  detto  Baccani ,  quale  promette 
dare  di  recognizione  alla  Cam.  Ser.  3.  per  cento  battendo  ,  0 
non  battendo  la  detta  fumma . 

//•  Che  in  detta  moneta  wi  Jta  defcritto  il  'valore  de  ir 
argento  y  che  è  in  ejfa  non  an)endoJi  in  conjideraiione  ne  il 
rame ,  ne  la  f atura ,  iff  che  i)i  jìa  d  '  argento  un  pii^  per 
cento  con  'valutar  pa^voU  11.  per  grofft  i6. 

III.  Che  in  dette  monete  w  Jia  da  una  banda  V  arme 
di  S.A.  5*-,  ^  dall'  altra  unOy  0  più  Santi  y  o'vnjero  un  Uo^ 

'  mo  armato  con  la  tejla  f copèrta  con  la  fpada  in  mano\  a 
fenza ,  0  la  Ro'vere ,  come  più  aggradirà  a  detto  Baccani . 

IV.  Che  battendo  in  detto  tempo  maggior  quantità  delle 
goao.  libbre  come  di  fopra  jia  obbligato  dare  la  medejima  re^ 

'  cognizione  di  3 .  per  cento  . 

^  V.  Che  detto  Baccani  jia  tenuto  per  il  tempo  che  battè-- 
rà  pagare  il  nolo  della  Zecca  (Sr  tutte  /'  altre  fpefe  di  polzo^ 
narìa ,  cunj ,  0  altre ,  che  occorreranno  per  detta  battuta 
fenza  che  la  Cam.  ne  fenta  danno  in  parte  alcuna  ancorché 
minimo  *  » 

VI.  Quale  monete  battute  che  faranno ,  ji  debbano  fubit0 
mettere  ne  Ili  Caffòni^  &  de  lì  non  le'varle  fenza  l*  inter<ven- 
to  delli  Sig.  Soprajlanti  y  ot  ciò  ji  pojfa  ^vedere  la  qualità^  ist 
quantità  della  detta  moneta.  Le  chia^vi  de'  quali  caffoni  una 
ne  debbano  tenere  i  Sig.  Soprajlanti ^  (ff  l'  altra  fnda  Bac^ 
cani . 

VIL  Che  la  recognizione  del  3.  per  cento  chjt  detto  Bac^ 

Pp  r  cani 


300  Dbilb  Mohbtb  di  Frahc.M.IL  dblla  Rotbkb 

€ani  dà  alla  Camera  fia  tenuto  pagarla  in  tanta  moneta  Ve^ 
ne%iana  bianca  • 

Vili.  Che  dette  monete  non  fi  fojf^no  [fendere  ne  'ven^ 
dere  per  ^erun  luogo  d"  Italia ,  ma  Jolo  fmaltirfi  fer  Le^van- 
te ,  &  in  cafo  tornajfero  in  Italia  fer  quafin)oglia  temfo  ,  il 
detto  Baccani  fia  obbligato  rifigliarle  fer  il  mede  fimo  fre%%o , 
che  in  ejfe  è  notato ,  e  fonderle  • 

IX.  Che  tutta  la  fol%onerta ,  &  altri  ferri ,  d?*  majfa-^ 
tizie  della  Zecca  fono  obbligati  il  Sig.  Gentile  y  &  H  Stg^ 
Baldaf/ino  rendere  alla  Cam. ,  fi  debbano  confignAre  al  detto 
Baccani  fer  inventario ,  ^  ejfo  fia  obbligato  a  rejlituirle  ben 
condizionate ,  &  nel  mede  fimo  modo ,  che  li  fon  Bate  confi^ 
gnate ,  altrimente  fia  tenuto  a  tutta  la  deteriorazione  y  che 
fojjff  in  detta   roba  •       ^ 

X.  Che  tutti  li  cunei ,  «b*  folzonerìa ,  che  detto  Baccani 
faceffe  fer  caufa  di  tal  battuta ,  fia  obbligata  lafciarli  in 
Zecca  gratis.  ^ 

XI.  Che  in  fin  del  temfo  fi  abbia  da,  fare  il  faggio  ge^ 
nerale ,  iff  non  riufcendo  della  lega ,  e  bontà  fofrad. ,  quello 
fi  tro'vaffe  mancare ,  fi  abbia  da  rifare  alla  Cam.  Ser. 

XII.  Che  fer  detto  temfo  non  fi  foffa  dalli  Minifiri  dat 
licenza ,  che  verun'  altro  foffa  battere  moneta  misurata  della 
lega  fofrad. ,  ma  lìolenao  far  battere  di  fiià  lega ,  cioè  da 
otto  leghe  in'  fu  ,  foffino  li  detti  Minijiri  far  battere ,  o  dar 
licenza  ,  che  fi  battino  . 

XII L  Et  fromette  detto  Baccani  fer  V  emolumento  di  }• 

fer  cento  y  tanto  delle  3000.  libbre   battendo  ^  0   non  batten^ 

do ,    quanto  di  quel  ftìi    che    hatteffe  ,    oltre   il  fuo    obbligo  y 

alianti  cominci  la  battuta   dar  fer  figurtà  Mf  Pier  Antonio 

tioffiy   0  Uelìa  da  Recanati  Ebreo ,  &  Banchiero  in  V efaro , 

0  altri  a  foddi^ fazione    delli  Sig.  MiniBri  di   S.  A.  ,  quali  fi 

obblighino  in  foli  do ,  e  come  Princifali  fer  InBromento  giurato 

anco   alla  r  e  flit  u%  ione   delle  robe   di  Zecca  ^   e  deteriorazione 

di   effe ,  fagamenti   di  noliy  ist  cunei  y  ist  folzonerìa   da  la^ 
fciarfi. 

Cofia  delli  Caf  itoli  della  Zecca  con  Juda  Baccani  Ebreo 
Le'vantino  fatti  fottQ  il  di  1^.  Ottobre  160^. 
L  Si  fromette  a  Juda  Baccani  Ebreo  Levantino  che  fojja 

few 


/ 


Duca  VI.  i  ultimo  d'  UiiBiNa  Caf.  IV.      joi 

fer  termine  di  tre  anni  far  battere  nella  Zecca  di  S.  A.  é 
f  efaro  tante  libbre  di  monfta  misurata ,  che  a  darne ,  come 
fi  obbliga ,  3^  jer  cento  di  recognizione  a  S^  A^  fer  caufa  di 
detta  battuta  la  detta  recog.  afcenda  in  fint  delli  detti  tre 
anni  a  feudi  fei  mila  ,  quali  feudi  fei  mila  il  detto  Baccani 
fi  obbliga  pagare  in  mano  del  Teforiero  di  5*.  A.  in  tanta  mo^ 
meta  Veneziana  bianca  ^  e  fare  in  modck  tale  y  che  in  fine  della 
detta  condotta  intieramente  in  dette  mani  fiano  pagati  li  detti 
fei  mila  feudi  come  di  fofra ,  come  anco  quel  pia  che  do'vejfe 
per  la  battuta  maggiore  che  faceffe . 

//.  Hella  qual  moneta  w  fia  doi  terzi  di  argento  di  le* 
ghe  dtece  ^  ist  un  terzo  di  rame ,  della  qual  mtfiura  fé  ne 
debba  fare  monete  piccole  ^  o  grandi  ^  come  piìt  aggradirà  A 
detto   Baccani  » 

///.  Che  in  dette  monete  w  fia  defcritto  il  ^valore  dell^ 
argento  che  farà  in  effa  con  un  piìi  per  cento ,  non  a^endofi 
in  confider azione  in  detto  calore  ne  il  rame^  ne  la  fattura 
con  salutar  Ji  paoli  ii.  per  groffi  16. 

IV.  Che  battendo  y  0  non  battendo  in  detti  tre  anni  tan* 
'ta  quantità  delle  dette  monete  che  a  j .  per  cento  non  afcen* 
defjero  per  recognizione  della  Ser.  Cam.  alli  fei  mila  feudi , 
nondimeno  il  detto  Baccani  fi  obbliga  pagarli  li  detti  fei  mila 
feudi  nel  modo  come  di  fopra  • 

V.  Che  in  dette  monete  ^i  fia  da  una  banda  V  arme  di 
S.  A.y  come  nel  Cap.  3.  dei  Capitoli  antecedenti  col  Bac^ 
cani  étc. 

VI.  Che  battendo  in  detto  tempo  maggior  quantità  di 
dette  monete  che  a  i.  per  cento  afcendeffero  più  di  feudi  fei 
mila  che  dà  per  recognizione  a  S.  A.  da  quello  in  fu  di  pii 
che  battejfe  il  detto  Baccani  fia  tenuto  y  come  fi  obbliga  di 
dare  y  parimente  3.  per  cento  di  recognizione  alla  Ser.  Cam., 

VIL  Che  il  detto  Baccani  fia  tenuto  per  il  tempo  che 
batterà  pagare  del  fuo  il  nolo  della  Zecca  &  fare  tutte  l'  al* 
tre  fpeje  ai  polzonarìe  y  cunei  y  o  altre  di  qualsivoglia  forte 
che  occorreranno  per  detta  battuta  ,  fenza  che  la  Ser.  Cam. 
ne  fenti  danno  in  parte  alcuna ,  ancorché  minimo  y  ne  pefo  ,  a 
fpefa  di  forte  alcuna  ne  per  queffo  ne  per  altro ,. 

Vili.  Q^ali  monete  battute  y  che  faranno  &c.^  come  nei 
Capitoli  antecedenti  del  Baccani  num.  VL  IX^ 


jci  Dexlie  Monete  di  Franc.MJI.deILA  Rovere 

IX.  Che  idette  monete  non  fi  fojflno  [pendere  ;   come  nei 
fuddetti  Cafitòli  nnm.  Vili. 

X.  Che  detto  Baccuni  fia  obbligato  in  fine  della  condotta 
rendere  alli  MiniBri  di  S.  A.  tutta  la  polzanerìa ,  &  altri 
ferri  5  cb*  MaJ[fari%ie  di  qualfi'vogUa  forte  della  Zecca ,  che  lut 
pr  inventario  re f  refe  dal  Sig.  Francefco  Gentili ,  &  Sig*  Mar- 
cello  Baldajftni  ben  condizionate ,  &  della  medefima  qualità  ^ 
che  lui  le  frefe  a  bontà ,  e  flima  \  isf  f^^ò  fi  abbia  relazione 
all'  inventario  fatto  allora  di  detta  confegna ,  altrimente  fia 
tenuto  alla  deteriorazione  in  detta  roba .  . 

Xh  Che  tutti  li  cunei  ^  ist  folzonaria  ;  come  nei  detti 
Captoli  num.  XL 

XIL  Che  in  fine  del  temfo  fi  abbia  a  fare  iste.  ;  come 
nelli  Beffi  Capitoli  num.  XIL  .     . 

XIII.  Che  fer  detto  temp  non  fi  fojfa  dalli  Minifirt 
di  S.  A.  iffc;   come  nei  Capitoli  antecedenti  num.  XIIL 

XIV.  Inoltre  il  detto  fuda  Eaccani  in  ffatio  delli  tre 
anni  promette  ^  &  fi  obbliga  di  battere  nella  Zecca  dt  Te  faro 
feudi  12.  mila  di  buona  moneta  di  oro ^  iff  argento^  cioè  fcu- 
di  doi  mila  d'  oro  in  oro  per  ciafcheduno  anno  ,  che  tn  tutto^ 
faranno  feudi  6.  mila  fimili  di  carati  ventidoi ,  di  fefo  cento 
doi  alla  libra  con  quell' impronto  y  che  fiit  agradirà  a  S.A.o» 

XV  Quali  feudi  d' oro  non  debbiano  a^vere  rimedio  alca- 
no  ne  in  bontà ,  ne^  ^n  fefo . 

XVI.  Il  reftante^  che  fono  altri  6.  mila  feudi  fino  alla 
fomma  di  12.  i mila  il  detto  Baccani  promette  batterli  in  detto 
tempo  j  cioè  doi  mila  P  anno  in  piaftre  di  paoli  xo.  l*  una  ^  0 
in  teffoni  ^  0  in  paoli  ^  come  ptù  farà  comandato  da  S.  A.*^ 
quali  monete  fiano  di  leghe  undeci ,  (b*  ne  radino  a  ragione 
di  paoli  106.  alla  libra  refpetti^amente  y  ist  fi  faccino  con 
l  '  impronto  folito  . 

XV IL  Quali  monete  non  abbino  rimedio  alcuno  in  bon^ 
ta  y  &  nei  pefo  mezzo  dinaro  folo  per  libra ,  iff  queito  rtme^ 
dio  folo  fi  concede  a  fine  che  per  poca  co  fa  non  fi  abbino  ^ 
guaftare  le  monete  già  fatte ,  ma  nella  prima  colata  y  0  alla 
più  longa  nella  feconda  debbia  il  detto  Cond.  refare  detto 
mezzo  dinaro ,  acciò  nel  faggio  generale  dette  monete  riefcht- 
no  di  leghe  11.,  ^  a  106.  la  lib. 

XVIIL 


Duca  VI.  i  ultimo  d*  Urbino  Caf.  FV.      30J 

XVII I.  E^  però  il  detto  Conduttore  fi  obbliga  in  fint  di 
detta  condutta  di  ejfere  fottopoffo  al  faggio  generale ,  è*  cafo 
il  dettò  faggio  generale^  li  feudi  d'  oroy  fiajlrej  tefiom^  & 
;pauli  non  riufc'^ero  delti  carati  y  leghe  ^  &  fefo  ref^ettinja^ 
mente  come  di  fofra  in  tutto  quello ,  che  mane  afferò  debba 
andare  in  bene  fitto  della  Ser.  Cam.  ,  (s^  non  del  Cond. 

XIX.  Delle  quali  monete  qui  di  fofra  effo  Cond.  non  n€ 
ubbia  dare  recog.  alcuna  alla  Ser.  Cam. 

XX.  Mt  in  cafo  che  il  Cond.  in  detto  temfo  di  tre  an^ 
ni  y  et  nel  modo  come  di  fofra  non  a'vejfe  battuto  in  tutto  y 
0  in  jfarte  la  detta  moneta  fia  lecito  alti  Sig.  Miniflri  Cam^ 
farla  battere  ad  ogni  danno ,  f^efa ,  ist  intere ffe  del  detto 
Cond. 

XXI.  Quali  feudi  d^  oro  i  fiafire  y  tefloniy  e  fauliy  che 
il  detto  Baccani  batterà  fia  obbligato  y  'volendo  le  dette  mo* 
nete  S.  A.y  dì  darle-  ^er  il  giufto  fre%%Oj^  ist  che  farà  d*  ac" 
cordo  con  li  Sig.  Mintftri .  '  '  '      ' 

XXII.  Et  promette  anco  il  detto  Baccani  per  fare  qule^ 
fia  battuta  di  far  fare  di  fuo  le  polmonarie y  cuneiy  et  tutto 
quello  y  che  occorrerà ,  fenza  che  la  Cam.  Ser.  ne  fenti  dan* 
^0  y  ne  incomodo  alcuno  y  li  quali  cuneiy  iff  polt»onarie  al  fin(k 
della  condotta  fia  obbligato  lafciarli  in  Zecca  gratis . 

XXI IL  Et  per  l*  offer'vazione  di  tutte  le  foprad.  tofe , 
e  Capitoli  iffc. 

Le  monete  dunque,  che  il  detto  Ebreo  ebbe  facoltà 
di  battere  per  pofcia  fpaciarle  nel  Levante  furono  infe'^ 
riori  àx  lega  alk  battute  per  lo  palTato,  poiché  le  ante** 
fedenti  dovevano  contenere  di  bontà  due  terzi  di  argen* 
to ,  &  una  di  rame  con  più  uno  per  cento  di  argento  ^ 
&  anco  maggior  quantità  5  purché  non  arrivalfe  alle  nove 
leghe,  e  quelle'  gif  fu  pérmelTò  di  farle  di  bontà  di  due 
terzi  di  argentò  di  leghe  dieci ,  ed  un- terzo  idi  rame  con 

Siù  uno  per  cento  ttì  argento  .  Rifletto  al  cònio  gli  fti 
ata  facoltà  di  farlo  piccolo,  o  grande  còme  più  gK 
foflc  ftato  di  piacimento,  purché  vi  ifofle  defcritto  il' va- 
lore  deir  argentò,  e  che  aveffe  da  una  parte  Parme 
del  Duca ,  dall'altra  uno ,  o  più  Santi ,  ovvero  un  Uo- 
mo armato  con  la  tefti  ^fcòperta   con  la  fòàda  in  rttano> 

o  len- 


\ 


\ 


304  Dsiis  MoKETB  DI Franc*MJLdblla  Rovbrb 

o  f^nza ,  o  ia  rovere ,  come  più  gli  fofle  a  grado .  Da 
ciò  chiaramente  fi  deduce,  che  alcune  delle  monete  da 
quello  Zecchiere  battute  furono  quelle  che  ho  fatte  in- 
cidere nella  feguente  Tavola,  le  quali  fi  credono  affai 
pregevoli,  e  fi  trovano  preffo  il  Zanetti. 

La  XXXII.  contiene  nel  diritto  Tarme  Ducale,  co- 
me  quella  al  num.XXV*,  ma  fenza  ilTofone;  e  nel  ro* 
vefcio  r  ifteffe  figure  ,  ma  con  diverfa  ifcrizione ,  la  quale 
indica  il  fuo  valore,  cioè  due  quattrini  di  meno  delle 
altre:  MONETA  DA  QVATTRINI  TRENTA- 

La  XXXilL  è  fimile  alla  precedente  a  riferva  delle 
figure  dei  due  Santi ,  che  fono  differenti  « 

Molta  maggior  diverfità  s^  incontra  nel  rovefcio  della 
XXXIV.  vedenBofi  in  vece  de'  due  Santi  la  rovere  • 

Oltre  le  defcritte  monete  l'accennato  EbreQ  nei  fé* 
condi  Capitoli  fi  obbligò  di  battere  fei  mila  Scudi  d' oro 
dello  fteflb  pefo ,  e  bontà ,  che  i  coniati  per  lo  paffato  • 
Qual  foffe  di  quéfti  il  conio  non  ho  alcun  lume  per  ri* 
kva^lo . 

Cosi  pure  altre  fei  mila  Scudi  in  Piaffre  da  Paoli  Ucci 

l*  una  y  0  tnTcJìoniy  0  in  Paoli  ^  come  viù  farà  comandato  da 

S.  A. ,  aftitli  monete  Jiano  di  leghe  undici  ^  e  ne  'vadino  a  ra^ 
'      "     '"  '^  '^  faccino 

moneta 
che   la 

Pia^ra  fia  da  Paoli  diecir>  quindi  è  che  la  già  defcritta 
9\  num.  XXVII.  farà  fkta  hior  di  dubbio  anch'  effa  d; 
jegual  valore ,  perchè  fé  fofle  ftata  di  valore  differente  fa* 
rebbefi  ordinato  il  conio  eziandio  differente  per  difliyi* 
guerla  da  quella.  Siccome  la  ^^fcritta  Piaftra  porw  l'an* 
no  che  ufcì  dalla  ^ecca ,  così  coorviei^  credere ,  che  quelle 
coniate  da  quefto  Zecchiere  aveffero  ;1'  impronto .  conte  il 
difegno,  ch«  fi  vede  al  num.  XXXV,  levato  da  una  di 
dette  monete ,  ma  in  rame. ,  che  fi  conferva  nel  Mufeo 
Olivieri  •  In  effa  fcorgefi  nel  primo  campo  il  Duca  poi 
Tofone,  e  le  lettere:  FRANCISCVS.  MARIA  IL  Neil- 
pppoAo  lo  Stemma  delln  fawigli^  deUa  Rovere  coi^  at- 
torno :  VRBINI  PVX  VX,  ET-  Q        , 

Dblli 


Duci  VI.  I  viTiMO  d'Umiho  Cay.IV.      30J 


MI.  .Q.q  ?'"•*" 


^o6  Delie  Mohetb  di  Frakc.M  JLdell a  Roveri 

Delle  Monete  fatte  coniare  in  Urbino. 

Terminato  il  tempo  prefìflb  alla  locazione  del  fud-» 
detto  Zecchiere  fi  chiufe  la  Zecca  in  Pefaro ,  e  fi  trafpor- 
tò  in  Urbino  nell'anno  1605.  Per  non  interompere  per* 
tanto  il  corfo  cronologico  paffaremd  ad  oflervare  le  mo* 
nete  ivi  battute  per  pofcia  ritornare  a  quelle  di  Pefaro  • 
Quando  e  perchè  il  Duca  facefle  aprir  la  Zecca  in  Urbi^ 
no  ce  lo  addita  il  più  volte  mentovato  Padre  Zacconi 
nella  fua  Cronica  con  le  feguenti  parole  :  yy  Né  perchè  il 
jf  Serenifllmo  Sig.  Francefco  Maria  !!•  a  giorni  noftri  po'- 
,,  chi  anni  fono  facefle  batter,  e  cugnar  monete  in  Ur- 
>,  bino,  facendovi  batter  Piaftre  Ducali  da  uno  Scudo 
5,  r  una ,  mezze  Piaftre ,  Giulj ,  e  Grofletti  piccoli ,  e 
9>  che  rabbino  gli  Urbinati  battute  mai  per  T innanzi, 
9,  e  per  antica  ufanza  fotto  detti  Sereniflìmi ,  mentre  fo* 
^,  no  ftati  Signori  noftri,  che  facendolo  S.  A.  folo  per 
yy  degna  memoria  del  battefimo ,  che  vi  fu  dato  dal  Se« 
yy  renifllmo  Federico  ultimo  Principe  di  tal  cafato,  fami- 
5,  glia,  e  ftirpe ,  fempre  innanzi,  e  dopo  e' ha  voluto,  e 
„  bifognato  far  batter  moneta ,  ne  V  ha  fatta  batter ,  e 
„  cugnar  qui  in  Pefaro,  e  non  altrove.,.  Dai  Capitoli 
che.  fi  ftabilirono  col  Zecchiere  Francefco  Tinto ,  e  Com*» 
pagni ,  che  in  appreflb  riferirò  fi  viene  maggiormente  in 
cognizione  della  qualità ,  e  quantità  delle  monete  in  quC'* 
ila  occafione  battute,  poiché  furono  obbligati  di  far  uaf^ 
fere  nella  Città  d'  Urbino  inf^a%io  di  un  anno  da  cominciar  fi 
dal  frincifio  di  Settembre  Scudi  6q  mila  di  monete  di  Groffi 
nienti  Per  Scudo  y  cioè  di  Scudi  ^^q  mila  de  Groffi y  Scudi  io 
mila  di  monete  da  Groffi  doi  l  *  uua  y  Scudi  i  o  mila  di  mone^ 
te  di  Groffi  10  V  unay  e  Scudi  10  mila  di  monete  da  Groffi 
20  /*  una  di  leghe  10,  e  che  ne  n)  adi  no  a  ragione  di  Groffi 
num.  16')  alla  libbra. 

Qyattio  forte  di  monete  ufciron  dunque  dalla  Zecca 
d*  Urbino  m  tal  occafione.  T)t*  Groffi  267  dovevano  pefa* 
je  una  libbra,  così  ogni  Groflb  farà  flato  di  pefo  di  gra* 
^i  ^5 15  y  ed  eflendo  di  bontà  di  oncie  dieci  avrà  conte- 
nuto di  fino  grani  n^.  Il  tipo  di  elfo,  come  fi  vede  al 


Duca  VI.  b  ultimo  d*  Uabiko  Gap.  IV.       307 

lium.  XXXVL  e  XXXVII.,  è  da  una  parte  Tarme  del 
Duca  con  ali*  intorno  la  folita  ifcrizione;  dall'  altra 
dentro  ad  una  corona  di  rami  di  quercia  le  lettere  : 
I.  GROSSO . 

I  da  ine  Graffi  fono  del  doppio  pefo,  e  valore  del 
fuddetto  Groflb  ,  e  fii  chiamata  G/W/o  ;  e  così  re  fio  in  tal 
tempo  diverfo  il  Giulio  da  i  Faoliy  poiché  erano  quefti 
di  maggior  valore  di  due  Grofli ,  e  perciò  ri  chiede vanfi 
dodici  Giulj  per  dieci  Paoli,  come  vedremo  in  appreflb, 
ed  ora  il  Giulio  fi  conteggia  per  due  terzi  di  Paolo  , 
cioè  quattrini  gif,  quando  altrove  Giulio,  e  Paolo  è 
un  Anonimo  come  lo  era  anche  per  lo^  paflato  in  quefti 
Stati .  Il  conio  è  lo  fteflb ,  a  differenza ,  che  nel  rovefcio 
vi  fono  le  lettere:  2*  GROSSI,  e  nella  parte  inferiore  in 
piccolo  le  lettere  :  L.  X.  per  indicare  la  bontà  dell*  ar- 
gento effer  di  leghe  dieci .  Vedafi  il  difegno  al  num« 
XXXVIII.  L*  altro  fimile  al  num.  XXXIX.  varia  dal 
fuddetto ,  perchè  ha  Io  Scudo  dell'  arme  attorniato  dalla 
-collana  dell'  ordine  del  Tofone . 

Di  quelle  da  dieci  Graffia  o  fiano  mezzi  Scudi  di  pefo 
grani  2;8||  una  di  effe  è  la  XL.,  che  unicamente  ho 
trovata  nel  Mufeo  del  Granduca  di  Tofcana  •  Ci  vien  rap- 
prefentato  nel  primo  campo  il  bufto  del  Duca  con  Tifcri- 
zionc:  FRANCISCVS  MARIA  IL  L'oppofto  ci  dimollra 
io  Stemma  del  Duca  colla  collana,  e  nel  margine  le  pa^ 
role  :  VRBINI  DVX  VI.  ET.  C. ,  e  nella  parte  inferiore 
F  indicazione  del  valore  della  moneta  GR,  X. 

Non  fìi  certamente  di  gradimento  il  conio  della  fud^ 
detta  nuova  moneta  forfè  per  non  effervi  l'indicazione 
della  bontà  dell'argento  creduta  neceffaria  per  effer  mo- 
neta  nuova ,  o  per  qualche  altro  motivo ,  perchè  abbia* 
mo  da*  fecondi  Capitoli,  che.  riferirò,  le  monete ,  che 
do'veDanJi  battere ,  fturono  flambate  con  V  arme  di  S.  A.  Sé 
da  una  banda ^  iff  lettere  dall*  altra  ^  come  fi  è  fatto  nella 
battuta  di  Urbino .  Fu  adunque  mutato  il  conio  di  tale 
moneta ,  che  fu  detta  Fiorino ,  ed  in  effa  nel  diritto  fu 
pofto  lo  Stemma  del  Duca  con  la  leggenda  :  FRANC# 
MARIA  II.  VRB.  DVX  VI.  ET.  C.    Nel   rovefcio   una 

Qjq  i  car- 


/ 


jo8  Dbxib  Mohbtb  di  Franc.M.ILdblla  Rovbr« 

Cartella»  in  cui  è  fcritto  GROSSI  X.»  e  fotto  detta  car* 
tella  L.  X.  iniziale  di  Leghe  dieci ,  e  €on  tal  conio  fi  prò* 
iegui  a  coniarla  in  avvenire.  Vedafi  il  tipo  al  num. XLL 

Affatto  fimile  è  r  altra  da  'venti  Grojp  detta  Scudo , 
come  fi  riconofce  dal  difegno  di  elTa  al  num*  XLII.  »  per- 
chè non  varia  che  nella  indicazione  del  valore ,  leggendofi 
in  quella  :  GROSSI  XX.  L.  X.  ElTa  fi  trova  preffo  di  me 
come  pure  la  precedente .  ^ 

Oltre  le  defcritte  monete  il  P.  Zacconi  aflerifce ,  che 
fi  coniarono  anche  de*  Paoli  •  Ciò  è  facile  benché  non  fi 
deduca  dai  riportati  Capitoli ,  perchè  aveva  il  Zecchiere 
fotto  il  Gap,  18  r  obbligo  di  reftituire  al  Duca  i  dieci 
mila  Scudi  di  Paoli  dieci  per  Scudo  avuti  per  comprare 
gli  argenti  per  fare  detta  moneta  nel  fine  della  battuta 
in  Scudi  feì  mila  di  Paoli  >  e  gii  altri  quattro  mila  in 
tanta  moneta^  che  aveflfe  battuta  a  quel  prezzo,  che  cor* 
reffero  li  Paoli  in  tal  tempo:  fé  fi  coniarono  in  Urbina 
i  Paoli  y  due  di  efli  di  conio  diverfi  fra  loro  faranno  cer* 
tamente  quelli  al  num.  XLIIL  e  XLIV. ,  per  aver  nell' 
efergo  dalla  parte  del  Santo  le  lettere  VR. ,  cioè  Urhini^ 
Ecco  i  Capitoli ,  nei  quali  convennero  le  parti  per  bat* 
tere  le  fuddette  monete  • 

'     Adi  27  Acrile   160^. 
Ha'vendo  ccnmmdato  S.  A.  S.  che   pr  comodità  del  fuot 
Stata  Ji  batti  moneta  d*  argento  di  dieci  leghe .  Di  qui  è  che 
a  Sig.  Minijlri  di  d\  S.  A.  fi  f&no   contenuti  con  Mf.  Fran^ 
tefco   del  Tinto  y  e  Mf.  Troiano   Mainar  di  da  Pefaro  ,  e-  Mjl 
Bald'  Ant^  Bugragni  da  Guhhio^  j  che  fojjtno^  far  h attere  V  in-- 
frafcritte  monete  con  gì'  infrafcritti  modi ^  e  capitoli  ^  e  prima.. 
L  Che-  il  d.  Tinto ,  e  Mainardi ,  e  Bugiagni  fiano  ohhli^ 
gati  y  come  fi  obbligano  di  far  battere  nella  Città  d  '  Urbina 
in  fùazio  d-   un    anno   da  cominciar  fi  dal  principio  di  Sett^ 
proffimo  d*  a^enire\  e  come  feguita  da  finir  fi  di  feudi  6q.  mi* 
la  di  monete  de  groffi  20  per  feudo  y  cioè  di  feudi  30  mila  dcr 
grofft  y  feudi  IO  mila  di  monete  de  groffi  doi  l^  una  y  feudi  la 
mila  di  monete  de  graffi  la  T  una  ,  e  feudi  io  mila  di  mone* 
t^  de  groffi  10  r  una  con  rifer^vurt  all'  udienza   l*  arbitria 
torno  il  dichiarare  fé  maggior  >  0  minor  fomma  delle  d.  mone^ 


Duca  VL  b  ultimo  d'Urbìko  Gap.  IV.      309 

te  contenute  conquesto  caf.  debba  batter  fi  fecondo  che  r  effe^ 
rienza  le  ptoFIrarày  fenza  però  alterare  y  0  minuìre  la  fomma 
generale  delli  60  mila  frofnejjl  da  battere. 

IL  Che  tutte  le  d.  monete  debbano  effere  di  leghe  lo^éf 
che  ne  radino  a  ragion  di  grofft  num.  16^' alla  librale  quel^ 
le  da  IO  grojjì  ^  è  io  /*  una  a  porzione  j  come  di  fopra^  che 
terranno,  ad  ejfere  a  feudi  i^  e  graffi  7  la  lib. 

IIL  Che  debbano  detti  Cond.  far  battere  d.  fomma  di 
feudi  60  mila  in  d.  anno  come  fi  è  detto ,  e  ^volendo  far  bat^ 
tere  d.  fomma  anticifàtam.  le  fia  lecito  farlo  a  lor  f  tacere . 

IV.  Che  fer  recogn.  di  detta  battuta  debbano  li  detti 
Cond.  dare  alla  Ser.  Cam.  feudi  4500.  da  fagarfi  in  mano 
del  Te  foriero  ,  la  metà  in  fine  delli  fei  me  fi  e  l^  altra  metà 
in  fine  de  ir  anno  come  di  fofra . 

V.  Che  non  battendo  detti  Cond.  la  d.  fomma ,  come  di  fo* 
fra  fojfono  li  Sig.  Miniflri  di  S.  A.  farle  battere  a  cofio , 
fpefe  ,  danno ,  <b*  intere ffe  di  detti  Cond. ,  quali  in  ogni  cafo, 
fiano  tenuti  di  fagare  la  recogn.  fofrad.  di  feudi  4500. 

VI.  E  tutto  ciò  che  le  m.  flambate  fer  una  foca  man-- 
canza ,  che  alle  nH>lte  w  fojfe ,  non  fi  abbino  a  guaflare ,  fero 
fi  concede  alli  detti  Cond.  di  rimedio  un  dinaro,  fer  lib.  tanto 
in  bontà  ,  come  nel  fefo  ,  la  qual  mancanza ,  cafo  w  foJfe  ^  li 
detti  Cond.  fiano  tenuti  a  refarla  nella  frima  colata^  che  fa^ 
ranno  y  0  al  fiù  lungo  nella  feconda  y  é^  far  di  modo  tale  y  che 
nel  faggio  generale  y  che  do<vrà  farfiy  come  qui  di  fottOy  non 
i)i  fia  mancanza  alcuna  y  ma  riefchi  la  d.  moneta  di  leghe  io 
<b*  del  fefo  come  di  fof. 

VII.  Che  nella  recomfenfat.  che  fi  datura  fare  fer  il 
mancamento  del  remedio  fi  debba  far  uguale  a  quello ,  che  fi 
è  cannato  di  mezzo ,  cioè  fé  fi  caixarà  lib.  1 00  di  moneta  de 
mn  dinaro  meno  y  0  in  bontà  y  o  in  fefo  y  fé  ne  debba ,  &  net^ 
la  frima ,  0  feconda  ca^oata  y  cannare  altre  lib..  ioa  di  un  di-' 
Ttaro  di  fiif ,  0  in  bontà  y  0  in  fefo  • 

Vili.  Che  li  detti  Cond.  fiano  obbligati  y  e  debbano  fare 
ben  aggiufiare  ciafched.  delle  fofrad..  monete  a  fezzo  fer  fez-- 
%o  y  ist  ciafched.  da  fer  feye  non  infiemey  0  a  Itera  y  altri* 
mente  non  f  off  ano  effer  ea^vate^  ne  ammeffe  fer  buone  dalli 
Sofraftanti  della  Zeeca^ 


jio  DfiLLB  Monete  DI  Frahc.M.ILdella  Rov^kb 

IX.  eh  ogni  fera  s*  abbino  a  riporre  nelli  Cajfoni  della 
Zecca  tutte  le  monete ,  che  faranno  fiate  fiammate  quei  gior^ 
no  j  le  chiami  delli  quali  Caffoni  una  ne  debbano  tenere  li 
Sig.  Sofrafianti  y  iff  V  altra  li  detti  Cond.^  iff  de  li  non  /^* 
nìarle  fenxa  licenza  e  intervento  delli  Sig*\ So fr aitanti^  fatti 
frima  fero  li  faggi  delle  d.  monete ,  (St*  tro^vate  bone  come  di 
fofra ,  Ji  debbano  foi  notare  al  libro  delli  fofrad.  Sofraftan^ 
ti  j  fecondo  r  ordine  folito  da  confervarfi  joi  d.  lib.y  &  fag^ 
gi  in  un*  altra  e  affa  ^  appartata ,  della  quale  i  d.  Sopraftanti 
ne  debbano  tenere  una  chia^ve  y  e  l'  altra  il  Saggiatore  di  d. 
-Zecca  per  fame  poi  a  fuo  tempo  il  faggio  generale  • 

X.  Che  nel  faggio  generale  che  fi  farà  in  fine  dell  '  an^ 
no  delle  foprad.  monete  che  faranno  battute^  li  detti  Cond. 
non  abbino  a  guadagnare  forte  alcuna  di  rimedio ,  ne  in  pefo , 
ne  in  bontà  y  ma  riufcendo  meno  ne  ir  uno  y  o  neir  altro  capo 
tutto  quel  meno  che  riufciffe  detti  Cond.  fiano  obbligati ,  com$ 
fi  obbligano  refarlo  alla  Cam.  Ser. ,  dichiarando  però  che  fé 
tnancaffe  nella  bontà  y  o  pefo  y  o  che  crefceffe  o  in  l^  uno  y  o 
nell*  altro  modoy  fi  abbia  da  diffalcare  y  e  folo  abbino  da  re-- 
fare  quello  che  mantaffe  y  fer^vendofi  per  il  contenuto  del  fé  fio 
eapitolo  • 

XL  Che  il  foprad.  faggio  generale  non  fi  poffa  fare  femà 
/*  internjento ,  ed  affiflenza  delli  Sig.  Soprafianti ,  o  almeno  di  dot 
di  effiy  non  potendoci  effere  per  qualche  impedimento  tutti  tre  p 

XII.  Che  la  Cam.  Ser.  fia  obbligata  dare  alli  detti  Cond. 
feudi  200  correnti  di  groffi  io  per  feudo  per  comprare  le  maf^ 
farte  che  li  faranno  bijogno  per  far  d.  battuta  y  Ì5t  anco  dar^ 
li  fé  wi  farà  in  guaraarobba  polzoneria  che  poffi  fervire  per 
d»  battuta  y  é^  al  fine  di  d.  battuta  li  Cond.  fiano  obbligati 
la f ci  are  alla  Ser.  Cam.  tutte  le  maffaritie  che  avveranno  ufate 
per  d.  battuta ,  quali  debbano  ricevere  per  inventario  ,  e  fii* 
ma  y  con  obligo  di  riconfegnarle  a"  Sig.  Minifiri  nel  fine  ben 
condizionate  y  e  filmate  con  pefo  di  pagare  ti  detrimento  con* 
forme  al  folito. 

XIII.  Che  tutte  r  altre  fpefe  che  occorreranno  fare  per 
caufa  di  d.  battuta  y  come  polzoneria  y  cunei  y  e  qualfin^ogUé 
altra  cpfa  tutte  fi  faccino  dalli  detti  Cond.  fenza  che  la  Ser. 
Cam.  ne  fenta  danno y  ne  incomodo  alcuno  ancorché  minimo. 

xir. 


Duca  VL  b  ultimo  d' Urbino  Ca?.  IV.      jii 

XIV.  Che  tutta  la  folzonerìay  e  cunei  che  detti  Coud. 
li  occorrerà  di  fare  fer  caufa  di  d.  battuta  al  fine  di  d.  con^ 
dotta  y  cioè  dell  '  anno  y  fiano  obbligati  come  fi  obligano  lafciar^ 
li  gratis  in  Zecca  • 

XV.  Che  colendo  li  Sig.  Miniftrì  di  S.  A.  per  benef.  del 
Stato  detta  moneta ,  //  d.  Cond.  fiano  obbligati  aarla  per  quel 
fre%%o  farà  notato  in  effa ,  figliandone  la  saluta  in  altre  mo^ 
nete  fer  quel  corfo ,  che  a  quel  tempo  giomalm.  correrà . 

XVI.  Che  a.  monete  fiano  battute ,  e  fiammate  con  ogni 
diligenza  con  quello  impronto ,  che  da  S*  A.  farà  comandato  ^ 
e  quelle ,  che  non  faranno  ben  tirate ,  et  cuniate  fi  debbano 
battere  fra  la  cefaglia ,  e  non  fi  permetti  dalli  Sig.  Sopraftan^ 
ti  y  che  fi  calino  per  fpendere  . 

XVI L  Che  fia  cura  particolare  de  Ili  Sig.  Sopr  affanti  di 
riufcire  fpejfo  in  detta  Zecca  acciò  le  d.  monete  ^venghino  ben 
fatte  y  ist  che  li  foprad.  Cap.  'uenghino  ojfer'vati ,  &  di  dar  ri^ 
medio  a  tutti  quelli  inconvenienti ,  che  alla  giornata  pojf.  fuc^ 
cedere  in  d.  Zecca  ^ 

-  XVIII.  Che .  la  Ser.  Cam.  fia  obbligata ,  come  fi  obliga  , 
preflar  gratis  alli  detti  Cond.  feudi  io  mila  de  pauli  io  per 
feudo  per  comprare  li  argenti  per  far  detta  battuta ,  quali  fcu^ 
di  IO  mila  fi  obligano  li  detti  Cond.  reffituire  al  fine  dell^ 
anno  in  feudi  6  mila  de  pauli  y  come  di  fopra  y  iff  li  altri  4  mi^ 
la  in  tanta  moneta  y  che  avranno  battuta  a  quel  pre%%o  y  che 
euriranno  li  pauli  allora  . 

XIX.  Che  per  o/feTwanzà  delle  co  fé  pred.  tutte  y  tanto 
della  reftituzione  della  preftanza  d.  y  quanto  del  pagamento 
de  Ili  feudi  4^00  fud.  y  &  d^  ogni  altro  contenuti  in  detti  C a* 
f  itoli  diano  per  figurtà  infolido  y  iff  come  obligàti ,  anco  in  for^ 
ma  di  depofito  gì  '  infrafcrittì  y  cioè 

Il  Sig.  Francefco  Maria  Montano  da  Tefaro . 

Il  Sig.  Domenico  Marcelli  da  Cagli. 

Il  Si^.  Antonio  Manaia  da  T efaro  .  • 

XX.  Cbe  fé  li  detti  Cond.  nel  fine  delli  primi  fei  mefi 
della  battuta  non  sborferanno  effettualm.  a"  Sig.  Minifiri  Du* 
cali  la  metà  delli  fcuai  4500  fud.  y  fiano  tenuti  per  maggior 
cautela  dare  altre  figurtà  idonee  yist  a  fodis fazione  de*  Signo^ 
ri  Minifiri  parimente  obligàti  in  folido  per  ti  pagamento  delle 

d.fcu^ 


5 1 2  DeÌlb  Moneti  di Franc.M.II.dell a  Rovbrb 

d.  feudi  ii^o  nel  fine  della  condotta ,  con  il  refiantc  dclli  fcu^ 
dì  fod.  di  feudi  4500* 

XXL  Che  detti  Cond.  in  folido  tra  fé  med.j  com*  anco 
le  figurth  parimente  in  folido  tra  ciafcuno  di  loro ,  e  con  efff 
Cond.  foffino  effere  contenuti ,  ist  ajlretti  ali  '  ojfer'vanza  del^ 
la  d.  Cafitul. ,  e  di  tutto  il  contratto  da  far  fi  fofra  ciò  rea  Im. , 
e  ferfonalm.  in  fé  faro  ,  Urbino  \  Siniga^lia  ,  Gubbio  ,  Cafiel* 
durante ,  Roma ,  Venezia ,  (b*  in  ogni  altro  luogo ,  ancorché 
non  nji  fojfero  ritro'vati  ferfonalm. ,  e  ritro'vati  foterfi  figlia^ 
re  nelle  Cafe  delle  loro  abitazioni ,  non  oftante  qualunque  Pri^ 
wilegio  mafjtme  della  legge  fleriq\  iste,  de  in  iuf.  mocan.  con 
la  renunzia  effrejfa  delle  ferie  di  qualunque  forte  ^  iff  al  /r/- 
^ilegio  del  foro  loro  col  mezzo  del  giuram. 

XXI L  Che  in  cafo  di  re  tardanza  neir  adempire  le  cofe 
fod.  j  e  ciafcuna  di  ej^e  fia  lecito  a  S.  A.  S.y  e  fuoi  Minijlrè 
figliare  la  quantità  do'vuta  de  denari,  anco  fer  li  danni  ^  e 
fpefcy  (st  intereffe  a  cambio  ^éf  recatnbio  in  qualunque  luoco^ 
e  da  qualunque  Banebiero  a  danno  ,  fp^fe.y  &  intereffe  di  ef^ 
fi  obbligati ,  fenza  che  proceda  altra  intimat.  j  0  fé  pia  par^ 
rerà  a  S.  Jl.  figliare  il  poffejfo  de  loro  beni  di  propria  auto^ 
rità ,  e  quelli  tenere  ,  ^vendere ,  e  fubaBare ,  et  alienare  in 
che  li  parerà ,  non  ferriata  forma  alcuna  di  legge ,  0  di  Sta^ 
futi . 

XXIII.  Che  di  tutta  la  d.  Capitul.  debba  celebrarfi  tra 
le  parti  puh.  (ff  autentico  Ifiromento  fotto  rogito  di  Hot^ 

Locazione  della  Zecca  d^  Urbino  al  Tinti  ^  e  compagni  ^ 
eomincia  adì  primo  Sett.  1605  ,  e  fini f ce  l'  ultimo  d'  Ago  fio 
x6o6  non  oftante  che  l^  Ifiromento  foffe  Bipulato  come  di  fo^ 
fra  del  quale  n*  è  rog.  Ser  Jacomo  Te  fia  Cane.  d'Udienza. 

Sbguq    la    spiegaziokb    delle    Monete 

CONIATE  IH  Pesaro. 

Terminata  la  battuta  delle  deferi tte  monete  in  Ur- 
bino per  r accennato  motivo  fi  chiufe  colà  la  Zecca,  e 
non  più  è  fiata  aperta  per  quanto  io  fappia.  I  medefimi 
Zecchieri  profeguirono  però  a  battere  altre  monete,  ma 
in  Pefaro  come  fi  deduce  dalle  feguenti  propofizioni,  e 
Capitoli  * 

Capi^ 


DncA  VI.  B  ULTIMO  d'Ukiino  Gap. IV.      ji} 


I.  11.  R  i 


jf 4  Dbllb  Monbtb  di Frahc^M.II.dblla Rovbrb 

Capitoli  della  Zecca  da  batter Ji  dal  Mainar  di , 

&  dal  Corteji  in  Pefaro . 
I.  Che  detti  Mainardi  y  iff  Cortejt  Jtano  obbligai  ^  come  fi 
obbligano  di  far  battere  nella  Città  di  V-e far oy.  nella  Cafa 
d'  abitazione  d'  effo  Mainar  di  per  ffazio  di  tre  ^nni  da  co^ 
mimciarfi  nel  e  ale  n  do  di  Genn.  1608  ,  <b*  finir  Jilioem.  come 
fé gùe  feudi  60  mila  di  monete  di  graffi  20  l\ffna^  cioè  feudi 
30  mila  monete  di  graffi  10  ,  et  feudi  20.  mila  monete  de  graffi 
10  l^ una.  ;.  ' 

IL  Che  tutte  le  dette  monete  &c. ,  come  al  caf.  Uh 
II L  Cht  debbino  detti  Cond.  battere  d.  fonema  di  feudi 
60  mila  nel  temfo  de  Ili  tre  anniy  àf  *volendo  batterla  antici^ 
fatam.  la  f  affino  fare  a  lor  fiacere ,  ma  battuto\  che  a^vranno 
la  fud.  quantità  con  li  fauli ,  che  fi  dirà  apreffo  ^  (3^  le  libre 
1200  delle  med.  monete  di  leghe  10  fer  la  perdita  de  fault 
non  li  fia  lecito  battere  più  oltre  monete  alcune ,  ed  il  refian^ 
te  del  tempo  refti  libero  alla  Cam.  Ser. 

IV.  Che  d.  monete  fiano  fhampate ,  é^  cunidte  con  V  arma 
di  S.  A.  S.  da  una  banda  9  &  lettere  dall'  altra ,  come  fi  è 
fatto  nella  battuta  di  Urbino  y  dolendo  la  Ser.  Cam.  dare  la 
med.  polzonerìa ,  &  d.  conci  gratis ,  cb*  in  cafa  fi  guaflajfe 
fiano  obligati  detti  Cond.  a  rifarla  del  proprio ,  <b*  in  fine  del^ 
la  condotta  la f ciarla  gratis  alla  Ser.  Cam. 

V.  Che  per  ricogn.  di  d.  battuta  debbino  li  detti  Cond. 
dare  alla  Ser.  Cam.  feudi  4500  da  pagar  fi  in  mano  del  Sig. 
1^ foriere  Generale  di  S.  A.  un  teribo  per  anno ,  in  fine  di  ciaf* 
ihedun'  anno ,  cioè  la  paghino  a  terzo  per  terzo ,  &  del  ter* 
za  non  ecceda  l*  anno  in  moneta  di  d.  Zecca ,  cioi  battendo 
in  un'  anno ,  0  due  tutta  la  quantità  in  quel  tempo ,  che  bat* 
terannoy  fiano  obligati  alla  recagn.  detta. 

VL  Che  non  battendo  detti  Cond.  d.  famma  iste,  come  al 
€ap.  V. 

VII.  S*  obligano  parim.  battere  nel  d.  tempo  libre  2000 
di  pault  di  bontà  di  leghe  11  àf  di  pefa  di  num.  106  la  lib. 
proporzionata  alla  battuta  dell^  altra  moneta  di  terzo  in 
terzo  . 

Vili.  Concede  la  Ser.  Cam.  ai  detti  Cond.  per  la  perdi* 
ta  che  faranno  nella  battuta  delle  d.  Uh.  2  mila^  che  farà 


DiJCA  VI.  B  ULTIMO  d' Urbino  Gap.  IV.      jij 

ic  pauU  5  ftr  Hb,  di  fottr  battere  lib.  looo  ,  &  doi  centù 
delle  d.  monete  di  leghe  i  o  come  di  fofra  fen%a  darne  recogn» 
di  forte  alcuna  a  S.A^S.per  la  quantità  di  lib,  iioo  &  che 
la  Cam.  Ser.  fia  obUgata  dare  a  de^tti  Cond.  la  fol%onerta 
fer  fare  d.  battuta  de  fault  ^  &  tejioni  da  tre  fauliy  che  è 
in  guardaroba  diVefaro^  &  in  cafo  fi  g^aftaffe  fiano  ohliga-^ 
ti  detti  Cond*  fare  di  no<vo  quei  pezzi ,  che  fi  guajlaffero  a 
lor  ffefe  ,  &  in  fine  della  battuta  la f dar  la  gratis  alla  Cam. 
Ser.  fen%a  pretenderne  pagamento  alcuno  .  Ma  la  polzonarìa 
delle  piaSre  di  paoli  io  V  una ,  che  fi  domeranno  fare  a  tor^ 
thio  fia  obbligata  darla  la  Cam.  Ser. ,  (b*  mantenerla ,  fen%a 
che  li  Cond.  ne  fentano  danno  alcuno ,  obli^andofi  detti  Cond. 
dare  tutta  quella  quantità  di  pauli  y  che  batteranno  al  Sig* 
Te  foriere  di  S.  A.  S.  'valutati  pauli  io  per  grvj/i  24. 

IX.  Che  la  Ser.  Cam.^  &  Sig.  MiniBri  fiano  obligati 
provvedere  a  detti  Cond..  di  lib.  3  mila  d'  argento  di  leghe  11  ^ 
&  pagar  fi  da  detti  Cond.  pauli  108  la  lib.  della  me  a.  mone^ 
tu  che  batteranno  in  Zefca  salutando  paoli  i o  graffi  t^^  & 
mancando  di  confignare  detto  argento  non  /'  intenda  correre 
tja  a  detti  Cond.  ma  li  fia.  rifatto  ne  11^  ultimo  della  condot^ 
$a  delli  tre  anni . 

X.  Et  acciocché  le  monete  fiampate  di  leghe  io  Ù^c.  co^ 
mf  al  cap.  VI. 

XI.  Che  nella  .recompenfazione  y  che  fi  do^vrà  fare  per  il 
mancamento  del  remedio  fi  debba  fare  uguale  a  quello  che  fi 
farà]  cubato  di  meno  ^  xioè  fé  fi  ^a^varà  lib.  ioo«  di   moneta 

di  un  dinaro  meno ,  0  in  bontà  y  0  in  pefo  ^  fi  debba  nella  pri^ 
fha  y  0  feconda  cannila  ^  cà'varne  altre  tante  libre  d-  un\  dtna^ 
ro  più  0  in  bontà  ,  0  ìm  pefo  >  &  nel  la f dare  i  pez^zi  per  fa^ 
re  il  faggio  generale  fi  lafciano  proporzionati  di  pefo  alla  ca^ 
nmta  y  aùiò  effo  faggio  generale  abbi  a  tornare  gi^Bo  . 

XII.  Che  li  detfi  Cond.  fiano  obligati ,  e  debbano  ^e^ 
come  al  cap.  Vllh 

XIII.  Che  ogni  fera  ^  abbi  a  riporre  nei  CaJfoni&f.c9^^ 
comtM  cap.  IX. 

.    XIV.  Che  nel  faggio  generàkyche  fi  do^verà  fare  istc.co^ 
tue  ai  cap.  X. 

XV.  Che  il  fpprad.  faggio  goffrale  non  fi  pojfa  fare  fen^ 

R'r  X  za 


^i6  Dblle Monbtb di Franc.M.ÌL dblla Rovbrb 

za  l*  intem)ento ,  <b*  ajfiften%a  delli  Sig.  Sofraflanti^  &  nn 
Miniflro  di  S.  A.  S.y&  non  potendo^  ejfere  tutti  tre  i  $ig. 
Sofraftanti ,  almeno  ne  fiano  due  di  loro . 

XVL  Che  colendo  li  Sig.  Minijlri  la  moneta  che  battei 
ranno  iste,  come  al  caf.  XV. 

XVH.  Che  la  Ser.  Cam.  Jta  ohligata  dare  a  detti  Cond. 
tutte  le  majfaritie  che  farà  bifogno  fer  fare  d.  battuta ,  qua^ 
H  fé  li  domeranno  dare  ter  In'ventario ,  con  obbligo  a  detti 
Cond.  di  renderli  a  detti  Sig.  Minijlri  nel  fine  di  d.  condot^ 
ta ,  ejlimate  con  fefo  di  pagare  il  detrioramento ,  che  <vi  farà 
fatto  da  efiimarfi  da  doi  Uomini  feriti  d^  ellegerfi  uno  fer 
-far  te . 

XVI  IL  Che  trojan  do  fi-  tn  guardaroba  di  TefarOy  o  neU 
la  Zecca  d*  Urbino  majfaritie  che  fojfero  a  propofito  Per  d. 
condotta ,  <b*  battuta  fiano  obltgati  li  Sig.  Mmifirì  darle ,  con 
pagare  il  detrioramento  nel  fine  della  condotta  ,  come  fi  è  det* 
to  di  fopra . 

XIX.  Che  d.  monete  fiano  ben  fiammate  ^c.  come  al  taf. 
XVII. 

XX.  Si  obbligano  detti  Cond.  fondere  ,  e  battere  a  loro 
ffefe  tutta  quella  quantità  di  feudi  d*  oro  in  oro ,  che  la  Cam. 

S^.  ^orrà  far  battere  dando  però  li  Sig.  Minifiri  /'  oro  lega* 
to  y  (St  far  buono  il  calo  ,  non  polendo  detti  Cond.  ejfer  oh^ 
bligati  ad  altro ,  che  alle  fpefe  del  fondere ,  giuftare ,  tirare  , 
{f  Hampare ,  che  tutto  queBo  lo  faranwì  a  lor  fpefe . 

XXI.  Che  detti  Cond^  in  folido  tra  fé  med.  come  al  cap. 
XXI. 

XXII.  che  contravvenendo  detti  Cond.  a  ci  afe  uno  delli  fud. 
capitoli  incorrono  nella  pena  di  doicento  feudi  y  oltre  al  dan-» 
tto  y  (ff  interejfe  di  fopra  (stc. 

XXIII.  che  detti  Cond.  fiano  tenuti  operare ,  cht  li  ftam^ 
fatori ,  àt  agiufiatori  tenghino  i  libretti ,  nelli  quali  ciaf  cuna 
notiy  0  facci  notare  la  moneta  y  che  ciafcuno  di  loro  agiufta^ 
rà ,  0  ftamparà  per  incontrare  fé  tutta  la  moneta  battuta  fa^ 
rà  fiata  pojla  nei  Cajfoni ,  fotto  le  pene  come  di  fopra  iste.    • 

XXIV.  Che  in  cafo  di  ritardanza  neW^  adempire  isfc.  c(h 
me  al  cap.  XXII. 

XXV.  Che  tutta  la  fud.  capituhz,ione  fi  debba  celebra* 

re 


Duca  vi.  b  Ultimo  d'  Urbino  Ca?.  IV.      317 

re  tra  le  farti  fub.  et  autentico  IJtromento  fatto  rogito  di 
Notarj  iste,  ficcarne  fi  è  fatta  fotta  rogito  del  Montani  Cane. 
Ducale  alli  21  Ma^.  1607. 

Da  tai  Capitoli  ricaviamo  che  ne*  fuddetti  tre  anni  do' 
vevano  i  Zecchieri  battere  trenta  mila  Scudi  dì  monete  da 
Groifi  venti  T  una^  e  trenta  mila  di  Groflì  dieci  con  ado* 
prare  i  medefimi  conj  con  cui  furono  coniate  quelle  battute 
m  Urbino:  eziandio  libbre  due  mila  in  Paoli,  e  Teftoni 
della  folita  lega ,  e  pefo  colla  facoltà  di  adoprare  i  con) 
ufati  per  lo  paiTato  ,  e  che  tutta  quella  quantità  di  Paoli 
che  aveflero  battuti  la  doveflero  dare  al  Duca ,  valu- 
tando Paoli  dieci  per  Grofli  ventiquattro  y  eh*  era  il  valore  y 
con  cui  .allora  correvano  in  commercio.  Sembra  in  ol- 
tre che  fi  polTa  dedurre  ^Nche  foflero  battute  anche  delle 
Piaftre ,  poiché  nel  fine  del  Gap.  8  fi  promette  a*  21ec- 
chieri  la  folzanarìa  delle  Piaflre  di  Paoli  io  l*  una  ^  che  fi 
dorranno  fare  a  torchio ,  le  quali  dovendo  eflere  di  pelo 
di  dieci  Paoli ,  è  facile  che  le  libbre  due  mila ,  che  do* 
vevano  battere  in  Paoli ,  foflero  in  libertà  di  coniarle  an* 
che  in  Teftoni ,  o  Piaftre .  Finalmente  fi  obbligarono  effi 
Zecchieri  di  battere  a  loro  fp5^€  tutta  quella  quantità  di 
Scudi  d'oro  in  oro,  che  il  Duca  avefle  voluto  far  bat* 
tere .  Ma  fé  fi  coniafl'ero ,  e  quali  foflero  >  non  mi  è 
riufcito  ritrarlo . 

Se  dall'  anno  i5ro  ^  nel  quale  terminò  la  locazione 
ai  fuddetti  Zecchieri  )  fino  al  1620  fi  efercitafle  la  Zecca  ^ 
non  ho  alcuna  fondata  ragione  per  aflerirlo  :  folamente 
potrebbefi  conghietturare  9  che  nel  i5i8fofle  aperta,  poi- 
ché da  una  informazione  in  materia  di  monete  fatta  al  Se« 
nato  di  Bologna  fotto  li  27  Luglio  fi  legge  il  feguente 
paragrafo:  La  moneta  di  Urbino  ^  è  alterata  conforme,  a  queU 
ta  di  Rama  y  cioè  li  Giùlj  ^  Teff  ani  y  e  Scudi  d'argento.  Et 
il  fno  Tallara  feconda  la  Taffa  fi  n>a  ffendendo ,  è  ben  'ver0 
fé  ne  wanno  'vedendo  d' un'  altra  forte  nuo^iy  che  fari  a  ben 
fatto  farne  il  faggio ,  ficeome  do'vria  far  fi  d'  altre  ^monete  di 
detta  Stato  y  che  fi  fono  cominciate  a  n)cdere ,  le  quagli  fé  non 
fi  fa  fro'vniifiane  fotriano  intradurfi  a   maggior  prezzo   del 

ior  malore.  Sicché  in  dett'anno  correvano  monete  nuove 


jlS   DfiLLcMONlTE  DtFKAHC.MJI.DBLLARoVERB 

non  comprefe  nel  Bando  generale  del  i6ii  poc'anzi  ac- 
cennato .  Ma  quali  foflero  quefti  nuovi  Tallari ,  e  le  altre 
monete  nuovamente  battute  in  tal  tempo,  e  le  diligenze 
fatte  per  ritrarlo  mi  riufcirono  vane*  Non  mi  fo  dare  a 
credere,  che  fi  fofle  alterata  la  moneta  del  noftro  Duca , 
e  fatta  di  minor  pregio,  di  quella  di  Roma ,  di  cui  co- 
me abbiamo  veduto ,  e  vedremo  in  appreflb ,  era  il  mo- 
dello della  Zecca  del  Duca ,  poiché  nel  Bando  pubblica- 
to in  Bologna  li  12  Giugno  1619  in  feguito  della  Sud- 
detta relazione  fi  trova,  che  o  ninna,  o  almeno  tenuif- 
fima  era  la  differenza  fra  la  moneta  d'  Urbino ,  e  quella 
di  Roma ,  poiché  fi  valuta  lo  Scmdo  da  dieci  Tuoli  di 
Roma  ■  — -r- 


Teflone  da  Paoli  tre 
faolo    


r  lo  Scudo    d^  Uriino    con   /*  imfronto    di 

banda  ,  dati*  altra  r  arme ■ 

Tallaro  d'  Urbino — 


Teftone  da  fa^li  tre 
faolo    — : ^ 


mezzo  Paolo    alla  Ratta 


Ur.  4. 

IO.     4^ 

//>.  I. 

7« 

Ur. 

9' 

S.  A. 

da  una 

Ur.  4. 

IO. 

Ur.  3. 

18. 

Ur.  I. 

7» 

Ur. 

9. 

Anche  in  Roma  fi  poneva  in  dubbio  la  bontà  della 
moneta  della  noftra  Zecca  ,  poiché  fra  le  altre  inftruzioni, 
che  il  Duca  mandò  a  Pirro  Nuti  di  Gubbio  fuo  Refidente 
in  Roma  il  dì  21  Novembre  idi 5,  vi  era  ancora  quella 
di  far  comprendere ,  eh'  era  irragionevole  tal  dubbiezza  i 
Occorre  ffejfo  che  in  Roma  fi  fanno  in  materia  di  monete 
innovazioni  in  f  re  giudizio  delia  nofira  Zecca ,  benché  adejfé 
"non  dovrebbe  avvenire  così  ffejfo  ,  foichè  gli  Scudi ,  e  Paoli 
della  noftra  Zecca  fono  flati  trovati  buoni  al  fari  dì  quelli 
di  Roma  (202). 

•Il  dì  primo  Novembre  1^20  dovevafi  aprire  la  Zecca 
in  Pefaro  ,  poiché  fu  quella  prefa  ad  efercitarfi  dal  Cava- 
lier  D.  Gio:  Paolo  Terzi  da  Ccfena  per  quattro  anni  ,^ 
come  rilevafi  dai  patti ,  e  convenzioni  per  tal  effetto 
ftabilite  .  Ed  eccoli . 

Co- 


^**— '■^■^— *^«— ■—   ■  'i^-^—*i^ 


(ipi)  Copia   di  quefta  inftruzione   è  fra  i  MS.  de'  Duchi  d'Urbino,  che 
confervano  nella  Libreria  de'  Signori  Franciarini  di  Gubbio. 


Duca  VI.  e  ultimo  i>^  Urbino  Ca?,  IV.      ji^ 

Cafitoli   con  li  quali  fi  conduce  il  Sig.  Ca^.  D.  Gi$.  PaoU 

Terzii  da  Ccfcna  a  figliar  la  Zecca  di  S.  A.  S.-da  battere 

in  ejfa  le  fottùfcritte  monete  con  li  fottofcritti  patti  ^ 

e  con^entioni  così  reftato  d'  accordo  con  li  Sig. 

Minia  ri  di  quella  fotto  li  28  Sett.  1610. 

I.  Che  d.  Sig.  Caw.  D^  Gio.  Paolo  Terzi  figli  la  Zecca 
di  S.  A.  S*  fer  anni  4  cominciando  il  fino  No<v.  frefente  da 
n)enire  y  e  da  fitire ,  come  feguita  y  la  quale  fi  debba  afrire  in 
T efaro y  iff  in  eJfa  continuare  fino  alfine  della  d.  condotta. 

II.  Che  il  Sig.  Ca'v.  T^rzo  fod.  debba  ogn'  anno-  far  bat^ 
ter  e  in  d.  Zecca  feudi  'venti  miUy  cioè  in  feudi  da  10  grofft 
t  uno  y  ist  mezzi  feudi  da  groj/i  dieci  l*  uno  ^  quali  donyranno 
cjfere  di  leghe  dieci  d'  argento  y  à^  d*  una  lib.  fé  ne  donjranno 
cacare  feudi  1 3  ,  tf  g^^Ifi  fi^^^  >  ^  'volendone  battere  in  mag^ 
gior  fomma ,  foffa  farlo  . 

III.  Che  ogni  anno  debba  far  battere  feudi  ^000  in  grof 
fi  ficcoli  della  lega ,  e  bontà ,  che  fono  quelli  di  frefente ,  e 

ehe  è  della,  lega  y  e  fefo ,  come  fofra  y  adendo  anco  liberta  di 
poterne  far  battere  maggior  fomma  ,  come  anco  fé  *vorrà  far 
battere  giulj  fojfa  farlo  • 

IV.  Che  ogn*  anno  debba  far  battere  feudi  xooo  forte  in 
fé  fini  y  ist  far  te  in  quattrini ,  fecondo  quelli  ,  che  di  frefente 
corrono  ,  e  'volendone  battere  maggior  quantità  foffa  farlo  y 
con  licenza  fma  di  S.  A.  y  0^  de*  Juai  Miniffri  ;  'volendo  y  che 
li  detti  fé  fini ,  e  quattrini  fiano  della  med^  lega  y  e  fefo  ,  che 
fono  quelli  di  frefente  . 

V.  Che  debba  ogn^  anno  far  battere  feudi  quindici  mila  di 
paoli  X.  /'  uno  in  faoli ,  e  tefioni ,  quali  do'vranno  ejfere  con^ 
forme  al  fefo ,  &  lega  della  Zecca  di  Roma ,  che  è  di  leghe  11, 
&  faoli  106  fer  libra  y  iff  'volendo  medefimam.  farne  battere 
ttiaggior  fomma  ,  foffa  farlo  . 

VI.  Che  debba  ogn'  anno  battere  feudi  2000  d'  oro  in; 
Pro  ,  fecondo  il  fefo  ,  Ù^  lega  delle  otto  fiamfe  che  è  di  e  a* 
rati  11  y  e  di  feudi  i  o  r  fer  libra  ,  lafciando  in  fua  libertà 
fé  ne  nioleffe  far  battere  maggior  quantità . 

VII.  Che  le  fofrad.  monete  atbia  a  coniare  fecondo  là 
'Volontà  di  S*  A.  S.  0  de  fuoi  Minifiri ,  a'  quali  femfre  /'  af 
{etti  la  dicbiarazào^e  di  d^  conio. 

VllL 


320  DelÌe  Monete  DiFRANC.M.II.DBttA  Rovere 

Vili.  Che  il  fud.  Sig.  Terzo  debba  riconofcere  S.  A.  S. 
di  tne%%o  fendo  fer  libra  d*  argento ,  che  batterà ,  intenden^ 
do  di  quello  ,  che  fi  batteranno  feudi ,  me%%i  feudi  ,  ist  graf- 
fia &  ancora  /*  intenda  fer  libra  d.  argento  de  faoliy  che 
come  di  fofra  farà  battere  ,  pagando  il  med.  mezzo  feudo  di 
graffi  dieci  fer  ogni  Uh.  d'  argento  . 

IX.  Che  delli  fud.  feudi  d*  oro  ^  fefini ,  e  quattrini  li 
foffa  far   battere  gratis  fenza   darne  recognizione  alcuna  a 

X.  che  fé  in  fine  di  ciafcnn  anno  il  Ca^.  Terzo  non  fa- 
rà 
iità 
ni 

fofra  y  foffa  S.  A.^  e  fuoi  Miniftri  in  diffetto  di  ciò ,  far 
compire  loro  d.  battuta  a  fuo  frofio  danno ,  ffefe ,  &  inte* 
reffe ,  oltre  alla  d.  recognizione  del  mezzo  feudo  fer  libra 
d'  argento  y  d'  accordo  come  di  fofra;  Volendo  ancora  y  che 
in  dtffetto ,  che  non  comfiffe  di  far  battere  d.  battuta  yfia  in 
arbitrio  di  S.  A, ,  &  fuoi  Mini ff ri  dare  detta  Zecca  ad  at-»^ 
tri  y  &  a  chi  fiif  loro  f  arerà  • 

XL  Che    da    S.  A.  S.y  e  fuoi   Ministri  fé    li    abbia  di 

fnte  a  confignare  tutti  li  cunei  y  folzonerìe ,  è*  altre  maffa* 
rie  affartenenti  alla  Zecca ,  iff  che  il  tutto  fé  li  confegni  fer 
in'ventario  y  &  nel  fine  della  fua  condotta  abbia  da  reftituire 
tutti  li  d.  cunei  y  e  maffarìe  bone  y  et  recifiente  conforme  a 
quello  li  faranno  fiate  confignate  y  colendo  ancorché  facendo 
d.  Sig.  Ca^v.  Terzo  cunei  y  e  folzonerìe  fra  il  d.  temfo  de* 
fuoi  frofrj  danari ,  debba  in  fine  di  d.  condotta  laf ciarli  in 
Zecca  y  fenza  f  re  tender  ne  fagamento  alcuno  ,  is^  che  fer  V  of^ 
fer^azione  di  quefto  debba  dare  bona ,  iff  idonea  figurtà . 

XII.  Chie  il  fud.  Sig.  Ca^.  debba  dare  di  tutto  quefi(% 
bona  'y  <b*  idonea  figurtà  ,  &  in  dtffetto  di  d.  figurtà  fer  ficu^ 
rezza  della  Cam.  Ducale  non  fofifa  cacare  da  Caffo  ni  la  mo* 
net  a ,  fé  in  queW  inftante  o  ^ero  in  quell*  interim  non  anjrà 
foddis fatto  la  Cam.  fud.  della  ricognizione  obbligata  y  come'  di 
fofra  y  di  mezzo  fendo  fer  libra  d*  argento ,  che  in  quel  tem^ 
fo  a^rà  battuto  yfaldando  allora  quel  tanto  che  do^rà  darCy 
sborfando  il  danaro  in. mano  del  Sig^  Teforiero  y  o  n^ero  ad  al-' 
tro  defutato  da  lui.  XI IL 


V 


Duca  VI.  b  ultimo  d'  Urbino  Gap.  IV.      j2i 

XIII.  Che  S.  A.  S.y  0  [noi  Mini ff ri  fi  fro^eda  di  So* 
fraftanfi  della  Zecca  ,  é^  Affdggiatori ,  conforme  al  /olito ,  che 
fi  è  fatto  altre  njolte ,  quali  abbiano  d*  affijlere ,  e  fer^ire  a 
lor  uff.  realm.y  iff  fedetm.  ^  pagando  fero  il  d.  Sig*  Terzo 'a 
€Ìafcun  d*  efjfì  la  lor  folita  fro^ifione  . 

XIV.  Che  ogni  battuta  j- che  fi  farà  delle  d.  monete  ^  0 
€ontfita  ,  che  farà ,  fi  abbia  da  mettere  nel  folito  Caffone  ,  del 
quale  una  chiame  ne  do'vrà  tenere  il  d.  Sig»  Ca^. ,  (b*  /'  aU 
tra  li  Sofraftanti  ^  colendo  ancora  che  mentre  fi  farà  il  fag* 
gio  generale^  tro^andofi  di  minor  lega ^  che  la  fopranominata ^ 
debba  d.  Sig.  Cai),  in  diffetto  di  ciò  ,  rifare  alla  Cam.  Duca* 
le  di  tutto  quello^  che  fi  tro^affe  effer  Bato  battuto  di  non 
giuria  lega  ^  colendo ,  che  d.  utile  fia  della  Cam.  fudd. ,  et  nom 
di  d.  Sig.  Ca<v. 

XV.  Che  entrando  alcuno  in  compagnia  con  d.  Sig.  CarOé 
Terzo  fi  obblighi  di  ftare  ai  med.  Caf. ,  fatti ,  e  convenzioni  ^ 
come  fogiace ,  e  ftà  il  d.  Sig.  Can). 

,  XVI.  Che  d.  Sig.  Canj. ,  e  fua  famiglia  fia  e f ente  da  tut* 
ti  i  Dazj ,  e  gabelle  che  do^effe  pagare  ,  tanto  fer  oro ,  <b* 
argento  ^  quanto  fer  altre  robe  neceffarie  fer  fern).  loro ,  e  di 
d.  Zecca ,  tanto  fer  entrate ,  quanto  fer  ca^vare  di  Stato  ^ 
intpndendofi  fero  femfre  le  co  fé  neceffarie  ^  come  di  fofra  • 

XVII.  Che  fi  faccia  bando  ^  che  niffuna  fer  fona  di  qualfi^o^ 
glia  grado ,  0  condizione  non  foffa  ^  ne  deoba  in  qualfi<voglia 
modo  ejlraere  oriy  iff  argenti ,  tanto  in  monete  tagliate  ,  ^  in 
wergbe  y  quanto  abbruggiate  ^  et  in  qualfi^yoglia  modo  ^  che  non 
foffe  cuniato  ,  e  ffendibile  . 

XVI IL  Che  fer  V  offer'vatÀùne  ^  et  effettuazione  di  tntt^ 
queffo ,  ft  ne  abbia  da  fare  fub^  Inftrom. 

XIX.  Che  'volendo  S.  A.  S.  nel  temfo  di  d.  Condotta  far 
battere  feudi  d*  oro ,  0  n)ero  altra  moneta  ^fia  obligato  d.  Sig* 
Canh  in  tal  cafo  a  fargliela  battere ,  pagando  fero  S.  A.  S.  t* 
maefiran^  ^  conforme  a  quello  cbf  fi  è  fatto  con  altri  Zec^ 

ebieri^ 

XX.  Che  il  d.  Sig.  Canf.  Terzo  foffa  fortare  fer  tutto.  A^. 
Stato  qnayi'voglia  forte  d'  .armi  non  proibite ,  con  quattro  di 
fna  famiglia  quali  do'vrà  nominare  ^  Qt  dare  in  fcritio  in  ma^ 
no  del  Stg.  FifcaU  di  t efaro  . 

r.Ih  Ss  XXU 


711  Delie  Monete  DI  Fr ANC.M.II.DELLA  RoVHRB 

XXL  Che  detto  Sig.  Can).  con  un  Ser^.  fojfa  andare 
fenza  lume  fer  la  Città  di  Pefaro  ,  #  fuo  diftfetto ,  quale 
Servitore  do^rh  nominare ,  e  dare  in  nota  come  di  fofra . 

^  XXI L  Che  al  detto  Sig.  Cai),  fi  conceda  il  polito  dana» 
ro  di  rimedio  nel  faggio  da  re  farlo  nel  fefo ,  mentre  manchi 
nella  lega ,  et  mancando  nel  pefo  ,  da  refarlo  nella  lega . 

XXllL  Che  il  medefimo  Sig.  Ca^v.  non  fojfa  comprare 
argenti  da  qualfi^oglia  ferfona  ,  che  non  fiano  appro^vati  dall* 
^piaggiatore  per  buoni  ^  cwè  che  non  fia  argento  fatto  d' Al^ 
€himia  et  e. 

Ma  non  ottante,  che  fofle  tutto  ciò  ftabilito ,  fi  ha 
tutta  la  ragione  di  credere ,  che  nulla  reftafle  effettuato  ^ 
uè  che  s' incominciafle  ad  efercitare  la  Zecca  prima  di 
Maggio  162 1  ,  perchè  alli  3  di  Aprile  fi  Itabilirono  altri 
Capitoli  con  Lodovico  Salvatico  Modonefe  ,  ne'  quali  fa 
gli  prefcrive  di  dover  aprir  la  Zecca  in  Pefaro  :  ficchè 
non  doveva  eflere  fiata  fino  a  tal  tempo  riaperta ,  o  pu- 
re fé  fu  aperta  lo  fu  per  poco  •  E  tai  Capitoli  fono  i 
feguenti . 

A  dì  i.  Aprile  lóti. 

Capitoli  con  li  quali  fi  conduce  il  Stg^  Lodovico  Sel^va^ 
fico  da  Modona  a  pigliare  la  Zecca  di  S.  A.  S.  da  battere 
in  effa  le  fottofcritte  monete ,  con  li  fottofcripti  patti  ,  e  con^ 
menzioni  ^  così  reflato  d*  accordo  \  éT  //  Sig^tori  Miniflri  di 
quella  ^c. 

Ì.Cht  detto  Sig.  Lòdo'vko^  Selvatico  piglia  la  Zecca  di 
S.  A.  S.  per  anni  4  da  cominciar  fi  il  dì  primo  Maggio  projf.y 
e  da  finire  \^  come  feguirà  ^'  fa  qual  Zecca  fi  dóha  aprire  in 
Tefar'o  ^  &  in  effa  continuare  fino  al  fine  di  detta  condottila: 

11.  Che  il  fud.  Sig.  Lodovico  poffa  far  battere  feudi  da 
graffi  20  /*  uno ^  &  mezizi  feudi  da  grofft  io  /*  uno  ^  quali 
dorranno- ^ffere  di  leghe  io  d"  argento^  ciT  /'  ìina  libra  fé 
né'do^rà  ^a'varé  feudi  13  ,  ^  groffi ^  di  grofft  ite  f  uno^à^ 
ne  poffa  far  battere  tutta  quella  quantità  y  che.  a  lui  piacer 
f^a^' fu^chè' fiano  della  bontà  ^  e  pefó  fìiddettà  .       '    V. 

///.  Che  parimente  poffa  far   battere  grofft  piccoli\-^^ 

fiulj  della-  me d.  lega  ,  e  ,bontà  come  di  foprd^  ^  ne  p<rffa^far 
attere  quella  quantità y  che  più  li  piacerà.  •  'v     •,,   .  •  '    "' 


Duca  VI.  i  ultimo  d'Urbino  Gap»  IV.      32 j 

IVi  Che  debba  fare  ogn*  anno  feudi  3000  di  paoli  io  per 
feudo  in  tanti  paoli  ^  e  teloni  quali  do*vranno  cjfere  conforme 
al  fefoy^  Zexca  in  Roma  y  che  è  di  leghe^  n  ,  ci;'  paoli  106 
per  lib.y&  'volendone  fare  maggior  fumma  lo  pojffa  fare  &c^ 

K  Che  poffa  far  battere  grofft  di  leghe  6  per  lib.  de  qua^ 
a  ne  radino  alla  lib.  i^^  fé  li  piacerà  y  e  ne  "vorrà  far  b/it* 
fere. 

VI.  Che  poffa  far  battere  fefini  y  e  quattrini  per  la  quun^ 
tità  di  feudi  1000  per  ciafcun  anno  y  della  lega  y  e  bontà  ^  che 
fono  quelli  di  prefente  . 

VII.  Che  ogn'  anno  debba  far  battere  feudi  1000  d'  oro 
in  oro  (stc.  come  al  cap.  VI. 

Vili.  Che  Ji  proibifca  talmente ,  the  ntffuno  poffa  efirae^ 
re  fuori  della  Città ,  e  dominio  di  S.  A.  S.  oro  y  &  argento , 
ne  in  pane  y  ne  in  verghe ,  ne  in  grana ,  ne  in  qualjhioglia 
modo  Jimile ,  ma  fiano  tenuti  àf  obligati  portare  alla  Zecca^ 
a  quali  ^  fé  li  do^rà  pagare  il  giuBo  prezzo  ,  colendo  però  ,  che 
^fia  lecito  ad  Argentièri^  ist  altrp  comprare  per  lor  ufo  propioy 
Ma  non  per  efiràerliy  &  quelli  y  che  contrareranno,  y  cafchim^ 
in  pena  di  feudi  25  per  'volta  y  ist  perdita  della  robay  tanto 
il  Venditore ,  come  il  Compratore  da  dejiribuirji  un  terzo  air 
la  Cam.  D^qate-y  un  »  terzo  a  d.  Sig.  Lodovico  y  à^  T  altro 
terza  tra  l''4iccufatore^y  à"  efecntore  ugualmente . 

IX.  Che  Ji  proibifca  non  folamente  il  [pendere^  ma  anco-* 
na  il  condurre-  nel  Stato,  di  S.  A.  S.  monete  adulterate  ,  \o  've^ 
ro  non  fabricate  in  Zecche  reali ,  che  tro<'oandoJi  /  intendanot 
tffer  perfe  ,  (st  aplicarji  come  fopra  • 

X.  Che  il  a.  Sig.  Lodovico  non  poffa  deflribuire  fuori  di 
detta  Zecca  forte  alcuna  di  monete  4'  oro ,  0  d'  argento  y  o 
di  rame  prima  che  non  Jtano  fatti  li  ginfli^y  e  debiti  faggi , 
e  deliberati  dalli  Sig*  Sopraflanti  della  Zecca  y  li  quali  d$^ 
avranno  liberarla  a  piacere  del   d.  Sig.  Lodovico  ,  e   liberata 

^^e  farà  d.  moìusta  y  egli  affatto,  fé  /intenda^  et  farà  affoluto 
dall'  obligo  direndarne  piti  conto  alcuno  ne  di  bontà  y  ne  di 
fefo  per  ogni  woltà  però  che  non  fòffe  f^efa  da  fui  y  0  ^ero 
tro^vatali  in  n^ano  ^  che  non  foffe  di  lega  y  e  giuflo  pefo . 

XL  Che  da.  S\A^S.'  0  fu  ai  MiniBri  fé  gì*  abbia  di  pre^ 

finte  a  corjignare^  tutti  ^  li  cajtjy  polzonerìe  ^  &  altre  majfa^ 

S*  •  • 

s  2  ritte 


\ 


j%4  ,Dblìb  MdN&TB  DI  Franc.MJLdella  Rovere 

rhie  pertinente  alla  Zecca ,  (b*  che  il  tntto  fé  li  canfegni  per 
In'ventarioy  (b*  nel  fine  delia  d.  Condotta  abbia  da  rejlituire 
tutti  li  fud.  Cunj  ^  ist  majfaritie ,  fecondo  la  condegna  fatta* 
iij  colendo  ancora  y  che  facendo  il  d.  Sig.  Lodon)ico  cunj  ^  e 
folzonerìe  fra  il  d.  tempo  a  fue  fpefe ,  e  di  fuoi  propi  dana* 
ri ,  debba  in  fine  di  detta  Condotta  lafciarli  in  Zecca  fen%a 
pretenderne  pagamento  alcuno ,  <b*  che  s'  intenda  folo  quelle , 
the  wi  farà  /'  impronto  di  S.  A.  S.^o  fua  arme ,  ne  altro  fia 
fomprefo  in  d.  obligo ,  x'  intenda  però  la  poltroneria ,  ma  fé 
mi  fojfe  pille ,  e  tajfelli  fi  guajUno .     . 

XII.  Che  d.  Sig.  Lodovico  paghi  ogn  anno  a  S.  A.  S.  in 
mano  del  fuo  Teforiero ,  o  mero  che  da  quello  merrà  ordina^ 
to  feudi  150  correnti  per  recogn.^  (st  onoranza  di  d.  Zecca  da 
pagar  fi  in  tre  paghe  ^  cioè  feudi  50  per  paga  in  fine  d'  ogni 
4  mtfi  da  cominciare  il  dì  pìko  Maggio  d.  iffc. 

XIII.  XIV.  Come  al  cap.  XII il  ^  e  XV. 

XV.  che  ogni  battuta  che  fi  farà  delle  d.  monete  ^e  eom^ 
ptta  che  farà  fi  abbia  da  mettere  nel  folito  Caffone ,  del 
"quale  una  chiame  debba  tenere  il  fud.  Sig.  Lodovico  y  et  l' al- 
tra li  Sig.  Soprafianti ,  molendo  ancora ,  che  mentre  fi  farà 
il  faggio  ,  che  il  re  fio  dell'  argento ,  che  amanzarà  fia  refii* 
tuito  al  d.  Sig.  Lodovico  y  et  non  fia  obbligato ,  <b*  /'  inten^ 
da  ejfere  affoluto ,  (st  non  effere  fottopoBo  a  cofa  alcuna  per 
/*  ammenire . 

XVL  Che  d.  Sig.  Lodovico  ,  e  fua  famiglia  ,  e  fuoi  Al iw- 
ranti^  che  meneranno  ^  ist  andar  anno  fiano  efenti  da  tutti  li 
da%jy  ist  gabelle  che  fi  domeffero  pagare  tanto  per  oroy  ist  ar^ 
gento ,  come  per  altra  roba  neceffaria  per  lor  mitto  y  e  fermio 
tio  lorOy  e  di  d.  Zecca y  tanto  per  intrare  ^  quanf)  per  ufci^ 
re  per  tutto  il  Stato  di  S.  A.  S.  >  intendendo  fempre  d  ^  oro  y 
Ì3t  argento  \  robe  mangiatime  per  loro  y  ilst  altra  robe  per  loro 
ufo  y  (st  fermizio  di  d.  Zeqca  . 

XV  IL  Che  le  foprad.  monete  fi  abbino  a  cuniare  et  e. 
tome  al  cap.  VII. 

XV Ili.  Che  detto  Sig.  Lodovico  non  poffa  y  ne  debba 
far  battere  altra  forta  di  monete  fé  non  le  qui  adietro  nomi^ 
nate  ,  y^^z/i  cfpreffa  licenza  di  S.  A.  S.  y  o  di  fuoi  Miniftri . 

XIX.  Che  non  facendo   detto   Sig^  Lodomico  battere   Ig 

retro^ 


( 


Duca  VI,  e  ultimo  d*  Urbino  Caf.IV.      J25 

Titrofcritte  monete  annualmente  come  promette ,  foffina  in  tal 
cafo  li  MiniBri  di  S.  J.  S.  fubito  locare  ad  altri  detta  Zec^ 
M  y  come  fii  a  loro  f  tacerà . 

XX.  Che  di  tatto  qneSo  fé  n*  abbia  a  fare  pubblico  ^  (st 
autentico  IJlromento. 

XXI.  Che  detto  Sig.  Lodovico  fojfa  fortare  fer  tutto 
lo  Stato  di  S.  A.  S.  nualfiixoglia  forte  d"  armi  non  froibite 
con  quattro  di  fua  famiglia ,  qual  do'vrà  nominare  ^  e  dare 
in  fcritto  in  mano  del  Sig^  Proc.  Fifcale  di  T efaro ,  come  an^ 
Cora  fojftno  andar  fen%a,  lume  tanto  fer  P  e  faro  y  come  fer 
altri  luoghi  dello  Stato . 

XXIL  Che  al  detto  Sig.  Lodovico  fi  conceda  il  folif^ 
danaro  iste,  come  al  caf.  XXIL 

XXIII.  Che  tutto  il\  danaro  che  avverà  impiegato  in  detta 
Zecca  mentre  durerà  nou  foffa  effere  fer  alcuno  delitto  y*  che 
foffe  comejfo  da  detto  Lodovico  j  o  da  altri  intere ffati  confif 
eato  in  modo  alcuno  j  fahxo  fero  fer  heresìa  ^  ribelione  di  Icfa 
MacBà ,  o  falfa  moneta . 

XXIV.  Che  durante  detta  eoneefflone  non  fermetta  S.  A.  S^ 
fia  fatto  Zecca  alcuna  nel  fuo  Stato . 

XXV.  che  detto  Sig.  Lodovico  foffa  convenire  di  efigere 
da  tutti  li  fuoi  debitori  fer  qualunque  caufa  difendente  dalla 
detta  Zecca  in  forma  camerale . 

XXVI.  Che  volendo  S.  A.  S.  far  battere  feudi  d"  oro  étc^, 
come  al  caf.  XIX. 

XXV lì.  Che  S.  A.  S.  o  fuoi  Miniflri  frefttno  ajuto  a 
fotere  trovare  una  cafa. conveniente  a  fotere  far  battervi 
la  Zecca  ,  abitare  lui  9  &  fua  famiglia  ,  fugando  fero  detto 
Sig.  Lodovico  il  fitto  di  ejja  iste. 

NeiTuha  innovazione  per  tanto  nelle  monete  d^  argen* 
to  fu  fatta  in  tal  tempo  ^  poiché  quelle  da  venti  Groffi  ^ 
da  dieci  Grofli ,  Giulj  ^  e  Groffi  »  ed  i  Paoli  >  e  Teiloni 
dovevano  batterd  come  fu  praticato  per  lo  paifato:  cosi 
i  Groffi  di  lega  »  come  anche  i  Quattrini  ^  e  Sefini  (  de^ 
quali  gli  fu  data  facoltà  di  battere  mille  Scudi  )  gli  fu 
prefcritto  che  folTero  della  medefìma  lega  ^  e  pefo  >  eh'  era-^ 
no  quelli  coniati  per  V  addietro  ^  che  allora  erano  in  cor* 
fo«  Solamente  i  due  mila  Scudi  d'oro  ia  oro>  che  do«» 

veva 


?. 


^2Ó  DEttfe  MaNBTfi  tìl  FRANC.Nr.II.DlLLA  ROVEKE 

véva  battere. Ogni  anno^  dovevano  eflfere  migliori  di  quel* 
li  battuti  negli-  anni  fcòrfi  per  utiifornlarli  a  quelli  delle 
otto  ftampe ,  e  perciò  gli  fu  ordinato,  che  doyefle  for»^ 
riuirli  di  bontà  di'clarati  22,  e  di  pefo  in  ragione  di  Scu- 
di IDI  per  libbra,  vale  a  dire ,  che  ogni  Scudo  pefaiTe 
gr^ni  68  fi^y  e  tonteneflfe  di  fino  ^rani  61  ^ . .  Uno  di 
juefti  Scudi  d'oro  mi  dò  a  credere  ,  che  fia  quello  pof- 
eduto  da  quefto  Sig.  Marchefe  Galeotto  Galeotti  per  ef- 
ftere  di  èodiio  aflTai  diverfo-  dà  quelli  per  V  addietro  de* 
fìcritti ,  ed  unifprnli  a  qurelli ,  che  fra  poco  vedremo  ufci- 
ti  dalla  Zecca  di  Gubbio:  differenza ,  eh' era  neceflTaria 
per  diftinguerli' dagli  altri  di  minói*  pefo  battati  per  lo 
paflato.  Ha  nel  diritto  il  bufto  del  Dùca  con  4a  legge n^ 
da:  FRANCISGVS  MARIA  IL  Nel  rovefcio  il  folito 
flemma  ,  e  le  parole  :  VRBINI  DVX  VI.  Il  difegno  di 
cflb  fi  vede  al  num.  XLV. 

In  quefto  anno  oltre  le  monete  da  uno  Scudo  d'oro 
ne  furono  battute  del  valore  di  venti  Scudi  fimile  air 
altra  al  num.  XXXI.  riferita  .  tJna  di  quefte  affai  rare 
monete,  che  è  la  XLVI.  fi  trova  appreffb  i  Signoti  Gra- 
zia di  Pefaro  .  L*  efatto  difegno  mi  fu  trafmeffb  dal  più 
volte  lodato  Sig..  Annibale  degli  Abati  Olivieri  con  fuo 
gentiliifimo  foglio  del  fegùente  tenore,  „  Affinchè  ella 
veda,  che  ho  intenzione  di  fervirla  eccole  il  difegno 
di  una  moneta  d' oro  da  20  Scudi  d*  oro  del  noitro 
Duca  Francefco  Maria  II.  battuta  nel  1621.  Di  quefto 
cunio  altre  monete  da  io  Scudi  d'oro  ne  batteva  ii 
Duca  4ncor  prima  ;  ed  io  ne  ho  vedute  altre  due .  Ma 
della  mole  ai  quefta  non  ne  ho  veduto  più .  Noti 
Tanno  lóii  fegnato  nella  detta  moneta,  il  quale  po- 
trebbe rendere  verifimile  una  tradizione ,  the  quelT 
anno ,  in  cui  feguì  lo  Spofalizio  del  figlio  con  la  Prin- 
cipefTa  Claudia  de'  Medici ,  fatefle  battere  quei  pezzi 
di  moneta  così  grofla  per  dare  alla  Spofa .  „ 

Degli  Scudi  da  venti  Groffi ,  che  fovente  furono  bat- 
tuti e  in  quefta  Zecca,  e  nelle  altre  del  noftro  Duca, 
quelli  fatti  coniare  da  quefto  Zecchiere  po^rtano  impreflb 
non  folo  l'anno  162 1  nel  rovefcio  dentro  la  cartella  fo* 

pra 


y 


II 


I>UCA  VI.  B  0LTIMO  D*  URBINO  CaP.  IV.         ^l^ 

pra  la  parola  GROSSI  XX. ,  ma  ancora  nella  parte  infe<» 
«ore  in  carattere  piccioliffimoL.S.  iniziali  del  nome  del 
Zecchiere  i  vale  a  dire  Lo'dowco  Sel'vafico  y  efTendo  per 
lo  rimanente  in  tutto  fimile  all'  altro  efpreflb  al  num. 
XLIL  ,  come  ce  lo  afficura  uno  di  effi  Scudi ,  che  fi  con- 
ferva dal  Nobir,  ed  erudito  Sig.i  Conte  Federico  Sartoni 
di  Rihiino.  . 

Dei  mezzi  Scudi  da  dieci  Grofli  non  mi  fon  incon- 
trato in  alcuno  che  abbia  il  millefimo  1^21 ,  ma  bensì 
prefTo  il  dianzi  lodato  Sig.  Gonte- uno  ne  ho  veduto  coù 
le  fuddette  iniziali  L.  S^.fotto  là  cartella. 

il  Zanetti  fra  le  molte  monete  che  poffiede,  confep* 
va  il  Teièone  fotto  lil  miiri.  XLVIL ,  che  per  uniformare 
nel'  conio  del  diritto  a  quelli^  bàttuti'  in  Gubbio ,  come 
vedi'emo  y  lo.  rep'uto  ufcito  dalla  Zecca  nel  tempo  del 
fuddetto  Zecchiere .  Si  vede  nel .  diritto  il  ritratto  del 
Duca,  e  all'intorno  la,  fua  confueta  ifcrizione  ;  e  nel  ro* 
vefcio  vien  rapprefcntatà  la  sfera  armillare  xxA  motto: 
FONDERIE VS  LIBRATA  SVI3,  probabilmente  per.  .ao^ 
cennare,  che  il  Ekica  prima  di  rtfplvcre,  tutto  lottopà» 
neva  a  rigorofo»,  e  dili^entiffimò  efame .  •    5* 

Reftamt  ora  a  defcrivere  altre  monete,  appartenenti ^t. 
quefto  Duca  .  La  XLVIIL,  elTendo  il  cònio  ^utto  confinila 
le  allo  Scudo  d'  ora  poc!  anzi  defcritto  al  num-  XLV.  ^  :iì 
può  fupporre  battuta  con  lo  fteflfo  conia  più  per  piacete^ 
che  perchè  avefTe  corfoper  un  Groflb y .a  cui pare»qhc  fi  affo- 
migli.:  ma  per  quanto  mi  aflGcara,  .il  preftantiflimo  Sjg. Oli- 
vieri ,.  che  pofliede  ,tal  molata  >  pefa  aflfai  più  di  un'Oro^ 
io  y  ma  una  fimil  prellb  il' Zanetti  lo  è  cinqjiie  grani  me* 
no  di  uh  Groffb , 

La  mojtieta  fegr^ata  iiumoll^.delpeitb  di  granì  .io  è 
di  ratte  tni<lhiatO':jO(Mi  !un  teitzà  a.un  dipreflp  di  a^rgen»* 
to ,  conC&gufitntdmeatfc  1  h  effai:  liflàggiores  di  quella/  pòtzio- 
«e,  ch';è. ne*  Se{ìnirioèiiaò,potwa;e((erc(idiverfameirte^ 
poiché .  fu  battuta .  pei:  dtore  dwi^Sefini;  In  «man  fol  .ri^oiicr 
ta  :  ed  era  perdo;  del  vi^lore  di>,^iaa«ro/<Si^ 
indicano  le  .Iettate;  QV ATRO'  Q:. / ppfte.  inel .  rov^^feio^ 
eh' è  r  uni(t»  .diffef^iua;^  <^^^.fi\  iacónj tul"  4aL\  wnio:  dal 
Sefini)  già  dimoftrato\  Quel- 


328  Delle  Mombtb  di  Franc.M.IIj>6Lla  Rovbrb 

Quella  fotte  il  num.  L.  è  del  medefimo  valore  dell* 
precedente,  e  varia  folamente  nellMfcrizione  del  diritto, 
perchè  in  vece  del  nome  dei  Duca  pofto  allMntorno  dell' 
arme  fi  legge  :  VR.  • . . . .  INSIGNA ,  cioè  Urbini  injtgns^ 
o  più  tofto  Urbini  Ducis  infigna .  Tal  moneta  T  ho  unica* 
unente  oflervata  preflb  il  Zanetti ,  e  perciò  la  reputo  affai 
rara ,  quando  T  altra  è  affai  comune  :  ma  in  nelfuno  dei 
poc'  anzi  documenti  fi  fa  menzione  di  dover  battere  i 
Sefini  doppj .  Convien  perciò  credere ,  che  ufciffe  dalla 
jZérca  in  quei  tempi ,  ne^  quali  ci  mancano  le  notizie , 
quando  non  fo ile- data  Scolta  di  coniarla  allorquando  fi 
«rano:  già  firmati  i  Capitoli  dianzi  riportati  in  riguardo 
ai  Sefini:  e  ciò  per  fminuire  la  fpefa  cai  Zecchieri.' 

Nel  diritto  della  li.  fi  vede  lo  Stemma  del  Duca ,  e 
nel  margine  l'epigrafe:  FRANCIS.  MAR.  II.  VRBINI 
DVX  VI.  Nel  rovefcio  trovafi  una  cartella  ornata  di  tron* 
chi  di  quercia  con  di^ntrb  le  lettere:  CXX.L.  L.  %.  Effa 
è.  di  j-ame,  e  vien  poffeduta  dai  mentovato  Sig.  Olivieri , 
-e  dal  Zanetti.  Dall' elegante  lavorò  del  conio  lembra  che 
fia,ilata  battuta,  per  prova  di  monete  d'oro  del  valore 
di  iioGroffi,  ma  non  fé  le  poffono  adattare,  a  mio  crcv 
dére ,  le  altre  iniziali . .  Effendo  però  prova  di  moneta 
d'argento  potrebbe  indicare,  che  120  di  effe  monete 
dpvevano  pefare  una  libbra,  e  che  T  argento  doveva 
xffere  di  leghe  dieci  é  *       '  ^         '. 

La  penultima  moneta,  che  io  atttibuifco  a  quefta 
Zecca,  non  ha  verun  fegno  del  noftro  Duca,  ma  ragio* 
neyolraente  fi  può  reputar  battuta  da  effo ,  perchè  la  tab^ 
bricà  dei  conio  T indica,  e  Tifcriziore  pollavi  fembra 
additarlo.  Occupa  il  diritto  uno  Scudo  con  la  folita  an- 
ine  della  Rovere  coronata  di  alloro,  e  per  foppottl  due 
cornocopj;  all'intorno  fi  tegge  il  motto:  VlRTVTI  VT 
DENTVR  QVAS  PEPERISTIS  OPES .  Il  ravercio/  rap* 
prefenta  Amcora,  Timone,  Antenne^  e  Vele  aminate 
fili  lido  fparfe;  Marina^  agitata  dà  tre  venti,  éhe  foffiano 
con)  veemenaa  contfo  due  baftimenti  ^  e  air  intorno  vi  è 
tar epigrafe:  PARTA  LABORE  QVIES  SPES  ET  FOR- 
TVHÀ  VALETJB;  Efla  pefa  grani  ^^i  cioè  ildoppitz)  «di 

'--*'  '  ,  '  ;-  i.  "    r  *iv    ■'  ";.  due  ^^ 


Duca  VI.  b  ultimo  d'Uriiho  Gap.  IV.  329 
due  Groffi  di  mìftura ,  ma  fé  I*  argento  fìi  della  medesima 
lega  non  lo  polTo  atteftare .  Confervafì  nella  Real  Galle- 
rìa del  Granduca  dì  Tofcana ,  e  mi  è  ftata  con  fomma 
gentilezza  comunicata  ,  con  le  altre  accennate  ,  dall'  eru- 
ditiffimo  Sig.  Raimondo  Cocchi ,  di  cui  gìuftamente  fi  è 
Éitta  altra  volta  onorata  menzione . 


L*  ultima  è  una  piccfola  moneta  di  rame  con  alTai 
tenue  porzione  di  argento  del  pefo  di  g  cani  Sj  ^h«  6 
ÌM%  Te  puà 


^ jo  DsLiB  MoNBTB  DI  Frawc.M.ILdKlla  Rovbrb 

può  dir  Angolare  :  ed  è  prelTo  di  me .  Nel  leggervi  <It 
una  parte  dentro  ad  una  ghirlanda  di  foglie  di  quercia  ^ 
Umile  a  quella  nei  Quattrini  della  Cerqua,  MEZO  Q^, 
non  v'  ha  dubbio  eh'  ella  non  fia  ftata  battuta  per  un 
wezzo  Quattrino .  In  qual  tempo  fi  conia0e  tal  moneta 
nella  Zecca  di  Fefaro  dai  dianzi  prodotti  documenti  non 
fi  ritrae  ;  la  forma  però  de'  caratteri  >  e  il  rimanente  del 
conio  ci  addita ,  che  fu  coniata  fotto  il  governo  di  quc- 
fto  Duca ,  ed  è  probabile  che  ciò  avvenire  ne*  primi  an^- 
ni  di  eflb,  per  aver  una  moneta  minor  del  Quattrino  ^ 
giacché  era  andato  in  difufo  il  coniar  i  Piccioli ,  moneta 
per  altro  eh'  era  aflfai  neceflaria  per  gli  fpezzati  • 

Dellb  Monete  fatte  cawiARE  in  Gubbio. 

« 

Eccoci  finalmente  rirornati  a  parlare  della  Zecca  di 
Gubbio,  principal  miofcopo,  colla  quale  ficcomecomin* 
ciai  così  darò  fine  a  queita  qualunque  fiafi  mia  fatica  • 
Fu  chiufa  e  (fa ,  come  additai  a  fuo  luogo ,  in  tempo  di  Fran* 
cefco  Maria  L,  né  fu  più  riaperta  fé  non  per  fpecial  li* 
beralità ,  e  benevolenza  di  Francefco  Maria  IL  y  che  non 
volle  che  reltafle  la  noftra  Città  priva  dì  queflo  vantag* 
gio,  di  cui  anticamente  era  in  pofleflTo.  Avendo  perciò 
il  Duca ,  terminata  che  fu  la  locazione  col  Selvatico^  fat« 
tà  chiudere  la  Zecca  inPefaro,  alli  15  di  Settembre  dell* 
anno  1616  diede  facoltà  al  Sig.  Filippo  Galeotti  di  ria« 
prir  qui  la  Zecca,  ed  efercitarla  per  anni  quattro  con 
facoltà  di  far  battere  Scudi,  mezzi  Scudi,  Giulj,  e  Grofli 
in  tutta  quella  quantità,  che  gli  foife  piaciuta;  pujrchè  folTe 
ftata  della  folita  lega  di  oncie  dieci  di  fino  per  libbra  ^ 
e  de'l  pefo  ufato  in  ragione  di  267  Grofli  alla  libbra. 
Paoli,  e  Teiloni  per  la  fomma  di  Scudi  12  mila  nella 
fteifa  guifa  della  Zecca  di  Roma  *  Grofli  misurati  per  la 
fomma  di  fei  mila  Scudi  a  quella  guifa  che  furono  bat« 
tuti  in  Pefaro ,  e  perciò  conteneflero  fei  oncie  d'  argento 
per  libbra,  a  formar  la  quale  ve  ne  dovettero  eflere  144» 
Sefini,  e  Quattrini  per  1400  Scudi  della  medefima  quali* 
tà ,  eh'  erano  itati  battuti  ultimamente  in  Pefaro  .  E  final- 
mente che  doveife  far  battere  quattro  mila  Scudi  d^  oro 

.  '    '  del  * 


Duca  VI.  fc  ultimo  d*Urbiwo  Gap.  IV.      jjt 

del  medefimo  pefo ,   e  bontà   de'  pafTati  ^  e  tutto  quefto 
fi  ritrae  dalle  feguenti  Capitolazioni . 

Adì  II  Ago  fio  \6i6   in  Caflel  Ùutàntt . 

Cafìtuli  con  li  quali  Ji  conduce  Mf.  Feliffo  Galeotti  da  Guhbtù 

a  figliare  la  Zecca  di  *$*•  A.  S.  da  battere  in  ejfa  le  fot^ 

Jcritte  monete  con  li  fottofcritti  fatti ,  e  con'venzioni , 

così  reflato  d*  accordo  con  li  Sig.  Minijiri  di  quella . 
I.  Che  il  d.  Mf.  Feliffo  figlia  la  Zecca  di  S.  A.  S.  fer 
énni  4  da  cominciarfi  il  dì  \%  Sett.  ftojf. ,  e  da  finire  come 
feguita  y  la  qual  Zecca  fi  debba  afrire  ,  <b*  e  fer  citare  nella  Cit^ 
tà  di  Gubbio  fino  al  fine  di  d.  Condotta . 

IL  Che  il  d.  Mf.  Filiffo  fojfa  far  battere  feudi  da  grofft 
ao  V  uno  1500,  e  da  mezzo  feudo  altri  1500  fer  anno  iste. 
tome  al  caf.  IL  del  Sig.  Lodovico  « 

III.  Che  farim.  fojfa  far  battere  groffi  ficcoli^  i!t  ^ulj 
feudi  1  joo  /*  anno  iste  come  al  taf.  IH.  del  Si^.  Lodowicé . 

IVi  Che  foffa  far  battere  faoti  ^  e  tefioni  feudi  3000  di 
faoli  IO  /*  uno  fer  anno  iffc.  tome  al  caf.  V.  del  Can).  Terzi. 

V.  Che  fojfa  far  battere  grofft  di  leghe  6  d'  argento ,  de 
quali  ne  'vadino  alla  lib.  1 44  quella  quantità ,  che  fik  li  pijt'^ 
cerày  e  non  meno  di  feudi  1500  l*  anno  ^  e  non  tornando  a 
detto  Mf  JiUffo  battere  di  quella  forte  di  moneta ,  fia  te^ 
nuto  fuflire  con  It  Monete  da  uno  fcudo^  e  mezzo  feudo . 

VI.  Che  foffa  far  battere  fefini^  t  quattrini  della  mede-' 
fima  qualità ,  che  fono  fiati  battuti  in  Te  faro  dal  Sig.  Lodn^ 
*vico  Sal'vatico  ultimamente  fino  alla  quantità  di  feudi  1400 
in  fra  fé  fini ,  e  quattrini  • 

VII.  Che  ogn  anno  debba  far  battere  detto  Cond.  feudi 
loco  d'  oro  in  oro  iste,  come  al  caf.  VI.  del  Ca^.  Terzi. 

Vili.  Che  fiacendo  a  S.  A.S.  di  far  battere  altra  forta 
di  monete  d^  oro  ^  i$t  argento ,  fia  tenuto  farlo ,  furcbè  dai] 
Miniftri  fé  li  dia  la  materia  da  battere  ^  &  la  mercede  fo-^ 
hta  darli  dalia  Camera  .  ' 

IX.  X.  XL  XIL  Come  al  caf.  VIIL  IX.  X.  XL  del 
Sig*  Lodovico. 

XI IL  Che  detto  Mf.  Tiliffo  faghi  ogn'  anno  a  S.  A.  S* 
in  mano  del  Sig.  Tef.  feudi  120  &c.  come  al  caf.  XIL  del 
Sig.  Lodovico . 

T  t  z  XIV. 


\ 


332    DElXfiMoKBTBDlFuANC.MJl.DBltARoriRB 

XIV.  XV.  Come  al  caf.  XIIL  XV.  del  Ca^v.  Terzi. 
Jfar  fede  nell  *  Inftromento  di  detta  Condotta  Rog^  il  Sig^ 
Tiergirolamo  Benedetti  fotto  li  17  Sett^  1616  in  filo  di  Cane, 
ni  num.  284. 

.    XV L  XV IL  Come  al  ca^.  XV.  XV L  del  Sig.  Lodowco. 

XVI IL  Come  al  eap.  VII.  del  Cav.  Terzi. 

XIX.  XX.  Come  al  cap.  XVIIL  XIX.  del  Sig.  Lòdov. 

XXI.  Che  di  tutto  queilo  fé  ne  abbia  a  fare  pubblico  ^ 
igt  autentico  Injlrumento . 

XXI L  Come  al  caf.  XXL  del  Sig.  Lodovico  • 

XXI IL  Come  al  caf.  X^If.  deUCa^D.  Terzi. 

XXIV.  Come  al  caf.  XXI IL  del  Sig.  Lodovico» 

XXV.  Che  durante  detta  Concejftone.  non  fermetta  S^  A.  iSV 
fia  fatto  Zecca  alcuna  nel  fuo  Stato . 

XXV I.  Come  al  caf .  XXV  del  Sig.  Lodovico. 
XXV IL  Come  al  caf.  XIX.  del  Ca^.  Terzi .        . 
.        Gaffare  Fabretti  Minijlro  dell'  Entrate . 

Firmate  le  fuddettc  Cap^itolazìoni  (i  pofe  fubito  ali* 
ordine  ogni  coia^  e  alli  7  Novembre  1616  fu  dato  frinci* 
fio  a  lavorare  nella  noSlra  Zecca  ^  e  furono  colate  libbre  24 
di  Reali  fer  farne  tanti  Tejloniy  e  Faoli  coli'  affifienza  dì 
M.  Giovanni  Corteje  di  f  efaro  Cafo  Majlro  ^  e  M.  Lodo<vi^ 
€9  da  Fano  Tiratore  y  come  fta  notato  in  una  copia  de* 
fuddetti  Capitoli  preiTo  queito  Sig.  Marchefe  Galeotto 
Galeotti. 

Volendo,  poi  far  battere  Scudi  d*  oro ,  ottenne  dal 
Duca  ii  refcritto  di  far  venire  a  tal  eflfetto  in  Gubbio 
un*  Ebreo  di  Pefaro .  Uno  di  quelli  Scudi  d' òro ,  eh'  è 
r  unica  moneta  d' oro  ,  che  d  fia  battuti  in  quella  Zec* 
ca  ,  confervo  predo  di  me  :  nel  diritto  della  quale  fi  ve* 
de  il  butto  del  Duca  con  air  intorno  le  lettere:  FRANC» 
MARIA  IL^  e  fotto  il  bullo;  EVGVBIL,,  ed  inferiore 
mente  :  F.  G»  iniziali  del  nome  del  Zecchiere  Filipfo  Ga^ 
ìeotti^  Nel  rovefcio  s' incontra  il  foHto  Stemma  del  Du- 
ca  con  le  parole  :  VRBINl  DVX  VL  Vedafene  il  di- 
fegno  al  num,^  LIV»  Altro  dì  conio  diverfo  da  queflo 
&D  veduto  9  ma  eoa  piccola  di£Eexenza  neir  ornato  deli' 

arme** 

(  Degli 


Duca  VI.  b  ultimo  d*  Urbino  Ckf.  IV.      j j j 

Degli  Scudi  da  20  Grofli  non  ne  ho  veduto  veruno  ^ 
perciò  non  pofTo  afTerire  fé  ne  furono  battuti  •  Confervò 
Densi  un  mezzo  Scudo  da  dieci  Groifi ,  il  di  cui  tipo  fi 
vede  al  num.  LV.  Da  una  parte  ha  T  arme  del  D^ca  con 
le  parole ,  che  fi  trovano  m  quello  coniato  in  Urbino  ^ 
deicritto  al  num.  XLL  Dall'  altra  parte  dentro  la  con« 
fueta  cartella  fi  legge  :  GROSSI  X. ,  e  da'  lati  della  me^ 
defima  le  lettere  :  L.  X.  F.  G. ,  le  prime  due  per  indica** 
re  la  bontà  dell'  argento  >  e  le  due  pofteriori  il  nome  ^ 
e  cognome  del  Zecchiere;  inferiormente  a  detta  cartella 
vi  è  :  EVGVBII  per  diftinguerli  da  quelli  coniati  nelle 
altre  Zecche  del  Duca  •  In  quefta  moneta  del  valore  di 
IO  Grofli >  o  fiano  40  Bolognini,  fi  vede  il  Fiorino  efFet« 
tivO)  che  per  lo  paflato  era  immaginario  >  come  in  più 
luoghi  fi  e  detto  :  e  per  tal  motivo  fu  efla  chiamata 
Fiorino  • 

Tre  Teftoni  di  conio  diverfo  fra  di  loro  ho  veduti 
ufciti  da  quefta  Zecca ,  che  fi  fcorgono  incifi  al  num. 
LVL  LVIL,  e  LVIIL  Nel  diritto  di  ciafcuno  di  eflì  fi 
offerva  il  bufto  del  Duca  coir  epigrafe  :  F.  M.  IL  VRB* 
DVX  VI.  ET.  C,  e  fotto  il  bufto  del  primo  le  lettere: 
P*  IlL.  per  indicare  efler  del  valore  di  Paoli  tre ..  Il  ro- 
vefcio  ci  rapprefenta,  fecondo  il  confueto,  la. rovere,  e 
la  veduta  di  Montefeltro ,  col  motto  ;  FERETRIA ,  ed  il 
nome  della  Città  :  EVGVBII . 

I  Paoli  in  quefta  occafione  battuti ,  elfi  pure  furona 
coniati  col  folito  tipo  de*  paflati ,  come  fi  fcorge  nel  di* 
fegno  di  uno  di  cfli  al  num.  LIX. ,  non  variando  che  nel 
nome  della  Città  :  EVGVBII  ^  che  fi  legge  in  qucfti  nelL' 
efergo  del  rovefcio. 

De'  Giulj  del  valore  dì  due  Grofli,  uno  di  efli  bar* 
tuto  in  Gubbio  fi  è  quello  al  num..  LX»  Ha  per  impron* 
to  da  una  parte  Tarme  del  Duca,  con  la  folita  ifcrizio* 
ne;  dall'altra  nel  campo  le  feguen  ti  parole  r  2*  GROSSI; 
e  nel  margine  due  rami  di  quercia,  e  nella  parte  infe*^ 
riore  la  parola  :  EVGVBII . 

De'  Grofli  sì  di  argento^  che  di  lega,  come  de'Se* 
>  che  ^e'  Quattrini  >  niuna  ne  ha  trovati  col  nome 

di 


334   DBtÌBM0MKTBDlFR*17C.M.II.DEItAR0VBKB 

i£  quefta  Zecca ,  né  altrove  ho  potuto  rilevare  d' efferfe* 
ne  coniati  in  tal  tempo,  perciò  convien  credere  che  non 
fé  ne  battefle.  E  queAe  furono  le  ultime  monete  d'oro, 
e  d'argento,  che  u  coniarono  col  nome  del  Duca  Fran- 
cefco  Maria  II- ,  e  con  feguen  te  mente  in  quelli  Stati , 
poiché  forpefe  rimafero  le  Zecche  dello  Stato  d'  Urbino 
con  la  mone  del  fuddetto  Duca .  Solamente  in  Gubbio 
fi  continuò  a  battere  moneta  ,  ma  di  puro  rame,  e  que-^ 
fio  Tara  r  argomento  dell'  ultimo  Capitolo . 


CAPI- 


tu 

CAPITOLO  r* 

Della  Zecca  di   Gubbio  dopo    la  devoluzione   dello 
Stato    d'  Urbino    alla   Santa   Sede. 

PAfsato  che  fu  air  altra  vita  Francefco  Maria  IL  ulti^ 
ino  noilro  Duca  di  feL  mem. ,  e  prefo  pofleflb  dello 
Stato  d*  Urbino  a  nome  della  Santa  Sede,  e  del  Pontefi-» 
ce  allora  regnante  Urbano  VIIL,  Don  Taddeo  Barberini 
Principe  di  Palellrina ,  e  X)anitano  Generale  della  Santa 
Romana  Chiefa,  fermatofi  nel  medefimo  Stato  tutto  quel 
tempo,  che  richiedeva  un'atto  così  folenne,  e  non  più^ 
tornoflene  pofcia  in  Roma ,  e  fu  dichiarato  Legato  d'  Ur« 
bino  dalla  Santità  Sua  Frate  Antonio  Barberini  Cardinale 
del  titolo  di  Sant^  Onofrio ,  Fratello  del  Papa;  ed  eletto 
in  Vicelegato  Monfig.  Girolamo  Grimaldi  Genovefe, 

In  tutto  quefto  Stato  non  erafi  per  anche  introdotto 
il  Tribunale  della  Sagra  Inquifizione;  appena^  per  dir 
così ,  però  devoluto  alla  Santa  Sede  >  il  Pontefice  Urba* 
no  ve  lo  volle  introdurre ,  e  fifsò  la  fua  Sede  in  Gubbio  ^ 
mandandovi  per  primo  Inquifitore  il  Padre  Maeftro  VìB'* 
cenzo  Maria  Cimarelli  da  Corinaldo  dell'  Ordine  de'  Pre« 
dicatori  • 

Per  dimoftrare  eziandio  V  amore ,  che  portava  ai  Sud« 
diti  fuoi  del  nuovo  Stato  devolutogli,  nella  prima  prò* 
mozione  de'  Cardinali ,  dopo  una  tal  devoluzione  feguita 
il  dì  28  Novembre  1633,  uno  ne  volle  prefciegiiere ,  che 
aveife  tratti  i  natali,  e  fofTe  coftituito  in  dignità  nel  me* 
defimo  Stato  Urbinate  ^  Quindi  altro  Soggetto  illuftre  per 
nobil  nafcita,  e  per  fcienza^  e  virtù  rare  adorno  non 
rinvenne,  che  Monfig.  Ulderico  Carpegna  Cittadino,  e 
Vefcovo  di  Gubbio  :  quefti  adunque  prefcelfe ,  creandola 
Prete  Cardinale  del  Titolo  di  Sant'  Anaftafia  • 

Prefone  Urbano  Vili,  per  la  Santa  Sede  il  pofleflb 
del  Ducato  d'  Urbino ,  rimanemmo  fenza  Zecca  finché 
piacque  ad  Innocenzo  X.   reftituire   a   Gubbio  V  onore  » 

che  aveva  verifimilmente  dalla  Santa  Sede  ottenuto  fin 

.     dall' 


^^6  Dblla  Zbcca  di  Gubbio 

dall'anno  ij25.  Ciò  fece  con  Aio  fpecial  Chirografo  in 
data  de'  24  di  Aprile  1646  concedendo  facoltà  al  Sig« 
Paolo  Emilio  Galeotti  di  batter  moneta  >  ma  folo  di  ra« 
me  nummo s  y  ist  quadrantes  fino  alla  quantità  di  Scudi  80 
mila  di .  moneta  Romana  Papale ,  e  quefta  pei:  comodo 
non  già  folo  di  quefti  Stati ,  ma  di  tutto  lo  Stato  Pon- 
ti fìzio  ,  al  quale  fu  dichiarata  ufuale  la  moneta  battuta 
in  Gubbio .  La  ragione  di  tal  riferva  fu ,  che  eflendofi 
abufìvamente  introdotti  in  Roma^  ed  in  quelle  parti  i 
Quattrini  di  Ferrara,  e  Bologna  di  meno  valore  de'  Ro^ 
mani  9  ed  altri  Quattrini  foreftieri  di  pefo  affai  fcarfi,  non 
oftante  il  Bando  pubblicato  contro  di  elfi  li  16  Ottobre 
1645,  volle  evitarlo  col  prefcrivere ,  che  fi  provvedere 
il  commercio  di  buone  ufuali  monete,  con  far  battere 
de'  Quattrini  del  folito  pefo  romano ,  e  non  trovandofi 
chi  li  volefle  battere  del  pefo ,  e  valore  folito ,  perchè  pò* 
co ,  o  niuno  utile  ve  n'  era  per  i  Zecchieri ,  venuto  ciò 
a  notizia  del  dianzi  nominato  Paolo  Emilio  Galeotti,  al 
cui  Padre  Filippo  Galeotti  era  fucceduto  nel  poifeffo  deU 
le  miniere  del  rame  fituate  ne'  monti  di  Coftacciajo,  co* 
me  nel  Tom.  i  pag.  io  accennai ,  fi  offrì  di  far  battere 
cflTo  le  monete  di  rame  neceifarie  al  commercio  del  pefo 
prefcritto.  Quindi  è  che  il  Pontefice  di  buon  grado  ac* 
cettò  una  tal  offerta ,  e  perciò  dircfle  il  Chirografo  dian* 
zi  mentovato  a  Monfijgnor  Prefidente  della  Zecca,  che 
fu  conceputo  con  le  feguenti  condizioni  (i). 

/•  Che  Jìa  lecito  al  d.  Galeotti  di  far  la'vorare  nel  fno 
Edificio  ejtftente  nella  Terra  di  Cojtacciajo  fei  miglia  in  cir* 
la  lontano  da  Gubbio  tutto  il  rame  bifognen)ole  fer  ridurlo  in 
Verghe . 

//.  Che  i.  rame  non  lo  tugnt  ebe  dentro  la  Città  di 
Gubbio  • 

///.  Che  debba  ritenere  uH  Cajfone  grande  con  tre  Chia^ 
wi  y  due  delle  quali  debbino  tenerle  due  Sofrajianti  y  ed  una 

il  J. 


SOTTO    I    PONTEFIÒI    Cap.   V.  ^37 

//  B.  Galeotti  ad  effetto ,  che  d.  Cajfone  non  Jt   foff'a    aprire 
fenza  dette  tre,  chiami . 

IV.  Che  fo fra  di  effo  Caffone  ^  cioè  nel  coperchio  w  deb^ 
ha  effere  il  /olito  bugio ,  per  il  quale  i  Lavoranti  buttino  gii 
rutti  li  quattrini  y  che  ai  mano  in  mano  -  ^verranno  imfron^ 
tando . 

V.  Che  in  effo  Caffo  ne  <vt  Jìa  un  libro  ,  nel  quale  Ji  deb-» 
ha  notare  tutto  il  denaro  ,  che  fi  le^varà  nelV  atto ,  che  fi  li^ 
herarà  la  moneta  ad  effetto ,  che  fi  foffa  raccorre  il  conto  de* 
quattrini ,  che  fi  terranno  battendo  per  non  trapaffare  il  li^ 
mite  affegnato ^  o^^ero  per. non  farne  minore  quantità. 

VI.  Che  ad  ogni  richieftà  del  d.  Galeotti  ^i  Sig:Tieputa>' 
tt^  èiolli  Sopì^afianti  y  che  dovranno  da  pefare  ^  ed  approdare 
la  moneta ,  et  uno  ,  che  inter^venga  in  nome  di  Monfig.  Pre^ 
fidente  fiano  tenuti  effer  pronti  a  liberare  la  moneta ,  e  che 
fia  di  rame  fchietto  ,  e  fenz»*  altra  miftura  ,  facendo  prima  la 
f olita  diligenza  di  ptfàre  alcune  libre  per  n)ederè  ^  che  ne  ya^ 
dino  quattrini  cento  alla  libra ,  e  tro^andofi  giufti  do'vranno 
pàffarli  tutti  afftefne  per  notarli  nel  detto  libro ,  e  fatte  que^ 
ìie  diligenze  fi  debbano  confegnare  ,  offer^ando  la  fórma  ^  che 
fi  tiene  nel  liberare  la  moneta  nella  Zecca  di  Roma  al  d.  Ga^ 
leotti  per  farne  queW  ufo  y  che  gli  parerà  ^  e  piacerà. 

VII.  Che  trovando  talvolta  la  moneta  fcarfa^  fé  lì  dia 
il  foli to  rimedio  di  due  quattrini  per  libra  ^  purché  la.fcar^ 
fezza  fucceda  in  qualche  libra ,  ma  quando  fuccedeffe  in  moìm 
tiplicità  di  libre  y  in  tal  cafo  non  fi  paffl  ^  ma  fi  facci  ri fon^ 
wre  \  e  aggiuftare  il  pefo . 

Vili.  Che  la  Camera  faccia ,  dopo  che  a^vrà  fatti  fcu^ 
di  .3000  di  quattrini  nucvi^  rinomare  i  Bandi  fopra  i  quat^ 
trini  proibiti ,  cioè  quelli  di  Ferrara ,  e  Bologna ,  e  tutti  gli 
altri  delli  Stati  fuori  dell'  EcclefiaBico  ,  e  dia  ordine  alle  Co^ 
munita  y- che  '  faccino  raccolta  ^  e  li  mandino  fuori  ^  confórme 
kl  Bando  dei  quattrini ,  &n)fvero  li  faccino  confegnare  al  Ga^ 
iebttiy  che  gliene  darà  baj occhi  1^' la  libra  0  in  moneta  di 
quefii  quattrini  nuo'vi ,  0  in  altra  d'  argento  a  fua  elezione  ► 
'^  '  IX.  Che  trovando  fi  alcuno  ^  che  nan  offerii  d.  Bandire 
ebè  f penda  detti  denari  banditi  ^  cada  nelle  ^ene  ,  che  difpon^^ 
gòno  li  mede  fimi  Bandii 
r.il.  Vv  X. 


■ 


^^8  Dstti  Zecca  di  Quibio  . 

X.  Che  il  Galeoni  con  tupti  di  Cafa  e  Lavoranti  godl^ 
no  la  dilazione  dell'  Armi  non  proibite . 

XL  Che  r(}oUndù  la  C<^niUfiifà  maggior  famma  dì  denari 
dei  quattrini  banditi  ^  che  mandaranmy ,  fia  obbligata  il  Qor 
Jwsttf  a  dargliene ,  can  quejh  fera  che  fé  gli  dia  dalla  Ca^ 
munita  il  denaro  contante  in  moneta  bianca^  e  fer  ogni  /i- 
hrà  di  quattrini  nuo'vi  paoli  due  fanali . 

XI I.  Che  la  Camera  Afojlolica  non  fojfa  mai  pretendere 
fer  d.  battitura  dei  quattrini  r4cogni%iofie  alcuna^ 

XUL  Che  facendo  alcuna  ijianza  il  Zecchiere  di  Roma  di 
^volere  li  dettk  quattrini  fia  obbligato  a  mand'are  a  le^arfi  iu 
Gubbio  a  fne  fpefe  y  con  mandare  /*  equi'valcnte   in.contanti . 

XIV»  Che  alli  Sofrafiantiyche  fi  terranno,  in  G/Mia  j^er 
ri'vedere  il  fcfoy  e  bontà  della  moneta^  e  fo franeranno  alla 
battitura  del  denaro ,  debba  effer  dato  il  fuo  falan^  con/ve^ 
nieutt  dfll  medefim&  Galeotti  ^Jecoudq  là  dlchiarapioné  ^  ì^e .  fé 
nt  farà  da  Monfig.  Tre  fidente  della  Zecca. 

XV.  Che  la  battitura  fia  finita  dentro  d^ie  a^mi,.  .    ^      . 

XVI.  Che  fi  debba  battere  folamente  con  liCugni^yO  Balr 
%i ,  che  gli  faranno  dati  da  Monfig.  Prefidente  della  Zecca  feìt 
volontà  di  N.  S.y  li  quali  però  fi  debbilo  pagare  dal  Galeot^^ 
ti  ali  '  Intagliatore ,  che  fer  ordine  di  Monfig.  Fr efidente  li 
farà  •     • 

.    XVI L  Che    tutta  la  moneta  cugnata  fud^  fia^  J^fi^t^  d^ 
ifmalfi^oglia  Dazio  y  o  Gabella .  v 

XVIU.  Che  d.  Galeotti  oltre  la  frecifa  ofiervan^za  d$ 
quanto  fofra ,  alla  quale  inviolabilmente  debba  effer  aftr^tt(^ 
fn  cafo  di  contravvenzione ,  ed  inojfer^anza  y  incorr.a  anche  fe^ 
eondo  la  trafgreffione  in  quelle  pene  y  che ,  arbitrata  Monfig. 
frefidente-  della  Zecca.  '  ^ 

Accettate  le  foprallegate  Capitolazioni  dall'  una,,  ^ 
1*  altra  parte,  (i  venne  air.eiFettiva  battitura  della  mo^ 
neta,  cofichè  alli  2  di  Ottobre  dello  ftelTo  anno  1546  fij 
fatta  la  prima  levata  di  Zecca  prefente  il  Sig.  Aleifandro 
CafFarini  di  Carrara  Dottore  dell'  una,  e  V  altra  Legge y 
Luogotenente  di  Gubbio ,  foftituito  per  lettera  dar  Mon^ 
fig*  Prefidente  della  Zecca  di  Roma ,  e  li  Sig*  Sebalèiano 
Marion! ,  e  Vincenzo  Menghi  nobili  di  Gubbiq  de^putat^ 

d*  ' 


sótto  I  PoNtfifici  Ca#.  V.  (339 

da  Mònfig.  Lorenzo  Imperiali  Teforierc  Gentralt ,  come 
dati r  Lettere  inferite  nel  citato  libro  della  Zecca,  e  pre* 
fa  la  bilancia  I  furono  pefatj  tentò  quattrini  ,-Cr fu  trovai 
tó/che  pelavano  una  libbra ,  e  dò  fu  replicato  pii!i  volte, 
è  feihptc  furont)  lo  flb^à:  è  in  tutt^  quitta  prima  levati 
di, Zecca  afcefe  alla  fpmma  di  libbre  iS/^g^c  così  fu  prati» 
cato  in  avvenire  i  ficchè*  ogni  quattrino  pefava  granì  i>9  yj. 
'  Ciò  non  eflcndo  venuto  a  nfotizia  *di  Saverio  Scilh  ^ 
quantunque  -.Scrittore  accuratiffimo ,  perciò  attribuì  al* 
ta  Zépca  di  Rbma  le  monéte  battute'  in  Oabbiov  che  in 
iVrVehire  defciri^eretìió  ,  fe  fifsò  T  epoca  dì  quefta  :  Zecca:  in 
tetfipo  aflai^  pofteriore  ,  poiché <  di^  dia  così  lafciò  'forile^ 
to  (2)  :  „  t=  Gubbio  ^=r  E*  1- ultimo  luogo,  ohe  abbia  kii  frcfcò 
,,  battuta  monéta  i  ma  fòlainé^nt^-di  laitìe.  Fu  introdotte! 
,,.  tal*  ufo  nel  Pontificato  d*  Innocenzo  XL,  e  feguita  an» 
„  Cora  in  oggidì .,y^  * 

Confidetanda  il  Iodato  Pontefice  Innocenzo  I^.^cha 
la  dianzi  riferita  ibm^a  dt^  ftudi  8000  hoti  baftava  potf 
rimediare  agli  abufi ,  e  pel  vantagio  dello  «Staffo  Ecclfefia^ 
ftico ,  eflendofi  perdio  di  bèi  nuovo  offèrto  lo  fte(Ky  Pao- 
lo Emilio  Galeotti  di  battere-  altri  feudi  ìoooo  ^  ed  altre^ 
sì  tutta  quella  qùantitìi  ^  che  foflTe  bifognato  in  termine 
di  cinque  anni,  accettò  il  Papa  U  nuova  offerta  con  li 
medefltni  patti ,  è  capitoli  di  fopra  enunciati ,  effendo  ftat-^ 
tpcoilyenuto  eziandio^,  che  ad  ogni  tichiefla  del  Galeot^ 
ti  (ì  riiiovaflero  i  Bandi  per  tutto  Io  Stato  Ecclefìaflica 
fòì)ifaì, Quattrini  Ferràrefi,  e  Foraftieri. 

Che  in  cafo  non  foflfe  ofTeirato  il  Bando  in  tutte  iitf 
fue  parti ,  fofle  lecito  al  Galeotti  di  domandare  un  Com'' 
milfario  per  andare  in  giro  per  lo  Stato ,  con  la  facoltà 
di  procedere  contx'ò  ICTirafgrBfToti  Jl      I 

(J)he  fi  dovefTc  fcrivere  ali*  Emo  Legato  d'Urbino  d| 
jiutiblicare?  un  Editto ,  acciocché  quei  Po^olf  dtìwflferd  ^i^' 
;liàf^,e  fpefidere  i  fbddétti  Quattrini  riuovi  Papali  a  ta ^ 
;iò'ne  di  50  al  paolo.'     '  -    :      •      . 

'    V  V  2  *      •     Che 

ietr^nttf^  XV.  di  Fifa  Clemente  XI.  ttampaia  ih  Roma  pei: 't^rancefco  (J(^£agi 


/ 


^40  DwiVk  Zbcca  di  GuBtio  . 

Che  non  fi  poteflfe  pubblicare  il  Bando  dei  quattrini 
banditi  in  Roma,  fintantoché  il  Galeotti  non  ne  aveiTc; 
condotti ,  e  portati  ku4i  gpoo  de^nuqvi.     ,    .  -     ^ 

,        Che  nella  detfa  fomipa  yi  doveflfe  effere  qualche  po^* 

Eione  dei  Mezzi  Jiaìpcchi .  peir  maggjoi  coipodità^4evJ^^ 
veri.         ',..-:■••  ''  -^ 

Che  guaftandofi  qualche  quattrino  ne'  Balzi,,fia  le- 
cito al  Galeotti  di  farli  ritoccare  in  maniera ,  che  poffi- 
no  fervire.  /    '       .       ;         .      ,  .,..  ., 

Che  mentre:  uno  delli  due  Sopraftanti  della  Zecca 
avedOTe  iqualche>  legittimo  impedim,e,nto,,  ppteflfe  .  aflijJerè 
alla,  levata  ,di  /ZecCa  uno.de'  lorp ^ Fratelli ,  effcndp.  de* 
buoni  Gentiluomini., della  Città,,  afl&nchè  -npji.  venga  irir 
tardata  la  baftitura,^^  carne  pii)  di^Furamente  apparilce  .d^ 
altro  Chirografo,  e  Iftromentp  delÙ  2  Maggio  1648.; 

Nell'anno  1652  alli  23  Decembrc  Monfig.  Frànzoni'^ 
•  come  Pre/ìdented^lle  Zecq^ic;  prorogò  il  termine  .di  quat- 
tro anni  a   battere  feudi   4  mjla    per  compimenti   djCgU 
feudi  20  mila.  <.    ,  .   .  ,  '  \^ 

Quattordici  monetp  fonp  riportale  dal  dianzi  men- 
tovato Saverio  Scilla  d'  Innocenzo  iX»\  e  le  medéfime,  ri- 
porterò anch'  io^  npn  avendone  potuto  rinvenire  alcun* 
altra  ,  e.  quefte  tutte  non  men  ch^  le  feguenti  ritrovanfi 
neila  ta)i.a  N,ummaria  jRaccolta.  Per  ciCi}  t^fporr^,  qpn  cjfiel- 
la<  Diaggiot  brevità  che  fia  r  polfibile ,  defcriverò  folamérite 
ip,  catalogo  Jia,  ferie  delle  monete  Ì?^ontlfi^zie  battute  in 
quefta  Zecca ,  giaqchè  non  meritano,  che  vj  fia  fa,ttp  par-^ 
titolar  *fpiegaiipn'e  ;.  e  non  ,i:i<;:hiedcfi,  ch^.fe  nè^incidano 
i  difegni  delle  medefime  per  efler  quelle  a  tutti  nòte* 

t 

INNOCENZO    X..  .j       ,      ,.        \ 

Vio:  Battista  Pamfilj  Romano,  famiglia  ^ià  in  l^pm^ 
ejflinfa,,  ma.'  ?l;ie  tuttavia  pjroveniejite  ^air  anticp  comune 
ftipite  fìorifce  in  Gubbio ,  fu  Uditole  della  Sagra  R,òtà 
Romana  ,  di  poi  Cardinale  arcato  da  Urbano  Vili. ,  fti 
innalzato  al  Pontificato  alli  14  di  Settembre  .,deir  anno 
1644,  e  fé  chiamarfi  Innocenzo  X»;  e  dopo  di  avejr  te« 


SOTTO   I   PONTBFICl   CaP.  V,  34f 

nuto  il  Soglio  Vaticano  anni  io ,  mefi  3  >  e  giorni  ij  , 
finì  i  fuoi  giorni  alli  7  di  Gennajo  1^55.  Governarono 
per  effo  in  Qualità  di  Legati  della  Santa  Sede  lo  Stato 
d*  Urbino ,  aall*  anno  1644  fino  al  t6^6  il  Cardinale  Giu- 
lio Gabrielli  Romanou,  Dai  .16^6  fino  ìil/ .1648  il  Cardi- 
nale Àlderano  Cibò  di  Maffa  Carrara.  Dal  1^48  fino  al 
I651  il  Cardi  Vincenzo  Coftaguti  Gcnovefe  .  Dal  1551 
fino  al  1554  il  Card.  Chriilofaro  Vidman  Veneziano .  Dal 
1654  fino  al  1^55  il  Card.  Carlo  Pio  di  Savoja  Ferrarefe. 
Inftoe.  X.  P.  M.  A.  IL  F.  G.   Arme  Pontificia . 

Sanfiut  fanlus  Af.   Figura  '(3) .  Quattrino  • 

ìnnoc.  X.  P.  M.  A.  IL    Arme. 

'    SaH^us  Paultts  AfoH.    Figura-,    -■■  Qujifr. 

Innoctn.  X.  P:  M.  A.  IL'  Arme  .  ■     ' 

S,  Paulus .  Alma  Roma  .   Mezza  figura  (4)  »  Quatt. 

Lo  fteflb  fenza  l'anno  IL  .       '  Quatt. 

Innocen.  X.  P.  Mi  A.  IL  F.  G.    Arme.  .  ■ 

S.  Paulut  Af.   Figura.      •  Quatt. 

•Tre  altri  fimili  con  l'anno  IIL  IlIL,  fe  V.  "  Quatt. 
■ìnnoc.  X.  P.  M.  A,  VL  F,  Gì   Arme.  •    ' 

Anmjubil.  i6%o.    Porta  ,Siaiita  ifperta .  Quatt. 

Altro  fìmile  con  la-  Porta  Santa  cniufa.  Quatt. 

Innoc,  X.  ?.  Af.  A.  VÌL  F.  G.   Arme . 

Sanlhs  PauUts  Af,   Figura  (j).  '.  Quatt. 

.'  <■         '      Iftnoc. 

•      * 
... 

(3)  E^  fuor  di  dubbio,  che  quefla  prima  moneta  (tx  ftata  battuta  hi  Oub<- 
blo s  mentre  oltre  Y  atteftato  del  Notajo  della  R^v.  Canw  Apoftolica  Roffiiio  Pie* 
barn' ,  che  fi  rogò  dell'  Iftromcnto  della  prima  levata  di  Zecca  fetta  li  %.  Otto- 
bre 1646. ,  che  corrifponde  all'  anno  II.  del  Pontificato  d*  Innocenzo  X.  ;  vi  è- 
ancora  il  nome  del  Zecchiere  dalla  parte  dell'  Arme  efpreflb  nelle  due  lettere 
F.  G.  ,  che  devono  interfjretarfi  :  Ftch  GaUottur.  (4J  Qi^ntunque  in  qucfti 

due  Qi|atrrini ,  ed  in  altri  in  appreflb  vi  fia  fcritto.  jflmA  Roma  ,  che  accenna* 
no  ivi  eflere  flati  battuti,  nulladimeno  è  certa,  che  fonò  flati  coniati  ih  Gub* 
bio^ -mentre  nell'anno  1646  ^m  ^^  ufcirono,  in  Roma  npn  fi, coniava  più  ra« 
me-  E  Tìcdome  n'conj,  e  Bàkl  mandavanfi  da  Roma  da  Monfig.  Prefidente  del« 
la  Zecca,  come  fi  legge  nella  riferita  Capitubzione  al  num.  XVI.,  così  farà 
jMaciuto  al  mentovato  Prelato-,-  -e  forfè  alla  fteffo  Papa  Innocenzo  X.'  di  farvi 
incidere  Alms  Rema ,  non  oflante ,  che  i  «quattrini  >  fi  batteffero  in  Gubbio  • 

(5)  Lacrima  volta,  che  negl'  Iflromenti  di  deliberaziore  fia  notato  cofa  vi 
iia  impreflb  nelle  monete  battute  in  Gubbio ,  è  quella  de*  30  di  Giugno  tósi  ? 
in  eflb  fi  legge  :  Aperto  Erario ,  five  Capfone  imvenerunt  totam  fuanihatem  extra^ 
tfam  ctftn  imfrifi>nf  in  una  farti.  Imaginh  5.  Paul(  ^^-^  in  àlUrs  Infignis  San* 
éijpmi  D*  H.  Faf0  Innocfntii  X.  Lib.  della  Zecca  pag.  io. 


34^  •  £>BLLA   ZbCCA    di   GUBBIO 

jMitoc.  X.  F.  M.  ^.  FUI.  Arme . 

Me%o  BaioccQ,  Dentro  uii  fettone  (<5).:  Mez.  Baj. 

Due  akri  fimili  qon  i'anno  IX.,  e  ,X.         .     ,  M«2.  Bai. 

ì     ALESSANDRO    VII.- 


f  '  •      ,     ,  .  i.  ■    ,^ 


.  ABio  Ghipi  SaWe  alli.7  ài  Aprile  dell! anno  1Ì55  fi| 
innalzato  al  Pontificato,  e  fi  fé  chiamare  AxipsanorìJjVILì 
refle  la  Chiefa  a^nni  12  ^  e  giorni  45  ,  effendci .  p^flVto  all' 
altra  vita  ^':^?;di  Maggio  t6<j>7\  .Governa raiio/pct. e (To  1<» 
Stato  d'Urbino  in  qualità  di.  Legati  .della  S.  Sede ,  nell* 
anno  1^55  5  il  Card.  Carlo  Pio  eh  Savója  Ferrarjeife ,  D4 
%6^'ifino  al  1558  il  Card.  Luigi  Omodei  Milanefe ,  Dal 
1558  fino  al  1552  il  Card.  Scipione  Dèlci  Sanefe..  .D4 
.*552  fino  al  .1557  il  Card.  Antonio  Bichi  Sanefe. . 

Anche  il  nuovo  Pontefice  vedendo,  che  inforgevand 
nuovi  difordini  pej.  i'  introduzione  de'  Quattrini  foraftie.- 
IJ,  accettò  eflb  pure  l'offerta  per  T  addietro  fetta  dal 
Galeotti,  cioè.dii)atferé  nella  Zecca  di  Gubbio  nel  ter- 
mine di  nove  anni  altri  Scudi  20  rtiila.  Onde  confermart- 
po  Papa  Aleflandro  tutto  ciò:,  che  dal  fuo .  Prédeceifore 
Innocenzo  X.  fu  ^abilito  negli  accéhnati  due  Chirografi., 
ordinò  ancora,  che  il  detto  Zecjchicré  porefiTe  fare  rino- 
yare  il  Bando  de*  Quattrini:  forafiìeri  ^^erràiefi ,  •  .è;  Bolo- 
gneu .  Il  tempo  nel  quale  ciò  avvenne  fi  ritrae  dal  ac- 
cennato libro  della  Zecca,  in  ..cui  è.  xegi.ftrata .  tal  memor 
ria.  Adì  f  Dicembre  1660  ii  Sig.  .làitlo. Emilio  ^  oltre  alla 
ha  finta  di  hentottp  mila  Jctidi ,  Jt  efihifce  di  bàtterne:  altri 
fcadt  *vetitf  mila  nel  termine  dì  nove  anni  frojpmi  ^  é  fu  ac- 
tettata  detta  offerta  da  N.  S.  Aleffandro  Fa  fa  VII. ,  /  fotte 
U  fteffo  giorno  ne  fu  fiìf  alato  IfirùrÀento  fer  rogito  délNier 
eolf  Notajo  della  Rev.  Camera.  :<.'  ' 

Nel  tempo  di  cot^ftó  Pontificato  continuò  51  valore 


ìirmlfll^%  "i:  ^^^%  *'^/''  ?'"*  *  regiftraio  r  Dh  5.  mmorfi  i<5x.  S>/ftù 
VT  Mern  R,';^'*  f'*f"^''"" ,^''  "P'^to  Capfon,  inventa  futrunt  w^nHé  Mu»cw 
iiìAllìlìnlu^ *  tìTT  f*  "r  f""'  'fi  ^"^"'f^"  Stcgmats  Sanai fmt  D.  N; 
muAraH^TyJ:'  l'  "'"*  ''J*^'  '"^I^Utt  MEZZO  BAJClCCOy&  m,h>*r»tà 

?7»  J?     •  '"^"  i'w'/mJ'  umu,  «4r4.  Sicché  ogiw  W.péfty*  gr>nt 


SOTTO   I.POHTBFICI   CaF.  V.  34 J 

intrinfeco  della  moneta  y  eifendo  notato  nel  più  volte 
mentovato  libro  dèlia  Zecca,  che:  Dalli  i  Ottobre  1646 
Jina  atti  27  Luglio  ló^g  furono  battuta  libbre  cento  fuaran^ 
ta  mila  dieci  fette  y  la  qual  moneta  cognata  y  valutata  a  faoli 
dai  la  libbra  y  afcende  il  'valore  a  feudi  'ventotto  mila  ventì^ 
tre  y  e  baj occhi  quaranta  di  paoli  dieci  fer  feudo .)  Di  mod$ 
che  la  frima  y  e  feconda  condotta  cqnceffa  da  N.  5*.  refianft 
intieramente  compite  in  conformità  de  gì*  obblighi  iffc\  In  vir- 
gole adunque  delle  fuddette  facoltà  furono  battute  U 
qui  notate  monete  • 
Alexan^  VII.  P.  M.  A.  L    Arme  inquartata* 

Sanflut  Taulus .  pigura.  .  Quatti. 

Alex.  VII.  Pont.  Max.    Arme  inquartata. 

Me%o  Bajocco  {7)  .  Mez.  Baj^ 

Altro  di  conio  differente  •  Arme  inquartata  y 

e  da  ir  a]  tro  lato  da  pie4i  una  Stella^  Mez.Baf. 

Alex.  VII.  Pont.  Max.  Arme  con  i  foli  Monti  y  e  Stella  4 

Mezo  Bajocco.  .  .Mez«Baj« 

Altro  di  conio  diverfo  •  Mez.3a}. 

Alex.  VII.  P.  M.  Arme  con  Monti  fòliv  e  Stella . 

Sanfius  Pauluf .    Figura  . .  Quatta 

Alex.  VII.  Pont.  M.  Arme  come  la  foprad.,e  le  lettere  G.G. 

Virgo  conci fiet .  ta  Santi(&ma  Concezione  (8) .        Quatt. 

_  T 


^^imm,^mm^tmmmmmm\  i         tu  ■^■»*»— a*»^ 


<7)  Io  quefte  due  monete  è  da  notarti!}' iaquamtura* dell'  arme,  Ja  ^oale 
non  fi  vede  nelle  monete  degl'anni  ftiiregueQtl .  Il  P.  Filippo  BonannL  pella  fua 
Opera,  che  porta  il  titolo:  ìiumìfmata  fonti ficuin.  Romanorum  (ire  fpiegando  la 
Medaglia  XLII»  alla  pag.  699^  così  nota  :  „  De  gemilicioi  Ckifiorum  ftenunatle 
»,  hic  excuipto  innuere  (ufficisi  illudjn  quaruoT  ateolas  diviiopn  elle ,  qua  rum  duse 
I»  fcx  montes  .lureos  conttnent ,  (juibus  ^idus  étnm  aureuni  Innil^iinet  in  campo 
^,  rubro,  aliar  vero  in  campo  élàneo Qnercum  habent.  lllam  in  pracmium  retu- 
^  lilTea  Jolio  U.'a^mat  JocPalatlus  A^guftinuiH  Gbifitim»  quem  idem  ?omi£^ 
^  maximi  faciens  omnibus  Ecclefiz  Thefaurìs  pracfecit,  quos  reda  6de,.&  totiiis 
„  Orbis  pliufu  trafl^it.  „  iZ)  Nel  libro  della  Zecca  citato  cosi  è  r^giflrato.; 

Adì  i8*  Novembre  i66i.  furono  eflratti  dal  Caffome  ì  ^uattrtHiy  che  dM  u»a  forte 
mr*  /'  InM^gime  dell  a  SantiffimA  O^nceùone ,  #  dall*  sltra  V  Arme  di  hi,  S.  PP. 
Mefindro  V IL  II  motto  Virgo  cvncipiàt  è  del  Profeta  Ifaia  al  cap^  7^  b.  Ecce  Vìr* 
gù  concPfiet  ^  f^  partH  Filiumt^  ^  tfocétbkut  nomen  ejms  Emmanuel  ^  e  rìzxsxAt^ 
dice .  il  Scilla ,  pag.  a^9*  »>  l' aver  il  detto  Pontefice  impofto  filenzio  alla  difjputa 
^  deli'  Immacolata  Concezione  delia  B.  V.  ^a  Tommifii ,.  e  .Scotifti . ,,  I  due  à^^ì. 
ioQo  ivi  pofii  per  indicjure  il  cognooM  dd  Zecchiero»  t  in  luliano  il  nome 
della  Citu. 


344  'Dblià  Zboc*  1^1  Gufefio 

CLEMENTE    IX. 

•e  .  "  ■  " 

OiULio  Rospigliosi  Piftojefe ,  Goyfernatore  di  «Romat, 
àflunto  al  Cardinalato  da  Papa  AlefTandto  VII. ,  e  creato 
Pontefice  alli  20  Ghigno  i66j^  fi  fece  chiamare  Clemen- 
te IX. ,  e  avendo  governato  la  Chiefa  anni  2  ,  mefi  5 ,  e 
gioirni  19,  giunfe  al  fine  d^'fuoi  giorni  agli  8  Dicembre 
i66g.  Governò  per  il  medefimo  lo  Stato  d'  Urbino  come 
Legato  della  Santa  Sede  in  tutto  il  fuo  Pontificato  il  Carr 
dinaie  Cefare  Ramponi . 

Continuando  la  conceffione  fatta  da  Aleflandro  VIL 
li*  7  Dicembre  i55o  per  nove  anni  a  Paolo  Emilio  Ga- 
leotti di  poter  batter  moneta  nella  fomma  di  Scudi  20 
mila  5  anche  fotto  quefto  Pontefice  ,  così  egli  profetai  a 
ftamparla,  fenia  che  aVeflc  bifogno  di  altra  conferma,  e 
le  monete  coniate  nel  fuo  breve  Pontificato  fono  le  due 
feguenti .     >  ,.  >  ^^ 

.C!/tf«^  IX.  Pont.  Max.    Arme  • 

Mszo  Bajocco  .  Mez.  Ba). 

Clcm.  IX.  P.  M.  A.  L 

SanEius  Paulus  .    Figura  (9)  •  Quiatt. 


CLEMENTE    X. 


Emxiiì)  Altieri  Romano  Maeftro  di  Camera  di  Cle- 
mente IX.,  e.  dal  mededmo.. creato  Cardinale.;  .aIlLjJ.9  di 
Aprile  dell'anno  1^70  fu  innalzato  al 'Pontificato, -e  fi 
chiamò  Clemente  X.  ;  governò  la  Chiefa  anni^,  mefi  2  j 
e  giorni  22  j  terminò  il  corfo  della  fua  vita  il  dì  22  dì 
Luglio  dell'anno  i6']6.  Governarono  per  il  medefimo  lo 
Stato  d' Urbino  in  qualità  di  Ugati  della  S.  Sede ,  dal 
lóiò  fino  al  1611  il  Cardinal  Carte  Cerri  Romàna.  Dal 
KJ73  fino  air  ultimo  del  fuo  Pontificato  il  Cardinale  ,Pa- 
luzio  Paluzj  Altieri  Romano . 

Non  eranfi  per  anche  battuti  tutti  gli  Scudi  20  mii» 
accordati,  come  fi  è  detto  addietro,   da  Aleffandro  Vlt 

a  Pao* 


i«M«i 


j(9)  Dttprttmt  Menfis  Seft.  lóóf.  Aperti^  Capfime  é'c,  reperti  fitetunt  quadrtmtet  ^ 
sb  una  quorum  faa'e  efi  imago  S.  Fault ,  ab  altera  ftegmat a  SS.  D.  U.  PF.  -Ciemi  IX. 


SOTTO  I  Pontefici  Gap.  V.  345 

A  Paolo  Emilio  Galeotti;  onde  nell'anno  1^70  li  4  Ot- 
tobre la  Santità  Sua  prorogò  a  tre  altri  anni  il  tempo  di 
battere  la  refidiial  fomma  di  Scudi  2318.  80  di  quattrini 
Papali  per  compimento  delli  Scudi  20  mila. 

Ciò  adempiuto  ,  vedendo  il  Papa  i  pregiudizi ,  che  di 
bel  nuovo  inforgevano  colPintrodurfi  i  quattrini  foraftieri 
nello  Stato  d'Urbino,  della  Marca,  e  gli  altri,  ne' qua- 
li fi  compone  il  bajocco  di  cinque  quattrini ,  accettò  la. 
iioova  offerta  del  Galeotti ,  cioè  di  battere  altri  Scudi 
20  mila,  con  Chirografo  diretto  a  Monfig.  Lodovico  An- 
tonio Manfrone  Chierico  di  Camera,  e  Prefidente  della 
Zecca,  in  cui  con  quefti  termini  fi  efprime  (io). 

In  Dei  Nomine  Amen.  Die  21  Menfis  OBohris  1573  ì^^ 
afla  D.  Matth/ti  de  Angelis  Notarii  Camera  fuit  ftìpulatum 
Inflrumentum  cum  lllmo  ,  e  Rmo  D.  Ludo'vico  Antonio  Man^ 
frono  Zeccarum  fr afidi  facultat.  cudendi  in  bac  Cin>itatc 
Scut.  20000  moneta  Romana  termino  no'vem  annorum  inceft. 
die  4  d.  Menfis  OBohris  ''vigore  Cbirografhi  S.  D.  N.  Clemen^ 
tis  PP.  X.  tenoris  infrafcrip.  njidelicet . 

Monfig.  Manfrone  Chierico  della  noffra  Camerale  Prefi* 
dente  della  noftra  Zecca.  Volendo  Noi  rimediare  aUi  difordi^ 
ni  ^  e  fregiudÌTLj  caudati  dair  introduzione  ,  e  fmaltimento  del-- 
li  quattrini  de'  Stati  foraHìeri ,  iff  altri  di  fefo  fcarfo  ,  fu  di 
nofiro  órdine  dal   Rmo   Card.  Camerlengo  Jotto   Un  Aprile 
frvfpmo  f  affato  pubblicato  bando  ,  e  proibizione  ,  che  non  fi  po^ 
teffe  fpendere  d.  quattrini  nella  noftra  Città  di  Roma ,  e  no^ 
firo  Stato ,  e  per  pron)cdere  con  minor  danno  pofftbile  della  no^ 
tira  Camera ,  e  che  'vifia  abbondanza  di  quattrini  buoni ,  e  di 
fefo  ,  acciò  non  fia  riftretto  il  Commercio ,  abbiamo  deliberata 
d  '  accettare  la  nuo^a  offerta  fattaci  da  Paolo  Emilia  Galeot^ 
ti  di  Gubbio  y  il  quale  a'vendo  fino  dall'  Anno  1646  in  qt^à 
fedelmente  fer'vito  alla   d.  noftra  Cam.  in    a^er  fatte,  altre 
battute  dì  fimili  quattrini  in  fomma  di  feudi  48000  come  con-- 
fta  da  Wr omenti  con  effo  ftipulati  li  24  Aprile  1646  ,  4  Mag^ 
gio  1548  ,^  7  Dicembre  1660  per  gli  atti  del  Plebani  yC  Nic^ 
coli  già  Notarj  della  d.  Cam.  a  quali  &c.  fi  efibifce  di  'voler 

P.II.  Xx  bat- 

»  — ■ — ■ —  ..  .  —  "___-  -  '™ 

(io)  ,DaI  Ii6ro  della  Zecca  Ict.  A.  num.  7.,  che  incomincia  dall'  anno  16^. p 
0  profiegue  £no  al  16^.  pag.  57. 


J45  Dblla  Zbcca  di  Gubbio 

h attere  nella  noftra  Città  di  Gubbio  altri  feudi  20000  m$ne* 
ta  Romana  di  quattrini  di  Kafne  fafali  ^  &  anco  tutta  quel^ 
la  quantità^  che  bifognarà  in  termine  di  no^e  anni  comincia^ 
ti  li  4  Ottobre  corrente  y  nel  qual  termine  è  terminato  l  '  oh^ 
bligo  da  lui  ultimam.  fatto  a  fa*vore  della  d.  Noffra  Cam. 
fer  d.  altre  battute .  Per  tanto  di  noflro  moto  froprio ,  certa 
Jcienza ,  e  pienezza  della  noflra  potefia ,  ordiniamo  a  ^oi  y  che 
in  nome  noflro  ,  e  della  d.  Hoflra  Camera  concludiate  con  d. 
Galeotti  il  d.  partito  di  battere  in  termine  di  non>e  anni  im 
d.  Città  di  Gubbio  li  d.  feudi  20000  di  quattrini  ?  apali  ^  ù 
altra  maggior  fomma  che  da  Voi ,  0  altri  Prejidenti  della  Zec^ 
ca  'voflri  Succeffori  gli  everrà  ordinato  ^  e  che  ne  Ripuliate 
gr  IJlrumenti  necejfarj  con  gì*  ijl^ff^  patti \  e  capitoli  contenne 
ti  ne  gì  '  altri  partiti  fatti  con  d.  Galeotti ,  e  con  altri  agiu* 
flati  j  e  concordati  con  woi  d*  ordine  noflro  ^  quali  an)endoli 
per  efpreffiy  e  fpecificati  in  queflo  di  parola  in  parola  appro^ 
oviamo  y  e  confermiamo y  obbligando  per  l*  offer^anza  di  ejjt  lo^ 
Noflra  Cam.yC  fuoi  Beni  y  che  tale  è  mente  y  e  'volontà  noflra 
cfpreffa ,  colendo  ,  e  decretando  y  che  d.  Iflromento  'vaglia ,  <b* 
abbia  il  fuo  effetto  ,  effecuzione ,  e  'vigore  ancorché  non  fi  Bi^ 
puli  in  piena  Cam.  y  &  ad  eflinzione  di  candela  y  e  che  non 
fìano  precedute ,  e  fatte  altre  folennità ,  e  diligenze  requiftte 
in  Jtmili  contratti ,  e  queflo  non  fia  ammeffo ,  e  regiflrato  in 
Cam.  y  e  nelli  fuoi  libri ,  non  oflante  la  Coflituzione  y  e  Bolla 
di  Fio  IV.  noflro  fredecejfore  de  regiflrandis ,  e  fopra  la  rifor* 
ma  di  d.Cam.^  e  qualunque  altre  Coflituzioni  y  iff  ordinazio^ 
ni  Apofloliche  y  Statuti  y  decreti  y  ufiy  Hiliy  e  confuetudini  y  e 
altre  cofe  ,  che  faceffero  in  contrario  ,  alle  quali  tutte  y  e  fin^ 
gole  a'vendo  il  lor  tenore  per  efpreffo ,  é^  inferto  nel  prefente , 
per  quefla  Gioita  folamente ,  ist  per  queflo  effetto  in  tutto  ,  e 
per  tutto  deroghiamo .  Dato  nel  Moflro  T alazzo  Apoflolico  di 
Monte  Can)allo  queflo  dì  7  Ottobre  ló^j^. 

Clemens  PP.  X. 
Et  quia  fuprafcriptum  Inflromentum  prò  Illmo  Dno  Pcfu^ 
lo,  Emilio  Galeotto ,  &  nomine  ipfius  fuit  flipulatum  per  lU 
luflrem ,  ér  Excell.  Dominum  Bartholomeum  Antonettum  cum 
promijftone  de  rato  y  iff  de  facien.  ratificare ,  idem  D.  Pauluf 
Emilius  fub  die  6  No'vembris  1^73  ratifica'vit  fuprafcriptum  lu^ 

ffro^ 


SOTTO  I  Pontefici  Caf.  V*.  347 

ftromentnm  in  omnibus  y&  fer  omnia  cnm  infertìone  totius  te^ 
norit  Injlromenti  fer  aBa  Sebaftiani  Profilii  Mot.  Eugubini . 

Le  monete  coniate  fotto  quefto  Pontefice  fono  le  fe- 
guenti . 
Clem.  X.  T.  M.   Arme  • 

Mczo  Bajocco    (i  x)  .  Mez.  Baj. 

Altro  di  diverfo  conio  .  Mez.  Baj. 

Clem.  X.  Tont.  Max.   Arme  . 

Alma  Roma .  Ss.  Pietro,  e  Paolo  mezze  figure  (i  2) .  Quatt* 
Clem.  X.  font.  Max.    Arme  . 

Anno  Juhil.  1675.   Porta  Santa  aperta  (13).  Quatt. 

Clem.  X.  font.  Max.   Arme  • 

Torta  Coeli.    Porta  Santa  aperta*  Quatt* 

Clemens  X.  Pont.  Max.    Arme  . 

Torta  Codi .  Porta  Santa  con  Croce  in  mezzo  ^ 

e  tre  Stelle  fopra .  Mez.  Baj. 

Clem.  X.  Pont.  Max.    Arme . 

Aferuity  ér  claufit .  Porta  Santa  chiufa  (-14).        Quatt. 
Clem.  X.  Pont.  Max.    Arme. 

S.  Paulus  Af.  Roma.   Tefta .  Quatt. 

Lo  fteflb  di  vario  conio  (i5).  ♦Quatta 

INNOCENZO     XL 

SfiNBDETTO  Qdescalchi  di  Como ,  Chierico  della  Rev. 
Cam.  Apoftolica  ,  da  Innozenzo  Papa  X.  fu  annoverato 
tra  ì  Cardinali  Diaconi,  e  alli  21  Settembre  i6^6  venne 

Xx  2  elet- 

(i  i)  Die  5*  Jumi  lójo.  Jperto  Capfone  ^  in  quo  nummi  fervantur  »  fuerunt 

inventi  dimidii  hajoecbi ,  in  una  quorum  facie  eft  imprtjfa  Stegmata  Sanhijpwi  D. 

K.  D.  Clementis  PP.  X. ,  fjgr  in  slia  facie  litteréL  cantantes  MC7.0  Bajocco.  iib.  cir. 

(li)  Die  6.  Decemhris  ló'jo.  Aperto  Capfone^  in  quo  nummi  fervantur  cum  cloi» 

vihuf  a  dd.  D.  D.  Superflttihus  »  fuerunt  reperti  quadrantes ,  in  una  quorum  faeie  efi 

impt/effa  Stegmata  SankiJJimi  D.  N.  D.  Papa  Clementis  X. ,  ó*  '»  alia   Immagine^ 

dimidiata  SanHorum  Petti ^  <^  Pauli .  Lib.  cir.        (13)  Die  4.  Martii  1^75*  Jperto 

Capfone ,  in  quo  (Syc. ,  fuerunt  inventi  quadrante! ,   in  una  quorum  facie  eft  im» 

prefa  Stegmata  San^iJpmJ  D.  N.  D.  Clementis  PP.  X.  ^  dr  ah  alia  Porta  SanÙa  • 

iib.  cit.  (14)  Die  5.  Decemhris  1675,    Jperto  Capfone  fSyc.  ,  inventi  fuerunt 

^uadrantes ,   in  una  quorum  facie  efi  imprejfa  Janua  Sanffa  cum  litteris  in  giro 

cantantes  :  Apcruit»  &  dau^ ,    fSy  in  alia  Stegmata  t^c.  Lib«  cit.         (15)  Die 

%9  Julii  l6^6.  Jperto  Capfone,  in  quo  <^r«,  fuerunt  inventi  quadrantes^  in  una 

quorum  facie  efl  imprejfa  Stegmata  San£liJJimi  D.  K.  D.  Clementis  PP.  X. ,  &  itt 

#//>  facie  iSìgits  S.  Pauli  ^  Jivt  caput  ejus  ^  Lìjb.  cit« 


^ 


g4S  Dblia  Zecca  di  Gubbio 

eletto  Pontefice ,  e  chimare  fi  volle  Innocenzo  XI.  Sedè 
nella  Cattedra  dell' Apollolo  Pietro  anni  12,  mefi  10^  e 
giorni  9,  e  fé  ne  volò  al  Cielo  il  dì  12  Agollo  16S9. 
Reflero  di  fuo  ordine  lo  Stato  d'Urbino  col  carattere  di 
Legati  a  Latere  per  la  Santa  Sede  ,  neir  anno  i6q6  il 
Cardinale  Paluzio  Paluzj  Altieri.  Nel  1677  all'Altieri  fu 
fuftituito  il  Card.  Carlo  Barberini  Romano,  il  quale  go* 
vernò  lo  ftato  d'  Urbino  fino  al  1634.  Al  medefimo  fuc- 
cedette  nella  Legazione  il  Card.  Fabrizio  Spada  Romano , 
e  per  anni  quattro  relle  lo  Stato ,  a  cui  fu  fuftituito  per 
Legato  nel  16SS  il  Card.  Opizio  Pallavicini  Genovefe  . 

Sotto  il  Pontificato  fimilmente  d' Innocenzo  XL  profe- 
•guì  a  battere  moneta  in  Gubbio  la  Cafa  Galeotti ,  non  folo 
per  terminare  il  novenio  accordatogli  da  Clemente  X. ,  ma 
perchè  ancora  gli  fu  confirmato  dal  medefimo  Innoc.  XL 
Le  monete  coniate  fotto  quefto  Pontefice  fono  le  feguenti  • 
Iffnoc.  XI .  P.  M.  A.  l.   Arme . 

•     SanElus  Fauhs  Af.    Figura  {16)  .  Quatt. 

Innoc.  XI.  P.  M.  An.  IL  Arme* 

Meza  Bajocco .  (17)  •        •  Mez.  Baj. 

Lo  fteffb  con  targa  diflferente  .  Mez.  BaJ» 

Innoc.  XI.  P.  M.  An.  II.    Arme  . 

SanElus  Petrus.  Af.    Figura  (18)  •  Quatt. 

Altro  di  diverfo  conio.  Quatt. 

Altro  confimile  con  Tanno  III.  Quatt. 

Innocen.  XI.  P.  M.  A.  IH.  Arme  . 

Monjlra  te  effe  Matr.  La  B.  V.  in  mezza  figura 
col  S.  Bambino  in  piedi,  che  benedice  con 
la  mano  finiftra  (19)  •  Quatt. 

Innoc. 
' — - —  — — 

(i6ì  Die  5.  Decemh.  tóyó»  aperto  Capfone  ^c.  inventi  fuerunt  quadrantef ,  im 
una  faci  e  quorum  e  fi  impreffa  Jrma  55.  U,  N.  P.  Innocentii  XI.  y  dx  ah  alia  faeii 
•fflgies  5.  Fault  .  Lib.  et.  (17)  Die  9.  Martii  1677.  Aperto  Capfone  ^e. ,  inventi 

fuerunt  Umidii  bajocchiy  in  una  facie  quorum  eft  impreca  Arma  |^r.  ^  et  in  alia 
parte  littera  cantantes  Mezo  Bajocco  ;  nec  non  quadrantes  in  quorum  facie  efl  inu 
frefa  ejfigiet  S.  Pauli ,  &  »»  alia  Arma  (ire.  Lib.  cit.  (18)   Die  %$.  Septemk 

1^77-  Aperto  Capjcne  fuerunt  inventi  quadranter ,  in  una  faeie  quorum  eB  im* 
frèjfa  effigie!  5.  tetri ,  é*  in  alia  Stegmata  SS.  D.  N.  Innocentii  PP.  XI.  Lib.  cit. 
(iP'  Die  13.  Deeemh.  1679.  Aperto  Capfone  fuerunt  inventi  in  eo  nummi  aerss  ^ 
in  uns  faeie  quorum  ejl  impreffa  Imago  Beatifpma  Vhrginit ,   (Jr  in  alia  Stegma* 

^a  &c^  U  Sila  alla  pag.  a^.  avverte ,  che  quefio  Quattrino  ,,  i  rato ,  perchè 


/ 
^ 


SOTTO  I  Pontefici  Cht.  V*  349 

tMffoc.  XI.  F.  M.  A.  IIL  Arme. 

Mezo  Bajocco .  Mez.  Baj« 

Innoc.  XI.  P.  M.  A.  V.  Arme. 

Mezo  Bajocco .  Mez.  BaJ# 

Innoc.  XI.  F.  M.  A.  V.  Arme. 

Sub  tuum  frajid.  la  B.  V .  col  Bambino  in  braccio  •  Quatt. 
Innoc.  XI.  F.  M.  An.  V.  Arme . 

SanEluf  Faulus.  Af.  Figura.  Quatt. 

Innocentiuf  XI.  F.  M.  An.  V.  fcritto  in  targa* 

Arme  fenza  lettere  •  Quatt# 

ìnnocentius  XI.  F.  M.  An.  VI. 

Arme  fenza  lettere  •      ,  Quatt. 

Innocen.  XI.  Font.  M.  An.  VII.  Arme» 

Mez%o  Bajocco .  con  Leone  dentro  alla  targa  fot* 

to  le  lettere .  Mezp  Baj* 

innocen.  XI.  Foni.  M.  A.  VII.  An^et 

Mezo  Bajocco.  fenza  il  Leone t  Mez.Baj« 

Altri  (ci  differenti  di  conio  •  Mez«Baj« 

Innocenti  US.  XL  F.  M.  An.VIL 

Nell'altra  parte  TArme  fenza  lettere  (20).  Quattf 

Altro  dì.  conio  differente  .  Quatt. 

Innoc.  XI.  F.  M.  A.  Vili.  Arme . 

Mezo  Bajocco.  e  fotta  il  Leone.  Mez.Baf. 

tnnoc.  XI.  F.  M.  A.  IX.  Arme  • 

Mezzo  Bajocco .  col  Leone  fotto  «  Mcz.  Baj; 

Quattro  altri  differenti  di  conio  •  Mez.  Baj. 

Innocentius.  XI.  F.  M.  An.^  IX.  fcritto  in  (cartella  ^ 

Arme  fenza  lettere  nel  rovefcio.  Quatt. 

Lo  fleflb  di  conio  differente .  Quatt. 

Innocentius.  XI.  F.  M.  An.  X.  fcritto  io  cartella  • 

Arme  fenza  lettere  nel  rpvefcip.      .    .  Quatta 

Sei  altri  differenti  di  conio .  Quatt. 

Innocentius .  XI.  F.  M.  A.  X.  fcritto  in  cartella  . 

Innocentius.  XI.F.M.A.III.fcntto  per  errore.  Arme.  Quatta 

"    '  '  Altro 

-  ■  ■■ 

„  elTendofi  avvertito  dell*  errore  fu  fubito  rótto  il  conio  ;   come  anche  perche 
^,  dalla  divoiione  furono  in  bricve  tempo  tutti  ritirati.,,  (10)  DU  i.D^ 

gembrìi  1685.  4P^^  Capjvne  y  in  quo  fs'c.  fuerunt  inventi  im  eo  quadrante!  ^  Jm 
mna  faeie  quorum  tfi  imfrèjfa  Stemmata  SS.  D.  N.  Innoeentii  FF.  XL  ^  &  in  f//^ 

finna  eautamtes  Uknoccntius  XL  i.ìA.  Aono^IL  Libt  ciU  . . 


J5P  Della  Zecca  di  Gubbio 

Altro  di  conio  differente  •  Quatt* 
Innocentiuì.  XL  P.  M.  An.  XII.  fcritto  in  cartella  • 

Nel.  irovefcio  V  Arme  fenza  lettere  .  Quatt* 

piie  altri  differenti  di  conio.  Quatt. 
Innocentius .  XL  P.  M.  An.  XIII.  fcritto  in  cartella . 

.    Nel  rovefcio  i*  Arme  fenza  lettere  •  Quatt. 

Due  altri  diflFerenti  di  conio.  Quatt# 
Innocen.  XL  Pont.  Max.  Arme. 

Me%o  Bajocco .  Mez.  Baj. 

Altro  di  conio  differente.  Mez.  Baj. 

ALESSANDRO    Vili. 

Pietro  Ottoboni  Veneziano  dopo  di  effere  flato  più 
anni  Uditore  della  Sagra  Romana  Rota ,  da  Innocenzo 
Papa  X.  fu  fublimato  alla  dignità  Cardmalizia ,  e  alli  6 
di  Ottobre  dell'anno  1689  afcefe  al  Pontificato ,  aflumen- 
do  il  nome  di  Alessandro  Vili. ,  ed  avendo  regnato  fo- 
lo  mefì  15  ,  e  giorni  27,  (e  ne  morì  il  primo  di  Febbra* 
jo  deir  anno  1591.  Reffero  lo  Stato  d'Urbino  col  carat- 
tere di  Legati  a  Latere  per  la  Santa  Sede  il  Cardinale  Opi- 
zio  Pallavicini  Genovefe  dal  principio  del  fuo  Pontifica- 
to fino  al  jógo  y  e  dal  detto  anno  fino  al  fine  del  fuo 
regnare  il  Cardinal  Giacomo  Cantelmi  Napolitano .  Le 
monete  coniate  fotto  queflo  Pontefice  fono  le  feguenti. 
Arme  del  Papa  fenza  lettere . 

SanBus  PomIus  Af.    Figura  (ii).  Quatt. 

Arme  fenza  lettere  • 

Sanfius  Petrus  Af.   Figura^  Quatt. 

Alex.  VIIL  P.   Arme. 
.    Sanflus  Petrus.    Figura  (ii)^  Quatt. 

Alexan. 


(11)  Dii  6,  Deeemb.  1689.  Aperto  Cafftne  j  in  quo  nummi  fervantur  fuerunt 
in  eo  inventi  quadrante/  in  una  quorum  tacie  ^  impreffa  Stemmata  SS.  D.  N.  Ji^ 
xandri  VllL  ,  (jr  in  alia  effigie!  S.  Fault ,  ó*  numerati/  centum  ex  di,  quadrai 
tihur  fSgrc.  fuerunt  inventi  e  fé  ponderi/   uniu/   libra.    Loc.   cit.  ^^^)  Die  j. 

Maji  1590.  Aperto  Capfone  Qrr.  fuerunt  inventi  in  eo  quadrante/  in  una  quorum^ 
faere  efl  impreffa  effigie/  S.  Fetri,  ó*  in  alia  Stetm/tta  SS.  D.  H.  D.  AUx0niri 
«•  VllL  Uh.  eie 


SOTTO    I    PONTBFICI   Cap.  V#  J5I 

Alexan.  Vili.  font.  Max.    Arme . 

Me%o  Bajocco .  Mez.  Baj. 

Alexan.  Vili.  font.  Max.  A.  L   Arme* 

Mezo  Bajocco  (2  g) .  Mez.  Baj. 

Alexan.  Vili.  A.  II.  Arme  •. 

Sanctus  Petrus.    Figura,  Quatt. 

INNOCENZO    XIL 

Antonio  Pignattblli  Napolitaiiò  fuMaeftro  di  Camera 
dei  Pontefici  Clemente  X. ,  e  d' Innocenzo  XI. ,  da  quefl' 
ultimo  condecorato  della  Porpora.  Cardinalizia ,  pofcia  a* 
12  di  Luglio  deir  anno  i6gi  fu  inalzato  al  Trono  Pon- 
tificio, affumendo  il  nome  d'  Innocenzo  XIL;  governò 
la  Chiefa  anni  9,  mefi  2  >  e  giorni  1$  ,  e  finì  di  vivere 
alli  2.7  Settembre  dell'anno  1700.  Governarono  lo  Stato 
d'  Urbino  in  qualità  di. Legati  a  Latere  il  Cardinale  Gia- 
como Cantelmi  Napolitano,  dal  principio  del  Pontificato 
fino  al  lógi'y  da  queft'anno  fino  al  1697. il  Card.  Fulvio 
Aftalli  Romano  .  Nel  1698  in  qualità  di  Prefidente  gover- 
nò Monfig.  Marcello  d'Afte  Romano,  pofcia  Cardinale, 
pel  rimanente  del  Pontificato  d'  Innocenzo  XII. 

Prima  che  fi  compire  jl  numero  de*  20000  feudi  fta- 
bilito  da  batterfi ,  terminò  i  fuoi  giorni  Paolo  Emilio  Ga* 
leotti,  a  cui  fucceflero  Michel  Angelo,  Giufeppe,  e  An- 
tonio fuoi  figliuoli ,  i  quali  ottennero  da  Innocenzo  XIL 
il  di  24  di  Agofto  1^92  la  conferma  di  continuare  a  bat« 
tere  nella  loro  Zecca  nella  maniera,  che  per  un  noven- 
nio antecedente  V  aveva  accordata  Innocenzo  XI. ,  ag- 
giugnendovi  V  obbligo  folidale  di  detti  Fratelli  Galeotti 
di  pagare  alla  Rev.  Cam.  Apoftolica  feudi  2  e  mezzo  per 
cento  del  denaro,  che  erano  per  battere  ,  ed  in  oltre  di 
far  condurre  ogni  anno  in  Roma  a  loro  fpefe  fome  due 
di  eilì  quattrini ,  e  con  altri  patti ,  che  li  leggono  nei 
* .  •  Chi- 

(13)  Die  9.  Augufii  x^po.  Jpertc  Capftne ,  i»  quo  nummi  f$rvantur  fuerunt 
inventi  dimidii  hajoccbi  in  una  quorum  faeie  efl  imprejfn  Stegmata  SS.  D.  N.  i>  • 
jtiexMndrì  PP.  VllL^  dr  in  alia  facie  littera  cantante/  Mezzo  Bajocco,  &  nu^ 
merati  quadraginta  ex  eis ,  ó*  fofitis  i»  trutina  fuerunt  reperti  ponderis  uniui  li* 
hra ,  (ijr  faSa  pluria  &ff*  Lib.  cit» 


J52  Dblla  Zbcca  di  Gumo 

Chirografo  y  ed  Iftrumento  ftipulato  li  19  Settembre  iS^t 
negli   Arti   dell'  Antamora  ora  Tartaglia  Segretario  della 
Rev.  Cam.  Apoftolica .  Le  moiiete ,  the  furono  in  tal  oc* 
càfione  battute  dai  Signori  Galeotti  fono  le  feguenti  • 
Innoc.  XI L  ?ont.  Max.  Arme^ 

,    Me%o  Bajocco  (24)  •  Mez.  Baj, 

Tre  altri  di  vario  conio  •  Mez.  Baj\ 

Jnnoc.  XII.  Tont.M.AA.  fcritto  in  cartella 

Arme  fenza  lettere  nell'altra  parte  (25)*  Quatt# 

Innoc.  XIL  Fon.  M.  A.  IL  Arme . 

Mczo  Bajocco  •  Mez.  Baj. 

Quattro  altri  di  vario  conio  •  Mez.  Baj. 

Inn.  XIL  F.  M.  A.  IL  Arme  • 

.    $anfÌMs  Feiruf  Bug.  Figura»  Quatta 

Inn.  XIL  F.  M.  A.  IIL  Arme  • 

SanBus  Fctrus  Af.  *Bug.  Figura  (26) .  Quatt* 

Cinque  altri  di  conio  differente  •  Quatn 

Altro  con  S.  Pietro  a  federe .  Quatt. 

Inn.  XIL  F.  M.  A.  II IL  Arme  • 

Sanffns  Fctrus  Af.   Figura  •  Quatt. 

Un.  XIL  F.  M.  A.  IIIL   Arme. 

SanBut  Faulms  Ap.    Figura.  Quatt. 

Innoc.  XII.  Font.  Max.  Arme . 

SS.  Fctrusy  &  Faulus.  Figura  (27).  Quatn 

Due 

(14)  T>ìt  IO.  Dectmb.  i6^u  Pìt  Illuflnf,  ór  Exmus  D.  Francifcus  Stepbantui 
de  Mereatello  dd  prsfens  LoeumUnentes  EUgubti ,  ac  lllmi  D.  D.  GentiUs  de  Pam* 
fbslshy  ^  Coma  Àuguflinuf  de  Montegt anelli t  Superfittes  Zeccba  accefferunt  ad 
manfionem  ìlìtìim  D.  D,  de  Galeoni/ ,  im  qua  nummi  eonduntur .  Et  aperto  Capfo* 
ne,  in  quo  idem  nummi  fervant ut  cum  tlavibur  a  dièsis  DD*  Superfiitibut ,  fiiem 
runt  reperti  dimidii  bajoecbi ,  in  una  quorum  facie  efl  imprejfa  Stegmata  SS»V.H^ 
D.  Papa  ìnnocentii  XIL,  ^  in  alia  littera  cantante s  Mezzo  B.iiocco,  ó*  nume^ 
ratis  dre.  Lih.  cit.  (15)  Die  18.  Junii  i6^u   Aperto  Capfone  fuerufit  inventt 

quadrante!  ,  in  una  quorum  facie  ^  imprejfa  Stemmata  SS.  D.  N.  PP.  ìnnocentii 
XlLy  ó*  in  alia  littera  cantante/:  Innoccntius  XII.  P.  M.  Anno  1. ,  &  numom 
rati/  eentum  é'à.  Lib.  cit.  •  {%6)  Die  11.  Menfi  Mariii  1695.  Aperto  Caffo* 
ne  fSgrc.  fuerunt  reperti  quadrante/ ,  in  una  quorum  facie  efl  impreca  Stegmata 
J>.  N.  D.  Papa  Ìnnocentii  XIL ,  (Sr  in  alia  effigie/  sl  Petri  cum  fequentihus  litte^ 
ri/:  Eug.  (17)  Die  14.  Decembri/  1694,  Aperto  Capfone  reperti  fuerunt  qua» 

drante/ ,  in  una  quorum  facie  efl  imprejfa  Stegmata  SS.  D.  N.  PP.  ìnnocentii  XlLj 
fir  in  alia  effigie/  D,  P/tri ,  é*  Pauli ,  ó*  numerati/  eentum  ^c.  Et  ponderati 
fuerunt  reperti  in  totum  ejfe  librarum  tenniUium  novem  eentum  quadraginta  triunt 
lib.  3943.  loc.  eir.  pag.  ^t. 


SOTTO  I  Pontéfici  Ca?.  V.  }jj 

Due  altri  con  S.Pietro  foio  di  diverfo  conio  degl'ai  tri. Quatt. 
Altro  con  S.  Paolo  diverfo  nei  conio  dal  {opraddetto  •  Quatta 
Inhoc.  Xll.  P.  M.  A.  V.   Arme. 

McTio  Bajocco  •  Mez.  Baj,» 

Inn.  XI I.  F.  M.  A.  V.    Arme . 

Sanlius  Taulus  Af.    Figura*       ^    .        .  Quatt. 

Innoc.  XI L  Pont.  M.  A.  VI.   Arme* 

Mezo  Bajocco.    i6p6.  Mez. Baj. 

Altro  di  vario  conio  .  Mez.  Baj. 

Altro  fenza  il  millefimo  •  Mez.  Baj* 

Due  altri  varj  col  detto  millefimo  fenza  V  Anno  VI.  Mez.  Baj* 


/;?/;.  XII.  P.  M.  A.  VI.    Arme  • 
:   SarMus  Petrus  Af.   Figura  .— 
Altro  con  Tanno  VII. 
Jnn.  XII.  P.  M.  A.  VII.   Arme. 

Sanctus  Paulus  Ap.   Figura* 
Infiòc.  XII.  Pon.  M.  A.  VII.    Arme. 

Mezo  Bojocco . 
Ihn.  XI L  Pt>n.  M:  A.  Vili.    Arme.    . 

SanHus  Petrus  Af.    Figuta . 
Altro  di  vario  conio. 
l92no.  XII.  Po.  M.  A.  Vili.   Arme . 

SanBus  Paulus  Ap.   Figura. 
Altro  di  conio  differente  ^ 
Inno.  XII.  Po.  M.  A.  IX.   Arme. 
SanBus  :  Petrus  Af.    Figtìra  .    ^    ^ 
Altro  dì  vario  conio. 
ìnn.  XII.  F.  M.  A.  IX.    Arme  • 

Sane.  Paulus  Af.   Figura . 
Altro  con  la  figura  fedente . 
Inn.  XII.  Po.  M.  A.  io.    Arme  • 

SanBus  Petrus  Ap.  ■  Figura . 
Due  altri  di  conio  differente .      ' 
Inn.  XI L  Po.  M.  A.  lOw   Arme* 

SanB.  Paulus  Af.  Bug.   Figura  fedente. 
Due  altri  differenti  di  conio. 

Innoc.  XIL  Pont.  M.^A.to^  Arene. 

SanBus  Paulus .  Bug.   Figura  . 
P^Il.     ,  -  »  .     .  Y  y 


Quatt. 
Quatt. 

Quatt. 

Mez.  Baj. 
.  .     » 

>    Quatt. 
Quatt, 

Quatt. 
Quatta 

Quatt. 
Quatt. 

Quatt. 
Quatt. 

Quatt. 
Quatti 

Quatt* 
Quatt. 

Quatt, 
Altro 


154  Dblia  Zecca  di  Guieio 

Altro  di  confa  differente.  Quatfc 
tnno\.  XI I.  Po.  M;  A^  to.  Arme- 

Sangui  Tautur  A^-  Figura  -  Quatta 

I>ue  altri  differenti  dì  conia  (28)  ^  Quatta 

CLEMENTE    X L 

do:  Frances^coi  Aleakf  d^^Urbmo'  Segretario  de^Brevi 
d' Innocenza  XLy  e  di  Aleilandro  VIIL  fu  da  qu«ft' ul- 
timo inn^ahato  alla  Porpora: ,»  adegnan dogli  in  titolo  la 
Diaconia:  di  S- Adriano  -  Aflr  23  di  Novembre  deiran^ 
ttO'  1700  fu  inn^alzata  al  Papato,,  e  lo  tenne  annr  20^ 
jmefi  j,.  e  grorni  24 ^  e  fece  chiamarff  Clemente  XI. ^  e 
alli  ly  di  Marzo*  del^anna  172 r  terminò  dr  vivere,.  Dal 

frincipìo'  del'  fuo-  Pòntfffcato»  fino  air  ami O'  1703  governò^ 
y  Stato'  d'  Urbino  coli  carattere  df  Legato  a^  Latere  il  Car- 
dinaie  Marcella  d^'Afte  Roinano  per  T  addietro  mentova^ 
4o  é.  Dairanna  predetto  170^  fina  al  17  r5  fu  Legata  il 
Cardinale  Sebastiano»  Antonio  Tana  ti  Kológnefe.  Dal^  171^ 
fino  al  compfmentO'  di  quei^aPantificato  gove«n$  in  qua- 
lità di  Prendente  lo^  Stato»  Monifignor  Alamanno)  Salviati* 
Fiorentino*- 

Nel  finire  K  ultima  novenfa  accordato  a*  Signori  Fra-- 
Itili'  Galeotti  da  Innocenzo  XIL  fotto  li  24  Ago  ilo  1692  ^ 
come  dianzi'  fi  dilFéy  furono»  'affì0e  le  nptificaziotii  dalla. 
JKev;.  Camera,,  e   fìirona  fatte,  altre:  diligenze, per  rii>y e- 


mre 

li     »     ' 


(iX)  te  fùddiftte  monete'  con  r'anno>  cfeciino  (ixtono  coniate- U  maggfer  pint' 
dbpO' la»  morte  del  Papa-,  vale  a  dire  in  tempo  di  Sede  Vacante,  come  s*  inipara* 
Alila  feguente-  Lettera  di  Monfignor  do:  Battila  Anguifciòla  Prefidente  dclU* 
Zecca ,  diretta-  al  Sig:  Antonio  Galeottii Zecchiere,,  in%ita  Originale  ìiel  lifc  dellr. 
Zecca  feg.  B.  num..  8..pap.  4;  •  ,       '     •      . 

•  Oggi  hppuntì) ,  nx>n  faprei  per  ifual  accittfnte-^  ìk^  ritYùvaH-  la  dì  Lti'  feUerir  fui' 
pinoltHo^  concernente-  /a  continuazione  di  ffatt.ere  in  cotejla  Zecca  la  Moneta  di  r^r 
me^  coir  Armi  del  defónto  Pontefice^  e  pèrcbìFJlk  nil  àferifte  élfetjf  toflutnàto  in  aÙ^ 
tfr  Sèdi  Vacanti  di  ufure  l  CugnidelJ^apa  antecédìfnte\  pofri  ojfirkfarà  il  /olite  ^  f 
pire  in  ntodo  y  che  la  pteièttp-  moneta  fi  a  in' ordini  fer  effer  trafmfga  a  quefil  Si" 
ff$ort  Zecchiere  y  e  Depojttarlo'  per  il  proffimo  Sinto>  Kaialè  ,  mentre  fé- fi  volejfe  af^ 
gettare  y  come- farebbe-  di  ragione  y  i*  elezione  del  nuovo  Papa  ,.  ne  fègùl'rebhey  che  fi 
fimarrMe  fenzMt  ls>  monetSi  nek  $itmgO'  difiìiH$n\  £  qui  ojèfeadòml  ^r..  Roma  }q». 

'       \'  ■     '  •       ^ff^à^  &c. 

(SU::  Bsttifiét  AngHsfcùHa  ^  ^' 


} 


\ 


^OTTO  I  Pontifici  Cat.  V*  355 

liirc  clii  avcffe  voluto  battere  moneta  di  Jàmc .  Niun  zir 
tuo  fuori  che  Michel  Angelo  G^Jniptti  di  Gubbio  vi  fu  ^ 
che  Ifi  efibilTe  di  banere  come  per  lo  addietro  aveva  bat* 
tuto  3  t>gni  volta  pexÒ ,  che  fé  ^li  faceflè  la  concefllone 
per  anni  19  ^  e  cnc  quella  ;gli  venaffe  rinnovata  di  poi 
ci  29  in  altri  19  anni:  come  pure^  che  in  vecedelli^cu- 
di  due  3  e  Tne2zo  per  cento ,  eh*  erafi  obbligato  pagare  neli* 
ultimo  divifato  Novennio^,  ibile  folamente  obbligato  di 
coftfegnare  ógni  anno  alla  Rev.  Cam.  Apoftolica  unaTaz* 
za  d*argehto  di  pefodi  oncie  dodici^  ed  oltre  ciò  otten- 
ne la  condannazione  degli  Saldi  440  3  de"!  quali  la  Cameim 
anda>^a  creditrice  3  rellringendo  però  la  battuta  a  foli  Scu* 
di  121%  ogni  anno  in  quattrini  papali  di  jrame^  lo  che 
tutto  fu  accordato  da  Cleinente  XJL  col  feguente  Chi- 
xografo  m 

In  Nomine  Dómni  Amen  * 
Trefentt  fallico  InJhvmeMè  emiBis  Mbìquc  fateat  foiàen^ 
ter  ^iff  Jit  tiotMtn^qMoi  unno  A  NathxtfìUe  D.  N.  Je/m  Cbrì* 
fit  mÙleJimo  ùftìf^enttfimo  fecanio  Inistsone  X.  Jic  ^tro  ^U 
gefitna  fccunaa  menfit  Decenérh  ^  lonttficatus  Mtum  Smi  $n 
Cbrtjio  Fatrif^  &  D.  N.  D.  Clemensis  Di^na  Trowulenrìs 
Taf  a  XI.  jann4>  ejus  tertlo  z=  ìlUims^  et  Hmus  D.  Laurent 
iÌMs  Corjtnus  Arebttf.  HHomeitA  Smi  D^  N.  T-a^d^  ist  JRc^k 
C/UTter^  JfoJloUcA  ThéfattrarÌMs  GeneraUs  In  execMthntm  Jfc* 
tialis  Cbirogta^bi  SanBitnsh  Sns  manm  Àie  nona  €urrenjfis 
menjts  fubjign/iti  qnod  frét  nmnibus  habens  tmbi  4fft^  tonjigna^ 
n)h  bìc  alUganium  tcnaris  [et^uentis  *yi delite t  in  Mt^njig.  L^ 
tenzo  Corjtni  jirchvefcbn>o  Ài  Nieomedia  Noflre  Te  foriere  Ce^ 
aerale .  EJfendo  terininaeo  nei  giorno  nUimo  di  Jehraro  1 700 
il  non)ennso  per 'il  fifunle  dalla  S.  ^nem.  d  *  Innotenxo  XIL  ;m^ 
^ì'O  Tre  dece ffore  fu  €onfer9nata  a  Micbel  Angelo  ^  4f  Aneonip 
tjaleottj  dalla  noBra  Chea  di  Gubbio  la  facoltà  di  haetere  in 
ejfa  Città  /cmM  2000Ò  moneea  in  tfunterini  f opali  di  rame^ 
ù  altra  fómma  maggiore  ,  ebe  fojfe  ftimata  necej^ria  eoli  *  JoWlr- 
go  d^  effo  Galeotti  non  fo lo  di  pacare  alla  nofira  Camera  fcm^ 
Si  e  metM>  per  ogni  100  ftuai  aelli  detti  qtmttrim  Ja  jlam^ 
J^Jty  ma  an^ra  di  far  indurre  ^gn*  ttnno  a  loro  ffefe  im 
ifne/lajioffr^  Città  m  ^oma  Stme  2  delli  medijhm  faaeeri^ 

Yy  2  w 


\ 


^^6  Dbiia  Zecca  m  Gubbio 

ni  y  e  con  altri  fatti^  e  caf  itoli  diffusamente  effrejfi  neir  hi^ 
firumento  di  detta  conferma  rogato  li  ig  Settembre  1692  ne^ 
gì*  atti  dell*  Antamora  ara-  Tartaglia  Segretario  della  nofira 
Camera.  Ci  a^ete  rapprefentatOy  che  fé  bene  reiterate  n)olte 
fieno  fiate  affiffe   le  notificazioni ,   e  fatte  altre  diligente   Per 
fame  U  no^a  eùncejftane ,  tuttala  non  Jiaji  ritrovato  altro 
eht  il  fnd.  Michelangelo  Galeotti ,  il  quale  fi  è  efihito  di  ri^ 
ecvepe  la   d.  concefjtone  ogni  <volta  che  da  Noi  fé  gli  faccia 
fer  ig  anni  col  domandarne  foi  a  Noi  di  29  in  altri  ig  an^ 
ni  la  rino'vazione  ^  e  rhe  in  'vece   delti  feudi  2  e  mezzo  fer 
ogni  100  feudi  di  quattrini  da  batter  fi  abbi  fol amente  V  oh* 
bligo  di  confegnare  ogn*  anno  alla  Nofira  Camera  una  Tazza 
el'  argento  di  onde  12,  r  fi  facci  ad  effoy  e  al  detto  Anto^ 
mìo  fuo  fratello  il  rilaffo  delli  fcadi  440  in  circa  ^  che  refla* 
no  y  dolendo   alla  detta  nofira  Camera  fer  li  ftfattrini  bat-^ 
futi  nello  f cor fo  nomennia^  e  n^l  rimanente  con  r  altri  patti  ^ 
€■  Cof  itoli  foltti ,  <b*  efaminatafi  la  fad*  offerta  nella  Congre^ 
gazione  Camerale  fia  quefté  fiata  di  parere  fot er fi,  accettare 
falifo  il  nofiro  beneflacito'.  Onde  Noi  adendo  nel  frefente  Chi* 
rografo  per  efpreffa  ogni  y  e  qualunque  cof  a  neceffaria  di  efpri^ 
merfi ^  approdando  il  fentimento  della  d^  Congrega  Camerale^ 
^fecondo  quella  condonando  Noi  alli  fuddetti  Fratelli  Galeot^ 
^  li  fetidi  440  in^  circa  ^  di  cui  reftano   debitori   dellif^  nofira 
Camera  per   conto  della  precedente   e(fnceff$one  ^  ordiniamo  a 
Vofy  che  in    nome  nofiro  e  della  d.  jeofirfi   Camera  diate  y  e 
concediate ,  fi  come  Noi  diamo ,   e  concediamo  al  d.  MicheU 
angelo  Galeotti  per  fé ,  fuoi  Eredi ,  e  fucceffori  la  facoltà  di 
batter ,  e  {lampare  pri^ati'ì>amente  nella  d.  Città  di  Gubbio 
feudi  2225  mofieta  ogn    anno  in  qujtttrinf  Papali ^  di  rame  du^ 
Tante  29  anni  prof/imi  ^  e  con:  il  pefq  dopjì.^cffer,q^uelli  f cor  fi  di 
domandare  a  quefta  S.  Sede  la  ri  novazione  y  e  .così  continua^ 
re  di  zg  in  29  anni  y  e  con  efprèffa  condizione  y  che  4.  MicheU 
angelo  ^  e  fuoi   in  'vece   delli  feudi  ^  2  e  n/fzz^.  ^ptrc^ni^  IQO 
feudi  di  quattrini  di  rame^  che  fi  pa galvano  in<  paffatp  debba^ 
no  ogn*  anno  confegnare  alla  noflrà  Carn^  qui  in  Roma  nella 
Vigilia y  e  Fefht  de*  Gloriofi  JpoB^li  Pietrose  taolojin^Ta^ 
%a  d '  argento  d'  onde  12,  e.  di  far  condìtrre. a  tutine  fue  fpt^ 
fé  in  Roma  fomr  i  delli  detti  Q^attriH  Hlmo49yfi  Hmpo^^ 

.       .  ehi  ' 


SOTTO  I  Pòn^bucì  CmK  V.  557* 

f  J#  converrete ,'  e  gii  farà  da  Voi  prefcritto  anche  fatto  fenà 
di  caducità  dal  commodo ,  tanto  delta  frefente  concezione  , 
quanto  della  condonazio'ne  del  fred.  debito ,  del  tonale  in  qnO' 
So  cafa  fojfa  la  Noffrà  Catn.  domandare  la  foddit fazione  af- 
funto  come  fé  non  mi  foffe  interceduta  la  fud.  condonaiÀone  ^ 
9  fopra  di  ciò  Jli^olerete  eoi  d.  Michel  Angelo  i'  IBromento  ne- 
eèffario  con  li  fatti,  e  Capitoli  fol'tti,  ^  altri  ancora  ^  che  ■ 
a  Voi  parere  bene  di  notamente  accordare  obbligando  per 
/.*  offert}ani>a  di  quanto  prometterete  la  noftra  Camera  ,  fuor 
effetti  y  e  beni  anche  nella  f uà  fiit  ampia  forma  poiché  casi  è 
mente,  e  volontà  trarrà  efprejfa  .  Volendo,  e  decretando ,  che 
il  frefente  noBro  Chirografo  ammettendo^ ,  e  regiBrandoJì  in 
Camera  fecondo  la  Bolla  di  Pio  IV.  noftro  fredecejfore  de  re' 
gifirandis  vaglia ,  e  debba  aver  fempre  il  fuo  pieno  effetto  , 
efecuj,ione ,  e  vigore  con  la  nofira  femptice  fattojcrizione ,  «»-■ 
rorchè  non  vi  fia  flato  chiamato  ,  citato ,  ne  jentito  Monjtg. 
Commiffario  della  Nofira  Camera,  et  ogn'  altro ,  che  vi  pò* 
teffe  avere  iritereffe  ,  non  ofiante  le  Cofiitu%iòni  di  Paolo  li,  f. 
Paolo  IV. ,  e  del  detto  Pio  IV.  de  rebus  Ecclefa,  &  Camertt 
man  aliemtndis  ,.e  quali  ^ano  altre  Coffituzioni ,  &  ordinazio- 
ni A  pofloliche  nofire ,  e  de' nofiri  Predeceffori  y  Leggi  ^  Statuti  ^ 
riforme  ,  «y^ ,  Sili ,  confuetudini ,  &  ogn'  attra  cofa ,  che  fa- 
eeffe ,  e  poteffe  fare  in  contrario ,  alle  quali  tutte  avendone  il- 
tenore  qui  per  èfpveffo ,  e  di.  parola  in  parola  infertó- per  quei 
fia  fQolta  ,  &  all'  e^tto  predetto  amplaminPe  deroghiamo.  Da-i 
to  dal  nofiro  Palazzo  Apostolico  in  Vaticano  queBo  dì  9.  De* 
cembre  1703.    .  .     .  '    ,  •  ■     '      "'■  ''"■'  '■ 

Clemens  Papa  XI. 
Sponte  à'c.  ejufdem  SanBiffìmi  -, 
Ìie£  h  ornine  de  di  t;  arque  conteffit  dTc 
Angelo  Galeotto  Eugubino  licet  abfeni 
modum  Exc.  D.  for  Baptijla  tignano 
iuto  per  publicum  InSlrumentum'  die 
i^  fublicatsim  a  D.  Dominico  Calific 
hJico  Eugubino  nane  mihi  &e.  traditi 
infkrehdi  tenorit  :j*imp  ineOf.-^  nibii 
promittente -^  quodque  idem  D.  Mic'ba 
mentnm ,  ommaque  ,  &  Jingtflit^  inibì 


358  JDbii A,  Zbccai  jbi  Guitto 

fìficahU  y  Injhumtnjtumqià^  puhlicMm  hioi  ratificapìom  eum  im^ 
J^ritònt  totius  stnùrìs  freUnth  in  A^is  mei  txhihchit  snfré. 
menfcm^roxìmMm  libere  ét.c*  ita  ^uod  cb'r.  fro  eodem  D.  Mi* 
shaeh.  Angelo  j  iUiufqne  haredibuf^  et  fncceJfwibMS  aceeftan* 
fé  \  ^  Mna  mecutn  j^e.  Jegiìime  fiì^ulAnte  ù^e.  facuhaìem  eu^ 
deniì^  ist  imjrtmendi  friitasi^e  in  Ciwiiofe  Engubii  Jingulii 
^annis  fummam  fcuSoruf>2  duorj^m  imlJinm  bìfcenSutn  wìginfi  quin* 
que  m^nefs  in  quiurinis  Ta^alibus  ratninis  nd  habendum  fer 
^iginfi  no^em  annos  froxintos^  hifque  tranJaBis  eum^  onere 
i^  Z>.  Miehaeli  Angelo  ^  ^*ve  ejas  h^redibus  f^endi  u  S*  Se* 
de  AfoftoIUa  renouaìionem  ^  Jicque  eòntinujtndi  de  wiginfi 
no*vem  in  ifigin/i  jnonjem  Hnnos  etiam  snm  ehufuU  ^  4st  effeB^ 
fonftituto  ^  ùmniqne  meliori  modo  =  Hujuffnodiqme  4:oneejjto* 
nem  fam  d.  lllufirijpmiis  y  ét^e'verendijfimus  D.Tbefaurarius  y 
iquam  fr/tfatus  Joannes  Baptijla  UgnanuSy  qnibns  fufra  reffe* 
Sive  nominibMf  foBam^  &  (clebratnm  ejfe  n)oluerunf  eum  fa* 
Bis  ^  saptulii ,  obligationibus  ^  ^  aliis  late  eontentìs ,  é^  ex* 
frejps  in  foliis  mibi  &e.  Jtmiliter  conjignatis  ad  effeflnm  btc 
infe rendi  ienoris  fequentis  ^   ^id^ticeì  zz. 

frìmù  la  Kei>.  Camera  Afoftoliea  toneede  at  Signor  W^ 
sheloitgelo  Galeotti  fer  fé ,  fuoi  Eredi  ^  e  S^ceejfori  la  facoltà 
di  far  battere  ^  e  flambare  ogn*  anno  frfvatamente  nella  Cit^ 
tà  di  Gnbbio  Scudi  2225  moneta  in  quattrini  FapaU  di  rama 
durante  ^entinon^e  anni  fròffimì  y  e  jqnefii  fcorfi  col  ftfo  di 
domandarnt  alla  S.  Sede  ogni  'ventino've  anni  la  rino'vaxaone^ 
£M  qutfh  prò  y  the  detto  Sig.  Galeotti  re  f^ài  Jtano  tenuti 
batterli  in  modo  ^  che  ne  n^adino  cento  a  libra  ^  che  fono  cin* 
quanta  a  foolo» 

H.  Che  la  Camera  freftò  al  medejtmo  Sig.  Galeotti  un 
Torchio^  4Kjia  J agitolo  altre  nxolte  confettato  al  q.  Sig.FaeU 
Emilio  Galeotti  y  e  terminata  che  fojje  fa  f  re f ente  conceffìone. 
fia  obbligato  mandarlo  a  Koma^  e  confegnarlo  a  chi  or  dinar  à 
Monfig.  frejidtnte  dejla.  Zecca  nei  medejimo  Bato  di  bontà ,  e 
riffettivamente  rifare  quello  ^  che  foffe  deteriorato . 

IIL  Che  tfinto  alle  file  ,  quanto  a  tajffelli ,  o  fiano  baU 
zi  y.  che  corranno  li  Signori  fadroni  fofra  quattrini  dehbam 
farj  dal  f^lito  MiniUro ,  if  Intaglìittore  della  Camera  Afoftor»^ 
lica  ^  0  da  altro  ^  ^dhc  di  MonSg.  frcjidente  .  anale  debbìt 
foddisfarjt  dal  detto  Sig.  Galeotti  •  IFl 


fOTTO   1   PoNTBWCr.  Ckf.  Vr  jj^ 

m  Che  fia  lecito^  ad  tjfat  Sig.  Galeotti  far  lamorare  al 
fuo  edificio  [onfa:na  Jei  Miglia  in  circa  dalla  Citta  il  rame  fef* 
ti  fuddettì  q$rattrrni  can  che  prò  non  fi  riduca  a  tondini  ^  ne 
fi  c^gni  fé  non.  dentrct  alla  Città  di  Gubbio  ^  e  non  altrimenti 
con  fé  cautele ^  ^fì^^ff^  *^'^'  Captoli^  e  fia  in  arbitrio  di  dettw 
Signor  Galeotti  improntare  li  quattrini  con  le  pie ,  e  tajfelli 
a  mana ,.  a»  con  li  Àalzi  cotn  V  edificio  ad  acqua  y  o  di  Ca^val^ 
lot ,  mentre  feri  riefcbintr  ben  fatti  ad  arbitrio  di  Monfignor 
Trefidente.  s  . 

V.  Che  dettò  Sig.  Galeotti  debba  an)ere  un  cajfone  gran^ 
dcy  il  quale  abbia  tre  Cbia^viy  due  delle  quali  dorranno  te^ 
nere  due  Sopafianti  da  def  utar fi  da  Mcfnfig^f  refidente  della 
Zecsa  fro  tenqwe  y  isT  una  il  détto  Sig.  Galeotti  ad  effetto  y. 
che  detta  Cajfone  non  fi  f  offa  afrircy  fé  non  w  faranno  le 
dette  tre  chiami  j  e,  dt  fofra  il  co^ertbicr  di  e  fio  wdon)rà  effe^ 
re  il  folito  buco ,  pr  il  quale  li  La^voiranti  debbano  buttare 
tutti  li  quattrini y  che  di  .mancr  in  maàct. ^errann9  impoktando^ 

VI.  Che  in  detto^.  Caffònc  nn  fia  uk  libro  y  nel  quale  fi 
debba  natare  tuttet  il  denari  y  che  fi  le^  or  a  dal  medefimo^  neW 
atte  y  che  fi  liberara.  la  moneta  ad  effetto' f\che  fi  pojfa  rac-^- 
corre  il  conto:  de  quattrini  y  che  fi  'verranno  facendo^  ^er  f^on* 
trupfiare  il  limite  affègnatOy  e  ^vero-  pr  non  farne-  minor 
quantità.- 

VIL.  Chi  ad  ^gni  richieffd  di  dettò  Sig:  Galeotti  li  Si^ 
gnori  Defutatiy  cioè  li  Separanti  y  che  avranno  da  pfare^ 
ist  afprQh)are  la  moneta y  &  unuy  che  inter'venga  in>  nome  di 
Monfiff.  Frefidente  y^fiano  tenféti\ad  effe t:  ponti  a  liberare  la 

>^y  e  fenf^  ali 


monetai^  e\  che  in  rame  fchiettify  e  fen^  alcuna  misura  yfa^ 
cendo  prima  la  fòlitadiligent^a  di p fare  alcune  Ubère prrue^ 
dere  Je  madino  centa^Mla  libbra y  e  tro^va^dòfi  fuefii  giufii 
dowrannoy  pfàrli\  tutti,  a£fie/ne  fer  notarli  nel  Jud.  libro  ^  r 
fatte)  quefie  diligen^ìf  fi  debboMoycùnfegna^re^yfef^Wrdà^iìifórf 
ma\y  . che:  fi  tiene  in  .fimU^mxuntta  nella  Zetca  di  Xàmay  r^. 
non  alt  rimente  al  deUo^.  Si^.  Galeotti- pr  faruc  qì^cl  piuy  cbà^ 
gli  piacerà  y  t  parerà  .>       ^^ 

Vili.  Che  tro^vandofi  tal  wolta'  la  moneta  fcarfà  fi  gli 
dia  il  f/>li^  rimedici  di  .Jnei  quattrini-  fer  Ubèra y  purché  l/t 
fiarfezsafiutéda. in" ^i^h^Jiltira  f;  fna^^unìtdo^  fuccedeffe  4m 


jéo  -Deilà'  Zecca  di  'GuBiro 

m^ltif  licita  di  libbre ,  in  tal  cafo  non  'faffl^  mu  fi  facci  rifon^ 
dire  fer  aggtuftare  il  pfo  . 

JX.  Che  tronxandofi  alcuno ,  che  non  ojfep^  il  Bando  al* 
tre  wolte  pubblicato  fofra  li  quattrini  di  rame ,  t  che  f fenda 
detti  denarh  banditi  eàfchi  ,nelle  pene  ,  che  difppngono  li  mede* 
fimi  Bandi ,  delU  quali  per  un  ier%o  roadi  mia  Camera^  un 
urzo  al  Sig.  Galeohi ,  e  /'  altro  aW  accusatore ,  iff  efecu* 
tore  • 

X.  Che  il  medefimo  Galeotti  cjfieme  con  un  fuo  Servito* 
re^.e  tutti  quelli ^  che' ^ttuaìmeme  fer^irdnno  per  detta  fab-^ 
hrica  de*  quattrini  debbano  godere  conforme  il  f olito  le  facoltà^ 
di,  poter  portare  qualfinyoglia  fotte  a*  armi  offenfi<ve  ^  e  non 
proibite^  e  defenfi've  tanto  di  ^giorno  ^  quanto  di  notte.  ^  con-- 
forme  agi'  altri  fimili  Miniflti  Camerali ,  e  fern)ata  la  cojlì^ 
tMzionc  fopra  tal  materia  pubblicata  dalla  fel.  mem.  d' Alef* 
f andrò  Vili,  y  e  non  altrimenti . 

:     Xh  Che  ^volendo  '  alcuna  Comunità^  de  Ili   detti    quattrini. 
f4f  maggior  fomma  dcllr  quattrini ,  che  manderà  sbanditi ,  fi  a 
detto  Sig.  Galeotti  obbligato  a-  darglie^  ^    con   quefh  però  j. 
cheglffia  dato  da  quella  il  denaro  contante  in  moneta  bian^, 
oa  per  ogni  libbra  di  quattrini  nuo^i  paoli  due  .        ^  ^ 

XlT.  Che  facendo  alcuna  ijlan%a  il  Sig*  Zecchiere  di 
Roma  di  colere  di  detti  quattrini  fia  obbligato  a  mandarli  a 
If^are  in^Gubbio  d.  f^^  fpcfe  {^etcettuatenje  però  dut  fome  , 
co^c  fi^  efprimerà  apprejfo)  con  mandare  V  egual  calore  in 
Contanti  cumc.fi  difponeneW  antecede^nte  Capitolo  XI. 

XUI.  Che.alli  Soprdftanti  y  che  fi  terranno  in  Gubbio 
per  risiedere  il  pefo ,  e  bontà  della  moneta ,  e  fopraBaranno 
alla  battuta  del  denaro  da  deputar  fi  come  fopra  da  Monfig. 
f re  fidente  debba  effer  dato  il  fuo  falario  di  Scudi  dodici  in 
tutto  dal  medefimo. Sig.  Galeotti^  e  perthè  non  è  ragiont'vol^ 
<k^  wepgbin^  pagaei  per  mano .  dell' ijlejfo  Sig.  Galeotti ,  perciò 
fia  ie^utif  dfpofitare  in  depofitanwa  generale  della  Ren).  Cam. 
Ssudi  dodici  m^onet^d/ anno  ad ^ effetto  S' pagarli  con  ordine 
di  Monfig.  T refidente  a  detti  Sopraftanti  prò  rata ,  e  non 
aitrimente^    •  ^-•.  •    '      ..->'-: 

XIV^  Che  fi  debhM  battere  folamente  con  liCugnì^eBal*^ 

H  >  /^<  h,  fdr^no  dati  da  Mnlfig.  fruente  della  Zecut  per'^ 

..."  ^0^      ' 


SOTTO  I  Pontefici  Gap.  V.  351 

^èh»Pà  Ji  W.  if. ,  li  éfùali  fere  fi  dehhano  fugare  dal  detta 
Sfg*  Galeotti  ali*  Intagliatore ,  che  fer  ordine  di  Monfig.  Tre^ 
piente  li  fona  ^  con  mettere  nelli  mede  fimi  da  una  farte  V  im^ 
frànto  di  S.  Pietro  con  le  Chiarii  in  mano ,  e  dall'  altra  V  ar^ 
me  di  N.  S.^  e  dalla  far  te  di  S.  Pietro  doDrà  metterfi  fot^ 
il  eontrajfegno  d'  ejfer  tali  quattrini  ftamfati  in  Gnhhio ,  cioè 
tr§  lettere  =  EVG. 

XV.  Che  tutta  la  moneta  (oniata  fuddetta  fi  a  e f ente  da 
q$àalfin)Oglia  dat>ió ^  0  gabella. 

XV L  Che  detto  Sig.  Galeotti  oltre  la  frecifa  offerì) an%a 
di  quanto  fofra^  alla  quale  debba  inviolabilmente  e ffer  aftr et- 
to in  cafo  di  C0ntravenzione  incorra  anco  fecondo  la  trafgref^ 
fione  in  quelle  ftne ,  che  venijfero  arbitrate  da  Monfig.  Pr^^ 
fidente  della  Zecca 

XVII.  Che  in  ogni  citfo ,  che  non  fojfe  ojfernyato  il  fo^ 
fr addetto  Bando  in  tutte  le  [uè  ,fartù  fia  lecito  a  detto  Sig. 
Galeotti  di  domandare  un  Commiffario  ^  acciò  wadi  in, giro  fer 
detto  Stato  ^  e  troncando  alcuno  difobbedìente  fojfa  contro  di 
quelli  frocedere  conforme  diffone  detto  Bando  ^  e  fé  gli  debba 
frontamente  concedere  detto  Commiffario . 

XVIII.  Che  quando  fer  occafione  di  guerra  5  0  fimili  il 
ietto  Sig.  Galeotti  non  foteffe  far  nxenite  i  rami  fer  tirare 
avanti  la  fudJetta  battut4  "de*  quattrini  ^  in  queflo  cafo  fer 
non  effer  mancamonto  fuo^  debba  Monfig.  Rmo  P  re  fidente  della 
Zecca  fro  temfore  frorogare  il  temfo  a  detta  condotta  de 
quattrini  tanto  chefojfsno  avere  detti  rami  di  dove  foglio  no 
far  fi    venire .. 

XIX.  Che  fi  debba  fcrivere  alV  Emo  Legato  d'  Urbino , 
che  faccia  offervare  il  folito ,  cioè  che  quelli  Pofoli  debbano  fi* 
gliare ,  e  ffendere  li  fofr addetti  quattrini  nuovj  fjtfali  a  ra^ 
gione  di  cinquanta  ja\faolo ,  e  conforme  vanno  j^er  tutto  il  r&* 
fio  dello  Stato  diS.  Chiefa  ^  &  è  fin*  ora  fiatò  fratte ato  ,  e 
che  neffuno  f^ffa  ricufarli  fotto  giravi  pene  *  e  che  detti  quat^ 
trini  cinquanta  vagliano  di  moneta  a'  Urlino  quattrini  cin^ 
quantacinqut  effenao  quefio  il  corfo  corrente  in  detto  Stato , 
e  tanto  ftù  %  quanto  eoe  vi  e  fe^uria  grandif/ima  di  moneta 
haffa. 

XX.  Che  mUd  Jtttà  fomm  di  q$attf4fJ  mpvi  ^  ^^^  f 
P.ìh .  Z  2  de-^ 


^6i  Dbllà  Zecca  di  Gubbio  ^ 

Jen>ono  battere  i;/  debba  ejfer  qualche  foratone  di  méiul  Ì4h 
jocchi  fer  maggior   comodità  de*  fo^veretti . 

XXI.  Che  occorendo  gtcaftarfi  qualche  quattrino  cioè  fa^ 
fra  li  Balzi  j  che  fa  la  ffampa ,  ^a  lecito  a  detto  Sig.  G^ 
ìcotti  di  farli  ritoccare  da  qualche  Majiro  in  quelle  farti  ^ 
acciò  fojfa  fer'vire . 

XXIL  Che  mentre  uno  delli  detti  due  Sofraffanti  della 
Zecca  a'vejfe  qualche  legittimo  impedimento  di  malattia ,  0  di 
affenza  dalla  Città ,  0  Jimile ,  in  quefli  cafi  fojfa  ajftflere  alla 
liberazione  della  moneta  uno  d'  effi  folamente  ,  e  quefto  acciò 
non  Ji  ritardi  fer  detta  caufa  la  liberazione  J^  dd.  quattrini. 

XXI IL  Che  la  facoltà  di  fortar  P  armi  conceduta  al 
Caf.  X.  /*  intend^a  conceduta  nel  modo ,  e  forma ,  che  la  go^ 
dano  li  Signori  Zecchieri  di  Roma ,  e  gli  altri  Miniflri  Come* 
raU\  e  ferriata  femfre  la  det-ta  Cojlituzione  d'AleJfandro  Vili. 

XXIV.  Che  detto  Sig.  Galeotti  y  e  fuoi  Eredi  ^t  Sàccef- 
fori  durante  la  frefente  conceffione  oltre  V  obbligo  di  battpre  y 
€  Bamfare  ogni  anno  la  fuddetta  fomma  di  feudi  due  mila 
due  cento  'venticinque   moneta  fiano  frecifamcnti   tenuti  non 

folo  di  conteggiare  ogni  anno  alla  Kè'v.  Camera  ntlla  Vigilia  > 
0  Fejla  de'  Glarioji  Afofioli  Yietro ,  e  faolo  una  tazza  d*  ar^ 
gento  d*  onde  dodici  in  'vece  delli  feudi  due ,  e  mezzo  per  ^ni 
cento  feudi  di  quattrini  eh*  era  f olito  fugar Ji  in  addietro^  m4t 
ancora  di  condurre  y  e  far  condurre  ogni  anno  durante  dettila 
€oncejftone  a  tutte  toro  ffefe  qui  in  Roma  j  0  nella  Defofitaria 
della  Reo.  Cam.  fome  due  delli  detti  quattrini ,  <b*  altre  fome 
due  delli  medejtmi  quattrini  al  Zecchiere  di  Roma^  a  ffefe 
fero  del  medejimo  Zecchiere  dentro  al  me  fé  di  Decembre  di 
eiafcun*  anno  liberamente ,  e  detto  Sig.  Galeotti  do'vrà  ejfer 
frontamente  rimborfato  deW  equivalente  delle  fame  di  quattri^ 
niy  &  in  cafo  di  contravvenzione  ad  alcuna  delle  cofe  fredet^ 
te  detto  Sig.  Galeotti  y  e  fuoi  decadino  'dal  comodo  non  folo 
della  frefente  conceffione ,  ma  anche  della  condonazione  fattali 
da  N.  S.  mediante  il  fuo  Chirografo  inferto  neW  IBrumento  di 
sai  conceffione  j  al  quale  in  tutto  ,  e  fer  tutto  s*  abbi  relazione. 

XXV.  Finalmente  J%  dichiara  ,  che  katttndoji  in  un*  anno 
maggior  quantità  de  quattrini  della  fomma  fofra  effrejfa  di 
Scudi  iiiK  moneta  foffa  ahanarfe^  nellahattnta  dell'  anno 


SOTTO  I  Pontefici  Ckt.  V.  |^ 

f^jf^i^^^^^  >'  T^^^è  dentro  il  triennio  fia  comfitamente  battuta 
la  quantità  jopra  accordata  per  ciafcun*  anno  . 

Qu^a  quidem  Capitula ,  omniaque ,    <b*  fingula  ìnihi  con* 

tenta  ^   &  txprejfa  tidem  lllmus  ^   &    Rmut  D.  Thefaurarius 

Generaljs^    &   D.  Lignanur  diBis  reffcBi^è  nominihus  fromi* 

ferant  &c.  in'violabilittr  attendere ,   é'-  obfer^iHtrje ,  ac  femfer 

jbabere  rata  ,  grata  ,  ^valida  5  &  firma  ,  •  ncque  contrafacere  ^ 

dicere  ,  off  onere  ,  excifere ,  aut  qao^is  fub  fratextu  éfc.  uè* 

hircj  alias  ultra  inconcuffam  eorumdem  omnium  ob/er^vantiam 

gd  quam  isfc.  teneri  etiam  utrinque  n)olueruiit  ad  omnia ^  àt 

fingula  damna  istc.^  de  quibìis  &c.j  fro  quibus  &c/  d.  Illu- 

firijfimus  D,  Thefaurarius   Generalis  Rcv.  Cameram^  illiufque 

éffeBus  bona ,  ist  jura  é^c. ,  <b*  non  alias  (ffc  d.  D.  wero  Li* 

fnanus  frafatum  D.  Michaelem  Angelum  Galeottum ,  UUujque 
aredes  bona ,  &  jura  iste. ,  iff  ufque  ad  ratificationem  jufru 
yromijfam  etiam  fé  ipfum  ifc.  fuofque  haredes  iffc.  bona  ^  ist 
jura  in  ampUori  iffius  Ke^.  Cam.  JpofloUca  forma  cum  foli* 
tis  claufulis  iste. ,  citra  is^^^ ,  obligarunt  afe. ,  renunciantes  è^c.y^ 
tonfenttentes  iffc.  y  isf  fic  taUis  peBore ,  éT  fcripturis  refpeBi've 
jurarunt .  Super  quibus  omnibus ,  ^  fingulis  pramiffts  pethum 
fuit  a  me  Rcv.  Cam.  Apoftolica  Secretario^  ià'  Cancellarlo 
infrafcripto  ,  ut  de  eis  unum ,  wel  plura  publicum  ,  feu  publi* 
e  a  inftrumentum  ^  feu  inflrumenta  conficere  ^  atque  t rader  e 
prout  opus  fuerit  ^  iff  requifitus  ero  . 

Aflum  Roma  in  Falatio  Montis  Citatorii  prafentibus ,  au* 
dientibusy  ér  intelligentibus  K.  D*  Canonico  Mario  Ta^ono 
filio  q.  Donati  de  Taranto ,  cb*  fofepbo  Maria  Cardono  fiL  q. 
Peregrini  Lucen.  teftibus  ad  praaitla  omnia ,  (s^  fingula  'vctca* 
tis  y  habitis  fpecialiter  y  atque  roga  tis.    . 

Ego  Jo:  Antonius  Tartaglia  Rev.  Cam.  Apofiolica  Secrtr 
tari  US ,  ^  Cancellarius  de  pramiffis  rogatus  pns  Inflrumenium 
fubfcripfiy   et  publicaw   rog^      Loco  ^  Signi. 

In  vigore  di  quefta  nuova  conceffione  di  anni  29  in 
ig ,  profeguì  il  Galeotti  come  prima  a  far  coniare  mone- 
te •  Ma  venendo  coftretto  da  Monfig.  Prefidente  della  Zec- 
ca a  trafmettere  con  foUecitudine  detti  Quattrini  Papali 
in  Roma ,  ed  elTendo  ftato  riconofciuto  il  notabile  difca- 
pito  I   eh'  eiTo  faceva  ^  gli  fminùi  il  Papa  una  libbra  per 

Zz  2  ogni 


1^4  Dblla  Zecca  di  Gubbio. 

ogni  Scudo  )  come  fi  legge  nella  Lettera  di  Monfig.  d'Afte 
Prefidente  della  Zecca  del  tener  feguente  (29) . 

Fuori .  Al  Sig.  Michel  Angelo  Galeotti .  (  Guhhio  )  • 
Dentro .  lllmo  Signore .  =  Perchè  fojfa  fortire  la  bat* 
tuta  della  Moneta  di  rame^  della  quale  V.S^  ne  ha  l' incon^^ 
benza  come  Zecchiere  ^  fi  è  dato  mano  al  calo  di  una  libbra 
fer  Scudo ,  com*  Ella  ricbiedenui ,  Onde  lo  fignifico  a  Lei ,  ac^ 
ciò  fi  compiaccia  farne  feguire  /'  effetto ,  con  fartecifarmi  il 
modo  per  a^vere  detta  moneta .  Che  è  quanto  mi  occorre  dirle 
in  tal  fro^ofito ^  e  le  bacio  di  cuore  le  mani. 

Roma  14  Afrile  1709»    ^ 

Affino  Servidore 
G,  Afte  Prefidente  della  Zecca. 
In  confeguenza  di  detta  diminuzione  continuò  il  Ga- 
leotti a  battere  coli'  affiftenza  fempre  del  Luogotenente , 
e  di  due  Nobili  di  Gubbio  fopraltanti  alla  Zecca  •  Le 
monete  ufcite  dalla  Zecca  di  Gupbio  coniate  nel  Póntifi* 
xrato  di  Clemente  XL  fono  le  feguenti. 
Clemens  XL  Fon.  Max.    Arme  • 

Mezo  Bajòcco  .  Mez.  Baj. 

Altro  di  diverfo  conio  •  Mez.  Baj. 

Clem.  XL  Po.  M.  A.  IIL  Arme, 

S.  Petruf  A*  Tefta  .  Quatt. 

Clem.  XL  Po.  M.  A.  IIL    Arme . 

S.  Paulus  A.   Tefta .  .  Quatt. 

Clem.  XI.  Po.  M.  A.  IIL    Arme  • 

S.  Vbaldus  ppf.  Tefta  con  mitra  (50).  Quatt. 

Clem.  XL  Po.  M.  A.  III.    Arme . 

Sanflus  Petrus  Af.    Figura  1.  Quatt. 

Cleth.  XI.  Po.  M.  A.  III.    Arme . 

SanBus  Paulns  Af.   Fig.  Quatt. 

Clem.  XI.  Po.  M.  A.  III.    Arme. 

San.  Vbaldus  Efifcofus.   Fig.  Qtfatt* 

-^  Clem- 

(19)  Dal  libro  della  Zecca  fegnato  lett*  B  num.  Vili.  .  (30)  Die  9.  Au^ 
gufli  1703.  Aperto  Capfone  fuerunt  reperti  Meiiii  Bajocebi  impreffi  in  una  fàeie 
flegmate  SS.  D.  N.  PapJi  Clementis  XI.  y  &  in  alis  iiterét  camtatfter  Mezo  Baioc- 
co .  dr  Quadremi  tmpreffi  in  una  facie  flegmate  SS.  D.  N.  WapA  Clementis  XL  ,  d* 
in  alia  partim  cum  effigie  S.  f etri 9  partim  ,S.  tauH  ^  é*  t^tfim  S.  VhalH  Fr9te^ 
Boris  nqflri .  Dai  fud.  Jib.  cit. 


soTTa  I  Poifranei  Cai.  V»  f6f 

Clem.  XI.  Fa.  M.  A.  II L   Arme  • 

Saffc.  Vbaldus .   Figura  •  Qiiatt« 

Ciem.  XI.  P.  M.   Arme  • 

5*.  Tetrus .  S.  Tanlus .   Mezze  figure  (ji)*  Qyatt* 

Clemens  XI.  Tont.  M.  A.  IV.    Atme  • 

Mcpo  Bajocco  .  Mez.  Baj* 

Clem.  XI.  Po.  M.  A.  IV.   Arme*  . 

Mez'O  Bajocco .  Mez.  Baj* 

Due  altri  di  vario  conio  •  Mez.  Baj* 

CUm.  XI.  P.  M.  A.  IV.   Arme. 

Sane.  Vbaldus  Efifcofus,  Gub.   Figura  •  Quatt. 

Clem.  XI.  P.  M.  A.  VII.   Arme  • 

San.  Vbaldus  Efifcofus.   Figura.  Quatt. 

Clemen.  XL  Pon.  M.  A.  VU.   Arme  • 

San.  Petrus  Af.  Tefta .  Quatta 

Clemen.  XI.  Pon.  M.  A.^  VII.   Arme  # 

S.  Paulus  Afoft.    Tefta  .  Quatta 

Clemens  XI.  Pont.  M.  A.  VIIK  Arme  •  . 

Mezo  Bajocco  (32).  .  MezBa)# 

Clem.  XL  P.  M.  A.  Vili.   Arme. 

S.  Petrus  Af.  Tefta .  Quatt* 

Clem.  XL  P.  M.  A.  VIIL   Arme. 

S.  Paulus  Af.   Tefta  •  Quatt. 

Clem.  XL  P.  M.  A.  VIIL  Arme . 

S.  Vbaldus  Ef.  Figura  (33).  Qiiatt. 

Clemens  XL  Pon.  M.  A.  X.    Arme. 

San.  Paulus  Af.   Tefta  •  Quatt* 

Clem. 


(31)  Die  11.  Moji  170$.  Aperto  Capfone  reperti  fuerunt  quadrante!  impreffi  ah 
M»a  facie  partim  effigie!  SS.  Tetri  ^  ^  Fattli  ^  ér  partim  S.  Vhalii'.  Ub,  ciU 

'31)  Die  j.  Augufii  1709.  Aperto  Capfone  reperti  fuerunt  Mcdii  Bajocchi  im* 
freffi  in  una  parte  ftegmate  SS.  D.  N.  Papa  -Clementit  XL  ^  dr  if^  alia  parte  lite* 
rie  cantantibut  Mezo  Bajocco  ;  ér  numeratit  quinquaginta  ex  diétit  jneiiir  bsjée^ 
cifif  reperti  fuerunt  ponderif  unius  libra.  Ed  ecco  la  prima  moneta  calata  di  pefo.^ 
mentre  dai  40,  che  prima  formavano  una  libbra  ^  furono  aumentati  jibcr  ai  50. 

(33)  Quefti  tre  Quattrini,  cioè  dr  S.  Pietro,  di  S.  Pàolo,  e  di  S.  Ubaldo» 
che  non  trovanfi  notati  dal  Scilla,  cosi  vengono  defcritti  nel  libro  della  ZQCca^ 
t>ie  i4«  Deeemb.  1709.  Aperto  Capfone  reperti  fuerunt  quatreni  impreffi  ex  una  par^ 
ti  fffigif  S.  Petri ,  partim  S.  Pauli ,  &  partim  S.  UMdi  ère. ,  <^  in  alia  parte 
fiegmate  SS.  D,  H.  Papa  Clementi!  XI. ,  (jt  numerati  geutum  viginti  quisequt  éx 
eUBi!  quadrantibu!  reperti  fuerunt  potederit  umiuf  libra  ad  tenortm  lieentia  9  &  re^» 
ÀMBioni!  foBa  ah  eodem  SS.  D.  N.  ut  ex  D.  Jofephi  di  S*  Zeeehitrum  ftifid$  fmh 
iatum  %^.  Aprili f  9  &  8»  Moéi  ffox.  lib.  ciU 


}^  >Dbii.&  Zbcca  di  Gubbio 

Clem.  XL  P.  M.  A.  XI.   Anne . 

Mex^  Bajocco . .  In  ghirlanda  di  lauro .  Mez.  Baj. 

Clent,  XI.  P.  M.  A.  XI.   Arme . 

Sa,  Petrus  Afot.  Eug.  Tefta .  Quatt. 

Clem.  XI.  P.  M.  A.  XI.   Arme . 

•   S.  p4iHlus  Apoft.  Bug.   Tefta.  Quatt. 

Clem,  XI.  P.  M.  A.  X/.   Arme . 

S.  Vbaldus  Efifcofus  Agub,  Figura  (34).  Quatt. 

Clem.  XI.  P,  M.  A.  XIV.   Arme . 

Sa.  Petrus  Afo.  Eug.   Tefta .  Quatt. 

ehm.  XI.  P.  M.  A,  XIV.  Arme . 

San.  Paulut  Af.  Eug,   Tefta  .  Quatt. 

Clem.  XI.  P.  M.  A.  XIV.    Arme . 

SanHus  Vbaldut  Eug.   Figura  .  Quatt. 

CUment  XI.  Pont,  Max.  A,  XVIL  Arn^e. 

Mezo  Bajoeco ,  Mez.  Baj. 

Clem.  XI.  P.  M.  A.  XVII.    Arme. 

SanBut  Vbaldus,   Figura.  Quatt. 

C/m.  XI.  P.  M,  A,  XVIII,   Arme . 

Mezo  Bajocco ,  Mez.  Baj. 

Clemens  XI.  P,  M,.  A,  XIX,    Arme  . 

Mezo  Bajoeco .  ^  Mez.  Baj; 

Clem.  XI.  P,  M,  A.  XX.    Arme  . 

S.  Paulut  Af,   Tefta.  Quatt. 

Clem,  XI.  P.  M.  A,  XXL   Arme . 

Mezo  Bajocco»  Mez.  Baj. 

t 

\ 

INNOCENZO    XIIL 

IVTxcHHL  Angblo  Conti  Romano  9  Nunzio  Apoftolicò  nel 
Portogallo  9  da  Clemente  XL  innalzato  alla  dignità  Car- 
dinalìzia ^  e  alli  8  Maggia  dell'anno  1 721  dichiarato  Pon- 
tefice, facendofi  chiamare  Innocenzo  XIIL,  e  dopo  ave- 
re occupato  la  Sede  di  Pietro  anni  2 ,  mefi  9 ,  e  giorni 
ip>  palsò  al  numero  de' più  i    il  dì  7  Marzo  1724.   In 

tutto 


(34)  Quefto  Quattrino  vìen  riportato  ancora  dal  Scilla  alla  pag.  174  >  ma 
per  errore,  fenzt  dubbio j  perchè  pone  die  ?i  fia  il  ritratto  del  Pontefice,  quan- 
do VI  è  rarrae* 


SOTTO   I   PFOtBFlCI   CaF.  V#  3^ 

tutto  qucfto  Pontificato   governò   lo  Stato  d*  Urbino  col 
carattere  di  Prefidente  Monfig.  Alamanno  Salviati  Fioren* 
tino.   Sotto  quefto  Pontefice  furono ^ftampate  in  Gubbio 
fe  feguenti  monete  • 
Innoc.  XI IL  Font.  M.  A.  L   Arme» 

Mczo  Bai  acca  .    172 1.  (35).  Mez.  Bay. 

Innoc.  Xlli.  Font.  Max.   Arme. 

Mezo  Bajocco  ^  IJ21.  Mez«Ba}« 

Inno^.  XIII.  F.  M.    Arme, 

S.  Fetrus  Af.   Tefta  •  Quatta 

limile  con  5*.  Faulus  Af.  Tefta*  Quatt* 

Simile  con  SanElus  Vbalduì  .   Figura  #  Quatt» 

Simile  con  5*.  Vbaldus  Efifcofur  Vgh.  (35)  #  Quatta 

Inn.  XIII.  P.  M.  A.  IL   Arme. 

Mezo  Bajocco  .  Mez.  Ba|. 

BENEDETTO    XIIL 

Fra  Vincenzo  Makia  Orsini  Romano ,  dell' Ordine  de* 
Predicatori,  da  Clemente  X.  fu  annoverato  fra  Cardinali. 
Alli  29  Maggio  1724  occupò  la  Sede  Apoftolica  impo« 
Bendofi  il  nome  di  Bbnbdbtto  XIIL,  e  avendo  regnato 
anni  5  ,  mefi  Sj  e  giorni  22,  finì  il  corfo  de' fuoi  giorni  • 
Anche  per  tutto  il  Pontificato  di  Benedetto  XIIL  conti** 
nu6  a  governare  lo  Stato  Urbinate  col  medefimo  caratte- 
re di  Prendente  Monfig.  Alamanno  Salviati  Fiorentino  » 
il  quale  finalmente  fu  creato  Cardinale  dal  medefimo  Pon« 
tefice  li  8  Febbrajo  1730,  che  refle  poi  il  Ducato  à' Ur^ 
bino  come  Legato  a  Latere  fino  all'anno  1732. 

Morto  Michel* Angelo  Galeotti,  ottenne  Gio:  Fran* 
cefco  di  lui  Figlio  dalla  Santità  Sua  nel  di  30  Agoftò  172} 
la  facoltà  di  coniare ,  oltre  li  foli  ti  Quattrini ,  e  Mezzi 
Bajocchi)  il  Bajocco  intiero  di  rame  in  un  fol  pezzo ,  a 

con* 

{$$)  Die  5*  Julii  i7ix«  Aperte  Caffotte  ^c.  reperti  fuerunt  medii  ha/oeeifi  ìm* 
pre$  fiegmate  SS,  D.  H.  Papét  Innoeemtii  XIIL ,  &  ah  alis  facie  eum  titerìt  cam^ 
Utntet  Mero  Bajocco  ère.  Lib.  cìt.  (36)  Die  s.  Decembris  1711.  Aperto  Capfo* 

me  -t^r.  reperti  frermet  quatreni  ifnpreffl  àìh  ums  parte  ftegmate  SS.  J>.  K.  Fdfà  hu 
mòeentii  XIIL ,  ah  stia  verp  parte  partim  effigiee  S.  Petti  ^  psrtim  S.  Ffttriì  ^  ér  ^«f^ 
^kmS.VV0Ui.U\KM.  . 


35S  Dell»  Zbcca  pi  QuBiip« 

!coiidi2ionf  ».  che,  dovefle  eflere  dello  fteflb  pcfo  de* due 
Me wi.  baiocchi  I  ;€  cinque  Quattrini  rispettivamente  5  co- 
me (ì  legge  nel  Chirografo  da  $ua  Beatitudine  fpedito  il 
dì ,  ed  anno  fuddetto  i  in  fequela  del  quale  Monfig.  Pre- 
fidente  della  Zecca  d'  allpra  ne  pubblicò  la  facoltà  5  e  ìi-^ 
cenza  fotto  lì  23  Settembre  dej  prefato  anno  1725 ,  e  due 
mefi  dopo  in  circa  incominciò  il.  mentovato  Sig.  Galeotti 
.g  far  ftampare  fimil  moneta  non  pii^  .veduta  nello  Stato 
Pontificio,  e  fii  accolta  in  commercio  cpn  tanto  gradi* 
mento,  che  pofcianon  folo  fi  è  Tempre  continuata  a  bat- 
.tere  in  Gubbio ,  ma  s*  introduflfe  eziandio  pochi  anni  do- 
po nelle  Zecche  delle  due  Legazioni  di  Ravenna,  e  di 
Ferrara ,  e  in  quella  Umilmente  di  Roma  • 

Neir  anno  fufleguente  172^  il  lodato  Pontefice  Be- 
nedetto XIII.  con  altro  fuo  Chirografo  de' 21  Agofto  di- 
retto al  Sig.  Cardinale  Camerlengo  concefle  allo  fteflb 
Sig.  Gio:  Francefco  <3aleotti ,  :di  lui  Cafa  ,  e  Famiglia, 
ed  anche  a  tutti  quelli  impiegati  nel  fervizio  della  Zec- 
ca ,  oltre  la  dilazione  dell'  armi ,  il  privilegio  dell'  efen- 
jzio^ìe  dagli  o£Szj  pubblici  comunitativi ,  e  dal  Foro  per 
^ualfivoglia  caufa  sì  civile ,  che  criminale ,  e  mifta ,  fog- 
^ttandoli  tutti  alla  giurifdizione  del  detto  Sig.  Cardinale 
.Camerlengo,  di  Morifig.  Tcforiere,  e  di  Monfig.  Prefi- 
4^nt^  delk  Zecca  prò  jcemporji,  come  il  tutto  rifulta  dal 
medefimo  libro  della  Zecca .  Sotto  quello  Pontefice  furo- 
iiò  ftampate  le  feguenti  monete  # 
StfteJ.  XIII.  F.  M.  Arme  . 

Sa.  Petrus  Aj.  Tefta  •  Quatt. 

Btned.  XIII.  F.  M.   Arme . 

,  S.  Fauluf  Af.   Tefjà.  Quatt, 

B^nfd.  XI II.  F.  M:   Arme. 

S.  Vkaldus  Ef.  Mugubii .   Figura  •  Qyatt* 

Bened.  XI IL  F.M.   Arme  . 

SanBus  Vbaldus  Vgb.   Figura.  Quatt. 

Bencd.  XIIl.  F.  M.    Arme . 

S^  Vbaldus  EpfcHfus  Cub.   Figura '(37).  Quatt. 


Bened^ 


««W*i"MHIWwiB*n««H*«MH«  «Maniv.  «M^MMMwaHl 


(J7)  Dù  ti..Dtetmhm   17*4.   Jf0rt$  C*ff*)tt   ért-  rtptrti  fuerunt  fitatr^mi 
frvt  tm^tff  0b  M»M  f»nt  fiegmatt  SS.  D.  H.  tF.  BwéiOi  Xjiit. ,   &   «f*  ^lU 


•ÒTTO  I  PoNTirrci  Cav.  V,  |^^ 

ttmi.  XIIl.  ?.  M.  Arme. 

5*.  Vbaldur  Eptfcot  Gub.  Figura.  Q^att* 

Bcned.  XIIL  Po.  M.   ArmCi, 

Mezó  Bajocco  (j8)  .  Mez,  Bajt 

Bcned.  XIII.  P.  Mi   Arme.'        .  ^  \   ,  .    , 

Ann.  Jub.  Euguhii .    Porta  Santa  .   .  Quattt 

Bcned.  XIIL  P.  M.   Arme. 

Ann.  Jub.  Eugnbti .  Porta  Santa  (39)  #  Mez.  Baj; 

Benedi.  XIIL  T.  M.  A.  IL   Arme  • 

Vn  Bajocco  Gubbio,  x^ió.  (40).  B^jOCCO. 

Lo  ftelTo  con  Tanno  1727.  Bajocco < 

Benedh^.  XIIL  P.  M.  A.  IL   Arme. 

Mezo  Bajocco .  McZt  Baj^ 

Bene  dm.  XIIL  P.  M.  A.  IH.   Arme , 

Fn  Bajocco  Gubbio  1727.  Bajocco*. 

Lo  fteffo  con  Tanno  IIIL^c  .1728.  BajoccQ» 

Lo  fteffo  con  Tanno 'V*,  e  1729.  (4t)»  Bajocco* 

Benedi fluf  XIIL  P.  M.  A.  V.  Atmt.     :. 

Vn  Bajocco  Gubbio.    1730.  (42).  BaJ9<;co.. 

CLEMENTE    XIL 

Lorenzo  Corsini  Fiorentino ,  Teforiere  Generale  della- 
Rev.  Cam.  Apoftólica ,  afcrìtto  nel  numuero  de'  Cardinali 
da  Clemente  XL;  alli  12  Luglio  1730  innalzato  alTIm« 
P.  IL  A  a  a       .  perio 

fMrfe^  tartim  cum  effigie  $.  Tetri ^  fartim  eum  tffigie  5.  EsmU^  fir  parttm  S.  Utslm 
di*  Lib.  cit.  ^  (38)  Die  16.  Januarii  1715.  JfertQ  Capfone  ór.  reperti  fuerun$ 
medii  lajocchi  tmpreffi  ah  una  parte  ftegmate  SS.  D.  N.  Papd  Benediéi  XIII,^  (^ 
ab  alia  parte  litteris  cantante/  Mc^  Bajocco.   Lib.  <tU  (59)  Die  14*  MartH 

17X}*  Aperto  Capfone  ^c,  reperti  fuerunt  medii  bajo^hi  impreffi  ab  una  parte  Jlegmom 
fé  SS.  D.  H.  Papa  Benediéi  XIIL,  tjr  ab  alia  parte  cum  porta  fanéta  .  Lib.  ci L 
(40)  Die  j6.  Deeemb.  1715.  Aperto  Capfone  (^.  reperti  fuerunt  hajoctbt  rnté* 
gri  vigore  Cbirograpbi  SS.  D.  K.  Bapa  Bmedi&t  XII h  fub  dntum  30.  Amgufit 
prox,  tmprejfi  ab  una  parte  flegmati  SanStitmis  Sua  ^  (^  ah  alia  f ade  litteris  can* 
t^ntes  Un  Bajocco  Gubbio  171^.  Lib.  cit.  Not?(i,  che  non  oft.inte ,  che  porrmo 
r  anno  171^.  furono  battuti  nel  1715*  (4<)  Pie  17.  Decemb^  17x9*  J^rta 

Capfone  (jrc.  reperti  fuerunt  nummi  parvi  impr0.  ab  t^a  parte  ftegntate  SS.  D.  K. 
F?.  Benedici  XUL,  &  ab  alia  partim  effigie  S.  Peiri^  partim  S.  Bauli  ^  fir  par^ 
$im  8.  Vbalii  j  nec  non  baiocchi  integri  ab  una  parte  impreffi  eodem  Jhgma^ ,  (^ 
ab  alia  literij  tuntantibiis  Un  BajoCcò  Gubbio  17^  Lib.  cit.  (41)  Diru^^ 

Maji  1750.  Sede  j^ùfUUca  vacante .  ^vto  Ceffone  drc.  reperti  fuerunt  bajoccbi 
integti  impmeffi  ab  una  faèie  JlegmMte  S.  Mem.  Benedici  XIIL  >   &   ^^  ^^^^  f^^^  • 

litorii' cantém.  Uo  Bajocco  Gubbio.  Lib.  ciu 


g70  Dblla  ^bcca  DI'  Gubbio 

perio  della  Chiefa  univerfale,  .Clbmbntb  XIL  denomi- 
nòdi  9  e  dopo  aver  tenuto  il  Pontificato  anni  9  ,  mefi  6^ 
e  giorni  25,  pafsò  da  quefta  ali'  altra  vita  il  dì  6  Feb* 
brajo  1740.  Dal  principio  del  Pontificato  di  Clemente  ^ 
come  fi  di  iTe ,  fino  air  anno  1732  reflfe  lo  Stato  d'Urbi* 
no  y  come  Legato  a  .Latere  il  Card.  Alamanno  Salviati , 
a  cui  fuccelfe  in  detto  anno  col  carattere  di  Prefidentc 
Monfig.*  Federico  Lante  Principe  Romano ,  che  continuò 
in  detto  onorevole  impiego  per  tutto  quefto  Pontificato. 

Prima  che  terminaflero  gli  anni  ap  della  conceffionc 
fatta,  cóme  fi  diffe,  dalla  feh  mem.  di  Clemente  XL,  fu 
ouella  rinnovata ,  fecondo  il  patto ,  da  Clemente  XII. ,  con 
fuo  Chirografo  de*  io  Maggio  1732  per  altri  ajini  29  a 
favore  del  detto  Sig.  Gianfrancefco  Galeotti ,  fuoi  Eredi , 
e  Succeflbri ,  e  con  quella  nuova  conceffione  furono  con- 
fermati i  precedenti  Chirografi ,  e  la  facoltà  (  notifi  )  pri* 
vativametite ,  quanto  ad  ogni  altro,  di  batter^  la  ftefla 
fomma  di  Scucii  2225  annualmente  in  .Quattrini,  Bajoc- 
chi,  e  mezzi  Bajocchi  Papali  di  Rame  per  altri  anni  ig 
dalla  terminazione  della  primodetta  concefiione  proflìmi^ 
e  con  il  pefo  di.  novamente  domandare  alla  Santa  Sede 
la  rinnovazione  dopo  il  di  loro  decorfo ,  e  così  continua- 
re di  29  ili  29  arnii ,  e  fotto  la  precifa  condizione  di  con- 
fegnare  ogni  anno  nella  Vigilia,  o  Jefta  de' SS.  Apoftpli 
Pietro ,  e  Paolo  in  Roma  alla  Rev.  Cam.  una  Tazza  d'  ar* 
gcnto  di  oncie  dodici ,  ed  in  oltre  di  far  condurre  pari* 
mente  ogni  anno  a  proprie  fpefe  del  Galeotti  in  Roma 
fome  due  di  efli  quattrini  nel  modo,  e  tempo,  che  gli 
verrà  prefcritto  da  Monfig.  Teforiere  Generale  fotto  pena 
di  caducità  &c. ,  accordato  ancora  l'accennato  calo  di 
una  libbra  per  Scudo,  e  i  privilegi  conceduti*  dalla  fel. 
mem.  di  Benedetto  XIIL,  come  il  tutto  più  diffufamehte 
fi  legge  nello  ftelTo  Chirografo ,  inferito  eie  verbo  ad  ver- 
bum  nel  feguente  Iftromento  di  rinnovazione  di  conceffione. 

In  Nomila  Domini  •    Amen  • 

Tréifenti  fublico  Injlrumento  cunRis  ubique  fateat  ew* 
denter  et  fit  natum ,  quod  anno  ah  ejufdem  D.  N.  Jefu  Chrì^ 
JÙ  faluttfera  Matin)ipatc  millcjimo  feftingcnpejimo    trigefimo 

fecnn^    ' 


SOTTO  1  Pontefici  Cap.  V.  371 

Jecnnio  IndtBìone  X.y  die  n)crò  XI IL  Menfis   Mali  ^  Tontifif- 
^atus  autem  SSmì  in  eodem  Chrifio  Fatris^  ist  D,  M.  D.Clc^ 
mentis  Diniina  Prowid.  PP.  XIL  anno  IL  zn  lilmns^à"  Rmnf 
p.  Carolus    Maria   Sacri fantes  SSmi  D.  N.^  &  Ren).  Cam. 
Afoftoltcd,  Thefaurariut  Generalis  in  executionem  ffecialis  Chi^ 
TQgrafhi  Sanfliìaìiì  Snx    manu    die  X.  currentis  fuhjignatr^ 
(juod  fr£  tnanibus  habens  mihi  iste.  conJtgnan)it  bie  alligandun$ 
tenori s  fequentis  n)i  delie  et  =  Monjtg.  Carlo  Maria  Sacri  fan» 
te  Nojlro  Tesoriere  Generale  1=  In  efecu%ione  di  ffecial  Chi^ 
rografo  fegnato  dalla  fel.  mem.  di  Clemente  XI.  nojiro  Prt» 
decejfore ,  fu  dalla  Hoflra  Camera  coneednta  a  Michel  Angc^ 
lo  Galeotti  della  nofira  Città  di  Gubbio  fer  fe^e  faci  Erea» 
di y  e  Succejfori  la  facoltà  di  battere^  e  fiamfare  fri'vati^à^ 
mente  nella  fuddetta  Città  feudi  due  mila  duecento  *venticim^ 
que  moneta  l'  anno  in  quattrini  Pacali ,  di  rame  fer  lo  ffà^ 
zio  di  'ventinà've  anni  ^  e  con  il  fefo  di  domandarne  da  que» 
Jla  S.  Sede  la  rinnovazione  dofo  effer  quelli    trafcorfi  y  e  di 
così  continuare  in  ogni  ventino've  anni  y  e  di  confegnare  ogn* 
anno   alla  Moflra  Camera   nella  Vigilia  ^  e  Fejia   de  Glorio  fi 
Afojloli  Pietro  ^  e  Paolo  qui  in  Roma  una  Tazza  d'  argenta     • 
d*  onde  Xlh  ^  e  di  far  condurre  a  fue  ffefe  in  Ronut  fome 
due  de  fuddetti  quattrini ,  e  come  fiù  diBintamente  viene  efr 
frejfo  nell*  Wrumento  y  che  a  tenore  dell*  enunciato  Cbirogri» 
fo  fu  Jiifulato  ne  gì*  atti  ora  del  Francefcbini  Segretario  def^ 
la  Mojlra  Càmera  li  2  2  dello  Jlejfo  Decembre ,  al   quale  'w- 
gliamo  fi  abbia  of fortuna  relazione  .  Onde  prima  terminaffe^ 
ro  li  fuddetti  anni  ventinove^  ha  avuto  a  Noi  ricorfo  Gi&vam 
Francefco  Galeotti  Figlio  ,  ed  Erede  del  defonto  Michel  An^ 
gelo ,  fufflicandoci   di  volerlo    aggraziare  della   rinovazione 
fer  altri  anni  ventinove  convenuta   col  predetto  Michel  An-^ 
gelo  Padre ,  con  il  calo  di  una  libra  fer  feudo ,  accordatogli 
fin  dal  1709  da  Monfig^  Dafle    allora  Prefidente    delle  Zec-^ 
che  ,  ed  affrovato  dal  f addetto  Pontefice  Clemente ,  -e  femfrc 
foi  continuargli ,  e .  con  altri  privilegj  fuccefftvamente^   conce^ 
duti  da    Benedetto  XIII.  di  fem.  me. ,  e  Noi  volendolo  com^ 
fìacere ,  come  af frejfo  nella  fua  domanda  :  Col  frefsnte  Chi^ 
rografo  j  in  cui  abbiamo  fer  cffreffo  il  tenore   del  mentovato- 
Coirografo  dementino  ^  dell*  Ifiromento  ^  fattiy  e  Caf  itoli  in 

Aaa  2  feque^ 


u 


J72  DgLtA  Zecca  di  Gubbio 

fequela  i^  éffù  fti^oìatì  y  della  fermi ffiont  del  fi^dd.  calo    co9 
lettera   del  d.  ìdonfig.  ?re fidente ,  de  Chirografi  Regnati  dal 


Wo  di  opcj  fuhyiici ,  e  camumtatiw  y  e  frì'vati'va  fubordina* 
%Ì0ne   alla  Giuri/dizione   del  BJko  Cardinal  Camerlengo ,  Vo^ 
ftra ,  Q  di  Monfig.  Trefidente  fra  tempore ,  ed  ogn\  alra    cofa 
itecejfaria  da  effrimerfi;  Ordiniamo  a    Voi  y  che  in   nome  no^ 
^0  y  e  d*  ejfa  noftra  Camera  rinowate  y  conforme  Kos  rino'- 
-n^iamoy  e  concediamo  ali*  antedetto  Gio^an  Francefvo  Galeot* 
ài  fer  fcy  e  fuoi  Eredi  y  e  Succejfori  la  facoltà  di  battere  y  è 
Samfarc  nella  Nofira  Città  di  Gubbio  fricativamente ,  ^uan* 
$0  ad  ogn  altro  la  ftejfa  fomma  di  feudi  2225  moneta  l*  anno 
hf  quattrini  y  baj  occhi  y  e  mezzi  bajocchi  Taf  ali  di  rame  fer 
altri  anni  29  dalla  terminazione  della  f  rimo  detta  concefftone 
frofftmiy  e  con  il  fefo  di  non^amente  domandare  a  qucfia  San* 
ta  Sede  la  rinovazione  dofo  il  di  loro  decorfo  y  e  così    coutil 
muare  di  29  in  ig  anni  y  e  fotto  la  f  re  ci  fa  condizione  di  con* 
fegnar^  ogn  anno  \nella  Vigilia ,   e   Fcfla    de    Santi  AfóftoH 
FietrOy  e  Faolo^y  quUin  Koma  alla^  Nofira  (Ramerà  una  Taz^ 
%a  d*  argento  di  onde  dodici  y  ed  in  oltre  di  far  condurre  fa^ 
rimente   ogn   anno  a  ffofrie  ffefe  qui  in  Roma  fame  due  dì 
tfft  quattrini  nel  modoiy  e   tempo  y  che   li  verrà    da  Voi   tre* 
fcritto  fotto  fena    di  '  ca^uc4tà ,  da  ogni  comodo ,  tanto  della 
frefente  rinovazione  y  quanto   ancora  dell*  altre  grazie  com^ 
fartite  nella  fovracitat a  f rima  concefftone  in  qual?inque   cafo 
di  mancanza  y  0   convenzione  ad  alcuna    delle  cofe  fremeffe  y 
e  fofra  di  ciò,  ^  cqI  mede  fimo  Giovan  Francefco    il  neceffariò 
IHr omento  ftifolarete   coli*  accennato   calo  di  una   libra  fer 
feudo  y  e  con  i  frivilegi  conceduti  dal  fud.  Taf  a  Benedetto  col 
mezzo  de  i  fovracitati  fuoi  Chirografi y  e  nel  rimanente   con 
i  fatti y  e  ^caf itoli, /oliti y  ed  altri  ancora y  che  vi  f^reffe  bene 
dichiararci  y  ed  anche  di  nuovamente  accordare ,  obbligando  fer 
l  '  ojferyanza  di  quanto  frometterete   la  ìleffa  Mofira  Came^ 
ray  fu<^i  effetti y  e  Beni ^  anco  nella  fiu  amfla  forma  fer  effer 
così  niente ,  e  volontà  nofira  effreffa  ;   Volendo ,  e  decretando  j 
ebe  quéffo  nefir^-  Chirografo  ammettendofiy  e  regifirandofi  im 

'    Ca^ 


«OTTO    l'pQNTBBWI    C*r*'V.  PI 

Cfimènt  ,jH9nd9  U  tifila  di  Fi^  IV,  jtfe  t^ifiràitiit ,  maglUf 
é^  4bbi  fimfre  il,  'fuor  fifm»  effetto ,  efeet/xt^me;  *  yigarg  eom 
la  naftr'à  femfti^f  l«teef€ri%t({n«  y  aneorchè  mn  e\  fia  fi»t»  thia^ 
lv4/«,  (itat9  f  uè.  fektit^»'Monfig.  CommìffAno  4'lla  hlofirA 
Camera  ,  UT  altrt^  che  ci  f<^tejptr9  aiitre  intereffe  ,-  m«  ùfiani 
ti  le .Cojlitutiòtti  di  Faolo  IL,  F.attia  IV. ,  *  dello  Shffe  Fio  IV. 
de  Rebus  Ecciejìa ,  àf  Camera  non  alitaandir ,  t  qaali  fi  fia^ 
n»  altre  ordinazione  Af0fi9lie.be  .mofire ,  e  de  Hofiri  Frpdecef' 
fori  i  Leggi  y.  Stili  r^anfif'tadi»* *  eJogtf'altrO'.eofa,  (he  fà-t 
tfjfe  fare  in  contrario ,  àfle '^uaii  tutte^^  e  finggU,  avendont 
l'  intiero^  tenflrt  fitì  ferii^ferfo  ai/efia  *voUa  fo*af  &  all'  ef- 
fiotto  f  redatto  .ampiamente,  àera^iamo^  Date  dal  Mofiro  Fa* 
Jgfzzo  j^fofiolico  A  Monte  Cav.alio  fftefio  di  10.  Alaggio  n^Zt 
=  Clemeni  Fafa  XIL  =    / 

Sponte  &c.    eiufdem   SSmi,^  &  Reu.  Camera  Apoftoticii 

Mie  eonceffit  ^c,  lllmO: 

haredi  ko»  M^rv  Mìcba^* 

prò  fé  ,  fnifij/tc  karadi-r^ 

*a  meenm  i^c.  legitimif. 

mfrimetfdi  frivatr-vf  in 

t  fcutoritm  dftdrum  mit* 

tn  faatriaìf  Fapalìbttf 

t  Oftnat  froximory.bif-', 

mi  Franeifco,  fiife  ejits 

tùmationetn  ,fieque  eonr- 

tinuanii  de  viginti novem  in  miginti movem  anuot  ettav.ca^ 

Claufuloj  &  effefln  Confiituti,  omnique  alio.meliori  JtrWo: :;s> 

Liujttfmodi/fue  reno'vatìonem  yfeu  novam  conceffìonem  tam  D.  Il\ 

Imus  ,  et  Rmur  D.  Tbefanrariut  Generalir  qm  fufra-  nomine ^ 

quam  pr&iiElus  lllmur  D.Joanner  Francifeuf  Galeotti,  faUam, 

&  celebratam  effe  voluerunt  cmm  paBiff  CapittfUr  vbltgatiotti*- 

buj^  (b*  aliit   late  eontentif,  iff  exfref^s  tn  foUit  Mthi  i^e. 

Similiter  eonfignatit  ai  effeHum  bie  inferendi  Tenorir  ijidelicet  i . 

Fmo.  La  Rev,  Camera  Afofiolica    concede  al  S'g-  GÌ0'\ 

•pa»  Vrancefco  Galeotti  figlio  ,  (f  Erede  del  quondam  Sig,  Mi' . 

ebel  Angelo  Galeotti y  ftr  fé,  fnoi.  Eredi y  e  Sncteffori  la  fa^. 

tolta   di  far  battere ,  e  ftampare  ogn'  annn  frii^atininmente 

ntlU  Cfttà  di  Gubbio  feudi  duemila  duttfnto  intatifiaqift'  tf"*^^ 


J74  DfiUA   Zbcca   di  OutBl^ 

tteta  in  qaatfrinlfafiiiiJi  Roma  durami  ig  anni fròfftmi y^ 
lefHcfti  fcorji  col  ftfo  di  domandare  alla  S.  Sède/  ogm  29  anni 
ia  rinoDazion^  ^  con  quejlo  fero ,  ebe  dettò,  Sig%  Galeotti ,  e 
fuoi  Jian^  tettùti  batterli  in  modo^  che  ne  radino  ^Bajòcchì 
^venticinque  a  librale  quattrini  cinquanta  a  Paolo  ^Jiante  il 
calo  di  una  libra  ^  fer  feudo  aff  rodatogli  fin  dal  1709  dalla 
fanta  mem.  di  Clemente  X7. ,  e  femfre  poi  continuato .    -^ 

//.  Che  la  Camera  frefti  al  med^  Sig.  Galeotti  un  Tor^ 
ebio  j  0  Jia  Ta^liolo  altre  "volte  confegnato  al  qm  Sig.  T^aolè 
Emilio  Galeotti^  e  teì^minata  ^  che  fojfe  la  frefente  còncejpone 
Jia  obbligato  ritondurlo  a  Roma  ^  e  confegnarto  a  chi  ordine^ 
rà  Monjìg.  Tre  fidente  della  Zecca  nel  me  d.  Stato  di^  bontà  y 
e  riffettir^amente  rifare  quello  ^  che  fojfe  deteriorato\  e  già 
ejfo  Sig.  Galeotti  dichiara  ritenerlo  affrejfo  di  fé. 

III.  Che  tanto  alle  Pile ,  quanto  a  Taffilh ,  0  fiano  Bal^ 
zi ,  che  'vorranno  li  Signori  Padroni  fofra  quattrini  debbano 

far  fi  dal  f olito  Minifiro  ,  ist  Intagliatane  delta  Camera  JfoSlo^ 
tic  a ,  0  da  altro  d^  ordine  di  Monfig.  P  re  fidente ,  quali  deb^ 
han  foddisfarfi  dal  d.  Sig.  Galeotti  . 

IV.  Che  fia  lecito  ad  effo  Sig.-  Galeotti  far  lavorare  al 
fuo  edificio  lontano  fei  miglia  in  circa  dalla  Citta  il  rame 
per  li  fudd.  quattrini ,  con  che  però  non  fi  riduca  a  tondini , 
ne  fi  cogni  ^fe  non  dentro  alla  Città  di  Gubbio ,  e  non  altri^ 


dificio  ad  acqua 
n^allo ,  mentre  però  riefchino  ben  fatti  ad  arbitrio  di  Monfig. 
Tre  fidente .  ~ 

V.  Che  d.  Sig.  Galeotti  debba  a^vcte  un  Caffone  grande , 
il  quale  abbia  tre  Chiami  ^  due  delle  quali  dorranno  tenere 
due  Sopraftanti  da  deputarfi  da  Monfig.  Prefidente  della  Zec^ 
ca  prò  tempore  ^^  una  il  detto  Sig.  Galeotti^  ad  effetto  ^  che 
d:,  Caffone  non  fi  poffa  aprire  fé  non  ui  faranno  le  dette  tre 
Chiavi  y  e  di  f opra  il  Coperchio  di  effo  wi  do'vrà  effere  il  f oli- 
to bucoy  per  il  aualf  li  La^voranti  debbano  buttare  tutti  li 
qfuattrtnf  y  che  dt  mano  tn  mano  terranno  improntando . 

VI.  Che  in  d.  Caffone  wi  fia  un  libro ,  nel  quale  fi  deb'» 
h0  notare  tutto  il  denaro ,  che  fi  le'varà  dal  me  de  fimo  ne  II* 

-  .^v  atto^ 


I  / 


SOTTO  1  PoMTiPici  Cwr.  V;  571 

étto  y  che  fi  iiberarà  la  moneta  ad  effetto^  che  fi  fàffa  raceei^ 
re  il  conto  de  quattrini ,  che  fi  ^verranno  battendo  fer  non 
trafajfare  il  limite  ajfegnato ,  0  "vero  fer  non  fame  minor 
quantità. 

.  VII.  Che  ad  ogni  richJefla  di  d.  Sig.  Galeotti  li  Signori 
Debutati ,  cioè  li  Sofraftanti ,  che  avveranno  da  fefért ,  ^  af^ 
frodare  la.  moneta  ^  &  uno  ^  ^he  :  intervenga  in  nome  di  Man^ 
fig.  Tre  fidente  fiano  tenuti  ad  effer  fronti  a  liberare  la  mo^ 
t^eta  ,  e  che  fia  rame  fchietto  y  e  fenza  alcuna  miffura^y  facen^ 
do  frima  la  foUta  diligenza  di  ftfare  ,  alcune  libre  fer  ^oed^^ 
re  fe\ne  'vddinà  bajocchi  'venticinque  alla  libra.y  e  tro^andofi 
queftì  gtufli  dovranno  f efarli  tutti  affieme  fer  notarli  nel  ftidm 
libro  \  é  fatte  qutfte  diligenze  fi  debbano  ^  confegnare  (ftrwando 
la  forma  che  fi  tiene  in  fimil  moH€.ta  nella  Zecea^  di  Roma  y  e 
non  altrimenti,  et  e.)  al  d.  Sig^  Galeotti  fer  fàrn'e  quel  fiù  ^ 
che  li  fiacerà . 

VIIL  Che  trovando  fi  talvolta  ila  moneta  :fcarfa  y  fé  gli 
dia  il  f olito  rimedio  di  due  quattrini  fer  libra  y  ma  quajtféh 
fuccedeffe.  in  molti f licita  di  libre  instai  cafo  non  f affi y  ma  fi 
faccia  rifondere  fer  aggiuntare  il  fefo  s,  s.v 

JX  Che  trovando  fi  alcuno  y  epe  m^n  offenvi  il  Banda  aU 
tre  volte  fubblicato  fofra  li  quattrini  di  Rame ,  e  che  ffen^ 
da  detti  denari  banditi  y  cafcht  nelle  fene  y  che  diff  ùngono  li 
me  defimi  Bandi ,  delle  quali  fer  un .  terzo  nmdi  alla  Camera  y 
un  terzo  a  d.  Sig^  Galeotti  y  e  l*  altro  ali '  Acaifatore  y  ^ 
Efecutore .        • 

X.  Che  il  med.  Sig.  Galeotti  affteme  conia  fu  a  famiglia  y 
e  tutti  quelli ,  che  attualmente  fenniruinno'  fer  Jetta  fabbrica 
de  quattrini  y  debbano  godere  la  facoltà  di  foter  fortare  fer 
tutto  lo  Stato  Ecclefiaflico  di  giorno ,  e  di  notte  ogni  forta 
d*  armi  offenfive  y  e  diffènfive  y  fervaea.  fero  Aa  forma  della 
CoBi turione  della  feL  mem.  di  Alejfamdro  Vili,  y  ist  (t  teno- 
re del  Chirografo  di  Benedetto  XIII.  di  fimi L  mem.  t^l  d^  it 
Agoflo  1726  diretto  al  R0to  Sig.  CdrdìMatfurlengo  ^  ahzì  /> 
tutte  le  di  loro  caufe  attive  \y  e  f  afflate  y  foggiatcino  alla  fri^ 
vativa  giurifdizione  d'eJfo^Sig.  Cardinale  Camerlengo  y  0  di, 
Monfig.  Tbforiere  y  o  di  Memfig.  Vrt fidente  della  Zecca  y  e  lo^ 
fieffo  Sig.  Galeotti y  e  fuoi  &c.  rimangano. ef entiidall * eferci* 
^io^di  ojficj  f  uh  b  liei  Comunicativi  y  fer  che  f  off  ano  fin  ffedita^ 

men- 


menn  /^tìtmfc  nlJa^  hattitmra  delle  fud.  m$néu ,  e  tià  W0»» 
forme  n;ien  diff^Bo  nel  fò^vraótato  Chirografo  Benedettino  ^  ai 
qtfate  éte. 

XL  Che  ^volendo  alcuna  Comunità  de  Ili  detti  quattrini 
hr  maggior  fmfma  deili  Quattrini  y  she  manderà  sbanditi ,  Jla 
d.  Sig^  Gàhotii  obbligato  a  dargliene  ^  cou  quejlo  ferdy  che 
gli  fid  dato  da  quella  il  denaro  contante  in' moneta  bianca . 

XI I.  Che  facendo  alcuiia  ìflan%a  il  Sig.  Zecchiere  di  Ro^ 
ma  di  ^volere  di  detti  quattrini ,  Jia  obbligato  a  mandarli  a 
levare  in  Gubbio  a  fue  fpefe  (  eccettuatene  fere  due  fome  ^  cò^ 
me  fi  effrimerh  affpejfo  }  con^  mandare  r  equivalente  in  con^ 
ìahti  y  come  fi  diffone  nell  *  Antecedente  Caf  itole  . 

XilL  Che , dm  Scopra ffànti^  che  fi  terranno  in  Cubbio^  per 
rifvedert  U  fetore  bontà  della  moneta^  e  fofrajhranko  alla 
battuta  del  aanaro\da  depuParfi  come  fofrà  da^  Monfig^  Tre* 
fidente  y  debba  ejfer  dato  la  ricognizione  di  feudi  dodici' in  tut^ 
to  dal  mcd^  Sig^  G^e&hi'y^e- perchè ^  non  i  yagionewU^y  che 
n^engUno  pagati  per ^  imn^dèil^iftej^o  Sig-  Oakotii  y  perciè 
fia  tornito  defofitare  >  in  THptifitaVìa  Generale  della  Re^v^  Ca^ 
mera  feudi  aodici  moneta  konmna  l*  anno  ad  effetto  di  pa^^ 
garli  con  ordine  di  Monfig.^  Ftefidente  a  dd.  Sop^afianii  prò 
rata ,  e  non  altrimenti  ^.  :' 

XIV.  Che  fi   debba  battere    folamente   con   li  Cugni  y  ^ 
•      •     'ifa  ' •  .  ,.     « 

fa  i 

Monfig.T  re  fidente  li  far^y  cos'incidere  nelU  me  de  fimi  da  una 
parte  l^  impronto  di  S^  Protro  Pùn  le  Chiami  in  mano  y  e  dall^ 
altra  l*  Arme  di  No  fi.  Sig. ,  e  dalla  parte  di  S.  Pietro  do^ 
^r  a  metter  fi  f otto  il  tontrafegno  d' efjer  tati  quattrini  ffam^ 
pàti  in  Gubbio ,  cioè  tre  lettere  -  =:  E VG, 

XV.  Che  tutta  4a  moneta  euniata  fud.fia  èfente  dal  Da* 
zio y  0  Gabella ^^  ..  '-    . 

XV L  Che  d^SUgà -galeotti  A>kt^  lapredfabffertantti^ 
di  quanto  foprUy  alla  .quale  debba  intwlaèifmente  effer  afiret^ 
to  %n  cafo  di  contm^venxione  y  incorra  aneo  fecondo  la  tra^ 
fgrefflone  in  quelle  pena ,  the  ^tmiiffero  arbitrate  da  MMfig. 
irefidentt  della  Zeeca. 

%VU. 


\  *  j 


r 


SOTTO  I  Pontefici  Caf.  V*  577 

XVIL  Che  in  ogni  cafo ,  che  non  fojfe  offern)ato  il  fo^ 
fraJ.  Bando  in  tutte  le  fue  farti  fia  lecito  ad  ejfo  Sig.  Ga^ 
leotti  di  domandare  un  Commijfario^  accia  wadi  in  giro  per 
i.  Stato  j  e  trovando  alcuno  dijfohediente ,  fojfa  confra  di 
quelli  procedere  ^  conforme  dispone  d.  Bando  y  e  fé  gli  debba 
prontamente  concedere  detto  Commìffario . 

XVIII.  Che  quando  per  occajione  di  Guerra ,  0  J$mili  il 
V.  Sig.  Galeotti  non  poteffe  far  venire  i  Kami  per  tirare 
U'vanti  la  f addetta  battuta  de'  quattrini  ^  in  queflo  cafo  per 
non  ejfere  mancamento  fuo ,  debba  Monfig.  lllmo  Prendente 
della  Zecca  prò  tempore  prorogare  il  tempo  a  d.  condotta  dt 
quattrini  tanto  che  fi  pojjino  a^vere  d.  rami  di  deve  fogliouQ 
f^^fi  'venire . 

X/X.  Che  fi  debba  ferine  re  alt'  Emo  Legato  di  Urbino 
che  faccia  offer^are  il  (olito  y  cioè  che  quelli  Popoli  debbano 
pigliare  ,  e  Jpendere  li  fopradetti  quattrini  nuonji  T apali  a  ra^ 
gione  di  cinquanta  al  Paolo  ^  e  conforme  ^vanno  per  tutto  il 
re  fio  dello  Stato  di  Santa  Chic  fa  ^  &  è  fin  ora  fiato  pratti^ 
cato  y  e  che  neffuno  poffa  ricufarli  fotto  graw  pene ,  e  che 
dd.  quattrini  cinquanta  caglino  di  moneta  d*  Urbino  quat^ 
trini  fettantacinque ,  effendo  quefio  il  corfo  corrente  in  detto 
Stato  y  e  tanto  più^  quanto  che  wi  è  penuria  grande  di  mo^ 
neta  haffa . 

XX.  Che  nella  detta  fomma  di  quattrini  nuo^i  y  che  fi 
detono  battere  w  debba  efiere  qualche  porzione  di  Mezzi  Bar 
jocchi ,  e  Bajocchi  intieri  fecondo  la  facoltà  concedutane  dal 
fuddetto  Pontefice  Benedetto  con  fuo  Chirografo  de  Ili  30  Ago^ 
fio  1725  al  quale  isfc. ,  e  ciò  per  ogni  maggior  comodità . 

XXL  Che  occorrendo  guaBarfi  qualche  quattrino  ,  cioè 
fopra  li  Balzi ,  che  fa  la  Stampa  ,  fia  lecito  a  detto  Sig.  Ga^ 
leotti  di  farli  rittocare  da  qualche  Maefiro  in  quelle  parti  ^ 
acciò  pbfia  fer^ire . 

XXII.  Che  mentre  uno  delli  ditti  due  Soprafianti  della 
Zecca  anìeffe  qualche  legittimo  impedimento  di  malattia ,  0  di 
'ajfenza  dalla  Città  y  0  fimile  y  in  quefii  ca fi  poffa  affiBere  aU 
la  iiber azione  della  moneta  uno  di  effi  folamente ,  e  quefio 
acciò   non  fi  ritardi  per  detta   caufa  la   liberazione   di  ddp 

Ìuattrini^ 
.  «.  B  b  b  XXllL 


J7S  Dblla  Zecca  di  GuBiifi 

XX  III.  Che  d.  Sig*  Galeotti^  e  Juot  Ere  di  ^  e  Succejfo^ 
ri  durante  la  frefente  concefftone ^  altre  /*  obbligo  di  battere^ 
€  ftamfàre  ogn'  ann^,  la  fudd.  fomma  di  Scudi  iii^  moneta  y 
Jìano  fretifai92ente  ti^nuti  n&n  folo  di  congegnare  ogn  anno  aU 
la  Ken>.  Camera  nella.  Vigilia  ,  o  FeBa  de*  Glorioji  Aj^oìiolì 
.f  tetro  ^  e  Tao  lo  una  Tazza  d*  Argento  di  onde  dodici  in  ii^ 
ee  delli  feudi  due  ,  e  mezzo  fer  agni  cento  feudi  di  quattri* 
w  y  eh*  era  folito  jagarfi  in  addietro  >  ma  ancora  di  condurr 
ire  y  e  far  condurre  ogn  anno  dnrante  detta  conce ffìone  a  tùt^ 
te  Uro  fj^efe  qui  in  Roma  ,  e  nella  Defojttarìa  della  Ren).  Cd-* 
mera  fame  due  delli  dd.  quattrini ,  ed  altre  fame  due  delli  me-- 
dejimi  quattrini  al  Zecchiere  di  Roma  a  fpfe  fero  del  mede-- 
Jimo  Zecchiere  dentro  il  mefe  di  Decembre  di  ciafcun*  anno 
liberamente  isfc.  y  e  d.  S^ig.  Galeotti  do^vrà  effer  prontamente 
rimborfato  dell  *  equivalente  delle  dette  fame  die  quattrini ,  ^ 
in  cafo  di  contravenzione  ad  alcuna  delle  cofe  predette  d,  Sig. 
Galeotti  y  e  fuoi  defcendina  dal  comoda  non  folo  della  fre-- 
fente  concefjtone  y  ma  anche  dalla  condonazione  fattali  dalla 
S.  M.  di  Clemente  XL  con  fua  Chirografo  in f erto  nell*  Ifiro-- 
menta  di  tal  contefftone  fatta  al  q^  Sig.  Michel  Angeh  Gii* 
ieotti  y  al  quale  Jì  abbia  relazione  » 

XXIK  Finalmente  Ji  dichiara  y  che  hattendojt  in  un  an^ 
no  maggior  quantità  di  quattrini  della  fomma  fofra  effreffa 
di  feudi  duemila  duecento^  'venticinque  meoneta  voffa  abonarfeglt 
nella  battuta  dell  '  anno  fi^ffcguente ,  purché  dentro  il  triennio 
Jla  compitamente  battuta    la  quantità  fopra    accordata    per 
^iafcun    anno  .    Qu^ét  quidem  Capitula  ,  omniaque  ,    (b*  Jingula 
inibì  contenta  \^    iff    expreffa    D.  Illmus  y    &  Rmur   Thefaura^* 
rius  Generalis  pr Adirlo  nomine  y  &  D.  Illmus  foannes  Francif^ 
€us  promiferunt  ^c.  innciolabiliter  attendere  y  et  ab  fermare  ,  at 
femper  habere  rata  ,  grata  ,  valida  ,  ac  firma  ,  neque  cantra^ 
facere  ,  dicere  ,  opp onere  y  excipere ,  aut  quavis  fub  prat^xtu 
é^r.  venirp ,  alias  ultra  inviolabilem  eovumdem  omnium  abfer* 
vantiam  ad  quam  é^c.  teneri  etiam  voluerunt  ad  omnia  ,  et 
fingula  damna  Ì3tc. ,  de  quibus  ^c.  ypra  quibus  d.  Illmus  D.  The^ 
faurarius  Generalis  d.  Rev.  Cameram ,  illiufque  effeBus  Bona  ^ 
iSt  Juray  ùf  non  alias  (gre.  iiFlus  Illmus  D.  foannes  Francif- 
€us  Galeotti^  illiufque  barfd^  ut  e.  Bona^  (^c.  ac  fura  &e:^ 


fOTTÒ  I  Pontefici  Caf.  V,  jt^ 

in  émflhrt  d.  Rcv.  Camera  forma  folitts  cum  ClanfuUs  cifrai 
ifft.  ohliga'verunt  é^c.  rcnunciantes  iste.  Confenìkntes  istc^  Uni^ 
tay  fii^qtic  taSlis  à'c.  Jurarunt  iste.  Supr  quthus  omnibtit^ 
^  Jingulis  framijIJis  petitum  fuit>a  m^  Re^.  Camera  ^po^o^ 
fica,  Secretario ,  et  CaHceìldriù,  infrafctifto  ,  ut  unuth ,  Jeìi 
ffura^  fffblicumyfeu  fublica  Injlrumentum  ^  pDe  Inffrumen^ 
ta  conficerém  y  atque  traderem  front  o^nsfuerìt^  ist  requijH 
tuf  ero  .  - 

ABum  Roma  in  Talatìo  Montts  Citatorti  ^  et  in  EdibUf 
folita  rejidentia  d.  Illmi ,  et  Rmi  D.  Tbefaurarii  Generali f  fra^ 
Jentibufy  attdientibut  ^  et  intelligentibuf  ad.  R.  D.Joanne  Fran^ 
iifco  Biagiolio  filio  q.  Joannis  Romano  ^  &  D.  Lazzaro  F-rf- 
Jci  fil.  q.  Joannit  Januen.  teftibus  ad  framijfa  omnia^  ist  Jin^ 
gula  n)0€atis ,  babitis  ffecialiter ,  atque  rogatis . 

Ego  Felix  Francifcbinus   Reu.   Cam.  Jfojiolìca  Secreta^ 
riut  y  ^  Cancellariut  de  framijfls  rogatus  fns  Injlrumentum 
fubfcrifjiy  ist  fublica'vi  req. 
Loco  ^  Signi. 
Piacque  di  poi   al  detto  Pontefice  Clemente  XII.  di 
ordinare  al  Sig.,  Cardinale  Camerlengo ,  eh'  eflTo  Gianfran- 
cefco  Galeotti  doveflfe  ridurre  ,  come  fece ,   la  battuta  di 
Rame  a  libbre  tre ,  e  mezza  per  ogni  Scudo  in  vece  delle 
fuddette  libbre  quattro,  con  condizione,  ed  obbligo  pe- 
rò, che  per  tale  calo,    e    diminuzione  dovefle  il  medefi- 
mo  p^are  in  Camera   l'importo   di   detta   mezza   libbra 
4ei  pattuiti  Scudi  2225,  ^^^  ^^  calcolato  a  Scudi  cento  ^ 
i. quali  fu  convenuto  dovcffe   pagare    ogni   anno  a  titolo 
di  Canone ,  o  Cenfo  nelle  Felle  di  Natale ,   come  appa- 
rifcc  dair  infrafcritto  Iftromento ,    il   che   è   ftato  femprc 
adempiuto   sì  dal  detto  Sig.  Gianfrancefco  y  che   da  Ga- 
leotto fuo  figlio . 

In  nomine  Domini  Amen.  Die  20.  Augujti  173S. 
Trafenti  publico  Inflrumento  cunflls  ubique  fateat  e^oideÀ^ 
ter  y  ist  fit  notum  quod  anno  a  falutifera  Mati*vitate  ejufdem 
D.  N.  Jefu  Cbrijli  millejimo  feftifigentejimo  trigejimo  offa^o 
Indiflione  prima  Fontificatut  autem  iste.  Clementis  Fafa  XIL 
anno  ejus  nono  =  Amendo  la  Santità  di  N.  S.  con  fuo  fpecìal 
Chirografo  fegnato  li  ló  M^rzo  froffìmo  f affato  ingionto  nlV 

Bbb  2  Emo 


\. 


I 


y 


|So  .  pBLià  Zbcca  di  Gubbio 

Mmo^   e.RikQ  Sìg.  Cardinale  Camerlengo   di  do^er  ordinar^ 

ali*  lllmo  Sig.  Già.  Francefco  Galeotti  gtà  in^eftito  della  Zee^ 

€a  di  Gubbio  ,  che  la  battitura  di  rame  in  feudi  2225  f^^i^à 

a  farfi  ton  libbre  quattro  p^r  ogni   feudo  fi  riduca  a  libbre 

tre ,  e  mezzo  fer  ogni  feudo ,  son  che  detta  diminuzione ,  ^ 

ajfotigliamento  di  moneta  debba  cedere  a  benefizio  y  e  comodò 

della  Ren).  Cam.  Afoflolica  con  fagarfi  dal  me  de  finto  Sfg.G^^ 

leotti  in  Camera  V  importanza  di  detta    mezza    libbra   mena 

fer  feudo  ragguagliatamente  a  tutti  li  fuddetti  feudi  2225, 

r  come  meglio  fojfe  farfo ,  e  giaciuto  at  detto  Eìko  Sìg.  Car^ 

.  dinaie  Camerlengo  ,    come   ampiamente   rifulta  dall'  enunciata 

^Chirografo  negli  atti  del  Sig.  Paoletti  Confegretario ,  al  tjua^ 

.  le  &c.  Che  fero  fattifi  fofra  ciò  i)arj  congrefft ,  fianfi  finaU 

mente  di  comun  confenfo  ti  abiliti  ^  e  conclufi  di^erfi  Captoli  ^ 

ffecialmente  quello ,    che   detto  Sig*  Galeotti  a  titolo  di  Ca^ 

mone ,  Cenfo ,  0  altro  titolo  fik  utile  y   e  proficuo   debba  ogni 

anno  fer  la  diminuzione  di  detta  mezza  libbra  fer  ogni  fcu* 

do  fagare  in  mano  del  Defofitarto  della  Rcv.  Cam.   la  fom^ 

ma  di  feudi  cento  da  forfi  in  conto  corrente  della  Rcv.  Cam. 

JlfoBolica  y  con  che  li  feudi  cento  fer  l' anno  corrente  debba* 

no  fagarfi  nel  futuro  SS.  Natale ,  e  fucceffi'vamente  ogni  No* 

tale  degli  anni  futuri  fer  il  temfo  che  durerà  detto   affotti* 

gliamento  di  moveta  ,  quali  Caf  itoli  fiano  di  foi  Slati  affro* 

n^ati  con  fua  ffeciale  fottofcrizione   del  detto  Sig.  Galeotti 

fon   an)erne   il   medefimo   in  fiè   di   effi  Caf  itoli  coftituito  in 

Procuratore  il  Molto  lllufire ,  i!t  Eccellentiffìmo  Sig.  Stefano 

Feroci  a  fine  di  ftifulare  fubblico  Iftrumento    colla  facoltà  di 

fofiituire  altra  fer  fona  in  "fuo  luogo ,    come   il  tutto   affare 

,dal  freinferto  foglio    de"  me  de  fimi  Caf  itoli  con  tutte  le  altro 

riferite  circoflanze  (stc. 

Le   monete   battute  fotto  il  Pontificato  di  Clemente 
XII.  fono  le  feguenti* 
Clemens  XII.  P.  M.  A*  L   Arme. 

Vh  Bajocco  Gubbio,  i^^o.  dentro  ad  una  corona 

di  foglie  di  vite  (43)»  Bajoccòt 

Al- 

r— — ^- • • m-m —  ^—^1   ■  I      T 

(4j)  Vìe  %,  Jugufti  i7$o*  Aperto  Capfane  6*^.  reperti  fuerunt  hajoccbi  integri 
fartim  imprejjt  ttegmttte  SS.  O.  N.  ?>xpit  Cìementh  Xlh^  ér  p^rtim  Ssn.  Mem. 
Benedici  XI n.  ah  untt  férìe^  (x  ek  otio  jpsrii  Uurif  ci^an»  Va  Bajocco  Cutv 
blo  17  $o»  Lib.  CiU 


«OTTO  t  POMTBFICI  Ca?.  V.  }8l 

Altro  di  conio  differente.  Bajocco* 

CUm.  XII.  P.  M,   Arme. 

S.  Vbalduf  Ef.  Eftguh.  Figura  (44).  Quatt, 

CJem.  XII.  P.  M.   Arme. 

iS".  Vbalduf  Ef.  Eugubii.  Figura.  Quatt. 

Altri  due  di  diverfo  conio.  Quatt. 

CUmtns  XII.  P.  M.  A.  /.Arme. 

Vn  Bajocco  Gubbio.  1731.  Bajocco» 

Clement  XII.  P.  M.  A.  II.    Arme. 

Vu  Bajocco  Gubbio.  1732.  (45).  Bajocco. 

Clemens  XII.  P.  M.  A,  III.    Arme. 

Vn  Bajocco  Gubbio.  17J3.  dentro  ad  una  cartella.  Bajocco. 
Clemens  XII.  P.  M.  A.  III.  Arme . 

Mezzo  Bajoc  :o .   (45) .  Mez.  Baj. 

Clement  XII.  P.  M.  A.  IV.  Arme. 

Vn  Bajocco  Gubbio,  Ì734.  Bajocco. 

Clement  XII.  P.  M.  A.  IV.  Arme. 

Mezzo  Bajocco.   (47).  Mez. Baj. 

Clemens  XII.  P.  M.  An,  V.   Arme. 

*  * 

Vn  Bajocco  Gubbio  •    i735»  Bajocco  • 

Clemens  XI I.  P.  M.  A.-  V.  Arme  • 

Mezzo  Bajocco  • ,  Mez*  BaJ« 

Clemens  XIL  P.  M.  A.  VI.  Arme  • 

Vn  Bajocco  Gubbio,  i^ió.  Bajocco* 

Clemens  XII.  P.  M.  A.  VI.   Arme  • 

Mezzo  Bajocco  .  Mez«  Ba|» 

Clemens  XII.  P.  M.  A.  VII.  Arme  • 

Vn  Bajocco  Gubbio.    1737.  Bajocco# 

Lo 


Ita 


'44)  Die  13.  Septemhrit  1730.  Aperto  Capjotte  drc,  reperti  fuerumt  quatremì 
farttm  ìmpre$  ^h  una  parte  fiegmate  SS.  U.  N.  ?•  Clementit  Xlh^ér  ah  alla  fa^ 
eie  partim  effigie  S.  Petri  y  partim  S.  Fault  ^  dr  partim  SamBi  Uhaldi.  Lib.  cit* 

(45)  In-  qucft'anno  1751.  furono  ftampau  in  Gubbio  de*  Quattrini  con  va* 
rie  ìmpreflioni ,  If  ggendofi  nel  tante  fiate  citato  lib.  della  Zecca  :  Die  17.  D#- 
eemhris  «731.  Aperto  Capfone  reperti  fueruttt  fuatremi  partim  impreffi  ab  urna  parte 
Stegmate  SS.  D.  N.  D.  Clementit  Papa  XIL ,  fSt  *h  alia  faeie  partim  effigie  S.  F#- 
tri  ,  partim  S.  Pxuli ^  (^  partim  5.  Uhaldi.  (46)  Die  13.  OBeb.  'i735«  Apert§ 

Capfone  (è*r. ,  reperti  fuerunt  partim  hajorebi  integri ,  <&•  partim  medii  hajoeeU 
impreffi  urna  f^cìe  Stegmate  <&*r.,  <&*  ab  alia  faeie  Uteri  $  tamtam,  Mezzo  Baiocco  • 
Lib.  cit."  (47)   OjV  30.  Martfi  1734.  Aperto  Capfome  drc»  reperti  fuerumt  Ba* 

socchi  integri ,  f^r  medii  Bajoccbi  impreffi  in  una  facie  fiegmate  fircm  ^  fS^  ab  alis 
forte  4d,  Bajoc.  integr.   literis  cantan.  Vn  BajocCQ  Cttbbìo  •  Ifìi.  9  &  dd.  méim 

bajoc.  lit.  tamtam.  Mezzo  Bajocco*  Lib»  ciu 


}82  Dm  A  Zbcca  i>i  Gubbio 

Lo  ftelTo  con  Tanno  1738. 
Lo  fteffb  con  Tanno  VIIL 
CUm^ns  XII.  T.  M.    Arme. 

S.  tetruf  Af.   Tefta, 
Altro  fcritto  Sanctus  Tetrus  Aj.    Figura  • 
Clem.  XII.  ?.  M.   Arme. 

S.  faulus  Af.   Tefta  (48)  • 
Altro  con  S.  faulus  Afoftolus.  Figura. 
Clem.  XII.  F.  Af.    Arme. 

Quattrino  Gubbio.  1739. 
'Clcmens  XII.  ?.  M.  A.  Vili.  Arme. 

M%%o  Bajoc€o  Gubbio.  1739.  (49)* 
Clemens  XII.  P.  M.  A.  Vili.   Arme. 

Vn  Bajocco  Gubbio.    1739.  (50). 
Lo  fteflb  con  T  anno  VIIIL 
CUm.  XII.  P.  M.   Arme. 

Quattrino  Gub.  1739.   fcritto  nel  campo. 
CJem.  XII.  P.  M.   Arme. 

S»  Faulus  Afoftolus .  Figura. 


Bajocco  é 
Bajocco  • 

Quatt. 
Quatt. 

Quatt. 
Quatt. 

Quatt. 

Mez.  6a|« 

Bajocco . 
Bajocco  « 

Quatt. 

Quatt; 


BENEDETTO    XIV. 

Prospero  Lambbktini  Bolognefe ,  Vefcovo  di  Ancona, 
creato  Cardinale  dalla  S.  Mem.  di  Benedetto  XIII,  fu  prò* 
clamato  Papa  alli  17  di  Agofto  1740,  e  fecefi  nominare 

Bene- 


(48)  DÌ4  i6.  Dicemh.  1738.  Aperto  Capfone  ^e.  tfperti  fuerunt  quatreni  par* 
vi  impreffi  ah  una  facie  ftegmate  &c.  ,  (&•  ah  ali  a  faeie  partim  effigie  S.  Tetri  ^ 
fartim  S.  PsyU ,  ér  partim  literh  cantantibuj  Quattrino  Gubbio  1738.,  &  »/<- 
meratif  hifeentum  qutnfuaeinta  ex  diBh  quairantìs  aperti  fuerunt  ponderi/  uniui 
Hbra,  ^  unelarum  novem^  fa^aqat  pluri^t  diéia  experientia  ^r. ,  ed  CCCO  U 
terza  diminuzione  di  pcfo  neiia  moneta  ^  mentre  dal  Pontificato  d' Innocenzo  X. 
fino  al  Pontificato  di  Clemente  XL  »  cioè  fino  al  1709.  cento  quattrini  pefav^no 
una  libbra,  dal  1709.  fino  ti  1738.  ne  andavano  centoventìcinque ,  e  dal  173': 
fino  alla  cbiuTura  della  Zecca  furomo  aumentati  a  centofeflantafei  e  due  terzi 
per  libbra.  (49)  Die  x^.  Martii  1759.   Jperio  Capfone  ère.  reperti  fuerunt 

Medii  Bafocebi  impreffi  ah  una  faci  e  ^c.  j   fè^  ah  alia  Uteri s  eantantihui  Mezzo 
Baiocco  Gubbio.  1739*9   Ó*  numeratìt  centum  ex  dd.  mediis  hajoecbis  fuerunt  re^ 

{erti  pùmderie  uniue  libra  ,  f^r  unciarum  novem  .  Lib.  cit.  (50)  Die  9.  0^#- 

rit  1739-  Aperto  Capfone  éf^.  reperti  fuerunt  bajocchi  integri  impreffi  ab  una  faeit 
fiegmate  ó*^. ,  ó*  ah  alia  literit  cantantes  Un  Bajocco  Gubbio.  X759. ,  <&•  ifj»»t#- 
patti  fuinquaginsa  ^c.  reperii  fuerunt  fonderis  umius  libra  ^  &  untiarmm  mwem. 
Lib.  Cit* 


totró  1  PoNtitici  Cht.  V.  jSj 

BBKfiDBtTo  XIV.  ;  governò  la  Chicfa  univerfale  anni  17 
mefi  8,  e  giorni  17,  finì  di  vivere  li  3  Maggio  i758# 
DaJ  principio  di  quello  Pontificato  fino  ali*  anno  1744  col 
carattere  di  Prefidente  governò  lo  Stato  d'  Urbino  Monfi'g» 
Federico  Marcello  Lante  Principe  Romano ,  il  quale  alli 
9  di  Settembre  del  detto  anno  fu  annoverai?©  tra*  Cardi* 
nali  •  Al  medefimp  fucceflfe  il  Card-  Giacomo  Oddi  Peru- 
gino ,  che  refle  lo  Stato  in  qualità  di  Legato  a  Latere  per 
anni  tre.  V  anno  1746  collo  fteflTo  carattere  di  Legato 
governò  il  Cardinal  Carlo  de  Marini  Genovefe ,  il  quale 
dopo  un'  anno  finì  di  vivere .  A  quefti  fucceflfe  Monfig. 
Gian  Francefco  Stoppani  Milanefe ,  che  tenne  k  redini 
del  governo  dall'anno  1747  fino  al  1753,  ^^^  ^^^  anno 
fu  annoverato  fra'  Cardinali,  e  continuò^  a  reggere  lo 
Stato  come  Legato  a  Latere  per  la  S.  Sede  fino  al  1754» 
e  in  detto  anno  gli  fu  foftituito  col  carattere  di  Prole- 
gato Monfig.  Vincenzo  Altieri  Romano,  e  nel  175^  per 
Prefidente  Monfig.  Lodovico  Merlrni  Arcivefc.  di  Atene. 
Crefciuta,  ed  augùmentata  nello  Stato  Ecclefiaftico^ 
nel  Pontificato  di  Benedetto  XIV.,  la  quantità  de' quat- 
trini di  rame  foraftieri  di  diverfa  bontà ,  e  pefo  di  queg- 
li ,  che  fi  battevano  nella  Zecca  di  Gubbio ,  e  ciò  ridon- 
dando in  notabile  pregiudizio  del  pubblica  commercio  ^ 
determinò  la  particolare  Congregazione  della  Zecca  coll^ 
oracolo  del  Papa ,  che  per  qualche  tempo  ta  Zecca  di 
Gubbio  doveflfe  fofpendere  la  battuta,  e  per  fino  a  nuo^ 
vo  ordine  di  Monfig.  Teforiere  non  doveflfe  riaflTumeré 
la  detta  battuta ,  come  apparifce  dalla  di  lui  Lettera  de^ 
9  Ottobre  175^1  inferita  originale  net  citato  libra  della 
Zecca  •  Ma  avendo  poco  dopo  la  medefima  Congregazio- 
ne riconofciuto ,  che  il  fofpendere  irlteriormente  la  bat^ 
tuta  nella  Zecca  di  Gubbia ,  era^  h  fiejfo  (  fono  parole 
di  una  fucceflìva  lettera  di  eflfo-  Monfig.  Teforiere  de'  15 
Gennajo  1757)  che  fcon^olgere  tuPto^  il  commercio^  minute 
fer  la  ftnuria  ,  che  fati'Vét  la  Fro*vincia  ài  fimil  moneta  Pa^ 
fate ,  t  pregiudicala  injieme  a  tante  famiglie ,  ehe  dalle  ma^ 
nifatture ,  e  labori  occorrenti  fer  detta   battitura  ricaiMnìt^ 

m^  il  lor$^  gioruaUire  fofientamtnto  ^  ia  rivocata   perciò  14 

lòipen^i^ 


3*4  Delia  Zbcci  di  Cumo 

fofpenfioiie  Suddetta  ^  e  data  licenza  di  riafTumere ,  e  con^ 
tinuare  la  battuta,  fecondo  il  folito,  foggiungendofi  an* 
Cora  ,  che  riffttto  ali  *  annuo  eenfo  do'vnfo  alla  Camera  ^ 
prendendone  la  froforzione  dalla  battitura  fatta  di  libbrt 
^598  rame  y  giujla  la  fede  del  Notajo  ^  rifulta  la  rata  ^  chi 
da  Lei  do'vrà  rimetterji y  afcendere  a  Scudi  84  :  72  : 1 1  ,  di 
€MÌ  Sarò  attendendo  il  pagamento. 

Morto  il  detto  Marchefe  Gianfrancefco  Galeotti,  eflen^ 
do  rìmafto  di  lui  Erede  il  Marchefe  Galeotto  Galeotti  di 
lui  figlio  non  trafcurò  di  giuftificare  il  medefimo  nel  Tri* 
bunale   del   Sig.  Cardinale  Camerlengo  la  di  lui  qualità 
ereditaria,  e  legittima  fucceflìone,  e   di   ripetere  infieme 
formalmente  rifiromento,  e  Chirografo  dell' ultima  con* 
ceilione,  e  rinnovazione  anzidetta  delli  ig  Maggio  173^ t 
in  fequela   di  che  Monfig.  Niccolò  Perelli  Teforiere  Ge- 
nerale trafmife  con  fua  Lettera  de*  19  Ottobre  del  detto 
anno  1757   al   medefimo  Marchefe  Galeotto  Galeotti  un 
foglio  di  determinazioni  prefe  dal  Sig.  Card.  Giorgio  Do- 
na Prefetto  del.  Buon  Governo  con  T  intelligenza  di  elfo 
Monfig.  Teforiere,  affine  di  provvedere  la  Zecca  di  Gub- 
bio del  Rame  neceffario   per  continuare  la  battuta  delle 
folite  monete .   In   detto   foglio  fi  diceva  di  non  poterfi 
permettere  al  detto  Galeotti  d' introdurre  rame  foralèiere , 
attefa  la  gran  quantità  dal  ritiro  delle  monete  delle  Zec- 
che forailiere,  che  il  Papa  aveva  ordinato,   che  onnina- 
mente fi  doveifero  fmaltire,  quali  monete  ritirate,  ritro- 
vandofi  cuftodite  in  varie  Città  dello  Stato,  e  particolare 
mente  a  S,  Severino  per  la  quantità  di  libbre  7798 ,  era 
ièato  ordinato  a  quel  Monfig*  Governatore   di  fommini- 
ftrarne  al  detto  Marchefe  Galeotti   quella   quantità,   che 
avefle  richiefta  per  fquagliarla  coli'  affiftenza  di  detto  Mon- 
fignor  Governatore ,  voTendofi  che  tale  fquaglio ,  e   bat- 
tuta dovefle  andare  per  conto  della  medefima  Congrega- 
zione del  Buon  Governo,   e  che  rifpetto  al  prezzo  do- 
vefle il  Galeotti  deputare  in  Romauna  Perfona,  che  trat-^ 
tafle  col  detto  Sig.  Cardinale  Prefetto  •   Ma  avendo  ter- 
minato il  corfo   de'  fuoi  giorni  la  feL  mem.  di  Benedet- 
to XIV#  reftò  fofpefo  quefto  grand'  affare ,  continuando 

però 


V 


SOTTO  I  Pontefici  Ca».  V.  jjj 

ptiò  Tempre  a  ftampar  moneta  il  prefato  Marchefe  Galeot« 
ti  in  Gubbio  ;  e  come  poi  andaUe  il  medefìmo  a  finire , 
lo  vedremo  in  appreflb  nel  tempo  del  Pontificato  di  Cle* 
mente  XIII.  Le  monete  battute  in  Gubbio  fotto  Bene* 
detto  XIV.  fono  le  feguenti . 
BencdiSut  XlllL  P,  Af.  A.  L   Arme. 

Vu  Bajocco  Gub.  1740. 
Bene.  XIV.  P.  M.  Arme. 

!$•.  Petr.  Af.  Tefta. 
Bene,  XIV.  ?.    Arme. 

S.  Paulus  Af.  »  Tefta  . 
Bened.  XIV.  P.  M.   Arme . 

S.  Vbéldut  Ef.  Eugub.   Figura. 
Bene.  XIV.   Arme . 

S,  Vba.  Ef.  Eu.  Figura  • 
Ben.  XIV.  P.  Arme. 

S.  Vbal.  E.  P.  Figura . 
Bene.  XIV.  P,   Arme  . 

S,  Vbaldus  Efifcof.   Figura .  -    , 

Bene.  XIV.  P.  M.  Arme . 

Quattrino  Cub.  1740.  (51)» 
Benedia.  XIV.  P.  M.  A.  L  Arme. 

Vn  Bajocco  Gubbio,  1741. 
Benedifl.  XIV.  P.  M.  A.  IL  Arme . 

Vn  Bajocco  Gub,  1742.  (52), 
Altro  di  diverfo  conio . 
Benedm.  XIV,  P,  M,  A.  II,   Arme. 

Mezzo  Bajocco» 
Benedm.  XIV.  P.  M.  A.  IV.  Arme, 

Vm  Bajocco  Gubbio,  1743. 
T,  IL  Ccc 


Bajocco . 

Quatt. 

Quatt. 

Quatt. 

Quatt. 

Quatt. 

Quatt. 

Quatt. 

Bajocco» 

Bajocco . 
Bajocco . 

Mez.  Baj. 


Bajocco . 
Bf- 


me* 


(51)  Die  II.  Denmh.  1740.  Jpnto  Capfont  ère.  reperti  fuirunt  Baj9cehì  /if* 
^'f w ,  <^  QuMtreni  parvi  partim  impreffi  ai  una  faeie  fiegmate  fel.  ree.  Clemen* 
tit  XIL ,  &  partim  SS.  D.  N.  D.  Beneiiai  Papa  XIV.  ^  <^  ah  alia  faehi  Vn  ba- 
iocco Gubbio.  1740.,  fSr  OMatreni  partim  :  Ctuattriiio  Gubbio*  1740.9  &  partim 
effiie  S.  Tetri  ^  S.  Fauli^^  So  Vhaìdi.   Lib.  cit.  (51JI  Die  17.  leh.  1741. 

Jfertù  Capfotte  firc.  reperti  fuermnt  Boj'ocelti  integri  imprej/l  ah  $ena  faeie  j(gre  ,  6* 
ai  alia  literis  eantanttkuì:  Un  Baiocco  Gubbio*  1741.  Da  altro  Libro  di  dctu 
Zecca  {cTìJA  alcun  fegno  fuori*  che  incomincia  dal  prcicnte  lÀromeiito  di  deli- 
beratone 9  e  profiegue  fino  air  anno  1759* 


[ 


/ 


i%S  Della  Zecca  di  Gubbio» 

BenediB.  XIV,  P.  M.  A,  IV.  Arme. 

Mezzo  Bajocco  Gubbio*  1743.  . 
Benedinus  XIV.  F.  M.  A.  V.  Arme . 

Vn  Baiocco  Gubbio  .   y744« 
BencdiB.  XIV.  P.  M.  A.  V.   Arme. 

Mezzo  Bajocco  Gubbio  .    I744« 
BettediFius  XIV.  T.  M.  A.  V.  Arme . 

Vjt  Bajocco  Gubbio.   1745. 
Benedinus  XIV.  T.  M.  A.  VI.  Arme . 

Mezzo  Bajocco  Gubbio.  1745.  (53)» 
Ben.  XIV.  F.   Arme .  .      , 

S.  Fet.  A.  F.   Tefta. 
Bened.  XIV.  F.  M.   Arme. 

S.  Faulus  Apojlolus,   Figura. 
Bene.  XIV.  F.    Arme. 

S.  Vbald.  Ef.  Eugu.    Figura. 
Benedilius  XIV.  F.  M.  A.  VI.    Arme . 

Vn  Bajocco  Gubbio.  174^« 
Lo  fteflb  con  l'anno  1747* 
Betiedillus  XIV.  F.  M.  A.  VI.   Arme . 
.  Mezzo  Bajocco  Gubbio .  1 745. 
BenediElus  XIV.  F.  M.  A.  VII.  Arme . 

Vn  Bajocco  Gubbio.  1747. 
Benedir.  XIV.  F.  M.  Arme . 

Vn  Bajocco  Gubbio.    174^* 
Bened.  XIV.  F.  M.    Arme  . 

Vn  Bajocco  Gubbio.    1748. 
BenediBut  XIV.  F.  M.  A.  Vili.   Arme . 

Mezzo  Bajocco  Gubbio.    1748. 
BenediBus  XIV.  F.  M.  A.  Villi.  Arme . 

Vn  Bajocco  Gubbio.   1745». 
Bene.  XIV.  F.   Arme . 
■  SS.  F.  F.  Af.  Due  Tefte. 
Bened.  XIV.  F.  M.    Arme. 

An.  Jub.  Porta  Santa  (54). 


*-^<U« 


}Atz.  Baj» 

Bajocco. 

Mcz.  Baj. 

Bajocco  • 

Mez.  Baj« 

Quatt. 

Quatta 

Quatt* 

Bajocco  • 
Bajocco  « 

Mez.  Ba). 

Bajocco  « 

Bajocco  • 

Bajocco  • 

Mez.  Baj. 

Bajocco  • 

Quatt. 

Quatta 


(53>  i>iV  14.  Decemh.  1747.  Jprto  Capfone  reperti  fuerunt  medii  Bajoeebi  ^ 
0i  QuMtrem  parvi  imprejj^  ah  una  psrte  fiegmate  ^c. ,  ó*  «^  '»^'*  facte-i  MezEO 
Baiocco  Gubbio.  174 5-,  6*  Quatrenwum  parte  effigie  5.  Petri^  5.  fauti^  &  S.  UhaU 
di.  Jib.  cit.         (;4)  i>#>  >J-  Diftmh.  174^  Jferto  Gi//*»*  &s.  ffinti  fktrumt 


fOTTO  I  Pontefici  Caf,  V# 
BiftediSuf  XIV.  P.  M.  A.  Villi.  Arme  • 

Mezzo  Bajocco  Gubbio,    l^49• 
Bcncd.  XIV.  P.  M.  Arme. 

Vn  Bajocco  Gubbio.  1749» 
^ened.  XIV  P.  M.   Arme . 

Mezzo  Bajocco  Gubbio.  i7So» 
^cncdiBus  XIV  P.  M.  AN.  X.  Arme . 

Vn  Bajocco  Gubbio.  1750, 
Benedic.  XIV.  P.  M.  Arme. 

Vn  Bajocco  Gubbio.    175 1# 
Beue.  XIV.  P.  M.  A.^l.  Arme* 

Vn  Bajocco  Gubbio.  175 !• 
Bene.  XIV.  P.  M.  A.  XI I.  Arme* 

Vn  Bajocco  Gub.  17$  2. 
Bened.  XIV.  P.  MA.  Arme. 

Mezz.  Bajocco  Gub.  1752. 
Bened.  XIV.  P.  M.  A.  Xlll.  Arme . 

Vn  Bajocco  Gubbio.  X753t 
Ben.  XIV.   Arme. 

Mez.  Bajocco  Gub.  1753. 
Bened.  XIV  P.  M.   Arme . 

Vn  Bajocco  Gubbio.  I7S4« 

Lo  fteiTo  con  Tanno  1755* 
Lo  ftelTo  con  Tanno  175^. 
Lo  fteflb  con  Tanno  1757. 
Benedi.  XIV  P.  M.  Arme. 

Mez.  Bajocco  Gubbio.  I757# 
Bened.  XIV.  P.  M.  Arme. 

Vn  Bajocco  Gubbio.  1758/ 


3S7 

Mez.  Ba}. 

Bajocco  « 

Mez.  Baj. 

Bajocco  • 

Bajocco  # 

Bajocco . 

Bajocco . 

Mez.  Baj. 

Bajocco  # 

Mez.  Baj. 

Bajocco  • 
Bajocco . 
Bajocco . 
Bajocco  • 

Mez.  Baj. 
Bajocco» 


CLEMENTE    XIIL 

Cario  Re^zokico  Veneziano  ,  Uditore  della  Sagra  Bota 
Romana  ,  annoverato  fra  Cardinali  da  Papa  Clemente  XIL 
li  20  Dicembre  1737;  efaltato  al  Pontificato  li  6  Luglio 
1758)  fecefì  chiamare  Clbmentb  XIIL  >  e  dopo  di  avere 

Ccc  2  oc-^ 

""" *•  -  — [ — ' ^  I— ■  Il  n ; ~ — ^ .  ^  *    ^ 

Qitatfifti  parvi  cum  eodem  fitgmaU ,  ó*  «^  t^lia  fartf  partim  cum  imagtnihus 
S.Fiiri^  S.  Bauli  ^  S.  Ubaldi^  (^  partim  cum  impr^*u§  Isuuà  SmuOà.  Lib.  ciu 


^ 


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|88  Dblla  Zecca  di  Gubbio 

occupato   il  Soglio  Pontificio  anni  io,  me(i  6^  t  gior* 
ni  27  ,  terminò  di  vivere   alli   2   di  Febbrajo  1769.    Dal 
principio  di  quefto  Pontificato   fino   al  1759  governò  lo 
Stato  d'  Urbino  il  già  riferito  Monfig.  Lodovico  Merlini 
Forlivefe ,   nel   qual  anno  alli  24  Settembre  fu  innalzato 
alla  dignità  Cardinalizia  y   a  cui  poi  fu  foftituito  col  ca« 
rattere  di  Prefidente  Monfig.  Antonio  Colonna  Brancin- 
forte  da  Palermo,  indi  promoflb  alla  Porpora  li  i6  Set* 
tembre  1755;  dopo  il  qual  tempo  venne  prefcelto  in  Pre* 
fidente   del  medefimo  Stato  Monfig,  Pafquale  Acquaviva 
d' Aragona  Napolitano ,  che  prefiedc  anche  al  prefente  • 
Salito  che  fu  al  foglio  Vaticano  Papa  Clemente  XIIL 
fu  da'  di  lui  principali  MiniUri  riaiTunto  il  trattato  della 
Zecca  col  Marchefe  Galeotti,   lafciato   in  fofpefo   per  la 
morte  feguita  di  Benedetto  XIV.  di  gloriofa  memoria ,  e 
poco  dopo  fu  conchiufo ,   cioè  nel   dì  19  Ottobre  1758 
per  pubbiico  Inftrumento  y  nel  quale  fu  narrato  ,  che  nella 
Congregazione  particolare  deputata  dal  defonto  Pontefice 
per  rf para  re  al  difturbo  cagionato  al  pubblico  commercio 
dalla  quantità    delle   monete   ette  re   di    rame    introdotte 
nello  Stato  Ecclefiaftico  contro  la  proibizione  de'  Bandi  j 
era  fl:ato  rifoluto  ,  che  dette  monete  fi  doveflero  ritirare 
in  Roma  per  conto  della  Rev.  Cam.,    e  delle  Comunità 
delle  Provincie ,  efi:Iufa  Bologna  ,  e  Ferrara  ;  E  che  a  fine 
di  diminuire  il  diffendio  fo'vraflante  a  dette  Comunità ,  fu  giu^ 
dicato  e ff  ediente ,  che  non  ofiante  la  generale  fofpenfione  a  tut^ 
te  le  Zecche   di  battere  moneta    di  Rame ,  fojfe  fermejfo  al 
Sig*  Card^  Trefetta  del  Buon  Ga^vemo  in  wirtù  delle  facciali 
facoltà  concejfegli  dalla  San.  Mem^  di  Benedetto  XIV.  con  fuo 
moto  frofriù  dèi  i9  Gennajo   1757    di  far  battere   a  conto 
delle  Comunità  una  difcreta  quantità  di  dette  monete  ritirate 
€oh  cunio  TontiJictOy  e  col  folita  fefo.  E  colendo  l*  Ema  Sua 
fre^alerfi  della  Zecca  di  Gubbio  fer  far  ribattere  y  come  fo^ 
fray  una  parte  di  quejle   monete  efiere ,  che  fi  fono  raccolte 
nei  luoghi  più  ^vicini  alla  detta  Zecca ,  ed  introdottone  il  trat^ 
tato  col  Sig.  Marchefe  Galeotto  Galeotti  di  Gubbio  ,  che  tiene 
la  detta  Zecca  y  fi  è  con^venuto ,  eh'  egli   ne  debba  prendere 
ìa  quantità  di  libbre  quaranta  mila  al  prezj^Q  di  bajocchi  die^ 

fifep^ 


SOTTO  1  PONTHflCl  Càft  V»  ^Eg 

tìfette  la  libbra  ^  e  batterla  a  contò  fuo  al  Jolito  Calibro  = 
E  nel  Caf.  IV^  di  tale  Iftromento  fu  eoa^enuto  in  oltre ,  che 
Jia  fermejfo  al  detto  Sig.  Marcheje  Galeotti  di  battere  nella 
f  refata  fua  Zecca  di  Gubbio  tutta  quella  quantità  di  Rame 
da  confegnarfegli  a  tutto  fuo  comodo  ,  e  con  quella  follctrtu^ 
dine  y  che  ad  effo  giacerà  ^  ancorché  annualmente  coniaffe:  pk 
iella  fomma  di  feudi  2225  :  che  è  frefcritto  nel  fuo  Tri^ile^ 
gio ,  jen%a  che  fer  effa  battuta ,  che  do^rà  intender  fi  fatta  a 
Homcj  ed  in  conto  di  quella  ^  che  far  potrebbe  la  Sagra  Cong. 
del  Buon  Gon>erna  y  fecondo  la  rijoluzione  prefa  dalla  fuddet^ 
ta  Gong,  particolare  j  debba  mai  il  Sig.  Mar  che  fé  effer  mole* 
fiato  dalla  Rcv.  Camera  al  pagamento  di  un  Canone  maggio^» 
re  di  quello  y  eh'  egli  è  folito  pagare  per  la  detta  Zecca ,  e 
tutto  ciò  in  ^irtU  delle  facoltà ,  che  ha  il  prelodato  Emo  Do* 
ria  Prefetto  ,  e  con  altre  Contenzioni ,  che  Ji  leggono  nell  '  ac^ 
eennato  Iftromento^ 

Quantunque  fimili  convenzioni,  e  trattato  conchiu^ 
fo  per  pubblico  Iftromento  celebrato  coli*  autorità ,  ed 
alla  prefenza  del  Sig.  Card.  Prefetto  del  Buon  Governo  , 
ed  in  fequela  del  Moto  proprio  del  defonto  Pontefice, 
riufciflero  molto  gravofe,  e  dilpendiofe  al  prefato  Sig.  Mar* 
chefe  Galeotti,  sì  per  Teforbitante  quantità  delle  fuddet* 
te  libbre  quarantamila  delle  monete  foraftiere , come  an« 
che  per  doverle  ribattere  al  rigorofo  prezzo  di  bajocchi 
diecifette  la  libbra ,  non  per  V  addietro  mai  praticato , 
non  oftante  per  ubbidire  al  fuo  Principe ,  e  al  Sig.  Car* 
dinaie  Prefetto  del  Buon  Governo,  preflè^  volentieri  il 
Sig.  Marchefe  Galeotti  il  di  lui  confenfo^  lufìngandofi 
in  tal  gu(fa  di  profeguire  in  avvenire  la  battuta ,  come 
autorizzato  dair  autorità  Pontificia  ,.  e  dal  Sig.  Cardinal 
Doria  Prefetto  della  Congregazione  del  Buon  Governo  ^ 
Quando  air  improvvifo  fé  gli  prefentò  il  Sig.  Benedetto 
Cofta  Teforiere  della  Marca  con  una  lettera  di  Monfig. 
Teforiere  in  data  delli  ;j  Maggfo  1760  ,  colla  quale  gli 
notificò ,  che  fra  le  altre  rifoluzfonf  prefe  dalla  Congre- 
gazione deputata  per  gli  affari  della  Zecca  Pontificia,  una 
era  ftata  quella  di  do'ver  efattamente  def erigere  tutto  il  Ka* 
^e  proavi  fio  per  la:  Zecca  di  Gubbio^  tanto  monetato  y,  che  nom 


y 


L 


390  Dbila  Zecca  di  Gubbio 

monetato;  Cóme  fure  tutti  i  cugni y  Biglia  e  ordigni ydt^ 
tre  zzi  y  ed  ogn*  altra  cofa  affartenente  alla  medefima  Zec^ 
ca  j  con  efprcjfo  divieto  di  non  do'verfi  difforre  di  alcu^ 
na  delle  fuddette  co  fé  ^  e  ffecialmente  del  Rame  monetato  , 
e  non  monetato  fenza  licenza  della  detta  Congregazione ,  e 
fer  tal  effetto  era  fiato  ff  edito  in  Gubbio  il  Sig.  Benedetto 
Cofla  Tefiriere  della  Marca ,  atciò  unitamente  con  ejfo  Sig.  Ga^ 
leotti  ajftfia  alla  descrizione  ^  e  ne  trasmetta  torcia  il  docu-- 
mtnto  autentico  ,  col  quale  fi  giufiifichi  l  '  adempimento ,  ed 
efecnzione  della  rifoluzione  fuddettay  e  fojfa  altresì  ricono-^ 
fcerfi  dalla  nominata  Congregazione  la  precifa  quantità ,  r 
qualità  di  detto  Rame  monetato ,  e  non  monetato ,  e  di  tutti 
gì* enunciati  cugni ^  fiiglij  ordigni y  ed  attrezzi . 

Ciò  fpiacque  oltre  modo  al  Sig,  Marchefe;  onde 
non  potè  trattenerfì  di  non  manifeftare  V  afflizione ,  ed  il 
rammarico  9  che  provava  per  una  nuova  sì  inafpettata: 
^  il  Aio  fpiacere  u  aumento  nel  ricevere  da  lì  non  mol* 
to  un*  altra  lettera  del  menzionato  Monfignor  Teforiere 
Niccolò  Perelli ,  colla  quale  non  più  fi  parlava  di  mera 
fofpenfione  ad  tempus,  ma  dell*  effettiva,  e  total  fop- 
nreflìone  di  detta  Zecca  ,  efprimendofi  in  eflfa  =  Benché 
la  Sagra  Congregazione  debutata  circa  gli  affari  della  Zecca 
Pontificia  a  rifleffo  del  neceffario  buon  regolamento  del  pubbli" 
€0  commercio  abbia  rifolutOy  ch^  debba  chiuder  fi  codefia  Zec^ 
ca  y  tutta  'volta  non  de*ve  ciò  recare  a  V.  S.  quel  rincrefci^ 
mento  y  che  mi  dimoffra  colla  fua  dei  16  corrente  y  giacche  la 
medefima  Congregazione  procedendo  con  tutta  /'  equità  y  è 
Bata  di  parere ,  che  debba  accordarfi  a  Lei  un  discreto  comr 
f  enfio  per  la  proibizione  a  tutto  il  tempo  y  che  dorrebbe  dura^ 
re  l*  ultima  conce fftone  della  facoltà  di  coniare  cofiì  le  mone^ 
te  y  ed  intorno  a  ciò  fi  compiaccia  participarmi  i  fuoi  fenti^ 
menti  y  affinchè  poffa  riferirli  alla  medefima  Congregazione  y 
per  a'vere  da  queffa  le  ulteriori  rifoluzioni  in  rapporto  alla  di 
Lei  indennità.  Continuando  poi  r  efecuzione  delle  rifoluzioni 
prefe  da  detta  Congregazione  ,  fi  compiacerà  V.  S.  trafmettere 
a  me  dirette  colla  poffìbil  follecitudine  tutte  le  monete  di  Ra^ 
meytOH  tutt^  i  cugniy  e  minuti  Bromenti  fatti  per  la  cunia^ 
zJoMe  di  dette  monete  ;  come  anche  ogni  fpecie ,  e  qualità  di 

ra^ 


•V 


SOTTO  I  Pontefici  Caf.  V.  391 

rAme  >  che  J$  traverà  an)er  frofoiflo  fer  ridurlo  in  moneta^ 
Mcertandola  y  che  farà  rimborsato  con  tutta  la  puntualità  deU 
lafpefa. 

E  finalmente  con  altra  Lettera  de*  4  Giugno  175^ 
fcrivefle  =  Che  febbene  la  Sagra  Congregazione  deputata  per 
gli  affari  della  Zecca  Pontificia  abbia  rifoluto ,  che  fi  /opprima 
eotefta  Zecca  ^  tutta  'volta  non  ha  mai  wvuto  in  animo  di 
prin)arla  di  quelle  fabbriche ,  che  li-  di  lei  Antenati  hanno  ac^ 
quiflate  con  titolo  di  compra ,  giacché  quefie  refleranno  a  fua 
difpofizione  per  farne  l*  ufo  ^  che  più  le  piacerà  fuori  di  quel^ 
Io  y  al  quale  fono  ferivi  te  per  il  paffuto  nel  fare  la  battitura 
delle  monete  di  rame  ^  come  neppure  farà  pri^vata  del  giujlo 
prezzo  di  quegli  JiigH  >  che  fono  fum  proprj ,  e  fubito  che  que^ 
ffi  faranno  arri*vati  in  Roma ,  'verranno  Jlimati  a  giufio ,  e 
do'verofo  prezzo ,  che  con  ogni  puntualità  le  'verrà  pagato  dal^ 
la  Jie'v.  Camera  • 

Senza  dubbio  faranno  ftati  giufti  i  motivi  ^  che  in* 
dufTero  il  Santo  Padre ,  ed  i  Miniftri  di  eiTo  a  regolari! 
in  tal  guifa,  poiché  allorquando  la  moneta  di  rame  fu- 
peri  il  bifogno  dello  Stato ,  molto  pregiudica  al  medefi*-^ 
mo,  come  fuccede  prefentemente  altrove,  dove  per  la 
troppa  quantità  della  moneta  di  rame  quefla  vàie  due^ 
o  tre  per  cento  di  meno  della  moneta  reale  »  Ma  un  fag* 
gio  Prmcipe ,  avveduto ,  ed  amorevole  verfo  i  fuoi  Sud- 
diti come  lo  è  il  regnante  Pontefice  >  allorché  ceflfarà  la 
cagione  di  tal  fofpenfione  fi  degnarà  reftituire  alla  noflra 
Città,  e  Provincia  quel  decoro,  che  per  T addietro  go- 
devamo ,  molto  più  >  che  le  monete  in  effa  battute  ^ 
fono  fempre  fiate  di  maggior  intrìnfeco  di  quelle  del* 
le  altre  Zecche  ;  e  ritrovando  modo  di  indennizzare 
la  Camera ,  gioverà  ancora  a  una  Città  y  e  Provincia ,  la 
quale  gli  ha  dato  i  natali ,  e  in  gran  parte  i  progrefli 
ancora  del  fuo  meritevoliflimo  avanzamento,  del  che  con 
ogni  riverenza ,  ed  efficacia  la  fupplichiamo  • 

I  e  monete  coniate  in  Gubbio  col  nome  di  Clemen- 
te XIIL  fono  le  feguenti . 
eie.  Xni.  Po.  M.   Arme  • 

Vn  Bajocco  Gubbio.  1739^  Baiocco. 

C/ìr- 


3ps  Dilla  Zecca  di  Gubbio 

Chmen.  XJIL  Fon.  M.  A.  L   Arme» 

Vk  Bajùceo  Gubbio.  1759. 
Due  altri  dì  conio  diverfo . 
CUmgns  XilL  ?,  M.  Arme . 

MfiZi,  Bajocco  Gubbio.  1759* 
ehm.  XIIL  r,  M.   Arme. 

S.  Tet.  Af.  Tefta . 
Clem.  XUI.  r,  M.  Arme . 

S.  Paul.  Af.    Tefta  . 
ehm.  XIII.  f,  M.  Arme . 

S.  Vba.  Ef.  Eu.  Figura. 
Ch.  XIIL  F.   Arme. 

S,  Vba.  E  fi.  Eu.  Figura  (5J). 


Bajocco  • 
Bajocco  • 

Mez.  Baj. 

Quatt. 

Quatt. 

Quatt. 

Quatt. 


PINE. 


APPEN- 


^  (55)  X>/r  4.  metfjis  Jprilis  17 J9.  Aperto  Capfom  (re.  reperti  fuerunt  BajoecU 
tntegrt  tmpreffi  ah  urna  faeie  fie^mM  SS.  D.  N.  D.  Clementit  XllL ,  <&•  mh  alim 
forte  hteriì  estttstnibus  Un  Baiocco  Gubbio.  X759^,  &  Quatreni  parvi  ffmiliìer 
sbjms  foae  ^^'^MniMte    fSr  A  Me  imMiimbui  SS.  Fetri,  ^  Fatili  Apofi^ 


APPENDICE 


393 


Dei  Documenti,  e  d'altre  cole  citate  in  quefta 

feconda  Parte. 

L 

Lettera  del  Duca  Francefco  Maria  IL  fcritta  alle  Comu« 

nità  dello  Stato  per  elplorare  da  efie  fé  debba  paiTaré 

alle  feconde  nozze ,  la  qual  lettera  vedefi  regi* 

Arata  nel  MS.  di  Cagli  di  Antonio  Cucci  ^ 

citata  alla  pag.   220, 

Moho  Magnifici  DilettiJJtmi  Noftri . 

T^Ofo ,   cbc  intendejjimo    che   con  tanta  amoren>olc%%a  fi 
_m  9 .  defidera^a  da  Voi  la  continuazione  y    e   mantenimento 
di  quefla  nofira  Cafa ,    niun  fenjiero  abbiamo  à'vuto  maggio^ 
re  j   che    di  conformarci   col  desiderio   ^oflro .    E  ^ebbene   da 
qualche  temfo  tn  qua  fiamo  fempre  andato  pensando  di  age-- 
'volare  queBa  rifofuzione ,   nondimeno  per  molto ,  che  w  pen^ 
fiamo  et  fi  difcuofre  ogni  dì  fik  ditene  ,   non  folamente  fer^ 
che  V  età ,   &  indiffofizioni  noftre  la  fanno  tale ,   ma   molto 
più  ancora  per  /'  obbligo ,    che   tenemo  di  non  far  cofa ,    che 
poffa  rifultare   in  pregiudizio    n)oJlrOy   còfne    conofciamoy   che 
farebbe  quejla  ;  poiché  difcorrendo  dell*  utile  >  che  dopo  il  corfo 
della  wta  nofjfra  pud  apportare  /*  ejfere  immediatamente  fotto 
il  gowerno  Ecclefiajlìco  ,  per  quello  ,    che  da  Noi  fi  conofce  , 
fenza  dubbio  alcuno  giudichiamo  ,  che  fojfe  per  tornarci  fom^ 
ma  mente  a  propofito  ,  perchè    oltre  /'  ejfere  fuori  delle  firet^ 
tezze  y  che  pur  troppo  al  pre finte  lii  fono ,  aelV  e fir azione  de* 
Crani ,  Sali ,  Olii ,  ed  altre  co  fé  fimili ,  potrefle  anche  afpet^ 
tare  da  Tadrone  così  potente  ,  com'  è  Sua  Santità ,  molte  efen^ 
zioni  y  e  comodità  y  che  da  Noi  y  benché  fopra  modo  de  fiderà^ 
refftmo  di  farlo ,  colendo  mantenere  per  riputazione  'voBra  il 
nofiro  grado  ,  non  fi  può  adempirlo  •  Per  tanto  n)i  efortiamo  y 
e  preghiamo  ad  a'ver  tutto  ciò  in  molta  confiderazione  infieme 
P.  11.  D  d  d  eon 


294  Appendice  • 

con  tutto  quello^  a  che  P amor c'vole zza j  e  fìctà  nfoffrd  w 
{fingerà  fer  rifletto  della  foca  noBra  falfrte ,   e  dell*  età ,  in 
che  ci  troviamo  y  le  quali  fotrebbero  ad  agni  modo  far  rima^ 
nere  'vano  il  fenfiero  della  fuccej/ione ,  o  almeno  fotrebhe  i)e* 
nire  in  tempo ,  che  *voi  reJlareSle  [otto  il  governo  di  Fu f  ilio , 
cofa ,  che  Juol  darjt  da  Dio  a*  Pofoli  fer  caftigo ,   e   noi  ci 
fartìrejftmo  da  quefta  wita  con  quel  dolore ,  che  fotete  imma^ 
ginar'vi  si  ter  fajciar  Voi  in  termine  tale ,   come  fer  quello  , 
che  al  Tuffilo  fotejfe  foi  fuccedere  ;  do^e  all'  incontro  fé  net 
frefente  Stato  rimarremo  ,  non  dolendo  (  mentre  fiace  a  Dio 
di  darci  wta  )  fenfare  fer  altri  Figli ,  che  fer  Vói  flcffi ,  fi 
fotrà  da  Noi  fiù  diligentemente  attendere  alla  cura ,    e  go-^ 
nìcrno  n)ofiro  .   Defiderìamo  fercià   che  i;/  foddirfacciate  dofa 
d*  awere  con  tutto  il  cuore  fregato  Noffro  Signore  Iddio ,  che 
n>^  inffiri  di  convocare  il  'vojlro  folito  Configlio  fiù  numerofo  ^ 
che  fotrete ,   e  fenza  che  nejfuno  Miniftro  nojlro  q;'  interven-' 
ga  y  leggerete  la  frefente  Lettera ,  ballottando  foi  fra  di  Voi 
quello  y  che  giudicarete  fiù  d*  utile ,  e  comodo  n>ofiro ,  facendo 
che  ognr  Configliere  giuri  di  non  falefare  mai  quanto  intorno 
a  eia  rifil'verete  y  e  della  rifoluzione  darete  foi  conto  a  Mon* 
fignor  Vefco'vt^  di  queBa  Città  y  il  quale  tenendola  fegreta  ad 
ogn*  uno  y  Ut  a  Noi  ancora ,  ci  farà  folamente  fafere  quello  , 
che  da  Voi  in  generale ,    e  dagV  altrt  Luoghi  frincifali   dello 
Stato  y  a"^  quali  ferivamo  il  me  de  fimo  ,  fi  'verrà  rifoluto .    Il 
che  Not  frocuraremo  y  conforme  all'  amore ,   che  'vì  fortiamo  y 
di  efeguire  y   quanda  anche  fofftmo  certi  della  prof  ria  morte  y 
cosi  richiedendo  la  fedeltà ,  che  a'vete  femfre  dtmoftrato  a  Cafa 
noBra  y  Ut  a  Noi  medefimo  y   con  tanta  Tiniorcvolezza  y  come 
da  ogn  uno  y  e  da  Noi  fiù  che  da  ogn*  altro   ben  fi  conofce  • 
Fiaccia  dunque  a  Dio  benedetto  d' inffirarw  quello ,  che  me^ 
glio  fia  fer  tornarvi  y  e  che  'vi  efortiamoy  e  comandiamo  an^ 
Cora  nel  miglior  modo  che  fi  fojfa   a'vere  frincifalmente  ri^ 
guardo  y  e  fiate  fani .  Dì  Fé  faro  li  7.  di  Giugno  x  5^8. 

Francefco  Maria  <^r* 


II. 


Appbndicb.  3^ 

IL 

Defcrizionc   dello   Stato   d'  Urbino ,    cioè   delle    Città , 

Terre ,  e   Caftelli ,   che   in  eflb  fi  contengono , 

e  il  metodo ,  con  cui  il  medefimo  fi  governa  ^ 

indicata  alla  pag.  227* 

Lo  Statù  d^Urhtno  jarte  ielV  Italia  è  Jituato  quafi  nd 
centro  del  Dominio  Fontificio  ,  tro'vajt  tra  i  gradi  43.  m.  20., 
t  gradi  44*  m.i%.  di  latitudine ^  e  gr.  ig.  tn.  40.  e  30.  mt.  42* 
di  longitudine ,  fecondo  T  ultime  ojfer^azioni  fatte  dai  Tadrt 
Crifioforo  Maire  ^    e  Ruggiero  Giufeffe  Bofcowcb  della  Com^ 
fagnia  di  Gesii .    Ma  ejjt   medejimi  Jl  dichiarano  nella  fleffi 
loro  carta ,   che  =  Della  Legazione  d*  Urbino  Jt  fórma   ora 
una  carta  fik  particolare  ^   e  fiii  efatta  iffc.  da  me  fero  non 
fotuta  'vedere  •  A  levante  confina  colla  Frowncia  del  Piceno  ^ 
0  Jìa  Marca  Anconitana  ;   a  me%%o  giorno  coli*  Umbria  ;  a 
ponente  colla  Tofcana;    €  a  fettentrione  colV  Emilia^  0  fia 
Frowncia  di  Romagna  y  colla  Repubblica  di  S.  Marino ,  e  col 
Mare  Adriatico .   La  fua  lunghezza  è  di  miglia  Italiane  fet^ 
tanta y  e  di  vantaggio;  la  larghezza  di  miglia  cinquanta  in 
circa  y  e  la  fua  circonferenza   è  intorno  a  miglia  trecentocìn^ 
quanta .  Contiene  in  Je  undici  Città ,  quindici  Terre  ,  e  due^ 
cento  quarantafette  Caflelliy   oltra  un  gran  numero  di  belli  ^ 
€  fpaztofi  Villaggi .  Dalla  parte  di  mezzo  giorno  è  contornati^ 
dai  Monti  Appennini  ;  a  fettentrione  è  bagnato ,  come  Jt  diffìty 
dal  Mare  Adriatico ,  o've  ha  due  buoni  Forti ,  cioè  quello  di 
Fefaro  comodo  ^  e  'vagOy   e  r  altro  di  Sinigaglia   molto   noto 
per  la  gran  fiera  ,  che  w  fi  fa  ogn*  anno  nel  mefe  di  Luglio  ^ 
frequentata  da  molte  ^  e  warie  Nazioni. 

I  Fiumi  principali  di  queSo  Stato  fono  fette ,  cioè  :  L  Ld 
Marecchia  che  incomincia  poco  fopra  Fenna  di  Billiy  fcorrc 
pel  Monte  feltro  ^  e  wa  a  finire  nel  Forto  di  Rimino .  IL  La 
Conca ,  che  ha  il  fuo  principio  werfo  Monte  Copiolo ,  e  Monte 
Cerignont ,  e  termina  in  quella  parte  dell'  Adriatico ,-  0^*  era 
pò  fia  V  antica  Conca ,  Città  già  fommerfa  dall'  acque ,  che  ri^ 
mancia  tra  Rimino  y  e  la  Catoltca  .  III.  V  Ifauro ,  0  fia  Fo* 
glia  ,  che  trae  P  origine  fopra  Seftino  nella  Tofcana ,  €  fcor^ 

Ddd  2  r«- 


39^  Appbnoicb. 

vendo  ftr  lungo  tratto  di  flrada  y  shocca  'vicino  alle   murd 
di  Fefaro ,  e  forma  con  un  Molo  entro  al  Mare  quel  Torto . 
IV.  Il  Metauro ,  che  ha  la  fua  porgente  da  Lamole ,  e  Borgo 
Tace ,  bagna  Mercatello ,  iS".  Angelo  in  Vado ,  Urhania  )  g^u^ 
gne  a  Calmazza ,  Villaggio  tre  miglia  difcofto  dal  Furio ,  iw 
Ji  unisce  col  Fiume  Cantiano^  {^JT^  'vicino  a  Fojfomhrone  ^  o 
termina  neW  Adriatico  'vicino  a  Fano  nel  Jiìo  detto  la  Ma^ 
donna  del  Fonte  .  V.  Il  Ce/ano  y  che  da  Frontone  (  Feudo  de* 
Signori  Conti  della  Torta  di  Gubbio  )  ,  ^  dal  Moniftero  di  Fon^ 
te  A'vellana  ha  il  fuo  frincifio ,  pajfa  in  mezzo  alla  Fergo^ 
la  y  e  sbocca  nell'  Adriatico ,  due  miglia  fofra  la  Marotta  aU 
tro  Fiume  •    VI.  Il  Mifa ,  che  da  i  Monti  Appennini ,  che  cir^ 
condano  la  grojfa  Terra  di  Rocca   Contrada ,  ha  /*  ejfere ,  Ji 
confonde  col  Fiume  Ncvola  y  e  'va  a  fcaricarfi  a  Sinigaglia , 
ed  iw  Jimilmente  con  un  buon  Molo  piantato  fra  le  acque  falfe 
coffituifce  quel  Forto .    VII.  Il  Cbiafcio ,  che  incomincia  nelle 
vicinanze  di  Gubbio ,  dopo  lungo  tragitto  Ji  unifce  col  Fiume 
Tevere  apprejfo  Torfciano  luogo  del  Territorio  ai  Terugia . 

Le  Fron)incie  y  che  in  fé  contiene  quejlo  Stato  fono  il 
Monte  feltro  y  la  Maffa  Trabariay  il  Vicariato  di  Mondammo  y 
e  la  Vaccareccia  ;  i  Luoghi  preciji  y  che  ogn*  una  delle  quali 
abbraccia  y  Ji  defcri'veranno  più  Jotto  . 

Le  Fortezze ,  che  difendevano  quejlo  Stato  in  tempo , 
che  Ji  reggeva  da*  Serentffimi  Duchi  erano  molte ,  molto  ben 
pr  e  fidiate ,  e  munite  di  tutto  il  bifognevole ,  come  pud  'vederjf 
nelle  memorie ,  e  gejle  de*  medejimi  Duchi ,  che  ho  compilate 
in  queji'  Opera ,  e  più  'volte  hanno  fatto  fronte ,  e  tenuto  a 
dietro  i  nemici ,  che  cogli  affedj  y  coi  blocchi ,  e  cogli  affalti 
tenta'vano  impadronirfene ,  ora  però  Ji  fono  ridotte  a  poche  y 
e  fono  quella  di  Fefaro ,  quella  di  Sinigaglia ,  e  di  S.  Leo  ^ 
la  qual  ultima  anche  al  di  d*  oggi ,  atte  fa  la  fua  Jituazio^ 
^^  y  fi  rende  poco  meno  ,  che  inefpugnabile  . 

Le  Città  di  aueffo  Dominio  fono  le  feguenti ,  cioè  :  Urbino 
fua  C aficaie ,  Gubbio ,  Fefaro ,  Sinigaglia  ,  Fojfombrone ,  Ca^ 
gli  y  S.  Leo  y  Tenna  di  Billi ,  Urhania ,  S.  Angelo  in  Vado ,  e 
la  Fergola  .  Quejh  tre  ultime  erano  già  Terre  ;  la  prima  chia^ 
ma'vafi  Cailel  Durante  y  poi  fu  detta  Urhania  y  perchè  da 
Urbano  YllL  Tapa  unitamente  cou  S.  Angelo  in  Vado  furona 

ona* 


AppBHStCB*  397 

inorate  eoi  titolo  ii  Città  neW  occafiont  iella  Je'VolitsiioHt 
Jello  Stato  alla  Sede  Apofioliea  ;  e  la  terte,a  finalmente-  del 
titolo  medefimo  di  Città  ex  Privilegio  fu  nobilitata  dalla 
fel.  mem.  di  Benedetto  XIV. 

Urbino ,  che  come  accennai ,  è  Capitale  dello  Stato  ,  in 
Spiritualibut  gode  il  grado  Metrofolittco  col  risedere  in  ejfa 
l  Arci'vefco'vo  f  la  qual  dignità  fitgH  accordata  da  Papa 
Fio  IV.  a  richiefla  del  Cardinale  Giulio  della  Rovere  dett9 
il  Cardin  d  S.  Pc- 

trum  pri  al  mede^ 

fimo  Arci  ^ig^gHf  t 

di  f  efaro  5  Mónte* 

feltro  ,    f  a  il  eon* 

fenfo  a  t,  Fio  fog» 

gettare  »        ,   „     ,  ^  »   f^a  r#- 

fijlendo  a  tutto  potere  il  Cardinale  Mariano  Savelh  Vefcova 
di  effa ,  che  prejlar  mai  non  volle  il  confenfo  ,  come  nefpnr 
frejlar  vollero  i  fuoi  ben  degni  Sttccejfori ,  reBd-  ella  immo* 
diatamente  foggetta  alla  S.  Romana  Sede  fino  all'  anno  17x5  » 
in  cui  poi  (non  ofiante  la  ripugnanza  del  vigilantismo  Vefco* 
vo  Fabio  Manciù  Forte ,  cbe  giudicò  meglio  rinunziare  la  fua 
Cbìefa ,  cbe  foggettarla  )  Fapa  Benedetto  Xlll.  con  fuo^  Brt' 
ve,  che  incomincia:  Circumfpeda  Romani  Pontincis  Pro- 
vi dentia .  Dat.  Romx  apud  S.  Petrum  Anno  1725.  XV. 
Kal.  Junii ,  volle  che  rimanejfe  foggetta .  La  Città  poi  di 
Urbania ,  e  di  S.  Angelo  in  Vado,  che  formano  una  fol  Chiefa 
Vefcovile ,  nel  tempo  medefimo ,  che  ^eBa  ebbe  principio ,  fu 
dichiarata  altresì  foggetta  allo  Beffo  Arcivefcovo- ,  e  per  cow 
feguenza  ora  alla  Metropolitana  &  Urbino  rimangono  fiiffra~ 
ganee  tutte  le  Chiefe  Vefcovili  dell»  Stato  IMfina te,  che  fono 
in  nmmero  di  fette  . 

La  Città  i  montuofa ,  fenza  un  palmo ,  per  così  dire , 
di  piano  ,  e  non  molto  grande ,  ma  con  una  vaga ,  e  fuperba 
Corte  Ducale ,  che  due  fecoli  addietro  in  tutta  l*  Italia  non 
aveva  l' uguale  y  come  altrove  ho  dimofirato  in  queji'  Opera ^ 

Nella 

(1)  lo  quefio  Breve  niuna  meniione  fi  fa  dclU  Città  dì  Penna  di  Billìi  e 
della  Concattcdralità  con  S.  Leo  ,  onde  convien  dire  ,  che  un  tal^  Privilègio  ]jA 
abbia  gnenuto  foftcìiormeDte  ^  oh  Jclo  fi  cfpcime  Strttté»ut  Miifeefiu  • 


jpS  AVVBNDICB* 

Hella  meàtjtmà  fificàtmano  i  Sennìjftm  Duchi  Padroni  dello. 
Stato  j  ed  ora  wi  foggiornano  parte  dell'  anno  gli  Emi  Car^ 
dinalì  Legati  y  o  Prefidenti  della  Legazione  ^  che  go'vemano 
il  mede  fimo  fer  la  S.  Sede .  Ha  una  nobile  y  e  maeftofa  Chiefa 
Metropolitana  arricchita  di  buone  rendite  ^  nobilitata  di  fre^ 
%iofi  jagri  Arredi  ^  ornata  dì  f celti  marmi  y  di  fingolari,  fit^ 
ture^ ,  e  di  tuti  altro  ,  che  fuà  renderla  decorosa .  Ha  un  CoU 
legio  di  Nobili  diretto  da  i  Padri  delle  Scuole  Pie  con  nume^ 
ro  [ufficiente  di  Lettori  di  warie  fetenze  ^  e  di  Profejfori  di 
heÙe  lettere  •  Vi  è  altresì  un'  antica  Unin)erfità  di  Dottori  ^ 
ihe  h^  il  frì'vilegio  di  conferite  la  Laurea  Dottorale  in  qua^ 
lun^qut  fetenza,^  Vi  fono,  nttmer^ò  otto  Con'venti  di  RfUgiofi  di 
^gfjlfiituti.y  e  fei  Monifierj  di  Monache.  Oltre  a  queJleCafe 
JEieligiofe  qw  fono  ricchi  Luoghi  Pii  ,^  come  un  buono  Spedale 
fer  fotUe^o  de'  polveri  Infermi ,  e  fer  accogliere  gli  EffoBi  ^ 
€Ofi  ancora  un  ricco  Monte  di  Pietà ,  e  parecchie  Congrega-- 
sbioniy  e  Confraternite.  Tutta  la  Città  è  di'vifa  in  numero  fei 
Parrocchie .-  Ma  anello ,  che  maggiormente  fa  rifplendere  la 
Ci^tà  di  Urbino  fono  i  fuoi  Cittadini  ^  i  quali  ^  oltre  alla  no^ 
hiltà  del  f angue  y  fi  fono  per  lo  addietro  refi  illufhi  ^  e  tutt^ 
ora  fi  rendono  chiari  nelle  Lettere  ^  nelle  Scienze  ^  nelle  Armi  ^ 
nelle  Arti  liberali ,  ed  in  ifpecie  nelle  Dignità  Ecclefiafiiche  ^ 
tMlmente  che  in  queBo  folo  fecolo  ha  dato  al  Mondo  un  Som^ 
mo  Pontefice ,  cinque  Emi  Cardinali ,  oltre  un  buon  numero 
di  Vefcon)i ,  e  di  Prelati  della  Romana  Curia .  In  effa  il  Car^ 
dinate  Legato  ,  o  il  Prefidente  della  Legazione ,  wi  tiene  per 
go'vernarla ,  e  reggerla  due  Giudici  Dottori ,  uno  col  titolo  di 
Luogotenente  ^  eV  altro  di  PodeBà .  Il  primo  prefiede  all'  Eco^ 
nomsco  y  e  al  Politico ,  /'  altro  riconofce  tutte  le  caufe  Ci'vili , 
e  Criminali .  Vi  tiene  fimilmente  un  Cancelliere ,  e  Soflituto 
fimìlmente  Criminali  ^  un  Barigello  con  fuJjSciente  numero  di 
Efecutoriy  i  quali  tutti  ogni  fei  mefiy  o  dopo  un'  annoy  'ven^ 
gono  rimof/i  col  mandarli  altrove ,  e  perciò  non  fono  mai  fiffi^ 
e  cosi  parimenti  fi  cofiuma  di  fare  in  tutte  le  Città ,  e  Terre 
della  Legazione . 

Il  Territorio  di  Urbino  è  ^afto ,  e  pieno  di  CaBelli^  ma 
montuofo ,  e  fcofcefo ,  non  può  dirfi  fertile ,  ma  ne  tampoco 
fterile ,  eofiecbè  rende  foftanze  fufficienti  pel  mantenimento  de* 

fuoi 


AVPBHDICB*  S9^ 

fuof  Ahttanti  .  1  Cajhlli  fono  i  fegnenti.  Schietò^  Cavallino  ^ 
Fiewe  di  Cagna  ^  S.  Donato  y  Conogno^  Piano  del  Monte  ^ 
Monte  Cal^o  ^  Coldazzo ,  Montifabhri^  Colbordolo ,  Talae^ 
chio  y  on)*  è  un  Montjlero  di  Monaci  Geroliminij  Gengbe^  JJ/* 
fé  y  Coldelce ,  Tetriano  ,  Cafa  Roténda ,  Seuot aneto ,  Monte 
Cuiduccioy  Fonte  Corgnale^  Ifola  del  Piano  ^  Palazzo  del 
Piano  ,  Via  Piana ,  Primicilio ,  Gaiffa ,  pò;*  è  un  Moni ff era 
di  Monaci  Olivetani  y  Pagino  ,  Ptetr alata  y  Montefalcone  y 
ora  dtftrutto ,  nel  di  cui  pano  fi  è  fabbricata  V  Acqualagmty  • 
che  rimane  nella  ftrada  Flaminia  y  ed  tra  OJierìa  di  Pojla  al- 
lorché n)i  fajja^a  il  Corriero  ^  -Frontino  y  Fameta  y  Monte 
d*  Elee  y  Fermignano ,  e  qui  fi  fabbrica  la  Carta  da  fcri^vert 
eolla  friwatin^a  per  tutto  lo  Stato  Urbinate  fuor  che  fer  Guh^ 
bio  ;  Palazzo  ai  Goriolo  y  S.  Giovanni  in  Pozzolo  y  Monte 
nuo'vo  y  Cerqueto  buono ,  Paganico ,  (f  Orfajuola .  Oltre  a 
quejli  fi  comprendono  nel  medefimo  Territorio  gli  altri  luogbè 
del  Vicariato  del  Ta^oleto ,  cioè  :  Ta^oleto  o^e  rifiede  un  Gitt^ 
dice  col  titolo  di  Commijfario  y  Auditore  y  Rifa  Maffana , 
5'.  Gion)anni ,  Valle  d' A'velana ,  Piano  di  Cajiello  y  Riffetro^ 
foy  e  Torricella . 

Gubbio  feconda  Città  dello  Stato  ;   qui  n)i  rifiede  al  go^ 

n>erno  un  Luogotenente ,  che  prefiede  agli  affari  comunitatiw 

economici ,  e  f olitici  y  tiene  due  Cancellieri  fer   le  Caufe  Ci* 

n)ili  y  delle  quali  è  Giudice  ordinario  y  purché   non  faffino   Ut 

fomma  di  Scudi  io  Ducali  y  ed  è  Giudice  ancora  fer  rivede* 

re    le   caufe    in   grado    di  Afellazione    di  qualjh)0glia  groffa 

fomma .    Vi  rifiede  eziandio  un  Podefià  y  cV  è  Giudice  ordina* 

rio  nelle  Caufe  devili ,  e  Criminali ,   tiene  un  Cancelliere ,    e 

un  Sofiituto  Criminali  y   e   quattro   Cancellieri  fer   le   Caufe 

avvili  y  i  quai  due  .Giudici  tengono  un  Barigelloy  un  Tenente 

con  altri  Efecutori .  La  defcriztone  topografica  di  qùefia  Città 

fi  farà  fiù  a<vanti ,  owe  fi  rifortetà  la  Pianta  di  offa .  //  fuo 

territorio  è  molto  waffo ,   eftendendofi  intorno  a  cento  miglia 

di  circonferenza y  e  contiene  i  feguenti  luoghi y  cioè:  Canttané 

T^erra ,  o've  prefiede  il  Podefià ,   che   *vi   manda  il  Cardinale 

Legato;  ha  una  buona  Collegiata   con   dodici   Canonici y   due 

Parrocchie  y  e  un  Concento  di  Padri  Agofiiniani ,  la  qual  Ter^ 

ra  rimane  nella  Urada  Flaminia  y  e  allorché  w  paffa^a  il 

Cor^ 


/ 


400  Appbhdìce» 

Cvrricrù  eraw  l* OJl&ìé  di  Vofta\  Còftacctajo  Caflello ^  qui 
n)ì  è  un  Convento  di  Minori  €onn)cntMali  y  e,  un  Monijiero  di 
Monache  Benedettine ^^  Scbieggia ,  quiw  pure  eran)i  V  OJlerìa 
di  fofia  rimanendo  nella,  fteffa  flrada  Flaminia ,  Serra  di 
S.  Abondio  ,  nel  cui  di0reitù  è  il  celebre  Moniftero  di  Santa 
Vroce  di  Fonte  A'vellana  abitato  da*  Monaci  Camaldolefi ^ 
Colfaloynbo  ,  Branca  y  Montelo'vefco  ,  5*.  Benedetto  ^vecchio  , 
Torre  de*  Calzolari ,  Torre  dell*  Olmo ,  Pafcelufo ,  nel  di  cui 
dift retto  è  un  Monijhro  di  Monaci  Eremiti  Camaldolejty  Ser* 
ra  di  Brunamente  y  Careffoy  Ghiomifeiy  Colognola  y  Vallinge^ 
gno  y  Galgata  y  Carpiano ,  Dana ,  Camporeggiano  y  Serra  Tar^ 
tucciay  Sioli  y  Monte  nlBre^vey  Val  Fabbrica  y  Petrojay  e  lo 
Scritto ,  Febino  y  Coltelli  y  Pijcina  y  Feudo  de*  Signori  Conti 
della  Porta  di  Gubbio  ,  Cafttilione  Aldebrando ,  Feudo  de*  Si^ 
gnori  Conti  Beni  pure  di  Guhbio  y  Baccarefcay  e  Coraduccioy 
Feudo  de*  Signori  Conti  Gabrielli  umilmente  di  Gubbio .  A 
-tutti  quefti  luoghi  gli  n)ien  dato  dal  nojlro  Jlatuto  il  titolo  di 
C afte  Ili  y  come  fi  'vede  nel  lib.  I.  rubrica  70.  Franavi  compre  fi 
ancora  P  I/ola  di  Fojfara ,  Feudo  già  del  Conte  Giulio  Celare 
Odasj  di  Urbino ,  Ciwtella  Ranieri ,  Feudo  de*  Signori  Conti 
Ranieri  di  Perugia  y  e  le  Carpini ,  e  Rocca  d' Aria ,  altro 
JFeudo  de*  fopr anominati  Signori  Conti  della  Porta .  Oltra  a 
quefti  trenta  Cafletli  contiene,  in  fé  il  Territorio  di  Gubbio 
Ville  centoquatordici ,  tutte  col  proprio  nome  descritte  dallo 
^^Jfo  Statuto  loc.  cit.  pag.  6S.  69. 

Pefaro^Città  pofia  qua  fi  alla  rin)a  del  Mare  Adriatico  è 
la  più  betta  y  e  la  più  popolata  di  quante  ne  fiano  nella  Le^ 
gazione ,  è  di  ftruttura  fejfangolare  ,  di  fé  fa  da  buone  mura 
terrapienate ,  e^  in  ogni  angolo  ha  forti  baloardi  ;  come  può 
*oederfi  dalla  Pianta  della  medefima  y  che  fer^e  di  ro^efcio 
4tlla  medaglia  d* argento  battuta  al  Duca  Gui d'Ubaldo  IL^ 
riportata  a  can  179  in  queBoTomo  ;  è  tutta  piana  con  Bra* 
4e  ampie  y  e  dritte  la  maggior  parte  y  n)ede  continuamente  Fo^ 
raftieri  y  rimanendo  in  mezzo  alla  firada  Flaminia .  Qui  ri^ 
fiede  la  buona  parte  dell*  anno  il  Cardinale  Legato  y  0  Prefi^ 
dente  della  Legatone  con  i  fuoi  Uditori ,  e  con  numerofa  Fa^ 
miglia  y  ed  abita  nella  Cotte  Ducale ,  fabbrica  molto  fpazio^ 
fa  y  e  di  buona  architettura  ;  racchiude  in  fé  tredici  Concenti 


l 


Appendice.  401 

Ji  Reltgiojiy  e  uno  lontano  circa  un  miglio  werfo  la  Cattoli^ 

ca  y  e  quattro  di  Monache  ;   è   ornata   di   buoni  Palazzi  dt* 

fuoi  Nobili  Cittadini  ;    e  Jiccomt  è  Città  di  Torto  w  fiorisce 

la  mercatura ,    ma   molto  più    wi  fiori fcono  le  lettere  j    e  in 

uefte   eziandìo  fu  fera  tutte  le  altre  Città   della  Legazione. 

l  fuo  Territorio  non  è  molto  ampio ,  ma  fertile ,  e  deliziofo , 
r  contiene  le  qui  notate  Terre ,  e  Caffelli ,  cioè  :  Gradara ,  TVr* 
ra  in  cui  rifiede  un  Giudice  Dottore  con  titolo  di  Vodeflà , 
qui  è  una  Rocca ,  al  frefente  ridotta  a  luogo  di  delizie ,  un 
Con'vento  de' Cappuccini  ^  e  d$ie  Parrocchie.  Monte  Baroccio 
altra  Terra ,  in  cui  rifiede  un  Giudice  come  in  Gradara ,  e 
wi  è  un  Con'vento  di  Minori  OJfer^anti  ;  Fiorenzuola ,  Cafiello 
di  mezzo  ,  Granarola ,  Gabicce ,  Monte  Luro  ,  e  Tomba  . 

Sinigaglia  giace  nella  Prowncia  della  Marca  Anconita^ 
na ,  Città  non  molto  grande ,  ma  'vaga ,  cinta  di  grojfe  mu^ 
ra  terrapienate ,   e  riBretta  per  regola   di   fortificazione   nel 
giro  di  quafi  un  mìglio  e  mezzo ,  con  fua  foffa ,  e  contrami^ 
ne  fiancheggiate  da  quattro   baloardi  reali  y   ed  un   fortino  y 
che  la  rendono  tutta  fortezza  in  forma  pentagona  ,  colla  Roc-^ 
ca  piantata  nel  recinto  delle  fue   mura  in  faccia  del  Mare , 
abbracciata  da  quattro  gran  Torrioni   in  forma   circolare   di 
buona  jhuttura .   Ella  è  fituata  alla  fpiaggia  dell'  Adriatico 
in  aperta  ^  e  deliziofa  pianura  in  mezzo  al  corfo  della  ftrada 
Romana  fulla  foce  del  fiume  Mifa ,  fra   le  Città   di  Ancona 
ali*  oriente  ,  e  di  Fano  ali*  occidente  ,  e  fpalleggiata  a  mezze 
giorno  y  e  a  ponente  da  amene  colline ,   che  le  fanno  corona  • 
Dalla  parte   di  tramontana   ha  il  fuo  Porto  ftabilito  parto 
dalla  natura ,  e  parte  fabbricato   dall*  arte .   Ha  buone  fab^ 
briche ,  e  in  fpecìe  il  Palazzo  del  Pubblico  fituato   in  fronte 
della  Piazza  maggiore ,    coB rutto  nel  f ecolo  fcorfo  con  loggit 
magnifiche  y  ed  archi ,  in  uno  de*  quali  è  ripofta  la  Statua  S 
NePtunno  di  fino  marmo  la'vorata  da  eccellente  fcalpello .  AU 
tra  nobil  fabbrica  è  quella  del  Palazzo  Ducale  y  che  come  re^ 
fidenza  de*  Principi  della  Ro'verCy  non  pote^va  non  effere  gran^ 
de  y  e  maeflofo .  Le  ftrade  di  dentro  fono  tutte  piane ,   e  ben 
compartite  •    Intorno   alla  Città  al  di  fuori  'veggonfi  quattro 
grojfi  Borghi   affai  popolati .    La   Città   njien  governata  dal 
Cardinale  Legato  per  cuin^i  rifiedono  due  Giudici  y  il  primo 

P.  U.  E  e  e  col 


402  Appbndicb  • 

€ol  carattere  di  Luogotenente  ^  che  fofraintende  al  go'verno 
folitico  ^  ed  economico  y  e  conofce  in  grado  di  affellazione 
non  foJo  le  caufe  dell'  altro  fecondo  Giudice ,  cioè  del  Tode* 
Jlà  5  wa  di  tutto  eziandio  il  Vicariato  di  Mondawo  •  Al  ?o^ 
Àefià  appartengono  foi  tutte  le  caufe  criminali  ^  ed  è  ancor 
Giudice  ordinario  nelle  devili .  //  Barigello  fimilmente  in  que^ 
fta  Città  ha  il  fuo  Tribunale  fer  le  caufe  cin)iU  fino  ad  una 
data^  e  limitata  fomma  ^  tenendo  un  Notajo  fer  queSlo  effet^ 
so  y  rilafcia  i  mand^ti^ ,  quali  fi  efeguifcono  da  ejfo  mede  fimo , 
quindi  poi  è  natct  /'  afftoma ,  chi^  =:  Il  Podeftà  di  Sinigaglia 
comanda ,  e  fa  da  fé  m: .  Ha  quefia  Città  nna  buona  Menfa 
VefcofVile  di  fruttato  annuo  afcendente  fofra  feudi  6000.  Roma- 
ni. Nella  Chiefif  Cattedrale  tron)afi  un  Caf  itolo sompoSlo  di  17 
Canonici ,  e  tre  Dignità  f  rimarie ,  cioè  ai  Arciprete ,  di  Vro^ 
foflo  y  e  di  Arcidiacono  .  Ha  tutta  la  Città  tre  Parrocchie 
£ntro  le  mura ,  e  due  ne*  Borghi  y  la  prima  delle  quali ,  eh*  è 
quella  della  Cattedrale  ha  il  Fonte  Battefimale .  Ha  cinque 
Conventi  di  Keligiofi  tre  dentro  la  Città ,  e  due  fuori  y  oltre 
i  Fadri  delle  Scuole  Pie ,  che  frefiedono  al  Seminario  y  e  un 
^oniftero  foltanto  di  Monache  Benedettine  .  Oltre  a  quefii  ha 
due  Confer^atorj  uno  per  le  polvere  Donzelle  orfane ,  e  peri^ 
colanti  della  Città ,  e  Diocefi ,  /*  altro  per  le  Con^vertite .  Ha 
due  grofft  Monti  frumentarj  y  da'  quali  ricevono  i  polveri  un 
gran  fonj^enimento  y  e  finalmente  uno  Spedale  y  o've  ricenjonfi 
infermi  y  orfani  y  efpoftiy  ed  altre  mìfer  abili  per  fané  dotatio  di 
groffe  rendite  .  Quefia  Città  fiende  il  fuo  Territorio  cinque 
miglia  italiane  per  lunghezza  dalla  parte  di  legante ,  tre  dalla 
parte ^  di  maefiro  uerfo  Fano ,  e  fette  miglia  dall'  oftro  y  libec- 
cio y  e  ponente  dalla  parte  della  montagna  y  e  i  terreni  fono 
tutti  fertili  y  e  ben  coUi'vati  •  Nel  mede  fimo  Territorio  fei 
Fie^i  fi  contano  y  e  fotto  la  giurifdizione  di  quefta  Città  ^veg^ 
gonfi  due  Cafielli ,  uno  chiamato  Scapezzano  ,  e  V  altro  Ron^ 
citelli^  nel  primo  de  quali  è  un  Moni ff ero  di  Monache  d^n^ 
tro  y  e  un  Concento  di  Keligiofi  fuori . 

Fojfombrone  fitudto  in  mezzo  alla  firada  Flaminia  y  e 
perciò  nominato  quafi  da  tutti  i  Geografi,  sì  antichi  y  che 
moderni  y  Forum  Sempronii  ;  tron)afi  parte  nel  piano  ^ 
0  parte  nel  colle  y   dg^'  è  piantata   la  Cattedrale   rifabbri^ 

cata 


^ 


\ 
\ 


Ap?bmdicb.  403 

tata  di  nuo'vo ,  la  Corte  secchia  Ducale ,  e  la  Rocca .  Ha 
cinque  Concienti  dìRcligioJiy  e  due  di  Monache  ^  con  una  fola 
F arrocchia .  Al  go'verno  di  ejfa  w  tiene  il  Cardinale  Legato  ^ 
0  Trejidente  della  Legazione  fro  tempore ,  un  Giudice  Dotto* 
re  col  titolo  di  Luogotenente ,  alianti  di  cui  fi  Siedono  tutte 
le  caufe  cibiti  ^  e  criminali  ^  e  frefiede  altresì  al  governo  fo* 
litico  ,  ed  economico  •  In  quefla  Città  w  fiorisce  il  trafico  della 
feta ,  che  ha  molto  crjedito  ,  colla  quale  inauflria  'vigono  per 
la  maggior  farte  i  Taefani .  //  fuo  Territorio  è  costituito  in 
un  temperamento  di  aria  caldo ,  e  dolce ,  onde  produce  frutti 
di  buona  qualità ,  e  'vini  delicati  ;  fi  eftende  molto ,  e  contie* 
nejotto  di  fé  gV  infrafcritti  Caftelli  y  cioè  S.  Ippolito  ^  Monte 
Felcino  ,  Monte  Montanaro ,  C afte Igagli ardo  ,  Mont'  Alto  ^ 
^^^p^ffa^  S.  Gervafioy  Bella  Guardia^  Cartoceto^  TorriceU 
^a ,   e  S.  Biagio  . 

Cagli  piantata  come  Fojjfbmhronè  in  mezzo  alla  'via  Fla^ 
minia ,  Città  non  molto  grande ,  ma  ben  difpófia ,  e  per  h 
più  piana .  Ha  una  buona  Chiefa  Cattedrale ,  una  bella  Fiat,-!' 
za  y  e  le  Cafe  particolari  de'  fuoi  primarj  Cittadini  pìyjfono 
andare  al  pari  con  quelle  delle  altre  Città  dello  Stato  et  t/r* 
bino  ;  m  fono  quattro  Conventi  di  Religìofi  ^  e  due  di  Mo^* 
nache;  è  di'vifa  in  pili  Parrocchie;  è  jcarfa  di  Popolo y  per* 
thè  poco  n)i  fiorifce  la  mercatura  •  //  Cardinale  Legato  ^i  tie^ 
fie  per  governarla  un  Giudice  Dottore  col  titolo  di  Podefià 
col  fuo  Cancelliere  Criminale .  Il  fuo  Territorio  è  per  lo  pie 
montuofo ,  e  pieno  di  buoni  pafcoli ,  ma  non  manca  effemst 
anche  il  piano ,  il  quale  è  bagnato  dal  fiume  Cantiano  ,  fi 
eftende  molto ,  e  racchiude  in  fé  i  feguenti  Caftelli ,  cioè  Mon* 
te  Paganuccio  ,  Monte  Ghirardo ,  Tarugo ,  Torre  ^  Monte  Scat^ 
to ,  Druogo  y  Monte  Varco  ,  Monte  Martello  ,  S.  Lorenzo  im 
Pantano ,  Molione ,  Fiorentino ,  Caftellare  del  Vefco'vo  ,  Ifola 
di  S.  Criftofaro  ,  Paramento ,  Acquawi'va ,  Pigno ,  Caflelone* 
fio  y  Pietrafitta ,  Naj'o ,  Montel*  Abbate  ,  Monte  Sircoli ,  Ca^ 
Ciglione  y  Se  e  e  hi  ano  ,  Via  Strata  ,  Cerreto  ,  Majfa ,  Hepoz^ 
%ano ,  Frontone  Feudo  de*  Signori  Conti  della  Porta  di  Gnb-^ 
bio y  e  Penigli  Caftelli. 

S.  Leo  pofto  nei  confini  dello  Stato  Urbinate  tra  là  TófcU" 
na  y  la  Repubblica  di  S.  Marino  ,   e   la  Legazione  di  Roma^ 

E  e  e  2  gna , 


404  Appbnoicb  • 

gna ,  è  cajfo  di  tutta  la  leretrana  Frcvincia ,  la  Città  è  fah* 
bricata  fofra  un  duro  fajfo ,  0  fcoglio ,  che  dir  'vogliamo ,  e 
in  tale  altezza^  che  in  ejfa  è  inacejjihiU  l* ingrejfo^  e  ferciÒ^ 
ineffugnabile  ^  e  fé  alcune  n)olte  è  fiata  eff ugnata  femore  w 
è  Jiato  il  tradimento  ,  e  P  inganno ,  è  per  fé  fieffa  un  piccolo 
recinto  y  ed  anche  al  prefente  la  S.  Sede  wi  tiene  il  Caftella^ 
no  con  buon  prefidio  ,  e  ben  munita  di  atrezzi  militari .  // 
Vefco'vo  prima  1;/  rijtede^a  ^  ora  pcrò^  per  maggior  comodo 
foggiorna  a  Penna  de'  Èilliy  parimenti  di  fua  giurif dizione  ^ 
non  *vien  quejli  mai  chiamato  Vefcon)o  di  S.  Leo  ^  0  di  Penna 
de' Belli  y  quantunque  ambedue  fieno  Chic  fé  Cattedrali  ^  ma 
fempre  cbiamafi  VefcoDO  di  Monte  feltro  y  come  capo  di  quejlu 
Trowincia .  Nel  temporale  nìi ,  rifiede  oltre  il  Podefià  anche 
nn'  altro  Giudice  Dottore  con  titolo  di  Commijfario  per  go^ 
n)ernarla ,  come  fi  dirà  altro've  ,  e  tanto  r  uno ,  che  V  altro 
gli  wen  mandato  dal  Cardinale  Legato ,  0  dal  Prefidente 
prò  tempore  •  Ha  fotto  di  fé  i  feguenti  Cajlelli ,  cioè  :  Majuo- 
lo  ,  Sowanne ,  *  Majfa ,  e  Pietra  • 

Urbania  è  capo  della  Prowncia  di  Mafia  Tr  ah  ari  a ,  pri- 
fna  chiama'vafi  CaBel  Durante ,  come  altro've  fu  notato ,  ed 
era  Terra  y  e  Papa  Urbano  VI  IL  il  dì  primo  di  Marzo  1535 
M»  fua  Bolla  la  dichiarò  Città ,  e  P  Abbazìa  di  S.  Criftofaro 
V  ereffe  in  Vefco^ado ,  e  fiabilì  di  queBa  Chic  fa ,  come  di 
quella  di  5*.  Angelo  in  Vado  y  un  Vefco^o  folo  ,  ma  due  Dio^ 
eefi  feparate  y  e  due  Chiefe  acque  principaliter  colla  refiden^ 
%a  del  Vefco'vo  fei  me  fi  per  Diocefi  >  fenza  V  una  turharfi  la 
giurifdizione  dell'  altra  •  La  Città  è  beti  coHrutta  in  un  piano 
circondato  da  Colline  y  che  lo  riflringono ,  e  in  mezzo  n)i  paffa 
il  fiume  Me  tauro  ,  e  atte  fa  quefta  riftrettezza  y  e  corfo  del 
Tiume  V  aria  è  poco  falubre  .  E^  abbellita  da  Portici  qua  fi  per 
tutta  la  Città  all'  ufo  di  Bologna ,  cojt  buona  Piazza  .  Ma 
quello  y  che  maggiormente  la  rende  'vaga  è  la  Corte  Ducale  y 
eh'  è  una  delle  più  belle ,  e  magnifiche  Fabbriche  dello  Stato 
Urbinate  y  o^e  foggiornò  per  molti  anniy  e  finì  poi  i  fuoì 
giorni  Francefco  Maria  VI. ,  ed  ultimo  Duca  d'  Urbino .  Què 
fi  'vedono  quattro  Concenti  di  Religio  fi  y  e  due  di  Monache  • 
Le  manifatture  particolari  d'  Urbania  fono  le  fie  Maioliche  y 
che  fono  ben  lavorate  ^  leggiere  ^  e  meglio  invernigiate  y  e  co^ 

lori^ 


Appbkoicb  •  405 

hrhe  •  La  Città  per  ejfcr  fuor  di  mano  ,  e  fen%4  n>eicr  fo^ 
raftiere  y  è  di  foco  traffico ,  e  fiuttofio  ffo folata  .  Qui  wi  ri* 
ficde  fcr  il  Cardinale  Legato ,  0  Frejidente ,  un  Giudee  Dot^ 
torc  con  titolo  di  Commijfariof  di  tutta  la  Froi^incia  di  Majfa 
Trabaria  y  e  un  Todejlà  Giudice  ordinario  di  tutte  It  caufe 
cibili  y  e  criminali .  Ha  /otto  di  fé  un  fol  Caflcllo ,  cV  è  Tor^ 
re  nel  fuo  ficcolo  Territorio . 

S.  Angiolo  in  Vado  Jituato  donìe  fu  già  V  antico  Tifern^ 
Metaurenfe  Città  den) afiata  da  i  Goti ,  rimane  nella  Frowineia 
di  Majfa  Trabaria  y  è  fojio  in  una  lunga  fianura  di  fufficien^ 
te ,  e  caface  larghezza  y  è  attra^erfato  dal  fiume  Metauro  ^ 
che  bagna  le  mura  della  Città ^  e  la  diwde  dal  Borgo.  Il 
terreno  è  fertile  di  grano ,  di  n^ino ,  e  di  ogni  genere  ai  fro^ 
dotto  y  e  di  frutti  di  ogni  ffecie  ;  e  colti'vate^  e  fruttifere 
Colline  P  adornano  y  in  eminenza  delle  quali  giacevano  una 
wolta  i  Caffelli  feguenti ,  cioè  :  i  Palatici ,  Carefto^  Bafciu* 
cariy  Sorbetolo  y  Monte  Majo  y  e  Valdimete  ;  e  benché  que*^ 
fli  foffero  di  dominio  di  ^vari  Signori ,  oggi  affoggettatì  fona 
al  go'verno  economico ,  e  foìitico  del  i/lagtflrato ,  e  nel  cibile 
al  Podejlà  della  Città .  //  commercio  fufficientemente  wi  fiorii 
fce  y  ed  in  ffecie  nelle  manifatture  d*  oro  y  e  di  argento  ,  in 
lan)ori  minuti  fero ,  e  dozzenali ,  numerandoci^  lino  a  24 
Botteghe  di  Orerei.  Non  fuò  negar  fi  che  f  rima  della  dema^ 
dazione  fatta  da  i  Goti  deW  antico  Tiferno  Metaurenfe ,  que^ 
fio  non  fojfe  Città  y  e  non  a'vejfe  la  fua  Chiefa  Vef codile  y  ri^ 
tron)andoJi  i  fuoi  Vefco'vi  fottofcritti  negli  atti  de"  Concilj  y  ^ 
Sinodi  celebrati  in  Róma ,  ed  in  Coftantinofoli  fott9<  dicerfi 
Pontefici  ;  quindi  Pafa  Urbano  VI  IL  alle  f  reghiere  de'  Citta^ 
dini  di  S.  Angelo  in  Vado ,  fatte  maturamente  efaminare,  le 
loro  n)ice  ifiqnze ,  e  conofciute  ragione^voli  ^  ordinò  la  ffedi^ 
zione  della  Bolla  il  di  frimo  di  Marzo  dell'  anno  1^35,  con 
cui  decretò  y  che  fi  refiituijfero  a  S.  Angiolo  in  Vado  gli  ono^ 
ri  di  Città  y  che  frima  godeva  nel  dcvafiafo  Tiferno  y  e  che 
ritornajfe  alla  Chiefa  di  S.  Michele  Arcangelo  il  frofrio  Vefco^ 
wo  y  di  cui  da  tanti  anni  n'  era  'vedova .  E  ficcarne  contem^ 
foraneamente  ottenne ,  come  già  abbiamo  detto  di  fofra ,  /*  wra-. 
re  di  ejfer  chiamata  Città  la  Terra  di  Caftel  Durante  y  detra 
foi  UrbaniUy  così  il  lodato  Pontefice  'volle  fiabilirf  di  qùefic 

due 


4o5  A^pBWDiCfi. 

dne  Città  un  fai  Vefccvo ,  ma  due  DioceJ!  fcpdrate ,  tolta  re^ 
Jltìenza  del  Vefco^p  fei  meji  fer  Diocejì.  E'  di^ifa  quejla  Cit^ 
tà  4n  quattro  Parrocchie  ;  ha  quattro  Con^uenti  di  Religtofi , 
€  quattro  Monajlerj  di  Monache.  Vien  go'vernata  nel  tempo* 
tale  da  un  TodeBà  5  che  gli  njien  mandato  dal  Cardinale  Le* 
gato  ,  0  Trejidente  della  Legazione .  I  Camelli  di  queflo  non 
molto  'vaflo  Territorio  fono  :  Barejlo ,  oggi  detto  Cà  Re  fio  y 
i  Fnla%%i  5  Monte  Maggiore ,  oggi  chiamato  Monte  Majo  ^ 
Sortetelo  ,  ^  Bafriucari . 

Penna ,  e  Billi  fojia  prejfo  il  Monte  di  Carpe gna  coftrut* 

tà  tra  due  fcogli ,   che  /  innalzano  in  mezzo  al  picciolo  pia* 

no ,  che  tro^ajt  in  quelle  'vicinanze ,  don)e  pajfa  il  fiume  Ma* 

recchia;  quella  parte  di  fabbriche^  che  refia  fopra  uno  di  que* 

fti  fcogli  chiamafi  Penna ,    /*  altra  parte  coftrutta  fuW  altro 

fcoglio  è  nominata  Billi  ^  quindi  dalla  vicinanza  dell'  una ,  e 

l'altra  il  nome  della  Città  è  Penna y  e  Billi.  QueBa  riffret* 

fa  Città  è  di  figura  irregolare ,    era  prima  una  delle  princi* 

pali  Terre  della  Pro'vincia  di  Montefeltro ,  fu  dichiarata  poi 

Città ,  allorché  il  Vefco'vo  di  Montefeltro ,  da  5**  Leo  trafpor* 

fò  qui  per  maggior  fuo  comodo  la  refidenza  Vefcowle  ;  e  /'  una 

e  /*  altra  di  queffe  Cbiefe   formano    due  Cattedrali ,  ma  una 

fola  Diocefi ,  la  qual*  è   molto  ^afla ,  e  fi  chiama  la  Diocefi 

del  Montefeltro .  Ha  un  Seminario  affai  numero fo  di  Alunni  y 

o  Gio^ant ,  che  dir  cogliamo ,  che  /*  ifiradano  pei^  la  <via  Ee-^ 

clefiaflica ,  che  i)i  concorrono  da  tutta  la  Provincia  .  Ha  un 

folo  Concento  di  Agofliniahi ^  e  uno  di  Monache.  Qui  <vi  ri* 

fiede   un    Giudice  Dottore   col  titolo    di    fodefià ,    che   ^e  lo 

manda  con  fua  Patente ,  come  in  altri  luoghi ,  /'  Emo  Lega^ 

io  y  0  Prefidente  della  Legazione . 

Pergola  fu  Colonia  degli  antichi  Eugubini  y  rìconofce  il 
fiuù  principio  nelV  anno  1235  come  ho  dimoB rato  in  queft*  Ope* 
ra  a  car.  28,  e  ig  del  primo  Tomo  .  Ella  rimaneva  nel  Ter* 
ritorio  di  Gubbio ,  come  còffa  dal  Bre^e  di  Papa  Gregorio  IX. 
riferito  nelP  Appendice  al  num.  IV.  parimente  del  primo  To* 
mo  ;  i  primi  Abitanti  di  effa  furono  non  folo  le  Genti  de^  Ca* 
fielU  di  Seralta ,  di  Mont'  Ajato ,  e  di  Monte  Epifcopale  ^ 
ma  eziandio  centoquaranta  famiglie  tra  nobili ,  e  plebeje  dello 
Btffo  Gubbio .  Ttno  alla  metà  del  f ecolo  XV.  y  0  in  quel  tor^ . 

no 


Appbnoicb.  407 

no  n)ìjfcrò  i  Fergolefi  /oggetti  agli  Eugubini  ^   e  fi  gon)ernih 

n)ano  colle  leggi  Municipali  di  Gubbio ,  fofcia  dofo^  molte  i;/* 

€ende  fé  ne  impadronì  Sigi/mondo  Malatefia ,    che   la   ritenne 

fino  ali*  anno  14595  ma  per  comando  di  Papa  Pio  IL  in  un* 

accordo  fatto ,   dovette  egli  cederla  al  Conte  Federico  d'  Ur^ 

bino ,  e  in  queft^  emergenze  perderono  gli  Eugubini  ogni  drip- 

to ,  che  amavano  fopra  di  effa ,  e  f uffeguent  emente .  i  Per  gole  fi 

riconobbero  per  fuoi  Principi  i  Conti ,  e  pai  Duchi  d'  Urbino , 

i  quali  munirono  la  Terra    con  una  buona  Fortezza  y    0  Roe^ 

€a  y  che  dir  ^vogliamo ,.  delta  quale  il  Duca  Valentina  impojfef^ 

fatofi  /*  anno  1502,  i'vi  fece  Jtr angolare  Giulio  Varani  Signor 

re  di  Camerinct  con  i  fuoi  figliuoli ,    ma  poco  dopo  ricuperata 

da  Guid'  Ubaldo  I.  Duca  d'  Urbino  la  fece  demolire  con  altrt 

del  fuo  Stato .  Quefta  groffa  Terra  col  laffo  del  tempo  di^en* 

ne  molto  popolata  ,  e  molto  mercantile ,  atte  fé  le  fabbriche  de* 

Cuoj  y  e  delle  Pannine ,  che  iw  fi  la'vorano ,  molto  accreditò^ 

te  5  mediante  le  quali  molte  fue.  E  ami  ff  He  fi  fono  arricchite  ^ 

come  tutt*  ora  fono  .  Diffi  di  fopra  ,  che  fra  i  primu^  che  an* 

daffero  ad  abitarla  w  furono  anche  de^  Mobih  di  Gubbio  ^    e 

fra  gli  altri  i  Signori  Antonelli ,  famiglia  fin  d^  allora  nobi* 

le  y  e  titolata  ,  che  godeva  il  feudo  di. Santa  Colomba y  da  cui 

poi  ne  fono  ufciti  Uomini  ragguardevoli  neiV  armiy  nelle  let--^ 

tere  y  nelle  dignità  Ecclefiafiiche ,  coficchè  abbiamo  'veduto  ger^ 

mogliare  da  effa  P  Emo  Cardinale  Niccolò.  Segretario^  de'  Bre^ 

n)i  di  Papa  Clemente  XII L  y  e  l*  Emo  Cardinale  Leonardo  fuo^ 

Nipote  y  Creatura  del  Regnante  Sommo-  Pontefice  .    La    Città 

di  Gubbio  y  per .  render  fi  fempre  più    amorevole  queH*  antica 

fua  Famiglia ,    negli  fcqrfi  anni  la  reintegrò    de^  fuoi  antichi 

onori  y  e  gradi  col  regiftrarla  di  nuon).o  nell*  Albo  de'  Nohilr . 

In  Pergola  w  fono  fei  Concenti  di  Keligtofi  y  e  tre  di  Mona* 

che  y   ed   una    Collegiata   con    1 2  Canonici  irvi  eretta  /*  anno 

1744  per  Bre^e  di  Papa  Benedetto  XIV.  y  dal  quale  ottenne 

altresì  altro  Brewe  y  con  cui  la  dichiara  Città  ex  privilegia. 

Qui    r  Eminentifftmo  Legato  y    0    P  re  fidente   della   Legazione- 

n>i    tiene  con  fua  patente   un  Giudice  Dottore    con   thoU    di 

Podeflày    un  Cancelliere  Criminale  y  e  un  Barigelló  con  fuj^" 

dente  numero  di  Efecutori ,    i  quali  'vengona  pagati    coi  aà-> 

Maro   della  Comunità  ^  eh'  è  ricca  %  PafjanJU  dalla  defcri^io^ 

ne 


\ 


4o8  .APfBNDICB. 

ne  delle  Città  laconicamente  fatta   a  quella  ielle  Tro'vincie^ 
dirò y  che: 

Il  Montefeltro  è  la  frima  Prowncia  comfofta  di  trenta^ 
i$^  Comumtà  diftinte  in  dieci  Uffizjy  in  cinque  delle  quali 
^Jtede  a  nome  dell'  Emo  Legato  un  Giudice  Dottore  col  titoU 
di  TodeBà  y  in  altre  cinque  un  Notajo  per  cadauna  col  titolo 
di  Vicario ,  o  Capitano  •  Le  Fodejlarie  fono  S.  Leo ,  Penna 
e  Billi  y  Macerata  y  Monte  Cerignone  y  e  Monte  Grimano  » 
I  Vicarj  y  e  Capitani  fono  Fietr acuta  y  Monte  Getti ,  CaSleU 
delci  y  Saffoferetrano  ,  e  Tietrarubbia  .  Vigono  fubordinati  ad 
altro  Giudice ,  che  fi  chiama  Commiffario  y  cV  è  Giudice  or^ 
dinario  d' appellazione  da  efft  Giudici  per  1 5  lire ,  e  cumula^ 
tinjamente  col  Luogotenente  d'  Urbino  per  le  altre  fomme ,  e 
de^oI<vono  le  terze  iffani>e  al  predetto  Luogotenente . 

La  Comunità  della  Provincia  è  compofta  di  un  Deputato 
di  cadauna  delle  Comunità  y  che  la  compongono  y  il  fuo  Confi^ 
glio  fi  chiama  Parlamento  •  Capo  di  effo  fono  quattro  Depu-- 
tati  y  uno  fiffo  della  Penna ,  e  gli  altri  tre  fi  eleggono  da* 
Capi  tP  Uffizio  degli  altri  luoghi  della  Provincia ,  e  durano 
in  n)ita  ;  rare  ^olte  il  Parlamento  fi  aduna  y  perchè  i  quat^ 
tro  intendendo  fi  fra  di  loro  fanno  i  riparti  per  le  indigenze 
Pronìincialiy  ren)ifioni  &c.y  deputano  un  Mafjaro  y  0  fiaun  De- 
fofitario  de^  danari  y  eleggono  uno  de'  Sindicatori  del  Commif^ 
^fario  y  e  Barigello .  Quando  fi  de^e  radunare  il  Parlamento 
fuole  addomandarfene  licenza  in  udienza ,  ed  i  quattro  De- 
putati devono  fcri^ere  alle  rifpettin)e  Comunità ,  che  mandino 
per  il  giorno  determinato  un  loro  Deputato  acanti .  Oltre  a 
i  luoghi  di  fopra  defcritti  racchiude  in  fé  quefta  Provincia  i 
feguenti  Cajlelli  y  cioè  :  Monte  di  Taffi  y  Valle  di  Sani  Ana- 
Bafio  y  Ripalta ,  Monte  Copiolo  y  Monte  Boaggine ,  Certalto  y 
Monte  Alta^elio  y  Mondagano  ,  Can)oleto  ,  Monte  S.  Maria  ^ 
Monte  Libano ,  Gejfo ,  Maciano ,  Senatello ,  Monte  Majo  , 
Secchiano  y  Uffigliano ,  Taufano  y  Rotagnano  ,  Sa^ignano  di 
X.igOy  Monte  Petra  y  Maffetta  y  Pendo  de*  Signori  Bomardini 
della  Città  di  Borgo  San  Sepolcro ,  Cafalecmo ,  e  Pagno . 

Sant* Agata ,   Terra   con  Rocca  fenza  prefidio  y   ha    una 
femplice  Parrocchia ,  un  Concento  di  Religio  fi ,  e  un  altro  di 
Monache  •  Qui  ^i  è  un  Giudice  Dottore ,  ha  il  titolo  di  Ret- 
to^ 


Af  twìime»  •  40f 

tOfat$^   ii    ha  fottù    di  fé  quattordUi  Cajfelli^   che  fono  ì 

Torrieellé^  Sérttano  ^  Libianoy  Rocca  ^  Ugriguo^  S.  Donato  ^ 

Majano  ^   Irete  ^  Traghetto  y  Cailetto ,  Kin>alfaja  y  Scapolo  ^ 

Vajoldola ,  e  foggio  ;  a*  qnali  /'  aggif^^gono  Saffocorharo  Ter* 

ra  non  ignobile^  oi>^  è  mma  Collegiata  di  frefco  eretta^  'vi  ri* 

fie^e  il  Todeftà  ^   e  Cancelliere  mandati   come  in  altri  luoghi 

con  fua  latente  dalV  Emo  Legato  ^  t*  include  anche  in  auefto 

Rettorato  Valditerra  Caftello^  quai  due  ultimi  luoghi  furono 

denfoluti  alla  Camera  fer  la  morte  del  Conte  Doria  Genowefe  m 

La  Malfa  Traharia  è  la  feconda  Pronuncia  ;  a^en^a  que* 

ffa  un  regolamento  non  molto  differente  dalV  altra  di  Monte* 

feltro^  ma   ora  è  ceffata  fer  incuria  degli  Officiali  in  gran 

farte  la  fua  Giurifdizione  ^  com*  è  affatto  fvanito  il  Tarla* 

mento  Frownciale .  Fu  chiamata  Maua  Trabaria  qaefta  Fro* 

nfincia  dall'abbondanza  degli  Abeti ^  e  dalli  Traevi ^    che  di 

quelli  fi  fabbrican)ano  fer  ufo  delle  Chiefe ,  e  altri  edìfizi  ;  it 

Biondo  nella  fua  Italia  illuffrata  ne  farla  ^   e  il  Fanfilj  net 

iib.  L  del  Ftceno  afferma  lo  Beffo . 

9)  Dìcitur  a  mulcis  Traoibus  Trabaria  MaiTa  ^ 

y^  Namdue  Abies  fummo  plurima  colle  viret  • 

Il  Commi ffario   di  effa   rifiede  nella  Città  d'Vrhaniaf 

qntfio  è  Giudice   di  Affellaùone  fino  a  i%  lire   dal  Fodefià 

della  Città  f  redetta  ,   di  S.  Angelo  in  Vado  ^    del  FodeAà   di 

Mercatello  anche  fer  il  Vicariato  di  Lamoli ,  Frontino  di  Maf* 

fa  y  Feglio  I  e  Lunano  ^  Afecchie ,  e  Carda  ;  /'  Economico  del 

Monte  di  Fietà  ^  Offcdale  ^  Annona  ^  ed  inteteffi  Comunitati* 

n)i  di  detta  Urbania  ff  cetano  alla  di  lui  giurifdizione .   Coti* 

tiene  quefta  Frowncia^   oltre  le  due  defcritte  Città  di  Urba* 

nia  y  e  S.  Angelo   in  Vado   con  i  4oro  riffettiw  fofracitati 

Caffelli ,  la  Terra  di  Mercatello ,  di  cui  ora  ne  farlerò  ^  VaU 

bana^   Cafiello   della  Fien)e  ^   F alazzo   de*  Mucciy  Figianop 

Defcy  S.  Martino y   Torre  di  Falla ^  Lamoli y  Baccìa  {dalla 


rondine  del  quale  fu  cofirutto  Borgo  Face  ) ,  Farchiulo ,  Cafiel 
de'  Fabbri ,  Som f  sano  y  Guinza  y  Monte  Dale  y  Frontino  y  ÉeU 
forte  y  Vigliano ,  Torriolay  Feglio ,  Lunano ,  Metala  y  già  Feu* 
do  de*  Signori  Santinelli  da  S.  Angelo  in  Vado  y  e  Carda  Ca^» 
ffelli .  Vedafi  Monfig.  Borgia  nelle  fue  eruditiffime  memorie  ifto^ 
ri  che  di  Benevento  T.  ILfag.  2  jo ,  che  di  qùefia  Fro/vincia  ne 
farla  difuf amente  .^  l^ii  M^r^ 


4  IO  .ApPEMDICfi. 

Mercatello  ^  di  [opra  nominato  ,  è  TerM  non  dif^regìem* 
le ,  fituata  in  una  delle  molte  PenifoU ,  che  forma  il  fiume 
Me  tauro  affiè  dell'Appennino^  di  pifciola^  man)aga  Jlruttu* 
rUy  circondata  da  mura^  e  fojfe  con  alquanti  balpardi  ;  h4 
quattro  forte ,  e  fu  la  rinja  del  fiume  fi  ^veggono  ancora  U 
ruine  dell'  antica  Rocca  ;  ha  una  bella  Tia%%a ,  e  altre  buone 
fabbriche  de' particolari y  una  'vaga  Cbiefa  Collegiata^  eretta 
fino  da'  tempi  di  Tapa  Aleffandro  III. ,  usuata  da  un'  Arà^ 
prete ,  dodici  Canonici ,  e  due  Manfionarj  ;  ha  eziandio  il  Se* 
minario  erettoci  in  vantaggio  della  Gioventù ,  che  'vuol  ifira^ 
darfi  per  la  'via  EcclefiaBica  ;  ha  in  oltre  un  Concento  di 
Minori  Con'ventuali  di  fabbrica  molte  antica ,  ed  ampia ,  fuo^ 
ri  della  Chiefa  fi  'vede  un  bel  Portico  architettato  dal  celebre 
Giorgio  da  Siena  ;  'vi  fono  due  Monajierj  di  Monache  C tariffe . 
Qui  'vi  rifiede  per  l'  Emo  Legato  un  Giudice  Dottore  con 
f itolo  di  Podefiày  da  cui  dipendono  altresì  i  due  Cafielli  di 
Lamoli ,  e  Borgo  Pace .  //  fuo  Territorio  comprende  i  furriferiti 
Cafielli  di  Valbana ,  di  S.  Martino ,  di  Caftello  della  Pie- 
we ,  Palazzo  de^  Mucci ,  e  Pigiano  . 

//  Vicariato  di  Mondwvio  compone  la  terza  Pro'vincia  di 
queBo  Stato ,  il  principal  luogo  di  effa  è  Mondwvio  medefi* 
mo  ,  Terra  eulta ,  e  contenente  famiglie  illuftri ,  è  pofia  in 
Collina^  ma  per  lo  piti  è  piana y  e  cinta  di  buone  mura  con 
fua  antica  Rocca ,  jenza  prefidio ,  ed  ora  ad  altro  ufo  non 
fer've ,  che  per  refidenza.  del  Cgmmijfario  ,  e  del  Barigello  ,  e 
qui  fono  anche  le .  Caraeri.;  ha  una  Collegiata  infigne  compofia 
di  due  Dignità  principali ,  e  fej  Canonica ,  /  quali  'peflono  di 
Cappamagna ,  la  quale  fu  eretta  per  Breve  di  Papa  Benedet^ 
fo  XIV.  l' anno  1741;  ha  due  Con'venti  di  Religiofi  y  e  un 
Moni  fiera  di  Monache ,  Una  forma  di  Parlamento  fi  confer'va 
nel  Vicariato  nuo'vo  di  Mondawio  ,  compofio  dalla  Terra  medefi^ 
may  che  .gli  da  il  nome  ^  nella  quale  'vi  fta  un  Giudice  Dotto^ 
re  coi  titolo  di  Commiffario  ,  ed  ha  fopraintendenza  y  e  go'ver^ 
$ia  quefia, Terra ^  e  luoghi  anneffiy  che  fono  Monte  Maggiore y 
S^  Giorgio  y  Piaggie ,  Cerafa ,  e  Poggio .  //  Vicariato  'vecchio , 
oltre,  gli  accennati  luoghi  comprende  Barchi  y  Orciano  y  Fratte  y 
S*  Andrea ,  S.  Lorenzo  in  Campo ,  Monte fec co ,  e  Cafielli  anneffiy 
Monte  Alfoglio ,  ed  una  ^volta  comprende'va  eziandio  la  Pergola  ^ 
Mondglfo ,  e  S.  Cofianzo  •  Mon^ 


Appbkdicb*  4l4t 

Mondolfo ,  Terra  non  mediocre  ,  e  puttoìio  pofolatd ,  r/- 
mane  nella  Diocejt  di  Sinigaglia ,  da  cui  è  diìlante  cinque 
miglia  in  circa ,  è  Jttuata  in  Collina ,  ciò  non  oSlanPe  in  far^ 
te  è  piana ,  cinta  di  buone  mura  con  tre  forte ,  ha  due  Parm 
rocche  y  una  di  ejjt  è  nella  Collegiata  ^  la  qual'  è  uffi%iata 
da  un^  Arciprete  ,  da  un  frofofio  ,  da  un^  Arcidiacono  ,  tutte 
tre  Dignità  frincifali  y  e  di  grojfe  rendite ,  da  nowe  Canoni-^ 
ci ,  e  lei  Manjfonarj  ;  ha  due  Concenti  di  Religioji  uno  di 
Agofltniani  con  Non)iziato ,  e  Studio ,  e  perciò  numerofo  di 
Padri  ;  ha  in  oltre  un  Moniftero  di  Monache .  Quefia  Terra 
del  Vecchio  Vicariato  di  Mondawio  ha  il  Podeftà ,  eh*  è  Giù* 
dice  ordinario  di  tutte  le  caufe  cibili ,  criminali ,  e  mijle  y  che 
wi  fi  manda  come  in  altri  luoghi  dalV  Emo   Legato  . 

iS*.  Cojlanzo  una  q)olta  comfrefo  nel  secchio  Vicariato  di 
Mondan)io  è  una  ficcola^  ma  bella  Terra  fojla  in  Collina  ^  e 
perciò  di  buon*  aria ,    di  dilette^vole  ceduta  y    e    in  Territorio 
fecondo  y  'vejiito  di  n)itiy  di  frutti  y  ed  ulin>i  y    co  ficchi  nulla 
manca  per  il  necejfario  fojlentamento .  Quefia  Terra  di  S*  Co^ 
Jlanxo  y  che  in  fpiritualibut  è  foggetta  al  Vefcon)o  di  Fano ,  è 
cinta  di  forte  mura  Caftellane  ,  lavorate  y  come  fuol  dir  fi ,  a 
fcarpa  .  Ha  un  Pozzo  di  fingolare  Jlruttura  ,  e  di  una  Jlraor^ 
dinaria  profondità ,  fatto   iw  cojiruire  dai  Serenifftmi  Duchi 
d^  Urbino  y  aj^chè  in  un*  affedio  non  mane  affé  V  acqua  •  Una 
fola  Parrocchia  contiene  in  fé  là  Terra ,  cW  è  la  Chiefa  Colle^ 
giata  yO*ve  fono  ad  ujffiziarlay  oltre  il  Parroco  y  otto  Canoni^ 
ci  colla  di^i fa  deW  Almuzia  y  e  quattro  Manfionarj .  Vi  è  un 
Moniflero  di  Monache  Canohicheffe  dell*  Ordine  di  S*  Agofii-^ 
no .  Il  Palazzo  Magifirale  è  di  buona  firuttura  y  e  qui  rifiedt 
un  Giudice  Dottore  col  titolo  di  Podeftà ,    che  w  fi,  manda 
colla  falita  patente  dall*  Emo  Legato .  Fuori  delle  muru  Cafiel^ 
lane  wi  è  un  bel  Borgo ,  il  quale  per  la  vaghezza  dellt  fab^^ 
briche  y  e  delizie  de*  Giardini ,  renae  piit  nobile  quefta  Terra  y 
e  qui  è  un  Concento  di  Religiofi  Agofltniani ,  %n  cui  fi  am^ 
mira  una  Chiefa   di  buon*  architettura  ;    tanto  poi  la  Terra  y 
che  il  Borgo  ad  ejfa  annejfo   refta  popolato  di  civili  y  eulte  ^ 
f  ricche  Famiglie  y  come  pure  di  buoni  Artifti . 

Orci  ano  finalménte  ^    altra  Terra  M  quefia  Legazione  y 
rimane  anch*  eJfa  in  buona  fit nazione  ,  e  perciò  di.^a  falu^ 

Y  ii  X  ire^ 


411  A»PBMDJCB  • 

ifff  con  fertile  Territorio ,  e  cinta  di  forti  mura  CaJlellaMe  g 
ed  ha  tre  fole  forte  ;  ha  una  Chiefa  Collegiata  ufficiata  de^ 
etrofameate  da  fa  fidente  numero  di  Canonici^  e  Manjionarj^ 
erettaw  negli  anni  addietro  fer  Breve  di  Taf  a  Clemente  XII L  ^ 
eon tiene  in  fé  parimente  un  Conn)ento  di  Religiofi^  e  un  Mo^ 
niSero  di  Monache .  Qui  rivede  un  Giudice  Dottore  col  titolo 
di  TodeBày  che  fi  manda  dalV  Emo  Legato ,  frefiede  agli  af^ 
fari  f olitici y  ed  economici ^  e  giudica  tanto  nelle  caufe  civili^ 
che  criminali^  Qatjli  fono  i  luoghi  principali ,  che  contiene  lo 
Stato  d*  Urbino  .  Ora  per  compimento  della  dcfcrizione  della 
maniera ,  con  cui  fi  gowerna  lo  Stato  d'  Urbino  dirò ,  che  : 

,  Coli*  autorità  Tontificia  /*  Emo  Legato  fopraintende  ^  e 
gon)erna,  la  Legazione  colla  plenipotenza  della  Segnatura  di 
Grazia  y  e  di  Giuffizia ,  valendofi  di  tre  Uditori  y  i  quali 
ogni  mattina  y  alla  ri  ferva  della.  Domenica  y  ed  alcune  Feffe 
principali  dell*  anno  y  fi  portano  andanti  di  Sua  Eminenza  per 
rifolvere  fopra  gli  affart ,  de*  quali  n*  è  fupplìcata  y  o  wv^vifa^ 
fa^  e  ^vengono  propofii  daW  Uditore  Capohanca  primo  in  or^ 
dine  del  me  fé  y  che  ha  tale  incombenza  y  il  quale  fentite  tutte 
le  rifoluzioni  y  difcende  nella  Segretaria  d*  Udienza  y  e  dà  la 
eommifftone  per  la  fpedizione  degli  ordini^  fpecialmente  per 
lettere  y  fecondo  che  le  materie  richiedono  • 

Ne*  giorni  di  Martedì  y  e  Venerdì  nella  Segretaria  me^ 
Jefima  fi  tratferifcono  gli  Uditori  per  fentire  i  contradittorj 
di  quei  intere ffiy  e  caufe y,  che  mi  fi  propongono^  facendomi 
refcritti  di  Giuftizia  a*  Memoriali  Jommariamente  y  commet^ 
Scudo  ^  0  rimettendo  a*  riflettimi  'G$uf dicenti .  A*  me  defimi  Si^ 
gnori  Uditori  mengono  da  S.  Eminenza  commeffe  le  caufe  non 
folo  de*  Fupilliy  e  delle  Ve  dome  y  che  in  migore  della  Lega^ 
mione  Unica  fi  eleggono  il  Tribunale  fupremo  di  S.  Eminen^ 
ma  y  ma  altresì  altre  »  fecondo  che  mengono  dalla  farce  eletti^ 

Il  Sig.  Cardinale  Legato  è  fornito  di  Eremi  dimerfi.  Il 
primo  lo  coftituifce  Legato^  e  Vicario  Generale  di  N.  S.^  e 
per  effo  ha  la  plenaria  facoltà  di  Giurifdizione  y  e  per  gli  altri 
i  munito  di  facoltà  ftraordinarie  y  e  fegnatamente  fopra  le  An^ 
none  y  Monti  di  Fietà  y  Spedali  y  ed  altri  Luoghi  FU  amueae^ 
ftrati  dalle  Comunità  ;  fopra  il  rivedere  i  conti ,  ed  obbligare 

s" pagamenti  di  pefi  comunitativi p  Camerali^  e  miJH  tutte  U 

Ter- 


ftrfom  émtorihi  Bceìefiafficbi ,   émM  di  éff rodare  ^  ti  àt^ 
trefare  fMelle  Collette  ^  ehe  fer  U  fubbUehe   indigenze   ad 
mgnngliare  le  Tabelle  abbifagnan^  alle  Comnnità  ^  a^vendo  im 
mentre  tutte  le  faeohà  della  Sagra  Congregaziene  del  Buon 
Con>emo^   a  cai  dew^lifùna-  le  eanfe  delk  Comunità  in   eafa 
di  fretefo  aggrawo .   Me*  gradi   di  ApfoHaxione  defvoUoon& 
alla  Segnatura  di  Giufiizia  di  Sua  Bmmenza  tutte  le  taufe 
de*  Tribunali  della  Legazione  non  tanto  Seeolari  ^  ebe  Eeelejia^ 
fiiei  9  comfrefo  il  Metropolitano   d*  Urbino  9  i  Tribunali  de^ 
Vefcow  y   degli  altri  ^  ebe  hanno  giuri/dizione  quafi  Efifeofa^ 
le ,  ed  in  fino  delta  Ruota  Collegiale  d*  Urbino  ^  eotì  quelle  dt^ 
Tribunali  del  Vefco^vo  di  Fano  ^  ed  altri  Fejeo^i  y  fer  la  parto 
di  quella  Diate  fi  y  ebe  in  temporale  refta  foggetta  alla  Lega^ 
zione . 

Quando  nji  è  il  Cardinale  Legato  fuol  ej/ervi-  anebe  un 
f  relato  eoi  titolo  di  Vice-Legato  ^  ebe  eompoete  un*  unico  Trr^ 
banale  ^  e  fuole  intemfenire  alle  Congregasbiom  quotidiane  di 
Gratta  ^  ed  alle  n>oltey  fecondo  gli  piace  ^  alla  Segnatala  di 


duftizia  ^  che  fi  fa  da*  Signori  Uditori .  In  ajfenza  deW 
Emo  Legato  fubentra  egli  a  fojhnere  il  gon^erno  della  Lega^^ 
zione  ^  ed  in  mancanza  delP  uno  ^  e  dell*  altro  fupplifcono  gH; 
Uditori  ^  sbrigando  tutti  gli  affari  fotto  nome  di  S.  Eminem 
%a^  fenza  bt fogno  di  alcuna  delegazione. 

Gli  eneolumenti  dell'  Emo  Legato  fogliona  afcemdere  a  ciw* 
ea  feudi  tremila  Romani  9  che  fi  ricamano  dallo  Stato  mede* 
fimo .  La  Camera  Apofiolica  mantiene  a  fue  fpefe  il  Palazzo^ 
Apoflotico  di  f  efaro  ;  per  l*  altro  d*  Urbtno  w$  fono  affegna* 
menti  ftabiliti  da  Taf  a   Clemente  XI.  eon  tutto  le  mobilie 

f^offe ,  eon  letti  rifiniti  y  tanto  per  afa  di  S.  Eminenza  ^  dei 
W'LegatOy  e  loro  particolari  famigli  y  come  eziandio  per  i 
JSignori  Uditori  y  e  Siguore  Annfoeato  Fifeale  y  ed  in  Urbina 
in  fino  per  i  Segretari  J^  Udienza  y  e  Cancelliere  Generale  p 
mentre  in  Pefaro  non  gli  fomminiflra  ebe  la  pura  abitazione  « 
Ter  confermare  la  Maeftà  del  Trineipato  S.  Emza  è  fermita 
di  una  Guardia  Svizzera  compofta  di  mn  Capitano  y  fuo  Sar^ 
gente  »  e  2  5  Soldati  y  che  fono  parte  della  Guardia  del  Ta* 
lazzo  ApoBolico  y  parte  nella  Sala  y  e  di  natta  tempo  uno  di 
hro  per  turuo  monta  la  Guardia  ambe  per  tutta  la  notte  .- 

^  Al 


414  A?MNDICB« 

—  ^ 

Al  diftaccdmentù  àt"  Snji%%^rt.  dèlh  Legazione  fi  f  affano  't>gm 
me  fé  feudi  g6  fer  manp  del  Teforiere  ,  che  ne  -  tira  rke^vuta 
dal  Captano  di  ejfo  diHaccamcnto  • 


yegùlafnento  delie 'Aziende '^énjtknitati^  ;ì  ika\f$tand^  'vi  fia 
f  relato  col  titoh  di  Prefidente  ^^  ^^ft^  i$tcombenz>a  fpetta  a 
quello  degV  Uditori  ^  cb'  era  (olito,  fer  prima  f empire  il  Prela^ 
toyned^fimoi  Ad  ahri  fi:  dà  riffettrvutme$ite  l\ingerenx»a  fo-^ 
fra  le  firade  ^  fap»a*  P  Annona y  t  fopra"^ il  Monte  di  Pietà , 
Orfanellcy  e  Sfidali  di  Pefara.  I  prefati  Uditori  hanno  di 
jpro'vwifione  ^Seudi  j^oo  DucaJi  nU\amioy  quali,  ógni  tre  me  fi 
fono  pagati  dalla  Reverenda  Camera  ^  che  di  moneta  Roma^ 
na  fono  Scudi  i66\  66.  ^f  ^  ed'  incerti  hanno  le  f por  tuie  delle 
€nufe  ciwli  commejfegli  fecondo  il,  turno  .  . 

Oltre  "^èfuddetti- Uditòri  n)i  è  l' Awoócato  Pi f cale  ^  cbà 
àffiffe  a  fudntòfopra  ,v  tfòpr intende  alle  ragioni  del  fifco  i 
t  caufe  criminali  y  ^  le  épialiyfi.rifolnìono  ubanti  S.  Eminenti 
tot  'boto  decifi'vo.de'  me  dtfimi  Uditori  fulla  confidtra%i(^nc  dK 
fommarj  de'  Proceffi ,  e .  Voti  de'  Giudici  ,  a'  quali  fi  trafmet^ 
tono  poi  le  rifoluzioni  C4m  lettere  di  S.  Eminenza  in  nome  di 
Congregazione  Criminale  ^*,  Detto  Affuocato  Fife  ale  ha  di  prp^vx 
n^ifione  ^StMdi  j9^  Ihfcaliy'chi  di  moneta^  Romana  fono  all^ 
eùmo  Scudi\i\6^A^quefii^*MiniBri  fi  aggiugne  il  Segretaria 
di  Giufiizia^  qual  taries^fuol  conferir  fi  -da  S*- Eminenza'  ad 
uno  della  fua  fantiglia ,  \  o.  fuo  proprio  Segretario  ,  ed  ha  di 
frovwfioke  dalla  Reverenda  Camera  Scudi  320  Ducali ^  che 
di  moneta  Romana  fonò  Scudi  iij.  gj.  f.  Nella  fopraddetta 
Udienza  fi  troirano  quattro  Segre tarj.y  i  quali  fcrin)ono ,  e 
regiftrano  tutti, gli  órdini^  €he  fi  danno  da .S.\ Eminenza  per 
organo  degU  Uditorio  Ed, ecco  in  riftretta  defcritto  il  regola^ 
mento  dfilk  Stato  é    -    . 

Diftinfo  ragguaglio  della  Città  di  Gubbio  nello  Stato 

moderno  in  cui  fi  trova. 

Nella  Proluda  dell'Umbria  è  poBa  la  Città  di  Guih- 
?^>  di  cui  intraprendo  a  darne  ragguaglio  :   ejjfa  tro^afi  tf* 

gra- 


AlP^EMDlCl.  415. 

gradi  43;  fn.  ii.  ^i  latitudine  ^  e  gradi  jo«  m.  4.  di  longttu^ 
dine  fer  le  ultime  afférmazioni  fatte  dagl'  eruditi  Tadri  della 
Compagnia  di  Gefi$  Ruggiero  Giufeppe  Bofcon^ich  y  e  Crijlofa^ 
ro  Maire  .  //  fuo  Territorio^  feconao  la  più  comune  ^  fi  e  fletta 
de  per  circonferenza  intorno  a  cento  mtglia .  A  fettentrionc 
confina  con  i  Contadi  di  Cagli ,  e  di  Saffoferrato ,  la  prima 
è  lungi  dalla  Città  miglia  18,  e  V  altro  miglia  20;  da  le^ 
i)ante  ha  per  vicine  la  ragguardevole  Terra  di  Gualdo  ^  e  la 
Città  di  Nocera  y  la  prima  delle  quali  rejla  lontana  miglia 
14  ,  t  la  feconda  miglia  li  in  circa  ;  a  mezzo  giorno  fi  unifct 
coi  Territorj  di  Affi  fi  ^  e  di  ferugia  y  e  Puna^  e  l'  altra  di 
quefie  Città  gli  rimangono  nella  medefimadifianza  di  miglia 
20  y  0  poco  più  ;  a  poì^Ate  alla  perfine  confina  col  Territorio 
di  Città  di  Cafiello  ,  il  eguale  gli  è  difcoBo  circa  miglia  24.. 
Giace  Gubbio  all'  appendici  di  uno  de*  Monti  Appennini  y  chia^ 
mato  Ingino  y  e  gode  aria  falubre  ;  dalla  parte  di  fettmtrio^ 
ne  è  tutto  montuofo  il  fuo  Territorio  y  ma  fertile ,  abbondante 
di  pafcoli  y  e  abitato  ;  coficchè  da  quefta  parte  x*  incontrante 
warie  Terre  y  Caffelli ,  e  Villaggi ,  i  quali  per  lo  più  refiano 
nella  n)ia  Flaminia  y  la  qual  firada  a  Gubbio  rimane  alle  fpal^ 
le  .  A  mezzo  giorno  ha  una  fpaz>iofa  y  e  bella  pianura  y  che  fi 
eBende  di  larghezza  per  3  miglia  y  e  di  lunghezza  circa  14: 
effa  è  ripiena  d*  Alberi  fruttiferi ,  quafi  tutta  colti^oata ,  eC'^ 
cettuata  quella  parte  y  che  da'  frati  y  i  quali  fono  molto  er* 
ho  fi  y  'n}ien  occupata  .  ^  Ella  certamente  è  faconda  y  producendo 
ogni  genere  di  feminato  y  e  i  fuoi  Alberi  frutti  di  buona  qua^ 
ììtà  ;  coficchè  anche  gli  Agrumi  y  quantunque  piante  dilitate , 
t;/  fi  confermano  molto  bene ,  e  rendono  in  copia  frutti  mattu^ 
ri;  degli  Erbaggi  eziandio  q)e  ne  fono  in  abbondanza  di  buona 
qualità  y  e  ottimo  fapare .  Quefia  Pianura  è  bagnata  da  n>arj 
Tiumi  y  e  Torrenti  nella  fua  efiremità  ali*  intorno  y .  i  principali 
de'  quali  fono  il  Chiafcio  y  V  Acquina  y  la  Saonda ,  e  marj  al^ 
tri  ^  quai  tutti  da  due  lati  'vanno  a  confonder  fi  col  Temere . 
f  affati  quefti  Tiumi  y  da  ameni  j  e  deliziofi  Colli  è  circonda^ 
ta  y  ome  fi  me  dono  fparfe  marie  fabbriche  di  buone  Cafe  y  abi^ 
tate  in  ifpecie  l*  autunno  dalle  Famiglie  Nobili ,  e  Cimiche  ^ 
che  mi  poffiedono  terreni  \  Tutto  queflo  maBo  Territorio  con^ 
tiene  in  fé  la  Terra  di  CantianOy  30  C  affé  Ili  y  r  ixj  FHlc. 

La 


4l5  A»»BNOICB# 

La  Chtà  è  tutta  cinta  di  grùjfc  mara^  r  htm  atte^  tc^ 
cett natene  fero  alcune  farti  ^  che  a  nofiri  giorni ,  fer  incnrid 
Je*  Magiflratì  ^  ed  altrt  y  che  al  tem forale  governo  f re Reàt^ 
no  5  fono  fiate  ahh affate ,  reftando  '  nnlladimeno  di  un*  ahez%é 
tale  y  che  dentro  la  Città  ninno  fuò  woer  adito  ^  che  fer  le 
Torte  y  e  fei  fono  le  frincifalij  e  fubblicbe  y  cioè  la  Porta  Mar* 
morta  y  ai  S.  Lucia  y  di  S.  Croce  y  di  S.  Ubaldo  y  di  S.  Ago* 
fiino  y  e  di  S.  Pietro .  Di  lunghezza  da  levante  a  fonente  fi 
efiende  Pertiche  y  o  fieno  Canne  Romane  323  :  ^  larghezza  da 
fettentrione  a  mezzo  giorno  Canne  187,  e  tutta  la  fua  cir^ 
conferenza  y  non  comfrefi  i  Borghi  y  fofra  la  groffezza  delle 
fue  mura  mifurata  y  Jt  efiende  Canne  918,  come  fuò  n)ederfi 
dalla  Pianta  della  Città  medefima  fatta  V  anno  1 766  daìl* 
Agrimenfore  Giufeffe  Ghelli  Bologne  fé  y  la  quale  fi  cufiodifce 
colle  Muffe  dell*  Territorio  y  dallo  fieffo  mifurato  y  nel  Palata 
zò  Pubblico  nella  Stanza  della  Catafieria  y  dalla  aual  Pianta 
il  nobile  Sig.  Domenico  de*  Conti  Porcelli  di  Caroonana^  di* 
Iettante  di  Agrimenfura  y  ne  ha  cavata  cofia  in  piccolo  colle 
fua  fcala ,  fenz*  alterare  le  fue  froforzioni ,  cV  e  la  qui  in* 
ferita .  Le  giS  Canne  comfofte  d$  fiedi  io  fer  cadauna  forta* 
no  r  efieuRone  di  miglia  trcy  e  un  quarto  y  meno  12  piedi  i 
tant^  è  adunque  di  arconferenza  la  Città  di  Gubbio  y  e  atte  fa 
fuefia  manifefia  writà.y  ne  rifulta  y  che  la  medefima  i  la  Cit^ 
tà  fik  grande  di  tutto  lo  Stato  d"  Urbino  • 

Effa  è  divifa  in  quattro  Rioni  y  0  come  qui  comunemente 
fi  chiamano  y  Quartiert  y  i  quali  fomminifirano  ripartitamenta 
di  anno  in  anno  i  Soggetti  Nobili ,  Ciwci ,  e  Plebei  y  ebe  com^ 
pongono  il  Magi ff rato  compojh  di  otto  della  Città  ^  cioè  di 
un  Nobile y, che  chiamafi  Gonfaloniere  di  Giuftizia  Cafo  del 
medefimo  Ma^ifirato  y  di  un  Cittadino  y  che  Collega  wien  det* 
tOy  e  M  altri  fei  nominati  Confoli ,  i  quali  fono  Artefici ,  e 
ferfone  onorate y  4  delle  migliori  della  Plebe.  QueSo  Ma^ 
]^rato  frefiede  agli  affari  fubblici  y  al  gonfcrno  folitieo  ,  ed 
tn  iffecie  fofra  le  Grafcie  •  Gli  accennati  Quartieri  rifartita^ 
utente  come  fofra  fomminiHrano  altresì  1 2  Nobili ,  dot  tre 
fer  Quartiere ,  i  ^uali  Poi  tutt*  infieme  unitamente  col  corfo 
del  Magifirato ,  Cfoè  col  Gonfaloniere ,  e  Confoli  y  compongono 
9I  Configlio  di  Credenza  y  a  cui  incombe  frefiedere  agli  affari 

foU* 


A?PEKDIC1«  417 

f olitici  rilenfànti  Jella  Città  ^  Si  unifcono  fot    a  tutti  quefli 

altri  tra  Cittadini^   e  Flchei  in   numero  di  ^6  j  cioè  14  fcr 

.Quartiere  j  quafi  tutti  Ji coadunano  injicmc  ^  e  rifol^ono  i  nC" 

gozj  pubblici  y  fcnza  che  ^^  intervenga  Gonjcmatore^  Todefià^ 

0  Luogotenente ,  com^  è  in  ufo  quaji  in  tutte  le  altre  Comu^ 

nità  y  ma  tutto  da  fer  loro  Jlejjì  disbrigano  ,  e  queBo  chiama^ 

Conjiglio  Generale  ;  è  ben  wero  fero ,  che  vi  è  duofo  delV  af^ 

frovatàone  del  Cardinale  Legato  ^   0  Freji dente  fro   tempore 

della  Legazione  y  affine  fojfa  effettuarjì  <^   e   metter  fi  in  efecu^ 

K^ione  quanto  in  ejfo  Confi  gito  fi  è  rifoluto ,  allorché  fi  tratta 

di  cofe  nuove ,   flraordinarie  ,   ed  infoUte  ,    come  P  accrefcere 

falarj    a  Bifendiati  dal  Pubblico ,    cioè    a'  Medici ,    Cerufici , 

Maeftri  di  Jcuola  &c.y  far  altre  fpefe  Braordinaric  ^  e  cofe 

fimili 

La  Città  vive  colle  Leggi  Manici f  ali ,   ha   Perciò  i  fuoi 
Statuti  formati  dagli  Eugubini  me  de  fimi  ^  allorché  vivevano 
in  fiena  libertà  neW  anno  1326  ^    e  confermati  dal  Cardinal^ 
Legato   a  Latere  Egidio  Alborno%%i  l' anno  13  $^4*    E  perchè 
quefli  erano  molto  antiquati  ^  e  in  molte  cofe  non  conferiva-^ 
-no  coi  tempi  f  refe n ti  furono    riformati  d'  ordine    della    Città 
da*  Cittadini  me  de  fimi   verfati  nella  Qiurifpruden%a.^   ed  im 
ffecie  dal  Conte  Lucca  Beni  celebre  Giureconfulto ,  i  quai  Sta^ 
tuti  così  riformati ,  riportarono  la  loro  approvazione  prima  da 
^Francefco  Maria  11. ,  feflo  ,   ed  ultimo  Duca  d*  Urbino  P  am^ 
mo  1624,  e  dopo  la  devoluzione  dello  Stato  alla  S.  Sede  an^ 
che  quella  del  Sommo  Foutefice  Urbano  Vili,  veli*  anno  1632, 
i  quali  Statuti  hanno  il  loro  vigore  in  tutte  le  Terre ,  e  Cdr 
Jielli  del  fuo  Territorio  .  Tanto  fono  fiati  in  credito  femp^e  apr 
preffo  i  Giureconfulti  ^  e  ^ppreffo  i  principali  Tribunali  di  Ro^ 
4na ,  e  dello  Stato  Pontificio  i  prefati  Statuti  per   le  favie  ^ 
prudenti  j  e  ben  fondate  difpofizioni  loro^  colle  quali  fono  fiati 
compilati  y  the  tre  volte  nello  fcorfo  fetolo  meritarono  di  effe^ 
re  riftampati ,  La  prima  loro  edizione  fenzl  alcun^  annotazio^ 
me  ufcì  fuori  ne  IP  anno  161^  in  Gubbio  per  il  Triangoli  ;  I4 
feconda  in  Macerata   nel  1578   dalla  Stamperia   di  Giufeppe 
Piccini  colle  Annotazioni  di  Antonio  Condoli  chiaro  Giurecon^ 
fulto  ;    la    terza  finalmente  colle  note  del  detto  Condoli ,   e 
di  Erancefco  Komaguerra  ftampato   in  Gironu  per  Girolamo 
Colol  169%.  Ggg  EJfa 


4l8  ÀFPEHDICBt 

Ejfn  Città  è  comfrefa  nella  Legazione  d^  Urlino ,  o  Jia 
Frowincia  Metaurenfe ,  eJ  il  Cardinale  Legato ,  o  ?  re  fidente 
che  fia^  w  tiene  in  fua  wece  un  Luogotenente^  un  Vodefià  ^ 
un  Cancelliere  Criminale  con  fuo  Softituto  y  e  fuoi  Efecutori. 
Il  frimo  di  quefti  frefiede  a  tutti  gli  affari  comunitatiw ,  è 
Giudice  d' Appellazione  in  qualunque  caufa  efvilc  di  qualfi^ 
coglia  fomma ,  e  Giudice  ordinario  anche  in  prima  ijlanza  di 
qualunque  caufa  ^  che  non  formanti  la  fomma  di  Scudi  io  , 
tiene  due  Cancellieri  Cibili  uno  deputato  dalla  Città  y  e  V  al-^ 
tro  da  fé  medefimo .  //  FodeBà  è  Giudice  ordinario  in  tutte 
le  cauje  cibili  y  e  criminali  fpettanti  al  Foro  Laicale  non 
folo  della  Citfà  ,  ma  di  tutto  il  wajio  Territorio  ,  e  di  tutte 
le  Terre  y  e  CaBelli  in  effo  comtrefi  y  tiene  quattro  Cancellici 
ri  Ci'vili  y  e  uno  Criminale  colta  fua  Cancellarla  a  parte  ;  i 
quai  due  Giudici  hanno  la  loro  uffa  abitazione  per  rifiedere , 
che  gratis  gli  n)iene  conceduta  aalla  Città ,  che  fi  chiama  Fa^ 
lazzo  del  Governo  y  notato  nella  Fianta  al  num.  6.  o<ve  fonò 
anche  anneffe  le  Carceri  nella  parte  fuperiore .  Racchiude  in 
fé  la  Città  cinque  Fiazze ,  ctoe  Fiazza  Grande  ^  la  Fiazza 
di  S.  Antonio ,  quella  di  S.  Martino ,  V  altra  di  S.  Loren^ 
zo  y  ed  il  Mercato  di  'vafia  circonferenza  y  il  quale  piti  'volte 
fnifurato  corrifponde  in  grandezza  al  Foro  Agonale ,  o  fia 
Fiazza  Nawona  di  Roma  y  tre  delle  quali  fono  ornate  di  huo^ 
ni  Fortici ;  njedafi  la  Fianta  a*  num.  4.  11.  14,  ij.,  e  27* 
Dentro  la  Città  'vi  fono  fette  Fonti  di^ife  fra  di  loro  in  n)a^ 
rie  Contrade  y  che  gittano  acqua  perenne ,  e  falubre  in  tutte 
le  ffagioni  dell*  anno  (  Fianta  al  num.  9.  )  •  Elia  è  bagnata 
dal  Fiume  Camignano  {Fianta  al  num.  37.  )>  ^'  quale  gli 
paffa  per  mezzo ,  e  reca  molto  utile  a  din)erfe  Officine ,  come 
fono  a*  Molini  di  grano  y  che  trojan  fi  nella  Città  medefima , 
e  fuori  ne*  Borghi  y  a  Concie  di  Cuoiy  a*  Molini  da  Olio  y  e 
fimili  ;  e  quefto  Fiume  attra^verfa ,  e  bagna  tutto  il  piano  « 

La  di  fopra  riferita  Fiazza  grande  è  quafi  riquadrata , 
rimane  'vuota  al  dt  fotto ,  perchè  foBenuta  da  quattro  gran 
woltoni  la'vorati  di  tutta  pietra  w'va  y  e  da  altre  fabbriche 
da  abitarfi  :  ha  da  un  lato  il  Falaz^o  Fubblieoy  0  fia  Ma-» 
giftrale ,  tutto  ifolato ,  edifizio  degno  di  ammirazione  per  la 
/uà  ftruttura  ^  e  fortezza ,  e  (9mc  offerta  il  chiariamo  FadrM 

Do» 


r 


A?FfiNDICB.  419 

DoH  Mauro  Sarti  (2)  ,  i  Magijlrati ,  e  Minijlri  della  Città  ^ 
the  i*vi  rijtedenjano  non  a've'vano  foltanto  un*  amfla  abitazio^ 
ne  y  ma  una  ineff ugnatile  Fortezza  (g).  E^  di  tant'  altezza 
queBo  Palazzo  ,  e  fua  Torre ,  0  Campanile  che  ^vogliamo  di-- 
re  y  che  il  celebre  Marchefe  Scipione  Maffei  nelf  occajione ,  cho, 
fi  fortd  in  Gubbio  fer  cedere  le  noBre  Ta^vole  di  bronza 
dette  l' Eugubine  y  mi  ajficurò  ejfere  di  altezza  del  Campanile 
di  S.  Marco  di  Venezia  • 

In  qu  e  fio  pubblico  Palazzo  ^  e  annejfty  notato  nella  Pianta 
al  num.  5 . ,  oltre  le  necejfarie ,  e  consuete  abitazioni  pel  Ma^ 
giftrato ,  e  fuoi  Minijlri ,  cioè  Segretario ,  Computila  ,  Cata^ 
fiiere ,  e  per  altri ,  che  troppo  a  lungo  porterebbe ,  Je  lìoleffl 
di  tatti  riferire  le  loro  rifpettin>e  manfioni ,  n)i  fono  eziandio 
le  feguenti  Officine ,  cioè  due  Archi^jj ,  uno  pubblico  ^  e  V  altra 
fegreto  :  nel  pubblico  rimangono  raccolti  tutt'  i  Protocolli  con^ 
tenenti  IJlromenti ,  e  Atti  Ciwli  di  tutt*  i  Notaj  della  Città , 
ed  incominciano  'verfo   #7  1300,    e  profieguono  fino  a"  nofiri 
giorni  :   effo  refia  fempre  aperto  né"  dì  feriali ,  ftando  i^i  più 
ore  della  mattina ,  e  del  giorno  un  Notajo  pubblico  con  titolo 
di  Archi^vifta  per  comodo  di  coloro ,  che  ^eder  n)ogliono  IBro* 
menti ,  e  altre  Scritture ,  0  eftrarre  copie  delle  medefime ,  e 
quefto  Archivio  occupa  tre  ftanze  .  V  altro ,  che  Archivio  Se^ 
greto  wien  detto  ,  sì  per  ejfer  collocato  in  luogo  rimotifftmo  > 
e  nafcofto  ,  sì  per  effer  chiufo  con  porta  di  ferro  ,  e  con  cin^ 
que  Chiami  tenute  da  cinque  di'verfe   Perfone  qualificate  ^    sì 
anche  per  aprirfi  molto  di  rado  ^  e  sì  finalmente  perchè  a  tutti 
non  è  permeffo  /'  adito  in  effo  ,  in  queflo ,  diffi ,  fi  cufiodifco^ 
no  le  Scritture  più  importanti  ^   e  più  preziofe  appartenenti 
alla  Città ,  come  fono  i  Libri  delle  Riforme ,  i  quali  incornine 
ciano  dall'anno   1176  fino  a*  nofiri  giorni^  ome  fono  notate 
con  ogni  efattezza  le  cofe  più  particolari  accadute  ,  e  che  ac^ 
cadono  nella  Città  medefima ,  e  fuo  Contado  degne  di  memo* 
ria  ;  nel  primo  Tomo  de*  quali  è  inferita  la  Leggenda  originale 
fcritta  in  carta  pergamena  della  Vita  di  S.  Ubaldo  da  Teobal^ 
do  di  lui  Suceffore  nel  Vefco'vado  poco  dopo  la  fui  morte  merfo 

G%Z  1  il 

— — «^       ■  — — i— — — ^w^— »— — —  Il  ir  >.  »— — ^— ^K— — — —»  ■  ■ 

(1)  Nella  Dìflercazione  della  Città ,  e  Chicfa  di  Gubbio ,  che  ha  prcmcflb 
aJla  Serie  de*  Vefcovi  cap.  5.  pag.  LXII»  (3)  Vedali  la  dci'crizione  di  ^flb 

i%  me  riferita  «ila  pag.  41*  4^*  <id  prino  Tomo  • 


/ 


I, 


^lo  Apfbndici* 

ii  lidi,  ù  1161  per  tornando  di  Federigo  L  Imperatore  :  £ 
cuftodifcono  altresì  in  effo  tutte  le  pergamene  [pettantì  al  Puh 
hlico  ,  che  fono  più  centenaja ,  contenenti  Pri'vilegj  Imperiali^ 
lontificj  ^  Ducali  iffc. ,  molti  de"  quali  fi  cedono  con  figilli 
Jt  oro  ^  t  quejle  incominciano  ^crfo  il  mille  .^  In  ejfo  fintila 
mente  fi  cuSodifeono  le  famafc  ,  e  tanto  nominate  Tayole  di 
Bronzo  y  dette  comunemente  Eugubine  in  numero  di  fette  ^ 
parte  fcrìtte  in  caratteri  Etrufchi  ^  e  parte  in,  caratteri  Ro^ 
mani  y  ma  in  lingua  Etrufca . 

Nelle  parti  pii  hajfe  di  quejlo  Tala%zo  altre  Officine  ri' 
mangano  deftinate  per  cofe  ncceffarie^e  utili fftme  al  Pubblico  y 
€ome  fono  il  Sagro  Monte  di  Pietà  iftituito  in  follie^o  de'  Po^ 
meri  da  piie  di  tre  fecoli  in  qua ,  il  quale  occupa  piti  flan^ 
^^  (4)  *  ^  fomminiftra  a  chiunque  una  limitata  fomma  di  da^ 

najo 


«■Mi 


:^ 


(4)  Ex  lib.  Refbrmationum  Pafarii  EugubiI  anoi  14^$.  pag«  *9*.  Die  16^ 
OSobris  convocato-^  ó*  c§adurtat9  Cenfilia  Capitamorum  Artium  ér  Defutatorum  di 
manÀMto.  Magmficor.  DD.  Càttfatoneriì ^  &  Canfulum.  é^  it  Ucentta  ,  é^  volumati 
ffeaabilis  Viri  Mattbrì  de  Tcreltis  Confilittrit  Ulmfiriffimi  Domini  H^firi;  ^  ^t»^  9^ 
dem  CqbJìIìo  inteffuert  num.  centum  fteatr^giffta  Confili Atii  ^  &  •So^  inter  Cor^ules^ 
^  Confiltum  .  /ir  quo  quidem  Coìifiio  per  M^  D.  Angelum  Augufiini  fuit  profofitum 
qmod  vìdetur^  ér  placet  fi  fieri  debeat  Montem  Pietatis  in  fuhxfentumém  pauperttm: 
It^  quo  quidem^  Confilio  optatum  quod  DD,  Confà loneriut^^  (^  Confulet  eligant  duo 
fro  quolibet  quarterie ,  (^  u-na  cum  Confalonerio  ,  fSf  Confulibus  babeant  illam  ba» 
iUm  y  ^  Autboritatent  ordinandi  Montem  Fietatit  i»  relevando  pauperes  a-  voragi^ 
mt  upifntunk  quam  habet  totunt  Comnuene-^ 
,  Ex  Ub..  ptxd^  Anno  Domini  14^6..  Indiatone  14.  tempore  SS.  in  Cbrifio  Tatrif 
(^  D*  N»  D^  Fault  PP,.  IL  Die  6.  Januarii  convocato  y  dr  coadunato  Confilio  in 
quo  una.  eum  MM.  DD^  Confalonerio^  (^  Confulibus  interfuerunt  centum  quinqua* 
gintn  quatuof.  In  quo  qjuidem  Confili^  Af^  Vir  Eernardus  Eugenii  bon*  Confatone* 
tfiui  JuJIitie  fecit  banc  propofitam  vid.^  Vos  fpefiabiler  Confiliarii  fcitit ,  (è*  videtit 
quantum  fit  utile  Moni  Fietatit  ^c.  ^  ér  quantum  relevet  pauperes  omnet  a  vora* 
gine  perfidorum  Judeorum^  dr  ipfe^  Confaloneriui  J^fiitia.  dt  oculata  fide  fa^i  videi 
àiàum  Montem  Fietatit  effe  in  maxima  nectjfitate:^  (sr  neceffarium  efi  ut  provideat 
fro  manutentione  diéli  Montila  aliasi  oportebit  diàum  Montem  ctaudere y  (jr  eri$ 
moiviffllnuJ^  error  pejor  priori  9,  &  fuper  boc  una,  cum  fuit  Sociit  Confulibut  cogitave^ 
rit  ejfè-  iocum  providere  y  (f  modut,  efk  ifie:  vid.  quod.  ponatur  generaliter  in  Civita* 
t^r  drComitatu  quatuor  bononenia  prOf  fàcuttatibut.  folvendìti  annuatim  per  id  tem* 
fus  frout  videbitur  dd^  Confitiariit ..  linde  audfita.  propofita  d,  M*  D.  Confaloneri 
ttouttifurrexnuntf  fSx  arengaverunt:  boc  bene  faSum  fire  providen  reputMtionent 
Mentii  predisi^  ^  quod  di^  quatuor  bononeni  prò  facultatihut  ponantur  prò  quin* 
que  annit  vid*  omni  anno  quatuor  bon»  prò  foculari  prout  videbitur  prafatit  MM^ 
DD^  Confalonerio ,  (ir-  Confulibus ,  ^'  quatuor  Civibut ,  vid\.  unum  prò  fingulo 
Quarterio  eligetent  f  redigi  Confai:  ^  Confulei  •,  Mijfo  partito,  quod  qui  vult  fibi 
flacet  quod  diài  quatuor  bononeni  prò  foculari  folvantur  in  quolibet  attno  per  nm* 
tut  quinque  modo  y  de  ferma  fupradidit  ponat  baluttam  manu  im  buffula  rubea  ^ 
edkn  negative  del  ni  »  Undt  mijfe^  dì9$  £4r$iu  fuesunt  invtBttf  />  bt^ftU  rnha^ 


Atfbndicb«  41  r 

majo  coi  fegni ,  che  laf ciano ,  /  quali  fi  cu9odifcon$  tre  anni^ 
A  qucfto  Luogo  fio  w  frefiedono  quattro  Nobili  ^  che  ogni 
tre  anni  fono  cambiati ,  e  due  Cittadini ,  i  quali  ultimi  due 
fono  Jlipcndiati  j  e  due  giorni  della  fettimana  de;ifono  rifiedere 


nxeri  della  Città ,  che  del  Territorio ,  e  faffaggteri  fono  fro^ 
n}eduti  di  fané  y  ed  anche  negli  anni  fiù  penuriofi  loro  non 
manca  mai  ^  Vi  fono  di  fiù  Magazzeni  fer  i" Annona  Olearia , 
(ne  ripone  fi  V  Olio  in  ottimi  wafi  pel  hifogno  della  Città ,  e 
della  Campagna ,  effendo'vene  fempre  per  pik  anni  ^  Vi  fono 
altresì  fondi  deftìnati  alla  T e f caria ,  o^e  i  TefcÌDendoH  fono 
tenuti  portare  il  pefce  ,  ed  ivi  penderlo  .  Me'  me  de  fimi  fondi 
finalmente  w  è  la  Fornace  da  cuocer  n)afi  di  creta  ^  ed  altri 
comodi  neceffarj  per  un  tal  edifizio  . 

Ma  paffando  dalle  parti  piìt  haffe  alle  pia  alte  di  quefta 
gran  fabbrica  y  nella  Cappella   di  effa  fi  leggono  i  feguenti 
werfi  fcritti  a  caratteri  comunemente  detti  Gottici. 
Ordinibus  veftris  fìdem  ne  rumpitc  Cives 
Venite  concordes  fi  ìxtum  cupitis  evum         ^ 
Quidquid  confulitis  Patrix  decernite  redum 
Dcimnoruip  memores  qux  jam  fecere  Parentes. 

MCCCCLXI. 
In  un  Salóne  delV  ultimo  piano  fi  ammira  un  Fonte ,  da 
cui  forge  in  alto  acqua .  Di  quefto  coti  ne  parla  il  citati- 
Condoli  nella  defcrizione  della  Città .  preme ffa  allo  Statuto  : 
Intet  multa  notatu  digna,  quat  in  hoc  eminenti  Palatio 
Leander  Albertus  fufpexit  admirabundus ,  Fons  eft  in  me« 
dio  fuperioris  Aulx>  quo  per  admirabilem  AquacduAum 
altius  confcendunt  criftallinx,  ac  murmurantes  undx. 

Dall*  altra  parte  la  prenominata  Piazza  nperfo  mezzo 
giorno  y  e  Lebeccio  ha  un  fungo  Fortica  con  fineSlroni  per  ca^ 
Jaun'  arcato  y  da  cui  fi  gode  tutta  r  amena  ^  e  fpaziofa  pia^ 
nuray  e  i  Colli  y  che  gli  fanno  corona  ^  Da  levante  ha  il  Fo^ 
lazzo  del  Gonferno  di  foprm  riferito  y  e  fotto  di  effo  iw  fono 

altri 

mffirmativA  del  sì  falutu  centum  éjfuMtrmghta  odo  ^  fSr  JH  ohtintum  fuìtMn^hfiém^ 


r 


4lt  AffBKDICB* 

éjtri  PortifU  ^  ^^  fMhhlica  Libreria  contenuta  in  un  Salone^ 
e  due  grandi  Stanze  tutte  fiene  di  [celti  libri  in  ogni  genere  ^^ 
Mfcihile ,  eretta  dalla  JeL  mem.  di  Monfig.  Alejfandro  Sfe^ 
reUi  Vefco'vo ,  e  generojo  Benefattore  di  quella  Città  ^  il  quale 
nùn  contento  del.  ricco  dono ,  a  comun  bene  di  tutt^  i  fuoi 
libri ,  lafciò  eziandio  una  dote  annua  fer  comprarne  de'  nuo^ 
«ui:  la[c%ò  eziandio  Una  fojfejjfione  fer  un  congruo  ajfegnamen^ 
to  del  Cujlode  di  ejfa ,  il  qual*  è  tenuto  tenerP  aferta  fer 
più  ore  della  mattina ,  e  del  giorno  ne*  di  feriafi .  In  ejfa  Li^ 
vreria  w  è  anche  inclufo  l*  Archin)io  Armanno  ricco  di  fre* 
Ttioji  Codici  MS.  y  e  circa  tre  mila  Tergamene ,  le  quali  tro^ 
^andofi  diffcrfe  nelle  Cafe  de*  particolari  Cittadini  y  ad  effet^ 
te  ,  che  non  ferijfero  y  con  ogni  diligenza  da  Vincenzo  Arman^ 
ni  erudito  Scrittore  ,  e  celebre  Antiquario  del  fecolo  fcorfo 
fnrono  raccolte  infieme ,  ed  unite  a*  fuoi  MS.  Dofo  la  di  lui 
morte  'volle ,  che  a  benefizio  di  tutti  fojfero  collocate  in  luo^ 
go  pubblico  y  e  fu  f  re f celta  quejia  Libreria  di  frefco  eretta  , 
come  fito  addati ato ,  e  frofrio  fer  confermare  le  medefime  , 
fu  detto  ferciò  Archiwo  Armanno .  So  fra  la  forta  della  de-- 
fcritta  Libreria  nella  facciata  fi  n)ede  incifa  in  dura  fietra 
la  feguente  Ifcrizione . 

ALEXANDER  •  SPERELLVS .  EPISCOPVS .  EVGVBINVS. 

VX .  EOS  .  NE  .  MORTV VS  .  QVIDEM  .  ER VDIRE .  VMQVAM  .  DESINAT 

QVOS  .  AD  .  OMNEMTVIRTVTEM  .  VI VENS  •  INSTITVIT 

BIBLIOTECAM  .  HANC 

EVGVBINAE .  CIVITATI .  DONAVIT . 

EADEM  •  CIVITAS .  AMPLISSIMO  .  DECORATA  .  ORNAMENtO 

AD ,  POSTERITATIS .  MEMORI  AM  •  AC .  PRO .  MERITIS .  TESTIFICATIOKE 

POSVIT . 
ANNO  .  POST .  CHRISTVM  .  NA  .  MDCLXI. 

'  ^  analmente  dall'  altro  lato  di  quefia  fi  azza  merfo  fe'tten^ 
trione  fa  nobil  comfarfa  il  Talazzo  del  Marchefe  Galeotti ^ 
ffato  già  Zecchiere  Fontìficio^  nel  fiano  del  quale  erano  le 
Officine  della  Zecca ,  cme  fi  hatte^va  moneta  di  rame ,  che 
^ra  rimane  chiù  fa  (  fi  anta  ».  7.  )  . 

Due  altri  Edifizi  fuferhi  fi  ammirano  fuori  della  Città , 

^cono  ,  entro 

^cri'verfi .  Il  fri^ 

Il  Bottactfone 

è  una  gran  Conferma  di  acque  racchiufe ,   che  difcendonò  da^ 

Monti  Aftnnini  ^  e  dmno  frincifio  al  Viume  Carni gnano  .  Effù 

è  di 


Ap?bhdics  9  41} 

i  di  figura  trafezìa  ^  0  fia  irregolare ,  è  lungo  falmì  romam 
450 ,  largo  300,  e  profondo  105.  1  noftri  provvidi  antichi  Eu^ 
gubini  tiedendo  la  loro  Città  numerosa  S  fofoloy  tutto  oc^ 
cu  fato  in  warie  manifatture ,  ma  in  iffecie  nel  Lanificio ,  il 
quale  era  fer  lo  addietro  di  tanto  lucro  ,  e  vantaggio  alla 
Città  y  che  i  Mercanti  con  quejlo  folo  in  buon  numero  fi  ar* 
ricchi'vano  y  e  la  gente  fìii  bajfa  afcendentc  a  pu  migliaia  con 
quefto  oneftamente  fi  foflenta'va ,  e  confiderando  nel  temfo  me* 
defimo  y  che  non  femfre  tutto  l*  anno  foteanfi  perfezionare  le  , 
manifatture ,  tingere  cioè  fanni  y  e  dopo  tinti  lavarli  a  moti^ 
n)o  della  mancanza  dell*  acque  y  e  ffecialmente  nelV  Eftdte  i 
quindi  tennero  in  determinazione  di  fu ff  lire  coli*  accortezza  y^ 
e  coli*  arte  a  quanto  con  altri  mezzi  non  erano  malevoli  a 
giugnere  y  e  aa  ottenere .  Che  fecero^adunque  ?  Sopra  durijfima 
Jcoglio  unirono  infieme  due  Monti  Apenniniy  l*  Ingino  cioè ,  ed 
il  Cal^o  con  un*  alto  muro  di  sì  Jlràbbcche^ole  groffezzay  eoe 
fembra  iperbolico  il  dire  :  è  impoffibile  a  crederfi  y  effendo  di 
114  palmi  romani  y  e  di  tanta  fiabilità  y  perchè  tutto  egregia^ 
mente  lavorato  con  pietra  ^in)a  fcalpellata  y  che  ad  onta  della 
lunghezza  del  tempo  H  più ,  e  più  fecali ,  il  quale  co*  fuoi 
denti  ^voraci  tutto  confuma ,  e  rowna  y  e  a  dtfpetto  altresì 
dell*  impeto  delle  acque  y  foli  te  a  'violentare  gli  argini  più  for^* 
ti  y  allorché  in  ifpecie  con  rapidezza  difcendono ,  come  fono 
quefle ,  ne  l*  uno ,  ne  l*  altre  n)alen)oli  fono  fiate  a  muoverlo  ^ 
e  rilafciarlo  y  non  che  gittarlo  a  terra  .  Quefta  Confer^a^  di 
acque  forma  una  profonda ,  ed  ampia  laguna  :  il  muro  pre* 
detto  ha  un*  apertura ,  che  refia  chiufa  da  groffa  porta  di  fer^ 
ro  y  la  quale  ha  il  fuo  finefirino ,  0  fia  fportelh  pure  di  fer* 
ro  y  l*  uno  y  e  l*  altra  la^oorati  in  maniera  y  che  da  lungi  fenza 
pericolo  alcuno  poffono  aprir  fi  ;  ond"  è  che  l*  e  fiate  y  e  in  altre^ 
Bagioni  afciutte  aprefi  il  detto  fportello  y  dal  quale  efce  acqua 
fuficiente  a  formare  un  fiume  ai  acqua  perenne  da  continuare 
fik  giorni  y  e  colla  medefima  macinano  undici  Molini  da  gra^ 
no  y  undici  da  olio  ;  della  fieffa  fi  fervono  più  Concie  di  Cuoj^ 
oltre  il  comodo  y  che  prefia  per  larvare  con  acqua  corrente  qua-* 
lunque  forta^  di  panni .  E  perchè  quefia  lagmna  di  tanto  im 
tanto  riempie  fi  ai  bitume  y  e  di  arena ,  che  conduce  fé  co  l*  ae^ 
qifM  difeendente  da'  Monti  ;  per  e^vacuarla  fenza  dispendio  ,  (( 

i»i9^ 


424  Affbhdicb* 

incomodo  étlcuno  y  ftnfarono  i  f  relodati  noffri  antichi  Eugubini 
di  fare  ai  riferito  muro  la  grojfa  apertura  y  onde  ff  al  ancata 
tutta  la  forta  di  ferro ,  ed  ufcendo  con  impeto  P  acqna  iw 
raccbiufa ,  aroendo  buon  declivio ,  porta  'via  le  arene ,  e  bitu^ 
mi  da'  Monti  difcefi  p  Ma  allora  è  quando  ^  che  quella  parte 
di  Città  contigua  al  fiume  ^  e  quei  terreni  della  Campagna  allo 
Jlejfo  fiume  adjacenti ,  foffrono  forcute  non  lie*vi  danni  ^  recane 
do  le  acque ,  the  per  la  loro  abbondanza  coflrette  fono  ad  ufci^ 
re  dal  loro  letto  ^  mortalità  di  beffiami^  e  di  perfone  eziandio  ^ 
come  a'vn)enne  P  anno  fcorfo  1772  nel  me  fé  di  Luglio  ^  e  per- 
dite  di  altre  robe  di  non  liewe  confeguenpa  ^  mentre  uni  tufi 
V  efcrefcenza  del  Fiume  per  una  dirotta  pioggia  alla  'violenta 
apertura  della  porta  fuddetta ,  tanto  crebbero  l'  acque  y  che 
riempierono  oltre  le  firade  al  fiume  vicine ,  anche  le  parti  più 
bajfe  di  moltifpme  Cafe  y  che  poi  caufarono  danni  notabili  colla 
morte  di  tre  perfone  y  e  centinaja  di  beffiami .  Dunque  perchè 
ùgn*  uno  abbia  campo  di  ewtare  tai  pericoli  y  alcuni  giorni 
acanti  dell'  apertura  y  a  fuono  di  tromba  fé  ne  dà  r  awifo 
s'  Cittadini» 

V  altro  Edificio  è  /*  Acquedotto  (  Fianta  num.  46.  ) ,  col 
quale  i  noflri  magnanimi  antichi  Eugubini  fecero  pro'va  di 
emulare  le  più  celebri  ^  e  grandiofe  fabbriche  de*  Romani  y  on^ 
de  non  è  meraviglia  y  fé  i  più  chiari  Scrittori  con  degni  elogj 
fanno  menzione  del  medefimo  .  Agoflino  Steuchi  noflro  Scrittore 
detto  l* Eugubino  nel  Tomo  3.  delle  fue  Opere  nel  trattato: 
De  revocanda  in  Urbe  aqua  virgine  num.  1 3  così  ne  parla  : 
Qux  igitur  ut  ad  lymphas  redeam  tam  abjeda  Urbs  eft , 
qux  non  etiam  difficili  tranfitu  fontes  ,  feu  flumina  ad  fé 
deduxerit  ?  Aliae  faxa  inter  ardua ,  &  fcopulos  y  prxruptas  y 
afperasque  rupes  iter  fontibus  aperientes  ,  nuUis  fumptibus 
parcentes  y  quale  Iguvii  patrix  mex  aquxdudum  fufpicien^ 
do  obftupefcet  •  E  il  Vadre  D.  Mauro  Sarti  (5  )  così  ne  par* 
lai  Atque  hic  quidem  aquxdudus  miraculo  effe  poteft  no* 
va  opera  publica  noftrarum  Civitatum  cum  antiquis  com- 
paranti .  //  principio  di  quell'Acquedotto  nafce  dal  Monte  Cai- 
n>o  y  e  per  linea  retta  cammina  pel  Monte  Ingino  y  pajffando 
fipra  il  gréfn  muraglione  del  ^ottafcione  y  di  fopra  aefcritto  ^ 
_  :  ',  e  dopo 

(|)  In  DiJfnU  di  Civif* ,  ^  EfH»  Zugub.  taf.  y  fag.  60. 


Appendice  •  425 

r  iofo  il  corfo  di  circa  due  miglia ,  fermandofi  in  mezzo  della 
Città  dalla  farte  fuferiore  in  un  'vajlo  Ricetto ,    di   do've  in 
^arie  parti  fi  fé  farà  fer  mezzo  de^  Canali ,  dando  l*  acqua  alla 
Corte  Ducale ,  al  Vejco^ado ,  al  T alazzo  Magijlrale  ,    a  tre 
Fonti  Pubblici ,    cioè  di  S*  Giuliano ,  del  Fojfo ,    e  di  Piazza 
Grande  y  alle  Oleine  de*  Forni  dell'  Annona  Frumentaria ,  ed 
a  fiii  ,  e  roarie  Cafe  de'  Cittadini .  Dal  Monte  Calavo ,  dijfìy 
al  Monte  Ingino  cammina  queft'  acqua  femore  coperta  fer  con^ 
dotti  y  non  ai  piombo  ^  0  di  mattoni  ^  0  altr'  iBromenti  di  cre^ 
ta  cotta ,  ma  di  fajfo  'vi'vo  incapato  a  forza  di  fcalpello  y  fo* 
fienuto  da  per  tutto  con  grojfo  muro  y  ed  è  così  alto ,  e  tanta 
largo  quejlo  condotto  y   che   reca  Stupore  il  dirlo ,    mentre    ^i 
poffono  andare  dentro  y  come  n)i  'vanno  comodamente  Uomini  in 
piedi  dal  fuo  principio  fino  al  fuo  termine .  Ma  perchè  il  Monte 
Ingino  di  tanto  in  tanto  'veni'va  facendo  inuguaglianze ,  e  per^ 
ciò  non  poteafi  fondare  ,  e  rettamente  tirare  il  grojfo  muro  per 
fofienere  il  condotto ,  fu  efpediente  gittare  tanti  archi  di  pie^ 
tra  y  quante  erano  le  dette  inuguaglianze  ,  e  così  poi  per  retta 
linea  agiatamente  far  'venire  l'  acqua  dentro  la  Città  y    come 
tutt'  ora  w  'viene  ;  quindi  ognuno  può  immaginarfi  a  che  im^ 
menfa  fpefa  a'vrà  afcefo  quefi'  edifizio  per  sì  lungo  tratto  di 
firada  di  quafi  due  miglia. 

Di  altre  4^e  ragguardcvoliffime  fabbriche  de*  noBri  Mag^ 
giori  rimangano  ancora  le  memorie  y  e  i'vefiigjy  maquefiefo^ 
no  oltre  modo  più  nobili ,  e  più  antiche  delle  di  fopra  riferite. 
V  antico  Teatro  è  V  una ,  il  Maufoleo  è  l*  altra  :  il  Teatro  è 
in  tal  ejfere ,  che  febbene  il  tempo  y  e  gli  Uomini  Jleffl  abbia^ 
no  cooperato  per  aiftruggerlo ,  pure  ancora  fi  ammira  tutta  la 
fua  circonferenza  y  e  /'  ottima  f uà  Architettura  (  Ti  anta  n.%6.). 
EJfo  forma  un  femicircolo  y   V  eftenfione  del  di  lui  profpetto   è 
di  palmi  romani  315  ,  ^  tutto  il  femicircolo  palmi  475  ,  ^  in 
quel  torno  y  laonde  tutta  la  fua  circonferenza  fi  eftende  a  paU 
mi  790  poco  più  y  0  poco  meno ,  fecondo    le   mifure  prefe  dal 
fu  Conte  Antonio  Francefco  Berardi  di  Cagli ,  Patrizio  ai  Gub^ 
bio  y  dilettante  di  Architettura ,  //  quale  per  compiacere  il  Coi 
Francefco  PaJ/ionei  di  Foffombrone  fece  la  Pianta  coli*  alzata 
della  Fabbrica  y  e  dimoftrazione  delV  ordine  architettonico ,  con 
cui  fu  coftrutto  y  tanto  dalla  parte  efteriore ,  che  interiore  del 
F.II.  Hhh  mc^ 


425  Atpbndicv* 

me  de  fimo  ,  JlallA  qual  f  tanta  feorgeji  ejfere  fiato  di  due  fiani^ 
col  fuo  fotterraneo  .  JS'  la^vorato  tutto  con  grojfc  f  te  tre  fcal^ 
peliate ,  f  tetre  di  tal  foftan%a ,  e  ff abilità ,  che  tutta  la  grof- 
fezza  del  muro  è  formata  da  un  fol  [ajfo  in  ogni  fu  a  parte , 
e  ciò  che  deve  recare  fitifore  fi  è ,  che  trattandoci  di  un^  aU 
tezza  non  ordinaria ,  pure  anche  nella  fommità  hanno  doluto 
fra/portare  quefti  gran  majfl  d*  ornato  di  grojfe  Colonne  nella 
parte  di  dentro  .  Di  quejlo  fuperbo  Edificio  ne  fanno  degna 
memoria  fra  gli  altri  il  Pallaaio  (6) ,  Gio'vanni  Poleni  (7)  ^ 
oltre  più  noffri  Scrittori  •  Nella  parte  deffra  di  ejfo  fu  tro^ 
n)ata  fé  coli  fono  la  qui  riferita  Ifcrizione  riportata  da  Aldo 
"Manuzio  (8)  ,  dal  Grutero ,  e  dal  Gabriele  Gabrielli  nei  fuoi 
Manofcritti  efifienti  neW  Archivio  Armanni  • 

CN.  SVLPICIVS  •  CN,  F.  RVF.  II.  VIR.  IVR.  DIC* 

SV.  BLAQVEAVIT.  TRABES  •  TECTI .  FERRO  .  SVFFIXIT 

LAPIDE TSTRAVIT.  PODIO  .CIRCVMCLVSIT  .  SVA  .  PEC.  ET .  DEDIT 

.  .  CVRIONATVS  .  NOMINE  •  h-  S-  IDDX) 

•  •  COMMEATVM  .  LEGIONIBVS .  H»  S  00  00  00  CCCCL 

.  .  AEDEM  •  DIANAE  •  RESTITVEND AM .  h-  S  IDD  00  CC 

IN .  LVDOS .  VICTORI AE .  CAES.  AVGVST.  h-  S  IDD  00  DCCL. 

V  erudito  Fadre  D,  Mauro  Sarti ^  che  nulla  ha  lafciato 
indietro  fenz*  efame  delle  cofe  più  pregicvoli  appartenenti  a 
Gubbio ,  riporta  il  rame  della  pianta  di  queflo  Teatro ,  e  V  ifcri- 
zione  eziandio  y  e  fopra  /*  uno  y  e  l*  altra  nji  fa  le  fue  notte 
rifleffìoni ,  in  una  delle  qtiali  'va  efamjnando  il  tempo ,  in 
cui  ebbe  /'  effere  quefio  Edifizio  ,  e  conchiude ,  che  foffe  termi^ 
nato  y  e  ridotto  ali*  ultima  perfezione  da  Cn.  Sulpizio  dopo 
ia  littoria  Attiaca  di  Otta^viano  Augufloy  e  dalla  perfetta 
Architettura  di  effo  fi  riconofce  chiaramente  y  die*  egli  y  che 
nel  fecolo  d' Augufto  ebbe  il  fuo  principio ,  ed  il  fuo  compia 
mento  (9)  • 

ìion  molto  dinante  da  queflo  Teatro  fi  ^vede  inalzato  un* 
antico  y  e  nobilìflìmo  Sepolcro ,  detto  da  noi  il  Maufoleo  y  che 
di  fopra  accennai  •  Queflo  rimane  coperto  da  una  gran  mole 
coYPpofla  dì  ghiaja  ,  e  calce ,  fopra  della  quale  è  una  Torre  ro^ 
tonda.  Non  può  defcri'verfi  con  certezza  come  foffe  efleriormen^ 
te  ornato  :  pure  aa  gravi  congetture  può  deaurfi  che  fojfe  la^ 

wo^ 

(6)  Lib.  I.  Architcft.  C.  XIII.  (?>  Tom.  II.  Siipplerrt  utriufjue  The- 

lauri  Antiquit.  Rom.  &  Grate,  pag.  X.        (8'  In  Ortoj^nph  a.        (p)  In  ^*"* 
de  Civit  >  &  EccL  Eugub.  Gap,  IL  a  pag.  XX»  ufque  ad  ;&JLV. 


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Atpbndicb#  417 

varato  con  colonne  J$  breccia  d*  Egitto ,  conciojflachè  in  quelle 
^cinanze  fé  ne  fono  traevate  diwerfe ,  delle  quali  foi  in  Città 
fenè  fatto  altr  nfoy  e  che  con  queffe  colonne  foffe  formato 
un""  atrio  a  guifa  di  una  ficciola  Mole  Adriana  ,  oggi  Caflel 
$•  Angelo  j  effendo  nella  flruttura  fimilifftmo  alla  medefima  • 
Anticamente  la  predetta  Mole  al  ai  fuori  era  tutta  foderata 
di  groffiffime  petre ,  eome  J$  fcorge  da  alcune ,  che  ancora  've 
ne  fono  rimaBe .  Dalla  farte  di  mezzo  giorno  *vi  è  una  for^ 
ticella  fer  entrarci  y  e  fi  n)ede  la  ffanza  interiore  tutta  la^vo* 
rata  di  fmi furate  petre  fcalfellate  fenza  calce ,  cV  è  lunga 
pedi  XX. ,  e  larga  XV.  y  e  delle  fleffe  petre  farimente  fenza 
calce  è  formata  la  'volta  fatta  a  modo  d*^  arco  col  fuo  corni^ 
eione  intorno  Ufvorato  con  tutta  pulitezza  d*  ordine  tofcanOy 
fotto  del  quale  fi  ^vedono  incaffrati  chiodi  di  metallo  difpojli 
pr  linea  retta  ,  da*  quali  era  in  ufo  ^  che  pndcvano  bende  di 
lana ,  e  ghirlande  fagre  all'  anime  de*  Morti ,  come  nota  V  ern^ 
ditiffimo  Tafferia  il  quale  diffufamente  ha  f cristo  fofra  di  queflo 
Sepolcro  (10) ,  di  cui  ha  fatto  fare  fimslmente  il  rame  ^  nel 
quale  wi  fono  efpreffe  le  parti  citeriori ,  ed  interiori  di  effo  ; 
di  quefto  rame  fi  è  fervito  pure  il  lodato  P.  Sarti  nel  deferii 
n)ere  il  me  de  fimo  (11);  onde  il  Lettore  ^  fé  brama  anìcrno 
maggior  contezza^  lo  rimetto  agli  accennati  dotti  Scrittori. 

y*  Tietro  de*  Monaci  Olivetani .  Quefto  è  un  Sanofago 
mo  bianco  di  lunghezza  palmi  9  romani  y  e  di  altezza  due  ^ 
é  mezzo  tutto  lavorato  di  fcoltura  da  eccellente  Artefice  ^ 
rapprefenta  qnefio  nel  giro  di  uno  Scudo ,  0  Difco  che  fia ,  po^ 
fio  in  mezzo  il  femibufio  del  Defonto  'veftito  di  toga ,  cho 
ftringe  nella  mano  un  ^volume  y  contrajfegno  di  qualche  fplen» 
dido  ufficio  y  che  'vigente  efercitato  a*ven)a ,  oppure  efprimente 
nn  lUofofò  y  effendo  barbato .  Sotto  allo  Scado  forgono  due  Sa^ 
tiretti  da  un  picciolo  tinaccio ,  do've  peftano  le  wve  y  per  fo* 
Benere  il  ritratto  •  Sei  downetti ,  0  fieno  Genj  colU  penula  | 
0  tabarro  y  che  dir  cogliamo ,  falle  f palle  tntt*  arricciati ,  co^ 
tonati  y  e  tutti  forniti  di  ali  occupano  da  un  capo  all'  altro 
tutta  la  fronte  dell*  urna  •  Ira  i  piedi  dei  due  Genjy  che  ftanno 

H  h  h  2  in 


/ 


(xo)  Muil  Etrufc»  Tonu  UL  pag.  9p.  &  fcqq.  (tz)  Loc  ci(» 


■I* 


42S  Appbndicb* 

in  mezzo  y  e  foBengono  lo  Scudo ,  J$  'vedono  0  Conìgli ,  0  flc^ 
ciole  Le  fri ,  che  Jt  cibano  di  forni .  1  quattro ,  che  ftanno  »r- 
gli  angoli  raffrefèntano  le  quattro  Stagioni  dell*  anno  •  U  uU 
timo  ,  ch^  è  a  Jìnijlra  ,  e  che  fembra ,  eh'  abbia  in  cafo  un  trat-^ 
to  del  fuo  tabarro  fer  cofrirji  dal  freddo ,  tiene  un  caneBro 
di  frutti  da  In'verno  ,  ea  alla  dejlra  ha  un  baffone  con  un' 
animale  accanto ,  che  fembra  effere  un  cane ,  e  quefto  farà  il 
Genio  delV  Inferno  .  Stegue  affreffo  di  lui  il  fecondo  Genio 
con  un  canejho  di  ffiche  y  delle  quali  è  fur  anche  coronato  ^  e 
farà  il  Genio  della  State .  Neil'  angolo  ejiremo  dell'  altra  f  ar- 
te a  dejlra  w  è  il  Genio  dell'  Autunno  con  un  cejlello  di  frut- 
ti ,  de'  quali  è  fimilmente  coronato .  Trofftmo  ad  effo  è  il 
quarto  con  altro  canejlro  di  fiorì ,  fignificante  la  Primavera . 
Tra  le  due  coffie  di  quejle  quattro  Stagioni  w  fono  due  Put- 
tinìy  che  fajono  ozio  fi  y  ma  fono  i  Genj  minifiri  della  Dea 
Tellure  y  e  dell'  Oceano ,  che  giacciono  accanto  a  i  loro  piedi  • 
Finalmente  fotto  i  fiè  dell'  Inferno  y  e  della  State  fi  uè  de  gia- 
cere in  Terra  la  Dea  Tellure  tenente  in  braccio  il  di  lei  Cor^ 
nucofia  y  e  fotto  ì  fiè  della  Prima^vera ,  e  dell'Autunno  fi  fcor- 
gè  r  Oceano ,  0  forfè  un  Fiume  fignificante  fr  oh  abilmente  il 
noftro  Camignano  y  che  ffarge  l' acqua  dal  fuo  ^afo  ,  ed  ha 
anch'  egli  il  fuo  Cornucofiay  e  dall'  un  lato  ali*  altro  rimango- 
no due  Cer^iotti  famelici ,  che  fi  raccomandano  alla  State ,  e 
alla  Priman>era  y  fer  che  dian  loro  della  faftura  ;  ed  ecco  cffreffa 
in  marmo  tutto  il  fiflema  di  Microbio  y  dice  V  eruditismo  Paf^ 
feri  nella  ffiegazione  della  Scoltura  di  queUo  antico  Sanofago 
data  alla  luce  fochìffimi  me  fi  fono  dalla  Stamferìa  di  Perugia  • 
lo  fero  farei  di  fentimento  {fenz'  alterare  il  fiSìema  di  Macro- 
hio  y  e  le  ferfficaci  rifleffioni  del  lodato  Sig.  Pajferi  ) ,  che  i  feì 
Genj  ^oleffero  eff  rimere  tutto  il  corfo  dell'  anno  a  due  mefi 
fer  due  mefi  ;  laonde  il  frimo  col  tratto  del  fuo  tabarro  in 
eafo ,  tenente  un  ceftello  di  frutti  da  Inferno ,  fignificar  ^Or 
glia  i  mefi  di  Gennajo ,  e  Febbrajo  ;  il  fecondo  y  che  gli  è  d' af.- 
frejfo  col  f  antere  di  erbe ,  delle  quali  è  altresì  coronato ,  effri^ 
ma  i  mefi  di  Marzo ,  e  Afrile  ;  il  terzo  ,  che  fiegue  col  ceflel^ 
io  di  fiori  indicare  i  mefi  di  Maggio  y  e  Giugno  ;  il  quarto  col 
tanejho  di  f fiche  ì  mefi  di  Luglio ,  e  di  AgoBo  ;  il  quinto  cote 
éhro  cejlello  di  fiori  i  mefi  di  Settembre  ^  e  Ottobre  ;  finale 


Apfbndici*  429 

ihcnte  V  uhìmo  col  f  antere  di  frutti  i  me  fi  di  Novembre  y  e  di 
Dicembre ,  e  così  tutti  tei  que§}i  Genj  raffrefentare  $  dodici 
mefi  dell'  anno .  Nelle  due  tefie  dell'  Urna  'vi  fono  fcolfiti  due 
Qrifiy  che  dice  il  citato  Autore  \  che  fono  due  Simboli  del 
Sole ,  41  quale  effendo  Uato  teSìmonio  in  njita  delle  ^irtù  del 
VefontOy  era  ben  in  obbligo  di  renderne  tejlimonianza  nel 
Concilio  de'  Dei  .   Vedafi  il  rame  qui  riportato . 

Rimarrebbe   ora    a    darfi  contezza  dell*  antiche  Terme  ^ 
delle  quali  più  fiate  fa  menzione  Vincenzo  Armanni  nelle  fuc 
lettere  (12),  fenza   però   indi'vidubre  il  luogo  o^ve  fojfero  le 
medefime  y  e  fenza    deferire rcele  ;    quindi   do^vrei  io   ragguU' 
gliarne  il  Lettore  per  nulla  lafciare  indietro  d^lle  cofe  più  ra^ 
re  y  e  degne  di  memoria  .  E  ficcome  per  la  Città  y  e  nelle  fue 
n)icinanze  fi  confermano  pur  anche  moltifflme  Lapidi  gentilizie  , 
/cinquanta  delle  quali  furono  già  pubblicate  dal  chiariffimo  Pa^ 
Are  Sarti  (i  g) ,  e  molte  altre  ne  fono  fiate  difcoperte  dopo ,  cosi 
parimente^  dorrei  delle  fieffe  farne  parola;  ma  mi  è  forza  iltrafcw^ 
rarle  per  paffàre   ad  altre  cofe  appartenenti  al  materiale  \  0 
formale  della  Città ,   e  dirò  folo  in  poche  parole  intorno  alle 
,  antiche-  Terme  ,  come  neW  occafione  dt  cacare  i  fondamenti  del 
nuo^vo  Spedale  per  gì'  Infermi  negli  anni  fcorfi  ^  come  più  fot^ 
to  fi  dirày  fi  ^enne  in  cognizione  effere  im  fiate  le  mede  fi-- 
me  ^  ed  occupavano  un  gran  tratto  di  fito  y  dallo  Spedale  cioè 
degli  Efpofli  per  fino  alla  Por  fa  marmorea ,  che  farà  di  longi^ 
tudine  un  buon  centenajo  di  paffi  ordinar j  ,   e  formavano  aue 
bracci ,  forfè  f eparate  quelle  degli  Uomini  dall'  altre  defiinate 
per  le  Donne  ;    o'vvero  uno   di   quefii  per  le  acque  calde ,  e 
l'  altro  per  le  acque  fredde  ;  il  piano  di  ogni  manfione  delle 
medefime  era  tutto  coperto  a  mofaico-^  non  di  pietra  y  ot  di  ve- 
tro y  ma  di  certo  bitume  duriffimo^  di  vari  colori ,  cioè  bianco  ^ 
nero ,  roffo ,  giallo  (sfc. ,  e  buona  parte  ai  ejfo  formava  tanti 
piccioli  f cacchi ,  e  in  qualche  lu<ygo  ,  ma  pi»  di  rado^  fi  fcorge^ 
vano  fiori ,    come  può  vederfi  eziandio    al  prefente  da  molti 
frammenti ,  che  a  forza  di  ferri  furano  fcavaii  y  e  fi  confer* 
^ano  in  varie  cafe  di  particolari ,  e  ^ppreffo  di  me .  In  quafp* 
to  poi  alle  Lapidi  gentilizie  accennerò  fo  lumen  te  y  che  dalle 
medefime   ritrae  fi  in  prima  luogo  il  vera  nome  della  Città  ^ 

eh'  era 

(II)  Toau  L  f»  6j6,  671.        (13)  LOQ  ciU  a  p.  XXUL  uTq.  ad  XXXIU« 


\ 


4;a  AVVBMDICB* 

eh'  era  Iguvio  >  così  fcritto  in  farccchit  di  effe  :  ritraefi  JtmiU 
mente  un  gran  numero  di  f  rimarie  Magiftratnre  ejerchaee 
dagl*  Igwvini ,  eome  di  Edile ,  di  frefetto ,  e  in  molte  fi  leg^ 
gè  IL  Viry  IH.  Viry  IIII.  Vir^  Se'vir;  ritrae  fi  finalmente^ 
che  $  noftri  antichi  'venerarpano  fer  f rimaria  Deità  Gio^e  Af^ 
fennino.  Dal  foco  dunque  del  fin  qui  già  detto  del  molto  ^ 
che  fotea  dirfi  di  fiii  ^  ognuno  ne  deduca  quanto  fia  dow%iofa 
la  Città  di  Gubbio  di  antichi  monumenti  y  e  fé  era  una  Città 
da  metterfi  a  confronto  di  qualfifia  Città  princifale  della  no^ 
ffra  Italia ,  onde  non  fia  merawglia ,  fé  il  dotto  Fadre  Don 
Mauro  Sarti  afficura ,  che  =  Vix  ulla  eft  Civitas  y  apud  quam 
illuftriora  fuperfint  monumenta  antiquitatis ,  quam  apud 
£ugubinos  (14). 

T affando  ora  dalV  antico  al  moderno ,  fer  non  lafciar  ad^ 
dietro  quelle  Fabbriche  y  che  fono  di  molto  accoro  y  e  d$  luftro  y 
€  infiememente  di  utile  alla  Città  y  di  quefle  laconicamente  y 
come  dell'  altre  di  fofra  ho  fatto ,  difcorrerò .  La  frima  di 
effe  è  lo  Sfedale  degV  Infermi  y  fabbrica ,  che  fema  iperbole 
alcuna  fuò  metterfi  al  fari  di  qualunque  altro  Sfedale  ma^ 
gnifico  y  che  trowfi  in  qualunque  Città  dello  Stato  Fontificioy 
e  della  Tofcanay  fer  fentimento  ancora  de*  fii  culti  y  e  fiii 
affennati  ìoraJHeri  y  che  V  hanno  ^veduto  .  Se  fi  riguarda  la^ 
effenfione  della  fabbrica  y  non  fuò  certamente  faragonarfi  colli 
Sf  eduli  di  S.  Sfirito  di  Roma  y  e  del  Laterano  y  con  quello  di 
Santa  Croce  di  Firenze ,  0  con  quello  di  Siena ,  ma  Prof  or-' 
xionato  effo  è  al  bifogno  della  Città  di  Gubbio  y  Città  tanto 
inferiore  di  fofolazione  alle  f  redette ,  e  altre ,  che  n)e  ne  fo^ 
no  ;  dico  bene  fero  cV  è  un  eftenfione  caface  di  ricevere ,  e 
dar  comodo  officio  y  e  rico'vero  il  1 1  o ,  ^  fiù  Infermi ,  e  ognu^ 
HO  di  effi  con  wvere  il  fuo  letto  fé  furato ,  e  in  difianza  tale  , 
che  cadauno  de*  medefimi  fuò  wi'ver  ficuro  di  non  rimaner  in^ 
fettato  y  a  motivo  della  vicinanza ,  dal  male  degV  altr  Ihfer^ 
miy  che  gli  fono  frofftmì.  Queflo  Luogo  Fio ,  che  da  fondamene 
ti  è  fiato  cofirutto  (ij),  è  di  ^agUy  e  buona  architettura  y 

e  fer^ 
— ^ —        .  -        -  — "-^ 

(14)  Gap*  IL  in  princ.  (i  j)  Qui  devo  avvifare  il  Lettore ,  che  non  fi  dia  a 
credere ,  che  prima  non  vi  fofle  in  Città  Io  Spedale  degl'  Infernii ,  mentre  vi  è  ftato 
fempre  da  più  e  più  Secoli,  ed  ha  avuto  altresì  grolTe  entrate  in  benefico  de' Po- 
veri da  impiegaci  ^  non  lolo  per  gì*  Infermi ,  ina  per  coloro  ancora  che  Spurj  fi 


Apfbkdicb»  43 1 

^  fcrcii  rìffUnie  in  ejfo  granàio fith  y  e  magnificenza  •  EJfo  à 

jofto  in  fitù  tale  (  Pianta  num.  17.  )  9  ^^^  quantunque  comoda 

a  tutta  la  Città  ^  è  dalla  medefima  totalmente  [e fatato  ^  hen^ 

thè  dentro  alle  fue  mura  ;   onde   da  quefto  non  foffre  aleuta 

incomodo  di  fetore ,  e  pericolo  d*  infezione  y  e  neppure  potrebbe 

foffrirlo   (  che  Dio  ci  guardi  )  in  tempo  di  pejlilenza ,  0  di  mali 

epidemici»  JB'  di'vi fo  in  due  gran  corsìe  lunga  ciaf  e  una  di  effe 

palmi  16 '^  romani  y  e  larga  46  y  una  defiinata  per  gli  Uomi^ 

ni  y  e  /'  altra  per  le  Donne  y  e  fra  quefte  fi 'vede  una  maefiofa^ 

Cappella  ifolata  con  due  Menfcy  una  rinvolta  werfa  gli  Uomi^ 

ni  y  e  r  altra  werfo  le  Donne  y   in  cui  ogni  mattina  da  Cap^ 

pellani  fi  celebra  per  comodo  degl^  iflefs*  Infermi  y  e  ^i  Sa  ri^ 

poflo  il  Din)in  Sagramento  per  ammintflrarlo  in  ogni  ora  y  che 

occorre  4*  medefimi .  Quefta  Cappella   rimane   chiufa  fra  due 

Cancellate  di  ferro  in  parte  dorate ,  ben  alte  y   e  pulitamente 

la^vorate ,  mediante  le  quali  non  fi  dà  adito  agli  Uomini  y  che 

poffino  andare  dalle  Donne ,  e  alle  Donne  dagli  Uomini ,  per^ 

thè  reflano  chìufe  :  e  ad  effetto  che  non  pof/xno  ne  tampoco  ri 

mirarfi ,  a;/  fono  tirate  le  tende .  Tutta  l*  Infermarla  è  coper* 
ta  <     -    --  ---  .--^- 

con 

Infermi  rimane  a  pian  ,  ^   ^     * 

%tone  per  i  Gio'vani  addetti  al  fer^viz^io  de^  Malati  ;  fopra  quefta 
w  è  l*  altra  del  Capo  Infermiero  di  cinque  flanze  •  La  Spezieria 
fimilmente  è  anneffa  alle  accennate  corsie  y  e  nello  ftejfo  piano  y 
la  quale  occupa  più  ftanze  y  ed  è  lavorata  con  buon  gufto  in 

tutte 


della  Compagnia  de*  Bianchi  &c.  Dall'entrate  de*  quali  poi  unite  infieme  fi  for- 
mò un  foio  Spedale  chiamato  pofda  lo  Spedale  Grande,  al  quale  avendo  lafciato 
per  tefiamento  Antonio  Gioja  Nobile  di  Gubbio  la  Tua  pingue  eredità  in  mancan- 
za della  Aia  famiglia,  e  Marfilia  maritati  nel  Marchefe  dell'Arena  Pucci  di  Fi- 
renze Tua  figlia  non  avendo  avuta  fucceifione,  non  contenta  di  dare  a  querto  Luo- 
go Pio  Y  eredità  paterna ,  voile  eziandio  lafriargU  coi  fuo  teftamento  il  fuo  ric- 
co Afle  da  impiegarli  per  i  foli  Infermi  l'entrate,  e  coli*  obbligo  di  certe  cen- 
tinaia di  Mefle  annue t  che  li  celebrano  da  Cappellani  dell'Infermeria,  e  coli' al- 
tro di  dare  ogni  anno  quattro  doti  a  quattro  povere  Zitelle  della  Citta.  Dopo  la 
morte  dunque  di  quefti  piiffimi  Benefittori ,  attefa  1*  anguftia  dello  Spedai  vecchio 
per  gi*  Infermi,  e  poco  comodo  per  gli  Uffidall  di  eflb,  fa  rifoluto  di  (areQuefla 
nunv)  Fabbrica,  come  felicemente  in  pochi  anni  fi  è  fatta  «  benché  per  anche  in 
tutte  le  fue  parti  non  perfciionata  • 


43^  Appbndics* 

tutte  U  Jue  farti  y  einiffecie  ne'  fuoi  armar j .  So  fra  dì  ejfa  # 
P  abitazione  fer  lo  Speziale^  ora  oc  cu  fata  da  Caffellani  tenuti 
alla  refidenza ,  non  ejfendo  fer  anche  terminata  la  loro  abita^ 
xione .  Queflo  Luogo  Pio  riceve  ogni  genere  di  ferfone  tantù 
della  Città ,  che  della  Cdmfagna ,  come  fure  i  Forajlieriy  fur* 
che  abbiano  V  atte  fiato  da  uno  de*  Medici  di  ejfere  febricitanti^ 
à  dal  Chirurgo ,  che  fieno  degni  di  accettarli .  Sofra  le  forte 
degr  ingrejji  delle  due  corsie  w  fono  i  femibufii  de'  frincifali 
Benefattori ,  cioè  di  Antonio  Gioja  da  una  y  e  dall'  altra  della 
fua  figlia  Marfilia  Marchefa  dell'  Arena  Fucci ,  e  nella  corsia 
degli  Uomini  fofra  il  Semtbufio  n)i  è  fofia  quefta  lfcriz»ione\ 

D.    O.    M. 

AEGROTANTIVM . 

PAVPERVM  .  OSPITI VM 

AN.  MDCCXLI.  III.  NON,  JVN. 

INCHOATVM 
AN.    MDCCLXV.    ABSOLVTVM. 
Unito  a  quefio  Sfedale  degl'  Infermi  w  è  l'  altro   degli 
^ffofiiy  ed  ambidue  quefii  formano  un  corfo  folo  ^  ed  è  retto 
l' uno  y  e  l' altro  dal  me  de  fimo  Priore  ,    che  fer    lo  fiù  è  un 
Nobile  della  Città ^    il  quale  in  rigore. della  Rubrica  if.  del 
Uh.  I .  del  noflro  Statuto  efercitare  dorrebbe  fer  un  folo  anno 
^n  tal  Uffizio ,  ora  fero  fiù   anni   ancora  continua ,   fé    dal 
Configlio  dello  fieffo  Sfedale  n)ien  confermato ,  e  una  tal  con* 
ferma  af frodata  wene  dal  Cardinale  Legato ,  il  qual  Confi^ 
glio  è  comfofto  di  otto  Nobili ,  che  chiamanfi  Governatori ,  e 
da  quattro  Cittadini  detti  Configlieriy  il  cafo  del  quale  è  il 
Priore ,  ed  effo  lo  intima ,   e  fi  co  aduna  fiù  'volte   all'  anno 
fer  ogni  bifogno  del  Luogo  Pio;    ma  la  f rimaria  fofrainten* 
denza  è  affreffo  il  Cardinale  Legato  della  Provincia ,  da  cui 
totalmente  difende ,  fenz'  avervi  alcun  jus  /'  Ordinario .  In 
queBo  Sfedale  adunque  fi  ricevono  tutt'  i  fanciulli ,  e  le  fan^ 
dulie  effofle  :  qui  trovanfi  fronte  Nutrici  fer  allattargli ,  o^ 
qui  fi  allevano  ,  offure  ,  fé  vengono  richiefti ,  fi  danno  anche 
fuori  a  donne  f  articolari ,  e  a  quefte ,  che  gli  ricevono  faga 
fi  Luogo  Pio  fer  due  anni  un  Fiorino  al  me  fé ,  cioè  un  terzo 
di  Scudo  Romano ,  e  terminati  i  due  anni  faffa  loro  un  quar^^ 
to  dì  grano  al  mefe  fino  all'  età  di  1 1  anni ,  e  tutti  i  fauni 

hifo^ 


AtPBKDICB.  4J} 

htfognen)oìì  pr  ^ejiifglì.  Certamente  i  Mafchi  una 'volta  ^  che 
fono  partiti  dallo  Smerlale ,  ejfo  fiù  non  gli  riceve  ;  le  femmì^ 
ne  fero ,  furcbè  'vi'vino  onejiamente ,  le  accoglie  femore ,  lor^ 
JomminiHta  il  'vitto  ^  e  ce'  iaworiy  che  fanno  pel  Luogo  Fio  , 
da  cui  gli  njengono  pagati ,  penfano  a  'veflirjt  ^  e  giunte  all^ 
età  nubile  y  fé  fi  troiano  da  maritare  ^  il  che  per  lo  più  a^* 
n)iene ,  dà  loro  il  Luogo  Pio  un  onejla  dote  di  Scudi  fejfanta 
di  quefla  moneta  ^  e  un  regalo  dì  commeftihili  nel  giorno  dello 
Spofalizio  .  QujeBo  Spedale  ha  la  fua  Chic  fa  a  parte ,  Chieda 
una  evolta  degli  antichi  Monaci  A'vellaniti  ^  in  ejfa  ogni  mat* 
fina  afcoltano  Mejfa  le  dette  Zitelle ,  hanno  un  Sacerdote  Con^ 
fejfore  ,  che  gli  amminiflra  i  Sagr amenti ,  e  le  iftruifce  exijin^ 
dio  negli  eruaimenti  della  Fede  ;  hanno  in  oltre  una  Donna  di 
coffumi ,  e  di  età  granje ,  la  quale  foprafftede  loro  ,  e  alle  Na-^ 
trici ,  quantunque  l'  une  fieno  totalmente  feparate  daW  altre , 
la  quaì  Donna  Camerlinga  fi  chiama  • 

Finalmente  il  detto  Spedale  accoglie  ancora  %  poderi  VeU 
legrini ,  dando  loro  per  tre  fere  V  alloggio  ,  il  letto ,  una 
quota  di  pane ,  e  di  n^ino  fufficiente  per  quei  giorni ,  che  wi 
albergano ,  ejfendo^i  per  efft  un'  Ofpizio  a  parte  contiguo  allo 
Spedale  secchio ,  fopra  la  di  cui  porta  fi  legge  la  feguentt 
ifcrizione ,  da  cut  fi  ritrae  il  tempo ,  nel  quale  è  flato  aperto 
queff*  Ofpizio  ^  e  fi  ha  notizia  del  fuo  principal  Benefattore . 

AVCTORITATE 

VRBANI  Vili.  PON.  OPT.  MAX* 

HOSPITIOLVM   ERECTVM 

EX   TESTAMENTO 

JOANNIS  MATTH^I  GROTTI  PRESBYTERI 

J.    V-   D. 
IN    PEREGRINORVM    PAVPERVM    REFVGIVM 

HOSPITALI  MAGNO 
VLDERICl  CARPINEl  EPISCOPI  DECRETO 

ADDITVM  PERPETVOCL  ADDICTVM 
EJVSDEMCL  PIETATIS  EXERCEND^  CAVSA 

LOCVS  ISTE  ATTRIBVTVS 

PRiEFECTI 

POSVERVNT  MONVMENTVM 

AN;  MDCXXXIL 

P.77.  Ili    .  Sa 


/ 


434  Appehdicb* 

Se  per  i  foderi  Infermi ,  fer  i  Sp^rj  j  e  fer  i  Tellegrtni 
la  pie  fa  degV  Eugubini  ha  indotto  a  tro^var  loro  ricovero ,  ed 
a  frejiar  loro  ajuto ,  la  medejima  ha  fatto  sì ,  che  anche  le 
fondere  Orfane  godeffero  un  tal  benefizio  ;  quindi  è  che  per 
effe  fimilmente  fi 'Vede  eretto  un  Confer^atorio  (  Pianta  n.ip.)^ 
(fve  buon  numero  di  queBe  dimorano ,  fono  alimentate  ^  e  da 
una  Donna  capace^  e  pro^vetta  ^  a  cui  fono  date  in  cufiodia^ 
^vengono  eziandio  ijlrutie  in  ^varj  labori  alla  loro  condizione 
appartenenti  ;  coficchè  in  quefto  Luogo  fio  conferivano  la  loro 
pudicizia  ^  fono  ammaeftrate  nelle  'virtù  crifiiane  y  e  apprendo^ 
no  arti  con'vene'voli ,  per  oneflamente  libere ,  ufcite  che  ne  fo-» 
fio .  In  effo  dì  è  un  Oratorio  ,  do've  ogni  mattina  afcoltano 
MeffUj  hanno  ne*  giorni  prefcritti  un  Sacerdote  Confeffore  de* 
fiinato  per  amminifirar  loro  i  Sugr amenti  ^  che  perciò  non  fono 
coflrette  ad  ufcire  di  cafa  per  alcun  motivo  y  laonde  di  rado 
efcono  y  e  neW  ufcire  qualche  'volta  all'  anno ,  come  per  afcol* 
iar  Prediche  la  Q^iarefima ,  e  V  A'wento  ,  guadagnar  InduU 
genze  éfc. ,  wanno  fempre  tutte  unite  infieme  con  abita  uni* 
forme  con  ogni  modeftìa  fotto  gli  occhi  della  loro  Maefira  ,  che 
le  'va  dietro  .  Dopo  effe  re  fiate  in  quefio  Confer'vatorio  per 
lo  fpazio  almeno  di  tre  anniy  fé  'vogliono  ufcire  per  maritarfi y 
o  perchè  richiefie  da'  loro  congiunti  yO  per  altre  ragioni y  fi  dà 
loro  il  permefio ,  e  confeguifcono  la  dote  di  Scudi  trenta  ro* 
mani y  fé  prendono  lo  fiato  maritale.  Quefio  commendabiliffimo 
Con'vitto  di  polvere  fanciulle  fu  aperto  nelV  anno  i6^/^  in  tem* 
pò  y  che  occupa*va  la  Cattedra  di  quefia  Chiefa  /*  Emo  Cardi* 
naie  Ulderico  Carpegna .  Ma  ficcome  tutt*  i  Luoghi  Pii  nella 
prima  loro  erezione  fogliono  effere  miferi  di  rendite  y  quando 
effi  non  riconofchino  il  loro  effere  da  ricco  y  e  denarofo  Tonda* 
tore  ;  così  appunto  era  a'wenuto  al  Confernìatorio ,  ai  cui  par* 
liamo  ;  la  generofith  però ,  e  V  anima  grande  dell'  immortale 
noflro  degniffimo  Vefconja  Ale ff andrà  Sperelli ^  che  di  f^ecchio 
fer'vir  do'vrebbe  a'  di  lui  Succeffori ,  con  amore  paterno  fupplì 
alle, indi  genze  del  mede  fimo  y  alle  di  cui  egregie  operazioni  fi 
unirono  ancora  altre  due  primarie  Dame  di  Gubbio ,  cioè  Lau- 
ra Conteffa  Gabrielli  ne*  Con'ventini  (id)  ,  e  Angela  de'  Conti 

Ubai' 

{i6)  Vita,  e  virtù  di  Laura  de*  Cpnù  Cabriclli'  Convcntioi  ftampata  in  Bo-- 
Bogm.  1679,.  per  Giofcffa  Lpnghi  •• 


■\ 


Affendicb  •  435 

Uhaldini  Barzi  ambedue  generofe  Benefattrici  del  mede  fimo  y 
tome  risulta  dalla  La  fide  fojla  fofra  la  forta  di  effo ,  e 
tome  fi  ha  dalV  Armanni  • 

Ma  fé  i  noftri  pi  Tredeceffori  ebbero  tanta  premura  fer 
frowwedere  al  bifogno  dei  foderi  di  fofra   enunciati ,    ed  in 
iffecie  delle  fanciulle ,  non  lafciarono  indietro  anche  la  buona 
cultura    de^  Giovani  ^   e  in  particolare  di  quei  ^   che  iBradar 
n)oleanfi  per  la  ^ia  Ecclefiaftica  :  per   la   qual  co  fa  i  noftri 
zelanti  Taftori^    dopo  le  fante  rifoluzioni  del  Sagro  Concilio 
di  Trento  penfarono  di  erigere  il  Seminario  ^  e  lo  aprirono  ìm 
una  Ce  fa  privata  ,  o^e  fletterò  gli  Alunni  per   molti   anni . 
Ma  in  tempo  y  che  reggeva  quefta  Chic  fa  il  di  fopra  re  ferito 
Emo  Ulderico  Carpeg%a^  le  Monache  delMoniftero  di  S.  Elifa^^ 
betta  di  queUa  Città  effendo  rimale  in  poco  numero ,  furono 
unite  coW  altre  del  MoniUero  di  S.  Antonio  di  Pado'va ,  il  che 
awn^enre  alli  iS  di  Aprile  dell'anno  1638  (17).  Allora  i  Mi^ 
riftri  del  Seminario  comprarono  dalle  dette  Monache  la  fab^ 
hrica ,  e  Chioftro  del  Moniflero  abbandonato ,    dalle  medefim^ 
fi  fecero  cedere  ancora  laChiefa^e  qui  ^  fu fficien temente  ri fab^ 
hricato^fu  B abilito  il  nuo'vo  Seminario^  owe  da  cent*  anni  in 
circa  dimorano  gli  Alunni^   e  Convittori.   Quantunque  però 
queflo  Luogo  Fio  per  la  pietà  de'  Benefattori  ^  e  per  le  incef* 
fanti  premure  de'  vigilantiffimi  noftri  Trelati  rimaneffe  dotato 
di  buone  rendite ,  non  folamente  per  tenere,  in  convitto  gratis 
i  poveri  Giovani  ^  che  incamminar  voleanfi  nel  Chericato^  ma 
eziandio  per  iflip^ndiare  buoni  Maeftri  per  far  loro  apprendere 
le  fetenze  neceffarie  :  pure  non  erano  quefte  baftàntt  a  tenere 
tanti  Lettori ,  e  Maeftri  di  Lettere ,  quanti  ve  ne  farebbero/ 
abbifognati  y  che  perciò  gli  Alunni  non  potevano  coltivare  que* 
ftudj  ^  de'  quali  il  Seminario  non  teneva  Lettori  ^^  e  Maeftri  ^ 
0  fé  volevano  coltivarli  faceva  d'  uopo  che  ufcijfero  di  Cafa , 
e  andaffero  alle  Scuole  pubbliche   con    loro    incomodo ,    e   con 
loro  divagazione  ,    //   che    riflettendofi  da  Monfig.  Sebaftiano 
Pompilio  Bonaventura  di  fel.  mem^ ,  e  da^  Cittadini  me  definii , 
fi  promoffe  difcorfo  di  unire  le  Scuole  pubblice  con  quelle  del 
Seminario ,  e  di  fatti  il  medefimq  Prelato    unitofi   di   parere 

Ì\\  %  con 

(17)  Vedail  T  Iftromento  rogato  da  Michel  Angelo  Marini  Notare  pub.  di 
Gubbio  ^ 


L 


435  APPENDICE. 

con  i  pubblici  Kapprefentanti  della  Città ,  ed  anùcndo  tutti  A 
cuore  di  cedere  af profittare  la  Gio'ventù ,  e  tenerla  ben  difci^ 
plinata  y  e  raccolta  y  con^vennero  per  pubblico  Iftromento  (18). 
di  unire  le  Scuole  del  Seminario  con  quelle  della  Città ,  e  tut^ 
te  fijfarle  nel  Seminario  mede  fimo  ,  come  fecero ,  e  attera  quefl;^ 
unione  il  Ve f e 0^0  ajfegnd  le  Stanze  nel  Seminario    a   tutt"  i 
Lettori ,  e  Maeflri ,    e   il  fubblico  in  ricompensa ,    a  proprie 
efe  fece  a  ciafcuna  di  effe  i  Scanni  ^  e  le  Cattedre ,  con  ob* 
libare  reciprocamente  detti  Lettori ,   e  Maefiri   ad  infegnare 
a  tutf  i  Giovani  tanto  del  Seminario ,   che  a  quei  di  fuori  • 
Qui  adunque  i)i  fono  Maeflri  per  imparare   di  leggere ,  fcri^ 
n)ere ,  e  ai  Aritmetica ,  qui  Trofeffori  di  Umanità ,  e  di  Ret^ 
borica  y  qui  Lettori  di  Filofofia  y   e   di  Teologia  y    qui  Dottori 
che  leggono  Iftitute  Canonica ,  e  Cibile ,  qui  finalmente  il  Mac'- 
ftro  di  Canto  Gregoriano  .  //  beneficentijpmo  y  e  di  commendabil 
memoria  Monfig.  Alejf andrò  Sperelli ,  oltre  /'  anjer  lafciato  la 
lettura  d' Iffituta  Ci'vile  ,  ^volle  anche  che  i  fuoi  Eredi  mante^ 
neffero  due  Gio^i^ni  Cittadini  nel  medefimo  Seminario .  In  prò* 
greffo  di  tempo  riconofcendofiy  che  la  compra  fatta  del  Moniflero 
di  S.  Elifabetta  era  luogo  troppo  rifiretto  per  il  comodo  di  buon 
numero  di  Alunni  y  e  di  Connàittori  della  Ctttày  e  Diocefiy  e  de* 
Soprafianti  al  Luogo  fio  ,  fu  neceffario  con  altre  compre  di  Cafe 
de*  particolari  dilatare  iifitOy  come  di  fatti  fi  e  dilatato  y   e 
queSlo  tutto  ridotto   in  buon  ordine  negli  anni  addietro  y  ora 
il  Seminario  rimane  per  ogni  parte  ifolato  y  capace  a  ricevere 
più  che  fufficiente  numero  di  Gioi;ani .    Sopra  la  porta  priu^ 
cipale  di  effo  fi  legge  la  feguente  Ifcriziane . 

OPTIMO   SAPIENTISSIMOQ^  IGVVINORVM  EPO 

JACOBO  CINGARO 

QVOD  EJVS  AVSPICIIS  SEMINARIVM  HOC 

IN  AMPLIOREM  FORMAM  REDACTVM  SIT 

OCTAVIVS  CAN.  ANGELINIVS 

SEMINARII  EJVSDEM  MODERATOR 

P.    C 
AN,  A  CHr!  n/  MDCCLVL 
Abbiamo  fino  ad  óra  fatto  parola  de*  Spedali ,  de^  Coie^ 
nsittt  y  co  fé  tutte  dimoftranti  la  pietà  degli  Eugubini  ;  ora  ^vo^ 

glio 

ii^ì  Corùuio  Baroflcioi  Hot  pub*  di  Gubbio  te  ne  rogò  li  7.  Luglio  s^^ v 


glio  far  minzione  di  altra  fabbrica ,  che  fa  ornato  alla  Cit^ 
tày  e  reca  divertimento ,  quaV  è  quella  del  Teatro  defiinato, 
non  5  com'  erano  gli  antichi ,  fer  raffrefentarvijt  da'  Mimi  azio^ 
ni  laide ,  e  ofcene ,  ma  fer  metter  in  wijla  i  fatti  commende^ 
n)oli  d*  Uomini  faggi  y  e  le  imprefe  de*  primi  Eroi  regijlrate  nel* 
le  Storie .  A  tal  fine  adunque  fu  dato  mano  a  quefto  Teatro  dì 
Gubbio  fin  dall'  anno  1727,  ed  è  riufcito  affai  wago^  ricco  di 
frofceni ,  e  di  froffetti  in  buon  numero  ,  ffa%tofo  in  fé  mede* 
fimo  ,  e  ornato  di  buone  dorature  .  Quattro  fono  gli  ordini  de* 
fuoi  C afini ,  0  Talchi ,  che  formano  un  femicircolo ,  tutti  lavo* 
rati  di  legno  y  e  ogni  ordine  ne  contiene  XVII.  ;  è  di  tal  gran^ 
dez%a  ognuno  di  effty  che  comodamente  vi  poffono  Bare  ottOy 
e  dieci  ferfone ,  e  tutte  vedere  il  Teatro .  La  Platea  è  a  prò* 
porzione  del  Teatro  mede  fimo  ,  e  perciò  vafla ,  e  comoda  •  So* 
pra  vi  è  una  ben  intefa  foffitta  dipinta  ^  attorno  a  cui  vi 
fono  grand'  occhi ,  che  formano  ornamento  al  cornicione ,  e  fer* 
ve  per  un  quint'  ordine  di  Palchi.  Architetto^  e  Pittore  prin* 
cipale  del  mede  fimo  fu  Maurizio  Lottici  ^  e  V  altro  Giovanni 
Mattioli  ambidue  di  Parma  ^  Uomini  in  quefto  genere  chiarif* 
fimi  nella  Lombardia ,  e  in  altre  Provincie .  La  fpefa  di  queft 
Opera  non  fu  certamente  tenue ,  oltrepaffando  t  fette ,  e  otto 
mtla  Scudi ,  fenza  però  un  menomo  aggravio  della  Plebe ,  0 
della  Città ,  concioffìachè  tutto  fu  fatto  coi  denaro  delle  par* 
ticolari  famiglie  Nobili ,  e  di  queffe  quelle  foltanto  ,  che  voi* 
lero  volontariamente  contribuire-^  e  avervi  il  loro  Palco  prò* 
prio ,  le  quali  furono  quaranta:.  (  Ve  da  fi  la  Pianta  al  num.  1 2  )  • 
In  un  Cartellone ,  che  ferve  di  ornato  alV Architrave  del  Prof* 
petto  d^  avanti  al  Teatro  ^  fi  vede  queft'  Ifcrizione  ^ 

SOLFDAR  VTILITATI  PRIVATAE  DELECTATIONI 

AVSPICnS  FRBDERICI    LAN TII    PRINCIPIS  OPTIMI 

MAVRITIOLOCTICO  PARMENSI  PICTORE  ET  ARCHITECTO 

CONSTRVGTVM  ANNO  CIODCCXXVIL 

Coi  dr  fopra  enunciati  documenti  fembrami  aver  fujficien* 
temente  dimoftrato  V  antichità  di  Gubbio ,  e  col  ragguaglio  data 
della  Bruttura  delle  fue  fabbriche ,  più  che  abbaftanza  fatto 
€onofcere  effer  ella  una  Città  non  inferiore  all'  altre  di  quaì* 
che  merito ,  che  annoveri  /*  Italia  •  Ma  tutto  quefto  ha  luo* 
gp  ^  dirà  tal*  uno  >  Jter  metter  in  viffa  il  fuo  materiale;  e  ne* 

cejfa^ 


43?^  Appendice  . 

cejfario  adunane ,  fer  renderla  pù  chiara  ^  che  Jì  accenni  aU 
meno  in  qualche  farte  il  fuo  formale ,  e  così  render  compiuta 
la  fua  defcrizione .  Non  a;'  ha  dubbio  ,  che  il  formale  dt  una 
Città  'venga  coftituito  da*  Cittadini  medejtmi ,  che  la  comfon^ 
gono  y  e  quejli  tanto  più  fono  in  maggior  numero  Per  la  qua^ 
lità  de*  loro  nobili  natali ,  pr  la  loro  buona  coltura ,  fer  i 
fogge  t  ti  y  che  in  loro  hanno  fiorito  nelle  lettere  ^  ne  II*  armi^ 
nelle  dignità ,  e  ne*  rile^vanti  carichi ,  in  cui  Jt  fono  impiegati  y 
e  tanto  maggiormente  *vien  nobilitata  la  Patria  loro  •  A  trof^ 
fo  gran  cimento  mi  efforrei  ^  fé  in  ogni  fua  parte  allegar  i;o- 
lef]^  i  documenti  y  e.  aef criniere  ad  uno  ad  uno  i  Cittadini  ^  che 
hanno  refo  ,  e  rendono  nobile ,  qualificata  ,  e  diflint  a  per  pik 
fecoli  quefla  Città ,  e  con  pochi  fogli  non  potrehbeji  ciò  efegui^ 
réy  ma  parecchi  wolumi  richiederebbonji  per  tanta  imprefa  ,  il 
che  troppo  mi  dcviarebbe  dalla  laconica  defcrizione ,  che  mi 
fon  prefiffo  .  Ter  la  qual  cofa  mi  rifiringerò  unicamente  a  fa^ 
re  un  Catalogo  delie  pure  famiglie  nobili ,  che  compongono 
quefia  Città  con  alcuni  particolari  Soggetti ,  che  da  effe  fono 
germogliati  y  e  Jtmilmente  a  fare  un  novero  di  quelle  famiglia 
nobili  dell*  altre  Città  d' Italia ,  le  quali  Ji  gloriano  d*  amer 
a^uto  l*  origine  da  Gubbio ,  o  hanno  ^voluto ,  per  maggiormen-' 
te  render  fi  chiare  y  effer  aggregate  fra  le  prtmarie  y  e  nobili 
della  medefima  .  Da  quefl*  ultime  adunque  incominciando  y  dirò . 

!•  Abati  Olivieri ,  famiglia  nobile  di  Te  faro .  Il  Sig*  An^ 
nibale  degli  Abati  Olivieri  y  Uomo  chiarìffimo  nella  Letteraria 
Repubblica  per  l*  erudite  y  e  copiofe  Opere  date  alla  luce ,  ot^ 
tenne  d*  effer  aggregato  fra  i  Nobili  di  Gubbio  y  e  V  anno  1735 
wenne  ad  efercttare  V  onore^vole  impiego  di  Gonfaloniere  di 
Ciuflizia  per  un  bimeffre ,  come  folito  . 

2.  Accoramboni ,  y4i»/g^//i^  nobile  Romana  y  eSpoletìna^ 
trae  l*  origine  antichi fftma  da  Gubbio  ,  e  folo  nel  f ecolo  XVI. 
fpatriò  la  fua  Caja  in  Roma  Claudio  Tadre  di  Vittoria  Acco^ 
ramboni  Spofa  dt  Francefco  Peretti  Nipote  ex  Fratre  di  Papa 
Siflo  V.  y  paffuta  pofcia  alle  feconde  nozze  con  Paolo  Giordano 
Orfini  Duca  di  Bracciano  .  Oltre  moltifftmi  Uomini  illuflri , 
che  hanno  fiorito  in  quefla  Cafa  y  in  queflo  fecolo  ha  dato  al 
Mondo  il  Cardinale  Giufeppe  Accoramloni  Vefconjo  di  Frafcati 
tolto  di  ^ita  alli  zi  di  Marzo  dell*  anno  1747. 


^      ) 


43^  ^mmMit 


\ 


r 


Appbmdicb*  4JP 

3.  A  Imenei  Cónte  ^  nobile  Tef are  fé  ^  rìconofce  il  fuo  effe^ 
te  quefia  famiglia  da  Guhhio  y  ancora  ha  Cafa  in  Cina ,  e 
Foffefftoni  nel  fuo  Territorio  4 

4.  Antonelli ,  famiglia  primaria  delta  Vergola ,  e  nobile 
di  Sinigaglia ,  ha  la  fua  difcendenza  da  Gubbio .  MeW  anno 
1250  Antonello  Signore  del  Cafiello  di  Santa  Colomba  ,  e  fuo 
Difiretto  'vende  il  fuo  Feudo  al  Comutie  della  Vergola ,  on)e 
•va  ad  abitare ,  partendoj!  da  Gubbio  con  altri  nobili  ^er  fo^ 
polare  quella  nuonut  Colonia  degli  Eugubini .  V  anno  1 769 
quefla  famiglia  fu  reintegrata  di  tutti  gli  onori ,  e  gradi  dalla 
Città  di  Gubbio ,  che  godono  gli  altri  nobili .  Gli  Bini  Cardia 
nali  Niccolò  Antonelli  Segretario  de*  Brevi  di  Tapa  Clemen^ 
te  XI IL  y  e  Leonardo  di  lui  Nipote  fono  glorio^  g^^^oglj 
di  quefi'  antica ,  e  nobtl  Cafa  . 

5.  Baldaflìni ,  famiglia  nobile  di  f  efaro ,  e  di  Sinigaglia  y 
ha  la  fua  origine  da  Gubbio ,  e  per  nobile ,  e  patrizia  è  fiata 

fempre  riconofciuta  3  onde  <v*  ha  efercitato  le  prime  cariche  di 
Gonfaloniere  di  Giujlizia  cioè ,  e  di  Contejlabile .  Gode  i  ti^^ 
toli  di  Marchefe  fette  Cafielìi ,  e  di  Conte  di  Polino  . 

6.  Borromei  Conti ,  famiglia  nobilif/tma  di  Milano ,  atti 
14  di  Giugno  141 1  per  rogito  di  Filippo  di  Mattiolo  di  Co^ 
taduccio  pubblico  Notajo  di  Gubbio  apparifce  una  comparfa 
fatta  dal  NobiV  Uomo  Paolo  Borromeo  di  Milano ,  con  cui 
domanda  alli  Nobili  Signori  Gonfaloniere  ,  e  Confoli  la  Citta-* 
dinanza  di  Gubbio ,  e  da'  medejims  gli  ^ien  conceduta  ;  per  la 
qual  cofa  lo  flemma  gentilizio  di  quefP  lilma  Cafa  fu  inferita 
cogl'  altri  de'  Nobili  y  e  de' Cittadini  di  Gubbio. 

7^  Berardi  Conti  y  famiglia  nobile  di  Cagli .  Il  Conte  An^* 
ionio  Francefco ,  Cavaliere  Budiofifftmo  delle  belle  arti  y  e  in 
particolare  dell'  Architettura  ,  ejfendofl  congiunto  in  matrimo* 
nio  colla  nobile  Donzella  Terefa  di  Flaminio  Marioni  di  Gub* 
bio  y  e  ^edendoji  ftabilire  la  fua  Cafa  coWa'ver  ricevuto  dalla 
fuddetta  un  figlio  mafchio  ^  domanad  di  ejfere  annoverata:  la 
fua  Cafa  fra  le  nobili  di  Gubbio ,  e  atte  fi  i  meriti  di  effa , 
e  i  pregi  di  lui  perfonali  y  gli  fu  cortefemente  accordata  fino 
dall'  anno    1717. 

8,  Bovetrtìlì  y  famiglia  nòbile  di  Cbiufiy  quefla  riconófce: 
la  fua  origine  da  Gubbio ,  e  tro'vo  in  una  pergamena  fegnata 

lett^ 


440  AFPBNDICVf 

Uìt^  A  dell'  Archivio  Armanno ,  che  a^  5  dì  Diceftthre  1231 
Guido  Bo^arelli  era  fodeftà  di  Gubbio  .  Ne'  libri  decretati  di 
Todi  è  regiflrato  :  Anno  1611.  Magnificus,  &  Excellentif- 
fimus  I.  U.  D.  Jofeph  Bovarellus  de  Eugubio  Gap,  Jufti- 
tise  Tuderti;.  E  in  un'  altra  pergamena  del  citato  Archivio 
Armanno  dell'  anno  1614  nel  mazzo  fegnato  lett.  V:  Jofeph 
Bovarelli  de  Eugubio  fuit  bis  Prxtor  Urbe  veteris. 

9*  Carpegna  Conti  ^  famiglia  nobile  Romana ,  di  ^uefla 
Hohiliffima  famiglia  wedaji  quanto  ho  fcritto  intorno  alla  fua 
^rigin^  nel  primo  Tomo  di  quejl^  Opera  Cap*  4  pag.  69  ,  ^  70  ; 
^de  tutt' i  privilegi  y  ed  efenzioni  ^  che  godono  le  altre  fami-- 
glie  nobili ,  e  pofftgde  in  quejio  Territorio  molti  beni .  Uomini 
in  dignità  affai  cofpicue  fono  ufciti  da  quefla  Cafa ,  e  fra  gli 
altri  Pietro  Carpegna  eletto  Vefco^o  di  Gubbio  neW  anno  idi 8, 
poco  però  governò  quefia  Cbiefa^  effendo  rapito  dal  Mondo  in 
età  d*  anni  40  alli  ig  Giugno  16^0  ^  a  cui  fucceffe  nel  Vefco^ 
n)ado  Ulderico  fuo  fratello ,  il  qn/tle  da  Papa  Urbano  VI  IL  fu 
afe  ritto  fra  Cardinali  nel  1^33.  E  Gafparo  di  Carpegna  figliuo^ 
lo  del  Conte  Francefco  Maria  del  Conte  Orazio  da  Gubbio  y 
fu  Auditore  della  Rota  Romana  y  poi  Cardinale ,  e  Vicario  di 
Clemente  X. 

IO*  del  Grillo,  anche  qu>ejld  nobile  famiglia  difcende da 
Gubbio  y  tro^andofene  molti  antichi  documenti  ;  fé  poi^Jta  la 
medefimu  di  quella .  di  Geno'oa  non  J!  può  francamente  afferi» 
re  ;  è  certo  però ,  che  lo  flemma  gentilizio  è  in  tutte  le  parti 
J^mile  a  quello  della  famiglia  di  Genova .  Vedajt  quanto  fcri^ 
n)e  fopra  di  effa  Vincenzo  Armanni  in  una  fua  lettera  inairiz^, 
t»Mta  a  Gio:  Nicolò  Gwvana.  Voi.  3.  pag.  431* 

II.  Guazzugli^  famiglia  nobile  della  Pergola .  Il  Sig.  Gio: 
JBattiJla  Guazzugli  dopo  di  ejferjt  congiunto  in  matrimonio 
eolia  nobil  Signora  Cecilia  Andreoli  di  Gubbio  fu  aggregato 
nel  ceto  de^  Nobili  y  ed  efercitò  le  prime  cariche  onorifiche  del^ 
la  Città  y  cioè  quella  di  Gonfaloniere  di  Giuffizia  per  un  hi-' 
mejlrey  e  V  altra  di  Conte jlahile  per  la  fefta  y  e  fiera  di 
S.  Ubaldo  • 

12*  Lazzarelli,  famiglia  nobile  dì  S.  Severino  y  che  effa 
fia  oriunda  di  Gubbio  non  fi  mette  in  dubbio ,  mentre  V  infi^ 
gne  Poeta  Lodonjico  Lazzarslli^  che  fioriva  neW  ann^  ^474> 

nel 


\ 


AVPBNDICB.  441 

»eì  Khro  XVI.  del  f  cerna  de  Faftis  Chriftianx  Religionis , 
dedicato  a  Carlo  Re  di  Francia ,  chiaramente  fé  ne  frotefié^ 
con  queBi  lìcrfi. 

Me  dulcis  fateor  gcnuit  Septempeda  Vatcm 
Ardua ,  fed  Campii  lac  mihi  terra  dedit  • 

Eugubium  genere  primordia  fecit  avito 
Depulit  at  proavos  fadio  dira  meos . 

Sufcepit  quondam  profugos  Septempada  noftrx 
Sufpenta  eft,  nec  adhuc  Ancora  lafta  rati. 
Lo  Stemma  gentilizio  de*  Signori  Lazzarelli  di  S»  Severino  i 
il  mede  fimo  de*  Lazzarelli  di  Gubbio ,  onde  non  fi  contro'oerte 
una  tal  difcendenza ,  anzi  fi  fanno  pregio  quei  di  S.  Severi^ 
no  di  provenire  da  Gubbio . 

ig.  Malvada 9  famiglia  Senatoria  di  Bologna^  quefìa  pa^ 
rimente  riconofce  la  fua  provenienza  da  Gubbio ,  trafpoHata 
colà  fino  dal  1330,  e  Signori  della  Serra  denominavanfi .  Ma 
verfo  il  1400  N  capo  leone  incominciò  a  chi  amar  fi  Malvafié 
{per  un*  eredità  ottenuta  di  Maddalena  di  Giovanni  Malva'^ 
fia  da  Monte  Toh  )  dalla  Serra ,  e  cosi  ha  fempre  continuata 
quefia  Cafa  a  denominarfi  fino  quafi  a  noflri  giorni .  Ora  pe^ 
rò  chiamafi  col  folo  nome  di  Malvafia  ^  fi  pregiano  nulladi^ 
meno  quefti  Signori  di  difcendere  da  Gubbio  ^  e  da^  Signori 
della  Serra  (19)  . 

14,  Mancinforti  Marchefi ^  famiglia  nobile.^  e  r agguata 
devole  di  Ancona  .  Dopo  di  effere  affunto  al  Trono  di  quefta 
Chic  fa  Vefcovile  Monfignor  Fabio  Manciforti ,  //  che  avvenne 
l*  anno  1707,  tanto  egli  fi  refe  benemerito  alla  Città  tutta 
per  la  fua  liberalità  verfo  de* poveri  (  che  in  14  anni  di  Vefco^ 
vado^  oltre  l*  entrate  della  fua  Chic  fa  ,  difpensò  loro  feudi  x6 
mila  di  cafa  propria  )  ,  colla  dolcezza  del  fuo  governo ,  0 
coli*  altre  rare  fue  doti ,  che  meritarono  i  fuoi  Nipoti  di  effere 

?.  //.  K  k  k  afcrit- 

'  ■       '       '  \     ^  ■  Il  '    I       ■  ^1 

(19)  Tre  fono  i  Caftelli  col  diftintivo  di  Serra  nel  territorio  di  Gubbip ,  cioè 
la  Serra  ài  5.  Abondio  y  di  cui  fi  è  fatta  menzione  in  quelf  Opera  a  car.  35*  t  © 
quefta  è  vicino  al  Fiume  Sentino  $  la  feconda  è  la  Serra  Brunamontt  vicino  al 
Fiume  Chiafcio ,  la  terza  è  la  Serra  di  Fartuccio  vicino  al  Fiume  Afino.  In  un 
antico  MS.  ove  fono  notate  le  memorie  delia  Famiglia  Malvafia ,  copia  di  cui  è 
appreflb  di  me  ,  leggo  :  Cum^ue  Patri j  ,  (jr  ditione  Opfidi  Serre  Jiti  non  prQcul  s 
Sentino  fulji  fuijfent  domicilium  fuum  Bononiam  tranftulere  :  dunque  i  Signori 
della  Serra,  oggi  Malvafia,  erano  Signori  della  Serra  di  S.  Abondio,  e  non  dcUa 
Serra  Bronamome,  0  di  Fartucdo»  come  altri  (i  credono» 


■  *t 


442  Appendice, 

afcrim  fra  i  Nobili  di  Gubbio ,  e  qucBi  fer  dimojlrare  il  loro 
fieno  gradimento ,  'vollero  efercitare  le  frincifali  cariche ,  che 
efercipano  gli  altri  Nobili  y  cioè  di  Gonfaloniere  di  Giufti^ia^ 
e  di  Conteftabile . 

15.  Mofca  Mar  che  fi  y  famiglia  nobile  T  efare  fé  ^  il  Mar* 
chefe  Carlo  Mofca  unitofi  in  matrimonio  colla  nobil  Giocane 
Francefca  figlia  del  Conte  Girolamo  della  Branca  di  Gubbio , 
e  in  confeguenza  ereditata  la  metà  di  quel  pingue  AJfe ,  e 
adendo  comprato  un  Tala%%o  in  Gubbio  nel  Quartiere  di  San 
Tietro  ;  la  Città  per  i  meriti  diBinti  della  di  lui  famiglia  ,  e 

fuoi  proprj ,  sì  anche  per  render  fi  benemerita  appreffo  /*  Emo 
Cardinale  Agabito  Mofca  Zio  del  prefato  AJarchefe  Carlo , 
nfolle  aggregarlo  fra  i  fuoi  Nobili  alli  28  di  Maggio  dell* 
anno  1757. 

16.  Pàffeii  y  famiglia  oggi  Tefarefe  ^  ma  oriunda  ^  e  Ci^ 
wica  di  Gubbio.  L* Abate  Gio:  Battifia  Pajferi y  Uomo  di 
quella  'vafia ,  e  profonda  erudizione  ben  nota  all'  Italia  tut^ 
tay  e  fuori  ancora  per  V  egregie  di  lui  opere  date  alla  luce , 
fra  le  quali  ^arie  n)e  ne  fono ,  che  illufirano  Gubbio  y  Patria 
de*  fuoi  Tredeceffori  y  bramofo  anch'  egli  di  effere  a  parte  di  un 
tal  onore ,  di  ejfere  afcritto  cioè  fra^  Nobili  Eugubini ,  queHi 
in  benemerenza  dell'  erudite  di  lui  fatiche ,  e  attefe  le  rag* 
guardcvoli  cariche  y  in  cui  per  più  anni  lodevolmente  erafi 
impiegato  y  benignamente  gli  accordarono  perfonale  fino  dalli  6 
del  me  fé  di  Giugno  1750* 

17.  de'  Paoli ,  la  famiglia  Paoli  è  molto  antica  in  Gub-' 
Ho  y  ha  goduto ,  e  gode  il  grado  Ci'vico  y  anche  a  noflri  gior* 
ni  ha  tenuto  aperto  negozio  di  mercanzia  di  lana  y  de'  quai 
negozj  ve  ne  fono  flati  fino  a  fettunta  nello  fttffo  tempo  y  e 
mediante  quefli  lanificj  la  Città  era  popolata  il  doppio  y  e  di 
'Vantaggio ,  che  non  è  ora  y  e  i  Mercanti  che  tenevano  aperte 
quefle  fabbriche  avevano  groffiffimi  capitali  di  centinaia  di 
migliuja  di  feudi .  I  medefimiy  fé  erano  piii  fratelli  y  altri  fta^ 
vano  in  Gubbio  y  e  uno  tn  Corfica ,  perchè  colà  avevano  una 
gran  rimeffa  de*  panni  y  e  delle  faje  di  lana ,  ehe  facevano  la* 
vorare .  Non  vt  è  cofa  pik  probabile  di  queHa ,  che  anche 
qualcuno  di  cafa  Paoli  y  come  principale  del  negozio  fi  portaffe 
colà  per  ifmaltìre  le  fu9  manifatture ,  poi  ivi  fi  ftabiliffe ,  ra- 

me 


ffic  an>e^ano  fatto  altri  ^  e  quejlo  è  il  ffiùtt^o  fer  cui  altre 


generojo  Guerriero^  il  Generale  de'  Corji  ^  Taf  quale  de*  Paoli  ^ 
Ma  fé  una  tal  attinenza  non  era   nota  a"  Paoli  di  Gubbio , 


era  ben  nota  a  quei  di  C orfica^  tanto  che  io  o  t^  anni  fa  in 
circa  ,  dofo  di  a'vere  pii^  'volte  Pafquale  fcritto  in  Gubbio  a  i 
Paoli  y  riconofcendoli  venire  da  un  fangue  mede  fimo ,  pafsò  firn 
oltre  ancora ,  richiedendo  loro  un  figlio ,  non  adendo  egli  fuc^ 
cefftone  ;  ma  la  fortuna  ^olle  ,  che  di  due  fratelli  Paoli  di  óub^ 
Ho  y  uno  che  chiama^afi  Lorenzo  non  awe'va  che  una  femmi* 
na  y  e  V  altro  ,  cV  era  Prancefco ,  non  a^e^a  che  un  folo  maf* 
chio  y  e  queflo  quafi  fanciullo  ;  quindi  a^vvenne ,  che  non  fo* 
tetterò  confolarlo .  Queflo  General  Paoli  an^ema  un  fratello 
germano  Prete  delV  Oratorio  in  Sfoleti ,  ed  effo  pure  ajferi'va 
a'vere  la  difcendenza  da  Gubbio .  Un*  altro  forte  motin)0^  è  queU 
lo  di  ejfere  fimile  lo  flemma  del  Generale  de'  Corfiy  e  de^  Paoli 
di  Gubbio  y  cV  è  la  tefla  di  un  Moro  fino  al  collo  con  benda 
bianca  in  fronte ,  in  campo  bianco  ;  onde  con  tai  fondamenti 
chi  pud  dubitare ,  che  la  di  lui  difcendenza  non  provenga  da 
Gubbio  ?  Per  la  qual  cofa  con  tutta  ragione  m\  è  paruto  con^ 
n)ene'vole  annoverare  la  Cafa  Paoli  della  Cwfica  fra  le  Mobili 
oriunde  di  Gubbio  per  ritroiìarfi  quefla  un  figlio  ,  //'  qjj^^l^  f^^ 
le  genero  fé ,  ed  eroiche  di  luì  azioni  fi  è  refo  chiarijjsmo  ^  ed 
immortale  per  tutta  P  Europa . 

18.  Ranieri  Conti y  famiglia  nobile y  e  antica  di  Perugia. 
¥ra  gli  altri  feudi  y  di  cui  quefla  nobil  Cafa  fu  anticamente 
Signora  y  uno  è  Cì'vitella  Ranieri  di  waffa  eflenfione  y  che  tute' 
ora  gode  con  titolo  di  Contea  y  la  quale  rimane  nel  diflretto 
di  Gubbio  :  forfè  per  queflo  motivo  ,  0  per  le  flrette  attinen^ 
ze  y  che  a've^va  colle  famiglie  primarie  di  quefla  Città ,  //  CoH^ 
te  Tancredi  Ranieri  richiefe  la  Nobiltà  ai  Gubbio  y  e  gli  fn 
immantinente  accordata  fotto  il  primo  di  Gennajo  1530  com^ 
è  regiflrato  ne*  Libri  delle  Riforme  pag.  1 4  tergo . 

19.  Spada  Conti  y  e  Marche  fi  y  famiglia  nobile  propagata 
in  n)arie  principali  Città  d' Italia ,  tn  Roma  ,  in  Bologna  y  in 
Spoleti^  tn  Faenza^  in  Terni  y  e  in  Lucca ^  ma  la  loro  origine 

iLlk  %  tutte 


444  Appbndicb. 

tutte  quefte  famiglie  la  riconofcono  da  Gubbio  :  oltre  i  noftri 
Serittori  ^  me  ne  ajftcura  Monfig.  Guarnacci  (20)  appoggiato 
neW  autorità  del  Vadingo  (21).  /  fiemmi  dì  quefte  Cafe  cer^ 
tamente  'variano ,  conciojpachè  quelli ,  che  tron)anJi  in  Gubbio 
hanno  una  ffada  con  due  ftelle  ^  quello  di  Lucca  contiene  due 
ffade  incrociate ,  e  quel  di  Roma  tre  con  tre  gigli ,  tutti  feri 
contengono  nel  campo  azzurro ,  e  nelle  fpade ,  ficchè  la  'va* 
rietà  di  effl  è  accidentale ,  e  quei  Signori  medejimi  nel  dinji* 
derji  l'  avranno  procurata  per  diBinguere  una  famiglia  dall* 
altra .  Da  q^effa  nobil  Cafa  fono  ufciti  alla  luce  ^arj  Uomi-' 
ni  infigni ,  ma  in  ifpecie  nelle  Dignità  Eccleftaftiche ,  come  fu 
Bernardino  Spada  Cardinale  ^  creatura  di  Urbano  VlII.y  Fa-' 
hrizio  Cardinale  VefcoDO  di  Taleftrina ,  e  Legato  di  Urbino , 
creatura  di  Clemente  X.y  e  Orazio  Filippo  Cardinale  y  e  poi 
Vefcovo  di  Lucca ,  creatura  di  Clemente  XL 

2o,  Ubaldini  Conti ^  quefta  nobili ffima  famiglia  ^  Signora 
di  più  feudi  y  e  in  particolare  de*  C  afte  Ili  della  Carda ,  di  Pe^ 
eorari  ^  di  Apecchie  (ffc.  con  i  loro  rifpetti^i  Territorj ,  è  ftata 
fempre  eonfiderata  per  famiglia  di  Gubbio ,  benché  abbia  fpa* 
triato  y  ed  effa  ft .  è  gloriata  di  a^er  per  Patria  la  Città  di 
Gubbio.  Vedafi  quanto  della  medejtma  ne  dice  Vincenzo  Ar^ 
manni  nelle  fue  lettere  ,  ed  io  nel  corpo  della  prefente  Opera , 
$d  in  ifpeeie  a  car^  53.  141.  i^g.  260.  287.  tom.  L 

Altre  molte  di  quefte  famiglie  w  fono ,  quali  tutte  tra^ 
iafcio  per  brevità ,  haftando  le  mento'vate  per  far  conofcere  in 
eoe  ftima  fia  la  Nobiltà  di  Gubbio ,  e  pafferò  a  fare  un*  Elen^ 
€0  di  quelle ,  che  ora  nella  Città  fiorlfcono ,  riportando  ancV 
effe  per  ordine  alfabetico ,  e  con  defcrizione  rtftrettiffima  per 
togliere  n)ia  ogni  fofpetto  di  parzialità ,  0  pafftone  più  per 
mnay  che  per   le   altre. 

1.  Andreoli  Con  ventini ,  così  detta  per  effer  re  ftata 
0rede  della  nobil  famiglia  Cowventini  coli'  obbligo  di  dover  il 
primogenito  ehiamarft  di  tal  cognome . 

2.  Andreoli  Titi  ^  nel  Quartiero  di  S.  Giuliano  • 

3.  Andreoli  Titi,  nel  Quartiero  di  S.  Andrea. 

4.  Andreoli ,  nel  Quartiero  di  S.  Martino  . 

Tutti 


•» 


(to)  Vitx,  &  Res  gefbe  Pontific.  Card.  &c;  In  vita  Card.  Fabriùi  Spadae^ 
(ài)  In  AnnaL  Fratr.  Min»  Toou  !•  pag»  S9*  8x.  &  143* 


Appbnoics.  447 

Tutte  quefte  quattro  famiglie  tengono  da  uno  ftejfo  fttfìte  , 
e  fono  molto  antiche  ^  e  nobili  ;  anche  la  quinta  w  era  con 
titolo  di  Conte  y  ejlinta  in  queffo  fecolo^  di  cui  ne  fono  ri^ 
ma/li  eredi  i  Signori  Piccar  di ,  e  tutti  alzano  la  Jlefs^  arme . 
Hanno  a^uto  Uomini  illuflri  in  buon  numero  tanto  nel  mili* 
tare ,  che  nelle  lettere ,  fra'  quali  fono  il  Conte  Gio:  F rane  e f co 
Andreoli  Go'vernatore  di  Piacenza  y  e  P  re  fidente  del  Configlio 
del  Duca  di  Parma ,  Conte  di  Ri'vejfo  y  a  cui  fcri^ve  fin  lette^ 
re  Vincenzo  Armanni ,  Mattia  Andreoli  Captano  ^  e  Sergente 
Maggiore  delle  Milizie  Pontificie  nel  1661  ^  e  Antonio  An^ 
dreoli  Cavaliere  di  Giuffizia ,  e  Commendatore  dell'  Ordine  di 
S.  Stefano ,  tolto  dal  Mondo  tre  anni  fono  . 

5.  Andreoli  al  Corfo,  famiglia  nobile  'venuta  da  Pawia 
in  Gubbio  P  anno  1498.  Vedafi  quanto  di  effa  lode*volmente 
ne  farla  /*  Ab.  Gio:  Battifia  Pajferi  neW  Ifioria  delle  Pitture 
in  Majolica.  Caf.  X. 

6.  Antonucci,  famiglia  illuflrcy  e  antica  y  è  fiata  per 
lungo  tempo  nel  numero  de'  Cittadini  f  rimar jy  inalzata  fojcia 
negli  anni  addietro  al  grado  di  Nobile  •  Ubaldo  Antonio  di 
quefla  Cafa  è  Capitano  delle  Milizie  a  piedi  di  N.  S. 

7.  Armanni  9  famiglia  nobile  j  e  antica  ^  che  ha  prodotto 
Uomini  illufiri  in  lettere ,  e  apparentata  colle  primarie  Cafe  di 
Gubbio  .  Giacomo  Armanni  Religiofo  dell'  Ordine^  de'  Predicato* 
ri y  che  fiorin>a  nel  igii»  fcrtjfe  \  De  Nobilitate  Hominis; 
il  Codice  di  queff  Opera  rimane  MS.  nella  Libreria  de'  Duchi 
d'Urbino.  Altro  Giacomo  Armanni ^  che  fiori^va  nel  1402^ 
fcriffe  :  Opes  de  Aftris  y  e  fu  eccellente  Matematico .  Di  Un* 

eenzo  Armanni  non  faccio  parola ,  perchè  parlano  per  ejfa  Ir 
tante  Opere  da  lui  date  alla  lucey  e  la  Città  tutta  gli  tefià 
molto  tenuta  per  il  fuo  eopiofijfimo  Archivio  labiato  per  eo^ 
modo  pubblico. 

8.  Btccoìì y  famiglia  antica^  e  nobile^  eftinta  ne*  Mafcbj 

in  quefio  f ecolo  y  fufftfle  perà  nelle  Femmine.  ISLeW  oeeafioncp  >•  1-    ^*  %«u 

ehe  Girolama  figlia  di  Guid'  Antonio  Beccoli  marita  Anna  fué  ^■^*'  ^     * 

Nipote  ex  Sorore  y  a  cui  lafciS  tutta  la  fua  eredita  ^  con  U  Cf^o  Z//^*^*^ 

Marche  fé  Girolamo  Antinori  di  Perula  >  ne*  capitoli  matrimo^  M  ^JÌ^^JIÌ 

niali  uno  fu  quello  y  che  un  fecondo  genito  da  uafcere  y  don^Jpe  ^^|| 
chiamarfi  di  Cafa  Beccoli  ^  r  cosi  mantenert  i»  piedi  lafà^ 


44^  Appendice  • 

m  iglia  y  e  fer  tal  tnoPt^o  Ji  è  fojia  in  quejlo  Elenco  la  detta 
Caja  Beccoli. 

g.  Benamati ,  Uomini  di  ^vaglia  nella  Giurtffrudenza  fono 
ufcìti  da  quefla  famiglia ,  come  un  Confal^o  ^  e  un  Fabrizio  , 
Bati  Uditori  in  'varie  Rote ,  /'  ultimo  de^  quali  fi  congiunfe  in 
matrimonio  con  Vittoria  Ondedei  famiglia  cofpcua  di  Pefaro  ^ 
da  cui  nacque  Roberto  divenuto  Sfofo  della  nobil  Donzella 
Cornelia  Ondedei  Benti'vogli  di  queBa  Città . 

10,  Beni,  nel  Quartiero  di  S.  Martino. 

11,  Beni,  nel  Quartiero  di  S.  Giuliano. 

Quejle  due  quanto  nobili ,  altrettanto  antiche  famiglie ,  men^ 
gono  da  uno  ftejfo  ftìfite ,  e  fono  fochi  anni ,  che  fi  fono  di^ 
nìife  ;  fono  Conti  del  Feudo  di  Caffiglione  Altebrando ,  e  il 
Primogenito  ha  il  governo  del  mede  fimo  Feudo  •  Vedafi  quanto 
di  effa  ho  detto  nel  frimo  Tomo  di  quefl'  Ofera  a  car.  1 3  3 ,  e 
nel  Tom.  1  a  car.  252.  255^  Paolo  Beni  fu  Segretario  di  Guid^ 
Ubaldo  IL  Duca  d*  Urbino .  Neil'  anno  i6go  ebbe  in  Padova 
la  condotta  della  prima  Cattedra  di  belle  lettere  con  fron)n)i^ 
fione  di  mille  ducati ,  e  lejfe  24  anni ,  e  lafciò  molte  Ofcre 
flambate ,  degn4  parti  di  un  tani  Uomo .  Giacomo  Beni  go^ 
wernò  con  fomma  ferfonal  cura  la  Chiefa  Vefcowle  di  Fano 
dalli  28  Settembre  1733  fino  al  1754,  //  Conte  Giufefpe  Be^ 
ni  troDafi  in  Ferrara  in  qualità  di  Uditore  di,  queW  Emo  Le^ 
gato ,  e  della  Rota  ;  è  molto  amato  fer  la  di  lui  connaturale 
integrità . 

12,  Benveduti ,  famiglia  ragguardevole ^  e  antica;  di 
effa  trovo  fra  gli  altri  Romano  di  Berto  Benveduti^  Podeftà 
di  Foligno  n€ II*  anno  1424;  è  ben  noto  agli  eruditi  ^  che  niu^ 
no  poteva  in  quefti  tempi  e  fer  citare  le  cariche  di  Podefiày  di 
Capitano  del  Popolo ,  e  fimtli  ^  fé  non  era  di  fcelta  nobiltà  ; 
trovo  in  oltre  Gabriele  di  Berto  Benveduti  Vejcovo  dì  Fojfom^ 
hrone  nei  1434;   e  trovo  finalmente  Gio:  Antonio  Benveduti 

i^^V   J      '   .f  Conte ftabile  di  Gubbio  per  la  fefla ,  e  fiera  di  S.  Ubaldo  V  an^ 

/  \    *    Jf^  «a  1638.    Ora  gode  quefia  famiglia  il  titolo  di  Mar  chef  e  di 

^•''^^•i4  a,»  *  Burano  per  privilegio  di  Papa  Benedetto  XIV. 

ili^^^^     à  ^3*  Bifcaccianti  della  Fonte.    -^,^     h  r   j  j   t>  ^  *^ 

15.  Bifcaccianti  Zeccadoro.     f     Manente. 


Appenoicb.  447 

Quefta  famiglia  fino  al  i58o,  o  in   quel  torno  ^  era  tutta 

unita  ;    ma  ficcome  ^eni^a   a  finire  la  nobil  Cafa  Zeccadoro 

ne*  mafchj  ,    rimanendo  folo  Francefco ,  Prelato  in  Roma  ,   e 

Lucrezia  di  lui  /ore Ila  ,    quefta  fi  firinfe  con  'vincolo  matri^ 

moniale  con  Scipione  Bifcaccianti  fratello  di  Luigi ,   il  quale 

mediante  quefto  matrimonio    ereditò   tutto  il  groffo  Affé  Zec^ 

cadoro  colV  obbligo  di  dicbiararfi  in  a'wenire  non  fià  Bifcac^ 

danti ,  ma  Zeccadoro ,  come  fece .  //  Marcbefe  Orazio  di  lui 

figlio  ebbe  due  Mogli ,  una  fu  la  '  Baldefcbi  ai  Perugia ,  dalla 

quale  ebbe  due  figli  mafcbj  y  e  l' altra  fu  la  doli  di  Venezia 

ancor  'vi'vente ,  da  cui  ebbe  altro  figlio  mafchio  ;  i  due  frimt 

figli  fi  Jepararono  dall'  altro  del  fecondo  letto  ,  e  così  di  una 

fol  Cafa  y  cb'  era ,  or  fono  tre  y  tutte  ^in)endo  fe^aratamente . 

Dalla  Cafa  Bifcaccianti  della  Fonte  ufcì  Monfignor  Aleffan^ 

dro  Prelato ,    degno  Referendario  delV  una ,   ^  /'  altra  Segna^ 

tura ,  cbe  foi  fafsò  al  Governo  di  Bene^*ento  y  e  a  fiti  coffi* 

cue  dignità  farebbe  af cefo  ,  fé  dalla  morte  non  foffe  flato  ra* 

fito  y  mentre  go'verna^a   j;er  la  S.  Sede  quello  Stato  .    Tibe^ 

rio  figlio  di  Luigi  fu  Ca^valiere    di  Giuflizia  dell*  Ordine    di 

S.  Stefano  ,  morto  fochi  anni  fono  ,  ed  ora  fi  fla  formando 

froceffo  fer  mettere  la  Beffa  Croce  in  fetto  at^l  Marcbefe  Lui^ 

gi  juniore  di  lui  Nipote .  Della  Cafa  Zeccadoro  molti  'valent* 

Uomini  parimente  fono  'venuti  al  Mondo  ,    cioè  Monfig.  Gio: 

Batti ff a  y  Vefco^vo  di  Fojfombrone  ,  fiorito^  nel  fecolo  fcorfa ,  e 

r  accennato  Monfig.  Francefcoy  Segretario  delle  lettere  latint 

ad  Privcipes  di  Papa  Clemente  XL ,  cbe  a  pofli  maggiori  fa^ 

rebbe  flato  certamente  inalzato  y  fé  non  gli  foffe  accaduto  il 

cafo  atroce  y  che  pud  Icggerfi  nel  Tom.  i  delle  Notizie  Iffori^ 

che  degli  Arcadi  morti  y  pubblicate  dal  Crefcimbeni . 

i6.  Bifcaccianti  Fonti,  quefla  famiglia  era  un  ramo 
della  di  fopra  riferita  ;  Guid*  Ubaldo  ultimo  fecolare  di  quc* 
Ba  Cafa ,  che  per  la  fua  fa^viezza  y  e  prudenza  era  flimato 
molto  y  fu  eletto  Priore  di  queflo  Spedai  grande ,  e  fopraffe^ 
den)a  agli  affari  pubblici ,  (posò  una  Buoncompagni  ai  Roma , 
da  cui  non  ebbe  che  una  femmina ,  ed  il  Paure  y  e  la  figlia 
effe n do  paffuti  ali*  altra  wita  y  queffa  Cafa  wa  a  finire ,  r/-  • 
munendo  ora  un'  unico  fuo  fratello  Canontco  di  quefla  Cattc^ 
drale  y  e  la  Vedova  Bomcompagni^ 

»7- 


44^  A?PBHDICIt 

17.  Chiocci.  Due  erano  le  famiglie ^  tV erané  in  Guh^ 
bio  fotta  queSlo  C afato  nel  fecola  fcorfo  ^  una  col  titolo  di 
Conte  y  che  fi  ejlinfe  y  e  l'  altra  nò  ;  ambiane  fer  altro  anti^ 
ebe  y  e  nobili  fro'venienti  dal  medefimo  flifite  y  come  rile^afi 
da  una  fentenza  del  Luogotenente  di  quel  temfo  emanata 
tontradicente  f  arte  fino  dal  1578  nella  caufa  y  che  tanto  fi 
eontro'verte'va .  Dalla  medefima ,  cbe  ora  fujfifie  y  n^  è  ^venuto 
Domenico  Cbiocci ,  cbe  ha  fiorito  in  Giuriffrudenza  y  il  quale 
fi  Jlrinfe  in  matrimonio  con  la  Conteffa  Elifabetta  Ti  ti  Fiumi 
di  Città  di  Cajlello  di  fcelta  nobiltà  y  da  cui  tennero  fra  gli 
altri  figli  Giufeffe ,  il  quale  ^veSlito  P  abito  reltgiofo  della 
riffettabile  Congregazione  Oli'vetana ,  af profittato  fi  malto  ne* 
ftudj  y  e  in  iffecie  nelle  Matematiche  y  ha  meritato  di  effere 
Abate  di  Governo  di  queffo  Moni ff ero  y  e  infieme  Vifitatore  ^ 

i8.  Fabiani  Cavaliere. 

ip.  Fabiani  in  Piazza  di  S*  Antonio  • 

20.  Fabiani  a  S.  Maria  de'  Serw . 

21.  Fabiani  'vicino  a  Piazza  grande  0 

22.  Fabiani  Conte. 

Famiglie  nobili ,  che  nel  principia  del  fecolo  fcorfo  forma^ 
'vano  una  famiglia  fola  y  ma  ^erfo  il  1625  fé  far  aronfi  fra  di 
lora  y  e  fi  di^vifero  un  Captale  di  fofra  trecento  mila  feudi  y 
facendo  ognuna  di  effe  nobili  parentadi ,  due  con  due  Sorelle 
Cuffìs  y  famiglia  molto  caffìcua  di  Fano  ;  una  colla  Cafa  Pai* 
ma  di  Urbino ,  e  colla  Gonfaloniere  di  Èecanati ,  altra  colla 
Laurenti  di  Todi ,  e  altra  finalmente  colla  Fichi  della  Città 
del  Borgo  S.  Sepolcro ,  e  colla  Romani  di  Sfoleti  •  Una  di 
quefte  Cafe  ha  la  Croce  dell"  Ordine  di  S.  Stefano  in  Cafa 
eolla  fua  Commenda ,  e  una  ha  il  titolo  di  Conte . 

23.  Falcucci  Conti  di  Pietra  Gialla  y  famiglia  molto  no* 
bile  y  e  antica  y  che  ha  prodotti  Uomini  di  flima ,  come  un  Vin* 
cenzo  di  Ubaldo  Antonto  Falcucci  Podeftà  di  Pa'viay  Vicario 
Generale  della  Repubblica  di  Genova  y  e  Senator  di  Milano 
al  temfo  di  Pafa  Pio  IV. ,  un'  Ubaldo  Ambafciatore  del  Du* 
ea  Francefco  Maria  della  Ro'vere  a  Venezia  y  e  un  Monfignor 
Francefco  Maria  Vefconfo  di  CaHi  nìiffuto  nel  fecola  fcorfo . 

24.  Franciarini  y   Uomini  di  fammo  credito  nella^Giurif 
prudenza  ha  germogliato  queffa  Cafa ,  come  un  Marcello  Se- 
niore y 


Appendice.  449 

nìore ,  ftato  anche  Toeta ,  di  cui  il  Crefcintheni  diede  alle  ftarn^ 
p  il  rijiretto  della  Vita  nella  Storia  della  Volgar  Toejia;  e 
Marcello  Giuniore ,  che  oltre  l'  ejfere  flato  Giureconfulto ,  ed 
a'ver  efercitate  'varie  cariche  onorevoli  nella  Legazione  di  UrhtnQ 
fu  anche  Antiquario  di  credito  affrejfo  gli  Eruditi  ;  quep  diede 
alla  luce  nel  Tomo  VII.  degli  Ofufcoli  del  P.  Calogerà  una 
lunga  dijfertazioney  che  torta  il  titolo  :  V  antica  Città  d' Igu- 
vio ,  oggi  Gubbio  nelr  Umbria  nominata  da  Strabone ,  e 
Tolomeo  nelle  loro  Geografie  •  Operetta  molto  lodata  da* 
primi  Scrittori  in  quefte  materie . 

25.  Gabrielli,  Conti  di  Baccarefca y  e  Coraduccio  ^  fa- 
miglia antichijftma ,  e  fer  nobiltà  non  inferiore  a  qualunque 
altra  nobile  d' Italia  .  Uomini  in  ogni  genere  illuflri  ha  dato 
al  Mondo  in  Santità ,  in  dignità  Eccleflaftiche ,  in  Arme ,  e  in 
Lettere  .  Vedafi  di  queSla  Cafa  quanto  ffarfamente  ne  ho  det- 
to in  tutta  V  Opra  pefente  ;  quefta  vero  è  eftinta  ne"  mafchj 
in  Gubbio ,  e  rimane  al  fecolo  una  femmina  maritata  nella 
nobil  Cafa  Vicentini  di  Rieti.  In  Avignone  ve  n'  è  un  ramo 
partito  da  Gubbio  ,  e  portatofi  colà  verfo  il  principio  del  fe- 
colo fcorfo .  Chi  defidera  aver  maggior  conte%%a  di  effa  fami- 
glia veda  Francefco  Sanfovino  neW  Opera  dell"  Origine  ,  e  de* 
Tatti  illuflri  delle  Cafe  d' Italia  dalla  pag.  369  fino  a  378, 
è  in  tutto  è  verace ,  fuorché  in  quanto  dice  della  fua  origi^ 
ne  )  in  cui  vi  è  mifchiato  del  favolofo  • 

26.  Galeotti,  Marchefe  di  S.  Cipriano. 

27.  Galeotti  in  Corte. 

28.  Galeotti  al  Corfo  . 

29.  Galeotti  al  Vefcovado . 

La  famiglia  Galeotti  trae  P  origine  da  Orvieto ,  e  verfo  il 
principio  del  decimofeflo  fecolo  fé  ne  venne  in  Gubbio  con  pm^ 
gui  averi.  Il  noflro  Duca  d'Urbino  Francefco  Maria  IL  fece 
capitale  di  queBa  famiglia ,  e  coflituì  fuo  Zecchiere  Filippo , 
come  abbiamo  veduto  neW  Opera ,  nel  di  cui  onorevole  impie- 
go continuò  egli  fino  alla  morte  del  detto  Duca .  faolo  Emi- 
lio di  lui  figlio  fu  declinato  Zecchiere  fontificio  da  Papa  In- 
nocenzo X*  j  e  i  di  lui  Succejfori  hanno  continuato  a  batter 
moneta  fino  a  noBri  giorni .  Il  detto  faolo  Emilio  ebbe  due 
figlia  Michel' Angelo  ^  e  Antonio  ;  quefli  divifero- fra  di  loro  y 
F.IL  Lll  e  fé- 


450  Appendich^ 

^  fecero  due  Cafe  •  Da  Michel  Angelo  ,  che  tìmafe  Zecchiere , 
ite  'venne  Gio:  Brancefco  dichiarato  Marchefe  di  S.  Cipriano 
ex  fri'vilegio  da  Benedetto  XIV.  ^  dal  Marchefe  Gio:  Fran^ 
cefco  n*  è  tenuto  Galeotto  fatto  Cameriere  d'  onore  di  Sfada^ 
e  Gaffa  di  Clemente  XIV.  felicemente  regnante .  Da  Antonio 
fte  tennero  Filippo ,  che  prefe  in  Enfiteufi  quefta  Corte  Duca^ 
le  ,  la  qual  Cafa  fi  è  e  flint  a  ne*  mafchj ,  Giufeppe ,  di  cui  ri-' 
mane  una  fola  femmina ,  e  Nicola  flato  al  fer^izio^  nelle  trup^ 
fé  di  S.  M.  Criflianifftma  ^  e  in  tal  forma  di  una  fola  Cafa 
fé  ne  fono  diramate  quattro^ ,  e  tutte  aizzano  lo  fleffo  flemma . 

30.  Giordani  ael  Quartiere  di  S.  Martino  • 

31.  Giordani  del  Quartiere  di  S.  Giuliano. 

'  Famiglia  oriunda  di  Roma  ^  Benedetto  Giordani  PatrizÌ9 
Romano ,  e  celebre  Giureconfulto ,  dopo  a^er  occupate  n)arte 
Rote  fé  ne  'venne  in  Gubbio  per  a^er  a^vuta  la  metà  dell* 
eredità  della  Cafa  Steuchi ,  d*  onde  n  è  ufcito  r  egregio  Ago^ 
flino  Steuchi  Vefcon)o  di  Chifamo ,  e  Bibliotecario  Apoflolico , 
detto  comunemente  r  Eugubino ,  chiarifftmo  Scrittore .  Da  Be* 
nedetto  ne  ^venne  Annibale ,  che  fi  flrinfe  in  matrimonio  con 
Terefa  figlia  del  Barone  d' Ifengard  di  Magonz>a  fermato  in 
Genorva  •  Da  Annibale  nacque  Benedetto ,  che  fi  unì  con  Eli^ 
fabetta  Patrizj  nobile  di  Perugia.  U altra  Famiglia  Giorda* 
ni  fi  'vuole  che  fia  un  ramo  della  fopr addetta  ,  altri  però  ^vo^ 
gliono  y  che  difcenda  da  Pefaro .  Francefco  Giordani  Jporà  Ca* 
ferina  figlia  del  Capitano  Filippo  Niflerni  di  Todi ,  famiglia 
di  ftima .  Il  predetto  Francefco  fu  aggregato  a  quefia  nobiltà 
alli  22  di  Novembre  de IV  anno  1741.  Lo  flemma  di  quefte 
due  famiglie  è  confimi  le  in  tutte  le  fue  parti  .- 

32.  Manentoli ,  famiglia  in  cui  hanno  fiorito  Uomini  nella 
Giurifprudenza  ,  e  nelle  belle  lettere  ,  ora  fiorifce  Giovanni  y 
€  llarione ,  il  primo  Capitano  delle  Corazze  Pontificie ,  in  Guh* 
Ho  ^i've  ftretto  congiunto  colla  Conteff  a  Colomba  Falcucci  ^ 
famiglia  di  cui  fopr  a  fi  è  fatta  menzione  ;  e  V  altro  è  ali* 
attuale  fer'vizio  di  Soldato  della  guardia  del  corpo  di  Sai 
Maejlà  del  Re  delle  due  Sicilie . 

33.  Marini  y  famiglia  in  cui  in  quefto  fé  colo  ha  fiorito 
V  Abate  Giufeppe  Marini  y  il  quale  dopo  di  an>ere  fernjito  ^a^ 
rj  Emi  Cardinali  Vefco'vi  in  qualità  di  Vicario  Generale  con 

fom^ 


Appendici.  451 

fomma  lode ,  fafsò  in  Malta  col  carattere  di  Uditore  di  Moh^ 
Jtgnor  Tao  lo  PaJ/ìonei  Inquijttore  in  queW  Ifola .  Ora  fior  if ce 
Michel  Angelo^  che  ffosò  una  Panfilj  ^  e  Muzio  Cavaliere 
della  Sagra  Religione  di  Malta. 

34.  Marioni  del  Quartiere  di  S.  Martino . 

35.  Marioni  del  Quartiere  di  S.  Andrea. 

Dopo  la  Cafa  GahrieUi   non  w  è  in  Gubbio  la  pk  antica 
famiglia  nobile  della  Marioni .  Della  frima  Cafa  qui  notata^ 
e  dell*  altra  ejlinta  di  Flaminio ,    di  -cui  fi  è  fatta  menzione 
nella  famiglia  Berardiy  fono  ufciti  Uomini  in  dignità  cofpicue^ 
e  di  gran  walore  ^  come  un  Odoberto  Arci<vefco'vo  di  Milano 
nel  81 5  ;  un  Gherardo  Cardinale  Legato  di  Romagna  nel  1 147  , 
ambidue  ricordati  dal  Sanfo^ino^  e  dall'  Armanni  ;  un  T tetro 
Vefco'vo  di  Felefo  mi  1661;  un  Capitano  Giulio  Marioni  Aju* 
tante  Generale  del  Sermo  Duca   dt  Tarma  ;    un    Camillo    di 
Flaminio  Marioni  Coloffnello  nel  1^50,  e  altri   moltif/imi  de* 
tempi  piti  antichi ,   /    nomi   de*  quali ,    e  le  rifpetti^ve  cariche 
efercitate  poffono   ^ederfi  nell*  Opere    dei   due  fopraccennati 
Scrittori .  V  altra  Cafa  qui  notata  del  Quartiere  di  S.  An^ 
drea  fi  'vuole  che  difcenda  dal  mede  fimo  ftipite ,    e  per   taU 
'viene  riconofciuta  ,  alzando  lo  fteffo  flemma  degV  altri .  Dcv^ 
qui  a'wertire  il  Lettore ,  che  /'  origine  di  quefla  famiglia  ri'*' 
portata  dal  Sanfo^vino  è  al  pari  dell*  altra  Gabrielli  mifchia* 
ta  col  fa'volofo ,  ^verace  però  nel  rimanente . 

35.  Maflarelli , /^i»/g//4  antica^   e  fino   dal  1341  inco* 
mincianfi  a  tro'vare  in  quefl' Archivio  fegreto  le  memorie  degìH 
impieghi  onorevoli  e f erettati  da*  Mafjarelli .  Dopo  il  1400  ha 
qnafi  fempre   contratti  nobili  matrimonj   con    'varie  famiglie 
ragguardcwoli  di  quefla  Città ^   con  i  Conti  Gabrielli^   con   i 
Marioni ,  con  i  Mengacci ,    con    i  Menghi   iffc ,    e    Vincenza 
Majfarelli  nel  fine  del  fé  colo  decimofefto  fu  maritata  con  Bo^ 
n avventura  Fauni ^  Cafa  flimata  molto  per  wver  prodotti  Uo^ 
mini  infigniy  cioè  Bona'ventura  Seniore  ^  prima  Generale  dell* 
Ordine  de*  Minori  ^  poi  Vefco'vo  di  Aqui  nel  i^/^g.  Pietro  fuo 
Nipote  fimilmentc  Vefco'vo  di  Aqui ,  poi   traslato  alla  Chefa 
di  Vigevano ,  il  quale  fu  ancora  Cotifigltere  fegreto  di  Filip^ 
pò  IL  Re  di  Spagna ,  Senator  di  Milatzo ,  Conte ,  e  Principe, 
dell'  Imperio  y  Ambaf datore  per  l*  Imperatore  Mafftmiliano . 

LU  2  37* 


4S2  Appendice  • 

37.  Mengazzi ,  famiglia  'venuta  nobile  da  Urbino  fitro 
ialV  anno  1460  ,  da  cui  fono  fortiti  Guido  Capitano  Generale 
del  Conte  Guid' Antonio  di  Monte  feltro ,  come  cofla  per  Iftru^ 
mento  tra  Trotocolli  della  Qu^adra  di  S.  Croce  fegnato  col  mìl'- 
le  fimo  141 5.  J?  Zaccaria  Mengac  ci  fu  Maggiordomo  di  Iran^ 
cefco  Maria  I.  Duca  d'  Urbino  ,  lo  che  apparifce  da  ^arj  ÌJlru* 
menti  ejtflenti  in  T efaro  .  Ora  'vi've  Oraz^io  Mengacci  flretto 
in  matrimonio  con  Sufanna  le  Maitre ,  famiglia  nota  nella 
Storia  di  Francia^  Dama  molto  amante  delle  Lettere y  e  di 
profondo  fapere . 

^8.  Montegranelli ,  famiglia  tenuta  dalla  Tofcana;  le 
prime  memorie ,  che  io  trow  pro'venire  effa  da  Gubbio  fono  nella 
Storia  di  Cagli  del  Gucci  deW  anno  1474,  in  cui  Ji  legge  : 
Reggeva  la  TodeBarìa  di  Cagli  il  Nobile  M.  Giuliano  de* 
Conti  di  Montegranello  da  Gubbio  ,  e  ne*  rogiti  di  Gafparo 
Gafpari  Notajo  di  Gubbio  apparifce  un*  IJlromento  ^  come  il 
Nobile  Cavaliere ,  e  clarifftmo  Dottor  di  Legge  Sig.  Giuliano 
de*  Conti  di  Montegranello  Cittadino  di  Gubbio ,  fa  una  per^ 
muta  con  Tommafo  di  Pietro  fotto  il  dì  io  Giugno  1492» 
Nelle  Lettere  di  Vincenzo  Armanni  tro^o  Sebafliano  Ca^a* 
liere ,  e  Conte  figliuolo  Ji  Giuliano  Cavaliere  de'  Conti  di  Ro* 
mena  y  e  di  Montegranello  1497,  e  in  un  MS.  di  Paris  Mon^ 
tanari  ejijiente  nelV Archivio  Armanni  leggo ,  che  Orazio  Mon^ 
te  granelli  da  Gubbio  Vefcon)o  di  Poffombrone  morì  alli  8  Apri^ 
le  1579.  Q^efli  l*  anno  1577  fu  confegrato  in  Gubbio  y  alla 
qual  confegraziove  inter'vennero  Paolo  Mario  Vefco^o  di  Ca* 
gliy  quello  di  Città  di  Cajlelloy  e  Mariano  Sacelli  Vefco'vo 
di  Gubbio .  Da  quejie  fuccinte  notizie  delle  molte ,  che  potrei 
riferire ,  rile^aji  effer  quefla  Cafa  antica ,  e  nobile  da  più 
fecoli . 

39.  Nuti  al  Vef colato . 

40.  Nuti  al  Corfo. 

Quefle  due  nobili  Cafe  per  tutto  il  fecolo  de  cimo  quinto  y  e 
forfè  anche  nel  principio  del  decimofeBo ,  erano  unite  injteme , 
€  non  wi  è  dubbio  che  fieno  di  una  jleffa  Jlirpe .  Dalla  mede* 
fima ,  eh*  è  meramente  antica ,  fono  provenuti  Uomini  onora* 
ti  i  e  di  non  ofcuro  nome  nelle  Armi .  Nuto  di  Bonhora  Nuti 
^ignare  dell*  Ifola ,  fu  uno  de'  20  Nobili  di  Gubbio  ,  che  paf 

faro* 


fanno  l*  anno  tipo  a  militare  contro  gV  Infedeli  in  qualità 
di  Captano  nell*  Efercito  del  Re  di  Francia .  Nel  1 5  7 1  nji^ 
n)e^a  Afcanio  di  Bernardino  di  Pier  Andrea  Muti  neW  ono^ 
rcvol  imfiego  di  Colonnello  ;  e  di  quejli  due  riferiti  me  ne  affi'» 
cura  Vincenzo  Armanni  nelle  fue  lettere  .  Sebafliano  Nuti  la 
tro'vo  Capitano ,  che  comandala  con  altri  1 3  Capitani  di  di* 
werfe  Città  dell*  Umbria  fotto  il  comando  d*  Alfonfo  d*  An)a* 
los  \  fratello  del  Mar  che  fé  del  Guajlo  nella  Sa^voja  ,  per  at^ 
telato  di  Cefare  Campana  nelle  Storie  del  Mondo .  Tirro 
Nuti  fu  Rejtdente  in  Roma  per  Francefco  Maria  IL  Duca 
d*  Urbino ,  come  altrove  ho  notato .  Filippo  di  Vincenzo  Nuti 
pochi  anni  fono  ,  paffato  all'  altra  njita ,  era  condecorato  della 
Croce  dell*  Ordine  de*  Santi  Maurizio ,  e  Lazzaro  . 

41.  Ondedei  Bentivogli  Barzi ,  Conti  di  Coccorano^^ 

42.  Ondedei  a  S.  Croce. 

Le  prime  notizie ,  che  Jt  abbiano  di  quefta  Cafa  non  fono 
prima  del  13  84,  In  queji'  anno  y  in  cui  il  Conte  Antonio  di 
Monte  feltro  prefe  poffeffo  della  Città  di  Gubbio'^  con  fua  let^ 
tera  ordina  a  cinque  famiglie  principali ,  che  fi  prefentino  a 
lui  per  poter  efercitare  il  Confolato ,  tra  quali  uno^  è  Gio^van^ 
ni  Ondedei .  Due  fratelli  figlt  di  Gio:  Battiffa  Ondedei ,  cioè 
Onde  dio  ,  e  Bongto  fi  din)ifero  fra  di  loro  alti  17//'  Agofta 
del  1560  ,  e  mediante  quefta  di'vifionc  fé  ne  fecero  due  di  una 
fola  Cafa  ,  eh*  era  .  Net  1650  Ondedeo  ,  proveniente  da  On^ 
dedio  ,  Ondedei  fposò  Girolama  Benti'vogli ,  ereditò  il  pingue 
Affé  di  quella  Cafa  Bentivogli  coli*  obbligo  di  prendere  il  co^ 
gnome  della  fua  Spofa  .  Giufeppe  Ondedei  Bentivogli  fi  unì  in 
matrimonio  colla  Conte ffa  Violante  della  Branca  Barzi ,  la 
quale  unitamente  colla  di  lei  Sorella  Conteffa  Francefca  ,  che 
l*  abbiamo  veduta  maritata  in  Cafa  Mofca ,  reftarono  Eredi 
di  tutta  r  eredità  Branca ,  e  per  confeguenza  anche  del  feudo 
di  Coccorano .  I  Conti  Branchi  erano  reflati  eredi  delV  unti* 
ca  ^  e  nobil  Cafa  Barzi  coir  obbligo  anch*  effi  di  chiamarfi  Bar^ 
zi  y  ónde  per  quefli  motivi  ora  la  Cafa  Ondedei  della  Piaz^ 
%a  di  S.  Lorenzo  chiamafi  Bentivogli  Barzi  Conti  di  Cocco* 
rano  •  Dall*  altro  figlio  di  Gio:  Batti  ffa ,  cioè  da  Bongio  ne 
derivò  l*  altra  Cafa  Ondedei  vicino  a  S.  Croce ,  d*  onde  n*  è 
^fcito  Gian  Vincenzo  celebre  Giureconfulto  ^  di  cui  ne  rimanj 

gon9 


X 


y 


454  Appbhdicb. 

gono  due  Volum  in  foglio  di  Configli  molto  accreditati ,  r  pr-^ 
ciò  più  'volte  tornati  alla  luce  /otto  ^arj  Torcbj  ,  e  quefti  fi 
crede  ejfere  fiato  lo  flifite  dell'  altro  ramo  di  quefta  Cafa ,  che 
efifie^a  in  Perugia ,  /'  ultima  Superfiite  del  quale  firinfe  ma^ 
trimonio  col  Duca  di  Caferta  ;  n'  è  ufcito  parimente  Orazio 
Vefco'vo  d*  Urbania ,  e  di  S.  Angelo  in  Vado  dichiarato  da 
Fapa  Innocenzo  XI.  l'anno   1684» 

43.  Panfilj .  Qu^eBa  nobili jfima  famiglia ^  quantunque  n)en^ 
ga  uni'verfalmente  confiderata  per  Romana ,  la  fua  origine  la 
riconofce  da  Gubbio ,  lo  che  ajferifcono  non  folo  i  nofiri  Scrit^ 
tori ,  ma  comunemente  anche  gli  Efieri ,  e  folamente  cariano 
fra  di  loro  nello  fi  ahi  lire  quando  il  ramo  di  Cafa  Panfilj  di 
Gubbio  fi  piantale  in  Roma  ;  in  pro'va  di  che ,  tralafciando 
il  fentimento  di  altri  Autori ,  mi  contenterò  di  riferire  foltan^ 
to  ciò  ^  che  ne  dice  Monfignor  Battaglini  nel  Tom.  L  degli 
Annali  del  Sacerdozio ,  e  dell'  Imperio  :  ferine  quefli ,  che  nell^ 
anno  1604  Clemente  VI  IL  dichiarò  Cardinale  del  tit.  di  *$*•  Bia^ 
gio  dell'Anello  Girolamo  Panfilj  figliuolo  di  Benedetto  No* 
bile  Romano  9  benché  oriundo  della  Città  di  Gubbio . 
Quefia  famìglia  dunque ,  benché  efiinta  in  Roma ,  in  Gubbio 
ancora  fiorifce  :  Papa  Innocenzo  X. ,  r  tutti  della  di  lui  famt* 
glia  fino  all'  ultimo  Superfiite  hanno  riconofciuto  per  loro  Con^ 
giunti  y  e  pro'venienti  da  un  me  de  fimo  fiiptte  i  Panfilj  di  que^ 
fia  Città ,  e  quefio  folo  mi  contenterò  di  dire ,  per  fare  un  giu^ 
fio  encomio  a  quefia  nobile ,  e  antica  Cafa  di  Gubbio  . 

44.  Pecci .  Al  pari  dell'  altre  di  fopra  riferite  ,  rifplendt 
in  nobiltà  la  famiglia  Pecci  antica^  di  Gubbio ,  trombandone  io 
le  memorie  fino  dal  1254,  Andrea  di  Marino  Pecci  fu  Gonfa^ 
hniere  di  Giufiizia  ne'  me  fi  di  Gennajo  ^  e  Febbrajo  del  143  g» 
Di  Guido  Pecci  n)edafi  co  fa  ho  detto  nel  L  Tomo  alla  p.  220% 
Lodo'vico  Pecci  fu  Capitano  di  una  Compagnia  d' Infanteria  in 
tort'  Urbano  nel  16^2  y  dopo  Sergente  Maggiore  di  Ferrara^ 
indi  Caffellano  della  Fortezza  di  Afcoli ,  e  finalmente  CafieU 
lano  della  Fortezza  di  Perugia ,  do^e  morì  nel  1 7 1 3-  Andrea 
Pecci  fu  Efente ,  eh'  è  lo  Beffo ,  che  Colonnello  delle  Guardie 
del  Corpo  di  S.  M.  Filippo  V.  Re  di  Spagna  fiorito  in  queflo^ 

fé  co  lo .  Ora  wi^e  Lodo'vico  Pecci  Signore  di  gran  prudenza , 
e^.faiiiezzut  ^  firetto  in  matrimonio  colla  Conteffa  Anàa  Por^ 

celli 


Appbndicb.  455 

ielli  di  Carhonana .   Si  crede   quejia  Cafa  ftr  molti  morìw 
ejfer  la  ftejfa  -  della  Cafa  Tecei  di  Siena . 

45.  Piccardi .  Due  illuflri  Uomini  nel  militare  ^ijfutì 
nel  fecolo  fcorfo  mi  fi  frefentano  di  quejla  nobil  Cafa^  un 
Carlo  Piccardi  in  qualità  di  Colonnello  ^  che  wi^ewa  nel  16^0^ 
un  Lodovico  Piccardi  Colonnello  farimente ,  foi  Maejlro  di 
Camfo  y  indi  Cafiellano  della  tortezza  di  Ferrara  ^  e  finale 
mente  di  Pori  Urbano  nel  1659,  quali  da  per  fé  foli  nobili^ 
tano  una  famiglia  :  ma  non  hanno  degenerato  punto  da'  loro 
Maggiori  i  Piccardi  ora  'vi'ventiy  mentre  quejli  rifiedendo  in 
Roma  y  uno  y  cioè  Cefare  y  è  Canonico  di' S.  Maria  in  Via  la^ 
ta  y  e  P  altro ,  Ambrogio ,  è  condecorato  colla  Croce  di  Giu^ 
flizia  in  petto  del  rifpettabile  Ordine  de*  Santi  Maurizio ,  e 
Lazzaro . 

46.  Pinoli ,  famiglia  antica  di  quejla  Città ,  tro'vandone 
io  memoria  fino  dal  1384.  Boemondo  Pinoli  wien  ricordato  in 
pn  Ifiromento  rogato  da  Tadeo  Cittadino  di  Spoleti ,  e  Notajo 
del  Comune  di  Gubbio  ^  contenente  i  patti  fiipolati  tra  la  Ci t* 
tà  di  Gubbiq  ,  e  il  Comune  di  Serulta  li  25  Giugno  12 34,  Un 
Giacomo  di  Pinolo  de*  Conti  Pinoli  in  cariche  grandi  del  1384 
è  riferito  dalV  Armanni  nel  primo  Volume  delle  fue  Lettere , 
come  pure  un  Pinolo  Pinoli  Capitano^  e  un  Giowanni  Pinoli 
Sergente  Maggiore  nel  i6^%.  Atte  fa  dunque  /'  antichità  di 
quefta  Cafa ,  gli  onorevoli  impieghi  efercitati  da*  fuoi  Prede-' 
cejfori ,  e  forfè  anche  la  nobiltà  precedentemente  goduta ,  ma 
per  qualche  motivo  perduta ,  ^enne  aggregato  fra  Mobili  il 
Conte  Pietro  Pinoli  il  dì  22,  Novembre  1741. 

47  Porcelli  di  Carbonaii  a  Conti;  fra  le  principali  pa^ 
trizie  famiglie  di  Gubbio  ha  luogo  la  prefente ,  non  tanto  per 
la  fua  antichità ,  quanto  per  gli  Uomini  grandi  ^  che  di  ejfa 
ne  fono  foniti.  Neil*  anno  ii^i  fi  trowa  dominato  Ranuzio 
di  Porcello  affieno  e  con  Pietro  de*  Medici  Tofcano.  Nel  129Ó 
Arrigo  di  Porco  Guerriere  alla  difiruzione  di  Spoleto ,  e  fua 
Provincia  cffieme  con  Ugutione ,  e  Tano  di  Città  di  Caftello  # 
Nel  1301  Rodolfo  d*  Arrigo  Guerriere^  e  Signore  di  più  Ca^ 
Selli y  e  Forti lizj  di  Regio  ,  Gabiano ,  e  Carhonana.  Nel  1351 
Porcello  d'Arrigo  Capitano  dei  Popolo  in  Pifa  ^  Nel  1478  Por- 
cello  Podefià  di  Cagli.  Nel  1480  Michel* Angelo  di  Federica 

Guer^ 


^5^  -  APPBNDICfi. 

guerriere ,  t  Captano  .  Mei  1516  Leonardi  dì  Federico  Aiate 

Generale  di  Monte  Oli'veto  .  Nel  1550  Pietro  Leone  di  Mi^ 

f  bel' Angelo  Go'vernatore  di  Todi ,  e  di  Terni  •  Nel  1553  ^^^^ 

jano ,    Gentile ,   e  Fabio  di  Michel'  Angelo  fratelli    Capitam , 

morti  nella  Guerra  di  Milano,    Nel    1566  Rodolfo    di    Pier 

Leone  Por  celli  di  Cajhonana  Prelato  di  Papa  Pio  V.  Nel  1 5  7 1 

Raffaello  di  Pier  Leone    Governatore    delle  Fortezze   di  Bre^ 

fcia ,  Pifcbieria ,  Spinalunga  ,  Legnago  ,    ed  Affìdio  ,  Sergente 

Maggiore  nella  Guerra  na'vale ,  Maejiro  di  Campo  nel  Regno 

di  Candia^  e  Colonnello  ordinario.    Nel  1616  Luigi  di  Raf^ 

faello  Colonnello ,    Governatore    di  Legnago ,  Sopraintendentc 

delle  Cernide  del  Regno  di  Candia ,  Governatore  delle  Pia%^ 

sLe  principali  di  terra  y  e  di  mare  nel  dominio  Veneto .  Nel  16^6 

Raffaello  di  Luigi  Governatore  delle  Ordinante   di   GiufHno-- 

poliy   Sapraintendente    Generale   delle  Armi  in    Wria  y    degli 

Sbarchi  in  Polejtne ,  e  delle  Soldatefche  in  Suda ,  e  Colonnello 

ordinario.  Nel  16^0  Aloigi  di  Raffaello  di  Luigi  di  Raffaello 

Capitano  y  e  Tenente  Colonnello.    Nel  1727  Cav.  Gentile   di 

Trajano  Alfiere  in  Francia  y  Capitano  in  Roma ,  e  Cajlellano 

in  Afe  oli .  Nel  1730  Gian  Carlo  di  Trajano  Capitano  in  Fer- 

rara  y  e  nsU'  armamento  di  Comaccbio .  Più  Uomini  illuflri  fi 

contano  di  quefla  famiglia  y   che  per   brevità  fi  tralafciano  . 

Sì  è  fempre  in  ogni  tempo  contradditlinta  con  nobili  y  e  cofpi^ 

cui  Parentadi;  fra  gli  altri  nel  fecolo  decimoquinto  fi  eflinfc 

in  quefla  Cafa  la  famiglia   degli  Alti  Signori  di  Sajfoferrato 

in  perfona  ai  Francefca  di  Francefco  degli  Alti  moglie  di  Gia^ 

como-^  Galeotto  di  Porcello  ;  e  in  quefii  ultimi  tempi  la  fa^ 

miglia  Raffaela ,  come  al  num.  49. 

48.  Porta.  Non  fa  d'  uopo  cercar  termini  y  e  Soggetti 
per  dimoflrar  la  nobiltà  y  e  per  illuftrare  la  Cafa  della  Por- 
ta. Vedafi  quanto  di  effa  ho  detto  alla  pag,  319.  {ove  per 
isb aglio  dello  Stampatore  il  numero  248  svi  notato  alla  lin. 
32  5  deve  metter  fi  alla  lin.S)y  e  361  del  I.  Tomo  y  e  alla 
pag.  74  del  fecondo .  Ora  dirò  folo ,  che  i  Conti  della  Porta 
fono  di  famiglia  antica  y  e  nobile  prima  di  Novara ,  poi  paffa^ 
ta  in  Modena y  in  Gubbio  verfo  il  1530,  e  hanno  dato  al  Mon^ 
do  due  infigni  Porporati  y  che  fono  Ardicino  della  Porta  affunto 
0I  Cardinalato  da  Papa  Martino  V*  >    affegnandogli  il  ti  toh 

de* 


Ap?bni>icb#  457 

Je^  SS.  Cofma  y  e  Damiano  l*  anno  14^95  e  morì  del  1434, 
e  fu  fé  folto  in  S.  Pietro  nella  Chiefa  fotterranea^  odc  leggeji 
nel fuo  Sepolcro  il  feguente  Epitaffio. 

Hic  de  la  Porta  jacet  Ardicinus ,  utroquc 

Jure  tencns  primum  Dodor  in  Orbe  locum. 
Primus  &  orabat  per  Confiftoria  caufas 

Juftitiam  fummam  religione  colens . 
Poft  ad  Cardineum  merito  exaltatus  honorem 

Inter  ApoftoHcos  fedit  &  ipfe  Pater. 
Talem  Roma  tibi  Lombarda  Novaria  mifit 
Infignem  generis  nobilitate  Virum  . 
X*  altro  fu  Jtmilmente  Ardicino  No^arefe    Vefco^vo    della  fua 
Patria ,  Prete  Cardinale  de"  SS.  Giovanni ,    e  Paolo  ,    innaU 
%ato  alla  Porpora  da  Papa  Innocenzo  Vili. ,  Uomo  di  fanta 
wita  y  che  arrivò  per  fino  a  rinunciare  la  dignità  Cardinalizia 
per  rveSiir  l'Abito  della  Congregazione  di  Monte  Oli^veto .  Ora 
rijìede  in  Roma  Monjignor  Girolamo  ,  Referendario  dell'  una  ^ 
e  /'  altra  Segnatura ,  e  Prelato  della  Rei).  Fabbrica  di  S.  Pic^» 
tro  ,  Uomo  ìiudiofo  y  e  per  la  fua  integrità  ^  e  co  fiumi  molt& 
amato  da  tutti ,  ma  in  ifpecie  dalla  Curia ,  f periamo  in  bre'Vf 
wederlo  fublimato  a  pofli  maggiori . 

49.  Raffaelli .   Non    dirimile  dalle  due  di  fopra  riferita 
famiglie  è  quella ,    di  cui  intraprendo   a  parlare ,    dico    della 
Raffaelli ,  la  quale  fra  le  più  nobili ,  e  piti  antiche  di  Gubbio 
wiene  confederata  per  gli  Uomini  infigni  ^  che  ha  avuti  in  ar^* 
mi ,  in  lettere ,  e  in  altr'  impicci  molto  cofpicui .    Le  prime 
memorie  dt  quella  Cafa ,  che  fi  trovino  ne'  noflri  Archivj  in^ 
cominciano  dall'  anno  1160  in  perfona  di  C  affarci  lo .  Alberico 
Raffaelli  era  Podeflà  di  Forlì  nel  12 20,  Guido  di  Alberico  fu 
Rettore  j   e  Capitano  del  Popolo  di  Gubbio  nel  1253.   Bofone 
di  Gutdo  nel  ii66  fofìenne  la  Podeflarìa  di  Arezzo  .  Nel  12S6 
ebbe  Bofone  dagli  Scaligeri  la  Podeflaria  di  Verona .    Bofone 
novello  nel  1317  era  PodeBà  di  Viterbo.  Nel  1338  da  Papa 
Benedetto  Xll.  furono  nominati  in  Senatori  di  Roma  due  Ca^ 
valieri  efieri  ^  e  deputolli  al  reggimento  della  Città  yvbe  fu^ 
tono  Giacomo  di  Caute  Gabrielli ,   e  Bofone   novello  de'  Raf^ 
facili  da  Gf^bbio ,  come  dall'  antico  Indice  della  Compagnia  di 
Sanfla  SanElorum .  Troppo  a  lungo  porterebbe  y  fé  ad  uno  ai 

P.  II.  M  m  m  ii^«# 


458  Appendici. 

uno  riferir  n^oUfft  gli  Vomini  chtarijftmi  di  quefta  famiglia  ^ 
rimetto  perciò  il  Lettore  a  quanto  ne  ha  fcritto  l'  erudito  Fran-- 
cefco  Rafaelli  Cai).  Cingolano  nell'  Ofera  fofra  Bofone  da 
Gubbio  data  in  luce  a  lirenze  P  anno  1755  ,  della  qual  fa^ 
miglia  egli  crede  difcendere  ;  e  dirò  folo ,  che  quefia  famiglia 
è  ejlinta  Jn  Gubbio  ;  ma  Girolamo  Rajfae Ili  ultimo  rampollo  di 
queBa  Cafa  prima  di  partire  dal  Mondo  ijlituì  il  fuo  Eredf 
tn  perfona  di  Raffaello  de'  Conti  Porcelli  di  Carbonana  fua 
Nipote  figlio  della  Conte ffa  Settimia  fua  Sorella  carnale ,  col 
lafciargli  tutta  la  fua  eredità ,  Podejlà  ora  in  Cagli ,  della 
€ui  famiglia  ne  ho  difcorfo  al  num.  47. 

5  o.  Ranghiafci ,  famiglia  antica j  di  €uifi  hanno  per  cinque 
fecoli  decorofe  memorie.  Q^ejla  ha  prodotto  Uomini  gra^vi  ìm 
Giurifprudenza  y  ed  è  molto  ragguarderuole  per  i  cofpieui  pa^ 
rentadi ,  che  per  molte  continue  generazioni  ha  contratti ,  tan^ 
to  per  le  Donne  entratevi ,  quanto  per  quelle ,  che  ne  fona 
mfcfte  ;  come  coi  Signori  Arcangeli  ^  Signori  Galeazzi  ^  Signo^ 
ri  Andreoli  y  Signori  Conti  Panfilj  ^  Signori  Conti  Montegra-^ 
ne  Ili  j  Signori  Conti  Pecci^  Signori  Lazzarelliy  e  colla  nobi^ 
lifftma  Cafa  Brancaleoni  ^  mentre  Antonia  Brancaleoni  fposd 
r  anno  1678  Sebajliano  Ranghiafci  ^  da*  quali  fra  gli  altri 
di f ce  fé  Giufefpe  ora  n)in)ente  ,  ammogliato  colla  Nohil  Signora 
Jperneflre  Loc  catelli  di  Affi  fi. 

51.  Rubeni ,  famiglia  antica  da  cui  nelV  anno  1468  ufcì 
Odalipio  Capitano  per  atte  fiato  dell*  Armanni  nel  primo  Volu-' 
tne  delle  fue  Lettere  pag.  731,»^  fono  parimente  ufciti  Uo^ 
nini  di  fiima  nella  Giurifprudenza  :  ha  contratti  parentadi  con 
warie  cafe  nobili ,  per  la  qual  cofa  Aleffandro  figlio  del  Dott. 
Pier  Francefco  Rubeni  an)endo  richiefto  di  effer  ammeffo  nel 
€eto  de'  Mobili  l'  anno  1753  fu  benignamente  graziato  ;  quefii 
nel  1756  //ir  eletto  Priore  di  queflo  Spedale  grande  ,  nel  qual 
cnorcq;ole  impiego  ha  continuato  più  anni  y  ed  ora  è  A'wocato 
de*  Polveri ,  e  Confultore  della  fagra  Inquifizione . 

5 1 .  Tondi ,  famiglia  antica ,  che  'vanta  fra  gli  altri  fuoi 
Maggiori  un  Lucca  famofo  Guerriero  d*  eterna  memoria ,  il 
quale  con  altri  due  foli  Capitani  Giacomo ,  e  Ippolito  fratelli 
haldinacci  di  Gubbio  foflennero  con  prodigiofa  bravura  il  Pon* 

fi  di  Valliano  in  Tofcana  contra  uu  Efercita  intiero ,  ed  ivi 


Appbnoich*  459 

glorìofamente  tàuri  V  anno  1554.  Ha  a^uto  altre  fi  Uomini  di 
vagirà  nella  Giuriffrudenza ,  r  innalzati  in  dignità .  Ma  quel- 
lo ,  che  maggiormente  dà  Inffro  a  quefla  famiglia  fi  è^  cV  ejfa 
e  regijlrata  fra  le  altre  Patrizie  di  Siena ,  come  rifulta  dall' 
atte  flato  in  pubblica  forma  da  me  ceduto  del  Segretario  di 
S.  M.  l*  Imperatore  Gran  Duca  di  Tofcana  Gio:  Antonio  Tor* 
naquinciy  j fedito  fotto  il  di  11.  Giugno  1757. 

5  3  •  Vagnozzi ,  quefla  famiglia  è  antica ,  e  originaria  di 
Gubbio  •  //  fik  "volte  citato  Armanni  nel  L  Voi.  delle  fue  Let^ 
fere  nel  Catalogo  de*  Cittadini  di  Gubbio  Giureconfulti  de'  tem-» 
fi  f affati j  illuflri  fer  dottrina  y  e  fer  cariche  ragguardevoli^ 
4tlla  fag.  717  ricorda  Ruccio  di  Nicola  Vagnozzi  nel  1240  , 
e  Nicola  di  Vagnozzo  Vagnozzi  wffuto  nel  1250.  A  noflrì 
giorni  la  medefima  ha  dato  alla  Religione  Oli'vetana^arj  fuoi 
figlj  ,  due  de*  quali  meritarono  di  effer  eletti  Abati  di  Goi)er^ 
no  di  queflo  MoniUero  di  S.  Pietro ,  cioè  /'  Abate  Don  Marc* 
Antonio ,  f  /*  Ab.  Don  Ippolito ,  //  quale  per  i  di  lui  meriti 
giunfe  ad  ejffere  Abate  Generale  della  fua  Religione ,  e  in  tem^ 
pò  del  fuo  Generalato  riduffe  ad  un  triennio  tal  dignità^ 
quando  prima  prolungava  per  cinque  anni . 

54.  Zitelli .  Quefla  Cafa ,  prima  dimorante  in  Rocca  Con^ 
trada  nella  Marca  Anconitana ,  ha  dato  degli  Uomini  illuflri 
in  Lettere ,  e  in  dignità  EcclefiaBiche ,  gode  la  nobiltà  di  Si^ 
nìgaglia ,  e  di  Norcia  ,  come  da  i  privile gj  fi  rileva  :  della 
medefima  ne  fa  menzione  il  Compagnoni  nella  Regia  Picena  « 
In  fin  dal  fecolo  paffato  venne  in  Gubbio  Livio  Zitelli ,  4»* 
noverato  ben  toBo  nel  ceto  de*  Nobili ,  che  fi  congiunfe  in  ma-» 
trimonio  con  Urbana  Mengbi  famiglia  patrizia  ,  da  cui  ne  de-' 
rivarono  Orazio  ,  Annibale ,  e  Vincenzo ,  il  quale  fposò  Mar-' 
gherita  Contelori  Ferentilli  di  Terni ,  da  cui  ne  fortìrono  Li-' 
vio  j untore ,  e  Adriano ,  il  quale  fposd  la  Conte ffa  Francefca 
della  Porta  ,  che  tutt'  ora  fiortfcono  . 

Tutte  quefle  54  Famiglie  Nobili  coflituifcono  la  miglior 
parte  del  formale  di  quefla  Città  ^  efercttano  ripartit amente 
di  bimeflre  in  bimeflre  la  carica  di  Gonfaloniere  di  Giuflizia^ 
e  ogni  anno  una  di  effe  V  onorevole  impiego  di  Conteflabile 
per  la  Fefla ,  e  Fiera  di  S.  Ubaldo  ;  dodici  di  quefli  Nobili 
compongono  il  Configlio  di  Credenza ,  quattro  de*  mede  fimi  pre^ 

M  m  m  1  fie^ 


45o  Appbndicb  « 

Jtedono  all'  Annone  Trumentaria ,  i  Olearia ,  e  al  Sagro  Mon* 
te  di  fteth  :  n)i^ono  tutte  colle  rendite  de'  loro  pingui  Cafi^ 
tali y  fenza  imfiegarji  niuno  di  effe  in  alcuna  mercatura^  o 
traffico  ,  an%i  fenza  ricevere  alcuno  ftipendio  per  i  prenominati 
earicbi  comunitatin)i ,  che  efercitano  :  *veflono  fempre  con  molta 
proprietà ,  buona  parte  delle  medefime  hanno  palazzi  di  buona 
Jlruttura  y  e  ben  corredati  ^  capaci  a  ricevere  forajlieri  di 
rango  ;  e  fono  affabili ,  e  gentili  di  loro  natura . 

Ma  fé  numero  fé  fono  le  famiglie  Nobili  di  quejla  Città  ^ 
le  Ci'viche  ancora  fono  quaji  del  pari ,  afcendendo  al  numero 
di  5  6.  La  maggior  parte  ancora  di  quejle  n)i'vono  colle  proprie 
rendite ,  fojlengono  con  decoro  il  proprio  grado ,  edhanno  flret^ 
te  attinenze  con  'Famiglie  Nobili.  Altri  di  quejli  Cittadini y 
che  atte  fa  la  rijirettezza  de'  loro  avveri  ^  non  pò /fono  mantener  fi 
con  quel  decoro  ^  che  richiede  il  loro  grado  fenza  impiegarfi  ^ 
hanno  certamente  i  loro  impieghi  ^  ma  però  froprj ,  e  con^vc'* 
ne'voli.  Qui  non  iflò  a  fare  cattalogo  di  quejle  Famiglie  Ci^ 
^iche  j  perchè  troppo  mt  porterebbero  a  lungo  ;  tacere  per  aU 
tro  non  poffo  gli  Uomini  infigni ,  e  degni  di  memoria ,  che  da 
quejle  ne  fono  ufcifi .  Ma  perchè  col  far  memoria  ancora  di 
tutti  quejli  troppo  mi  allungherei  ^  mi  rijiringerò  di  produrne 
alcuni  pochi  ^  e  da  quejli  ^errà  in  cognizione  il  Lettore  ,  fé 
Gubbio  abbia  anjuto  Uomini  di  merito ,  e  gli  abbia  prefente^ 
mente  nelle  Lettere  ^  nelle  Armi  ^  e  nelle  buone  Arti^  e  per 
incominciare  dalle  Lettere ,  di  lilofofia ,  Teologia  ,  Giurifpru^ 
denza ,  e  Medicina ,  dirò  . 

f.  Agoftino  Steuchi,  celebre  Scrittore  del  fecolo  deci-' 
wofejlo  famofo  Teologo  ,  werfatiffimo  nelle  lingue  Ebraica ,  e 
Greca ^  flato' prima  Canonico  Regolare  di  S.  Sal'vatore^  indi 
da  Papa  Paolo  III.  fatto  Bibliotecario  Apojlolico  ,  pò f ci  a  Vefco^ 
n)0  di  Kifamo  in  Candia  :  quattro  edizioni  fi  Siedono  dell'  egre^ 
gie  fue  Opere ,  le  quali  tutte  fono  rare ,  e  in  fommo  pregio 
appreffo  tutta  la  Letteraria  Repubblica ,  che  di  riferirle  mi 
a/lengo  per  non  partirmi  dalla  folita  brevità . 

7.  Tommafo  Bozzi ,  Prete  dell'  Oratorio  della  Chic  fa 
nuo'va  di  Roma  ^  uno  de*  Compagni  di  S.  Filippo  Neriy  Filo^ 
fofoy  e  Teologo  eccellente  j  p  offe  de  a  fondo  le  lingue  Ebraica^ 
Greca  ,  e  Latina  y  pò  fé  alle  Sampe  ^arie  Opere  di  fommo  cre^ 


A>PBNDICB«  4^t 

Jho ,  i  in  tarrìcolare  quella  :  De  Signis  Ecclefix  Dei  in  d^e 
Tomi  in  fot y  e:  Annales  Antiquitatum  parimente  in  due 
Tomi  in  foglio  .  La  di  lui  Vita  l^ggeji  nel  principio  del  primo 
Tomo  de' f noi  Afinali  dell' Antichità  • 

3 .  Francefco  Bozzi ,  Prete  anch'  egli  dell'  Oratorio  della 
detta  Chiefa  nuo^a ,  uno  de'  Compagni  di  S>  Filippo  Neri  frat-' 
fello  del  fud.  Padre  Tommafo ,  fcrìfft  :  De  temporali  Eccle* 
fix  Monarchia,  &  Jurifdidione  lib,  V.  contra  Politicos. 
La  Vita  di  S.  Pietro  Apoflolo ,  ed  altre  Opere .  La  Vipa  di 
quejlo  buon  Padre  fu  fcritta  dal  Padre  Giacomo  Ricci  Gene-- 
tale  dell'  Ordine  de'  Predicatori  Jiampata  in  Roma  per  Gio: 
Francefco  Buagni  170J. 

4.  Cornino  Morcini  ;  dì  qucjli  fa  menzione  il  Boccolini 
nelle  dichiarazioni  delle  n)Oci  del  Quadriregio  :  tro'vaji  un  codi* 
ce  nella  Librerìa  di  Claffe  di  Ravenna  Jcritto  P  anno  1439, 
che  contiene  :  Eneide  di  Cornino  de'  Morcini  da  Gubbio  • 
Quejlo  Autore  y  e  éjuejla  Famiglia  era  del  tutto  ignota  agli 
Scrittori  di  Gubbio ,  non  cedendo  fi  da  alcuno  citata  ;  il  Padre 
D.  Mauro  Sarti  con  fua  lettera  me  ne  diede  contezza  ^  e  um 
faggio  di  detta  Opera  tutta  in  ottwva  rima^  non  di/pregie* 
^ole  per  quei  tempi. 

5.  Antonio  Abati  ^  fiorì  n)erfo  la  metà  dello  feorfo  fé* 
colo  y  fu  Poeta  di  credito ,  e  flampò  l'  Opere  feguenti ,  cioè  : 
Delle  Frafcherìe  fafci  tre.  Venezia  1651.  in  12.  Tom.  i. 
Poefie  poftume  del  medefimo ,  ftampate  in  Bologna  per  H 
Recaldini  1571.  Tom.   i.  in   12. 

6.  Baldangelo  Abati ,  già  Medico  del  Sermo  Duca  Fraw^ 
cefco  Maria  IL  d'  Urbino  ftampò  :  Opus  difcuiTarum  concert 
tationum  prxclarum  de  rebus,  verbis ,  &  fententiis  con- 
troverfis  ex  omnibus  fere  Scriptoribus  lib.  XV.  Pe  Vi- 
pera natura,  &  de  mirificis  facultatibus ,  e  altre  Opere  ^ 
che  fi  troiano  a  penna . 

7.  Antonio  Concioli  Giureconfulto ,  già  Uditore  delP 
JEmo  De  lei  Legato  d'  Urbino  ha  fcritto  :  Allegationes  Foren*' 
{ts  Civiles,  &  Criminales  Tom.  2.  in  fol.  De  Hxrede  tam 
iimpljci ,  quam  beneficato  quando  teneatur  folvere  debita 
Defungi.  Tom.  1.  in  fol.  Confilia  Criminalia  ad  defenfam 
n.  15.  Annotationes  ad  Statutum  Eugubinum*  Tom.  i.in  foh 
Kefolutiones  Criminales  •  Tom.  i.  infoh  i. 


4^2  Appbndicb  . 

8.  Francefco  Monacelli  Gìureconfulto ,  Firotonotario  Apo^ 
ftolico  ,  Vicario  Generale  di  Vena  fa  ,  e  di  Jeji ,  ha  ferino  : 
Formularium  Legale  prafticum  Fori  Ecclefiaftici,  in  quo 
formula  expeditionum  ufufrequentium  de  bis ,  qux  pem* 
nent  ad  Onìcium  Judicis  nobile  continentur .  Opus  Epifco* 
pis ,  Vicariis  Generalibus  &;c.  apprimè  utile ,  ac  necefla- 
lium .  Tom.  4.  in  quarto . 

9.  Pietro  Berardelli ,  fu  Uomo  di  gran  riputazione ,  r 
dalla  Repubblica  Fiorentina  fu  chiamato  a  riformare  gli  Sta* 
Jtuti ,  compofe  Configli  Legali ,  e  uno  di  effl  è  citato  da  Nic* 
0óld  Boerio  nelle  Jue  Deci^oni  ^  e  fu  uno  dt  quelli ,  che  rifor* 
marono  gli  Statuti  di  Gubbio . 

10.  Bernardino  Intendenti  5  Oratore^  e  MaeBro  di  belle 
Lettere  in  Gubbio  fua  Patria ,  Uomo ,  che  ha  lafciato  gran 
nome  di  fé  a'  Pojleri;  di  quefti  fi  trofia  alle  flampe  :  Oratio 
in  funere  Alexandri  Sperelli  Epifcopi  Eugubini* 

11.  Benedetto  Buffi  da  Gubbio  y  Eremita  Camaldolefe^ 
ebe  fiori  nel  1536,  ftampò  l'Opere  di  Gio'vanni  Caffiano 
tradotte  da  lui  di  latino  in  italiano. 

12.  Annibale  Nicolini,  Medico  ^  ftampò:  De  Curati* 
vis  y  ac  mittendi  fanguinem  fcopis  &c»  Perufix  1591.  Di 
^ffo  fi  trofìa  pure  in  n)erfo  italiano  dato  in  luce  :  11  nuovo 
Paftor  Fido  ,  Tragicomedia  . 

Per  riconofcere  quali  ^    e  quanti  fieno  i  Cittadini   di  Gub^ 

Ho ,  che  hanno  fiorito  nel  militare ,  baBa  vedere  Vincenzo  Jtr^ 

manni   nel  Volume  L  delle  fue  Lettere   dalla  pag.    724  fina 

^^^^  734*  >  ^  'vedrà  quanti  fono  ^   e  faprà   le  cariche  da  loro 

foftenute  ;  e  riferirò  folo  : 

13.  Capitano  Aquilante,  quefti  da  per  fé  folo  con  pochi 
Villani ,  fenza  gente ,  e  fenza  munizione  arrivò  a  far  frontCy 
€  tenere  a  bada  per  otto  giorni  fotto  Valfabbrica  Caftello  del 
Territorio  di  Gubbio  V  Efercito  Pontificio  in  tempo  di  Paolo  III. 
di  diecimila  Fanti  y  e  buon  numero  di  Cavalli  ^  che  veniva 
élla  volta  della  Città  per  forprenderla ,  a  forza  d' ingegno  ^ 
^  ffrattagemmi  militari. 

14.  Semone ,  detto  Mone  di  Pietro  di  Fiorello  ,  Soldato 
n)alorofo  prefo  da  Turchi  neW  efpugnazione  di  Famagofta ,  fa^ 
nforito  ferità  da  Pa^a  Gregorio  XI IL  per  il  fuo  rifcatto  . 


Appemdick  •  4^j 

15.  Vincenzo  Agoftini,  detto  il  Capitano  Maccionc^ 
fimato  Sommamente  dal  Duca  Irancefco  Maria  L  della  Ro^ 

'vere ,  come  fi  ha  da  fiu  memorie  • 

In  genere  di  Architettura  farimente  ha  anìuto  Gubbio  Cit^ 
tadini ,  che  ne  hanno  fatto  frofejjìone ,  e  fono  flati  eccellenti  ; 
ttno  folo  qui  ne  retjiftrerò ,  riportato  da  Ce  fare  Criffoli  nella 
fua  Terugia  Augufta  flambata  ..el  \6^%i  dhc^  eglt  dunque^ 
che  nella  più  alta  parte  dt  Yerugia  l' anna  1571  per  ardine 
di  Gregorio  XL  jfu  dato  principio  dal  Card.  Burgenfe  Legata 
ad  edificare  una  Fortezza  iste  Dentro  V  una  ^  e  V  altra  For^ 
tezza  w  era  ogni  forta  d' iflrumento  bellico ,  e  ogni  forte  di 
monizione ,  tanto  che  potean  difender  fi  per  lo  fpazio  di  qnal^ 
che  anno .  Architetto  di  queSla  Fabbrica  fu  : 

16.  Matteo  di  Gattaponi  da  Augubbio^i  t^no  de"  pik 
rari  ingegnieriy  che  a  quei  tempi  fiori ffe  &c. 

Pagli  Architetti  pajjando  a'  Pittori  dirò ,  che  quefli  quafi 
in  ogni  fecolo  hanno  fiorirò  in  Gubbio  9  ed  bacino  a^vuto  gri^ 
do  y  e  molta  flima  • 

17.  Oderifi  da  Gubbio,  Miniatorit  eccellente ^  &  ami^ 
co  di  Giotto ,  e  miniò  di^verfi  Libri  della  Librerìa  del  Palata 
%o  del  Papa  affieme  con  Francefco  da  Bologna  ^  fecondo  quel 
che  ne  dice  /'  Orlandi.  Di  effo  fa  menzione  Dante  nel  XL 
Canto  del  Purgatorio  con  quefli  Ve'rfi .    , 

O ,  diffi  lui ,  non  fc'  tu^  Oderifi 

L*  onor  d' Agobbio  y  e  V  onor  di  quelF  aite 
Ch'  alluminar  è  chiamata  in  Parifi  ? 

18.  Ottaviano  Martini  >  oMartis,  della  cui  famiglia  fi 
hanno  molte  memorie  ne*  libri  pubblici  y  fu^  pet  i  fuoi  tempi 
accettiffimo  Pittore  .  Del  medefimo  fi  reggono  diwerfe  pitture 
a  frefco  in  'varie  Chiefe  qui  in  Gubbio  y  tra  le  quali  è  n)era^ 
mente  fingolare  una  Vergine  col  Putto ,  ed  alcuni  Santi  nella 
Chic  fa  di  S.  Maria  Nuo^a ,  non  pò  tendo  fi  'vedere  Immagini 
più  tenere  ^  e  n)i  fi  legge  in  antico  carattere  :  Otta vianus 
Martis  Eugubinus  pinxit  anno  Dni  mdcccciiu 

jp.  Benedetto  Nuoci, /bri  nel  fecolo  decimofeBo  ^  fect^ 
lo  in  cui  l*  arte  del  dipingere  giunfe  al  più  alto  fegno  di  per- 
fezione .  Moltijfinte  fono  le  pitture  a  olio ,  ed  alcune  anche  a 
frefco ,  che  qui  in  Gubbio  fi  'veggono  di  fua  mano ,  tanto  per 

le 


4^4  AfPBKDICB* 

le  Chiefc ,  che  per  le  Cafe  :  la  fiu  angolare  però  delle  fue 
Opere  è  il  Quadro  dell'  Intenzione  della  Croce  nella  Cbiefa 
dello  Spedale  degli  Efpojli  ;  corretto  il  fuo  difegno  ,  wa  alle 
wolte  un  poco  fecco .  Ebbe  un  fratello  ai  nome  Virgilio ,  P/V* 
tore  ad  ejfo  molto  inferiore . 

20.  Felice  Damiani  y  fu  contemporaneo  del  Nucci^  e  mi^ 
gliore  di  lui .  Molto  di^verfa  è  la  fua  maniera ,  ejfendo  forfè 
ufcito  da  altra  fcuola  ;  anche  di  quejlo  fi  n)edono  molte  Tavole 
a  olio  e  per  le  Cbiefe ,  e  per  le  Cafe  •  La  più  bella  fua  Opera 
è  il  Battefimo  di  S.  Agoftino  nella  Cbiefa  de'  Padri  Jgoflinia^ 
niy  ed  un  altra  Ta'vola  di  fua  mano  nella  Chic  fa  del  Buon 
Gesk  delle  Madri  Cappuccine  rapprefentante  la  Circoncifione 
del  Pargoletto  Gesk  ;  ricercati  fono  i  fuoi  contorni  ^  ed  è  al^ 
tresì  nobile  il  fuo  comporre. 

2i.  Francefco  Allegruzzi ,  fu  difcepolo  del  Ca^v.  di  Ar^ 
pino ,  prefe  molti fftmo  della  maniera  del  Maefiro  ,  fpiritofe  ol^ 
tremoaojono  le  di  lui  inn^enzioni ^  frefco  il  fuo  pennello.  Mol^ 
tifftme  fue  Opere  fi  ammirano  in  Gubbio ,  alcune  in  Roma , 
come  nella  Chiefa  di  S.  Marco ,  di  $•  Damiano  y  e  di  S.  Do^ 
Menico ,  e  Sifto  ,  come  pure  in  Napoli ,  e  altro've .  Nel  dipim^ 
gere  Iftorie  ,  e  fpecialmente  battaglie ,  fu  eccellente  ,  molto  ha 
eolorito  a  frefco  ^  ed  è  opera  degna  di  ammirazione  la  Cuppola 
da  effo  dipinta  nella  Cbiefa  della  Madonna  del  Prato ,  e  la 
Tribuna  della  Chiefa  della  Confraternita  de'  Bianchi .  Di  effo 
parla  il  Padre  Orlandi  nel  fuo  Abceiarto  Pittorico  ,  col  dire , 
che  fece  molti  allievi ,  tra  ^uali  Flaminio  ,  ed  Angelica  fuoi 

11.  Giufeppe  Repofati ,  ora  ^vinjente  ^  è  difcepolo  del 
poco  fa ,  defonto  Gaetano  Lapis  eccellente  Pittore  in  Roma  ^ 
fotto  del  quale  è  fiato  per  lo  fpa%to  di  anni  1 2  ,  r  pel  lungo 
€orfo  di  detti  anni  frequentò  fempre  l'Accademia  del  Can).  Se^ 
baìliano  Conca ,  e  quella  di  S.  Luca  ;  molte  di  lui  Opere  n)e^ 
donfi  in  Gubbio  ^  in  Città  di  Caftello ,  in  Perugia ,  e  altro've . 

Chiuderò  quefia  defcri%ione  col  far  menzione  delle  arti 
mecaniche  ^  che  hanno  a^uto  nome  in  Gubbio  ,  e  fono  fiate  mo^ 
ti'vo  della  fua  numerofa  popolazione ,  ed  a^er  arricchite  molte 
famiglie  ,  La  prima  di  queile  è  la  Fabbrica  de'  panni ,  e  fafe  di 
Lana ,  iche  per  fei ,  i  pik  fecoli  ha  a^uto  molto  grido  per  la 

buo^ 


A»PBNDICB*#  4^5 

hnona  qualità  delle  fue  manifatture  y  e  fel  graniijfmo  efito  ^ 
the  n)e  n*  era  ;  ora  ancora  continua  j  ma  fochi  fono  i  negozj 
aderti  di  quefii  lanificj  ^  e  non  più  da*  Mercanti  fi  lan)orano 
colla  f)rìmiera  perfezione  •  La  Fabbrica  de*  Sfumiglioni ,  de*  Taf^ 
fetta  yt  altre  di  tal  genere  di  feta  fa  rimente  è  fiata  in  fom* 
mo  credito  in  Cnhhio ,  ed  ora  quefla  fure  è  quafi  difmeffa ,  e 
ben  wero  fero ,  che  rimane  in  flore  l*  arte  dt  ^a^ar  la  feta  j 
€  ogni  anno  fer  fiù   me  fi  fi  cedono  occufate  circa  60  Calda^ 
Jole  y  e  la  feta  qui  tanfata  fer  lo  fià  wà   in  Inghilterra ,  ed 
è  filmata   molto  fer  il  fuo   lucido  .    Qui   w  fono   Concie   di 
Cuoi  ,  ne*  quali  fi  larvora  ogni  genere  de*  medefimi ,  e  riefcono 
di  buona  perfezione .    Vi  è  fimilmente  l*  Orto  della  Cera ,    la 
quale  fi  lavora  a  ferfezione ,   e   non  folo   bafia  fel  confumot 
della  Città ,   ma  attefa  la  fua  buona  qualità ,    moltiffima  ne 
n)à  anche  fuori  in  Roma  ,    e  in  altre  Città  dello  Stato .   La 
Stamferia  w  è  fiata  femfre  ^   e  w  è  ancora ,  fujficiente  fer 
il  bifogno  del  faefe  ^  e  dalla  medtfima  fono  ufcite  anche  grojft 
Ofere , 

Dorrei  in  quefla  Deferi  zio  ne  della  Città  far  faro  la  della 
rara  frerogati^va ,  che  gode  Gubbio  di  eleggere  in  Conteflabile 
ogni  anno  fer  la  Tefla ,   e  fiera   iti  S.  Ubaldo  uno   de'  fuoi 
Nobili  Cittadini ,  della  di  lui  giurifdizione ,   e  facoltà  farti^ 
éolari ,  di  cui  il  medefimo  è  decorato .    Dorrei  far  menzione 
dell*  erudite  Accademie  de*  Sonnacchiofi  ^  degli  Addormentati  ^ 
e  degli  Anfiofi ,  che  qui  fiorirono  fer  lo  f affato ,    delle   quali 
lodevolmente  ne  farla  il  Quadrio  y  e  ffecialmente  dell*  ultima 
accennata ,  che  ancora  numero  fa  di  Accademici  fiorifce ,  e  della 
quale  con  f articolale  flima  ne  farla  l*  Armanni  nel  lì.  e  ìli. 
'volume  delle  fue  Lettere  •  Dovrei  fure  dar  ragguaglio  della^ 
maeflofa  Statua  marmorea  del  noflro  Protettore  S.  Ubaldo  di. 
flraordinaria  mole ,  e  del  fuo  nobile  ornato  innalzata  a  cafo 
alla  flrada  del  corfo ,  mentre  io  flo  f erigendo  quefii  ultimi  fo^ 
gliy  la  quale  in  vero  fa  un  beW  ornato  a  quella  contrada.- 
E  finalhtente^  fer  dar  fafcolo  a*  Filofofi^  far  far  ola  delle  Mi^ 
niere  di  ferro  ,  di  rame ,  di  argento ,  e  di  oro  ,  che  racchi u-^^ 
dono  in  feno  i  Monti  di  queBo  Territorio ,  come  fure  de*  Mar^ 
mi ,  di  altre  pietre ,  e   di  varie  fingolari  froduzioni ,   che  fi 
fcorgono  in  ejp ,  fofra  le  quali  cofe  negli  anni  addietro  ne  di^ 

F.Il.  Nnn  flcfe 


466 

Jfefe  ui^  elegante ,  ed  erudita  Dijfertazione  il  ehiarìffimo  Dùtf. 
Gian  Girolamo  Carli  Sanefe  Bato  fer  fin  anni  Irofeffore  di 
belle  Lettere  qui  in  Gubbio  ,  la  quale  manofcritta  fi  cuffodifce 
in  quefto  Archiiiio  fé  greto  della  Città ,  e  neW  Arcbiwo  della 
noftra  Pro'vincia  Metaurenfe ,  o've  fu  collocata  per  ordine  delP 
Emo  Cardinale  Stoppani  allora  Legato  a  Latere  di  queBo  Sta^ 
to  3  fid  ha  fromejjv  V  Autore  colla  Jlamfa  arricchire  la  Re* 
pubblica  Letteraria.  Dorrei  y  dijjt  ^  di  tutto  quefto  almeno 
brevemente  farne  parola  .  Ma  riflettendo  ,  che  coli'  internarmi 
in  queBe  materie  troppo  mi  allontanarci  dal  mio  fcopo  ; 
quindi  ho  flimato  bene  ometterle  ^  perchè  altri  miei  eruditi 
Concittadini  colle  loro  penne  più  colte ,  e  colla  loro  erudizione 
maggiore  di  quella  fia  la  mia  ne  pofjlno  dare  diftintiffimo  rag* 
guaglio. 

Se  nel  corpo  di  queB*  Opera  ^  e  fé  tampoco  in  quefta 
Defcrizione  della  Città  ^  non  ho  fatto  parola  del  molto ,  che 
potevo  dire  intorno  al  materiale ,  e  formale  della  Chiefa  di 
Gubbio  3  come  che  non  meritajfe  di  efjere  defcritta ,  non  rechi 
però  meraviglia  al  corte  fé  Lettore ,  né  mi  accufi  di  aver  io 
mancato  in  una  parte  tanto  neceffaria  alla  Storia  di  una  Cit^ 
tà ,  conciofftachè  il  motivo  di  una  tal  mancanza  è  n^to  daW 
avere  fopra  di  ejfa  fcritto  eruditamente  ^  e  a  lungo  yil  cbiarif^ 
fimo  Fadre  D.  Mauro  Sarti  Camaldolefe  nella  fua  egregia^ 
Opera  :  De  Épifcopis  Eugubinis ,  &  de  Eccleiia  Eugubina 
DilTert.,  data  in  luce  in  f efaro  nella  Stamperìa  del  G avelli 
pochi  anni  fono  ;  onde  ho  fti$nato  fuperfluo  il  voler  di  nuovo 
fcrtvere  fopra  la  Beffa  materia  tanto  ben  trattata  dalV  accen^ 
nato  dotto  Padre  ;  quindi  è  che  fé  il  Leggitore  brama  effere 
ragguagliato  di  queBa  Chiefa ,  ricorra  alla  predetta  Opera 
del  T.  Sarti .  Vroteflandomi  in  fine ,  che  quanto  ho  fcritto  in 
queft'  Opera  è  fcevero  da  ogni  menzogna  ^  e  da  ogni  adula^ 
zio  ne  ;  e  fé  in  qualche  parte  mi  foffi  mai  allontanato  dal  ve^ 
ro ,  mi  proteflo ,  replico ,  che  ciò  farà  certamente  difetto  d'  igno^ 
ranza  ^  e  non  mai  di  volontà ,  la  quale  ha  avuto  fempre  in 
animo  di  fcrtvere  il  vero  ;   rammentandomi   il  detto  di  quel 

Filofofo  :  Amicus  Socratcs^  Amicus  Plato,  fed  inalisi  Amir 
ca  Veritas^ 


Apvbndics  «  457 

III. 

Lettera  di  Francefco  Maria  II.  Duca  d' Urbino  fcritta 
a  Papa  XJrbano  Vili.,  accennata  alla  pag.  235. 

* 

Bmo  Taire. 

dL  Conte  Jngelo  Mammianì  mìo  Kejtiente  i»*  ha  Jtgntftcàté 

ejftr  gufto  di  Voftra  Santità ,  che  io  dichiari ,    che  lo  Stato  ^ 

ebe  tengo  lo  riconofco  dalla  S.  Sede  Ajofiolica  ^   dalla   quale 

t^  hanno  ricevuto  i  miei  Antenati .  lo ,  che  ho  frofejfato  fem-r 

p^e  divozione ,  e  fede  Jinceriffima  a  Santa  Chieda ,  ist  a  Som* 

mi  Fontèfici ,  Càfi  di  ejfa ,  e  Vicarj  di  Crifto ,   ma  in  partii 

€olare  la  frofejfo  a  V.Santità ,  dichiaro ,  &  affermo  a  VòflrH 

Beatitudine ,    come   ho  affermato ,   e  dichiarato  ad  altri ,  cho 

Sinigagliay  il  Vicariato^  Monte  feltro^  e  tutti  gli  attristati^ 

che  io  foffeggo ,  e  quanto  ho  de*  beni  feudali ,    e  giuri fdizJor 

naliy  alla  mia  morte  tornano  alla  Sede  AfoBolica  ^  e  fer  que^, 

fla  n)ertth  mentre  anìrò  mta  fedelmente ,   e  con  fronfe%%a  la 

/fenderò  bifognando ,  acciocché  tutto  il  Mondo  'vegga ,  che  alla 

Cbiefa ,  e  Camera  Jfojlolica  fi  dewe  tutto  quello  ho  detto ,  r 

che  io  non  debbo ,    né  foffo   in  alcun  modo  difforre ,  ficcomo 

non  ho  difpofto ,  ne  dijporrò  a  fasore  di  alcuno .    Ciò  conferà 

marò  fin  al  eftremo  mio  ffirito ,    e   mi   dichiaro    con   quefla 

difpofizione  <be  soglio   morire  :    mi    raccomando    alla   buona 

grazia  di  V.  Santità  ^  e  gli  bacio  li  Santi  Tiedi . 

Castel  Durante  li  4,  ai  Novembre  16 1^. 

Fedelifr.  Deqjmo  Sern>o  dì  V.  Santità 
Il  Duca  d*  Urbino . 

I  V. 

Lettera  di  Ferdinando  IL  Gran  Duca   di  Tofcana  fcritt^ 
al  Pontefice  Urbano  VIIL,  mentovata  alla  pag.  237^ 

Bmo  Tadre. 

Il  Duca  d^  Urbino  ha  dato  parte  alle  mie  Tutrici  ^  (f  a  me 
della  larga  dichiarazione ,  che  ha  fatta  a  V.  Santità  con  fua 
tetterà  de'  4  di  Novembre ^  nella  quale  afferma-  e  diebia^ 

N  n  n  a  ra^ 


f 


468  Apfekdicb  » 

ra ,  ritf  SinhagUa ,  i7  Vicariato  y  Monte  feltro ,  ^  /iir/^#  g/i  4/- 
m  Stati  y  ^e  vojfede  y  e  qnanto  ha  ie^  beai  feudali  ^  e  gin-' 
rifdizionali ,  alla  fua  morte  tornino  alla  Cbieja ,  dalla  quale 
rsconofce  tutto^  lo  Stato ,  che  tiene ,  eon  tutto  quello  fiìi ,  che 
fer  maggior  effrejjlone  di  qnejla  dichiarazione  fi  contiene  in 
detta  fra  Lettera  ,  e  perche  di  quefia  ^verità  rejlo  anco  fiena^ 
mente  informato  da  fiù ,  e  diiyerfe  fcritture ,  che  fono  affrejfo 
coteBa  Santa  Sede ,  &  il  fine  mio  frincifale  è  d*  imitare  i 
iniei  Antecefforiy  che  fi  fono  fregiati  femf re  di  effere^eri^  ed 
obbedienti  figliuoli  di  Santa  Chieja  ^  e  congiunti  feco ,  col  con^ 
fenfo  delle  Serme  mie  Tutrici  ^  e  Curatrici ,  del  quale  effe  in 
fuefto  mede  fimo  giorno  fanno  atte  ff azione  a  V.  Santità  con 
^or  Lettere  a  parte  ;  Dichiaro ,  e  confermo  tutto  il  contenuto 
nella  fofr addetta  Dichiarazione  del  Duca  d*  Urbino  y  &  im 
quanto  fia  di  bifogno  fer  l*  intereffe  y  che  mi  foteffe  competere 
anche  aofo  la  morte  del  detto  Duca  d*  Urbino  y  così  rtffetto 
alla  ferfona  della  Pufilla  Vittoria  figliuola  del  morto  Principe 
Federico  y  come  ancora  fer  riffetto  mio  frofrio  y  e  fer  ragto-^ 
ne  y  che  io  foteffi  f  retendere  y  come  Succeffore  de*  miei  Ante^ 
Itati  y  e  fer  qual  fi  nfoglia  altro  titolo ,  e  caufa  •  Dichiaro  y  et 
eonfeffo  col  confenfo  fofraddetto  di  non  aviere  alcuna  ragione  y 
ne  fretenfione  fofra  detti  Stati ,  e  quefio  me  de  fimo  confefferò  y 
6*  offerì  arò  in  qualfinìoglia  temfo ,  afficurando  Vofira  Santi^ 
àày  che  fer  le  ragioni  della  Chiefay  e  della  Santità  Vofira 
medefima  y  che  la  go^verna ,  efforrò  femfre  U  forze ,  e  la  wi^ 
ta  ifteffa  fer  difenderla ,  com'  è  obbligato  ogni  Trinci  fé  Cri^ 
fiianOy  e  con  umiliffima  ri'verenza  le  bacio  li  Santiffimi  Piedi  y 
fregando  Dio  fer  la  fua  felicifftma  con  fer  ovazione . 
Di  Fiorenza  li  16.  Noi;embre  162^. 

Umilifs.  Ser'vidore ,  e  Figliuola 
il  G.  Duca  di  Tofcana. 


^ 


% 


Afpbwoici  •  4^^ 

-        V.  •      ■ 

Xettera   deir  ArcidùchefTa  d'Auftria  Maria  Maddalena 

a  N.  S.,  ricordata  alla  pag.  237. 

•  •         •  ...  % 

'Bino   Tadre . 

A  Vendo  il  Sìg.  Duca  d*  Urbino  dato  farte  al  Gran  Duca  mio 

figlio  della  larga  dichiarazione ,  che  con  la  fua  lettera  delli  4 

del  corrente  ha  fatto  a  Vofira  Santità ,  nella  quale  afferma ,  e 

dichiara ,  che  Stnigaglia ,    il  Vicariato ,  Montefeltro  ,    e    tutti 

gli  altri  Stati ,  che  ^Jftede ,  e  qiidnto  ha  de^  beni  feudali ,    e 

giurifdizionali ,  alla  morte  p^a  tornano  alla  Chic  fa ,  dalla  qua^ 

le  riconofce  tutto  lo  Statò  ,  che  tiene  ,  con  tutto  quel  più ,  che 

fer  fàaggior  effrefftone  dì  qùcBa  fua  dichiarazione  fi  contiene 

in  detta  fua  lettera ,  alla  quale  fi  è  rimeffo  ,  ficoome  mi  ri^ 

metto  ancV  io  ^  &  effendofi  dofo  maturo   difcorfo   di  Mada^ 

ma^  e  mio  come  Tutricij-  e  Curatrici  del  Gran  Duca  PufiU 

lo  y  iff  ancora  de"  ConfigUeri  deputati  dal  Gran  Dùca  Cofm0 

9Uio  Marito  di  glo.mem.  rifoluto^  che  H  me  de  fimo  Gran  Duca 

col  confenfo  noftro  confermi^  e  dichiari  tutto,  il  contenuto  nella 

fuddetta  dichiarazione  del  Duca  d*  Urbino  con  far   ancb*  ejfa 

fimil  dichiarazione  in  quanto  fia   di   hifognoj  ffecificando  in 

effa    di    non   wver  alcuna  ragione  y   e  fretenfioue  fofra  detti 

Stati  anco  dopo  la  morte  del  detto  Sig.  Duca  d^  Urhinq  ^  non 

folo  per  V  interejfe ,    che  a  lui  foteffe  competere   rifletto .  allu 

per  fona   della  Signora  trinfipeffa   Vittoria  Nipote  del  dette 

Sig.  Duca  d'Urbino  come  figliuola   del  Principe  ledtricof^ ie^ 

fonto  figliuolo  del  mede  fimo  Sig.jyuta^  tma  ancojferfuopat^ 

ticolar  intere ffe  y  e  per  ragione   che  S.  A.   potsjje  pretendere 

come  Succeffore  de*Juoi  antepaffati  ^   e  per  qualfimoglid  altrù 

titolo y  e  caufa .  lo  per  afftcurare  V. Santità  Per  la. mia  parte 

di  queffo  mio  confenfo  ficcome  fa>amc^  Madama  per   ia  fua 

parte  del  fuo\  ho  rijoluto  farne  alla  Santità  Vofira  quc fi'  at^^ 

teftazione  y  e  ratifitazione  ;  con  ia  ifuaU  in  tmo'fteffeteinpo^ 

tufo  che  faccia  hìfogno  ^  comeTuèrict^  e  Cui^atrice^iS^^M  no^ 

ine  di  detto  Gran  Duca  di  muomo  dichiaro^  ^  affermo  tutt\ 

quello  ,  che  il  me  de  fimo  Sig.-  Puta  d'*  Urbino  ha  dichiaratiti  & 

affermato  in  conformità  y  (ff  -  in  Jnfff  ^4  per  tmto^  comt  -  Hi 

fopra^ 


47<>  AlPPlNDlCB* 

fofra  9   e   nel  modo  ^  e  fórma  frecifa ,   che  fa  il  Grén  Ducè 
con  ietta  fua  UtteM ,  e  con  umiliffima  riverenza  bacio  a  Vo^ 
fira  Santità  i  Santijjtmi  Tiedi. 
Di  FircnM  li  i6.  No^emb.  i6i^. 

Umilifs.^  ist  Obbligatifs.  Figlia^  e  Serva 

Maria  Maddalena  é 

V  L 

Lettera  della  Gran  DuchefTa  di  Tofcana  Crìftina   di  Lev- 
rena  a  N^  S.^  citata  alla  pag.  237. 

Bmo   FadrCé 

A  Fendo  il  Sig.  Duca  d*  Urbino  dato  farte  al  Gran  Duca  mie 
Nipote  della  larga  dichiarazione ,  che  con  fua  lettera  delti  4 
del  corrente  ha  fatta  a  V.  Santità  y  nella  quale  afferma ,  e 
dichiara  che  Sintgaglia  ^  Jl  Vicariato  ,  Monte  feltro  ,  e  tutti  gli 
altri  Stati ,  che  fofftede ,  e  quanto  ha  de'  beni  feudali ,  e  giù* 
rif ditionati  j  alla  morte  fua  tornano  alla  Chic  fa  ^  dalla  quale 
riconofce  tutto^  lo  Stato  ^  che  tiene  con  tutto  quel  pìi ,  ch9 
fer  maggior  effref/tone  di  queSa  fua  dichiarazione  fi  conitene 
in  detta  fua  lettera ,  alla  quale  fi  è  rimeffo ,  ficcome  me  ri^ 
metta  ancV  io  ^  ist  effendofi  dofo  maturo  difcorfo  dell*  Arcidu^ 
cheffa^  e  mio\  come  Tutriciy  e  Curatrici  ael  Gran  Duca  fu^ 
pUo ,  ^  ancora  dt*  Configlìeri  deputati  dal  Gran  Duca  Cofmù 
mio  figliuolo  di  glo.  mem.  rifoluto  ,  che  il  me  defimo  Gran  Du^ 
ca .  coT.  cònfenfo  nofiro  confermi  ^  e  dichiari  tutto  il  contenfito 
nella  fuddttta  dichiarazione  del  Duca  d"  Urbino  con  far  anch' 
effo  fimile  dichiarazione  in  quanto  fia  di  bifogno  y  fpecificando 
in  effa  di  non  amer  alcuna  ragione  ^  0  freténfione  Jofra  detti 
Stati  y  anco  ^do^  la  morte  di  detto  Sig*  Duca  d*  Urbino  y  noie, 
foto  fer  i' intere ffcy  che. a  lui  foteffe  coenfetere  rifletto  alla 
fer  fona  della  Signora  Frincifeffa  Vittòria  JSlifote  del  medefi^^ 
pò  Signor  Duca ,  ma\anforà  fer  fno  farti[€olare  intere ffe y  o[ 
fer  M^fint:che\S.  )A^  foteffe,  ftetendpre  ^ome  facce ffore  de\ 
fttoi  Antenati  y  je  ^r  qualunque  altro  ,^tolo  y  e  caufa.  lo  fef 
nffteurare  V.  Samttà  fer  la  mia  forte  di  queBo  mio  confenfo  ^ 
fitcome  1/4  \4mhe  f  4rfiducbejf4  fe/^  If  far  fé  fuéf  d(l  Jfip ,  i#. 
.  <    ,  *  ifolu^ 


Atpbkdicb  •  471 

éohto  farfié  ùtla  Sttntìtà  Vofiru  qucfi'  4ttéfla%hfft ,  e  raùfi^ 
tatione  y  con  la  fuale  tm  un^  ift^Jfà  temfo ,  ta^o  che  faccia  hU 
fogno ,  come  Tucrice  ,  e  Curatrice  y  &  a  nome  di  detto  Gran . 
Duca  di  nuo'vo  dichiara ,  &  ajferjna  tutto  quello ,  che  il  me^ 
de  fimo    Sig.  Duca  d'' Urbino   ha  dichiarato,  ^    &   affermato   in 
conformità  y  &  in  tutto  ^  e  fer  tutto  come  di  fofra^   è  nel 
modo ,  e  forma  precifa ,    che  fa  il  Gran  Duca  con  desta  fu0. 
Lettera ,  e  con  umilif/ima  ri^verenz^a  li  bacio  li  SSmi.  liedi . 
Di  Firenze  li  16.  Ron).  lói^. 

.  U^ilifr.y  ed  Qkbe.dientifs.  Figlia  ^^  e  $em>s^ 
•   .    Crifiinà  G.  Dicheffa^    , 


VII. 


ri 


Iflrumento  della  Devoluzione  del  Ducato  d'Urbino  all^ 

S.  Sede,  ricordato  alla  pag.  237* 

D/V  30.  >J/ri7//  1^24, 

CUm  oh  deficìentiam  filìorum  y  éf'  defeendentium  mafculotmm 
Serenifflmi  £>.  Franctfci  Maria  Montis feltri  de  Rttere  Ducìm 
Urbtni  y  ac  grawem  itliut  atatem  dcvolutio  Ciwtatum  Urhinif 
S.Leonity  Montisferetri  y  Eugubiiy  S^enogalUsy  Fifamri  y  .Caù 
Hi  y  Forìffetàpronii ,  (st  omnium  Ciwitatum  y  Terrarttm  >  Càfiro^ 
rum  y  Locorum  Ducatue ,  et  Stutus  Urbini  y  &  oJiorMnr:  bono^^ 
rum  JurifdiBionalium ,  &  feudalium  y  qua:  d.  Francifcut  Ma^ 
ria  Dux  te  net  y  iff  fojfldet.excefto  in  fra  feri ft^  Caffro  Fadit 
Hybernorum  ad  S.  R.  Ecclefiamy  S^demqete  y  à^  Cam.  Afù^ 
Jlolicam  y  uti  dìreBam  illorum  Dominam  y  &  ad  illius  fa^vo^ 
rem  y  ist  commodum  imminere  dignpftatur  y  denudutioneque  hu* 
jufmodi  Jtc  fendente  frofpicerr  eufientibus  y  tam  SanBijftmo 
Duo  Urbano  Papa  VI  IL  prò  fua  pajlorali  ^igUantiay  quanu^ 
diBo  Sereniffimo  D.  Francifco  Maria  Duce  Urbini  fra  fua  ^ 
quam  gerit  erga  SanElitatem  Snam  ,  ^  Sedem ,  ^  Cam.  Afo^ 
jfhlicam  fietate ,  ist  de^otione.y  pt  cùm  Ded  flacuerit  ipfuni 
Serenìffimum  D.  Ducem  Francifcum  Mariam  hanc  mortalem 
n)itam  ex  fiere  y  et  ad  inrmortalem  migrare  y  dewolmtio' ,  incora 
foratio  y  ist  affrehenfio^  foffefflonìs  Ci^itatum ,  Terrarum  étth 

fmin^erji  Status  y  ac  D»(0tas  Urbigi^  4t  bworum  fcitdaUt^m  ùtt.^ 


472  Af  f  BNDIC8  «. 

éfUA  idem  Sertniffhnm  D.  Frunciftui  Maria  in  frdfentìanm 
ttncP ,  (b*  foffidet  Ubcpf ,  é^  abfqut  aliqna  c^ntro^rjfa ,  o6* 
Botalo  &€..  ad  fanfwem  ajufdem  Ren).  Camera  ^  Sedif^jucj  (st 
Camera  A^aftolici^  f&/fuatmr^\  \    , 

In  primis  fradfétuf  Sireniffimmr  D.  TramìfcHS  Maria  Dux 
per  fuas  linras  fub  datuti^  die  ^  No^emln  anni  fr^x.  i6ii^ 
Sanhfjjtmo  Dio  Noftro  fafét   direBas   declarawerif  quod  Se^ 
ftogaÙia ,    VicariatUì ,  Monsferetrins ,  (ff^  omnes   alii  Status  , 
quos  joffidet  ^  ^  quantum  bah  et  honorum  feudalium^  <b*  ja^ 
rifdimonaUum  temfof'e  fui  ohituf  ad  Sedem  Jpojiolicam  ren)er^ 
tuntur  y  ist  deinde  Sereniffimus  D.  Ferdinandus  Magnus  Dux 
Hetruriét  re^verentid^   éT   den)otionis  in   S.  Sedem  Romanam 
fuorum  Progenitorum  Immitator  egregius  prò  fuo  in  eamdem 
Sedem  zeio  per  ejus  literas   (uh  datum  die  \6»  ejufdem  men^ 
fis  y  &  anni  pr adillo  SanBijjlmo  D.  N.  direUas  cum  Serenif^ 
Jtma   D.  Maria  Magdalend  Arehiducijfd   de  Aufiria  Matris^ 
ae   Serenijftma   D.  ChriBina   a   Lotbaringia   Magna   Ducijfa 
A^via ,  Tutriciumque ,  &  Curatrìciùm  fuarum  per  alias  earum 
^erds  fub'eudem  data  pronto  eonfeiifu  etiam  de^lara'verit  y 
et  eo^firmih)erit  òmne  quod  in  antediila  Serenifftmt  D.  Ducis 
Urhini  àeelaràtione  continetur^  isf  quatenus  ofus  fit  prò  inte^^ 
reffe ,  quod  ei  competere  poteB  etiam,  pojl  obitum  dim  D.  Du* 
tis  Urhini  j  tam  refpeffu  Serenij[fima  D.  ViBoria  filia  ho.  me. 
Federici  Friu^pis  Urhini  y  quam  etiam  refpeBu  fuo  proprio  ^  ^ 
ex  ffmhuSy  quanti  S ucf  e jfor  fuorum  Antenatorum  y  &  qaor 
n>ir  alio  tifala  Pretendere  poffit  dettar a^ierit  cum  confenfu  /»r 
pradiBo  atiquoa  jus^    n)el  pratenjionem  fuper   diBis  Statibut 
non  babere ,  prou^t  in  Jingulis  pradiBis  literis  latin s  contine^ 
tur ,  quarum  tenor  in  fine  prafentis  Inftrnmentt  regiflrahitur . 
Nec  non  idem  D.  Irancifcus  Maria  Dux  Urhini  tam  no^ 
mine  fuo  pròprio  ,  quam  uti  A^us  paternus ,  ^  legitimus  Ad* 
miniftrator  ^  feu   etiam  Tutor  D.  ViBoria  fua  Neptis  ,  qffam^ 
in  Sponfam  defiina^ft  diBó  D.  Sermù  Ferdinando  Magno  Dati 
Hetrurta ,  ér  etiam  ipfiut  D.  ViBoria  nomine ,  isT  omni  meli^ 
ri  modo  dìBum  D.  Ferdinandum  IL   Magnum  Ducem  Hetru^ 
ria  fuum  Prdfrem  cum  facultate  mediante  per  fona  unius  ABo^ 
ris ,    ^  fróris  iffc.  ab  eo  deputandi   eoram  Summo  Tontifice 
iireBo^  (St  fupremù  Domino  feudi  ^  (f  alia  quacumque  perfona 

a  Saa-^ 


Appendice  #  473 

4  SanShate  Sua  eligenda ,   &  deleganda  decìaratlonem  fuam 
jfrAdìBam  ratìfican.  ^  &  de  noDO  facicn.  iste,  ae  declarationet 
a  SanShate  Sua  facicndas  acceftan. ,  (b*  concordan. ,  é*  aliit 
facuhatibus  cofiituerit  ^  ae  etiam  d.  D.  Ferdinandus  Magnui 
Dux  Hetruria  nominibus  &e.j  cum  confenfu^  auBoritate  iste. 
diBarum  SerenìJJlmarum  ifjius  Tutricuniy   iff  Curatricum  ap^ 
froba^erit^    ae  ettam  de  noiìo  fecerit  declarattonem  alias  ad 
fan)orem  Sedìs  j  (st  Camera  Afoftolicét  a  diflo  D.  Duce  Urbi* 
ni  fallam  eirca  recognitionem  ah    eadem  Sede  Afoftoliea^   et 
de'volutionem  ,  ac  re^erfionem  ad  eam  fofi  obitum  dilli  D.  Du^ 
€Ìs  Urbini  diBarum  Ci'vitatum  SenogalUàt ,  Fifauri ,  Montisfe^ 
retri ^  ist  unin)erjt  Status^  &  Ducarus  Urbini y  et  aliorum  lo-', 
norum  feudalium  iffc.  in  omnibus ,  frout  in  litteris  fcrijftìs  a 
d.  D.  Duce  Urbini.  iff  SanBìjftmo  D.M.  Urbano  Taf  a  Vili. 
direBis ,  (b*  cum  confenfu  iffc. ,  ut  fufra  conflituerit ,    &   de^ 
futa^erit  D.  Andr^am  q.  Jo.  Bafttjla  de  CioUs  Nolilem  Cor-' 
tonenfem  Equitem  ^D.  Stefbani  j  ac  &c*  ABorem  y   iff  Tròrent 
€um  amfUjfimis  facuhatibus  fuhjlituerit  é^r. ,  front  de  man* 
dato  d.  D.  Ducis  Urbini  in  ferfonam  d.  Magni  Ducis  conflati 
fub  rogitu  D.  Jo:  Baftiftdt  Mine  UH  Mot.  fub.MercatellenJis^ 
ac  Ducalis  Cane  e  Ilari:  fub  die  2j.  Mar  sii  frox.j  &  de  man-^ 
dato  ,    defutatione ,   <b*  fubjlitutione  d.  D.  Ferdinandi  Magni 
Ducis  in  ferfonam  fradiBi  D.  Eq.  Andrea  de  Ciolis  jimiliter 
eonflat  fublico  Injlrumenso  ab  eo  fub  feri f  so ,  qudt  quidcm  In^ 
ftrumenta  in  fubblicam ,  <b*  authenticam  formam  sradisa  ,    <Sf 
eonjt guata  fuerunt  ad  effeBum  fnti  Injlrumento  in f erendi.  Et 
deinde  fojl  framiffa  bahito  maturo  traBatu  fro  comfonendis  , 
eoncordandis ,    ac  terminandis  omnibus  fretenfionibus  fradiBis 
in  ter  SanBiffimum  D.  N.  Pafam  y  fuofque  Officiatesi  &  Mini^ 
ftros  ex  una  D.  Eq.  Andream  de  Ciolis  Trocuratorem  f^frad.  ^ 
aliofque  fro  dd.  Sermis  Francifco  Maria  Duce  Urbini ,  ac  Fer-» 
dinando  Magno  Duce  Hetruria  inser'venientes  farsibus  ex  al* 
fera.    Tandem  SanBifftmus  D.  N.  Fa  fa  Urbana  s  Vili,  fu/n^^ 
mam ,  (b*  quantitatem  fcusorum  aure  or  um  centum  millium  fe^; 
euniarum  fro  exfenjts^  (ff  melioramentis  y  et  augumentts  fa*' 
Bis  in  Ci'vitatibus ,  Terris  ,  CaBris  ,  Locis ,    et   bonis  Jurifdi* 
Bionalibus  y  et  feudalis  fufradiBts  diBa  Serma  D.  ViBori^  ejus 
Nefti ,  à^  futura  baredi ,  tr^/  aliis  diBi  D.  Urbini  Ducis  A^  ' 
F.  II.  O  o  o  redi^ 


^*^4  Appendici. 

redibuf ,  &  fuccejfortbus  fer  Sedcm ,  &  Camcram  AfofiolUam 
ianiam ,  atquc  fol'vcndam  declara^vcrh  y  &  fnfcr  altodialiyut  ^ 
ist  dliis  quibufcumque  fratenfionibus  ad  concordiam  dewenìn 
€onfenfertt ,  (b*  f^P^  frarnij/ìs  Cbirografhum  cum  duobuf  du^ 
flicatts  Illmo  y  &  Rmo  D.  Francifco  Cardinali  Barberino  ejuf 
ex  Vratre  Germano  Nefotiy  Statuf^^ue  Ecclefiaftici  Generali 
Snferintendenti  direBum  fub  datum  hae  die  mann  fua  fubji^ 
gna^erit  y  front  in  eis  . 

Volentes  tam  d.  £).  Franctfcns  Card.  Barberinns  nomine 
San  ffi tati f  Sudy  &  S.  Sedisy^  ér  Camera  AfoBoUca  y  quam 
D.  Andreas  de  Ciolis  étc.  ftus  y  ac  qnibus  fufranominibui 
§ufer  framijjts ,  igt  infrafcriftis  fublicum ,  éT  folemne  confice* 
re  Inftrumentum .  Uinc  efi  quod  anno  &€^  in  noffrornm  Joan* 
nis  Jacobi  Bulgarini  Frotonotarii  Afojiolici ,  Dominici  Fontbid 
Reru.  Cam.  Afojlolica  Motarii ,  ae  Èartbolomàti  Dinii  Motarii 
fubliei  y  ist  Cancellarti  Confolaìus  Mationis  Fiorentina  de  Urbe 
in  folidum  rogatorum  y  ac  Tejlinm  infrafcriftorum  ad  hac  ffe* 
eialiter  hnbitura  ^vocatorum  iffc. ,  iff  ferfonaliter  exijlentes 
lllmus  iste.  Dnuf  Francifcus  Card.  Barberinus  antedìEluf  ex 
una  y  Ùf  d.  D.  Eq.  Andreas  de  Ciolis  nobis  oftimè  cognitis 
farti  bus  ex  altera  nominibus  fufradi&is .  In  primis  d.  D.  Fran* 
eifcHS  Card,  exbibuit ,  cb*  conjignamit  nobis  é'c.  originale  Chi^ 
rografbnm  fufradiflum ,  &  ano  illius  duplicata  manu  SanElif* 
fimi  D.  A?.  Taf  a  Jignata  ad  effeElum  fc.  ibidem  legendi  y  front 
éltdy  &  intelligibili  n)Oce  aflantibus  contrahentibus  y  et  tefti^ 
hus  fradiBìSy  ^  iffis  audientibus  fer  Nds  étc.  ferie  FI  am  fuit 
iffc.  y  ist  eil  tenoris  fariter  inferius  regijiran.  Quo  quidem  Chi* 
TOgrafho  y  ut  ejus  tenore  fcrleElo ,  ist  audito  t^em  D.  Fran^ 
eifcus  Cardinalis  Barberinus  in  ilUus  executionem ,  isr  illius 
rigore  iste,  nomine  Sanllitatis  Sua ,  et  Sedis ,  ist  Camera 
AfoBolica  lìolens  fro  ejus  farte  fibi  in  d.  Cbirografho  deman* 
data  exequi ,  ist  adìm fiere  ,  [fonte  iste,  fromtfit  d.  X).  Andrea 
de  Ciolis  Fròri  antediclo ,  una  nobifcum  iste,  folemniter ,  ist 
legitime  fiif alanti  fufradiflam  fummam  Jcutorum  centum  mil^ 
lium  moneta  Rom.  Juliorum  decem  fro  fcuto  fecuto  obitu  difli 
JD.  Ducis  Francifci  Maria ,  ac  dimijfa ,  ist  relaxata  ad  fa'vo^ 
rem  SanHiJftmi  D.H.y  S.  Sedis  y  ist  Camera  Afoflolìca  libera 
fojfej/ìone  dd.  CÌDitatum  Urbiaiy  S*  Leonis  ^  Terra  y  ist  Arcis 

Me- 


Appbndicb.  47^ 

Majoliy  Mentis  Feretri  y  Eugubii  ^  Senogallidy  Tifaurij  CaU 
Hi  y  Forifemfroniì ,  &  omnium  Cin)itatum ,  Terrarum ,  Caffro^ 
rum  iste. ,  Fortalitiorum  ,  ae  Arcium  Dueatus ,  (st  Status  Uni* 
n)erji  Vrhini  y   (St  omnium  aliorum  honorum  jurifdiBionalium  y 
et  feudalium ,  qua  d.  D.  Francifcus  M.  Dux  tenet ,  &  fojji-' 
Jet  exeefto  fufradìdo  Caftro  Fodii  Hyhernorum  y  diBaque  fof^ 
fefione  pacifica  cum  effeBu  realiter ,  Ì3t  aBualiter  a  Sanfiitd^ 
te  fua  y  Sede ,  &  Camera  Afoftolica  acquìfita  dare  y   iff  fer^ 
fol'vere  d.  /)•  ViBoria ,   uti   baredis  diBi  D.  Ducis   iste,  fro 
omnibus  y  ist  quibufcumque  exfenfisy  ae  melioramentts  is^c.  ist 
ttiam  fro  eredito   eujufvis  fumma  eontra  Communitatem  Fh» 
fauri  y  ist  alios  ohligatos  occafione  quarumcumque  exfenfarum 
Fortus  illius  Cin)itatisy  quomodolibet  debitarum  d.  Duci ,  i^/ 
fuis  iste,  y  nee  non  fro  redditìbus ,  datiis ,  ist  alìis  fro'venien^ 
tibus  fer  iffum  D.  Ducem  emftis  de  anno  i6j6.y  feu  iste,  fro 
fretio  fcut.  12646  É  de  grojjts  ruiginti  fro  fcuto  a  Communi'- 
tate  Mondulfbi ,  qui  redditus ,  ist  froiìentus  remaneant  liberi 
Sedi  y  ist  Camera  Ajoftoliea ,  ist  fro  aliis  exfrejfts  in  fufrad. 
ideelaratione  SanBijJtmi  y   ut  fufra    inferto   illius  Cbirographo 
faBa  libere  iste. ,  ist  fro  diBa  jolutione  facienda  ultra  obliga^ 
sionem  Camerf  eedulam  baneariam  D.  Bernardini  q.  Ludow* 
€Ì  de  CaffonibuSy  ist  D.  Bartbolomai  q.  Zenobii   ae  Filieaja 
Mereatorum  nobilium  Florentinorum ,  ae  D.  Senatoris  Alo'^jR 
•  Alberti  de  Alton)itis  fimiliter  mercatores  fiorentini  a   Dno 
),  Taddeo  Barberino  dd.  DD.  Bernardini  y  ist  Bartbolomai  Fro^ 
euratore ,  nee  non  a  Dm  Mareo  de  Martellis  uti  d.  D.  Aloy^ 
JlrFrÒre  fufraferiftum  fromif/tonem  folutionis  fumma  fradiBa 
modo  y  ist  forma  fradiBis  faeien.   eontinentem   eidem  D.  Eq. 
Andrea  de  Ciolis  Frocuratori  frafenti ,  et  acce f  tanti  realiter 
tradidit  y  ist  eonfignaiìit  y   in    qua  fromiffto  fol'vendi  fretium 
tormentorum  bellicorum  y   ut  infra   dicetur   etiam  continetur  y 
&  efl  tenoris  in  fine  bujus  Inffrumenti  regiftran.  Qnibus  ftan^ 
tibus  frad.  D.  Eques  Andreas  de  Ciolis  agenSy  Ì3t  contrabens 
in  bis  omnibus  infrafcriftis  tamquam  Prór  Sermi  D.  Fran cifri 
Maria  Montisfeltri  a  Ruere  Ducis  Urbini  y  ae  etiam  uti  ABory 
ist  FrSr  defutatus  d.  Sermi  D.  Ferdinandi  Magni  Ducis  He* 
truria  tam  eorum  frofriis  nominibus  y    quam   étiam    Dna  Vi^ 
Boria  istc.y   quam  in  Sfonfam   d.  D.  Francifcus  Maria  Dux 

OoQ  z  Ur- 


% 


47^  Appendice» 

Urhini  frad.  D.  Ferdinando  dejiina'vh ,  ajftrens  d.  D.  Terdi^ 
nandum  Magnum  Duccm  decimum  quartum  annum  fu  a  atatis 
Httigijfe ,  (3^  Jic  ex  forma  Codicillorum  ho.  me.  Sermì  Cofmi 
Medicei  IL  Magni  Ducis  Hetruriàt  eumdem  D.  Ferdinanaum 
bahuiffèy  et  bah  ere  legitimam  facuhatem  traFiandi  Jimilia  »r- 
gotia ,  &  contrabendi ,  ac  etiam  afferens  d.  D.  £/f.  Andreae 
de  Ciolis  Pràr  habuiffe ,  &  babere  flenam  ^  et  fuffìcientem  fa^ 
cultatem  ut  infra  contrabendi  ^  &  omnia  infraf cri fta  faciendi^ 
Cb*  fé  obbliganti ,  &  nibilominus  ad  majorem  cautelam  fromi* 
fit  y  quod  iffe  D,  Francifcus  Maria  Dux  nomine  frofrio ,  Ut 
tamquam  A^us  Vaternus ,  ist  legitimus  Adminijirator  ,  é"  Tu^ 
sor  fr afata  D.  Vigoria  fua  Meptis  ^  nec  non  d.  Ferdinandus 
Magnus  Dux  Hetruria  tam  nomine  fuo  proprio ,  quam  etiam 
mti  a  d.  D.  Francifco  Maria  Duce  dejiinatus  Sponfus  frafatéi 
D.  Viflorije  y  omni  meliori  modo  iffc.  ratificabunt^approbabunt^ 
ist  emologabunt  per  IJlrumentum ,  (^  omnia ,  et  Jingula  in  eo 
contenta  werbis  expreffìs  cum  inferitone  pntis  Inflrumenti  infra 
triginta  dies  ab  bqdie  proximos  fub  obligatione  in  forma  furis 
nìalida  ^  ac  in  ^erbo  Principi f ,  ac  piene ,  fufficienter  in^ru^ 
fnentaque  ratificationum  pradiHarum  in  public am  formdm  infra 
€umdem  terminum  SanBitatis  Sua  exhibebit  diBus  D.  Equet 
Andreas  de  Ciolis  Pror  ,  ac  nominibus  étc.  fupradiflam  decla^ 
rationem  SanElifJlmi  ^  et  fummam ,  iff  quanti  tatem  in  e  a  de^ 
€laratam ,  ac  .promifftonem  ,  ist  affecuratìonem  prò  illius  folu^- 
rione  y  ut  petitur  ,  faSum  ,  nec  non  cedulam  fapradìElam  mer* 
catorum  Jtbi  ut  petitur  datum ,  cb*  conjignafum  libere  accepta- 
wit  y  et  de  di&a  cedula  ex  nunc ,  ac  etiam  de  diBa  fumma  , 
^  quantitate  fequuta  illius  folutione  SctnHìfftmum  Dominum 
Nojirum  y  Sedemque  y  et  Cameram  ApoSlolicam  pradiElam  d. 
Dno  Cardinali  Barberino  prsfentCy  àt  una  nobifcum  &c.  fo-^^ 
lemniter  acceptante  'validijftme  quieta^vit  y  et  abfol^it ,  etiam 
per  paHum  expreffum ,  nec  non  Jlante  proediBa  cedula  libere  y 
<b*  expreffe  r enunci wvit ,  ■  iff  cefftt  Sanfliffìmo  D,  M.  Papa  , 
SanSaque  Sedi  étc.  omnibus  y  et  quibufcum^ue  expenfis  faBis 
a  d.  D.  Francifco  Maria  Duce ,  é"  fais  Antecefforibus  in  con^ 
JiruBione ,  amplicatione ,  fortificatione ,  àt  reparatione  Portuum 
Pifauriy  &  Seno^alUa  y  &  in  fortificationibus  y  Ó*  quibufvis 
aliis  operibus  faBis  prò  defenjione^   i£t  fecuritate  Ciuitat'um  ^ 

Ter- 


Appbhdicb.  477 

Terrarum ,  Arctum ,  Tortalitiorum ,  &  Rocchatum  diBi  Sta^ 
tus ,  frafertim  Tifauri ,  Seffogallia ,  5*.  Leonh ,  <^  Majolii , 
ér  ^ro  Falatih  Ci^tatum  Urbini  ^  &  Fifauri  y  &  5*.  Lconis 
€um  trihus  fetiolis  Terrcrum ,  (^  eorum  fertìnentìif ,  (b*  ètiam 
fro  hahhationc  fupra  Portum  Tifauri  cum  duobus  domihus  con* 
tiguis  y  com^^r^hcnfo  etiam  maga^ena  tormenrorum  bellicorum^ 
ac  tignaminum  in  diBó  Tortu  Tifauri  exiftcntt ,  nec  non  qui* 
buf^is  augumentis ,  ^  addii amentis  di&orum  Talatiorum ,  (JT 
omnibus  meliorawentis  cujufwis  generis ,  quansitatis ,  cb*  ^valo* 
ris  etiam  maximts  faBis ,  ist  quàt  fieri  contigeret  a  quacumque 
ferfona  ufque  in  diem  obisus  a.  D.  Ducis  Urbini  in  di  fio  Teu* 
do ,  Statu  ,  Ducato  &e. ,  faMs  allodialibus  infraferiftis ,  ac 
etiam  renuncia^vit  quibufcumque  fratenfionibus  y  ac  jurtbus  &c.y 
quA  circa  PrAdiBa  idevi  D.  Francifcus  Maria  Dux  ^  diftaque 
Vifloria  y  feu  alti  quicumqué  hàredeSy  ist  fucceffoyes  quoràodo* 
lìbet  habere ,  d7*  ets  competere  foffent ,  nec  non  cefftt  isfc.  ei* 
dem  SanEliffimo ,  et  Sedi  étc.  creditum  fupradifium  contra 
Communitatem  Tifauri  ^  nec  n&n  redditus  ^  &  frcwntus  da* 
tiorum  y  iff  aliorum  Communitatis  Terra  Mondulfhi ,  ^  fro* 
tnifit  creditum  Communitatis  Tifauri  effe^  ist  manutenere  we* 
rum  ^  non  tamen  exigibile  ^  ncque  de  faBo^  ncque  de  jure  d. 
D.  Francifco  Cardinali  Barberino  frefente ,  et  una  nobifcùm  iffc. 
Jolemniter  Jlifulan.  ,  <b*  acceftan.  date. ,  ist  contra  idem  D. 
Eé[ues  Andreas  de  Ciolis  ajferens  fé  effe  ad  plenum  informatum ^ 
<^  certam  fcientiam  habuìjfe  ^  et  habere  de  fujradiBìs  literis 
D.  Ducis  Urbini  SanBiftmo  D.  N.  Urbano  Vili,  fcriptis , 
quam  d.  D.  Ferdìnandi  Magni  Ducis  Hetruria  ,  ac  de  omm^ 
vus  declarationibus ,  fromìfponibus  in  eis  faBis  ,  nomine  diBi 
D.  Francifci  Maria  Ducis  Urbini  prò  fé ,  fuifque  et  e.  ratifica^ 
n)it  y  apfroba^t ,  &^  emologa^it  declarationem  per  d.  literas 
die  4  Nowembris  prox.  fcriptas  ab  eodem  D.  Dftce  faBam  ^ 
et  de  no^o  ad  majorem  cautelam  ajfirma^it  y  é^  dectara'vtt 
SanBifpmo  D.  N.  Fap^dy  SanBaque  &c.  y  quod  Senogdlliay 
Tifaurum  y .  Vicariatus  y!  Cin^tates  S.  Leonisy  Terra  y  et  Arx 
Majoli  y  Mon sfere trus  y  é^-omnes-  alti  Status  quod  MBut  D# 
Francifcus  Maria  Dux  Urbini  pofftdeni  iste ,  excepto  d.  Ca^ 
ftro  Todii  Hybernorum  tempore  ipfius  Ducis  obitus  ad  Sedeuà 
Apoftolieam  rcDertuntnr  ^  tiqne  &.  K%  Etclefia  ^   ^  Corner  et 


'-! 


47^  Apybndicb^ 

Apftolìcét  dehentuf  ^  et  quod  iffc  D.  Franclfcut  Maria  Dujt 
Urhini  non  debct  j  nec  poteB  aìiquo  ^nodo  ae  illìs  diff  onere  , 
Jicut  haRenus  non  diffojuijfe  dixit ,  nec  dtffonet  in  futurum 
ad  fa'vorem  alicujus ,  nec  non  etiam  nomine  fradici  D.  ¥er^ 
dknandi  Magni  Ducis  Hetruriét^  nomine  fuo  frofrio ,  dt  tam^ 
fuam  desinati  Sfonjì  D.  ViSoria ,  cb*  ifjius  D.  Viftoria  no-- 
mine  omni  meliori  modo  ratifica^vit ,  affroba^vit ,  éT  emologa* 
wit  declarationem  y  ist  confirmationem  omnium  eontentoram  in 
fuf  radiala  declaratione ,  &  quatenus  opus  fit  prò  omni  jure , 
et  inìerejfe ,  quod  eidem  D.  Ferdinando  Magno  Duce  fojfet 
iomfetere  etiam  foB  mortem  diBi  D.  Ducìt  Urbini ,  tam  refpe^, 
ilu  f  ir  fona  diBa  De  ViBoria ,  quam  refjpeBu  proprio  ifjiuf  Ma* 
gni  Ducis ,  &  prò  quibufvis  juribus  fuo  rum  Antenatorum ,  di 
non)0  ad  majarem  cautelam  declaran)it  >  ut  tonfeffus  fuit  non 
babuijfe  ^  nec  babete ,  nec  'velie  babere  aliquod  jur  y  ncque  ali* 
quam  pratenjionem  ex  quocumque  jure ,  frate xtu  étc. ,  (s^  prò* 
mifit  y  ist  affirmawt  quod  boc  idem  d.  D.  Magnus  Dux  con* 
fitebitur  y  et  obferruabit  quocumque  tempore  &c^ 

Item  d.  D.  Eques  Andreas  de  Ciolis  nominibus  omnibus 
fupradiBis  ex  nunc  libere  y  &  exprefsè  confentit  ad  fan)orem  y 
et  commodum  Sedìsy  iff  Camera  Apoftolica  Jlatim  fecuto  obitm 
diBi  D.  Francifci  Maria  Ducis  Urbini  libera  dimijfioni  y  à^  re* 
laxationi  y  ac  incorforationi  y  nec  non  ademftioni  fojfejjlonis 
Cii>itatum  DucatuSy  ist  Status  Urbini  y  S.  Leomsy  Mentis  fé* 
retri ,  Eugubii ,  Senogaltia ,  Tifauri ,  Callii ,  Forijfcmpronii  &c.y 
ist  omnium  Ci^itatumy  Terrarum  ,  CaBrorumy  Arcis  Majoliy 
&  àliarum  Arcium ,  fortalifiorum  iste  y  qua  d.  Francifcus  Ma* 
ria  Dux  pofftdet  y  excepto  Caftro  fradiBo  Podii  Hybernorum  y 
nec  non  promifit  quod  nec  per  fé  fé  D.  Francifcus  Marta  Dux^ 
nec  dìBa  D.  fua  Neptis  ,  nec  alii  fui  bare  de  s  y  ist  fucceffores 
quicumque  y  minufque  D.  Ferdinandus  Magnus  Dux  occajione 
melìoramentorum:^  wel  aliorum  quorumws  pramijforum  y  quam 
aliarum  quarumcumque  pratenjionum  y  fi^ve  ex  quawis  alia 
ratione  etiam  proveniente  ex  ipfa  declflratione  SanBiffim  fuh* 
/cripta  y  n^l  prafenti  concordia  y  'vel  ex  alia  declaratione  fé* 
futura  per  eumdem  SanBifJimum ,  ist  S.  Sedem  Apoftolicam 
femel  y  n)el  pluries  judicialiter  facienda  y  vel  etiam  ex  quo* 
tumque  jure  prateudet^  aliquam  retentionem  ,  jus  y  nicl  aBio^ 

uemy 


ArrBKDieit    .  479 

neffi  5  étff*  quicquam  tentahunt  de  falh  fufer  Cinjitatihms  St^ 
if  agalli  £  y  Pifaurij  S.  Leonis ,  Terra ,  <b*  Arce  Majoli ,  é^  Mon^ 
tef eretro ,  ac  nmn)er(o  Statu  ,  iat  Duca  fu  Urbini  ^  ist  honis 
feudalihus ,  et  jurifaiBionalihuf  fufradiSis ,  fed  ftattm  y  atqut 
Deo  flacuerhy  quod  d.  Sermus  Dnus  morte  obierit  y  libere 
abfque  mora  y  &  exceftione  aliqua  dd.  Ciwtatum  y  Status  y  & 
Ducatus  fojfejjtonem  ad  fan)orem  Sedis ,  <b*  Camera  AfoBolicM 
dimittent  y  &  relaxabunt ,  <b*  fojlea  fratenjìones  fupradiSas  , 
Ji  qua  tunc  temforis  intererint  indectfa  y  atque  refer'vata  y  et 
quafcumque  ,  quaf  babent ,  feu  quo^ff  tempore  babebunt  y  "de^ 
ducent  y  &  frofequentur  coram  Summo  Tonttfice  uti  Domina 
dire  fio  di^i  Status ,  é^  Ducatus  Urbini  ^  n)el  alia  ferfona  a^ 
SanSitate  Sua  defutanday  &  deliganda. 

Infufer  con'venerunt  D.  Card.  Barberìnus  nomine  SanBi^ 

tatts  Sua  y  ist  Sedis ,  iff  Camera  Apofiolica  y  &  D.  Eques  An^ 

dreas   de   Ciolis  nominìbus   étc    ad  Sermum  Urbini  Ducem , 

ejufque  haredes ,  (st  fuccejfores  libere  ffeBare  aurum  y   argen^ 

tumy   monetas  y  fecttnias  cujufcumque  quantitatis  y    gemmai 

fretiofas  y  far  amenta  y  libros  y  Statuas  y  qua  non  fint  affojita 

in  locis  fublicis ,  ixel  fint  parietibus  infixa  per  modum  encru* 

ftionìs:  fcripturas  ^videndas  pofi  ipfius  Ducis  obitum  cum  in^ 

ter^ventu  altcujus  perfoma  a  SanSìtate  Sua ,  n)el  Sede  Apojh* 

lica  deputanda  ad  effeElum   retinendi  illas  y    qua   in^ententur 

fpeBantes  ad  diElam  Sedem  y  'vel  tangentes  jura  ipfius  Dmcom 

tus  y  ist  Status  Urbini ,  iff  bonorum  feudalium  ,  éT  jurifdiSio^ 

nalium .  Arma  y  munitiones  y   tormenta  bellica  y    feu  muralia^ 

qua  tamen    non    babent  arma  y  ut    infignia  Sedts  Apofiolica  y 

feu  Summi  fontìficis ,  (st  tandem  mobilia  omnia ,  qua  ipfe  Dux 

habet  in  Statu  y  ist  bonis  feudalibus  y  qua  infixa  non  adbarent 

feudo  y  &  affortari  poffent  abfque  iltorum  bonorum  feudalium 

determinatione  ,  &  eorum  afportatio  quandocumque  fiat  abfqnt 

folutione  pedagii ,  feu  gabella  ;  ^  fai  fi  quod  fupererit  in  Sta^ 

tu  penes  Cameram  Ducalemy   Camera  Apofiolica    njel   emat^ 

n)el  perfnittat  illud  per  bar  e  de  Sy  feu  fucceffores  ipfius  D.  Du^ 

cis  afportari  extra  dìBum  Statum  Urbini  fimiliter  fine  folm^ 

tione  pedagii  y  ^vel  gabella .  Mobilia  y  qua  tempore  obitus  di3i 

Ducis  remanebuvt  in  Palatiis  Urbini  y  Pifauri  y   ist    S.  Leonie 

libere  fub  cu  ff odia  ^  &  adminiBratiom  Miniflrornm  Dncis  y  mèi 

ajui 


r^ 


480  ^      AfFBNDICBt 

$jus  hétrcium  femdntAftìt  ^  &  fró  cifdem  sonfernutnJis  ad  re^' 
quijìtionem   diBorum   hdredMm   dehat   a  Minijiris  Sanfiifath 
oMdy  &  Scdis  Afoftolica  lotus  offortunus  in   cifdem  faUtiis 
fsr  duas  Mcnfes  affignari  diBis  Minifiris  Ducis ,  n)el  haredum  , 
fuorum  tur  A  ^  &  cuftodia  libere  rtUnquantur  ;  diita  ^ero  tor-' 
menta  bellica  n^n  debere  amo^veri ,  neqne  afportari  infra  ffa^ 
tium  duorum  Menjtum  a  die  adeftafer  Sedem ,  ist  Cam.  Afo^ 
ftoUcam  effeBnalis  ,  ist  pacifica  foffeffionis  Status ,  iff  Ducatut 
Urbini ,  ad  effeÙum  quod  fi  Santlitas  Sua ,  iff  Sedes  Afofio* 
Hca  moluerit  emere  omnia  dilla  tormenta ,  ^vel  illorum  fartem 
dtkeat  per  SanBitatem  Suam^  iff  ditlam  Sedem  declarari  in^ 
fra  diffum  terminum^    é^  fequuta  declaratione  y   haredes^  ist 
fuccejfores  ipfius  Ducit  teneantur  n)endere  pr^d.  Sedi ,  cb*  Ca* 
mera  omnia  diBa  tormenta  ^  n^el  illorum  partem ,  prout  decla^ 
ratum  fuit  juflo  pretio  ,  (b*  prò  ajfecuratione  rejlttutionir  em^ 
ftorum  tormentorum ,  non  fequuta  declaratione ,  'vel  faBa  de^ 
elaratione  prò  affecuratione  folutionìs  pretti  fuit  data  fuprad.  ^ 
et  infrafcripta  cedula  fuprad.  tormentorum  a  diBo    £)•  Fran^ 
eifco   Card.  d.  Equiti  Andrea  Procuratori  ^   ut  fupra  accep^ 
tanti  iste. 

Arma ,  ist  munitiones  exiften.  in  fortilitiis  fequuto  ohitm 
i.  D.  Ducis  defcribantur  cum  inter^entu  alicujus  Mini ft ri  Du* 
eis ,  ^el  ejus  bgredum ,  ist  fuccefforum  ,  ist  quatenus  arma  w^ 
delicet ,  ut  n)ulgo  dicitur ,  li  Corfalettì ,  Mofchctti ,  Archi- 
bugi)  &  Picche  fint  bona^  &  rccipientia  ad  ufum  borum 
temporum ,  Camera ,  ér*  Sedes  Apoffolica  illa  emat  prò  jufio 
frftio  9  quoad  citerai  n)ero  munitiones  fit  in  arbitrio  SanBi^ 
tatis  Suf  y  njel  Sedis  ApoBolicf  emere  illas  omnes ,  iìcI  illa* 
rum  partem  infra  menfem  a  die  ingreffus  in  diBa  fortalitia  • 

Item  eonnfenerunt  Caftrum  Podii  Hybernorum  tanquam 
tron  eomprfbenfum  in  Innìcfiitura  Satus ,  ist  Ducatus  Urbini , 
fed  poffeffum  a  Ducibus  titulo  emptionis  particularis  babito  a 
Sede  Apoflolica  per  Ducis  mortem  cum  Statu ,  ist  Ducato  n)el 
Sedem y  ist  Cameram  Apoftolicam  non  devolvi.  Sed  ad  diBos 
bfredesy  ac  fucceffores  pertinere  'vigore  diBg  ^enditionis  ;  Aquai 
n)erò  non  impedito  quo^is  modo  earum  ufu  etiam  novo  in  ter-' 
ri  torio  V.  CaBri  Podii  Hybernorum  non  poffe  in  prfjudicium 
Commmnitatis  ^  ^  bominum ,  feu  Molendinorum  Terrf.  S.  Ar- 

cbau^ 


/ 


chdHgelf  Jin)Cftìj  fsd  illf  amues  in  ^èxitu  Tei^ttoriì  d.  CaSn 
Todii  ingredian$ur  Tetri forUm  ,  d.  Caffri  S^  ArcbangcH  »  & 
frout  nune  illf  fiuunty  fluere.  dekere  ^ 

Infuffr  declararunt  circa  bona  emfhifeotica  in  lijla^  fen, 
mota  in  fine  prffenris  Injlrumenti  regijlran.  ffecificata  ^  ^uf 
d.  Sermus  Dux  ajferitur  bahere  ex  coneejftonibus  particularinm 
Ecclefiarum  uti  dd.  bonorum  Dominarum  direElarnm^  Sedem^ 
&  Catneram  Afofiolicam  non^  babere  interejfe  y  dummodo  ditla 
btfna^  «w/  eorum  aliqua  non  frobenfurfer  4.  Cameram  fuf^e 
recùgnita  ,  feu  conce Jf a  a^  prfdiila  Sede ,  ^  ideo  circa  ea ,  fer 
d^  Ducevi  j  'vel  ejus  bgredes  y  ^  fucceJfi^r^$^Mgendum  effe  cìint^ 
Ecclefiis  donunabui  direSlis  •         -       ; 

Item  conwnerunt  exaRimem  feeumarum  quarmnìenmdue, 
éx  caufa  mutui  cenfuum  ab  ipfo  Duce  ^  ♦xir/  ej^s  Au&orilus^ 
juxea  formam  Conftituti^um  AfoHolicarum  emftQrum  ^  •  con* 
den^nAtionum ,  confi^intionpm^  njehsMa  eaùfa  Duci  debit^rum^ 
quf  remanebunt  inexaffa  fem^orf  obìtus  ipfiiif  Ducif  eontra 
Unin)erfitates ,  Commumtatee ,  4&*  CoUegia  Subditor^  exceptii 
samen  Communitatib^s  fifauh  >  (è*  Mondulfhi  pro^  crediti^  s 
redditfbus  y  et  fro^entibus  ^  ut  fu  fra  ^xprejfts  ^  ffeSare^  ad 
iffius  Ducif  bfredes ,  éjfui  exaBionem  dd.  Creditorum  contra* 
florum  y  feu  contrabendorum  ufque  ad  obitum  Ducis  facere 
pojjtnt  cum  privilegio  y  ^  more  Qamerf  y  &  éfuia  .circa  iUa 
ariti  pojfent  differentif^  .^  litet  eum  debitori»us  y  pofftnt  d^ 
bfredes  nominare  unum  ,  feuplures  Judices  etiaminfecunda  y  .<b^ 
tertia  in/lancia  deputandum  y  mei  depfttandoi  a  Sanditate^  Sua,^ 
Fvel  Sede  Apojiolica  in  Cintate  Urbini ,  mei  aliis  Ciwtatibui 
ipfius  Ducatus  Urbini ,  ubi  debitores  babitabunt ,  coram .  quir 
bus  jujlitia  mediante  dd.  differentif ,,  iff  lit.es  terminari  debeant , 
dummodo  in  fecunda  >  Ó*  ter.tia  injiantia  nominetur  unuf  exi 
Judicibus  or  dinar  iis  dd.  Cin)itatum.\ 

Item  conmene'runt  pflriter  h(MH  allo  di  alia  y  if  cfuf  prfy 
tenduntur  a  J.  Scrino  Duce  all^dialia  defcripti{  in  fupradiBa 
nota  cum  eorum  juribus ,  (b*  pertinentiis ,  ^  alia ,  quf  in  fu- 
turum  fimul y  wel  fucceffi<vè  tam  movente  Duce;  quam  poH 
ipfius  ohitum  prohabuntur  allodiali  a  y  qnf  non  hatent  anner 
xam  ali^uam  jurifdifUonem  liquidando,  e^am  SanBitate  Sua  y 
mei  Sede  Apojiolica  y  mei  ab  ea  dep$,tan^  (  exceptis  pamen  fa^ 


Èariif  Uthiffi  y  et  fifanrì^  habìtatione  fufra  fortam  Tìfawri 
cum  dtiabur  domihus  tontìguisy  ist  maga%%eno  tormcntornm  htU 
licorum  ^  feu  lìgnamtnMm  ^  iff  falatio  S.  Leonis  cum  trìbni 
fetìoits  Tff^^aì^^  y  ut  Jufra ,  dunt  alluvi  fuit  de  fretenfiont 
meiiorafnentornm  ^  ad  famorem  Srèdìs^  (^  Camera  Afoftolìcét 
comfrebe9t.)j  non  den^olw  cnm  feudo  ,  &  ideo  tanquam  talia 
faln)is  juribus  aliorum ,  qui  ftéttendere  fojfent  fufer  eis ,  re^ 
tnanere  debere  difla  D.  ViBoriét ,  n>el  aliis  ìffiùs  Ducis  bare^ 
dibus  ,  &  fuceejjhyibus  ^  eccepii  Jtmiltter  moìendìnis ,  quéi  fùnt 
faHa  0X  concezióne ,  *vel  licenzia.  Bucali ,  cum  hoc ,  quod 
teffondcanf  ferti^fmj  n}ehaliam  fartem  Camera  Ducati  y  qua 
tanquam  cum  feudo  devoluta  (  fallii  juribur  particularium  ) 
ad  Sedtm ,  à^  Caineram  Afoftòlicam  ffeflare  con^ve^erunt , 
nec  non  exceptis  molendinis ,  i>  quibus  adeft  jus  cogendi  Vaf^ 
faltof  ^  ut  aa  illa  accedant  ^  ^  ae  illorum  acquijttionibut  qui^, 
bufcumque  titulif  f4&is  fer  Dìtocm  y  wel  tjus  Antecejfores  a 
frinfatis  y  n>el  alias  non  conffat^  nec  non  txceftis  bonis  de* 
fcriftis  )  &  adnotatif  fr&  refer^atit  in  infrafcrifta  nota  pari* 
ter  in  fine  frafentis  Inflrftmenti  regijlran. ,  circa  qua  aecla* 
rarunt  fer  modum  fron)iJionit  y  &  citra  frajudicium  juriuHt 
fartium  ,  tam  in  fojfejforio ,  quam  in  fetitorio  d.  D.  ViBoriam , 
n)el  alios  quofcumque  haredes ,  ist  fuccejffores  frad.  Ducis ,  /er- 
quuto  cafu  mortis  iffius  Ducis ,  et  confeauenter  fequuta  de* 
n>olutionr  9  fiacific0  ^  àt  reali  fojfejjione  ddi  Ci^ìtatum  ^  Duca* 
tus  j  ac  honorum  feudalium ,  ^.  jurifdifUonalium  adfaDorem 
Sedis ,  éf  Cam.  Jfòftolica  ^  debere  remanere  in  f offertone  fra* 
diBorum  Corforum ,  nec  fojfe  de  faBo  fer  d.  Cameram  mole* 
ftari ,  et  ffoliari  donec  alias  fuerit  fer  SanBitatem  Suam , 
^vel  Sedem  Afoftolicam  iffo  Duce  ^i'vente ,  ^vel  foB  ejus  obi* 
tum ,  Jfwe  <onjunBim  fufer  omnibus  fradiBis  corforibus ,  ti've 
fufer  omnibus  ^  <b*  fingulis-  illorum  corforibus  de  fer  fé  ad  in* 
ftantiam  ipfius  Ducis ,  nfei  baredum  ,  fyt  fuccefforum  declaro* 
tum  fufer  tis  ^  ^vel  in  fetitorio^  wel  in  fojfejforio  ^ 

Palatium  n)erd  Cajiri  Durjsntis  t^jfe  fefaran.  a  meenibut 
ifjtus  Caflri ,  ttaut  Palatium  ffeBet  ad  haredes  Ducis  ,  quod 
autem  remane t  injàt  frf^^  moenibus  ifjtus  Caflri  fit  Scdis ,  <J^ 
Cam.  AfofioUca  ^  fura  autem  fatronatus ,  J%  qua  Dux  habet  in 
d.  Duca  tu  ^  qua  non  Jint  annexa  feudo  Yemanert  debere^  front 
de  JMt€  ad  haredes^  é^  fuccejfores  ifjius  Ducis ,  It^m 


hem,  ^OH'vcnirunt  traBus  frum^nnrum^  ist  hUiornm 
omnium  ^  qua  recolligunttir  in  tcrrhprh  Todii  Hyhcrftormm^ 
4sf  jn  fràd.  honis  alJodialibuf  f,&  emfhhcùtuis ^  quA  fofiffx 
nunffs  fequutam  denjolutiónem  ^  &  adcftam  fojfejfion^m  Sté^ 
tus  y  jit  f^f^^  v^?r  Ssdem^  iat  Cam.  .Agoftolicam,  remanshoHt 
f^nes  D.  Viiioriam'j  nic  non  ctiamiuhQnis  fajl  ohitum  S<rmét 
Ducijft  Adìa  ad  d.  D.  ViBoriam  fcr^ent^  effe  JinguUs  anps 
fer  Sedem^  ^  Cam.  Afojlolicam  couceden.^  front  ex  nsnif 
illas  D.  Card.y  quo  fufra  nomine^  concejjit  liberar  abfqut 
folutìone  alicujuf  datti  y  feda^Hy  &gabeJl^j  tam  fer  terram^ 
qnam  fer  mare  ad  fu^prtm  4^  D. ,  ViBifria  ^ .  wel  ejur  defcen* 
^ntium^  &  hsreaum^  et  Serma  FamìUa  ds  ^/ledicis  ;  Ita 
fuod  h4c  immnnitas  y  éf*  liberta/  nù»  tranfeat  ad  alior^.mec 
fojpt  b4c,  traBa  p^r  Sedem  j  iff  Cameram  fr(di0am  denegarr^ 
ntfi  quando  hujujmodi  traBf  omnibus ,  4f  fingulit  al^is  ftrfor 
ms  fri'vilegìatis  etiam  S^R^E.  CardinaUbns  m  eodem^Sfatu^ 
if  Uucatu  Urbi  ni  denegari  conti  ngat .  Terrf,  omnes ,  (^  Jbtr 
gMlf  y  ff^ffr  pioenibfis  dd.  Ci/iii^atum ,  Terrarum^  ist  Forjalf% 
tiorum^  ^  fnferj  ut  ynfgo  dicitur  :  il  .T^errapicna  delk^m»» 
ra ,  reman^eant  Hberg  Se$^y:  et  Camerf  AfoShli^g. 

Item  'voluerunt^y  ^  can^enerunt  fubinfeudati^net  faBiff 
remane  re  in  diffo^tionje  juris  ^  et  inatej^iauréfrfm  . 

Item  d.  D,  Card.  Franctfeuf  ^uibus  fu  fra  nomtnibus  fr^ 
mijtt  quod  SanBijftmus  D.  N.  ^onfa^aJ/ity  àt  ^approb^bM  frnj 
Inftrumentum  per  fuam  Bullam  Conjtftorialem  cum  claufulis  op^ 
portunìs . 

Quji  omnia  fuprad. ,  ér  in  hoc  Inftrumento  contenta ,  tan^ 
d.  Illmusy  &  Rmus  D.  Francifcus  Card.  Barberinut  nomine 
SanBiftmi  D.  N.  PP.  &  S.  Sedis ,  éf  Cam.  Apoflolicf ,  quam 
d.  Perillufiris  D.  Eq.  Andreas  de  Ciolisy  uti  PrÓr  Sermi  D. 
Francifci  Marif  Ducis  Urbini  y  ac  Sermi  D.  Ferdinandi  Ma^ 
gni  Ducis  Hetrurif  y  etiam  nomine  Sermf  D.  ViBorif  iste,  pro^ 
miferunt  femper ,  et  omni  tempore  habere  rata  ,  ^valida  ,  at^ 
que  firma  iste. 

Pro  quibus  4}mnibuSy  ^  fingulis  ficut  petitur   obfern)an^ 

disy  ist  adimplendis  d.  D.  Francifcus  Card.  Barberinus  nomi* 

ne  SanBitatis  Sug  ,  et  Sedis ,  é^  Cam.  Apoflolicg  eumdem  San^ 

Bijfimum  y  ist  Succejfores  fuos  Romanos  Pontifices ,  ac  Sedem , 

I     :  Ppp  1  isr 


4^4  ArpsNDicB. 

^  Cam.  Afoìloltedm ,  é*  ejufdtm  SeJif ,  &  Cdmerf  Jfojloli- 
<f  bona  iste,  jura  <bV.  introìtus  ^c.  ;  diBus  ^erò  D.  Eq.  An^ 
dredf  de  CtoUs  Frir^  ef  Aihr  reffeBh)è\  d.  D.  Franciftum 
'Nikriam  Duccyà  Urbiui  ^  ac  ejus'h{redcs  y  et  fuecejfores  &e. 
^òfia  éte.  jura'&t.  introìtus  ^  è.  ^  ne  e  non  d.  D.  Ferdinandum 
Magnum  Ducem  y  fuofque  in  d.  Magno  Dueàtu  fuceejforef  ^  ae 
tjuf  h^redcs  iffe.:'hona  iste,  jura  iste,  ohligarunt  &e.y  et  em^ 
cumque  affellatiohi  rennnciarunt  éte. ,  ac  taliis  femore ,  et 
fcrìfturis  reffeEH*vè  ad  SaerofanBa  Dei  Evangelia  ita  jnra^ 
rnnt .  Sufer  quihut  &e.     '        , 

ABkm  Ronif  in  Falatio  AfcrfloKeo  S.  Tetri  in  Vatìiako  iste. , 
frffentibus  lllmo /^'Rmo  J>^Vulfiano  Vulpio  Arehiefifcofo 
Tbeatino  Bretinfn  Apoftotitorum  S.  D.  N.  Faff  Secrétario  ^ 
Itinio  ist  Rmo  D.  Laùrentio  Ma^aiottoFa^ritio  Fiorentino^ 
iritriùfqne  Signatura  ejnfdèfn  SanfliJ/imi  Referendario  ,  Illmo 
&  Rmo  D.  Francìfco  Adriano  Ce'va  Diaecef.  Montit  Regalis 
Cttbjcuiis  ejufdem  ÌSanSiJJimi  FrgfeBo  y  Illmo  D.  Comite  Urfo 
de  tkio  Senen.  iste.  Confinario  Status  Sérmi  D.  Magni  JDu* 
eie  Hetrurif  llUko  D.  Caroto  Magalo tto  Fatritio  Fiorentino  y 
mtriufque,  euftodif  ejufdem  SanBifj^i  Léìite  Gnlìy  et  Ferilln^ 
flri ,  et  Exmo  DOo  Alexandro  de  ViBoriis  Fatritio  Fiorenti^ 
no  y  Collega  Fiorentini ,  ae  frfdiBi  Sertni  D.  Magni  Ducis 
He^rurif  Ad'voeato  Tefiibus  ad  frfmiffa  omnia  y  ^  fingula 
^wefitis  ^  haUiisy  atque  rogatis  gre^ 


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INDI. 


I  N  D  ICE 


48$ 


DELLE  MATERIE  PIÙ  NOTABILI . 


ACcoramboni  (  Ottavio  )  Vcfcovo 
di  Foflbmbronè  battezza  Federi* 
1  ^  Principe  d'  Urbino  pM^.  zxi. 

Acquaviva  (  Monfig.  Pafquale  )  d'A- 
ngona  3SS. 

Adriano  VI.  eletto  Papa ,  giagne  in 
Itoma  73?  77« 

s.  Agata  Terra ,  fua  defcrlzione  408; 

Albani  (  Orazio  )  è  fpedlto  dal  Du- 
ca d*  Urbino  per  fuo  Kefidente  in  Rd- 
tna- 134.  ' 

Aldrovandi  (  Ulifle  )  onorato  dal 
Duca  Franccfco  Marra  I,  117. 

Aleflandro  VII.  (  Papa  )  fue  monete 
battute  in  Gubbio  341. 

Aleflandro  VHI,  profiegue  a  tener 
aperta  la  Zecca  in  Gubbio  350. 

Alfonfo  Dtìtìi  di  Ferrara  perchè  non 
▼uol  rimuoverfi  dalla  divozione  del 
Re  dì  Francia  ,  Papa  Giulio  II.  tenta 
di  levargli  k)  Stato  15.  Contro  di 
hii  ,  e  cóntro  i  fooi  fautori  pubblica 
il  Papa  le  Cenfure  31.  Per  la  media- 
zione del  Marchefc  di  Mantova  va  a 
Roma  y  e  fi  umilia  al  Papa  40*  Ma 
non  fidandofidi  efla  fegretamente  fug- 
ge da  Roma,  e  toma  in  Ferrara  41* 
Interviene^  ^11*  incoronazione  *  di  Leo- 
ne X. ,  e  in  abitò  ducale  porta  il  Gon- 
fione della  Chiefa  44.    ' 

Alidofi  (  Card.  Francefco  )  di  Pavia; 
Legato  di  Bologna  9.  Corre  poco  buo- 
na armonia  tra  eflb,  e  *ì  Duca  d'  Ur- 
bino II.  Fa  carcerare  TAmbafciato- 
re  Veneto  ìngiuftamente  18..  Prende 
per  la^  Cbirfà  Modena  x6.  ^'  meflb 
in  arrefio  ,  e  condotto"  in  Bologna  dal^ 
Papa  i8.  19.  fn  vece  di  caftigo  è  fat- 
to Arcivefcovo  di  Bologna  ip.  Fug- 
ge trayeftito ,  e  fi  trasfcnfce  nell*  Imo-' 
kfe,  indi  a  Ravenna  dal  Papa,  e  in- 
colpa il  Duca  d'  Urbino  ddla  perditi 
di  Bologna  37.  '  Per  tal  motivo^  è  «c- 
eifo  dal  Duca  colle  proprie  *mani  ivif 
*  Altieri  (  Monfig.  Vincenzo  )   3^3* 


Ancona  s' accorda  col  Duca  France^r 
Co  Maria  d*  Urbino  66. 

s»  Angelo  in  Vado  fua  defcrizio» 
ne  405. 

Armellini,  che  moneta  fia  189. 

Aftalli  (Card.  Fulvio)  351. 

d'Afie  (Card.  Marcello)  351*  3$4. 


E 


BAglioni  (Gemile)  39* 
Baglioni  (  Gio:  Paolo)  Capitano 
del  Duca  d'Urbino  11. 

Baglioni  occupano  Perugia  ixi.^ 

Baglioni  (Malatefta)  Vcicovo  di  Pe« 
faro  dà  nuova  al  Duca  Franceico  Ma* 
ria  della  morte  del  Principe  Federigo 
fuo  figlio  iz6. 

Bajocchetti  moneta  di  Pesaro  »oi. 

Bajocco  quando  battuto  in  Gub* 
blo  367,  369.  ,  •    . 

Barbarigo  (  Agoftino  )  Piovreditore 
Generale  de*  Veneti  muore  nella  bat- 
taglia di  Lepanto  col  Turco  aia. 

Barberini  (Card.  Antonio)  Legata 
d*  Urbino  J35. 

Barberini  (  Card.  Carlo  )  Legato  di 
detto  Stato  348. 
^  Barberini  (  Don  Taddeo  )  Generalo' 
di  S.  Chiefa  prende  pofleflb  dello  Sta» 
to  d'  Urbino  a  nome  di  S.  Santità  148. 

Benedetti  Capitano  (Antonio)  rice- 
ve in  feudo  il  Caftello  di  Penigli  dal 
Duca  d' Urbino  153* 

Benedetti  {  Cefare  )  Lettore  di  Filo- 
foiia  di  Francefco  Maria  IL,,  e  poi* 
Vefcovo  di  Pefaro  m. 

Benedetto  XIII.  concede  varie  fa- 
coltà a  Gio:  Francefco  Galeotti  Zec- 
chiere in  Gubbio  .3^7.  Monete  battu^ 
te  nel  fuo  Pontificato  368.  369.    . 

Benedetto  XIV.  fo(pende  per  qual- 
che tempo  la  Zecca  di  Gubbio ,  ma  ben 
tofto  rivoca  detta  fofperiione,  e  dà 
Kcenza  <li  riaflamere  la  battuta  della 


1 


moneta  385.  ^84.  Monete  ftampitc  in 
Gubbio  nel  (uo  Pontificato  385*  ^f^* 

Beni  (  Ubaldo  ) ,  e  Muzio  fuo  figlio 
ricevono  in  feudo  il  Caftello  di  Ci- 
giglione  da  Francefco  Maria  II.  Duca 
d*  Urbino  a  51.  153. 

Bichi  (Card.  Antonio)  34*- 

Bolo^nefi  ammettono  in  Città  i  Ben- 
tivogli  35.  In  Bologna  entrano  1  Fran- 
cefi  37.  Stanchi  del  dominio  de*  Ben- 
tivogli,  gli  fcacciano,  e  fi  danno  di 
nuovo  aUa  Chiefa  ^9*^ 

Bolognini  coniati  in  Pefaro  184. 
Suo  valore  19^*  199* 

Bonanni  (  P.  Filippo  )  lodato  3^3. 

BonarcUi  (  Pietro  )  Anconitano  rice- 
ve in  dono  da  Guid'  Ubaldo  Duca 
d'Urbino  la  Contea  d'OrcIano  ii<^. 
Cofpira  contro  il  Duca  Francefco  Ma^ 
ria  IL  117. 

Borbone  (  Duca  Carlo  )  s' incammi- 
na ver&  Firenze ,  ma  sii  viene  impe- 
dito di  ibrprenderla  :  fi  volge  perciò 
verfo  Siena  97*  Si  leva  da  Siena,  e 
con  tutto  i'  Efercito  fi  auiove  verfo 
jRoma  99. 

Borromei  (Conte  Federigo)  di  Nli- 
kno  fi  ùnifce  in  matrimonio  con  Vir- 

Sinia  figlia  di  Guid'  Ubaldo  Duca 
^Urbino  xSi. 

Brancaleooi  (  Co:  Antonio  )  >  e  Fra-* 
tello  haAoo  in  feudo  il  Caccilo  del 
Pìobbico  dà  Francefco  M*  IL  »5i«  , 

Buglagni  (  Bald' Antonio)  di  Gubbio 
£ecc£lefc  del  Duca  d' Urbino  308. 

Branca  (  Matteo  )  di  Gubbio  Colon- 
selh»  di  FamerU  di  francefco  Ma- 
lia I»  lim 


e 


Agli  fua  defcrizione  403,    . 
Qunermo  fue  monete  col  nome 
di  Gtiid:  Ubaldo  IL  1^0. 

Campelli  (  Monfig.  Solonc  )  %4Ì- 
'  Csntalmaggi  (  Conte  Girolamo  )  da 
Gubbio  'Maggiordomo  del  Duca  Fran- 
cefco Maria  IL  .^ii«  1x3* 

Cantelmi  (  Card»  Giacomo  )  310.  351. 

CtrU  (  Co:  Gian-Rioaldo  ).  149. 

Carlo  V«  vieo  coronato  dal  Papa  in 
BDlagna  ux.  Toni%  di  nuovo  in  Itar 
Ha.  »ec  abboccarfi  col  Papa  nella.  A^Si 
Città  1x5. 


Caftiglioni  (Co:  Cimiilo)  di  l£ui« 
tova  ha  in  feudo  U  Caftello  dell'  Uo* 
la  del  Piano  i8i. 

Cennini  (  Card*  Francefco  )  è  fpedi- 
to  dai  Pipa  %  Francefco  Maria  !!• 
d*  Urbino  133. 

Cerri  (Card.  Carlo)  344- 

Chierici  Minori  introdotti  in  Czfkcl 
Durante  dal  Duca  d'  Urbino ,  e  lafcia. 
loro  Eredi  della  fua  Librerìa  135. 

Cibò  (  Card.  Alderano  }  di  Mailà 
Carrara  341. 

Clemente  VII.  manda  un  fao  Ca- 
meriere fegreto  a  rinsraiiare  il  I>uca 
d'  Urbino  per  aver  fedatp  i  tumulti  di 

f Firenze  ,  e  lo  prega  a  configliarlo  nel- 
a  difefa  di  Roma  .99«  ^  Giunto  il  Du. 
ca  Borbone  in  Roma  il  Papa  fi  ritii^ 
in  Caftello  con  alquanti' Cardinali ,  ^ 
Prelati  di  Corte  ivi»  Tcrocnda  il  Pa- 
pa di  maggior  violenza ,  s'  accorda 
cogl'  Imperiali ,  e  fi  coftltuafce  nrìgio^ 
niere  con  13.  Cardinali  lox.  Ciemea- 
te  difegna  occupare  lo  Stato  d'  Urbino^ 
per  darlo  ad  Afcanio  Colonna  ixo« 
Abboccamento  del  Papa  coli'  Impera- 
tore in  Bologna  ixi.  Va  a  Marfigliar 
per  trovare  Francefco  L  Re  di  FraiK 
eia  117.    Sua  morte  iz9« 

Clemente  VIIL  prende  ilpo/TelTo  d* 
Ferrara  a  19. 

Clemente  IX.  continua  a  fiir  batte-» 
le  moneta  di  rame  in  Gubbio  544« 

Clemente  X.  fa  ilémU^.  e  ìfedifc^ 
i}UOvo  Chirografo  per  (ar  battere  mo<^ 
neu  34$. 

Clemente  XI.  concede  la  Zecca  di 
Gubbio  per  anni  19.  a  Michel'Aofiela 
Galeotti  35$.  3J7.  3^4.  Monete  bat- 
tute nel  fuo  Pontificato  3^4^  e  kg. 

Clemente  XIL  rinnova  a  Gio:  Fran^ 
cefco  Galeotti  la  facoltà  di  batter  nio-* 
neta  in  Gubbio  370-  1^73.  e  fcg. 
Monete  battute  in  Gubbio  nel  ùxo^ 
Potificato  380.  e  feg. 

Clemente  XIIL  ordina  chccolle  ma* 
nete  ritirate  fi  ftampi  moneta  in  Gub-» 
hio  388^  Fa  iopprimere  U  Zecca^  390. 
59i«  Monete  coniate,  ia  Gubbio  nei 
primo  anno  del  fuo  Pontificio  391  «  ^9a» 

Cocchi  (  Rainiondo  )  lodato  5x9* 
^  Colonna  (  Fabrizio }  va  in  foccorfa 
di  ^og*  co^  399*  ^ncie  Spagnuole  3z« 

Co- 


ssrsez- 


^    VP 


mm^X^mmSm 


•>     ^ 


4«7 


Cotomit/ Marc' Anton.)  deputato  alla 
cilfiodia  di  Modena  ^6.  £'  mandato 
trm  gente  in  a^to  di  Bologna  30. 
E*  rìcniamato  in  Modena  51.  Paolo 
IV.  cerca  d'  averlo  nelle  mani ,  ma 
egli  avvinato  fé  ne  fcampa  •  Con  gen- 
te annata  fa  fcorreriè  nno  alle  porte 
di  Roma  171* 

Colonna  (  Brancinforte }  Frefidente 
d' Urbino  è  innalzato  alla  Dignità 
Cardinalizia ,  e  dimette  il  governo 
dello  Stato  Urbinate  388* 

Colonna  (Sciarra)  d'  accordo  con 
KidoKb  Varani  entra  a  viva  forza  in 
Camerino»  e  lo  faccheggia  104* 

Coltone  da  Gubbio  celebre  Capita- 
no i^x. 

Concordia  occupata  a  forza  dall' 
Efercito  Pontificio  51. 

Coflaguti  (Card.  Vincepsu))  34x. 

s.  Coftanzo  Terra,  {va  defcrizio- 
ne  4x1* 

Coftanzo  IL  Si^ore  di  Pefaro 
muore,  e  decade  il  fuo  Stato  alla 
Chiefa  4i. 


DElcj  (  Card.  Scipione  )  341. 
Defcrizione  dello  Stato  d' Urbi- 
no 395- 

Doble  monete  d'  Urbino  flmili  a 
•fuelle  delle  altre  Zecche  %9S, 

Donati  i>ntonK>  )  VtÉliiallfl  ^Ai- 
Mente  dtf^Duca  FranceKò  Maria  II. 

d'  Urbino  •  feri  ve  i  fatti  di  eflb  Duca 

ai4.    £'  Ipedito  a  Roma  al  Papa  dal 

medefimo   per  raflegnargli  vivente  lo 

Stato  %4%.  a43« 

Doria  (  Co:  Filippino  )  aflalta  Mon- 
davio  per  comando  del  Duca  Francef- 
60  Maria  con  una  banda  di  JFanterìa 
Spagnuola ,  e  altra  di  Gubbio  >  lo  pren- 
de ,  e  lo  facchea|fa|  58*  £*  lafciato 
dal  Duca  con  burnì  numero  di  gente 
alla  cuftodia  d' Urbino  ^3. 

Ducato  d' oro  ie  fi  coniafle  in  Cub«> 
bio  13^.  137.  Battuto  in  Urbino  144» 
In  Pefaro  fotto  hotcnj.o  de'  Medici 
154*    Di  Guid' Ubaldo  JI.  190. 

Ducatone  '  d'  Urbino  ghe  moneta 
fbiTe  %9^0 

Durante  (  Card. }  battezu'Francefco 
>laria  IL  d'  Urbino  ao;^ 


FAmiglie  di  Gubbio  Tuo   Cattale^ 
go  438. 

Famefe  (Aleflandro,  e  Ranuccio  Car- 
dinali) fi  ritirano  da  Roma^  per  i  di- 
fturbi,  che  hanno  con  Giulio  IIL,  il 
primo  va  a  Firenze ,  e  V  altro  in  Ur- 
oino  166. 

Farnefe  (C)ttavio)è  inveftito  dello  Sta- 
to di  Camerino  da  Paolo  III.  fuo  Zio, 
che  poi  ne  fa  permuta  con  Parma ,  e 
Piacenza  i6x.  Procede  contro  di  eflb 
fino  a  fulminargli  le  Cenfure  Giulio 
III.  per  voler  introdurre  i  Fraiicefi 
in  Parma  166. 

Famefc  (  Vittoria  )  moglie  di  Guid* 
Ubaldo  d'  Urbino  xoj*   Sua  morte  aai. 

Federico  Duca  d'  Urbino  ♦  Nel  To» 
mo  L  pag.  %6i.  fi  difle,  eh*  ebbe  da 
Papa  Sifto ,  oltre  la  dignità  Ducale  » 
la  rofa  d' oro ,  il  Berettone  generali- 
zio  y  e  lo  Stocco  ,  fenza  indicare  V  an- 
no; ciò  avvenne  nel  1479  ,  come  no« 
ta  li  P.  Buffi  nella  faa  Storia  di  Vi- 
terbo alla  pag.  a8x ,  le  cui  parole  me- 
ritano di  eflere  qui  inferite  :  y,  Rimar- 
cabile però  fu  la  venuta ,  che  nel  me- 
defimo anno  1479*  fece  di  nuovo  In 
Viterbo  il  jjià  mentovato  Federico  Du- 
ca di  Urbino,  giacché  volendo  egli 
ufare  le  acque  di  quefli  Bagni ,  vi  fi 
portò  con  numerofa  corte  nelh  vigi^ 

w  Mi  difnirniiiM ,  ^Riiirae  wuiji 

abitazione  nel  palagio  de'  Gattefchi  » 
nel  cui  ingreflb  gli  furono  fatti  da 
^uefta  Città  grandiflimi  onori ,  che  poi 
in  appreflo  gli  furono  notabilmente 
multiplicati  in  congiuntura ,  che  dal 
Pontefice  Sifto  il  dì  primo  di  Genna- 
ro del  feguente  anno  1480,  gli  fu  qui 
mandato  m  dono  lo  Stocco ,  ed  il  Cap- 
pello Ducale  y  V  uno ,  e  V  altro  forni- 
to  di  preziofe  gemme ,  che  volendofi 
da  eflb  pubblicamente  ricevere  nella 
Chiefa  Cattedrale ,  non  folo  fu  nobil- 
mente parata  tutta  queila  Chiefa  >  ma 
anche  tutte  le  flrade  per  le  quali  egli 
portar  doveafi  alla  medefima  •  Kella 
mattina  adunque defiinataper  tale  ftm<> 
zione  y  dopo  aver  lo  fteflo  con  molte 
cerimonie  ricevuto  il  già  efpofio  do- 
no dalle  mani  di  quel  tal  perfonag* 

gìo', 


f, 


488 

10,  che  appofta  era  flato  da  Roma 
Inedito  dal  Papa  ;  dichiarò  Cavalieri 
•dello  Speroti  d' oro  noti  folo  Mcfler 
Galeotto  Gatto ,  ma  anche  il  di  lui 
i!ipòte  Giovanni  figliuolo  dil^rincival- 
le  ;  avendo  altresì  in  tal  congiuntuni 
a  ciafcuno  di  loro  donato  un  veftito 
di  broccato  di  molta  confiderazione . 
E'  però  vero ,  che  Giovanni  (  non  (o 
per  qual  motivo  )  ricusò  dì  accettare 
il  predetto  onore  di  Cavalière .  Ter- 
minata^poi  la  funzione,  nell'  ufci- 
re ,  che  fece  Federico  dalla  porta 
della  Chiefa  coli*  accompagnamento 
de'  pubblici  Rapprefentanti ,  com'  an- 
che di  una  quantità  innumerabile  di 
Signori ,  e  di  popolo ,  vldefi  venire 
incontro  un  carro  trionfale  ,  rapprefen- 
tante  le  fuc  gloriofe  gefta,  fovra  cui 
erano  molti  mufici  vagamente  adorna- 
ti ,  i  quali  cantarono  varie  ftrofe  in 
fua  lode  ;  avendo  egli  eziandio  incon- 
trate nel  profegulmento  della  via  al- 
tre molte  conumili  rapprcfentazioni , 
cioè  una  fopra  il  ponte  di  S.  Loren- 
zo ,  e  r  altra  preffb  la  Chiefa  di  San 
Tommafo  ,  e  le  altre  per  ciafcuna  piaz- 
za ,  e  per  ciafcuna  ftrada/per  le  quali 
lo  fteflo  pafsò,  cantandofi  da  per  tut- 
to da  altri  cori  di  mufici  le  di  lui  fe- 
gnalate  vittorie.  Inoltre  per  tutta  la 
detta  ftrada  apparivano  eretti  molti  ar- 
chi trionfali  ripieni  per  o§ni  parte 
d*  ifcrizioni ,  e  titoli  ai  gloria  ,  fotto 
t  quali  paifando  egli,  vie  più  che  al- 
s|rove  fi  replicavano  dal  popolo  le  ac- 
clamazioni ;  onde  foprafatto  il  Duca 
da  tanto  onore ,  e  da  tanta  magnifi- 
cenza, dopo  aver  dato  in  fua  cafa  a 
tutti  quei  Nobili,  che  lo  avea'.o  ac- 
compagnato, unfontuofo  rinfrefco  ,  in 
conteftazione  del  giubilo  grande,  che 
avea  provato,  ne  ringraziò  la  Città 
con  replicate  affettuofe  efpreffioni.  Il 
ttìedelìmo  fermoffi  in  Viterbo  per  lo 
fpazio  di  circa  cinque  mefi ,  dove 
tant'  eflb ,  quanto  le  fué  genti  fi  di- 
portarono con  molto  piacere  de*  Vi- 
terbiefi ,  sì  perchè  non  praticarono 
con  refluni  perfona  alcuna  forta  di 
violefiza  ,  e  di  aggravio  ,  sì  anche  per- 
chè vi  fpèfero  gran  qirantirà  di  dena- 
ro :  con  gueilo  di  vantaggio  >  che  lo 


ftelTo  prima  di  fua  }>irtefìza  iect  aiS- 
tgere  per  la  Città  divcrfi  cartelli ,  (in- 
cendo intendere  a  ciafcuno ,  che  avan* 
2apdo  qualche  fomma  da  eflb ,  o  da 
tal'  uno  di  fiia  corte ,  fi  foflfe  pure  li- 
beramente prefentato ,  che  ne  avrebbe 
confeguita  un'  intera  foddisfiazione  • 
Nel  tempo,  che  egli  auì  dimorò  fra 
gli  altri  ragguardevoli  perfonaggi, 
che  gli  mandarono  grandiofi  prefenfi^ 
e  che  perfonalmente  fi  portarono^  a 
vifitarlo,  uno  fu  il  Duca  di  Calabria  # 
il  quale  allora  ritrovavafi  in  Siena , 
che  effendo  qua  pervenuto  il  Giovedì 
Santo ,  nel  Venerdì  fufleguente  volle 
intervenire  nella  Chiefa  di  S«  Maria  a 
Gradi  all' Officio  delle  Tenebre.,  a  cui 
affiftè  con  divozione  molto  efempla- 
re .  „ 

Federico  Principe  d'  Urbino  fua  na- 
fcita  111.  Spofa  Claudia  figlia  .del 
Gran  Duca  di  Tofcana  114.  Suoi  cat-* 
tivi ,  e  pe/Cmi  coftumi  115.  Sua  mor- 
te ii6. 

Ferdinando  II.  Gran  Duca  di  Tof- 
cana manda  due  fuoi  Minifiri  a  con- 
dolerfi^  con  Franfcefco  Maria  Duca 
d'  Urbino  della  morte  di  Federico  fuo 
figlio,  e  fa  condurre  Vittoria  là  figlia 
di  elfo  Federico  in  Firenze  119^  Sta- 
bilifce  matrimonio  colla  detta  figlia 
Vittoria  della  Rovere  130.  Ricerca  j 
che  gli  fi  diano  le  Scritture  attineciU 
all'eredità  della  Pupilla  134. 

Fermo  Città  fi  compone  per  denaro 
con  Francefco  Maria  buca  d'  Urbi- 
no 66. 

Fiorentini  offerifcono  la  reftituzione 
delle  Fortezze  di  Majuolo ,  e  S.  Leo 
al  Duca  d'  Urbino  97.  Si  follevano 
contro  i  Medici ,  e  il  Duca  d'  Urbino 
gli  quieta  98.  99.  Perdono  la  liber- 
tà ,  e  AlciTandro  Medici  è  dichiarato 
primo  Duca  di  Fireirze  113. 

Fiorino  moneta  immaginaria  i3^« 
Qjando  fi  coniaife  effettivo  333* 

Fiumi  dello  Stato  d' Urbino  qua- 
li 30^. 

Foffombrone  fua  defcrizione'4oa. 

Francefco  L  Re  di  Francia  fi  porta 
in  Milano  47.  Va  a  Pavia ,  e  rimane 
prigioniere  degl*  Imperiali  148. 

Fraocefco  Maria  I*  della  Rovere  m^ 

.       ..       fce 


Ite  inSinigaglìa  3.    Muore  Il'fuo  Gè-    Pap»  a  rerder  conto  della  morte  del 
nitore,  e  Guid' Ubaldo  Duca  d'Urbi-    Card.,  egli  comparifce ,  riceve  la  ca- 
co gli   ottiene   la    Prefettura  di   Ro-    fa  per  carcere ,  e  attende  a  difenderli 
ma  j.     Va   in  Urbino,    dove   ricéve    avanti  quattro  Cardinali  deputati  Cio- 
per  fuoi  Precettori  Lodovico   Odalìo ,    dici,   e  da  elC  %  aflbiuto  coil'appro- 
e  Antonio  de'  Criflinì'  j.    Va  a  Savo-    Vazione  di  tutto  Ìl  Collegio  de'  Car- 
na,  e  poi  in -FrtnCra  rtflla  Corte  del    dìnali  >  ed  è  reintegrato  con  Bolla  a  1 
Re  Lodovica  XII.,  dilà  fe  richiama-   -fuoi  Stati, 't)ignità,  e  Tìtoli  38.    Ot- 
to  in    Roma  da  Giulio  II.   fuo  Zio  ,    tiene  di  nuòvo  Gente  ,  s"  invia  a  Ri- 
ove  poco  fi  trattiene,  perchè  d'ordì-   "venna  già  occupata  da' Francefi,  la  rì- 
se  del   Papa  va   in  Urbino   ivi .     E'    cupera  con  tutta  la'  Romagna  30.     I 
adottato  in   figliuolo   da  Guìd'  Ubai-    Bologncfi    cacciano    i   Bcntivogli ,    fì 
do   I.   Duca   d'  Urbino  6.    Muore  ìl     danno  alfa  Chiefa  ,   e  re  prende  pof- 
Duca  predetto,   e   Francefco  Maria  è     felTo   Francefco    Maria  ivi.     Acquifla 
dichiarato  erede  ,  e  fueceflbre  del  me-    Parma  ,  e  Piacenza  ,  e  poi  Reggio  40. 
dcCmo  nello  Stato  Urbinate  9.     Rice-    Ha  online  d:a!  Papa   dì  aflalire  Peri-a- 
ve giuramemo  di  fedeltà  da' fuoì  Sud-    "ra,   ma   non   gli  riefce ,    e  torna  nei 
diti  IO,     E' dichiarato  Capitano  Gene-    fuo   Stato  41,     Decaduto  Pefaro    alU 
Tale  di  Santa  Chiefa  ,   dal  Card.  Ali-     Chiefa ,  egli  re  prende  poifcffo  infie- 
dosj  riceve  in  Bologna  le  ìnfcgne  del     me  col   Card.   Gonraga   ivi*    Pofcia 
Generalato   ivi.     Spofa  privatamente     egli  n' è  inveflito   col   titolo  di  Vica- 
Eleonora   Gonzaga    di    Mantova    11.     nato  in  compenfo  del  denaro,  dì  cui 
Combatte  nella  Romagna  con  Giovan-    andava  creditore   colla  Camera  Apo- 
ni Greco   Capitano  de' Veneziani ,    lo    ftolica   43.     Per  altro    motivo  è  più 
rompe,  e  Io  manda  prigione  in  Urbi-    probabile  opinione  44.    Fa  Aire  pub- 
no  ij.  itf.    S"  impadronifcè  del  Ca-    blìchc  fcfte  nel  fuo  Stato  per  l'efal- 
ftello  di  Rufli  i«.  17.     Come  pure  di    razione  al;  Papato  di- Leone  X. ,  inttf- 
Ravenna  di  Cervia,  edi  Rìmìniai.ii.    viene  alla 'fua  Coronazione  come.Pre»- 
fetto  di  Roma  ,  dal  Papa  è  confcrmt'- 
to  coli  Brevi  ne'  Stati ,  e  Titoli  coi*- 
ceflìgli  dalla  S.  Sede  44.  45.     Gli  vie- 
ne intimato   per   parte  del   Papa  che 
debba  andare  colle  fue  Genti  a- ferve- 
re in  guerraf  come  Feudatario  4'f>    B' 
;ivvifato  da  Cardinalr  che  >I  Papa  vuol^ 
appropriarli  Io  Stato  d' Urbino  per  dai>- 

10  alla  fua  Cafa  4J.  4S.  'Richiede  il 
Papa  di  avere  oltre  la  Aia  Combagnia 
la  condotta  dì  mille  fanti ,  C  gli  vie- 
ne accordata  4^.  Leone  X.  pubblici 
un  Monitorio  contra  il  Duca ,  ed  egli 
per  placitio  manda  a  Roqia  la  Du- 
chelTa  Elifabetta,  ma  in  vano  49*  E* 
pubblicata ' contro  elfo  la  fcomunhra  fo. 
perde  il'Ducato' di-Sóra'ri'ft  FalTa  t 
Mintovi  corFigHu.ol(j ,'  tf  eolla  Mo- 
glie ivi-.  Domanda  al  Pupa-I' airolu- 
rióne  dalla  foofiiunìca  ,  e  gii  vien  ne- 
gati I».  '  Raedoglie^-genté  ,  d  s-  Jnvi* 
a- rictiperaTé  ìPfutf'Stalò  S3-Hi'  TI- 
Medaglia  battuta   in  tal  occaliorte  59. 

11  Duca  provoca  all'  abbattimento  » 
corpo  »  c«»poi>  L-orenm»  de"  *4edici-, 

r.  ii.  Qjin  raa 


490 

ma  egli  lo  ricufa  6i,  Delibera  incanì. 
minarfi  vcrfo  Perugia  6^  Viene  a  pat- 
ti  -co'  Perugini  64.  Entra  nella  Mar- 
ca,  fi  compone  con  Fabriano ,  con  va- 
rie altre  Terre,  e  molte  ne  faccheg- 
fia  65.  S' accorda  con  Ancona ,  e  con 
ermo  66.  £'  richiefto  d' acconio  dal 
Lesato  Pontificio ,  ma  la  vano  67. 
Egli  medefimo  h  i  Capitoli  dell*  ac- 
cordo col  Papa ,  e  quali  fieno  69.  Paf- 
fz  a  Mantova  ivi  •  Poi  a  Verona  vi  è 
richiefto  da*  Francefi  a  fervirc  il  loro 
Re  contro  il  Papa  j  e  V  Imperatore  70. 
InteÀ  la  morte  del  Papa  pafla  a  Fer- 
rara ,  raccoglie  ^cnte  ,  e  u  porta  all' 
acquifto  de*  fuoi  Stati  7*.  Va  a  Peru- 
gia ,  e  rimette  in  Città  i  Fratelli  Ba- 
glioni,  che  n'  erano  fiati  cacciati ,  in- 
di palla  a  Gubbio  ivi  •  Ricupera  alla 
Chiefa  Rimini  77^  Va  a  Roma  per 
prefentarfi  al  Papa ,  ottiene  dal  mede- 
imo  r  adToluzione  delle  Cenfure ,  ed  è 
di  bel  nuovo  inveftito  del  Ducato  ivi. 
S,'  dichiarato  Governatore  Gener.  dell* 
Armi  Venete  78.  Alfcdia  Garlafco  ,  e 
fé  ne  rende  padrone  81  •  8i.  Rompe 
i  Francefi  81»  83.  Caccia  i  medefimi 
dall'  Italia  84*  Libera  Lodi  dalle  ma- 
ni di  Federico  da  Bozzolo  ivi.  £'  crea- 
lo Capitano  Gener.  de'  Veneziani,  à 
invitato  in  quella  Metropoli  ,^  ove  V  in- 
contrano Cinquanta  Senatori  85.  Me- 
damila  battuta  in  onor  fuo  87.  £'  ri-^ 
chiamato  di  nuovo  dalla  Repubblica 
contro  il  Re  di  Francia ,  indi  contro 
l'Imperatore  85.  S' impadronifce  di 
Cremona  93.  .  Reprime  l' infolenza  de' 
Soldati  9  che  travagliano  quei  Cittadi- 
ni ,  vien  perciò  da'  medeumi  regalato 
ili  una  tazza  d'  oro  di  fommo  valo- 
re 94*  Si  accofta  a  Firenze ,  e  quat- 
tro Cardinali  gli  vengono  incontro  97. 
I  Fiorentini  reftituiicono  a  Francesco 
Maria  le  Fortezze  di  S.  Leo ,  e  di  Ma- 
juolo  99»  Dà  aiuto  alla  Ducheflfa  di 
Camerino  per  difenderla  da' fuoi  ne- 
mici 104.  £'  richiamato  da'  Venezia- 
ni a  portarfi  a  Venezia  ^  e  lo  manda- 
no alle  Frontiere  della  Lombardia  xo4« 
.so5«  Difende  tutto  lo  Stato  della  Re- 
pubblica contra  il  Duca  di  Branfvich 
con  pochi  Soldati   105.     Afiedia  Pa- 

yi4  iq6.  Io  (si  ioli  giorni  ic  qc  fii 


padrone  109*  Scnopre  che  n  Pipi, 
vuole  occupare^  Io  Suto  d' Urbino  per 
darlo  ad  Afcanio  Colonna ,  lafcia  per» 
ciò  il  fervlzio  de'  Veneziani ,  e  fé  ne 
toma  ne'  fuoi  Stati  no.  xix.  £*  chia- 
mato in  Bologna ,  dove  onorevolmen- 
te è  accolto  dal  Papa ,  e  dall'  Impera- 
tore zìi.  E'  richiefto  da  queft' ultimo 
andare  al  fuo  fervizio ,  ma  egli  ricu- 
ia  IH.  IX3,,  Medaglia  battuta  aFran^ 
celco  Maria,  e  Aia  fpiegazione  11 6. 117, 
Soccorre  Camerino  di  vettovaglia  iii. 
Si  porta  a  Napoli  per  riverire  l' Im- 
pcratore ,  e  ringraziarlo  della  reftitu» 
zione  degli  Stan  nel  Regno  iix.  E* 
chiamato  a  Venezia  1x3,  Si  efibifce  x* 
Veneziani  di^  andare  contro  il  Tur- 
co 1x4.  £'  dichiarato  Capitano  Gene*' 
rale  ixs.  Vifita  per  parte  della  Re* 
pubblica  r  Iftria ,  la  Dalmazia  «  e  tutto 
il  Friuli  y  e  la  ftefia  Città  di  Vene» 
zia  1x5.  S' inferma  a  Venezia  ,  è  ri- 
condotto a  Pefaro  y  e  muore  non  fenz^ 
fofpettodi  veleno  1x7.  Sue  lodi  1x7. 
1x8.  Il  fuo  corpo  è  fepolto  in  Urbi» 
no  ivi.  Monete  battute  fotto  quefto 
Duca  z5i.  e  feg. 

Francefi:o  Maria  II.  della  Rovert 

fua  nafciu  xo7«    Suoi  Aji ,  e  Precet* 

tori  X08.  E*  condotto  a  Venezia  ivi. 

Palla  alla  corte  di  Spagna  ivi .    £'  ri» 

\chiamato  dal  Padre  per  accafarlo.  giu- 

Sne  a  Ravenna  dal  ilio  2Uo  Cardinale 
'  Urbino  Arcive/covo  di  quella  Cit* 
ti,  e  finalmente  a  Pefaro  ilo.  Si  con» 
elude  Matrimonio  tra  eflb  ,  e  Donna 
Lucrezia  d'  Efte  forella  del  Duca  di 
Ferrara ,  va  perciò  a  Ferrara ,  e  h 
fpofa  xzi.  Viene  In  Italia  Don  Gio* 
vanni  d'  Auftria  Capitano  Generale 
della  Lega,  e  Francefco  Maria  lo  va 
a  trovare  in  Genova,  con  eiTo  va  a 
Napoli  j  dove  riceve  molte  dimoftra* 
zioni  di  ftima,  indi  aMeffina,  dov'è 
ammefib  a*  configli  di  guerra  de'  prin- 
cipali Uffiziali  >  arriva  a  Corfà ,  s' in» 
contra  coir  armata  Turca ,  nella  anale 
efeguifce  le  parti  di  valorofo  Umzia» 
le  %iié  XIX.  Riceve  doni  da  D.Gio* 
vanni ,  e  colle  Galere  Venete  torna  al 
fuo  Stato ,  e  conduce  4a  Ferrara  a  Pc« 
(aro  la  fua  Spofa  aia.  xi3.    Va  a  Lo* 

mo  indi  ^  fionu,  e  éi  Fapa  Pio  v.. 


i 


tenchè  indifpofto  Io  vuol  vedere,  e 
Io  accoglie  con  molto  affetto,  muore 
pio,  è  eletto  Gregorio  XIII.,  e  da 
ciTo  pure  è  molto  accarezzato  ti 4* 
£*  richiamato  dal  Padre  nel  fuo  Sta- 
to ivi  •  Ha  auefti  varj  difturbi  da  Cuoi 
Sudditi,  ma  u  porta  in  maniera,  che 
piace  al  Padre,  e  a  i Sudditi  115.  Gli 
muore  il  Padre,  ed  egli  folcnnemente 

!  prende  poflefTo   de*  luoi   Stati,  e  fa 
pianare   la   fortezza  d*  Urbino  xi6. 
Va  a  Firenze  xi?.   II.  Re  Cattolico  lo 
>conduce  al  fuo  fcrvizlo  ,  e  dal  Duca 
di  Parma  gli  manda  V  Ordine  del  To- 
Ibn  d*  Oro ,  ma  perchè  il  Duca  di  Par- 
ma era  vecchio ,  va  a  Bologna ,  e  nel 
Duomo  di  quella  Città  riceve  quell'Or- 
dine ivi.    Gli  muore  la  Duchefla  fua 
Moglie  119.    Riceve  ne'  fuoi  Stati  Pa- 
pa Clemente  Vili.  i-r'.     Prende  in 
Ifpofa   Livia    figlia   del   Marchcfe  di 
8.  Lorenzo  della  Rovere  no.    Gli  na- 
fce  un  figlio  mafchio  iia.     Crea  un 
Configlio  di  otto ,  cioè  uno  per  ca* 
danna  Città  dello  Stato ,  perchè  fcrvì- 
no  per  Configlieri,  e  per  Governato- 
ri del  medefimo  Stato  xi3.    Lafcia  li- 
bera l'  amminiftrazione  di  tutte  le  cofe 
al  Figlio,  e  fi  riferva  la  terza  parte 
delle  rendite  115.    Gli  muore  il  figlio 
Federico ,   ed   egli  intrepido  non  dà 
alcun  fegno  di  dolore  116.  117.    Si 
iitira  con  alcuni  de'  fuoi  Minifiri ,  e 
fa  varie   rifoluzioni  ivi .    Penfa  dove 
collocare  Vittoria  bambina   fua  Nipo- 
te,  coftituifce  perciò   una  Congrega- 
zione di  otto  delle  Città  dello  Stato , 
in  cui  fi  delibera  ciò  ^  che  deve  rifol- 
verfi  &a8.  xip.    Stabilifce  il  Matrimo- 
nio della  fua  Nipote  col  Gran  Duca  di 
Tofcana  con  dilpiacere  del  Papa  X30. 
Riceve  un  Ambafciatore  dell'  Impera- 
tore ,  che  gli  efibifce  1*  Inveftitura  del 
Montefeltro  per  la  fua  Erede ,  e  qual 
fia  la  rì(ì>ofta  fua  X31.    Con  lettera  di 
proprio  pugno  aflicura  il  Pajpa ,  che 
quello  ,  cne  poffiede  lo  riconolce  dalla 
Santa  Sede  %$}.    E'  richiefto  dal  Papa 
di  una  più  efprefTa  dichiarazione,   il 
ehe  lo  awilifce  molto ,  ne  più  fi  ve- 
de contento  ivi .    l  Miniflrì  del  Papa 
prefentano  a  Francefco  Maria  una  for- 
via di  giuramento  da  prtftarfi  al  Papa 


49 1 

4%^  Governatori  delle  Piazze  ^  e  di* 
Capitani  delle  Milizie ,  il  che  gli  difpia** 
ce,  e  fi  ammala  di  cordoglio  13 5.  Ri* 
folve  di  cedere  fua  vita  durante  Io  Sta* 
to  alla  Santa  Sede ,  con  mandarvi  i* 
Papa  un  Prelato  a  governarlo  X4x.  x43« 
Spedifce  patente  in  bianco  pel  Prela* 
to ,  che  deve  andare  a  governarlo  x4^* 
Muore  X49.  Suo  teftamento ,  e  fuo^ 
legati  ivi .  Sue  lodi  X49.  x^o.  Zec* 
che ,  che  tenne  aperte  ne'  fuoi  Stati  x54% 
e  feg.  Monete  battute  uniformi  z 
quelle  di  Roma  a  56.  X64.  176.  xS8. 

Francefi  perdono  molto  in  Lombare 
dia  38.  Sono  cacciati  da  Ravenna  39. 
Sono  coftretti  a  ufcire  d' Italia,  e  ti- 
tirarfi  con  fuga  di  là  da'  Monti  4^. 
S' impadronifcono  di  Novara ,  di  Vi« 
gevano,  e  di  altri  luoghi  no.  In 
ajuto  del  Papa  171. 

Fregofi  (  Aurelio)  dichiarato  Signore 
di  S.  Agata  ijo. 


GAbrielli  (  Carlo  )  è  fatto  avvìftrc 
dal  Duca  d' Urbino  di  efler  tor^ 
fiato  nello  Stato  55.  Fa  vari  prigio- 
ni 56.  57.  Rcfta  gravemente  ferito  <5S. 
E'  dichiarato  Colonnello  d' Infanterìa 
dal  Duca  Francefco  Maria  I. ,  fue  ma- 
gnanime imprefe  fotto  la  Rocca  di 
Cremona  79.  Muore  gloriofo  nell'  af« 
fedio  di  Garlafco  8x. 

Gabrielli  Conti  (Carlo,  Francefco, 
Gabriele  ,  e  Bartolomeo  )  ottengono 
r  ìkiveflitura  del  Feudo  di  Baccarefca  , 
e  di  Coraduccio  da  Francefco  Maria  II. 
Duca  d'Urbino  x5t. 

Gabrielli  (Giulio)  Configliere  del 
Duca  d'  Urbino  xx3» 

Gabrielli  (  Card.  Giulio  )  Romano 
Legato  a  Latere  della  Santa  Sede  nel- 
lo Stato  d'  Urbino  341. 

Galeotti  (  Filippo  )  Zecchiere  del  Du«' 
ca  Frane.  Maria  II.  in  Gubbio  330.  e  feg« 

Galeotti  (  Paolo  Emilio  )  nuovo  Zec* 
chiere  Pontificio  in  Gubbio  336.  e  fe^* 

Galeotti  (  Michel' Angelo ,  e  Fratelli) 
Zecchieri  351.  e  feg. 

Galeotti  (Gio;  Francefco)  Zecchie- 
re 3^7.  e  feg. 

Galeotti  (  March.  Galeotto  )  contmua 
q  X  ^  bat- 


A- 


49^ 

à  battere  moneta  384»  «  ftg*  ^'  OJ"^»- 
ne  del  Papa  chiude  la  Zecca  3^0.  391  • 
Sua  Eamiglia  449* 

-  Oambara  (  Conte  Francefco  )  è  man-» 
dato  dall'  Imperatore  Pcrdinando  llr 
per  condolcrfi  con  Francefco  Maria  II. 
d'Urbino  della  morte  del  fuo  figliuolo 
Federito,  e  per  offerirgli  per  la  bam- 
bina Vittoria  Aia  erede  V  inveftitura 
del  Montefeltro  antico  feudo  Imperia- 
le, e  qual  rifpofta  ne  riceva  xji. 
,  Genga  (  Conte  Donnino  )  Maeftro  di 
Campo  delle  Genti  Pontificie  35. 
.  Genova  è  tolta  a'  Francefi ,  e  fi  ri- 
mette in  libertà  xo9« 

Geifi  (  Monfig.  Belllngerio  )  primo 
Governatore  deputato  dello  Stato  d'Ur- 
bino %47.    E*  creato  Cardin.ale  r^S. 

Giraldi  (  Tranquillo  )  CaQcllano  del- 
la Rocca  di  Pefaro  è  fatto  appiccare 
iz  Lorenzo  de'  Medici  51. 

Giuliano  delia  Rovere  Vefcovo  di 
Carpentras»  poi  Cardinale  del  titolo 
di  S.  Pietro  in  Vincola ,  indi  innalzato 
al  Soglio  Pc^ntificio,  e  fi  fa  chiamare 
:  Giulio  II.  3.  Dichiara- la  guerra  ^ 
Gio:  Paolo  Baglloni ,  ed  a  Giovanni 
Bcntivogli  :  parte  coli'  Efercito  da  Ro- 
ma ,  va  a  Perugia ,  e  Gio:  Paolo  gli 
Confegna  la  Città  7.  Va  a  Bologna, 
c^  il  P^ntivopli  gli  cede  la  Città  con 
varie  Condizioni  8.  Parte  da  Bologna , 
e.  torna' io  l^oma  9.^  Pubblica  la  leg^^ 
fotta  con  varj  Principi  contro  la  Re- 
pubblica di  Venezia.  Le  muove  guer- 
ra, parte  perciò  da  Roma,  e  torna  a 
Bologna  io.  .  Fulmina  interdetto ,  « 
(comunica  contro  i  Veneziani  11.  Da' 
medefimi  fono  refiituiti-  i  Beni  alla 
Chiefa ,  e  fono  afibluti  dalle  Cenfu- 
re  13.  Cerca  di  cacciare  il  Re  di  Fran- 
cia dair  Italia  14.  PalTa  a  Bologna  i6. 
Contro  Papa  Giulio  fi  aduna  in  Lione 
una  Congregazione  da'.  Deputati  del 
Clero  di  Francia  per  convocare  un 
Concilio  contro  di  detto  Papa  30.  Efib 
pubblica  le  Cenfure  contra  il  Duca  di 
Ferrara  «  contro  i  fuoi  fautori,  e  con- 
tro il  Generale  de'  Francefi  31.  31. 
Parte  il  Papa  da  Bologna  ,  va  alla  Mi- 
randola, e  fé  ne  impadronifce  33.  Va 
a  Ravenna  fV.  Reftituifce  la  Miran- 
dola al  Conte  Francefco  fico  ^  e  con* 


(egna  Modena  air  Ambafciatort  dell! 
Imperatore  34.  Torna  in  Roma ,  t  ci« 
U  Francefco  Mf  ria  Duca  d'  Urbino  » 
perchè  dia  conto  della  morte.del  Car- 
dinal Legato  Alidosj  38.  Apre  uà 
Concilio  in  Luterano  49.  Dà  in  Vi- 
cariata lo  Stato  di  Pelaro  al  fuo  Ni- 
pote Francefco  Maria  43.  44.  Com- 
pra dall'  Imperatore  MaflJmiliano  la 
Città  di  Siena  per  darla  al  fuo  Nipo- 
te ,  ma  dopo  alcuni  giorni  muore  u^i. 

Giulio  IH.  (Papa)  fi  rìfente  grave* 
ment«  contro  il  Duca  Odoardo  di  Par- 
ma per  voler  introdurre  i  Francefi 
in  Città,  e  procede  alle  Cenfure  166. 

Giulio,  moneta  coniata  in  Pefaro 
18S.  idi.  Diverto  dal  Paolo  307* 
Coniato  in  Gubbio  333. 

Gonzaga  (  Eleonora  )  figlia  di  Fran- 
cefco Marchefe  di  Mantova  diviene 
Spofa  di  Francefco  Maria  I.  della  Ro- 
vere Duca  d'  Urbino  xx.  Sua  mor-^ 
te  i6i» 

Gonzaga  (  Elifabetta  )  Ducheffa  d'Ur- 
bino va  a  Roma  da  Leone  X.  49* 
Perchè  mandata  a  Venezia  96.  Me- 
daglia battuta  in  fuo  onore  ivt\  Alls 
<Jetta  pag.  96  ho  notato,  che  morì 
a  Venezia ,  ma  da  un  paragrafo  di 
lettera  dell' eruditiffimo  Signor  An- 
nibale Olivieri  al  mio  amico  Gui- 
do Zanetti  in  data  dcHì  9  Gennaro 
2773  s'afficur^i,  che  mori  in  Urbino* 
„  La  morte  della  DucheiTa  Elifabetta 
(  dic'egli  )  fecuì  fui  principio  di  Febbra- 
io i5i5.  Alla  nuova  del  fuo  male, 
corfe  da  Verona ,  ove  foggiornava  con 
la  Ducheffa  Eleonora  fua  moglie  ^  il 
Duca  Francefco  Maria  Primo  a  Urbino 
ove  ella  morì .  Nel  configlio  di  Pefa- 
ro tenuto  il  dì  4.  Febr.  fi  legge  la 
lettera  del  Duca  in  data  de'  13  da 
Urbino ,  con  cui  dà  parte  della  mor- 
te della  detta  Ducheffa  fua  madre  :  e 
furono  deputati  ,gli  Ambafciatori  a 
condolerfi  col  Duca  e  furojio  ordina- 
ti i  funerali  •  Ciò  pofto  io  credo  eh' 
ella  moriffe  o  a  i  x  oppure  a  i  3  del 
medefimo  mefe  di  Febbraio  1 5x^.  „ 

Gonzaga  (  Federigo  )  Marchefe  di 
Mantova  è  dichiarato  Capitano  Gene- 
rale dì  S.  Chiefa  da  Leone  X.  70. 

Gonzaga  (  Sigiimofido  Card.  )  Legato 


4rIIa  Utrcx  h  V  tngreflb  in  ^logna 
unitiniente  col  Duca  d'  Urbiao  39. 
Collo  fteflb  Duca  prende  pofleflb  per 
la  Chiefà  di  Pefaro  43. 
^  Gregorio  XIII.  fua  elezione,  al  Fon- 
tificato  1x4. 

GròfTo  moneta  coniata  in  Gubbio  z  37. 
In  Urbino  144.  15X»  In  Feiaro  ao3. 
173.  Banditi  In  Roma  perchè  174. 
Da  due  Grofli  306.  333.  Da  tre  104. 
Da  cinque  ivi  •  ^  Da  nove  103.  Da 
dieci  307.  Da  dieciotto  103.  Da  ven« 
ti  3o<^.    Da  dieci  Gro£S  dì  Gubbio  33|* 

Gubbio  .  Giuliano  de'  Medici  Capi-* 
tano  Generale  del  Papa,  e  II  Duca. 
Francefco  Maria  I.  d'Urbino  s'abboc- 
cano infieme  in  Gubbio  4^.  Carlo  Ga- 
brielli h  fpargere  per  Gubbio  la  vo- 
ce d*  eflcr  tornato  in  Urbino  II  Duca 
trancefco  Maria ,  la  Città  fi  pone  in 
arme ,  e  rlcufa  d' accettare  I  Soldati 
della  Chiefa  $6.  Leone  X.  fa  gittare 
a  terra  le  mura  della  Città  d'  Urbi- 
no ,  e  degli  altri  luoghi  del  Ducato  » 


49Ì    , 

Guid* Ubaldo  I.  Duca  d'Urbino  ri- 
eupera  la  Rocca ,  e  la  Città  di  Forlì 

I^er  la  Santa  Sede  5.    £*  forptefo  dal* 
a  Gotta ,  e  muore  9* 

Guld*  Ubaldo  II.   Duca  d' Urbino  ^ 
fua  nafclta  155.    E*  condotto  in  Man- 
tova y  poi  a  Verona  ancora  fanciullo  » 
Indi  mandato  In  Padova  allo  ftudio  i  $6. 
E'  mandato  per  ficurezza  a  Venezia  ivi. 
Toma  col  fiio  Padre  nello  Stato  1 58. 
E*  lafciato  dal  Padre  al  governo  dello 
Stato  in  fua  mancanza  ivi*   Va  inca- 
merino, e  il  congiugne  in  matrimonio 
con  Giulia  Varani  Ereditaria  dello  Star* 
to  Camerinefc  i  S9*    Monitor)  di  Papi 
Paolo  III.  contro  di  eflb ,  «  della  luar 
Spofa  a  motivo  dello  Stato  fud.  160» 
Fa  gente,  e  fortifica  il  fuo  Stato  per 
rcfiftere  al  Papa  161.    Si  difpone  ali* 
accordo  col  Papa ,  e  vengono  a  con- 
cordia 16%.  Refta  privo  della  fua  Ma- 
dre, e  poco  dopo  della  fua  Spofa  ivi* 
pàfla  alle  feconde  nozze  con  Donna 
Vittoria  figlia  di  Pier  Luigi  Farnefe 


ma  eccettua  Gubbio,    la  quale  cofti-^'    Duca  di  Parma ,  e  Piacenza  163.    Ot* 


tulfce  Capo   dello  Aeflb  Ducato   70. 
Gubbio  ottiene   la   facoltà  dal   Duca 
Francefco  Maria  I.  di  coniare  moneta 
d'argento,  e  di  rame^  131.    Si  folle- 
va  a  motivo  di  nuove  impofizioni  con» 
tra  il  Duca  Guid'  Ubaldo  II.  d'  Urbi- 
no  17  5.     Nella   battaglia  di  Lepanto 
del  X  571  uniti  all'  Efercito  della  Lega 
li  trovano  cinquanta  Capitani  di  Gud- 
blo  contro  V  armata  Ottomana  ,^  e  al- 
tri  principali  Giiiziali  Condottieri  di 
Gente  xi3.    Prefenta  al  Duca  Quattor- 
dici Soggetti,  perchè  ne  prefcelga  uno 
ad  eiTere  fuo  Configliere  113.    Giura- 
mento di  fedeltà,  che  predano  ^11  Eugu- 
bini  a   Don   Taddeo   Barberini,   che 
prende  pofleifo  a  nome  di  Sua  SantU 
tà  dello  Stato  d'  Urbino  148.    Monete 
battute  in  Gubbio  fotto  Francefco  Ma- 
ria I.  131.     Sotto  Lorenzo  de' Medi- 
ci 140.    Sotto  Francefco  Maria  IL  330*. 
e  feg.    Sotto  I  Pontefici   336.  e  fe^* 
Quando  fia   fiata  chiufa   la  Zecca  in 
Gubbio   390.   391*    Defcrizione  della 
Città   399*  414* 

Guicciardini   <Fraacefco)  Luoeote- 
neute  Pontificio   nemico  fcoperto   di 


tiene  da  Paola  III.  la  conferma  dell 
Inveftltura  del  Ducato  d'  Urbino ,  e 
fuoi  anneffi  164.  Gli  nafce  un  figlio 
mafchio  ivi .  E'  dichiarato  Generale 
di  S.  Chiefa  da  Papa  Giulio  III. ,  fi 
trasferifce  perciò  a  Roma  166.  Dal 
Papa  è  mandato  a  Bologna  con  aooo 
Fanti  alla  guardia  di  quella  Città  167. 
Dal  Sagro  CoUegio  de'  Cardinali  è 
eletto  alla  cufiodladel  Conclave,  f 
di  Roma  medefima  ivi*  Anche  da 
Papa  Paolo  IV.  è  confermato  nella 
carica  di  Capitano  Generale  di  S.  Chie- 
fa ,  ma  egli  per  alcuni  motivi  la  ri- 
nunzia, ed  è  fatto  Prefetto  di  Roma  i,6S 


o^ 


Riedifica  ^  e  munifce  di  fortificazioni 
la  Città  di  Slnigaglia  ivi  •  Il  Papa  gli 
ordina  di  portam  con  alcune  mi&liaja^ 
di  Fanti  a  confini  dèlio  Staro  Eccle(|a- 
ftico  170.  Di  nuovo  fortifica  Slniga- 
glia 173*  Si  pone  al  foldo  del  Re 
Cattolico  174*  E'  creato  Cavaliere  del 
Tofon  d' Oro  da  Carlo  V.  Imperato- 
re ivi  ;  Vuole  imporre  nuove  gabelle 
a' fuoi  Sudditi,  maqueftl  rIcufanoj>a- 
garle,  e  però  nafcono  follevaziom  iqi 
Urbino  «e  prima  in  Gubbio  17  j[»  Do- 
Francefco  Maria  Duca  d' Urbiao  9$^  dici  AmMKiatori  delia  Città  d'UrbiuQ 
lox»  ioa.  ii6*  fi  poi^ 


494 

fi  Mrtano  dal  Buca  per  {>Iacano,  ed 
cdo  gli  fa  mettere  nella  Rocca  di  Pe- 
faro  »  e  a  nove  di  loro  fz  mozzare  la 
fefta  177.  Fal>brica  una.  Fortezza  in 
Urbino  a  fpefc  de'  Cittadini  178.  For- 
tifica maggiormente  la  Città  di  Pefa- 
ro  179.  Va  in  Ferrara  a  trovare  En- 
rico Re  di  Polonia .  ma  appena  tor- 
nato in  Pcftro  è  iorgrefo  dalla  feb- 
bre, e  muore;  ed  ivi  è  fepolto  179. 
Monete  che  fece  battere  in  Fefaro  i8i. 
c/eg» 

X 

IMprefa  del  Duca  Francefco  Ma* 
ru  1.  87t    Di  Guid*  Ubaldo  IL  1 9x« 

Innocenzo  X.  reAituifee  la  Zecca  del- 
la moneta  di  rame  a  Gubbio  •  e  con 
fpeciale  fuo  Chirografo,  dà  facoltà  a 
Paolo  Emilio  Galeotti  di  battere  mo- 
neta 1^6.  Monete  battute  fotto  quefto 
Pontefice  541* 

Innocenzo  XI«  continua  a  f&r  bat- 
tere moneta  di  rame  in  Gubbio  348. 
$uc  Monete  348*  e  feg» 

Innocenzo  XXL  anch'egli  tiene  aper- 
ta la  Zecca  Camerale  deHa  moneta  di 
i^me  in  Gubbio  351.  Monete  coniate 
nel  fuo  Pontificato  35^*  553* 

Innocenzo  XIII*  Monete  battute  nel 
filo  Pontificato  in  Gubbio  3^7. 


LAnte  (Monfig.  Federico)  col  ca- 
rattere di  Prefidentc  governa  lo 
Stato  d'  Urbino  370.  £'  annoverato 
fra  Cardinali ,  e  dimette  il  fuo  gover- 
nilo 3^?* 

Lavmia  figlia  di  Guid*  Ubaldo  IL 
Duca  d'  Urbino  maritata  ad  Alfonfo 
Felice  d'  Avalos  Marchefe  del  Va- 
Ao  x8o« 

Lega  tra  II  Papa ,  il  Re  di  Spaena  « 
€  i  Veneziani  contro  al  Turco  ^  di  cut 
è  Capitano  Generale  Don  Giovanni 
4*Aunria  axx. 

$•  Leo  fua  defcrìzione  403. 

Leonardi  (  Gio:  Giacomo  )  ha  in  feudo 
n  Caftello  di  Monte  l'Abate  col  titolo 
di  Contea  da  Guid*  Ubaldo  IL  Duca 
d'Urbino  i8o. 

Leoni  (  Ciò:  Battifta }  lodato  103.  i  S9* 


Leone  X.  eletto  Papa  ftabilìtce  di 
opporfi  a'  Francefi ,  e  dichiara  Capita* 
no  Generale  Giuliano  Medici  fuo  fra** 
tello  45*  Medita  di  togliere  il  Duca- 
to d'  Urbino  a  Francefco  Maria  della 
Rovere ,  e  darlo  alla  fua  Cafa  46.  Va 
a  Bologna ,  e  fi  abbocca  col  Re  di 
Francia  48.  Si  porta  a  Firenze  ivi . 
Pubblica  un  Monitorio  contra  il  Duca 
d'  Urbino  49-  Medaglia  battuta  con- 
tro il  Duca  58.  59*  Per  la  morte  di 
Lorenzo  Medici,  fuo  nipote  riunifce 
alla  Chiefa  il  Ducato  d'  Urbino,  e 
h  gittar  a  terra  le  mura  della  Città  ^ 
e  Luoghi  del  medefimo,  ma  non  di 
Gubbio  70*    Muore  71. 

Letterati  di  Gubbio  4^0. 

Livia  figlia  del  Marchefe  Ippolito 
della  Rovere  diviene  Spofa  di  Fran-* 
cefco  Maria  IL  d'  Urbino  aio.  Par- 
torifce  un  figlio  mafchio  i^x* 

Lucchio  (  Gio?  Giacomo  )  lodato  59« 

Lucrezia  d' Efte  forella  del  Duca  di 
Ferrara  fi  marita  con  Francefco  Ma- 
ria IL  d'Urbino  11 1.  $c  ne  torna  a 
Ferrara ,  ed  ivi  fi  ferma ,  feparandofi 
dal  Marito  117.  Viene  a  morte,  e 
lafcia  Efecutore  teftamentario  Franceii» 
co  Maria  fuo  Marito  ai  9. 


M 


M Acetone  da  Gubbio  infigne  Capi- 
tano. Sua  morte  94- 

Malatefia  (  Si^ifmondó  )  di  Paìidolfo 
impadronitofi  di  Rimini  n'  efce  per  ac- 
cordo 77» 

Malvafia  famiglia  Senatoria  di  Bo- 
logna da  dove  provenga  441*^ 

Mammiani  (  Angelo  )  Agente  del 
Duca  d'  Urbino  in  Roma  130. 

Mammiani  (  Conte  Francefco  Maria) 
favorito  del  Duca  Francefco  Maria  IL 
d'  Urbino  xtj.  Prevale  il  fuo  parere 
a  tutti  gli  altri  ^intorno  allo  ftabilimen- 
to  della  Nipote  del  Duca  aa9«  ^ 

Mammiani  (  Ottavio  )  riceve  In  feu- 
do il  Cafiello  delle  Gabbicele  da  Fran- 
cefco Maria  II.  Duca  d'Urbino  x8o. 

Manfroni  ( Gie:  Paolo)  entra  |con 
800  Fanti  in  Brifighella  xx.  Ma  nom 
patendo •rcfiftere  fi  arrende  xa. 

Mar-  . 


I  -1 


\ 


Marceno  ìì.  (Bipa)  firn  lezione , 
e  fua  morte  x6f. 

Xlarini  (  Card.  Carlo  )  Legato  a  La- 
tere  dello  Stato  d' Urbino  governa  un' 
anno,  ^  poi  muore  ^S$. 

MalTa  xrabarìa  fua  defcrìzione  409. 

Maurizi  (  Conti  )  da  Tolentino  han- 
T  no  In  feudo  parte  del  Caftello  della 
Stacciola  da  Francefco  Maria  Duca 
4*  Urbino  15^ 

Medaglia  di  Leone  X.  contro  Fran* 
cefco  Maria  L  59.  Di  Francefco  Ma- 
rial.  59*  $?•  ii^«  DiElifabetta  Con- 
zaga  9^.  Di  Guid'Ubaldo  IL  z68.  179. 

Medici  rimeffi  in  Firenze  cacciatone 
il  Sederini  41* 

Medici  (  Card.  Aleflandro  )  con  al- 
tri v^  incontro  al  Duca  d'  Urbino  alle 
porte  di  Firenze  97- 

Medici  (  Aleifandro  )  Nipote  di  Pa- 
>:pa  Clemente  VH.  >  è  dichiarato  Capo 
della  Repubblica  di  Firenze  dall'  Im- 
peratore Carlo  V«  >  e  gli  dà  il  titolo 
di  Duca  113. 

Medici  (Claudii)  figlia  di  Cofmo 
Medici  Gran  Duca  di  Tofcana  diviene 
Spofa  del  Principe  Federico  d'  Urbi- 
no 114* 

Medici  (Giovanni  Card.)  fugge  dal- 
le mani  de'  Francefi ,  da'  quali  era  fla- 
to fatto  prigione  ,  fi  ricovera  in  Man- 
tova, indi  a  Bologna  dov'  era  Lega- 
to 41*  C  creato  Papa,  e  prende  il 
nome  di  Leone  X.  44.  Vedi  Leone  X. 

Medici  (  Giovanni  )  fue  maravigliofe 
imprefe^  e  fua  morte  oi. 

Medici  (Giuliano)  fofpetto  a  Papa 
Giulio  li. ,  ma  per  mezzo  del  Duca 
d'  Urbino  è  ben  veduto ,  e  accolto  da 
elfo  14.  Da  Leone  X»  fuo  fratello  à 
dichiarato  Generale  dell'  Efercito  Ic- 
cleilaflico  45.    Sua  morte  47* 

Medici  (  Card.  Giulio  )  cugino  di 
Leone  X.  è  deputato  Legato  deir  Ar- 
mata Pontificia  6%.  Tratta  negozj 
d' accordo  col  Duca  d'  Urbino  >  ma 
Ihutilmente  67. 

Medici  (  Lorenzo  )  Generale  delPAr- 
mi  Ecdefiafliche  47.  £'  creata  Duca 
A'  Urbino,  e  Sonore  di  Pefaro  ,  e  di 
Sinigaglia  50*  Prende  Pefaro  ^  5  ^ 
fua  Fortezza  con  alcune  condizioni , 

che  poi  non  Qfkra.  tu    £'  colpito 


49Ì 

con  nn*  archibuguf t  mortalmente  fot- 
to  Monda  vio ,  e  perciò  trafportato  ia 
Ancona  per  curarli  6i.  Sua  morte  5^» 
Sue  Monete  i^9«  147.  ij3» 

Mercatello  ma  defcrìzione  4x0. 

Merlini  (  Monfig.  Lodovico  )  col  ti* 
tolo  di  Prefidenté  governa  lo  Stato 
d'  Urbino  583.  E'  innalzato  al  Cardi- 
nalato, e  dimette  il  governo  ^88. 

Metaurenfe  Provincia,  perchè  cosi 
detta  t9. 

Mezzo  Bajocco  ^ando  coniato  in 
Gubbio  540.    Dimmuito  di  pefo  j^j* 

Mezza  Groflb  di  Gubbio  13S.     Di 
Pefaro  173- 
Mezzo  Giulio'  battuto  in  Pefaro  %6i^ 
Mezzo  Paolo  coniato  in  Pefaro  189^ 

Mezzo  Quattrino  319* 

Mezzo  Seiino  i8x. 

Mirandola  affediata  dall'  Armi  Pon- 
tificie fi  rende  33. 

Modena  occupata  dalte  Genti  Pontt- 
ficie  %6.  E*  confegnata  a  Vitfrufl  Am* 
bafciatore  dell'  Imperatore  MafCmilia- 
no ,  come  Città  deir  Imperio  34. 

Mondolfo  Terra  fua  dèfcrfzione  41 1« 

Monéte  di  Francefco  Maria  I.  x3i« 
Di  Lorenzo  Medici  139.  147.  153.  Di 
Gud'Ubaldo  II.  x8x.  Di  Francefco  Ma» 
ria  II.  154.  De' Pontefici  335*  Moneta, 
da  10  Groffi  308.  Da  18  Groffi  103^ 
Da  IO  Gro/fi  307.  3j3,.  Da  9  Grofli 
104.  Da  s  GroA  ivi.  Da  3  Grofit 
fcr/.  Da  a  Groffi  30^.  333.  Moneta 
di  rame  Pontificia  coniata  in  Gubbio 
336..  Diminuita  di  pefo  ^6^  xZx^ 
Moneta  di  rame  non  fé  nr  deve  bat^ 
tere  che  pel  bifogno  3^3.  391.. 

del  Monte  (  March..  Raniero  )  ha  iir 
feudo  il  Caftello  di  Monte  Baroccio 
con  titolo  di  Marchefato  dal  Duca: 
Guid'Ubaldo  U.  iSi. 

Montefeltro ..  Se  vi  fia  fiata  fa  Zec« 
est  a  54*  a^x..  Deicrizione  di  quefta 
Provincia  408;.. 

Monti  di  Vieti  da  chi  eretti  negli 
Stati  d'  Urbmo  96.  In  Gubbio  è  be* 
neficato-  da  Francefco  Maria  I.  Dncx 
d'  Urbino^  e  dalla  Vedova  Elifabett^ 
fua  Madre  col  proventi  della.  2kc«^ 


495 


N 


I  i 


NUti  (  Pirro  )  da  Gubbio  Refidentc 
in  Roma  del  Duca  Francefco  Ma* 

ria  II.  ili* 


ODafio  (  Girolamo  )  dichiarato  Con- 
te deir  I/ola  Foffaja  dal  Duca 
Francefco  Maria  I.  1x9- 

Oddi  (  Card.  Giacomo)  Legato  d' Ur- 
bino 383.  ^       . 

Olivieri  (  Sig.  Annibale  degli  Aba- 
ti) lodato  43.  6o.  151*  xSi.  316.  49%. 
Aggregato  alla  Nobiltà  di  Gubbio  438, 
Omodei  {  Qard.  Luigi  )  Legato  a  La- 
tere  d*  Urbino  34** 

Ondedéi(  Giovanni)  eletto  dalla  Cit- 
tà di  Feiaro  per  efler  uno  degli  otto 
Governatori  a  governare  lo  Stato  d' Ur- 
bino» e  fue  lodi  x3i* 

Oneari  moneta  d' oro  battuta  in  Pe- 
faro  lotto  i  Duchi  d*  Urbino  197* 
Orciano  Terra ,  fua  defcrìzione  4x1. 
Orrido  (Orazio)  da  Fano  dichiara- 
to Conte  delle  Gabiccie  Caftello  di  Pe- 
faro  da  Guid'  Ubaldo  IL  Duca  d' Ur- 
bino x8o« 


PAce  generale  in  Italia  xxx. 
Paciotti  (Conte  Francefco)  rice- 
ve in  feudo  il  Caftello  di  Monte  i  Fab- 
bri da  Franceico  Maria  IL  Duca  d'  Ur- 
bino x5x^ 

Pallavicini  (Card,  Opizio)  Legato  a 
Latere dello  Stato  d'Urbino  348.  350. 
Paluzj  (  Altieri  Card.  Paluzio  )  Le- 
^^to  a  Latere  del  med.  Stato  344.  34S* 
Paoli  moneta  coniata  inPefaro  i88. 
x6i.  195.  Diverfo  dal  Giulio  307» 
Coniato  in  Gubbio  333» 

Paolo  IIL  fua  efaltazione  al  Ponti- 
ficato j  19.  Procede  contro  Guid' Ubai* 
do  IL  d'  Urbino ,  e  Giulia  Varani , 

Serchè  lanciano  Camerino  come  deca- 
uto aUaChiefa,  e  pubblica  monttorj 
contro  Caterina ,  e  Giulia  fua  figlia , 

e  vieM  allafenteiizadifcomunica  ixo» 
Ì6O0    Muore  169. 

'  Paolo  IV.  fi  adira  col  Card.  Sfbiza  di 
S*  fiora ,  e  perchè  z  70. 


Parma,  e  Piacenza  Città  poffedute 
da'  Francefi  Cadono  in  mano  delia 
Chiefa  40. 

Pafleri  (  Ab.  Gio:  Battlfta  )  lodato 
4x8.  Aggregato  alla  Nobiltà  di  Gub- 
bio 44X. 

Paflerini  (  Silvio  Card,  )  di  Cortona, 
con  altri  tre  Cardinali  vanno  incontro 
al  Duca  d'Urbino   alla  porta  di   Fi- 
renze 97.  /** 
Pavoni  (  Monfig.  )  è  fpedito  dal  Sa- 
gro Collegio  de*  Cardinali  a  vlfitare  , 
e  confolare  il  Duca   Francefco  Maria 
d'Urbino  130.    A  nome  del  Papa  ri- 
chiede al  med.  la  confegna  della  For-. 
tezza  di  S.  Leo  130.      Ma   non  T  ot- 
tiene a  5x.     Richiede  al  fud. ,  che  con 
lettera  di  fuo  pugno  a/Iicuri  il  Papa, 
che  quello,  che  poffiede  lo  riconofce 
dalla  S.  Sede,  il  che  l'ottiene  133. 
Penna,  e  Billi  fua  defcrlzione  40^. 
Pergola  fi  arrendè  al  Legato  Ponti- 
ficio ,  e  viene  faccheggiata  ^5.     Sua 
defcrizione  4o5. 

Perugia  trovafi  affediata  dal  Duca 
Francefco  Maria  ì.  d'  Urbino ,  e    te- 
mendo il  facco  fa  con  elfo  accordo  64. 
Faffa  fotto  il  dominio  della  Chiefa  7. 
Pefaro  »  Muore  Coflanzo  Signore  di 
Pefaro ,  ne  prendono  poflelio  per  la 
S.  Sede  i  fuoi  Miniftri  41.    I  Pefarefi 
vedendo  riufcìr  vane  le  premure  che 
ne  fo/Tc   investito   Galeazzo    Sforza  ^ 
iupplicano   il  Papa  a  voler  inveilire 
del  loro  Stato  il  fuo  Nipote  Francefco 
Maria  della  Rovere,  egli  acconfente, 
e  glie  Io  conferifce  in  Vicariato  43.  44. 
Sua  Zecca  X 50.  e  feg.  a5^  e  (eg.  3111^ 
e  feg.     Medaglia  con  la  Pianta  di  Pe« 
faro  179.  DeKrizione  di  elfi  Città  400. 
Pefcara  (Marchefe)   eletto  Vice-Re 
df  Sicilia  aio. 
Pefte'in  Roma  191. 
Pianeta  Sacerdotale  fua  forma  anti- 
ca 138. 

Piafira  moneta  d'  argento  battuta  ia 
Pefaro  i83.  19^  301.  304.  317* 

Piccioli  coniati  in  Gubbio  139*    IQ 
Pefaro  154. 

Pico  (  Conte  Glo:  Francefco  )  ricu- 
pera la  Mirandola  da  Papa  Giulio  IL  34* 
Pittori  ed  Architetti  di  Gubbio  qua<i 
li  4^5> 

togr 


\ 


foggio  di  Bcrni  CaftclIoBon  còm- 
prcfo  nello  Stato  d*  Urbino,  perciò  è 
eccettuato  nella  céiB one ìkli»  Statò  •, ^7. 

Porcelli  (  Gentile  )  di  Carbonana  di 
Cubbio  Condottìerc  delle  Genti  del 

guca  d*  Vrbino  Francefco  Maria  I. , 
e  ìmprefé  79.  Muore  combattendo 
al  Lambro  91. 

dalla  Porta  (  Gio:  Maria  )  è  mandato  a 
Roma  dal  Duca  Francefco  Maria  a  trat- 
tare coi  Cardinali  j>er  la  retenzione 
dello  Stato  da  eflb  ricuperato  74.  E' 
mandato  dal  fuddetto  Duca  in  Bolo- 
gna ali*  Imperatore  Carlo  V.  iitf. 
B*  fatto  Signore  del  Caftello  di  Fron- 
tone tjo.^ 

Provincie  che  compongono  Io  Statò 
d'  Urbino  quali  396. 

Pucci  (Ettore)  al  medefimo  Fran» 
cefco  Maria  II.  Duca  d*  Urbino  fubin- 
feuda  il  Caftello  di  Monte  Crino  »  e 
Rocca  Leonella  ^54* 

V 


497 

della  Rovere  (Giovanni  )  Prefetto  di 
Roma,  da  Sifto  IV.  fuo  Zio  è  fatto  Pa- 
drone ^i  varj  Caftelli  in  Romagna , 
Signore  di  Sinigaglia ,  riceve  da  eflo 
In  feudo  Ciftaino  &c. ,  e  gli  ottiene 
ancora  infeudo  dal  Re  di  Francia  la 
Città  di  Sora  col  titplo  di  Duca  4* 
Muore  in  Sinigaglia  ivi . 

della  Rovere  (  Giulio  )  dichiarato 
Duca  di  Sora  ,  poi  Cardinale  di  Santa 
Chiefa  ,  Legato  di  Penigia  ,  Arclvefco- 
vo  di  Ravenna  xx9*  x<^5* 

della  Rovere  (  Vittoria  )  figlia  del 
Principe  Federico  .  d'  Urbino  ,  alla 
medeiima  manca  il  Genitore  in  età 
affai  tenera  ax7«  E*  condotta  In  Fi- 
renze colà  richiefta  da  Ferdinando  II. 
119.  Ancora,  bambina  è  ftabilita  iq 
Conforte  di  detto  Ferdinando  130. 
Sua  dote  a  quanto  afcenda  t$o. 

Rufcelli  (  Girolamo  )  lodato  87. 


Quattrini  battuti  nello  Stato  d*  Ur- 


bino,  e  loro  valore  198. 

.  Quattrini  coniati  in  Gubbio  x  5I. 
In  Pefaro  153.  154.  in  Urbino  14^. 
Quali  proibiti  184.  197.  Coniati  in 
occafione  delle  nozze  di  Francefco 
Maria  IL. 105*  ^^i*  181^  Duetti  della 
Cerqua  i6x.  Di  S.  Terenzio  a8i.  Di 
puro  rame  coniati  in  Gubbio  339.  Di- 
minuiti di  pefo  365.  381, 


RAines,  che  moneta  fia  180. 
Rafponi  (Card.  Cefare)  Legato 
dello  Stato  d*  Urbino  344. 

Reggio  ricufa  di  arrenderfi  all'armi 
Pontificie ,  ma  poi  fi  arrende  ^o. 

Regino  (  Cardinale  )  è  foftituito  a 
prefiedere  all'Armata  Pontificia  al  Du^ 
ca  d'  Urbino  38. 

Roma^  fue  monete  di  rame  coniatt 
in  Gubbio  341.  e  feg. 

Rovere  Famiglia  dove  ha  avuto  ori- 
gine I.     Dove  fi  trasferì  x. 

della  Rovere  (  Bartolomeo  )  Religiofo 
dell*  Ordine  di  S.  Francefco  Vefcov^o  di 
Ferrara ,  indi  Patriarca  di  Antiochia  x« 
f.'u.  JR 


SAlviatl  (Monfig.  Alamanno)  In  qua* 
lità  di  Prefideme  governa  lo  Sta- 
to d'Urbino  3S4-  3^7«  E ' cripa^o Car^- 
dlnale ,  e  continua  a  governare  col  ca- 
rattere di  Legato  a  Latere  383. 

SantincUi  (  Pier  Antonio  )  è  invcfti- 
to  del  Caftello  della  Metula  con  tito- 
lo di  Conte  da  Francefco  Maria  I.  Du- 
ta  d'iUrbino*x|o. 

Sarcofagi  enfienti  in  Gubbio  fpie- 
gato'  4Ì7- 

Sarti  (  Padre  D.  Mauro  )  lodato  4^6^ 

4*7-  -     . 

Savelli  (  Troilo  )  «Corvlottiere  delle 
Genti  di'  Lorenzo  de*  Medici  è  fcon- 
fitto  ^  e  meffo  in  fuga  appreffo  la  Ser- 
ra di  S.  Abondio  dalle  Genti  del  Du- 
ca Francefco  Maria  I.  d'  Urbino  6%. 

Savoja  (  Card.  Carlo  Pio  )  Legato  a 
Latere  dello  Stato  d'Urbino  341-  34*» 
'  Scilla  (  Saverio  )  emendato  intorno 
alla  Zecca  di  Gubbio  148.  339*  3^^. 
'  Scudo  d'  oro  coniato  in  Pefaro  1 53* 
195.  i6o.  197-  Da  quattro,  da  fei , 
^a  dieci,  e  da  venti  Scudi  197»  3^^* 
Aumentato  di  pefo  perchè  3x6»  Bat- 
tuto in  Gubbio  331. 

Scudo  d' argento  quando  toniato  In, 
Pefaro  17^»    Perchè  deuo  Tallaro  1^ 
r  r  Simi- 


49» 

Slmile  •  quello  d!  Soma  196.     Del 
valore  di  venti  Groffi  308. 

Sedicina /due  Sedicine,  e  fei  Sedi- 
cine battute  in  Pefaro ,  loro  valore  i8d. 
Moneta  da  fmaltire  per  Levante ,  e 
non  in  Italia  x87.  195.  300. 

Sefino ,  Torta  di  moneta  battuta  nello 
Stato  d*  Urbino  ,  fuo  valore  ,  e  bon- 
tà i^p.  174.  Mezii  Sefini  a8i.  183. 
Da  due  Sefini  317- 

Sforza  (  Francefco  )  Duca  di  Milano 
aflediato  nel.  Caftello  è  foccorfo  da' 
Veneziani  89,  Non  potendofi  più  fo- 
fienere  fi  arrende ,  e  fi  ritira  m  Lo* 
di  91. 

Sforza  (  Santa  Fiore  Card.  )  fi  difgu- 
ila  con  efÌTo  il  Papa ,  lo  fa  mettere  in 
Caftello ,  e  perchè  171. 

Sforza  (Galeazzo  )  vuol  ritenere  il 
dominio  di  Pefaro ,  e  fi  ritira  nella 
Rocca  per  difenderfi  dal  Duca  d'  Ur- 
bino ,  che  ne  prende  pofleflb  per  la 
Santa  Sede  41. 

Siena  comprata  da  Giulio  II.  da  Maf- 
fimiliano  Imperatore  per  feudi  30  mi- 
la per  darla  a  Francefco  Maria  della 
Hovere  fuo  Nipote  44. 

Signorelli  (  Baldaflarre  )  di  Perugia 
muore  neir  afledio  di  Garlafco  8x. 

Sinigaglia ,  fue  monete  148.    Meda- 
glie con  la  pianta  della  fortezza  qua- 
li 168.    Deicrizione  della  Città  401. 
Soderino  cacciato  da  Firenze ,  fono 
rimeffi  i  Medici  in  Città  41. 

Soldino  y  forta  di  moneta  coniata  nel- 
lo Stato  d'Urbino  157. 

Soldo  moneta  battuta  nello  Stato 
d'Urbino,  e  fuo  valore  ^93. 

Solimano  Imperatore  de'  Turchi  con 
grande  armata  fi  muove  per  far  1*  ac- 
quilo della  Puglia  133.  Si  conduce  a 
combatter  Corfù ,  ma  abbandonata 
r  imprefa  la  fua  armata  fé  ne  toma 
a  Coftantinopoli  114. 

Spada  (  Card.  Fabrizio  )  Legato  a 
Latere  dello  Stato  d'  Urbino  348. 

Stati  (  Antonio  )  Conte  di  Monte 
Bello  cofpira  contra  Francefco  Maria 
II.  Duca  d'  Urbino ,  di  ciò  è  fcoper- 
to,  gli  è  perciò  tagliata  la  tefta  117. 
Stato  d'  Urbino  fua  defcrizione  39  ^ 
Stoppani  (  Monfig.  Gio:  Francefco  ) 
col  carattere  di  Frefidente  governa  lo 


Stato  d'Urbino,  è  annoverato  fra  I 
Cardinali ,  e  continua  a  governare  col 
carattere  di  Legato  a  Latere  383. 


TAlIaro  forta  di  moneta  battuta  in 
Pefaro  178.  179-  3^7- 

Tanari  { Card.  Sebaftiano  Antonio  ) 
Legato  a  Latere  dello  Stato  d'Urbi- 
no 3J4» 

Terzi  di  Giuli ,  forta  di  moneta  bat- 
tuta nello  Stato  d' Urbino ,  e  loro  var 
lore  1.93.  196. 

Terzo  di  Quattrino  147. 

Teftoni  battuti  in  Pefaro  195.  %6oé 
X7^-      In  Gubbio  331.  333. 

Tortora  Zecchiere  del  Duca  Fran- 
cefco Maria  II.  d'  Urbino  167. 

Tortorini  altro  Zecchiere  del  med. 
Duca  batte 'moneta  in  Pefaro  Mj. 

Tribunale  della  Saera  Inquifizlone 
quando  introdotto  nello  Stato  d'  Ur- 
bino 335. 


VArani  (  Ercole  )  abitante  In  Ferra- 
ra va  in  Camerino  per  obbliga- 
re la  Duchefla  Vedova  a  dare  Giulia 
fua  figlia  a  Mattia  fuo  Primogeni- 
to 104. 

Varani  (  Giovanni  Maria  )  Duca  di 
Camerino  muore ,  e  rcfia  al  governo 
di  quello  Stato  la  Duchefla  Caterina 
Cibo  fua  Moglie  103. 

Varani  (Giulia)  figlia  di  Gio:  Maria 
Duca  di  Camerino  viene  offerta  in  ma- 
trimonio dalla  fua  Madre  a  Guid'  Ubal- 
do d'  Urbino  157.  Siegue  fra  effi  il 
matrimonio  150.    Sua  morte  161. 

Varano  (  Mattia  )  giugne  improvvifo 
di  notte  in  Camerino  ,  fcala  le  mura , 
e  fa  prigione  la  Ducheffa  Caterina  11 8. 
Ubaldini  dichiarati  Conti  del  Cartel- 
lo di  Apeccbie  da  Francefco  Maria  I. 
Duca  d*  Urbino  ii9» 

Veneziani  fcomunicati  da  Papa  Giu- 
lio II.  II.  Vengono  aflbluti  con 
difpiacere  dell'  Imperatore  ,  e  del  Re 
di  Francia  13. 

Vicariato  di  Mondavio  fua  defcri- 
zione 410. 

Vid- 


ViJman  (  Card.  Crifto&ro  )  legato 
à  tatcre  dello  Stato  d*  Urbino  341. 

Vitelli  (  Chiappino  )Condottiere  del- 
la Gente  della  Chiefa  xi.  £'  fpedito 
dal  Duca  d*  Urbino  vcrfo  Ravenna , 
e  per  qual  effetto  i4« 

Vitelli  (  Vitello  )  Condottiere  della 
Chieia  prende  la  Fortezza  di  Majuo- 
Io  51. 

Vitelli  ( )  Vefcovo  ,  go- 
verna lo  Stato  d'  Urbino  in  nome  di 
Lorenzo  de' Medici  55. 

Vittoria  pieniffima  riportata  da*  Cri- 
ftiani  fopra  de' Turchi  in  Lepanto  ixi» 
aix. 

Volpetta ,  forta  di  moneta  della  Zec- 
ca di  Pcfaro,  e  d'Urbino,  fuo  valo- 
re 189. 

Urbania  Aia  defcrizione  404* 
^  Urbano  Vili,  Aia  elezione  al  Pon- 
tificato 130.  Si  duole  del  Matrimonio 
ftabilito  tra  Vittoria  della  Rovere ,  e 
Ferdinando  !!•  di  Tofcana  130.  Fa 
richiedere  al  Duca  d'  Urbino  la  con- 
fcgna  della  Fortezza  di  S.  Leo ,  e  dà 
ordine  di  tener  milizie  a' confini  131. 
Ottiene  dal  Duca  Francefco  Maria  una 
lettera  di  fuo  pugno ,  con  cui  l' afC- 
cura  che  quello,  che  poffiede  lorico- 
nofce  dalla  Santa  Secle  133.  Anche 
dal  Gran  Duca  di  Tofcana  ottiene  una 
limile  dichiarazione  %j6.  Da  Maria 
Maddalena  Arciduchella  d' Auflria  ,  e 
da  Criflina  di  Lorena  Tutricl  di  Fer- 
dinando II.  di  Tofcana  è  approvata 
la  dichiarazione  fuddetta,  e  le  ne  fti- 
|ula  riftromcnto  a  37»  cfeg.    Riceve 


499 

un  Miniflro  del  Duca  Francefco  Maria 
con  facoltà  di  rafleenargli  ancor  vi- 
vente lo  Stato ,  e  cne  mandi  un  Pre- 
lato a  governarlo ,  il  che  egli  ricufa 
d*  accettare ,  e  rimettere  1*  affare  al 
Cardinale  Magalotto  144.  245.  Si  vie- 
ne alla  conclufione  di  quefio  affare, 
e  il  Duca  Francefco  Maria  fpedifce 
patente  in  bianco  al  Prelato ,  che  de- 
ve governarlo  14^-  Manda  Don  Tad- 
deo Barberini  fuo  Nipote  a  prender 
pofleffo  delio  Stato  d'Urbino  148. 

Urbino  fi  folleva  contro  il  fuo  Prin- 
cipe per  motivo  che  egli  vuol  impor- 
re nuove  Gabelle ,  e  cofa  ne  fiegua 
175.  176.  Francefco  Maria  II.  Duca 
d'  Urbino  fa  fpianare  la  Fortezza  ivi 
fatta  coflruire  da  Guid'  Ubaldo  II.  %i6. 
Monete  ivi  battute  in  tempo  del  Duca 
Francefco  Maria  I.  143.  Sotto  Fran- 
cefco Maria  II.  306.  Defcrizione  del* 
la  Città,  e  Territorio  397» 


Z Biada  (Cardinal  Francefco)  loda- 
to  144. 

Zanetti  (Guido)  96.  235.  158.  144. 
147.  279.  318.  49t. 

Zecca  Ducak  in  Gubbio  x3x.  330. 
e  feg.    Pontificia  33^.  411. 

Zecca  di  Pefaro  150.  185.  &S).  e  (eg. 

Zecca  di  Sinigaglia  148. 

Zecca  d'  Urbino  143*  30^.  e  fcg. 

Zucconi  (  Padre  )  Scrittore  delle  co^ 
fé  di  Pefaro  aoj.  174*  3o5.  £mcn« 
dato  197. 


tag.  Un. 

X  S4  Tuttor! 

1%  i  viddo 

2  5  %i  poribna 

17  I  lotfcrtc ,  e  unitole 

45  9  Errarlo 

74  ai  famnu 

J3  Privi iegiem 

S)      3^  Galtinara 
f  xtf     a4  quando  per  non  fo  qual  moti* 

vo  fulle  fue  monete 
119      a^  Apecbio 
S30      aa  Lunago 

30  Trebaria 
tS%      3^  dei  Mafliml 

39  de'  Baiilii ,  e  da  Balantomo 
X35      ai  Matteo  kancardi 
23S      3P  fino  a  i  teloni 

139        «  '»  , 

X49     a9  Voljpc,  o  lupo 

76%  xo  dannalo 

j66  x5  Ranaccio 

X79  xa  avrano 

a  Sa  3a  aduce 

41 X  %6  Giyanni 

ai4  17  Donato  lionati 

i^4&        5  potelTe  allegerirt 

a  80       3  ventlquattrefimo 

*9^       7  finalmente  nel  in    ^ 

5^a  a9  terza  diminuzione 

$53*' 
99f      ^52^  Cir^^« 

404  ss  d0*  Billi 

41»  3^  limmuifitMii 

41  tf  ax  iff  nfij/iii  ^r#,  0  un  fitsm  »#- 

#fp  la  piedi 

4^5  34  «i»i/W  ifii  olÌ0 

417  a  5  Sanofago 

418  a^  Sanrfago 

438  3*  y^^^rft  /il  /«il  C»/k  //»  Xowii 

439  37  nobili  di  Cbiujl 
44^      ao  digm  parti 

ax  perfenal  curn 
37  Bllcaccinti 

448       aj  Gonfalonieri 

451  X  Meneazzi 

454  S  Panfili 

45^  aj  /tf  Famiglia  degli  Jlti 

4<^4  x5  Allegruzzl 

4<^7 


Corrige  • 

Tutori 

vide  . 

perfona 

lofFerto  »  e  unitele 

Erario 

fomma 

Frivilegium 

Gattlnara 

quando  Alile  fue  monete 

Apecchie 

Lignago  nello  Stato  Veneto 
Trabaria 
dei  Mafli 

De  Billi,  e  da  Baldantonio 
Matteo  Blancardi  . 

fino  a  i  talloni 
ita 

VoIpe,opiù  reramente  ArmelUno»  pc» 
la  ragione  >  che  fi  dirà  più  avanti^ 
danajo  ^ 
Ranuccio 
avranno 
adduce 
Giovanni 
Antonia  Donato 
poteflpro  alle^erire 
yenticinquefiroo 
finalmente  in 
feconda  diminuzione 

Lo  Città. 

de*  Billr 

amminiflrati 

di  miglia  duij  #  eantti  70 

uno  da  dio 
Sarcofago 
Sarcofago 
fpatrih  da  Gubbio ,  e  pianti  la  fua  Capa 

in  Roma  Claudio 
nobile  di  Livorno 
digni  parti 
pafioral  cura 
£ifcacclanti 

Cofalon^eri 

Meneacci 
Pamnij 

la  Fumi  gli  a  degli  Jtti. 


Allcgrucci 
a  dopo  Urbzno  Vili. ,  /t  aggiunga  che  efifte  con  tutti  i  documenti  che 
ueguono  in  antica)  Manofcrìtto  prcflb  il  Sig.  Ab.  Aanghiafci. 


Stilata  i  Corrige: 

rag. 

59*  La  Medaglia  del  Duca  Francefco  Maria  I.  col  Mortalìum  imartalitati 
che  affidato  full'  autorità  del  Lucchio  ho  detto  eflere  ftata  battuta  nel  15x7.. 
da  perfona  molto  erudita^  fi  crede ,  che  non  potfa  efler  ftata  battuta  in  taf 
tempo.  Tr>vava(i  allora  il  Duca  Francefco  Maria  b  circoftanxe  da  pen- 
fare  a'fuoi  bifognì ,  e  non  a  farfi  coniar^  Medaglie  »  La  fcolt^ra  medefi^ 


f6.  A  norma  dei  documenti  allegati  farà  certamente ,  che  alla  Duchefla  lAl 
fabetta  debbano^  la  loro  origine  !  Monti  di  Pietà  dello  Stato  d'  Urbino  ^ 
ma  non  i  Monti  in  genere  di  tutt^  i  Paefi  ^  che^  furono  poi  dominati  dai 
Duchi;  poiché  quello  di  Pefaro  fu  fondato  circa  il  t^4^7«  attempi  di 
AleflaRdfo  Sforza  Signore  di  Pefaro,  come  apparìfce  dai  Capitoli  di  eflb 
Monte  ftampati  dopo  lo  Statuto  nel  1531^  in  Pefaro  % 

M7.  pìcefidi  Monfig.  Baglioni  Vefcovo  di  Pefarò,  che  ei^  chiamato  Uomo 
di  molta^  erudizione  da  Giulio  Giordani  Servidor  fuo  di  40.  anni  »  Giulio 
Giordani  era  Servidore  di  40.  del  Duca,  di  cui  fu  uno  de*  Segretari» 
ed  impiegato  nelle  più  qualificate  Ambafcierie>  e  non  di  Monfignot 
Ba&lioni  » 

%4Ìé  Al  Card»  Gefiì  nel  governo  di  queftì  Stati  fuccedette  Monfig*  poi  Caf* 
dinaie  Campeggi ,  che  fi  trovò  alla  devoluzione  «.  Solone  Camjpielli  non 
fu  né  Monugnore ,  né  di  quel  tempo ,  ma  femplice  Uditore  di  un^  Car« 
difial  Legato ,  e  ftampò  in  Roma  fa  i  primi  anni  dt  qucfto  Secolo  i  fuoi. 

Cemcoti  fopa  k  CQttUttiiom  di  qucfta  froviacia*