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IN THECU5T0DY OF TME
B05TON PUBLIC LIBRARY.
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I N F I O R E N Z A, ^■^■
i^pprefTo Giorgio Mareicotti . M D L X X X . ^
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ALLILLVSTRISSIMO
ET REVERENDISSIMO MONS.
DON FERDINANDO
CARDINALE DE' MEDICI
Svo Signore
Scipione Ammirato .
R A N D E & ringoiare obligo ha V. S, Illufìrifs.al valore
de fuoi maggi ori , poi che quello, che a pochifsimi altri
principi Italiani e da molto tempo in qua auuenuto, ha
per la grandezza delle cofe fatte da loro,à qualunque al
tifsimo grado di gloria trouata aperta la via. Ma vera-
mente auuengache gran cofa fieno gli ihtij oc gli hono
ri, oc le dignità hauute,Ó<: l'imperio, il quale di prefente
e poflèduto dalla cafà de' Medici j nondimeno niuna opera , niun titolo , ó
parentado renderà ne futuri fècoli tanto celebre, Se tanto illullre queita in-
clita,(S: real progenie, quanto il follecito ftudio , che infin dalla gloriofà,&:
felice memoria di Cofimo padre della patria ha pofto iempre mfauonre
gli huomini letterati : perciochei gran regni non iono eterni nelle fami-
glie, le noi come troppo teneri di noi ftelsi non volefsimo darci ad inten-
dere, che quello haueflèad efler più fortunato ,c& più durabile, che non fu
quello de Perfi,ò de Macedoni,© de Romani,ò di qual altro popolo, ò prin
cipe fia ftato gii grande , Se potente nel mondo; doue col fiato delle lettere
nlufcitanviui fuor delle lor ceneri. Se molte volte maggior fiamma ren-
dono, come degh aridi legni auuiene, che quando erano in vigore,non fe-
cero . Niuno e reftato già fa gran pezza del iangue de Cefari , ne d'infiniti
altri lignaggi di tanti Imperadori , i quali dopo lor luccedettero j non lor
palazzi, non lor fepolture, non le grandi fchiere de lor feruidori,& corti-
giani fiveggono,re non quanto de lor fatti ó buoni,òrei nell'immarcifcibil
teforo delle lettere malgrado della lunghezza degli anni^cS: defecoli fi è co
lèruato . Et tanto tuttauia fappiamo,che nel mondo cola alcuna fi fia ope-
rata,ò bora altroue fi operi, quanto le lettere fcdelifs.ambakiatri ci della lon
tananza. Se del Fanti qu ita, tenacifsime confèruatnci di tutte le cofe, che ac-
caggiono , telfimonio incorruttibile del vero , Se ipecchio lucidifsimo del
tempo cel rendono manifefìo . Che faprcm noi della cultura de campi ,
dell'architettura, dell'arte del nauigare, delia fcienza militare, dei gouerno
deo-li flati , de corfi del cielo fenza i'indullria de letterati huomini ì 1 quali
fi covnc mancando eglino, manca con éfrolororvfo delle lettere_,cosi à ma
no a mano nideme con eflè non che la pittura , la fcultura, il getto, cS: liudi,
Oc arti (imi li vengon meno, ma tutti quegli ornamenti vano a rouma , clic
per lopm logli on far chiare leprouincie, hon orati i popoli, celebrate l'era,
oc in lomma bella , oc cara , Se deiìderata quella luce del mondo . Eraro i
medcfimi autori m pie, che hoggi fono, anzi numero di efTo , Oc degli fcnc
ti loro molto maggiore in tempo de Re Goti , & de' Longobardi , ma che
non vediam noi,òv: di tenebre olcuro, oc di fango brutto. Se iozzo , Se lor-
do , Se horrido m quelle milere , Se difauuenturate età per ÌVfo fmarrito di
elle buone lettere ? Fieri Se grandi fopra modo furono i mali, chericeuet-
tealjhora l'Italia , furguafh i tempi , defolate le città , confufe le famiglie,
diishonorato l'imperio, ma quella mileria di gran lunga trapalsò tutte l'al-
tre, che con rhauere oppreiTò le lettere. Se coloro , che quelle efercitauano,
ci gualcarono gli animi,da quali i tempi,& le citta, & cosi bello imperio era
Itato fondato . Riempieronci di coltumi barbari, Se rozzi. Se non che crii
deli,(S(: viìlani,ma diuenimmo deboli,& dappochi . Non ci rimanendo la
memoria de noftri maggiori, non ci rimafe lo fhmAolo d'imitarli , ma delle
cofe prefenti contentandoci, viuemmo come le belfie intenti a pafcere,cSL à
nutrire il ventre . Il lolleuarperqueitogli rcrittori,& i letterati dal fango,
i quali lenza l'aiuto de principi non poilono come l'ingegno fabricarii la
buona fortuna, perche eisi poUàno poi Icambieuolmente dar luce,d: fplen
dorè à ciò che è nel mondo , e opera la qual più tofto diuina , che eroica fi
può chiamare. Giaceua iènza alcun dubbio in vna cieca,c&: vniuerfalcigno
ranzaconaolta l'Italia non fon più che fette età paflate, quando m quella
che fegui appreflo incominciò per opera di Cosimo Padre Della
Patria a riceuere ornamento grandilsimo dal lume delle lettere . Col
qual lumie, fi come iorgendo il fole, il mondo, che dianzi era ofcuro, Se pie
no di tenebre, incomincia a moffrar le lue bellezze, cosi tutte l'arti miglio-
ri. Se le c|uali per coiiantegiuditio delle genti lono itatein tutti i lecoh tenu
te in maggior pregio tra mortali, s'incommciarono panméteà difcoprire.
In quella nobile imprela nonchecontinuafle, ma mcolirxO grandilsimo
. s'accrebbelacura di Lorenzo 11 M agnif icu fuonipote. Onde(&:
lelettere Greche,& le Latine,& le Tolcaneif tefle quafi garreg^iando infra
di loro per auanzarfi con la maggioranza appreflo colui, da cui erano fauo
rite, facean tutto di moflra delie già tanto tempo fiate nafcofte,cS: non inte
ramente,& affatto anchorpalelate bellezze loro . Quindi gli Argiropo-
li&iLaican , Quindi i Politiani &:i Ficini fèntimmo già nominare.
Quindi (enti fltalia fauellar latinamente l^latone cola da Romani flefsi no
ottenuta, & Firenze non chetolcanamenteparlarVitruuio, ma vide riz-
zar moli,(x torri,& tempi, Se palagi (uperbi, & magnifici à fèguaci Se flu-
diolìdi lui. Da quella Icuola vici per nominare in vn (oggetto tutti oli ar-
tefici, 1 quali mai operaflero pennelli,© fcarpelli, ò fquadra , anzi la pittura,
h flatuaria,(S: l'architettura iflefìa il diuin buonarruoti . L'opere della cui
celeltc mano fanno fpirarviui nelle fue immortali fcpolturei due Duchi
Giuliano (S: A leflandro. Da cosf gran padre II Pontefice Lione
non
non tralignando porle la mano alle ma furgenti mufejcS: quelle non clic
dell'antica vecchiaia^cS: pouerta nllorafle, ma rmgiouemtele , arricchitele,
oc lìonoratele fece m guifa,ch elle non hebbero a ri mpro aerare a quella età
gli honori riceuuti ne vecchi lecoli . Et furon per lui conti,ó<: per lui s alza
rono à gradi di poter diuenir fimili a lui i i>adoleti^& iBembi,óc mille altri
non meno oratori, che poeti, i quali dalla f uà liberalità, & dal Tuo teltimo-
nio furono (èmpre non so fé più aiutati,che honorati . Non (i vede abbor
rirpuntodaqueltiftudila Reina Caterina iua nipote, di che la fa-
miglia Alamanna fa chiara fede ; onde e la lingua Tolcana fiata apparata
in Francia con tal felicità , che già fentiamo vn'altra Reina fcriuerla mae-
iìxeuolmen te m Inghilterra. O con quanto dolce escara, (S:amabil me-
moria ricordo io i facti del vofhro Screnilsimo Padre, nella cui cafa, nel cui
feno, nelle cui pietolè braccia infra molte altre arti,& virtù tranquillamen
te fi riposò la reuerenda,(Sc feuera maeflra dell'humana vita,dico Thifloria.
Sia detto con pace di tutti gli altri, non fono flati da molti anni in qua let-
ti, ne i più arguti, ne i più graui , ne i pi ù magnifici hiflorici di quello , che
furono Niccolò Macchiauelli , Francelco Guicciardini , & Paolo Giouio.
Di coftoro come che il Macchiauelli folle da Clemente Vii. foilen-
tato, che in ciò torna il pregio alla cafa medelima , gli altri due, benché Cle
mente con ofceflèro , fotto il Gran Dvca Cosimo hebbero agi o di
terminar le fatiche loro. Se di condurle al defiderato fine . L'vno flato fuo
ìntimo conlìgliere, Se domeflico; l'altro intrattenitore,& commenfàl fuo.
Et fu cola molto notabile, che il Giouio dopo tanti Principi Se Re, Se Pon
teficij&Imperador conofciuti non altroue,che in Firenze apprefTo il gran
Duca Cofmio ricoueraflè, come conofciutolo per f ìcuro,Ó<: vinco porto del
le buone arti , Se doue non foffiando i veti dell'immoderata ambitione era
lecito a ciafcuno di dire,<S: di fcriuere quel che fèntiua . percioche come che
fi fien trouati de'Principi,i quali habbiano gradito gli ffudi,é nondimeno
il più delle volte conuenuto àgli fcrittori di pagarh con ingordo prezzo
della lor fama; eflendo flati collretti fecondarci loro appetiti,' onde (ì è ve-
duto arrofsir le carte iflefle delle fauolofe narrationi delle diume^Se antiche
origini loro; effèndo come fi sa venuto à noia Aleffandro à tutta la Grecia,
con rhauer voluto efler riputato figliuolo di Gioue . Fu dunque à tutti
non pur fìcuro , ma à molti lodeuole non folo il non adulare il gran Duca
Cofìmo;ma il commendare appreffo di lui mfino à gli flefsi nimici:de qua
li non mancò mai Aurelio Fregofo , oue n'hcbbe il deliro , di lodar fom-
mamente Piero Strozzi, di cui non hebbe queflo flato più fiero,& oflinato
auuerfario. Nella qual lode no e voluto rimanergli à dietro il Serenilsimo
gran Duca Francelco voflro fratello,veggendo{i tra gli ornamenti del fuo
real palazzo l'immagine di fi nobile, & gloriofo Capitano, benché nimico
tale, quale egli fi fu , collocata . percioche non hanno inuidiato i miei gran
Medici il fauor della pena à coloro , co quali han contelo col ferro , anzi è
flato lor caro,che quegli,i quali han fuperato con l'arme , fien rifiorati con
la pcna;& che l'inchioflro habbia medicato le piaghe. Se le ferite del sàgue.
Ma doue fono io dal mio cammin trauuiato, lodando la modeflia de miei
^ 5 Prin-
Principi, douenonèper hora mia intentionc, che di parlar della protc-»
zione da lor ten uta femprc in ogni età delle buone arti f Se di mollrar, che
lì come Lione lolleuò la poeiìa , cosi fu dal gran Dura Cofimo buorita , 6c
alzata nel cielo 'rhilioria . Quelh oltre i già detti Se à benedetto Varchi ,
Se a Gio Batifta Adriano diede dipendi o , perche Thiflorie fcnuefìero , Se
a me nato nelle ellreme parti d'Italia, & lungo tempo verlato in andare in
uelHìjadorantichememorienonincrebbe porgerei medefìmi frutti della
tonlueta fua liberalità, perche a Icriuer l'hifloria vniuerlale di quello ilato ,
^ a condurre mnanzi l'altre mie imprele,(S: fatiche attendefsi. Il Gran
DvcA Francesco, & voi Moniìgnor lUuitrils. veri ritratti,(&: imma
{Tini del paterno valore, lumi chiariisimi di quelta età. Se ornamento fìngo
lardella noltra Italia, bellilsimo faggio hauete datoammenduni quantoi
inedeiimi péfien,quàtolemede(imecure,6c follecitudini vi fieno a cuore.
Ma quella fopratutto (perchealtro tempo ci verrà data occafione di par-
lar più diiìuiamente del gran Duca Francefco) fu molto chiara pruoua,(^
eipenenza del nobile,& grato animo voftro, quando profertaui commo-
ài ta di riltorare il precettor voftro , gli defte 1 1 Veicouado di Ma(ra,& quan
dotiratoui parimente il dotto Angelio fuo fratello in caia, facelte vedere
Se con l'opere , Se con le dimoftrationi , quanto l'vianza di lì fatti huomi-
ni habbiatea grado. Co quali Se ragionando, Se dilcorrendo fipalca ram-
ino di cibo pretiolo, c^ diuino . In quefti concetti dunque volgendoui ,
non emarauiglia niuna, le à voi, fé al voftro Serenifsimo fratello , Se fes^ià
alla gloriola memoria del ò'erenilsimo Padre tante lor fatiche lì fon vedute
ila quali tutti gli fcritton della prefente. Se paftàta età dedicare . IVI a molti
di quegli , che ciò han fatto non coilrerti da altro obl]go,ma da propria vo-
lontà moisi^ hanno hauuto animo di guadagnarfi con si fatti doni Ja gra-
na di si gran IVincipi , 6 di fauonre dcìì canto loro con magnanima deli-
beratione quella gloria , oue l'han ritrou3ta,perche tanto più fono da coni
niendare . lo, quando altro in ciò fofle il miodelìdeno, ò gi udì tio, certo
non polio qucffo libro delle famiglie nobili Napoletane ad altri indrizza-
re,che ad alcun de miei Principi, dalla cui cortefia foftentato, ho potuto
cpeite cole a quella forma ridurre , che elle li veggono . Imperoche fé be-
ne non altroue , che in Napoli , Se fra lo Ipatio di molti anni cosi da publi-
che , Se da priuate Icritture, come da lepolture. Se dalle memorie de vecchi
ho tutte le cole raccolto,che m quefto libro fi contengono,nondimeno per
molte difficoltà, che porta con le quefta imprela non prima, cheàquefh
tempi , ne altroue, che in Firenze, nefotto altri aulpici, che della cafa de*
Medici ho potutoraccorle, emetterle infieme, fi come porto Iperanza
fra -non molto tempo poter fare il fìmigliante delle famiglie Reali de
Chriifiani , Se di quelle de Principi d'Italia, la quale opera al gran Duca
F rancefco s alpetta . Ma oltre il mio obligo , di cui hare io potuto far mi-
glioreelettione,che di V.òMlluftrifs. poi che trattandofì di famighe nobili
ltahane,molte delle quali lono per antica origine,ò i'pagnuole,òFranzef),
p area che fufle neceftaria cola à Principe indirizzarle, il quale non folo fof
ie di langue Italiano , ma che hauefte etiandio affinità , Se congiuntane co
~ ''" ^ '-- iepnaj^cri
Icgnaggi di quell'altre proufncie, perche Se l'opera a lei foflepiù grata,(S: ci
la di lei prendere più cMà.óc fauoreuoleprotezione, la qual cola in lei pie
naméte (ì vede . poi che oltre l'eller nata per i due lati della paterna erigine
da quelle cafejchehan per molti anni tenuto rimperio di Tofcanaj&diLó
bardia, trahe perdiuerli rami delia materna diicendenza principio non
che della cala di Tolledo, ma de Realità deReiilefsi di Caftiglia^come af-
fai preilo farò col mio albero manifelto . A quefl:o 11 aggiugne, che come
V.S.llluflrifs.ha già nipoti in Firenze nati del fangue imperiai d'Aulbia ,
dal quale con fomma gloria, &: felicita è anchor retta la Spagna, cScvna
gran parte del mondo , cosi habbiamo veduto in Francia tre Re , de quali
ne regna ancor vno nati della caia de' Medici . Onde non è dubbio, che
con eguale, Se pari affètto d'amore, Se di carità riceuera V.S.lllufbifs.non
folo tutto il libro , ma ciafcuna famiglia di qual luogo , ò prouincia ella lì
venga , poi che ella ha indiflintamente m tutte tanta ragi one di 1 h-ettezza,
6<: di parentado . Ne elleno per quel ch'io auuifoharannoà(chifare di ve-
nir fotto la protettionc di quella caia , alla quale ó in vn modo , ó in vn'al-
trovbidilcono . Ma é anco fatai priuilegio della patria, acuì la cafa vo-
stra comanda, che da quella, comedavniuerlàle archiuio per la (Ingoiar
diligenza , Se induftna de fuoi huomini fieno vfcite infin da 3 00. anni à
dietro le notitie più chiare, Se più nobili di tutti 1 principati del mondo,
perciochein Giouanni,Matteo,cS: Filippo Villani, & in cinque altri icnt-
tori, che feg u on o appref Io (i veggono non pur del reame di Napoli, Se de
fatti di Lombardia,& del pontefìcato ifleflo cofe belliisime, ma tutto quel-
lo che Se di Spagna , Se di Francia , Se del regno di Tunizi , Se delle forze
de Turchi era degno di iàpere . le quali coie ne tempi del gran Duca Co-
fimo furon publicate . Se tutto ciò gran parte deriua, peroche gh huomini,
Se i Principi di Tofcana ritenendo anchorai colèumi dell'antica Italia , Se
non guafli , ne corrotti dalla vana pompa delle coie apparenti han lempre
applicato l'animo à cofe durabih, & eterne, doue dimoiti altri iìgnori
d'altri luoghi d'Italia il fimile non auuiene . 1 quali volendo ricorre prelf o
il frutto della loro hberalità , a guifa di contadini , à cui non torna il conto
d'afpettar ricolta, che fi diftenda oltre lo fpatio della feguente fl:agione,non
fon vaghi di piantare alberi nobili. Se di ierotina produttione Onde au-
uiene che impiegandoli tutti in colè, lo Iplendor delle quali fia elpolloà
gli occhi folo dell'età pre lènte, refhno ofcuriisimi a Ile future . per la qual
cagione fono più che diniuno altro regno, ò prouincia muolte di mol-
te tenebre l'iftorie del regno Napoletano . A tante cagioni adunque , per
le quah lon moffo à dedicar quella opera à V.S. Illull:rilsima,farei vficio di
villano (eruidore, Se didifcortefe, fé io non aggiugnelsi con l'hauermi
ella dato perabitatione il nobilifsimo palazzo. Se villa fua della Petraia
hauereinfiememente grande alleggiainento. Se riftoro dato alle mie con
tinuefatiche, &fudori . Riceuete dunque lUuflrifs.cScReuerendifsimo
Principe , Se 5ig. mio con heto animo quello dono , che io vi fo , mentre
vò con più lunga , Se foUecita cura preparando , che pofsiate veder fra bre-
ue (patio di tempo al fuo fin condotte le Fiorentine hiflorie: le quah al
gran
\
gran Duca Francefco faran chiaro argomento della mia diligenza, a que-
Itopopoio della mia fìncerità, c^ a tutta Italia, quanto nella cafa de Me-
dici fia tuttauia caldo , Se ardente il zelo della comune gloria , 6c honore .
A V.S.lllufìnfs.intantopriegherò Dio, che dia forze conue-
nienti alla grandezza del fuo animo , come ha dato animo
conforme à quello de fuoi maggiori . Il quale fu
tale , che come folca dire il prudentifsimo
Padre fuo, ne egli in tanta fortuna
pollo in quanta fi ritroua-
ua, potè fuperare.
A X X . di maggio di della felicifs. nafcita del gran
Principe fuo nipote del m D L x x v 1 1 .
del fuo palazzo della
Petraia .
rroemio .
O VE NDO ogni huomo con ogmfuofupremoJludtOyf^JhUecitud'me ingegnurfi di giomye à
glt Altri huomtni ; &* non conofcendomt io per le mie del^olifor:^ poter per a/tra 'yia, à <jueJìo
finperuemre, che per lojìudio delle lettere ; come che ne in queftejìci dei tutto fpedita,(^ aper
ra UJh-ada , 'yeggendo maj?tmamente per la molta copia degli Jcrittori occupati tutti <jm
luoghi : onde io potefi à megloria, ^ àgli altri ytil e, <:^ profitto recare; mi corfefìnalmen
te nell'animo non douerfar cofa , chefìa priua di cjualche laude j &* di "utilità j fé io mifojìi
meffo afcnuere delle famiglie nobili Napoletane : percwche conoftca c^ leuar con ^uefìa fatica dalle tenebre le
memorie dt tanti huomini flati già chiari , (^ lialorofi nefecolt loro ; i& con ardenti /limoli d honorata inuidiet
lorfuccejfon . Et perochefono l/eramente i Re c^ igran Principi immagini fpra la terra di Dio : da (jualt le
ricche'X^, i&gli flati, C^gli honori , ci?* le prerogatiue "Vengono à lorfudditi , fi farebbe anco l/eduto; ijuanto
Jìoltamente fanno coloro : i quali à lor legittima Re ribellando ft, da maluagie opinioni fJJ'inti .. à nuoui a^flra-
nieri ,^illegittimi Rehanno "voluto andar dietro . Et nondimeno fi yedrà dall altro canto per le ffrffe muta-
noni de i Re: i cjtaii in quefto regno hanno hauuto imperio ,- // che da più a Iti femi è proceduto , che dalla le^ge-
^'K^ j &" inconflan'X^ de popoli , dt che non è hora nojha intention di trattare ,- (jmnta f.fa meritano coloro :
i quali per diuerfobhghi,^ mtertjìi pitt ad l/n principe^, che ad "vn' altro f fono accoflati . Sen:ì^i che io "yedea
(jueflo mio penpero non effere flato dall altra parte ingrato agli antichi Romani ; leggende f (^ Pomponio ^cti
co, ^ Marco Mcffala hauerlafciato libri delle genealogie delle famiglie Romane . Ma quel; che è di mao^ ior
marauiglia , i primi libri , cheflejfor.o, o comparirono prima fopra la terra delle cofefgre, cJr alte di Die; che
cofa altra contennero,}) di che alf.o ejìi primieramente trattarono toflo _, che hebber moflrato in che ^uifafiifattx
la creattone del mondo ; che legenealogie , & difcenden::^ di quelli primi huomini f Oltre che io o-iu -icoper la
intera, ^compiutacognitiondelleifìorte, nonejjtr puntodi minor momento la dtfcenden:^^ delle famiglie di
quel che fi faccia la defrtttton delle terre . percwche fi come molto maggior diletto cauerà dallaguerraflata rrd
i Romani e i Cartagineficht unque sa tlfito di quelle terre ,<:irdi que mari ,ne quali effe guerre furono fatte ; che
nonfarebbe chi non le sa : onde Cefare hauendo àfcnuer delleguerre FranTi^ef , f pofe prima à defcriuer la Frart'
eia ; effendo ella quafì "vn foggetto di quello , fopra che egli hauea à ra<>ionare . Cofi parimente molto maggior
piacere, ((;*piit intero, c^perf etto c:mofcimento trarrà dell hi ftoriedt Tacito, di Suetonio, di Dione, ^ degli al tri f
che de i primi Ceftri fcriffono coloro, che l'albero haranno m mano di ejìi Ccfari,che non coloro, che nejanfen-x^:
percwche dt necejìttà auutene, chefpeffoper t parentadi, <;y*per lefomi olian:!^ de njmi sinuiluppino^ ^ fi con-
fondano ; onde poco diletto canino delle loro lettioni . ^chefìao;gtt(gneetiandionuouacagtorie,r,etnutile,ne
degna del tutto da effere diffrei^ta : perciochef fatta fcien^i;^ , o crgnition chef debba dire molto giouaper t
piati,<^ litigi -,che nafcono tra congi unti intorno alle fuccejìioni; efjendomi ffefjo auuenuto, che molti fieno ita-
ti à trouarmi per queflo conto. Giouaftmilmente per t matrtmoni,(;^per i parentadi, lignoran:^^ de quali ocort
graue peccato,}) nonfn'i^ nofhro danno è ^effo cagione , che fi prendano per donne coloro : che dourem mo hauere
tn luogo dtforelle . ^nchor chefcn:i;a altro riguardo fa "Veramente cofa mifrabile (jT* ad l'n certo modo opera
piena dt trafugata impieta tener tanto poco conto defuoi maggiori, che appena ci ricordiamo de padri, (jT» degli
auoli noftri,cs^come huomtni nati dalla ter) a non f aper ricordare detto , o fatto niunodenofiri predcceffort .
La qual cofa oltre ^che ella è "vn'efjer (èmprefanciuUo , (^flarfempre nelle fife ; <<7* àguifa pili toflo di fera , che
d'huomo non "Veder fé non le cofe, che ciflanno dauanti àgli occhi ; ha di piìi dato baldan^^a à molti foreflteri dt
dire, che non fa quafi in tutta Italia nobiltà alcuna di momento -.poiché dicendo t gì ino dt mojharper lung o nu-
mero di anni le continuate fuccef toni de loro antichi ; noi congran fatica pò fiamo il più delle "volte arriuare alla
fettima età . llcheing'^anpartefmofl eràefferfalfo ; ^ m parte conqueftafaticaffxrà trovato rimedio pef
i'auuenire; che ciò non f dica , fectafcuno almeno della fuafxmiglia non fra pur tanto negligente ; chegli paia
^raue l'andar dt mano tn mano aggiugnendo i figliuoli e nipoti , che di lui naf eranno alfuo albero . Quefle ca-
ntoni dunque m'hanno condotto afcnuere delle famiglie del regno di Napoli, doue io fon nato , c^t* di cut ho per la
luno-a pratica deregi archtui, (^7« delle priuate feri t ture pttt che d altre potuto hauere contesa , Sarebbe ben con
uenuto, hauendo io afcnuere delle già dette famiglie nobili ; che io hauejìt primieramente moflrato, che cofa è no
biltà, dir de' nomi deUe famiglie, dell'armi, (y imprcfe,de ti toh, delle dignità, c^ degli ifci, & così per confe-
<fuente ,poi che ci conuienefpeffòfar mcntione de i Re, da quali effefamtglte h accrejcimento, oftemamcnto han
no hauuto,fauellar innanT^ ad ogn altra cofa de t detti Re,(^ delle lorfuccejùotii; anx^f accendami alquanto più
à dietro , moftrare tnfomma dopo l'occafo del Romano Imperio , qual fa Hata la conditione di queflo reame , da
gitali Principi fa egli flato poffeduto,(^ in che maniera fnalmente il real titolo "vifoffe introdotto . Delle quali
cofe benché alcuni habbiano fritto, hanno cw nondimeno fatto molto confufamente. Et è da marautgliarequan
topoco de Duchi di Beneuento , fotta U cuifgnoria l/ttagranpartt di queflo regno per lo Tpatto di poco meno di
fecento
fecento mnifm.ir^temey hMÌMO rd^ionm . Ma il non pvendfrfiniunocur.t delle cofpuL!lche,& h Inruni
del tcn^po ccnceduumi dopoymt lurida t^^rdan^t .t mandar fuori cpuflr prime fatiche fono cagioni, che cjuelìc che
douei'.ano efftr prima , rim.-.ngano a dietro . Le<jualife pure ~ìi fa chi f ne tol^a p a fiero , If rniw jucri con
cuefìe.ejfendo da me in l/na^ran parte (late raccolte.^' meffe infiemc. Questo ben de fiderò io, che chnm<]ue ijuf
sJe ccfc ieo; c-crà, h.ì òhi a per indubitato , fi come io per odio , oper maliuoo^lter.^A , nittna cefi ho detto in biafimo
di chi (hffa } cosi nwna hauerne poflaper amore , o per piacere altrui , la cjualefia dal yero lontana . Confejfo
benef cerne con o^ni miafuprtma diltoen:!^ mi fono in^e^nato di camr luce, f^T-filcndore, onde fetiTi^a torcer del
-^tro ho muto, cosi haucre talhorajhdiojamente taciuto molte cofe, onde altri fi f irebbe ^forfefehCi:^ r apone j
potuto chiamare ofefi : non perche la tema de Ila propri a perfona , o altro humano rifletto m'h.iue/Je à far prete-
rire cucilo che al mio -\fcio, & alla miafedefconttcniffe ; mapercioche non ho giudicato, chequejk matiria, U
cuali non è intera hifìoria , ma l^na parte di ejfa à tali leg^i debba ejfer legittimamente fottopofia . Oltre che in
non credo, che à mef difdica (quello, che àpandi, & eccellenti dipintori non fi difdijfe . 1 quali non potendo fert
•v^ efferfalffar Filippo con due occhi , cffendo cieco dell^no , ilfecerofernpre in profilo . Ma quello , che èptù,^
'noni e-^o-Kimo noi U natura fourana maejh-a di tutte le co fé, (;^ da cui doun bbe ciafcuno impararejuuere àfuo so
mo potere cercato di celare le parti lergognofe del ncQro corpo ì Tuie dunque è il mio auuifo intorno à coilumi.
fcritture autentiche , 0'fegnate dafoggelli reali , o de publici magiilrati prefìato fede j c^ efiandiof molte io
• •- ' '•- ' »- r. • - . .r. ì.,: .rr. L. a -^. : tfolo chiamo in tefìtmo
' infeme con tfi la mia
n'ho riputate , le quali per la molta rfperienT^a, che ho in effe , non ho finiate l'ere; io ncnfolo chiamo in tejhmo
tuo dilla miafmcerità quegli medefmi, i quali con me dtfìmtli cofcfifono impacciatigli
qualw-sQue human e nSfctto hopmto la bellijìima, ^fmplicijìimaficcia della lenta con qualf l'Oblia colore,
c^ indujhta maci. hiato ; che l ira meuitabile della tua diurna Maefìà con memorabile efempio della tua tremen-
da ciifitia cai 0^1.1 'opra del capo mio j fi che io fa à tutti i mortali ifmpio di miferia , ^ di calamità . Queflo
fol^prt<fio , cuejufama, qucfla fi gloria cerco dagli mici fritti i qucjìc nome conmarauigliofo dtfiderio atten
do da coloro , i he auesle cofe leggeranno . Vantinfi pur gli altri dell'ornato parlare , della copia delle f(nten';i:e ,
della maefà del dfcorf , del f>ìUore hatiuto da principi , de'Je lor dignità ,^honori . Ogni cofa cedo altrui Iv-
i intieri, pur che aucfla credin'xa di me liiua nel petto di ciafcuno . Non arrojìifco di dire , che io la cerco mftan-
f emente , i he io la/indio, che io laproccuro . ^n'::^ mi farebbe quejla litanoiofa, quefe fati eh e granii C^ que-
fìi sUidi intolerabìli à comportare j f io feriti fi In uer di me opinione diuerfa da quefa . Onde io fono cof retto
riTpcndere ad alcuni ,i quali f'ppicndo qwefìefuicheyion effèrf fitte fe> :yt l'altrui moneta , latrandomi addof-
fo, ^ come conumto da loro, rrn dicono -, Come tu di cjueft cofe con lantajrancheT!^ d'animo ragioniifenoifap
piamo ttihauerda tali ;^£r cotali f'^nori le ccntinaui degli jcudi riceautc. .^i quali rifondendo (^ Vanendo che
lieriiiima cefi f offe, io haucr da wcl ti /ignori denari ricaniio, dico; che à me non dourt bbefconuenirfi quello, che
non parlo de medici j h dvttori di legg i , ma à capitani d'tfrciti , o à principi grandi in tal ifcio mejù nonfifcoti
mene; i quali (^ da repvblif.hèO- (^ a principi maggiori àguidar i loro cjcrciti richiefli,con grojù , cJf larghi
{ìi pendi furono c^fono à tal me fieri tuttogiorno condotti . Nonf» àgrandtjìimi Senatori , i^ quafi maggio-
ri , che non fono hoe? i i nolhi principi , à tempo dfg l Iniper adori lietato nel difender le caufe il prender dena-
ri da loro eh cn tuli . F t gli fi fi Imperadori e igrat.difimi Re, che hoggì regnano, non rifiutarono, ne rifvtano
nel conceder altrui i lorpriuilegi ,0-honoridi riceucr denari ,^ d imporne la t affa . perche dunque in mejolo
cotanta f uentà.' 0 pur pare altrui conueneuoleycheic fio Cj(rpouerop( JJa,òdibbaJpender per t rami,perlejlam
pe, (j7* "f >■ ? /' inttf^li di tanti ricchi funeri,^ di tante famiglie f Quello dunque che tn tal cafofoffe da ripren
dcre, farebbe , quando io per quegli dinari la l'critàf uuertendo , hauefi lafembianT^ delle cofe mutata , h mal-
fta<fi amente infingendo molte cof di credermi , hauejìi àfauolofe origini predato orecchio ,oin qualunque altro
modo f'fi atomi luf rigare, aff.n che le cofe minori maggiori diueniffero ; nondimeno fé io non fio ho cantra que
iìopeccato tenuto l\inimo inunto ; ma fé oltrcaccioèma^gtor lafjitfada me fatta intorno fi fatte fatiche , che
non è di gran lt:n^a il o^uadegno , perche non fi fono alcuni l'ergognati , mentre credon tutti effer tagliati alla
lor mij-^ra , d'impormi tal macchia f Io ho da render infnitegratieall llhfrif imo Signor Fabritio Cefualdot
il quale hauendcmi ricercato , ccm.eperfua lettera potrò jar fempre palefe di fruirlo di tutte quelle fatiche , che
to in molto tempo hauea durato per raccor le memorie della caftfua,fideono (^ loUericeuerleda rre m dono; ac
Cloche in tal occafone di fi grande & honorato teflim^onio laler mi pote[^i . Queiìo medefmo obligo ho con U
Buona memoria cel Stg.Baldaffarre ^cquauiua Marchefe di Sellante , à cui non fòlo quelle cofe mandai, che ali*
fuafami^'i.t apparteneuano-^richieflone in nome fuo per lettere del Sig.^ntonio Rota ilqual liiue,^ ciò pei le
lettere di l Mar chef ffjo confermano ; ma nejtcì intagliar ancor l albero, ilqualnon d altri, che de propri de
nari ho pagato . Viue Monfg. Rinaldo Corjo huomo oltre la cogmtion delle lettere di lodati coflumi , il quale
haiicndomiper ordine di Monfgnor lllufrnf. di Correggiofuo fg nere , la cui anima habbia il Signore iddio ri-
cciuta inpace, ricerco di formar l'albero de' pignori Correggi , di che appai ifcono ancor lettere del Cardinale ^
hauea-
%attendoIoio fatto tntd^lidre 3 fanonefjerio nonché d'altro deflaproprid fjìefa fattauìrmhorfato , Molti ,^
oua/ì infìnìti/òno i tejìimoni, che io potrei m ciò produrre; ^ in (juefta opera chehora "^afuori , la maggior pat
tee Quella j da cui aiuto niuno neper conto della fìampa ,nedei rami fi è riceuuto ; fi come ì ' lllufhrijìtmaf amigli*
di Capoa:, ^ i Cofci, (^ i MarT^ni, (^ altri poffono tefìimoniare . Et tutta la nobiltà Fiorentina mifaràfem-
toreinterijìtmafeie, liberalmente hauer io in ciò infiruigio di ciafcuno, tlqual k me fio. 'tenuto, la mia opera tm
piegato . Ma parendomi con ^ueflepruoue hauere à chi à torto mi lacera, pienamente rtJponOjho doluto *
Jìluno-o proemio impor fne . Molte altre cofe che io potrei j ^ forfè hareigran ragione di dire in'
tomo quefÌA opera iperctochefenzj mia lunga querimonia (^ forfè fen7;a altrui biafimodtr
non ft potrebbono } ho filmato meglio lafciarle con metterui alquanto del mio , che
con yn picciolo Jòjpetto dell'altrui ojfefa giuflifcarmi . lofi che iddio 'Muei
^ che gli huomini finalmente nelle cofe '\niuerfali non s'ingannano .
Onde fé io fin fedele d^ intero fcrittore non dubito,che tal in ogni
modo di me non habbia a rimaner la fama &* 1 1 grido tra
gli huomini; ^quando lofufi maluagio, dirit-
ta cofa è^che io riporti delle mie opere il
douuto premio,^ guiderdo-
ne j che mi fi con-
DELL'ILLVSTRISSIMO
SIGNOR MARIO
COLONNA
Al Sic. Scipiome Ammirato,
^ C T p I o , che fol ài vera gloria auaro
Quanro'l fugace tempo afconde^ e fura
J^j Scuopri , e racquiil:i con veloce cura ,
Ricche fpogìie , e fudor pregiato, e caro ;
Quei , che col fenno . e col valore andaro
Hor la frode vincendo , hor la paura ,
Come da Morte haurian franca , e (ìcura
La fama lor , che li viuendo amaro ,
Se quafi a piante m più lieto terreno
Traflate amico albergo m colte carte
o
Non delle lor la tua pietofa mano ?
Selua gentile , a te non vengan meno
Lefrondi , eh eder denno in ogni parte
Fregio ali'Helpene fronti alto , e lourano .
DEL MEDESIMO.
Llu{lresanimasa?tern:^no£lisabvmbra
Dum reuocas, luflo Se fungeris officio,
O brutus aisidua fuccumbis mole laborum
Non dulcis fomni , letitia? ve memor ;
Sic aliis lucem dum prebes iure benignus ,
^^^S^^^'^ immeritò prodigus ipfe tuam .
I
AALCVNI POCHI DISCORSI
PER MAGGIOR CHIAREZZA
DEL L' OPERA,
i quali non eflendo flati à tempo da porfi infìn da principio,in quello luogo
con nuouo numero (i fon meisi , <Sc pnma
DELLA NOBILTÀ DELLE FAMIGLIE
B ALL*ILLVSTRIS5. 5IG. MARINO CARACCIOLO
DVCA DELLA TRIPALDA.
MASI Re d'Egitto . Illuftriflìmo Sig. Duca , mentre fu giouane
& pouero,era (olito quando altro non potea, procacciarli il viuer
di t'urto . Onde (peffo gli conuenne efTerne menato auanti à gli
Oracolijda alcuni de quali condannato, & da altri profciolto li n-
trouò . Hora prefò che egli hebbe l'imprio tutti quegli Dij , che
l'hauean liberato, come faiiì, & bugiardi hebbe per nulla, à quegli
fòli rendendo honore,i qualicome graui,&: veraci l'hauean de luoi
falli acculato. Io colgo purquello Frutto beliifs.della mia finceri-
tàjche da niuno veggo più bramofàmente le mie fatiche alpettare , che da coloro , i quali
per propria conlcienza in loro ikflì fallò non mi han rirrouato . Ma lalciate quelle colè
da parte,dico, che douendo io in quefta opera trattare di famiglie nobili, non mi par colà
dildiceuole mandar prima alcune colè innanzi attinenti à quella materia . cioè dilcorrere
breuemente della nobiltà, de nomi delle famiglie, dell'aririi & iinprelè, de titoli , delle di-
gnità,degli vfici, & altre limili colè,come leggendo lì potrà vedere. Dico dunque , che lì
come la lcienza,la virtù,la bellezza, & altre lòmiglianti doti fi confiderano nelle lingolari ^
perlòne,& nò ne legnaggi,percioche l'ellèr figliuolo d'vn bello,ò d'vn làuio,non fa che al
£) tri bello,& làuio lia egli,co5.ì la nobiltà conrille,8c lì ritruoua nelle famiglie, non potendo
dirfi d'alcun che lìa nobile , (è il fuo padre , & il luo auolo, & in line ih la lua famiglia non
è nobile. Famiglia è vn ordine di dilcendenza, laqualetrahendoda vna peiiona prin-
cipio . & ne figliuoii,& da figliuoli à nipoti, & così per conleguente da nipoti a pronipoti
ampliandoli, conllituilce vna famiglia , ò per dir più chiaramente vn parentado , il quale
dalla chiarezza delle colè fatte , & dall'aniiquità de maggiori è detto nobile . Voce deri-
uata dalla voce nolco , quafi nofcibile cioè conolciuto . Onde i Latini vlaiono prender
querta voce hauendo riguardo alla lìia primiera origine così per quello , che noi dicianio
nobile per conto delle famiglie,come per colà molto conolciuta,&: Bmolà, benché quel-
la rea, & cattiua lì folFe. Due dunque lòno le cofe principali, le ben lì pon mente, le quali
£ hanno àinteruenire per far vna nobiltà perfetta,antiquità& fplendore. Antiquità e con-
tar molti gradijò come dir lì debba molte generation i ouer molte età. Ma ciò s'ha da in-
tendere con qualche riguardo . percioche le vna fimiglia mollrerà dodici generationi , la
cui nobiltà incominci dal primo di quell'albero, &vn'altra famiglia ne mollri lolorto,
ma per ifcritture,òper altre notitie apparilca di lei la quattoidicelìma ò quindicclima età,
non è dubbio alcuno quella douerlì riputare più antica ; fi come in Firenze auuiene , oue
per lo più le famiglie populari per hauer goduto gli vfici della città mollrano più fucceH
lìoni continuate,che non fanno le famiglie grandi. Se bene è vna fpetie di difauuentura il
non poter continuare quell'ordine da figliuolo à padre, & auolo,& così di mano in mano
non interrotto. Ma comeche apprelTo gli antichi antico lì pigli talhora per nobile,& an-
ciquità lìa in ogni modo eflà nobiltà ; nondimeno propriamente & llrettamentc intcla e
a vna
2 DELLANOBILTA
vna parte di e(ù nobiltà, & non intera ; & così dirtinta & fjjiccata fi vede eflèr prefà da A
buoni autori. Onde Suetonio Tranquillo d' Augnilo parlando , dice , che egli fcrifle di fé
elTcr nato non più che di famiglia equeihe antica ìk ricca. Oue antica il vede che non in-
tende per vn gran fatto nobile,ma antica.conteflando per altro efTer di famiglia ecueflre.
Et di Galba dice , che fu fènza alcun dubbio nobilifhmo di grande, & antica famiglia, che
ign tutti membri diilinti. Et così di Ottone ; il quale benché non molto nobile, eflendo
Ikto il biiauolo dell'ordine de Caualien, chiama nondimeno la (ùa famiglia antica, &
honorata . &: Cornelio Tacito di L. Caflio eletto progenero di Tiberio , dice , che fii di
famiglia plebea, ma antica , & honorata. per la qual colà molto mi marauiglio, che il Ti-
raquello hauendo interpretato l'antico per nobile , foggiunga . Vcggan dunque i Letto-
ri quel che (i voglia Eutropio , icriuendo , che Traiano trahea origine di famiglia antica B
anzi che chiara , &c che Marcantonio Pio fu di chiaro legnaggio , ma non molto antico .
percioche Eutropio parlò dillintamente , (ì cerne vediamo tutto dì auuenire in molte fa-
miglie, le quali hanno antiquità& non fplendore, & molte hauere Iplendore, èc non
antiquità. Et ciò eghballeuolmente dichiara, il quale di quel che dice di Traiano fubi-
to fbggiugne la ragione . Nam pater eius primus Conful fuit . Antico dunque non è al-
tro , che il poter mollrare molti gradi , ò fuccellìoni , ò età coiiìc fi è detto de maggio-
ri nobili 1 il che è vna parte di ella nobiltà , benché in quelli non fia fiata molta chiarez-
za, òfplendore. Splendore s'intende per honori , & dignità hauute, le quali veden-
dofi molte volte in famiglie nuoue per l'accozzamento d'alcuni huomini valorofi , fan-
no che quella famiglia habbia {plendore,&illulhezza, manonantiquità; ficomedifle C
Eutropio di Marcantonio; &l benché alcune fieno. antiche, diconfi nondimeno nuoue
nello Iplendore , come dalle parole ii vede , che vsò Ottone al nipote confortandolo d
non diljx-rar della cleiiìenza di Vitellio , oue à buon propofito , alfai di nobiltà dice ha-
uerlì acquiflato , fé dopo i Giulij , i Claudij , & i Sergij hauea meflò in vna famiglia nuo-
uà l'imperio ; oue nuoua per non contradir Tacito per bocca di cui parla a quel che dice
Suetonio , s'intende per conto degli honori : percioche hauendo hauuto il bifàuolo Ca-
ualiere Romano, fòlo M. Siluio Ottone iiioauolo, &L. Ottone fùo padre erano flati
Senatori , &: l'auolo non hauea palfato il grado della pretura . Quelli iionori , & digni-
tà apprelTo gli antichi (i raccontauano dal numero de confolati , delle preture , & ditta-
ture hauute , & d'altri limili vhci . Onde Suetonio della famiglia Claudia dice , che el- D
la godè ventotto conlolati , cinque dittature , fette cenfure , fei trionfi , & due ouationi .
Della Domitia dice , peioche ella Ci diuifè in due rami , che il ramo degli Enobarbi eler-
cito fette conlolati , due trionfi , & due cenlùre . auuenga che in tanto Iplendore andaf-
fè anchora l'antiquità . Hoggi chiarezza , ò iplendore intenderemmo baronaggi , &: ti-
toli, & dignità fecondo i nollri coflumi , & le noilre vfànze poHèdute. Verbigratia
per tanti Conti , Marchefi , Duchi , ouer Principi , ò Re , ò hnperadori, ò pure per tan-
ti Vefcoui , ò Cardinali , ò Pontefici flati nelle noilre famiglie . Imperoche non fono io
della opinione di coloro : i quali vogliono , che i Preti non facciano nobiltà , fé ciò non
intendefléro in quanto che non hauendo fuccelfori del /or corpo non pofTono lo fplen-
dore , che da loro incomincia à fùcceirori dillendere ; ma non è però che i congiunti , & £
i parenti di quella famiglia non poffano per chiarezza del lor legnaggio addurre il nu-
mero de Vefcouadi , ò Cardinalati , ò Ponteficati in elfe famiglie già Itati . Et fé bene il
Re Carlo primo non volle alfentire al parentado richiefloli da Niccola III. dicen-
do , perche egli habbia il calzamento roflo lue legnaggio non è degno di mifchiarfi col
nolìio, perche fua fignoria non era retaggio, non veggo però quanto militi quella ra-
gione , non efiendo l'imperio anchor egli retaggio . Quando dunque vna famiglia ba-
ra antiquità , & fplendore infieme, quefta lènza alcun dubbio potrà dirfi interamente no-
bil famiglia. Ne pare che fia da mettere molte dilpure in mezzo in difcernere i gradi
della maggiore , & minor nobiltà ogni volta che li ricorra in andar difcorrendo di quelle
due parti . ma ne ciò pallerebbe fcnza più fòttile giuditio , elTendo neceflàrio nei raccon-
tare
DELLEFAMIGLIE. j
tare il numero delle dignità hauer molto riguardo alle qualità di efiè dignità ; percio-
Pontehcato ouer vn Principato libero (i contraporra à molte dj;T:nità minori.
:h
cne vn
Il che pare che iìa quello che accenna Ottone , gran nobiltà hauedi acquiitato con hauer
meflò nella (uà famiglia l'imperio . lìr perciò à me pare che faccian grande errore co-
loro, i quali benché per annquità, & (plendor nobili vogliono garrcggiare di nobiltà
con alcune famiglie , benché di minore antiquità , & di meno antico (plendore , nondi-
meno per grande dignità di prcfènte , ò poco dianzi poiledura illullriliime . percioche Ci
come in far vn ragguaglio di danari , à molta moneta che tu habbiadi rame, ò d'argen-
to, andrà di {òpra vna lò]a,che io n'habbia d'oro; cosi vn ponteficato d'vna famiglia ouer
vn principato libero iolo metterà fotto molti contadi , èc marcheiati con la molta anti-
B quità d'altre famiglie . Et forfè vna fimil cofà , dinotando la molta potenza , volle in-
tendere Titiano, quàdo confortando Vefpafiano all'imperio , gli difle . Satis clarus apud
timentem ci\ quilquis timetur . Et quantunque Caligula foflè vn furio(ò,& /ùprbo, for
ih anchor egli voile (entire il medelimo , quando ragionando à tauola alcuni Re della no-
biltà delle lor famiglie , egli grecamente parlando diflè . Vn fòlo Signor fia , Vn (òl Re ;
come fé la flia nobiltà per la fìia moka grandezza, & potenza alla nobiltà di tutti i Re
del mondo fopraitalfe . percioche anchor che la nobiltà ordinariamente crelca in ifpa-
zio di tempo; nondimeno in fi fatti cah par che (òrga in iitante. effendo cola piena di
lìoltizia dir, che vn Re per eifer nato ignobile fia meno nobile d'alcuno de fìioi va{ralli,&:
per quello habbia altri à contender {èco di nobiltà . Onde fu vn bel tratto quel d'Amah
C Re d'Egitto, il quale veggendolì da alcuno de fuoi effer dilprezzato per non eifer egli na-
to di nobil progenie , andò d'vn catin d'oro, doue egU co {uoi conuitati iblea lauarh i pie
- di, à far vna lì:atua d'vn Dio , la qual veggendo grandemente honorar dagli Egizij . Hor
non vedete voi, dille egli , che il medefimo vi conuien far verlò di me, il quale le bene fui
prima vn plebeo , hor fon voli ro Re , à cui come a colà nobiliilima hauete à portar ogni
liuerenza, & honore . Bilògna anchora confiderare, {è quelle dignità iono in latitudine,
ò pure in altezza , preualendo poche dignità d'altezza à molte di latitudine , quando non
fieno dileguali . percioche in quelle li vede l'antiquità, abbracciando più età , oue in que-
ife non lì Icorge altro che la felicità del numero degli huomini di quella famiglia . Ma
quando folfero d'eguale antiquità 6c {plendore, non olerebbe il maggior numero delle
D dignità, oue ciò auuenillè nelfvna dalla moltitudine de rami, & nell'altra dal manca-
mento . percioche ballerebbe che gli huomini , ciie in quella famiglia, & in quella era fo-
no ilari, Heno ifati illulfri . Dalle'colè dette lì può comprendere , che colà ha nobiltà in
generale , & qual fia maggiore & minor nobiltà ; & però che le medelime conhderatio-
ni caggiono nelle famiglie de Principi , che de lìidditi ; &: de Principi così nelle famiglie
reali , come in quelle de Duchi , ò di titoli minori, ma di alloluto imperio , & de fudditi
così nelle famiglie ciuili , come m quelle de baroni , non pare che ha necelTario andarli di-
llendendo in piùclèmpi , poiché in luogo di Conti , Marchefi , & fimili , nelle famiglie
ciuili, tu andrai annouerando i Gonfalonieri , i Priori , i Commelfari , i Vicari , i X. del-
la guerra, & fimili, onero i Dogi , i Proccuraton di San Marco , Cani di dicci , Ambalcia-
E dori, ò altri fimili vfici , che danno le Republiche; perche fi può conchiudere nobiltà non
eifer altro che antico {plendor di famiglia . Non negherò molte altre colè concorrere ,
che Cono di ornamento , & aggiungono {plendore , & gloria alle famiglie , come iòno le
lettere , il valor militare , la fede, la liberalità, la giultitia, & lòpratutto la fantità, percio-
che par che trapalTì lo if aro, &c la fortuna delle colè humane ; ne fuor di quelk cauo la bel
lezza , la robulbzza , & vigor corporale , & altre Ci fatte doti , onde gli huomini li acqui -
itane fama, & riputazione apprelfo degli altri. Il che parue che lèntilfe Arilfotele, quan-
do dilTe, nobiltà eirere,che molti di quella faniiglia lìeno flati famofi,huomini,donne,gio
uani,vecchi;& Suetonio dopo hauer fauellaro de Claudij malchi, Ibggiugne à parlar delle
femmine. Anzi è così grande l'eccellenza d'alcuni huomini più da propi lor meriti,ò d'ar
me,òdi lettere,© di coilumi,ò d'alcun nobile artifìcio,cheda efleriori dignità deriuata,che
a 2 può
4 DELLANOBILTA
può vn Colo di quelli con molridìme dignità ragioneuolmente eilèr compenfàto . quan- A
do vediamo non folo le città, &: le piouincie intere &c i regni, ma vn'età &c vn iecolo rut-
to eiredì gloriato d'hauer prodotto vn'huomo di così eccellete virtù; & annoueranfi huo
mini fi fatti tra la moltitudine de fecoli con indiliinta carità , &c afletto di natione , de di
patria per ornamento del mondo, per marauiglia della natura, & per gloria di Dio.
Onde non (la chi dubiti , che il gran poeta Dante nella lua nobil famiglia non pofla egli
iòlo contrapcfàr molti Gonfalonieri di giuttitiad'vn'altra, fi come lòno di macchia,& di
biahmo grande alle famiglie le ribalderie,^: keleratezze d'alcuno di quella gente^coiì de-
gli huomini j come delle donne ; pur che quello s'auuertifca efler nondimeno fecondo il
mio aiiuJlò vani (lima tuttauia quella difputa , che da molti ho fèntito bre, qual da più
nobile il virtuofò , ò alcun'altro nato antico nobile non virtuofò . percioche tra cole di- g
uerlè non conuienefar comparatione ; & il nobilcattiuo èdegno di biadmo, & l'ignobii
buono di lode . ma non farà però mai la (ùa bontà cagione , che quello Iceleraro di nobil
tà non gli preceda , come egli à lui di bontà, di valore , di Icienza , ò d'altro ageuolmen-
te precederà . Vano mi pare anchora ciò che intorno alla lùlianza della nobiltà (i va con
dderando di ricchezze ò nuouc, ò antiche, che clic lì iìano . imperoche fono molte fami-
glie flare anticamente ricche, & non fono però nobili • ficomefène potrebbono addur-
re gli elcmpi di Venctia , & d'altroue . Ma doue fono antiquità & fpiendoie , vi vengon
coniprele di neceflità anchor le ricchezze ; & quando pur non vi follerò , non diitruggo-
no , ne ripugnano alla nobiltà , potendo cialcuno molto ben (àpere quel che dice Plinio
della pouerta di molte hmiglie nobihflime Romane,le quali cole tutte cercherebbono per q
auucntura più lungo dilcoriò , & potrebbonlì molto bene con gli eflanpi , & con le ra-
gioni, & autorità tuttauia più confermare, ma in quefto luogo ballerà hauerle accennate.
li. il a tutte l'altre cole coniìderabile è nella nobiltà la patria ; non ellcndo verun dubbio,
che quanto vna patria è più chiara d'vn altra , tanto la nobiltà dell'vna , alla nobiltà del-
l'altra lòprallia & ha maggiore . Ma ne ciò palla fenza qualche confiderazione ; percio-
ciie ccmeche Prato non lolo dada meno di Firenze, ma iùdditoà Fiorentini; nondi-
meno i Guazzagliorri di Prato , le alcuno hoggi vene folle rellato , non (arebbono infe-
1 lori ad alcune fimiglie Fiorentine, ma ne eziandio à molte; le quali hauendo hauuto leg-
gieri principij,& deboli progrellì, con quella, che è llata (ignora di quella terra, & per mol
teattioni chiara veramente non potrebbono galleggiare. Onde è vano quel timore p.
di molte famiglie nobili del noilro reame, le quali per hauere d'altronde origine che di
Napoli , dubitano à gli altri nobili Napoletani , benché di minor qualità elfer tenuti infe-
riori . Anzi in tanto è ciò vero , che come che de Seggi della mededma città di Napoli
più nobili (lenoltimari quelli che quelli; «Se per conlcguente più nobili fieno in generale
quelle famiglie , che quelle ; non è però che per altri rilpetti alcune di quelle famiglie ad
alcune di quelle non vadano innanzi . Di che (è cofa odio(à non folle , d potrebbon re-
care gli eiempi . Pennate quelle coCc nel modo , che d è detto , non farà inutile farci di
nuouodacapo,& conrvlàtabrcuitàmollrare, quali erano l'origini degli antichi. &i
termini della loro antiquità, & quali fono quelli della nollra; & inoltrar parimente che
diuerdtà di nobiltà era tra gli antichi,&: quale è quella tra noi. Le quali cofe daranno gran
luce & chiarezza à quella materia . Hauendo dunque detto di fopra , antiquità elfere il ^
contarmolti gradi, Icgue che noi diciamo primieramente, che (patio ò numero d'anni
contien quello grado . & fecondo quel , che da Cicerone , da Plutarco , & da alcun'altro
autore d caua , & che da me è per lunga prona llato offeruato , non par veramente che da
più di trenta anni , anchor che Erodoto à trentatre l'accrefca . Il che come che con mol-
tifh'mi efèmpi d polla prouare,con due foli intendo far chiaro . Piglid la cafà di Francia,
nella quale da Vgo Ciappetta primo Re di quella famiglia infino al prefènte Re,che hog-
gi viue, venti gradi onero età d cóteranno, & correndo hoggi l'anno i y78,&: ranno,che
Vgo incominciò à regnare,eflendo l'anno5>5>8,non più che di dieci anni d trouerràhauer
pallcito il numero di 6go anni, che a trenta anni per età,lo fpatio di venti età ingóbrano.
Simil-
DELLEFAMIGLIE. y
A Similmente fé ci facciamo ne/Ia ca/à d'Aullria da Ridolfo creato Imp. l'anno i 2 7 5 , & a
piefènti tempi , & al prefente Re Filippo ci andremo conducendo , iòlo di cinque anni Ci
tiouerà iùperar fanno trecentelìmo , & non più che dieci età ellcr varcate . Ctiiara colà
è dunque, l'età non ellèr più che trenta anni , la quale è indubitata prona à rinuenir mol-
ti errori di coloro : i quali à calò , &: lènza fondamento Icrmendo , quelle età non li veg-
gono hauere ollèruate . Alla qual colà talhora 10 penlàndo , onde è che vn'età non più
che trenta anni elTer fi truoui , veggo ciò procedere , percioche gli huomini per lo più ne
trenta anni incominciano à dar principio alla lùcccilione ; dal qual tempo innanzi ve-
nendo a (orgere la nuoua età del figliuolo , chiamali per (uo ri/petto la lèconda età , non
ortante che l'età d'vn'huomo maggior numero d'anni contenga , & per ciò Nellore huo-
g mo di tre età fu chiamato . Hora più oltre procedendo , dico , che (è troueremo l'ori-
gini degli antichi , verracci inliememente trouato lo Ipatio , & termine della loro anti-
quità. Et perche col parlar de Greci il darebbe nel fauolofo, attribuendo molto l'ori-
gini loro à gli Dij , parlerallì di quelle de Romani , i quali come che anchor efli , quando
crebbero in tanto faRo , &: grandezza così fatte origini non dilprezzaflèro , furono non
dimeno lènza alcun dubbio in ciò , come in molte altre colè più temperati de Greci .
Et vedefi , ch'eglino hebbero grande humore in quella lor Troia . Alla qual cola dato
vento dalla tromba di Virgilio, par che molto venilfe confermata quella lor creden-
za, & opinione . Jitox Italm MneHhem , genas à cjuo nomine Memmi . & poco dopo .
Sirgefiuscj^ domm tener , à ^m Sergia nomen . & apprello j QenM^ Vnde ubi domane Cluenti ,
P per non fauellare della famiglia Giulia &: d'altre . La quale origine le \\ attendelfe , po-
nendoci noi nell'età d'Augullo , nella quale lenire Virgilio , & pigliando particolarmen-
te l'anno, che egli incomincia à regnar Iòlo, che è l'anno 725 dell'edificazione del-
la città, trouerremo infino alla rouina di Troia correr anni 1 1 5'5' > elTendo Roma edi-
ficata l'anno 43 2 dopo la già detta rouina . il qual numero abbracciando la trentano-
uefimaetà incominciata, verrebbe ad edere aitillima origine , & antiquità. Nondi-
meno chi dirittamente le colè de Romani andrà offeruando, ò llimerà così fatta ori-
gine per poetica , & fauololà , ò à pochiHìmo numero rilkingerà quelle famiglie;
Leggendoli in Tacito, come Claudio Imperadore fu coihetto da i più vecchi Senatori
&:illui1:ri andar eleggendo inuouipatritij per elfer iellate poche di quelle famiglie , che
Romolo delle maggiori , & L. Bruto delie minori genti appellarono. Anzi Plu-
tarco allega vn certo Clodio, il quale in vn libro, che egli Icrilfe chiamato l'indice de
tempi, mollraua ; come elfendo l'antiche Cronache Romane Imarrite nella venuta de
Galli nella città , molti s'vlùrparonoi nomi di quelle antiche famiglie, àcuiniunaco-
fà apparteneuano . Et vedefi che à Bruto vcciditore ài Celare vna limil cola fu rinfac-
ciata, non elfendo verifimile , che egli nalcelfe dall'antico Bruto, da cui 1 due figliuo-
li , che egli haueua , erano llati vccili , come che altri dicelfero dal terzo , di cui nel-
le publiche hillorie non fi trouaua fatta mentione , hauer la famiglia de Bruti hauu-
to principio . Non è dunque così chiara & lècura colà , come altri crede , l'origine de
Romani, anzi è ancor ella quanto alcun'altra di molte tenebre, & inuiluppi falciata.
Nondimeno concedendo , che del tempo di Romolo pur alcuna vene folle rellata,
^ non elfendo più che 725 anni, à ventiquattro età (\ ridurrebbe. Ma le à gli Icritto-
ri, che à que tempi più di noi furon vicini, vogliamo dar tede, non è dubbio alcu-
no , che le due opinioni folfero andate attorno d'vna famiglia , ò che fofle venuta nel
principio de Re , ò dopo la cacciata de Re, l'vltima per chi non voleua adulare, ve-
niua più comunemente approuata , come nella famiglia Claudia mortra Suetonio,
di cui, come che alcuni diceffero ella ellèr venuta di Regillo città de Sabini nel prin-
cipio dell'edihcatione di Roma , elìèndo il fondatore di elTa Tito Tatio conlorte di
Romolo , mollra nondimeno , che per i più Ci credeua , il pruno ellère Ibto Appio
Claudio lei anni dopo la cacciata de i Re . il che par che confermi anchor Taci-
to, quando da Claudio Imperadore, fa chiamare il primo della fùa famiglia Claulò.
a 3 Nel
e DELLANOBILTA
Nel qual luogo non facendo mentione delle Troiane fauole dice , i Giulij da Alba , i Co- A
runcani da Camerio, i Portij da Tuicolo, & per lalciar l'antiche cofe i Balbi da Spagna, 3c
altri da Tofcana , da Badlicata , &: dalla Galha di Narbona elìere itati riccuuci nel Senato .
Di che fi vede il nerbo della Romana nobiltà efler di mano in mano venuto in Roma di
tempi non molto antichi , mettendo tra gli antichi i Portij , di cui Catone il maggiore il
quai die principio alla lua nobiltà FùConlolo l'anno 5- 5;/ deli'edihcation della citca;&: par
landò Claudio nel coniolato di A. Vitellio,(3c diL.VipIanio, che tli l'anno 8oo,non fono
più che 241 anno, che lono otto ctà,ii cpale (patio fa reputare, «Se cognominale per anti-
ca la Romana nobiltà. Ma mettendoci nel mezzo tra gli antichi,&: i nuoui, & itimando
ragioneuolmcnre per molto antiche famiglie quelle,che hauellero come la Claudia iubita
origine dopo la cacciata de Re,che iègui l'anno 245 di Roma, (òprauanzando anni 478, B
verrebbe lozzopra l'anticjuirà della nobiltà Romana in tempo d'Augullo à contenere età
lèdici. HoradiLCornamo alquanto deiroriginc,&: dell'anticjuità della prefcntc noftia no-
biita;& come che poilibil colà lìa^alcuni de prelènti huomini da Romani poter diicende-
j e, pailo \n generale di tutta Italia; anzi impollibil colà è, che molti da quelli non difcen-
dano; nondimeno perle tenebre gradi,& profonde, che lòno tra noi,& 1 Romani per Toc
CLipatione htta d'Italia da barbari , <Sc primieramente da Goti , harebbe molto più del fa-
uoloiò il ricorrerli per noi à Romani , che à Romani non fu A ricorrere à Troiai;!. Si per-
che maggiore è lo fpatio del teippo, che corre tra noi, & l'anno già detto d'Augullo , che
tu 2i> anni innanzi l'auuenimento del Sig.noiho Chril"lo,c[rendo quello d'anni 1 Coy.òc
quei io di 1 1 5- 5- , 6: li perche doue i Romani non patirono altro , che vn breue allàìro da q
1-ranzcii in lutto il ior tempo, molti & maggiori, & più durabili iòno quelli, che ha fc Iter
to i Italia da quel tempo inhno al prefente . Sono io dunque d'opinione, vano ciìère ogni
appicco,che di quella à quella nobiltà fi i-accia;tutto che alcuni à guifa de Greci vaghi d'v-
lia fauolcla antiquità,(i fatte colè iì vadan talhora lògnando.Er nondimeno fé queib Ipe
ranza douefiè hauerh per alcuno, gli habitatori della rimerà d'Amalh la dourebbero haue-
j-e,oue à tempo de Gori,& di Belliiàrio gran parte de Romani fi ridufièro. £ dunque più
vcrihmil cola, che noi vegnamo da Goti , che da Romani ; i quali Goti ellèndo entrati in
Italia l'anno del Sig. 476", verrebbe à farfi vna nobiltà d'anni 1 1 02 di poco diiìerentc al-
la i;obiltà Promana, che da Troiani dipendea. Ma le noi non voghamo ellèr troppo pia-
ceuoli giudici di noi llellì , né à cosi latti iògni preikremo molta credenza; elPendo 1 Goti q
in guiia ibti Ipenti da Longobardi , che ò pochi di loro riir;alèro in Italia , ò quelli pochi
in guila Ipogliati d'hauere, di riputatione, & d'ogni bene; che troppo fpetial benehcio del
cielo laiebbe Ifato , che di famiglia alcuna Ior nobile fofle reiiata reliquia alcuna , ò ram-
pollo che fi làpelfe . Bifognando dunque ricorrere à Longobardi , troueremo quelli ha-
uer occupato l'Italia l'anno del Signore 568,&: hauédouihauuto Re inHno all'anno 774,
che lòno anni 2 06", anzi eflèndoui rellato il Ducato di Beneuento . 6c altre Signorie inlin
dopo la venuta de Re nel noitro reame, che fu fanno 1 1 3 i , & molti anni dopo, non du
bito punto,anzi tégo per fermiflimo molti della preiènte nobiltà da quella poter deriuare.
Ma le tanto fi chiama antica vna nobiltà non quanto s'immagina poter elìère antica, ma
quanto per ilcritrura ò per altra notitia lì sa ella elTeie antica ; come che l'vitimo termine
a CU! polliamo andar à ferire fia,il primo anno della venuta de Longobardi già detto, che
fu i anno 5^8 ;^ veramente noi non polliamo ardire di dar più alta origine di quella , che
o per opera di Icrittori, ò per fortunata diligenza de nollri maggiori lène truoua fatta me
tJone . Et lì cerne in moltilsiamiglie ho olleruato , pochillime arriuano al cinquecente-
lìmo anno, che farebbono età lì come delle Romane fi dille, poco più di lèdici. Così fatta
dunque fecondo il mio auuilò è per lo più , & che prouar lì polla con ilcritture la più alta
origine , & per confeguente la maggior antiquità , che polla haucr famiglia alcuna in Ita-
DELLE FAMIGLIE.
B
A Et per auuentura tutte cjiielle, delle cjuali auanti i Re fi rruoui ùtta. mentione ne i già no-
rnmati lUti, d.i Loiigobaidi pollone trarre origine . Ma per non confonder le eoie,ci bi-
fògna primieramente far vn poco di diitintione, & per incera, &c piena cogninone di mol
te colè queiii lòia mandar innanzi . Dopo che gli Imperadori Coitanrinopolirani lioe-
rarono l'Italia da Goti , <k che a mino à min j di Longobardi fu occupata , buona parte
in ogni modo di lei rimale lòtto l'imperio Greco. Et per iltare lui noilro regno,tarco cjuel
Io che di Napoli vna linea tirando intìno à Manfredonia rimane vertò Leuante, fu conlèr
uato gran tépo da loro, & molto maggior tempo fra ralcre,(S: i'vltima ad eifer da ellì per^
duta tu la città di Napoli . Ho detto ciò à fine, perche non lì creda , tutti da Longobardi
trarre origine, percioche gli antichilfimi Napoletani fono anzi Greci che nò . Dico Greci
percioche oltre che ella da Greci fu edificata , & Greca è da Liuio nel tempo della Rcpub.
& Greca da Tacito lotto gli Imperadori chiamata , & da Greci fi veggono elTere Itati i lor
collumi, & 1 loro giuochi,& Ipettaccli, & greci i nomi de lùoi cittadini,come ciò gli fol-
le liato fatale di conferuarfi Greca, peruenutadopo la cacciata de Goti lòtto l'imperio
Greco l'anno ^56", perfeuerò Se manrennelì lòtto quello intìno à Normandi per lo Ipat'o
poco meno di 6*00 anni . 1 Baroni dunque & i Conci , per ritornar a quel che di [opra li
diccua, i quali lotto i già detti Ducati, & Principati li conteneuano , oc de quali innanzi a
i Re fi truoui memoria,Uimo 10 elier Longobardi; lì perche i primi Romani inrinche l'ini
perio Romano durò in Italia non lì sa, che feudi hauellèro ; & lì perche fpenri 1 Goti, non
altra Signoria , che di Longobardi v'era itata . percioche come che l'imperio peruenillè a
Franceli e a Tedelchi non alterarono però eglino il Ducato di Beneuento,daI quale iòrle-
10 gli altri principati già detti, & lòtto 1 quali 1 già detti Signori, & Conti come lòtto Io-
urani Signori eran contenuti . Di coiloro per quel che io mi polHi allìcurare llimo eilèr i
GESVALDI per quel che dall'hiilone di Paolo Diacono, &c dal lungo dominio della
terra di Gelùaldo, Se dalla molta antiquità che di lor lì ritroua li può comprendere, la qua
le dall'anno 666 incomincerebbe, le pur eglino,per quel che n'ho lcritto,& ir;oilrato nel
la loro famiglia non dilcendellèro per linea natuiale da i Re Normandi , di che certa me-
moria & non interrotta è dall'anno 1 1 4 1 , nella qual cala ellèndo per lungo tempo lUto
inlìeme co molte ricchezze il contado di Gonza, hoggi & con quello, & con molte mag-
giori v'è il Principato di Venolà , Di colloro lòno lenza alcun fallo gli A Q_y INI, d-
quali poco meno che cótinuata memoria lì truoua intìn dell'anno ^^6,ih.n non lolo Co
ti d'Aquino,& di Loreto,^: deIi'Acerra,& d'altri moiri luoghi,ma Marchefidi Pelcara, di
Quarate,6c Duchi di Gaeta. Sono in quello numero i S A N G R I , la memonade quali
incomincia ad apparire infin dell'anno lOi?^ . colloro chiamati nell'antiche Cronache
Conti de Sangri,&: hauuto molti huomini chiari cosi neH'armijCome nelle colè di Chielà
hanno hoggi il Ducato di Torremaggiore terra giàdi molti anni llata da lor poffeduta .
Di quelli lòno quegli d ' A Z Z I A , l\ prima memoria de quali lòtto il lecondo Giorda-
no Principe di Capoa, la quale apprellò di me li ritraoua è dell'anno 1 1 2 2 , ne è per vec-
chiezza la lor nobiltà maicita,la qual fiorilce per lo Marchelàto della Terza. Con coilo-
ro llimo io, che lì portano mettere iPANNONI, & anchor eglino come quegli d'Az-
ziaCapoani,dequahfuil Contado di Venafro, &. il Ducato di Boiano, ScbenelpelTo
con nomi Longobardi Pandolfì,& Adinollì chiamati. I S I G I N O L F I de quali furono
i Cótadi di Calerta,& di Ti[elìa,béche per breuils.tépo,mo'to pare che fiano Longobardi.
Tra li numero di coiloro,beche la lor notitia lia dopo i Re,llimo,che pollano efler cópreli
anchor gli I E V O L I Capoani anchor eglino:de quali Ebulo,onde elli traggono il nome
del calato, viue l'anno 1 1 88 , il che da me prima di tutti è llaro ritrouato, &: forlè molte
altre famiglie làranno ancor elleno Longobarde, alle cui notitie & memorie io non mi lo
no abbattuto . Molte altre lòno l'origini della nobiltà del nollro reame,lì come di diuer
iè nationi lòno llati i Re, che di quello hanno hauuto il dominio,& in diueriè città del te
gno. lì come quelle, à cui i loro llati hanno hauuto vicini , fecero già loro habitationi : le
quali famiglie come che hoggi tutte quali Napoletane dir li pollaiio , per efler chi prima,
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8 DELLANOBILTA
&: chi dopo per Li ildnza flirta da i Re in N.ipoli, venuulène ad habitare in elTa città, noii
è pero che le proprie Napoletane diiiife & (èparate dall'altre non h riconoicano . Le quali
perche li fcorgano meglio , (orbandole nel hne , attenderemo a molirar le famiglie nobili
dall'alrre nationi venuteci . Et perche dalle più note ci incominciamo , iafciando quelle
i cui principi] per la loro antiquità fono più nafcolli , incomincieremo dalle Spagnuole ,
le quali venute col Re Alfonlo d'Aragona lì può dire, che con belle, & liete propagini di-
Ikièro , & allargarono la nobiltà di tutta Spagna nel reame Napoletano . Le quali calate
col giàdetto Re in Italia l'anno 1 41 o , &l non haucndo per ciò più che (èi età d'antiqui-
tà à Fatica , parranno à molti famiglie molto nuoue, non fàpendo le lor vecchie barbe , &
radici efler recate nel pae{è natio, & quelli che qui così giouani (i veggono efler 1 lor ram
pollij& come gli agriculrori dicono 1 lor mclììticci. Primi di tutti fon le reliquie dell'ilici
là famiglia reale, nella quale li mantiene il Ducato di Montalto,& grandezza tale, che no
pare indegna iuccefiìone di tanti Re . Di quelle famiglie lòno gli A V A L I , i quali per
io parentado fatto con la cafi d'Aquino, i cui itati redarono,&: per la hngolar tede,& va-
lor loro marauiglioiàmenre crebbero . Di quelle fono 1 G H E VARI, & del Contado
d'Ariano, & del Marchefato del Vailo , & del Contado di Potenza, & d'Apici infignori-
ti(ì , de quali acquilli farri per lo iènno,&: valor di Don Inico, la follia del tìgliuolo Icemò
la maggior parte. I CAVANIGLI, àqualidaCofoi licadette il Contado di Troia,
per haucr quelli foguitato lafattion di Renato, & hor iòn Conti di Montella furono Spa
gnuoli . Et così gli S CI S C A R I fatti poi Conti d'Aiello . Gli A I E R B I del fangue
real d'Aragona creati Conti di Simari . Quegli di CARDINE diuenuti Marchelì di
Laino. IDIASCARLONI fatti Conti d'Aliti. Quegli di L V N A, quegli di M I-
La- detti MILANI. iBALDASSINI. Queidi B ELPR ATO Contid'An-
uerlà. 1 Bis BALLI Conti di Briatico , 6c altri fon di natione, & origine Spagnuola.
Sotto quelli Re Aragoneii così al tempo del Re Alfonfo, come de figliuoli, & nipoti, ab-
bracciandoui anchor la cala d'Aullria,vcnneroancho per diuerfè cagioni altre famiglie
non meno di Spagna , che d'altrcue molto nobili & chiare , h come è la caladi BOLO-
GNA, nobile non lo!o m Palermo , onde ella venne à Napoli , ma nella propria lor pjì-
tria , di che lerbano il nome, cue Beccadclli tur chiamati . I G A M B A C O R TI già
illullri per la Signoria di Pila. Vennerui per cagione di ponteficatij & imparentati co Re
i B O R G I A Principi di Squillaci di nation Spagnuola;& i P I C C O L O M I N I no-
bilifiiirj Sancii per lo parentado reale farti Duchi d'Amalfi, Marchefi di Capillrano,Mar
cheli d']liceto,& Conti di Celano, i TVTTA VILLA Conti di Sarno vennero lòt-
to i Re Aragonclì. gii ANNICCHINI, i CALER ANI nobilillìmiMilanefi,
benché pielio Ipenti . Vennerui iFREGAPANI Promani dalla Signoria della Tolfa
chiamati poi della TOLFA Conti di SerinojLS: Conti di San Valentino. I SVARDI
già llati Signori di Bergamo,quegIi della NOIA Principi di Sulmona,& ne quali è llato
il gouerno di tutto il regno, 1 GATTINA RI Conti di Cali:ro,& altri han tocco de
tempi della cafa d' Aulirla, (1 come 1 CASTALDI chiari per Gio.Batilla in quello tépo
diuennero Mached . Innanzi al Re Alfonfo d'Aragona , il primiero de Re Franzelì , che
vernile nel noiho regno fu il Re Carlo primo l'anno 1166 j col quale molti Caualieri &
Signori vennero delle migliori, & più nobili ichiattc di Francia, 1 quali come gli Spagnuo
li.ricmpicrono del (angue Franzele la città di Napoli; ma non è però, il che par colà mara
uigliola à credere, che lotto i Re Franzelì non vi venilfero ancho delle famiglie Spagnuo
le,òcon la Reina Violante d'Aragona moglie ad Re Ruberto, ò con altra occalìone, co-
me fon quegli della R A T T A già Conti di Ca(èrta,& d'AlelTano gran Camarlinghi del
regno,& 1 xM O N S O R 1 1 Signori di Faicchia, & per la lunga pollèlfione della badia di
Santa Maria d'Auanzo ricchi i^c in buono llato , de primi de quali infin dell'anno i ? o 5- ,
& degli altri del 1 5 5- ^ appariice memoria . Ma tra Franzelì venuti col Re Carlojillullrif
imi furono quegli del 13 A L Z O, di cui niuna famiglia montò in maggior riputazione
nel nollro reame, percioche oltre il Contado d'Auellino, & di Montefcaggiolò , 6c di So-
ieto,
B
D
B
D
DELLEFAMIGLIE. ^
feto , $c alrri iìm , & tif oli , & vfici , Se dignità da lor pofTeduti, furono i primi , i quali di
fangue non reale haucflcr titolo di Duchi ; fu in loro l'imperio Conilantinopolitano ben
che per titolo . Due delle lor donne furono Reine, l'vna di Sicilia, S>c l'altra di Napoli; &
più volte lì come diedero al /àngue reale , così riceuettero delle donne reali in ca/a loro .
Grandi vi vennero ancor gli STENDARDI, i quali riccamente rimunerati dal Re ^*^^^^* •
vittoriofo diuétarono Signori diPomigliano, d'Arpaia, & d'altre molte,& buonils.terrc,
le cui ricchezze Giouannella da molti mariti à guilà di nuoua Penelope ricercata portò lì
nalmente inlìeme col nome nella famiglia Bofta, Stendarda per quello chiamata ; tìn che
per ribellione di Pietro in potere di dluerlì lìgnori peruennero. Vennerui i C A N T E L- «^if*^"» •
M I già Duchi di Sera, & hora di Popoli . Vennerui i M O N F O R T I per riputation jnoMfmi.
militare,&: per nobiItà,eflèndo opinione che vengan da Re Franze(ì,molto Illullri,i qua-
li innazi a Balzelchi furono già Conti d'AuelIino,di Montelcaggioiò & etiandio di Squii
laci. Non Cono interamente certo^lè i prefènti Monforti fieno i Franzelì Monforti.oue-
ro i Gambatell antichi baroni del regno. Furono Franzelì quegli della LEONESSA, ielUz.t*'
de quali fu il Contado di Montelarchio, che palsò polcia in cala Carrafa,& vltimamentc "'■"■* *
negli Auall,& quafi tutto Io Ibto polfeduto noggi da Marchelì di Vico. I L A G N I ven '■"l'^ •
neroanchor efli col Re Cario primo, & benché Signori di caiklla non migliorarono mol
to giamai la loro fortuna . Venneruene anchora degli altri, le cui (ùcceirioni infino à pie
(ènti (ècoli no lì fono diiklè , fi come furono gli A L N E T I , da quali pafiò il Contado «^'"'^ •
d'Alelfano in quegli della Ratta ,iBRVSSONI,i quali fatti Conti di Sutriano furo £ru(f»,à.
no redati, benché per brcuefpatiojdalla famiglia di Capoa. I CLIGNETTI Signori ^^f^'."^
di Caiazzo, la qual città lì come molte altre d'altre famiglie lpente,come i D I N I S S I A- ,^/.
CHI Conti di Terlizzi fecero , palsò con lòmma felicità di quella cala ne Sanlèuerini .
I C A P R E S 1 1 Signori di Cillerna , della Cidogna , & di molte altre buone calklla , à <=*r*"i •
quali f ùccedette la Corre . Furono Franzelì i I A N V I L L A , i quali Ilari lungo tempo jémiU .
Signori d'Alitìjdi Venafro,&: d'altri luoghi diuennero poicia Còti di Sant'Angelo; il qual
Contado per non lungo tempo pofleduto dopo loro da Zurli , mantienfi iniìno à prelèn-
tirempineCaraccioIiPifquitij. Tali furono i PO LEI CE NI fatti grandi per lo pon
teficato di Martino IV. benché poco allignaflèro , i quali furono già Signori d'Oiluni,
iPORCELLETTIjIecui callella di San Lorenzo, di Palo, & di Baraggiano portò porcelUt'
vna lor donna ne Gefualdi . Nobililfimi furono &c di (àngue Franzelè parimente i S A- "^^ ^
V R A N I già Conti d'Ariano, il qual Conrado donato dal Re Alfonlò à Gheuari, andò
pofcia per diuerlè ribellioni in diuerlè calè balzando . Lunga imprefa farebbe il volere di
cutti raccontare, i quali di Francia vfciti nel noilro regno à flati, & titoli peruennero . Ne
pochi furono anchor quelli, i quali d'altre nationi, lì come degli Spagnuoli lòtto loro ve
nuti fi difle, forfero ne tempi loro , & à notabii grandezza montarono , lì come furono i
PI PINI, i quali nati in Barletta d'vn notaio furon Conti di Mineruino, Còti di Vico, p/;/»;.
SignoridiTorremaggiore,d'Alramura,& d'altri luoghi. Cotahfuronoi CAB ANI, <^-^*«-
i quali vlciti d'vn cuoco Ichiauo furono Conti d'Ieuoli , & gran Sinifcalchi del regno ol-
tre altri honori, & dignità . Vennero di Lombardia ma nobili & con honorata condotta
i S A N A Z A R I , i quali benché chiari per la Signoria della Rocca di Mondragone , & S4m4x4ri
d'altri ]uoghi,rédè molto più illullri anchora che Ipenti la fama,& il grido.che lalciò loro
Iacopo Sanazaro poeta eccellentiflìmo, malTimamente nelle colè Latine fopra tutti gli al-
tri fcrittori dell'età fua. Vennero di quel di Sauoia fotto i Re Fràzelì quegli de M O NTI, JtM»nti
ne quali hoggi è il Marchefato di Corigliano,ne elfi oltre gli altri pregi degli huomini no
bili lènza i menti delle buone lettere . Vennerui i G A E T A N I , i quali imparentatili ^4*^4»; .
col fauore del loro Pontefice con la cafa dell'Aquila redarono il Contado di Fondi, &: ac-
quillaronfi per propi menti titoli,& dignità maggiori . Vennerui gli O RS IN I di pari
fortuna à Gaetani : percioche imparentatili anchor eglino col fauor del loro Pontefice co
la cala Monforte, redarono il Cótado di Nola; & poi di mano in mano in quella fortuna
polli per 1 lèruigi fatti à Re Franzefi,& Aragonelì,ac per altre lor opere valorolè nò dico,
che
Ptiittiù.
Orjtni .
CeUntieJì.
jnar\am
'Ctllderi.
Camponi-
di Capa.
di Tocco.
di Jilluf-
della Mar
Loffredo
i^iitla.
'Sanfeu:-
r.r.t.
:,lo DELLANOBILTA
^cheAlconradodiManopclIo, Sedi Tagliacozzo, Sedi Sarno, & di Solerò, & di Pacentro, A
& d'alca concadi {àlidcro, ma dmenner Marchelì della Tnpalda, Duchi di Grauina, Prin-
cipi di Salerno, & quel che volea dir poco meno , che lignori della mera del regno di Na-
poli, Principi di Taranto con quali tutte l'altre dignità, & vhci preminenti del reame.
Dei COLONNESI, come che i grandi , Romani h fieno conièruari ; è pur relUto
vn rapollo di cllì nel regno,;2c come hoggii Romani vi pollèggono cailella,&. baronie. co
sì à tempi di Martino il già detto principato di Salerno tu da lor pofl'eduro,& pofcia a gra
parte degli ilati degli Orimi iuccedettero, onde è lor Tagliacozzo da Contado à titolo di
Ducato accreiciuro . Crebl:)ero lòtto i Re Franzed marauigliolàmente famiglie non fo-
relì:iere,ma del proprio paelè i M A R Z A N I ; la cui grandezza incominciar a (otto il Re
Ruberto, à che Ibmmira non montò ella? c^i furono il Principato di Roflano,i Ducati B
di Squillaci, &: di Seira,il Contado di Montalro, & d'Alih, & tanto ilato, & tante callclla,
& vhci,&: preminenze, che non tu da imputarii à maiauiglia ; (è cinque volte s'impareta-
rono col iangue reale . Quali nel mededmo tempo incominciarono à forgere i C A L-
DORI; r.c quali il Ducato di Bari, il Contado di Triuento,&; altri llati , & iìgnorie fu-
rono piccola cola rilpcrro alla ripurationc acquirtatafi col valormilitare , il quale in loro
fiori eccellentemente; (è in contrario da {ingoiar Fellonia,&: infedeltà non Foife l1:atomac
chiato. mancarono ammendue lotto i Re Aragonelì. I C A M P O N I S C H I d'origi-
r.e Aquilani, & d'ingegno torbido , & fattioli diuennero parimente in qucl1:i tempi Còti
C)\ ivionrorio, il qual Contado per donna fu portato in cala Carrafa. I FILINGIERI
Conci a'Auel!;no&i MA ivi E RI Conti di Marien trouanlì in quello tempo. Collo* C
ro ione aiichora in pie, lo llato de Filingieri palsò ne Caraccioli. Regnò innanzi à Fran-
•2.e{j la cala di Sueuia, lotto L\ quale fi crede che folfer venuti gli A C Qy A V 1 V I , ma
< ìic fofk io in quel ten)po incominciati a tìorir non (ì dubita. A quali non lo le i molti,&
diucrl • titoli , o le il pregio dell'arme , ò le quel delle lettere, habbiadato maggior orna-
mento . ma pcioche hora di nobiltà lì fauella, è per lor noto il Contado di S. Flauiano, di
S. Valentino, di Gioia, di Conuerfino, mamoltopiùiMarchelàtidiBitonte,&:diBellan
re, j Ducati d'Atri, & di Nardò,& il Principato di Teramo. Furono Ihmati Tedelchigli
A ì O S S I , le ben à molta fortuna non crebbero . Sotto l'Imperador Federigo incomin
ciarono à iiiontare quegli di C A P O A , i quali crelciuti inhno al titolo di Conte à tem-
pi de PvC Franzch, andarono di mano in mano,&: lòtto gli Aragoncfi, &: finalmente lotto D
gli Aulhiaci à titoli de Marchelari , & à quelli de Ducati , & de Principati innalzandoli .
Veggonii il . q..cilo tempo adoperati quelli di TOCCO; la cui fortuna fu poi maggior
nella Grecia, che nel regno di Napoli . Ma per auuentura gran parte dd làngue Tedelco
daRcFranztufù fpenta, come furono quegli di RIBVRSA, di cui fu il Contado di
Caletta, ÒL altre famiglie . Molte colè m'inducono à credere , che lìeno Tedelchi quegli
della MARRA, antichi polfclibri di callella non lolo in terra di Bari,ma in terra d'O-
tranto, & in altre prouincie del regno; ne quali fu il Contado di Stigliano : il qual paflato
per cóto di donne à cala Carrafa, prclc poi titolo di Principato. Primi di tutti i Re furono
iNormandi, par che lòtto colloro lìa collante opinione eller venuti i LOFFREDI,
la CUI grandezza benché lìa grandemente lòrta à nolFri giorni hebbero nondimeno baro- E
naggi mfinodal Re Ruberto. Sono molto olcure fé cole di quelli tempi,onde è dubbio-
Io molto il porre prcfìilàmente quali famiglie folfer Normande . Ma intorno all'età del
pruriG Re,o poco prima fi veggono quegli dell' A QJV I L A efler grandi,di cui fiì il Con
rado di Fondi. Grandi li come lòno flati lempre tiouanfielfere molto innanzi i Rei
S A N S il V E R 1 N I , i cui titoli chi volelfe mettere inlieme, per poco rimarrebbe , che
Tion tutti quanti n'ha hoggi il noftro regno v'hauellè à mettere, percioche quiui lòno ila-
ri 1 Contadij-Sc molti anchor hoggi vene lono, d'Altomonte, di Chiaramontc, di Renda,
di Caiazzo di Colornia,di Montelcaggiolò,della Saponara.di Matera,di Calétta, di Ter-
ranuoua,di Bclcallio,di Lauria,di Capaccia,di Potenza,di Terlizzi,di Mileto, diTricari-
cojdi Marlìco.ac altri. Qu_iui lòno flati i Ducati di Somma;di Curigliano,di San Marco,
Ql
DELLE FAMIGLIE.
II
A di Venofà, & d'Amalfi . Er c^ui' per più di cento anni fono lìati con grande fplendore , Se
iTjaeilà podcdu ti i Principati di Saferno , &c di Bifìgnano , il cjual Principato hoggi che h
cafà è tanto fcemata ha meglio di 1 5 o mila ducati l'anno d'entrata . Antichi Signori fo-
no quelli d'A RENA, non so per qual cagione in Conclubetti trasformati ; veggendoli
di loro belle,&: honorate memorie folo fòtto l'antico, & vero cognome, hoggi Marchelì,
ma già di lungo tépo Còti d'Arena,di Stilo,6c di Mileto. Grandi Signori,^: antichi molto
fono i R V F F I da i gran baronaggi, & tenute hauute in Calauria,cognominati per l'an-
tiche fcritture 1 Ruilì di Calauria. Sono Conti di Sinopoli infìn dal tempo del Re Ruber
to,hora Principi & ricchi , & già goderono con vn'ampiHimo llato il Marcherito di Co-
ttone. Oltre quelle famiglie di fuori venuteci, fono alcune,che per trouarh di molto an-
g tico tempo Napoletane, mal fi potrebbe aifegnar loro altra origine, & alcune folo le quali
da Terre,&: Città vicine à Napoli fono venuteci, & per incominciare di quelle di Capoa-
.na,onde ancor fono iCantclmi,i Lagnì,della Leonefla,Lofiredi,Ornni,& Pànoni,de quali
s'è parlato , antichiflune fono la Caracciola ,&Ia CAPECE. Quella di cui apparifce
memoria già di ó'oo anni,abbraccia con le molte altre fimiglie Minutoli, Sconditi, Apra-
ni, Zurli, Pifcicelli, Galioti, Tomacelli, Latri , & Buzzuti . Delle quali per lo pon>rchcato
hauuto, chiariflima è la T O M A C E L L A già Marchefi della Marca,Duchi di Spoleto,
& Conti di Calui , & di Soia , cofe però tutte venute , & andatetene via col pontehcato .
I Z V R L I s'illullrarono molto per fèi Contadi (come che hoggi niun vene fia) di Santo
Angelojdi Poteza.di Nufco,deIla Guardia,di Nocera,&:di Montuoro,ma alcuni di elli du
Q rati molti anni nella famiglia . Non fono mancate all'altre delle dignità,&: degli honori,
& infiememente degli huomini valoro{ì,hauendo i M I N V T O L I nominati dal Boc-
caccio.i PISCICELE I, &:i BOZZVTI hauuto Cardinali,come il Marchefè rac-
colfè. Ma f] vede la fortuna non effere fiata loro molto amica, fi come non tu al primo lor
pedale che furono i Capeci, i quali efTendo llati fedeli del Re Manfredi, molto con la ve-
nuta del Re Carlo primo perderono, onde fono à noi conti gli fìienturati accidenti di M.
Beritola , fi come auuiene dell'antiche tragedie già palfite in fauole . Ne molto crebbero
fé non poche di loro l'altre famiglie comprefè fotto il titolo delI'Aiéti da vicini luoghi per
lo più venute, di colloro fono quegli di SOMMA, i quali per auuentura di Somma
traggono i lor principij,ma chiari intìn da tépi del Re Carlo 1 1. & Signori di callella da té
£) pi della Reina Giouanna feconda, tra quali celebre & honorato è il nome di Scipione,
il quale effendo io fanciullo gouernò le Prouincie di Terra d'Otranto,&:di Bari co grande
oflèruanza,& lode di giullitia,& di fèuerità. I S E R 1 P A N N I llimati per origine . ma
molto incerta,Greci,hebbero per breue tépo il Contado di Motula,à quali aggiunte giade
fplendore à dì nollri il Cardinale Geronimo huomo per lettere, per la predicanone, & per
1 collumi degno d'eterna gloria. Molte callella pofTederono i BOCCA IMANOLI,
la maggior parte delle quali, fi come di molte altre famiglie è auuenuto , Ruberia [lorrò à
cafadiCapoa. Gli A RCELLI à tépi degli auoli nollri s'infìgnoriiono di MatrafeKonc
oltre effere flati in Lombardia illuilri per la fìgnoria di Piacenza. I C R I S P A N I quando
quello che dell'lmp.Coiìantino fi dice,nó fia vero,fòn noti,& ciliari da tempi del Re Ru-
£ berto,& poffeggono hoggi callella. 1 G V I N D A Z Z I vfciti di Salerno fono già più ài
200 annijche per l'archiuio della mia patria li litruouo SS di Carmiano. I DENTICI
Amalfitani, &1MANSELLI fono antichi , & mantenutili nobili fèmpre in modella
fortuna. Venner poi quegli di FORMA foifèdi Piedimonte. Ma lafamiglia BARILE
feconda di molti Caualieri di pregio hebbe fbtto il Re Ladiflao il Contado di Monde-
rifò. I C A R B O N I oltre hauer hauuto Cardinali , &c di molte callella , godono hog-
gi il Marchefito di Padula terra Hata in cala loro infin dell'età del Re Carlo Terzo . Ne i
ElGLIOMARINI llimati Surrentini , fi come fono llimati 1 Carboni , oltre l'hauer
polfeduto Rutigliano, Cafàrano , & Minerbmo e hoggi il Contado della Rocca . Io ho
raccontato i Capeci , & gli Aienti lalciato à dietro 1 Caraccioli , la fortuna , & felicità de
quali ha di gran lunga fuperato tutte l'altre famiglie già dette polle inlieme,prefùppollo;
che
él'^rt*>4.
Xujffì.
Cdpecf.
Sctnditi.
t^pldM.
Cdliett.
Ttmdctl'
li.
l^tri.
Zttrli.
Minutili.
PifcicttU.
df somt.
Strtfà
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t^rcelli.
Crijfémi.
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Dentici.
A/4nfelli.
di Forme.
£<trile.
CétrhtM.
rieliimd
rint.
12
DELLA NOBILTÀ
car UCCIO -
li Hii^l.
Cdr&icto-
Cdrrafi
Ma sp~
n4.
Cdrrafì
dtUa Sia-
dtXA.
tiilf.
SfimUh
che i Camccioli come altroue iì è detto così Roflì,come Pifcjuitij,c i Carrafi così della Sta A
dera,come della Spina fieno vna colà llefla, & d'vn foi tronco> come io ho per indubitato
deriuino. percioche oltre J'antic]Uità,Ia quale à quella de Capeci non è inferiore,deI grado
reale in fuori,tutto quello che vna famiglia può hauere così di dignità temporali,come ce
cle(ìaliiche ha ella hauuto in duieilì tépi,& ha di piefente. ICARACCIOLIROSSI
oltre hauer poflèduto i Marchelàti di Hieraci,& di Moiuraca,& i Contadi di Terranoua,
& di Nicallro, pofleggono di piefènte il Ducato della Tripalda , i Marchefàti di Vico, &
di Burgenza,& i Cótadi di Biccari,&:della Toiella,lbtoui gra Camarlingo, &: gran Cancel
iiere,hauuto il gra magirtrato di Rodij'Arciuelcouato di Napoli,rArciue{couato d'Amai
fi, tre Cardinali, de quali vno è llato Gouernator di Milano,rre Vefcoui di Catania, & ho
railVefcouodell'Kola. I CARACCIOLI PISC^lTIl oltre hauer hauuto il Pnn B
cipatodi Melh, i Ducati d'A(coli,& di Caggiano, il Marchefàto d'Atclla, il Generalato in
Francia, nel regno di Napoli il gran Siniicalcato , & re/Ter poco meno che llato Scrgianni
padrone del regno, & per molti anni il gran Cancellierato, l'Arci uelcouato di Cofenza,!!
Velcouato di Venafro,hano tuttauia il Ducato di Martina,&: i Marchelàti di Bucchiani-
cojdi Calkllaneta,& di Cara!arboro,& i Contadi di Santo Angclo,& di Nicallro,&: d'Op
pido. 1 CARACCIOLI CARRAFI,- i quali lòno nel leggio di Nido, & detti lem
plicemente Carratì,quegli della Spina oltre eflèrui Ibto Luogotenente del regno, & l'Ar-
ciuelcouato di Bari hano,& policggono hoggidì il Marchelàto di Caileluetere,i Contadi
della Grottena,di Pulicalho,& di Sata Seuerina. 1 C A R R A F I della Stadera lènza i Du
cati di PaIiano,&: d'Ariano,lènza i Marchelàti di Montebello,di Caui, & di Mótelàrchio, C
& i Cótadi di MarigIiano,& d'Airola già poflèdutijpolTeggono à quelli dì, che noi viuia-
mo oltre infinite caltella lènza titolo,il Principato di Stigliaiio,i Ducati di Módragone, di
Maralone,di Nocera,& d'Andn,i Marchelàti di S.Lucido,d'Ariézo,di Pulignano,di Mon
renero,d'Anzi,& di Sant'£rmo,i Cótadi di Cerreto,di Ruuo,di Montorio.di Mótecaluo,
di Morcone,di Suriano,& di Sant'Angelo,hanno hauuto vn Pontcfice,lètte Cardinali,de
quali viue il Cardinale Anronio,per più di cento anni è llato l'Arciuelcouato di Napoli in
cala loro in lette Arciuelcoui,de quali vene lòno flati tre nò Cardinali. 1 Velcouati di Hie
raci,di Potenza,della Guardia fono flati,&: alcuni fono in cala Carrafa;il gran Magiilrato
di San Lazzaio,Badie ricche, Priorati,& altre dignità minori pur aflai hanno poflèduto,&
pofleggono. & perche altri nócredaqueilecolèandarfène in titolij&profpcttiue già fono D
1 5" anni paflati,che ritrouadomi io in Napoli i\ fediligente conto allhora di rendite viue
peruenire à Carrafi della Stadera meglio di 2 co mila ducati per cialcun'anno. F^abbiamo
di lòpra co occafione parlato di famiglie di Nido d'Acquauiui, AuaIi,Azzia,Bologna,Ca-
uanigli, Capua, Cardine, Diafcarloni,Gaetani,Gatta,Gef ùaldi,Gheuari,Milani,Monfc)i-ij,
Piccolomini,Sangri,Salèuerini,& della Tolf a: bora àgli altri paflando,& degli antichi Na
poletani £ìuellando,dico,che di tutti antichilfimi fono iBRANCACCI, famiglia co
piohrs.d'huomini,& per quello tra loro in vari rami diuira,&: per diuerfità d'armi, & di fò
pranomi aggiunti dillinta,come altroue per auuentura più à pieno lène ragionerà. E flato
in loro il Córado di Noia,& quel di Nocera,hano hauuto Cardinali,& hoggi v'è l'Arciue
fcouato di Taranto. Cofè molto piccole fé ben fi riguarda in corata antiquità,& nobiltà, £
onde poflóno bene paragonarfi co Capeci,abbódano nondimeno di lèpolture,&: di fabbri
che,grade teflimonio,& argométo dell'antica nobiltà loro. Nobilillimi fono in quello lèg
gio,& antichi i PIGNATELLI llimati,che vengano dall'Acerra; i quali come pianta
che lecco il vecchio pedale fi fia ringiouenita in nuoui rampolli fiorilce hoggi più che m:.i
habbia fatto per l'adietro per lo Ducato di Mótelione,per i Marchefàti di Lauio,& di Ccr
chianoA per lo Cótado di Buirello. Hanno hauuto il gouerno del regno di Sicilia.Sc per
molti anni poflèduto il Ballato di Santa Eufemia,dctto volgarméte di Santa Fumia di i z
mila feudi di rendita per ciafcun anno. Molto grandi fono parimente gli S P I N E L L I,
i quali fi ilima che vengan di Somma,de quali già 5 00 anni fono, apparilce memoria ap-
prelTo di me, clie fono imparentati co' Conti dcll'Acerra , nella cui famiglia fono hoggi i
Pria.
DELLE FAMIGLIE.
'5
B
A Principati di Cariati, & della Scalea ; i Ducati di Caiirouillari, & di Seminara, & il Mar-
chelato di FuiCaldo. I COSCI vfciti d'Ifcliia fono illuilri per lo PonteHcafo,ner l'an-
tica Signoria di Procida,pcr lo Córado di 1 roKijòc per molte ricchezze di preiènte acqui-
llate per la (ìngulare iiìduilria di Gio.ìacopo. Negli AFFLITTI venuti cou^e fi ilima
di Scala è il Contado di Tnuento . 1 SE RISSALI benché hoggi non (ìeno in molta
fortuna,lòno io per molte congetture indotto àcredeie,che habbiano goduto intorno la
venuta dei Re fòrto libera Signoria il Principato di Capoa. I SARACINI lungo ttm
pò pofledettero la Toiclla,hoggi polTcggono Andrano in tetra d'Otranto,&: hano di cor
te hauuto vn Cardinale co l'Arciuefconado di Matera,&; Velcouado di Lecce mia patria.
BERLINGIERI, CAPANI, dei DOGE, GRISONl, GVINNAZZI,
MONTALTI, RICCI, SPINI, & VVLCANI famiglia Cardinalitia,
quafi di Surrento,ò di Rauello,ò del Cilento, ò d'Amalfi vkiti,& d'altri luoghi nobili, &
honoran non fono molto crelciuti in iiì:ato,& lignoria. De Seggio di Montagna C O-
STANZI fon molto nobili; Creded che fieno venuti da Pozzuolo,hano hauuto poHcf
(ìon di callella,&: fono liati valorofi, & pronti di mano . &c à dì nollri Agnolo per la poe-
iia. , & Cola Francefco fuo hatello per la dottrina delle leggi nò fono Itati loro di piccolo
ornamento. I PIGNONI a noilri tépi fono montati infino al titolo del Marche(ato
per via delle Ieggi:la quale à Napoletani nò e meno honorata,nè fortunata che à Romani
Principi folle itata l'arte oratoria; la quale macado la libertà pian piano in profeilion lega
le del tutto lì cóuertì. A M V S C E T T O L I, i quali vengono da Rauello hano aggiun
C to molta chiarezza,& Iplédore le lettere; &: per auuentura maggiore pallerebbe à polteri,
fèThilloria ordita da Gio. Antonio con la iha morte non f ode ita male . I VILLANI
venuti da Sanlèuerinoanchor eglino forièro molto col Reggente Francelco Antonio .
I CARMIGNANI, i CICINELLI, iPVDERICHI, i ROCCHI,
iSORIENTI, & i ROSSI fono Napoletani, fé non che certi Rolli vengono da
Pillola nobiliflìmi nella patria loro. I MIRABALLI forièro prelto,&: mancarono.
I SANFELICI fono antichi baroni. Nel Seggio di Porto fi fono molto illuihatii
P,A P P A C O D I inlìn ne tempi della Reina Giouanna II. i quali hanno hoggi il Mar-
chefàto di Capurfo . Gli O R I G L I crebbero sì fattamente lòtto il Re Laddlao, come
che prefto cotanta loro felicità macafre,che vi furono fecòdo per tutti fi aflcrma fti ouer
D fétte fratelli tutti Conti di buonej& principali terre,& città del reame. Ne G E N N A R I
ellendo flati infìno à tépi nolFridue Cótadi di Nicotera,&: di Martorano,ne fono ammea
due vfciti per donne,quello ito àRutlì,& quello àgli Aquini. i PAGANI fono molto
nobili. I VENATI, STRAMBONI, SEVERINI, MELI, MACE-
DVONI, INSERRA, GRIFFI, GAIETA. DVRA, d'ANGELO,
& ALESSANDRI chiari per lo Icrittore Alelfandio per non replicar di cui se par-
lato, i quali fono in altri fèggi , trouanh la maggior parte cller d'origine Napoletani .
Rella il leggio di Portanoua . AGNESI, & d'ANNA hanno hauuto Cardinali .
C O P P O L I , i quali vengon di Scala,fè follerò con la fortuna con la qual incomincia-
rono iti crefcendo,fàrebbono hoggi de primi del regno,tù in loro il Còtado di Sarno,& à
E quali & rinfedeltà,& la molta fedeltà verlò la cafà d'Aragona fu nociua . C A P V A N I
i quali foi^ vengon di Capua, G A T T O L I, L I G O R I, MOCCI, &: S A S S O N I
non hanno paffato i termini della nobiltà priuata . Di tutti cliianflimi lènza alcun fallo,
& da paragonarli co le cale grandi del regno fono llati,& fono i M O R M 1 L I, qui non
è mancata poffeflion di cailella,nè valor militare, ne antiquità trouandoji menzionati in
vlìci nobili , & honorati dell'ordine della caualleiia inlìn da tempi del Re Carlo primo .
Oltre quelle famiglie cóprele ne leggi, fononi altre famiglie diuenute Napoletane, ma di
vari luoghi del regno,& tali Napoletane : le quali hanno antiquità, & fplendore qual più
&c qual meno. SANTOMANGO Salernitani, C A S T RO C V C C H I, quegli di
SENERChlIA, & della VALVA, GALLVCCI di Teano fono antichi baroni,
ACCIAPACCI, MASTROGIVDICI molto antichi, & BRANCIA
b vcn-
Cofci.
i^JJIitti.
Serijjah.
JScrltn^ie
ri .
Capttnl
del Doce.
Grifoni.
^- r
Montdn.
Kicct .
Spni.
y ulcant,
CoiUn\j.
l'i 7 noni,
Afufcec-
tdi.
ViUani.
carnn -
gniini.
cicir.elli .
Piiiencht
Jiocc'rn .
Sortenti.
MÌri(ki!Ii
Sanf elici.
P'ippac»'
ai ,
Origli.
GenMri.
Pisani.
y cn4tl .
StrSh'int .
Senerim .
Meli .
ni .
Inferni.
Cviff.
Celie: a. .
DHrd.
d KiiPelc,
du."
i^ì'nejì ,
a t^ ■■ na»
ccppdi .
Capudm.
Cottoli .
Liberi .
Micci .
SajTont .
Alormili.
S.inlom.'i-
cafìrocut
chi.
delU ,-al
Oli l'I licci.
K^CCIU.'
facci .
AtdHrt-
Jiranad .
14
DE NOMI
fcraUi .
rufi.
Cttrgitni .
Ji(afUi>nl.
j.iinfracln
Sur ut .
di R^'z'i-
o
fìd .
Rota. .
jiaimi ,
fil etnei >
vengono da Sorrento . T O R A L D I di Sefla fono preflb che antichi baroni , ma s'illu- ^
Ararono anche per lo Marchefàro di Puhgnano . MIRTI mollrano eflèr i Frangipani
Romani;ma venuti vltimamente da Terracina. I T V F I d'Auerfà chiari per antica pof
fdhon di callel/a,& per numero d'iiuomini lì (òno acquillati iplendor grande non meno
per 1 paréradi illuihi,che per io Marchelàto di Lauello. Sono anco d' Auerfa i G A RG ANI
& gli SCAGLIONI. IPALAGANI {bno di Trani baroni,& Itatiui degli hao-
mini £imofi . I L A N F R A N C H I , & gli S C O R N A fono Pilàni,de quah i primi
iono anchor hoggidìnobiliiììmi nella patria loro. Quegli di R E G I N A hoggi Conti
di Macchia lòno d'origine Napoletani, (ì come ltimo,che lìeno i R O T A Abbruzzetì ,
a quali io direi , che Antonio chiaro per molte ambalcene & per la (ingoiar fede verlò i
Re d'Aragona haueffe dato giade iplendore; le quello in già partedalla chiarezza de poe- g
nu così Tolcanijcome Latini di Berardino Tuo Hgliuolo nò folle Ibto olcurato . Truouo
i R A I M I eilcr Capuani , 6c ancichi , & i M O N A C 1 lènza alcun dubbio Franzeiì .
Ma chi potrebbe raccontare il numero di tati,i quali venédo tuttauia ad abitar quella fe-
licifs.città vano tuttauia diuenédo Napoletani. Onde non iìa imputato a maluagitajfe al
cun di loro viene in quello luogo seza memoria tralaiciato. Tali dunque fono l'origini 6c
nntiquifà della nobiltà Napoletana, come fi è potuto vedere . Onde leggiermente lì può
laccognere; il che séza bialimo degli altri fìa detto, ma per amor della verità non efier eie
tà m ltalia,nè fuori piìi copiofa di famiglie chiare,& illulkijche quef1:a;nè che à gra pezza
pofTa à cotal nobiltà,& chiarezza arriuare. percioche ciò ch'è di chiaro,^: inclito in Fran-
cia,& in Ifpagna, & per tutte le città d'Italia,tutfo è in quclb fòla città raccolto oltre fan q
tica nobiltà del regno o Longobarda,ò Greca,ò pur Italiana.© qual altra origine che à noi
fìa nafcofb ella s'habbia . Conciofìa cofà che della caia reale di Francia , com'è comune
opinione qui vi Iìa la Monforte. Della cafà real di Calliglia detta poi volgarmente d"Ara-
gona,quì vi fia l'Aragona ; Dellacafà real d'Aragona qui vi fìa l'Aierba . Et delle famiglie
cosi di Signori Franzefi,come di Spagnuoli già h è veduto quante in quelb città vene lìe-
no allignate. & come le città illuihi d'Italia, & quelle del regno quah à gara tutte ci hab-
biano dato il fiore della lor nobiltà . Efh parimente veduto, che cofà fìa nobiltà, & quali
fono le fùe parti ; Onde è tempo di trattar alquanto de i nomi à^Wc famiglie, come cofà
la qua! faccia per quel ch'io llimo molto a propofito di quella materia .
DE NOMI DELLE FAMIGLIE. ^
NO M I alle peifone fono fiati polli per effcr meglio l'vn dall'altro ricono-
fciuto. Ma percioche all'infinità degli huomini nafcendoneogni giorno fareb
bon màcati per auuentura cotari nomi,fì ricorfc ad vn'altra diHeréza di por a
ciafcuno anco vn nome dd parétado,ò progenie,© famiglia,òcome diflè Dan
te cognatione,chiamato da noi cognome, ouero il nome della famiglia , ò come volgar-
mente fi dice il calato. Fu opinione di Varrone,chc gli antichi Romani non hauefièr co-
gnomi.nó veggendo che Romolo,& Remo,&; FaulUilo altri nomi s'hauelfero.Altri s'in-
gegnarono di prouare in contrario,che eflì n'haucficro,poi che la lor madre Rea Siluia,&
fauolo Silmo Numitore,& altri Amulio Siluio,& in tal guifà poi &l Metio Sufletio,& Tu £
tote Claudio,& cosi altri molti co due nomi furon chjamati.Ma che in proedlò di tépo i
Romani haueffer cognomi,è cofà per fé molto manifefla.Ma perche fra Gradatici molte
cótefe fono in diflinguere i nomi,cognomi,prenomi & agnomi de Romani, & par che à
quello propohto fi cóuéga fàper comequelii cofà lì procedene,breueméte mene fpedirò,
& prédendo per esenio Q.Fabio Malli mo Ouicola.dico, che Q. è il prenome, quello che
noi nome proprio cjiiamiamo, Fabio è \[ calato chiamato da loro nome. MafTimo è il co
gnome,che da noi fòpranome è detro.Ouicola è ragnome,à cui io nò fàprei dar nome di
lhnto,efsedo v.g. vn'alrro fòpranome. Horqh noi diciamo Antonio Caracciolo Carrafa
detto Malizia noi habbiamo il prenome,nome,cognome,& agnome;fè nò che noi muta-
do le vcci,djciamo per ordine hauer di quel Caualiere il nome,il cafàto,& due fopranomi.
'' Onde
DELLEFAMIGLIE. ,-
A Onde io non so vedere quel che fi voglia dir il Giouio, quando di Cardina/e Ruce/lai par-
lando dille , OncellariHs cognomenio Caydmaìn . pcrcioche ih egli volea parlar larinanicnre
prenome, & non cognome douea dire ; & fé non volea vfcir de termini preiènti,gli lareb
be conuenuto chiamarlo nome . Dalla qual materia prima che io mi parta , audio fòg-
giugneròjchc quello,che alcuni han creduto, che i Caualieri Romani non più che due no
mi,& 1 Senatori tre n'haueflèro; & in'contrario da altri s'è dimoilrato,che alcuni Senato-
ri Romani non hebber più che due nomi , & alcuni Caualieri n'hebber tre ; Ihmo , che in
quello modo proceda. Di necelhtà non par che niuno più che due nomi fi'debba hauere,
verbigratia il nome e il calato , da Romani detto il prenome , & il nome : ma come i pre-
nomi de Romani non eran molti, auueniua , che oue le famiglie crelceuano in numero ,
B ipelTo fi daua ne mc;defimi nomi ; onde per dilhnguerfi gli vni da gli altri nacque ì'wio de
cognomi. Et quando quelli cognomi, crelccndo anchor più i rami,doue eran poi1i,che i
Latini chiaman famiglie, non taccuan più quella dillinzione,che bifògnaua,come auuen-
ne ne Scipion],quiui era necellario aggìugner nuoui lòpranomi. Hora i Caualieri &; i pie
bei eflèndo gente nuoua conueniua anthora per lo più che hauelTer meno huomini,& per
confeguente meno facefle ior di bilogno de cognomi . Onde li vede , che le donne ò ple-
bee,ò patrizie che li fofièro non hauean più che due nomi , la cui notizia non douendo di
ragione vlcire de termini, & de confini delle calè priuate non interuenendo ne^^li vfici , &
ne magillrati,à che fine cercar di dar loro altri cognomi? Quando dunque per lo più G ve
de,che i plebei , & i Caualieri non più che due nomi s'habbiano ( s'intende de plebei non
C nobili ) & i Senatori tre ; ciò da quei the lì è detto procede , & quando talhora Ci vede in
contrario, che i Senatori due , & i Caualieri tre n'habbiano, ciò li può dire , che in quelle
nalca dal molto numero degli huomini,& in quelle dal poco, dico per lo più, non poten -
do a niuno eller tolto l'hauer per altro accidente cognome . Hora al fatto nollro miri-
gnendoci , che per lo più ci riduciamo a parlare di cofè luccedute dopo la caduta del Ro-
mano imperio , dico , & fono io primo in queik opinione; che i cognomi , Ci come l'arti,
gli lludi , & l'altre cofè belle in quella inondation di barbari Ci Imarrillèro , & gli huomini
reitalTero co (empiici nomi. Queito m'induce à credere, il non vedere in quelli tempi co
gnomi,& perche quando s'incominciarono à vedere, ò dalla fignoria di callello, o ltato,ò
regno pollèduto , ouer dal nome del padre il deriuano . Di quello elèmpio lòno in Na-
D poli i Figliomarini , e gli leuoli . in Firenze i Firidolh , i Filipetn , i Figiouanni , & altri .
Di quello fon le calè reali d'Aragona, di Cartjglia,d*Aullna & di Francia, di cui, come di
calè reali s'hà più antica memoria, impcroche io non truouo, che altri cognomi s'habbia-
no, che d Aragona, di Cartiglia, d'Aullria,&di Francia. Et le alcuni, come da alcuno mi
è flato detto midicellèro gli Aullriaci elTer men di 3 00 anni, che così lì cognominarono,
domanderò 10 loro, che cognome eflì dunque prima s'haueflcro altro che d'Afpurg.del-
la cui citta,& llato erano Conti ? Ho io dunque per indubitato, fin che altro non mi là.
rà mollrato in contrario, dopo la caduta del Romano Imperio i primi cognomi, che inco
minciarono ad apparire ellèie ò di nomi paterni, ò di Iuoghi,& Ilari poflèduti. Ma perche
quel delle citta Ipellb auuiene, che fiano più torto llatepatrie.che lìgnorie, puollì querto
E cognome di citta in due diuidere, cioè ch'egli nalca, ò da nomi della patria, oda quel
della fignoria. In Napoli creduti Signori fono Sanfèuerini , Acquauiui , Aquini , Sangri,
d'Arena , di Tocco , della Tolfa , & con quelli Santomango , Valua , Senerchia , Callro-
cucco,& altri, per Italia vene fono infiniti,Ertenli,Gonzaghi, Farnelì, Colonnefi,^^ altri ,
di patria fono in Napoli quelli di Capua,i Gaetani,di Bologna,di S5ma,Capuani, &: altri,
fi come in Venetia fono perauuentura quegli da Pefàro , i Pifàni , iTriuilàni , & in Rom<i
anticamente i Tarquinij , &c iGabinij . Come dalia patria , così traggono talhora origi-
ne dalla prouincia , onde vengono . Tali furono in Napoli quelli d'Alemagna già fpenri
hoggi quelli de Monti, Maceduoni ; nella mia patria fon quelh dell'Acaia nobilillìma fa-
miglia. Forfè in Venetia fono i Candiani, i Barbari, in Roma i Sauelli . In Firenze vene
fu douitia Franzelì, Greci, Latini, Alamannefchi, Tofchi tutti fjpenti, hoggi vi lòno Ala-
b 2 manni;
i6 D E N O M I
manni ; gli antichi Romani hebbero fòtto quella regola i Cominij,&: i Volici. Alni cafàti. A
ion cosi da vari animali,ò di terra,ò di iTiare,ò d'aere cognominati , fi come in Napoli fu-
rono c|uelli dcIi'Aquila,(òno hoggi i Dentici,i Pi(cicelli, i Ricci, i Gatti. Sono in Venctia
1 Caualii, i Leoni, i Mula, i Delfini, i Cicogna, fono & furono m Firenze gli Aùni, gli Ve
celimi, 1 Vitellini, della Vitella, Pe{ci,& furono in Roma anticamente i Portij,gli Ouinij,
i Caprili], gli Equitij, gli Afinij, & i Suillij. Sono molti cognomi nati da colon, ò da alcu
ni membri humani , ò altre qualità del corpo , i quali indiihntamente qui nominerò non
importando, che lìano più di NapoIi,che d'altroue . Gambacorti,Gambate(e,Grai]i,Pic-
colomini, Cofci,BoccapianoIi, Bianchetti, Roili,Stramboni,PiccioIi,Nani,Sannuti,N4on',
Folcarini,Capobianchi,Brunellini,Baibadori,Mancini.lVIolticognomivégono da gradi,
dignità,& profellioni, come fono quelli del Doce,Marchefi,Conti,Cattani,Cal"laldKlm- B
periali,Tribuni,Vjfconti,Calì:ellani, Abati, Alfieri, Baroni, Baroncelli, Falconieri, Scolari,
Malh-ogiudici,Protonobiliflìmi,Nobili,& alrn. A quali Ci trouenebbono i rifoontri degli
antichi Romani da chi voleffe a ciò badare,(ènza che v'è aIcuno,da cui in qualche parte fo
no llate quelle colè nelle famiglie Romane coniiderate . Vengono altri cognomi da co-
llumi ouer pallioni & età; come fono Vbbriachi,Importuni,Pazzi,Buoniigliazzi, Villani,
Attìitf J, Infingati, Adorni, Arditi,Gaiz!oni , Vecchietti , Ragazzoni . Formand altri da
vari inlhomenri, initromentidico largamente pailando,comc fono. Pignatelli,Bar]li,Car
boni, Stendardi, di Naue, Cnuelli, dell'Arca, Orciolini, Sacchetti, Tizzoni, Cala, Torre,
Palazzo, Martelli, Scala , Stufa , Molini , & altri quali infiniti. Olrre quelli & altri capi ,
fotto i quali lì potrebbono così tatti nomi rillngnere , llimo molti cognomi di famiglie Q
nafoer da i fopranorni , la qual colà auuenne anco à Romani, dicendo Valerio ; cjuin etinm
eju£ddm coa^mmui.i m ìiomtn \crfafmt . che lècondo noi vuol dire , che certi lopranomi di-
uenner calati. Di ciò e relèmpio in cala Sforza,iI capo & autore della cui giàdezza chia-
mato Muno Attendolo, hi per la fua ferocità dal Conte Alberigo da Barbiano cognomi-
nato Sforza . Il qual fopranome glori ollflì ino a quella cala reltò per cognome hauendo
vintOj& mellb à terra il vero,& antico cognome. Vn li fatto accidente auuifo io ellèr au-
uenuto à Canali,!! vero cognome de quali è Caracciolo; ne alcuno li truoua di quella fa-
miglia da Malitja indietro, il quale fiori nel 1410, ilqualealtnmentelì foriua,che Carac
ciolo Carrafa. Ma Malitia pinne ài tutti lècondo la mia credenza lafoiandoil proprio co
gnome, & doi lopranome per cognome leruendoii fece à fuoi dilcendenti no meno chia- D
ro , & telice il nome Carralefco , ^che Sloiza a lùoi polleri lo Sforzcfoo s'haueflè lalciato .
Bcllilhmo, & indubitato elempio è quello che di ciò (i vede ne Zurli fopranome de Pilci-
celli. percioche di tre Icpolture nell'vna giace Berardo Pilciceìio morto l'anno 1 5 5 o,nel-
l'altraMartulcelloPilticello detto Zurlo ino figliuolo, & nell'altra Giouanni Zurlo, il
qual cognome paflàndo à polleri refe più di tutti gli altri Capeci chiari, & illuilri i di-
lcendenti Zurli . Ex per auuentura quell'altre famiglie Sconditi , Aprani , Latri , & altri
furono fopranomi de Capeci , & nnìalèrfi per cognomi . Non è famiglia , come ne Ca-
racciolilìdirà, chchabbiahauuto più cognomi di quella, ma parncolarmente quel di
Viola lo il truouo in tante perlòne pollo da per fé folo in guilà di cognome , & durar per
tanti anni, che chi non hauelfe quella cognitione, leggiermente llimerebbe quella eli £
fere vna famigliamosi detta . Dunque da quelle colè , & limili prendono origine i no-
mi delle famiglie , nella qual materia è conlìderabile oltre ella origine la mutation de
cognomi , poi che da quel , che fi è detto apparifoe , che i cognomi li mutano . Il che
ci può ageuolmente rapprelèntare nell'animo l'antichilhmo, & comune parentado di
tutte le genti , & quindi come tra parenti , & congiunti douerfi riconciliare vna cer-
ta fratelleuole amicitia , & domellichezza fra tutti . Di quelle mutationi le cagioni fo-
no diuerlè ; delle quali raccontarne alcuna non làrà fuor del nollro propolito . Nelle
Città , & ragunanze de popoli bene Ipello auuiene , che alcuna famiglia per alcuno mis-
fatto ò pure per altro accidente diuenga odiolà ò al pnncipe le dh è città foggetta , ò al
popolo, ò altro reggimento di quella Città, fé ella è libera . la qual famiglia per ilpe-
gner
DELLEFAMIGLIE. 17
A gner Mio inficme col nome fcainbia quel cognome', & à gui/àd'vna ma/chera ripren-
dene vn'alrro , come il Marchefè afferma à Capeci eller auuenuro , benché lo fìa d'alrra
opinione: poiché il cognome di Zurlo ci mollra alcrimenre proceder cjueib marena.
Ma in Firenze è di ciò notillìmo l'efèmpio nella famigha degh Alhizi : la quale eiFendo
per la Tua potenza dmenufaodiofà alla iùaRepublica,due fratelli di efla famiglia prelero
dal nome dcll'vndi loroil nuouo cognome del calato ,& Aleflàndri , ficomeanchor
hoggi per lor fi continua , fi cognominarono . Gli antichi Romani , come che per bo-
ra non mi fouuenga eièmpio di chi per tale cagione hauefle mutato il cognome , ( inten-
do cognome in cjuelmodo, che qui fi ragiona ) si ordinarono , che da alcuna famiglia
(ì bandi{re,& toglieflefi del tutto il nome propio di quell'huomo , il quale alcuna (celcra-
B tezza haueflè commelTo da loro prenome chiamato. Onde per la tirannide procura-
ta da Marco Manlio Capitolino , deliberò la famiglia de Manlij , che ninno di loro per
l'aunenire fi douefle chiamar Marco , come Liuio racconta , 6: i Claudij bandirono dei
lorcafatoii prenome di Lucio , conciona cofà che due di quel nome l'vnofù incolpato
di ladroneccio , & l'altro d'homicidio , il che auuerte Suetonio . Mutarono ben gli an-
tichi i nomi delle famiglie per conto delladottione; &ciòperdiuer{è cagioni, perciò -
che in quella Ikfla famiglia de Claudi] P. Clodio per haber il Tribunato della plebe, affi-
ne , che potelle cacciar Cicerone di Roma, lì fece adottar da vn plebeio,& lalciò per que-
llo il calato de Claudij , di che Dione, & molti altri fecer mentione . Ma il più delle vol-
te auueniua per mancamento de figliuoli , a che lì fuppliua con l'adottione , onde è no-
C to neirhiltorie il lècondo Scipione Africano adottato dal figliuolo del primo ouer mag-
giore Africano , il quale per elfjr infermo non hauea potuto generar figliuoli , elTere lla-
to della famiglia Emilia , & figliuolo vero , & naturale di L . Emilio Paolo Macedonico;
&c non del làngue Cornelio , &c falTi parimente l'Imp. Sergio Galba elTer prima ilato chia-
mato per l'adottione fattagli dalla matrigna Lucio Liuio Ocellare. Con la qual adortio-
ne in guilà lì paflaua dall'vn cognome nell'altro ; che elTendoli vna volta rilcontrati Brit-
tannico & Nerone, & Nerone hauendo làlutato Brittannico,& Brittannico nel render il
(aiuto chiamato lui Domitio dal nome del vecchio calato , &c non da quello di Clau-
dio, da cui era ftato adottato , come Tacito riferilce, quindi Agrippina prelè occalìo-
ne di far vna gran querimonia apprelfo il manto ; come le in quello modo fi dilpregialTe,
D &mettellelìlottolopra ciò che per conlèntimento de padri, & comandamento del po-
polo s'era fatto . Hoggi come che quella vlànza dell'adottare lìa in gran parte Ipcnta ,
iène vede pur talhora alcuno velligio; & le i nollri huomini nò tolgono del tutto il nome
del calato dall'adottato , v'aggiungono nondimeno di più quello dell'adottante , ò di co-
lui,il quale scza altra adottione lalcia per qual h voglia cagion che lèi muoua altrui herede
delle lue facoltà , come in Bari conobbi 10 vn gentilhuomo de Dottoli detto Giordano ,
il quale adottato da vn de Marlìlij , ò pure lì come io llimo luo herede mlliruito era co-
llretto in qual lì voglia Icrittura farli cognominare Cottola & Marfilio . Ma per ragio-
nare di cole maggiori , & più note , i Piccolomini , gli Acquauiui , & gli Appiani aggiun-
gono à nomi delle lor famiglie quel d'Aragona per ellère itati riceuuti da 1 Re Aragonelì
£ di Napoli per legno d'honore nella loro famiglia . Altri prendono di propria lor volon-
tà lenza altro obligo il cognome materno , òper hauer redato aliati materni, come i
Boffi fecero : i quali lì cognominarono Stendardi, ò per render qualche merito all'in-
duilria , & virtù della madre , per la cui opera habbia il figliuolo alcuna dignità , ò gran-
dezza conlèguita , come fece Don Inico d'Aualo , il quale riconolcendo il Cardinalato
dall'opera della madre,il Cardinal d'Aragona li cognominò . Ma quello collume Ibpra-
tutto è molto in vlò in Ilpagna, oue Ipcflo auuiene, che ò per quella, ò per altra ca-
gione quattro, ò cinque fratelli , tutti e cinque oda madri, ò da auole materne , & pa-
terne habbian prelò diuerlì cognomi . Et alcuni in pigliar alcuna heredità non che 1 co-
gnomi, ma talhora i propi nomi ancor mutano , come in Don Pietro Enricchcs auuenne,
il quale fucceduto al Marchelàto di Tarlila, incontanente Don Perafan di Riueradal
b j nome
i8 D E L L' A R M L
nome di colui , di cui quelli beni erano itati , s'incominciò à nominare. Alcuni mutano A
cognome, murando fìgnoria, fi come fece la cafà d'Aulbia,& fi come fecero quegli d'Ara
gona , la cui famiglia è di Cailiglia . Io ho veduto icritture d'vn ramo degli Aquini, qua
do s'incominciò à chiamar d'Alueto , & quando poi diuenuti Signori della Grotta Ma-
liarda per molte età lènza aggiugnerui Aquino della Grotta lì chiamarono :, fin che vn'al-
tra volta riprefer l'antico cognome . Q^el ramo degli Sforzefchi,i quali diuenncro Con
ti di Sanrahore , lungo tempo s'appellò di Santafiore, tal che appena per Sforzefco fareb-
be ikto riconofciuto. Quello coilume è anchor hoggidi molto in Roma; onde habbia-
mo più volte vdito nominare quegh di Cippicciano , & quegli dell'Anguillara , & altri ,
Et già h diflè, che quelli della Tolfa in Napoli , fono i Fregapani di Roma . Mutanfi an-
chora i cognomi maflimamente nelle Republiche per cagion de diuieti . percioche eden- B
do le famiglie diuentate popolofè , & non potendo per cagioa del diuieto , che i* va con-
forto Il da all'altro per riipetto della conforteria partecipar degli vfici ogni volta , (on ri-
ccrfè al diuidedi, tal che non più vna famiglia,ma paian diueriè . Onde vna parte de Bar
di in Gualterorti , & Ilarioni fi diuifè . Et da i Tornaquinci vicirono i Giachinotti, i Po-
poleichi, i Cardinali, & i Marabottini . Ne fi dubita i Vettori e i Capponi efier nati d'vn
ceppo medelìmo , fi come fono i noftri Ammirati , i quali fono preilo per ifpegnerfi , & i
Pitti . Non già niego di tal djuifione altro che il diuieto poter ellèr cagione; il che è taiho
ra flato per diuenir di popolo , percioche maggiori erano i priuilegi de nobili popolani ,
che de nobili grandi . Onde i Buondelmonti quando diuennero popolani preiero il no-
me di Montebuoni , come che poi al primo nome fi folTe ritornato . Habbiamo à noflri C
tempi in Genoua grande {cambiamento di cognomi veduto. Colà per auuentura nuoua
in quella Rep & forfo* fingolare; che molti di diuerfè famiglie fi follerò contentati lafoian
do 1 propi calati entrar ne cognomi d'alcune particolari famiglie. Il qual ordine leuato via
vltimamente à prelenti giorni, cialcuno è ritornato à riprendere il calato naturale , fra
quali Giulio Cibò honoratiflìmo,& virtuofillimo gentilhuomo al lìio cognome tornado,
Giulio Sale, & non più Cibò fi nomina . Quelli efèmpi balli hauer raccolto in quanto al
le cagioni delle mutationi de cognomi. Il qual dilcorfb alle origini de cognomi aggiunto
harà per quel che io creda più aperta,& dichiarata quella materia.
DELL'ARMI, ET IMPRESE. . D
I come i nomi fono flati ritrouati per diflinguer le perfone , & i cognomi per
far diflerenza de parentadi ; così per quel ch'io immagino, l'infègne furono ri
trouate per diflinguere gli ordini della militia. percioche non Ci potendo ou'è
molta ragunanza d'huomini, & nelle lontananze dilcernere gli alfieri , & i ca-
pitani , fu necellario inuelligar qualche colà più arra a poterfi vedere , à cui ne bilògni ri-
correre,ò ritrarfì. Il che dimoflra il lignificato dell'ifleffa parola non volendo dinotare al
tro infegna, che vn certo così fatto legno , 6c Latini prendon la voce infignire per dillin-
guere. Delle quali infegne militari fece mentione Virgilio , quando dilTe . Vanaumj^ in-
fì^nid nohii aptemm clypeos . Infignia poi prefero i Romani per tutti quegli ornamenti, che £
faceuano differenti gli ordini , l'età , & i magiflrati . percioche queflo fu proprio, & par-
ticolar de Romani di diflinguere tutte quelle colè con légni , tal che il libero dal lèruo, il
fenatoie dal caualiere,& il magiflrato dal priuato cittadino fi riconofceflèro. Quindi ven
gono l'infegnc queflorie , le pretorie , la bolla d'oro portata da giouanetti nobili, & il lo-
ro da figliuoli de libertini; & altre infinite dillintioni ; delle quali chi leggerà con auuerti-
mento gli antichi autori , ne trouerà pieni i lor libri . Ma per riflrignerci il più che fi può
al noilro propofito, dico, che hcbbero particolari infegne le città, & i popoli. Onde Ro
ma flxe la Lupa lattante Romolo. ^ Remo , & Taranto il Delfino , ou'è àcaualcioni Ta-
rante figliuol di Nettuno , come notammo nel noflro Rota . Et quindi nacque quel che
dice Plutarco nella vita di Pericle; che hauendo i Samij vinto gli Atteniefi in vna giorna-
ta
etimprese: i^
/\, ta di mare , improntarono /oro nei/a fronte vna Ciuetta infegna di quella città ; im.pero-
che eglino primieramente hauendo vinto i Samij gli haueano itampata vna Samena , in-
fegna di cjuel popolo, la quai era vna nane leggiera. Ma per infègna ouero arme come du
ciamo hoggi di famiglia marauigliofò luogo è quello di Suetomo : il quale fauellando del
la maluagitàdi Caligula, dice ; che egli fra l'altre lue belle virtù fu in guifà inuidiofò ; che
a ciascun de Romani più nobili tolie l'antiche infègne delle lor famiglie , Verbigrana d
Torquati la torque cioè catena, a Cincinnati il crine ouer capellatura, &c à Gneo Pompe-
io il cognome di magno. Onde par chji Ci cani; che i Cincinnati,e i Toiquati haueflèr quel
l'armi, imperoche fé egli intendeflè in quel luogo infègna in generale per ornamento, nò
harebbe mutato il parlare , &c detto ; che a Gneo Pompeio tolfè il cognome di magno .
g percioche cosi farebbe flato ornamento à Pompcij il cognome di magno, cornea Tor-
quati e a Cincinnati la catena & il crine. Et benché non perciò io lìa di opinione, che gli
antichi haueffero arme in quel modo, che noi habbiamo, vedelì nondimeno infègne final
mente efier proprie degli ordini militari,de ir.agiflrati,dciretà/lella nobiltà , & de paren-
tadi. Dico non eilèr di queila opinione ; pcrcioche in luogo di quefta fola autorità di Sue
tonio di quelle due famiglie,in{ìnite colè apparifcono poi in contrario,che gli antichi non
haueflèro armi. Le quali armi flabili,&: ferme come noi collumiamo facellcro differente
vn parentado dall'altro, imperoche gli antichi, i quali erano di maggior virtù , & di mag-
gior cuore che noi cosi nelle cofe grandi,come nelle piccole, vfarono in fègno, & pompa
della loro grandezza , & nobiltà fègni maggiori , che non fono le noilre armi . Et quelle
Q due famiglie potettono vfàre quelle due colè a modo d'vna loro imprefà , & per vn certo
fègno lor proprio,& particoIare,&: più priui'egiato degli altri, ma non già che quello fol-
le vniuerfàle coilume di tutti. Onde nel Rota dicemmo , che quelle a gli antichi foircro
in quel modo, che à noi fono l'imprefè : le quali fi mutano &c fi cangiano tuttauia;6c le al-
cuna famiglia le ha hauute llabili,& perpetue, non fono per quello armi. Dico che a con
feffar quello mi llrigne il vedere quali erano l'infegne llabili,&. perpetue de Romanide qua
li polle ne lor palazzi, ne à compratori era lecito poterle rimuouere,& leuar via. La quale
belliirima,pietofillìma,& quafi diuina legge ordinò, & pofè il Gran Duca Cofimo di glo-
riofà memoria Principe molto fimile a quelli antichi in tutto il fùo flato, nò volendo che
i compratori poffano da palagi, fèpolture, cappelle , ville , ò da qualunque altro luogo le-
D uar l'arme degli antichi Signori . Dico dunque, che l'infègne vere , & certe , & llabili de
Romani erano i volti,& l'immagini de loro maggiori, la qual cofa perche è belliflìma, bi-
fògna vederla in Plinio nel fecondo capo del fùo 5 5 libro ; onde ne mortori] (1 porrauano
quelle immagini per pompa,delle quali parimente ornauano gli vfci,&: 1 portichi. Et dice,
che Meffala oratore grandemente lì sdegnò di veder inferita nella fua famiglia l'immagi-
ne de Leuini . Che è quello , che ne Romanzi Tofcani è molto bene llato rapprefèntato
da nollri poeti, hauendo fatto nafcer contefà, & duello tra Ruggieri, & Mandricardo per
l'mfègna dell'Aquila . Et quello è quello , che dice Rinaldo à Dardinello per conto del
quaitier roffo .
^uarJdfanciul , che gran briga ti diede
p chi ti ìafcio di ^ueltmfegna heredc^ .
Dice Plinio , che la medefima cagione fece fcriuere à Meffala il vecchio que libri delle fa-
miglie : la quale imprefà è da noi primieramente con no meno pietofà diligenza fiata imi
tata; percioche pallàndo per lo cortile di Scipione Africano {\ Idegnò di veder tra 1 Scipio
ni per cagion d'adottione vn certo Salutione, come foffe vn frego à quella chiariflìma,&
- nobiliffima cafa;&; perciò habbiamo in Firenze veduto forger molte liti di nobili antichi,
non hauendo voluto patire,che altri habbiano hauuto ad hauer con effo loro comuni i co
gnomi,rarmi,le fèpolrure,& i padronati,non hauendo comune il parentado. Quelle fo-
no dunque l'infègne degli antichi , in luogo delle quali crede il Budeo eflèr venute le pre-
fènti armi : le quali ilima egli effere Hate primieramente date in riconofcimento di virtù ,
come furono l'antiche infègne date da gli Imperadori degh eferciti à diuerfi fbldati per
h.ìuer
20 D E L L' A R M I,
hauer commcflb alcuna fegnalata opera . Ma ì'ìihffo Plinio mi fa quafi veder l'origine A
delle nolbe arme in che modo incominci a nafcere, & da qual fonte deriui nel luogo di Co
pia allegato . Il quale perche m.olto fa in prò di quella materia : la quale habbiamo alJe
mani il più breuemente che io potrò , l'andrò ampliando . Dice egli parlando dcli'honor
dell'immagini ^ le quali vfauano gli antichi di cera ne lor portichi,& altroue , come di lò-
pra fi è detto , che à tempo (ùo era mefib in diflufò . Et poi che ha detto quefto fegue .
^ireiponuKtur c'yfei, corCiC voglia dire; bora in vece di quelle immagini,& di quella pit-
tura, & manifattura, che andaua in quel getto, ò altro cotale artificio co (ìioi colori,i qua
Ji rapprcfentauano il viuo volto di quel noih o antico, &: maggiore , fi pongono gli feudi
di rame ; argenteet facies fùr do figurantur difcrmme ; & in queiti icudi vi (ì pon l'immagine
d'argento, ma con (òrda differenza òi tale immagine; cioè, che non effcndo colorita, non B
efprime del viuo l'aJtrui fèmbianza, & figura, come fanno i colori , il che dichiara anchor
più di fòtto dicendo. Itafjue nuUiM effigie \>mente, tmmctgimspecumte nonfuoi reìincjuunt . Nel
qual modo non rimanendo in vita l'immagine di neffuno , lafciano l'impronta delia mo-
neta ma non già la loro . Dal qual luogo fi vede per non andarci diffondendo vanamen-
te in cofè non necelfarie , che à mano a mano quella prima vfànza fi era difmeffa , & già a
tempi fùoi , il quale indirizza l'opera fua àTito eflendo viuo l'Imp.Vefpaliano fùo padre,
erano introdotti gli feudi, de quali ci fèruiamo anchor noi ; onde ci auuiciniamo molto a
que tempi in quella parte degli feudi, anchor che la cofa degli feudi con immagini di fuo-
ri fia per altro antichifiima, come egli al feguente capo dimoflra, volendo , che i Troiani
haueffero combattuto con tali feudi, cioè ne quali folle l'immagine di chi li portaua;anzi C
dice feudo da Latini chiamato clipeo non per altro effer così detto , che dallo fculpirui al-
cuna cofà drento, & nò come la fottilità de Grammatici peruerfàmente voleua da cluédo.
Onde habbiamo lo feudo oltre quelli antichiflimi tempi ancora infin dal tempo degli Im
peradorij quando era già mancata la Rep. Hora io Ifimo, che crefcendo , come dice Pli-
nio l'infingardaggine , il che efprime molto quel che noi intendiamo di dire . ^rtes defì-
dia perdidìt', C^ cjuoniam dnimoyum imagmes ncn/uKe, ne^/iguntur etiam ccrpora-, mallimamente
quando perdendo la pittura il fuo pregio, non era chi fàpeflè più ritrarre vna figura ad na
turale, ne importandoci più di conofcer qual era il vifò di colui, di cui non fi vedeua il ri-
tratto dell'animo , che fi rifuggifie àcofa più leggiera , quali fono le sbarre variate (òlo co
facili, & generali colori ; Onde io fono indotto à credere quello che etiandio volgarmen- D
te veggo da alcuni efler tenuto,che quanto l'arme fono più fèmplici più fieno antiche, prò
ceder da quella ragione . col qual argomenro par che altri fcheizando haueffe voluto prò
uar l'antiquità de baionci : ma veramente llimo che la cofà proceda così , non hauendo
altri ne ttmpo.ne indullria tale à chi era full'andar nella guerra di fculpirgli,ò di dipigner-
M in fui fùo feudo altro che alcune fpedite liilie ò per lo lungo , ò per lo trauerfò , ò in al-
tro modo tirate con due lòJi colori : le quali rcilando poi elle col tempo à fùoi figliuoli, 6:
difcendenti toflcr diuenrare vn'infcgna di quel parentado . Et così lènza alcun fallo lli-
mojche vada il fatto dell'arme. La qual vfàijza leggiermente in fulla venuta de barbari in
Italia harà potuto mcominciare ad hauer la fùa origine. Et che quelle nollre armi fùcce-
dano in luogo dell'honoranze , & dell'infègne concedute dagli antichi Imperadori à lor £
fòldati, & capitani, come il Budeo prudentemente llima, gran fede cene fa C\{6 della Fio
rentina Rep. Io pongo in mezzo quello ef èmpio più che ciafcun'altro , percioche ne per
iettione, ne per pratica conofco luogo in Italia, il quale in tutte le cofè fèrbi,ò rapprelènti
più l'antiche vfànze di quel, che fa quella Città, come forfè ad altro propofìto fène potrà
vn dì più dillefa mente andar difcorrendo . Ma la qual cofa fra l'altre chiaramente appa-
rifce nell'opera della villa,nel gouerno dello flato, nella fucceflìone del principato,& in al
tre cofè molte . Quiui dunque à confermation di quel che fi diceua , fi veggono anchor
per le cafè,& particolarmente ne portici, & nelle fàle gli feudi per vari meriti donati dalla
Rcp.à cittadini fùoi;&iDini in S.Croce hanno lo fèudo co quella parola. LI B E RTAS.
dono ddì^ Rep. Due rami de Medici di Saluellro, & di Veri amendue caualieri i'vno ha
vna
ET IMPRESE.
21
A vna corona d'vliuo , l'altro ha la Croce rofTa in/ègna del popolo tutte due polle , & col-
locate negli icudi delle lor armi in vece di guiderdone delle preclare opere loro . Vedia-
mo anchor i Princfpi (i come han fatto de cognomi far ralhora delle lor armi donado par
te dì quelle,ò pur tutte à fedeli , & aftettionari loro . £r da moiri anni in qua quali rutti i
Cardinali pongon con le loro arme quelle de Pontehci,da cui fono itati creati. Talché nò
par che s'habbia a dubitare, che la colà non ritragga in qualche parte dell'antico. Quelle
armi da sbarre, 6 lilhe come dir fi debba, (ì come di tutte le cole auuiene , lì fono poi am-
piate in wccdhy in fiere , in pelei , & in vari , & moltil7ìmi inlkumenti di colè ; delle quali
andar ragionando farebbe lunga materia . & noi habbiamo promeflo di trattar di ciò più
per vn certo compimento della nolha opera ; la qual trattando di famiglie nobili,par che
B fé le richiegga in parte così fatto difcorfò , che per difputar ampiamente di tutto quello ,
che allacognition di ciò s'apparterrebbe .
Imprefe veramente , le quali par che hoggi fieno in vn certo modo feconde arme non
fono altro che il voler gli huomini con leggiadro modo palefàr alcun fègreto concetto , ò
potente affettodell'animo loro al mondo. Io non intendo dar in'quello luogo diffinitio-
ne,onde altri habbia àlludiarli per trouarmi in fallo ; ma volendo tuttauia per dichiarar,
meglio il mio penfìero,lalciarmi intendere , dico. Che tutti gli huommi ò fanno alcune
cofe,G hanno in animo di farle . L'imprefà per lo più par che (ì giri in quelle colè , che ci
vanno per la fantaha, anchor che non ilchiuda però le colè, che tuttauia fi fanno. Di que-
lla cotal nolira intentione , ò concetto che dir dobbiamo , defiderando noi far chi che fia
C confàpeuole, dichiariamo quali con vn breuiflimo manifello la mente noilra , ricorrendo
ali'imprefe , trouato certo bellilLmo de prelènti fecoli ; percioche percotendo la memo-
ria altrui col marauigliofo accoppiamento deirimmagine,& della parola imprimiamo al-
trui nel cuore con tenace luggello i profondili] mi, & alti concetti del nolko pettojla qual
colà come che con infiniti elèmpi poffa prouarli , ballerà addurne vn lòlo . Il Gran Duca
Francefco volendo nella colà dell'oflefè , & dell'ingiurie mollrar qual toffe l'animo fùo ,
fece quella modelliilima imprefà del pugnitopo con quelle parole . LEDENTEM
LEDO, quali volelfe dire, io non fono di mio proprio mouimento per fir oHefa, &: in.
giuria à chi che da ; ma propuifèrò l'ingiurie che mi (i faranno , fecondo le leggi della na-
tura comandano, ma con dimoflratione molto inferiore alla mia potenza; poiché più to-
D Ilo verranno i miei auuerfàrij ad vrtar nelle mie armi , mentre di farmi danno procaccia-
no, che io con l'animo vago , & afletato della vendetta corra all'oftela . Concetto vera-
mente di Principe giullo,& di Principe degno del nome Italiano. Onde mi lono più voi
te marauigliato, che fi ha trouato a cui così fatti titoli.ò di giulliria,ò d'humiltà,ò di man
lùetudine diano ombra,& fallidio,non oibnte che Q^Fabio Maflimo folle per la fua ma-
fùetudine chiamato pecorella, come fé i veri frutti della potenza follerò la crudeltà,la fìe-
rezza,& la rapacità, & dicendo humile, modello, &: manfueto elprimelfe debolezza, pol-
troneria,^ ignobiltà. Ambirono alcuni degli antichi Principi (licomeefclama Plutarco)
così fatti fòpranomi, & perciò venner quindi i Poliorceti, i Cerauni , & i Niceroti , ma io
non veggo per me chi non habbia à deliderare più rollo de nollri Auilriaci ad efler Aiber
£ to il fauio,ouer Ridolfo ringegnofo,ò Federigo lo {plendido,&; Leupoldo il buono (uoi fi
gIiuoli,che nonErneflo il ferreo,ò Leupoldo il fuperbo fuoi nipoti. Diend pur quelli ti-
toli à Re di Perfia,& àgli Ottomanni. alla Chrilliana pietà,&: all'Italiana domeilichezza
altri nomi,& altri titoli (ì conuengono . poi che non credo alcun ritrouarfi d'animo h per
uerlo,che à fèntir fòlo ricordare Guglielmo il maluagio,&: Guglielmo il buono già Re del
nollro reame, dal nomecrudeliflimo dell'vno ad ira & odio, dal benigniilimo dell'altro à
pietà e ad amore , incontinente non (i lenta commuouere . Ma alcun dirà che quello e
Itato vn'vfcir dalla propofla materia , nondimeno io lono di opinione , che ii come a chi
va in cammino, benché il luo fine non altro iia che di fornir il lùo viagg!o,6c di peruenire
al luogo dellinato porge talhora diletto il fermarli à vedere ò montagna, ò fiume, ò pala-
gio colture , ò altre lì fatte cole , nelle quali à calò ci incontriamo j così non lìa per effcr
noiofò
22 DELL' ARM I, ET IMP RESE.
noiofo a-I Lettore , ■Ce in qualunche cofa egli fi legga tirato alcuna volta da qualche piace- A
uole,&: honeila occafione lì lafci torcer alquanto la ilrada , purché (ènza far lunga dimora
pieltamcnte la onde ei i] partì (ì conduca . Stimo bene, che quello fia l'imprelà all'arme ,
che è il fòpranome al cognome; percioche (i come à dinotar due d'vn nome, 2>c d' vna fa-
miglia medefima,conuiene aggiugner vn iopranome per fàper di qual de due (i fauella,co
sì quando vna famiglia è tanto accrefciuta , che ella in più rami da diuila , par che biiògni
maggior diiìintione, che dell'arme a dirtinguer que rami ; come auuenne prima à Carac~
cioii Rolli, &c Pifquitij,&: poi à Carrratì della Spina, & della Stadera; & per far menzione
de 1 noih'i Re,come fé il Re Carlo primo,il quale col ralhello dillinfè la (ìia arme da quel
la de 1 Re di Francia ; le quali diilinzioni eflèndo primieramente i\a.te imprele , diuenner
poi arme, è ben vero, che fi come i fòpranomi non lì pongono à caio nafcendo per io più g
da collume proprio olleruato in quella perlona , a cui vengon polli ; così è fallo notabile
dell'imprefa il vagar in colè vniuerlàli, conuenendo riilngnerli a propri , & particolari li-
gnitìcanicnti dell'animo nolho. Onde lì come per vn Iopranome lòio par che li polla ve
nir alla conolcenza di quella cotal perlona, così ha necelTano, che vna loia imprela elpri-
ina il colìume,&: l'animo di chi la porta. Parla Tacito d'vn Tribuno, a cui fu pollo vn fò
pranome Veiigalaltra , percioche rotto che hauea la vite lui dolio d'alcun lbldato,con rab
biolà ira gndaua che gli folfc fubito porta l'altra . Onde in quel lòlo fòpranome par che
venga interamente elprelìa la natura di colui . Così dunque debbon far l'imprele ; come
felicemente riulcì al Marchclc del Vallo il vecchio , il quale volendo dimollrare, che egli
nelle cole che in tendea di fare era di natura, & di animo di volerle condur à fìne,ò di mo- q
rirui,fece la papera che luelleuavn'erba con quelle parole EFFICIAM AVT D E PI-
CI A M ; ellendo inliememente quella particolar natura della papera . Il qual concetto
medclimo caduto nell'animo à Don Giulio Gefualdo figliuolo del Principe di Venola,
conuenni io trouargli il Fibro con quelle parole OS AVT OS ò l'oliò, ola bocca,
percioche non lafcia mai quell'animale il morlò,fè non lente fgretolar l'oflòche ha tolto.
Ne creda alcuno, che dall'arme debbano efler differenti molto f imprelè : percioche lì co-
me in quelle la Icmplicirà è lodata,così nell'imprelè commendabile è la fchiettezza.Ma io
mi Iorio lalciato tirare dalla dolcezza di tal materia à dar precetti di quella arte;il che è co
tra li mio proponimento , le non in quanto non farebbe per auuentura fuor di douere il
ridurre altrui alla memoria ; che lì come i lòpranomi no da noi li ci pogniamo,ma da altri D
CI lon polli , onde ci dorrebbe che per cola lconcia,&: brutta ci folfer polli ; così l'impiefè
che non da altri ci lòn date, ma che da noi le ci eleggiamo debbono almeno ellèr tali, che
d'alcun nolho laido & reo concetto non faccian tellimonianza , come fu quella del tem-
pio che ardeua di Diana d'Efefo, ò quell'altra PARCE PIAS SCELERARE
M A N VS faccende l'vna d'vn'immoderata ambizione , & l'altra d'vn'illecito , & icele-
rato amore ritratto . Et in vero lì come in molte colè, in quella particolarmente
mollriamo la nollra leggerezza , che hauendo gli antichi hauuto imprelè , ò
almeno colè limili à loro,in niuna delle quali le non di grandi,& di gra-
ui intendimenti fecer menzione, le noilre per lo più tutte in ma
ferie di giouanili,& vani amori fi volgono. Ma l'efèmpio g
detto di fòpradel pugnitopo balli à dichiarare che
colà fia imprefà : la qual materia ellèndo lis-
ta largamente à dì nollri trattata non
ha in così fatto luogo di
più lungo difcorfo
melliere .
DE
25
ADE' TITOLI, DELLE DIGNITÀ,
DEGLI VFICI, ET D'ALTRI SEGNI
D'H ONORE, Et Prima
Del Nobile, del Magnifico , (S: deirilluftre .
B
AL MOLTO ILLVSTRE SIG. DON FERRANTE
CARRAFA DEL SIG. DIOMEDE.
P V R ragioneuol co(à,ch'io cerchi far pruoua di {òdisfar in qualche parte
a molti oblighi che io ho con V.S.almeno co confeflarlemi debirore;ilche
ho voluto fare con occahone di quelli pochi difcorfì di titoli , dignità , Se
vfìci ; i quali tanto più volentieri lio indiritto a lei , quanto che eflendone
la fùa famiglia ricchiihma , ella nondimeno tenendone come di co(è fuor
di noi quel conto che fi conuiencjd è iempre ingegnata più tolto di meritarle,che d'ador-
narlène . Sono nondimeno in vero grande ornamento della nobiltà, anzi cole propie di
lei, & quali fiato, & anima^ che le danno nutriméto, che la lòllentano, & che l'accrelco-
Q no gli vfici.i titoli,& le dignità . Gli vfici Ci danno à tempo,le dignità à vita,i titoli palla-
no a gli heredie à lùccelTori. Gli vfici lòno Capitani,Gouernatori di Prouincic,ColonneI
li,Generali, Viceré , Malki di campo, & fimili cosi di pace, come di guerra . I titoli fono
Conti>Marcheh,Duchi,Principi,Re,Imperadori . Dignitàchiamo tutti gli honori i^àgri,
Abbati,Velcoui,Arciuelcoui,Patriarchi, Cardinali,Pontefici, & così parimente Dottori ,
Caualieri . Ma alcuni vfici fono nel noltro regno paflati in dignità temporali^eifendo per
petui, fi come fono i lètte vfici del regno, gran Conertabile,Giuliitiere, Ammiraglio,Ca-
marlingo,Protonotario,CanceIlieie,& Sinifcalco,che quali à tutti li dà il giande.Oltrelc
dette colè fono certi légni d'honore, fi come fono Mellère, Signore, Nobile, Magnifico,
Illuitre , & altri . de quali le ci larà conceduto tempo à foo luogo breuemcnte ragionerc-
£) mo, & prima fi parlerà di quelli legni d'iionore. Il titolo di Nobile .'come altroue n'ho
alcuna colà toccojà tempi del Re Carlo primo era dato à pochillime perlone,& quelle di
gran (àngue,5c per molti llati chiarejonde Guido Monforte à cui il Contado di Nola,Si-
mone Monforte à cui il Córado d'Auellino,Guglielmo Belmonte acuì il Conrado di Ca
fèrta,Radolfo di Corciniaco à cui il Contado di Chieti,& Enrico di Valdimonre à cui il
Cótado d'Ariano fi donano.nó fono altrimenti chiamati che nobili. Ne in procelle) d'ai
cun tempo à Bertrando del Balzo fatto ancor egli Conte d'Auellino fi dà altro titolo che
di Nobile . Ma le noi andallìmo anco de tempi più antichi inuelligàdoitrouerrémo que-
fta voce di Nobile diuentata già titolo pieno di gloria, & di dignità darli à gli eletti Impe
radori chiamati Celati ; Onde Eudocimo figliuolo di Coilantino Copionimo fu dal Tuo
£ fratello Leone creato l'anno 776" Nobilillimo . Il qual vfo continuando poi per più Icco
li fi vede che AlelTio Comneno , quado fu l'anno 1 08 1 chiamato Imperadore Ci rrouaua
eflèr Ducad'elèrcito,Nobililsimo,6c Megadomellico. Veggo ben dadi titolo di Magni-
fico d Lorenzo Tiepolo Doge di Venetia : il quale creato l'anno i z6S ville otto anni nel
Principato; così fimilmente è intorno quelli tempi chiamato Ruberto hgliuolo del Con
• te di Fiandra. La qual voce benché paia non prima introdotta,che da 400 anni in qua in
■ luogo di titolojpercioche gli antichi chiamauano gli apparati,6c le parole,(Sc le citra,tk le
calè magnifiche; fi vede nondimeno.cheda AlellandroScuero; il qual lupromolTo all'un
peno l'anno della nollralàlute 2 24 vengon chiamati Magnifici i Senatori. Al Conte di
Fiandra padre di Ruberto già detto Ci da ben titolo d'illuiheji come parimente nella (cric
turi del Tiepolo addotta , non altro titolo che d'IlluiUc fi dà à Balduino Imperadore di
Coilan-
Nohdt
lUiiilrs
-24 DEL NOB. MAG. ET ILLVSTRE.
Cpllantinopoli, il qua! titolo come molto più che magnifico, & che nobile fu in bocca a A
gli antichi;cosi l'vio di cotal voce s'è anco molto più tuttauia confèruandofi accrefciuto:
percioche nò Colo Cicerone fece mézione di certi cittadini da Reggio i]lurtri;&: Cornelio
Tacito parlò di Blefo di fàngueiJIulhe,&Giulhno di Lifimaco nato d'illulhefamiglia,&:
Valerio Mallimo d'huomo nato d'illurtre luogo ; ma à tempi di Teodofio , Stilicone fu
chiamato iliiìihiilimo ; di che (ène vedeua in Roma vn bcllillìmo marmo , le cui parole
mi è venuto in talento in quello luogo d'addurre .
FL. STILICHONI V. C.
FLAVIO STILICHONI I N L VSTR ISSIMO VIRO
MAGISTRO EC^VITVM, PEDITVMQVE, GOMITI
DOMESTICORVM, TRIBVNO PRAETORIANO, ET AB INEVNTE
AETATE PER GRADVS CLARISSIMAE MILITIAE AD COLVMEN GLORIAE B
SEAIPITERNAE ET REGIAE ADFINITATIS EVECTO PROGENERO
DIVI THEODOSI GOMITI DIVI THEODOSI AVGVSTI IN
OMNlBVS BELLISATQVE VICTORIIS, ET AB EO IN
ADFINITATEM REGIAM COOPTATO ITEMQVE
SOCERO DD HONORI AVGVSTI APHRICA
CONSILIIS EIVS EX PROVISIONE
LIBERATA EX SC.
Qiieflo collume de i già detti titoli durò per tutti i regni di Carlo 1 1,'& del Re Ruberto,
allargclll alquanto ne tempi della Reina Giouanna prima,& per auuenturadel Re Carlo
1 1 1. incominciofli ad alterare con maggior licenza a tempi di Ladislao , veggendoli dato
del Magnifico à Mattia Gesualdo: il che pollette in gran parte auuenire: perche hauendo Q
già il Re Ladiflao perduto la Prouenza, & non ellendo pacifico Signore del regno Napo
lerano, vna gra parte del quale gli era occupata dalla cala d'Angiò,icemato di forze gh co
ueniua accrelcer i titoli de fuoi baroni per ricòciliarglifi co quelle vane,raa carej& pregia
te apparenze d'honoie . Introdotto dunque il Magn]fico,il nobile andò {cemado,&: ere-
fcendo tuttauia rambizione,& l'vno & l'altro titolo fi trouò finrJméte (òtto la caia d'Ara
gona della lùa antica riputatione in gran parte diminuito>incominciado à titolati.dico da
Marchefe in su àdarfi deirillullre;à Caualieri priuati, ma di buone famiglie del Magnifi-
co,& à gli altri alquanto inferiori del Nobile; La qual voce perdendo ogni giorno vigore,
a quelle perlòne vediamo darli hoggi di che nobili non lòno,fi fattamente che qualuque
gentilhuomo lèntifTe rogare il Tuo nome con l'aggiunta del nobile iène sdegnerebbe; poi £)
che il Re illeflò à nobili priuati dà del Magnifico,à Conti dello Spettabile,àMarche(ì,Du
chi,& Prìncipi indiilintamente deirillulhe,&: in quella guilà e proceduta,& procede nel
nollro regno la colà del Nobile,del Magnjfico,& dell'lllullre. Non mi è nalcollo quello
che da Dottori di leggi intorno quella materia delle dignità è llato fcritto,& quel che
dottamente contra la comune oppenione hauelTelòpra di ciò diicorlò Andrea Alciato,
ma da me à quello luogo è llato notato lòlamente quello che i Re , & Principi nollri di
mano in mano han collumato di fare ; che fon le più viue,& lècure leggi , che lì ritroui-
no, mantenendoli viue con l'vfo, &c con la ofleruanza .
DEL CAVALIERE, DEL MESSERE, ET DEL SIGNORE. e
mai auighare , perche volendo quelli Re nominar in latino quel che i volgari
chiamanoCaualieierhabbiano più rollo volutochiamarmilite,cheequite,&ildottoGu
giielmo Budeo dice eilere llato errore de Dottori di Leggi,nó (ì Icggédo in tutto il corpo
della ragion ciuile.chemilitedinoti mai Caualiere;maiollimocioelìerprocedutoperfug
gir la forza del lignificato della voce cquite:il quale eflèndo vn'ordine mezzano tra la pie
be,e i Scnatori,mal |i larebbe conuenuta tal voce,non dico àNobili,à Baroni,& à Conti,
ma
DEL CAV. MESS. ET SIGNORE. 2^
A ma à i Re iilefli che s'Aimauano Cauafieii per kgno (upremo cì'honoie . onde ricor^ro
alla voce generale, &: non alla particolare, rinchiudendoli fòtro il milire non meno il ibi-
dato a pie , che quello à cauallo , & fippieiidoii molto bene , che non difprczzauano gli
antichi Impcradoii di chiamaid militi . Ciò lluno 10 edere LhitÀ là cagionc,che li tollc ri-
corfo alla voce del milite, più follo che à quella dell'equite. Onde fu conlìderato da
alcuni dotti de prelenn tempi , che nominandoli alcun de noih-i nobili, latinamente
Eques Neapolitanus veniua àtar tutto il contrario di «quello, che egli harebbe voluto:
perche Berardino Rota nella feconda imprefiione, che egli fece delle lue Poelie Latine,
ripolè in luogo d'cquite Napoletano ( errore per auuenruia htto da Correttori della pri-
ma imprellione) Patritio Napoletano. Ma che di eie li folle h cagione , milite in lomma
g nell'Archiuio vuol dire Caualiere. A coiloro fra l'altre cirimonie fi cigneua la fpada à la-
to , & queiìio era il cingolo militare , Se perche in limili folennità fi faccua grande, & lòn-
ruolà felta , era per quello pcrmelfo à Baroni , che poteflero da lor ludditi rilcuotere vn
certo diritto, oc il Re Carlo II. fa bandire vn parlaniento generale in Nnpoli l'an-
no i 2 85» prò militari cingulo dando Carolo nollro primogenito, &. de priuati gli efèm-
pi fono infiniti . Quello è quello, che volle interire Matteo Villani nel terzodecimo cap.
del quinto libro della fua Cronaca , fchernendo coloro , i quali lènza hauer fatto alcuna
folennità , ò apparecchiamento , ò Ipela ien'erano in Siena la (era con la lua famiglia an-
dati à celebrar le felle della lorcaualleria. Non fi daua quello ordine fé non per parti-
colar priuilegio del Rea chi non folle nobile, & ciò molto di rado, & pergrandiflimi
Q meriti, & quando fi daua, diuentando quella perlòna Caualiere, diuentaua ancor no-
bile: onde non è (è non in ogni modo argomento di nobiltà il troiiariì nell'Archiuio
{ègnato con quello aggiunto di milite . anchor che hoggi in Napoli rutti color che fon
nobili ; benché ordine di caualleria alcuno non habbiano ; indillintamente li chiamino
Caualieri . Quello vfo llimo io , che fia nato ; peicioche non hauendo ab antico la Nap.
nobiltà altri elcrcizi , che militari ; & perciò creandofi 1 giouanetti nobili donzelli , & di
mano in mano i donzelli faccendofi Caualien,veniuan per conièguente in procelfo di té-
po tutti i nobili ad ellèr Caualieri j come tutti i nobili Romani , (e ben non nalceuano Se-
natori per l'età, che era loro d'impedimento, nel tempo dell'età legittima diueniuano Se-
natori . Dominus quando e polpollo al nome lìgnihca Signore , cioè padrone Ioannes
D dePertis Dominus Rhodi. RahodeTrenrenaria Dominus Guardia?, 6c limili : quan-
do è pollo innanzi, i volgari in quel tempo harebbon detto Mcllere,& dauad à Dottori,
à Caualieri, & à Preti . Quella viànza è durata in Firenze quali infino all'età de padri no-
llri , doue non harebbon detto Meflère à niuno altro lor citradino,benche grande, le egli
vna di quelle tre colè flato non folle . Durò anco in Napoli lunghilhmo tempo , benché
prima corrotta , che nell'altre parti d'Italia , & non fòlo come alcuni ilimnno per tutto il
rempo de Re Franzefi, ma ancora per molti anni degli Aragoneli ; onde l'iiloria dei Duca
di MonteIione,che fègue per tutto l'anno 1478 via chiamati nobili Napoletani con ti-
tolo di Meffere , M. Ottino Caracciolo, M. Iacopo Caldora, M. Francefco Pannone, M.
Crillofano Gaetano,&: fiiriili,che tutti erano Conti,&; gran Signori,6c non folo gli Italia-
E ni,ma anco coloro, che vennero col Re Alfonlò, M.Inicod'Aualo, M.Diego Cauaniglia,
ed altri. E ben vero, che fi come al nobile auuéne: la qual voce honoratifhma,& gloriola
fcemando di mano in mano di polfo, e di lena G è à tempi noflri condotta in dilpregio di
cialcunojcosi la voce del Meflère,che à Papi,& Imperadori,&: à Re grandi,nó che à nobi-
li,& à Caualieri Ci daua,foacciata à tempi nollri,&: fchernita da ogn'huomo di qualche for
tuna, à pena truoua ricetto nelle calè de làrti,& de caIzolai,etfendo in fua vece ioctentrata
quella del Signore , onde hcbbe gran ragione quel Poeta Satirico di clclamar nella guilà
ch'ei fece . E nondimeno il coilume di tal voce-, benché nel modo, che il è detto fmarrita
nel reame di Napoli , in qualche parte , à chi diligentemente riguarda, iellato & ollcruato
ne giudicij , oue à Dottori in Vicheria , & nel Configlio benché nobili , fi dà il più delle
volte del Mellère, 6c non del Signore , non per liccmar iorolariputatione; come Jcu-
c ni
z6 DEL CAV. MESS. ET SIGNORE.
ri {cioccnmenre fi (bno immaginati : ma per accrefccrglene , percioche non riccucn- A
do i giudicij cjuclla voce di Signore: Liqiule non darebbono ad vn genrilhuomo pri-
llato , chiamano il Dottore fecondo l'antico collume con quello honorato titolo di
Mcilèie . Riconobbe ottimamente la forza di quella voce Scipione di Somma ; il qua-
le elfendo io fanciullo gouernò con molta lode dell'antica (èuerirà le Prouincie di Ter-
ra d'Otranto, &. di Bari : percioche ad vn che nel (ìio feggio credendo di pugnerlo,
gli diflc Melfeie, rifpofè, & quello ho io più di voi , volendo (ìgnilìcarej che (i come nel-
l'altre colè non era da meno di lui , conuenendoglifi tutto quello , che à gli altri nobili del
feggio s'apparteneua , haueua ancora il titolo à^\ Meflère , che à quegli che Dottori non
erano non s'apparteneua, le bene intendendoiì hoggi per lo più molto le cofè a rouefcio,
alcuni (ì rechino à vergogna l'hauer da Dottori hauuto principio; non fàppiendo dei- g
la nobiltà Romana grandiHimo ornamento ellère llata l'arte oratoria ; in vece della qua-
le è (iiccedura à dì nollri la legai protezione ; ne di ella legai proleilione cofa alcuna ellèr
più nobile . Onde Elio Spartiano parlando di Saluio Giuliano bilauolo di Didio Giu-
liano Imper.idore dille; che egli fu due volte Confòlo , Prefetto della città, & Giure-
confulro, il che lòggiugne , magis eum nobilem fecit . Ma onde l'origine della voce di
Signore dilcenda ; poiché tanto oltre trafcorll (ìamo non farà forfè inutile di fàpere ,
& dinotando ella in vn medefìmo tempo dignità, & dominio, per quel che io ilimo par
chela Tua primiera origine proceda da dignità : ellèndo il Signore volgare voce corrot-
ra dal Seniore latino ; à che fa molto à propofito vna fcrittura da me trouata nell'Arci-
j> uclcouado ^\ Bari , fòtto l'anno 1075-. dice ella così . Septimo anno Domini Michae- q
j> lis , & Domini Conllantis Porphirogeniti , & cum eis regnante Domino Androni-
„ co fancliflimis Imperatoribus nollris, mcnfè lanuarij , Inditionexij , doue fi legge.
» Ego VVidelmo de Monanaa Seniore Dominus de ciuitate Fiorentini prò anima, &c.
i> Et Ranfridi germani mei , & confènfù Domini Riccardi Comitis Lorotelli Senioris mei.
Dalle quali parole par che (ì ricolga quella voce dinotare vna certa fòrte di dignità ,
come in Firenze li dice il noilro maggiore, che è li padrone della ragione. Hora io
llimo che fùccedendofì à feudi fecondo le leggi Longobarde comunemente in quei tem-
po da tutti, auueniua fpeffo, come hoggi m alcuni luoghi di Tofcana fi cofluma , &
particolarmente tra Marchefi del Monte , che fé ben le rendite van del pari , il go-
uernò de fùdditi fi dà al più vecchio, che così in quel tempo il gouerno, o reggimen- £)
to di quel tal luogo Seniori , cioè al più vecchio li delFe ; & perche efiendo colui Senio-
re, cioè il più vecchio, veniua perconfèguentead ellèr padron dei luogo, incominciò
quel che li diceua Dominus , à dirli Signore , & così Signoria à dinotar il dominio d'al-
cun luogo. Trafinutato dunque quel che fònaua prima vna forte di dignità, &:d'ho-
noranza in virtù , & lignificato di dominio ; il che auuenne parimente della voce patro-
r!us,che fignihcandoauuocato, & protettore prefè ancor ella forza di Signore, ha poi
(èmpie ritenuto , & ritiene tuttauia quella contratta proprietà di dominio , & di padro-
natico , ne in altro fignihcato è prefò mai dagli antichi Icrittori Tofcani ; i quali volen-
do efprimere titolo di dignità diceuano Meflère; ma tu perche non vai per Signorto^cioè
per lo tuo padrone , dille il Boccaccio , fé non quando Principe dinota, che è quafì vna e
cofà llelFa. M.Cane il quale intendente Signore era . Il Re di Scottia vecchiflimo Signo-
re, 6c li fatti luoghi. Ma che lì folFe introdotto poi per adulationeà chiamare altri
fuo padrone, à chiunque è pur vn poco vfàto nel regno di Napoli, non parrà maraui-
glia , coilumandofi hoggi dì da molti à molti dir Re mio , & Principe mio , onde quan-
do diflero Signor mio , vna così fatta cofa fèntirono, &: vn cotal fentimento efpreflè-
ro ; alla quale adulatione dandoli tuttauia maggior vento fi dille ancor poi allòlutamen-
te Signor tale , &: Signor corale , come è vfanza , che de fùoi afletti cialcuno vuol ch'altri
partecipi, ondehoggi il figliuolo chiameràla madre la Signora in prefènzadi coloro,che fi
gliuoli di lei , & f uoi fratelli non fono , & così la nioglie dal manto vien detta la (ignora,
non die appreflb 1 fùoi famigliar i,ma entiandio appo altri. Così fatti modi iufingheuoli ,
chi
A
B
DEL BARONE.
chi de cof^umi hauefTe parlato harebbe per auuentura chiamatili fàtieuoli non che altro ,
non mi ricordando io hauer vdito dire ai Gran Duca Coiimo mai altro che Ja mia moglie^
fé pur non s'hanno cortoro à fcufare co l'antico coltume, chiamadofi anchor da Romani
la moglie dominajche i Tofcani han detto poi donna, & onde forfè il Don di Spagna de-
riua,ò (e pur noi no diciamo,che dicendofi Signor Francefco tanto montaflè à dire,quato
Marcheie ò Duca Francefco, come auuiene de Marchefi Malefpini, che tutti col titolo àX
Marchefe ^\ cognominano ; & in Firenze hoggi di ilcflb dicendofi Signor tale , non altro
vuol dinotare,che quel tale effer d'alcun luogo Signore . come i Signori di Vernia, ò que-
gli della famiglia di Montauto fono appellati . Tale è dunque fecondo il mio auuifo di
cosi fatta voce rorigine5& la proprietà, auuertendo, che come che ella fìa voce generica,
ha nondimeno nel regno quella proprietà, che parlandofi afTolutamente di Signori,di Si-
gnori titolati s'intende, & diedi dall'altro canto d'alcuna terra effer alcun Signore , quan-
do ha quella terra fenza altro titolo,& par che vada innanzi al Barone,come che ne l'vno,
ne l'altro venga comprefò fòtto 'ì\ nome di titolati: i quali fono Conte, Marchefe , Duca,
Principe, & non altri .
DEL BARONE.
O N è dubbio, che vn Signor d'vn calkllo ^i chiami Barone , & che Baronia fi
dica il caiiello , ò più caifclla da quel Signor poffedute; pur che infieme vadan
congiunte,percioche altnmente più Baronie fàrebbono. E ancor Barone voce
generica , che fotto il nome de Baroni, & i Conti, e i Marchefi , & i Duchi , &;
i Principi , & '\x\ fòmma qualunque altro Signor di feudo s'intende , pur che ad vn fupre-
mo Principe fien fudditi . Onde fi dice la prima, & la feconda guerra de Baroni , quando
vna gran parte de i già detti Signori al Re Ferrante fi ribellarono . Ma i Signori alfoluri
d'Italia , ò d'altre prouincie diconfì propriamente Principi, &: non Baroni . Come que-
fta voce fìgnifica dominio,& dignità, cosi volgarmente è quafi per tutta Italia prefà mol-
te volte in cattiua parte ; onde baroni ò^i Campo di fiore fi chiamano in Roma vna certa
forte di mafcalzoni , i quali non hauendo arte alcuna , ò fé pur n'hanno , quella non vo-
lendo efèrcitare , ne à f èruigi altrui impiegandoli , viuono di rubberie , & di trilfeie .
D II dotto Alciato ^, difcorrendo ne fuoi parerghi intorno quella voce dopo hauer riferito
la diffinitione , che ne dà Baldo ; ciò è , che Barone fi dica chiunque ha il mero , & mifto jg. ^*'
imperio in alcuno cartello per conceflìone del Principe, venendo all'etimologia del voca-
bolo dice, che alcuni fono itati di opinione , che con f efèmpio della Greca fauella dinoti
grauità . Altri che fìa voce antica , & trouata appo Cicerone ; & che dinoti vn'huomo
goffo , & flupido . Haec cum loqueris , nos barones Itupemus , tu tecum ip(è rides . Ma
egli dubita della fcorrezion del telì:o,trouando appo il medefìmo autore dinotar fèguace.
Apud patronem , & reliquos barones te in maxima gratia pofùi . Et volendo dopo ac-
cordare quefte diuerfità , in che modo poffa fignihcare llupido, & fèguace; dice , che z^i
truoua effer certi popoli di Spagna detti così da vn fiume Veroni : i quali li come fanno
*^ hora i Tedefchi fbleuano Ilare alla guardia de Principi ; & è venfìmile fòggiugne, che efl
fèndo grandi di corpo foffer di ftupido ingegno , come fuole effer tal fòrte di milizia .
Onde par che conchiugga , che in quello modo per vn trafportamento fatto da i lor co-
ilumi barone pofià fìgnificare llupido , come voleflè dire , che veramente fìgnifichi fè-
guace . Io non ho da contrallare all'Aiciato > ne da me truouo cofà , oue io altramente
fèntendo poffa attaccarmi . Se non che confiderò bene , non eflèr gran marauiglia , che
vna llefià voce contrarie , non che diuerfe colè lignifichi ; come appo gli Italiani lì è det-
to della medelima voce, di cui parliamo,intendédofì fòtto effa cosi i Signori de callelli,co
me que cattiuelli,che nelle città principali viuono di trillizie,&: di rubberie . Onde non fa
rebbe gran fatto , che apud patronem & reliquos barones lìgnificaflè fèguaci . Harc cum
loqueris , nos barones Itupemus, dinotaffe noi ilupidi . Relli alfarbitrio di chi legge il
e 2 decider
28
DEL BARONE.
rajftUi.
2, nd li'f'
Jopi\t le
pandette
b.nelle P.i
jerghe
yap.
e. lib.^.c.
80.
d.UL^.c.
3<S.
redeli.
LlgU
icuào
decider di quella etimologia quello , che a lui più torna nell'animo ; poi che intorno la A
forza òi eilà , & il lignificato della colà non ha^dubbio veruno di quel , che ella lignifichi .
Paolo Manuzio nell'vltima epillola di Cicerone del libro nono,che Icriue a Papirio Peto,
oue dice, llle baro te putabat quxlìturum vnum c^lum eflet an innumerabilia , dice , che
baro per quel, che ne Icrille Suida, fu vna donna, la quale diede opera alla Filolòfìa ; onde
nacque , che certi filolòlì llolidi indegni di quel nome foll'er chiamati quafi per dilpregio
dal nome di quella donnicciuola baroni . Ambiuogio Calepino intende per baroni liuo-
mini molli, & efteminati , volendo che Cicerone nel luogo di lopra allegato apud patro-
nem, & rcliquos barones intenda degli filolòh della lètta dell'Epicuro . Ma perche in di-
cendo baione , ii intende lubito di vaflallo , non làrà fuor della materia il cercar di quella
voce. Il Budeo 3, mollrando che quelli, che noi hoggi chiamiamo valfalli lì potrcbbon la- B
tinamente chiamar clienti , & l'homaggio clientela ; lì come dice anchor l'Alciato ' ; che
il feudo fi può chiamare ius tìduciarium , & clientelare , non mollrano però , onde quella
voce lì venga . La qual nondimeno io llimo , che Vaifo folfe primieramente detta,come
da Annonio par che lì caui ^ , il qual trattando d'vn parlamento fatto da Carlo Magno ,
oue Tallilone Duca di Bauiera fu acculato di tradimento, cosi dice. Cum in eadem villa
generaiem populi lui Rex conuentum fieri decreuilfet , ac Tallì lonem ducem lìcur & cx-
tercs vaflòs luos in eodem conuentu adellè iullillèt . il medeiìmo autore parlando più di
lòtto ", dell'imp. Lodouico Balbo , quando prelè il regno dopo la morte del padre dice ,
Abbates eriam , & regni pnmores & Valli regij le illi commendauerunt,5c làcramento le-
cundum morem fìdelitarem piomilèrunt . in ammendue i quali luoghi non par , che al- Q
tro voglia dire, che valfallii foilè così detti dall'effer polli da bairo,& lotto a lor lòurani lì-
gnori ; onde il Boccaccio dille huomo di bafla conditione . Dal qual giuramento di fe-
deltà, che a lor baroni , & lìgnori prellauano furono anchor detti Fedeli , voce Ipeflò ri-
trovata appo gii antichi Iciictori Tolcani ; & parimente ligi, come dille ancho il Petrarca.
Er lolle Icudo è anchor detto da fede , così dalla fedeltà , che il luddito giura di prellare
al lùo lignote , come dal riceuimento , che fa A lignote àt\ lùggetto nella lùa fede , che
come il Budeo dottamente dimollra,recipere in hdem appo Celare non lòlo dinota far ad
alcuno vna làluaguardia , ò vn làluocondotto , & appo Cicerone limilmente lignifica 11-
curtà , Thellalonicam fide tua venire iullìili ; ma par che dinoti aiuto. Onde coloro à cui
alcuna ingiuria veniua fatta implorauan la icàz de gli Djj,&. degli huomini;come Pamfilo D
fi appo Terentio del torto , che gli parca di riceuer dal padre colliignendolo à tor mo-
ghe lenza hauergli prima fitto laper cola alcuna . prò deum atque hominum fidem quid
eli, lì non ha:c contumelia eli ? percioche li come 1 vallàlli hanno obligo col lignote d'el-
feigli vbidienti &: fedeli , così hanno i {ignori obligo co vall'alli di difenderli da ogni in-
giuria &: villania; onde nonhabbiano à ragione à gridare ; pio deum atque hominum
ficem . La qual colà le così da lìgnori , come da fudditi del nollro reame folle ben te-
nuta a mente j molto minore del lìcuro vedremmo il numero delle liti,& la copia de ram-
marichij , che non veggiamo .
DEL CONTE.
Comitdtus
la Corte,
V E L , che noi nella nollra lingua chiamiamo compagno , da Latini fu det-
to Comes; ma lòtto quella voce intelèro eghno propriamente, &c per lo
più compagno inferiore, dalla qual voce li formò poi comitatus, cioè com-
pagnia , intefa limilmente in quel modo . Onde quando Cornelio Tacito
parla della partita di Tiberio da Roma , dice , profcdio aido comitatu fuit , che Ipe-
zialmente in tal luogo s'interpreterrebbe con poca corte . Et che quella voce in pro-
celFo di tempo , quando de Principi fi parla, riceua quello lignificato ( benché à pri-
ma villa so che parrà altrui Urano, non elTendo per quel che io fàppia, da altri lla-
ta coniiderata ) li può veder chiaramente in Ammiano; il quale nei decimolèllo libro
della
D E L e O N T E. 2^
A della Cm hiiloria del Re Conodomario parlando fatto prigione da Giuliano Cefàre,dice.
Etdiebus polka paucisdudlus adcomirarum Imperatoris, millusq cxmde Romam , &
quel che fegue . Oue ad comicatum imperaroris, non par che poHa dir altro, che in corte
dell'Imperadore , & altroue , ad Principis comiratum Maximinus accitus, & nel 1 7 libro
umilmente è fcritto , llatimque ad comitatuni Augulh lunr inilTi aliquot. Ma fopra tut
ti i luoghi, come che molti fène potrtbbono addurre, quello nel medelìmo libro il dimo.
i\ra. indubitatamente ; oue parlando della fama peruenuta in corte di Conlhntio delle co
fé fatte da Giuliano, mollra che tutti i Cortigiani , & dotti nell'arte dell'adulare incomin
ciarono à farli befte, & à difpregiare gli honorari fatti di quel Capitano . Sono le fue paro
le tali . H^c cum in comitatu Conltantij lubinde nofcerentur , omnes qui plus poterant
B inpalatio adulandi profcflbres iam dodi rccte confulta, profpereq-, completa verte-
bant in deridiculum . Da quelta voce Ihmo io che venga in Firenze la voce del Corteo,
che così lì chiamano quelle ragunate, che le donne fanno 6 per conto di nozze , ò di bat-
termi . Se vero è dunque , che cornirarus dinoti la corte in tali luoghi , comes parimen-
te intorno i già detti tempi hgnifìcherà non tanto compagno , quanto cortigiano , fami-
gliare , &domellico di quei Principe, con cui G trouerà, congiunto . Quo cognito ad in-
dignationem iuliam hilianus ereclus , cum munerandus veniflet ex more, quatuor comi-
tes eius , quorum ope & fide maxime nitebatur , non ante abloluir , dum omnes redierc
captiui. Et altroue (1 legge d' quella voce comites polla aflbiutamente. TumAlcleopi-
dotus,&: Luto,& Maudio comires laterempri lunt . Elfendo dunque il numero de Corri-
T C gi^ni grande, incominciarono da Principi in diuerlè colè ad elfere impiegati ; onde lòrlè-
ro i nomi di diueifi vHci, ma chiamati (tmpre con la voce generica comites , & poi lopra-
giugnendo il particol?r vficio, al quale cran propoli, come fé quella voce dinotallè capo,
ò capitano, ò caporale, ò propoiìo, o (opralbnte, ò (òpraintendente ; voce che vediamo
tutto dì metterli in \io per iar diuerii 1 carichi, & gli vrici commefli. Così nel medelìmo
Ammiano li vede efler chiamato comes domellicoium, che per auuentura i^ potrebbe in-
terpretare il capo de cortigiani . Comes rei priuata: , che forfè è quel che noi diciamo il
maelh'o di cafa . Solenniorum comcs,direbbe alcuno maellro di cerimonie, Largitionum
comes,che forfè fegretario delle rimunerationi li potrebbe interpretare. Veggoniì ne nuo
ui.& vltimi libri del Codice titoli de Conti Con(illoriani,de Conti, & Tribuni delle Icuo
D le,de Conti,& archiatri del làcro palazzo, de Conti, i quali reggono leprouincie. La qual
colà intìno ne marmi li vede fparlà,come in quello in Napoli già pollo in cafa di Giouan-
oi d' AiolTa fi vedeua .
M. MAERTO MEMMIO FVRIO BABVRIO
CECILIANO PLACIDO C. V. PONTIFICI MAIORI
PVBLICO P. R. QVIRITVM QV I ND ECEM VIRO S A CRIS
FACIVNDIS, CORRECTORI VENETIARVM, ET HISTRIAE,
PRAEFECTO ANNONAE VRBIS SACRA!: CVM IVRE GLADII, GOMITI
ORDINIS PRIMI, GOMITI ORIENTIS AEGYPTI, ET M ESOPOTA MI AE, IVDICI
SACRARVM COGNITIONVM T E R T I O, IVDICI ITERVM EX
DELEGATIONIBVS SAGRIS PRAEFECTO P R AETORIO,
ET IVDICI SACRARVM COGNITIONVM TERTIO,
£ CONS V LI O R D I N A R IO PATRONO
PRAE STANTISSIMO REGIO
PALATINA POSVIT.
Vedefi dunque fra l'altre co{è , che Comites cran mandati àgouernar leprouincie, co-
me fu Romano in Africa nel già detto Marcellino . Leptiani pr^^Iìdium implorauerc
Romani Comitis per Aphricam recens proueóli . & altroue . Julius Comes per Thracias
copiis militaribus prxfidens . Vedeli anchora che benché folle grande , & nobile vfi-
cio, eraperò da meno del maellro deCaualieri; onde e bellilfimo quel luogo d' Am-
miano , doue parla d'Equitio propolio all'efercito dell'llliria , non già maellro de
Caualieri, ma Conte-, nondum magiller , (ed Comes dice egh . Ma quandp a Conte
s'aggiugneua maggi ore, vedeli, che dinotaua (òpraeminente dignitàjil che meglio di tutti
e j mollrò
Ctrtf*
C*mts i»
mefiic*-
friuaU:
SoltnM9-
rt* Comes.
Ctmites
C»njtfi»~
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Ccmitts ,
et Trihuiù
fchiUrit,
C trutta ,
trt fieri
fdlttij.
Cemitet
frttuncié
rum.
CtfHt iti
^0 DELMARCHESE.
moihò Vcgctio,iI quale degli efercitiA del ior numero fauellando dice,che anticamente A
nelle leggieri guerre refèrcico no cóteneua più che vna lcgione,& gli aiuti,che faceua il nu
mero di dieci mila fanti , & due mila caualli,&: cjuefto clèrciro era condotto ò da Pretori,
6 da minori Capitani ; ma le il numero de nimici lì diceua eller grande , in quel calò log-
giùge egli,conlularis poteibs cu viginti milia pedjtum,& cjuaruor equitù tamqua Comes
maior mitrebatur.màdauali il Cólolo con ventimila fanti,& quattro mila cauallijì come
hoggi lì manda il Conte maggiore. Quélk iòn dunque l'origini della nalcente dignità de
Conti; 1 quali prédendo tuttauia maggior nerbo, & da compagni, ò cortigiani ad vnciali
fàliti paflarono anchor fìnalir.ente ad eflcr Signori de luoghi , oue eran mandati a gouer-
nare, ellèndo diuenuta la podellà che lì daua à tempo perpetua;Come à tempi frelchillimi
vediamo ad alcuni eflere Itate date alcune cartella in Capitanato ciò è in gouerno,che an- B
chor dk polcia diuenner perpetue , benché altro titolo non vi li aggiugnelle , come ru la
Torre del Greco in cala Carrata. Cotali diuentarono quegli Conti, i quali hoggi noi hab
biamo. In qual tempo, & lòtto qual Principe, & chi folle quello primiero Conte,iI qua-
le incomincio ad hauer così Fatta Signoria, io confelìo non hauer per me ritrouato; & tra
tanta oicuiità, & confulìon di colè malageuolmente perauuentura ritrouar lì potrebbe .
Quello è ben certo nel noilro regno antichiHìmi eiler i Conti, & per rhilloria Calìnenlè
{ì veggono auanti à i Re i Conti di Conza,i Conti di Tiano,d'Aquino,d' Aliti, di Pietraab
bondante,di Valua,dìlèrnia, di Sora,& altri molti. Innanzi à i Re atcuni eran liberi, altri
lòttopolì:! a Duchi di Beneuento ; lì come lì vede hoggi in Lombardia , à cui era in quel
tempo molto limile il regno Napoletano. La qual prouincia lì come per mancamento de C
gli imperadon Conilantinopolicani oueio Orientali in Ducati ouer Principati di Bene-
uento, di Salerno,& di Capoa lì diuife, così la Lombardia mancando le forze degli Impe-
radon Occidentali in Ducati di Ferrara,di Mantoua,& di Parma fi è poi diuifa. Non por
tano 1 Conti cerchio neiraimi,come i Marchelì,& i Duchi. Sono chiamati Spettabili,^
non Illuihi. Cteauanlì da i ncihi antichi Re con molte folennità , fi come in Vgone Fai
cando lì vede, oue parla della promotione di Riccardo di Mandra Coneibbile al Conta-
do di Molili. Comes creatus tubis,tympanis,cimbalisq; de more lòlleniter prareuntibus .
Et per alcune (critture : le quali fono apprelTo di me , quando il Re Ladillao l'anno 14-^^
crea Perdicallò Barile Conte di Monderifo,ciò fa mettendogli in man lo ll;endaido, forlè \
come à far alcun Caualiere lì cingono la coreggia , & gli Ipioni . dicono le parole , cidem D
magnilico Perdicalfo per traditioné vexilli concellit titulum comitatus Montis Odorisij;
iplumq; didi comitatus inlìgnis decorauit . Hoggi in niuna altra cofa la dignità appare
de Conri, fé non che dinanzi al Viceré hanno la leggiola con la Ipalliera, & à tauola lì da
loro la tazza , che volgarmente chiamali la lòttocoppa . Seggono ne parlamenti lòtto à
IVlarchelì,& fopra tutti gli altri Signori,^ Baroni,che non han titolo .
DEL MARCHESE.
^^j ONSENTONO quafi tutti gli Scrittori.i quali di ciò han parlato che Mar
(K^.^jn chele lia detto da Maica,con la qual voce i Germani chiamano i LimitijOnde £
^ÉjJ tanto voglia dir Marchelè, quanto Capitano di quel Limite . Ma perche ciò
Iia meglio intelo è bene che noi diciamo^ che cola vogliamo intendere co quelU voce del
limite. Limen i Latini intendono quel che noi diciamo il limifarc,ò la fòglia della cala; on
de per trailatione fi diceuano limina imperij i conlini, quali follèr la lòglia,&: il limitar del
l'imperio. E da Latini terminata anco quella voce altramente , & diceli limcs, che dinota
vna cola medelima, anchor che habbia altri (igniticati. Onde Cicerone dille,che à bene-
menti della patria quali vna foglia lì daua l'entrata nel Cielo , & diconfi i limiti de campi,
che fono i termini de poderi , per la qual colà ò limites , ò limina imperij lì dica , i con-
fini dell'imperio dinotano ; & ciò non riceue difficoltà veruna . Hora come à tempi no-
ikii Principi Chriiliani più che altri collumanodi guardar le frontiere de loro confini
con
DEL D V C A.
Ji
A con rocche, cafielli > & Fortezze ; così gli antichi Romani guardauano quelli /oro limini ,
6 limiti con legioni di (oldati ò di maggiore,© di a:iinor niimero,iecondo l'importanza di
«quelle frontiere per lolperto de nimici, & vicini, ò deboli, 6 potenti, ò manfìjeti, 6 Feroci
ricercaua. Quelli limiti eran molti,&: Vopilco in Aureliano fa menzione di Auulnio Sa
turnino Duca,ò Capitano del limite Scitico,& così parimente di Giulio Trifone del limi-
te Orientale,& d' Vlpio Crinito deli'Iiliriciano , & del rracio,& di Fuluio Boio del limite
Retico. Bonolo fu anchor egli prima, che peruenille all'imperio Duca del limite Retico.
£ di bella conliderazione intorno quella materia queilo,che il medefimo Vopifco dille in
Probo. Il quale hauendo m animo per cagion delle lor ribellioni di dilàrmar certi Princi-
pi de Galli, i quali contìnauano co Germani ; & che doueffero, le folfero ofìefi afpettar gli
_ aiuti,& la ditela de Romani ; parue che ciò veramente non potelTe farli, fé prima il limite
Romano non fi folTe ampliato, & folle diuenuta prouincia tutta la Germania . Se Marca
dunque vero è, che apprello i Germani quello ha di preiènte,ò per l'addietro ha flato , che
appo i Romani è il limite; il Marchefè non altro appo loro farà, che appo i Romani era il
Duca di quel limite . Il quale anchor egli di temporale perpetuo diuenuto , è fatto titolo
non (òlo di Signoria,ma di dignità, come degli titoli fi è detto. L'Alciato nel libro primo
à capi 2 T'de luoi parerghi non vuol , che Marca appo i Germani fia limite , ne meno , che
venga da quella voce , che Paolo Diacono accenna nel libro fèllo de fatti de Longobardi,
cioè Marphais; ma llimaeller voce Celtica; i quali per Marca intendono il cauallo, onde
furono detti i Marcomanni, buoni nella caualleria , & il Re Maroboduo per hauer il cor-
_ pò à guifà di cauallo,& a confermation di ciò aliega,che inhno a nollri tempi i Franzelì in
tendono per marciare il caualcare , & adduce l'autorità di Paufania ; il quale vn tripartito
ordine di Caualieride Celti, i quali erano nell'elèi cito di Brenno nìollraelTerellaro chia-
mato Trimarciha. Concorre nel rimanente,che in tal guifà come degli altri li è detto, di
uenne poi giuridizione perpetua . Quello che di ciò il vero fi fia ; certa cofà è trouarfì ne
tempi baffi non folo Marchefè, ma Marca, che per vna prouincia s'intende,come era il li-
mite . Onde infino a nollri tempi due prouincie così dette ritengono il nome , la Marca
Triuigiana, & la Marca d'Ancona; ma Liutprando dille anchora la Marca di Tofcana.
Vuido tilius eius.quem ex Adelberto genuerat,iicut pr^diximusTufci^ Marchia tenebat,
altroue dilTe, che Arnoldo venne à Verona pafTando per la prima Marca d'Italia Trétina.
Pj & gli scrittori Germani, &c della Marcad'Aullria,8c di Morauia,&: di Stiria, & della Mar-
ca Badenfè fanno menzione. Di quelli Marchefi chiariflìmo fu in Italia il nome de Mar-
chefi di Tolcana; com.e che altri anchor vene follerò, perche fi raccóta,che effendo l'Imp. T<>fcd»4 .
Lodouico III. venuto in Italia,& alloggiato in cafà d'Adelberto Marchefè diTofcana,re-
flò grandem.ente marauigliato della gràdezza di quella Corte, onde voltoli ad vn fuo ami
co diffe . Quelli mi pare anzi Re , che Marchefè : percioche io non veggo in che egli lia
da meno di me, che nel titolo. Nel nollro regno come il nome delDuca,&del Conte ve
ne prelliflimo, & quel del Principe forfè prima che altroue, così vi comparue molto tardi
quel del Marchefè; effendo io di opinione,che il primo folTe Cecco dal Borgo fatto Mar-
chefè di Pef cara dal ReLadiflao: il quale fu folo di quella cafà; ma fiatine poi tre degli
p Aquini , & cinque degli Auali ; viene il prefènte Don Alfonfo ad ellère il nono Marchefè
di Pefcara^ il qual numero in altri Marchefi,ò Marchefàti del regno non apparifce.
DEL D V C A.
V X appo i Romani nell'età di Celare , & per molti anni dopo fu voce generi-
ca , &c lignificò capo,& guida non tanto di genti,&: di elerciti ne fatti iriilitari,
quanto di qualunque altra cofà , Dux prefedlusq; clafìis dille Cicerone . Et aL
troue. Natura optima reóte viuédi dux.& altroue volcdo mollrare,che la mor
^f4rc<^
tjd.
Marca
d'^yfnco-
tft.
Marca di
Alar ex
Trcnttn*.
te àghhuomini, & alle donne chiare è fcorta à farli andare in Cielo in vecedifcortadilTe
Dux. Quello che noi intendiamo di dimoilrare fi è,che Dux non voleua inferire partico-
^^ iar
^j D E L D V e A.
lai- vficio neirefercitOjCome è veibigraria il DitMtore,iI Confolo,!"! MAcftro de Caualicri, A
i! Tribuno , & (ìmili, ma indillinramentc qualunque capo lotto la cui guida , ò capicania
gente fi conduceflè , ò cofi alrra fi facefle . Ma ne rempi più badi incominciò à dinorare
vn particolar vtìcio , che gli Imperadoii dauano a lor capitani : il che per molti autori di
quelle età chiaramente (ì può comprendere : i quali così il nome del Duca , come quel del
Ducato prendono per vn vhcio particolaie,& non generico . Elio Spartiano nella vira di
Pelcenio Negro, volendo mollrar il giuditio, che di lui fece Còmodo Inìp.nkrilce quel-
le parole. Peicennium fortem vini noui, & ei rribuatus duos ia dedi,ducatum mox dabo.
Oue (ì vede , che hauendo parlato de due tribunati , intende di quello vlìcio particolare
chiamato Ducato, come mollra Lampridio in Lliogobalo,quàdodilfc, che egii fece i iuoi
Liberti Prelìdi , Legati , Conlòli , Duchi , & tutte le dignità imbrattò con la viltà d'huo- B
mini Sciagurati. Giulio Capitolino ne due Mallimini dilfe . Cum cius loci iam (is.vt du-
catum pcflìs accipere, & altroue molhò, che l'vlnme preghiere del milcro Gordiano fu-
rono,che almen Filippo l'haueflè in luogo di Duca ; & laiciallclo viuerc . QueAi Duchi
erano prepoiti così alla cura degli efèrciti , come alla guardia delle proumcie , &: de limiti
de Romani. Onde da Trebellio Pollione vien nominato ne due Galeni Ceionio ouer Ce-
cropio Duca de Dalmati,&: ne trenta tiranni mollra,che Rcgilliano era Duca nell'illirico
Regiliianusin Illyricoducatumgerens, & perche in ciò non rimanga dubbio veruno, ve-
deli il medefimo in Flauio Vopilco nella vira di Probo . Nos nbi decreto totius Orient:s
ducaru, iàlarium quintuplcx fecimus, oc à Saturnino dice , che Aureliano limitis orienta-
Jisducarumdedit: ilqual Saturnino fu vccifò iòtro fimperiodi Probo.controcui hauea C
prefo l'arme dintorno gli anni del Signore 280, nel qua! tempo Bonolò parimente fi fe-
ce Imp.di Duca del limite Retico (òpra il Reno,ilche apparilce anco ne marmi SEXTO
LICINIO PACTVMEIO ALEXANDRO DVCI ARMENIAE
MAG. VEG. BENEMERENTI VXOR ET FILII FECERVNT.
Mora quello che lì è detto del Conte , fia fèmpre detto di qualunque di quelli titoli, ò di-
gnità, le quali da temporali diuenner perpetue, & da perlonali hereditane, & da vhcio do
minio, come che in qual tempo particolarmente elle fodero introdotte, non iia così age-
uole à (àpere. Ma la cola in quello modo vcdeii eifer proceduta^ che li come quelii Du-
chi eran talhora da i foldati promollì ad cflcr Imperadori. Così è da credere,che nel man
camento deirimpcrio, alcuni di colloro, Duchi di quelli limiti lì follèr rcilati,&: quelle di- D
gnità,& titolo à polleri foife paflàto,di che perche lène vegga vn'eflèmpio ir.anitello,fan
fede l'iilorie de Franzelìjnellc quali fi legge,che Egidio Panino mandato da Romani Im-
peradori per guardia della Francia,fLÌ da Franzeli creato lor Re l'anno 46" i ,& benché poi
folfe trauagliato molto , rima(è nondiir.eno Principe de Suellioni Sinagrio luo lìgliuolo ,
come Annonio dimortra,nel qual tempo già l'autorità, & lìgnoria ducale era introdotta ,
leggendoli in Gregorio Velcouo Turonenlè,come Eorico Re de Goti Vidorium ducem
foper lèptem ciuitates propoluit . Nel nollro reame il primo titolo di Duca fu quello di
Eeneuentoinilituito l'anno 5-7?. Madopo che vennero i Re,{òtto di loro il primo dica
fa non reale fu Francclco del Balzo fatto Duca d'Andri dalla Reina Giouanna prima. Ap-
prelfo fu Iacopo di Marzano fatto Duca di Sella dal Re Ladiflao , &: duTiano in mano gli £
altri, de quali hoggi dì il numero è molto grande . Nel reame 1 Principi precedono à Du
chi,ma nel rimanente d'Italia par che Principe fia meno di Duca, chiamandoli Principi i lì
gliuoli primogeniti de Duchi, portano 1 Duchi /òpra l'arme il cerchio : il quale folca anti-
camente elfer lènza alcun raggio , & tale ho veduto collumarlì da Principi liberi d'Italia ,
ma hoggi è nel regno in guilà quella vfanza coriotta,che non veggo,che differenza (ìa da
loro cerchi alle corone reali. Anticamente oltre l'altre cerimonie caualcauano per la cit-
tà h prima volta che eran creati col cerchio d'oro in capo ; hoggi godono gli honori che
godono 1 Conti , cioè la leggiola con la Ipalliera , & la lottocoppa : ma fon chiamati II-
lultri d.^1 Re illelfo . precedono non che à Conti , ma anche à Marchelì , & Iblo lèggono
iouo à Principi. Quello che in nelluna di quell'altre dignità è auuenuto, quella ha hauuto
gli
DELPRINCIPE. ^5
A gli accre/cimenti di iòpmeminente grado , come fon gli Arciduchi , che furono primie-
ramente mltiruiti nella cafò d'Auilrja, & fatto J'Arciducaro d'Aullrja,& nel nollro regno
quello, che per auuentura a pochi è noto, fii già queLìo titolo dal Re Carlo Vili confe-
rito in perfona di Giliberto di Borbona Conte di Mompenlìero , Oc fuo general Luogo-
tenente del regno , il qual creò Arciduca di Sella. Euuilì aggiunto il grande, come il gran
Duca di Lituania , & à tempi noilri in Italia il gran Duca di Toicana , titolo dato così da
PonteficijCome da gli Iinperadori, & ciò baAi elferlì detto del Duca .
6
DEL PRINCIPE.
O M E che Principe appo gli antichi Romani fia voce generica ancor ella co-
me Dux : percioche non altro lignifica che capo, & primo , &c autore d'alcuna
colà , di che non accade riferire alcuno efèmpio per efièr cofà molta certa , era
nondimeno Princeps Senatus vna particolar dignità, & honore, che fi daua ad alcun Se- seàa^T
natole di grandifìima autorità : il quale con altra fòrte di parole,che con quella non veni-
ua efpreflò : il che dimollra ottimamente Liuio nel libro VII della fua ifloria , doue parla
della contefà nata nel Senato tra i Cenfori circa l'elettionedel Principe : percioche Cor-
nelio volendo fèguitar l'antico coltume de padri , moih^aua che quel che prima di color
che viuellero fi trouaua elTer Cenfòre, colui li doueua creare ancor Principe. & quelH di-
ceua efière T. Manlio Torquato . Ma Sempronio à cui toccaua l'elettione , Oc per quello
Q allegaua, che non gli poteua effcre impedita diceua, che egli eleggerebbe QJ^abio Maflì-
mo, à cui etiandio per giuditio d'Annibale cotal grado fi farebbe cóuenuto . Segue Liuio.
Cum diiì certatum efiet verbis, concedente collega, led:us à Sempronio Pnnceps in Sena-
tu QJ^abius Maximus Cos. Plutarco hmilmente nella vita d'AHricano ; il che notò anco
il Budeo , fèquentes dille Cenfores alij arq; alij Principem Senatus Aphricanum legerunr,
credo che hauendo riguardo à quello coltume hauellè primo Augullo chiamato ouera- pùnceps
mente intitolato i fuoi nipoti Gaio, & Lucio Principi della giouentù. onde anchor hoggi '^J^^"-**'
Ci cofluma, che il primogenito dei Re di Spagna,& così d'altri Re, & anco de Duchi liberi
in Italia Principi vengan chiamati . per la qua! cofa non era forfè da bi-ahmare il Varchi ,
che fecondo l'antica vfànza haueflè chiamato il figliuolo del Duca di Firenze Principe del ...
£) la giouentù Fiorentina . Intendeuaiì anco lòtto il nome de Principi vn ordine della mi- eJiZ di
litia Romana : il qual fèguiua dietro alla prima fronte dell'efercito, & dietro à lui veniua« mdnja.
no quegli , che adoprauan gli feudi . Le parole di Liuio fon quelle . Ha^c prima Irons in
acie florem iuuenum pubelcentium ad militiam habebat . Robullior inde a:tas totidcm
manipulorum quibus principibus eli nomen , & dopo che ha raccontato gli ordini della
militia , mollrando in che modo lì combatteua , & li reggeuano gli aflàlri de minici dice .
Hartati omnium primi pugnam inibant . fi ballati profligare hollcm non pollent , pede
preffo eos retrocedentes in interualla ordinum Principes recipiebant, tum Principum pu
gna erat, & finalmente dice . fi apud Principes quoq; haud fatis profpere eflèr pugnatum
a prima acie ad triarios fènfìm referebanrur. oltre quelli propi,&: particolari fignihcati,fuc
E ceduta che fu l'autorità Imperiale , Principe aflòlutamente s'incominciò à chiamar firn- Prìnd^t
peradore,& fòtto quello nome Augnilo reffe l'imperio, come nel principio della fua ope- ^'^n-
ra mollrò Tacito : il qual di lui parlando diffe, qui cunda difcordiis ciuilibus feflà, nomi-
ne Principis fùb Imperium accepit . Così intefe di Tiberio quando nel filo ellremo di Ga-
ricle medico parlando dille, non quidem regere valetudines Principis folitus. così di Glau
dio. Ha:c ita frullradidra Princeps ratus. così di Nerone . Diefunenslaudationcmeius
Princeps exorfìis eli , & così tìnalmente di ciafcun'altro . Ma caduto dalla fùa grandezza
l'Imperio Romano, & venuti i barbari in Italia ; i quali à guilà dell'innondatione d'vn gra
diflìmo fiume portando fèco danni infiniti, falciarono lunghiflìmo fpario di tempo piena
l'Italia della lor lordura, venne à cadere à terra mifèramente non che la bellezza delia Ro-
mana Iingua,& le Tue proprietà,ma tutta quella fèmbianza,& immagine degli antichi co-
ilumi;
54 DELPRINCIPE.
ftumi ; & nuoui titoIi,nuoue vranze,& nuoue leggi introdotre,fù la voce del Principe prc A
ù. per vna nuoua (petie di dignità : la c]uale elfendo inferiore alla reale, & nr.pcrial premi-
nenza, a quella de Conn,de Marche(ì,&: de Duchi precedcflè. Il primo che quello nome
merrefTe in vlò hi per quel che lalciò fcrirto nella iùa illoriaCahnenfè Leone- Cardinale,
&c Velcouo d'Oilia dintorno l'anno 758 Arechi fecondo , quattordicehmo ouer tredice-
fimo Ducadi Bencuento : le cui parole in quella lingua cosi luonano . Il primo che lì fa-
celTe chiamar Principe di Beneuento fu Arechi, elTendo infìn a quell'hora 1 Signori di Be-
r.euento chiamatili Duchi . Fecefi vgner da Velcoui, volle hauer la corona, &c nel fine de
fùoi priuilegi, & fcritture facea por quella data . Scriptum in nollro làcratiihmo palatio.
di quello Principato eflèndofi pofcia diuifò , forfè il Principato di Salerno nouanta anni
dopo , & di mano in mano fèguirono dopo 1 Principi di Capoa , & più fotto i Principi di B
Taranto, 8c altri. Quelli titoli ( venuti che furono 1 Re ) lì dauano à lor figliuoli , ne altri
in fuor della cafà reale di così fatti titoli partecipaua ; onde de figliuoli di Ruggieri primo
Re deirvna,& dell'altraSicilia Amfullò fu Principe di Capoa,& Guglielmo,che polcia Tue
cedette al regno , Principe di Taranto . Carlo primo introdullè , che i primogeniti toflèr
nominati Principi di Salerno , onde Carlo 1 1 in vita del padre fa intitolato Principe di Sa
]erno,& Carlo figliuolo di Carlo I I.prima che al regno d' Vngheria peruenilTe, Principe di
Salerno ancor egli chiamolìì . Ma perche non egli , ma Ruberto tuo fratello al regno di
Napoli f ùccedette, che poi Duca di Calauria fi chiamò:quindi auuenne che da quel tempo
innanzi non più Principi di Salerno , ma Duchi di Calauria i primogeniti de 1 Re s'appeL
laflèro. così tìi chiamato Carlo tìgliuol di Ruberto viuente li padre , così Ferdinando ti- C
gliuolo d'Alfonfo Re d'Aragona, il qual primo acquillò Napoli , & così à fìioi tempi Al-
fonfò il guercio figliuol di Ferdinando , ma elTendo auuenuto , che elTendo ancor viuo il
vecchio Ferdinando,da Altonfo Tuo figliuolo va figliuol folle nato,ancor egli detto Perdi
nando , à collui percioche il padre Duca di Calauria viuea , titolo di Principe di Capoa ,
fiidato. Il primo che di cala non reale folle appellato Principe di Taranto tu Iacopo del
Balzo, figliuol di quel Francefco, che fu ancor primo di cala non reale chiamato Duca
d'Andri : & quello è quanto ci e occorfò intorno al titolo del Principe, onde de titoli fpe-
ditici non farà fuor di propolìto trattar delle Corone , che co detti òi. altri fi fatti titoli
vanno congiunte .
D
DELLE CORONE.
come il capo è di tutti gli altri membri il più nobile; così egli è più di tutte l'ai
tre parti del nollro corpo flato fèmpre honorato . Ne da dubitar fi ha , che
il maggior fcgno d'donore , che al nollro capo li dea , fia la corona , vfo fb-
pra tutti gli altri antichiflìmo quali in tutti i popoli , benché in alcuni fblo di-
gnità, & honoranza, & in altri dignità, & podellà dinotafle . Quello fègno d'honore fu
appo la vecchia antiquità cotanto filmato ; che giudicatine gli huomini indegni , folo fu
ferbato à gli Dij . onde è flato da huomini dottiflimi confiderato ; che in Homero non fi
vede dar corona à perfòna humana; & hafli per collante il primo di tutti eflerfi da fé llef- E
fò il padre Libero coronato di corona d'edera: il qual vfo poi riceuuto dall'ambizione de-
gli huomini ampiamente s'andò dilatando . Et in vero molte,& diuerfè erano le corone
appo 1 Romani ; delle quali però che non dinotauano autorità , ne dignità reale , io non
Diadema ^"fcndo di ragionare ; ellcndo apprellò di loro in luogo dàk prefènti corone il Diadema :
il quale così detto dalla voce greca , che lignifica legare attorno, era vna falcia , con chei
Re li cingcuan la fronte. Onde vCcì quel motto di Fauonio,con che volle mordere la real
potenza di Pompeo, à cui veggendo d'vna bianca falcia legata vna colcia,difIe . Che non
importaua in qual parte del corpo il Diadema fi Itefle . Et quel che fa molto al propofito
di quefla materia è quel, che fcriue Suetonio della corona dell'alloro legata d'vna falcia
bianca ; la <^ual fu meflà nella ilatua di Cefàre : percioche Epidio Marcello, & Cefètio Fla
uio
DELLECORONE. jy
A uio Tribuni /ènza che de/Iè /or noia h corona, ne fecer /euare la fa/eia, come fcgno di real
dignità. La quai cofà dispiacque tanto à Ce(àre,ò per eflèdì in (^uel tempo poco felicemcn
te [atta mézione del regno, o perche gli forte llata tolta di mano la gloria di nfiutarlo,chc
folle à Tribuni l'viìcio , hauendoli prima ieueramente riprelì . Non vsò dunque Celare
cotello diadema, ò come noi diciamo corona reale; anzi meflali in capo ne giuochi luper
cali da M . Antonio Confolo , lela tolle di capo , & mandolla à Gioue in Campidoglio ,
Venne voglia del diadema a Caligola , & harebbeloh leggiermente prefo , le dagli ami-
ci non gli tofle ilaro mollrato , la fùa maelH hauendo trapaOata l'altezza degli altri Prin-
cipi,&: Re eilèr fatta diuina. Domitiano benché voleflc eller chiamato Dio, & non volef
fé llatua in Campidoglio d'altro metallo che d'oro, ò d'argento ; vedefi nondimeno, che
g non fi fèruì del diadema. Il primo dunque degli Imperadori Romani, che lì mettefle quc
Ila forte di corona in capo fu(lècondo Aurelio Vittore dimollrajl'lmperadore Aureliano:
il quale prelè l'imperio gli anni di Chrillo 2 7 1, & vsò portar vefti d'oro, & piene di gem
ine. Diocletiano poi fi come è foritto da Eutropio inrrodullè del tutto la forma dell'vlàn-
2e,&: cortumi reali : pcrcioche non folo alle vellimenta,ma intìno a calzari poiè delle pie-
tre preziofè; & hauendo vfàto gli altri di farfi (aiutare, & far riuerenza, egli primiero vol-
le edere adorato . In quello modo furono infieme con la potenza aggiunte le dimollra-
zioni della fortuna regia . Delle quali dimoilrazioni d'honore, partecipando più ò meno
coloro , i quali più ò meno della real fortuna parteci panano ; quindi furono riceuute , Se
polle in vfo le corone,&: i cerchi lignificanti real dignità,ò altra ducale,ò fignoril podelH.
P Et il primo il quale io ritruoui portar corona in tella di titolo non reale , fu Areclii Duca
di Beneuento tredicefimo : il quale in farfi chiamar Principe dintorno Tanno del Signore
y6o per honorar con nuoue dignità.^: legni d'honore il nuouo titolo, non folo fi fece da
fooi Velcoui vgnere , &c nel fin ddìe lue lettere , delle patenti , & de priuilegi fare fori-
uer le dare, dal fuo làcratiirimo palazzo,ma (1 fece anchor coronare, come dice Leone Ve
fcouo Ollienlè. Ma quel che in quella materia, è da conliderare,- li è , onde lia nato , che
mettendofi le corone nel capo de Principi , ò altri fi fatti ornamenti, come fu il diadema ,
la cidari,la candi,la tiara, & altri, hoggi le corone & i cerchi Ci pongan fopra gli fcudi,oue
fon l'arme di que Principi dilègnate. Erperquel,ch'ionellimi,labifognain quello mo-
do procede . Già Ci è detto , che i Romani vlàuan molto l'immagini , il che era vn fogno
f-v grande di nobiltà : percioche corali immagini non à piacimento di ciafouno,ma concede-
uanfi per deliberazion del Senato nata dal merito di quella perfona, à cui fi concedeuano,
come dalle orazioni di Cicerone contra Verre , S>c contra Rullo Ci caua ; Ci come auueniua
anchora delle llatue, & dell'inlègne ò confolari, 6 quellorie, ò trionfali, & fimili. Le quali
ò dalla Rep.òda lùfleguenti Principi eran concedute. Oltre acciò fi come Dione nel prin
cipio della vita di Traiano dimollra,i Senatori Ci foleuan dipignere oltre la tunica, & pre-
tella purpurea con la corona. Edi parimente dimollrato; come i Romani à tempi di Pli-
nio lalciando l'vfo delle immagini incominciarono à collumare gli icudi,tal che par di ne
cedìtà che fogna, che quell'honore, che all'immagini lì facea, fi facede à gli Icudi; ne qua-
li edèndo Hate in vece dell'immagini pode l'arme, non è colà punto foonucneuole, che le
E corone, i cerchi,le cidari,& le tiare, che fopra le telle , ò nella fronte di quelle immagini Ci
poneuano, fopra l'arme fi ponedero . Et così io llimo , che proceda il fatto delle corone
fopra gli foudi. Ma mi par degna cofà in quello luogo d'aggiugnere quello , che la natu-
ra illedadel fatto ha con foco portato in quella materia delle famiglie ; che faccendofi gli
alberi hoggi dì, come gli antichi collumauano; il che è quello, che Plinio dide, llemmata
vero lineis difourrebàt ad immagines pidas; & dilcorrendofi da molti, fé in alcuno di que
ili tondijò girelli Ci douedero mettere immagini , per vniueifal confèntimento della ciui-
le modellia ninno s'è arrilchiato a voler mettere i naturali ritratti , che di coloro , 1 quali
benché lenza tellimonio di Principe,ò di Rep. come cofa non llata intefa , ne confidcrata
à nollri giorni ; nondimeno per qualche eccellente virtù,ò per foienza, ò per grandezza di
fortuna, & di gouerno , ò per chiarezza di fama in qualunque modo acquiilata fé l'hauef-
(èro
3^
DELLE CORONE.
Corona dt
fino .
d',_yaiiio.
d'arte-
nujìa .
Corona
d'^l Roto
di Mirto.
fero meritato. Per Lì qual cofa ,il che non porto dire delle famiglie Napoletane per non ha A
iier vfàto molto i ritratti , gli Albizi in sì numerofà famiglia non han pollo i ritratti , che
di Pier di Filippo, &diMa(ò,&:di Rinaldo padre, &: tìgliuolo ammendue Caualieri.
Et i Valori elfendo ibti lungo tempo lofpefi , fé douefTero porre nel lor albero alcune im-
magitii onero ritratti, non (ono anchor certo, benché da me ardentemente confortatici ,
fé alcuni vene porranno. Quello è (]uelIo,che Plinio ricchillimo di concetti chiamò ope
la inuidiolà à gli D\] ; poi che con sì btta indulhia non (òlo gli huomini fi rendono im-
mortali, ma fi dà loro habilità d'ellere in vn mcdefimo tempo in tutte le terre prefenti , Se
viabili. (Quello viò dell'immagini belliilnriO , & riguardeuole lòpramodo per non torre
n niun la (ìia lodc,in gran parte (i dee à prelenti tempi riconofccre dalla diligenza di Paolo
Giorno : il quale pofè nel Ilio Mulco i ritratti degli huomini grandi, così nell'arti belliche, B
come negli Audi delle lettere, il qual vlo ampliaro,&: accrelciuto marauigliofàmente dal-
la potenza del Gran Duca Coiimo di felice memoria, poiè i ritratti, come hoggi dì fi pof^
fon vedere di tutti gli huomini per qualche mento degni nella fua ricchillima , & belliilu
ma guardaroba. Nella qual imprefa continuando il Gran Duca Francefco Principe come
nimico di leggiera, & pompola vanità, così pronto imitatore di certi, & llabili honon ha
di preiènte fra i fùoi grandi huomini collocato il ritratto di Maemer Bafcia Vilir di tre im
peradori Turchi huomo non meno per l'opere belliche, che per quelle della pace di fingo
lar prodezza . Noi fiamo ragionando delle corone entrati à parlar dell'immagini ; il che
nondimeno non è flato vfcir della propolla materia; percioche non fòlo gli feudi in luo-
go dell'immagini, ma anco par che quelli nollri girelli, ouer tondi degli alberi fuccedano q
così in luogo degli feudi , come dell'immagini . Onde il Principe di Conca ne tondi del
fuo albero di Capoa pofe l'arme della famiglia con tutte l'armi dtWe. donne con elB con-
giunte. Per la qual cola tutti quegli fègni d'honore>che fi dauano all'immagini, & pofcia
à gli feudi, dannofi hoggi nel compartimento degli alberi à quelli tondi : oue in luogo del
la fi onte, & del capo iì pongono non folo mitre, cappelli, elmi, cerchi , corone , regni. Se
altri sì fatti ornamenti, ma fanali, croci di diuerfe religioni, balloni, berrettoni, lauree, &
limili. Delle quali dar breuillimo conto par che s'appartenga à quello trattato . Ma pri-
ma, che innanzi [] proceda, quello folo e da inuclligare,à qual delle molte corone,che vfà
uan gli antichi quella che noi collumiamos'aflcmigli, & perche più quella che altra ha
fiata tolta . Ne ciò olla à quel che di fòpra habbiam detto , che la noflra corona rappre- £>
fènti il diadema : percioche ciò s'intefè in quanto alla virtù di ella , & non in quanto alla
forma di ella corona . E dunque da fapere , che fecondo il mio auuifo due fono principal
mente le (jiezie àdìo. corone, ò d'erba, ò di metallo, le corone così dette dal cinger intor-
no d'erbe eran diuerfè &; infinite ; & fu d'opinione Ariflotile , che priiriicramenre fofTero
fiate ritrouate da beuit ori per reprimer la forza àtì vino : il quale andado co fuoi fumi nel
capo, mouelfe in quella parte dolore. La qual colà ritrouata eller vera, fi foffe poi perche
ella daua anchor ornamento & vaghezza, andata marauigliolamente accrefcendo . Onde
da alcuni vi furono aggiunti certi vccellmi, perche mordendo altrui la fronte, noi lafciaf^
fero addormentare, & molto furono anco in vfo degli amarori. Et di quelle corone,del-
le quali Ateneo, ^ Plinio à lungo dilcorfèro non è alcuna, che faccia al nollro propolìto. p
Altre corone f ur d'erba, ò di fiondi ; che in ciò io non fo per bora dilferenza;come che io
fappia molto bene Plinio diuidcr le corone in hori , & in fronde ; le quali vlàuano i Greci
nelle fòlénirà de lor giuochi,come fu la corona di Pino apprelTo l'Illmo, d'Apio in Acaia,
d'Artemifia in Cappadocia,& altre le quali ne elleno; appartenédo à giuochi han co le no
flre fòmiglianza o conformità alcuna . Altre corone di fronde ouer d'erba i\ diedero per
render tellimonianza d'alcun nobile fatto da alcun foldato , ò capitano adoperato negli
efcrciti in beneficio della Rep.ouer del fuo Principe. & la comune per ciafcuno che trion-
faua era d'Alloro . Vsò la corona di Mirto Pollumio Tuberto nella fua ouatione,che fé
de Sabini per hauer vinto con poco fàngue . La corona che lì daua à coloro,che alcun eie
radino hauean confèruato, onde fu chiamata Ciuica, fu prima d'Elce,vfòfIì poi d'Efcuio,
DELLE CORONE.
57
A & pofciadi Qiiercia. Di Gramigna Fu i'olTìclionale,& così per Auucntura altre d'altre erbe
ouer fròdi, le cjuah béchc habbiano co le nollre corone per eiler legni d'honore,cò[ormi.
tn,nó vel'hanno peto ne per còro della materia,ne della torma. Vlaron gli antichi corone
di metallo, ma imirando le h ódi,(i come FeceCraflo il Ricco; il qual diede ne luoi giuochi
coronedi così Fatta guiFi d'oro,&: d'aigéro. ne quelle Fano per noijhauédo iòmigliaza eoa
quelle de Greci . Finalmente c]uelle,chelìcoFtumaronoFardi metallo in ncópenfa di Farti
nobili Furono le Vallari,ouer Calhé{i,leMurali,& le Nauali. C)jjelle eran d'oro,(ì come Fu
anco in procedo di tépo quella deirAlioro;onde Fu appellato l'oro coronario,che lì dauaà
coloroci quali haucano à rriótare per Fariène lacorona. Et perche la Calb eie, ouer Vallare
era cópolta à guifa del vallo,cioè dei baihone, & la murale à guila d'vna merlarura,ilimo,
B che tra l'vna & l'altra lia Itata poca differéza,così per la cagione,pche lì dauano, come per
JaFormaiSc modo incheeran Fatre,dadoii l'vna in premio dichi primiero mótaualìil Val-
lo,cioc filile trincee del capo de nimici,&: l'altra di chi primiero móraua lui muro di quella
città.ouer cartello che (i cóbatteua. La nauale era ornata de i rollìi, cioè degli /proni , ouer
becchi delle nauirdel quale ornaméto tu prima adornato il Foro Romano, come le tutto il
Romano popolo Folle di quella corona accerchiato.Ma laltata da piedi ad honorar la rella
de citradini,comedice Plinio,il primo à cui Folle cóceduta,Fù M. Vairone cócedendogliela
Pópeo MagnOjSc il fecódo M. Agrippa dopo la vittoria d'Atrio percócellion d'Augullo.
Et certa colà è,tutte qll:e hauer co le nollre lòmigliaza grade: le quali in vece di merli, & di
becchi vlàn que raggi, le così li debbon chiamare,che paiono Iproni di galee volti all'insu.
Q Ma ho detto raggi,pche così par che l'intéda Date, iìiàa^tifulnuaincapo ia cotona DelrcTno
dt Trinacrid. O Iproni di naui,o raggi, che ellì Ci lìeno,rale è hoggi dì la nra corona reale, la
CUI Forma più che altra credo che lia llata preFa Forlè per hauer più del generale,&: del mag.
& per ellèr più premio cóueniented'vn Cap.Gen.& d'vn principe,che no è la Murale,ouer
Call;rélè,che p io più par che lìan ricópenlè di priuati loldati. Le quali colè pollo che così
ilieno,dico,che tra gli ornaméti, ouero honori de nri giorni oltre le corone rcali,che àRè
fi dano,dano(i anco i cerchi che corone ducali potrebbófiappellarejinlègnedi Marchelì,di
Duchi,edi Principi. I quali già altro nò erano,che cerchi d oro ornati di qualche géma per
cntro,&: in giro d'vn'ordine di perle, polcia còpartédo tra le perle alcune pùte,come di dia
mate,rhano in guilà dimano i mano,come altioue ho detto,andati accrelcédo, che quelle
D pùte paion raggijtal che nò rimarrebbe difleréza dalle corone reali;lè i Re nò hauellèro aa
cor eglino le lor corone alterate. percioche chiudédole di lòpra par che habbian prclo vna
certa immagine dicorona imperiale. ì balloni dinotano generalato di terra, lì cornei huiali
di mare. Onde ncli'alb.di calad'Auilria (òpra il nome di D.Gio: tur polli tre tanali per elle
re flato Cap.della legada quale cópiédeua il Ponr.il Redi Spagna, & i Veneti.ioi. Gli elmi di
ragione s'apparterrebbono à Cap.di cauallij ma in Firenze come tecero gli Acciaiuoli, & i
Diacceri l'iian mefli (òpra i Còti. Certa fòrte di berrettoni all'antica fono inlègne di certi
SS.Iiberi,chiamari 200 anni àdietroTirani, lì come fi veggono ne Suardi,<S: ne Gabacorti.
Vn così Fatto s'era mefFo ne Cibi Importuni per dinotare il GonF.di Giull.Fioienrino; ma
efsédo per diligeza di Vincézio Acciaiuoli Cau.di S.SteFano venuto à notitia qual era tat-
£ to il berrettone de GòFalonieri donato loro da due Pòtefici, & ornatodi certe mollre di Zi
bellinià quali nella giàDucal guardarobbafon còleruati,lì è sépie in tutte le Famiglie Fior,
còtinouato pofcia quell'ordineiproprio e particolar ornaméto de GóFal.fi come è proprio,
& particolar de Dogi di Venezia il camauro col corno. Viali di por corona d'Alloro a i^oe
ti,Iì come ha Fatto 1 Rucellai a Gio.lcrittor di tragediej& lì come Feci 10 ne Mòti à D.Scip.
e come potrebbon meritaméteFargli Alamani 3Luigi,quegIi della Cafa àGio:e gli Strozzi
à tati lor chiari Poeti,& Scritt.Et le Rep.ne han còcedute à benemeiiti,li come 1 Fior.à Veri
deMed.còcedetterlalaurea.Main vecedellecoronenóèniinorlacopia,chenoihabbiamo
delle Croci introdotte da vari ord.& relig.Come Fu cjllade Cau.Teutonici preflò che Ipéta
1 Iralia,del quale ord.fi crede eflèrellato Malo degli Albizi.e tutti così Fatti.hanc l'oid.della
Caual{.ilchenòlègueneBaroni,Córi,Marcheli,Duchi,oucrPrincip:,òRciileiri,porcdoer
d (er
età.
Ài Oratttt-
Corone d'»
ra dt fredt..
Corano,
yallare.
Cirena
Murale.
CerenA
Ktutale.
Coron*
£eale.
Cerehf *ut
r» Cerine.
Vucdi.
tdHélt.
£lrm.
berrettini
dt Signtrt
Itlieri cucT
titdnm.
J^erretttttt
de Ginfal,
dt CiHsii-
Kjo dt ri,
renzs.
CttfMditr* .
JUiurtt.
CAUdlitri
Teuttniet-
CCiercfe
limitai.i .
C.di San
Iacopo .
C.d\yil-
ci/itdr .
c. di e ala
tra.
C.di San
La\2ttro.
Cài San
Stefano.
C.dithri
». Tacite
^el princi-
•58 DELLA PREC. DE SETTE VFICI DEL REGNO.
fèr rali /ènza eflcr Caualieri . La Croce bianca de Caualieri Gierofòlimirani detti poi voi- A
gariiienrc di Rodi,6c hoggi di Maira è grandemente in viò. I Redi Spagna cócedono an
chora le Croci di San Licopo, d'Alcanrar , &c di Calatrà. I Duchi di Sauoia cjuella di San
Lazzaro. I gran Duchi di To(cana la Croce di Santo Stefano. I Re di Portugallo (Quella di
Chriilo. t di grande ornaiiiento Aie famiglie l'eiler di certe frarernitcà,ò compagnie co-
rtumare da i Re lotto vn certo habito ; sì conìe è de Re di Spagna come Duchi di Borgo-
gna il Tolone. I Re di Francia vlàrono vn tempo la Stella, poi San Michele, hoggi i:or(c
altro. I Re d'Inghilterra han l'ordine della Ciarettiera,come le noi diceihmo della becca,
i Re di Napoli hehbero l'ordine della Naue,t3^ del Nodo . Non mancano al fàccrdozio le
lue propie dignità, come la Mitra,& Ìa Croccia degli Abati,la Mitra de Vclcouijla Croce
col manico lungo degli Arciuelcoui , 1 Cappelli de Cardinali, &: il Regno del Papa. Nella B
CUI mano ellendo Vicario di Chriilo in terra è ampilhma podellàdi conceder tutte le già
defte,&: cjualunche altra djgnifà,&: honore. Delle quali colè turte,& di molti altri Caua-
iierijcome Gaudenti, Bagnati,.! Spron d'orc^j^c altri limili, le io conofccrò che fian per dar
diletto, ò vtihrà à lettori fono vn giorno per Icriuere più difiulàmente .In tanto palfere-
mo a gli vficiji quali dicemmo in dignità temporali elfer conuertiti; & prima della ior prc
cedenza,& poicia di ellì per ordine ragioneremo .
DELLA PRECEDENZA DE I SETTE VFICI DEL REGNO.
i V VN Oy E ragunanza d'huomini lìa,che feder conuenga.ò dar voti, & deli-
berare, o altri lomigi'.anti arti fare,c]uì conuien,che (ìa primo 6: Iccondo, non G
potendo tutti indeme e in vn medelìmo tépo dar .a quelle colè, perche fon ra-
gunati,copimenfo. Per ragion di natura il vecchio al giouane, &c il mafchio alla femmina
precede ; ma per ragion ciuile nò l'et.! ne il feirojina le dignità, & gli vfici ci dillinguono .
Onde Ipello nel nollro regno,& m altri regni del mondo,& le donne e i fanciulli,& inlìno
1 baiiìbini hanno hauuto lopra tutti gli a'tn huomini imperio, &: lìgnoria . Il Senato Ro-
mano per vigor di quelta ragion ciuile hauea le lue precedenze così nel federe , come nel
piclìcrirc i luo! pareri, 5: learézc. Le quali precedcnze,come che rutti gli altri buoni ordì
iji fiano di mano in mano col tépo nò che Icemat/, ma macari del tutto, lòno elleno sépie
ite in ogni altro tlato marauigliolaméce crc(cendo,eirendo co(à fatale cheoue maca la ve
la potenza, lui sépie creici vna vana apparenza, & immagine di ella Quello coAume dun D
que pallando à gli In)pcradori,vediamo/Jìe dopo la morte d'Augullo, i primi,che giuraf
fero tedelrà à Tiberio furono Scx.Pcmpeio,Si Sex. Apuleio Conlòli . Dopo loro vennero
Seio Strabene, & C.Turranio colui Capitan della guardia, & collui pixfedus annonar,di-
leiriiTJO hoggi Proueditor dell'Abbondanza-, & quindi fèguirono i Senatori, & dopo efTì i
foldati,& dopo i loldati il popolo. -^ In quato al lèdere bellillìmo & lìngolar luogo è quel
di Flauio Vopilco in Aureliano , il qual lòlo addurremo per non perder il tépo à guila di
Auuocati in lunghe,&: ambiziole,& IpelTo non necelTarie allegazioni . Dice dunque, che
ellendo Valeriane Augnilo in prelenza dell'cfercito poftolì à lèder nelle Terme appreflo
Bizanzio,dalla parte delira gli li lèderono à lato Memmio Fulco Cófolo ordinario,Bebio
Macro Capitan della guardia da Romani chiamato Prefetto Pietorio,& Quinto Ancario t
Prelìde dell'Oriente ; Da linillra ledettero Auuinio Saturnino Duca del Limite Scitico ;
Murentio eletto air£gitto,Giulio Trifone Duca del Limite Oriétale, Mecco Brundufìno
Proueditcrdell'Abbòdanza dell'Onere, Vlpio Crinito Duca del Limite dcH'llliricOj&del
IaTracia,&: Fuluio Boio Ducadel Limite Retico . I Re, i quali abbattuto in gra parte l'im-
perio in diuerle parti lòn lucceduti,& fpetialmente i ncllri Napoletani hàno ancor eglino
ne reali parlaméti ritenuto vn'immagine,& sébiàzadi quelli antichi collumi. Et fette i più
preminéti lòn queg!i,chegli feggono apprello ne dal latodellro,&: tre dal lìnillro,& l'vi.o
a piedi,ò per me dir fra le gàbc,come fra gli altri nel parlaméfo del Re Alfonlo lì vede del
l'an. 144 5 , nel quale elsédolì il Re Alfonlo nel leggio real collocato,^: inlìeme co lui Fer-
àmido Tuo tìghuolo, gli lèderono dal lato deliro Gi j; Antonio Orlino Piinape di Tarato
iiran
DEL GRAN CONESTABILE: j5>
A gran Concilabi'c; Gio.Antonio Marzano Duca di Seda grande Ammiraglio,^ Honora-
ro Gaetano Conte di Fondi Logorerà , & Proronotario . Dal iato finillro lederono Ra-
mondo Orlino Principe di Salerno,& Conte di Nola gran Giultiziere^Francelco d'Acqui-
no Conte di Loreto,&: di Sarriano gran Camarlingo,& Odino Ordno gran Cancelliere ;
& gli lèdè à piedi Francesco Zurlo Conte di Montuoro,&: di Nocera gran Sinifcalco . ma
i quali vengono in ordine,douendo il laro (ìnjllro fèguir lùbito al (ùo pan dd lato deliro,
à precedere in quello modo ; che prima Ila il gran Coneiiabile , il fecondo il gran Giulli-
ziere, il terzo il grande Ammiiaglio,iI quarto il gran Camarlingo, il quinto il Protonota-
rio,il fèllo il gran Cancelliere , e il (èttimo il gran Sinifcalco , di ciafcun de quali diilinta-
mente parleremo,& prima del gran Conellabile,
B
DEL GRAN CONESTABILE.
ir tv. <.'..
t..'-/i, f T,
Ccftejidhi
ONESTABILE è voce tra gli Storici Tolcani molto vfìrafa , & fignificò
anticamente Capitano d'alcuna quantità di lòldati à cauallo. Onde di Maflco /,
da PonteCarradi Giouan Villani ^ parlando dille , che nella nollra cauallena
laueua 5"o,ò più Conertabili di maggior affare di lui , & Matteo ' filo fratello . Vn'altro
Conellabile Cittadino di Firenze della cala de Medici di giade fama rraghhuominid'ar
me. Ma in proceflb di tempo Conelfabile s'intefè di fanti à piede , ellendofì i Capitani di ^'-i-
gente a cauallo incominciati à chiamar Condottieri , onde chi leggerà i libri de X . delta
guerradella Republica Fiorentina dell'anno 1478 innanzi non trouerrà, chepcrCone-
C Ibbile s'intenda altro , che Capitano di fanti à pie ; & il Bembo '^ intendentiHnr/o della
proprietà della Tofcana fauella mollra, che di Capitan di fanti intendelfe , quando diflc .
& Conei"labili,& Códottieri ad alToldar gente, dellaquaie valer li porefièro , in molti Ìuo
ghi fi mandarono, percioche nell'hilloria Latina chiama i già detti Conellabili Centuno
nes militum. Ma come che le cofè dette fien vere , Conelb.bile nondimeno nel regno ài
Napoli fignificò Capitano , ma di molto maggiore autorità , che i già da noi allegati r.oa
fono, dicendofi Coneltabil del iegno,che lui à poco tempo già Coneibbile li dille : il qaa
Je cflèndo de fétte maggiori vfici il maggiore , come in grandi Signori è lb.ro Icmpre col-
Iocato,così vediamo hoggi quello in perlòna di Marc'Antonio Colonna cder poito. Co-
manda di ragione à tutte le genti di guerra, così da piè^come da cauallo, & ne parlamenti
D reali rifiede,come (i dille il primo allato deliro del Re. Hor cercando noi diligentemen-
te di fàpere, onde quella voce deriui,non riman dubbio,che ha tonnara da quelle due vo-
ci latine comes,&: ilabulum , cioè Conte della llalla . ma il trouarc quando quctla vece, ò
quello vfìcio fia flato introdotto, no trouandofi appo gli antichi Romani ral magillrato,
CI ha séza alcun dubbio tenuto lungo tempo occupati, & pare hnalméte, che (e ne truoui
qualche rampollo à tempi dell'hup. Gollanzo intorno gli anni del Signoi e 3 54 nò torto ,, ;;„
però nome di Còte, ma di Tribuno della llalla . Le parole di Ammiano Marcellino "" fon ,.^..
quelle, infamabat aùt haec fùfpitio Latinum Domellicoium Comifem,& Agìlorem 1 n- '■'■"-
bunum llabuli; dal quale autore nò fòlo la voce,ma fi caua ancor l'autori fà,& giàdezza di
tal vfìcio, mollrado altrouc » come Valentiniano rollo che fu promoflb all'imperio diede f. 1,1
E tal dignità à Valente Tuo fratello, il quale nò molto dopo creò infieme con cfio lui hnpc-
radore. Valentem fratrem (fono l'illelTe parole) llabulo fìio cum tribunatus dignirare pr<^ ,,
fecit.ma non era però il fùo vficio quello,che gli fcrittori delle cofè Franzeli hanno poi la
tcrpretatOjcioc magiller equitum, che così viene da loro detto in latino il già Concibbu
di Francia, percioche e* fi vede ne medefimi tépi d'Agilone tnbuno della llalla, elici U2 an- ^.,^^'
co il maeilro de Caualieri,& eflère i loro vfici dillinti ; fé ben poterono la medchma colà
fignihcare,il che nò e però marauiglia,eflèndofi 1 nomi,& le virtù di cfn in diuei ii tcpi lira
namente alterate, & confufè,come potrà facihr.éte vedere chiunque à quelle cole bacerà
punto con l'animo. Onde io fono Itato lempre di oppenionc.che fia error notabile il vo-
ler nominarle cofè prefènti con le voci antiche, percioche li come il Concibbuc uon
era in fu quei principio il Maeilro de Caualien ; anchurchc poi quella colà dinot.» ifc;
d 2 Così
40
DEL MALISCALCO.
C4UhI-
maniere.
l rei lih.
5. delìd
fua hij}.
Ccmes Jìd
huh .
h- hh 4-
comeUa-
lidlii .
u.
ultb.^.dcl
fol.
militile
ma^tfer ,
Prefetti
frtton».
Così lioggi il Caunlicrizzo maggiore non e più il Conel"lnbiIe,anchor eh 3 quella cofà Tuo A
ni. conciolia cofa che ipeflo vcggiamo auuenue, che lia^anendo le voci ilellcj non rinian
gono di efi'e 1 medchmi lignificati, alno hgnirìcando la voce d'Imperadore n tépi del Pnn
cipato , che non fìgnifìcò à tempi della Rep. come di moitillup.e altre voci il (imile U po-
trebbe dire. Ma quando da Tribuno della Italia in Conte della llalla (ì tolìe cagiato ; on-
de la voce dei noiho Coneltabile è diicclà, io non potrei così à punto diuilarc , fé no che
la primiera volta, oue quello nome m'incòtra è in Gregorio Velcouo Turoncnle i , il qua
Je lotto il regno di Chilperico Re di Francia , che incomir.ciò a regnare l'anno ^74 , 5i
moriiìi l'anno y 87 così dice. Thelàurarius Chlodouei a Cuppane llabuli Comite de Bi-
tunco retradì:us,vind:us regira: tranlìnilFus eli . Il medciìmo è detto da Annonio nel lib.
terzo de fatti de Franzeli co l'ilklFc parole di Gregorio. Ma elfendo egli Icriuendo perue- g
fiuto intìno à tempi di Carlo Magno, ta vn altra volta,^menzionc d'vn Concllabile dcl-
l'imp.detto Burcardo, oue fi vede, che egli è adoperato intorno à leruigi militari ; impe-
roche è da Carlo mandato con armata in Corlìca per difender quell'ilòla da Mori, i qua-
li haueano gli anni à dietro fieramente incominciato a tribolarla. Da Vgone Falcando,iI
quale a nolhi tempi è più vicino non Comes liabuli , ma Comellabulus tu chiamato,ei-
fendo quella voce diuenuta vna. Nel qual vfìcio era il Còte di Lorotello confobrino del
Re, fi come è da lui Ricciardo di Mandra chiamato magifter Comellabulus,& d'vn'altro
dice,che era flato Capitano di Puglia, & Maeflro Coneltabile , come diciamo hoggi Go-
uernatore,& Capitano a guerra. Ma il Fontano, \ ò che quefla voce come non Romana
rifìutaflè,o come vile,& abbietta la difpregiaf]e,oue parla della capitolation fritta tra il R.c Q
Ferdinàdo,& Gio.Antonio Orlino Principe di Taranto ; il qual Gio: Antonio e' fi sa mol-
to bene eflcre flato allhora creato dal Re gran Coneflabile , gran maeflro della inilitia il
chiamo . Quaq; potellate quoque iure militiar magiller , Ioannes Antonius fub Alfonlo
Rege tuit, eodem iure potellateq; fub Ferdinando , magnus militia: magifler vtitor per-
f ungitorq; . La qual cofà però , alterandoli come fi e detto i termini delle voci , non so
quanto bene llia . Ma quando dietro il lignificato dell'antiche voci andar fi douefiè , più
rollo il gran Conellabile al Prefetto pretorio,che ad altro vfìcio ralFomiglierei anchor che
ciò patilFedelle difficultà per douer elfer lèmpre il Prefetto pretorio dell'ordine equellre ;
La qual regola non li ollèrua nel gran Conellabile; il qual lì è lèmpre creato de 1 baroni più
grandi, &: illullii del regno . come che ciò non oflante fi truoui Tito hauer voluto efèrci- q
tareall'Imp.Vefpadano fùo padre l'vficiodel Prefetto pretorio , il che nondimeno proce-
dette dall'ardente alletto d'amore,& di cantei di fi pietofò figliuolo verfò l'ottimo padre .
Dico, che più toilo al Prefetto prerorio,che ad altro il rafìomiglierei ; percioche fi come il
Prefetto pretorio era dopo il Principe vficio fùpremo , & da altro non dipendente fòpra
tutta la milizia; così à punto è fra noi il gran Condlabile. Doue fé egli è chiamato magi-
iler militum,chi non sa che quello era vn'vficio al Dittator fòttopoflo ? & formar vn nuo
uo termino di magifler militijE non nconofciuto da alcuno non so quanto fia cofa lode-
uole folo per fuggir vna voce hauuta à folpetto come barbara : la qual nondimeno appa-
rilce.che ella, è Lanna. Tali dunque lòno rorigine,la dignità, & le variazioni della voce,
& la forza & vigor delF vfìcio del gran Coneilabile in sì lungo Ipazio di tépo da che ella fu £
primieramente polla in vfo . Alla qual voce poi rlfpofe in quato al valor di effa quella del
Malifcalco,& ingra parte in quanto ài vigor dell'vlicio; come bora fiamo per dimollrare.
DEL MALISCALCO.
jALISCALCOin quato al lignificato della voce Tuona cofà appartenete al fér
uigio della ilalla,come del Concflabil fi è detto: pcioche ne libri, oue le fpefè del
Re Carlo fono notateoltre le fpefe della cucina,della panetteria,della llàtionena,
della forrcria;fali so quelli nomi,& f ìmili,fòn pofle le fpefe della Marefcalla,che
tato e dir quatodellaflalla.Ondeancor hoggi dì malifcalchi comuncméte per Italia fi chia
nian quc fabbrij quali ferrano i caualli, & fannogli ne lor bifògni medicare,&,proccurarc.
Leggonfi
DEL GRA»N GIVSTIZIERE. 41
A Leggonfì in quell;i libri gli orJini , & ammacfiramenri dclh Marefcaffa, cioè h differenza,
che fi dee fare rra caualli per armare, tra palafreni , ronzini , muli, mule, lòm;en , come (ì
riceuano, come li dieno, come (1 nonno. Veggonli alcuni viìci ad ella Marelcalla appar-
tenenti Graffi della Marcfcalla, Scudieri della Marcicalia,Prtpoili della Marefca!ia,òt iViac cr^ffi.
liri della Mare(ca{la reale . quindi io llimo efièr nara la voce de Marefcialli, che Malilcal- scudia-i
chi han poi chiamato 1 Tolcanii la virrù, &c elferro dd quale vhcio non altro à me par che ^!^^X/ '
dinoti, che Maelho de Caualieri venendo coni Iderato m luogo dei Dittatore il Contila- tiida ma
bile ; a cui il Maliicalco è (òttopoilo , il che con la voce liklla h rifcontra , aggiugndoleh "/^'«*!^ •
talhora il Maelko.come à capi 5 6 del nono fib.della {ria ilbna Maellro Sini(calco,dilTe \\
Villani,che il hmilc di Maellro Maliicalco par clie fi pofla dire . Haucano per quello tutti
B i Principi i Tuoi Mahfcalchi, & Dego della Ratta fu Maliicalco per lo Re Ruberto in To-
fcana dille il Boccaccio, & il Villani a capo 8 2 dell'ottauo lib. del medefìmo Re parlando
dilTe, che lafciò nelfholle fìio Maiifcalco M.Dego della Ratta Catalano . & altroue il Ma
Iifcalco deirimperadore, & taledoueua efière IVn de Malilcalchi del Re d'Inghilterra, co
cui il Conte d'Ànguerfà allogo la Giannetta (iia figliuola . Quelli Malifcalchi erano in
tempo di pace , & di guerra, & efercit auano ragione (òpra le genti à lor fòtroporte. per la
qual colà li Re Ladillao concedette à Niccolò del Monte iuohuomo d'arme (chiamanfi
hoggi colloro de Monti ) che appreflo niuno altro foro , che à quello de Tuoi Marelcalii
dei regno fulTe conuenuto . Onde fi vede , che douean eflèr più Marelcalii . Il Fontano
nel quinto libro della lua illoria Napoletana vuol che Maliicalco nella lingua Franzeie
C quello lùoni, che nella nollra diciamo Maellro di campo, & che da Latini Pretore fu chia
mato. Il Budeo nelle annotationi, che egli fece fòpra le Pandette libro pieno di molta dot
trina, hauendomollrato , che appreffo gli antichi il Soldato al Centurione , & il Centu-
nonc al Tribuno,^: il Tribuno al Legato,òc il Legato al Coniòlo,& i I Maellro de Caualie
ri al Dittatore era (ottopollo,dice poco dipoi . I Tribuni de fòldati per auuentura pofFon
(i hoggi chiamare quelli, che noi Mahfcalchi chiamiamo, ò lènza alcun dubbio gli altri ca
pi de iòldati. Le quali aurorirà,& luoghi da me addotti,fìnalmente tutti in quello ncag-
giono , che i Mahfcalchi Capitani di fòldati dinoti no , ò fieno i Pretori ; benché fia voce
generica^ ò i Tribuni de foldati, ò i maeiìri de Caualieri , ò pur i nollri Maellri di campo.
Io Aimo come fu quello vficio da Re Franzef ì nel nollro regno introdotto , cosi con elio
D loro elFer finito , perciò che come che vene folFero alcuni a tempi degli Re Aragoneli re-
ilati, fi vede nondimeno, che s'andaron tuttauia fpegnendo , &: quelli douean per auuen-
tura efTer le reliquie de Re Franzeh. Maellro della real Marelcaila llimo , che figniticalle
quello , che hoggi gran cauallerizzo , ò cauallerizzo maggiore chiamiamo : il cui vhcio e
grande,& è anchor in piede, benché quello de Marefcialli del regno fia mancato . Scudie-
ri delia Marelcaila crederrei,che fieno quegli : i quali lèruiuano il Re quando s'armaua, &
tali per auuentura fono fòtto altro nome appreflo diuerfì Principi hoggi le lancie Ipezza-
te, come gli fcudieri della tauola fèruono à Principi per portar la viuanda à tauola .
DEL GRAN GIVSTIZIERE.
'«FJS^jVEL, che dinoti Giudiziario fèl porta con fcco in fronte la voce medefìma,
5///SiJj\^ venendo da giullizia. E dunque il gran Giulliziere colui, il quale ha il fupre
'^^'S^'d ^^° luogodi efcrcitar la giulliziaccsì ciuile,comecriir.inale in tutto il reame.
^^^ifi^^l II qua! vhcio elFendo llato lungo tempo ne Duchi d'Amalfi, è hoggi di Don
Ferrante Gózaga Principe diMolfetta. Diceuanf 1 anticamente ancor Giulliziarij delle prò
uincie quelli,che hoggi gouernatori di proni ncie,& più volgarmente Viceré di proumcic prmnae
fon detti . Prouincie del regno lòno Terra di Lauoro , il Contado di Molili , Abruzzi di ' ''^^'"''
quà& di là , Capitanata, Bahlicata, Terra di Bau, Terra d'Otranto , Principato di qua &
di là;& l'vna & l'altra Calauria ancor ella di qua &: di là chiamata. Diconlì prouincie im-
propriamente in luogo di regioni : chiamandoli da Romani prouincie que paelì, o regni,
d 3 i quali
42
DEL GRANDE AMMIRAGLIO.
yiearia .
yictri» .
a.W.il.
bMl>. 28.
ta.
Capitana
tà.
i quali di lungi con Tarme eian vinti^ dalla qua! voce procul, che vuol dir lontano, & vi- A
tì:a, Formarono quella voce di prouincia, Ibrro la qual voce niuna regione d'Iralia veniua
comprefà . Ma come più volte (1 e detto mutandoli , & alterandoli ogni giorno la for-
za,&: vigor delle voci , quelle , che regioni dir ii dourebbono , prouincie furono appella-
te, (1 come appiedo 1 Canonilli prouincie s'appellano le dioceli;&: ie regole de Monaci,&
de Frati hanno anchor elleno le lor prouincie dithnte . Qu^elli Giulliziarij non folo del-
la giullizia , ma per quel che a me pare da tante , & così diuerlè kritture hauer raccolto ,
s'impacciauano ancor delle entrate, & rendite reah ; & quelle rilcuoteuano , & pagauano
à miniihi Rcgij , ò in altre bilogne fecondo l'ordine, & il comandamento de 1 Re. Si co-
rne colloro, & le caule di colloro al gran Giulliziere anticamente erano fòttopolle , à cui
tuttauia s'appella ; così la Giullizia che fi fa nella città di Napoli dal gran Giulliziere di- B
pende. Et egli viene ad ellcre il capo, & reggente, & vero conolcitore , & giudice di frit-
te le caule così ciuili , come criminali della Vicaria . Ellendo io giouane , mi ricorda da
vno non punto volgar letterato hauer in Napoli intelo ; che la Vicaria era vna voce po-
lla a rouelcio dell'Areopago Attenielè ; percioche lignificando pago & vico vna colà me
delima, parca , che tanto volelTe dir areouico llrauolgendo quella voce, che areopago .
Ma lènza vlar tanta indullria,à me par che quella voce di Vicaria lèrbi il nome, & la for-
za della medclima voce , che s'vso appo gli Imperadori balli ; 1 quali non folo vfarono la
voce di Vicarij , la qual s'vià anchor hoggi dì non folo nelle colè ecclelialliche , ma par
che Don Giouanni d'Aullria di felice memoria hauellè in luogo del Re titolo di Vicario
in Italia , ma viàrono dir le Vicarie vfici dillinti . Onde non folo Vopifco in Aureliano C
difle, che egli hebbe quaranta Vicarie di Duchi, oc di Tribuni, ma Marcellino dille; che à
Venullo hi cómelfa la Vicaria di Spagna , \ & altroue dille , è Vicari^ potellate difcellit ,
& dcferri prouidit Vicariam ^\ Onde io llimo che quegli vficiali , i quali erano dagli Im-i
peradori Collantinopolitani mandati a gouernar Napoli, & le parti vicine à loro foggec-
te, hauellcr hauuto quella potella Vicaria. Onde come verbigrazia direbbeli il Vicerrea-
to di Napoli , o di Sicilia , o d'altri lì fatti regni , & prouincie, le vna così fatta voce lleflè
bene, così li folle allhor dettala Vicaria di Napoli; & così li folTe quella voce rellata .
Di che non ho per me dubitanza alcuna, che così non fia; come per ilperienza li vede,che
nelle prouincie di Balilicata , & in quella di Capitanata , che Carapanata li dille fono co-
tali nomi rellati dagli vficiali degli Imperadori Greci; quella cosi detta dal Catapano, che D
VI II mandaua; Se quella dalla voce del Re , come le altri reale, ò regia appellar la volellè .
DEL GRANDE AMMIRAGLIO.
PrafeSÌM
clap'if.
capitan»
di mare.
VELLO, che da gli antichi Romani fu chiamato PnTfedus claflìs , & che
hoggi i Turchi chiamano Capitano di mare , la qual dignità è in Ali Balcià
huomo nato in Italia ; i nollri antichi , & pielènti Re , & quali tutti gli altri
Principi Chrilliani chiamarono , & chiamano tuttauia Ammiraglio. ì\ qual
vficio llato per moltillimi anni nella famiglia Maizana, & polcia in diucrlì Signori,& vl-
rimamente nella perlona del Duca di Sella, vaca di prclènte per la fua morte; non elTendo E
anchora per quello che io mi làppia dal P^e llato in altro Signor conferito. Di tutti i pìz-
ti,& dilTerenze, che accaggiono in mare, egli è iìipremo giudice, & conllituilce in tutte le
città marittime liioi Luogotenenti con non piccola autorità. Ma onde quella voce lì trag
ga origine, non h ritrouando ella per quel , che io vegga non folo appo niuno degli forir-
tori antichi, ma ne etiandio appo niuno degli Icrittori de tempi più balli, non arroflìrò di
dir, ch'io noi lappia; anchora che i Filofoh per fuggir quella confcllìone habbiano iludio
lamenre tiouato molti ripari; oue rifuggire; & con honelli titoli cercato di ricoprire lade
bolezza dell'humano ingegno . Nondimeno per alquanto di luce, che lì trahe dalla ilio-
ria di Annonio, io IhiPaO , che la voce ha iàracina , non veggendo prima , che in eilì cotal
nome d'vficio, come in quel luogo appaiifce, oue parla de 1 due ambafciadon mandati da
Perlìani .
DEL GRAN CAMARLINGO.
41
A Permani allìmp.Carlo l'anno 8 o 2 ,de quali amba/ciadori haucndo detto che 1* vno era Per
Hano, fègue à djre, chelalrro era Sarracenus de Aphrica Legatus Ammirati AbrahanijCjui
in confinio Aphnc(^^ in foilato pr^elìdebar. il mcdciìmo par che li polla prouare per là Ciò
naca di Leone Velcouo Ollieniè , o.ue molha in che guifà Ruberto Guifcardo s'inhgnorì
di Palermo. Nei qual luogo nomina vn Vultumno Saracino Ammirario,& nò molto do
pò dice . Aduerlus eum Balchaoth Saracenorum Admiianus cum X v miliibus ecjuitum,
& centum millibus peditum properans iniit bei'Ium . Dal cjual tempo innanzi trouali poi
fjxffiffimamente vlato negli altri autori ; onde fon chiare appo il Falcando , &c l'autorità,
& la iòmma potenza,& i collumi,(S<: le fciagure hnalmcnte,òt la morte di Maione da Bari
grande Ammiraglio di Guglielmo il maluagio ; & appo il Villani bmofo,^: gloriolo è io
B pra ogn'altro l'Ammiraglio Ruggieri dell'Oria. Ne farebbe gran tatto , che da 1 Saracini
quella voce ci fullè iellata, i quali hauendo eglino in quel tempo occupato con l'arme lo-
ro quali le parti più nobili del mondo,& lungo tempo mantenutili ne luoghi acquillati,ò
con imperio,ò del tutto con non difprezzabile autorità, ci habbiano ageuolmente li tatre
memorie potute lafciare ; come per pruoua li vede , che han fatto di molte voci m llpa-
gna, & forfè in altre parti, & prouincie del mondo. Et quello è quanto dell'Ammiraglio
10 ho potuto mettere inlieme .
DEL GRAN CAMARLINGO.
A M E R A anchor che fia voce Latina, non fignificaua perciò appo i Romani
quel che appo noi lignifica; percioche elladinotaua rarco,che li l:aceua,&: li fa
I per follener alcuna muraglia, onero vn tetto à guila di volta, o le volte lilelle
che noi volgiamo (òpra le camere, & le iìk, & altri edifici . Onde Cicerone eflendo ito .1
vedere vna certa muraglia, che facea far Quinto Ilio fratello in villa, gli Icnue così . i pa-
uimenti parea che llclTero bene, ma perche certe camere non llauano a mio modo , le teci
mutare . Cameras qualdam non probaui , mutariq-, lullì . Quindi Plinio parlando delle
Zucche, che velocemente crelcono,ma che lènza aiuto non pollon da le mantenerh,dice,
che con piaceuole ombra loglion coprir le camere, & le pergole. Onde fu detto opera ca
m€rara,& concameratione : con la qual voce li potrebbe per auuentura da chi volclìefa-
D uellar latinamente chiamar la famola Cupola in Firenze di Santa Maria del Fiore , & cosi
tutte altre tali, & Ibmiglianti opere fatte d guilà di padiglioni. Ma quello , che noi dicia-
mo hoggi camera, veramente da Romani era nomato cubiculo , cosi chia'.naro dal letto
che vili ponea per dormirui,daelIi appellato Cubile. Per la qual cola quello che noi hog-
gi dalla camera chiamiamo cameriere , il cui leruigio nalce da qucll'vhcio , che li pretta à
Signori in camera, da Romani era chiamato cubiculario . Interpretata la voce palleremo
à parlar deirvhcio,& per intelligenza delle cole, che hanno a leguire, dico; che ninno vfi-
CIO di quegli, che appartengono al fèruigio domeilico della cala d'vn Principe à tempi de
primi Imperadori fu efèrcitato di altri, che da liberti. & così fatti erano i Camerieri,! Co^
pieri, i Maeflri di cafa, i Segretari, èc altri molti, ma poi che gli Imperadori dimenticatali
£ l'antica ciuilità incominciarono à guifà de Re barbari, & f orellieri à farli adorare, nò che
fèruire, quelli vfici furono occupati da perlone nobili,come li loleua apprello de Re fore-
llieri : appo i quali corali vfici erano grandi,& honorati . Ma auuenne anchor di pÌLi,che
ampliandofi l'autorità d'alcuno di quelli vfici oltre quel, che dinotaua la voce elleriore in
carichi graui, & importanti, diuennero anchor per quello reuerendi, & illullri. Et per no
vfcir per hora del cameriere , quello che lì nomino poi nella lingua latina corrotta came-
rario, & nella nollra volgar Camarlingo; come che dalla camera detto vficio nalccfle, nò
lignificò più Cameriere,perche egli porgclfe la camilcia,ò le cal7e,o la Ipada al luo Signo-
re; ma lignificò vn'vficio propoilo a tener conto di tutte l'entrate , & rendite di quel Si-
gnore ; & elTerne giudice, &c lopraintendente . La qual voce perche ne appo gii antichi ,
ne appo i mezzani tépi, S>c fcritcon lì truoua; oc non è però polfibile, che ivficio nò folle;
bifogna
Opm ed'
merdtum.
Concdme-
CkhuuU .
ri».
Cdmeréh-
no.
Cam.trlift
44
DEL MAESTRO RATIONALE.
frejidh't .
ZuoT^ter.e
tedeuasH
Procurd.'
tor di ce-
fare.
Proc. del
Tifo .
Pretori,
c^uejìori .
bifògn.i fòrto alria voce vedcie le ral vficio fi ririouAlTe . Er però che io fono d'opinione, A
che egli rapprefenti l'vtìcio deirantico qaeltoie : il quale (ì tralìnurò poi in piocuiatore di
Ccfare, &: il procuratore in rationale, e bene il dilcorrer del rationale.
DEL MAESTRO RATIONALE.
L Tribunale, il quale in Napoli è propoiio alle rendite reali detto la Camera
della Sommaria ha per vficia'i i Fiefidenti , i quali trattano le caufc occorrenti
intorno le dette rcndite,capo de quali è il gran Camarlingo,^ in iua vece quel
lo, che hoggi chiamiamo Luogotenente della Summaria. Coloro i quali ten-
gono 1 conti & i libri delle rendite giàdette chiamand Rationali,&; quelli per lo più iòne B
notai, ne è vhcio che à gentilhuomo appartenga, ma il Maelho Rationale à tempi de Re
Franzelì rapprefentando più tolto il Prendente , che il Rationale veniua ad efler vlìcio di
perfbne nobili, come che il prefènte vlo Faccia da molti tcmere,che il trouarli alcuno chia
mato Maeilro Rationale non dia argumento d'ignobiltà. Quc Ila voce vien da Latini ap
pò i quali ratio vuol dir conto, onde Cicerone dille, accipere rationes à colono . Et in Fi-
renze lì dice aprire vna ragione di coloro, i quali aprono vn traffico,cioè,chc mettendo su
vna quantità di denari con quelli cominciano à far mercantie,ò di cabi,ò d'altro. Et chia-
mali ancor ragioniere colui , il quale riuede i conti , onde chi volcfle chiamar quelli ratio-
nali Tolcanamente,per auuentura ragionieri dir li potrebbe. Ma è da inuelligare, le il no
me,ouer la voce di quello vlìcio è antica, quando lòrlè>& trouandofi antica le rapprelen- C
terà li rationale di quelli tépi ò quel de Re Franzef],ò le pure egli era vn'altra colà da que-
lla diuerlà. Et chiara cofa è per fauellare co termini de grammatici, che all'età di Cicero-
re quella voce di rationale da le lòllenuta,che elfi lubllantiuo chiamano non trouarlì, di
cendofi Icmpre aggiuntamente huomo rationale, &: anima rationaIe,&: limili. Incomin-
cia à trouarlì ne tempi più balli , & per quel che Lampridio l'interpreta par che rationali
fien quelli, che più anticamente procuratori de i Celàri lur detti, oueramente procuratori
del Filco: i quali llimo io eller queili,che à tempi della Romana Republica,quellori furon
chiamati, benché diuer(ì,e molti lolfcro gli vlici de quellori. Ma di quelli quellori inten-
diamo , i quali erano mandati alle prouiiìcie all'Imperio Romano Ibggette per rilcuotere
i diritti,© tributi, à quali i popoli di quelle prouincie erano obligati . Ma tra Procuratori D
di Celare e Procuratori del Filco par che caggia quella differenza , che quegli di Celare à
fatti priuati. & particolari di Celare eran propelli , oue quelli del Filco s'intendeuano per
conto di tutta quella pecunia, la quale alflinperio Romano alpettaua. Come dunque a
tempi della Republica lì mandauano nelle prouincie i Pretori,& i Quellori, quegli che al
gouerno della giullitia,& quelli che al fatto de i denari attendellèro, onde Cicerone dille.
Sic enim à maioribus nollris accepimus Pr^f ore Q^^llori lùo parétis loco elle opporrete,
così à tépi de Cefan mandauanli alle llellc Prouincie i Pretori, ouero i Legati, diremo noi
il viceRe, & i Procuratori interpreteremo il Telòriere generale . Non fono dunque i prò
curatori di Celare i prelènti rationali, ma ben per auuentura il Maeilro rationale de Re
Franzelìjfe egli nò lolo teneua i conti deìk rendite, ma toccaua etiandio il denaio. Che il E
procurator di Celare amminillralfe i denari,^: lì tiauaglialfe col Pretore,benche Ipelfe voi
te con emulationi,econ gare fa molto à propolìto quel, che ne dille Tacito: il quale fauci
landò di Lucilio Capitone procuratore dcH'Àlìa acculato da prouincialid'ingiullitia dice,
che rimperador Tiberio allermatamente diceua, non le ius nilì in lèruitia, & pecunias fa-
miliaresdedille, non hauergli data altra autorità che lòpra gli fchiaui, &: la pecunia,
Quod lì vim pi^'toris vlùrpalfet, manibusque militum vlus foiet , Ipreta in eo màdata lìia
audirent lòcios ; Che le egli lèruendolì de lòldati, & vlùrpandoli i'vficio del pretore ha-
uelle i luoi comandamenti dilubbidito, auuedrcbbeli la prouincia , che egli terrebbe con-
to dcll'ingiullitia. Vedeli per quello che Ipello nalceuan tra loro delle gare . Onde à tem-
pi di Nerone fu mandato Policieto fuo liberto in Inghilterra, fra l'altre cagioni per metter
d'rtccor-
DEL MAESTRO RATIONALE. 4r
A d'Accovdo infiemc Giulio ClaHiciano Procuratore , & Paulino Sueronio Legato di qixQÌ .<
Piouinaa . Pcrciochc per gl'intereili de Celàri l'vhcio de Procuratori andò ictnp.e pi-
gliando pie . Onde li medcdmo Tacito di Claudio parlando dilfe . tcdem anno liepius >i
audita vox Principis, pareni vim rerum habendam a procuratonbus fùis ludicaturiini ac li j»
ipfe llatuiflèt : Voiea , clic c]ucl conto (1 tenellc delle ientcnze date da Procuratori, che tè >»
fuflcro ilare date da lui medefìmo. Oae fa vn breuil]ìmo,ma molto bel dilcoilo incoino
cjuello ("atto mollando che inhno in Roma s'andò tanto allargando rautontàde Procu-
rafori,che fuion concedute loro molte di (futile colè, che iòlo da Pretori erano giudicate.
E dunque il Procuratore di Cefòire ouer del Plico quello , che apprelPo la Republica fu il
Qucitore. li che così iì:ando dilcorreraili hora alquanto del Rationaie.il quale d;uerlo di
B nome è il mededmo in tarto che il Procuratore fecondo Lampridio . Jl quale di Alellàn-
dro Seuero intendendo dice ; Vbi aliquos voluiflèt vel Rcclores prouinciis dare, vel pr<^- „
pofiCos facere vel piocuratoreSjid ci\ rationales ordinare, &; quel che lègue,oue interpreta „
Piocuraton^ cioè rationali. Con l'illella chiarezza viendimollrato da Giulio Capitoliro,
il quale hauendo fauellato d'vn Procuratore vccifò nella Libia per hauer à compiacéza di
Màllìmino fpogliato,& rubato di molte periòne,{ègae chiamandolo Ranonale. Le paro
le fon queik. Erat Fifci procurator in Libia,qui omnes Maximini iludio Ipoliauerat ; Hic ,,
per ruiìicanam plebem deinde, & quoldam miiitcs interemptus eli , fèd cum per cos , qui „
Rationalem in honorem Maxanmi defendebant, viderent autores cedis.&c. (^elh Ra- „
rionali elPendo amminiilrarori di denari era il loro vhcio odiolò , onde il già detto Lam-
C pridio, nel luogo di fòpra addot ro,òc del medelìnìo Seuero fauellando dice ; Che egli mu
taua prello i rationali in modo che niuno ne palPaua l'anno , &c le bene erano buoni gli
odiaua,chiamandoli vnrnal necelfuio- Fecementionede Rationali Eutropio,oueli vede,
che il loro vhcio era intorno il tatto de denari. Percioche trattando di Aureliano hnpera-
dore dice che Porto il fùo Liìperio , coloro che attendeuano alla Zeccha , hauendo fallato
le monete,&: vcofo FeliciiFimo Rationale fi ribellarono dall'lmperadore. Fccene anchor
mentione Ammiano , onde è nato quel detto di Giuliano Impcradore , il quale hauendo
madato à chiamare il Barbiere,& eflèndo egli venuto molto ornataméte,&; acconciaméte
veilito. lodiflè, ho mandato per lo Baibieie,&: non per lo Ranonale. Ma ir.eglio che in
tutti i fòprallegati luoghi lì vede in quella legge, ■", degli Imperadon Diocletiano.òc Malh ',l^i*^d»
D miano, le cui parole è neceffario qui porre per confermar bene quello , che habbiamo in ^'^ ^^^^^
animo di prouare. Rationalis igitur noiler luris ordinem fèquarur,cxcul]is exaclorum ta- tiektoyt-
cultatibus nec non etiam, iiominatorum ( lì Fifcusm vniueilà debitiquauticate Iccuri- **** •*•
tatem idennitatis confècutus non fuerit , etiam eos ad rellituenda tìfcalia debita adlhin-
gar, oue 11 vede,che il fùo vficio era intorno le rendite impena!i,come poco più di lotto al
lóprallegato luogo fi vede.ouead vn che voleua accrelcer l'incanto delle gabelle,i medeli-
mi Imperadon dicono; va a trouare il nolho Kationale,accioche egli amn.erta la giuilaof »»
fetta del prezzo maggiore, ne quali luoghi tanto parche liadue il Filco,quaiito laCame-
ra,& tanto il Rationale,quanto il Camerario; reilando nel regno di Napoli la voce del Fi
fcale così del Procuratore , come dell' Auuocato nelle caufe criminali ; doue in Firenze il
£ Fifcale non impacciandofì della criminalità s'impaccia bene, de s'occupa intorno i beni,
che peruengono al Fifco da colui , il quale per delitti criminali vien per vigore della legge
priuato della Tua roba . Era dunque il Rationale vficio molto principale , rapprelèntan-
do quel che più anticamente fi diffe , il Procuratore di Celare , & auanti il Procuratore, il
Queilore . I quali vfici andauano in vn certo modo del pari co' Pretori,^ co' Legati, non
eflèndo l'vno ordinato lòtto l'altro, ma hauendo ciafcuno fèparato Tribunale . Onde gli
antichi diflèro così Tribunale Pretorioxome Tribunale Qj-icllorio. P^or volendo noial-
Pvfòprefènte del nollro Reame hauer riguaido,hauendo giàdiniolharo quali erano i Ra
rionali de Rè Franzelì , lìamo forzati à terminare quella conclulione , che trouado man-
darti nelle Prouincie per lo gouernodellaGiullitia,& delle colè belliche iGouernarori prò
uiaciali^che hoggi volgarmente ViceRe lòn detti,&: i Percettori, i quali fi rrauac^liano in-
roruo
4^
DEL LOGOTETA, ET PROTONOTARIO.
Nofd.
hrt.
J xcrito-
ÈJDtori*.
torno le rendite R.ea/i , Ci come il Gouernarore ouer ViceRc occupa il luogo del Pretore A
ouer del Legato, così il Pcrcerroie cntrti là nel luogo del Rationale , ò vuoi dire del Pro-
ciiraroredi Ce/.uc,ò del Filco.o come gli antichi dillero del Quelloie. le quali colè (è co-
si procedouo,con}e da noi licdiaìolhato, & come tutcauiali vede che il Percettore non
e vtìcio (ortopoiio sì Gouernator Prouinciale , mi marauiglio in che modo polla riceuer
difficulfà la cpnrcU della precedenza , la cjiiale mi ricorda e/Pere Hata tra il Percettore, &c
gii Audjrori di terra d'Otranto : f quali Auditori non eflèndo altro,che Afleflbri,òGiudi-
ci,ouer Condgliei 1 dei Gouernator Prouinciale , non veggo come pollano gareggiare dì
m3ggioiaiìza,o di parità con vn Magili:iaro,che da (è fi foil:iene,& è dell'autorità, <S^ gran
dezza che s'è poruro vedere . v^uelte colè s'hanno à intendere,quando eflèndo il Re nel
regno,queih vtìci immediatamente da lui procedeOèro ; ma perche il vero Rarionalc, già g
Procuraror di Celare,& prima CTuclloie, è il gran Camarlingo; tutti quelli altri vtìci atte
rei iti 3 pecunia dipendono dalla gran Camera delia Sommaria , la quale retta dal gra Ca-
marlingo è il lupremo tribunale di cosi fatte caule . il qua! vtìcio llaro in diuerlì baroni
principali del regno, (i è parricolarmcnre per moltiilimi anni mantenuto nella cala d'Aua
lo,oue è padàto indeme con vna gran parte dello (lato, che pollèggono dalla cala d'Aqui-
no, veggendoli lufin dell'anno 144? rilèdernel tamofò parlamento del FvC Alfoniogiaii
Camarlingo Francelco d'Aquino Conte di Loreto, & di Sarriano . Dourcbbefi in quello
luogo dir qualche colà dello Scriuan de ratione , & del Telòriere vtìci , i quali hanno con
la gran Camera intendimento ; nia in altro tempocon maggior notitiapiùdiffuiàmenre
ne parleremo , ^
DEL LOGOTETA, ET PROTONOTARIO.
E il nome del Rationale da noia à molti , come di fopra fi dille per Io lòfpetto
'^'^^^ Ignobiltà ; molto maggiore è la tema,che nalce dal nome,ouero dalla vo-
^^^0 ^^ ^^^ Notai 10 ; ellendo quali in tutte le città dd reame, & altroue l'vtìcio del
=è^»»^^ Notaio Ignobile. Ma la colà procedeua ne mezzi tempi con altro ordine;on-
de non li può trarre da quelli à quelli conclulìone alcuna: eflèndo ^\\ vtìci di efll , & la di-
gr ita,&: il coilume molto diuerlo, come con l'autot ita di molti fcrittori di que lecoli s'an
dra di mano in mano niolhando. Ma prima parleremo della forza del nome, &: poi della q
virtu,& iollanzadieflo. Et indubitata cola è; il Notano venir dalla voce nota, la quale
non Iblo legno,& macchia lignitìca;maetiandio icrittuia; onde tanto vuol dire Notano,
quanto Icritrore. Ma noris Icribere particolarmente s'inrendeua di coloro, 1 quali vdendò
alcuno Oratore arringare; & non potendo con la Icrittura delle intere voci allèguire il ve
locecorlòdei ragionante, con alcune note diremo noi con abbrcuiature, & diedi nel re-
gno con parti legate lì mettea ageuolmente à Icriuere quella oratione^onde Marziale die-
de al Notano l'aggiunto di veloce . Il che ho veduto hoggi coilumare ad alcuni , 1 quali
hanno in quella guila Icntto le prediche intere di tutta vn"a Quaielìma. La qual cola dice
Suetonio, che kcQ beniflimol'lmperador TitoA' di Celare lcnue;chc le egli volea tener
alcune cole celate, per notas Icribebat , come voleflè dire lèriuere in Zifra , & Pediano ^a £
n!ézione,che l'orazione, che fece Cicerone in difelà di Milone, fri m quello modo feruta.
Da quello vio di riceuere in lettere gli altrui ragionamenti ; che 1 Latini diceuano excipe-
re,fui-on colloro chiamati exceptores ; Il come anchora da quelle abbreuiature chiamate
note turon detti Norarij. Scnue l'Alciaro quello vlb efler primieramente llaro introdot-
to da Cicerone per potere raccorre in ilcrittura l'orazione.che Catone fece in Senato co-
tto Catilina , &: non è dubbio alcuno per quel che 11 vede in Pollionc , quando parla di
Claudio Imp.notoria lignificar lettera. Nih'il me grauius accepit,qunm quod notoria tua
inninalli . Quello dunque dinota h voce Notario ; & tale era in que tempi l'v-fcio loro;
ncs'inipacciaua in conto alcuno in cola altra di quello , che hoggi à Notai s'appartenga,*
non li trouando appreflb gli antichi quello vtìcio ( lecondo Itima l'Alciaro ) uitrodorto .
perciò-
DEL LOGOTETA, ET PROTONOTARIO.
47
A pcrcioche quelli , che h chia:Ti.iio:io po(cia TAbel/ioni ( benché di quelli io non intenda
voler parlale ) lon veramcnrc gii hodjcrni Notai . Ma in procedo di rcmpo il Norario di
uenne vn'alnacola , che non e quel , che (ì è detto ; & par che l'vHcio (ùo iì giri intorno
i'ellcr mandato à prender informazione , come fi fauella nel regno, d'alcuna co(à (èguira.
Al qual vtìcio vediamo hoggi molti dottori , 6c vticiali eller propolti ; il che come che da
molti luoghi (i cani, ii cóprende ottimamente da quel luogo di Marcellino ; il quale d va
Gaudentio parlando dice; tuncNotarioadtxplorandos eius aclusdiu morato •'.oue in-
tende di Giuliano , il quale cilendo allhor Celare fuccedctte poi à Conibntio airimpcrio
l'anno del Signore ^61. Il mededmo lì vede d'vn Paolo Norario madato in certi cali del
l'olìcfà maelB '' & d'vn'alt ro mandato a Bologna ; oWèruaturus fòllicite , ne quilqua fre-
B rum Oceani tranlìre pcrmirteretur \ Lampridio parlado dclh fcueritàd'Alcflandro hnpe
radore,dice,che egli te tagliar 1 nerui de diti ad vn Notario,il quale nel conlìglio hnperia-
ie hauea riferito vn breue tallo d'vna caula . Da che fi vede anchora , onde nafca la voce
del breue,che s'vlà nella Corre di Homa. £t Vopilco in Aureliano molì:ra,che egli fiì vc-
cifò da Mnelko, di cui (1 fèruiua prò Notano fccretorum,oue Ci vede anchora , che ciò gli
venne fatto per mezzo d'vn breue fallò Icritto da lui , &: in fòmma in tanti altri luoghi li-
milméte apparilce,che del tutto toglie ogni dubbiezza. Ma di che dignità queito tal vtì-
cio lì folle, non lolo da quello li può vedere : che Filagrio da Notario fu creato Core del-
l'Oriente'^ & che Giouiano da Notario.fù tratto da tauola per tflèr creato Imperadorc^&
Vulterio dal Notariato peruenne al Confolato ma che Piocopio nato in Cilicia d'illullre
Q legnaggio, & parente di Giuliano hnpcradore tu Notario - & diuenne poco dopo anchor
egli hnperadore. Erano nondimeno quelli Notarij molti,& haueano tra loro diuerli or-
dini,&: alcuni miIirauano,&: qual era Tribuno , &: Notano , & altri eran appellati Notarij
dell'lmperadore , & perciò dice Marcelli! !0 di Bailìano Norario militare tra i primi ^&cài
Faullino figliuolo della (orella di Viueotio Prefetto pretorio, il qual era N'orano militan-
te'&.aItroue di Giouiano primo di tutti i Notarij- &altrouedi Celarlo dianzi domelli-
co . poi Notario del Principe 1 & altrouc di Teodoro,il quale era ibto riceuuto nel lecon-
do grado de Notarij "" & in altra parte difle Profpero Contesse Spettato Tnbu no, & No-
tario " & per colmar quella aiateria mi piace in quello luogo di aggiugnerc vna ilcrizio-
ne antica d'vn marino,la qual farà fede ancor ella della dignità del Notario, !k. d'altro.
D CLAVDTCLAVniANIV. e.
CLAVDIO CLAVDIANO V. C. TRIBVNO
ET NOTARLO fNTER CETERAS INGENTES ARTES
PR AEGLORIOSISSIMO POETARVM. LICET AD MEMORIAM
SEMPITERNAM CARMINA AB EODEM SCRITTA SVFFICIANT,
ADTAMEN TESTIMONll GRATIA OB IVDICII SVI FIDEM D D. N N.
ARCADIVS. ET HONORIVS FELICISSIMI, AC DOCTISSIMI
IMPERATORES SENATV PETENTE STATVAM IN FORO
DIVI TRAIANI ERIGI COLLOCARIQ.
IVSSERVNT.
Ne mi par da tralafciare quel, che dall'Imp.Giulliniano nel x i j.lib.del Codice" intorno al
Notano fu compilato : il quale chiamado preclara, & nobile la milizia degli (pettabili Tri
£ buni Notarij , i quali con la lor gloriola obedienza,&: leruigi non piccola comodità, & or
namento aggiungono alla Rep.lègue perciò,diuerlis benchciorum titulis muniendam ere
dimus , & augendam . ElTendo dunque l'vficio de Notarij il pigliar informazione de co-
ftumi, & modi tenuti da alcuno intorno il (uo vlìcio ; il che h potrebbe due , che facciano
fpezialmente à nollri tempi i Vifitafori,i quali fono mandati dal Re à pigliar informazio-
ne degli andamenti degli vficiali nel regno , ò come intendo che faccia d i prclentequello
ottimo ViceRe,il qual manda deCommeflàri attorno per veder come in detti vfici li por
tino; quindi io ibmo,che fia nato nella Religion nollra appreflb 1 Pótefici l'vhcio del Pro
tonorariojla cui cura &: vficio era di pigliar memoria,&: fede degli atti de Martin. Non di
notaua dunque quello vficio,«S(: nome di Notario in que tempi quella balfezza.in che ve-
diamo hoggi ridotto l'elèicizio di Notano, i quai tempi per.uenendo infine à Giulliniano
Impe-
Tdlctli
b-lih. 19.
C.W.20.
tJotartm
fect itili M.
e. W. 25.
f.i/i. 16.
i. IV. :;o.
ì.lih. 50.
ii../;A.2i).
n. //i.17.
o. l.fin. il
primiceri»
Crfeciiàt
ceno jC?""
notariis.
Pr$tiH»t*
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In».
48
DEL LOGOTETA, ET PROTONOT ARIO.
A'ctdnt
idj'apa.
Pretofene
tarto .
J'ri/toJJ'4'
tarli .
Prttomt-
dico.
lis.
tyi lihel-
<^ ratto-
mibus .
Impei'Adore , abbracciano l'anno <^6o . Ma vediamo quel , che ne rempi à noi più vicini A
c]uella voce nel nolho regno (ìgnitìchi. & in vero lòtto i Re Norniandi vtìcio ignobile tU
la non dinoterà, dinotando per quel , che io auuifò rvtìco di (ègretario ; come apparifcc
Gue di Matteo Notano ragiona ; il quale hauendo tìnto certe lettere della venuta deil'Im-
peradorc in Italia, & quelle {parie, & recitato per tutto (òggiunge. Hoc cnim ad eius of-
tìcium pernnebat. Veded paiimenre in molti altri luoghi di quell'aurore, l'vlìcio loro eler
citariì in iknuer lctteie,& elfer quello ordine lotropollo al Cancelliere, ma non eflt-r per
ciò l'vtìcio loro di picciola autorità ; onde viene in quel luogo riprefo il Cancelliere per
eller ferie lècondo l'viànza di Francia, ma nò già fecondo il coilume del Regno di Sicilia
con poco riguardo corfò à gaAigare per vn misFarro Icguiro vn Notarlo . Le quali auro-
rirà non mi tanno punto dubitare,che coral viìcio non lìa l'vlìcio del (egrerario. Onde fi B
vede eziandio nel principio de Re Franzelì, & Ipetialmentedi Carlo prin-,o, Berardo Ca-
racciolo effer Notano del Papa, & venir da quel Re non molto largo ne titoli, chia-
mato amico , maellro , & venerabile . Et nelle memorie de Colonneli nell'età di Stefano
li vecchio, il qual vifle à tempi àcl Re Ruberto, & hebbe Iacopo zio , & Piero fratello , òc
Gioliàni figliuolo tutti e tre Cardinali; oue di Oddo fuo fratello (1 legge, così truoualì no
tato. Oddo clericus,&. domini Pap.Tnotarius,«5c elei5lusCuÌlen;fè queli'vltime lettere ben
fi fono potute leggere . Ma eilendo come di fopra (ì dille, i Notanj non vno , ma molti>
ÒL quali del pnmo , & quali del fecondo ordine , quindi io flimo elfer nato l'aggiunto di
quella voce proto ; che primo appo i Greci lignifica, vaghi d'acci efcere le maggioranze, 6c
dignità de lor titoli con si fatti accrefcimenti . Onde & prorofècretario,& protof|)afnrio C
appreflo di loro (i troua; & di qua forfè venne quello, che in vna delle antiche colonne di
marmo di Bnndiiì è fcritto, protofpatalupus ; che fecondo la greca vanita da qualche vfi-
ciale degli ImperadoriConltanrinopolitani, trouandolìàquel reggimento propello vi
debbe efière llato aggiunto ; non fi nconofcendo quelle lettere per l'antiche Romane, ne
quella colonna ÒcWq due, che è reflata , per opera fecondo il itìIo giudizio de tempi baffi .
Et noi con quello vfo diciamo al medico reale nel regno Protomedico,con la qual ragio-
ne e forto l'vtìcio di protonotario vn de ihzxc vfici maggiori dd noflro reame , onde egli
viene a fottofcriuerli in tutti i priuilegi del Re, appellandoli Logoteta , & Protonotario ;
il qual nome di Logoteta , che vna certa ir.edefìma colà fìgnilichi , volendo dire dettator
del parlarcjoucro dillendiror del parlare, & che il fuo vtìcio (i gin intorno allo fcriuere , il D
dimollra in vn luogo a quello propofito marauigliofb la voce dell'cxcettore , che gli ila a
iato. Le cui parole fono dcii'imp. Lotario 1 1 5 8 . Noflri a Deo conferuati imperij maie-
llas hunc Hcr.nci Epifcopi,& Cancellarli meidifcipuluin fecit, logothetam, exceptorem,
auditorcmq; conilituit,& ei ad pedes noilros fèflìonem dedit. Dal qual belliflimo luogo
fi caua di più così la fùa reiìdenza,come l'eflèr lòttopollo al Cancelliere. La qual colà nel
nollro Regno va in contrario , elfendo più preminente vficio quello del Protonotario di
quello del gran Cancelliere, fé ben i'vno all'altro non è fòtfordinato. Il qual vlìcio di Pro
tonotano Uaro gran tempo ne Zurli , & pofèia ne Gaetani, hoggi da Gio: Andrea d'Oria
Principe di Melh è poflèduto. Negli antichiflìmi tempi, quando in Roma fi incomincio
a viuere ad imperio ; coloro, i quali erano propolli alla cura dello fcriuere , & notar le co- E
ie, eran liberti ; come fono hoggi apprcfTo il gran Turco i Bafcia , & gli altri grandi huo-
mini, 1 quali fon tutti fùoi fchiaui,&: colloro veniuan chiamati ab epillolis, àiibellis,àra-
tionibus. Mi perfuadojche ab epillolis follerò i Segretari delle lettere, verbigrazia in Firen
ze il Serguidi,& il Vinta; a libcllis follerò 1 Segretari delle fuppliche ouer de memoriaIi,co
me nel medclimo luogo fono il Grazzini , & il Dani , a rationibus ( il che non fa bora per
noi ) faranno perauuentura 1 Computilli . I quali vfici perche io habbia detto effere flati
in man de libern , cioè fchiaui fatti iiben , non penfì peiò alcuno , che mellien, & efèrcizi
balli fi follerò ; pcicioche Narcifo Segretario de memoriaIi,& Fallante Cópunlladi Clau
dio furon di tanta grandezza, & di tanta potenza appo quelì'Imperadore; che trouandofi
in quel tempo A Fifco impouerito,fuchi accortaméte dille; clie flmp. farebbe llato ricco,
- ' fé haucfli
B
DEL LOGOTETA, ET PROTONOTARIO. ^c,
Ce haucflè accomunato il Cuo co i due Cuoi liberti . Il primo nondimeno,che in quello vfi-
cio (ì incominciailè à fèruire di Caualieri Romani fu Adriano, oc non fbio (ì troua à iibeL
Ili, maeziadio coloro, i quali aiutauano à fcriueie j di che iène vede efèmpio in marmo .
D. M
M. AVRELIO RVG. LIBERTIO A LIBELLIS
ADIVTORI FABIA AEGINA
CON. B. M. F.
Et trouafi anchora per marmi Segretario delle lettere greche . fi come in quello .
D. M.
BASSO AVG. LIB. PROX.
AB EPISTOLIS GRAECIS PROC. TRACTVS
CARTHAGINENSIS FABIA Q. F. PRISCILLA MARITO
PIISSIMO ITEM CLAVDIVS COMON.
PATRI BENEMERENTI
FECERVNT.
Trouanfi alcuni chiamati a memoria ; che non so Ce per auuentura fuflero alcuni prepofli
à ricordare alcuna cofà al Principe-, ieggendofi mallìmamente in Lampridio.che Aletlan-
dro dopo definare attefè lèmpre à negozi, ita vt ab epillolis, à libellis , & à memoria lèm-
per aflillerent. Doueano quelli Segretari per l'infinite faccende,che haueua l'imperio far
portar queite lor fuppliche &c lettere , & altre bì htte occorrenze in (crigni ; onde (i vede
in Dione,che Bruto 6c Caflio hebbero animo d'vccider Celare faccendo metter negli ieri
Q gni in luogo di iùppliche arme. Onde in proceiTo di tempo furono chiamati maeihi ouer
Principi degli icrigni , come (ì vede in Vero di Spartiano : il qual dice che Elio ritornato
della prouincia fi era apparecchiato di far vna bella oratione iìue per iè, fiue per icrinioru,
aut dicendi magiitros ; & Lainpridio nel iùo AleiTandro dice^ che egli volea, che i negozi,
& le cauiè glifolFero prima riferite a icriniorum principibus,& dodillìmis luriiperitis , &
fibi fidelibus ; & più di lòtto molha, che Vlpiano fu maellro del iùo icrigno. Et Vopi/co
in Aureliano parlando d'vn'epillola dice hauerla cauata ex icriniis pr^fediuri^ Vrban^,che
hoggi diremmo l'Archiuio; & Ammiano fa menzione di Odraco notano del iècondo ieri
gno. Onde nacque il titolo regillrato nel Codice de prollìmi de iàcri icrigai,& degli altri,
1 quali ne iàcri icrigni militauano,doue h legge,che coloro.i quali ne gli làcri icrigni mili-
£) tauano,cioè. ioggiugne il teilo, memoria, epiiVolarum, libellorumq-, , ac diiporitionum ,
godano dopo venti anni della paiTata militia, ih iàrà deliberato, che lì debban partire , tra
gli eletti dell'honor coniolare; & quel che iègue. Da che llimo anchor che Ila deriuato nel
le cole ecclehalliche l'vficio del proroicriniario , h come fu il Pontefice Leone creato fan
no^6i ; di che Liutprando fa menzione . Le quali voci alteiandoil ogni giorno maggior
mente, iène generò la voce del Segretario. Dico la voce del Segretario , che i Latini neu-
tralmente terminano , & non maichilmente ; ciò è Secrerarium ; che è quel luogo, oue i
giudici conueniuano . Dice l'Alciato hauer trouato quella voce nel Codice di Teodolìo s
ma iècondo egli Itima, gualla,& corrotta da alcuno à tempi di Teodonco Re de Franchi,
non iàpendo, (ì come egli dice, in qual altro luogo giamai tal voce (i foife potuta trouare.
£ Ma ha detto con pace di tanto huomo, ella è pur de tempi di Teododo intera,& calla , ne
in alcun modo tocca,ò alterata da alcuno; come per vn belliilimo marmo in Roma ii può
vedere j le cui paiole iòn tali .
SALVIS DOMINIS NOSTRIS
HONORIO, ET THEODOSIO V ICTOR lOS ISSIMI S
PRINCIPIBVS SECRETARIVM AMPLISSIMI SENATVS QVOD
INLVSTRIS FLAVIANVS INSTITVERAT ET FATALIS IGNIS ASSVMPSIT,
FLAVIVS EVGHARIVS EPIFANIVS V. C PRAEF. VRB. VICE
SACRA IVD. REPARAVIT ET A D PRlSTINAM
FACIEM REDVXIT.
Quando poi da queila voce Ci formaiTe la voce del Segretario maichio , io non veggo ; Ce
ben lì vede, come di iòpra fi diilè, notarius iècretorum . Ma per molto che quelle voci li
e iu^no
i itheUu .
tyfmem*
ria.
fcnmjru .
/'rinctpes
fcfinioru.
ScrtniuTri.
Stcundt
Jcnnij fu-
tanm.
Pritifcri
niaruté .
Stcrttx-
ùunt .
^-o
DEL GRAN CANCELLIERE.
Smlid
in.
cictìUri.
iìeno andate cabiando; il Scgrctaiio,di cui parIiamo,chiamandofì ò notario,ò dall'epico- A
le,ouei- dalle iiippliche,ò Proro{cnniano,ò Maellio,oiiei' principe degli {crigni,ouer dalla
nìcmona,c) Logoreta,o Piotonorarjo,ò Excertoie,nó ii è però mai chiamato icnba, ciò e
Scriuaiìo. Onde a già ragione (ì doliè Gio. Antonio Serone in vna lettera m.àdata à Bene-
detto Varchi dell'crror prelò dal Giouio in chiamar il Segretario Serone fuo padre.Scriba.
le parole della qual lettera ritiouata apprcflo Beraidino de Medici, che la làluò dal flagel-
Jojóc dallo itrazio de pizzicagnoli ho voluto qui porre,si per far molto al propofito di que
Ila materia,&: sì perche il deliderio di quel leggiadri/fimo Poera,&: mio amico,iI qual non
fu mandato ad eii^ctto dal Varchi, venga per me adempito. Son dunque dopo alcuni có-
pimenti di cerimonie (otto la data de 2 5 di Maggio dell'anno i ^6" 5', le parole tali. M'oc
corre pregarui d'vna coiàM.Benedetto mio gentililfimo.ma prima bifògna dirui il nome 3
di mio padre, che fu Antonio Seron in tempo di Ferdinando Re Cattolico , & dell'Iinp.
Carlo V.Segretario di lor MaelH in quello regno di Napoli; & (1 come ne i negotij,& ne
i maneggi di quello elTercitio tu molto raro,cosi nel meitieri della guerra moArò nò poco
valorc,accóprignando ièmpie 1 ViceRe del Regno in tutte l'altre l'imprelèj&di terra,vk di
marejiì come il Giouio ne fa menrione,ma troppo {èccamente,& meno di quello che egli
IklTo dicca hauer veduto co gli occhi iuoi nel còflitto delle galee al Capo d'orlo prello a
Salerno, anzi le 10 dicelli poco latinaméte, forlè più direi bene, che non male, chiamando
fcriba Scnatus Neapolitanicolui,che era à lècretis Caslàris. ma perche no è mio voler trac
taredi quello icrirtore, verrò al propofito di quella lettera,di fare accorti gli Stampatori di
Firénzc,hauédo elìi à llapare gli vltimi quattro libri di M. Francelco Guicciardini nel lib. q
1 S.num. 1 6'4.dice,con Fieramorca,& con Sercnon,il qual cognome è fallò, & nel medeli-
mo lib.num. 1 6'8.dice,Serenon lègretario dd ViceRe,&: dee ammédarlì lègrerario del Re
anchora,& nel lib. i_9.fol.5 1 o.dice così. Il Gobbo,Serenon,& molti altri Capitani,&: gen
tilhuomini . Hora in tutti quelli tre luoghi li ha da rimettere Seron in luogo di Serenon.
Se V.S.non fa quella proua co la ll:ampa,quel cognome reitera ltorpiato,& l'hilloria in ve
ce d'honore, li trouerrà celebrare vna famiglia, che non fu mai , & che non è , ne làrà per
tempo alcuno; & tutto che importi poco il nome d'vna perlona, nondimeno le leggi ad-
l'hilloria noi comportano, & quel che lègue .
DEL GRAN CANCELLIERE.
il R A Segretario,& Cancelliere niuna differenza par che (i faccia hoggi in Italia,
D
le non che il Segretario ha di maggior dignità , hauendo per lo più 1 Segretari
de gran Principi lotto di le diuerlì Cacellieri. In Firenze il Cancelliere par che
dinoti quello che in Napoli chiamano maellro d'atti; onde è cofà marauiglio
fa,che da fi piccolo fonte tragga origine li gran riuo; effendo nella corte di Roma,in Fran
cia,& nel nollro regno il gran Cancelliere vlìcio di sì gran preminenza,come egli è. Ritro
uare onde la voce di cotal vficio li deriui , non è colà per auuentura così facile , come altn
limerebbe ; poi che ne il Budeo faccendone procaccio la ritrouò . I Latini mezzo imbar-
bariti chiamarono cancellare quel che noi diciamo calfare ; potrebbe llare,che dal più voi
te callare vna Icrittura, fin che a bella , & buona fi riduca , come hoggi fanno i Copilli in
Roma, folfe dilcefà quella voce,& quello vlìcio di Cancelliere. Ma da qualunque luogo
la voce fi venga , non fu ella à tempi dì Carino in molta dignità. Percioche dicendo Fla-
uio Vopilcoche Canno die bando àgli amici buoni,& polè innanzi i cattiui, loggiugne.
Pracfeclum Vrbis vnum ex Cacellariis lùis fecit ; come le quello fofle vn vlìcio ballò,&: in
degno. Piele nondimeno col tempo riputazione Icriuendo, & dillendendo 1 priuilegi de
Pnncipi,per lo qual mezzo veniua à trattare quali 1 negozi più principalj,& importati del
la Corre . Ne per me làprei , che differenza tarmi tra il Protonotario , & il Cancelliere .
i quali viìci lliiriO cller vna cola medelìma , le non che non volendo alcuni Principi alte-
rar gli antichi vtìci , & volendo dall'altro canto dar la follanza,& effetto di quelli a lor fa-
uoriti, liimo che glelc dieno lòtto altro nome , ri/ei bando à gli antichi vn nome vano &
ignudo
DEL GRAN CANCELLIERE. ^i
A Ignudo, & priuo bene fpdTo d'ogni forza, & autorità . percioche chiara cofa è , i cubicu-
IcUij del pp. cflcr così detti dal fcruigio della camera ; nondimeno labiato in pie lòlo il ti-
tolo di c]ueirvHcio,r.iufonfà di eflo e pallàra à Camerieri,(ì come furono nel regno i Cia-
bcrlani^ a tempo degli Re Aragoncli, il cui vficio cefTato, & rellato per allhora il nome, la
dignirà pafso à Camerieri. Et vedclì in confermazion di (fucile cofe , come che grandif-
hmo ha verbigratia Tvfìcio del gran Camarlingo , nondimeno la iùllanza di quell'vhcio
nlèder più nel Luogotenente della Summaria , che non nel Camarlingo iftelfo . Si come
efercita pm l'vtìcio del grande Ammiraglio il Marcheiè di Sata Croce, il quale è Generale
delle galee di Napoli , che non l'Ammiraglio, acuì rimanreileriore, & apparente di-
gnità di quell'vficio , ma non la forza . Stimo io dunque , non che il Cancelliere habbia
B del Protonotario occupato l'vficio; ma che eflèndol'vhcio del Protonotario,&: del gran
Cancelliere il medehmo di origine, habbiano in proceflb di tempo per l'inclinazione de
Principi, i quali all'vno han voluto fcemare, & all'altro accrescere, diuifè tra lor le faccen-
de ; & ch'vna parte al Protonotario,& l'altra al gran Cacellier ne ha tocca, poi che il gran
Cancelliere ha autorità di far Dottori, il Protonotario Giudici, & Notai, & par che l'vno
vficio & l'altro inreruenga ncife/pedizioni , che fi fanno dal Re . Ma quello è notabile
nell'vlìcio del gran Cancelliere; che fi come la Vicheria fi chiama,oue li amminillra la giù
Inizia così ciuile, come criminale; & Sommaria oue fi tratta di tutta la pecunia del Re,co-
sì Cancelleria fpezialmente lì nomina,oue Ci trattano tutte le caule fiipreme di cia(cuna,&:
qualunque cofà fia piùgraue, & importante nel regno. Onde vengon chiamati Reggen-
C ri di Cancelleria quegli vficiali, i quali à guifà degli Auditori prouinciali appo i Gouerna-
tori prouinciali,alliltono parimente anchor eglino appreflb il ViceRe generale;© (e in Na J'^
poh rifedeflèro i Re , appo gli Re illeflì. Onde (ì vede veramente non eflèr in Napoli vii i "*'
ciò di maggior dignità,&: riputazione de i già detti Reggenti; interuenendo eziandio per
vigor dd loro viìcio ne configli di guerra , & in fomma in qualunque grauilhma biiògna,
come fi è detto, che in detto Regno polfa auuenire : per la qual colà è quello conhglio ap
pellato il configlio Collaterale , effendo quali vna ilkflà perlòna congiunro ad continuo o»^.-/;,
al lato della perlòna reale. Qiiello vficio era (olito darfi da i nolhi Re Franzelì à prelati ; «r^iW^?*-
fi come parche fi foffe anticamente coltumato in Francia, non (òlo per quel che ne dice il '"""
Budeoà tempi del Re Filippo (ècondo cognominato Augnilo, ma eziandio molto innan
D zi à tempi del Re Filippo primo , il qual fu fùo bilàuolo ; dicendo Annonio , che eflèndo
morto nel 1072 Ruberto Abbate di San Germano, gli fuccedette Pietro Cancelliere dei
Re Filippo, di nazion Pugliese. Et il Cacelliere dell'Imp.Lotario chiamato Enrico, di cui
di iopra parlamiTio,quando li diflèdel Logoteta.era Velcouo; come nell'hillona Calinen
fé fi può vedere , che fu l'anno 1 1 5 8 . Et nel nollro regno,come li legge in quella opera
ne Belmonti, par che Goffredo gran Cancelliere nominato maelho folle prelaro ; li come
è prelato Adda di Dufliaco anchor egli gran Cancelliere,eflèndo Eletto di Colènza; come
dicemmo ne Tuzziachi. Et che efli fieno prejxjlli à Icriuere i priuilegi;& l'altre reali efpe-
dizioni ; come nella corte di Roma fi colluma ; Ci vede per l'hilloria Calinenlè così per lo
luogo di {opra allegato dell'Imp.Lotario , come à tépi di Leon nono l'anno 1 045>. il qual
E Papa d'vna efpedizione richieiio . 'Mox (dicel'hilloria) FridericoCance.'Iario mandac
priuilegium inde cólcribere. Il qual Friderico fu poi pp. Stefano. Per l'hilloria d' Vgonc
Falcando chiara apparifce di cotal vficio la gradezza, &, l'autorità; la qual molirata à que-
llo dilcorlò porrà fine . percioche la Reina Margherita iellata vedoua del Re Guglielmo
il maluagio,hauendo inllituito Cacelliere del regno Stefano figliuolo del Còte Perticenfe
fùo parente; comandò che à lui principalmente tutte le faccende della corte fi volgeilero;
hauendolo poco dopo da Canonici I^alermitani fatto eleggere Arciuelcouo di Palermo
con rapprouanone di Guglielmo da Pania Cardinale di Santa Chiefà. Dalle quali colè Ci
per cfler di (àngue congiunto con la caia reale , & fi per la dignitai della Chiefa , àcui era
prepoll:o,& fi per la (omma de negozi,che gli Ci commetteuano,quale & quanta la dignità
di til vhcio li toire,ageuolmente Ci può comprender con l'animo per ciatcuno .
e 2 DEL
B'-U^
^i DEL GRAN SINISCALCO.
fe^^^V H E Siniscalco nell'era del Boccaccio in Ir.ilia (ìgnificafTc vficiale propollo alle A
Hyé^ì'l ^°^^ ^^^^'^ tauola, & del mangiare, i'ilkllb aurore manikitamenrc il dimoilra,
» ^>^^"^j doue in perfona di Pampinea così ragiona. Io primieramente cóilituilco Par
» meno famigliar di Dioneo mio Sinilcalco,&; allui la cura,& Ia lollecirudine di turra la no-
)> lira famigli commetto,&: ciò che al ièruigio della (ala appartiene,^ alrroue dice. La qua-
» le apprelìò quello Fattoli chiamare il lùo Sinilcalco doue metter douelle la lera le tauole ,
}, & cjuello apprello, che far douefle in tutto il tempo della lùa ligiioi la pariméte gli diuisò :
ma ne tempi noilri mededmi ben che accorciata da quella voce , & da Sinilcalco lattone
Scalco, non altro però lignifica nelle corti, che colui al quale la cura delle viuande dal lue
(Ignore e commellà : la qual cura per l'importanza delle cole non è piccola,conliilendo in
gran parte nella fede di lui la lalate dei iuo lignote , 6: impcroche egli à tutta la cucina , à B
paggi , & à coloro , che la viuanda portano a tauola è luperiore ; &: ragicneuolmente co-
manda , non è il Tuo vhciodi picciola dignità . La vocecredeli che lia venuta di Francia ,
onde venne ancor quella del Malilcalco, che coir.e (i vede par che habbiano cógiuntione,
&c parentado inlicme. ma onde ver;ga l'vi.cio non è colà che lenza lungo dilcorlo li polla
dilccrnere . peroche li come gli vtìci militari ageuolmente lì trouerranno nell'illorie Ro-
mane benché alterati , & cangiati alquanto , con dillìcoltà vi li trouerranno nondimeno i
carichi appartenenti alla golajtlTendo Itati più tardi à nceuer quelle morbidezze,che le cu
re militari non fecero ; con le quali nacquero parimente , & ciebbero indcme ; Lt per an-
darne cercando qualche vclligio dico, che gli antichi Romani furono tanto p.achi intor-
no le delitie del vjrto,che (i come Plinio riterilce non hebber cuochi priuati,ma come ve- C
diamo hoggi in Firenze, che quando vn cittadino vuol lare vn conuito , ò banchetto le-
condo volgarmente fi dice, ricorre ad vn zana,&: in Venetia à certi barbici i , che lan que-
llo melliere, & lèruiro che le n'hà,il paga,5c rimandando a cala, così in Roma fi conduce-
uano i cuochi dal macello,5: in fimil guilà della loro opera (ì lèruiuano . Nec cocos vero
habcbant in leruitiis , eolq: ex macello conduccbant , dice Plinio : ma introdotta con la
grandezza dell'Imperio la pompa, & farri gli huomini più dilicati, il cuoco non lòlo tu ri
ceuuto m cala, ma quel che era pretto leruigio piefè nome d'artificio, &: crebbe l'arte del-
la cucina, & del cuocere in pregio grandillnuo , onde i legillatori llefii molte leggi fecero
intorno à cuochi, & il già detto Plinio eiciamando diceua, che nella lùa età i cuochi s'ap-
parecchiauano ne pregi de trionh. Liuio lopia tutti gli altri aurori,in che tempo in Roma D
quella dilicatezza folle introdotta ; ( il che la molto al nollro propofito ; ) particolarilli-
mamentedimollrò, quando nel ; 5>.iib.dellaluai'lorialòtto il conlolarodi Sp.Pollumio
Albino, & di Q^Martio Filippo.che fu l'anno 5 68. della edihcation di Roma,diceiche in
quel tempo fu dall'elèrcito Aliatico portata in Roma l'origine della forelliera lulIuria,oue
raccontando fra l'altre morbidezze de i ietti, de i veltimenti, delle tauole , & de faltatori,
& delle laltatrici, anchor gli apparecchiamenti del mangiare, & de conulti, le viuade log-
giugne eglijà: la cura di elle alihora con Ipelà, & con pompa maggiore incominciarono a
fard, alihora il cuoco riputato vililìimo Ichiauo appo gli antichi, incominciò & per ripu-
tationc, & per vlo ad ellèr in piegio,&. quel che era n)ellieri,à diuenir arte,così dice Liuio.
Con rutto ciò non veggo io oltre il cuoco, vficiaìe alcuno propollo alla cucina,ò à portar E
le viuande à tauola,come fimno i nollri Scalchi, ne etiandio appo gli Imperadori llellì,con
fiderando, che le vi lolfero llati , vi larebbono arco 1 nomi. Ateneo nondimeno lòttilif-
fimo inuelligatore dell'antiquità, fa mentione con l'autorità d'Antifane, di colui, che ap-
parecchiaua la tauola , ma perche lòggiugne , clye i yafi e 1 l;i(:h'.er ìaua , larà più rollo quel-
l'vhcio limile al nollro diipendere,&, al bottiglierejdell'vn de quali è la cura del pane, del
]'inlàlate,de 1 fiutti,&di dmili colè,&: dell'alti o del vino, vhci balli, &: di perlone vili, che
non dello Scalco,che è vhcio nobile &: di dignità. Fa mentione di coloro,che preparauano
bellaria , che noi diremmo la contettionc , che in vna piccola parte viene dalla dilpenlà ;
percioche il difpenfiere manda à tauola 1 cialdoncini , U colè dmili leggieri , ma quando
loa d'importanza vciìgono d'altroue . Plinio fiinilmente par the accenni del Trinciante
quando
fres .
imhtndt
DEL GRAN SINISCALCO. 5?
A quando àcapi 5odel xo.Iib.de/fafùa naturai irtoriadelI'ingraflarJegnl/ine parlando, & al
i'ai ce della cucina vegnendo diflè, vr diuidanrur in tergerà . Ma Ateneo par che in qual-
che parte, ò forfè in tutto c/prima il nollro Siniicalco, ouero Scalco (òtto la voce di Elea- ^ *'*'"'
fio. Le cui parole lecondo il Tuo interprete andremo fbttilmente laminando . dice egli
dunque così. Dicuntur Eleatri,vt afleric Pamphilus, hi qui ad meniàm regiam vocant ab „
eleo inen(a,quos tamen Arcemidorus conuocatores cenarum iiominauit. Lieo egli mede- „ «■*«»»f'«-
iimo interpreta pia di (otto , che (ì chiami la tauola: la quale è in cucina . dunque Eleatri
(òn quelli, che chiamano dalla tauola della cucina alla tauola reale, non dice,che chiama-
no huomini, ne è verilimile, che quelli, che hanno à mangiar col Re, itieno prima a tauo-
la in cucina; onde è da dire, che chiamare in quellio luogo lignifichi quel che volgarmen-
B te fi dice imbandir le viuade, cioè metterle per ordine per poterli portare alla tauola reale,
detto imbandire, percioche volendo lo Scalco difjjorle per ordine dice al cuoco,che la ta-
Ie,& cotal viuanda gli appretta, &c li dea, & così 1 conuocatori d'Artemidoro faranno i no
Ari Scalchi, i quali imbandifconole viuande; prima che alla tauola del fignore le portino,
^^egli valenti huomini: i quali fecero vlcimamcnte quelle belhiiìme ofìèruationi (òpra il
Boccaccio, quado parlano della voce,meiro, llata guaita per ignoranza nel Dccamerone : ^^-j^
h qual voce nondimeno lì via hoggi dì in Napoli; allcgi.r.do il buon cométatore di Dan-
te ; vengono a far mentionedi quelle imbandigioni. Ma Ateneo {èguitando dice. Dice-
bantur etiam pr^gultatorcs eleatri, quoniam iècuriraris gratia antequam reges , cibos gu-
idare confueuerunt . Quella viànza tu inhno al tempo de primi Imperadori ; veggendoll
Q in Cornelio Tacito , che Britannico hauca chi gli facea la credenza così del bere , come
del mangiare. Illic epulantc Britannico, quiacibus potusq; eius deledlus ex minillri „
gulla explorabatur . Et è in pie ancor hoggi, ìk d;i noi è chiamata far la credenza, & s'via „ Fir Ucn
non meno per pompa, che per ficurezza. Ma quello che viene apprelfo par che fi- «'«Xf-
nifca di afleguire l'intera , & viua immagine dello Scalco . noilris tamen temporibus
cleatriillidicuntur, quipr^Eficiuntur conuiuij totius adminiilrationi: imperoched co-
me a tempi noilri etiandio li vede , lo Scalco è quello , e non altri, (òpra di cu 1 tutta la cu-
ra del conuito fi ripofa. ne vficiale è quel dì, che alcun (olenne paltò li faccia,che all'auto-
rità dello Scalco fopraitia. onde Ateneo dice quello vficio eflère Itato molto honoreuoie ,
& preclaro : per la qual co(a Carete nei S.lib.dellefue illorie lcri(lè,che vnTolommeo,per
D la cui opera AlelTandro venne faluato^tu Eleatro. Tal è dunque del nollro Scalco,ouer Si-
nifcalco i'antica,&: primiera origine,come (i è potuto vedere . vficio più tra Greci vdtato,
& for(è anco tra barbari , che tra Romani: i quali di più voci viu [ormandone , polhamo
credere,che chiamarono finalmente l'eleatro aichirriclino. Ma qu indo quello vhcio fol-
le anchor chiamato co la voce di maiordomo, è da inu ■itigare . Et pr me ilimo eflèr pri
ma il Maiordomo , che il SinKcalco ; &c molto maggior dignità eller quella del Maiordo-
mo di quella del Sinifcalco , come che apprelfo 1 Signori mediocri il Maiordomo vera-
mente non fia à noilri dì altro,che il Sinilcalco. Ma il Maiordomo appo i Re Franzeli ià
primieramente di tanta dignità, che poco meno , che alla real dignità era da paiagonarfi .
la qual colà come fo(fe proceduta è in quelto luogo da dimoilrare. Legged dunque in An
t, nonio : che i Franzefi hauendo eletto per l'infanzia del Re Sigeberto , il principio del cui
regno è l'anno ^6'4.Maiordomo vn certo Chiodino huomodi molto valore, & di molta
bontà; egli per i molti parentadi che hauea in Francia , dubitando , che non folle talhora
coltretto à far delle colè meno che giulle , rifiutò la già detta dignità ; & quella die il le-
guente giorno ad vn che hauea menato con le la nuoua (pola Reina chiamato Gogone: il
qual riulcì nódimeno maluagiG.huomo. onde (ì caua,chc il luo vficio fo(fe di molto mag
gior dignità,che no è l'hauer cura della tauola,&: delle viuande reali: nel qual luogo viene
anchor chiamato Conte della cala reale . Quella porenza,&: dignità appanlce per tutta
quell'opera m ciafcuno , il quale à quello vficio folle ilato chiamato , come in Landerico :
il quale vccifè il Re Chiipenco l'anno 587. in i-.rchinoaldo parente per lato di madre del
Re Dagoberto ; il quale incominciò à regnare l'anno 6) 1 . in Grimoaldo Maiordomo del
e 3 Re
}> Eltdtrt.
MdiarJi'
<^4 DEL MAESTRO HOSTIARIO DELL'HOSP. REALE.
Re Sigeberro figliuolo di Dagobcrto,& in ciAfcun'aIrro à (]uella dignità promolTb.La qual A
dignità corno grandiflima,&: fòlpetta à Re par che del tutto ih Ihra tolta viacllendo non
dii^cno lelbtA la voce intera , oc l'vhcio appo gli altii Principi, ma molto di cotanta au-
torità diminuito , pciciochcconiecheil Redi Spagna habbia il fijo Maiordomo lupre-
mo, il quale è hoggi il Duca d'Alua;è nondimeno cjuell'vtìcio come chedignillimo,& gra
diHimo, il pui delle volte di maggioie,ò minor potenza più perla molta , ò poca grana di
quella per Iona col Principe,che per vigore,& forza dell' vtìcio,girando(i il vero,& proprio
vlìciodel Maiordomo intorno la cura della tauolajc ben ha di molte co(è aggiunte. On-
de lì vede nelle cerimonie della Corte Imperiale il Palatino del Reno, à cui per auuentura
quello vficio s'alpetra, eflèr tenuto nelle publiche (olennità comparir à caualio dauanti la
mcnlà imperiale, &: portar à tauola quattro icodelle d'argento piene di viuande . Si come g
ai Duca di Saflonia conuiene hauer in mano il badone , & la mi/ura della biada , & quella
diilnbuire al primo famiglio che venga lalciando polcia efercirar il iuo vfìcio al iuo Ma-
lelcalco ; onde par che rapprelenti l'vtìcio del gran Coneilabile. Et gli Arciue(coui,& Ve
Icoui hauendo benedetta la men{à hauer gli ioggelli dell'Imperadore , rapprefentando il
gran Cancell!ere,ò come eili dicono l'Arcicancelliere. fi come il Marchefe di Brandiburg,
il quale è Arcicamerario e tenuto dar l'acqua alle mani in vn grandiflimo bacin d'argento
di dodici marche; & finalmente oltre il già detto Conte Palatino del Reno, il Redi Boe-
mia, il qua! (èrue di coppa chiamato l'arcipincerna. Il qual vficio non è nel noilro regno
diilinto in vficio di (òpraeminente dignità ; come i già detti fono . Quelli dunque iono i
fette vfici maggiori del noilro regno , come Ci è potuto vedere , (opra i quali comeche più q
difluiàmente (i farebbe potuto ragionare , ci fon parate nondimeno in ogni modo quelle
colè à ballanza .
no.
satellite f
yfciert.
Mtirjìro
di-^liopd
'1'
DEL MAESTRO HOSTIARIO DELL'HOSPITIO REALE.
^^^Pajj P E D I T I C I dei lette vfici maggiori, & de loro aggiunti, verremo à dichia-
^P'^fil ^^^^ ^^^^^ ^^^^^ ^^'■^ ' ^ ^^'■^ trouati nell'Archiuio , i quali già fono in quella,
S'MM^I! ^ diranno nel rello dell'opera Ipnrli per tor dubbio à chi legge.e in prima dire
Sà^s^^i mo dell'Holliario ; la voce dell'Holliario è antica, & latina , taccendo di eflà
inentione Pliniojoue parlando dell'incenfo dicejche nel condurlo di luogo in luogo,oltre r\
quei che lene daua à facerdotijvna gra parte n'era tiaftugata dagli Scriuani de Re,da Guar
diani,da Satellifi,da Holliarij,&: da altri minillri . Nel qual luogo fi vede, che dinota baf
fo vficio , potendo quel Satellite , che gli Ila à lato, interpretarli malTimamente per birro.
Et perche la detta voce vien così detta dalla voce olilo , che vuol dir vfoio , quindi molti
congetturano altro nò eflèr l'Holliario ,che quello che hoggi in Napoli fi chiama l' Vfcie
re, che è quanta dignità poflbn dare a quella voce. Nondimeno la cofa non procede co-
sì, aggiugnendouid mallimamente il maellro, col qual aggiunto io ilimo , che egli dino-
ti Maellro di Camera , ouer Maiordomo . Che non dinoti vficio baflx) , \\ può veder ne
Caraccioli in quello a e. i 2 i .C.oue Gualtieri Caracciolo eflTendo dal RcLadillao chiama-
to fùo Ciairjberlano , & dalla Reina Giouanna Tua forella creato poi fùo Maellro Ratio- £
naie , iui à molti anni paflando di mano in mano ad vfici di maggior dignità vien fatto
Maellro Olliario. Et vedefi; che il Marchese di lui fauellando, à cui fu più vicino , difle ;
che egli hebbe regig aul^e prasfcclura; che altro non volle intédere,che quel Maellro Ollia
no , alla qual voce quali iempre s'aggiugne , dell'holpitio reale. Et che ciò così llia,& del
tutto ogni dubbio ha rimoflò. Vedelì manitellamente per l'hilloria d'Annonio; il quale
dell'lmp.Lodouico parlando dice; che mandò Lotario fuo figliuolo in Italia,& diedegli in
coiTipagnia Valacho Monaco lùo parentela: Gcrungo Maciho degli Olliarij; del cui con
figlio & nelle cofe priuare , & ne publici afiaii riguardanti à commodi del regno fèruir (ì
doueflx; . Onde può ciafcuno licuramente comprendere ; che carichi fi graui , & impor-
tanti ad huomini di baflò mcllieri non fi commettono.
DEL
DEL BVCICVLARIO DEL REGNO.
fS
EDENDOSInel regio Aichiuio Vgo di Brenna Conte di Lecce chiamato
Buciculario del Regno , come in c^uelio à e. i co. E. (ì legge ; & come fi vedrà
in quelli della Leoneila ; lungo tempo m'ha tenuto (òfpelo quel che quella vo
ce lignificar fi voltile . Ne per anchora n'ho lìcurezza alcuna ; onde fi come m colà dub-
bia , & incerta mi (òn gittaro alla congettura . Etllimo per auuentura ellèr quello che da
gli antichi fu detto prarfeclus annona , che in Firenze fi nomina Proueditor dell'Abbon-
danza ; ouero quel che negli efèrciti iì dice, Commellàrio della Gralcia. Ciò fon moflb a
dire per la voce militare del buccellato ; dicendo Vulcano Gallicano , che Auidio Calilo
vietò ; che i lòldati portallèro altro nell'ammarciarejche laridum, ac buccellatum, atquc
acetum . Il medelimo diflè Elio Spatriano di Pelcennio Negro , pillores léqui expeditio-
B nem prohibuit, buccellato iubens milites & omnes contento^ elle. Et nella patria mia, Se
ne luoghi vicini a lei chiamali hoggi puccellato quella forte di ^ -^ne , che in Napoli chia-
mano fontano di Santo Antimo^dall'elTer in modo d'vna ruota attorto,& aperto nel mcz
zo, che s'alfomiglia ad vn cercino . A ciò credere fono anco perfoafo per trouar nell'Ar-
chiuio la voce del maellro panetterie; & perche interprerado alcuni il buccellato per quel
Io che noi chiamiamo hora bircotto,& elsédo allhora l'imprelè d'oltre mare molto in vlo,
trouandofi Vgo Conte di Lecce ellèr Signore di quelle marine,onde Ci traghetta nella Gre
eia, molto verilimile coià,è,che à lui folTe tal vtìcio commeflo . Vgone Falcando chiama
Cerni buccinarij i trombetti ; ma non veggo quel che Signor Ci grande,& di Ci nobii legnag
gio Ci potefle hauer a far con trombetti . L'Alciato molfo dall'autorità di Suida chiama
C Buccellarij i Gallogreci, & dice che in tempo di Teodofio nell'efèrcito Romano eran cer-
ti Caualieri chiamati Buccellarij , de quali era capo il Maellro de foldati dell'Oriente . La
qual cofà Ce polla quadrare in quello propofito al Conte, altri ne faccia quel giudizio, che
a lui parrà migliore , confelfando liberamente non iàper io per me à qual prima delle colè
già dette attaccarmi.
t*.
Maefir»
fanttterit
Succine'
rij.
CdUdlitri
BUCCcUéf
ry.
DEL CI AMBERLANO.
A voce di Ciamberlano non è dubbio alcuno , che à noi fia venuta di Francia ,
oue ciambra chiaman la camera: onde Ciamberlano non vuol dir altro,che Ca
meriere . Quando vi fi aggiugne il maellro , llimo, che fia quello , che noi di-
ciamo maeltro di camera . IVla però che Ci ritruoua nel regio Archiuio de Re
Franzefi, Maellro Ciamberlano della Nappa reale, &c Maellro Ciamberlano della Scute-
ria reale , è da vedere quel , che quelle voci dinotano . Et per Ciamberlano della Nappa
credo,che fi debba intédere quel,che hoggi li chiama il Coppiere. Imperochc (i come egli
vien detto dalla coppa, che è vaiò da bere. Onde dille il Boccaccio. La coppa piena di vi
no,& altroue, l'acqua mifo nella coppa , così nappo benché in genere del mafchio è altre-
sì vafo da bere, come nel medefimo Boccaccio Ci legge. Delìderolò di ber di quell'acqua,
& fecefi vn nappo d'argento recare. Che vi vada cógiunto il Ciambellano non mene ma-
rauiglio, prcioche i Coppieri fi cauano per lo più dall'oidme de Camerieri; &eirendo
Coppieri, fono infiememente Camerieri; & quando hanno anco il maellro.non intende-
rei peraltro, che per primo Coppiere, oueramente Coppier maggiore . poi che li è vedu-
to nelle cerimonie Imperiali il Re di Boemia ellèr Archipincerna,&: nell'hilloria d'Anno-
nio fi legge di Eburardo Maellro de Coppieri . Per Maellro Ciamberlano della Scuteria
reale io intenderei per lo fupremo Cameriere, il qual colluma d'armare il Re ; che per au-
uentura farà quello , che in Francia chiamano il Gran Scudiere ; edèndo chiara colà, che
quella voce fia così formata dallo foudo.Onde poi fono Ilari detti indillintaméte Icudieri
non folo quelli, che lèruono i Caualieri ad arniaie, ma etiandio cialcuno altro famigliare
che ferue alla tauola d' vn lignote ; come Ci dicono hoggi gli Scudieri de Cardinali . Et il
Boccaccio;oltre à quello niuno Scudiere,ò famigliare che dire vogliamo dicea trouarfi^ il
qual meglio ne più acconciamente fèruiflè ad vna tauola d'vno Signore,che fèruiua ella.
DEL
Afde^r»
Cunthcr-
Unu delld
nappa rm
le.
Mdeftr»
Cidmher-
Uno deUd
Scuceru
reale.
Cr*n Scn
Atere.
aendtert.
Soldati
SUtiena-
Stdtunes.
Sta'^'ni.
DEL MAESTRO STANTIONARIO DEL REGNO."
R O V A N D O in quegli della Leonefla, a tempi del Re Carlo I L Carlo Ca- A
Lialiere, &c Signor d'Auola efler dal Re chiamato Maelho Stantionauo del re-
gno, lungo tempo fono llato in dubbio come dilli di fopra,(]uel,che quella vo
ce,o vhcio lignificar li douefle . L'Alciato interpreta per foldati Starionarij co
loro : 1 quali ibgliono llar termi nel presidio d'alcun luogo,come potremmo chiamar hog
gì dì 1 ioidan delle tortezze. Onde Maellro Stantionario volefle dir Capitan generale di
tutti quelli piehdi, ouero tolle quello > che talhor hoggi lì colluma di creare, Proueditor
generale delie fortezze. In quelli medelimi tempi ritornar alle llanze diciamo : quando i
loldati da qualche iinprelà ritornano a i loro alloggiamenti , che fon quelli , che i Latini
chiamano piopriamente llationes. Onde in Roma fon dette le llazzoni certe Chicle prin
cipali, oue lon polli, & lonli collumati a porre lèmpre i perdoni . Talché le quello Mae- g
llro Stantionario del regno non dinota Capitano di così fatte genti ritornate a i loro al-
loggiamenti ; IO contellb liberamente non làper per me quel che tal voce dire lì voglia .
DEL BALIO- DEL REGNO.
Dar ftr
liMlo.
Jjtidarn .
pi' A L I O del Regno fi conllituilce ; quando il Re folle pupillo; & quelli è per lo
''^' pmmellouidal Pontefice; & tanto vuol dire, quanto tutore, &difenfore del-
le ragioni del fanciullo Re,& del Regno, (i come fu Agnolo Acciaiuoli Cardi
nal Fiorentino à tempi di Bonilacio I X . del Re Ladiflao . Conllituilceli an-
chor Balio in calo che la perlona del Re folle prigione,come auuenne à tempi del Re Car q
Io li . Oue è da notare , che i Prelati , & i Baroni ragunati inlìcme fecero quella elettion
da per loro, domandando dal Re di Francia per Balio del Regno Ruberto Conte d' Artois
della alla reale, al qual Re mandarono ambafciadori Riccardo di Momblas Arciuelcouo
d'Otranto,&: Gentile di Sangiorgi per rapprelentar i Prelati e i Baroni dd Regno inlleme.
Onde io mi fono talhora raaiauighato . che à Velcoui fien tolti quegli honori, & prero-
gatiue , che li danno a titolari , percioche le leggon primi ne parlamenti reali in così fatti
cali ; non veggo perche dinanzi a Minillri debban lèdere fotto i Signori lèculari . Nel me
defimo tempo già detto della prigionia del Re Carlo , fu anchor Balio ad Regno Gerar-
do Velcouo , &: Cardinal Sabinenlè .
DELL'EXCALLERIO. 'D
^^^JjSSENDO chiamato à tempi di Federigo Imperadore fotto l'anno 1248 la-
i r^^A copo Tomaceilo Imperiale Excallerio,ne làpendo quel che volelle due , ho fi-
y^^^ naimente ritrouaro non dinotar altro , che Propollo , 6 Proueditore delle fab
briche regie . percioche fotto il Re Carlo primo lì \^?,^^ di Giudice Francelco
da Melfi eflere Excallerio della fabbrica ad calleilo di Melfi ; & vn'altro ellère Excallerio
delle mura di Manfredonia , & perche iì vede che quelle opere erano fitte ad extalium,
che e quello che Ci dice dar in lommo , non so le da quella voce folTe formata quell'altra
dell'Lxcallerio.
Dichiararanli alcun'altre poche voci,& prima che vuol dire rimaner in capelli. Ne feu e
di non cllendoui malchi fuccedon le femmine primogenite; eccetto Te quelle ò altre e{^
fendo maritate , lène trouafle alcuna non maritata fanciulla , nel qual calo non la marita-
ta primogenita, ma la fanciulla non maritata fuccede ; di cui Ci dice elfer rimala in capillo.
Dar per libello llimo che da quello,che volgarmente diciamo dar à liuello .
Chiamanli dodano non lolamente le doti,che alla moglie i\ relUtuilcono dopo la rnor
te del manto; ma quel che di più per l'antefato le l'alpetta ; che è vna certa portione à pa-
lagon delle doti conllituitale dallo ipolo in tempo àdìt nozze, che è talhora il terzo, ò il
quarto Iccondo le conuentioni,&: lecondo rvlànze,& collumi dd regno, onde per lo più
riceuute le doti alfegnauano gli antichi baroni con l'airentimenro del Re vna delle lor ter
re, ò callelli per lo dodano della moglie .
^ DE' DVCHI DI BENEVENToT
ET DEGLI IMPERADORI,
ET PRINCIPI,
i quali di quello Regno hanno hauuro Impeno,&: Signoria .
^LL'ILLVSTRISS. Sig'MOR FETITI^'NTB C^'^^CCIOLO,
Conte di %cc4ri,&' d'^irold. Ulcere^ & Capuano à guerra ne He 'Prcuincic^
é Terre d'Otranto e "Bari per S. Mae fi à .
V A N D O io Centi che S. M. hauea dato a V. S. il gouerno di Terra
d'Otranto & Bari, io mene rallegrai molto con me medehmo non
per l'horreuolczza del magilbato , ancor che nobile, &: pieno di
iplendorc , nel qual carico erano flati in d'.uerii tempi huoraini ìL
lullri, & tra eflì amcndue i Marchefi lllulhifs. di Tnuico l'vno (ùo
{ùocero,&: l'altro (ùo cognatojma perche con l'opportunità di con
tinuare nel (eruigio del fùo inuittilsimo Rè,al quale cosi nelle cole
grandijCome nelle piccole hauea V.S.m ogni occadone cercato ié-
prc di (èruire,potea vn dì fperare d'haucr à riceuere proportionato premio del Tuo valore.
Perciochc fi come non reilò V.Sig.Jc ne* mouimenti de Turchi in Puglia, & più volte nel
Q gouerno militar di Barletta; & finalmente nell'imprefè marittime córra dì efsi Turchi per
quattro anni cótinoui,non perdonando à fpe{a,ne à pericolo alcuno di molhare co hono-
race &z iègnalate azioni l'ardentils. volontà di (èruire al (uo Rè"; così venute le nouclle del-
i'acquillo felicifs.del Regno di Portugallo, fu il primo,iI quale lì difponeflè con magnifica
pompa à dar alla Patria,à Minillri,& al Principe public» iègni della iùa allegrezza. Nel che
ini parue che rinouafTe gli antichi esépi de' (ècoli più lodati, percioche fi come i gran Cit-
tadini Romani non per boria.ò per vanità,come molti lhmano,ma per piacere al Popolo,
faceano i lor giuochi,e le lor felle {blenni,& magnifiche:da quali attendeuano di cóleguirc
igouerni degli ererciti,Ie preture,& i conlòIati,così V.S.non per donneichi amori, ne per
far moilra,& ollentatione dell'attitudine (ùa nel (ìmulacro dell'opere militari, poiché più
£) volte l'hauea fatta vedere nelle vere , ma pei fignitìcare la iua ottima difpolitione verio il
(Ilo Principe,de fùoi lieti fucceisi rallegrandofi,lì volfè à fnetterein opera il bellils. torneo
com'ella fece. Rallegrandomi io dunque con V.S.chc le Ci apra la Ilrada à gradi maggiori,
& volendo io à (ùo e(èmpio mollrarle di quella mia allegrezza alcun CcghOy ho deliberato
mandarle quelle mie pocne fatiche intorno i principi] &: cominciameri del nollro Regno.
Dico dunque, che l'Italia è circódata tutta dal mare,eccetto di verfb Ponétc.onde (i diuidc
dalla Fràcia per l'alpi. Di mezzo giorno la bagna il mar Tirrcno,di Tramontana l'Adriati-
co,di Leuante l'Ionio. Quella parte di efla,che già fu barbaramcte Regno di Sicilia di qua
dal Faro chiamata, & hoggi comuneméte Ci dice il Reame di Napoli , e altresì anchor ella
tutta dal mare bagnata,(è non di verfò Ponente: oue Cono i Tuoi termini vcr(ò il Tirreno il
£ fiume Vfente,&: vcr(o l'Adriatico il Tronto ; tirando per terra vna linea, che tocchi Ponte
coruo.Cepperano, Rieti, Tagliacozzo, Interdoca, Ciuita Reale^ & la Matrice. Lo llato di
qlla proumcia qual egli fi folTe innazi l'imperio Romano.ò pur (òtto la Rcp. ò gli Impera
dori Romani,ageuolmcte dall'illorie dicoioro,che quelle colè (crilTero,!! puòcóprenderc.
Et le prime co(è,come troppo antiche,à riandarle porgon poco piacere. All'altre por ma-
no (àrebbe impre(à temeraria,e(sèdo narrate da (crittori molto ecceIléri;oltre cheeflèndo
quelle come vna piccola parte di quel giàde,&: felicils.imperio, nò è Óa Icpararle dal capo
loro,che parrcbbono monche & illorpiate,(ènza che di nulla il (aperle al nollro propofito
s'apparterrebbe.Ma il mollrar breueméte qual folle il (ùo llato dopo l'cccaio del Rom.im
perio,nó iilimo opera mutile: percioche diuifafi dal (ùo capo,&:in molte mcbra partita,&:
come (àrebbe à dire,ogni (ùa primiera sébiàza corrotta,tàto penò^chc (ène rigenerò final-
mccc vn nuouo corpo,e formolTene vn reame qual hoggi fi vede : delle origini de cui Prin
f tipi,
oJoaacr»
Jlede Cot-
ti.
Tcod. ne,
t^taiaria
ne ,
ta y?,"./,rf.
Tecdìit»
He.
yitige Re,
lliìouttldo
Jie .
lArdr. Re.
Tctild Re.
Tei a Re .
Cuiiliritd~
tio Jtfipcra-
dire di Co-
p.-tntnwb»-
h.
Harfett .
Jiede Lori'
cobardt.cr"
d'Jialtapn
tn».
cleji Re II
HepulUcit
Ha.
tyfuKm Re
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58 D E' D V C H I
cipi,&: delle cui Fairìiglie intedicimo di ngionare. Fu la rouina del Rom.impeiio il trafpor A
tarlo in Ccllarinopolijò per me dire,il diiiiderlo in oiictale &c occidérale;ondenma(àcjue
ila parte dtboic.fu hìcilmére preda de' barbari : de' quali 1 Gotti furono 1 piimi,i quali non
che iJ reilo delie proumciedcU'occidétale imperio,ma l'illeira fèdia&capo di elfo imperio
Italia,?^ Koma occuparono; il che auuéne l'an.di Chriilo476'jeisédo Rè de' Gotti Odo-
uacro Jirulo. A cciìiii hauendo regnato in Italia fèdici anni & mezzo, (ìiccedette Teode-
rico Re,che ne regnò trentatre, & mezzo : di cui rimaiè vn nipote natogli da Amalalì^inra
fua figliuola: il cui nome fu Atalarico : il qua! hauendo regnato otto , (i morì giouanerto
i'auno 5-54. Viueua ancora Amala/unta; ik vcggendo, che Teodato nato d'vna (òrella di
ilio padre cercaua di ribellarle la Tofcana,fèl fece cópagno del regno, ma egli fattala mori
re nò godè però lungo tépo il frutto della fua fceleratezza;anzi fu cagione di affrettar Giù B
iliniano : il quale era allhora Imp.di Collant inopoli a procurar co quella occafione di ricu
perar 1 Italia. Incominciò diique la guerra l'anno 5-^ ^.in tcpo che viucua ancor Tcodaro,
e durò 1 8 anni,elsèdo Ilari tra taro cinque altri Re Gotti. Vitigc,ilqual véne dietro à Teo
dato,che fu fatto prigione da Bellilàrio Capitano di Giulliniano,& madato in Collatino-
poli 1 anno 5-40. lidoualdo.chc regnò vn'anno; Ararico,che nò godè il principato più che
tre nveh; Totila che regnò i i anni>& Teia vno,an)cdue vinti in battaglia,&: vccili da Nat
{ete (ùccellòr di Bellilàrio. in guifa.che l'Italia tornò (òtto l'imperio l'anno 5- 5 ^,ia qual fu
retta da Narlete i(j,ilqual (1 morì in Roma l'anno y^";. Ma l'alterigia d'viìa dona greca,
mollrò che gli huomini gradi non fi debbono offender leggiermente. Collei fu Sotìa mo
glie di Giullino:il qual fu nipote per lato di figliuola,& fuccelfor nell'imperio di Giullinia G
no : la quale mandato a dire a Narlète ; imperoche egli era Eunuco;chc era tempo che egli
tornallè à nlar la tela à Collatinopoli,s'inHamò egli sì fattamente di (degno, che rilpoUo;
che ordirebbe tal tela,che altri nò la potellè mai (cioire,fu cagione della venuta de' Longo
bardi in Italia inuitati da lui à preda così nobile,& gloriola co ardenti proferte. Il primiero
dunque de' Longobardi Principi : il qual dietro a Gotti occupallè la mi(èra Italia fu A Ibui
no 1 anno <^6oi rimanendone nódimeno a Greci non piccola parte; di manierajche il rea-
me,chc così chiameremo per rauuenire,per non hauer à dir sépie quella parte d'Italia^ aii
chor ch'a regno nò toflè ancora ridotto : il quale ò lòtto h Repub.óc imperio Romano,©
pure lotto 1 Gotti mededmi ad vn lol Principe era llato (ùggetto,incominciò in quello te
pò, come auati che da Romani fuile vinto era llato,ad efltr da diuerlì Principi gouernaro; D
vna parte all'Imp.di Collantinopoli^Sc vn'alrraal Rè de' Longobardi vbidendo. Ma mor
to per maluagita di Roliirjunda lua moglie Albuino iui à tre anni,& co nò miglior vétura
a capo di i 8 mcb vccilò polcia da vn leruo il (ìio lùccelfor CLh; parue a Lógobardi Prin-
cipijcomeilnome reale folle diuenutohorribile,&: Ipaucntolò di crear 3 6" Duchi; i quali
1 acquillato imperio rcggeflero: tra quali vno fùZotonc Duca di Beneuéto,béche iui a i o
anni di nuouo alla creanone de Rè tornadèro.Rellò duque il reame parte lòtto la signoria
de i Duchi, e parte lòtto quella dell'imperio l'anno 5-75 . fattolène anco vna parte vna pie
cola rcpublichetta,&: quelli furono gli Amal{ìrani;iÌ che in quello modo hebbe principio.
Nelle guerre>che tra i Gotti e i Capitani di Giulliniano,pal]àrono,elsèdo Roma da amen-
due gli elerciti hor perduta, & hor ricuperata,& nò potédo per ciò i Romani far più la lor E
habitatione in Roma, molti di elsi ad habitat le marine di Terra di Lauoro ne vennero, il
che dall'hilloria di Procopio chiaramente (ì caua. Da vna parte di colloro nò è dubbio,!!
come quelli d'Aquileia fecero di Venetia.effere ilata,benche co minor fortuna.iSi felicità
fondata la Rep.Amalfìtana: la quale per molti (ècoli aiutandoli co l'indullrie di mare in li
bcrtà,bcchc poueramcnte matennero. Et è di ciò fra gli altri chiaro argométo l'hauere gli
Amalrìtani in tépo che quali tutto'l reame de' nomiLògobardi era ripieno,ritenuto eglino
i nomi Romani: ma è tépo che noi incominciamo à lèguitar l'ordine de' Duchi di Beneu.
J)iZotone Vuca dt 'Beneumto primo .
j^ O M I N CI o' dunque Zotone primo Duca di Beneuento à regnar nel reame Pan-
V-* no y 7 3 , à dieci anni dtl cui principato fu creato Rè de* Longobardi Autari fì-
ghuolj
DI BENEVENTO.
5i>
A gfiuolo diClefì: il quale venendo di Spoleti a Beneuenro, guadagnò quafi tutto quel
paefè, & paflando à Reggio li djcc,(.iic veduta vna colonna dentro de! mare,iè l'anprelsò
col cauallo, & toccatala con l'alta haueflc detto , inhno à qui lì llenderanno i termini de'
Longobardi, onde da polkn fu detta la colonna d'Aurhari. Niuno authore ci ha lalcia-
ro fcritfo , che colà coniprendcire il Ducato di Beneuento ; ma io ihmo veramente elio
hauer abbracciato tutto l'Abruzzi , & tutta quella parte , che hoggi chiamiamo Terra di
lauoro, toltane Napoli,& alcun'alrra citta marirtima,che per la commodità del mare, ri-
male fòtto l'imperio de' Greci; i quali oltre l'efàrcaro di Rauenna, tirando vna linea di
Napoli à Siponto lìgnoreggiarono quafi tutto il rcllo del reame verlò Oriente inlìeiric
con la Sicilia . ElTcndo dunque incominciato il Ducato di Beneuento l'anno C7^ , che
B fu negli vltimi anni di Giulbno , venne à comandare in quell'altra parte elio Giurino ; il
qualmorì l'anno f/ij.Tiberio Golhntino,iiqual mori l'anno 5-8 5, & Tiberio Maurino
iuo gcnero,{òtto cui Zotone partì di quella vita l'anno 5-^ ^ , hauendo regnato xcti anni.
!Di ^f(ck 'Duca dt 'Bcnemnto fecondo ,
GL I fùccedette nel ducato Arechi mandatoui dal Re Agilulfo fùccelTored'Authari :
il quale Arechi nato nel Pnuli, hauea allenato i figliuoli diGilùIfo Duca di quel
paelè . E' opera piena di temerità aliermare,comc andafle la luccellione di quello
ducato ; percioche e' fi vede talhora,che 1 uccedono i figliuoli ; alcuna volta come m que-
Q rto luogo vi (òn.:) i Duchi mandati da 1 Re ; & bene fpelTojCome altroue apparirà inoltra,
che 11 eleggano per conica taiicnio de' popoli . A quello Arechi mandò il beato Grego-
rio Papa vna lettera , priegandolo ; che concedelfe licenza à Sabino Subdiacono di poter
ne* lìioi luoghi far tagliar alcuni alberi,de quali hauea bilogno per la Chielà di San Pietro
& San Pagolo. Tra quello mezzo Foca hauédo vccifò l'imperator Maurilio l'anno 6*02,
era lìicceduto all'imperio : il quale hauendo col lùo elTempio ammaellrato à far il mede-
fimo ad Eraclio,da lui era ilato vcciiò l'anno 6" 1 1 . Pensò ad Eraclio di toglier l'imperio
in Italia Giouanni Confino, onde haucndogli tolto Napoli, era pregno di pazze Iperanze
d'hauerfi à inlìgnorir all'ai prello d'ogn'airra cola; maalTalito da Eleuthero patritio &
efàrco & in Tuo poter peruenuto, r.on andò guari , che di fìio ordine fu fatto morire nel-
D l'illefla città l'anno C\-j. A quello Eraclio fu rizzata la ilatua di bronzo in Barletta : la
quale vediamo per lo mezzo di tante turbationi, & Icompigli non lènza gran marauiglia
ellerfi conlèruata infino à prelènti tempi nel mercato di quella città : pere loche hauendo
per la comodità de' mercatanti , i quali hauean cura di condur le merci in Macedonia^ &
nell'Albania gittate fui lito del mare vn bellillìmo molo; parue àgli habitatori opera de-
gna da elTer honorata con quello legno di gratitudine, ilqual molo, come che gua-
ito in gran parte hoggi li vegga per colpa de* cittadini, i quali niuno riparo han pro-
cacciato di far giamai contra la violenza del mare , &c del tempo ; non è , che non lìa egli
così come Ci truoua grandemente opportuno al caricare, & allo Icaricar ddÌQ naui. Ma ef
fèndo morti Gilulfo Duca del Friuli , & non molto dopo vccifi Talòne , & Catone fuoi
£ figliuoli, & fatto Duca Gralulfo fratel di Gifulfo; Rodoaldo &Grimoaldo nipoti del
nuouo Duca, & figliuoli del morto Gifulfo ellèndo hormai giouani , & non potendo vi-
uer fòtto la potenza del Zio , montati fòpra vna barchetta , remando giunfèro à confini
di Beneuento,&: di là fèn'andarono à trouare il Duca Arechi flato già lor precettore : dal
quale furono gratiolamente raccolti , & tenuti in luogo di figliuoli . Hauea nondimeno
il Duca vn figliuolo chiamato Alone: il quale madatolo à Pauia in corte del Re Rhotare;
( percioche morto Agilulfo l'anno 6" 1 4. , &: Adalualdo nel (^24 cacciato dal regno, &
Arioaldo venuto meno nel 6" 5 6". tutti e tre Re de' Longobardi , era alfin fùcceduro que-
ilo Re Rothare ) quando fu à Rauenna, per maluagità d'Eraclio llàaciopatritioclarco
per ì'Imp.Greco in ltalia,gli fu dato vna beuenda,che gli tollè il lèntimento. onde ellèn-
do il miièro padre affai vecchio, & fèntendofì elfer molto prelTo alla morte , conofcendo
f 2 l'in-
imper. di
Ctjìaitt.
CójUntm*
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Co
DE* D V C H I
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Jmv,
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Cojì-un:t
2 rns.
rjnfufficienz.! del figliuolo , raccomandò a Longobardi, che con lui erano , Rodoaldo & A
Gnmoaldo,mollrando,come erano per efler me gouernari da coftoro, che dal Tuo fighuo
io Ajonc'i & non molto dopo C\ mori l'anno 6'4^,hauendo (ìgnorcggiato anni cinquan-
ta , in tempo che reggeua il rimanente dei regno Eraclio Goibnre Imperadordi Goilan-
rujopoli,tìgliuolo d'Lraclio GoiUntino,e nipote dei primo Eraclio da cui Foca fu vccilò.
Vi iAione Vuca di 'Beneuento terzo .
E s T O^ dunque fucccflbre d'Arechi Alone luo figliuolo : al quale Romoaldo & Gri
moaldo ; come a lor maggior fratello , ài. fignoie vbbidiuano . Collui hauendo
pofieduto il Ducato di Beneuento vn'anno , & cinque meli , 6 come dice Erchem- B
perto due anni ; venendo gli Schiaui con vna moltitudine di naui, s'accamparono preflb
ìa città di Siponto : i quali hauendo fatto fofle akole d'intorno a fuoi alloggiamenti , eC-
fendo Aione andato a rrouarli in aflenza di Rodoaldo & di Grimoaldo , & facendo ogni
sforzo per vincerli , col f iio cauallo cadde in vna fofià , doue fòpragiunto da gh Schiaui
rimafè morto l'anno 6'44.
Giftilfo
Due» dt stn.
HomoalJ»
Duca JtBen.
/A'.
Cifd.
Crimoaldd
Ditca dt Ben,
VII-
I
morite di Tra
Jtmondo Conte
dt capoa.
P'tff/l,
Calla.
Jiodoald»
Duca dt Ben.
mi .
Craftdfu DU'
(a del friult.
Cifulfo ^richit».
Duca di Ben. I
r j li. I
RomoaLdo
Duca dt Ben.
y I .
Grimoaldo
Duca dt Ben.
V. cr Re d'I-
talia XI.
cifulfo Due*
del Friuli.
Carthald0
He d'Italie
Xll.
Taftne Duca
del Friuli.
catone Dued
del Friuli.
J
&
DI BENEVENTO.
éi
B
1Di HiodoaUo Vucd Ji "Beneuento quarto ,
INTESA h morte di Aionc da Rodoaldo, venne à trouare gliSchiaui , & parlando
con vndi quelli nella lor propria lingua, penfbllì di mitigarli; ma vcggcndoli per quc
ilo più incrudeliti alla bartaglia, egli vigorofàmenre con le iùe genti l'aflaltò, &c dan-
do loro vnagran rotta, in vn medelimo tempo vendicò la morte d'Alone , & collrin(e a
fuggirli di que paefi i nimici . perche poflcduto pacificamente il ducato di Beneuento cin
que anni , & per ciò morto l'anno 6^sf • lafciò fiicceiTore Grimoaldo fuo fratello huomo
valoiofò , & di grande ilperienza nel meliier della guerra .
1Di CrìmoMé VucA di 'Beneuento quinto , & ^e ^Italia \ndecmo .
NE L tempo ò>l\ Grimoaldo venendo i Saracini per Taccheggiar la Chiefà dell'arcan-
gelo San Michele : la cjuale è polU fui monte Gargano;egli andandoli con l'eflèr-
cito contro ^sq.z\{& qa<ili tutti . Era tra tanto morto il Re Rothare l'anno (^5- 1 ,
& Rodoaldo (ùo fùccellore era Itàto vccifo l'anno 6'5(j. Dopo il (juale clettodi Conte
d'Afti Re de Longobardi Ariberto , hauendo regnato noue anni in Paula , hauea l'anno
C6<^. lafciato il goucrno del regno à Partarlto, & Gundeberto (ìioi figlmolijhauendo que
fti in Paula, & quelli in Milano la (cdia del lor reame collocata . ma nata gelolìa,& lòlpec
to tra fratelli, Gundeberto fèntendo la fama di Grimoaldo, mandò à lui Garibaldo Duca
di Turino,inuitandolo à venir quanto prima potefle per aiutarlo contra (ùo fratello Par-
tarito;& prometter di dargli per moglie vna lùa forella. Ma l'ambafciadore ò per malua^
gita d'animo,ò per onta dai fuo Signor riceuuta, cófortò Grimoaldo à pigliar il regno per
iè, & mortrogli il modo . Il quale {ènza perder tempo, menando con iè Tralitiondo C5
te à\ Capoa,che fu poi Tuo genero, con bello, & poderoiò elèrcito di Beneuentani , s'au-
uiò verfò Paula; Et di la peruenuto.hauendo morto Gundeberto,cacciato del regno Par-
tarlto , mandato in efilio à Beneuento Rodelinga fua moglie con vn fùo plccol hgliuolo
chiamato Coniberto, & prelo per moglie la forella del Re, non trouandohomai alcuno
contralto, con afTai poca fatica diuenne Re de Longobardi l'anno C6C .
Vi S.omoaìdo Duca di Beneuento fefìo .
RESTO* nondimeno Duca di Beneuento Romoaldo (ùo figliuolo naturale: ilqua-
ie eflèndo anchora aflai giouanetto,& hauendo il padre lontano, incominciò mol-
to prello a (èntir gli incommodi della guerra fùlcitatagli contro dairimperadorc
Goftante ; il quale à capo di più di cento anni , che l'Italia era ilata occupata da Longo-
bardi propofè con armata mano,&: con la pre{ènza della propria perfona di ritornarla al-
l'Imperio . perche meflb infìeme vna potente armata, viclto di Goilantlnopoli , & naui-
gando lungo la riuiera delira dell'Europa fé ne venne in Atene . & di là pafsò à Taranto .
Non fi fa dagli fcrittori ninna mentione delle prouifioni, che incontro à quello apparec-
chio hauelTe latto Romoaldo ; (è non che l'Imp. Ira le molte terre , che guadagnò , prelè
Nocera di Puglia, & quella da fondamenti fpianò,& gittò a terra . Di Agerentia,hauen-
doci pollo il campo,& cercato con ogni lùo sforzo di abbatterla, veggendo per lo forte Ci
to , che hauea , di non poterla vincere , fi partì lènza far nulla . onde tutto il lùo penderò
volle ad elpugnar Beneuento, lappiendo che vinto il capo leggiermente fi farebbe polcia
infignorlto del reilo . ma difendendofi Romoaldo gagliardamente, Iacea vano ogni im-
peto di Gollante attendendo maflimamente foccorfo dal padre, à cui hauea mandato Gic
lualdolùo balio priegandoloà non l'abbandonare in cosi grande ncceflità. ne venne al
Duca fallita la lua (peranzajlè non che Icoperto dalla guardia de nimici Gielualdo: il qual
poruua Ì3. nouellaj come 1IR-: era già preliba Beneuento, fu da Greci fatto prigione:
f ) i qua-
He rjJ/,
St IX-.
/tt .\.
Gunde^tf
i» Cerne
attere.
Kyf^eretif
tl4.
6ì D E' D V C H I
i quali sbigottiti della venuta à. ' Re > 5c dubitando non efièr colti in mezzo , accettaron A
ia riieguA , alia cjualc infine à queii'hcia s'cran nioilrati iòidiflimi , &c per loireiuanza de
patti prciero per oihggio Gi(a iòrella dSl Duca . Ma confiderando che poteano ancho-
ra far mcgiio,(i sforzarono di per(ùadere à Giefualdo>che condotto da loro (òtto le mu-
ra, voiclìc dire al Duca RomoaIdo,cheii padre non era per poter pi ùpeK^cpeli'anno calar
à Beneucnro , Se che per quello egli proutdefie à fuoi cafi . Ma Gielualdo , anchor che
ludngato da infinire prometlè, quando fu (òtto le mura vsc quelle parole . State di buo-
no animo Signor mio Romoaido , & non vi fgomentate punto : peicioche ilta notte il
sRe volho padre alloggia col (uo eflercito lungo il fiume Sangro . Ben vi priego , che vi
(ìeno r.iccomandcìri i miei figliuoli , & la mia moglie , poi ch'io non dubito , che quella
maladetra generatione m'habbia à toglier la vita. Di che non rimafè ingannato,che ha- B
uendogli flmp.fatto mozzar la relU,comandò che quella con vna machina da tirar pie-
cefudldi. tre, folfe gittata fin dentro la terra . da ccllui fi dice clTer dilafa la faniigliade Gefualdi .
Hor non veggcndoli l'imperadoie gente da poter contrallar co Bcneuentanij& co l'eflèr
cito de Longobardi jeuato il csmpo prelè il cammino per andariene à Napoli; il che non
Mit'U \'^^^ ^'^^ ^" modo, che Mitcla Conte di Capoa v(c;togli incontro non i'hauellc dato vna
contedt gra rotea piello il fiume Calore, in vn luogo,cue inlìno ad hoggi vi (ì dice,alla battaglia.
ca^oud . j^ qual colà fi recarono i Capitani Gre ci à tata onta; ch'tfTendo già lompeiadore arnuato
a Napoli,tLi da vno de fuoi Capitani detto Saburro priegato,che gli faccHe dar venti mila
ibidati.che gli làrebbe ballato l'animo di vincer Giimoaldo. Il che tllerdoglidali'lmp.ac
conlentito,quando Sabun o fu m vn luogo arriuato detto Formie ; volle il Re Grimoal- C
do ireàinu.ilulo; ma fu priegato dal figliuolo, che quella cura lafciallcd lui: peicioche
portaua ferma Iperanza in Dio di (ùperarlo.il che farebbe à tanto maggjor gloria della lo
ro potenza tornato . Perclie picfò commiato dal Re,s'inuiò con rellcrciro contra Sabur-
lO; ói venuto fèco alle mani,non fi conofceua da qual parte haucflè a cader la vittoriajin-
hno che Amtlongo : il quale era vfò à portar la lancia ad Re , battuto di fella vn Greco,
non l'hauefTe folleuato nell'aria quanto l'altezza d'vn'huomo : h qual cofà fj:)auentò in
guifà 1 Greci, che come fé foffcr cacciati da tante furie,tutti u mifòno bruttamente a fug-
gire . Onde Romoaldo ritornò trionfando à Beneuento ; & Saburro in luogo della pro-
mclfa vittoria riporto a fuoi danno, & dishonore . Perche Collante volfe l'ira contra ^li
amici, hauendo fpcg'iato Roma d; tutti quegli ornamenti, che di tante paflate guerre D
l'eran rellari . Onde tornato à N^noii car.co di prede, & profèguendo à sfornir la Cala-
uria d'ogni comodità, mentre il fund tenore tiene in SiciIia,con incredibil rapacità aflbr-
bendo parimente le colè fagre, &lcpcfane fu per opera diMizizto Armeno fùo pre-
fetto, come conuenre alla sfrenata ingordigia,& rapacità fùa l'anno 66^.\cc\(o in Sira-
coiuntf gozza. A cui fùccecette nell'imperio liraclit^Goflantino filo figliuolo. MailReGri-
no ir»f. uìoaldo hauendo liberato il figliuolo dalle forze de Greci,rimuneraro Trafinondo già ila
TraCryon to Coutc di Capous ( da cui era flato ben feruito ) con dargli vna fùa figliuola fòrelia di
Romoaldo per moglie (che Gifa data per ollaggio àCoflante era ir.orta in Sicilia) Col-
tre acciò iattolo DucadiSpoleti; & data per moglie Theoderata figliuola di Lupo Duca
doì Friuli à Romoaldo , fc n'era ritornato à Pania . Quiui egli llandofì ; Alzecone Duca £
de Bulgari non fi sa per qual cagione vlcitodi cafà fua, entrando pacificamente in Italia ,
venne con tutte le fue facoltà, & cflèrcito à ritrouare il Re, promettendo di fèruirlo , &
di voler abitar nel fuo regno , quando il Re l'affegnaflè alcun paefè , oue riparaifi con le
fue genti . Il quale riccuutolo volentieri,!! dirizzò al figliuolo à Beueuento , comandan-
dogli , che vedclfe di concederli alcun luogo opportuno per habitarui col fuo popolo .
Il Duca gli concedè per abitatione Sepia, Bouiano', & Ifèrnia con altre città , & territori
vicini ; che inlìno à quel tempo erano flati luoghi tutti deferti , & inabitati . I quali abi-
tatori infino all'età di Paolo Diacono fé bene haueano apprefò la fauella ItaIiana,non ha
ueano pero mai tralafciato l'vfo della propria lingua. Ma Romoaldo volle,che Alzecone
fafciato il titolo di Duca/i chiamafle per l'auuenire Cailaldo, forfè riputando per cofà in-
con-
TrttcUi
do ( ite al
DI BENEVENTO.
^J
A conuenientc, che non ritenendo egli titolo di più che di Duca , haueflè ad hauer vn'altro
de/ medefimo titolo à (è iòggetto . EfTendo tra cjuelì:o mezzo venuto l'anno 6y 5-. Gri-
moaldoera morto; & benché Garibaldo nato di lui, & della figliuola del Re Ariberto Tua
moglie,non haueffe nel paterno reame, eflendo anchora fanc]ullo,più che tre meli regna
ro , hauendolì ricouerato il regno il Re Partarito; non era per ciò Romoaldo rellato pri-
uo di forze, ne punto diminuito d'animo ; anzi fèntendofi potente di denari , & di huo-
mini,pensò di vendicarfi de Greci; & melTo infieme vn bello,& fiorito eflèrcito aflaltò,&:
prelè Taranto , efjiugnò Brindili , & finalmente guadagnò tutta quella piouincia . Onde
Theoderata fua. moglie nò ingrata de benefici riceuuti da Dio edificò fuor delle mura del
la Città di Beneuento vna chielà à honore di San Pietro Apol^olo , oue ordinò vn mona
" ferodi donne di grandiilìmadcuotione. £t Romoaldo hauendo regnato i6^.annipa{-
sò di queih vita l'anno 6S i . lalciato tre figliuoli Grimoaldo dal nome del padre , Giliil-
fo dai nome deii'auolo, & Arichito.
Ti grimoaldo fecondo , 'Ducd di beneuento fèttimo .
DI Grimoaldo , il qual come primogenito fuccedet te al padre nel Ducato di Bene-
uento j io non trouo colà alcuna degna di memoria ; fé non cheprefà per moglie
Vuinilinda figliuola del Re Partarito, hauendo regnato tre anni lì mori l'anno
^9^. falciata la Signoria à Gifulfo fuo fratello : eflendo l'anno innanzi morto ancho il
C Re Pertanto chelafciò ii regno a Cuniberto lùo figliuolo .
Ti Cjifuìfo Vuca M 'Beneuento ottauo .
SCRIVE Paolo Diacono à tempi di quefto Gifulfo edere flati imbolati dalla Chielà
di Monte Calino da alcuni Franzefi 1 corpi di San Benedetro , & di Santa Scolallica
fùa {òrella;&: Toflà d'ammendue condotte in Francia : oue à honore deirvno,& del-
l'altra furono edificati due nobiliflìmi monarteri . Ma perche Zaccaria Papa aHerma am-
mendue i corpi di quelli venerabili Santi hauer veduto co propi occhi in Monte Calino
molti anni dopo, crederemo più à gli occhi d'vn Pontefice, che all'opinione di Paolo
Diacono. Fu Gifulfo huomo afiài bellicofo,&: à fìioi tcpi prefeOrfura città de Romani,
&H)rpino, & Orlino. Etefl^endogiàpromolToalponteficatoGiouanni di quel nome
fèlto,entrò con ogni fìio sforzo in campagna facendo di molte prede, & incendi, menan-
done con fé infiniti prigioni ; percioche lenza hauer trouato perfòna, che gli hauefle po-
tuto far refìAenza, fi era accampato in vn luogo chiamato Horea . Ma il Pontefice man-
datigli incontro per placarlo alcuni Sacerdoti condoni apoAolici , non iòlo rifcofle i pri-
gioni.ma fé ritornare Gifulfo col fuo ellercito àcalà. Verlò il fin dt\ ino regno Paldone,
Tafbne,&Tatone caualieri Beneuentani eflendo non meno ricchi, & potenti, che denoti
& pietofi fèruidi Dio de propi denari fi pofono à fondare il monalkro di San Vincenzio
martire lungo oue nafce li Volturno; luogo il quale crefcédo poi in virtù, & in ofl^ruan-
za di religione diede à futuri tépi molti venerandi padri,che furono vero efèmpio di fàn-
tità,& di dottrina. Ma Gifulfo hauendo regnato fecondo dice Erchemperto ventiquat-
tro anni,morì l'anno yo/.hauendo lalciato da Vuiniberga fùa moglie Romoaldo lùo fi-
ghuolo fucceflòre, & herede nel ducato Beneuentano; hauedo tra queflo mezzo il regno
de Longobardi dopo Cuniberto , il qual morì l'anno 70 5-. veduto in breuiflimo tépo tre
Re; Liathberto fuo figliuoIo,il qual non regnò più che otto meli cacciato da Ragumber-
to filo cugino, che ne regnò {blamente tre;& Ariberto il giouane tìgliuolodi Ragumber-
tOjfòtto li quale elloGifùlfo morì; & degli Imperadori Greci eflendo morto l'anno 6'86'.
Golbntino l'era fucceduto il fuo figliuolo Giurtiniano : il qual cacciato dell'Imperio l'an
no 6 96 Ài nuouo era rtato rel^ituito l'anno 706*.
D
GiirìhitU
dt ReXi.
Pertanto
gì* dttt»
JXe.
Cunihtrtt
JR« XII,
Già. V /.
Pa[4.
SdJia di
S. yincen
K'o di Cd'
pud.
LÌw.hher.
He.vm.
Sdgam-
lerto Rt
XI III,
tytrthtrtt
Re X t^.
CtuJÌÌK.d
m imf»
7)i
DE* D V C H I
2?/ RomoMo II. 'Duca di^eneuento nono
Ciou&nm
Duca, di
i.u:rjr'tdo
Cregori»
jnontt'ca-
(ìno rijlo-
rato.
Filippo
cardane
jmp.
x^rtcrmo
Jmp.
Teodofto
/r»p.
Leone im
feradore
III.
Cregori»
ni.pp.
RO M O A L D O fbtto il ponteficaro di Gregorio Il.afialtc il CAftelIo di Cuma,& gua
dagnollo; ma coiti fprouedutamenre di notte tempo i Tuoi iòldati dp.I Duca di Na-
poli,il calklio turicouerato , & tra prefi , & vcciii vi rima^ gran numero di Lon-
gobardi.Truouo io quello Duca efièr da altri chiamato maellro de Caualieri,& il luo no
me eilere ibto Giouanni ; il quale eflèndo neirvfcire à licouerar Cuma llato benedetto
da vn Sacerdote , il cui nome fu Sergio , fé voto: (è tornaua vittoriofb di crearlo in ogni
modo Vefcouo di Napoli , morto che foflè Lorenzo , che fi tiouaua allhor Vefcouo , &
così fece . Dice Paolo Diacono hauer il Papa per la ricoueraiione di cjuelto caikllo fccon
do egli hauea promeflb,pagato ièttanra libre d'oro . Hebbe il Duca Romoaldo due mo-
gli,ia primafu Gumberga natadi Aurona figliuola del Re Alprando iùccefTor d'Ariberto:
li qua! vide tre med nel regno, & iòrella del Re Liurprando il quale in quelB tempi viue-
ua con cui generò Gilùlfo , che gli fu fucceflbr nel Ducato . la feconda fu detta Ragimun
da, & fu figliuola di Gaidoaldo Duca di Brelcia, con cui non fi ià che egli hauefle hauuto
figliuoli . Moriflì finalmente l'anno 7 ^ 5 . a capo d'hauer tenuto quella fignoria venti-
fei anni . Sotto quello Principe Petronace cittadino di Brefcia à conforti di Gregorio fe-
condo pontefice fi diede a riparare il monallero Cafinenfè,il quale effendo Aato fondato
da Benedetto : il quale Ci mori l'anno 542, & rouinato da Longobardi l'anno ^6S, efTen
do llato 1^2. anni dertrutto, fu l'anno 7 20. da quello fàntohuomo riparato,nonfènza <
l'aiuto de 1 tre caualieri Beneuentani : i quali gli anni à dietro il monalkro di San Vincen
zio haueuan fondato . Molti Imperadori hauean tra quello mezzo veduto i fùdditi del-
l'imperio greco;& le prouincie del regno che llauano lòtto quel dominio non erano fia-
te lènza qualche nouita . perciochedopoGiullinianoilgiouane figliuol d'Eraclio Go-
llantino di cui Ci parlò di fòpra ; il qual GiuUiniano fu vccifò l'anno 7 1 2 , era fucceduto
Filippo Bardane difcacciato nel 7 1 5- da Artemio , & egli altresì nel 7 1 6. difcacciato da
Teodofio : il quale ne egli fchiuo h fortuna de fiioi piedecefTori d'eflèr nel 7 1 7. sbalzato
via da Leone terzo. Hora a tempi di quello Leone^ii fèntirono alcuni mouimenti in Si-
cilia : i quali perla vicinitàhebbero qualche comunione con le frontiere di Calauria : per
cioche a perfiiafioni di Sergio Protoipataro,& Pretor di Sicilia,BafilioTiberio nobile Go
llantinopolitanohauea cercato d'occupar quel paefè; & già per alcuni mefifèn'era im-
padronito ; fin che prefègli l'arme contro da Paolo Cartolario fuccelTore di Sergio nella
pretura di Sicilia, da lui rellò meritamente vccifò. Ma Sergio impetrato da Paolo per-
dono, fé ne tornò à lui di Calauria lènza riceuer ofl'efa veruna . Nondimeno Leone mal-
uagio, &: cattino Imperadoi-e,&: heretico aggrauòdi nuoui tributi Calauria,&: tutto quel
paefè dtì regno à lui fuggetto; & quel che fu di maggior importanza , il macchiò, & im-
brattò tutto della fua fporca, & maladetta herefia contra le fagre immagini ; comandan-
do che in niun conto quelle fi teneffero ne tempi dedicati à Dio, né nelle calè priuate , né
in parte alcuna fotto crudeli, & atrociflime pene : per la qual fua peruerfa opinione Ci ahc
nò da lui Papa Gregorio terzo , il quale era afcefò al ponteficato l'anno 751. ricufàndo
di pagargli il tributo , & non volendo tenere alcuna amillà co minillri del patriarcato di
Gollantinopoli . anzi ammoni Sergio Vefcouo di Napoli, il qual da quel patriarca hauea
riconofciuto la dignità vefcouale , ad accollarfi alla Chiefà cattolica : il quale rauueden-
dofi del fuo errore, del tutto fègui poi i precetti,& comandamenti di Gregorio Pontefice»
B
D
2>t Ciful/o II. Vuca à 'Benmmo di
'ecimo
S S E N D O Gifulfo affai fanciullo rellato Duca di Bcneuento , Ci fòlleuarono alcuni
nobili Beneuentani cercando d'vcciderlo . Ma il popolo Beneuentano fedele a fuoi
fignori conferuando la vita all'innocente garzone tagliò a pezzi gli auttori di tanta
fèelc-
B
D
DI BENEVENTO. 6"^
fcelerAtezza . Perche venuto il Re Liuf piando fùo zio à Beneuento, & vedendo il nipo-
te per la. poca età inabile à regger cotanto popolo , fel menò ièco , & ordinò per Duca in
quella. Signoria Gregorio Cuo nipote : il quale tolta per moglie Gifemberga, li mori final-
mente hauendo regnato (ètte anni . Così dice Paolo Diacono . Ma Erchemperto tra il
Duca Romoaldo, & queito Gregorio ripone vn altro Duca chiamato A udelaio; anzi mo
ilra hauer regnato due anni . Stimo io; quello Audelaio per auuentuia eflTere itato mci-
fòui da Beneuentanijfin che venuto il Re Liutprando haueflc fatto l'elettion di Gregorio.
Prefè dopo Gregorio il ducatodi Beneuento Godelcalco : il quale intendendo che il Re
Liutprando fcne veniua verlo Beneueto per diicacciarnelo , deliberò di metterli in barca,
&di fuggirlene in Grecia airimp.Leonejnódimeno dopo che imbarcata Anna lùa moglie
& tutta la (uà (òlianza > non rimanea d'imbarcar altro che la lùa perlòna , aflàlito da Be-
neuentani partegianij & affezionati di Gilìilfo, crudelmente fu vccifò,eflendo fiato Du-
ca tre anni, onde fu reflituito il ducato à Gifùlfo . Hebbe queflo Principe per moglie vna
fanciulla nata di nobll (àngue detta Cuniberga datagli dal Re fìio zio infìn quando era
nella fua corte,con cui contefè di religione,&: di bontà : percioche fiorendo allhora gran-
demente di fàntità il monaflero Cafinenfè, il Duca gli donò tutto ciò che v'era dintorno
così di pianura come di montagna con tutte le callella, ville, chie{è,ca{è, molini,& acque
che haueua in quel tempo in tutto quel circuito . Et la Duchelfa voile , che vn tempio
d'idolijil quale era allhora fui MonteCahno Ci dedicafle à San Pietro Apoiiolo,adornan-
dolo d'immaginijdi paramenti,&: d'altre colè neceflarie al culto diuino . Simigliantemen-
te hauendo il Duca acconfèntito ad vnadonationed'vn certo Sculdai Beneuentano chia
mato per fopranome Saracino : ( onde per auuentura la famiglia de Saracini diicende ) il
quale ad honore di San Galliano hauea nel territorio d'Aliti in vn luogo detto Gingia edi
hcato vna Chiefà , fi contentò poi ad inflanza dell'abate Petronace ; che lène ficeiìe vn
monaflero di monache lotto titolo di Maria Verginejdonandole di più del fùo la Chiefà
di Santa Croce con tutte le fiie appartenenze;pur che in fin che viuellero ne foficr badefl
fé Gaufàna , Pancitruda , Se Garipergaf vna dopo l'altra: le quali erano in peregrinaggio
peruenute in quel luogo ; ma per rauuenirel'elettionetoccaffe all'abate. Feceanchora
conceiTione alla già detta religion Calìnenfè del territorio diGentiana; & incominciò
dentro la città di Beneuento ad edificare il nobii tempio di Santa Sofìa , nel mezzo della
qual opera fi morì l'anno 7 50, hauendo l'anno innanzi il Re Rachi fùccefTordiLiutpran
do rinunziato il regno d'Italia ad Allolfo fìio fratello j & egli relòfi monaco in Monte
Cafinojdi coAui fauoleggiò i'Ariofto quando dilTe .
^(lolfo "Re de LongohArdiqueìlo
^ cui la feto il [ratei monaco il regno .
Era ancor morto Leone Imp. di Goflantinopoli l'anno 74 1 . & fuccedutogli nell'impe-
rio il fuo figliuol Goflantino empio , & maluagio Principe , & non meno dd padre fiero
nimico delle (agre immagini .
^' Liutprando Vttca di 'Beneuento decimoterzo .'
PRESE il ducato di Beneuento dopo Gifulfo Liutprando; di cui niuna colà truouo
particolare , fé non che regnato otto anni , & tre mefi morì l'anno 7 5-8. eflcndogli
lìicceduto il Duca Arechi; nel qual tempo eflfendo morto due anni auanti il Re
Adolfo, hauea lalciato il regno a Defiderio .
Vi grechi 1 1. "Duca, di Beneuento decimotjuartOy^sr Principe primo .
FV Arechi magnanimo Principe, & parendogli che al valor della fua pcrfòna , & alla
grandezza del fuo Ibto maggior titolo fi conuenille , fu il primo di tutti i Duchi di
Beneuento,che fi faceffe intitolar Piincipe,& per auuentura di cialcun'altro fignore
che
Grrg^Drt*
Ducs di
Beneueto
to. XI.
Codejcitl'
CD r-ttca.
di Sensuii
tu XII,
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S4HU S»~
jia, di Be-
neuento,
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Xyiii,
■Ke XIX
Gojlxnti-
mimf.
Dejtderìt
MtXX.
^6-
DE' PRINCIPI
tannane
ài tn Itn-
ha.
Salerno.
che infino à quell'età riceucfTe quello nome vniuerfAle per titolo particolare di Signoria; A
onde e che nei reame inhno ad hoggi vada innanzi il titolo di Principe à quello di Duca.
Volle anchora portar corona in telta . le quali dignità in che modo ierhaueire ottenute
non G vede ; ie dal Re Dehderio ; di cui egli era genero , non gli foflero ibte concedute .
Grauo Fu di quello Re la guerra, che faccua à Romani, e à Pontefici; che in Roma dimo-
rnuano; in guilà che Adriano,iì quale in quel tempo reggeua la lède apollolica, fu sforza-
to ricorrer per aiuto à Franzelì al Re Carlo, in quel modo , che Stefano lecondo fùo pre-
deceflbrc, per i trauagli.che gliporgeuail Re Altoltojtucoliretto volger l'animo alla pò
tenzadel Ke Pipino padre di quello Carlo ; il quale per la grandezza delle cofè fatte lù
poi cognominato Magno . Venuto dunque il Re Carlo in aiuto di Adriano vinlè,& fe-
ce prigione nell'anno 774. del mele di maggio il Re Dehderio, anzi tollè affatto il regno B
d'Italia di mano à Longobardi,! quali per lo fpatio di 2 oó'.anni i'haueano poflèduto ; ma
non gli parendo hauer interamente vinto ; le non vinceua il Principe Arechi ; mallima^
mente , che harebbe vn dì egli della perlbna della moglie potuto pretendere il regno d'I-
talia, gli molTe guerra contro . mail Principe non fi lentendo da poter refillere alle forze
di cosi gran Re: il quale era già venuto a porgli l'aflèdio intorno la città di Beneuento,
fu coilretto prender da lui quelle conditioni , che gii furon proferte ; riconolcendo per
J'auuenire come hauea tatto de Re de Longobardi in luopnncipal Signore la corona di
Francia; & conuenendofi di pagar ogn'anno vna quantità di denari per cenlo , & per ri-
conolcimcnto di lùpremo dominio ; per oflèruanza de quali patti diede al Re per ollag-
gi Grimoaldo, &: Adelchifa Tuoi figliuoli , oltre la Tua corona,& gran quantità di moneta C
pagatagli; comeche per molte preghiere mterpolleui non meno dal padre, che dalla
madrejparendocofa pocodiceuole all'honellàa vna fanciulla,chedouelIè andare in po-
ter d'vn principe per ortaggio, Adelchilà fulle reltituita , & folo Grimoaldo condottone
in Francia . Ma Arechi hauendo con l'ilpenenza veduto i danni, che potea riccuere non
meno da i Re Franzelì;lacui potenza per io llatoacquiihtos'incominciaua à lèntir vici-
na; che dagli ImperadoriGolìantinopolitani,i quali abbracciauano,& cigneuano lo llato
lùo dall'altra parte , fi polè con lòmma diligenza , & con grandifiima Ipelà à riparare , &
à fortificar di nuouo Salerno , per hauer vna fortezza (icura in lui mar Tirreno . Molte
notabili colè raccontano gli Icrittori Longobardi di quello Arechi: percioche quando
Carlo mandò à lui ambalciadori à Salerno per pattuir le conuentioni fraloro , & menar- £)
ne Grimoaldo , dicono , che trauellitofi egli per la fama del (ùo valore in abito d'amba-
Iciador regio, volle egli Ikflb andar à veder il Principe Arechi; & che hauendo veduto la
magnificenza, &: fplendor della fua corte, la quantità de caualieri, da quali erafèruito, le
grandi credenze d'argento , le fialle piene d'ottimi caualli , & la maellà con la qual daua
audienza, & il lènno con che rilpondea lène tornò à Tuoi con grande marauiglia, hauen-
do più volte detto; che il Principe Arechi, & la lua corte gli era riulcita molto più di quel
che la fama ne Ipargeua di fuori . Egli prolcguì, & conduUc à fine con grandillìma Ipelà
il ricchilìimo tempio di Santa Sofia , oue fece vn bellifiimo monallero di monache del-
l'ordine di San Benedetto. Quiuicorjdulfei finti corpi dei dodici fratelli martiri, che
in vari luoghi di Puglia , oue era llato lor mozzo il capo, eran ripolli. Conduflcui il cor- £
pò di Mercurio martire , & trent'vno corpi di Santi ConfelTori di molte parti d'Italia : i
quali diuilc in giro per diuerh altari intorno l'aitar maggiore con magnificenza, &: deuo-
tione marauigliolà . Raccontafi per colà certa, che lòlcndolène egli venir di notte tutto
(alo per far oratione nel tempio,gli apparuero vna volta quelli dodici Santi : i quali amo
reuolmente il lalutarono . 6c egli con volto alTai fiero domandato loro chi folfero, che di
notte tempo ardillèro entrare in luogo eletto alle verginette di Dio, s'vdì rilpondere.
Noi liamo ò Principe quelli, che con tanto lludio hai fatto cercare in diuerlè parti di Pu-
giia;à quali quanto lìa itata grata cotella opera,& à te di profitto conolcerai dopo che fa-
rai partito di quella vita. Nella Tua corte fi riparò Paolo Diacono, quando li fuggì di
Santa Maria di Tremiti , oue da Carlo Magno era llato confinato ^ oc fu à lui , oc alla lùa
llìO-
DI BENEVENTO.
<?;
A moglie aflai caro, come figliuola del Rè Defiderio : nella corre dd quale egli fi era primie-
ramenre alleuato . Olrre la Cliiefà di Sanra Sofia edificò due nobilils.& ricchi palagi Tviio
a BeneuentOj&l'alrroà Salerno :&eflendo finalmente di era di 5-5 anni morìa 2 (J d'ago-
ilo i anno della noilra làlute 787, hauendone regnaro principe vécinoue,& cinque meli.
In tempo di quello Principe molto fu tribulata quella parte del regno,clie all'imperio Go
ilantinopolitano era fuggetta per l'herelìa contra le fagre immagini cotanto da Goliinti-
no fauoiita; Onde Paolo Vefcouo di Napoli fu per due anni tenuto fuori della città nella
Chiefa di SanGianuario.fin che la nobiltà,la quale era inclinata alla Sede apoilolica.meflb
da parte il rilj^etto dell'Imperador Tuo Signore, introdufle Paolo con gran pompa,& alle-
grezza nella iua Chiefa . morì finalmente Gollantino , che fu cognominato Copronimo
" l'anno jy^ yS>c iìiccedetregli nelfimperio Leone iuo figliuolo : il quale hauendo regnato
poco men di cinque anni lalciò l'imperio ad vn'altro Gollantino fuo figliuolo . Ma la in-
ìcrittione mefla (òpra la iepoltura del Principe Arechi dichiarò veramente quali folfero le
virtù di quel Signore , il cui lèntimento nella noika hngua tradotto è tale .
Qiéefìa terra M lacrime ba^natA
%)elgran 'Principe grechi il corpo cuopre ,
In tutti t fatti glonofo heroe .
Le cui lode contar potrebh appena
L'alt orator d^Arpino^ o'I^ran J^arone •
Tero ch'ai fangtte di cotanti duci
C ^t "Regi inuitti alto "valore aggmnfe ,
Eiocjuenza, beltà ,fenno, Cr dolcezza .
Et guanto ti gran Filofofo fcoperfe
in cjue be libri, in fuo intelletto chiufe,
'He i precetti diuint à dietro pofe
ZJjO a fpender le notti in lungo pianto .
Z^ago di caccie ingiouanezsé fi*' •
'Poi per lo f^atio di fei luflri come
"Rocchier tra l'onde con gran fenno reffe
il popoìfuo fempre fagace^ & de Ho ;
r\ Tronto 4 morir per la fua patria , fèudo
ZJero d'afflitti, & di mendictfchermOy
Qìn detti , (S" opre hor quefìi, hor /juei giouando .
Tu di mura, & fauer la patria ornaci,
OoJe perpetua lode à te conuienfì ,
Porto à tuoi difalute , & di ripofo ,
Gloria, & gioia di tutti , & allegrezze •
t^hi come ^arue incontanente teco
^ace t gdudio , diletto . & ogni cofa
Sitmpiefi di pianto , & di fo^iri .
P T e fòl piange ognifeffo, & ogni et ade ,
Te "Beneuento piagne , & la pur dianzi
^er te di muro altier cinto Salerno ,
llSalentino , il Calabro, & juani altre
^rouincie fon tra'lTeuere ,&il Sile.
^nz} chi bee nelT arari , & nell'I firù
I congiunti, i vicini , & i lontani ,
Et t infelice regal moglie a cui
IDeltuo morir trafffe il petto il duolo ,
Quanto fu pria per te lieta , & felice ,
Cjià vide d'y>n figliuol la morte acerba
Et l'altro o/iaggio irne , & prigione in FrancitCj,
fcOHO di
Kafolt.
Leone tmp.
Ccfiantin»
6S
DE' PRINCIPI
7>4ff«.
CérU ìmf%
tu Oeoiitt.
ffìfefor*
Jmperddo-
U de erta.
!Pi (Jrmod-dj III . Vucd di 'Beneuento declmof.mtOs<^ fr'wctpefectnds ,
TROVANDOSI i Beneuentani fcnza Principc^mandnrono priegando i! Rè Car*
io ; poicia che era morto Arechi, à conrentard di mandar loro Grimoaldo : alle cui
domande non fu Carlo duro ad acconlcntire; anzi chiamato à iè il giouane,& con
humane parole Eirtogli intender la morte del padre , & di ciò con corted modi confola-
tonclo, gli diede libero commiato, donandogli caualli, &:armi, & velh pretiofc ; ma
l'allrinlc lotto la tede del giuramento,che arriuaro in Italia nello fiato fùo,tol1:amente do
uclle far gitrar le mura di Salerno, & fniantellar anco Agercnza . In tutte le fcritturc pu-
bliche mettefle innanzi il nome del Rè Carlo , & nelle monete faccflc coniar il fùo nome ; B
& à tutti i Longobardi facefle tonder la barba. E difficil colà à eiprimere,quanta allegrez-
za haueile recato a (ùdditi il fuo ritorno ; nondimeno non haucndo oflèruarole conditio-
ni al Rè Carlo promefle ; quindi nacque occalìone di romper la pace co Franzefi . Onde
Pipino figliuolo di Carlo, il quale l'anno 781 hauea egli nominato Rè d'Italia, & così
riiauea fatto confàgrar in Roma da Papa Adriano , conrinouamenre mentre vifTe , renne
Craungliato il Principe Grimoaldo. Ne in tutto fu libero dalle guerre de Greci, aggiunto
all'antiche gare la nuoua ingiuria fatta ali'Imperadore Gofiantino: percioche hauendo
tolto per moglie vna lua nipote , il cui nome fu Vyantia, fenza faperkne la cagione la re-
pudiò, & mandonnela poco fodisfatta àcafa . onde da quella natione gli fmon prefc l'ar-
me contro , & tolfongli Tiano , & Nocera con molte altre buone citta, & cafleila del fuo C
dominiojcome che Nocera aliai prello la ncouerafle . Ma continue (òpra rutto , 2c terri-
bili furon le guerre co Galli : percioche ellèndo Pipino , & Gnmoaldoammendue gioua-
ni, & vigorolì; & ali'vno dif piacendo il feruire, & all'altro reflèiefcbernito, con pari
odio lì profeguirono mortalmente l'vn l'altro , parendo lopra tutto intollerabile à Fran-
zeli dì cffere in p;ggior conditione del Re Defiderio da lor vinto; a cui certa cofa è il Prin
cipe Arechi padre di Grimoaldo hauer pagato il tributo . nel mezzo delle quali perturba-
tioni egli morì Tanno 8o7,hauédo regnato diciannoue anni, & fèi mefi . In tempo di que
ilio Principe fu reflituito l'imperio all'occidente, ellèndo per i benefìci fatti àSanta Chiefà
il Rè Cailojdi cui habbiamo parlato , flato creato legittimamente Imperadore dal Papa ,
&popol Romano l'anno 801 . &: la Sicilia, & la Calauria con l'altre prouinciefijggetre D
all'imperio Golìantinopolitano refpirarono dall'hercda conrra le fàgrc immagini , eifen-
do fiata tolta via da Goffantino ; ma per la ribellione d'Elpidio pretore di Sicilia hcbbero
à patir qualche trauaglio, finche egli fu lìmilmente vccifò in Africa . nondimeno Goflan
tino nò licampò la poréza della madre Irene, da cui fu tolto via dell'imperio l'anno y^j •
(1 come fu ancor ella dal medeiimo imperio cacciata pofcia da Niceforo l'anno 802 . io
quelli tépi Stefano Vefcouo di Napoli edificò i monaileri di Santo Fello , che ^dì noflri
habbiamo veduto abbattuto, di San Pantaleone, Se di San Gaudiofo , &: in quello di San
Gaudiolo aggiunfè la cappella di Santa Fortunata , oue fece riporre il fùo corpo condot-
tone dalla Chiefà di Patria, oue prima fu lèppellita . Hauea coflui retto primieramente il
coniòlatodi Napoli per lo fpatio di dodici anni, ma mortagli la moglie fu da Stefano II. £
confàgrato Vefcouo , nella qual dignità li portò molto lodeuolmente.
7)1 (grimoaldo 1 1 II. Va'^a di "Bcntucnto decimefe/io, 'Cs^ Trincile terzo.
GRIMOALDO figliuolo di DeiricOjda tefòriere diuenuto fuccellor nello flato del
fbo (ignote, fu toitamente che c^iìi prefe la (ìgnoria a(ralito intorno Bencuento da
Franzeii, à quali dicendo Maione Callaldeo,che (i douea pagar il tributo per libe
rarfìd'vna continua briga, gli fu da Ranfrone con grande ardir contradetto, dicendo,
che (è 1 Franzefi voleuano ilcenfò , (èl venilfcro à pigliar (ù la punta della lancia . onde il
Principe (eguìil parer di Ranffone, 6c vfcito à combattere vinfc inia:iici. MaRanfione
haucndo
DI BENEVENTO. C^
A hauendo vccifò da corpo à corpo vn Franzefè che l'hàuea sfidato à combatter (èco, fiì
dVn verrettone di nalcollo tirafo da! campo nimico vccilb anchor egli ; onde non heb-
be ventura di poter goder il frutto del luo doppio valore . ja qua! morte increbbe tìera-
mcnteà Grimolado: lì cjaaìe haucndo ritrouato all'incontro, che Maione vicitcfi della
battaglia s'era rifuggito dentro d'vn inolino, comando,the come vilillimo huomo lopra
vn lento afineilo condotto , fofle per tutte le piazze , & luoghi publici della citta brutta-
mente con le verghe battuto . Quello galbgo come che Maione in parte (èl mcraaire
fu tenuto crudele più per la natura del Principe vfàto a incrudelire, che per altro , hauen-
do poco innanzi ad vn gentilhuomo Beneuentano ingiulbmente calunniato , che l'ha-
ueilè congiurato controjmeffo in arbitrio di perder gli occhi , ò le mani;tSc quel mefchi-
B no che l'hauea fedelmente leruito, eJettofi di perder prima la villa . Pollo fine alla guer-
ra j capitò nella (ìia corte Sicone huomo di grande autorità nella città di Spoleto per pai- slctut.
{àrlene con tutta la (uà famiglia in Gollantinopoli,come quelli ch'era lòpramodo venuto
in (ò/petto del Re Pipinojii quale non lòlo Grimoaldo non laiciò da le partire,ma dona-
togli abitationi,&: poderi, gli diede ancora non guari dopo la città d'Agcienzia come luo ^^ttem-
go commodo, & opportuno alle caccie, òiz][t quali lapea Sicone e figliuoli oltre modo di- **'
iettarli . Quiui vn giorno Sicardo, & Siconolto fuoi figliuoli cacciando , & come Ipcflo
auuiene, eflendo dietro ad vn Ceruio fuor delle lor tenute trafportati,riccuetrero villania
da gli huomini di Gonza : la quale era lotto la lìgnoria del Conte Radelchi; il quale for-
co zelo di non offendere il Re Pipino , hauea i dì à dietro diffuafò al Principe il riceuer Si-
Q cone in Beneuenro . Voleanfi i giouani vendicar dell'ingiuria riceuuta; ma il fàuio Bico-
ne moilrò loro , che baitauache il Conte Radelchi facellè loro rendere i cani . ma non
che i cani gli folfero reili tutti, anzi il Conte vsò parole, & modi molto fpiaceuoJi con chi
era ilato di ciò à ragioììarli . \x qual cofà difpiacendo alfin grandemente , & al padre , & a
6gliuoli mandarono de jg,a. fedeli à far àt^^t prede in quello di Gonza, la qual cofa non
s'afpettando Radelchi, il qunle non illimaua poter efler tanto ardire in vn forciliere,mon
tò fiibito à cauallo, & venutone à Beneuento fece le querimonie molto grandi dinanzi al
Principe de fatti di Sìcone . Grimoaldo dettogli che al tutto ottimaiPiCnte (i prouucde-
rebbe, fpedi àSiconevn (uotamigliare con ordine che di prelènte lènza altra dilatione
venifiè in corte . della qual chiamata sbigottito grandemente Sicone, à cui , & la crudeltà
D del Principe, &: la potenza, & gran parentadi del Conte Radelchi eran noti , non fappien
do che tutto ciò doucuaefièr la lùa grandezza, fìpreparaua per andariène dinuouoin
Goilantinopoli . Il qual proponimento à notitia degli Agerentini perucnuto : da quali ,
& egli e i figliuoli non à guifà di (ìgnore , ma di caro padre, & fratelli erano amati,tuion
rollo à trouarlo , priegandolo ardentemente à non li partire : &. ad allicurarlo, che le pur
s'haueua à venir all'arme; 6c eflì , & la lor città tutta farebbe ridotta prima in cenere , che
egli folle da loro abbandonato ; piche confortato Sicone à rellarfi , mandò à fcufàrli col
Principe, che egli non potea andata Beneuenro per trouarli mal difpoilo del corpo, la
qual rifpolìa riceuuta in luogo di difìibidienza , andò il Principe illeffo à porgli l'af-
ièdio intorno . ma trouato che Sicone gagliardamente li difendeua , lafciatoui il cam-
£ pò , iène tornò à Beneuento ; nondimeno per l'importunità del Conte Radelchi , com-
mifè à lui finalmente la cura dell'efèrcito . contra il quale vfciti i figliuoli di Sicone, & va-
lorofàmente combattendo , in poco d'hora il mifèro in fuga . Di che mollrò il Principe
d'attriilarfì, ma confìderando di tutto ciò ellère flato prima, & vltima cagione Radelchi,
n'hebbe piacere , & fu da alcuno de fuoi famigliari fèntito rammaricarfi , che per l'orgo-
glio di lui non potefTe tar fauore ad vn foreiliere in cala fua . la qual cofà rapportata à Ra
delchi', volle lo sdegno che hauea con Sicone contra del Principe ; & fattoli mezzano di
ridur Siconc nella fua gratia), del tutto propofè quando l'occahone glene fofic venuta, di
tor Grimoaldo del mondo , & far Principe in fuo luogo Sicone , il qual fuo penheroda
vn'accidente fu grandemente affrettato . Era in Beneuento vn gentilhuomo di grande
autorità chiamato Dauferio padre di due giouani pròti di mano, & audaci, l'vno de quali
g Rofrir,
70
DE* PRINCIPI
Sttiurdti»
Rofn't , te l'altro Potelfrit hebbe nome . hora auucnne ; che pafTando vn dì alcuni pa- X
renti dd Principe di {òtto la cafà di colloro , vennero a cafo da alcuna déì^ /or fìneltre ,
le groppe de loro caualli bagnate . la qual cofà recatali ad onta , &; à Grimoaldo narrata,
egli che era leminator dì Icandali , diile loro che iène vendicaflero . Perche venuto Dau-
terio vn giorno in palazzo per corteggiar il Signore fur vn giannetto bello, & bianco co-
me la neue ; i parenti di Grimoaldo che rtauano alla polla, feciono di nalcolìo , oltre ha-
uergli fatto tagliar la coda, quello di Iporchezze & di lordura fòzzamente imbrattare .
La guai cofà da figliuoli di Dauferio vdita , toiìiamente di vendicarli di tanto oltraggio
con la morte dd Principe deliberarono . ma fatto condur per alJhora vn altro cauallo al
padre , lì diedero con più agio a penfàr del modo . Et tiouato che il Conte Radelchi
non era con lui ben dilpolio , & che daliVniuerlale Grimoaldo era odiato , prelò in lor B
compagnia vn feroce giouane chiamato Agelmondo, coKèro il tempo,che il Principe era
in cala tutto fc)letto:& dauanti à lui (òrto viih di volergli parlare códottifì,à guilà dì tate
fiere gli fi lanciarono addoflb , & lènza alcuna difefa poter fare in brieue Tvccifèro l'anno
della noli ra falute 8 2 o,hauédo regnato cinque mefì meno di i 2 anni,nel qual anno fu an
co vccifò Leone V.Imperador di Golìantinopoli; ù quale hauea poco dianzi cacciato dal-
^'7iHìtle l'h"np«-iio Michele RancabejdacuiStauratiofigiiuofdi Niceforo era ancor egli dall'imp.
ji<incahe flato cacciato.Nel regno d'Italia a Pipino era f ùcceduto Bernardo fuo figliuolo,^ cui vccifò
jmf.c4. Panno 8 1 o per efièrfì ribellato dall'Imp. Lodouico fuo ZiOjfuccedette il cugino Lotario.
^^^-^'^ ' Vi sicone Vuca di 'Beneuentù decìmofe turno , Cr frincipe qudrto .
G \»
R A N D I contefe nacquero (ùbito tra i Beneuetani per cagione del principatojìncli
nando molti in fauor di Radelchi Conte di Conza,& altri tenendo co Rofrit; qua
do Radelchi di mezzo il confìglio leuatofì . Ben veggo ; dille; che non (ì verrebbe
mai a capo di quella elettione per le competenze che fono fra noi cittadini,&: per le parti
che ciafcuno fi tira dietro. Facciamo dunque vn Principe: il qual fìa forel1:iere,di cui non
veggo per nobiltà, ne per valore.nè per confìglio huomojche meriti quello luogo più di
Sicone . A cui,come fé foflTe llata voce celelle,tutti incontanente acconfèntirono,gridan
dojche così foflè fatto . oc tollamente crearon Principe Sicone . Ma è cofà degna di ma-
rauigiia quanto poco tempo godano il più delle volte de frutti delle loro maluagità gli
huomini federati; & come fpefTo Iddio caui d'vn male vn'opera buona . Agelmondo pa- jj
rendogli in vna fòlitudine doue cacciando s'era abbattuto , per l'imaginatione del frelco
misfatto efTer aflàlito, & fieraméte percofTo daH'vccifò Duca,fù prefò da tale llupore,chc
venutogli vn vomito di fàngue , iui a tre giorni miferamente fi morì . Dauferio pentito
a hauer confortato i figliuoh alla morte del fùo fìgnore , fece il viaggio d'oltre mare , &
andò à vilitar il sato Sepolcroronde per ammenda dd fùo peccato recò fulle fpalle vngran
fàfTo : il quale tanto egli a terra riponeua , quanto mangiaua ò dormiua . Il qual faffo fu
poi per lunghi tempi fèrbato nella Chiefa di Santa Maria di Beneuento per cofà degna di
marauiglia, & a lui per alcune colè predette fu melfo nome di profeta;^; da polleri il prò
feta Dauferio chiamato. Radelchi fìmilmente venuto in fbfjxtto di non hauerfi commof
fò contro lo sdegno del Principia cui fàpeua efière flato rapportato,egli hauer dettO;chc g
in quella guifà, che hauea fùperato il falcone , così quando il bifògno l'haueflè richiello ,
harebbe fàputo leuarfi dinanzi ilgolpone, fi fece con vn laccio al collo tirar da fuoi fèrui-
dori al celebre monailero di MonteCafino,& iui fi refe monaco;oue fàntamente infino al
l'eflremo di fùa vita viuendo hebbe per grafia di Dio lume di reuelatione nel tempo, che
la fùa honorara moglie partì di quella vita; fattali anchor ella primieramente monaca nel
monailero di San Lorenzo nel territorio di Conza . Sicone tra tanto vfandocortefia eoa
ciafcuno , & maritata Sichelenda fua figliuola al figliuolo d'Azzone, & vn'altra à Radel-
iTsondo de primi giouani della nobiltà Bcneuentana ; & così fatto dell'altre , per non la-
fciar a fucceflòri il nome fùo fènza gloria, prefè la guerra co Napoletani, lòtto colore
che efli haueffero difcacciato Teodoro lor Duca fùo amico , & dato l'honor del Confò-
laco
IDI Benevento:
7'
A Iato à Stefano nipote di figliuola dell'altro Stefano, di cui di fòpra fi parlò ; il quale fla-
to Consólo dodici anni, fu poi fatto Vclcouo . La guerra fu aipra & crudele, à cui non
potendo i Napoletani refilkre, cercarono diconucnirlì in qualche modo col Principe
Sicone; ma hauendo egli nel mezzo ài quelli maneggi fatto da medelìmi Napoletani vc-
cidere Stefano , i Napoletani crearono per nuouo lor Duca vno de i medefimi vccidito-
ri di Stefano detto Bono : il quale galligati i compagni iuoi con vari fùpplici , fi obbligò
di pagare vn certo cerio ogn'anno à Sicone , & dettegli il corpo di San Gianuario mar-
tire ; il quale egli in Beneucnto portatofi , & quello inlicme co* corpi de i Santi Fello , &c
Defiderio collocato nel maggior tempio di quella città, llimò nonelleie llato piccolo
frutto della lùa vittoria . Andò poi à riueder Capoa riedificata di nuouo per ordine filo
B dal Conte Landone fòpra il monte Tifita ; & ellèndofi informato da f ùoi medefimi , che
per mantener Capoua in fede , era neceflario , che egli teneflè congiunti in parentado i
Beneuentani co Capoani , fece tra IVn popolo & l'altro far di molti matrimoni . Vsò
delle cortefie così a Landone Conte di Capoa,come à Landolfo Velcouo della medefima
città aio fratello. Ma allàlito da grane infermità, nominò Principe Sicardo fùo figliuolo
primogenito,à cui diede ottimi cófigli;& non potendo più reggere alla potenza del male
u mori l'anno 8^2, hauendo regnato dodici anni,&: tre mefi . Il rimanente del regno era
in quello tépo llato gouernato da Michele Balbo, & da Teofilo fiio figliuoIo,Imperadori
di Goilantinopoli , à cui l'ano dinanzi era quafi tutta la Sicilia da Saracini Hata occupata.
:ia:rci !.. ;:x.qq£or
Q Vi Sicardo Vucd di 'Beneuemo decìmoottauo^ O* 'Principe quinto ,
NO N lòlo non vbbidì il Principe Sicardo à ricordi paterni, anzi delle lue prime vir-
tù Ipogliandofi, all'auaritia, e alla libidine fi diede in predasi fattamente , che ne
in mezzo i trauagli delle guerre de lùoi lalciui & carnali defideri fi rimaneua, del-
le quali guerre la prima fu quella che egli hebbe co' Napoletani , ricufàndo eglino di pa-
gar il tributo ; che al padre haueuan promeflb. Ma aflèdiati per lo Ipatio di tre mefi con-
tinui dal Principe : il quale rouinato ogni colà di fuori , hauea minacciato di voler met-
tere à ferro & à fuoco quella città , ottenner finalmente perdono da lui obbligandofi di
nuouo a pagar il douuto tributo . Scriue Erchemperto la cagione d'aftiettar l'accordo in
D gran parte eflèr proceduta da quello ; che efiendo mandato Rofnt dal Principe à trattar
co Napoletani del cenlo , gli venne veduto in mezzo alla piazza vn gran monte di terra :
(ili quale fi vedean nate molte Spighe di grano : perche domandò egli ad vn cittadino,on-
de ciò procedefle, il quale gli rilpolè ; che hauendo i Napoletani quell'anno hauutogian
copia di grano, & per quello non (àpendo oue riporlo , conuenner per molti dì lalciarne
vna parte llar fulla piazza; la quale non potutafi del tutto leuarvia, & per quello dal-
l'acque ammarcita, hauer quell'erba prodotta . onde Rofrit auuifàndo l'afl'edio douer
eflèr lungo confortò il Principe all'accordo . Celiate le moleilie della guerra, & tornato
Sicardo à gli vlàti diletti,per poter co più agio goder la bellezza d' vna giouane da lui ama
ta,mandò Naningone marito di lei per ambalciadore al Re de' Saracini in Africajma non
E potendo per ciò l'animo della gentildonna alle lue voglie piegare , vsò la forza ; di che la
donna non fu mai lieta, fin che tornato il marito,& làputo da lei la cagione del fuo dolo-
re, attelè il tcpo della vendetta . Moflè quella Iceleratezza gli afi^ettionati fiioi à confor-
tarlo à tor moglie ; ma mentre fi conlùlta co qual Principe di ChriAiani debba imparen-
tarfi, moflb da conforti di Rofrit intimo lègretario d'ogni (ùo pcnfieio ; vna cognata di
cflo Rofrit di marauigliofa bellezza ii toKè per donna. Il qual parentado accrebbe l'odio
che al Principe fi portaua , ellèndo aggiunto alla lua maluagità la compagnia di Rofrit .
Il quale mandato da lui con potellà di rilcuotere i diritti dei Filco in Puglia e in Calauria,
fu {òpra modo graue & intollerabile àciatcuno: percioche l'vfficioch'c da (è odiolò,
rendeua co fuoi modi atroci, &; con l'orgoglio del parentado odiolifiimo . Malòpra
tutto egli fu molello all'Abbate Alfano fuo antico auuerlàrio , gloriandofi d'hauerc
g 2 otte-
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Ottenuto licenza dal Principe di poterfi vendicar de fùoi nimici fènzatema digaftigo. A
Onde l'Abbate accolto di molti iuoi amici , non gli parendo ilar (ìcuro in Beneuento (è
n'andò a Napoli , &c quindi attendeua a correr il paelè , taccendo di molte prede, & dan-
ni àTudditicliSicardo. per la qual cofa molti lì pofèr di mezzo per accordar l'Abbate
col Principe. Alqaal accordo moitrando di venir Sicardo aliai volentieri, &c Alfa^
no dilìderando ritornar alla patria fi conchiulè ; che con làluocondotto del Principe egli
ikllòhauede libertà d'andar à trattare del lao ritorno, Ec dato dal Principe il giura»
itìenco in prelènza del Velcouo, de preti , & de Monaci di Salerno ; che liberamente Al-
fano potelfe entrare & vlcir di Salerno per leconuentioni, che tra loro s'haueano à fa-
re , l'Abbate (ì polè in cammino , &c entrato nella città andò in palazzo à trouare il Prin-
cipe.' Ma Roffic à Sicardo riuolto dille. Adempita haremo leggiermente Signor la B
noilia promelfa; le lalciato liberamente Alfano vlcir di Salerno, quello poi prelò al-
cuno Ipatio quindi lontano, faremo com'egli merita, giulUmente morire ; perche elcm-
piolìa àgli altri maluagi, che centra il lor Signore non (i ribellino, & la voltra poten-
za più ne venga da lìioi pari,& da cialcun'altro riguardata 5c temuta . Et al cattiuo con-
liglio tu pretta la rea elècutione, che fatto dar di mano all'Abbate, & vncapeitto al col-
lo gittatogli , come ladrone oc alTalTino ad vna gran torca vilmente il feciono appiccare .
Fece oltre à ciò Sicardo prigione Dioldede Abbate di MonteCafino huomo venerabile ,
&di/àntillimavita; & di Cui è anchot certa credenza, che dopo la lùa morte hauef.
fé Iddio per le lue buone opere fatto apparir manifelli miracoli. Ma i Saracini va^
ghi d'ampliare la lorlìgnoria in terra ferma, poiché già hauean fermo il piede in Sici- C
ha , melfe inlìeme di molte naui , aflàlirono Terra d'Otranto , oue prelòno Brindili
città pervniecuro & ottimo porto aflai opportuna per l'imprelà d'oltre mare . Sicar-
do s'auuiò con le lue genti verlò quelle parti ; le quali genti cadute in certe folle cieche
fatte da Saracini. tur quali tutte tagliate à pezzi ; ond'egli lène ritornò molto doloro-
fòà Beneuento. & perciò lì preparaua per allaltarli; ma i Saracini hauendo intefoi
grandi apparecchi del Principe, & non lì conofcendo potenti àrefiilere polèro fuoco
alla città ; &c tulle lor naui montati , à Sicilia ne ritornarono . Potata quella guerra in
tempo che gli Amallìtani haueano in fra di loro molte dilcordie , Sicardo facendo buon
vifoà tutti, gli inultauaà venir à Salerno, & quando conobbe quel popolo eller gran-
demente diminuito , diliberò di mandami il campo . Ma lènza venir ad atto alcuno di J)
guerra, la città tu prelà, &ilorhabitatori menati à Salerno, & à Beneuento, oue fu
anco condotto il corpo della gloriola vergine Trofonima . Del quale acquili© volen-
do Sicardo allicurarlì per lèmpre , attefe à far di molti parentadi tra i Salernitani , & gli
Amalfitani , accioche fatto inlìeme vn làngue 6c vn popolo li togliellè à coftoro ogni
pélìero d'hauer pi u à ritornare all'àtica lor patria. Veggendo poi hauer i Saracini fermo
li piede in Sicilia , & per ciò dubitando , che non s'inlìgnorilfono vn dì di tutte l'itole di
quel mare, mandò per tutti quei luoghi ad inuelligare de corpi tanti, che iui li ritro-
uauano , & quelli ficeua à Beneuento condurre. Tra quali notabile & illullre ope-
ra fu l'haucrui tatto venir di Lipari il corpo diSanBartolommeo Apollolo; per sì fat-
ti modi gli antichi Signori per maluagi che fullèro , haueano à cuore le cole della Reli- e
gione. Ma per tutto ciò non punto era fatto migliore Sicardo ; anzi tuttauia in peg-
gio cretcendo generò à molti deiìderio d'hauer nuouo Signore : i quali conofcen-
do in Sichinolto tuo fratello più nobile &generola natura, incominciarono à tentar-
lo à douer egli vn poco volgere i penfieri allo Iplendore del principato . E' cofà in-
certa; te egli vi haucile prellato il tuo confèntimento ; tè non che paletata da alcu-
ni quella pratica à Sicardo , incontanente diede ordine ; che il fratel fullè pretò ; & fat-
tolo far Diacono , per rimuouer da gli occhi &c dalla mente di ciatcuno la tua memoria ,
il inandò prigione m Taranto . Il principe libero d'ogni moleilia li diede à diletti della
caccia,oue hauendo menata la moglie & infinita nobiltà à guila d'vn campo , accadde vn
giorno , che la prenzella dentro il tuo padiglione bagnandoli venne da vn gentiihuomo ,
che
ET DI SALERNO. 75
A che quindi s'andaua "diportando , veduta ignuda . La qual cofà prefè ella a cotatìto sde-
gno , die impetratane prima licenza dal aiarito , commilè ad alcuni iùoi , che tolhmen-
te à le di Beneuenro ia moglie del caualier conduceilero , alla quale fatto i panni mtìno a
mezza gamba accorciare , in quel modo volle che f uile per tutto intorno gli allogiamen-
ti menata. Il marito e i parenti della gentildonna rellati di così fatta infcunia per vn gran
pezzo sbigottiti , polcia che in ie ritornarono , delibciaion di vendicarli , o di morire .
£t volgendoli attorno per manifeliare àcialcuno il torto , che riceuuto haueano j s'im-
batterono a Naningone, a cui l'ira della riceuuta ingiuria non punto era raffreddata nel
petto , iè ben accoitamente il tutto hauea inhno a quella bora con marauigliolà pacien-
za lapufo tener coperto . Il quale veduta l'occalìone ad elli riuolto dille . O voi delibe-
B fiate che hor bora andiamo ad vccider quel crudele &c libidinolò tiranno , pcrcioche icf
faro con elfo voi , & menerò le mani quanto cialcun'alt ro , ò a quelli palli mene vo da
lui à palclargli il tradimento, che centra intendete di fargli. Nqd hebber gli oliclì di
maggor conforti melliere : perche entrati nel padiglion del Signore , che tornato di cac-
cia fola lì ritrouaua , quiui faccende ciafcuno à gara di fedirlo, crudelmente l'vccilèro .
Dicelì ; che veggendo egli entrar primo di tutti Naningone con fèiiìbiante hero &. cruc-
ciofò , gli chicle perdono per Dio ; ma che quelli pieno di mal talento, & già hauendo al-
zato il braccio per ferirlo gli rifpolè . Non mai egli a me perdoni, fé così llolto mi fono ,
che io debba à te perdonare . Harebbono per auuentura il medelìino fatto d'Aldelchilà,
che così hauea nome la Principelfa ; le non l'hauelLe giouato l'ellere fUta figliuola di Dau
Q ferio , quelli che per impedimento della lingua fu cognominato il mutolo. Fu vcciiò Si-
cardo l'anno 8 5^ , hauendo regnato due meli meno di fette anni ; huomo della natura
di coloro, che col principato diuengon piggiori .
2?j RdJelchi Vuca di ^eneuento decimonono, & Trincipefejìo .
MORTO Sicardo prefè il principato di Beneuenro Radelchi fuo tefòriere ; ma tra
la morte dell'vno , & creatione dell'altro , ellèndo tutte le cole in rrauagho : Se
trouandolì 1 Salernitani per la llagion dell'autunno fuori alle lor ville & poderi ;
gli Amalfitani colto il tempo opportuno, laccheggiaron Salerno, & ellendofì inouo hta
D d'arnelì , & d'argento ripieni , d rihabitar la lor patria lene tornarono . Al che non pò*
tendo così toflo il nuouo principe prouuedere , attendeua per acquetarle colè di dciirro,
à purgar la citta de i lofpetti , hauendo fra molti altri mandato a Nocera à confini Dau-
ferio già detto il mutolo con tutti i fuoi figliuoli & famiglia . Ma non potendo Daufe-
liopacientementerefilio tollerare, incominciò conGuaiferio & con Maione (iioi fi-
gliuoli a tener occulte pratiche co' Salernitani di torre la Signoria di mano à Radelchi,
& quella dar àSichinolto fratello deli'vccifo Sicardo , il quale fu fuo genero; molli an-
dò loro ellèr cofà vituperofà l'hauere àfbr fèmpre foggetti àBeneuentani . Ma che
quando prendeflòno partito di liberar Sichinolfo di carcere , efiere agcuol colà ; che per
l'alfettione la qual fàpeano i popoli portar non meno a lui che alla memoria del padre ,
£ di cor il principato di mano à Radelchi , bc per confeguente in guiderdone di tan-
to benefizio far per l'auuenire la Sedia del principato Salerno . Furono afcolrati vo-
lentieri quelli configli da i Salernitani ; ma veggendo eglino cotanta impif f.: mala-
geuolmente poter fornire fènza l'aiuto degli Amalfitani; fecero loro inrendere, che
d'ogni preterita ingiuria il fcorderebbono ; & lòggiugnendo che douendo il principe
còntra elfi vn dì pigliar l'arme , era pur miglior colà il preuenire , & hauer compagni ta-
li quali elfi Salernitani larebbono, leggiermente li tirarono alla lor opinione . Co' quali di
comune conlìglio melTo à punto vn legno ottimamente armato, quello lòtto viltà di
comprar vafi di terra con marauigliolà tcgretezza mandarono à Taranto . Quiui arri-
uato li legno, & coloro sbarcati, acuì la cura di sì grande afiàrc era couimella; fece-
ro in modo ; che moif rando eller fòpragiunti dalla notte , & non haucr doue albergare :
g ; à:A
74 DE'PRINCIPIDIBEN.
dal prigioniere,fòrto la cui guardia il mifèro Sichinolfo dimoraua,furono riceuuti. il qua A
le co denari iu(ingaro, &: inebriato del vino in guifa addorrnétarono,che hebbero agio di
romper la pngione,&: di liberar Sichinolfo,col quale lietamente in barca montati ne ven
nero à Salerno : oue alzato da Fautori , &c da partegiani il nome di Sichinolfo , & cacciati
& vccifi gli vfficiah di Rade/chi, Jui Principe, & Signore chiamarono l'anno 840 . Era-
no tra quello mezzo fuccedute alcune nouitàin Beneuento : percioche Adelchiii figliuo-
lo di RoFnr, hauendo tentato di farli Principe ,• era ibto per ordine di Radelchi sbalzato
L^Mf» dalie fenelke del paìagio;& Landolfo Conte di Capoa venuto in (blpetto d'hauer fauo-
cctedi Cd i-ifo Adelchiiì , di cui era cognato , non lènza fuo pericolo quah fuggendo len'era ritor-
^"''' nato à Capoua . Peruenute quelle colè a nonna di Sichinolfo , oc parendogli al fuo in-
tendimento.opportunc ; incontanente fece intendere a Landolfo ; che egli era per fauo- B
nrlo coi (àngue proprio ; & che quella era bella occaiìone di far le vendette del cognato
accollandoli a lui . 'Ei-ano rimilmenre in fauor delle pam paliati Orlò , 6c Radelmondo
cognati di Sichinolfo quelli lìgnor di Gonza , 6; quelli d'Agerenza . l^erche veggendoli
R idelchi così pencololà congiura alle [palle ; & dubitando le niente più ritaidaua > che
tuttauia non andalle prendendo maggior forze , con incredibile ardore li diede d far gen
ti,&: meflo inHeme vn borito e{ercito,con quello andò loora Salerno; centra il quale non
dubitò punto d'vlcirSichinoll:o;hauendo tutti quelli popoli mlkmc adunati Salernitani,
Capouani, Amalhtani, Agerentini, & Conzani , &c leco venuto alle mani rellò vincitore
hauendo pollo in fuga 1 Beneuentani, & molti di loro tagliati à pezzi , guadagnati gli al-
loggiamenti , & tolte loro di molte bandiere . Onde co luoi ripieni di prede , & di gloria Q
à guiia di trionfante entrò in Salerno . & parendogli hauer tante forze, che non folo ba-
ilallcro à difenderli, ma anco a poter allalir il nimico in cala lùa , con bello elèrcito andò
lopra Beneuento . Ma non potendo 1 Beneuentani lòtferire ; che alla infelicità della pri-
ma rotta s'aggiugnelfe nuoua ignominia ; diuenuti fieri dall'ira del vederli difpregiare ,
vlcirono addolìò à Sichinolfo , & facendo il lupremo loro sforzo , collrinlero 1 nimici a
piegare,^: a volger le lpalle,hauendo pollo al hi delle Ipade non pochi dicoloro.che non
turon prelti à fàluard . In quello modo lì diede pnncipio alla guerra domellica , la quale
non celiando pur vn momento da ninna delle parti, ogni cola hauea ripieno di {ànguej&:
saracm. d'inccndio . 1 Saracini di Sicilia quelli mouimenn lenrendo,lènza perder li bella occafio
ne, incontanente pongon piede in Caiauria, elpugnano Taranto, padano in Puglia, & le q
città di quella prouincia aleno, & à fuoco ir.ettono; non à età ne alèllo perdonano;&: le
cole fagre , &; le profane in vn tenore parimente ne menano . gente fiera , & crudele : la
quale hauendo per fin della guerra più la crudeltà che la gloria , lòlo prendon diletto del
langue, &: delle rouinc delle città, &. delle prouincie; inelperti decommodideli'abitatio-
ni, & però nimici alle mura, & a lalli non che àgli huomini . Mai nollri principi molto
più di loro crudeli : i quali mentre à propri commodi riguardano , ninna cura (i prendo-
no de paclijSc de popoli à loro luggetti vcggendo alcun'vtile poter trarre da quelli alTaiti
degli Arabi, mandarono loro ambafciadori proponendoli ricchi , & ampi partiti pur che
in loro aiuto veninèro. Primiero à incominciar fu Radelchi : i! quale per mezzo di Pan-
done gouernator di Bari luo partegiano , & aiietionato ^ chiamo i Saracini , con giuilifl p
limo lijpplicio di così Icclerato minillro : percicche fatto egli venire CalfoneRe di Sara-
cini à Bari con gran moltitudine de lùoi; hauendogli alloggiati fuor della città tra il mu-
ro e il lito del mare;egIino fecondo l'antico collume dell'africana perfidia,entrati nel prò
fondo della notte per luoghi legreti nella città, ammazzatine moln,& mella la città à (ac
co, Pandone;dal quale erano flati inuirati,buttarono in mare. Fu quello accidente in ò-
gni modo grane à Radelchi; ma non vedendo il tempo atto à farne rifènnmento , giudi-*
co il meglio di ncopnr illuo sdegno ; & con farlegli bcniuoli , poco curando le calamità
de vicini,& de fudditi valcrlène à lùoi bilògni . Per la qua! cofà nratiii à fè,& fatto infie-
me con le lue genti vn grolliflimo efèicito , incomincio à roumar tutte le terre : le quali
erano à dmotione di Sichinolfo , con tanto acerba , & odiola memoria della ribellionedo
Capo-
CDiier. dt
ET DI SALERNO.
T)
A Capouani ; che quella nobii città già di lungo tempo auuezza à patir fimili ingiurie dalla
fortuna, fpianò tutta, & ridufìè in cenere l'anno 84 1 . Ne Sichinolfo fprezzo in quello
rauui/ò del Ilio nimico : percioche chiamato anchor egli i Saracini in Tuo aiuto; 1 quah te
neucino il regno di Granata; ò come altri vogliono ,- quelli che haueano occupato la città
di Taranto, capo de quali era Apolallare, hauea in molte battaglie in modo iridcboliro le
forze à\ Iladelchi; che oltre la città Beneuentana, appena di tutte l'altre del luo dominio
l'hauea lafciato Siponto . Ma ellendo i Saracini per leggiere cagioni sdegnati con Sichi-
nolfo , panarono à ièruir il Principe Radelchi; tacendo i gara tra queito mezzo ammen-
due i principi à sfornir d oro , & d'argento tutte le chiefe de i loro domini per mantene-
re !a guerra . Ma non contento Sichinolfo d'hauer la prima volta tolto al ricco monalk
B ro di MonteCalìno tra croci, & calici, & patene , &: altri vaifellamenti figri cento trenta
libre d'oro purifiìmo; alla ieconda gli leuò quel che valeua più di qu.ittrocento libre d'ar-
gento,& quattordici mila ioidi ficiliani d oro legnato . Falsò ancho alla terza, Se toliè-
gli di corone, & di vali cinquecento libre d'argento, & quattordici mila foldi mazzati .
In tre altre volte più di lètte mila Iòidi predulati. Con tutto ciò non potendo egli venir
à compimento di quella guerra, come defideiaua, per i loccorlì, che lèmpre giugneuano
frefchi, & opportuni à Radelchi , fu collietto ricorrer per aiuto à Guido Duca di Spoleti
fuo cognato . \\ qual ellendo venuto fu cagione , che dopo molte Icaramuccie , & con-
traiì:i,con pari portione lì diuidellè tra lor due il principato di Beneuento . Ma io ho au-
tori ; i quali altermano quella di uifione non elTere llata fatta da Guido , ma da Lodouico
Q Re d'Italia : il quale chiamato da Landone Conte di Capoua figliuolo del Conte LandoI- dl'caLa
fo, & da Ademario, per dar qualche forma all'afflitto llat o de Longobardi , hauendo ta-
gliato à pezzi i Saracinijfece la diuilìone del principato tra Sichinolfo, & Pvadelchi,reilan suhindfa
do quelli Principe di Beneuento con la metà dello llato,& à Sichinolfo toccando il rima ^'^"J'
trno^
ya^i.
nente con titolo di Principe di Salerno . Anzi raccontano prima che quelle cole folTero
lùccedute; che venuti nuoui Saracini d'Africa à tempi di Sergio fecondo , ^ smontati ad ^^g^o H'
Ollia; dopo hauer rubati 1 tempi di San Pietro , & di San Pagolo in Roma , entrati per la
via Appia,hauellèr prelo il cammino verfo Fondi , abbruciata quella città,(k vccih ò far-
ti prigioni la miglior parte degli abitatori . Quindi venuti à Gaeta hauerui pollo l'aflè-
dio ; & fconfìttoui , & meflo in fuga vn'elèrcito di Franzeiì venuto di Spoleti in aiuto de
D Gaetani. il quale profèguendo eglino infin prelFo almonallerodi Monte Cafinodiquà
dei fiume detto Camello, quiui abbruciarono la Chielà di Santo Andrea Apollolo;^: tra
(correndo inlìno alla cella d'Apollinare martire , oue (1 dice Albiano , eflèndo à villa del
monailero , hebbero in animo quel dì medelimo di làccheggiare il tempio di San Bene-
detto . Il che molfe à tanto fpauento i padri di quel luogo ; che co' piedi Icalzi , &: con le
teile coperte di cenere fi pofero à priegar Iddio , che li Icampafiè da tanta rouina . Cola
mirabile à vdire . Hauendo i Saracini differito il lacco per le giorno fèguente, percioche
, era già i'hora tarda , elfendo vna tranquillità d'aere , & di cielo marauigliolà , & il fiun.e
tanto lottile , che ciafcuno l'harebbe alfai leggiermente potuto guadare ; la notte , & la
pioggia, & l'inondatione fu fi grande oltre i lampi, & i tuoni fpauenteuolillimi , che cre-
£ (cendo il fiume oltre rordinario,& hauendo d'ogni parte allagate le riue,in vn momento
fi viddcro priuati d'ogni fperanza di poterlo paflàre . Onde fremendo, & mordendoli le
ditajrnelfo fuoco alle celle di Giorgio, & di Stefano martiri,tornarono al campo à Gaeta.
La qual non potendo pigliare, elfendo hormai contenti delle prede che hauean hrto,lèn-
za tentar altra fortuna , lui à non molti giorni fatto vela Ìzì\q tornarono in Africa. Scri-
ue Leone Velcouo Ollienle; che elfendo colloro già vicini à liti dell'Africa , Icorlèro vn.i
barchetta, oue eran due vecchi l'vno in habito di cherico con chioma, & lèmbianza vene
labile , l'altro vellito da monaco : i quali dopo hauer cerco, & hauuto da loro informano
ne onde venilfero,& ellì all'incontro dimandati chi l-olfcro,rilpo(èr loro. Noi damo Pie-
tro, & Benedetto : à quali voi vi vantate hauer fatto così gran danni, ma rollo conolce-
;ece empi,&: maluag; huomini quel che (ìa l'oficnder Iddio . Et nata grandillima tcmpe-
g 4 ff^»
l6 D E' P R I N C I P I D I B E N.
ita , edendo giMn pnrre eie' /or legni affogati & altri rotti , pochiflìmi di tanto naufragio A
fcampari efferne tornati iàlui alle caie loro . Sopragiugne , come ellendo tra quello mez-
zo Radelchi lungv^ tempo iìato aflèdiatonBcneuento, condufle à (è Maflare Capitano
di Saracini : il ciuale con ogni fpetiedi temcrirà affliggeua non incrìo i vicini,ciie gli ile(-
liBeneuentani: percioche e^li haucarouinato il monallero di Santa Maria in Gingia,
preioilcaikllodiSan Viro, coilretto à renderli la citrà diT'Ieiia, guaito tutto il Con-
rado d'Aquino , & fatto d'altri raoltifsimi danni, &: accioche parelTe manifeilamente ha-
u-r quel pae(e non meno nimici gli Iiuomini; che il cielo , l'anno 847 per grandi tre-
muori fuccelìi quafi rurre l'abitationi d'Ifèrnia caddero a terra con morte di molti citta-
dini 5c del proprio Velcouo fènza gli altri luoghi , che reibioq.o in gran parte abbattuti.
Per queiì;e coiè chiamato Lodouico , &: venuto intorno a Beneuento , da Beneuentani B
ellèrliikriconfegnati àmaniàlua tutti 1 Saracini; 1 quali in vna vilia della Pentecoi^e
egli fc rutti morire, mozzo etiandio la tella à Malfare lor Capitano. Poi conuocati tut-
ti 1 Longobardi haucr partito tra Radelchi &: Sichinolfo i! principato . Ma comunque
ciò (ì preceda ; chiara cofa è ; in queilo tempo elfcre i^ata fatta la diuifione del principato
Beneuenrano tra qucili Signori ; & intìn di quei^o tempo incominciar il titolo del prin-
iZi'u c'p-'^fo ^^ Salerno. Pollo giù l'armi da queili Principi, Sichinolfo prefo ibipctto di Guai-
a<,ediSi- terio, elle non volcile tentar nouita centra di lui, gli comandò , che fgombrafie di Sa- ■
ierno . Et non molto dapoi , iènza poter lungo tempo godere il frutto di tante fue fati-
che, aflalito dagraue infermità paisò di queila vita , hauendo di Irta iùa moglie laièiato
vn lìgliuol fènza piùdal nome dell'auolo chiamatoSicone. Il quale eifendo anchora fan- C
cullo raccomandò à Pietro ìlio compare , priegandolo à volergli i-nantener lo ilato eoa
quella fede ; che egli di lui hauea preiò . Regnò Sichinolfo poco più di dieci anni con fa-
ma d'huomovalorofòS: di liberale; a cui non andò molto lontano Radelchi; il quale
hauendo regnato vn mefe meno di dodici anni , morì dintorno l'anno 8^0, ialciato fuc-
• Michele ccflòr de! Tuo ilato Radelgario Tuo figliuolo . l'imperio de Greci , ò:. de luoghi del regno
mtf°S. ^^^^° quello , che i Saracini s'haueano occupato era peruenuto in man di Michele Porfi-
di con. rogeniro figliuol di Teofilo : di cui di (òpra ii ^ccc mentione ; il qual morì l'anno 842.
Urno.
Sicone //
SaIcìììo .
YIO ili.
Xi Radekdr'io Vuca di 'Bmeuento \mtcfmo, <^ Tr'mcipefetùmo .
SARACINI; i quali infin della prima volta , che vennero con Calfone à Bari , ha-
ueano tenuto fempre quella città , & iui fatto come vna munitione , &: capo d'ogni
loro sforzo , incominciarono pian piano dopo la partita di Lodouico à ilenderh per
la Puglia , Se à predare & facchcggiare il paeie ; le quali co(è riulcendo loro felicemente
Velièro I animo parte ad allargarli verio il mar Tirreno , occupando & ardendo mifera-
mente la Calauria, Se parte adiicorrere per tutto il principato d'i Beneuento. Onde la fe-
conda volta i Longobardi impotenti da fé à refitlere à tanti nuli , mandarono l'Abbate .
Ballacio , & Iacopo Abbate di S. Vincenzio à richiamar Lodouico in Italia; il quale non
tcìrao egii à venii-e; &i poirofi iòpra Bari harebbe per auuentura con nò molta fatica con-
dotto 1 Saracini à pefiìmo ilato ; iè attraueriàto dall'arti de Capouani non glifuflero ila-
te tolte i'occalìoni di mano . Per la qual co(à elTendolì oltre modo sdegnato per vederi!
gittar il tem.po in daino ; bandito che hebbe di Salerno Sicone figliuolo di Sichinolfo, &
*^^^^^'"'^° Principe di quella città Ademario , di nuouo iène ritornò in Francia . Vera-
j'nnc. di mente egli e cofa diitcìie in tanta penuria di icrittori , & in colè cesi antiche trouar la
i./m;.. verità , maflimamente leggendofi altroue Pietro prima , ma inlieme con Ademario fuo
figliuolo elferd tatto Principe di Salerno . Et Sicone farro bello ac valoroiò giouinetto,
ac (ommamente amato da Landone Conte di Capoa , 6i dal Veicouo Landolfo iùo fra-
tello f ifere ilare auuelenato da Ademario dopo l'eflèr tornato di corte del Re Lodouico ,
oue era Ilare mandato da Pietro (òrto nome d'apparar gii vfi della corte,& per corteggiar
quel Pnicipe , ma veramente per poter egli ccii maggior agio atten-Jere à iniigncmli di
quei;:
D
.M : E T D ! SALERNO.
71
A quello ilato . Ma chiara cola è ; à Pietro eflèndo egli di poco fbprauiflò , Ademario fùo
figliuolo, ò meflbui dal Re Lodouico , ò pur fattofi da iè lleflb , eller fùcceduto nei prin-
cipato di Salerno . & Radeigario Principe di Beneuento moito l'anno 853 hauer lalciai
toIixcceflòreRadelchifùo fratello. • . -.
^ 'toqu, j;ii/;rfn£fflj£aifì0;-).il i;nnTJi6^r/- :■'. ■
*D\ JUdelchi 7)1*04 di 'Beneùento ^entepmoprimo ,& Tr'mcìpe ottano . ;
ICAPOVANI de quali eran capi il Conte Landolfo , & il Vekouo della città chia-
mato Pandolfo, accorti^, che Capoa detta anchora Sicopoli lor patria, dopo che era
Aata edificata nel monte Tifata più volte per maluagirà de vicini hauea patito di mol
B ti incendi] ; hauutoiòpra di ciò lungo conllglio /quella di nuouo lungo il ponte Caiùìi-
no, ou'hora è polla incominciarono ad edificare Tanno della nollra ialute 8 <^6 ; benché
aflaliti dal Principe Ademario , a cui ciò non piaceua, haueflero in quella nuoua rictiihca-
tione patito di molte molellie, hauendogli il Principe occupato vna torre detta di Santo
Angelo, & fattogli d'altri danni . Nondimeno veggendo egli non poter far molto pro-
fitto, iène tornò à Salerno , oue eiercitando la fua Signoria con molta apprezza hebbe
nella (ìia auaritia & rapacità per compagna Gimeltruda fiia moglie : la quale con inulìta-
to efèmpio ài ladroneccio non così tolto alcuno moriua ; che nelle (ìie facultà mouendo
piato ,& pretendendo ragione , volea ,che quelle andaflèro al Fiko ;onde incominciaro-
no fieramente àdiuenireodiofi à Salernitani , mafiìraamente perche effendo morto Ber-
Q nardo Vefcouo di Salerno haueano in quei luogo fatto eleggere Pietro lor figliuolo .
Fu Bernardo della Tiana nato di non.humilconditione; il quale hauendo retro quella
Chiefà {àntamente molti anni, & fattoui di molti benefici così in fabbriche,come in pit-
ture , & in farui condurre di molti corpi (ànri , hauea di fé lafciato veneranda , & amabil
memoria . Il che acciefceua maggiormente Io sdegno nella elettione del nuouo prelato ;
veggendo tutto ciò farfì non per zelo di religione : ma perche hauendo il padre l'imperio
delle colè profane in mano j & al figliuolo toccando la cura delle fàgre ogni cofa alla loro
tirannide vbbidifle . perche i Salernitani sdegnati,& da fègreti conforti del Vefcouo Lan-.
dolfo commodì , hauendo prima penfàto fra loro del fucceflbre , corfèro così il popolo,
come la nobiltà in palazzo , & fatto prigione Ademario fu dalla parte de giouani creato
£) Principe Dauferio figliuol di Maione , &: nipote del primo Dauferio . Ma parendo colà
ài cattiuo efcmpio , che fuffe creato vn Principe fenza il general confcntimento di curri ,
il primo che fàltò in mezzo à farne rumore fu Guaiterio tuo Zio . Fu dato à Guaiferlo ,
comedi fbpra fi difle , bando di Salerno dal Principe Sichinolto per foiptto prelo di lui,
che non procuraffe di torgli la Signoria . Ma trouandoli finalmente in Napoli , oue do-
po la morte della prima moglie, che per falfà imputatione hauea vccifo , hauea prefo per
moglie Audelaia figliuola di Landone Conte di Capoa , hebbe per opera del Ibocero
gratia dal Principe Ademario di tornar à Salerno . Però trouandod nella città , & di-
fì)iacendogli forfè ò per confèruation delle leggi , òper fìio interefle; che l'clertione in
quel modo fuflè proceduta; hauendo di ciò lungamente ragionato in configlio, &da
£ quello vfcito , trouandofì dietro vn gran fèguito di gente s'auuiò verfò lì palazzo , oue
trouato Dauferio fèder à guifà di Principe , il cominciò à perfuader prima , che di libera
volontà rinonziaflè à quello, che legittimamente non gli era llato dato ; ma tiouandolo
àciò fbrdo,iI traile per forza giù dalla fèdia ; & fattolo indeme co fratelli porre in prigio-
ne , lafciò ai configlio libera la potelH del deliberare . da cui fenza contcfa egli lltflo fu
detto Principe . La prima cura del nuouo principato fu d'haueie in fuo podere Pietro
figliuolo del Principe Ademario : il quale come che fattofi forte in Sant'Angelo luogo
pollo fui monte detto dell'oro , harebbe potuto alcun giorno trattener il nimico; nondi-
meno andato di fùo proprio volere à fòttometterglifi, non apparilce quel che ài lui Guai-
feno haueffe dilpollo . Certa colà è di là ad alcun tempo hauer liberato Dauferio e fra-
telli con hauer loro tutti i lor beni relbtuiti , pur che di Salerno partiflbno : i quali a Na-
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poli n adirono ad abitare.Ma mentre i Salernitani estendono nella lor pàtria del princi- A
paco, 1 Saracini non hauendochi li raffreni, non laiciano luogo intatto in Calauna, nèin
terra d'Otranto. Onde Ber tario. Abbate di MonteCaiino,il quale era lùccedufo a Baflà-
cio, ad imitatione di Papa Lione quarto , il quale hauea poco dianzi cinto il borgo di
Roma di mura , & la città Leonina chiamatala , fi polè a cinger tutto di mura , & di torri
fortillìme Monte Calino; & doue era la chieiàdel Saluadore alle radicidel monte, inco-
minciò à murar vna nuoua terra del nome di San Benedetto chiamata Eulogimenopoli ;
In quello tempo Scodane Re di Saracini vlcito di Bari a modo d'vna tcmpcila era venu-
to iopra di Capoua, mettendo à fuoco e à lingue gli huomini, lebtllie, i poderi>& le ci^r
tà intere lènza trouarfi riparo alcuno al furor Tuo . &c pafiato à Napoli le po(è l'affedio, 8c
così continoaua a predare,& ardere tutta terra di Lauoro . Maiclpoto.<2ailaldo di Tilefia, jB
& Vuandelperro di Boianojchiamati in loro aiuto Lamberto Ducadi:Spoleti,&: Gerardo
Conte di Marfi gli vicirono incontro, ritornando egli dalle correrie di.Capoa . Ma ben-^
che fi mollraflè per buono (patio la pugna dubbia; tìnalmcnte abbattuti,6<: morti valoroH»
famente combattendo nel teruore della battaglia Gerardo, Maielpoto, & Vuaiidelpeiro> • •
i Saracini rimaiòno vincitori hauendo ammazzato,& mefib in tuga tutto refèrciro* Ini
fupetbito di quella vitttoria Scodane (penfè , & rouinò affatto tutte le terre , & cittàcir-*
conllanti , fuor d'alcune più principali . Rubò , & abbattè il monallero di San Vincen-»
zio beendo ne calici dedicati à fàcritìci diuini, & facendoli dar rinceniò ne fàgri turibuli^
hauendo per orgoglio, &: lènza alcuno Tuo vtile fé non in quanto ne priuaua i nimici fac-
to gittar nel vicino fiume tutte le vettouaglie di quel luogo . Di nuouo tornò poi iniìno C
die porte di Capoua, facendo preda d'huomini,& di bciliami; &c di là andò ad accampar
li Iopra Tiano ; onde il già detto Abbate Bertario il toUè , dubitando della rouina degli
huomini & della città con haueigli mandato per mezzo di Reginaldo fuo Diacono tre
mila feudi d'oro. Ma egli girò l'arme à Venafri : il qual prefè in brieue tempo , Se dato il
guaito al contado ritornò à Bari . Vedendoli in quello modo mal condotti i Longobar-
di, macato in loro quel vigore,& quella riputatione,con che fi fecer fignorid'Italia,paruc
ottimo configlio far prima à quelli due principi Radelchi di Beneuento , &c Guaiferio di
Salerno buona lega, amillà , Se confederatione fra loro , &: pofcia mandar di nuouo à ri-
chiamar Lodouico ; fu-pplicandolo con ardentillime preghiere à non voler patire ; che da
cosi belliale , & fiera gente tollero confumate le fòllanze, & le perfòne di coloro : de qua p
li , egli hauea titolo d'efler fignore . Fu ancho con grande inllanza inuitato à quella im-
prela da Badilo Macedoneal quale vccifò Michele Portirogenito era (ìicceduto all'impe-
rio di Collantinopoli pur quello anno 86" 7, il quale veggendo terra d'Otranto, & Cala-?
uria con tutte le manne, che erano di fua giuriditione da Saracini occupate , & da neffu-
no de capitani, & miniilri dell'imperio poterli trouar fòrte alcuna di riparo à cotata roui
na,ricorfè ancor egli à medefimi aiuti ; à quali s'erano volti prima i Longobardi. Ma non
riufci per quella volta colà alcuna felice à Lodouico, anchor che aiutato dalle forze di Lo
tario lùo fratello . percioche rotto la prima volta à Nocera,benche quella poi ricouerallè,
& i nemici vinceffe , conuenne nondimeno accampatoli pofcia à Bari , di partirfène lèn-
za far frutto alcuno , & tornarne à Beneuento; mentre i Saracini diuentati f uperbi, & au- p
dacijfenza che alcuno gli impediffe,liberamente la famofà Chiefà del monte di Santo An
gelo làccheggiauono. Hauendo per quello in ogni modo Lodouico propollo di domar-
li , efièndoh di nuouo accampato à Bari , finalmente fèn'infìgnorì , hauendo fecondo gli
fcrittori Greci affermano, mandatone prigione à Capua Seodane; benché vi fia de Latini
chi dica lui efière flato vccifò . Volfèfi poi per ricouerar Taranto • ma /coperto , come
due Conti gli hauean congiurato contra, fu collretto andargli dietro . ma fàluatifi à Be-
neuento, egli ricoueiò per via Ifernia , & harebbe il medefimo fatto di Santa Agata ; fé
l'Abbate Bertario non haueffe, òcallacitra, & àifèmbrando Caflaldo di quella fuo pa-
rente, impetrato perdono . Rellando dunque di vendicarli del Principe Radelchi,il qua
le e quafi da tutti gli altri fcrittori Adclgifò chiamato , andò con riero animo à Beneuen-
to;
ET DI SALERNO.
19
A to;'ma eflèndoglifi humiimcte Raclelchi gittato a piedi, riacquiAò & per fè,5cper i Conti
dal benignillimo Principe agcuolmente la perduta gratia . Nondimeno fcntendo egli che
per opera del medefinio Rsdclchi le coie del regno, & maflìmamente quelle di terra di Ja
uoro fi incominciauano di nuouo à turbare, venne da capo a Beneuento con animo di ga
iligar li Principe; ma eglicon le fòiite arti (caricando la colpa Ibpra de popoli mitigò l'ira
^\ Lodouico. Il quale hauendo con leggieri battaglie quali tutta terra di iauoro accheta-
ta, folo gli rimanea di efpugnar Capoua, oue s'accampo con l'eièrcitOjlìirJgnendo in mo-
do la città; che i Capouani dilperati della falute inheme coi Velcouo, &: col corpo di San
Germano alle fpalle gli v(cirono incontro,domandandogì) le non per loro rifpetto,alme-
no per riuerenza di quel gloriolò Santo perdono , \\ qual benignamente ottennero . ellèn
B do in quello modo ogtìi cofa ad vbidienza ridotta, egli lène tornò a Beneuento. ouc a co
forti di Radelchi hauendo licentiato i'elcicito , poiché trouandofi in caia Tua , & edendo
le forze de Saracini abbattute, dicea non fargli più mellier di fòldati; diuenne facilmente
preda del fuo vafàllo ; il quale il condufie in termine,che fu collretto (t non volle morire
promettergli con fòlenne giuramento di non tornar mai più ne'conlìni di Beneuento .
Ma (ciolto rimp. in Roma dal Papa da quella promeila come violentemente fatta , &
giudicato Radelchi nimico dell'imperio , li preparaua di tornar con nuoue forze a danni
del Principe : il qual priuo di iperanza di poter più dopo tanti inganni placar il lùo giulìif
fimo sdegno, lène fuggi in Corfica l'anno ( come dice Reginone ) 87 5 .
^ Vi G^dert Vhu iì 'Bcmuemo \)entefimofeconào, & 'Principe nono .
PRESE poi il principato di Beneuento Gauderi figliuolo di Radelgario, & quello
non tenne più che due anni, & mezzo .
Z"» TUdilchi Duca di 'Beneuento yentefìmoterzo , 6?* Trincipe decimo .
AL V I lùccedette l'anno 8 76". Radelchi lùo cugino figliuolo dt\ Principe Radelchi
& tenne il principato tre anni, & poco meno di none meli; nel qual tempo hauen-
do i Saracini, i quali teneuano anchor Taranto , riprelò forza , lì polero di nuouo
^ a molertar Bari , & gli altri luoghi a quella città vicini . I Salernitani lìmigliantemente ,
gli Amaifitaniji Napoletani, óciGaetani hauendo fatto lega con ellb loro attendeuano à
predar 1 liti di Roma ; perche fu Giouanni ottauo pontefice collretto ricorrere per aiuto
all'Imp. Carlo fratello di Lodouico già detto ; da cui gli furono mandati in aiuto il Duca
Lamberto, & Guidon lùo fratello, co quali i\ Pontefice ne venne à Napoli, & à Salerno .
Et non làpcndo Guaiferio Principe di Salerno opporli alle voglie del Papa , lùbito ruppe
la lega che hauea co Saracini, & datogli addollbj molti ne vccile . Non volle però fare il
medelìmo Sergio Duca di Napoli, onde fu dal Papa Icomunicato , & come le Iddio fodè
flato de fùoi talli vendicatore, fatto prigione dal Velcouo Atanafio fuo frateilo,& tolto-
gli il lume de gli occhi ne fu mandato à Roma . Ma non per ciò Atanalìo lùcccduto nel
I ducato Napoletano fu meno amico de Saracini, che il fratello (ì folle . Co quali, dato lo-
ro vn buonillìmo alloggiamento non lungi di Napoli, & Beneuento, &: Capua, & Saler-
noj & Roma lungo tempo trauagliò, & molti monalfen, molte chicle, molte ville, & eie
tà furono da loro lènza pietà alcuna abbruciate. Et come quelli mali non ballalferoji Ca-
pouani hauendo dilcacciato il lor Velcouo canonicamente eletto , s'andarono à eleggere
ài lor voglia a Velcouo vn de lor nobili ammogliato,& neofito,il cui nome fùLandenol-
fo,cercando con inganni d'inducere il Papa à conlacrarlo.peiche Bertario Abbate di M5
teCafino, & Leone Velcouo di Tiano n'andarono à Roma,molì:rando al Papa di quanti
mali làrebbe cagione,le all'ingiulle preghiere de Capouani acconlentillè. A quali confor-
ti come che mollraife di rimaner cheto il Pontefice, hauendo nondimeno dopo permell
£0 che Landenolfo fullè làgrato, apcrlè la porta ad vna ciuile,&: dannolà dilcordiadaqual
occa-
Sd» Ger-
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So D E' P R I N C I P I
occnfione conofciutA da Sarncini, di nuouo rornarono à tuibnre , & a /correre il paefc co A
o^ni rabbia , & crudelrà . Perche ìli due volte ]1 Papa coiiretto di venir a Capua , tardi
accorto di quanti mali produca la facilità ; poiché mentre gli huomini non lànno negare
quelle colè , che negar dourcbbono , a conceder poi molnflime di quelle iono collrctti ,
che à patto alcuno non harebbon voluto. Onde per trouar alle foprallanti (ciagure qual
the ccmpenfo, volle che il vecchio Velcouo dell'antica Capua fullè prelato,6i che à Lan
dcnolfo la Chielà della nuoua Capua fofle fuggetra, partendo tra eih con egual portione
tutta la Capuana diccei] . Dintorno i quali tempi che potean correr gli anni del Signore
8 77,Guaitcrio Principe di Salerno icnrédoiì forte della periòna difagiarojì refe monaco;
ma non potc.ndo per le {correrie de Saracini, i quali tutto il pacie occupauano , fard por-
tare in MonitCahno, elTendo'ì morto nel monaltero demededmipadriinTiano, iui B
volle edere (èppellito. Dopo quelle cofè perfèuerando Pandcnolfo , ibtto cui allhor Ca-
pua lì rcggeua, à mantener!] nella fede del Pontelìce, richicfe il Papa , che gli permettelPc
di poter alla fua (ìgnoria iòttoporre Gaera;e(lèndo allhora i Gaetani iudditi alla lede apo-
iiolica . Il che elfendogli dal Papa conceduto, incominciò per sì fatto modo a moleltarc
que' popoli, che non eran {ignori d'vlcir inhno à Mola . Lia allhora Duca di Gaeta Do-
^ ncMj cjbile ; j1 quale non potendo cotanta vergogna che à lc,6c à (boi (i f:aceajComportare,man
catu. dò in Agropoli per far a fé venire di molti Saracini, i quali condottili prima per !a via del
mare nei lago di Fondi , in vn luogo, che fi chiama Santa Anaibiia , èc quindi per lo fiu-
me peruenuti à Fondi ., oue dalle barche Imontati polero ogni cola à rouina , finalmente
à Gaeta pcruennero , facccndo loro alloggiamenti iù i colli ForiiMani . perche pentitofi ii C
Pontefice di quel, che hauea fatto, con dolcifììme parole, con lettere ardenti,&: con ir.oi
te proferte in guilà cominciò ad addolcire gli animi de Gaetani;che (piccatili da Saracini,
Dccibile il contentò di romper la contratta amicizia con loro, &: di vcnii con ellì alle ma
dì . Nella qual battaglia furono nondimeno molti de Gaetani malmenati,^ vccifi . On-
de a Docibile conuenne di nuouo con elfo loro confederarfi ; &c rihauuti i fùoi prigioni
pcrmiiè a Saracini , che lungo il Garigliano alloggiaflero .
ZV ^ione 'Vuca di 'Bensuento \emefìmcqH4rto , & Trincile 'vnJecimo .
R A già al principato Beneuentano pcruenuto Aione l'anno 87^: il quale quelche a
pailati principi s'apparteneife à me non è noto . Sotto dd cui reggimento,& de iè- q
gucnti (ignori eflèndo 1 Saracini per Jo fpazio di prcfio à 40,anni nel luogo già det-
to del Garigliano fermatifi , commilcro per terra di lauoio mali infiniti . Ne per molto ,
che daBeneuentani Principi (ì fofle fatta loro gagliarda oppo(itione,furono tra il già dee
to tempo cacciati ò domati giamai . Onde ha l'altre rouine,le quali furono grandi 1 an-
w deilri>[ j^^ 8 84,abbruciarono il reuerendo monaftero di MonteCalìno, &:.hauendoui molti pa-
dri vccili, fra gli altri , il venerabile Abbate Bertatio fuenarono , potendo à fatica alcuni
pochi padri fàluarfi col propoiio Angelgario ; il quale cor.dotti che fi furono à Tiano,fa-
cendo quiui lor re(idenza,crearono à loro Abbate . Non andò poi molto,che Balilio Im-
peradoie di Coilantinopoli l'anno 886" venne meno, à cui (uccedette Leone iuo figliuo-
lo primogenito . nel qual tempo prendendo il Principe Aione occahone della morte del- £
l'hnp. gli ribellò vnagian parte del iuo Ifaro . Onde Leone hauendo lofterto quella in-
giuria alcuni anni, gli mandò finalmente l'anno 85» 1 . vn gagliardo eiercito contro (òtto
Simbatizio Patrizio : il quale eflendo liato tre rnciì col campo intorno Beneuento.felicc--
mcnte fèn'inlìgnorì trecento diciotto anni dopo , che da Longobardi , da Zotone inco-
minciando primo Duca di Beneuento, infino a quelli tempi eralbto pollèduto .
,-i li •:ì:..
bell'imperio de Greci in 'Bmettento , & a 'alcuni altri Signori .
Aiotecaji
te
/(ine /m
icr. Cojì.
T_t Avendo Simbatizio Patrizio occupato il ducato Beneuentano,e{èrcitò l'auto-
fl rità di Principe confermando al monalkro di Monte Calino tutti que priuilegi ,
DI CAPVA, DI BEN. ET DI SALERNO.
8i
A & fauori che gli altri principi hauean coltumaro di fargli. Die tro il quale venne Giorgio
P<itrizio,da cui Fu quello rtato gouernaro per lo ipazio di rre annj,& noue men. Venendo
pofcia Tanno 851 5- Guido Duca, & Marchelè ne cacciò 1 Greci , & tenne quel principato
intorno a due anni ; à cui leguì appreilò Radclchi , il quale il tenne due altri, infìn che ad
Atenolfo Caitaldo di Capua li condullc ; nella cui cala coigiunto il principato di Capua
con quello di Beneuento li confèruò poi con moltafelicità per lunghil];mo ttiTipo .
%>i atenolfo Principe di Capoa, & di 'Beneuento pi imo .
AT E N O L F o eflèndo primieramente (lato fatto Calkido di Capua fu minacciato
da Stefano lello Pontefice : il qual tu creato l'anno 8517, che le tgli non pie ndeua
partito di render 1 beni tolti a San BenedettOjl'harebbe fcomunicaro.A che r icn fò
Io tolìamente vbbidì; ma per Maione Abbate di San Vincenzio gli fece intendere, che le
egli riceuercbbe aiuto da lui per cacciar 1 Saracini del Garigliano,cgli li harebbe rtiò tutti
i Gaetani, i quali hauea poco dianzi fatti prigioni, & gli leruerebbe per l'innanzi interillì-
ma fede . Ma ne ciò htbbe eftettcnon ellendod il Papa curato di porgergli aiuro,nè Teo
fìlatto Stratigò per Leone Iinp. venendo di Bari con Telèrcito à Tiano per alìalire 1 Saraci
ni fece córra di loro cofa alcuna di momento. Ma peruenuto Beneuento in poter de Gre
ci, & da lor pofcia come s'è detto , ricoueraro ; Atenolfo fatto l'anno 8^5; primo Conte
di Capua, fu da poi, & di Capua,&; di Beneuento Principe intitolato : nella cui cala per lo
C fpaziodi Kj^ anni quella hgnoria li mantenne. Il primo penfiero di lui in tal dignità co
Itituito fu congiuntoli con Gregorio Napoletano,^ con gli Amalfitani,gittato vn ponte
ò\ barche predo à Traietto d'allalir 1 Saracini nel Garigliano. Da quali co Gaetani congiù
ti, cllendo eglino di nottCjmentre rrafcuratamente fanno le guardie,al]aliti,con morte di
molti fur coilretti di ritirarli infino al ponte. Oue nondimeno valorolàmente cóbatten-
do pofèro in fuga i nimici . Attele polcia all'opere pie , faccendo m.olte confermationi a
monaci Ca(ìnenli;veggédo malìimaméte l'Abbate Leone l'anno j? i o con tutto l'animo
volto a riparare quel celebre monartero : il quale 2 7 anni innàzi era da Saracini llato ab-
bruciato . Nelle quali opere nò volle Guaimario Principe di Salerno rimanergli a dietro,
hauendo anchor egli fatto di molti bendici àquel luogo, ma toccàdo con mano il l^rinci
D pe lenza llraniere torze nò potcìfi 1 Saracini cacciar dal Garigliano,mando Landolfo vno
de fuoi figliuoh all'Imp.Collatino figliuolo di Leone à Collatinopoli facendogli inrcdeic
gli infiniti mali , &: calamità, che quella milcra prouincia da Saracini tutto dì riccuea , &:
per ciò priegandolo ardentemente a mandargli alcun loccorfo . Il qual figliuolo mcnne
fiumanamente è dall'Imp. riceuuto , & egli à louuenir il padre di lui con potente elèiciro
lì prepara, Atenolfo fopragiunto à Capua dall'hora tarale, polè fine alla vira l'anno j; 14,
eflèndogli nel principato fucceduto Atenolto ^ & il già detto Landolfo fuoi figliuoli .
'pi atenolfo, ^ Landolfo fratelli, & principi di Capua, &• di 'Bineuemo fecondi .
E T Andolfo ritornato che fu à cala, &: dal fratello alla compagnia del principato
\ ^ honoreuolmente riceuuto, li preparauano inlieme all'iinprela ; quando comparue
Niccolò Patrizio cognominato Picigli con giade moltitudine di Greci : il quale el*
fèndo oltre il valore huomo molto dclko,&: accorto,& conlideiàdo che per la prima colà
s'hauea a guadagnar de gli amici, & torgli à Saracini, porto con le da parte dell'imp. la di
gnità del patriziato à Geronimo Duca di Napoli, & à Giouanni Duca di Gaeta . Cògiun-
tofi poi con ammendue 1 tratelli principi, & co Guaimario Principe di Salerno &: hauéco
oltie 1 Greci di molti Puglitli,&: Calaureti ; 1 quali al (wo lignore era luggetri,pole il capo
lungo il Garigliano contra i nimici. Giouanni X.Pontcfice ciò lènrendo, congiuntoli co
Alberigo Marchclè con gran numero di lòldati s'attendò dall'altra parte del Gangliano ,
ilringédo con ogni lìiprema diligenza per tre meli i nimici : i quali elsédo loro ogni torte
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di vettounglia macara,&: còfigliari da ammédue i Duchi NapoIctano,& Gaetano giàdct* A
ti,pollo per di/perarione fuoco ad ogni/orco(à {\ diedero ibetcì indcme co maraujgiiofò
impeto à fuggir per le vicine fèiue , ma qumi da nollri (òpragiunri, Fur quaiì tutti polli al
hi delle Ipade . Nel qual modo fu l'anno j? i ^ del mele d'agollo cotal pelle dalla bella &
nobil prouincia di Terra di Lauoro cacciata via . Dimorarono molti anni cjuiere le cole
di c]ueilo paefè , intìn che l'anno f> 3 5 da capitani di Romano Leucapeno Imperadore di
Colhntinopoh furon turbate . 1 Principi chiamato in loro aiuto Tcobaldo Marchcfè ^\
Spolcri con altri Signori & Principi Italiani egregiamente da Greci lì difefèro . A quali
Teobaldo per dilpregio , làppiendo gli eunuchi appo 1 Greci elTere in pregio, quando in
man gli perueniuano.tagliaua le pam virili, e in quel modo lalciaua andar via . Raccon-
tali vna donn.icciuola,di cui il manto era di Teobaldo prigione, alla Tua prelenza condot- 3
taiìjCÓ alte grida & pianti hauergli detto . Et quale ingiuria ti habbiamo noi donne fatta
Teobaldo , che sì crudelmente contra il nollro lèllb congiuri ? Non hanno i noltri huo-
mini occhi, nalò, mani , & altre membra, le quali tagliando, tu polli contra ^\. loro la tua
ira sfogare,che vuoi anchor quelle parti,chc degli huomini non lono, ma fondi noi don-
re,6i à noi di ragion s'appartengono, & per moltipllcar l'humana generatione fon fatte,
sì crudelmente leuarci ? Le cui parole moffo a rifò il Icuero capitano , & a ricoueratle il
marito intero , & à mitigar per l'auuenire (ì rigida pena & lìrpplicio ballarono . Acque-
tata dunque quella guerra con honor de Beneuentani , non li penò molto , che da llrana
inondatione di barbari fu tutto quel paele in gran parte allagato . Quelli furono gli Vn
gari, 1 quali fparrih intorno Capua,marauiglio{àmente tutto quel paelè danneggiarono . C
Né Beneuento, Sarno, Nola , & quafì tutta Terra di Lauoro fu meglio trattata dall'arme
loro , hauendo oltre i luoghi arlì & rubati fatto intìnito numero di prigioni , per ricatto
de quali non piccola parte del tcloro di MonteCalìno & de làgri vali tu conlumata; infìn
che per virtù de popoli Marfì & de Peligni : i quali gli fecero degli agguati , non furono
rutti Iconfìtti , riportando ^\ loro grandillìme prede . Napoli in quello tempo erada
GiouanniDuca&Conlòlogouernata; fòttolacuifignoria vedcfi, che veniua anchor
comprefo Surrento . Ma faccendo talhora i Principi delle violenze a monaci Cafinenlì,
à quali hauean tolto il monallerodi Santa Sofia di Beneuento,che a lor s'apparteneua, da
Manno lecondo prima creato Pontefice l'anno 5^42 , & pofciada /Agapito pur fecondo ;
il quale l'anno ^0^.6 nel ponteficato gli luccedette.ne furono agramente ripigliati, intor- D
no il qual tempo morto il Principe Atenolfo , lòlo rellò Landolfo : il quale chiamato da
Liutprando vaiorolillimo Principe , non permilè però , che l'Abbate &. i monaci follerò
da Adenolfo Megali Signor d'Aquino molellati. Contro il quale hauendo egli prefò l'ar-
me per non hauere à fùoi comandamenti vbidito,il colhinfè à venir con vna fune nel col
\o à gitrarglid à piedi : il quale in quel modo all'Abbate confegnato fé libera rinunzia del-
le cole , che al monallero ingiullamcnte hauea tolte , ellendolì il Principe per quel che fi
può congetturare morto l'anno 3; 50 , & lafciato il principato al Tuo figliuolo Pandolfo :
li qual Capodiferro fu cognominato.
Vi fanJolfo cognominato Capo di ferro %'wcipe dt Capua,& di 'Beneuento ttrzs . £
SVcCEDETTE Pandolfo alla paterna fìgnoria in tempo,che per rimp.Greco ^o-
uernaua le parti inferiori ad regno Mariano Antipato imperiale patrizio & llratigo;
& che in Salerno reggeua il principato Gilùlfo figliuolo di Guaimario maggiore .
Nel qual tempo ellendo alquanto le cole tranquille , fu l'anno ^ 5-4 condotto il corpo di
Matteo Euageiilta in Salcrno;il quale ilato pnmieraméte in Etiopia ,oue egli hauea lofFer
to il martirio,e dopo in Brettagna,per reuelatione del medelìinoSaro era Itato ritrouato.
Scnuono gli autori di quella età,che tre anni dopo lì vider nel cielo due foli,&: che del me
ie di luglio per due giorni tutto il mare.-il quale è da Napoli infino à Cuma,diuéne dolce.
11 Principe Pandolfo dcfìdero{ò,che le cole ecclefìailiche fuffer ben trattate, & fèntcndo,
che
DI BEN. ET DI SALERNO.
8?
A che il Conte d'Alili vfàua delle villanie a monaci Cafinenfi, oltre alle pene ordinarie fece
vn'ordine , che (òtto pena di Qìille bizanrij d'oro ninno al iuo imperio (uggerro tolle ar-
dito di moleilar luogo,abirarore,ò periona alcuna di quelli, che col monaltero di Monte
Calino haueuano a fare . Riceuecte poi àCapna congrandillimo honore l'anno 5)6^ 5".
Gio.XI II Pontefice : il quale da Romani era liato cacciato,per la cui opera non lolo Gio
uanni fratello del l rincipe fu al Vciccuado Capuane promollo^ma allhora primierair.en-
te & lui & quella ChielA innalzò alla dignità dcll'Arciuefcouado. Era in quei tempo l'im-
perio Occidentale pemenuro ad C*rtonprimo,6\: non guari dopo l'Orientale à Niccforo;
quando il crede il Principe Pandolfo eller di quelii vita partito , laiciando di Aloara lua
donna più figliuoli , de quali Landolfo iuo primogenito prele il principato .
B
ViLtindolfo Principe dt C4pua^& dt 'Bcneutnto quarte .
AD Ottone Imperadorc fuccedette l'anno 5)73 il Tuo figliuolo Ottone II.iI quale da
coloro,che le fùe cofè {criirero,pallida morte de Saracini,& da altri il Rollo fu co-
gnominato . Collui ibto primieramente à Capua,di quiui palsò a Taranto , ^ a
Metaponto, & polcia in Calauria,ouehauendocatriuo animo contrade Greci, f lì dalle
genti di Collantino Porhrogenito,le quali s'erano congiunte co Saracini in vn altra vol-
ta che egli vi volle ritornare allalito ; & in guifa infieme con tutto il Tuo elercito rotto &
(confitto , che egli hebbe gran fatica con alcuni pochi de fuoi a laluard . in quella gior-
C nata fi ritrouo li Principe Landolfo con vn fuo fratello , il cui nome fu Atenoif o , 1 quali
combàttendo vi rimafèro morti l'anno ^82.
'Di Ldnìùlfo Principe di Capua^ & dì ^emuento quinto .
L'Imperadore ritornato da così dolorofa (confitta a Capua,c6fermò per con-
fòlar Aloara della morte del marito il principato àLadenoIfo (uo hgi'iuolo.Et men
tre egli tornato à Roma , qui (1 itudia di metter genti & denari iniieme per rino-
uare la guerra , dalle fuiche dell'animo & del corpo lòprafuto pofe termine à trauagli e
alla vita . Aloara eflèndo nel principato mlieme col figliuolo viHuta per lo (patio di otto
£) anni moriflianchorella.Nè più di quattro meli paflarono,che il mikio Liidenolf o per co
giura d'alcuni lùoi luddid nella quinta feria di Palqua dentro la Chiefà di S.Marcello era
delméte fu vcciiò l'anno ^5» i . Della quale lceleratczza,come (e la terra due anni innazi
hauellè voluto dar legno , vn gran tremuoto che accadde , fece in Capua & in Beneuen-
to di grandinimi danni, in Capua hauendo gittato per terra di molte caie , &c le campane
delle Chiefe lònate da per loro, & in Beneuento hauendo abbattuto quindici torri, lotto
le quali relfaron morti cento cinquanta huomini . La città di Campagna , oue vi morì
il Velcouo^quafi la metà fu guaib. In Ariano &c in Fregento i danni far molti,& Gonza
co' fuoi habiratori quali tutta n'andò in rouina ; ma nò reilò per ciò la morte dd Princi-
pe lènza védetta,percioche Traiìnondo Conte di Chieti lùo parente chiamato in Tua có-
£ pagnia Rinaldo & Oderifio Conti de Marfì lène véne iui à due meli à Capua, & per quin
dici dì, che vi tennero l'alTcdio, diero il guaito à tutto il paelè . Vennerui polcia di nuo-
uo col Marchelè Vgo mandatoui dall'Imp.Ottone 1 1 1 . 1 quali non mai dall'alTedio lì Ic-
uarono,finche non furono dati loro gli vcciditori : lèi de quali fur impiccati alle forche,
& gli altri con diuerfi tormenti Graziati & morti . Al Principe in tanto era alla lignoria
(acceduto il (ùo fratello Laidolfo .
Ti Laidolfo Trincile di Cdpuà^ & di "Beneuento pjìo .
NO xM molto durò nel principato Laidolfo:percioche venuto notitia ad Ottone,come
egli hauea tenuto mano nella morte del hatello,parédoli colà fcelerata,chc vn'épio
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m quei luogo doueflc regnare , toltogli i! principato , il mandò à confini di là da monti ♦ A
in tempo che Óa vno Abbate di MonreCailno fu edificato il callelJo di Rocca Cecca.; cosi
detto dai mancamento dell'acqua; la qual non haueua potuto ritrouare nella fommità
deliiionre, oue tirato da certi antichi veitigi hauca fatto penderò di edificar prima il
csilcllo ; onde tu colhetto à murare nella falda del colle . L imp. in tanto hauea dato il
principato di Capua ad vn certo Ademario nato d'vn clerico detto Balfamo : il quale al-
nnc. ieuatoiclodahinciulioriPgolarmenteamauaj ScThauea poco innanzi per honorarlo in*
titolato Mrirchele . Ma cacciato non molto dopo da Capuani come indegno di quella
grandezza , tu creato Principe Pandolfo di Santa Agata figliuolo del Principe Landolfo .
!Di Tdtìdoìfo di Santa ^l^ata ^Principe di Qipua, V di 'Beneuento ottttuo , o
R F s E il principato Pandolfo , che vna volta Landolfo dall'hilloria Cafinenfè vicn
chiamato , per quel che li può Itimare poco innanzi l'anno ^j^6 , nel qual anno tu
coronato in Roma l'Imperadore Otton III. regnando in CoiUntinopoli anchora
Colbntino Poifirogenito . Sotto il coitui principato raccontano gli Storici , che ten-
tando l'impeiadore di leuar via da Beneuento il corpo di San Bartolommeo Apollolo,
gli tu in quel cambio dato il corpo di San Paulino Velcouo di Nola , del quale inganno
/ arMf" accortoli, molle guerra à Beneuenrani ; sì come raccontano parimente à tuoi tempi Lan-
doiioPnncipe di Salerno etrerd retò monaco. EtGuaimario dell'altro Guaimario fi-
gliuolo etlcigli in quel principato vei. uro apprt fio. Ma perche in quello tempo meo- Q
minciarono l'armi de Normandi à tèntirfi in Puglia ; onde in procetlo di tempo ne torte
li nome reale & il regno , come colà molto necetfaria al notilo intendimento , è necet^
lano , che con qualche ordine tene ragioni . Etìì dunque da tàpere, che poco dopo Tan-
no millelimo della notlra tàlutc capitarono in Salerno certi Caualieri Normandi : i qua-
li veniuano davilitare il tanto Sepolcro, huomini belli di volto, alti & grandi della
periona, &comelividde poi nell'opere militari molto efperimentati . Cotloro tro-
uando alihora quella città opprelfa dalle tcorrerie deSaracini, priegarono il Principe ,
che d'armi & di caualli li formile , & di lafciarli andare à prouar il lor valore centra quel-
li intedeli li permcrtelle , che con l'aiuto di Dio ne riutcìiebbe opera à lui grata . Etti fu-
rono di Ciò elle addomandarono ottimamente proueduti, &c vtcìti contra 1 nimici, di lo- q
10 maiauigliola tbaggc fecero ; onde à Salerno tornati , quali trionfanti & dal Prin-
cipe & da rutto il popolo turono riceuuti , & con molte preghiere à rimanerti in quel-
la coire inuitati. Ma elli motlrando ciò non perhumana pompa, neper altro fine,
che per leruigio di Dio hauer fatto , ogni don rifiutando , à cala loro tene tornarono .
11 Principe non retlò per quello di mandar infieme con elfo loro ambatciadori in Nor-
mandia muitando 1 popoli di quella prouincia con molte offerte à venirne in Italia ;
Et per ciò tare à guità d'vn'altro Narfetc non folo mandò loro ricchi abbigliamenti da
caualli, & vellimenti reali da huomini, mabelliiìlmi pomi di cedri & d'aranci, delle
mandorle , & d'altri trurti tùauitlìmi per motlrar loro la felicità & dolcezza del paetè qC-
ter grande & lenza elcmpio alcuno in tutto l'vniuertò . Volle la tortuna , che à pun- h
ro di que giorni per vna gran briga nata tra due Caualieri di quel paetè l'vn detto Gitèl-
berto Batterico , & l'altro Guglielmo Repotkllo , che Guglielmo vi rimanetle morto .
La qual colà n notitia di Ruberto Conte di quel paetè peruenuta , forte tdegnato , di vo-
ler vendicar la morte del Kepollello fieramente minacciò . Perche al Batterico paruc
tempo opportuno di icruuii dell'occalìonc degli ambatciadori Salernitani . perche pre-
te in lua compagnia quattro tuoi f rare ili valorofi huomini Rainolfo,Atclittino,Otmon-
do , & Ridoito con elio loro &: con alcuni altri non d'alrro , che d'arme & di caualli ben
proueduti a Capoa ne vennero , oue vn'alna occalione , che trouarono apparecchiata li
potè in cielo. Haueano gli anni à dietro gli Imperadori Collantinopolitani con l'aiu-
^"f:>- lù de Rutti di Calauria , 6c con vn'altra tàmiglia detta de Giuliani ricuperate ammcn-
due
Torre 4 ci
DI BEN. ET DI SALERNO. ' g^
A due le prouincie di Calauria & di Puglia : le quali da Saracini quafi tutte erano loro {la-
te occupate. Gouernando per quelto, come a vincitori accade, i lor Capitani quei
luoghi con più orgoglio , che non fìconuencbbe , agramente Ci concitarono conrra l'o-
dio d'vn Caualiere di Bari detto Melo huomo di gran valore, il quale con vnfuo co-
gnato chiamato Datto Caualiere anchor egli molto nobile & molto valorofo del turro
di ribellarli da Greci fi dilpo(cro,non potendo pm la loro alterigia (òlrcrire. Ma non po-
tendo quelli di Bari con l'cfcrcito deirimp.conrralbre,e incominciando pian piano vcr-
gognolàmente a cedere, a volere anchor dar Melo à Greci deliberarono. Jl che da Melo
nlàpuro, il più chetamente che pore,da Bari fuggitoli, in Afcoli iène venne . Oue non (ì
tenendo (ìcuro da Greci,v(cito di quiui co vn iol compagno di notte, lènza mai prender
B pofa, prima à Bcncuenro , & pofcia à Salerno , & alfine à Capua Ci conduflè, ogni cola in
ogni luogo tentando, perche dalla tirannia de Greci potefTe la Tua patria liberare . Quegli
di Bari tra quel1:o mezzo haucano mandato Maranta iùa moglie , & Argiro fùo figliuolo
airimp.Balilio à ColLintinopoli fratello di Coilantino. Et Datto in MonteCaiìno d;il- /^a/Jli,
l'Abbate Atenolfo fratello dei Principe Pandolfo fi ricouerò , appo il quale eflendolì per ^'"F ^ "!'
alcuni di fermato, percioche egli era fedele deirimp.Arrigo,iI quale era iùcceduto ali'un-
perio ad Ottone,fuda Papa Benedetto Vili, mandato à ilare nella torre dd Garigliano:
ia qual torre fatta già da Giouanni Patrizio Gaetano figliuolo del Confòlo Docibilepcr
conto delle (correrie de Saracini .ì tépi di Gio.V 1 1 [.creato Pontefice gli anni del Signo-
re 872 , nel potere & dominio di Santa Chieià anchor fi manteneua . Melo ritiouatoiì
Q à Capua nella venuta de Normandi, con efib loro in amicitia Ci congiunte , & di fùbito à
Salerno, & di quiui à Beneuento ritornatoli , C\ fé parte per l'odio de Greci òi. parte per le
Tue amabili qualità per tutto di molti amici . Co quali lènza perder momento di tempo
Ci polè ad allalir le terre de Greci , de quali in tre battaglie l'vna à Tremoli, l'altra à Ciui-
ta & la terza in campagna aperta appo vn luogo detto Vacchereccia ièinpre rimale vin-
citore ; & fatta di loro non piccola vccifione.i luoghi da eflì tenuti riacquiltò ; ma venu-
to con effi à battagliala quarta volta appo Canne luogo molto chiaro per la famofà rot-
ta de Romani, fu per frode d'alcuno in guifa rotto & iconfitto^ che ciò , che egli preilii-
fimamente hauea vinto,in meno di tempo perdè,elIèndo opinione benché molti de Gre-
ci vi moriflèro , di dugento nondimeno cinquanta Normandi non altri che il Col capira-
D no ellèr foprauiuuro. Melo vedutofi dalia foi-za de (òldati abbandonato, raccomandato
gli altri Normandi parte al Principe Guaimario & parte al Principe Pandolfo^cgli lèn'an-
dò ali'Imp.Arrigo per inducerlo à madar genti ò à venir egli ilellò in perfona per cacciar
i Greci da quelle parti . Nel qual tempo il Principe Pandolfo inrendcndolèla con l'imp.
Balìlio, gli mandò per legno della fua fede della città di Capua le chiaui d'oro,facendogli
intendere ; che ciò che.cgli hauea, all'imperio Greco farebbe lèmpre ftdelméte lùggctto.
Le quali cofè non eflèndo incognite à Boiano lùo Catapano in Iralia,fcce al Principe ve-
duto ; che (è egli così veramente era fedele all'Imp. Greco, come mollraua , che in niuna
cola harebbe ciò meglio potuto moilrare,che in fargli hauer Datto alle mani. Jl che vo-
lentieri acconièntitogli , furono iubito mandati de iòldati al Garigliano , & la torre , oue
E Datto era,&: il quale di ciò ninna guardia predeua.indue giorni fu prelà lènza poterne re-
ità {capare. L'Abbate Atenolfo come che con gradi fatiche i Normandi lui trouatiiì s'ha
ueflè fatto concedere,Datto però in niun modo potè da Boiano ottenere; il quale in Bari
condotto , & quiui à guila de parricidi in vn'otre culcito, fu preibmente fatto gittate in
mare. L'Imp.Arrigo tra tanto di tutte quelle colè informato,^ dell'orgogliolò imperio
de Greci,& della perfidia del Principe,& della crudeliflima morte di Darro,Sc immagina-
do tra {è,che le à Greci nò li mozzaua la ihada, non lòlo di Puglia & del Principato,comc
era lor riulcito; ma anco di Roma s'inl)gnorirebbono,&: che tutta l'Italia verrebbe in po-
ter loro,(icome da Melo gli era llato fatto toccar con mani, il quale andatolo due volte ì
trouare,neirvltima s'era nel ritorno morto per viaggio,nó litimò elTer più répo da tarda-
rejma melfo in ordine vn giàdifs.efèrcito l'anno 1022 lene véne in Italia,madàdo innazi
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DE' PRINCIPI DI C A P V A.
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per la prouincia de Maifi Poppo Arciuefcouo con vndicimila fòldari , & per lo cammino A
di Roma Belgrimo Arciuelcouo di Colonia con ventimila per far prigione l'Abbate , &C
il Principe , poi che della morte di Darro veniuano incolpati. L'Abbate non veggendo,
come della potenza deU'Imp.Arrigo fi poteflè riparare,anchor che i Conti de i Marfi & i
hgliLioli di Burrello gli prometteflero di tenerlo faluo appo di loro,tollè la via per andar-
ne a trouar l'imp.Greco a Collantinopoli , ma entrato in mare in Otranto, non fé lungo
cammirio,che aOalito da hera& imperuofa tempella di mare, con tutti i lùoi mifèramen-
te affogò . Bclgnmo dubitando parimente, che il Principe per vna tal via non gli vkiflc
dalle mani, con ir.arauigliolà diligenza s'accampò intorno Capua, oue il Principe, il qua-
le non molto de Capuani (i Hdaua, moilracdo nella morte di Datto non haucr colpa , &
che egli Ikrebbc al giudiciodeH'Jinp.Arrigo, di fua libertà li pole nelle man di Belgrimo. B
Andato dunque Belgrimo à trouar l'imp.ii quale s'era pollo all'aflcdio di Troia , à punto
di quell'anno incominciara à fabbricare da Greci , gli porle grande allegrezza , & prelìa-
mente per le molte querele da molti fatte contra del Principe hi giudicato degno di mor
te;& {àrebbenc di leggieri (eguito l'ciìetto , le Belgiimo, alia cui tede il Principe s'era rac
comandato , fupplicheuolmente non gli hauefle dall'lmp. impetrata la vita . Fu nondi-
meno da Cefare menato (eco prigione in Germania, & il Capuano principato iuda. lui à
Pandolto Conte di Tiano contento ; ciFendoglifi in tanto relì i Troiani,i quali da Arrigo
benignamente riceuuti, ià ogni fallo ampiamente lor perdonato .
2)< 'fandolfo Conte di Timo , 'Principe di Capua,(9' dt 'Beneuento nono . C
Avendo l'Imp.in quello modo punito i falli del Principe, ma non potendo per
CIÒ de danni patiti rillorare i nipoti di Melo, Stefano, Melo & Pietro chiamatane
1 beni da loro perduti rellituirli,gli honorò con titolo di Conti, lafciandoli in aiu-
to Giliberto Goimano , Stigando Toiihmo, Balbo Gualtieri di Canolà, &: Vgocon di-
ciotto altri Normandi . I Greci non lòlo finirono di edificar la nuoua città di Troia,
ma fabbricarono anco Dragonara, Fiorentino , & Ciuità , & molti altri luoghi in quella
prouincia : la quale dal nome del loro vhciale Catapanata fu polcia detta , benché Capi-
tlnata corrottamente lì dica,ragunando gli huomini,che per i vicini luoghi difpern li Ita-
uano,à venir ad abitar le città, & terre già dette . Il Principe Pandolfo fece d'alcuni beni D
al monallerodi MonteCa(ìno,&: quietamente,& honelbmente fi viueua ; quando efìen-
do l'anno 1 024 morto Arrigo lmp.&: fuccedutogli il fuo figliuolo Currado,fù il vecchio
Principe Pandollo per opera di Guaimario Principe di Salerno (ùo cognato liberato di
prigione,&: in Italia ricondotto, il quale tutto humano & benigno molhandofì con l'aiu-
to del cognato,deI Catapano Boiano,dc Normandi, & de Conti de Marlì fi pofe con l'e-
lercito intorno Capoua , alla quale mentre dopo lungo aflèdio fi prepara di dar l'aflàlro ;
il Principe Pandolto di Tiano raccomandatoli con Giouanni fuo figliuolo alla tede dei
Catapano, tu fàluo lafciato andar à Napoli . Ma girate l'arme dal vecchio Principe l'an-
no leguenre fopra di Napoli,&: la città prefà,& Sergio Maelho di fòldati cacciatone; Pan-
dolfo di Tiano hauendo intorno atre anni tenuto il principato di Capua, lène fuggii £
Roma, oue bandito &: pouero non molti anni dopo monili .
Z?» 'Pandolfo di Santa ^^atagià detto, Principe ottauo .
RAinulf»
C . d.yf.
un fi.
ESSENDO ritornato il Principe Pandolfo in iflato, ritornò parimente aH'vfàfc fcc»
ieratczze , onde hauendo copia di nimici, Sergio ricupero Napoli, & imparen-
tatoli con Rainulto huomo d'alto valore per tarli torte co' fuoi Normandi, accio-
che pofcffe relillere al Principe, il citò Conte d'Auerfa . Nel qual tempo cominciò quel
luogo primieramente ad habitarfì. Ma gli llrazi,che il Pnncipe faceuaà monaci Cafinenfi
trino iopratutto pieni d'ogni dilòneUa ; onde l'Abbate Tcobaldo fuggitofidi Cp.pua co
i'iiucn-
DI BEN. ET DI SALERNO.
87
A l'intendimento di Sergio già chiamato Duca di Napoli , andò à far il rimanente della Cui
vita nella Marca nei monaikro di San Liberatole . Et con tutto ciò ne di trattar ma/e
i monaci , né di tor loro i fagri & ricciii vali al diuin culto dedicati , iniìno à voler met-
ter mano nelle loro elezioni, di che non fanno i Principi cola piggiore, G mn?,ih giamai ;
(]uando calare l'anno ! o; 8 l'Imp. Currado in Italia per inimicizia , che egli haueua con
l'Arciucfc.di Milano,gÌi furono in Milano alcuni monaci madati per lamentarli dei torti
di lùgo tempo riccuuti dai Principe Pàdolfo. Tenuto da Currado (opra cjò co luci gradi
conliglio , i'd deliberato , che fi faccfie intendere al Principe, che le egli volea l'ira di Ce-
fàre Ichiuare, in ogni n^odo s'ingegnaffe di reituuir di prelènte tutti 1 beni tolti à mona-
ci, di rilalciar tutti i prigioni, chemlìnoàqueli'horalìiitrouaua, & che lenza alcuno
.B icemamento a ciaieuno ogni cofa occupata liberamente rendefiè . Gii ambafciadcn do-
po lunghi trattati hauuti col Principe a Capua , lenza colà alcuna conchiudcr di buono
all'Imp.lene tornarono . Onde Timp. fene venne con l'elercito a MonteCafino , & len-
titi di nuouo i pianti & i rammarichi) de padri incontanente palsò à Capua . Donde il
Principe di lui temendo s'era ritirato nella rocca di Santa Agata, la quale egli de fuoi ma-
li vn giorno temendo , hauea notabilmente fatta fortificare . Dal qual luogo non lalciò
per tutto ciò di mandar lùoi huomini à Celare , chiedendoli perdono , & profferendogli
tre mila libbre d'oro , ih la lua gratia gli rendelle . De cjuali per bora la meta , &l per l'al-
tra metà di mandargli la figliuola èc il nipote per ollaggi prometteua . La qua! prof erta
accettata , & mandau i denari , di mandargli poi il reilo , eflendoli di ciò pentito , ricusò,
Q llimando con la Tua partita di poter facilmente le cole perdute riacquUlare. Onde l'im-
peradore dopo lunghi dilcorh & co lìioi & con gli llefii Capuani tenuti , lìnalmente pri-
uatolo del principato , qu'^lio diede àGuaimario Principe di Salerno , &c Rainulfo con-
fermò Conte d' Auei U , <?<: Adenolfo Aiciuelcouo di Capua tenuto dal Principe incarce-
rato, liberò di prigior.e , &i menandone con feco gli ollaggi del Principe à Beneuenro re
palsò, & di qamdi à caia tornatone, elfendo appena vn'anno (oprauiflo , da quella vitA (ì
partì, lalciato l'imperio ad Arrigo luo hgliuolo . Guaimario hauendo col fauor de Nor^
mandi prelo Surrenco, di quella città creò Signore Guidone lìio fratello , & Amalfi al luo
imperio aggiunlè . li Principe Pandolfo lalciato nella fortezza di Santa Agata il figliuo-
lo, & hauendo tutto l'animo volto à ricuperar Capua, lèn'andò à trouar à Colldtinopcli
D l'Imperadore Michele 1 1 1 i . Pafl.3gonQ , il quale per irjezzo di Zoe fua moglie , figliuola
già di Gollantino X ; il qual mori l'anno 102^, & Hata già moglie di Romano i 1 1 1 .
Argiro morto per frode di lei l'anno 1055} era all'imperio greco lucceduto . Il quale
hauuto prima de lùoi portamenti daGuaimano piena informazione,non lòlo non tenne
alcun conto di lui ; ma cacciatolo della fùa corte , gli diede il confino , oue intìno alla fua
morte, che fèguì Tanno 1 04 1 ignobilmente fi llette ; ne in Italia ritornato fé poi colà al-
cuna di momento, le non dopo gran procelfo di tempo, hauendolì per lùa pazzia perdu-
to vn belliflìmo principato .
2?/ CuaimArìo prìncipe dt Salerno, & Jt Capud àcc'mo .
E ^^
|\ I V E N V T O Guaimario tra quello mezzo per tanti llati accozzati inlìeme gran-
A--^ dilTimo Principe, riceuette ambalciadori da Maniace Capitano di Paflagone, pre-
gandolo à douergli co fuoi Normandi porgere aiuto, elfendo egli con potétilLmo
elèrcito di Greci, & con di molti Calaurelì &. Pugliclì meifofi m acconcio per cacciar 1 Sa
racini di Sicilia. A cui il Principe madò Guglielmo, Diogone,&: Vnfrido figliuoli di Tan
credi co 3 00 altri Normadi,poca ma valorolà géte,co quali grà parte della Sicilia recupe-
rò; & il gloriolò corpo di S.Luciada vn vecchio inlegnatogli,tenendolo mal ficuio in Si-
cilia,à Collantinopoli ne mandò. Ma non così prello i Greci di Sicilia li partirono; che i
Saracini tutto quello,che hauean perduto,ricuperarono. Nel qual tempo cllcndo Miche
le Paflagone morto; Collantino XLdetto Monomaco,prelòh ancor'egli Zoe per iiioglie,
h 4 la qua!
Hoccd Ji
S. ^^i.
ti. imi.
Sì^ruT di
Sitnam .
^"tig imf.
CejfXtitil
S8 .'DE' PRINCIPI DI CAPVA,
h qu.ll voM di mariti Impei-Acioii non volea flarfi,era llato afTunto aH'jmp.Co la qual oc A
cadone hauendo Maniace afpiraro à farli Imp. in Italia,tolhméte fu vccifo, & in Tua vece
Dt^cli^ mandato nuouo Catapano,il cui nome fu Ducliano in Puglia e in Calauria. Manuoui er
«' <-'*''»• rori de Greci , caufàti dalla loro temerità , gli fecero a mano à mano perder la poflèflionc
''*"* * del rimanente d'ltaIia,hauédo il paflato Maniace viàto villania ad vn Caualiere Lóbardo
detto Arduino : li quale vccifo di fua mano nelle guerre Siciliane vn nobile Saracino , oc
toltogli vn beilillimo cauallo, ne fu vergognolàmcte da Maniace,àcui noi volle dare, pri^
uaro;nó guardado che per altri (ìioi menti, & cópratolelo co molti denari l'hauea egli ite!
loda parte deirimp.cóferito l'honor del Cadidato,&: propolì;oIo anco a certi calì;elli,e ter
re di Puglia ; perche no potendo la nobiltà del (ilo animo h fatte ingiurie patire,facendo
sébianri d'andar à Roma per cagione di voto,pre{è il camino d'Aueiià & al CótcRainoI B
fo aperfe il fuo animojmolìradoli,che egli era huoir^o di farlo (ìgnor di Puglia (è toglieflc
infieme co lui à vendicar i torti riceuuti da Greci. Nò difpiacque à Rainoltc il partito, OC
mellb inficine prelfaméte dodici de fuoi capitani,prefà mlìeme deliberatione di partir fra
telleuolmente ciò che guadagnauano, l'inuiòcó Arduino à piocacciarfi la ior fortuna . Il
primo acquiito fu Meltì : la qual come capo,&: porta di tutta la Puglia parca che fclicemé
te aprifiì; l'entrata alle future vittorie;&: in vn batterd'occhio il medelimo fecero di Ve-
rofa,d'A(coIi,& di Lauello . Volan di ciò gli auuifi a CoÙatinopoIijmandafi nuouo efcr-
cito à Ducliano , vienfi da capo à battaglia con ordine , che tutti i Normandi fi taglino ^
pezzijò a guifa di tante beAie all'lmp. legati Ci mandino , quando venuti alle mani pochif
limi de Greci fuor del Capitano,& d'alcuni Tuoi piti intimi Ci poterò fàluare. I Normandi q ,
per addolcir gli animi de paeiani eleggo per Ior Capitano Atenolfo fratello del Principe
di Beneucnrojil qual principato in mano di cui,& come in quello tépo fi fufi'e peruenuto
à me non è manifelfo,& venuti di nuouo à battaglia,di nuouo i Greci (on vinti . la mag-
gior parte de quali per occulto giudizio di Dio affogò nel Lofanto, nò olHte che elli l'ha
uefler poco innanzi all'attaccar della battaglia , valicato lènza acqua . Onde i Normandi
ricchi di (poglie,& di riputazione ne mótaronogradementein ilfato.I'Imp. Greco freme
do per corate rotte riceuutCjIeuato il goiierno di mano à Ducliano mandò in quel luogo
^M'«- B(àugulì:o,comadandogli,che per accrelcer le lue genti,non li curailè di non congiugner-
"„*. li co Saracini,&; co qualunque altra gcte potellè hauer alle mani. Non migliorarono per
ciò le colè de Greci : i quali venuti a battaglia preiloà Montepilofb nò lolo tur rotti, mef j)
li in fuga , & vcciline vna gran parte, ma ui rimale il Capitano iltelTo prigione : il qual da
Normandi al ior Capitano cóceduto,6c da lui a Beneuento condotto, gli lù di bifogno di
m.etter infieme vna gran sòma di denari,(è egli volle la lìia libertà ricoucrare . I Normadi
hauédo creato per nuouo Ior Capitano A rgiro figliuolo di Melo, di cui di (opra (i è ragio
nato attelhojòc co la forza, & co ogn'altra arte militare ad acquilkrfi gli altri luoghi, &
terre di Puglia.Co quali acquiiti fatti hauendo dato titol di Conte à Guglielmo figliuolo
nto^l'or- di Tancredi, il quale in tutte quelle imprele s'era valorolàmente portato,lène tornarono a
ubrAcci» Guaimario,&: ricordandofi delle promeffe fatte,à guifa di buoni cópagni l'inuitarono in-
jatco e. lieme con Rainullo Conte d'Auerlà à venir à Melfi per far il partimento della preda . In
quella città dunque eletta da loro per folio del nuouo regno fi véne alla partizione ,^'m ^
nanzi ad ogn'altra colà per legno d'honore concedettero al Conte Rainolfo Ior capo, &
fignore la città di Siponto con tutto il MonteGargano ; il quale da quella reueréda Chie-
là il monte di S. Angelo viene ancor chiamato . Col cui giudizio,6c volontà regolandoli
à Guglielmo concedettero Alcoli, à Drogone Venolà,ad Arnolino Lauello, à Vgo Auta-
buonoMonopoli,à Pietro Trani.à Gualtieri Ciuità,à Rodolfo Canne,àTrilcamo Mon-
tepilofo.ad Erueo Trigento,ad Alclittino Aceréza,à vn'altro Ridolfo S.ArcangeIo,à Rau
frido Mineruino,lèrbata e data la parte Iccódo la deliberazion fatta ad Arduino. Nel qual
modo lù co marauigliolà felicità de Normadi acquiilata la Puglia, vna parte de quali traua
gliaron per alcun tépo ic colè Caiinenli, finche per opera di Guaimario l'anno 1 045",tra-
mettendoli egli relbron quiete; mallimaméte, che elsédo ai Conte Guglielmo già detto.
DI BEN. ET DI SALERNO.
S^
A a cui per l'opere fiie valorofè fu importo nome di Fortebraccio , fucceduto Drogone fìio
fratello; egli con Guaimario fu più tolto fautore delle lor cofè, che punto le trauaglialfe .
Nondimeno (ucceduce nuoue brighe tra il Principe Guaimario, & Adinolfo Góte d' Aqui
no , il quale per inuidia della grandezza del Principe, i Gaetani haueano creato a lor Du -
ca, di nuouo li vennero a turbarc,ma accordatoli lì Góte col Principe, da cui gli fu il nuo
uo ducato contermaro,da capo potarono. Non minor turbazione haueano i fatti di San-
ta Chiefà ; percioche efiendo da Romani ilato cacciato Benedetto 1 X (òmmo Pontefice
haueano in quel luogo mcff^ il Cardinal di Santa Sabina , & chiamatolo Siluelho 1 1 1 . il
quale hauendo appena tenuto ii ponteficato tre meh,& rirornaroui Benedettojne egli,co
nofcendofene per la licenza del viuere indegno,il tenne poi lungo tépo hauendolo rinon-
5 ziato à Giouanni Arciprete di Roma,il quale volle eflèr chiamato Gregorio V 1 . huomo
di (ingoiar bontà. Le quali cc;icda molti ali'lmperador Arrigo iìgnifìcate,il molfero dopo
hauer dato alletto alle hcceade di Lì da monti,à venir in Italia, il quale à Sutri peruenuro,
trouò hauer il buon Pontetìce Gregorio pagato denari per liberar la Chiefà di Dio dalle
perfècuzioni di Siiueltro,di Benedetto,& di Giouanni già itati pontefici, i quali cótinuan
do à chiamarli tali, maluagianienre quella lède occupauano . perche congregato quiui vn
falène Conciliojlòtto prctefto d'hauer cómelTo iìmonia,à Gregorio toKè il ponteficato ;
e fattoli far giuramento,che niun elenco ò fecolar Romano potefle per l'auuenire far eie
zione di Pontefice alcuno (ènza il iìio confèntimento , quella dignità conferì à Suidigero
Vefcouo di Bamberga nato ne;la prouincia di Saflbniajil qual prefè nome di Clemente II.
Q Con collui à MonteCalìno, & di quiui à Capua venutone accettò la rinunzia di Guaima
rio fatta del principato di Capua , il quale già per lo (patio di none anni hauea pofleduto,
&c quello diede al vecchio principe Padolfo,hauendo da lui,&: dal figliuolo canato per ciò
di molti denari . A Drogone pariméte lì contado di Puglia,& à Rainulfo quello d'Auerlà
confermò,da quali nò fblo traile gran quatirà di moneta, ma hebbe i migliori e i più belli
cauaglijche in quel tepo nel regno lì ritrouallèro . Non fu per tutto quello a modo alcu-
no da Beneuétani riceuuro,onde httigli dal papa fcomunicare;& egli per la lua imperiale
autorità ogni lor colà à Normadi donata col lùo Pontefice lène ritornò inGermania,ha-
uendo in tal modo le colè del regno lalciate difpolte ; doue mortoli non molto dopo Pan
dolfo , il principato al figliuolo del medehmo nome detto peruenne .
7)elgio»ane fandolfo Trincipe Ji Cdpaa vnJecimo .
NE 'Clemente viflè oltre io Ipazio di noue mefi,tornato che lì fu in Germania,& Da
malo, il qual trouò occupato il póteficato tra quello mezzo dal già detto Bcnedec
to I X. ville pochillìmi giorni; fin che fu finalmente creato Leone I X. huomo per
reIigione,per dottrina,&per làntitàdi vita,in quàto rhumanacóditione permette,degnif
fimo di quel grado. Il quale ribenedilfe i Beneuétani;& perche l'Imp.hauea voglia di trar-
re dalla potelH pótificia il Velcouado di Baberga, il Pontefice hebbe da lui lotto titolo di
Vicario Beneuento,della qual città eleflè non molto dopo il già detto Pontefice per Duca
: vn caualiere detto Rodulto . Hora il Principe Guaimario fatto in tanta felicità lìiperbo
trattaua male gli Amalfitani;ne molto più di loro h teneuano i Salernitani , & alcuni Tuoi
ftelfi parenti del lùo gouerno cótenti, perche prelà vn giorno occalìone^he egli à dipor-
to su per Io lito di Salerno n'andaua,da molti di loro allàliro tu con 3 6 ferite atterrato, &
rnorto,& polcia per ilcherno palfandolo lungo le mura della lortezza,&: della città per lii
go Ipazio trainato . Ma hauendo Guido fignor di Surrento chiamato in lùo aiuto 1 Nor-
madi,non lalciò inuendicata la morte del Iratello, hauédo ricuperata la città, melTo nella
paterna lìgnoria Gifulfo lùo figliuolo , oc fatti morire quaranta degli vcciditori del Prin-
cipe, ma non parendo al Pontefice,che cotata grandezza de Normandi lolle più da lòffe-
rire,molci de quali mettendo mano nò meno alle làgre che alle profane cole meno dilcre
tameateche li làrebbecóuenuto,gIiecclelìalI;ici luoghi trattauancgli prele i'armc còtto,
h j hauen-
facd K-
tonino fiu-
to Due*
di Gttec*.
Benedetto
IX. fp.
Silucjìrt
Jll. p}.
Gre^iirit
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li.fp.
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Teodora
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giù III.
JiitbtrC»
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c. di Pu-
glia mi.
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urid-
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Ji.paj'4.
50 D E* P R I N C I P I D I C A P V A,
hauendo con Ceco non folo il nuouo Principe Rodulfo di Beneueto, ina Guarnieri Sueuo A
co moiri altri SS. & Capitani Germani accomodatigli dall'imp. I Normandi dall'altra par
te,poiche viddero nò poter hauer pace dal Papa, crearono, eilèndo ikto vccilo in batta-
glia Drogone, tre de lor capi Vnfrido Góte di Puglia, & Ruberto Guifcardo Tuoi fratelli
co Riccardo Còte d'Auerfà lor cognato tìgliuolo d' Afclittino : il quale hauea quel cóta-
do dopo Rainulfo tenuto,béche tra lui &c Riccardo Tuo figliuolo Rodulfo Capello,& vn
nitro Radulfo fuflero itati Còti, l'vno di Canne,e l'altro di Sant'Arcangelo Ibti Signori .
Con coitoro Ci poiero in ordine per la battaglia,^: venuti fmalméce alle mani,(ccondo fu
il piacer di Dio,i'e(èrcito di S.Chieià iconfìl!èro,& coiliinlero il Papa fuggendo à làluarfì
in vn vicino caikllo. Non vfaronoper ciò men che (auiaméte colata vittoria iNormadi,
hauédo Vnfiido per iùoi ambafciadori promellò al Ponr.che egli làluo a Beneueto il con B
durrebbe,& di quindi volendolène andar a Roma, inhno à Capua l'accópagncrebbe,!] co
me fece. Dopo 1! qual f ùccelfo il Pont.à Roma arriuato qui (1 morì l'anno i o y4,hauédo
iafciaro ottima fama tra popoli della fuafàntifà. Nel qual anno fi morì parimente in Co
itane. rimp.Monomaco, ellèndogli poche colè reiUte nel regno [uor de luoghi littorali,
èc preie il regno Teodora Augulf a fua cognata già folcila di Zoe . Col qual Monomaco
hauea il Pont.Leone tenuto pratiche per accordar le difteréze: le quali tra la Cliicfa Rom.
& Collantinopclitana ab antico foleuan paflare. A Leone fuccedette Vittore I I.il quale
• ejTendo l'anno 10^6" morto l'Imp. Arrigo,con grande indullria & carità procacciò di co-
feruare il regno ad Arrigo (ìio figliuolo fanciulletto.il qual nò hauea più che cinque anni.
Tra quelle & altre mutanoni di Pontefici , &: d'Imperadori in Roma &c in Coftantino- C
poli iùccedute, le forze de Normandi ellèndo nel regno gagliarde , le quali hormai tutte
da i figliuoli di Tancredi & da Riccardo Conte d'Auerià dipendeuano,hebber quelli (uc-
cedi. Elfendo morto Vnfrido Conte di Puglia l'anno I0 5'7, prelè la paterna fignoria
Baielardo iuo figliuolo ; il quale cacciato in quel mcdefiino anno da Ruberto Guilcardo
luo zio , venne Ruberto ad effer il quarto Conte di Puglia . Ma perche quello valorolò
principe Guifoardo fuffe chiamato,e quali fuflèro i fuoi principij,Dreueméte e da narrare.
Drogone eflèndo già fatto Conte di Puglia gli concedette la tortezza di San Marco : la
qual egli nò molto tempo prima hauea fatto fabbricare ne confini di Caloria; &: feceldi
tutta Calauria Signore . Ma trouandolì Ruberto (caifo di denari,chiamò à le vn Signo-
re d'vna città vicina chiamato Pietro huom molto ricco per volergli d'alcuna co(a par.
lare; &c vcggendo che le gradi imprcfè fènza denari fornir nò li poteano, àie venuto,non
prima il libeiò,che fi fece pagar vèti mila feudi d'oro. Vn'altra volta andando egli à tro-
uar il fratello, fi Icontrò in lui Giraldo huomo di grade aftare : il quale quali per ilcherzo
fu primiero à chiamarlo Guilcardo . Et fattogliiì cariflimo amico gli diede vna (uà zia
per moglie , oc entrati infieme m Calauria in brieue la foggiugarono . Succeduta poi la
morte di Drogone, & creato egli come fi e detto Còte di Puglia fi pofè all'alTedio di Reg
gio ; &c hauendola tolta à Capitani di Goilantino XII. Imp. Collantinopolitano l'anno
I o6'o, &c eisédo tuttauia pieno il iuo animo di còcetti maggiori,non piiì Contc,ma Du-
ca di Puglia &: di Calauria volle eil'er chiamato : il qual titolo da Niccolò 1 1. prima & poi
da altri Pontefici gli fu còfermato ; Ritornato in Puglia, prefè Troia,& in tal modo non
mai ripofàndofi prefè di mano in mano di molte altre città ; & tutti i Normandi di quel
paefè, in fuor che Riccardo , riduflè fotto il fìio imperio . Riccardo parimente del con-
tado d' Auerfa non contento, & veduta la dappocaggine de Principi di Capua,ad ottener
quel principato ogni fuo lludio & penfiero riuolfè. Pofiod per quello all'affedio di Ca-
pua,& quella cinta con tre callelli, non prima iène Ieuò,&: do per à tcmpo,che gli fur dal
giouane Principe Pandolfo contati fèttemila fiorini d'oro .
7)i Landoìfo 'Trinàie di Cdpua duodiclmo ,
A morto Pandolfo , & fùccedutogli il figliuolo Landolfo , Riccardo fi ritornò dì
nuouo all'alfedio di Capua ; à cui offerendo i Capuani , perche egli di molellarli
D
M
D I B E N.
DI SALERNO.
^i
A (ì rimanefls, gran quantità di it.chk ra , c^i ogni cofà rifiutò , pur che di quella città s*in-
fignorifle. Perche cdèndo i Capuani iherti dalla fame , dentro la città Riccardo riceuo.-
no, lor Principe il gridano, &: ciò che egli da lor vuole, ampiamente gli promettono.pur
che le porte 6c le torri pollano tflèr da lor guardate. Riccardo facendo {cmbianti di con-
tentarlène, & vcggendo, che era da afpettar tempo più opportuno, vilìrato MonteCafi-
no, fène tornò ad Aueria ; & quiui non molto ritardato à guifà di fulgore tra lo fpazio di
tre mefi occupò tutta terra di Lauoro . Onde à Capua ritornato & tatto ragunar i citta-
dini più nobili fc lor veduto, eifer venuto il tempo, che le torri & le porte gli (i rédelFcro.
Ma non venendo i Capuani a concludone alcuna, egli tutto ciucciolo vlciroii della città
fi pon di nuouo all'ailcdio con ogni Ihettezza . I Capuani mandato l'Arciuekouo loro
B all'Imp per domandar lòccorio , & da lui nullo aiuto riceuendo , dalla fame & dalla ne-
ceflità cacciati fi diedero à Riccardo. Nel qual modo ottenne il Conte d'Auerlà l'an-
00 I oó"! quell'antico Se nobililiìmo principato .
7)i Pecari/o Conte /^uerja,&' Trincile Ji Capua decimo terz$ .
DI V E N V T O Riccardo Principe di Capua,non pafsò guari di tempo,che attaccato
vna notte il fuoco in Tiano.fù prello il Principe a comparimi la miattina co le fue
genti; & eflbndofene} Conti fuggiti,coI confèntlmento de cittadini ne prcle il do
minio . Così per i peccati de popoli & de vecchi (ignori ogni colà al nuouo Piiiìcipe ve-
Q niua vbbidendo . Il quale marauigliola cola è à dire, quato dell'Abbate & de fatti di Mòte
Calino fi mollrafle in tutte le cofe amico & btnefittore. Attendendo con tutto co ad al
largar il (ùo imperio, & à Roma accoilàdoii deliderolo lopra ogn'altra cofa di faiii crear
Patrizio,fiioflè i'imperadore Arrigo si per reprimere l'impeto de Normàdi,& sì per pren-
der la corona dell'imperio in Roma di man del Pontefice à venir in Augnila per calare m
Italia . Ma non comparendo Gottifredo Marchefe di Tolcana ; il quale ogni volta, che
Imperadore alcuno vcniua in Italia, era tenuto co le (ùe genti di fargli lailiada, difierì in
altro tempo la Tua venuta . Venne nondimeno in Roma Gottifredo,il qnAt die tale Ipa-
uento à Normàdi,che sbigottiti attédeuano à sgóbrar con gran fretta da terra di Lauoro.
S'era nondimeno Giordano con Guglielmo cognominato Fronteaudace pollo per far re-
D fiilenza in Aquino, &: gli altri col Principe à Patenara,con animo,chc paliando Gottifre-
do forte li Gaiigliano,col qual s'era congiunto il Pontefice, eglino h rirraellero m Puglia.
Con tutto ciò venuto Gottifredo in Aquino co le fue genti, non lolo i Normandi li man-
tennero (aldi ; ma per diciotto dì, che con leggiere battaglie li cótelé in tra di loio>non fu
mai da alcuna delle parti conofciuto vantaggio . Onde mettendoli di mezzo Guglielmo,
la bilògna fu à tal condotta, che Gottifredo 6c Riccardo ntrcuatid al ponte di S. Angelo
infieme,che fi diceTodici,rvndall'vnaparte& l'altro dall'altra.però che il potè era roiro,
Gottifredo hauendo tocco denari da Riccardo, (i cóuenne di ritornarlene à cala iua, oue
non molto tempo dopo [ì morì , hauendo vna grandilhma cometa dato primieramente
{ègno della fua morte . Reilate in quelto modo tranquille le cole di terra di Lauoro,^' e{
E fèndo da Defiderio Abbate di MonteCafino huomo di molto valore accrefciuto , & ab-
bellito il famofb tempiodi San Benedetto ; alla cui dedicazione interucnne l'anno 1071
il Pontefice AlelTandro co molti Cardinali & prelati, vi lì trouò anco de Principi lecolari
il Principe Riccardo col fuo figliuolo Gioidano,& col fuo fratello Rainulto; Gilulfo Prin
cipe di Salerno,'Landolfo Principe di Bcneuento,non so (è figliuolo o parente del pallato
Rodulfo , Sergio Duca di Napoli , & Sergio Duca di Surrento , dal quale vengono 1 Ma-
Arogiudlci . Kuberto Duca di Puglia, occupato tempre indiucrle inipi eie hauédo volto
l'animo à cacciar 1 Saracini di Sicilia,&: tatto in quell'iloladi molti picgreIh,picio Mclli-
ra,occupato Rimeto, edificato nella valle di Demena il calici di S. Marco, & quindi tor-
nato che tu in terra d'Otràto prclo per afiedio Taranfo,&: fattoli dopo quattro anni d'al-
icdio, per la fattion d' Arginzo dar Bari , ritornato che fu di nuouo m bicilu li rurouaua
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^i . DE* PRINCIPI DI C A P V A,
in quello rcpo con vigoiofb efèrciro intorno Palermo. La cjual città pre/à,che egli hebbc, A
òi. piepollio al gouerno di quell'itola il iiio fratello Ruggierj , deliberò per diiferenze nate
tra lui 6c il Principe GilùlFo Tuo cognato , d'iniignorirfi di Salerno ; percioche repudiata
la zia diGirardo per eflalì ritrouati parenti,giàili molti anni (ì trouaua hauer tolta Sicel-
crtgmo g^^j^ (oi'clla dì Gifulfo per moglie . Il Pontefice Gregorio VII. cieato l'anno 1 07^ , ò
che il datino del Principe Gifulto gli diipiacefle , ò che non gli piacefle il veder fòrgere in
tanta grandezza il Duca Ruberto , fc per l'Abbate Defidcrio ricordar al Principe , che ia
ogni modo proccurallè di far pace con Ruberto . Alle quali cofe mentre ne pur il Prin-
cipe fi degna di far rifpolì:a, il Duca accozzatoli col Principe Riccardo s'accampan cótta
Salerno. L'Abbate Dclìderio condotto Riccardo à Giluifo , e vedutolo dopo molte cofè
tra lor diuilàte dilpregiare i lor contigli , giurando egli di non voler accettar accordo al- B
cuno dal Duca,di{perato di buon fuccefib lakiò far alla fortuna . Perche l'afTedio lì Ihin-
lè sì fiero contra la città di Salerno , che mancate le coic neceflarie al viuere , certo fu de i
cani,de caualli, degli afini, & de topi hauerli i Salernitani mangiato le carni . Ne fu dub-
bio alcuno vn fegato d' vn cane edere If ato comprato dieci tari , vn uouo di gallina noue, *
{èrte fichi due denari,& vn modio di grano quarantaquattro bizantij . Le quali colè non
efièndo al Duca na{colfe,fi diede vna notte inalpettaraiYiente nel profondo del lonno ad
aflàltar la città. Nella quale entrato per la rottura d' vn muro iehicemente fi come di tan
ti altri luoghi hauea fatto, i\ fece di Salerno Signore . Oue dato ordine per render gratie
il Duca à Dio di tanti doni riceuutijdi fondar vna chiela in honor di San Matteo,fi volfè col Pria
jiubtrtodt j-jp all'acquillo del rimanente di Campagna . le quali cole penetrate alla notitia di Gre- C
""'^ di'u gorio, Icomu-nicaro che hebbe il Duca oc il Principe, gli prelè anchor contro l'arme tem-
llp!
Urm. porall. Il Duca hauendo ciò intelò {ène tornò col Principe à Capua, & partite tra lor i'iin
prciè, il Duca all'afledio di Beneuento , &: il Principe fi pole con ogni (ùo sforzo à quello
di Napoli . 1 Napoletani non potendo con le forze del Principe contraltare , haueano
poca Iperanza altroue ripoila , che in Dio ; à cui caldamente raccomandandoli , faccano
dal canto loro que ripari , che potean maggiori . Ma veggendofi in quel che (\ combat- '■
tea apparir fu per le mura San Gianuario; il Principe il quale credea, che folle l'Arci-
ue(couo,fi doieua di iui,che contra quel che conueniua à prelati, egli vlcilTecon lo feudo
& con l'altre arme à combattere . A cui l'Arciuelcouc fece rifpondere, che era molti dì,
che egli giacea infermo nel Ietto ; ma che quello armato non era altri,che San Gianuario, D
{otto la cui protezione la città di Napoli ii ripofà . Alle quali parole non predando il
Principe fede , attendeuaà batter la terra, & à ih-ignerla ogni giorno maggiormente .
nel qual aflèdio eflendofi grauemente infermato, non dopo molto fi morì,eilcndo prima
llato prolciolro da tutte le pene, nelle quali per vigor della {comunica fattagli dal Papa
s'era laiciato annodare .
2>J (giordane 'trincili e Ji Capua Jecmoijuarto ,
GIORDANE hauendo prcfò la paterna fignoria, fciollè l'alTedio di NapoIi,& diuc-
nuto amico del Papa,& tocco45oobizantij da Beneuentani,li liberò dall'allèdio, E
dichiarandofi con tutti 1 Conti di Puglia nimico del Duca Ruberto . Il Duca , il
quale in que tempi fi rirrouaua in Calauria , ciò lèntendo lène venne con le Tue genti ia
Puglia ;& hauendo à prima giunta prclo Alcoli, il monte di Vico, & Ariano, s'apparec-
chiaua di volger tutte le lue forze contra del Principe . Ma l'Abbate Defiderio' metten-
doli con la fùa autonràdi mezzo, li rappacificò . Onde il Duca per non tener le lue gen-
ti à bada , altroue volgendoli prefe in pochi giorni cinque callella . Nel qual tempo De-
iìderio, à cui rincrefceua , che il Duca li iklle tuttauia fuor del grembo di Santa Chiefa,
andatotene à Roma, l'impetrò dal Papa perdono . Veggendo per quello il Duca , che 1©
cofè di qua erano aliai ben quiete, G come egli hauea lèmpie concetti grandi nell'animo;
CQSJ prclà cccafionc dclk diicordie §c mai gouerno de Pnncjpi Greci > deliberò di muo-r
uergU
DI BEN. ET DI SALERNO.
^5
A uer lor guerra . percioche molti anni innanzi non haueano attefb che à difcacciarfi IVn
i altro . Conciolìacofà che Romano V.Diogene cauatili gli occhi, & conhnato neirifb-
]a Prote era (lato priuato dell'imperio per ordine del Senato, & Popolo Conibntinopo-
litano l'anno 1 07 1 . Michele V i I. cognominato Duca era flato pai unente da Nicebro
Botoniate ridotto à vita piiuata & coltretto à farli monaco l'anno 1 078. ne à lui era fla-
to più cortefè Alellio Comneno : il quale flato già tìgliuolo d'ilàacio ; il cjual iihutò l'im-
perio volentieri l'anno ioy_9, fpogliò finalmente Botoniate l'anno 1081 , oltre molte
altre violenze fra di loro& altri appellati Jmpcradori ne medelìmi tempi commeflc . paf-
fato dunque il mare con vn'elercito di quindici mila huomini , & trouatolì con l'clciciro
d'Aleilio, oue (è l'antiche hiftorie non mentono, era fama eller cento lèttanra mila fanti,
» gli die vna giandiihma rotta . Quando le colè di qua per gare nate tra il Poiuelìce , &:
J'imperadoie Enrico , per cagione , che la Contella Matilde hauea fatto vn grandillìmo
dono della Liguria & della Tofcana al Pontefice , hauean di nuouo incominciato a tra-
uagllare . Onde l'anno 1 08 2 venuto Tlmperadore a Roma, & prefo per forza il portico
di San Piero coflitui nella fede y^poflolica lenza configlio &c volontà de Cardinali l'Arci-
uelcouo di Rauenna . Con la qual occalione tutti i Regnicoli cofpirarono contra 1 Nor-
nìandi con animo,che col venir oltre rhTiperadore,gIi prendefTero l'arme contro. La qual
cofàdaNormandi intefa, d'accordarli con l'Imperadore in qualunque modo prefero
per partito, dubitando, oue a lui riulciffe il prender Roma , non co Romani congiuntoli
pieno di nputationeòc di forze venilfe à Ccicciarli da 1 luoghi,che co tanti ludori & gloria
C s'haueano acquiflato . per la qual cola fare lì (èruirono del mezzo dell'Abbate Deliderio,
hauendo anchora in animo , oltre 1 tatti loro , d'accordar l'Imp. col Papa ; perche in vn
medeluno tempo ogni cagion di guerra folle tolta via . Ma il Papa , à cui il fègrcto de
Normandi non era palefe , dubitando non quella lega & amicizia s'ordiflè contra di lui,
(comunicò l'imp.con tutti i fautori & aderenti fuoi . La qual colà grandemente l'animo
de Normandi da Gregorio alienò . Perche (èguita amlcitia tra i Normandi, & l'Jmp.En-
rico hauendo riceuutograndillima quantità di moneta, fece vn'ampiQimaconferma-
tione con fuggelli d'oro del principato di Capua al Principe Giordane ; & non hauendo
per quello anno potuto far opera di molto profitto contra i Romani, 1 quali egregia-
mente (iditendeuano, fu l'anno 1083 con nuoue genti ad allàlire li Pontefice in Koma:
D il quale ritiratoli in catlel Sant'Angelo era difpollo patir prima la morte , the permettere
che Enrico contra le leggi de fàgri Canoni dell'elettion de V^elcoui & del Pontefice s'im-
pacciaflè . Veggendoli dunque llretto con pericolofo affedio da Enrico , ne fàppiendo
Goue meglio riuolgerh, al Duca Ruberto: il qual turtauia li trouaua armato contra Alci-
(io, fé à iapere i fuoi mali &c di Santa Chielà . il quale conliderando fra tante fue nobililli-
me azzioni , quanto (òpra tutte l'altre quella rilplenderebbe , che ci folle chiamato iibc-
rator de'Pontefici.lalciato Boamundo fuo figliuolo nell'imprclad'olrre marc,&: egli meli
(ò in punto vn fiontiflimo e{èrcito,con quello ne venne alla volta di Roma. La qual co-
(à fatta prima da Deliderio intendere al Papa, e all'Jmp. à colui per dargli ferma Ipcranza
della vicina liberazione , àcoflui per inanimarlo à liberar più rollo di briga il Pontefice ,
E L'Imp.-il quale non era molto gagliardo di forze , dopo vari lùcceilì li parti finalmente di
Roma ; & il Duca attaccato per configlio di Cincio Conlolo Romano fuoco alla città,
mentre ciafcun corre à fpegnere il fuoco , egli appiefèntatoli à pie di callel Sant' A ngelo,
liberò toflamente il Pontefice; il quale condottolo in MonteCalìno,'&: polcia à Salerno,
(cnza mai più tornarli a Roma , qui ville il rimanente della vita . Egli all'imprclà d'oltre
mare tornatone , &c quiui hauendo fatro molte gloriole opere , come à sì valoroso Prin-
cipe li conueniua , morì fui mcflier dell'arme l'anno 1 08 y , ellcndo già di fèlfanta anni .
Il cui corpo fatto venir in Italia,f u in Venolà città di Puglia ripoflo; non tllèndo mai fla-
to Principe alcuno , il quale de doni &: fauon da Dio riceuuti , i quali furon grandillimi,
fulTe flato,attefò l'humana condizione &: non il debito noflro, più largo ricompenlarorc
di lui . Nel qual anno mori parimente il Pontefice Gregorio , a cui dopo diciafkttc meli
di
y n.uu-
A'ietfjfii
^A le lì»
Comneno
S)^ D E* P R I N e I P I D I e A P V A.
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di (uìc vnc.inre l'Abbate Dcfiderio già detto , che fu poi Vittore 1 1 , & à Ruberto il fìio ^
lìgiiuoio Ruggieri in C.i.'.uiria &, in PLig[ia,& il ilio fratello pur Ruggieri in Sicilia incon-
r .Y/i«>. ranentc kir fuccellbri . In queiVanno mcdedmoGilìilfo Principe di Salerno, di cui di io^
'"'" pra (i e fitta tnenzione,toinò di là da monti ia Italia: il eguale m che modo (i iodè col fùo
/ :.rr;.T» nipote Ruggieri conuenuro io {lon veggo . Ben è cola certa il Principe Giordane , & il
''.'cHu '*t ^-^^-^ Ruggieri (Se eflò Principe Gifùlio tutti e tre cilerli aftaticari dopo (i lunga vacazio-
,.. tA.ii. re di dar capo alla Ciucia di Dio , &: haucr Giordane tSc Giiulto (penalmente accompa-
gnato Vittore à Roma ; 6i intorno à quelli tempi il corpo di S . Niccolò eflèr da Mirea
liaro condotto à Bari ; Seguita poi la morte di Vittore elière llato creato Vrbano II , &
da lui tenuto vn Còcilio nella città di Troia;& il Principe Giordane hauédo per la lonta-
lìàza del Póehce di Rom.a acquiilataf i cjuad tutta Càpagna,efler al fine morto à Piperno, n
& li luo corpo tllere Ibro portato in iVlontcCaiino dintorno gii anni dei Signore lO^^j.
^'., nu.it
s
1)1 TaccjrJo li. Trinàpe di Cefp:;.'! i!rcinjc^ji,}ì7to ,
E G V I T A \a morte del Principe Giordane, i Capuani , i quali haueano congiurato
contra Riccardo luo figliuolo, prefi i luoghi forti, cacciaron fuori rutti i Normandi
dalla città. Ma Riccardo ritirandofi con la madre in Aucrfa mando fubito per aiu-
to al Duca Ruggieri . Jl quale venuto nella llagion calda della Hate, tutti i vicini luoghi
polc a ferro & à fuoco : ne mai quindi h partì , che non colh-in(c 1 Capuani a rendere le
tortezze, e à riceuer dentro Riccardo . Non pafsò poi molto tempo, che mofiì gli animi q •
de' Principi Occidentali da diuina virtù , prelèro l'ai me contra gli infedeli per ricouerar
dalle lor mani il k polcro di Chnflo . Per la qual cagione così il Duca Ruggieri , come
Bocìmundo iuo fratello , 1 quali (ì ritrouauano airitnprcra di Campagna, polfefi in fra gli
altri le croci vein-iglie in iuììc fpallc,andaronc a così nobii guerra : dalla quale riportaro-
lio chiare vittorie &l glorio(ì rnontì per fé & per fùoi iùccellori . Et l'anno 1 0^6 fu An-
tiochia & Gierulaiem ricuperata da Chniliani. Ma da quelle parti la moltitudine de Si-
gnori od de Conti, come ipt (io auuiene,oue non e vn Principe grande,à cui ogni colà vb-
Lid.Ica, cagionaua louente molte guerre domelf iche, che il pacfe mettcuano m trauaglio
e in pencolo , come fu per Iodio, che i Conti d'Aquino portauano à quegli di Sora.
I quali Sorani raccomandan/ì àGionara figliuolo già del Principe Giordane , volentieri p
f ur ÒA lui nella lua prorczion riceuuti, Ipcrando poter quella eflcr leggiera occalìone d'in
iignonrlì di tutta quella prouincia . Onde dopo molti fi^iccelli oc afllmbramcnti d'arme
i! Conte Atcnolfo fatto da Giordano prigione , fu da lui m.cnò in dure catene . Perche
Landolfo, Pandolfo , & Landone fratelli del Conte furono à trouar con molte preghie-
re l'Abbate Oderilio, perche egli faceffe opera con Gionata, che il Conte fofle liberato,Sc
eglino oltre pagarli mille lire, darebbongli i fuoi tìg'iuoli per ollaggi . Con tutto ciò ri-
tornò in quello tempo Anione : il qual reggeua il Ducato Beneuentano à fìia voglia, alla
fedeltà di Santa Chielà . & Rocca figliuola di Drogone già Conte di Puglia , da cui per
^u"jr/- PU'J^"^"»"^ '<! Roccadi Mondi-agone fu detta , fece alcune donationi al monallerodi San
Auuurs jv^^p^.^^f to . ^i j..pj^^^ ,1 p,.jj^cipe Riccardo donò al già detto monailcro il callello di Ponte £
Coruo . Ma eflendo già venuto ( per quel che fi può dairofcure memorie da altri lalcia-
reci,ritrarre) I anno i i co"; il Principe eflendolì graucmente infermato,abbandonò que-
r, r j.h ^^'^ ^^" ' ^ lùccedcttegh nel nuouo principato Ruberto Tuo fratello , cflèndo Pontefice
ji j.p4. i .ilquale i 1 . ^Sc Imp. neJi Occidente Arrigo 1 1 II , il quale m quello medefimo anno ad
.yf>rro Arrigo 1 1 1 luo padre era fùcceduto;& reggcdo l'im-perio Colhntinopohtano,& anchor
f.iXT. 4^^'^'^'^'-' reliquia nel regno il già fopranominato Aitino .
2^/ Ttal^erto "Principe di Qtpua àtcimifflo .
L, R A le prime cof • fatte dal Pri ncipe Ruberto,fu confermare co (agramente fecondo
A li coilame de' gallati Principi 1 beni , che al monaileio Calincnle apparteneuano ;
ma
DI BEN. ET DI SALERNO.
5^5
A ma ritornando i (òpradetri Conti d'Aquino à turbar le cofè de padri, togliendo loro il ca-
lle/io di Terame. èc Raccendo di molte prede oc icorrerie per l'altre loro callella , fur co-
itretri ricorieie per aiuto al Principe Ruberto . Il quale hauendo per quindici di tenuto
l'afledio intorno il calklio di Terame, oue i Conti s'erano riparati , li colhmfeà pregar
l'Abbate , che permettcllc loro di poterfène vicir armari , che quello roltamente gii rcn-
derebbono . il che fu loro permeflb » & rihauuto l'anno i 1 08 del mefe di maggio Tera-
me; i padri pagarono al Principe per gratitudine del (èruigio riceuuto libre dugento.
L'ottobre feguente venne il Pontefice àBeneuento per celebrateli Concilio, nel quale
(comunicò chiunque olàllè prender beneficio alcuno di mano di laicOj& vieto à clerici il
vcllir abiti p':'n;poli &c da lècolare . In quello tempo il Duca Ruggieri come buon Prin-
B cipe concedette di moke franchigie à monaci Cafinenfi . Due anni dopo tornando il Pa-
pa ÓA quelle parti coiifortò così li Duca come il Principe indeme con tutti i Conti di Pu-
glia, che venendo il bilògno, prendeflTer l'arme contra l'Imp.Arrigo . ma egli ingannato
da Celare , oc da lui farro in Roma prigione patì di molte difauuenture ; oc come che il
Principe accollatoli a Patenara,gli inadallè ;? 00 (oldati in aiuro,trcuato che tutti i gran-
di di Roma ^'erano volti al fauor dell'lmp. Cene tornarono à Capoua ienza hauer potuto
far cofà alcuna di momento. Al che noccque anchor molto l'eilafi in quello tempo che
correa l'anno i 1 1 o morto il Duca Ruggieri con Boemundo fuo fratello, le cui arme ha-
rebbono al Papa potuto dar giouamenro non piccolo . come che di Ruggieri fofle rella-
to vn figliuolo detto Guglielmo,& redato il fuo ampillimo llato,& di Boemundo vn'aU
Q rro Boemundo, il quale per gli acquilli d'oltre mare era fucceduto al principato d'Antio-
chia già acquillato dal padre . Onde elTendo à Normandi nato vn gran timore, che non
fodero molellari da Arrigo, attefero grandemente à fortificarli, & il Principe conligliato
à^ Cuoi mandò ambalciadori aH'lmp.pioccurando d'aflicurarli di lui. Succeduto nondi-
meno accordo tra Pasquale &c Arrigo , le cole alquanto po(àrono,perche tornato il Papa
da quelle parti , m vn Concilio che tenne à Ccpperano confermò à Guglielmo il ducato
di Puglia & di Calauria . Ma tornare à turbarli di nucuolt cole tra il Prpa, & l'in.pera-
dore , percioche cflendo il Papa llato colltetto à conceder all'Iir^p. che 1 benefici li porel-
(èro inuellire d.i lui , non intendeua di volere ilar (aldo all'iiigiulta w^ violenta promeflà ,
il Papali rillrinlècol Principe, &: con gli altri NormaPidi, perche daH'In^p.ilditendellero.
j) &: fèguitarono tra le genti dell'vna parte & dell'altra alcune fattioni ; quando cflendo il
Pontefice dalle fatiche & dalla vecchiaia cólumaro,(i morì l'anno i 1 1 8,eIlctido in quel-
l'anno morto parimente rimp.Alcllio, &c à collui il luo figliuolo Giouanni,& à Pafquale
Gelafio fecondo fucceduto . Arrigo lmp.cercò,come hauea procurato da Palqualc,d'ot-
tener le medefime (ire pretedenze da Gelalio.il qual tu per ciò coihetro di ritii arli à Gae-
ta, oue il Principe Ruberto &l il Duca Guglielmo gli giurarono homaggio . C(;n quelli
Principi vcnutofene poi à Capua , (comunicò l'imperadore inlieme con Maurino Arci-
ue(couo Bracarien(è da lui eletto à Pontefice,8c Gregorio VIII chia-irjato. Et mentre in
Capua, & nel monallero Cadnenlè fa dimora , il Principe Ruberto hauendo melfo inhe-
mc vn buon e(èrcito,volea con Gelafìo andar alla volta di Roma,(e per auuili venuti, che
£ l'Imperadore era all'aflcdio di Taricella non folTero flati collretti fermarli . Non tardò
però molto il Pontefice à (eguir il viaggio di Roma , vdito che Arrigo s'era ritirato nella
Liguria; & di Roma à Pila peruenuto promofle primieramente quella Chielà ad Arciue-
fcouado . Onde pafTato in Francia (1 morì nel monallero Cluiiiacenlè non hauendo an-
chor finito il primo anno del (uo pontehcato . àGelaiio (uccedette Gallilo , la cui l^ontà
con ciuile & humana prudenza congiunta fu buona cagione , che le lunghe dilcordie tra
tanti Pontefici & Arrigo palfate fi termallèro , nel fecondo anno del cui pontcficato,cor-
rendo già l'anno del Signore 1120, il Principe Ruberto giunleall'cllremo giorno della
lua vita , & gli fu da Capuani nel principato (ùllituito Riccardo non so di cui figliuolo,
il quale mortoli anchor egli poco tempo dopo, gli fuccedette il fecondo Ruberto lìio zio
futello del Principe Giordane ,
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i}C DE'. PRINCIPI DI CAPVA. DI BEN. ET DI SAL.
Vi Cjiorddno 1 1 . Principe di Capud decimottduo ,
DA Pietro Diacono il Piincipe di cui trattiamo è chiamato Ruberto ; ma che ii tello
die va tuon i;a guaito , più co(è ci (puigouo à crederlo . primieramente li vederfì
-i.^v^ in lui mcdellmo al capo 5)2 nominar Ruberto figliuolo del Principe Giordano, &
3l<?8 ildire, che morrò il Principe Giordano gli (uccederte il Tuo figliuolo Ruberto,
che viene ad edere il fecondo Ruberto ; di cui piu di fotro parleremo . Ma molto più
perche eflendo appreilb di noi vn priuilegio del Principe Giordano già detto, (1 vede
i anno 1122 efler chiam.ato il fecondo anno dd principato prqfari domini lordani glo-
rioliilìmi principis Capuani. Le quali poclie cofè habbiamo voluto addurre per mo- g
Icrare , perche habbiamo mefTo Giordano & non Ruberto . Hora forto il collui prin-
cipato venne Calalo in Beneuento , & paflaro in Puglia hebbe l'homaggio dal Duca Gu-
glielmo . La città di Capua per vn'incendio in efla accaduto , hebbe ad andarfène in ce-
nere tutta . Ma fòpra ogni altra colà fìngolar auuenimenro fu quello; che vna notte dei
i-ncfè d'aprile dell'anno 1 1 2 2 , furono vedute infinite llcile cader dal cielo , & quali pio-
uere per tutto l'vniuerfò . Due anni dopo efPendo morto Gallilo, fiì per fuccedere nuo-
uo fciflna nella Chiefà di Dio , fé Celerino come che canonicamente eletto non haueflè
come buono & femplice religiofò ceduto il luogo alla violenta elezione d'Honorio.
il quale venuto in Bencuéto hebbe nouella della morte d'Arrigo V.& come l'anno \\i6
era all'imperio llato chiamato Lotario . Ma fèguita l'anno fèguente la morte del Duca C
Guglielmo lenza figliuoli m Salerno, ninna cola più dolfe ad Honorio , che il vedere che
Ruggieri Conte di Puglia & pr vigor d'arme &: per ragion d'eredità fàltato nella Puglia,
alpiraua di f arfi f ignor di tutta quella prouincia . Con le cui forze nondimeno contra-
llar non potendo il Pontefice, fi rappacificò finalmente con fèco , & hauuto da lui il giu-
ramento della fedeltà, il creò Duca di Puglia & di Calauria ; apren Jogli tuttauia la fortu
na ; & il fuo valore à maggior cofè la via , percioche s'abbattè anchor in quello anno
Ja morte dd Principe Giordano, à cui (ìiccedctte nello llato il fuo figliuolo Ruberto .
Vi "Rulcrto 11. ^Prìncipe di Capun deamomno .
N quel che fu creato Principe Ruberto, &: che da lui fecondo ilcoflumefurfattele
confermazioni de pfiuilegi à monaci Cafìnenfì ; partì di queffa vita il Pontefice Ho-
norio, & rollo fur per ladiuifione de Cardinali Gregorio Cardinal di Sant'Angelo ad In-
nocenzio 1 1 , & Pietro Cardinal di San Gallilo in Anacleto I L creati. Il Principe fegui-
tando la parte d'innocenzio fèn'ando iniieme con lui à Pifà ; & Ruggieri non fòlo
rellò à fauorir Anacleto; ma egli da lui fauorito ottenne la corona del regno
di Puglia , & tolto il principato à Ruberto , à capo d'hauere fconfit-
to 1 MorijCacciati i Greci,abbattuto gli antichi Principi del pae-
ie, & ogni altra colà al fuo Imperio infieme co propri
Normandi fottomefla , diuenne con marauighofà
felicità vn grandiflìmo , & potentiflìmo Re .
Dd quale & de cui f ucccflòri , effendo
ragioneuol colà , che ogni altro
titolo al real fòttogiaccia,
fèpararamente ra-
gionere- »
mo.
D
E
r4^m«jsi^ji2^^^^i
TAVOLA DELLA PRIMA PARTE
DELLE FAMIGLIE NOBILI
NAPOLETANE,
Cosi /pente, come dì quelle, che liora fono in pie .
y.
y,
^»
y
Ccrocciamura
Alagna
Alemagna
Abeti
Aquini albero
Auella
Belmonte
Beluedere
Bonifacii
Brenna
Brufloni
Cabani
Capoa albero
Caprefìi
Caraccioli Rorsi alb.
Cauanigli
Celani
Clignetti
Colcia
Gl'ano
Dmifsiaco
Gambacorti
Gentile
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libero
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Maftrogiudici albero
Monaci albero
Monforii albero
Pipini
Polliceni
Porcelletti
Procida
Sanfra mondi
6'angiorgi
5anguineti
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Sant'Angelo
Sanz
Saurani
Siginulfi
Suardi albero
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Rifaliti famiglia Fiorentina alb . 2 04.
''i^€^^'€€€'£lt^^'4.^m^^'e4.U.T4.'€4.^'€^€i£K€m'é
'nrioNc xnnn^^ ^
AL L'ILLVST RISSIMO,
ET ECCELLENTISS. SIGNORE, IL SIG,
BEPvARDINO SANSEVEllINO
Principe di Bilìgnano V.
SCIPIONE ^ MMl R^TO.
E il ridurre alla memori i di Vbfìra Excellerf:^ i fatti de fuot maggiori à ninna altra cofagio^
v.itjje, che ad battere l'napuraj ^prupìice notiti a depajjatifuoi ; fi dourelbe ella efjer da per
fé ftejfa in ogni modo grata , ^ dolce cctal memoria . Ma Voftra Eccellen's^più, attenta-
mente nella lettura di dette cofe penetrando , yitrouerà molti taciti ammaeftramenti da fuoi
flefi n.aggion mofiratilc , onde negli accidenti , Snelle fortune del mondo poffareggerfì,
^^^:^i^~ià!j ^ gouernare . perciochecome concferà dall hauerglt mclftì fuoi predecefjori lo Stato di
Santa Chi efi fmoreggi ato , rffcrnata~\'riagran pane dellagloria c^fj^lendore della fita famiglia iUuJìrifima;
così 'yeifrà 01 timamen te di (jiuwti danni, spericoli Itr fa flato cagione il yoler troppo ojhnatamente contender
deipari co lapoten'^Sia de Re. Imperochefe ben molte l'olte di ciò fare lenefiafìata data cagionejnondimenopru
dente ,(;^ faiiio confgho l'accomodarfi talhora à tempi, ^ à gai fa di cauto marinarogittar molte "^olte delle più
preticft merci al mmacceuole impeto dell' amierf fortuna perfalue:};^ del legno j che per yoler cjuelle troppo te
naccmente p-uardarcjn poco yie maggiore fpatio di tempo ^^ con le merci, ^ col legno ijìeffo lafciarf dall'onde
ajjòrùir-e . ancorché da niejlcjuale trcppogr^deimprefa ho alle manhC^ moltefonlefamiglie,dellecjuali mi corh
itie/jc dì raoionare,feno 'juejle cojepiiitcjio acccnn.ne;(^ come ^volgarmente de dipintori f dice, abo:2:^te , che
imcramente,^ con cjuelli ornamenti trattate, che farebbe ihi à (juejìafola imprefa coniammo libero, <^ non da
tante cofe occupato f riaolgejje . Ma per non diTpre':i^re con troppo dolce,&-poco accorta modeflia le cofe pro-
prie, diro ben aue fio Je ben audacemerjte nondimeno con molta "Vtr/r^i chef come niuno infino à cjuef hora ft è
ritrouato, chef fa mejfo à correre cjuefo aringo nel modo, che io ho fatto, così pochi ftviiia alcun fallo faranno co-
loro : i cjuaii pojjano adimprefi fi faticoft fùttfntrare. Concio fa cofa, che nonfolo io habbi(t in ^ue^ìe memorie
lofjìatio di pili di XX anni impiegato. cj^ 'Ceduto infno àcjuejFhora ti numero di più. di cin(jmntamilafcrit
turepernonftuellar delle publiche hiflorie, che alla notitia di tutti fon peruenute 5 ma ^ con molta
J}efa,C^per me^^j^ di molte amicitie,(^feriiitti ,i^ con infinita pacten:i;a,{^ con diligenti;*
tncredi bi le, oltre l'efjere flato dalla incUnation della mia natura , (<p dal "X'tgor della
compie fione grandemente à così fatti f udì aiutato , mi fa conuenuto ^ dalla
poluejCjT' da t tarli, (^ dalle fepoltwe recare alla luce cotante co f, che da
me Jolo f fono ritrouate . Ma io moflrerei haueragio maggiore
di quel che 10 ho detto fé pili ampiamente intorno quefìe co
fé mi difendej^i . Onde à roftra Eccellen"^ mi ri-
marrò bafciando le mano , ajfai pago tra me
delle mie fatiche tenendomi , fé inten-
derò , che le fieno fate in qua-
lunque modo
grate,
fé non per lo merito di colui, da cui "tengono, almeno per la dip-nìtàf
CÌT* nobiltà del foggetto , che elle contengono .
Di FtrenT^ il primo dì dell'anno
MDL XXX.
DELLE FAMIGLIE
NOBILI NAPOLETANE
DI SCIPIONE AMMIRATO
P A R T E P R I M A.
DELLA FAMIGLIA SANSEVERINA.
B
O N è dubbio niuno; che h fa.mìgliA Sanfeuèiina Cia. vna delle più
chiarej& iliuilri famiglie del Regno di Napoli: così ih Ci confiderà
l'anriquita, & lo fplendore de ritoli,&: de baronaggi; come ih lì ri
guarda alia grandezza delle colè fatte. Percioche molte altre, ben
che hora grandi,hanno hauuto bafll principi] , ò le in loro è llata
alcuna chiarezza , quella in gran parte è Aata olcurata dalla catti-
uà fortuna de loro poileri . Solo quella benché molte volte bat-
tuta da coloro,i quali hanno hauuto l'intero dominio di quel Reame , ha ritenuto quali
lèmpre il lìio luogho,&: la lùa autontà:(S: molte volte ha cozzato tanto di pari co le for-
ze de Re; che è itata più preflb alla vittoria , che alla perdita . In lòmma quello è vero ;
rare volte le fìie calamita ellère fiate lenza la compagnia de i medelìmi danni di coloro ,
C che gliele hanno fatte patire.mia quelle colè appariranno da ih nel proceflò di quello ra-
gionamento . Non lono interamente certo , fé eilì hauellèr dato il nome à Sanfèueri-
no , terra da loro per antico tempo poflèduta, ò ih pure da ella terra riceuuto l'haueflèro,
come per lo più in tutte le famiglie grandi lì vede . lo llimo per le ragioni , che apprcllb
appariranoji Sanfèuerini eller Franzeli,& che dalla Signoria,che hebbero prima in Abruz
zijthlTero chiamati i Conti de' Marfi . Vennero nel regno con Vgo chiamato Re d'Ita-
lia; che fu atnipote di Carlo Magno Imperadore , dintorno a gli anni del Signore ^30.
Dice Leone Velcouo d'Ollia nel fine dd primo libro della fiiallloriaCalìnenlè propria-
mente così . Con quello Vgo venne in Italia il Conte Azzo, zio da canto di lòrella di .
quel Berardojche fu cognominato Francelco, parente del Re,da cui fono procreati 1 Co „
D ti de' Marli . Berardo dunque è il primo di quella f amiglia,percioche Azzo era à lui zio »
per conto di donna , Nella guerra che fu tra Ottone fèconclo, & i Saracini in Calauria,
nauendo noi hauuto vna gran rotta, vi fu vccilò Landolfo Principe di Capoua,cò vn fìio
fratello Atenolfo; per la qual colà Ottone confermò il principato alla lor madre Aloara ,
oc al figliuolo Landenolfo . Aloara hauendo gouernato otto anni lalciò il principato .1
Landenolfo,il quale indi a quattro meli nel Tempio di San Marcello il quinto giorno di
Palcjua fu da Capouani crudelilTimamente vccilo.Di che Idegnato fortemente Tralmon
do Conte di Chieti parente, & congiunto del Principe, hauendo ragunato vno eicrcito
in compagnia di Rinaldo, & di Oderilio Còti de Mariì, venne à capo di due meli a Capo
ua,& battendola per quindici dì còtinui,qua{ì tutta la rouinò. Ma venendoci appreflo il
E Marchele Vgo co' detti Conti la llrinle in modo ; che lì fece dare tutti i malfattori , de
quali ici impiccò per la gola , & gli altri fece morire con diuerlè fòrti di tormenti. Que-
lla è la feconda memoria, che 10 truouo nella detta Cronaca de Conti di Mariì, che può
ellère dintorno a gli anni ^^o. Percioche l'Imp.morì a Roma l'S 5 , non guari dopo la
rotta hauuta in Calauria . Poco tempo appreflo Rinaldo Conte de Marfi fece vn muni
Itero della Chieladi Santa Maria,che lì dice alle Celle,5c rairicchì,&: dotò intorno di bel
lìy&c ampi poderi;anzi il callello, il quale hora vien detto le Celle, che all'hora f 1 chiama-
ua Santo Angelo, con tutte le lue appartenenze confermò a detto monallero . Diede li-
milmente Odc>rilio figliuol del Conte Rinaldo all'Abbate Giouanni il Calici detto Ca-
fatortino co mille moggia di terra, il quale egli poflèdcua per parte diGeruilaiua donna,
dal quale Abbate hebbe in ilcambio il Calici di Santo Vrbano, con altre Chieie,&: terri-
A z tori ,
S eràri»
Rindldo ,
dX oden
Jìo Conte
de Mdrfi.
Rindldo
Conte de'
Marjì.
Odorijìo
Conte de'
Marfi .
cJjrifio
Cardinale
Berardo
Conte de
Aiarji.
Bidduin
Trafmon~
do ^hha
S nardo
Conte de'
Marft .
Tedine
Cardinale
4 DELLAFAMIGLIA
tori, che erano da f)oo.moggia . Diede il medellmo Ociorifio iniìeme con Giborga fiia A
moglie ( onde par ciie habbid. Iiauuro due mogli) al detto Abbate quali neliVltimo anno
del ìlio reggimento la Chicia òX San Felice in Cornino, la quale apparteneua a sant'An-
gelo di Barcggio, con cento moggia di rena intorno, & altrettante predo ad Anno , nel
luogo di buona Nt^h . Relè Odorilìo ancora inlìemc con Giborga all'Abate Arenulto
la Chiela di San Pagolo polia à Gommo , la quale il (ìio padre hauea riceuuro da Man-
fòne per (ibel'o . Dintorno airanno i o 2 ^-.ritrouafi che i Conti de' Mar/ì vanno m am
to dei Princije Pandolto all'aflèdio di Capoaa. Madadiuerlì luoghi dell'Iiloria Caiincn
le chiaramente (1 caua, quello Odonho hauere hauuto per figliuoli Berardo , Odori/io ,
Traimondo, & Balduino . Quelto Odorifio fu da fanciullo monaco nel monaliero di
Montccaiino, & nel venire che pp. Niccolò lècondo fece nel regno,fu da lui nell'Acerra B
creato Cardinale intorno al milleleflànta . Succeduta poi la morte di Vittore Pontefice
il quale mori l'anno i o 8 7. & era innanzi al pontiiìcato ilato Abbate di Montecahno^fù
creato Abbate di quel monalfero Odorifioril quale hauendo viffo Abbate 1 8 anni, & pò
co men di tre mefi , 11 morì dintorno a gli anni del Signore 1 1 o ^.Ma di Berardo primo
genito le ne fa mentione a tempi dell'Abbate Riccherio , il quale verlò il 1 040 fa vn li-
bello à detto Berardo Conte de'Mariì di san Saluatorc in Auezzano per vn cenlò di tre-
cento pelei l'anno . A tempi di Delìderio Abbate trentalèttefimo di Montecafino , che
fatto poi pp. fu chiamato Vittore 1 1. il gi2. detto Berardo venendo al monalfero ridonò
pr ilcnttura a San Benedetto il monallero di santa Mana di Luco con la fortezza lòpra
detto monallero murata, co' va{ralli,& con tutto il ìlio dillretto . Del Conte Baldui- C
no le ne f a mcmona a tempi delmedelìmo Delìderio , donando egli al moniikro Ca-
Imenie la Chieià di Santo Vrbano, & di San Vittorino col lago, che gli Ila a canto , (S: la •
Chiefà di Santo Angelo con tutte le fìie ragioni. Di Tralìnondo fi truoua, che egli fuco
flituito dall'Abbate Delìderio per Abbate di Santa Maria di Tremiti , giouane per pru-
denza.per iettere,& per collumi di grande fperanza,lè da cattiui confìiltori nò folle Itato
coiTotto.-percioche nò così pi^lo lì partì deli'iiòla De/ìderio, che egli lòtto pretcll:o,che
alcuni monaci volellcro ribellarglilì córro,à tre di loro aliai vecchi cauò ^ occhi , 6c ad
vno mozzo la lingua. Dei iderio,elìendo Traiìnódo venuto l'anno 1 07 1 alladedicatione
della Chielà di Montecalino,grauemente A riprelè in prelènza de padri,non permetten-
dogli che più nell'i/òla ritornailè . Ma l'Arcidiacono Ildebrando tauoreggiando aperta- d
mente Tralìnondo, & dicendo lui non mica crudelmente eilcrfi portato , ma da huomo
giull:o,& valorolò, hauendo caligato coloro,i quali haueano voluto perturbar lo llato
fìd monallero, il cauò benché con grandi lanche dalle mani dell'Abbate, & datogli pri-
ma la cura,& gouerno del monaltero di san Clemente , indi à non molto tempo il creò
VelcouoBaluenlè. Ma il già detto Conte Berardo vedelì hauere hauuto due figliuoli,
Berardo panmente, lì come egli chiamato , Conte de Marlì,&: Todino. Qjaello Berar-
do^dono à San Benedetto pure a tempi di Delìderio Abbate il monallero di santa Maria
nella Valle,& il Calici di Rilciuolo con tutte le lìie appartenenze; & a tempi,che era Ab
bare il Cardinale Odorilìo fuo zio, gli dono la Chiela di san Martino polla prellò il lago
Fucino,con tutto il fuo dillretto, & robbe, & con vn lèruigio di pelcarori. Mi ha detto £
Berardino Rota huomo chiaro per la cogninonc delle lettere: il quale è Signor di Ri-
lciuolo, hauer veduto m certe mura di quel callello l'armi de Sanleuenni . Todino fuo
fratello fu fatto Cardinale d.i Alelìandro fecondo dintorno al millelètt;inta : il quale To
dmo fu poi da Gregorio V II. creato Arcidiacono di Santa Chielà circa il 1080. Tutte
quelle cole ho 10 cauate da diuerlì luoghi del'Illqna Calìnenlè , non lòlo da quella parte
che fu Icntta dal Velcouo d'Ollia; ma eriadioda quelli altri libri, che vi furono aggiùn-
ti da Fileno Diacono . Ma le alcuno mi domandalle, ond'io conchiugga, quelli Conti
de Marlì elFerc 1 Signon della famiglia Sanlèuenna , cllèndo la pollcllione degli Ilari di-
uerlà,& non apparcdo che cognome quegli Conti s'hauellèro; nlpondo,che de 1 due Car
dinali , che 10 ho mollrato di lòpra,ne fa anche métione il Padre Onofrio, in niunacoià
lòpra
SANS, EVERINA. 7
A fòpra dò diflentendo dairiltona Cafinenfèjma mollrando egli altresì, Odorifìo^lìgliuo-
lo d'Odoriiìo Conte de Marfi eflcre ikto creato Cardinale da Niccolo 1 1. & Todino tì^
gliLiolo di Berardo Conte de Marlì da Alellandro 1 1. de l'mlhgne dell' vno,& dell'altro lì
veggono ellcre riniègne,chc vi à la famiglia Saièuerina^oltrequel che 11 è dettodel ilota.
Apprellb 10 fono ciò mdotto a credere dall'oppenione, la cjuale è durata lèmpre nel Re-
gno di mano in mano , «3c la quale dura intìno d prelènti tempi , i Sanlèuenni ellèr Fran-
celì, & venuti nel Pregno intìn di molti iccoìi a dietro . Oltre a ciò la lòmiglianza de no
mi dello llaro è di qualche momento ; perlùadendomi che ciò proceda, perche hauendo
quelli Signori perduto il primo llarojò Icambiatolo per quel che iiiole auuenire nelle mu
tationi de tempi, haueflero voluto chiamare la nuoua teiTa,per auuentura fondata da lo-
fi rojcol nome dello Itato antico chiamadolaMarlìcoda quale iàfli molto bene nò ellèr ter
ra antica,ne di cui fi faccia métione da alcuno degli Autori che habbia Icrirto del {ito del
le terre; come lì vede ancora dell'altro Marfico , il quale a differenza del vecchio è ancor
elio chiamato Maiiico nuouo. Onde pare, che due volte haueflero voluto rimettere 111
pie quella memoria. Ma le li haueflfe a prellar fede a Michel Riccio Napoletano, la colà
non andrebbe nel modo che lì è raccontata,percioche egli dice ; che Stefano Re d'Vn-
gheria,il quale nacque l'anno j?oj? : & che polcia fu per le lìie buone opere mellò nel ca-
talogo de Santi , fu tenuto à batrelìmo da Teodato Sanlèuerino : il quale fu poi chiama-
to lempre dal Re Stefino per quello conto con propria lor voce Tata ; &: che egli edih-
co due monilleri,r vno de quali fu per la già detta cagione cognominato Tata . Le lue
C parole per non alterarle punto col tradurle, fon tali. Ex lèptem ducibus, quos diximus, -
vnus Seiita, primus ad lìdem Chriili traducere tentauit Hunnos, quum multos Chrilha "
ni generis homines m cxercitu haberet , & in his Adeodatum ex familia làncli Seue- »
rini in regno SiciIlt nobiliflima: qui duo cccnobia llatuit in Pannonia , alterum cogno- »
mento de Tata, alterum de Parato, regemq. Stephanum cius nominis primum , qui pò- »♦
ftea conlècratus eil^ah Alberto Raccnlì Pontihce baptizatum, die lullrico de làcro fonte »
leuauit,vndeTata ab ipfò Rege,honoris caulà appellatus eli, etenun Tata generali ter illi »
patré vocat,ex quo monalleriù,quod Adeodatus extruxit,de Tata cognominata dicitur. «•
lì Bólìnio nell'x i.libro deirhillorie,che egli fc di quel regno,par che accéni il medefimo .
Non di meno creda ciafcuno di quelle colè à 1 ùo modo .
P Qh^^ j che noi ritrouiamo più di fermo , de di (ìcuro è ; che l'anno 112^ nella coro-
mtione di Ruggieri primo Rè di Sicilia interuenne inlìeme con molti altri lìgnori Rug-
gieri Sanlèuerino Signor di Martirano. Delle colè del Regno di Napoli , dopo l'Illoria
Callnenfè nò habbiamo più antico icrirtore d' Vgone Falcando , il quale Icriflè de tempi
iuoi già fono 40 o, anni. Collui de Sanfèuerini chiaramente pailando,dice . Che Rug-
gieri Conte d'Auellino parente del Re Guglielmo il maluagio,hauendo prelo lepza có-
fèntimento della corte per donna la figliuola di Fenice Sanlèuerina ( percioche non era
lecito allhora menar moglie lènza làputa del Re ) lì fuggì dalla corte per ilcampare dal-
l'ira del iuo lìgnore,menandone con le Guglielmo Sanlèuerino lìio Cognato . Ma eflèn
do Guglielmo il buono lucceduto nel regno per la morte del padre l'anno 1 1 6'6';Gugliel
£ mo Sanlèuerino tornato in corte lìipplicaua col mezzo di molti luoi amici la Reina,che
gli lì rellituiflòno le callella, che a lui erano fiate tolte, & già allègnate à Ruberto Sanie
uerino Conte di Caferta Iuo cugino carnale. Ruberto dall'altro canto co Ruggieri Con
re di Tricarico Iuo figliuolo, accompagnato da molti auuocati , lì sf orzaua di mollrare ,
dette callella non appartenere per nelfun conto à Guglielmo , anzi eflère ingiullamen-
te llate occupate dal padre luo,&; percionondouerglilì torre contro ragione : le quali
callella erano Montuoro,& Sanlèuerino, con altri luoghi che non vengono nominati.
Ma il gran Cancelliere mettendoli di mezzo , & non potendo foilenerc, che Guglielmo
filo partigiano,6c amico andallè m rouina,&: dall'altro canto dubitando d'offendere Ru-
berto,prelè per partito di dar le già dette callella à Guglielmo; & prouucdere il Conte di
tati altri luoghi in Puglia,che valeffono il pari.-purche 1 ùpito il piato mai più per l'auueni-
A 4 re
Jtitggieri.
Signore di
AiarCtra-
Conte di
tinelli i
Riihcrt»
Conte di
Cafertit.
austeri
Conti- di
T ne amo.
g DELLAFAMIGLIA
re no penfliflc di d.ir trau.iglio a Guglielmo. Di quello Ruggieri Cote di Tricarico,iI qua, A
le liebbe per moglie vna donna detta Rogagia , ho io veduto vn priuilegio iòtto la data
dell'anno i 1 5^4 doue s'intitola per gratia di Dio , & del Re Conte di Tricarico: nel qual
priLiilcgio dona a Tommalo Saracino vn teudo pollo nel cótado diTricarico,il qual pri-
uilegio è poi in diuerli tempi da quattro principi di Bilignano confermato . Da tempi
del Re Guglielmo il buono inhno a quelli dell'lmperadore Federigo; & parricularmen-
te infino all'anno i 244 io non trouo memoria alcuna della famiglia Sanleuerina , ma
in quello tempo, vna molto chiara, &: mol:o notabile . Sedeua in quei tempi capo del-
la Chieià di Dio Innoccntio 1 1 1 1. il quale per molti oltraggi dall'Imp. Federigo, a Gre-
gorio, &c a Innocentio luoipredeceflori fatti,& per nuoue cagioni ellendo a Federigo ni
mico, & per quello ellendo molti Baroni del regno {copertiii,quali in tauore del Ponte- B
fìce,&: quali dell'Imp.i Sanieuerini tutti come Baroni reìigiofi , & i quali làpeuano il lu-
premo dominio del Regno elTer della Sede Appollolica, prelero l'armi per Santa Chie-
là; &z dopo molti contraili , bora con le publiche , &c bora con le priuate lorze della loro
lòia famiglia, finalmente furono rotti nel piano di Canola: oue quali morti nella batta-
glia,& quali latti prigioni,&: con diuerli tormenti inhno alle lor donne fatti crudelmen-
te morire dall'adirato Principe,qua(ì tutti capitarono male . Qu^ello fatto non iòlamen-
te viene accennato dal Cono nella liia Illoria Milanelè , il quale fa mentione d'cflerui
morti Guglielmo, &c Francelco Sanlèuerini,&dal Fazello in quella di Sicilia il quale v'ag
giugne il nome di Teobaldo Sanlèuerino: ma con vna rara notitia di quello, che feguirà
apprelfo ne fa mentione vno Icnttore di quella età , il quale benché con lingua mater- C
na Puglielè,elIèndo egli da Giouinazzo, & per quello molto goffa, & ridicula , racconta
nondimeno , ellèndof 1 egli molte volte trouato prefènte ; con molta fedeltà i lùcceiTi di
quelli tempi ; come da certi rilcont ri Ci può comprendere : le quali memorie hebbi viti-
mamente da Antonio Gelìialdo Caualiere molto diligente in inuelligare i paflati acciden
ti del noilro Reame : i quali per Io più per colpa di coloro che pollbno , il ilanno (èp-
pellitiin vn'abilfo di profondifllme tenebre.
iDi^ug^ierì (lime àJtCdrJtcof rimo*
DICE addunque quello autore ; che nella rotta de Sanieuerini cercando Alma- j)
ro Sanieuerino di làluarli preiè il cammino verlò Bilceglie per vfcirfi dal Re-
gno per la via del mare ; ma che ricordandoli di Ruggieri Sanlèuerino , il qua-
le era all'hor fanciullo di noue anni, & trouauah nel callel di Venolà, fi volle ad vn fìio
famigliare chiamato Donatello di Stalìo , & d gli commilè , che fé n andalfe di pre-
fènte in gran fretta a Venolà , & ingegnaflèfi in qualche modo di mettere in faluo
Ruggieri . Vbbidi prontamente Donatello , & alle otto bore della notte fèguen-
te fu a Venolà , onde prelò il fanciullo , & mutatogli abito , & fòpra vn caual da
vettura inlieme con vn lacco di mandorle melTolo , tenendo lèmpre la via larga, &
allontanandofi da luoghi fòlpetti in cinque dì il condulTe a Gelùaldo . Ma riceuuto con
poca accoglienza dal lignor di quel luogo zio di Ruggieri dal lato della madre (sì era gra £
de li timore che li haueua di Federigo) prelè partito di condurlo alla conteffa Polilèna a
Celano ; la quale era lòrclla ài Aimaro . Videlo quella pietolà fignora non lènza molte
lagrime, & datagli honoreuole compagnia , commilè àDonatello,che fpacciatamente il
menaflè al Pontefice ; poiché la lìia famiglia per f ìia cagione era fiata meflà al fondo. In-
crebbe fieramente al Pontefice la calamità del fanciullo , & alfegnati mille fiorini l'anno
a Donatello, li comandò, che attendeflè con diligenza ad allenar Ruggieri : à cui fatto in
proceffo di tempo bello, & valorolò giouane diede il Pontefice vna f ùa nipote per mo^
glie forella ad Conte di Fiefco, affegnandoli per potere mantener il fìio grado , & infie-
memcntc i fuorulciti Napoletani, che l'haueuano creato lor capo , mille oncic d'oro per
cialcuno anno . Fiora morto che fu l'Imp-Fedeiigo , &: dopo lui l'anno 1 2 5-5 del mele
d'A-
SANSEVERINA. p
A d'Aprile Currado Tuo figliuolo ; il Pontefice entrò di Giugno il dì di sm Pietro in Napo
il, & fra i molti baroni Ihti cacciati da Currado, & da Federigo da loro baronaggi,rel ti-
rai lo llato de iùoi paflati à Ruggieri. Ma morto indi à non molto tempo il Ponrefice,&:
fatfofi Re di cjuel regno Manfredi fratello baluardo di Currado,il quale per non traligna
re da iìioi maggiori profeguì nelle contefè con la Chielà, fu Ruggieri da i baroni di quel
la fattione eletto ambalciadore al nuouo Pontefice,che fu Alelfandro I V. per priegaie il
Papa,che porgeiTe loro aiuto a ritornare alle calè loro. Creò Aleflandro Tuo legato il Car
dinal' Vbaldino : il quale entrato con molta géte nel regno penetrò fino in BarlettajCllèn
do liato anco commefib a Ruggieri di ragunar gente, & accrelcer l'efTercito per cacciar
Manfredi . Et già le colè erano incominciate a procedere feliceméte; Ma eflendo in quei
B tempo la Città di Napoli refafì al Rè, cadde l'animo a fuorulciti, & finalmente conuen-
nero partirli di nuouo dal regno,hauendo prima tagliati a pezzi molti Saracini , i quali
erano alla guardia d'alcune terre & callella , che fi teneuano per lo Rè . Succedette ad
Alelfandro Vrbano I V. il quale non potendo in conto alcuno tollerare i danni,& gli ol
traggiche riceuea la ChieladiDio daquel maluagio Rè, commilè a Ruggieri, che ragu-
naflè tutti quelli della fìia fattione per miiouer guerra a Manfredi ; & in tanto chiamò
Carlo d'Angiò Conte di Prouenza in Italia per lo medefuno effetto ; con le quali forze
fu Manfredi dal Regno cacciato,& Ruggieri con grande lùa laude, & honore all'antico
filo rtato reilituito . Particularmente egli ruppe ne pruni di del mele di Luglio dell'an-
no 1 2 (jS ne rumori della venuta di Curradino, Ruberto da Pietra Palomba inlìeme con
C vn gran fèguito di ribelli la maggior parte de quali fece prigioni. Tutto quello lì caua da
quello autore . Per ilcritture poi dellArchiuio regio di Napoli, Il vede che egli fu man-
dato dai Rè Carlo per lùo Vicario di Hierulàlem, & per quanto fi può comprendere,pa
re che egli vi vada l'anno 1278, perciò che in quel tempo io trono , che il Rè apparec-
chia le nani co' loldati,& con l'altre colè neceflarie per mandarle in Acone: lòpra la qual
materia apparilcono molti ordini , & molte prouifioni regie . Et Tommaio hghuolo di
Ruggieri chiede licenza dal Rè di poter mandar alcuni muli , & caualli da guerraai pa-
dre . Ne di lui ritrouo poi altra colà,onde io dubito ch'egli fi muoia in quelle parti. Heb
be Ruggieri per moglie , oltre la prima : la quale per quello che io auuilò douette morire
giouane, Teodora d'Aquino: con la quale generò Tommalò , nome per quel che fi vede
D molto vfitato nella famiglia d'Aquini .
ViTommaJò Conte di Marjtco li.
QV E S T O Tommaio, il quale nel 1 2 9 1 . è gi^ Contedi Marlico,pre{è in vita del
padre per moglie Ilìiarda figliuola d'Amelio d'Agaldo fignor di Corbano con
dote di ^Gooncie: dicendo il Re quelle parole. Che hauendo riguardo a' „
(èruigi riceuuti da Amelio , il quale non (\ trouaua allhora nel Regno , & infiememen- »
te che 1 figliuoli di detto Amelio erano del làngue, &: della Ichiatta de figliuoli di ef. .
fò Rè , fi contentaua di pagar egli la detta dote . Ma hebbe ancor'egli dipoi (i come •
E il padre vna altra moglie & quella fu Sueua d'Auezzano figliuola & herede di Gri-
mundo Signor di Tricarico : la quale maritata ancor ella prima a Filippetto figliuo-
lo , & herede di Oddone Polliceno , & non hauutone figliuoli portò di nuouo alla
cala Sanlèuerina Tricarico , & altri luoghi . Hebbe dalla prima donna Enrico loia-
mente, della lèconda ne hebbe quattro Iacopo , Guglielmo, Ruberto, & Ruggieri.
Tra quali figliuoli ottiene egli licenza dai Rè Carlo 1 1. l'anno i ? 07 di poter diilribuue
i lìioi beni feudali . Ma Enrico hauèdo hauuto titolo di Conellabile dei regno mori in
vita del padre, lalciado d'Ilaria dell'Oria figliuola dei famolo Ammiraglio del mare Rug
gieri dell'Olia lua donna due figiiuoli T6malò,&: Ruggieri . Era la licenza ottenuta dal
Rè Ibta tale; che il contado di Marfico,& Baronia di Sanlèuerino andafl'e ad Enrico con
tutto ciò, che egli polTedea di heredità paterna. Ne gli altri feudi & cartella da lui di
A 5 nuo-
^Q DELLAFAMIGLIA
puouo acquiftate {ùccedeflero gli altri Cuoi quattro figliuoli , Et ciò non oilante hauefle A
pliche Enrico in quelli la parte iùa, come tatti gli altri quattro ; ma egli nella efecutionc
(della gratin fattagli dal Re, alterò grandemente la (uà promella : per la qual cofà dopo l.\
morte d'f,nj:ipo quelli gipujini fi dplgPfiQ appo il Re Ruberto;che iiano coli notabiimen
jte llati defraudati dal padre; ma noi lanciando gli altri , àquali torneremo dipoi,attende-
remo a tauellar de prifnogenjti , Dirò bene, che io non era interamente licuro ; ie quel
Conte di Sanlèuejrinp ( percioche tra Conti di Marli(:o,&: di Sanieuerino non fi fa dirìe-
renza ) il quale viene m Firenze con Carlo Duca di Calauria l'anno i :? 2 ó' fofTe ifato il già
detto Tommafò di fopra nomina.to, ouero il nipote figliuolo d'Enrico ; di cui apprelfo
parleremo . M^ hauendo io trouatp nella Illoria di Cola di Renzo vn Conte di Sanfe-
uerinp eiTer morto in quella rotta, che hebbe il Prenze della Morea da Romani,il che au B
penne a 2 7 di Settembre 4eir Anno 1327 mi fono perfìiafp 4 federe, f he ha quelH, di
fui fi è parlato . . ;:v'-: ;'•.':; ";iv,
Vi Tommajo (ferite di May fico / / / .
L giouane Tommafo Conte di Marfico ben credo, che (la quello , che dal medeflmo
autore è nominato nel libro x 1. oue nelle diuilioni di Barletta dimollra , che il Conte
fauori la cafa della Marra , il che tu dell'anno 1558. percioche vn'anno innazi io veg
go , che egli ottiene dal Re , che auuenendo il cafò, che egli fi morifTe fenza figliuoli, gU
debba fuccedere Ruggieri fìio fratello Conte di Mileto . Ma nell'anno già detto del 5 8 C
egli andò con Carlo Duca di Durazzo nipote del Re nella guerra di Sicilia,conie ne libri
dell'Ai'chiuio fi legge,Onde è manifello errore di quello IiloncoNapoletano,che in que
Jli tempi nomina Enrico Sanfeueiino Conte di Marfìco . Col medef imo Duca andò
l'anno 48 . contri il Re d' Vnghcna , di cui fauella il Villani nel xii. libro à capi xxxiix.
Di quello medefìmp Conte di Sanfèuerino intende Matteo Villani , quando racconta y
che egli inlieme cxA Conte Camarlingo , &: con l'Ammiraglio fu da Napoletani fatto ca
pp.cpiitra la gran compagnia à Giugliano . Egli fu gran Conellabile , onde non è mara-
uiglia fé e fu eletto in compagnia di due altri de f ìipremi magilf rati del regno , come che
di quello titolo ne Giouanm ne Matteo Villani f accian mentione , Pare , che quello fi-
gnore ancor'elTo habbia hauuto due mogli, vna Margherita de Noherij fìgnora di Valle £)
iXi Piro , & di Fratta piccioja, con cui non fece figliuoli: & vn'altra Margherita Clignet-
ta fignpra di Caiazzo : di cui oltre 1 figliuoli mafìhi,che fono nell'alberojhebbe vna fem-
mina maritata à Giannotto Stendardo. Mori nel y 8. come nella lua fepoltura fi vede in
Sanieuerino nella Chiefà di San Francefco ; oue (òno quelle parole , HIC lACET
CORPVS MAGNIFICI ET POTENTIS DOMINI TOMASII
DE SANCTO SEVERINO COMITIS MARCICI, BARONIAR.
CILENTI, LAVRIAE, ET SANCTI SE VERINI, ET CASTRI,
SANCTI GEQRGII DOMINI, ET REGNI SICILIAE MAGNI
COMESTABVLI, OBIIT ANNO DOMINI MCCCLVJHr Hrj •
V ^Antonio Conte di ^(arfuo IHh
ANTONIO primogenito di Tommafò ottiene l'anno fèguente alla morte del
padre à 24. di Luglio l'inuellitura del fùo flato da i Re Lodouico , & Giouanna ; -,
per Io quale llato pagaua alla corona il fèruigio di venticinque fòldati, & mezzo.
Hebbe collui nobili fùfteudatanj Giouannella Sanièuerina ConteifadiMontalto figliuo
la & herede di Ruberto pr Conturfò ; Franzono dell'Auerfàna famiglia Ipenta nel fèg-
gio di Capoana per Apicina ; Ifàbella dell'Auerfàna moglie di Iacopo Caracciolo Caua-
liere per Rpmagnano . Matteo di Burgenza per Campora,& Couella di Fiffana moglie
di Iacopo di Mpfrapev Ig falcilo dx ^anfèuennq di CdmqrpW, Tolfe moglie m vit^
-uì-Tì -^ t\ dei
SANSEVERINA.'I ii
A del padre con 1 5-00 onde di dorè, & colici fu IfàbeJla del Balzo fórella di Francefco del
Balzo Duca d'Andri,con cui procreò rre figliuoli : fra cjuali fu Ruberto ; del quale per sdert»
non hauerci più à ritornare , percioche niuno da lui diicendc hora parleremo. Haueiia à ^/^"l^^
collui il padre donato Albaneila,& San Pietro di Valle Kaone nel paefè di Diano,& egli
con la iua induikia haueua comperato di più Faiànella in principato da Tommaiò èc Pe
trello di Diano figliuoli di Marco, &: fu fignore del territorio di Perlàno , & d'altri luo-
ghi, ma mentre militando lòtto il Re Carlo Ill.contra Lodouico d'Angiò,(òlì:eneua gli
aifanni , & i trauagli delia guerra ; tanquam indutus feruore fidelitatis immenfe , dice la
Reina Margherita, (1 morì per infermità, & dilàgi patiti in Barletta,la(ciado herede Ber
rerando iiio fratello , nome venuto della caia del Balzo, di cui a luo luogo ragioneremo.
B Fù Antonio & egli altresì li come il padre gran Coneiì:abiIe,&; hebbe per luoi lèruigi ri-
muneratione di 5 6" 5- oncie lamio di rendita . Finalmente lì morì l'anno 1 5 84 lalcian-
do,lì come per alcune memorie di fcritture u vede/ vfficio dei gran Coneibbile a Berte
landò, benché non l'hauefife poi eghiiauuto.
^i Tommafì (jme dì Mar f co V,
L'Anno 1^85- a j? di Gennaio io trono vna afiìcuration ^\ vallàlli fatta dalla Reina
Margherita a Tommalo Sanièuerino Conte di Manico per la morte d'Antonio
fùo padre. Er nel mede/imo tempo veggo confermargli! 1 le ^6" 5* oncie di rendita
C l'anno : le quali erano da pad'ati Re llate donate a iùo padre . Non pare che collui viua
oltre i'8 7. & da Francefca Orlina iua moglie : la quale menò viuente il padre,lalciò quac
tro fighuoli piccoli Luigi,Francefco,Giouannello, & Caternella .
Vi Luigi (onte di Marjìco XJl»
FV eletto balio di quelli fanciulli per trouar/i nell'età pupillare Bertcrando Sanlèue-
rino lor zio ; a cui eilèndo Luigi pauenuto in età legittima , & hauendo il zio dili-
gentemente ilùoi beni amminiitrato, fa egii la quetanza,& il libera d'ogni mole-
ftia 1 Vitimo giorno d'Ottobre dell'anno i ? 5) 5" • Qii^l che egli fi faccia,che moglie hab
D bia, quando lì muoia,à me è affatto nafcoilo; ne veggo altro fé non che fon fùoi figliuo-
li Toinmafò , &: donarmi .
VìTùmmufoQìntediMarfici UH.
DI quello Tommaiò Conte di Marlico appare Icritturadel 1 4 1 5? : per la quale cede
alcune ragioni, clie egli poteua in alcune terre pretendere a Leonetto Santcuerino
figliuolo di Berterando , iì come a Iùo luogo diremo , ne di lui trono altra notiria,
(è non ciie ^i lùccede nello flato Giouanni Iùo fratello .
£ Vi(jmanni (onte di Marfìco ZJlII,
QV E S TO Giouanni fu fedele molto alla Reina Giouanna, ma profperando fuor
di modo le colè del Re Alfonlò , egli fece tregua col Re l'anno 1 4 5 1 . Interuenne
nel famolò parlamento , che celebrò quel Rè dopo la acquillata vittoria in Napo
li l'anno 144.5 • Hebbe moglie donna della lùa llefla famiglia chiamata Giouanna:
■da CUI iiebbe più figliuoli, «Se fu Iùo primogenito Luigi, il quale ò morì viuente il padre,
ò pur poco dopo la morte di lui lòprauillè.
Vi Gl'erto (onte dt Mar fico IX .dr frincife di Salerno f rimo .
Di Ruberto
12 DELLAFAMIGLIA
DI Ruberto dio fecondo genito Conte di Marfico io trouo flitta mentipne l'anno A
1 447. Coilui nclLi congiura de baroni , & guerra del Duca Giouanni contra il Re
Ferdinando , (cguitò ièmpre le parti del Rè^ma riceuuta che hebbe il Rè quella me
jnorabile rotta à Sarno, fu Ruberto in guifi^Sc con prome(lè,& con minacce periuaio da
gli auueriarij, che per non tirar la guerra tutta (opra le iolo , iucoilrctto pallare allatat-
tione del Duca . Il cui elèmpio fu di tanta importanza, che hebbe à recare l'vltima roui
Ila al Re, hauendo molti altri baroni principali lèguitato m ciò la (ùa deliberatione . Ma
come egli mal volentieri , &: quali tirato per forza fi era condotto à prender quello parti
XOy cosi toi1:o,chc vide la occalìone : la quale ièguito ne principi] dell'anno^che venne die
rro alle colè palfate^che fu il 1^61 tornò lietifiìmo a Ferdinando, non ollante,che il Du
ca le l'hauelle fitto compagno,&: fratello del creicente . Coli rii-enlce il Fontano nella B
iùalloria^ouc perche molte colè racconta de coliumi, delle maniere , del valore, della li-
beralità, & cortelia di Ruberto, che lòno veramente non lòlo degne di laude,madi ani-
mi latione , per liberarmi io d'ogni fòlpetto d'adulatione, addurrò le fuc proprie parole ,
nelle quah oltre l'altre colè li vedrà il giuditio di quello autore dintorno l'origine della
=" famiglia : Dice dunque cosi . Quoniam autem locus ipfè admonuit ; panca de P^ober-
*' to : deque eius maioribus dicam . Roberto parer fuit Ioanncs : Sancii Seuerini ( id oppi-
" do nomen eli ) Comes : mater Ioanna: & ipià quoque ex eadem cum manto ftirpe edita.
" Quo mortuo lùperllitibus ex eo compluribus liberis : ca;lebs ipià : iumma illos cura , &c
" aluit : & eorum res procurauit . Nam & domi parca erat,& continens:<Ss: quòd eilèt iupra
" muliebrem iexum animo elato , & magno : vtralcjue patris : &: matris vices gerere (e vi- C
" deri volebat . Cumque eorum lingulos materna prolèqueretur cantate: Roberto tame:
" qui natu erat maximus ( qua prcrogatiua paternus ei dominatus obuencrat ) & indulht i\i
" pra maternos aftedus, & dum augere quacunque ratione res illius polìet : parum omni-
" no penli habuit . Ad coeteras autem matrona dignas artes illud etiam ad:unxit:quod ( ve
" erat iplà fidei : ac regij nominis colens ) iildem arnbus : eodeni etiam lìdelitatis Itudio lì-
''Jium inibuit. Itaqueiiihilprius habuit quàmvt Robertum egregie inilitutum Ferdì-
=' nando quibus liceret artibus coiiciliaret . Ille igitur vbi primum ;rtas tulir : equitando :
"' venando : cum ^qualibus ihih nunc iaculo: nunc gladio exerceiido : nullo turpi ocio ado-
" leicentiam labefecit, quo etiam tempore literis opera dedit : quas polì: natu grandior ina-
" lori lUidio complexus eli His igitur artibus inter regulos facile eminebat. Ferdinandoq; D
" propterea maxime carus: atque acceptus erat : Natane quoque munenbus ad ea adiutus:
" qiiippe cuius decora elfet facies : Ihitura procera : & cum dignitate : orano prò tempore
" non minus iùauis : quani grauis : atque ingenua . Ipiè ficilis aditu : gratus relponfu atq.
" imprimis vrbanus : & liberal is : cuius etiam domus generofillimo : ac probatiUimo cuiq.
=' quotidie pateret . demum fmgulis in rebus nobilitatem prx ie lerebat generis : qdod alij
.=' Gallicum ab origine quam Iralicum malunt. Nobiles enim quofda fccutos è Gallia Nor
" iTiannos : ac Vifcardos Duces : pulfisq; ex Apulia: Salentinilq^ Coniìantinopolitani Im-
" peratoris pnef edis: virtutis mento donatos in initio oppidis: iiiq-, polleros eorum impe-
» ritalTe : in quibus Venuiiam: Materam : Cupertinum : Neritomum ruilfe tradunt . C^i
w dominatus in dies magis magilqj aucìus fuit bellicam oh virtuteni : qua hxc quidem la- E
" milia in Italia ex eo adhuc etiam dorer.Chio ficlum eli : vt dum partim ipfi regum quo-
« rundamimpotentiam : (uperbumq-, dominatum parum c^quo ferant animo: partim ipli
=. à Regibus timentur: aliquando famiha cmnis ad internitioncni pene redaólaluerit : vix
« viio aut aitero iupeiilire. Adeo eucrtendx illi nihil reliqui ad crudelitatem regibus ipfìs
«fuit. Contra qui Italicam cani a(Ièrunt;nec ohm fuillè: neciiunc quidem extare apud
„ Gallos : Bntannos uè tali cognomento fimiham: deduelamq; agnatioiiem volunt ab op
„ pido : cui ex ca domo primus imperauent: vt Celanam : Martianam : Ebulam ; Mollila:
„ Aqueuiuam : qu.T ab oppidis lìinr agnominata:. coli dice il Fontano . Egli finalmente fi
porro in guila, che elfendo ricaduto alla Corte regia per ribellione di Daniello Orlino il
principato di Salerno, ei viene dal Re creato principe di quella Città il penultimo di di
Gennaio
SANSEVERINA. i^
A Gennaio dell'anno 14.^^ .Fu oltre cofi chiaro,& illudre titolo grande Ammiraglio del re
gno.Editìcò quel nobile palagio che fi vede in Napoli preflò il monartero di Santa Chia-
ra. Morì m fine come dice la lloria del Duca di Monteleone il fecondo giorno di dican-
bre dell'anno 1474.
f>' Antonello (onte di Mdrfico X. tsr frinci/'e di Salerno 1 1,
ANtonello fecondo Principe di Salerno , & vnico figliuolo di Ruberto caualcò con
gran pompa, grade Ammiraglio per Napoli del mefè di Giugno dell'anno i477.
& poco di poi andò col Duca di Calauria in Catalogna, per menarne a Napoli la
g nuoua moglie del Duca,la quale fu fòrelladel Re Cattolico. Ma efièndof 1 egli fdegnato
col Re,ò,perche il Re non haueua voluto confermargli la degnità dcH'ammiraglio pri-
ma,che con quella occaf lone;ò perche non gli pareflè,che di lui ii teneflè quel contOjche
gli fi c5ueniua,ò che pure credellè^eflèndo egli il primo di tutti i baroni del regno, che la
f uà potenza recaflè al Re fòfpetto, ò qual altra fé ne folle la cagione,chiara cofà è,che to-
Ùo che vide l'occafìone della ribellion de baroni , egli fu deprimi àdifcoiladi da lui. Ne
per lui mancò di mettere allhora, come nò mancò poi,ad ei trema rouina la cafà di Perdi
nando.Ma hauendol'imprefàde baroni hauuto infelice fine, egli non meno infelicemen
te conuenne partirfìdal regno,fpogliato d'ogni fLiadignità,& honore,ilche accadde l'an
no 1486". come più a pieno nella congiura fcritta da Cammillo Portio fì può vedere.
Ma inacerbendoli il fùo fiero animo perla priuatione degli honori,& dello flato ogni dì
^ maggiormente, non fino mai finche non commofTe l'armi del Re Carlo VlII.cótra il me
defimo Re Ferdinando,&: egli montato f ìiirarmata,di cui era capitano Monfignor di Se
renone,non fu lento à venirli a riacquillare quello, che haueua perduto. Ne quah fcom
pigli vide inbreue fpatio di tempo con fuo grandifsimo piacere la morte no folo di Fer
dinando,ma d'Alfonfò fìio figliuolo,&: di Ferdinando fìio nipote, & quello che grande-
mente gli piacque,peruenir il regno in mano di Federigo, a cui egli haueua deiiderato la
grandezza di quello grado,infino da tempi della congiura de Baroni,anzi il Bembo nel-
le file llorie dimollra hauergli il Re promefTo per lo figliuolo vna delle f ìie figliuole per
moglie.Ma non durò molto quella tranquillita.-perciò che effendo flato vna fera,vfcen- „
do dei callel nuouo di Napoli ferito graueméte da un certo Greco [il Principe di Bif igna „
D no,entrò tanto terrore ( fono le proprie parole di Fracef co Guicciardini nefla fiia lloria ) „
nel Principe di Salerno,che quello non foffe flato fatto per ordine del Re in vedetta del „
i'offefè palfate , che fubito non diflìmulando la cauf à del fòfpetto fen'andò da Napoli à „
Salerno,& benché il Re madafTe in potellà fua il Greco, che era in carcere per giullificar „
lo,cheegli,come era la verità l'hauea ferito per ingiuria riceuuta molti anni innanzi da „
lui nella perfòna della fua moglie,nó dimeno come neiranriche,& graui inimicitie è dif- „
licile llabilire fedele riconcilia tione; perche è impedita,ò dal fofpetto,ò dalla cupidità del „
la vendetta,non fi potette mai più il Principe difporre à fidarfi di lui.Onde il Re gli pre- „
Ce l'arme contro,^ aflèdiatolo nella Rocca di Diano il collrinfè à contentarfi di partirle
ne fàJuo con le fìie robe,&: àporre in mano del Principe di Bifignano quella parte del fùo
£ llatOjche non haueua ancora perduta,la quale egli doueffe confègnare al Re f libito , che
intendefTe Antonello efferfi condotto fàluo à Senegaglia,il che auuenne l'anno 14.^-/. oc
quiui pouero,& fuorufcito morifsi. Lafciò di Gollanza da Montefeltro fua moglie figli-
uola di Federigo Ducad'Vrbino vn figliuolo mafcliio fènza più,detto Ruberto.
Ti Tàihem Conte dt JitCarJìco X /. ^ 'Principe di Salerno Ili,
POchc colè apparifcono di Ruberto terzo Principe di Salerno , percìochc egli vifTe
poco tempo in illato,fè non che egli tolfè per moglie Marina d'Aragona , la quale
gli portò in dote il ducato di Villaformof à in Ifpagna , percioche ella fu vnica ti-
fi gliuola^
f4 DÉLLAFAMIGLIA
gliuola y 5i herede d'AIfònfo Duca di Villàformofa fratello naturale del Re Cattolico: A
3 quale Re hauea dato quelì:a ììia nipote à Ruberto inlìemeconlo llaro già per la ri-
bellione del padre perduro , perche egli nella nuoua lìgnoria del regno di Napoli noi tra
ùaglialTe in quel modo; che il iùo padre Antonello con perpetua rirrolia hauea moleila-
to non meno il Re Federigo, che il giouane Re Ferdinando , & il Re Altonfo iùo padre,
6; il vecchio Ferdinando iùo auolo . Con la qual Marina il Principe Ruberto generò
quello vltimo Principe di Salerno detto Ferrante, &: vnalìgliuola per quel che io mi iàp-
pia detta Laura,Ia quale fu maritata a Don Inico d'Aualo Marcheiè del Vallo . Qiieih
Marina dopo la morte del Principe Rubertd^paisò alle ièconde nozzej & maritoisi à Ia-
copo Appiano di quel nome quarto Signor di Piombino .•
B
t>i Ferrante Qùthte dì Mar f co XIL & frincìfe di Salerno tilt.
SEcóndo raccontano quelli della caia, il Principe Ferrante nacque in Napoli l'anno
I 50 7. a 1 8. di Gennaio . Eilendo egli Signore di così ricco , &: nobile itaro, pro-
curò Don Bernardo Vigliamarina Conte di Capacela , &: Ammiraglio del regno di
dargli , efìendo ancor egli fanciullo , liàbellaiua vnica figliuola, & herede per moglie,
dal qual iùoceio egli fu nutrito , & allenato . Peruenuto all'età di poter adoperar l'arme, .
la prima vicitache egli fece , fu quando iniìtmc col baronaggio s'andò centra il Duca
d'Albania , il quale veniua à danni dd Regno. Nella guerra di Lautrech egli li tro- C
uò dentro Napoli quando la città ersaiTediatajOue egli ipeie ailai trouandoli capua-
no della battaglia della gente d'arme: Anzi montato in galea con Don Vgo ii tro-
uò in quella rotta nauale , oue col Marcheiè dd Vallo , & con Aicanio Colonna lu fat-
to prigione da Filippin Dona . Trouoilì à Bologna nella coronatione dell'Impera-
dor Carlo Qu_into , ma non vi hauendo luogo conueniente al iuo grado , non vi com-
parì iè non in maichera . Seguì poi l'Imperador à Tunizi , oue hebbe carico di ge-
nerale della fanteria Italiana , &: di la venuto con lui à Napoli l'accompagnò lino in
Prouenza . Ma ritornato à Napoli fu , come allhoraii credette per lieue cagione pro-
uocato à ilngular battaglia dal Marcheiè di Pulignano, il cui ardimento elTendogli
paruto troppo luor del douere , «Se non degnando egli quella competenza , il fece con- j)
notabil vendetta ammazzare d'vn colpo di icoppio dentro la prigione della Vicheria,
oue il Marcheiè per quello iùo slìdamenro era rattenuto . Andò per liberarli da mini-
llri regi à trouar l'Imperador in Fiandra, ilquale non mollrandoii ieco in colà al-
cuna adirato , il confortò per non alterare i termini della giullitia ad hauer la pace
da gli oifeiì : la quale ottenne per opera del Marcheiè dei Vallo iùo cugino . Segui poi
in proceifo d'alcun tempo rimperador in Algieri , & indi accompagnatolo in lipagna,
le ne ritornò à Napoli . Di quiui chiamato dal Marcheiè del Vallo in Lombardia ,
fu fatto capitan generale della fanteria Italiana, ,& interuenuto nella rotta di Cereiòla,
fu commendata la iua opera , fi come dice il Giouio nelle fue illorie , d'hauere in quello
llretto , & ditlìcile frangente ialuata la fanteria » Ruppe poi alla Stradella Piero Strozzi p
con laude di valoroio capitano ; ma hauendo permeilo che il Duca di Somma, & il Con
tediCaiazzo iuoi parenti farti prigioni icampalfono ; à quali come à ribelli di Celare
Ci iàrebbe lènza alcun dubbio mozza la tella , hebbe à riportarne l'ira , & lo idegno del-
l'Imperadore. Et con tutto ciò andato à troiiado fu riceuuto da lui gratioiàmente,il qua
le condottolo ieco alla battaglia di San Delìr alle frontiere di Fiandra , & di Francia,
Veggendo che il Principe per eilèr venuto in polle , non hauea menato caualli , ne
gli donò vn de iùoi molto bello , & riputato all'ai buono . Tornato poi à Napoli
il abbattè à quei catriui tempi de romori di quella città , commoili dal non vole-
t& ì Napoletani j che con graue lor pregiuditio II mettcilè lor adoifo iecondo il
coilume
SANSEVERINA. i^
A coHume di Spagna rinquifìtionej'& eletto dalia 1 ùa patria ambafciaxiore aH'Imp.non pò
tè, ne volle Ichifar quella fatica.Ma Celare iliiTiando,che la Città hauellè grauemérc tal
lato a prender l'arme contro don Pietro di Tolledo lìio Viceré , &z gelolo della autorità
de lùoi miniilri, volle che il Principe fé ne tornafle a Napolij& che vilitaffeil Viceré, ha
ucndo dall'altro canto fatto non molte leuere dimoiUationi contra la colpa de Napole-
tani. Non tornò mai capitano alcuno vittoriolò alla patria con tanto concorfodi gente,
con quanto tornò il Principe a Napoli , eflèndo il popolo vfcito a pie fuor della Citta a
vederlo,&: tutta la nobiltà montata àcauallo per incontrarlo,&: le donne corle tutte alh
finellre, come nelle grandi celebrità lì colluma per honorare quelìo fùo ritorno. Ne pr
le vie della città li poteua paflare per la calca grande della plebe,Ia quale prendendo i pie
B coli figliuoli in braccio, & lòUeuandoIi alto da terra moilrauano loro col ditola perlona
del principe . Smontato che egli tu à cala, & pollolì à letto per ripolàre,non li potè per
gran parte della notte fèguente tener vlcio ferrato ad alcuno, volendo à fchiera a fchiera
entrar le genti di mano in mano in camera per vederlo . Nelle quali calche abbattutomi
ancor io,ilquale era allhor giouanetto, mi rella la memoria ancor frefca di quello accide
te, confiderando non lenza gran marauiglia,quanto fono ardenti gli affetti del popolo.
Andò poi à vifìtare il Viceré , il che fu lènza alcun dubbio il principio della fùa rouina,
percioche hauendo il popolo fatto le medclìme pazzie, & nella piazza della Selleria ha-
uendo alcuni abbruciatoli odori nel paflare , poi che non gli haueano potuto Lir archi,
& altre più honoreuoli dimol1:rationi,(ì commofle contro fi fattamente l'inuidia del Vi
C cerè,& per conièguente rodio,& maliuolenza fùa , f degnato prima ardentemente con-
tra di lui per hauer prefà la protettione de Napoletani , & andato all'Imp. per loro;che
procurò poi fèmpre di trouare in che modo lì potefle leuare vn barone ai tanta riputa-
tone dauanti. Ne palìarono molti anni,che il Principe in andando da Napoli à Salerno,
gli fu tratta per cam.mino da luogho occulto vna ai-chibufciata. Et trouatolì benché tra
balze,& luoghi molto malageuoli l'iinberciatore, & volédo egli quella caufàconofcere,
efTendo quelli fùo fuddito ; il Viceré comandò che lì traheffe a tribunali regij.Et benché
quello trouato colpeuole foflè di la ad vn tempo giullitiato , rellò nondimeno oppenio-
rie nel vulgo , che tutto ciò per coni èntimento del Viceré f offe flato fatto , il quale non
reggendo per auuentura nufcire i fùoi dilègni,fì era pollo per altra via à procurar la ro-
D ulna dei Principenlquale di ciò accortofì,lì partì di Napoli,& con cattiuo coni iglio,nori
airimp.appo ilquaie hauea tate volte trouato gratia , ma al Re Arrigo di Francia n'andò.
Ilche gli tolfé affatto lo flato , efTendo flato giudicato ribello per nò hauere vbbidito al-
l'Imp.ilquale in quel tempo l'hauea mandato a chiamare ; Eflèndo in Francia andò con
l'appoggio d'Arrigo à trouar Solimano Imp.de Turchi, perche con le Tue forze raiutaffe
a ritornare in fignoria . Venne vna altra volta con armata in Italia, per far qualche fòlle-
uatione nel regno, ma ogni colà riufci vana . Il reflo della fùa vecchiezza pafsò con poca
laude, attribuitogli otio , lafciuia, oc infedeltà,con che venne ad ofcurare in gran parte il
grido della fìia paffata riputatione . percioche e non fu mai principe alcuno fùo pari, che
tenelTe più magnihca,& nobil corte di lui. DilettofTì molto della mulìca, non gli difpiac-
E quer le Iettere,fù cortefè,& di bella, & gentil maniera fòpra modo, cosi lì fpeniè in lui il
primo ceppo della famiglia Sanfèuerina , hauendo perduto lo flato , oc non hauen»
do perla llerilità delia moglie lafciato hgliuoli . Hora tornando à dietro parleremo
degl'altri hgùuoli dei primo Toinmaiò Conte di Niirlìco , & primieramente diremo di
Ruberto,
!Di Ruherto Onte di (urt^hanù auoìo di Carlo UI. & fùoi fùcce fori .
FV Ruberto Conte di Curigliano huomo di guerra,&: è quelli di cui fauella Gìo: Vii
iani neli' X I. lib.della fùa Cronacaril quale eletto inficine col Còte di Chiaramóte
per i'imprelà di Sicilia lì parti il i j . giorno di Giugno del 1 5 5 ^. con 60 Galee^
, ■ ■ h z Secoli
1^
DELLA FAMIGLIA
TùtHmdfo
mig
Tomntdfo
lACOf» Si-
gnor di
rcrlil^ .
Francesca
Signor dt
JSiard'o,
Sgnar di
jyard^.
^ con più altri legni dal porto di Najx)Ii per quella guerra . Fa ancora mentionc A
di lui M.^rrco nel primo libro lotto l'anno 1 54^. ilquale parlando de prouedimentichc
haueano tAtto 1 Napo!cranicontra Currado Lupo capitano del Re d'Vngheria,dicc,che
haueano con gran pompa fatto loro Capitani M.Ruberto di San{èuerino,& M. Ramon
do del Balzo valenri Baroni , Per le memorie dcirArchiuio 10 ritrouo,che egli fu Ciam
berlano.che dal Re Ruberto hcbbe ceto oncie di remuneration l'anno; &: che peruenuto
il Regno in mano della Reina Giouanna , & trouandoli Galfo di Diniiìiaco Conte di
Terlizzi in lilaro di perder la teita , come perdette ; la Reina gli donò Terlizzi , la Cu-
ra di Ruuo , & Loieto l'anno 1 54.6" a 2 5- di Giugno , così hauendo riguardo a luoi lèr-
uigijComeàcontemplationediTommaiò Conte di Marlìco liro nipote. Qjjelìoè
quel RuuO;dicui [ece mcntione Oratio . Inde Rubos fefsi pcruenimus,che Francefco B
Guicciardini ellèndogli per auuétura ignoto come volgarméte fi chiamafle^chiamò fèm
pre,ii che malageuolmente da paeiàni farebbe riconolciuto, Rubos. Appare nel X. anno
del Pontclìcato di Clemente VL l'annp i ^ p vnacófermatione di detto cótado di Ter
lizzi a iUiberto , Hebbe per moglie lacopa di Boico, con cui procreò Tommaio lìgliuol
maichio-ilquale moiì in vitadel padre,& parmi che hauelle hauuto per moglie Caterina
d'Alueto lenza lalciarne figliuoli ; lacjuale lì maritò poi col figliuolo d'Amelio del Balzo.
Hebbe ancora due temine Giouana maritata a Cario Ruffo Conte'di MontaltOj«S<: Mar
gheritarlacjuale hebbe per manto Lodouico da Durazzo padre del Re Carlo IH. Egli
morì finalméte l'anno 1^61 hauédo ottenuto da Re Lodouico,& Giouanna di poter di
iìribuue i Tuoi beni feudali a figliuoli de frarelli:percioche egli morì séza figliuoli malchi. C
Di Ruggieri fratello del già detto Ruberto 10 non trono altra memona,lè non quel-
Ia,che ne fa Giouan Villani; quando dicc,che egli fu mandato dal Re Ruberto con gente
d'armeàcaualloeapiè per rinfrelcare l'armata come haueife prelà terra : laquale ar-
mata era partita di Napoli 1' XL giorno di Giugno dell'anno 1 5 4 1 per l'acquilto di Me
Jazzo,ilquale lì ottenne poi dalle genti del Re il 1 5- dì di Settembre di quell'anno .
Z>i Cu^l'telmo , CrfioifuccelJon Signori M Terltzù » ^ ^' 'Rdrdò ,
GVglielmo fratello de i fopradetti Ruggieri , & Ruberto fu Signore di Montefano,
ilquale egli coperò da Paibertoda Pontiaco Maeilro Rationale l'anno i 3 5 8. Heb-
be per moglie Margherita di Scocco ;& perla licenza, che egli impetra di poter D
diilribuire i luoi beni feudali tra Tómalò,Iacopo,&: Francelco lìioi figliuoli,non h dubi
ta lui hauer oltre Montelàno altre caiblla po(Iedute,6c particolarmente Padula.Tomma
lo luo figliuolo fu Ciamberlano , &J l'anno i ^ 5 i la Rema Giouanna gli hauea donato
Caleila,& Moriarà cal^ella di Goffredo di Morra nbelle,per noneffcrfi dice la Reina di-
Icoilato mai dal noffro fiaco nelle imminenti necelsità. A colini lalciò Ruberto lìio zio
Ruuo,Terlizzi,&; Loieto, di che le ne vede l'inueffitura quel medefimo anno \^6i che
egli morì . Hebbe per moglie Giouanna Ruffa , & mollisi l'anno 1577 lalcianclo vn fi-
gliuol malcliio , il cui nome fu Iacopo, & due f emine , Chiarella , & Couella , colei da
maritarli con duemila oncie di dota, Coilei con mille , & quattrocento . Iacopo l'an-
no I 577 a gli 8 di Febbraio ottiene dalla Reina Giouanna l'inueffitura per morte di E
Tuo padre di queffe terre , Ruuo , Terlizzi, Lolèto, feudo della Fongara, Padu-
h , Sanie , feudo di Donna Egidia in Policaffro , vn feudo che fu di Ceccone d'Ar-
rabito , Montelàno , Calcila , Mariara , &: Cafaltone , che tutte fruttauano oncie 580
Io non ho trouato quando egli lì muoia, le non che nel m^i ritrouoil Contado
di Terlizzi paffato in poter di Amerigo Sanlèuerino manto di Chiarella Tua lòrel-
la ,di cui alilo laogho parleremo ; onde lègue che egli lìa morto lènza figliuoli'; di
Iacopo fecondo figliuol di Guglielmo io non trono altra notitia,onde leggiermente
fi làrà morto lenza lùccelsione . Francelco terzo figliuol di Guglielmo trono io
che egli è Signor ài Nardo ; & così veggo, che lìa Signor di Nardo Bernabò Ilio figli-
uolo . In certe memorie che mi fur date in Taranto notate da vn certo Notaio Angelo
Crafullo
SANSEVERINA. ^ 17
A CrAfluIIo: il quale (crifle quel che di giorno in giorno Ccguì in quelk guerra , che il Re
Latiisko fece a Taranro,li troua fatrd menrione di FracelcO;,& di Bernabò. Ma Bernabò
parricularmére ne primi dì del mefè d'ottobre dell'anno i ^s>i> dice hauer rotto laguer
ra a Ramondo Orlino Principe di Taranto . Moilra poi che l'anno fèguente il nono dì
del mele dì gennaio lègui battaglia in San Pietro in Galatina tra le genti di Bernabò , &c
quelle del principe , & che il Sanfeuerino reitò lìiperiore . Quello Bernabò dice l'iilo-
ria del Duca di Monteleone , che fu vn fàuio guerriero ; ma bifògna puntar bene quel
Juogho a non parer, che egli ha fratello del Duca di Venoià . Dopo la morte del Prin-
cipe di Taranto egli h trouò dentro quella città per difeià contra le forze del Re Ladil-
lao;& benché il Re vi folle finalmente entrato,con hauer menata per moglie la principel'
B fa vedoua.al Sanfeuerino fu conceduta per patti podelH di ridurli in fàluo oue più gli
piacelTe.ne di lai ne di lìia fucceiìlone,(Sc coli parimente di tutto quello ramo apparilcie
altra memoria.Hora lerbado à dire di Iacopo nei tìne,il quale fu ancor egli figliuolo del
primo Tommalò conte di Marlico.-percioche quel ramo è molto grande, &;da lui molti
altri rami ^cedono,parleremo diRuggieri fratello dei lècódo Tomaio Cote di Maiiico.
Vi ^u^lieri Qonte di MiletOy &fuoifticce]Joru
LA prima co/à che di querto Ruggieri (i vegga, è nell'anno i ^ 5 7 à tepi del Re Ru-
berto, quando Tommalò Ilio tratello Conte di Marlìco impetra dai Re,che mo-
C rendo lenza figliuoli gli debba lùccedere Ruggieri lìio fratello Conte di Mileto.
Onde (I vede egli in quel tempo elTer Conte,& per quel che trouiamo da altre Icntture,
chiara colà è;che egli riceuette quello titolo dai Re Ruberto.A tempi della Reina Gioua
na viene chiamato ciamberlano,& rnarelciallo del Regno,& per parte di Margherita del
l'Oria cotelfa di Terranoua Tua zia materna, 'a quale fu moglie di Niccolò lanuillaluc-
cedette al cotado di Terranoua,di che (cnt vede Icrittura a 1 6* di maggio dell'ano i 54^.
Hebbe egli due mogli,la prima tu Giouanna d'Aquino, con cui fece due figliuoli malchi
Enrico,& Giouanni,&: duefemine Ilaria coli detta dal nomedeirauola,& Margherita da
quel della Ziajquella maritata con Filippo di Sanguinerò Cote d'Altomonte,quella con
Lodouico di Saurano Còte d'Ariano, & d'Apici.La lèconda moglie fu chiamata Marche
D fa del Balzo, con cui generò Ruberto figliuol malchio vnico , 6c tre femine Caterina ,
Giouanella,& Agnefè.la prima à cui tu manto Iacopo di Marzano Cote di Squillaci, ql-
li che prele primo di lùa cala titolo di Duca lopra la città di Selfa ; la feconda non veggo
effer maritata,& Agnefè fu moglie di Fracelco della Ratta Conte di Calétta figliuol dei
Conte Antonio.Tutti quelli matrimoni appariicono nel fìio teilamento fatto in Napoli
à 1 8.di Febbraio dell'anno i ^ 6'y.onde molte altre colè lì cauano , lui hauer coilrutto il
monallero di S. Caterina in Terranuoua, oue egli vuol che Ha fèppellito morédo fuor di
Napoli.Lacappella in Napoli ellèr quella à San Domenico quando s'entra nella fègrellia
oue Ila fèppeilita la fìia prima moglie. Le doti delie figliuole tutte effere Ilare di due mila
oncie in tuor quella dell'ultima;che fu di i yoo.Di Giouanni non fi fa mentionejonde io
E llimo in quel tempo ellèr morto,& per auuentura non hauer hauto moglie,ne procreato
figliuoli.Nella fèpoltura della prima moglie fò polle quelle parole. HIC lACET COR
PVSGENEROSAEET DEO DEVOTAE DOMINAE , DOMINAE IOANNAE
DEAQVINO COMITISSAE MILETI , ET TERRAE NO VAE , QVAE OBIIT
ANNODO. MCCCLXV DIE V I. APRILIS X 1 1 1 IND. CVIVS ANIMA RE-
QVIESCAT IN PACE AMEN. Enrico,come habbiamo detto,fuo primogenito fu an ^^;„ ci
cor egli,ri come il padre marefciallo del regno.Fugli lalciato dal padre il cotado di Mile- »< <^» mì-
to,Borrello, Rocca diNichiforo,c6 le T5nare,et Calai di Fracica 1 Calauria,Polliglione,le gli^^,,^
Serre,baronia di Fafanella,Ricigliano,Balbano,Altauilla,Cóturlò,& la città di Capacela
in Principaro,co dilpolìtione,fòpra la quale hebbe l'allétiméto dal Re, che moredo l'un
taccilo séza, figliuoli mafchi^debba f acceder i'altJ:o,& coli parunéte 1 loro figliuoli mai'i-
" B 3 tandofi
|8
DELLA FAMIGLIA
Conte di
Mtleto et
di- SelcO'
Zitm Co-
te di MI-
leto (isr di
Mclcajirn,
Utilert»
Conce di
Tarrawué
fnnee Co
(c d., rer-
ritruiitn.
frincefct
Conte di
tandoH le donne "con doti di paraggio.llche dille il padre hauer fatto per ampliatione &: A
niag:iihccnza della f-amiglia,&legnaggioSanièuermo. Nel i^y6 ellendo già morta la
Conrella di Belcailro,&; per ciò licaduto il f ùo conrado alla corre, la Reina Giouanna del
mele di lèttembre lo donò a quello Enrico,inritolidolo Góte di Bclcallro, come m certi
diari)jche fi ferbano nella libreria Vaticana , fi può vedere. Fuliio figliuolo Ruggieriril
quale nell'anno 1585- appariicie eller conte di Mileto , &: Gonre di Belcallro, nel quale
anno è capitano in pace,&: in guerra in Principato citra.Luigi Conte di MiletO; &: di Bel
callro:il quale uiue à tépi del Re Ladislao,fiimo eller figliuolo del già detto Paiggieri.Go
Aui ottiene da quel Re la confi;rmatione de palFati priuilegi , che a feudi non luccedano,
fé non i malchi,&: per quello che morendo lènza figliuoli gli debba fìiccedere Enrico co
te diTerranoua fìioparente,& coli all'incontro^di che (e ne vede l'allènlo nel 1402 a B
I S.d'Aprile.Ma nel 1 40 5-.apparilcie,lui eller ribello del Re,&: per quello Barbarano , Se
Zagarefè lue terre per iua ribellione ellèr donate in quell'ano ad Artulo Pappacoda.Que
ilo è quell'anno che iuccedette al 1 404 nel quale il Re Ladislao quali Ipenlè la famiglia
Sanieuenna,hauendo fatto alcuni di loro vccidere,&: mangiar àcani,come a Tuo luogho
diremo.Il che apparifcie non iòlo per la lloria del Duca di Monteleorie,ma etiamdio per
idiarij già detti del Craflullo.Onde m quello tempo llimo ancor io^che fia per auuentu-
ra cacciato dall'altro luo llato,o morto in qualche modo il Conte di Mileto Luigi. Ghia
ra colà è che nel 1 4 1 2 Conte di Bel cailro è Pietro Paolo da Viterbo, onde par che quc
ila linea li fpéga.per quello torniamo all'altro hgliuol di Ruggieri,detto Ruberto il qua!
fu Conte di Terianoua.Nel i 5 ó'^'.era egli,per quel che dal tellamento del padre li caua, C
bambino d'un'anno oc f ugli dal padre lalciato il cótado di Terranoua, Gioia, Fiumara di
Muro con la Motta,& la Catena, nel 1^85-0 creato dal Re Ladislao capitano .à guerra,
oc Gallellano della Sellia. Nel r 55*0 è fùo Luogotenente, oc Viceré nel Ducato di Gala-
uria.Hebbe per moglie Lionarda Caracciola Sorella di Giouanni Còz^ di Hieraci,concui
generò Enrico.Di Enrico fi vede fcrirtura nel 1401 a 22 di fcbbraiomella quale è chia
maro dal Re Ladislao af fine,quello che i Re di Francia per legno d'honore ioglion dir cu
gino,<S: quelli di fpagna my primo.Nel 1 40 5- .per alcuni iuoi debiti,che egli douea al Co
te Giouanni Caracciolo luo zio,fi vede,che il Re gli concede vna moratoria. O in que-
llo tempo , o poco di poi douettefi Enrico partir da ièruigi del Re per le crudeltà da lui
viate inuerfo de lìioi parenti: Gomunq; fi lìa egli era prigione del Re l'anno 1 4 1 1 ( co- D
me dalla lloria dei Duca di Monteleone {\ caua ) nel Calici di Santo Ermo, & dilìderan-
dojcome tutti fanno,Ia liberta,& inlìémemente far qualche nobil fatto , hauendo in iua
compagnia il Conte di Santa Agataconaltri iìioi parentin quali eraiio ancor eisi prigio-
ni,li poie a tentar l'animo d'un cognato ad callellano di quella fortezza; le gli baltaua il
cuore d'uccidere il cognato,& d'impaoronirfi del cailello , gran premi promettendogli,
<& già colui haueua accettato rinuiro,&: molti altri alla lor deuotione tirati,quando Ico-
perta la congiura,adue conti fu mo-zzoil e o,&: gli altri impiccati,^ in quello modo do
uetté perderli il contado,& Ipegnerfi il fàngue.Onde l'anno 142 5 io veggo il detto con
tado peruenutoin potere di Saladino di Santo Angelo. Bilògnerebbe fiora parlar di Fran
cefco Conte di Lauria fratello d'Antonio Conte di Marfico, & per confèguéte della fìia E
fuccefsione: ma perche di quello ramo poco più io harei (ia dire di quello,che nell'illello
albero è notato,non elfendomi abbattuto a vedere ài loro molte fcritture, pallerò a Ber
terando figliuolo del Conte Antonio,^ à f ùoi iùcceflbri.
2^/ 'Beri er andò Signor di {}iaz^, &fioi Succejjcru
O Erterando fu così chiamato dal nome dell'auolo materno Berterando del Balzo Co
J-/ te di Montelcaggiolò.Hebbe collui dal padre Cornerò , Rofsignano , & li Fellitti.
Et dalla heredità di Ruberto lìio fratello ottene Albanella,SanPietro,Santa Maria
della Tauerna detta Cafànuoua,& il tenimento di Paiàno.Et clfendo licaduta alia cor-
te del
SANSEVERINA. ip
A re del padre Campom per "ribelJione di Mattia di Burgenza fùo rufFeudatario ; il Conte
Antonio con ì'^ùmio di Carlo IlI.Ia dona ad eflb Bertcìando fiio tìgliuolo. Nella morte
ad padre il veggo creato dal già detto Re Car]o,goucrnaror di Terra di Lauore, del Co
tado di Molifi, &c di Principato con piena autorità , oiie molto loda la fedeltà , & valor
{ìio.Ma come le colè di que tempi llauano fòttopolle per diuerlì accidenti a fjieflìllime
mutationijcofi Berterando fi vede^che ièguì poi la fattione di Lodouico d'Angiò , onde
per ifcrittura del i^c^i Lodouico fecondo gli conferma 56'5-.oncie annue:chegli anni
innanzi Vincislao Sanfèuerino Duca di Venofà l'haueua donate in ifcambio del grande
coneilabilato , che lafciatogli dal Conte Antonio fùo padre, il detto Re Lodomcofècon
do haueua donato ad Amerigo Sanleuerino,di che Berterando fi era contentato.Per c|ue
B Ila cagione fi vede fcrittura della Reina Margherita dei i ^ ^ 5 . che fiano fèquellrati i be-
m,che Berterando,& Ifàbella del Balzo fùa madre haueua in Auerfà , non hauendo egli
voluto comparire alle chiamare,&: citationidi effa Reina. Vide egli la morte del Conte
Tommafò f uo fratello^ f ù tatto balio, & tutore, come à f iioi luoghi fi diflejde fùoi ni-
poti,di che hebbe la queranza l'anno i ^ 5) 5. nel qual tempo fi vede,che egli era già ritor-
nato alia fedeltà della Reina Maighenta;la quale ne principij di queiranno gli da ampia
autorità in raffrenar i ribelli delle prouincie di Terra di Lauoro, dei Cótado di Moli{i,&
deiI'uno,& l'altro Principato, & particularmente fòpra Salerno,la Caua,Santo Adiutoro
& Nocera.i'anno 1404 il Re Ladislao gli concede molte ragioni,&: reintegrationi fòpra
la fùa Città di Caiazzo.Qu_efla è l'ultima fcrittura , oue io veggo che fi faccia mennone
C di Berterando viuo,non fàpendo inlino à quella bora quando egli fi morille,ne che mo
giiehauellè egli hauuto,fè non che certa cofà è,Leonetto efi'erellato fùo figliuolo, &: per
auuentura naturale.La prima cofà clie io leggo di Leonetto è nei 1416". che Giorgio d'A zeonett»
lemagna Conte di Pulcino compera come fùo procuratore da Francefco Marramaido i •''«ì:-';* ca
Feilitti,à Filippo Aiitonio padre di Francefco donati dai Re Ladisiao,il quale per auuen- '"O-"
tura alihora li tolfè à caf à Sanfèuerino.l'anno lèguente tolfè per moglie Lifà d* Attendoli
figliuola dei grande Sforza , & fòreila per laro ancora di madre di Francefco , clie tu poi
Duca di Miiano.Fu quelli eletto dal f ùocero per la potenza,&: nobiltà della fùa famiglia,
per io valore delia fùa propria perfòna , .!c per la cognitione dell'arte militare , come per
vna difefà contra l'alterigia, &; orgoglio dei gran Sinif calco, & degli altri fuoi emuli. Del
D 1415? in Sanfeuerino,fi vede vna bella fcritruraroue dicendo egli in prefènzadiTómafò
Còte di Marfico appartenergli! 1 p diaerfì titoli, & ragioni Caiazzo,Corneto , i Feliitti,S.
Pietro, Càpora,S.Maria della Tauerna,Aibanelia,Territorio di Perfàno,il Fofro,& laTor
re che fi dice li Caiuanelli,il Coiite gli ii(ponde,che coli crede efièr vero , & hauendo ri-
guardo alle vmu di elfo Leoni:rLO,& che dette Città,teiTe,&; luoghi da altri occupati,egIi
coi fùo vaiore,fè i'hauea ricouerato,& confiderando efler Lionetto meriteuole di quelli,
&c più ampi doni,& honori, tutte le ragioni,che egli in detti luoghi hauea iiberamétenel
la fua perfona trasferifce,à lui ogni attione,ciie in detti luoghi gli fi apparteneua, ceden-
do.Ma volendo l'anno fèguente(fi come dice il Corio) vfcire in contro à Carrafeilo Car
rafa fighuoio di GurelIo:il quale hauea prouocato chiunque voiefTe venire à romper vna
E lancia con lui dal campo di Sforza, fu difauuenturofàmente per si fatto modo colpito
nel fregio dell'elmo dal Carrafa,clie fittoglifi più di due dita il terrò dell'alfa nella tronte
conuenne che andaflè à terra,& indi à non molti giorni morirli, iafciato vn fbi figliuolo
herede dei valore , & delie fùe facuirà Ruberto Iliulf re ^ & famofo Capitano de iuoi
tempi .
Rimale Ruberto alia morte del padre di età di tre anni alleuato diligentemente fòt- ^^^f» .
to la cura delia madre:Ia quai otténe dei 1 4 2 ^ vn priuilegio delia Reina,coi quale crea ca fJ'J^ ^^
gitano delia fùa terra di San Pietro di Val Raone il detto Ruberto fùo figliuolo, hauen- come di
do riguardo che in quel modo cosi Leonetto fùo padre,come Berterando fùo auolo lia- ca,ii^K>
ueano quella terra tenuta.Dei 3 1 . Lifà fùa madre fùppiica,che il figliuolo non debba ef-
ière moieibto da quelli di Potenza per cagione, che luo padre quando viueua , haueffe
13 4 in quel-
20 DELLAFAMIGLIA
in quella città {ècondo gli vfi della guerra fatto alcune precle,danni; &: fcorrerierpercio- A
che con la pace,che (i fece con Lodouico d'Angiòj& con Sforza fi fece ampio , òi libero
perdono à rutti coloro della iattionerla qual gratia è a lei dalla Rema gratiofamenre co-
cedura;comandando,che per limil conto niuno trauaglio fi delle a Ruberto iùo tìghuo
lo,&: herede.Nel 47 ellendo egli capitano di Francclco Sterza Tuo zio,gli vien da Ruber
to Sanièucrino quelii,che fu poi Principe di SaIerno,contermato Corneto co calali. Die
CI anni apprelfo parendo che per hauer militato in Lombardia con alcuni njmici,&: emù
Il del Re AlfoniòjfolTe incorio in alcuna fpetie di ribellione; il Re eflcndo egli venuto à
perdono,amoreuolmente il riceue,la fua grana relBtuendogli)& ad ogni degnità, & ho-
iiore di nuouo ammettendolo.In quello illeflb anno alcuni meli dopo tutte le iuc citta,
terre,& luoghi coli da lui poiIèdute,come dal padre , Se dall'auolo ampiamente li confer B
ma; Anzi non molto di poi commendando con molte lodi il valor (ìio nell'arti della guer
ra gli rilaicia la ralla generalesche pr conto delle lue terre alla corte regia s'appai reneua.
Neli'iileilo anno limilmente Margherita Sanieuerina madre di Gaiparo conte di Ca-
pacela ordina à luoi vfficiali,che rendano à Ruberto la terra di Campora . Morto il Re
AltonlojSc impacciato Ferdinando lui principio del luo regno nella guerra de baronijè
mandato Ruberto da Francelco Sforza Duca di Milano ilio zio in aiuto del RcjCon dar
gli ordine di trouar denari,& di ulàr il lùonome)&: di far ogni altra colàgioueuole,&: op
portuna al Re per 1 bilogni della guerra.Non gli fu di quelli lèmigi ingrato il Re Ferdi-
nando.-percioche l'anno.ó'y.li dona in vita lua tutte le collette, làli, & altri peli , & paga-
menti a qual li voglia (òmma alcendenti lopra le terre lue.Tutre quelle cole (1 fono ca- C
nate da iciitture,che li lerbano hoggi dal Conte di Caiazzo luo pronipote : le quali co-
me pegni lècuri della verità,benche di lui infinite cole fi leggano nelle publichc illorie,
non ho voluto Iprezzarejhauendo mallìmamente per ilpericnza vcduto,come Ipeflo c5
j'auito di tali lcritture,gli errori di molti Itorici fi dimollrino.Hora à quelle palìando, di
cojche neir lilorie del Corio, li vede eller lui l'anno 47 chiamato valorolo capitano , &
con Carlo da Campobalfo eller mandato a prender la polfeirione di Paula. Fu l'anno 48
con Manno Barile mandato in air.to di Cremona terribilmente opprefTa dall'armata de
Venetiaiii. Nel fatto d'arme di quell'anno tra lo Sforza, èc i Venetiani grandemente fu
lodata ropera,& valor luo , efl'endo flato Icmpre veduto fra primi combatter valorolà-
mentc co nimici,con hauer adempiuto l'ufficio di prudéte capitano,&: di valorofò lòlda D
to.Scgnalata fu l'opera lùa nella lèconda rotta data à Venetiani . Nell'allcdio di Milano
liauendo egli le ilanze al mónallero di Biaggio ilrinlè di quel luogo valorolàmcnte la
città.Confìd.ìnio il zio nella lìia induftria , gli comandò che Ci aflicurafTe della periòna
di Guglielmo fratello delMarcheiè di Monferrato. Mandato contra la valle di Lugano,
in brieue s'inlignoii di tutto quel paelè.Volendo Francelco Sforza honorare con grato
teilunonio la morte di Mano Barile affogato nell'Ambio , fece accópagnare il lìio cor-
jioàl^auiadaRubcrto.ApprcllòIa Rocca di Briuio portandofiegli intrepidamente fu
ferito d'un verrettone in vn braccio l'anno i45'o.E(fendo Francelco già diuenuto Du-
ca di Milano fu da lui mandato Ruberto ad allaltar le'cailella del Milanelè occupate dal
Duca di Sauoia. Scorrendo inlìno à Vercelli con mirabil diligenza,&: valore ricouerò Ba E
lignano, Valenza,&: quanti altri caflclli il Duca teneua in quel di Nouara , & Pauia.l'an-
110 5" y ricorrendo Niccolo Potelìce allalito da Iacopo Piccinino per aiuto al Duca,gli fu .
madato Ruberto. Fu poi dal medelimo l'ano i 4<j o màdato come di lopra ii dille in aiu
to di Ferdinando.Ondc di lui il Pontano cofi ragionarle cui parole comedi autoredi tan
tagvauità in conto nelluno ho giudicato che fi debbano tralalciare . In quelli tempi di
Mola partendoli, venne il Re con pochi à trouar Ruberto Sanfeuerino : il quale per lo
iuo Imgolar vaIore,& dilciplina nell'arre della guerra,Francelco Duca di Milano di L5-
baidia gli mandaua in aiuto . Lacui venuta non lòlo fu grata à Ferdinando, ma da lui
con lomma alpettatione era Hata deliderata ; sì per eller egli huomo di gucrra,feroce,
& nutnto nelle vittorie, 6c lì perche elTendo figliuolo della iòrella del Duca veniua & à
popoli
SANSEVERINA. 21
A popoli ad cflér di grande fperanza , & al Re aggiugneua non piccole forze, & vigore. »
A colT:ui di barca lìiiontando andò li Re a riceuerlo nel Jito del mare , & poiloli à ragio- »
nare con lui , gli moilrò in che llato le coiè f ìie , in che quelle de nemici li rirrouailbno , »'
quello che era meiliere, che egli facellè ,& quello che Ferdinando lileflb intendeadi »
tare . Confortando che al primo tempo melsi in barca 1 Caualieri che egli menaua, tur- »»
to il i'uo eièrciro di Mola , & di Fondi m Baia , & Pozzuolo traghetrafTe . Qiielk iono
le parole del Fontano ; & come nel rello della fìia Storia lì può vedere , gioueuole mol-
to tu lènza alcun dubbio la (ùa opera in quella guerra . Oncle io credo nel fine di efla ha-
uergli il Re donato in premio del fuo valore fra l'altre colè titolo di Conte Ibpra Caiaz-
zo . Tornato a Milano , & morto non m^no il Duca Francelco , che il Duca Galeazzo
B fuo figliuolo j fu Ruberto con alcuni principali mello al gouerno del giouanetto Duca
Gio: Galeazzo . Ma sbalzato da quel gouerno per opera di Cecco Simonetta fuo emulo,
hebbe a Icampar di Milano non meno con l'ardire , efiendo con alcuni fùoi montato a
cauallo,& fattoli la ilrada con l'arme, che con Tindulkiaipercioche lènrendo che gh
tenea dietro Borrella da Carauaggio , quando egli fu giunto al Ticinele terra poflfeduta
da Gio: Francelco Coconaro, &c fratelli , fi fece chiamare a le i già detti fratelli , & quel-
li della terra : & notificò loro , come egli era mandato dal Duca dietro al Borrella per al-
cune Iceleratezze da lui commelle ; per quello le per auuentura egli quiui capitailè , lo
riteneflbno . Il che cosi auuenne , onde non lolo ii toilè i cani dalle Ipalle , ma con ac-
corro partito li fece ritenere in prigione . Quindi andò a trouar Lodouico Re di Fran-
C eia, onde tornato ch'eifu,il Re Ferdinando il mandò in aiuto di Prolpero Adorno per la
difelà di Gè nona ribellatafi in quel tempo dal Duca di Milano, & benché le cole de Ge-
nouefi fi foifero molto preilo racchetate ; nondimeno corlè egli in quel tempo a danni
de Fiorentini: co* quali il Re Ferdinando era in guerra, & abbruciò l'antiporto di Pila,
&c prelè alcuni luoghi . Ma accordato il Duca di Milano con Lodouico , &c con Alca-
mo lùoi zij , Ruberto richiamato da Lodouico rientrò in Milano , & fu potente cagio-
ne, che Cecco {ùo auuerlàrio folTe decapitato. Ma peruenuta la lòmma delle cole in
potere di Lodouico , &c non facendo quel conto di Ruberto , che alle lue qualità parea
che Ci conuenilTe , fi partì di Milano , & ben che più volte folle chiamato , che egli tor-
nalTe , non fi fidando del cugino , non vi volle mai andare : perche gli fur prele l'arme
D contro . Alle quali dopo alcuni penfieri veggcndo non poter contraibre , li ritiro in Sie-
na : dal qual luogho tu condotto capitano generale de Venetiani contra lo Hato di Mi-
lano in difelà di Piermaria Roflb Conte di Sanlècondo:ilquale trauagliato dairarmi sfor
zelche era rifuggito per aiuto a quella Rep. In quello carico eGédo lèguita la guerra,che
i Venetiani hebbero con Ferrara , elpugnò Figarolo Cailello importante lui Pò della
cala da Elle , & llette per molto tempo dirimpetto ad Alfonlò Ducadi Calauria:ilquale
con molti altri principi eiainlegacontrail Senato Venetiano. Ma tatta finalmente
la pace tra i Venetiani , & la lega ; Ruberto come lor Capitano interiienne nel tar de 1
capitoli : tra i quali fu vno oltre elfer egli creato capitano general della lega ; che il Re
Ferdinando gli rendelfe tutto quello , che egli polfedea nel Reame , inueilendo del Con
E tado di Caiazzo Gio:Francelco lìio figliuolo primogenito . Ma lìiccedendo poco tem-
po apprelfo la guerra d'Innocentio con Ferdinando per conto della leconda congiuradc
baroni,fu Ruberto condotto dal Pontefice per Capitan generale di quell'imprela . Della
quale licentiato che egli fu,fi ritirò nello llato de Venetiani a Cittadella Aatagli da quel
{ènato donata in tempo della guerra Ferrarelè . Quiui dimorando accadde la guerra tra i
Venetiani, & Gilìnondo d'Auilria fratel cugino dell'Imperador Federigo:per la qual co-
fa i Venetiani,che non molto in Giulio Celare Varano lor capitano fi confidauano,crea-
rono gouernatore delle lor genti , & compagno col Varano Ruberto; ilquale per la ma-
lattia poco dipoi lùccedutadel Varano, lòlo capo di tutta quella guerra nmale:nella qua
le elfendofì più volte valorofamente portato,finalmente in quella guifa, fi come il Bem-
bo racconta ui reilò morto . Ec faucandofi à lòllenere lunpeto de nimici , quanto la ,,
breuita
Il -D E L L A F A M I G L I A
V breuita del tempo portaua , à riprendere i Tuoi che vilmente fuggiuanojS: à riuolgerli in A
*) dietro , buona pezza, animoiàmenre combattè , & molti dali'vna , & dall'altra parte cC-
»? {èndo morti , rinforzandoiegli addollo la calca de Tedeichi , egli traboccò con vn drap-
V pello de iuoi nei hume , ce quiui (ì morì . Dice il Cono , clie trouato il Tuo corpo dal e-
deichi , con gran pompa hinebre in Trento il ièpellirono , & che rilcollo poi da figliuo-
li con non piccolo numero di denari , tu con honori grandiisimi condotto a Milano, Se
poito nella cappella da lui fabbricata nel tempio di San Francefco.Par che egli Foflè ml-
lo 7 1 anno , eiiendo morto nel 1 48 8 , 6<: nato come fi dilfe nel i 8 .efièmpio di prolpe-
rolà , & gagliarda complefsione ; che di quella età armafle , caualcallè , combatteffe j &
iìnalinente con l'arme in mano come a nobile capitano h conueniua , valorolàmente pu
gnando lì monile . Lafciò di Elilàbetta hgliuola di Federigo Duca d'Vrbino llia mo- B
glie 1 figliuoli , che nell'albero lì veggono , quafi tutti chiari per le ilorie de nollri mag-
giori : de quali bieuemente ci ipdiremo . Ma egli hebbe anco dopo la morte d'Eli-
iàbetta vna altra moglie de Malauolti d.i Siena , di cui non fo fé haueUe hauuto figliuo-
li mafchi .
'^^i*^^* Federigo per incominciare dal Cardinale fu promofTo a quella degnità da Innccen-
tio Vili. 1 anno dopo la morte del padre,nó poteiido quel vecchio veder quello conten
tamento , che ardentemente l'haueadeiìderato . Nella venuta di Carlo VKI.in Italia fu
ep.i da Alellandro VI. mandato a trouare il Re a Nepi per trattar 1 èco alcuna iòrtc d'ac-
cordo . Sacceduta la mutation dello itato di Firenze per la cacciata di Piero de Medici ,
non fu chi più f-auonlle le co{e di Piero di lui , di cui era anrichiisuno , & intimo amico . G
Accompagnò inheme col Cardinale Alcanio Sforza i figliuoli di Lodouico Duca di Mi-
lano , quando egli perduta la iperauza di poter mantener quello ilato , li mandò in Ger-
mania . Ma ritornato con Lodouico incfi a poco tempo in Milano , fu dal Duca mali-'
ciato airimperadore Maisimiiiano per hauer da lui genri,& artiglierie per poterli difen-
dere nella freicamente riacquillata lìgnoria . ElFendo morto il Pontefice AleiB.ndro ,
&c à lui iùcceduto Giulio 1 1. Federigo qual lène fofle h cagione , fu vn di quegli Cardi-
nali , che il dikoltò dai Papa, conièntendo all'intimation dd Concilio, & a tutti gli al-
tri atti , per i quali li cammmaua ad vn apertilsuno fcilìna : nella qual pratica eiìendolì
inoltrato ardentilsimo , prelèro partito gli altri Cardinali di mandarlo all'Imperadore
per ottener da lui ; che i prelati lùoi lùdditi comparificro all'intimato concilio . Per i D
quali mouimenri hauendo Giulio dichiarato parte di que Cardinali Icifmatici , & per
quello douerfi d'ogni dignitàpriuare, volle con Federigo proceder prima con mo-
nitori, hauendogli infino à queli'hora portato ancora maggior rilpetto chea gl'altri.
Ma non ottenendo Federigo da Celare altro che parole , 6: in tanto elfendo gii elcrciti
Franzelè , & Spagnuolo in campagna,egli ilqualcjlì come il Guicciardini dice, era di na-
tura feroce , &: più inclinato all'arme , che à gli elèrcirij , ò penlìeri làcerdotali , ellèndo
dal Concilio eletto legato di Bologna, Iprezzado 1 monitori del Papa lì poiè con quella
autontà à leguitar l'elèrcito Franzelè : da cui li concilio era fauorito ; & interucnne non
punto però in abito di Sacerdote , ma coperto dal capo mi ino à pie d'arme lucentilsime
He facendo più Tvfficio di capitano , che di Cardinale , o Legato , m quella memorabile E
giornata di Raiienna,oue ellèndo 1 Franzelì iellati vincitori , fu a lui come a Lega-
to del Concilio rapprelèntato prigione Giouanni de Medici Cardinale , & Legato
di Giulio , che dopo la morte lùa fu creato Pontefice . Rellò per quello in tutti gli af-
fciri , che leguirono polcia in Italia in grande reputatione apprcllo quella parte ; ancor-
cne con difhculta tollerato da capitani Franzelì per la lìia molta alterigia : come quelli
che yolea far l'v-fricio di Legato , & di capitano . Ma ellèndo alla fine priuato da Giulio
del Cardinalato ; fi farebbe ageuolmente rellato in quel grado ; fé non foflè à Giulio fìic
ceduto Lione . liqaale ellèndo per fé defìderofò di ror via ogni fème di difcordia deììs.
Chief a di Dio, lamico di Imigo tempo di Federigo; hauendo prima hauuto quel ri-
, guardo che fi conueniua slÌ3, m^ieilà della fède Apoilolica , unperoche gittatoglili Fede-
rigo
SANSEVERINA. 2^
A rigo a piedi in abito di {èmplice prelato , gli domandò perdono de partati errori ; il relì:i-
tui di nuouo alla perdura dignità . Allettate in quello modo le colè , Federigo il quale
era in gratia del Papa , fi nmaiè in Roma ancor come liuomo del Re di Francia, trattan-
doli per mezzo lùo ogni negotio di quella corona : nel qual carico li mori in corte l'anno
del Signore 1 5" i 5" con titolo di Cardinale di S- Angelo . di collui li può veramente dire
quei che dille il gran poeta Dante ♦
Ma voi torcete alla religióne
Tal che fu nato a cingerli la Ipada 4
Quafì tutti gli altri fratelli militarono così in vita j come dopo la morte del padre ^mm
con honorate condotte , de quali Anton Maria , & Gualparri , ch^ fu cognominato il CMlì*m
Fracafla interuennero lèco nella guerra d'Innocentio contra il Re Ferdinando,&: in quel
B la fcaramuccia , che lì fé nel ponte alla Mentana , il Fracalla vi relìò ferito d'vno Icop-
pio nelle guancie . Interuenne in. quella medelìma euerra Gio:Francelco,che come pri- ^'' ■^'"'^
1 . °^. ^ |. ^ ^ -1 I V 1 in J J cefcoCtH-
mogenito ru Conte di Caiazzo ; ma contra il padre; pero che egli era Itato mandato eia ^ ^^ <^^,
Lodouico Sforza , che all'hora per lo nipote reggeua lo ilato di Milano, in aiuto di Fer- /-< (5» f* •
dinando . Trouaronlì inlìememente col padre ( venendo chiamati dal Bembo con la '" '"
Eurità della {ìia lingua prodi , & chiari giouani nell'amie ) nella guerra , che i Venetiani
ebbero col Duca d'Aullna : nella quale ellèndo Anton Maria venuto a 1 ingoiar com-
battimento con Giorgio Sonembergio caualier Tedelco, per llrana dilauuentura a tem-
po che {montati da cauallo erano venuti alle prefè, & che già egli s'hauea cacciato lotto
il nimico , trouandolì quegli col braccio libero, & potendo per quello liberamente coi
C pugnale percuoterlo nelle natiche : laquale loia parte del corpo era Icoperta, vi rcllò vin
to . Ma guarito delle ferite, & liberato dal Tedelco, di cui per ragione duellale era
prigione , fu à tempo à trouarlì allo fcampo del padre , quando accerchiato da nemici
era in manifello pericolo d'eller prelò da loro . ma la falute che altrui porle , non potè
però porgere à fé llelTo , ellèndo in vece del padre fatto egli in quella mifchia prigione.
Ma ellèndo leguita , come à lùo luogo lì dille la morte di Ruberto , furono Gualparri ,
&: Anton Maria riceuuti al (òldo de Venetiani con la condotta di 6'oo. lòldati à caual-
lo . Nella palTata di Carlo Vili. lèruilTi Lodouico, & poco innanzi , & dopo che fu Du-
ca di Milano grandemente dell'opera loro , aggiuntoui ctiamdio Galeazzo : il quale ol- Cdt4X_v
tre hauergli dato vna lùa figliuola naturale per moglie l'haueua in grandilììma tede , Se
j) fauore apprelTo di le , come quelli , nel petto del quale tutti 1 Icgreti , & importanti fac-
cende di Lodouico lì rinchiudeuano . Collui particularmente fu quelli , che commoi-
{è i Pilàni à ribellarfi da Fiorentini con ilperanza di farne padrone il fuo lignote . Onde
rellato polcia in quella città il Fraca(ra,non hebbero i Fiorentini ; ancor che rappacifica-
ti con Lodouico , maggior penlìero , che à rimuouerlo da quel luogho . In quelli prò-
greisi fi vede,che Anton Maria era lìgnor di Gualfinara nel marchelàto di Saluzzo ; che
Galeazzo con 700. huomini d'arme , & tre mila fanti fu mandato all'efpugnatione
d'Alli . La quale ancorché non hauelTc hauuto eflètto, danneggiò egli nondimeno i ni-
mici apprelfo Vigeuene, & poi prelèntò la battaglia al Duca d'Orliens à Trecas,& quin-
di li volle a Nouara. Lungo farebbe voler partitamente raccontare tutte le battaglie,
£ Que colloro interuennero , & le colè che da elìi fur fatte , oueramente dir la fua oppe-
nione dintorno il giuditio , che di loro fan gli fcrittori ; elTendo dal Guicciardini chia-
mato il Conte capitano più cauto che ardito, & Galeazzo più atto à maneggiar vn cor-
fiere , & correre vna lancia , ne quali efèrcitij auanzaua ogni altro Italiano , che a guidar
vno eicrcito : percioche mio fermo proponimento è di non voler prender parte in que-
lla mia opera , ancor che à molti habbia io lèntito dire , al Guicciardini rare volte elfer
piaciute altre attioni , che le lue proprie, ma io non oiò parlar di quel grauilsimo , &£
prudente fcrittore lènza grande riuerenza . Studiandomi io dunque fommamcnte di .
caminar alla breuità dico ; che lafciata Nouai*a da Franzelì, Galeazzo ; tali erano le con-
ueatiom,accompagaò coloro che le ne partirono fino che furono in. luogo ficuro .
«4^ D E L L A f A M I G L I A.
Ma cònclotro Lodouico in nuoue diftìcultà ; poi che hcbbe pollo a confini de Venefia- A
ni il Conte , commiie la (òmma delle coie a Galeazzo : a cui per guardia di tutto il Ilio
ilaro diede i6'oo.huomini d'arme, i yoo. caualli leggieri , diecimila fanti Italiani, oc
5-00. Tedefchi : ma eflendo lùcceduta la higa deìleiercito dAleflandna Lodouico fi
perdèd'animo in guifa, che (1 fuggi ancor egli di Milano , accompagnato ha gli altri
da Galeazzo : di cui fé tale folte itato l'errore , come altri il dipign^ ; 10 non. veggo in
che gai (àhauefll' Lodouico patito, che coli faftohuomo, gli folle più innanzi capita-
to . Tornò Lodouico fra nò molto tépo in Milano, ma ellcndogli conuenuto di nuouo
f uggirlene , mentre trauel\itoda Suizzero fpera in mezzo delle loro i^uadre di poterli
ialuare , fu &c con Galeazzo , & con Anton Maria : 1 quali in lìia compagnia Ci nrroua-
uano , fatto prigione « Ma diuerla molto fu la fortuna di Lodouico a quella di Galeaz- g
zorpsrcioche li come egli priuato d'ogni liberta , & in prigion ritenuto lènza hauer
purcommoditadilcriuere,in carcere milèramentelimari . Cosi coilai trouato gra-
tiisimoluogoappoilReLuigi,^fad.iluihonararo con l'vfiìciodi grande Scudierer ; il
come il luo predecelTor Carlo l'hauea con lòmiglianti honori riceuuto alia Tua fratellan-
za , & datogli l'ordine di San Michele : Anzi {èraen.Ì3:ì il R.2 Luigi di lui, il mando vna
volta all'Imperadore p;r le coie del Concilio ; dal quale non cauando il Re coU che de-
lideraile , fu più volte in penderò di mandare il Sanieuerino con potentiisimo eièrcira
à Roma , perrimaouer Giulio da quella ièdia , &: benché cotanto ardore li folfe raffred-
dato , fu nondimeno Galeazzo dal medelìmo Re operato molto nella guerra di Milano,
il come fu anco dal Re Franceico i'uo fuccelTore , da cui fu vna volta mandato a quello
acquillo iniieme col Baluardo di Sauoia con diecimila Sguizzeii . Finalmente trouan-
doli con la periona del Re nella giornata di Pania , oue il Re fu fatto prigione , Galeaz-
zo inlìeme con molti altri Signori , & capitani principali vi rellò morto . ilche fu l'anno
15-2 5. accompagnando in quello la fortuna del padre , & delfauolo ; i quali tutti mori-
rono combattendo. Il Conte hauendo ancor egli ieguitata la fortuna di Lodouico,
mentre non abbandonò iè Ifello ; nel pai'tiriì , che egli fé la prima volta per Germania,
gli rinuntiò la condotta , che haueua da lui , oc condulTefi co Franzefì . Serui poi à gii
Imperiali ; ma per non eilèr da colloro pagato , &: per ciò pretendendo d'elTer libero
palsò al ièruigio dd Papa , da cui fu condotto con 1200. fanti , & i ? o. caualii leggie-
ri , & con conditione , che ellèndogli tolto dall'Imperadore il contado iùo di Caiazzo
gli foller dal Papa pagati i frutti ; iìn che il ricuperailè . La memoria del padre , & alcu- D
ne fattionidalui valoroiàmente fatte mollerò i Venetiani à crearlo capitan generale
delle loro fanterie : che fu l'anno 1 5- 2 8. Interuenne due anni dipoi con molti altri i\-
gnori , llimo ellcndo già molto ben vecchio , nella coronation dell'Imperadore à Bolo-
jtuterf* gna,ne di lui rrouo per bora fatta altra menrione ne gli icrittori . Il hgliuolo che di lui
i^wlzro- rello , & di Barbara Gonzaga figliuola di Gio; Franceico , credelì iè folle più lungo tem-
/7cj5r<-^> pò viuuto che ha urebbe pareggiata la gloria dcll'auolo più rollo che quella delpa-
ter':^o. ^^^ ■' ^^^ ^1 Ruberto Ambroiìo , che tale è il iùo nome 1 1 1. Conte di Caiazzo rimale vn
figliuolo che hoggi viue detto Gio:Galeazzo , & cognominato ancor egli Conte di Ca-
^•^ f '* i^zzo , non punto inferiore di valore , & d'ardimento a niuno de lùoi paifati : ma lo ila-
t^^i^ca^ ^^ rimaiè a Maddalena iiia lòrella , la quale maritatali con Giulio de Roisi figliuol di ^
w^<j.. Troilo Conte di Sanlècondo , portò lo llato à quella famiglia . L'altra iòrella di Mad-
dalena detta Lauinia fu maritata a Gio: Franceico Sanièuerino luo zio cugino Conte
diColqrnia, il quale fu figliuolo di Giulio vltimo de figliuoli del grande Ruberto . di
colini fé mentione il Guicciardini nel i 5. libro delle iìie illorie , trouandoiì alhora con
Boisì prepollo alla guardia d'AlelTandria . Quelli tanti fratelli ne hebbero vn altro ba-
Atardo , ilquale hebbe nome Ottauiano , che fu dentro Valenza fatto prigion da Fran-
zefì . Hora palTeremo a dire de Conti di Tncarico , onde eice il ramo de Principi di
Bilìgnano .
Vi
SANSEVERINA. 2j
A ■ 2?/ Iacopo Conte di Triedrico primo .
JAcopo primogenito delia feconda moglie del primo Tommafò Conte ài Marflco fìic
cedette alio iiito materno di Tricarico , onde tu intitoiato Conte di Tricanco . Ma
per ia mogiie Marglierita di Cliiaramóte à cui die per dodario ia Rocca Imperiaie egii
diuenne ancor Conte di Ciiiaramonte. L'anno 1 5 5 ^.ottiene dai Re Ruberto iicenza di
diiporre de f ìioi beni feudali ; imperoche iiebbe tre figliuoli Ruggieri , Vgo ; & Tom-
malo: tra quali le iùecailellaintendea di partire . Stimo che egli lì muoia innanzi al
15 48. imperoche in quello tempo io WQggo nominar Conte di Tricanco Ruggieri
luo figliuolo , &: indememente eiler in quell'anno capitano generale delia Reina iki Ca-
lauria , per la quai colà quel Conte di Tricarico ; ilquale fu fatto prigione l'anno i 54_5>.
B da Currado Lupo capitano del Re d'Vngheria, & con Ruberto Sanfèuerino , & altri
baroni,come Matteo Villani racconta,hebbe a ricomperarli centomila fiorini d'oro,{arà
quello Ruggieri , oc non L^copo . Con quai di quelli frarelii's'hauelTe il Duca d'Andri a
piatire , ì me non è ancor noto ; ma in ogni modo bilògnando parlar di tutti e tre m
contuiò , ciò non darà noia . Hauendo il Duca dunque con alcuno di loro differenza,
òi- pjr auuentura farà flato il primo , fc vero è , che la diiferenza foffe per conto del-
la citta ài Matera,iSanfsuerini voleuano ilarfène a ragione, & piacea loro, che la
Reina Giouanna ne foffe giudice . Il che non piacendo al Duca per la fua alteri-
gia fi prouocò in modo lo fdegiio della Reina contro , che alfediatoio in Tiano , &:
coilrettolo a fuggirli : in vii momento di tutto il fùo flato s'infignorì , che fu i'an-
C no 1375. vna buona parte del quale tra fratelli Sanfèuerini diuifè , onde fi vede , Tom-
mafò eflèr Conte di Montefcaggiofò . Per quello perfèuerarono quelli tre fratel-
li grandi , & contenti per tutto il regno delia Reina Giouanna : ia quale particularmen-
te fi fèruì molto d' Vgo : liqual fece fuo proronotario : per la quai colà fu l'anno 1 3 7 f.
mandato da lei iniìeme con Niccolò Brancaccio Arciuefcouo di Bari , & con Lodouico
di Goilanzo per ambafciadore a Papa Gregorio.L'anno fatale delle f ìie difàuuenture,che
pofè termine alla vita , & al regno il mandò due volte come confidentiflìmo fùo a Car-
io di Durazzo, che fu poi il Re Carlo IH. mentre ella era afièdiata nel callelnuouo ài
Napoli, & alla prima ottenne tregua per cinque giorni . Alia feconda non vi eflèndo
più riparo fi trattò dell'arrenderli ; hauendo il nuouo Re fatto fempre liete accoglienze,
D & honori ad Vgo come fuo parente , eflèndo cugino carnale di fùa madre . Inllgnori-
tcfl dunque Carlo del regno : accadde colà , che alienò fieramente i fratelli Sanfèueri-
ni dal fùo fèruigio . Ciò fù,che Iacopo figliuolo del Duca d'Andri : a cui apparteneua
il principato di Taranto, &:s'appellaua per cagione defùoizij Imperadore di Coilan-
tinopoli , prefè con confèntimento del Re per moglie Agnefè di Durazzo cugina car-
nale del Re , & fùa: vedoua glàdi Cane della Scala , il quale parentado 11 forte increb-
be loro per l'inimicitia che haueano col Duca , die come elicono gli fcrittori di que'
tempi , da indi in la non furono mai più amici del Re . Il quai odio andò tanto
più crefcendo , quanto che A Re non fò per quai cagione pofè non molto di poi in
prigione vn figliuold'Vgo,&vnode Tuoi fratelli: il quale io ilimoche fia Ruggie-
£ ri Conte di Tricarico, fé pure in quello tempo egii non era morto . Per la quai
colà effendo fama che Lodouico d'Angiò fratello del Re di Francia adottato dalia Re-
gina Giouanna per fùo figliuolo , calauain Italia per acquillare il fùo regno,incomiiicia-
rono i Sanfèuerini a metterfl a ordine, ne dubitarono venuto che fu a gli otto d'ottobre
dell'anno 1 3 8 2 il Duca a Matalone , d'andarlo a ritrouare , & a congiungerfi fèco : di-
cendo gli autori elTere Ilari vndici di quella famiglia. Iquali perche dichiareranno meglio
i'albero,&: torranno confufione, moflreremo chi furono. Ma è neceflàrio prima fàpere
che di Ruggieri Conte di Tricarico fecondo rimafèro tre figliuoli Vmcislao terzo Con
te di Tricarico : ilquale fu poi chiamato Duca di Venof à;ac poi Duca d'Amalfi , Stetano
C Conte
Conte di
Tucarici
Jccmi» .
VtnàslM
C»nte Ji
Tricartc»
zG DELLA FAMIGLIA
Conte di Matera , & Amerigo ilquale congiunto con Chiarella Sanfèuerina diuen- A
ne Conte di Terlizzi , 6c è ancor quelli ciiiamato gran Conellabile . Nei qual tem-
po Vincislao già detto era padre di cinque figliuoli mafchi ; i quali di mano in ma-
no operarono tutti l'arme . Vgo umilmente , & Tommafb zij di Vincislao , quel
Conte di Potenza , & protonotario , quelH Conte di Montefcaggiofò , &: poi Vi-
ceré di Napoli,haucuanammendue de iìgliuoli,di modo che quelli {ignori furono quel
ii , che prelcro l'arme contro il Re , arrogendoui Bernabò , & Luigi lignori di Nardo
figliuoli di Francefco . Chiariti dunque ribelli del Re fi trattennero in iuU'arme infino
alla morte del Duca, ilqualehauendo acquillatovna buona parte del regno, fi morì fi-
nalmente per ailanno patito in vietar a iòldati , che la città di Bifceglie , che gli fi era
refà non andaflc a lacco l'anno 1^84.11 decimo giorno d'Ottobre . Ma non mancò g
occanonc à Sanfèuerini dieièrcitare il loro odio contra del Re : percioche eflèndo Pa-
pa Vrbano diuentato nimico del Re Carlo I II. & trouandofi da lui aflèdiato dentro
Nocera ricorlè per aiuto a Sanlèuerini , & particularmente à quello Tommaio : ilqua-
le faliàmente è chiamato dagli Icrittori àè^s, colè Napoletane , Conte di Sanlèuenno,
& di Marlìco . Et mi marauiglio perche hauendo eglino quelle loro llorie , da quella
àt\ Duca di Montelione canato , oue non fi ìt^^o. quel Tomraalò ellere llato Conte di
Marfico , iiabbiano a bello Audio voluto errare . Imperoche Tommalò Conte di Mar-
(ìcojcome allìio luogho fi dille, non vifie oltre all'ottanta lètte, & colini muore
come à fìio luogo diremo nel 1404. Quello Tommalò dunque è quello , ii
quale co fratelli, nipoti, 6: parenti, & con molti altri baroni del regno, &: con quat-
tromila fòldati a cauallo andò l'anno i 5 8 5-. a liberar Papa Vrbano dall'alTedio di No- ^
cera;giudicando opera di lèmma gloria il liberar vn Pontefice da così fatta opprefsione
benché molti giudicaifonoichc ciò non facelTero eglino tanto per far colà grata al Pon-
tefice ; quanto per far onta a Carlo lor nimico : percioche elTendo efii di fattione An-
gioina , laquale fèguitaua Clemente VII. haueano più tollo àdefiderare la rouina d' Vr-
bano , che la fila làluezza . Hcbbe la famiglia Sanfèuerina per quella liberation del
Pontefice molti priuilegi dalla fède Apollolica ; &: continuando tuttauia la nimicitia
con Ladislao figliuolo del Re Carlo , Tommalò particularmente ^\ fece di molti dan-
ni. Imperoche come dicono le parole d'vna antica cronaca fcritta da vn Fiorentino,
la quale per ellèr lènza nome , & trouatalì in poter di Brancatio Rucellai , come quella
del Duca di Montelcone, la cronaca di Brancatio Rucellai fòglio chiamare , Tom- D
maio era pure il più valente huomo di tutto il reame di Puglia , & il più fàuio d'arme .
Congiuntof 1 dunque co' parenti , & col Duca di Pranfuich llato già marito della Rei-
na Giouanna vinfè primieramente Ramondo Orfino di Nola , & 1 nobili di Capouana,
& di Nido, &:infignoritofi della città di Napoli cacciò la Reina Margherita , &: il Re
Ladislao della Città reale ,& feceli fuggire à Gaeta , onde da quell'Ilota auantifùper
parte del Re Luigi figliuol del primo,chiamato Viceré di Napoli , efièndo in tanto Vgo
ino fratello andato in Francia per far calar Luigi in Italia . Appreflò per allìcurarfì di
coloro , che pareua , che pendeliòno dal Re Ladislao : molti nobili Napoletani confi-
nò , & molti altri ne mifè in prigione . Indufle con denari il callellano di Capouana à
rendergli la fortezza . Guadagnò il callello di Nocera , & quello di Cailelloamare, E
con molte altre callclla, 6: città: nelle quali tutte mifè i prefidij Angioini . Co-
ilrinfe il Conte Alberigo da Barbiano , ilquale era capitano àt\ Re Ladislao , à ritrar-
f 1 in Puglia , non potendo egli llar appetto à rumici più gagliardi ò. lui : perche proce-
dendo ogni giorno in maggiore accrefcimento fòpra la fattion Durazzefca , A Pontefice
Vrbano , che vedea per ciò difertarne l'autorità fua,quando mai il fecondo Luigi d'An-
giò fi folle infignorito di quel reame; fece trouandoli in Lucca bandir folennemente la
croce contra il Sanfèuerino,& contra il Duca Otto : laqual colà perche foflè più notabi-
le fu publicata da lui il dì della Natiuità delia Vergine dopo la celebration della mefl
fa. Ma
SANSEVERINA. 27
A ù. . Ma non fu perciò alcuno che (1 moue0è ; anzi con quello prercllo Clemen-
te VII. il quale dagli Angioini era tenuto per vero Pontefice , mando puì volte al
Sanieuenno denari : perche potellè continuai la guerra nel regno , & gli concedet-
te amp:a porellàdi poterli leruire degli ori , & degli argenti delle Chieiè,6c delle
rendite , &c benefici) eccleiiallici , etiandio di quelli ipcttanti alfa lède Apollohca .
Ivlaeflcndo vn lignor Franzelè detto il Sire di Mongioia venuto à iN'apoli manda-
to dai Re Luigi con commellìone di iuo Viceré l'anno 1 588. Tommalò noniò-
ìo gli renuJicio l'vfficio , ma ie ne andò nelle lue cartella , partendoli da lui come
haueua hitto il Duca Otto con maliflima fodistattione . Imperoche hauea il nuo-
uo Viceré col (olito orgoglio franzelè molto prello incominciato à biahmare 1 mo-
di tenuti dal Sanieuerino , &c dal Pranluich . Il quale Idegno harebbe lènza dub-
B bio prodotto in breue catnui effetti , ih non folle l'anno leguente venuto Luigi à Na-
poli: ilquale inoltrando ottima dilpolitione verlo i Sanlèuerini , venne a mitigare
il loro animo alquanto Idegnato per l'arroganza del capitano Franzelè . Vennero
per quello l'anno leguente dd mele di Icctembre a giurarli fedeltà in Napoli qua-
li tutti i lìgnori della famiglia ; &: Vgo come protonotano hauendo conuocato il
parlamento à Santa Chiara , ottenne che del mele di marzo dell'anno i ^>'0 in-
nanzi li douelTero al Re pagare mille Laiicie,& dieci galee à guerra finita . Vo-
lendo per quello Luigi riconoicere i benehrij riceuuri da Sanlèuerini , fra l'altre
colè intitolò di nouembre dell'anno 155»! Vincislao Duca di Venolà . Injpe-
roche quel titolo egli le l'hauea veramente vlùrpato , & non vi hauea lopra legit-
C rima attione . Et perche quello llato gli fu poco di poi occupato dalla parte con-
traria , fu dal Re in ilcambio creato Duca d'Amalfi . Ladislao veggendo dall'al-
tro canto ogni Tuo danno venirgli addofio non tanto da Luigi , quanto da Sanleuc-
rini ; da quali egli era lollentato , deliberò di prendergli l'arme contro , & di bel gen-
naio dell'anno leguente mandò Cecco del Cozzo fùo viceré per ricuperar Monte-
coruino : il quale da Vincislao era llato occupato . Et quello ottenuto penlan-
do Cecco con la medehma facilità poter fare del rello , propofc d'andare à troua-
re i Sanleuerini infino in Calauria nel forte delle loro terre , & quiui combatterli.
Ma i Sanièuerini hauuto di ciò notitia,non Ci Imarrirono, oc fatto vnoelercito di
1 6^00. caualien ,2c duemila pedoni ,& hauendo in vndi,&: in vna notte caualca-
£) to (èttanta miglia ( le ciò è credibile ) Icoprirono all'alba i nimici ; 1 quali veggen-
doli per Finalpettata loro arriuata Iproucduti , ancora che elTi follerò del lungo
viaggio fianchi , non vollero perder il frutto della lor diligenza , & dato dentro a
nimici sbigottiti dal lubito allalto felicemente |i ruppero , hauendo fatti prigioni
i più principali dell'elèrcito . Da quali oltre la lode , & riputatione acquilla-
ta , trallèro quantità grande d'oro per le taglie , che gli fecer pagare . Creb-
bero grandemente i Sanièuerini per quella vittoria , & benché per allhora non
procedellèro oltre , comparuero nondimeno l'anno leguente in Icruigio del Re Lui-
gi con 16'oo.caualli e 400. pedoni. Ma accorgendoli che Ladislao : il quale era fla-
to fino aliliora fanciullo, incominciaua a prendere autorità, & à farli grande ;per-
£ iùalèro à Luigi , che s'ingegnalle di (piccare 1 Marzani da Ladislao, La qual famiglia
era allhora molto potente . Et quello potergli venir fatto; fé egli li folle condot-
to à prender per moglie vna figliuola del Duca di Seffa . Ilqual matrimonio benché
in procelTo di tempo non haueife hauuto effetto-.le Iponlàlitie nondimeno, che lène ce-
lebrarono allhora non fijrono punto vtiìi à Ladislao , Ma non eilendo ne Saniè-
uerini Ipento l'odio , che portauano à Mongioia , il Duca particularmente operò
in modo con Luigi ; che fu collretto dar commiato al fùo capitano , Con tutto ciò
vedendoli legni manifelli ; che Ladislao farebbe al fin reilato padrone del regno
(ì perche vi hauea piùgiufle, &c falde ragioni , ^ fi perche ellèndo egli guerriero,
C 2 ócfiero
28 DELLA FAMIGLIA
Sz fiero gicLune non ci'dper poCirfimai, hn che del tutto non haucfle cacciato il A
nimico dei reame ; deliberarono i Sanieuerini di riconciliard con lui , molli ancora
da vn iòiperto grande , che venendo la città di Napoli preia per l:orza non tof-
le polla à lacco con gran ruma , & mortalità del popolo , & della nobiltà ; da cui
Luigi era llato tauorito . Alcuni dicono quello elfere llato vno Icudo per colo-
rire più i loro dilegni , & dar qualche Iculà alla mutatione . Quello non è dub-
bio , che li come l'amicitia de Sanlèuerini hauea inhno allhora tenuta balla la par-
te del Re Ladislao : coli in vn momento l'amici tia l'alzò in cielo ; elTendo il Re an-
dato infìno in Calauria per abboccare con quelli fignori : i quali hauendo fatto
calare il Re Luigi a Taranto , diedono agio , &: commodità à Ladislao di ricupe-
rar Napoli . Ne mancò Vgo di fargli rihauere anchor Callelnuouo , doue en- g
trò egli llelTo con molti compagni per infignorirlène , ma Icoperto il trattato , e-
glilumcflbdalhatello del Re Luigi , ilquale era iellato in Napoli , in prigione , &:
i compagni fatti sbalzar giù dalle più alte finellre del cartello , & morti . Ma i{
Re Luigi veggendoli abbandonato da quel fauore , che l'hauea tenuto viuo , &: co-
nolcendo manitellamente non poter trouar più riparo alle forze del Re Ladislao ,
venduto Taranto à Ramondo Orlino , le n'andò in Francia , hauendo pienamente
i Sanleuerini dimollrato in lor mano elTere llato il torre , & dare quel regno à cui più
era llato loro in grado . Segui l'accordo tra i Sanleuerini , 6c il Re l'anno 15^8.
& l'anno lèguente entrò egli in Napoli : elTendo appo lui i Sanleuerini per cosi fat-
ti benehtij molto grandi, 6c in buono flato . Per laqual colà ellendo venuto l'an-
no 1 40 ^ . & il Re entrato in ilperanza di farfi Re d' Vnghena , nauigò à Zara con ilcu-
là di menar la lòrclla à marito : & hauendo à Zara trouati molti baroni Vngheri : i qua-
li erano allhora m dilcordia con Gilmondo Re di Boemia, quiui fu dal Velcouo di
Srrigonia il quinto giorno d'agollo coronato Re d' Vnghena : il qual regno vo-
lendo egli acquiilarli , mandò (dicono le proprie parole della cronaca di Brancatio)
" il Conte di Tricarico di Sanlèuerino , che era tenuto il più valente huomo,cheha-
" uelTc con cinquecento lanciedibuona,& valorolà gente d'arme, & volle che egli fol-
le Viceré per lui in Vngheria , benché Icoperta la poca fede de gli Vngheri , richia-
mato à le il Conte , le ne folTe tornato a Napoli . Vilfero dunque i Sanleuerini per
tutto quello tempo , & alcun mele poi in buona gratia del Re . Ma Ladislao qual
le ne folle la cagione,ò non potendo rimunerare cotanto beneficio le non con vna lom- D
ma ingratitudine , ò che pure col vederiì continuamente lì fatti baroni innanzi , i qua-
li in lor balia haueuano hauuto di torre , Se dare il regno a due Re , non gli parefle ef^
lèr vero lìgnore di quel reame , deliberò quando meno di ciò lòlpettauano , di leuarli
da terra , & quanti ne potè hauere iccc prigioni : I quali , ò ilrangolati , ò con altro cru-
dele lupplicio Ipenti fece poi mangiare à cani , Tra i morti di quelli, che li può far ve-
ra relatione, furono il Conte di Tricarico,ò Duca di Venofa come fi debba dire: Tom-
malo lùo zio Conte ò di Mótelcaggiolò,ò di Potenza,^: allhora chiamato camarlingo,
con vno de Tuoi figliuoli . Galparro credo figliuolo di Francelco Conte di Lauria, & per
auuentura Luigi Conte di Mileto, 6: di Belcallro . Ritenne prigione il Conte di Matera
& prima che morillc,come alrroue fu detto , mozzò il capo al Conte di Terranuoua , li E
che quella fu la feconda perlccutione de Sanleuerini hauuta dalla cala di Francia , li
come la prima fu da quella di Sueuia . P^ellati di Vincislao Ruggieri primogenito
j?tf^;'m con quattro luoi fratelli , &: de cugini , & parenti, lì polèro dentro Taranto atten-
f'''"'^^ * dendo a ricupenirc le vicine callella perdute , tra quali fu molto chiaro, come al-
ftam. troue 11 dille il nome di Bernabò . Ma peruenuto Taranto in poter del Re per io
matrimonio fatto con la prenzcllà : i Sanleuerini che per patti fiir lalciati vlcir lài-
ui , s'intrattennero mentre ville il Re Ladislao , il meglio che poterono . Perue-
jiuto il regno in mano della lòrella j elfendo il Re morto lenza figliuoli l'anno
I4i4.fu-
SANSEVERINA. 19
A 14 14. furono i Sanfèuerini relìiituiti , & liberato di prigione il Conte di Matera . Stet-
tero lelorcofc chete, quafì iniìnoàgli vltimi anni della Reina, in mezzo del qual
tempo non fi vede d'altri fatta mentione , che di Luigi Signor di Nardo , & di Cuper-
tinoin terra d'Otranto fratello di Bernabò, il cjual ieguitaua ancor le parte di Lui-
gi. Venuto dunque l'anno 14^^. nel qual tempo eflendo morto Ruggieri quarto
Conte di Tricarico , era di lui reitato vn figliuolo, il cui nome fu Antonio ; la Reina ,
ò per odio che haueflè ancor ella a quella famiglia per riipetto di Luigi , & d'alcun
altro che non vbidiua,ò per tenere occupato in qualche ajftare il Principe di Taran-
to,della cui potenza dubitaua , comandò al detto Principe, che andafle a danni de San-
ièuerini . Il Principe a cui quella colà era grandemente a cuore fènza perder mo-
mento di tempo con tremila caualli , & duemila fanti caualcò (opra le terre di que
B fignori,& finito di metter in fondo alcuni di loro ,tolie alcune terre al Conte An-
tonio . Era appo la Reina in non piccola gratia la madre d'Antonio ; il nome del-
la quale ancor 10 non ritrouo . Cofiei gitratalì vn di a piedi della Reina . Et quan-
do, diffe , cefferà la ira di caia di Durazzo,ò (agra Maella contra l'infelice famiglia
del mio figliuolo . Speraua io , che vidi il mifèrabil fine del mio diiàuuenturato iuo-
cerojche doue il paflàro Re voilro fratello cercò gloria del làngue,&: della roui-
na loro , V. Maella , che la donnelca pietà 1 ìioì render più manfuera , fi foffe ingegna-
ta col riilorarli ; ài procurare vna honcib lode di clementia , & di benignità . Ma
iaflà me; io veggo tutto il contrario , onde io ho talhora peniate che il lor fidilo deb-
be efler tale , che non dee meritare alcun perdono . Il che le così è , prche non deb-
C bo 10 efler a parte della pena , haucndo contaminato il corpo di {\ velenolo làngue ,
& da quello ingenerato perlòna tanto odiolà a mie' Re. Veramente, ò Reina, o
la grauezza de lor peccati dee anche trasfonderfi in quello corpo melchino , o la
mia innocenza, & la fede che io porto grande al vofiro lèruigio , dourebbe da voi
impetrare alcuna pietà per Io mio figliuolo : al cui làngue ninno potrà torre giamai,
che la volita Maellà non tragga da vn lato origine della famiglia Sanlèuerina . La
quale quando làrà impouerita alfatto, & deilrutta , che gloria òche honore potrà
recare a vollra Maellà il dirfi,che ella fianata da cofi pouero, & ramingo legnag-
gio? Alcuni Principia quali die la fortuna di trarre principio da ofcura,&; ignobi-
le Ichiatta , (1 lòno con ogni lor fommo potere ingegnati per ricourir la lor viltà , d in-
0 nalzarla . Voi trouandola grande , & illuilre procurerete con tanto odio d'abbat-
terla , & di rouinarla ì La cala del Balzo niuna colà fé tanto grande , quanto l'ha-
uer hauuto in cala donne del làngue reale , hor non dee almeno conlèruar quella 1 ef-
fèr entrata nella cala reale donna Sanlèuerina , Oc di quella efler nato il Re Carlo
vollro padre di ^dicQ memoria ? C^ vi patirà il cuore vnica llirpe di tanti gloriofifli-
mi Re l che quella cala , cui non dellruflè la cala di Sueuia nimica de Pontefici, & del-
la fède Apollolica , venga fiora dillrutta dal làngue deReaU di Francia per tanti lecoh
mantenitori, &difenlòridi Santa Chielà:perlo cui lèruigio militando gliantecel-
iòri del mio figliuolo furono à [\ rea forte condotti dall'Imp .Federigo , come ognun là?
Vorrete che rimanga Icritto ne libri , che quella famiglia che rientrò in quello regno
£ con Carlo prmio , lìa da quello regno cacciata da Giouanna feconda ? Ma quando niu-
na di quelte ragioni haueflè luogo , ben vi priego , & vi lùpplico io nobiliflima Rei-
• na ad hauer pietà di meda quale benché in alto grado polla appieflb di voi , nondime-
no niuna grandezza , ò ventura può farmi IJ^ogliar l'aftetto della materna pietà; & le
ciò non vi piacerà far per altro , fatelo almeno , perche non fi pofl^a chiamare gia-
mai uifelice quella,che è pur fama hauer molto del vollro amore , & della vollra gra-
tia . CommoflTero quelle parole la Reina à pietà, perche comandò al Principe , che
dell'offender più 1 Sanlèuerini fi rimaneflè ; anzi loro le tolte terre interamente reili-
tuiflè. Il che fu cagione dell'inimicitia della Reina coi Principe,© perche egli ri-
tardaua à rellituirc quello, clie à Sanlèuerinihauea tolto jòche pure ciò gli foflfe
C 5 maluagia-
50 DELLAFA MIGLIA
inaluagìamente oppoilo per vari] fini da cortigiani . Nondimeno Luigi terzo adot- A
tato finalmente ancor egli da quella Reina Giouanna Icconda riac<.|U]llo in bneue
tutte le terre de Sanfèuerini ; oc quelle relHtuì loro . Dietro lequali cole non an-
dò guari, che la Reina morì,& {uccedette à quel regno dopo molte conteie Alton-
fò Re d'Aragona; nel famofò parlamento del quale celebrato à Napoli l'anno 1445. in-
teiuiene qucito fòpradetto Antonio V. Conte di Tncarico , ma con titolo di Duca di
San Marco : il qual titolo da cui egli fi hauelTe hauuto , a me è naicolte . Veggo di co-
lini (crit ture infin nell'anno 1 44;^. che egli compra il cartello di Santo Antonio della
Stigola : nel qual tempo ottiene dal Re , che polla transterire , lui viuente nella perfo-
na di Luca luo figliuolo 1 titoli , &c terre che fi dirannojciò fono il conrado di Tncarico,
&: quello di Chiaiamonte co 'callelli , & calali: Le terre di Miglionico, d'Albano, di
Brindili ( non già quella di terra d'Otranto ) di San Marco , d'Erachi , oc di Senili . ^
2^/ Luca [onte di T ricarico VI, <sr l'rinci^e di %fìgnmo l.
Q Vello Luca l'anno 145-7.351. di maggio compera dal Re Alfonlò la baroina di
Rocca Angitola con le lue callella . Il Fontano nel primo libro nel 1 46^0. mo-
lila ; che tirato R.ubcrto Sanleuerino alla fattione del Duca Giouanni,(ègui an-
che il luo elempio Luca , ilquale in quelli llelsi giorni era llato rotto in Calauna , il che
fu cagione che tutti i baroni di quella prouincia , & di Balilicata lègiutaflono le parti
Angioine . Mollra poi nel lèguente anno ; che tornato P.uberto alla deuotione di Fer-
dinando , vi torno ancor egli con tremila fanti , &; 6^co. caualli . Quindi è quello che C
nel regio archiuio h vede; che in detto anno à 2 7. di marzo il Re gli dona Renda in
Calauna con titolo di Conte , & Domanico , Mendicino , Carolei , & Santo Fele , ha- .
uendo il di innanzi per ventimila ducati vendutogli Bilignano . lopra quella terra nrelè
poi titolo di principe l'anno I4<j 5". Quattro anni poi io veggo ; che Girolamo luo fi-
gliuolo compra in nome del padre da Vgo Sanleuerino , & da Beatrice Zurla lìia mo-
glie Santo Chirico in Bafilicata , Lauria , & Saponara per otto mila ducati. Hebbe per
moglie donna di cala Ruffa : con cui fece i tre figliuoli, che lì veggono nell'albero .-il
Principe Geronimo , Carlo Conte c^\ Mileto , 6: Gio; Antonio .
Vi Geronimo Conte di Triedrico VII. & frinc'fe M % fonano II. D
GEfonimo fecondo Principe di Bifignano , & marito di Mandella Gaefana,in quel-
la infelice congiura fatta centra il Re Ferdinando primo,prelè fra gli altri baroni
l'arme a-._jra egli con tuttala famiglia Sanlèuerina centra del Re. Percioche
come racconta il Portio vi intcruennero della cala , oltre la perlòna lùa , oc d'Antonel-
lo Principe di Salerno, Carlo Conte di Mileto fratello di Bilìgnano, oc Barnaba, o Ber-
nardino Conte di Lamia fratello di Salerno , Guglielmo Conte di Capacela , benché
quelli non peiièuerò , il Conte di Turlì , di cui non veggo il nome , Se Giouanna Con-
tella di Sanleuerino auola di Salerno , il fine della qual congiura fu ; che il Re , benché
nauelle mollrato d'eilèrli rappacificato co' baroni ; nondimeno hauendo fermo nel- £
l'animo di galligarli , vn di ne fece molti prigioni .-iquali in bombili carceri rinchiulì,
dopo qualche tempo iègrctamentc in quel modo , che a lui piacque tutti fece crudel-
mente morire dintorno all'anno 1487. Tra colloro furono de Sanlèuerini Bilìgnano,
Lauria , Mileto , ^' perche le donne anco participaflero dell'ira dd Re , la Contelfa di
Sanleuerino . Il Pnncipe di Salerno , come alrroue lì dille , fuggilsi dal regno . Tal che
quella rouina de Sanleuerini riceuuta dalla cala d'Aragona non fu minore di quella, che
ientirono dalla calàdi Francia . Percioche è non vi rimale altri quella volta in pie ,
che Guglielmo Conte di Capacela . Ma non è però dubbio , che da quella maladetra
congiura non folle ancora in procellb di tempo natala rouina degli Aragonefi ; hauen-
do Salerno,
S A N S E V E R I N A. ^i
A do Salerno , Se il nuouo Principe di Bifignano detto Bemidino non mai finito di do-
lere appo i Re France/ì , fin che non fecero paflar Carlo Vili, in Italia . Ma è da vede-
re in ogni modo quello che il Portio racconta di Mandella Gaetana moglie del Principe
Gerommo , & madre de i quattro figliuoli , che fi veggon nell'albero , per camparli dal-
l'ira , & crudeltà dei Re , poi che vide il marito prigione ,
2?; 'BerarJim [onte di Triedrico Vili (s^ f rinate di 'Bipgnano 111,
PEruenuto dunque in età Berardino {òllecitò Carlo Re di ^Francia à venirfi ad ac-
quilbre il reame di Napoli, moilrando la difperatione , in che viueano tutti i baro-
ni (òtto il duro, & tirannico imperio di Ferdinando . la qual colà impetrata che egli
B hebbe ellendo montato lùnauidacarico, venne con Salerno ad aflaltar terra di Lauo-
ro . Hauendo poi in procefTo di quella guerra fatto in Calauria vna banda di caualli ,
& quattro compagnie di fanterie de lìioi vaflàlli , congiuntofi con Perfino pafsò per Ba-
iilicata ad leuoli : oue incontratoli nel Conte di Matalone capitan generale di Ferdi-
nando,ei ruppe le genti degli Aragonefi . Ma volendo dopo la rotta darà batter la ter-
ra , v'hebbe à rimaner morto per vna palla di lèrpenrina : laquale per auuentura {carica-
ta da vn balHone gli hauea ralèntato il manico della Ipada , & rotto la corazza. Paisò
poi con Mompenlìero , & co'i già detti Perliuo , & Salerno di Balilicata in Abruzzi con
tanto Ijiauento di Ferdinando , che pareua ellèr tolto in mezzo dagli eierciti de rumici .
Ma peggiorando finalmente le cole de Franzeli , &; veggendo il regno elfer peruenuto
Q à Ferdinando il giouine nipote del vecchio ; il quale delle crudeltà ad padre Alfonlo , oc
dell' auolo già detto non li era contaminato , venne alla fede , & à lèruigi di Ferdinan-
do , & morto non molto di poi il Re , & lùccedutogli nel regno Don Federigo lùo zio,
non lòlo perlèuerò nella fede del nuouo Re , ma fece opera , che doueffe anche tornare
a lìia deuotione il Principe di Salerno ; benché in vano ; percioche eflendo iì Principe
Berardino ferito nell'anticamera del Re da vn Greco fuo fèruidore per la cagione cne
altroue fi dilTe , Salerno infoipettì in guilà , che alienatofi dal Re , in tutto fi ribellò da
lui . Hebbe per moglie Dianora Piccolomini figliuola d'Antonio primo Duca d'Amal-
lì : con la quale procreò tre figliuoli mafchi , & tre femine . Guglielmo Duca di Curi-
gliano morì in vita del padre. PierAntonio ilquale fuccedette per la morte del primo-
j) genito al principato , & Pietro Romolo ; il quale nato in Roma , &: egli altresì mori in
vita del padre . Delle femine Maria fu maritata ad Arrigo Orlino Conte di Nola , Ca-
terina à Don Federigo Gaetano , quelli ; che per la guerra di Lautrech fu decapitato , òc
Giouanna maritata in Francia à Monfignor di Gì t
2?i Tur Antonio Conte di Triedrico VIIÌK& Trìncìpe di%fgndno ////,
IL Principe PierAntonio fu lèmpre afFetionato alla cala dAul'lria ; laquale dietro gli
Aragonefi fuccedette nel dominio del Regno : meritò pr quello d'ellèr fatto dell or-
dme del Tolone ; Fu in modo largo , & liberale ; che lìiperò tutti gli altri baroni , oc
£ fignori dell'età lìia , & lafcionne perciò lo iiato fuo molto trauagliato . Coltui riceuet-
te con tanta magnificenza , & lai'ghezza l'Imperador Carlo V. quando ritornò d Algie-
ri nel filo flato m Calauria, che ne reltò marauigliato l'Imperadore iAelIò ; & iTede-
fchi à cui furono {palancate tutte le cantine del Principe,&: date loro in preda le botti de
vini pretiolllTimi magnificarono lèmpre con grata teltimonianza la lìia liberalità. Gran
demente fi dilettò della caccia, nella quale ìpelè di molto telòro , nutrendo Ichiere in-,
credibili di cani ; onde fi racconta , che conligliato Ipeflò da coloro : i quali gouernaua-
no la fua cafa à raflettar i fuoi fatti , & à riformarli lalciandofi finalmente vincere , che
fpclfo Ci era dato principio à far la riforma de cani , & che inoltrando quegli come lene
poteuano ieuar di molti : i quali , ò per elTer vecchi, ò florpiati erano diuentati inutili ;
allhora
^3 DELLA FAMIGLIA
allhorA il Principe alcuno lor notabii fatto allegando ; conchiudeua non eflèr cani da cC- \
fer mandati via , eirendo co{à empia , che quegli che giouani , & gaghaidi Ci erano por-
tati valentemente , vecchi , & deboli follèr cacciati di cala . Hebbe due mogli , la prima
fu Giulia Ori ina , la cjualc gli partorì due figliuole feminc , & la Icconda Erma Callrio-
ra , che gli portò in caia il Ducato di San Pietro in Galatina , pronipote del grande , &C
famoio Scanderbech , di cui gli nacquero vn mafchio , & vna femina : delle prime due
figliuole, l'vna chiamata Felice fu madre di Don Ferrante Odino Duca di Grauina : il
quale hoggi viue . Dell'altra il cui nome fu Dianora è figliuolo il Marchcfè della Vali e
Siciliana . La fcmina vitima detta Vittoria è moglie di Ferrante di Capoa Duca di
Termole .
7)( Gerardino (famedi Tricarico X. & Principe di %fìgnam XJ,
B
1 L mafchio è il prefènte Principe Berardino: il quale hauendo prefò per moglie vna figli
•■• uoladi Guido Vbaldo Duca di Vrbino^non inoltra tralignar punto dalla magnanimità
ad padre . Non voglio preterire in conto alcuno quello che è vero di luipoi che Ho
mero padre non lolo della poefia , ma di tutte le belle arti , facendo ancora egli l'albero
ò\ Enea , gli fa raccontare la bella razza di caualle ; che haueua il fùo atauo Erictonio .
Qu.elì:i Principi hanno vna razza d'acchinee chiamate burrelle per bellezza, & per bon-
tà, hauute in pregio grande nel reame di Napoli : come quelle, molte delle quali lì lòno
vendute 400. & 5 co. feudi l'vna . Qu^elfe fon tuttedonate dal Principe Berardino à va
rij fignori,chenel richieggono , & benché come fi è detto profitto grandiiìimo trar ne C
p otefIè,non ne vende egli mai alcuna ; anzi quello che non fece giamai il padre : il qual
non donaua le femine; egli non volendo altrui inuidiar quello bene , fi può dir che dona
le razze intere; permettendo co donar le giumente, che quello che era della cala propria,
fìa con molte altre comune . Lo flato che finalmente gli è rellato dopo le molte callel-
ia alienate, & donate da luoi maggiori, perche vna volta apparifca quello che nel ramo di
Bifìgnano fi truoua,iòn quelle . In Calauria quattro città , Bifignano, S. Marco, Cafla-
no , & Strongoli, & XXI. callella Corigliano , Acri , Altomonte , la Regina , la Saraci-
na , Malueto , li Luzzi , le Role , Reggiano , Tarlìa , Terranoua, Cafàlnouo, Trebi (àc-
cie , Morano , Moromanno , Abate Marco , Grifòlia , Beluedere , Sanguinerò , Boni-
fati , & Santa Agata . Nella prouincia di Bafìlicata , Tricarico citta , & X I. callella Mi- D
glionico , Albano , Calciano , Crachi , San Martino , Montemorro , Armento , Chia-
ramonte , Senili ^ la Rotonda , & Latronico . In terra d'Otranto , San Pietro , Solerò ,
& Gagliano . I baroni fùfteudatarij lòno poi molti . Et dalla gabella della lèta iòlamen-
te caua quel che vale meglio di trentamila feudi in ciafcun'anno , ma di ku in altro tem-
po più difiulàmente fi parlerà . Fiora facendoci in dietro tratteremo de dilcendenti del
Conte Vgo protonotario j percioche quelli def Conte Tommalò, che fu Viceré del re-
gno preflo il fì^nlèro . . jLnoi-'.'iìL .
Vi Vgo Conte di Totenzé » <sr fioifucce^on .
1o:lìw, g
iaeof». r^ H I Vgo fi folTe noidimollrammo all'hòra , che de fratelli fi parlò in confufo ,
rg» sìg. ^-^ colini di Iacopo lùo figliuolo hebbe vn nipote dal nome fuo chiamato Vgo : il
Ma, sa" quale fu lignote , ouer Conte della Saponata: di cui trono Icritture dal 144^
£>t^. P^^ ^""° ^i ^ ^^^' Qil^l^o fecondo Vgo manto di Beatrice Zurla figliuola di Iacopo ;
figntrdel- oi vn lùo figfiuolo detto Gilìnondo , hebbe egli altresì vno altro nipote detto Vgo.
U safoM Ilquale efiendo caro al Cardinale Alcamo Sforza ottenne per mezzo del fìio fauore dal
'^gocorae ^^ Cattolico la Saponata ; la quale il padre haueua perduto . Hebbe per moglie Ippoli-
M* Sé- ta de Monti figliuola di Gio: Batilla ; la quale gli fece tre figliuoli malchi, Iacopo coli
^..^A. jj^jjQ j^ ^^^^^ ^^1 ^^^ bif àuolo , Afcaiuo dai Cardinale Afcanio , di cui e^h era tauori-
tOjtna
ft;wé.
SANSEVERINA. -^
A to , ma vnico nome in tutta la cafà Sanfèuerina , & Gifìnondo dall'auolo : figliuoli , Se '■*"/"' ^"^
per bellezza, & per virtù, & per'valore rio;uardari con marauie'ia, & conmuidiada ^"^'^■•^^■*
c|uella era: (i tattamente die Iacopo , ilquale era già peruenuto in era perfetta , fa per lo Cifm.:ii$
valore dell'animo , per la dellrezza , & gagliardia dei corpo ,. & per la omnia dilpoiìtio-
ne di tutte le membra giudicato per concorrente , & emolo dt\ Marciielè dei Vailo .
Aicanio dedito oltre modo allo iludio delle lettere , Se della mulìca , & nel iìor dell'età ^fanie
di volto bellii]imo,& amabile, non hebi)e da quelle qualità punto lontano l'vltimo
fratello Giimondo . Ma , ò per auaritia de iùoi congiunti , o per tema che il Conte Ia-
copo non hauefle ad incrudelire contra la poca honeilà d'alcuna perfòna , che l'vno , &
1 altro fu detto, andando gli infelici fratelli vn giorno àcaccia, fu dato loro in certi iìafl
chi di vino il veleno : la cui malignità penetrò lì fattamente per le viicere de mifèri gio-
B nani , che lenza poter alcun riparo trouare in termine di quattro dì tutti e tre fi moriro-
no. Correua la f uenturata madre hor all'vno , & hora all'altro , & mentre conlàpeuole
della fùa Sciagura , & (ìmulando con lieto vilo l'interna , & protondifsima doglia volea
i figliuoli confortare, che ciafcunfacefle buono animo , percioche non vi era dubbio
ài morte , & che gli altri llauano bene , quanto più calcato , & più ritenuto , tanto de-
feca maggiormente il dolore: ilquale nioluendoli dopo la morte in pianto diiottifsimo,
& in lagrime , fu opinione che finalmente li folle conuertito in diiperatione , 6: in rab-
bia ; inuolandolì non che all' vfanza di tutte l'altre perione , ma del proprio marito : il-
quale non procedendo con quel rigore , che à lei parea che li conueniilè contra Geroni-
mo iuo fratello ài quella iceleratezza incolpato , era diucnuto odiofò all'infelice mo-
Q ^i<^. Colà dirò di grande merauiglia,& forfè drfiìcile à credere , ma vera . Manno
Solima , ilquale era flato maellro , & ancor era d'alcuno de giouani , icriilè quattro me-
iì innanzi ad Alfoniò Sanfèuerino Duca di Somma ; come efiènde egli con Alcamo
vfcito à palleggiare per la Saponara, vider fòpra d' vn calolare tre pernici:le quali non fac
cendo villa di muouerri;Af caino fece venir h balellra,& non hebbe fi rollo quella
canea che vccifè quella di mezzo,nc per quello l'altre partendoli vccife in due altri col-
pi la prima , & l'vltima , la qual colà all'augurioiò niolòfo in guifà difpiacque , che
fcrifle al Duca nel fine della lettera ; & piaccia à Iddio , che alcuna cola rea non ci acca-
da,{ì come auuenne elfendo flato il pruno a morire Aicanio , il fecondo Iacopo , &: il
terzo Gilmondo . Quanto conforto trouò l'affiittiilima madre, fu l'honorare i figliuo-
p. Il di tre coltre ricchiflime di broccato , & di tre fcpolrure di marmo con la memona di
coli fiero,& inifèiabil accidente . Nella f uà dunque famofà cappella nella Chiefà di San
Seuerino in Napoli , nel fèpolcro del Conte fon quelle parole .
HIC OSSA QVIESCVNT lACOBI SANSEVERINI
COMITIS SAPONARIAE.
VENENO MISERE OB AVARITIAM
NEGATI CVM DVOBVS MISERIS FRATRIBVS
EODEM FATO EADEM HORA COMMORIENTIB VS.
La fèpoltui'a d'Afcanio ha quelle parole .
HIC SITVS EST ASCANIVS SANSEVERINVS CVI
p OBEVNTI EODEM VENENO INIQVE' ATQ. IMPIE*
COMMORIENTES FRATRES NEC ALLOQVI NEC
VIDERE QVIDEM LICVIT.
Sopra il Sepolcro di Gifìnondo fon quelle .
lACET HIC SIGISMVNDVS SANSEVERINVS VENENO
IMPIF ABSVMPTVS QVI EODEM FATO EODEM
TEMPORE PEREVNTÈS GERMANOS FRATRES
NEC ALLOQVI NEC CERNERE POTVIT.
Ella finalmente à fé medelìma , 6c al morto manto fé quella infcrittione .
HOSPES MISERRIMAE.
MISER-
Gertmi'.
me.
CtoiFrait-
tefn.
CdrdinaU
14 DELLAFAMIGLIA
MISERRIMAM DEFLEAS ORBITATEM A
EN ILLA IPPOLITA MONTIA
POST NATAS FOEMINAS INFELICISS.
QVAE VGO SANSEVERINO CONIVGI
TREIS MAXIMAL EXPECTATIONIS FILIOS PEPERI
Q^VI VENENATIS POCVLIS
VICIT IN FAMILIA PROH SCELVS
PIETATEM CVPIDITAS
TIMOREM AVDACIA ET RATIONEM AMENTIA
VNA IN MISEROR. COMPLEXIB. PARENTVM
MISERABILITER ILEI CO EXPIRAR VNT. g
VIR AEGRITVDINE SENSIM OBREPENTE
PAVCIS POST ANNIS IN HIS ETIAM MANIBVS EXPIRAVIT
EGO TOT SVPERSTES FVNERIBVS
CVIVS REQVIES IN TENEBRIS
SOLAMEN IN LACHRIMIS
ET CVRA OMNIS IN MORTE COLLOCATVR
QV^OS VIDES SEPARATIM TVMVLOS
OB ETERNI DOLORIS ARGVMENTVM
ET IN MEMORIAM POSVI ILLORVM SEMPITERNAM
ANNO M. D. XLVII.
F^ebbe il Conte Iacopo per moglie Maria Beltrama : laquale portatogli in dota cen-
tomila ducati j fi rimaritò dopo la iifa morte con Gio: Berardino Sanieuerino Du-
ca di Somma : Con la qual Maria non hebbe il Conte più che due figliuole temmi-
pe Violante , & Ippolita^ quella che mori fanciulla , & quella che fu maritata con Fer-
rante Sanfèuenno : onde portò a quella cala , nella quale è ancor hoggi di , il contado
della Saponata . Geronimo zio degli infelici giouani pianie lungo tempo prigione , ò
la colpa , o il iòlpetto della commella maluagità : ma f-auonto da Kabella d Aragona
Duchelfa di Milano : la quale vna figliuola di lui detta Marina fé tor per moglie a Ccù.-
re di Ruggieri figliuolo di Gieiìiè luo fiuorito , {campò finalmente la morte , ma non
ilbiafìmo,&:ilgiuditiodcgli huomini , De fùoi figliuoli Gio: Franceico hi degno D
ch'e palsi nella memoria de poilcri per hai|er fàputo iopra tutti gli huomini dell'età lua
ottimamente caualcare , dal qual nobile eiercitio harcbbe tratto ampillimi frutti , fé
egli per non volere da fuoi agijòc diletti ritrarIi,non hauelle quelli con troppo dannofà li
beraìità difprezzato , Hora è da fare alquanta mentipne di Gio: Antonio fratello del
Principe Geronimo , onde i Duchi di Somma , &: i Conti d^la Saponata difcendono.
2?^ ^ucl/i Jt Somma , ùr de (onti delJ.a Saponara ,
Gio: Antonio fratello del Principe Geronimo fiì lignore della baronia di San Chiri-
co, poll'edette Fiumefreddo , & Vigianello , quello in Calauria, & quello ne E
confini di Calauria, & di Balìlicata . Fu maiordomo del Re Ferdinando : &;
hebbe fama di liberale , oc magnifico caualiere . Di lui , & d'Enrichetta Carrafa
oltre i figliuoli maichi , che fono nell'albero , nacquero due femmine, l'vna detta
GiouannaconteiradiLaurQ,oucrdi Pulcino, & l'altra chiamata Beatrice contefTa di
Pacentro . De i mafchi il fecondo genito detto Antonio tu Baili di Venqfà ; poi da Cle-
mente VII. l'anno 1 5- 2 7. fu fatto cardinale del titolo di Santa Sufanna. Trouoflinel
conciane , onde vfcì Papa Paolo Il.fòtto il cui ponteficato fi mori in Roma Tanno
1 5-4 j . efTendo del titolo di Santa Sufanna paflaro in quel di Santo Apollinare,6c da que-
llo mqueldi Santa Maria in Tfanlkuerej fi come fece de vefcouatii : percioche eflen-
dopri-
SANSEVERINA
?5
A do primieramente Vefcouo Albano, fu poi Sabmo; & finalmente Portuenfè. Dice il
Panuiniocli'ei fu ièppeilito nella Cincia di Santa Trinità polla in. iùl monte Pincio.
Il primogenito chiamato Alfonlò , non contento dello llaro paterno comprò Somma
(òpra la quale preie poi titolo di Duca . Ho io dal ligliuolo vdito dire , che nella mor-
te del Re Cattolico , egli fu quelli che portò la nouclla a Carlo V. d'cifere llato chia-
mato Re in quel regno ; Ma qual le ne folle la cagione , egli lì accollò nella venuta di
Lautrech nel reame à Franzeli , & hauendo melloinlieme di molti fanti del paele,li
come il Guicciardini dice li pole ad allediar Catanzaro : doue era il genero d'Alarcone
benché folle poi llato collretto partirlene , perche vintoli con Simone Romano po-
teflèro inlieme cpporfi a frelchi aiuti venuti di Sicilia lotto il Conte di Borrello in fa-
uor dell'Imp . Fa di lui vn'altra volta il Guicciardini mentione , quando dice , che
B egli era con i ycofèintialpcttato da Lautrech. per la qual colà dichiarato ribello per-
de lo flato ; parte del quale cioè Fiumefreddo hebbe Alarcone , & vnaJtra parte come
fu Somma die poi l'Imperadore aHAmmiiaglio . Di Maria Dialcarlone lùa donna
oltre i figliuoli mafchihebbe tre femmine , Violante moglie di Giulio Orlino di Mon-
teRitondo , Enrichetta coli chiamata dal nome dell'auola , che fu maritata à Geroni-
mo Carrafa fratello del Principe di Stigliano , &: Portia moglie di Fabio Mailrogiudice.
Gio: Berardino fùo primogenito volendo nelle già dette guerre de Franzeli andare a
trouare il padre in Barletta fu fatto prigione dal Conte di Burrello : il quale volendo da
Juirilcuotere vnagrolTa taglia, fece finalmente il Maichele del Vallo opera , mentre
egli li ritrouaua intorno ri Monopoli , che folle a le rellituito . Seruì egli in quella guer-
C ra il Marchelè con inditij manifeili di douer riulcire vn ottimo capitano ; & coli pari-
mente, interuennelèco in quella di Fiorenza, non celTandoilMarchefejilquale ama-
ua G io; Berardino come luo parente , òz come caualier valorolo d'accordarlo con l'Im-
peradore . Ma non mettendo conto a miniilri , 6c a coloro : a quali lì luo flato era fla-
to donato , ch'ei s'accordafle , vinto dalla neceflità,& per auuentura dalla hereditaria
aifettione de fuoi maggiori verfo la cala di Francia , palsò al fèruigio de Franceli.-ap-
preflo de quali fi mori generale della fanteria Italiana , hauendo fèruito con egregia fe-
de quattro Re Francelì , Francelco , Arrigo , &c due fuoi figliuoli . Gio: Antonio luo
fratello , il quale hoggi viue con ottima fama di buono , & d'honorato caualiere , è in
gran parte flato cagione , che quella fatica da me prelà vada innanzi . Egli libero dal
j) pelo del matrimonio è flato fòpra modo vago della caccia, & fpetialmente di quella
degli vccelli: ma il parlar de viui con lodi benché veretorrebbe lenza alcun fallo cre-
denza a chi fcriue . Onde è meglio lafciar quello carico a chi dietro a me fèguirà .
Giouanni lor zio di Aurelia Saalèuerina Ca3. mDglie, &: figliuola di Tomm alo figlino
lo di Sanlòne Conte di Nucara hebbe oltre i figliuoli malchi , che fono nell'alberojde
quali lènto commendar molto Amerigo Velcouo d'Ada in Francia , tre femmine , Ila-
bella moglie di PierAntonio d'Arena, Maria monaca , & Delia ; laquale Hata prima
moglie di Francelco d'Arena Marchelè d'Arena , fu poi maritata a Francelco Bisballo
Conte di Briatico donna di marauigliofè bellezze . De mafchi Ferrante primogenito
fu quelli , che per la perlòna di Violante Sanfèuerina fìia moglie figliuola del Conte la-
E copo,di cui lì è parlatOjgenerò il prefènte Conte Gio: Iacopo ilquale hoggi viue , con gli
altri figliuoli , che lòno nell'albero , Se vna femmina detta Aurelia : laquale ellèndo fia-
ta moglie di Don Galparro Toraldo lì morì elTendo ancor molto giouane .
!De signori della Caìuera j & de hdronidi San Vonato , CSt* lorfucce(?ort ,
Ella à dir de fratelli di Ruggieri quarto Conte di Tricarico, de nomi de quali ma-
no è à me noto in fuor quello di Ercole ; ma che egli hauellè hauuto più fratelli ,
i'ifloria del Duca di Monteleone apertamente il dimoflra: percioche doue parla
de fìgnori delia cafà , che prefèro l'arme per opporfi al Re Ladislao dice coli . Li Sanlè-
làuerini
R
UUCA Ui
Som/n.t.
Cio:Berar
dmo DU-
CA ài Som
muli.
Gio-.^n-
tomo .
Cioudnnt.
Conti del-
la. Safona
3^
DELLA FA:MIGLIA
Srccle Jt~
gnor àiÌLA
caluera.
K^ntonel
lo.
ercole ft-
gnor Jellx
Caluer4.
FrAncefc»
haron dt
San Z»»->
me».
Marcati'
tomo baro
di idn Do
tutta.
Scrarln
>ì ueiinefchi furo quelli m. Vgo , & vn Tuo figlio . Il Ducd, d'Amalfi , & cinque figli . Più A
di iotro doue knue de i caualieri , i quali accompagnarono Giouanna lòrella del R.c La^
dislao , elle andaua à marito al Duca d'Auilna ; il clic tu l'anno 140^. dice in quello
j > modo . Con la (òrella andaro il Duca di Venoià con quattro figli ; il Duca d'Atri , &
quel che fegiie . Succeduta la morte del Duca , <2c degli altri Sanlcuerini , & hauendo il
Re lalciaro airallèdio di Taranto il Duca d'Atri , via il già detto icrirtore quelle lilei-
j > ie parole , inrendendo del Re . Et perche Taranto non era da pigliarli per forza , lakiò
» ) capitano neli'aircdio il Duca d'Atri con vna bella banda di gente d'arme, & ogni dì cor-
7 } reuano imo alle porte di Taranto , & icaramuzzauano fieramente , che dentro ci
9f erano tutti li figli del Duca di Venoià , & altri Sanièuerineichi . Vedeiì dun-
que che Ruggieri non fu vnico al padre , ma che egli hebbe di molti fratelli ; la qual di- g
iigenza non è fuor di propofito da me Hata impiegata. Machevno de iùoi fratelh
hauelle hauuro nome Èrcole , le ne vede vna icrirtura d'Antonio Sanfèuerino Duca di
San Marco , & Conte di Tricarico , di Chiaramonre , d'Àltomonte , & di Curigliano ,
{otto la data del primo d'Aprile dei i448.inSeniri . Nella quale concede al magnifico
Ercole Sanfeuerino iuo honorando zio ( dice propriamente patruo ) licenza di caccia-
re nel tenitorio di San Martino , onde e' non e dubbio , che f lille fratello di ivio padre.
Chiunque di quella icrirtura dubitallè ei la può veder chiaramente che i\ fèrba appreflb
i [:>aroni di San Donato . Hebbe collui per moglie Gilia di Calabra (ignora del feudo
della Caluera ; ilche penfcritturadel 148^. manifellamente appariice : per la quale ella
rifiuta il feudo iuo della Caluera à Ercole fùo nipote nato di Antonello comune iìgUuo-
io di lei j èz del primo Ercole fuo marito . Di quello fecondo Ercole ; onde naicono ^
turrauia quelli della Caluera , & di Francelco lùo fratello , di cui cleono 1 baroni di San
Donato hoioveduro fcntrura del 15-17. llipulata in Fiumefreddo lòtto il di i>di
fettembre : per laquale Alfonlò Sanièuerino lìgnor della terra di Fiumciicddo, & della
baronia di San Chirico ; & luogotenente di Pierantonio Principe di Biiìgnano, & Duca
di San Marco fa fede ; lì come Ercole Sanièuerino pofiiìede il feudo di Giannuzzo nella
terra di Senili conceduto àGiouanni Mercatante padre leggitrimo d'Ippolita moglie
del già detto Ercole ,6c che il detto Ercole era (èco congiunto di parentado; fono le
proprie parole , Sanguine nobis lungi tur . Racconta lìmìimente , che Francelco fratel-
lo carnale di detto Ercole è huomo valorofò , & che durò fatica , & li trauagliò molto
per la ricuperation dello flato del detto Principe . Dice che è barone di San Donato , &; D
di Policallrello , & che perefTer l'antiche fcritture fìnarrite hauea voluto , che delle det-
te cole le ne pigliaflè informatione per l'auditore di detto Principe chiamato Pietro
d Elia . Ma oltre à ciò l'anno i 5 ? 5". l'illeffo Principe Pierantonio dopo hauer rac-
contato il valore di Marcantonio Sanfeuerino fùo parente in difender Taranto : ilquale
è figliuolo di Francelco , gli dona il remtorio chiamato delle Calè della corte . Ne veg-
go altre fcritture di quelli lìgnori : fé non che il prelènte Principe Berardino fàppiendo
l'imprefà che 10 reneua alle mani di fcriuere delle famiglie Napoletane , mi fcrifie l'an-
no 1 5-7 1 . di Giulianoua lòtto la data de 24 d'aprile la lettera che.fègue , la quale porr.i
fine à quello trattato .
Benché 10 non habbia altrimenti conofcenza di V. S. altro che per l'honorata fama £
del le lue hngular virtù, nondimeno hauendomiil Signor Berardino Sanièuerino mio
parente fatto à fapere , che ìé fra l'altre fatiche che fa nel comporre il libro dell'antiche
famiglie di quello regno , ha prefò anco penfiero di fcriuere quella della cafà mia San-
feucrina , vengo con quella à ringratiarnela molto ; lì come ficcio con tutto l'animo,
de pei che conolco che quello procede da pronta , & amoreuole volunta ci porta , ì'af-
fecuro che non fòlo le ne rellarò con obligo , ma procurerò di farli chiaramente co-
nolcere , che quella fùa fatica non farà lènza riportarne quella graritudine , & fòdisfat-
tione , che li richiede, e perciò la prego à nò mancare di quella fùa lodeuole,& honorara
imprela , & accioche io non manchi al debito mio, la prego , che lì come è ragioneuole
voglia
SANSEVERINA.
37
A voglia parimente includere nella dcfcrirrione di detta mia famiglia la cai^ , & difcenden
za del Signor Pietro Antonio Sanfèuerino Barone di Santo Donato,& Policallrello : dal
(jUcìlc lono dilcell il Signor Scipione.Signor Berardino,& Signor Ccfàre Sàfèucnni miei
parenti , i quali per legittima iucceOione mi iòno congiunti in grado di parentado,!] co-
me io iòno non fòlo intormato dal Signor Gio. Antonio Sanfèuerino, & da altri paren -
ti miei; ma ho parimente villo per 1 antiche fcritrure & priuilegi de miei lilullnilimi pre
deceffori, per h quali potrà V.S.parnculcirmcnte vedere cfler cofì.di che io iòno rimailo
contentiflimo,& {òdisf-atto,giachc l'honoiate qualità delli fìiddetti Signori miei paren.
ti mentano queiloA' ogni altro honoreuol gradorcon che eflendo {ìcuro,che non man-
cherad attendere à quella impreia,non diro più, Col che me gli raccomando , &: offero
^ ièmpre in ogni {'uà occorrenza , che Nolho Signor Dio la contenti , di Giulia noua à
xxiiij d'Aprile 1571. Al icruitio di V.S. Il Principe di Biiìgnano,
^uuerf.m enti interno eletta famigì'u .
EG L I è difficilcoià il pò ter fi talhor liberare non che de gli errori delle ftam.pe,ma di
color,che trafcriuono . A carte 7.D.oue dice Ruggieri Sanfèucrino Signor di Marti
rane, dee dire Pietro, elTendod Io Icrlttore abbagliato per hauer poco innazi fcritto
Ruggieri primo Re di SiciIia.Acar. i i.E.in luogo di Daniello Orfino li dee riporre Peli-
ce.hauendo prelò l'un fratello per l'altro . Che chi volelle veder i miei originali, trouer-
rebbe fcrirto in quel modo.Sonoui ancora tatti de gli altri errori,come il mettere inpo-
ihlla Ruggieri Conte d'Auellino,che per non elfer Sanièuerinojnon vi s'haueua a mette
^ re, il che è fìmilmente à car.7 D.EtiI non hauer melTo in pollilla à car. i ^. A. Antonio
Conte di Tricarico quinto . Delle quah colè benché leggieri ho voluto far mentione,
veggendojche alcuni d'ogni tulcelio di paglia^che fi attrauerlàloro fra piedi,fanno fi gra
romore, che è co fa noiofa ad vdirli. Auuertifcefì, che quel che dice il Fazcllo di Ruggieri
SanfèuerinoCóte di Mariico intorno l'anno i 2^j> iìgliuol di Tommafo , io non veggo
come proceda, trouando incjueli'anno come à ca-.f>.D.fi dilTe conte di Marlico ellèr To-
maio, & Ruggieri ben che fìio figliuolo nondimeno non iòlo non eiTer primogeiiiro^an-
zi l'ultimo natogli della feconda moglie.
DELLA FAMIGLIA CLIGNETTA.
CLIGNETTI, dalla cui famigliapafsò nella caia Sanfèuerina la il-
gnoria di Caiazzo douertono elìer Franceiì. Nel libro delle rimunerario
ni, che fece il Re Carlo primo, fi vede; che cfTendo egli l'anno 1270 in
Melfi , dona à 2 <j di fctrembre la città di Caiazzo infìeme col calvello,
tallìita per 1 60 oncie d'entrata à Guglielmo Clignetto. Giouanni iìio fi-
gliuolo rrouadofì t^\ l'anno i 2 84 nel campo intorno à Nicotera,ordina il Re,che egli
lia fouuenuto da gli huomini di Caiazzo fuoi valfalli . A colì:ui,& à Margherita Stendar
da figliuola di Guglielmo iiia moglie comanda il Re Carlo IL che le 40 oncie annue a
ciafcuno di loro promeilè , & che già fi erano altre volte pagate , cheli debbano in ogni
modo in ciafcuno anno interamente pagare . Qjielli agcuolmente farà llato auolo di
£ Margherita,chc fu moglie d'Antonio quarto Cote di Marfico,colì chiamata per auuétu
ra dal nome dell'auola Stendarda,onde li caua per ipatio di 5 00 anni la città di Cawzzo
nò da altre famiglie ellcre ibta pofiedutajche da Clignetti,da Saièuerini,&: da Roflì,chc
hoggi la polTeggonoaie quali pafso per la plòna di Maddalena figliuola di Ruberto Am
brofìo vltuno Conte e Sig.di Caiazzo del lànguc Sanfèucrino , come a fùo luogo fi diilè.
DELLA FAMIGLIA POLLICENA.
ICE Giouan Villani nel icrrimo libr. à cap. 58 . della fìia hilloria,
che Papa Martino 4. detto prima M . Simone dal Torfò di Francia
fu di vile natione , ma molto fu magnanimo , & di gran cuore ne
fatti della Chicfà, & qucichc fègue . Di vna folcila di ctìilui, per
D C[ucU
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PttTdntf
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di Santa
Donato.
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santo £>f
pat».
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Signor Ji
Cioua/itii
signor Ji
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ntrale del
Regno di
Oicrtifi-
Um.
CifJreSt .
"6à'
fdippe Co
( et e di CU
rigltam.
filippt
Cufite 4'
^ Uomo
viic!!a,et
58 DELLA FAMIGLIA SANGVINETA,
tjLicI cke ncirarchbio (ì ved *, nacc^ae OiJod- Polliceno , (e nobiIe,G ignobile io non fr>. ^
ma del quale il Re Cario primo , di ei.ii il Pan i,corne il Villani nel g;a aiiegaro i-iogo di -
,ce,era molto amico , renne -^ran conto : pere .oche per itcritrura dd i 2 64. viuente il zi \
egli il veue,che è b ìlio & Vicario genera!^ n ! rei^no di Gieruialem . ma ne per morred-l
zio,ne dell'illefFo Re Carlo m i-icò 1! faaore di Oido,veggedoiì per priailegio del i 2 8 >
da Carlo i i .eirergìi donaro O-bani buona, & vrii Cirrà in terra d'Otranto, fa ancora ;ì-
gnor d'Anglone,& di Ciienzaj'e q lali terre dette n-rdora ad A'-jaefj (ìia figliuola m irita
raà Landolfo d'Aquino. Falli ancora in quelli tempi mentionediGoifredo di Polli-
cene prouuediror di tutte le toi rezze di S;cilia; ma nò allignò lungo tempo la progenie
d'Oddo nel regno,percioche lì (penle in Filipperto fuo figìÌL-olo;il quale llato manto di
Sueua d'Auezzanojche Ki poi moglie di Toi"iiiBa(ò Sanièuermo fecondo Conte di Mar'ì q
co; li morì lènza [jglmoli ,
DELLA FAMIGLIA SANGVI?nETA
Sanguineti io fono indotto a credere che iieno più rollo Italiani ,che Fran-
cefi. Il priiiìo di cui io truoui métione, è Ruggieri, chiamato dal Re Carlo
primo huoino nobile,il cui titolo a ninno in que tempi li daua,chc a ligi^^o
:i ik. baroni d'alto legnrggioonde nelle rlmunerationi di quel PJc pDc'hi Ij
veggono legnati di quella honoranza. Fu per quel ch'io veggo per ifcritra
re del I 2j?2.fignordiSaguincto,&:diBeluedere,& giuititianodi Valle di Grate, ma bel
la lopra rutto e quella meir.oria, che di lui fa il Fazellonl quale dice che elTendo due fìioi
Hgliuoli in poter di Iacopo Redi Sicilia: il quale battendo Beluederedifeiòda Ruggieri
lor padre, era da trabocchi &c da altre machine di denrro tìeraméte trauagliato, deliberò G
di eiporre a colpi dell'artiglierie legati ad vn palo i lìglmolidi Ruggieri, ma egli prepone
do alla paterna charità il ieruigio dei ino fignoi-e,er per quello di trarre nò retìnado, veci
fé vn de propri] figlmoli,& li valoiolamére fi portó,che il Re fu collretto partirfi dall'ai-.
{èdio.il quale della lingolar tede,et virtù del nimico tatto amatore, data al morto figlino
Io del nimico honoieuole lèpoltura,raItro libero à cala gliele mandò: Hebbe quelli,o al-
cun'altro luo fratello nome Filippo ; dal Villani nel principio del x. lib. detto per errore
di San Ginnetto , volendo dir diSanguineto. li come a capi 48. del medelimo libro,ouc
il chiama figliuolo del Conte di Catanzano di Calauria . percioche Catanzaro ,& al-
inola & molti anni prima , & dopo di quello tcpo era polfeduto da Rulli, ma fu ben cv;li
il come il Villani nel luogo vlrimamenre addotto racconta da Carlo Duca di Calauria
l'anno 1527. lalciato per luo Capirano,&: luogotenente co 1 000 caualieri di gente d'ar
me in Firenze.Nel qual gouerno perlèuerando,prele l'anno lèguente a 2 8. di gennaio Pi
iloia,& a 1 6" di lettembre dell'anno medefimo Carmignano. l'anno M 5 2 per lamedeli-
ma illoria apparilce, lui eller lìnilcalco di Prouenza & hauer prelo l'arme per la venuta
di Gio:Re di Boemia in Auignone:le quali per ordine del Papa lubitamete depofè.E colà
certa ma in qual'anno io non lò;lui ellae llato fatto dal Re Ruberto Conte d'Altomon
te,eireie ilato padre di Ruggieri,che morì innanzi a lui,&: auolo di Filippo, ilquale fan-
fio 1 545' prende per moglie Ilaria Sanlèuerina.ma io nò lo però, le Filippo nalca di Rug
gieri ò d'altro fuo figliuolo; il qual dubbio nalce dal veder Ruggieri eller Conte di Curi £
gliano et nò effer poi quel titolo cótinuato inFilippo.delqual Ruggieri Góte diCuriglia
no nò lolo il Fazello fa métione:ma ne rruouo io frittura nell'archiuio dell'anno m ? 8.
Non veggo nafcer figliuoli malchi di Filippo & d'Ilaria ; ma lòtto l'anno i :; 8 2 truouo
farli menrione di lor due figliuole Couella,& Antonella,&: percioche l'anno 1 448 Anto
nio Sanfèuerino Duca di fan Marco,^ Conte di Tricanco fra gl'altri titoli s'intitola an-
che Conte d' Altomontej&: coli Ruggieri fuo padre.quindi 10 auuifò il già detto Ruggie
fi efier nato da alcuna di quelle due figliuole,& in quella guifà il contado d'Altomóreda
Saguineti efièr pafl'ato neSafèuerini. Truouo bene Couella Ruffa lòtto titolo di Cótelfa
d'Altomòteinteruenir l'anno 1445 nel parlaméto d'Alfonlò,il che in che modo jf ceda
(\ vedrebbe ageuolmente da chi rotelle mterainére v?dcr natte le Icrirture di (^ue teinpi ,
Porfiaiiona/,
"/ D.C c/are^, /È>-Ti- otatiS\
//' ,D-Cc5arf.
40
DELLA FAMIGLIA CAVANIGLIA.
^^^gj E la fatica , laquale io hora prendo , da alcuno innanzi à me foflè
ilata pieJ[à,molte cofè veramente: le quali hora ci fono olcure,{à
rebbon cliiariflime, & i Napoletani : i quali come Ippia de Lace-
demoni diceua deli' vdir raccontar i legnaggi de gli Heroi , & de
gl'huomini grandi hanno vaghezza,molto più compiuto, & in-
tero diletto da quell'opera trarrebbono , che hora non fanno.
ìi PC "'
Ma {e in coià alcuna gli pofliamo men (od isfare,quella è nelle fa
miglie , che con gli Re Aragonefi ci vennero : percioche non di
fèndo per hora mia intentioned'vfcir de termini d'Italia, & quelle famiglie eflèndodi o
poco tempo venute , onde per io più fra Io {patio di lei età Ci rinchiuggono non par che
ai il corta , & breue origine à defideroh dell'antiquità polla gra fatto vna già dilettione
jpemenire.non dimeno a noi,(è non vogliamo fiuoleggiare,non è dato il palfar quelli co
nni,& eglino dourebberlì contenrarcjche con quelli principij quali elli Ci lìano/i tolga al
meno per l'auuenire à poAeri di tenebre,& d'oicurità; veggendo per ilperienza quanto a
noi fia conuenuto fudare per rinuenire le prime lèi età di coloro: i quali co Re Franzell
yenner ad nollro reame; ellèndo le altre lèi età come più vicine meno noiofc à trouarlì.
%>i Von Carzia Conte di Troia L
Dico adunque che fra gl'altri caualieri, che meno con fèco il Re Alfon{c):quado ven
ne all'acquilo di Napoli , fu Don Garzia Cauaniglia di natione Valentiano , & la C
cui famiglia, fecondo mi vien riferitole ancor hoggi in Ifpagna. Anzi trouiamo nel
Tanno i 5 1 1 Don Geronimo Cauaniglia ellère flato ambafciadore di Ferdinando Re d*
Aragona appreflb il Re di Francia,come ne fa mentione il Guicciardini nel decimo libro
delle fùe illorie. Ma chi, &z quale huomo Don Garzia Ci foffe, & in che colà il Re l'adope
ralle ageuolinente fi comprenderà da luoghi:i quali addurremo dall'illoria di Bartolom-
j, meo Facio: ilquale nel libro fettimo cosi dice. In quello tempo D.Garzia Cauaniglia ca-
j, ualiere Spagnuolo: huomo oltre l'arre della guerra di grande moderatione,& virtù:ilqua
,, le hauea il Re lafciato con parte della caualleria à Montefufcolo ; accioche dal paefè di
„ Beneuento forte alcuna di vettouaglia nel campo di nimici non fi portafle, per mezzo di p.
„ Pietro Squacquarain quella guilà s'infignori del callello di Beneuéto.Trouauafi callella
j, no della fortezza vno: il quale era patrigno di Pietro,collui llimandoDon Garzia douer
„ ellèr a Pietro per rifpctto della madre fedele, incominciò di nafcollo à farlo fòllecitare
j, grandinimi doni promettendogli,pur che di rédere il callello al Re fi difponefle,&: à ciò
p, ottimamente difpollo, venuto il di determinato, fùbito fi trouarono fotto la fortezza le
» genti di Don Garziarle quali tacitamente introdotte da Pietro fu per le leale , & meflè le
j, mani addoflo à guardiani,fènza niuna fatica occupare la rocca. Il che rollo che lenti Do
j, Garzia: il quale non lungi dal luogo s'era pollo in aguato, auuiatoli lìibitamente innanzi
j, con tutte le genti,ch'egli hauea,(ì fermò alquanto lòtto il callello,minacciàdo di metter
j, fubitamente la Città à fàcco fé ella non fi rendeua,di che sbigottiti grandemente i Bene-
j, uentani,non rimanendo loro fperanza alcuna da poterli difendere, fi refèro fènza batta- E
,y gii^A nceuettcr détro il prefidio del Re: il quale lieto oltre modo di quella nouella,ven
„ ne poi egli Hello à Beneuento, & in brieue tra per forza , & volentieri riacquillò tutte le
^, vicine callella,&; città il che accadde l'anno 1 44 1 . Ottenne Don Garzia in remuneratio
ne di tanto f èruigio fatto ad Alfonfò il contado di Troia. Onde fi vede che nel parlamen
to celebrato due anni dopo egli v'interuiene come Conte di Troia.Nel conciane d'Euge
nio quarto: il qual mori l'anno i447.dal qual conciane vfci Papa Niccolo V.fèntendo il
Re che i baroni Romani cercauano d'impedire la libera creation del pontefice, madò ain
bafciadori al collegio de cardinali Marino Caracciolo , Gio:Antonio Orlino, Dò Garzia
Cauaniglia, & Carrafello Carrafa fi per attrillarfi con efTo loro in fùo nome della morte
d £ugenio,6c fi per confortarli à llar di buono animo:peroche e^li era apparecchiato co
Tarme
e A V A N I G L I A. 4it
A l'arme in mano ad opporfì córra chiunque voleflè trauagliargli.Onde io mi do Icggiemié
te ad inrencicre,nó fenza cagione eiler Don Garzia dal Fario llaro chiamare huomo olrri^
la prarica della guerra,di giade mcderarionc, &; virrù: quado douea eilèr egli pei Iona nò
tncno arra alle barraglie,& à carichi militari , che all'opere della pace , poiché lì vede. da
quello accortilhmo priiicine^operaro no meno nell'vno meliier,che neiralrro.Nella gue;
ra de f iorérini,corra i quali màdò il Re Altonfo l'anno 145" 2 Ferdinado fiio hgliuolo, di
ce li medelimo Fano , che il Re olrre Federigo Duca d' Vrbino, & Aueilò, &c Napoleone
Orlini cap^rani foreilieri^diede al figliuolo de iìioi Antonio CaIdora,LeonelloAccroc6ra
mura,D.o Garzia Cauaniglia,&: Orlo Ordno.Nellaqual guerra vlrimamére egli mori, co
♦5 me d'vn priuilegio li trahe farro dal Re Ferdinando à Dò Diego iùo figliuolo, il quale pò
Icia addurremo,il che confcima anco l'hilìioria del Duca di Monrelcone . Ma il ilio cor-
po tii condotto à Troia al monalleio di San Franceico, & quiui fu lèppcUito.
Vi VonCmttnni Come Jt Troia I/, : :• T" A
<À
DI Don Giouanniji! quale come primogenito fìicccdcrrc al conrado , non G fa alcu-
na menrione nella guerra del Duca Giouanni <crirradal Ponrano, pciciochc lecpri
do apparilce dall'eràjegli doueua in quel rempo cfTcr mo'ro giouancrro , ben lì ve-
de che Troia gl'era liira occupata da Giouanni Colcia ; ilquale da Renare tu inrlrolaro
Come di Troia,come che efTendo le colè degli Angioini intclicemére riukire tolF: Tro-
ia dopo la virroria acquiitara da Ferdinando di nuouo riroinara à Cauanigli . Morì. -^11
^ non molro dopo il fine di quella guerra , lènza haucr hauuro moglie , la cui fcpolriu d di
bianchiHìmo marmo lì vede hoggi a Monre Oliuero nella cappella de Cauan'gli iicd lo
lo con l'armi della Famiglia, maenamdioconriiTprclà dell'ale leeondo habbiani farro
intagliare nell'albero . Er le parole in derro lèpolcro ferir re fon quelle . I O A N N E S
DE CABANELLIS TROIAE COMES FATI ACERBITATE
LVCTVS PERPETVVS Q^VIBVS MERITO MAXIMA ERAf
SPES OBIIT ANNO M CCCCLXXIII. VIXIT ANNOS XXXi
2?» Don Vie^o (onte di Troia terzo, &• di ."Hunteìlaprirno .
SVccedette à Do Giouanni il Tuo fratello Don Diego,di cui fi dice efTendo egli molto
bello,&: gentil caualiere effer per la fìia bellezza llato affai caro ad alcuna delle fìgliuo
le del Re Ferdinando . Fu l'anno 1 477 a 2 o di maggio farro dal già derro Re Con-
te di Morella & egli vnì col detto córado la terra di Bagnuolo, 2c di Caffano;il ciie il Re
gli concedette coli \n remunerarione , come m parte d'alcuni denari ; 1 qu.ili hauea il Ré
già hauuti (dice il priuilegio) à fpeclabili, & magnif co quondam viro G.irzia de Caba- ^»
nelliscomiteTroix; qui ineiufaemdomimiegispatris noltriferuirijshdelircracilrenu^ •"
militando occubuit . Ma non intendendo egli verfò il fèruigio dei Re fuo iignore d'effer ''
la
! ginocchio , di quel colpo iui a pochi dì [i morì, &: funne il fuo corpoj
£ portato a Montella, ma non lènza qualche fòfpctro d'effergli Ibra auuclenara la piagge
f)er comandamento d'Alfonfò DucadiCalauria, àcuidell'amorofe pratiche paflare rri
ui,& la fòrella era alcun fèntor pcruenuto . F^ebbe Don Diego di Margherita Orlina fi-|
gliuoladel Duca di Grauina f ìia moglie due figliuoli DonTroiano,&: madama Niccolav
*Di 7^0» Troiano (onte dt Troia tfuayfo , ^ di J^ont ella fecondo . i <^)iuìi
FV Don Troiano delle lertere,& de letterati grandemente amatore.Talche Giouanni
Cotra,i cui verfì nel libro de icinque poeti illulki furon raccolri, lungo tempo nelU
f ìia cafà fi riparò. Quindi è che egli fcriffe quegli bellilTimi Endecafiilabi in lode dei.
fiume Calore , & i^zt dolce , & honorata mentione di Montella . Fu ancor molro ami-
co di Iacono Sanazaro . Onde tra le fìie colè latine fi vede ,che egli li dedico i luoi Sh|-
«ireIwbeMima,& leggiadra fopra modo,ndia ^uale con nuoua, &; vaga trasbi-
4.2 DELLA FAMIGLIA
màrionc fi mofliTa, come fuggendo alcune ninfe b sfrenata lafciuia de satiri, prefè- \
to lungo la rma del fiume Sarno l'immagine di quegli arbori.Et di ciò non contendo kn
ne mentione nella elegia in biafimo de derratrori,oue accénando le hrich-, & i pencoli
paffati nell'acquiilo, &: conlèruarione delia cittàdi Troia, già alla cala iua coaie di fopra
la dectOjdal Cofcia occupata: coli dice .
Ipfè fuas referat Cabanilius ardua Troiar
M^nia, & antiquos appula regna lares ^ *-' ^-'i --^^^'i^ i' '■>■>
£f oue fa msntioneScl luo natale , celebrando non {olo lui,ma il paJre, & rauòlo chia-
mato da 1 ui grande,con poche, ma degne , oc beile parole dopo hauer parlato del Duca
d'Acri-coh ioggiugne.
Ipiè autcm haud dubitet Cabanilius a£la referrc B
Vel lùa,vel magno iund:a parentis auo .
Amiciflìmo (opra tutti fu d'Andrea Matteo Duca d*Atri,onde il Sanazaro in tutti i due
iòpra allegati luoghi co elfo lui fèmpre l'accoppia: ne fu di lui punto men trauagliato, SC
oppreflb di molti debiti mentre villè.Onde Iacopo della Tolfa,il cjual fu poi Conte di S.
Valentino lòleua à queltopropofito motteggiando dire , che le iìie eran lettere , & noti
quelle dei Conte di Montella , &c del Duca d'Atri , poiché egli da iccondo genito & con
cento feudi di vita militia,& lènza hauer letfere,ne abbaco,s'hauea fatto lèi mila feudi di
rendita,doue il Duca, & il Còte letferatillimi,& di molti llati,&: ricchezze ripieni erano
fconciamente impouerit i . Per la qual colà dalla grauezza di moiri debiti fbprafatto gli
conuenne alienar dalla cala il Contado di Troia. Fu nondimeno caro à rutti per la (ùa pia
ceuol natura,&: per le doti dell'animo , onde fu il primo di cala faa, che f Dlfe amme.ib al
leggio di Nido . Morrò finalmente fu il fuo corpo ripoito nel monallero di San France-
fco in Troia . Hebbe per moglie Ippolita Carrara figliucla d'Alberigo Duca d Ariano: co
CUI procreò otto figliuoli . Di coitoro le due,che fur f emine Donna Giulia tu maritata ad
Ai^tonio d*Annecchino,et Donna Maria àTommafò di Gennaro .
55; 2?o» 'Diep (onte Jt Jiionteìld 1 1 L
DE i mafchi Do Diego primogenito, percioche a fuo luogo ragioneremo de gra!tri
iùccedette non iòlo al contado , & a beni paterni , ma etiamdio à gli iludi, & alla q
cognitiondelle iettere.Toifè per moglie Giuiliniana di Capoa foiella di Luigi Mar
tino Conte d'AltauiIla,ma nò nata della medefima madre- percioche la Giulhniana nac-
que di Aurelia Orfina prima moglie del Conte BartoIommeOj&r Luigi Martino di Lucre
tia Zurla,come a fuo luogo lì dilfe.Del Conte Don Diego dunque,&: della CóteflaGiulH
liiana nacquero none figliuoli quattro malchi, &: cinque femmine . Di quelle le quattro
fur monachejppoiita alla Sapienza,Aurelia,& Vittoria al Giesù,&: Poma à Santa Maria
d'Agnone.Ma Cammilla elTendo moglie di Gio: Vincenzio di Tocco:ii quale fu poi Co
te di Montemilctto; lì morì giouane , lènza hauer di lui procreato figliuoli . De i n afchi
Don Carlo non mol];rò hauer l'animo lontano da quelli Audi: i quali oltre il pregio del-
l'arme haueuano recato laude,&; gloria à lìioi maggiori . Don Pirro è vago delia caccia, £
& Don Antonio llato per vn tempo clerico non hauea à Ichifo limili elercitij . Morì fi-
nalmente il lor padre Don Diego non hauendo ancor tocco gli anni della vecchiezza, &C
fu (èppellito à Montella nel monailerodi San Francelco , lalciandoper iùcceflore nello
iUto Don Troiano fuo primogenito .
2)i 7)on Troiano Conte di JttonteUd 11 Ih ....
FV Cola hcreditaria nella cala de Cauanigli il dilettarli àzììt belle Iettcrc,onde Troia-
no di gran lunga auanzò l'abilità dei padre, & felicemente lècondò ai nome & à gli
iludi deii'auolo , oc queiche non ièmpreauuicne con ia varia iettion delle colè con-
giuiic
e A V A N I G L I A. 45.
A giun{è il giudifio,!iauencIo orrimo giil1o,& delle pro{è,& de poemi latini. Fù d'ingegno
piaceuole, & manfùero>&di natura molto cortefè & aiFabile con cia(cuno . Modo d'ho-
nella,6: nobile emulatione vcggédo che Dò Troiano Tuo auolo hauea dalla cafà alienato
il Contado di Troia fi mifè à ricomprarlo , {è non che auuedutoiì tantollo della rouina,
che 11 recaua cotal compera,con ottimadeliberatione prefè partito di leuarlod dalle ma-
ni, & vendello per cinquantacinque mila ducati l'anno i ^47 à Luigi Martino Conte
d'Altauilla fuo zio. Era Don Troiano per liberar la Tua cala d'ogni pefò,percioche atteiè
molto alle bifbgne domeniche, ie quali in fui fiore de gli anni fùoi la morte interroncn-
doiì, non hauellè ogni fìio honorato difègno troncato , effendo morto à Montella fènza
hauer a pena finito :l trentèlimo anno della Tua vita. Hebbe per moglie Cornelia Caria-
B fa figliuola di Federigo Marcheiè di Saro Lucido, & folcila di Mano Arciuefcouo di Na
poli,che fu poi maritata al Conte di Tnuento , & di lei generò Don Garzia figliuol ma-
ìchiOjDonna Gioua^ina manrara a Scipione Orlino Conte di Pacenrro,&: Diana,6c Bea-
trice monache .
Vi 'Don Cariba Conte di MonteUd XJ,
SVccedctte dunque al contado Don Garzia vnico fìio figliuolo r il quale giouinrtto
afiaidi Poma Pignatella figliuola di Scipione Marchcfe di Lauro ha generato il ter-
zo Troiano,&: forfè de glaltri figliuoli . Ma tornando à fratelli del Conte Don Die-
C go: i quali fur cinque dico,che Don Giouanni fu fòldato, & interuenne col Principe Do- r>.cwun
ria à combatter PatrafTo come maelì:io di campo,onde di lui il Giouio nel trétef imo pri "' ry^ie^r»
mo libro della fìia iltoriacosì ragiona . Non reffe molto la muraglia alle cannonate ; per- „ '''"'"/" •
che ella per la vecchiezza era più debole, che quella di Corone. Il primo fù Giouannifi- „
gliuol di Troiano Cauaniglia maelko del campo, che fàlt o nella fofra,andandoli poi ap- „
predo il Conte di Sarno con tre alfieri,& pei co le più compagnie intere, & cosi ogn'vno „
a gara incominciò fàlire alla muraglia. Fanne ancora vn'alna volta mentione, quando „
palTato reffercito in EroIia,egh andando con 7, 00 archibufieri innanzi s'accampo in luo-
go commodo. Quelli finalmente morto à cafà lenza hauer hauuto moglie fu lèppellito
a Montella. Di Don Giulio quelche fi foflè auuenut o è la fama incerta •. percioche vfcito zt.cìulU.
*^ fuori fènza dannai nouella di fé , ha falciato in dubbio fé egli ila ancor morto , o viuo.
Don Garzia volendo l'anno i p8 ; cherefèrcitodeFranzeli eraà Troia uenuto, fnin-
gerc il cauallo addollò a nemici;dalla furia di queIlo,il qual era sboccato,trafportato, an-
dò à cadere in vna fofla piena d'acqua, oue milèramte arfogò . Di Caterina Gabacortagc
nero Don Cefare.Qjielli meffo da fanciullo per paggio à fèruigi del Duca Aleflàndro Ce^
guì d 1 f eruire il gra Duca Col imo,neI cui fèruigio efièndofì ottimaméte portato,& hauc
do fèmpre nell'occorréze di guerra co valore & fedelméte militato,nó fòlo hebbe da quel WttZii,
grarifiìmo principe fòpra ciò carichi honorati , ma fù da lui creato caualiere dell'ordine
di S.Stefano,& hebbe códotta d'vna bada delle fìie fanterie. Morto il gra Duca Cofimo,
& volédo riconofcer parimére la fùa fede, & valore il gra Duca Francefco gli die no è an
E cor mollo tempo paflàto vna compagnia di caualli. Don Celare diLucretia di Monralto D.ctf.tre.
generò i figl iuoIi;i quali nell'albero fi veggono, il primo de quali Don Marcello di Liuia ^^^
Carrafa è ancor egli padre di più figliuoli . Dò Andronico Barone di Mirabello prefè per teli» .
nDoglie Mercuria di Geiinaro,& ancor egli ha più d'vn figliuolo.di modo,che facilmente ^ • .^'»-
ìì può augurare douer in brieue tempo la famiglia Cauaniglia in più rami dillenderfi , &c ^''""l" ^*
del feme Spagnuolo andar tur rauia germogliando l'italiane propagini.In quella gmfà fifa r^ekt.
rebbe ageuolmente conofciuto molti di noi,& da Gotti,&: da Longobardi eflcr di{cefì,co
me leggier cofàèjche molti de gli Alemaiini,& degli Spagnuoli huomini,&: dell'altre na
rioni da gl'Italiani f lano flati procreati; la qual cognitione quando ad alcun'altra colà no
giouaff?, farebbe lenzaalcun fallo a quello gioueuole di tener vnite, & in amor congiun
ce le Chi'ÙbaTiw |)roiuncic.Ne quella iiobilca iòpra (Quella, ne quella iòpra quella ceriebbc
D 4 e^go*
t}.G*r^é
rtn di Mv
^ DELLAFAMIGLIA
orgoglio di maggioranza, poiché non fòle gli Spagnuoli Gheuari,Auali,CauanigIi,Car- j\
dini,Sci(cari,Aierbi,&: alrri molti ion brti Napoletani, ma & i Salernitani Procidi , & a
tempi più viciniji Genouefi Colombi,&: i Fiorentini Neri fono Spagnuoli diuenuri : la-
qual colà non Iblo à tempi noltri , ò a fècoli à quelli vicini fi vede eilèr lìicceduta , ma
etiamdio in era remotillime,& lontane da quelle , come de Balbi lì legge : i quali di Spa-
gna v{citi,non che nella Romana cittadmanza, ma nel lenaro furon raccolti : il che con
bello , &c (àuio ragionamento s'ingegnò di inoltrare Claudio Imperadore al Senato Ro-
mano : quando llando molti Senatori in dubbio di riceuere alcuni Francefì nel numero
de SenatorijCgli cori manifclle ragioni kce vedere a ciakuno quello dubbio eflèr vano,
efTendo cofà non che vlìtata ma eriamdio vtile,che quello ampiiìimo Senato d'huomini g
di diucrlè nationi;,quando il luogo,& il tempo il daua,li riempiefle.Il chs veramére quad
fuori d'ogni altro efTcmpio moderno colluma tutrauia ne prcfènti tempi in quel Tuo il-
lal]:rillimo,&: venerando collegio il Principe della nollra làntiilima rcligione.colà in us-
ro,oltre la Chrilliana pietà,molto conueneuole à Roma, &: all'Italica grandezza: la qua-
le liùoi propri honori altrui non inuidiando riceue come benignillima madre nel Tuo
pictoiillimo leno inditterenremente, & lo Spagauolo, e'I Frarizere,e'l Tedelco,& ciafcu-
no di qualunque altra lontana, Se barbara natione li iia,pur che per virtù o per alcun' al-
tro mento il vaglia .
DELLA FAMIGLIA CABANA. ^
I M I L I à tragici auuenimenti furono i fortunoiì cali de Cabani, de qua
li oltre il mio primiero proponimento mi è piaciuto di far mentione, (i
per dimollrar che cola eglino à far hanno co Cabanelli: che cofi fon det-
ti latinamente i Cauanigli , & il per riferir vnarara, & particolar hilloria,
coli de felici,& marauiglioh principij,come del dolorolo {ìne,&: lagrime-
uole di quella famiglia. Ruberto Re di Napoli hauendo nella lùa giouinezza lòtto tito-
lo allhor diDucadiCalauriaprefò Catania,generò in quella città di Violante d'Arago-
na iua moglie vn f anciul mafchio detto Lodouico,à cui diede per balia vna pouera don-
na Caranele chiamata Filippa moglie d'vn peicatore : la quale come che il bambino,& k
madre del bambino iui a non molto tempo moriffero , rimale nella cala reale, eflendo an
cor ella rellata vedoua del fuo marito,&: à Napoli venutane,& volendo Ruberto,ilqua-
le era già Re diuenuto; rimaritarla,à Ramondo de Cabarii la die per moglie . Fu quello
Ramondo di nation Moro , oc eflendo prelo già da corlàli inhn da fanciullo fu compe-
lato da vn Ramondo de Cabani: ilquale dall'arme mollra che f oflè de i noilri Cabanel-
li già detti , a cui le maniere del giouanerto fortemente piacendo , il fé foprallante delU
cucina reale,& fattolo battezzare il proprio nome, & quel del calato inlìeme con l'arme
gli diede. Il giouanetto che di bello animo era fornito fedelmente lèruendo palfo tanto-
ilo dai lèruigio della cucina a quel della camera,& quiui tra pr lo fùo iènno, & per lo be
neficio della fauoreuol fortuna à grandi ricchezze innalzato, meritò dopo il matrimonio
con Filippa contratto d'elfer fatto caualiere, & lìnifcalco della cala reale , ne! qual grado
felicemente lì morì , hauendo più figliuoli lafciaro , &: fùfèppellito in Sai.ra Chiara nella
cappella de Cabani con quelle parole. HICIACETRAMVNDVS DECA-
BANIS MILES REGII HOSPITII SENESCALLVS Q,VI O-
BIIT ANNO DOMINI MCCCXXXIIII. DIE XXI. OCTO-
BRIS IH. IND. CVIVS ANIMA REQ.VIESCAT IN PACE
AMEN. Vno di quelli figliuoli fu chiamato Perrotro,& monili ciamberlano due an-
ni dopo la morte del padre: ilquale fèppelliro ancor egli nel/a medcfima cappella , hebbc
iòpra il f ùo lèpolcro le parole che fèguono. HICIACETPERROCTVSDE
CABANIS MILES REGIVS CABELLANVS FILIVS DOMI-
NI RAM VNDI DE CABANIS REGII HOSPITII SENESCAL-
D
S
e A B A N A.
4T
A LI MORTVVS EST ANNO DOMINI MCCCXXXVI DIE
XXIX MAGII IND. ini. CVIVS ANIMA REQVIESCAT IN
FACE AMEN. Sotto Tanno n 5 8 trouafi fatta mentionc di Carlo de Cabani : il
quale li crede eflère ancor egli Itato figliuol di Ramondorcoftui eflèndo caualiere,&: vice
finilcalco della cala reale compera l'annodilòpragiadetto infieme con Margherita di
Ceccano fùa moglie Monte Coruino,&: la Volturara,&: per quel che fi può comprende-
re non viac dopo molto tempo , & o di lui,o dell'altro Tuo fratello Perrotto rimane vna
%liuola:la quale detta Sancia dal nome della feconda moglie del Re Ruberto fu marita-
ta al Contedi Morcone. Vn altro hgliuol di Ramondo hebbe nome Ruberto ; il quale à
fratelli fòprauiuendojdi titoli,&: di iicchezze,&: di fauori anco di gran lunga li lòprauan-
g zò, percioche egli fu intitolato gran finiicalco del regno di Sicilia, & della cala reale mae
Uro . Hebbe titolo di Conte fòpra leuoli ; & eflendo viua la madre , & la nipote, l'vna
ddìc quali maeitrefla della Reina,&: l'altra compagna era chiamata;&: egli in fama di go-
der dell'amor della Rcina,era oltre ogni credenza diuenuto grande,&: potentCjqualì tut-
te le cole dal regno per la Tua mano à fuo arbitrio reggendoli , lì come veggiamo il più
delle volte auuenire, oue alcuno li è fatto nell'amorolè pratiche altrui {oggetto , tutte le
f ìie colè pariment ; all'amata per/òna lùggette diuemre. In cofi alta , & lieta fortuna Ru-
berto , &c la madre , oc la nipore dimorando , auuenne che la Pveina Giouanna : la quale
per la morte di Carlo Duca di Calauria fuo padre, al Re Ruberto fuo auolo era fuccedu-
ta,non effendo molto del matrimonio del Re Andrea fòdisfatta, & via, & modo cercan-
Q do di torloli dauantijda colloro Ipetialmente configliata , come fu fama , fece vna notte
Ciangolar l'infelice manto: la quale Iceleratezza come che di cheto folle allhor paflata
trouò non dimeno mi a non molto tempo il douuto gaiìiigo . imperoche venuto nel re-
gno d'ordine di Papa Clemente VI. Bertrando del Balzo Conre di Montefcaggioib ; il
quale era maelko giuititiario del regno,quelche hoggi gran giuliitiere chiamiamo, fatti
fra gl'altri far prigioni 1 già detti Sancia^ Filippa , & Ruberto tutti e tre quelli dopo che
hebbero il delitto confeilato fece crudelmente morire , tolto loro inficine con la vita
ogni altra grandezza , & honore. Il Maurolico: il quale dal Boccaccio quelfa hilloria ri-
feiilce chiama Ramondo con cognome di Cam pano.Gio: Villani hora Capano , & bo-
ra Capanno il nomina,^: in luogo di Ruberto ripon Iacopo,&: in vece di grade lìnilcalco
D grade malilcalco,& in cambio d'Ieuoli d'£boli,che tutti lòno errori manifelBjfi come do
uendo dir Terlizzi hora Tralizzo, & hor Trolizzi gli uien detto,di che altroue ragionere
mo. Quello milerabil fine hebbe la fortuna de Cabani;có tutto ciò no fi Ipélè in quel te
pò illor legnaggio,pche è da (àpere, il già detto Ruberto hauer hauutoper moglie Siligai
ta Figliomarina , della quale oltre vna figliuola femmina chiamata Caterina maritata à
Niccolo d'Aquino Signor della Grotta Manarda rimale vn figliuol mafchio detto Fran-
cilchello,& forlè ancora Ram5do,di cui fra le Icritture di Colantonio Marchelè di Vico
quello habbiamo trouato,che Filippo di Taranto fratel del Re Lodouico, & Maria forel
la della Reina Giouanna lua moglie donano al detto Ramondo l'anno 1:^62 il feudo
del calale di Sala nel dillretto di Tilelia ricaduto alla corte per morte d'vn Antonio nipo
E te, & herede del giudice Rebile . Ma Francilchello certo figliuol di Ruberto morì come
nella già detta cappella fi vede l'anno i 5 86" nella cui (èpoltura non folo di lui , & della
madre fìia,che v'è Icolpita li fa memoria,ma di quattro lùoi figliuoli Iacopo,Luigi, Mei-
chionne,& Petruccia: 1 quali moriron fanciulli nel 1 5 8 j nel mele di lèttembre della ter-
za indittione tre anni auanti la morte del padre :llimo io quelli fanciulli elTer morti di
pelle , percioche già trouiamo in quell'anno ellere llata mortalità grande in Italia
nel qual modo il piccolo arbulcello de Cabani , i cui rami rigogliofi, & belli
porgeanofperanzainbrieuetempodidouer marauigliolàmente cre-
icere , & dilatarfi , come da noiolà nebbia, o da fàetta percollo,
toilanamente fèccolli .
Corto jri.
ce Stm~
fulcQ .
Sitncm
CÒtdJli di
Morcone ,
Hitherto
CÀ'jeuoU
etgrdn si
nifcaUii,
Jtamondt
Frttna-
fchello.
DELLA
47
DELLA FAMIGLIA MONSORIA.
Edefi manifeilimente turro dì,efrere in moire famiglie alcune oc-
culte proprietarie quali Cono in guifà prperue,&: collanti, che di
raro f illifcono . Ma quella è Fra l'altre aliai notabile, che lì come
alcune volentieri moltiplicano, & a guila di fecondi alberi in ra-
mi,& i rami in verghe,& le verghe in fruttifere vette fi dilatano,
5i tali (bno in Napoli i Carralì,& i Pignatelli,in Firéze i Medici,ec
gli Strozzijin Venetia i Córanni, 5c limili ; coli moire fono per il
cótrario, come de cerri notano gli agncoltori,che non altri huo-
*. mini producono,che quegli pochi,che nel pedale, ò nel principal troco lì trouano,& tali
fono m Napoli gli Arcelli,i Lagrì,i Marzani,&: fperialmente i Monfòrij,detti volgarmé-
te Mó(olini:de quali inrédiamodi huellare.Ondechi con limili fcherzi haueffe voluto In
fìngare il lettorc,harebbe potuto in quella fclua de gli alberi deìk humane fam)glie,ccrto
co nò rozzo ritrouamcnto potuto pur troppo à naturali alberi coli filuatici come dom.e
ilici andarli tal'hora ralTomigliando. Difcendono i Monfòrij da Spagnuoli , 5c hoggi dì
fono di efli;.& nobili , & caualieri in Valenza detti Monfòrios . Stimaua io,come è quafi
comune oppenione di tutti , che per eflcreglino Spagnuoli , folfer venuti nel regno con
Alfonfb pruTiOjin guifà fono incerte,& ofcure l'antiquitàdi quello regno . Nondimeno
certa cola è per quel che di poi li è ritrouato,di molto tempo prima trouarlì in Napoli la
^ famiglia Monforia , veggendolì di effa fcritture in fino a tempi del Re Ruberto: fbtto il
qual Re nell'anno 1554 trouafi fatta meiitione di Bernardo Monfòno chiamato gene-
ral Capitano così dentro,come fuori di Roma , che per trouarlì la corte allhora in Aui-
gnonevidoueaperauucnturaefTer meffo dal Re per difefàdifàntaChiefà. Nel primo
anno del regno della Reina Giouanna prima ìeg§eii di Francefco Móforio forfè hgliuol
di Bernardoalquale hauea dal Re Ruberto hauuto cinquanta oncie di rcmuneration fan
no.Ma oltre quelle memorie,la fìgnoria de feudi,lì vede in loro elfer quali intorno a me-
, del imi tempi.Percioche il cafàl di Pugliano,con quel di Veneri,& certi vallalli coli in So-
ropaca come in Fragneto fono in poter della cala intin dall'anno i ? ^ ^ & anche alcun
tempo prima,come fi vede per vn oidine;che fa Maria Ducheflà di Durazzo forgila della
Reina Ciouanna àfuoi minillri in Tileha , comandando loro che non li debbano nitro
mettere a creare in dette callellaMacllro giurato , o guidice,o far altia colà, eifendo elle
pofTedute per hercdità paterna da Sancia d' Vlpiano moglie di Giliberto di Morelono da
lei chiamaro fùo ciamberlano, & caualier regio . La onde 10 llimo Sanciadoucr elfer per
auuétura venuta per donzella di Violanre,o pur di Sancia amendue di Aragona,^: mogli
del Re RubertO;0 che vi fullè venuto fìio padre,poi che ella le già dette cole pclUdca per
hn'edita paterna.Er oltre che il nome accufà,lei elfcre llata SpagnuoIa,e non e pero dub-
bio gli Vlpiani elfer nobili Valétiani.Viffero Giliberto, & Sancia per tutto il regno della
Reina Giouanna pruTia:dafcui qual fé ne foflè la cagione,f urono di tutti 1 lor beni fnogiia
ri,&: fpetialméte della baronia di Pugliano occupata loro da Niccolo Sanframódo Con
te di Cerreto,^ quali per ifcritturade due d'agoflo dell'anno 1 5 84 vuole il Re Carlo II J.
che ogni cofà fia loro rellituita,chiamandoli amendue nobili. Pare che di Giliberto, & di
Sacia nafcano Niccolò, & Rinaldoà quali fon polli neiralbero,& di Niccolo 10 ho vecu
tofcrittura dell'anno 1 55)1 fòttol'vltimodidifèttembrejoueapparifceche effendoet li
nouellamente flato fatto ciamberlano,& rrouandofì elfer capitano di molte terre, & luo
ghi d'Abruzzi,&: della Mótagna,ordina il Re LadisIao,che pofià mettere,&: riceuere nuo
uè colIette.Ma l'anno 1 420 fi kggQ vnaconfermarione, che fa la Reina Giouanna fècon
da a Rinaldo di Monforio caualiere de i medef imi feudi pofIèduti,dice ella,da progenito
ri di detto Rinaldojà cui moilra la medefima conf ermatione effere fiata fatta prima dal
Re Ladislao filo fratello; hauendo Rinaldo nelle fue guerre fèruitolo molto fedelmente.
Per quella medefima iciittura appai ifce ancora, Rmaldo olerei già detti feudi materni
hauer
D
Strndrio
(apitdno
l/i RorriA.
itMtjc».
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(litmhcr-
litno i'/f.
dt Puglia,
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Maria d'
uAl>are dì
Santa m4
ria d'^^~
tentoni».
Signor di
j-aicchia .
,_yinit>al-
U sim. di
taitchi* .
J-aicchia ,
Ferrar.rt
lyfbate di
santa Me
ria d'^m
48 DELLAFAMIGLIA
luucr compralo àAìx Reina U Torre del Ca(àle co alni beni,che furono de Sanframon- j
di. Hcbbc egli per moglie donna di cala Acquauiua,con cui procreo due hglmoli malclii
ArdumQ,& Giouanni.Améduecoitoro (eguuono le parti del R,e Alfonio primo, &: vcg-
gonli {aitture,per le cjuali il detto Re rimette per (èruigi riceuuti 1 pagamenti tìicali, chs
compcteuane ad Arduino per la poilcilionedi dette (ùe callella : il quale Arduino ibino
lènza hauer hauuto moglie, o hgliuoli,che manchi (òtto il regnodel già detto Re AlFoa
io.perciochell Re Ferdinando rrouandoli nel primo anno del Tuo regno col campo
preifo Andri , rilalcia i derti pagameari tìlcali àGiouanni, accennando coli (imilmca-
te ellere itati nlalciati dal (uo padre Re Altonfò ad Arduino fratello di lui . Fu Gfouanni
Maiordomo del Re Ferdinando,6c per doni reali, & per Tua induif ria accrebbe non poco ^
il luo hauere: perciocheegli hebbe per heredi, & iucceflbri in. perpetuo in doiio dal Re il
Torello , &c per prezzo di quattromila cinquecento ducati comprò poi l'anno 1 475; d^l
niedelimo Re in tetradi Lauoro Faicchia co' ca{àli,ciò fono Malia interiore, e'I feudo di
Sorripa . Venne v.iuendo Giouanni indno à tempi del Re Catrolico,dicui io ho veduta
ia conferm.irion , che gli ta del luo Itaro lotto l'anno 1 5'o ^-.ma non palla l'anno i ^07.
cócioda cola che in quel tempo Vincenzo ottien l'inueititura delle (ùe callella per mor-
te di Giouani fuo padre.Hebbe dunque Giouanni per moglie Mariella Carrafa ; la quale
gli partorì quattro hgliuoli,il già detto Vincenzo,Ferdinando,Aniballe, & All:onfò,& ol
tre quelli vna figliuola f-emmina ; il cui nome fu Lucretia maritata ad Andrea d'Ieuoli h
gliuolodi Carlo.Ferrante, & Anibalie furono amendue Abati di fànta Maria d'Auanzo.
ideila è vn Abadia m Puglia;laqua/e frutta intorno à ièi mila feudi l'annoda quale lì è
per molti anni in quella himiglia conlcruata,&: euui tuttauia, eflendo à miei dì da due ai
tri fratelli de mcdehmi nomi llara poflèdura.Fù Ferrante belliifimo huomo, & tra per la
bellezza , & per altre fìie qualità fu creduto hauer goduto dell'amor d'vna gran fignora
in Napolirperche fu vna mattina nel tornaifènc da San Domenico alla f ìia caia a cauallo
d'vn tiro cii balellra percoflb,& vccifo. Di Vincenzo nacque il terzo Abate di Santa Ma
ria d'Auanzo detto Iacopo,&: Antonio pariméte fignor di Faicchia terzo.collui conobbi
io già vecchio, & loprauifle à Giouanni (ìio figIiuolo.il quale di Cornelia di Gennaro lo-
rellad' Anibalie Conte di Nicotera donna d'incredibil valore generò Anibalie ,& Fer-
rante,quegli che 10 dilh amendue a di nollri edere llati Abati di Santa Maria d'Auanzo.
Ma Anibalie hauendo hnalmenre lalciato la badia a Ferrante minor nato di lui,rolie per
moglie Andrianadi Sangro donna di non minori bellezze fra l'altre donne, che Anibal-
ie Il foife fra rutti i giouani della nobiltà Napoletana llimato . Ma eflèndo nate tra lui &
alcuni altri caualieri Napoletani alcune cófeiè,fu vndì infiemecon Marcello di Gennaro
iuo zio, mentre à diporto per Napoli caualcauano amendue da lor nimici aflàliti, & veci
h,eirendo in quel dì non iolo moiti due nobili , & vaiorolì caualieri,ma inlleme con elio
loro (pente amendue le loro famiglie , percioche (ì come de Gennari non rimale altri che
Giulio Vefcouo di Nicorcra,fratel di Marcello, & per queilo non atto ad hauer figliuoli
legittimijcosì de Moniòrij non altri rima{è,che il fratello Ferrante Abate di Santa Maria
d'Auanzo : elTendo la fìgnoria temporale ali'vnica figliuola d'Aniballe detta dal
nome della madre Andriana,la qual madre ancor ella giouanetta moriiIì,rc-
ilata . Viue dunque hoggi de Napoletani Moniòrij non altri che Fer*
ranre:il quale li come da fanciullo attefè grandemente à gli ilu-
di delle lettere , coli eflendo huomo diuenuto , fi è iòni-
inamente dell'opere cauallerefche dilettato . Ma la
molta, 5c lunga domellichezza , che io ho
hauuto con quello caualiere , t orrebbc
g;rà parte di fede à miei icritri,{è io
molto a ragionar di lui irù
dUÌendefll,
DELLA
D
4i>
DELLA FAMIGLIA DI SANGIORGI.
ICVRAMEN T,E , che io porterei con molta ageuolezza quello pefò,
fotfo il quale lono entraro,le come io volentieri impiego la mia opera per
fulcitare in quaro per me fi può la memoria delle famiglie rpente,così pron
tamente le viue à quello , che fa di bifogno mi prelfalfero aiuto. Almeno
Cellino i miei morditori, che io quello faccia per lòzza cupidità di guada-
gno, che le l'entrata inheme con l'vlcita lì mettelTe inficn^e ; ò di che grande Ipatio (ì ve-
drebbe quella à quefla rimaner dietro. Ma le diletto, o giouamcnto he chi tragga da que
ila mia fatica,ho ben carc,che ne lènta obligo alla cala de' Medici,dalla cui liberalità lòlle
tato ho potuto vna gran parte di quelle fatiche allettare,^: iTiCttere infieme. 1 Sangiorgi
B furono molto nobili, & come ne Saurani dicemmo, entro in quella famiglia il contado
d'Apici per la perlona di Ruberta figliuola & herede di Berardo di Sangiorgi . Se bene io
non veggo il tempo,quando egli fu fatto Conte, appare nondimeno per lo libro dell'an-
no 1 2 84, ma dentro vi fon colè dell'S 5, legnato per me col numero 1 2; che in quel tem
pò egli era giullitiario di Capitanata . Già tu detta quella prouincia dagli Imperadori di
Collantinopoli , che vi mandauano vn loro viìciale detto Catapano, Catapaniata,come
che lcorrettamente,6c Capitano &c Capitanata fi l]a poi collumato di dire. &c è quellapar
re di Puglia, che è pol1:a tra il fiume Frentone hoggi chiamato Fortore,& il Lofanto , che
Autìdo da' Latini fu detto . Altroue lì legge d'vna lorella di Berardo detta Elilàbetta , la
quale Hata moglie di Tommafo Pagano ribello del Re , chiede licenza di poter ritornare
nel regno . Intorno il medefìmo tempo fi legge di Gentile di Sangiorgi caualiere chiama
C to n. V. il quale era marito di Siniflara figliuola & herede di Pietro di Riburfa ; nella qual
cala fu già ne' tempi del Re Manfredi,come altroue lì è detto il contado di Caletta. Tro
uo io in vn parlamento fatto in Anellino da i prelati, &c baroni del regno in tempo , che il
Re Carlo I I.era prigione del Re d'Aragona,che furono nel detto parlamento creati amba
fciadori Riccardo di Momblas Arciuelcouo d'Otranto , & Gentile di Sangiorgi al Re di
Francia, perche egli mandallè loro in difela del regno Ruberto Conte d'Artois. Nel qual
parlamento vcdcfì Gentile interuenire come barone della prouincia di Principato, ou'era
anco Berardo. In procello di tempo vedefì hauer parentado con gli Acquauiui . In terra
d'Otranto quellia famiglia anco auanti à tempi già detti ii troua hauere hauuto vairalli,6i
lìgnoria,come nel libro 5- dell'anno 1 2 72 à car.7 2 da me e llato notato. Onde in alcun*
£) altro di que'libri fi legge il nome di Aimo Sangiorgi di Brindili; il qual prende per moglie
Pagana vedoua già di Tommalo di Salice ; & poco poi Aimo edere annouerato tra molti
baroni di quella prouincia Caracciolj,Montefulcoli,Sanbiafi, di Noi, Belli, che hoggi Lo-
belli fi chiamano,MarefcaIli,Maremonti,& altri, lo come non lòno per piaggiare à niu-
noj cosi non fono per detrarre ai chi che fia de' loro honori . Sono hoggi de Sangiorgi in
Lecce mia patria , & in Milciagne cartello quindi venticinque miglia lontano poueri af-
fatto , ma reputati nobili , & antichi . Onde io lòno indotto à credere, che fieno f icura-
mente le reliquie di quelli antichi Sangiorgi ; maflimamente che vna gran parte delle fa-
miglie nobili della mia patria di Brindili fi vegga difcendere , come i Guarini lòno
& i Prati,& altre famiglie , che bora non fa luogo di raccontare . Et la fami-
£ glia diSalice,con cui io dilli Aimo efferfi imparentato,fù così detta dal-
ia fignoria di quel buono , &c vtil cafale , il quale congiunto con
Guagnano fu lungo tempo lòtto nome di Baronia dopo
loro da Zurli,& polcia da' Paladini poflèduto , in
fin che à miei dì in poter d'altre famiglie
ammendue quelli luoghi fon
perucnuti .
etrard»
Conte di
iy4ptci .
Cdpftd/ié
tdprouiti'
eia.
Citile ttm
bdjctado-
re due di
Francia.
lyfimo he
rune in ter
rtt d'Otri
t».
5^
ALL'ILLVSTRISSIMO, ET REVERENDISS. ^
MONSIGNOR ANIBALLE DI CAPOA
ARCIVESCOVO DINAPOLI.
Scipione Ammirato .
OCO dopo che io hauej?i finito di dare alla iìampa l'ultimo foglio della /ita lHunriJìima fa-
miglia:, doue dt V. S. breitemente fi parla ; accadde che ella fu mandata dal Beatifìmo Signor
noftro Gregorio XII 1. Nuntio a Venetta. dal cjml luogo ejJèndofeguitA la morte di Monfi-
gnor llInJh'iJ?.Don Paolo d'^re:^:!;^ Cardinale di Napoli dt reuerendamemoria^ellafu di prò
prto mommento del Papa chiamato à cotejlo ^rciuejcouado. perche Cubito (limai , che auejla. g
mia fatica fatta intorno alle notitie della cafafua à V.S.llluiìrìJ?.fidoueffe dedicare, accio che
10, ti tj'uaìe^ ConoltlUndrijìtìni Cardinale ^Ifonfo , c^ ^rciuefcouoMartohatieahauuto familiarferuitti
amendae ^rciuefcoui di Napoli^quafi perlinhereditatta fuccejìione ladouef^i anco hauere con Qualunme altro
à (quella dignità af;endi[fe.:^ V.S. dall' altro canto cauxjfe dalla lettura dtqueiìe cofe auellytilejche altri/Jo-no-
ri,&' Principigrandi in leggergli amenimentt della lor cafa ban canato. Legge f nelle fagr e lettere Monfìg.ll
luflnjì.cheil I{e^ffuerofaccendofi'^'nanotte:,cheegitnonpoteua dormire Reggergli annali c^^hiilorie dell*
fua cafa ,s abbattè ad "vn luogo , ouefifaceuamenttone di Mardocheo , il ijuale hauendoo-ltper Ì adietro fcoperto
I'»rf congiura di certi fuoi Eunuchi,! cjualtfrargolar l'haueano 'yoluto.noirapercio fiato rimunerato. Onde egli
ramtnentandrfi del fuo debito ,(<;* con fider andò cjuanto mogni altra fimileoccafione fi to^Uea d'animo à fuoi fe-
deli, nongli riconofcendo, comando, che pan à cotanto beneficio Mardocheo foffe rifìorato . Di che 'Vedendoli
tnauifeflamente l'etile, che diiUa lettura delle particul ari, ^ dome/lice hiftorieftrahe, mi fono indotto à crede'
rei che fé mai i nipoti, ò altri congt unti di V. S. (juefìe cofe da lei portele leggeranno ,• i^ che al fatto di Giouanni
cliìiato adcjferpiìi. ageuol mente mojjo dagli efempi domeiìici, che dagli ftranieri . Dall'altra parte chi farà co
tanto audace, cjt* d animo così fiero , che leggendo la doloro fa tragedia di Fabritio di Capoa non temperi con più
maturo auue dimento gì t immoderati dtfideri degli honort , c^t- infu memente con maggior fo-acità non conftde-
ri ,cjiianto altamente rift^gantglt animi reali l acerba rico'datione dell'ojftfei le anali malaoeuolmenteper
qualunque fujfegf.cnt e benef ciò fpojjono [cancellare . Veramente io non mi riputerei d^hauer fatto pocoferuitio
à V. S.fejufi del tutto fccurj , che da (jutjìo albero e he io l'enuio (^ dalla fua ijìoria frutti di tanta eccellen'X:a irt
alcun tempo nafcer potr/Jero . Ma come che de futuri auuenimefjti non è chipojfa prom^etterfi piìt,o meno di quel
lo, che fa il piacere, 07" limpermutabilc 'Volontà del Signore iddio j non e per oche io ardentemente non defidert,
che ogni bene, c;i;-jciicita per lo mc^^o dt qucdi mitifritti à lei (^ à/^ot nipoti, (^fucctfjori, c^t» à tutta lafua,
homrattfima, ^g loriof progenie non pertienga ,• Cy- 1 he ogni male , (^ danno dall'altro canto non leflea lon-
tano. Delqual mio defidirioje V.S.ìlhtflril\imariman compiutamente certa, cj^-fecura , quel ch'io m'habbiapoi
in ifcriuere cotali cofe affe^uito ,ffimer() io d hauer ripot tato colmo, (y- ampio guiderdone di qualunque mi*
fatica. DiI'iefolc..yJ>x.d'^g"fod(ll'anriO Al D LXJilX.
D
V
DELLA FAMIGLIA DI CAPO A.
H I vuol rmrre i principi) 2Ìn delia cafa di Capoa ricorre ad Aide-
maro di Capoa il quale da monaco Ca(ìneniè,&: da Abate di S. Stc
t:ano,&: di S.Lorenzo fuor delle mura di Roma fu farro Cardinale
da Alelìandro ILdinrorno l'anno i ojo.Ma iè noi conlìderiamo a
rempi dell'Impera-ioi Federigo Andrea padre di Barrolommeo ha
ucr per mento della iua virtù ottenuto daila liberalità Imperiale
doni di feudi nobiliregli veramente non ci dee parere poco lo {pa-
tio di tredici età continuato lèmpre in vna nobiltà chiaril-
B rima,& illuilre , C\: che doue li ion mutate quattro {chiatte Reali , che duri an-
cor quella di Capoa . Percioclie oltre i feudi hauuti da Sueui,&il contado d'Alta-
uilla: il quale è durato perpetuamente in quelta cala da tempi del Re Ruberto inlìrio
a dì noilri : oc il contado di Satriar.o in pcrlona d'Agnolella di Capoa, & il contado
di Falena dono de i Re Aragoncij , ella ha hauuto quattro Duchi di Termole : de qua-
li vno fu anco Priiicipe di Mclfetta , due Marcheiì della Torre , due Arciuefcoui
d'Otranto, vrodiCaroa,&due Caidir.ali , oltre molti huomini lenza lo fplendo-
re de titoli chiari per le loro prodezze : de quali Luigi terzo Conte d'Altauilla fu ca-
pitan generale de Fiorentini : Andrea Duca di Termole generale di Giulio fecondo.
Matteo primo Conte di Falena per la fede iìia iìngular verlo il Re Ferdinando il vec-
Q chiojòc per l'arte della guerra godè per alcun tempo il Ducato d'Atri; il cui pronipo-
te è hoggi Principe di Conca titolo nouellamente hauuto dal Re Filippo , con le pre-
rogatiue de grandi d'Hpagna. Et GiulioCefàre zio di Matteo tenne per alcuni meli
la iignoria di Capoa . Et le noi riguardiamo a parentadi, coli per le donne entra-
te nella cala, come per quelle che ne lòno vfcite , Se entrate in altre famiglie , lènza dub-
bio veruno io giudico che ella non debba hauer inuidia a famiglia alcuna d'Italia.
Ma per parlar di ciaicuno di eili ordinatamente dico; che Andrea eilendo nobi-
le Capouano ferni in guilà nelle occorrcntie così di pace , come di guerra l'Im-
perador Federigo , che meritò da lui gradi honoreuoli nel luo conliglio;&: hnalmentc IH
mando il valor luo degno di remuneratione gli donò quelle cole , come li vede per la
confermagione che ne chiede Bartolommeo fuo figliuolo da Carlo fecondo l'an-
no I 2 5) 2 a 1 8 d'Ottobre . Il tenimento di Caprio,la terra che fi dice il Foffato con altre
due terre a detta terra del Follato appartenenti:vna corte,la quale è nella croce di S. Gior
giò,vn'arbul1;o preflo il bofco della corte nel luogo,oue fi chiama Pendinello: lequali co-
(è tutte fono a Somma, & fuo diiiretto , &c glie le dona in perpetuo libere , & lènza pelo
di fèruigio alcuno . Fu Andrea caualierc , & non fòlo fòprauifìè all'Impcrador Federigo,
ma etiandio a Currado,& à Manfredi fùoi figliuoli; & peruenuto inimo al regno di Car
Io primo, fu configliere,&: famigliare di quel Re . Non fòlliene la lunghezza del tempo,
è: la poca cura di coloro;i quali innanzi a noi f urono,che pofsiamo raccontare le partico
ian attioni de gli huomini antichi . Ma balH da teilimoni reali far giuditio di co-
tali perfòne . Hebbe egli per moglie donna chiamata Giouanna : con la quale pro-
E creò più tìgliuoH : ma di coloro, che a noiì:ra notitia fono peruenuti ; furono Barto-
lommeo , Iacopo , oc Riccardo, & vna femmina , il cui nome fu Benuenuta . Egli
fu fèppellito à Capoa nella Chiefà de frati minori in vna cappella edificata da
Bartolommeo fuo figliuolo . Bartolommeo hauendo dato opera alla ragion
Ciuile , in quella diuenne grandemente dotto , oc famofo per fi fatta maniera,
che tra per i fèruigi del padre , & per la fua molta dottrina , 6: nobiltà fu dal Re
Carlo fecondo creato Frotonotario , & Logorerà del regno . Auanzò rutti gli
huomini della fua età nello fplendore , & magnificenza del fabricare : percio-
che egli fece la porta maggiore con la facciata della Chiefà di San Lorenzo come
li vede hoggidl per le fùc armimeffe nella fòmmità di eflà facciata . Fece fimiglian-
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54 D E L L A F A M 1 G L I A
temente l'intera facciata, ò porta maggiore della Chicfa di S. Domenico , oue infino a A
preiènti giorni (i veggono l'armi della tamiglia . D'vna iua cala muro il monallero di
Monte Vergine,&: quello doto conueneuolmcntedi poderi, 6c d'entrate per lo (ollenta-
mento,& vitto de monaci . Et al monallero di Monte Vergine a Capoa( percioche le co
fé dette (óno a Napoló lalciò tante rendite-, che continuaméte (e ne poteliero folVentare
dodici poueri . Fondo vna cappella , oue egli volle eller feppeliito ncll'Arciueicouado di
Napoli lòtto l'organo condiceuole rcnditajalciandole oltre paramenti,&: altre cole ne-
ceflane i (j o oncie . Fece la cappella al padre à Capoa, & moire altre cole laiciò da dillri-
buirli a luoghi pij , che farebbe opera lunga a raccontare: lecpali cole tutte nel iuo te-
flamento fatto l'anno i :; 2 y.che hoggidi appariicie li poflono all'ai ageuolmére vedere.
Fu egli di grande,& nobile animo^oc limile a gli antichi Romani.-percioche oltre alle co B
fé dette appartenenti ad opere di religione,egIi hebbe cura di ordinare,& lalciarc buone
fòmme di denari per ripararli ponti in diuerlè parti del regno,& per far vn bagno à Poz
zuolo apublica commodità,opere non meno gloriole al iuo nome , che vrili , & benefi-
che alla g-neratione humana . Fu fedclilsimo,& afìéttionato à iuoi lìgnon hauendo con
perpetua integrità & amore fèruito Cai lo II. & ii Re Pvuberto fuo figliuolo molti anni-
6: morendo ordiQo,che fi cantade cjuafi infinito numero di melfe non meno per l'anima
del Re Carlo I. che per quella del Re Carlo ILEllendo piato circa la fucceision del regno
cioè s'egli douea appartenere al figliuolo del Re d' Vnglieria primogenito di Carlo IL o a
Ruberto terzogenito del detto Re Carlo fu egli mandato a corte di Papa in Aiiignone;
oue con la iua indutlria il portò in modo; chi; il regno fu giudicato à Ruberto fuo fi- C
gnore . Ville molto vecchio percioche egli vide figliuoli de figliuoli de 1 fuoi hgiiuo-
li. Per quel che fi comprende da quel che fègue,fu robuilo, &c gagliardo infino al-
l'vltima vecchiezza . Onde è cagione che io meno mi marauigli quando leggo che Maf
finilEidi 86" anni hauefie generato figliuoli : percioche nel teilamento ch'egli fece à
tempo che hauea pronipoti , vuole che quando auuenille , che la fua moglie facef-
fè figliuoli, in (ìmil calò certe fùe dilpolitioni , debbano hauer diuerià elecutione . Ac-
qualo di moire ricchezze, & fa hgnore di molte callella ; percioche egli poflédè Vai-
rano , Preienzano , Albiniano , la baronia di Giouanni figliuol di Raone , la baronia
di Loriano , Trentola , de Salcone . Poflcdè Calcila , la baronia d'Anione , fu li-
gnor d'Antimo, di Molinara,di Rofèro, di Conca, della Riccia, del Morronc;, &: D
d'Altauilla , come per ifcritture del i 2 8 y , & i 2^?^ lì vede ; moire delle quali terre in-
fino ad hoggi fon polledute da fiioi f ùcceUori , fi come fono Altauilla fulla qualle fu
poi preio titolo di Conte , & Conca fopra la quale nouellamcnte è flato prefo titolo
di Principe lènza l'altre . Ne è da pallar con (ìlentio il fauore,che Bartolommeo
impetro dal Re intorno il fatto della Riccia ; percioche efièndo ella nel giuilitiariato,
diciamo hoggi prouincia di Capitinata ; lì contentò il Re l'anno I2 8<jà gii vndi-
ci di Marzo à contemplation di Bartolommeo , che ciò gli tornaua più commodo , di
metterla nel giuftitiariato di terra di Lauoro,& contado di Molili: Hebbe due mo-
gli Mattia di Franco la prima , oc Margherita dell'Oria la feconda . Fece con la prima
per quel che io pollò in hno a quella bora comprendere tutti 1 figliuoli che fono nel- £
l'albero . Egh finalmente morendo fu fèpellito nell'Arciuelcouado di Napoli nella
^ndrid. tappila , che ila lotto l'organo oue è la f ùa infcritrione . Andrea fùo primogenito
mori in vita del padre ; ne di lui ho altra menrionc , fé non che di Bianca fìia moglie
GiouMm generò Giouanni , & Bartolommeo . Hebbe Giouanni per moglie Giouanna Sten-
Uno. ciarda forella di Filippo lignor d'Arienzo : ilquale , & egli altresì morì in vita dell'auo-
lo . Fu Caualierc , & Ciambcrlano di Carlo Duca di Calauria , & à dificrcn-
za di Giouanni fuo zio , fu detto Giouanni il giouane . Sta feppeliito nella
cappella della famiglia à San Lorenzo con quella Inlcruf ione. H I C RE Q^V I E-
SCIT NOBILIS ET MAGNIFICVSVIR DOMINVS
10 ANNE S DE CAPVA MILES IVNIOR ILLVSTRIS
DOMI-
D I e A P O A. 5^
ADOMINI DVCIS CALABRIAE CAMBELLANVS DIE DO-
MINICO II. MENSIS DECEMBRIS ANNO DOMINI MC-
CCXXIII. IND. VII. CVIVS ANIMA REQVIESCAT IN
PACE AMEN. Lcifcio egli rre figliuoli , & h moglie gfauid.i , Lodouico , Gu-
glielmo , de Bianca , ma del ventre non veggo io quel che auuenillè . A quelli nipoti
lafciò l'auolo Vairano , Prelènzano , Albiniano , con altre cofe •, ma io non veggo co^
fa alcuna di loro certa , ih non di Guglielmo . Hebbe Guglielmo per moglie vna fi-
gliuola di Riccardo di Brullono , èc di Filippa di Lizinardo , di che habbiamo fcnttura
del 1 544. a 2 5- d'Ottobre; il qual Bruflbno primo della fìia famiglia hebbe dal Re Ru-
berto lòpra Satriano titolo di Conte . Ma percioche egli non hebbe altri figliuoli-lo lla-
g to rimale alla nipote cioè ad Angiolella figliuola di Guglielmo : percioche ne à lui ven-
ne ili ventura di perpetuare Io llato in caia di Capoa ; anzi fu fatale di quello contado
r vfcir fèmpre d' vna famiglia in vn altra per conto di donna : percioche Angiolella ma-
ritata ad vn Niccolò di cui non ritrouo il cognome , generò Orfolina ; la quale per man-
camento di mafchi fu contefla di Satriano . Fu ancor egli Ciambellano del Re Ruberto;
& morendo Ila fèppellito nella mede! ima cappella con quella inicrittione . H I C R E-
QVIESCIT EGREGIVS IVVENIS GVILLIELM VS DE CAPVA
REGIVS CAMBELLANVS Q^VI OBIIT ANNO DOMINI MC-
CCXXXVLDIE un. MENSIS OCTOBRIS Iin.IND.NEAP. CV
IVS ANIMA, &c, Lodouico credo io che Ih quel cardinale,di cui fa melinone il Pa-
nuinio nella vita d' Vrbano,ilquale morì in Roma lòtto il medelimo ponteficato. Perciò
^ che VrbanOjCome altroue habbiam detto, veggendolì rellato lènza cardinali,& fatto co
vn antipapa alle Ipalle col lèguito, & fauor della Reina Giouanna,&: d'altri Principi illi
ino per ottimo rimedio far vna creatione di Cardinalià quali & per nobilta,& per dottri
na fulfono potenti , & di grande autorità così nel regno di Napoli, come nel rello d'I-
talia per acquiilarlì partigiani,^ abbatter l'arroganza de lìioi auuerlàrij : Di modo, che
il ramo d'Andrea vien meno,& non fi llcnde più in su. Hora vegnamo a gl'altri figliuo-
li di Bartolommeo,& prima diciamo di Iacopo A collui il padre hauea dato l'vfficio del
protonotario,come a colui; il quale & egli altresì hauea dato opera alla ragion ciuile. Se
fattoui profeisione. Menò per moglie Rubcrtella di Gefualdo figliuola,& herede di Nic
colò fignor di Gelùaldo ; la qual dopo la fua morte fu maritata a Drogone di Mcrloto.
D Ma par che la famiglia di Capoa non habbia amato altri ornamenti , che 1 propri etian-
dio per occulta virtù del fato, percioche diuenuto Iacopo per la periòna della moglie li-
gnor di quella baronia,non potè ièrbarla lungo tempo nella fua cala , hauendo tatto fi-
gliuole femmine,!] come accadde al giouane Giouanni;di cui pur hora habbiamo parla-
to . Fece dunque egli con la Gelualda due figliuole: vna il cui nome fu Martuccia,&: fal-
tra chiamata Maria . Amendue quelle donne hebbono fi come la madre due manti per
cialcuna . Martuccia rimala vedoua a tempi dell'auolo di Pietro di Sus, à cui hauea dato
ottocento oncie di dota;onde nel fuo teltamento non lolo le lalcia dette ottocento on-
cie,ma cento altre di più , fu poi maritata a Filippo Tancredi . Mariella maritata prima
con la medefima dota con Enrico di Caprefio hebbe il fecondo marito Filippo Filangie-
•e ri fignor della Candida;quelJi ; di cui in procello di tempo vlcirono i Conn d'Auelhno,
à cui venne la baronia di Gefualdo .Morendo finalmente fu lèppellito nella medelìma
cappella con quella memoria della lùa morte .MCCCXII. DIE XVIII. APR I-
LIS X.IND. NAEP. MAGNIFICVS VIR DOM IN VS lACOB VS
DE CAPVA IVRIS CIVILIS PROFESSOR, ET REGNI SIGI-
LI AE PROTHONOTARIVS OBI IT CVIVS,&c. Giouan-
ni l'altro figliuolo di Bartolommeo hebbbe per moglie lacopa di Calano , nipote di
Giouanni d'IeuoU : con laquale procreò Ruberto ,&: Tommafo,io non so quan-
do egli sì muoia , ma la fepoltura della moglie lì vede nella terza cappella più
oltre di quella che habbiamo detto a San Lorenzo con quelle parole .
^ E 4 HIC
Cngliel-
pio cum
trlano.
il Satru
ttiou'ic»
cardinx-
trotonotd
no del re
Cioutinnt,
^^ D E L L A F A M 1 G L I A
UIC lACET EGREGIA MVLIER lACOBA DE CAVANO A
CONSOK.S VIRI MAGNIFICI DOMINI IOANNIS D£ CA-
PVA BARONIAE CAYANI DOMINA QVAE OBIIT ANNO
DOMINI MCCCXXXI. DIE XVII. MENSIS SEPTExMBRIS
XV. IND. CVIVS,(Sic. Così a lìgliuoli, come ci nipoti blciòBai-roIoinraeoMo
linara,RoferoA altri luoghi. Di cjuellio Gioiianni lì;imo,che intenda il VilIani,quan<io
nella venuta che fece a Firenze la figliuola cieli'Imperadore Alberto che andauaà mari-
j> to al Duca di Calauria dice così. Et incontro per accompagnarla venne l'Arciueicouo
?j di Capoua cancelliere ad Re, & M. Gianni lùo fratello : pcrcioche lè ben l'Arciueico-
uo non tu fratel carnale di Giouanni , sì ilimo io , che gii ha itato lenza alcun fallo
frate! cugino . B
'Dì Tiulperto primo Conte d'^lt amila.
Vberto fìgliuol di Giouanni fu grandemente amato dal iùo auolo Bartolommeo,
come quello ilcjual dice dlere llato nutrito , & allenato da lui ; onde a lui particu-
larmente (cjuaii prefago che nella fua perlona li douea conlèruar tutto li lìio le-
me ) in vita di luo padre per autorità concedutagli dal R.e di poter diifribuire i iuoi be-
ni feudali àtìgliuoli, e a nipoti, come più gh piacefle , laicia la Riccia el Morrone in
Terra di Lauoro,5i: Alrauilla in Principato con altri beni . Quella è quella linea che con
lomma felicità continuando dura iniìno a preiènti giorni accreicmta tuttauia notabil- ^
mente d'huomini , di itati , & di riputatione . Et quelli è quel Ruberto : ilquale dal Re
Ruberto prefe titolo di Conte iòpra Altauilla . Con iòmma diligenza h è ito ricercan-
do nel regio archiuio di làpeie , quando quello titolo mcominciafle , & in che tempo
folle dato a Ruberto , paflkndo mallimamente alcuna pretendenza di precedenza tra
il Conte d'Altauilla , & quel di Sinopoh amendue fatti Conti dal Re Ruberto , & to^
gliendo il libro deli' Vlciere regio inauuedutamente ad amendue quelli iignori ( come lo
no tutte le colè del nollro reame confulè,& incerte) parecchie decina di anni. & fi-
nalmente , ò che quelli titoli nelle regie Icritture non li ièrbalFono ; il che non pollo in-
durmi à credere ; veggendo à tempi del Re Ladislao varie concellioni di titoli , o che in
vn leparato libro li lèrbaflbno , come far lì deurebbe , & quello come ne fono iti molti
altri male, ancor elfo (ì folle lìnarritojimpoilìbii colà mi è llata il ritrouarne particolar D
priuilegio . Il medelimo mi è auucnuto nelle icritture particolari di ciaicun di quelli lì-
gnofi della famiglia . Se non che trouando nel regio aichiuio mention di Ruberto lot-
to nome di priuato caualiere : la prima che mi lì è incontrata , oue egli venga chiama-
to Conte , è nel i 5 ^ y. à 2 5- di Febbraio . Ho 10 quattro anni dopo veduta vnaditìc-
renza tra il Conte Ruberto , 6c Tommalò ìlio fratello per cagione che il Conte hauea
donato la metà di San Marzano à GoUredo di Marzano Conte di Squillaci in pregiudi-
Tio di Tommalo: la qual lìnalmente lì termina con hauer il Conte Ruberto donato Gag
giano al fratello . Morto il Re Ruberto , & nata la guerra tra la Reina Giouanna , &
il Pved'Vngheria per la morte del Re Andrea , pcrièuero Ruberto conilantemente nel-
la fedeltà della Reina, perche lì vede di lei vn fauoritilsimo pnuilegio del i ;4i>.à i 2 E
di Marzo, nel quale lodando grandemente la fede , <Sc valor lùo , gli concede il mero, &c
miilo impeno(per non alterar i termini legali)in tutte le terre, ^ luoghi da lui polleduti.
%)i 'BÀrtolommeo fecondo Conte cl'^'tauiUa ,
N Acque di Ruberto il Conte Bartolommeo : il quale veduta la morte della Reina
Giouanna li accollò à Lodouico d'Angiò adottato da lei per figliuolo : 6: per ciò
fu Icmpre contrario al Re Cario III. onde il Re à 2 8 d'Ottobre dell'anno 1582-.
gli toghe lo itato , 6c donalo à Luigi iùo lìgliiiolo ; conilprimer però , che in niun con-
to debbia
D I e A P O A. 57
A to debbia il mancamento paterno pregiudicar al figliuolo . Et benché preualendó la
f atnone di Carlo , & il Pvc proferendo al Conte ottime conuentioni , haucilè egli mo-
Ikaro inclinatione di leguirle lue parti, & per ciò folle reilitukogli io icato coi titolo
f)rerogatiue , & altri honori v/àti ; videiì nondimeno alla fine nianif eilamente , clie egli
lauea l'animo volto a ieguir la tattione Angioina ; parendogli che ingiullamcnte Car-
lo hauefìe Ipogliato vna donna della vita, & del regno. Per i dianj ritrouati nella li-
breria Vaticana apparifce il Conte Bartolommeo nel pioceilo di quella guerra hauer
quali continuamente guerreggiato contra il Re Carlo ; &; particularmente l'anno
1 5 84 del mele d'Agollo ini leme col Conte di Caletta elFer tralcoiiò infìno alle porte
di Napoli con morte , & preda de nemici , & con grande Ipauento , & Icompiglio nella
città reale , hauendo mellò a lacco di molti luoghi vicini ad Auerla , &: lopra tutto fat-
B to di grandi danni, & vccifìoni nella Fragola . Onde a 2 i d'Ottobre di quell'anno me
dehmo di nuouo legli ritoglie lo flato, & da capo fi dona a Luigi luo figliuolo , tacendo-
li in quella Icnttura , che fi lerba nel regio archiuio intera mentione di tutte le cole pal-
late . Ne per tutto ciò hebbe Luigi in vita del padre lo flato , ne il titolo ; le dì eiib
perauuentura non hauellè voluto lafciar di lèruirfi per modeiHa,& per nuerenza del
padre . percioche morto il Re Carlo , 5: eflendo il lanciullo Re Ladislao con la madre
quali riJruggito ,&lcampatoà Gaeta dinanzi all'arme del lecondo Lodouico figliuolo
del primo : fi vede che il Conte Bartolommeo , eflèndo nel Morrone lìia terra marita
lòtto l'imperio di detto Re l'anno i^^o.à 20 d'Ottobre la lua figliuola Lucrctiaà Gu-
glielmo della Leonefli fignor d'Airola ; oue li dice figliuola del CoQte Bartolommeo,
C & lòrelladi Luigi primogenito di detto Conte . Ma che egli in procclìò di tempo li
folle accordato col Re Ladislao mei la credere, che nell'anno i 55)4. come li vedrà ap-
prefìò , effendo Luigi rimuneralo dal Re Ladislao è chiamato lènza titolo di Conte .
Hebbe il Conte Bartolommeo due mogli , come che di vna non vegga il nome ne la
famiglia, ma l'altra fu Andrea Acciainoli quella, a cui il Boccacio intitolò il libro del-
le femmine illuilri , èc di cui gli Icrittori della famiglia Acciainola dicono eflendo Hata
lòrelladiNiccolagranSinilcalco hauer prima hauuto per marito Carlo d'Artus Conte
di Monderilò . I figliuoli oltre la femmina di cui s'è fatta mentione , èc oltre Luigi
Tuo primogenito furono GiulioCelàre , & Fabritio,con vn lighuoi naturale di più : il
cui nome tu lacopcllo .
D
2?/ Lui^i terzo Qonte d'^ltmilU*
L Conte Luigi fu riputato per vno de più valorofi huomini della Tua età li per forza,&
. naturai vigore del corpo , come etiandio per la dilciplina dell'arte militare : conciolia-
cofa che efièndoli quattro volte condotto 111 if leccato da lòlo à folo con diuerfi caua
ìieri , tutte le quattro folle riulcito vincitore , talché per la lama delle lue preclare opere
fu creato general capitano de gli elèrciti Fiorentini . Seruì al Re Ladislao con mara-
uigliolàconllanza,si come al Re Carlo Ilio padre hauea tatto, non lolo per quel, che
potea toccare alla lùa perlòna , ma etiandio per rilpetto di GiulioCelàre , & di Fabritio
E Tuoi fratelli :i quali lèguitando le parti Angioine, & fappiendo molto ben egli pr Io
valor di GiulioCelàre di quanta importanza fuffe , che egli tornafìè à leruigi del Re La-
dislao lùo lignore ( la qual colà il medefimo Re confefli ) non li curò di donare il Mor-
rone à detti tratelli : ilquale era fao , & à le leggittimamente apparteneua ; perche fi ren-
deffero amici del Re : ilquale non gli fu però di ciò punto ingrato : peroche dell'anno
1 5^4. à 2 7 di Dicembre in ifcambio del Morrone,& per riconolcimento di tanta pron-
tezza , £v fedeltà gli dona dugento oncie d'entrata per ciafcun anno à le , 6c luoi heredi
lòpra qual fi voglia beni , che fullòno per ilcadere alla corte reale ; non ollante che due
anni prima gh hauellè dato ^ó'oo. ducati d'entrata annua; anzi comandando il Re
che elprelfamente fé gli padiiiio lòpra il Ducato di Calauria aggiugne quelle illelTe pa-
E 4 role
1
58 DELLAFAMIGLIA
J, rolerqui propter continuata erga maiellatem noAram fcmitia maiora ànobis premere- A
, , tur merita • Ne di ciò venne il Re Ladislao ingannatorpercioche rrouandofì Capoa alla
deuotion della calàdi Marzano ; Luigi entrandoui dentro fu cagione , ch'ella ntornaf-
k all'vbidienza del Re , hauendo i Capoani con la iìia prelènza non lòlo ripreiò animo,
& cacciatone il capitano,che v'era da parte del Conte d'Alili nimico del Re, ma pò ilo
l'ailedio alle torri , che li guardauano ancora da capitani de Maizani . Ma mentre eli
fèndo Luigi fuor delle mura à vilU delle torri comandaua , che eìk ii circondaflcro at-
torno dVna profonda tofla per ilhingcrle con più duro aflcdio , percoffo d'vn colpo di
bombarda tirato da que* di dentro nel fianco , cadde morto , con conlcntimento vni-
verlàle di quella età , che folle morto vn de maggior capitani , & de più fedeli , che ha-
iieffe hauuto il Re Ladislao : à cui la lìia morte marauigliolàmente dilpiacquc . Quello
accadde l'anno 1 5 5) 7. Ma non è vero, che egli hebbeper moglie l'Acciaiuoli fi come
nel lùo epitalHo fi vede , elfendo Itata moglie di fuo padre, in guilà liamo trafcurati nel- '
le cole proprie . Hcbbe ben egli per figliuolo Andrea : di cui non trono ancor la madre.
Morto dunque , &: ièppellito nella Riccia , Bartolommeo Conte d'Altauilla lìio dilcen-
dente dopo lo Ipatio di cento, & tre anni gli fece la lèpoltura con quelfa infcrittione.
LOISIVM DE CAPVA. HIC TANTVM BELLICAE ARTIS
PERITIA CLARVIT, VT MAXIMIS, ET PRAECLARISSI-
MIS REBVS GESTIS FLORENTINOR VM IMP.DELECTVS
SIT. VNDE REDIENS ANDREAM DE ACCIAIOLIS POE-
MI NAM ILLVSTREMVRBIS PRIMA RI AM VX ORE M DV-
XIT. IDEM SINGVLARI CERTAMINE Q.VATERCVM HO- ^
STE CONGRESSVS SVPERIOR SEMPER ADIVDICATVS
VICTORIAM MAXIMA CVM LAVDE RETVLIT BAR-
THOLOMEVS IIL COMES ALTAVILLAE NE VELO IN
SVOS OFFICIO DEESSET PIENTISSIME TVMVLAVIT.
M. D,
2?i ytndrea quarto ['onte d^ ItauìQa .
Ndrea elfendo alleuato lòtto la difciplina del padre , fu fedelilsimo al Re Ladislao.
Onde conuencndo al Re per grandi rilpetti di dar marito alla Reina Golbnza di D
Chiaramente lùa moglie , di tanti (ignori , che haueua il regno di Napoli, eleile
Andrea , elfendo ancora lòtto la podeltà del padre l'anno i ^S)^. Non è pero da tacere
quel che la Reina andando A fecondo manto ^\i dille a quello propofito con aita voce
nella piazza di Gaeta lì che da tutti fu vdita ; che egli lì douea tenere per lo più auuen-
turato caualiere , & lìgnor del mondo , poiché egli hauea per femmina la donna del Re
Ladislao .^ Ma quelle hiron parole di dolore, percioche per autorità del pontefice fu ap-
prouatorvno,& l'altro matrimonio, & lì come legittimamente fu guallo quello del
Re , cosi legittimamente fu contratto quello del Conte , à cui il Re diede per dota tren-
tamila ducati . Mortogli il padre non lòlo gli fu incontanente confermato lo llato,ma
nel medeiìmo anno ^7. gli fu donato il mero , & millo imperio lòpra tutto il lùo llato E
con altre immunità ,&pnuilegi aliai fauoriti ; elfendo perauuentura per le turbationi
ad precedente tempo diuentati vani i primi pnuilegi intorno quella medelìma materia
dalla Reina Giouanna conceduti. Dodici anni dopo hebbe il gouerno di terra d'O-
tranto,nelqualmagillrato era llato innanzi à lui Baldalfire della Ratta Conte di Ca-
ièrta. Succeduta nel regno al Re Ladislao la Rema Giouanna Tua lòrella , &: percoli-
fèguente A Re Iacopo della Reina manto , lì vede che l'anno 1 4 1 5. di nuouo tanno ad
Andrea la confermagion di tutto lo liato con aggiungerui di più Gonella in Abruzzi: la
quale dal Re Ladislao per 1 trentamila ducati di dote della Rema Gollanza era llata im-
pegnatali , Nel medeiìmo tempo io trouo vna Icrittura , oue il Conte Andrea dona ad
Ercole
D I e A P O A. ssf
A Ercole di Capoa Tuo parente il Paho in Principato oltre . Ma chi quello Ercole fi fol-
le à me non è ancornoro . Compra nell'illeflo anno da Giorgio ditti nobile Vcne-
tiano : ma ilquale abitaua in Napoli la terra di Supino . Genero dalla Reina Gollanza
Luigi vnico hgliuol mafchio , &: Maria . Coilei tu maritata dono ì.i morte del padre a
Fraacefco Canteliìio Conte di Popoli l'anno 1422.^ non molti anni apprellb reitata
di lui vedoua a Baldallare della Ratta Conte di Caicrra , con icmila trecento ducati di
dota. Ad Andrea rizzo Bartolommeo luo pronimte a canto al padre vn'altra fcpol-
tura conlelottolcrirte parole. ANDREAE DE GAP VA GOMITI AL-
TA VI LLAE HIDRVNTINAEREGIONIS PROREGLADEO DI
WS LADISLAVS S ICILIAE REX OB SINGVLARES ANI-
B MI ET CORPO RIS DOTES DILEXIT,VT EVM EX OMNI
BVS REGNI PROCERIBVS CONSTANTIAE DE CLARA-
MONTE S ICILI A ORI VNDAE FORMA AETATE AGGENE
RIS NOBILITATE PRAESTANTISSIM Ab AMPLISSIMA DO
TE VIRVM DELEGERIT QJ/I SECVM HIC VNA DOR-
MI VNT.B A RTHOLOME VS IILCOMES ALTAVIL. SEPVL-
CHRVMHOC OFFICIOSISSIME POSVIT. M. D.
^i Lmg\ ijuinto Q:nte d'^Jiamlld ,
C F) Elio il Conte Luigi fanciullo , a cui la Reina Giouanna confermò lo fìato l'anno
1^ 142 y. fu iuaparticulare laude in quecalamitolì tempi tra 1 fremiti delle f attieni
Aragonefè , & Angioina porrarh m guilà , che lènza commetter ribellione, & len-
za incorrer nella dilgratia de 1 vinc icori hauelle conièruato il luo lìato tranquillamente.
Segui G^i lenza verun dubbio primieramente dopo la morte della Reina il Re Renato:
ilcjual li diceua per lo tellamento di Giouanna elfcre lìato lalciato herede del Reame; on
de lì vede che egli lì tiouo a campo al Colle della baronia di Circello , quando Iacopo
Caldera vi andò fòpra , & fu quelli , che follenne Iacopo a non cader da cauallo , quan-
do fu lòpraprefò da quella fìibitana gocciola che l'ammazzò , nondimeno andando ogni
dì peggiorando le cole degli Angioini egli palio alla fattione del ReAlfonlo, onde lì
D legge vn'indulto del Re de ló'di Febbraio dell'anno 1441 in Beneuento ; oue rimette
ogni pallata of eia al Conte Luigi. Nella cui fede continuando apparifce , che egliin-
teruenne con gli altri lignon iicl trionfo del PvC , & così lulleguentemente nel fainofò
filo parlamento celebrato a Napoli l'anno 1 44^ .oltre il qual anno non viue. Hebbe per
moglie Altobella Pannone figliuola di Franceico iìgnor della baronia di Prata , & poi
Conte di Venafri con tremila ducati di dota,con la quale fece cinque figliuoli malchi, oc
vna femmina : i nomi de quali furono Andrea, Francefco , Iacopo , Fabritio , & Giu-
lio . Ne libri de Dieci della Republica Fiorentina trono che quello Giuho cffendo con
Alfonlò Duca di Calauria in Tofcana fu nelì'alTalto di Colle il terzo giorno d'Otto-
bre pcrcoflo d'vna pietra nella teira l'anno 1 475». La femmina hebbe nome li come l'a-
E uola,Goilanza : la quale oltre molte gioie, & ornamenti donatile dalla Contella Alto-
bella Illa madre fu con quattromila cinquecento ducati di dote maritata a Sanlone Ge-
fùaldopriino Conte di Gonza . A Luigi eifcndo morto aliai giouane , & ripoilo co*
fiioi maggiori non fu alla line Bartolommeo fuo nipote auaro di far la fepoltura con le
fèguenti parole. LOISIO DE GAP VA GOMITI ALT. ANDREAE
ET CONSTANTIAE VNIGENITO. HIC A PVERO PA-
CE AC BELLO ITA EA AETATE SE PRVDENTER GES-
SIT VT OMNEM DìTIONEMAC RES SVAS INCOLVMES
IN TANTIS BELLI FLVCTIBVS SERVAVERIT. DVXIT
AVTEM VXOREM Q_VAE SECVM HIC lACET ALTABEL
LAMPANNONIAM QVAE FORMA AC PVDICITIA NVL-
LI
^o DELLA FAMIGLIA
LI PRISCARVM MATRONARVM SECVNDA FVIT. EX A
QVA V. FILIOS, ET VNAM FOEMINAM SVSCEPIT. ET
SIC FAMILIA REPARATA XXV. AN. AGENS DECESSIT.
BARTHOLOMEVS. IH. COMES ALT. NE IN AVI Ox^FITIO
DEESSET.HOC MONVMENTVM ACC VRATISSIME PO,
3VIT, M. a
7^i ^nJreafeJìo Conte d'^luuìHd.
Vcccdetre al padre il Conte Andrea efièndo ancora fanciullo : per la qual cagione
coli à lui come a iiioi fratelli del mede/imo anno 44. il Re Altonfo conlliruifcc per g
balie j & rutrici così Alcobella Pannone lor madre come Maria di Capoa ConrclFa
dì Caferra lor zia . Et in quello medelìmo anno cercandoli da parte del fanciullo Con-
te al Re Aìfonio la confcrmagione del mero,&: miilo imperio, che egli haaea dalla
per(òna ad padre , & dell'auolo iòpra le terre (uè conceduto loro non meno dalla Rei-
na Giouanna feconda , che dal Re Ladislao ; il Re gratiof imenre glie le concede . Tro-
uaddiluiicritturadel ^4.nel cjual tempo (ì manta la Goilanza fua fòrella al Conte di
Gonza . Ma peroche egli non hebbe moglie , ne di lui rcllò f uccefsione ; non ne tro-
uo molto più innanzi altra mentione ^ fé non che fuccedette al Contado Francefco
apprefFo di luì nato f ìio fratello ,
C
2?/' Francifco fetnmù Conte d'^lt<iuìEa
FV il Conte Francefco cariilìmo, & affettionato al Re Ferdinando il vecchio . Heb-
be per moglie Eliiàbetta de Conti illullre famiglia Romana : la quale relLita di lui
vedoua , f u in guifa cara al Re Ferdinando il giouancjche oltre a intìmte dimo-
flrationi di beniuolenza, le donò il feudo di Cannauena l'anno 1 45>6^.Fece al manto do
dici figliuoli de quali cinque fur femmine. Altobella fòla in vita del padre fu maritata .i
Gio: Francefco di Sangro , l'altre furono Maria , Caterina , Violante , & Vittoria, che
con quattromila ducati di dote fu maritata a Geronimo Carrafa figliuolo d'Alberigo
Duca d'Ariano. Hebbeetiandiovnhgliuol naturile; il cui nome fu Oliuieri. Ho 10 j)
veduto il fuo tellamento del 148 8. nel quale anno mori à Napoli , ma tralportato , ìk.
rcppcllito nella cappella de fìioi maggiori dalla pietà del Conte Bartolommeo fuo li-
gliuolo ha quella mlcrimone . FRANCÌSCVS DE CAPVA ET ELI-
SABECTA DE COMITIBVS ALTEVILLAE COIvlITES HIC
lACEMVS.SAT OPIBVS ET LIBERIS FORT VN ATI ALTER
DIVVM FERDINANDVM PRIMVM SPECTATA FIDE ET
CONTVBERNIO L, PROPE ANNIS COEVI. ALTER DI-
VVM FERDINANDVxM II. PARI FIDE ET FLVCTVAN-
TE REGNO SEQVVTA. AMBOS MORS IMMATVRA RA-
PVIT NEAPOLLSED B A RI HOLOMEI S EC VN D I F ILII PIE £
TAS HVC NOS TRANSFERRI CVRAVIT.ET VT Q_VA VI-
VI SEMPER CONCORDIA VIXIMVS.EA QVOQ^VE MOR-
IVI VNA CONC^ÌESCEREMVS HOC MONVMENTQ
CLAVSIT M. D,
Vi L Km cft4uo (jimte /^^Itauillé,
LVigi primogenito del Conte Francefco riprefè lo flato dopo h morte del padre,
«Scfunnemueilito da Ferdinando primo l'anno i48>). I luoghi eran quelli Alta-
iiiila, Supino, la Riccia, Sallènor? , San Giuliano, Molinara, Ce^ciapicciola, i]
Pago,
DI C A P O A. 6-1
A Pago j &c Rofèro : il quale flato tenne egli molti anni . Percioche io ho veduto vn
piiuilegio del 5^6", pjer lo cjuale il Re Ferdinando giouane hauendo riguardo a meri-
ti de fìioi maggiori, &:à nchiella di Andrea Fratello del Conte, ói alheuo, Se primo
filo cameriere , & per punire in qualche parte la ribellione di Supino, & di Cer-
cia picciola , gli dona tutte l'immunità, terre, pafcolaggi , &, artioni, che a cjucl-
ie vniuedità , & comuni s'apparteneuano . Nondimeno non tenne egli molto più
óltre lo Itato : percioche fènrendolì inabile à quel gouerno , malsimamente iecon-
do egli dice per Tindilpodrione de tempi , &: per l'intermità del corpo , ne volendo
più in corali faccende impiegarli , ma fciolro,& libero da limili cure viuer quieta-
mente , & con tranquillità d'animo la vita che gli relì:aua , conhderando ancora,
B che il fùo fratello Bartolommeo eralàuio,& valorofo, & di grande prudenza co-
fi intorno il gouerrode vallàlli ,iàpendoli ottimamente in ogni tempo reggere ,&
gouernare ; come in orno il carico , che hauea da prendere per maritar le (bielle, à lui
tutto il filo ilato , alcune poche colè fèrbandoli , liberamente rinunzia , al qua-
le Itato erano anco aggiunti quattro altri luoghi diiàbitati Butrafcello , Riodega-
Ido , Redine , & Monticello . Hebbe egli per moglie Gineura Camponefca
figliuola del Conte di Montorio , & forella della madre di Paolo I I I ì . la qua-
le gli morì poco innanzi , che rinunziadè lo ilato : con cui (1 portò pure in guilà
che morendo ella gli donò delia fùa dota tre mila ducati : 1 quali ancora egli rinun-
ziò al fratello ,
2^1 'Bartolommeo nono Conte 'D'^ÀltauiUtt-, .
B
Artolommeo molto tempo primi, che hiaelTe dal fratello il contado , efiendo
' Q^i fìgnor di PierraCicella incominciò p^r lo valor fìio ad elTjr caro à Re di
quel tempo , onds lì vede l'anno 145? 5* à 25 di nouembre , che il Re Ferdinan-
do fecondo gli dona l'vlìcio di maellro portulano di due prouincie ,Capitinara,6c
Terra di Bari. Nel qual tempo effondo li Re con i'efèicito à Sarno gli dona anco il
callel di Pianili nel contado di Molili con honorato teAimonio della fua virtù; &
elTendo il campo nell'Atella gli dona l'anno fèguente tutti 1 beni iiabili , & fpetial-
pv mente vna cala in Barletta, che fu di Petruccio , & di Cola della Marra figliuo-
li di Francefco Antonio , & ribelli del Re . Morto il Re Ferdinando fu non meno
caro al Re Federigo fùo zio . ilquale l'anno 5? 7 il crea viceré in Capitinata , & Con-
tado di Molili . Cacciato dal regno il Re Federigo, & peruenuto il reame in poter del
Re Cattolico, gh fu da lui confermato lo rtato,& in proceflo d'alcun tempo tu in
fùo nome dal Cardinal di Surrento fùo Luogotenente conilituito Viceré dell'Abruz-
zi l'anno I 51 2 . Egli rinouò l'antica cafà della famiglia prellòaSan Gennarello , che
hoggi fi uede con l'infcrittione del fùo nome , armi , & imprcfa . La quale è vna ba-
leflra tirata con alquante parole attorno che io non ho potuto ben leggere . Ar-
dì cognominarli à guifà de i grandi principi Bartolommeo terzo . Intorno la qual
colà benché da alcuni folTe prouerbiato , parca non dimeno , che hauendo ri-
guardo all'antico titolo de lìioi predecefTori , non folfe da farne Ci gran romo-
ri : poi che à tempi più antichi , & meno ambitiofi non era paruto ancor duro il
Dei gratia . Ma fpefTo auuiene.che quello che in fé non è d'alterigia ne d'humiltà legno,
s'afcriue à lìiperbia , fòlo perche dai grandi principi fi lia meflb in vlò . Fu delide-
rofò d'honelb laude , & inliememente grato , & pietolo con la memoria de fuoi
maggiori , hauendo rizzato loro tante fèpolture , di cui non è via altra più fpedi-
ta à comendar la pròpria fama apprellb 1 poikri ; il che ageuolmente li alTeguiice
mentre par che ad altro vfìcio s'attenda . Onde prudentemente fu detto di Ce-
lare , che in ripor le Itatue di Pompeo hauea confermato le lue . Onde a me pa-
re , che egli grandemente fi fofTe appreflato al primo Bartolommeo . Et per
F queiì:o
^t p £ i. L A famìglia
^queilQ iT»erki d'elfer anaouerato rp ^naggiori huo^nini della cafà dia , Hebbc rr? A
mogli , delie quali la prima fu detra Rubcrta Boccapianola figliaola di Beltramo ;
jÒ le tu non vuoi alterar punto Tvlo della Napoletana |-auella , di Berteraii^p , -Si
di Piudentia Bozzuta , marnnionio contratto inhn dell'anno 1475 : Id qua-
le gli portò in dota per heredità PietraCatella , .& Santo Elia luoghi abitati ; ma
,dilabit;^ti Pelcaicllo , il cailel della Guardia, Cafàlpiano , Figarola , Caiàlfana , §c
Torre di Zeppa. Con cui non lece più che due figliuole femmine Cornelia , & Ip-
polita quella , che dandoli per moglie à Gio. Antonio Ordno rinunzia à riicT-
te le attioni , che hauea (òpra le calklla materne , & quelU che con ieimjla ducati di
.dora fu maritata ad Antonio Carrata Conte della Rocca di Mondragone. La {ècon-
jda moglie prele poi , eflendo egli già Conte con ottomila clucati di dota , & collei B
fu /\ui:elia Orlìna figliuola di Franceico Duca di Grauina, con la quale fece due fi-
fio.Tun gliuoli Gio. Franceico , & GiuAmiana , & come appreffo mortreremo morifii poi fìi-
bito . La femmina 'ia marirata a Don Diego Cauaniglia conte di Montella. Di
Gio. Franceico pevcioche egli non allignò faremo mentione in quello luo^o. Egli
prelè per moglie Kàbella Spinella figliuola di Gio. Batiila Conte di Cariati : de quali
j> coi! parla Trillano Caracciolo nella vita dello Spinello. La cura di inaritar Ilàbella
» iùa figliuola ( inrende dello Spinello ) non potendo ellerui egli preiente , commiiè à
j) Liuialùa inoglie,(i che ella Fu finalmente maritata a Gio. Franceico di Capoa pri-
?) mogenitodei Conte d'AltauiIla , il quale era per iùccedere ad vna ricca, & gran il-
j) gnoiia,giouinetto di collumi lingulaii , & di rara bellezza, &; benché la dota tulle q
?) llata alquanto iinmoderata , percioche ella alcendeua alla iomma di quattordici mi-
j) la ducati; nondimeno in coral matrimonio fu giudicato elfere itata ottimamente im-
j) piegata, Il Conte menò la ipoià al figliuolo con tanta pompa, & apparato di appa-
j) reccfii di viuere , & iòntuolità di vel];u"e , che niun'altro barone ^\ quella età , ò ppchii-
j> fimi il pareggiaronp . Coli dice Trillano . ma l'infelice giouinetro godè pochi an-
ni gli abbracciamenti della mogliera:laqual maritata poià Giulio Antonio Acqua-
uiua Conte di Gioia, & poi Duca d'Arn,fù madre del preiente Duca Gio. Geroni-
mo. Preiè finalmente il Conte B^itolommco la tei'za moglie , & collei tu Lucretia
Zuila figliuola di Gio. Berardino Conte di Montiioro donna di marauiglioiè bellez-
ze: La quale prelè eilcndp già vecchio molto , con cui procreò Luigi Martino, & r^
(Giulia . CoÙei cflèndo già inccmmciateà creicer le don tu con ièdicimila ducati di
dote maritata à Gio. Battilla d'Azzia hgliuol piiir.ogenito di PierAntonio Conte di
Noi : ilqual Gip. Batilla preiè noi titolo di Marchete da Callo V,iopra la Terza. Heb-
rÀerU . be ancor egli d'altra donna vn'àltio figliuolo , il cui nome tu Valerionlquale dopo hauer
dato opera alle leggi , menata per moglie Lucretia di Lagni figliuola di Pietro, & di
^chille, Virgilia d'Alamagna generò quello Achille che noi vediamo :à cui maritata Vitto-
ria Bozzuta ipiella del Cardinale lalciò eflèndo ancor aliai giouane due figliuoli vn
raalchio,& vna femina: quegli detto Ceiàre, & collei Lucretia , tol(e ancor poi la
feconda moglie di cui ha ancor hauuto figliuoli. Ma il Conte piorcndo alla fine al^
lai vecchio , lalciò lolo memoria dejla ieconda moglie : la qual è quella . B A R- „
THOLOMEVS III. DE CAPVA COMES ALT. "^
INSTAVRATO AVCTO(^. TEMPLO CONTV-
MVLATISQ_. MAIORIBVS SVO CVIQ^ MO-
NV MENTO EXTRVCTO SIBI ET AVRELIAE
VRSINAEVXORI DVLCISSIMAE Q_V E H E H E V
JMMATVRA MORTE DECESSIT S VPERSTI TIB VS
P VOBVS P AR V VLIS L I B E R I S I O A N N E FRAN-
CISCO, ET IVSTINÌANA QVOD VIVVS VIVENTI
COMMVNE DESTINARAT SEPVLCRVM B. M.
^OCANPVM CVRAVIT VIXIT ANN. XVIII.
PVELLA
J-UlJ>pi
D I e A P O A. 6}
APVELLA FORMAE PVDICITIAE FIDEIQ^ RA.
RISSIMAE DIMIDIVM IPSIVS ANIMAE S E^
CVM PERPETVO RETINENS. M. D.
Vi Luigi .Martino decimo (onte d'^^hduilìd .
IL Conte Luigi Martino reAò in età puerile fòtto la guardia , & tutela della ma-
dre, onde di iei fi vede vna proccuradel i ^ 2 7 in perfbna di Federigo d'Arel-
ia , perche egli vada à giurar l'homaggio all'Imperador Carlo V. per parte del
Conte Luigi Martino luo figliuolo pupillo. Si cognominò egli nelle fue {crirture Lui-
B g^ Martino 1 1 IL L'anno i <^^y comprò da don Troiano Cauaniglia Conte di Mon-
tella figliuolo della Giuiliniana (ùa zia la città di Troia con titolo di Conte per cin-
guantacinque mila ducati , come che fi fatta compera fofle Hata molto dannoìà a que-
ita caia . Hebbe per moglie Giouanna Orfina , con la quale procreò vn fighuolo : il
cui nome fu Bartolommeo che morì di età di quindici anni ; & Giouanni , & Fabri-
tio . Quelli creato vltimamente della bocca del Re Filippo è molti anni vifluto rahrmo
nella corte reale , per lo qual fèruigio ha hauuto ricompen(à,& à Giouanni come primo- ieL<i hoc-
genito venne il contado. Il tellamento del Conte Luigi Martino è del i ^^o; nel '*_if^'l^'
qual difpone con paterna pietà, che egli fia feppellito a canto all'oira del iuo amato
figliuolo Bartolommeo .
Vi (giouanni X J. Conte (t^ItduiUa .
IL Conte Giouanni ; ilquale hoggi vediamo oltre l'altre lue honorate qualità , di-
iettarfi fingolarmente della mufica , di Goltanza Carrafa fìia moglie figliuola di
Scipione Conte di Morcone non haueua ancora à mio tempo procreato figliuoli
malchi , & contento del fuo nobile & antico titolo di Conte , come (1 nteiiice di Me-
cenate , che lènza curarfi dell'ordine Senatorio, fi mantenne dentro quello de Caualieri
ha lalciatoà fecondi, & terzi geniti del filo ceppo gli altri titoh maggiori. Ma tempo
è che noi ritorniamo à lècondigeniti de i lòpranominati Conti tralaiciati da noi per
p. non interrompere l'ordine de Conti d'Altauilla , & in prima ripiglieremo Giulio
Celare , & Fabritio figliuoli del Conte Bartolommeo , & deli'AcciaiuoIa .
Vi Giulio Ceftre marefciallo , Cr Ji Fahritio CiamherUm figliuoli del Conte 'B^rtolommeB
fecondo Conte d'Altauilla .
SEguitò Giulio Celare , &: fece anche lèguitar à Fabritio per vn pezzo : percioche
egli era fanciullo , la fattione che hauea fèguitato il Conte Bartolommeo lor
padre . Et lènza verun dubbio , per quel che fi comprende non lòlo dall'illorie
publiche,ma anco da molte priuate,fu Giulio Cefare huomo per l'arte militare di
valore , & di autorità grande . Talché confiderando il Conte Luigi Ilio fratello di
^ quanto danno era al Re Ladislao l'hauerlo per auuerfàrio , con non picciola folleci-
tudine cercò di tirarlo alle parti fue come à fuo luogo habbiam detto : infra del qual
tempo mentre il Re vifTe gli fu fedelifsimo , & operato fu da lui in molti carichi d'im-
portanza con condotte affai principali , & honoreuoli con hauer goduto il nome ,
& autorità di marefciallo , & hauergli il Re donato il feudo di Pianili tra Calui . &
Carinola . Ma morto il Re Ladislao , & fucccduta nei regno Giouanna fua fòrel-
la , Giulio Celare veggendo la poca prudenza di quella Reina : la quale dilpenfan-
dogl'honoriàperfone, fi come egh Ibmaua non di quel mento che era il luo,fde-
gnaua gl'altri , infieme con molti diliberò ancor egli d'infignorirfi di qualche luo-
go imporrante , & alpettar l'occafioni che nafcer poteffero à fua gloria , & gran—
Fi dezza.
(S^ DELLAFAMIGLIA
tlezza. Et hauiendoin Capoa , oc ài molti fèguaci , & amici fi per la rncmoriadcl A
fratello, S^ lì per diiccnder i tuoi maggiori di quella città, iènza molta fatica (è ne
jnlìgnorì , 6c iarebbe ciò flato di non picciolo nocimcnto alla Reina ; fé col terror
dell'arme , òi induihia di Sterza il quale vinta l'Aquila , inlegnò quel che douelìcr
far gl'altri , i quali bauean prclo l'armi, non folle egli ritornato à leruigi della Rci-
pa , Ma non potendo con tutto ciò il iuo altiero animo tollerare , che Sfor-
za huomo foiefliere , & ignobile valeflè nei regno più di lui : liquale dal làngue
illuiliedi tanti iignori dilctridca,piopo(e in ogni modo di leuarloii dauanti,&: fò-
prallando il tempo , che Iacopo Conte della Marcia doueua venire à Napoli, à cui
li era maritata la ileinaGiouanna, egli ilquale deirordine dato dalla Reina à Sforza di
chiamarlo principe di Taranto , & non Re , era ottimamente informato , ii mile B
ad attender l'occaiìone . Perche riceuuto il Conte in Manfredonia , &c veduto , che
sforzatolo di tutti gli altri l'hauea falutato come Principe, & non come Re, onde
conolcea elicigli Sforza diucnuto odiolo , fùbitamente hauendone prima hauuto
trattato con i'jlkllb Re Iacopo, a cui hauea mollrato Sforza tòlo citare, che egli
FiOn folle chian:ato Re, prcie per partito di farlo ammazzare per ifrada. Ma non
ellèndoglinuicitacolàmuna di c]uello,che egli lì era meflb ai tentare, dihberò, fo-
llo che furono Imontati a Beneuento , di venirui egli ifeflb alle mani, & d\xci-
cierlo le hauefl'e potuto . Perche non coli prima vide Imonrato il Re , che con al-
ta voce à Sforza voltatoli dilfe,che egli come traditore del Iuo lignoie era indegno
della compagnia di tanti caualien , & ciò ell'er prello à prouargli con l'arme in ma- q
no ; poiché con temeraria ambitione non ballandogli d'efleili fatto grande in pae'
lè,oue non cianato , ne allcuato , ccrcaua etiandio d'impedir la corona a co-
iai, à chi per vanj rifpetti (ì conuenia . Non tardò Sforza à tirar fuori la ipada,
ma concorfò il Re Iacopo al romore fece i'vno , & l'altro porre in prigione , hauen-
do poiiui à poco fatto liberar Giulio Celare, per opera del quale egli llimaua d'ha-
uer hauuto il titolo di Re. Pareva à Giulio Celare per cosi lègnalato lèruigio fatto
al Re Iacopo , che verlo lui ii douefle far qualche (ingoiare, & grata dimolfratione,
p dcll'viìcio di gran coneilabile : ilquale per |a prigionia di Sforza parca che douei-
le vacare , come vacò ; hauendolo polcia il Re dato d Lordino caualiere Fianzelè , ò
d'alcun'altrodi quegli, che vacarono poco tempo appreflò. Ma accortoli egh,che q
da certe vane apparenza d'honori infuori : le quali , & elle incominciauano pian
piano à mancare, il Re Iacopo non li prendeua altra cura di riilorarlo: incominciò
fieramente ad eilèr trauagliato nell'animo , hauendo con l'ilperienza conolciuto d'ha-
uer latto danno à molti , & à le giouamento mano . Conoiceua egli la prigio-
nia di sforza , la morte dell' Alopo , la llretrezza della Rema Giouanna ; cole che
erano itguite dopo , tutte eflcr procedute da luoi trattati , &c penlleri , & con tut-
to CIO à le ninno honoie , niuno mento eHèrnegli peruenuto . Perche volto in-
contanente l'animo alla vendetta , fece intendere alla Reina , che lì come egli con-
fellaua d'clfere llato cagione delle comuni rouine , così a lui lòlo balfaua l'anirno
di dar ottimo rimedio a tutte le colè , purché ella gli prometta di tener la colacela- p
ta. La Reina con gli occhi bagnati di lagrime mollra di abbandonarfi tutta nel va-
lore, & bontà di'Giulio Celare, pero dicelle liberamente quel ch'egh haueua in ani-
mo di fare ; che lenza che farebbe tenuto lègretiflìmo , riporterebbe da lei alrillì-
mi premi : doue (i vedefle mai liberata dal durilsimo giogo di Iacopo , Promette-
te Giulio Cefaie arditamente di douer di fua mano vccidere il fallò, & disleale Re,
^ in vn medefimo tempo , & lei . & la patria lìia liberar dalla tirannia de barbari ,
Alle quali parole verlàndo maggiori lagrime Giouanna . Et quando farà mai quel gior-
no ; gli dice ; Giulio Celare mio , che io per mezzo di quella tua valorofà delira liberata
d'i! duro carcere,in che io mi ritrouo,mi vegga reilituita al leggio mio reale.Poi moitran
doinpgniinodo voler dar preilo compimento alla colà , gh dice , che torni da lei fra
tre giorni
D I e A P O A. é-y
A tre giorni per prender l'ordine , che a menar la bifogna ad effetto fofle di mellieri . Egli
riloluedèli , & hcede buon cuore tra tanto, che ella penlèrebbc à cjucllc vie, per le
quali più agcuolmente gli porcile il iiio pnfier riulcirc. Ma la fiera, & crudel don-
na ; acuì non era partito dalla memoria; il lùo carillìmo Alopo fòlo per cagiono di
Giulio Celare eflergli ilaro vccjfò ; Sforza iltjuale in tutti i luoi maggiori pencoli io-
Icuacflcre la iua maggiore fpcranza lòlo per le pratiche di lui cller tenuto prigione:
Lei mcdcdma ; elfendone egli iolo flato autore , caduta dalla fùa grandezza , non più
come Rema , ma come priuara , anzi come mifèra , & rea femmina effer Tenuta lòtto
mille guardie rifletta ; penirò con doppio inganno , & vendicarli al prelcnte di Giu-
lio Celare , & tenere vn mezzo per lo quale più facilmente fi potefTe mi a non mol-
B to tempo vendicar del Re Iacopo. Rifhettafi adunque col marito con arte,& lu-
finghe marauigliofè gli apre il trattato di Giulio Cefare . Perche egli conolca l'infi-
nito amore , che gli porta ; lei effer preila a fargli fcntir co' propri orecchi l'ordine , oc \
maneggio di tutta la cola . Per queflo fteflèfi in camera fùa ripoi\o dentro le corti-
ne del letto con quella maggior ficurezza ; che a lui parefTe baitare ; perche quel gior-
no il Capoano douea tornar da lei . Neàqueftofi pofè tempo in mezzo, ma effegui-
to a punto, come la Reina haueadifègnato, Iacopo fèntito il difcorlòdi Giulio Cc-
fàre ,& fattolo per queflo metter prigione , gli fece iui ànon molto tempo per ordi-
nario proceflb mozzar la tella . Cotal fine hebbe Giulio Celare di Capoa marefcial-
lo del regno di Sicilia , huomo in vero di animo torbido , ma ardito , valorofò , &c at-
Q ro a metterli ad ogni gran rifchio , perche egli rouinò . Fabbritio fuo fratello fii ciam- ^'^W/*
berlano , èc fu in guilà caro , & in buona opinione del Re Ladislao , che il Re fcruen- f^ ""
doli della fuainduiìiria in colè di grandifsima importanza fra gli altri maneggi, che
glicommife,neirvltimoanno del fuo regno gli concedette ampia podeiH di poter
à fìio arbitrio gaitigar , & perdonare a ribelli . Morto il Re , & f ucceduta iui à poco
la violenta morte dt\ fratello , o per queflo rifpetto , o qua! altra fé ne foffe la cagio-
ne fi partì di Napoli, &pofèfi a fèruigi del Duca di Milano da cui hebbe condotta di
gente d'arme . Ammalandoli in Sonzino,iui fa tellamcnto l'anno 1427 à 5- d'ot-
tobre coniHtuendo vniuerfàle hcrede Luigi fuo primogenito , & comandando , che
a Matteo Francefco , & a Giou. Maria fi debba dar la vita militia : fa mentione di
Pj tre lue figliuole Laura , Francefca , & Lucretia : per ciafcuna delle quali lafcia duemi-
la ducati: delle quali Francefca vedefi , che l'anno fèguente fu maritata ad Hoiiora-
to Gaetano figliuolo di Crilloforo Conte di Fondi . La moglie fu Couella Gefual-
da, a cui lafcia nel già detto teliamento la cura di tutte le colè . E cofà degna di ve-
dere il gran numero dicaualli, & d'arme che egli lafcia a foldati , &gh allieui fùoi,
& la pompa , che difpone , che debba farfi nel fuo mortorio , volendo oltre il nu-
mero grande de gli llaffieri , & de paggi , che fi debbano anco veflir di bruno
quindici caualli de fùoi con apparato aflài nobile , & magnifico : & con humana pie-
tà gran cura ,& penfiero molila non fòlo di Bernardo fuo figliuol naturale , ma etian-
dio di Iacopello,&: di Gurono quclB fùo fratello,^: quelli dal canto di Giulio Celare f ùo
p nipote amcndue naturali . Ma perche il fùo primogenito Luigi morì lènza hauer mo-
glie , & figliuoli , ragioneremo bora di Matteo fùo fècondogenito : ilquale diede prin-
cipio à Conti di Palena .
V\ MAttf Conte di Talen4f>rtme, Duca d'atri, & di Teramo, & (jme di San Flauìant.
MAttco non folo agguagliò di valore il padre , & il zio ; ma lènza verun dubio egli
non fu punto interiore à niuno de f uoi maggiori ; così per honorata laude della
fua collante , & perpetua fedeltà ; di che meritò premi illuilri , come per lo va-
lore del corpo,& dell'animo, &: perla cognitione dell'arte della guerra ; che il relè à quc
tempi di chiara , & famofa memoria fra tutti i capitani della fùa età . non rozzo del go-
F 2 ucrno
(^C, DELLAFAMIGLIA
jaeino della pace ; &: in iòinma clorato , & ornato cji tutti quegli fplendori , & ornamcn- A
ti , che fanno gli huomini glonoli •' Hgli eirendo allcuaro apprtllò il padre in Lombar-
.dia menò gran parte della lùavira in cjuelic contrade ; li f-at tamentc che per quel che
fi caua d'alcune lue lettere , egli n'appreiè la lingua , &- hiuello più ali'viànza lombarda,
che alla Napoletana . TrouolFi in leruigio de Venetiani nella guerra , che fu tra quella
repubiica , & i Milanefì dopo la morte di Filippo Duca di Milano dentro òi\. Carauaggio
con prelìdio di letrecento caualli . Ma rotto l'elcrcito Venetianodal Conte Fiancclco
Sforza egli fu tatto prigione • benché per humanita di quel capitano foUè fatto poi li-
bero . Fatta la pace tra i Venetiani , & il Conte Francelco già diuenuto inimico de Mi-
lane!! ; Matteo come capitano di quella repubiica venne in tauor del conte per quel di
Piacenza, &:di Paula à confini del territorio Nouarefè,& quiui accrelcendo l'elercito B
difeièvalorolàmenteLomellina dalle frequenti correrie de fiimici,& fece afpra guerra
à Nouara . Ma mandato egli , &; molti altri capitani famoli à Monza , per ilhigner più
fortemente l'alfedio à Milano ; alFaltato da Carlo Gonzaga improuilàmente , furono
mellì in rotta ; onde eflendofì il Ventimiglia ricoueratoà Canturjio ; il Conte Dolce fc
rito di che (ì morì,& teritoui graue mente Luigi del Vermo , &: gli altri capitami attefi a
fàluarlì , egli conuenne ridurli à Carato . Guardò poi per vn pezzo Rolato . Ma fatto
il Conte Francelco Duca di Milano , & elFcndo di nuouo rotta la guerra tra lui , & i Ve-
netiani , fu Matteo iniìeme con Carlo Fortebraccio mandato da Venetiani con tre
niila caualli & mille fanti contra Farmi sforzelche,il quale gittato vn potè fuli'Adda, &
fatto vna ballia oltre il fiume , il Duca per interromperla vi mandò PierMaria RoflTo , & C
Antonio da Landriano con mille caualli, ma veggendo non poter far nulla vi aggiun-
lè Alcflandro iuo hatello con due mila con ordine, che congiuntoli con gli altri , & pre-
fé l'artiglierie ; le quali erano in Lodi , faceflc ogni op;ra di guallare il ponte , Nel qual
jrpntraiìo diede vn dì loro addofl'o Vlatteo cotanto coraggiolamentc , & con tanto im-
peto , che gh yinle , & polè tutti in ilconhrra , lènza ch'vn potelfc far fella ; della qual
fotta grandemente migliorarono i fatti de Venetiani . Hebbe poi in guardia Sonzino,
ma non li fidando de cittadini, & hauendo il nemico gagliardo vicino fu sforzato d'ab-
bandonarlo . Seguitadi nuouo la pace tra il Duca , «Si i Venetiani l'anno I45'4- Matteo
infìeme con Iacopo Piccinino , H. con altri capitani, non hauendo da elèrcitar l'arme lo-
ro, vennero l'anno Icguente in Romagna. Il che porle tanta paura à Niccolò V,Pont,che q
mandò ambalciadori al Duca, chiedendoli in vigor d'vna lega tra loro loccorlò . Tutte
quelle colè habbiamo canate dal Cono , &: da altri autori , che di que' tempi Icrillcro.
Ma quel che di Matteo tolFe poi auuenuto mimo alle colè, che leguiranno apprelloio
non lo , le non che trouandofi egli nel regno di Napoli, oc l'anno 145-9 elFendo ^\^ lùc-
ceduta la morte del Re Altonlò ; incontanente gli hi da Ferdinando Iuo figliuolo dato
il gouerno della proumcia d'Abruzzi , oue ciFendo lopragiunta la guerra del Duca Gio-
uanni , & particolarmente con gagliardo elercito la per'ona di Iacopo Piccinino li por-
, tò egli in modo che il Fontano autore grauilsimo dille di lui quelle parole . Fra que-
, Ilo mezzo il Piccinino ogni cola predando facea continue Icorrerie per il contado di Ci
, uitadiChieti . Ne di palfaua, che non folle alle mani con Matteo di Capoa. Era co- p
, llui non meno per la opinione che s'hauea della fua fede; che del valore ; dal Re llato
, prepollo al gouerno non lolo della Città, ma di tutta quella prouincia; ilqualc come che
. li troualFe con pochi caualli , & con pochillimi fanti , nondimeno ouunque il Piccinino
, li volgeua , egli era prelènte,ne di guardar con cllrema diligenza la città , & tutto il pae-
, le , ne di porger paura à nemici h rimaneua , mettendo Ipie per tutto , & con agnati , &
, con ilcaramuccie interrompendo per ogni via , & con ogni sforzo i dilégui del nimico,
cofi dice il Fontano , &: m vero li porto in tutta quella guerra molto valorolàmcnte per
fi fatto modo , che Francelco Sforza Duca di Milano amico del Re Ferdinando , &: ot-
timo cllimatore de gli huomini valoro(i,6c à cui erano etiandio le qualità di Matteo
primier.imente molto ben note , gli donò in legno d'amore , &: di bcniuolenza Farmi lue
inquar^'
D I e A P O A. 6y
A inquartate con l'iinprefà del diamante, benché di quelle non fi hauefle giamai Matteo
voluto lèmire , aliai llimando ellcr chiaro per lo lùo legnaggio , oc per i menti del luo
iileilo valore . Ma dal fìio Re riportò premi molto maggiori : percioche in luo-
go di goucrnatore il creò l'anno 146^1 Viceré dell' vno, & dell'altro Abruzzi , & quel
che fu di molto maggior importanza ellèndogli ribellato Giolìad' Acquauiua , gli donò
l'anno lèguente à 2 7 di gennaio tutto il iùo llato ; cioè il Ducato d'Atri , & di l'eramo,
& il conrado ^\ San Flauiano con tutte le terre , & callella a quello llato appaitenenti , 1
^ualitito//, Sellato godè egli alcuni anni. Ma riconciliatoli Giulio Antonio figliuolo
i Giolia col Re, & conuenendo al Re reilituirgli Io Ibro pregò Matteo , che le ne con-
centafle ; il qual non potendo al iuo fignor venir meno , volentieri glie le cedette . Ma
g non parendo di douer la virtù di tanto huomo rellar lènza ricompenlà le non eguale,
almeno come la neceflìtà, & opportunità di que' tempi patiua ; donogli il Re Falena ri-
caduta alla corte per ribellione d'Antonio Caldora, nel cuipriuilcgio,&: conceflìone
facendo il Re honorarilsimo teihmonio delle fìie attieni , eli diede anco lù la mede-
lima terra titolo di Conte l'anno 146^7 à 17 di marzo . L'anno lèguente gli donò il
Gillb , &: ifprime la cagione di darglielo per hauerli rellituito il Ducato d Atri : ouc non
lalcia di celebrarlo con belliilime lodi . Non mancò di eiTer operato il Conte Matteo
nelle legucnti guerre : prcioche egli apparifce efierlì trouato con l'elèrcito regio preflo
ci Caratò forle nella guerra de Fiorentini,onde Icriue alla moglie lòtto la data degli 8 di
Icttembrc dell'anno 1478 quali vna forma di militar tellamento , & lòpragiuntala
Q guerra d'Otranto legged vna lettera del Re Ferdinando dell'ottanta : con la quale gli (cri
uè , che debbia metterli in ordine: percioche dintorno la metà del gennaio lèguente
z^\ intendeua di dar l'allàlto a quella città . Andò egli in quella guerra ; & vi lì portò
egregiamente . Anzi (1 vede , che hauendoui perduto Fabritio Ilio nipote , Icriuc di San
Pietro in Galatina vna lettera à Bartolommeo luo figliuolo conlòlandolo di quella per-
dita , & così pregando , che iè ne debbano anco conlolar la madre , & la moglie . Non
(ara fuor di propolìto malllmamete in cotanta olcurità, in quanta fono inuolti i fatti di
quella guerra , &: pur chiara , & illulhe per la potenza , & nouità à^ nimico , quanto
altra , che hauefle hauuto l'Italia cinquecento anni lòno , addur vna lettera del detto
Conte Matteo lòtto la data de 5- di luglio dell'anno 1 48 1 nella quale egli da conto d'ai
cune colè luccefle al Re, gi uilificando per auuentura il lùo troppo ardue , di che parca
^ che foflè incolpato , il tenor della qual lettera era quello . Eflcndo io à cauallo su vn ^
picciol ronzino , mi parti dall'alloggiamento mio , & andana alla balliadi San Francc- „
ico à me vicina . Senti il romore , che i Turchi haueano alTaltato la guardia del campo „
ilaua verlo la porta di Leuante . Io lùbito andai tra Otranto , &: la ballia predetta : do- „
uè ilaua alla guardia vna Iquadra del mio colonnello cioè Troiano di Morrone . Et iù- ,,
bito mandai à vedere per due melsi huomini da bene appartati l' vii dall'altro ad inten- „
dcrc, che romore era quello . Incontanente tomaio con dirmi . Matteo ellonnoda,,
quattrocento in cinquecento caualli di Turchi, & molti fanti addoflo alle Iquadre no- „
ih'e della guardia , & menanli per vna mala via . Io conolcendo , che eflendo fuora „
da quella banda detti Turchi,non hauea da dubitare della banda di qua verlo SanFran - „
E- celco ; lalciando ben proueduta la ballia , me n'andai la al romore doue à detta guardia »
era m.Gio.Tommalò Carrata con la lùa Iquadra . Eranci Giorgino da Carrara,& Tom- )»
malo da Fabriano con la loro (quadra , & anche vno nominato Conte Adorlandino ca- »
no dVna (quadra di m.Taliano . Trouaile alle mano con detti Turchi, & in quantunque ,»
(ì portalTero magnificamente bene; pure non poteano reiillere alla moltitudine loro,aui- „
(andò V.M.chenon erano iellati la oltra xxv.huomini d'arme. Io come giunlinon ^
andai dietro al fatto d'arme , ma pigliai la via della terra , come li voleflè Àagliarc la via, )»
& quando mi parie tempo , li venni àdar da trauerlo . Et limilmente m. Gio. Tomma- »
(0 con quelli altri fi (pinlèro; per forma cheli ributtammo in dietro molto gagliarda- »
mente , oc (òllenemmo il fatto d'arme fin alla venuta deiriiluilrilsimo Signor Duca . Di j»
F 4 quello
(^8 DELLAFAMIGLIA
„ quello (èguitò poi,&: JcHa virilità di (ìia. IlIullrifs.Sig. V.M.per molte vie n'c Ibta auifa A
„ ta.Bciidico ciie quelli capo di {quadra , & huomini d'arme li ci trouarofi porcaro norabi
„ liisimamente , come fon li predetti m.Gio.Tommafo , Giorgine, Troiano di Morro-
„ ne ; & quel Conte Adorlandino , 5c alcun altro . Concludo Sacra MaelH che l'andata
,> mia fu vtile , & neceflaria , &i che quelle fquadre non era polfibile poter hauer iòccorfo
» Otello da altro luoco,che da me con quella {quadra . Che {è io volea rimanere all'ordine
„ & non andarli à {òccorere , facilmente , & {ènza dubbio ne periua la maggior parte , &c
j> maflìme quelli valenti huomini ; ch'erano alle mano con loro . Et di que{ì;o ne potrà
>j teilihcare m. Roll'etto : col quale mi {contrai ch'era ferito , m. Gio. Tomma{o Carrafa,
}> Giorgine , Salerno ; & tutti quelli valenti huomini erano là {è quando io giunlì hauea-
„ no bifogno di detto {òccorfò . Et anche feci gran fauore alli fanti al mio arriuare; come g
„ V. Maellà potrà intendere per altri . Si che quella è la pura verità . Mori finalmente
li Conte Matteo in quella guerra nel medelìmo anno ; come Ci vede per l'inuellitura;
che fa il Re Ferdinando dello llato paterno al Conte Bartolommeo {ìio figliuolo . Egli
hcbbe due mogli , l'vna prefe in Crema quando egli era in Lombardia ; il cui nome fiì
Caterina : con cui procreò due figliuoli Berardino, di cui non trouo altra mentione , òc ■
Lucretia : la quale con quattromila ducati di dote fu maritata à Cammillo Pannone.l'al-
tra dopo che tornò nel regno fu Ramondetta del Balzo : di cui hebbe due figliuoli ma-
cchi Bartolommeo , & GiuIioCelare , che amenduc in procellb di tempo furono Conti
di Falena ;& hebbe vn figliuol naturale detto PicrFrancefco, chefucommendatordi
Maruggio : di cui à fuo luogo parleremo , ^
X>i 3 xrtolommeo fecondo Conte di Tdlend •
Artolommeo hebbe l'inucllitura da Ferdinando in Falena , GilTo , Letto , Lama , &
Montenegro in Abruzzi ; in Conca , & Morrone in Terra di Lauoro , oltre alcuni
pagamenti fifcali l'anno 148 i à 2 3 di dicembre . Tollè per moglie Brilà Carrafa
figliuola d'Alberigo Ducad'Ariano,concuinon fece figliuoli ; quella che dopolafùa
morte rimaritata con Iacopo del Balzo Conte d'Vgento generò quella nrincipefladi
Butera detta Antonia, che hoggi viue in Sicilia . Truouo di collui ne libri de X. della re-
pub. Fior, che l'anno 145)2 fu da Ferdinando in compagnia di Don Federigo fuo fi-
gliuolo,deI Duca di Grauina,& d'altri {ignori eletto per ambalciadore à pre{bre l'vbidié ^
za ad Ale{landro vj. Venne viucndo infine à tempi del Re Federigo: il qual volendo che
fi rellituiife al Conte Barrolommco,Conca perauuentura prima occupatagli, di fpo fé
l'anno i45?8 à 5 d'agoilo , che fi diuida dal Ducato di Selfa, & che in fuo luogo vi C\
aggreghi Galluccio . Ne molto andò , che egli movi in Conca, lafciando il Contado
per di{po{ition delle leggi al lùo hatello Giulio Cefàre ,
Di Giulio Cefare terzo Qonte di 'Palend .
GlulioCefare in vita del fratello prelè per moglie Ippolita di Gennaro figliuola di
Pnnciuallo Signor di Nicotera . Ne lungo tempo dopo fatto {ignote, gode la mo ^
glie , òc lo ifaro.percioche lòpragiunta la guerra di Lodouico X 1 1. & indi la pre-
fa di Capoa nel i yoi oue egli C\ ritrouaua , continuando nella fede del Re Federigo fuo
fignore , fii inlieme con Fabritio Colonna , con don Wgo di Gardena, & con alcuni al-
tri {ignori fatte prigion da Franze{l . Nel qual tempo e{lèndo a{ralite da grauifsima in-
fermità , lafciato loro i figliuoli per ortaggi , venne à guarirfi à Napoli , ma peggioran-
do tutta via nel fuo male contratto per gli affanni della guerra , tra breui giorni fi mori
à Napoli,oue fu fèpellite in Sata Maria della Nuoua lafciando Gio. Francefco, Antonio,
& Federigo {ìioi figliuoli maichi ,& Cammilla ; la qual maritata con don Ferrante Ca-
ilrioto diuenne perciò Maichefà di Ciuita di Sant'Angelo . Tutti i due vltimi figliuoli
Antonio
B
D I e A P O A. 6^
A Antonio , & Federigo militarono con carico più volte di caualli , & di fanti : ma Anto-
nio j alJa cui cura erano cento cauaiii, & cinc|iiecento fanti ellendo nelle guerre di LoiH'
bardia mandato dal Marcheledi Pefcara, ilc|uale li trouaua con i'eflèrcito intorno ai ca-
ilei di Sant'Angelo a riconolceri gabbioni ;prefo da que'di dentro di mira, tu tocco
d'vn colpo d'archibulciara , & vccilò , della cui morte ii fa poi dal Re Filippo honorata
mentione nel pruulegio del principato di Conca .
T^i Ciouanfranctpo tjuarto Conte di 'Palina .
Glouanfrancefco ; di CUI è ancor fresca la memoria, fii gentili/lìmo caualierc : per-
Cloche oltre che in tutte le cole , che àfùoi tempi lùccedettero. egli molhò iem-
pre ^cdc , & valore nelle cofè, che apparteneuano a leruigi del Re Cattolico , &
dell'imperador Carlo V. fìioi (ignori; li tu egli ancor molto vago delle belle lettere;
&: in gran pregio tenea appreflb di fé ièmpre gli huomini ornati di cotali virtù, il come
fu il Grauina : ilqual ville , & morì appreiib di lui . Onde fi veggon molte colè di quel-
l'huomo erudito in lode del Conte Gio. Francefco . Hebbe egli due mogli. La prima
fùlfàbella Pignatella figliuola di Ettorre Duca di Montelione , & Viceré di Sicilia , di
cui come che molti anni hauuto l'hauefle non procreò mai jìgliuolrLa feconda fu Doro
tea Spinella fi ghuola di Gio. BatiltaDucadi Cp.lìiouillari,& forellad'liàbeila,chefù
maritata all'altro Gio. Francefco di Capoa , di cui à fùo luogo fu fatto, mentione: la qua
Q le efièndo lungo tempo rimala vedoua, come valente donna accrebbe lo fiato , & alle-
uòi fùoi piccioli figliuoli con quella dilciplina ,& coiìiumi , che al lor grado fi conuc-
niua , hauendo fatto al manto due figliuoli mafchi , & vna femmina . GiulioCefàre co-
fi detto dal nome dell'auolo , &. Gio. Francefco cod chiamato dal nome del padre , per-
ciocheegh fu poflumo, & Ippolita dal nome dell'auola paterna. La quale hauendo
fatto à Carlo Spinello Duca di Seminara , & poi Principe di Cariati di molti belli figliuo
Il fi mori in Lecce mia patria , oue il marito in luogo del Re gouernaua quelle prouincie.
Ti ^iulicCeJare quinto (onte di Talena , C^ principe di Conca primo ,
GiulioCefàre rimafò fanciullo lòtto il goaerno della madre Signor del fuo flato , to-
fio che peruenne all'età virile interuenne col Duca D'Alua nella guerra del Papa.
Et ricordandoli che Matteo fùo bifàuolo primiero Conte di Falena godè la di-
gnità illuflre di Duca ; onde non ollante che egli reilituilTe poi il Ducato al Re , fu con
tinuamente da Ferdinando chiamato illurtre;& perciò parendogli in vn certo modo
gran mancamento, che i fùcceflòri di lui daquella grandezza cadutti foffer diuenuti fèm
plici Conti , volle reilituir nella fùa cafà l'antico fplendore : perche prefè dal Re Filippo
lopra Conca fùa terra titolo di principe con le prerogatiue de Grandi di Spagna, magni-
ficando il Re in quel priuilegio non fòlo la f uà fede , & virtù , ma con belle , èc nobili
parole celebrando le chiare , & honorate operarioni de fùoi palfati . Ha per moglie Lu -
cretiaFigliomarina Signora d'alcune callella in terra d'Otranto: con cui ha generato il
E piccolo Matteo fèflo Conte di Palena,&: forfè de gli altri figliuoli. Gio.Francefco fùo fra
tello hauendo con honorato defiderio di gloria più che ciafcun'alrro della famiglia lo- "f'*'
{pinto me à compilar la prefènte iftoria de fùoi maggiori, fi moii gli anni à dietro fènza
hauer hauuto moglie.
H
2?» TierFrancepo Commendator dt Marru^gio , Ùr de fùoi dependenti .
Ora venendo à Gio. Francefco figliuol naturale dei Conte Matteo , dico , che ha-
uendo egli prefo l'habito di Caualiere Gierofòlimitano, diuenne per i fùoi me-
riti Commendator di Maruggio . Fu della camera dei Re Ferdinando li gioui-
ne,5c
Gia.rr4m>
«rnirnen—
ffrraiìte .
feffo.
Ferrante .
CtoMnm.
-o DELLAFAMIGLIA
ne , & in tale {lima , & autorità appo quel Re , che egli intemenma nel configlio di Ila- A
to . Onde inhno a prefènti tempi fi veggono molti ordini ,& priuilcgi ,& commel-
Iloni fegnate del nome Tuo . Inteiuenne mandato dal Re nella capitulatione , che fi fe-
ce con ì\4ompcnrieri l'anno 1 55?5-, quando egli eretto dalla careilia delle vettouaglie
patteggio di dare à Ferdinando il Calici nuouo,& d'andariène in Prouenza: fe infra
trenta giorni non folle loccorfo : E chiamato dal Giouio iècondo l'vlàto llrauolgimen-
to di quello Icrittore nel terzo libro delle lue illorie, oue di ciò ragiona, Capouano non
fàpcndo altra in Napoli eifer la famiglia Capouana , che quella di Capoa , ma da lui con
tutto ciò lodato per giouane d'ingegno accorro. Fu gouernatore ,& viceré d'Abruz-
zi in vita , & veramente tra per lo lènno , &c per lo valore , &c ardimento del corpo fu
egli huomo nella lùa età di grande ellimatione . F^ebbe due figliuoli malchi Matteo, & B
Ferrante . Matteo fu ancor egli caualiere Gierofoiimitano , & ottenne l'illelTa commen-
da del padre , ma per valore non punto limile al padre , ne al fratello ; percioche Ferran-
te fu molto valorofo caualiere , & quelli che meglio di ciafcun altro de lìioi tempi lèp-
pe adoperare ciafcuna ibrre d'arme : &: Ipetialmente tenuto per vno de migliori giollra-
tori d'Italia . Egh ferito d'vno fcoppio li morì intorno à Chiralco l'anno i 5* 3 6" : il
quale era alihora guardato da GcroniniO de Rullici gentil'huomo Romano , hauendo
con bella , & honorata morte fatto compagnia ad Antonio fuo fratello cugino ; ilqua-
le vndici anni à dietro come a Tuo luogo lì dille riconolcendoi gabbioni fu morto in-
torno à calici Sant'Angelo. ToKè per moglie Ifabclla SantaCroce donzella della Duchef
là di Termole lùa parente figliuola che fu del colonnello Santa Croce : con cui generò q
quello Gio.Francelco che hoggi viue , ilqual di Laudomia Miraballa ha procreato Fer-
rante ; ma il commendator Matteo non lalciò altro che due figliuole femmine maritate
ammcndue in Lecce,!' vna nel baron di Mullone di cala di Guarino, & l'altra in Gio : Pao
lo di Giorgi di cui nalce Mercurio mio cognato: Hora lalciato il ramo di Gio ; Maria fra
tello di Matteo Conte di Falena; di cui non ci è prellata materia di ragionare,paireremo
a dir de fratelli dell' vltimoBartolommeo Conte d'Altauilla di quello nome,& prima
di Giouanni . Di quello valorofo , Ck; veramente magnammo caualiere il Guicciardi-
, ni coli dice . Sopra gli altri Ferdinando combattendo come li conueniua al lìio valore
, oc elTendogli llato ammazzato il cauallo lotto , làrebbe lènza dubbio rellato o morto , o
, prigione, lèGiouanni di Capoa fratello dei Duca di Termiti : ilqualeinfino da pueru
, ria lùo paggio era llato nel fiore dell'età molto amato da lui lìnontato del luo cauallo
, nonhauellè fatto làliruilòpra lui, & con ellèmpio molto memorabile di preclarilsima
, fede ,& amore cipolla la propria vita; perche fu liabito ammazzato per làluare quella
, del lùo iignore . Dice benilsimo il Guicciardini come il fatto palso , ma che egh folle
fratello del Duca di Termole anrecipò il tempo : percioche il Ducato di Termole fu
di poi dato al fratello in premio di coli lègnalata opera. Racconta quello medelimo
fatto il Giouio chiamandolo Giouanni fratello d'Andrea d'Altauilla. Riulcite dunque
finalmente felici le colè di Ferdinando non li dimenticò il gratilsimo Re di coli illullre,
oc lingolar benefitio , & ellèndo ricadute alla corte di molte callella per conto di ribel-
Iione , donò Termoli con altri luoghi ad Andrea lùo fratello 1 & craonnelo Duca .
E
25/ Andrea Vhcj di Termo/e primo,
INteruenne Andrea in tutte le guerre de gli Aragoneli , & in quella medelìma batta-
glia oue mori il fratello,haiiendo prima li come dice il Giouio inlieme con don Vgo
di Cardona , & con Teodoro Triulcio ardentemente confortato Conlaluo , che fu
poi chiamato il Gran Capitano al combattere . Fu tra per lo valor lùo , & dignità del
grado , oc nobiltà della famiglia ne lèguenti tempi .molto operato da i Re che lèguiro-
no ; onde fu dal Re Cattolico con 400 lancie Ipagnuole , di che il Guicciardini fa me-
moria , mandato in aiuto dcll'Imperador Mallìmiliano,& crelcendo tuttauia in reputa-
tion mag-
D I e A P O A. 71
A tion maggiore l'haue.i finalmente Papa Giulio Il.eletroper Capitan generale delle fii^
genti, c|LiandoiieirandaraireIèrato cilèndo da pellifera informità ailalito Ci morì in
CiuitaCailtìlana l'anno 1 5-1 ijtrouoperilcritturedel 145^8 che egli hauea ancor tiro-
Io di Conte di Campobaflb,&: di Montagano . Hebbe per moglie Maria d'Aierbo
del (àngue reale de Ke d Aragona , come in quella famiglia dimoilrcremo del qual ma-
trimonio nacque Ferrante . Quella valorolà donna non punto ingrata alla memoria,
di co;i gran marito gf.i fece alcuni annidopo il ièpolcro nella Chieià de gli Incurabili
oue iòn qutik parole .
HVIC SPECTATA VIRTVS DOMI FORISQ^
IMMORTALEM GLORIAM COMPARAVIT
B ANDREAE COGNOMENTO DE CAPVA TERMVLANO-
RVM DVCI.
REGVM ARAGONIORVM GRATIAM SVMMA
FIDE, ET INTEGRITATE ADEPTO SACROQ. SANCTAE
ROMANAE ECCLESIAE EXERCITVS IMPERATORI
EXIMIO
MARIA AYERBA CONIVX MVNVS AMORIS.
ANN. SAL. M. D, XXXI.
^i Ferrame Vuca di Termole II. &f>rinc'tf>e di Molfetu,
Q T-^ Errante fecondo Duca di Termole hebbè per moglie Antonicca del Balzo , con
2"* CUI procreo due figliuole femmine llàbella, & iMaria , la prima del le quali ledaii-
do ad vn grandilsimo itdto efièndo/ì egli morto fènza figliuoli mafchi , era Hata
promeflra , &: ^\ì (polàta per moglie a Vincenrio di Capoa fìio zio cugino , ma eflèndo-
iì quelle colè abbattute ne tempi teiTjpelloii delle guerre Franzeli , «S: trouandofi don
Ferrante Gonzaga lìgliuol del Marchefc di Mantoua né. regao come Capitano dell'Im-
perador Carlo V, non iftimò , che (ì bella occalìone fi dou;/Iè iafciar v/cir di mano ;
perche toltoli egli la fanciulla per moglie ne venne a confèguire il principato di Mol-
letta ; per mezzo à^ì quale llato potendo efèrcitar l'arte della guerra con più f plendore,
& commodità dj prima, li può veramente dire, che con le ricchezze della famiglia di
Capoa eglidkueniife poi fi grande, & famofò capitano , come ciafcun sa . Morì il Duca
Ferrante ancor egli molto giouine, & con efpettatione grandilsima d'hauere à pareggiar
nell'opere militari la gloria paterna , à cui eilèndo l'intehce madre foprauiuuta ti come
al manto , C^ct anco nel medefimo luogo à canto al padre vn'altra fcpoltura al figliuolo
con quefla bella infcrittione .
HIC AEQVIS PA5SIBVS PATREM SECVTVS
AEC^VE ENITVISSET. NI MORS IMMATVRA
TANTAM GLORIAE EXPECTATIONEM
INTERCEPISSET.
QVAE MIHI DEBEBAS ^^VPREMAE MVNERA
E VITAE.
INFELIX SOLVO NVNC TIBI NATE PRIOR
FORTVNA INCONSTANS LEX ET VARIA-
BILIS AEVI.
DEBVERAS CINERI lAM SVPERE5SE MEO
HAEC DATIS MATRIS AMOR RAPTI SOLA-
MINA NATI
INVIDA evi LACHESIS TAM BREVE NEC
TIT OPVS.
NATE
yi D lì L L A F A M I G L J A
NATE iACES,VIVO CONTRA MEA VOTA SV- A
PER5TES
VOX GEMITVS POSTH AC.LVX MIHI ERVNT
TENEBRAE.
MARIA AYERBA FERDINANDO TERMVLA-
NO DVCI
FILIO DVLCISSIMO
PERPETVO MAERENS POSVIT. AN.SALV.HV-
MANAE M. D. X X XI,
B
Z>i Z^incenzp Vuca di Termale terzo ,
NGn paftàuci il matrimonio fatto dal Gonzaga fenza contcla con Vincenzo di Ca^-
poa figliuol d'AnihalLs . Onde fu tiouato quello compenio , che toitafì z^\ l'ai- "
rr.i figliuola del Principe Ferrante per moglie , veniflè per quella a redare al Du-
cato di Termole , accioche la cala di Capoa non reitafle adatto Ipogliata per conto di
donne di quella grandezza , che col iàngue il gloriolàmenre fparfò da i loro maggiori
s'haueua acquilìato . Reitò per quel1:o Vincenzio, Duca di Termole,& tra per coli
* nobildotaj&perl'indurtria liialaqual fu grande , ampliò grandemente il luo llato
&diuentò ricco, & danaiolò lignote . Hebbe di Maria lùa moglie della medelìmata-
iniglia di Capoa oltre i malchi alquante femme . delle quali vna è moglie di Cecco di C
Loftredo marchele di Triuico : morinne vn altra non molti anni fono Pnncipefladi
Mafia : "X cui nome da f uoi fùdditi ho fèntit o molto celebrare.
franti
F
'':'. ': '.. pi Ferrante T)ucd di Termale quarto ,
Errante fuo figliuolo primogenito fùccedette allo flato paterno elTendo ancor gio-
uinetto , il come auuiene il più delle volte di tutti i baroni Napoletani , morendo-
fi i padri loro non molto vecchi , Toliè per moglie Vittoria Sanfèuerina forella
t/fM- pei'latodipadre, Sedi madre di Berardino Principe di Bilìgnano , ilquale hoggi viue
/'• donna di eccellenti bellezze di cui ha già iùcccfsione; Il fuo fratello Aniballe lèguita D
j'ier^n ^^ <^ortedi Roma , doucndo fùccedere aU'arciueicouado di Otranto, & all'altre badie
tomo . S>i benefici del zio Pierantonio , (1 come egli fùccedette già n quelli di Fabritio fuo zio,
^rcMc- ^ Arciuefcouo d'Otranto parimente ancor egli . Molte cole lì potrebbono metter
iiifieme dell'Arciuefcoup Piero Antonio hauendo fèruito la fède apoltolica
. più volte in carichi conuenienti ?.[ ilio grado . li che per le riccchezze,
& per Taflègnato modo, che egli tiene nel viuete ìia potuto fare
con molta horreuolezza , & fplendore . Et volentieri
farei entrato io in quella fatica fé npn di dillender-
le almen d'accennarle,fè trattenuto più volte
con ifperanza d'hauerle,non fofTe al fir), E
iellata vana la mia iòlIecitudine,G i
come è ancho auuenuto
ddìe fcrittuie de i già
detti Duchi di
Termple :
de quali conofco bene, che più ampiamente fi farebbe potuto parlare .
Onde priego che non s'imputi à malignità , o à negligenza
quello , che da mia colpa non è proceduto .
DELLA
A
DELLA FAMIGLIA D' ALAGNA.
75
A dato Amaliì moire fciniiglic nobili alla città di Napoli: tra le ouali vna
tu quella d'Alagna . La quale dice il Marcheiè , tflèrui venuta poco innari
zi a rempi di Ladillao , lo trouo nell'anno 1582 Vuillo d'Alagna già cf-
Icr chian-;ato Napoletano, eflèr caualiere , &: darglifi eficndo callcllano di
Montelionelelfanraoncic di prouiiìon l'anno . Ma non è pero alcun dub
bio,quella elier fòrta,come egli dice,à tempi dd Re Alfonlò per cagion di Lucrctia da lui
fòpra tutte le coiè amata ligliuola già di Niccolo d'Alagna lìgnea" di Rocca Rainola.
Pre/e cortei parte con la (ingoiar bellezza del viiò & del corpo, & parte con la dolcezza
de coilumi si fattamente l'animo del vecchio Re, oc in guilà còri mille altri modi k-ipa-
B niere piene d'amorofà piaceuolczza l'annodò; che oltre hauer quel.liberalinìma principe '
fatto lei iopra modo ricca & potente^, anco i iùoiiratelli 5c (òrellé marauigliofàmeritc fé
ce grandi,6: arricciti , &,come il Fontano nel ìècóndo libro della im hilloria afferma , fìi
conlbntillìma fama ha tutti 1 Napoletani in quel tepo;che fé la Reina Maria moglie del
Re Aifonfo lì foflè morra,al fermo il farebbe il Re to|ta per moglie Lucretia.Ad Vgo ad
dunque i' vno de due fùoi fratelli diede il contado di Burrello , & ereollo gran Cacelliere
del regno. Mariano l'altio , datagli per moglie Carefinella Orlìna figliuola di Giouanni
Conte di Manuppello , creò Conte di Bucchianico . Queilo titolo glielo diede Alfon-
fò à 1 2 .d'agollo dell'ano ì^^6.ii come nell'archluio de Re Aragonelì (1 vede, aggiugné
doli Villamaina & Guardia di Greli in' Abruzzo . Non veggo il tempo che Vgo è crea-
^ to Conte di Burrello,ma nell'archiuio già allegato apparifce il Re donargli Somma ifca-
dura alla corte per morte di Orio Orlino fcnzaheredi l'anno 14 5-5 à 5-. di maggio . Del
le lorelle Antonia fu maritata con Giouan Toreglia, di cui ne Colei facemmo mentione.
Luifà con Auxia di Mila tutte due con ampillime doti . Ma non (iede lempre in vn luo-
go la fauoreuol fortuna . Quella famiglia, la quale in brieue C^mio di tempo, le cosifof
le ita crefcendo, alle più chiare Se illuitriciel nollro regno li iàre-bbe potuta agguagliare ,
come le in alido terreno hauefl'e le lue radici dilì:eiò,prelì:amente imbiancò le liie foglie ,
&; venneh meno.percioche (e ben d' Vgo nacque vn figliuolo detto Niccolo,non par che
lungo tempo fofle allignato . L'altre fur femine così d' Vgo come di Mariano: le quali
della paterna heredità niuna altra cofà redaiono,che la bellezza eifendo tutte parimente
iBmate per le più belle oc leggiadre donne di quella età. Dice il Marcheiè hauer à i già det
D ti fratelli il Re Ferdinando tolto gli itati , ma non rende di ciò la cagione . Il che per effer
fi accollati àGiouanni d'Angiò di leggieri potrebbe ellèr auuenuto Quello è certo da
Lucretia efière llata fèguitata quella fattione.percioche ritiratali ella dopo la morte d'Al-
fonfò col fùo tefòro nei calkl di Venofà,& dubitando forte non folfe di quello da Ferdi-
nando per la Grettezza, nella quale per conto della guerra lì ritrouaua,(pogliata,n5 potè
mai volger l'animo à fidarli di lui , ma da paura & daambitione fòfpinta lì diede à tener
occulte pratiche co nimici . Veggo bene in certi atti del fèggio di Nido interuenir con
molti altri nobili l'anno 1 500. Iacopo d'Alagna . Il quale quel che s'appartenga à i Co-
ti già detti d me non è noto .
ri! flit e A
f.eììxno liti,
MoKteliti.K.
AiccaSdt.
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Bucchur
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IttC«f0 .
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DELLA FAMIGLIASVARDA.
75
B
D
E R G A M O ci ha dato i Suaidi , de (^uaii Ciò. Bariib detto
volgarmentcìl Suardino véne primierainenre a Napoli con Pro-
spero Colòna,cirendo Ilari i fùoi maggiori (ignori di cjueila citta.
Iacopo Filippo Bergamafco monaco Aguiliniano nel iuolib.chia
mato iuppJemento delle cronache dicej^uella famiglia chiarifli-
ma eflèr venuta da Germania in Italia con l'Imp-Fedcrigo Barba-
roflà, & hauer l'Imp. a nome dell'imperio dato à quel primo, che
venne il dominio , & gouerno di Bergamo . perciochc volendo
Federigo llabilir le co(è (ùe in Italia , diicacciati da molte città gli huomini potenti : i
quali s'accollauano a Pontefici , per tutto andò fèminando de iìioi Germani , tattili pri-
ma ricchi , & grandi de beni de diicacciati . Furono nondimeno alla fine i Suaidi , co-
me (òn tutte le fignorie violente poco durabili ; cacciati da Coglioni,& da Lazaroni po-
tenti cittadini Bergamafchi l'anno 1 2 2^.Et con tutto ciò come le città diuife in fattio-
ni lòuente cacciano , & ripigliano i fìgnori del {àngue mcdefimo , troualì Alberigo
capo del nollro albero il quale morì nel i 5 qc, eflèr' ancor lui lìato tiranno , ò (ignote di
Bergamo . La onde nel tempio di San Domenico , che fu l'anno i (^Gi louinato da Ve
netianiper fortezza della città , fi vedeua egli in vna cappella (colpito di marnioàca-
uallo con la berretta ducale,e balcone in mano àguilà di principe, & l'epitaffio fecon-
do l'viò , &: rozzezza di que'tcmpi,diceua così .
MORIB VS EGREGI VS CONSTANS PROBVS ALTVS IN VRBE
PRVDENS DILECTVS NOTVS DVM VIXIT IN ORBE
PROLE SVARDORVM NATVS NVNC DORMIT IN ISTO
ALBERICVSTVMVLO,CVIVSCHRISTVS MEMO RESTO.
M CCC Vini.
Anzi tutto li progreflo in che guifà egli s'infignorì di Bergamo apparifcie chiaro circa i
medelìmi tempi nell'illoria ad Cono : il quale efièndo peruenuto fcriucndo all'anno
\iSf6 cofì dice . In quello tempo non era alcuna città in Lombardia,che per fùe fattio- >»
ni non folle Hata molellata , eccetto la città di Bergamo : la quale quell'anno (1 può di- »»
re mifcra te Città . Imperoche vn fabato del mele di marzo (ì comincio grandifsimo »
rumore tra la parte Suarda, he Coglioni per amore , che Iacopo di Mozzo grande ami- »
co del Suaido fu ferito d'vna lancia da vn Coglionefco nel (ùo broletto : per la qual co- »
fa ambe le parti furono all'arme . Onde il fèguente giorno l'abitatione di Iacopo al tutto »>
fu depredata . In modo che la fattione Coglionefca hebbe il migliore , per la qual cofà >»
il dì fèguente Alberico Suardo venne à Milano da Matteo capitano , & pretore con gli "
Antiani del populo , richiedendo velocilsimo fòccorfò per la parte fua , offerendoli da- »
re la Città. Ilchehauendointcfo lènza dimora,lifur dati per aiuto molti prouigionati »
del comune di Milano , balellrieri , & gran numero del popolo ; le quali genti in fauor »
della parte Suarda , paffando Adda , mediante i fautori f ùoi nel far del giorno entraro- "
no in Bergamo , & ricouerate le fortezze in tal modo oppreflbno 1 Coglioncichi, che fu "
rono collretti abbandonare la propria patria , &: coli per ."1 (bccorlò hauuto da Milanefi, »
Suardi ottenero la vittoria . Poi feco li confederò la famiglia de Riuoli, & Bongi : On- »>
dea 1 5 del mele Bergamafchi mandarono à Milano ar.nuntiando à Matteo Viiconte, »>
che àfuo modo h mandafTe il pretore : il quale eflì volentieri accctterebbono . Vi fu '>
mandato Ottorino Mandello per vn anno , & mezo.la parte de Coglioni andò à Crc- »
ma . La onde molti Sacerdoti , & laici aderenti à quella nel calle! di Bergamo furon de- )»
predati inlino al tempio di Santa Maria contiguo al palagio del pretore . Il Conte Ot- j>
to di Cortenuoua andò in Bergamo in aiuto de gli Suardi . Quelli che andarono à Cre- »
ma furono profcritti lino in terzo grado : & le calè fùe , & fortezze inilno à fondamen- j>
ti furono rouinate . A fei di giugno in Bergamo fu incominciata vna gran pugna tra „
quelli di Riuoh, Bongi, Se Coglioni per vna parte, Suardi per l'altra con vccilìone, ,>
mantenendoli tutto il giorno anche la notte . Il giouedì fèguente la parte de Coglioni „
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B
76- DELLAFAMIGLIA
forufcita con forfè mille peifonc venne alla città , doue prelèro tutte le toni , & fortez- ^
ze de Suardi : i quali furono al tutto cacciati . Paflando poi all'anno 1 5 o i dice cofì .
In quelli giorni quei de Coglioni intrinhci a Bergamo lì congiun{ero con giuramento
alla parte de Suardi ellrinhci . Il perche colloro per vna parte , & quei de Borgi , & Ri-
uoli dell'altra lulcitarono gran ièditioni. in modo che i Coglioni ài 25» di dicembre
mandarono per Matteo , che lubito andalTe a prender il dominio di Bergamo , & che il
voleuano per hgnore , fi come auuenne . Ma Teliate dell'anno lèguente dice il medeli-
mo autore , che à 1 8 di giugno la vigilia di San Prora! 10 , la parte Suarda , i Bongi , oc i
Riuoli cacciati da Bergamo lènza hauer troppo oracolo entrarono nella Città.Nell'an-
no I ^ 04 mollra , che Alberigo Suardo con la lua parte tu cacciato fuor di Bergamo,
nondimeno che Matteo Vilconte vnitofi con Baldouino de gli Vgoni , & con la militia
di Brefcia venne à Pontilio in tauor de Suardi.Stimo 10 perche i Vifconti furon caccia-
ti da Milano in quelli tempi, & prelòno il dominio i Turriani : i quali [ì troua , che l'an-
no 1 ^ 07 fan pace co'Bergamafchi : che in quello anno tolte via le fèditioni ; Alberigo
Suardo rimanellè quieto principe della Città : il quale come nell'epitaffio li è già vedu-
to , muoia poi l'anno M 05» . Sono molti huomini illulhi della famiglia ; de quali li va
facendo mention per Tillorie , che le bene non fono nel nollro albero, non lafciere-
mo però breuemente lècondo i tempi di farne in quello luogo memoria. Si come è
Giouanni circa gli anni M45 chiaro nella patria per la Icienza delle leggi , &: grandezza
dell'ingegno lùo . Nel i ^ 70 (ì legge di Baldino , &c di Honofrio amendue Suardi; i
qualicon 2 6'oo Vngarilì oppofèro all'empito di Merino Lulmare della lartion Guelfa p
il quale era venuto per elpugnare il cailel di San Lorenzo della valle Seriana fuperiore.
Nel 1 55)0 trouafi vn'altro Giouanni per la cfpeiienza delle cole, & valor fùo eletto
per configliele , & principal iègrerario di Gio.Galeazzo Vifconte . Morto Gio. Galeaz-
zo s'infip-norì di Bergamo nel 1 404 diicacciatone 1 Guelh Francefca hgliuol di Sonzi-
no Suardo : ilquale prelè Seriago , & Redona , &: Crema , ma mentre afltdia Pizighitto-
ne , alfalito da Vgolino Caualcabò tiranno di Crema conrra i'oppinion di cialcuno è
mellb in rotta, e vinto , &: mentre di nuouo vuole far tella d'vn colpo di faetta rellò vc-
cifo nel campo . Nel 1 408 Giouan Ruggieri coniòlo, & dittatore di Bergamo , hauen-
do infìn dell'anno pallato per la tirannide di Giouan Piccinino ridotto in lua potellà Ber
gamo , veggendo non poterlo tener lungo tempo , confortato da gli amici , & parenti
lìioi à 1 8 d'agollo lo vendè per 5 0000 Icudi à Pandolfo Malareila : & egli con tutto li
ilio hauere le n'andò al Mantouano : oue hoggi viuono nobilmente 1 fuoi (ùccellòri.
Tutte quelle cofe habbiamo canate dal iupplemento delle cronache . Ma Platina fa an-
cor egli mentione de Suardi fignon di Bergamo nella vita di Bonifatio Villi. Et il
Corio del già detto Giouanni parla nel 4 libro della lùa illoria Milanele . Et il Caprio-
lo nel nono dcU'illorie Brelciane addotto in tellimonio da Fra Leandro : il qual fece là
delcrittione d'Italia . Ma ritornando all'albero^Merino , di cui fu padre il primo Albe-
rigo , troualì eflfer molto chiaro nell'illorie , & cronache di que' tempi . Alberto fùo
figliuolo fu fignor della valle di Scalue , & lòlo per l'autorità , & conlìglio fuo fi conduf
fé il popolo, & nobiltà Bergamalca à trasferir ogni lor giuridittione,& potellà in
Giouanni Re di Boemia. Armachide pronipote d'Alberto hebbe poi titolo di Conte, E
& di caualiere -, & fu ancho per la Icienza della ragion ciuile aliai conofciuto , il cui fi-
gliuolo detto Francelco tu gouernatore di Roma. Vincenzio del già detto Alberigo
nipote fu fignor di Romano , del fiume Brembo,&: di Brembata per priuilegio dell'Imp.
Lodouico lotto l'anno 1 5 ^ji? : la copia ad qual priuilegio ho 10 veduta autentica .per-
cìod-ìc Suardino Eitta cala à Napoli , & volendo mollrar lui elTer di quelli llefli Suardi,
che già furono lìgnori di Bergamo , tornato che tu nella patria non lolo hebbe cura ài
far trafcriuere il detto priuilegio, & di portar etiandio altre memorie della famiglia; ma
portò oltre acciò nella medehma copia fede ; come egli dilcendea dal lignaggio del det-
to Vincenzio . Dicono le proprie parole del pnuilegio coli . Tibi itaq^ flumen vulga-
liter
D
S V A R D A. -ji
AriterdiaumBrembumàCAmpoBrcmbidiocefìs Bergomenfìs vfc]; ad Abduam fupra
canonicam Pontiioli Mediolanenfìs diocelìs : in quo nulli hominum cuiufque llarus,
aut conditionis extitent , plfcari , molendina erigere , aur molendinis ereclis , nec non
ipfò flumine aliquo modo vti , fèu quofque alios vfùs vendicare licear prxrer tuam per-
miilìonem , & licentiam fpetialem . Villani etiam vulgariter nuncuparam ]3rembate in
fenus diocefis Bergomenlis ; nec non terram vocatam Romanum Iniùliterdiocefis Ber-
gomenfìs cum iùis iuribus , frudibus , ac pertinentijs vmucrlìs , nec non lunidinone,
ac mero, acmillo imperio prò iullo,& legali feudo a nobis , & iàcro Romano Impe-
rio perpetuo , tenendo , & pofsidendo conterimus , &c. De figliuoli di Lionardo,An-
tonio è Canonico di Bergamo ; Paolo dottor di leggi , & Merino caualiere fatto dal Se-
jg nato Venetiano . Ma di tutti quelli iòlo i figliuoli di Soardino fono in Napoli ; & co-
me fono llati conofoiuti , & riceuuti per nobili coli oltre l'ordine Gierofolimitano dato
a Pompeo, tuttie tre hanno hauuto per mogli donne nobili Napoletane. Percioche
Paolo minor de fratelli hebbe Ilàbella Maceduona . Velpafiano Cornelia delle Caitelle
maritata poi a don Ottauiano de Monti . Et Prolpero primogenito hebbe Batiila Ca-
racciola figliuola di Gio. Batilla capitano delle fanterie de Venetiani . Collui fu fignor
di Caftel mezzano , & ^i San Pietro a Scafate , & hebbe tre figliuoli , de quali Gio. Bati-
lla primogenito già flato gétilhuomo della Coccia del Re poflicde rvno,& Gio. France
foo 1 altro,quelli maritato co D. Vittoria Spes quelli co Lucretia Caiacci ola . Ottauiano
l'vltimode fùoi figliuoli è caualiere di S.Stefano. & acor ^^i ha tolto moglie dell'iUullre
famiglia Concublet ouer d'Arena . la lor cappella è dentro la Sagrellia di Mote Olmeto .
DELLA FAMIGLIA BONIF ATI A.
interne
canonie»
di Serga-
mo. Patti»
dottor di
leggi.
Alertncca,
ualiere .
paolo .
rejl'djìa-
no .
ProjferoS.
d( Caftel
meT^anc
Gto. tran
cejco S.di
S. pietra
k Scafate.
Ottauian»
R O V A N S I neH'archiuio Bonifatij di Verona, di Marfilia , & di Na-
poli ; ma percioche quelli di Napoli fono molto antichi , io flimo efièr
diuerfìda gli altri. Di colloro le ne ritrouano lòtto il regno di Carlo
primo in buona fortuna,prcioche fi legge di Gofifedo Bonifario caua-
1 iere,flato giullitiano di Capitanata, il quale e códannato a pagare per lo
ref iduo dei fuo magiflrato oncie 45 <5'. di che n appare fcrittura dell'anno i 2 7 ^^ à gli 1 1 .
di marzo , & alcuni anni prima vedefì il medefimo Goftredo eflère anco flato giullitia-
^ rio di Bafilicata . Nell'anno di fòpra allegato fi kggc di Bonifatio figliuolo di Paolo
Bonifatio : ilquale pretendendo ragione in Roccabarbara , dice il Re , che doue le f ùe
ragioni fieno buone,gIi fi reflituifca . Sotto il regno del Re Ruberto morì Niccolo fi-
gliuolo di Sergio Bonifatio , dalla cui honoreuol fèpoltura : la quale è pofta in San Lo-
renzo fi può ageuolmente comprendere egli efière flato huomo di conto . Dicono le
parole così. HIC lACET NICOLAVS BONIFACIVS FILIVS
SERGI! BONIF A CU, QVI OBI IT ANNO DOMINI MCCC
XXXXI CVIVS ANIMA REQVIESCAT IN PACE AMEN.
Non mi è vfcito della memoria quello, che alcuni in veggendo à noflri tempi tar ma-
gnifiche fèpolture da huomini nuoui han detto , hor va tu, & pie ila fede alle fe-
^polture, percioche e' non mi negheranno almen quello corali memorie non poterli
far dalhuomini poueri : oltre che e fi potrebbe in verdire,che ancor non era in que' tem-
pi lo ilimolo di fi fine ambinone, fé non in picciola parte penetrato negli animi de mor-
tali . Dice il Marchefè , che i Bonifacij incominciarono molto a nobilitarli da tempi
della Reina Giouanna prima . Io ritrouo lotto il Re Carlo III. affai nominato Mar-
tuccio: da cui il Re fu accompagnato nella guerra contra il primo Lodouico d'An-
giò . Quefli effendo foprauilTo al Re fu poi dalla Reina Margherita fìia moglie
creato caflellano del callel dell' Vouo - Ma veramente la chiarezza de Bonitatij venne
in colmo fotto il Re Federigo : il quale come il Marchefè dice, che viffe in quella età,do-
nòà Ruberto la Città d'Oria polla in terra d'Otranto. Quella città è metropoli, &
vacon-
Caffredt
rmjtitta-
rio di ca~
ptatuua.
Bontfaci*
oU
Mdrtue-
ete caftel-
lanodel co,
ìiel del-
yoiio.
Siiberto
Stg. d'Q^
ria.
78 DELLAFAMIGLIA
va congiunta con [.irciuelcouado di Brindili, ma non {enza contefà fra loro dinrccc- ^
denza : percioche come che hoggi non s'intenda nominar altro, che l'Arciuefcouo , &c
arcinelcouado di Brinditi , nondimeno l'vlo in ilcrittura veramente è tale , che quando
rArciueicouo niiede in Oria , o li fa Icrittura alcuna m Oria , i notai rutti vlàno Icriue-
re l'Arciuelcouo d'Oria , &c di Brindili , li come quelli di Brindili Icnuono l'Arciuelcouo
di Brindili , 6c d'Oria . Nella dcdication della Chiefà di Montecafino : la qua! Ri fat-
ta da Alcllandro 1 1. l'anno 1 07 1 nella quale interuennero dicci Arciuelcoui , io truouo
fra gli altri interuenirui l'Arciuelcouo d'Oria in tempo che Taranto era Velcouado : nel
qual tempo cuando non apparille Brindili hauer Arciuelcouo , gli Oritani andrebbon
bene della lor pretendenza. Fu quella città ed itìcata come dice Erodoto: ilqualvicn
da Strabone allegato , da popoli di Creta : i quali ilanchi dall'alTedio di Gamico in Si- r>
cilia mentre nel ritornarieneà cala da grane tempclla alfaliri , furono gittari ne lidi di
terra d'Otranto , quiui edificarono Hiria , che polcia Oria tu detta . Ma Fra Leand ro
prende errore, che a lùoi tempi quella città folle lotto titolo di Marchelè fignoreggiata
dalla famiglia de Baici , le egli non volle dire de Bonifacij , &: il teilo folle lcorretto:per
* ' 'ur cloche era allhor Marchelè d'Oria N. figliuolo di Ruberto . Di coltui nmalero
d-oru. due figliuoli Dragonctto , &: N . a quali tutti due piacquero gli itudi delle lette-
re . Ma Dragonetto particolarmente , di cui il Giouio tece mentione , Ki molto chiaro
r>rdgonet h^Liere (critto madrigali Iccondo la natura di quel poema molto arguti ; & pieni di
concetti: come che la lingua non hauelTe hauuto quell'intera purità , & vaghezza che lì
richiede . Il candore della qualle fparlo già in fimili componimenti da Gio.Batilla Srroz
ZI gentiihuomo Fiorentino hn fecondo il mio auuilo tolto l'animo à ciafcun' altro di
poterlo pareggiarc,quanto con la facilità delle rime; & dell'ordine ha lòpra modo lu-
lìngato 1 nimici della fatica à ieguitarli dietro :i quali come coloro che s'auuezzanoà
giocar di Icherma con Ipade leggieri , non potendo mai f ir lena conuien che lì fiacchi-
no ,& caggiano con lor gran danno lotto 1 peli maggiori. Morì Dragonetto in vita
del padre fecondo volgarméte lì dice occupatigli 1 lenii dal violento fummo d'vn poten
rilsimo veleno , che egli faceua llillare . Forlè per aggiugnere nel numero de poeti To-
fcani con coli Ipetial modo di morte nuouo elerapio alle Imgolari , & llranilsime mor-
ti d'Elchilo , d'Homero , d'Euripide , di Sofocle , di Pindaro , & d'Anacreonte lòmmi,
& eccellenti poeti greci : De quali il primo d'vna telhiggine che gli cadde in lui capo , il
fecondo di dilpiacere di non hauer potuto fciorre vn dubbio propolliogli , il terzo di ^
morii di cani , il quarto d'allegrezza d'vna fèntenza datagli in fauor d'vna tragedia, il
quinto in grembo di perfòna che amaua , & l'vltimo allogato d'vn granel d'vua palTa
morirono. Per la qual colà il fratcl di lui minore dopo la morte del padre luccedette
al Marchelàto . Haueua colini oltre Oria ancor Francauilla, 6: Calàlnuouo due buo-
^•oru^' ne callella , & piene d'abitatori , &: per eller polle in paciè molto gralFo , & abbondan-
te, di buoniliima rendita ;& le quali in vna mattina caualcando le le potea veder tut-
te . onde era llimato vn'agiato , & commodo lignore . ma fu egli di il rani collumi , «5c
di natura molto diuerlà da gli altri Napoletani : percioche doue cfli fon per lo plu; quan
do altri non vuol contender con elio loro di nobiltà : aftabili , & corteli , quelti à guilà
di filofofo mal praticaua con alcuno , & da propri domellici , & famigliari Icollandoli E
attendeua tutto lolo à fùoi iludi , facendoli ferui re da vna , ò due fìie femmine ; le quali
erafamaelfer dination turche, con cui sfogaua la f uà libidine . A quello aggiunfè,
che egli fènti male della cattolica religione ; perche dubitando , che alcun dì della vita,
che egli menaua , non folle mquilito , tenendoli da molti per fermo , che egli quando
era malsimamente nelle fue callella non vdiua mai mefla,atte(è per lungo f[:»atio di té pò
ad accumular denari , & quando gli parued'hauer acconci i fìioi fatti , lotto titolo d'an-
dar à Vmegia , li partì con le fùe turche dal reame , & andato à trouar i capi della fetta
Luterana , dichiarandoli nimico di Dio , & ad Re , in quella guifà l'impazzato Marche -
le , & alla nobiltà della fùa cafà , òl al làngne illclfo che iq lui li fjsenlè poiè brutto , &
fozziilimo
7^
DELLA FAMIGLIA SANZ.
I come rari fono gli e{èmpi degli huoinini, icjuali fi conducano advn
eArema vecchiezza , così poche famiglie peruengono ad vna fomma
anriquirà, clTendo quello alle famighe l'anrico. cheèà (iugulari huo-
mini li vecchio . per la cjual colà non e da fard marauiglia , che la nobil-
. tà Ila in tanro pregio di ciafcuno , poi che ella fperialmente contiene in
e i'antiquirà . Lacjuale (è fi apprezza nelle ibrue , nelle pitture , nelle medaglie & nel-
l'altre opere degli artefici humani, hor quanto iidee apprezzare nella più eccellente
opera della natura & di Dio, che è l'huomo, & conlèguentemente nel legnaggio &: nel-
le ichiatte degli huomini ? Mancarono di quella felicità molte famiglie, le quali ci ven-
B nero co Re Franzefi , delle quali pochillime fi (ai\o dillelè infìno al prefente iècolo ; ne
tutte delle Aragoneh , ò Spaglinole , come che il cot(o de gli anni iia molto più breue ,
(camparono da quella diìàuentura. Fra le quali vna fu la famiglia Sanz. Venne capo
& autore di quella col Re Alfonlò d'Aragona nel nollro regno vno , il cui nome fu Pie-
tro, a cui il Re l'anno 1 4 ^ 5-, a 4 d'agolto dona per lèruigi da lui riceuuti l'acqua fluen-
te, [ quelle fon le proprie parole ) detta vulgarmente del Lauinaro , la quale incomin-
ciaua dalla torre bianca inhno alla porta del Carmine , &z inhememente il muro dell ar-
renai vecchio , il quale era oltre ii Carmine inhno all'arena del mare [ er fé , heredi , oc
{ucceflbri in burgenfàtico . Arnaldo , Martino , & Bernardo fono fratelli , .5c llimo ef-
fèr figliuoh di Pietro, ma de quali chiara & illullre fu la memoria d'Arnaldo Calleila-
^ no del Cailelnuouo; di cui Bartolommeo Facio fa fpefle volte , lènza però mai nominar
la famiglia mentione . Onde a fatica ne futuri fècoli , chi quello Arnaldo llato fi folle ,
fi riconofcerebbe , (è non gli foflè dalla nollra diligenza quello aiuto prellato .
Egli dunque , come nel libro v i . della fùa illoria lì vede , fu quelli , col cui configlio il
Callellano del callello dell' Vouo fé prigioni i Franzefi , per mezzo de quali cercaua
Renato d'infignorirfi di quella fortezza, il che per quel ch'io llimo auuenne lanno
143 8. non vfando molto i moderni illorici , il che già gli antichi non fecero , di metter
gli annidiltintamente. Combattuto poi &: affediato egli nei Cailelnuouo non lafciò
à dietro vfìcio alcuno di valorofò fòldato , perche & quella fortezza , & la Torre di San
Vincenzo parimente ancor efià combattuta al f ùo fignor conferualTe . Nella quale man
dati Martino & Bernardo fìioi fratelli con ogni valore, mentre quella poterono, dife-
D fero , efièndoui Martino graucmente in due parti nella delira cofcia&ncl capo llato
ferito . VoItofTì poi la furia contra di lui per efpugnar Cailelnuouo ; nella qual dife-
{à è dal medefimo autore grandemente lodato il fuo valore , oc la fua fòllecitudine .
Ma effendo mancata la vettouaglia , fu dopo hauer ogni altra prona fatto , collretto
Arnaldo non lènza hauerne hauuta licenza d'Alfonfò, di ceder finalmente al nimico.
Fugli poi dato in prefidio San Germano , oue per tradimento del Riccio fu fatto pri-
gione . Il qua! Riccio minacciando à Martino , il qual [\ ritrouaua allhor Callellano
della Rocca di lanula . che fé non gli rendeua il callello, gli farebbe morir il fratello,
con memoreuole elempio di chiarillima fede, rifpofe ; che per ninna domellica calami-
tà fi ridurrebbe mai à dar quella fortezza in poter d'altri che del fuo Re . onde il Riccio
tra per quello & per altri accidenti Ci toKè da quell'imprelà , li qual fatto accadde per
^ quel , che io ho potuto da altri luoghi ritrarre l'anno 1442. poco innanzi^ che il Re di
Napoli s'infignoriffe. Quelle colè apparifcono perl'hiiloria del Facio. l'altre da pri-
uilegi , che i\ fèrbano appreflb i Conti di Policallro habbiamo trouato . Eflendo da
capo adunque Arnaldo fatto Callellano del Cailelnuouo, fi vede, che hauendo egli
l'anno 145-2 comprato da Colamaria Bozzutoper 7500. ducati Caiuano , il Re a 2 2 .
di fèttembre del medefimo anno negli fa l'affecuratione . Viflé in quello vhcio per
tutto li tempo delReAlfonfo, & portoli ì in guifà, che dal Re Ferdinando fu dopo la
morte del padre largamente ncompenfato . onde lòtto vn medefimo giorno cioè de
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80 DELLAFAMIGLIA
5. di luglio dcir.mno 14^8 tre (entrare appai-iicono di lui . L'una, ncHaqii.iIc il R^c non ^
ioìo ^\\ conFcim.T, Li caitcliamaja quale egli rcncua.ma la d!ilcnde& amp;a ar.ehordopo
la iP.oire di lui Ah pcrlciia d'Allonio d'ciìo Arnaldo iìgliuolo . Ncll'alrra gli dona i paga
menu hlcaii chiamari dal Ile rara focularioium : 1 quali eraiio fopra Monrelia,BagMuolo,
& Cadano per ie 6: hcrcdi del iuo corpo diicendenti in perpetuo . Nell'alcra coli per ier
uii;;i da lui riceuuri,come dal già detto Altonfo iuo figliuolo , dona il Re ad eiio Aifonio
mille ducati di rendita per ciafcun anno (opra la dogana di Napoli, i quali iegli debbano
pagare di meiè m mele . Non oilanti quelle remuncranoni dona poi il ile ad Arnaldo
l'anno 146' 2 nel primo giorno di marzo 400 ducati deritrata l'anno (opra la dogana di
Napoli , mentre elio Arnaldo viuera. Fu il iuo fratello Bernardo & egli altresì cartellano
di Roccaianula (opra San Germano ,ii come Martino; onde il Re Altoniò l'anno 1456
à 2. giorni d'aorile gli dona Soo.ducati d'entrata l'anno per liauerlo fedelmente centra
ri nemici (crmto , & il PvC Ferdinando l'anno <^^À gli 5. di ottobre commette a France-
fco Zanoguera fuo general te(oriere , che de 1 dinari de fuochi di San Germano paghi in-
teramente al Sanz tutto quello che perla cailellaniadi San Germano doueaconieguire .
Di quelli fratelli 10 non veggo altro ammogliato , che Arnaldo,il qual fu manto di Ma-
ria Mugnozza,diiàngue Spagnuolo ii come 10 Itimo anchor'ella.di cui hebbe più iigliuo
li , Aifonio già derto,Pietro,&: Ramondo ma(chi)& due femmine di quelli, che alia no-
iFra notiria iòn peraenuti,rvna detta Bianca moglie di Sancio d'Aierbo,onde vengono i
Conti di Simari,<3c i'altra,di cui non veggo il nome , moglie di Giouanni Carrafa della
Spina primo Conte di Policailro . Aifonio oltre la mentioncjche di lui (1 è fatra,compró
l'anno 1482 .dal Re Ferdinando la baronia di Santo Lucido, Monrebello, & San Giouani C
con coip^meiiione , che i beni di quella baronia dillratti (leno diligentemente reintegrati .
E hoggi Ja terra di Santo Lucido ornata del titolo di Marcheiè, & nota per la buona ver-
naccia, che ella produce.onde alcuni ilimano che ha il vino dell'antica Temeià detta poi
Tempia celebrato da Plinio;Ma non godè lungo tempo Alfonfo la nuoua (ignoria, veg-
gendoiì l'anno 1 484 a 2 8 di giugno eifer già morto, «Sé che Dianadi Mila iua moglie im
petra dai Re,che in còro delle iìie doti & deli'antifato iè la polTa ella ritenere,&: l'ottiene.
Pietro fu caualiere Gieroiolimitano , & nell'anno già detto dopo la morte del fra-
tello gli dona li Re per i ièruigi del padre 2 oo.ducati d'entrata iòpra i paga-
menti lìicali & dogana del Sale della medelìma baroniadi Santo Lu-
cido. Veggo il iuo teilamento fatto in Venoia l'anno 145^2
oue per auuenturadoueua eilèr Bailì,nel qual diipone, clie
Ramondo iuo fratello , il quale prima doueua eiler
morto , debba eilèr ièppellito nella Chieià di
Monte Olmeto a Napoli , oue , fé non
m'è vicito dalla memoria, Ili.
ino che iìa la ièpoltuia
d'Arnaldo ,
D
DELLA
ELLA
GLIA DI DIANO.
8i
[ANO callclio polio neila Balìlicata da nome a tutta vna Valle,detta per
quello Valle di Diano ; perciochc i Napoletani non forman di ciò vna Coi
voce intera, fi come i Fiorentini ieggiadraniente fanno,i quali dicono Vai
daino, Valdelia,Valdichiana, & iumh . £ vn de più belli , &c fertili paelì,
B
che iniìn da primi anni dd regno del Re Carlo priaio ii Kggono come Itipendianj dei Re
douer confeguire certe lor pagheDrogo & Gua/io di Diano fratelli. & poco dopo Riccar
doiìgnor del Cilento cflèr Camarlengo di Ruggieri Sanfèucrmo Conte di Maidco verfò
l'anno i 2 74 . Quarantaquattro anni dopo Guglielmo di Diano Caualiere interuiene in
alcune liCi,6t faccéde d'Ilaria dell'Oiia vedova d'i: nnco Sanlèuerino nipote del Còte Rup
dio ilima la prouincia di Principato hauer perciò confèguito quel nome. Apparifce infi-
ne à querti dì la (èpolcura in S Chiara di Marino di Diano fòtto 1 i 5 di nouébre deifanno
I ^4.2 , oue (ì vede oltre cilèr maeilro rationale delia reginal Corte,efIère ancora h»nor di
Burgenfàjdi CaLTierota,& di Capora;anato ?Jk quale è anchor la fepoltura di Fiammenga
Galiziana (ùa rnoghe morta l'anno 1^48 il dì 1 2 di giugno. In che modo poi la lìgnoria
di quefte calklla pailì in ca(à Burgéià,ccme (ì vede per la lèpoltura di Rubertodi Burgen-
Q lìà cato à lor Seppellito l'anno i 5 54 à gli 1 1 di nouébre,che iène chiama fìgnore,quelb
nò è anchor à rne maniftilo . Ma non per ciò recarono i Diani priui affatto di feudi, poi
che intorno l'anno t ^ 70 da Tommafò, & Pctrello di Diano figliuoli di Marco , Ruberto
Sanfeuerino compra Faiànella in Principato , come ne Sanfèuenni fi difife (òtto il capo del
quarto Conte di Marfìco . Vedefi anchora Fra Ruberto eflèr Caualiere Gieroiòlimitano
parecchi anni dopo , rellimonio per lopiu iècuro^ & infallibile di nobiltà,come in quello
nei fine de Caraccioli apparue .
DELLA FAMIGLIA DI BELVEDERE.
^ji ELVEDERE calvello pollo nella prouincia di Calauria,& hoggi pollèdu
^' to dal Principe di Biiìgnano,(è pur non è quell'altro delia prouincia di Ba-
'0i fìlicata,diede già nome ad vna famiglia così detta; quado elio pure da quel
\M lo nò l'habbia riceuutoj di cui honorara mentione (i ritruoua nell'archiuio
„ ''^M\ ^^ P^^ Franzcfìj ma fra quali chiaro molto è il nome diSimone,à cui l'anno
I 2 6'5> il Re donò Marrignano,& Sternatia in terra d'Otranto, de quali Martignano pof-
(èduto già fa gran tépo da PignareliJ,hora è di Giouanni Bonori Cittadino Fiorentino,&:
Percettore dei Re in quella prouincia. Quello medefimo Simone fu poi giullitiario di ter
ra di Bari,& trouafi efièr Viceammiraglio dal fiume del Tróro infino à Cotrore.& infìeme
méte maeilro della Scureriaj& Marelcalla reale . hebbe per dónalloida figliuola d'Enrico
di Noccraja quale rellata vedoua d'vn'altro Simone figliuolo di Tómafò Gentile pofledea
de beni dei marito per lo (no dodario il calai di Zullino nella medeiìma prouincia di terra
d'Otranto. Per quel che dal libro fi caua dell'anno i 29 i,parcheegli(ì muoia sézafigliuo
11, veggendo(ì,che gli fuccede Guglielmo lùo fratello . Leggeli negli llclli libri di Teobal-
do,di cui rellata vedoua Clarice piatilce la terra di Supino itatagli tolta da Vgon di Moli
lì nel tépo(dice il RejdeH'infauila prigionia del nf o primogenito,che fu poi il R e Carlo II.
Leggeli parimente di Ricciardo di Beluedere,à cui il Re per rimuneratione de fuoi fèruigi
dona Caibgnafinta,Cirilcara,non so ih voglia dir Ceichiara,&: Rolcto. Doni veramente
degni di lì gran Rc; onde nò e da rnarauigliar(ì,lè aprédoli co la liberalità la llrada alla g!o
lia da dìccoIo Conte di Prouenza diueiuie in breue Ibatio di tempo potentillìmo Re .
cirajio.
Jiiccardo
Jtgnur del
Cilento.
Gugliel-
mo caua-
liere.
Mann»
['gnor di
Jiurgefa, ,
ere.
Tammafi
et PetreHa
SsJt F<t-
faneUa.
f. /iuber~
to caual.
Cierofol.
Simone S.
di Marti-
fnano,zy
cet.
Gugliel-
mo.
Teobaldo.
Ricciardo
s.di calìa
gnafinta ,
O'C.
H
84
AL MOLTO ECCELLENTE A
SIGNOR GIOVANNI BONORI,
SIGNOR DI M A RTIGN ANO, ET REGIO
Percettore Della Provincia
Di Terra D'Otranto,
Scipione Ammirato .
,^_-^ fLs-VTn! ^R^SSI^^^ ^"fi ^ ']'*^^° ' '^^^^ da falli hmmini è [iato ferino ; che cjuando i henefcifonofi -n
tóyU'^V®'^! '^'■'^'■■"^'^ ^^'^ '^'"■' """ "'^'^^ '^ ^^'^^ ^' {'"^^^l'fidisfarej, dtuentano odio/ìjparendo al riceuito-
ÌH^^^'r^/'^^ì 're. che colui del continuo ^li rimproueri ti ferui^io non ricompenftto . Il qual difetto bruc-
W''^^^^ì/;^''^i:::-:l ttjìirno fopra tutti^U altri perche non ca^^^ia in me, ti quale ajpettando occafione di poter ri-
i .,; >^ / . ' i lj>ondere alle fi'.erarijìime i^^fiiì^olart cortefie^nonlieg^oche mi riefca ^nonho^'oluto ritar'
ll^-.-f-*--"'-— "— -^1 dar pili di fodisfirc tu <juel modo ch'io poffo all'oblilo , che lefento . poi che in fui partirei
che IO feci di i ecce per tornarmene à FÌren7^,non contenta V.S. d hauermt primieramente donato ">» belltJ?imo,
^ ottimo catialloper lo '^ia^io , ( he io doueafare ,fe ben da me l'i fu poi rimandato , mi ricerca/le che io douejìi
fariiit'iiicoe di Palermi dl.na poi 12^1 per fruirmene nelle bifune j, che in detto >'<«^/o mipotcffero auuenire .
Laquc.leh.ìuendomi Voi non ojìante ,. chetoricufajìi tìi 'voler pigliare yfatto quafi accettar perfor:!:^t,trouai (juel
la e/Ter di crr.wcccntofudi . S ara per amentura alcuno , il cjual dirà non efjerperò da por tra le maraui^lie ad
Jìa fornrra di moneta donauate ,il cjualecjuando fruirmi dt tutta,odi buona partedi effahauejìi doluto, ftpeua-
te molto bene, che per effere io anchora fitto la poterà d altri, render non liipoteua . Ne in l'ero altroftie , che
Ina certa opinione di lirtit , come che <Jfa in me non fa , Inpoteua indurre a ciò douer fare, non effendo in me
nima di auiUe cofe, dalle cjuali la ma^wr parte de^li huomtnt fogliono ejferprefi, onde oper i fauori della for-
runa,h oer altri difo^ni l'I ftfemojfo.i donarmi il lojìro. dico donarmi, imperochehauendoui 10 per l/iadtfcher
Sy detto, che rnharet di quella monetaferuitofen:^ potergliele refitmre , Votpiaceuolmente mi riffondejìe ,non
per altro hauermi à riceuerla prega: 0, che per pot crii io liberamente <^fe>. "xapenfiero d'hauergliela à rendere, ne
mtctbifooni impif<^are . Horain 1 ero queda è la infelicità de'ricchi,chc hauendo eo^lino opportunità gradi .per
fiatier prejìi t denari , di far molte oì ere piene di lode cjp- d animiratione , 0 non mai , 0 rari f ime l'alte , ^ quelle
Dio sa in che modo l/cnga lor fatto d: farne l'napurjcla . Vantinfper queflo, 0 dietro le meretrici eigar^^ni,
hne' diletti della o(tla,o^utcar.doin Ina fol notte dhauerne le migli aia conJumato,<^ di ciò altieri, c^gloriofì
procedano, che di fipertrouare quefral'tnamolto più prctiofi, che vene qiulladell'oroiil chef arebbono fé nell'ho
neslecjfe l^na piccola parte de lor ammajfati denari .iptndeJfro,nonfì l'anterannogia mai. Et perciò arrofifca
no,(<y^pient di con f ufone rimana ano, Jel'eggen do maltrui ben che dalla lunga fiintiUar la fne:i;j::;a di fi caro me
tallo, s'auuedrahno 1 m.ifri quamofa bafju ^ "Vile la loro alchimia . N'on è queflo luogo d andar conmolte pa-
ruleil 'vuflro lai.dtuol atto (filando , hgli altrui mancamenti biaf mando , ma bafliut per hora fapere , che In ■
memoria di cff htm feto non è in n:ejpenra,ne il defidtno di procaccia>mtgloriafmilealla lofìra m alcuna co-
pi feniendcui , quando da Dio ti poter mi f uff conceduto, t Itnuto meno. Et tra tanto in mento delle molte cor-
tffie, che IO ho da l'oi riceuute, Itpiact ra da me quejle notitie riceuere, che delle famig Ite Cofcta,Proctda,Saura-
r/.-:. Brenna, (^ di Sant\Angelo ho mcfjo infeme ; efjendo cofa fatale, cht Gto.xxiij. al cui corpogtàfecerogli art
tieni lofìn Fiorentini nobile fpoltura ; egli bora, ejT" ht memoria delle cofe fatte da lui per opera d un'altro Fio»*
rentin 1 fa riconfortata . Etéinfcnnmenteragtoneiiole,chefcomeionatotn Lecce, ^ in Ftren^ l>iuendoi. -,- A *.,
àfcriuere i fatti della Serenifima cafa de Medici Principi della lofìra Patria fui defìinato , così l'oi nato in Ffi\ ^ •
ren^iC^ in Lecce lnuenào à legg cr tal bora la fueeef ione della Caf di Brenna della mi a patria Signori fiate appo, "■' '
recchutto. De quali ejfendoj'ìato il Duca Gualtieri ciT" di Firen:^, & di Lecce fgnore , par , che con raro auueni-
tnento con lo iìuo di noijìconjaccia : à quali ammenduequeiìe città pet eguali riTpetti fin patrie . Onde io fi-
glio riporre tra 1 miei piccioli honori per fingo lar preg io , O' l'entura , che la nobiliftmacittà di Firen:^pér,
l'io de fuoi nobili, (^ antichi cittaoint mi rtconofca . c^che oltre le publichefirittureilGranDuca CofimodL '
fe.me.hauej]cpiìi- l'alte con l>iue parole confermato , da 1 nofiri antichi ammirati ejfere l'fciti i Fitti famiglia
neper di Orma h:i%iute , ne per cof fatte à ntuna altra delle Fiorentine famiglie mferior riputata . DÌFiren:3;e
^ xl/.dt Settembre dell anno M D L XX 1 X,
DELLA
DELLA FAMIGLIA COSCIA.
I Perduta opera, che alcuna famiglia , pur che ella fia antica,
iperi di hauer più ventura intorno la notitia de lùoi prin-
cipi] ; che hebbe l'impeno di Roma , e/Tendo quali una fa-
tale neceflita , che l'anticjuità Ha falciata di tenebre . Onde
alcun Greco harebbe potuto comporre vna tìntionc , che dal
temjx) marito , & dall'antiquita moglie fulTer nate due figliuo-
le l'olcurità , &z la fauola . Et per quello in niuna colà pa-
re , che li polla meglio icoprire la poca verità di chi (erme,
che nelmolirar di trattare con molta certezza quelle colè: le quali, & per lo man-
camento de gli icrittori , & per la lunghezza del tempo fono per lo più dubbio-
fiflìme , & incerte . Bene llimo io non douerlì defraudare i lettori di quelle opi-
nioni , che lìxole hauer cialcuna famiglia quali riceuuta di mano in mano da Tuoi
maggiori circa l'origine , & nalcimenro fuo : psrcioche lì come a gli huomini rin-
crelce lelfer tii-ati quali per forza alla credenza d'alcune colè ; coli prendono pia-
cere quando fono lalciati liberi di attaccarli ad alcuna di quelle , che più li con-
fa alla natura di cialcuno , & lo fcrittore liberandoli inhememente dal fòlpetto
dell'adulare , gioua in vn medelimo tempo alla fama fùa ilbffa , & alla gloria di
C coloro : de quali ferme . Dico adunque che i Cofci Napoletani : i quali vfciron
già d'Ifchia vollero alcuni , che folTero i Colli Romani : ne ciò dilfero lènza qual-
che fondamento , veggendoli nell'illorie di Procopio , come il Re Totila quan-
do fi parti vittoriofo della prefa di Roma l'anno 5-47 del nafcimento del Signo-
re , condulTe con fé tutta la nobiltà Romana , & lecitine alcuni patritij , i quali
menaua fempre con lui , il rello con le donne , e figliuoli lafciò in alcuni luoghi di
terra di Lauoro . Ma il Marchefe fcheniendo quella opinione flima efièr cofà im-
pofsibile , che efll vengano da quel Cornelio Collo : u quale recò le fpoglie opi-
me del nimico Tolumiiio a Gioiic Feretrio l'anno ip^ dell'edihcation di Roma .
& certo fi come huomo arguto trafTs la cofà da principio molto alto per render del
D tutto vana quell'origine . percioche ei non è però , che de Colli non foflero in
Roma infino à tempi di Nerone in tempo , che era già di 6*2 anni venuto il fi-
gliuolo di Dio à prender humana carne nel mondo ; poi che l'anno 85-2 dell'edi-
ficatione di Roma Cornelio Collo , oc elfo Nerone la terza volta fur Confoli .
Non mi è naf collo il nome di Collo non dinotar famiglia , ma bene quel di Cor-
nelio , &c altri metter quelli confòli nell'anno di Chrillo 6"; & di P^oma 8 1 ^ ; ma
non è mia intentione d'entrar hora in quelle difpute, ballando in quello luogo ha-
uer fatto mentione del nome di Collo . Et apparendo gran parte della nobiltà
Romana efler come fi è detto l'anno 5-47 di Chrillo venuta ad abitar in molti
luoghi di terra di Lauoro , la cofà fi verrebbe à rillringere in ifpatio di tempo
E aflfai tollerabile . Ma quello , che di ciò il vero fi lia ; non so però onde egli fi
muouaà dire ellèr cofà certa , i Cofci effer già fono dugento anni (del tempo fìio
parlando ) che Saluacofci eran chiamati .-percioche il veder io in vn medelimo tem-
po , & Cofci , & Saluacolci nel regio archiuio elTer mentionati , mi fa più to-
llo dubitare , che fieno due famiglie , che coli ficuramente come egli fa, credere , che
i Colei fieno gli ilefsi co' Saluacofci . anzi è tale in quello il mio dubbio , che di
vero più leggiermente mi lafcierei indurre à credere , i Colei eflèr gli antichi Cof^
fi Romani , che i Saluacofci : percioche à tempi del Re Carlo primo io truouo
padroni di naue , & corniti di jgalee Buonauita , Biagio , & Nouello tutti e
tre Saluacofci , & intorno i medefimi tempi Liguoro Cofcia padrone di naue : la
H 5 qual
-iva 1^.^-1
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8<J DELLAFAMIGLIA
qual diuerfità di cognomi ( perche non creda alcuno efTer quello vn errore ) non A
lolo vna volta ne tempi del primo Re Carlo fi vede , ma quella vien ièguen-
do per tutti i Regni di Cado iècondo , di Ruberto , della Reina Giouanna , S>c
dei Re Carlo III. oltre ilquale non credo che i Saluacoici lì ilcndano . Ma direb-
be alcuno , che in luogo d'honorare i Colei noi detraiamo più tolto de i loro ho-
nori : poi che doue il Marchele l'eflèr i Romani Colli lor toglie , per noi fi viene
parimente à tor della lor famiglia il conrado di Bellante ; il quale elicendo ne Sal-
uacoici , non harebbe a far nulla con quella famiglia Coicia . Ma lalciamo Ila-
re, che ella non ha bilogno dell'altrui piume di riuelbrll , non intendo io però;
benché ne dubiti ; che per me iìa coli reciiàmenre quella quellion diffinita , anzi
per hauerlimi io trouato meflì nell'albero : quando meno , di ciò dubitaua ; dirò pri- g
ma che de i Colei fauelli , alcune poche colè de i Saluacoici; perche ne rimanga in ogni
modo quella memoria , che all'eller , ò non eirerimedefimi co'Colci s'apparterrebbe.
I Saluacoici dunque fon d'Ilchia, Se oltre i ne di lòpra nominati ; il primo di cui
nelle publiche illorie fi troua chiara memoria , è Pietro , di cui il Fazello à tem-
pi di Federigo lecondo Re di Sicilia , & per conlèguente di Carlo Iècondo Re di
Pietro ri „ Napoli , coli ragiona . Mentre quelle colè in Sicilia li fanno , Pietro Saluacolcia:
ceadmira- ^^ ilquale per Io Re Federigo l'ilòla d'Iichia gouernaua , d'ordine dd Re da qualunque
^"'' j^ Napoletano ch'indi volea leuar vino , vno Icudo per botte lì facea pagare; laquai
^^ cola non potendo i Napoletani lòlFerire con vn'armata di noue naui andarono ad aflài-
^^ tar l'ilola . Il Saluacolcia mellò ancor'egli in certe naui che haueua di molti fol- C
^^ dati Siciliani , andò ad incontrare i nimici,<Sc venuto con elfo loro alle mani, fe-
^^ licemente li ruppe , hauendo guadagnato cinque naui di quelle de nimici , & fat-
^^ ro gran numero di prigioni . Mollra poi come il medelìmo Pietro con vna ga-
lea , &z con l'ilola d'Ilchia : la quale ancor'egli reggeua palso a lèruigi del Re Carlo,
onde ellèndo huomo valoroiò , &c intendente delle colè marittime , fu da lui fattO;
Viceadmiraglio del mare . Ma fatto prigione in quella rotta che hebbe il Prenze di
Taranto l'anno i25>j>,di cui il Villani ma molto breuemente fa qualche mentione,
ffl'^lS- ^^ Giletto in Sar callido fu Ciangolato . Quello mi fa credere , che quel Pie-
Unte. tro Saluacolcia : il quale fi troua dal Re Ruberto elfer fatto Conte di Bellante fìa
di quello Pietro , ò nipote, ò figliuolo .-benché in Napoli non fia colà molto vii- £)
tata , che i figliuoli , le eglino non fono pollami , habbiano il nome del padre . l'an-
no I ? 3 5 trouo io collui non ellèr latfo ancor Conte : ma ellère general capita-
no , oc giullitiario di terra di Lauoro, & Contado di Molili. Fu l'anno 1 5 5-4 fat-
to Ammiraglio dal Re Luigi , ma da Matteo Villani è Iconci amente il Tuo nome conot
to , chiamandolo Potarzio d'Ilchaia, che Pietro d'Ilchia vuol dire . Vien poi viuen-
do,& chiamandoli Conte di Bellante infino all'anno i56'7:nel qual fi vede, che
C4rl, Con hauendo maritata vna Tua figliuola detta Marella à Cecco d'Aquino figliuol pri-
tcdf ed- mogenito di Giouanni , Carlo di detto Conte primogenito vi prella l'alTenfo . Del
Unte. Conte Carlo apparilcie Icnttura del 1 585 a 18 di luglio: per la quale il già detto
Cecco d'Aquino gli fa la quetanza delle doti della lòrella , nel qual tempo Marel- E
la era già morta . quelle Icritture fono in potere del Marchele di Vico : come quel-
li ; che luccede a quegli della Leonelfa : 1 quali a quelli Aquini lùccedettero co-
steftn: *^^^ ,^ ^^^ luoghi il può vcdeie ; & quello balli hauer detto de Saluacoici . De
Cofoi il primo che noi trouiamo fu Stefano della citta d'Ilchia : al quale Carlo fe-
condo che inconìinció a regnare negli anni del lìgnore 1285 diede per rimunera-
tione de fuoi fèruigi lèi oncie d'oro d'entrata per cialcun anno lòpra la bagliua dd-
h patria fìia . Collui hebbe tre figliuoli Marmo , Giouanni , & Pietro : a quali il
Re Ruberto figliuolo di Carlo aggiunte noue altre onere di più ; volendo che
cinaue fé ne pagalTero fòora la detta bagliua , & le dieci lòpra la beccheria .
di Napoli
COSCIA. 87
•A dì N.^poli . Morti de i tre fntclli Giouanni , & Pietro , il medesimo Re Ru-
b^rro q:ijl c!ij d.VAX a rurri e rre li conrenrò donare al iolo Mcirino : il cjuale era
rollato , anzi gli accrebbe ciniglie oncie di più , & in proceiìj di rcinpo venti al-
tre da p4gar-i iòpra 1 beni feudali del regno , che ncaaeflero alla corona pur che
non tufioao di demanio . Qu_clì;e quaranta oncie tur confermate a Giouanni
fìgliuol di iVìarino dalla Reina Giouanna nipote del Re Ruberto , oc dal Re Lo-
douico di Taranto fuo marito , & lìnaimente dà Carlo di Durazzo detto Carlo
della Pace,ouer Carlo III. pronipote del Re Carlo II. Tutte cjuelle cofe trouia-
mo fcrittc in vn priuilcgio , che ta il gin. detto PvC Carlo 1 1 1. a Giouanni Colcia
figliuolo di Manno lòtto l'anno del iìgnore 1 5 8 2 a 1 8 di marzo : il che lia dct-
B to per contermar quello primiero ceppo ,& non per U qualità delle cole delle qua-
li lì è parbito . Hor torneremo da capo a Marmo hgliuolo di Stefano , 5c Icguitcremo
la linea , Sz le colè fatte per ordine,
2?* J^arino fì^nor di Crocida primo.
M Arino io rrouo che egli fu caualiere , & Ciamberlano , che l'anno i ? ; i era
maellro portulano di Principato , &: di terra di Lauoro , &; che none anr.i do-
po Il trouaua cllèr giuititiario di Principato . In quello anno già detto
il quale era il 1540 del figjiore a 2 i dn marzo compro Procida da Adinolto di Proci-
C da Salernitano figliuolo di Giouanni di Procida per quelche lì vede dall'ailenlò , che
vipreilail Re Ruberto. Talché egli fu di quelta cala il primo Iìgnore di Procida..
Fu Manno valoroio huomo in maie,& per quel che li raccoglie da certe Icrittu-,
re ; le quali Ibno apprello di me fu capitano dell'armata di Carlo fecondo perla ri-'
cuperatione dell'iloia di Lipari llatagli tolta da Siciliani . Ma continuando rutta-,
uia la guerra tra Federigo Re di Sicilia, & Ruberto : ilquale era già fucccduto à Car-
lo Tuo padre nel regno , Marino con lèdici galee andò in aiuto de i Mori che habi-
rauano nell'ilola delle Zerbe : i quali erano flati mal trattati da Federigo , & haueuaii
domandato aiuto a Ruberto , & W) breue /patio di tempo fi porrò in modo , che ri-
cuperò la fortezza di man di Ramondo Peralta capitano del Siciliano ; guadagnoili
£) due galee , rollègli alcune naui , gli vccilè di molti loldati , & molti ne fece prigioni
con le quali cole tutte tornò vincitore , & gloriolò al Re Ruberto a Napoli . Tut-
to ciò che lì è detto non lòlo è cauato dal libro del Fazello , fcrittor deifiilorie Si-
ciliane, ma etiandio dal Maurolico : il quale con maggior breuita andò trattan-
do la medelìma materia . Tollè Manno per moglie vna gentildonna di cala
di Marzano : dalla qual non hebbe più che vn figliuolo malchio cliiamato Gio-
uanni ,
2?/ Ciouanm (ìgnor di 'Precida II.
I Giouanni fecondo fignor di Procida , &: di Cicciola Barile forella del Con-
te di Monderilò nacquero quattro figliuoli PetriUo , Galparro , Baldanàrre , &
Marino . Veggo Icnttura della Reina Margherita moglie di Carlo III. che
per conto de i due primieri figliuoli gli rilalcia l'addogo che doueua pagarle come ba-
rone , efiendo lìgnor di Procida ; dicono le proprie parole così . Qiiia. certitudi- ,
naliter conllat nobis , quod duo filij didìi Ioannis cum familianbus iplorum nume- ,
ro condecenti equis,& armis decenter muniti à fcelici lecellli domini noltri Regis de ci- ,
aitate Neapolis in itinere, 6: in Apulia continue lèruierunt , ita qucdlonge plus ler- ,
uiuerunr , quam diófus pater eorum nro didis bonis fìiudalibus fèruire nollr^ cu- ,
no: ht ailnctus . Di tutti colloro fa mentioiie riilona dei Duca di Monteleone: ,
H 4 iaquale
88 DELLAFAMIGLIA
la quale ha poi {èguitata Giouanbatiila Carrafa , ma di Gafparro (e ne parlerà poi, & A
coii di Baldaflarre : il quale fu Papa Giouaruii XXIII. Manno per Icrittura del i 5^8
fi vede efler Mare{ciallo,& fignordi Caligmano . Par che Gicuanmii muoia hnalmcn-
te molto vecciiio laiciaiido la lignoriadi Prouda à Pietro già detto PetriUo iùo pri-
ijiogenito .
ì?i Tutro fgnor eli f recida III,
Nluna {cf ittura mi fono abbattuto à vedere di Pietro oltre la detta di (opra; fé non
che certa co(à è , lui hauer hauuto per moglie donna di cala Caracciola ; ellèr vi-
uuto a tempi del Re Ladislao , & per quel che li vede dall'inuellitura dei tìgliuo- B
h efrerlì morto l'anno 1 4 1 <j. hauendo lafciato vn hgkuolo detto Michele .
Vi J^ichele fgnor di ? recida II IL
Michele efièndo inucflito dell'ifola di Procida dalla Reina Giouanna s'accollò po-
fcia per l'inimicitia che haueua con Sergianni Caracciolo ad Altoniò Re d'Ara-
gona . Dice di lui Bartolommeo Patio , che egli venne nel 14253! Re, & pro-
mileglidi far venire Ilchia all'imperio iuo.-percioche ellèndo la città diuifa in due fartio-
ni , l'vna che fèguiraua 1 Colei , tlJc l'altra 1 Manorij , Michele ; ilquale era capo dell' vna
& hauea in tutta l'ilòla grande autorità non lòlo per 1 partigiani , & fèguaci fuoi,ma C
perla vicinità di Procida; di cui e^ìi era lìgnore ; moitraua al Re tacilmenre poterli
prender la terra , le li andana ad allalireall'improuilo , conciohacola che 1 cittadini mu-
niti dalla fortezza del luogo , folìer diuenuri alquanto tralcurati alle guardie , & fè'l
|)onte ; con che la città lì congiugnea all'Ilòla , li potelfe ; occupato che tolle ; tagliare ;
facilmente farebbe auucnuro , che toh a la fperanza del fòccorlò degl'lfolani , elPendo
eglino d'ogni luogo cinti di mai'e , fi foUèr potuti vincere , ò per alledio , ò per forza .
Et coli auuenne appunto , come Michele hauea dileguato ; hauendo il Re in poco fpa-
tio di tempo aliai felicemente prelà la città , la fortezza , &: infignoritofi di tutta l'ifola;
onde al fine dei [a narratione di quel f uccello dice il Patio , Alfonfo efTerlènc ritornato a
Napoli con reputatione , & gloria infinita per hauer guadagnato vn luogo di tanta £>
importanza . Ilche ; come s'è veduto , tutto lùccelTe per opera di Michele . Mi ricor-
da hauer letto lui ellere llato molto elperto nelle colè marittime , & per quello elle-
re itato general di mare . Ville nella lìgnoria 2 6'anni,& di Sabia Galeota falciò
più figliuoli , come che di niuno habbia notitia particolare che di Pietro filo pri-
Ti Tietro p^nor di Trocìda V.
Tetro ottiene l'inuellitura per la morte del padre l'anno 1441 . Hebbe ancor egli
di Maria Caracciola, lì come il padre molti figliuoli, & venne viuendo inhno al- E
l'anno I4.6'6'. Fadiluimentioiieil Pontano quando rrauagliato dall'armi di Gio-
uan Toreglia fu in manifeilo pencolo di perder l'ifòIa. Eracoilui cognato di Lucre-
tia d'Alagna illuilre per gli amori del Re Alfonfò , & efTendo pollo da lei per gouerna-
tore deii'ilola d'Ilchia la quale il Re l'haueua donata, eflèndofène egh dopolamor-
te d' Alfonfò inlìgnorito ; penfàua leuare anco Procida à Pietro , & già l'hauea in mo-
do llrerro ; che egli per mancamento di vettouaglia era vicino ad arrenderli : ma il
Re Ferdinando dopo che vide gittate le parole al vento col Toreglia confortandolo,
- ile di quella imprefà fi rimanellè,gii prefe al lìn l'arme contro , &: non fclo liberò Pie-
.0 dalle moleihe , che egli ]i daua , ma tolto Ifchia al Toreglia il colkinfè à tornarfènc
pouero
Ci
COSCIA. S^
^ poucro à Barcelona, huomo dice il Fontano per la leggicrezza , per la perfidia , & per
la maluagirà della lua natura menteuole d'ogni grande , & ellremo f upplitio . Ac-
cadde quello intorno l'anno 14(^4 verfòilfine della prima congiura fatta da baroni
controll Re Ferdinando, dietro alquale accidente Pietro come lì è detto non lòpra-
uiiTe molto tempo lafciando la lìgnona di Precida a Michele fuo primogenito .
^i Michele pgnor di frocida V /.
SI può dire de lìgnori di Precida in vn certo modo quel , che fu oflèruato della fa-
miglia Domitia in Roma ; che vsò 1 prenomi di Gneo,& ^i Lucio con no tabile va-
B rieta , hora continuando cialcuno di eili per tre peiione,hora icambiandolo per
cialcuna. Percioche chiamati tre di elfi per ordine Lucij,& polcia tre altri Gnei , gli
altri hor Luci) , &: hor Gnei vna volta per vno f jrono appellati . Coli 1 Colei lei volte
per ordine hor Pietri, &: hor Micheli co perpetua,&: conllante diuerfità lì nominarono.
Hora quello Michele hebbe l'inuellitura dal Re Ferdinando l'anno 146*6'. Et hauendo
veduto non lòlo la morte (ìia , ma anchora di tre altri Re,due fuoi figliuoli , &; vn ni-
pote , finalmente veggendofì vecchio dono lòtto il Re Cattolico l'anno 1 5 1 o Precida
a Pietro fuo figliuolo , & à Michele figliuolo di Pietro , dicendo , il lue nipote Michele •
eflèr in quel tempo di anni vndici . Hebbe egli per moglie Lucretia di Mila lecendifli-
ma per 1 molti figliuoli , che gli fece . De quali , prima che del primogenito li parli,
C Gio.Paolo lì meri in Francia . Gio. Carlo fìi Abate di Pafitano . Gio. Vincenzo hebbe gu.p4»U
molta eiperienza nel meitier della guerra, & perciò da Prolpero Colonna adoperato . ciè.rM.
per maeitro di campo de lùoi elèrciti . Fecenedi ceilui mentione il Giouie nella vita *«w .
ad Marchelè di Pelcara : quando dille ; che ternato di Spagna portò i priuilegi dei ge-
neralato ài Pielpero . De gli altri non troue altra memoria .
Vi Tietro f^nor di Trocìda Vii.
Pietro hebbe due mogli , ammendue Carrafefche ; ma IVna della Spina detta Lucrc-
tia , & l'altra della Staterà iòrella d'Antonio Principe di Stigliano , & coftei hebbe
D nomeCammilla . Della prima nacque Michele lìgner di Precida, & della fe-
conda Gio.Iacepo , & Gio.Antonio.QuelH combattè da lòlo a iòle a Santa Maria delle
Paludi fuor della porta Nolana con Gio. Batiila Marramaldo zio cugin diFabritio,
caualiere molto limato a lìioi tempi non Iòle per l'opinion dd valere , a che aggiugne-
ua eccellente ,& egregia dilpelìtione di corpo, ma per la eloquenza del parlare ,& per
Iacognitienedecallduellari,ilqual vinlè, & vccilè . Furia cagion della lite alcune
parole paflfate tra loro nella piazza di Nido; per gi ullification delle quali elTendoiiac-
. cordati inlleme di ritrouarfi con armi da oftefà fuor della citta , &: come allher lì celìu-
mauadirnellamacchia, hebbe il Colcia per padrino Giouanni Carrafa quel, che fu
poi Duca di Palliano , & il Marramaldo Ettorre di Noi . Dicefi che temendo il Carra-
E Fa di non ellère il lue campione prelò in parole daH'auuerlàrio , gli die per cenliglie che
in conto alcuno non entrallè lece in ragionamento , ma che dettegh, quello eflèr lue
go da fatti , & non da parole attendcllè a menar le mani , nel che interamente l' vbbidì ;
He ben negli auuenne . Ma in procellò di tempo, mentre più tralcu ratamente che
non deuea , vlàua con perlòna la quale nell'honore hauea offefò, fu anchor egli , lènza
poter far alcuna difelà mileramente vccilè ,
M
Vi Michele fgtr di Crocida VW,
Ichelecomefiirvltimode fignoridi Precida , così s'interroppc nel figliuolo di
lui il continuato ordine de Pietri, & de Micheli, piò che fu chiamato Gio.
H 5" Vincenzo
J^ìfhcU.
Git.lafo-
<7/e. Tom
mafo
90 D E L L A F A M 1 G L I A
Vincenzo natogli "dìidbella Galciata di {àngue Milaneiè . Quelli nella venuta di A
Laurrcch nel reame, òche pur in palcie, òdi ciiero haueffe fauonto le parti Franzcd,
fu giudicato l'anno j 52^114 di maggio hauer commelìò ribellione . Onde toltagli
ProcidatudataalMaichelèdel Vallo , ellendo ilata nella cala de Colei cento ottanta
;inni . Io conpbbi Gio. Vincenzo luo figliuolo : il quale nato a 5 . di marzo dell'anno
15-2? (ì morì eflendo anchor molto giouane , hauendo di Giulia Caracciola lalciato i
figliuoli , che nciralbciO li veggono . De quali Michele , & per doti d'ingegno , & per
pregio d'eièrcitij caualeretchi non ottiene fra la nobiltà Napoletana piccolo luogo . E'
iellata in cala la lignoria di Vairano , con la quale benché perduta Procida fi lòiliene lo
iplendore della caualieria . Gio.Iacopo nato di Pietro , & di Cammilla Carraia di Sti~
glianp huomo intendente , & capace delle attioni del mondo quanto altri , lia mollra- B
to a dì noilri , & conlermato con troppo ampie pruoue quanto è vero quel , che dillcr
gli antichi. Tra le grandilsime rendite douerii annouerare la parììmonia. Percioche
.eflendo egli dal padre come fecondo genito , llato lalciato pouero caualiere, & non ha-
uendo potuto prender fecondo il coflume de gli anni paflàti troppo gran dote ha inlì-
no à quelli dì , ne quali anchor viue irefco , & gagliardo , ammaliato lècondo la comu-
ne opinione la fomma di trecento mila fiorini d'oro . Di Giouanna Maitrogiudice fìia
jTiogiie ha coli mafchi come femmine generato bellilsimi figliuoli : i quali hauendo tut-
ti fatto nobili,& illullri p^^rentadi accennano con le richezze paterne di doucr di nuouo
liauere a inalzar la cala a quella grandezza, onde maluagia fortuna l'haueua gittata . Di-
co di Gio.Tommafo , 6c di Gio. Paolo ellèndofi gli altri morti , ò fanciulli , ò giouani: Q
cie.Ptf(^ ^ ma e tempo di ragionar di Gaiparro , il cui nome è da Tofcani detto Guafparri,ma
la tema di non eflerci oppoilo , che noi ribattezziam le perfòne come molti lì dolgon
del Giouio , ci fa llar in quello , malììmamente fauellando de Napoletani dentro 1 ter-,
mini dell'vlò Napoletano . Il che p.*r ciafcun altro coiì fatto nome ila detto .
!Pe (jrni di Troia,
• Afparro dunque figliuol di Giouanni che fu fecondo fignor di Procida , hebbe C\ co
J me molti di quella famiglia grande efperiéza nelle colè marittime.Et à tempo che
alcuni Komani hauean congiurato contra laperfònadi Papa Bonifatio IX. egli ar p)!
mo due galee del fLio,(Sc due altre co denari del Papa non fòlo per eflerpreilo a bilogni,
che poteano occorrere iri que malageuoli tépi,ma per rafirenare le ruberie,&: prede,che
faceuano 1 Mori per tutte quelle marine con gran danno , &: vergogna dello llato ec-
clelìallico , di che rhilloric-^ del Duca di Montelione ù mentione . Di collui , & Ai Eol-
ia Imbriaca , nacque Giouanni huomo per valore , & per grandezza d'animo , ma oltre
ogni credenza per la fedeltà grande veiiò il fìao fignore vf àta molto notabile. Fa di elfo
primieramente memoria Bartolommeo Facio : quando hauendo il Re Alfonfò vinto .
Napoli, & non rimanendogli di vincer altro che le fortezze cioè Callelnuouo , nel
quale Renato era rifuggito , Sant'Ermo , &c Capoana-, dice( pero che iì patina di vetto-
uaglia , & era impolsibil colà , che lungo tempo fi potelTer tenere ) che Giouanni Co- E
fcia.-ilquale era calle! lano della fortezza di Capoana fé ben fi trouaua con la perfona
appreflo Renato nel Caflelnuouo , hauendo in quel luogo lafciato la moglie , & i fi,
giiuoli , pnegò Renato , che gli permettelle dì poter venire à patti con Giouanni Car-
;a^a cura il fatto della fortezza, àcui veggencio veramente , che ogni prouifione era
indarno, concedette ; che potellè domandar tregua per alcuni giorni : la qual da Al-
fonfò tutto che nel principio fi mollrafle alquanto duio,fu acconfcntita , & vltima-
inente cauatane la moglie ,& 1 figliuoli con tutto il prefidio, &: le robe lènza altro in-
dugio Giouanni rendè la fortezza ad Alfonfò dd 1442 . Renato ancora non molto
dono difperato di poter far cofà ; che buona foffe, lafciato nel caflel nuouo Antonio
Caluo ; »i CUI per denari da lui hauuti , di gran fomma era debitore ^ montò in nane , fé-
guitaro
Cioitttnnt
Conte dt
Traia .
COSCIA. $1
A guitarodaGiouanni,& da alcuni altri fìioi pochi fedeli , co'quali in Firenze, oue al-
Ihora Eugenio fi ritrouaua arriuaro , & quiui hauendo intefò come il Caikl di Sant'Er-
mo fi era già refb , & che il Caitelnuouo non era per poterli più lungo tempo difènde-
re , permilè al Colcia ; che potefTe ancor egli render la fortezza di Capuana ad Alfoniò:
hauendo prima voluto per ifpetial patto ; che fi perdonafle cofi al Colcia, come àgli al-
tri , che l'haueuano accompagnato . Nondimeno fecondo dal Fontano fi trahe , ve-
defi chiaramente lui non elfer voluto rellarà Napoli , percioche in cjuella guerra, che
egli Icrifle del Duca Giouanni contra il Re Ferdinando ; dicialètt anni dopo le colè
fcritte di lòpra , che fu l'anno 1 4 ^5? cofi di lui ragiona . Prelà che fu Napoli da Alfon- »
Co feguì Giouanni il Re Renato in Prouenza : oue per la lunga pratica delle colè , per »
B l'eloquenza fùa grande, & per eifer tenuto huomo alfai fauio, & prudente s'hauea >»
gran riputatione , &c credito acquillato appreifo tutti 1 Principi , & lìgnori Franzefi. »
Et per quello era ibto da Renato mandato m Genoua col hgliuolo;quo ( dicono l'illell »
fé parole del Fontano ) tanquam magiilro vteretur . Quello Giouanni è quello : il qua- »
le in tutta la guerra fii di g«ndiiIìmo conto , & llima appreflb il Duca , &z à tutto l'el-
(èrcito . anzi nella rotta data à Ferdinando à Sarno , egli fu di oppinione , che fi do-
uelTefubitoairalir Napoli. Et iè bene Giouanni Antonio Orfino Principe di Taranto
perlùalè il contrario ; & come cjuelli in cui era collocata tutta la Iperanza della vittoria,
era ; come fu neceflaiio , che fi mandafle ad eiècutione il parer iiio , nondimeno tutti
benché tacitamente parue , che approuaifero la ièntenza del Colcia . Finalmente ha-
C uendol'iiTiprelàdel Duca Giouanni hauuto infelice fucceffo , trouandofi egli dentro
il calici di Troia , fopra la qual città hauea titolo di Conte , Ci relè ad Aleifandro Sforza,
ma tutto che condotto alla prelènza di Ferdinando , lodalfe il Re grandemente la lìia
virtù , & inuitalTelo à rimanere à cala lùa ; volle in ogni modo partirli per Francia , 6c
fèguir la fortuna del Duca Giouanni lìio fignore .ma in Francia nella fede del Duca
Giouanni , & di Renato lùo padre , chelòprauiUè al figliuolo perlèuerando , racconta-
fi di lui vn nobiliflìmo atto ; & ciò fu, che elfendo imputato a Renato , che egli vo-
Jelfelafciarelafuahereditàal Duca di Borgogna. Il Colcia venuto alla prefènza del
Re Lodouico nipote per lato di lòrella di elfo Renato cofi gli parlò , come le medefime
parole di Paolo Emilio, che quello Icrillè, fuonano. Sire vièilato rapportato , che; »»
D quello mio Re ,&: f ignote habbia dato fperanzaal Duca di Borgogna di falciarlo he- „
rede , & euui llato detto il vero ; percioche io fono flato autore di quella fama , & „
di queflo configlio, non perche la colà doueflè venire ad effetto, ma perche à gli orecchi ,y
voflri peruenuta vi Ci rammemoraffe colini ellèrui zio & voi con elfo lui douerui più dol „
cernente portare ne fatti del Ducato d'Angiò di quel che non fate , ilquale fàpete à >,
lui appartenerfi ; le quella colà è mancamento imputifiàme , & non al volito zio. jy
Il Re prefò piacere della honorata , & magnanima libertà del Colcia , & lui amò gran-
demente , & il zio hebbe per Taunenire in fòmma veneratione . Vn nipote di Giouan-
ni detto Antonio nato d' vn fuo figliuolo il cui nome fu Rinieri venne à tempi di Car-
io V 1 1 1. nel regno , & appellofli Conte di Troia . Ho fèntito dire , che Monfìgnor
E di Brifàc mentionato ndk paflàte guerre dilcendea da colloro ; ma il non hauer io ha-
uuto tempo di penetrar nelle notitie delle famiglie Franzefi non mi lalcia lòpra ciò
affermar colà alcuna per vera . Ma poi che di Troia , & de fuoi Conti fi è ragionato,non
mi par del mio propofito deuiare , fé io aggiugnerò quello , ò per virtù occulta del
nome fatale di quella città , ò qual altra fé ne fìa la cagione , infortunato elfere flato
per lo più il dominio di quella f ìgnoria à fuoi poflèffori . Imperoche donata dal Re
Ladislao à Ferretto d'Andreis non pafsò à figliuoli. Dal Re Renato data à Giouanni Co
{eia in lui terminò, &: hebbe il fuo fine. Non molto fi dillefè ne dilcendenti di Don
Garzia Cauaniglia , à cui fu donata dal Re Alfonfò . Recò danni grandifsimi à Luigi
Martino Conte d'Altauilla che ne fu compratore . talché e pare che di effa fi poffa pro-
priamente dire quel , che del cauallo Seiano,& dell'oro Tolofàno fcrifrer gl'antichi: '
Ma
Xinieri Co
tedt Tu-
ie .
c?2 DELLAFA MIGLIA
Ma poi che tanto di lei (ì è Jctro , non credo , che recherà noia a lettori il far veder A
loro due belli nrratri, che teccr di eiUdue denollri icrittori douendod meritamente
quella memoria , quando per niuna altra cagione , .ill'ignudo , & lèmplice nome di fi
^j illullre,&; gloriola Città . Le parole del Fano ion quelle . La natura del luogo è tale
j, è vna collina d'altezza dintorno a cinquecento palsi , ma di lieue lalita , dauanti alla
j, quale è vna larghifsima, & ipariola pianura d'alquante poche collinette tramezzata, il
,, terreno è ferrile , & vberrolo , ma mal vellito d'alberi . Nella lommita di quella col-
,^ lina è melTa Troia , aliai ben di f olh , & mura munita dintorno laquale di nuouo vn'al-
„ tra ampia pianura fi dilata . Il Fontano di lei alquanto più dillendendoli , coli dice,
j, Troia dalla parte deli'occafò è polla m vna rileuara collina , ouc è la rocca li llcnde ver-
„ lo 1 orto equinottiale con dolce cammino . ella ha del lunghetto , &: per la maggior B
,j parte riiìcde in piano , &. d'amendue ilati ha le mura piantate kiìh collina, aggua-
„ gliata quali per tutto l'altezza con terra lòprapoila . Da quel lato , che fi è detto
j, che l'oriente riguarda uanno i campi pian piano abbaflando hn che in quella Ipatiolii-'
j,, fima pianura (ì dilatano . il paelè ha fichi , vigne , & vliui . lotto ella collinetta dalla par-
„ te di tramontana tralcorre il fiume Chilone ; il qual ne vien giij dall'appenino .la città
„ fecondo alcuni annali già fono 442 anni che ella fu per comandamento di Baiilio,&
„ di Goll.intino Impcradori editìcata quali per vna difelacontra l'arme de Noimandiri
j, quali pollo pie ne vicini luoghi facean guerra contra de Greci . lono alcuni d'oppinione
j, lei eif^re llara l'antica Ecana . la quale molti anni prima era llata da Goilantino Imper.
j, iibbattuta , &: poco più di lòtto dice .Anzi io rirruouo in certi annah Ruberto Guil- q
,, cardo dopo hauer prclò Reggio in Calauria dintorno i principi j delle lue colè , rolla-
„ mente in Puglia elfer venuto , chiamato da Troiani , che la città gli arrendeuano: per lì
j, fatto modo , & nelle colè fatte , & ne tempi gli Icrittori de gli annali infra di lor di-
,^ {cordano , ellèndo quella chiamata legno che Troia era llata edificata , o pur rellaurata
jj dauanti la venuta de Normandidi Calauria in Puglia . Culi dice il Fontano , ma lia det-
to con pace di tant'huomo, non han però quelle colè quella differenza iiifra di loro,
che egli llima , ilquale occupato per ventura in cole di maggior pelo non potè con tut-
to l'animo attender à far quello conto . Imperoche le noi torneremo 442 anni à die-
tro , che egli dice dell'aditicatione di Troia , &: torremo il tempo nel quale le cole , che
■ egli racconta luccedettero, che fu l'anno 1 46" 2, troueralli fecondo lui l'edification di p.
- Troia ellère llata fatta l'anno i o 2 o , & il conto torna alFai bene , ellendo in quel tem-
po Ilati Imperadori : fi coire egli mollra ; 1 due fratelli Ballilo , & Gollantino . Hora
■ CIÒ pcllo non farà contrarietà, ò ditfercnza alcuna , che Ruberto Guifcardo polla cf-
'• fere Icaro chiamato da Troiani in Puglia, clTendo egli lucceduto al fuo fratello Dro-
gone l'anno i o yo. Tutti affermano ella ellère llata edificata da Bubagano Catapano,&
non capitano de Greci , come fra Leandro raccoAta; le cui parole le io volelìi riferi-
re facendo egli iniieme col Biondo vn'inuiluppo di Papi,& d'Imperadori non lèrui-
rebbc ad altro , che à confonder la mente di chi à quelle cole leggere s'abbattelfe . Balli
fàpere, hauer della fua origine fatto primieramente mentione Leone Vefcouo d'Ollia,
dietro il quale Carlo Sigonio diligente fcrittor d'illorie ne nollri tempi fèguendo ha, pò £
co in ciò dal Fontano variando, ripoilo la fua edificatione fotro l'anno 1016" & ciò
balli hauer detto di Troia . Euui in Napoli vn'altro ceppo de Cofci : de quali perch'io
non fò onde fi vengano, ne eglino li fònomolfià mollrarmi delle lor colè Icrittura,
b memoria veruna , non polTo dir altro , onde detto , che haro quello che in diuerfi au-
tori , & particolari fcritture ho ritrouato di Baldallarre che fu poi Giouanni XXIII.
metterò line à quella famiglia.
Vi'SdUa/f.rrrecf^ta^ato poi (giouanni XXOj.Tdpa.
Aldaflarre vno de figliuoli di Giouanni fecondo fignor di Procida con quali ra-
gioni dal Panuinio lìa flato detto ellèr difcelò di mediocre legnaggio 10 non veg-
gojefTendo
COSCIA. <??
^ go , cflènJo egli quando altro non appariflc nato di padre ,& d'auolo non che nobili,
ma Signori di ihri , «Se nondimeno egli pur vide il Platina , da cui è chiamato nobile .
DyMc B.ildalTare nella fùa giouirczza in Bologna opera àgli lludi della ragion ciuile,&
in quella prete come (i coiluma il grado di dorfore,c6 vna tanta ficuutà della futura gran
dezza,che domandato ncll'andaie a Roma da alcuni fìioi amici,ouc egli s'anda{re,baldan
zofàmente , a fard papa rifpoie. Riledendo dunque in quel tempo nella lède appollolica
Bonitatio IX. con cui per lato di donna hauea Baldaifare qualche parentado, concjolìa,
che ancor Bonif-atio per donna dilcendefTe dalla famiglia Battile , andato à trouarlo in
Roma , fu da lui iùbitamente a iegreto cameriere riceuuto. & hnalmente nella feconda
£ promotion di Cardinali,creafo Cardinale del titolo di Santo Eullachio l'anno 1402.
Era in Baldaflarre oltre lacogaition delle leggi,(pirito guerriero, &: feroce per hauer tue
ti i lùoi atteio alle cole bellxhe coli marittime,come di terra ; onde il Papa ne gli {compi
gli , che allhora correuano , giudicando l'opera di Baldailarre douer riulcir molto atta in
difender alcuna parte d:;ilo llato Ecclehallico, incontanente che l'hebbe creato Cardina
leggìi diede la legation di Bologna . Egli hauendo in Rimino conferite le bilogne dci'U
guerra con Cario Malateib .- la qual guerra contra 1 iìghuoli di Giouan Galeazzo Vilcó-
re Duca di Milano (1 haucaa à fare : il quale molte città alla chiela haueua occupato,pre-
fè il camino con le genti tu2,de Fiorentini, & de Malateiìi confederati del Papa verlo il
Parmigiano; onde riporto grandi prede, quindi tornato s'accampò intorno a Bologna :
la qual per trattato fa molto preilb à pigliare con tutto ciò li iàrebbe mahigeuolmente
(eflendo il trattato (coperto ) imprclà alcunadi momento potuta al lìio line condurli, {è
nate per conto de capitani in vn medefimo tempo inhnire ribellioni, non folfer i piccoli
figliuoli del morto Duca llati coltre ''i à ceder Bologna al Legato.Coii l'anno 1 40 ^ inco
minciò egli con fua grande felicità. 6-. di Santa Chielà ad effercitar la lua legation libera
nella città di Bologna , confermata;- li non oiìante la morte di Bonifatio dal iuo iucceflo
re Innoc. V 1 1 . Ma non parendogli di liar (Icuro dairin(ìdie,& arti d'Altorre Manf redi:il
quale relà Faenza al Pontehce di itarii quiui à guilà di priuato cittadino dal Legato haue
uà ottenuto, li parti verfo il hn dell'anno 1 40 ^ di Bologna,& à Faenza andatone,&: qui-
ui fattogli porre le mani addoflo , incontanente gli fece tagliar la teila , & coli dice i'U .
itonadel Rucellai,il Romagnuolo Ailorrefìnì iua vita toltagli da un Pugliele. Era flato, '»
il detto Ailorremaellro d'inganni,&: tradimenti, & molti glie ne erano venuti fatti in '>
O fìia vita , ma il Puglieie ne lèppe più di lui a quella volta . Non viflè molto tempo Inno "
centio , che morto gli luccedette nel Pontetìcato Gregorio X I I.il quale eflendo allhora
laChieiàdiDiodapeiliferadiuillonc fieramente combartufa,viuendo ancora vn'altro
Pótetìce chiamato Benedetto X 1 1 1.hauea à Cardina!i,da cui era fiato creato promeflo,
che per cola del mondo da lui non rimarrebbe , chela fciima non li toglieflc, ma non ne
facendo ièmbianti , de per quello alienatili da lui molti Cardinali,^: à maggior confulio
ne tuttauia camminandoli , il Legato nò volendo l'un più che l'altro de Papi per iuo iu-
periore riconoicere , comincio à due di voler quella legatione per lo vero futuro Ponte
hce con{èruare,&: per queilo fece lega à difeia de gli flati comuni co' Fiorentini,onde in
fìn,che da Cardinali in Pila ragunati (i penò à creare il nuouo Pontelicc,il quale Aleflan
E dro V.li fece chiamare,tenne Baldaflarre il goucrno di Bologna più tofìo à guifà d'aflo-
luto Signore , che di Legato,come che quali coli fempre l'hauefle tenuto . Qu^elli furo-
no i temi delle diicordie,che hebbe egli polcia col Re Ladislao,concioiia cola che al Re :
il quale grande amico di Gregorio era,grandemente dilpiaceile , che il Legatoal iuo Pa-
pa non vbbidiffe ,& per queflo hauendo il Re prelò Iloma,&: preparatoli a danni de
Fiorentini , & del Legato , fu l'anno (èguente rinouata la lega non lolo tra il Legato,&: i
Fiorentini , ma etiandio con la RepuSlica di Siena,&: con Luigi ièxondo d'Angioal qua-
le pretendea ragione nel reame di Napoli , & che coronato già da Papa Benedetto in Aui
gnone,& poi dal nuouo Pontefice in Pifà .* il Re Luigi fi faceua chiamare.Efleiido perciò
in quello tempo prefè l'aime d^ confederati non lòlo per difenderli da Ladislao, ma per
I tor
^4 DELLAFAMIGLIA
tor a lui R.oma , & l'altre città occupate dello flato di Santa Chiela , auuiaronfi tutti co \
potente elletcìto vetlo la città di Roma,nel qual cammino il Legato ncup^'io Cetona,
Qruieto, Viterbo,Mótehakone,& in (omma tutte l'altre città^òc calklla di quelle cótra
de , &: accollatoli à Roma preie il borgo di San Pietro , &: combattè ferocemente il pon
te di Sant'Angelo -, ma non potendo elpugnarlo,tcntò d'entrare m Roma , ìx di pallàr il
fiume per la via di Montentondo ; il cjaale hauendo pallato , & accollatoli alla cirrà.par
uè di comun conf ]glio,apparendo dithcultà maggiori , che lalciata vna parte dell'ellerci-
to in campagna,il Legato le ne tornafle a Viterbo, col qual modo a Malatella Capitano
de Fiorentini venne tatto d'inf ignorlriì di Roma . Il Legato hauendo trouato il Papa a
Pillola con animo d'andar a riicder in Siena, il conf:orto poi che Roma lì era ricuperata
che le ne venilfe con la corte ri llar in Bologna,&: che egli iè n'andrebbe a Roma : la cjuh g
le tìnita che h.iuelTe interamente di railetfare,aiIhora il Pontefice i'harebbe potuta viàr
per lua ilanza come era di dou:rc.Da quali contorti vinto il Papa iVando a Bologna, ma
per ieditioni molFe in Romagna non potè però il Legato andarne à Roma, hauédo Gior
gio Ordelaffi cercato di ribellar Forlì, & elF-ndoiii popoli di Valdilamona iollcuati,
chiedendo d'hauer per lor Signore Gio. Galeazzo Manfredi figliuol d'Allorre : il quale
dal Legato era llato decapitatole cui turbanoni mentre egli attende a polare, hauendo
in Forlì feueramente punito parte de cong;urari,accadde in Bologna l'anno 141 o a ? di
maggio la morte del Pontelìce Alellandio . perche entrari i Cardinali,! quali m Bologna
fi ritrouauano , in Conciane : i quali non erano più che 1 7 à capo di 1 2 di dopo h mor-
te dA Papa crearono a (ommo Pontelìce ilLegatonl quale Giouanni 2 ? volle eiler chia-
mato . Fu la prima imprela d^l Pontelìce il prender l'armi conrra il Re Ladislao mouen- G
dolo oltre la fuadeliberatione l'ellèr in quegli dì venuto in Piià co véticinq galee,&: lette
nani il P.e Luigi - il quale hauendo l'anno precedente aiutato a riacquillar Roma alla
chieià , hauea bora cniello a collegati (ècondo il vigor de capitoli,che coli parimente lui
a nacquillar il ino reame aairalFero. Accrebbelì per quello l'armata di 1 1 altre galee^&;
di due galeotte,& eflendo d'ogni colà neceflaria ottimamente proueduta , il Pve Luigi
con ella prete il cammino verlo Napoli,male colè hebbero diueril lùccefli dell'anno
alFiro.-percioche l'armata del P^e Ladislao,beache di numero molto minore,come quei
a nella quale erano lette galee,& cinque naui grolìè,hauendo in Gaeta prelòla benedite
rione da Papa Gregorio lì venne per ventura ad incontrare con le fòle naui della IcgajCÒ
Je qaal; appiccata la battaglia l'ottauo giorno di Giugno, felicemente la polè in ietta , &
hebbenela vittona.Sopragiunlero alcuni dì poi le galee della lega con le bandiere di Pa
pa Giouanni.-le quali fermateli alquanto dirimpetto la citta di Napoli,non veggédo farli
folleuatione alcuna,!! vollero a danneggiare 1 vicini luoghi, perche .adirato il Re fece por
re in prigione 1 fratelli del Papa,6c coli le n'adò in fummo l'imprefà di quell'anno-Torna
to nondimeno il Re Luigi a trouare il Papa in Bologna,prelè feco partito di far la guer^
ra di nuouo l'anno lèguenre con prouedimenti tali , che ih ne potelle ragioneuolincnte
iperare ottima riuicita,ma tra le prime deliberationi fu,che il Papa per dar con la vicini^
n maggior ca!do,& faiiore all'imprefàjfè ne venilTeà Roma.Gia erano fui nuouo tcpo,&
il Pontetìce G10.&: il Re Luigi a Roma venutine , & il Papa haueua il Re coronato,ne al- £
tro s'afpettaua,che l'armata : accio che in vn medellmo tempo & per terra, & per mare il
regno airaliflcro,quado Ladislao non volédo alpettare i nimici in cala apparecchiato an-
cor egli il fuo eirercito,andò à opporli à nimici , i quali erano calati a Sa Germano. Ven-
ncli alla battaglia,^ non che l'elfercito di Ladislao vi folle rellato rotto,anzi egli fu a ri,
fchio gradillìmo d'eflèr fatto pngione,& di perder allatto il regno,& la vita.Era ne pnn
cipij di quell'anno mortoli lodoco Re de Romani nipote di Carlo 4 Imp.& denderado
il Pontelìce Gio.di renderli grato Sigilìnondo Re di Boemia figliuolo del medellmo Car
lo.per lo cai valore, &amicitia fperaua, che tolti via 1 due Papi Benedetto, & Gre-
gorio , egli fòlo hauelfe a rimanere Vicario di C Fi R I S T O , mandò oratori a gli
^ietconfaccendoinllanza, che quel valoioiò principe ad Imperadorc eleggcllèio atto
siile
l
COSCIA. -j^
A alle cofè grandi così di guerra , come di pace : la qual cofà impetrata da lui , &: aggiunta
alla rott.idi Ladislao fu llimato il principio di quello anno elTagli llato felicifluno. nel
mezzo delle quali allegrezze parendogli hauer in gran parte Inabilito le colè ÌLie,&: di fan
ta chicia fece vna promotione di 1 4 Cardinali, tra quali non più che vno ve ne tu. Na-
poletano , &: quelli licbbe nome Tommafo Brancaccio Vefcouo di Tricarico . Ma perfc
uerando pur tuttauia a far/i chiamar Pontefici così Gregorio come Benedetto, & hauen
do il Papa non che 1 fratelli , ma i nipoti , & la madre prigioni in poter del R.e,&: oltre à
quelle colè efTendo Bologna ribellatali dalla Chielà, fa Itimata ottima deliberatione il
peniar di rappacilìcarli con Ladislao,maI]imamente poi che non hauendo Luigi iaputo
vfar la vitroria,{è ciò no fu colpa de capitani,abbadonate le cofc d'Italia fé n'era ritorna
^ to in Francia . Pollcll per quello di mezzo il Cardinal Bracaccio,fLi finalmente fatta la pa
ce tra il Papa , &: il Re:à cui pagò il Papa 5 o mila ducati per la liberation de congiunti,&;
a 1 6 d'ottobre dell'anno 1 4 1 2 fu publicata con lietiflìme grida nella citta di Napoli, Se
in Roma , efiendo pochi di innanzi ritornata Bologna alla lìgnoria del Pontefice : ilqua
le vi mandò fìibito per Legato il Cardinal del Fielco . Haueua il Papa tra quello mezzo
nella giornata fatta tra il Re Ladislao , Se il Re Luigi manifellamente conolciuto : la vie
roria ellcrglill ata tolradi mano pr opera di Paolo Or(ìno,& per ciò infìn da quell'hora
hau:a grande fdegno conceputo contra di lui . Propofè per quello dopo fatta l'amicitia
col Re di vendicarfene, ma con vn modo , che il più delle volte fuole riulcire fallace . Et
quello f Ujfaccendo intendere al Re : il quale non era punto più ben difpollo verfo l'Orli
P no di quel che il Papa (1 fofTe , che à lui non farebbe flato difcaro,fè per mezzo fuo fel to-
glieflè dauanti . Il Re lieto di quella occa(ìone,elIendo(ì potuto armare fènza generar fo-
fpetto nell'animo del Papa ; il quale diligentemente fbleua ofleruare gli andamenti f uoi,
con vn efTercito horitiliìmo hauea prefò il cammin della Marca : oue l'Orf ino con Is
lìie genti lì ritrouaua,con penlìero ò di congiungeriì conrOrlino,& vniti andar ad op-
primere il Papa in Roma , fé hauefTe voluto,ò fiiperato Iui,& le Tue genti co minor con-
tefà voltarli addofTo al Pontetìce.cupidamente deiiderando di riacquillar Roma : con la
quale s'harebbe aperto la via all'Imperio d'Italia , il che era l'intendimenro del Re . Ma à
conforti de fuorulciti di Roma: i quali gli proponeuan i'acquillo della città fènza fàngue;
eglilafciò la Marca>& dirizzatoli con le fùe genti verfo di Roma entrò in quella (dopo
hauer tenuto per vngran pezzo fòfpefòil Papa parendogli per le pratiche occulte tenute
^ col Re di poterli fidar di lui) la notte acuì feguiua l'ottauo giorno di giugno, hauendo
rotto con l'aiuto de fuoruiciti vna parte delle mura preflo la porta Capena . Il Papa ve-
duto U mattina efièr occupata gran parte della citt à,& leuato il popolo a romore , non
hauendo genti con cui opporli a coii fatto impeto & del popolo non confidando,(i fug
gì con poche genti di Roma, piagnendo per camino amaramente la f uà follia.-poiche ha
ueua fjDerato di ritrouare ofTeruanza di fede in coluiril quale egli col fìio ellèmpio haueua
ottimamente ammaellrato a non ollèruarla ad alcuno . Ma conobbe ancora prellamen-
re con quanto frettolofò pie dierro a coli fatti falli fègua la penitenza.-percio che auuici-
natoli a Firenze , & fatto intendere à Signori,che egli in quella fiia difàuentura cercriU.i
di ricouerarli nella lor patria,nó llimando di potere Ilare ancora ficuramente a Bologna,
E gli fu dopo alquante confìilte vietato , allegando 1 Fiorentini ciò fare per non tirarli alle
Ipalle l'indegnatione del Re,con cui uiueuano. in pace, nondimeno gli fu acconfèntito
di llarfi à Sant'Antonio del Vefcouo,voIendo in un medelimo tempo mollrare di tener
conto del Re , &: in un certo modo fargli paura. Veggédofi per quello il Papa in vn mo-
mento da ogni fìia grandezza,& felicità caduto,inimicatof i col Re,pduta Roma, difpiez
zato da Fiorétini,&: non fènza fofpetto de BolQgnefi,ma fopra tutto à guifà d'appellato
non effere flato riceuuto dentro qlla città,di cui hauea egli fatto f empre profcilìone d'ef-
fèr fingolariflìmc amico &c tuttauia gl'altri due Papi efière in pie non fàppiendo à cui al
tro ricorrere in Italia, volle l'animo alle fperanze oltramontane , & andatofene nel
fine dell'anno 1415 à Bologna-incouìmciò d trattar con i'Imperadore,& per mezzo de
l 1 Tuoi
^^ DELLAFAMIGLIA
fìioi huomini a fargli vedere , che per ripofo d'Italia , & per liberar la chiefa di Dio dal y^
moilruoio fciima.che i'aftliggeua non vcdea più opportuno rimedio,clie di ordinare vn
concilio generale : alle quali cole ellendo Giiinondo per (e Iklfo molto inclinato, ta fi-
nalmente dopo molti configli , &; diipute deliberato ; che il luogo,oue il concilio haueC
{e a ri{èdcie , folle Goibnza,ancor che il Papa hauelTe primieramente detto non volerli
in luogo conducete , oue l'Imp. tolfe più potente di lui . Intimaro addunque & publica-
to di iìia autorità il concilio ne principi] del verno del 1 4 1 4 in Gollanza , lènza metter
troppo indugiojcolà ancor egli n'andò, di che fu forte bialìmato,onde tato più fi conob
be effere llata opera della man di Dio . Hora elfendo quiui richiedo da padn,ellendo già
entrato l'anno 1 4 1 5; che egli per quiete di Santa Chiefa acccttalle,& infiememente giù
ralle vna cedola,per la quale confellalfe di ellèr pronto à ceder al Ponteficato ogni volta, g
che Gregorio,& Benedetto cedelIeio,ò in qualunque altro modo fi Ipcralfe poter fir l'u-
nion della chiela,come che malageuolmentc ui lì inducelle , veggendo nondimeno tale
eflere la voluntàdi tutte le natÌ0ni,a!la perfine cllendouifi accordato,come lìia lèntenza
Ja lece con alta voce leggere,^: publicar nel concilio : perche à capo d'alcuni altri dì gli
fi incominciò a tar inllanza.che egli al Papato ccdclf;,à che non volendo acconièntire,li
fuggì chetamente vna notte di Golì:anza,& in Scafulà terra di Federigo Duca d' Aulirla,
da CUI tu ancor accompagnato li ricouerò,con animo di palfirne poco dopo in Borgo-
gna . ma fatto fermare per diligente opera del concilio , & dell'Imp.in Scafulà,à Scili ter
ra della dioceli di Goilanza in honefta prigione fu per lo concilio mandato a guardare,
nelquallLiogollandoii,&: ellendo contro di lui molti articoli prouati,fuda padri co-
ilrerto a ratificar alla cedola da lui fatta,«S>: à nnuntiare al Ponteficaco il di 5 o di maggio q
dell'anno 1 4 1 5- , elfendo infin' à quell'hora rilèduto Pontefice anni cinque & x v.giorni.
Ma hauendo egli più volte tentato di fuggiifi quindi lègreramente , & dubitarxio per
qudìo il concilio non dalla fua fuga nuoue turbationi nalcelfero,onde la tanta delidera-
ta vniun delia chieià venilfe di nuouo a impedirli,fu dato alla guardia di Lodouico Du-
ca dì Bauiera : il quale in nome del concilio cautamente & erettamente il tenelfe guar-
dato : da cui rinchiulò nel callel di Gotlobes quiui per lo Ipatio di quattro anni milèra-
mente fi j[lette,fenza poter pur tenere vn lèruidore Italiano,da cui folle intelò, perche ef
fèndo il prigioniere tedefco gli conuenne per tutto quel tempo farli intendere a cenni,&
in cotal modo menar l'infelice vecchiezza, ma liberatofi finalmente per mezzo di ^ o mi
la ducati da li noiola prigione porle gran terrore à Marcino : il quale già dal concilio era D
iiiato creato vero,&: vnico Pontefice,che egli : il quale per huomo di grande,& fiero ani-
mo era conolciuto,& che mal atto era a tollerrar vita priuata nuoai romori uon lulcitaf
fé. Per quello hauendo dato ordine,che venendo in Italia a Modana ,0 a Ferrara folle
fatto prigione , la qual colà da alcun Cardinale,& come lì dilfe da cittadini Fiorentini
iìioi amici ellèndogli llata legretamente fatta intendere,egli fi ricouerò cautamente à Se
lezzana , e di quiui impetrato làluo condotto,& dal Papa, & dalla Rep.Fiorentina à 14
di maggio dell anno 1 4 1 5> à Firenze,oue era il Papa ne venne,&: quiui dauanti à fuoipie
di humilmente prollratofi , lui come vero , oc legittimo Papa riconobbe , & adorò, ad
ogni ragione,& pretendenza del luo Ponteficato ampiamente,e di nuouo rinuntiando.
Il Ponrefice,& per propria elettione,& per conforti de Cardinali non lòllenendo,che chi E
veramente legittimo Papa vn tempo era pure llato , vita del tutto priuata menalfe,il
creò Velcouo Cardinal Tulcolano,& Decano del collegio de Cardinali, & yoÌÌq che per
riuerenza della palfata degnità non fòlo il primo di tutti come Decano,ma appreifo di fa
in luogo alquanto più riieuaroda gli altri Cardinali lèdelfe , nella qual conditione non
elfendo per tutto il rimanente Ipatio dell'anno viuuto,li morì nella medefima calàdi Fi-
renze à 2 I di dicembre elfendo llato vn lingolar, & notabile eflèmpio della varietà del-
la fortuna . Lafciò elècutori dei lùo rellamento quattro cittadini Fiorentini Bartolom-
meo Valori,Niccolo da Vzzano,Giouanni de Medici,& Veri Guadagni,& così per ilcric
ture del Fiorentino archiuio, come per memoria , die ne laiciò Giouanni Cumbi non
teiU
P R O e I D A. P7
J^ teilò più che 2 o mila cIuc.iri,onde fi può chiaramente comprendere,quanto fia vera quel
la oppinione, quafi confermata per tutto , Cofimo de Medici de denari di Papa Giouan
ni hauer cotanto le fùe ricchezze amphato.Coilorohebbero cura di fargli la fèpoltura
di bronzo ; la quale hoggidi fi vede nella chiefà di fan Giouanni con queib inicnttione*
IOANNES QVONDAM PAPA
XXIII. OBIlt FLORENTIAE
ANNO DOMINI MCCCC. XIX. XI.
KALENDAS lANVAFJI.
g Seinco/àalcunaiomifoGifuordell'ufàtocoltume allargato , ilchc non mi pare hauer
fatto , eilendomi ingegnato di rilhignere le fue attioni con quella maggior bieuità , che
mi è. ilata polhbile, concedafi quello, come dille il magnitìco Dante,alla riuerenza delle
fante chiaui , & perche fé in ogni altra colà verfò i lùoi virimi anni gli fu la fortuna au-
ucrlà, almeno non li tolga quella luce,che può venirgli da alquanto maggior numero di
righe,o di parole accoppiate inlìeme.
DELLA FAMIGLIA DI PROCIDA.
lOVANNI di Ptocida notillìmo nell'illorie Italiane per la ribellion
di Sicilia,lu molto caro al Re Manfredi. Accollollì per la tema di Carlo
da cui Manfredi era llato vccilò,à Iacopo Red Aragona.dopo la cui mor
te il P.e Pietro fùo figliuolo conofcendo il valor di Giouanni , Le dio(dice
il Zurita)e nel Remo de Valencia para el y f ùs fucellòres las villas y calHl-
os de Luxer , Benyzano^y Palma con f ìis alquerias . Queifo huomo di grande animo
reggendo la fìia patria tìeramente afflitta dalla crudeltà, & libidine de Francefi,andò a
Michele Paleologo Imp.di Colfantinopoli,molì:rògIi il pericolo,che fòprailaua alla Gre
eia , di cui il Re Carlo itudiaua d'infignoririì , fé non volgefTe l'animo à leuarlì fi tìero ne
mico dalle fpalle; A Pietro Re d'Aragona fece vedere,che il regno di Sicilia per là fìia mo
glie , la quale era lìgliuoladi Manfredi,à lui debitamente s'apparteneiia , & che fé egli a
ciò prelfaua orecchi , la Sicilia glifi darebbe.Seruilfi dcirautorità di Niccolo terzo Pa-
D pa , il quale per elTere Itato il fuo parentado rifiutato da Carlo, (àpea e!Iér lèco gi'andemcii
te adirato. In quello modo per opera di Giouanni di Procida fu tolta la Sicilia al P.e Car
Io , & darafi a Pietro Re di Aragona . Da collui dilcende la famiglia chiamata de Proxl-
tarlaqualhoggi è grande nel regno di Catalogna & gode il Contado d'Almenare. In
quelli tempi viene ancor nominato dal Zurita Andrea di Procida operato ancor eglidal
Re Pietro . Ma per quanto da altre fcrirrure Ci comprende , Gio. hebbe vn fratello chia-
mato Landolto : di cui nacque vn figliuolo dal nome del zio ancor elio chiamato Gioua
ni , di cui Ruggieri dell'Oria al Re Federigo : il quale trouatolo con la Reilituta in brac-
cio volea farlo morire,cofi ragiona . Il giouane è figliuolo di Landolfo di Procida frarel
carnai di Meffer Gian di Procida,per l'opera del quale tu fé Re , & Signor di quelViiòla .
£ Di quello Giouanni douettenalcereAdinolfojil quale noi mofirammo hauer venduto
Procida l'anno i 5 40. poi che fi vede fuo padre hauer hauuto nome Giouanni, & ì'etì
rifpondono . Mollra il Boccaccio quella famiglia efière Hata Salernitana , oue per eflér-
^ Ci molto fermata la iignoria de Longobardi , & per i nomi d'AdinoIfo , &; di Landolfo,
leggiercofa farebbe, che quegli di quella famiglia folfero flati di fàngtie Longobarda
ancor eglino.Non è mia intentione di dillédermi per hora oltre i termini d'Italia, & pef
quello 10 non torrò imprefà di fauellare di quelli di Spagna, ballandomi hauer tanto ac,
cennato per dar contezza,clii fofTer colloro ; per i quali la f ìgnoria di Procida alla fami-i
glia de Colei pcruenne , ' / 1
CioMdnnt
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£4»dolf».
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DELLA
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DELLA FAMIGLIA SAVRANA.
onte d'-r
CugheU
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OU/nltinì
Com- di
drenti* .
Cioi'.dnni
Ct.'fte di
Brenn* et
^e di, ^le
ri^ttiem
rum t xt
4' Gierufi
I V N O argomento è migliore della nobiltà de Saurani , che refTei'
chiamati dal Re parenti; coli vien detto ièmpre Ermmgao :il quale fu
dai Ile Carlo lccondo,f:atto Conte d'Ariano . Era già i"t ito dato cjucito
Cgntado ad Eprico di Valdimonte , &: da lui paiTaro nella nerfona di Ri-
naldo ilio figliuolo , ma ricaduto alla corte è come fi è detto , dato ad Er-
mingao , il cui padre hebbe nonie Algeario , ouero Elizario. Fu Ermingao macltro giu-
iHtiario dei regno di Sicilia , & il Re Carlo era già morto^Sc peruenuto il regno à Ruber
to.quando Guglielmo figliuolo di Ermingao prede per moglie Pvuberta ContelTa d'Api- g
ci tìgliuola,&: herede di Berardo di San Giorgi . Quello Guglielmo venne con Carlo ^:
Duca di Calaul'ia in Firenze , the dal Villani è per errore chiamato Conte d'Armano,5c
cofi parimente dal Carrata , benché Icrittor Napoletano . Vide quello errore il Goilan-
20,il quale eccellentiilimo nelle cole poetiche non dilprezzò gli Itudidi quella protelììo
ne , &: diffe Conte d'Ariano,ma credendo che folle il padre,il chiama nondimeno Her-
mignano . Non dico quelle coL per riprender veruno, che in vero di ninna pecca è mag
giormente lontano l'animo mio: ma per aggiugner quella maggior luce,&: chiarezza alle
coD , che fi può , LodouicQ hghuolo di Guglielmo è chiamato Conte d'Ariano,&: d'A-
pici , quelli fu manto di Margherita Sanieuerina come à iuo luogo fi diire,& hebbe vna
fòrella maritata à Carlo Rufto Conte di Montalto , Viue egli lotto il regno della Remi q
Giouanna 1 1. le cui parti ieguì con tanta aifettione , che ellendo ella priuata dd Regno
da Carlo 1 1 1, fu egli vno di que lignori,che non volle mai prellar vbbidienza al Re Car
Jo . mt^ non arrollirò contellare di non ellèrmi noto , (è l'ultimo fu il già detto Conte
Lodouico, ò alcun iuo figliuolo • come non io (è la Signoria h fpenfé prima del iàngue,
6 le pur mancarono infieme. Quello è certo , dal Re Aitonfo primo il Contado d'Aria
no , &: d'Apici elfere ilato donato a Dgq Inicp di Gheuàra,come à iuo luogo fi" vedrà .
DELLA FA MIGLIADI BRENNA.
I C H I E D E oltre il mio primiero proponimento,che è dì Icriucrc del
le famiglie nobili de iegno,la carità della patria,&: l'obligo che io ho alla p.
città di Firenze , che io ragioni alquanto della tamiglia di Brenna, dei cui
legnaggio Gualtieri già cognominato Duca d'Atene,deiruna,&: dell'altra
città tu Signore . Brenna è terra di Francia nel Contado di Barrois, della
polTeflìone del qual luogo,quegliche n'erano Conti,&; Signori fur cognominati di Bren
na . Il primo che io ritrucui di quella funiglia è Andrea Conte di Brenna : il quale l'an-
no 1 i^o in vn'aflalto dato dal Saladino àfolemaida, fu valorolàmente combattendo,
inlìeme col ma jllro de Templari uccilo L'anno 1205 ellendod di nuouo à cólorti d'In
nocentip terzo prelè l'arme per la guerra oltre mare,in quella fra gli altri Signori , & ca-
pitani , che v'andarono,viene annouerato Gualtieri di Brenna figliuolo per auucntura
d'Andrea ; il qual Gualtieri eflendo già llata prelà da nollri Collantinopoli, iu eletto per
vno de xv. elettori in creare il nuouo Imp. di Coilantinopoli della natione de Latini : il
quale fu Baldouino Core di Fiandra.Di colini llimo 10 ellere llato figliuolo Giouanni di
Brenna : il quale per la moglie diuenne Re di Gicruiàlem ; ma non farà forfè fuor di pro-
polito dir quali in un corio tutti i Re di Gicruiàlem , ellendo malFimamente quello vno
de ruoli de Re di Napoli , & ciò venendo pervia della calàdi Brenna . Fu ricuperata
Gierulàlem di mand'intedeli l'anno i o^^ ^ di quella fu creato Re Gottifredi da Bolo-
gna figliuolo d'Euilario Conte di Bologna : il quale regnò vn'anno,à cui lìiccedette Bai-
dumo iuo Iratello , che mori fanno i u 8 • Prclè poi il regno vn'altro Balduino figlino
Jo d' Vgo Conte di Rallella : il quale vide in quell'Imperio X I LI. anni,& morendo l'aa
«01131 hebbe per lucccflbre Folco Conte d'Angiò marito di Melelcenda Tua figliuo-
, . , - [ li, che
D I B R E N N A, p^
A la, che morì l'anno 1 14? .Due figliuoli di collui regnarono ^ i annoBalduino primie-
ramente 2 I ik]uale morì l'anno i i^'^ & poicia Almcfigo, che morto l'anno 1 175 ne
venne a regnar I o. Di quelVultimo rimafè Balduino vnico hgliuol mafchio,daI mal
ch'egli hauea^cognominaro ilLebbroio : il quale venne viuendo inhn'all'anno 1 1 8 5 &
in quel il morì , lalciato il regno à Balduino iìio nipote molto fanciullo nato di Sibilla
iua-iorella,& di Guglielmo Marcheie di Monferrato Tuo primo mariro.Ma morto il tan
ciuilo tra orto mefi , il regno ricadde a Sibilla , & per conièguente a Guido Ludgnano
iuo fecondo manto : ilquale peruenuto in vna battaglia viuo in poter de nimici Fanno
I 1 8 7,la{cio a Iiabella iorella di Sibilla iùa moglie U vano titolo del nome reale di Gieru
f aleni , occupando di nuouo gl'intedeli quel regno , che con tanta gloria da lor maggio-
*^ ri era ilato acquiibto . Di collei maritata con Currado di Monferrato nacque Iole , la
quale congiuntali conGiouannidiBrenna,dicui i\ è parlato , fece il manto Re di Gie-r
rufàlem , & di quello matrimonio nata vn altra figliuola , la qual fu maritata ati'lmp. Fé
derigo : il quale era Re di Napoli , quindi nacque il titolo, che rutti i Re di Napoli Re di
Gieruialem s'intitoUno,& quello è quanto al regno di Gieruiàlem. Hora torniamo d
dir di Giouanni in quanto alJa famiglia . E'^rli non hauendo fatto fieliuoli maichi n'heb^
be due f emine amendue Imperatrici , quella di cui (ì e detto,mogUe di Federigo, Impera
mce deiroccidente,&: Marta : Jaquale maritata à Balduino il giouane imp.di Corihn-
rinopolifù per ciò Imperatrice dell'oriente. Ma Giouanni elTendo tutore, & balio dei gè
nero uiilè ieco lotto nome di Celare 2 canni in qnell'imperio . Leggeii ha l'altre cole ÓX
collui che fu de primi : il quale trattandoli di nuouo l'apparecchio della guerra fàcra an--
C dalFj l'anno i 2 1 7 a quella glorioiillima impreia . Ma non fuccedendo le cole confor-
me al lìio deiidero , venne l'anno i 2 2 2 in ponente , & maritata allhora la fua figliuola;
all'Imp.Fedengo con ifperanza di cauar qualche aiuto da lui,paisò in lipagna, & elTendo
gli morra la prima moglie,iui tolie per donna Berenguela Iorella del Re di Call:iglia,non
per altro etìretto,che per valerli delle lor forze per liberar dalle mani de gl'infedeli il ie-
polcro di C F^ R I S TO,&; quellacitrà,nella quale elTendo egli di quella carne veilito fé
ce cotanti miracoli per ialuezza del genere humano.In quello viaggio vifitò Filippo
Re di Francia, il quale ellendo infermo a morre,& vdendo il buono , &: ianto propoiii-
mento del Re Giouanni , gli laiciò ièflanta mila ducati d'oro per valeiieiie in quella
guerra . Per quel che ii può da diueriè iltorie comprendere , par che egli ii muoia l'anno
^ I 248.tien(ì per fermo , che egli haueilè hauuto vnfratello detto Gualtieri : il quale ha- PMhtrrt.
uendo tolto per moglie Sibilla già moglie di Tancredi Pve dell'una & dell'altra Sicilia , 6^
madre di Guglielmo vltimo Re del (angue Normandojincominciò a pretender ragione
in quel reame per conto della figliailra,&; venne & fece que progrefli nel regno , che per
gli autori, che quelle cole icnllero fono aflai noti . Di coltui auuiio io elTer figliuolo quel
Gualtieri , che da Carlo primo fu fatto Conte di Lecce ; ma ò figliuolo,© nipote, ò paren ^"^/g^*
te che egli li iia,certiilima cola è,CarIo primo hauer fra gl'altri lùoi Conti creato Conte ^ecce.
di Lecce Gualtieri Conte di Bréna . Antonio Galateo huomo per altro molto erudito
nel libro,che egli fece del (ito della Iapigia,ouer Terra d'Otranto prele vn iolenne erro-
re, come auuieneageuolmenreà tutti coloro ;i quali noni! tolgoncuraa raccor bene
^ granni,cócioila cola ch'ei dica,queilo Gualtieri eilèie llato colui : il quale lignorcggiò an
Cora Firenze,non lì auueggendo che dalla venuta di Carlo primo in Italia quando egli
creò Gualtieri Còte di Lecce,che fu l'anno i 2(j<j, ò poco dopo,à Gualtiéri,che incomin
ciò a regnare in Firenze l'anno i ^42 corrono anni y6,Sc le noi diamo non piu,che 24
anni d'età à Gualtieri quando fu fatto Conte,conueniua,che quando prele la Signoria di
Firenze hauelle i oo.anni.dice apprelIo,che vccilo da Greci,ò da Turchi fu la lua rella da
Maria moglie del Re Ladislao,ii come egli ilima fua nipore,con gran denari rilcolla,non
làppiédo, che quel Gualtieri,che lignoreggiò in Firenze folTe vcciio in ponente. Lalcian
do dunque à dietro ciò che il Galateo li dice,che in ciò erra notabilmente,benche egli af
fermi hauer veduto il luo teilameato dico , che il primo Gualtieri moi'ì l'anno 1 2 7 2 lì
com
ygo Cuti
di lecce et
£le»afta
ffjif . ni4~
chejja dt
^yctent.
Gualtieri
Cente di
lecce j,Dh~
fene , CT'
Si^.di fì-
renKj .
CfofUttm
4' £n^e-
nto tonte
dt Lecce.
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Afdru Co.
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Luce .
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tonio Oì fi-
na 'ultimo
Cinte di
£.ecct .
,00 D E L L A F A M I G L I A
come particolarmente fi cauada alcuni inftrumcnti, nel fine de quali {ècondo l' ufo de ^
Rc,il (uo ho;IiuoIo \^o conta gl'anni del i-eggimento,&: (ignoriadel iùo Contado, i qua
li con (ingoiare auuenrura m'abbattei a vedere tra le Icnrture di Gio. Vincenno Sambia-
{ì baron di Cannoie , & gentilhuomo della mia patria di molto buona tamiglia. Non ne
gherò io ageuol cofà poter eirere,che egli (ì muoia vccilo da Greci,ò da Turchi nella Mo
rea , benché ciò io veduto non habbia,& che rikollo il iuo capo , o corpo non però da
Maria , nella chiefà Velcouale di Lecce in quel lèpolcro aito che (i vede con le lue armi
nell'alia (ìniilra a chi entra preflò alla tribuna efler ieppellito , Di colini nacque Vgo
Conte di Lecce , la cui moglie Elena,(S; non egli tu Duca d'Atene, le al regio archiuio (I
dee prellar fede ; nel quale lènza che Wgo non mai che Conte di Bréna & di Lecce h no- -n
mina,quello che ogni dubbio toglie,!! \(^g^G. : come Fl'orentio Principe dAcaia,& Ilabel-
Jaiùa moglie pretendeuanod'hauerl'homaggio da Elena Ducheflà dAtene moglie di
Vgo Conte di Brenna & di Lecce , & il Re Carlo fecondo commette che debban decide
je quelèad Inerenza tra il detto Principe & Duchefl'a à Guglielmo di Pontiaco, & al lìio
giudice Niccolo Manco da Barletta . Anzi (oizo il regno del Re Carlo primo l'anno
I 2 78 fi vede ; che il già detto Vgo Conte di Lecce impetra licenza dal Re per poter ca-
uar dal regnò & mandar certi cauallial Duca d'Arene , elleado in quel tempo Principe
d'Acaia Guglielmo . Morì' Vgo l'anno 1 9 1 1 hauendo regnato intorno à 551 anni. Mol-
te Scritture di collui fi leggono nell'aichiuio , in alcuna dello, quali è chiamato Bucicula-
no del regno. Succedettegli Gualtieri Ilio figliuolo il quale è quel Gualtieri, che fu fignor
diFirenze,& hebbe per moglie Beatrice figliuola di Filippo prenzediTaranro^chelu tra
tello del Re Ruberto . Quelli venne primieramente capitano de Fiorentini , come Gio-
'> uan Villani dice l'anno i 5 2 <j .(ono le lue parole : Et quello tanto tempo che il detto Du
»' ca dAtene tenne la Signoria cioè tiiinhii'alla venuta del Duca di Calauria figliuolo dei
" Re lo fèppe reggere (àuiamente , & tue fignore làuio , oc di gentile alpetfo_,& menò fèco
" la moglie figliuola del prenzediTi),ranto, & nipote del Re Rubcrto,<S: alloggiò à cala de
'' Mozzi d'oltr'Arno. Ma è colà da ridere,che ogli lolle poi^paruto fi brutto quando lì fé'
Signor di Firenze , così li vede notabile di quello Icritfore verio coloro che tanno bene,
ò male alla lua patria l'affetto . L'anno lèguente fu dal Re Ruberto niellò nella guardia
dì Rieti,quattro anni dipoi palsò jn Romania co §^ctQ. d'arme per riacquillare il luollaro
che gl'era occupato : l'anno 4 1 fu da Fiorentini richiello per ellèr lor iourano capita-
no , & egli l'altranno le ne fece llgnorc . Per Tilloria di Matteo Villani apparilce poi,co- ^
me egli l'anno 15 5 2 Iconfiflein Puglia il Conte di Calcita, come allcdiò la città di
Brindili , come trouandoli finalmente in Francia tu dal Re Giouanni eletto Conellabi-
le di Francia , nel qual carico fi morì in quella tamola giornata nella quale il Re tu fatto
prigione dal principe diGaules primo genito del Re d'Inghilterra, che fu l'anno 1556'.
Coli fi Ipenlè il (àngue di Brenna,ma con poche altre parole noi finiremo di raccontare
la lìiccellione de Conti di Lecce .Rellò di Gualtieri vna figliuola, di cui non veggo li
nome: la quale lì maritò à Giouanni d'Engenio,llimo io ancor egli ellcr di tamiglia Fran
cele , ma di cui infin a quelVhora poche altre memorie ho riti"ouato:col quale vide in
quella fignoria in fin'allanno i :}73,allhora(ì vede che incomincia ad cller chiamato
Conte di Lecce Pirro Ilio figliuolo : il quale partì di quella vita lenza hauer lalciaro fi- E
gliuoli l'anno i ^84,ondcredò la lua lòrella detta Maria . Q_u ella donna d'incredibili
bellezze , & valore dotata (1 maritò primieramente à Ramondo Or(ino,di cui nacque
Giouanni Antonio Principe di Taranto : ilquale,e(rendo morta la madre dopo la morte
del Re Ladislao fecondo maritOjl'anno 1 446^ & per quello detta la Reina Maria,tenne il
Contado di Lecce infinai i ^ di nouembre dell'anno i46'5:nelquale,òmorto,òdafuoi
famigliari llrangolato ch'egli li tolle,come fu tama,prefè non meno il Contado di Lecce
che il principato di Taranto il Re Ferdinando »
DI S A N T* A N G E L O.
lOI
B
L L V S T R E non che nobile fu la famiglia di Sant'Angelo, di cui fu già il Con
rado di Sarno, & cjuel di Terranoua. Trouone io la prima memoria (otto l'aa
no I 2 8 8, nel quale hauea Francefco di Sant'Angelo fatto ornar poco innanzi
del militar cingalo il fìio tìgliuolo Niccolo. E di opinione il dotto Budeo,che
fia tanto appo i moderni il far caualieie , che fu appo gli antichi il donare gli anelli d'oro;
onde allega quel luogo di Suctonio, quando Vicellio dopo hauer fatto libero il fuo lèruo
Aliatico , gli donò nel primo dì che fu creato Imp. gli anelli d'oro . Stimo anchor io che
vn limile honor tofle il donar l'auree (maniglie . Perche è bellillimo quel luogo di Vale-
rio Ma(simo,oue quelcaualieregittato à terra l'oro riceuuto da LabÌJno,lì tolfè tutto pie
d'allegrezza le iìnaniglie d'argento dategli da Scipione; da cui elfendo general dell'eferci-
to non hauea Labieno potuto impetrare, che le fìnaniglie d'oro dar gli doueffe , parendo-
gli anchor troppa honoranza, benché valoiofamente lì folTe portato. Di che altroue più
diftufamente ragioneremo . Intorno il tempo già detto di (òpra leggelì di Guilotto di
Sant'Angelo , &: di Ilòlda fùa moglie , ( i quali nomi molto mi fanno inclinare à reputar
quella famiglia franzefe) elferreltato vnfmciuilettolor figliuolo pupillo detto Giannuc
ciò Sig.di Farneto,& di Monteforte. non fò, ih debba dir Fragnito, il quale è in Principa-
to oltre , (ì come Monteforte è in Principato di qua . Molti anni dopo quelle colè lènto
ricordar quclh famiglia à tempi della Reina Giouanna prima l'anno i 5 6^2 , nel quale Fi-
lippello già figliuolo d'Angelo con cólentimento di Niccolo fuo balio,&: tutore rutti e tre
della famiglia di Sant'Angelo vende a Matteo Capoano la terza parte del cailello di Caii
^ talupo . Non è dubbio, che quelli ha vn'altro Niccolo, & forfè nipote del primo , lì co-
me 10 llimo elfcre vn'altro Angelo quelli,di cui l'hiibria del Duca di Montelione fa men
tione, quàdo fanno 1381 dice; che la Reina Giouanna mandò il Góte di Calèrca, & An-
geluccio di Sarno con ampia poteilà in Francia per far fuo herede , & campione il Duca
d'Angiò. Già era Sarno nella cala di Sant'Angelo peruenuto,& però detta di Sarno,& 10
truouo già intitolarfene Conte Antonio di Sant'Angelo cognominato l'Vnghero l'an-
no 1 5 8 8. Nel qual tempo fé li dona Celino,& lliceto in Abruzzi . Fu di coilui figliuolo
Marc'Antonio,di cui li vede memoria (òtto l'anno 1404. Non lo, fé di Marcantonio lìa
fìgliuolo,ò fratello Saladino, ò pur più largo parente , il qual fu Conte di Terranoua . ma
l'anno 1425 elfendo Saladino già morto,appare Burrello,il quale era da lui poffedutOjdar
D fi à Carlo Rufi-o Conte di Sinopoli. Già dicemmo altroue; come l'anno 1425 fa fatto
Còte di Terranoua Batilla Caracciolo,ma nò è pero dubbio,che in altra perlòna di quelli
di Sant'Angelo folfe allhora il Cótado di Sarno, veggendolì nell'hilloria del Duca di iVló-
telione,che nò oibnte,che il Góte folfe l'anno 1425 ammalato je lìie géri andarono à lèr
uir la Reina Giouanna lecóda,ma l'anno fègucnte gli fu Sarno co altre terre ingiullaméte
tolto dalla Reina per darlo al Còte di Nola,perche egli delle Nertuno,&; Alluri a pp. Mar
tino,che inllan remente glie le chiedeua. Onde quali in vn tépo medehmo vfcirono turti
due 1 già detti contadi dalla cala di Sant'Angelo,&: quel che è peggio,&: la famiglia li Ipéfè
( chiamando fpenta quella famiglia,di cui niuna colà s'intende ) 6c per poco , che il nome
llelfo della cala non è caduto dalla memoria degli huomini , & fpento allatto ancor elio.
E Per la qual cofa è pur troppo vero quello,che il gran Poeta Dante dille della nobiltà .
"^en/è tu manto , che toflo raccorae ,
Che fi non )>i s'appon di dte in die .
Il tempo \>a d'mtorno coH^ leforcì<z^ .
Et perciò voi Signori : i quali tanto della vollra nobiltà vi pregiate,conforto io à far altri
riccami à cottilo manto di quello,che i volili maggiori non fecero ; poiché egli non fòlo
inuecchia,&: li logora,ma diuien tale,che non lafcia di fé quali nane , che lolchi l'onde del
mare, veiligio alcun lulla terra . Ne riccamo ò ornamento lìa chi llimi elTer vero , & pro-
prio della nobiltà alrro,che quello del valore, & della virtù. Onde può cialcun da fé llellò
ottimamente diuilàre, lènza che altri il lulìnghi, di che prezzo lìen quegli honori, i quali
da altri fonti , che da quelli hanno la loro primiera origine, & incoininciamento .
Fvdcefca ,
Kliccolo
cauitlte~
Guilotto ,
eunuca»
sig.di Ma
teftrte.
fihj^pello
Sig d( cZ
tOMpe.
NiCcott.
angelo .
lyfntcnn
Conte di
Sdrno .
Afarcdn-
tO'lllO.
S dindin»
Conte di
Terrtim-
ud.
Conte di
SdrnO'
ALL'ILLVSTRE, ET
REVERENDISSIMO M O N S.
ANIBALLE CARACCIOLO
Vescovo Del l' Isola.
scipione ^mmir^to.
OMO fl.tto tra me meàejìmo buona pc^i^foffcfo, à cui io mi douejìi dedicar l'iJìorU della fiiH
ùmio lia ìllujì-i ijLiniperoche faccendomifi dauanti m 1» tempo tflejjo molti Signori de'.U u
caft :, per dtneyjl rispetti deuthil merito , dubitdua à nunlunaue di loro mei' indvi'::^j:^j?i di
non offender l'altro . Ondefojjè flato maj^^wre il rtjlhio della, perdita , che del guadagno ,
Emmiper cjuejìo à^randhtwpo occorfa nell animo V.S. à cui come à Prelato crederro^che o^ni
altro cederà '^'olentteri , onde io non haro k riportarne odio d alcuno d'hauermi de laici pia
cuejto che entello eletto , ^ in cjuejìa parte par che fi Jìa ottimamente prouueduto aU'intereJJe di cotejli Signori .
Ala ne à me mancano di molte altre ca^^iont,onde ra^ioneuolmentepofja^iiifìijicarmi d'hauercth fatto rpercio-
che come che il ramo di V. S.per malwto ita diforttmafa notabilmente:, ct" d'hiiomint,^^ di rtcchc^^e fcematOì
non è pero cì)e in cjucIIo prima che in ciafcuno altro non fieno fate le ricche::::^, ijeudi ,, ; titoli j (jT* il pia chiaro,
%>ig^ antico fhlendore del fanone Caracciolo , non dico di tutto cjucflo laro de Caraccioli Hoft ^ ma di cjucHt co^^no-
' minati SouiT^ri , ci?- de Carrafi . Pare iiinc]ue,fe m fi fatta materia all' anticjuitàf die andar dietro , che co»
o^rad rcto^ione io m'habbia eletto K. S.fin'iK^ che fé io l'Obito dir "yero, "^nagran parte delle fritture) che in ^iiejìo
trattato da me Ifw^ owo allegate , neJtioijor:i^eri ffia ri trouata , cir ella con gran diiigen:i^f fa fudiata che C
non filo auesla parte della fa famigli a : ma tutta cjuefa opera aljuofmefa condotta^ Qjp^ profertamif di più d'en
rrarperme l'alorcf capioncj ijuando il bifogno ti dea, contraili muidi morf^i;^ calunnie de detrattori . Leg^ef
nell artiche iflorie de Romani Monfìgnor ^ni balle , cheilfauio Imp . ^uguflo conforto con parole , c^ diede de
denari ad Crtalo nipote d Ortenjio oratore jperchedouef e prender moglie , acciochediconogli autori, cofnobil
fahiiglia nonfjpegnejfe . Hora io non Imp. ne Principe , an'S^ huomopoflo in humtlif ima fortuna , feda pic'
coli 1 fatti de Brandt per ragione di proportione poffono ejfere imitati , awgli honoripero che puh dar lapcnna ,
(jT* [immortalità degli fritti , à lei fola riuolgo j accioche riprendendo ilfw ramo "^igorei torni di ntiouo apro
durre ^li antichi honori , (^y-'grandeT::^ . il che nonpaffrà ancora fecondo io Tpero ,fn:^ altaiche mia lode ,
potfnclof per anello federe , che io ìwn mi fono lafaato abbagliar dallo splendore dell'oro , ma àguifa digiufì»
<ftudicef'Oo-liato d'oo-ni affetto , (^r d'cgni pafune h.ibbia giudicato in fauor del ceppo piu~\ecchio della ca-
fx, (^percolai , ilaatle douendo per la degnità ~lftr 'ìfficio di padre amoreuole conciafcuno, quaf dettati
dalla fa bocca profferirà à piccoli figliuoli degli l'iufrif. Signori della cafagli honoreuoli fatti dellafuit D
illufreproo^eme, irfegnando come per feruigio del Principe loro 1 1 magnammo fatto , ^ lafngolay
fede di Gioitanni Caracciolo fi debba mutare , ^ come parimente cjuandomaluagi fono i
padroni 3 non debbano , feguendo in cjuefto il mem.orabtle effempio d Ottino, im-
brattar con l altrui federate:}:;^ il candore de nobtlijìimi petti loro . Laqual
cof , fé con (juella carità, che io porto creden:i;^,farà da leifornita,io harò
fnT:^ alcun fallo più e tgione di rimanere obligato à V.S. Reueren^
dijìima,chehabbia delle miefatichecauato benefcio fi gran-
de , che non dourà eUafntirne à me, perche io l'habbia
quefìa piccola ifloria dedicata. Di FiorenZ*
à quindici di Dicembre , dell'anno
MDL XXI X,
105
A DELLA FAMIGLIA C A R A C^CI O L AlR O S S A.
M P O R T A molto il fermare, che cof^i fieno i Caraccioli ; po-
{cia clic eglino oirre i Carrafì che da efsi denuano fono il terzo di
Capouana,la(]uale è il ièil-o della cirrà di Napoli;ma rrar tcr^-bbeli
malageuolmcnre,& con oicurinicio che di lor lì diceilè ; le pn^
m.ieramenre (ìdk piazze, oLier de %i^i non fauelhamo , l$: in
lòmma del goacrno,& di certi principi] delia cirtà.di che nondu
meno ci dilibercremo con la maggior brciurà, che ci làra polsibi-
le . Come ogni citta e coiHruira di molte caie, coli ella vcramcn,
^ re in poche parti,&: membri principali è diuilà , lòtto cialcun de quali vna parte di quel-
le molte calè è contenuta . (^cltc parti , o meiPibri che noi dobbiam dirc,hanno m va
riccittàjbenche in (uilanza luoniilmedelimo,hauuto dmcrlì nomi ; i quali lì (òno anco
in proceflò di tempo alterati,come in Napoli è auuenuto. per la qual colà Roma che in
Tribù lì diuideua hoggi in Rioni e partita,<Sc Firenze le cuiparti Seilieri eran dette , però
che in iti parti la città li diuidea,recati quelli in quattro hoggi nomina quelli Quartieri.
Nella mia patria nueik parti , che iòno ancor (dh quattro (ono chiamati pettaggi , che
propriamente dalle quattro porte in che ella lì diuide portaggi douerebbon chiamarli .
Il che lìa detto per accrelcer vn elempio in quanto à nomi . Della città di Napoli quelle
pam non rribu,ó rionijne quartieri, ò lèilieri, ò portaggi,ma piazze veniuan chiamate,
C come apprellò dimoilreremo . (lOuelte princip.tli parti ( qualunque nome dk lì habbia-.
no ) per diuerfi rilpetti fono Hate tat te,& ordinate i\q\\c città^per rilcuoter con più age-
uolezza i publici pagamenti , per ridar con minor confulìone lòtto alcuni cap-i gli huo-
mini militari , per partir con più ordine & vguaglianza à cialcuno i pe/ì ; & gli honori
di ella città,& per lòmiglianti altre cagioni,lè più ve ne fono . Et lì come in tutte le città
iòno nobili , & popolarijcofi in cialcuna di quelle parti logliono efler nobili,&: popolari
naturalmente & coli era in NapoIi,benche hoggi il contrario auuenga.Ma lì come oue il
popolo preuale alla nobiltà , i fauori di quell'ordine preuagliono all'alrrOjColì in Napoli,
oue la nobiltà ha per lo più hauuto fèmpre maggior luogo,i tauori , «Se priuilegi de nobili
fono ilari maggiori lenza alcun dubbio di quelli del popolo . Hora ch^ NapoU folle in
D piazze diuila,&: che i nobili hauellèr maggiori priuilcgi de popolari da quello apparilcie.
A tempi di Carlo primo i popolari della piazza di Santo Stefano ad Arco fi lamentano ,
che ip.olri lotto titolo di iludio che fieno fcolari,& che altri lieno nobili , comprando
le calè de nobili,riculìno di pagar le collette co elsL II che perciò douea loro dar noia,chc
ellèndo quella,cv: ogni altra piazza fallata à pagar vna fòmma terminata di denari,fcema-
doli il numero de popolari veniua cialcun |X)polare ad elìèr maggiormete grauaro, paga-
do meno il nobile ad popolare. Qjuello è notato nel lib. 1 1 74 della prima inditionc ma
legnato per me col numero 6. Nel qual medelìmo luogo lì ÌQ^gc. che Crelcentio Liguo
ro vfò à pagare co' caualieri della piazza di Forcella di Napoli , domanda di non eflèr
coilretto à pagare co' popolari di ella piazza . Leggeli altroue vn'ordine , o priuilegio
£ del Re , cola molto bella à quello propoliro : che hauendo ( dice il Re ) Andrea Iaculo
di Napoli nollro idàde prelo di notte tempo dentro la città di Napoli mentre lì fuggi-
ua Riccardo di Riburlà nollro traditore, vogliamo per quello che ne fèruigi, Se nelle col
lette egli non fia tenuto contribuire, fé non nel numero de caualieri di Napoli : i quali
nel libro per me £\gnato col numero 8 . apparilcie che veramente eglino erano molto pri
U!legiati,&; efèntidi elàttioni,datij,colletre, & altri peli, fé non per auuentura ài qualche
pagamento ordinario . Trouanlì nominate altre piazze . Onde nel libro i ; . che fuori
dice 1 2 8 8 lì Ìqq^ ài Pietro BoHa di Napoli della piazza di San Paolo Maggiore , & al-
troue Bartolommeo Brancaccio rettore della chielà di Santo Andrea à Nido , che era
ancor ella piazza come altroue fi \Q^gQ,S<. altroue Iacopo dAquino: il quale haueua
voi cala deatro di Napoli nella piazza di Saffici, ne hoggi è fpento quello nome di piaz-
k 5 ze,di-
tQ6 DELLAFAMIGLIA
ze , dicendofi là piazza dell'I nco tonata , della Selleria , & d'altri luoghi molti, però che A
(AÌa non dmora alrro che contrada ; ma da noi è lUta conhderata piazza , cioè per cjuel
nieinbio,& parte della città, lotto la quale erano compreli i nobili , & popularidi
«quella contrada , che hoggi quello ordine è (pento , & riman lolo il nome lènza l'or-
dine . Se non che talhora per alcuni accidenti (ì creano i capitani delle piazze , che
non è colà, che appartenga al noilro trattato. Diceh nondimeno hoggi ne lèggi
ileili efler lagunata la piazza , quando i nobili di quel leggio li fono congregati per
deliberare d'alcuna cola della città. A tempi dunque di Carlo primo non è dubbio
alcuno, che in quello modo la città di Napoli follèpartita> lenza ellèrh ancora fènriti
ne i nomi de leggi , ne gli ordini di elfi leggi , i quali ordini lono ancora de i nomi de g
feggi più antichi . Ma prima che li venga à fauellar de leggi , o de gli ordini loro , è
necellàrio gittar alcuni altri fondamenti . oc prima ( il che molto appartiene alla chia-
rezza della nobiltà Napoletana ) è da fapere , che li come in Roma u era l'ordine Sena-
torio; coli in Napoli non vi ellendo primieramente baroni ò pochi, v'era l'ordine de
Caualicri, manonlecondo l'intendcuanoi Romani, che quello làrebbe vno Icemar
ài dignità, ellendo quello vn ordine mezzano fra la plebe, &i Senatori ; ma vn or-
dine eccellente di nobiltà; oltre il quale non lì daua palFaggio . Ma perche non lì na-
ice Caualiere , h come non li nalceua Senatore ; nalcendo nondimeno nobile , li na-
fceua in potenza caua'iere , cioè abile alla caualleria ; come gli antichi tauellando dice-
uano,alcuno efler dell'ordine Senatorio , ma di età non anco Senatoria . Quando noi
dunque dicemmo, che il Iaculo douelTe contribuir nel numero de Caualieri, non C
vuol dir'altro , le non che egli pagalTe co nobih . Et quando i populari della piazza di
Santo Stefano ad Arco , li lamentauano di coloro , che comprando le cale de nobili,
non voleuano efler nel numero di efli populari à pagar le collette, è il medefimoà
dir , che comprando le calè de caualieri . Ma lì come innanzi che lì pafli al làcer-
dotiojc'conuien che altri li faccia chcrico ; coli non lì potea paflàr all'ordine delcaua-
Jierato , lenza efl!er prima valletto ; ben che di mano in mano quelle vlànze lì andafl^-
ro corrompendo . Hauea dunque la nobiltà di Napoli quella preminenza , che era
tutta collifuita di caualieri , & per quello lìeran tatti dillerenti da popolari non
iòlo nelle collette , & ne pagamenti , ma pr l'ordine militare , al quale l'ignobi-
le non era ammeflo , le non per particolar priuilegio del Re . Onde indno ad hog- o
gi con particolar collume della città di Napoli, lolo i nobili di quella città vengo-
no chiamati caualieri , benché ordine di eaualleria hauuto non habbiano . Oltre ac-
cio eflendo la città di Napoli auanti i Re Francelìvna come l'altre città dd regno;
incominciò dopo la venuta di Carlo primo ad efler pian piano quali capo,&: hnai-
menre eflTendo llata fatta relidenza de Re , vero , & principal capo di tutte l'altre
città del regno . onde in quella città s'incominciarono à lare i parlamenti tanquam
» dice il Re Carlo lècondo in lollemniori , &: habiliori loco;&: nondimeno non vuol
dire nobiliori , & vno di eflì , che perauueutura fu il primo fu celebrato l'anno
128,9 il dì della natiuità della Vergine ; benché quel libro habbia Icritto di fuori
1288: de quali errori ve ne lon molti in que libri , &: per quello vengono anco
molte volte {cambiate l'inditioni . Onde è neceflario auuertire diligentemente E
à chi quelli libri legge di non ilcambiare i tempi . Incominciarono ancora à venire
ad abitar in Napoli quali tutti iBaroni,6c Signori del Regno ronde nobilitata gran-
demente la città , & a 1 luoi nobili accrclciuto l'animo ; incominci.irono i nobili à lè-
pararli più notabilmente da populari , priuandoli in rutto di conuenire con elio lo-
ro nelle lor piazze: il numero delle quali è verilimile,cheper quella cagione hauellè-
ro diminuito , & recato à due Iole piazze di Capouana , & di Nido . Onde cer-
ta colà è in Capouana , & Nido lorlè nel tempo di Carlo lècondo non eflièr più
ilari ammeflì popolani , ma nob.li blamente . La qual cola da i Re Franzelì ap-
poi quali
CARACCIOLA ROSSA. 107
A pò quali la nobiltà è in gran pregio, potè gagliardamente cflèr fauorira. Continoua-
rono nondimeno qiielì:i due mébn à chiamarli fòrto nome di piazze iniìno a répidel Re
Ruberto ; & con ordini non in guiià dilì:inti,nc Inabiliti da gli alrri , che non naicclTcro
fpeilo delle contcle,& delle cittadine battaglie tra quelli di Nido,&: di Capoaana col re-
Ilo di tutte l'altre piazze della città per cagione dslle prcminenzc5& per conto del gouer
no . Tra le quali contele vna ve ne tii grande a tempi del Re Ruberto : Onde icgairono
fente,mortijrubbamenti;6c altri mali : per la qual colà fu dalle parti compromclla ogni
lor differenza nel Reni quale ta quelli capitoliiChe fi faccia l"erma,&: vera pace tra amen
due le parti . Che Capouana;(Sc Nido habbiano la terza parte de pefi , 6c honori , l'altre
B piazze due . Che nel crear gli vhciali quegli di Capouana , & di Nido non li melcolino
con quegli altri , ma leparatamente fecondo la portione per vietare gli Icandali , & altri
capi, che non la meltiere di riferire, potrebbeli in quella materia dir più oltrc,ma ba-
ili quanto li è detto per quel che fa al nollro propoiito ; anzi per auuentura le ne làrà
detto più che non bilognaua ; come che quelle colè per la rara notitia che di elle (1 ha , à
gli huomini del Regno non lienodel tutto inutili a lapcre . Hora à Caraccicli rirornan
do dico ; che quella piazza di Capouana : la qual dopo l'editìcation della loggia : la qual
elll chiamano leggio , leggio di Capouana incominciò a chiamarli , contiene m le tre
membri , Caraccioli,Capeci,& Aienti . I Caraccioliin Caraccioli Sguizzeri, & Caraccio
li Rolli lòno diuiii . I Capcci in pia lamiglie li diuidono Minutoli,Scondiri Aprani, Zur
C li; PilcicelIi,Galioti,Tomacelli,Latri,Buzzuti.Sotto il nome d'Aienti ( che dalla maggior
parte per aggiunti lono interpretati ) lòno molte più famiglie comprele . Lo{lredi,Som
ma,Barrili, Figlimarini, Arcelli,Seripanni,Tocchi,&; altri molti . Gli honori dunque in
quello modo li compartilcono ; che creandoli perdouer lare alcuna colà lèi caualieri
dd leggio di Capouana , due len hanno a pigliare dal corpo de Caraccioli,due da Cape-
ci,&: due dagli Aienti, & cosi lì la lèmpre, & i Caraccioli in guila tra loro conuengono,
che gli Sguizzeri da Rolli,ò Rolli da Sguizzeri non debbiano hauer vantaggio , crean-
■ doli di due eletti l'un de Roiri,&: l'altro de gli Sguizzeri,6<: accadendo che vno lolamen-
te lìa l'eletto , che tocchi alla lor parte,faranno chele vna volta allo Sguizzerò lìa tocca-
ro,raltra volta al Rollò habbia a toccare, cofi Ila il compartimento di Capouana.
£) Ma incheguilàliaauuenuto, che ad vna lòia Simiglia lìa toccato il terzo , iollimo
ciò cfler proceduto coli dal numero de gli huomini , come dal fauore , ò dall'anti-
Guita di quella famiglia in quella piazza , Se quello baili hauer detto de Caraccioli e
delle lor prcrogatiue , perche de Capeci,&; de gli Aientinon intendo in quello luogo di
fauellare .
Hora e da dire della loro origine , & di quelli loro cognomi di Sguizzeri,& di Rolli ;
«ITendoll molti fondati, che per quella voce di Suizzeri eglino fieno di natione Tedelca,
non li auueggendo che quella è vna voce corrotta da vn nome impollo a Caraccioli
detto Pilquitio non lòno ancor 500 anni,il quale non io per qual conto in Sguiz-
zerò s'habbiano trasformato . E vfanza particolare di Capuana l'imporre nuoui no-
E mi alle piazze ; Se hoggidi fi dice Antonio Caracciolo Billì , & Antonio Caracciolo
Defunto , & le famiglia ha hauuto di quelli cognomi , a Caraccioli ne gli lono toc-
cati infiniti, onde diuerli di loro,&: in diuerlè età fono Ilari cognominati Viola,
Zellofi, Bitturini , Cannelli ,d'Vngot , Carrafa, Rolli , Sfidati , Colelli , Calori , Mo-
naci , & Pifquitij , &c non Sguizzeri come lì è detto , fènza molti altri cogno-
mi , che lungo farebbe à raccontare . L'andar inueiligando quel che quelli co-
gnomi 11 dinotalTero, làrebbe imprelà più curiolà , che neceflària , potendo per diucr-
fi accidenti , & il più delle volte da motti , & da giuochi , &c da coli fatti Icherzi ellèr
f)roceduti ; onde col nome di Defunto il colore fìnorto di quel caualiere fi vol-
e dinotare ; & Bi0i ch^ e cofà da ridere , nacque perche domandato quel gentile , &
veiamente dotto caualiere, di quante volte vna cofà^di che fi ragiouaua , hauelTe fatto ,
k 4. alzando
io8 DELLA FAMIGLIA
alzando due dìu della m=ino, bis in latino nipoiè , che polcia corrompendofi Biffi fi dif ^
le . Tale è dunque la cagione di cod Latri cùgnomi,& Pi(ì|uirio ogn altra colà vuol dire
che Suizzero . La cjual voce generò il fecondo errore,che i Caraccioli follerdue &: non
Vna famiglia . Altri il fono fondati à creder , che efli fieno "i edefchi dalie parole dello
)y fcrictore da Giouinazzo.-ilquale coli dice. Quelli dìfè dille à Napoli,che ìvl.Pietro Pi-
>j gjiatelloconiìgliaua Re Carlo, clij cacciallè tutte le calate, che veneanoda fchiatta
a Tedefca,che erano lolp^tti alla venuta de Conadino,& lo Re noi volle Lire.Er M . Pie-
» fro ne fu male voluto mallima dalli Caraccioli , & da cafa Ayoira,&: da cala da Puteoio,
„ che poteano aflai alla piazza de Capuana . Srimarono altri che venillerdi Pifà, tra quali
fu il Marchefe ; &: che tofl'ero de Gifmondi ; di che n'è quali comune grido per riitra Ira g
Ila. Ma quanto &:rvna& l'altra opinione fia vana dalle colè , che fèguiranno fi potrà
per ciafcurio ageuolmente comprendere . E non fono anchora molti anni pailatuche
in Napoli nd monallero di San Seballiano lì ritrouarono due inihométi molto antichi;
i quali due anni ta ad inftanza di Ferrante Caracciolo Conte di Biccari conlauroriradel
Cardinal Gran Vela alhora Viceré del regno rranlùnri, codigli originali, i quali dalle
monache li ferbano , come le copie,de quali n'ho io vna approuara dalla gran corte dei-
la Vicheria, lì polfon tacilmente da molti vedere . L'uno di eilì,nei quale lì fa mencione
di cerra donanone ; che fa vna donna, il cui nome fu Teodonanda hgliuola di Teodoro
Caracciolo,&; vedouadi Pietro Monaco è lòtto gli Imperadori Balilio , Goibnrino, oc
„ Giouanni:le cui proprie parole fcrirre in lerrere longobarde dicono coli. In nomine
„ Dei Saluatoris lefù Chriiti , imperante Balilio Magno Imperatore anno xvi. Sed &
jj Conilantino Magno Imperatore frarre eius anno xii]. &: Ioanne Magno Imperatore de C
^^ anno vj.die xx . meniis marrij Inditione4. Neap . &c. che fecondo ii noltro conto ven-
gono ad efler gli anni dei Signore ^jy in quello modo. Ballilo fu fatto Impera-
dorè da Romano fùo padre l'anno i)6i . Giouanni detto Zimifce cognato di Ball-
ilo; il quale entrò nell'Imperio l'anno ^71 . comunicò quello coi cognato; onde nel
fello anno dei fuo Imperio venne a correr l'anno i/77. Parche toccando deii'anno •
^(j 2 . viene ad eller il fèllodecimo anno dell'imperio di Ballilo . Ma dicendo nei rre-
decimo di Gollantino fi può quindi auuerrire , per efler Goflantino minor di tre
anni dei fratello Bafilio , non inlìeme coi fratello , come il Panuinio dice, elTere fla-
to creato Cefàre dal padre, ma nel fine che egli fi mori,che tornerebbe il tempo loenifli-
mo & par che lì caui anchora dalle parole dei Zonara,iI quale in fui principio clie egli D
parla di Romano,dice,che f ùbito,che egli preiè l'imperio diede ai fìio figliuolo Bafìiio il
titolo di Celare ; & nella morte di lui : la quai fègui l'anno 5»6'4 moilra,clVei iafcio l'im-
perio airvno,& all'altro figliuolo . Certa cofà è dunque, quello efler l'anno i^-/-/. Ho-
„ ra le paroie,che al nollro propolìto fanno^fòn quelle. Ego Theodonanda h. f. quon-
„ dam domini Theodori Caraccioii,relida aurem quondam domini Peni Monachi oHe-
„ ro vobis videlicet domino loanni venerabili ygumenomonailerij Sanclorum Sergij&:
„ Bacchi , qui nunc congregatiis eli in monallerio Sandorum Tiieodori & Seballiani .
„ Et po.jintegras vncias meas fcx,integram penlìonem fìipradicìi domini Tlieodori geni-
„ toris mei de campuin : qu.r monticellum nominatur deli Caraciuli &c. oue fi- cattiua h
tinirali vedelle/iiafene la colpa à qiie rempi , non allegandoli quelle colè ad altro fine , E
che per mollrar i'anriquira di qucita famiglia . Ma è ben da notare , che dicendoli quel
>' luogo de Caraccioli , come apprelìòdice anco di nuouo, & ipfi^im campum qui & de li
Caraccioiidicitur; conuenia, clie innanzi à quello tempo fulfero anchora i Caraccioli
• in Napoli . Et da nomi fi vede , che ellèndo eglino nati in città fìiddita all'imperio
Greco , doueano elTere di fchiatta Italiana , ò almen Greci & non Longobardi . Puoilx
dunque fermare lènza alcun dubbio , ellendo noi nei 1 5-76' hauer già 1 Caraccioli (jOO.
anni d'antiquita,et eficr la loro origine Napoletana cosi perla patria,doue fi trouano, co
me per 1 nomi , de quali fono chiamati,che mollra,che non eran forellieri ma Napole-
tani . L'altra fcrittura,ciie di ioro lì truoua è nel tempo de Re Normandi l'anno quattor
dicefi-
CARACCIOLA ROSSA.
lop
A dicefimo di Guglielmo ; il quale per non hauer altro fègno di primo , ò di fecondo , par
che di ragione debba efière il primo : &: ellèndo egli flato dal iuo padre Ruggieri corona
to Re di Napoli l'anno 115-0. verrebbe ad edere queil:a fcrittuia tatta l'ani 10 i i <j :; . po-
co men di dugento anni dopo la prima . Nella qual li contiene vn*affitto,che dall'Arci-
uefcouo Sergio lì fa d'alcune terre del giàdetto muniilcro di San Sebailiaiio a Giouanni
Caracciolo fìgliuol di Riccardo & di Marotta : la qual fu figliuola di Landolfo Conte di
Montemarano . Dicon le proprie parole ( come che ha tutto il reilo èc nella latinità Se
ne fènfìfconciamente guaito ) così . Tibi domino loanni cognomuie Caracciolo hlio »
quondam Riccardi : qui item Caracciolo vocabatur,& quondam domine Marette h. f. >>
qu^ fuit fìlia quondam domini Landultì dudum Comite de Montemarano iugalium »
g perfonarumj& veilris &: tìlijs tuis locare committereque lubeamus dee. Di queila fcrittu »
ra ho io prefo incredibil piacere per i rifcontri , che ritruouo dipoi,come ne f uoi luoghi
fi dirà ;corid'vn'aItra Marotta Caracciola figliuola di Matteo maritata à Gregorio Fi-
gliomarino, come d'vn Landolfo Caracciolo : il quale hauendo venduto Montemarano
al Conte dell'Acerrajil Conte glielo dà poi per dote della fua forella Cubitofà l'anno
1 2 5-4.Rifcontri veramente aurei & belWIimi in coli fatta antiquità ; veggendod il no-
me di Landolfo infìeme con lo flato venir in cafa Caracciolo da queflo Landolfo Con-
te di Montemarano.
Gittati quefli fondamenti vniuerfàlijfèguiterò à fauellar de Caraccicli RofTì con
quanta maggior breuità & certezza,per mezzo delle publiche,& priuate fcritture mi fia
Q pofTòile, fi perche il nome de Rofli per ragione d'annquitàmilifa prima innanzi , &
li perche queflo tronco è più vnito , come che 10 non dubiti punto in quefli tem-
pi che io raccontero,&: da quefti principi) che li vedranno,non folo tutti gli altri Pifqui-
tij ma anche i Carrafi dipendere,come s'andrà di mano in mano veggendo . Bella dun-
que^' chiara, & illuiìre memoria in prima è quella,che li truouade Caraccioli RofTì nel
l'antiche coflitutioni del Regno,non f ò per qual inuidia tolta via dall'altre collitutioni,
che fi fono f1:ampatedapoi,perciochedifpoi-iendo Carlo Duca di Calauria primogenito
del Re Ruberto,che quando li rifi vn priuilegio antico: di cui non li troni fefemplar ne
regiflri ; fi debba pref far fede alla copia trouata appreflo huomini degni di fede , come
al proprio originale , riferifce à qucffo propofito vn priuilegio dell'Imperador Federigo
D IL fatto fòtto l'anno i 2 5 8. oue li ragiona della fingular tede,& valore di Giouanni Ca
lacciolo RofTo^che volle innanzi morire , oc lafciarf ì abbruciar dentro il caifel d'Ifchia
commeffo alla fìia guardia dall'Imp. Federigo f Lio lignore,che in alcun modo rendendo-
fi in poter de nimici,mancare al lùo obligo . buona parte del qual priuilegio ho qui vo-
luto inferire , accioche preuaglia la noflra carità alla malignità di coloro,che tanto inui-
diofàmente dall'altre colfirutioni ì'han tolto . come che in quelle che furono impreflè à
tempi di Ferdinando primo fòtto l'anno 1 47 5 chiaramente apparifca . Fridericus ,,
Dei grafia Romanorum Imperator fèmper Auguflus, Rex Hierufalem , & Sicilia . Au- ,
gullalis cxcellenti^ tunc extollitur fòlium, cùm fui nominis titulos ampliat ; cùm dignis ,
meritorumpremijsfìibiedorumcompenfàt obfèquia: illorum precipue , quos fincera ,
£ fides,&puradeuotioredditexpertos. Inde efì:,quod nos attendentes fìdem puram , & ,
grata fèruitia prefènti digna reiatu,& futura memoria : qua; quondam Ioannes Caracio- ,
ius Ruflìis de Neapoli pater Ligorij Caracioli fìdelis noffri , maieflati noflre fèmper exhi ,
buit,&: fpecialiter quod dum prò fèruitijs nofl;ris,&: imperi] deputatus ad cuflodiam ca- ,
Uri Ifck , à noflris rebellibus impugnatus maluit in vna turrium munitionis ip(ius,cum ,
fe amplius non pofTet defendere igne cremari : quàm fé fponte inimicorum tradere pò- ,
teflati ; Confiderantes etiam, quod Ligorius prasfatus patern^T lidei conffantiam immi- ,
tandojgrata nobis obfèquia exhibere poterir in futurum , de benignitatis noihx gratia, ,
qua confiieuimus bene meritis prouidere , ad aliorum quoque lìdelium noffrorum di- ,
gnam immitationem exempli,damus, & concedimus nominato Ligorio iideli noilro & ,
heredibus in perpetuum feudum,quod fuit Gerardi de Ripa , quod tenuit Robertus de ,
, k ^ Conca
GiHUitni.
Cttuannt.
SffdrJ't-
no e ^rci-
uefc ili d'i
CuMnnt.
tandelfo
di Lfeuor»
Ctoudnnt
yialé.
Htjf».
HO DELLA FAMIGLIA
Conca in Galeno Si pertincnrijs eius , & nunc ipfLim curia noftra tenet &c. Ti'ouiamo ^
appreso de Caraccioli P.oiri Berardino Arciucicouo di Napoli (èppellito in vna cappel-
la acH'Arciucicoiiado , huomo illuilre non iòlo per la nobiltà , 6c per io grado delia de-
gnirà arciuc(coaalc,ma perche a qucile parti non ii\imò co(a indegna aggiugncr la dot-
trina delle leggijcc della hlolòha naturale iniìno a chiamarli perito della icienza delia mz
dicina . Scora la ina lenoltura Ila fecondo IVio di que tempi quella inlcritrione.
HIC lACET CORPVS VENEP.AB. IN CHRISTO PATRIS
DOMINI ET DOMINI NOSTRI BERARDINI
CARACCIOLI
RVBEI DE NEAPOLI DEI GRATIA ARCHIEPISCOPI g
NEAPOLIS ET VTRIVSQ_VE IVRIS DOCTORIS
AC MEDICINAE SCIENTIAE PERITI QVI
OBIIT ANNO DOAIINI MCCLXIL TERTIO
NONAS OCTOBRIS IOANNES CARACCIOLVS
RVBEVS NEPOS FIERI FECIT.
La conformità de' nomi Se de' tempi mi fa credere,chequeiì:o Giouanni fia nipote del
primo Giouannij(5c per conlèguente Berardino fia fratello di Ligaoro,di cui quello Giò
uanni verrebbe ad effer figliuolo . Ma non è però nefllin dubbio,che di Liguoro fia tìgli
uolo Landolto^percio che m vna iciittura del 125-4 a tempi di Currado Re di Napoli
Tommalò d'Aquino Conte della Cerra da à Landolfo Caracciolo lìgliuol di Liguoro C
per moglie Cubitofà lùa fòrella coniobrina^ à cui allègna per dote la città di Monrcma-
rano , il callel delli Franciose Baiano : le quali città,&: calleila hauea prima elio Landolfo
vendute al Conte per ottocento oncie . quelli è il Landolfo , di cui di iopra dicemmo .
Se mi ballaflè il cuore di gittarmi alla congiettura , rimoisi tanti dubbij,crederei vera-
mente , che la colà procedelle nel modo,che quiui ila diiègnata .
Ricciardo -
Cjiouanni
11(55
Landolfo — < — Cìouanni <■ ■ ' L fluoro -
fer co>iget~ (thbriiciaco rimiineriU»
tuia m ifchia. 1238
'—'Landolfo
Culitofa, d'
^Aquino
1^54 .
ma nonui mancarcbbono dell'altre diilìculta . le quali nondimeno ageuolmente n leue-
rebbono.Truouo 10 nò molto dopo à quelli tépi vn Landolfo ellèr giulliriario di Princi D
paro oltre,6c clfer padre d'un Berardo Clerico, perche ib.no indotto à credere che fia quc
iti ; & forie anco quel medefimo , che intorno a detri tepi lì troua elfer giullitiario de gli
Icolari.Ecci Icrittura originaleda quale [\ lèrba appreifo di me, fitta lòtto il regno di Man
fredi l'anno i i6iyOu.t ii fa menrione di Giouani Caracciolo di Viola: il quale ha beni m
quel di Somma.onde è dura impreià il poter tirar alberoda padre à figliuolo infino à que
ili tepi: percioche no lèmpre lèguita il cognome de Roffi,& il cognome di Viola [i vede
poi in procedo di tépo ne Rolli . Non era 10 fuor di Iperaza di attaccar inlìeme tutte que
Ile tamiglie;ma la llrettezza fattami dell'circhiuiojquàdo io à ciò potea liberaméte attéde
re,&: ardeuane di delideriophora per la gelolìa, & fiora per l'auariria di chi n'è ilato ù^no
re mi ha lalciato ripieno il capo di mille dubbi];onde nò mi è rellato quali delìderio mag g
giore, che di poter vn di veder di quello archiuio,quanto lì polla vedere , & di fciorre à
fatto l'inuiluppate tenebre delle colè Napoletane . Ma per darne quella maggior luce
che Ci può , dico che lì ntrouano finalmente fèi fratelli : da quali io Uimo tutta la gene-
ration de Caracciolicofi Roiri,& Pilquitij come Carrafi diicendere . Vno di quelli fra-
telli però che de gli altri faremo mentione ne Caraccioli da Piiciotta ha nome Liguoro,
oc le 10 hauellì rirrouato di cui folfer figliuoli ogni dubbio farebbe tolto via,potendo &
non potendo effer figliuoli di quel Giouanni,di cui l'Imperador Federigo,ragiona . Ma
di chiunque eglino tofler figliuoli,chiara colà c,di Liguoro , & di Giouanna da Piiciotta
nafcer Gualrieri, & Giouanni, quelli cognominato Pifquirio , & quelli Roflò , fcnttura
niarauigliofà al nollro propofito . Di quello Giouanm dunque ; percioche di Gualtieri
àfùo
CttMtìa,
CARACCIOLA ROSSA. ni
A 3 filo luogo fi ragionerà ilimo io efTer difcefi rutti i Caraccioli Rofli , &: edcr per auueji-
tura filo figliuolo Filippo cognominato RofTo : il quale mori in Firenze l'anno, che vi rili^f»
venne con tanti Signori il Duca di Calauria , & fu feppellito in Santa Croce con quelle ^^*'
parole che Itauano al filo fèpolcro. HIC lACET DOMINVS PHILIP-
PVS CARACCIOLVS RVBEVS DE NEAPOLI QVI OBIIT
ANNO MCCCXXVI. DIE XX. AVG. CVIVS ANIMA RE-
Q.VIESCAT IN PACE. AMEN. Io credo che di quello Filippo ila final-
mente figliuolo Giouanni , il quale certa cofàèefIèrpadrediGuaitieri,6cdiFilippo,6c
gagliarde congetture vi fono che fiaancor d'Enrico, di cui con certe, &: licure noritie fi
g leguira hora la f ìicceflione .
2^/ Enrico Conte dì Hieraci primo &gran CdmarUngù del 'Regno .
ENrico detto per fòpranome Viola fu oltre il valor dell'animo affai bello del cor-
po, & perciò fòmmamente caro alla Reina Giouanna prima ; anzi quelli è quel-
li , di cui Giouan Villani , come che alteri alquanto il nome , nel i 2 libro del-
la fila ilforia cofi ragiona . La Rema Giouanna arriuo à Nizza in Prouenza adi »>
20. di Gennaio ad 1^48 . con tre galee, & infùa compagnia M . Maruccio Ca- »
lacciolo di Napoli ; cui ella hauea fatto gianCamarlengo,òcdifua compagnia del- >i
la Reina fiparlaua in fama di male, ^'^i fòfpetto. Vuol dire in luogo di Maruc- »
Q CIÒ Enricuccio ;neègranmarauiglia che vn Fiorentino fcambi i nomi de Napoleta-
ni , pofciache il Bembo ancor egli à Francefco Ferrante Marchefè di Pefcara pofe nome
di Alfonfo , & dal medefimo Villani Francefco del Balzo Conte di Monrefcaggiofò che
fu poi Duca d'Andri è chiamato più d'vna volta il Conte NoueIlo,&; il Conte d'Ariano
il Conte d'Armano . Enrico dunque hauendo accompagnato la Reina in Prouenza : la
quale per fòfpetto che non voleffe con Giouanni figliuolo del Re di Francia far cambio
della Prouenza con alcuno altro flato di quel regno, era da moiri baroni Prouenzali
quaf ì ritenuta prigione à calvello Arnaldo ; 6c egli ancora co' fìioi compagni fu fotto più
iFretta guardia meffo prigione in Nizza . Ma hauendo poi le cofe della Reina hauuto fc
lice fucceflbjEnrico tornato con edò \d nel Regno,fLi oltre l'vlììcio di gran Camarlengo
D & di maeflro di cafà,creato l'anno 1 548. d 2^. di luglio Conte di Hieraci con fèruigio
di cinque foldati computandoui la perfòna f ìia . Fulli afl'egnata la già detta terra per cen
to oncie l'anno,benche per altre fcritture apparifca hauer dalla Reina hauuto in tutto
mille oncie di af pettatiua fòpra vaflàlli . Ma qual f ène foffe la cagione,chc per molta di-
ligenza che io ci habbia vfato non mi è ancor nota,fatto egh iui à pochi meli dal P.e Lo-
douicoprigione,cheperauuenturadagelofìaprocedette, fu fpogìiato quali in tutto di
tutti 1 fìioi beni & honori. Quando egli fi fofle morto & chi toffe fiata fua moglie à me
è nafcoflo,fè non che di lui rimale vn figliuolo detto Antonio .
T>t t^ntonii Conte di Meraci fecondo ,
E "K 7 Ell'anno i^^^.Ci legge vn priuilegio della giàdetta Reina nel qual dice,come cl-
j_^ la hauea gl'anni à dietro dato il contado di Hieraci ad Enrico Caracciolo per mol
ti gran feruigi da lui riceuut i,& particolarmente per hauerla fàluara in Prouenza
nella guerra che l'hauea moffo il Re d* Vngheria . Ma che,morto il già detto Enrico &
toltogli per caufe forfè non giufle il già detto Contado, & datolo à Niccola Acciauioli
Fiorentino Conte di Melfi ; & gran finifcalco : il quale in proceflòdi tempo l'hauea poi
in mano della Reina rinuntiato,clla hauendo riguardo à pafl'ati feruigi d'Enrico il dona
ad Antonio fuo figliuolo :à cui per vn'altro priuilegio del medefimo anno non molto
tempo dopo vien confermata l'illeffa donagione di nuouo . Viflè egli per quello fotto
il regno della RcixuGiouaflnalèmprc in buona fortuna, onde due anni dopo compra
da Giordaiio
ili DELLAFAMIGLIA
da Giordano Signore d'Arena Mofluto , & Capperonouo nelle pertinenze di fan Gior- A
gio i'd3. terra. L' Ciambellano della Reina , da cui impetra licenza che in vn luo Imego
poi^o in Calauria detto capo di Riibouc polla rizzare vna terriera . Alcuni anni poi tii
Molluro^òc Capobruto i"a il calale ei Cinquefrondi . Nel 1^71 glidona la Rema i cala-
li, ouer baronia d'Anogia. Fuiignore delia baronia della Grotteria, & di San Giorgio .
Hebbe vn feudo in Bironro in terra ili Bari . Ma ellendo morra Giouanna, & pcruenu-
ro il Regno a Carlo ì I I,ò perche Antonio haucllè ièguitato le parti della Reina & tulle
iiaro contrario alla tatrione di Ca'rlo,o per qual altra cagione fi toffe , il detto Re Carlo
dona l'anno n 8 5" il detto contado di Hieraci ad Alberigo da Barbiano Conte di Cunio
& Capitan della compagnia di San Giorgio . Morto Carlo Se lìicceduto al regno La-
dislao luo lìgliuolo,il già detto Aaroiiio non ootendo tollerare che il contado d'Hieraci B
Ideile fuor della caia ; da capo per via di compera il riacquiita ddl già detto conte Alberi
go l'anno i; 8 j? : alla qual compera il P^e prelta il fuo conlèntimento . Ma muorii pri-
ma ch'ei taccia il pagamento^ haueiido lalciato oltre i quattro malchi^che fono ncH'albe
ro cjuattro figliuole femmine Leonarda moglie d'Enrico Sanlèuerino Conte di Tenano
uà, Lucretia moglie di Guglielmo R.uito Conte di Sinopoli , 5c Maddalena; 5^ Marghe-
rita , di ctii riQii veggo i mariti,
Vi Cieuanm (^onts d't HìeraàlU.
FV il pagamento fatto di i ^ miladuc. da Giouanni f uo figliuolo primogenitOjCome C
tutto ciò che il e detto & le colè che fono per fèguire appieflo di quclìro ramo li veg
gono ampiamente ne priuilegi: i quali fi fèrbano da Monfignor dell'Itola & da Mar
cello fuo fratello dilcendenti da cotloro . Seguì Giouanni tèmpre le parti di Ladislao,
onde per ifcrittura ad \-^f}-j il Re gli dona il reliduojche douea pagare de feruigi feuda-
li , & l'anno tegnente gli fa vn priuilegio,nel qual difponejche egli fi polla liberamente
pigliar certi beni di ribelli,& k medefima concelììone gli viene ancor fattaTanno 1404.
nel quale egli compra dal Re la baronia d'Anogia per auuentura alienata prima da lui
&laMotradiCondoianni. Truouovnpriuilegio di quello Re nel 1408 che in parte
di molti feruigi da lui riceuuti nel mellier della guerra , & in conto di 5 5- 00 ducati , che
gli haueuapreibto per pagarne fòldati , gli dona la Rocchetta in Calauria ricaduta alla D
corte per ribellione di Niccolo Rullo Marchete di Cottone & Conte di Catanzaro.Qne
tìijè quel Giouanni : il quale dice il Marchete che efTendo già chiaro per le coté fatte , 6c
per \o fuo molto valore ; Fu creato da Ladislao Conte di Hieraci,ignorando quella eller
lùcceflione iniìn dalla pcrtòna dell'auolo . Io fono d'oppinione che di lui inrenda Bar
tolommeo Fano, quando nel primo libro della tua iiloria difle,che i Conti di Hieraci,di
Terranou5^,&: di Sinopoli contorrauano Alfonfò, poi che d'alia Reina Giouanna era fla-
to dichiarato Duca di Calauiia a mandar il tuo eliercito a difcacciar inimici di quella
proumcia . Non fo però quando fi muoia , ne in che guità non i figliuoli ma il fratello
jillo ilato gli fùcceda . Per quello lafciati per hora i figliuoli parlcrem de fratelli.
.E
7)t "Sati/ìa Gante dt Hteraci quarto , & Come di Terr mona primo .
VN de fratelli del Conte Giouanni hebbe nome Battila . Quelli fègui le parti di Lo
douico 1 1 1, figliuolo adottino della Reina Giouanna IL & tra per hauer tolto di
mano de Catelani la terra di Tcrranoua, & per hauer pagato,& donato per quello
conto buona lèmma di denari al detto Lodouico , meritò da lui eller creato Conte di
quella terra l'anno 1 42 5- a 7 di marzo . Et perche non potea Batilla, il quale fi trouaua
in Calauria venire alla prefenzadi Lodouico , il quale era in Auertà, comanda egli a Gior
gio d'Alemagna Conte di Pulcino tuo general luogotenente in quella prouincia,che in
ogni modo fècQfido il cpllume fòiiro ; per mezzo della confègnatione della bandiera , il
faccia
CARACCIOLA ROSSA. 115
A il faccia chiamare , & nuhiicar Conte , facendo oltre à ciò mentione di donargli L
detta terra per cagione di iuuer egli rellttuito la Rocchetta a Niccolo Ruifo di Calau-
ria Marchefè di Cottone » & Conte di Catanzaro , a cui come di (òpra fi dille era lla-
ta tolta diciaifette finni innanzi , &: data .il Conte Antonio padre di quelto Conte Ba-
tilìa . Comunque poi la colà fi vada , Batiib lùccede "nel contado di Hieraci ancora à
Giou.inni ilio fratello , ilche potrebbe per auuenrura eflèie auiicnuroper haucr il fra-
tello ièguitato le parti, d'Alfonfò . Con tutto CIÒ nel parlamento d'Alfonlòdel 144^
interuiene per Conte di Hieraci quello Batiila, onde la colà non palla lènza inuilup-
pojinteruenendo ancora nel medelimo parlamento Matteo Stendardo , come procu-
ratore di Giorgio Caracciolo Conte di Hicraci : ilquale è fratello del Conte Batiila.
g Non tutte le cole (1 icorgono , onde potelììmo veder la cagione di quelle differenze.
In tanto non mi è paruto fuor di proposto aggiugnere in quello luogo quel che di lui
ho trouatofcntto da Trillano Caracciolo nel libro , ch'ei icce della varietà della for-
tuna . le cui parole nella noilra lingua tradotte , però ch'egli latinamente {criflè , iòn »
tali . Conoicemmo noi ellèndo fanciulli Batiila Caracciolo Conte di Hieraci venir >»
nel iiollro Seggio con grande ,& nobile comitiua,percioche egli hauea quali fèmpre "
intorno a Ce famofì capitani, & dottori,i quali egli tenea à iìia prouillone oltre l'altra fa- »>
miglia tutta ripiena di gétirhuomini,& di periòne di conto,in modo che tu nò vedeui al »
cuno di coloro , che'l ièruiuano à tauola , o nella camera , ò che gli erano apprellb quan »
doeglicaualcaua, che non mollraifer tutti iplendore,&: magnilìcenria marauiglioià. »
^ onde appariua più notabile . & più chiara la (ùa grandezza . Ne è da lalciar a dietro quel »
chs inlino à qatrili giorni a racconta de latti fuoi , cioè che quante volte egli vemua con »
iacaià à Napoli comandaua à (iioi eiprellkmente che non facelTono preparatione alcuna »>
delle cole necelBrie al viuere ; i quali confortandolo , che di ciò (i guardalTc ; percioche il >»
comprar le cole alia giornata gli harebbe recato grande lpefa,anzi iòrridendo dicea »
egli quello lo io a fìne,perche indno à pizzicagnoli lì rallegrino della mia venuta, &: prie '>
ghino Iddio, che io venga à iàluaméto. ma la fortuna nò gli permifè co quella felicita pò "
ter terminar i iiioi giorni , percioche ellendogli venuto il canchero nel nafo non ioìo >*
gli guallò il vi(ò , ma lo tenne continuamente afHitto la cartina natura del nipote lì- '>
gliuolo del ilio fratello rilqualc gli douea (uccedere per mancamento di figliuoli in tut- »»
to il C\io ilato ; per i cui maluagi coilumi già manifeilamcnte comprendeua douer m bre "
uè iìiccedere l'abbadàmento , & rouina della ca(à lùa ; ne quali penlìeri , & paure li mo- »
ri lalciato per (ìiccellore il già detto iuo nipote, chiamato Tommaiò . Coli dice Tri- »
ilano ancora che io creda Tommafò elfergh ilato figliuolo, &: non nipote come da al-
tre (critture mi par di comprendere . Hebbe egli due mogli amendue della famiglia de
Rutfi.-Giouanna la prima detta di Sinopoli,& la lècondallàbella. Honorata pietà fu
quelladi Ferrante Conte di Biccari , il quale dopo lo ipatio di tanti anni vcggendo, che
coli Batiila, come Giouanni (uo fratello fi llauano lènza memoria& honor di fèpoltu-
ra , fece rizzar loro in Hieraci vn nobil fepolcro con quella inlcritrione ,
lESV CHRISTO SPEI ET VITAE FIDELIVM
E
BAPTISTAE ET IOANNI CARACCIOLIS QVI HVIVS
VRBIS
ET QVAM PLVRIMOR. ALIOR. LOCORVM DOMINI
*" INHVMATI lACEBANT
FERDINANDVS CARACCIOLVS VICARI COMES
PIETATIS OPVS QVOD EX SVA GENTE
VIVENTIB. LIBENTISS. PRAESTARET
MAIOR. OSSIB. GRATI ANIMI MVNVS LARGITVS EST
ANN. SAL. MDLXXV. KAL. SEPT.
L ^i
IJ4 DELtAFAMIGLIA
2^' Tommafo Mat che fé Cr Conte di Hierac't ejumto^ <sr [ome di TerramuA feconda, ^
TOmm9L(o ( dice Trinano ) non contento del titolo di Conte volle (àlire à cjuel del
Marcheiè;;! quale non lalcio pero a iuoi polteri , iì come a fé per lungo ordine de
iiioi maggiori cjuel del Conte era pcruenuro, perciò che in breue nacquero fra lui,
^ li Re graui Iòlpetti;ma chi prima n'hauefle dato occadone all'altro, Iddio le"! vede. Fi-
lialmente come lungo tempo gli odij non poteuano tenerli celati ; à Tommalò far polte
If mara addoflo lòtto titolo d'hauer oftelò la maellà Reale,(5c coilietf o dar conto di fé in
prigione fu condennato alla morte , come che in luogo di quella haueflè hauuto in pena
.vna perpetua carcere oue inuecchiò , contìfc^ti i fuoi beni al patrimonio del Re , 1 rouo
io quella fentenza efTere Itaradata nella torre dell'Oro , la quale è dentro il CaUelnuo- g
poli penultimo giorno dell'anno 14^7. Ma il primo atto fatto nella cauia da Pietro Sol
uedido procurator tìfcale è con la data de 25) d'agollo dell'anno 1 45 5" > onde io mi do a
^ credere quella congiura per auuentura ellcre Hata à tempo della ribellione del Marchefc
di Cottone àdì'iì^no 1 44 f,!! perche non tiouo 10 altro notabil mouimento in quc'rem
pi,dopo che furono acquetate l'arme di Lodouico, &: di Renato , & fi perche per lo flato
che 1 omafò haueua in Calauria prefTo allo flato (Ad Centelles,facil colà farebbe che inf ic
me hauelTero cofpirato à danni elei Re , onde fi vede che pure in que' medelimi tempi il
Centelles era prigione in Napoli del Re Alfonfò. Comunque (ì lia nel 1457 fìnifce in ca
fa Caracciola il contado,ouer Marchefàto di Hieraci , il contado di Terranoua , 6c tante
altre baronie,& ricchezze,gran parte delle qurii furono dal Re donate ri Marino Conia- ^
le Surrentino da lui intitolato Conte di Terranoua.Ma Trillano alle cole ,che di fopia fi
j») difièro fòggiungeua così. In che guifà poi fofTe di prigione vfcito farebbe opera lunga,&
»> faticofà a raccontare . Quello baili dire,che dopo la ubertà riceuuta niuna però delle co-
>» fé perdute ricuperò giamaijhauendoi Francefi tutti iluoi beni infra di loro diuifì , &
i) lui collrerto a viiiere del pan d'altri, nella qual fortuna fi morì a Roma, Hoia toinia-
ilio à lìgliuoli dd Conte Giouanni ,
"Di Ottino Conte di 'RtcaFiro , O' gran Cancelliere del regno ,
HEbbc il Conte Giouanni,come da molte fcritturc fi è cauato,quattro figliuoli,GU'
rellojOttino, Riccaido,&: Uiigi . Ma peiche,&; |xr età dopo il primo,& per vaio- *^
re , & per fortuna fu Ottino non fòlo maggior de gli altri fratelli ; ma de primi;
^ maggiori huomini , che hauelle hauuto la fua famiglia, &: il reame di Napoli, fc-
^uiteremo riparlar di lui tutto quello, che con fòmma diligenza habbiam potuto rac
corre non meno da priuilegi,&;da fcnrture priuate,che da approuate jflorie d'huo-
mini graui; 1 quali di tanto huomo ci han iafciato fatta mentione , Egli fu in pri-
jna molto caro a Ladislao, & la prima memoria, che trouiamo di quel Re verlodi
lui è nel 140^. Nel qual tempo comanda a Gualtieri, &à Melchionnc Caraccioli
Tvn detto Viola ;& l'altro Monaco , che vadano à dar il pofTeffo di Maida,& di
Laconia nd Ottino figliuolo di Giouanni Caracciolo, Ma non flì però in modo af-
fettionato , ^ partigiano del Re , che egli non preponefle l'honore , & la nputation ^
iuaàgli fkani,& poco honelli voleri di Ladislao , perciò che datogli dal Re ordi-
ne, che fcriu effe à Braccio d^ Montone, che venifTeàfìioifèruigi, per poter poi far-
lo morire ; Ottino ; coinè iiferifce nella fua illoria il Vefcouo Campano ; lì qua-
le fcriffe la vita di Braccio ; non giudicando la caufà , onde il Re fi mouea, punto ho-
norata , ne giuila ; & parendogli opera piena di crudeltà, & di fcderatezza , che egli
fulTeminillro della morte d'vn capitano tanto chiaro ,& illullre ,npn fi potè conte-
s, nere di non fciiucigli fèparatamente vna lettera di quello tenore , Qjjando il Re
j, mi mando ambafciadore , per tentare, & guadagnare l'animo vollro > io non lafciai à
«1 dictio colà alcuna , che mi paieflc atta à peilùad(:rui j eh? taccile aiiiicitia con elio lui,
rcrcioche
CARACCIOLA ROSSA. 115
A perciochc ccrramente fperaua, che clli doueflc eilèr vtile à Tua Maeliì , & a voi vtile , Se „
nonoreuole . Ne mi penfài doueie eficie cagione ddh ruina di colui, col quale 10 prò- „
curauadi far lega, &: amicina. Gli antichi miei ancor che fieno Ilari celebri, &per „
ricchezze , & per autorirà , fono tutrauia Ilari molto più famofi per l'integrirà della vi- >,
ta j & della fede , di maniera che io con l'efèmpio loro ho imparato , che lì deue più to- ,>
Ilo morir con fede , che viuer lènza , & che non lì deue ièruire a padroni, le non „
honeilamente , & lenza danno altrui . Et per quello non lio potuto lòpportare „
l'indegnilsima morte di colui, alquale ho procuraro honore,&: dcgnita , fi che guar- >,
dateui a non venire alle mani del Rc,|Tercioche 10 veggio, ch'egli llima più l'altrui com- j,
modo che l'honor luo . Guardate di cui vi fidate , acciò che andando à lui , non vi rro- ,>
g uiate ingannato della volita troppo lincerà fede . Non andate altramente cercando quel »
che egli s'hahbia dilègnato di fare , ballaui che ninna cola lì può tanto honellamente ta »
cere,quanto la Iceleraggine . State làno,& habbiarcui buona cura.Seruì nondimeno Ot- „
tino con incredibil fede il Re luo lignore in tutte l'altre colè honorate . Et in quella no-
tabil giornata , nella quale Ladislao fu rotto da Lodouico d'Angiò , egli valorolàmente
combattendo , fu fatto prigione,come aHerma lo Icrittorc dell'ilio ria del Duca di Mon-
telconc . Per quelli & altri meriti luoi , i quali per mancamento di fcrirtori non appari-
fcono , gli donò Ladislao in fuor d'vndici mila ducati che Ottino gli hauea prellati , &
per i quali egli li haueua impegnato la terra di Matalone , tutto quel che di più la detta
terra valeua. Ma partito di quella vitali Re Ladislao, & pruenutoil regno in raa-
P no di Giouanna lua lorella ; la quale da Iacopo di Borbona Conte della Marcia fuo ma-
rito era llara non che del regno , ma quali dell'illelfa liberta priuata , rincrelcendo lom-
mamente quella colà a tutti i Napoletanijma non olàndo niuno di metterli à coli gran-
de impreca di liberar col rilchio della propria vita da fi dura tirannide la loro Reina,lolo
Ottino con alcun'altro per grandezza d'animo fimile all'antica virtu,ardì co non mino-
re audacia,che felicità di riporla mal grado di Iacopo nella fùa prima grandezza,^ impe-
riojil che accadde l'ano 1 4 1 ó'.Mi peiiuado io,che due anni dipoi hauclfe egli hauuto l'vf
fìcio del gran Cancelliere,percioche intorno a quello medefimo tempo par che le ne veg
ga priuato Marino BofFa.Ma non parendo co tutto ciò ad Ottino,che la Reina folle Ha-
ta vello di lè tanto grata , quanto a li grande beneficio da lui riceuuto s'apparteneua,ha-
p^ uendo ella tutto il luo amore volto à Sergianni Caracciolo da lei tirato a quella immen-
là grandezza alla quale peruenne,egli lì Idegnò in guilà con la Reina, che in quelle conte
lède quali nacquero tra lei , & Sforza per conto del gran Sinilcalco , egli in gran parte le
non alla Icouerta , almeno chetamente ii pole a fauorire le parti di Sforza . anzi quando
egh l'anno 1 4 1 i> véne a Napoli già fatto amico della Reina,fij da Ottino alloggiato nel
ia fùa cala , ne conienti che andallè in callello , oue era chiamato da lei , le le chiaui della
fortezza non furono prima conlègnate in poter di Francelco di Riccardo da Ortona
amico non meno di Sforza,che amico,& parente d'Ottino . Ma volendo in quello me-
defimo anno riconciliarli ancor la Reina col gran Cancelliere, come colui : il quale oltre
1 obligo che ella gli hauea,conolceua hauer grà fèguito in Capouana,&: poter nelle turba
tioni di quei tempi, per lo Tuo molto valore, & induilria trauagliarla molto, gli donò
^ Nicallro con titolo di conte , & con priuilegio che non faccendo figliuoli , potellòno
al detto contado lìiccedergli Riccardo , &c Luigi luoi fratelli , ne l'obligo ad altro dirit-
to , & ceniò , che à pagarle vna Ipada di pregio di lei Icudi per cialcun anno . Ma come
l'animo d'Ottino non fi potea rammorbidare , veggendoli prepoilo Sergianiàgliho-
nori, oue llimaua non hauerlo auanzato ne pencoli , & ne lèruigi,li pole Icopertamen-
tc nelle guerre che ella inlieme con Alfonlo d'Aragona fuo figliuolo adottiuo hebbe con
Lodouico 1 1 1 , à fèguitar le parti di Lodouico ; onde nell'anno 1422 Bartolommco
Patio nel fecondo libro della lua Illoria di lui coli ragiona. Già parea la guerra acche- j»
tata in tutto il reame le non intorno à Matalone luogo polTeduto da Ottino Carac- „
ciolo non molto lontano dalla Cerva ; perciochc eifcndoui dentro con trecento fan- „
L 1 fiottino
p->
M^ P ^ jL ]L A f A M IC i I A
„, tiOt^in<?;ii/quaIe per vedcrfi preferito Sergianni Caracciolo A^ua male conlaRei^ A
j, na , tenca con continue {corrèiie cjuad trauagliata tutta Te; ra di Lauoro . Haue-
„ uà coilui alla iiia iomma prudenza' , & alia alterezza dcH'anijnp aggiunto di mol-
^, te ricchezze , per la qual colà fi tiraua dierro con la (ùa autorità àì fnolti popoli, &
„ di molti Signori . Perche reggendo Aljtoniò andarne tutto quel p^ele in rouina,de-
„ liberò per raffrenar quelle genti di cofi fatte (correrie di mandar .quanti gliene per-
„ ueniaano in mano a remar tutti nelle galee , la qual colà a notitia d Ottino peruenu-
„ ta,&egli quanti ne faceua prigioni , hauendo prima lor mozzo le^nani,^ ilnalò,
j, & il deliro occhio cauaro tutti Icilcijua liberamente andar via. Ma efIeAcio nata poi tra
Alfonfo , &: U Rema dilcordia , & per confcgucnte hauendo ella richiamato Lodouico,
Ottino tornò in gratina della Reina, onde nel 1427^ i 2 d'ottobre Lodouico gli conter- B
ma il contado 4i N'caiko in Aueria,& nel medelimo anno comanda,che gli huoDijni di
Nicailio glidieno l'homaggio , perche àgli u di dicembre vi fi vede da Ottino mada-
ro Luigi fuo fratello.La Reina fimilmente,nel 25» gli concede vn priuilegio che polla prò
mouerc al grado del dottorato coli in leggi , come in medicina coloro che ne giudicaua
V dcgnijdicendoli.Tibi qui caput acjminillrraror 3c gubernator didi collegij exil\is.In que-
llo medeiìmo anno Martino V. conferma di nuouo ad Ottino il con rado di Nicallro,
faccende menrione della confermagione di Lodouico in Auerià . Ma non mancando
per tutto ciò l'odioj&c la mala Ibdisfattione nel iuo altiero animo dell'immoderata gran-
dezza del gran Sinilcalco non pm capo. ma prellp che aflbluto padrone diuentato di tut-
ti gli alrrijfu egli lènza verun dubbio primo mouitore della f ongiur^ fatta confro di lui, q
pnde egli ài notte tempo fu l'anno 1452 cofi miserabilmente vccilò ; hauendo in gui-
fa menato il trattato che non che il figIiuoIo,&i parenti del gran Sinilcalco non poteron
prender vendetta di coli fiero accidente , ma l'iltefla notte fur quali tutti £^m prigioni,
hauendo in luogo di fomma ventura,che iiii ad alcun tempo lenza entrare in. penliero di
tentar nouirà alcuna folfe^-o liberati . Hora cflendo egli con hauerfi rimolfo fi grande
& potente auuerfanodauanti , & apprelfo alla Reina,& appo 1 Signori , &: baroni dd rc-
gno,(3c tutta la nobiltà Napoletana in Iomma repuration peruenuto,egli in ogni impor-
tante faccenda interueniua,& à guilà d'oracolo riputatocela lui con la lua mirabil prudera
za , & deilrezza erano tutte le colè rette , & gouernate . Tal che eflèndo morta la Re;-
na ne principij dell'anno 145 5- & nate in vnlùbito legare, «3c lecontelè dichidouedè j-v
f flère il regno .inclinando alcuni baroni al Re Alfon(ò;gli ;^ltri che fèguiuano le parti di
Renato |:rarel|o di Lodouico morto ancor egli l'anno innanzi , tra primi , che crearono :
iqualihauelferpenfiei-Q di tutto Iellato, fu Ottino per contraporlo alla grandezza de
^larzani , de gli Aquini, & de Qaetani , che già i\ vc;de4ano pendere dal/a banda Aragp-
rielè . Segui dunque egli conllanriilìmamente |e parti di Renato , non lòlo inlìn chele
cole lue poteano fperar felice anèguimento,mahn che egli fu dilcacciato dal regno.
Poco innanzi al qual tempo, ma però nel medelìmo anno 1442 , nel qual anno Altonfo
s'inlignoii di Napoli , trouandoli Renato ne| CaHejnuouo gli concede per lùoilèruigi
15-00 ducati d'entrata l'anno.Ma perduta Napoli nel fecondo giorno di giugno,& ritira
toh Renato nel Callelnouo , noi] potendo iq quello per mancamento di denari lungo
tempo fermarli , prefè partito di tprnarfène in. Francia , Dice il Patio , che e0cndofì
egli imbarcato , i noti lènza grandi folpiri riuoltandofi fpeffo à guardar la Città che
liaueua perduro, & la maluagità della fua fortuna acculando , folo hebbe per compa-
gni di coli dplorofà partita Ottino Caracciolo , Giorgio d'Alemagna ,& Giouanni Co-
ìcia . Dice quello fcrittore, che Renato andò à trouar Eugenio à Firenze , & già per vn
priuilegio del medehmo anno i^y\.i in Calen. di dicembre apparifce , Eugenio confcr-
niare in Firenze i\ contado di Nicallro ad Ottino . Ma non abbandonò dei tutto la cu-
ra de partigiani fùoi il Duca Renato , percioche nel render il Callelnuouo : ilqualeera
rcilatoinpoterdefuoiad Alfonfò,tra le prime colè che cercò nelle capitulationi fu,
|:he il perdonallè tra gli altri ad Ottino Caracciolo, verio i quali dice il f atio , fc fé faci-
lem,
CARACCIOLA ROSSA. 117
A Icmy & pcrhumanum Alfonfùs exhibuit . Il che fu cagione , che a discendenti , & here-'
di d'Ottino, relbflè ancora per molti altri anni il contado di Nicalèro con la Signoria
dell'altre callella. ne par , che egli poi viua molto più lungo tempo . Hebbe per moglie
Caterina RufFa.Porterebbe il pregio,chc di huomo fi chiaro fi fcriueffe vna vita co quel-
la bellezza,& dignità,che & la materia , & il filo di quella hilloriarichiedejeflendo queik
colè Hate da me melTe infieme in guilà d'vn fòmmario , come altre volte ho detto lènza
procurargh vaghezza,o ornamento alcuno . £t certo in quello non polTo iè non con
lòmme lodi commendare la pietofa diligenza de Fiorentini :i quali di molti lor citta-
dini di gran lunga meno chiari,& illulki d'Ottino vanno tuttauia con grandiisime fati-
che,& (udori ordendo le vite ; perche de vecchi lor fatti a polleri frelca, & chiara la me-
B moria ne pruenga . Ma nel noilro reame \Ci a mifurar ogni colà dal prelènte fplendore,
niuna cura ò peniìero teniam delle colè paflate. Et come le ricchezze,& l'hauer poflèdu-
to antichi baronaggi j&fignoriefoflè l'intero compimento d'ogni nolìra riputationc,
non badiamo molto aconiìderareconqualiikdi,ac con quali arti fieno quelli benidi
fortuna acquiibti.
%LHÌiì(pnte Jt ì^icdflrofecondt .
Ricciardo ftatello d'Ottino non Colo par che muoia prima di lui , ma innanzi à lui ,,v,i^/,
par che manchi ancora Giouanni figlmol di Ricciardo . Quello Ricciardo : come
Q i\ caua d' vna Icritturadel 1 4 1 8 trouiamo hauer poflèduto la baronia di Maida , di
Laconia A di Montefora infin dalla perlòna del padre,che l'haueua comprata da Loffre-
do Marzano conte di Alitì , & gran Camarlengo . Giouanni figliuol di Ricciardo hebbe ^"^"Z
per moglie Beatrice Boccapianola , & l'anno 1 4 5 6" a gli otto d'agollo è condotto a Ili- d».
pendi della Reina Ilàbella con 2 o lancie à 8 feudi per lancia contando per cialcuna lan-
cia 5 caualli . Luigi figlmol di Giouanni veggendo morto il padre/auolo , & Ottino zio
del padre fupplica l'anno 1 444 à i 5 di (èttembre il Re Alfonfo, che gli confermi lo lla-
to, poi che per priuilegio della Reina Giouanna infin dell'anno 141^ hauea Ottino im
petrato,cheal contado di Nicailro , & ad altri fuoi feudi potelTer Siccedere i fratelli ,&
per conseguente i nepoti : il che dal Re benignamente gli e conceduto . L'anno lèguen-
j) tea 20 difebbraio il medefimo Re fi contenta, che egli opprefTo di molti debiti poflà
vendere à Luigi fuo zio ( credo che intenda Luigi zio del padre ) la Motta di Laconia , il
che dice concederli fi per benignità reale,& fi per hauer riguardo à {èruigi di Luigi:i qua-
]i;eirendo egli quali fanciullo ( (on, le proprie parole del Re in tam tenerrima state ) ha-
uea fatti alla corona in oue' mouimenti della guerra del Marchefe di Cottone. Nel
45> A Re permette che egli pofìfa alTicurar le doti materne fopra i fuoi feudi; nel qual tem
pò egli prende per moglie Caterinella Caracciola figliuola di Giorgio. Ma par che in prò
ceflo di tempo tolga poi vn'altra moglie, & quella fia Aluina Centelles lòrella del Mar-
chelè di Cottone , & già iellata vcdoua d'Elàu Ruffo Sig. di Nicotera . Di cui hauendo
ella vna fighuolarellataherede del padre,facendo doppio matrimonio , quella diede à
Carlo fratello del nuouo marito,& fecondo Monfignor dell'Ifòla fcriue,e quella Aluina
*• fèppellita in San Giouanni à Carbonara nella cappella d'Ottino. Morto Alfonfo, 5c
fucccdutogU al regno Ferdinando fuo figliuolo , come che in que principi] della guer-
ra del Duca Giouanni figliuol di Renato fi foffe Luigi lalciato trafportare con la fortuna
de gh altri baroni, torna nondimeno prima che la guerra folTe finita all' vbbidienza del
. Re,onde A Re gli conferma , & quancfo cofi bifògnaffe di nuouo gli concede cofi il con-
tado di Nicailro , come Maida , & Laconia co cafali l'ano i /\.6^ à gli 8 d'aprile, anzi Cd
giorni dopo ottiene per mezzo di Don Antonio Centelles : il qu5e hauea per quello
effetto mandato al Re don Giuliano fùo fratello molte altre gratie , tra le quali partico-
larmente è la confermagione di Ferolito, & di Montefòra.Io credo , anzi tengo per fer-
ino,chcpiglxcrrorc il Fontano nel fecondo libro della fuailloria, quando dicendoche
Li Nicailio
ii8
DELLA FAMIGLIA
k • • • •
Ctnte di
HÌ(tp» .
in Lam-
ktrdia .
Nicailro fi era refo , perche il Conte col Cenrelles (è n'era ito à Maida , dice Francifcus A
Neocallrenfis comes , poi che &: auanti , oc dopo di quella guerra , non Ci troua altro fi-
gnore di quel contado del già detto Luigi , oltre che poco dopo rilleflb libro , il con-
te di Nicaltro è chiamato da lui Luigi . Biduoque polt Loyfius Caraciolus Ncocaitren-
lìs Comes eodem quoque cum accefliflet , placuit , &: quel che fegue. Fu nondime no
egli , o nel hne di tutta la guerra,o alcun tempo dopo priuato di tutto il Tuo Itato , U -
iciando yn figliuolo detto Alfonjfò .
%>f ^ìfonfo [onte di 'Nieafiro III.
Esfèndo il Re Ferrante giouane nipote di Ferdinando il vecchio aflfalito nel regno B
da Carlo 8 l'anno 1 45^4 Alfonfo figliuolo del conte Luigi lìipplica lì Re perche Lui
gi cote di Nicaltro luo padre fu ingiullamente fpogliato , & priuato di tutti 1 feudi,
titoli,& prerogatiue,che haueua da Ferdinado il vccchio,che tra per quelìo,6c per la gra
fedeltà portata alla cafà ài Francia , & maflìmamente nella guerra del Duca Giouanni li
piaccia concederli la città di Nicailro,le terre di Maida , di Laconia , & di Calauico , &: il
calkllo di FerolitOjCol calvello di Montelòra,le quali cofe tutte non iolo il Re gli conce-
de,ma l'anno fèguente à 7 di maggio ordina al Viceré di Calauria , che faccia inconta-
nente pagar tutto ciò , che Alfoniò Caracciolo Contedi Nicallro doueadadiuerii lùoi
debitori conlèguire . Non godè però lungo tempo la frefcamente riacquiilata lignoria;
percioche hauendo il Re Ferdinando il ìlio regno valorolàmente ricuperato, donò il q
detto contado à Marcantonio Caracciolo ad laro de Pirquitij,da i cui f ucceilbri hoggi è
poflèduto , come fi dirà al iùo luogo , &: in quella guiià (1 ipen{è quei1:a altra fignoria de
Caraccioli Roflì , benché nella venuta di Lotrecco nel regno lì folfe ritrouato vnde Ca-
raccioli Roifi : il qual prefè il pofTefTo àé. contado di Nicallro , benché ài lui non hab-
bia ritrouato anco il nome . Onde è vero in quello quel che dice il Marche{è,che 1 lor pa
lenti già chiari, &illuil:ri fra tutti gli altri Caraccioli prellamente folTer rellati poueri,
& raminghi , & per quello corretti à patir quelle miièrie, che reca con le la flrettezza,&
la pouertà . Rellò nondimeno di Luigi padre d' Alfoniò vn fiattello; il cui nome fu An
tonio,di cui per hauer egli piantata vna colonia di Caraccioli in Lombardia breuemen-
te alcune cole diremo . Andò quelli à fèruigi di Galeazzo Duca di Milano,da cui fu fat-
to caualiere ne primi giorni dell'anno 1474 nella celebration delle nozzediBiacaluafi
gliuola con Filiberto Duca di Sauoia . Dice il Corio hauer il Duca in quelle felle fatto
I icaua!ieri,ma io ne ho veduto le lettere d'Antonio Icritteà Carlo luo fratello; nel
dettar delle quali fi vede , che hauendo egli già tralalciata la lingua Napoletana, era affat
to diuenuto Lombardo . Ho io vna altra lettera veduto ài lui Icritta alla madre ; nel-
la qual dice , che trouandofi il Duca à Vigeuene l'hauea creato conte , & datogli cinque
caliella nella diocefi di Piacenza , che furono già del Conte Onofrio Angolciola , la fi-
gliuola del quale detta Bartolommea egli hauea tolto per moglie . La fiiccelfione di co-
llui fi vede nell'alberojoltre la quale non potrei io dare altra notitia , hauendo quella ha-
uuto da Aniballe Velcouo dell'Ilolanlquale come nell'albero fi vede dilcende da vn cu-
gino del Conte Luigi di Nicallro,del quale & de fratelli alcuna colà diremo •
Ve difcendenù di Tiamondo cubino di Luigi II. Conte di 'Hicdjlro,
J
R Amondo figliuolo d' Angelo, & nipote di Riccardo , il qual fu fratello d'Ottino
gran Cancelliere hebbe vn figliuolo , il cui nome fu Gio. Tommalò ; da cui come
nell'albero fi vede nacquer di molti figliuolirde quali Camillo, Iacopo, £c Ottino
morirono fanciulli ; De gli altri che lòprauillèro Aniballe , & Scipione non conobbero
il padre,& Marcello, & Ramondo lellarono in modo anchor giouinetti, che poca diici-
plina poterono da lui apprendere . Nondimeno aiutati dalla prudenza della madre,& da
alcuno
D
Ménti»
cr KMt.
CARACCIOLA ROSSA. ii^
y^ alcuno occulto (ème delL virtù de loro maggiori fi voifèro , oue maiicauano le ricchez*
ze ad aprirli la via alla nuoua fortuna per mezzo deirindultna , & ad valore . Marcel,
Io dunque pafTato in Kpagna fi polè a fèruigi d'Ortauio Farnefc allhor Duca di Cameri-
no , à cui fèruigi nella tornata , che il Duca fece \i\ Italia, egli tirò anc o Ramondo (\xo
fratello . Coli infieme giunti militarono in tutte le guerre Germ.^niche , nelle quali in-
teruenne quel Principe : & in quella di Francia di San Defir : fin che venuto in diicordia
il Duca con rii-nperadore,Marcello per non velbdi l'arme contra il Signor naturale, tol
fé commiato dal Duca . Onde iì vede vna patente di quel Signore à Tuoi Colonnelh, Se
capitani , Nella quale dopo hauer detto àdìx licenza chiedagli , vfà quelle parole . Et »
parendoci tal dimanda non lòlo giuila , ma honorara , ce Thauemo conceduta . Reilò
g nondimeno à ièruigi ad Duca, Ramondo : appreflb Ad quale hauendofi acquiifato lo-
de di valorolo caualiere nella guerra di Parma , iì morì poi continuando i medeiìmi Ièr-
uigi in Roma \\ pruno anno di Paolo 1 1 1 1. anchor giouane di xxvij anni . Marcello
voltofi nelle guerre , che pofcia fèguirono a fcruigi ad Re Filippo , interuenne in quel-
la di Piemonte . Nel Reame fu dal Ducad'Alua propolfo per vna parte alla fortitìca-
tione di Capoa , fòpralkndo \\ terrore dell'armi del Papa accompagnate da quelle de
Franzelì ; perche i\ Re ^\ diede di rimuneratione 5 00 feudi per cialcun anno , allegan-
do i minilh-i in parte di maggior ricompenlà hauer dall'vlìcio della pilotta guadagnatd
4000 Icudi . Ma mentre va lèguitando la corte ad P.e con ilperanza di maggior rimu-
neratione , imperoche era ihto dal Duca d' Alua molto nella guerra già detta adoperato,
^ fi mori non eflèndo anc hor entrato ne gli anni della vecchiezza. Scipione hauendo an- /r»/»W
chor egli militato in Germania , in Piemonte,& nel Regno , gode anchor hoggi per me-
rito de iìioi lèruigi 5 00 Icudi di rendita.Aniballe diuentato Velcouo deiritbla ha conti ^mìtéllt
nuamente attelò à riparar la (uà Chielà , i cui beni da dmerfi baroni vicini erano Itati in ^^*^*
gran parte oc cupati . I ro| olio al gouerno dello If ato ad principe di Melito , il quale ' '**
abbraccia ventiotto casella in Calauna, ha gouernaro quelli popoh con molta giulli-
tia . Gran cura ha egli hauuto,che le memorie de fuoi maggiori non perilcano ; onde
ha m animo di rizzar vn nobile lèpolchro al già Cancelliere Ottino . Nelle colè della fùa
patria ha di frelco mollrato viuacità , & fpirito , ingegnandoli d'elTer grande imitatore
di quel buono, & valorolò (ignore , la cui memoria li Itudia di rinuouarc . Fabbio pa- rMU, t»
dre d'Ottauio ha di tanti fratelli fòlo egli ampliato la famiglia, elTendo d'Ottauio lùo iì ' ^*'*** '
^ gliuolo ancor nato il fecondo Fabbio . Hora è tempo di parlar di Gualtieri , ^ di Filip-
po figliuoli di Giouanni.-de quali, quando s'incomincio à parlare d'Enrico Conte di
Hieraci , ì\ fece mentione .
Vi CHAÌùeri V'ioU & di Filippo etVn^àt , & ìtr fucceffori .
GValtierìper quanto da certi/sime congetture poflìamo comprendere accompa-
gnò Maria Duchellà di Durazzo fòrella della Reina Giouanna; quando elTendo
llato vccilò il Duca Carlo fuo marito dal Re d* Vngheria , ella tutta sbigottita fi
fuggi di Napoli ; per intelligenza delle quali colèbilògna riferire le parole del Villani, il
fiqualdicecoli. E la moglie del Duca di Durazzo ch'era in Napoli, di notte mal velli»»
ta e peggio in arnefè con due lue piccole fanciulle in braccio , li fuggì nel muniikro di „
Santa Croce e poidi la nafcolàmente vellitaàmodo di frate con poca compagnia arri- >»
uò a Montefialcone al Legato e poi fconofciuta le n'andò ver/ò Francia . Hora io truo- i*
uo alcuni anni dopo,la detta Maria donar a Gualtieri il calai di Carbonara, & Piedimon
te in Capirinata ricaduto alla-corte per morte di Giannotto Balidardo, d per lèruigi fat-
ti à lei , & al Duca Carlo fìio marito già morto,comc à Giouanna, ad Agnelè , à Clemen
za,& à Margherita lor comuni figliuole , alla qua! donagione i Re Lodouico, & Giouan
naprellan PalTenlò per vn priuilegio Ipedito à Napoh (òtto l'anno i ^ ^2 à i 2 di nouem
bre . Ali'iiblTo Gualcieri per fèruigi nceuuti da lùoi predeceffori Ruberto Imperador di
L 4 Coibn-
,jc> DELLAFAMIGLIA
Cortantitiopoli ; il qual fu fratello del Re Lodouico dona nella medefima prouincia di A
Capinnata L metà del Calai di Cagnano ritornato alla fua corte per morte d'Agnolella
della Marra figliuola di Currado . Nel 7 5 a 24 d'ottobre dice la Reina Giouanna in vn
Tuo priuilegio ; che hauendo il Re Ruberto luo auolo donato a Giouanni Caracciolo
detto Viola per rimuneratione alquante oncie d'entrata l'anno; delle quali cofi à lui,co-
me à Gualtieri Cuo figliuolo à tempi del detto Re,&: .ancor dopo , già glie n'era Hata alfe-
gnata & pagata vna parte iòpra 1 pagamenti filcali di Gaeta , vuol la Reina per ilbnza
fattale vltimamente dal detto Gualtieri del rimanente,che gli fi debba pagar interamen-
te tutta la lòmma iòpra la dogana di Gaeta . Et però ordina à quelli minilln, che cofi m
fin da quell'hora auanti debbano efifeguire . Fu Gualtieri Ciambellano, & hebbe per mo-
glie Regale Barrile , con la quale non fece figliuoli, elTendo morto per quel che lì vedrà 3
V%, appreflb l'anno 1^77. Di Filippo quelle memorie apparilcono . Egli fu primieramen-
ir%»f. te quellijche in prelènza del Re Lodouico feri à morte il gran Sinilcalco Acciaiuoli nel-
la contrada di Capoana l'anno 15 50 come lì caua non lòlo dalla vita dell'Acciaiuoli,
benché il Palmieri prenda errore ne gli anni : ma etiandio da quelle memorie altre volte
da me allegate della libreria Vaticana . Ma o per quefto misfatto,o per qual altra cagio-
ne fi fo(re,Ruberto imperador di Coltantinonoli fa l'anno 1 5 5^^ à Filippo vn faluocon-
dotto, che pofTa egli liberamente con tutta la fùa famiglia andar per ciafcuna delle lìic
terre , & città , fenza efler moleftato da niuno de Tuoi minillri , & vficiali . Nel 1 3 (^ 5 à
2 di fèttembre eflèndo per auuentura tornato in grafia della Reina , percioche il Re Lo-
douico era morto,gli dona Giouanna il callel di Campello, tolto che alla corte farà rica- ^
'^^ duto per morte, ò per mancamento di figliuoli legittimi di Capperuccia figliuola di
Bello di Capello concedendogli, che doue il detto calvello,© per lua nuoua concezione,
ò per altra cagione ad altri fi trcualfe di nuouo conceduto,egli Tel polfa acquillar per for-
za,& con l'arme in mano . Apparifce poi elTer nata differenza Iòpra il detto cailello tra
Filippo per vna parte , & Maccabea rimala vedoua d'Anlèlmo di Campello , & Antonia
& Zaitì la cittadine di Fondi figliuole del detto Anlèlmo per l'altra . Et eflèndo la caulà
daile parti comproinefla in poter di Regale Barrile moglie di Gualtieri:hauendo prima la
Reina dato vigore, & autorità alla futura lèntenza di Regale , non olìante che ella folle
donna : poi che per le lue lodeuoli operationi dice la Reina , (ì potea più tolto dir ma-
ichio , la già detta Regale l'anno 1 5 6'6' à gli 1 1 di marzo dichiara , che il detto cailello
debba elTer di Filippo, donna in vero degna come fi dilTe anticamente d'Amelia, che fol
fé chiamata Androgine. Nel 1 5 7 1 è dalla Reina infieme con Giouanni da Siena dottor
di leggi fatto ambafciadore al Cardinal Vcfcouo d'Albano , &'al Biturienlè l'vn Vicario
general in Italia , & l'altro Legato di Bologna per prorogar la tregua tra efla Reina Gio-
uanna,& i Cardinali in nome del Pontefice , e di Santa Chielà contratta . Veggonlì di
mano in mano altre Icritture di lui per tutto l'anno i 5 77 le quali ò nuoue donagioni,
o confermagioni à lui delle colè donate al fratello contengono : le quali per non far lun-
ga diceria lì lalciano, ballandoci làpere che egli fu parimente come il fratello Ciamberla
*^»^'<'w j^Q «^ i^g ^^ j^j nacque Niccola detto Viola : il quale nel tellamento di Gualtieri lùo zio
(4. e chiamato per lòpranome il Cellolo, ma in tutte le lue Icritture lolo ritiene il cogno-
me di Viola,anzi in modo il ritiene,che in molte di elTc fi vede notato Niccola Viola len E
za i\ vero , & naturai cognome della famiglia ; perche hauendo io trouato nella libreria
Vaticana Niccolo Viola eflère itato procurator di Lodouico di Durazzo l'anno i ^ ^8 in
giurar l'homaggio al Re Lodouico , & alla Reina Giouanna , eflèndo lungo tempo Itato
in dubio, chi quello Niccola lì foflè, vltiroamente mi lòno chiarito eflèr quello Nicco-
la Caracciolo hgliuol di Filippo ; percioche & come fi è veduto del padre , & del zio , &
come fi vedrà apprelfo in perlòna lìia , furono quelli caualieri particolari famigliari , ài
allieui della cala di Durazzo,& perciò nel 156"^ efl!èndogià morto Lodouico, & la Rei-
na rellata balia , & tutrice à^ì fao picciol figliuolo Carlo : che fiì poi il Re Carlo 1 1 L la
Reina dona à Niccola il caiàldiNazzarp in terira di Lauoro : il qua! calale fu del detto Lo
douico
Utu.
CARACCIOLA ROSSA. 121
A douico diDurazzo^Sc dice donarglelo per feruigi farti ad eifo Lodoiiico . Nel (^y , come
bzliA del già detto Carlo gli da la cura di guardar la fortezza di Mond ragone . Nel 6"^»
pur infilo nome gli dona 2 concie d'entrata. Nel 75 con ampia potcllà è collituiro
da lei general capitano iòpra tutti 1 mafattori , & ribaldi del regno di Sicilia . Nel 77
gli dona 2 o oncie d'entrata fòpra la bagliua di Termoli , fin che accadrà occalìone : che
iì poflan mettere fopra tanti beni feudali . Neli'8 o cofi à lui , come a Iacopo di Goibn-
ro detto Spatainfaccie fi da autorità ,& comnxflìone di prolèguir i ribc'li per tutto il
i-eame,& di galligargli . Ma venuto il regno in man di Cailo 111. il Re à 5 d'ottobre del
l'anno 8 1 il crea maeltro rationale della lua gran coite, & due mcfi appielTo gli dona 2 5-
oncie d'entrata annua fòpia la bagliua di Suln^ona . L'anno ftgucnte e dal Re manda to
B ambafciadoie per trattar lega,& amiii-ì con Giouanni Conte d'AimignachA' hnita que
ftaambalèiena per trattar vna altra lega^jSc concoidia con l'Arzimboldo di Greli capitan
diBugÌD,&:VilcontediGcnengÌ4ri. Nell'S^gli dona tutti 1 beni burgenfiticm qua-
li tur d'Agollin del Capro fùo ribelle in Sorrento : i quali beni donati al principe Fran-
cefco Pregnano di Napoli,di nuouo erano ternati alla corre regia per fua ribellione . Fu
fua moglie Kàbella Siginolh : con la quale procreò Gualtieri , & Ciarletra . Potrebbe di
leggieri eflere che egli fi morilfe intorno all'anno ^o : pcrcioche in quell'anno 325 d'a-
prile il Re Ladislao contcrma à Gualtieri le xxv.oncie fulla bagliua di Sulmona,che il Re
Carlo fuo padre hauea do nato à Niccola padre di eflb Gualtieri . Fu Gualtieri ( perciò- CMlderi
che noi lèguiremo hora il lùo ramo)fòtto il Re Ladislao gouernatorcdi molte città;per- a^Utr-
-» cloche nel 1 40 1 gouernò Sulmona,hauendo in quella città parte delle fue rendke,neir8
e mandato in Calauria per conto di certi denari ; i quali douea il Re confeguire in quella
prouincia , nella quale Icrittura il chiama lùo Ciamberlano. nel i o è coibtuito gouerna-
tor di PolicalUo,di Moiìiraca,^ di Rocca Bernarda.Morto il Re Ladislao,& venuto il re
gno in poter di Giouanna iua lòrella ; la Reina chiamandolo maeibo rationale della lua
gran corte, il creagiult itiario di Tauerna , & di Foriero , & capitano di Catanzano . nel
20 è f^tto dalla Reina elènte per conto di tutte le collette de iuoi beni burgenfàtici. Nel
26'congrandilsima autorità è creato capitan à guerra di Gaeta , oue è chiamato dalla
Reina (ìio maellro oAiario .Nel 2 8 . /è gli fa commelfione con poteilà d'aiìdar à reinte-
grar certi beni della corte . Et perquelcheiicauadacertelcritturedel 5 ^,&del 54 ve-
deli manifeAamente lui edere itato molto agiato de beni della fortuna, facendo egli , &:
^ nella prima da Giouanni,&: da Pier Fràcefco Seripandi padre,&: %liuolo,&: neli'alria da
Lancitotto Agnefè diuerlc compere di caie, & botteghe dentro la città di Napoli.Morta
la Reina Giouanna egli come feciono tutti i Cai accioh, il che fu cagione della lorrui-
na,{ègiù conllantemente le parti di Renato , come lìgliuolo adottato da lei , ancor che
cifenao egli capitano,&cal>ellano di Monteleone qttenga nel 41 à4d'agollo dal già
detto Renato,cbe andando le colè di Calauria male , polfa lènza iòlpetto d'infedeltà ca-
pitolar co nemici quel che pr lua (àluezza,& delle colèiue più gli parelfe opportuno.
Quciìi è quel Gualtieri, di cui fa mentione il Marchefe , che inlìeme con Ottino & con
Ciarletta à tempi della P.eina Giouanna molto infra gli altri Caraccioli Rolli fi nobili-
tarono , hauendo Gualtieri particolarmente hauuto (dice egli ) regi(^ Aule pi\'fecluram.
E Ma cflènd© venuto nuouo Sigaore,& mutato tutto rordine,& Itaro di prima , lòmma-
mentc peggiorarono 1 tatti de Caraccioli, tal che di certe conuenrioni in fuori, che (1
veggono tra Gualtieri , 2c Ciarletta per i denari comunemente Ipclì nella compera di
Monteleone , quali niuna altra cola appanlce de cali lùoi , cllèndo però colà cetra nel
47 eflèr morto , hauer hauuto per moglie Marrulcella Pilcicella lòrella di Vincislao , de
di lei hauer lalciato vn figliuolo malcluo, il cui nome tu Colanronio derro per iòpiano-
meloSfrelàro.
ViCeUnton'to dette lo Sfreftto .
PEr i Icrittura del 5 2 fi vede , che Colantonio m vita del padre menò la prima moglie
chumataLoilèllaAldemonlca figliuola di Ricciardo 6c di Maddalena di Srillare.
con
fj,^ DELLA F A M I 'G L I A
con cui procreò Giouanfi-ancelco inarchio,&; due femmine GiouanneIIa,& Maria. Ma cf A
icnJogii colici morra,mcnrre egli era ancor giouanc ; roKè la ièconda,& coilei fu Maria
CaraccioIa,del!a quale hebbe GAleazzo,& Pieratomo & per quel ch'io veggo due f emi-
ne, l'vha monaca detta Caterina nel munilkrodi S. Maria Dona Reina,& vna maritata
incaiàTomacclla.Hebbcegliindonoda Renato l'anno 145 5 hauendo valorofàmentc
militato in vita del padie,tutn ibeni tpudaljA burgeniàtici che furono di CoIadiGior
dano , Fu Signore della villa di Calàpulla nel tenjmento di Capoa . Finalmente intor-
no gli anni del Signore 1 48 5 trouali Maria elTer relhta vedoua di lui . Fu ièppellito nel-
la cappella de Carracioli in Santa Maria Donna Reina,oue anco tu ieppellita la moglie,
à quali poi Galeazzo lor figliuolo poiè quella inlcrittione .
HAVETE AETERNVM ANIMAE INNOCENTISS. fi
NICOLAO ANTOiNIO GALTERI F.CARACIOLO ET
MARIAE CARACIOLAE PA^ENTIB. OPT.
DESI DE RATI SS IMI SQ_.
GALEATIVS FILIVS OB MERITA EORVM
ANNO SALVTIS MD XLSEXTO ID. SEPTEMBRIS
J); Cjdle^?^ Signor di Vico ,
», -r^ I Galeazzo, Francefco Marchefè cofi ragiona . Ne noitri tempi Galeazzo nato
„ jjd'vnfìgliuol di Gualtieri rimeife in pie la preflb che fpenta reputatione della fùa q
,> famiglia , percioche per la icienza che egli hebbe dellarte della guerra s'acquillò
3, Vico terra polla nel monte di Santo Angelo , & magnificamente mantiene hoggi il (ìio
„ gradoj& l'ordine della caualleria. coli dice il Marchelè . Militò egli nella guerra d'O-
tranto con honorato carico . Hebbe per moglie Cammilla della Leonefla : la quale gli
fece di molti iìgliuoli.Diede principio a quella nobililsima, &: ricca cappella de Caraccio
Ji a S.Giouanni a Carbonara da lui dedicata alla madre di Dio con quelle parole .
TIBICOELIREGINA.
GALEATIVS CARACCIOLVS CVI TV BONA MVLTA ^
CONTVLISTI A QVO ITEM MALA ABERVNCASTI
PLVRIMA SACELLVM MARMOR. CVM ARA
SIGNIS AC OMNI CVLTV GRATVS LIBENSa* DEDICO .
ET TAMQVAM DECVMAM SOLVO ANNO POST
EDITAM A TE SALVTEM M D XVI.
VIIL ID. lANVAR.
Finalmente moriflì egli nella (ùa patria molto gloriolò . Colantonio Cuo figliuolo : il
quale finì poi la cappella , hauendogli fatto quel bel lèpolcro,oue il vede la llatua di lui à
piede col bailone in mano; vi poiè quella infcrittione ,
GALEATIO CARACCIOLO ^
QVI SVB REGIE, ARAGONEIS EGREGIAM
SAEPIVS IN BELLO OPERAM NAVAVIT
QVIQ^ IN EXPVGNATIONE HYDRVNTINA ADVERSVS
TVRCAS REGIIS SIGNIS PRAEFVIT
VIX. ANN. LVIL
NICOLAVS ANTONIVS
PARENTI OPTIMO
FECIT,
CARACCIOLAP. OSSA. I2J
^ Vi CtìUntcm MdrchefeMVico primo.
COlantonio hauendo trouato aperta la via alla grandezza della lua cafà , con vn fa-
gacillimo farro la pofè in cielo. na(ceua egli comefièdetro per madre di cala del
la Leonella, dVn trarci della quale era naco Luigi : il quale eilcndo Signore di Ti-
lefia , Feniculo, Palazzo, lano,& Virulano,di Bearrice Carrata , che fu poi iòrella di Pao-
lo quarto Pontefice hauea procreato tre figliuole fcmine lènza figliuoli maichi : la prima
delle quali detta Giulia per ragione di primogenitura lùccedeua a tutto lo ilaro parerne.
Horaellèndo morrò Luigi ancor giouane , menrre la moglie Ila occupara in far l'elk-
quie , & in piagner il morto marito, egli rapitale Giulia : l.i quale era fanciulla leco ne la
g menò,& lènza afpettarne conièntimento da patentino dilpcnlà del Papa percioche veni-
ua ad ellèrlùa nipote cugina la (posò , &c prelelalì per moglie . Il pianro,& i romori tur
grandi,& egli lungo tempo ne temè il caltigo dàìe leggi , & la pena de magillrati , onde
hebbeà ricouerarli in luogo (icuro : ma non potendo le colè tatte tornarli in dierro , ne
il caltigo di Colantonio tornando a profitto alcuno della moglie , o della lùoccra , final-
mente la colà il racchetò , & egli torna tolène à Napoli incominciò a godere con molta
iplendidezza il frutto dd tuo ardimcnro : percioche eflèndo non meno che il padre al
murar inclinato,finì la cappella di S.Giouanni à Carbonaraicce quel bellilìimo giardino
lungo le mura di Napoli , liqual abbellì grandemente con fontane di marmo , con giuo-
chi d'acque . con inteilimenti marauigliolì , & con altre colè vaghe , & magnifiche che
_ (òglion render belli i verzieri , o giardini . Non lalciò per quello d'arrender alle cole
grani, percioche hauendo egli ( ingoiar penfiero del lèruigio della cala d'Auilria , merito
ellèr da Carlo V. fatto dd conliglio lìipremo di Napoli hebbe da lui rirolo di Marchelè
{òpra la Tua terra di Vico,&; D. Pietro di Toledo , che fu in tuo temoo Viceré nel reame,
tenne tempre di lui conto grandilsimo,come quelli, che oltre alle cole dette era tuo parti
cular familiare per conto del giuoco: il quale venuto molto in vlànza tra principi è tat-
to ancor egli adito non dilprezzabile à qualunque dignità. Compro veilo l'elhcmo
della lùa vecchiezza Moncehilcolo, terra per la tua grallèzza,& abbondanza, & per la
vicinit.ìdi Napoh molto vtile ; ma la felicità di tanti Tuoi beni intorbido grandemente
la pazza deliberation del figliuolo detto Galeazzo , il quale dal drirto cammino della cac ێ,U4X_K?
tolica religione torcendo , con grandifs. dilpiacere del padre, & de Tuoi, alla maluagia
^ letta di Lutero volle accollarli . Perdeuanli per quella cagione i Tuoi innocenti figliuoli
lo ftato; onde l'infelice loro auolo veggendofi vecchio,& dopo molti fìioi prolperi 'aaue
nimenti lopragiunto dalla cattiua fortuna della tua cala: percioche vide anco la nlj-Ùicii
& la morte di Antonio Grifóne lùo genero ; non fi sbigottì d'andar à trouar l'Imperado-
re in Ilpagna : appo ilquale i fuoi fèruigi , & lafìia fede tanto poterono ; che prcualendo
à misfatti del figliuolo meritarono da quel buon principe, che lo flato à nipoti li conler-
ualfe . Hauendo in quella guifà ottimamente à luccefii mali riprato tè ne tornò nel re-
gno , & quiui fi mori molto vecchio ; hauendo lalciato lo flato à Colantonio fuo nipo-
te primogenito di Galeazzo . Nella tua {èpoltura:la quale egli viuendo s'hauca tatto in*
fin dell'anno i 544 è quell:a inlcrittionc .•
E NIC. ANT, GALEATII FIL. CARACCIOLVS
VICI MARCHIO, ET CAESARIS
A LATERE CONSILIARIVS
SIBI VIVENS
ET IVLIAE LAGONISSAE
CONIVGI
INCOMPARABILI
MDXLIIII.
Ma tredici anni dopo querto tempo fece ancor egli la dedication della cappella (fi co-
me il P^dre hauea fatto allaVcrginejà Dio onnipotente con quelle beiluiime , & la..
tine parole
04 DELLAFAMIGLIA
tinc parole , credo fatte (è io non m'inganno da Antonio Epicuro . ■)(
D. O. M.
OMNIA DOMINE TVA SVNT aVAE DE MANV TVA
ACC£PIMVS,DEDIMVS TIBI ?
NICOLAVS ANTONIVS VICI MARCHIO SACELLVM
HOC A GALEATIO PATRE INCHOATVM
OMNIBVS SVIS PARTIBVS
EXPLETVM LAETVS
OBTVLIT DEDICAVITQ^
A PARTY VIRGINIS ANNO MD"LVII.
MENSE PRIMO DIE VI. g
Oltre i figliuoli mafchi che (bno neirall:)ero:hebbe Colatonio due femmine,Beatricc che
rclkra vcdoua di Ferrate di Sòma fa poi maritata a Carlo Caracciolo ancor egli de Rof
il tìghuol di Gio. Barilla, & Lucretia moglie d'Antonio Grifone donna di lànra & inno-
centilììma vita. Di Galeazzo fùo figliuolo oltre i maichi ne rimaièro tre , Giulia moglie
di Marcantonio Caracciolo Marchete di Brienza ancor egli de Rolli . Dianoradi Gio.
Celare di Loftredo,& Lucretia .
Vi CoUntonio . ^archefe M ZJuofeeonJo :
COme che io habbia propoilo di non parlar molto de vini , nondimeno perche di* q
cendo alcuna colà de luccelli del giouane Colanronio alcuno vtile eflcmpio le ne
può trarre, vlcirò quella volta alquanto del mio proponimenro.Io non vidi mai fi^
gnorc alcuno nel nollro reame,dopo U morte dell'auolo con maggior fauore, & ieguito
dicoilui , ricordandomi h^uerlo veduto andar .à palazzo accompagnato da moltitudine
grande di caualicri, in cala corteggiato da mattina fino a fera non che da tutta la nobil-
tadi Capouana,ma quali da rutta NapoK,ne al fauore della fua patria mancaua quello de
miniltri d^:l Re,efleiido per la fua larghezza) 6c perche era molto atto dalla natura à farfì
de gli amicijgrato à ciafcuno. bgli fi tacca poi feruire non à guifa di Signore,ma di Princi
pe vclédo al feruigio f uo perfòne di cóto,& proferfè à me 2 oc due. l'anno oltre U tauola
perche 10 lo fèruifli per fegretariOjobligadofi à tenermi cacelliere>&: facédomi ogni largo p.
partito . In quello modo di viuere mentre egli f pende, oc fpande largamente il fùo , vc-
jiuto per la molta fua libertà & baldanza in odio à D. Peratan di Riucra Viceré del Re-
gno , 6c fra l'altre cagioni per hauer ne parlamenti reali voluto parlar in difefà de'baro-
111 : cadile in vn pelago di trauagh , & di molefbe , percioche fotto titolo di religione fu
lungo tempo ritenuto in Roma prigione in calle! Santo Angelo , Se quindi liberato ei-
fendo trouate vane le accufe tattegli,fLi per altre cagioni, & per ifpatio d'anni maggiore
tra confino,&: prigione fieramente tormentato dalla fortuna nel Regno, onde portò per
imprelàfattagU da me il Larice con quelle parole d'Orario SI FRACTVS ILLAE^A'
TVR ORBIS, Ma quello che è da marauigl.iare & in Roma,óc in Napoli,pareua nelle
carceri illcfle più tollo iigijor d'eilc^che prigionere.-perciò che non refinando mai di do-
nare , hauea continuamente gran numero di pouere genti attorno , che con fìippliche,©
con preghiere alcuna colà l'addimandauano , a quali , ò poco , ò afl'ai fcmpre egli alcuna
colà donaua. I Carcerieri vbbidiuano à fuoi cenni non altrimente che a quelli de magi-
Jlrati , onde parea llrana cola a coni ìderare che eglUofle prigione di loro . Ma quello,
che con dil^colrà Ci crederrebbe , efFendo egli eloquennilimo nel parlare , no«dubiraua
di dire paleiemente a ciafcuno 1 torti che gli erano tatti, & ciò più tollo con minacele,
che con lamentationi granando il Viceré con ogni forte di biaf imo . Onde crcfcendo
maggiorméte i odio di Don Peratan verfò di lui,& del iderofo di leuarlo di rerra,il te fot-
•to colore di nuoui misfatti più volte con fcueritàefaminare ; ma egli vincendo,òcQnla
fc)ice2;zajò con lo fdegno dell'animo o^ni ibetie di tormento , fi cgnfèiuò tanto eflendp
CARACCIOLA ROSSA. izy
A ancor gioiianc.che foprauifle al Viceré. Nò rrouò per cjuello molto maggior piaccuolez
za ne luccelìon , onde dopo vari accidenti, che lungo larebbe à raccontaiii , haiiendo di
CIÒ agio, il ridude hnalmente à Vinegia, oue iioggi viue nò ollantc rare pallate calamità,
&:rhauer grandemente diminuito le lue rendite m pregio, & amor grande della nobil-
tà Venetiana,&: con pompa,& grandezza più da Signore ricco , Oc fortunato, che daefu-
Je . L'auolo oltre Vico gli lalciò ancor Mótefulculo , il quale cglicópro,& Terracuiò,Ca
iìclpoto,la città diTilelìa , la Pilofà , & la Motta che furono già di quegli della Leonella .
jPi J)rfarcello Qonte di "Biccari primo .
GAleazzo primo Signor di Vico hebbe oltre Colàtonio,dicui habbiam ragionato vn
^ figliuolo detto Marcello:iI qual vilTe liigo tépo in corte del Re CattoIico;& perciò
fu honoreuolmente riconoiciutodalui.Imperoche fu il primo per c|uel,cheli racco
ra,il quale de caualieri Napoletani hauelTe dal Re di Calliglia hauuto l'abito di S.Iacopo.
Haueagli dato lo llato di Gio.Antonio Caracciolo,che fu poi Còte d'Oppido,dicui il Re
eraherede,ma toltoglielo per neccllìtà diedegli in parte di Icàbio il Calkl di Barletta con
altre redite,in vece delle quali gli fu hnalmcte dall'imp.Cailo V.donata la terra di Biccari.
Nelle guerre di LautKch cóferuando egregiamente la fede al Tuo fignore , merito d'eder
honorato iòpra la già detta terra di titolo di Conte.Onde fi dice.che moiVàdo D. Pietro
di Tolledo poco amico di luiall'lmp.che Marcello douea ragioneuolméte lalciar il caitel
di Barletta,poiche egli era Ibto honorato co lì chiara dignità.No nòjiifpolè Marcello, té
gali pur voltra Maellà il (\xo titoIo,che io mi rimarrò col mio cartello, non gli lòfterendo
C l'animo di moilrar,cheegli hauefle copiato con prezzo quello,che fuole eller fegno d'ho
nore &di merito.Fu anco lìgnor del Rotello.Delledue mogli,che egli hebbe la Caraccio
la gli partorì Vittoria & Lucretia, quella maritata à Giulio Caracciolo de Duchi di Mar-
tma,&: quella à Scipione Tomacello. Di Emilia Carrafa donna di lìngularillìmi coikmi
hebbe oltre i mafchi , Caterina ; la quale Hata moglie di Fabritio Cantelmo figliuolo del
Duca di Popoli, fu dopo la (ìia morte rimaritata à D.Giouàni del Tufo Marcheiè di Lauel
lo.MorilIì hnalméte nell'anno i 5- ^ó'.Et il Còte Ferrate lùo figliuolo nell'hereditaria cap
pelladell'auolo in SanGiouàni à Carbonara gli alzò vnalf atuadi marmo co oueilie parole.
D. O. M.
MARCELLO CARACCIOLO GALEATII FILIO
BICCARI GOMITI BELLO DOMIQ, CLARO
^ FERDINANDVSCARACCIOLVSCOMESINHEREDITARIO
HOC SACELLO LICET ANGVSTO
PATRI OPTIMO MONVMENTVM POSVIT
Ti Ferrante Conte di %ccart fecondo, & Conte d' Virola .
DVe furono i figliuoli malchi del Còte Marcello:de quali ellendo il primo incapace,
fuccedette il lecondo,chè è il prefènte Contedi Biccari detto Ferrante.Hoio veda
to lettere del Duca d'Alcalà Viceré del Regno lòtto la data de 2 5 di luglio dell'an
no I ^é'éjper le quali gli cómette,che per lolòlpetto dell'armata Turcheica debba coli dei
£ Tuo Ifato come de luoghi vicini metter in ordine il numero di due mila fanti, co parte de
quali fòccorfe co molta fùa lode la riuiera di Capitanata.Ne due anni apprelfo gli fiìdata
in prefìdio Ballettarne! qual luogo li portò in guiià,che quella comunità gli donò vnaca
tenad'oro,onde pédeua vna medaglia del Re,nel rouefcio della quale (òn quelle parole .
FERDINANDO CARACCIOLO OB PRVDLNTIAM, ET BE-
NIGNITATEM IN TyENDA BIS VRBE S. P. Q^ BAROLI
T A N V S . Honori più toilo fecondo il buono, & lodato collume de gli antichi , che
fatti all'vfò della moderna barbane ; La quale fèconolcelle in viiò la vera immagine della
gloria,molto più quelle cole apprezzeiebbe,che non le accattate digmtà,6c le lome de di
M nari
B
'12(^ DELLA FAMIGLIA
nari cariche non meno di biafiino,& cl'infamia,che d'oro.Seguite dopo le guerre col Tur . ^
co , è ièmpre mccruenuto ripprelTo la perfòna di Don Giouanni d'Aulliia in iulla armata
Chriibana , oue non fa giudicato punto dii'utile vn parere da lui mandato al Barbarigo
in (ìli precinto della battaglia . Onde in vna lettera,che Don Giouanni manda al Re de 5
di nouembre dell'anno ' i y 7 y di iua mano icriue quelle parole . El Conde de Vicari es
vnode los que an alìilido en ella lornada mas parricularmente, por cuya caufà fupplico à
V.Maieilad mande tener memoria del . Et vedelìche il Re illello in vna letterajche feri
uè al Conte gradiice grandemente 1 ieruigi da lui riceuuti,o: promette tenerne memoria.
E di tutti quelli lucceili lenire poi per iuo diporto l'hillona-In tante Ipelè da lui fatte no
ha però Icemato le paterne ricchezze , anzi ha accreiciuro il lìio dominio con la baronia
di Valle maggiore cóhlknte m Call:elluccio,FaitOj&; Celle , & con Airola ornata di titolo
di Conte . Rizzò la lèpoltura à Conti d'Hieraci, come a iiio luogo (1 dille & di Cammil
h figliuola di Ferrate Loifiedo Marchclè diTriuicohahoraEmilio,& Antonio figliuoli.
Hora parleremo di Ciarletta fratel di Gualtieii,&; della Tua luccelììone . Dalla narratione
delle quali cole lì potrà ageuolméte comprendere niuna pouerrà cller maggiorcjche quel
la del langue;percioche oue so gli huomini le ricchezze iidipartono,& tornano bene Ipef
io, lì come in colloro,ma Ipéro il lànguc vna volta, non rella (e non vn vano grido delle
,cofè palFare ; il quale ancor elfo finalmente ii Ipegne , & vien meno .
^i Ciarletta , &fmifitcctl]ori ,
LA prima fcrittura , che di Ciarletta trouiarno è nel 141 7 à 2 7 di maggio , che la Q
Reina Giouana gli da la terra di Móteleone per tre mila ducati da lui prellatile per
poterne pagar 1 loldati.Nel 24 il diciottelimo giorno del fòpradetto mele per moÌ
ti lèruigi riceuun da lui , & per le non picciole Ipelè da lui fatte (òtto di lei militando , &
anche in conto di cinquecento cinquanta ducati d 'oro,che l'hauea precari per ricuperar
la dogana di Napoli , gli dona in feudo la gabella della piazza maggiore di quella città ,
obligandolo per lo leruigiodel tendo, o addogo,che gli debba ogni anno pagar vna fpa-
da tornita di valor di due oncie . Morta la Reina Giouanna,&: prima che venifle nel rea
me Renato lùo fucccflore, elFendoui arriuara la Reina Ilabella Iua moglie , veàdi vn Ilio
piiuilegio lòtto la data de i 2 di dicébre dell'anno 145 y, per lo quale fa Ciarletta Cailel
lan della fortezzadi Cailello a mare di Stabbia,6<: capitano no tolo della città,mà di Lette ^
rcjdi GragnanOjdi Pimonte,&: del luogo delle Franche della Prouincia di Principato con
autorità di poterui conlbtuire altra perlona in nome Tuo. Nel ^ 6" il primo dì di nouem-
bre gli dona i'vficio di maellro portulano di Puglia con 6'oo ducati di prouilìon l'anno .
Nel 5 7 à I 5" di gennaio contellàndo hauer da lui in più volte poco più di due mila duca
ri riceuuto in prello per pagarne 1 Ibldati della guardia della città, & fortezza di Calle! à
mare ; vuole , che iiilin che gliele relhruilca , (1 polla Ciarletta la detta cittàA cartello ri
tenere,airicurandolo ne à lui,ne à fuoi fuccefloii, douerglielo torre giamai , (è prima non
gli fieno pagati interamente i detti denari inheme con gli altri : per i quali ( come per vn
altro piiuilegio dice apparire) la detta città, con la detta giuriditione , & porellà per
quel priuilcgio conceduta,afi^erma trouarglilì hauer dato . Quelle fono le rimuneratio-
ni di due Reme . Ma venuto Renato nel regno , mollra che da lui folfe fatto Callcllan E
diSant'Ermo, & per nuoue cagioni, ampliateli rendite, &(ìgnoria,percioche per vn
lùo priuilegio dell'anno 1455? à 5» di giugno: dicendo il Re hauer da lui in più volte
ducaci lèdici mila,&; cinquecento in quella guilà riceuuto , dieci mila peri gaggi del
callellano , 5c de lòldati , & per danari contati piellarigli nel calici di Santo Eralmo lo-
pra di Napoli ( coli veramente d chiamaua in quel tempo que! che noi hora dicia-
mo Sant'Ermo ) quattro mila cinquecento prcllati alla Reina lìaa moglie lòpra la do-
gana del làle di Napoli , &due mila da elio Ciarletta pagati à lòldati regij, non ha-
Viendohorada rellicuuii, gli impegnala terra di Monr^leone inlìeme con !a fortez-
^'""'- za alle-
CARACCIOLA ROSSA. 127
^ za aflègmndoli dieci onde il mefè pei- pagamento di fìia prouifìonc. Oltre acciò gii
dona ducati fècento annui fòpra Oppido,& Melcucca , i cjuaii oltre i fèflànta feudi il
meCc , vuol , che gli debba godere egli parimente e i iiioi iùcceflbri , &: heredi dal di che
Ci prenderà il polTelTo di Montelione inlìn che per la regia corte non gli farà l'intera fòm
ma dei ducati fèdicimila,& cinquecento reltituita. Nel medefìmo anno a i^d ago-
Ilo conferma à lui & à fùcceilori fùoi non fòlo la gabella della piazza maggiore di Na-
poli, & IVficio dei maertro portulano di Puglia • de eguali di fopra s'è fatta mentione,
quello dalla Reina Ifàbella fua moglie, & quella dalla Reina Giouannafùa madre con-
cedutigli ; ma etiandio il palo della Tonnara di Biuona pollo alle pertinenze di Montc-
hone , che per altro priuilegio , che noi non habbiam veduto gli douea primieramente
„ eflere llato donato . Quella è quella pefcagione tanto celebrata à dì nollri de tonni,&
conofciuta ottimamente da gli antichi : i quali commendarono i tonni di Biuona fòpra
tutti gli altri , fé vero è , che Biuona fìa l'antica Hippone opera già de Locreniì . La qual
pofcia tolta da Romani à Brutij , Vibona Valentia fu cognominata . Onde Archc-
ilxato appreflò Ateneo cofì dille.
S'ad Hippone d'Italia vnqua n'arriui .
Qui fon miglior di rutti , e a lor conuiend
La palma . Et ciò perc'han varcato il mare
E i pelaghi del ponto, mentre noi
Voleam far d'elfi intempelBua preda .
Ma difcacciato Renato dal regno , &c venute le cofè de Caraccioli in fòmma dilKcoltà
per efiere flati oltre modo afFetrionati,&: partigiani di quel principe, iì vede, & di Ciar-
letta , & di Gualtieri fùo fratello vna fupplica al Re Aifonlò lòtto l'anno 1 44.2 à r 2 di
giugno, della quale perche in effa la mutation dello llato,& delle cofè loro manifèllamé
te apparifce , & perche ci può anco ad alcuno ammaellramento fèruire per efièr vno
efèmpio delle continue mutationi j Se fcambiamenti del mondo, non farà del tutto fuor
di propofito far mentione. Supplicano dunquequeiliduefratelliilRe,che nonlìa
tolta loro la terra di Mótelione fin che nò gli fieno rellituiti i dinari, per 1 quali la tenea
Ciarletta in pegno prellati coli alla Reina Giouanna come à Renato ; alia qual fupplica
è quello refcritto , Fiat confirmatio terr^ Montisleonis , prò eis ramen pecunijs quas
bons memorile domina Regina Ioanna à dicVis fùpplicanribus mutuo receperat ; & mi-
^ nimè de mutuatis illullrifs.Duci Renato . Onde li vede in prima la perdita di tutti i fè-
dicimila , Se cinquecento ducati prellati à Renato & à Ifàbella . ApprelTo domandano
la confermatione di tutti i beni burgenfàtici , de feudali , vHci , & preiogatiue , & il re-
fcritto è tale . lam prouifìim eli inter decretationes fadas ad capitala oblata prò parte
fèdilis Capuan^ videlicer.quod de burgéfàticis placet,& nunquà de feudis qu^ poflidenr,
quoad prouifioncs , & officia autem remictuntur ad fùmmariam: vt vilìs priuilegijs pro-
uideat . Dal che fi caua la certa priuarion de feudi , &c la dubbia fj^eranza di ricuperar gli
vfici . Similmente ( affaticando come dille colui i Dij dell'altrui imperio ) domandano,
che fieno confermati à gli huomini di Monteleone tutti i priuilegi, & indennità impe-
trate da i Re paflàti , & lì rifcriue cofi . Placet de priuilcgijs , & alijs vfque ad obitum
E Reging loann^ eatenus , quatenus in earum polèflione exillant . Supplicano che fia-
no lor perdonate tutte l'offefè, che hauellèro fatto à elfo Re , fé ben follerò incori! nel
crimine dell'ofefà Maellà nella guerra fatta col Duca Renato . Di che il Re lì ino-
ilra liberaliffimo . Ma in quanto che à Ciarletta 1 la llabilita la medefìma prouifìone ,
che egli hauea fòtto Renato , come capitano , de cailellano di Monteleone è dal
Re rimellò alla Sommaria , & in vero meritò al fine in quella vltima domanda la
virtù, & bontà diCiarletta alcuna fòrte di clemétia , & di benignità dal Re vincitore,
dal quale benché ofFefo non fòllenne mai , che h partiflè veruno interamente mal fo-
disfatto , hauendogli allègnata quella prouilionc fopra le collette , & bagliue cofl
di Monteleone come della città d'Oppido^òc delia terra di Malcucca . ma auuenuto che
M 2 ilRe
irg DELLA FA MIGLIA
ilReperlopaiLimento fatto col baronaggio era contentatofi di rilafciar ogni forte di A
colletta , èc di bagliiic , &: in vece di eile di prenderli vn ducato per fuoco , per quello
ordina,che la detta prouiiione {e gli paghi iopra i detti pagamenti hlcali d'vn ducato per
fuoco: i quali erano (opra le già nominate terre. Simiglian temente l'anno 45- a 14
di gennaio à tempo cheli Re Altonfo fi ritrouaua col campo intorno a Cottone per la
guerra,che haueuacol Marcheie Centelles ; chiamando Ciarletta fuo diletto conliglie-
le ; vuole , che in ogni modo come per altre iue hauca ordinato , gli li debba pagare, co-
me à callellan di Monteleone 1 cento ducati il meiè {òpra i già detti pagamenti tìicali
conceduti,nel qual vtìcio , & gouerno par che egli (1 muoia l'anno 1 45'o.percioche il iè-
llo giorno d'ottobre di quell'anno il Re ta. calì:ellano,&: capitan di Monteleone Pietro di
Milano vacato già per la morte di Ciarletta Caracciolo . Fu Ciarletta pio , & religiolò „
caualiere, concioliacola , che egli fece a iue ipeie tutto il pauimento dcll'Arciueicouato,
come fi vede per certe tauolette di marmo , che iòno Ipariè in terra per quella Cliielà
con l'armi iue , & con quelle parole .
MAG. MILES D. ZARLETTA CARAZZOLVS FECIT
HOC PAVIMENTVM
AD HONOREM M. ET BEATI lANVARII ANNO DOMINI
MCCCCXXXIH. MENSIS MARTII XI. IND.
Et con tutto ciò ninno honoie ,& grandezza volle egli nella iua ièpoltura , anzi quel-
la ordinò che ioiTe iotteira nell'entrar della Chieia à man manca,oue egli, & quafi tut-
ti i iìioi iùccelFori ion ieppelliti.Hebbe per moglie Margherita Carbone, co cui procreò i
quattro figliuoli, che nell'albero appariicono, mai quali recarono affai pouen , & mal ^
agiati de beni della fortuna, come priuati de feudi dal Re cupido di rimunerar 1 iùoi par-
tigiani , & ipogliati d'ogni lor mobile nel iàcco della città, quando ella fu preià da Alfon
lo ; eilendo ben riconolciutc le caie di coloro: iquali hauean ieguitato la fattione Angioi
na. Ne di tutte le ragioni,che hauea Ciarletta iòpra Monteleone,diede Alfoniò à figlino
li altro che 400 ducati d'entrata annui,mentre era perdurar la lor vita,come in vn priui
legio il vede del iopradetto anno 50 nel primo dì di nouembre , oue dice il Re , che ha-
uendo Franceico Caracciolo,Giouanni Aioifa , Colantonio Caracciolo & Ottinello Pi-
i.iii^l^it icicello tutori di Luigi Antonio,£c de gli altri figliuoli di Ciarletta,i quali eran rellati pu-
toni», pilli, coniegnato di iuo ordine il cailello, & terra di Monteleone , che già Ciarletta tc-
nea,a Pietro di Milanoiper quello dona li Re à 1 già detti pupilli,& a Margherita Garbo L)
ne lor madre ducati quattrocento l'anno iòpra la dogana di Napoli mentre durerà la lor
vita, il in cambio di quella Cailcllania,come di tutte le ragioni,^ pretendéze,che potei^
iero hauer iopra Monteleone . Di Luigi Antonio, pero che egli lòto hebbe figliuoli, nac-
ciarlettd que il iècondo Ciarletta : ilquale come nell'albero fi vede iù auolo del terzo Ciarletta,di
fecondo. Scipione,&: di GiouanLuigi . Scipione caualier di S.Iacopo, Gio.Luigi di Malta.Ma Ciar
curlttu \<^^tc\ oltre la bontà de collumi fu buon filofòio, hebbe cognitione della teologia , &; nel-
ter\o l'vna profeiiione,& nell'altra Icrilfe, come che niuna delle iùo colè ila publicata.Haueua
santone, ancot egli parte con doti & con altro ottimamente riparato alla llrettezza delle colè do
jr«^,, melliche,onde incominciaua à iolleuar di nuouo la cala; quando effendo ancor giouanc
fu tolto via dalla morte con gran diiJMacere di tutti coloro:i quali hebbero la fua viànza. E
Ma la iùcceifione di Domino vn de figliuoli ancor egli Aq\ primo Ciarletta fu molto for
tunataper cagione di Marino iùo figliuolo:ilquale di mirabili angullie riduile la caia iìia
a notabil ricchezza, & felicità; onde porta il pregio à far di lui,& de iuoi iùcceifori dillin-
ta & particolar mentione .
7)i Manno C'ayJmale, Conte M Galera ^ & ^ouernator di Milano ,
u
Arino il che deurebbe ipronar ciaicuno effendo fanciullo fi poiè a ièruigi del Car
dinale Alcamo Sforza;per mezzo della qual fèruitu creicendo egli nlquale era va-
lente , & d'aliai hebbe agio di £ir conoicere il valor iùo nella corte di Roma
perii
B
CARACCIOLA ROSSA. 119
perfi fatto modo, che incominciato ad efièr adopeiato da Leone fu d'intorno Tanno
1518 mandato dai Papa Nunrio aii'Jmperadcr Carlo V . nei qua! carico pericuerò infi-
FiO alla morte del Pontefice , tal ciie hebbe agio à dar la prima corona a Carlo m AquiC
grana. Ma cflèndo egli ritornato in Italia per dar conto cella iùaaniminjllraticne al
nuouo Pontefice ; l'Imperadoie che nel trattar le cofe cella Corte di Rema rhaucacono
iciuto prudente , & animofò , il chiamò a fuor lèruigi , & mandollo l'anno 1525 amba-
(ciadore à Venetia , di che fa mentione il Guicciarnini ; oue conclulè la lega tra riinpera
dorè, & il Papa , & quella Republxa . Ma {accedute le guerre dello llaio ài Milano ,
egli fu volto in Lombardia per nicdere ambalciadore da parte di Celare appo il Duca
FrancefcoSforza,& quiui dimorò infino al fine della guerraj& aflèdio ad calici di Mila-
no . Nclqual tempo richiamato dali'ImperaJore interuenne nella lùacoronationcm
Bologna . Quindi fu di nuouo mandato à Vinegia , oue conchiufe la pace tra ì'Impera-
dorCj& quella republica, la qua! dura infino àpiefènti tempi . tornò poi di nuouo al-
rambalceria di Milano, efièndo l'impcradore tornatofène in Fiandra , nel qua! carico
fii da Paolo III. l'ano 1525 create Cardinale . Ma il padre Onofrio piglia errore in
sfFermarCjche c^\\ folle ia quel tempo gouernator di Milano . Ellendo poi nata fiera, Si
afpra guerra tra l'Imperadcre , 6: il F.e di Francia, ócdefiderando il Pontefice a iùo fom-
iTiO potere d'acchetarla , mandò all'imperadore il Cardinal Caracciolo, & al Re dì Fran-
cia il Triuulcio, come perfòne confidentifiimeàqueih Principi ; di che benché frutto
alcuno non h cauafìe , deliberò nondimeno di nuouo i'Imperadore di ièruirfi di Manno;
6c ellendo già egli per la iriorte di Franceico Sforza diuentato alfoluto lìgnor del Duca-
to di Milano ; commife la cura , & gouerno di quel nobililfimo dominio al Cardinale ,
oue fi morì finalmente l'anno i f ^ 8 con vniuerlà'e dolore di que' popoli ; appo 1 quali
la fìia moderationc , & giuilitia era amata , & honorata fingolarmcnte . Hora le rimu-
nerationi che egli hcbbe per i fùoi fèruigj f uron molte : delle quali tutte li fèruì in benc-
fitio de fìioi fratelli, & nipoti con tanta carità, che priuandoli de propri] commodi
mentre egli vilTe , & lenza afpettar come molti fanno i'hora della morte , compartì lar-
gamente benefici , & ricchezze grandifiìme infra di loro . Tre volte diede il Velcouado
di Catania , l'vna a Scipione Iùo fratello , l'altre due à Luigi, 6c a Cela Maria fuoi nipoti y%l"^
figliuoli diGiouan Batilk . De quali io conobbi fvltimo , che per le fiàe buone qualità CéUénu.
morì in concetto di Cardinale . Dal Duca Franceico Sforza l'anno 1524324 di mag-
gio efifendo egli allhora Protonotario Apollolico , & ambafciador Celàreo hebbe in do-
no la terradi Velpolato con titolo di Conte.Ma hauendo poi il Duca donato la già detta
terra à Franceico Triuulcio,dono l'anno i 5- ? o à i 5 di luglio à Marino la terra di Gale-
rata , oucr di Galera con molte ville congiunte cioè Perno , Samarata,Ca(cina , Verghe-
rà , Boladello , Tulpiata {òpra arno,Peuerantia,Arnate,Cedrate.Santo Stefano & Ogio-
necon titolo di Conte lopraGalerata. Doue narra dilìelàmentc l'infiniti ieruigi da
Marino riceuuti, che da fanciullo lèruì il Cardinal Alcanio iùo zio nella fortuna prolpc
ra,& nella aduer{à,{eguendoIo in Germania,in Francia,& per Italia,che lèruì fedelmente ,
il Duca Maiììmiliano Iùo fratello,per cui fu ambalciadore à Roma, & finalmente fé Aefl
(o per tal modo , & in fi fatta maniera, vt square illum polle non Iperemus ( {òno le pa-
role del priuilegio ) Quello contado gli fu poi elTendo già Cardinale confermato in Àlli
à I o di giugno dell'anno i 5 3 6" da Carlo V. Imperadore : dicendo che de Icruigi fatti
& à Malsimiliano & à Franceico. Nos teAes lumus . Et poi lèguita , il che fia detto per
addurre vna tertimonianza ài cofi gran principe . Verum cum amplilsimi viri dignitas
ex pernobili familia orti non nobis lòlum {^eà omnibus fere Chrillianis principibus co-
gnita lìt . Et quel chelegue.per tutte quelle colè , che li fon dette , la lua cafa ne mon-
tò lì come hoggi vediamo in ricchezze , & reputatione grandiisima , &: egli lèppellito in
Milano, ha lopra la lìia {èpoltura quella inicrittione : la qual trattando breuementei
{ùoi più nobili fatti , lì può con verità dire , che ella non trapalsi di gran lunga la legge
di Piatone fatta intorno le iodi de moui .
M j MARINO
ma.
^fcant»
Sa^itnt
i-o DELLAFA MIGLIA
MARINO CARACCIOLO NEAPOL. ILLVSTRI GENERE ORTO>^
QVl PLVRIMIS PRO PONTI F F. CAESS. Q, FVNCTVS EST
LEGATIONIBVS PRIMAxM CAROLO V. IMP.
AD AQVAS CARANI CORONAM IMPOSVIT.
ANGLOS EI CONIVNXIT ET VENETOS: AC DEMVM
A PA VLO IIL PONT. MAX. IN CARDINALI VM COOPTATVS
ORDINEM DVM PROVINCIAM M EDIOLANEN. AB EODEM
CAROLO SIBI CREDITAM REGERET IMPORTVNA MORTE
MAXIMA CVM REIP. CHRIST. I ACT VRA SVBLATVS EST
V. CAL. FEBR. MDXXXVIH. aNNOS NATVS LXX.
IO. BAPTISTA FRATRI OPT.
B
V' Ciò. 'Btttijìii Conte di Caleva ftcondo .
L
Afciò il Cardinal Marino il conrado di Galera n Gio . Batiiì:a Ilio maggior fratello
già lUro Cameriere d'Alfonio 1 1. il quaie cognominato Iccondorvlo di Capoana
Ingrillo : hebbe di Beatrice Gambacorta oltre i nìalchi due figliuole femmine , Eli
/«/g»,-cr cretia monaca in San LigLioro,&: ippolira maritata a Giulio Celare Caracciolo .iChiama
\L Kf/ffl" '^^'^^ coilei dal nome dell'auola Martukcila.ma Giulio Celare poefa,&: cortigiano accor-
ut di C4U tijlimojfchitando la bafièzza di quel nome, non la volle prima menare a cala , che ella di
quello fpogliatad co quel d'Ippolita quali più ricco, &: nobile manto nò fi riueltiilè.De ma
Ichi icrbandoci à dir del primojdue come (i è detto i:ur Velcoui di Catania Luigi, 5c Cola C
Maria.Afcanio il quarroal quale fij adoperato dal Re Filippo per ambafciado.re à Roma,
hebbe dal gran Duca Colimo de Medici ottimo cllimatore de gli huomini valoroii liigo
tempo iì:ipcndio,&: douendo mandar il Principe Don Fracefco Tuo tigliuolo alia corre di
Spagna^elelie ha tutti i fuoi caualicn &i (ignori iolo Aicanio,à cui configli fpetialmente ,
& per lo cui fenno,& prudéza ei la fua giouanezza reggeffe , come che perla capacità del
l'ingegno & per la moderatezza de coltumi nò molto haueffe intìn da quel tempo quel-
]'intcndcnrifìimo,& manfueto Princij: e de gli altrui ammaeflramenri melliere . Fu anco
Afcanio prepollo alla cauallerizza reale nel regno,tUtogià ailicuo dell'Imp.Carlo V.& in
teruenuto (eco in moltiliime guerre , ma fu colà piaceuole che da tutte le dame nella cor
te di Spagna egli il quale era conolciurifLmo ; non pir alrro nome, che per il caualier del p.
trille nombre fofle chiamato,fonado la voce di Caracciolo nella pronuntiafpagnuolaco
fa poco honella da nominar alle donne,ac corgimento vfato in Italia da Mariad'Aragona
Marchefa del Vailo nel cognome de Brancacci,ii cui nome pronunrio fempreper fuggir
vna medchma bruttezza più tollo fecondo la fauella Fiorentina,che fecondo l'vfode Na
polerani. Hebbe Afcanio i ligliuoIi,che nell'albero fi veggono:de quali Scipione fùo pri
mogenito: il quale fi ir.ori viuente il padre durò infieme con meco incredibil fatica ad in
ueiligar le cofè antiche di quella fam!glia,giouane veramete digrandillimaefpettatione:
perciochc non fi veggendo in lui colà alcuna vana , fèn'afpettauano ragioneuolmenre
opere molto grani , & mature : gli altri erano in quel tempo che io parti di Napoli fan-
cia: 3M- ciulli, fc nott che Gio. Batilla che gli veniua appreflò ; il qual tu lungo tempo tenuto dal
/?•*. padre in Roma,in Milano,òc altroue per allenarli Cotto buona difciplina fuor de gli agi , E
& commodi della caia mollraua non voler torcer punto dal cammino de fuoi maggiori .
Ma delle molte ngliuole femmine , che egli hebbe io ne conobbi già maritate Vittoria à
Francefco della Leoneffa baron di San Martino , Dianoia à Felice della Marra baron di
carlt. Celamano, & Beatrice à Geronimo della Marra fecondo cugin di Felice . Carlo vltimo
figliuolo di Gio . Batifla ha ancor egli di Beatrice Caracciola fiia moglie ampliata la pro-
genie de Caraccioli hauendo generato Achille, oc Orano . Gouerno la prouincia di Pu-
glia,&: poi l'anno 1 5-68 hebbe parimente in gouerno dal Re la prouincia di Principato ,
nel qual leruigio (1 mori con hauer laf ciato faina di buono <Sc kiil cauahere .
CARACCIOLA ROSSA. 151
A . . ..
7)i Vomttio 'Duca della TrtpaUa,& Conte della Tùrella primo, & M galera rerzf .
D Ornino primogenito di Gio. Batilla : &: il qua/e foprauiife à fratelli , fu cofi detto
dal nome dcirauolo.eflèndo primo di tutti redo il contado di G?Jcra:ii quale gli fii
l'anno 1 5- 5-^ a 1 2 d'agoilo dal Re Filippo confermato in Bruicelles, ma non vo-
lendo egli efler Milanefè , & veggcndo che con lo ilar in Napoli , mal (ì potea di iì lon-
tano Ikto trar molti auanzi , deliberò convtile partito di venderlo ,& inuellin quelli
denari in altre callella nel regno di Napoli diuenne tra per quello , & per vna honora-
ta parfimonia da lui tenuta nel viuere , vn de più ricchi , & de più principali ignori del
nollro reame . Comprò primieramente la Torcila , lopra la quale hebbc titolo di Con-
te , ma hauendo egli l'animo molto libero da cocenti Itimeli dell'ambitione laiciò goder
quell'honore al figliuolo giouane . Gouernò la proumcia d'Abruzzi ne tempi che lì
era ribellato Ferdinando Sanleuerino Principe di Salerno con molta lode. Ma hauen-
do fra gli altri luoghi compro ancor la Tripaldagia illuilre per lo titolo del Marcheiàto
hauutoui dalla famiglia Caiì:riota,vi prelè finalmente l'anno, i ^72 il 20 dì di dicembre
titolo di Duca , nel qual priuilegio fono dal Re Filippo , non che la nobiltà della fami-
glia , ma i feruigi di Domitio , & del Tuo figliuolo Marino , & del Cardinal Marino lìio
zio con chiaro teilimonio di fi gran Principe raccontati. Hebbe egh dell' Arcciia fua
moglie il già detto Marino figliuolo mafchio lènza più , & due femmine , che io làppia
Diana , che tu la prima moglie di Marcantonio Caracciolo fignor della Saluia, che poi è
C flato fatto Marchelè di Brienza,& Caterina maritata à Scipione di Somma . Egli fi morì
finalmente in Napoli, mentre io Icriuea queik colè il primo, ò il lècondo di di queft'an-
no 1 5-77. elTendo llaro di vita efèmplare, & nella morte pianto da tutta la patria lùa .
2?; ^Carino Vuca àeìla Tripalda, <sr Qinte della T or ella fecondo .
Potrò con ragion direjche lìa il Duca Marino come al nome , cofi anco lùcceduto a
tutti que nobili coiUimi , che reièro chiaro & illulhc il Cardinal Manno zio di iuo
padre ;& che particolarmente iiadaccmmerdarin lui vna (ingoiare modellia,
poi che la nobiltà della famiglia, & le ricchezze minillri potentillimi à farci diuenire or-
goglio fi , & fìiperbi non lì vede , che crollino punto l'immobil temperanza del valorolo
^ animo fuo . Di Griioiì;oma Carrafa lorella del Duca d'Andri, »Si dei Prior ci' Vnghena è
fatto padre dimoiti figliuoli . Interuenne nella battaglia nauale centra Turchi, & tauo
rito da Don Giouan d' Auitria ottenne dal Re in perlòna di fìio padre titolo di Duca del-
la Tripalda; onde nel priuilegio di elio Ducato àfèruigi del padre quelli del figliuolo il
Re aggiugnendo coli dice . EtquiepolìieaMarinus Caracciolus ipiius hlius preitititin
praslio nauali lùperiori anno habito cum clafl'cTu rcica,in quibus omnibus ta pater quàni
tìlius fortiSjltudioll , & boni ciuis ac fudditi ofiicium impleuerunt .
Ve J^archefìd't 'Bnenza
£ O Ellerebbe adir d'Antonio baron della Saluia, & de lìioi lùcceflbri , ma per non ha-
r\. uer di loro molto maggior notitia di quella che nell'albero appariice , baiterà dire
che in quello ramo oltre la Saluia è ancor la lignoria , & pofleflione della Sala , di
Atano,di Petratefla, & di Brienza lopra la quale vltimamente Marcantonio nipote d' An
tonio prelè titolo di Marchefe, à cui è lucceduto il Iuo figliuol primogenito . Delle fue
due mogli di lòpra li è fatta mentione . Ma vna lua lorella detta Fauilina fu maritata à
Celare di Loffredo . Molto prima che quelle colè io Icnuelsi , mi era più volte venuto
fatto di conlìderare quanto folTe grande la lomiglianza ad Cardinal Marino col Cardi-
nal Oliuien Carrafa non iòlo per conto loro, ma etiandio d'amendue i lor rami,& di tut
M
nz
DELLA FAMIGLIA
facU Cd'
fielìano '
4Ìel caflel
J-ttorre S.
di l'ana-
rara .
drea, fittir
thefe ^t
iHoftiractl
3r«d» .
ta l;ilor fucccefsione , omie migioua di fame in quello luogo vn paragone. Ef.non A
è dubbio , che amendue d'vna iteiìa famiglia, ic ben di diuerd cognomi panmearc
dopo molte fatiche alla dignità del Cardinalato peruennero . Oiiuieii dìucnuto
chiaro nella (èruitu della cala d'Aragona, & Manno della Sforzeica; nel qual gra-
do montati Furono amendue grandiiììmi Cardinali: pcrciocheM -gouerno di Mila-
no diede non piccola riputatione à Manno , & la legation (òtto Siilo a Ferdinando Ile
di Napoli con i'hauer penetrato per tutti i Veicouadi alla dignità del Decano, fecero lU
mar molto Oliuieri à ilioi tempi . In quello diilerirono lìngolarmente , che doue Oli-
uieri vjfic Cardinale anni 47 ouer 48 Marino à pena ne fini i; . Ma come Oliuieri mi
{è in cala Carrafa l'Arciuelcouado di Najx)li , coli da Marino fu nella Tua pollo il Veico.
uadodi Catania , le non che de Carrafì nelle prelature la fuccellione è ilata più fortunr
ta. La Citta di Ruuo col titolo di Conte fu prima nella perlòna del Cardinal Oliuieri,
& da lui palsò al fratello , & à nipoti : i quali accrefcjuti di ncchezze hebero in procel-
io di tempo non meno il contado d'A itola, che il Marchelàto di Monteiàrchio, &z il Du
caro d'Andri; fi come il contado di Galera paflato da Marino ai fratello Umilmente,
6i à nipoti diede loro ampia commodira di poter penetrar a gradi maggiori , meilb nel
Ja lor cafa li Contado della Torcila, il Marchelàto ài Brienza,&il Ducato delia Tri
palda . Merauiglierebbelì per auuentura alcuno di quelli giuochi della fortuna , co-
me le ella a lòmmo iludio s'haueife tolto à far quello paragone,^ chi non la & la natura
ellère auiiezza di Icherzare nelle lòmiglianze delle immagini humane con li fatti tra-
flullijhauendo fatto lòmigliante al magno Pompeo Publicio di Ichiatta libertina,& quei
che porge più marauiglia al padre di lui il Tuo cuoco Menogene. Ma non lì contiene
dentro quelli termini il paragone de lùccelTori del Cardinal Oliuien con quegli di Ma
fino. Imperoche in ammendue quelli rami è Hata commendata con iimil tenore la
pudicitia àSe. donne, l'aflègnamento delle calè, &: la Ichiettezza , 6<: lealtà de Caualieri,
nondimeno fra tutte ie colè àchi li conobbe gran lìmiglianza potcua parer elTer quella
dVilcanio Caracciolo, & di Gio.Tommalb Carrafa per farvn paragone di fincentà,
d'induilria , òi valore , d'efjoerienza , & di lèruigi veriò il lor Principe . Potrebbonli
molte altre colè addurre intorno à quella materia , ma io veggo mancarmi il tempo , &
crelcerm.i il falcio delle fatiche lèntendomi debitore pur troppo al pelo impollomidal
mio Principe, onde fono il più delle volte collretto di accorciar non meno 1 concetti,
che le parole .
%>£! Cefpù del Marche fé ài J^c furaceli & Je Signori
di fanardra .
Feditici di tutte le colè che lòno neiralbero,lì farà qualche menrione de predeccllbri
del Marchelè di Molùraca, che fu anchor egli de Caraccio'i Rofli;ma per non clfer
venute a tempo le loro lcritture,& per ciò non mefli nell'albero, non così chiara , &
diilinta come fi conuerrebbe Vifle adunque à tempi de Re Aragonelì vno de Caraccioli
Roiri , il cui nome fu Paolo , come molti ilimano intimo parente, & congiunto d'Otti-
no . Quelli hebbe la voce nel leggio di Nido . fu callellano del callel dell' Vouo, & pa-
dre d'Ilabella : la qual maritata à Diomede primo Conte di Matalcne , portò à cala Car-
rafa la baroniadi Calaltone,&; quelladi Santo Angelo.Ettorreò luo figliuolo òfratellofii
Signor dì Panarara , da cui nacquero più figliuoli, ne primogeniti de quali, è ancor hog-
gidi quello callel lo, ma fra gli altri hebbe, li come 10 llimo Gio. Andrea. Quelli el-
lèndoilato carifiìmoinfin dalla lìia fanciullezza al Re Federigo, fu da lui fatto ric-
co dandoli per moglie vnaiigliuola del genero del Fontano della famiglia Caiuana,
che gli portò in cala vnagrandilhma dote, tal che hauendo ilato ballante à mantene-
re il grado di Signore piele lopia la terra di Molùraca titolo di Marchelè. Di quello ma-
trimonio gli nacque vn figliuolo detto Paolo ; il quale hebbe per moglie vna figliuola
del Duca
B
D
CARACCIOLA ROSSA. 15)
A del Duca di Nardo di cafà Acquauiua ; ma ò i modi da ior tenuti nel gouerno,ò la ritro-
fia de vaflaJIi ; ò qual altra ie ne folle la cagione , che à me non è nota , ne romon, & ioi-
leuamenti della venuta dell'Otrecco , ellendo egli in odio "grandiisimo de liioi lùdditi Fu
inlìeme con la moglie , & col figliuolo da vaiFalli crudelmente vccilo . Nella qual Furia
fu anco gittata dalle finelke Ilabella la prima delle figliuole Femmine di Gio. Andrea , la
quale ageuolmente farebbe fiata morra ancor ella , le da vn Ilio vallallo non Foilè fiata
faluata . Prefe la corte memorabile , &:efemplare vendetta degli vcciditon, ma trouan-
doli intanto Ferrante Spinello Duca di Caftrouillari nel prelìdio di Catanzaro,& fàpen-
do la grande heredirà , che alla detta fanciulla s appartcneua, lenza perder punto l'occa-
fione,{ìcome D.Ferrate Gonzaga Fece della Principella di MolFettajle la tolfè permoglic,
g eflèndo perciò f'ucceduto à Mofuraca , Lionato , Tortorella, la Scalea , & à beni burgen-
iàtici in Napoli : i quali Fur molti . L'altre lue iorelle furono maritate Giulia a Vincenzo
Cofcia , Antonia à D. Diego di Caiho , Beatrice à Cola Milano , & vn'alrra a D. Fran-
cefco di Gheuara , talché andate le ricchez ze de Caraccioli ne Carralì , & ne gli Spinelli
quello ramo fi reflò iolo con la hgnoria di Panarara ; nella qual narrarione , le da noi al-
cuno errore farà fiato prefo; il che leggiermente potrebbe eflèr auuenuro, ècomefiè
detto proceduto da chi cjuefle colè nei modo , che raccontate l'habbiamo ci ha dette , è
ancor fama hauer queilo ramo hauuto prelati di molta qualità, oc fra gli altri vn Abbate
di Santo Stefano molto ricco .
ifahella
Al arche fa
di Mofur*
p Ve Qtracciolt in confujò , <^ d'alcuni loro Prelati, & Cardinali .
PEr intelligenza delle colè , che fèguiranno , làppiafi le armi della famiglia de Carac-
cioli Rodi : le quali hoggi di vfano efler quefle . Vn campo partito per mezzo : la
metà del quale dtìh parte di lòtto ha lei sbarre à trauerlò . Hora in molte fèpol-
turedeCaraccioli.-dequalinonhabbiam fatto mentione, quelle arme hanno taihoia
qualche diuerlìtà , & gli huomini , & le fe[X)lture fon quefte . Nell'Arciuefcouado è
vna lèpolrura dAndrea Caracciolo Ciambellano dAndrea Duca di Calauna: il quale
morto nel i ^40 Fa l'arme , che habbiam detto , fé non che nella parte di fòpra vi fono
tre fiori à rouefcio . Appreflb à quefla fepoltura ve n'è vn altra di Francefco Marelcial-
lo del regno morto l'anno 145'^ . Ve n'e vn'altra co'fìori di fòpra detti di Bernardo giù-
D llitiario de gh fcolari ni quale fi morì l'anno 1545'. ^^ Santa Reflituta fon molte fe-
polture de Caraccioli Roisi . Ma in Santa Maria dzì Principio v'è Ceccherello Carac-
ciolo cognominato Carnecchia , quefli mori l'anno ni? 5 Se ha per arme quattro hle di
triangoli : che l'vn va dentro l'altro. Nella naue della medelima Chicia v'è Berardo
morto Tanno i ^5)5 & prello à lui Landolfo cognominato Saccapannanl quale morì Fan
no I 5 1 6* & Fa i:)er arme tre file de mede! imi triangoli,ma in luogo della quarta hla vi fon
quattro zappe , o raflri falcati , In San Lorenzo apprefFo la cappella de Cicinelli , è vn
iepolcro , oue fono fèppelliti molti Caraccioli : il primo de quali ha nome Lodouico , &:
moflrano difcédere da vn Ior aiiolo ancor egli chiamato Lodouico, l'infcrittione è deli'a
no 1 547 & le arme fon le medelime sbarre traueiiè,chc vfàno hoggi 1 Caraccioli,le non
H che occupano tutto lo feudo , lènza rimanerui altra parte di campo . lui prefFo à pie del*
l'aitar maggiore è feppellito Francelco Caracciolo cognominato barone con Caterina
Carracciola Pilquitia fua moglie morti nel i 3 ^ó" dice efler della piazza d'Arco, & mae-
llro rationale , & Fa l'arme , che Fanno \^OQgi i Caraccioli lènza altra diuerf ita . In San
Domenico è vn'altra fèpoltura con la pietra di marmo,come fono tutte le dette di fopra
fecondo l'vlànza di que' tempi , che dice de platea Arcus , ma non vi fi può difcernere il
nome. In San Liguoro è feppellito Niccolo Caracciolo canonico dell'Aiciueicouado
Iettore,& dottor canonifla, il qual morì nel 1 7, 74.Queile colè fi fono raccolte de Carac
cioli con quella diligenza , che li è potuta maggiore , arrogendo à quello , che i Carac-
cioli , i quali paflarono à Nido Fccer le sbarre d'argento , & quelli di Capouana d'oro.
Il cui
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^^4 PELLA F A M. CARA C. ROSSA
il cui cimiero è vn^ap d'Elefante, con alciine penne in guifa di quello che fi vede nel A
lènolcrodel Re Ladislao, da cui hebbero il detto cimiero. De prelati Caraccioli oltre
quegli che fi fon detti nel traicoriò dell'albero , io ritrouo nell'età d'Enrico Conte di
idlicraci Landolfo Aiciuclcouo d'Amalfi , & protonotano del Regno . Ne diari] altre
.volte allegati della libreria Vaticana coli trouo fcritto , Eodem anno ( credo che inten-
da del I ^48 ) die 27 meniìs marti] Rex Ludouicu^, &; Regina creauerunt fratrem Lan-
dulfum Caraciolum Archicpilcopqm Amalhtanum logoteta,&piotonotarium, & quel
fheiegue. Il padre Onofrio fa incntione di due Cardinali Caraccioli oltre Marino di
Niccolò , & di Currado . Niccolo generale dell'ordine de predicatori fu fatto Cardina-
le da Vrbano VL l'anno i 2 78 ; a tempo che abbandonato egli da tutti quegli Cardina-
li che creato i'haueano , onde nacque lo iciimadi Clemente chiamato VIE fece quella „
memorabil promotione di 2^ Cardinali huomini la maggior parte fecondo tutti gli
Aorici concorrono per lettere , & per prudenza di (ingoiar valore , & bontà . il lùo tito-
lo fu di S. Ciriaco nelle Terme.l'altro fu creato da Innocenti© V 1 1, &: quelH hcbbe no-
me Currado , fu Vcfcouodi Mileto , Patriarca di Grado , Arciuefcouo di Nicofia , Ca-
marlingo di Santa Chieià,&: Legato iòtto Alelfandro V.di Lombardia . Il lìio titolo tu
di San Gnfògono , ville Cardinale V E anni ; perochc creato l'anno 140 5" fi mojì l'^ny
pò I AI I in Bologna fòtto Giouanni XXÌ1E&. mi fu feppellifo ,
2?/ "K^cWdo^YAn M4eJìro diT^odi .
H Ebbero ancora i Caraccioli RofTì Ricciardo gran maelìro di Rodi , fratello del
Conte Giouanni ,& zio d'Ottino,di cui tate memorie appari(cono,che lungo fàreb
be a raccontarle , 6c non dimeno percioche chi vltimamente ha tatto il catalogo di
que'maeilri,vi debbe hauer lalciato il Caracciolo,quindi viene che in Napoli molti fono,
che malageuolmente s'inducono a credere , che 1 Caraccioli habbiano hauuto gran mac
Uro . Egli mandato da Papa Bonifatio in Genoua , fu vno de tre arbitri cflendo gli al-
tri itati ia republicadi Genoua, & Antonio Adorno Doge di quella republica,ne quali fu
compiomellà la pace , che lì douea fare , & che lì fece finalmente nel principio deiranno
13^2 tra Galeazzo Vifconti Contedi virtù, & i fuoi confederati dall'vha parte ,& i
Fiorentini, de 1 Bolognelì , co i lor confederati dall'altra . Onde il Biondo coli dice . Et
») cum varia vt aflblet à bello contendentibus fierent potlulata ^ placuit in arbitroscom- ^
»> promitrere Riccardum Carazolum Neapolitanum Rhodi magiilrum , quem Pontitex
?) ad eius pacis traclatum miièrat , Antoniottium Adornum Ducem, & iplam rempubli-
» camGenuenlcm.àquibusipiàpaxiEquisconditionibus conilituta eli. Il Corio ancor
egli della guerra che tra quelli Potentati era parlando coli dice , Onde il Pontefice co-
» noicendo il pericolo di tanta guerra deliberò tra e(si potentati contrattar la pace , Se co-
>. limando a Fiorenza Pvicciardo Caracciolo Napoletano generale deHoidinc di San Gio
,; uanni . & piii di fòtto dice , Et 1 Fiorentini, Alberto Eilenlè, Francefco da Carrara,e lo-
>, IO confederati per l'altra per f uoi folenni ambafciadori h compromeffero nel general
,, Hierolohmitano prenominato, & quel che fègue. Fa di quella pace, & del gran mae-
llro métione l'illoria dei Rucellai, & da me vien raccontata nel fine delquindicefimo li- E
bro delPillorie Fiorentine. Fanne mentione Baldo in vn con(ìglio,&: in fòmma tutti gli
llorici di que tempi , & per lùggellar quella materia fi legge nell'archiuio reale {òtto i i 5
d'ottobre dell'anno 1 5 84 coli , prò parte Reuerendi in Chrillo patris fratris Rizardi Ca
razuli de Neap. magni magillri facr^ Domus Holpitalis Hierofòlimitani . Ouc il Re co
mandaal Viceré di Calauria,che non il trauagli d'vna caufa , la qual s'appartencua al
detto gran macilro di tra Ruberto di Diano , & di vn certo Fra Maniiellp ; pnde è cofà
ilrana |I far dubblg iq tanta chiarezza .
DELLA
B
D
DELLA FAMIGLIA D'ALNETO. 15^
O C O allignarono per Io più le famiglie Franzefi nel noliro reame; cefi i
Clignetti , 1 Polliceniji Saurani preiUmente perirono, & con edo loro gli
Alneti : i quali a fatica fi condulfero infìn à tempi del Re Ruberto . Molti
di coitolo fi vede in vn tempo meddlmoeflcr venuti con Carlo primo
&diuerfe efière fiate le rimunerationi lor fatte, percioche e' fi legge nel
ibro dell'anno i 2 72 di Ruberto, a cui (1 die à beneplacito del Re Lauro , & Mariglia-
no.è chiamato Conte Bonen. che per non eflèr bene fcritto non io intender quel che fi
voglia dire . Beltramo del Balzo Conte d'Andri , & di Montefcaggiofò rcltato vedono
di Beatrice figliuola del Re Carlo 1 1 . toglie per moglie intorno l'anno 1 9 2 i Marghe-
rita figliuola di Ruberto dAlneto. onde non è da credere.che fìa quelli,di cui parliamo,
non rifpondendo gli anni , ma ageuol cofà è che egli fìa vn altro Ruberto di queilo ni-
pote , &C rifjionderebbe molto bene il tempo,che reflato Beltramo vedono d'vnada qua-
le era nella terza età dopo Carlo primo , ne pigliafTe pofcia vn'altra ; la qual folTe nella
quarta . Ma comunque ciò fìa quello balli per fègno della nobiltà degli Alneti: che non
lòlo Margherita è maritata à fi gran Signore , & di tal famiglia , come il Conte Beltra-
mo , ma f uccede nel matrimonio ad vna figliuola , &c fòrella di Re . Vedelì fìmilmente
à Garmundo effere flato donato San Giouanni incarico , & Giouanni f ùo fratello , à
cui fur donati i beni coli Burgenfatici , come feudali , che haueua Francefco d'ieuoli in
Capoa effere ancora flato maeflro della marefcialla , & Vicemaellro giuflitiano del Re-
gno di Sicilia . Quello Giouanni ordinai! Re, che debba pigliar la tutela della nipo-
te nata di Garmundo fuo hatello , mortali lènza hauer lafciato altri figliuoli , & per au-
C uentura ne egli douette lafciar fLicceffori . Veggo vna commefTione fatta dal Re Carlo
primo à Giouanni della fua marefcialla maellro dell'anno i 2 7 5 , per la quale gli coman-
da , conciofìa cofà che egli hauea la fua figliuola Beatrice maritata à Filippo figliuolo di
Balduino Imperador di Conllantinopoli,che egli faccia raccore in. Tram, in Barletta , &
in Siponto Nouello quante vele, alberi, antenne, funi, & làrte, potea ritrouare de legni,
che in que porti veniuano per far le loggie nel palazzo di Foggia , oue la fella s'hauea à
celebrare ; nella quale fcrittura oltre il matrimonio della figliuola del Re,&ilnomedi
Filippo figliuol di Baldouino : le quali colè puoi aggiugnere al libro de Romani Princi-
pi del padre Onofrio , è da coni iderare quella voce di Siponto Nouello , che coli doue-
ua eflèrfi ordinato, che fi douefle chiamar allhor Mafredonia,per f pcgnere il pi ù che fi pò
teflè la memoria di Manfredi, da cui fu edificata. Troualì ancor fatta mentione di
Gualtieri , chiamato nobile , & finifcalco della Prouenza, & fraimalchi viene ancor
nominata vna donna, il cui nome fu Ifàbella : la quale reflata vedoua di Ruberto di
luriaco caualiere haueua il lùo dodario fbpra Lauello . Oltre tutti colloro leggeiì il no-
me di Radulfo: il quale nel libro dell'anno i26'_9 appare eflèr fignor diAlcflano pollo
nella prouincia di terra d'Otranto . Queili è dal Re Carlo i I . chiamato poi del reale
ofpicio finifcalco intorno l'anno i 25*0 . Onde è neceflario credere , che Caterina d'Al-
neto : la quale portò finalmente il contado d'Aleflano in cafà della Ratta , effendo ella
llata moglie di Don Francefco della Ratta Conte di Cafèita , il quale viflèà tempi del
Re Ruberto , fia llata figliuola , ò più tollo nipote del già detto Radulto . Coli di vna
donna di fàngueFranzefe,& d'vn caualier d'origine Cardano vennero nafcendo i Ratta,
diuenutidi mano in mano & Italiani, & Napoletani da non vergognarli punto di coli
fatta famiglia ; per tanti nobili magillrati , & poflèllion di cailella , & titoli hauuti , oc
per gli altri parentadi già detti da elfer lenza alcun dubbio nobiliflima reputata. Ma
guardili chi que' libri leggerà di non ifcambiar con gli Abeti, che fono gli Aquini;de
qual ialtroue fi è ragionato, ouer con gli Alueti di Gaeta, de quah nel hbro dell'anno
I 26'8 fi legge vn Lacopo protontino di Gaeta , che farebbe notabil difl:erenza , & erro-
re : le quali colè , & limili fono da confìderare diligentemente per reprimere chi voleffe
la lìia nobiltà con quella di maggior pelo accomunare, eflèndo cola, & tra gli antichi,
§c tra moderili moltQvfitata etiandio lènza coli fatta fbmigliajnza di nomi l'innellarfì
ic'I;:^ ■' " ' • "' ' ' ' nell'altrui
Buherte
S.dl LttH-
r« j Cr </<
n» .
Marghe-
rita Con-
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^^ndri, e
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S. Gin . in
carici) .
Ciouartm
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cattrwé
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DELLA FAMIGLIA
no Aif.re-
faallo .
o
</» Ci'sier-
ne
ell'altrui famiglie ; Onde EroHIo Equario medico hcbbe ardimero di chiamarfi nipote A
1 C. Mario , & altri dilEc eilcr nato d'Ottauia iòrclla d'Augnilo , altri (i fé figliuolo di
Quinto ScrtorioA Trebcllio Calca voleua m ogni modo, che egli toffe tenuto per Clo-
dio . Ne è cofa incognita à tempi noilri eller andato per Italia chi (i faceua il Cardinal
Sormoneta. In Portugallo comparì chi fi appello Nuntio del Papa,& Rxe di molte efpe-
ditioni . Ne in Firenze mancarono mercatanti benché liuoinini fottili , &; non da elfer
punto ingannati , i quali credeilcro vna gran fòmnia di drappi ad vndi cofì fatti ciurma
dori. Non conofco cofi poco me medelìmo,che io prefùmeiTi tra tanti illullri detti
di (òpra di addurre il mio eièmpio; le la gclolìa M proprio honore à ciò non mi llimolaf
fé. Saniònctto Barba cittadino della mia patria di honorata famiglia andò lungo tem-
po* per Italia chiamandofi Scipione Ammirato , fin che à Roma benché per altri talli con ^
dotto prigione, & di quiui mandato in galea, non haucflè portato iajjcna in qualche
parte della fua sf icciatezza . Ho anchora ciò detto per non dar campo à maligni di raac
chiar per vn'altra via con la (imiglianza , o pur con la lileiTa conformità de cognomi tio
uati in differenti famiglie lo ilato altrui . Onde alcuni lòn trafcorh à dire cole hlliflime, •
& bugiarde . percioche fi come a miei tempi , & nella mia patria vn Giudeo famoio chi-
lurgoper eHere ibto fatto Chriiliano per opera del Marchefe di Triuico, Ferrante di
Loffredo fu chiamato , & con quel nome , & cognome viffe, & andonne alla lepoltu-
ra, coli in vn de iibri dell'archiuio (ì leggono inomi d'alcuni giudei btti Chriitiani,
a quali il Re concede che ritengano la lor lìnagoga per oratorio , i cui nomi fon queib .
Bartolommeo di Sicula , Liguoro di Griffo , Riccardo Carrafa , Currado Protei lobilif-
(ìmo , Federigo Caputo , Tommalb Scrignaro, Riccardo Scrignaro, Filippo Minuto- C
lo , e 1 fratelli , Landolfo Caracciolo , Gio . d'Aioffa , e'I fuo fratcllo,habitatori di Napoli
non fòlo tutte famiglie nobili Napoletane , ma gli ffcfli nomi di que cauaiicri , i quali la
quel tempo viuédo gli douetter tenere a battelìmo. Non vorrei dar carico à morti,ma vi
uè Berardino de Medici gentilhuomo,à; Canonico Fiorentino d'intera fede , il quale mi
diede vn principio d'vn'opera fcritta giada vn Napoletano,ouequel che di n^olte fami-
glie bugiardamente hauea incominciato adire è coià,che vince ognibruttezza,^ ogni di
shoneità . Onde ho voluto pale(èmente accennare onde tragga origine quella maligna
ti per liberar molti di dubbio , & di folpetto, quando à legger fimili colè s'abbatteilèro .
DELLAFAMIGLIACAPRESIA. ^
ELLA f imiglia di Caprefio , ouer di Caprofio io non mi era incontrato
in altra notitia , che d'Angiolino : il quale tu caualiere , & Mareiciallo del
regno circa gli anni i 2 8 8 ; ma più diligentemente di lor ricercando , ho
xx.anni innanzi à queffo tempo ritrouato poi Etneo , ouer Enrico (coli
propriamente ne libri deli'archiuio più d'vna volta (i \c^gc ) la cui moglie
chiamata Maria iellata di lui vedoua fupplica il Re, che con XX. cauagli polla vlcir
lì del regno.Quclli fu lìgnor di Cillerna , onde il Re poco dopo ordina, che eìlendo egli
morto lenza figliuoli, Cillerna debba ritornare alla corte. Quelle memorie , le i lo-
gli di quel libro non fono ancor elli intrameflì con altri lì conrengon lotto l'anno
1 268 . Ma quello che mi porge gran merauiglia è, che lèi anni dopo lì i^g^c vna E
Icritrura dd medellmo archiuio,per la quale li ordina,che poi che Enrico, ouer Erneo di
Caprefio non vuol venire à prellare il debito homaggio,le callella à lui concedutede qua
Il erano Monteuerde,la Cidogna,la Rocchetta, 6c Calici Balbano debbano ritornare al-
la corte di che lcgue,o che egli da vn'altro Erneo diuerlo dal primo,o che le egli è dello,
non ila vero che lìa morto l'anno 1 16?>. Ma io fono indotto à credere che egli lia vn'al
tro, & per auuentura quelli , di cui fu moglie Mariella di Capoa , non vcggendo perche
iitila altra Maria quando foffe ella di cala di Capoa, elIendo rellata di lui vedoua, douci
; cercare d'viciiii dd regno. Di tutti quelli dubbi è cagionc^chi piima mellc inlìeme que
•que
glihbri.i
CAPRESIA, BRVSSONA, ET DI SVS. 157
^ gli libri ; i cjuafi iti modo confuse con ilran^ accoppiatura i fogli d'vn regno , con ciucili
d'vn altro i-imefcolando,che ncr illraiciarii lunga opera, cz di diligente, «Se intendentilli-
mo huomo vi li richiederebbe .
DELLA FAMIGLIA IRVSSONA.
^ S S O N I , che Burloni , ouer Borioni lì trouano alcuna volta
gl'altri illuicre tu il nome di jacop
il quale lìori a tempi del ile Carlo 1.& I Lanzi il Zurita nella lija cronaca
Q'Ara<?ona dice lui elitre ilato capitan generale di quella armata: nella
quale Carlo Princip. : i Salerno tìcliuol dA Ile Carlo I. Fu rotto da Ruggieri dell'Oria .
Le cole,ciieper i'aichiuio 10 ne ho ritrouatc,(òn molte,lui hauer hauuto 80 oncie d'en-
rrataper cialcua'anno, in vn'altra volta effe rgli llate concedute Senerchia, Lucullano ,
&c ciò che haueua Vgo di Saia in Trentcnara , ellere Aato (ìgnor di . ».'ocera de criiliani,
<2: hauer hauuto per moglie Chilona hlangieri . Onde nella chieià di San Marco in No-
cera è quella memoria . Hrc cappella conll'. ucìa (iiit per d. lacobum de Bullono ad ho
norem beata; Cateri: a: vna cum nobili Chilona Filangeria vxore eius fub anno Domini
1 25ìO.Truouo ancora il che grandemente conferma quel che dice il Zurita, lui hauer ti-
tolo di Vice ammiraglio dA r^gno di Sicilia, & quel che è non piccolo legno della lìia no
biltàjdcue di caualli morti in lèruigio d:l Re fi ragiona,molti efière i caualli, che di laco
pò li veggono eilèr morti à fuoi ièruigi militando r.cH'alIldio di Reggio bonitio,dauanti
al porro di Pifa,in Roma , in Trani,in i' ocera, vv in Cartagine.par che egli lia hgliuol di
Riccardo, 6c Riccardo di Ruggieri . onde Riccardo • che dal Re Ruberto fu fitto Conte
di Stitriano,l}imo cifer hgliuolo di lacopo.-il quale Riccardo di Filippa di Lizinardo gene
ro il fecondo Iacopo detto per vezzo Giachetto, di cui fu moglie Margherita Ciignetta ,
che rellata di lui vedoua fi rimaritò pofcia al Conte uiMarhco, come ne Sanfeueriniiì
dille. Morto per quello Giachetto lenza figliucli,gli redo la forella moglie di Guglielmo
di Capoa,come lui dicemmo,&: così lì fpenfè la famiglia Brulfona .
Iacopo
Cdp. f. f«.
di mare.
Riccardo
Conte dt
Sutriam .
Ciachetto
DELLA FAMIGLIA DI SVS.
D
f
n
\\
f^ A M A i 1 1 M O N I fi potrebbe ageuolmente comprendcie,di che qua
iiui follerc quegli di Sus,qaando altra coù di loro non appanlie , trouan-
doli imparentati con la famiglia della Mana,ui Capoa , di San Gioil;! , &:
di lanuilladi quelle che noi tàppiamo,tutte famiglie nobiliilime;ma la lor
nobiltà appare ancora per altro ; pcrcioche ad Amerigo di Sus caualiere fi
vede, che il Re Carlo fècódo dona per i fuoi fèruigi 1 40 oncie di rédita lopra diuerd beni
6caltroue in ifcambiodi Boiano,che prima gii doueua hauer donato 6c pofcia ritoltoloh,
ò ad altri rellituito dona Montefulcolo , 6; altrouc di giumente, porci , troie , & pecore
gli daua anco il Re non picciola quantità . Di coiUu rimale vn figliuolo pupillo; il quale
doueua efiere f aturo genero di Niccolo della Marra di Barletta, credo quel Niccolo ,
E chefii fìgnor di Scrino: il quale viue fanno 1520. Intorno queifo medefimo tempo
trouali liana di Sus maritata in cala lanuilla ellere Contefla di Sant'Angelo , i>c alquan-
ti anni prima Petruccio di Sus già fanciullo elfer nipote di Gentile di San Giorgi auo-
lo fuo materno. & per ciò che quella mentione è nell'anno i 5 10, & Martuccia di
Capoa nman vedoua di Pietro di Sus dintorno l'anno 1 5 z o , & i 5 2 5 , ho per collan-
te quello Pietro effer l'illcffo Petruccio . Et fc di Sulà, £c Sus è vna colà medefìma, \^o
dì Sufà benché lènza figliuoli fi moni/.' fii lì gncr di Senerchia, di Luculliano , di Trente-
nara,ik. di Campagna .
N
u Ammaro
S. di Mo-
te ftifc alo.
Pietro .
y^o S.di
Scficrchia'
(U-c.
I4C
ALL'ILLVSTP.I5SIMO, ET R EVERENDI5SIMO A
MONSIG. DON INICO CARDINAL D'ARAGONA
SVO SIGNORE
SCIPIONE ^M MIRATO.
V^ NY> O per nittn.t .ìlr>\t cafione io doueJ?i tndri:i^tre à K S. lUiiflriJ''. l'albero , (Jt^ la
piccoL: ifìoi-hi della cafa d\y^ijmno,fiil doiicrc tjar io, perche ella l'f^f^^»' /'^ continuatione de
Alarchefì di Pefcara . La cjual fgnoria cjfendo fiata femprc ne [noi mao-^iort ,& dt pre
[ente ej fendo titttauia dallliifh-tj-.Sig.fuo nipote pojjèdutaj m liìimo che lejiapunto di/caro
ilfèntìreconcjuantirarì'ejfcmpidt "Valor militare ,C^ di fede /ì /ìa con/èruata .Percioche
fnoi le^o^tamo Ceftre Retiti Ihnomo Homano hanendo 'Ceduto alcune opere d'^leffandro -n
Me di A'iacedonia dipinte , hauer pianto , pcrcicche non l-edea e^^li hanerne ancor j atta alcuna , che con tjaelle
fi poteffe parao-onare , che crcdcrrem noi che fa per far -l Marchefc ^Ifovfo , ijuando i fatti de fuoi nht^ion
leo-o^endo no che dco-li ^njli,ma dco^lt ^(jtiini,':^^ dujUcUt dal FjOyuo 5 onde per antica origine per lato di don-
ne difende, in tutti yedrà , ^ ydrà r.ofc de^ne da efjèrc tnuidiate , & mutate f lUrrxuerallo parimen-
te da aualunquepenfiero indegno ti non Icdcrda ninno di tanti prcdectffori in tanto numero di anni ,z^ di
età ;i^ intanti riuolgimenti di Re , di Baroni , (JT* di popoli contratta macchn alcuna d' infedeltà . Per-
cioche in auel modo che l'Imp. CarloV.dalla felice memoria del Marchefe del Vailo 'yoflro padre confortato
cioche certa coft è fopra. due fole hafi far fondati tutti t migliori gouerni , O" reggimenti del mondo ,7ie
Principe 3O Re , 0 Imperador alcuno fu mai m terra che fra tjtuftedue "Vie nongli conuenifje dt cammina- G
rrnre ffe à o-ltjr loft fine ha brama alcimahauuto di peruenire , ciò fono la temen'i^a della '\'eyg(gna ^ci^il defi-
derio , 1^ amor dellagloria . Tema aduncjue il Signor Marcheje l'ojìro di lordar queiìo nohiliftmo titolo^poi-
chcfipuro , Cy^ coft candido l'ha ritrouato . ^rda dall'altro canto, 1^ non pcf mai fin che nuoua chiare:^i non
l'accjuijìi ,poiche dal continuato tenore de fot p.jfitnjtiejìoohligoglt rimane,c^dica con Ceftre, la Cafadel
Marchefe di Pefcara debhc ejfer l/ota non che del biafmo , ma delfojj. etto del biafimo ,<:;^col medefim.o alla ri-
cordattone de fatti de fuoi antichi, non che de fìranieri Principi , 0> Capitani deflandofi j dica parimente fo-
fbirando . Starommt eluncjue iofineghittofo , e^ liiurommi fcn'S:;a pregio di fama , c^ di gloria ,fe i miei co-
tante honorate , c^ lUiiJìri attioni gì à fecero '( Cecco dal Borgo primo Marche f di Pefcara dopo hauere col lia-
lor dell' armi fugato i nemici del giouinetto Re Ladislao , óT' -juafi tutto il regno riaccjuijlatoh, con la pruden
;^j (^ colfenno (gitele ampliò , 0* cofi ampliato con la fede gliel conferito . FranCcJoj d'^Iipunofuo genero 3
(^ padre di Berardo Gasparo Marchefe di Pefcara, il qualfiifuocero di Don buco yojho bifauolo;non è alcun
dubbio, che con la fa marauiglioficoflan:::^! haueffe ingraparte/ìabilito l'imperio del Re^lfonf) d\Aragona r-v
nel noftro reame, al quale ^4lfonfò cotale imperio per Ì adottione fattagli da Gijua'iaforella di Ladislao debita
mente s'apparteneua j N'on 'Voglio entrarne fuoi ^Halt,de quali altroue ho più diffiftmente parlato j ma (li-
mando poter con quefli eljempi grandemente commuouere ilgiouanetto Signor Alarchefe alle honorate tmprefe
ho à V.S.lUuflrifima 'Voluto intitolar quefle poche notitie , accioche prcjentatele da lei, fieno da Sua Eccxorh
maggior pronte':!:^ riceuute . In tanto 'Vi uà felice , (<7* me (limi per molto amatore defioi gloriofi maggiori ,
^ di faa lllHflrifimafgnoriafleJfa,à cut reuerentemente bacio le m,ant . Di Fioren:^t il primo giorno di
Maggio dell anno i'^TJ.
E
DELLA
MIGLIA A Q^y I N A.
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C
'£^^4 f 53^i5^^^ ^^ £rcoic,i<v; gli alrri da Achemenc difccdeaano, & lì (àpea che Er
^Ì^/H^#^^ì ^^^'^ ^ /^^^If'^"^^"^ veniuan da Ferie hgluiol di Gioue.SÌ,ri(po{è il
^ì4^É^ &*^^M ^-l'^io'i^o^òfojmaimaef'iondicolloro da quelli incominciando
■;;^:;:^^!^?>!SlÙdl ione Re difcdi da Re inhno à Gioue , quegli de gli Argiui òi di
Sparra.queiH sépre di Perlìa,& Ipelle volre lì come bora dell'Alia,
ma noi & i nolìri maggiori fono priuati.In (jilaguila cerco lì può dir de gli Aquini.-pcio-
che doue altre famiglie, lì gloriaflero di hauer non meno, che gli Acjuini antichi princip.ij,
coilor nódimeno da che inention il rfuoUa di loro lon Icmpre lìgnori di caiklla cr polcia
^ di mano in mano nò lòlo Còti d'AqiiinojmadeH'Acerra^di Loreto,d'E{culo,di Belcallro,
ài Satriano, di Módeniò,&: di molti altri luoghi Signori. Furon già Duchi di Gaeta,Mar-
^ cheli di Pelcara, & Marchelì di Quarate.Hebbero de gli vffici grandi del Regno .Et quel
io.di che nò ro,lè alrra Famiglia del regno lì polTa gloriare,vn SantOjCome fu^Sa Tomaio
dAquino:il quale pur hnalméte à guiià d'Apoilolo àÀl\ felice memoria di Pio V.pontetì
ce di doppia maggior f eiliuità fu ioleanizzaro . Onde a gran ragione Don Ferrante Fran
ce(co d' Aualo Marchelè di Pelcara : il qual morì à repi nolki Viceré di Sicilia lì (oÌca c^Io
riare^che p lato di donna egli trahclle origine da gli Aquini.La gradezza de quali benché
loggi in gra parte lpen«ra,ò ne gli Auali transFerita,non è però,come nelle grandi ruine fi
ede che ella non ritenga vn'immagine dell'antico IjMendore & che non lì vc^^a rilucer
qualche (peraza.che habbia prcllo a ricuperar i f ìioi primi ornamenti. Hora io nò dubito
punto,chc edì lìeno Longobardi , percioche io truouo eglino effer Conti d'Aquino al-
cun tempo prima,che l'arme de Normandi s'incominciaflero à fentir per Italia , nel qual
tempo pochi Signori erano in quello ieame,che non folf-rodi làngue Longobardo di-
fcefì . lì cognome del lor calato fa Sominacula,ma quel tralafciato , & auuezzi ad clFer
chiamati dalla Signoria,che teneano i Signori , & Conti d'Aquino , & per confèguente
Landolfb,& Pandolf o d'Aquino , come vediamo ellèrfi collumato in Roma , coli inhn*
a queiVhora lènza pur per memoria ricordarli dell'antico lor cognome,(i nominano,che
forfè a molti parrà nuoua,& ilrana colà ad vdire . Dice l'illoria Cafinenfè, che dintorno
gl'anni ad iignore ^^6 ne tempi, che Ottone 5 .venne 111 Roma a pigliar la corona dcl-
j) l'impenojgouernaua in Aquino Adinolfb detto per fòpranome Sommacula arauo di ^^''"'^-
coIoro:i quali hora lòn Coiiti d'Aquino,fè ciò non è errore de gli imprellbri abbraccian cullTo^^e
do l'atauo (ei età,che non par che vi corrano da quello tempo,che fono gl'anni ^^f^'mil J-'^i'**-
no al II oo.nel qual tépo viueua l'Abate Odorifio,.! cui Leone Cardinale indrizza la Tua "'*
opera.Hora quello Adinolfo,di cui li è parlato,fèntédo l'Abate 2 8 di Montecalino elTer
accecato lieto di quella nouella,andò à dar il guallo, &: d rouinar da fbdaméri P.occalèc
ca,la qual poco auati il già detto Abate hauea tabricato.Er continuando p molti anni in
trauagliarlecofèCalinenli, Adinolfo 5 1 Abate di quel luogo creato dintorno all'anno
1012 chiamò in f ìio aiuto 1 Norr.iandi,&: melnli nel callello del Pilantario, luogo pollo
no molto di lungi da S.Germano,raccomado loro gl'huomini, & i poderi del munilL-ro
E ilche métre ville rAbate,f u da Normadi con ogni valore,& fedeltà cfèguito. Tra quello
mezzo hauendo Currado Imp.verfo gl'anni del lignore 1058 tolto il principato di Ca-
poa a Pandolto,& datolo à Guaimario Principe di Salerno,! Conri d Aquino infieme c5
alcuni altri li pofèro a fèguitar le parti di Pandolfb,pche Laidolfo Conte di Tianout qua
le era della còrraria fattione, venutogli il deilro,prelè prigione Adinolfb fratef di Landò ^dlml -
à Tiano . Et béche f offe impedito loro il palTo per molti di da Riccherio 5 4 Abate Ca-
li nenie , & non fapefTero oue trouailì lì guado del iìumc,6na]mente rrouatofo,&: palla,
N 3 tolojSw
one Coti
ne Core d' Aquino,&: diello in poter di Guaimario. Per qlla cagione fdegnati grademétc f' ^ ^^
i Còri d'Aquino (doucuano eller quelli figliuoli del primo Adinolfb) hauedo niellò inlie- j"^ ' '
me vn grade efercito di Normadi, & di padani li mollerò p andare ad accaparli intorno «»• ^
,42 DELLAFAMIGLIA
tolo , & mellb in fuga & vccilì moiri di coloro , che gli s'erano oppoiìi , fcccr prigio \
ne l'Abate . Il Conte di Tiano veggendoli à mal partito condotto, n'andò coli annato
come egli era al monalbro, pregando i padri a riceuerlo lotto la lor lede, Scanon
permettere , che egli n'andafìfe in mano de i'uoi nimici;i quali monaci mentre gli tanno
anmio a non temere, venne un'ambaiciara da gl'Aquini : perla quale fi lignihcaua loro,
come edieran pronti a dar l'Abate a monaci,pur che quegli defler lorprefoii Conte di
Tiano . Alche non volendo i padri per conforti dell'Abate iilefl'o acconlcntire , l'Abate
fu condotto prigione in Aquino, & a Conti J dì leguente fi refe i' calvello di Sanro An-
gelo. Et benché da tutti i padri tolTer più volte fupplicheuolmenteconle lagrime a
gl'occhi pregati , che doueller render loro l'Abatejàcio non h laiciaron piegar giamai,
tinche meffod il Principe Guaimario di mezzo,non fu a Conti il fratello Admoito rclli g
mito . Tornato dunque l'Abate in Montecalìno, fu dal Principe indotto ad andar al-
l'Imp. perche egli all'aiflitto llato de padri , i quah ognidì da vicini erano trauagliari,
trouafle alcun riparo. Nel qual tempo fuccedette in Aquino Ipctialmenre vna mortalità
molto grande , nella quale morì fra gl'altri vn de Conti detto Siconolfo . Perche Lan-
dolfo,6c Landone fuoi fratelli fèntitifì toccare dalla mano di Dio , & coniìderando non
per altro quelle iciagure auuenir loro,che per hvauer mal trattato que reuerendi padri,
co lacci al collo (e n'andarono al muniilero , con alte voci conteilando, elli hauer gran-
demente fallato , 6c maluagiamente il ianto luogo hauer deprezzato ; perche i padri ri-
chiamarono l'Abate &. fecer la pace co' Conti, ma ellèndo l'Abate con 5-00 lòldari che
egli menaua di Lombardia , incontratoli nel lìio ritorno col Principe a Patenara , fa per
condglio di lui perfuaiò à tornar di nuouo per condur feco più genti di Lombardiarper- G
ciò che l'Abate Ballilo fuopredecellore, a cui per fìie colpe dcpollo ,egli eraiùcccdu-
to , Ce n era con l'aiuto del Principe Pandolf o , & col fauor de Conti d'Aquino venuto
a pigliar il pofìeflb del muniilero , come che per vn efTerciro di Normandi dal medelìmo
Principe Guaimario contrai Conti condotto, Bafilio sbigottito fé ne folle di notte ri-
fuggito dal munilkro ad Aquino . Trouauanlì in quello tempo i Gaetani mal iòdisfar-
ri del Principe Guaimario , perche per fargli dilpetto coilituirono lor Duca Admolio di
f^c'o7u Co^^a. nominato fratello di Landolfo , & di Landone Conti d'Aquino . Uche vdito da
d-^qun» Guaimario , rantolio miiè vn elTercito in campagna per andar iopra di loro . Conrra il
^^Ijg'*' ^^^^^ "OJ^ dubitò punto di farli innanzi il Duca Adinolfo . Nondimeno, come che va -
fa. lorofamente al primo incontro hauelle egli molti de nimici vcciiò,&: pollo m fuga , egli O
in poco {patio di tempo vi rellò pre(o,&: fu dato in man di Guaimario . Tra tanto Pan-
dolf o già Principe diCapoa hauea accozzato inlìeme vna gran parte di quelli Norman-
di : 1 quali da luoghi vicini al munillero Caiìnenlè erano Ilari difcacciati , & hauendo
promeflo loro tutto il paefè & i luoghi al monailero vicini , pur che piglialfer (èco l'ar-
mi contra Guaimario , fenza indugio entrò nel paeie de padri,&: accampatoli intorno il
calle! di San Piero , cominciò a menar la guerra di modo,che già non fi ièntiuaper tutto
fé non ruberie,rouine, & calamità grandi lènza poter trouar rimedio à cotanti mali . Il
Duca Adinolfo hauendo quelle colè fentito , & elfendo fieramente vcrfò Pandolfo adi-
rato, percioche hauendo Pandolfo vnaiòreilade Conti di Tiano prigione , à partito
ninno non s'era laiciato recare,che iè ne facelTe lo fcambio con elfo Duca, fece intende- £
re à Guaimario , che egli era lòtto inuiolabil giuramento per olTcruare à lui , & al mona-
ilero di San Benedetto perpetua fedeltà, & in brieue per douer reprimere grempiti,&:
orgoglio di Pandolfo , ih egli di prigione il trahellè . Concedutogli da Guaimario
Cloche derideraua,&la(ciato Adinolfo andar libero all'Abate , fu con incredibile alle-
grezza , &c piacere da monaci riceuuto . Et egli ripolle la mattina fèguente lòpra l'al-
tare di San Benedetto alcune colè di gran valore , le quali tolte al munillero dal Princi-
pe Pandolfo , dal medelimo Principe à lui 1 mefi à dietro erano llate impegnate, hebbe in
dono dall'Abate vn cauallo bellil]lmo,& armi per la iiia plòna molto buone con vna bà-
diera di detu chiefà, & fu chiamato,^: gridato difeniòre del monailero Caiinenfe.
Eilènd»
tyfdinoU-
A Q_V I N A. 14?
A Eflendo quefte cofè fomite , fece {ìibiramentc intenderà Pandolfo , che egli fidoueflTe
parare del conlini del munirtero ;perciochc egliiì era armato in f.iuor de monaci, Se
quando altrimenre intendefle di tare, gli farebbe vedere, che egli era per diicacciarlo con
l'armi in mano vituperoiàmentc da tutto quel paelc . Alla quale ambaiciata non preibn
do fede Pandolfo , il Duca hauendo hauuto tempo di mettere inlìeme tra congiunti , &c
amici fuoi vn buon numero di gente, andò à capo di tre giorni nel campo detto alle
Particelle ad attendariì conrra Pandolfo ; il quale dal lùbitano afialto di così prcAa im-
prefa imarrito , lenza voler tentare la fortuna della battaglia , volle lelpalle, ik fuggiflc-
ne via , & Adinolb pacificamente andò a goderli il Ducato Gaetano : il quale già dal
Principe Guaimario era Itato confermatogli. Fu Adinolfo dopo lèmpre lauoreuole
^ alle colè di San Benedetto . Conciolia colà che elFendo in proceflo d'alcun tempo Defi-
derioxxxvij Abate trauagliato da quelli delle Fratte , & da que di Minturno : iquali a
guilà di ladroni andauan faccende di moire ruberie per rutti què luoghi, egli venne in
aiuto di Delìderi%,et con l'aiuto iuo (òlo hebbe l'Abate agio per lo loatio d'un anno in-
tero di fabncar nel monte vncalkllo detto Catlelnouo : col quale in tutto rinrjlìj gli
a(rairinamenti,&: i ladronecci di quelli ribaldi. Intorno dilanili 1080 tronafi poi, ^r ,
che Adinollro Conte d Aquino nipote per quanto io llimo del primo Adinolb nato d'ai fo vom,
cunodefuoi figliuoli, dona al detto monailero il lago maggiore pollo preiTo la città <^'-~-^^r-i'
d'Aquino , con tutte le colè ,^ che l'andauan congiunte . Poco tempo dopo leggcfi Pan- *'■
doffo Conte d'Aquino , torle Ilio tratello hauer doiiato a detti padri )[ monallero di r^f^Uf^
C San Martino con tutte le lìie appartenenze , & elièndo all'Abate Odorifio : il quale a *^"''' . '^
Deliderioruccedette,occupato da vn certo Rinaldo il caiW delle Fratte, venne infuo ^i""-*-
aiuto Adinolfo Conte d'Aquino: il quale iHnfe in modo il detto Rinaldo, che iclòil
cailello à padri , fu corretto a piedi Icalzi d'andarli à rimetrer alla dilcrction dell'Abate,
il che auuenne a punto va 5 o di gennaio dell'anno i oj? 5 nella feconda indittione . Ha-
ueano elfi Conti tra tanto gran niuiillà contratta con quegli di Sora,onde a Sotani con-
uenne ricorrere per aiuto a Gionarà figliuol di Giordano Principe di Capoa : il quale lie-
to oltre modo d'elTerglifi proferta occalione d'acquillar paefè, & fignoria, chiamati a fè
di molti Normandi , andò a metterli dentro di Sora . Quiui hauendo per alcuni a.n.ni
fatto dimora , al fine dopo vari accidenti ài guerra prelè prigione il Conte Adinolfo .
j^ Per \x qual colà Landolfo , Pandolfo , & Landone tratelh òA Conte prelò ( llimo (ien ^^_,^^,.
quelli figliuoli di Siconolb ) ricorlèro all'Abate Odorino , pregandolo, che in tante ne- ^^Vw.
celfirà porgelle loro alcuno aiuto ; l'Abate andato a Sora , oue era Gionata, ottenne die «^ -"••''"
pagando Adinolfo mille libre , & lalciando i figliuoli per o9i2.gg\ , folle liberato . Il che ^T^^*"'
COSI fu fatto, hauendogli l'Abate prellato buona fomma di denari per pagarla fùa ta-
glia . Ma non furono lungo tempo grati i detti Conti <ì\ cotanto beneficio , percioche
iui à non molto tempo, entrati per tradimento d'alcuni villani nel callcllo di Ther?.ino,
& faccendofi da gli habiratori giurare homaggiojs'iniignorirono ò^\ quel luogo,cc diicor
rendo con gente armata il paelè vicino incominciarono a predar i luoghi del monallc-
ro : alle quali cole non potendo con conforti , ne con parole amoreuoli riparare Bruno
xxxx Abate di Montecafino ;^ anzi cauandone per rilpolla minaccie,& vilìanie,prelèper
E partito di ricorrere per aiuto a Raiberto Principe di Capoa: il quale pollo l'alTedio à The
ramo condulfe dopo xv.giorni i detti Conti a pregar rAbate,che pur che folle loro con-
ceduto d'ulcirne armati , erano per rendergli incontanente il callello . Ilche promellò lo
ro , & oflèruatojfù del mele d'agollo l'anno à punto 1 1 08 conlègnato il callello in po^
tere del monallero.Succederte a Bruno l'Abate Gherardo ; il quale non ollante gli accor
di leguiti , fu ancor egli fieramente trauagliato da Pandolfo figliuolo di Landone Conte ''Hi-
d'Aquino,nondii-neno vlcitoU contro con l'ellercito lì fece reilituirc il callello di Vitccu
fo : per cagiondel quale eran venuti allarme. Non rellando per quello Pandolfo di dar
delle molellie a monaci, incominciò nella felua del munillero chiamata Titilla ad edifica
re vn camello per poter co più comodità da quel luogo Icorrere p 1 luoghi a Motccalìno
N 4 iuggerti.
>^^-i\nt.
144 DELLAFAMIGLIA
{ùgge rti.Ricorix;roAlIhorai padri à Papa Honorio:ilqual tu creato porejSce Fano 1 124, A
ma PadcIFo per 1 bicin del papa dal Ino proponimearo nò nmouendoii,i"LiNiccoIa,ilqua
le era alliiora Abare ; coilrecro di cdihcar uii'alruo caikilo inconrrogii fui monte Tima-
ro . Era noadiiiieno a padri di gi-an noia il caiL-lIo d l'I'A [dino nella (èlua edincaro, on-
de venuto Lotario Imperadore m Italia, &: parricolarmente a Moiitecaiìno l'anno
1 1 ; 8, mandò à preghiere de padri Brunonc (ùo capitano con vna banda divaio-
roGlòIdatiallarouinadei^detrocailelloj&induile coii Pandolto come gli altri Con-
ti d'Aquino a prometter con giuramento di non hauer più a molcilar le coie Cafinenh .
Quello è quanto fi caua intorno a fatti de gli Aquini dall'illoria Calìnenie : dal cjual
tempo iniìiio all'anno i 2 2 i coli per mancamento di publichc il1:orie,come di icritrure
priuate io non trouo di clìi memoria veruna,ie non cbe lotto il regno del malGugliel- g
mo lì i<^gg^ in Vgone Falcando intorno l'anno i 1 60 la città d'Aquino eiTere rtata prefa
da Andrea di Rupecanina ; ii fattamente che per tutto quel tempo che dall'anno i 1 5 8
corre inlìn'allanno i 22 i,iol;beramenteconFeiso àmeelfcr del tutto naicolli i fatti di
queita famiglia . Ma trouandod in quello tempo diiìneflo il titolo de Conti d'^^quino,
& prelò nuouo titolo dal Contado dell' Acerra,ie lecito è in cofe cotanto ofcurc dar al-
cun luogo al gaiditio, mi piìiado 10 ò per la rouin;i,(S: deilruttione della città d'Aquino,
ò perche l'Imp. Federigo,© altro principe innanzi a ini haueilè voluto con nuoui legni
d'honore premiar la l:ede,«3>: il valore di quelli lignori , di quiui eller pioceduto,che non
pia Conti d'Aquino , ma per non picciolo Ipatio di tempo Conti deli'Acerra fi folfeiO
nominati .
C
7)ì Tomm^f) Come dell'accendi
QValunque C\ fia di ciò la cagioncjtrouafi fotto l'Imp.Federigo Tommafò d'Aquino
clìer Conte deirAcerra,& l'anno i 2 2 i che fu il primiero anno del fùo impeno ha
uer dall'lmp. magiilrato, &: autorità funrema, trouandolì con refTercito imperiale
à gli 8 di giugno nel campo à Boiano lòtto titolo di capitano , & di maeilro giullitiere
di Puglia, & di Terra diLauoro.Per ilcnrture del regio archiuioà tempi àcì Conte
1 bmmalo fuo nipote vede(i,cgli dal medenmo Imp.efì'ere flato mandato ambafciadore
alRed'Vngheria,ondepare,che fcruendofène quel principe così ne maneggi della
guerra , come della pace , folle il Conte Tommafò ilato buono nell'vn meiliere , 6c nel- E)
Taltro . Si può tollerare per veneratione dell'antiquità il raccontar de gli huomini anti-
chi non che le cofe caiare,&:iuullri, ma etiandio l'altre di minor pelò. Ho io veduto
fcritf ura del Conte,come clTendo egli iiipremo Signore di molti feudi,& di ville,6c cala-
li preilù à Somma h contcntaua per toglier vi^ vna gran lite , che egli haueua con Altra
da Signora di Aiiano , & di Longano ne tenimenti di Somma,«S>: di Santa Anaflalìa, che
ella 11 maritarle in Admolfo Spinello fùo nipote, concedendo ad amendue il tenimento
di Somma,di Santa Anallalìa, diTrocchia, di Malia , & di Fogliano , purché nelle bifò-
gne,che occorreffero fècódo la natura de feudi egli folFe fèmpre come fùprcmo Signore
riconofciuto . Nò mi fono infin à quelVhora abbattuto à trouare chi fulfe Hata fua mo
glie , ne meno il nome del figliuob,lè non che ho per indubitato dal figliuolo di lui na- E
f cer l'altro Tommafò Conte dell'Acerra,che fu à tempi di Carlo primo,di cui hora lì par
Jerà . Et leggiermente mi dò 10 à credere effer coteilo fùo figliuolo morto in vita del pa
dre, trouandofipervnafcritturadcl i 24^,nellaqualeTommafò d'Aquino per la gra-
tia di Dio , 2c dcll'Imp. Conte deli'Acerra dona certi territori à Simon di Pantano, fcrit-
„ to lòtto latinamente così -, quelle colè fono fiate latte nella prefènza di me Tommafò
„ d'Aquino nipote del Conte dell' Acerraje quali concedo,.5c confermo . Onde pare, che
effendo egli per mancamento di fùo padre futuro herede dell'auolojà lui appartenefle di
conccdere,&: di conrermare quelle colè, che l'auolo concedea . Et quello è quanto fi tro
uà del vecchio Tommafò Conte deirAceiTa,onde fi parlerà del fecondo .
Del
A Q. V I N A. i4y
A 'Delji conio Tommafò Conte dell\ytcerra.
PEr i/critturc del 116^(1 vede , che Tommafò Conte deil* Acerra infin da dieci an-
ni a dierro poiredeua in Aliiero,Campoli,Sanro Donato, &: Sette Frati quelle parti,
che prima 111 hauca polFeduto vn'altroTommafo d Aquino. Ciò mi ta crcdere,che
<^uel Conte Tommalo , per quel che altroue habbiam detto doue de Carraccioli (1 ragio
na , il qual nell'anno i 2 5*4 marita Cubitofà lùa lòrella cugina con Landolfo Caraccio-
lo hgliuol di LiguorOjiia il prclente Conte Tommatò nipote del vecchio Conte Tomma
lo Capitano deirimp. Federigo . Hauea quelli a tempi del Re Manfredi maritato vna
lùa figliuola ancor ella detta Cubitoia con Galeotto figliuolo del Conte G ituano Lanza
g ( quelli è quelli che il Villani chiama il Conte Caluagno ) & all'incontro prela Gollanza
figliuola di Galuano per moglie d'Adinolfo luo figliuolo.ma perche Galeotto era morto,
Scellèndo le cole ieguite male , il matrimonio con Gollanza non era concimato, & non
volea che ieguifle , domanda licentia dal Re , la quale gli è concedutache polla rimenar
Gollanza,&: rirorlì Cubitoià di dentro il cartello di Saracinilco , ouc Margherita madre
di Gollanza lì ritrouaua . Nella rotta del Re Manfredi dice Gio . Villani , che il Conte
veggendo la battaglia inclinata,&: non hauer piùfcampo alle cole ad luo Signore , paf-
sò alla parte di Carlo , con cui lì ntrouò in tutte le battaglie che polcia lèguirono,&: nel-
la giornata di Curradino,& neli'ailèdio di Nocera,&: in ogni altra colà , che a luoi tem-
pi accadde. Fu egli Signore oltre le colè antiche della caia, d'un bello llato in Terra
d'Otranto , elfendo Signore d' Vgento,di Oragano,di Pompignano , di Calauecchia , di
C Gemmi , & di Mendulinormolti de quali luoghi hoggi lòn disfatti , &c appena è di loro
iellato il nome , &: in Terra di Lauoro oltre l'Acerra era Signore di Marigliano,&: d'Or-
taiano . Io non lo quando egli h muoia , ne chi tollè lìia moglie,ma hebbe oltre Adinol
fo,& Cubitofà figliuoli già detti, vn'aìtra figliuola,il cui nome fu Ilàbella: la quale polcia
il Conte Adinolto luo Iratello maritò con Guglielmo Stendardo,6c figliuoU mafchi heb
be ChriiloforOpPandoIfo,&: Enrico .
'D'^.dimìfo Conte dell' ^cerrd^ & di Tommàfjjmfi^^mlo.
ADinoIfo eflendo già Conte dell'Acerra fu prelò prigione infieme con Carlo Princi
pe di Salerno l'anno 1284.-1 5- .del mele di giugno in quella fimoià vittoria di Rug
gieri dell'Oria Ammiraglio del Re d'Aragona prello Napoli , di cui a quello pro-
pofito racconta il detto Carlo ellèndo già Re , & nominato Carlo fecondo un'illona
non indegna d'vdire . Ciò lu che eflendo il Conte col Principe fitto prigionejpenso co
me fedele,& afiettionato del luo Signore in lùalàluezza, & beneiirio vna laudeuole alla .
tia , percioche infingendoli d'hauer intendimento co nimici,& di bramar la rouina à^
la cala di Francia , fece in modo , che molte colè de trattati Aragonelì furono al Princi-
pe riuelati , & egli perciò liberato le ne venne al fuo llato: le quali iegrete intelligenze
non elfendo a Ruberto Conte d'Artois,& Baho del regno,mentre il Principe era in Cata
logna prigione , palelì;anzi hauendo egli tellimoni , come Adinolto hauea occulte prati
E che co nemicijoltre che Rinaldo d'Auella lì proflerma al Còte di prouarli con l'arme da
lòlo a fòlo il iùo tradimento , gli fé porre le mani addollc>,&: tenutolo alcun tempo pri-
gione , & parendogli del Iùo fallo ellèr certo , come ribello del Re il condennò alla mor
te . Ma la giuilitiadi Dio,dice il Re,che non permertc,che gh innocenti a torto perilca
no , fece in modo , che hauendo di quella lèntenza il Conte appellato a Papa Honorio,
& perciò lòlpelàla pena,Sc tra quello mezzo lèguita la liberation dei Rc,egli ifnodando
l'inuiluppo d' così fatto accidente non lòlo libera dalla morte il Conte Adinolfo,ma re-
llituen^i. ;;'i tutto quello , che era ilatogli toIto,con grandillime lodi celebra la lua lede,
&:vaIore,iiliberad'a!cunipagamentifilcali,& vuolchela donatione prima lattagli di
Aierok, di Pino^Sc di Pimonte in Principato habbia luogo , 6c che con comitiua al fuo
N ^ llato
I4<3
DELLA FAMIGLIA
chrijìofi-
ro Conte
d'ffciiU
chrlflofa-
ro Conce
d'Efcido
feconda^
chripfo^-
ro Conte
d'jfcule
Aldr^heri
ta Conte f-
Jà d'Efci*.
quarta.
ffcato conueneuole li fi dia licenza , che vada ci trouare il Re a Genoua , dalla qual città ^
{criue il Re le coOi^ che (i (an dette (orto la data de i 2 di marzo dell'anno i 2i> i va Carlo
Principe di Salerno luo hgliuolo^che hi poi Re d' Vngheria. Ne molto tempo pa{sò,che
il Re Carlo gli tcce dono di Vicaluo col calale di Polla (Se diegli vna tratta di mille lòme
di grano . Ma qual ie ne lode la cagione, vedclì nell'anno ^4,eflendo ribello del Re,per-
der aifatto Io lì:aro,6c a cjaello modo vicir di cala d'Aquino il Contado dell'Acerra.Non
hauendo il primo matrimonio come di {opra (1 dille hauuto efl:etto,parmi che egli hauef
iè tolto per moglie donna di caia di Brullono^con cui generò vn hgliuol detto Tomma-
fò , & vna lìgliuola : la quale hebbe nome Margherita maritata con Vgolmo primogeni
to di Giouanni Scoto maeiiro della real mareicialla. Truouo poi che nel 1508 a Tom- „
maio detto dell' Acerra tìgliuolo del già morto Adinolfo d'Aquino Conte deli'Acerra
concede il Re , ch'ei polla llarh nel regno inlieme con Iacopo di BrulTono luo zio marer
no , non credendo il Re haucr egli conlènti to alla ribellione del padre , anzi per lìio io-
itenramento li dona 8 o oncie Tanno (opra la beccheria di Napoli. Da quello Tomma-
(o y che per l'odio reale lalciando il cognome d'Aquino prele quel della Ccrra, vici foriè
la fanaigli^ della Ceu-ijdi cui fa mentione FranceicQ Marcheiè. .
Ve Conti ctFpol»*
FV tra gli altri fratelli del Conte Adinolfo,come di iòpra fi di(re,Criil:oforo,àcui per
ièruigi da lui riceuLiti dona il Re Carlo iccondo l'anno ii^iì 1 5- di nouembrela Q
terra d'Eicolo polla in Capitinata per ie,&: heredi in perpetuo per 1 60 oncie di ren
dita in ciaicun anno . Vedeli in quello priuilegio,che eflendo il PvC in Aquis n inueiliice
in nome di elTo Crilloforo il Conte Adinolio iùo fratello , dicendo di più , che elfo glie
l'hauea prima data , elTendo Prenze di Salerno iblo durante la vita di Cril}otoro,che per
altra icritrura appare che fu l'anno i 2 84. . Io non veggo quando egli ui prenda iòpra n
tolo di Conte , ma non è dubbio nel 1 1^6 clfer già Conte . Hebbe coitui per moglie
Margherita di Sangro iìgliuoladi Teodino,con la quale generò tre ligliuoli maichi Chri
iVoforo , che iùcccdette al Contado, Berardo , oc Adinolto , & due femmine vna , il cui
nome fu Luiia,& l'altra detta Cubitoia , la quale fu moglie di Jacopo Acquauiua . Non
viUè molto il iecondo Conte Chriltoforo , che morì laiciati due iìglmoli di Teodora q
Sanl!euerina iùa moglie , vn maichio pur dal iìio nome detto Chrilì:oi:oro,& vna figlino
la : la quale dal nome dell'auola fu detta Margherita. Ne il terzo Conte Ciirilloforo
hebbe egli ventura di viuer lungo tempo , onde elfendo ancor giouinetto li morì lènza
hauer tolto moglie lalciando il Contado a Margherita iua iorella. Coilei maritata a
Riccardo di Marzano & di lui rellata vedoua l'anno i 5 26" cauò il Contado di caia d'A
quino , come che ne 1 Marzani l'haueilèr gran tempo goduto , veggendoii di Riccardo
rellata vna fanciulla detta Maria , la quale portò quel titolo ad altra f airiiglia . Stimo
quella Margherita efièrfi poi maritata con Federigo d'Antiochia Conte di Capece : per-
cioche trouo eilere ilata iìia moglie Margherita d'Eicolo , & quella rcllata di lui vedoua
l'anno 1 545 maritar Giouannaiìia primogenita con Franceico Geiùaldo. Quello è il
ritratto , che i\ ha de Conti d'Eicolo canato di molte tenebre . P
Ma per tornare àgli altri figliuoli del primo Conte Chriiloforo dico, che dell'anno
1 5 05^ à 2 o di Febbraio li vede vna iupplica di Adinolfo , & ài Berardo d'Aquino Cleri
co: per la quale domandano all'ultimo Conte Chriiloforo lor nipote gli alimenti:i quali
per la corte li tailano in 2 5 oncie l'anno . Adinolfo ancora neirillelfo anno 1 5 05» ve-
defitor per moglie Maria figliuola di Giouanni Pipino da Barletta , della quale hebbe
per dota i 50 oncie d'entrata iopra Rodi terra nel Monte di Santo Angelo, & 7 y di mo
bili.Marghcrita di Sangro Cótella d'Eicolo,et madre d'Adinolf o ioda le doti iòpra i iuoi
beni , & ipetialmente iopra il Monte di San Giouanni poilèduto hoggi dal Marcheiè di
Peicaia per antica heredità di caia d'Aquino . Par che di quella moglie non f olfer nari
figliuoli,
A Q. V I N A. 147
J^ figliuoli , & che lei morta haiiefle menato la (èconda, il cui noms R\ Margherita di Cor
ba;io,con cui hauefTj g>;neraro vn hgUuoIo d^i Ì\iCi proprio nome detto Adinolfo , d:l *AÌin^fi
quale elFendoltatobaUo Berardo Conte di Loreto iuo:^io, la madre (ùpplica l'anno
1 n 4- il Re RubertOjciie gle le faccia rendere, efTendo già venuto il tempo , che il gio*
lUiietto pocellj menar moglie , ne cola altra truouo di quella iìicceihone .
B
"DI 'Btra'do Come dì Loreto prim9.
Erardo Clerico par , che in oroceflo di tempo fi (pogli della prcreria , & datoli a (cr
Ulte il i\e Ilio iigaore,di cui tu Ciamberlano , habbia prelo moglie , & da diuer.uto
-n Conte di Loreto . Odiando egli prenda queilo titolo puntalmente 10 noi (o, L-
non che certa colà è,egli prenderlo dal Re Ruberto , tk. l'anno i ? ?4 eller Conte . i)i
coilui parlò Giouanni Villani n:l princioio del x.libro ò.A\c lue cronache,quando l'a-iiio
1 ^ 26" tu con tanti alrn Signori del regno ad accompagnare Carlo Duca di Calaur.a m
Firenze . Hebbe quelli pjr moglie Tom mala di Moiiù , che gli portò m dota non lo:o
Cimpobairo , & San Giouaiini inTolFo in Terra di Lauoro , &; nel Contado di Molili,
lecjualicailellaellapolìedcapcrheredita de fuoi maggiori , ma anche Montorio nella
medenma prouincu , che per dodario era lla'-o collituitole da Riccardo Gambateià Ìuq^
primo m.u'ito.con la qual moglie hebbe vn figliuolo,il cui nome fa Tommaio .
*Di Tommafo Conte M Loreto fecondo.
C
TOmmafo Conte di Loreto nella guerra di Lodouico Re d' Vngheria con la Reina
Giouanna lèguì le parti di Lodouicc, Oxide la Reina Giouanna 1 beni teudali che
egli haueua in Aueilà, & inTrentola dona l'anno 1 54^ ad Enrico Caracciolo gra
Camarlingo . Di coli ai inteiè il Villani nel i 2 libro delle Tue croncche,c|uando la vi-
ha di natale dell'anno i ?45' dice,che egUcol Conte di Celano, col Conte di San Valen-
tino, con Napoleone Orlino, 6c con più altri Conti & Signori andò à trou are il Re
d" Vngheria nell'Aquila . Hebbe quelli due mogli , la prima f ùTommalelU di Sus hgli
uola di Pietro : la quale haueua portatogli in dote Ottaiano,Farazano, i^occa di Pvccio-
bono , Loreti'i3,& altri b^ni feadili in Au^rià , ma per non hauerne h^uuto lìgliu"oli,iÌ '
^ Re Ruberto donò poi quello ilato alla Reina Sanciafua moglie. La tecor.datu F.lila-
" betta Saulèuerina hgliaola dt Iacopo Conte di Tricavico con 1 000 oncie di dote,di cui
hebbe due tigliuoli di coioro,caj AU noilra aoCKia un peruenuci,va detto Fiancelco,5c •
l'altro Berardo . '
T
2?i Francefco (janiedi Loreto ter^S*
I
Ruouo di Francefco Conte di Loreto mentione nel 1 5 74, nel quale eflèndo rnor
to B-rardo (iao fratello,egh compra la parte che a lui s'apparteneua nel Monte di
San Giouanni la Campagna da gli elècutori del teilamento del detto iuo {-rateilo.
E VedeCì poi l'anno 1582 egli efler balio di Iacopo Iuo nipote nato di detto Berardo , <3c
noflèdendo inficme alcuni beni della baronia d'Alueto, San Donato , Sertehati , & d'al-
tri luoghi eflerne Itati ipogliati da Rellaimo Cantelmo . Per alcune Icritture,che lì fèr-
bano da Ottauio Carrata tìgliuol di Gio.Tommafò Signor di Palcarola li vede,che mo-
glie di Berardo era Hata Orlòhna figliuola, Scherede di Angiolella di Capoa Contel-
fàdiSatriano, ondeèchefi vegga|X)i quel contado in caia d'Aquino. Qu-ellomita
credere , che Iacopo Conte di Loreto,di cui apprello fi parlera,lia quello figliuol di Be-
rardo , & non hgliuol di Francefco , & che per auuentura quello Francefco di cui trattia
mo fi muoia fènza figliuoli , ò quando Iacopo Contedi Loreto lofle figliuol di France-
sco hauefle prefà pei moglie alcuna figliuola,§c heiede di Iacopo iùocugino,ò che moi>
19
J48 DELLA FAMIGLIA
to Iacopo tìgliual di Berardo fcnza hglluoli,aIcuna Tua forella lofTc fiata moglie di Laco- A
no tìgUuol di Franceico , prendendo il cugin carnai per manto , per non vfcir c|ael con-
tado dcìli cala , Comuncjue ciò fia à Franceico iuccede Iacopo,o Cuo nipote, o figliuolo
che egli li lia ,
!Di léicopo Conte di Loreto quarto, CJ^ Q)me di Satrìano Primo .
IAcopo Conte di Loreto,&: di Satriano viflè a tempi di Ladislao , &: della Reina Gio-
uanna feconda . Veggo di lui nel 1 404. a i 8 d'apri'e che vende la baronia di Tren-
rola à Cecco dal Borgo per lei mila ducati . Non li dubita , come che non lì troui la
moglie,lui eflere ilato padre di Franceico gran Camarlingo . Viue nel 1 4 1 8 hauendo
già maritato il figliuolo con Giouannella dal Borgo. ^
T>i Frdnccfco Conte dt Loreto ijmnto , &" di Satriano fecondi
CP" Conte di JìConderìJo &grdn Camarlingo.
PRima che altra colà li dica di Franceico,ragioneremo del luo matrimonio,che gran
parte le ne porta della notitia di lui ; ma è necellàrio farci alquanto in dietro per ha
uer diitinta cognitione delle colè che hanno à lèguire . Cecco dal Borgo , di cui
poco innanzi li f-ecementionevalorolò,&:fedel capitano à (ìioi tempi del Re Ladislao
meritò per lo luo valore di eller creato Viceré del Regno,Conte di Monderifo, Se Mar
chele di Pelcara . QueiH di Antonella di Miro Tua moglie hebbe vna lòia figliuola : J p
cui nome fu Giouanella : la quale ellendo fanciulla , & herede del Contado di A4onderi-
lò ( pero che Pelcara qual le ne ha la cagione non palso dal padre alla figliuola , che per
auuentura l'haueua in vita ) tu maritata a Franceico . Et l'Antonella lìia madre lotto co
lore , che la fanciulla non hauellè denari venduto il Contado per 1 6 mila ducati à Per-
dicalTo Barile , li rimaritò con Perdicallò fatto Conte daLadislao l'anno I40_5; à gl'S di
gennaio . Ma il matrimonio della fanciulla per eflere Ilato contratto in età non legitti-
ma li disfece , poi tornolli a fare di nuouo , & ellendo per le ragioni , oc pretendenze del
detto Contado lìirta lite grandillima , & paflate moltc,&: diuerlè Icntture coli tra Fran-
ceico , oc Iacopo luo padre dall'una parre^come tra PerdicaflJc) dall'altra', finalmente per
ièntenzadel F^e Alfonlò fu l'anno 1 45- 2. a ^ di nouembre relBtuito il detto Contado à j^
Giouannella , hauendolo Perdicaflo pollcduto anni 4 ; .c|ueiì:o fu il matrimonio di Fran
celcocoaGiouannelladal Borgo, per loqual entrò il Contado di Monderiloin cala
d'Aquino . bora di Franceico quelle colè trouiamo,che morta la Reina Giouana per tro-
uarli egli nimico d'Ottino Caracciolo , di Giorgio d'Alemagna,& di Baldalfarrc della
Ratta , i quali erano gouernatori , & balij ad regno',5c inchinauano alla fattionc Angioi
na, fu quelli , che col Duca di Sellà,& col Conte di Fondi s'accollò ad Alfonlò,(2c furo-
no cagione potentillima : che la c^i\ d'Aragona rcllaflc nel regno,elIendolì in nonie del
Re impadroniti di Capoa. Dice Bartolommeo Facio,che egli fu molto ripieno di carni,
& che dopo laprelà di Capoa andando quelli altri Signori per abboccarli col Re : il qua
le era con le galee venuto alla Rocca di Mondragone,egli fu laiciato alla guardia di Ca- E
poa. In proceifo di tempo egli col Conte di Sora alTalendo le terre de Caldorelchi,hauea
no dato alla fatt ione córraria di molte molelhe,&: benché alTaliti poi nelle lor calè da Ia-
copo Caldora f ullòno in gradi pericoli del loro llato,^: delle loro fortune condotti,non
(ì partirono mai dalla deuotione d'Alfonlo . Hebbe poi intorno àStrongolagallo l'allè-
dio d'Eugenio Pontefice; la quvil colà dice il Fatio,che làputa dal Re incontancte àgran
giornate andò per loccorrerlo,per liberar di pericolo l'amico : la cui fede,&: collanza ba-
nca in tutta la guerra j>roiiato,con la cui arriuata i nimici lì tollòno lùbito dall'imprelà.
|>er quelle cagioni ellendo caro al Re li trouò con gli altri Signori in quel celebrato rrió
to d'AlfonlòA' nel lùo famolò parlamento del 4 j interuicnc non lòlo coinè Conte ài
Loreto»
A Q_V I N A. 149
A Loreto, Sedi Satrìano; ma come gran Camarlingo del Regno . l'anno 1 445? è inllitui-
to heiede da Giouanni d'Aquino i'uo parente.-alcjimlc egli djeci anni innanzi à 2 3 di gca
naio . elTendo allliora non Camarlingo, ma gran Siniicalco hauca donato vn teudo det-
to di ToridoàTiano. Io non io quando egli muoia, ma cliiaracolàc hauerhauuto
della moglie vn rigliuolo : il cui nome fu Berardo Galparo fuccellore , oc iierede di tutto
il ìlio llato .
%>i Berardo CjaJJ^aro (onte di Loreto Vh &c, & J^atde/è di fepitra primo .
NEI parlamento d'Alfonfo già detto, del 4 5 vedefijche Berardo Gafparo ellèndo
viuo il padre fu dal Re creato Marchelè di Peicara.ma, o perche il Re haucire da
jg togli il titolo iènza la terra , o perche egli hauedè quello hauuto durante la vita,
o qual Azm le ne tollc la cagione veggo io del j 4 5" 5- a 1 4 di ottobre il Re di nuouo do-
nar Pelcara a Berardo Gafparo , dicendo che fu deirilluihe Cecco dal Borgo Marchelè
di Peicara , &: Conte di Monderilò Tuo auolo materno . Hebbe egli per moglie Beatri-
ce Gaetana forella d'Onorato Conte di Fondi, con cui procreò Francelco Antonio , &c
Antonella, alla qual maritata a don Inico d'Aualo , l'auola paterna donò il Contado di
Mondenfo.per quel che (ì è potuto oflèruare par che muoia lòtto il Re Ferdinando . Il
Panormita dice ; che egli fùcreato Marchciè nei trionfo di Alfonfò, prima che il Re là-
IifTe iiil carro ; & ciò hauer fatto per ineriti & fèruigi di f ìio padre .
p T>i Francefco ^nton (onte di Loreto XJll. &c, Cr j/^archep di'Pefcara 1 1.
L 'Inueilitura fatta à Francelco Antonio d'Aquino per morte di Berardo Galjiaro
fuo padre coli nel marcheiato di Pelcara,come ne contadi di Loreto,&: di Satria-
no,& in più di quaranta caiklla è lòtto l'anno i46'i a 17 di marzo. Seguendo
egli l'eflcmpio paterno , & dell'auolo fu molto fedele alla caia d'Aragona , onde nella
prima congiura,che i baroni fecero contra il Re Ferdinando egli ièguì fèinpre la parte
del Re , & benché il Piccinino venuto con l'ellercito intorno à Loreto , quello gagliar-
damente llrigncflè , non volle mai conientir cola alcuna d'accordo, lìnche rotte , & git-
tate a terra gran parte delle mura , non hebbe allatto perduto la Iperanza di poterli più
difendere . onde ei fu coih'etto con tutte le lue cailella , delle quali haueua gran nume-
D ro , come dice il Pontano , pallar alladeuotione di Giouanni . Morilsi finalmente fen-
za hauer lalciato figliuoli, anzi per quel che io llimo , lènza hauer menato moglie , on-
de al fuo ampilsim.o flato fùccedette la forella Antonella,& per cófcgucnte D. Inico fuo
marito,ne fucceflòri del quale infino n prefènti tempi vediamo non iòlo confèruarh 1 A
quiniane ricchezze,ma etiandio il nome del cafàto,colì:umando d'aggiugnere apprefTo il
cognome de gli Auali quel degli Aquini .
degl'i equini Capoanifecondogeniti de Conti dì Loreto ,
DE Conti di Loreto ifpeditomi dirò alcune cofè di certi Aquini di Capoa,i quali par-
che vengano da Conti dell' Acerra,& che per ciò Geno in ilretto parentado con-
giunti co Conti di Loreto. Nel 1 23^5 Pietro Abbate diS. Vincenzo conlèn-
te ad vna donatione fatta da Giouanni d'Aquino caualiere figliuol di Rinaldo d vn cer-
to territorio : il quale era dentro del \\iogo del monaitcro , a Francelco di Tripanno.Fieb
be Giouanni per moglie Filippa delle Folle figliuola di Guglielmo, & fiata già prima mo
glie di Marino d'Ieuoli . Ma nel 1 5 2 5 li truoua quello Giouanni hauer btro teilamen-
to:nel quale inllituifce hcredc Giouanni fuo hgIiuolo,di cui lafcia balio, & tutore Berar-
do d'Aquino Conte di Loreto fuo fratel coniobrino , coli dice appunto , mlicme con la
Filippa f ùa moglie,&: madre del tanciullo . Ma lì vede che non fòlo egli non muor quel-
l'annoj anzi viue alcuni appreffo iniino all'anno 1532 nel quale Filippa rimala di lui
O vedoua
Htnald».
Ciouanni.
Ciouanm
S.d-.Crilìxt
^5'
DELLA FAMIGLIA
s. di e rt"
filane.
Ctcct
vecioua impetra dal Re , che pofTa donar certe robe à Giannuccio fùo {ècondogenito : il A
qual era nmafo pouero concio lìa cofà che il padre ogni cofà haueflè lalciara a Ceccolo
lìio primogenito . Qj^eilo mi da ad intendere ; che il primo Giouanni li fofle morto; &
che però Cecco nato dopo fofle il primogenito, & quello Giannuccio il lècondo,ma io
mi perfuado che non fia ancor molto vifl'uro Cecco , poiché Filippa nel (\xo tellamento
fatto Tanno 1 3 5 /non ta d'altri mentione , che di Giouanni malchi05& di Violante , &
di lacopella femmine figliuole del pomo marito . Quello Giouanni nel i ? 42 eflendo
aflai giouanetto fi vede contrar matrimonio con SiligaitaPar.dona figliuola di Niccolo;
ma ò che ella fi morifle poco di poi , ò che il matrimonio non hauellehauuto effetto per
l'età , vedefi che hebbe dopo vn'altra moglie detta Margherita Galgana, di che iè ne k^
gè {crittura del i 3 5- 5 .Di cui lì folle ella Hata figliuola io non lo; ma per diueiiè Icritture g
apparilce fuoi fratelli ellere llati Riccardo, Cecco , &: Marino Galgani.FLi Giouanni S.di
Crilpano,& è noto per l'anno 1 5 ^^eflerCiamberlano della Rema, nella quale Icrittura
à 26" di giugno vede à Guglielmo Conte d'Alperch alcune colè feudali,ch'egli hauea in
Auerlà per quattrocento cinquata oncie.Leggefi del \^6i ch'egli non fia molellato per
la polTelIìone di certi fuoi beni ; & nel 6^ ho 10 veduto vna lentenza in tauor lùo contra
Tommalò d'Ieuoli Ibpra certi beni nella villa di Vitulano. Egli kct finalmente con Mar
gherita due figliuoli l'vno del nome del zio chiamato Cecco ; & l'altro Saluatore , come
per ilcrittuia,che fi a detti lùoi figliuoli del 1 3 66 manifellamente li vede . Cecco prelè
per moglie Marella Saluacolcia figliuola di Pietro Conte di Bellante : da cui hebbe 3 00
oncie di dote,cento in gbie, & dugento fopra il calici della Troia in Abruzzi ; anzi hab- q
biam veduto l'allènlò della Reina Giouanna del 6^7 a i 8 di nouembre: per lo quale rima
contenta, che le dette dugéto oncie li paghino,& conuertilcanli nel corpo delmedelimo
cailel della Troia : allaqual colà conlènte ancora Carlo figliuol primogenito del Conte
Pietro per quello che a le apparteneua . Mori prima la moglie del manto^percioche nell*
8 5 ellendo ella morta , Cecco fa la quetanza di cinquata oncie,delle quali perauuentu-
ra era rellato creditore a Carlo Còte di Bellante per le doti di Marella lùa lòrella.Io non
ritruouo , che venga perlona alcuna da Cecco , a vna figliuola naturale in fuorida quale
s4ii4tare. hebbe nome Francelca. Di Saluatore elfi veduto fcrittura del medefimo anno 8 5 per la
quale prende il polìèlTo d'alcune robe còcedutegli da fra Riccardo Carracciolo prior del
la fagra cala dello Ijiedale di S. Giouanni in Gierulàlem.Et nell' 84 dichiara come vna do ^
nationdi 50 oncie di rendita l'anno , fattagli dal fratello era Hata finta per poter menar
moglie con maggior vantaggio, &: però nel'allòlue . Prelè Saluatore per moglie Ritola
Caracciola figliuola di lacoporcon la qual procreò Pippa, & Maria femmine^ An't!)nio
mafchio , con vn figliuolo nato di due ài non ancor battezzato,come per lo tellamento
di Ritola fi vededel ^ i a i^ài maggio.Ma perche no trouiamo fatta altra mérion , che
d'Antonio,ci gioua credere colui elfer morto ancor nellefalce tanciullo:conie llimiamo
ancora di Maria. percioche habbiam veduto il tellamento di Saluatore nel 1 40 2 : per lo
quale illituilce herede lùo figliuolo Anto Giouani cosi i tutte le colè burgenlàtiche , &
feudali;come nella parte che gli toccauadel Mòte à S.Giouani.Perfùadomi(lè luogo alcu
no è da darli alla cógettura)che illècódo figliuol morto hauelTe nome Giouani,& che ^^e
nutogli menoibaueffe al nome d'Antonio aggiunto quello altro di Giouani, oc così chia
matolo AntonGiouanni.Iui li vede,che Pippa fu maritata a GiulioCelàre di Capoa:vene
do inllituito da lui herede nelle lue doti. Vedelì che egli vuol eller leppeHito in S.Pietro
monallero de frati minori nella cappella de gli antecellbri lùoi.Fauuid mentione di Cor
bo d'Aquino Tuo nipote naturale,&: così di Iacopo,e di Ricchella figliuoli naturali di lui,
come di Fracelca ballarda del lùo fratello, A quello AnótGiouani vediamo vn priuilegio
di Francelco d Aquino Conte di Loreto, & di Satriano,&: del regno di Sicilia gran Sini-
Icalco Ipedito nel 143 j> a 2 3 di gennaio ; per lo quale gli dona come à fuo parente , Se
cópagno per lèruigi da lui riceuuti il feudo di Tonilo di Tiano, dicendo a lui ellère ilato
donato dal Rè Alfonlò per la ribellione d'Amaro detto Tenuto di Capoanl quale fu già
del detto
Cieuanui
A Q_V INA. 151
Ade/ detto feudo Signore . Ma l'anno fèguente a 1 4 di gennaio dali'iileflb Re fono dona-
ti ad Anton Giouanni perheredi.Sc fùcceflori il feudo di Vitignano nel dirtretto d'Auer
fa,& vn'altro feudo chiamato Vicolguardo nel dillretto di Capoa: i (]uali erano ilcaduti
alla corte per ribellione di Iacopo Funibolo Napoletano : il quale hauea lèguitato le par
ti di Renaro.Pare che lua moglie lìa Maria figliuola di Taddeo de Girardi per ilcrittura
del 145 6',ma nel 43? vedelì il iùo teilamento del primo giorno di giugno : nel quale in-
itituilce fìioi heredi il già detto Francelco d'Aquino Conte di Loreto & Berardo Gaipa-
ro Marchete di Pelcara hgliuolo del Conte . Nel qual tellamento fi fa etiandio menno-
ne di Tommafò d'Aquino Abbate del moniiìiero di Santa Maria de' Ferrari . Ma hebbe
Anton Giouannivna figliuola chiamata Beliiàndrada quall:ù maritata à Fabntio della
B Leonella . Et coli venne à ipegnerli quella linea de gli Aquini di Capoa .
P
tPe Centi di Selcaftro, & d'altri della caja in confufo .
Rima che io palli più innanzi,dirò alcune colè de gli Aquini in confulò : nelle quali
le alcuno maggior chiarezza delideraflè,io non intendo di ripigliarneIo;ma ben vor
re 10, che egli fi rendefl'e certo per me a niuna fatica ellèrfi perdonato,^ hauer que-
lle colè, qual elle fi f ieno^cauato da infinite tenebre,nó hauendo il nollio regno hauuto
fcnttoii : i quaU ò molto , ò poco di quelle colè habbiangiamai fatto mentione , lenza
C che par,che in quella caia lì faccia ancor più che nell'altre la cóf ufione maggiore,per efl'e
re llata ne tempi del primo,«S: fecondo Re Carlo molto copiolà d'huomini,& lopra tut-
to molti, & di uerll ellère llati i Tommaf ì,trouandofì Tommafò di Tommaf b,Tommafò «^«r*
di Iacopo , Tommafò di Simone,Tommafò d'Adinolfo^à: altri, onde priego chi quelle ^'"***"''j''
colè leggera a fcufàrmi , fé io non lòdisfaceflì interamente al lor dcf iderio , efièndo ve-
ro quel che molti dicono,allhorafàperfi meno delle cole , quando più fé ne fa; mafho-
dando il più che fi può quelli inuiluppi dico . a tempi del Re Ruberto trouarf 1 Con- rcmm^f»
te di Belcallro Tommafò , il quale llimo efTer figliuol d'Adinolfo . Non è dubbio que- 2«/« .
ilo titolo efferli hauuto dal Re Ruberto .per ifcrittura del i 5 57 à 21 di luglio vedefì
il primogenito di detto Conte efferfi chiamato Adinolto,&: Ifàbella d'Apia rellata ^yidmoU
n di lui vedoua viuente ilfùocerodonarledotilùe ,lequah erano oncie 8oo,aTomma-
fèllo comune figliuolo di lei, & d'Adinolfo . G\^ lappiamo Belcallro l'anno 1 5 76" , ò romm^
poco tempo prima dalla Reina Giouannaper morte della Contella di Belcallro efTer do- f^^^'-
nato ad Enrico Sanlèuerino, perche leggiermente è da credere quella ContefTaeflere Ila ^^^
ta figliuola di Tommalèllo.Òc in quella guifà elfer entrato, & vlcito il contado di discUé-
Belcailro da gli Aquini. fi"-
Ve (onù di Oferta .
PEr dar quella luce , che maggior fi può alle colè de gli Aquini,& nartitamente à quel
che fi dice di Rinaldo Conte di Calétta a tempi di Manfredi,^ del Re Carlo primo,
^ è necellario , che io mi faccia alquanto in dietro : per lo qual dilcorfò li conolcerà
pienamente quanti fono gli errori, che prendono gli fcrittori : i quali non elTendo
aiutati da Principi non hanno commodità di veder tutte quelle Icrirture , che fon
neceffaric-percioche oue accaggia che da alcuno lia prefò vn'errorc, andàdo l'un dietro
l'altro per non poter ricorrere a fonti,tutti di necellità nelmedef imo errore auuiene,chc
inciampino , &: in tanto metteremo infieme quelli Conti diCafèrta,che allanoilra
notitia fon peruenuti . Già fi diffè ne Sanfèuerini , Ruberto di quella famiglia cflere fla-
to Conte di Caferta intorno gli anni del Signore 1 1 6'6' . il che per Vgone Falcan-
do li vede . L'anno i20j>fi come 10 ho veduto in ilcritture antiche , ilche ho ripo-
llo ne miei breuiflimi annali del regno di Napoli truouo Conte di Calèrta vn'altro
O 2 Ruberto:
ip DELLAFA MIGLIA
Ruberto ; di cui per non veder il cognome non 0(0 dire,{è egli fiaSanfèuerino , ò d'altra A
famiglia , Appreflo colloro il primo Conte di Caièrta , di cui io rruouo fatta mentione
in alcune icritturc è il Conte nominato da cjuello di Giouinazzo,iI qual dice così. Anno
?' Domini r z^^ Io Imperatore dette la figlia per moglie allo Conte de Caletta , òz le fece
?' la feica ad Andra.di quello Conte (ì veggan poi molte cole , ma per venir al punto , che
bilògna,alcuni anni dopo (òrto il Regno di Manfredi dice cosi. Lo P.c fece adunare ruc
V ri li Signori allo pauiglione luo,&: li tenne parlamento , che le hauea dal:are,& foro que-
?> ili Signori lo Conte de Calcrta de caia d'^^Lquino &c. de alcune carte dopo . Il dì de San.'
.»> to Mattiafcredo iia l'anno i z6'5-)partio il Re de Viniuiento, &: la fera fo alloggiato alla
V Cerra,che è del Conte de Caierta . Il Villani nel libro 7 a capi ^.dice dd Conte di Ca-
?j fèrtacosì.M!ire(parladelReManfredi) tutto ino lludio alla guardia de palli del Re- B
»? gno,& al patTo del ponte a Cepperano miife il Conte Gioi'dano,& il Conte di Caierta: il
V quale era di quelli della cala d'AquinOj&i 4"'pi^elfo dopo hauer moilratoil condglioche
?' egli diede al Góte Giordano di lalciar palTar à nemici il póte,(egue così.S: abbadonarono
9' il detto palTo chi dice per paura, & chi dille che'l Core di Caierta hauea trattato tradimé
»> zo col Re Carlo,pche non amaua lo Re Manfredi,per cagione che lo Re Manhedi,per la
9> fìia disfrenata laiciuia era giaciuto conia moglie del detto Contedi Caierta. A capi xj.
quando parla della rotta di Mantredi,& che egli fu abbandonato,dice fra gli altri baroni
éc conti che l'abbandonarono ellere llaco il Conte camarlingo, & quello della Cena , &C
quello di Cafèrta.Il Collennuccio dice quali le medelime cole del Conte di Caièrta,ièn5
che v'aggiugne,lui hauer hauuto nome Rinaldo , ma quando parla del tradimento , che q
»j gli il imputa per hauer dato il palio à Cepperano dice così . Benché quelli che lo icuiaro
V dicono che lo fece per vendetta, imperoche Manfredi per forzali haueua adulteratola
9) donna , la qual cola a molti altri pare mal veriiìmile,perche la donna del Conte era iorel
»> la di Manfredi : onde alcuni giudicano chel fulle pur vero tradimento non alieno da re-
gnicoli . Il Carraia dice quali il medelìmo del Conte . lì Gollanzo difende il Conte Ri-
naldo contra il Collennuccio, ma non fa diuerio il fatto , dice ben poi , che il Re Carlo
s'auuio di Beneuento verio Napoli,& giuniè la ièra ad Acerra,che era à quel tempo ter-
ra del Conte di Ca(erta,&: prima hauea detto così . La verità della cola ò,che l'Imp. Fe-
j) derico nel M. C C . X X . ii ierui per viceré del regno di vno Tomaio d'Aquino , ch'era
?) gi'àndillimo Signore , perche oltre Io flato del quale s'è parlato, polledeua per altre prò- ry
j) uintie del Regno altre Signorie com'è il Contado di Caierta & il Contado di Acerra, Se
f) di Belcallro . di quello Tomaio nacqueroduo figli Rinaldo Conte di Caierta cauahero
,) tanto filmato dall'Imp. Federico , che gli diede per moglie vna delle lue figlie, e Landul-
f) to padre di San Tomaiò,Rinaldo rimale Signor di Caierta e d' Acerra, e d'altre terre.
Quello lì contiene in iòmma del Conte di Caierta in quelli cinque Icrittori : i quali ia
alcune colè s'accordano , in altre diicordan tra loro . Ma quel che le ne trae è quello. Ri-
naldo d'Aquino Conte di Caièrta,&; Signor della Cerra,cognato dd Re Manfredi tradì
Ice il fuo Re dando il pallb del ponte a Cepperano à Carlo che fu poi Re di Napoli.con-
tra la qual concluhone dico,che egli non hebbe nome Rinaldo,nori fu di cala d'Aquino,
non Signor della Cerra,non tradì il iuo Re . Et che egli non hebbe nome Rinaldo veg- p
ganiì le rimuneriitioni di Carlo primo,doue egli dona il Contado di Caierta a Gugliel-
mo Belmonte, che dice,don3rg!iIì il Contado di Caierta che fu di Riccardo , del qual
Pviccardo non vna volta,ma molte lì truouafatta mentione , che con Arrigo di Spagna
era prigione nel callello di Santa Maria del Monte.che à Sanfredina fua moglie iòllenu-
ta nel callel di Trani iè le f iccian le fpelè . che elfendo finalmente egli morto lì dia alla
moglie in luogo del iuo dodano Montorio.che al iìio figliuolo Currado prigione an-
cor egli nel caild del Monte lì dieno 4 tari il dì per le ipeiè.non ha dunque nome Rinal-
do.non e di cala d'Aquino.percioche quando dice il contado di Caierta che fu di Riccar
do,foggiugne padre di Currado di Caierta, lènza dir ne quiui , ne negli altri luoghi alle-
gati giaiDai d'Aquino , come ne medelìmi tempi , &c nelle meddìme nmunerationi
fifa
A Q V I N A. ij^
A ^1 fa mentione di Tommafo d Acjuino Conr e della Cerra , di Pandolfo d'Aquino Signor
di ccitcì narre di Picemo,di Rinaldo d'Ac]uino a cm detta parte è donar;i,di Federigo, &
Iacopo a'Aquino; i quali haueuan beni in Cumino,&: lor pertinenze,di Tommafò dA-
quino Signor di cerra parte d Alueto,CampolijSanto Donato,& Sette frati,& coli ièm-
pie , & veramente dicon alcuni , che egli iìadi cafà di Riburià . ApprelTo fé ben non è co
là che Aringa molto,pure coli f^tti nomi di Riccardo,& di Currado non pure vna volta
trouerrete in tutta la ca{à d Aquino dal c,^(; infìn'a quella età nominati, ne tra i beni di
eflb Riccardo li truoua feudo,o parte di feudo alcuno appartenente a gli Aquini,eflendo
ie colè donate al Belmonte per la ribellion di Riccardo quelle ; Calèrtaper oncie 2 23?
& tari /.Tilelà per i (j S.Ducenta per42 & tari 8. Morrone per4i .& tari 16. Limatola
g per 1 5 0.& tari 5 . Lauro per 2 i ^.Montorio per i 2 5 . & Strigano per ^o.Non è dunque
di caia dAquino . Et chiunque s'abatteflè a leggere vn antica Cronaca,la quale è auprefl
io Riccardo Riccardi giouane nobile Fiorentino il quale oltre la cognitione delle lettere,
ha largamente IJiciò in mettere infieme di molti libri & icritture : la qual cronaca per
quelchehpuòconfiderarejtufcrittaauantial Villani,non troucrrebbe il Conte di Ca-
letta eiler chiamato ne Rinaldo^ne dAquino.Che non (ìa Signor dell Acerrajeflì mede-
fimi in fra di loro diicordano,percic) che il Villani doue fa mentione del Cote di Caletta
fa anco mentione dei Conte dell Acerra . Et nell'archiuio fi vede,che al Conte dell Acer
ra non è tolta colà alcuna,&: quel Signore ha nome Tommafò, & doue noi habbiain par
Iato de Conti delf Acerra maniteilamente habbiam prouato come il fatto fi vada.è dun-
Q que certillìma colà fòpra cialcun'altra il Conte di Calèrta non eilèr Signor dellAcerra.
ézk ben fi truoua un Rinaldo nalcer da Conti deirAcerra,già di lui fi èpavlato,& vcdeii
indubitatamente lui niuna colà hauere a fare col contado di Calèrta . Ma che quello
Conte di Calèrta , di cui trattiamo , non habbia tradito il (iio Signore,io non lo qual più
bella pruoua mollrarmene,che il teilimonio del nuouo Principe , cioè la prigionia di lui»
della moglie,&: del lìgliuolo,&: in prigione ellèrfi morto ; de hauer perduto lo llato . Tal
che fi può dalle cole , che fi ion dette chiaramente comprendere, come Ci proceda la ve-
rità di quelìa illoria . Fu dunque , per dir due parole de gli altri Conti à tempi di Carlo
primo,Gugliclmo Belmonte Contedi Caletta dietro à Riccardo, del qual Belmonte ri-
male vna figliuola femmina in Francia : la quale non hauendo voluto venire à pigliar
lo llato,ricadde per ciò il Contado al Re.Fù l'anno 12^5- Conte di Calèrta Roilrido fra
fello di PapaBonifatio VlII.à cui luccedette Pietro lìio hgliuolo.Da coltui palsò per ven
dita ne Siginoltì . Da Siginolh a quelli della Ratta,da quelli della Ratta à gli Acquauiui,
da quah hoggi dì il detto Contado ètuttauia pollcduto con titolo di Conte : 1 quali
Conti ne lor luoghi più diilintamente,& ampiamente dilleli Ci troueranno , per non re-
plicar più volte vna colà.
Reilerebbe a dire ne tépi di Carlo I. di Tomaio il Santo,ma perche di quello innoccn
tilTìmo,& dotto huomo io intendo di parlare vn di con l'animo più poiàto che nonfo
hora,et Ci perche non mi pare hauere quelle intere,& compiute notitie di lui che io dcfi-
dererei me ne rilèrbo a fauellare in altro tempo,ancor che quando Pio V.di felice memo
ria fece compilar le lue opere,ellèndo io richiello di dar alcuna iiotitia di lui non hauellì
mancato di darne quelle,che infino a quell'hora mi era venuto fatto d'hauer vedute.So-
lo dirò quello che ho trouato di Maria Ina lòrella.Qjiella donna chiamata lòrclla del già
fra Tomaio d'Aquino era Signora di Marano callello pollo in Abruzzi;apprcfio il qual
callello è vn'altro chiamato Torano migliore, di più f uochi,& più ricconi quale fi Iblea
per ciò taflar ne pagamenti reali più del calici di Marano.Horaauuenne che gli fcrittori
a ciò propolli dal Re Icambiando Marano da Torano,per cllèr quali d'un illc Ilo vocabo
Io(dice quella Icrittura ) fallarono Marano per la tallà che à Torano Ci Iblea imporre,on-
de ella fiipplica il Re; il quale era allhora in Lagopenfile , che ella debba edere igrauata,&
che l'errore s'ammendi : ilche dal Re l'è conceduto.Fù chiaro tra gl'antichi poeti il nome
di Rinaldo d'Aquino:di cui il Bembo nelle fue prole fece mentione .
O j Ve Signori j
D
Cónti di
Caferta.
5.1 Tcm-
ntdjò.
Afaria fa
rda, dis,
Tcmmaf»
Su/ dtM4
siri Ada
Poeta.
j4 DELLAFAMIGLIA
^e Signori i'^hetù , & della Grotta Ji^anarda^ onde yfcìrono i Marchep dì Quaratc^ , /^
s
I Come i difcendenti d'Adinolfo Sominacula dalla (ìgnoria , che hebbero di Aquino
iaiciandoil loro antico cognome, turono detti d'Aquino , (ì come nel principio (ì è
moikato ; così quel ramo , a cui iicadette la SignonadiAlueto, fu cognominato
d'Alueto . Anzi ellèndo poi tatti Signori della Grotta Manarda , o come altroue li legge
di Mainardo furono per lo più cognominati della Grotta.Il primo ch'io troui di coiloro
PAndolf» ^ Pandolto : il quale hebbe due figliuoli Landolfo, & Adinolfo.Quelìio Landolfo è que-
zMddfo S^^ ' '-^^^ l""^*^ eflde abitatore,^: Signore d'Alueto fu primieramente per quel che io veggo
s. d^y£l~ intìn'a quelVhora , detto d'Alueto . Non rincrelca a lettori di leggere vna iùa fcrittura ;
M.oi pQJ cj^e jj^jjj (j ^.^^^ (oltre il veder l'antico coltume , che lì teneua in co tali contratti ) la g
dilcendenza, & dominio delle callella di quelli Sigaori. dice dunque così . Io Landol-
fo figliuolo di M. Pandolfo di lodeuol memoria ( ho tradotto in quello luogo M. quel
che il latino dice Domino,poi che chiara colà è non efiere in quel tempo llata ancora in-
trodotta in Italia la voce del Signore , le non in quanto dinotaua dominio) abitatore oc
Signore del calvello d'Alueto di mia buona volontà dò a te Adinolfo mio figliuolo in
pegnolaparte,cheàmetoccauanelcall:ello del Monte San Giouanni con tutte le fue
appartcnenze,cioè per dugento oncie d'oro : le quali da Gregorio,& da Aimone dell'Ilo
la per le doti di Ottolina tua moglie, & lor lòrella io riceuetti : le quali bora ad Adinol-
fo mio fratello ho pagate : a cui per la medelìma lomma , che egli mi haueua preilata,ha
uea lo la mia parte del predetto calkllo impegnato ; accio che in quel modo che ella era q
ad elfo Adinolfo mio fratello impegnatajCofi oc ì te nel lùo luogo iìiccedéte folle oblip^a
ta:ìniìnchc Andrea mio figliuolo,^: tuo fratello,© per auuentura i fìioi figliuoli òàte
Admolfojò a tuoi heredi tutto il debito fòdisfacciano.Hebbe dunque il già detto Landol
fo Signor d'Alueto due figliuoli,i già detti Adinolfo manto dell'Ottolina, & Andrea.
'f^Th ^ quello Adinolfo chiamato figliuolo di M . Landolfo d'Alueto d'inclita memoria
^^flg, truouo io, che nel 1 1 ^6 nel fèllo anno del Ponreficato di Celellino rerzo,quattro figli-
uoli di Giouanni di Soia abitatori del Monte San Giouanni donarono vna certa terra
per cagione, che egli hauea loro rimelfo in perpetuo vna rendita di certa quantità
di grano, & d'altre colè . Il quale Adinolfo,ò perche egli non hauefle hauuto figliuoli,
òqual altra fé ne fofle la cagione, in vita lùa ciocheàluiapparteneua della parte elei _
padre in Alueto , in Campoli , & nel Monte San Giouanni donò à Landolfo figliuolo
Andrea] del già detto Andrea luo fratello. Non ho fcntrura particolare d'Andrea, fé non
'3,'tea * che egli oltre l'altre colè era Signor della Grotta Manarda, ma quando, & come egh
Ma,iard4 fc l'hau^ilè hauuta,à me infino a quell'hora e nalcollo . So bene egli hauer hauuto quat-
tro figliuoU , come che di vno non lì legga il nome,gli altri furono Ruggieri, Landol-
^"^""' fo , ^ Adinolfo . La prima fcrittura , che di coltoro li \<igg<^ nel 1221 è di limile con-
tenenza . Ruggieri venuto in battaglia con Ruberto di Bullone fu perditore,onde da lui
fuggendoli vefnne à r>airare dauanti a Corlano terra di Ruberto di Forgia ìlio vall'allo:
il quale venendogli incontro gli proferì lalua terra promettendogli con tutte lue
armi, genti,&: cauailidi farloui llar ficuro lenza temer d'oltraggio veruno , ma auuenne
^'i- Ma ^^ contrario, perciò che egli fu dato in poter de f uoi nimici & a Landolfo , & Adinolfo '^
cttra cr f ùoi fratelli conuenne per nfcattarlo prometter buona lomma de denari ; per la quale
^dm,ifo diedono per ollaggio vn'altro lor fratello : il quale in vn'altro allalto fu da lìioi nimici
vccifo .Per le quali cole tutte inlieme le ne verrina piato dinanzi a Tommalo d'Aqui-
no Conte dell' Acerra Capitano,& maellro giullitiario di Puglia,& di Terradi Lauoro ;
il quale con relferciro imperiale li trouaua nel campo a Boiano . Guglielmo figliuolo di
Ruberto di Forgia,contra cui ii agitaua la lite ; percioche il padre era già morto ; diceua
all'incontro, che egli haueua vncallello chiamato Mileto,che'l già detto Ruggieri vio-
lentemente gli haueua tolto , in guilà , che hauendogli dato il lacco , & polcia abbrucia-
tolojdi lùa autorità le i'hauea ritenutogli come l'illellò Landolfo coli per violen za occu-
pato
A Q V I N A. 1^5
^ pato alior fè'I teneua . Onde chiedeiia che gli Ci rellituifle il cartello in quella forma , che
prima eia,con altri inrercill,& danni pariti : Er per lì fatta maniera dall'una partej&: dal-
l'altra molte colè allegandoli ; fu finalmente in quella guila deliberato . Che Guglielmo
rinuntiafleininan di Landolfo il caikl di Mileto; ilqualedaluoi anrecefloriteneua , oc
dall'altra parte Landolfo , e'I fratello gli remctteifero ogni quclllone molfi , & da muo-
uerli lòpra i danni patiti coli de beni,come della morte del fratello non intendendo inno
uar cola alcuna per conto di Curfano ò d'altra terra^che Guglielmo renefl'e circa il icrui-
gio del feudo à Landolfo douuto : il qual icruigio potefle iempre egli chiedere per mez-
zo della giuilitia fàluo nondimeno il comandamento dell'lmperadore, di modo che de i
quattro fratelli , rimafero due Landolfo , & Adinolfo.traccltor due l'anno i 2 ? i verti-
p. nano alcune liti intorno la (uccellion del Monte iàn Giouanni,di Caneta & di Strango-
lagallo : le quali amicheuolmente fon terminate . Et perche di Admolfo non vediamo
altraiìiccellione, lèguiteremo à parlar di Landolfo. Di coiluilìvede che iùpplicando
l'anno 112^ l'imperador Federigo à fargli grana di liberar lui, de h lùa terra della Groc
ta con le baronie, òz ragioni ad elTa baronia appartenenti dal dominio , & homaggio dei
Contado di Geiùaldo,&: con le già dette cofc lòtto il iuo dominio riceuerlo,i'Lnp.eiren-
do con la correa Barletta del mele d'agollo gratiolamente gle lo concede.N'on li dubita
come che il tempo della lùa morte non apparilca, egli hauer hauuto tre figliuoli malchi
Andrea , Tommaio,& Adinolfo : & vna femmina detta Stefania : h quale l'anno 1 1'^^
eflendo ancor vino il padre , lì manta a Giouanni di Ribello. Admolfo l'anno 1 247 di-
{ponendo de fuoi beni , inllituifce herede Tommafo iuo fratello carnale così di lato di
padre,come di madre in tutto ciò , che à lui apparteneua in Terra Beneuentana,in Aqui-
no, & in Alueto,Sette Frati, Vicaluo,& Campoli ; & in Campagna nel Monte San Gio-
uanni . Simigliantemente Andrea : il quale era Signor della Grotta infermandoli l'anno
I 2 5 3 del qual mal lì morì , inllituì (ùo herede nelle portioni , che egli hauea ne meded-
mi luoghi, il già detto Tommafo fìio fratello . Di Tommafo dunque iellato del tutto
Signore lì vede fotto il primo anno del Re Manfredi l'anno i 2 ^-j? cotal memoria.cgliha
ueua per quattro cento oncie impegnata la Grotta à Sifredina, che alt roue Sanf redina è
chiamata , Conteffa di Caferra , la quale eflendodi tant'altra iomma debitrice al Re Cur
rado, ella hauea fimigliantemente al Re datoin pegno il detto cartello. Onde egli era
quel luogo peruenuto nel demanio reale ; ma perche dopo la morte del detto Re Curra
D do haue aTommalo le quattrocento oncie pagato à Manfredi , gli nlaicia il Re la iua ter
ra, faccendoli folenne pri uilegio per mano di Gualtieri di Ocra de regni di Giemlàlem,
&: di Sicilia Cancelliere. VilTe Tommalò molti altri anni apprelìb,percio che elfendo egli
viuo inrtno all'anno i 2 8 5 ,il (èrtodecimo dì di Settembre dà per moglie à Luca Iuo figli-
uolo madonna Ciglia della Marra figliuola di Rifòne da Barletta Signor di Senno. E co-
là che reca fecondo il mio auuilo nò picciol piacere il vedere il cortume delle doti di que
tempi : percioche infieme con la modertia del dinaro tu vedi vna magnifica , & noDii
pompa de gli arredi, oltre gli rtrani nomi,& tralaiciati de gli abiti, che s'ulàuano , mate-
rartè di broccato,coItre di panno d'oro,giubbe,guarnaccie,pelliccioni,corrine,(S: quelche
non intendo imberlacchi tutte cofè riccamente addobbate, & guarnite. Fu Luca caualie-
£ re , &; ellendo già morto il padre, vedefi l'anno i 25^2 eller Signor della Grotta . Io non
truouo chi lia fìio figliuolo ; ma rrouando Landolfo eller Signor della Grotta l'anno
1 5 ^ 2,fonomi perfùalò non poter egli ellèr altro che iuo figliuolo . Comunque li ha nei
già detto anno Landolfo Signor della Grotta con quattrocento cinquanta oncie manta
liana iìia figliuola àLacillo Miiiutoloal qual matrimonio,ellendo il Minutolo finciuilo,
fi fa co cólèntiméto di PerlìualloMinutolo caualiere iuo tutore.Dieci anni apprefiò egli
compera da Guglielmo di Corfàno caualiere il calai di Tripualdo diiàbitato, col territo-
rio d' Afpro,à che ottiene i'afienlò dal Re Ruberto . Nel 44 à 5» di febbraio eflendo egli
preflo alla morte nella Grotta Manarda , facendo mentione d'un'ultimo fùo tertamen-
to fatto a Nocera , fa per vn codicilio elecutori della lìia vltima volontà Niccolo lùo fi-
O 4 gliuolo,
iy(Jtlulf>
t^ndreit
Si£rtor del
U . (Jrons
Tommaso
Signor liei
la Grotta.
ddUcirot
Litndol^j
Si/ncr del
U Crttta
i^G
DELLA FAMIGLIA
IMiccola
Donato
tarane -
Jcono dt
(s.
intoni)
i,ì^. delia
UìufU.
dcUit (Ji'ùt
delia
o.fiia
glmolo^Gaglielrao di SauiMno Conte d'Ariano,!' Abbate di Monte Vergine, &c Ramon-
dodd Balzo caualicre luo Conlobnno . Niccolo Signor della Grotta iiaaendo nella ^
guerra del Re d' Vnghcria patito di molti danni in ieruigio della Reina Giouaniia ottie-i
ne per rimane ratione,& ncompenfà de trauagli iòiìcrri dalla detta Reina tutti i beni tea
dali 6c burgenfaticijche turono di Niccolo de Molini iiio ribello(non hauea ancor la no-
biltà Venetiana diuieto d'hauer (òtto altri principi Signoria ) (^eiì:i erano Sant'Ange-.
lo di Scala , Crapig'aa,& la metà di Grotta Caitagnana in Principato.Hebbe egli due mo
gli Caterina de Cabani tigiiuola di Ruberto Conte d'IeuoIi,& gran Sinilcalco del regno:
C|uelliche perla morte del Re Andrealib tu decapitato à tempi della Reina Giouanna, di
cui hebbe vna hgliuola kmmma detta Ilanaifi come tu il nome della fùa fòrella ) la quale
con cento leflanta oncie maritò Tanno i ? 7 y à Ruberto Guindazzo, & tre figliuoli ma-
Ichi . Il primogenito : li cui nome fa Cecchello morì in vita del padre,onde rimaleio An "
tonio,&: Donato Abbate. Della feconda moglie Roièlla Criipana figliuola d'Antonio,
che menò l'anno 1 5 70 hcbbe Ruberto. l'Abbate Donato mi perfìiado io,clie da quegli,
che Fatto Arciuelcouo di Beneuento mori l'anno 141 2 : il quale tu {èppellito nella citta
diBeneuento,oc ha iecondo l'ulo di que' tempi lòpra la lua lepoltura quelli verli .
'pr/ffìtlis fg*'^gij rejuìejcunt ojja "Donati
Hic tumnlatit mei . Quxrar heiipro te S'tnnis in auum.
^^Ita aomos genuit regni domus mter ^qumd
Hunc.fet eum melms o^enuerunt Beemata morum .
Quid audcroro mortale genas plasma caducum,
Cttm mens eterna melior pars ^audcai aura. C
Curfus , &'annorum placeat . 'Die YerfiLus ilìnm,
JiCiih fAdtftcentos cjue decem tungendo d'mùus
Inier ijuos annos mditio ijuima note tur.
Antonio efièndo di età dintorno à venti anni,fLi emancipato dal padre l'anno 1^75' po-
co dopo il maritaggio della Tua fòrella. Egli hebbe per moglie Ruberta Gaetana : con cui
generò Matteo,& Coluccio, & liàbella moglie d'Antonello Gefualdo Signor di Gonza,
oc fasti mentionc di Ruberta rimala tutncedel figliuolo l'anno i j^^yUci quale per au-
uentura Antonia vicn meno . Fu Antonio Ciamberlano,& nell'S 3 ottenne dal Re Car-
io tcrzo,che egli potelFe Tuccedere à tutti 1 beni di Siligaita Figliomarino : poi che ne da
iei,nc da Franccichello figliuolo della Figiiamarina ìk iuo cognato erano rellati figliuoli, d
& con tutto Ciò per licrittura : la quale è in potere di Federigo Tòmacello truouo,che egli
ieguì le parti di Lodouico iecondo,& perciò dal già detto Carlo terzo & da Ladislao tuo
figliuolo tu giudicato ribello . Airzi veggo nel i :; ^S Laco caL;l di Montefufcolo : il qua
le era di Siligaita biiauola di Matteo ordinarli dal Re Ladislao,che dopo la morte di Sili-
gaita , (1 debba dare ad Antonio di Cailig}ione,eirendo 1 pronipoti fanciulli per ribellio-
ne di lor padre non capaci à riceuerlo . Con tutto ciò o perche Matteo li folle poi ricon-
ciliato con Ladislao , o che altra ih ne f offe la cagione , egli li vede l'anno 1 4 1 1 eiler Si-
gnor della Grotta . (^indi io ho più volte tra me pen{ato,la cappella in Santa Chiara de
Cabani , di ragione appartenerli a dilcendcnti di coiloro . Hebbe Matteo per moglie
Francetca di Santramondo; la quale gli partoii cinque figliuoli Ladiflao, Antonello, Co- e
lella,Gio.Carlo,& Francelco, Credo che muoia nel 1 4 1 2 . nelqual tempo la moglie eipo
nendo al Re,che per l'ultimo iuo teilamento era ilata iniHtuita tutrice de piccioli figli-
uoli,'il Re v'aslentilce . Credo che Ladillao ; il quale è poi Signor della Grotta à tempi
d'AlFonlo fia il già detto luo ligliuolo.queili nel 1 44 -^ mteruiene nel parlamento di quei
Re.Nel 44 prende per moglie Fammia Francetca del Balzo figliuola di Iacopo : con cui
fece più figliuole femmine , ma di quelle che 10 mi làppia Baldellarra,che l'anno 1475
maritò ad Antonio Francelco di Guarino primogenito di Gio.Pietro Signor del Bugiar-
do, & di Lequile gcntil'huomo della mia patria,& le io non prendo errore Chnlòiloma
a:ioglic d'Antonio Carrafa Conte di Ruuo . & Laudomia . I iiioi figliuoli malchi li veg-
gon
A Q V I N A. 1^7
A gon nell'albero : de quali il Vefcouo di Grauina fu molto vtilc alia c3.Ca, liauendo acqui-
Itato tante ricchezze,che con quelle (ì potè comprar C^uarate, 6c prenderui pofcia titolo
di Marc]iefè,il che fece Ladislao nato di Gaiparro iùo fratello primogenito , & di Maria
Figliomarina. E Quarate pollo in terra di Bari buoiio,& bel cail;ello,non lungi di Ruuo
di Terlizzi & d'Andri . Ma il Signor di elfo uiene {cambiato ancor egli da gli autori non
menojche tu il Conte di Calèrta , percioche fra Leandro il chiama Marche/è d Aquino.
Lt dal Giouio nel 2 5 lib.della lua iltoria,doue parla de baroni che ieguitando l'autorità
di Vincenzio Carrafa Marcheiè di Montefarchio lì ribellarono all'lmp. Carlo V. è no-
minato Francefco d Aquino;onde non è da marauigliarc,lè il Villani & gl'altri autori pre
fero errore nel Conte di Calerta . Ladislao d unque tu non fòlo primo,«3<: vltimo Marche
g le di Quarate,ma anco vltimo Signor della Grotta; le bene il luo primogenito Antonio
hauendo ancor egli lèguitato le parti Franced , Marcheiè di (ZJu^arate li tolfe appellato .
Rimale nondimeno di Ladislao vn'altro figliuolo detto Francclco Signor di Santo Nic-
cola : il quale è padre de gli otto figliuoli maichi polB neiralbero.&: di quattro figliuole
femmine, delle quali Giulia a Pier' Antonio di Somma,&: Delfina a Troiano Acciapaccia
vidi io già maritate : ma delle forelle di Francelco Dianora fu moglie di Galeotto Carra-
fa Conte di Santa Seuerina,Aurelia di Ferrante di Gheuara,& Laura di Marcello Carac-
ciolo auolo del prelènte Marcello Marcheiè di Calàlalbero.viue ancora del M archelc
Ladislao vn figliuol naturale detto Federigo . Et quclto è tutto il ramo de i Signori della
Grotta Manarda,ouer di Mainardo .
Sf^ . delle
OrottA .
Marc^tfi
U.
erd/uefc»
air M id
(» NiCClU
D
Ve Signori di (djìigìiom in CtiUuria .
ADinoIfo,iI cui ramo allignò polcia in Calauria,& infin'hoggi dì ui fi è grandemen
te ampiiato,di cui fia ilato figliuolo non mi è ancor venuto fatto di ritrouare , co-
me che io iHmi lui ellèr nato di Tommalò : il quale d'un'altro Adinolfo fu figliu o
Io . Comunque ciò fia, egli fu infili' della lìia giouanezza familiare del Re Ruberto : \i
quale era allhor Duca di Calauria ,& per quella cagione il Re Carlo padre di Ruberto
nei 1 3 06 chiamandolo caualiere,&; famigliar del figliuolo gli dona quaranta oncie di n
muneratione l'anno : le quali gle le allegna lòpra vna Ialina a Brahalià,hoggi detta d'Al-
tomonte nella valle di Crate,ì3>: inliememeniela terra di Cailiglione ilcaduta alla corte
per la morte di Guglielmo di Calliglione lenza heredi Signor della terra già detta. Que-
lì:Oj& quanto fiamo per dir apprello di Adinolfo,& de lùoi diicendenti, non lolo li pro-
ua per le Icritture publiche dell'aichiuio,ma per originali priuilcgi, & inihumenti . 1 qua
li fi lèrbano apprello Ettorre d'Aquino, & da noi lòno ilari d iligcntemcnté veduti , per-
cioche elfendo continuata la lìgnoria di Cailiglione infino à tempi noilri , che lono du^
gento lèttanta anni^lènza lèntir le notabili mutationi,& fortune di molte altre ca{é,facil
mente lì lòno potute lèrbar le fcritture : le quali lono le più verc,&: lecure proue,che hab
bia l'antiquità . Fu quello Adinolfo molto operato a que tempi , onde l'anno 1 3 08 li
truoua gouernar la prouincia di Calauria lòtto nome di giullitiado della Valle di dare,
& terra di Giordano,col qua! nome veniua allhor chiamata quella prouincia,il che li ca-
ua da vna donation,cheegli fa d'un feudo detto Roggerone a Giannoccio Battallole luo
(èruidore fotto il medelimo anno a i 5- . di luglio nella Mantea . Et nel 1 5 1 1 vedelì
chiaramente,che egli di quel gouerno ne Ila à lindacato . Vedeli oltre accio nell'archi-
uio nell'anno 1^51 , & 5 2 , & in due Icritture priuate , l'una fatta nella Mantea l'anno
I 3 2 2,& l'altra a Reggio l'anno i 5 ? 5, ellère ancora Admolfo ilato capitano di balellne
ri,lpetie di lòldati a cauallo,che s'ulauano a que tempi^come li fa hoggidi de gli archibu-
rieii,anzi in quella dell'ai-chiuio è dal Re chiamato general capitano di certa gente à pie,
e àcauallo nella citta di Hieraci: Et in quella dell'anno 3 9 apparilce non lolo efler Si-
gnore di Calliglione , ma anco di Marllco Vetere.Di Tommalo luo figliuolo molte
Icritture fi leggono di donatiom , ch'egli fa à luoi famigliari . nelle quali non iole fi vc^
dc,chc
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Sig. di e A
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DELLA FAMIGLIA
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filoni.
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di cafli-
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,dc, cho. egli podicJe le.caLblIa Darerne ; ma in vna del 1 5 5*7 apparilce, lai edcr cameric
re del [l^,3c delia i\eiaa,inriro[andofi regias,&: reginalis Cambellanus,confiliarius,tk: fa
iniliaris,& in certe meaìorie,che h icrbano nella libreria Vaticana: delle quali io mi fono
molto (èruito nell'iiloria Napoletana,!! dimoilra il già detto Tom'iialò nella gaerra, che
fu tra il Red' Vagaena, & la Reina Giouanna l'anno 1 54^ eiTere icato indcme con Gio
panni oc Rellaii no Conrelim,& con Giouanni della Leonella fatto prigione nel callello
d'Arienzo da Currado capitano dell' Vngliero . Io non truouo chi lìfolfe Hata la moglie
diTommaiòj ma io bene Iacopo edere ilato fuo hgliuolo ; come d'vn prmilegio delia
Rema Giouanna , che l'adècura la terra di Caifiglione, & di iVIarlìco Vctere lotto l'an-
no 1 5 5-^ ampiamente fi può vedere .Hebbe Iacopo per moglie Elilàbetta Gentile, da
cai riceuettein dote la terra di Cruccio . Emmi llato detto edere i Gentili di nobil fami- B
glia , come che ninna colà habbia 10 di loro veduto in lìn'i qaelVhora,{e non che nella
guerra del Duca Giouanni con Ferdinando Icritta dal Fontano, Luigi Gentile era vn de
capitani di Maio Barreiè Duca di Caitrouillari . Angelo primogenito di Iacopo podcdè
oltre Cali igIione,Mar[ìco Verere,& Crucolo,la baronia di Morano : come per ilcrittu-
le dell'anno i ? 88 habbiam letto . Ma morto egli lènza tìgliuoli, gli fuccedette Rinaldo
Ilio fratello : il quale dal Re Ladislao comprò per mille & ottocento due. Vmbriatico
l'anno i4io.Nel 141 y ilRelacopodi Borbonaquelli,che poi fi relè Anacorita , & la
Fveina Giouanna gli contermano tutte le terre ,cailelIa,batonie,& feudi,che mhn'ailho-
ra lì trouaua podedere,così nella prouinciadi Ba{ilicata,come in quella di Calauria.Heb-
be per moglie donna detta Agnelà , Ma mi è occulto di che cala ella fi lode , le non per C
quanto in ilìiampando io quella opera mi è Itato lcritto;cioè ella edere llara di cala Pep-
poli . Qu.el}i mori l'anno 1 45 5 &. lalciò più tagliuoli : de quali Iacopo chiamato talhora
àdiderenzadeirauoIo,Iacopello tolle per moglie Ilàbeila Sanlèuerina figliuola di Luigi,
che fu di Francelco con due mila quattrocento once di dota , come lì vede per 1 capitoli
padatiàPadoua l'anno 1450. Qlieifo Iacopo è quello, che interuiene nel parlamento
del Re Allonlo l'anno 1 44^ .Ma nel 46 per qual necedìtà egh lèi l:acede,vedelì che ven
de Cruccio a Buonaccorio Caponfacco gentilhuomo Fiorentino.La qual famiglia Ipen-
ta in quella città h conlerua in Rollano.Criiloforo non lì truoua, che folTe ammogliato,
delle hgliuole Pacifica tu badeda nel inonallero di Catanzaro . Et Elilàbetta con 2000
due. di dote tu data per moglie a Filippo Sanlèuerino Conte di Matera: al qual Conte, -q
il terzo Lodouico figliuolo adottino della lèconda Giouanna prella l'alTenlo , che polfa
adecurar le doti lopra Rolito l'anno 14^4. Due figliuoli trouiamo di Iacopo, & di Ilà-
beila Sanlèuerina Luigi , Se Polidena . Colici fu maritata l'anno 1474 a Gio. Luigi Buz
zuto con 1 00 oncie di dora. Tanta era per lo più la dota : la quale .1 que tempi (idaua
à nobililènza baronaggio; onde nga lènza cas^ione Dante de tempi ancor più antichi
della lìia patria parlando,didè .
Wo» fucua n<ifcendo ancor pdurd
La figlia ai padre ; chil tempo , &■ la dote
'Non fn^ian jumci^ <& (jmndi la mi fura .
Luigi hebbe per moglie Aluina Rada figliuola di Colantonio Signor di Condiianni , & p
della BagnarcJ.Et nel 1 48 2 il Re Ferrante il vecchio vi preila l'alfenlò per l'allìcuramento
delle doti . De figliuoli di Luigi Beatrice '^a maritata a Beraidino di Callrocucco Signor
d'Aluedona . Berardino primogenito morì m vita del padre. Rimale hcrede Luigi coli
detto dal nome del padre , peicioche egli fu poli umo . Hebbe per moglie Francclca Pi-
gnatteila figliuola di Celare Luogotenente della Sommaria,& Signor di Turitto;come lì
vede per 1 capitoli matrimoniali paifati a 5; di maggio dell'anno 1 4j?8 : con la qual fece
parecchi figliuoli, l'ultimo di coitoro,come nell'albero lì vede detto Ettorre e llato quei
Il : il quale non hauendo alla lìia tamiglia generato figliuoli,per compiile . I mancamen-
to della llerilità , l'ha lènza alcun fallo apportato gloria, oc riputatione , non hauendo à
jiiuna fatica ne a Ipelà perdonato, perche tante memorie dclùoi maggiori mezzo che
'.:■■-. {e Pi mellito
A Q_V I N A.
'5^
B
D
A {èppellire per colpa degli {critrovi , dh memoria , & luce degli huomini fi riduceilèro.
A Celare primo de lùoi fratelli rornò di nuouo la lìgnoria di Crucolo per la perfòna
d'Aurelia Torres lùa moglie che n'era padrona ; dal qual matrimonio nacquero molti
figliuoli ; ma il primo fra gli altri detto Giulio con maggior fortuna del padre per via di
dona ancor egli cioè di D. Eleonora di Gennaro liia moglie Córelfa di Marmano ha mei
(ò in cala quella beila, & nobile fignoria ; onde par che di nuouo la famiglia llìullrilsima
Aquina torni a ripigliare il lùo antico {j:>lendore , & grandezza . Di quello niatrimonio
è nato il fecondo D.Celàre , il quale di Cornelia Spinella figliuola di Saluatore Marchelè
di Fulcaldo ha già hauuto figliuoli . Antonio vn altro lìmilmente di quelli hatelli gene-
rò di Barbara delle Trezze di molti figliuoli; de qualiAleflandro ha progenie. Ferrante
ancor egh , come nell'albero (ì vede, è padre d'Aniballe,& fu già di Orano Caualiere
Gieroiòlimitano,il quale nell'aflèdio di Malta mori d'vn'archibulciata . Quclk colè
habbiamo raccolte infieme de gliAquini , quali le membra Iparte d'Ippolito ; le quali
memorie à Iddio piaccia, che negli animi de loro polveri deltino honelli Itimoli di vir-
tù : la quale è il frutto vero , & legittimo della nobiltà . Ma poiché di molti Conti di
Loreto in quello luogho habbiam parlato,non farà forfè difcaro à chi leggerà,con poche
righe far de gli altri Conti ; i quali auanti a gli inquini furono ; alcuna breue menno-
ne . Truouo a tempi di Carlo primo, Conte di Loreto Rodulfo di Sueffione-collui heb-
be vna figliuola, & herede detta Iolanda : la quale fu maritata à Berardo di Morolio : il-
quale diuenne perciò Conte di Loreto . Ricadde poi quello Aato , benché io non ne
iàppia la cagione, alla Corte ; onde il di i^ di Settembre dell'anno 12 85» il Re Carlo
fecondo effendo in Sulmona,concede il detto Contado à Filippo di Fiandra, in quel mo
do ( dice egli ) che da nollro padre fu dato ad Adulfo di Saffonia ; ilquale io llimo lèn-
za alcun dubbio efièr quelli ; ilquale altroue forfè per colpa di chi fcriueua Radulfo di
Sueflìone è chiamato . Quello Filippo fu fratello di Ruberto Conte di Fiandra ; ilqual
Ruberto effendo molto giouanetto venne col Re Carlo primo fùo fìiocero all'acquili:©
del reame di Napoli ;& venutoui ancor dopo alcun tempo Filippo , hebbe come fi è
detto il Contado di Loreto . Quelli morì fi come dice Iacopo Meiero à Napoli l'anno
I ^ 07 del mefè di nouembre ; ma egh prende errore in dir che egli fi fìa morto fènza fi-
gliuoli , trouando noi l'anno i 5 i o lòtto il regno del Re Ruberto nel libro per me fègna
to E . T . la fùa moglie vedoua : laquale è chiamata Filippa di Miliaco hauer già fa-
lciato due fanciulh pupilli Lodouico,& Margherita: ma per dichiaratione del Meiero^
il quale oltre alle colè dette chiama la moglie di Filippo Matilde di Cortoniaco, Pedi-
ce , Filippo effere flato Conte di Chieti, 10 llimo che la colà proceda in quello modo.
II Contado di Chieti fu dal Re Carlo primo dato à Radulfo di Contonato , altroue è
chiamato di Corciniaco , & dopo la fua morte à Manlde fùa figliuola, & herede. collei
trouo io effere Hata moglie di Filippo di Fiandra , onde fono indotto à credere , che fof-
fè llata fùa prima moglie , & mortagli fènza hauerne hauuto figliuoli , hauefle egli me-
nato la feconda moglie Filippa di Miliaco ; onde il Meiero alla prima moglie hauendo
riguardo flimò lei eflère morta fènza figliuoli . Non voglio però credere , che quello
Rodulfo di Contonato , ouer di Corciniaco Conte di Chieti f la il medeiìmo che Radul
fo di Sueflìone , ouer Adulfo di SafroniaContediLoreto,riperladiuerfità del cafàto,
& perche Therede di colui è Iolanda , & di collui è Matilde . Onde à me pare quello in-
uiluppo effere affai leggiermente fhodato . Ma come il Contado di Loreto da figliuoli
iellati pupilli di Filippo vfciffe ,io confeffo di non hauer ritrouato , (e non che egli per-
uiene finalmente,come à fùoi luoghi fi difle nella cafàd Aquino.
DELLA FAMIGLIA lANVILLA.
ELLA famiglia lanuilla fu già il Contado di Santo AngeIo,& quel di Sa
triano con molte altre callella , & dignità, talché fé ella infino à prefenti
tempi fi foffe condotta à niuna altradel nollro regno farebbe interiore.
Vennero i lanuiHi di Francia,6c il primo di cui fi troua fatta métione , è
Giouanni
Cefàre S.
di caffi,
glitne.
Giulio s.
dt cafìi~
filone.
Ctfitre S.
di Casti-
glione .
t^nttnit.
Ctnti di
Lorctt,
IO"©
DELLA FAMIGLIA
Ctoiunm
tr di yt'
ndfro .
Goffredo
S.dircn*
fro.
CoffifdoS.
di i^llf.
Niccolo
Conte diS.
^/Velo.
Niccolo
Conte di S.
t^nzelo.
Z/fmelio
C.di SJ-nt'
t^tireU.
Giouanni, à cui f lì donata Alili, Si Venafro. E chiamato gran coneAahile del regno di A
Sicilia . Fil con Arrigo de Guini , & col giudice Matteo d'Atri mandato ambak iado -
re à Giouanni Dandalo Doge di Venetia : il qual bi creato l'anno 1280. Non fi pofTono
allegar fecuramente gli annide libri dell'archiuio , ond'io porcili dir quando egli li muo-
ia, come che della Tua morte truoui notitia nel libro dell'anno 1 2 (jj? legnato per me
coi numero 3 . Percioche in quel libro vi fono delle colè del Re Ruberto iono l'anno
1515. Et apprefifo à quelle ièguc memoria della morte di Giouanni ; nella quale ii vede
che eflèndo di lui reliato vn figliuolo detto Goftredo S.di Venatro ottiene dal Re che c(
fendo Limata da quel feudo diilrarta a ragion lì riduca. Bella , & honorata mentione fa
di collui il Fazello , il Maurolico,& il Zurita , dicendo che trouandolì egli alla guardia di
Brindili , & per quello venuto à difender il ponte ^AÌÌt genti di Ruggieri dell'Oria am- B
miraglio del Re Federigo di Sicilia lì trouò Fra gli altri a combatter da corpo à corpo co
rAmmiragIio,& che eflèndo amendue à cauallo^& hauendo egli tento l'Ammiraglio co
la mazza , liceuette da lui con lo llocco vna ferita nel vifo . Spinle Goflredo lèntendoh
ferito ferocemente il cauallo incontro a P.uggieri:&: farebbe la zuffa più lungo Ipatio da
rata, {èilcauallolèntendofidaglifpronitraiirconon lì folFe rouinolàmente rouefcia-
to addoflb al Tuo Signore^non lègaono altro gli llorici già allegati di lui, ma il trouar io
l'elfer egli morto prigionde nemici in lèruigio del Remi fa ifar foiÌ3clò, le in quella,
òlèm altra battaglia folle flato fatto prigione. Furongli donate 400 oncie di rendi-
ta,&: in luogo di dXc Carinola , & Mondragone . Fiebbe vn figiiuol primogenito dal
Tuo nome detto Goffredo ilquale eflèndo di Francia venuto dopo la morte del padre nel _C
regno, & hauendo promello al Re di fedelmente fèruirlo hebbe da lui per le 400 oncie
al padre promelFe , Alih per oncie i yo. Lettere , & Gragnano per 1 00. La Rocca di San-
ta Agata , & Zùculo per 1 00 Santo Angelo de Lombardi per 5-o.Coif ui lenza alcun fal-
lo farà quelli, che il Villani chiama M. Guifredi di Gianuilla il quale accompagnò l'anno
1^26" Carlo Duca di Calauria in Firenze . Niccolo ilquale dietro a lui fegue,& è non fo-
lo Signor di Sant'Angelo, ma riceue dal Re Ruberto lòpra la detta terra titolo di Conte
non làràgran fatto , che lìa figiiuol di Goffredo , Fu di colfui moglie Giouanna à<A Bal-
zo j laquale eflèndo egli il penultimo giorno di giugno dell'anno 1 3 5 y diiauuenturola-
mente da malhadieri vccilò nelle parti di Valle di Fortore , richiede ella il Re lotto 1 lèi
di luglio di quell'anno medelìmo, che gli conceda grana di poter elTcr tutrice del coniu- D
ne figliuolo pupillo,& primogenito detto ancor egli Niccolo. Di colini intende Matteo
Villani a capi 48 del primo libro della lùa Ci'onaca,quando dice, che il Còte di Sant'An-.
gelo inlieme co'Sanfèuerini , & con m. Ramondo àti Balzo lì ricomperarono centomila
fiorini per la rotta riceuuta à Meleto dalle genti ad Re d' Vngheria, oue f uron fatti pri-
gioni . Flauendo detto ne Sanlèucrini Margherita dell'Oria contella diTerranoua eliere
Ibta mogliedi Niccolo Linuilla,è neccllario còchiudere eflèrelfata moglie diqueifo Nic
colo,& elferlì morta lènza hauer di lui hauuto figliuoli , ond'egli haueliè pofcia menato
la feconda moglie . Se pur non fu moglie del padre auanti à Giouanna del Balzo percio-
che certo è,Giouàna elTcr madre del fècódo Niccolo. Nell'anno 1 5 75» veggo fatta métio
ne d'Amelio Contedi Sant'Angelo , & di Filippo Ianuilla,& l'anno 1 3 8 2 di Lodouico: i £
quali io Ifimo eflèr tutti e tre figliuoli del C.Niccolo,& Wt^ rifponde benilsimo . Filippo
ha per moglie Agnelè Pietramala figliuola di Caterina d' Vgot Signora di CampoMari -
no.Luigi , di cui fa mentione l'illona del Duca di Monte Leone , ilquale ne contrafli de
Durazzelchi, & degli Angioini feguì la fattione ad Re Carlo IILhebbe per moglie Or-
fòlina ContelTà di Satriano figliuola d'Angela di Capoa . Ma Amelio non fòlo è Conte
di Sant'Angelo , ma etiamdio mali/calco ddi regno di Sicilia , tSc per ifcritrura ad 1 40 5
à 2 2 di fettembre vedeli efler viuo, 6c etiamdio Sig.di Lauello,nondimenoà me non pa-
re che egli viua lungo tempo, veggendoli poco dopo andar quel Contado per via di ven
dita fatta dal Re Ladislao in cala Zurlo, & di quella finalmente paflaie in cala Caraccio-
lojoue hoggi lì truoua.ilchc mi fa credere intorno à quegli anni , che \iik A Re Ladislao
cllèrll
lANVILLA, ET D'AVELLA. i6"i
A efleifi (pento in(]cme con Li (ìgnoria il primo nmo oucr tfonco della nobii cafà & illuftre
di lanuill.i , i cju.ili alcuna volta di Geunuilla (1 tiouano Icntti . Dico cjuclto , pcrcioche
nel parlamenro d'Alfonfo, il cjual tu ii come tante volte (ì è detto nel 1445 celebrato , lì
ìeg^i^ tra gli altri baroni il nome di Gio. CoUdi lanuilla .
^cr^iuTrAi . Truouo nelle icntture de Caraccioli lotto Tiinno 1405) à 2 6'd*agoilo,come
di Elifario Liniiilla Abbate del monallero di Santa Maria di Gualdo di Maz^ica tu fratel-
lo di Amelio di lanuilla Caualicre & Conte di Santo Angelo . Il quale Abbate fa fede; co
me iHmando egli Gio.Cola elfer figliuolo legittimo^ naturale del detto Conte Amelio ar
riuaco che tu à Cilenza intefèda Ceccarelladi Santo Angelo de Lombardi già llita concu-
bina del Conte ; come il detto Gioan Cola era figliuolo naturale di lei , & non nato dalla
B Contefla.Ianuilla è terra in Francia.
Gio.Cola.
JElifiirla
i abbate.
DELLA FAMIGLIA D-'AVELLA.
V E L L A è vn cailello pollo in Terra di Lauoro, il quale come che hoè^i
molto olcuro non fia , furono già 1 (uoi popoli molto chiari per ellèr an- '■
nouerati con quelli, i quali inheme con Turno preiero l'arme conrra il Re
Latino , &: Enea , onde Virgilio dille .
Et qaos r/i'tlifera Je^e^am miwa'BeUti .
Voce accorciata fecondo vfano anchor l'ioghi ài 1 Tolcani poeti per l'accoppiamento dì
C tante vocali da Abell-c; tutto che le la natura in vero del nome lì riguarda, Bella cioè buo
na,& non Abella propriamente dir lì douelIè,come dottamente notò nella Tua Campania
Antonio Sanfelice . Dalla polTtllione , & iignoriadi quella terra tu già detta la famiglia
d' Auella antica &: nobile ; ina la quale molto tempo è già pafrato,che ella mancò. Lo Icric
tore di Giouinazzo tra i lìgnori, che li ragunarono né padiglione dd Re Manfredi l'anntf .
1161 per alcuni accidenti di guerra, pone Guglielmo d Auella; il qual luogo^^er elTer fa^
miglia (penta, non iilimo, che lia Aato tocco . Il che dico pero che 10 mi iòno finalmente
accorto, che quella Icrittura in alcuni luoghi è llata mal cóncia da chi ha voluto ò detrar-
re ad altri , ò più che non lì conueniua innalzar la fua famiglia . A tempi dk(Z;arlo primo
vifle Riccardo d'Auella , di cui fiì figliuolo Rinaldo , il quale fu Ammiraglio del regno ,
D di cui molte memorie apparilcono nel regio archiuio, & già negli Aquini lène fece
mentione. Nel libro dell'anno 1 2 76" legnato da me col numero 7 àcar.(^4 lì legge ; che^^
Niccolo Gefualdo ottiene , che fia fòuuenuto da (ùoi valTalh per hauèr maritata la lìia fò-
rella Francelca à Rinaldo d'Auella. Viue Rinaldo l'anno 1 1^6 j & perciò che in procelTo
di tempo Auella peruiene in potere d'Amelio del Balzo per la perlona di Francelca
d'Auella fua moglie^quindi io llimo eller quelb Francelca nipote di Rinaldo,
6c dall'auola paterna hauer prelo il nome & l'età non repugna,coiTie ne
Balzelchi vedremo. Ne tempi di Rinaldo li truoua anco il nome
di Giouanni d'Auella chiamato nobilis vir, & Comes de
Pont, non ho potuto legger più oltre . Onde e' non
E è dubbio alcuno , che la tamiglia (ìa nobiliHi-
ma,poi che quando altro non appari(re,
1 parentadi de Gelìialdi , & de
Balzi piena fede ne
rendono ,
V
, Gu^lieU
/il e cardi
Si^jiuf di
Lineila.
/f.naldi
Signor di
^ ,^ nella. ,
miraglio.
Fràcefcn
StonorA
o
d'Auella.
Ciouannt
Conte dt
font.
ALL'ILLVSTRE SIGNOR OTTAVIO A
M A 6 T R O G I V D I C E.
SCIPIONE ^ M M 1 R ^JTO.
■^5^1 V^ L fi,t la. nohiUÀ de 'Vosìri Maflro^indici , {limo nella piccola hifloriit , che di quella hh
Vx"*'!'!! Te/Titta la qualche modohauer dimojìrato. Onde mi è paruto in qttejìo luoo-o diceuole pertjon
confumarlo in l'arie ceriironie , di nmjìrarle qual fa lanohiltà diU antica fnapatria . Dico
dunque 5 che la città di Surrento come dimcjlrail fontano par che fa Hata ali catione delle
Sirene , come J e Surenctam dir l'olcjje ; l'r^^endof majhmamentecosì chiamate quelle due
ifolette, che non molto Innovi d ejjajon pofte , i^ t^tleejfndo la fama lafciata dn^li fri t tori ^
dell'artiche fauole , Ne Plinio niep-a il capo ai Minerua,chc quitti è ~\iciyiif .0*11 quale Strabone dice da alcuni
yenir chiifmato Prenufb^efi re faro cdutatione delle Strene^comein CirccUo Circe^^^ in un'altra ifota del mare
^tìfcnio Calipfof racconta hauer fatto lor refdinxa • Non f puh per ciò dubitare^che ella non fa antica^ an:^
ti Promontorio^ià detto di Mmerua, da Tacito Promontorio Sttrrentmo è chiamato . Se il fio poi , la fertilità,
di l patfe^ ^ / eccellente bontà delle cof cì)e la ttrra produce , hanno inf Itrtù di render nobile j^ chiara >«<«
citrà^ nobt/ìjùnio ^ chiarij.imofcn':^^ alcun fallo puh riputarfil "^ofro Surrento ,- il quale poflo attorno il Cer^
chiù di quella marauij^liofa ta^^ij-: brtcata dalle mani della natura ^come Plinio dice m i empo^ che ella era tutti*
fpra mod ) lieta c^ ridente^ non ha paef n el mondo, t he lo forni «^It . I cut l'ini fra^li al tri frutti:, ^per quel-
lo,che all'arte appartiene i liafi da berefur cclebratifimt apprejfog li antichi. ^ quali non cjfendo noi inferio-
ri ne diletti della^ola , lengono appo noi lal'itellac'jT' ilporconon sh per qual priuile^iocittadm di Surrento
chiamato, ad rfcr in pregio, infima ^r*dijìima. E la città ornata della dignità ardue fonale infin di lung hiji.
tcpo,ytgg edof nella dedicai lon della Chieft Cafnefe fatta l'anno M L XXI Jotto ilpòtefcato d\yifltfan(iro II. C
già efer arci w fonato, nel qual tempo Taranto erafol lefouado . Stimo che infc me con Napoli, c^ co m.olte al
tre città;(^lurghi marittimi, quando i Longobardi occuparono l' Italia , che ellafojje reflatajotto lafgnoria de
gli Imper adori Coslacmopolitant j (^ che da quelltgouernatori,i quali gouevnauano Napoli fofe anchor ellago
uernata. il che m induce à credere(oltre quel che tutti gli jcrittort dicon di Napoli, <^ che delie manne ffcnueì
le quali ali imperio Greco reftaronfggette) l/naparticolarnotiiia, la quale neU hijìona Cafinenfftruoua,do-
uè Lione Ofienje fauAlando delle donationi fatte à San Benedetto nel tempo dell'abate ^dclpcrto , il qual fu
creato l'anno C Ai XX Xt III; dice^ che Giouanm Conflo ^ Duca N'apoletano donò la cella di San Scueropo
■fa m Surrento con tutti i beni ad ejja cella appartenenti . Qiiel che poi di lei m tempo di Giiaimario Principe di
Salerno auiitnife, i^T" come da lui à G uidone fio fratello Hata datajrfè. ^pofcia al lofi-o Sergio peruenifèjbre
tlif imamente mila 'vofra famiglia l'iene accennato . Queflcèmai.ifJhmoltefamiglienobiltNapolecaneda
Surrento trar l'antica loro origine , tra le quali oltre i l>oiìrt Maftr' giudici _,gli .y^cciapacci , i Vulcani, i Seref
fili,0 altri molti Ji pojfono annouerare . Ne hoggi è nobiltà alcuna nel noflro reame, che alla Smrentina nobil D
tà metta il pie tnn4n':^,comcche hauendo Napoli tirato àf la maggior parte de baroni &-fgnori del regno,par
che habbia ciaf un'altra città d'ogni fw splendore , ci? chiare:?^'- sfornita . Quefe ccf ho loluto quiporre^st
P>er Ingombrare qucfo luogo di materia il meno chef pojja lontana dal rtffro primiero proponimento ,^sì per
amie'S:;^tye i Napoletani giouanetti à non d'frez^^e la f ore filerà nobiltà , poi che chi ben andrà le loro
origini rmuenendo , trotterà fuor quelli , che d'oltre i monti ci fono Icnuti, la maggior parte ^ di
Surrento, 0 di Capoa,<:^ d'^uerfa,<:jr d'Amalfi , ciT" della Cerra , & di Rauelto, i<;r di Som-
ma,(!^ d altri lncmi luoghi, i^ città ejfr l'fita. Ma la nobiltà corrotta dalle feruili,
C^ indegne lufrghc di coloro, che apprejfo le ftanno, è di uenuta mguifa tenera^
(^dilicata , che il fognarf di ajjtgnarle altra patria che Napoli è l^n'in-
g'^ggi'^t- battaglia, tanto à me piitgraue àfoflenere, quanto che ha-
ttendo 0 congli anni,h coni ifn:^ apprefa nella Corte Tofa-
na j la quale fieramente fhifa quefe maniere fatto il £
gufo molto fdegnof, non l'egi^o più 1 1 modo di
potermi à così fatti modi piegare .
DiFiren:^ a quindici di di-
cembre dell anno
i S 7 P'
B
DELLA FAMIGLIA MASTROGIVDICE. k^^
L nome di Maftrogiudice nò fi dubita puro, che egli fia nome d' vf
iìcio & di dignità , pcioche oltre la fòmigliaza ciie iia col Maeituo
giullitiario & col K4aeih"o cameiai-io,et co c|uel che hoggidi colta
miamo chiamare Maellro di capo, & Macllro dello Spedale Giero
fòlimitano.'sì rrouiamo etiadio nelle collitutioai deli'imp. Federi-
go vna fila legge , co la cjual dilpone, che li tolga dal regno quello
vfficio di Mallrogiudice.Marino Frezza autore di nò piccola auto
iità nei ilio lib.de'feudi è di oppenione^nò altronde t|ib famiglia hauer pio il iuo nome,
che da quello vlficio,& da quella dignitàdi Mailtrogiudice. Ma co argoméri di più certe
proue,che di cógetture ii troua veraméte a quella famiglia nò p altra cagione eliere ilato
meflo quello cognome,che p cagione d'v|ficio, veggédoh p publiche icntture a molti di
eilì icabieuolméte hora dato il nome di Piefetto,et bora di Mallrogiudice.de quali nomi
come l'vno rigUvirda vfHcio,et grado di guerra dicédoli pr^kclus miIitii,coli l'altro dimo
iFra autorità, &: preminéza di pace.Mario Galeoto nobile caualiere Napoletano,^: per h
còrinua lettionc de buoni auton,e per l'antica età,huomo di molta dottrina, dopo tiauer
veduto qllo nollro trattato diicorreua intorno il nome de Mailrogiudici co quelle paro
Jc.ll nome di Mallrogiudice può venir da varij principi],ie be daqual li voglia che veghi, „
neceilariaméte proceda,che iia,o per dcgnità,ò p vflìtio preminente,! i come e legno di lu „
premo vfììrio li nome di M'illi'ogiullitiero,& di mallro camerario , & nelle dignità mo- „
derne è il nome di maellro di capo,6<: ne gl'antichi magiiler equTtù,& magiller miIitù.Et „
che i qlla famiglia iìapollo per premmente vffitio & nato da degnità è chiaro per le lene „ .
ture pubiiche,che hora fono chiamati Mallrogiudici,& hora PreFetti:& hora ui vna me- „
delìma periòna di eflì fon chiamati Mallrogiudici,& hora Prefetti, e molti chiamati Pre „
fettiolim Magillruudices: come ii vedrà apprelFojli quali nomi li può vedere,che tutti ri „
guardano vn medefimo vflìtio , & dignità nelle colè della guerra, concioiia che in moire „
altre Icritture doue fono chiamati Pref^tti,6c fòggiugne videiicet militum,er in moire al „
tre dicendo Prefetri aggiugne olim Magillriiudices . La onde li vede efièr vna medeiima „
dignirà:tanto più che non è dubbio,che miies è tanto il lòldato à piede quanto quello da ji
cauallo;talche dicendo militum fi ci ponno includere li equiti , & perche i'equiti antica- »
mente erano cliiamati ancora iudices,percioclie i giudici s'eligeano di quell'ordine eque- »
iFrOjlèguita che tanto è à dire Prcfeclus militù idell cquitù quanto magiiler iudicu,ellen >»
do la medefima colà Magiiler libellorù, che Prefeclus libellorù, & magiiler popuii li Dk »
tatore,che e come Prefeclus populi,&: altri vilìrij,ne quali Ci vede,che ranro e adire magi »
llerquanro prefedlus anzi il magiiler è nome come generico di turte le prefetture, & vt >>
htij- perche tutti fi chiamano magillrati,trahendo il nome da Maellro: talché poiciie fca- »
bieuolmente fi trouano & mettono & PrefetrojSc magiiler farà ad ogni modo o la me- ?>
delìma colà magiiler iudicù.-che prefeclus milirù,o il medefimo prefedlus militù,che ma »
giller militù:ranto più che come è derro, 5c bene annera Budeo,equites,& iudices era vn w
medefimo ordine.Coiì dice,& dorramére Ci come io giudico il Galeoro,ma per venire al-
ia prona di quelle colè diciamo; che rurro ciò lì conferma per vn inllrumento dell'anno
I 2 7 y à tempi di Federigo IL nei quai Ci legge(come apprellò più minuramenre li vedrà) .
di Riccardo Preferro figliuolo di Giouani Preferro già Maellrogiudice.dicono le proprie
parole, Riccardo Prefeólo hlio quondà domini Ioannis pnrfeóti olim Magillriiudicis. Tur j^
to ciò viene poi alTai gagliardamenre confermaro per vna commellione, che fi legge del
medefimo Federigo nell'anno 1220; peroche ellèndo differenza di moire prerédenze rra
i nobili di Surrenro,(^ la pIebe,rimp.commetre la cauia à giudici:i quali doueano eliere a
quei repo come fono hoggi i reggenri,&: è rra colloro il medelimo Giouani di Mallrogiu
dice,di cui fi è farro merione:ii quale poi nei 2 5- fi rroua ellèr morro.Er per cinque inlFru-
mérioue Ci veggono cinque, & raihor lèi fuccellìoni,'colluinàdo ciafcuno, che meili vie
nominaro di nominar anco il padre,i'auolo,il bifauolo, i'arcauolo,&: anco più in fu,sepLC
quàdo vcgono al nome di quello Giouani dicono in quello modo Ioannis Pr^fcòli oia^i
IViagillruudicis^come che quali tutti prima fi mettellero il cognome del Piefecto^che ql ,,
P ? iod4
iC$ p E L L A F A M I G L I A
io del m^llrogiudicc trGuafi npdimeno nel i 2 7 1 (critro cofi Matteus de magillroìudice \
pfeótus lìlius &C.& nel 1 5 2 i à f épi dei Re Ruberto fi legge di Riccardo di Mallrogiudi
ce Prefetto figliuolo del quóda Fiacelco Malh'ogiudice Prefetto & (òpragiuge vidclicec
militùjche è di gràdiflima,&: bella có{ìderatione.& ciò da detto à balLiza in cju.ito al no-
me di Mallrogiudice,& di Preferto.Biiògnerebbe ricercar bora onde vega e]ila famiglia,
fé la Tua molta antiquità non folle per render vana la poltra (ollecitudine, poiché effen-
do già varcato loipatio di cincjuecento anni,cbe le ne ritroua continuata ruccelnone,neI
principio del qua! tempo non era anco nel regno incominciato il nome reale,ne la varia
tione de i Re, co quali di tepo m tempo fono venute molte fcimiglie,pare che non ci re-
lli campo,nel quale potellimoeiercitare la noilra curiolità.Fù nondimeno vn tempo
pppenione de gli huomini dell'illefla famiglia,che ella venillè da Ichiatta Tedefca : in- g
dotti torfè a ciò credere dai nome di Lazo bilàuolo d'Aniballe & arcauolo di Fabiori qua
li hoggi viuono,3c da quel di Bertone, che fi trouò ne mededmi tempi . Ma quanto lìa
vero dimoltrerranno le colè , che Icguiranno apprelTo , dalle cjuali fi vedrà in vn'illeflo
tempo quel ch'c iieceilario làpere della famiglia Mailrogiudice . Leone Cardinale Vc-
fcouo Hoif lenie nel terzo libro della Cronaca, che ferme ddk cole di Moiue Calino,
parlando della dedication della Chiefà di San Benedetto fatta da Defìderio' trigef ìmoièr
timo Abate di quel monailero , dice che attendendo egli à frate che ella folle con ogni
fòrte di cerimonia^ & di lò'ennità poflibile fornirà, vi conuocò Alelfand-ILil quale vi fe-
„ ce venire dieci Arciuefcoui,& xliij. Vefcoui . Venendo polcia sparlare de principi tem-
„ potali, che vili trouarono prelenti dice queiì:e medefime parole. De magnan bus vero p
„ pnnceps Capuanas Ricchardus cum Ioanne fìlio,&: fratte Rainulfo. Gilullus Salernita-
„ nus pnnceps cum Iratribus fuis . Landulhis Bcneuentanus princeps^& Sergius Dux Nea-
politanus , Sergiulc]; Dux Surrentinus . Segue poi a dir di molti altri Signori ; de nomi
aecjualinon fa però particolar mentione. Et quello dice effere auuenuto nell'anno
1 071 .in Kalen.d'ottobre . Hora efièndp io venuto à calò a fauellare con Aniballe Ma-
Itrogiudice della Cronaca di Monte Calino per conto dell'illoriajche io Icriueua , & ha-
uendomi egli detto,che quello Sergio era della famigla lùa , & per conto ad cjuale vno
de luci figliuoli hauea nome SergiOjConfefTo liberamente, che egli mi diede alquanto
in fui principio ( ancora che fia Aniballe huomo di chiara fede ) da {òlpettare,dubirando
non ingannatoli per auuetura dall'amor delle colè proprie faceilè come moiri , i qiiali , ò
per affinità di nomi , & cognomi,ò per luoghi poflèduti dalle lor cafè,che in altro tempo
/ da altre cale nobili f ur poileduti , attaccando prontamente 1 lor padri oc auoli a quegli
altri di lungo tempo palfati, & molte volte lènza hauer riguardo ad ellì tempi , che ^\i
rendono manitellamente mendaci, riempiono le carte,& le lor genealogie di manifelle
menzogne. Ma lèi inlkumenti originali da lui mollratimi , de quali alcuni li ierbano tra
Je publiche Icritture del regno,& altri fono in poter iìio,deI tutto mi traflèro dal dubbio,
& lòlJDettOjche io haueua.Sono tre inllrumenti l'vno nel 1225- l'altro nel 1226". & il ter
zo nel i 245 tutti nel tempo di Federigo IL due egualmente nell'anno i 2 5-7 a tempi di
Currado Re di Napoli,&: l'altro nel i 2 7 1 a tempi di Carlo primo in cialcuno de quali fi
" conta quella gcnealogia.Dice il primo Riccardo pia-fedo hlio qnondam domini Ioannis
" prcxfediolim magillri iudicis filij quondam domini Sergi] pnrfeòli, fìlij quondam domi- ^
»> ni Barnab.T prsfedfi; qui fuir filius quondam domini Sergi) olim gloriofi conlùlis & Du-
cis iilius SurrentincE ciuitatis . Il fecondo incomincia dal nomed'vn Matteo lùbdiacono
fratello naturale di Giouanni di fopra nominato,&: col medefìmo tenore feguita, chiama
doli figliuolo di Scrgio,a trouar l'altro Sergio Confòlo , & Duca . Il terzo incomincia da
Iacopo fratello di Riccardo,& col medefìmo ordine va a trouare il primo Sergio . Gli in-
llrumenti del i 2 57 incominciano da Matteo,Sergio,& Giouanni fratelli figliuoli di Rie
cardo: di cui s'è parlato,& con le medefìme parole, & ordine vanno a trouare il Confòlo
>> 6c Duca Sergio . L'vltimo fìmilmente dice cosi . Ego Matteus de Malbogiudice prasfe-
>) das filius quondam domini Riccardi prxfe(fti filij quondam domini Ioannis pi^a-feòli
'?? 9' ^^T^ Magulrigiudicis, filij quondam domini Sergij pntfeòti, filij quondam domini Bar-
aaUe
M A S T R O G I V D I e E. i^";
■ A nabx ^rs^feCtì ,qm fuit tìlius quondam domini Sergi jolim gloriofì confùlis , & Ducis „
illius Surrenrins ciuitaris . Ho voluto addurre tutte quelk autorità sii per moiharc ; che „
quel Sergio Conic)lo,& Duca Surrentino ; di cui fa mentione la Cronaca Ca(inen/è,ve-
raméte era della caia di Mailrogiudice , come habbia dimollratoA quel medeiìmo che
fi mette fecondo, ò primo nell'albero, & si per moilrar la iùcceilìone del 1071 infìnal
I 2 7 1 che a punto vi corrono dugento anni per mezzo , &c le parole dell'ultimo inllru-
itiento di Matteo il fono allegate per dimollrare, come prima egli polipolio il nome di
Prefetto incominciò a chiamarli col nome di Mall:rogiudice,(ì come Malitia Caracciolo
detto Carraia tu il primo,che tralalciato anzi abbandonato del tutto l'antico cognome
Caracciolo incominciò con felicillìmi aufpici a chiamarli Carrafa : nel che fu poi da rut-
,B ti i fuoi fuccellòri imitato . Et habbiamoanco voluto tutte quelle parole allegare,perche
fi vegga,comc veramente i fuccellòri conoicendo la grandezza del lor maggiore , collti-
mauan tutti d'andarlo nelle lor genealogie à ritrouare per honorarlì del nome di colui il
quale era llato Principe di Surrento lor patria. Ma accioche non relli ad alcuno da ma-
rauigliare, perche due Sergi], & amendue Duchi padre, & figliuolo habbiamo poiti a pie
del noilro albero; non taceremo onde quello è flato canato . Nel i 2 8 9 da parte dell' A-
bate,& monaci di Santa Maria di Pafitano lì fìipplicaal Re Cado IL & in nome fìio à
Gerardo Cardinale Vekouo Sabinenfè,& a Ruberto Conte d'Arrois: i quali gouernaua-
no il regno m luogo dei Re , che tornaua allhor dalla prigione del Re d'Aragona,concio
fìa cofà che per antichi priuilegi lì rrouallèr godere le franchigie ne porti di Napoli , Sa-
Q lerno,Surrenfo,&: Callello à mare, che nò permettelTero , che fulTer molellati ; ma che fi
f acefler lor buone le loro immunità . Si commette la caulà à Squarcia di Rilò giuititiario
di Principato citra : il quale impedito da molte occupationi la delega a Giouanni d'Aui-
tabile d'Aierola: al quale andato perciò à Pahtano, Pietro Abate dd detto monailero pre
fenta vn priuilegio di quello tenore, (ma dice il notaio che in. detto priuilegio vi era im-
preifo il fùggello del Sereniflimo Sergio padre,& figliuolo già Ducìii,& Còfòli della città
di Surrento , & del fùo Ducato ) NosSergius videlicet & Sergius hoc eli genitor,Sc tìlius »
Dei gratia ambo Duces, & Confules Surrentin^ ciuitatis offerimus vobis domino Man »
foni Abari nomine velili monallerijSant^ Mario! de Palìtanoomne danum de omni- »
bus puppijs de nauigijs, & lontris paruis vel magnis ipfius Sadi veliti monallerijjvel de j»
pv ipds hominibus ipfìus monallerij: qui cum eis nauigauerint m toto nollro ducatu,vr nui »
lum datium , nullam angariam , nec portantiam , aut plateaticum vel cenium nobis da j>
re^aut lacere debeant . Sed totum,&: mtegrumfìt concellum , rraditum , atque oiìertum j,
vobis f uprafcripto domino Abati , &: cund^ ùnùx veilix congregationi , 6c per vos 7^
in f upralcripto làncto velh'o monallerio à nunc,& in perpetuis temporibus. Moilra do jf
pò il già detto Abate priuilegi del Re Guglielmo. Dalle quali colè lì può comprendere,
che quelli Signori erano principi della città,& ne haueano alfoluto dominio,& non era-
no à guifà dVfficiali,&: di magillrati . & che il Ducato di Surrento (ìa flato Signoria, 8c
non magillrato apparifce ancor chiaramente da quello . Verfò gli anni dei Signore
1 040 dice l'illoria Cafinenfè parlando di Guaimano principe di Salerno,che egli con fa-
P luto de Normandi prefe Surrento , oc diello à Guidone fuo fratelIo,& non molto dopo
moilra , che elfendo Guaimario circa il 105-0 per vna congiura d'Amalfitani , & di certi
fìioi parenti , & d'alcuni Salernitani maltrattati da lui,llato vccilò in Salerno lungo il li-
to del mare , Guidone fuo fratello con l'aiuto de medefimi Normandiandò d ricuperar
la città , èc quella diede a Gifulfo fùo nipote figliuolo del principe vccifò,hauendo tatto
morir quattro fìioi parenti, &trentafèi altri :i quali hauean tenuto mano al trattato.
Quelli è quel Gilùilo principe di Salerno : il quale infleme con Sergio Duca di Surrento
fi troua nella dedicatione della chiefà Cafìnen* è : il qual Sergio fé folle figliuolo di Guido
ne,ilato,come li vede prima di lui Ducadi Surréto,ò pur fùo fùccefIore,&: d'altro legnag
gio , non è mia intentionc d'andar ricercando . Ma per mollrare che alcuna cola doiiec-
r^ pura lor difcendentirellare dell'antico domiiao di Surrento, non lafcero d'addurr
- P 4 re
i6'8 D E L L A F A M I G L I A
re tutte quelle memorie, che ho io particularmete vedute, nelle quali Ci legge k poflèilìo ^
de va(blli,(Sc piu,& diuerlè giundittioni : le quali eflendo di mano in mano da lor poUc-
- dute, non iolo dimollrano quel che fi è detto effer verillimo, ma che continuamente per
io (patio di 5-00 anni è Itata confèmata in quella famiglia iè non in quel colmo di gran-
dezza,almeno in gran parte la iìia aurica nobilrà,& (plendore.percioche neirinltrumen-
to del 1225- oue fi b mention di Riccardo li legge , che egìi aflranca i 2 caie de vadalli
nel piano, & in Malla^che gli eran perucnute dalla partition fatta con Sergio , 6: Iacopo
fìioi hatelli . Nel 1242 Iacopo lor padre ta herede di tutte le cofè ÌLie,6<: particolarinea-
te de va(lalli;i quali haueua in Sutienro Giouanni, Sergio, il già detto Riccardo, Iacopo, ^
&c Bartolommeo iuoi hgliuoIi.Nel 125-7 Marteo,Sergio,& Giouanni fratelli hgliuoli di
Riccardo ii dmidono tra loro di molte robe , & fra l'altre alcuni vaflalli : i quali ha - g
ueuano in Surrento,& vedelì lètte calè di eJli elf^rne toccate a Giouanni.à tempi di Car-
io primo l'anno i 2 7 1 Matteo hgliuol di Riccardo: il qual fu tìgliuol di Giouanni, &: ha
per moglie Margherita Vulcana affranca tre calàtidi vafliilli per trenta oncie ,& dice
proprer amorem DA,&z raìiiìca alrr: aftdcagioni fatte da ÌÌidì aiireceirori. L'anno 1285
il l<^ggz d'vn'alrro Riccardo hgliuolo di Iacopo:il quale erapadron di Mignano,& haue-
ua per moglie Margherita Ruiia: il quale oltre lalciar ^j oncic per dilh ibuirfi à cofè pie
fa mentione di dieci calàtidi vallàlli che haueua in SuiTento,&; in Mafia. Aggiugneua va
quello luogo il Galeoto con buone ragioni le parole che (èguono . Ne fi marauigli alcu-
^' no le paiano quelli vadàlli pochi , & che non corrifpondano al total dominio che hauea
'^ quel Sergio pnmo,perche in que tempi, che fi viuea con le leggi Longobarde ti dluidea- „
*' no 1 vaflàliijcome bora s' via in Roma,& a alcune altre terrc,non venendo tutti al primo
=" ge.iito , come in quelli , che viuono con le prefènti leggi , & già fi vede che non vn fblo,
*' ma molti delli difcendenti Mallrogiudici n'haueano de vaffalli , oltre dell'altre giuridit-
5' tioni,che non lì potea far calcara di calce lènza lor licenza,& tributo, ne mattoni,ne pe-
*^ fcaiw lenza dar lor tributo,il che mollr^ua il f ùpremo dominio eflere flato lo loro. Ma al
' noitro trattato tornando dico,che nel 1^17 a tempi del Re Ruberto,Matteo fìgliuol di
" Sergio: il quale è nell'ottaua età vende a Riccardo fìgliuol di Francefco:il quale è nella no
na la parte f uà di tutte le tornaci della calcina,che fi faceano nella città di Suirento,& iùo
' dintorno,^: di tutti 1 pelei che vi fi pigIiauano,& di tutti i tegoli,che in detti luoghi fi la-
< iiorauano per dieci oncie. Nel 152^ Cola padrone di Belmonte,5c di Tingi caflella della
' prouincia di Calauria fupplica à Cado Duca di Calauria,che gli piaccia far gratia dell'ad ^
dogo, per efière fiate le guerre,& il Duca gle lo concede.Nel n ^ i> il medef imo Cola fìip
' plica lì Pve Rubevto,hauendo egli molti vaffalli angari & pevangari in Mafia nel calale d'
' Acquara: i qusli ricufauano fargli alcuni fèruigi fòliti da prellarlì à lui,& à fùoi anteceffo
ri , che gli piaccia ordinare , che ei foflè mantenuto nella fua poflèilione : 1 cognomi de
quali vaffalli fi veggono, che hoggi fono de migliori , Se. il Re glie ne fa gratia . Molti
altri inllrumenti fi trouano:ne quali per diuerlè cac-ioni fi va faccende mentione & de
.. Ili ^ *: *^
vanalli , & de gli huomini di quella famiglia inhn à tempi di Ladislao: il quale nel 1 404
fa mentione di Zacheria, il quale non è nel noilro albero,^: vien chiamato da lui fùo fa-
migliare , fallo f imilmente Napoletano,& dicegli viro nobili, parola che à que tempi era
molto piu,che non dir milite,& domino,&: vuole che goda ogni priuilegio,(Sc immunità E
come Napoletano . Et quello , dì che fòpra tutto in vero è da far non piccolo conto,
vedef 1 nel 1 4 1 4 a tempi del medefìmo Re vno inllrumento, nel quale Carlo , Zacheria,
Lanzo,Bertone, & Cola della famiglia Mallrogiudice dicono in prelèiiza di giudice, no-
taio,& tellimoni, come hauendo eglino perdute molte giuridittioni fi obligauano l'vno
all'altro lòtto penadi duemila feudi, che quello che era loro reflato,non potefferoin
modoalcuno vendere,ne alienare, ne permettere, che m dette portioni le donne redaffe-
ro. &c fra l'altre colè,nelle quali fon molti padronati vogliono, che per conto alcuno non
il debba alienar la ragione, che haueuano fòpra la calcina , che fi facea in tutte le fornaci
del dlilretto di Surrento,6c le decime de i pefci,3c de regoli . Similmente molti priuilegi
'"'■ ■ i\ veg-
S I G I N O L F A. ^Cc,
^ Ci veggono della caf à d'Aragona d'altri baronaggi come di Giòia , & della baronia di San
Giorgi in CalaLiria,di Launno,delIa Ripa di Liinofàno, delia baronia d'Acquara in Pnn-
ciparo,& d'Oppido in Calauria . Nel i yo :; ad inilanza di Vincenzo, èc di Manno Ma-
lì:i-ogiudici,iI Re per i loro grandi ieruigi (ì contenta perdonar à rutti g\i altri della fami-
glia: 1 quali hauelièro fèguitato le pam di Carlo Vili. & preiò l'arme centra di lui , Fac-
cendoli gratiadi tutti i beniburgeniatici,& f:eudali,che la corte liauefTe lor tolto .A tem-
pi nollri lòn pollcdutida queita famiglia la Pietra di Vairano: la quale è di Fabio , acuì è
maritata Portià Sanlèuerina lòrelladel Duca di Somma.Prc(ènzano,& li Camili da Ani-
balle marito di Giouanna Gambacorta tìgliuola di Franceico,&: iòreiia d'Anna Duchcfla
d'Atri: il lìgliuolo dei quale detto Otrauio,poi che mori il fùo primogenito detto Sergio
ha già di donna Vittoria iMinutola figliuola d'Ettorre generato alla caia de Mailrogiu-j
dici il iècondo Aniballe .
DELLA FAMIGLIA SIGINOLFA.
Siginoli! fono antichi Napolerani,come quclli,de quali fi truoaa mentionc
& a tempi deli'Imp.Fedcngo,& del Re Carlo primo , inaerebbero (òtto il
Re Carlo fecondo, onde è fallace argomento quello, che di eiU 'Ìa France-
fco Marchefe: il quale volendo prouar rantiquità,& nobiltà della loro fa-
miglia dice, quindi comprenderf ì,che già erano preflb a 2 co anni, che ella
(ì fpenfè in due fratelli, l'vn de quali fa Conte di Cafèrta , & grancamarlengo , & l'altro
^ Conte di Tilelìa , & gran cancelliere , percioche queffe dignità con quella preilezza d-ic
vennero,con quella fé n'andarono. Certa cofà è à tempi di Carlo primo non eifere ila-
ri altro che (empiici gentilhuomini,come h vede per la compagnia di quelle famiglie, tra
le quali i Siginoli! vengono annouerati , il che ho io notato nel libro dell'anno i 2(38 (è-
gnato da me col numero due a carte io, & 11. Qiiiui truouo io A nome di Pagolo,
&altroue fi legge d'vn Niccolo. Quelli ilqualc venga primieramente nominato in
qualche magilhato è Giouanni à tempi dd Re Carlo primo : il quale è maeilro pro-
curatore ,& portulano di Puglia. Di coflui furono figliuoli Marmo ,& Sergio ,& iè
Bartolommeo Conte di Tileiia è lor fratello ancor di Bartolommeo chiamato Con-
te di Tilefia l'anno 1^05, il quale cinque anni dopo da Pietro Gaetano comprò
D Caierta . Spenièrfi i titoli & le grandezze infìeme col (àngue in Bartolommeo , &
in Sergio , ma non già in Manno , onde & in quello prende anche errore il Mar-
cheiè . A Marino dunque caualiere , & familiare fuo vedefi fòtto l'anno i :} o y à 2 ^ di
lèttembre il Re Carlo fecondo donar la metà del cartello di Pende ntia, Scia quarta
parte di Poggio Gherardo in Abruzzi ifcadutoalla corte per ribellione di Matteuc-
cio di Pendentia : il quale era flato feguace de Colonnefì, che in quel tempo erano ni-
mici del Re.nominali propriamente lì Re Carlo f uoi peruerfì, non illimando per auuen-
tura diccuole alla real maeilà chiamarli nimici. Queita alienatione de Colonnefì dal Re
non ho io mai potuto nelle publiche hillorie rinuenire , l'anno innanzi i'haueua ancor
dato Frignano in quel di Pozzuolo nelle pertinenze d'Auerfà . Quello durò per quat-
E tro età nella ca(à,come qui (òtto vien diiegnato.
^ioudmì
'Sero-io Conte
dt Cafcrtx.
- Marino Sig. .
di Frignano,
■Bdvtolommeo
ConJi Tilefm
'Frttncejco SÌ^,
il Frignano»
Glouanni Sto-,
fdt Frignano
j Marella MÌ-
s fiutola.
1 Filippo Si^Ji '
^Frt^nano.
Catella loffreda
(Francejco
LJiuhertit
f MarineHo
i Ceccherella moglie dt
Iacono Minutolo,
CuHtel-
r^ -
SanjramQ
do.
C'ouanm
fi.4i San-
Jiame/u{*
X.ton,trd»
SM San-
framando
170 DELLA FAMIGLIA
Percioche à Marino figliuol di Giouanni {accedette Francefco ilio figliuolo fecondo fi- \
gnor di Frignano; il cui tcllamento iì legge f^atto fòtto l'anno 1 544. Di colini rimafèro
1 due figliuoli già dimoilrari Giouanni , &: Filippo: il cjual Giouanni terzo Signor di Fri-
gnano Il mori l'anno 1 5 6'o,ncl qual tempo ellendo ina moglie Marella Minutola oltre
vn picciol bambino che hauea, detto Fràncefco, reilata grauida,& partorito finalmente
vna bambina; la quale à batteiìmo iu chiamata Ruberta , (i vede che la Reina Giouanna
concede,ouc cjueiti bambini li monliero lenza venire ad era Deiiecra,che Frignano lì dia
a Giannotto Stendardo. No muodì altrimente il fanciullo Fiàceico, detto per vezzi Cec
cherello, & nondimeno l'anno i :; ^8 Giannotto Stendardo vende a Filippo zio del fan-
ciullo Frignano. Il che in che modo proceda 10 non veggo, come che vi iien molti modi,
che ciò polla procedere,& pare che il comperi per lo nipote, certa cofà è come di Giouan g
ni tu moglie la Minutola, cosi di Filippo elfere llata moglie Catella di Loffredo , benché
alcune volte Couclla h troni Icritto. (>ueiì:a è quella Catella amata da Ricciardo Minu-
rolojdi CUI il Boccaccio fa mentione,chiamando nódimeno il marito di lei Fiiippello Fi-
ghinolh,&: non Siginolfo,che fé il tello non è Icorretto, douette egli comporre,& termi
nar la voce di quella famiglia fecondo i'vfò della lua patria , doue lènza chequafi tutti r
nomi delle famiglie terminano in 1, vi erano ancora i Figiouanni, &: i Fighineldi, &l 1 Fi-
ridolfi tutte tre nobili,o: honorate famiglie, &c bene auuiene fpeflo lì come hoggi dì lì co
Il:uma,che altri nomini le famiglie d'vn'aitra Città con l'vfo della fùa fauella^fì come fi fa
de Carrafi che in Roma , in Firenze , & in tutto il rello d'Italia Carafii Ibno vii ad eller
chiamatijlliinàdo torlè,che quella voce venga cosi detta da quel valo,oue l'acqua, o il vi
no lì ripone: il quale di niente lì ha o'a trau?.gliar conia famiglia Carrata . Hora di Filip- ^
po,rSc di Catella nacquero due figliuoli Mannello: il qua! (ì morì fanciuiletto,& Cecche-
rella moglie di Iacopo Minutolo:Ia quale dopo la morte di Ceccherello fuo cugino mor
tofi Tanno i ^ 84, il quale fu Signor di Friggano, fu da Carlo terzo dice ella priuara della
iuccellione di quel luogo , & dal Re dato àMormili: 1 quali hauendolo à tempi della fe-
conda Giouanna per ribellione perduto, Ceccherella laquale infino all'anno 1 42 o lì tro-
ua effer viua n'è dalla Reina inuellita : benché di nuouo poi ne Mormili ritorni , da quali
infino à quelli tempi è tuttauia poffeduto.
DELLA FAMIGLIA SANFRAMONDA. ^
E Sanframondi fi troua memoria innanzi à Carlo primo . &: a me è inco-
gnito, onde elìi fi traggano origine. Quello lo 10 bene, eglino eflere llati
antichi Signori di San Framondo,& perche loritrouo da due Caiafi di
Faicchia l'un detto Mafia inferiore , & l'altro Malfa fuperiore(ò vuoi dir
di fotto , ò di fonra ) effcre llato fatto il callello di Sanframondo,quindi
io auuifb , eglino à Sanframondo , &: non Sanframondo ad efiì hauer dato il cogno-
me . Il primo di cui 10 truoui fatta mentione è Guglielmo nell'anno 1 i6s>'d quale eli
fendo barone della baronia di Sanframondo ottiene dal Re,che i membri di detta baro-
nia occupati fieno reintegrati ; ma il fùo fratello Filippo gli chiede la militia , & le fpefè, ^
& il Re vuol che gli ha fatta ragione . Di Guglielmo fu iìgliuolo Giouanni , à cui volen-
do Filippo di Santa Croce da Barletta l'anno 1272 dar Maria fùa figliuola per mogl!e,oc
tiene dal Re ; che fecondo il collume de baroni debbano 1 luoi valfalli della terra di Can
dela dargli il douuto fouuenimento . Quello Giouanni era ancora Signor di Licata pò
Ila prellb il monallero di Santa Maria di Capoa ; à cui vendendo 1 jxfTo i fìioi vaflàlli del
le efcadenze , che al barone s'apparteneuanp ; impetra egli dal Re ; che ciò eili per
J'auuenire non facciano fènza hauerne primieramente licenza da lui . Vndici anni dopo
la prima moglie j menò la feconda : il cai nome fu Zaffredina figliuola di Tommafo d*
leuoli , & vedoua ancor ella di Iacopo di Caiano , per lo idodario del quale polfedea la
metà di Marzano . Se Leonardo di Sanframondo ha fùo figliuolo', ò nipote io noi veg-
gio: ma
S A N F R A M O N D A. 171
A gjo: ma egli è l'anno i ? li? Signor di quello iì:ato,& c|uei che di più vi fi vede , egli hi psi*
fuo iijr}eudarano Manfredi Signor di Ponte Landolfo . caikllo coh derro (ccoado lliin i
il Fontano , dal nomedel iiio edificatore .coli (imilmente (ènza hauer notizia dei padre (1
tf nona mentionato l'anno 1^45 Tommalodi San Framondo . Quelli lènza verun diib
bio làrà quelhjà cui la Regina Giouanna prima dette titolo di Coite dell'Accrra . furono
per quello 1 Santramondi molto fedeli alla Reina,ondcne gii Icompigh <.! .-Ile guerre, che
fèguirono tra gli Angioini adottati da lei & i Durazzzelchi,da quali ella ìa morta, Nicco
io &: Antonio figliuoli di Pietro leguitaron la fattione Angioina , Io non io à punto da
cui Niccolo folle llato creato Conte di Cerreto, ma vedeiì bene l'anno 1^88 venir edi
d?.ì Re Ladislao Ipogliato di quel coatado,dclla baronia di Boiano , di Prata , &c dì. tutte
g l'alrrCjCittà terre, & callella,che anticaméte hauea poireduto,& darle in dono à Cado Ar
tùs Conte di Santa Agata, leuatone lolamente Tileiia,Soropaca,Sc Pretoria. Mj lùcceda
te felicemente le colè di Ladislao, fu Niccolo collretto lèjuitar la fortuna del vincitore;
onde Ladislao l'anno à punto 1 400 gli dona Tilelìa.percioche hauendo lèruito Lodoui-
co , era nccelfario dal legittimo Re hauer nuoua donatione . Il che a chiunque è veriàro
a legger 1 farti di que tempi, parrà cola molto facile,6<: ordinaria.Diuenne poi canllimo
a quello Re il conte Niccolo li fattamente,che nell'anno 1 4 1 o a i z di nouembre ellèa-
do il R.e nel callello di Selfa , gli dona di molti luoghi, &: terre come più lòtto diremo.
Hebbe jl conte per quel che io truouo due figliuoli malchi Guglielmo, & Vrbano, & vna
femmina detta Maruccia. Guglielmo fuccedette allo llato & al titolo del contado, & ha
^ uendo per auueutura dopo la morte della Reina Giouanna lèconda lègaitato le parti dei
Re Renato, vedeiì che lupplica l'anno 1 440 a 2 di giugno il Re Alfonlo , il quale lì tro-
uauaallhor con l'elèrcito preflb la Guardia; che gli piacelle reintegrarlo nello llato pater
no,(S: ottiene dal Re gratiolamente la iua domanda.Onde nel parlamento di quel Re del
4:; egli lòtto nome di conte di Cerreto interuiene tra gì'^lm baroni,e Signori del regno.
Morì Guglielmo l'anno i448,onde à 2 8 di marzo di quell'anno il conte Giouanni Ilio
figliuolo elfendo il Re con l'elèrcito prellb Albarelìno d'Acquauiua gli chiede per la mor
te del padre l'inuerutura delle lue caitella-lcquali fono quelle Cerreto,co'calàli di Ciuitel-
ia,&: di San Lorenzello, la terra di Gufano, 6: quella di Faicchia co'calàli di MalFi inferio
re,& Malia luperiore,de quali fiì fatto il callello di Sanframondo,la terra di Limata co'ca
fàlijla terra di San Lorenzo prelTo la Guardia in Terra di lauoro, la baronia di FolLicieca
nel contado di Molili con altre colè : la maggior parte delle quali callella lì racconta elle
re llatc dal Re Ladislao l'anno 141 o donate al conte Niccolo Tuo auolo.Morto il Re Al
fonlo,& nata la congiura de baroni contra il Re Ferdinando, il come Giouanni lì come H
caua dall'illoria di Giouanni Fontano lì ribellò con gli altri baroni dal Re , accollandoli
al Duca Giouanni figliuolo del Re Renato,di cui di lòpra habbiamo fatto mentione, on
de vici di quefta cala non lòlo il titolo del contado;ma etiandio lo llato,andato Cerreto
a cala Cavrafa, & Faicchia co'calàli in cala Monfòrio , dalle quali famiglie ancora i detti
luoghi Inno polleduti . Hebbe il Conte Giouanni vn fratello detto Luigi marito di Go
llanza di Sangro,ma per quel che io llimo non par che Luigi hauelle hauuto figliuoli . Li
procelTo di tempo truouo io nel^ yoj cheTommalò di Sanframondo,ò figliuolo, ò per
auuentura nipote del Conte Giouanni cerca à Giouanni d'Aragona Conte di Riua Gor-
là,& Viceré del regno in luogo del Re Cattolico che in vigor de capitoli della pace le gli
debba rellituir tutto lo lkto,che noi dilopra habbiam nominato: ma per fèntenza del co
figlio reale la lìia domanda non hebbe luogo . Filippo fratello del Conte Guglielmo fu
Signore di Prata,Capriata,FolIàcieca, Zurlano, Fratella, Gallo, Gallio, Tino, & Valle,&
per hauer leguitato le parti di Lodouico lècondo fu dal Re Ladislao egli,& 1 figliuoli Ipo
gliato di tutte le già dette callella : le quali furono date à Francelco Fannone figliuolo di
Maria Capouana,Ia quale maritata prima col Sanf ramondo hauea dopo la morte iìia ore
io il padre di Francelco & fattone quello figliuolo . Ma i figliuoli prima fatti con Filip-
po^& de beni paterni Ipogliati furono quelli,Niccolò , Antonello, oc Iacopo. A quelli tre
fratdii
D
T omnia fo
Conte del
JSficcila
Cn.e di
Cetra»,
GuglleU
tH3 conte
di Cerreto,
Gutianm
Conte di.
Cerreto .
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Tommufo
Filippo St
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Si^. di Ce
SirterAì*'
fi» Si^.di
capete .
Cu^liel"
J72 D E L L A F A M I ,G L I A
f rateili il Re Alfonfó l'anno 1 445? à (èi di febbr. dona Capochiaro,'CantaIupo, Spineto,
Coinacchi{o,& VincIarerio.Quindi e che nel 1 45 1 nel primo di di marzo li fa tra Frace
ico Pannone Core di Vcnafro,&: i già detti fratelli vna certa cóuentione (opra Catalupo
ìk Capochiaro.l'anno fèguéte à 25) di marzo Niccolo,^: Iacopo li diuidono infieme vna
gra qu itità di cailell a. Quello è quato per me (1 è trouato delia famìglia Sanlramóda : la
quale predo che Ipéta nella memoria de gl'huomini^ ho voluto di nuoao tornare alla lu-r
fe,i^ nò p altro,almcn p coloro : i quali per lato di dóne traggo da ella alcuno principio.
DELL
FAMIGLIA PORCELLETTA.
^^ga Scu-
d'er della
redi M4~
refciilla\
Cu-i-liel-
tuo.
P or celi: 0-
tif S.di sX
DO MERANO i caualieri Napoletani , quando in alcun parentado
s'abbattono , il cui nome,&: la cui nobi'tà non iìa a lor nota, dubitando 9
forte per cotale al^ìnità da gli antichi lor fatta,doue quella ignobil fi ri-
trouallejUon dilla loro ignobiltà (1 facefle argomento : il che è ilato ca-
^^^^- -•» gione tra l'altrcjchc io vada talhora ài coli fatte famiglie facendo men-
zione per liberarli di quclt;i paura. Di queif ^ famiglie vna è la Porcclletta;,di cui molti ca
Calieri lì ritrouano à tempi de Re Franceh eflère in viììci , & carichi d'imourranza im-
piegati,ne h dubita punto lei cffer Prouenzale,percic) che tra primi,che vcnner co Carlo
primo, di cui h truoua memoria nel libro dell'anno i 26"^; vno fu Reginaldonl quale h
Vede manitcilamentccilcr della città d'Aili: In quelli mcdelimi tempi truouanii ne
/èruigi reali Rinaldo, & Guglielmo Porcelletti , & Rinaldo lì vede efìèr Signor di Ca-
prorojouer Caprero in Prouenza,à cui,viuendo infìno a tempi del Re Carlo II . li com-
mette la guardia de iìgliuoli del ì\e . Creili ha lite con Vgo del Balzo Signor della Ma - Q
gnana per conto del caifello di Tiebularia,da che lì può ageuolmente comprendere,che
eglino veniffer nel nolfro reame non che nobih,ma barom , & lìgnori di caicella:ncl qual
piato alcuni anni dopo fi vede luccedere Bertcrando Porcelletto Signor di Capr ero : il
che mi fa credere queif i efler leggiermente Tuo tìgliuolo.Di Berrerando rruouo efièip lU
ra moglie Margherita Ruffa: la qual lì riman di lui vedoua l'anno i ; 3; 5 ,ò in quel dintop
no.ma chiarillimo fopra tutti è il nome di Gughelmo. A coifuicommife il Re Carlo pri
mo per vn tempo la guardia del calf el di Pozzuolo , di cui perche in vn medeiimc tem-
po truouo fatta mentione,che di Rinaldo,ageuol colà potrebbe eflerejche lolle llato luo
fratello.iria per vna patente fattagli l'anno i 2 6^8,che andando in Siciha con dodici ca- _
ualli non gli lia data noia,Q impedimento alcuno per If rada,fì rende molto certo quello
phe di lui raccótano poicia gli icrittori: cioè che tiouandofìin tempo del vefpro Sicilia-
no in quella Ifola alla guardia di Calatalìmi,inciudelendo herairente i Siciliani cétra tup
ti i Francef i,lolo di lui s'alfennero per la molta bontà,&; humanità da lui viata nel iuo go
uerno . effempio certo belliilimo in dimoifrare quanto poifa in ogni tempo , & appreliq
eia fcun animo benché inacerbito l'oppenione della bontà . Quello accidente nonio-
lo è fcritto dal Fazello,maetiandio da Geronimo Zurita nella lua Cronaca d'Aragona;
le CUI parole come Icritte da vno Spagnuolo in telfimonianza della virtù d'un Francclè
» non ho voluto lalciaie in quello luogo d'addurre,dice dunque così . Por otra parte lue
j) cofàmuydcnot;^r,queellandoenCalatafìmiavn Cauallero Proencal llamado Guillen p
» de PorceletOjhombre de Iinaie,y de gran bondad y virtud,que e nel riempo,que tuuo car
V ^o del gouierno rigio con roda ygua!dad,y iullicia, fue puello eniìi libcrtad por la gente
» de Palermo,y le dexaron yr en fàluo e nel medio del furor de tan grandes' crueldades , v
» excelTos.-tanto pudo el refpeto dela bondad y nobleza de vno f'olo . Dintorno gli anni
15 1 oleggeli di Vgo Porcelletto,è il luo titolo veramete tale,Scutiferus marefcall.c realis,
famiiiaris & de hofpitio.Nell'anno 1536' 10 truouo il nom.'d'un'altro Guglielmo forfè
nipote del primo.con cui fi manta lacopa di Ceccano,reilara già vedoua di Francefco d'
I:'Uoli.&: verlo il i 5^0 Porcellione Sig.di S.Lorézo & di Palo,& di Baraggiano, nella cui
figliuola detta Antonella fi Ipegne la nobililTìma cala Porcelletta : La quale poitp quel-
la lìeredità m cafà Geiùalda, come ne Geiìialdi lì dille.
DELLA
DELLA FAMIGLIA D'ALEMAGNA.
«71
E L libro delle limunemtioni fatte da Carlo primo fi vede a Guido d'Afe
magna donarli Caltelnuouoper oncie 40. ma nell'archmio moiri fono i
luoghi,oue di lui ii fa mentione . nel libro dell'anno i zó"/ , che è quafi il
primo delle cole Angioine , & per lo più icritro in Franzeiè apparilce lui
cllcr giulliriario di Capirinara,& capitano dell'honore del monte di San-
to Angelo , de di Luceria . Ma perche (1 come a me è auuenuto , a molti per auuentura
verrà voglia di iàpere , che cola vuol dinotare quello honorc del monte di Santo Ange-
Io , non ho voluto inciò lafciare di (òdisfir loro . Effendo i Normandi venuti nel regno,
&: incominciato à pigliar pie, &:lìgnoria fi partirono vna volta fra l'altre infra di loro
B quali tutte le buone cittadella Puglia; & perche Rainulfo Conte d'Auerfi era lor capo,à
lui primieramente per legno d'honore la Citta di Siponto col monte Gargano, & con
tutte le terre , & luoghi a detto monte appartenenti fur conceduti, dicono le proprie pa
role di Leone Vefcouod'OAia cosi.Pnmo igitur eidem Rainulfo domino lùo Sipontum
cum adiacente Gargano , omnibufcjue pertinentibus oppidis honoris caufa concedunt .
La qual colà fucceduta intorno l'anno 1041 non ha veramente più alto principio , &
da quel tempo innanzi incominciò tutto quel paelè a chiamarli l'honor del monte di Sa
to Angelo , onde ò gouernatore, ò lignote che altri ne foffejfignore, &: gouernatore del-
rhonor del monte di Santo Angelo smtitolaua , come tal'hora in altri luoghi ci accaderà
di notare . ma i fìidditi all'imperio Greco , percioche quello vien da Normandi non vfa
tono nominar il monte con quello honore . Ho io veduto Icrittura dell'anno 1 05? 5- fòt
to il xiiij anno dell'Imp. Alellio Icritto così . Ego Henricus gratia Dei Comes montis Sa
(fli Michaelis Arcangeli, &: nel medehmo luogo GadelaytusToccus montis Santi Ange-
li iudex. Sotto il regno del Re Carlo II. L'anno 1292 trouafi a Guido efl'er donato
Pulcino per l'addietro a Tommafò Conte di Marllco conceduto, che non illimo già ef-
fèr altro Guido del primo . Fu dunque Guido d'Alemagna lìgnor di più caltella, & ope-
rato da fìioi Principi,& come douette venir giouane col Re Carlo primo, coli tolie mo-
glie nel regno vna donna detta Giliada qual doueua elfer reda;percioche elTendo ella lla-
ra già figliuola di Guglielmo Loicio, dice pigliarla con tutta la terra,S<: ragioni lùe.Truo
uoeffere llato fuo figliuolo Ruberto per ilcrittura del i ^ 5 5 , ma non lo però ih Bcrlin-
gieri d'Alemagna , nceuuto nella familiarità, & nella cala del Re l'anno 1510 lìaparimé
D te filo figliuolo . Nel primo anno del Re Carlo III. l'anno 1582 la lìgnoria di Pulci-
no è in Luigi d'Alemagna > non veggo le nipote,ò pronipote di Guido, ma per ella Icrit-
tura apparilce benedarglili dal Re cento oncie annue per rimuneratione de lùoi lèruigi,
& lèi anni dopo il weggo già chiamarli Conte di Pulcino; onde non Iorio certo lo egli ha
uell'e quel titolo hauuto dal già detto Re Carlo , ouero da Ladillao fuo figliuolo . Die-
tro à Luigi non veggo nominato altro Conte di Pulcino, che Giorgio, ma di colini è per
l'illorie Napoletane il nome molto chiaro , oc illullre . L'illoria del Duca di Mont elione
nel principio dedifpareri che nacquero tra la Reina Giouanna,&; il Re Alfonlo luo fi-
gliuolo adottiuo dintorno l'anno 142 2 moilra , che il Conte Giorgio non era del tutto
chiaro à qual parte inclinallè , ma elTendo l'anno 1425" Viceré di Napoli, non fu più dub
bia la lùa fede in ver la Reina ; nella quale continuando infin alla morte di lei , fu poi di-
chiarato per vno de (ignori del conliglio; & per ciò lègui conilantemente le parti di Re-
nato : il quale era fama edere llato inllituito herede dalla Reina; ma andando tuttauia di
male in peggio le colè Franzefi,il Re Aitonlo s'inlignoii fra l'altre lue cailelladi Pulcino
hauendo dice Bartolommeo Facio collretto la moglie, & il figliuolo del Conte Giorgio
ad arrenderli . Non li sbigotti per quello il Conte , ma continouando nella lùa fede lè-
gui, & accompagnò inlieme con Giouanni Colcia.& con Ottino Caracciolo Renato in
Prouenza: il qual non dimeno nelle capitolationi fatte col Re Altonlò ottenne che à tue
ti e tre folle perdonatojonde Giorgio rimale in ogni modo lotto il Re Allonlò Conte di
Pulcino; apparilce bene nel fuo parlamento del 1 445 interuenirui come Contella di Pul
Q^ cino
GuiJo si-
gnor di
Pulcttu.
Jtuhert* .
Berli
igit
Luigi c«m
te di puU
Giorgi*
Conte di
Pulfmo '
i-j^ DELLAFA MIGLIA
cino Sueua Oi-nna,che leggiermére farà Hata Tua moglie. Vi (Te Giorgio per tutto il regno A
Aà Re Alfonfo primo, &: toccò i primi annidi Ferdinado.nel qual répo li come dice il Po
tano ancor egli inlìeme co moiri altri (ignori fi ribellò dalla cala d'Aragona l'anno 1 46'o.
Quelche di poi (\ fofle di lui auuenuto non veggo, (è no che i Lagni dicono Virgilia d'Ale
magna moglie di Pietro elTere Ibta figliuola di Marino che s'intitolò vn tempo Conte
di Pulcino. Comunque ciò fia non è però dubbio l'anno 145>5> il contado di Pulcino
trouarfi in poter di Petncone Caracciolo Duca di Martina, & per auuentura alcuno an-
no prima,ne cui difcendenti ancor hoggidì (\ ritroua .
AL SIGNOR CAMMILLO DEGLI ALBIZZI
Coppiere Della Gran Dvchessa
DlTOSCANAj
B
Scipione Ammirato.
^.OST R^ NT>0 MI l'ndti! sio^nor^fcamo Caracciolo in JVapolii(juaytl della fuafami
(flta,yidi infra molte arme lina J a auale dettomi peroche io allhor non la conojceua ejfer cjuel
la deo-lt^ll)i:^^,(^ facendolo fembianti di mar ampliarmi , in che mode ejjendo e^li Na-
poletano co Fiorentini JJfoffe imparentato, mi fece ledere ciò per me:^i dellafami^lu Ga
hacorta efferli interuenuto.per la aitai cofa ho fcmpre tnfn da quel tempo portato nell animo
luìla^^honorata tffer la memoria de^h antichi parentadi^ conferuandofi per (^ueflome::;^
I amore;, (^/ a Carità tra pofìerijil cheè qitafnl fine linmerfaledi tuttele ra^unan'^ectuiliyZ!^ percionon fay C
mi io punto fuor di propoJJto , fé dedicando à l/oi cjueflt bretti notitie della lUuftre famiglia Gambacorta ^lÀ
{tata signora di P'fa, ^ hora nobile, ^ chi ara per lapoffcjìicne di molte casella nel regno di Napjlt, lenijU
à rauuimre i prejjo che spenti femi della antica congiuntione,0' tffntta tra Ì lina famigli a ^(^ l'altra . Et in
liero Quando io ciò confeguiiìi firebbe fecondo il mio auuifo opera maggiore,che l hauer mejp infìeme (juefìe me-
morie : le Quali come cheto non nie^hi , che elle poffxn produrre negli animi de Gambacorti honefli Jlimoli dt
glori a, c^ d'honoreì non è pero che alcuni di loro no poffan diuenime fuperbt ,<^ orgogliofi fentcndo ricordare ,
che t loro mairgicri habbian tenuto "i.t di tanti anni la fgnoria di Ima così bella c^nobile parte della Tojcana
come è lo flato di Pifa^doue è opera difon giunta da ogni peri colo quella dell'amore, et della carità . Ma quel che
fil/aiflian quefle ragtcni,io mi somof]o,fe lioglio dire il lero à honorarut in quel modo, che io ho potuto tra que
èie mie fatiche per darui qualche piccolo fegno de molti oblighi, cheto l'i fono tenuto percioche oltre hauermi
V'S. molte liolte largamente prof erto nelle mie cccoren'^non folo ogni fu a opera (^ induftria , ma le f acuiti*
ifìeffe,no fono anchora molti o-iorni paffiti ^che pttt tojlo rtchteditore che richiejìo menefacefle leder la prona, r^
cogli cjfcttii quando alcuni amici, i quali l'ai conofLete,(^che di molto tepo hanno iftto la caftmia,!^ di mol
to maggior ricchexxe abondantt che lioi,^ per feruigio molto minore, non ftl'ergognarono non dico di man-
care ali amico, ma il chem'mcrefce infino al cuore di lienirmeno connon piccolo biafimo della lor fama à lorme
defimi . chiami) Dante co belle loci la confcie'i^ la buona còpa^nia,che l'huom f -ancheggia /òtto l'osbergo del
fenttrfìpura ,i^ però IO godo fra me medefimo, quando mi ricordo m otto anni , che fono fato in Firenze non effe
re flato grauenenoiojò ad amico mio alcuno j onde follemente mi daua à credere, chenon doueffe chi che fia sbi-
gottir fi fé per riparare con qualche diligen'X^ alli mcommodi della nuoua liiUa mi f>Jfe conuenuto à capo di tan
ti anni di piccola qualità dtferuigio alcuno richiedere: Pure non è del tutto [tata folle la mia credenx^, poiché
io ho hauHto dall'altro canto piittofìo à raffrenare la molta pronte'it^ liofìra , (^ del nofh-o buono meffer An-
tonio Melimi , che ad aggiungerli fprone o conforto . Di che come ho detto ne le fento m,olto obligo ,percioche
gli huomini come che fieno forti ,(^ conjìanti nelle loro attiont,non dimeno fi fmarrifcono talhora, quando no/t
lie^gon riufir loro le e fé, (;^ filmano cihragtoneuolmente,(^ per lor colpa mteruenirlt ,douendo m gufa reo-o
layfinel lor liuere,cheper ninno accadente habbiano à far mai capitale d altri, che di loroflefi,^ per quello E
come impronti ì;^ gratti dirittamente effer riptnti ,^ fnalmente riportar giufìo ,i^' contieni ente o-aììio-ho del
lelor l-oglie{doue Ìanimomio,il quale era per fòggiacere à quefìa temen:i^t come da troppo rigido, ^fèuero
giudice accufato , firileuato da loi ,mo(lrandomi , che non effendo noi nati Catoni ,ouer nel fècola di Licur-
go nondouea m quefìo tempo paffar tra ti numero delle pecche il procacci arfi homai in etàprouetta, c^ doppo
tante peregr mattoni, cj;* fatiche qualche honefìo refugio c^ diporto con la coltura. Vi rendo dunque come lopof
fò perhora,con quefìi piccoli fegni qualche tefìimonian:t:a dell'animo mio,non 1/iuendo del tutto fuor di Jleran
S:a , che non pofft In di ancor auuenire, che io faceta k V. S. l'edere della mia gratitudine ar^ometi mao-o^iori;
come chepofft parere Ffetie di liUaniail lolcr pagare i prefenti debiti fatto le future H>er4n:^ . ^ JCJCV*
di Mar^ dì della nafcita del SereniJÌ.Gran Duca N,S, dell amo ijyS, dicafa.
DELLA FAMIGLIA GAMBACORTA.
^77
Ha città illullrc nella Grecia vogliono a/cuni^che fia fiata edifica-^
ta da Viìo lìgliuoi di Penerei' nipote di EoIo.Da quelli popoli ri
tornando con Nellore dalia guerra di Troia , lì crede ellere Hata
edificata Pifà in Toicana'città non meno per l'antiquità : perciò
elle la guerra di Troia fu diciailete età innanzi a Romolo edifica
tore di Roma ; che per le colè da lei fatte molto chiara , & mol-
to glorioià . La grandezza Tua a tempi de Romani iMì fi cono-
fce dairelTere Hata aflèdiata da guatata mila Liguri.-ma dopo l'oc-
cafò del Romano imperio ella alzò il capo , & nobilitoflì non che fra l'altre cit-
B ta di Tofcana , ma fra quelle di tutta Italia marauiglioiàmente : perciò che fatta di iè me
defima donna , ^ hauendo drizzato i iuoi penlìeri , & le fùe forze nelle cofè del mare,ri^
portò honoratilhmi trionfi de Saracini , hauendo acquiitato l'iiòla di Sardigna , vinto
Cartagine , oc infignoritofi di Malotica , & di Minorica , & quel che è più , di Cartagi-
ne menatone il Re prigione à Roma , &: di Maiorica dopo vccifò il Re in battaglia,con-
dotta con vn fùo picciol hnciuilo la Reina prigioniera a Pifà ;i quali per opera di quel
popolo fi refèro crilhani . Tolièro a Saracini Palermo, vfàrono ufìci di cortefe,&: grata
ofpitalità a Pontefici , & quello che \ìo%%'ì per vna delie più chiare luci della Fiorentina
gloria rilplende , il corpo della ragion ciuile daGiulliniano compilato fu già acquilto de
Pifàni. Superata finalmente coli antica, & nobil città da Fiorentini,&: la lìia grandezza
Q da diueriì accidenti fieramente {coffa , <S: abbattuta,è pur hoggi di grandemente riiòrta
fòrto il moderato imperio ^<A gran Duca Cofimo , & dei prefènte Principe gran Duca
Francefco , honorata non fòlo dalla riuerenza de gli fludi <ì^V^c lettere , ma dalla maeifà,
della religione , efiendo fatta nobile,& magnifica refideza de Caualieri di Santo Stefano.
Hor fé vero è , che la nobiltà , & grandezza delle cofè pofTcdute , rendano grande &
nobile parimente il fùo poflcditore , onde il fàpientifTimo Salamone diffe , che nella
moltitudine del popolo coni ìik la gloriadcl Re, & nel poco numerodella plebe l'igno-
minia del Principe , puciTi ageuolmente da ciafcuno difcernere , di che pregio fia la no-
biltà de Gair.bacorti:i quali periungofpatio di tempo non d'alcuno piccolo calvello,
ò fignoria , ma di tutto il dominio di coti chiara & potente republica furon Sig.Per qua
to fc di ella famiglia con fòmma diligenza inueftigare Pietro Gambacorta caualiere veri
tierc & di molta bontà figliuol di Ferrante,leggefi ne gli armali di Pifà , che ella venne in
quella città l'ano 1 1 Go fòtto l'imp. òn Federigo BarbarofTa.Hebbero cafè nella cappella
di Sant'Egidio in Cliin{ìca,& nel i 2 2 5 ne medefimi annali {\ croua Andrea Gambacorti
cffere flato vn de capi ,& principah di coloro, i quali interuennero à far gli ordini , ac
ifatuti, che inque tempi fi mutarono. Quefb fono le notitie più antiche, &meno
ciliare della famiglia . L'altre che fèguiranno fon molto note quaf 1 per tutti gli fiorici :
iquahdiquefHtempifcrifIèro,&:laprima notitiag d'un'iiltro Andrea: li quale fu Si-»
gnor di Pifà .
Vi Andrea capoy & Signore deHa TiefuUica fi[4na primo ,
Trouadofi adunque nel i-^^yh città di Pifà fòtto la tirannide di Dino,& di Tinuc-'
ciò della Rocca.-i quali hauendola cominciata à gouernai'e fòtto nome diConti,&;
chiamadofi la fetta de Rafpanti fé n'erano vltimamente fatti fignori, Andrea Gam
bacorti huomo di grand'animo infierne con gli Agliati,8c co altri fùoi confòrti non po-
tédo fòfì:cnere,che elli foflèro fuor ad gouerno,&: de glihonori, & vfici della lor patria,
anzi per modo ài befta,& di fcherno folfer chiamati Rergoli,hauendo co gradi promefTe
tirato alla f ìiadiuotione i capi de fòldati,fece il 24 giorno di dicébre alzar p tutto il no-
me della libertà , & corfò la città 6c fatto dar bado à Còti, ^ à tutta la lor fattione , egli
D
^/itUrtA,
QJP^ coi
17^ DELLA FAMIGLIA
col fcguito che haueà aflai facilmente fé ne fece Signore . Quello dice Gio. Villani ne' ^
1 2 libro delle iae lilorie à capi i 1 8.ne altro (i l<igg-^ d'Andrea,{è non che nniafero dijii'.
due tigliuoh Pietro ^ & Gherardo,de quali a lùoi luoghi fi parlerà, & nella notcnz,'\',&
gouerno della repuhlica gli fuccedetrero per alhora i nipoti Lotto, & Franceichino.nati
Come alcuni ilimano da alcuno fratello di lui.
Vi Lotto , & FrancepoTrincipì della^Ttfuna repuhl'tcafecondi.
Come non appare quando muore Andrea,co/l non poflo vedere quando i nipoti in-
cominciano d pigliar il gouerno della Pilàna rcpublica,{è non che mouendo nel
I ^ 5" I Giouanni Viiconte Arciuelcouo di Milano l'armi centra de i Fiorentini per g
infignoririidi Toicana , & d'Italia , & proccurando di tirar afe tutti gli altri Signori ,
& republiche , i Gambacorti non fòlo non vi vollono concorrere , ma Lotto , &
Franceico capi allhora della famiglia , & moderatori , &: gouernatori della città ,
furono dopo alcun tempo mezzani d'accordarli Viiconte co' Fiorentini,& io!o à lor
due fu dato l'arbitrio di dichiarare à quali de fuorulciti Fiorentini s'hauea per conto di
quella guerra à leuar il bando ; il che era vna delle conuentioni contenute nelle capirula
noni della pace. Con tutto ciò tenendogli ftelh Gambacorti continuamente iòipetto
dell'Arciuelcouo si per conofcerlo oltre modo cupido di (ìgnoria, & sì perche verlb il lì-.
ne dell'anno 155'? vedeuano aggiunta al luo imperio la città di Genoua : la qua'e per
vna terribil rotta riceuura da Venetiani,{è l'era ita di libera volontà à far lerua , prcfòno
per partito di votar la città ài rutti i loipetti della f attion conrrcUia,& nondimeno Lotto p
come amico comune deH'Arciuefcouo , &: de Fiorentini di nuouo , s'mteipoie poi per
certi nuoui i'olpetti nari tra loro a pacificarli iniìeme in Serezzana, oue conuennero gli
ambafciadoridi ciaicuna parte . Mantenendo i Gambacorti con quelle arti l'impèrio , &
iìgnoria della patria loro , & dubitando non per la venuta (Ìì Carlo 1 1 II. in ìtalia,il qua
le era già à Mantoua , lùccedefle alcuna turbatione , ò mutamento nel gouerno, manda^
rono ambafciadori in nome della comunità à priegarlo , che li piacelle mantener Lucca
lotto il dominio de Piiàni come già lì ritrouaua , & à proiìrerirgli in dono 5 o. mila feudi
doro 6c :? o.altri mila per la ihacoronationc,pur che di iegreto facelfero opera in ogni mo
do con rimperadore,che confcruafle i Gambacorti 111 iltato,6c che per nelllina via faccf
le ritornare 1 banditi nella città . Laqual colà promellà gratiofàmentc da Carlo , 1 Gam- U
bacorti l'inuitarono à venire à Pila, profìerendo in f uo ièruigio la cittàjS": ogni lor pcde
re . Entrò l'Imp. in Pila il diciotteiìmo giorno dell'anno i 5 y 5 condotto; dicono rukire
»> parole di Matteo Villani , à nobili abituri de Gambacorti , oue era il famofo giardinq
»' apparecchiato per lui da detti Gambacorti , le camere ,& le fàle,& le lettadi nobiliilimi
w adornamenti , oc apparecchiate le viuande per la cena,ik: gli ollieri dattorno per tutta la
fua compagnia . Ma non durò lungo tempo la felicità, &: grandezza de Gambacorti in
Pifa : perciò chela fetta de Rafpanti loro auuerfari,che non celTaua mai di tener vie , per
ie quah poteflero farli rouinarc ( tutto che i Gambacorti per riparar con la benignità al-
la lor malitia hauefTono acconfèntito di raccomunarli iniìeme nella citradinàza,&: ne gli
vnci,& già n'era feguita la pace) frale molte nouità, & romori molli lor contro , ne E
commoflòno finalmente vno , col quale ottennero il deliderato line del malua-
gio lor defidero . & la colà fèguì in quella maniera . Trouandofì l'Imp.in Pila j &
correndo vna fama , che contra le conuentioni fatte egli volea liberar Lucca , & torla à
Pifani , tra per quello,& alcuni altri fòfpetti , che andauan per mezzo , 1 P,afpanti capo
de quali fi era fatto il Conte Patfettaprefòno l'arme in mano , &: tralcorrendo per la cit-
ta incominciarono à trattare in modo 1 Tedefchi dell'Imp. che in poco d'hora n'uccjfòno
più di centocinquanta . I cittadini non fàppiendo onde ciò procedefle correuano alle ca
iè de Gambacorti : i quali non hauendo notitia àdh cagione di tal mouimento, trouan-
clof 1 chi con i*Imp.& chi in cafà il Legato, non poterono pigliar deliberatione alcuna,fe
GAMBACORTA. 17^
. non di ÙArCi à vedere , & d afpertar ì'efno del rumulro popolare . Mentre l'Imp. porto
ancora egli in grande paura della propria perfòna atrendeuaad armarli per difenderli il
meglio che poreuadaliòpraltantc pencolo: dice il Villani che il Conre Pafferra,&: M. «
Lodouico della Rocca , ch'erano Ilari 1 mouirori di quello romorejauueggendoiì, che la »
maggior forza de cirradini naheano a cala i Gambacorti , & che cjuelli della cala per fol »
leconiigliononcompanuanoàtarficapo de cittadini, s'auuifàrono d'abbattergli per »
malitiaiii quello turoie , all'aiuto della paura, che fèntiuano che hauca llmp. che cerca- >y
uà di volerli partirci: per tornire il loro intendinìento,accio che il romore mollo per »
loro non tornafle in loro conhihone , cambiarono la boce , & mortraronfi aiutatori del ?>
l'Imp. &: con gran compagnia di loro leguito armati s'appreientarono dinanzi allo Imp. »
& dillono . Signor nollro voi liete tradito da Gambacorti , & dalla loro fetta , pere ne o
non pare loro efièr Signori di Pila,come e' folieno,& per quella cagione hanno tatto le »
uare quello romore, & vccider la voilra gente , & alle loro cale hanno raccolto in arme j>
lamaggior parte de cittadini , diceneiogli,che le per lui a quello punto non li mettefle ri- »
paro, egli, & fua gente era in graue pencolo a campare dd lor i"urore,& eglino mede (imi j>
co' loro legnaci erano in graue pencolo di morte , & d'eflere cacciati di Pila . Et detto ?>
quello s'oflerlòno allo Imp.&; dillono . Se voi ci volete dar l'aiuto del volilo Malilcalco »
con parte delle voilre malnade ; recheremo toilo al niente la parte de Gambacorti , &: »
VOI Faremo libero Signore di Pifa . Lo Imp. hauendo il luo (ènno intenebrato , & Tuia- 3,
to da le per le vie della paura , indilcretamente diede fede alla manif ella iniquità di co- ?>
fioro , & non volle la coù. ricercare con alcuna ragione , ò verità del fatto , ma in quel- »
Io llante prefè parte , & fecelì nemico de fuoi fedeli innocenti amici , & amico di colo- »
C ro, che gli erano flati auuerfàri , & diede le lue mafhade , & il f uo Malifcalco a leguitare t>
M. Palletta , & M. Lodouico , & la loro fetta contro a Gambacorti: i quali fenza arme ,>
hauea nel fìio palagio , & in cala il Legato ignoranti di queflo calò , & per fùo coman- ,,
damento fece ritener Francefchino,& Lotto che liauea in cafa,(k ai Legato mandò per ,»
ghaltrijcheeranolafuggiti vdendo il romore f otto le fìie braccia. Tutto ciò moflra
che folTe lèguito il Villani il giorno 2 i di maggio del fòpradetto anno, i & preli furono
Francefchino , Lotto, Bartolommeo , Piero,& Gherardo de Gambacorti fenza gli altri
loro legnaci , deiquali à i tre primi,che erano fratelli carnali il giorno 2 6 del dettò mefc
in filila piazza de gli Antiani , fecondo l'illelTo autor dice,furmozze ingiullamente le te-
Ile : perciò che ciafcuno per forza di martorio , dille , ciò che il giudice volle .
7)i fiero Signor di fifa terzo ,
COme che non faccia altra mentione il Villani dì Piero .& di Gherardo , pare nondi-
meno per le colè che fèguiranno appreflo,che eglino haueflèro hauuto bando di Pi
fa . Ma non palsò l'anno delle loro difàuuenture , che il Conte Palletta capo, oc
autore di tanta fceleratezza venuto in fòfpetfo per la fua grandezza a propri cittadini,f ù
da loro intorno à pnncipij di maggio dell'anno 1 5 ^6 pollo in prigione , & iui per tema
che l'Imp.non nel facellè trarre , ò 1 Signori di Milano , a quali era afiài caro,di veleno,ò
d'altra violenta morte celatamente fu fatto morire. Rellèli alcuno anno Pila, riparando-
E fi i Gambacorti in Fiorenza,c6 tato defiderio del gouerno,&; moderation loro,che l'an-
no 1 3(30 venne a molti voglia d'uccider coloro, che allhor gouernauano, & di richia-
mar 1 Gambacorti nella città . La qual congiura ^coperta perche le perfone che in efTa
interueniuano eran molte, ne lì pò tea por mano (opra di tutti,diliberarono i gouernato-
ri di quelli , chetrouarono piucolpeuoli d'impiccarne dodici , & gli altri condennar in
denari . Non mancò per quello ne à Piero, ne à Pifàni l'animo di tentar altre volte la for
tuna. perciò che è fi legge in Lionardo Aretino, che Piero per far prouadi tornar alla
patria,eirendofi fatto capo di que cittadini:i quali in quel tempo fi ritruouauano fuori,{l
pof è più voi te fenza altrui aiuto Scinfuo proprio nome a far correrie infinoalle porte
Q^ j dcll;i
tSo D E L L A F A M I G L I A
della città . Et i Pi(*iiii ItAiichi alla fine della tirannide di Gio.AgnelIo,fènrendo clic anda y\
to egli à Lucca à vifitat l'Imp.Caiio, per vno llrano accidente sliauea rotto vna cclcia,
lìioitoaizaroao il romore,& preualendo gagliardamente la lor tattionè introduiìon
qaell'annojche rù il i ^ 6'_5> Piero nella citta,oue tiì riceauto con tanta diari ta , & amore
con quanto mai tolle ilato accolto ne pallati tempi alcun cittadino, ò Principe nella fùa
patria . Trouandoiì Piero m lilato , tento l'Agnello per via di Bernabò Viiconte Si*
gnor di Milano di (cacciarlo da quel dominio ; ma liauendo in quella imprela confuma
to più di due niefìjveggendoii perdere il tempo indarno , le ne torno a cala lenza hauer
fatto profitto veruno . Tenne il Gambacorta per quelle & altre cagioni di lìato icmpre
pratica,&: intendimento di tutti i Principi d'Italia,come appariice tra gli altri per molti
breui di Papa Gregorio xj. a lui icritti : ne quali grandemente l'iionora . Ellendo per in- g
cominciali] graue,& peri coloià guerra tra i Fiorenfinij&: Gio. Galeazzo primo Duca di
Milano , egli coii l'autorità lùa li rappacificò indcme.dice l'Aretino propriamente così.
Nel mezzo dell'apparato della futura guerra M. Pier Gambacorti Signor de Pilàni ven
ne a Fiorenza ,& quali comune amico elortando li popolo Fiorentino Io tirò alla cura
della pace &z tanto valle l'autorità di quell'liuomojclie tralTe l'armi dalle man di coloro,
che l'haueano preiè . Ma nate alcune diificoltà apprelTo ; dice poco dopo l'ilkiib auro-
re , che i Fiorentinifi doleano con Piero : il quale erallato contortatorej&; autore di rar
la lega ; ma egli elTèndo huomo buono,&: di lincerò animo s'ingegnaua di rimediar quan
to poteua à quelle turbariom ,&: fodisbceua al popolo Fiorentino coli'. io diritto giu-
ditio , & con la perfetta volontà . oltre quelle cole da noi dette fu à Piero,et a Gherardo
JLLio fratello da Carlo I ì 1 1 . Imp. forie in ammenda della crudeltà vfata nel ianguede p
Gambacorti , donata in feudo imperiale la terra di Scarlino con priuilegio , che coli egli
no come 1 lor difcédenti in perpetuo godelfero le dignità,^; preminenze de caualieri.Ha
uendo dunque Piero gouernata Piià con iomma prudenza per Io {patio di più di ventu-
no anno lotto nome di capitan delle malnade(che vuol dire generale della gente d'arme)
èc di ditenlor del popolo titolo , che li daua à chi gouernaua la Republica,l:u finalmente
Tanno i ^s^iykcòdo dice il Corio^da Iacopo d'Appiano iuo cancelliere egli & i figliuoli
crudeliHìmamente vcciiò.La qual colà come che lia quali da infiniti Illonci Icritta : pche
viene gentilmente tocca dall'Aretino non farà colà fuor di propolitodi riterir riiteife
" parole lue . La città di Pila aliai lungo tempo lì riposò lòtto il gouerno di M. Piero Gam
bacorti . Egli fu huomo moderato j.5c molto amico dei popolo Fiorentino . Hebbe nel- D
le cole che s'haueano à lare miniilro , & cancelliere M . Iacopo d'Appiano : il quale lia-
uendo fèruito molti anni,& liauuto nelle mani tutte le cole di grande importanzaj& le-
cretillime, crebbe in tale autorità,& potenza,che iniin dal Signore era temuto . perciò
che egli s'hauea fatto vna lètta,& vn leguito grande de Pilani, mallimamente di quella
ragion gente, che tenea col Signor di Milano,& era auuerlà à Fiorentini . Et molti am-
moniuano M. Piero^che fi guardalie da gli inganni , perciò che era manileilo M. Iacopo
prepararli , & raunar continuamente forze,& egli medelimo lo contellaua, & diceua che
s'armaua contra Lanfranchi lùomimici per non ellèr oftelo da loro . M. Piero Gamba-
corti huomo buono,clie non credeua d'altri quel,che egli non harebbe fitto^benche Ipef
le volte gli folle detto,nondimeno non preilaua tede : perche M.Iacopo anticipò,&: ve- E
Clio M. Piero Gambacorti co' figliuoli , prefe il dominio della città . quello tutto viene
, Icritto da Lionardo . Fiebbe Pietro due mogli vna Piiana,&: vn'altra Genouele di cala
d'Oria : alla quale la beata Caterina di Siena Icriue vna lettera^ come li può vedere nelle
fcritrure di quella reuerenda , «Se gloriola vergine al numero 206". Ma come 1 figliuoli
Lorenzo,& Benedetto furon vccilì inlleme col padre,così di lui non rimale altra geneia-
tione , de quali nondimeno,5c: di tutto quello accidente habbiani poi ne gli Appiani ,
per quel che nell'ilbria del Rucellai vltiniamente ntrouammo^più ampiamente ragio-
nato.
GAMBACORTA i8i
IPi Ctouanm Signor di fifa quarto,
i Gherardo fìmiimenrenonfirroua altra memoria, {è non di Giouanni (ìio %li-
Lido : il quale vcggcndo morti il zio,e i cugini,&: fé diicacdaro di Pi(à,comG liuio-
mo di animo nobile,&: grande,proccurò f èmpie con ogni via , oc modo polli bile di
rientrarci : di che gli Appiani,che dopo loro tennero per alcun tempo il dominio di cjuel
la città, n'hebbero iempre non piccol (o (petto , come i\x l'anno i ?_90, fecondo allerma
il Colio nella (ìia iiloria.perciò che li come dal medelìmo aurore lì caua , Giouanni ben^
chetuorufcito di caia (uà, fu (empre in ogni luogo , oue li ritrouò tenuto in grado , 6c
rcputation grande , di che può render buona fede,che ncire(l'et]uie di Gio .Galeazzo Du-
g ca di Milano : il quale morì l'anno 140 2, egli ha molti principali Signori . che a quello
vtìcio interuennero , fu vn di coloro,che iniieme con Gherardo da Coreggio, portò vna
dell'arte del baldacchin d'oro,chel:Li portato inlìila bara funebre del Duca. Di modo
che venduta Piia da Gheraixio Appiano figliuol di Iacopo al Duca di Milano , & da lui
nel f ùo tellamento lalciata a Gabbriel Maria Vilconte iùo figliuolo bailardo,£c da Gab-
briello difperato di poterla tener lungo tempo venduta a Fiorentini , & finalmente da fé
ilefla ridortafì in libert.à , impatiente d'hauer a itar lòtto la iìgnoria di Fiorenza , per po-
ter con più forza relìflere a gli nimici, chiamò nella città Giouanni , fattolo nei duomo
pacificar con l'Agnello capo della fattion contraria . Ma Giouanni non dimenticatoli
dell'ingiurie fatte dall'Agnello à quei della parte fuajl'afrali di notte,o: vccifelo. Et f ècoa
Q do narra l'Arciuefcouo Antonino nella fìia cronaca,ii Volterrano,&; altri , che fcrilTono
di que' tempi , hauendo corfò la città,& prefone la Signoria, fi fé chiamare col titolo de
fuoi anteceflori generale àcìle. mafnade , & capitano del popolo,fperando che per 1 anti-
ca amicitia tenuta dalla famiglia de Gambacorti co' Fiorentini,egIi non hauefle ad efìer
trauagliato da loro in quel principato . Ma 1 Fiorentini,che teneano aflèdiata la citta, Se
haueano per quella fpcfò gran fomma di denari , non riceuendo neflun partito proferto
lor da Giouanni , anzigittato,&: affogato in mare vn'ambafciadore da lui , & da Pifani
mandato al Re ài Francia per fòccorfò,coiì:rinfòno nel feguente anno 1 40 5 i Pifàni ad
arrenderli , hauendo dato à Giouanni per accordo,^: conuention fatta traforo il Ponta-
dcra ( dicono alcuni ) con alcune altre caf Iella in vai di Bagno luogo poflo tra i confini
D della Tofcana , & della Romagna,oue egli co' fratelli,&: co' figliuoli andò ad abitare , oc
oue finalmente fi mori . Ottenne da 1 Fiorentini in fìi le d^nz calklla gran priuilegi , oc
efèntioni , & pattuì nelle capitulationi , che à ninno della fua fattione fi doueflòno to-
glier le facoltà , ò dare lor fòrte di trauaglio,6c impedimento veruno . Dei fratelli ài
Giouanni, Rinieri chiamato Vifconte del Monte Vaflo fii creato marefciallo nel regno
di Napoli dal Re Ladislao l'anno 1 5i?2 , come ne regillri di quel Re del detto anno fi ref^aiio,
può ampiamente vedere. Fu veramente quefla famiglia m Pifà mentre ella vi flette,
percioche di lei non ci toccherà parlar piu,molto magnifica , & illullre , non folo per lo
dominio ch'ella hebbe di coli nobil città , & per i maneggi tenuti con tutti 1 principi d'I
ralla, & per lo valor dell'arme , & per lo giulto , & manfùeto gouerno ne tempi della pa
E ce , ma per molti fùperbi , 5: nobili edifici , così publici,come priuari , ch'ella ui fece.per
ciò che infin à quelli dì fi vede per opera di Piero fatto il ponteuecchio fopra Arno , e'I
palagio doue habitano 1 Confòii di Mare , & la dogana al lato dei fiume . L'aitar mag-
giore di San Franccfco con la tribuna fii edificato da Gambacorti,oue li vede vna fepoi-
turacÒqueflepociie lettere SE PVLCHRVM NOBILIVM VIRORVM
ET MAGNIFICORVM DOMINORVMDE GAMBA CVR-
T I S . dentro il monallero è vna f èpoltura per le donne , & llauui fcritto . S E P V L-
CHRVM DOMINARVM DE GAMBACVRTIS. In vna inuetriata
di quella tribuna fono qucfleparole. HOC OPVS FECERVNT FIERI
HEREDES GERARDI ET BONACCVRSI DE GAMBACVR
TIS M CCC XLl, iareligioadiSanwMaiiadeilaGfaciafuconJikuitada vn
de
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DELLA FAMIGLIA
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dato.
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di Èagno.
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de Gambacorti : il quale hebbe nome Piero : (ma non quelli di cai di (òpra s'è ragionato)
il corpo del quale è in Veneria in molta venerationedi Santo,chiamandolo comunemen
te tuffili beato Pietro . Nel duomo di Pi(à la cappella dell'Incoronata tu fatta da Gam-
bacorti , & in lor padronato con buona entrata,oue Ita la lepultura di Enrico V I Llmp.
Lotto Gambacorti Velcouo di Triuigi, riFece,&: dono grandi entrate alla Ceirola di Pi-
fa in Valdi Calci , doue vifle , & morì . Edincarono ancora San Lorenzo, & Verano , &
di due chielè ne h'cion vna . La chiela di Sanro Andrea fuor del porto due miglia lonta-
no dalla cifra tu opera de Gambacorti . Fu opera loro la chiela di San Biagio . Nella cap
pella di San Giglio l'alrar di San Pietro, & vn'altro altare nella chiefà di San SebalHano
turon rizzati da loro,6: à tutti due parimente donate buone rendite . Da Gambacorti fu
dentro Piia edificato il muniilero di San Domenico,oue Torà figliuola di Piero reilata
vedoua di venti anni pigliando contra la volontà del padre , & de tuoi il nome di Chia-
raìi relè monaca,oue pofcia fatta priora fi morì lalciaro per la lua honei'la,& religiota vi
ta a molti oppenione quali certa , & indubitata di iàntità, come li vede per l'inlcrittio-
ne meda nella tua iepoltura : la quale per quanto fòileneua la rozzezza di que tempi , di-
ce coli .
HIC lACET DEVOTISSIMA RELIGIOSA SOROR CLARA
VITA ET MIRACVLIS GLORIOSA
PRIORISSA AT(iyE FVNDATRIX HVIVS MONASTERII
FILIA OLIM MAG. DOMINI DOMINI PETRI DE GAMBACVRTIS
OBIIT ANNO DOMINI M CCCC XX
DIE XVn. APRILIS ^
AETATIS VITAE SVAE LXII.
ET IN MONASTERIO VIXIT ANNIS XXXVIL
Hebbe ancora quella tamiglia oltre gli huomini da noi di iòpra nominati molti altri
huominichiari,& illultri non poifi nell'albero : perciò che non iè n'è trouata la loro di-
fcendenza , leggendoli ne gli annali di Lotto Arciuelcouodi Pilà,& primato di Corfica,
oc di Sardigna . Trouali fatta mentione di Priamo commendatore del San Sepulcro di
Pila che noi chiamiamo priore: il quale fu generale nella guerra, che hcbbero iPilàni
co 1 Re d'Aragona per conto della Sardigna . Fallì anco memoria d' vn'altro Priamo , &
egli altrisì priore : il quale ville a tempi di Gherardo , di cui bora bora ragioneremo,
il Guicciardini ta mentione dopo la venuta di Carlo VII I.in Italia & della liberta refti- D
tuita a Pilani , più dVna volta di Piero Gambacorta huomo di conto & lolda-
to ; onde li vede,che douettero pur reil.ir in Pila de G.ibacorti.& ho io fcntito dire non
eflev gran tempo paflato , che viueua in Pila vna donna vnica reliquia ài coli nobil tami
glia,nó effendo dubbio,che in quelli tepi i Gabacorti fieno affatto ipenti in quella città.
'Di (^herardo Signor di ZJ(tUi 3;tm9 & de fùòifucceffor'i .
Condotta che fu la cala in Valdi Bagno,{ùccedetre in quella Signoria a Giouanni fi-
gliuol di Gherardo : il quale fu fratello di Piero il fìgliuolo,dal nome dell'auolo , &
egli altresì chiamato Gherardo . Collui in vna guerra,che mofle Filippo Viiconte E
a Fiorentini , ditele valoroiamente vna liia rocca chiamata Garzano,iri modo che eflèn-
doui de nimici morto Zannono Giulfinopolitano , la fortezza fu liberata dairairedio,&
il paeie relfò in lomma quiete,&: ripolo . Ma lìiccedendo poi in procellb di alcun tempo
la guerra tra i Fiorentini , & il Re Alfonfo,Gherardo, ò non vedendo oiferuarli dalla re
publica que patti, che turon promeifi à Giouanni tuo padre^ò che non gli pareife , tentò
di dar lo llato tuo al Re . Dice Bartolommeo Facio,che mentre lì tcnea l'allèdio à Foglia
no egli che non potea con lieto animo (offerir la lìgnoria de Fiorentini, fé quella preter
ta al Re per mezzo di Lodouico Podio . Per la qual colà fi mandarono in que luoghi al-
cuni fanti , &: caualli . Ma mentre Gherardo fa tacitamente venire à iè coloro,che doue-
uan
B
GAMBACORTA 18^
A nm pigliare il calvello di Bagno , oue egli renea la cafa , & tutte le fae facolt à,tradito dal
nipote : il quale per renderli beniuolo a Fiorentini s'era mfìgnorito della fortezza , non
potè oiieruar la promclla fatta ad Alfonlò, perciò che egli vi giunte quali volando il ioc
cerio de Fiorentini : il quale eflèndo iùpenore à foluaci regij conlèruo con grandiJlima
preda tutto quello llato alla rcpublica . Perdèdunque Gherardo la (ìgnoria di Val di Ba
gno fi coinè trouiamo il dodicefimo giorno d'agollo dell'anno 145-^ .Non lalcio per
quclb di riceuer meno prontamente il P.e la dilpolìtion di Gherardo , come che niun
hutto hauefie colto dell'ottima volontà fua verlo di lui. perciò che trarrandoli mi ad al
cun tempo pace tra il Re , & i Fiorentini , come che in quello grandemente vi s operai-
fé l'indulhia del lòmmo Pontetice,non voleua però alla detta pace giamai il Re accon-
g lèntire , fé così a Gherardo , come a Giberto da Correggio^ a Niccolo Guerriero iion
fi reilituiuano primieramente gli Ibti in quella guerra perduti , ma la cola non hebbe al
tnmenti effetto , onde a Gherardo cóuenne rellarlì à Napoli,quelì:i dunque è quel Ghe-
rardo : il quale primieramente fondò la cafa de Gambacorti in Napoli , certo con non
inumili aulpici , ellendoii ella quiui non mediocremente d'huomini, & di ilari ampliata.
Egli hebbe di Marghenra de gli Albizzi figliuola di Rinaldo caualier molto noto neli'i-
Ibrie Fiorentine cinque lìgliuoli malchi ; de quali due non hebbero fucceflione,ciò iono
il terzo detto Bartolommeo : il quale fu caualicre Gierolòlimitano,& polfedè la cómen-
da di San Giouanni in Fonte in Padula,& l'ultimo Andrea,di cui non ho alrra notitia. Il
quarto detto Sforza padre d'Antonio , il cui ramo parimente fi ipegne,hebbe tre hgliuo-
^ le femmine Diana maritata a Manno Mailrogiudice, Ippolita: la quale hebbe due man-
ti Matteo Rocco,& Iacopo Rombo,& la terza il cui nome fu Lucretia moglie di Gioua
ni de Rolli ; onde rella a parlar delprimo,&: del tecondo .
^ìf tetro Signor di Campochiarojf^ de fuo'ìficcejjori,
Pietro primogenito di Gherardo fu Signor di Campochiaro : il quale di Seluaggia
Strozzi nobile Fiorentina fu padre de tre tigliuoli.che nelfalbero li veggono:de qua
li il Iccondo detto Marcello fu parimente li come il zio commendator di San Gio-
uanni in Fonte . li pnmo detto Malateila : il qual fuccedette come primogenito a teudi
procreò di Maria de Bailari) figliuola di Giulio da Fifa il terzo Signor di Campochiaro
detto Giouan Batiila,ne lìgliuoli del quale manco per nbellione & la iignoria , & il lan-
^•aft di quello ramo più principale , ò li come gli Spagnuoli dicono del maioralco . Fu
nondimeno Gio:Donato vno de fuoi figliuoli maeiho di campo de iloldati Italiani in
Francia . Vna lorella di Gio. Batilla fa maritata nel Baron di Santa Maria à Toro di ca-
la Moccia, ma alcune delie lue figliuole reilate pouere li mantarono baaamente,veggen
doli per ilpenenza vno de gli inlhomenti più viui à conferuar la nobiltà efler le ncchez
ze. le quali elfendo ancor elle molto oppoixune à nutnria virtù , quando le mancano
par che rouinolàmente caggian con effe oc la nobiltà,&: il valore , che lopra quel fonda-
mento li lolleneuano .
1)eì Si mori di T crac a.
Ferrante figliuolo terzo di Pietro primo Signor di Campochiaro fìi molto fedele à
Re Aragoneli,& elfendo nato (otto il regno del Re Ferdinando il vecchio s'abbarre
à veder la mutatione di lette Re nel reame di Napoli. per mezzo di tante tempeic li
conduaè infino à tempi dell'Imp. Carlo V. lòtto il cui felice imperio morì di 77 aiuu
colà molto rara à nobili nel regno Napoletano . Di Antonia Scondita lua moglie oicie
1 figliuoli nell'albero difegnaa hebbe vna femmina detta Andriana: la qual hi monaca
in Santa Maria Regina celi . Ma la buona moglie al marito foprauiuendo,con cui era per
Io fpario di 44 anni in lòmma concordia Yiuuta;gli fece nella già detta chiela vna lepol-
tura con quelle parole ,
D
meo Cam.
di S. Giù.
in Fonte.
Sforma
MarceUo
Coni, di
S. Oli. Ut
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Ci.
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184 DELLAFAMIGLIA
FERDINANDO PETRI FILIO GAMDACVRTAE A
CVIVS MAIORES PISARVM DOMINATV CLARVERE
AP VD REGES ARAGONEOS OB REM BELLICAM SAEPIVS BENE GESTAM
IN CARIS HABITO
ANTONIA SCONDITA C^A CVM ANN. FERE XLIIIL
CONCORDISSIME VIXERAT MARITO OPTIMO FECIT
VIXIT ANN. LXXVII. OBIIT M D XLIII.
Aniballe lìgliuol di Ferrante fu Signor di Toraci : il quale Iiebbe per moglie
Giouanna Carrata del ramo de Duchi dAriano .il 'ìio primogenito Ferrante fi mori
fanciullojonde redo la lìgnoria di Toraca il lècódo fùo figliuolo detto Fabritio. Quello
giouane conobbi io di grandi forze, & per eifer alieuato lòtto la cura di Pietro {ìio zio, g
di piaceuolillimi coilumi . Toliè per moglie Virginia Gambacorta iùa parente nata di
Marcantonio, &d'Iiàbclla Colonna: la quale portatogli in dote il cailello di Fraflb
s'era già httoaflài commodo barone,fè in iùl fiore dellalùa giouanezza non folTe llato
tolto via dalla morte, di due fùcfòrelle, Aurelia fu monaca in Santa Maria Donnaro-
mata,&: Portia tu maritata à Vincenzio Caracciolo fratcl di Marino Marcheiè di Buc-
chianico . Scipione fratel d'Aniballe con la diligenza, & parfìmonia acquiito di molte
ricchezze : il quale di Goitanza di Montalto lafciò i quattro rigIiuoli,che fono nell'albe-
ro . Pietro vltimo de figliuoli di Ferrante è Itato padre iènza hauer mai tolto moglie, ha-
uendo hauuto diligentiilìma cura de 1 figliuoli del fùo fratello Aniballe . Songli piaciute
le Ietterei è per altre iìie parti laudeuoli degno di eilèr commendato, Runanc .1 dir de ^
jbaronidi Ciienza,
7Jf i Sarom di Ctlenza .
T L fecondo figliuolo di Gherardo Signor ài Val di Bagno,chiamato Giouanni fii S . di
i- Cilenzaj&hebbe per moglie Margherita Monforte,di cui oltre i figliuoli mafchi polli
nell'albero hebbe tre femmine.La prima di colloro detta Francefca inllituì il monalle
ro di S.Maria Regina Ccli,eflendo quella caia come fi è veduto,molto inclinata alla reli
gione.la lècòda Laura fu moglie dAntonio Guinnazzo baron di Mirabella.la terza il cui
nome fu Beatrice iimaiitò àGio.Batiila Caracciolo detto Ingrillo,madre del preiènte
Duca della Tripalda & di tati altri honorati caualieri & prelati come a fùo luogo fi diflc.
Carlo lI.S.di Cilcnza figliuol di Gherardo hauedo di Dianora Scilcare de Conti d'Aiello ^
auanzato il padre dVn figliuol maichio,gli andò di pari nelle femmine . Quelle furono
Margherita,Domicella,& Eufemia . La prima moglie di Mutio Capece, la feconda Ba^
defia di S.Arcageloja terza monaca in S.Maria Regina C(^li.De fùoi figliuoli Archileo ha
rra caualieri hauuto nome d'ottimo caualcatore,di cui fece métione Pafquale Caraccio-
lo nel lìio libro della Gloria del Cauallo.Gio.Paolo terzo S.di Ciléza figliuol di Carlo la ,
kìò di Goilanza Tuttauilla de Conti di Sarno vn figliuol malchio fènza più detto Carlo
Iin.S.diCilenza:il quale come fi conuiene al primogenito della cala, (perciò che {pento
il primo ramo,qucllo vicn nel fuo luogo)è llato molto diligente & iòllecito , che quelle
memorie nò periicano . Franceico zio di fuo padrc,di cui rella a parlare,di Caterina del-
la Ratta hebbe Gio.Baldalfirre nome di quella famiglia,& tre femmine, Aria madre del B
prefente Baldaifarre Acquauiua Mavchciè di Beliate, Margherita moglie d'Antonio M6
forio,&Giouanad Aniballe Mailrogiudice . Gio. Baldaflàrre hauendo di donna dicafà
Colonna generato tre figliuoli malchi,hebbe il primo fucceffore nel medelìmo paienta-
dojdi cui rellata vna fanciulla detta Virginia fu maritata, come dianzi fi dilTe à Fabritio
baron di Toraca . Il fuo iècódo genito detto Franceico reilato S.di Fralfo & di Miiizza
no menò per moglie Topatia Agliati nobile Siciliana , ma di làngue Pi (ano , dì cui non
fò fé habbia ancor procreato figliuoli.Il che è quanto habbiam potuto raccorre de Gaba
corti , fòpra i quali più ci faremo dillch fé io haucllì hauuto copia maggior di Icritfure.
car. 1 8 1 .C.nel leguente anno 1 40 5 .acconcia nell'anno 1 400" .
DELLA
DELLA FAMIGLIA MARRAMALDA.
i8y
H I chiamerà la famiglia Marramaida ff^enta nel regno di Napoli , la quale
per Io valore di Fabritio in ranci eccellenti autori per tutta Italia & per mol
te parti d'Europa, oue il grido dell'Italiche hillorie è peruenuto,cosi chia-
ramente rifplende ? Ma quel nobile giouanetto reputa eibnto & inlieme-
mente olcuro ciò , che hoggi dentro il leggio di Capuana &c di Nido non
(ènte rifonare . mifèro , il quals in così llretto cerchio rilhinge la gloria , la quale mentre
egli auidamente delìdera, non conoice , & polàndo l'animo in vna falla (èmbianza di lei ,
fi pafce di cibo, che gonfia , ma non nutrifce, perche fatto non graflb , ma idropico tardi
s'auuegga d'eflèr caduto in vn morbo, di cui homai non è più per guarire. Il Marchelè
B dice hauer veduto vna hil^oriettadi quelb famiglia, nella quale appariua; come ne' tem-
pi,che Carlo primo fi metrcua à ordine per ricuperar la Sicilia ; Andrea Marramaldo d'A-
malfi huomo valoroio & mtendente delle colè del mare fu creato Capitano d'alcune ga-
lee , il quale fu quelli, che primiero di tutti tirato da quella lèruitù venne ad abitare à Na-
poli . Ne' tempi del Re Ruberto dice edcr fiorito Guglielmo caro molto al Re , & amico
del Petrarca'. Quello è pur frutto bellillimo & pregio molto eccellente delle lettere ; che
in procellò di più lècoli lì attribuilca alfrui a ventura et à chiarezza l'ellere ilato amico,&:
conolcente d'vn letterato, mollra nel medefimo tépo edere anchora llato chiaro vn Lan-
dolfo, Se ne' tempi più balTi vn'altro Landolfo, il quale fu Cardinale j le cui inlègne fi veg
gono infino a* prelènti dì nella cappella de' Marramaldi in làn Domenico . il quale eflère
llato Legato apofiolico , oltre il Panuinio il dimollra chiaramente la cronaca del Duca di
Q Montelione , le non che il Panuinio dice lui eflere fiato fatto Cardinale da Bonibcio I X.
& la legatione nell'allegata ifioria apparilce fotto Vrbano V I. di cui Bonifacio fu fuccef.
(ore . Conchiude il Marchelè, ninno di elfi hauere pollèduto terre, ò cafiella eccetto il ca
{ài di Lulciano in quello di Auerlà antico patrimonio della lamiglia Marramaida. Io tro-
uo lòtto l'anno 1585 Feulo Marramaldo chiamato dalla Reina Margherita madre del Re
Ladiflao.V.n.& Ciaberlano; a cui dice ella dal Re Carlo 1 1 1.luo manto eflère fiate donate
cento cinquanta oncie di rimuneratione. L'anno 1 53? i )Cì come da certe Icricture de Sa-
nazari Ci caua ; il già detto Feulo infieme con Ramondo Vulcano, & con Cecco Tortello
vengono dal Re Ladillao Sinilcalchi della cala reale chiamati . Quefio medefimo Re,ap
prelTo del quale 1 Marramaldi furono in pregio , dona à FilippoAntonio il cafiel dei Fel-
litti , il quale come ne' Sanlèuerini dicemmo Francelco Tuo figliuolo vendette poi l'anno
1 4 1 é' à Lionetto Sanlcuerino. Fa l'hifioria del Duca di Monreiione métione d'Antonio,
il quale quando il Patriarca Vitellelco fece prigione Gio. Antonio Orlino principe di Ta-
ranto, vi fu fatto prigione ancor'egli . Nel parlamento d' Alfonlò del 1 44 5 tra il nume-
ro degli altri baroni fi legge il nome di Landolfo . A tempo de' padri nollri viflèro Gio.
Batifia,& Fabritio. di Gio.Batifia, il quale di Fabritio fu zio cugino & della lùa morte ne*
Colei dicemmo , oue di Pietro fignor di Procida v ii. fi trattò. Fabritio, di cui le moder-
ne hifiorie fanno ampia mentione conobbi io ellèndo egli già vecchio . Fu bello huomo
del corpo , ma di corta vifia ; onde vlaua come molto in Napoli li cofiuma, di portar del
continuo gli occhiali . Se le piccole colè alle grandi fi polfono comparare , par che di lui
auueniflè quel , che di Lucullo celebratifiìmo capitano Romano ii Icriue ; perciohe
ò fianco dalle fatiche militari , ò pur di lùa elettion mollo, forte fi diede à gli
agi del viuere,e a' piaceri del guilo,comeche molto folle dalle gotte tra
uagliato. Morì fignor d'Ottaiano donatogli dall'Imp.Carlo V.
per ribellione d'Enrico Orfino Conte di Nola l'anno
I yiS , non hauendo lalciato di lui altro , che
vn figliuol naturale, in cui la famiglia
Marramaida fi Ipenlè ,
D
CdpltOMt
di. ^alce,
mo .
Ldniolfi.
Ldndolfé
e ardirai'
It Itgat* .
Ftulo cu
htvldno ,
rilippà
f'Zner det
J-cliitti .
fintomi.
Ldndelfa
hdron di.
Gto. satP
Ha.
falciti»
Si^.d'Ot-
taiano, et
Capitano
famefa.
K
18;
DELLA FAMIGLIA MARZANA
B
D
E COSA è acconcia a farci rauuedere (guanto fia fragile, &ca
duca ogni humana grandezza, quella, fènza alcun fallo è la narra
tionc de farti della famiglia Marzana,più che alrra famiglia del re
gno hor alto,& hor ballò polla da giuochi della fallace fortuna .
ottimo efèmpio a cialcuno à Itudiarlì à trar da lei qualche vtil
compenfb ; poi che eilendo ella cofàmutabilillìma, & leggiera
' non è fèmpre apparecchiata a lafciarfi dal noliro fènno guidare ,
& (ara dall'altro canto à gli afflitti di qualche riltoro,noneflèndo
chi che fia per qualunque auuerià fortuna da difperailì,che vn dì la fua milèria in lentia
non (ì cangi,cotanta mutabilità veggendo: percioche i Marzani crefciuti in fòmma repu
tatione a tempi di Ruberto,crebbero molto più lòtto la Reina Giouanna fùa nipote , &
fotto il Re Carlo III. caddero poi precipitolàmente lòtto il regno del Re Ladiflao , S>c
come (è la fortuna volellè di lor traikilladì tornatili a (olleuare ne tempi del Re Alfonfò
d'Aragona,li tuffò allatto fòtto quelli di Ferdinando fuo figliuolo togliendo loro la vita,
& gli itati . Ma rimanendo ancor di eflì in pie qualche rampollo, non illimerò però che _
fia in guilà lecca la virtù del {ùo antico pedale,che no polla vn di produr frutti (imigliàti
à palTati . Almen da me non rimarrà di dellar nell'animo loro llimoli d'honeita gloria .
Credelì eglino veramente efièr di fàngue Italiano diicellj&: di loro Ci troua qualche memo
ria à tempi d amendue i Re Carli padre, & figliuolo, ma di non molto momenro>leggen
doli di Simone capitano deirAquila,di Riccardo propollo ad alToldar 40 baleikieri,& lì
fatte notitie, le non che lòtto il Re Carlo 1 1 . Ramondo (ì truoua ellère lìgnor di Marza
no veriò l'anno 1 2 84, 5c verlo l'anno 1292 fignor del roedelìmo luogo Tommalò .
2?i Tommafò grande ammiraglio , (P' (jonte di Squillaci Trimo ,
QYeiìi io ftimo fia poi Aato fatto Conte di Squillaci dal Re Ruberto : percioche nel
I ^ 1 7. già lì vede Tommalò di Marzano ellèr Conte di Squillaci . del quale nel
medelìmo anno fa Giouanni Villani quella mentione . Nel detto anno ellèn- »»
do fallite letriegue del Re Ruberto à quello di Cicilia, per lo detto Re Ruberto li fé- »>
ce armata à Napoli di lèllanta galee lènza altri legni pall'aggieri: onde fu ammiraglio,& *'
capitano M.Tommalò da Marzano Conte di Squillaci,il quale con mille dugento caua- "
lieri & gente à piede affai pafsò col detto lluolo in Cicilia , & pofèfi à Callell'a mare , & "
poi per terra mandò per valle di Mazara gualcando tutto intorno àTiapali,& tutta la "
contrada , & le galee per mare alla manna , facendo grandilTimo danno di tutte biade , "
che erano alle piaggie,poi ritornò con la detta bolle per la via di Coriglione à Palermo , *»
&c quiui per più giorni dimorò , & tutti i giardini , & vigne dintorno alla città guallò , "
& le tonnare del porto, & dal'hora innanzi vennero in quelle manne grandi abbon- *»
danze di tonni,che prima non ce n'hauea,5c poi Ce n'andò per tcrra,i caualieri, & le galee "
per mare infino à Meflìna , guallando ciò che innanzi fi trouauano lanza riparo neuno , **
& intorno à Meflìna flettono ad bolle piùdi xv. dì guallando tutte le vigne, & giardini . "
Il Re Federigo non ardì di cóparire ne per terra,ne oer mare, ma fi dimorò a Callro lan- *'
ni con fua bolle, per la qual colà l'ifòla di Cicilia riceuette in quello anno più di guerra , *'
che prima non hauea riceuuto dal Re Carlo primo ne dal 1 1 . Quello mede! imo Tom-
malò accompagnò poi il Duca di Calauria in Fiorenza l'anno 1^26" come il medelìmo
{crittore dimollra nel principio del decimo libro delle lue cronache , ma certa colà è che
nel 5 8 egli non è più nel numero de viuenti . fònomi io abbattuto ad\na fcrittura del-
l'anno 1 3 5 I à 7 di nouébre,nella quale fifa mentione come Anallafìa Montorte rellata
già vedoua di Ramondo Orlino Conte palatino, & di Nola, marita Simona fùa figliuola
à Tommalò Marzano Conte di Squillaci,^ marefciallo del regno con mille oncie: il che
mi fa credere per hauer egli in quei tempo figliuoli già grandj,collei elfergli llata feconda *
Ri mo-
Stmtiu.
XKC*rd*.
Sdmtnd*
S. Jt Aléf
*>
i88 DELLAFA MIGLIA
moglie. Pcirc che il figliuolo (uo primogenito foITe giiì morto in vira del padre , &: che di J{
lui toilc rimab Maria fùa primogenirarla quale era fiicceduta al Ioio,& a RoccadVJpro .
Io llimo che quello (ùo figliuolo haueflè hauuro nome Riccardo;ik; che tolle quello che
per la moglie Margherita d'Aquino iùccedctte ai conrado d'Elcolo : percioclie Maria di
Marzano truouo io elFere llata figliuola di Riccardo , oc i'età,^ i tempi corrifpondono .
Ti Cojfredo grande ammiraglio ^ & Conte di Squillaci / /.
CO M V N Q^Y E ciò (ìa l'altro fùo figliuolo,che per Io mancamento del primo fùc
cedette al titolo, &airvfiicio del grande ammiraglio del padre tu Gollìedo . La
onde nel rellaraento del Re Ruberto liipolato l'anno i ^43 à i <^ di gennaio, fi ve
de che vno degli elècutori del detto teiì:amento,& volunta reale , per ordine di detto Re q
nel mede! imo tellamento eipreiro è Goilredo di Marzano Conte di Squillaci, & ammi-
raglio del regno. & oltre acciò infin dell'anno j 5 55» quella mention ta di lui il già detto
' Villani neli'vndecimo libro delle fuc iiloric. Nel detto anno a di i 7 di nouembre hauen
" do la gente del Re Ruberto preià l'ilòletta di Lipari in Cicilia <2c alTediato il callello di
" quella^oc molto lì:retto;il conte di Chiaramente di Cicilia colla forza de Mefiinefi armò
*' in Cicilia 8 gAcc & 7 vfcieri , & 40 legni con gente aflai,& venne al loccoiio di Lipari .
" Eti'ammiraglio del Re Ruberto,che era M.Giufredi di Marzano Contedi Squillaci rnae
'' ilreuolmentc fece ritrarre Ilio hoiìc dal cartello , & ridurre al Tuo nauilio dall'vna parte
" del goll-o,& armò 1 8 galee & lèi vfcieri; & vna cocca,che v'hauea: & diede luogo a Cici-
*'liani,(i che fornirò il callello con grande fella. & gazzarra.La mattina apprefio volendoli
"partire il conte di Chiaramonte per tornare à Meilìnad'ammiraglio del Re Ruberto gl'af ^
''lali,(5c la battaglia fu in mare a(pra,6c dura.Allafine i Ciciliani furono {confitti, & morti,
"(S: prelo il Conte di Chiaramonte con molta buona gente di Menina,che pociii ne Icam
" paro : e arrendelli il callello alle genti del Re Ruberto. Di quello Goffredo io truouo nel
regio archi uio fatta mentione nel 1348 oiie inlìeme con Tommafo Sanfeuerino gran
Conellabile è dalla Reina Giouanna, oc dal Re Lodouico eletto per inreruenir nella trie-
gua che hauea à farli co' capitani del Re d' Vngheria . Ma mi è ancora naf collo quando
egli li muoia . So bene lui liauer hauuto per figliuoli Ruberto , &c Tommalò .
Ti Ruberto grande ammiraglio, & Conte di Squillaci 111.
FV Ruberto Conte di Squillaci,&: ammiraglio del regno, &: per fcrittura del 1 5 70 fi
vede che dona vn feudo, & altri beni ad vn Iacopo Antonio di Leone di Beneuen-
Tommdfo to . Tommafo io truouo, che egli fu fatto Conte d 'Alifi dalla Reina Ciouanna, ne
< ctc d'^ ale ^-^^ i-^-,(- ii-joria mi è occorfò vedere dell'vno , o dell'altro , fé non che Tommafo par che
egli li muoia lenza figliuoli,onde ad Alifi fuccedette Ruberto fùo fratello .
Ti Iacopo grande ammiraglio . Conte di Squillaci 1111, & Vuca di Sefja primo ,
c.fc//i? r^ ^ Ruberto nacque Iacopo & egli altresì come il padre Conte di Squillaci, & ammi
fsr^raca 1— «^ raglio,^ Goftiedo Conte d'Alih & gran camarlingo . Di Iacopo trono fcrittura
marlin^Q . ^]^l i:^y:> che cófcrma a Iacopo Antonio di Leone il feudo donatoli dal Còte Ru-
heito fuo padre3& in quello medelimo anno lì legge lui hauer dallaReina Giouannacó-
prò per 2 f iiìila fiorini la città di Sefià : lì come il fratello Goffredo per i 5- mila comprò
1 laiiO . Crebbero perciò,& per gl'antichi Itati amendue quelli fratelli in fòmmarcputa-
tione,& vilfero grandi,& filmati non fblo per tutto il tempoche ci viffe la Reina Giona
na prima , ma per tutto il regno del Re Carlo 1 1 1 .& parte di quello di Ladillao : dal qua
ie f lì Iacopo creato Duca di Sella; il fecondo di tutti i baroni : il quale di f àngue no reale
haueffe lìd reame di Napoli dopo la venuta de i Re hauuto titolo di Duca, ellèndo il pri
mo
D
M A R Z A N A. i8p
^ mo flato Fnnccfco del BaIzo Duca d'Andri . Eran dunque cjuelli fratelli non fole gran
di, ma fedeli molto al Re Ladillao,&: nelle contelè,clie pallàrono tra il detto Re, & Luigi
d'Angio fuo competitore nel Regno furono a Ladiilao di giouamento, & di profitto
grandiifimo; il che efiendo ottimamente conolciuto da Sanleuerini ; i quali appo Luigi
erano in grande iì:ato,6<: temeuan per cjueiìo, che perieuerando eglino nella fede di LadiI
iao non mai a Luigi farebbe venuto fatto d'effer iignor di quel regno: con tortaio no 1 An
gioino che col parentado co' Marzani, vedcflè di /piccarli da Durazzefchi ; & per queiii
via efièrgli ageuole a confeguir interamente il fìio dcliderio . Jl che lenza alcun fallo , tu
la rouina de Marzani,hauendo il Duca dato vna f ìia fìgiiuola al Re Luigi per moglie, per
cicche toflo che fu fatto il parentado , il Ducaprefè l'arme in difefà del Re Luigi arman
do infin'al numero di looo caualli contra il Re Ladillao: il quale , &: egli mando
T, Giouanni della Terza con i oc lancie fòpra la Rocca di Mandragone,difcorrendo,&: fac-
cheggiando quel paefè : il quale era del Duca . Ma fianchi amendue della guerra,&: tram
mettendouilì per mezzo Giouanni Tomacello fratello di Papa Bonif atio , fecero triegua
per vn'anno : per la qual cagione il matrimonio col Re Luigi non hebbe effetto, ma non
per quefto fi cefsò daH'arme.concioliache /pirata latiiegua,dinuouo iMarzanihauefTero
riprefo l'armi contra il Re Ladillao, & il Conte d'Alifi iniìgnoritofì di Capoa, teneffe an
Cora in fùo potere le torri,& il caikllo : & fé bene il Re hauea contra le lor cailella man-
dato con fiorito efièrcito Cecco dal Borgho,iIqualfepoiMarchefèdiPefcara,eglinonon
dimeno fi difendeuan gagliardamente,& furono di tanta potenza,che partito il Re Lui-
gi d'Italia per Francia ; non potendo egli alle forze di Ladillao più contraltare, &c perciò
venuti quali tutti i baroni del regno alla fùa vbbidienza,fòlo i Marzani con pochi altri ri
C Gufarono d'interuenire a quel parlamento, & di preiìiare il debito homaggio al Re : il qua
le fieramente con elio loro di tanto orgoglio adirato ; (i metteua in ordine per aflaltarli ,
quando nel i404fòprauennela morte del Duca : perche a Goflredo venne occaiione di
riconciliarli col Re,mitigato grandemente da alcune pratiche di parentado che il Re l'ha
ueua propoitocercando dal Conte vna figliuola vnica , che egli haueua per moglie d'vn
fùo figliuolo naturale, à cui hauea per quello dato titolo di Principe di Capoa , & con le
lòllenità,chea que* tempi fi colKimauano coli fattolo caualcare per Napoli , ma egli fi
vaifèdi quell'arte fòlo per toglier Tiano,& Alifi con l'altro fì:ato,che haueua à Gofiredo,
hauendo,in vnmedefimo tempo fpogiiatoGio; Antonio figliuolo di Iacopo di tutto lo
flato paterno . Fu moglie di Iacopo Caterina Sanfèuerina , della quale hebbe oltre il fi-
T^ gliuolo mafchio tre femmine Maria già detta : la quale chiamata Reina di Napoli ; ben-
ché non haueflè mai confiimaro il matrimonio col Re Luigi , (i rimaritò pofcia tre volte
col Cote di Celano.col grande Sforza,& col Conte di ManuppeIlo,AngioIella moglie di
Luigi Camponefco Conte di Montuoro,& vn*altra,di cui non ho fin'à qucll'hora troua
to il nome , fé ella non fu Caterina Conteffa di Mirabelle .
Z?/ Cioi^ntonio grande ammiraglio, ^onte di Squillaci U . Et Vuca di SeJJa fecondo .
GIo: Antonio eflfendo reflato fanciullo fi lungo tempo infìeme con la madre , &
con due forelle tenuto prigione dal Re,non fènza fof petto,che il Re hauefle in di-
uerfl tempi tentato l'honeltà delle fanciulle . talché per la fua fanciullezza & per
E la prigione non trono di lui altra notula lòtto il regno di Ladiflao . In quel della Reina
Giouana fé ne trouano molte , & la prima fi e (però che egli fèguitaua il Re Luigi )'quan
do sforza capitano <\\ effa Reina profsrtofi coti à lei, come al Re Altonfo di tirare i baro
ni Angioini alla lor deuotione ; tra primi accordò il Duca di Seifa ; che tu l'anno 1422,
& oper quello accordo fatto,ò per Io parétado,che eglicontraflé con la Reina,perciochc
Couella Rulla cugina carnale del Re Carlo III.&: zia per quello della Reina Giouan-
na era tua moglie, fèguitò coilantifTì inamente tèmpre le parti della Reina ; onde fi vede ,
che egli fu vno di quegli capitani : i quali vennero a metter l'aflcdio alla città di Napoli :
K } la quale
i^o D E L L A F A M I G L I A
Li cjuals in potere del Re Alfonfo già f<irro nimico della Reina era peruenuto.Et rilloria A
del Duca di Montelione : onde rurte quelle memorie fi ricolgono , narra come in vnadi
fucile karamuccicjche contmuamentc tra il campo, oc i Napoletani ii taceuano , fu vc-
ci(ò Malacarne capitano delle genti del Duca di SeiTa . Ma verfo il fine dei regno di Gio
nanna, hauédo ella volto l'animo a riceuer di nuouo nella fìia gratia il Re Alfonfo, pare,
che à ciò (i ^o'X-i ancor volto il Duca Giouanni Antonio , & ne farebbe ageuolmente (è-
g'diro l'elFetto , iè dalla moglie del Duca non folle ogni co(à Itata impedita : la quale per
la nimicitia,che hauea col marito,fdegnata con Altonio, fauorito in ciò prima da lei che
al marif o U [olle gettato, tolfe à Liuorire Luigi . Ma eflendo poco di poi {acceduta la
morte della Reina;il Duca ièguì del tutto,come il Facio dimoitra, la fattione Aragonefè.
Ne fa punto inutile al Re l'opera di Qo: Antonio : percioche per mezzo di Gio: Caraina
meo lv.o vaiolilo; a cui era cómeffa la guardia d'vna delle torri di Capoa,nó che della ree 3
ca,nu della città preilamente s'in(ìgnorì;il che aperfè (ènza alcun fallo la llrada ad Alton
io d'imp?.Qronirli del reame di Napoli . Entrato in Capoa , & mentre quella diligente-
mente attende à guardare , ruppe con l'opera di Menicuccio dall'Aquila il Conte Anto-
nio dal Pontadera : & poco di poi con bella maellria di guerra egli poiè in rotta Eerlin-
gieri Caldera . Ma venuto il Re Alfonlò à Gaeta , & deliberato di combatter con l'ar-
mata del Duca Filippo , il Marzano entrò in galea col Re , & neH'iikflò legno infìeme
con Alfonfo, & col Principe di Taranto fu fatto prigione : non dimeno eflendo Alfonlò
per quella memorabil liberalità del Duca Filippo di prigion liberato,anzi tatto fèco ami-
llàjòc confederatione, fu il Duca di Sella mandato innanzi nel regno per attendere à ri-
nouar lagu-rra,& à trauagliare 1 nimici mentre il Re ne veniua, nelle quali colè con l'vlà
to valore, & tede portatoli finalmente le ne acquilo la vittoria ad Alfon{ò;onde il Duca
interuenne nel monto del Re & poco di poi nel Tuo parlamento,& in guilà fi guadagnò
la gratia iua per tanti lèruigi fattili , che il Re diede vna lìia figliuola per moghe à Mari-
no figliuolo del Duca. Viue Gio: Antonio l'anno 1 445),& più oltre di lui viuente non tro
no memoria,ma certa cola è lui efler morto lòtto il regno del Re Alfonlo,&: per quei che
da molti luoghi ricolgo tu valorolò lignore , & da bene .
^i Marino grdnde ammiraglio Vuca di Stjja ì I !.& T)uca di Sfui^aà ,
O" Principe di 'Rojjano Primo ,
IL matrimonio tra Manno,& Leonora d'Aragona figliuola del RcAlfonlò douette lue D
cedere incótanéte che il Re s'indgnorì del reame, percioche già veggo efler genero del
Re l'anno 1 44^, nel qual anno ( piche la lìia potenza fi vegga) nella città d'Andri,&
(òtto la data de 2 di nouembre , il Re Alfonlò gli conferma viuente il Duca di Sella lìio
padre quelli llati . Il principato di Rollano , il Contado di Montalto,Briatico, Mifiano
co' Calali, Motta di Policaltroco' Calali, Motta di Calimera, Motta di loppoli co* Ca-
lali : Cocoruini,Simmari, Calòbono, Roccaro , Gerentia con la Ialina di Menato, Cacca
ri. Ialine di San Giorgio, Berzino, Vmbriatico,Cucrucolo,ScaIa,Cariati con la terra vec-
chia , (^.n Maurello col fondaco, Carpani, Pietrapaula , Curihano , Caloriti , Calopczza
to,Bucholien,Caloieri>GerzianoXacerenza,Policall:ro,pagamenti filcali,&: altre co(è,& E
egli è chiamato Duca di Squillaci,& il padre è Duca di Selfa . Al parentado,6' alla gran-
dezza dello llato aggiùfe il Re nella perlòna di Marino riputatione.per vlàr con elio lui
ogni lorte di tauorc.-perche volendo con honori grandi riceuere l'imp. Federigo à Napo
iijgli mandò primieramente incontro Marino inlìeme col Duca d' Andri , &: col Cont«
di Celano,6c con altri caualieri per fargh la Itrada.che fu l'anno 1 4 5- 1 ,di che il Patio fe-
ce mentione.L'anno lèguente gli donò il Re lotto la data de 5-. di luglio la baronia di Fu
(caldo , &: la terra di Paula in Calauria per morte di Polilèna di Fulcaldo rellata , come i
feudilli dicono,in capillo,che detti luoghi renea così dalla corte regia,come da quella del
la madre del principe Manno : &; coi dono aggiunte tali , oc così fatte parole in teliimo-
nianza
M A R Z A N A. i5>f
j^ nianza del fùo valorcjchc nulla più. Ma niuna di cjudiecofè il ritcnnc,moito che fu ilRc
Alfbn{ò,che egli,oItre ad ogni conueneuolezza , non pigliafle l'armi conerà il Re Ferdi-
nando luo cognato in fauor di Giouanni iìgliuol di Renato, cui per auuentura non douc
uà hauer mai conokiuto,il che di vero rende chiaro fègno della ìiia maluagita-, li Fonta-
no che li medeiimo conf-erma, cjuelie parole di lui dice,le quali perche il {ùo coilume di-
mortrano non ho voluto tacere . Gio: Antonio il maluagio animo del giouanetro cono »
fcendo fé l'hauea tolto dinanzi con proponimento di non hauerlo in luogo di figliuolo , »»
iè Alfonfb datagli per moglie la Tua hgliuola Leonora , con l'aggiunta d'vn grandilhmo »»
flato non l'haueflc raeflb in gratia del padre , con tutto ciò il padre , che la peruerfà na- »*
tura , & i fozzi collumi del figliuolo ottimamente comprendeua,fu più d'vna volta mcn »»
tic egli viflèfèntito dire fòfpirando da famigliari, che egli farebbe llaro l'abballamen- »
g to , & rouina della cafa Marzana . Venuto dunque il Duca Giomel regno Tanno 1 45^^ "
Marino il riceuette à Sella con magnifico , & fùperbo apparecchio , & fbpra tutto con
inellimabile allcgrczza,nó fàppiendo che quella nello fpatio di non molti anni in pianto
s'hauea à conuertire . Ma non riulccndogli il cacciar Ferdinando come immaginato ha
uea , fi volle à quella fcelerata congiura d'vcciderlo , fòtto titolo d'eflère à parlamento le
co per rrouar qualche alletto alle lor differenze , infin con hauer fatto auuelenare le col
tella,con che l'haueano a finire . Diranno alcuni , che imprudenteméte io mi faccia , che
doue dourei parlare in honor delle famiglie, con raccontar quelle colè le vitui'rcri : a qua
Il rifpondo , che il fine di quell'opera è il moflrare la perfettion della nobiltà, &c non de
collumi : le quali due colè chi indemcmente confonde, quelli à me pare , che poco s'in-
tenda di nobiltà,rè bene ella dalle laudeuoli opere riceua ornamento,& facciali migliore.
C £t per cjucllo Homero facccndo l'albero di Glauco , come che chiami Bellorof onte luo
auolo huomo giullo, <3c lènza co Ipa, non però arrofsì di chiamare Sififo auolo di Bello-
rofontcilpiiireo,& maluagio di tutti gl'altri huomini : per quella cagione Francefco
Re di Francia non fi elTendo mai curato , che Dante haueffe detto mille mali de Re Fran
zeh fòle non potè llar làido à quel verfò .
Ftalmol futd'vn heccaìo di Tarìgi ,
nel quale era vfàro dirc,che il Tolcano Poeta métiua. A Marino dunq; ritornando dico,
che portatoli egli in tutta quella guerra da fiero nimico del Re,finalmére fu trattata la pa
ce tra loro con hauere il Re Ferdinando dato Beatrice fua figliuola la quale fu poi Rema
d* Vngheria , per moglie à GiorBatilla figliuolo di Marino, & mandatoglela infin'à Sefla
rv alla fùa forella Leonora per vn pegno della pace,& del matrimonio,elIendo amédue fan-
ciullijil che fùccedette la llate dell'anno 146^ . Ma hauendo l'anno fèguente IcopertoiI
Re nuoue prariche di Marino , & per quello à fé chiamatolo , & vlàto verfò di lui molti
fègni d'amoreuolezza, poi che conobbe manifellaméte nò poterli di lui più fidare;il fece
prigione,& toltogli lo llato prelèla cura della mogIie,& de figliuoli: i quali tutri à le fece
venire,& in dmerli tempi Couella die per moglie à Gollanzo Principe di Pelàro,Marghe
lira maritò in Grecia,& Maria congiunlè con Antonio Piccolomini principe d'Amalfi
reilato già vedouo d'vna figliuola del Re .
7)i (jioiBatìjId Principe di beffane pcondt ,
E ^T Acque Gio: Badila , come l 'illoria del Duca di Monteleone dimoflra nell'arriuar
1 ^ à punto che fece il Duca Gio:nel regno ; il quale riccuuto à Seira,come li diirc,dal
Principe Marino leuò il fanciullo dal làcro fonte del battefimo , &: del Principe
diucnnc compare.Fugli promelTa per moglie la figliuola del Re hauèdo di poco i cinque
anni finito,ma meflb per lo fallo paterno ancor egli così fanciulletto in prigione, hcbbc
in ciò la fortuna fimigliante à quella dell'auolo fuo Gio;Antonio,ma in tanto peggiore ,
quanto il fine fu molto diuerlò,percioche disfatto il matrimonio del Re, & data Beatri-
ce à lui promelfa ai Re d* Vngheria, ville con poca fperanza d'hauere à ritornare ncil'anti
co
foaio .
Sigifm
do ,
icjz DELLA FAMIGLIA
co (ùo flato, pure e mi ricorda hauer letto, come che bora di ciò il luogo non mi fòuuen A
ga lui tatto già grande hauer tolta per moglie donna di cala Sanleuerina del ceppo di Ca
paccia,& ò che non hauelk di lei generati hgliuoli , ò per cjual altra cagione li tofle Ipe-
gnerlì tìnalmente in lui ogni grandezza della Marzana famiglia , ne di ella altro eiler ri-.
malo , che i diicendenti di Akobello .
T>i ^ìiobello i<^ fuoì difcenJ.em'ì ,
GIo : Antonio Duca di Sellìi hebbe vn fìgliuol naturale detto Altobello : a cui donò
tre calklla, Rocca romana,Baia, & Latino,di che impetrali conicntimento del Re
in fan Seuero , il z o . giorno di giugno dell'anno i45"7' Tollè collui per mo-
glie donna di cala di Sangro,del qaal matrimonio nacque Gio: Antonio huomo ( (è la fa -n
ma di lui non è tallà ) d'inelbmabil valore . il Porrlo nella congiura de Baroni dice , che
il Re fra gli altri baroni,a cui tollè la vita^tece morir Gio: Antonio Marzano,che dintor-
no à 5 o anni era viuuro prigione,ch2 (è di c]ucilo,o d'altro intenda a me non è noto.ma
di cui s'intenda,il numero degl'anni è da Icemare in ogni modo . Sigilìiiondo figliuolo
di G:o:Antonio,di Beatrice d'Afflitto {ìiadonna procreò il fecondo Gio: Antonio, padre
di c|ucgli,che hoggi viuono,ne quali.o ne dilcendenti de quali lè]làra mai tanta virtù , ò
fortuna, che in qualche modo venga lor fatto di poter lòllcuar da terra il prello che Ipen
to tronco di cosi chiara,& illullre progenie,sì potranno lènza alcun dubbio vantarli d'ha
uer rizzato in pie vna delle più nobili,& gloriole famiglie d'Italia .
DELLA FAMIGLIA CELANA OVER DE C
CONTI Di CELANO.
Torrr^tffo
Con e di
Cela/it .
7LSQ~^f A cafà di Caltiglia dal regno che ella hebbe poi d'Aragona , fu cognomi-
^]^i| nata d'Aragona , & così quelli lìgnori che ne lòn rimali tutta via (1 chia-
mano . Il mededmo auuenne a Conti d'Alpurgh entrato che fu nella lor
famiglia il ducato d'Aullria . Onde molti Ilimano che quel Duca d'Au-
Ul ilria , a cui Carlo primo mozzò il capo in Napoli folfe di quello legnag-
gio . Gli antichi hceuan quello con radottioni.(3c cosi Scipione Aflricano minore della
cala Emilia laltò nella Cornelia . Da gli Spagnuoli e colà molto vlitata ne tempi prelèn
ti l'entrar per varie cagioni in varie famiglie , onde fu bella rrasformatione quella di D. £)
Pietro Enricches : il quale con quello nome venuto in Italia con l'Imp.Carlo V. in pro-
cello di tempo , &c già huomo maturo diuentò D. Pcrafan di Riuera : & che il Cardinal
Pacecco:il quale hoggi viue lìa di cafàTolledo & cosi altri molti d'altre famiglie è colà
manifella.Nel noilro reame il Cardinal d'Aragona prefè la famiglia della madre , & coli
i Bofhdiuenncro Stendardi . Ma illuflre al par di ciafcun'altra è la famigha Cblana , di
cui il Fontano dubita fé ella diede il nome al caflel di Celano, o fé ella il prefc dal caflello,
non elTendogli per auuentura noto, che i veri Cclani li fj-ìenfèro a tempi di Carloprimo.
L'vltimo Conte di quella antica , & nobil famiglia fu detto Niccolo : il quale hebbe vna
moglie detta Sibilia . a colini hauédo fèguitato le parti delRe Manfredi fùo lìgnore il Re
Carlo toliè lo flato , ma chiedendogli la moglie da viuere,ordina il Re , che le fieno dati
gli alimenti fòggiugnendo . Malitiis enim mariti fé non immifcuit . Diede dunque il Re
Carlo il contado di Celano ad vn Ruggieri : il quale di che cala fi lìa non apparifce , ne
egli , ne i fùoi dilcendenti lì chiamarono mai con altro cognome , che Conti di Celano .
Trono di coilui^che il Re Carlo primo gli concede,che dd contado di Molili polTa libera
mente ellraire le lue vettouaglie doaunque più gli è a grado . Et certa cofà è elfere fiata
Tua moglie Maria d'Aquino , & il figliuolo nato di lei : il quale gli fùccedette nello flato
hincr hauuto nome Tommalò : il quale per quel che io polFo comprendere rimale mol-
to fanciullo . Niuna altra memoria mi è venuto fatto di veder di coflui, fé non che tro-
uandor
e E L A N A. is^
A uandofi a tempi del Kc Ruberto eflèr Conte di Celano Ruggieri , vedefì per quella (crit-
tura; la quale è del i ^ 3 2, che egli è h'gliuol di Tommafo , & nipote di Ruggieri ; à cui il
Re Carlo auolo di Ruberto hauea dato detto contado di Celano . Nel libro deli'archi-
uio dell'anno 1272 della i y inditione fi vede che egli è vallàllo del Papa , & del Re , &
che fra l'altre callella , ha nel iiio contado Taliano non io ic voglia dir Gagliano, Calici
vecchio, & Cutullo, ilimo debba dir Cuculio . ma bilògna auuertire , che dentro vi fon
mellì de fogli appartenenti al regno della Reina Giouanna prima. & à punto quella me-
moria , di cui (ì e fatta mentione è nell'anno 1 544 , & (ònoui anco memorie dell'anno
1 5 84 . onde farebbe pietofa opera, che quelle membra follerò à lor luoghi collocate , Se
che i minilbi rcgij còmetteflèro laguardiadi cofi nobii tefòro a pcrfòne itifédenti;fèrban
dofi in quelle fcritture non iòlo vnagran parte delle origini,^ memorie della Italiana no
g bilta,ma le nature de fcudi,i padronati regijjl'inuelht ure hauute da Pontelìci,i diritri , 3c
nriuilegi della corona.oltre le guerre , & le paci fatte con diuerfi Principi , i matrimoni ,
ledonationi, i buoni ordini militari , gl'vfi d'alcuni comuni , & vniuerlìtà, come proce-
da,& fia introdotta la materia dell'eflècudoni de mandad Apoltolici, con qual'armi è ila
to difeioquello Regno , che colà gli lìa giouara , & qual nociuta , l'armate che elfo fòlo
può fare, la capacità de'porti, l'ordine ddìe vertouaglie , il guiderdone dell'opere buone,
oc il gailigo delle maluagie , & in iòmma il ritratto viuo , & naturale del goueino ciuile
non meilb iùlle iòttili,& o/cure diipurarioni dc^li aiguri filoiofi;ma quali moneta,che il
palpa,& pagafi in contanti ageuole ad ellèr polTeduto da qualunque huomo indotto , &
non efèrcitato negli iKidi delle Icttere.ma à Conti di Celano tornando dico,che à tempi
del Re Ladillao li legge di Pietro Conte di Celano figliuol del Conte Ruggieri : al qual
C Pietro il Re Ladillao l'anno 1 5 j?o dona in mento de fuoi fèruigi 5 6c oncie per cialcu-
n'anno , dono da non deprezzare in quello ecceiro,&: fòprabondanza di tutte le colè .
Intorno a quelli tempi cioè l'anno i ; 84 falìi mentione di Matteo di Celano a cui Vr-
bano V I Pontelìce diede vna iua nipote per moglie . Onde è credibile che egli fia fra-
tello del Conte Pietro,& nell'anno i ; 8^? l'iiloria del Duca di Monteleone;onde Ci caua
il parentado di Matteoia ancor mentione di Paolo di Celano : il qual fece d'atrociilìma
morte morir vn iòldato detto Domenico da Siena in vendetta dell'hauer egli hauuto ar
dimento di icalar l'iiola ( è quello vn callello in Abruzzi ) & lenza il confèntimento de
parenti toltoli vna fìia zia per moglie . il Conte Pietro , di cui di fòpra Ci parlò Ci morì
finalmente fòt'to il regno di Ladillao, 5c rimaièro di lui più figliuoli , ma il primo , il cui
r) nome fu Niccolo iùccedette come primogenito al contado . Creili hebbe per moglie
Maria di Marzano figliuola di Iacopo Duca di Self i : la quale per elfer prima llata ipola-
, ta al Re Luigi fu detta la Reina Maria . Fu creatoda Ladillao l'anno 1408 gran giuili-
neredel regno : il qual vficio era flato tolto al Conte di Nola , onde fece l'entrata à Na-
poli a I 5 d'ottobre di quell'anno con molta magnihcenza.fù molto fedele al fiio Re , oc
nella rotta che egli hebbe dal Re Luigi l'anno 141 1 il Conte vi rimale prigione. Ricat-
tofiì 1 4 mila feudi & tornato a trouare il Tuo lignore raccontò in che flato lìtrouauan
le cole de nimici,il che non face il Conte d'Alueto dice l'iiloria del Duca, & ioggiugne .
Ma quello honorato (ignore nò oliate mille minacele volle più tollo pagar tato. Se ieguir »
la fortuna del Re iuo,che ellèr chiamato traditore.efèmpio nobilifiìmo tra tanto corrópi n
méto di collumi di quel guallo iecolo. L'anno 1420 tur fatti ancora prigioni in ieruigio
E del Re due fratelli del Còte, ne molto più par che viua il Conte Niccolo veggedoli intor
no quelli tepi,ò poco dopo la iùa moglie rimaritarfi col terzomarito,che fu Sforza da Cu
tignola;il qual muorfi l'anno 1 4 24,& lafciò vn figliuolo della Marzana. Hora io nò io fc
il Còte lafciò figliuoli,o fé gli iùccedette nel contado alcun de fratelli . Quello è ben no-
to Giouana di Celano, ouer Couella iùcceder nel còtado di Celano , la quale di necefiita
fègue, che ò fia nata del Còte Pietro, ò d'alcun de fratelli s'egli mori iànza figliuolirla qua
le rimaritatafi in Lionello Accrocciamura portò l'antiche callella de fùoi maggiori nella
famiglia Accrocciamura;onde mi pare à propofito dir alcuna colà degli Accrocciamuri.
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DELLA FAMIGLIA ACCROCCI AM VPvA.
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Il E G L I Accrocciamuri fi rroua mentione infin da Carlo primo . ma non
^i ho alcuna certezza (e vennero fèco, o fé pur erano degli antichi abitatori
del nolho reame, nobili erano eglino,& (ignori di calklla. Onde Rinaldo
Accrocciamura fu genero di Berardo di Sangio,& poflederono Bognano,
■^ (Se Cafàpuzzana in Auerlà fenza quelh luoghi che noi non vediamo . ma
. 'ellerli Gìouanna Celana herede di così nobile , & ampio contado maritata in Lionello
Accrocciamura può leggiermente far fede della nobiltà della famiglia. Seguitò Leonello
nel principio le parti del Re Renato,onde neli'iilona del Duca di Morelione fi legge,che
nel metter il capo alle paludi di Napoli,egli fu tra i cóuitati à definar fèco. Fu peritilfimo
dell'arte militare , & per quello molto adoperato in quelle guerre , oc vno de capitani più B
principali di Frenato <3c béche nella battaglia fatta a f roia,egli folfe vinto dal Ke Alfon-
lo, coilrinle nódimeno il Re à leuard col capo,& fu lodato d'ellèrh portato in quel fatto
d'arme valorolamente: il che accadde nell'anno 1 44 1 . Ma diuenuto finalmente fùpe-
riore in ogni altra cofà Alfonfo, & hauendo Renato perduta Napoli ; Leonello fi come
fecer gli altri baroni fu coilrerro feguitar la fortuna del vincitore,& acconcio 1 fuoi fatti
col Re.fèguitò fèmpre fedelifhmamenre il ncme,& rinfcgnefue,onde interuenne,& nel
trionfo del Re,&: nel parlamento del 144? . L'anno 1451 fèruiffidi lui Alfonfo man-
dandolo ambafciadore infieme con moiri altri lignori per riceuer l'Imp.Federigo : di che
il Facio nel ^ libro della fua illoria fa mentione: il quale molka ancora non molto dopo
come fu egli mandato dal Re nella guerra di Firenze per vno de capitani più principali, q
col cui configlio s'hauelle a reggere, & gouernare il fuo Hgliuol Ferdinando . Morì final
mente fòtto il regno del medelimo Re Alfonfo, & lafcio della Celana fùa moglie due fi-
gliuoli : il primo de quali detto Ruggerone fùccedette allo ifato . Quello infelice gio-
uane hauendo in quella maladetta congiura contra il Re Ferdinando inlìeme con gli al-
tri baroni perduto il ceruello , s'accoftò a Giouanni hgliuol di Renato , & efiendo in vn
medelimo tempo nimico alla madre, le fece prender l'armi contro da Iacopo Piccinino ,
il quale prefàla , dopo refFeriì valorofàmente difefà dentro il caikl di Galliano , di tutte
l'antiche ricchezze la fpogliò: così fèn'andarono in fumo dice il Fontano le bellifiìme
mafleritie di Leonello , & furon de i tanti antichi bifàuoli i vecchi tefòri rapiti . Niuno
vficio di mifericordia fu dal Piccinino verfò fi valoiola dona vlàto, ninna pietà hauutale
dal figliuolo . Ella poco dianzi di tanti beni ripiena n'era per vn'eflèmpio delle cofe hu- E)
mane menata prigione, & per vn colmo delle mifèrie in fi grandi fùenturedal proprio fi-
gliuolo fchernita . ma non godè lungo tempo il pazzerello il frutto della fùa cattiuita,
che reihro Ferdinando a Giouanni fùperiore , & per quello ricaduto lo llato di Rugge-
rone come di ribello A fifco,fu dal Re dato in dote della fùa figliuola Maria ad Antonio
Piccolomini Duca d'Amalfi : il quale fedelmente l'haueua in tutta quella guerra fèruito .
come egli fofle poi iellato vccifo dal Duca Alfonfo figliuolo del Duca Antonio ;
& come il fuo figliuolo Leonello all'altro Duca Alfonfo il pollumo in
ogni ragione che in detto llato haueua , cedeffe : ne Pic-
colomini fu dimollraro ; da quali tuttauia il
conrado di Celano vien e
poflèd
uto.
IL FINE,
«5y
DELLA FAMIGLIA PIPINA.
EBBERO i Romani molti efèmpi di c[uelli,che d'humil fortuna à gran-
de flato s'mnalzarono; & oltre Auiidio,& Rutilio,& Vcntidio infìeme rac
colti dalia diligente indullriadi Valerio Ma(lìmo,Curtio Ruffo {opra tutti
per i'jlloriadi Cornelio Tacito è notillìmo ; di cui accortamente per rico-
prir la baffczza della (ùa origine Tiberio Imp.d jfle,chc gli parca Curtio Ruf
f o ellèr nato di fé medefimo. ma ne a noi mancheranno in quefVopera efempi abbondan
tiirimi in fìmil materia . Soccorrendoci prontamente innanzi oltre i Cabani; de quali già
fi è fatta mentione, i Pipini da Barletta da notai à grandi (ìgnorie, & illufiriilirai titoli fìi-
blimati ; famiglie amendue, della fortuna, & principi] , & fin delle quali a fatica fi potreb
B be trouar cofà più fimigliante.ma raccontiamo quel che di quefta trouiamo. Giouanni Pi »»
pino (dice Matteo Villani ) di picciolo notaio per la fùa indufiria fu fatto de' maggiori fi- »
gnori al tempo del Re Carlo vecchio; & colui che hauea maggior mobile fatto dell'hauer »>
de' Saracini di Nocera, quando clli con fàgacità,&: co inganno traflè i Saracini del regno, i>
& acquiflò al Re Carlo la forte città di Nocera in Puglia . Cofìui comperò à' figliuoli , & »>
poi il figliuolo a nipoti grandi, & larghi baronaggi milerabili per la lor fine . Veramente »
ai Villani risponde in quef lo molto bene l'archiuiOjnel libro del quale per me fègnato i z
dell'anno 1288. ma dentro 1 2 8^ a 1 5 di fertembre à Giouanni ii concede il cafàl d Ac-
cettarojcredo che il volgo dica Acetura in Bafilicata,& ciò che la Corte hauea nel cafkl di
Baglio. Fu ancor coJlui fìgnor di Mineruino,al cui propofiro Ci vede vna bella fcrittura del
Re Carlo 1 1. fòtto l'anno 1507 benché fuor dica 1^08; nella qual dice il Re,che eflèndo
morto Ramondo Berlingieri fuo figliuolo Conte dAndri, & fignor deH'f^onore del mon
C te di fànto Angelo ; il quale haueua occupato à Giouanni Pipino laterradi Mineruino,
egli per fàluar l'anima del figliuolo gliela rende . Refìiò di Giouanni vn figliuol mafchio
chiamato Niccolo,&: per auuentura più femmine,ma quelle, che noi vediamo Maria mo-
glie d'Adinolfo d'Aquino,come negli Aquini Ci diffe,&: Margherita moglie di Gaiìbtto di
Diniffiaco Conte di Terlizzi . Niccolo reftato già ricco fignore ( perciò che nò ogni cofà
vcggiamo di lui) prefè dal Re Ruberto fòpra la Terra di Mineruino titolo di Conte,quan
do IO non sò,ma l'anno i 3 20 apparifce bene ellèr Conte, &: hauer piato & dificrcnzc gra
di con Adinolfo d'Aquino figliuolo di Criflofano Conte d'Efcolo fùo cognato fòpra cer
te parti ci'Alueto,Campoli,fanto Donato, Settefrati , &c altri luoghi, le quali finalmente il
Conte vende al già detto Adinolfo per oncie 1 7 yo , & tari quindici . Tolfe per moglie
£) Giouanna d'Altamura. Dal Goflanzo e coflui chiamato Nardo, & fìia moglie dice efièrc
fiata figliuola di Niccola d'Ieuoli.Dall'Altamura gli nacquero tre figliuoli Giouani,Pietro,
& Luigi; Giouanni fìiccedette al còtado di Mineruinoj& credo dalla perfòna della madre
alla fignoria d'Altamura; il fecondo fu Còte di Vico ; il terzo dice il Gofianzo efière flato
Còte di Potenza;ma ne io ciò veggo,ne il Villani l'afferma. Fu Giouanni cognominato il
Paladino, di cui gli fiorici fanno ampia mctione. Quefli hcbbe molte contefe in Barletta
co quelli della Marra. Et come huomo di torbido ingegno fu mcfio in prigione dal Re Ru
berto,& benché liberato da poi dal Re Andreaffo tornò a gli viàri coilumi,hauendo inde
me con Luigi di Durazzo prefè l'armi contra del Re Luigi di Taranto , & fatto di molte
colè {concie in tutto il reame, fi come il Villani pienamente a capi 97 del 7 libro della fua
e ifloria racconta,che è da vedere in ogni modo, perche venuto finalmente in mano al Pren
ze di Taranto,il menò ad Altamura,& fattofi dare il cailello, ad vn de' merli il fece appen
dere per la gola. Per rilcontro del Villani,le cui parole per poterfi vedere da cialcuno , no
ho in queflo luogo voluto addurre,^ per vn fòmmario della vira del detto Paladino, non
ho però voluto lalciar di referire le parole dello fcrittore della vita di Cola di Renzo, come
non note à cia{cuno,nelle quali benché antiche Romane{che,&; quafi ridicole Ci veggono
molto bene elprefli i fùoi auuenimenti infieme col inilèrabil termine della iùa vita : le cui
parole fon quefte. Lo Paladino lo quale ruppe Roma elio buono flato Digno dei iudicio „
fijiao
CKMimf
signor di
Nottré.
K'ieeelà
Conte di
no.
Cioudnnt
Conte di
Miuerut-
no .
l'ierecon
te il K»-
(0 .
^S)(^ DELLA FAMIGLIA PIPINA.
finao male e viriipcrofAinente moiio , Può htto quello anni otto fu appefò per la canna A
in Puglia in vna tua teiia doue era paladino,Ia quale haueua nome Aftemura. in capo li tu
pollo vna mitra de carta , a muodo de corona. la lettera diceua così, Miifere laniìi Pipino
Caualieri d'Altemura PAladino,ConfediMinoibino,(ignorde Vari, libcrator dello Piio-
polo de Roma, nanti che fulFe appelo molto fé reparaua con fio parlare, diceua non lòn-
no de lenaio da eller appefò, moneta taiza fatta non haio, ne dego portar mitra; fé dato e
per Io mio mal far che io mora, tagliareme la tefla , la rcfpoila delli Regali fa quella , per
le toc lloinacarie lo Re Roberto te imprefonao in perpetuo carcere, lo Re Andrea te libe
rao, fonne amaramente muorto, ddc mano de Regali campare non poreui, fòla Roma te
recepeo, & (ì te fàluao, tu li tolelli lo fiio buono llaro, tornalH in gratia delli Regali , poi
re facelli capo de granne compagnia, arcieri e robbarori in roe rerre allocaui, tutto lo rea
me conf Limaui, derrobaui, predaui, Re de Puglia te taceui : Dunque degna cofà è che toa d
vira fine haia laida & vituperofà , comò lao meritato . Il fecondo figliuolo Pietro fu d.il
inedefìmo Re Ruberto che fece Conte il padre , fatto Conte di Vico . A coflui trono io
che la madre l'anno i ? ? 7 dona Sanfiuieri,Torrem3ggiore, &: fanto Andrea . E' dal Vil-
lani chiamato fèmplice huomo , & di poca virtù , fi come l'vltimo detto Luigi dice efiere
ilato di grande ardire , &: di feguito : il quale vccifò da vn Coneflabil Lombardo, mentre
egli credea dopo la morte del Paladino poterfi tener forre dentro la rocca di Mineruino ,
diede rale Ipauento à Pietro , che benché male alcuno non haueflè commello , onde a lui
ne douelle feguir punirione , vedendo lo flerminio de' fratelli (1 partì dal regno,abbando-
nando le f ùe callella,&: la fua giuriditione,nel qual modo li vennero à fpegnere le ricchez-
ze della cala Pipina, per tare il paragone che habbiamo detto a Cabani: percioche amen-
due quelle tanìiglie traflero origine di bada , & ofcura progenie , benché i Pipini di ran- p
to miglior fortuna , quanto vn libero ad vn fèruo , & vn notaio ad vn cuoco debba pre-
cedere ; amendue per via della cala reale preflamente à honori grandiflìmi furono fblle-
iiare . \\ contado d'Ieuoli,6: Tviìcio ad gran Sinifcalco , oc la pofTefllone di Monrecorui-
UQ , 6c delia Volrurara , & di ranre alrre rene refero ò. baflanza illullri i Cabani . i Pipini
da Conti ài Mineruino , & di Vico , & della fìgnoria d'Alramura , & di Torremaggiore ,
& di tante alrre terre già derte pur troppo altamente fi nobilitarono . ne airvna,ne all'al-
tra c?X.i mancarono matrimoni chiari , & illullri ; ma in che cofà dillerirono efl'e nel hne,
Ò in che l'vna fu dell'altra meno mifèra, & infelice ì In quella fu il Paladino à guif à di la-
drone fozzainente impiccato , ne con molto miglior ventura vccifò Luigi , & la Conrefi
fa di Teriizzi vidde il Conte fùo marito decapitato : perche intìno alle donne di ranra di-
làuuenrura participairero. De' Cabani & il gran Sinifcalco,& la madre Filippa,& la nipo-
te Sancia Conrella di Morcone finirono la vira per man del carnefice: efempi trop-
po potenri à far calcar l'orgoglio della crefcente fortuna,à non ì^i dimenticar
i'iiumilrà del preterirò itato,& a tener per fermo , che coloro, 1 quali la
alto ri polcro con la inedefìma regola in giù ri pofTon calare ; il
qual frutto chi fàpelfecon accorro configliocauar da' li-
bri, che tatro giorno fi leggono, non illimi ninno,
che ha miniera al mondo di (i ricco , &; linifli-
mo mcrallo,che di gran lunga al pregio,
che di (imil lettura (i trahe,
poteflè parago- ^
narfi .
IL FINE.
Il
DELLA FAMIGLIA DI TV22IACO.
ii?7
-^ V E G L I di Tuzziaco icnttì talhoiadi Dufliaco furono molto grandi nel
^ '^ nortro regno, veggendofi Filippo ciiiamato n.v.eirerne Ammiraglio l'an-
no 1272; (èbencjueliibro vàfcgnarodeJranno;4.ranno i lys^, fé ben
di fuori e 70,6 Ammiraglio del regno Narzo ralhora cliiamaroNaizono,
il quale (àrebbe per ciò llimato più rollo padre che tìgliuolo . Ma rirro-
uato il conto degli anni , llinio lenza fiilo , lui eller figliuolo , veggendofi mallimamenre
menzionato poi per moiri anni , oue il nome di Filippo più non li truoua. Appar di co-
llui dunque memoria per tutto l'anno i 2 9 1 à tempi del Re Carlo 1 1. ma non è però dub
bio elTer morto l'anno j> 2; efl'endo di lui rellara vedoua Luciana Principcffa d'Antiochia.
E' fèmpre dal Re chiamato per nome di confànguineo , Se fu Signor della Terza in Terra
^ d'OtrantOjonde nel parlamento intimato il 18 giorno dell'anno 1 2^0 della ^ind.per ce
lebrarfi ài^ d'agollo nella citta di Mclfi;fòtto il giulliziariato di terra d'Otranto vien co
prelo Narzo Ammiraglio del regno di Sicilia. Oddone fuo fratello fu Maelho Giullizia
rio del regn0j& per la moglie pollèdea il contado d'Albi . Truouo vna cómelfionc data
dal Re lòtto i 2^? d'aprile dell'anno i 2^2 d'Aquisad Adda di Dufliaco eletto di Cofènza
Cancelliere del regno,& a Bartolommeo di Capoa Protonotario: per la quale li ordina lo
ro, che vadano à Roma, effendo già fède vacante per la morte di Niccola 1 1 1 1.che fu poi
lunghiflìma vacazione^ad accattar denari così dal futuro Pontefice, come da Cardinali , ò
da altre priuate perfone con potellà di obligar il Re,& altre cautele: il quale Adda non so
però fé fìa fratello , ò parente di Oddo , & di Narzo . Ma per che altri non s'abbarbagli,
C bifogna quelli vfìci di Ammiraglio, & di Cancelliere riporre dietro i Belmonti , ne quali .
erano primieramente quelle dignità fiate ,
DELLA FAMIGLIA DI DINISSIACO.
ELLA cafa di Dinifliaco fu il contado di Terlizzi ricco oc bel cartello in Terra
di Bari. Truouo nell'anno 1 2 6i>; che Gazo Cinardo nò contento de' fuoi tini
di Terlizzi molellaua Ramódodi VillatSigdi Ruuo. Credo,che quella fami-
glia fìa vna cofà iflcfCi co la cafa di Diniflìaco; veggédo & il nome diGazo,ma
fcritto Gafro,& lo flato nò molto dopo in quegli di Diniflìaco, fé pur eglino nò redarono
per laro di donna. A tépi del Re Carlo II.&: di Ruberto viueuaGuglielmoSig diTerlizzi,
£) il quale l'anno 1 5 1 o da moglie à Gaflòtro fiio primogenito Margherita figliuola di Gio-
uanni Pipino . Queflo Gallòtto chiamato poi in età matura Gaflo fu Marefciallo del re-
gno,& dal Re Ruberto creato Contedi Terlizzi , de quali due titoli n'appanfce memoria
fotto l'anno i; 52,5*: 58. Nel libro dell'anno 12 72, della i «; indizione vi fono fcrirture
dell'anno i 5 i(j , 18, molte del 44, del 84 co flrano& infelice mefcolamento,in vna del
le quali del 44 de 1 5 di fèttébre,eflèndo già morto il Re Ruberto,!! vede effer Caffo capi-
tano di Napoli. Ma effendo il mal auuenturato Conte in cópagnia d'altri interuenuto alla
morte del Re Andreallò, furono il fecondo giorno d'agoflo dell'anno 1 54^ infieme con
Ruberto de Cabani Conte d'Ieuoli fòpra due carri per la città attanagliati , & poi morti ;
il cui Hate fu dalla Reina à Ruberto Sanfèuerino,come à fùo luogo fi diflèjdonato .
E DELLA FAMIGLIA DI TORNAI.
I TORNAI fotto il ReCarlo primo veggo cognominato Ruberto Caualierc
acuì fudataampiflìma cómeflione dal Re per tutto Principato, & Terra Bene
uentana di perfèguitare & punire qualuque huomo di mal'atìare. Il qual carico
à dì nollri veggiamo eflère flato dato à Signori per titoli &: per fangue illuflri.
E altroue chiamato n.v.Sc vedefì hauer per moglie Margherita Sig.di S. Maria di Cinque-
miglia. Queflo fra gli altri fu vn modo di ncopenfàre tenuto dal Re Carlo, dando le fan
ciulle heredi di nobili,& gradi baronaggi à fuoi Caualieri,oltre hauer dato à Ruberto la ter
ra di Carauello,come nel libro delle rimunerazioni fi vede. Nel libro dell'an. 1 2 6"^? f 1 troua
fatta memoria di Andrea di Tomai,à cui fi cornette la curale guardia del calici diHieraci.
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I^.sract .
DELLA FAMIGLIA MONACA.
O L O R O ; i quali bimano il rrouato dell'artiglierie eflèr nuoua
inuentione, fenza alcun fallo prendono errore ; veggendod ellcr-
ne htra mentionedaGiouanni Villani infìn dell'anno i ^46" nel-
la famofà giornara,che fu tra il Re Filippo di Francia, & Adoardo
Re d'Inghilterra à Crefci in Piccardia. Anzi (on molti, i cjuali li in
gcgnano di mollrare quella colà da più alto fonte trar capo . Ma
lalciando da parte ad huomini meno occupati cotali diiputationi;
certa colà è , efler finalmente Itata trouata in Germania , ò fé altri
ne furono i primi inuentori, eflere al termo Hata rifìifcitata in quella prouincia, & quindi
B primieraméte da Venet iani elTere llata portata in Italia nella guerra,che hebbero co Geno
uelì intorno l'anno 1 3 8o.Ma nò è dubbio alcuno,molto meglio di là da mòti, che di qua
per molti anni eflèr qutlìo artificio llato elèrcitato.onde fi vede, che i nollri fcrittori Icr-
bado quello luogo alla venuta di Carlo V 1 1 1 . di quindi incomincino à far celebre, & fa
molò il lauoro di cotal machina. Al che rifponde molto quello,che habbiamo per bora al
le mani, veggédo gii intedétillimi gouernatori, & capitani d'artiglierie elfcr nel nollro re
gno venuti di Fiàcia,&: da quegli Re Itati propelli à nolbi, come minilln vtilillimi,& ini
portantillimi à tutto il meftier della guerra.percioche tata è la dignità di quello meiliero;
che fi come negli antichi (ècoli vn de Romani Fabij nò fi sdegnò di por il fùo nome nelle
.dipinture,che egli faceajcosì anzi molto meglio à tepi degli auoli noilri non (olo Alfonlo
Q da Elle Duca di Ferrara non rifiutò d'elferne architetto, & di farfi dipignere con la mano
appoggiata à vn canone, come (ì vede nel bellillimo quadro,che n'ha il gran Duca France
fco di mano di Tiziano,ma giaJemente {èn'illullròjelfcndo certa opinione la rotta deil'e-
{èrciro Spagnuolo , & Ecclefiallico à Rauenna in gran parte eflèr proceduta dalla grande
peritia, & di(ciplina,che egli hauea così in fondere, come in aggiullare & dirizzare 1 pezzi
dell'artiglierie. Perche fi può con ragione paragonare co l'antico Demetrio, à cui non per
altro fìi dato il cognome di PoIiorcete,cioè efpugnarore delle città,che per la molta intel-
ligeza,che egli hauea di fabricar machine,^ altre limili colè neceflàrie à batter le mura,be
che foflè anchor per altro valorofiflìmo capitano in guerra.Et in vero,comeche à Princi-
pi nò fi dildica per lor diporto il lauorare talhora di mano, & attendere à gli elercizi chia-
D mati meccanicijCome di Eropo Macedone,&: de Re de Parti Ci raccòta; e' nò è però alcun
dubbio queIlo,che più lor fi còuenga eflèr gli lludi militari,jòelercizi à quelli attinenti,poi
che ò per llabilir la pace,& tràquillità de popoli,© per allargar i confini dell'imperio ninna
via è più pronta & ipedita di quella.Bilògnando dùque à gran Principi d'hauer di sì futi
huomini appreflfojvedefijche il Re Alfonlo de i Re Aragonefi primo Re del nollro reame,
Principe (com'ogn'huom sa) d'alto valore,procurò hauer à fuoi lèruigi Guglielmo Mona cl^dl^e'.
co di nation Frazefe;della cui opera & egli,e il Re Ferdinando lùo figliuolo gran profitto, cr signore
come eflì medefimi tellimoniano,cò(èguiron nelle lor guerre . Che Guglielmo tofle nella '^' ^i<""*^'
fua patria nobile, ne poflono fare intera fede le parole del Re Carlo Vii, il quale tu auolo
del Re Carlo V 1 1 1 . le quali cauate da vn fuo priuilegio lòtto la data di Nouauillade 5 di
£ ottobre dell'anno 1457 fon tali. Licet magillerGuillermus Monachi magiilerartelleria „
rum altiflìmi,& potétilfimi Principis dilcdiflimi, &c charifllmi confanguinei noilri Regis ,,
Aragonù ex regno nollro oriundus libera; conditionis, &: de Icgitimo matrimonio ex no- «
bilibus paretibus traxerit vel fumpferit originem. Verumtamen,& lègue,checiò nò ollan
te il creaA fa ancor egli nobile. Prolèguì Guglielmo come fi è detto ne lèruigi del Re Fec
dinàdo figliuolo d'Alfonlb; onde interuene in tutta la prima guerra, che fu tatta al Re da
baroni co titolo di gouernator generale dell'artiglieria. Nella quale lealmente, & valoro-
(àméte portandofi meritò;che il Re gli donaflè la gabella della piazza maggiore della citta
di Napoli , cioè grana dieci per oncia di tutte le belile , & di qualunque altra cofa in detta
piazza il vendeflè per (è, & per heredi dal fuo corpo difccdenti,come ii vede per Io iuo pri
uilegio fpedito lòtto i x d'agollo dell'anno 1 46" 3 co la data,in callris noflris telicibus con
S 2 tra
200
DELLA FAMIGLIA MONACA,
ciuUo ye-
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fr»J^eri .
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Mimo Prete
rifermai» .
tra Roccam Mentis Dnconis. Quella è quella guerra,che con ranra grauitài^c eloquen-
za fu (entra dal dotto Fontano ; che (è di così fatti (crittori haucfie il noltro regno hauu-
ro copia maggiore.il valore,&; la fima di tanti huomini chiari, che horn (èppcllita fi Jliàjin
alto rilucerebbe . Ne dentro quelli termini fi iktte racchmfà la reale liberalità.che due an
ni apprellb chiamandolo , & magnifico, &: caualiere, & maeilroj & goucrnatore della iùa
artiglieria, & fuo conlìgliere (otto la data de i x di luglio gli concede in parte de ièruigi da
iui riceuuri per fé, ,?c per heredi, & (ùcce(rori in perpetuo , che polla murar caie , botteghe
( vicrò riilelle parole del Re ) à porta ciuitatis Ncapolis,hoc eli à dextro latere ipdus por-
tai, qux eli prope &: iuxta portain molis noui paru^ plateie,qua itur ad plateam Vlmi, pur
che egli tiri il muro per difelà della città verlo il mare . Comprò Guglielmo quattro anni
dopo da frati del già detto San Pietro Martire vn (ito appreflo il loro conuento, nel quale
ottiene dal Re la medefima autorità di poter murare con la confermatione del pailaro pri
uilegio , di cui fi è fatta mentione , attendendo ( dice il Re ) à fèruigi da lui à noi preAati :
qucEmaioremretributionemmerentur; nam ipfius fèruitiis atqueetiam arteperitifiima
quam habet in emidìone bombardarum plurimum (ibi, fuisq; h^iedibus, & fùccefforibus
deberi fatemur . L'anno poi 1478 comprò egli inlìcme con Ferrante fùo nipote la terra
di Monalkraci,& la Bagliua di Cofenza per 58 74 feudi . Ma efsédo per auuentura quelle
cofè di maggior pregio,dice il Re, che quel che di più valeflero gliele dona per 1 fèruigi da
lor due riceuuti, oc mallìmamente da Guglielmo, qui ingenio & indullria iplius tot bom-
bardarum &: eorum tormentorum genera excogitauit , quorum beneficio nulla nobis arx
licer mcxpugnabilis redigere potuit, quin illam breui expugnaremus. In quella guifà dun- C
quc & per mezzo di tali meriti diuennero i Franzefi Monaci Napoletani, i quali nobilmen
te imparentandofi han generato di mano in mano 1 fuccelforije 1 difcendenti, che nell'al-
bero Il veggono . de quali fé per indegna paura di non elfer acciifàti per lufìnghieri non ci
haiemo à vergognare di dire il vero, loda nò piccola li conuiene à Giulio figliuolo di Gio.
Berardino & di Cornelia Carrafa: il quale hauendo con fìngolarifs.aflettodi fede , & con
marauigliofàdiligézafèruito métte viife il Cardinal Altonfo Carrafa nipote di Paolo IIII.
&dopo la morte del fuo Signore pafFato àferuigidel Cardinal Alefsadrino nipote di PioV.
quello che auuiene di raro di potere accoppiare indeme , fi ha acquillato certa & coltanre
opinione di bontà & non mediocri rendite. Ne ha tralafciato di riparare,&di rillorare co
ogni f pelà,& diligéza le Chiefé,che gli fon peruenute, delle quali quella di Santa Lucia, & D
di San Lorenzo di Nocera di Puglia ha rinouata da fondamenti: come per l'infcrizione &c
armi da lui mefFeui fi vede, dell'altre Chicle , & Badie, che egli ha,San Samuele di Barletta
ha la dignità di mitra & croccia,& cófèguito al fine co molta fùa lode il Vefcouado di No
cera, fi è fèmpre ingegnato d'aiutar pariméte i fratelli ad aprirli la via à gradi maggiori, de
quali Aniballe Caual.di S.Stefano flato à feruigi del Gran Duca Francelco,& amato per le
lue ottime qualità da ciafcuno nò è guari,che di notte tépo volédo altrui in vna briga por
ger aiutOjdilauuenturataméte fu morto. Mario in cópagniadi molti Caualieri Napoleta-
ni lotto Vincézio Carrafa Prior d' Vngheria in quella lua prima militia andò nella guerra
a fèruire il Re fùo Sig.con carico di Luogotenente della fìia compagnia. Cammillo,il qual
fòlo de fratelli ha di Faullina Siluellra generato figliuoli e llato Gouernator d'Olluni , di £
Bari,d! Ciuita di Chieti,&: di Làdano tutte città regie &: di demanio. Profpero figliuol di
Marcello hauédo lungo tcpo militato nelle guerre forefliere, tornato nel regno di Napoli
hebbe lo llédardo di géte d'arme della còpagnia del Principe di Venofa,&: ne preseti gior
ni apprcllo il già detto Prior d' Vngheria fu à feruire il Ré in Portugallo Cap.d'vna còpa-
gnia di fanti. Gio. Vincézio figliuolo di Gio.Geroninio,il quale d'Ippolita di Génaro è pa-
dre di molti figliuoli huomo di cóuenicti ricchezze,&: il quale ha fatto cótinua abitazione
in Napoli, ha sépre co molto fplédore màtenuto la riputation della caia,dilettadoli molto
dclcaualcare,come penti (s.di quell'arte. Ma il figliuol fùo primogenito dal nome dell'auo-
io detto ancor egli Gio.Geronimo le pópe,e gli agi di queflo mòdo difprtzzado,&: la parte
migliore eleggedo fi é co molto profitto dell'anima fùa refò de Preti riformati di S. Paolo.
DELLA
SOI
DELLA FAMIGLIA DI BELMONTE.
B
VANTO Cn f^li'o quclIo,che in certe volgari memorie va ;ittorno;che il
Re Carlo primo non più che (]uattro Conti crcafìè nel regno ; come che
da molti luoghi in quella nollra opera chiaramente 3ppariica,da Belmoa
ti apparirà e/lèr falhlhmo . Della cui famiglia d Pietro fu donato Monte
yi itaggiolò,& chiamatoliìe Conte, (^ello e cjuel Pietro,di cui fa men rio-
ne li Villani neÌ4 cap.dcl 7 lib. delle iìie iilorie iniìeme con Guglielmo . Il cjual Pietro fu
anco dal Re creato gra Camarlingo del regno, ma fra l'altre cok trouo,che lèglidà Qua-
rate in Terra di Bari , il che nel libro del iz6^Ci kggs . Peruiene in proceifo di tempo
il contado già detto , come nel lib.appare dell'anno i 2^ i in Giouanni Monforte , il qaal
par che l'habbia dalla moglie ; & trouone anco Icrittura particolare lòtto l'anno 1285"
tra le fcritture de Caraccioli . &: perche fi vede , che anchor egli è gran Camarlingo , fon
coi^retto àcredcre,che quella lua moglie folle figliuola del Conte Pietro , morto per ciò
fènza figliuoli malchi . Come di Pietro così è anchor nota & chiara la rimuneratione di
Guglielmo , il quale oltre eflèr creato Ammiraglio del regno , hebbe in dono il Contado
di Cafèrta,che tu glàdi Riccardo di Riburlà : il qual frurtaua (èi mila feudi di rcndirà per
cialcun anno, come in quello negli Aquini fi dille. Hora elsédoiì Guglielmo morto mol
to prello nel regno , &c rellatane vna figliuola in Francia , peroche non volle venire à pi-
gliar l'heredità, lo llato ricadde al Re. Oltre coiloro io trono tatta mentione nell'archi-
C uio di Goflredo gran Cancelliere del regno^ colà molto lìngolare , che in vna famiglia fof
{èro giunte indeme cotante preminenze &: dignità. Onde bilògna preiupporre e il vaio-
re,& la nobiltà della cala, e coitui chiamato Ivlaellro,onde io auui(o,che egli lìa rcligiolo.
Trouafi parimente mentionato Berterairao ouero Beltramo, à cui fi dona il calici di Gel-
done col calale diGibilze in Capitanata. Et ellèndo morto Dragone Marelciallo del Re-
gno veggonfi rimaner di lui due figliuoli Adam &c Adinetto . Coilui ha dd tenimento
di San Teodoro certe differenze con l'Arciuelcouo di Taranto . Colui viene dal Re afii-
curato dagli huomini di Montalbano,Petrclla,& Peltizi ; quello che hoggi Ci dice ottener
l'inueiliitura. Hor che ci marauigliercm noi di tanti doni tua da Alelàndro Magno à lìioi
Capitani à capo d'eflèrfi infignorito di tutto l'Oriétc? Ce chi volellè mettere inficine quelli
D del Re Carlo nel conquillo da lui fatto del regno di Sicilja,brcbbe lènza alcun CaÌÌo itu'^ir
i lettori. Perche Ci può comprendere che tu veriflimo quello, che di lui fenili il Vii/ani ;
che egli fiì largo à Caualieri d'arme. & ppteronfi, & ponlì ragioneuolmeiue gloriare 1 fac
ceflbri di tali progenitori,efIendo le rimunerationi d'vn Re valoroso, & làuio , come fa il
Re Carlo, vero & indubitato telbmonio del loro valore, percioche i doiii de Re Icelcrati
fanno anzi fede dell'altrui maluagità, & difetti .
DELLA FAMIGLIA GENTILE.
V E io degli Aquini Signori di Calliglione parlai, diflì della famiglia Gen-
tile à ninna altra memoria ellèrmi abbattuto , che di Elifabetra Su^nora di
Cruculo,&: di Luigi vn de Capitani di Mafò Barrefè Duca di Calhouillari.
Hora perche dell'altre mi fono louuenute,non ho voluto tacerle,accioche
dalla fùa nobiltà ogni dubbio,& lolpetto fìa rolro via. Vedefi dunque che
efiì hebbero baronaggio inTerra d'Otranto,poiche Ilòldadi Nocera , come ne Beiuederi
fi dille, polFcdea per ragion del lùododario de beni di Simone Gentile già fuo manto fi-
gliuolo di Tommafò il cafàl di Zullino . Nel lib.dell'anno 1 2 5? 2 io truouo, che Fràcelco
Maletta Cote d'Apici era molellato da Riccardo Gentile luo confobrino intorno il poflèf
Io della terra d'Apici. & quafi nel tépo medefimo lì legge, che haucdo i\ Re lite con Guai
tieri Gentile fopra Bifl]lleto,& Calàlarda ( cofi que luoghi fon nominati) ellèndo egli mor
to,&: di Guglielmo fuo figliuolo iellato Guglielmctto fanciullo co due altre nipoti iémine,
i\ Re C\ contenta per conto di detta lite dar dodici oncie l'anno al già detto Guglielmctto .
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2 04
DELLA FAMIGLIA RISALITA
B
E l'apparato aggiugnc grande ornamento al/a commedia ; anchof
che paia clic egli lia vna cola fuor della commeuia,ck non accinea
te all'autore di ella ; &: le egli è di tanto valore , che aicuni, i quali
iònollati giudicati inferiori nel poema, han meritato la vittoria
per l'apparato : Veramente Sig. f ommafo , che à voi li conuiene
non piccola lode, il cjuale lete Ibto quali i'artehce dell'apparato di
c]uclie mie btiche coi carico prclòui di mandar su &c giù icricture,
oc lettere, de altre cole ncccflarie àcondur à qualche fine vna par-
te di quclLi imprefà . Onde io mi L.nto tenuto di riconoiceiui , non folo col confclìare
d'hauerui qucltoobligo,ma col dilpormi,come è ragioneuole,à trattar della voilra fami-
glia. Nondimeno la vollra alienza, il non cffcr cui chi habbia prcfo cura di darmi quelle
notitie,che in tal melheri lì richieggono,&: l'haucr di molto tempo fermato nellanimo di
ron lilciar la bugia con certe Falle kmbinnze, ,5: iiriuiagini dd vero; iono cagione,che pò
che cole h fon potute mettere inlìcnie . Le quali non larei rcliito per qualunque mia dili
genza di cauar dalle tenebre ; le in qualche modo il poter mene folle itaro conceduto.
Onde fé à me fofle lecito quel, che ad Appione perauuentura non li disdille , di trouarne
etiandio per vie non vlitate il vero , credami , che io non harei voluto intendere da quali
parcntijO da qual patria (i folle nato Homero,come il curioio gramatico fece,ma mi farei
liudiato, per poter lodistare al voltro honeito dehderio , di fapere quali follerò ii fatti oc q
l'opere più chiare,& laudeuoli de i voihi progenitori. In tanto perche pii^i non li può, ba
llerà làpere à chi quelle cole leggerà , la f.imiglia Rilalira eller nobile,& antica in Firenze,
La quale ellendo vna delle più chiare,^: illulhi citta d'Italia, nò èpicciola pa'ted'honore,
& di felicità. Il priivio, di cui li truoui fatta irétione nel rrionila,è Duccio l'anno 150^,
il quale non (apendomi io doue riporlo,non è flato mcfio nell'albero . Nella qual digni-
tà (1 andò continuando più di ^ o volte per lo Ipatio di 2 00 anni ; come nepubiici Priori-
lli appaiifce, ma di dut- Goi.ffilonieri, che ella ha hauuto, il primo fu Bardo fanno 1526";
di cui nel fello libio celle i dire liilloi lèi loi enfine lòtto il già detto anno cofi fi legge .
In Firenze non II lludiaua ad altro ; cheàlclLcitar tuttauia la venuta dtì Duca: la quale
con non minori llimoli ài quel che hauea fato il Macchtauegli incomincio ad aflreitare
il nuouo Gonf.Baido Rilàliti. La cui iiidulhia fu uilc; che benché il Duca non potefle ve
nir coli preilo,come egli delìderaua» impedito da preparamenti dell'armata , che s'haueua
a mandate in Sicilia per eipugnare quell r.ola,nbndimtno fu cagione ; che egli li dilponef
le à mandarui in luo luogo con 400 caualicn Gualrieri di Brenna Duca d'Artene : huomo
di làngue Franzcle & per nobiltà oc parentado famolo, si perche egli per ilplendor di fa-
miglia dilccndeua da Re di Gierulàlem,& si perche era manto di Beatrice cugina del Du-
ca liata da Filippo l'rcnze di 1 aianto fratello del Re Ruberto, del quale mentre s'afperta-
ua la venuta, eilendoui auuilì.che era per entrare in camino di corto, 1 Fiorentini conten-
,) randofi di coli fatto Vicario,mandaiono tra tanto in vn mcdclìmo tempo alcune genti in
Lombardia & in Romagna per non mancare in c]uello,che poteuano àgli amici loro. In
Lombardia per aiuto della Chielà, in feruigio della quale Vergin di Landò hauea occupa-
to molte callella de Modaneli ; in Romagna per loccorfò de Guelh ; à quali i Ghibellini
haueano ribellato il callello di Lucchio: & per quello cóto era gran guerra tra quei di Fur
li,i quali feguitauano la fattione imperiale,ò«:i Signori di Faenza,ic|uali erano Guelfi, in-
fìno che per accordo il callello (ìrefc à Signori di Faenza . Contiene quel gonfalonerato
molte altre colè, perciochc in quello fu Fiero di Narli generale de' Fiorentini rotto &c fac
to prigione da Callruccio Callracani , il quale con memorabile efempio di militar crudel
tà nel mezzo della piazza di I^illoja , apponendogli , che egh li era obligato di non pren-
dergli l'arme contro, & che hauea tenuto trattato di farlo vccidere à tradimentOjgli fece
mozzar la teila . Contiene px-^rimentc la venuta del Duca d'Attcnc co i 40C caualieii, &:
non
D
DELLA FAMIGLIA RISALITA. 20^
X non molfo dopo quella del Duo di CalaurJa con 1 1 co, tra quali vi furono 2 00 cauaiie-
ri a fpron d'oro . Queib è quella venuta del Duca in Firenze,di cui perlo numero grade
de Signori Napoletani , de quali Giouanni Villani fece mentione , più voice è accaduto ,
& accadere far ricordanza in quclk nolhe memoriejcome in quello ne Sanlcuenni a car-
te i o A. ne Saurani à ^8 B. ne Caraccioli à 11 1 A. & ne M^irzani a 1 8 7 £. (ì è veduto .
Di modo che potete anchor voi gloriami, che quando tanti Signori, la maggior parte del
le CUI famiglie fono hoggi l'pente , veniuano in Firenze a feruigi di qucih Kep. ailhora m
sì nobil città rifedeflè nei iiipremo magiihato vn de voilri,& che voi vno de (uccefibri del
la medelìmacafa co tanta carità fiate bora cagione, che 1 difendenti di tanti Signori ven
gano illulbatj , & quegli , che fono fpenti quali con nuouo fpirito tornino in vita ; che (1
B dichiari,&: diafi luce al Villani, & l'hiitoria del tutto più aptrta,& più luminofaicne rcda.
Il fecondo Gonf. è Gcri voiìro tritauo, così dicono i Latini . percioche 1 Toicani mancan
di quelb voce . ma le in noiko arbitrio folfe il formar nuoue voci,io il chiamerei Triiàr-
cauolo , introducendo , che il bifarcauolo foffe l'atauo , l'arcauolo ì'abauo , il bifaualo il
proauo . Fu Gerì Gonf l'anno 1 5 58 (ì come nell'xj libro delle medelìme nollre hiilorie GmG*Hfé
iene fatta mentione,oue parlandoli del penfiero,che i Fiorentini fi hauean prefo di guar- "^"' '
dare il paflo dello Stale, cosìfègue. Per quello volle Gerì Rifaliti l'animo à fortificare il «
paflb dello Stale, il quale era entrato co la nuoua (ìgnoria nel (òmmo magiltrato il primo »*
dì di fèrtembre; Ma gli Vbaldini e Conti di Mangona . temendo non le fortezze che ha- ^>
ueano di prefente à fard in quel palio, folfero in procelTo di tempo nociue alle loro calkl- »
C la, meflèro su il Sig, di Bologna con dargli d vedere, che quel pa flb apperteneua al comun >*
di Bologna. A che preltando egli fedc;rù coiketta la Rep. di mandar à Bologna France- »
(co Albergotti famofo giureconiùlto: il quale dopo molte dilpute & contele molilo quel **
paflb efler del monaibro di Settimo,& per quello hauerui à fare i Fiorenti ni,& non i bo- "
lognefij&furonne prodotte (critrure dell'anno 1040. Per la qual cola eUendo il Signor "
acquetato, la Rep. mandò prouedirori, oc maeilri per aiforzare quel luogo , alla licurtaae "
quali furono fpediti caualicri & balellrieri,in modo che il lauoro non potefle eflcre niipe- '*
dito . Et IO brieue tempo fu fatta vna chiufa per ifpatio di otto miglia ikndendoli dalle "
vettedecolliinfinoprelfoàMonteuiuagno con folli Rileccati, & torri di legname, 5: '*
fpefle bertefche non altrimente che fi falcia vna terra . Et perche la Rep.non hauea alino- «
Q ra capo alcuno principale delle fue gcnti,nominò per fuo capitano generale Pandolto Ma »>
lateila figliuolo di Malateila Signor di Rimino , tenuto in quc tempi per huomo molto "
eflèrcirato in farti di guerra . per le quali prouilìoni perdettero quei delia compagnia; ben >,
che molte volte l'haueflcro tentato, la iperanza d'entrare nel Fiorentino ; ancorché el- *,
la, non oilante la rotta di Biforco fofle di nuouo ingrandita per vn nuouo capo di Com- *»
pagnia congiuntoli con elfo loro detto Annicchinodi Mongardo di natione tedefco , & »
già llato capitano de Sanefi : à cui s'era accollato con 700 barbute il C. Lufto futo anco- »»
ra egli Capitano de Perugini . Altri credettero ; che quel ripofb che fi hebbe dall'arme lo „
ro fofle ilato per conto, che furono condotti per tutto nouembre da! Sig. di Bologna : il »
quale, tornando in Italia il Cardinale di Spagna per legato di Santa Chielà, 6c non iapcn- »
£ do con che intentione veniflè.nOn voleua trouarfi iproucduto . In quello poco di quiete »
fu per opera de Fiorentini meflb pace tra i Perugini e 1 Sanefi, & publicatone lolennemen „
te la fentenza nella città l'vltimo giorno d'ottobre,doue per non duricnticarhil maluagio ^,
collume prefo dell'ammunire , fu dal magillraro di parte Guelta acculato , & condannato „
vn cittadino per Ghibellino . Quelle furono le cole , che lucccdettero lotto il gonblo- „
nerato di Geri;il nipote del quale chiamato Vbertino oltre l'ellère ilato due volte de prio - ^
ri , fede anco Gonf. di giullitia per 1 primi due meli dell'anno 1 4-, 2 , il cui magilhato tu ^'^J^^Z
tutto occupato in trouar modo per impedire in così farti tempi la pallata dell'imperador ^^
Sigifmomdo à Roma.Geri fratel d' Vbertino fu de priori nel 1 8. Da quali due tratelli ve- ani.
gono tutti coloro, i quali hoggi viuono della cafa . Hebbero quella dignità di mano in
mano così Koflò, Gcn, ScTommalbfigliuohd' Vbertino, come Gherardo figliuolo di
Gerì
206*
DELLA FAMIGLIA RISALITA.
tm.
Gtri edm4r
lineo di HA
uennd .
Henuenuta,
D.Fanpn»
Can. Rf^.
xyìntemo ,
Geri,& finalmente Ceri di Ghemrdo, il quale come Giouanni Cambi lafciò notato,fi mo- A
ri di fubirana moire nel 1 5- 1 2 il nono di di Gennaio , nel qual mele &: anno (cnue il mc-
deiìmo elFer auuenuto à Niccolaio Cioni . Onde ne per quella via ci mancherà di accic-
(cer con nuoui elcmpi il numero di coloro , i quali improuiiàmenre morirono . La qaal
inorte reputata da Plinio -, da Cefàre , & da molti altri gentili per iòmma felicità , è dalla
fàntiilìma , &: verillìma Keligion noilra à (ingoiar milèria attribuita , non ci rimanendo
ipatio alcuno di tempo a chieder perdono de noilri talli alla diuina mifèricordia . perche
priegalaChiefa^Cattolica vnitamente il Sig. Iddio, che comedigrauiflimo &: eltremo
jnale da cotal morte ci liberi . A noilri tempi morilli in quella guila Tommafo Baroncel-
]i Maiordomo del Gran Duca CofimOjil quale,eflèndolo andato à incontrare a cauallo no
iolo con buonidìmo afpetto, ma molto lieto,&: ornato,quando di Roma il Gran Duca da B
Pio V.(i ritornaua, nel giugner alla porta à San Pier Gattolini Ci venne meno , &c moriflì .
Mori (libito Francefco da Sómaia nelle nozze della figliuola in riceuédo lettere di Girola-
mo filo figliuoIo,di cui per nò hauer hauuto per molti meli nouelle,temeua che nò viuellè. ^
Quelli anni à dietro vn del Carolò che m'habitaua à lato, (il cui esepio per ciò (olo s'adda _
cejefsédofi doppo deiinare meflb à dormire,come s'vfà la ItatCjfù dalla mcglie,Ia quale era
andata a delbrlo,veggendo che tardaua à leuarlìjtrouato morto. A punto in quclti diche
quelle colè fi publicauano,moriflì caminando per cala la Nannina Deti moglie d'Adriano
Taflòni già Scalco del Gran Duca CoIìmo.Ma le vogliamo cscpi d'huomini,che fian polli
nello llato della fortuna reale,& che perciò in vn medehmo tépo ci fia quafi vno f pecchie
innazi per farci meglio conoscer l'humana fragilirà,certa coù. è,che così dal mondo fi di- C
partì in veggédogmocarealla palla, Carlo VIII.Redi Francia,lacui mofTadal iìio reame
era llata nò fòlo all'Italia, ma quafi à tutto l'Oriente treméda . per quello è vtil colà in lui
meglio del raccontar i noilri honori, & le nollre pompe, ricordarci taihora della lèpoltu- ,
ra,come lodeuolmente hauete fatto voi pronipote di Rollò : il quale elìendo quelli anni
à dietro dopo vna lunga habitazione fatta fuori ; ritornato vna volta alla patria , ordina*
ile,che vi li facelFe vna Cappella in Santa Croce con le parole, che icguono .
THOMAS RESALITVS IOANNIS FILIVS
CVM EXTRA PATRIOS LARES TOTAM FERE VITAM
CONSVMASSET PATRIAM REVISENS HANC EREXIT ARAM ET PIE
CADAVERI PROPRIO SVOR. Q. CONSVLENS TVMVLVM
PARARI IVSSIT MDLXXV.
Si come vn'altra ne rizzalle in Napoli in Santa Chiara tra le fèpolture de Re, le cui parole
dettate dal dottiilìmo Angelio iòn tali .
THOMAS RESALITVS
NOBILI FAMILIA FLORENTIAE NATVS
NEAPOLI DIV AC SVAVITER VERSATVS VT QVAM ILLI
PIETATEM DEBET QVAMQ. HVIC DEBERE VOLVIT TESTETVR VTROQ.
IN LOCO SACELLVM SVBSTRVI INQ. EOR. ALTERO SE MOKTVVM
SEPELIRI IVSSIT IN QVOD COMMODIVS PRO LOCI
OPPORTVNITATE EFFERRI POTVERIT.
AN. SAL. MDLXXX.
Di Geri fratello di Roffo fu nipote vn'altro Geri camarlingo di Rauenna, di cui cono/co
io Benucnuto fuo figliuolo , il quale ha lungo tempo fatto & fa tuttauia nella mia patria
dimora , Se Don Faullino Canonico Regolare padre chiaro per lctteie,& per vfici efèrci-
rati nella fua religione. Viuono degli altri Riiàliti in Firenze dilcendenti d'Antonio,
i quali fecondo l'vfo della Fiorentina nobiltà a quegli efèrcizi , & honori atttcndono, a
quali da gli altri nobili cittadini fi vede dar opera .
Errore • eue diceùc. 204. e ma di due Confalonieri > liuol dire di ire ,
Il Fine.
D
Con licenza de Superiori .
loy
ALL'ILLVSTRISSIMA
NOBILTÀ NAPOLETANA.
SCIPIONE ^ MMl R^TO.
V A N D O già (bno dieci anni paflari io venni la primiera volta
in Tofcana, & che dopo hauer ietto alla felice, & gloriola memo-
ria del Gran Duca Cofìmo quello , che apparteneua alla iua fami-
glia, li piacque di darmi carico di icrmere l'hiitoria vniucrlàle di
quello Ihto; in NapoIi,come le io hauefii commelTo vn gran mis-
fatto ne fui biafimato da molti, opponendomi , che hauendo io in
cominciato à trattare delle lor colè, non douea ad altre por mano.
Ho nondimeno lettere del Signor Palquale Caracciolo,^ del Sig.
Don Ferrante Carrafa di Diomede, Caualieri, come à cialcuno è noto, oltre lor molte ra
rillime qualità, llimati làui, tSc prudenti : i quali lodando l'elezione di quel valorolo Prin-
cipe , & approuando la mia deliberazione; percicche la pendo il mio Aato & la mia fortu-
na vedeuano, che mi conueniua viuere, & morir mendico , le io rifìutaua quella occalio-
ne, biafimauano in contrario, che non hauellè si nobil Regno tra tante fuegrandiilime
Ipelè, & in colà che tornaua a gloria di tanti Signori, làputo darmi mediocre intratteni-
^ mento; maflìmamenreeflcndo Ikto allhora in penlìerOj& in voce di minillri regij di lòu
uenirmi con quel del Re , hauendo io trouato in que frangenti , che correuano per conto
dell'elècuzioni regie con la lède Apoilolica;molte colè attinenti alle ragioni Reali. Et làn
no anchor molti, eflère lUto concetto del Sig Carlo Caracciolo Ingnllo , che lotto tito-
lo di Segretario della città fuflì iodouutocon buona, &: grolla prouilionecller condotto,
con laqual commodità haueflì potuto Icriuere così le publiche, come le priuate hillorie .
Et fu da molti parimente più volte fentito rUlultrils. Sig. Ferrante Loftredo Marchelè di
^ Triuico oltre la Icienza militare , & l'ellèr del luprcmo conlìglio , Signor di molta auto-
rità, mentre vilTe ; il quale era di parere che fi toglielle vna volta de donatiui regi dieci mi
la ducati , & di quelli douerfi fare vn'entrata , dalla qual loitentato hautlìì io potuto alle
D colè attcndere,che il Sig.Carlo diceua . Ma non ellcndo melTo ad effetto nelluno di que-
lli penfieri , & venuta l'occafione già detta , & acquetate poi come à Dio piacque quelle
querimonie , & venendo io finalmente Iculato da quelli mededmi , i quali m hauean pri-
ma riprelò, hebbi dopo alcuni anni lettere dal virtuolò, & degno da ellèr in vero lomma-
mente lodato M. Anello Pacca : il quale moffo dal zelo delia nobiltà di si gran patria , mi
profferiuanon difprezzabile quantità di denari; purché io le fatiche intorno le fami-
glie nobili Napoletane durate , li cedellì ; poiché trouandomi io tutto occupato a Icriuer
le Fiorentine hilforie non vedeua , come io hauefii giamai quella imprela potato a fine
condurre . Sopragiunfermi prima che io hauellì in ciò fatta alcuna deliberazione lettere
da alcuni Caualieri, à quali per buoni rilpetti non voglio dar nome,i quali lòtto titolo del
E mio beneficio & honore , aggiuntiui taciti pretcfii di obligazione & di deb ito , ardente-
mente mi confortauano à non peiiTiettere, che per altra mano che per la mia douefie que-
fìa opera vlcire in luce . Io che vedeua venirmi addoffo vna piena grandifiima, lei: 111 per
recider le parole, & venir al punto, & perche altri non potefle legittimamente riprender-
mi, che IO haiei Icritto, & publicato le memorie di ciafcuna famiglia nobile , la quale, ol-
tre quel ch'io mi trouaua hauerne notatOjm'haueflè mandato kritture autentiche oc quel
che foflè bilògnato per la fpelà delle llampe , & degli intagli degli alberi . Non lono per
dire in quello luogo , qual fofle fiato il primo aflègnamento , che io farei vergogna ad al-
tri,e à me poco honore ; ma mi poflòn ben molti far fede con quanto fiudio & con quan
to ardore io mi fofiì volto à quella opera , hauendo condotto, &: intagliatori, & llampa-
tori dirami , àc giouani, che IcnuelTero non lènza mio grande dilpendio,pur che ella con
bello,
2o8
belIo,&: buono ordine , & pienamente fofle fpedita . Con tutto ciò efTendo di mano in A
mano nate di moJre difficolta, queib parte, chedouea eller finita già fb'io ne anni parta-
ti , li è aifatica dopo i\ lungo tempo , alla torma condotta , che voi ved,te . Ho pace con
Ja conicienza iriia non Iole d'hauer olleruato altrui c|uel, che hauca pronicflb, ma co mici
dmari hauerui pollo di quegli , co quali non haueua obligo alcuno . Hor poi che io noa
ho più temenza , che polla chi che ha lotto qual li voglia colore acculai mi , per mcitrai.-?
di non peccare in giudizio , dico , che quella prima parte conueniua, che haudlc numeiO
maggior di famiglie almeno per hauer riguardo alia torma di elio libro. Era necefiar^o
metterui l'albero de Re , & l'altre cole , diche io feci menzione nel proemio . Si come fi^
il so, l'harei , le io hauelli forze , anchor fatto ; ina ninna ìcg^e ha mai collretto gli huò-' '
mini a quel che non pollono . Ho voluto dir quelle colè in ilcula mia, le quali cosi pi lel B
gochelienodacialcunriccuute;poichefaccendoincioforza marauigliolà alla nacuif
mia , mi conduco à tacer molte colè ,,le quali mi hanno agramente in tutta quella cpcia
tormentato. Io ho in cafa fatti del mio gli alberi degli Acquauiui,de Monri,de Picco'o-
mini,de Callrioti , & de Milani , & quel chedouea dir prima de i Re. Ho quali finito di
fcriuere tutto quello che à Carrafi , a gli Auali, à Gelualdi , a Zurli , à quei di Bologna, e a
queglidella Leonefla appartiene . Ho molte cole de Ruffi , de Sangri , di quegli. d'Arena,
degli Spinelli , & d'altri molti . Di tutte quelle cofè fo altrui libero dono , ne VPglio che
d'vn puntai di llnnga,come volgarmente li dice, mi riconofcano. Il mandarle a luce non
polloj&i duolmene , ellcndociò légno del mio poco &;debol potere. Mar douendo altri à
ragion contentar(i,che io faccia dal canto mio quel, che io polfo, li priego ardente- C
mente ò a riceuer anchor eglino prontamente, & volentieri quei che con tan
ta prontezza lor profierilco,ò à non mi dar biafimo ne dolerli di iTìC, le-
non potendo,non Ibno da me ilati polli in quella opera, poi che
rimane in loro arbitrio d'accrelcer co nuoua aggiunta que ^
ilo voluine;al qual fine oltre l'altre cagioni, è in gran
parte con ie SS. Volile Illultnlsime llato fatto
quello ragionamento . Di Fiorenza
à xxv.di gennaio dell'anno
MDLXXX.
D
Auuertimenti d'errori notabili .
uftdr.Z^.C. llc»nteJi Caìa"^ aie. Francefco , Jl cuiin a -K'^^Jì farla , mori l'dnno 1 50 1 i 7 J'tfetremlre
tnNap,li. fi chele cofe che fe^umo fuor u l^l^iforifofe futto di lui , fono del Ctnte Huberté
<^mhrofofuo fallitolo . ''':'■ \
i>< r.^<?.z>. l'anno 15^5. '^luol dire 1 5 < 5. ^|,
fc/rf.78. nelfne Olle due i>ri,![o^(jrfo^z^il?ir»o;a^iur,^
t^t'f. 158.C. con due mila (jujttrocenteoncie.rtpon£afi duca'..
^ic.6. D. indi<imnnHltot(m\io. Jiiizìr cofferubre X:.
%Ac.y.. B. domepce. dcmefliche . C.Jì^mi^ltare.fmip'ìtre. Mtrifimlli errori Jì rimettone al^iudi^o dt Ltttiri,
L Ortografia s'ìe I/fata 'Nanamente ptr ejjer da molti "Variamente iffruata.
FAMIGLIENOBILI
FIORENTINE
D I
SCIPIONE AMMIRATO
Parte Prima
he (jHattperleuareogmgara di frsceden{a fono fiate pò sì e in confnfo,
ConlaTauolanel fine.
con LICENZA DE* SFPERlORh ET PRIFILEG IO-
I N F I R E N Z E M. D C xy.
Apprefso GioiUonaco, e Bernardino Giunti,
ìl Compagni.
à\
'^ii'ÌOC; J
oaib
AL SERENÌSSIMO
COSIMO SECONDO
GRAND VGA DI TOSCANA
CLY A R T O E T 0
Mio Signore.
Bèvero cht là grandezza d'vn Principe
Gonfifla non tanto nell'ampiezza del Lo
fninio, & nel numero de Popoli à ghi
comanda, quanto nel fito, & pella no
b;ltà degli Stati, & de Sudditi , à gran
ragione Serenifs. Signore è V, A reputata
vniuerfalmente.non folofra Principi Ìt3«
liiini, njafrà Gkriftiani ancora grande-,
^ fflia^^perchehauendo hauutoda Lio
j fuoi maggiori^ & per confeguenza ella di cornandare à quc^
ftj Prouinciadi Tofcana, non ci èperrona^chcnon conofca,
& che non affermi efservna delle meglio fituate, bi per il cli-
ma, &C perla fortezza,CQme per la fertilità òccommoduà dei
Ivi are, Delle più antiche, delle piti chiare, ^ delle pm iHuflri
delia aobilifsima Italia, haueiido in efla hauuto ficuro ricet-
to, & farro lorrefidenza tutte le Scienze,c5c tutte l'Arrt, delle
quali andogiàfi pomipofaPaltretanto felice, quani'hoggi mi*
(era Grecia, & dou'èftatoiempreinfomma veneraiione,ÓC
ftima la Religione fondàmento,&bafe ficurif^ima d'ogni be-
ne, Qode fi può lafsar gloriare chi chefia d'hauer più gran-
di Stati, & più numero di Città, & di Popolo, perche come
quelli non faranno afsai per paragonar quefti, cosi ne anche
le Città faranno ne più anuchc, né più nobih, ne tanto belle
quanto quelle di V. A.ellendo che la minore antichitta, dc
nobiltà della maggior parre di effe, è l'elIerColonie deKo.m.a-
ni, 6c gU habitaton efiere flati gran tempo non rctti,nè gouer-
^ i nati
lìatìda altri che dal proprio valore^ Et però non cmarauiglia
fehauendo per fi gran numero d' anni faputo comandare, òC
dominare, lappiano anche con tanta facilità,& felicità obbe-
dire a sì ottimi, & fi benigni Principi,che abbcllendo,& arric-
chendo le patrie loro, riconofcono per proprio interefse 1' ac-
tTefcimento delle ricchezze, & degli honori de lor Sudditi.
D' alcune poche famiglie nobili de quali, & in particolare di
quefta uobihfsima Città di Firenze Kegina dell' altre,trattan-
do fi in cjuefto volume, ho douuto credere, che non fia per ef-
fer difcaro à V, A. che efcano fuori lotto il fuo felicifsimo no-
me, fi per vederfi in effe l' azzioni pili chiare d' alcuno di loro,
cScper efier fatica di chi hebbe l'honore d'cfler chiamato à feri*
uer l'Hiftorie Fiorentine da chi V- A.èrecondodinome,ÓC
non punto dirimile nel rcfl:o,Come per efier finite di dar alla
{lampa dal più humile,(Scpiù fedelferuo,cScvafiallo, qual fo-
no IO dell' A Itezza Voftra. Alla quale fé piacerà di comandare
che fi dia a Ila luce la feconda parte dell' Hiftorie, come ne la
f applico, moftrandofene vniuerfalmente tanto defiderio, ve»
dra fempre più con quanto zelo con quanta fede,& co quan-
ta fincerità habbia il vecchio A mmirato feruito à fuoi glorio"
fi Anrecefsori, & quanto fiano veri, & non finti gU honori
che fi danno à Firenze, & à fuoi Stati. Aquali voglia il Signo»
re Dio, come con tutto li cuore ne lo prego, conferuar V. A.
Serenils anche perbenefitio della Chriftianità moltifsimi
anni. Di Firenze à 5. dì Settembre i5i j.
Di V.A. Sercnifs.
yrt.ilifmtt & FtitUfiim9SeT»9,& Véfallo.
Se tpc m Art. miralo,
A LET.
^
^w^mm
A L ETTO RI
"^AJ^^TO s^ ingAnnino coloro ihe affolut emerite drite*
pongono la nobiltà d'^n genti Ihnomo nato iri'vn Regno,
ò in altro Principato à quello d'njna Tiep Mi ca ifactl-
mente in leggendo (]uefto lihro fene accorgeranno.? er'-
checonfiftendola nobili a tn Antichità, (^ f^lendo-
rr, E co fa molto njerifmile, anzj^ fvtde tn tffettOy eh ì
pili facile a. que fi L di KebuhlicaiCheà cantili mcftrare
per m, Ite et a Uftta continuata fticcef sione j e fendo a'utaio maggiormente
dalle fcritture publ'che, com'è qui m Firenzi' ilTriortffa' ^Ja forfè chf
quefii taU fi fondano su e. «< ItttoL che rjauerl ijuelgenttlhHjmo di Signore,
Barone, Conterò Marche/è d ^no òp't'i luo^hi^ D.ue mejueli '!t T\e^ ublica
non^ejgono quefii titoli^ iheJi prima ijidafnoffecioj,) sfanno /limare
flit vnct che vn altro ^ (^ di ^ ; e che / on par lor di nere d hauer a far conto
d* altr t ck e di cjiielli. Ma fé f nguarch r pu ar entro ne. le K epH' lich^gran^
di., com'è fiata quefta di F irer,z.e fi 'vedra che 'U'.a famijia nmie di effa,
non ha mente cantone di e edere ali altra perche fé non. hamra hanHty S/gO'
ri , ò nonfa-À vijfu.'ata/itocatt illerfcamtUe e mt flQ d ordinario ^ (3' e
re efario in vna Corte d --on Re, od' vn Trìr. cìpe gra ■■!&<e , non / e, me:te->ao
ne'le Repuhlicheilconfgiodt Per anaroquefle dtfsa_ ujglianzje di titolp,(^
rnodtdtvmerefercaufadttumuity^ re;4r'Juuont^ hanerahaunto de Confa-
Ltitirt dfgmjittia, de 'Triorr, de Comm'ffarh, cu Duci aelU Guerra ,. di quei
della Balìa, (^fmili offiz. ij, / qu.dt non fon forfè punto tnJer,ori à q/^clliy maf
frne confderandoyiht (jUelSgnore hauera dcomando non affuluiofopragen^
te no:i nobile, doue quclgentilhkomo di ^jRffuùlcafè idon Iha afoli4tG yè aU
manco eompagtìQ^iS hOnfu[[gctto come l'aLro. Undeji^ veclwo ìoenefpefa
darsi àgran Si^noriy(^ Brincipi.il baflone del gencr4l^tQd4lle mani d vn
^entd'jMorro dì Rtpui Lca^ (Sfar fi tutte quelle cofe che vn 7v^, o vn Brtmtps
fard ne fu / S. aii, il che non fi può vedere mvn S ignare .0 Cat^iltere dt ftudo^
'Et fé fi tanto aborrito anticamente nella RepubLca daltrmuerfilè quejio tito^
il di S grìoria,che molte f imitile per efferne ammeffe al gcUirnOy filmarono
'Ucntura ilpolerlo laffare, Nonsoperchthoraper trouarfi fènz^.ne deuano.ef^
fer meno avpre{l(j te, ha uinio per il re fio hauuto parte m vna R epMcat^nta
grande pianto hOijile, r^ tacito putente. Et fé poche famiglie faranno quelle dt
g-iit iLuom.n' diftudoche mojirina tAnfa antichità, come far annotai te Ifno-
h't Fiorentine^ al fu uro pìchifs^me, ne farà ino che p'fftno mojlrare vnacomi'^
nuataf'.ccejsioneui Sigi. oru rifpetto alle guerre, (5. e ami lamenti deilt Statj^
doue nelle nohli di Tiepuhitche nonfajerà mai eia che non vi fa vna ^ò.piii
perfòne , fecondo iLui/*ero degli hu.mim chefaramQ Haa m effe, eh: n-m
ha'h}a^oJut'^,^(pyC'Utogy^d't, tfdegn^ù da poterfi con taZzJom rohili
nfilenderfim^repu. Ma fé cofloro 'uoglion nj /furare la mhil a dalie Si-
griorie, (^ daftudt, che maggior ftcurez^z,^ fi ^uo hanere della nobiltà Fio-
rentmayChe^fuUaLumdiefsh o cacciati tn duerfi tewp dalla propria
patria, fij cosi non fi ntrouando piurifirettifottp Ufeuera legge della Re-
puhlica,dHennerograndh^potenti Signori. Et m Italia ti Regio di
jMapr LJa Lombardi a, (^ q uafi tutte l'altreTromncie cene rendono ficuro
^ chiaro teftimcnio, Et fé nobile è quello che cene fa la Grecia con gli Sta-
ti pcjfedut uidagentilhtiomtnt di quefta Città, nobilf sima farà lati fti-
montar zjideibtll fimo, ^ potentifimo Regno di Francia. Et fi m d-
Her fi parti dì: urcpa la nazione Fiorentina ha po(i'ediao,(<f pofincde Signo-
ne Baronte,Contadi, Marche fatiy^ Ducati, parche anche dre^o del
Mondo non fia niente prmo del [nono, ^S grido della fu^ ^oirtu , &" valore,
fi chefin vna parte di ejfo dal proprio nome d V^ ure'ritmo,non hajdugna^
to di pighare \lfup. Et m ogni tempo , (^ apprefo R -, 'cf Principi grandi
hannofimpre hauuto le prime cariche 0 le prime dcgntt ^' 0 r/de m tfsfino
fi^ati O enerah si di terra, come di Mare, de Maref-iaUt de Gran Sintfial-
chi,deGoHcrnatondi PrOHincie, ^ Caualicri d cgn ordine dtLauaUe-
ria, tHtti tndit < pur troppo certi , fS troppo ficuri , perchi fintifisc il contra-^
no della lor nobdta. / Cardinali, che ha dato quefia qjtrtuo^fijma Città
allaLhiefadt ISiio,fonoAt numero,^ qualtàtali, che non folamente ella
non refta indietro ad alcuna , ma 'và deipari con qualfi 'vcgva altra. Et
gli 'vltimi ducfmmi Povtfici per non dire degli altri ^ erano chtf noi gentil-^
huomim? de quali cerne fi leda 'untuerfalmente la prpidenz.a,0 Ubanti
dell' 'vno, cosi pare impcfibàe d paragonar il <:orxctto che il mondù^t^aMua
fatto de li altro. c^Jla qualfegno^qual marca fi ricerca per efer nob de-, cn^
tnF*rerze ncnfiaì (3' de uè i e mai vifuto con più riguardo dl-a nchur
t}t'( poiché come huommi di fpirito , GT d ingegno cccilier.tifiimo, ncono-
fcendu r> ucllo che e necefarto per efjer nobile, ^ mantenerfita'.e, abbcrre u do
qut li' apparente , ^ pompo fa vanìtà,che lufingheuole ,fefiefànonerje}2'
te p cfitteuole agli altri .hannofimpre in ogni lor penfero,'^ tn ogni loro azr
Zj'one hauuto a mira ad ejjà , talché non fi e mai fent ito njfcir da lor cofia ,
che nobile , grande .,(3" d^gna d'eterna memoria mnjia. Ma nonejjen"
do I unto mia internatone di 'voler tn quefta lettera prouare ia nobiltà Fw
r emina, poiché e pur troppo ma :tfefta, àchi non f l fa off^ufcar gli occhi
dalie tafiont, fi che non potendo vedere lafiua chiare ZjZ.a, j, dol^a ae'.*
l'oggetto quando doureble lamentarf della fina abbarbagliata virtù vi-
fiua; Ve -go a' ejjer entrato troppo auantiy mentre voleuo dire, chefijareU
beio fga . nati coloro che hauefjero opinione d anteporr e vna f^i^% l^^ ^' '^^
gno^ 0 dì Principato a vna di 'Repulltca^ fi pero quella molto aniK^,^S^ quejia
inolio nuoua ne'la'RepHbiica non fuJfc%con la lettura di qucfìo libro--, ^^^ ijuaie
to-i fimara'diglieraperfona^ che trattandofi di famgiie nobili Fiorentine, dont
la nobiltà e ^r^tn^e^ rS numero/a fene jiar.o ftampate fi foche, perche come
la mente acl Signore Scipione fu di fcriuere dt tutte, ^' tutte [i^rmparle , così,
tn procefo di tempo gli accaddero é quelle difficultà che net libro delle ^hCapoi:^
tane, fi che lìraccandori quei taL a chi icccam,fÌ4 molto facile alai mPfegart
atem"
iltempomlt altre fUe opere che fi veggono alla fìamp/iy (f che io ho à penna.
Et Rampato di quefle quando vna, i^ quando vn altra^ €5^ alla ri n fu fa di ma^
no in mano chi prima ne tortchiedeHa^era Fiato queflotthro laper moltt anni
fenXapenfàrcifiptÌ4.Et io che pur mi credeuo d'hauerloa ridurre m mtgltorfor-
9na( intendo quanto al numero delle famiglte^poiche nelreflo non fi farebbero al-
terate/^ pero 'VI fs no quelle dègli^ìht^,& degli /Immamiati non jìmte) dopo
hauer ritardato tanto tempo y (^ fattoci quelle ddigenz^e, che ho flim<ne necefsa-
rie»mifonrefolutopernoh defraudar quei che hanno fatto Ufpefa delle flam-
pCf ejfèndone Bato rtchtefìopmd'vnà uolta,di laffarlo ^vederem quejìa manie-
ra. Sono m que fio volume quelle de Cancellieri,^ degli Amm annali di Fi-
floiajche darannòforfe che dire à chi per ordinano ogni e afa diafajlidiOy per
hauer intitolato il libro Famiglie Fiorentine , mafip&ca cofa non ho voluto che
alteri la prima intenzione dell ^Autore, ^pprefo di me fono difamig Le fini-
te ^^ altre ridotte iti buon termine gli Acciatuolt, ^Limanmpy^ldohrandmiy
'Bandint, del Bene, Boni, B or romei ^ Caualcanli^ Cerretani , folchiy Gu^da-
^nf9Gutcciardmt,<!!Mannetli,'Vùccty%cafòli,^ RucclUi^ delinquali come
ho fin hora ddto copia à quei delle Beffe C afate, che men hanno ricercalo,
così farò di quelle che mi rimangono , (S d'ogn' altra notizia , ò
albero, che hahbia d aLrefamtgley che pur fono in gran nu-
mero, ^ prego ctafcuno a credere che io non defide^
ro che dt compiacere in ciò vmuerfa lenente a
ÌHtù,faptnIotale(fireUatalatfteme
dell' Jutore quando fi mejfe
aquejiatmpre^
A
^liSj *. 5> »S 5: * 5: 51 >5^ <7> » . <« -^i^ i^ «51 j «»
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V- 'f. *•
DELLE FAMIGLIE
NOBILI FIORENTINE
D I SCIPIONE
AMMIRATO
PARTE PRIMA-
LE QVALI PER LEVAR OGNI
gara di precedenza fono ftate pofte in confufo,
& fenza ordine alcuno .
:mv
ALL'ILLVSTl^rSSIMO
ET REVERENDISSIMO
MONSIGNORE
MONSIGNOR F- MICHELE
CARDINALE ALESSANDRINO
SVO SIGNORE.
SCITIONS ^MJifìX^TO.
H^..^»
L ZJefcouddo dt Ftefòle è nella famìglia VUccetaper conce fotone dell 4 fth
^^^^ ^^^^^p^l ce & gloriofa memoria di 'Fio U. 7io di U. S. ll/tt/ìripmaM jualeJJ come
proccuropmpre di honoràr i familiari Cr fermdori fuoi con d'gnuà tsrprs
q^-J~. 4 latureicesì nel medefimo tempo fu Juo lj>eziale penftero diprouuedere à XJe
"^ J po**<*di , proponendo alla cura di cjuelli httommi di merito & di Calore . Sì
WÌ fattamente che quelle ^che fa argomento chianji'tmo dtdajùa hmtàyfìi an^
co fuffcumi[Umo fcgno Cr prona della \ìrtU di coloro , che da lui er-im h*
ni- rati . Scriuendo io duntjue in quefto léro delle famiglie nobili Fiot enti-
ne della famiglia Viacceta ; nella quale il ntreuarfi in due di efftil Ucfcouado di fiefole è come fi è
detto così indizio dalla virtù loro » cerne di quella delfuo heatiftmo zio , non mie paruto fuor dtprcp$
fio di dedicargliele . perche ella , à cui t'hertdità di cotanto nome appar tiene ^fenta rallegrar fi à'h§
nello piacer l'animo^ Vedendo m cot ali fugge t ti rilucere la Ithralità diqueljàmiliimo 'Principe. 'Nel
ijperfòna del quale poliamo con verità Ksrfenza alcun rojjor dire ; cheftverifico la parola del Signo-
re . che ti buono albero fa buoni frutti . Si come buona , & quieta , & tranquilla fu Roma, mentri
ella MJjefotto laptetofjfeuerità del fuo giuf}il?imo imperio . pietoft dico , mentre egli tagliando con
le^gier danno le piccole cattiue barbe nafcenti , non filo vieto , cheptggiori mdUnon andajjer foigen^
do ; ma quello che non vidde ilmonao dopetlnafctmento di Chrifìofu cagione , Sj?aigendo con ìnyghif-
f.ma mano le ricchez^ di Santa Chiefa , delia più, alta & nobilvittona, che mai hauefjero i popoli oc
cidentali riportato dalle nazioni dell'Oriente . .^ojì egli fot to laprofufione ci dimoerò il guadagno; &"
fé vederci fòt to l'a.^ro manto del rigore iineffabil delcezx^ della fuafwgolar clemenza C?" pietà ; ^Sf
ijuello che ancor molto più importa , fé quaft d ciafcuno toccar con mano, come à Vero Xjicario di Chri
pio s'apparteneua , in qualguifa ^rezz^ndo la gloria del mondo ; queda dtl cielo (^ del mondo m v»
medefmo tempo s'acquifìt . Quello è quel zelo lllu.Qriftmo & Keuerendifimo ^cnfgntr mio, che
mi ha mojjo più volte àfùppltcar Jj. S. lUuftnfUm-a à dar fretta , che la vita di lui feruta dal noftro
(fatena [ì paìeft t 0- diafialle Hampe , non potendo per me Vedere qual gicuamentof pojja fj erare ,do
uè altri filmi , poterfi reggere ttndiflinta comunanza del genere humano con imperturbabile p acien-
Zdi\0 la riputazione (ir autorità non poterfi mantenere altroue ^ che appoggiata con l'oro, pouht
ilgittar quejìo nelle guerre e cofa vtile ; Ct- nella pace Ugiuflitia non con tenendo fempre la bilancia
diritta quafì immobile ftatua efèrcita iljuo vficto , la quale dall'altrui maluagità horgiù , C?" hor su ì
Josj>inta , ma con quafì continuo & perpetuo aggiugnimento ofcemamento àfùo fommo potere fi fìu ■
dia, eh e diruta & (guai ft mantenga . J>ii(a io non mi fono accorto mentre fon tirato dall'ardente af
/etto che porto alla reuerenda memoria di si fruttuofo 'Pontefice d'hauer trap affato la mi fura che d
quefìa lettera , & m si fatto luugo (sr fcgaetto fi (onueniua . Facendo dunque fine , refero à ty'. S.
Jlluflrifima pregando dal Sgnor Iddio quella grandezza ts^ felicità , che verni fuo buonferuidor le de
fiderà ;poi che io porre certajferanza , che nt fenz^ gloria di Vio potrebbe fuccedert , nefènzé com-
nnao O" beneficio de virtuoft . ^ X d'ottobre dell anno i 58 ^ . <// Fiorenza ,
^DELLE FAMIGLIE
NOBILI FIORENTINE,
DI SCIPIONE AMMIRATO
Parte Prima .
B DELLA FAMIGLIA DE' CATTANI DA DIACCETO.
I A C C E T O già piccolo caftelletf o ouer tenuta, & hor villa, è vn
luogo in Valdifieue polto in {ìilla llrada , che mena al Cafèntino .
Pelago quindi ad vn miglio difcoilo Coptrada abitata e fecondo i
contadini, i quali dal pendio dell'acqua fi regolano , porto nei Val-
darno di {opra . Da amendue di quelli luoghi eflèndo di elTi Cat-
tani quegli, che hoggi Cattani da Diacceto lì chiamano , furon già
detti Icambieuolmen te hor da Diacceto,& hora da Pelago; fi come
il più delÌQ volte in quelle famiglie è auuenuto, le quali di diuerfi luoghi hanno hauuto Ci'
gnoria, fi come negli Aquini molkammo in quel ramo fpetialmente,onde vlcirono i Mar
C chefi di Quarate . percioche nati eglino da Conti d'Aquino furono dalla fignoria parti-
colare, che hebbero d'Alueto per molti anni d'Alueto chiamati, poi dal dominio,che heb
bero della Grotta Manarda , della Grotta fur detti , fin che di nuouo l'antico & primo co-
gnome d'Aquino ripreléro . Q^erta voce Cattani, che fignifichi dominio,^ fignoria no
credo, che fèn'habbia a dubitare, (è bene io non veggo , onde ella fi venga , veggendofi in
Gio: Villani,Cattani eiler chiamati i Buondelmóti già fignori del cartello di Mótebuono .
& doue parla di Spogna,dice, & era di gétilhuomini chiamati i fignori Cattani di Spegna.
Cosìdice, quando i Fiorentini coperarono il cartello di Montegroflbli in Chianti da cer-
ti Cattani di cui era . Et di Cambiata cartello molto forte in capo del fiume della Marina
verib il Mugello,mortra,che era de Cattani della Contrada, ma meglio che in altro luogo
D apparifce nel penultimo capo del quinto libro, raccontando, come i Fiorentini fecero giù
rare alla rcp.tutto il Contado; che prima la maggior parte il teneano alla (ìgnoriade Con
ti Guidi , & di quelli di Mangone , & di Capraia , & di Cerraldo , & di pi ù Cattani che le
riiauieno occupato per priuilegi,&: tali per forza delli Imperadori. San Tommalò nel li-
bro, che fece del reggimento de' Principi,mortrando querta voce dinotar (ignoria s'inge-
gna di mortrare, onde quell:a voce Ci venga . ma à noi barterà per hora di lapere , che ella
fignoria dinoti , come fa la voce di barone nel regno di Napoli , &c in altri regni; & come
talhor dinotò la voce di Cartaldo, che poi diede ancor ella nome ad vna famiglia; & for-
fè anticamente in Aragona quella delos riccos hombres, hauédo noi in alerò luogo di quc
rta materia abondeuolmente parlato . Di tal lìgnoria de i prefènti Diacceti rtata in que'
£ luoghi rendon piena tertimonianza , non iolo il caflero ouer fortezza di Pelago , la qual
pofl'eggono infino a prefènti tépi,ma le due pieni di S.Cleméte, & di S.Lorenzo antichils.
quella porta à Pelago, & querta à Diaccerò, le quali fon di padronato della detta famiglia.
& oltre vederli in ammendue l'arme de' Diaccen , in quella di fan Lorenzo fòpra la porta
principale della piene vi fono fcritte querte parole GHIACCE T A DON/IVS POS.
Belliflima è la prima memoria, che di coiloro Ci truoua & antica molto , contenendo
fòtto l'anno 1207 alcune donationi,che fi Rinieri figliuolo di Guidalotto da Pelago,& la nwni s.
fùa moglie Romea à Guido Priore della Chiefa,& Monallero di S.Romoaldo,&:di tutto ^"'#^
l'Eremo di Camaldoli fatta à Bardigliene nella corte di Pelago . Dico belliiTima percio-
A 3 che
€ DELLAFAMIGLIA
che olrre il dominioj&: fignori.i,che egli moArci haucr di que luoghi vi fi fa di alcune voci A
inentione da i cuiiod dell'antiquirà, degne da efler cófiderare. Tra le cole donate dice do
naie ( tali ibn le parole itene) quoldam noilros homincs colonos,reIìdentes cuiuscuinq-, (e
xus,&; ccndinonis & pecuiia,&:c. & iegue poi, noAros maliiaderiosde Pclago,&: hmilrac
te ccrra.s.vineasj(BÌaSjCJpàiì9s«duunicata,pQilciiioncs, 6c quel che iegue. che per li nialna-
dierijòc dunicari habbiamo notato,che forlc qucll vltima voce è queIlo,che altri domini-
calia chiamarono,onde la voce del demanio è nata nel regno . Vn'alira donatione C\ ve-
de di colini dell'anno lèguente fatta a Liherto vicario del già detto Guido,per la quale gli
dona l'intero padronato,che egli hauea nelle Chiefè, che ei nomina, di lan Cleméte di Pe
Ja?o,diS. Sa!uadoreàLecciuolo,diS.PierodiCan,diS.BartoIommeodiCaiìelnuouo,del
la picue di S.Bartolommeo di Pomino, S.Margherita à Tofina,& tutta la ragione,ch'egli
hauea ne beni,& pofreifioni a dette Chieiè appartenenti . Non lìamo certi (e da Kinieri,ò B
da alcunofuo fratello nafca il (ccódoGuidaIotrocapodelnolh-oalbero,manó e peròdub
bio per Io (patio dell'etàjche vi corre in mezzo due edere i Guidalotti,&: no vno; non else
do verifimile che Rinien, il qual dona nel 1 1 07 (ia zio di Recco , che li truoua efler viuo
uccco . per turro ì'an.Mo i ? 2 1 . Creilo par che lì habbia per indubitato; li come Barrolommeo
Fontio, il quale Icriirc la vira di Pagolo da Diacceto,& quegli della cafa affermano, che il
primojche in Firenze venifle fuife Recco,hgliuolo diTorre,&del giàdettoGuidalotroni
potè: il quale poilofi ad abitare nella cótrada di S. Iacopo tra i felli nel ielhero di S. Piero
Scheraggio, per quel fclliero véne a confeguire gli honori della icp.il primo dequali, che
apparilca per 1 publici libri d'hauer cófeguito,che à noi fia pale(è,fu l'efler de Signori l'an-
no 1 2 5>4,ncl qaal tépo fu Bonifacio Vlll.creato Pontefice. Fu la feconda volta tratto del
mcdclimo magiihato fan. 1 25*8.1a qual fignoria fi dice hauer dato principio à fondare il q
palagio della rep.& la terza l'anno 1305. Veggonfi di coAui nelle priuate memorie alcune
paincolan Icntturedi cópcre fatte in PeIago,&vna fra l'altre dell'anno 1 5 1 ^.nella quale
dalia (ìgnona entrata à mezzo dicébre.efl^endo Gonf.di giuihtia Betto Rinaldi , Recco in
(ieme con Baldo Vi{domini,& Alderotto Bollichi vengon creati ì rilcuotere vn'impolla
meda per pagare i ; 00 cauallate à xxv fiorini d'oro per cauallata,& Recco fpetialméte vie
ne eietto dcpodrario del comune. Truouah in quello tépo Vguccione della Faggiuola in-
cominciato afarfi grade,a(pirnre all'imperio di Lucca,come pochi dì appreflo felicemente
gli véne farro. Onde cóuenendo àFiorétinillar delli,eranocor(i à far quelli prouediraéti.
Nel medelimo anno a 20 di gennaio, che (ècondo laChiefà viene ad effer l'anno 1 314x0
sì Recco come Mugnaio, ouer xMignaio Tuo tìgliuolo,che per l'vna &; l'altra lettera viene j^
lpeiIils.(critto,confcnano haucr riceuuto da Manettodel Buonodel popolo di S.Fridiano,
(dacollui lì dice eilèr viari i Manetti) fiorini 6"? 4 d'oro del conio,Sc peiò Fiorentino per
dorè di Pia (poià di Mignaio,&: del detto Matietto figliuola. Ad vn di quelli del Buono,{ì
comeài'uo iViecenare intitolò il Bocc.il iìio Ameto. Non veggo icrittura di lui,chepailì
l'anno 1 5 2 i onde io Qv^ conihetro àcredere,che in quell'anno li muoia.Fecefi nondime
no la icpolcura infin dcll'an. \i(jCyìn S.Croce ne chiolhi,come hoggifi vederla quale ièco
do l'anncaièmplicirà non contiene altre parole,che quelle .S. RECCF^ VS TORRES
GVIDALOTTI DE DIACCETO SIBI POSTERISQ^ SVIS POSVIT
ANNO K4 C C X C V I. Rimaièro di lui quattro figliuoli per quel che fi vede,vnafeni
mina detta Franceica maritata àCione Bon(ignore,& tre maichi, Domenico di cui per vn p
cópromeffo appare memoria,Mignaio,<S: Porcello. Di così tatti nomi fur vaghi quegli an
tichijComc (è ha rare altre arri nobili,che in quel tempo (1 llcttero celate,di bellezza di no
i>srceJl» *^' ^^ ^'-'^^^ ancora patito difetto . Fu Porcello de Signori due volte,ranno i 3 3 o,& 5 /.Se
cw./: la terza volta fu creato Gonf.di giuJiiria l'anno 1 341. del quale nel libro nono dell'hiilo-
» rie Fiorentincda me icrirte così mi truouo hauer fatta mentione. Et in prima fu cura di
„ Porcello daDia jccrro nuouo Gonf cóhderando quato imporra alle comunità,& àciaicun
„ Principe di conicruar l'autorità , & riputation loro , che foflè vendicato l'oltraggio.che il
ti Co.nunc hauea nceuuco da GuiJu de Conti Alberti Sig.di i^n Bonello . Quelli cllendo i
di
DE CATTANI DA DIACCETO. 7
A t^ì à dietro A^to citato per vn imeflc) della rep.che doueflè comparire in Firetize, fece orgo »
gliofamente mangiare ai meilb la citarione co tutto il ÌLiggello,& dopo molte villanie det »
toglijclie fé egli, ò altri ardifTe mai capitarui di nuouo , che li farebbe impiccar per la «ola. »
Fu per quello comandato,che l'holle andafle al calk"llo,ii quale nò hauendo riparo s arren »
de lalue le perfone, & in pena dell'orgoglio del Conte fu iubitamente diroccato . altre Ci~ „
mili cofè fi cótengono lòtto il Tuo gonfalonerato. &c m quelli medellmidi truouafi l'eccel-
lentilsimo Poeta Francefco Petrarca chiariflimo lume della Fiorentina gloria, hauer prefò
in Roma la corona dell'alloro . in alcuni Prioriili ho rrouato aggiunta quella pollilla:che
à cóforti del detto Porcello fu Malatella Sig. di Rimino Capitano de Fiorentini d'alcune
oppolìtioni purgatoci! che dice apparire alle riformagioni nel lib; di ser Folco CC.à e. 72.
oc che la città da più Signori molellata creò otto Conellaboli,come nella carta che à quel
;B la fègue , lì vede. Quello è certo in quell'anno Malatella eifere llato creato Capitano gè
nerale de' Fiorentini,e{rendo altre volte però llato lor Capitano. Di Mignaio lùo fratello
apparifcono memorie così di compere anchorda lui fatte in Pelago, come d'altri affari, ne ^*'^^'
quali tutti pare hauer hauuto fortuna,& auuenimenti lòmigliantilsimi al fratello : perciò
che tre volte fu de Signori,& vnaGonfiionierc,&: parimente anchor egli Camarlengo del
la fila rep. Fu de Signori l'annoi 5 ^5 2, nel qualtepoarfè il palagio della lana. Due anni do-
po fu collituito dal comune Camarlengo, & Vociale per far murare, & riparare il callello
del Montealpruno. nella qual memoria , cosi fono lioggi mutati i pregi delle cofè , vedefì
il moggio della calcina non valer più che Iòidi 48 di piccioli . Tornò ad efièr de Signori
nel 5 9, & nel 4^ , & Gonf. di giullitia i primi due meli dell'anno 1 3 5*4 ; benché i publici
Priorilli pigliando l'anno fecondo il colio di Firenze fòtto l'anno i^y^ il ripongano.
C Ma prima effendoll la rep.Fiorentina l'anno i 5 ? 8 infìgnorita di Pefcia, andò Porcello in
nome della repub. a riceuernc il poffeffo . & egli fu il primo Vicario creato di quella terra,
fi come infino a prefènti tempi & l'arme della famiglia , & le parole fòtto di ella polle ne
fanno fede; le quali così dicono. PORCELLO DI RECHO DE CATANI
DA GHIACCETO RICE VETTE PER MAG. COMVNE
DI FIRENZE LA TERRA DI PESCIA L'ANNO 1559, ET FV
PRIMO COMMESSARIO L'ANNO ij^i?. In quello tempo a punto
F. Moriale co audace,& federato ritrouamento diede principio alle compagnie : dalle cui
arme fu per lungo fpatio trauagliata la mifèria Italia,ma nò lenza il degno galligo di fi fa-
gace ritrouatoreral quale quell'anno medehmo a Roma capitando fu per comandamento
Q di Cola di Renzo Tribuno mozza la teila. Truouo fatta mentione,cne Mignaio veggen
do in che pericolofì tempi la fua rep.s'era abattura,conligliò,& ottenne, che neffuno magi
ilrato fòpra loldati deputato, potellè allòldarne di fuor le ciiiquata miglia dalle mure del
la città,elcludendone folo i Perugini per non lì Hdare di gente forelliera ; il che lì allega ef
fèr notato alle nformagioni nel libro di ser Piero fognato F G. a e. 1 1 3 . Appare finalmen
te il filo tellamento efler fatto l'anno 1 5 57 il decimo giorno di maggio; nel quale oltre i
quattro figliuoli,che fono neiralbero,di tre f ùe figliuole lì ragiona, di Francefca moglie di
Bartolo Fagni,di Pera moglie di GiouanniSeiilefani, & d'vna monacarli cui nome fu Li-
fàbetta nel monallero di S.Salueitro. Quello monallero,come Santo Antonino tellifica,
pollo nella via di S.Gallo,fù tolto via da pp.£ugenio,quado fu in Firenze,che pofcia i Pan
P dolfini il loro orto vi fecero; & nondimeno perche del tutto per auuentura il luogo oue la
Chiefàdoueua ellere.non lì profanallè, vi riinafe vn pò d'oratorio, come in vna portetta
in detta facciata dell'orto meffa fi vede,fòpra la quale ila Icritto. Oratoriù iknCti Syluellri.
Fra gli arredi da lui la(ciati,perche quello lìa vn paralello con le giubbe,guainaccie,& im-
beilacchi degli Aquini, falli mentione d'vna cottardita di panno bigio di Frigia, & d'vna
farièttefià , panni per quel che fi vede di dolTo del teilatore. In quello anno ma del mele
di ottobre 1 figliuoli di Mignaio , Giouanni, Piero, & Pagolo fmno il compromeflò della cìeuXm ,
diuifioP-c deirheiedità,&: di altre lor differenze in Recco lor fratellojdoue oltre molti pò- ^T'' ^*
deri;«2^ cafè,che i detti fratelli fra lor li diuidono,non lafciano a dietro il caflèro di Pelago j?«/».
A 4 vltima
zanohl.
^Antonio.
8 DELLAFAMIGLIA
vltima reliquia , &: rellimonio dell'antica fignoria da lor maggiori tenuta in quel luogo . A
Vn'altuo compromeiro appare di tre di quelli fratelli, douendo Piero eller morro,in Bia-
gio di Leone dottor di leggi comune anìico, dell'anno i ^ 6^4. Ma morto ancor Recco (èn
za figliuoli, non rcltò hnalmente rucceffione, che di Giouanni , & di Pagolo. Ne di Gio-
uannijScde Tuoi {ùcceflbri,come che la iua linea ha {penta à di nolh-i,riman appo noi me-
moria molto maggior di quella,che dall'arbore 11 può cóprendere. fé nò che l'anno 1400,
Domenico figliuolo di Recco douendo efler molto ben vecchio,^ Zanobi figliuolo di Pi'
golo (ùo nipote fanno vn cópromellb d'alcune lor occorrenze in Filippo figliuolo di que
ilo Giouanni . Doue quello, che è da conhderare fi è ; che Zanobi h fa nominare Zanobi
di Pa""olo di Mignaio di Recco da Diaccerò , & Domenico fi ta dire, Domenico di Rec-
co da Torre da Pelago . PafTerafli dunque per non perdere inutilmente il tempo in dire ,
il tale nacque del tale,il quale vficio viene dall'arbore adempito, a parlar della fiicccflione B
di Pacolo,che fi chiamò talhora de Cattani da Diacceto , poi che di lui notitia alcuna ol-
tre alle dette non apparifce. Zanobi fu de Signori due volte l'anno 1 5i?6',&: i407,trail
quale fpatio di tempo emancipando il fùo figliuolo Pagolo l'anno 1 40 5 , dice fra l'altre co
le darli vnum palatium,(eu fortelinum cum vna rurri,cum citerna,6c: logia pohtum in cai
Icro fanCli Clcmentis m Pelago. Colini vide alcun tempo in Vdine città del Friuli,doue
hebbe beni, vcggcndofi , che vna cala grande doue (i hceua la Zecca era fìia . Chiamoflì
Zanobi de Cattani da Diacceto fi come il padre. Hebbe due mogli Francelca figliuola di
Iacopo Scafalotto Caualiere d'Auflria, di cui hebbe Pagolo; & Caterina figliuola di Buo-
naccorfo Btrardi,con la quale genero Carlo,& Angelica, a cui lafciò , come per lo fùo te-
Ibmento è manifeflo fatto in Vdmei'anno 141 1 del mele di Giugno, doue fi mori,8oo
Icudi d'oro, eflcndo allhora fanciuUetta, per lo fùo maritaggio . C
2^/ Carlo il Vecchio j (^onf. O* de fuoi/(4Cceffòri ,
REflò pupillo anchor Carlo, il cui ramo efièndofi fj^enro, s'andrà fèguitando per par-
lar nel fine più liberi di coloro : de quali rimane viua adì nollri la fuccefh'ohe. Vifle
Carlo molti anni, pcrciochc apparendo già eller nato d'alcuno anno innanzi all'an-
no 141 ijtruouali andar in vficio infino all'anno 1482. Tre volte fede de Signori l'anno
145 6, il 45 , nel quale fu ancho podtllà di Colle,e'l 47. F^ebbe di molti vfici,&: gouerni,
èc f ecoi.do l'vfo buono,&: antico delle rep.perche haucfle hauuto i maggiori, 1 minori no
Gif prezzò. Fu Podeffàdi Pifàil 5-8. Rifedette l'anno 146"! , ma fecondo noi i primi due q
meli dell'anno 61 Gonf di giufiifia,fotto il cui inagiflrato morì in Firenze l'Arciuefcouo
Bonarli, à cui pofcia fùccedette l'Arciuefcouo Giouanni Neroni. Fu Vicario dd Valdar*
no ( dicefi comunemente quello vficio di S.Giouannij i\66. Capitano della vecchia Cit-
radclia di Pifà il 7 y . della Montagna di Pifloia il jj. & Vicario finalmere di Valdelfà 1*8 2.
Quello vfìcio anchora fi dice per rutti di Cerraldo.callcllo, il cui nome chiarifìimo (òpra
molte città d'Italia refe il puniluno macllro della Tofcana cloquéza Giouanni Boccaccio.
Hebbe egli altresì come il padre due donne, Gmeura Quaratef i,& Antonia Spinelli; Dal-
le quali o dall'vnajò dall'altra,© pur da tuttedue io non so, hebbe oltre 1 mafchi Golfanza
figliuola femmina,maritata àGiouannidaFilicaia. De i due figliuoli mafchi,Antonio Ila
xo de Signori l'anno 1 46'4,& efercitati alcuni vnci fecondo l'vfo de cittadini fi morì, co- n
me ho trouato notato dÀ Giouanni Cambi, l'anno 1 3 2 5-,efIcndo all'età di nouantadue ari
ni peruenuto. Non viene mai la lunga età fcompagnata da vna certa lode d'indullria ; &
come cofà rara , & doue par che la diuina liberalità fi f la compiaciuta, è veramente degna
di riuerenza . Ne è da pallèir con f]lcntio,che haucndo il già detto Cambi con fòllecito llu
dio 1 nomi di tutti coloro notato, i quali vecchi fi erano morti; pochifìimi , & rarilFimi di
molti , che egli va accennando, fi veggono à cotal numero arriuarc . Tra quali morto in
quell'anno medcfimo fu vn certo Giouan Gualberto d'Antonio di Iacopo d'Agnolo flato
già de Signori per la minore l'anno 1 484.& di famiglie conofciucc in tutta la fua età,che
morì
DE CATTANIDADIACCETO. ^
A mori di 77 anni, fòlo rammemora Tegghiaio Buondelmonri,Attauiano A/fouiti,&Gio.
Pagolo Lotti, li quale Ibto de Signori l'anno i4<^5,&Gonf.d]giullitiaili?4rimoriran-
no I 5- 15 di j? 5 anni 3 nel qual anno andana Podeiià a Pilloia . Ne ciò paia detto fuor di
proposto a chi ìcggCy poi che non dee ia nolira penna efière fcarfà à coloro , i quali con la
lunga età per auuentura con la fòbrietà del vJuere acquiihra^fono Ihti quali vn pegno, &
vna Scurezza a! genere humano , che lungamente, le altri non lì da in preda alla libidine,
e alla gola, lì polla ancor viuere. ricordandGmi,che Paolo quarto prendeuagran confòla-
tione,quando ientiua Madama Tua (òreila ellèr viua : la quale di due anni 1 andaua mnazi.
Hora li vecchio Antonio, come che due mogli ancor egli hauuro hauellc,cicè Diamante
Salutati,&: Gineura Martelli, non hebbe più che vn figliuol malchio della prima,dal nome
dellauolo Carlo parimente chiamato;nel quale,hauendo appena confùmato il matrimo- cdrU.
B nio con Lucrctia de Pazzi Tua donna^fi fpenlè la linea d'Antonio . Di quella Lucreria de
Pazzi a Piero Martelli poi maritata nacque fra gli altri figliuoli Braccio Vefcouo della mia
patria huomo per lettcre,per dolcezza di collumi , ma molto più per làntità di vita di re-
uerenda memoria . Carlo li elellè morendo particolar fèpoltura nella Chielà di fin Salua
dorè detta volgarmente di S, Francelco fuor della porta à S. Miniato , oue Paolo, & altri
anchora (1 fono lòtterrati , la qual fèpoltura Bernardo figliuol di Lorenzo fuo cugino car-
nale hebbe poi penfiero di far finire . Onde fon quelle parole polle nella pietra dei mar-
mo in terra, che fa coperchio alla fèpoltura .
CAROLVS CATTANEVS DrACCETVS ANT. FIL. SEP.
HOC SIBI AGNATISQ. FACIVN. MAND. QVOD BERNARDVS LAVR.
CAT. DIAC. PATRVELIS OB PIETATEM ABSOLVIT
IDIBVS SEXTILIS MDXXXIIl.
Dell'altro figliuolo di Carlo detto Bernardo h truoua mentione per trenta anni nelle pu- jjnMrJ»
bliche memorie molto honorata. Fu de Signori l'anno 1475-. il 78 Vicario di Valdinie- **'^'
uole. l'S 7 Podella di Pillola, il 5» j Commellario nella prouincia di Pifà. & poco poi gene
ral Commellario in Callrocaro. ìl^S fu la feconda volta de Signori efièndo Gonf.di giù
llitia Piero Popolefchi . Nel qual tempo fu fatto prigione in Firenze Fra Girolamo Sano
narola da molti riputato per profeta^da altri per fèduttore, da tutti per huomo dotto, elo
quente,&: potentils.per la via della prcdicatione nel gouerno della rep.Fior. Erano allho
ra nella città due fette,!' vna de piagnoni,^ quella era degli amici del frate, &c l'altra dttt^
degli arrabbiati fuoi contrarij . Giouanni Cambi, di cui di lòpra lì parlò, il qual raccolfè
£) molte memorie de fuoi tempi, & fu de piagnoni, dice, che in quella lìgnoria già detta ec-
cetto tre, tutti furono degli arrabbiati, tra quali viene à metter Bernardo : il quale nel me
dèllmo tempo,&: col mcdelimo Gonf fu creato de X. della guerra, chiamati allhora X. di
libertà,^ pace. Et perche era in quel tempo in gran femore la guerra di Pifàjlù Bernardo
da compagni,& colleghi fùoi creato Commeflàrio in quella guerra co apiflìma autorità .
Fu poi l'anno i 502 fatto Capitano di Voltcrra,&eflèndo venuto l'anno 1 5-05 &laguer
ra Pilàna ellère anchora in piede fu à 1 5 di Settébre di quell'anno di nuouo creato Com-
i-nefTario nel campo contra i Pifàni . Hebbe anchor egli non meno del fratello, & de! pa-
dre, & dell'auolo due donne , della Lila Antinora figliuola d'Antonio gli nacquero Fran-
celcojSc Lorenzo ; Di Giouanna Birois di natione Franzefè già moglie di Bernardo Ban-
p dini procreò AlefTandro, & forfè anclior le due femmine.Lifà che fu maritata in cala Daz
zi;& CalTandra moglie di Francefco Sollegni. Francefco figliuol di Bernardo fu buon fi- runcefco
lolbfo,& peroche nel medeflmo tempo viuea Francefco figlino! di Zanobi fòmmo hlofo- fiUfif^.
fo,& molto chiaro,come appreflo lì dirà,il quale dal color,che fòlea vellire,era cognomi-
nato il pagonazzo,queflidaI color nero,cIie egli velliua,Fràcefco il nero fu cognominato.
Della Tita'de Nobili figliuola d'Antonio f ùa moglie hebbe vna figliuola femmina lènza tortT', a
più detta Maria, la quale à Piero Capponi figlino! di Bartolomineo fu maritata . Loren- ^yrli'fa.-t-
zo, & Alelfandro hauendo negli vnichi figliuoli,che elTì hebbero,rinouata la memoria de! ^^^ ^
nome paterno,tutti e due nondimeno i Bernardi séza pollerità fi morirono . 6c così la (ùc mrdi.
ceiììone
IO D E L L A F A M I G L ì A
cedlone del vecchio Carlo fi (penfè , onde di Pagolo fuo fratello ci conuicn di parlare ; di A
cui come fu detto il.Fontio icnfle la vita .
2?/ Td^olo Conte f <T gonfaloniere Jigiuflitia^.
N Acque Paolo l'anno i j^c in kalen di maggioj& cflcndo di anni j? o/ù de Signori.
Quindi incominciando grandemente dalla lua rep.ad ellere adoperaro,noue vol-
te fu à diuerfì Principi mandato ambaiciadore . La prima volta in vna mededma
ambasceria egli hebbe a trattare col Legato del Papa in Bologna, col Cardinal Santacro-
ce , 6c con Niccolò da Elle Alarchelè di Ferrara , da cui ottenne aiuto d'alcun numero di
caualli,& di fanti per la guerra.che s'haueua col Duca di Milano,ìe cui géti elfere iì:ate rot
re dall'elèicito della lega à MaccalojCgli fu il primo, che ne delle auuilo alla rep.có lettere g
de ^ di ottobre alle (ètte horc della notte dell'anno 142 7 di Ferrara. L'anno leguente ià
à Giouanni Sig. di Camerino , il quale hauendo tocco denari da' Fiorentini, bruttamente
s'era col lòldo volto al fauor de' nimici. nel qual anno eflendo venuto il termine di creare
ìi nuouo Gonf. per lo quartiere di Santa Croce per i due mcii di ièttembre , & d'ottobre,
bellillìrao legno dette Paolo della fùa virtù: percioche chiamato in fretta dalla villa (ùa di
Pelago a pigliare il magjltrato, egli fu d'animo tanto libero di ambitione, che nò gii eilèn
do ammclia la icula di non ellc-r nell'età legittima di riceuerlo,conuenne moArare il dì del
la nalcita, Icritta di mano di Zanobi (ùo padre, accioche la Fior.Rep. le in molte cofe in-
feriore alla Romana, almeno m quello non le cedefle di buoni efèmpi . nella quale eletto
L.Quintio dopo li primo conlolato (iibito al fecondo , moikando ciò eller centra le leg-
gi,magnanimamente lo rihurò . A quello vorre' io, che le mie fatiche giouaflero,dico di q
cialcuna famiglia indutantemente parlando , non perche 1 (ùcccflbri de' propi honori Ipo
gliati ,(kin quelli de lor maggiori confidandoli, attendellèro tutto di à dire . 1 miei auo-
]),&, arcauoli le tali cole dilìèro, 6i le corali operarono ; ma perche delle loro buone opere
inhammati, fi vergognaflcio di rimanere lor dietro,& ogni loro ltudio,& induilria impie
gandojò di lècondarli ne laucleuoli tatti, o del tutto d'auanzarli s'ingegnaflero . Nel fine
dell'altro anno fu poi eletto Vicario di Pefcia,douédo prima effere ilaro di S.Gimignanoj
lì come il Fotirio dimcilra . ma noi ieguitiamo l'ordine degli anni,&: ddìc (critrure,che al
la nollra notitia fon peruenutc,doue egli va dietro all'ordine delle colè, & non de' tempi,
come ù^cc Suctonio. Fu aìlhora Pefcia aOaltara da Francefco Sforza co tremila caualli,&
M D. fanti , per la cui venuta e flendohi'elercito de' Fiorentini dall'aHèdio di Lucca ,& di ^^
Montecarlo ritirato à Libiafatra , 11 Ibua in timore di quella terra ; le con hauerli Pagolo
mandato riiifrefcamenti grandiflimi non riiaueflè con macllreuole inganno militare tol-
to l'animo di poterla hauer per affedio ; così dice il Fontio; onde io mi marauiglio,cheda
alcuno Icritrorc fieno fiate fcrirte cofcda quelle molto diuerfè , il quale è da me flato fè-
guitato nelle ime hillone . C^iattro annr dopo i'ambafceria di Camerino , che viene ad
cfler l'anno ; 2 , dice il medefimo autore, egli efière Ilaro madato in Abruzzi,in Calauria,
oc à Napoli,doue confermò gli animi de baroni, nel qual tempo , perche non vediamo co
fa m quei regno,che a tar ciò bi(ogni,& di quefto lettere di Paolo, come dell'altre colè nò
apparifcono,piùtollo ci induce a credere.chefia flato l'anno 54,(ècondoiFiorentini,ma
ne' prnm nuf i dell'anno 5 5",che legni la morte della Reina Giouanna. nel qual tempo per
cfler quel regno per l'incerta fuccefhone de i Re Renato,& Alfonfò tutto commofIò,& in
fattione Aragonefe,& Angioina diuifo,ageuolmenre porca dell'opera de' Fiorentini anti-
chi amici di quel reame hauer di bifogno . Fu di nuouo in quello anno medefìmo forfè
già dall'ambafccna ritornato [atro Vicario di Pefcia, &: quattro anni dopo mandato am-
bafciadore à Perugia : la quale limoflo via il /òfpetto de f uorifciti venne a ritenere nella
fede d'Eugenio : il quale a piito in quel tempo era nella lega de Fiorentini;& de Vehetiani
centra il Duca di Milano flato compiefo . Fu poi creato per i primi due mefì dell'anno
1440 Gont.d» giullina in ili la venuta de tuorufciti inTofcana. I quali ottenuto dal Duca
di
DE CATTANI DA DIACCETO. n
A di Milano Niccolò Piccinino fperauano douer far gran mutatione negli animi de'Fioren
tini per leuare il gouerno di mano di Coiìmo de' Medici ; il quale polb già da loro in pe-
ncolo della vira, era poi della loro cacciata Ibro autore, dd tjuale vlìcio vlcito che egli fu
andò Capitano ad Arezzo fopralhndo tuttauia la guerra col Duca di Milano , onde di lui
vii'accorro fatto fi racconta. percioche fcritto a CommefTari dell'elèrcito , che {ì guardaf.
fero di venire alle mani col Piccinmojfin che certe altre bade di iòldati follerò iòpragiun-
te; & fatte à (òmmo If udio venir quelle lettere in man de' nimici ; fu cagione che il Picci-
nino per non haueie à combattere con maggior numero di genti ^ con dilàuantaggio di
luogo s'azziifFalIè co' Fiorentini , di che lèguì quella memorabil rotta ,, che egli hebbe ad
■ Anghiari. In quello vficio d'Arezzo lì portò egli così egregiamente,che per légno di gra
titudine fi concede à lui, & à difcendenti del fuo corpo il poter portar l'armi di quella co-
tB munita . Fu poi l'anno , che a quello lèguì dal Re Alfonlò di Napoli lòtto la data de 2 ^
di dicembre in Prclèazano creato Conte,& di tutti quelli honori, & priuilegi ornato, che
fogliono elTer gli altri Conti dei regno di Napoli,& da lui nobile, & magnifico chiamato .
A che lèguitò l'ambalceria di Venetia dopo eflèrfi à Ferrara col Marchelè Leonello per or
dine della rep.della morte del Marchefe Niccolò fuo padre condoluto. Di che habbiamo
noi veduto il libro delle proprie lettere di Paolo, doue andato del mele di giugno dell'an-
no 42 continuò per tutto ottobre dell'anno 4 5 fin che Alamanno Saluiati gli lìiccedette.
Nella quale ambalceria ottenne,che il Conte Francelco dalle comuni forze de Venetiani,
&1oro aiutato non perilfe . Appena hauea l'anno finito , elTendo tra quello tempo llato
Podellà à Prato, che di nuouo fu rimandato a Venetia per la ricondotta del Conte Fran-
celco sforza ; il che lènza alcun fallo al ducato di Milano gli aperlè la llrada. Ne mai fer-
C mandofi fu di mano in mano il 4.6 à pp.Eugenio,iI 47.3 Saneli,e il 48 a Niccola V. Pon-
tefice , fi come nel medelimo libro delle fue lettere mandate alla Signoria appare , Ipedito
ambalciadore per importanti faccende della Tua patria . Da quali li graui , & diuerfi ma-
neggi,& pratiche di colè, con diuerfi popoli,& Principi trattate chi non sa, che fi acquilla
prudenza,^ valore ; onde à me pare , che quella iìa vna delle maggiori opere che poflano
fare i Principi,6<: le rep. elfendo in loro arbitrio col molto adoperar i loro baroni e i lor eie
ladini di renderli molto làui , &c molto prudenti. Ma quando egli dall' vltima ambalceria
al lècondo gonfalonerato della Tua patria chiamato, s'alpettaua, che doueflè anco con al-
tre nuoue occalloni alla fiia patria giouare , da infermità in Roma contratta aflalito pole
fine alle continue fatiche, e alla vita, non hauendo anchora della lua età il lèllantefimo an
j) no fornito . Non lòlliene il lungo falcio,che habbiamo alle Ijjalle alle altre attioni lue por
mano, le quali chi ciò defiaflè^ può vedere nel Fontio , tralcorrendo tuttauia la penna , &
l'animo à colè maggiori. Di Tita Acciaiuoli lua donna oltre i figliuoli malchi hebbe due
femmine,Lilà maritata ad Agnolo de Ricalòli figliuol di Bindaccio; & Francelca , la qual
iellata vedoua di Niccolò Caddi hebbe Filippo Rucellai per lècondo manto. Zanobi lùo
figliuolo , percioche gli altri morirono lènza lìiccelfione llato due volte de Signori l'an-
no i4^i>ie il 77 , con Lionarda Venturi lìia moglie figliuola di Francelco generò lènza i
mafchi vna femmina, il cui nome fu Angioletta , maritata prima in cafa Zaccaria , & poi
donna di Antonio Capponi Caualiere à Ipron d'oro .
£ T^el terz3 Tavolo ^ & de/ùoi/ucceffori.
ÌL primo filo figliuolo detto Pagolo fu de Signori l'anno 86" dil mele di luglio, & d'ago
Ilo, che fu conchiulà la pace tra Ferdinando Re di Napoli,& la lega,nella quale inter-
ueniuano i Fiorentini . & così parimente l'anno 5?2 , che fu da confederati mandata
quella lòlenne ambalceria ad Aleflandro V I : la quale de mali , che ad Italia lìiccedettero,
fu principale cagione . Truouo , che quello Paolo andò l'anno 1 4^5^ Capitano d'Arez-
zo^ & in vna Icrittura deiranno,che à quello leguì fotto il dì tredicefimo ai dicébre chia-
mandofi della nobii caia di Pelago , 6c di Diacceto già detta de Cattani dona alla badia di
Val.
Zdnohi.
J!silerto
J-tcrc:i)ìO.
CArnmillo
j-U
T2 DELLAFA MIGLIA
VaIfombroraj&: per Icià Don Biagio del Milanefè General di quellordine tutti i padrona- A
TI 1 quali à lui s'.ippartcneuano . i quali erano la quarrn parte della pieue di fan Lorenzo ì
Diaccerò, la quarta parte della pieue di S. Chimenri a lV-lago,la metà di Santa Maria a Pu
picrliano; la quarta parte della pieue di Santa Maria à Scò. & la metà di due cappelle polle
nella Chielà di Santa Trinità in Firenze. Hebbe (1 come l'auolo donna di cala Acciaiuo-
Ji detta Honelh figliuola di Piero ; la quale fènza i ma(chi , gli fece cinque figliuole fem-
mine, Licnarda, & Antonia, quella ad Anfrione Rucellai,& quella à Mariano dei Palagio
maritara,&; tre monache. Eullochia nelle Murate,Paola nel Paradilo, òl Lodouica in Boi
drone. De i (uoi figliuoli , percioche Ruberto dottor di leggi fu Canonico di duomo , &:
Emilio douette morirli giouanc,toliè lòl moglie Cammillo . QHiclli attendendo in Fian
dra,come i nobili Fiorentini colì:umano,alla mercatura.hebbe per donna ElilàbettaOlies
lager già llata moglie del cópagno,ò maellrOjCon cui la ragione hauea elèrcitata. La qua* B
le ellèndo licchillima, & nobile, parca Urano a parenti, che a perlona forelliera, & nò del
tutto conolciura li folle congiunta. Onde fin che della nobiltà della fcimiglia non fi ren-
derono certi, eflendo alcuni à quello effetto venuti à Firenze , non vilfe egli lenza alcuno
pericolo in ouelle parti, ma giunti a tempo per buona l:ortuna di lui,che lèdeua nel lùpre
mo magillrato della città Gonf. di giullitia il zio di lui Francelto il fìJolbto , faccendo da
CIÒ della nobiltà della famiglia argumento, non che di ciò h contentaflero, ma lieti a cala
tornandone , à gran ventura lei recarono . Rimalero di quello matrimonio Florio ma-
fchio, il quale mentre più che non douea, tarda a menar moglie, li morì , & fpenlelì in lui
quel ramo,eircndo all'età di 4^ anni peruenuto. Et due femmine Lionarda la quale heb-
be tre mariti, due Tedelchi,6c Bernardo Carducci Fiorentino. & Margherita,Ia quale lla-
ra moglie di Galeotto Magalotti, à Giouanni Vanderbugh polcia li rimaritò : il quale era e
non molti anni fono del coniiglio regio in Mjlan^^-
2^j Francefco tlfilofofoy & de fuoi fàcce IJòri ,
Ora all'altro figliuol di Zanobi tornando, il cui nome fu Francelco, dico; che fi co-
me (.hìli vita, che di lui Icriffe Benedetto Varchi tolcanamente , & Fruolino Lapi ■
ni in lingua Latina fi p^uò comprendere , egli nacque il lèdicehmo giorno di no-
uembre dell'anno 1^66. Rur..ilb hinciullo lenza padre,tolle moglie per vbidirealla ma-
die hauendo ;ippena i ^j anni: la quale peixhe gli incominciati lludi non gli unpedillè à Pi
iàmeno,&:c|uclli finiti, & con lèco à Firenze tornatone, fic àMarlilio Ficino accollatoci j)
padre,&; reltitutore della platonica filolofia , è marauigliola cola à dire quanto in quella (ì
profondaife . Onde di iui honorara tellimonianza relè il Ficino nel luo comento lòprail
Parmenide ; air/j fenteiidoli olrrc negli anni , &; alla morte vicino , Iblea à lùoi dilcepoli
dirc,che laf-iaua loro lo icair,bjo,di Francelco intendendo. Et veramente come delia dot
trina, così de coiiumi di Marhlso , Francelco fu fucceffore. percioche prelo à leggere pu-
blicamenre nello lludio Fiorentino con j; 00 fiorini d'oro l'anno dopo la lua morte, quiui
maggiori làlan 1 ifìutando con ogni Ipetie di carità , & di nobile cortefia attelè a mollrar
iarghilhmamente 1 frutti della lua grande dottrina . Er d'ogni elleriore pompa fatto di-
.fprezzarore,non volle mai dottorarli. & benché da molte occupationi così pubiiche, co-
me priuatc rode impedito , non fu però piccolo il numero delle colè, che eglilcrilTe. ^
le quali dal Varchi niente qui di pelo habi.iam tralportate . Vna parafrafi lòpra tutti e
quattro libri dei cielo d'Ariltotile indiritta à pp. Lione . Tre libri intitolati de Pulchro a
Palla, & M. Giouanni Rucellai . Tre libri d'Amore à Bindaccio da Ricaloli . Panegirico
d'Amore a Giouanni Corli e à Palla Rucellai. Vna parahalì lòpra i quattro libri delle Me
reore d'Arillctele,ma i tre virimi non lì ritruouano. Vna parafrafi lòpra gli otto libri del
la ti(ìcad'Ari(lotile,la quale ò non è in piè,ò chi rhà,la tiene guardata perle. Vna parafrafi
lopra la politica di Platone, ma tanto bieue,che fi può chiamare più rollo prefanone,che
alerò. Vna parafrafi lopra il dialogo di Platone chiamato il Teagc, ouero della Sapienza .
Vna
DE CATANI DA DIACCETO.
n
f^ Vna pai afrafi negli amatori di Platone,ouero della, fi/ofòfia. Vn cemento fòpra il libro di
Plotino (icH'eflcnza dell'anima . Vna dichiaranone fòpra quei verli di Boetio , i quali co-
minciano, Tu trìphcis tnediam natitree cunBa mcuemem a Bernardo RucellaJ. alcune prefatio-
ni (opra diucrfe materie i alcune epillole a diuerli amici molto dotte, nelle quali li dichia-
rano aliai dubbi di fìlolòfia . Vn cemento fòpra il conuiuio di Platone a petitione dd Car
dinaie Giulio , che fu poi pp. Clemente . le quali colè IcrilFe fé non con iflile purillìmo &
netto,sì fenza dubbio priuo di quella barbarie,&: rozzezza.che i tìlofòlì di quell'età & mol
ti di querta collumano. le quali llampate prima in Balìlea, poi in Francia più di vna volta
fi fono riikmpate , &: vedeh auanti à quelle opere vna prefatione di Teodoro Zuingero,
nella quale dillelàmente molto commenda la dottrina di Francelco . Si come ne fu anche
fòmmo lodatore il Ficino padre veramente delia platonica fìlolòfia in que tempi,& molti
^ altri celebrati Icrittori. Hora in quanto all'altra vita di lui attiua,per ellèr egli llimato ami
co de Medici fu nel 1 5" i 2 da Pier Sederini, come fòlpetto à quel gouerno,che allhor reg
gena con alcuni altri in palagio follcnuto. Rimefli 1 Medici era airfmp.MafTimiliano fla-
to eletto AmbafciadorCibéche non birognando,non folFe poi flato mandato. Ellendo nel
l'anno i 5 15) lèguita la morte dd Duca Lorenzo de Medicina lui fu commelFo di far l'ora
tione : nella quale per la breuità del tépo hebhe capo di mollrare l'eccellenza del fuo inge
gno . Fu poi hauendo prima molti altri vhci nella città efèrcitato tratto Gonf. per i primi
due mei] dell'anno i 5 2 o il quale vfìcio iodeuolmente portò al fùo fine. Dopo i\ quale ha
uédo lafciato il leggere publicanjente,lungo tépo non foprauilFcjche cllèndo dal termine,
à che tutte le cofe humane corrono, fopragiunto con grandiflìma fìia loda & defìderio di
^ fé à color.che l'amauano il decimo giorno d'aprile dell'anno 1 5 2 2 .di quella vita fi diparti.
Di Lucretia fiia moglie figliuola di Cappone Capponi hebbe tredici figliuoli , de quali fci
fur femmine. Caffandra & Ippolita, quella di Daniello Canigiani,& quella di Carlo Pan-
dolfini iellate vedoucjl'vna à Ruberto Acciaiuoligiadilsimo cittadino,& l'altra à France
{co Lcnzi fi rimaritaiono.Della Fiaraetta fu marito Pier Francefco de Ricci.Dell'altre tre
in diuerfi monafleri rédutefi monache Cecilia fu badefià nel Paradilò,doue Tomaia di Fi-
lippo da Diacceto era già Hata dopo la collituzione di detto monaflerio la terza badeffa .
Fu quello luogo da palazzo ridotto in forma di monallero da Santa Brigida in pallando
di quello paefe à Roma,eflcndo à lei prima flato ecceduto da Capitani di Parte Guelfa.la
qual glonofà sata,come ella flefla teflifica nelle fue ammirabili ieuelationi,hauendo infli-
tuito la fua religione di monalleri doppi cioè di monache & di frati die loro la fìia regola
D dettata & riuelata diuinamente dal Sig Giesù Chrillo noflro Saluadore.I quali monalleri
comeche habbiano gli edifizi contigui, fono nódiineno in guilà le abitazioni fèparate, &:
ferrate,che nò mai le non in cafo d'ellrema neceflità, & ciò verbigratia per amminiilrarc
i làntils.Sagramenti all'inferme, li può dalle llanze de malchi à quelle delle donne pafl'are.
Morì quella benedetta donna l'anno della nollra làlute 1572. chiara oc illudre per molti
miracoli fatti nò meno viiiendo,che dopo la morte. Hora de i figliuoli mafchi i ite vltimi
Simone, Cofimo, & Carlo morirono dando opera àgli iludi ellèiido appena vfciti da gli
anni della fanciullezza. Teodoro morì di peile m Francia clTendo ancor giouane. Pandoì
fo elTendo flato de Signori poco dopo la morte dd padre l'anno i 5- 2 2,& diuenuro giàec
celiente filofofo , fi morì tifico fenja bauer hauuto moglie effendo di 42 .anni «
E
7)1 agnolo XJffcom di P'tefòì^_, ,
AGNOLO prefò l'abito di San Domenico Ielle in giouentù filofòfia tra i fùoi frati ;
da quali conolciuto elFere liuomo di gouerno lèi volte fu fatto Prouinciale, & vna
Vicario generale di tutto l'ordine . ElTendo già prellò all'ottantefimo anno della lua età
hebbe da Pio V.il Velcouato di Fielòle.il quale prelò centra fua voglia quante prima pò
tè in mano dell'ilteflo Pontefice liberamente rinunziò; & morendo in S.Domenicodi Fie
fòlcjQue hauea l'habito prero,volle efFer fèpellito>come per Io fèpolcro di marmo, il quale
B in
SdntA Srt^
Stmtne,
Ctfmt .
Carlo .
Teodor* .
Pandeljèp
i^ DELLAfA MIGLIA
in ftgn.G^igrandilTìmo amore volle haucr comurp con Vincenzio Ercsjlanj Vejxrouodi
Sarno & pòi d'Imola lì potè già veder per molti anni ; haucndo quelli due buoni & San-
ti Vefcoui fatto proponimento in (ègno del grande amore i\^to infra di loro di riposa;- in
fieme in vpa medelima fèpoirura . ma perche l'Ercolano al V^^ouado di Perugia lùa pa-
/cria promoiro,mutaRdo piopofito nella (uà patria & chiefa fece pen(ìerp di effer fèpellito,
Il Velcouo Francelco nipote d'Agnolo che al Velcouado di Fielole al Zip /ucccdette,toI-
^2L via la prima lepoltpra, gliene ha rifatta yp'.altra con quelle parole .
REVERENDISSIMO PATRI
ANGEjLO CATANEO DIACCETIO PATRITIO
FLORENTINO HVIV^S VENERABILJS REJLIG10N]13 AB INEVNTE
ETATE SODALI, IN EA OMNIBVS M VNERfB VS HONORIB VSCLVE
PERFV^NCTO, DEMVM IN EPISCOPVM FESVLANVM MtRITISSIME
ASSVMPTO, IN PQNTiF.ICALl ADMINISTR ATIONE VEB BO £1 EXHM-
■pLO LAVDABILITER VERSATO Rf VERENDISSIMVS D. FRANCISCVs
NEPOS KT IN EPISCOPATI SVCCESSOR CONSCIVS PATRVi
VOLVNTATiS ET PROPENSIONIS IN HaNC SA^IRAM
FAMILIAM GENTILI Dh SE OPTIME M£RIT<)
P O S V 1 T V I X l T A N N O S L X X X I.
OBIIT DIE V. MAH ANJslO
MDLXXIIII,
'^JeI!a facciara;nella più ba0*a partP/Iffllaquaie è pofta quefta nuoua fepo!tura,c dipinta vn
hulorietta di Santo Antonino; il quale di quefto (acro & vcnerabil conuento fu primo fi-
gliuolo,i:iceuendo l'abito dal Beato Gio.Domenico fojid.^tore di quel conuento , & huo-
ìmo per la (ùa (ingoiare (cienza &fantità creato Cardin^Jp & Arciuelcouo di Ragugia.
Il qual Santo Antoni no mollrandod.i ricu(àrrarciue(couadodi Firenze cófcritogli da pp.
Eugenio 1 1 1 1 , (ì come fece; vede(ì ; che il Pontclìce p richie(lo da Paolo da Diaccerò Am
JDalciadpre appo la Santità (uà refidente de Fiorentini , & bifauolo del Ve(cpuo Agnolo.,
perche s'induca à riceuerlp icotpe (1 legge in vna tauolctta di martpp noiia pel/a .detta fac
pata con queilc parole ,
RECVSANDO SANTO ANTONINO L' ARCIVESCOVADO
PAOLO DA DIACCETO AMBASCIADORE RESIDENTE
DI FIRENZE FA INSTANZIA CON LA SANTITÀ
DI PAPA EVGENIO UH. CHE GLIELO
FACCIA ACCETTARE.
Volentieri andiamo di quelle colè facccndo mentione ; perche fi auuczzino le perlòne
pobili con così fatte opere & ornaméti ad honorarc le loro famiglie . Ma a^nc che d'vna
honertidì^Tia lode non defraudiamo il Velcouo Agnolp ; non è da lalciar à dietro ; come
il monalkro di Santa Maria della Neue di Prato ypcchio pel tcpo del Tuo Vclcouado heb
t)e principio; come che in quello del fuo nipote Francesco (] folle poi fatta la prpfcljionc,
(aerate le Vergini,hnito di murare il mpnajilcefo, & fattp tutte l'altre cole pecelTarie per lo
(èruigip & gipriadi DiP..dc(laqugIfondatipnc apparifcp niemoria in vna delle due in(cri
zioni di pietr3,che mettono in me?zo l'aitar magjgiote, (òpra le quali (òno due gr^n^iat-
\r\ì della famiglia Diacccta in quello tenore .
REVEUENPISSIMVS DOMINVS
D. FR. ANGEI.VS CATANA VS DIACCETIVS ORD.
PRED. NOBILIS PATRITIVS FLORENTINVS EPISCOPVS
FESVLARVM CONCESSIT FACVLTATEM ET POTESTATEM
D
EPISCOPATV SVCCESSORES DIE
XXIX. MAH MDLXVII.
Dionigi
DE CATANI DA DIACCETO. i|
A Dionigi fratello del Vcfcouo Agnolo, &c figliuolo parimente di Fr^nccfcp datofi alla mcr •*''X' ^
catura,&m quella lealmente portando^ accjuiilò conueneuoli ricchezze,^ pieno d'anni,
come quelli,chc hauea già finito rottantcrimo,& di figliuoli : percioche di Maria di Mar-
tino Martini Tua donna ne la/ciò vndici,andò à ripoiàrfi nella ièpoltura de (ùoi maggiori;
non quella , che nel principio di quclh narrazione fi diflè , che fé Recco ne chioAn , ma
vn alerà lènza inlcrizione alcuna dentro la Chie(à nìedelìma di Santa Croce. Alcuni anni
innanzi, che egli moriflè , eflèndo da Capitani di parte Guelfa per conto delle ripe 6: car-
bonaie del calvello di Pelago richieilo, dopo vedute le Icritturede Tuoi antichi > dichiara»
rarono l'anno i ^6^ 34 di febbraio,che l'anno i 56^4 viene ad edere, dette ripe ^ carbo»..
naie 3ppartcnerri,&: eflèrfi appartenute al detto Dionigi,& n Tuoi antenati, & no al comu-
ne di Firenze . Et per quello d'ogni molcltia liberandolo dispongono , Se ordinano, che
* fc pur le dette ripe & carbonaie fodero polìe&: fcritrc nel libro di detto mAgirtrato,comc
beni al comune di Firenze af jjcttanti, quindi in ogni modo leuar fi doucflero,& cesi fcn-
za altro fi leuino, & fi cancellino . Egli ncli'vltima lua volontà difpolè j che la detta for-
tezza in nefTun modo da {ùccelTori potefle t (Icie non che alienata , ma ne pure per breuc
tempo a chi che fia conceduta , o allogata , doue tutti gli altri beni , 1 quali non furono
pochi, liberi Ia{ciò a figliuoli, ^ (èi- za alcun pelò, ò fideccmmifllb . Degli vndici figliuoli
le cinque che fur fcmniine tuttv fur maritate. Lucretia ad Aleflàndro Veirazzano, Fiam-
metta à Giouanni Macinghi . Maighcrita,Caflandra,& Gineura a tre Franceichi il primo
Altouiti,il fecondo Centellini,^ il terzo tenzoni dottor di leggi dì chiaro noir.c nella ini
profeflìone,&: del numero de i X L r X. De i fei figliuoli maichi i due primi al fàcerdozio,
Q gli altri due Agnolo Se Giouambanih alla cittadinanza li diedero , de quali l'vltimo con »><f"»^»
rOrtenfia Pecori figliuola di Bernardo s'è accompagnato, i due vltimi Ruberto nella mi- ^1'^,*, .'
lizia degli huomini a'aime Oc Carlo in quella de Caiaaliefi di S^nto Stefano amendue dal c^rU cm.
Gran Duca Cofimo inibtuite fur riceuuti , ^' •^♦•^'Z*^
3?! francefco Vefceut di Fìefèli^ „
IL primo , il quale dal nome dell'auolo Francefco ha norac,fatto canonico di duomo ef-
fendo anchor fanciullo ottenne poi l'anno i 570 da Pio V . il Velcouado di Ficlòle ,
che del fìio zio Agnolo era iiato. Et datoli perche come dal nome,così dall'opere dell'auo
lo non iralignaflc, alle lettere , infino à quelfhora che egli tuttauia v'ue , oltre quelle che
D tuttauia ha alle mani.cjucilc: opere (i truoua hauer fatto & mandato fuori. Vndici home-
lie del Sagramento (opra la fcguenza di eflo Icrittada S.Tommalo , L'Eflamerone diilm*
to in lèi iibri. La vira di Chrillo, la vita della Vergineja vita di S.Domenico cislcun'ope-
ra da perse. Le vite d\. S.Roniolo Vclcouo di Fielòle, & di più altri fanti Velcoui fuoi f ùc-
ceflbri. Vn trattatello dell'autorità del Papa fòpra il Concilio,&: vn trattatello della fùper
dizione dell'arte magica.Oltre quelle opere da fé compoite ha tradotto Sant'Ambruogio
de officiis,il qual cómentò abbraciandoui quali tutta la morale trattazione , Traduflc pa-
rimente del medefimo Santo l'Efàmerone.& di più portò nella fua lingua repiAole,&: Va
geli corrétij& alcune deuotc operette di Lodouico Blofio oltre altre operette alcuna vol-
ta di fèrmoni,e d'orazioni così alla fpicciolata mandate fuori ; tra le quali fon due orazio-
E ni fatte nella fua giouanezza in tempo , che egli tu Confòlo dell'Accademia Fiorentina »
Ma perche ho io tema dintorno i collumi, colà di maggior pregio,che non fono le Icien-
zc iUcflc, di dir il vero . & il dubbio di non eflèrmi appolta macchia di mentire mi fa l'aU
trui merito tacere .'' Non è pur troppo che fi tacciano di molti biafimi,peiche non s'hab-
bia à ingaggiar battaglia col popolo, che ancor delle virtù ci fiabbiamo à fpauentare ì ba-
llerà dunque dire; che degnamente Francefco Diaccerò fia nel Vefcouato di Fiefole à
Braccio Martelli lùcceduto , à cui il Cardinal di Carpi lenti io dire, che nel Vefcouato di
Lecce non harebbe egli voluto fuccedere. Poco innanzi che noi quelle colè fcriueflìmo,
vcggcndo egli i oflà di Santo Akflàndro già Vcfcouo di Fiefole non con quella intera vc-
B 2 nera-
(H*
l<^ D E L L A F A M I G L J A
peiazione cuftoditc , che à sì gloiiofo Tanto & martire fi conqeniua , come (]uelle che in ^
vna calTcrta di legno erano conleruate , le rinchiufe in vn bel (epolccerro di marmo mi-
{chio , adornando la facciata dell'aitar maggiore , oue ellb è rippiio , eli nobile djp;niur,a ,
& pofèui quelle parole. ;.■.■..;;:: .: Mi'r,; *
DIVI ALHXANDRT EPISCOPI FESVLARVM MARTIRISQ^
OSSA HACTENVS IN LIGNEA PORTATILIQ^.
C A P S V L A- H 1 C A S S E R V AT A .
FRANCISCVS CATANEVS DIACCETIVS EIVSDEM SEDIS
A N T I S T E S H O C M A i\ M O R E I N C L V D E N D A • "
CVRAVIT ANNO SALVTIS Mpi-XXX.
iiso^hC' y^^^ quello fànto Ve/couo à tempi di Cleh Re de Longobardi in Italia , & peruenuto a g
[iì.un . pnncipij del regno del Re Autari (uo lìgliuolo andò a trouar quel Principe in lesina ; per.
ihe ne beni df Ha lùa Chiefà , i quali rirrannicamente gli erano iiati vfìirp.^ti , ^uffc rcinre.
grato . Aftcrmaiì , che il Re da vn grande (plcndore , che vide v(cirgli dal vifò , quando
ìa prima volta andò à parlargli,congctfurò doucr Allellandro efler (anto huomo . £t per
ciò fattogli di molti priuilegi &: di molti donatiui tutto contento à adi nel rim?.nd.tu.ì j
quando alfaìito egli in lui pallar il Reno in quel di Bologna da minili ri dd Senatore di Fie
Iole : il quale perauucnturacome vfurpatore di detti beni douea tutto ciò ad onta rccar-
ijj$c da clii nel Reno gittato, venne ad acqniibrla palmadel martirio . Trafpcrtò anche
§.RmA(>. in più nobil luogo il glonoio corpo di San Romolo primo Vefcouoconllifuicouida
San Pietro di ella Città di Fielòle, onde egli è Velcouo ; di cui non farà del rutto fuor del
noiho propodto, fé alcuna cola qui aggiugneremo ; maflìmamente poi che infino :à *^
prelcnti tempi a tutti quelli , che in Firenze , in Fiefole , & in alcune altre città & luoghi
di Tofcana yannoi pigliar la fàlutare acqua del fanto battefìmo , de i nomi che lì fòghori
j'or mtttcre per antica olleruanza della Chnlhana religione, à ciafcuno vicn polìo o. r fe-
condo quello di Romolo . Fu dunque Romolo letterato & nobile cittadino Romano òc
tocco dallo fpirito di Dio fiì nelle primizie della nafcente Cbicfà di molto giouamento al
ritalia, hauendo in quella dall'idolatria conucrtito alla fàntillìma fede di Chiiilo le città
di Sutri, di Volteiia, di Brefcia, & di Bergamo, Se in tutte quelle con chiari , & manifeili
miracoli dato indubitati fegni, lui far opere in vigor di virtù più che naturale & humana,
hauendoinhnoàrefùfcitato morti. Finalmente venutone à Fiefòle.&di efla città creato
Vefcouo traile d'errore innumerabile Ituolo di F:efòlani,inhn che (òtto Nerone crudclif -
(imo pei Icguitator di Chriiliani fu martirizzato . Halli per collante, che elFendo egli per
Ja città ilrafcinato , & di mano in mano ne più frequenti luoghi &: piazze della città con
ferri à ciò atti foratogli il corpo , hauelle in quella afflizione di fpirito chiello da bere ad
vna fanciulla , che attigneua dell'acqua ; & che hauendoglicne quella negata , il pozzo lì
folle di prtiènte conuertito in fàngue . La memoria di quella traflatione è llata pollain
pietra accanto alla porta della Cattedrale dalla parte di fuori con quelle parole .
REVERENDISS. DOMINVS FRANCISCVS CATANEVS DIACCETIV&
DOMINICA III. IVNII MDLXXXIIII. QJVAE INCIDIT XV. KAL IVLII
COKPVS SANCTISSIiMI PATRIS NOSTRI ROMVLI A' BEATISS PETKO
APOSTOLORVM PRINCIPE IN PRAESVLEM FESVLANVM PRIMITVS
ELECTI ET DE ANNO MXXVill. A' WO. ME. lACOBO BA VARIO TVNC
TEMPORIS FbSVLANORVM EPISCOPO TRANSLATVM JX ANTl
Q^VISS. CATHED ALI TVNC AD RADlCEM MONTIS POSITA IN IN.
FERtOREM PARTEM PRAESENTIS BASILICAH, EX QVO ETIAM LOCO
IPSVM MODERNVS ANTISTES EADEM R F LI G lON E D VCT VS REMO
V^T, ET IN SVPERIOREM A VG VSTIOR EMQ,. hlCCLESlAE PARTEM VT
CONiPECTlVS HONORIFICENTIVSQ- HAHERETVR. SVMMA CVM
PEVOTIONE LOCAVir P R AE i E R C A P VT, E E ALTEkVM EX BRACHIIb
(O^k^AE CONcRVIS THECIS ADSERVANDA POP VLOCLVE Cj: R TIS TE m1
pOHiBVS OiTENDENDA SEDVLO' DEPObV'lT. ANNIVERSARIA AVTEM
DIE DOMINICA kEDEVNTE XXXX. DIEKVM INDVLGENTIAM
IN FORMA S.R.E, TEMPLO RELIQViT.
Ma
D
DE CATANI DA DIACCETO: 17
^ Mi di ciò non contenta la pietà dei Vefcouo Fiance/co, veggendo l'antico oratorio di S
Iacopo congiunto al palazzo dei Ve/couado dall'ingiuria dei tempo prellb che guaito, di
nuouo ancor eilb racconciò ; & à beila & honeiU forma nduilè j come per rilcrizione in
ciTa Cappella polta apparilce ,
SACELLVM HOC ANTICLVITVS
AB EPISCOPIS FESVLANIS IN HONoREM DIVI lACOBI
ERECTVM A REVERENDISSIMO DOMINO FRANCISCO CATANFO
DIACCETIO EIVSDEM CATHhDRAE PRESVLE LNSTAVRATVM. ET CVM
SOLITIS INDVLGENTIIS IN ANNOS SINGVLOS ITERaTIS IN '
MEMORIAM EIV'SDHM SANCTISS. APOSTOLI CONSE-
CRATVM FVIT AN. DOM. MDLXXXIU. DIE
VERO XXIX. IVNII.
'" CondulTc ancora innanz.i,come di {opra fi difle il monaflero di Santa Maria della Neue di
Prato vecchio : della origine del qual monallero però Ci è parlato ; percioche egli è maraui
gliolamente per la bantà^óc rcligioiic,&: vane virrù di quelle fante Verginelle à tempi no-
iìn illuiliatoli ; oc à me è accaduto di vedere di moire lettere Icritte loro,oItre da molti al
tri Cardinali,& Prelati da i Cardinali Antonio Carrafa, & Giulio Santoro per dottrina &
per bontà di collumi veri Si chiariflìmi ornam.enti della Chielà di Dio , con le quali aflai
ìpeflò alle diuote , de feruennfsime oiarioni loro con iìngolar aiFetto di chriltiana pietà (1
raccomandano . Ne mi è nafcolìio quanto fieno èie dalla prefènte Gran Duchefla di To-
fcana Bianca Cappella Pi incipelTa di grandillimo valore fauorite. Leggonfi dunque in me
mona di cotal fondatione, &: perlégumento di opera nell'altra ifcrizione quelle parole .
^ POSTaVAM ILLVSTRIS
ET REVERFNDISSiMVS DOMINVS D. FRANCÌSCVS
CATANEVS DIACCETIVS EPibCOPVS FESVLARVM IN HOC
MONASTERIO RECENS tRECTO VIGINTI DVARVM VELVTI PRIMITIAS
DEO OBLATARV.i VIRGIN VM PPOFìTENTIVM VOTA SVSCEPERAT:
DIE XXIX. SEPTEMBRIS A DLXXI. TEMPLVM VETVS HOC DEO DIVAE
MARIAE VIRGINI CVNCTISQ.- SANCTIS SACRAViT ANNO ARORBE
REDEMPTO MDLXXXII. DIE XIII. ^ Ali ELARGIENS IN ElVS
ANNIVERSARIA VISITATIONE Q,VAD RAGINT A
DIEi^VM PERENNEM INDVLGENTIAM.
Ma per tornare onde ci fiamo partiti dico, che il fecondo figliuolo di Dionigi detto dal
nome del zio Pandolfo he bbe il canonicato del fratello ; & come con quello de coilumi pWfnc*
Ddel lèccio fi /poglialie , così alfa Teologia datofi, &l vita honella & da vero reljpiolo me- 7"'" ^^
, r ^ t»- I» ^ I- I ir i- -1 ^ duerno,
nando li moii a intorno 1 età di 40. anni iaiciato di le ottima opinione di coilumi a co-
lóro , i quali il conobbero .
Vi Ldpo,^ defuoijuccejjori ,
E L ramo di Lapo padre di Francefco parlando dico; che Ci come dicemmo del ra-
mo di Giouanni , à poche altre /critrure di loro ò per le piene , ò negli incendi ite
male ci liamo potuti abbattere,che à quelle,che da pubhci priorilli lì lono cauate;
per le quali apparifce de i quattro nipoti del già detto Franceico 1 due cioè il fecondo Fra
cefco,& il fecondo Lapo eìlere flati de Priori. Quellil'anno 1478 nelgonfaloneratodi zapodesi.
5- Paolo Macchiauelli, quando Papa Siilo congiunto col Re Ferdinando mofìe per conto &"Z*' ,
di Lorenzo de Medici guerra alla Republ. la qual eia in lega co 1 Veneziani, & quelli i'8 5 si^wu .
nel gonfalonerato di Lorenzo Carducci ; quando la Republ.hauendo per rifpetto del Du
ca di Ferrara guerra co Veneziani era in lega col Papa, & con Ferdinando . De i figliuoli
di Lapo , & di Taddea degli Albizi ( percioche Francefco d'Agnoletta de Bardi non heb-
be figliuoli mafchi) Giouan Bariila li morì di pelle l'anno 1 5 2 /^ hauendo prima veduto ciò. satì-
l'infelice fine di Iacopo fuo figliuolo. Il quale hauendo per gli fludi delle lettere huraane ^^ •
molta domellichezza con Luigi Alamanni,, & con ZanobiBuondelmonti, i quali contra ^^"^^ '"'
li Cardinal Giulio de Medici,chc fu poi Clemente V 1 Lper diuerf è cagioni haueano con- ,
. . giù-
D
OtééJfdTÌ
il Si^ntri,
réaittJfJ'
eÌ».S4tifi4
Ufh
lo'ftuìe»
fante ii ca
iS D E L L A F A M I G L I A
giurafo , itìcor egli fi lafciò a quella congiura tirare . Ma di Guafpari fratello di Giouan /{
Batiita fu più felice la fucceflioiie. Collui così chiamato dal nome di ducGuafpan auolo
&; ZIO fu de Signori l'anno i 50410 tempo, che la Repjì reggeua Cotto il Gonfalonerato
dj I-'icr Sodcrmi; & di Bartoicmmea Rucellai fua donna fu padre di moiri figliuoli. Van-
rozzo fuo primogenito morì àPifa l'anno i^^j.hauendohauutodue mogli , Marict-
ta Martelli figliuola d'ilarione, della qual procreò vpa figliuola femmina , che fu poi mo-
naca nel monalkro della Crocetta . ^ Gineura Ginori , di cui oltre i mafchi polli nell'al-
bero hcbbe due figliuole femmine refèfi monache ancor elle nel impnaileio già detto . De
j mnkh! tjUjl fanciullo,&: Cjual fènza menar moglie venuti meno, conduflèii in I.Jonc ric-
eo, &: in buona fortuna Giouan Batifb, il guai toUh per moglie Francefca Deloba donna
di (angue Fianzele, di cui lafciatavna fola figliuola femmina è morto pochi mc(Hòro
rtirntc-nacittàdi Lione. Il fecondo figliuolo di Guafjiari dal nome dell'auolo chiamato
Lapo ht bbe tre donne , Con la prima detta Nannina de Ricafoli figliuola di Iacopo pro-
creò Gu^lpan & Lodouico . Della feconda, il cui nome fu Catt rina Peruzzi hebbe vn fì-
gliuol fenza più chiamato Vannozzo ni qual fu tolto dal mondo b.nnbino. Dtll'vltinja
Goitai za Barbadori figliuola d'Ale flandro generò l'altro Vannozzo, PierFrancelco, &
AleflAndro con due figliuole feaimine l' vna monaca , & l'alena moital j faiiciulletca ,
pi Lodoté'ico Conte di cajìtì Vilìdn» .
c
1"^ I tutti cof^oro notabile è rtata,&: è al prefénte la vita,&: la fortuna òì Lodouico, Co-
- ^ ilui cóucnuro partirli di Fioréza per homicidio fatto ancor giouanejì volle in Lio-
ne fecondo il coilumede nobili della fua patria à fèguirc 1 negozi. Dii quali quel,che àra-
riflimi è auuenuto, trahendoogni gioino profitti gràdiflimi,& più l'vn giorno che l'altro
laigpmente fj elidendo , s'ha in vn medelimo tempo molte ricchezze, Se inliememente
{ommi honori , & lemma e hiarezza appreflb la corona di Francia acquiilato . perciocli*
diueiuto per la lua fplendidezza caro ai Re Carlo IX fu da lui primieramente intorno
Tanno joeuero 71 creato fuo Maelkodicafaidcomedalprcfènte ReAirigofùd'intor
no il 75> ouero 80 fatto Gentil'huomo della caiuera. Certa colà ejiauendo nella città d»
Parigi murato vn palazzo più tolto regio, che da piiuato gcntilhuomo.rra la muraglia,5c
Tadornamento di eflb haueiyifpclò la fònima di centocinquanta mila feudi. Ne (i du-
bita più di dugento mila hauerne fpefò nella compera della Contea di Calkl V'illano det-
to da Franzed Ciatteu Villen , luogo pollo nel Ducato di Borgogna copiofo di cacciag'o D
ni, fertile. & di buonillima rendita . Il qual callcllo chiamato prima Cailclgentile dico-
no h^iuer hcoìth di portar la corona fopra lo feudo . Ma limili à quelle , & molto mag-
giori ricchezze (j furo motte volte da moiri ò con infinita fòrdidizza , ò almeno con in-
tollcrabil parhmonia acquiflate. Quello e (ingoiare in Lodouico da Diaccefo,oltrc le rac
contate fpcfè, le quali in fuo prò & bene ficio li fono conuertite , nello fpazio de i cinque
vltimi anni.d'etro i quali egli à quella fortuna montò, in fèruigio & diletto de fuoi amici
& (ignori , & della cafà reale hauerne più di dugento mila altri confumati . Per cotanta
{plendidczza & per altre lue opere egli è in tal grazia d{:\ (ùo principe peruenuto,chc era-
no già pochiflime fcttimanc , che il Re non fene fudè ito con poca compagnia à llarfène
per molte bore del giorno in quello (uo bel palazzo à diporto ; fi come colluraaua di far £
ibuentc ancor la Reina, prefi à marauiglia della incomparabii magnificenza & grandezza
d'animo del Diacceto . Onde volendo cosi il Re come h Reina dar marito ad Anna Ac-
quauiua recata vnica figliuola di Giouan Fiancefco già Duca d'Atri , &: di Cammilla Ca-
racciola figliuola ad Principe di Melfi ; & per ciò chiamata Madama d'Atri , la qual del
continouo nella cafà reale era fiata alleuata , & crelciuta , fra tanti lor caualieri & lignori,
cledtro finaltrente 1! Corte Lodouico . Il che non fcnza grandiflimo piacere de fuoi pa-
renti di N^'^poli è ancor fé guito, hauendo io veduto lettere di Don Marcello Acquauiua
fuccilo dd Tnocipc di Càfèiu 1 & fuo cu^iqq carnale » fcmmaiiicntc di cu&i fatto matru
fiionio
DE CATANI D4 PIACCETO, i^
/ monio rillcgrarfi con fèco. Ne tra rant? o|5§fp dj ?efnpo|-a/? n^agni/ìccnza hapcrp egli ìa
fciato di c(èrcitare quelle dei/a ci^riibana j^k^^^ . perclic /àp^ndo che /e feilc;i o(U del ideato
Romolo primo VcIcouq di F|?lp|5 ?n piy fj^uardcuole luogo porcino i^fC di (fucilo , in
che Ci ntrouauano ; & à ^ìp an^o ipiìlni^fp dal ritfoui^rfi alla cpra di quella chieù propo-
ilo huomo delia ineciefio)?^ fa|iiiglia,ha fatto con bel diiegno ornar di piarmi bianchi l'ai-
tar maggiore , che^ pp|lp nella oarte di fòpra di dctp chiefà ; & iui da quello che e pollo
iòtto la volta d? ?ilp iippetrato.che dette (ante ofla lì trafportino. come dalle parole inta-
gliate nella calla pucr lèpolcrq di marmo milchio , oue elle fon collocate, fi può vedere ^
Le quali Con tali p
SACmS EXVVIIS
« DIVI ROMVtl CLVl CLVM NON
" NVLLARVM ECCt^ESiARVM ET PRAESERTIM
VETVSTAE FESVLAN/\E FVNDAMENTA UCISSET ILLIVS
NASCENTIS INCVNABVLA SVB NERONE
PROPRIO MARTIRIO CON-
SECRA VlT.
LVDOVICVS CATANEVS DIACCETiVS CLARISSIMVS CASTRA-
VILLAE COMES, ET MVNIFICA PIETATE EXCITATVS ET
EO AVIDIVS AD OPVS CAPESSENDVM ANIMATVS, '
Q^VOD EA TEMPESTATE R EVERENOISSIIVIVS
FRANCISCVS iLLlVS GENTILIS EIDEM
CATHEDR \k VIGILANTISSIME
PRAEblD-RET, BVSTVM
EREXiT ANNO SAL.
M.D.LXXXlir.
L'vltimo de figliuoli di Gualpari hebbe nome Benedetto, il qual fu dottor di leggi , ^ ef- ^^'f//'J,
iendo in Napoli conolciuto, lu da Ferrante S^lèucrino Principe di Salerno proppilo a! go /,^, .
ucrno del (uo Ducato di Villaforniolà,che egli hayeua in Ifpagna. Dalla qual cura alla M
patria tornandone à répo, che era accela ia guerra di Siena,fu dal Gran Quca Coiìmo per
luo lèiuizio tenuto alcun tépo in Lucca,oue ilette (in dopo la vittoria hauuta da f ràzc(ì^
& morifli Tanno 1 5 5 i? in buona iìirna del fuo Principe. Di Caterina de Pazj^i fu^ moglie
(brclla di quell' Altonlb ; il quale icriflè per modo (òllazzeuole cotanto copiolàmente con
tra del Varth'inon htbbe figliuoli, bene egli da altra donna ne ialciQ vno : il quale ancpf
cflb/i come il padre alla proteHìone delle leggi fi voliè •
Pj Ti ftlìfpQ di (jiQHami ,
DICEMMO di lòpra per non haucr notizia oltre à quel,che nell'albero appariua,del
ramo di Giouanni non hauer di quc difendenti altra colà potuto Icnuere.ma per
che in tepo,che quelle memorie à fine s'erano condotte, da vn'antico libro iènza li nome
dell'autore, il qua! da Riccaido Riccardi fi lèrba, (i è trouata fatta menzione d» Filippo di
Giouani Diacceto,che farà quello séza alcun fallo di cui di (òpra à c.8.a,{i parlò»mi è paru
to conueneuol colà aggiugnerla à quelio luogo.Et perche potrà per auuétura alcuno trar
diletto di veder lo lille di que (épi, lenza metterui colà alcuna del mio Jn quel modo,che
tal memoria ci è lUta data,così in quefto luogo farà da noi fedelmente ripolta. Dice dun*
que così • Eflendo continpuato la guerra dal ventiduc al ventilètte, per la quale cialtuno >t
E era già itanco lòtto il pelò delle mal conguagliate grauezze, conciolia colà che e potenti *ì
non le voleuano,& per la impotentia e deboli non le poteuano, per così abomineuoli di- 99
(ordini la città era ridotta ? difperara condizione, ma pure la cupidigia de maggiorcti lU» 99
uà pertinace in proièguire le Tue mal djfpolìe voluntadi . & per quelle disfacciate iniqui- »f
tà nuoui parlaméti lì faceua trai popolo, ^ lì diceua. Noi lèminiamo.c patrizi lèi legano, m
& ripongono , ^ cosi le (pelè , & fatiche ibn nolbe , & con quelle parole & molte altre t»
lìmiglieuoli tutto il popolo mprporaua . Et in queiti così fatti compianti fi leup su Filip- ,f
pò da Diacceto huomo di lottile ingegno A molto elperto ragioniere, 1 1 con la penna m ,»
nianp moltrò il rimedio d'hauer diuv i|lèguicando, che à quell'hora iàiebbc conlumato il ^
Tei,
,^ DELLA FAMIGLIA DEGLI ABATI.
lei &: rp.nb, & per così fatto fcaltiimcnto fu fatto il cataro, la doue tutti i patritij hebbo-
no la Toma col (opralello, & fu la iòirma nella prima polla migliaia i^.&c yoo.fìoiini, &C
ognicntuno pagaua. QuciUcosì htta condizione non so iodi(cernere qual fu più da
commendare o la fua giulbzia, ò la Tua fàntità . Ma Francesco della Luna non hauendo di
uozicne ne airvna , r,e all'altra condizione ]a leuò dicendo . O cittadini , che diuario ci è
dagli huomini di reggimento da coloro,che non rhanno,fè non di gouernare altrui,ò d'ef
{ère gouernati, iè noi perdiamo la riputazione da cittadini, à che huopo hamo noi llima-
ti gouernatori , & tllendo noi gouernati da quefto ordine del catalìo ì & per quello mo^
do cauò le faue di mano della Itolta moltitudine facendo vna legge, che comandaua, che
il catallo dorrnifll' per infino à tanto che nuoua legge i| dellaflè . Hor nota che iè Duro-
nio i'ece contro alle malTerizie de conuiti,ne fu punirò da Marc'Antonio,& da Lucio Flac
co Cenfbri; & Francefco della Luna ne fu galligato da Dio & dalla fua fortuna; conciofia
colà che lempre andò di male in peggio,& tu (i gouernato nelle grauczze,che fcmpre poi
lì guardò per debito, & fu nella difgrazia di tutti gli huoniini . Adunque bene dille colui,
che dice, che le maggior vendette lon quelle , che procedono d^ Dio , & però dice il pro-
uerbio . fiedi & gambetta, e vedrai la vendetta, Ellèndo dopo che quelle co fé fcriueuamo
publicato il libro del Verino de illullratione vrbisFlorenti^j non ci èparuto di tacere
quello, che egli di quella famiglia lalciò tra iùoi verfi notato .
'Nec non infgnU generojo e finitime crrtct^
CjUccctx felag\q\ domitSt cafìflla^ tot tfrcfS
Exkibuit Tfifcupdtribta , ^ueis 'Pt/cia eapt^
Inclita teflantitr lydìj monumenta leonii,
B
1
PELEA FAMIGLIA DEGLI ABATI.
».M/>.I08,
i,(«f. I oy.
h. Uh. S.f.
38.
k Ci 6.4(1
L I Abati , dice Ricordano Malefjìini , che furono aflai antichi mercatan-
ti , & riccl:ii & poflènti ^ , 6c che hebbero già le loro abitazioni prelTo Or-
to San Michele & Calimara '' . Sono da lui polli tra il numero di coloro,
1 quali già hebbero tori i , tenute , 6: callella *" . Nella diuilìone delh città
fatta per la morte di M. Buondelmonte s'accollarono alla fazion Ghibel-
ina '^, per cagion della qual fazione la prima battitura che egli hebbero fu l'anno 12^8
quando per fodducimento di Manfredi Redi Napoli (1 congiurarono con gli Vbertiper q
mutar lo llato di quella città . Onde vna parte di quella famiglia fu collretta partirli di
Firenze ' . Diuenne poi odioiò il nome loro per l'atro vfato da Bocca Abati nella rotta
di Montcaperti *. Con tutto ciò recarono molti di loro nella città , onde quando l'anno
12 84 s'attacco quel gran fuoco in Firenze, (1 racconta in Orto San Michele ellcruiarfe
le cale degli Abati s. Anzi per quel che narra Giouan Villani egli (ì trouauano anchor
grandi & poflenti l'anno 1 3 00. '^ & eranne parte Guelfi , & parte Ghibellini . Nondime-
no nella diuiIìone de Cerchi , & de Poniti j che quelli fuionp capi della fazion Ncra,&
quelli della Bianca,tutti gli Abati (èguirono i Cerchi,che voleg dire il medelìmo che Ghi-
bellini . Per quella cagione iui à due anni preualcndo in Firenze la parte Nera, fur mcllc
le mani addolFo à molti de Bianchi à quali fu mozzo il capo . Et volendo il medefimo £
far de gli Abati ; dice il Villani , che eglino fen tendo ciò fi fuggirono , & partirond di Fi-
renze & mai più non ne furono cittadini ' . Il che auuenne l'anno 1522 , & perquei^Q
Dante ^ , il qua! morì l'anno 1322 dilTe colloro à fuoi tempi eflèr disfatti .
0 juaìi \iM (jue , che fon disfatti
. "^ 'Per lorfùperlpia , & le palle dell'oro
f torta » Fiorenza in t tétti ifuoi gran fatti . '
AL-
xt
A L B I Z I
ET
ALESSANDRI
ALBERO
34
^^^::..
DELLA
*y
DELLA FAMIGLIA DEGLI ALBIZI.
A nobiltà ciuile fc bene non ha baronaggi è capace di grandiilìmi
honori . percioche e(èrcitando i fupremi magiitrari della (aa pa-
tria, viene (pedo a comandare à capitani d'elcrciti, &ellailelìa
per iè ò in inare,ò in terra molte volte i fùpremi carichi adopera ,
Di che non iltimo, che faccia di mertiere addurre altre pruoue od
efèmpi. Et tale è la Fiorentina nobiltà: la quale così in tempi del
la Rep.come del Principato ha (cmpre hauuto i primi honori non
meno della città, che di tutto il Tuo ibtOjil quale per la ricchezza,
B per la bontà,& ampiezza del paefè è hoggi in vero più (bmigliante à regno , che à princi-
pato di minor titolo. Ma chi riguarda anco più in su , non trouerrà ellèr mancati i baro-
naggi nell'antiche famiglie , come il Mafefpini, & il Villani raccontano . Imperoche de i
Buondelmonti, & i Ricafoli, & gli Vbaldini, & i Pazzi, & i Buonaguifi , & altri molti fur
(ignori di cartella . Hebbero anchora molte di efle particolari honori,che fono grande ar
gomento di nobiltà j come fu , che i Lamberti, & i Soldanieri àcauallo (ì fèppelliHero ;
che i Mazzinghi h.ìueflero due bracchctti &: vno iparuiere ogn'anno per tributo dal co-
mune di Pillola ; Che in vna loggia degli Alllèi qualunque ricouerar vi pote{re,che a giù
ftitia folTe menato, s'intcndeile toilo eilèr (àluo &c altri . Ma l'antiquità (òpratutto mem
bro principaliffimo &qua(ì bafè , oc fondamento della nobiltà ha gran parte lenza alcun
C fallo nelle famiglie nobili Fiorentine . nercioche hauendo quella città più antichi Icritto-
ri dopo la caduta del Romano imperio , che qualunque altra città d'Itaiia,& clTendo que-
gli itati molto diligenti intorno la notitia delle famiglie , vengono quegli , che fon
nobili ad efler prima mentionati , che gli altri dell'altre città d'Italia non fono . Onde e'
non riman dubbio alcuno , che in Firenze non Ila come in qual fi voglia altra città d'Ita-
lia buona & antica nobiltà . Et per ciò io ilimo , che non farà colà ilconueneuole di trat
tar d'alcuna di elTe , sì perche la dignità del lòggetto è tale, che porta il pregio il parlariie,
& lì perche à chi folle auuenuto di hauer letto delle famiglie de lignori , & baroni , rechi
quelta diueriìtà nuouo diletto veggendo i modi , &: i collumi de' cittadini , & le lor mag-
gioranze,& honori . Nella qual colà tenendo lo ftile, che in quelle di Napoli già fecijcioè
j3 di Icriuere i n confufo , & lènza ordine di precedenza di quelle , che prima innanzi mi oc-
corrono,ò che prima alle loro Icritture io mi fia abattuto,ò perche prima i loro alberi fie-
no Aati intagliati, darò con la famiglia degli Albizi à quello volume principio .
Credefi elfer quella famiglia venuta in Tolcana nella palfata d'Ottone ì i I. Imp. & in
vn tratto ò in qualche fpatio di tempo elTerll fparta non lòlo in Arezzo & in Oruieto, ma
per molti altri luoghi di quella prouincia . In quello conlentono tutti gli fcrittori,i quali
delle cofe di Firenze han fatto mentione così antichi , come moderni, elia effer venuta in
Firenze d'Arezzo, come che rimanga qualche difficoltà del tempo, ne interamente li pof
fa difcernere, fé vn folo ò più perfòne,& le coftoro in vna,ò in più volte veniflero. Il qual
dubbio oltre il tener fòfpefi quelli llefìTi della famiglia è anchor accrelciuto dalle parole di
£ Melchionne Stefani antico lcrittorFiorentino.il quale degli Albizi parlàdo dice,che ad vn
tépo non fu fua venuta. Dicono per quello alcuni,il primiero che venne in Firenze elTere
{lato Ramondino caualiere & cap del nollro albero: il quale pollofi ad abitare in Borgo
San Iacopo, quindi di nuouo folle ritornato in Arezzo , onde la feconda volta per cagion
delle parti cacciato,da capo foffe venuto in Firenze, & dopo hauer per qualche tempo ht
to abitatione fuori alla porta alla Croce, lìnalmete fi foffe pollo in porta San Piero,&: che
dal fuo figliuolo, il cui nome fu Monaco, lafciato l'arme & il cognome degli Albizi, li fof
fèr pofcia detti i Malmonaci , infin che Albizo nipote di Monaco l'antica arme , & calato
riprendendo nonhauelfe con maggior fortuna dato origine àgli Albizi Fiorentini, da
quali coli nobile & principal cotrada fu per l'auuenire & è tuttauia infino à prelenti tem-
pi il Borgo degli Albizi cognominata. Altri niegano Ramondino la feconda volta in Fi-
C j renze
imo cj.-
unUen .
filici.
16
DELLA FAMIGLIA
Vtinnt.
sartolt
cherarJ»
y bertinD
y ffcuuo
il ftfifi'i
renze efTer ritorn.iro;&: affermano il nome di Malmonaco cfleie ilaro prc/ó in Arezzo,ouc
impoicau.i.ibbandoniirquel nome odiolò alle parti, per conto del eguale erano ibti cac^
ciati . Ma che è ben vero , da Albizo finalmente di Ramondino pronipote venuto in Fi-
renze tutti gli altri Albizi eilèr proceduti . In qualunque modo quella cofàli iBa, non ri-
man dubbio, gii Albizi ellerci venuti d'Arezzo . Et d'Albizo cosi per publiche,come per
priuatc Icritture è il nome aliai chiaro , imperoche egli lì truoua elicere in Firenze l'anno
1 z6o. molto agiatode beni della fortuna, abitarnel borgo, che fu poi detto degli Albi-
zi in buona calà,hauer molti beni fuor alla porta alla Croce,& elTer ricco di dinari. Le qua
il cole oltre che inuelligarono con gran diligenza Luca figliuolo di Malo, & Giouanni fi-
gliuolo di Francelco huomini di quella famiglia, i quali già lèttanta anni lòno,viueuano,
apparilcono ancor manifelkmente da figliuoli del già detto Albizo : i quali poco dopo le
memorie fatte del padre viuendo , fi trouano&: ricchi ellere flati & honorati molto nella
città . Ma noi fecondo il nollro collume lèguitando à parlar del ramo di cialcuno per fug
gir confufionc, ragioneremo primieramente di quello di Benintendi , non perche egli fof
le primo figliuolo d'Albizo , che anzi fu i'vltimo , ma per isbrigarci più tolto d'vn ramo ,
che prello lì fpegne .
T>i 'Benintendi t (s^fttcijucceljori ,
DE figliuoli di Benintendi Vanni, il quale fu l'vltimo fu quattro volte de Priori dal-
l'anno I ; o 5-. inhno al 5 o. & mancò la fùa linea ne nipoti . Bartolo , il quale fu il
terzo hebbe d'vna età più lunga la lùccellìone . La lepoltura di quelli figliuoli di
Benintendi è in San Piero Maggiore, oue fon quafì tutti quelli della famiglia lèppelliti,6c
quiui lòtto il coro delle monache è vna pietra in terra quali fitta nel muro , oue benché
l'arme lien prcflo che guafle dal tempo lì veggon quelle parole . SEPVLCHRVM
FILIORVM BENINTENDI DE ALBIZIS. Venne meno la fucceflìo-
ne di Bartolo in Gherardo, & Vbertino fùoi nipoti, il primo mortoli giouane fenza hauer
prclò moglie, & l'altro Velcouo di Pillola . Fu primieramente Vbertino frate di S. Do-
menico,& cre.uo Velcouo tenne,per relatione de preti,diciotto anni il Vefcouado di quel
la città . Fu in que tempi riputato per huomo di molte letrere,& infino a quelli di vede-
fi nella libbreria di Santa Maria Nouella vn lùo commento fppra i due libri della metafili-
ca d'Ariflotele. Scnflè molte altre cofè,& alcuni afiermano hauere veduto alcune lue que
filoni teologiche fòpra le fèntenze . Lafciò molti paramenti & argenti alla fua Chiefà, &
fabricouuilafàgreflia, oue fi veggono l'armi della famiglia , &; morendo fu feppellito
nella nane nel mezzo del duomo , come fi vede in quella pietra di marmo, oue egli è
fcolpito in abito di frate . Ho veduto Icritture venute à quello effetto di Pifloia per le
quali appanfcc , come nella già detta fàgrellia egli fondò due benefici Tvno (òtto il titolo
di S. lommafo d'Aquino, & l'altro di S. Pietro Martire,à quali aflègnò per dote 88 ^^ fio-
rini d'oro, che hauea mcfli in Firenze fui monte della prellanza,onde fi cauaua ogni anno
fiorini ^ ; , i quali benefici hauendo egli conferito l'anno 14 5 4 nel qual fi morì , ne lafciò
&: coilituì padroni per la metà [\ capitolo de Canonici di quella Chiefà,& per l'altra metà
Rinaldo degli Albizi il caualiere, & dopo lui il primogenito de fuoi difcendcnti in perpe-
tuo . Ma come la bifògna fia proceduta , i frutti fi fono fìnarriti,celebranfi nondimeno le
felliuità d'amendue 1 Santi nella detta cappella lènza mancamento veruno.
Vi Compagno, & fuoi fucceljori ,
DI Compagno primo figliuolo d'Albizo dura la fucceflione infino à prefenti di . Fu
egli il primo de Priori della fìia famiglia, anzi de pruni quali di tutti gli altri, che fi
creaffero,peiciochc fu tratto la quinta volta,che tal magillrato fi creò l'anno 1285
da I j di febbraio à 1 y d'aprile. Nel tépo del qual magillrato effendo il Re Carlo primo
ve-
B
D
DEGLI ALBIZI.
27
A venuto in Firenze, fu da quella (ìgnoiia riceuuto con molto fplendore . Fu de Priori vn*
altra volta l'anno 1 2 8 5-, & di lui nacquero quattro figliuoli, del primo del quale la {ùccef
iione non paGò la terza generatione. il fecondo & terzo non hcbbeio tìgliuoli. Ricco , il
quale fu l'vltimo, fu cinque volte de Signori. La prima con Dino Cópagni terzo Gonf.di
giullitia l'anno i 2^?.&rvltiinacolGonf.IacopoMaihl)) l'anno 1515- De iùoi figlino
il chiaro fu il nome di Taddeo . Quelti hi Commellàrio di quel grand'elèrcito , il quale
fu fconlìtto da Callruccio a Fucecchio l'anno i 5 2 8, & làluolli con la periona del Princi-
pe Carlo in Empoli ; così è narrato da alcuno nella vira di Caihuccio ; ma io temo , che
egli ifcambi il tempo, la perfòna, &c il luogo: percioche nella rotta, che hebbero i Fioren-
tini grande da Calìruccio non interuenne il Principe Carlo, ò Duca , che egli li debba dir
B di Calauria, & quella tu riceuuta ad Altopafcio , & non à Fucecchio , & l'anno i ^ 2 5- , &
non 1328. Hebbe Taddeo tra gli altri figliuoli Francelchino non Colo amico del Petrar-
ca,ma il quale (crilTe anchor egli poefie , & trouanfi hoggi di Campate delle fìie compoiì-
rioni. Mori intorno l'anno i 5 5-0. Onde il Pet.come di perfòna morta difìe ne' Trionfi .
Sennuccio &• francefchin , chefur sì humani . & nel Sonetto , oue della morte di Sennuccio
famentione, priega il detto Sennuccio, che fra gli altri, giunto che farà in cielo, fàluti
Francefchino .
J)r{a ben t'tprìego, ch'aUd terzd sfera
(^uitton [aiuti & mefjer Cino <& Vante ,
francefchin nofiro, ^ tutta (j^ueilafchierau ,
\j
Ricciardo figliuolo di Francefchino ( quel che è flato infino à quelVhora a tutta la fa-
miglia celato ) fu poeta anchor egli , fi come in vn libro di rime appreffo Riccardo Ric-
cardi fi è ritrouato . Veggonfi di lui fii Canzoni , &: due Sonetti . rime fé fi confiderà il
tempo , nel quale egli fenile , da non cfTere punto difprezzate . L'vna delle quali Can-
zoni , che incomincia . h ^eggo ìaffo con armata mano è aliai bella . Scrifle anchor vedi ,
come nell'allegato libro fi \q^^<ì , Frnncefchino figliuolo di Ricciardo, il quale, non fi ha-
uendo prima di lui hauuta mentione , non è pollo nell'albero . Appanicono di collui
non pili che due ballate/ vna che incomincia . 3enfò che pare il mìo lieue cor,t^^io & l'altra
S'io mi pur taccio, & non dimoflro comc_j . Che fi vede , che hanno in le fpiriro poetico , 6c
£) quafi riceuuto per heredità di mano m mano dal padre , & dall'auolo, come ne' tempi più
frefchi fi viddc ne due Strozzi padre & figliuolo , & molto prima ma in materia d'hilto-
ria ne tre Villani , Giouanni , Matteo , & Filippo , quelli figliuol di Matteo,& elsi lor due
fratelli . Quello ramo, il quale era per ifpegnerf 1 , fi riparò finalmente in Martco proni-
pote di Ricco , di cui f ur nipoti Banco , & Matteo . Banco fu creato della balia dopo la
ritornata de' Medici del i 5 5 o . & tra per la fua indullria , & per lo parentado , che il fra-
tello hauea con quella famiglia per conto della moglie , la qual era de Tornabuoni,fù mol
to caro à Lione . fi come fu & a Lione , & a Clemente Andrea figliuol di Matteo . F^o
di collui veduto io due breui di Clemente indiritti , oue il nomina fuo parente , ne qua-
li gli da due volte il gouerno d'Oruieto , & la guardia di quella fortezza lòtto il ter-
£ zo anno del fìio ponteficato . Leggonfi due priuilegi di Luigi X H . l'anno 1 5- 1 5 . & di
Madama la Reggente Duchefla d'Angolera l'anno 1 5" i y > che concedono ad Andrea di
potere a guifà de naturali di Francia fucc edere a tutti gli honori, & dignità di quel regno .
Rimane hoggi di quello ceppo oltre i difccndenti d'Andrea , i quali fanno llanza in Or-
uieto , Matteo in Firenze nipote del detto Andrea dal lato del fìio fratello Francefco .
Quelli è Caualiere d' Santo Stefano, & per vn certo occulto fito della fua linea è vfo an-
chor'egli à fcriuer di moke piaceuolczze in verfi . Collretto à menar moglie per la mor-
te d'Antonio fuo fiat jllo lènza figliuoli, ha di prefènte tolto la Liiabctta degli Strozzi
giouene bella, 6c di nobili collumi .
Sieco.
Txdde»
Commef-
fario.
rrancf-
fchtnavoe
Kiccuri»
fueu .
Franct'
Jchmopee
Matteo.
£anco.
Mattea,
lenirti
Gouerna,'
tare d'Or-
uieCii.
Matte»
Caua.li e, e
</t Santo
Stefa/,0,
C 4
2?i
28 DELLAFA MIGLIA
A
Z>i Landò, & della fucce^wne di (^lano \no defuoiJì^liHoh .
FOrtunatilTimafu b (ùcccfsione di Landò ; percioche hauendo generato fèi figliuoli
malchijdi queiii nacquero moiri alrn figliuoli . Onde non e marauiglia le in vn go-
uemo populare crebbe poi quella famiglia in tanta potenza, & riputatione. Fu Lan-
dò ricco , &C molto llimaro cittadino , come tur gli alrn hatelli . Godè il fupremo magi-
Ihato de Signori l'anno i 2^8. Fondò &; dotò l'anno 1 5 00 la cappella di S.Niccolo,che
e la più antica di S. Piero Maggiore , come le parole , che ion lotto l'altare dimolhano .
Le monache vi fanno ogn'anno la teiliuità di quel Santo , & fono tenute così nella cele-
bratione del diuino vhcio , come nella proccliione , che apprello coikima di f:arli,di dare '^
a cialcuno della tarniglia vna talcola bianca , Se da delìnare a tutto il clero , che in quella
mattina per br detta celcbration li raguna . Qiial cagione a ciò tare il tondator (1 mo-
uelle , volle, che per cenlùale ricogninone fuflero per cialcun'anno in detta teiliuità pre-
(cnrare due tinche in gelatina al più antico della famiglia con lètte mandorle monde per
ciaituna. Et che nel cominciarli il vangelo xvi talcole s'accendellcro lopra due candellie-
ri tuori della cappella , oue lono alcune (ante reliquie , che per memoria delle monache (1
raccoiita hauer Landò recare da Gierulalem. Qtielle dicono oltre alcune cole di S. Nic-
colo eficre vna Ipina della corona di N. S. Anzi aiiermano l'hiitoria di quello fatto , ciò è
incheguila furono le dette reliquie hauute& in Firenze códotte, elTer dipinta nella detta
caDpc!ia,comechc per la lunghezza del tempo poco ò nulla di tal dipintura lì vegga. Mo- C
o.dM . j.] pQJ j_;|j-,do l'anno i ; o i à 1 4 d'rigoilo , il che li tioua notato di mano di Giano lùo tì-
giiuolo. Il quale l'anno i ^ i o ne lòlpetri delI'imp.Arrigo fu creato CómelTario alle mura.
Dicianncue anni dipoi come appariice nel libro delle ritormagioni fu anco eletto paciaro
col Conte Guido da Battifoiìe. Per quelle, che alla nollra notiria è peruenuto non palsò
la lua linea \q Ipario della terza età, Ipenrali in Agnolo & in Antonio , quelli nato di Lan-
dò, & quelli d'/^gnolo del detto Giano figliuoli .
2^/ 7'ao-no, &" fùot fucceffor't ,
■pk Agno figliuolo di Landò 'ìlxàz Signori l'anno 1 ; i ^ . lì come Tuo figliuolo Vberto D
\'To'^di 1 ^"^ "^'^'^ guerra d'Otto Vilconti creato a ditela della città Capitano di popolo l'an-
Pfdo . no { ^ 1 6. Di ciò fa mentione lo Stefani , dal quale aurore molte colè vtili intorno
gli accidenti della Kepubl. habbiamo cauato . Di che lènza il lùo aiuto lì làrebbe Ifato
. in Uioita ole unta . Fu Gonf di giuititia vn pronipote di Pagno, come nell'albero li vede
c--':faidt ^''^^'' -^ ' 4 ? 7 detto Niccolo,lotto il cui magillrato 1 Fiorentini tollero à Lucchelì il calkl
^ii:jhna . lo diGhiuizzano , come nel 2 i Iib. delle noihe hillorie habbiamo notato . Tre età dopo
d'Antonio nipote di Giouanni fratello del Gòfalonieie, &c di Lucretia Morelli nacque fra
gii altri figliuoli Luca degli Albizihuomo di chiara fede, &: il quale dopo molte peregri-
nationi Òl viaggi fatti m Leuante, 6l nelle parti di Soria,&: dopo vna lunga Ibnza fatta in
Vmegia , riuotroirnella patria fu dal gran Duca Cofìmo riceuuro nel numero de i XLIIX. £
&:hauuiOilgouernodi Pila, & di Piitoia ha quegli vfici elèrcirato con moltalùalode.
Antonio ^''^^^ '^' coilui piu figliuoli , Antonio fra gli altri , il quale è bora Cameriere del Cardinale
d'Auifna Andrea, da Iperanza per molte lue qualità & di lettere,&: di collumi d'hauer ad
ellèr non piccolo ornamento della patria,&: della famiglia. Ne Ruberto luo fratello è pri-
uo d 1 quelle Iodiche à nobili giouani lì conucngono . Conuerrebbe bora le hauelFimo à
Icguitarcia dilpolitione deHalbcro , che lì parlalFe di Filippo, & della lùa lùccellìone.
ma perche quello ramo li e molto più che cialcun'altro di quella famiglia illullrato, ce ne
rileiberemoàlcriuere dopo gli altri fratelli Antonio 6: Vberto, lalciandoperrvltimo
gli Aiefiaiiuri , come quali diuenun d'yn'altra famiglia .
tue A
XLIIX
DEGLI ALBIZI,
i5»
B
Vi Antonio ^ <S'fuo\fuccejji,: i .
ANtonio dunque figliuolo di Landò , eflendo Ibto quattro volte de Signori Tanno
1 5 25-. 26". 5 5.& ^6". tu finalmente creato Gonf.digiullitia Tanno n^^.nelqual
tempo rimettendo i Perugini a Fiorentini ogni ragione delTacquiilo d'Arezzo , &c
i Fiorentini lafciando liberi a Perugini Lucignano , Sanfouino, oc alcune altre callella , fu
tra quelle due Republiche fatta buona amiciria, & confederatione . Opprella poi la cit-
ta (ÌaÌ cattino gouerno , &c tirannide dd Duca d'Attene , s'illullrò molto il nome d'Anto-
nio, profierendolid'vcciderlo in cala iua, quando veniua à veder correre il palio . perche
meritò dopo la cacciata del Duca d'efler creato per lo Tuo ièiì:o luogotenente di Giouanni
Marchelè di Valiano, il quale doueua venire podelH per alfcttar le colè della Republ.
Venendo Tanno 1 347 il Ked'V'ngheria in Italia, fii Antonio mandato dalla patria con
none altri cittadini priiicipali ambaiciadore a quel Re,{ècondo narra il Villani. Onde tor
nato che fu, li morì nella famolà peiiilenza dell'anno 1 548. & è lèppellito in vna arca di
marmo , fopra il coperchio della quale li legigono quelle parole . SEPOLCHRO
D'ANTONIO DI LANDÒ DEGLI ALBIZI, IL QVAL MOKI'
L'ANNO MCCCXLIIX. A DI XXXL DI LVGLIO. da lati della quale ar-
ca li veggono Tarme della famiglia di bello, & artifiziolò lauoro . Molti furono 1 figliuoli
d'Antonio, & (è di tutti s'hauclfe à ragionare,lunga hilloria fi te{rerebbe,onde lì andrà io
C laméte de più chiari parlando. Fra coiloro tu Landò figliuolo d'Antonio,il qual tene il Ili
premo magillrato della Rep. Tanno 155-2.1! (èpolcrodi colini, il quale è di marmo,ben~
che in gran parte folfe disfatto Tanno 1 5 6^5- per render più lpatiofàlaChie{à,è da vna par
te iellato anchor hoggi in piede . Tedice & AlelTo nati di Iacopo fratello di Landò efièn
do llati inlieme con Pepo loro Zio , & con Alberto dottor di leggi lor cugino dilcacciati
dalla patria per le cagioni,che altroue li diranno , fi ridulfero in corte di Carlo quarto Im-
peradore, da cui turono Tanno 1 3 y6 creati Conti Palatini con ampilllmi priuilegi di le-
gittimare,& di tare Caualieri, come in eili li può tuttauia chiaramente vedere . Giouanni
figliuolo di Tedice rifèdè Gonfaloniere Tanno 1446" . benché nell'albero fia Icritto 66 .
Da vn figliuolo di colini detto Filippo nacque fra gli altri figliuoli Ruberto: il quale an-
£) datotene in Francia ad habitare in Lione , fece in quel regno progrelli bellilfimi di paren-
tadi , & di riputatione , ellendo il tuo figliuolo llaro ammelfo al lei uigio della Camera di
que Re . ma tene parlerà da noi più largamente , quando ci verrà data de' cali loro notitia
maggiore .
'D'Vherto , ^fnoifuccefjoY'ì .
FRa gli altri nati di Landò, Vberto non meno fecondo del padre, generò tette figliuo-
li , & tei volte tu de Signori . De quali figliuoli Bellincione hebbe il gontalonerato
l'anno i \ 5 8,& nella riforma fatta della Rcp.dopo la cacciata del Duca d'Atene Tan digmài
£ no 1 545 tu creato vno de X II primi Priori , Francetcofu fatto Caualiere dal popolo nel
turbulétoanno del i t, 78, quando peruenne la Rep. in mano dell'infima plebe,&:commet
tendo cote molto tcelerate , per riconotcimento di coloro , à cui haueano poco innanzi
abruciate le calè, li creauano potcia Caualieri. F^a egli particular lepoltura à pie delle Ica
ice , che tàgliono alla cappella di S. Niccolò , & Santa Lucia . Oue (1 vede vna pietra di
marmo , & quiui dipinta vna figura di ballò rilieuo : la quale ha quella inicrittione .
HIC lACET CORPVS MILITIS DOMINI FRANCISCI VBERTI
DE ALBIZIS, QVI OBIIT DE MENSE IVLII ANNO DOMINI
MCCCLXXXIII. CVIVS ANIMA REQ^VIESCAT IN PACE,
così fu parimente nel medelìmo tempo creato Caualiere Baldallarri figliuol diFrancetco.
Di Landozzo figliuolo d' Vberco molte piaceuoiezze iì raccontano,come dalle nouelle del
Sac-
Ldào Gun
fdlAi gitt
jìuia.
Tedice, et
Cariti Ptk
latini.
Ctouanni
Conf. dt
quilìttu .
Hubert 0.
Gto.came
nere del
He dt eri
cu.
BeUmc'tB~
Conf.
tu,
francefco
Cduahere
Saldaf-
farri C4-
ìt^tllere.
Lddos^jfji.
30
DELLA FAMIGLIA
Matte»
foca .
FrXcepc
XLIIX.
Pier» gra
dif.ci:ta--
dmo.
S acchetti fi può comprendere ; onde non è marauiglia (è a Matteo {ilo figliuolo piacefièr A
le i\lulè . Di coilui neJ libro già allegato del Kiccardi (ì leggono quartio Sonetti , &c vria
ballata. Soibenlì col verfò per cjuel ch'io ne ilimo vie più degli akrijiSc pare per vno di ef
lì, che egli folie Itato del Petrarca amico , chiamandolo lìio telàuro , & raiicg> andoii lece
d'hauer veduto le lue tempie ornate d'alloro. 'Il prinio ha gli altri, che incomincia.
// lamf^e^-ar de^ii occhi alteri C^ graui. ie verlo il fine non s'abbaliailc nlc|uai. io, rippma po-
trebbch migliorare. Fu quello Matteo arcauolo di Francelco , il cjual Francclco hi lotto
il principato creato del numero de X L 1 1 X grado fùpremo di cjutiti tempi nella Citta. ■
Vi Filipf>o j C^ di ^terofuo filinolo , &■ Jelìafùccefiene dt 'Piero .
B
Filippo elTendo creato l'vltimo Gonf. dell'anno 1527 s'abbatte in tempi molto peri-
coiod , percioche collegati!! Caihuccio colBauero, il quale partendo di l'ila an-
daua per prender la corona dell'imperio in Roma; &; per quello conuetiendo a
Carlo Duca di Calauria partirli di Firenze per andare a riparare alle cole del luo reame,
tutti gii itati d'Italia di parte guelfa , & per confèguente Firenze vcniano grandemente a
turbarli, rellb nondimeno la città nel tempo del luo magilhato con molta prudenza.
Ma Piero vno de luoi hgliuoli hi in vero il maggior cittadino , che ne liioi teivipi hauelTe
hauuto la Fior Rep. La qua! potenza in che modo folle montata , & perche ella di gran-
di accidenti fu cagione bneuemente dimolfrerò, adducendone l'illelle paroleda me Icrit-
te nell'vndecimo libro dcll'hiitorie Fiorentine , oue di ciò per rilpctto delle cole publiche C
mi conuiene di ragionare . Il che lotto l'anno 1 5 5'4,& nel gontaloncrato di Pagolo Co-
uoni è ripolto ; pur che prima li lappia, elFere ilate in quel tempo grandi contele tra la fa-
miglia degli Albizi,&: quella de Ricci, non altrimenti che molto prima tra i Buondelmon
ti, oc gli Vberti, oc poltia tra 1 Donati, &: 1 Cerchi erano Ifate.Le parole dunque sòquelle.
Alpettauali in Italia Carlo di Boemia eletto Imperadore,chiamatoda Venetiani,C: dalor
collegati per la guerra che haueano con l'Arciuelcouo di M ilano,onde in Fiorenza li fulci
taroi.o quelli antichi lo/petti già mezzo lopiti de Ghibellini, non tanto per gclolia del pu
blico benehno , quanto pjtrpcteiiì i'vn l'altro vendicare deil'inimicitiepriuatejf^ le leggi
fatte da Capitani di parte guelhi otio arni à dietro per tener balFo quello humore s'inco-
minciarono à rinouare . Lra collante fama , che la famiglia degli Àlbizi f ulFe venuta in D
Firenze d'Arezzo , ma in quello li dilcordaua tra il popolo , che coloro che amauano gli
Albizi, o che almeno non haueuano interelle con elio loro , credeuano ellerne lliri cac-
ciati come Guelh, eilcndo in quella città preualuta il più delle volte la parte Ghibellina.
1 loro inimici non facendo altra dillintione^ diceuano, efièndo eglino Aretini douer ellèr
di necelLtà ancor Ghibellini, & quindi vennero i Ricci in ilperanzafu quelli ragionamen
ti della venuta di Carlo di poterli aballiirc, & il modo llimraono clFere mettendo vna pe-
titione alla parte Guelfa. Che qualunque Ghibellino li trouaflc in vticio doucllè pagare
^00 liorini, dandoli à credere, che la petitione f ullè contradetta dagli Albizi,{e non per al
tro, per vn'muecchiato collume prelo tra quelle due famiglie, che giulla,ò ingialla ch'al-
cuna cola li folle , pur che dall'vna delle parti folle propolla , dall'altra era rontradetta . £
Onde farebbe nato il chiarirli gli Albizi Ghibellini, & per confèguente il priuarli in perpe
tuo del goucrno della Rep. Lra allhora capo di tutta quella famiglia Piero figliuolo di Fi
lippo : il quale era llato Gonf.nel 2 7 huomo di non mediocri ricchezze , di pronto inge-
gno , viuo , &c pieno di grandillimi parentadi , come quelli , che hauendo il padre hauuto
cinque fratelli , & di tutti eflcndo nati figliuoli li trouaua hauere interno à ^ o cugini car-
nai/ : 1 quali per le donne vfcite di cala loro, & per quelle, che haueuano riceuute li troua-
uano imparentati quali con tutte le famiglie riputate di Firenze. A collui trouandoli fe-
condo l'vfo della llagione a diporto in villa fu da Ceri de Pazzi C.ualiere rapportato quel
lo che I Ricci intendcuan di fare, perche venuto Piero in Firenze,& fèntendo proporre la
kg^c, fu il primo à fauorirla , la qual cola il fece principe di quella fétta , hauendo i Ricci
de quali
DEGLIALBIZI. 51
A de quali era capo Vguccione , ikto l'anno innanzi Gonf. confèguito il fine contrario del
loro difègno . Hauuto come ii è detto in tal modo principio la potenza di Piero , andò
in guifà crefcendo , che dipendendo da lui tutto li gouerno di parte Guelfa , nel cui arbi-
trio era di poter dichiarar Ghibellini, ò (òfpetti Ghibellini que cittadini, che più gli piacef
(èro , potè finalmente non che diuenir grande & potente , ma tremendo & ìpauentofò à
tutta fa patria. Onde tutto quello (patio, che dall'anno 1 5 5-4 infìno al 1 5 7 1 cor(è, e' no
è dubbio alcunojche abbaflata da lui la fattione de Ricci , & ogn'altra dithcultà fuperata,
non hauellè a (ìio fènno,&: piacimento la Fior.Rep.goueniato . La qual cofà da Principi
forelìieri conofciuta il fece amicillìmo ({òlleuado egli malìimamente con tanto fauore la
parte Guelfa)di pp.Vrbano V.perche gli creò à lua inlHza Cardinale Piero Codini Vefco
B uo di Firenze Tuo nipote. Quelli fi crede eflèr quelli, che dal Panuinio Piero Tornaquin-
ci e cognominato. Se nel conclaue,onde vici antipapa Clemente, è (ènza alcun cognome
fcritto Piero Arciuefcouo Fiorentino, che anchor ciò è errore , non eflèndo la città di Fi-
renze infino all'anno 1416' Hata innalzata al titolo d'arciuefcouado . Ma venuta in hor-
rote tanta potenza a ciafcuno , crefcendo ogni giorno in copia molto grande il numero
di coloro,che per efTer rimofli da gli vfici,& dal gouerno della città (otto nome d'ammu-
nifi eran comprefi,& riufciti più volte vani tutti i rimedi, che (egli erano procurati cótro,
fu finalmente ammunito egli infìeme con Pepo, &Francefco Cuoi cugini l'anno 1 572 •
Andoflene in quelli tempi Piero per fuggir l'odio de fìioi cittadini nel reame di Napoli,
oue dalla Reina Giouanna fu propoilo al giuìliziariato d'Abruzzi oltre il fiume di Pefca-
C ra ; (I come per molte lettere delLi Reina : le quali Ci confèruano hoggi da Cammilio degli
Albizi fi può manifeilamente vedere. Nel qual tempo efTendo Piero nell'afTedio di Cara-
manico, molto vien la (ìia operai diligenza in cotal fatto dalla Reina commendata, con
Portandolo à profèguir oltre viuamcnte ; vt ( fono le parole della Reina ) ab agro quietis
& pacis omnis llimulus extirpetar, te adente requirimus,& hortamur,quatenus circa ca- "
ptionem,& habitionem ipfius tern-e Caramanici , quam tuo operante minillerio breuiter
(èqui fperamus , coneris , & lludeas taliter tua iludia conuertere & partes tux follicitudi-
nis adhibere , quod optatus finis celeriter fubfèquatur ; tuq; apud maiellatcm noilram de
bono (èmper in melius comendabilior cóproberis . rimettendofi a quel che di più gii dirà
intorno à ciò Niccolo Caracciolo detto Viola Tuo Ciamberlano; al qual ordina , che egli
D dia XXV fanti per la guardia del cartello di Salle alla cura di detto Niccolo commelTa. La
qualletterade 25 d'aprile della xij ind. fcritta dal cartello dell' Vuouo fòtto il fùo anello
iègreto può dar a chiunque è di così fatta antiquità vago, diletto , per vedere quali erano
l'artiglierie di que tempi & lor nomi, aggiugnendo dopo il fin della lettera quelle parole.
Port data addiicimus,quod trabuccum prouifum fieri prò oblìdione ipdus terra: Carama«
nici fieri inrtanter facias, &: oportunam prò ilio pecuniam exhibeas , & exoluas. Et dopo
hauer detto molte parole, nel fine di quelle fòggiunge con vn'altra portdata . poli datam
(ìmiliter adiicimus,vt fieri fimiliter facias bartitam vnam , & refcribas nobis fummam to-
tius pecunia^pro te expendend^ in trabucco,& bartitapr^dnflis,vt oportunam acceptato-
riam tibi fieri faciamus. doue io credo che balhta fia più torto vna fpetie d'artiglieria Ci co
£ me era il trabucco,che quella che bartia fu chiamata . Ma per la lontananza di Piero dal-
la patria non per quello diminuì di molto la fua autorità, rimanendo anchor viua, & ga-
gliarda l'autorità de Capitani di parte : i quali efiendo vn corpo vnito, & che haueano in-
telligenza infra di loro li faceuano caldo l'vn l'altro, Ci fattamente , che benché alcuni fuf
fero ifchiufi in apparenza dal maneggio dd gouerno , in furtanza riteneuano le medef ime
forze & vigore, che prima . Nondimeno peruenuta l'anno i 5 78 la Rep. fòtto il gouer-
no de Ciompi, non lòlo Piero, ma tutta la famiglia degli Albizi, alle cui cafè fu pollo in-
dirtintamente il fuoco, venne à patir le pene di quella tanto abborrita gradezza,faccédofi
nuoue leggi & prolungation di diuieti dagli vfici per tener baflò ciafcun della cafa , fi che
più no potefTe leuar tella. & finalmente Piero fa confinato dalle 5 o miglia in là fuor del-
ia città. Non terminò co quella fèuerità lo (degno della plebe, che eflèndo Gonf, di giù -
llicia
, MArfilio
Piero Go'
Jiitia.
Loren^t.
52 DELLAFAMIGLIA
l'tina l'anno Seguente Niccolo Rinucci à Piero &: ad alcuni altri cittadini fui' mede le mA- A
ni addoiib fotco titolo, che liaucHero congiurato contra lo flato , clic in quel tempo leg-
geua. Et benché molti llimallèro eglino a torto eller calunniati , iu al fine mozza loro la
tella con tanta tranchezza di Piero, che non volendo il capitano venire all'cfècutione del
la giullitia , per non trouare in loro cagione di morte , & eflendo a Piero dall'altro canto
ritento, che L\ plebe harebbe di nuouo mcllo il fuoco alle caie lue , &c de fùoi conforti , &
vccifo loro le donne e 1 figliuoli, confortò 1 compagni à morir volentieri, poi che eflendo
tolto loro dalla maluagita della fortuna ogn'aitra cola, che il morir hcnoratamente,s'ha-
ueano ad ingegnate con ogni indulkia, che tra tante loro calamità ne cjueflo fi lafciafler
torre da. vna vana fperanza di fàlute . Non e da tacere quello , che di lui fcrifTe intorno la
lua morte vn'argutjflimo (crittore , potendo feruire à cia(cuno , il qual fìa fauorito dalla B
fortuna, per vn ammaefh-amento à fàper talhora mettere qualche freno alla flrabocche-
uole fortuna, le parole fon qucfle. Ne à Piero degli Albizi giouò la grandezza della cafà,
ne l'antica riputatione fua , per efière flato più tempo fòpra ogni altro cittadino honora-
to , & temuto . Donde che alcuno onero iuo amico , per farlo più humano in tanta lùa
grandezza ouero fìio nimico per minacciarlo con la volubilità della fortuna, tacendo egli
vnconuito à molti cittadini, gli mandò vn nappo d'argento pieno di confetti, Se tra quel
li nafcofto vn chiodo, il quale fcoperto, de veduto da tutti 1 conuiuanti , tu interpretato ,
che gli era ricordato coniiccaife la ruota : perche hauendoio la fortuna condotto nel col-
mo di quella, non potcua cflere, che fé ella fèguitaua di fare il cerchio fùo,che non lo tra-
hefic in tondojla quale interpretatione tu prima dalla tua mina, dipoi dalla fìia morte ve- C
ritìcara . Ma di queflo auueuuiiento tece ancor molto prima Franco Sacchetti in vna fìia
nouella menzione, oue à lungo delia natura , & coflumi di Piero ragiona . Reflarono di
lui , come nell'albero ii vede quattro figliuoli , de quali non fi fono diflelì intìno à queila
età fucccllorijche dcli'vltimo, il cui nome fu Luca. Di Piero vno de tuoi figliuoli è proni
potè Marfilio.il quale di Caterina Acciaiuoli figliuola già di Marcello X L II X, & ricchil-
limo cittadino non ha generato infìno a quefl'hora più che vna figliuola femmina . Onde
il corre gran rilchio, che le ricchezze degli Albizi , elfendo Marfilio il più ricco della cafà,
ad altra famiglia non ricaggiano , fé egli co la (ùa prudenza,^ auuedimento non fa in gui
fa, che a ih-anicro (àngue non pcruenga il frutto della (ùa marauigliofà diligenza & indu-
Itria. Nacque anchora di Luca figliuolo di i^icr di Filippo, Niccolo, di cui vtcirono inol- D
ti nipoti, fra quali Piero fu Gonf. di giuilitia l'anno 1 4S)(^. Doucua in quel tempo,(i co'
me nel 27 libro delle mie hifloric particularmente (ì raccóta,v(cireGonf.di giuilitia Fran
celco degli Ai[)izi hgìiuolo di Luca & d'Aurelia de Medici . ma perche era venuto in luce
vn trattato , che alcuni cittadini haueano ciò proccurato per poter hauere vna fignoria à
lor modo, le quali nouirà in quel tempo per lì cacciata di l^iero de Medici erano di molto
fofpctto, oltre fiiauer (eueramente quc cittadini gafligato , non à France(co nato di Lu-
ca, il quale era flato tèmpre fautore dcìli parte de Medici,ina al già detto Piero dettero il
magiftrato : il quale per difccdci e dall'antico Piero già d^l gouerno de Ciompi flato mor
to , dei cui gouerno parca che Salucflro de Medici foffe flato in vn certo modo primiera
origine,tu riputato per fedelc,& opportuno molto à quello flato, che l'anno 96 correua . £
Di Lorenzo fratello del già detto i^iero Gonf. vtcirono molti figliuoli & nipoti , de quali
Lorenzo di Piero feruì per teforiere il Cardinale Don Giouanni de Medici con fingolar fé
dej onde dal grà Duca Cofimo tuo padre fu adoperato così intorno la fortificazion di Sie
na, come d'Arezzo molti anni . Tolte moglie Caterina Pannolini nobile Sanetèjma men
tre ctfendogli morta, cerca valerti della iua. dote,cadde in molte noie, & tìniflri . Ma per
che la riputatione di Piero l'antico qual tene fotlè la cagione non à f ùccetlbri del tuo ra-
mo , ma à quelli nati di Luca tuo fratello patsò , del qual Luca nacque Mato il caualiere ,
non meno del Zio grandiflimo cittadino, di lui il più breuemente cheti potrà,ragionerc-
mo,pur che per chiarezza degli accidenti che teguirono, alcune cote prima del publico go
iierno della citta ti mandino innanzi,
25i
DEGLIALBIZI. 51
A
J)i Mafo il Cdualiere detto iK^enerofò,
SI come l'abomincuolc & tirannico gouerno de Capitani di parte fu leuato via da
quello de Ciompi ; così il iìozzo & violento imperio di quella feccia del popolo ce-
dette à capo di tre anni à quello delle famiglie nobili popolane . Nel quale eflèndo
richiamati i confinati . ò fuorulciti fatti per gli anni a dietro , la città fi riunì & prefè vn
ottima forma & ilato di Rep. ma non del tutto libera, come non fu mai di qualche (cin-
cillà delle priuate paflioni, attendendo coloro, che erano itati ingiuriati, quando dall'oc-
cafione veniua lor conceduto,à vendicarli córra quelli,da cui l'ingiurie riceuute haueano.
B Tornò dunque in quello tempo, che fu nel principio dell'anno 1582 non lolo Malo : il
quale era (lato infieme con Piero fuo zio confinato, alla patria , ma qualunque altro del-
la famiglia fu fatto abile à gli honori della città , da quali per le cofè fuccedute erano ilati
rimolTi . Et per quel che da publiche & priuate (critture lì caua, fu Malo in quel mede-
fimo anno mandato ini leme con Giouanni Cambi ambalciadore al Re Carlo di Napoli .
Dal qual tempo infino all'anno ^5, hauendo egli con opere molto preclare attelb à llabi
jir la lua autorità nella Rep. non gli parue più tempo di ritardare , sì che nel prender che
fece in quell'anno il magilharo lupremo del gonfalonerato,non s'allicurallc del tutto de
fuoinimici. Quelli erano gli Alberti, percuicagione fi credeua à Piero luo zio eflerc
(lata tolta la vita . tlTendogli per quello corlà vn'occafione prontifllma in leno, che al-
C cuni di quella cala tentauano nouita centra la patria, procede in guilà centra di loro,chc
oltre hauerli fatto condannare in grofla lòmma d i denari,alcuni di eflì quale in Rodi,qua
le in Fiandra , &: altri à llar cento miglia lungi dalla città fé confinare . Et per aflicurarlì
di nuoui mouimenti,con vril partito molti de grandi fece di popolo, & altri prouedimen
ti prefè ottimi à fermar la lua autorità nella patria , sì che ageuolmente potè per tutto il
tempo , che ci vifle mantenerli ca[X) oc principe della Repub. Haueua egli lungo tempo
prima vfito di portar per imprelà vn bracco col mulo legato , il quale hauendogliele m
quel tempo fciolto , fi tenne per conilante non altro che l'adempimento della vendetta
degli Alberti hauer dinotato . Sedendo dunque egli al temone della Rep.li truoua in quc
tempi fatta fpelTo mentione di lui, come nel ()6 , quando nelle preparationi d'armi , che
D Gio.Galeazzo Vidonti Duca di Milano ficeua in Tolcana.egli fu creato de X.della guer
ra. Ma come la potenza li tira lèmpre dietro odio & inuidia , così tu Malo molto vicino
à rellar l'anno lèguente opprelTo Òa tali nimici , i quali trouandoli f uorulciti , erano en-
trati in ilperanza di poter facilmente ricuperar la patria ogni volta , che Malo fpegnefle-
ro, da cui ilimauano che il lor elilio & sbandeggiamenro dipendefle. Ma eglino non fe-
cero altro , che di lìabilire con la morte dì cialcuno di loro l'autorità & riputatione del-
l'auuerfario in Firenze . Il quale mandato l'anno 1 40 1 con altri cittadini am.balciadore
a Padoua all'hnp. Ruberto , riportò & per la perfòna lùa & de fuoi dilcendenti priuilegi
ampiflìmi , come per la patria buone & vtili deliberationi , ie per la leggerezza & impo-
tenza di quel principe tutto quello apparato fatto dalla Rep. in conducere fi grand'huo-
£ mo in Italia non folfe riulcito in vn volger d'occhi vaniflìmo , & di ninno momento .
Prefe poi l'anno 140 5 il lècondo gonfalonerato , nel quale hauendo riceuuto gli amba-
fciadori del Re di Francia , lodò molto la buona intentione di quel Re , che à leuar via
lo Icifma di tre Pontefici hauea volto l'animo , come che {\ fcufalle per molte ragioni ciò
non poter far da le la Fior.Rep. à cui in tanto era noto , il Re hauer ad vno de i tre incli-
natione . Trouauafi in quello tempo la città di Pila lotto l'imperio di Gabbriello Maria
Vifconti figliuol naturale del dianzi morto Gio. Galeazzo Duca di Milano , il quale non
confidando poterfi mantener fignore di quella città lenza hauer intelligenza co Fioren-
tini , eflèndo Malo Tuo fingolare amico, il mandò à chiamare à le à Vicopifàno non bene
tra le deliberato per lo timore, che l'occupaua, delle cole, che con Malo haueflè à tratta-
re. Il Cauatiere accortofi della fua debolezza , & amando meglio di feruir alla patria, che
D al-
34 DELLAFAMIGLIA
2ir.imico gli propofe il partirò di venderla. La qual cofa benché per diuerfi accidenti A
riceucilc molte ol.ttìculrà, fu nondimeno il principio àdmenire i Fiorentini (ignori di Pi-
la, come auucnne nell'anno che ièguì appreflb, nelc]iiale per cagione della guerra che
il prete co Piiàni { onde cili peruennero lòtto il dominio della Rep ) Malo fu creato vno
de X. &: non molto pounheme con Gino Capponi mandato per Commeilariodiquel-
i'imprclà . Crebbe per l'acquiilo di Pila in gran ripuratione il nome di Malo , parendo
che di ciò folfe ilaro egli il primo mouitoie , trouatouid poi vno de X. & Commeirario.
Oiide elfendo tutrauia nelle più importanti facccndecomehuomolauio, &: prudente
adcpcraro , fu nel pailarche Gregorio X 1 1. tece nel principio deU'anno 1408 di Roma
à Lucca,eletro per vno degli otto ambalciadori , che la Rep. mando à tar compagnia per
turro il filo ilaro alpontetìce. Et fu quegli che in nome del comune porto lempre da B
coi.hnidi Sr.^ggiaiiihno àconhni d'rtlropalcio la bandiera di Santa Chielà. Fupaumen-
te nell'ai ino , che àqueltolùccedette con lètte altri cittadini mandato ambalciadore ad
Alella; dro V. fin che venuto l'anno 1414 fu la terza volta crearo Gonhl.diGiuiiitia:
nel cjua'c conchiufelapaceconLadillao Re di Napoli porentillimo & fiero nimico de
Fiorentini . Era quella pace da molti per varie cagioni dilTualà , allegando tra l'altre che
tenendo il Re le lue genti in Perug'a , in apparenza (i venia à far la pace , ma in ai bitrio
del Re reltaua di poter ogni volta , che gli full'e piaciuto con più commodirà & meglio
proueduto romper la guerra . A che egli prele quello rimedio, però che il Re diceua te-
ner genti in l-'erugia ad iiìllanza de Perugini. Cheli Re in ogni modo di Perugia li par-
tale , e la Kcp. fuiiè tenuta , le 1 Perugini fulFono da lor fuorufciti alfaliti , à difenderli , C
& non volendo ella ciò f-are,in tal calo folìèr falciati difenderli al Re. Ma non rimanen- .
do per rutto CIO collor lodisfatri, & non potendo egli alle forze di tutti e maggiorenti
relìlleie (così dice l'autor tiouaro apprefio Riccardo Riccardi) hauendo il tremito alle
mani, & elTcndoanrichiiìimodietà, come Confai, di Giullitia con gran voce gridò.
Toglieteui dalle volhe Iperanze óc perche mi tremi le mani, e* non mi triema l'animo ne
il cuore. Io piglii.ro Q^^z\\^ campana,& caucro fuori il gonfalone,& al popolo manifclle
io quelli , che dehderano tenerlo fempre in guerra . A quelle così fatte voci tutti i mag-
giorei ti impaurirono , & con quello llimarono , che il liuolgerfi dalli loro animi fulle il
lommo rimedio alli loro pericoli , & doue e cercauano la guerra fur lolleciti à far la pace.
Come Jtj per quello che da ciò fi può comprendere il caualier Malo animofo& ardito ; D
così con la prudenza ^ con la fàgacità molte volte à molti pencoli npatò . Onde venen^
dogli vna volta Alcllàndro da Quarara à due , i he Gino Capponi gii rendeua mfìdie, di
ceiido , che egli voieahumiliar la liia polFanza , perche a marzo doueua efler Gonfalonie
re , (Se che allliora riuolgerebbe rutta la Rep. licuendo molti partigiani per amici , il Ca-
ualiere ilqual vedea à che line quella macchina camminaua, glinfpolè con voce molto
alterata. Kon midir maledi ncflùn mio cittadino, però ciie il minore reputo alato a
me 1 1 maggiore . Fa capo alla Signoria , però che il far de fatti comuni capo a cittadini è
vn vilijei dio di tutta la Rep. La tofaardòdi modo,cheintefèquellecofèdaSignori,
Mafo,&: Gino relbiono amiti, & Aielàndro conolciuro che volea Iparger lèmidi cótelé
nella Ri p.ne perde il capo . Inducendo egli vna volta Rinaldo Gianlìgliazzi il Caualiere £
à difender la fàlute di quello , à cui molFo Rinaldo da alcuna cagione hauea procurato fa
lùa iouina,fu lo Icampo di Bonaccorlo Pitti . Moltecole li potrebbonodi lui racconta-
re,le quali nchiederebbono più rollo vna particolar vit3,che quelle brcui & tronche no-
tizie, che da noi velocemente oltre paflando lòno notate . Ma le leggi da lui fatte in be-
neiìcio de poueri in niun modo lono da tacere , potendo à chi che fìa efièr talhora di al-
cun vtile & giouamento . Conofcendo dunque clic molti per 1 lor debiti veniuano elclu
iì di potcrcireralgcucrno , & reggimento della Rep. & perciò hauendo .ì collor com-
paflione , fece vna legge . Che quando fonaffe \^ campana del configlio , che rutto quel
dì per debiro di fpezial perfona niuno poreflè efler prefo . Fccene vn'altra . Che chi hauea
di grauezze Ioidi lèi.c denari otto>ò da indi in qua, che in lui fulle riinellb "^ pagamento •
Sirnil-
DEGLIALBIZI. j^
A Similmente parendogli difibnella cola, iì guadagno che pagaflè il doppio de/ primo co-
fto , &: (àpendo egli quel che al Comune collaua il /aie , li ndulTe da orto iire a lire Tei Se
iòidi dodici lo rtaio. Vedendo che i contadini fgombrauano fece vincer vn partirò . Che
ciascun contadino , il qual ritornafle ad abirare nel comune di Firenze , fuQè efènte dieci
anni,& per al tritanti hauefle termino à pagar i luoi crcdiroii pagando ogni anno a ragio
ne di foldi due per lira . Per le quali colè dice cjueirAutore , èc per la fòlenne pace che fi
fece col Re, io vidi la città in tanta felicità , che da niun lato hauea cagion di dolerli . Et
volendo adducerne vna grande pruoua, come in vero ella è:, foggiugne . Io vidi Pier Ba-
roncelli edèndoli proferro vn depohro, che domandaua la prouidone per ferbarlo. Coa
rutto ciò eflèndo nimico di trilb & di infirgardi ottenne dall'altro canto, che legge h fa-
fi cefle . Che chi fallifle , mai vficiodi comune non pcreflc hauere . Et fìllito s'intenderà
colui che hauefle (ìndachi. Laqualleggerimefladiprc(èntein vfò dal Gran DucaFran-
cefco vuol , che inuiolabilraente fi oflerui . La croce della religione di Pruflìa , che egli ,
& tutti i {ìioi difcendenti portarono , come hoggi fanno nell'arme , ottenne egli da Car-
lo 1 1 1 1. in quel tempo,che Tedice & Aleflb fùoi fecondi cugini furono , come al lor luo-
go fi diflè, creati Conti Palatini . Pieno di tanti honori, & all'età di fèttanta anni con l'a
bondanza di moire ricchezze peruenuto lì morì l'anno 1 4 1 7 non fi sa fé di morte natu-
rale ò di perte , ma con intera opinione di buono &c di grande cittadino . Nel lìio fèpol-
cro di marmo , oue l'imprelà del bracco col mulo Iciolto li vede ancora (colpita,{òn que-
lle parole benché tramezzate dall'impreià , & dall'armi . CLARISSIMI VIRI
C MASII EQ.VITIS FIORENTINI DE ALBIZIS. NATVS ANNO
MCCCXLIII. OBIIT ANNO MCCCCXVII. DIE II OCTO-
B R I S . Quella lèpoltura è nella cappella di Santa Lucia,la qual ii crede da lui eflère ila
ta fondata , ò lènza alcun fallo rellaurata . Oue innanzi che fufle meflb il depodto di Gi-
rolamo il CommeflfariOjche allhor s'imbiancò,fi vedeuan dipinte nel muro tutte i'attioni
di Malo . Euui anchora la (èpoltura di Giouanni Cuo figIiuolo,iI qual morì in vita del pa eUmiani
drecon afpettation grande , peroche fu prete di paflar agrandillimi honori , Ce nel 26".
anno della (uà età non fi fofllè intempelliuamente di quella vita partito . Fu nondimeno
Canonico Fiorentino, Arciprete d'Arezzo,Protonotario apollolico , &c hauendo fatto di
mora nella corte di Roma , marauigliolàmente la grafia di Gregorio X 1 1. &: poi quella
D d' AleflTandro V. s'hauea guadagnata. Le parole della lìia (èpoltura fon quelle . S E P V L
CHRVM DOMINI IOANNIS DOMINI MASII DE ALBI-
ZIS PROTHONOTARIVS &c. MCCCCXL Hora diremo di Rinaldo
figliuolo di Malo & de fuoi fùcceflori , i quali furon cacciati , perche più dillintameiue fi
polla poi fauellare di Luca , che fu l'altro figliuolo di Mafb ,
Ti2dnMoilCauah
'terc^
NA C QV E Rinaldo nell'auuerfa fortuna della cafà fùa l'anno 1 5 75?. quando il pa
dre & li Zio del padre & tutta la fua famiglia era per lo gouerno de Ciompi in di
ueifi modi trauagliata . Onde meno ci habbiamo a marauigliare , fé a guifà di co
loro , che nafcono da corpi infetti,gli fufTero anchor poi le colè in procefTo di repo infe-
licemente fùccedute . Ma ciò non gli tolfè però di non viuere & di non morire grande 5c
famofò cittadino,eflèndo in quello come à collumi così in gran parte llato più limile al-
la códizione di Piero,che a collumi & alla fortuna del padre. Il qual fèppe meglio mode-
rare i fùoi defideri & affetti co la ciuile prudéza,che il figliuolo & il Zio non fecero, onde
nò prima fciolfè la bocca al fuo bracco ,che ciò co nobbe poter far séza pericolo. Ma quc
{le colè da parte lafciate,dico,che Rinaldo incominciò à dar légni del fuo terribil ccr ueilo
inlìno viuéte il padre.percioche veggendo,che molti per particolari dilégui impediuan la
pace col Re Ladillao,propofè,chc eracóueniente à collrignerli co la forza,& peroche era
efficace ne fùoi ragionamenti &c hauea degli amici, harebbc di leggieri mello mano à Ut
'Q 1 de
ne.
•5<^ D E L L A F A M I G L I A
4c titti , fé dalla prudenza del padre non fulFe ilaro ritenuto ; moArando che fi come il A
figliuolo al padre douea ibr (pttopollo, così fecondo il parer di lui il prender di ciò par-r
tiro non alla forza , ma alla libertà de cittadini fi rimettcllè . Sco.rgeuad quelta terribili-
tà in Rinaldo non procedere da delìderio di nouità , ma da vn certo ardente lUmolo di
gloria, procurando lode d'ogni parte onde potedè cauariad . Onde ellendo mandato
PodcltàaPiatohcbbeoccalìone di moAraiii ligidoelecutore delle cofègiurte etiandio
contra il padre luo ilcflb . Trouauaiì nelle prigioni di quella terra vn vettura] ritenuro.di
cui tlinaldo haueaconoicenza. Ondepcrluadendolo vndì a cercar di iiberard di pri-
gione per poter attendere alle (uè biIogne,dicc l'autor del Riccardi , che il vetturale que-
lle parole gli vsò . Io ho ben da pagare i miei debiti , ie tufli pagato de miei crediti. Ma
io ho à tare con tanto maggior di me , che i minori non mi pollbno atare , & i maggio- B
n non vogliono . £t ancor yoi che pontile (o che non vorreile . Ma Iddio m'aiuti &
la mia fortuna . A quelle parole il Cau.dilfe. Se mio padre , che mi badato l'cflere, t'ha-
uefl'e àdare,&: io il porcili conuenire , & gli ordini del comune non mei vietaflèro , ti fa-
rei pagare, imperoche la ragione il comanda, ócionon vi fono che per far ragione.
Dalle quali parole prelb il vetturale fidanza dille . Vpllrp padre mi è debitore di que mu
il , che mena il (uo fante , peroche io glele vendè, & mai denari non n'htbbi . Per le qua-
li parole M. Rinaldo comandò à nulli & birri come i muli di m. Malo pallaflero, li iolb
nell'ero . Sollenuti i muli , bandita la llaggina,&. {pirato il termine, li conlègnò in paga-
mento al vetturale, onde egli pagato i iuoi debiti , fu liberato . Appanke anchora che
egli fu creato de priori pur viuenre il padre l'anno 141(3. & tu come alle riformagioni C
(1 vede fatto Caualierc di popolo l'anno 1418. Ma riuolgendofi ipelfo per la memoria
la nputationc oc autorità del padre & del Zio , &: per quello à cole grandi afpirando , lla-
ua ad ognhora afpettando occalione , per la quale ò col configlio o con qualche honora-
ta opera pò tede al nome (ùo gloria ó<: alla patria recar alcun giouamenro. onde vernile
per confcguente ad eller in pregio & llimato nella Rep. fi che da Tuoi non patelle di tra-
lignare. Veggendo per quello l'anno 1424 la città per larottadi Zagonara grande-
mente sbigottita, confermò tutti con vna orazione, che egli lece inpublico configlio
fatto à quello fin ragunaredalGonf.Barrolo Benciuenni, perche depolla ogni paura s'ac
tele di nuouo con ogni diligéza alle prouifioni della guerra,&: Rinaldo fu iniieme co Ve-
ri Guadagni mandato ambalciadore à pp. Martino per metter qualche treno all'ambitio- D
ne di Filippo Maria Duca di Milano, il quale per le moire vittorie contra i Fiorentini
hauute dmenutofìiperbifiimo ne da (è li potea mitigare, ne il Papa, acuì le cole della
Rep. non erano molto à cuore , di mitigarlo li daua penfiero . Onde vi tu anco in vano
mandato la leconda volta con Nello da San Gimignano , & con Filippo P^ndolfini non
lenza luo graue dilpiacer d'animo , che in fi importanti faccende non potelTe la lùà opera
tornar ad alcun profitto della patria , che tanto in lui confidaua . Trouandofi dunque in
quelli tempi quanto in neflun'altro la città di Firenze da tante guerre & finillri combat-
tura , &c ellendo per quello conuenuto di metter di molte grauezze , era auuenuto , che
per vna meffane vltimamente , per la quale i cittadini nobili veniuano ad eflèr più dell'or
dinario grauati, grandi contefè ogni di fuccedeuano nella città ; di/piacendo à nobili che £
contra loro (1 procedclfc rigidamente intorno il rilcuoter le dette grauezze ;& la plebe
efclamando, che in ogni modo la giuilitia douefle ha^er il fuo luogo , come quella che ef
fèndo per l'add ietto più de nobili Hata opprefla , godeua allhora che quelli partecipafle-
ro del carico , che tanti anni era conuenuto loro portare addoflo . Rinaldo à guifà de i
Romani Appij fiero auuerfàrio della plebe diuenuto , da cui la morte di Piero, & l'abbru-
ciamento delle proprie cale riconokeua , temendo che col lalciarle prender piede fènza
raffrenar la Ipro baldanza, ne vecchi pericoli non fi(:adcllè; in vna ragunata di più di
L X X. cittadini , che di conlèntimento del Gonf. Lorenzo Ridolfi fi fé l'anno 1^26 in
Santo Stefano , parlò molto ellìcacemente intorno il reprimere la licenza dell'arti mino-
ri & propofc ad eicmpio del padre,che le famiglie grandi di popolo foflèro fatte per gua-
da-
B
DEGLIALBIZI. 57
dAgnarfi degfi amici oc {ccmar le forze a co/oro , che nuoue co/è tentar vo/t/Ièro : mo-
llando fòpratutto , che Ci come la iàlure della Rep. nel tempo de Ciompi fu il ridur le
XVI. arti à X 1 1 1 1, così hora con l'arrogerui & far i grandi di popolo iàrebbe il ridur le
X 1 1 1 1 3 VII. Approuò Niccolò da Vzzano grandiUimo citradino,& di grande ftima
nella Rep. dicendo elfer vero quello, che l'Aibizidiceua; ma molilo anchor egli con
molte ragioni , quanto era ciò diltìcile ^ pericololò ad eièguire , fé il fauor di coloro : a
quali la plebe era cara non fi procacciaua prima di guadagnare, intendendo di Gio-
uanni de Medici padre di Cofimo , la cui autorità per le (ùe molte ricchezze ma molto
più per la bontà & integrità della vita era ftimata in quel tempo molto grande tra il po-
polo . Fu perciò al medefimo Albizi commeflò , che vedeflè di far opera col detto Gio-
uanni , che anchor egli in quello penfiero entralTe abbracciando la Rep. la quale da quc
Ila feccia di popolo lacerata alle (ùe braccia rifuggiua . Ma Giouanni faccendo veder à
Rinaldo à qual imprefa li mettea mano, le in fi fatti tempi fimiili cole s'andalfero rauuoL
gendo , & con l'elèmpio del padre alla quiete del ben publico & »on à tumultuare ani-
mandolo , gli fece in poche ma accorte oc làuie parole palelè,quanto poco di lui fi potcf.
fé nel trattare ò conchiuder corali faccende promettere . perche i] ridellarono tra quelle
due famiglie i (opiti odi, veggendofi quali nello (patio d'vnagran lontananza certe om-
bre & dintorni delle colè che haueano à fèguire, come apparue nel corlò di non molti an
ni cfler troppo pur vero riulcito . In tanto andando le colè chete per altri trauagli , che
teneano la città occupata > fu Rinaldo nel lèguente anno creato vno de X. della guerra .
Q & nlcdè vno de giudici della celebrata giollra che Ci fece in Santa Croce per la vittoria ri
ceuuta dalla lega contra il Duca di Milano à Macalo . Fu tra la lega & il Duca sbigotti-
to per Ci gran rotta fatta la pace , ma la città non la potè lungo tempo godere , che per
l'mubidienza , 6c ribellione de Volterrani lorfudditi à nuoua guerra fu collretta Tanno
j 425) por mano . Onde conuenendo crear i X vficio di tanta autorità , quanto à ciafcu-
no è maniFeilo, tra quelli non fòlo fu eletto Rinaldo ma egli & Palla Strozzi fur di quel-
la guerra creati generali commefl'arij . Non duiò molto tempo la guerra co Volterrani ,
ma forlè da quella quali da vna Idra vn'altra più lunga & più pericololà, 5c che con iilra-
ne arti da cittadini delle fattioni fu trattata , Ci come prima era llatada amendue le par-
ti ò confortata ò diflualà . Quella fu l'imprelà di Lucca, di cui Rinaldo fi mollro cffi-
D cacilT. confortatore , perche fu di quella guerra inlìeme con Allorre Gianni creato gene-
ral CommelTario. Nondimeno in tanta dmerfitàd'animi,benche egli molte coCc valoro-
fàmcnte & più da Condottiere,che da Commeircirio adoperalfcgli fu dato carico che go
uernaflè quella guerra con molta rapacità , onde rimollb dal gouerno il collega, lènza ti-
muouerne però i'Albizi , furono mandati nqoui Commellaiij in campo . perche torna-
tolène egli nella città non Ci potea dar pace, 5^ era tutto di Idcgno inhammato fi per l'in
giuria , che li parea d'hauer riceuuta nella perlòna del lùo compagno , &: (1 perche li vc-
dea impedire il frutto di quella guerra , dalla quale egli Iperaua non minor gloria conlè-
g aire che al lùo padre Malo da quella di Pila era peruenuta . & perciò non la(ciando cofà
alcuna à dietro , onde à capo di tale elpugnazione venir fi potefle , incominciò à fauorir
E grandemente Filippo Brunelle(chi cccellentilT architettore , da cui gli era llato fatto ve-
dere , come Lucca fi làrebbc potuta allagare , & quindi poterne facilmente nafcer la vit-
toria. Ma elTendo quell'imprelà riulcita lèmpre infehcillìma alla Rep. il ^runelleichi
non cauò altro dal luo marauigliofo artificio , che Ichetni & befteggiamenti , & à Ri-
naldo non peruenne di ciò altro,che accenderfi tuttauia più d'ira &: di (degno contra co-
loro , da cui Ci recaua cotanta fua gloria , & riputatione venir impedita . il quale Idegno
(coppiò finalmente fuori , quando per elTer celiata la guerra , Ci come è (èmpie in quella
città auuenuto , incominciarono à trauagliare le cole di dentro . Stimando dunque Ri-
naldo , che Cofimo de Medici , il quale eflèndogli morto il padre , parca che loprauan-
zalfe lo llato ciuile , folTe vn'vggia alla fua gloria , con ogni lua poihbile indullria fi vol-
iè ad abatte^ cotanta potenza , llimando fecondo la legge deii'oilrac.lino d' Attcnc , che
non
58 D E L L A F A M I G L ! A
non piccolo titolo Jif«ìlIo,&: Ji peccato fofle in vna città libera il farfi tanto lopra gli \
altri laoi pelli eccellente. Volto per quello alle lue voglie Bernardo Guadagni penulti-
mo Got;!:. dell'anno 14?; fèppe in guiia lare , chea Colimo tur polle le mani aduolio
con animo di Ipcgnerlo ; ih Ìa Felicità della cala de Medici, la quale haueua in quello.tem
pò à gittar h prima baie delia Tua futura grandezza , non hauellc icCo vano ogni sforzo
li^l terribile auuerlario . percioclie guadagnatoli co«i Ja liberalità i'aniiViO del Gont.il mi-
tigò in modo, che campatagli la vita tu con alcun'altro della famiglia in diuerfe parti
(d'Italia contìnaro . Conobbe Rinaldo l'error che s'era fatto , oc indouino dt futuri mail
fu pm volte vdito due quella norabil lèntenza , che gli huomini grandi ò non il debbon
toccare, ò tocchi che lòno (pegnerli . Con tutto ciò per non abbandonarli da fé medeii-
mo , fàppiendo che Puccio Pucci per l'amicitla che haueua grande con Colimo . non era B
da ritenerlo nella città, dilpolè il leguente Gonf.Bartolommco Kidolh si, che &c Puccio,
& Gio.luo fratello furono parimente confinati . Ma i'antiueduta ruina non penò molto
tempo à venir fuori . percioche fi come dal penultimo Gonf-dcH'anno 145 ^ Colmio fu
ditcacciato , cosi il penultimo del 54 , & quelli fu Niccolò Cocchi alla lua tclUtutione (i
volle, la qual colà da Rinaldo (entità non fu tardo ad armarli con quelli della lua faz-
zione per impedire con la forza , che tal decreto non hauclTe effetto . ma trouata molta
tepidezza iQ coloro , ne quali per efler ne medelimi interdi 1 con (eco hauea più fidanza ,
& tra tanto lalciato pigliar tempo alla Signoria di prouederlì &mellbli ancor di mezzo li
Pontefice Eugenio, il quale in Firenze li ritrouaua,non che la rellitutione di Col:mo po-
tclle impedire, ma fu egli con Ormannozzo lùo figliuolo per otto anni dalle ceto miglia C
in là dalla città confinato . Narrali che Rinaldo lèntita la lèntenza del lùo elllio non le
ne marauiglio punto, come cola da lui ottimamente antiueduta, ma che con vn'amaro
jforrilò , volendo intender d'tugenio, dille. Dunque Iperaua io che tal mi porcile nella
mia patria ritenere , che fé nella lua non hauea potuto conlèiuare . nondimeno per non
granar con nota alcuna di bialimo quella ingiuria, che gli venia fatta dalla lua patria,log-
giungono alcuni , che prima che egli di Firenze partile , volle à tutti 1 lùoi debiti intera-
mente fodisfare, oc che donò molte cofe à lùoi famigliari, &c à tutti quelli, che in qualche
modo l'hauean fatto lèruitio . ma permutati i confini , òl quelli non olTeruati , per ellerlì
egli dal Duca di Milano ricoueraro , fu Umilmente fatto ribeilo. Tentò due volte Ri-
naldo con l'armi del Duca lòtto la condotta di Niccolò Piccinino di ritornar alla patria, D
r vna l'anno 1 43 <? > & l'altra il 40. ma in tutte due le volte Niccolò benché peritilhmo
capitano fu rotto, cosi ogni cola era àfìiorukiri contraria, percheveggendo Rinaldo
che in vano era ogni sforzo oc ogni opera pofta , ridottoli in Ancona , andò à vilitai e il
fanto Sepolcro, oc quindi à cala ritornatone, morì lècondo dicono gli Storici nella lòlen
nifà delie nozze d'vna lua figliuola, Icriuendo di lui Niccolò Macchiauelli quelle parole.
Fu huomo veramente in ogni fortuna honorato, mache piùanchorallatolarcbbe,lc
. la natura l'hauellè in v/ia città vnira fatto nalcere , perche molte lue qualità in vna città
> cosi diuilarofielòno,tiic in vna vnital'harebbonopremiato.ma non chea figliuoli anco
ili genero nocque la diUuuenrura di Rinaldo . Quelli fu Gherardo Gambacorti figliuolo
gladi Giouanni ilato Sig.di Pila,il quale nelle guerre che fuccederono poi tra il Re Alfon £
lo di Napoli, & la Rep.peidc il contado di Valdibagno,come ne Gambacorti fi dilTe. Ve«
deli anchor hoggi dì la lèpoltura di Rinaldo in Ancona nella Chielà di San Domenico,
polla in terra nel coro,oue per cimiero dell'arme è vna fella d'elefante coronata di coro-
na reale , &c nella pietra fono intagliate quelle parole . ANNO MCCCCLII.
SbPVLTVRA Df MESSERE RINALDO DELLl ALB IZl DA
FIRENZE E MORI ADI II. DI FEBRAIO MCCCCLII.
M
VefiHttoh &ft*ccejJori di "Rinaldo il (^aualurc^ ,
O L T I furono i figliuoli di Rinaldo , come nell'albero d vede, de quali alcuni
refill frauA altri non generato figliuoli,due fòli hebbero fùccellìonc, Orman no
6c
DEGLI ALBI2I.
3S>
A & Mafò ; i quali hauedno già per aicccrtore delle lettere humanc hauuto Tommafò da
Serezzaiia,the hi poi pp.Nica'Li 1 V. OrtT.anno à cui iu permutato li contino à Gaeta lui
menò moglie, &: allignaronaiii i luoi dilcédenti inhno alla feconda generarione per quel,
ch'alia nolha noritia è pcruenuro , eilendo à dì nolhi Ipenri, & quelli h dillero gli Albi-
zi di Gaeta. Ma(o,clie nella cacciata del padre h trouaua allhora Podeltà d'Arezzo, dopo
hauer fèguitaro il pUre à Milano,hnaimére li mori a Koma, hauédo lalciato (èi ligliuoli.
de quattro de quali non rimale progenie . ma di Bandino li Ipenlè la llirpe ne figliuoli .
Di Rinaldo mancò ne nipoti. Quella di Niccolò,che fu fatto Telòriere di llomada Pao-
lo 1 1.& hebbc p. r moglie vna figliuola del Biondo illorico,& fece llanza in Imola,man-
còanchor ella 1(1 due ligliuoli.che egli hebbe,cheammenduefurfrari,ma de quali èchia-
B ra alTii & honorara la memoria di Tommaiò . Quelli fu fatto Veicouo di Cagli fanno
I j 1 1 ; & interuenne lotto Leon X nel Concilio Lateranenfè. Nel terzo anno del Tuo Ve
fcouado vni alla menfà Vcfcouale ilmunillerodi San Pietro di Malfa, il muniilerodi S.
Maria Nuoua di Monte rabate,& il munilkro di S. Geiontio tutti e tre dell'ordine di S.
BenedettOjche per diuerlè cagioni & in diuerfi tempi dalla detta menfà torfe per colpa de
paflati Vefcoui erano fiati diudì. Ocheegli non foflèrtato molto grato .a principi d'Vr-
bino,che quello par che s'inteiida,ò qual altra ne folfe fiata la cagione permutò poi il Ve
(couado fuo di Cagli con Moniignor Chriilofano di Monte che fiì pofcia Cardinal di
Mar(ilia,il qual era Vefcouo di Nazaret.&c quando fi moriflè non è manifello.Vedefi be-
ne per quel che viene fcritto da Berti noiose he egli viueua l'anno 1 5- 2 6,& hauer in quel-
Q h terra cófecrato la Chiefà di S Domenico, & vn'altare dedicato à Santa Maria degli Aii
geIi,oue collocò le reliquie de Sati Tommalò &: Baitolommeo Apolloli,in quello nìodo
chiamandoli &c intito'andofi. bgo Thomas de Albizis de Florentia ordinis pi(^dicatoium
Epilcopus& Comes Berlemifanus.&c. Francefco l'altro dei quattro figliuoli di Malo fu
Tefòriere di Roma fatto anchor egli dalmedeiimo Pontefice Paolo 1 1 . llimodopola
morte del fratello; & quelli d'vna nipote di Dietifalui Neroni famoio fuorufciro Fioren
tino in Ferrara hebbe vn figliuolo detto Niccolò,di cui efsédo egli altresì flato Tefòriere
dura la fucceflione infino a prefènri giorni in Cefèna, già peruenuto alla terza gcneratio-
nc. percioche di Francefco Tuo figliuolo nacquero quattro figliuoli, de quali Gio. Batilla
dottor di 11. & hiiomo nella fìia patria di ottime qualità di Lorenza Almerighi è padre di
D più figliuoli, & tale è Hata la poileiitàdi Rinaldo degli Albizi in Gaeta, in Roma, in An-
cona,in hiiola & in Cefèna, onde non ci dobbiamo punto marauigliare,quàdo fentiamo
che paffando i popoli di prouuicia in prouincia habbiano fatto tante & fi diuerfe trafmu-
tationi di popoli, di collumi , & di lingue , poiché di vnfolo huomo fuorufcito s andò
in tanti luoghi allignando la fua fcacciata, ma feconda fucceflione .
2?; Luca figliuolo di Mafo \l QaHalier^^ .
DI Luca figliuolo di Malo il Caualiere (percioche è tempo di ragionar di lui ) molte
cofè apparifcono notate di fua mano non fòlo di tutti i fuoi gradi & honori ha-
E uuti , ma quafi di tutte le attioni fùe & del padre ; onde fi fa primieramente nota
molto la fua diligenza. Nacque l'anno 1 5 8 2 à i ^.di marzo, & incomincia à fcriuer di fé
infin dal principio dell'anno i 3 j?i>, nel quale non lènza grandifllmo piacere prefò da me
non so fé mi debba dir della femplice anticuità, ò delia cunofà indullria de Fiorétini egli
nota hauer in quell'anno effendo all'età di 1 7 anni peruenuto, giolliato per amore d'vna
donna de Pàciatichi,& hauerlo il fùo hormai vecchio padre più volte della lancia feruifo.
Scriue la venuta de Bianchi in Italia, la mona del 400, nella quale dice effer morti venti-
due della famiglia degli Albizi di anni i 8.in sù,& quel che è colà di buono efsépio à rac-
contare » come l'anno 1401 , effendogli li vagheggiare & l'altre fanciullefciie opere rin-
crcfciutCjli diede ad apparar le lettere latine dal Poggio fcgretamente,vergognandof 1 per
auueniura che così tardi à sì neceflaria opera fi folle volto. & per farli nelle bifogoe della
Rep.
Orman» tn
de iji^-
hi^ di Gat
tu.
Mafo.
Niccolo Te
fwiert Jt
Rtmn onde
d'/mola.
Tommafa
Vefcouo di
cagli.
Frit»eefc»
T efori ere di
Jtonut.
^o DELLAFA MIGLIA
Rep.prode & valente (èguitò l'anno 140 5 il padre,che andaua ambafciadore à Roma,& A
Filippo Coilìni nel kgucnrc anno, il quale era dalla patria mandato ambafciadore aGe-
noua . Interuenne l'anno 1 406^ nella guerra di Piia col padre, oue eflèndofì grauementc
infermato,& perciò à Firenze venutone mancò per poco,che non Ci morifle; pure rifàna-
to tornò al Capo,&:fLi nel tìn della guerra vno degli llatichi dati àGiouanni Gambacorta
per olleiuanza delle colè promelTe. l'anno seguente andò Podeltà à Fabriano,&: con Ghia
uello Signor di cjucHa terra hebbe (ingoiare familiarità , come hebbe anco col Signor di
Cortona, la cui morte grandemente gli increbbe . Ma non volendo il padre,che egli più
nella M arca dirnoralTe , & perciò fattolo tornar à Firenze , fu del mefè d'agofto dell'anno
che feguì appiedo nella partirà di Gregorio Xil pcrTofcana convndici altri giouani
nobili Fiorentini dato per ilbtico in mano di France(co nipote dtì Papa, il quale non pa- B
rea che de! tatto folle della fede de Fiorentini fècuro . Seguì po(cia per lo Concilio cele-
brato in Pi(à per tot lo {cifìna della Chiefà la creatione di Aleiàndro V. oue effendo tro-
uatcfi per ambafciadore il padre , come à Tuo luogo Ci difie , fu dal Pontefice creato Luca
iùo (cudiere d'honore . Il quale andò jx)i in quell'anno PodeAàdi Rimini,per locuibuo
no gouerno merito da Carlo Malatelta Signor di quella città vn pennone con vna targa
delle fue aiir i . Fu prelentc nelle nozze della figliuola del Sig.di Pe{èro pur de Malateiti
col nipote del Signor di Mantoua,che durante il (uo vficio furono celebrate in Mantoua,
& finalmente iène ritornò con molto honore alla patria, oue menò la prima moglie de
Bardi detta per nome Liiabetta, Ce io ho diligentemente le fue fcritture traicor{ò,benche
nell'a'bero non ha , hauendone poi hauuta vn'altra de Medici figliuola di Niccolò & ni- C
rote già di Veri famohis.Caualiere . Sarebbe lunga opera il riferire tutti i fuoi accidenti,
6c per auuentura noioià, le hauendo 10 à ingegnarmi con ogni mio Audio d'acquiltar fe-
de a quel che io icriuo , & inhememente di dar luce in quanto più per me fi può alle me-
morie degli antichi huomini,de quali mi fono pollo à trattare,non mi fèntilH colbignc-
re à tener conto di cole così particolari . Con tutto ciò di molte le più chiare fcieglien-
do d ICO ; che trouandoh l'anno 1 41 6" la città di Perugia da Braccio di Montone , che fé
ne fé polcia Signore & da gli altri tuorufciti affediatajfù Luca inficine co Gio.Gianfigliaz
zi mandato dalla Rep.ambafciadore all'vna fazione & all'altra per vedere, fé tra loro alcu
no accordo potefle Itabilirfi. Alla qual defiderata pace &c concordia béche non Ci foffe per
gli inuecchiati odi & lòfpetti tra le fazioni trouata la via , furono nondimeno gli amba- D
fciadori così da quelli di dentro , come da quelli di fuori grandemente honorati . Onde
auuenne per auuentura.che iui à nò molti anni folle Luca di quella città, ellèndo già mor
togli il padre ibto creato PodelLà. Nei 2 /.fu de Signori lotto il gonfalonerato di Abor-
re Gianni , nel qual tempo i Venetiani con le forze de Fiorentini lor collegati ruppero in
Pò Pacino EulLuhio Capitano del Duca di Milano con molta lor gloria . Effendo tale
Ja vita &i. gli honori di Luca,& per quello parendogli hauer quella parte nello flato , che
à nobile &c pregiato cittadino s'apparteneua , fi molhò nimico fémpre di nouità . Onde
nelli (copigli, che tra il luo fratello Rinaldo & tra Cofimo de Medici palparono così l'an-
no 14^3 comeil3;4, egli biadmando l'animo terribile di Rinaldo s'accòfiòà Cofimo,
aiutato ancora à ciò fare così dal parentado, che egli haueua co' Medici,come perche in- £
fin da giouanc era llaro amico di Colimo , cflcndofi inficine con efiò lui trouato ftatico
nella guerra di Pifà. li che fu lenza alcun dubbio la grandezza fua& de fuoi figliiioli,i qua
h vilTcro poi fèmpre nella medehma llitna &c riputatione nella lor patria . Ne farà forfè
dannolò ricordo à quelli di quella famiglia il ridurli alla memoria ogni volta, che co Me
dici (i fono congiunti elfcr le lor cole riulcite felicifiime.doue all'incontro fono fiate hoi*
ribili &c Ipaucntolc ogni fiata che con elfo loro fi fono polli à garrire. Di che & le palla-
te colè, di che habbiam fatto mentione,& quelle che Icguiranno ne pollòno far chiara te
flinionianza. Reilato dunque Luca grande nella Città fu l'anno 1442. creato Gonf. di
guillitia , nel qual magilhato non folo molhò la natura fùa di non amar nouità; ma ha-
uendo il Piccinino ad inilanza dei Duca di Milano col prender Città di Callello rotta
la pace.
rD E Q L I A L. 3tl Z l/j 41
ì< H la pace , che hauea per alcuni anni tenuta felice l'Italia' fece (èmbianti di nptì:ièn auoe*
derc per dar tempo; fc con qucfta finta pacicnza le cofc a (ànità ridar fi potcflcro : due
anni apprcflb andòambafciadorc ad Eugenio, & infiemc con Torator Vencttaoofitro
irò prefècte alla pace^ che fùtràii detto pontefice & Franc^fco Sforza conphiufa^, Aa-
<iò parimente ambafciadore a Vcnetiani per contodellalcga Tanno 144.7, pae fi fer-
mò per alcun tempo^ & fu Tanno 1 45 1 de dieci« & già molto vecchio fu di nuòuo
mandato ambafciadore a quella Rep: pure per conto di lega, non fi ièotendo Aanco né
dalle continue fatiche»nèdal graue falcio degli anni, pur che la (ji^ perpetua & coilan-
ce opera in beneficio della patria fuife impiegata . Peruenuto finalmente a 77 anni del*
la fila età fi mori l'anno 14583^ giorni d'agofto^5c fu (èppcllito aJato al padre : nella
^ cui iepoltura fi IcggonqueAe parole 4 benché alcune ve ne manchino.
LVCE ALBIZIO ..:... FILI! PIENTISSIMI OPTIMO
PATRI POSVERVNT.
•^ Lafciò dietro aie di molti figliuoli} i quali tutti potè vedere gìào riufciti, o in procintò
di riulcirc grandi, & honorati cittadini . Oc tre de quali , & della lor fuccefsionc ( per-
ciò che gli altri non hebber figliuoli) andremo di mano in mano & per ordine lagionan
do>& prima di Malo.
Di Majojì^liuolodi Luca»
C
MAfo nacque l'anno 142 8, & incomincia ad apparir luce di lui viuente il padre iti
fin dell'anno f 45 1 .che egli prende per moglie Albicra de Medici figliuola del ca
ualicr Orlando, matrimonio fAtto per opsra di Cofimo de Medici.il quale come (àuio,
& prudente cittadinoi non volea lafciar cofa à dietro per mantenerfi arpico» & paren-^
fc vn giouane di tantanobilt3,&c fpcranza, fi come era Malo. Il qaale incominciato ad
fCflère adoperato ne lèruigi della Rep. fu fatto l'anno 1455 de X di libertà: ma morta-
»gli molto preHo la prima moglie , di cui hcbbe però Luca (uo vnico figliuolo, menò la
• icconda figliuola di Tommalò Soderioi il caualiere : cflendo il medefimo Gofimo. e il
/primo fuoccro, con Luca Pitti ibti di tal matrimonio mezzani . Seguì poi la morte del
«. padre ncllecui cflèquie , come ne libri domellici appare, Tpefe egli congli altri fratelli
^t) feudi ottocento . & rifcdcndo in quel tempo Gonf. di giulf itia la terza volta Luca Pit-
ti, fu per l'audacia di Girolamo Machiauelli , & d'alcun 1 altri defidcrofi di cole nuouc
data balia a molti cittadini per riordinare le coiè della Rep: fra quali fu Mafo huomo
ftimato confidentilsimo allo lUto , che allora reggcua. le quali cofe aflèttate che fu-
rono, prima che quell'anno vfciffc fu ancor tratto Gonfaloniere di compagnia .
Jndi di mano in mano per tutti gli vfici difuori,& dentro pattando, hcbbc l'an-
no Seguente il camarlingato generale di Pifa. Fu l'altro anno del collegio di parte
Guelfa, & de Signori . l'anno 6i vici priore della pecunia , & finalmente effcndo
ftato confèruadorc di Icggc^ più volte confolodi mare, & altri magiilrati efcrcitaticori
molta prudenza, & modeftia.rifcdè finalmente l'anno 1474 Gonf. digiullitia, il cui
15 magUlrato fu quictilsimo. non cflendo in quel tempo cola alcuna così nella città.comc
di fuori fucceduta. Hsbbe poi nello fpatio di tre anni il capitanato di Volterra.fic la pò
, <lclteriadi Pifa città principale dello flato Fiorécino. Ma caduta per la congiura de Paz
W,che l'anno 1478 lèguì, la Rep. in molte & dure difficoltà : petciochi diuifafi quali
tutta Italia, chi co Fiorentini, & chi col pontefice fi congiunle ; fu nel fecondo anno di
quelli trauagli creato Malo vno de X della guerra . Ma pollo fine per la prudenza di Lo
icnzo de Medici a fi pericolofacontefa, & folo relbndo di placar il papa j fu dalla Rep.
mandata al pontefice vnaambafcieria di dodici cittadini de più chiari. & piincipali,chc
.fiiflcro in quel tempo nella citta di Firenze . Tra quali fu Mafo, che fu l'vltima azione
dell'anno 1480. Viffc poi vndici anni, nel quale fpatioditcmpo fucapitanodi Pillola.
fi &va'altra
-iti vn^fri^'oÌM C8 jjitanó^i Voltcrra/& hauedogli il fuo f ratcUo Girolamo lafcia0 ca^ K
?tiico d^^oriSàfè Vfì'à'thVélà, ouer conuéto preflb a Nipozzano, in vfl luogo detto Mal •
cteèi^Séi^'cità'ì^in Girolamo ì^òcreguì con fòmma prontezza & canta « Ma tradì \
-rfeljcÉtlJ'I licà fòfqoin^o egli diede iriànto àGiouanna (uà figliuola donna di fingolari 1
-■lìkìki^t: kqvÀìitìStìiò l'anno 148^ a 15 di giugno a Lorenzo Tornabuoni,deI qtfal i
t jmàsftittiorv'ióf^Lofer^zo de Medici zio del g|iòuarie ordinatore, & mezzano. Fur fatte
àrie neir^e belle'&it^^^ìfi^hc, così dall' vna parte come dall'altra, cfléndo in guifa di cfir
-«t^tM^ìterBttìutè'^tthTOl^iouani £jticialieiiobilii & quindici giouani vediti a liurearquan
•' Reietta fVj^ìunta a %tWaMi;|ria del Fiore. Nel dar l'anello lùpa^fente per bonorar^a
?- ^op^^l «t!atriit«)tjrò {{-Gòtite'di Tendigjià ambaloiadore per li> Kè di Spagna al Fon-
ieficc,con moltféaóftlimcósifórHìier^tc^edtt^^dini , tra quali Luigi Guicciardini, &fsB
FranccfcoCalìellani accompagnarono la Tpofa à caia il manto , il padre del qualeha-
ifòM> Rifilo iti palèo la pis2za di S. MicHcìe AlbertcHipet danzare , & per felleggiare
diedegratidìmofpettacoloa! ^pofe/fi cbms fece poi aBcor Mafo.II quale richiama,
fa la fanciulla e il genero a cab, & quiui data vna Fjntuofidima cena ,fcce il rimanente
* dietia notte armeggrafe alùmé drdò[)pieri, & ballare, hauendo ancor egli pollo il t^rrt-
aó ifi palco. & fatte altre magnitìcci'ze.per render la felliuità di quelle nozze celebre èc
t'^ietàfuordimifura. M? è vero che refìretóodel nfoèoccupato dal pianto: perciochc
iTìoitalì quella giouane fopra parto , benché ièppellita a grande honore à Santa Maria
Nouella , lafciò hoijor«ica matiòìòrora memoria de {ìicii coftumi , & delle Tue bellezze,
cesi al vecchio padre, come al giouane (pofol-clT; Ungolarmcnte l'amaua, V^gg^nfi^
r dtj/e medpglie di lei Se de ritratti irifino aclihoggi , che fan chiaro argomento non elfec
1 quell'età a qiiciU m materia di belfczza ibtainferiorei. Ma Venato l'anno 145 1 , & of'
lendóMalo già vecchio di naturale ihfirmita aiTalifO fi parti dal numero de viuenti^'il
• fredicefimo giorno d'pprile.rrouandòfi in quel tempo del magiftrato de lei. H:bbc«^{i
• oltre la figliuola fcmmma di cui habbiamo ragionato iètte altre figliuole, le quali tutte
{cofà di raro e(èrnpio)eon.honorati& principali cittadini cógiunlcjAlbiera a Gifoidn
■ do Giachinotti, Maria a Francelco della Tofa, Fioretta ad Antonio della Stufa,DianQ-
ra a Piero RidoIS&iTìtoi folcii primo manto ad Anton Franccfco Scali, Bartolommea
a Filippo Nafi, Lilàbetta a Bernardo de Ncrli, e vn'altra Albiera a Piero Tornabuoni qu
gino dell'altro fuo gercrojde figliuoli malchi hebbc (ol Luca,il filo litratto e nella cap- ry
pelladeSafletti in Santa Trinità.
*; ■ l^iLHcaprcni^oteiiMaJòilCaualiere, i
Slmile alla fùccclsione degli antichi noAri padri è ftaro il ramo di Mafo il Caualiere
cflcndo vifluri i fuoi rucccflonjmalsimamente i primogeniti tutti lunghiGimo rem
pò j fi come a quf-ilo Luca, il quale habbiamo alle mani anuénne^ che contorme al fuo
•auolo ancor egli à {ettantafettc anni della fuaetàfi condufle. Etquafi tutti hebbero di
molti figliuoli, e a tutti quattro incominciando dal caualiere Malo, padre,fig[iuolo,nÌ
'potè, & pronipote toccò parimente la fuprems dignità del Gonfaloncrato della lor pa-
tria . Nacque Luca l'anno 145-5. a i6d'aprile, & fé pur ciò fei vago di fapere ad horc £
ventuna & mezza . L'anno 74 prcfe Theredità materna>eflcndo gii in età legitnma di
ciò poter farc,& iui a non molti giorni menò moglie Caterina Saluiati figliuola di Gio
uanni , che fu d'Alamanno ; fi come peruenuto à quella de trenta fu creato del nume*
ro de priori, effendo ancor viuo il padre l'anno 1484. nel tempo del cui magilkatono
labili colè accaddero in Italia , perciò che tra i Vcnetiani da vn lato , & ia leg.?, fotto il
qual nome veniuano ancor comprefi i Fiorentini,dairaltro fu fatta dopo vna lunga, &
tiauagliolà guerra la pace. Seguì la morte di Silio, & fu creato Innoccntio , & la Rep:
al/a recuperatione di Serazzana tutta ù riuoKe. Fu poi creato la feconda volta de Signb
ti (anno 14^ 2, & furono quelli, i quali ordinarono quella fòicnnc ambalceria ad Alct.
w^^ *■.:.' a ~ faadro
D E G L r A L B I Z I 4t
^ Gncfro Sfilo; O'-'cfc per rombinone d'alcuni fu tra l'altre cagioni creduto, imafi che p.>
ìaì aduenncro ad Italia , cilèr proceduti . Mutolsi poco dopo lo ibta : & benché Luca
come natodi madre, & d auoia de Medici,& per molti altri rifpctti h mendo con jìcI-
la cala gran congiuntionc, douefTe eircrc al nuouo Itato a fofpetto : fu n 3n dimeno l'a •
no I ^oi creato Gonfalonicro di giulhtia. Tornarono i Vlcdicia FirézcI'anJio i f i 2,
& clTcndo nel icguéje anno promoHoal pótehcato il Cardmale de Meiici, chi g > i-r
Piua la Rcp. Fiorentina, & detto Leone decimo , hauendogli la R.ep. eletto />u an j*
icciu di dodici cittadini fo. (e i primi, che in q 13! tempo f jlF^ro nzìU città , clli.ii j \^
il fiatcllo del mcdtfimo papa, i'arciuelcouo di Firenze. & altri citta Jini di gra'jJuiin»
auttorità : fu tracoitoro ancor Luca. Il qii ile riafcì gruilsiiiDal pj it-fice , (ì perche
13 egli il valcua'da k,6cst per trouarll cognato di iacopj Salaiacijl qaalc apprctj jijpapa,
&ccmc cognato, 6f come domcilicolùo era molto potente. Jinq iciiam^iellnjte u
pò, & quali negli llefsi giorni hauendo la Rep. alcuni di primiconccdutja 17 citta Ji-
ni tutta quella autcrita,the pot-ahauere il popolo di Fitcrnie lo'ìem t ('I eh; or Jiniru-'
crxnte fi dice dar la balia ) fu Luca eletto tra qut gli , 1 quali a 4 giorni d'aprile dclc'aan;^
iDcdedmorcilituirono iSoderini , hiucndociò uUliiitemcnte cercato ilpoQte6cc,p:f
dn legno manif db della clemenza, & bcnig iiti (j ì Tre anni dopo fu creato G jnf u
lonierc la (econda volta l'anno 1 fi > peri due mcuiifcttimjrc, 6^ i'ottaj/c.nel qj^l
tempo la Kep. Fiorentina inlìeme col pincetìce fecero Logico! Ke Ji Fraicia, liceo Ve-
return. H.bbe Luca degli a'tnmag'ltrati dentro, & fiori, eh; a quelli eia: era.i le ij»
C ti Gonfjknicti (jlolfuan conceder, iqu.^ìli per bi-euiti lì lafciano. i celfeadj vii it3
come li è dcttoanni 77 , lì morì l'aiKio 1 7 jo, elfendogU vn'aftra volta ve i Jto in force
di veder la mi-tatioac del g:)uer.io delia pitrufja. De i quattro H^Ir.ioli»che egli pro-
creò, trchcbbcroIucce(sione,pcrciochc Antonio fu Canonico. Il prima tu Vlaloil^ i4- -^^^'f*
ii. nacque l'anno 14783 jod'ottobre, di cui nacu^ue Luigi pocoiamqrtpmolcp a^i/^. '^^''"^
todebtmdcib fortuna, & padre dei quattro figliuoli, cneiieiralocrc lì veggono. l!^!-
tro fu Giouanm auolo di Giiclamo giouane ricco ancor egli , ma di lì ;golar moieilia,
fit fra Maitre lue buoncqualita pento della Mulica, l'vltimo fu G roUmo, di cui tlìlio
Tuo vmco figliuolo moli in vita del padre . Ma p'rche quello Girolamo fu molto ado.
{.etato, & Ville in grandifsmogtaUo & r;putationc:iagioaeuQlcoiac« chedi lailè*
p p^iatamciitc alquanto il fauelh .
CA Frolmo co me che in molte maggior cof^ foflè impiegato, di quelle che ài novù
7 r?nno raccontate, f.rà nondimeno necelLrio, che quelle Iòle (ì narrino.dcllequ»
Ji fi ha rtotitia, come fu quando dalGran Duca Colimo i u eletto Commeflàrio di qael-
Ic genti, che fi mandarono a confi ìi di Siena lotto Kidò.fo -bagli oni per tener fermo ^ ., .^
cjucllo Itatos ma conolciuto dal Duca per hjo.uo non lòlodi (ÌJg^oUifcJe.ma dimoi «0/;/,.^.
to valorccreatolo Co nmcIFario della (uà i?iìl*tia,noa nio!to iopo il man<iò a. Volterra -^^ih»
perche ppprt fl'andofi l'armata del Turco co/ fauor de Franzefi a liti di Toscana, qjclla
* .Citta toflc delle cole ncceflarie prouucdut jfdjedf I» parimente ordine , (àpeudo che li ii-
gror di Slembino era (ùo parcnte.che n'andalic a quel Signor per vifitarlo, &pct vede
rc,ccrre<(iendoaflaltatodaluichi: fi trouaua de bilògni opportuni fornito, al quale»
pciche(prou(rdutiflìmoil)frouò,hauendodapartc de lluo principe proiellato, eh; le
aitunmalegli auucmua.d*altn nonhauca adoleilì.chc diltlleflo, fece in modo che lo
irdullca ntcucreilprcfidiodcl Duca ".Trouolsi poi Cómcirarioa Campiglia, per prò- !,. //^.^
ttf der da quel luogo ciòchc facclfc di bilbgno.per fortificar ncll'tlba Portofjrraio.cncI •* '-m 4 }
^qualccffjo hsucrdo l'in pcrador Cailoquiotoacconlentitoche il Duca p^gliallcilca- an^^'
*rico di ditcìidc r Piombiiio f u Giiol^ino dai luo signore mandato a p'gliarnc il pollcllo ij .^..^j
ji^ual volle, che VI iin.attflcgcuciii.lGie, Cotante prouc che il Duca haucua tattc ^"*
^1 divjKolamo
^ DELLAFAMIGLIA
di Girolamo, il confortarono douendofi fotto il Marchefc di Marjgnano far l'impre ^ ^
di Siena ; di crear lui Commcffario dj tutta quella gucira. ?1 quale (<òno le parole del-
l'Adriano ) (ì daua rhonorc del pi imo minirtro & Commeflario, che in Tuo nome co-
mandafle in campo, doue volle, the hauclfc il goucrno delle colc^opportunc , & che fi
e ab. 7o. irouafle a configli che vi doueano tenere , * dato dunque principio alla guerra andò co
^«•'555 i^idolfo Paglioni a batter l'Aiuola , la quale ccnduflonc in moclo,che quelli di dentro
f.iui.an. furono corretti rcndcrfi alla difcictionc del Marchelc*. Fu in molte cole vti!c l'opra
larlkg ^^^ Commcflario nel proccflo di tutta quella gucrratma vtilifiiima (òpra tucto ap!;j^uic ,
quando inchinando 1 magg oridclcptnpoa diicolUri t(crcitodal campo JcnuTiici,
egli con mcltc ragioni moHiò , che non fi douea d.slogg^arc ,ondc (èguì poi la b,<rra-
g lìb.i I. g'ia co Franzcfi , &c per conleg jcntc la vittoru », ma nacque ancor da qucito nei liuc- "
<ar.^3iì ^efimo icmpr,rhc eilcndo rASbizopcrlaraamo'taautOfiti,& libertà del dire diucn-
lato ai Marchile odialo , fu ncccflano diuidcrlo di lui, & per quello rimouerlo per al-
hlìb.iz. jora da quella cura h, non tornando apre hrro del Ouca in tempo di tanta import-^nza
**"^'457 icgare&conte(édeminiilrJ,non lalciò nondimeno d» (eruKrcnealtrouCjcfl'cndol'aa
ro(èguenteftatomat.dztoCom.mt{r»iio à riGaibir40, douc con molte genti a c<;ìus'ì'o
e a pie s'craaui?to Chiappino VitcH», per opporli aifarmatA Turchelca, le haucflè vo-
il'-b.i^. luto porre in terra, &trpuagt!ar quelle matmc '. Ando di là Girolamo a viljt.u PicnzJi,
«dr.499. & giudicatola che potcflcculenderdda batragitadim.ìno, ne fece rctAtiorsc ;^l luoPiini
jq"'""' cipe,'^ ne pafsò Quell'anno, che fu l'anno 1 5 S 5» che .'g'i lì partì di qa-ib vita • haut^n-
do veramente al Duca fuo Signore lafci aio argomenti ctrtilsimi di Jiiigcatc oc v^lo<-a ^
j .^: Co miniltro ^ Eglihcbbe per mogite ColUn?:* jc Koisi da P<irm,i,dciia qaale non redo
515. progenie, fflcndofi Efilio luo figliuolo motto giouinc . Giaciliamolpedit! dcib (]ic-
cclsjone di Malo pronipote di ^iafo il caualfeic : onde è da paflarc ad rlntonij di elio
fecondo Mafo fratello i la cui (accelsione è ancor ciia^ o per buoni, o per infelici auc-
CìOìcnti notabile.
'D^jintonio dt L uca , J; Mafo il Caualiere, -^ de fuoi fucceff^. ri •
D'Antonio it fino a quell'hcra genero di Luca Pitti non ho altra memoria trouata ;
fc nò cheegli anco l'anno laffi padrcrc d'vna delie galere de Ficiétini inponéD
te, òche fi monile giouane,o the pure hautiìcadaltri meilitriattelo, vedefijchv-non
luca Co- molto della Kep.lì rrau.<giiò . Dì the il contrario auucnnc a Luca (uo figliUolo,il qa*tc
intuirlo Ibto due volte de Signc.i l'anno 1430 & ^7,hcc ancora paftata maggiore, else la ih
to l'anno 1 yoo,inlieme co Gio.batilla Kidolh creato general Commelfano nella gucr
radi Pila. 1 quali andati infiemcad incontrar bcamootc eletto capitano de Fiorentini
per qucirimprela , il quale ne vcniuadi Francia in Tolcana , l'Albizo fi rimale poi Iblo
nel campo : oue elercuò con molta diligentia, & valore l'vticio lao . Ma non nlponden
do all'ardente (uo defiderio d f far qualch'opera honorata in fcruigio della fua patria il
valor de loldan^nc del capitano ileflo, ilqualemoilràioia difficoltà dell'iraprcfa volle
Jcuarlìdairatrcdio» iuca benché in vano gli fi oppofe con molta franchezza, molhan- E
degli di quanto bi:limo farebbe «i{ lùo Rc.te vno efercito.a cui non hauca potuto con-
traiidrctuaalaLombardia.c vn principe di rarità r)putariQne,& di tanta forza,qianco
era Lodouico Duca di Milano,hora Pila (olo non da alt ri. che da i foli fuoi cittadini di-
fefa, reggeiFc : & perche alla 1 uà Rcp. non (\ potellè appor mai , che ciò per fuo manca-
incnro lolle proceduto, gli prcffcnua all'incontro viuamcntc tutte le colè neceflàrie per
i'crpugnarioncdi quellacittà : m.anon che quelle parole facellèco effctto.anzi nelle pra
tivhe de» leuatfi , fu egli da gli Suizzeri,che cercauanooccalione di far male » fatto pii«
gionc.nc prima iilalciato.che la taglia a i 500 ducati iidotta folle pagata. Fu poi l'anno
Jcguenic a punto nel gonf-lonetato dcH'altro Luca di Malo, di cui (i ragionò.mandato
il ^rclcnic Luca inlicrac con Fiaccfco bodcnni Vclcouo di Voltcrfa,chc fu poxn Cas
' dioale»
D E G L I A L B I Z 1 4.7
A dina'e,r;mh;5(ciado''calCardina!cd! Roano a Milano per far oper3,chc fa Rep-laqua*
ledciì";smb;rJone, & della potè n?.^ del Duca Vaimnaohauea gran cagione di dubita-
re, folle di nuouo nella prorrerKn.edcJ Kc di Francia rJceuuta, Dal qual carico noa
eia à fatica tornato, che » Fiotct.Doj «i mandarono con Pietro Sodermi a nceucrc fiittz
«o, &' 1'^) ir re terre, che cilcndolj m ì^'kììo tempo perdiate furono per opera iz f ranzelì
alia Rf p, reliituitc : ma ciò con moiro diucrfa fortuna , pcrcicchc douc il Sodsrino da
omf'o vfìcjo dtiiberatoù fu ccj nucua l^i'gtr. s perpetuo Gofifaloniere della Tua patrti
p ciDcflo ; Luca da mortale lofc-rmìi '■ Jbin 0 pose moitu pieilo tcrniinr 3<: alla vira àc
airmcomirciato cerio delle (uc i;tua; lu Jioper;>riC'H ; ncile quali (egli folle Ihto pcr-
H/djo di andar fcguitàn^ , non è dubbio alcuno^chc vnode ii)agj>ion orna':Ticntidcl'
B la iua chiara famiglia farebbe rìudJto, L'ktol ucadiGoiUnii P^ndaltìiii (ja donni
duchg'iuoh mafchi Anton Fia :■ Ico, fi: Giroi-^n^o, ma però chr di coli li niana notitu
iiJ>bU£DOi oche il monile giouanc o p^-r alnoragtoncraisu di Afitcafranceico,
Di c^ntofì Francejro .
LA ricchezza, h nobiltà della ftmig'i^, e i facti chiari de funi maggiori diedero piij
anur.o zd Antcn Fiarxclco, cbc ptr aun-tura non iarcbbebiiogoato 1 npero-hu
èbciic ccicarodi ellcrc celebre , & ramolo nti mondo ; ma in qual modo co ■ 1 habbìi a
f^ie ncn à tutu è cognitoóc coooiciuto sì far per m :>'tc csgioai difiiciie.ellcnJo per lo
g^ fiU Ì3 \ììv\ r'poitintllccoie maIag;cuoli a cokgu:re.onde fu partito degno della pru-
t:.iti2<dc Greci cercsr di ipegntrc la rncnjofu di colui, che haucamcilo fuoco altera-
li a i»e biliisimo di Diana 10 t ft iò , iapcndo che niuna altra ccfa , che deiìderio di gio-
ii.» ,& di jn-mcsfalitàhaueafpir to quello icelcrato ad abbi uciar'o. Da quello deflderio
c^ììiv^ucdi fama commcllo Anton l rarccico nel fiore delia lua giouanezza Ci molle a
far vna imprcCa non so fé piùf^mcfa.chc iniqua, haucndoccrcato Se melfo in tfFsctodi
cacciar dal goueino della Rep. Piero Sodcrfni : /aqual cola dal Guicciardino inqueilo
ir.odo vien narrata • P?gol Vettrrucd Antoi. Fr-rci lo degli Aibszi giouani nobili, le
dmci'y, & cupididi cole nucue, i quali giàmoiri meli li erano occultamente congiurati
ce a alcuni altri in fauorde Medici , & |ìcrcor/ucnire con lorodtl modo di rimettergli ,
erano ibci iègretaraente a parlamento in Vna Villa del territorio Fioiciitino, vicina al
Dt'iftioiiodebanciì con Giulio de Medici, lirdòlucienodifar ifperienzadi cauar per
forza ii Gonfaloniere del palazzo pubhco , & comuiìicato il conl-gho lóro con Barco*
Jcnimeo Valori giouane di limili coriCJitioni,& implicato per lo troppo fpcndere,comc
era anco Pagolo m molti debiti> la mattina del i<:coado 01 dalla perJicà di Frato>che fa
Tvlt-mo d'?goilo,entrati co pot hi compagni in palazzo,doue per lo Gonblonierc.che
t'era rimefload arbitrio dei calo &: delia tor mna.nc t ra prouifione, ne reblbnza alcuna
& andati alla cammera fua lo min3cci;ironodi toig'i la vita : fé non lì pattina del palaz
£o dandogli in tal calò la fede di faluatlo^alla qual .ola cede io egli, Se else Jo a quelb tu-
ETulroiòilenaia la città.lcopiédóli già molti contrarli a lui.Òc niuno in fuo fauore, fatti
pti cidire lo/occgregate lubiro 1 m^-girtratiiChc fecondo le leggi haueanoiòprai goti
I t?.lout ri ;>inpli{sime autorità, dimandarono che lo priua^ino icgitcimamétedel magi
Ah&to, minacciando che altrimenti io priuerebbono della viti • per lo qual timore ha
uendolo contro alla propria volontà priuatojo menarono m, 5c quel che (eguc, Fudan ^^^.^ ^^
<jue potcnte^comc li dee credere Anton Francelco in quello ihto.anzi egli fa qaclli,co. an.i^n
iiic dite il Nardi , e he Icuato da Prato Giuliano de Medici,& portato in groppa il con- '^•^'^,;-3-
dulie a Icaualcarc,non nel palazzo de Mcdici.ma nella lìia propria caia '\ tt Giouanni c'ar'.'li^i
Ombi narra.che egli hebbe tanto fauore, che non hauendo più che vcntiquatcro ann|
fu eletto con cinque altri cittadini.con piena autoritàdiailoluere banditi, flc condenna- „ ^ ^.^^
ti per qualunque cagione in quel modo che patelsc & piac^lse loro , e oltre à ciò tatto teynbre
i bile iciiza dar r;oia l'tta, a ctik^uir tutti gh alia \fhci° . Contutiocio, ò pei che gli ' 5 ' »
par." .se
4^ DELLAFAMIGLIA
parcflc di mertar troppo » o pur perche a Lorenzo Duci d* Vrbino ogni meJiocre gì A
dczza clic dA lai noadipendclVc lacrcfcicirc^vcdendoli egli in qualche pencolo. ottcT-
rcdal potìttfice Leone ilgoacmo della citf adi Narni , per intratreneiliui quel rcmpo
p.Ub.6. correli Nardi dice,(ìcuraiT ère fuor di calar. Morto Lorenzo, & dopo molte co/c fuc-
car. 166 ccdurr,mardati via AicITandrcc ippcluodc Medici della cirra.tu l' Ajbizo cleWo Corri
tneflario a iihaucr \à cittadella di Fila dal capitano Poccionc di Firto a Jccondo le con-
ucnncni prelè co Mcdici.la qual cela come che andalTe in lunga, difpofc egli nò lime.
a. Uh.?.. noGalcotrodi Bargaà renderla rocca di Li uomo, 'ima l'inquieto &: feroce animo Tao
(ar.ì^ó ron porca pofare.onderiallunra perrvkiradc Medici la Iibtrrà.nó è facile àdjarimerc
cóquanta furia & teirrbilit^ procuralie egioche Francclco intoni j Nari, come caro a
Medici hnilfe i' vtììc'o del gonfalonerato nei qailc lì rirroaaua. Ed hircbbcgli leggicr- B
ircntc quel giuoco fatto,che già tcceal Sodeiino.fcdairautonrà &córiglio,de miglio-
. . Ii,& più roanìùcti ciiradini,non fulle ihro r^ffienaco ^ . Quclia fcrucnte inchnatione
i'altra lua a quello ibto, chcallorgoucrnauaf-u cagione, che folle mandato commcH.ino in
/««/a Aie2zc,tn ttn poche già le gei. ri di Clemente collegarc con l'impcradorc erano intor-
no Firci-ze^ma temendo che il piiicipediOrarge(comed;ce iIGuicciardin )haucndo
prcfb Cortona, biciato indù tio Aitz^zo.and^ Ile alla volta di Firenze , & che pcrucnci
do a quelle genti, che erano (:coin /^ re zzo. la città, mancandogli la {lù pronta difcfa
the haucHc ipauentata non li accordaile, pejo lenza confciilo publico,lc ben forfè con
tacita inttntonc del Gonfaloniere fi patti d'Arezzo con tutte le gsnti:b(ciati fjlamcn-
tcdugento fanti nelle» fortezia.ma giunto a Figline per con(ìg!io di M.-ihrciU, chcera Q
qaiui,capprouaua ilnduirelc forze a.ladit fi Ji Firenze, n.niniòmille fa iti in Arcz-
-.., 2o,perche non relhlFc abbandonato del tato' &c Fatto in queilD moio da a.nicodc;!
an.i'yZQ principato amico della K.cp:perreJcrò nq iella opuìionc infiao al principato del Grin
tar. 188 IJuca Colinjo,, nel principio del quale congiuntoli eoa Baccio Valori, con Piero Srroz
ZI. con f rarlccfcodc Pazzi. con CjirobmoSalai.iri.Si: con altri Giouani nobili, hcbbeia
.t.^ària pfrficto d'ir fgntriifi del Borgoa S. Sepolcro ^ lì qual penhcro ancorché :gli vcnifii
" ^''^' fallito ronrtliò di venir con giialtriarn;aro3nannidel nuouollarc.maiiufcitolinoa
che varic,rra miféro & infelice ancor qudli'altrodilègno, & perciò fatto ilprim:)di J»
agc-lto prigione nella rotta di Mofitcmui lo, in quel mcdclimo gì arno giunto in Firen . q
ic, fu come ribelle mtllo nelle carceri pablichc, douelhcoalcuui giorni, &co'.ifs;irico
t le colpe i'ue, la mattina de 20 d'.?gr.itoinnànzl'giorno fu ntllaco tedslbarg.'llodcca-
' f pitato.tenendoli in t-^nta miseria compagnia barrolommco Valori, Aiertindro Konli-
f)clli,& due Filippi Valori l'vn hgliuolo ìk l'airi o parente di baitolómio alla pena mc-
m Juì.c. dcfjmaccndcnuati". Fucolanot.--b{|?chcatcoitc(i Anton Franccfco dcli'ciror fatto
40. rei 1 i d'hauer cacciato dal gcuerno della Kcp:quel buono innocente vecchio di Pier
Sederini , & pc r confèguente guaito quello ifato.che ailor reggeua,il quale pollo a p:;e
lo è gli altri gouerni p< Ifati.era lUtoltimaro più rollo il migliore eh ' il pcgg'ore deliba
rairjcr,te(cltcfloaccu{jndo,non alno fu (cntitodire in quel tempo che corfe dalla prc
(alila alla mortCjle non che giuli-^mente per lo fallo del 1 2 fiera a quella mifcna con- fi
dotto. Fu d'Anton Francclco moglie Maddalena Kidolfì,laqjaleli g^oeròi figliuoli
polli ncll'albero.de q.iali Gio.'batiita d'ifabclla altou'ti procreò G;ulio,G:;fire, Ferran
le. ed Anton Francr Ito . F^or è da due di Fraijcefco frarcHo a.icor egli del fecondo Ma -
Co , della cui fucctliione fpcditici non liman d. far altra mcntione de figliuoli di Luca di
K afoilcaualiere, imperoche gli altri fi atclli di cUji^coiido Malo., come che fuiler ciu
quc non lar^iarono dopo loro poilcncà •
Z>/' Francefco di Luca dt Mafo il Cauahere (^ defuotfucce^ori ,
DEGLI ALE IZ l
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48
DELLA FAMIGLIA
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AAL MOLTO REVERENDO
M. VINCENZIO CANCELLIERI
PIO VANO D I VIGLI ANO
Al Montale.
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ON' è altro il rìnouare inomi de^Ii auoli ne ntp'iti Reuerendo M. Vìncen:i:Joj che Irn proccu
rare di tentr 'ima U memoria dt cjKel primo :,da cui l'honorem <^ la riputandone , CJ?" in ^rat»
parte la chiarci^a.f^ nobiltà della famiglia ci fu lafciata . Onde auuiene^che nella citta dt
Firen^tper non aUontanarci dalle coje "itane, molte fami glie à nomigli fieno riconofciute.
Ranella yedra Jpetialmente quel di Eicci ardo peri due primi antichi "Voflri Ricciardi Ca
uà li eri amendue di molto "Calore è flato in^uifafempre dt mano in mano dall "Mno aW altro dt
pendente rinouellato ,che 0" il "ioflro auolo,^ Im de "ioflri fratelli, & "V» de "iodri nipoti tutti e trepar'tmen
te Ricciardi fi Jbn nominati. Hor fenon per altro fne^che per rifar lamemor'ia ii que noflri antichi è così fat
ta '\fan:i;* approuataper dimodrarci grati in fi piccola cofxtchentefiè il nome, quanto maggior lode meriterà
no coloro J quali non che queflt ignudi, s:^;* femplici nomi , ma i fatti , ^ l opere "iirtHofe it così fatti hnomint
rammemorando fi fino ingegnati di deflare negli animi defuccejjori "V» defider'to ardente dimitarlida guai lo
de feni^ alcun fallo par che ingran parte fi conuenga à M . Iacopo yoflro f rateilo til quale d'ogn altra cura fpo
rliatofi conognifitafitprema dtligen';^,^ con ijpeft nonpiccolnfièper lungo fiìa'xjo di tempo affaticati in un
■rj darquefìe memorieraccogliendo per poterne efferda me teffuta lapiccoU hiflorietta,che "yifimanda.perctoch»
fi come ne Regni , c^ nelle Republiche, ^ in qualunque ciuil ragiman:3^,oue per la lunghe:!^ del tempo 3 ^
per U negligenT^ de fucctffori , effendo te antiche leggi trafandatej fpejfo necejjario ricorrere à quegli anti-
chi ordini f c^ come ìfolgarmentefi dice,riajfumer lo flato , perche del tutto non ~yadan le co/è à rouma j cosi
stelle famiglie , oueper diuerfi accidenti fi come nelle piante , cÌT* »^^* al(>eri auuicne, molti rami quafi iniiec--
chiati nulla di buono producono , è neceffarij con gli effempi , cÌP* con gli {limoli de maggior* quafi rintr
prouerando à figliuoli la tralignata yirtù,richiamarii all'antico yahre . Ma l ben anco necefft
rio auttertimento ( mi fermro dt grandi efempi ) fi come Ottone diffe à Cocceiano fio ntpO'^
(e ne affatto dimenticarfi,ne ricordarfi fouerchiamente de fuoi paffati.percioche non
le brighe ciuili. ne il /àngue ffar/ó , ne t incendio de pala:!^ j f^ delle "iille
debbon altrui tornar à mente de loro maggiori :ma ben l'induflria, il ya
lor militare, la fede yer/ò i lor Principi, cb* Signori di quegli an
Q fichi debbon fempre girarfi per la memoria di coloro , »
auali da quefla famiglia dipenderanno , ^/ qual
fine io ho "doluto indrin^rui cotali notizie
Sperando che lioi come huomo di chit
;^ f/trihabbiate à confortar arden
temente i'ioflri nipoti i
it che la Diuins
Maefìi
tonceddfelicement»
dipoterfttr
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DELLA FAMIGLIA CANCELLIERA:
I PISTOIA città nobile di Tofcana & della fuaortginc,& delU
dcriuarione del fìio nome moire cofè raccoKè indemc breuementc
Fra Leandro Alberti nella fùa Italia. A noi balli tflk di lei fatta
mcntionedaSaiulboilluike fcrittore delle coiè Romane innanzi
che Augullo fulle promofTo all'imperio . Fu poi ne {cxolx à noi più
vicini illuihara per le lue difcordie; tra le quali r;onmeno chiara
che pellifera alla Tua patria fu quella de Bianchi,& de Neri,la quale
/fcita dalla famiglia de Cancellieri.non che Pilloia oc ilfìio contado, ma quafi tutta To-
(cana pofè in ifccmpiglio, & in molte parti d'Italia fi dilatò , ne in luogo alcuno s'abbar- B
bicò, che n guilà di vecchia cllcra, non hauefle tratto con icco le louinc delle bmiglie , de
delie città intere . Onde pare che di quella arbore fi pollan dire que verfi di Dante .
'Non fr ondi verdi, ma di color fcfco
'Non rami fihtettt , ma nodo fi e incuìn
'Non pomi v'eran, ma pecchi con tofio .
Perche io auuifb non douer far cofa ingrata ne à gliillefsi Cancellieri, ne à qualunque al-
tro quelle cofe leggerà , le con l'elcmpio ò delle proprie , ò dell'altrui (ciagurc ii faranno
accorri, quanto le piccole cafè per l'vnione , per la pace, per la indulkia,&: valore de loro
huomini rormontino,&: quanto le crefciute e innalzate per le mortali gaie,e inimicitie di
quelli mircramentes'abbaflino,^ vengan meno. Sonomi dunque pollo àicriuercdi ^
quella famiglia , della cui origine , conie delle cole antiche auuiene , diueile Icno le opi-
nioni . Nella genealogia della cafà (critta latinamente apparilcc; che Cancellieri f ofiè ve
nuro di Damiatad'Egitto ellendo molto ben ricco, & in Pilloia hauer procreato i tre fi-
gliuoli, che nell'albero fi veggono . La qual genealogia mollra eflcre llara fatta d'intor-
no l'anno 142 8 già lòno cento cinquanta anni . Francelco Cancellieri Piouano di Vi-
gliano,il quale l'anno I4<5'5? ^^Qt diilendcre di nuouo la detta genealogia allegando le co
{è,che egli ci aggiugnc , cauarlc dalconuentodi Santo Agollino pollo nella città di Pari-
gi,vuole che Càcellieri nafca 6c fia così detto da vn cittadin Pilfolelè detto Piero del Por
cone; il quale andato à Parigi, &: venuto perla lùa molta dottrina, &: valore in conoltvn-
za di quella corona,fo(re llato creato gran Cancelliere di quel regno. nel quale vHcio f of- ^
{è poi il fùo figliuolo fucceduto l'anno 1 1 7 1 , & hauuto calleila , & fignoria in quel rea-
me,n-)a che venuto in contefà con alcuni (ignori dei paciè per conto de i confini,lene foli
fé finalmente per liberarfi da quelle brighe ritornato à Pillola . Giouanni Villani: il quale
incominciò à fcriuere la fua cronaca l'anno 1300, mollra ^ che A detto Cancellieri folle
llato mercatante ricchifiìmo . Dalle quali opinioni benché diuerfè appare, ò giudice , ò
mercatante fi folle flato il già detto Cancellieri,òdi Damiata primieramente vfcito,ò di
Pilloia,& in Francia alleuato,tutti parimente accordarfijcheegli fia llato l'autore de Can
cellieri; fi come tutti parimente nelle colè che vengono apprcllbconfèntifcono, come
a Tuo luogo il dirà . Cancellieri dunque di due mogli che hebbe,il che A Villani ancor at
feima.hebbe i tre figliuoli, i quali fono nell'albero . Rinieri nato della prima moglie dcr- E
ta Bianca , &: Amadore , & Sinibaldo della {cconda,il cui nome fu Nera tutti e tre Caua-
lieri. Quello Amadore dicono hauer l'anno 1221 comprato le forti torri,& palagi di Da
miata in Piiloia; il che par che dal medefimo Villani venga ancor confermato.' Interueti
ne l'anno mCj infieme con Frangilaila Golii Caualicre altresì in vnconfigliopubhco
della città.oue fuconchiufo , che {\ prcndeflèro l'armi in difcfa à^\ Re Carlo conrra Cur-
radino,il qual tempo viene ottimamente dimofirato dal Villani "■ , quado abbaflara la par
te Ghibellina in Tofcana per la vittoria di quello Re contra Manfredi,dice quali tutte le
Città di Tofcana efler tornate à parte Guelfa fuor che le città di Siena,&: ài\ Pila . Licanzi
à quello tempo narra il Biondo nel diciafl'ettefimo libro delle fìie illoric , il quale vien le-
guitato dal Platina nella vita di Gregorio IX. come clièndo intorno l'anno 1240 fulci'
tare
DELLA FAMIGLIA CANCELLIERA.
55
A tate in ItAlia le fattioni GueIEi,& Ghibellina, primi di tutti i Cancellieri cacciarono di Pi-
i^oia i Panciatichi . La qual cola perche non moiba il Biondo onde lì tragga, &c per altri
rifpetti riceuc in ie alcuna djfficoIrà.Fecondiiììma tu la iucccliionc di (juelti tre tìarelli,ha
uédo il primo X I. il fècódo 1 x.il terzo I V.tìgliuoli generati tutti caualieri fuor che Neri &
Cantino fìgliuoh di Sinibaldo. Noi diremo di loro alcune poche notitie , fin che ci con-
duciamo nel tempo della lor diuilìone . Cialdo ligliuol di Kinieri oltre la genealogia la-
tina,che dice eflere ikto Podeitàdi Pilloia Panno 1 2 56',niagiltrato in cjuel tempo di Ibm
ma autorità in tutta Italia, apparifce di lui anchor memoria nel libro de Cenlì, fecondo le
fedi ihteci mandate da Piiloia ; & pare che così (ìa llaro anchor Podellà l'anno i 2 6'7,nel
quale in vn conhglio generale in nome della città, & fuo con altri conlìglieri giura fedel-
g ta al Re Carlo primo contra Curradino,(i come Dcgo lìio fratello,che di Berracca ragio-
nerem poi, apparifce nella Chiefa della prepolìteria di San Miniato al Tedelco in vn per-
gamo pollo (opra quattro colonne, egli elfere llato l'anno i 2 74 Podellà di efla terra per
lodetto Re Carlo, le cui parole fon quelle. FACTVM EST HOC OPVS
TEMPORE POTESTERIAE NOB. VIRI DOMINI DECI DE
CANCELLERIIS DE PISTORIO DEI AC REGIA GRATIA
POTESTATIS COMMVNIS SANCTI MINIATI, &c. Lamogliedique
fio Cialdo detta lacopa li dice ellere ilata la prima fuora ammantellata dell'ordine de Ser
ui l'anno i 2 79 . il quale ordine incominciato da lette compagni in Monte A(ìnaio l'anno
125^, dicono eflere llato riceuuto in Pillola l'anno 45 , hauendo Marlilio Cancellieri Ca
nonico Pillolelèjil quale nell'albero non è pollo,conceduto la Chiefà di Santa Maria del-
^ la Nouelletta, onde egli era rettore,polla fuor della porta de Cancellieri ad vn luogo chia
maro al poggio con alcuni terreni inrorno,à Frati di elio ordine. Rolandino,il quale Icrif
fé deli'vHcio del notaio,&: delle cautele,che à quell'arte appartengono, autore molto anti-
co tra le forme : le quali egli mette de compromelìì , ne pon vna ; per la quale apparilce
grandi brighe, odi, nimicizie, ferite, &: vccilioni ellère Hate tra la famiglia de Cancellieri,
& queilade Lazzari; &c finalmente per rappacificarli, & accordarli infìeme hauer coai pro-
mellb, & fatti arbitri delle ior diiierenzc Iacopo Parilìorenlè Velcouo; ( non so fé per aa-
uentura il tello foflè /corretto, &c voleffe dir Piilolefe ) in Maginardo Conte di Panigo, 6c
in Matteo de GalluzziCaualier Bolognefe: De quali non molto dopo fi vedeii lodo cir-
ca tali lor differenze nel detto libro regillrato : per lo quale difpongono , che per ibbilire
L' tra le dette pam buona pace,amicizia,&: accordo fi debbano tare tali parentadi. Cioè; che
àGiouanni di Gualfredi : il qual Giouanni è nel quinto grado del nollro albero , fia data
per moglie Capona figliuola di Lazzaro de Lazzari , &: che Bacca fòrella di Giouanni deb -
ha tor per manto Matteo figliuol di Lamberto de Lazzari . Cialdino pariirxnte^che Cial
do debbe cflère, fiatel di Gualhedi pigli per moglie Berta figliuola di Lazzaro nouello ; &c
vn'altra figliuola del detto Lazzaro chiamata Gifòla tolga per marito Brutio figliuolo di
Schiatta . Quello nome non è nel nollro albero , fé non folle Vbcrto ; però clie è dopo
nominato il medefimo nome diuerlamente , & detto ancor Brutto . Vogliono anchora
che Filippa figliuola di Rinaldo Cancellieri fi mariti à Contentio figliuolo diOttauiano
de Lazzari ; & che Alienata figliuola , & herede già di Manente , di Guielmo figliuolo di
E Lazzaro nouello fia moglie. Le quali colè per quanto congetturiamo,non v'ellèndo poflo
l'anno, innanzi alla diuihon de Cancellieri mollrano eflère fiate fatte . Et è cofà notabile
il dire di far quello accordo non fòlo ad honorcm,&: laudem perpetuam &: ad bonum , &:
pacificum llatum ciuitatis pia;diclq, nec non totius prouincia:, ma ad exaltationcm patris
Sanól;^ Matris Ecclefix , & fuorum omnium amicorum . CUieflo è certiflimo nell'anno
I ; 00, elTer quella famiglia per le ricchezze, per lo numero degli huomini,& per la lor pò
tenza fi grande crelciuta in Pilloia , che già à tutte l'altre quali donna fopraltaua . lì che
non folo il VillcUii racconta, '^ , dicendo in cfLi cfleif 1 in quel tempo trouati più di cento
huomini d'arme ricchi, & poflènti di grande aflare, fi che non folamente di Puloia.ma era
ancora de più poflènti Icgnaggi di Tolcana, ma anco nel luo principio , dalla cronaca Pi-
! F j llolelc
cidUf p»
itìlx di
PiUoi* .
itlU il s,
MinidLt* .
Cdae/4U0»
GtoUànnt
cialdin» .
à. 1,1.8. t.
il'
54
DELLA FAMIGLIA
Cdrlino ,
JDcre.
Vatirtgu
dici.
CuglitU
me.
Simone.
Vani det-
to I- oc AC-
CA.
e. càto ì^ X
drU infer-
no.
f cXtt 24.
dfH'infer-
B
llolefè poco dianzi v{cira in luce , vien confermato . La qual molira > che hauea quefla
khiarca diciotro caualien à ipron d'oro,{oggiungendo cjucik medclìmc paiole. Et erano
(1 grandi, 6c di tanta potenza, che tutti gli altri grandi iopraltauano, &c batreuano , & per
loro grandigia , & ricchezza montarono in tanta lùperbia , che non era nelUino lì grande
ne in città,ne in contado,che non teneflbno al di lòtto. Molto villaneggiauano ogni per
fona, de molte fozze, & rigide colè faceuano, & molti ne £iceuano vccidcrc, & fedire , Sc
per tema di loro nefluno ardia à lamentarli . Trouandofi dunque la già detta cala in tan-
ta potenza f.iIita,&hauendoinipoti di Cancellieri dai tre figliuoli di lui nati generati
molti altri figliuoli, auuenne,che per lieue cagione fi come tragiouani accade, vn rigliuo-
Jo di Gualfrcd) detto Carlino, il quale era de Bianchi, effendo venuto in contefà con Do-
rè figli uol di Guglielmo, il quale era de Neri, che veniuanoad efler terzi cugini: cllendo il
detto Carlino in compagnia de fratelli oltraggiò Dorè in raodo,che non lene potè allhor
vendicare, perche meiloli tutto con l'animo alla vendetta, non palsò quel dì , che veduto
in fulla fera pallàr à cauallo,oue egli llaua alla poib,il fratel di Carlino detto Vanni,il qua
ie era giudice , come fé le colpe e 1 falli de fratelli con le pene , & danni degli altri à com-
penfàre s'haueflero, aflaltò il gid detto Vanni, il quale di ciò nulla lapea , &l tirandogli per
dargli in fui capo , gli tagliò non che il volto , ma fuor del dito groflò venne à mozzargli
tuttala mano , la quale per riparar il colpo hauea alzata. La qual colà ellcndo parutapur
troppo graue al padre e à fratelli di Vanni , 1 quali erano molto potenti , dilpolH di far di
ciò alta vendetta, vccidendo Dorè con tutti 1 lùoi, parue à Guglielmo padre di Dorè, & à
gli altri luoi piucongiunti, che con vnbenignillimo atto, &; pieno d'humilta, li douclTe q
n tanto mal riparare . Et quello fu mettendo Dorè nelle mani del padre , &: de fratelli di
Vanni. Ma non è dubbio alcuno; che fi come alcuna volta l'humiltà fjiegne gli fdegni,co
sì talhor non l'infiair.mi . Imperoche non parendo à coltolo , che l'ingiurie de fatti con
le parole .ìfodisfare s'haucllero, tirarono villanamente in vna Italia il mifèro giouane , &c
quiui tagliatali la mano,e il vifò in quel modo, che egli à Vanni tagliato hauea , così mal-
concio a cala nel rimandarono . Il quale Ipietato atto pollo le armi in mano à gli ofìx;li ;
&. (1 come nelle nimicirie veggiamo auuenire , cercando ciafcuno d'aiutarli co parenti , oc
amici , in breue Ipatio di tempo non che tutta la famiglia de Cancellieri Neri, &c Bianchi,
ma tutta la città di Pilloia,& tutto il contado venne à partirli,&fi come la cronaca Piilo-
Icle dimollra, non rimafc in tutti cpelti luoghi perlona,che ò con l'vna.ò con l'altra par-
te non tenellc . Elfendo dunque in quello modo 1 Cancellieri, la città di Pillola, & il con
tado diuilo, & fuccedcndo ogni dì vane brighe, & contcfè; accadde in vna fra l'altre, che
Detto di Sinibaldo, il quale era vn de maggiori,& de più fàui, & ricchi della cafade Neri,
cllendo fopra v n canal gioflo fii d'vna pietra gittatagli giù d'vna fineilra (i fieramente per
collo in fui capo , che come che bene armato folle , reilo per grande fpatio tramortito .
La quale ingiuria recandoli da Pero de Pecoroni giudice, dalla cui cala la pietra era llata
gittata, prele ordine con Simone luo nipote giouane valorofò della Tua perfòna, ma oltre
modo crudele , che il giudice folle morto . lì quale fenza dar indugio , & perche la ven-
detta folle più m.emorabile, nel palagio illeflò del podeilà , &: in prefènza del giudice di ef
fò podcllàj^Sc di Tua famiglia l'vccifè ; non potendo per le genti che hauea fècocofà alcu-
na dalla famiglia del detto podtllà efTcrgli cótrallata. Crefceua in tanto dalla parte Bian
ca in molta riputatione per efler pronto di mano vn figliuolo di Bertacca chiamato
Vanni, mail quale volgarmente da tutti il Focaccia era cognominato, di cui Dante.*
'Non Focaccia mn c]uefii che m ingombra ^ \\ quale, mentre i Neri temeuano, che vn dì le ven-
dette del morto Pecoroni non facellè, propofèro d'vcciderlo . ma trouato in luogo di lui
nella cala di Lippo Vergelleli luo luocero vn Caualierc il più da bene, & cortefèche folle
allhora in Pilloia detto Vbertino, fratello fi come io llimo di Lippo, quiui fellonefcamen
te lui non colpcuole vccilcro . Della qual maluagità commettitori furono non fènza con
fèntimento di Simone , Dettorino de Kofli luo nipote nato per auuentura d'vna fùa fo-
lcila, Vanni Pucci de Lazzari,di cui anco Dante fece métione *^ e "^ Zazzera de Tcberrclli.
Per
D
£ertacca
C4U. Goti
CANCELLIERA. 55
A Per h c|ual cofà veggendofi i Bianchi doppiamente oftcH , al tutto di raddolcire il dolor
delle nceuute ingiurie col danno d'alcun de nimici propolèio . Lt fatto di ciò capo al Fo
caccia, il quale come cautamente il iblea de nimiciguaidare,ciIèndo viàtodi hauer rutra-
uia in bocca per via di motto, che era meglio dire, c]uiiici l'uggio il Focaccia, che quiui fd
morto il Focaccia, cosìcra vìgilantils.di proccurargli altrui danni, paruechefidouellc
dar al capo > non auuilando tflcr interamente vendicati , ie Detto per cui cagione e il Pe-
coronijC il Vcigelled erano ilati vccilj, non vccideiltio. Ne al reo conlìglio venne meno
io federato effetto; haucndo il Focaccia di ina mano e in compagnia di Freduccio hgliuo
Io di Lippo , &: nipote del morto Vbertino con le coltella in mano il già nominato Detto
atterrato, &: mei ro. Ma non lafcic andar lenza punitlonc la morte del padre Predi tìgli- fredl.
g uol naturale di Detto , il ciuale non potendo il Focaccia vccidcre , il padre di lui bcrtacca ^"'^^"^
vccjfe. Il quale per efler Caudlicre gaudente,^ per quello vcitito à modo di frate, non era de,a:.
fi come gii altri ibco mandato a contini . Seguirono dopo quelVvItimo accidente con-
tinue brighe, & vccidim.enri tra i icguaci delle bttioni con tanto diipregio de miniitri del
ia giuUitia, che hauendo Chello fratello di Detto vcciiò \ n Caualiere del podeilàde mi- ^^'^'''
gIiori,che egli s'haueiTe nella fua famiglia, il podelH veggédo non poter centra la potéza
dell'vcciditore coCi alcuna eit-guire, polio giù la bacchetta del iùo vficio,& ogni (ìgnoiia
riiìutata.à caia iua iene tornò. Facendo tuttauia nìaggiore l'incendio la maladctta dilcor
dia , il Focaccia non lì potea dar pace . come che Detto folfe Ifafo morto , che Dettoti no
ilio nipote viucfle,!! quale hauea isertinc» Vergelleiì come di fbpra iì diife vcciiò. Sappien
do per quello, che egli vlaua m Mótemurlo, peroche tutti per le iuccedute queihoni lì ri-
trouauano à cófìni,quiui poiloli con certi fanti in aguato l'aflàltò & vccife. In quello m.o
do,&.con quelli principi) dillendendo ampiamente le Pillolefi diicordie le fue tecondifli-
ine barbe , m Firenze anchora li dilatarono , cue i Cancellieri Neri co Donati &c 1 Bianchi
co Cerchi hauean parentado ; onde quelli , che primaGuelfì , & Ghibellini eran chiamati,
& altri per Io f auore prellato qual ad vna, & quale ad altra delle fattioni già dette,anchoi:
elTi Biachi, & Neri s'incominciarono d no:ninare. Le cui tempelle, &c auuenimenn chi vo
Ielle à pieno defcriuere,niuna altra colà gli conuerrebbe fare , che icriuere per giade ipatio
di tempo l'hillorieTolcane;!! che è molto dal notho proponimento lontano . ma rillrin-
gendoci particolarmente à quel, chea fatti particolari della cala, & non allafattioneappar
tiene, anderemo il più brcutmente, che ii potrà quelle colè icguendo, che alla detta fami-
glia appartengono aecennàdo l'altre iolamente oue il biiògno così il ricerchi . Dico dun
que ,che in Pillola certi cittadini di mezzo detti 1 Potati, ma 1 quali inclinauano alla par-
te Bianca, fperando quello eflere il mezzo d'allicurariì nella loro grandezza ii diedero a
Fiorentini, da 1 cui magillrati dato ordine , come iì era tra loro fermato di cacciare 1 Ne-
ri, s'incominciò à far richiedere i capi della detta fattione lòtto pena, che non comparen-
do incontanente infìeme col mellò , s'intendetlero ctler caduti nella pena della perdita del
la perfòna, & dell'hauere , perche (i venne all'arme. Et eifendo i Roflì rotti,&: i Siniboldi
ouer Sigisboldi , de quali ti crede eilere llato M. Cino , non potendo contrallare à nimi-
ci &; alla potenza de magillrati , iì arrefèro à Schiatta Cancellieri , il quale tutto che loro M-^cU<tt
nimico foflè, cercaua di conièruarli . Rifuggiti per quello iniìeme con altri caporali del- capjitie
*^ la fattione nella fortezza di Damiata , la quale era di Simone , di cui habbiamo parlato , «wr* c4u.
quiui tutti vniti ti sforzauano con ogni valore di mantenerli. Ma ne ciò contraran-
te forze hauendo luogo, conuenutiiì con Barone da San Miniato Capitano de' Fio-
rentini iiarretèroà lui; dal quale à fatica fur meili fuor della città, ti era grande il de-
tìderio, &c la calca, che faceuano i Bianchi di volerli malmenare. Nella qual ope-
ra chiara apparue la virtù dello Schiatta già detto , per la cui induilria grandemen-
te fìi riparato, che niuno de Neri nel partirli della città folle flato morto. Alla cac-
ciata de Neri , oltre i mali patiti , &c morte d'alcuni di coloro , i quali rimaièro,
s'aggiunte la dellruttione , &c il guallo delle lor calè , & fortezze . Onde fattili in pri-
ma dalla fortezza di Damiata , così parimente feguirono in tutte le cafe de Cancellieri
F 4 Neri,
5^
DELLA FAMIGLIA
f.l.k B.c.
45-
Simon; S.
no.
jI Panu-
Ncri,de Tedici,de Sinibo!di,de Rolli, de Tebcrtclli, de Lazzari, & de Ricciardi, non eflen
do meno crudeli elecutori in contado di quello, che nella citrà (ì Follerò Ihti . Cacciata in
quello modo la parte Nera non che di Pilloia,ma di Firenze, i Neri hauendo iòtro il Mai-
chele Marcello iVlalelpina mellb inlìeme vn elèrcito combarrerono co Bianchi in vn luo-
go non molto lungi di Pillola chiamato campo Piceno, & vinfèrli. La qua! battaglia ta-
ciuta,di che mi marauiglio molto dal Villani,tu ben ef preira,& cantata da Dante con ma-
niuigliolì traflati , & altillimi impeti di poelìa, il quale intendendo del paelc,ondeiì mo{l
ièro, ouei Malelpini hanno giundizione, dille.
TrdiTpt Marte "vapor Ji Uahlimagrd ,
che dd torl}idi nuuoh inuoluto ,
Et con tcmpefla tmpetucfa , &~ agra
Sopra campo Ticenfa combattuto^
Onde repente J^izjerà la nel^lpia
Si ch'ogni 'Bianco ne farà feruta ,
Ma non eflèndo perciò per quel ch'io mi llimi la fazion Bianca abbattura,fLÌ per opera di
pp.Bonifacio V 1 Ih ad inilanza di Corfò Donati gran cirtadino,& caualicr Fiorenruio far
ro venire in Italia Carlo Senzatcrra fratello del Re di Francia . per le cui armi fu la parte
Nera rimcfl'a in Fjrenze,& cacciatane la Bianca; nel qual tempo ellendo il già detto Sch'.ac
ra , il quale dal Villani g, (correrramenre Catta vien chi;ìmaro,capitano di 9 00 caualli de
Fiorentini, volle opporli à quello impero; (è da Veri de Cerchi lotto vana fpcranza di cer C
ta virrcria non gli tolfe llaro contradetto. Perche ellendo 1 Fiorentini vnitilì co Lucchcil
niellerò guerra a Pillola, & forro la condotta di Carlo Duca di Calauria figliuolo del Re
Ruberto dopo lungo allèdio s'inlìgnorirono di Pilloia,&: cacciatane la parte Bianca, vi fu
la Nera rimella, il che auuennel'vndecimo giorno d'aprile dell'anno i ^06. Fu in quella
guerra vtile molto l'indullria d'vn minillro di Simone Cancellieri, il quale mclTo da lui al
la guardia della fortezza lua del Pantano; fu cagione che il Montale vicino calleilo veni{-
k m potellà de Fiorentini, &: dalla gente che li nnaraua al Pantano fu del continuo men-
tre elfa guerra duro, data gran noia alla città , & conrado di Pillola . Quello callello co-
me che diroccato poi lolle, ne altro hoggi (ia che vna villa, è fatto famolò per la lìngolar
Jiberalirà del Colonnello Anrinori; il quale niuna altra cola pili a cuore h.ìue/Kiojche à no
bilmente i luci lorelìicri riceuere , a guilà di vero 5c non lauololo Natan , ha troppo più
che non li potrebbe llimare delle cole opportune quella (uà villa fornito, & dall'ampiez-
za, «Se corttliadel luo animo più che da altrui ir.cnri 1 lùoi holpiri miluiando, lènza tener
Ja bilancia deH'oratojquella amoreuolezza via al gentilhucmo &: al citradin che vi capita,
che ra al lignore,& quella medehma al coiiolcenre che fa all'amico, ò che pur mai veduto
non habbia . Di che non per vdiro,ma per pruoua in me fatta io rendo veraciflima tclli-
monianza . Talché quiui , chi di ciò (i prendefle vaghezza , tutte l'antiche leggi dell'ho-
/pitalità mercè od guallo mondo per lo più ne ncflri tempi corrotrc,belIilììir.aiT!ente ve-
drebbe polle in vlo. Non è di mio coilunìc, come da chiunque quelle colè leggerà , po-
trà eflercomprefo, d'andarmi lufìngheuolmente nell'altrui lodi dilatando; ma qualunque
gran cola,che intorno quella materia con efqui(irO;&: ornato parlare di quello nobile ca-
ualicredir mi porefli; tutte lènza alcun fallo,rimaiTebbono di gra lunga inferiori al vero.
Ma all'infelice città di Pillola per tornar onde ci dipartimmo ( quello è il frutto delle di-
fcordie (oltre elfere (pianate le mura, & ripieni 1 folsi,furono in cambio delle cale dellrur-
re à Neri, tutte le cale de Bianchi mandate per terra . Rientrati che furono i Neri in Pi-
llola, la città la qual parte era al gouerno de Fiorentini, & parte de Luccheli , incominciò
fieramente (enzadillintione alcuna di Neri, o di Bianchi ad eflèrda Luccheli llranata .
Onde deliberarono tutti ò di morire , ò dalle mani di li crudeli lignorial tutto dilibeiarfi,
per la qual cofa non hauendo voluto riceuere il capitano madato loro da Luccheh , à fard
tòrti détro la città li difpofèro, ia quale al meglio che poterono incominciarono à lleccare
intorno
B
D
CANCELLIERA. j;
A intorno e à fortificare. perche i Lucchen Ci modero co efercito armato per galligar la ribel
]ione de Pillofed, & à danni loro {àrebbon venuti, fé prima da alcuni Piorcnrini non fof-
ièro ilari ritenuti à Ponte lungo , & dopo da ambalciadon di Siena mandati non il Fode
anco trattenuta la pratica iotto (peranza d'accordo . Ma Ìa città infetta & guaita dal na-
turale humore,& amor delle parti non penò molto à diuiderlì tra i medelimi Neri, volen-
do alcuni, che l'accordo ièguilfe, & cjueili erano i Ricciardi, i Rolli, i Tedici,e i Lazzari, Se
altri che non fèguifle , Se capi di coiloro erano i Cancellieri e i Tauiani . Seguito nondi-
meno per allhora l'accordo con patto, che alla città reiklle libertà di nominargli vlìciali,
i quali così di Lucca,come di Fiiéze doueuan venire,i(^uali prima da quelle republiche era
nominati, & che dopo l'hauer per otto dì fatto ilare abbattuti gli ileccati fatti per honor
B di Lucca, (i poteflcr poicia à piacer loro fortificare, efl'endofi la città ottimamente chiufà,
&: à fuo modo di quàto le faceadi meilier prouedura, incominciò à volgcrTua, & lo (de-
gno in (e llefla ; hauendo i Cancellieri fatto venir di molte genti in Piitoia per cacciarne
coloro, i quali hauean voluto l'accoido . Ma eflendofi gli auuerfari fatti forti , & (èguire
tra loro diuerlè mifchie & battaglie, finalmente riulciron fiiperiori le quattro ca(è,& cac-
ciati fuori tutti quelli della caia de Cancellieri, fi rimaicro quafi (ignori delia lor patria .
Ma eflèndo iatale alla milèra città, che mai non poiàiTe, non paf o guari di tempo che tra
Tedici e i Lazzari nacquer graui diicordie; onde fu neceflario, che la città per poiar di ran
ti affanni fi delle alla hgnona del Re Rubeito , da cui miniif ri furono i Canceiiicn alla pa
tria rtilituiri. Et quindi di male in peggio camminàdo lòtto il tirannico ilaro eie fuoi eie
C radini,& d'altri tiranni (iconduffe. Fatto dunque Signor di Pillola l'Abbate d. Pacciana,
oc quella elercitando Filippo Tedici fuo nipote , vna parte de Cancellieri fu di nuouo cac
ciata, & così per molti altri anni hor dentro, & hot fuori fi vilfe, fecondo Li città andana
AaroA lìgnoria càgiando . Sm che nella famiglia di chiaro nome rilorle Ricciardo figli-
uolo di Lazzero pollo nella fèlla età del nollro albero , la cui madre iiebbe nome Tauer-
iiuccia nata de Mazzetti del Borgo a S.Sepolcro. Del quale per le molte cole da lui fatte Ci
farà memoria particolare, & àdiUerenza di ilicciardo lùo nipote,che fu anchor egli mol-
to chiaro, Ricciardo il vecchio il chiameremo .
D
2?/ Tacciar do ihecchio, Ciualierc^ .
N Acque Ricciardo per quel , che fi è potuto oflèruare l'anno i ; o 4. poco dopo le di-
uilioni,6<: brighe iuccedute nella lua caia , le quali perche andaron poi iempic ere
fcendo potè fanciulletto & per tutti gli anni della iua giouanezza vedere 1 mali, e
i danni dati & riceuuti. Fu fatto Caualiere, come laiclò notato Ricciardo fìio nipote m
lulia iepoltura di Lazzero iuo padre da Simone Peruzzi Caualier Fiorentino, eilcndo egli
in età di 26" anni . Appena 10 harei tra me potuto diuifare , che viànza queila li foffe da
far Caualieri 1 figliuoli lulla (èpoltura de padri; fé per vn'altro eièmpio ritrouato in Firen-
ze di Francefco Caileilani tatto di x ij anni dal magillrato de Pupilli Caualiere iuila lepol
tura di Matteo iuo padre l'anno 1425? , non vedcllì eifere ilato coilume di que tem.pi .
In vno de libri publici delle prouidoni del comune di Piiloia à car. i o i .fi vede , come efl
fèndo egli eletto podellà di Perugia , richiede à 2 o di dicembre dell'anno i ? 5 3 i Signori
Anziani, & Gonf. di giullitia della detta città di Pilloia ad honorarlo dell'ordine della ca-
uallena : la qual grazia concedutagli , come in detto libro à car. i o ^.(1 vede , 11 viene à j>
di gennaio dell'anno 1554^ conceder licenza , & autorità à Simon de Peruzzi Caualiere
Fiorentino di cingere del militar cingolo il detto Ricciardo. Onde poilibil colà è,che ef-
fèndo allhora fìicceduta la morte del padre, lìa ilato in iulla paterna lèpoltura creato Ca-
ualiere,& che Ricciardo fuo nipote habbia diminuito gli anni dell'età deirauolo,douédo
ragioneuolmenteinquel tempo eifere di maggiore età. Et già due anni innàzi alla pode-
lleria di Perugia era,come in detti libri ii legge, ilato màdato dalla lua comunità con Ri-
dolfo Panciaiichi, Obizzo de Lazzari , &i Ettorre de Tauiani ambafciadore à Fiorentini .
P 5 Già
58 DELLAFA MIGLIA
Già la ^{ì2. fciirigli.ija quale dopo le prime d!(coR{ie per diuerlì cacciamcnt j,& percofTc eni A
lUrd alquanto abbattuta , incominciaua da capo à riibrgere ; ellcndo di quclb medelìmi
^iLt'rmtò. ^^'"P^ L^po Hgliuol di Foisiè,& Neri di Carlino iùo lècondo cugino,qaeili ibto Capita-
no d'Oruieto, il' quelli Gouernaror di Perugia . L'Aretino nel quarto libro delle (ùe lilo-
lie parlando della ribellione d'alcune cailella de Tarlati in quello d'Arezzo via lì come dal
„ i'AcciaiuoIo tu tradotto quelVilkllè parole . A quella guerra fu mandato per Capitano
», M.Ivcciardo Cancellieri Caualiere Pillolelè, il quale armato,che hebbe vna moltitudine
}, d'Aretini,ando à campo a iìibbiena^fic altre callelladi Saccone,& miflèle in preda,ì>: le lue
,> calè dalla (uà famiglia con grande niagnitìcenza edificate in Arezzo , fece gittar à terra ; il
chelccondo il nolho conto : percioche quell'autore non mette lèmpre 1 tempi, pare che
l'anno 1542 auueniilè. Era venuto l'anno 1 545?, & in Pilloia lì trouaua efler falita in so 3
ma nputatione la famiglia Paciatica, percioche x x j anno a dietro in certa diuerlìtà d'opi
nioni fùccedute nella città i Panciatichi haueano tenuto col popolo ; & di quella famiglia
{petialmenre era celebre il nome di Ridolfo : il quale di (òpra iì dilfe ellère con ilicciardo
liato mandato ambalciadore à Fiorentini. Tre figliuoli di coAui chiamati Lionello, Giii-
iiano , ^ Vgolino , le coloro : i quali quelle memorie han tratto con fede da libri piiblici
non han prcio errore, qual le ne fofle la cagione, che a me non è nota, hebber conrelà , &:
r/v' cp, ^^^b"^ fecoiido l'alberino antico con Federigo lòlamente detto Barbarella figliuolo di Ti-
2!o,il quale era tre anni à dietro llato Capitano di 1 00 fanti in nome della lua patria con
''• ^yj'f' tiri Turchi ", & lecondo colui, il qual quella memoria ha raccolto da i già detti publici ii-
/f e, los" ^lijcon Lionello,con Lacopo,con Neri.&: col detto Federigo Barbarofla. Dalle quali bri- q
ghc non meno che quelle dd 9 00 alla patria,à gli amici, a parenti, à tutto il contado,^ à
le irclii pcllif-ere nacquero di mano in mano inhnitifs.malijcllendo tutti gli altri Cancellie
Il per allhoia à Ricciardo coirie per ricchczze,&: autorità primo della cala ricorlì.Ntl qual
modo forfè in luogo di Bianchi,& di Neri in Pillola parte Cancelliera, &: Panciatica, del-
ie quali qual era f uperiore reggeua,&: gouernaua à fuo modo la città.Onde fi ìcg^Q in Mat
i, hh.i.c. fto Villani ', che da Guazzalotn fu appello à due Piateli l'anno 1 5 ^Ojche volellèr tradii-
" ' Piafo,&: darlo a Cancellieri di Piltoia. Aiaclfendo nel principio dell'anno 155-1 Giouan
ni Panciatichi diuenrato si grande, che hauea in fìia balia in mano il gouerno della città ,
Pvicciardo fu non lenza grandillimo difpiacer de Fiorentini cacciato : I quali non elìendo
did tutto fecuri de Panciarichi, corne non originali Guelfi, forte femeuano,che per opera „
loro la città non perucniflè in potere del Duca di Milano . Trouandoli per quello Ric-
ciardo in Firenze il madarono di notte tempo con molti caualien & pedoni per vedere fé
potellero entrare nella citta, filmando, che alcuni loldati , i quali v'erano alla guardia per
la llep.Fiorentina, ma con patti di non alterar quello llato , che allhor reggeua , fi douef^
kro Icoprire in fauore de Fiorentini , come vn certo Piero Cucci notaio allhoia della con
dotta haueua promello. Monto Ricciardo co fùoi fùHe mura,& fatto gridar viuala Rep,
Fior.& M.Ricciardo,attendea, che fecondo L\ parola hauuta dal notaio le genti Fioratine
in tciuor fuo fi fcopnflero . Ma llando ferme in guardar la città fecondo al debito loro fi
conueniua,non (1 potè cola alcuna confeguire, ma mife ciò ncceflità à Fiorentini veggen-
dofì fcoperri di afìicurarh in ogni modo di Pillola. Per la qual colà mandatoui vn'eferci-
to di X i ] inila pedoni, & di 800 caualicri oltre 2 mila cittadini Fiorentini aririati poco me **
nocche à guila di caualieri,collrinlero quegli di dentro à riceuer que fòldati , che i Fioren-
tini voleuano per ficurezza loro,& di quella città. & fattoui rientrare Ricciardo con gli al
tri fùoi , che n'erano flati fcacciati trouarono modo , che per mezzo di molti matrimoni
ùitì d.\\ì'vn3. cafà all'altra 1 Cancellieri,e i Panciarichi fi rappacificaflbno . k. Efiendo dun
&^V' <]ue Ricciardo in buona gratia d'A popolo Fiorentino otténe da quella Repj'anno fèguen
te à ^ di dicembre d'efler fatto cittadino Fiorentino, & benché con diuieto di non potere
efèrcitar vficio alcuno dentro la città; nondimeno poflint (dicono l'illelle paroIc,di Ric-
ciar, & di Gio.fuo fratello parlando, & d'vn'Agijolo ) iplÌ,(2c quilibet ipforum ad qu<^ciin-
c^t llipendia, ièu gagia cómunis Fiorenti^ elle & llareA c:onduci,& dcputari^ac ferine-
ri; ^
CANCELLIERA.
59
B
D
ri,&: ip(à g^gis, 5: ftipendia, fèu (èruiria ad prouifìoncm cominunis FlorcntJa; rccipcrc, &
habere,&: libi iolui poOint & debeanr in omnibus , & per omnia ac fi pr^fèns prouifio fa-
dia non fuerit . Stando in quello modo le cole, & clltndo in Pilìoia legge, che per Icuarc
gli icandali non (i defle in materia appartenente al publico, balia à cittadino alcuno; con-
uenne che per vn'accidente nato, in ogni modo dar lì doueflè . Nella quale i Cancellieri
come amici del Capitano mandatoui per i Fiorentini haucndo hauuto de loro amici fe-
cero in modo, che abbatteron Io Aato de Panciatichi; i quali mentre per fcfpetto à Firen-
ze fi riducono ; Schiatta Piouanodi Vigliano & nipote naturale dì Schiatta Capitano de
i ^ co caualli de i Fiorentini,di cui di fòpra (ì parlò ( percioche egli era nato di Iacopo Pio
nano altresì di Vigliano fùo figliuolo) per odio,che hauea alla grandezza di Ricciardo,i;n
peroche egli era de Cancellieri Bianchi, notificò n Firenze, Ricciardo hauer pratica di fare
vn {bienne tradimento alla Rep. Fior. Fur così egli come Ricciardo per quello cóto mef
fi injprigione; ma trouato per lo Capitano della guardia, a cui quella caufa era Hata com-
melfa, Ricciardo innocente, egli fu liberato; & il Piouano in pena della fua maluagità n-^
tenuto in prigione . Et perche nuoui mali non auueniflèro, fi polè di nuouo lludio ; che i
Panciatichi con gli ambafciadori de Fiorentini à Pilloia mandati co Cancellieri fi accor-
daflero ^ Di là ad alcun tempo hauendo i Fiorentini deliberato di opporfi con Tarme eoa
tra la gran compagnia,& per quello mefib in ordine vn fioritiflìmo eièrciro; nel quale ve-
nero tutti gli amici della Rep.dice Matteo Villani ^ . Fra l'altre genti & del Re Luigi , &
del Marchcle di Ferrara , & del Sig.di Padoua , & d'altri Signori elTerui da Pillola venuto
Ricciardo co i 2 à cauallo per iè proprio,& con 2 00 fanti del Tuo comune. Il quale come
huomo intendentifiìmo dell'arte della guerra, mouédofi poi vna parte della cópagnia, fu
dal Generale di quell'imprela madato con 5-00 huomini da cauallo per dancggiarli, & te-
tenerli llretti alla coda. Già egli s'hauea tra quello mezzo honoreuolifluno luogo di lèr-
uitù appreflb Aldobrandino Marchefè da Elle acquillato,& lui mortofi col Marcheie Nic
colò fuo fratello continuato. Già dalla Chielà per {è,&: heredi legittimi dal lìio corpo di-
fcendenti il callel di Francauilla nella Marca gli era llato donato . Da Carlo 1 1 1 1. Imp,
l'anno 15^7 hauea il titolo di Conte Palatino ottenuto. Et l'anno medcfimo dalla (v.x co
munita ambalciadoie al Pontefice in fèruigio della Reina Giouanna di Napoli era ib.to
mandato. Hauea ritrouandod à gii llipendi del Marchcfè di Ferrara già detto , hauuto il
gouerno della città di Modona , & altri vfici,&; carichi militari infino ai generalato eferci
tato con molta lua lode; quando all'età di 75-anniperuenuto, in Ferrara fi morì il dì 28
di Marzo dell'anno 1578, hauendo ialciato cinque figliuoli malchi legittimi tutti e cin-
que Caualieri,& quattro figliuoli naturali,& con tanti altri n]poti,& pronipoti, il che cer
to à gran parte di felicità fi può attribuire, clic tutti ai numero di 3 5 arriuauano , onde
non è da marauigliare,che Q;_Meteilo Macedonico tra figliuoli,& nipoti,& nuore, & ge-
nerijche padre il poteano chiamare 2 7 n'hauefle lalciati. Fu poi lèppellito l'vltimo gior-
no dei mele nella cappella, che egli s'hauea fatto nella Chielà de frati predicatoria fecerfi
l'efcquie pompofè , & magnifiche , ellèndo llato accompagnato oltre da tutta la nobiltà
da Alberto, & da Obizzo Marchefi da Elle, quelli figliuolo del Marchelè Aldobrandino,
à cui egli haueua fèruito,& queiii,il quale nella Signoria di Fcnara,& dell'altro llato de Si
gnori Ellenfi ai Marcliefè Niccolò fuccedette. Andò vefiito dell'habito di S.Domenico,
ma la medefima sepiicità non fu nell'altre cofè : percioche la bara,la qual era couerta d'vu
grandilTimo panno d'oro,era portata da gentiihuomini Ferraie(ì,& da cortigiani del Mar
che{è,&: intorno ai corpo erano otto Cauaiieri con (èflanta doppieri . L'andauano innan
zi lèi bandiere di zendado,quattro con l'armi, & due nere,& fei cauaili couerti ; i caualca-
tori de quali chi il pennone , chi il cimiero , & targa , & chi l'altre arme del defunto s'ha-
ueano compartite. Delle due donne. che egli hcbbe,la feconda chiamata Niccolofà figli-
uola di Bandino Tonti da Pil1oia,come che tre figliuoli gli fKeffcjdue malchi,&: vna lem
mina,fi morirono tutti e tre giouanetti. La prima,ii cui nome fiì Martinella Pillolefè al-
tresì & nata di Piero di Goccio de Bottingari gliene fece i 5 , de quali rimalèro dopo lui
i cinque
Schiètte
KlLlik ^.
«/.. 27.
SitrtoUm
*>'tt Cali
Co DELLAFA MIGLIA
i cinque n'i.ifchi già detti , 6v: Juc femmine . L'vnadi quelle dal nome dell'auola chiama- A
ra Taueinuccia al Baichieia de Rolli in Piiìoia f ii manrata. L'altra iellata in Firenze ve-
doua di Baldinaceio Strozzi, in Firenze parimente a Dolio degli Alberti rimaritoflì .
Le parole in cjacl modo che tu pollibilecauarle dalla fuafèpoltura già iòno molti anni,
lon tali .
HOC HABET IN MODICO DOMINVS SVA MEMBRA SEPVLCHRO
DE CANCELLERIIS GENEROSA STIRPE RICCIARDVS
SAXEA PISTORII GENVIT QVEM TERRA BENIGNVM.
FLEBILIS HEV Q\^ANTO DAMNOSO HOC FVNERE VVLNVS
INDOLVIT, FLEVITQ. DIEM, QVO HIC MAXIMVS AVTHOR.
HVNC DOMVS ESTENSIS SAPIENTEM EXERCVIT ARMIS
BIS DENIS ANTE QVINQ^VIRVM QVI SEM'PER AMABAT. -o
IVSTITIAM ILLESAM POPVLIS, PACEMQ^TVERI ^
FINIS ERIT SCFLERIS FELIX, ET ORIGO BONORVM
QVO VIRTVS PERENNATA PERIT, HTC FAMA SVPEREST
EMINET ILLE DEI LETVS QVEM TENVIT ARDVVS ARCES.
Ve i cinque figlinoli di "Eìccurdo tutti e cincjue Caualieri .
BArtoIommeo primogenito di Ricciardo, acni il padre dal nome del Zio materno pò
fc tal nome,fu fatto Caualiere dal Marchelè Aldobrandino in iìi la porta del Veko-
uado di Modana intorno l'anno 1 3 ^6. Fu (ècondo ne libri della ca(à fi traoua no-
tato , Podcilà di Bologna > & per la Rema Giouanna Giulbtierc d'Abruzzi. Seguitò poi ^
]a leruitu de Marchefi di Ferrara , ne cui ièruigi (òpragiunto dalla pelte Tanno 13823 15
di noucmbre (1 morì, edendo nell'età di ^ i anno, in Ferrara, non gli ellendo rellaro di Li-
fa Mangiadori da San Miniato al Tedelco iùa donna , à cui (oprauifl'e, più che vn fìgliuol
makhio alla morte detto Gcn,come che tramafchij&féminelèttedilein'haueflchauuto.
Fu (cpellito nell'arca del padre col meddimo h p.bito di San Domenico; ne pompa alcuna
volle che ai iuo mortorio (1 ficelle , (1 come per lo fìio tciUmento , la copia del quale noi
Ceri cap. habbiamo veduto, diipone. Gerì ilio figliuolo , ti che nell'alberino apparifce , il quale in
l'ance. ' "^^^^ P^^' l'iio^'^' rifcontri veracilìimo e ilato fèmpre ritrouaro , fu à fcruigi delia già detta
Reina Giouanna con 200 lancic , & ibidem decefhr, & f:uit viregregius elio alberino fbg
/tX^en giugne. Lnzzero fecondo figliuolo, così daii'auolo paterno chiamato , tu tatto Caualiere
a Piumazzo in fui Bofogncfè nella guerra che fu tra Bernabò Vifconti da vna parte , & fa ^
lega dall'altra. Nella qual lega Aldobrandino Marchcfe di Fcrrara,Guido & Feltrino Gon
zaghi Signori di Mantoua , Giouanni da Ok-ggio Signor di Bologna , & altri Signori ve-
niuan compreli . Della qual lega cfTendo Feltrino Capitan generale , & Ricciardo padre
di Lazzcro, il quale era allhora goucrnarore di Modana,Capitan generale delle genti del-
ua'.itre. l'Fiì:enfc,& deli'Oleggio, Lazzero tu fatto Caualier da Feltrino; fi come Piero fuo tratel-
Jo fu nel mcdebmo tempo tatto Caualiere da Ramondino de Lupi , ò Lupo Parmigiano .
CHielle cofc fono fcritte così da Piero già detto , come da Antonio fùo fratello con mol-
ta feaiplicità in certi lor libri di conti , & di ricordi , come tuttauia fi può vedere. Per la
qual cola volendo io rinueniie,che guerra foflc quella di Piumazzo,hauendo contra il lor
coltume quelli tratclli lafciato di porui l'anno, cllendofi nondimeno ricordati di dire, che ^
Lazzcro era di 2 ^^ anni, &; Piero di 2 2 truouo così la lega, come la guerra fatta in fui Bo-
iognc/c elìcre tiara l'anno i ; <-4 ; f i come il Corio fcnza però far niention di Piumazzo ,
ò d'altro particolare, in detto anno , &l il Pigna, il qual fi vede, che altro non vi aggiugne
■ riferifcono . Fu Lazzero Senator di Roma viuente il padre . £t negli vltimi fìioi anni an
dò Giuilitiere per lo Re Carlo 1 1 1.in terra di Bari,& morifli in Andri il diciottefimo gior
no di luglio dell'anno 138?, ellcndo nell'ettàdi 50 anni, Hebbe due mogli. Della prima,
la. qual tu degli An^.bruogi famiglia Piitolefe hebbe Sinibaldo. Della feconda figliuola del
Conte Bandaio de Conti Guidi nafcono oltre Lifà,Lipera,& Marrinella figliuole femmi-
rx, gli altri tre figliuoli malchi, che fono nell'albero, peroclie Simone, il qual viene ad cC-
fere
Cuii. tj' e A
S.^I/ljreU.
Simone ca-
flellano di
S._/in^el(i.
Piero cau.
C A N C E L L I E x^ A. 6i
A {ere il quinto , & fi rendè monaco dell'ordine di San Benederro , fu naturale . Di quelti
quattro hatelli in fuor di Ricciardo,tutri e tre Furono Caualieri. Bandino, il quale quan-
do fu fatto Caualiere , prefe nome di Lazzero ( perciociie di Sinibaldo non h.ibbiamo al-
tra notizia , & di Francefco, che tu poi detto Kicciardo , parleremo apprello ) fu calkU
lano del calkl di Sant'Angelo à tempi di Giouanni X X 1 1 1 . Dice Francelco Cancellie-
ri, che egli ottenne dal Pontchce,che liatilla Saueilo.ìl quale cillaliia guardia haueua coni
me{ro,&: volea farlo morire, toHc liberato . Difeiè nella guerra, che il Papa h^bbe col Pvc
Ladiflao la detta fortezza egregiamente, mariaccelà di nuouo la guerra, mentre egli a
niuna fatica Spericolo perdonando, vuole a tutte le fazioni ellèr prelènte, fu l'anno
141 2 da vn colpo di bombarda, che gli die nel capo, vccifò. il qual particolare acciden-
B te viene anco accennato daii'aiberino . Fa |)o; creato calkllano per i feruigi paterni Si-
mone fuo figliuolo naturale . ma qual coì^x egli [j commerre(Iè,altro non truouo; (e non
che il già detto Francefco (criue, che meffo Qgh in xa\ cura , di quel , che era fece ritratto .
Piero terzo figliuolo di Ricciardo htto Caualiere a Piumazzo, & cosi detto dal nome del
l'auolo materno , hi come Francelco dimollra , podelli di Perugia . Da coilui lolo ven-
gono quegli, che hoggi vi fono della cala . La iùa moglie Catelana fu figliuola di Luca il
Caualiere figliuolo di Totro de Fu idolfi da Panzano ( quella è la medelìma famiglia, che
quella de Ricaloli } la quale fecondillima gli partori come egli medelìmo Icnue lèdici fi-
gliuoli, che le dieci fur temmine . Antonio quarto figliuolo fu fatto Caualiere da Mala- intoni*
cella Vnghero in Siena, quando fu preiàdali'Imperadore per forza; & vn'anno prima ^'"*'
Q nell'entrata di pp. Vrbano V.in Roma Giouanni lu htto Caualiere dal iViarchelè iNicco- cioiunni
lo da Elle ; il che par che l'anno i ? 6j luccedcllè . Fu coltui l'anno i ? 80 (lì come nel "'^*
14 libro delle nollrc hiilorie Fior, appanlce ) mandato dalla compagnia di San Giorgio
per trattar concordia co' Fiorentini . Niuno di lor due hebbe donna, ìk il primo Podellà
di Milano fu , l'altro di Siena . ma Giouanni elTcndo n llipendi del Signor di Mantoua (ì
morì in quella città l'anno i ^ 8 2 à 2 i di giugno eflei.do in età di trentalèi anni , li come
Antonio luo hateiio , il quale fu iniìcme con Piero lalciato da lui hcredc, tcltifica. Furo-
no Ipeli nelle fue elèquie meglio , che 6'oo fiorini : le quali in Mantoua , oue morì , & in
Ferrara , oue fu poi il Tuo corpo portato nella lèpoltura del padre , oc in Piltoia lì fecero .
Andarono innanzi alla calfa coperta di panno d'oro cinque caualli, furono j i veltiti à
j) nero , che l'accompagnarono con 60 doppieri &c bandiere , & altre n^agnincenze , che
quella età portaua. Fugli fatto la oratione i:unebre da vn frate di San Domenico in Man-
toua : le quali colè poco diminuite furono anchor fatte nell'altre città , come li è detto .
De quali fratelli Ipeditici , palleremo al fecondo Ricciardo figliuolo di Lazzero di Ric-
ciardo, detto alcuna volta per quello,che di lui li fcriuerà à diiterenza dà pruno, Ricciar-
do il giouane, ouer Ricciardo della Sambuca ,
2?; Ricciardo ììgiouane, ouer Jella Samùnca Qu.
IO ho voluto quella volta mettere vn capitolo intero dell'opera trouata apprelIoBran
_ catio Rucellai intorno i fatti di Ricciardo della Sambuca; sì perche per non eller quel
libro vlcito ancor fuori , fi darà quello fàggio di quella illoria ; & sì perche quando io
pur volellì quello accidéte narrare, niuna altra cofa farei, che con vna vana fatica d'andar
mutando le parole, dir il medelimo, che da quell'autore vien raccontato . Quello dun- -e
que , che il fello capitolo contiene pollo lotto l'anno 1401 è quello . Fu riuelato à gli ^»
Otto della guardia del mele d'agollo , che m Pillola era vno trattato di tubellarla a Fio- i>
renrini. & colui che riuelò dille chera Itato richiello da Giouanni de Catanfànti, che j>
egli fulTe con lui à far quello male . lubiro il dillono a Signori di che li Signori Icriflono ^>
al Capitano di Pillola che pigliallè Giouanni de Catanlanti da Pilloia,e tenellclo. Il Ca- „
pitano hauta la lettera la mattina, lùbito il fece pigliare , la qual cola M.Ricciardo fèppe j,
lìibito fi fuggì fubito fuor della terra^e dille voleua venire à Firenze, ma però non venne '-
G per
DELLA FA M I G L I A
idino con certi sban- A
per quel cammino anzi fé nandò nel contado di Bolcgna,& quiui ordino (
dici di rubelb.rc a Fiorentini il Culello della Sambuca . era il Calkllano de Bordoni da
Firenze 6c era ilato de repetitori del Fratello di M. Ricciardo Cancellieri, e per quello era
allui molto tamiliare ièruitore, di che il detto M.Ricciardo li mandò a dire che volea an-
dare a lui nella torre 2n: il detto Calkllano fu contento che elli venifle pero che molto (1
lìdciua di lui , e la notte lèguente venuto apiè della torre cor vna Icala mefla quietamente
mille lui nella torre co lùa compagni, furono molto più che il Calkllano non crcdeua che
fufleno acquando eglino furono forti nella torre prelono il detto Calkllano & tutti li
lùoi fanti e poi fcelòno nella corte e prelòno faltro Calkllano chelkua più a ballo, la
qual colà vditi quelli del calkilo tutti fi fuggirono, e M. Ricciardo fece venire aflài fanti
tra del contado di Bologna, e di Frugniano e fornì quel luogho daflài vettouaglia. i! Ca- B
pitano di Pillola poi che ebbe pigliato Giouanni de Catanfanti & làputo da Firenze don
de li detto trattato era làputo & quello che fi doucua fare examinò il detto Giouanni de
Catanlanti molto diligentemente lòpra quello che videchcradi bifògnio, e non poten-
do hauere da lui la verità il milfe alla tortura , & non piccola ; la onde egli dille io vi dirò
il vero , pero che io conolco douer morire poi comminciò , e dille in tlletto quello . che
parte con molti fanti doueuano quando lordine fuile dato di tutte le cole poter tare e da
poter venir fatte vccidere M.Giouanni Panciatichi e figliuoli &c alcuni altri di loro fetta
e parte poi leuata la città à remore doueuano rubellare la Città à Fiorentini poi dcueua-
no con tutti li cittadini di Pilloia che fono di lor parte &c altrell con tutti li contadini
che fono di loro fetta & ancora con finti del contado di Bolognia & dei Frugniano fire C
(ìgniore di Pillola M. Ricciardo de Cancellieri & penfauano poterli difendere da Fioren
tini aflài tempo,& anchora hauere da loro buoni patti, &: fé non gli poteflbno hauere,or-
dinauano di richiedere il Duca di Milano, che gli aiutalle, & difcndelfeA' accollare con
lui, òi con lui elfer contro a Fiorentini . Poi il Capitano di Pillola prefe tutti quelli, che
erano della famiglia de Cancellieri &huomini & fanciulli, fàluo che non potè hauere
^•"r.Zl'o => S.Niccolaio Pandragoni de Cancellieri , che erano colpeuoli del detto trattato ; il quale
m de can- „ niolto fcgictamentc lì fuggì, 6c anchora i figliuoli di M.Ricciardo molto fconofciuti tu-
celltm. ^^ j.^j^Q fuggiti . Poi furono mandati prefi à Firenze dodici de Cancellieri, òl furono meflì
,, nelle llinche . & il Capitano di Pillola condannò il detto Giouanni Catanfanti ncD'ha-
„ ueie& nella peifona.&feceli tagliar la tell3.&: anchora condannò M.Ricciardo de Can D
„ cellieri, & S.Niccolaio Pandragoni nella perfòna & nell'hauere come rubelli, & fece loro
3, disfare la cafà della città &. del contado . Di che fèguì che M. Ricciardo più & più volte
„ mandò de fùoi fanti in più luoghi del contado di Pillola, & fece pigliar prigioni, & vcci-
i, dere,& rubare, &: ardere molti luoghi del contado di Pillola , & grandi danni vi fi fecio-
»> no per vna parte & l'altra . poi il detto M. Ricciardo fu prouifìonato del Duca di Mila-
» no , & fu volta , che il Duca gli die fiorini fèi cento d'oro il mefè, perche faceflc guerra a
„ Fiorentini . &: egli li promellè di far guerra à Pillola, & à Fiorentini, oc tenere trattati di
3, rubellare Pillola à fuo potere,& darla al detto Duca di Milano ; & fece fègretamcnte fòl-
„ dare de fanti tra in Bologna e in Imola e in Lucca adài , oc condottili nella Sambuca fece
„ fare grandiflìme arlìoni nel contado di Pillola , & molti huomini vi fece vccidere fan- E
„ ciulli , & femmine tutte dalla parte à lui contraria , & molti che egli prefè , ricuperare.
» Et così quelli della parte à lui contraria faceuano à quelli , che erano della fetta del det-
»> ro M. Ricciardo . JViollra poi lamededma hilloria nel nono capitolo dell'anno 1402
come clfendo llati rotti 1 Fiorentini alle mura di Bologna , alla quale erano per porgere
aiuto dalle genti del Duca di Milano , i nimici loro &: fra quelli Ricciardo ne prelè gran-
de baldanza, perche hauendo ragunato molti fanti tra l'alpe di Bologna & d'altronde
corfè nella montagna di Pillola , & prefò coi fauor della fùa fazione alcun calklietto fu
molto vicino à far prigione Niccolo Guafconi Vicario per la Rep.Fior. della Montagna.
Ma clfendo egli rifuggito nel calici del Li Cornia , Ricciardo vi fi pofè intorno con la fùa
gente pei aflèdiatlo , oc prelfo che gli venne tatto d'hauerlo vinto . ma cflèndof ì il Gua-.
(coni
Ktccolato
e A N e E L L I E R a: ^5
A {coni valorofàmente difefb , & in tanto hauendo hauuro fòccorfò da i Fiorentini, à Ric-
ciardo tu tolta i'occa(]one di procedere più innanzi . li qual M.Ricciardo ( fono le pro-
prie parole di queil'iitoria) faceua quelle cofe à petizione de! Duca di Milano,da cui pren
deua grande cjuantitd di denari il meiè di piouedigione, perche haueua rubellaro la Sam-
buca à Fiorentini , & di quindi à lui promeflo di tar guerra , &c diceua di darli la città di
Pillola &: rubellarla à Fiorentini , & hceuane tutto quello che poteua , perche li venilTe
fatto. La gente de Fiorentini , che era andata nella montagna di Pillola per (occorrere
il Vicario loro, poiché hebbono cacciati li nimici, combatterono vncalkllo di quelli
che s'erandati à M. Ricciardo , & per forza il preiono, &: tutti quelli che v'erano dentro
vennono in lorbaha. De quah alquanti ne impiccarono nel detto luogo, &:vndicinc
B vennono prefl in Firenze, & furono quiui impiccati per la gola, & due altri luoghi di ,
quelli che s'erano ribellati , fi runalòno per allhora cosi perduti , & la gente li ritornò a >
Pilloia , & altroue doue era di bilògno . Di quelle medelìme cofe lafciò due volte me-
moria Lionardo Aretino nell'vltimo libro delle Tue illorie, in vna delle quali dopo hauer
raccontate le cofe feguite per bocca dei fùo interprete cosi dice . Ma era tanta la proui-
denza di M.Ricciardo , & l'ardire de Tuoi , che fpeflè volte ruppe li auuerfàrij , che l'afle-
diauano, & abbattegli in forma , che fcorreua & infellaua di & notte tutti i luoghi cir-
conilanti del paele , & di quella cofa n'acquillò M, Ricciardo grandlflimo noirie . Cosi
dice l'Aretino . Per le quali opere da Ricciardo commefIè,gli furono da Fiorentini roui-
nate lecafè, cheegli haueua in Pilloia,& infìememente la fortezza del Pantano, & furon
C gh 1 fuoi beni & poderi alienati , & date ad altre perfòne . Ma eflèndo feguita la morte
del Duca di Milano,da cui Ricciardo era llato fòllentato, & tornando cesi a Fiorentini ,
come a lui comodo,& vtile i'accordarfi in(ìeme,fì vede manifellamente per ifcrittura pu
blica del 140 5. lòtto il di 24 d'ottobre, che 1 Fiorentini creano vn'vficio d'otto cittadi-
ni à quello fòl deputati per pattuire & conuenire infieme del modo & forma d'affettar le
differenze , llimar le cofè gualle, rellituire , perdonare,& ogn'altra cofà fire per rimetter
Ricciardo nel primiero fuo llato , & perche egli le callella à Fiorentini toIte,le quali era-
no la Sambuca , Calamecca , & Piteglio parimente rellituiffe & buono amico oc fedele
della Rep. Fior, diuenilfe . Furono gli VHciali a ciò eletti Barduccio di Cherichino,Ber-
nardo Quaratefi, Saluellro Belfredelli, Chrillofano di Giorgi medico , Niccolo Benue-
D nuti , Bartolomeo Popolefchi dottor di leggi. Scoiaio Spini, & Bartolommco Valorii &
per parte e in nome di e fio Ricciardo Giachinotto Caualcanti figliuolo del Caualier Sa^
lice, le cofe tra quali deliberate più principali fur quelle . Che così ad eflò Ricciardo , &c
à Lazzaro fùo frateIlo,come à tutti fùoi amici & dipendenti da pienamente perdonato &c
rimeflo ogni & qualunque eccello haueflèrcommeffo dai di primo d'agofto dell'anno
1 40 1 infìno à quel tempo cosi per conto di quella guerra &: ribellione della Sambuca , &
dell'altre caitella, come per qual (ì voglia altro homicidio, rubamenro , arfione , ò qual fi
voglia altro misfatto ò quiui ò altroue commeflò . Che di tutti 1 beni gualli, arf 1, ò roui
nati al detto Ricciardo fene faccia la llima, & quella gli fi dia de denari del Comun di Fi-
renze , il che in quella forma ò valore li polfan ridurre che prima erano anzi che fulfero
E gualli^ò abbruciati . Che tutti i fuoi cugini,nipoti, & parenti della famiglia de Cancellie
ri,i quali erano nelle llinche ritenuti, fieno iilafciati liberi & fenza alcuno impedimento .
Che di tutti i delittijche per cinque anni auuenire coli effo Ricciardo, come venticinque
de fuoi commetteffero,per i quali delitti ne veniffe pena corporale , ò che eccedefle il va-
lore di lire cenro,non vficiale alcuno di Piiloia,ma fòlo i Rettori di Firenze n'haueffero a
conofcere & a fèntenziare . Che Ricciardo & Lazzero fùo fratello,5c che Domitio & la
copo fùoi cugini con ott'altri poffano in perpetuo portar qualunque arme così d'oflefa ,
come di difefà per tutta la Città Scdiilretto così di Firenze come di Pilloia fenza alcu-
naltra poliza ò licenza de minillri à ciò deputati . Che la città di Pillola di nuouo rifor-
mar il doueffe per fei Cittadini Fiorentini à ciò deputati , & che di nuouo le borfe s'cm-
pielfero in guilà , che in qualunque vfìcio ò magiilrato di ella Città di Piiloia la metà di
G z dwtti
é^
DELLA FAMIGLIA
felice .
Frantefco
ptouano di
yi Alano.
lacobo pie.
di V \g,
sdìiatta
pio- di yig.
Pcìleffrino
pio.diyig-
Ciouirim
pio.diyig.
detti vficiali fia della compagnia di San Giouanni,e la meta della compagnia di Sa Paolo. A
Sotto le quali compagnie i nomi delle fazioni , ò parti veniuan comprele , eflendo (òtto
quella di San Giouanni i Cancellieri & (otto quella di S. Paolo i Panciatichi abbracciati .
Che niuna delle tre callella, ò tortezze, cioè Sambuca, Calamecca, & Piteglio (ì debbano
in tutto o in parte disfare , Te prima non farà cosi deliberato per i Signori Priori & Gon-
faloniere di giullizia, & per i gonfalonieri delle compagnie & dodici buoni huomini con
lègicto fcrunnio non potendoli vincere il partito con meno di ventotto faue nere.Htche
qualunque terrazzano di dette callella volendoli da elle partire,àciò fare non Ha vietato,
ma gli lia liberamente permeflb di poteriène vldre con tutte lor robe & colè,che lor pia-
ceflè , con molte altre particolarità , le quali farebbe lungo à riferire , hauendo dall'altro
canto Ricciardo le caiiella di lòpradette à rellituire li come fu per ogni cofà dall'vna par B
te & dall'altra fedelmente efeguito . Dietro le quali cole non loprauilfe Ricciardo lun-
go tempo , percioche fi come neli'alberino (1 vede, egli morì in Faenza à fcruigi di Santa
Chie(à l'anno 1406^ . Ne la fua pollerità hebbe lunga vira elfendofi fpenra ne figliuoli .
Onde di tutti i Cancellieri , i e]uali quello nome ritennero, non rimane hoggi altra iuc-
cellione, chcdiDomizio.
Vi 7)omizio & defùoffucce[Jori .
LE memorie , che di edb Domizio figliuolo di Piero il Caualiere apparifcono ione ,
che quando Lazzero fuo cugino morì , nel qual tempo fu fatto per rimunerazione
de luci (cruigiCailellano di Santo Agnolo Simone fiiofigliuol naturale, fu quel C
carico dategli in compagnia di Domitio : il quale per tiouarli lontano , &: eflèr guerre in
paeiè , non potè l'vficio efercitare . E comprelò come poco dianzi (ì difle nel numero di
coloro : à quali fi concedeua licenza di poter portar l'arine à vira , & fecondo nota l'albe-
rino lì morì l'anno 1425' Ad Antonio & Felice iuoi figliuoli ho io veduto vna lettera
del i46'4 lòtto lidi vndici d'ottobre di Niccolò de Contrari] Caualiere ,& del Conte
Ambruogio (uo fratello huomini molto fauoriti & del configlio di Aato del Duca Boriò.
Dal tenor della quale lì comprende , che eflendo a loro molto ben noto , quanto la ca(a
de Cancellieri era ibta aiiezionata della caia d'Elle , llimauano che il lor Signore hareb-
be fauorito & veduto volentieri Franccfco lor figliuolo & nipote . & che per quello ellì
ne Icriueuano non meno al Signore , che à Francelco degli Ariosi fuo Selcalco . Et che ^
parimente eglino dal canro loro non harebbon mancato à prellarli ogni fauore , & che
per quello il contortauano a venire allegramente . Fu quello Francelco Piouan di Vi-
gliano del Montale antico padronato della famiglia: il quale era llatogià pofleduto da la
copo di Schiatta de Cancellieri pollo nella quinta età di quello albero; & poi da Schiatta
Tuo figliuol naturale ; di cui oue di Ricciardo il vecchio li parlò,fù fatta menzione. Fìi an
co Piouano Pellegrino figliuol naturale del già detto Ricciardo; il qual morì l'anno
1 404, & à lui lìjcccdettc dopo vn cerro Bambello morto nel 5 5 . & vn'altro de Pandra-
goni morto nel <^^ il prelente Francelco , di cui li ragiona, del quale in quello trattato
più volte fi è ragionato . Morì Francelco l'anno 147J?, hauendo tenuto la picue venti
anni, & fu fuo luccclfore Giouanni Ilio cugino carnale figliuolo d'Antonio . Riilorò co- E
ftui l'antica lèpoltura della famiglia , come nella Chiela di San Domenico fi vede , ouc
lì leggono quelle parole .
SI PATRIAM ET GENTEM QVAERAS
MIRAKERE VTRVMQVE
VTRIQVE EST MAGNVS NOBILITATIS HONOR
PISTORIVM PATRIA EST GENS
CANCELLARIA.
MARMOR OSSA PREMIT RELIQVVM SIDERA GELSA TENENT
VETVSTATE CONSVMPTVM IOANNES CANCELLARIVS
ANTONI! FILiVS SACERDOS INNOCENTISSlME
SIBI AC GENTIB. SVIS RESTITVIT MDX.
Pciucnnc
BVFALA CONSORTI DE CANCELLIERI.
^ì
A Peruenne poi la pieue a Felice (ìio nipote cugino huomo d'aurorirà & di riputazione nel
la lùa patria , & (^ua(ì capo delia famiglia . il quale per hauer troppo fuperbamenre im-
pivfocjuelUone col Vefcouo della Città fa cóHoaro per tre anni fuor di Pillola (òrro gra-
uifiTuTie pene. Morto Felice l'anno i ^4^. la pieue ifcadde à Ricciardo (iio nipote figliuo-
Jo del Tuo fratello Iacopo. Il qual Kicciardo llaro lungo tcpo apprellb il Cardinal Bcn)bo,
& veduta la dia morte, Cv'ìnleguì dalia pratica di quel dotri(s.&: buon (ignore honorari &
dolcidìmi collumi, perdici Firenze tornandofène,&: iìato alcun tempo in Roma, quelli
pochi annijclie fòpram f.f ,in vlàr cortefìa & air)Oreuolez7a à chiuque in caia gli capitana,
liberalmcte impiegò, ma (òpragiunto nel vigor della fua età dalla morte, andò la pieue al
fuo fratello VHicézio,dal quale di prcfènte è retta. Nafcono quelli fratelli indcnu- co Laz
B zero &: con Iacopo,iI quale mortoli in répo,che quelle cole (criueuamo,hauea con molta
pacienza durato fatica per raccozzar infitme quelle meir,orie lj)arlè& mezze conlùmate
dal t£mipo,per lato di madre di cala Bracciolini nobile famiglia Pillolelè.Ne hoggi riman
di sì copiolo legnaggio, che il nome de Cancellieri habbia e cfèruato altri, che quelli due
fratelli con due figiuicli del già nominato Lazzero,& due figliuoli di Gio.Barilla,il quale
anchor egli li come lì vede nell'albero d'Antonio figliuol di Domizio dilcende .
J)e i Cdff cellieri di Roma, cognominati 'Bufali ,
DE i Cancellieri, onde i Romani Bufali (\ dice eflcr dilcefi,io truouo memoria nel li-
bro delle rimunerazioni del Re Carlo primo lotto la data de i 2</di marzo della 15
C Indizione àCapoa,chc viene ad eflcr l'anno 1270. Oue il Re Cario primo dona à
Iacopo,Cincio,& Giouanni de Cancellieri Romani orcie céto,le quali già tenne Rinaldo
d'Aueila luo fedele. Delhqaal memoria non hauendo i Bufali notizia danno al lor ramo
principio da Iacopo lotto l'agno •? i 5 fratello di Circio VelcouodiNepi& padre d'vno
altro Cincio . 1 quali 1 orni così fpello rinouati nella lor cala mi fanno indubitatamente
credere,coftoro da alcuno d) quelli treprinji dal Re Carlo rimunerati ellèrdilcelì . Ma
in che modo eglino da Cancellieri Pilloleh lìen denuati, (i come noi veggo, così non ar-
dilco addurne prona , ò congettura veruna , le non l'opinione & crederza : la quale è in-
uccchiarareBufaIi,chedac( llorc tragganprincipio,&: così parimente il ncive;llcllodeI
la famiglia,non tlìerdolì incominciati a cognominare Bufrìli.iè nò dopo Bufalo figliuolo
D di Cilicio già detto. Onde nelle lèpolture antiche innàzi ad elio Bufalo non lono nomi-
nati le nò de Cancellieri,come appariua già in S.Maria in Via tra l'altre lèpolture di que-
fta famiglia prima che per ordine di Paolo 1 1 1 1. foflèr tolte via . Oue nellalcpolturadi
Iacopo Velcouo di Nepi perauuentura dopo Cincio , così li Icggcua . I A C O B I D £
CANCLLLARIIS EPISCOPI NEPtSINl QV \ OBIIT ANNO
DOMINI MCCCLVII CVIVS ANIMA REQVIESCAT IN PACE.
e la lèpolturadi Bufalo illeflb,dal cui nome fur polcia detti Bufali,córeneua quelle parole.
HIC REClVItSCIT CORPVS NOBILIS VIRI BVFALI QVONDAM
CmCII DE CANCELLARIIS. OBIIT ANNO DOMINI MCCCCV.
Da quello tempo innanzi come lì cognominarono Bufalnbéche per lo più nelle Icritture
E importati habbiano sépie ritenuto il nome de Cancellieri,così nell'antiche arme lor degli
fcacchi,ouer de triagolettiilècóJo vengon da elTi chiamati, poter la tella del bufalo hor lo
pra elTe arme & hora in mezzo. Stefano Ilio figliuolo chiamato Stefano di Bufalo de Can
cellieri (lì come le memorie della cala raccontano ) fu ricchils. & di molta riputatione fra
gli altri Romani,e vencdo nel 1405 il ReLadillaoin Roma dicono,che molti gétilhuo-
mini dolendoli col Re del Pontefìce,Lodouico nipote del Papa métte fa villa di voler far
la pace co Romani,fece nello spedale di S.Spirito gittar lètte di loro dalle hnellre, fra qua
li fu Stefano . Ad vno de cui figliuoli il Papa per ammédar il fallo del nipote,diede poi vn
canonicato di S.Pietro,il quale (i cólcruo per molti anni nella famiglia. Volendo io quella
colà rinuenire truouo; che ciò fuccedette l'anno 1 40 5',c che la contela tra il Papa e 1 Ro-
mani era per cagione , che hauendo i Romani per lòlpetto del Re Ladiflao ottenuto dai
Pa^a
ftlìCt fio.
Ittccurdo
tioudn di
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Vincenzio
pio.dirig.
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DELLA FAMIGLIA
I Ita Po .
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l'I-r.
Pjpavna delle fortezze di ponte molle per guaidarla ( cjucfto dagli antichi fu chiamato A
Ponte miluio ) voleuano ancor l'altra . Sopra che hauendo mollrato rhilloria del Ru-
cellai, che colìoro parlarono alreramente al pontefice , fègue . Le cjuali parole vdite Lo-
douico Migliorotti nipote del Papa,{ùbiramenfe lì partì dr quindi, &c vici tuori del pala-
gio . Poi 11 detti Romani praticando col l^apa lungamente loprale dette cofe , rimalèro
pur quali di concordia di quello,che ne douclFcro tare. Poi li partironodal Papa per tor-
nare alli loro compagni al Campidoglio, ma come eglino turono fuori del palagio del Pa
pa, gli aliali con grande compagnia d'hucmini armati, che erano con lui, & follo vccile
c]uc due C;jpononi,ìk' none di c]uelli altri^che con loro erano in compagnia , & quel che
Itgue. In quella guilà dunque douette il calò ruccederc,&: tale tu la morte di Stefano .
Di Iacopo luo figliuolo &: della tua fucccfiìone, non ci eflendolbta data alcuna notizia B
non pc.liìamo dir cola alcuna fuor di quella, che nell'albero li vede . D'Agnolo l'altro fi-
gliuolo fece menzione il Platina nella vita di Paolo II , da cui ne tuoi mali racconta ha-
ucr riceuuto gran riiloro,& conforto, trouandolì anchor Agnolo prigione perhauer
M c-rccllo Ilo figliuolo vccifo Fiancelco Capoccio . La qual morte pretendeua il Pon-
t.hce non fenzafaputa &conlèntimento di elfo Agnolo eflerieguita . Nelqualluogo
viene anc hcr menzionato Francefco nipote di Agnolo, che dtbbe efi^ere il figliuolo di la
copo iijo fratello detto Francefco, fi come è poAo nell'albero . Non veggo quando egli
(i iiiuoia le non che li fece viuendo la (èpoltura l'anno 1457. ^^ ^"' parole cian tali .
ANGELVS BVFALI DE C ANCELLERIIS n
VIR NOBILIS
QVI ANIMI CORPOKIS FORTVNAE BONIS
AIJMODVM FLORVlT
VIVENS SIBI POSTERISO. SVIS HOC SEP. LOCAVIT
ANNO DOMINI MCCCCLVII.
Ht bbe Agnolo di molti figliuoli , de quali due fur canonici di San Pietro . Stefano con-
giur.toli con Giudea Capocci hebbe Fauilina : la qual maritò à Giulio Alberino, & Anto
Dia m-oglie d'Antonio Friapane . ma Chrilìofano di FiancefcaOrfinahebbe Giulia, la
qual coi giunle con Onofiio Pietro Martei,& Vincenzia con Mattia Leno. Demafchi
lenza gli altri hcbbe Antonio & vn'altro Agnolo i quali generarono figliuoli. Dacolìui
nacque Chrillofano, il quale htbbe per moglie Semidea Cc(àrina,la quale lenza figliuoli D
malchi gli parrei ì Lucrezia moglie di Geronimo de Cuppis, & Martia maritata ad Agno
io Capranica . Di Antonio nacquero più figIiuoli,de quali Fuluio fu padre di Marcello
Auditor di Rota , Scotano fu Canonico di San Pietro . & Paolo il qual viue , & da colhii
vengono quelle norizie,è padre anchor egli di molti figliuoli. le lor lorelle Aurona & Giù
Ila i'vna à tierardjno , falera à Marcantonio Incoronati fur maritate . Beraidina fu mo-
glie di Franceicod'Aiagonia. oc Tarquinia figliuola di PaolodiGiouanniCaualcantiè
iriOglie.
2^i ^andrapnct & de f*oi fucceljori cmamati i ^andr^gont ,
DI Dc)re,rì cui dicemmo ellère llata tagliata la mano per fa briga hauuta con Vanni, E
il qual Dorè e pollo nella quinta età di quello albero tu figliuolo Pandragone.Dal
nome del c|uale 1 iuoi luccellòri laici andò il nome de Cancellieri Pandragoni s'in-
cominciarono àchiamaie. Niccolaio figliuolo di Pandragone fu àfuoi tempi huomo
nK>lto viuc.à: il quale delle brighe & de fatti degli alrn Cancellieri molto partecipò,on-
de fu coi) Ricciardo il Caualiere giudicato ribeilo de Fiorentini , ma rellituito oc reinte-
grato infieiVie con gli altri in ogni lua cola lalciò di due donne, che egli he bbe di molti fi
^.'iuoli , ma l'vn de quali detto Iacopo non lolo tu Canonico di Pillola, ma gode anchor
egli la Pieue di Vigliaiioal Moiitalc pcilolpaziodi 26'anni.percioche lùccedutoaiBa-
bello , comedi lopralidifiefanno 149 5 limoli l'anno 145-^. Degli altri figliuoli di -
Niccolaio , iòlo di Nanni li è la iuccellionc inhuo a quelli tempi ampliata, percioche di •
Piero
PANDRAGONA ET CANTINA CONS. DE CANC. Cy
^ Piero fi /penfe ne figliuoli . Di Nanni dunque &: di CofaT^uiani nacquero due figliuoli
vn'alrro Piero & vn'alcro Pandragone ; ma di Piero auuenne li medelimoche dcU'alrro
Piero Tuo zio ; percioche di tre figliuoli nati di lui non rimale progenje,enèndone due ih
ti preti ; Lodouico Rettore di San Saluadore, & Andrea Piouano di Montemagno . Ma
li ramo di Pandragone molto in huomini (ì dilatò , conciolia co(à che de i ne figliuoli ,
che egli hcbbe i due, i quali generarono, Giouanni dottor di leggi ne lafciaflè tre, oc RaF-
faello lei . Et m vero è da commendare la dilige/iza dell'vltimo figliuolo di coilui detto
dal nome del padre anchor egli Ratiaello e dottor di leggi . percioche elPendo per negli-
genza de fùoi maggiori le memorie ad ramo di Dorè alquanto melTe in dimenticanza ,
per venir quello malfimamente ( abbandonato il nome de Cancellieri ) comprefo lòtto
B il cognome de i^andragoni , egli diligentemente ogni colà tratta dal buio ha portato alla
luce, & perche per l'auuenire non fi rrahellc più in dubbio la Tua nobiltà , il vero & natu-
rai cognome degli antichi lùoi Cancellieri ha riprelò, ^ elTendo non più che d'vno di nu
mero di figliuoli in£;riore al padre ha anco per quella via nella pollerità de lècoli con la
propagine de figliuoli cercato diconlèruare il vecchio pedale della Tua antica famiglia.
H^ parimente con h medefima diligenza ma con maggior legno di pietà tolto dalle te-
nebre li ramo di Cantino .
Vi (fantino , & defuoìfuccelJori chiamati i Cantini .
CANTINO era nell'albero vecchio , ma non appariua altramente la Tua fuccedìo-
^ ne . nondinieno certa cola è hauer egli hauuto più figliuoli, de quali Benedetto fiJ
Arciprete di PiIloia.& Giouanni lalcio anchor egli vn'altro Giouani & Domenico.
Di Domenico nacquero Bartolommeo & Giouanni . Quelli di Gineura Cancellici i h^
(ciò Nofri . Qu^eili d'Emilia Ricciardi generò cinque figliuoli malchi . De qu.-ili Tvlti-
mo Lodouico di Gineura Baglioni è padre di Pier trance Ico & di Giouanni. perche di
quelle colè fpeditici è da pallate ad alcune principali brighe llate fra le fazioni , ò che di
clic in alcun modo \\ parli , le quali per non romper l'ordine che habbiamo tenuto, lepa-
ratc in quello luogo habbiam polle .
D
Valcune l;ri^ht Hate fra le parti .
SOTTO il gonfalonerato di Piero Carnefècchi l'anno r 5-0 1 haueano i Cancellieri
finalmente à guilà d'vn comune libero dilcacciati dalla città i Panciatichi , aiio loto
le calè , dato i lor beni à (òldati Bolognefi venuti m lor tauore,&: giudicatili ribelli,
fofferendo con molta viltà ò malignità i magiilrati della Rep. corali eccelli . Lt di ciò
non contenti i Cancellieri, dubitando, che vn di i Pancianchi non rientraflero, & preu-
deflèr vendetta de danni riceuuti , fatto vn numero di (^00 armati vlcirono il di dedica-
to à Santa Agata di Pillola per ifpegnere aftatto la parte contraria . Et auuiatili vello le
tenute de Panciatichi, il primo alialto diedero alla Chielà di San Michele , oue alcuni di
cllì {\ eran ridotti . Difeleifi quegli di dentro per qualche Ipazio, ma non potendo regge-
£ re alla moltitudine degli auuerlàri,fi ritirarono nel campanile lalciando loro la Chiela in
preda . La qual prellamente di calici & d'arienti fpogliarono . Ne colà alcuna altra li ri-
tenne dal fuoco , che la lòpragiunrade Panciatichi , i quali latti Icroci dall'ira &: dalla di-
fperazione, che cacciati dalla città , ne in contado potelìono viuer (icuri , niellili infieme
tollo che lentirono il cenno dato loro da gli aHàliti à San Michcle,vennero vigorolamen
te benché in minor numero addollò à Cancellieri . Ho autori, i quali dicono, che ragu-
natilì ad vn Crucifilìo, il quale era in lù la llrada, s'inginocchiarono à quello,&; tatto brc
ne orazione (\ promilèr tutti l'vn l'altro di non li abbandonare infino alla morte . Onde
l'allalto fu molto impetuolo , nella milchia del quale rimafer morti più che dugcnto de
Cancellieri, lènza elferuene de Panciatichi morto più che vn folo , 8c tre feriti . del qual
fuccellb benché breuemente fece il Guicciardini nel j. libro delle lue hillorie menzione .
L'anno
Ptert .
Pitro .
Pùdrarone.
LudouKO
Jtectore dt
S. Saluado-
re.
Pto.dt Mon
temajno.
Giouanni
dottor di IL.
/iajfaello.
Paff'^ell»
dottor di 11.
CS DELLA FAMIGLIA CANCELLIERA."
L'anno 15:4 fu il gonfaìoneraro di BAirolommeo Valori in qualche parte turbato per i A
lolinmouuricnndc Piliolelì. Iquali pcrqual malaàizionc (1 f-ollc tennero per lungo
rcmpo rnbob.ra Cjuclì'inftlice citr.i . perche ridt ilando(ì gh annchi humon , 1 t]ua!i pal-
làiuno rra i Cancellieri e 1 Panci.uichi,i Cai cellieri furono cacciati con morti & tentedi
molti d'aincndue le parti . Douc come che (tibiro fullc mandato Niccolò Capponi come
vno deeli Otto di pracic?.,&: Agnolo Carducci ci'ctro pjir aiJhoia dal condglio del Cento
per Con:n,ei]ano. a tanca hcbbcr podere di racchet.u l!,h;!Ucndo per quindici giorni tat-
to lar trifcua ri?, loro . Succede p.nnmente vn gran iinilho l'anno 1 ^3^,prefà occahone
dalla molte del Duca Aleùndro . percioche entrato nella cura di Piiloia Baccio Biaccio-
Jini;&: con Ccilcli oc con altri della fazion Panciatica congiuntoli , (enza the di ciò nulla
i Carceilicri lo(pcrt;ìirero,vcci{c quattordici di loro, fra quali fu Dchderio Tonti . Onde B
1 Canceiiicri furono collrecn à rimarli al Mentale creato c.ioo di loroGuidotto Pazzagli.
Ma perche Guidotto ne fuilè l'anno feguente condetto prigione in Firenze, non perque
Ito l'armi (ì polàrono , anzi aHediati 1 Cancellieri in Caumana calkllo della montagna,&:
entrato di mezzo per acquetarli il Commeilario Bernardo Acciaiuoli , non ollante la te-
de data , ellendo da Pai .ciatichi allaliti , di cento non rimalcro più che quattordici viui ,
La qual cola non lipenle l'ira de Bracciolini & Cellefi . ma voltili nella città ilKlìà di Pi-
iloia contra i Brunczzi loro particolari mmici, di quelli quanti poterono poterò al hi del
le Ipadc, diuenuti Niccolaio Bracciolini, & iViariotco Cclied ai birri di Pillola, come Gio.
Batilla Adriani nel primo iib.della lìia hiiloria dimolha. Cecile cotante brighe,le quali
malli poteano per lo principato anchoriìon lìddo del Gran Duca Colimo,il qual ad Ale- C
iaudro era (ucceduro, radèttarc, hcbbero iìnalmente quella coiiìpolizione. Che trouan-
doli molti di coitolo per 1 ccmmtlli irastatti banditi;& per le vicine contrade Iparti coni
inettcndo per tutto de mah conuennero tutti 1 vicini Signori di Icacciar cialcuno dal tuo
dominio 1 banditi dì quella ò di quella giuridizione..& di dargli l'vn'all'altio aìl'clecuzio-
. ne della giuihria . lì qual ordine (fon le pioprle parole deirAdriani) arrecò alcuno alleg-
' giamentoà quelle parti da quelli hucmmi rieri & micidiali. Moilra parimente per acque-
tar quello male eflere à Pillolclì ii^re leuate le armi. .3d con tutte quelle prouihoni ellcrlì .
infin d'allhor cono(ciuto,che i Cancellieri per cotante ir giurie riceuute,quando occaho-
ne neh fulie verura, non harebboro lalciato llar 1 loro nimiei lenza la douuta vendetta,
onde l'ambo 3 8 nacque l'vlrimo auuenimcnto : il qual temano lepiilolelidilcordie ha- D
uendo il nuouo Principe già lìiperatii tuoi nimici 5c tatto gagliardo & forte, potuto à
pieno domiate gh inubidienti &c ribelli . G:ouanni Tonti inteio,chc in Firenze il Princi-
pe intorno le lue nozze era occupato , & the l-illoia lenza armi li ritrouaua , li conuenne
con alcuni della fazione Cancelliera d'entrar di notte in Pillola, & quiui de lor nimici tar
quella lìrnge, che più loro folle piaciuta, ponb mano all'imprelà, ragunanh intorno 400
hucmini de loro amaci &l partigiani , la notte de i y di giugno alla città ne vengono ; ma
nouatolcrrata la porta di San Marco, la quale Odino Kolpiglioli &: Cecchino diSer
Biagio doueua aprir loro, il Tonti alle leale h volle, òcmellod egli il primo à làlire, piac-
que à Dio , che nel volerli ad vn merlo attaccare per lalir lui muro , oue la Icala intera-
mente non arriuaua,venendone il lallò con leco cadde nel tolìo ìk non iiìolto poi lì miori. E
Sbigottì quello accidente cialcuno , llimando il Tonti da alcuno di quelli di dentro eller
dai muro Uato gittato , onde a laluarli la maggior parte lì diedero . ma intelò dal mede-
lìmo Tonti come il calo era auuenuto , torle venti di loro 1 pm arditi , & à cui più la colà
era à cuore non lungi della città h fermarono . òl venutone il giorno & veduto la porta
della citta lenza alcun lòlpetto clìer aperta , per quella in Piiloia entrarono , 6c alcuni di
loro nimici tenti, tre de Panciatichi vccikro; hauendo il riero accidente del Tonti,
i'eller iòprauenuto il giorno , l'hauer il Commeilario prelò l'arme &;
coauocari 1 Panciatichi ilato cagione , che quel dì , cru»
di:k &C memorabile vendetta lòpra di loro
non folle lèguica .
DELLA
;
DELLA FAMIGLIA DE CAMBI IMPORTVNI,
AL SIC. RICCARDO RICCARDI."
6^
O mi rrouaua hauer paragonato ne miei paraleili il Duca di Sefla-il
cjLiale dì narione Spagniiolo fece la (epolturad Laurrech Capitano
f lanzefè, & nimico del (uo Re, con L. Cornelio ; il quale elìcndo
Romano celebrò con ogni (òrrc di pompa,& di magnificenza Ì'q(~
{èquie di Annone Capitano de Carfaginefi,& nimico de Romani,
opere in vero nò (b\o magnan!n)e,& milirari,ma humane &: piene
di ciuile pietà . Hora io iènro gran diletto , che dierro l'orme di
hnommi così grandi à voi Cn piaciuto di rizzar il fèpolcro,&:di far
B leflequie ad Alfonio Gandhi Caualieredi Santo Stefano , & mio grandillimo amico con
darmi comodità, che c^ueite notitie della fua cala ; la quale poco men che con lui è aftatto
(pirata, fi mandino per mezzo della Stampa alla memoria degli huomini. Antica & no
bile è la memoria degli Importuni in Firenze, percioche efii tòno ricordati da Ricordano
Malefpiniantichiiluno autore delle Cronache Fiorentine inlino all'anno mille ,& dieci ;
nel cjual luogo ragionando delle famiglie, che dopo l'vltima dellruzion di Ficlole venno-
no,ò erano in Firenze; dice,che gli Importuni co' Gualrerotti habitauano in Borgo Santo
Apoiì:olo. Il che toccò ancor Dante nel Paradifo in peribnadi Cacciaguida padre del luo
bilàuolo : quando parlando delle famiglie nobili di Firenze ;difle .
(^la (ran Cjtiait erotti , & Impvrtuni j
C Et anchorfana borgù più cjuieto ,
Se di nuoui \ianfojJer Jj^mni .
Ilqual luogo comunemente vien dichiarato dagli interpreti.che quel {èlio della citta chia
mato Borgo,oue eran quelte due gran famiglie Ghibelline farebbe Itato più quieto ; Ce nò
vi fuflèro Itati mandati ad habitare i Bardi,ò come è opinione d'alcun'altri i Buondelmon
ti per reprimere l'impeto di quelle due potenti , & principali famiglie ; fs pur cosi li deb-
bono le parole di Dante elporre, che quelle famiglie Ghibelline tullòno . chiara cofi è nò
dimeno, che nel i 2 i 5-, quando la Citta per la morte di Buondelmonte Buondelmontili
diuilè tutta nelle parti ; come rillellò Ricordano ; e'I Villani, dal quale è (eguitato di pa-
rola in parola, affermano ; gli Importuni feguendo i Buondelmòti li dichiararono Guelfi.
D Sono l'illellè parole dell'autor quelle. Nel borgo di Santo Apollolo furono Guelfi i Buo- „
delmonti,&; quelli ne furon capo 1 Giandonati,Schali,Gualferotti,& Importuni. Ma che „
oltre l'antiquitàche Ci vede;eili fuflòno Ilari nobili, il medeiìmo autore i'appioua, il quale
còtando poco dopo le famiglie,le quali eran nobili tra'l borgo di Sant'Apoiiolo,&:Terma,
hauendo detto de Tiniozzi,& de Buondelmonti lègue . Gualrerotti & importuni anche „
erano gentilhuomini ; il che viene anchor dimollrato dal Villani : il quale al nollro prò- „
pofito aggiugne ancho di più; che le dette due famiglie à fuo tempo erano popolari.
La qual cola perche differentemente in Firenze s'intende da quel ; che comunemente nel-
l'altre città d'Italia non è intelò ; è neceflario & per quello & per quel che appartiene alla
famiglia ; che da noi venga brieuemente dichiarata. Nella Republica di Firenze preualle
£ vn tempo grandemente il gouerno de nobili infin à tanto; che ò per la lor lùperbia,& or-
goglio,ò perche non parendo à popolari, ch'effendo pan à peli , & alle grauezze , non do-
ueflèro effer pari negli honori , & nelle dignità incominciarono à rilentirh in modo ; che
non (blamente vollono effer à parte degli honori,& de gradi della città ; ma come la colà
fi fuffe andata,lcacciati i nobili prelono eli! il gouerno in mano, & per conieguente diuen
ne il gouerno con la forma del reggimento tutto popolare. Furono per queita cagione co
ilretti coloro , i quali voleano partecipar del gouerno , non lolo di deporre 1 alterigia che
porta con lèco la nobiltà ; ma humiliandolì, & abbadandofi ir.ollrard tutti popolari ; en-
trar nelle arti, nelle quali la città era diuilà, & molti di tlli co collumi cambiar l'armi, 1 no
mi delle famig!ie,&: in (òmma ogni colà fare,perche popolari pareffono. onde talhor mc-
ritauano per quelle diraoilrazioni d'effer fatti per fingolar beneficio popolari . Et in con
H erario
7»
DELLA FAMIGLIA
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rrario quando àt popolari illeflì, morati alcuni in orgoglio auueniua che voleflero iopra A
far gli altri , cacciati dall'ordine popolare , erano brri de' grandi . per quelìio nome anda-
iiano legnati coloro , i quali erano mnclli dal gouerno , quad per la ricordanza di quelle
prime nobili , (S: antiche himighe; le quali eOèndo grandi , & potenti così erano in que
teiripi chiamare,le cjo non Faccar^o in contorto della loro mileria, cólòlando la priuation
degli honori iullantiali , con l'apparente honore di quel nome ambitiolb . Onde ordina-
riamente nell'Illorie Fiorentine l'cnèr fatto alcun grande,ò popolare altro non vuol dire ;
che i'ellcr nmoilo , ò ammello al gouerno . Gli hiiportuni dunque ; i quali delle famiglie
antic hv nc)biii erano, veggendolì per la nuoua forma della Repub. la qual inconìinciò nel
I 28 : eller rimali de grandi ; per non voler ritenendo quel vani{limo,& dannofb nome
iÌA^ di fuori del gouerno : il quale fa nobili,ò ignobili nelle Rep.le perfone, feciono in mo B
do ; che furono accettati come popolari : ma non mutarono in quello tempo ne l'armi ,
ne'l calato . Onde nel 1 285? , i>4. , 6.: 1 5 02 lì vede Nero di Cambio Importuni eller de
Priori lenza hauer fatta mutatione alcuna del nome della lìia famiglia . Ma elìendo per
iiuoui accidenti, &: per nuoue brighe : delle quali fu la città di Firenze lèmpre ripiena , al-
cuni degli importuni diuenuti Ghibellini : 1 quali per lo più erano delle famiglie grandi ,
& per ciò fecondo nel libro del Chiodo apparilce , ellèndo dilcacciati della città Vgo fi-
gliuolo di Silimanno, & tutti i hgliuoli del Golpe, & in lòmma cialcun'altro di quel cala-
to, eccetto 1 figliuoli di Nero di Cabio già detto ; parue à Cambio,&: a Lamberto figliuo-
li di Nero di abbandonar quel nome odiolo degli Importuni ; poi che era macchiato del-
la nota del nome Ghibellino ; & prendendo il nome proprio deli'auolo > valerlcnc come C
di nome di famiglia . C^^^ella fiì la cagione , che gl'Importuni s'incominciaflèro Cambi à
chiamare ; comeche tre altre famiglie de Cambi lìeno in Firenze : le quali elicendo nobili,
Se honorare, nulla colà però hanno à fare con quelli, ne fra loro : diuerlè d'origine , d'ar-
mi, & di quartiere . percioche oue i Cambi Importuni fan l'armi delle tre Iquadre azzurre
in campo bianco, & lòno nel quartiere di Santa Maria Nouella lotto l' Vnicorno ; poi che
ia citta di Sellieri li ridulfe in quartieri ; I Cambi detti Mercatanti; le ben vanno per lo me
delimo quartiere , &i gonfalone ; nondimeno fanno il campo diuilò per lo lungo rolfo &
giallo con vna quercia, 6c vn pi no dentro. Et i Cambi di via maggio vanno per Santo
Spirito lòtto il Nicchio , &: fanno l'armi diuilè per lo lungo rol]e,& bianche con vnasbar
ra nera à trauerlo, & quelli della via del cocomero vanno per lo quartiere di San Giouan- D
ni lutto il Drago , òl fan l'arme rolla , & bianca à Icaglie di pelce . A Cair.bi Importuni
dunque tornando,dico,che il primo dal quale per cótinuata lucccHìone da padre a figliuo
lo menzion li ritruoui , per quanto dal Priorilla della città , & da priuate memorie li può
comprendere ; non potendo per gli incendi, & làccheggiamenti della città fàperlì più in-
nanzi; fu il già detto Cambio padre di Nero, il qual Nero in quattordici anni, comedi
lòpra fi è moitraro , tre volte lù de Signori . Troualì di colini hauer fatto parte della lua
età à Roma , facendo banco con quegli del Pannocchia , che hoggi fon detti Baldouini ,
Nacquero di Nero il fecondo Cambio, & Lamberto, il primo ilato de Signori nel 1 5 06",
& 1 5 li morì lenza figliuoli . l'altro dopo l'hauer prelò moglie in Roma, oue col padre di
moraua, tornato nella città , fu come huomo da aliai molto riputato da fùoi cittadini , & E
non poco adoperato dalla FLep. percioche oltre l'eflcre Ilato in proceflò di tempo quattro
volte de Signori, incontanente, ch'ei tornò di Roma,fu creato de dodici buoni huomini;
1 quali fra molti llabilimenti fatti nel 13 1 1 per la comune quiete, &ripolò della città raf
fermarono 1 confini à Ghibellini lòpranominati : vieràdo loro il tornar alla patria,nel qual
numero da lui, & dal fratello in fuori, furono come lì è moUrato tutti gli altri Importuni
abbracciati , onde la variatione del nome procedette. Generò Lamberto vn figliuolo dee
to Alclfandio : il quale ilato tre \oUc de Signori, geneiò tre figliuoli. Antonio, Luigi, &c
Stefano . W primo leduto Priore l'anno i ^i}6{\ morì fenza figliuoli . Luigi , che fu il fe-
condo per quel, che congetturiaiDo dalla precedenza de' loro magillrati, di cui hora lègui
remo il fuo ramo^quatcro voice gode l'honoianza del Priorato. Fu Vicario di Mugello,&:
haucndo
D"E CAMBI IMPORTVNI. 7,
A h.tuendo cflèrcitato molti altri gouerni fuora , fi mori , perucnuto aliotranteflmo anno
della (uà età eflendo m vHcio a Vinci. Nacque di lui il primo giorno d'aprile vn figliuolo:
àcui dal nome di Tuo padre pofc nome Alellandro nel 1405- ; cjueU'anno illeffo.clie Ro-
ma peruenne in poter del Re Ladillao . Collui oltre due Priorati, oc molti altri vhci heb- ^^"^^
be li gouerno di Pila preminente nella llep^&hauendo in ammodi far vna bella cala per-
iìiafe Nero fuo cugino à vendergli ìa porrione d'vnacalà antica, chchaueano in comune
in porta roda verlo mercato nuouo,alqual Tuo penderò iòpragiunto dalla morte no potè
dar alcun cópimento ; lalciara quella cura à Luigi lùo HgIiuolo,che la murò poi nel 1 47 2 .
Ma quello infelice giouane lenza poterla molto godere, (ì mori per vno ilrano accidente
iui a tre anni, percioclle tornando vna volta di notte tempo àca(a,cadde in vna buca, nel
B la qual fieramente percotendo , lene mori fra lèi giorni , non hauendo più che trenradue
anni forniti . Ma tu fama collante di molti ; ch'egli vi fufle llato gittato à lòmmo lludio
forfè per imbolargli vna fomma di più di mille feudi d'oro; che vinti 3 cafà Strozzo Stroz
zi lène tornaua lieto con eilì à cafà; cosi 1 ùole efière fpeflb infelice la conditione degli huo
mini; che onde fperan giouamcnto,& piaecre,di quindi nò che altro traggan la fine d'vna
fuenturata morte . Hebbe egli due mogli : la prima fu Nannina Corbinelli ; che gli fece
il terao AlcfTandrOjSc vna fanciulla detta Maria, moglie prima di Piero Bellacci , & poi di
Iacopo Ridolfi . La feconda hebbe nome Diamante Bartoli, con cui acquillo Paolo>& Lo
rcnzo , &: due altre femmine , delle quali l'vna detta Gollanza fq moglie di Giouacchino
Folli . Ma noi ci fpediremo prima di quelli vltimi , per fpegnerfi molto prello lenza fuc-
C ceflbri mafchi . Paolo dunque feiuendo la fùaRep.nellaguerra di Pifàhonoratamentc fi '**^'>'
morì a Vicopifano ferito d'vn paifauolante , ma con ilrana ventura non eflèndoui morto
in quell'afTalto altri, ch'egli folo. Lorenzo ibto de Signori vna volta nel i tjo-j. fu anche
Vicario delle Pomarance ; &c Capitano della Montagna di Pilloia,béche con poca fùa lo- x«rmv •
de,efIèndone flato ammonito,& condannato.Di BartolommeaGiouanni fua moglie non
lafciò più che vna fanciulla : il cai nome fu Maddalena : la qual maritata in Altobianco
Alberti Tuo parente , & pofcia in Matteo da Rabatra , in vna figliuola del fecondo manto
portò la roba,& facoltà di cafà Cambi. Hora ad Aleflàndro tornando il qual mori di mal ^^UjTm'
caduco,dico; ch'egli fu marito di Caterina Popolefchi : che li generò fèi figliuoli mafchi , ^»»
& vna femmina moglie di Gio.Bjtifla Aldobrandini. De i mafchi, lordine de quali fi ve
D de nell'arbore , Paolo a^orì nella rocca di Rauenna . Lodouico dopo l'eilèrc flato in Vn-
ghciia, in Algieri, e in altre guerre, monili in Firenze . Federigo venne meno fanciullo .
Di Luigi non habbiamo notitia. Francefco nato due anni dopo la cacciata di Piero de
Medici tirato da impaciainza giouenile rolfè , ò mollròdi torre per moglie vna Caterina
figliuola d'vn poucrnuomo non conueniente alla fua códitione.perche il padre adirato fèl
cacciòdinanzijchiamandoloindegnodi fè,&dellaruafamiglia.ondeeg!i menrretraper
io fdegno paterno , òperauuenrura rauuedutofi dell'errore commeflodifpura col padre
della fanciulla della validità, ò inualidità del matrimonio , à guifà di difperato l'vccife , &
làluatofi harebbe leggiermente f chifato la giulla pena della fua follia ; fé tornato in Firen-
ze , & hauendo maluagio animo verfò la moglie , ò amica , mentre con barbara crudeltà
E lludiauad'vccider anche la innocente giouane,peruenuto in potere degli Orto, nò gli fui*
(è llato per ordin loro meritamente mozzo la telta. Nacque di quella cògiuntione il quar- *^»Jft»-'
to Aleffandro : del quale rimeflo à cauallo da Alfonfb Cambi fuo parente in Napoli , per
andar alla guerra à procacciarli honore, non s'è mai più hauuto nouella. Ippolito vltimo
de i lèi fratelli di Oretta Cerchi è padre del quinto Aleffandro ; il che è quanta fùccelìio- tyfUjJdn-
ne è rimafà di quello ramo . Del quale fjiedicici , è tempo, che toiniamo à parlare di Ste-
fano terzo figliuolo di AlefTandro, che fu di Lamberto . Di collui non altra notitia hab- stefan*.
biamo; fé nò che llato de Priori nel 1417 fu padre di Nero. lecui honorate qualità m'in-
ducono à far di lui particolarc,& non ingrata memoria. Nacque Nero il ventèlimo di di
lèttembre dell'anno 1 42 i , & peruenuto nell'età di 2 5 anni fu per atì:ogare il di di Santa j^'ffl'.
Caterina giorno pericolofillimo à nauiganti f òpra vn galeone dj Gio. Tof inghi : il quale ti4 .
H 1 ruppe
mii:
1 S
te*)
74
DELLA FAMIGLIA
ruppe in Romania . perche non confidando più la fìia vita alla difcretionc del mare, fénc A
tornò in Fiorenza;oue datofì a gouerni della Rep.in quelli riufcì di (incera fede,& di (òm
mo valore. Onde di mano m mano per tutti i magillrati felicemente pafTmdo, infìno al
fupremo del gonfaloneraro con lòmma iùa lode peruenne. Fu Podeltàdi Prato, Vicario
di CertaIdo,de Dieci della guerra due volte, Coniòlo di mare,Capirano di Cortona,de (èi
della mcrcanria , due altre volte de Signori ; & come ho detto Gonfalonier di Giui1:izia.
dal cjuale benché vicende fuilc ammonito , tu ciò nondimeno più argomento della virtù
di luijche tellimonio della iùa colpa . percioche elFendo egli huomo di natura molto Teuc-
ra , oc difpiacendoli forte ; cjuando colà vedea , che pregiudicafle airautorità;6(: m.iellà de
Signori , accadde , che douendoh rrar vna mattina la nuoua Signoria, & mancandoui con
tra l'ordine dato i Gonblonieri delle compagnie, per cjuelta cagione non fi potè trarre co B
grande mormorio de cittadini : i quali hauédo pieno la piazza,(ì mar3uigliauano,&: mor-
inorauano di cotale indugio . perche (i m tndò per far venir di villa Vincenzio Borghini :
il quale credendo pure,che altri in tanto de compagni fullc iòpragiunto,percioche era tar
cfi ; & che i nuoui Signori fullero tratti, non vi venne ; onde lì mandò di nuouo vn caual-
laro per e'^o,&c per ciò venuto .& (ìnontato h palagio , & pollolì col capperone,& habi-
ro da caualcare tra Collegiali tralfe la Signoria. Paruc quelli colà al Gonfaloniere & com
pagni di cattiuo efempio , che i magiitrati Ichernendo la Signoria , ne ctiandio chiamati
conuenilfero à gli vhci,& à bilògni publici. perche rimanendo pur tre giorni di tempo ad
entrar i nuoui Signori; in galligo di lui,& d'alcuni altri pochi, & à fpauento di molti, che
harebbono per lauuenire leggiermente potuto prenderli di così fatte licenze, fé elle non C
fulTero corrette , l'ammonirono per cinque anu'. la quii lèntenza paruta ad alcuni molto
rigorolà , eflcndo mallimainente quel . che p:ù importaua , fatta lènza paitecipatione di
chi gouernaua allhora lo itato, fu cagione, che non molto dopo fu ammonito egli ; il che
fu ne principi del i^^s^- Ma fucceduta la cacciata de Medici nel 5)4, egli fu reiìituito dal
la Signoria, & riprendendo aliali vecchio l'antica riputatione.adoperató tuttauia dalla Tua
patria, morì l'anno 1 5-08 à 2 6" d'aprile, eflèndogiàdi ottantalctte anni. Et con tutto ciò
ron cflendo per la lunga età punto debilitato di mente, ma g3gliardo,& profpcro della vi
ta, panie , che mancaflè più per vno ilrano calo d'vn violento accidente , che per manca-
mento di (àngue, & di vigor naturale , percioche egli morì per hauere nel leuarlì di notte
pcrcoflò vn H^^nco ; onde poitoiène àgiaceie & non hauendo in fétte dì per la qualità del D
male prefo alimento alcuno, come (è altrim.cnte non fulTe ilato anco^ per mancare,in co-
tal modo polè termine alla vira . fu portato à lèpellire nell'arca de fuoi maggiori polfa fui
la piazz.i di Santa Maria Nouella co grata ncordariorie della fua incorrotta,& lincerà vita.
Qucili e quel Nero : il quale llim.ando di hauer non poco perduto la fùa famiglia con ha-
ucr laloaroA difmeflò del rutto da canto l'antico, &c famofo nome degli Importuni, con
honorata amhitione lo ripigliò , aggiugnendolo quali per vn (òpranome al cognome de
Cambi. Egli hcbbedue mogli, la prima, il cui nome fu Tommalà della Palla, & la (ccóda
che h chiamo Bartolómea Pàciatichi. de i figliuoli della prima che furono cinque malchi,
& due femmine, tutti morirono fanciulli, eccetto Marco , che peruenne all'età di venti-
cinque anni, & l'vltimo Giouanni, che fòprauifìe al padre ; di cui appreflb parleremo. Del E
la feconda hebbe Stefano, Bartoloirimco, Lamberto, & cinque femmine : Di quelle la pri
ma,&vltima fur maritate, quella detta Vaggiaà Giouanni Bonarli. quella chiamata
Franccfca; quafi per ricompcnfar il danno delle tre foi elle, che fur monache , à tre mariti
Niccolo Rinucci, Bernardo Caincfècchi , & Francelco Dauanzati : Cammilla fu à Pilloia
Badeflà di S.Giouanni . De 1 mafchi Stefano fu de Capitani,& Prouedirori di parte GucI
fa,fatto dal condglio maggiore Gonfaloniere di compagnia,hebbe détto & fuori più altri
vtìci . Mori di 48 anni nel i y i jjeffendo nel tornar di notte àcalà Itato ferito mortal-
mente lòtto vna tempia . Hebbe per moglie Dialta Vghi tenuta per vna delle più belle,&
leggiadre donne di Firenze à fùoi tépi,di cui generò Bernardo, che morì di vèti anni à Na
poli di pelle, &i nondimeno così poco formofò di volto, benché nato di così bella madre,
che
DE CAMBI IMPORTVNI.
7T
A che d^uThauer h bocca fjporfa molto in fuori à guifà di grugno di porco, fu cognominato
iccódo il parlar Napoletano Bruttomufo . Bartolommeo venne meno fanciullo . Lam-
berto naccjue l'anno 1471 à I 5 di maggio. Seguì in giouanezzal'indultria del mare; ma
prelò da Venetiani l'anno ^4 su alcuni grippi con Ottauiano de Medici, & co alcuni altri
nobili Fiorentini.furono per opera di FranceicoTolìnghi madatoda Firenze a Venetia,&:
da parte de prigioni elfo Làberro tutti inlieme liberati; perche imitando il padre, fi volle à
maneggi della patria : da cui l'anno i 5 i o , & i i , hauendo ella genti,dc elercito in Lom-
bardia, tu creato nella città de Proueditori de X.della guerra. Si vedeanchor hoggidì m
cafà di fua mano vn ritratto della Lombjirdia alFai bello , hauendo egli donato l'originale
all'vtìcio, perche su quello (ècondo le lettere, &c gli auuilì, fi potelFero puntalmente veder
B di mano in mano i cammini, & progrefiì degli efèrciti . Dopo la morte di Leone , fu con
1 4 altri cittadini lòlknuto per ordine del Cardinal di Cortona , iòfpettando di qualche
fèditione : ma nò trouati dal Cardinal Giulio,che fu poi Cleméte, colpeuoli, fur rilalciati.
Era egli cagioneuole d'vn'occhio, 6c hauendo per Hera dilàuuentura , tocco di Carnouale
à cafo vn colpo di melarancia nel buono,perdè l'altro,onde diuenuto cieco;& per ciò non
potendo in aìtro,fi volle à (èruir la Rep.con l'eloquenza delle parole,&:col conlìglio, per-
che nell'alFedio fu quali potentils.caula con la vehemenza,& efficacia del dire, che (ì ocre-
neflè il partito ; che i beni de Preti (ì vendeflono per difenderli dall'armi morte contra di
loro dal Pontefice. Ma ricuperata Firenze dal pp.& fatta la nuoua balia/u Lamberto Fan
no I 5 5 o confinato nel contado di Firenze tra le 5 o miglia a non poterli fin à 4 accoftare,
C come che l'anno 5 2 fulTe reliituito per lettere fcrittene al pp. dal Marchelè del Vallo: il
quale richielìio di ciò da Tommaiò nipote di Lamberto , volentieri haueua a lùa inltanza
preitata quella cottele opera . Morifli finalmente d'alcuni dolori, che crudelméte il crucia
uano ; (ènza hauer lalciato di (è figliuolo alcuno, percioche eflendo egli poco vago de 1 fa
ilidi,che apportan le donne,non volle mai prender moglie. Fu Lamberto grade,& diritto
della perfona, d'animo altiero & libero , & quel che meglio elpnmeua i concetti della fìia
mente di qualunche altro . onde fpeflb auueniua , oue egli era a ragionare ; che toilamécc
gli (ì facea cerchio attorno dalla giouentùjCui egli (òmmamente lludiaua di dilettare; por
gendo ella all'incontro al Cuo fauellare gli orecchi come ad vna mulìca con merauigiiolà
attentione, Grandemente li dilettò della lettione di Dante per lì fatto modo;che dic^ono
D alcuni vecchi; che Fhauea quali tutto alla mente. Egli non hebbe lettere latine:ma tra per
effèr non mediocremente verfato in tutte l'hillorie volgari , & per hauer nella (ìiagioua-
nezza veduto di molti paefi, & collumi, & per lo dono , ik felicità della memoria, (1 bene
ad ogni cola proponea gli efèmpi degli antichi,& moderni; & fi acconciamente à l'uo pro-
pofito Fautorità di quelli adduceua, che n'era volgarmente la Cronaca volgare chiamato.
Fu della lètta degli Arrabbiati , onde i deuoti di Fra Girolamo . i quali eran comprelì lòtto
il titolo de Piagnoni, diceuano; per quello lui hauer perduto il lume de gli occhi; per que-
llo finalmente da grandils. dolori tormentato, hauer terminato infelicemente la vita Tua .
percioche ò vero, ò fallò che fulIè,elTì affermatamente diceuano ; così hauer lèmpre oller-
uato in coloro ; i quali erano llati nimici della dilciplina di quel santo, & veneràdo Frate.
£ F^ora parliamo di Giouanni luo fratello per lato di padre . Fu egli ò per la diuerdrà de
collumi materni, ò de maellri , ò qual altra lène fuflè la cagione, quafi il rouelcio di Lam-
berto luo fratello . percioche ei fu di perlona piccolo , quieto d'ingegno , Se elTendo della
(ètta de Piagnoni era deuoto, & lèmplice , come vn religiolo. perche fu vno di quelli che
icrilfe al Papa in fauor di Fra Girolamo,tellificando efler la lùa dottrina in Firenze la làlu-
te,& quiete della città . Grandemente fi dilettò di Icriuere , & di notar colè degne di mc-
moria,percioche oltre molte orationi,homelie,prediche,lalmi,& altre colè limili Ipiritua-
li , le quali egli da altri autori , & luoghi tralcriUè , & oltre vn'itinerario che egli compolè
d'vn viaggio fuo fatto nella giouanezza in Germania , in Fiandra , & m Inghilterra , quel
che veramente non è punto cofa da dilprezzare, à guilà del Malefpini , & del Villani , ac-
cozzò,& polc inlieme tutte le colè notabili lucccdute in Firenze dal 1 480 infino al i j 5 f^
con
gdrtoltm
t>ìca.
lambert*.
Gitadm»
zanobu
y6 DELLAFA MIGLIA
Con tanta fede , & integrità per quel che G e potuto ofTeruare , che io veramente confefro A
molte vtili cognitioni hauer da lui hauure nello fciiuer à c|uelli tempi della cafà de Medi-
ci : per la cjudl cagione mi rirruouo in Firenze chiamato dal Duca Colano : il qual libro co
molti altri prcltatici da Alfonlo iuo nipote mi ha liberato da non piccioli dubi,& tatiche.
Non manco per quello d'adoperarli Giouanni ne lèruigi della Rep.ikto oltre gli altri vfì-
ci Vicario di Certaldo , & de Signori vna volta . Col qual modo di viuere ellendoli con-
dotto inlino all'età di lettantaictte anni, morì finalmente con grandiis. tranc]uillifà d'ani
mo l'anno i 5? 5 a 24d'aprile. Hebbe egli, li come il padre, due mogli, GoltanzaScar-
]atrij&: Lcrcnza Cambini.-delle quali hauendo moiri figliuoli hauuto,(jmile anche in que
ilo à iuo padre, tre lòlamente ne gli loprauilièro. Marco,^ Tommalò della prima,&: Za
r.obi della feconda . Figliuole fémine della Scarlatti hebbe Ibi vna detta Caterina , la qual B
chiamata dopo la morte della madre Goilanza fu maritata à B-rnardo Frefcobaldi, &c poi
à Stefano Fabbrini. Ma della Cambini, n'hebbe quattro: Caterina maritata prima ad Al-
fonfo C;-pponi,& pofcia à Gherardo Spini, 6c tre monache : delle quali la Gollanza detta
alla tonte Tommafa viue hoggi Badefla del Bigallo. De mafchi già detti, Zanobi fi mori
Maico. à Napoli. Marco fu ne tempi dcIl'affedioProueditor de X. della guerra, & in quel che la
Republica fi conuenne con gli Imperiali, & col Papa, fèdeua vn de Signori . Jntìn fi morì
cflendo in vfìcioàPratouecchio di gocciola nel terzo mele dell'anno 1 5-41 d'età di cin-
quantadue anni, & condotto à Firenze fu fèpellito co' fùoi maggiori, huomo fé ben bur-
bero alquanto di vifo ; nondimeno di natura , Se di cclUimi piaceuolifhmi , grande uclla
Tomafo. perfona,& {opra modo dedito all'amor delle donne. Tommafo per la molta viuacità man C
dato nella fua giouinezza dal padre à Roma ; per hauerui vccifo vno, che l'hauea giocan-
do alla palla dato vna ce{-}ata,tornò in Firenze, ouc non hebbe più quieta llanza,hauendo
atìogatoin Ariovn giouane:ilqualelui,che aiuto gli poigeua, perche non annegaflè, tu
landolo lotto col pelo del corpo,era per far afì^ogare. Il che fu cagione,ch'egli fèn'andafl
ie à Napoli; oue menò & fini il leiìo della fua vita lietiflimamente, percioche hauendoui,
fecondo l'vfo de nobili àcìh lua patria , aperto ragione ; è difficil cola à dire , con quanta
magnificenza hauefìè quella honorata induflna efèrcitato . percioche non folo compiace-
ua de fuoi denari \<\ nobiltà Napoletana ; ma fpcflb n'adagiaua la corte; fi come fu ne'tem
pi de lomori ;prouedendo largamente all'occorrenze del Viceré Don Pietro di Tolledo,à
CUI fu pofcia molto caro.tt hauendo egli in quella città murato vna bellifs.caia,f u cofà de D
gna veramente di grandiii.lode il vedere, quanto ella fufle lUta aperta fempre,&: apparec
chiara a commodi , & feruigi de forellieri , onde non fènza cagione alla Lconza che ftaua
lulla porta accomodò il Giouio tiio amici llinìo, Se perpetuo hofpite,quando veniua à Na
poli quelle due belle parole. I O V I X £N IO ; quali al Dio dell'hofpitalità. La qual ca-
la in guifà adornò di dipinture per mano di Giorgio Vafàii dipintore eccellennllimo , &
& di ifatue antiche di iriarmo , & de i melUcri opportuni à riccuer gli amici fìioi ; che tra
per \,\ bellezza & holpitalità diuenne ella molto chiara, & famofà . Fu molto caro ad Ai-
tonfo Danaio Marchefe del Vallo : perche hauendo lungo tempo con fomma integrità
hauuto cura delle tue entrate, & de fuoi difpacci , quando era al gouerno di Milano, & di
quafi tutto il fuo flato, mento da lui d'hauer annua rimuneratione per heredi,& fùcceflo- E
ri (opra alcuni beni feudali in perpetuo. Fu anco molto famigliare de Signori Colonnefì,
perche morto il Cardinal Pompeo,che fu Viceré à Nap.auanti à D.Pietro,& eflèndo i fèr-
uidcri , come nelle morti de Preti auuiene ehi in quà,«2c chi in làdifperli ; egli largamente
minUlrò 1 denari che bilognauano alle fpefe del mortorio lenza molta fpcranza d'hauerli
à ricouerare,conie poi auucnne.che non lènza gran tanca ne fu rimborlàto per opera del-
la Marchefa di Pefcara . Non meno liberale fu con gli amici : percioche pagò la tagliadi
Tommafo Hi;fini,& dd Ferinccio,che tu poi liluiht nella guerra Fiorentina, eflendo i refi
intorno all'aflcdio di Napoli amenduejOndc lafciò morendo gran defiderio di fc à coJoro,
che lo conobbero : conciofia che oltre alle cole raccontate.egli fuffe bello d'afpetto,6c per
quello haucfle la grana , 6c il fauore di molte nobilifi.donne. Fu di comunale llatura,ma
DE CAMBI IMPORTVNI. yy
A graziofò, & di buona aria in ogni Tuo fatto . Nella Tua giouinezza fu deliro , & agilifJI-
mo della pei/ona . Spiegaua cosi parlando,rcme fcriuendo molto leggiadiamenre i con
cctti dell'animo fuo non {o!o per Iclcganza della fauella Fiorentma, la quale à lui era na-
turale, ma per particclar dono , & teijcirà d'ingegno . Vjflè intorno à 58 anni, percio-
chenatoà 1 5- di luglio del 14^1, morì a i 5 di gennaio del i 54_5.Fufcppelliroconognj
/èrre d'honore à S.Giouanni Maggiore,nella cui fèpoltura non so fé Aifonlò luo fìgliuo
lo fij à tempo a por certe paiole dei G;ou;o , che gli hauea diftgnato. hebbe per moglie
Golbnza Buondeln^onti hglmola di Benedetto ; & già vedcua di Niccolo Macchiauclli
cugino deiriiilìorico,donna oltre alia piudcnza,& honelUdi marauigliofe bellczze:con
cui fece due figliuoli m.afchi, Alf-onfò,& Anton Maria: & tre femmine : àtWt quali m,or-
g ta vna fanciulla, la Lucrezia à Girolam.o Guidetti ^ la Faulluia à Njgi Spini fu maritata.
Anton Maria tillndo bell.fiimo gicuanttto , oc così chiamato da 1 nomi di Don Anto-
nio d'Aragona, & di donna Maria Marchela del Vallo fua forella, che lo rennono à bat-
tcdmiO, ir,orì di 1 8 anni , hauerdo per vna lunga infermità perduto ammendue le gam-
be . Aifonlò detto così dal rome del Marchefc ad Vallo , il quale nacque in Napoli à 5
di marzo dell'anno 1 55 5- fùCaualiere di Santo Stefano, & Riceuitore della fua religio-
ne ne regni di Napoli , &: di Sicilia , & nella piouincia di Roma . £ {Tendo inlìn dalla fua
fanciullezza molto vago degli Ibdi delle lettere , & accumulando fempre con grandiHl-
ma cura non piccola copia di libri mile infieme vna belliflìma libreria . andò nella lùa pri
ma giouanezzaà veder la corte del Re Filippo in Ifpagna. Dalla quale vdite lenouel/e
^ della morte àt\ padre, tornò à Napoli , dcuc agli lìudi continuamente attendendo die
fàggio di le da non difpiczzare nell'opera della poefìa, come che noi il giudizio di quelle
cole rimettiamo à coloro , alla cui notizia 1 Tuoi verfi peruerianno , parendoci temeraria
imprefa arrogarci quello: di che altri con più crudizione,& con maggiore accortezza ro
tra render giudizio . Con fuprema diligenza, & attenzione lì era pollo à compor alcu-
ne egloghe pefcator!e,arditc à\ dcuer poter correre quel campo felicemente,ma chiama
to da Marcantonio Colonna fanno i 570, che gli douelle tener com,pagnia nell'impre-
(à, che per difela del regno di Cipri haueano alcuni de principi Chnliiani prelà contra
éid Turco, per i dilàgi patiti in galea s'ammalò, & monili nell'ifola del Zerigo,polia qua
fi nella bocca dell'Arcipelago con grandillimo dilpiacere di Marcantonio,à cui oltre fan
ticalèruitù, che Alfonlohauea (èco hauuta, per l'attitudine fua in molte co(è era oltre
ogni credenza diuenuto carifiimo . Ne dubbio alcun fu, le (gli di tal imprelà viuo lì fof
fé à cafa ritornato, che dal Gran Duca Cofìmo non douelTe elièrein molte cofè Hate
adoperatOjSÌ fi hauea egli co gli lpeflì,& certi auuifi acquilìato la grazia ^\ quel Principe.
Pochi huomini furono nella fua età,che di bellezza,& gradezza di corpo il pareggiallcro;
onde nella lùa patria, come di M. Corfò Donati fi troua Icritto , fu da molti il bello ba-
rone cognominato . La (èpoltura antica della cala è vn'auello rileuato di marmi bian-
chi, &: neri pollo infieme con molti altri nella piazza di Santa Maria Nouella , & quello
fpezialmente è à canto alla porta del martello , onde s'entra nel conuento de frati . Fian-
no vn'altro luogo à Santa Trinità, il quale alienato per colpa de parenti , Aifonlò rellu
tuì alla cafa, il che mollrò in quel luogo con quefle parole.
D
E
ALPHONSVS CAMBIVS IMPORTVNVS
HANC ARAM A MAIORIBVS DICATAM CL^AE SVI GENTILIS
POSTEA CVLPA IN NOMEN ALIENVM TRANSIERAT
RECVPERAVIT FAMILIAEQ^ RESTITVIT
M O L X V I,
Aiar$4.
caud. di
S.srefdn».*
DELLA FAMIGLI'A RISALITA.
Duca».
Birài Cof,
il Ciiijì .
Ceri Cetìf.
di Ciufl.
O N è dubbio alcuno la Simiglia Rifalita, la quale va per Io quar-
tiere di Santa Croce , elTer nobile & antica in Firenze ; elFendo il
primo riceuuto nel numero de Priori Duccio l'anno 1305 ,il qua-
le, non Capendomi io doue riporlo, non è Tcaro mellb nell'albero .
Nella qual dignità fi andò continuando più di trenta volte per lo
fpazio di 1 ooanni, come ne publici PrioriAi appanfce . ma di tre
Gonfcìlonieri,chc ella ha hauuto, il primo fu Bardo l'anno 1326";
dicuinclitlì:o libro delle nolhe hiltorie Fiorentine lòtto ligia
" detto anno così fi legge. In Firenze non fi iludiaua ad altrojcheàlòllecitar tuttauiala ve
" nuca del Duca ; la quale con non minori itm^oli di quel, che hauea (atto il Macchiauelli,
" incominciò ad affrettare il nuouo Gonf. Bardo Rifiliti . La cui induilria fu tale ; che ben
" che il Duca non potefle venir così picllo,come egli dedderaua, impedito da prcparamen
" ti dell'armata, che s'haueaà mandare in Sicilia per cfpugnarequelfifola, nondimeno fu
" cagione; che egli fidilponellè àmandarui in luo luogo con 40ocaualien Gualtieri di
*■' Bicnna Duca d'Atene ; huomo di (àngue Fran zele & per nobiltà , & parentado hmofò,
" sì perche egli per ilplcndor di famiglia di(cendeua da Re di Gieru(àlcm , &: sì perche era
«' marito di Beatrice cugina del Duca natadiFilippo Pienzedi Taranto fratello delRe
" Ruberto. Del quale mentre s'alpettaua la venuta , tlfendoui auuifi , che era per entrare
"^ in cammino di corto , i Fiorentini contentandoli di così fatto Vicario mandarono tra
"■ tanto in vn medelìmo tempo alcune genti in Lombardia & in Romagna per non man-
" care in quello, che poteuano àgli amici loro. In Lombardia per aiuto della Chieià,in (èr
"■ L'gio della quale Veigin di Landò hauea occupato molte caiklla de Modaneli; in Roma
« gna per foccorlò de Gutllì : à quali 1 Ghibellini haueano ribellato il calkl'o di Lucchio ;
" 6c per qutiì:o conto era gran guerra tra quei di Furlì, i quali (èguitauano la fazione Impe
*<■ naie, & i Sig.di Faenza, i quali erano Guelfi, inhno che per accordo il caiìcllo (1 refe à Sig.
di Faenza . Contiene quel gonfalonerato molte altre cole, percioche in quello fu Piero
di Nari! Generale de' Fiorentini rotto &: tatto prigione da Calhuccio Calhacani, il qua
Je con memorabile elèmpio di militar crudeltà nel mezzo della piazza di Pillola , appo-
nendogl!,che egli lì era obligato di non prendergli l'arme contro , & che haucua tenuto
trattato di (arlo vccidere à tradimento , gli Ree mozzar la teiU . Contiene parimente la
venuta del Duca d'Atene co i 400 caualieri, &; non molto dopo quella del Duca di Ca-
launa con r 1 00, tra quali vi furono 2 00 caualieri à fpron d'oro . Il (ècondo Goni", è Ge-
rì l'anno I 3 5-8,(1 come ncll'vndecimo libro delle medeiime nolhe hillorie len'è fatta
menzione,oue parlandofi od penlìero, che i Fiorentini (ì hauean prelo di guardare il paf
" lo dello Stale , così (ègue. Per qncito volle Geri Rilaliti l'animo à fortificare il palio del-
«f lo Stale, il quale era entrato con lanuoua (ignoria nel lommo magilirato il primo
" dì di Icttembre.Ma gli Vbaldmi e'Conti di Mangona , temendo non le fortezze , che ha
" ueano di prclente à farli in quel p3flò,fo(fero in procedo di tempo nociue alle loro calte!
" la,menèro su il Sig.di Bologna ró dargli à vedere, che quel palfo apparreneua al Comuii
" di Bologna. A che prellando egli fedc;fLi coibetta la Rep.di mandar à Bologna Fràcelco
" AlbergottifamoloGiurcconlulto: il quale dopo molte dilpute &conte(è mollrò quel
" palio ellcr del monallero di Settimo,5i per quello hauerui a fare i Fiorentini,^: nò i Bo-
t' iognefi,& f uronne prodotte Icritture dell'anno 1 040.Per la qual colà ellendo il Sig. ac-
"■ quefato,la Rep.màdò prouuediroii,6c maelFri per aftorzare quel luogo,alla (ìcurtà de qua
" li furono (jiediti caualicri,&: balciliicri,in modo che il lauoro nò potefie eflere impedito.
" Et in brieue tempo tufatta vna chiulà per ilpazio di otto miglia Itendendofi dalle vette
*■*■ de colli infino prelfo àMóteuiuagno con folli & lleccati,& torri di legname,6c (pelle ber
" tcfche,non altrimeiìte che C\ falcia vna terra. Et perche la Rep.non haucua allhora capo
^' alcuno principale delle lue genrijiiominò per luo capitano generale Pandolfo Malatella
figliuolo
B
D
DELLA PAM. RISALITA.
78
^ figliuolo di Malatella Signor di Rimini tenuto in que tempi per huoino molto efèrcita-
to in fatti di guerra . per le quali picuifioni perdettero cjuei deiJa compagnia, benché
molte volte l'haueflcr tentato, la (peiarza d'entrare rei Fiorentino; anchor che ella,
non ortante la rotta di Biforco , fulle di nuouo ingrandita per vn nuoLio capo di com-
pagnia congiuntoli con elfo loro detto AnnicchinodiMon^aido direzione Tedelco ,
t^c già flato Capitano de Sancii , à cui s'era accollato con j 00 barbute ji Conte Lutto iu -
toanchor egli Capitano de Perugini. Altri crcdetteio, thccjucl ripofo, chehhcbbe
dall'arme loro fulle llato per conto, che furono condotti per tutto ncucnìbre dal Si-
gnor di Bologna . Jl quale , tornando in Italia il Cardinale di Spagna per Legato di San •
taChieia, &: non fapendo con che intenzione vernile , non volea truuaiiilproueduto.
g In quello poco di quiete fu per opera de Fiorentini meflo pace tra 1 Perugini ei Sancii , &
publicarone {biennemente icntenza nella città l'vltimo giorno d'ottobre , doue per non
dimenticarfì il maluagio collume prelò dell'ammunire , fu dal magillrato di parte Guel-
fa acculato vn cittadino per Ghibellino . Fu Gerì cattolico & buono huomo ; onde nel-
la cullodia antica del Sanrillimo Sagramento della Chiela di San Simone cosi h legge .
PLLL'ANIMA DI GLRI RISALITI ET DI IACOPO SVO
FIGLIVOLO ET DESCENDENTI Di DETTO IACOPO
M C C C L X 1 1 1 . Et la tauola polla nella cappella della Concezione delia Vergine in-
titolata fbttoilnome dell'Annunziata li crede ellère Hata fatta da lu]> per eflèr di padro-
nato di eili Rifaliti, nella qual tauola in lettere d'oro quelle parole, alcune delle quali lo-
^ no confùmate del tutto, li leggono. HOC OPVS ANNO DOMINI M . .
DIE mi IVLII. Quello lì vede di Gerì, due fratelli del quale l'vno detto Lipoz-
zo & l'altro Iacopo , furono più volte de Signori ; fi come furono anco 1 figliuoli di Ia-
copo di Geri , de quali Piero , Salito , & Stetano furono cinque volte . Ma 10 ho poi an-
co ritrouato vn'altro figliuolo di Iacopo , il cui nome fu Vbertino ; il quale io trono ef-
ière flato caro à Medici; ondepriuato nella ritornata diColimo alla patria dell'vfficio
di Gonfaloniere di Compagnia Giouanm di Franceico 13]floli,fiJ nel luogo Tuo mellb
Vbertino .
D
2?i Gherardo pgliuoìo del (^onf. ^eri & de fuccifJQrì di Ceri fuo Jrg'iuoìo .
GHERARDO figliuolo del Gonfaloniere Geri , fiì non folo egli de Signori ; ma
goderono anco quelìia dignità due iìroi figliuoli Geri& Vberrino, li come fece
Stefano & Gherardo amendue figliuoli del detto Geri ; & cosi parimente il quarto
Geri nato dal terzo Gherardo , nel figliuolo del quale fi Ipenle quel ramo , Quello Ge-
ri,{ì come Giouanni Cambi lalciò notato,eflendo llato il penultimo de Sig.della fua fami
glia l'ano i -^04. fi mori di fubitana morte il nono dì di géna;o;nel qual mele &: anno (cri
uè lì med elimo eflèr auuenuto à Niccolaio Cloni . Onde ne per quella via ci mancherà
diaccrefcere con nuoui efempi il numero di coloro ; i quali improuifàjnente morirono ,
La qual morte reputata da Plinio, da Celare & da molti altri Gentili per lòmma felicità ,
è dalla Santillima & veriflima Religion nollra à fingolar mifèria attribuita , non ci rima-
nendo (pazio alcuno di tempo ì chieder perdono de noiln falli alla diuina milericordia.
Perche prega la Chiefa Cattolica vnitamente il Signor Iddio , che come di grauillimo &
ertremo male da cotal morte ci liberi . A nollri tempi monili in quella guilà Tommalo
Baroncelli Majordomo del Gran Duca Cofimo , Il quale ellèndolo andato à incontrare
a cauallo non fblo con buonillimo alpetto , ma molto lieto & ornato , quando di Roma
il Gran Duca da Pio Quinto lì ritornaua , nel giugnere alla porta à San Pier Gattohni h
venne meno , &c monili . Mori fubito Francelco da Sommaia nelle nozze della figliuo-
la in riceuenifio lettere da Girolamo fuo figliuolo , di cui per non hauer hauuto per inol-
tì meli nouelle, temeua , che non viuelFe , Quelli anni à dietro vn del Carolò , che mi
habitaua à lato ( il cui efèmpio per ciò fblo s'adduce ) elTcndoli dopo delìnare meflb à dor
I 2 mire ,
Stgnon.
Jacopo de
Si^r.ort
Ptero deS.
Salito de S.
Stefano de
signori.
V bey tino
Con/, di
Cemfa^nt*
ceri Ji s.
yhertino d»
Signori,
Gherardo
deStgt.ort.
Ceri de S.
marti di fu
tité morte.
ir
DELL
FAMIGLIA
fnire , come s'vfa la ("lite , fu d.iIU moglie , h quale era andata à deftailo , vcggcndo che A
tardaua à Icaarli , trouato morto . A punto in quelli dì , che quel1:e colè fi pubhcauano,
monili camminando per cala la NanninaDcti moglie d'Adriano Talloni già Scalco del
Gran Duca Cofimo. Nella mia patria Mano Guarino Baron diMullone, fé ben quel
nome mi ricoido , cllcndo iànillimo èc giouane , &: liindo al fuoco li venne voglia di
sbadigliare &c morilli . Ma (è vogliamo efempi d'huomini , che lìan polli nello llaro del-
la fortuna reale , & che per ciò in vn mededmo tempo ci ha quali vn'efempio innanzi à ^
gli occhi per farci meglio conolcere l'humana fragilità , certa cola è , che così dal mondo
il dipartì m vcggcndo giucare alla palla Carlo Vili. Redi Francia, la cui mofla dal fùo
reame erallata non lolo all'Italia, ma quali à tutto l'Oriente tremenda. Per quello è
vtil co(à in fui mcgiio del raccontare i nollri honori & le nollre pompe ricordarci tallho- B
fa della fepoltura. Ma di Antonio zio di quello Gcii, dicuihabbiamo parlato, per tor
nare onde ci fiamo partiti, dura la (ùccellione infìno a prelènti giorni conlèruatali in mol
• ri Tuoi pronipoci , come nell'albero G può vedere . I quali lècondo ì'vCo della Fiorentina
nobiltà à quelli efèrcizi & honori attendono, à quali dagli altri nobili cittadini lì vede
dar opera , hauendonc alcuni attelò glie colè militari , (Se in lìngolari combattimenti ho-
noratamente portatili .
l'Uhertino Coif. & defucceffori di ]lo^o Juo figliuolo ,
VB E R T T N o figliuolo di Gherardo oltre ì'elTere llatodue volte de priori, lèdè an- q
co Gonlalonier di giullizia per i primi due meh dell'anno 145 2 , il cui magillia-
to fu tutto occupato in trouar modo per impedire in così fatti tempi la pallata del
l'Imperatore Sig'lmondo d Roma . tt per quello fu mandato al Pontefice Eugenio Ne-
rone Neroni , il quale di ciò particolarmente leco trattalTe . Ma il Papa benché mollrall
|èper gli intertlli Tuoi di delldcrare il mededmo, che i Fiorentini: nondimeno con le
immodcrate domaiide , che laceua, non volendo entrar nella guerra , le egli non hauef»
^e leimila c;;ualli a cui comandare , de tjuali tremila ne pagallèro i Veneziani & i Fioren-
fini, non ialciaua conchiudtre colà alcuna; facendogli la Republica vedere, che ella
non porcup. in vn tempo mcdclìmo guardati luoghi luoi &c vietare il palio all'impera-
dorc . Truouaiuhc la cappella in Sp.o Simonc,di cui di lopra fi è latta menzione lullè da q
Vbertino dotata l'anno 144^..; dal eguale nacquero lètte figliuoli , de quah elfendo Nicco
lo p.ete , tutti gli altri prekro me glie : & quel che e cofadi raro elèmpio , fu tempo che
egli vifiecon tutte le lue nuore in cala . Vnacolà limile habbiamo veduto a tempi no-
ilri in Agnolo Guicciardini huomo chiaro non lolo per la nobiltà, & per le iicchezze,ma
per molte fue lìngolari don d'animo & di corpo, il quale poco innanzi, che egli da quella
vitali dipaitilìcmangio in vnatauola conici figliuole, & con lèi generi tutti de primi
gentilhuomini della Ina patria, & con tre figliuoli malchidi grandillimaelpettazione,co
me che rvlrimo lode ancor molto piccolo . Dei figliuoli d' Vbert ino tre in vari tempi nel
magillrato del priorato amminillrarono il gouerno della Rep. Tommalo due volte , &c
Rollò & Gerì vna perciakuno. Fu Rollò (però che di Gerì poi parleremo) de Sig.l'ano p
14(^0. Et di lui vici Marco. Il quale di donna di cala Filicaia generò i quattro figliuo-
li , che fono nell'albero : dall'vn de quali detto Giouanni & di Caterina Benci Tua moglie
fra gli altri figliuoli che furono lètfe,nacque Tommalò. Il qualecon la fua diligenza è lla-
ro buona cagione, che il libro delle himiglie di Napoli li compilalle, come in quel luo-
go li dille. Smgolar di colini èllata la pietà, & inliemcmente la magnificenza intor-
no la cura delle le polture: perciochehauendo i Fiorentini in Napoli murato laChiclà
di San Giouanni, 6:con(iderandoegli, che molte volte auueniua, che alcun Fiorenti-
no per la gran pratica , che ha quella nazione in quella città li monile lènza làperlì j, ouc
haueflèadclTérelèppcllito, vi tecevnahonoreuolelèpoltura comype àcialcuno &:do-
tolla j lopra la quaL lì Lg^on quelle parole .
THO^
RISALITA.
So
^ THOMAS RESALITVS IOANNIS F.
P.
VT MORS ITA COMVNE FLORENTINIS
OMNIBVS MDLXXVII.
Poco innanzi à cjucfto tempo eflendo venuto dopo vna lunga abitazione fatta fuori a ri-
ueder la patria, & veggendo che ie fepolture de fuoi maggiori polle in Santa Croce eran
prefTo, clie guaile dal tempo , non folo le riparò , ma vi rizzò vna bella cappella metten-
do a pie dell'altare di efla quelle parole .
THOMAS RESALITVS
g IOANNIS FILIVS CVM EXTRA PATRIOS
LARES TOTAM FERE VITAM CONSVMASSET PATRIAM
REVISENS HANC EREXIT ARAM ET PIE
CADAVERI PROPRIO SVORVMQVE
CONSVLENS TVMVLVM
PARAKIIVSSIT
MDLXXV.
Ma tornato a Napoli , la cui citta per la lunga llanza fattaui gli fu quafi , come glie tut-
tauia vna feconda patria , & riuolgendcghfi per l'animo , che per la leggerezza degli hu-
mani auuenimenti così ben gli làicbbe potuto riufciie di morirfi in Napoli, come in Fio
renza, volle in efla hauerui vn'altra cappella , &c vn'altra (epoltura . Per la quale non
C contento di luoghi mezzani &ordinarij impetrò nella celebratiilìma Chieià di Santa
Chiara cappella reale vn luogo prefib à Itpolcri de Reali, anzi dell'ilMb Ruberto Re di
Napoli, ilqualfu di quella Chiefà edificatore . la quale non (olo ornò con bellifTimi
marmi , hauendola prima fatta ottimamente difegnare, ma le die conueneuole rendita ,
& {òtto l'altare fé mettere quelle psrcle fattegli dal dottiilìmo Piero Augello vnodc
maggiori poeti oc ailrologhi, che habbia hoggi la nollra età.
THOMAS RESALITVS
NOBILI FAMILIA FLORENTIAE NATVS
NEAPOLI DIV AC SVAVITER VERSATVS VT QVAM
ILLIPIETATEM DEBET CLVAMCL HVIC DEBERE VOLVIT TESTETVR
_. VTROCLIN L0(.0 SACELLVM SVBSTRVI INCLEOR. ALTERO
^ S£ MORTVVM SEPELIRi IVSSIT IN Q^V O L» COMMODIVS
PRO LOCI OPPORTVNITATE EFFERRI
POTVERIT AN. SAI.
MDLXXX.
Tale dunque è (lata la pietà di Tommafò ; ma tornando à gli altri figliuoli del Gonfalo-
niere Vbertino ; dico , che Iacopo .• il qua! è primo polio nell'albero non hebbe figliuoli .
Mariotto il fecondo hauendo diPippa Pieri generato Iacopo, egli lalciò il lècondo
Mariotto, Francelco, & Lorenzo . Tommalb terzo figliuolo , il qual fìi de Signori due
volteranno 14 5 5 , &:<r4hebbevn figliuolfènza più detto Anton Maria, incuilafua
fuccellìone venne à mancare . Simone vicimo figliuolo d' Vbertino hebbe per moglie
^ Piera Bulini . Di quello matrimonio nacquero tre figliuoli mafchi Mariotto così detto
dal nome del zio, Vbertino dall'auolo , & Francelco . Vbertino legatoli à matrimonio
con Antonia del Bene ritece il padre, chiamando vn'vnico figliuolo , che egli hebbe Si-
mone : di cui Lilàbetta degli Afini fu moglie, donna non lUta inutile a quella ca(à;poi-
che da lei & dalla (ùa diligenza molte memorie di quelle, che habbiam raccolte , lì lòno
hauute . Rella à parlar di Ceri, però che di Roflo habbiam parlato;&: di Niccolo,il qual
dicemmo elTere llato prete, non li ha altra particolar notizia . Fu Ceri de Signori l'anno
14<;8 , &c lafciò di Benedetta de Ricaiòli quattro figliuoli mafchi : deqaahin fuorché
Raffaello, che non menò donna , tutti e tre fecero honoreuoli parentadi . Gio. Batilla
inori lènza lalciarpolleri come che due donne hauelT^ hauute, i'vnadePrancelchi, Se
l'altra
idtif».
Mtri'tll .
Idcofo .
Tcmmttf»
de Si^ntri .
simtne
M<trittf0 ,
yiertÌH*»
simtne.
Gerì it SS.
Gti.gMÌfd
de SS.
yhertifì»
de Signtrl ,
Ceri Cd-
di saucn-
V4,
.- DELLAFAMIGLIA
l'altra de Guidetti. Antonio hauendo goduto la dignità del Priorato l'anno i ^08 & (la j^
torvltimo de Signori della Tua cala generò diLenaAcciaiuoli quattro figliuoli maichi
ancor egli fi come il padre ; de quali Geri con Maria Vbaldini fi congiunfè , ne di lui ne
degli altri rclìò fùccdlione che di Raffaello : il quale di Maelho Aurelio frate dell'ordi-
ne de Serui fu padre.
V
Whertwo ripete JeK^onf. Vhertìno & Jejùoi/ucceffori.
B E R T I N O primo figliuolo di Gerire così detto dal nome dell'auolo fiedc de
Signori l'anno 1 502 , & altri vfici cfcrcitò. Hcbbeducdonne l'vna de Medi-
ci, & l'altra de Ginori; de figliuoli del quale Gerì fu Cairtarlingo di Rauenna.Do- .g
uè cfTendofi morto infieme con la moglie & con l'vno de fuoi figliuoli iù a tutti e tre dal
la pietà di Don Faultino Tuo figliuolo fatta lafepoltura nella Chielà di San Francelco
con quelle parole .
D. M.
FRANCISCO RFSALITO MIRAE INDOLIS
ADOLESCENTI FRATRl SVAVISSIMO GERIO RESALITO
FISCI PONTIEICIS IN HAC VRRE PRAEFECTO PATRI OPTIMO
CASSANDRAE PAPHIAE FEMINAE P RIMARI AE NOVERCAE
AMABILISSIMAE D. FAA^STINVS RESALITVS CAN.
REG, CONO. S. SALVATORIS MDLXX.
DORMIVNT RESVRECTIONEM
EXPECTANTES.
Jittiutnut».
Oraria.
JJ.FauJtirjt
no.
Cansnici
JiezoUri.
De canon
(I yie^olari
CT' Uro or-
dine.
Viuono figliuoli di coftui Benucnuto & Orazio , quelli in NapoIi,& l'altro in Lecce mia
pania àfoliticcilumi &:cfèrcizi de nobili delia Tua patria attendendo. Ma Lorenzo &
GiouanBatiilalor fratelli di maggior età, quelli detto DonPaullino già nominato,
& quelli Don Agollino fono Canonici Regolari della Congregazione di S. Saluadore ,
Dequali DonFauftinocllato Priore della iùa Congregazione in Firenze , & però che
egli è llato autore della traflazione della lor Chicfà, & perche e pur bene , che noi diamo
alcuna notizia in quelli nollrilcritti di così reuerenda Congregazione, acciochechifi
abbatterà à leggere quelle cofc, habbia alcuno honcllo fuiamento , con la maggior bre- p)
uirà, che mi fia pcfiibile , ne farò particolar memoria . Dico dunque l'ordine de Cano-
nici Regolari inllituito dagli Apolidi, Se riformato da Santo Agullino eflère llato am-
pliato da Gelafio Pontefice l'anno 4^2. Da cui fi crede non iòlo la Romana Lateranen-
le , ivia la Canonica Renana polla fuor di Bologna Tulle ripe del Reno elfcre llata inlli-
tuira& intitolata ali'adbnzion delia Vergine. Halli ben cognizione ficura& non in-
terrotta di quella Renana Canonica intìn dell'anno 1156". lòtto il Ponteficato d'inno-
cenzioll, finche per le guerre Ilare tra 1 Bolognefi e i Vikonti d'intorno l'anno i^ó"©
/pianata che fu, &c lattoni vn ballionc , fuflc llata trasferita in vn'altra Chielà del mede-
limo ordine dentro la città intitolata à San Saluadore. Giàrilédeua Priore della detta
canonica Francelco Ghihilieri nobile Bolognele , nel ^4 anno del cui priorato delidc- p
rando Gregorio XII. rinouar l'ordine de Canonici Kcgoiari, il quale era prelTo che ve-
nuto al meno fece l'anno 1408 Canonici Regolari certi Hercmitani del monallerodi S.
Saluadore di Lecccro nella diocefi di Siena , concedendogli il rocchetto , lòpra il quale
portafi^ero lo Icappolare , & la cappa grigia, iquahpolèro poi l'anno 1414 lalorlèdia
m Santo Ambruogio fuor d'Augubbio, luogo ottenuto da Guid'Antonio di Montefcl-
tro Conte d' Vrbino . Ma il Ghifillieri rcllato Iòlo nella fua Canonica per lamorte de
lìioi canonici, à quali tutti era lòprauiflò, operòin modo l'anno T418; che fi fece con
i'auroritàdi Martino Quinto l'vnione di dette Canoniche. Etellcndo qualche diffe-
renza intorno racccmodarl'habito , percioche i Renani priui di Icappolare haueano il
rocchetto e la cappa nera, fu conchiulo, che la cappa fuffe nera, lòtto il rocchetto la to«
naca
OnJe eh 4-
RISALITA. Si
^ Dc-ìca bianca , & Io fcappolarc in fuor che dal Ghifil/ieri fuflè da ciafcun ritenuto . Con
laqual vnionefi vcniìc a creare nuoua forma di congregazione C Viucndolì prima à ca-
noniche ier.za ciTt r l'vna all'altra iòttordinara ) onde fi fece il Generale ; à cui come à fu-
premo fupeiicre tutti gii altri haucflèio à vbidire;& inliiruiionfi i capitoli generali & gli
altri orda i &: colUun, che a tal modo di regole appartengono . nel cjual modo venne a
nafcere la Cor.grtgazicne de Canonici Regolari di S.Saluadoie; entrando in tutte le ra-
gioni &: giuridizicni della Canonica Renana . imperochei Canonici di Santo Ambruo-
gio furono vniti alla Canonica Renana e di S. Saluadore di Bologna, comie perlebolie
appare &: non i Renani a cjuella di Santo Anìbiuogio : la qua! però non perde ma accreb
bc 1 iuoi priuiiegi . Orde Martino accefodi defìderio, che le cofè ben riformate &: cor-
^ rette felicemente can mjinafilro, vni l'anno 14203 quella Congregazione la Chiefa par
rochiale di San Donato à Scopeto polla fopra il poggio à man ritta tollo,che s'elce fuori
la porta àSan Pier Gattolini della città di Firenze , dirizzandola in Priorato Se Canonica
Regolare, che fu la feconda che folle vnita alla Congregazione . dal qual luogo & in Fi -
rcnze,& aItroue,come l'Arciuefcouo Antonino'' dimoiha,s'incominciò impropriamen a. ntUs 2
te à chiamare l'ordine di San Donato à Scopeto . Quello luogo s'andò molto accrefcen ptruMr
do per alcune conctfhonifatteui da Eugenio IIIJ, il eguale conofciuta la bontà &vir- ,, Z^'
tu di quelli Cai, onici , nella llanza che egli fece in Firenze clelfe vn di loro Luca de Bar- §. 11.'
di, e il colliruì Vicano nel fuo Priorato di San Saluador di Venezia . doue ottimamente
portandoli, luJ à non molti meli vnì (imilmente quel Priorato molto celebre & honora-
C ro alla Congregazione, il quale egli non ollante che fuflc Papa , ancor nella fua perfona
Ci confèruaua, così l'h^iueacaro . Fu anco accrefciuto il luogo di S. Donato à Scopeto
perla diligente cura de fùoi Canonici, i quali vi edificarono vn bello &: commodo
conuenro , & portandoli bene nel loro vfìcio non folo hebbero gli vfici maggiori & più muoeL
lùpremi della foro Congregazione più volte, 6c celebrouuill più volte il capitolo genera settenni
]e,ma fiorendo di buoni efempi & coitumi s'hauea per tutto gran riputazione acquillata;
quando inllando l'anno i y 25) l'affedio alla città, fur per decreto della Rcp.milèramente
la chiefa e il monallero gittati àterra.eflèndo prima llata llimata la fpelà in eli; fatta afte
dere alla fòmma di Icudi cinquantamila. Ritiraronfì i padri nella chiefa di S. Pier Gattoli
ni;ma non hauendo quiui miglior fortuna,che à S. Donato à Scopeto hauuta s'hauellero
p. elTendocollrettiàlalciarlo per fortificazione della città,furono l'anno i ^47perconccf
fione del Gran Duca Cohmo , & con hauer ciò approuato Paolo 1 1 1. Pontefice polli in
Santa Lucia del Prato . Nel qual luogo come diedero principio à tirar fu da fondamenti
vn monafterOjil quale tuttauia benché in diuerfe calè partito dimolha in parte la fùa ma
gnificenza.così haueano in animo di farui à memoria di San Donato vna belhllima chic
ù per poterui celebrare i diuini vfici, & amminillrare i lantifiimi làgramenti , come alla
loro regolare ofTeruanza fi conueniua . Ma confiderando alcuni di elfi i più faui il Cito per
trouarli à laro alle mura & lontano dal popolo non elferàpropofito. procurarono d'ha-
uerne alcuno pollo nel cuor di Firenze, perche à beneficio dell'anime & gloria di Dio me
glio nella vigna del Signore operaflèro . Tra colloro ardentiflimo fu Don Fauilino , di
cui habbiamo|pre{o a ragionare,efrendoglifi raaflìmamente proferta occafione della chie
la di S. Iacopo Sopra Arno , rettoria, & prioria fecolare fondata, come (1 crede da Carlo
Magno per hauer il legno della ruota pollo infrontc alla chiefa, legno che quel principe
vfaua di por nelle chicle fondate da lui,&: alihora amminilhata da Orano de Medici , il
qual defideraua.chedetta fùa chiefa conueneuole al popolo che hauea,fofì"e collcgiatamé
ce celebrata. Perche trouandolì egli in quel tempo Vilitatore della lua religione ottenne
col fauor del Gran Duca Francefco dal Pontefice Gregorio X I II à pieno il fuo dehderio
di far la detta tra{lazionc,pigliàdofi per prouucdere a quello che era necefiàrio così per le
colè prefènti come per quelle che haueano à venire quella forma . Che il Papa creile in
detta chiefa vna cappella al nomedi Sata Lucia,à cui diede primieraméte tutte l'entrate
di eiià rettoria e prioria fecoiare,della qua! fu fatto cappellano detto Oratio de Medici .
K Et
g2 DELLAFA MIGLIA
lìt perche in tal modo venia la CliicOi a rin:ìansr fenza dote , il Pontefice cregcndola al- ^
Jhora in Piiorato oc Canonica Regolare, vnì à quella tutti i beni & ragioni , & pertinen-
ze dd due rouinati monaileri di San Donato a Scopeto & di San Piec Gattolini . Nel
qual modo diuennero l'anno i 5 7 5 i Canonici di San Donato à Scopeto liberi Signori
(icìÌA Chiclà di San Iacopo fopraArno . Mora edèndo l'anno 1 5-7^? fatto Priore del luo-
go Don Faultino, lì volle con ogni Tuo l^udio, accomodato che htbbe alquanto l'habita
zione del monallcro, a racconciare oc abbellire la Chicfa non meno per comodità de par
rocchiani, che rcr quello fplendore & ornamento , che debitamente iì dee dare a!!e cole
afpcttanti alla gloria &fèru!gio di Dio. Bt dchderando egli, che di tutte leluccedutc
cele, 6: della loro origine, 6: di tante mutazioni, & trallazioni fatte iène (èrbaflc per
i'auueniie qualche memoria, pofe in terra nel mezzo della Chielà fopra la lor iepoltura q
in vna tauola di marmo quella infcnzione .
D. M
CANONICI RF.GVLARES EX ANTICLVIS CANONICIS S. MARIAE
EHFNANAF IVXTA BONONIAM A' GllEGOKlO Xll PONTIFICE
ANNO MCCCCVIiI S. SALVATO IS NOMINE INSIGNITI CVM PRIMIS
SHDIBVS OV^AS AD S DONATVM IN SCOPETO EXTRA V R {5 E M
HABVERANT, VRGENTE BELLO EXPVLSI, ANNO MDXXXfl AD S.
PhTKVM IN GATTVLINO. ATQ^VE INDE PROPTER VRBIS MVNÌT30NEM
AD S. LVCIAM IN PRATO POST ANNOSXVI SE CONTVLISSENT
DEMV'M ANNO MDLXXV AD S. lACOBVM SVPER ARNVM TAMQ\M_M
KOKESTIORE IN LOCO DOMICILIVM POSVERVNT SERENISSIMO
FRANCLSCO MEDICE MAGNO ETRVRIAE DVCE, ET GREGORIO XJII
rONTIFICE APPROBANTIBVS ClARISSIMO PETRO VICTORIO PRO
PAROCHIANIS PROCVRANTE
D. AVTEM SERAPHINVS MAPHEI FLORENTINVS C^VI VT HOC
SEPVLCRVM CANONICIS PONERETVK, CVPIDE QVRAM
ADHIBVIT, PRIMVS POST MENSEM IMMATVRA
MORTE COKREPTVS ILLVD INIVIT ET
R.D.F.R.F. PRIOR 1. MDLXXX
NONIS MARTll
P. C.
Ricordandofi anco Don Fauilino della propria famiglia fece allefpefè de Tuoi fratelli à D
!c dell'altare fatto di nuouo per conleiuazionc delle reliquie vna lèpolrura : nella qua-
c volendo dimolhare il paleggio a miglior vita per la rcllurezionc de corpi,intagliato-
ui due cipreflì i'vn lecco & l'altro verde , pofe quelle poche parole .
r.
RESALITI
DE MORTE AD VITAM,
Il quale altare non per altra cagione proccurò, che nel dì della dedicazione di S. Saluado-
le III Roma dall'ottimo Vefcouo Francelco Diaccerò fufle confacrato ; che per rinouar
la memoria del miracolo dell'immagine di elio Saluador nollro Giefù Chrillo, al cui no-
me del Saluadore è tutta la Congrcgazion dedicata. LacuiSantjflima & gloriola im-
m?_&.ine crucilìdà di rucuo in liaiutti dalla giudaica perfìdia, & nel collato percoflà, ver-
sò ùrcriic t<. acqua . che e quel licore & fàngue miracoloiò, che lì moilra in certe ampol-
le nel Chriitiandìmo; come per l'autorità del magno Atanalìo nella feconda iìnodo
Nicena vien chiaramente confermato . Ma è colà invero degna d'effer notata; the
ré mcdc(irrjo tempo, the D.Fauilino dalle ruine di San Donato à Scopeto trcuate da lui
Icttoterra va la Chicfa di S. Iacopo fopra Arno acconciando 5c acconiodaTido , come in
cue vcifi fcpra h porta della Chiefà ne vien fatta menzione.
S4X4
RISALITA. i^
A
S^xd Sul^urbanis Scopeti ere^ira tuihis
Huc domino f pnjcos lurepcjutajttmfts,
^os/ènior Tttrm JHedìces , Jum tempia mmtbmt ,
S)tCagnm Francifcttf nuncptetatefcuet .
nel medefimo tempo parimente il Reuererdo Padre Don R.'fr.eHo Campioni da
Cento Bolognefe tiGuaridcfi Priore di San Saluador di Bologna lopra gli antichi luoi
fondamenti la Renana Canonica rifabncaflc , & ntiouate le kpolture degli antichi Ca-
|, Donici Renani le loro ofla in honoreuol lepolcio nella nucua Chiela npontfTe . Il (]ual
Reuerendo Padre fatto di cflà Congregazione Prior Generale non fòlo fece nella cap-
pella maggiore di San Pietro in Vincola di Roma dipigner tutta l'ilioria di così gran mi
racolo in tempo , che in Firenze IVnione di San Iacopo (òpra Arno lì faceua ; ma come
nato per vtile & honor della fua Religione , della quale è ancora in quelli tempi Gene-
rale , le va tuttauia per ogni honoraro mezzo nuoui commodi & benefici proccurando ,
fi come Don Fauilino con ogni fuo l^udio s'ingegna , che San Iacopo s'innalzi & (ì in-
grandifca fperando tuttauiaconlagraziadi Dio buona liufcita de (ìioi difègni . Ma poi
che li frutto , che dalle buone opere fi trahe è la vera gloria ; ne il fine di chi fcri-
ue è da eflèr altro , che lodar le co{è ben fatte, & biahmar le cattiue ; perche
da quelle i rei per timor dell'infamia s'alkngano , & à far quelle i vir-
^ tuofi per honorata fperanza di giulla lode maggiormente s'in-
fiammino , non mi par che in quello luogo fia dildice-
uole il mollrare ; come il Poeta San Leolino hab-
bla co' fùoi verfi voluto commendare tutte
quelle fatiche & indullria del Padre
Don Faullino; aflègnando mat
(imamente tutto ciò alla
chrilliana & (aera
eloquenza del
padre ,
D ti quale habbia non tanto con la corpo
fai diligenza & vigilanza , quan-
to col feruor della predica
zione a fine condoc-
co ifùoihone
ili dedde
li.
s Ad
84 DELLAFAMIGLIA
A
Ad multum Reuerendum Patrem D.Faullinum Rcfalitum Canonicorum Rcguknum
diui Saluatoiis in Ccenobio Fiorentino pixfcòlum , antiquidiraam
D. lacopi fupra Arnum Aedem vetulHilimis D.
Donati in Scopeto lapidibus
relkurantem.
SI T fides diB'ti hodie \ctufìli :
fabulas ner^ua putet \>ltra tnaneii :
J^oféit ^yimphion hpides canendo :
Momt apollo : g
IDurd dimouit cytharU "Pterj^
Saxa : dum darai jìrun ille TÌothiU :
Condii admirdtis noua fì^alm alt<e
'PergamaTro'KC .
VatfìdemfaBo nouitas : recensj^
"Blanda Fatiflim ìjra : juamjònantim
"Nunc Scopetinls, populo (ìupente ,
Eruta aù ^ntris
Jifarmera ( o mirum ) temere infecjuuntur :
Spente a Hetrufcampenetrant in ZJrhcm .
Hìifuas ornans lacohns arai ,
Spermi Ophitem : >
Cejìit &tJJ:rais Tarilo column'u,
ZJmcfi lapfum reparare Tempìurh
Garrulo ye^tt , nimwmj^ Faujìo
'Foliice SaxM .
Qmn & Orphiieam cytharamfetjtìutts
lam-fìdtssjluii aderh , feru^ ;
Cam tu* ltngt4<efoJior adnocatam
Torrio-ft )}mlrain _i
' Ti
f lumini mftro: f/atanisj^ mifla ^
fraxint amirce : placidi Leones :
Jìrtitii C^ Tigri-i : 'Pvpulij^ hiames
Cai mma dipent .
N ........ i.
■ ^ Scbalìianus Sanleolinus .
DELLA FAMIGLIA MA22INGA.
85
E La anriquità è parte della nobilfà,anzi fc clh è vna delle bali più
Sl^tì Uìdc &: più itabjii, (òpra le quali ella nobilrà lì (ol1:enra & mantie
ne , nobiiillima (ènza alcun dubbio fi può dire che lìa la famiglia
de Mazzinghi, poiché in Ricordano Malelpini ^ lì legge; che tra
iCaualieri tatti da Currado Imperadore in Firenze l'anno loi^
vno fu Forte Mazzinghi ; che iarebbono infino à quello dì poco
meno di é"©© anni; come che il Malelpini habbia in queilo Icam-
biato i nomi & il tempo . percioche ic (1 ha à rilcontrare il tempo
dell'anno i o 1 5- & di Benedetto V 1 1 1, il qual vifiè in qutili tempijl'Jmp.è Arrigo e non
Currado : il qual Arrigo fu l'anno i o 14 coronato in Roma dal Pontefice Benedetto ,
^ Sehadaftarfeimo il nome di Currado Imp. egli non da Benedetto Vili, ne l'anno
I o I 5 ma da Giouanni XIX fratello di Benedetto èc l'anno i o 2 7 fu coronato in Ro-
ma ad Imperadore . Per l'aurontà del medtlmio Malelpini, ^à cui come fcrittor già di
5 00 anni, ( non olbnti così farti inaiiuertimenti ) lì dee prelbr molta fede,credefi la det-
ta famiglia elTer venuta d'Alemagna . Onde molti bimano, poiché à tempi di Currado
ouer d'Arrigo già lì trouauaefiere in Italia, che ella fufle quiui venuta con alcuno degli
Ottoni; il primo de quali certa cofa è hauer prefò il titolo imperiale in Roma l'anno 5^7 2.
Comunque ciò fia eflèndo eglino venuti nobili d'Alemagna, fur tali, che potè vn di loro
cfler degno d'efler honorato dell'ordine della cauallcria ò Ha à tempi d'Arrigo e di Curra
do l'anno i o 1 4 ouer 2 7. ne quali tempi m.olto più che ne noilri era cotal dignità in pre
gio & riputatione giandifiìma . Ma lì dee ben iapere,the ella in Campi oue hebbe torre
6 fortezza, e il cartellare è di prefènte da Giouanni Mazzinghi poflèduto , &: non in Fi-
renze venne à far prima fìia abitazione. Ilchenoniolodal già detto Malelpini, ma da
tutte le priuate fciitture della detta famiglia, delle quali è la copia molto grande, & fono
àa me diligentemente Onte vedute vien confermato . Ma venuta in Firenze non è però
dubbio ellèrfi polla tra porta rolla de la pipzza à S. Trinità , come il Malelpini dimollra ,
le cui parole fon tali. ^ Vennono di Vaidiheue quegli del Fofele,e Mazzinghi da Campi, ,1
e Monaldi llauano tra porta roda & la piazza à Santa Trinità, & preflo à Santa Maria „
Vghi aggiugneano le lor calè . Onde quando Dante parlando dell'accrefcimento della
città di Firenze, diUè ;
Jìrfa Id cittddwànzd, cloùYà t mìBa
^ Vi Omfi, df CertaUo, tsr M fi4;\ne
Tura 'vededfiinfn hltimo drttBn,
Si ha per indubitato fra l'altre famiglie di detta famiglia hauer intefo;come che per lo più
le parole de hbri,che vanno attornOilleno riputate lcorrette,leggendolì negli lUmpati de
campi di Fighine & di Certaldo , non hauendo pollo mente coloro : i quali s'han prelo
cura di lhmpargli,Campi lì comiC fono Fighine e Certaldo eflèr nome d'vna terra^ e non
voler intendere per i campi cioè per le campagne di Fighine & di Certaldo . E parimente
da confiderar bene prima,che più oltre procediamo;che in alcuni teAi del Malelpini foric
ti à penna non Forte Mazzinghi ma Mazzingho di Tegrino de Mazzinghi da Campi vie
_. nominato per creato Caualiere. Onde alcuni della ca{a(co quali io concorro) hanno hau-
uto opinione , il vero nome del creato Caualiere elTere ilato Mazzingo hgliuol di Tegri-
no,& quel Forte eflere ftato vn fopranome di detto Caualiere . fi come Corfo Donati fu
fopranominato il Barone . Et della cala di cui ragioniamo alcuni fur in guilà cognomi-
nati Malacoda,che alcuna volta lène lèruirono in vece del nome proprio; maflìmamente
ye^g endolì in proceflo di tempo i medefimi nomi di Mazzingo & di Tegrino altre vol-
te à gli huomini di detta famiglia eflèr polli . Onde l' vno & l'altro di quelli luoghi lèn-
za ammettere contradizione alcuna verrà ad eflTer vero .
a»c<^.<f2.
b.c//.io'
C.C4f. 57
ftrte C4».
H
T)el tributo chtfagaud la città Jt ^ijloia ogni anno à J'i'faz^nghi,
O R polle quelle colè per principio parleremo del tributo ouer cenfo,che i Piflolclì
pagauano ogni anno à quella famiglia. Segue dunque il Malefpmi nel luogo da
K ; noi
83 DEL^AFA MIGLIA
** noi di (òpra allegito, così. Er quelli Mazzioghiliaijeano tributo da Pirtolefì due fcrac- A
ciutri (Se vno (uaiuiere ogni anno per ia t-elta di M.San Iacopo. Del quale cenfò oltre le pu
bJiche memonejvolendo io veder quel!o,che le pnuare ne diceuano, rirruouo. Che l'ano
I '47 lotto li di 2 2 d'Aprile in nome di Kidolto de Mazzinglii Hglmolo di Vanni, che fa
cmanni di 1 cgi ino il Ca'jaiieic,ò: m nome di Giouanni ò:. di Montnccio tìgliuoli di Montacelo,
Montucci* ^'^^^ ^u j, }3einarduccio,che tu di Gherletro de Mazzinghi da Campi cittadini Fiorentini,
vn Mulciatro lor procurarci e còpare in Piitoia alla prelcnza degli Anziani di quella città,
domandando che gli lì dia il ccnlo loliro,il quale di tanto tempo, che non era mcmcria in
contrarlo douea la citta di Pillola alla tamiglia de Mazzinghi ogni anno ofrcnre . Il qua|
cenfò lenza parlar de bracchetn dice cólìilere m vn bello e buono Iparuierj ,il quale vJàa
dell'anno i 5 « 6" era llato tialakiaro di pagarli. Vuol dunque,che di prelente per lo lopr.i B
uegnente mele d'Agoiloo detto lparuicre,p la valuta di eflì) à fìia elezione gli li paghi, &l
che pv r cohlcgucnrc per la tellazione di quel tépo gli li paghino 9 00 lire ; alla qual sòma
douea la valuta alteiidere di detti Iparuien non pielentati, toltine pero 20 hoiiiii d'oro ,
che Balduccio di Pacino Fortini hauea \n conto dj detto debiro in nome della città di Pi-
llola pagato al detto MulciattOjCcrne procuratore di quelli de Mazziughi . Per la qual do
inandaellcndofi il di 24 ragunato il conliglio della cirtàdi ordine di MuliLlLtro di Peiu-
gia Capitano del popolo della città di Piiloia , mótato in ringhiera Parmigiano di Puccio
vno de còliglieli del detto cólìglio propole ; che alla giuila dciiiada di \ 1 ukiarro ii douel
ie lenza altro dar pronto &: iùbito eletto, la qual pi opolla cosi | er \ 45^ tane non oilante
1 </ in cótrario fu confermata . Ma qual lene fu (le la cagione non douctte ò per oppolìtio C
ne d'altri cittadini ò per altro accidente eller Mulciatto della Tua petition lodistatto . On
de fu alcuni meli dopo r-eila corte del Podellàdi Firenze e del Giudice della mcrcaranzia
di detta città lollenuto Guidone di Lapo ambaiciadore de! comun di Pillola, e coilretto
à dar malleuadoi e, perche detta caufa tra quelli de Mazzinghi eil comu di Piiloia (ì termi
ralle. Onde ietto il di 2^ di Dicembre del detto anno li vede-.che in Pillola li ta vna deli
beratione. Conciolìa che in detta lite inlìnp aihora li tulTc fpefà alcuna quantità di dena-
ri,à: maggior conuerrebbe tuttauiadiipenderui{i,chelimandalle perciò per detto conto
vna loicnne ambaiciara in Firenze. Ne più oltre di cotal cenlò memoria alcuna vcf go ap
parire;o i)crche venuto l'anno Icguéte la famofa mortalità del 48 oc tolti di vira molti de
Mazzinghijà quelli che lopiauilleio altre cure & peiilìeri gli lì volgellcr per l'animo.òper D
che venuta poco dopo la città di Pillcia che fu l'anno 1 551 fotto lapodellàdcl Comun
di Firenze, non hauclle più la Rep.à Mazzinghi giàdiuenutilùoi cittadini voluto l'antico
cenlb pagare. Ne la cagione,perche i Pilloleh quello tributo pagalTero e llato in tanta luii
ghezza d'anni pollibile di rinuenue ; (è non che rimane tra quelli della cala vna così fatta
credenza di mano in man riceuuta;che ciòfolTe proceduto per vna guerra che ad intercef
fione d'vn Caualier de Mazzinghi hauea l'Impeiador rimolPa dalle mura della città di Pi
lloia. Il qual Caualiere llato per l'addietro infermo in quella città,&: hauendo da PillolefI
come di natura olpitali ùrigolari legni d'amore & di cortellariceuuto, era llato coilretto
à tal gratia intercedeigli appo la imperiai maellà,à tui leruigi & fotto 1 cui llipédiegli mi
iitaua . La qual colà ne 10 in quello luogo addurrei, le non mi rendtili certo,niuna altra £
cagione poterli allegare più lieue,neche tufiè à detto legnaggio meno gloriola di quella;
non lì facendo credibile, che da vna così fatta città ad vna priuata famiglia vn lìmil ccn-
lo s'hauelle hauuto à pagare , che cagione più graue & più importante di quella à ciò fa-
re indotti non l'hnueUe . Ma ballici eflèr certi & per publiche &: per priuate memorie ,
che 1 pillolefi à Mazzinghi qual fé ne fuflè la cagione cotal tributo ouer cenfò per lungo
ordine d'anni p-igalfero .
T^e paàronttti di dettafamigìia ,
PARLATO del ccnfo è ragioneuol coià, che noi dciamo de padronati di detta ca-
la, i quali non che di chiiiliana pietà ma logliono per io più eifcr d'antica e potente
no-
MAZ2INGA. Sj>
^ nobiltà Cegno & argomento . Et di San Donnino, di San Piero a Lecore,& di San Cre-
fci à Campi;come che quello v.lrimo in poter d'altri iia. peruenuto,il padronato che n'ha
no i Mazzinghi è antichiiììmo,tiouando(ìicnttura infili dell ano 1 1 1 i,per la quale Guic cuittone
tone & Ruberto che fur di Guglielmo , & Lottieri che fu di Rinaldo dicendo edere di ■^''^^'■''
detti monalteri padroni per vna conceilione fattane dal Sercnifìlmo Imp.Auguilo vni- '-'"""
co edificatore di detti monaikn àioro progenitori , conucngotjo, che niuno di clh ò de'
- loro figliuoli &difcendenti debba le ragioni che hanno in vjgor della già detta concef-
fione in detti monaikri à perfona alcuna vendere, donarc,impegnare o lotto cjual (ì vo-
glia titolo alienare. Et che niuno dei detti difcendenri, che di legittimo matrimonio
non ha, ò che alcuna delle donne, la quale à perfòna d altro fàngue ha maritata , poifa in
dette ragioni (ìicccdere . Vedeh poi per certe diijlerenzc nate tra il Piouano della chielà
di Brozzi & il Prior di San Donnino efièr data fentenza da Papa Adriano 1 1 1 1 . in £ìuor
del Priore . La qual fentenza è ancor più dillinramente dichiarata & ampliata {òtto l'an
no 1 1 57 (nelqaal tempo il detto Pontefice rcggeua lafèdeapollolica) daCiouanni
Cardinale di San Piero & Paolo, come per effe fcritt ure (i può vedere,alle quali ci rappor
riamo . In quelle due (critture non apparilce nome alcuno de padroni, (è ben (ì fa men-
zione delle terre de lombardi & del Conte Vgo . ma apparifcono bene à tempi d'Inno-
cenzio 1 1 1.i'anno 1 1 5*8 dichiarando il Pontefice ; che ellendo la Chieià di San Donni-
no polla fotto la protezione del beato Pietro & fua, a niuno iìa lecito di poterla con in-
debite efàzioni aggrauare . La qual (ènrenza è parimente fi cornee fu quella d'Adiiano,da
^ Pandolto Cardinale della Baiìlica de Xll apolloli & fìjo Legato maggiormente ampiata
& dichiarata incominciando dopo i (oliti principij così. !Dum efjemia apud fracxmru •'»
^rior Santi Vonnmi & nobilesMri Cuìcdaràta €?• 7 ed-aw patroni emfdcm eclefìa adnus Vemen- " cuiceiard*
tesj&c quel che (egue. Et dopo alcune parole foggiugne.prcfter (juod)>eniemes adpredicìam " ^"^'"
tckjìam 'visU priuile^iii "Romanorum fcntificHmyWfirummtk,& anuc^ua donamnii cartuU , Per ^>
la qual antica cartafi ha legittimamente da intendere quellaconceilìone,di cui nella (cric
tura del 1 1 1 1 Quietone, Ruberto & Lottieri fanno menzione.come che qual hnperado
re quelli fia lino, & in che tempo ciò fia lùcctduto, non ci lia venuto fatto d'hauer infi-
ne à queiVhora potuto ntrouare . Quello non è da la/ciar a dietro , che quello che di
tanti rimedi fi icriue, i quali 6c da Galeno,& da Plinio, & da Diofcoride Cono dati à quel
D li che fono morii dal cane rr.bbiofb , fi può dir hoggi in Tofcana elTer tolto via , ellendo
pochi coloro, i quali per ciò.come il Mattioli racconta, a medici ne ricorrano : veggen-
dofi per manifelta mifèricordia di Dio tutti coloro : i quali a quella Chielàdi S.Donni-
no ricouerano,prelò alcuni pam da quelli Sacerdoti, & fatti lopra 1 lor corpi alcuni cfòr-
cilini, efler agcuolmente & prello da cotal morbo liberati . A nollri tempi ellendo con
tra la ragione dell'antico padronato quella Chiefa furretiziamente (per vfar quella voce
de Canonilli ) llata impetrata, & cercando per quello di rimouerne vn prete , il cui no-
me è Alimento , il quale ancor la poflìcde , tk era llato già d.i Mazzinghi come antichi
padroni prefèntato,veFtendofène di ciò litenella corte Arciueicouale di Firenze , Guido
Serguidi Vicario allhoradcirArciuefcouoAltouiti&hor Vefcouodi Volterra dichiara
E dette lettere efler fuiTctizie,& fentenza per ciò in fauor d'Alimento .tellimoniando d'ha
uer veduto più lettere di collazioni così da paflati Pótetìci come dA gli Ordinari fatte. In
^utljHi{(ouo l'illeflè parole in detta fèiiteza Icrittej valide confìuit C7 conFtat de legitmo patro „
natu di8<e cele fia noklusfamilu tUorum de J^az^nghn de FlorentU , &■ iUosfuiffe & efje m poflcf- „
fìone eligendi y nominane, O' prajentandi TiecloremaddiBameclefìam, quandi eam\acare con^ ,,
tingit ab annii qumgentii ,pranomìnatofcj, de Maz^nghÌ6 de Florentia futjje O" efjc eiufdem ecle- „
ft£ yerospatronos . Oltre le dette chiefc di San Donnino & di San Piero à Lecere , perciò- „
che San Creici fu dato a preti Se al Capitolo di San Lorenzo, hanno i detti Mazzmghi la
chiefà di San Michele à Comeano congiunta con quella di Santo Andrea à Gugliano . di
CUI ho veduto lor prefentazioniinfin dell'anno i^6S . Vn'altra Chielà e di lor padrona-
to di Santo Andrea a San Donnino . Hanno parimente vna cappella dentro la chiefà di
San
y 2 cimo
titmenitt
JUaXzing»
iialiere
Cautliirt
ji"ggttrt
Ctrfatt»
DureBo C4
uiUtrt
Simoni
Jàceft
Tctt» grdn
^utrriert
S,o D E L L A F A M I G L I A
San Donnino non curata intitolata in Santo Andrea di Scotia & in Sanra Caterina , di y^
CUI ilo veduto pur del mcdcfimo anno prelentazione , & vn'altra cnppclia nella picue di
. Campi detta di Santo Stefano intitolata in San Chimenti. Hanno di fondazione la chic
là di San Martino à Campi, del cui padronato appar memoria infino deli'anno 1407 di
{ponendone di efl^ì in tal tempo come padroni, icuimaggiori allegauano hauer htco
tal fondazione Arrigo di Giouanni, & Vgolino &: Domenico figliuoli di Iacopo tutti e
tre de Mazzinghi . " ' "
3?/ moki JeSaJamt^Hd ncn attaccati con Pallerò»
DI cjuefle cofè sbrigatici diremo d'alcuni della famiglia, i quali per non hnucr tro- ^n
uato le lor dipendenze continuate, con l'albero non (1 fono potuti attaccare , la-
Iciando però di far mention di coloro,de quali à qualche propolìto s'è di fbpra fac
to menzionerò che di efii altro che i fèm.piici nomi non apparifèono . Dicodunque, che
nel iibrojil quale peruenne in mano del Gran Duca Cofimo non è gran tcmpo,oue fono
{critti coloro, cheli trouarono nel! giornata & rotta dell'Arbia onero di Monteaperti
l'anno i zCjo, vili leggono quelli nomi . Mazzingod'Vgolino, ArrighettodiMazzin-
go,DurcllodiM.Tedice,Corfètto& difetto di M.Teghiaio, Teghiaio di Bernardo &
bindaccio tutti della famiglia de Mazzinghi, come afièrmad'hauer letto Baccio Baldi-
ni huomo oltre la ccgnition della filofbfia e delle buone lettere d'interiflìma fede;il qua-
le fu iunghiliimo tempo non folo Protomedico, ma intimo famigliare del Gran Duca
Cofjmo già detto . Ho ancor io veduto di iruno di Vincenzio Borghini Priore degli In-
nocenti òc molto perito nell'antiche memorie della citràj come nella pace del Cardinale
Latino interuennero per malleuadori Ruggieri figliuolo diMazzingo, & Durello de
Mazzinghi l'anno i 280 . Sciiue il fòpradetto Baccio d'hauer ritrouato, che Corfàtto
giadiM.Teghiaio (che Corfètto vien di fòpra nominato) confegnò vn cauallo di pel
nero frontino balzano di tre piedi . Et che vn'altro lènza dirne altri legnali ne fu conlè
guato da Tcghiaio figliuolo di ternardo ; il che nel medefimo tempo ò intorno i detti
tempi douette auueniie . molte altre Icritture lòno.oue di quelli mededmi nomi fi fa al-
tre volte menzione; ma perche addur quelle colè farebbe forfè noiofo à lettori, & poco
necellàrio, le lafcieremo da parte . Se non che varcati quelli anni, cliedilbpra fi fono ad
dotti filmiamo Durello di M. Tedice anchor egli cflère flato creato Caualiere, poi che fi
troua fegnafo con i'honoranza oc titolo del Meflère; fi come fi vede quando vien nomi-
nato Pino fijo figliuolo in compagnia di Lapo Minerbetti per lo fèflo di S.Brancatio per
vno de Capitani dcilaguerra dell'anno 1 506". la quale fcrittura è Hata da me diligente-
mente veduta &: con piacer letta , leggendouifi i nomi di molti altri degli antichi nobi-
li,fi come à lor luoghi & tempi andremo in quello libro adducendo . Nel qua! medefimo
]ibro,oue {^i parla de fediton,chc furono nella fconfittadi Montecatini l'anno 1 3 1 5 lòc
xo\i^ d'Agollo, vi vien nominato il detto Pino di M. Durello di M.Tedicc; fé non che
non Pino.ma Pinuccio viene fcritto . Vezzo di quella età, & quafi in ogni tempo parti-
colare de Fiorentini, che i nomi fi fccmino,& fi vadan diminuendo . &: non molto dopo
Icggefi di Simone di Kuggerino: il qual Ruggerino dicemmo ellère flato malleuadore
nella pace dd Cardinal Latino . Fafli ancora nel medefimo libro menzione, quando lì
notano 1 preh nella fconfitra d'Altopafcio l'anno, i ^ 2 5- à 2 ? di fèttembre di Iacopo Maz
zinghi,il quale douette facilmente eifer fratello di Pino & figliuolo ài M.Durello, ma pò
fio nell'albero fotto nome di Lapo ouer di lachetto, che così in altre fcrittuie l'habbiam
ritrouato . Oltre i già detti, de quali s'è parlato , i^ncc Giouan Villani menzione di Tot-
to Mazzinghi da Campi da lui chiamato grande guerriere & caporale , per la cui morte
hebbe in Firenze l'anno 12873 fucceder gran noultà .
D
Vi
A
M A 2 Z I N G A.
Vi ^u^ffcone & ile Jnsi/ìtcceijori .
9t
DI Gua(conc s'ha notizia per conto d'Arrigherto Tuo %[iuoloj i! qual Anighctto fi
ritrouò anchor egli l'anno 1 2 60 nella rotra dell'Aibia, & è talhora Tuccio Mala-
coda cognominaro; Braucria ( per efprimerlocon quella voce ) che s'vfàua in quc
tcmpi,(l come 1 Donati furono cognominati Malfarai, èc forfè vna lìmi! colà fonò il co •
gnome de Malatcili . Dice il già detto Baldini hauerrirrouato, che Arrigherro già di
Guafconc del popolo di Santa Maria V<^\\[ confègnò vn cauallo di pel (òro frontino bal-
zano del pie manco dinanzi mc-icchiato nella cofciadiritra di dietro . Io mi fono abbatta
B to ad vna fcrittura dell'anno 12^1 fòttoi 24 di luglio,per la quale apparifcc,che certi fin
daci del comune di Firenze venderono ad vn Betto dtì gù Enundone di danna il guaito
delle calè, che furono di Tuccio del già Bindaccio de Mazzinghi polle nel borgo della Pie
uc di Campi sbandito òi Firenze . del qual gualco di calè prende poi accordo Betto così
col nominato Tuccio di Guafcone,comc con Ghino di Tcdice. in vna del ^4 (1 vede Ar-
rigo fiào fratello marito di Maria eflèr naturale; & altre niolte fono lefcritture,le quali di
lui fanno mciizionc . Ne i\ dubita tflere iLato padre di Lapo anchor egli Malacoda co-
gnominato . il qual tollè njcglie di cafa Rinaldi , & infìemc con Pinuccio di M. Durcllo
fu de feditori nella fcontìtta di Montecatini l'anno i 5 i 5 . Di Lapo recarono rrc fighuo
li Guafconc, G!ouanni,& Bernardo. Guafconehebbe fanno 1^21 da Gentile Odino
Q Gran Giuftitiere del reame di Napoli & Vicario del Re Ruberto in Firenze bando del ca
pò per hauer commeffo homicidio nella perfòna d'vn notaio della Republica . Giouan-
ni 6c Bernardo l'anno 1 526'fì vedechehabitauanonellèllodiSanBrancazio, oucinh-
noàprcfenti giorni gli altri Mazzinghi abitano. Queiio Giouanni fu l'anno 1540
creato Confèruadorc ò: Gouernatore di CaAiglione Aretino hoggi chiamato Cnlliglio-
nc Fiorentino, allhora terra liberai p-er quello dsgli hucmi ni di quella terra concedu-
tane piena balia, autorità & poteilà alla Fiorentina Republica di prouederla d'vficiali at-
ti al iùogoucrno; licerne auuenne nel già detto tempo cflendoGonf diGiuilizia Neri
Pagni . Di Giouanni & di Sandra fùa moglie , il nome della cui famiglia non ho potuto
ritrouare, nacque Arrigo & Mattea per quello che alla mia notizia è perucnuro,la qual li
Pj maritò con Domenico tìgliuclo di Filippo Scali . Morti i parenti &i cognati d'Arrigo
nella famofà pelbienzia del 48 fi vede , che egli era l'anno 155-2 tuttauia pupillo , onde
abbattutomi à leggere vn libro de conti del fùo tutore ouer procuratore , non ho potuto
{ènza mio gran piacere leggere i nomi degli abiti & de colon di quc teinpijfacendofi men
zione di mefcolato marmorito per gonnella & capuccio d'Arrigo , di vergato di Guanto
per cottardira , di mefcolato sbiadato con verde per dimezzare col verde noucJlo pur per
gonnella & cappuccio, & di diuifàto in lana , di panno lino per firfetti & fi fatti nomi oc
colori ouer tinte di panni . Et fé alcuno haueflè voglia di veder i pregi di que rempi, ha-
rebbe anchor campo di marauigliarfi in confiderarc, quanta notabil differenza in elh hab
bia fatto lo (pazio di 2 5 o anni,pagandofì il Maeflro che infègnaua à fcriuere per ciafcun
mcfè fòldi due e denari fèi, vn medico meno di foldi venti per volta , vna lira io llaio del
grano & talhora foldidiciafette, il braccio del panno lino pcrcamilciedi perfòne nobili
fòldi dieci; foldi fétte vn paio di fcarpette & vn porco lire noue, onde quando Buflalmac
co difle à Calandrino quelle parole, del porco, chejmbolato gli era ilato parlandoli . Ma
che n'hauelli fòzio alla buona fé, haueilme fèi. non è dubbio che di fèi ine inrenda . Ma
lafciando quelle cofè da parte & molte altre fcritture di comperc fatte da Arrigo l'anno
1 5 ^ 5 .& <j 7. nella quale li fa menzione del Cailellare de Mazzinghi in CaiTipi,(inalrnen-
teeflèndo Arrigo all'età virile pcrucnutoefèrcitò la prima volta il priorato l'anno 1 577:
&: lui à I 5" anni nel 5.' 2 il Gontaloncrato eflendo prima flato fatto prigione da Giouan-
ni Tedefco dentro di Lucignano, oue egli era Podeilà per la Republica . In quello reggi
mento vennero arabafciadori de Sancii alla città per rallegrarli della pace fatta col Conte
di
£
tt MàUe»'
de.
Ldf* M4U
€td4.
Gudfcent .
r,crr.4rdt.
di Cdjìi^'.u
Ct'if ai
^i DELLAFAMIGLIA
di Virtù,m3 per non godere interAmenre i comodi della pace.s'incominciò a fcntir le mo ^
lellie ^^\\z compagnie , per cagion delle quali rcmcndoli , che (otto rirolo ò.\ quelle mag-
gior male non lilefle naicollo, (ì fece lega tra i Fiorentini , i iMarchefi di Ferrara , &: i Si-
gpjori di Padoua, di Rauenna, di Faenza, oc d'imola à conferuazione degli Ilari di ciafcu
no con lalciar luogo à qualunque alno in detta Icgavoleflc entrare . Faflaiono ventiduc
anni & nel 1414 peruenne Arrigo la feconda volta ad eflèr GoiiFaloniere di Giulìizia .
nel cui magiikato Tùia città in gran {ofpetto per le arme prete dal Re Ladiflao , il quale
modo con gagliardo esèrcito per venir d danni de Fiorentini tenea la città molto ibigoc
tifa . Onde ella fu coftretta far la pace coGenouefi, i quali minacciauano,(è non li fi ren
deuano alcune callella, che in mano de Fiorentini erano peruenute , ancor che elh com-
prate l'hauellero , di cogiugnerli col Re Ladillao » &: di far crudel guerra alla loro Rep. g
Hcbbe Arrigo per moglie donna chiamata Salueili a, dicui non veggo il cognome, la
qurilc gli partorì tre figliuole femmine Giouanna maritata con Andrea de Bardi figliuo-
lo di Bincio il Caualiere , Gineura à cui fu manto Martino Bellincioni figliuol di i<,inal-
do, &: Mattea così detta dal nome della zia, la qual non veggo maritarfì . tgli non ha-
uendo figliuoli mafchifèntendofì l'anno fcguei ite comeafìai vecchio giunto alla niortc
fece teflamento . Et fecondo io Ihmo che debba far ciafcuno, àcui l'honore del fuo fàn-
gue, & della fua famiglia Vada per l'animo, non alle figliuole , ma ad Vgolino & Dome-
nico fuoi parenti di lunga mano 1 Tuoi beni lafciò . de quah narreremo, quando fattici da
capo a parlar de loro maggiori, à loro farem peruenuti ,
'Di T edice Cdpo delt albero ^ J'dìcum fùoi Jùcceffori ,
ridice. r\ ^ Tedice, il qiial viuea Fanno 1 1^8, oue dicemmo de padronati della famiglia , fi
i--/ ragionò . Il fecondo Tedice & per lo nome mede! imo & per l'età , che rifponde ,
-y ^ è flato creduto per fuo nipote ; ma le fcritture d'Azzo & di Ghino dimollrano ,
chiT^», che egli è lor padre. Diquefb due fratelli ho 10 veduto vnafcrittura tòrto l'anno i 25^0,
nella quale donano vn pezzo di terra in Campi à M, Tedice di M. Vberto degli Adima-
ri , forfè perche Tedice d'alcuna lor forella foilè nato & hauefle il nome prefò da quello
dell'auolo marerno.Ghmo non hebbe figliuoli, ma di AzzonacqueLapo.il quale di Ne-
ra de Corbizi figliuola di Pitto, fé bene qucilo nome habbiam letto , fu padre di molti fi- q
gliuoli. In vnafcnttura, che di cotluitratta.fi vede che l'anno 1524 m nome di Mar-
co Strozzi figliuolo di Rolfo egli compera vn pezzo di terra in Campi prcffo 1 confini de
Mazzinghi. emmi parimente venuto alle mani il fuo teitamento fotto l'anno i 5 2 8 , nel
quale oltre i figliuoli mafchi fa menzione di due fue figliuole femmine Giouanna & \^g
gia,delle quali colici era monaca . Et di tre di quelli fuoi figliuoli apparifce fcnttura del-
:•. Fanno i 3 5-5 di tal tenore . Che Vgolino & Àzzo promettono per Iacopo lor fratello
j!\\o. per conto di certe terre vendute ad Arrigo il Gonfaloniere . Quelle così minute notizie
/^ff ». ^j fcriuono per far noto altrui con quanta diligenza fieno da noi quelle cole fiate raccol
re &: cauatc fuor dalle tenebre . Onde non poflo fé non marauigliarmi della temerità di
coloro,! quali flando lontani, & attenendoli alfaltrui relazioni, fènzaconfiderar lefcrittu p
re , ne pur veder in vifo gli huomini , ne fiper le qualità delle famiglie fi mettono delle
colè, che in fatto confìflono , come le fuflèro fpeculazioni & fcicnze à trattare . Et fo-
no alcuni (i profuntuoli,che volendo, che alla loroautontà fòlo fi llia ( fé pur alcuna co-
fà da altri fi cauano ) non vogliono , onde quella fi canino dimoflrare ; come alcuni han
fatto,i quali abbattutili à vedere le nollre fatiche intorno le famiglie Napoletane,rubado
& fouuerrendo l'ordine delle cofè,comei ladri delle rubate velli fanno, perche riconofciu
te non fiano,fanno vn mefcolato & inuiluppo del tutto tirano ad imaginare non che à sé
tire . Il che non per alno auuiene , fé non perche facendo brutta mercatantia delle Ictre-
re,& penfàndoiijcome efli fi vantano, di vender altrui all'incanto l'immortalità , non fa
per loro l'indugio & la dimora.la qua! nò può fuggire chi vuol dar intero còto d^-He tcfc.
Ma
MAZZINO A. 5)j
A Ma lafcianclo ft^rH ccftoro nella loro mala ventura, dico ; Ch: di rutti cjucfli frarelli,che
nell'albero (òno (èi, di niuno apparike lucctflìone che di Iacopo. Del cjual Iacopo lì leg
gè mciroria lòtto l'anno 1578, notata da Vincenzio Borghini in tal modo . Iacopo di
Lapo Mazzinghi da Campi pagato per condotriere l'anno 1 3 60 fci uì con tanti che ha- »
ueaicco. L'anno i ^é^fùmandaroper PodeltàdiBarga (cheinc]iiel tempo vifìman- „
daua perlòne di conto Se pratiche) con 2 i fanti . Cosi dice il Borghini . Hora di co- »>
ilui è (Quanta fùccellione hanno infino à pre{ènti tempi i Mazzinghi, cllèndo di lui iella-
ti due tìgliuoli Vgohno & Domenico, i quali lono quelli, a quali ilGoif. Arrigo lalciòi
fùoi beni l'anno 1414 come di Ibpra li dille . Ma perche la. lucccdion di colìoro (1 va m
due rami principali dmidendo. primieramente di Domenico Oc de lìioi iùcctllon , &: po-
(eia d' Vgolino &c della Tua progenie ragioneremo.
2?i Domenico dr Jejùoijuccejjeri.
DOMENICO fu de Signori per i primi due meli dell'anno t 4 2 2 &: la lèconda voi
tadel 1457. nel qual tempo lì crearono X.di Balia per i'imprelàdi Lucca. Di Ale-
landra Boueielli lalciò due Hghuoli, de quali Piero non hcbbe lùccellori . Bernar-
do , il qual di Vaggia de Medici è padre dei lèi polli nell'albero fu anchor egli (1 come il
padre due volte de Signori l'vna nel I45'8 eflèndo Gonf.Vgolmo Martelli, priorato mol
xo quieto, & l'altra l'anno 66 nel gontaloneratodi Francelco Bagneiì, ne elio per alcuna
nouità celebre ♦ Dei lèi lùoi figliuoli Francelco , Piero , & Benedetto , il qual ta Frate di
C San Domenico non lalciarono figliuoli, ne molta memoria di loro.lè non che Francelco
fu de Signori l'anno i 505- & morì l'anno i 52 f* Niccolo da Maria di Filicaia hebbe fi-
gliuoli & nipoti lècondo li vede nell'albero . di Domenico, il qual tu Gonfaloniere i'an-
ro i^^6 cosi detto dal rome dell'auolo la Giouanni Cambi nel fiio priorilla con lettere
roll'e quella menzione . Quello fu il primo Gonf.di Giulhria fatto nella lala grande,do
ucconuennepiùdi i 700 cittadini d'anni trenta in sii abili àgli vfici,&fecclipernomi-
nazione,& hebbe più faue nere di tutti quelli andarono à partito, non hebbe mai figlino ,,
li . Nella lìia cronaca dice poi , lui ellère ilato huomo popolano 6c buoiio, e che non voi ,,
le mai à dietro ellèrde Sig. Nel fuo magillrato , come nel 2 7 lib. d^ìU nollra hilloria lì ,,
legge, molte colè fìiccederono . LanouelladcilaprelàdiBufi& di Calci prolpere alla «
D Republica, & all'incontro la rotta & non m.oltodopo la mei re di Francelco Secco lùo
condottiere. Morì finalmente Domenico in buona famadeluoi cittadini l'anno i 5"2 0.
Et in vero per molte buone qualità, che inluiliconobbero, lì può Domenico annoue-
rare non lòlo per vn de più principali huomini della lùa famiglia,ma anco per vno de pi i
mi cittadini, che in quel tempo fuHèroalgouerno della Republica. Giouanni lùo tra-
rello,di cui rimali di parlare,era flato de Signori innanzi à lui l'anno 1450. &: di Lagetra
Perini lalciò Raffaello , il quale fu anchor egli de Signori due volte l'anno 1 5-07 & 2 8 .
Del qual Raffaello come ehe quattro figliuoli hauelfe , non riman lùccellìone che di Gio-
uanni cittadino di buoni collumi,& molto comodo de beni della fortuna , il quale per la
copia de figliuoli malchi & delle femmine tutte honoreuolmente maritate lollienc dal
£ lùo lato affai conucneuolmente la dignità & riputazion della tamiglia . Onde d' Violino
&del lùo ramo ci conuerrà hora di ragionare .
Vi Ugolino Cjonf. Ji giujìia & de fnoi fuccejjotì ,
Ve O L I N O ffato de Signori tre volte l'anno 1406'. 1 5. & 5 5-. & altri vfici della
Republica elèrcitato fu Gonfaloniere di Gmllitia l'anno 1446", di cui nel 2 2 lib.
della mia hillona così è Icritto . Il lèguente Gonfaloniere Vgolino Mazzinghi ri- »
ccuctte con grandillìma allegrezza de cittadini Antonio Pierozzi nuouo Arciuelcouo del ,1
la città . Fu cara la creatone di collui per effcr cittadino Fiorentino benché di humil con «
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^4 PEL^A FAMIGLIA
dizione efltndo figliuolodi Niccolo Pierozzi notaio, C^ (ì perche alla fàntità della vira hs *
uea aggiunto icienzaconuenienreàtanrogtado. Erapcr protcllione Fruite di San Do-
menico, & huomo tanto lontano da ogni lòitc d'ambizione,che hausndo riHurara b di-
gnità profertagIi,ii Papa hebbe a mandargli le bolle Ipcdite intìno al conuento di San Do
\\-\Qnico à Fielble, richiedendolo (òtto pena d'vbidienza à voler riccucre il carico , che gli
erallacocommeflb. Il che parue tanto più da commendare, quanto che moiri Ac prin-
cipali Cardinali della Corte haueano importunamente grauato il Papa per quella chie(à.
Vn mele dopo la venuta deH'/^rciueicouo morì nella città Filippo Brunellc{chi,del cui no
jbile & eleuato ingegno ottimo teltimonio renderà per tutti i kcoli hnche iiarà in piede
ia memorr^bilc iijpola di Sara Repaiata,& quel che lègue. D'Antonia de Medici laicio la
copo e Giulianojil qual Giuliano mori séza hgliuoli. Iacopo ilato de lig.i ano 1 45i?Ss: 4? «
e molto itimato cittadino ancor cfFo de tempi luoi peruenne al iupremo magithato ì'aa
r,o 1 46'o. nel cui reggimento niuna colà auuenne degna di raccomandare aliepublichc
memorie, per diuerie (cntturc vedefi che egli fu molto adoperato dalla Republica in di-
uerfi vfici & magilbari hauendo dopo le laiciato quattro figliuoli^ de qu^h G.ibriello mo
naco di Vallombrolà Ki Abare,&: perlona nella Tua religione di non piccola autorità Ar-
rigv^ come che haueflie hauuro vn fìgliuol malchio, la linea mancò in quellp,il quale (ì ào
inali Jc Filippo . Simone fu de Signori l'anno 1 488 , & di due figliuoli , che egli hcbbe
Iacopo hauuto tre donne & tagliuoli & nipoti hnalmente mancò à di noilri la fucccllìo-
iic j. lima in Iacopo fuo nipote! natogli di Giuliano luo figliuolo & poi in Poitia ibrella
del già detto Iacopo, la quale llata moglie d'Arrigo di Raftaello Mazzinghi, del qaal Raf
flicHodifbprahabbiam ragionato, & fattone vn figliuolo detto Bernardo li rimaritò à
Baccio Valori Dottore di leggi à cui portò di rnolti beni di cala Mazzinghi . Di Bernar
do l'vitimofigliuol di Simone viuehoggi il figliuolo detto Simone padre di Bernardo,
C'aliano figliuolo del Gonf. Iacopo, di cui reità à parlare, fu de Sig lori l'anno 148 ^» h.i
ucndo anchor egli parimente elèrcitato molti vfici tuori &: dentro della città , ma meri -
to anchor lodo eli eloquenza, onde era IpelTo nel gran coaiiglio chiamrro àlàlir inrin»
ghiera,qaando s'haueua à vincere alcuna prouifione . Dall'anno 1 4i>3 forto i 2^ d'Ot-
tobre ho 10 veduto patente à lui fatta di G-neral Com.nedaiio tuor delle porte della cit-
tà per qualunque luogo della Republica . D'Antonio , che fu il iècondo de Tuoi figliuo-
li v'iue hoggi vn nipote detto Vincentio . Vgolino il primo fratello lù de Signori i'anno
1 ^c8 efllndo Goiita'oniereà vita Pier Soderini ; &: come huomo il quale oltre con ^\\
anni alfottantuno della lùa età (icondulfe, 6c moiilanno 1552 potè & in tempo della
Kepublica &: (otto il principato molti vfici efercitare . Si come al lùo figliuolo Iacopo è
auuenuto d'hauer anchor egli hauuto molti vfici fuori & dentro della città, elicendo Giù»
liai.o & Andrea moitih fanciulli . Collui viuehoggi amato &in buona opinione de
Tuoi cittadini, oc hauuto figlinole femmine maritò la Goilanza à Gianozzo Manetti. Dei
f gliuoli malchi Vgolino, il qual viue in Roma ha fatto la cappella de Mazzinghi in Sata
Maria Noudla , opera di G'ouambatilh Naldini dipintore affai chiaro di queiti tempi .
Luigi eflcndo Caualiere Gierofolimitano fi ritrouò nella famofa & fèmpre memorabil vjt
toria nauale dell'ifòle Corciolare : nella quale paflàto oltre infino alla poppa d'vna galea
de nimici rellò malamente ferito d'vn colpo di fcimitarra in vn pie . Interuenne in que-
lla vltima guerra di f^ortugallo ; ol/re hauer nauigato & efferfi trouaro in altre zuffe di
mare iu le galee della fìia religione . Conofco molto bene à gli huomini occupati ogni
cofà anchor che brcuc cflèr noiofà , ma lafciando io cofloro nelle loro occupationi Ilare,
bc qncife cofè à chi di kg^i:ì:k harà vaghezza fcriuendo , mi gioua in quello luogo di far
vn brcuecatalogo per vfar quella voce già riccuura, di tutti 1 Cau. Gicrofòlimitani Fio-
rentini,che nel principio di quello anno i 5-82 viuifitrouano. la qualnotitiafènonho
ra, ne tempi cheàquclti fcguiranno , potrà per auuentura ad alcuno recar qualche dilet-
to i: piacere . I nomi dunque de Caualieri fecondo la loro anzianità per ordine polli fon
quelli . Vincci.zio Spini, Antonio Martelli, Giouambatilla Rondinelh, Niccolo Torna
quinci,
D
DELLA FAMIGLIA MAZZINGA: P5
A cuinci, Niccolo del Benino , Piero Guadagni, Emilio Pucci, Vincenzio Ginori', Gui-
detto Guidetti , Giulio Zanchinii Pietro Spina, Giouanni Gaetani, Antonio Pucci,
Giouan Batifta Somonaia, Lodouico Alberti,Francefco Buondelmonti,Bongianni Gian
Kigliazzi , Iacopo Guccji , Luigi Mazzinghi , Angelo Martellino , Caramillo Sommaia ,
Antonio de Pazzi , Bernardo Canigiani , Francesco Maria Carducci , Paolo Gua-
iconi , Raffaello de Pazzi , Luca Guidetti , Baccio Capponi , Pier Francelco
Venturi , Bernardo Acciaiuoli , Aleflàndro Capponi , Giorgio Bran-
dolini, Alberto Arrighi, Andrea Buondelmonti, Lionardo Ven
turi , Giouanni Rinaldi, Mario Vbaldini , Francefco Ca^
nigiani, Mario Morelli, Cammillo da Ricafòli,
Giulio Bandini , Pietro Paolo Nelli . Et per
aggiugnere anchor cjuelto .tutto il nu-
mero de Caualieri Italiani può
clTere intorno a fèicento »
non contando fra
Cappellani àc
fra Seigen
ti.
Et degli illeflì Fiorentini ve ne fono in
procinto molti, che han-
no già fatto le
C proue.
Sarebbe facii co& , che vene fuflèr degli altri^à quali io
non intendo con quelb nota far alcun pregiu-
dizio ; poi che tale è la notizia che à me ne
è Ibta data, & volentieri , quando io
(aputi i'haueflì , n harei fat-
to memoria .
I ii^afjdmitì^^
llicnàaZMnj
tCaitigìmJ ^^
97
DELLA FAMIGLIA DE VALORI.
B
L fiume, il qual parte la città già donna &: Reina del mondo, fu
per lungo fpatio di tempo chiamato Albula , infìn che da Tiberi-
no Siluio Re de Latini , Teucre fu chiamato . li medefimo par
che auuenga di molte famiglie,le quali coitumate per vn tempo à
chiamarfi per vn nome , poscia da aicun'huomo di quella cala di
qualche valore & fortuna nuouo nome riceuono . Chriilofano
Landino , il qual vide cinque età (òpra di noi , & huomo , come
ciafcun fa, chiaro negli ftudi delle lettere nella prefazione ò proe-
mio , che egli fece fòpra il commento di Dante , oue parla di Torrigiano eccellentillìmo
fifico, il qual fi refe poi monaco Certufino,moftra, che i Valori Fiorentini ibno gli iikf-
fi con gli antichi Rultichelli . Il medefiino afferma il Verino ne (ùoi verfi efametri , la
cui autorità , quando dall'hiltoria non s'allontana, benché poeticamente fcriua, non dee
efler rifiutata.
T^^icheQd domus , nunc ejl ValerUproles
'Nobilis .
Al che acconfèntì anchora Luca della Robbia , il quale fcrilTe la vita di Bartolommeo
Valori il vecchio . Et quello , che io non reputo per lieiie argomento è ; che hauendo
Vincenzio Borghini Prior degli Innocenti huomo di molta dottrina, &periti{Iimo
C dell'antiche memorie della città, quelle colè innanzi à noi veduto , il medelimo affer-
ma. Ma quello, da che (òpra ognaltra cofà anchor io fon moffo, iòn l'armi medelì-
me , che han molto dtì fingolare per effer vn'aquila fparlà di molte lune con vna cro-
ce in petto, la qual fi vede in vn arca antica di Badia con quefie parole. S. F I L I O-
RVM DOMINI ORLANDI RVSTICHELLI. Se fi vcdtffero in
così fatte lèpolture gli anni , molte cofè , che per congettura fi dicono , affcrmatamente
fi direbbono , & poriebbonci d'ogni dubbio &: d'ogni (òlpetto trar fuori . Nondimeno
trouandofi nel bando imperiale d'Arrigo V II, il qual morìl'anno i 5 i ^ in Buonconuen
to , nominato Guido d'Orlando di RulhchtHo. & la fepoltura de Valori, la quale è lèt-
tole volte di Santa Croce, dicendo. S. TAL DI VALORIS ORLANDI, li
D qual Taldo fu de fignori la prima volta l'anno 1522, torna à punto il conto , che Gui-
do fia Zio di Taldo, & frateldi Valore, & per confeguente figliuoli ammendue d'Orlan-
do di Ruffichello di m. Odando di Rullichello , ponendo , che Ruilichello mantenen-
do il nome dell'auolo (la vno di quelh figliuoli , de quali l'arca di Badia (ènza nominarli,
ragiona . E anchora opinione , che eflì vengan di Fielòle ; il che da quel della Robbia &
dal Verino fu creduto ; \\ quale lèguendo à paffaci verfi, diffe . ,
■• ; ■ Etfiirpem Fejtilis deduxit ah altis.
Il che par che confermi la poffellìone d'alcuni luoghi hauuti prelTo à quel poggio , ha-
uendo ab antico poffeduto vna parte di Montececeri , benché con qualche ricognizione
E fattane al Velcouo di Fiefole ; & chiamafi quel luogo vicino , oue hoggi fono le ville de
Neri à Maiano gii de VaIori,Colle Valori, ma ciò procederebbe da Valore in qua.da cui
lalciato il nome de Ruftichelli, cominciaronfi à chiamare Valori . Quelle fono le pruo-
uc & opinionijche fi hanno così intorno il nome della famiglia,come della origine de pre
lènti Valori . Qucfio è certiffimo,eglino di lunghiflìmo tempo hauer poffeduto la cap*
pella maggiore dell'antica parrocchia di San Brocolo,membro principal di Badia,la qua!
tuttauia poffeggono; e benché nella cafa fieno llati fèmpre pochiffimi huomini forfè più
che in qual fi voglia altra famiglia , che foffe mai ftata in Firenze , in que pochi non mc-
nojchc nelle famiglie popolofe & piene di molti huomini,XI volte eflèrc llato il Gonfa-
loneraro , come nel difcorfò di quello ragionamento fi potrà vedere .
L 5 Fu
diiiufiitifo
p»nf. di
5>§ PELI A FAMIGLIA
Fu dunque Taldo oltre la prima volta dell'anno 1522, come di fòpra dicemmo aa- ^
(chor de priori l'anno 2^.} 5- ^ 3 8* ^" ^^'^^ "!^' 4° ^^ ^^^^^ Gonfaloniere di Giuitizia,nel '
quale come il Villani racconta , accaddero le contcCe de Bardi , ripolte da me nel libro 7.
delle mie hiiìorie : per cagion delle quali brighe difputandolì in palagio da coloro : i qua
Il haueano in mano il gouerno , le s'hauea a lìionar la campana grolFa per ragunar il po-
polo , ò le pur era bene più ciuilmente procedere , gridando la maggior parte , che il po-
,', polo fi ragunalle; A Taldo Valori Gonfaloniere ( legue l'hiltoria ) & à Francelco Saluia-
„ ri ( quelli nel libro ihmpato del Villani è chiamato Salueli ) il quale era vn de priori , ò
„ per amicitia ò per parentado che haueflcro con alcuno de congiurati , p perche così lU-
„ maffero efler veramente da fare , parea tutto il contrario , allegando , non tlllr vhcio di
« prudenti gouernatori per ogni piccola e leggier relazione metter l'armi in mano del pò- „
y, polo, douer prima tenerli la via ciuile, chiamare i congiurati; &c quando edì non compa-
»? riflero, ò pur facelTero mouimento alcuno, alhora metter mano a più feuere delibcrazio-
„ ni . Conciò fofle facilifììma cofa aprir la porta a gli lcandali,ma ferrarla non eflère in pò
9, telHdicialcuno. Ma preualendo la parte più feroce, ne iùccedette dopo l'armi ciuili
3, commofle l'vlcita de Bardi . Scriue Luca della Robbia,che Taldo fu compagno di quel-
la gran ragione de Bardi in Inghilterra; &che dilùa proprietà fu così ricco che po-
tè,come appariua ne libri della ragione,in vn di preibr trentamila fiocini al Re Adoardo
III . per trouailì egli in quel tempo occupato in grauiflima guerra con Filippo di Valois
Re di Francia ; ma che non potendo rilcuotere il luo, & eflcndo le cofe lùcccdute male ,
dice ( come lì narra di Lorenzo de Medici ) che abandonati lì fatti negozi fi volle tutto
con l'animo alle bifògne della Republica.nella quale hebbegratia eUendo Ihto caro ali'v
riuerlàle; & lòggiugne in elempio della lua deltrezza in allettar le difi:ercnzc,che in quel
tempo paflauano tra i nobili & popolari, che li era in volgar motto recaro,quando alcun
graue finilbo era fucceduto.di dire . Dio & Taldo prouuedeià . Hebbe la moglie di lai
do nome Francelca : la quale, perche non è dubbio egli eflere Aato parente de B?.jdi,han
no alcuni limato, che fofle lUta di quella famiglia . ma come le colè vere perdubbie dir
non il debbono ; così non è bene fecondo il mio auuifo quel , che è dubbio affei mar per
vero . Di qual gente ella Ikta Ci folle,nacque di quello matrimonio Niccolo, il quale fu
anchorcgli ne primi mefi dell'anno 1 56*7 creato Gonfalonierdigiullizia, quando Viba
no V.ofFclò da Bernabò Vilconti, cupidamente cercaua l'amiciziade Fiorentini per isbar q
bare quella mala pianta di Lombardia, non altrimenti che Vrbano 1 1 1 1 hauea cento an-
ni a dietro cacciata via la cala di Sueuia dal reame di Napoli per le molte ingiurie,che Ma
fredi hauea fatto alla chielà di Dio . Vcdefi notato di mano di Bartolomeo lùo figliuo-
lo, che Niccolo fi morì in Vngheria, oue Luca dice, che egli vi era dalla Republica llato
mandato ambafciadore ; & cheiui in Albareale gli fu poi dal figliuolo fatto yn'honoreuo
le lèpolchro : il quale afferma.che à tcpi fìioi (ì vedeua . Hebbe per moglie Carletta de gli
Adimari, di CUI oltre due figliuole femmine Margherita maritata a Niccolo CorbiziSc
Francelca à Rinaldo Ródinelli gli nacquero i tre figliuoli mafchi polli nell'alberojdei due
de quali Alamanno & Filippo niuna altra memoria apparilce, che dei lor fèmplici nomi ,
&che Alamanno morendo lalciò fra gli altri legati i 5 00. fiorini à Santa Maria nuoua;
i quali poi Bartolomeo fbdisfece del Tuo.
1)i^artolomeoilZJicchto f ^ de fùoi figliuoli ,
SECONDO il conto , che fa Luca della Robbia , che nel 1427 Bartolomeo moriflì
di 7 j. anni, par che egli (inafca l'anno 1 5 ^■4 ; onde vergendo io fcritture di lui del-
l'anno 1 3 6^ che incomincia a tener memoria delle cole domeniche .quindi cauo vn
marauigliofò collume della fua diligenza ; che in età di lèdici anni, quando gli altri a pe-
na, come volgarmente (1 dice, hanno alciutto i labbri del latte, egli à cure graui attendef
lè . ma fé io voglio dire il vero, (Quella lode par che fìa comune & generale con tutta la na
uoa
DE VALOR I. ^^
A zion Fiorentina ; h cui {òilecitudine, (criuendo di mano in mano ne lor giornali à gmik
degli antichi Ebrei le memorie così publiche,come priuate , che accadeuano, è cagione,
lafciariltar da canto 1 public! affari," che molto maggiori notizie fihabbiano de {empii-
ci cittadini in Firenze , che altrouc non Ci ha delle azioni de grandilTimi principi & Signo
ri . Per quel che io dalia cronaca appreflb il Rucellai ritrouata ho raccolto , egli fu de X
della guerra la prima volta l'anno i ^i?o in quepericolofi tempi delle guerre, che li heb-
bero con Galeazzo Vifconti; onde Luca dice,hauer egli con ardenti &c efficaci parole con
fortato in palagio i Fiorentini à non isbigottirlì. Succedette pochi anni dopo per le ciuili
difcordiejche gli Alberti fur quafi tutti cótìnati dalla città,onde eiTendo neceflario trattar
molte colè intorno la materia degli Iquitcini , furono creati none accoppiatori, tra quali
vno fu Bartolomeo , Ci come l'anno i ? S}6 eflendo (coperto il trattato di Donato Accia-
^ inoli il Cauaiiere, fu egli parimente in compagnia di X I altri cittadini eletto à vedere Se
elàminar bene tutto quel fatto . La qual elezione fu lènza alcun dubbio , eflendoui an-
chor comprefò l'irteilo AcciaiuoIi,iI quale era Ibto anchor egli grande & poHènte citta-
dino, quali di tutti i capi & principi dello iUto,onde quando nel i ^.libro delle mie ilio-
rie di CIÒ lì ragiona, così fé n'è fcritto . Io non ilcriuerei i nomi di cofì:oro,fè non fèruiC >
(è per dimoflrare,'che quefti cittadini in fòmma erano la maggior parte di coloro , che il *
tutto in quel tempo reggeuano. percioche chi ben riguarda, fèmpre alcun di coiloro >
trouerrà elTere ò de X di balia, ò Gonfalonier di giullizia, ò ambafciadore, ò in altra gra- j
uè faccenda della Republica adoperato . Parrà ad alcuni,che io a guilà di coloro,! qua- >
li Ci pongono àfare vn lungo inuentario d'arnefì ò d'altre lì fatte malTerizie. attenda con
C rozza & poco erudita appiccatura à congiugner l' vna colà con l'altra ; della qual ripren-
sione malageuolmente mi fàprei riparare, fé io mi foflì pollo a fcriuer vite, ma douendo
ballar a coiloro,che io porga ben altrui campo & materia di fcriuerle,non elTendo gli al-
tri flati tanto diligenti quanto bifognaua , lafceranno me proceder oltre fecondo il mio
propoilo cammino . Fu poi de X la feconda volta l'anno 1 55^8 , dico la feconda volta
per quel che alla nollra notizia è peruenuto,potendo non fblo quelle ma molte altre co-
lè lafciarli à dietro per non lì fapere , lòtto il qual magillrato fu per alhora pollo fine al-
la feconda guerra,che s'hauea con Galeazzo Vifconti.nella quale durata dall'anno 1 5^^
fi erano (peli, fecondo in alcune memorie priuate de Rucellai ho trouato, diciotto centi
naia di migliaia di feudi . Ma non mancando mai i fòfpetti,che hebbe delle forze 3c del-
D la fàgacità di quel principe la republica Fiorentina fu di nuouo creato de X.l'anno 1 40 1
fin che nel principio dell'anno 1 40 5 vfcì la prima volta Gonfalonier di giullizia . Già.
fopraflaua la guerra Pifàna, per la quale fu l'anno 1 40 5- creato la quarta volta de X. on-
de nacque poco dopo l'acquillo di Pifa ; per la quale mentre lì pattuifce col Gambacor-
ti,che n'era Signore,gIi fur dati venti llatichi figliuoli de primi cittadini , che alhora fui-
fero nella republica,tra quali fu Niccolaio figliuolo di Bartolomeo . l'anno 1408 fu con
Iacopo Saluiati; con Filippo Magalotti, & con Lorenzo Ridolfi mandato ambalciadore
al Re Ladiflao, fi come ò prima ò dopo perche di ciò non veggo il tempo era flato man-
dato al pontefice . Ne quali carichi tu fèmpre profitteuole la fua opera alla patria . Ma
tratto la feconda volta per i primi due mefi dell'anno feguente Gonfaloniere, fìì quel ma
E giilrato molto notabile sì per l'vbidienza tolta a Papa Gregorio, & lì per lo principio da-
to al conclaue Pifano , nel quale trouandofi XXII Cardinali con la compagnia dure
Patriarchi, di 180 tra Arciuefcoui&Vcfcoui, di più di 500 Abbati, di 2 8 2 maellri di
Teologia, & con l'interuenimento di molti ambafciadori di principi & di Republiche
chrifliane, condannati non molto dopo al fuoco come fcifmatici Secretici i pontefici
Gregorio & Benedetto , publicarono per vero & vnico Vicario di Chriflo & Pontefice
della chiefa di Dio maeflro Piero di Candia dell'ordine de frati minori grandiflìmo teo-
logo oc huomo in tutte le altre arti fcienziato , & chiamaronlo Alefiandro V. Cofa dol-
cillìmada elfer fommamente defiderata è la pace ; ma è ben malagcuole , chela vùtù de-
gli huoraini riluca fuor che oc pericoli : i quali elTcndo flati in quel tempo grandi; perciò
che
, oo DELLA FAMIGLIA
che appena la republica era vfcita dalle brighe dd Duca di MiIano,chc riccndde in quelle y^
di Ladislao Re di Napoli, produflèro huomini di (ingoiar indiilrna &: valore -, & !a virtii
che negli agi iàrcbbc m loro Aara addorrnentata, hebbc campo di rideltarfi & di farii leu
tire, non alrrimente che facciano i va(i,oue fiano iUn ottimi odorJ,quando fon rilcalda-
ti dal Fuoco, o dalla forza del iok ; perche fopraliando alla rep. vna graue guerra da quel
Re, il quale inlìgnorirod di Roma, con incredibile ardore aipir.ua alFiinpeno d'Italia, fii
l'anno 1 4 1 3 la quinta volta nominato il Valori de X. Non veggo quel,che egli (1 faccia
poiinhnoair^^nno 142 1, nel quale fu la terza volta tratto Gori. di giulhzia. maelfen-
do l'anno 142 } con Nello da San Gimignano dottor di leggi mandato ambaiciadore .1
Duca Filippo di Milano percento , che le lue genti contra i capitoli della pace erano en-
trate in Furli, & non effendo egli dal Duca (otto titolo di venir da luogo appellato liato „
;vmmc(ro alla iiia prc(ènza,tornoflene in Firenze,& farro ragunare àconlìglio vn gran r u
iiitrodi cittadini:Con efficaciihme parole, come nel 18. lib.apparilcie ddk mie hiitone,
perfuafè loio.che (i douclle romper la guerra al Duca.poi che egli hor con vj o oc hor con
altro colore, (eguitando l'arti del padre,niuna cofa con maggiore iludio procacciaua,che
la rouinade Fiorentini ; nel qual anno fu la Iella volta eletto de X. Altre cofè ha raccol-
te di lui Luca della Robbia già detto, à cui può ricorrere chiunque di fàper quelle colè ha
là vaghezza . hebbe due mogli, l'vna lìgliuola di Bartolommco degli Alcflandri detta ifa-
bella, &: l'altra de Macinghi . Oltre 1 figliuoli ma{chi,& le femmine morte in età fanciul
lefca, ne manto quattro, l'vna à Pier Guicciardini, la qual lì morì elTendo egli viuo , l'al-
tre gli loprauiflèro maritate à Mainardo Caualcanti, a Giouanni Giugni, & à Gi.annozzo
Pandoltìni caualieie . Fù,come hoggidì lì può per cialcun vedcre,{èppellito in Santa Grò
ce , nella cui (èpultura è polfa la lua effigie di marmo di baffo rilieuo con l'abito &C cap-
fmccio che in quel tempo s'vfàua : la quale ha queik parole, le quali anchor elle oc nella
ingua & nel compartimento di effe dimolkano ottimamente la fèm^licità & poca dilù
genza di que tempi in così fatta materia ,
GRAVISSIMO AC PR VDENTISSIMO CIVIPE
R OMNEAi VITAM IN REIP. NEGOTIIS LAVDAB
ILITER VERSATO SVMMISQ^ HONOR. GRADI
BVS FRETO BARTHOLOMEO NICOLAI TALDI VAL
ORIi> OBllT DIE II SETTEMBRIS MCCCCXXVIL
D
KtccoU Niccolo Tvn de due Tuoi figliuoli mafchi fu defìgnori l'anno 142^- Sopraggiunte le
(?»»/• brighe ciuili per conto diColimo de Medici & di Rinaldo degli Albizi l'anno I4?4,
&eflendo la città fra quelli due capi quali partita; trouafi Niccolo cffere llatodelnu-
rneio di coloro , i quali tennero con la republica, da cui fùCohmo tauorito. Fu due
anni dopo tratto Gonlaloniere di giuilizia, fòtto il cui reggimento eflèndofì i Genouefì
Icuati dalla lignoria del Duca di Milano, fi collcgarono co Fiorentini , i quali infìeme co
Venctiani l'aiutaron di genti . l'anno feguente fu de X . Truouo notato nelle memorie
della famiglia, che l'anno 1441 prefè per la Rep. il poflèflb del Borgo ,& che elettoui
Commeflario quiui Ci morì, nò hauendo di lui lafciato altro che vn fìgliuol naturale chia
Filippo * mato Giouanni, di cui non rellaron figliuoli , Il fuo fratello Filippo, come fu più fortu-
nato nella (ucccfTionejhauendo di Picchina Capponi figliuola di Piero generato il fecon-
do Bartholommeo &: Francefco;cosìgli fu più breue la vita,efrendofì morto rXI.giorno
d'Agollo dell'anno > 45 8 di pelle, fènza eflèri'i potuto molto adoperare in fèruigio della
rep. Reiìarono anco di lui due figliuole femmine AlefTandra moglie di Carlo Gondi fi-
gliuolo di Saluelìro, & Fiammetta, di cui Galeazzo Saflètti fu marito , Ma perche Fran-
ccfco fuo figliuolo fu cittadino di grande autorità mentre vifl'e, & di lui non recarono fi
giiuoli mafchi, ci fpediremo primieramente di lui,raccoghendo quanto più breuementc
(1 potrà quel che di lui (1 e potuto trouare .
Vi
DE VALORI. 101
A
Vi FrMcepo fUdttn )>»lte Confdknitre dt^ufiiùd ^ grén ntté^nè •
EN T K O* Francesco la prima volta de fignori Tanno 1 47 1 poco più d*vn anno do^
pò la morte di Piero de Medici il vecchio ; onde è fi può dire , che egli fofle lUto
predo elle d'vna età medefima con Lorenzo il magnifico . Il <^uale quando l'anno
1478 per la guerra mofla alia Rep.da Papa Siilo,5c dal ile Ferdinando andò a trouare il
Re 3 NapolijFranctfco rifcdeua la (èconda volta de Signori . Nel cjual tempo à Fioren-
tini fu occupata Rencine &: la Calìelhna . Sei anni dopo vici Gonfalonier di giullizia in
tempi non meno trauagliati « ardendo tutta Italia di guerre per l'armi moflè da Venezia-
ni contra il Duca di Ferrara . La cui difcià hauean prelo infieme co Fiorentini quafi tutti
^ gli altri potentati d'Italia • Ma eflcndo ceffate le guerre, & Francclco tratto la feconda
volta Gonf. di giulìizia per i primi due mefi dell'anno 1 485?, conuenne ammonire il paf
fato Gonfaloniere Nero Cambi per hauere come fi diceua, (ènza confèntimento efpreflb
degli Otto di pratica ammonito alcuni cittadini, ma in vero per hauere ciò fatto lonza
partecipazion di Lorenzo . Il che mi fa credete che folle in cjucl tempo de (ùoi confiden-
ti • Sopragiunfè di poi la morte d'Innocenzio , &: douendo la città mandar ambafciadorì
al nuouoponrefice Aleflàndro VI. fu con cinque aieri cittadini de primi, fra quali fu Pie-
ro figliuol à\ Lorenzo già morto &giouanca!nor di XXI anno, mandaroui il VaIori;fi co
tìie fu in molte altre ambafcierie & carichi adoperato» le quali colè così lpezialmcntc,per
efler le fìie fcritf ure ite male,alla nolìra notitia non fon perucnute ', Reggeua lo llato co
O me capo & principe della Rep. il già detto Piero,quando Francefcoin fui partorir la guer
ra Franzclè la terza volta fu tratto Gonf. di g!uiiizia . lì quale come che con lieti princi.
pij haucfle preio "X magiftrato : percioche l'orator Franzeiè mandato per confortar i prin
cip» Italiani alla rouina di Fcrdirando Re di Napoli , non riportaua ne dal Pontefice , ne
dai Veneziani , ne dai Fiorentini ilklTi rifpolb alcuna di profitto , fu nondimeno Ibpra-
giunto dalle dolorofcfiouellc della mifèrabile iVagc fatta in Croazia dall'arme diBaia-
zetie principe de Turchi. Dal qual male benché lì /perafle cauarne vn grande vtile ; chei
principi chriiliani à danni {opraiianti degli Infedeli penlàndo tralor lìdoueflèro vnirc
contra cotanta potenza,non (1 traile però altro benefizio,eflendo in ogni modo non mol
to dopo calato il Re di Francia in lfalu;& co ni uno fìio giouamentOj,anzi co grandilfimc
D Ipclè & pericoli lòuuertito quali tutti gli rtati più principali di quella prouincia . perche
à Fiorentini per non fauellar delfaltrui (ciagure ne auuenne la perdita di Pila; la quale
hauendo in più volte in diuerfi carichi occupar© tutti 1 cittadini di maggior autorità fra
gli altri efèrcitò l'anno 1 45; ^ {òtto titolo di Commeflario generale in compagnia di Pa-
golantonio Soderini,Francefco . Il quale da quell'vficio tornato fu verlò il hn di quell'ari
no creato de X. & fopralhndo tuttauia la guerra Pilana tratto la quarta volta per i primi
due mefi dell'anno 14^7. Gonfaloniere , trano in quel tempo per conto di quella guer-
ra le colè della Rep. molto trauagliatc, perche non confidando il Valori nel Duca di Mi-
lano & negli aiuti de Franzefi poco iperando,& veggendo come i Veneziani in tela la per
dita delle colline mandauan 7000 (cudi à Pilàni per lòldar due mila fanti , operò in mo-
E do, che fi vinlè nel configlio grande vna prouilìone di 2 00 mila (cudi.perche alle colè ne
celTarie proueder i\ potelFe . A queftiprouedimenti Icguirono anchor di molti altri . Ma
(òpratutto fu particolar cura del Gonfaloniere di ftabilirle colè di dentro.il quale confido
rando la baie dello llato popolare in ninna colà meglio conferuarfi, che nel configliojgra
de;& il configlio grande,il qual doueua almeno eflère di i eoo cittadini netti di Ijiecchio,
ageuolmente poterfi rilkignere per cagione di dettto Ipecchio &: grauezze , prclè queiU
forma , che il numero del Configlio per hauerne mille di fermo , doueflè eflère di 2 2 00
netti di (pecchio: il qual numero ogni quattro mefi fi rairegnal!c,&: non trouando il con
to, alhora &; in tal calò lì pigliaflèr tanti giouani netti di Ipecchio , che eflendo minori di
|o» auanzaflfero nondimeno l'età di 24 anni. & quando colbr non baibflfciOf alhora
HI
ict DEJ.LA FAMIGLIA
vi fi arrogCiTe di quelli, che fofler per manco rcgìllri di grauezze allo fpecchio : effcndofi ^
veramente accorto , cl^e tra intermi oc vepchj & allenti deJii città & occupati in faccen-
de priuate à voler mille cittadini nò voleua ellère il numero dd cóllglio meno di 2 2 oc.
la cjual cola llimata molto làluteuole da coloro, à quali piaceua li gouerno popolare,non
paibò però lènza mormorio & lènza efler molto bialìmata dalla parte contiaria,dannan-
do con molte ragioni il riempiere ti conligho di tanti giouani ; ne quali non eflèndo ne
cfperienza, ne coniglio , che cofa di buono poterli di ipro Ipcrare ì Siamo fi come d'vna
fauola peruenuti aH'cpiralìjche vuol dir raccreicj mento degli lcompigli,& degli iuuilup-
pi, &: cue Ila il nodo di tutto l'errore . percicche non d'altro fonte , che dal delidero di te
per ampio &c aperto il più che folle polhbi|,e à tutti il conligho grande nacque la touina
di Francelco;cirendo da quello deliderjo nato così il fàuor piellato à Fra Girolamo Sauo „
narolaardennlìimo conbrtatore di quello ilaco popolare, come l'odio ^ l'inimicizia di
coloro, i quali amauano il reggimento & gouerno eli pochi . Era Fran.ceico ^ pe^ lènoo
naturale, &i per lunga ifperienza hauuta nel gouerno della Rep. diuenuro grande cittadi
ro nella lua patria,d cui oltre le doti dell'animo aggiugneua appreflo il vulgo, il quale da
tali colè fuol dipendere, riputazione non piccola Itfler di bella Itatura, compreso, &: di-
ritto della perlona,&. benché homai vecchio,non gli mancare all'elfeguir le cofc ne vigo-
re ne ardimento. Ma l'clTer egli molto fautore dei Sauonarola,il quale &: per ilgridarc i vi
21 & per fauorir tropp (icopertamente l'vna fazione, fi hauea fatto di molti nimici con-
iieniua che anchor egli haucfle degli cmoli & degli auuerlàri, à quali cotanta autorità &
graridezza non piaceflè . Per la qual cofa confiderando coiloio, che Ce di fimih Gpi'fdlo
meri fi lalcialler creare.del tutto verrebbono à poco à poco elcluiì dal gouerno,cop f gni ^
loro opera s'ingegnarono hauerne vno dalla lor parte , & toccando il ièguente Gonfalo-
neiaro al quartier di la d'arno , non trouaron lòggetto migliore, che Bernardo del Nero
huomo da paragonarlo in molte colè grandemente al Valori, concorrendo in ini 6^ tTpe
rienza,& prudenza & età, con le quali parti s'hauea fra cittadini acquillato autorità &: ri
putazione grandillìma . Hauendo dunque il Nero prefo il Gonfalonerato, accadde,', hri
a capo di non molti mefi per mezzo di Lamberto dell'Antella , emendo già il Valori nel
magiilrato de X. fu palefato ; f ome nel Gonfalcnerato del Nero alcuni cittadini hauean
procurato la reilituzione di Piero de Medici, della quale hauea il Nero hauuto notizia;&:
che per non haueila npt ificata, rilèdendo niaffiman^ente egli in quel tempo nel luprtmo r-j
magillrato, & per ciò hauendone maggior obligo.era incorlo ncjlc pene ddi'o^cb mae-
ila . Ritrouati 1 più colpeuoh di coiloro efler cinque,noh fu molta conrela in condi^nnar
Il à perder la vita &c i beni; n^a hauendo i condannati in vigor d'vna legge fatta nel prin-
cipio della riforma della Rep. appellato di tal fèntenza al gran configlio,fur ben gpuiflì-
me &: peritolole diipute, & contraili fra cittadini dei gouerno; lècotal appello fi doueflè
ammettere ouer no, tra quali coloro, che più fi rilcaldarono, che elfo anniietter non il do
uefle, furono gli amici dà Sauonaroia, S>c fpezialmente Francclco Valori,non perche no
conolccflèro, che G facea contro vnaiegge , fopra la quale come fopra làldilììma ba|£era
llato llimato, che doueflè efler fondata la publiica libeità,ma perche giudicauano, che in
calò tato importante,& in caufa da per fé così giulla fi doueflè dilpéfar alle leggi.Onde Ce
gui la morte non (òlo di Bernardo elei Nero, ma di quattro altri cittadini; jlcfie grande-
mente innafpiì gli animi della contraria fazione . I quali non andò guari di tempo , che
con l'occafion delie contefe nate fra legnaci del Sauonaroia di piouar la verità della lua
dottrina col fuoco & alcuni frati di San Francelco hebber comodità di vendicarfi non
meno del Valori, che del Frate . percioche parendo^ che la prona foflc rellata dal Sauona
rola; come fé la fua fòmma autorità & fàpienza foflè iellata beffata , gli amici & i feguaci
de parenti de morti in vna certa quillionc molfa su quelli ragionamenti s'armarono ; &
hauendo gridato à San Marco col fuoco , qpiui impetuolàmente s'addrizzarono : come
Te andaflèro à combatter Pifà più tollo che vn conuento della loro citt^ . Era già l'hot?
del vefpro, & per quello gran numero de deuoti del Sauonaroia fi era alia chiela raguna-
DB VALORI. loj
X tu : i quali opponcndofi all'impeto popolare (òliennero infino al/e /ètte hore della notte
l'aflàlto con molta virtù . Ma eflcrjdo abbruciata U porta delia dmCa. , quella del martel
lo, & dell'orto , & non rirnancndo fperanza alcuna di poteid più da tanta turba difende-
re, eflcndp la rabbia della plebe fauorira dall'autorità di chi gouernaua , fi conuenncro fi-
nalmente di dar loro il Sauonarola inlìemc con Fra Domenico in mano, & ciafcuno lène
andalTe liberamente a lùa ca(à . Eraiì con gli altri aflàliti trouato France(co in San Mar-
co; ai quale li vidde manifellamente, che harcbbono i parenti de morti cercato di nuoce
re, {è da alcuni fiioi amici non folle (cgretamentc di quiui lungo le mura alla fiia cala lU-
ro condotto . per la qual cola cercando la Signoria di iàIuailo,gIi mandò il giorno che fé
guì apprt fio Benedetto de Nerli con buona compagnia per menarlo in palazzo . ma egli
ricufando d'andar ui,f è non vede uà il mazziere, finalmiCntc fra due di loro non molto do-
^ pò àquello effetto mandati fi partì di cafà per vbbidirc à Sig. quando giunto che fii à S.
Brocolo , oue molti de fùoi auuerfàri hauendo mtefo la chiamata della Signoria Ci erano
ragunati con l'arme , da Vincenzio Ridoifi gii fu tirato d'vn colpo di roncola in capo 8c
vccifò,alla cui morte s'aggiunfè il fàcco della lùa cafà, & quel che t rapafsò il termino d'o-
gni barbara crudeltà , mentre la moglie fi fa alle fcnellre per dare fpazio di cauar di cafà
vna fanciulla da marito, fu d'vn verrettone percoffa in vna tempia, & fubito cadde mor-
ta. Ne quelk cofè reffrenarono punto la plebe; anzi incrudelita poi che non trouò più da
rubare, diede la cafà & le mura: lequalì non np.ucano colpa veruna, alle fiamme. On
de come Arato dille dell'amicizia del Re, potè egii ben dire^quelli fono i premi dell'ami-
cizia del popolo. A me piace di porre in quello luogo vn ritratto fatto di lui da vno fcrit
C tor molto celebre , il quale in vn iuo piccoliiTimo quadernuccio di Tua propria mano per
metterlo forfè nell'hiùoria, chedipoinonlèguì, così è flato trouato fcritto. Hebbc ^
Francefco Valori qucflo fine indegno della vita &: bontà fùa. perche veruno cittadino „
hebbe mai la patria fùa, che defiderallè più il Dene di quella cheìui , ne che ne fufiè tanto „
& con meno rifperto difenfòre , Il che per che non è conofciuto da molti, lo fece odiare „
da molti , donde li fùoi nimici particolari prefbno animo d'ammazzarlo . Et dell'animo ,»
& mente fùa buona ne fa fede lo hauere hauuto fcmpre il gouerno.&d'effcr morto pone »
ro di modo , che li fuoi nipoti rifiutarono la fùa hercdità . Fanne fede non eflèr fùto mai „
cagione, ne principio d'alcuna innouazione, ma fermo difenfòre delli flati prefènti della „
città. Ne per lui mancò, che lo ilato de Medici non flelfe, il qualedopolamortediLo- „
p renzo diftfc contro à detrattori di quello . Ne per lui flette, che lo flato libero non fi fer „
mafie , oc tutte quelle ficurtà Se ordini , che la ha , Ci polfono nconofcere dall'animo oc „
oilinazion fùa . Così dice il Macchiauelli. ilqualmollraaltroue. Antonio Giacomini
da lui primieramente, poi che conobbe la fua virtù , effere flato moflrato all'azion publi
che . Ma fé i teflimoni de Re fon buoni à far fede dell'altrui valore, i quali tetlimoni fo-
no bene fpeflò dall'eloquenza de Segretari , & de miniflri à ciò propolli , accrefciuti ; io
non fono per pofporre a quelli quel d'vn Filolbfo ; fi come fu Marlilio Ficino, h cui dot
trina Ci come fu a quella del fuo Platone molto fomigliante, così per fàldo & fermo giudi
zio di tutti non hebbe diflìmili i coflumi . Egli in vna epiflola à Niccolo Valori nipote
di efiò Francefco fcritta; la quale altre volte anchor addurremo, della fua integrità verfò
£ la patria & della liberalità verfo di lui più volte vfata parlando,così dice . Franafcm inte-
teapatruMS y>efl(r a^ue meritta de TttfulLca. \w omnium integemmus cr ma^no tilt 'Bartholome9
auofùo/imilù in omnibus meis mtorum ^ perturbatiombits pio nesfemper officio fouens, tam pridem
nobti hec ociafccit . Fu la moglie di Francefco Goflanza Canigiani, la quale gli partorì fen
za mafchi quattro figliuole femmine,delle quali Marietta à Francefco Tornabuoni la pri
ma volta & à Agnolo Carducci la feconda , Loretta a Cado Carnefècchi, Dianora à Nic
coiaio degli Aleffandri, & Caterina à Iacopo Gherardi fur maritate . La fèpoltura la qual
fi vededi marmo in San Brocolo con bel difègnogli fu fatta di ordine del fecondo Fran-
cefco fùo ZIO, le cui parole fon tali.
D.AE.
10^ DELIA FAMIGLIA
D. AE OSSA FRANC. V^ALORTI. PHIL. F. A
Q.OCCVBVIT A N. S A L. M. I I D. VI. ID AP.
AE T L I X. M. X. D. Vili H. AI.
Vel fecondo 'Bartetcmmeo & deìftcondo Filif>po fuc filinolo ,
B4rttUm- o-v ARTOLOMMEO fratcl di Franct(co fu de (Ignori peri primi due meH dell'an
^** jj ^'O ' 470 '"''^^ GonFalonerato di Bernardo Saluian, che tu quietillimo nìagillraro; Il
come egli fu di natura piaccuolillima 5c quieta. Onde dai hcino potè eiler chiama
fole delizie della fua patria. Diletto(]i,&: hebbe guito della Platonica Filoicha,ilche cine
}[ iicino, viene anthor confermato da Niccolo luo tigliuolo nella vita , che egli Icride di
Loienzo de Medici . Per efler morto non anchor vecchio in pochi altri mngilhati della g
Republica fu adoprato,(è non che due volte fu de Capitani di Parte . Hebbe per moglie
Cciterina de Pazzi fìglmoladi Piero nobihllìmo caualier Fiorentino oc vnodegli aicolta-
tori inlitme col genero del FJcino, matrimonio tatto per opera & procaccio di Niccolo
Capponi figliuolo di Piero . Della cjual moglie hauendo hauuro molte hgliuolt femmi-
ne, 4 ;d età da manto fi condufleio,& tutte eo ncbi'» cittadini|della (uà patria allogcìjlfa
bella a Braccio de Medici , Gineura à Filippozzo Gualrcrotti , Lucrezia à Piero Taddei ,
^ CafTandra à Gherardo Coifini.dei due hgliuoli mafclii hauédo à Filippo da! nome del
padre. & à Niccolo da quello del Zio poito nome (1 mori di mal di pietra il quattordicefi
riiO g orno di Gennaio dell'anno 1 477 . ma felice in gran parte per eflèr opporrunamen
te ihto tolto alle tragiche fùcnture dei cognati & parenti dal lato della fua donna,ebe lui ^
^pocofeguirono, &: pernonclferdai lunghi anni (erbato à veder la morte dell'iiìfclice
fWim fiateilp . Filippo, il cui ramo (ìamo bora per (eguire nacque il vertcfrr e giorno di Giu-
gno dell'anno i45(j, ilqualemo(rodaglic(empidomelhci non (oloh crine il pndrt &: il
zio fu delle buone lettere amatcre,ma con nobile & magniiìco clempio di non volgar li-
beralità fece à (uè fpc(è ibirpareindemecon tutte l'opere di Platone tutti i libudi tutti
gli altri (cuttori Platonici dal Ficino tradotti; cerne nell'epillDla di (epraalligatadi tllb
J^jciroja quale fi può vedere hoggidì nella libreria di San Lorenzo |X)ila auàti à ccmmé
sruu tari del Pai menide di Platone, chiaramente appanlcc. Le cui paiole (on tali . Vandtfrd
ter tUHi 7 huippw rmtù maior Mr profiéìo magnatuViHi may e paterno d-JiipLtìam fìatonuamprtje
qmur, noìtfoium flatonió ip[,mfcà 'flatomcornm ^HOf, ommum librcs mfìra 'xamdu mterpritattone £j
latinos mà^nif co Jufnp:uw lucerne tenelrvatf Hit , optime oipnium ha^cnut de accademia men
tus . Fu grande & intimo amico di Lorenzo il magnifico,per la cui opera toKè per donna
J'Aleliandra figliuola d'Aucrardo Saluiari pochi meli innanzi che il padre monile. Et egli
fappiendo AntcHiio Giacouìini Tebafducci per edere flato (empie auuerfàrio di Lorenzo
viutre in poca grazia di lui,con ogni indulhia 5'ingegnò di renderglielo amico,&: così te
ce . Succeduto il ca(ò de Pazzi A eflendo Lorenzo m caia ferito,qua(i non mai gli h partì
ÓA lato; oc fubuona cagione,che il (ùccero,il quale con gli altri Saluiari,che co Pazzi eoa
tra Lorenzo congiuraiono,non s'era inre(ò,da Lorenzo benignamente riceuuto fuo con-
fìdentiflimo amico & parente poi diucnide . tfl^endo dunque Filippo &: per le (ùa qualità
& per l'ajniciziad» Lorenzo grandemente nella (ùa patria ilimato, incominciado n entro p
nìetter(ì nelle cure della Rep. (ù l'anno 148 ? in vece e luogo di Lorenzo creato degli vtì
ciali dello fludio di Pi(à & di Firenze (Se iui à due anni non hauendo anchorfìnito i trenta
anni della (ùa età tratto de Qg, à punto in quel magiihato, che (ùccedette il Gonf.del (ao
cei o . F u poi in (ùl principio dell'anno 1487 eletto degli otto di prarica,&: l'anno *? 5 .ma
dato ainbalcladore ad Altflandro V I in su le doglianze ^ minaccie che il Papa facea co
tfo Virginio Orlino per la coinpera da lui fatta di Ceruetri & dell'Anguillaia (ènza im-
petrarne da lui come da (curano (ignoreralTentimento . Il che fu vn di que (èmi.onde i
mah d Italia in gran parte alhor procedettero , Di quindi andò amba(ciadore à Napoli ,
oue elfetido (cguira la morte dei vecchio Ferdinando, Alfonlb cognominato dall'haucre
meno va occhio il Guercio (ìio figliuolo à quei regno era (ucceduto . Nel qua! canco (1
tiìod
D E V A L O R I. loj
A morì in quella Città il venticinquefirao giorno di Nouembre de/ranno ^4 , poco dopo
che Piero de Medici per hauer dato a Franze(ì ie pjiì importanti fortezze dd Dcminio
Fiorentino ^ di Firenze folFe Irato cacciato . Rcltarono di Filippo due figliuoli, Caterina
femmina : la quale a Federigo Strozzi figliuolo di Lorenzo fu maritata, oc Bartolomeo
mafchio, di cui per le lue fortune diibntamente lìam per parlare .
S^el terzo 'Bartolomeo & de fìici ficee jjòri .
RIMASE Bartolomeo alla morte del padre di X V 1 1 anni, il quale Ci come de gio-
uani auuiene, che fènza padre rimangono, & iòn di grande animo forniti,fuord o
gni mifura (ì diede allo Ipcndcrc , vita nobile & magnifica menando . Onde fu opinione
di molti) che non contento di camminar per le vie ordinp.rie de fùoi maggiori, eflendo to
ito che ai trcntifìmo anno peruenne, creato de S4g.hauefl'e per altri mezzi cercato d'aprir
fi la llrada à maggior grandezza. Altri llimano il defìderio dì nouità eilere in lui nato per
l'antica aiTettione & congiuntionc, che la cafa fùa hauea hauuta con quella de Medici ; il
cui ritorno alla patria ardenremcnte defiderando fi foflc con Anton Francefcode gli Al-
biz2Ì&: con Pagolo Vettori l'anno 1412 congiurato contra Pier Soderini. & cacciatelo
della Città . Qualunque à ciò cagion fèl mouellè, quelì:i tre fòli giouani tollero a murar
lo fiato di Firenze : la qaal colà come che alfvniuerlal difpiacefle , molti l'approuarono ,
&datut!:ifùacconknt)ra . Sa/fè per quello il Valori apprellb i ritornati Medici in gran
de riputazione;on(if ciicnio pnma the quell'anno finiflè il Velcouo Gurgenfè venuto in
^ Firenze per palìàrne alia cone di Roma, oue come ambafciadoie & fupremo miniftrodi
Celare era dal Papa caramente afpetrato , fra i molti honori riceuuti nella città dal Cardi
naie de Medici Legato del [*apa , gli fu depurato ambalciadore per ellcre apprellb di lui il
Valori, come cittadino principale, & atro à lòdisfare interamente all'alterigia & al fallo
di quel boriolìdìmo prelato , Fu poco dopo il Cardinal de Medici promolfo al Pontefi-
cato, & chiamato Leon X. appreflò il quale continuando ì\ Valori nel lòlito fauore fu la
feconda volta creato de Signori l'anno s y 2 i . Nel quale anno il Pontefice di quella vita
fi partì , al quale dopo hauer Adriano tenuto il Pontefìcato prelfo à due anni , lùccedette
Clemente . Ne cui principi] vfcì Bartolommeo Gonf.di Guilitia . Fu il luo magitlrato
lietiflìmo per le nouelle arnuate alla Rep.della partita de Franzefi dal Ducato di Milano.
D In elio morì il Cardinal Soderini antico nimico de Medici : &: Clemente mandato per da
re llabilimento alla grandezza della lùa cala il Cardinal di Cortona per rilèder nel palaz-
zo de Medici al gouerno delia città s'apparecchiaua , come già fece di mandar i due lùoi
piccoli nepoti à Firenze, i quali à cotanta grandezza haueano à fuccedere . Et conolciu-
f o non meno la fede , che la lùfficienza di Bartolommeo nelle colè importanti della llia
opera & induilria grandemente s'incominciò à lèruire . Tal che lucceduto il lacco di Ro
ma; & quindi nata di nuouo la mutazion dello llato di Firenze, hauendo il Papa delibera
to con 1 aiuto dell'Imp. di ricuperar à ogni modo quella dignità &: preminenza,che i lùoi
maggiori Scegli Hello haueano per io fpatio di tanti anni elèrcitato nella Rep.Fior.& per
quello moflb la guerra contra della città, elellè con ampilTima autorità per CommelTario
E apollolico lòpra tutto i'eièrcito Bartolommeo Valori, di che tutti li Storici di quc tempi
fan piena menzione. Venute le colè finalmente ad accordo,& ellèndo deliberato lòpra al
cune differenze doucrafpettar la dichiarazione diCelàre,Bartolommeo Valori Commcf
fario apollolico ( dice li Guicciardini •■ ) intelòfi con Malateila intento tutto al ritorno a. Uh. io.
di IViugia, conuocato in piazza il popolo lècondo la conlìietudine antica della città à tar
parlamento, cedendo à quello i Magillrati &: gli altri per timorc.indullc nuoua forma dì
gouerno ( & lègue ) dandoli per il parlamento autorità à X II cittadini, che aderiuano à
Medici d ordinare à modo loro il gouerno della città, che lo riduffero à quella forma,chc
(òleua elTere innanzi à l'anno i y 2 7, il che lèguìdel mefe d'Agollo dell'anno 1530. Di
quelli 1 2 capo & principe lì come Gio.Càbi & il Giouio '' riferifcono fu l'illelTo Valori . b.J». ^f.
M /»
IP<J DELLAFA MIGLIA
in auem (dice il Giouio) pontifex omnem drcuni fuifummam conmlerat . Ho io vdito da vec A
fili , che in quel tempo viucuano , dire, che elh non h Con ricordati nel lungo corib della
lorvitahauer veduto mai cittadino in tanta grandezza collocato, in quanta il Valori
doporaiicdio liritrouò m Firenze, menando la guardia, &eflendoouunc]ueandauada
grandillìme fchicrc di cittadini accompagnato non altrimente che (e la perlòna del Prin
cipc folle llata . Ne è dubbio alcuno , che ci li toflc (èruito in nx)ke cole della gratia &
potenza che hauea apprelib al Pontefice in benefìcio de (Iioi cittadini , haucndo procu-
rato a chi perdono, & àchi diminuzione di pena . tra quali di conto furono Bartolom-
uieo Caualcanti , Salueiìro Aldobrandinillato vficiale & Cancelliere alle Riformagio-
ni , li quale poi trattenne al gouerno della Città di Faenza (òttopoila a Rauenna, èc Mi-
chelagnolo Buonaruoti : dacui in légno di gratitudine hebbein dono vn'Apollo,chc ca - B
uà vna freccia dal rurcalfo Ihmata cola molto beI{a,come nella vita dei Buonaruoti l<:nt-
fa dal Vafari fi vede . In tal potenza dunque eflendo , in tutti quegli arti , che di mano
in mano fi fecero per Itabilire la forma del principato interuenne egli come confioc^tifl
iìmo à Clemente , & come attillìmo & fpetiale miniilro di lui in cosi' graui & impo.nn -
ti faccende . Fu perciò comprelo nella Balia de X II huomini , che li fece dalla Signoria
il quarto giorno d'Aprile dell'anno i ^ ? 2 con tutta quella piena & fomma autorità , che
polfa hauere il popolo Fiorentino di poter riformar la Città in quel rriodo 5c forma , che
àlorpiaccfle . I quali ha le molte colè da loro ordinate, introduflèro il reggimento
dei Quarantotto , come infino à prelènti giorni vediamo durare, hai quali in tanto
poco numero di genti , quanto era & cilato mai Icmpre nella famiglia de Valori , vr.o Q
fu elfo Baitele mmeo, & l'altro Fraiicefco Tuo cugino. Et nondimeno fitruoua, che
tra quello mezzo egli di fermo era tenuto dal Pontefice al gouerno dcll'cfàrcato di Ra-
uenna fotto titolo di prefidente. Succeduta poi la morte di Clemente, Sccflendo ver-
fb il fine dell'anno i 554 al Pontcficato peruenuto Alefl'androFarnelè, il cui nome fu
Pagolo III , il Duca Aleflandro hauendogli eletto vn'ambalceria di cinque cittadini de
primi della Città, Ira cfli pofe Bartolommco. Et quando l'anno fcguentc egli andò a
Napoli con l'Imperator Cado V . menò (eco il Valori : il quale e prerendendo l'intera
oflauanza de Capitoli dell'accoido fermi da lui , & come egli dicea,tra{grediti, òmolTo
da propria ambizione , & da defiderio di co(è nuoue, come da molti gli fu imputato, e(-
fèndofi rillretto in parentado con Filippo Strozzi . il qual hauea promeliò di dar Madda D
Iena vna delle lue figliuole per moglie à Pagol Antonio figliuolo di lui; egli in quella pra-
tica fidillollè dail'aaìicizia , & leruigio del Duca &; di Napoli (èco partendofi non à Fi-
renze , ma à Roma G reliò . La qual colà poi fu d'ogni Tuo male & de luoi cagione,per-
cicchc auuenuto in Firenze ne primi dì dell'anno i 5 5 7 il fieto & fìaenturato calò del Da
ca Ale(landro,il quale adelcato da vna marauigliofa & dolciilima domeùichezza di Lorc
zo de Medici fuo parente era da lui ilaro vcciiò,& promollo al principato Cofimo de Me
dici giouanetto allhora di i 7 anni;i fuorulciri periùad da caldiiìimi conforti di Barto/o-
rneo à pigliar l'arme contre il nouello e giouanetto Principe (1 dilpolèro.'la cui felicità,co
me quelli nella perlona del quale & de luoi (ucceflori s'hauca per voler di Dio del tutto à
fcrmarc,e polare il (uturo pnncic)paro,c(lendo (upcriore airarme.alla prudenza,& all'ini £
peto degli auuerlàri lutale, che vinto con incrcdibildreficzzaà Monremurlo i nemici; il ^
Valori fra gli altri fu con due (ùoi figliuolida Ale!. ViteKi il primo giorno dell'ano « 5"^ 7.
fatto prigione. Al cpale & al figliuolo di lui Filippo fu non molto dopo per vigor della Icg
gè dell'ofìefa maeltà tolta la vita . Dicefi che Filippo allhor giouane iroito, quando a
morir era menato , quelle parole hauellc detto . Gli altri figliuoli capitar male per non
vbbidireà padri , ma egli per molto vbbidirgli eflèrfi à quella milèria condotto. Di
che polliamo efière ammacitrati, che non in tutte le cole àgli amici, a parenti, &a
padri vbbidire ii debba, percioche douendo edere i comandamenti de Principi co-
me minill:ri di Dio (upcriori à comandamenti paterni; fi come à Principi quando
colà chiaramente contraria 3I ièruigio di Dio ci comandano, vbbidire non dob--;
biamo
B
D E V A L O R I. 107
biamo,cosi dee eflTere inferiore ogni paterno comandamento a <][ueIIo del principe, quan-
do in cofà , ctie fia centra 1 fuoi precetti , h diilende . Hebbe Bartolommeo per moglie
Dianoia Soderini figliuola di Pagolantonio,di cui hebbe il già detto Filippo morto infic
me con lui,e Pago! Antonio dal nome dell'auclo matcrnonl quale tenuto qualche tempo
prigione, fùpoiriceuutoingratiadal DucaCohmodi tutti 1 piegiudinj del padre libe-
randolo . Et Ipofàta l'anno 1 ^4^? Golbnzade Medici figliuola di Iacopo kuomo confi-
dente & cariflimo al Duca, hebbe di quelto matrimonio due figliuoli Francefco, &c Pagol
Antonio, dequahcome che Fiaceiialle lettere datoli, del préder moglie à Pagol Antonio '^a""^"'-
hauefTe la/ciato la cura, ikano & fiero accidente fu cagione di mutar quello penfìero, el- w*.
fèndo Pagol Antonio nel fìoredegli anni Tuoi di notte tempo da cui nmnaguardia fi pren
deua flato vccifo . Racconterò cola forfè incredibile ad alcuno . ma vera degli affètti de
popoli verfo alcune perfònc, oc da me co propri occhi non fènza grande merauiglia ve-
duta . li quale per ventura pafTando vn di dalla cafà, oue l'infelice giouane per le riceuu-
te ferite à letto fi ritrouaua , viddi per la fhada vn gran concorfò di popolo,quaIi à fèder
poflifi fu per i moricciuoli, & quali in giro ritti l'vn con l'altro parlando quali tutti d'vn
infòlita & profonda tiiflitia ripieni . Et domandato perche quiuì colloro lleflèro, & inte
fané la cagione, & vdito di più, che non folo di giorno, ma di gran pezzo di notte il me-
defìmo fi faceua ancor da perfòne nobili, & che molti alla Nuntiata à pregare per la fùa fa
Iute n'andauano,grandemente mene marauigliai . onde ho fèmpre poi detto,hauuto pe-
rò quello riguardo alla qualità di ciafcuno , che fi conuiene , che due altri efèmpi à quello
fimili ho in tutto lo fpatio della mia vita in cotal materia veduti degni di grandiflima co
fideratione . L'vno quando Ferrante Sanfèuerino Principe di Salerno dall'Imp. Carlo V
à Napoli ritornò; & l'altro, quando fotto il Ponteficato di Giulio 1 1 1 Piero Strozzi a Ro
ma ne venne . à veder i quali fu fi grande il concorfò del popolo, che mi ricordo al primo
cffere fiata fatta gran calca dalle genti per vederlo in camera in letto,oue fianco del cam-
mino era poflo à ripofàrfi, & all'altro fìnontato in banchi in cafà il fratello hauer il popo-
lo poco men che poflo i'aflèdio, afpettando per vederlo che vfciffe di cafa . Ma fé la gran
dezza & autorità di tali huomini non ci ha à sbigottire à dir quel che io fènto,confidera-
to quanto minor era la cagione di ciò fare in vn giouane benché nobile, & di amabil con
ditione non per ricchezze , ne per altra fingolar fortuna chiaro , ardifco con vetità dire
molto più degli altri due già raccontati quello di quello mifèro giouane eflère d'ammira
tion degno . Toltadunque lafperanza della procreatione per la morte di Pagol Antonio,
Francefco tolfè per moglie Lucrezia Zanchini Calliglionchi figliuola di Gio.Batilla,hog
gi Tefbriere della Marca , &i hanne fino à quefVhora vna bambina femmina hauuto .
7^elterz£ ISliccoh d^ defuoif'4ccejfor\ ,
NICCOLO figliuolo del fecondo Bartolommeo nacque a XX. di Gennaio del-
l'anno 146*4. il quale tollo che all'età legittima d'elTer ammeflò à gli vlici della
città peruenne, fu due volte creato degli Otto, & in que principij mandato amba
fciadore al Duca Valentino . à cui ad vn certo propofito diflè, clie gli era llato promefTo
quel che non gli farebbe ofièruato . perche il popolo Fiorentino non fi lafciaua toccare
nella dignità fùa. Andò l'anno i yo i di Settembre Commeffario Generale à Pifloia con
mille fanti , & con 2 00. caualli per acquetar i rumori con vccifion di molti feguiti tra la
fattion Cancelliera & Panciatica . Fu poi de Signori l'anno 1 5-02 in quella famofà Si-
gnoria , nella quale fu creato Gonf. à vita Pier Soderini; per far vn paralello di oppofìtio
ne col zio, che doue egli à metterlo , il nipote fi folfe trouato à cacciarlo . Stimo per ciò
che egli fi fofle mantenuto fèmpre amico di quello flato , dal quale fu molto adoperato ,
onde fu il Nouembre fèguente creato degli vficiali difludio. L'anno 1 5-05 d'Ottobre
fu mandato ambafciadorefòlo al Re Chrillianiflimo,onde io ho veduto due lettere ferie
tegli poi da Pier Soderini, l' vna lòtto i quattro di Luglio & l'altra de due di Ottobre del-
M 2 l'anno
!cS DELLAFA MIGLIA
l'anno fègiiente. Nelle aua'i edcilccolccheaccadcuano intorno b guerra Pifàna, Sedi A
quelche volea che egli opcralK; col Re,pieriamente l'intoima : Le quali da Baccio Valori
Hio nipote ibn coalcruate .11 Re hiueadoi tatto Tao ciairjberlano oc conigliere & dona-
togli l'ai me con alni priuilegi, non hauendo voluto accettare d'cllcrc caualiere, gii donò
vna collana di 5 co feudi . Di quello carico ritornato fu verio il iìn dcHanno i 50 ^ crea
ro de X. dilla guerra . I quali 3 n quel tempo 1 Dieci di libertà & pace veniuan chiamati .
L'anno che à quello lègui , fu la kconda volta tratto de Sig. &c nell'altro anno mandato
ambafciadore al B.c Cattolico à Nnpoli . Parr;llì il Re di Napoli à quattro di G''Jgno, 011
de il vede , che il Valori rornaro m ì irtnze e in quell'anno medclìmo creato Coir.meffa-
rio Generale in Remagna . onde ne reco la protezione di quella prouincia per molte pa-
ci & rregL-.e per lua indullna e: aurontà Icguite tra le fiutioni, &; la Signoria gli fece libc- B
ro dono di iVionteuecchio tenitoro laighilLmc à confini di Santo Lilero in licoir.pcnlà
d'ellerd egregiamente portato. Hebbe l'anno 1 5-05) . ad efercitar la Podellcria di Piato
con titolo di C(»irimcflario <5c quindi rornandoitnc tu creatcde i X . della milizia Fioren-
tina . L'anno X IL fu tratto la terza volta de Signori : quando cffendo iui à pochiflimi
meli ieguita la cacciata dei Soderini, & Ja lertituzione de Medici , venne a luce vna con-
giura di Agoilino Capponi, & di Pietro Pdgolo Bolcoli ; per cagion della quale cfl'endo
ò gli autori di ella mozzo il c.ipo ;^Niccc!o con alcuni altri come intinti inquella,ma me*>
nocoipeuoli ne Kirono coronati . Del quale accidente fece anco il Giouio iiìcnzione.
Non paruc che per quello ci perdellè la grazia del Pontefice, veggendofi l'anno i 5- 1 8 cf^
ièr Commefi.ino :id Arezzo. Succeduta nondimeno l'anno 15" 21 la morte di Lione, q
coloro I quali haucano in mano il gouerno , temendo che per la morte del Papa qualche
Icandalo non lèguu'lè nella città fi vollero ailicurare di X V cittadini , i quali mandati a
chiamar a palazzo, in honella prigione fur ritenuti . Ma non che il Caiuin?le de Medi-
ci CjUtrta ior prouilione apprcualìe, anzifidolicinpalelèdiloro, dicendo che egli r.oa
jntendeua in conto alcuno di voler elfer compreio ncìk loro pi'.fiìoni, oc per quelto fé lìi
bito i lòltenuti liberare . Onde efiì mandarono la mattina , che il Cardinale caualcaua
per Rom.a Toh inalo Tonr-ghi &: Niccolo Valori ammcnduedi quel numero per ringra
ziarlo dcH'amoreuoli dimclh-ationi \fAte vcrfò di loro , Non truouo dopo quella altra
azione di Nicccloj (è non che certa cofà è , fatto lui prigione nel lacco di Roma l'anno
2 7, non molto dopo in qi;eli'anr:o medcliiTo efìèrfì morto in Roma . Fri Niccolo terni D
to m.olto eloquente, ci che pcò anco dar (àggio la vita, che egli Icriflè di Lorenzo il ma-
gnifico, benché noiì j'hauclie à quella pcrfezion condotta che egli defideraua . Flebbe
per mogbe Gineura figliuola di Giouanni Lanfredini , di cui lènza i figliuoli malchi polli
nell'albero hcbbe due f-emmine Caterina moglie di Giouan Batilla Pitti , & Lucrezia ma
ritata a Donato Tcrnabuoni lìcggi X L II X & llimato cittadino Veritiere & di buonif^
fima mente. De male hi trfendoiìGio. Batilla morto anchor giouanetto àRoma, gli
fece li padre in San Salucltio vna lepolrura con quelle parole .
IO ANNI BATISTAE VALORIO
FLORENTINO FILIO DVLCISSIMO ATQ3^E
EGREGIAE INDOLIS ADOLESCENTI NIC. PATER PIVS AC I
MOEREN3 POSVIT CONTRAVOTVM VIXIT A N.
XVI MENSE VNO OBIIT DIE
IX MAH MDXXII.
FRANCESCO primogenito di Niccolo entrato per la via de Tuoi maggiori a gli
vfici della Repub. fu tntto l'anno 15- 2 5) peri meh di Marzo & d'Aprile de Signo-
ri ; quando Niccolo Capponi per lo folpetto di lui prelb di non pender dalia parte
del Pontchce fu priuaro del magiilrato . L'anno (cgucnte fi come apparifce per vna let-
tera del Marchefe del Vailo a lui Icritra era Commcllàrio del Papa nel tempo delia guer^
ra di Firenze ; Se neirakio anno fu mandato inficine eoa Palla Rucellai ambafciadorc al-
l'Impera-
D E V A L O R I. ,0^
A lìmperadorc. Fermate le cofe benidìmo in fauore de Medici, & introdotta la nuoua
forma del goueruo fu come ùdiflè di /òpra creato l'anno 1552 dei primi Quarantotto
infieme con Bartolommeo Tuo cugino, Veggolo poi Commeirario a Pillola l'anno 1 e 54.
Ma fuccedute di nuouo le turbazioni di Firenze perla morte del Duca AleiTandro, oc ha-
uendo egli veduto i fini de fuoi congiunci , il ritiro à Roma, & cjuiui menò il rimanente
della lùa vita . Oue eflendo in grazia di Paolo III. hebbe in dmerfì tempi i goucrm di
Narni, & di Terni , di Fano, d'Urmeto che n'appariicie il breue dei Papa (pedito lòtto i
5> di Giugno dell'anno i 541 . & di Rimino che n'èil breue Ipedito lòtto 1 4 d'Ottobre
dell'anno 44 . Mortofì finalmente l'anno 5 y. in Roma, tu quiui fotterrato nella Miner
uà non hauendo di Maria Pucci figliuola di Ruberto che fiì poi creato Cardinale (uà dò
g na hauu to altro che vn figli uol mafchio detto Lorenzo , il cjual fi morì giouane . ma la le
poltura gli fu fatta dalla feconda moglie Albiera degli Aleflandri , le cui parole fon tali ,
D.O. M, FRANCISCO VALORIO
PATRITIO FLORENTINO Q VI VIXIT
ANK LXIII. OBIIT THKTIO NO. AVGVSTI MDLV
ALBER I A AL EXANDRI A CONI VGI
AMANTISS. NON SINE MVLTIS
LACHRIMIS POS.
Da quella balia che fu data l'anno i ^ 3 o. la prima Signoria che fi creò fu del mele di
Settembre & d'OttQbre,onde vfcì Gonfaloniere Giouanni Corfi . In quella fu de Signo
C ri Filippo frarel di Francelco il quale innanzi à quello vficio eradaX.lhto mandato a
Ferrara ii per confermar quel Duca nella lega , come per trattar la condotta di Don Er-
cole Tuo figliuolo . Hebbe poi in quello fpatio , che corfe infino all'anno 15-57. diuerlì
vfici , come tii l'elTer de gli vficiali di grazie à rimetter banditi & confinati , de Capitani
di Parte , Vficiale di Monte , primo Proueditor di mare in Pifa in luogo de 4. Conigli di
mare doue conolciuta poi l'importanza della cofa lène tornarono a mandar due come in
fin hoggi li coftuma . Et Capitano di Callrocaro & di Romagna . Ma lòpragiunrodalla
maluagità della laa fortuna, hauendo di poco paflTato l'età di 40. anni hebbe morte fimi-
gliantc con Bartolommeo Tuo cugino , & con Filippo figliuolo di lui fuo nipote , hauen-
do di Baccia Antinori figliuola di Raftaello lalciato tre figliuoli mafchi & due femmine .
j) Delle quali la Maria di iNiccolo Ginori, & h Cammilla di Gio. Antonio degli Aleifandri
fur donne . Dei figliuoli malchi Giouan Batilh viue hoggi Propollo di Poppi . Et tat-
to per via di moto proprio Protonotario Appolblico lotto ilèxtoCal, Martij i ^j^
Niccolo rendutofiCaualiereGierofolimitano l'anno i 55<JfuneI($'^. da Vrcolai Bafcià
fatto prigione fulle galee della Religione , delle quali era proueditore, onde ricattato con
(òmma non piccola di moneta fu alcuni anni dopo morto in Palermo . Baccio l'vltimo
de figliuoli è Caualierc di Santo Stefano , Dottor di Legge & del numero de X L 1 1 X. &
non folo delli Ikdi chiamati humani ma della filolòfia &c delle lettere Greche molto in-
tendente . Onde nelle lue belle & dotte opere ha di lui fatto più volte 3 diuerlì propos-
ti il dotri0nvio Pier Vettoii menzione fi come Piero Angelio da Barga gli indrizzò la lua
£ bellilTima egloga Glicc&lècoaltroue dottamente difcorre d'vn graueerror prefodaCi
cerone ncH'duiogo dell'amicizia , & Fra Paolo del RolTo de fiderà , che egli come buon
Filofofo veggi & noti il lùo comento fopra la canzone di Guido Caualcanti . Benedet-
to Varchi acuì la belliflìma lingua Tofcana ha obligonon piccolo per efiere Ibtodei
primi più diligenti &ollinati dimcfiratori delle fue bellezze gli intitolò la vita di Fran-
cefco Diacceto il Filofofo . Ma la modellia , la quale in lui iìngolarmente rifplende con •
giunta ad vna incomparabil dolcezza di collumi molto più che altri non potrebbe da le
dmifarc, il tendono caro & beniuolo à cialcuno . Rellato vcdouo di Portia Mazzmghi ,
della quale gli leilò vna fanciulla femmina detta Maria , paflàto alle feconde nozze tolic
per moglie Virginia Ardinghelli figliuola di Piero Caualiere dell'ordine di Portugallo •
M j
Filini»
1 1
DELLA PAM. DEGLI ARRIGHI.
^ quafi cof ^ fatale in tutta Italia , che le memorie publiclie & con . A
tinuAte di pocho varchino lo Tpatio di :; oc anni . In Napoli cer-
ta cola è, & àme è interamente manifello innanzi a Carlo Primo
il quale occupò quel Regno l'anno i 2(j6'.pochiilimeco{è,&quel
le in pezzi tutte &: maliflimamentc condotte trouard dell'lmpe-
rator Federigo, ne guari andrà, che non ne rimarrà pur carta,così
(ono iìeramenre gua^k , &c con pocha cura , &: diligenza tenute .
In Roma il diiigentillìmo Pannuinio ci molbò, che il medciimo
fuflè auuenuto ; poi che innaiizi à teiiipi d' Vrbano 1 1 1 1 . il quale chiamò Carlo allac-
quirto del regno contro Manfredi con taticha rinuenne i nomi, non che i cognomi ò l'ar
mi de i Cardinali, che in quel tempo fiorirono . Porrebbe alcuno fjxrare che in Venetia B
per eflèrfl cosi lungo tempo manrenura iibep fufll- molta chiarezza, & certezza delle co-
(e antiche, nondimeno quello non molerò già il Sabellico nella Tua lloria,(e per colpa Tua
non auuenne, lecuinotirieauanti à Lorenzo Tiepolo, che fu Doge nel 1268 lon molte
olcure . Ne Firenze ha hauuto maggior ventura di quelle Città,che habbiam nominato
eflèndo le cofè auanti à Priori, il cui oiHcio incominciò l'anno 1282 anchor elle di mol-
te olcurità circondate . Vanno nondimeno attorno alcuni libri Icritti à mano oltre le pu
bliche memorie mandate alle ft.impc, le quali notando le cole,che à tempi innanzi à que-
lli goncrnauano la Città (òtto nome di Antiani , & già prima de Confòli v'annouerano
gli Arrighi . Quello e manitelìio , che Giouanni Villani parlando del Caftello di Frodu
gijano disfatto, &: rouinato da Fiorentini moAra, che quello auuenne l'anno 1 1^8. el e
iendoConlolo della Città di Firenze Conte Arrighi, & compagni -^ . Sebene ilMale-
fpini per altro nome chi^.mandolo non cilafciafar fòpra ciò quell'intero fondamento
che conuerrtbbe . Ma comunque qutfta cola lì llia fra le nobili , & antiche famiglie di
popolo (1 conoicie , eflere quella degli Arrighi per venir primieramente nominato nel fe-
condo anno del Priorato.chc fu l'anno 1285 .Lapo d'Arngho per Io (èlio di Duomo . tre
Tuoi figliuoli tutti goderono la mede(jmadcgnitn,Lippoc Riccho vna volta per vnocioè
J'anno 1 288, &c 1 ^co.ma Arrigho cosi chiamato dal nomcdell'auolo trejl'anno i 2^0.
<) 5 . & 5; 5- . V(cirono d'Arngho due figliuoli Iacopo, & Feo , de quali Feo fu anchor egli
nel iTiedciìmo magillrato l'anno » 3 1 5" • Iacopo htbbe moglie il cui nome fu Francefcha
& per quel, che 10 veggo ne gcneròqu;|ttro figliuoli due malchi,& due feminejl'vnachia D
mata Lilàbctta fu Monachain Napoli nel Monallero di Santa Maria della Reina» & hog
gì di Santa Maria Donna Reina vien nominato. & l'altra detta Gollanza fìimogliedi
Michele figliuolo di Forelè da Rabatta quegli , il quale fu (ècondo il Boccaccio tcltimo-
nio dì tanto lèntimento nelle leggi , che da molti valenti huomini vn'armario di ragion
caule fu reputafo,& iellata in procelFo di tempo vedoua di Michele à Manno degli Albi
zi figliuolo di Pagno (1 rimarito .
Vi J>ì(att(o ti Conf. & de fuùi fuccefjon .
DE mafchi Matreo,iI cui ramo per hora fcguircmo.che poi fi parlerà di Franceftho £
fu huomo molto ll;n-.;ìto nella RcpublKa,egli fu l'anno 1 5 73 de Signori la prima
volta nel Gonfaloneraro di Filippo Ballati, l'anno 7 8. cllendo creato Pontefice
Vi bano VI. fu egli in vna ncbiiiilima ambakeria d'otto cittadini de più chiari man-
dato àprclbicvbbidicnza al Pontefice. L'anno 87 fu de X. della guerra, nel quale am-
pidimompgillrato fùfiirjlmenre, il che mi da non piccolo inditioche egh tulle gran
Cittrdino, l'anno 8 8. & il ^o. ma in quello mezzo tempo cioè l'anno 8^. fu con due Fi-
lippi Corhni, & Cauicciuoli , & con Chrillofano Spini tutti e tre Caualieri mandato per
ambalciadoic al Re di Francia per richiedere li Re, che come Principe ChrillianilIìmo,&
1 maggiori del quale alne volte eran venuti à medicare le piaghe d'Italia, & à (pegnere i
tiranni, così gli piacefic hora volgere le forze (he centra il maJupgio Còte di Virtu,il qua
le
DELLA FAM. DEGLI ARRIGHI. 115
A le non contento d'hauere vccifo il Zio e i cugini hauea auuelenato il Signor di Verona ,
polto al fondo cjueilo di Padoua , & hora da tanti Felici (ìicceiTì (òlleuaro , hauer poito la
mira alle cofè di Tofcana, ma ip.nanzi, che in Francia arriuartono prouarono con qua! ni-
mico haueuano a fare . jropcroche il Cauicciuli, & l'Arrighi , i quali noiando loro il ma-
re, & per quello lalciari imbarcare i compagni à Gcnoua, clcilcro la via per terra creden-
do andar licuri hauendo hauuro il lalua condotto dal Doge di quella Kepublica, quando
furono al Finale da Lazzaro del Carretto Marchefe di quel luogho furono ritenuti, ne
mai lalciati andare hnch<i le lor ug^Às non pagaflcro , & che così folle piacii^ro al
Conte di Virtù,di cus ^gii era l]jcfialiiìimo amico . nel 5» 5- fu tratto Gonfaloniere di giu-
llia . nel qual teir>po fuGiouan Galeazzo Vifconti creato primo Duca di Milano, la qual
■n colà in Firenze fu variamente interpretata, ma trattandoli tra loro la lega, la qual fu non
molto dopo condotta ad efècutione non Cene fece nella Città altro Crepito . Hot trouan
doli intorno cinquemila caualli del nuouo Duca per lo Rato di Pila condotti dai Conte
Alberico da Barbiano Vno de maggiori capitani di quella età,e tra'quali era ancliora il Co
te Giouanni da Barbiano particolar nemico de Fiorentini, la Rcpub. dubitando di tante
arme creò l'anno fcguente di nuouo i X . delia guerra tra quali fu di nuouo Matteo , il
qual fu l'anno i5^> molto vecchio per quel che lì può Rimare creato la feconda volta
Gonfaionier di Giullitia . nel qual tempo , cdl-ndo i Fiorentini per alcuni giornilìati oc-
cupati nelle famolè proceflioni deBianchi,furon coilretti dirizzar l'animo àgli viàti pen
(ieri, hauendo certi lor banditi con l'aiuo degli Vbertini , &: del Conte Guido da Bagno
occupatoli in Chianti il Caitello di Montelungho della Berardingha,al qual luogho man
darono fabico molte genti così da pie come da cauallo > le quali io Rrinlèro in modo che
coloro , che v'eran dentro veggendo non ellèr fòccoru , afpetrato vna notte che il Cielo
era molto icuro, per certi valloni lì fuggirono in 5iena tutti, làluo, che tre , 1 quali perue-
iraii in p.^ter de Fiorentini, & a Firenze condotti , dopo leuategli con tanaglie rouenti di
fuoco le viu3 carni da Golfo, alle forche faron fatti morire * Ne altro di Matteo appari-
{ce (e non che egUlalciò vn figliuolo detto Francelcho, di cui nacquero Antonio , Gioua mneifa.
ni, 5c Francef! ho . Queiìo Antonio (ì vede, che (èguì il mefticr della guerra , onde nella ^ntinh»
rotta, che hebberoi Fiorentini àZagonara il 2 4 giorno di Luglio dell anno 1424. vi fu
fatto prigione per liberarli della qual prigionia gli conuenne pagare 220 fiorini . Fii poi
l'anno lègucnte fatto de Signori . Veggo, che ei viue l'anno 1454. nel qual fatto per la
D
E
rellitutione di Cofimo de Medici gli Otto di Guardia à mano , egli fu in quel numero .
Rimale di lui vn figliuolo forfè del f ome del materno auolo Albizo chiamato , nel cui fi-
gliuolo detto Matteo fi viene à (pegnere tutto quello ramo , che da Matteo il Gonfalo-
niere hebbe principio .
jOìFrdncefcOt & d'dlcum/ttoijuccejoyi ,
E* dunque da tornare à Francelcho figliuolo di Iacopo , & fratello di Matteo il Gonf.
li quale elFendo morto l'anno della famofa peRilentia del 48.onde il fratello gli ven
ne à lòprauiuere pe; lo fpatio di 5- 1 anno, necelfaria cola è , che egli molto giouanc
iroriflè.Ho 10 veduto il teilamento da lui fatto l'anno 1 348 .del quale confelTo niuna co
(à hauer letta più pura ia tutte le Fiorentine icntture, & degno folo per quello d^ellèrnc
ialciata copia à porteti . Ho anco prcfo piacere facendo egli il detto telbmento in Mu-
gello nella caia dell'abitatione di m. Foreiè da Rabatta Giudice (così appunto iH Icritto)
d'hauci rifcontrato quel che il medefimo Boccaccio ferine, cioè hauer m. Forefe in Mu-
gello, le Tue abitationi hauute . Fiora nel detto teilamento , non (òlo del fratello Mat-
teo della Madre Francefca , & ddìe fbrelle fa mentione, ma anchora della f ùa mogIic,an-
chor ella detta Francefcha figliuola di Benciuenni BuonfolFegni.Sc di Iacopo Tuo figliuo-
& del poflumojò poiluma ò più poilumi che eran per nalciere ragiona. A' quali hauen-
do riguardo vuol fra l'altre cofè, (ilchedicopermollrare quah in quel tempo foflcrie
doti)
114 DELLAFA MIGLIA
doti ) che Ce della detta monna Francefca & del detto teftatore nafcefle vna , ò due ò più A
femine poilume cialcuna di loro ilHtuifce herede, ò per dotarle ò per rinchiuderle in mo
nalìero ò altra vita tegnendo in fiorini <j co d'oro per ciafcheduna . Nacque dunque di
f.iccpo il Francelco Iacopo, il quale l'anno i 3 85? trouo io , che fu de i X. della guerra, in tempo,
-^'- che il zio era ito all'ambafceria di Francia , &:che per 1 felici lucccili del Conte di Virtù
graui pericoli fopralUuano alIccofèdiToIcana. Nel 5» 3 fu poi de Signori & nel 400,
di Luglio morì elfendo de X della balia, (ì come nel fepolcro llato per lui fatto inS^nta
Croce con la pietra di marmo fi vede con quelle parole .
HTC lACFT PRVDENS ET
VENERARILIS VIR lACOBVS FRANCISCI
ARRIGHI. M. (V\a DVM ESSET DE DECEM BALIAE OBIIT
ANNO DOMINI MCCCC. DIE NONA IVLII
CVIVS ANIMA RECLVIESCAT
IN PACE.
B
Et hauendo due mogli hauute , la prima detta Filippa , di cui non veggo il cafàto li fe-
ce VbertOjl'altra il cui nome fu Bartolommea Buondelmonti figliuola di Alefl'andro,che
fu di Francefco il Caualiere la qual ville 8 5 anni li partorì Bernardo , Aleflandro , & Lo-
yint*\ renzo, & quattro figliuole femmine . ma Ipeditoci prima d' Vberto,& de Tuoi dilcenden-
ti po(cia a queAi altri della feconda moglie per ordine ritorneremo . Vberto dunque fu
de Signori tre volte l'anno 141 i. 2 i. & 5o.&nella balia data nel 1434 per la reliitu- p
tione di Codmo de Medici egli è vno di que cittadini à ciò eletti . Di lui, & di Ghita del
l'Antella figliuola di Lionardo rimale vn figliolo detto Iacopo, il quale parimente l'anno
51 fu de Signori . Di Iacopo fu moglie Golbnza Spini figliuola di Gherardo già di Ceri.
Del qual matrimonio nacque Francelco , & Filippa , la quale fu maritata a Piero del Pu-
. gliele figijuoldi Francelco. Ho 10 veduto iltcltamento di Iacopo fatto l'anno i474>
nel qual tem pò li vede , che il detto Francelco luo figliuolo era morto . Onde dilpone
egli, che ne luci beni per diueiie portioni doppo la morte di Filippa Tua figliuola gli deb-
bano molti defuoi parenti fuccedere. non volendo, che detti btni in conto alcuno hpof
Tiano alienare,le non in fra di loro,(ì come morta che fu Filippa, 6c fpenta in lei la lùccef-
iìone d' Vberto, auuenne . Seguiremo adunque il ramo di Bernardo ♦ rj
Vi 'Betn.trlo , <^ defHoìfuccejJori,
BERNARDO fi come egli medefimo Icriue , il quale per ordine de Confèruatori
di leggi portò l'ano 1 4 2 i?. l'età rua,& de fuoi figliuoli al Magilirato, nacque 325-.
di Fcbraio dell'anno 1 3 5) 3 . nel qual tempo egli era liato nel 1 42 3 de Signori , im-
però che l'età legittima al Pnoratoera finito il 3 canno, fi come al Gonfalonerato era fi-
nito ouer toccho il quarantcfimo . Di coAui appanlce vn libro di ricordanze , il quale m
cominciando dal detto anno 25>. & lèguitando per tutto il tempo , che egli ci vifle , & da
figliuoli continuato ci ha dato delle lor cofe molta chiarezza,anzi à guifa di publici diari] p
gli auenimenti (criucndo , di molte colè appartenenti alla Republica ci lalciò notitia .
Hora dal detto anno dando egli allo Icriuer principio, va di anno in anno facendo memo
ria di dimoiti, & varij magilhati che hauea conlèguiti , li quali à nobili cittadini ordina-
riamente {\ dauano fin che l'anno 3 3 fu di nuouo de Signori in quella Signoria, che confi
no i Pucci , che leguì à quella , che hauea confinato Cofimo de Medici . Ma comunque
ciò fufle non pare , che egli ò almeno gli altri della cala folTero degli auuerfarij di quella
fattione,poi che relhtuito Cofimo, non lòlo ^^\ non è nel numero de confinati,ne in al
cuno alno picgiudicio incorre , ma Vberto luo fratello come di lòpra (x dilTe è di quelli
dcllla balia , & Antonio luo lècondo cugino per vno degli V 1 1 1. di guardia è creato .
Vedefi la Tua moglie ellere Ihta Caterina figliuola di Lorenzo di Torto de Bardi, la quale
ibta
DEGLI ARRIGHI.
^'5
A ftata Ceco , come egli dice , verace fpofà , & compagna circa anni 4 1 . le mori l'anno e/.
Della quale (ènza Iacopo , & Lorenzo figliuoli malchi polli neiralbero (pcrciocfie Gu-
glielmo fu naturale ) hebbe lì come egli lafciò notato tre femine , Antonia, Goilanza, &c
Gineura , le eguali cinque volte marito . la prima a Barrolommeo de Bardi figliuolo di Ia-
copo , h feconda à Totto Machiauclli figliuolo di Buonmfcgna , di cui rellata vedoua à
Francelco Bifcari rimaritò . La terza llataanchor'ella moglie d'Antonio diFrancefco
di Bartolo dd Roffo , & di lui reibta vedoua da capo à rimaritarla con Agnolo Popole-
fchi figliuolo d'Ainolfo conuenne . il fùo figliuolo naturale detto Guglielmo l'ano 1 44.2
il quattordicefimo giorno d'Ottobre fi rende eremita nell' Eremo di Camaldoli, & quiui
il iclio della fùa vita vifle & moriili . Fu quello luogo edificato dal padre San Romoal-
-3 do poco meno di 6^00 anni {òno, da cui l'ordine de Camaldolenfi hebbe origine . II qual
luogo in fomma (àntita fempre confèruatofi, non ha forfè conuento , m.onallero, ò ere-
mo alcuno in Italia più venerando, & è capo di Religione pollo Cu i monti dell'Appenni-
no nella prouincia del Cafèntino , d'Arezzo forfè 2 4 miglia difcollo . Del qual luogo
chi defiderafife hauer più piena notitia,lcgga la difcrizzioned'eflb Eremo fattane dal P.D.
Siluano Razzi,non folo con bello,& chiaro ordine,ma con purilfima lingua, & ilile (j^ic-
gata. Horaefièndo venuto l'anno 1417 .nelqualefùinjofcana vnagran peùilenzia
& morta come fi diflè à Bernardo la Caterina fua moglie , ben che egli di detta pelle non
faccia mentione,anchor egli il ventottefimo giorno del medefimo mele di Luglio fi mo-
rì, rotando tutto quello accidente appieno Lorenzo filo figliuolo, delia cui calàfcriue
egli efièr morti in procefTo di pochi dì fette pcrfone, il padre, & la madre già dcm , il fùo
figliuolo Ruberto, la cognata moglie di Iacopo fùo fratello, vna fèrua ^ & due (chiaue .
Lorenzo dunque fecondo figliuolo di Bernardo, di cui per fpegnerfi la f ùccefiìone , pre-
do ci fpediremo, nacque l'anno 1420. nel ^2 tolfè per moglie Lena Niccolini figliuola
di Biagio Dottor di Leggi , di cu» hauuto noue figliuoli , fi morì il dodicefimo giorno di
Marzo , del qual mefc ei nacque l'anno 148 1 . nel qual giorno, & mefè medefimo (i mo-
rì poi la moglie l'anno 15-01. Neflùno di coiloro hebbe figliuoli,anzi Bernardo & Fran
cefco fi renderono monaci in San Salui, de quali il primo Gregorio nella religione fu no-
minato, & fu poi Abate di Ripoli , di Vaiano , &: di San Brancatio, & l'altro Don Mac-
cario hebbe nome, & vna femmina detta dal nome dell'auola Caterina entrò moiiaca
in Santa Chiara. Di Iacopo fratel dì Lorenzo viue la poflerità infino a prefènti giorni .
D Eglil'anno 145-0 tolfè moglie, la qual fu Tommafà figliuola di Piero di Niccoiaioda
Filicaia , la qual morta come fi è detto l'anno 5-7 . egli irioiì venti anni dopo nel jy. ha-
uendo di lei generato tre figliuoli , vna femmina , la qual fu dal nome della Bifàuola chia
mata Bartolommea , & Bernardo, &Aleffandro. li primo tolta per moglie Maria dei
Forefè , & generatone due figliuoli vno mafchio , & vna femmina , la femina il cui no-
me fu Tommafà à Simon Battoli fi maritò . Iacopo il mafchio hauuto nella fùa gioua-
nezza briga con Otto da Monte Aguto , da lui fu vccifò . & finì detto ramo . Alelfan-
dro fùo zio hebbe due donne, la prima Maria del Pugliefè figliuola diBuonaccorfò, la
quale mortagli per quel che io auuifo fenza hauerne hauuto figliuoli , menò la feconda
chiamata Luifà Peruzzi , di cui hebbe Lorenzo, Matteo, ficFrancelca. coilei fu ma-
fi ritata a Francefco Strozzi figliuolo d'Antonio . Matteo (1 come j1 cugino Iacopo poco
auuenturato anchor egli, dal fratello del fuo cognato fu morto . Lorenzo tolto per mo-
glie Cammilla Baroncelli figliuola di Baroncello , & di lei hauuto figliuoli , &: d'vno di
efiì nipoti, viue hoggi in profpera Vecchiezza, efièndo nato l'anno 15-05), & a punto,
che quelle cofè fcriueuamo , inquello prefènte anno 1 5-82 al gouernodiPietralànta fi
ritrouaua. & quello è quanto del ramo di Bernardo fi è potuto mettere infieme, onde
è da pafTare ad Aleffandro i'uo fratello ,
CM^lielrfìs
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1I(?
DELLA FAMIGLIA
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C*ii. Oier.
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fraricefe»
de Signor t
CÌTéUm»
Nicol»,
T'^Uffdadrt- & de Jtto'i fitccelJori ,
HEb BE AIcfTimdro feconda progenie, ccme colui, al quale nacquero fèdicifigliuo
jijde quali (èrre fur fcmine,come che {èi lui viuéte negli mcrflèio. Fu i ano 143 1
creato de Signori . Delle (ùelìgliuole hauute di Mea Quarated figliuola di Simo-
ne fùa moglie, Domenica maritò àTommafo Corbinelh figliuol di Giouanni , & Nanna
à Lionardo Fagni hgiiuol di Tone . ia moglie l'anno 47. & egli il 5- 1 moriflì . Dei noue
fiìoi figliuoli maichi, i primi Simone , & Lionardo fanciulli perirono , Bartolommeo al-
J'eràdi 3 canni perucnne,Dcg!i altri finalmente tre hebbero fucccflione ,laqual dura fi-
no à preiènti giorni, Simone , Francefco , òi Giouanni , & per ciò di ciafcuno di cfìi per B
ordine lì tratterà, & prima di Simeone , il qual Simone goduto , che hebbc gran parte de,
gli honoratimagilbati della città fi morì poco dopo d'elTere llato l'anno 1484 Com-
meflario di Pjlloia , &: di Lucrezia Rinaldi hebbe Bartolommeo, il quale di Maddalena
Minerbctti fu padre del fecondo Simone, di Giouanni , & di Francefco . Simone hauuto
di Margherita Giugni figliuola di Domenico , & lòrella di Bartolommeo Arciueicouo di
Pifà, Filippo, 6: Domenico,& quella mortagli, ti FiIippo,in proceflb di tempo refòli Fra
te dell'ordine de Predicatori, & l'altro mortofi fanciullo, pafsò alle feconde D02ze,&: tol-
ta vn'altra Margherita, ma de Carnefccchi figliuola di Lorenzo di Zanobi ne generò Gio
uambatilta, Arrigo, & Zanobi. Quelli in Ifpagna fi morì giouanetto. Arrigo pre-
Io l'abito di CaualitTeGierofòlimitano,&interuenuto nella famofà giornata deli'lfòle C
Corciolare l'anno 1 5-71 combattendo valorofàmente contro à Turchi fu d'vna archibu
ginra nella gola vccilo,8c fcppellito nell'lfòladi Santa Maura. Quiella fu l'antica Leucha-
de pofì;a nel mezzo dell'Albania, &: della Cefalonia. Giouambatilla, il qual fblo de fratel-
li viue congiuntoli con Maria Capponi figliuola di Girolamo ha generato il terzo Simo-
ne coiric, che fanciulletto poi fi moriffe. Et è colui, il quale in acozzar le colè della fua fa-
miglia ha durato fuica; parendo colà r?gioncuole, che à meriti de ncfhi antichi , da cui
la nobiltà riceuiamo, quello guiderdone almeno fi renda, chei futi, 5c i nomi di coloro
per cui noi chiari, & nobili fìam diuenuti , per la lunghezza , & dimenticanza del tempo
cfcuri,& ignobili,in quanto per noi fi può,non lì rimangano . Francefco fùo zio. il quale
anchorcgli, (ì come il fratello tolfè moglie di cafà Giugni figliuola d'Alberto,hebbe di lei D
fòlo vn hgliuol mafchio , dal nome dek'AuoIo Materno chiamato Alberto . Il quale del
cugino l'cfempio fèguendo prcfè l'abito, & ordine de Caualieri di S. Giouanni,& in Mal-
ta per la fùa religione militando già molti anni fi ritroua . l'altro zio Giouanni hauendo
tre donne hauuro, de Berti, de Parigi , & de Cocchi , rellò erede della prima & riftaurara
l'antica lor fcpoltura polla in San Marco vi aggiùfè l'arme degli Arrighi co quelle parole.
D. O M. IOANNES ARRIOVS
MARIETTAF. BnRTAE VXORI DILHCTl SSIM AE HOC
MONVMRNTVM BERTORVM SIBICL ET
POSTERIS INSTAVRAVIT,
Fìi padre de figliuoli, che fono neiraibcro, dequali Alamanno , & Ruberto ò\ prefèntc in £
Lecce mia patria fanno habitationc; Lapo, & Gherardo in Venetia dimorano ; Baccio di
Maddalena Pitti figliuola di Carlo X L 1 1 X , & cittadino molto adoperato lòtto il prin-
cipato del Gran Duca Fracefco ha procreato,&: è in atto di procreare di molti altri figliuo
li , Se tale e li ramo del vecchio Simone . Francefco fuo fratello nato l'anno 1428 .
fu l'anno 1 <^c6 de Signori, effendo già all'età di 78. anni peruenuto. Di Lucretia
Pettini figliuola di Piero generò due figliuole femine, Caterina, &Alcfrandra, quei
la 0 Filippo di Baldo della Tof 1 oc quella à Filippo Adimari maritata , la qual vltima reità
ta vedouacon Lucantonio dcgii Albizi fi rimar)tò,«S>: tre mafchi,Girolamo,Iacopo,& Lio
nardo, i quali due virimi morti fcnza fucceflione , fòlo il primo di Benedetta de Nobili
fu padre dei ki figliuoli polli nell'albero. Di colloro Niccolo viue In Lione molto hono-
rato
DEGLI ARRIGHI.
«'7
y^ raro già Cono ^ 8 anni . A/cOandro Ci rirroua' in Firenze . Baccio :haiicn(io militato in
(èruigio de Franzcfi nella guerra di Siena inreruenne nella bartagli.i F^tra à Marciano in
Valdichiana li 2 giorno d'Agoilo dell'anno 155-4; nella cjuale elfcndo Fcnro.fu farro pri
gionc del Marchefe di Marignano : & (Quindi 3 Firenze condotto fu farro morire . Fran-
cefco di Marietta Martelli, è padre di Girolamo , òc di l.icopo , de qiuli l'vlrimo attende
in Parigi à gli Itudi; ne il primo , il quale in Firenze col padre fi dimora , è lontano dall'a-
mor delle lettere, ne quali duegiouani tutta la (ùcceilione del vecchio Franceico s'appog
già. Giouanni l'vltimodei tre fratelli, che hebbepoJleri, natol'anno 14 ^ i fu creato
de Signori fanno 1 4i?6'. & procreò di Maria Battoli Horetra moglie di Piero Ardinghei
li, Piera di Guafparri de Ricalòli, Leonardadi Marcello Strozzi . & Ilabella di Domcni-
co Rinuccini , & comeche infiememente più figliuoli maichi haueifero , & che Antonio
^ fra gli altri vno di eflì Maddalena figliuola di France/co Mannelli haueffe hauuto per mo
glie, & di lei vna figliuola generatone, ilcui nome fu Maria, la quale con Gio.Francefco
Soderini fi congiuniè, ninno però lafciò fucccflbrc macchio, faluo che Bernardo, il quale
di Lifabctta Carducci figliuola d'Agnolo generò Giouanni . Viue hoggi Giouanni , il
quale Ibro gran tempo à fcruigi del Gran Duca Franccfco , & della Gran Duchefla Gio -
uanna di felice memoria non lolo con amor de fuoi Principi,ma in buona oppenione del
h corte è di prefènte Aio delle Principe ffe lor figliuole . tra di lui,& di Nannina Squar-
cialupi figliuola di Manfredi nato Alefl'andro , il quale anchor egli al ièruigio della co. te
firitrouaua. Jl quale andato à far compagnia à Don Giouanni de Medici figliuolo del
Gran Duca Cohmo à Genoua , oue era ito per vifitar da parte dd Gran Duca Franceico
C Tuo fratello l'Imperatrice , fòprauenuto da fiera , & fubita infermità per viaggio fi morì
con dolore vniucrfàle di cia(cuno, falciato di Clarice Minucci nobile Volterrana due fan
ciulii mafchi : de quali il primo dal nome del Principe, a cui lèruiua , Franceico fu detto ,
& il fecondo Mafiìmiliano dal padre del prelènte Imperatore , il quale fu della Gran Du-
chefla Giouanna fratello . Ha hauuto Giouanni diuerfè figliuole ; delle quali tre Hate tut-
te dame della, già Gran Duchefla Giouanna di felice memoria fono itatc & da quella ,
& dalla prefènte Gran Duchefla Bianca honoratamente collocate, cflendolì l'altre refe
monache . Et quelh è degli antichi , & nobili Arrighi , i quali andauano per lo Seflo di
Duomo anticamente, & vanno bora per lo Quartiere di San Giouanni la vera, & fèmpli-
cc fucccefTionc . La loro antica Cappella comune a tutta la famiglia oltre molte altre par
D ticolari è pofta in San Brocolo con l'armi loro ; la quale come che bora lèmplice altare
apparifca, hauea nondimeno prima la volta di fòpra retta da colonne, & adornata, & la,
uorata fecondo l'vfo di que ternpi, la quale fu l'anno i ^66 dal Gran Duca Cofimo inten
to a far che le Chiefè s'abbelliflèro tolta via, venendo da efla occupato il coro, come quel
la, che era polla à man finirtra dell'aitar maggiore . Lafciata adunque nel modo, che hot
fi ritroua yiCiè rinouata la fèpoltura con quelle parole .
S. ARRIGHAE FAMILIAE ANTIQ^VITVS POSITVM
AC POSTEA INSTAVRATVM
ANNO D. MDLXXIL
E Hanno gli Arrighi altre fepolturc in Santa Croce così da baflò ne chiolìri nella cappella
di San Lodouico, come in quel chiolko, il quale ha la porta,che elee nella piazza, le lette
re, & armi delle quali fcpolture fono in guilà rofè, & conf ùmate dal tempo, che se' i Fra-
ti nei lor libri non ne haueflèro confèruata memoria affatica fi riconofcerebbono . Di
quei primi nomi , i quali fono attaccati giù col pedale dell'albero non fi è fatta mentio,
ne per non hauernc altra notitia,fe non che eglino furono fuori della Città mandati per
Ghibellini .
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Giiuénni
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DELLAFAM, SODERINA.
fyemtmic*
refinere
di Proiu^
ANDO io primieramente volfi l'animo intorno quello fludio
i (criuere della nobilrà delie famiglie ; fu talhora che io dubitai
di non lèminare vn campo d'ambizione & di vanità,dando altrui
occalìonc di gloriali! de Tuoi maggiori , & di volere, mentre an-
nouera i Tuoi gradi &: i lupi honoii, nìetterii (opra gli altri ; il che
veramente centra la mia intentione làrchbe auuenuto , non clìea
doairro ilmiointendirpento che d'infiammare colraccontarc i
fatti hororati degli antichi i rucceflbri loro all'opere virtuole.ma
poi che io ho fcnnto, che ale uni vcggendo lotto i nomi de padri , degli auoli, & de bilà-
uoli loro alauni loi laudcuoli fatti iipoih, fi fon molli àdife. Et che cola lì dirà dunque
di noi? pare che in gran parte lène conleguilca il fine dedderato. Et che quello Icriuere B
non fia altro che vno Ibmolo & vn'incitamento all'imprele honpreuoli; poi che trahcn-
dofi la memoria delle colè fatte alla luce, & tolta la fperanza, che elle habbiano a rimane-
re al buio , s'impone à cialcunp : il qual non (ia vn'inhgardo & d'animo rimelTo à fatto ,
vna certa necellità d'operar bene . Onde li legge ron per altro fine alcuni capitani lopra
ut- (unendo la notte, h.iucr Ipnaro à raccolta, che per non confidarli interamente, che mol
ti, 1 quali la vergogna lìiol ritenere, ricoperti dalle tenebre , à commetter viltà & manca-
mento non lì gttallèro . per la qual colà non mi pentendo io dell'incominciato lauoro,
ho voluto in quella iTiia opera tra l'altre famiglie trattar della Soderina; (perandp, che
le non altri, alinero quelli, che da cfla dilcendono , habbiano alcuna volta à fèntireque-
llo iìimolo neir.umr.o 'oro fé r.on di fuperar la fortuna & grandezza de loropaflati , al- C
meno di mantenere con continue opere honorate la dignità & riputation della cafà.
la prima metr.oria , che fi truoua de Sodcrini in Ricordano Malefpini , & in Giouari
Villani è dopo la memorabil rotta dcll'Arbia l'annp \i6o\ quando eglino co Canigia-
111, co Barbadori,Macchiauelli, Ammirati ^ cpn altre farniglie notabili di popolo del Se-
Ito d'oltrarno, & con gli altri Guelfi di tutta la città fi fuggirono di Firenze, & licouera-
ronfi à Lucca . Quello, che quelli vlciti lì faceflèro , & come nella città polcia tornallc-
ro. non è bora luogo di raccontare, fcnuendo noi delle famiglie, & non hiilorie. ma ri-
dotta che fu la citta lòtto il gouernp de priori l'anno 1283, non più chea capo di XX.
mtfi fu nel X. priorato tratto de priori Ruggieri Spderini pollo per capo del nollroalbc
10 , come che ip non habbia certezza , che egli lì,a padre di Stefano ; le ben certa cofa è , D
Stefano ellcr padre di Cuccio di Gerì , d'Albizzo , & di Giouanni . Tutti quelli quattro
fratelli hebbero i primi honori deija Rcpublica, Giouanni fu de Signori l'anno i ^44. &:
Aibizzo l'anno i p8 & primo Gonfaloniere di Giuilitia della Tua cali l'anno 1 5 2 2. nel
qual tempo vennero noucllc alla Republica ; come à Galeazzo Vilconti lì era ribellata la
Citta di Milano , &: egli cacciatone fuora con vergogna & danno de fuoi . La qual colà
fu lèntiracon tanta allegrezza dai popolo Iperando, che per quella via le guerre di Lom-
baidia hauelfero à finire, & fapendo quanto impoitalfe alla lomma di tutte le colè, che al
la parte Ghibellina mancaflc vn'appoggio tanto notabile.che in Firenze lène fecero gio-
llrc& felle grandillìme come nelle lòlenni& publiche allegrezze d'vna città fi fuolcoilu
mare ; ignorante nondimeno del prcllo muramento della fortuna, non eflèndo più tardi E
che nel fine del detto Gonfaloneraro rientrato Galeazzo in Milano, e poco apprelfo à gri
da di popolo fattoli far Signor delia terra . Di Albizzo furono figliuoli Stefano &: Agno-
lo , fk. per quel che per molte congetture fi llima anchor Zanobi Velcouo di Contiboli »
ma de figliuoli di Stefano il nome di Domenico è molto ben noto . Collui fùTefbricrc
del Re Carlo 1 1 1. in Prouenza , & vedefi hauerli prellato ducati 3 8^(> per difendergli
quello, che in quelle parti gli fi appartcneua , de qua(i ne Io tiene ancor debitore . Et tra
Je lue Icrittute li iirrouavn libro, chiamato librp primo: il quale tencua della gente di
guerra & huomini d'arme di detto Re l'anno 1585. Non è dubbio alcuno.cheegli foli
le danaiolo huomo , & che hauellè tenuto ragione in Ghilà , & che altri lùoi parenti ha-
ucflèro in quelle parti fatto per alcun tempo, fecondo il coilume de Fiorentini, llanza,a£
habicacionc«
S O D E R I N A. ,21
A habitationc , pcrcioche non fòlo è Ci vede per i Tuoi libri , che Agnolo Soderini morì in U^n*U.
Naxi, ma le fpefè della malattia èc del mortorio hauendo hauuto drappi d oro (òpra la (è
poltura,&iItertamento&illa(citodi 500. feudi di camera àZanobi Sederini Vclcouo
ai Contiboli . Con tutto ciò non poiliam dir nulla di vero, che il detto Agnolo , & Ve-
icouo Zanobi (ì fofTer fratelli, le non che Domenico dopo 1 conti, che moiha tener d'A- Z4n$hlKe-
gnolo, dice che di 2 00 altri (cudi (peh per lui non hauea voluto fcriuer nulla , iè non che /"*♦'''
iène lìarebbe alla confidenza di chi hauea àfare i fatti di detto Agnolo ir.orto.Par che que ^**"*"''
ilo Agnolo muoia l'anno i ; 8o,e che tenuto il fuo corpo in depohro,gli haueflè poi l'an-
no 1 5^ i la ragion di Ghifà fatto la pietra per la ièpoltma . Et che di lui folle rellata vna
fanciulletta fènza più : la quale ad eilb Domenico vien raccomandata . Di Stefano nepo stefM».
5 te di Domenico habbiam veduto anchora di molte fcritture, eflèndo procuratore di Pie-
ro il magnifico Gonfaloniere a vira in molti fuoi fatti, & lì leggon lettere dd 1 <o6 {erit-
rea lui da madonna Argentina Malefpma miogliedel Gonfaloniere, oue oltre apparire,
che egli era proucditor del Sale allhor di Cortona , il nomina /pettabile , & chiamalo co-
me padre . Così fi veggono parimente molte lettere dei detti marito & moglie a Raftael -«'»i^.*i'-
Jo figliuolo di Stefano piene di molta familiarità & domelhchezza , apparendo manifella
mente,che il detto Raffaejlo non meno,the il padre dei fatti del Gonf. s'impacci alfe, eflèn
do llato di tutte le buone e cattine fortune di loro fedele parente & compagno. Di quefto
Raffaello viuc hoggi vn figliuolo detto Giouanni, il quale andato giouanetto al reame di
Napoli , & quiui m molti carichi per la regia camera adoperatoli , tornato alla fua patria S*«S»
Q d'età compiuta, fii dal Gran Duca Ccf me & dal Gran Principe lùo figliuolo datogli fan àvo^étnx
no I 5-7 1 i'vfficio di Pro ueditor della fùa dogana di Firenze , & accrclciu tagli prouilìone
oltre laiòmma de paflati Proucditori ; nel qual cfèrcitio viue in buona opinione ad Prin
cipe & de cittadini . Il nome di Vettorio : il quale nell'albero e porto ad vn de fùoi zij è
ioucrchio, & dee efler tolto via , eflèndo llato il fecondo nome di Domenico luo zio dei
trenomi,che fecondo l'vfb de chrilliani fi pongono à fanciulli nel facto fonte del Battefì-
mo . La fcpoltura di quello ramo e polla anchor ella tra l'altre della famiglia a pie delle
fcalce dell'aitar maggiore del Carmine a numero 5-2 .
^i Ceri Confalonìtre .
D
Gerì, di cui per elTer già fpento, fèguiteremo hora il ramo (rifèrbandoci 3 parlar do
pò di Cuccio ) eflèndo flato de Signori due volte l'anno i 5 1 4 & 2 ó" , fu Gonfalo-
niere di giullina da mezzo dicembre del 34Ìnfino a mezzo Febbraio dell'ano 55,
il quale non fclo vidde nel fuo gorjfalonerato lacreatione di Benedetto X 1 1. Papa ; ma
la città di Firenze fu grandemente com.moffa dalle prediche d'vn frate Bergamafco detto
Venturino huomo di età di 3 5 anni, di picciola naricne, & di non profonda fcienza ; ma
tanto efficace , & ardente ne fuoi ragionamenti , che trahendofi dierro più di diecimila
Lombardi la miglior parte nobili , non era luogo oue arriualfe , che non fufle riceuuto à
gflifà d'vn Santo ; & con tanto concorfò di limofine , che per quindici di , che fi fermò à
£ Firenze, non fu quafi momento di tempo, che in fu la piazza vecchia di Santa Maria No
uella non fi vedelfono grandiflime tauole apparecchiate, oue mangiauano 400 , & 500
huomini per volta. Conduceua egli come Capitano d'vn grande efèrcito tutta quella
gente à perdoni di Roma con marauigliofà deuotione . Veltiti erano tutti di cotta bian
ca, 6c di mantello cilellro ò perfo fecondo l'habito di San Domenico : (òpra il quale ha-
ueuano intagliata vna colomba bianca con tre foglie d'vliuo in becco.Teneuano nel cam
minare quello collume, che ne veniuano in varie (quadre di venti , ò trenta infìeme à gui
(à di picciole fchiere ; hauendo ciafcuna brigata vna fua croce innanzi , & con non mai
ftancneuoli voci, mafTimc oue Ci mconrrauano in nuoue genti, gridando pace, & mifèri-
cordia. Giunti alle Città,ò luoghi habitati, oue chiefc duale ordine fuflono,haueanfi à
ralTegnare primieramente alla Chiefa de frati predicatori, & quiui dinanzi all'altare
N ^ fpoglian-
122 DELLAFAMIGLIA
fpogliandofi dalla cintola in fu fi batteuano vn pezzo con grandi (ègni di contritionc, & A
di humiltà . li frate nelle Tue prediche riraouendo il parlar dubbio, & fòfjjefo parlaua fe-
condo l'vlànza de Profeti delle cofè future aftermatamente. Onde aggiungendo a Lom
bardi numerofa frequenza di Toscani, & di Fiorentini , quelli con molta honelLì & pa-
cienza à Roma condulfe : dal qual luogo tornò poi egli nella corte in Auignone j fperan-
do grandi indulgenze per chi ieguifol'hauea di poter conièguire. Maparendo al Ponte
fice , che il frate benché buone opere faceflè, folfe oltre modo per lo fauore de popoli go-
fiato, & che cotanta ambitione to([e in ogni modo da rallrenare, vietatogli la predica, &
la confcflìone, il confinò nelle montagne di Ricondona . Quelk cofè fuccedettono nel
gonfalonerato di Geri : il quale col fuo fratello Albizzo fono leppelliti in Santa Maria No
uella,come fi vede per la lor femplicilfima lèpolrura:lecui parole so quelle S.AL B IZZI
ET gerì STEFANI DE SODERINIS. ^
Vì'RìccqIo Gonfaloniere ,
ctroX'Ti T^ I G L 1 V O L I di Geri furono Nicccolo & Gerozzo; il cui figliuolo detto Antonio
^nnnio J~* fu de Signori l'anno 1405^ . Niccolo afuoitempi fu grande cittadino & trouo0i
dtsi^nm. j^gj numero di coloro, i qu^'i erano principi dellammunire . Eflèndo lUto Gonfa-
loniere anchor egli nel fine delfanno M 7 1 , quando lòpragiunfè poi l'anno i 5 78 , nel
qual tempo i Ciompi (ì folleuarono, & prefèro il gouerno della Città, egli patì quelle file
ture, che gli altri cittadinigiandi,& d'autorità in tali humori patirono, ellèndoglillate
abbruciate le calè, &c non molto dopo con Piero degli Albizzi & con alcuni altri cittadi- C
ni confinato dalle trenta miglia in la fuor della città . Cu molto famigliare & doraellico
della Beata Caterina di Siena, à cui murò vna cafa, oue ella riparar fi poteffe à pie della co
Ila di San Giorgio ; onde tra le epiftole di detta Beata veggonfi due lettere à lui indiritte;
l'vna per quel che fi può comprendere nel i? 7 5", che Niccolo fu de Priori j poco innan-
zi al qual tempo fu fatta la lega co Signori di Milano contra la Chiefà , fé bene iui fi dice,
che fu m tempo del fuo priorato ; nel quale s'incominciarono bene à veder gli effetti di
detta lega; & l'alrra dopo che gli furono abbruciate le cafè nel 1378. Scriue parimente
à Goflanza fua donna; onde fi caua, che cosili marito, come la moglie doueuano eflèr
buone &ipirirualiperfone; fé bene in quel tempo per l'odio concitatoli addoffo da gli
ammoniti folle da alcuni chiamato fallò & ippocrito . Dopo quella vltima azione non D
viffe lungo tempo , veggendofi la fua fèpoltuia nel Carmine a pie dell'altare maggiore
(òtto l'anno 1 3 8 1 , che viene ad ifer l'ottantadue , con le fèguenti parole .
HIC lACET CORPVS
PRVDENTISSIMI ET BONE MEMORIE
VIRI NICOLAI gerì DE SODERINIS CLVI lACEOBIIT - ":
A. D. M. CCCLXXXI DIE XXI MENSIS MARTI
QVIVS ANIMA RECLVIESCAT
IN PACE AMEN.
D
7)i ^louanni Con/. & dejuotfuccejjòri^
I Niccolo nacque Giouanni , il quale flato de Signori l'anno 141 2 fu poi l'anno
1 4 1 _9 fatto Gonfalonier di giulhtia; nel qual tempo fiiccedette nella città la mor
te di Baldaffarre Cofcia già nel fuo Póteficato detto Giouanni XXIII. Lafiiccef
fione di coilui qual fènefoffe la cagione fi mantenne lontana dal gouerno della Repu-
dcJ'^nori ^^^^^ infiuo al fìio pronipote Luigi : il quale l'anno i ^06 fède de Priori col Gonfaloniere
Pier Soderini non oflante che folle conforto , però che egli non haueua diuieto . Truo
uo nelle memorie falciate da Giouanni Cambi, che l'anno i ^^ 2 7 fu de gli otto di guardia
& balia, 6c che l'anno i j 2^ che tu creato Gonfaloniere per vn anno Rafiaello Girolami,
egli
O i^ ju. 1\ I IN
n.
A egli fu dei Cci cittadini, che rimafòno per conto ài detto magiflrato delle più faue . Fu h
naimente l'anno 1550 creato dal configli© generale de X innanzi ^l parlamento de Me-
dici . Al qual magilìrato eflèndo venuto à notizia,che Lorenzo Soderini in tempo dcU'af
(èdio fcriueua lettere al Papa & n Baccio Valori fìio Commeilano in campo de fègreti
della Republica fu Lorenzo condannato alla morte, perche ritornati 1 Medici nella Cit-
tà, & non hauer.do i X. finito i'vfficio, del guai fur caflì da X 1 1 fatti dalla Balia , à Luigi
in compagnia di Galeotto Cei fu a ventidue di Noucmbie di quell'anno tagliato il capo.
Lalciò nondimeno di molti figliuoli, de cjuali è opinione, che hoggi viua alcuno ammo-
gliato nell'Indie in non difprezzabil fortuna . Così è proprio de Fiorentini,quariGo altri
crede che (ìano abbattuti & /pentì del tutto,rilbrger co nuoue fperanze da remotiflìmc &:
g non afpectate parti del mondo, come fu chi d'Aleifandio Alberti oucr Agolanti Icggia-
driflìmamente fauoleggiò .
P
O
Vdcmi Spicciolati
Rima che più oltre à fauellar de Sodcrini procediamo, è da far mcntione di colo-
ro : i quali per le memorie, che mancano, col tronco grande dell'albero nonfi con-
giungono.Di coloro è Renzo di Filippo, il guai fu de Signori l'anno 1 5 07. &; i o.
& Salueliro di Giouanni,iI cui nome come che non (ì troni nel priorilbjVedefi nondime
no in vna fèpoltara ne chiolki del Carmine, oue (ì leggon quelle parole S. SILVESTRI
IOANNIS DE SODERINIS ET PAVPERVM CHRISTI. dicono
i frati di quel luogo, che egh lafciòlimofina per detta (èpoltura vn baril d olio & dicci lire
l'anno . E* di coftoro tutto il ramo di Iacopo, il qual fi difende infino alla quarta genera-
zione, trouandofi nel priorilb Piero di Zucchero di Iacopo eflèrdc (ignori l'anno 1 5 70
& 8 j?. Di cui appare anchor la fèpoltura nella già detta Chiefà à pie dell'altare maggiore
con quelle parole . S. P E T R I ZVCCHERI DE SODERINIS ET
F I L I O R V M . L'vno de quali figliuoli detto Iacopo non è dubbio alcuno elTere Ibto
de priori l'anno 141 o. perche di quelli fpeditici, pafleremo à trattar di Cuccio pollo nel
h tei za generazione nel tronco principale dell'albero
Ti CJHCCìo, & ialcunifueìjttccejjori.
GV c C I O del I ^ 5 5 al 6* 5- tre volte fu de Signori , di cui nacque TDmma{b,recon-
do iollimo , creato Caualiere da Ciompi l'anno 1378. L'ottantacinque peruennc
al fupremo magillrato della Republica: la qual Signoria palsò molto quieta,finche
entrati i Fiorentini in lòfpetto perla molta ambitione, la qual vedeuano in Galeazzo Vi-
(conti Conte di Virtù,fùegli Tanno 88 creato de Xdella guerra. Ma tratto l'anno 1 5^5*
la feconda volta Gonfalonier di giullizia mandò le genti della Republica in aiuto del
Marchelè Niccolo di Ferrara,eflendo capitano di lei Allorre Signor di Faenza . Erafi ri-
bellato al Marchelè il Polefine; onde il Marchelè Azzo per quella via era venuto in Ipe-
lanza d'entrare in Ferrara, Ma oppolleglifi in quello luogo le genti de Fiorentini con
quelle del Marchelè Niccolo, s'attaccò fra loro vn vigorolò fatto d'arme, nel quale c&n
do morti piùdi 600 huomini di quelli del Marchelè Azzo, & più di due mila fatti prigio
ni j tra quah fu la perlòna lua illefla , con prello & dilàuenturato fine venne à terminare
quella guerra . La lepoltura di Tommalò fattagli da figliuoli lì vede hoggi nel Carmine
a pie delle fcalee della tribuna maggiore, oue lì leggon tuttauia quelle parole .
CLARISSIMO VIRO THOME DE SODERINIS
EQJVITI FLORENTINO OPTIME DEREP. MERITO
SVPERSTITES LIBE RI
SIBI PARENTIBVSQ^ SVIS POSTERISQ^ EORVM
FACIVNDVM CVRAVERVNT.
N 4 Io
de Sigiiiri .
fìtrt it
rtntmufi
,24 DELLAFA MIGLIA
lo non ho trouato chi fafle U moglie di lui . m^ fi vede ben la fepoltu: a e della moglie
Se dciU madre lua tra l'altre de Soderini con quelle parole. S.MATRIS ET VXOiUS
NOBILIS MILITIS DOMINI THOME DE SODERINIS. rclh-
jrr4«rrr<» lOHo di Tommafo due figliuoli Lorenzo & Francelco , de quali folo il primo hebbe luc-
z.rf«{. , cellìone, di cui nacquero il iecondo Tommaso & Niccolò . ma perche di quelh due eico
no due rami principali, (cguiremo per hora quello diTommalò . purché diciamo Fran-
cefco eflcr colui, di cui il Macchiauelli dice, che per l'odio che Tommafb & Niccolo luoi
nipoti il portauano , tih li crai.o accoltati alla parte di Cofimo .
2?j Temmajò ìl^aitaliert & de Jttccejjon di Lorenzo fuof^ìiuok .
B
T
O M M A s O per quel che fi trahe dal libro di San Giouanni douette nafcere il dodi
cefimo giorno d'Agollo dell'anno 140^ . Abbattutofi nel vigore degli anni Tuoi
2,;; nelle difteicnzc che pafiarono tra Colimo de Medici, & Rinaldo dt gli Albizzii'a
no i43 3.vedtiìperquelcheilMacchiauelli=' ne dice,che egli (ègui b parte di Cciimo ,
iaqual cola tu lenza alcun dubbio lo Ibbilimenro della lùa grandezza . Ritornato per
quello Cofimo dal confino,& egli peruenuto all'età di poter partecipare del gouerno del
la Republica fu l'anno 3 8 la prima volta tratto de Signori, ii come fu la feconda volta la
no 44,tin che peruenuto al 4i? fu creato Gonfalonier di Giulhria,nel qual tempo trouan
doli la città lènza guerra, fece egli vna legge: imperoche molti dilordini proccdcuano
dal render 1 partiti con le faue non coperte , che per nefTun conto per l'auuennc koperte q
dar lì doueilèro . Ordinò parimente, che fi raftVenaflcro l'immoderate Ipelè, che li face-
nano per conto degli ornamenti delle donne. Il fecondo filo gonfalonerato l'anno 5-4
fu molto lieto alla Republica lì per la pace fatta co Venetiani, come per alcune reliquie ,
che à Fiorentini peruennero per opera d'vn Greco, il qualdiColfantincpoline veniua.
Nel terzo l'anno 60 non hebbe in cofe di molto pregio à trauagliarfi . Ma (ùcceduta fan
no 6'4 la morte di Pio II . à cui fùccedette Pietro Baibo nobile Venetiano &: nel fìio pou
tttìcaro Paolo 1 1 chi.imaro , fu Tommafb con alcuni altri cittadini più principali cieato
ombalciadore per prelbr vbidien2a al Pontefice, nella qual ambalceria egli fu dai Papa
defiderofò d'honoiai nella peifònadi così nobil cittadino la Fiorentina RcpubJica hono
rato dell'ordine delia cauallcria; & concedutogli , che cobì egli, come ifuoidilcei demi D
dentro lo feudo delle antiche infègne della lua famiglia le chiauiinfegne della fède Apo-
ilolica portar potcllcro, come tutrauia i lordifccndenticclìuman di portale . Ma tflen-
do nella città nate cagioni di nucucgaie & contefè,ron potendo alcuni cittadini tollera
re, che la grandezza di Cofimo già iiiorto ancora nel fuo figliuolo Piero contiruaflc , &
facendo perciò molti cppo à Niccolo frarel di Tommafò: il quale nel fine dell'anno <jj
era flato tratto Gonfalonier di giufiitia , Tommafò il quale daH'efpericnza de pafiati ac-
cidenti innanzi tratto comprendeua à che termine erano quefii penfieri per riufcire,gran
demente cercò di difiorre il fratello dal tctar nuoue imprelè,dimofirandogli la fàlute del
la Republica confificre in conleruarfi nello fiato piefènte . al che non hauendo egli vbi-
ditOjtofiamenterouinò. l'anno ^7 nel quarto gonfalonerato efTcndo guerra trai Fio- £
rentini ei Venetiani,egli condulTe agli fiipendi della Repub. Alforre Manfredi Signor di
Faenza , & Taddeo Signor d'Imola, ancorché Afiorre fecondo il fuocollumje tocco che
hebbe la moneta hauellè poi rizzato le bandiere de Venetiani , Creò fimi.'mente capita
no generale di tutte le genti de Fiorentini Federigo Conte d' Vrbino . Riputato perciò
ftmpre per hucmo fàldo & fàuio, & per confidentifsimo à quello llato,che allhora regge
ua,fu l'anno medelìmo mandato ambafciadore à Ferrara per paflar quindi poi à Veneria
per ferrar la pace, che co Venetiani lì rratraua . nel qual luogo hebbe à dar manifelli le-
gni della fùa virtù, hauendo Galeazzo sforza Duca di M ilano hauuto à dire , fèntito che
htbbe il Sodcrinitfler giunto in Venetiajthe i Fiorentini à guila di mcndiciandauan per
Dio accattando la pace . Imperoche il Caiaiicregli fc(;:cniodcltaiiicnic intendere; come
la pace
S O D E R I N A. iif
K la pace da, principio era fiata trattata & fi trattaua ruttau ia dal Duca Borfò, che n'era fla-
to mezzano oc mouitore . Et che à Ferrara era primo comparito il Cardinal di Santo An
gelo legato dtì Papa, & Andrea Vendramini ambaiciadore de Venerian i, che huomo al-
cuno della Repubìica di Firenze . Ma iè pure i Venetiani per colà alcuna hauelTero à in-
fuperbirfi , credcuaegli hauere lordato cotelta baldanza le parole da Tua Eccellenza det-
te nel campo della kg^; quando partirofi per Milano djflè ; che chi volea romper il capo,
andaffe ad vitar nel muro ; che egli non intendea per alihora di voler più guerreggiare .
Appena era ritornato di Venetia, che egli fu l'anno fèguente al già detto Duca di Milano
madato per ambafciadore infieme con Antonio Ridolli Cau. perche con più vnione s'op
poneilèro a certe deliberationi di Paolo II; le quali pareua che fuflbno di pregiuditio à
g Fiorentini & al Duca . Nei primi due meli dell'anno 1 46"^ prefe il gonfalonerato Iaco-
po de Pazzi; il quale per hauere bene amminiftrata la Rcpub .'vollero i Signori che egli
fofle honorato dell'ordine della caualleria . per la qual iolennità fare fu eletto lìndaco dal
comune il Cauaher Tommalò . Eflèndo poi l'anno medellmo la morte di Piero de Me-
dici fèguita, certa cofà è hauer Piero morendo a Tommafo la(cÌAto i Tuoi figliuoli racco-
mandati . Perlaqualcolà veggendo egli Dietifalui Neroni con alcuni altri cittadini aipi-
rar à colè nuoue fece di notte(così nella noltra hilloria ^ habbiamo fcritto) raunar molti ^^*^K
cittadini de più principah in Santo Antonio, & da alcuno fuo amico fece proporre Io Ila
to , in che la città Ci ritrouaua . Et come per alcuni iègreti auuilì era venuto in nocitia ;
che il Pontefice intendeua di dar Bologna à Venetiani . perlaqualcolà era neceflariodi-
Q (correre : in che modo per l'auuenire s'hauellèro à gouernare, potendo cialcuno da per le
Hedó confiderare in che flato la loro republjca fi trouerebbe ; le i Venetiani di Bologna Ci
infignorillèro . Non era il più flimato huomo in tutta la città dopo la morte di Piero icn
za alcuna contelà di Tommalò . perche à lui eran gli occhi di tutti riuolti ; ne parca che
fofle alcuno, il qual olàfle d'arringare, (è prima egli non hauelTe detto la Tua (èntenza . La
onde Tommalò con vna graue & prudentiflìma diceria molì:rò,che à mantener quella eie
tà grande & poflènte non vedea modo alcuno migliore , che lèguire la forma del gouer-
no incominciato, & confermare in Lorenzo de Medici la ripuration dello flato in luogo
del padre , cllèndo più facile il continuar in quelle colè , à che gli thuomini fono viari ,
che introdur le nuoue . Il che diceua cllèr ottimamente flato conolciuto dalla felice me-
moriadi Pio 1 1 ; quando non per altro Tuo affetto , che per ia quiete d'itaha giudicò eflèr
meglio il confermar il reame di Napoli à Ferdinando d'Aragona , il quale in quel regno Ci
ritrouaua, che in chiamar di fuori Giouanni cT Angiò . parlarono dopo Tommafo alcu-
ni altri, & quafi tutti inquelìa lèntenza concorlèro . La qual vnione fentica fuori dal Pa
pa fu cagione, chele colè di Bologna s'acquetalfero eflèndo eglicerto, che i Fiorentini
trouandofi in cafa quieti non lalcerebbono in conto alcuno , che quella città in poter de
Venetiani pcrucnifle . Mantennefi per alcuni anni quieta la Republica & morto Paolo
1 1 , & creato Siflo 1 1 1 1 . niuno altro mouimento, che quello di Volterra era fùcceduto,
il quale in breue fu acchetato. Defiderando perqueflo i Fiorentini di continuare nel-
l'incominciato ripofo trattarono di rinouar la lega che haueuanoco Venetiani & col Du
ca di Milano per venticinque anni . per Io qual conto fu nel fine dell'anno 1 474 manda
to Tommafo à Venetia , il quale del mele di Nouembre nelgonfalonerato di Tommalò
Dauanzati con grande honore della Republica la conchiufè , rilèrbando nondimeno luo
go al Papa & al Re di Napoli, anzi obligandofi à procurarche efli v'entraflèro , i qualico-
mendando in parole la detta lega fatta, non l'approuarono giamai con ropcre,non eflèn-
do in quella voluti entrare . Ma non eflèndo i Fiorentini viàti à flar lungo tempo quieti
f)ercioche quando mancan le brighe di fuori non è mai reflato , chi quelle di dentro ioi-
leui.accadde l'anno 1478 la congiura de Pazzi; onde nacque la guerra col Papa e col Re;
perche eflèndo i Fiorentini coflretti di ricorrere à prouedimenti della guerra & di creare
per quefto i X . magiflrato à ciò deputato,fù tra efll per vno creato Tommalò . La qual
guerra eflTendo flaca pcricolofa alla Republica quanto altra , da cui fofle mai flata traua-
gliata,
D
126
DELLA FAMIGLIA
Ttmrnaf»
Ktccolo dot
tordlltggi
de signort .
gliata ; & andando per quello in lungo furono al fine di (èi mefi per altri fei mefi i mede- A
litni X raffermi ; i quali giudicarono fra le prime prouiiioni per i dubi & pericoli, che ap-
pauiuano, eller necelfario mandar in Venetia vn cittadin principale per trattar del modo,
che s hauea à tenere per la guerra dell'anno futura . Quello carico K'i dato à Tommafo,
il quale benché vecchio & infermo prefe cotal pefo volentieri per beneficio della patria .
Dalla qual ambalceria ritornato , tu la quinta volta creato GonBIonierdigiuilizia per
oli vltimi due meli dell'anno 75). La qual colà à pochi altri cittadini interuenne. Nel quai
Tempo continuando tuttauia la guerra, & hauendo i Fiorentini dopo yna egregia & me-
morabil difefa perduto Colle, parue à Lorenzo de Medici di tentare,(è col pericolo della
propria perfona potelle a quella guerra por fine . Andato per quello à trouare il Re Fer-
dinando à Napoli, non folo se & la patria d'ogni pericolo liberò , ma crebbe in tanta ri- B
puc.itione con quella gita, Se con hauer ogni colà alle fùe veglie recata , chediuenneda
quel tempo in la fin che ei ci ville l'arbitro delle colè d'Italia . Et non che la bramata pa
ce ne ièeuilTe; ma fi fé lega col Re, col Duca di Ferrara &: col Marchelè di Mantoua ; 6c
per mitigar l'ira del Pdpa,gli furono mandati Ambafciadori ì chiederli in atto (uppliche-
uole ampio perdono delle cofe commeffe . Con tutto ciò eflendo fùcceduta di nuouo
pucrra col Pontefice & co Venetiani per difendere i! Duca à\ Ferrara lor collegato/ù pri
ma Tommalò degli Orto di praticai poi de X della guerra l'anno 82 creato. Il q'Jale
vfhcio benché ì\ luffe fatta pace col Papa.fù tre altre volte a primi X raffermo durando la
cuerraco Venetiani .'ma fatta anco la pace co Venetiani l'anno 84, & da quella guerra i
Fiorentini rellati liberi, hauendo moffo guerra à Genoucfi per conto di Serczana, tu l'an- e
no lep'uente di nuouo creato Tommaio de X . Stimo io,che egli [\ muoia l'anno, il quale
à quello fcguì, percioche effendo fuor di tre raffermi tutti gli altri X paffati, fi vede , che
in luogo dei Soderini viene vn'altro fullituito, il che a quella credenza m'induce, oltre ef
ièr celi all'ottantatreelìmo anno della (ùa vita perucnuto.Tale fu la vita, come fi è potuto
vedere di Tommafo nelle co(è publiche ; & in vero non gli fu meno nelle priuate e dome
iliche il fauor di Dio propizio . percioche oltre la Caterina Tua figliuola femmina, la qual
maritò con Maio degli Albizzi, di cinque figliuoli malchi che egli hebbe,quattro ne vid-
de venir su gran cittadini, & effer per riufcir tuttauia maggiori , come a lor luoghi di eia-
Icuno particolarmente diremo, perciò che Francelco fu poi promoffo al Cardinalato , &
fu Cardinale di grande autorità . Piero fu fatto Gonfalonier à vita, & fi può per ciò più D
tra Principi, che tra cittadini annouerare. gli altri due benché la priuata fortuna non tra
paffaffono j fu nondimeno GiouanVettorio dottor dileggi eccellente & Pagolanronio
nella Tua patria fu lèmpre per vno de più principali cittadini llimato . Ma Lorenzo pri^
mogenito di Tommafo qual (ène fullè la cagione, effendo di contraria opinione del pa-
dre circa il gouerno dello ilato,fii l'anno \/^6% confinato.Di colini era nato l'anno \/\.6i
Tommafojil qual fu l'anno 1 ^96 con 24 altri cittadini ammunito per hauer voluto crea
re vna fignoria à lor modo . Colini fu padre di Niccolo & di Lorenzo , Di Niccolo dot
tor di leeei,comeiche tre figliuoli hauefle hauuto, come nell'albero [\ vede, il ramo è fpen
to . Egìi fu de fignori l'anno 1527, che hi il lècondo gonfalonerato dopo la ritirata di
Clemente in callello . Lorenzo Tuo fratello veniua su gagliardamente nel gouerno della £
Republica,imperoche cacciarli Medici, i quali haueuano cacciati 1 Soderini, comeap-
prellò fi dirà, ccllui era venuto prellimente in confideratione . honorato dal configlio
generale, fatto de fignori, degli otto, de lèi della mcrcatantia per tratta , & vltimamentc
del Configlio, Podellàdi Praio & Commeflàrio per modo che inteiueniua (dice Giouan
ni Cambi) à potere intendere tutti ifegreti della Città. Hora effendo venuto l'anno
1 e ■' o, che la Città era aficdiata dalla parte del Pontefice, venne a notizia a color che reg
pcuano, che Lorenzo per mezzo d'vn contadino auuilàffe Bartolomeo Valori Comraef
lariodelPapadi tutto quello che nella Città fi faccua. perche preTo del mele di Luglio,
& hauuto dalla iìia conf cfsione la vcnra del fatto,fù fecondo il tenor delle leggi fatto mo
rire . Rcilarono nondimeno di lui due figliuoli , de quali Tommafo hauuto due donne
vna
S O D E R I N A. ,2
vna de Canigiani & l'altra de Gondi ne lafciò quattro , Lorenzo', Rinieri , Piero & Gio
uan Batilb, de qua/i ne viuon due giouani di qualche fperanza . Hora tornando à gli al
tri figliuoli di Tommafo il Caualiere, primieramente dei due, che non hebber fucceilio-
ne CI lpediremo,& prima del gonfalonier Piero,e poi del Cardinal Francelco (ì ragionerà.
2?< fiero ilma^fii/ìco Cjonf, k vita ,
P
I E R O nacque l'anno 145- 1 il dicialTettefimo giorno di Marzo, e peruenuto al tren
tefimo anno della (ìia età incominciò viuente il padre ad effer ammelTo nel numero
de (ignori . nel qual fu vn'altra volta l'anno Ss> . Furono quelli tempi molto tran -
quilli in Italia , ma auuicinandofiperl'ambitionediLodouico sforza & per i peccati de
popoli in gran parte la louina di ella , i Fiorentini lèntendo , che di Francia Ci prepa-
rauano arme , mandarono Piero con Gentile Vefcouo d'Arezzo per ambalciadore al
Re Carlo Vili, fi per vedere quello , che il Re intendeua di fare , come per far opera
di placarlo, fé in alcuna cofa hauelTe egli piefo fdegno contra la loro Republica . Ma eA
fendo il Re calato in Italia , & dalla fua venuta nati tutti que mali , che quafi à cialcuno
fon manifefti, fra gli altri flati , che mutarono conditione & fortuna, vno fu il dominio
Fiorentino , il qual da vn lato liberatofi dalla maggioranza di Piero de Medici , dall'altro
ne perde Pila con quafi tutto l'antico ilato di quella Città. Onde ne nacque la guerra Pi
fàna; la quale mentre l'anno 5? 5- con pari ferocia da amendue le parti fi maneggiaua, i Fio
rentini, 1 quali hauean bifogno per la via di Lucca, di {occorrere Librafatta , mandarono
Piero per chiedere il paflb à quella Republica & per veder iè potea con la fua indulkia ri-
muouer da quella imprefa Monfignor di Farlet capitano degli Alemanni . ma fu in ciò l'o
pera fua più pronta che fortunata per effer non così p: elio à Lucca arriuato, che Librafac
ta peruenne in poter de nimici . Era venuto a morte il Re Carlo principale cagione di
tanti mali, & era à quel regno, percioche egli morì fenza figliuoli malchi , fucceduto Lui-
gi Duca d'Orliens : il quale Lodouico duodecimo è dai nolhi fcrittori chiamato . a
cui parendo à Fiorentini necelfario , che fi mandaffe vna (bienne ambalccria , come
nella creatione de nuoui principi Ci colkma, & fi per migliorar in qualche parte le condi-
tioni, che la Republica hauea col palTato Re, vi fu intieme col Vefcouo d'Arezzo , e con
Lorenzo de Medici figliuolo di Pier Fiàcelco mandato il Sederini; come quegli à cui i co
ftumi di quella corte erano molto ben noti . Rellaua che Lodouico il Moro ( il cui sfre-
nato defiderio di regnare haueua (òuuertiti quafi tutti gli llati d'Italiajfuflc dalla mano di
Dio gartigato . il quale per diuina permilsione da gente peggior di lui fellone(camenre
tradito, & perciò pre(c> & in Francia menatone, quiui in vna prigione, hauendo per qual
che tempo pianto la follia delle fue mal moderate voglie, milcramenre morifli . hora par
uè a Fiorentini di mandar amba(ciadore à Milano al Cardinale di Roano, che v'era per
lo Re Lodouico , Pier Soderini non folo per rallegrarfi (èco in nome della Republica di
così prerta& felice vittoria, maperdilporlo ad accomodar i Fiorentini d'alcuna parte
delle fue genti per valerlène nella ricuperatione di Fifa . la qual domanda ancorché hauef
fé molte oppofizioni così per conto de Pilàni ilìelfi,come de Genouefi,de Sanefi,e de Lue
chefijche non defiderauano per cagione dei loro intereilì la grandezza dei Fiorentini, heb
be nondimeno per lo (òllecito procaccio di Piero intero eftètto;confiderando mafiìma-
mente Roano,che da i Fiorentini erano prótamente llati adempiuti i patti promefii al Re
circa la recuperatione di Milano/e non in genti in denari . Crefciuro per quelli & altri
maneggi Piero in (òmma riputazione fu l'anno 1 5-01 creato Gonfaloniere digiuilizia,
dal qual vfficio non era appena vfcito, che con Alamanno Saluiati & con Iacopo de Ner
li fu mandato per ambalciadore al Duca Valentino , à cui haueuano à concedere il paifo
per lo dominio della Republica alla sfilata con patto, che non douefle entrare in terra al-
cuna murata , ne di menar (èco i nimici & ribelli della Republica . Tornato dal Duca fu
mandato à Milano, onde ottcne 200 lancie Franzefi per ièruigio della patria, le quali da
Monfi-
,28 DELLA FAMIGLIA
Monugnor Imbaulc condorte,&: con 2 00 altre congiunte, à cui coraandaua Monfìgnor A
di Lancrcs furono cagione-, tliei Fiorentini tutte le terre in c|uella gueira,che allhoraera
in pie, perdute ricuperairero . à riceuer le quali terre eflb Piero & Luca de gli Albizzi furo
no depurati . Era in queito tenripo che fu verfò il iìne dell'anno i 502 la Città a termine
ridotta, che à rutti parca efler di bKògno, che in qualche modoilgouerno della Repub.
il riordinaile, & vari inodi di{corfi,queilo (òpra rutti era paruro il migliore, che per allho .
ravnGonf. àvualìcrealTe, il quale cittendendo con ferma 6c perpetua fbllecitudine
n prouedere à £itti della Città,non la(ciaflè efpolle a moltiflimi inconucnienti, che porta
con feco la fpefia mutazicn de magilUati , lecofe publiche , Ma giudicando tutti , che à
cofa di tanta importanza non Ci doiieflc por mano fènza hauernc prima impetrato l'aiuto
diuinojfi fece venir nella Città la rauola di nolira Donna dellìnipiuneta . Le cui piocef
fioni eifendo folennemente celebrate, fu per lo di feguente deliberato il Configlio genera ^
le . nel qual nò douéJo intcruenire meno di 1 500 cittadini,ven'interuéncro (ènza dar no
ialofpecchioducmila. Furonne nominati cilendo à ciafcuno libero il nominare 22 <j.
de quali foli X furono dell'arti minori . Et tutti coftoro andati à partito tre (olamente
vinlèro per la metà delle fflue& vna più come fi era deliberato, Antonio Malegonelledoc
tor di leggijGiouacchino Guafconi e Piero Sederini tutti e tre nobili, e per molte lor qua
lità non indegni di tanto gluditio . nel quale fi potè veramente comprendere, che il popò
Io negli vniuerfàlinon rimane ingannato . Rimandati tutti e tre à partito la feconda &c
terza volta ; che anchor queifo fi era propoli© , viniè Piero Soderini , la cui età non pa{-
fàua di gran lunga il cinquantciìmo anno , à cui le ricchezze ben acquilbte aggiugncuan
riputazione , & quello che negli altri huomini è ipezie d'infelicità , che è il mancar de fi'- C
gliuofi, m lui per beneficio della patria fu riputato felicillimo togliendoglilì occafione di
lolleuar j'animo à concetti maggiori . Meritò egli in quello magillrato gran lodedi cle-
menza & di modera7Ìone . perciochc Iblleuatoglilì contro quali nel principio del fùo vffi
ciò Luigi Mannelli , il qu?.Iccon vna lunga orazione imparata a mente fi pofc àbiafimare
quel gouerno, mcit) andò che la venuta dà Duca Valentino & la carellia del grano pro-
cedea di ordine del Gonfaloniere, doue quafi tutti i cittadini concorreuano , che per così
fatta temerità egli dcueaelTcr punito di pena capitale, come turbatore della traquillità
de! pacifico ilato , fu nondimeno per opera principalmente dd Gonfaloniere,accioche il
fùo ur.pciio non incominciafie con (àngue per X . anni confinato fra le quindici miglia,
&an-imunito p^rfèmpre. ne in quella congiura, che gli fu ordita contra da Prinziualle D
della Stufa fi portò con tutta quella fèuerità , che harcbbe potuto fare . Fece leggi intor-
no il moderare le doti . Tenne gran conto della publica pecunia . delle fpefè della quale
non (òlo relè ragione minutilsinic;, ma introdufle altra forma circa il confèruarla . Fu gra
tiflìmo alla plebe . &c gìoriolfi, il che fu tenuto per vero di non hauer mai mandato perfò
na à magiilrati in prò ò in danno d'alcuno così circa le cofè criminali come ciuili . Ma
quello che à vera & nobil lode gli fi può con verità attribuire fu i'hauere (òtto il (ùo ma-
gillrato per mezzo della (ùa diligenza tiacquillato alla Republica l'imperio di Pi(à , della
quale per lo (patio di quindici anni n'era già llata priuata . Era già l'anno 1 2 venuto ; &
la Città & il Gonfaloniere di pace & di ripolò in guerra 2>c trauaglio caduti , quella heb»
be tema di rouinare , & quelli affatto rouinò . de quali accidenti quelle furono le cagio- £
ni . Defiderando Giulio fecondo Pontefice di cacciar 1 Franzefi d'Italia , Ci doleua che i
Fiorentini, & per loro il Gonfaloniere da cui erano retti , à ciò non acconfèntill'ero . ma
non che di ciò il Papa fufie confòlato, anzi effendofi alcuni Cardinali da lui alienatii haue
uano per mezzo de Franzefi ottenuto, che in Pifà il concilio Ci celebradèjonde l'animo di
Giulio venne ad adirarfi contra del Gonfaloniere maggiormente , Et perche fènza gli in
flromenti le grandi cofè ad effetto condur non Ci poflòno , liauendo il Pontefice i Medici
ribelli di Firenze amici, i quali per molti benefici fatti non furono mai priui della dcuo-
zione di molti, che in Firenze la lor parte benché occultamente (èguiuano , per mezzodì
colloro cercò di mutar io ilato della Republica, & di cacciar via il Gonfaloniere .
Quella
S O D E R I N A. i2<7
A Quefla fiì la prlncipal cagione (ènza alcun dubbio dclh rcuina di lui , /a quale da alni aiti
ti iofpinra hebbe pronto, & fpeditiflìmo fine . & di quelli il più principale fu l'hauei egli
voluto far ogni colà da (è,& ncn hauer con la Tua fortuna intereflato a/tri in quel gouer-
no . La Cjual cola fa fpeflb rouinar i Principi,ne co(à alcuna è che più confèrui le Rcpubli
che; anzi la prinopal cagione , perche più le Repub. che i Principi fieno difficili ad ef ba-
gnare non è altra che quella . Trouandofì dunque le colè in tal modo acconcie , & ef-
{èndo l'Italia d'arme Franzefì & Spngnuole ripiena, & il Papa con gli Spagnuoli, & i Fio-
rentini coi Franzefì congiunti, gli Spagnuoli dopo diuerii progrcfFi profpeii & infelici
à Prato accollatici & da Medici feguitati di quella terra s'infignorirono . Onde in Firen-
ze, la qual fi trouaua per conto della guerra del Pontefice dall'armi fpirituali &z teaipora-
g li combattuta, s'incominciauaà mormorare; <3(: come nelle colè quando vanmale,auuic
ne, s'attendeua da molti a rouefciar di tutto ciò la colpa fòprailGonfiloniere. il quale
trouandod folo, & non volendo altri fèco i pericoli accoramunare, con cui la buona for
tuna non haueuano accomunato , diede cagione a chi non l'aniaua , & à chi fperaua con
la mutazion delle cofè di migliorar la fùa condizione , a tirarlo giù da quella altezza , in
che la patria non ingombrata prima da tante paffioni l'hauea collocato . Coiloro furo-
no Anton Franccfco de gli Albizzi, Pagol Vettori, & Bartolommeo Valori, i quali anda
ti l'vltimo giorno d'Agolfo à trouarlo in palazzo nel proprio alloggiamento , m tempo
che i Signori erano con la pratica in filila fàla dell'vdienza à fèdere nel Configlio degli
_ L X X X , ghfignitìcarono neceffaria cofa efière, che egli di prefènte a cafa iène tornafle.
Le quali paiole difìcj o in modo , che pofTette egli , fé ciò non facelfe , comprendere , che
ghene andaua la vita . perche ò sbigottito dal timorejò pure perche egli ncn volt flè,che
per (ùa cagiona la Città fi partifTe, S-c fufcitafTefi qualche ciuile tumulto , fi poiè in poter
loro, da vna parte de quali cauato di palazzo lènza fàpata de gli altri Magiilrati àcafà
{ùane era co/ìdotio, quando egli giunto al Ponte à Santa Tr;;iita per l'aiTanno, chefo-
ilenea, chiefè di grazia, che in cafà Francelco & Pagolo Vettori, i qu.Uì abicauano lungo
Arno, fuffe lafciatc entrare . Il che liberamente concedutogli , & tornati gli altri preita-
mente in palazzo , oue molti altri parenti & fèguaci de Medici erano entrati , fi pofèro à
ftrignere i Signori, i quali doueuano vfcir la fera medefima à rimetter i fuorufciti,& a pri-
uar iegittimaniente il Gonfaloniere . Furono per quelto da Signori , fi come per legge
^ era dif pollo, ragunati i Collegi, i Capitani di Parte, i X della guerra , & gli V 1 1 1 di Balia
co Confèruadori di legge . Fra quali mefià a partito la priuazione del Gonfalon!ere,non
furono trouate più che noue faue nere, che ciò volefTero . La qual cofa da Pagolo Vetto
ri fèntita, nella cui cafà il Gonfaloniere fi ritrouaua, trattoli auanti, fece lor veduto , che
doue llimauano procurargli il filo bene, gli facean male; peroche egli non vedea in che
modo poter frenar il popolo, che noi tagliaflè à pezzi . Alle quali parole prelìiando i Ma
giilrati fede,concorfèro alla lua priuazione. perche partitofi egli la notte f èguenre accom
pagnato da Mufàcchio Capitano di caualli Leggieri inlin nel tenitorio de Sancii , quindi
come poi il fèppe, fène pafsò chetamente in Ancona,oue poliofi in mare andò à far la fùa
abitazione in Ragugia.Ma rientrati i Medici & prefa balia da cittadini cófidéci alla parte,
E Piero fu per cinque anni confinato a Ragugia, oue già eran venute nouelle, che egli fi era
riparato , con quello , che finito il tempo non potefle effer rimeflo fé non per partito de-
gli OttOjche s'hauea à vincere tra loro con otto faue nere. Ma creato Papa l'anno feguen-
te il Cardinale Giouanni de Medici, non folo fi come conueniua à Vicario di Dio,
leuò il detto confino , ma richiamato Piero à Roma , quiui mentre viflc il trattenne con
grandi légni d'amoreuolezza Scd'honore .di che ne fu fbinmamente lodato. Fatto dun-
que egli abitazione in Roma per tutto il Ponteficato di Lione & in quel d'Adriano peruc
nuto , finalmente parti di quella vitali tredecimo giorno di Giugno dell'anno 1522
con buona grazia ( dice il Cambi ) del popolo di Firenze . Quel bel fépolcro
di marmo il quale è nella tribuna del Carmine pollo à man diritta sfatto di mano
di Benedetto da Rouezzano , credefi che Piero ò per lé ò per lo Cardinal fuo fra»
O tcllo
i;o DELLAFAMIGLIA
teifo haueffc frìtto fare mentre egli era Goi^f. à vira.Ma eflendo egli morto à Roma,& le ^
colè de Sederini da Quella grandezza cadure,così inlìno a prefenti tempi fènza altra per-
fbna metrerui,{ì è reitato.Et à tale irlbbilità fono il più delle volte i cócetti dell'humanc
colè lòttopcl^ij onde è (àuio conllglio di metter i nolhi penfieri in colè ibbili &c iècure.
P^l rat dinaie FraKcefce »
NACQ^VE Francefco il X.giorno di giugno dell'anno i45'^.&fufatto Vefcouo
di Volterra viucnteilpadre.onde fu capo deiramba{ceria,chei Fiorentini manda
rono a preilar vbidienza à Innocenzio Vlll.lano i484.Truouo che l'ano 145^4
nel partire, che il Re Carlo Vili fece di Firenze,la Rep.elcflè per far compagnia al Re &c
per rirrcuarfi sppreflò la Tua perlonail Vefcouo Soderini,&: Neri Capponi.Fui vn tempo g
in penlìero, fé Franccfco Soderini giouane ritratto da Donatello & pollo nel campanile
inheme con Giouanni di Barduccio Cherichini, che è quella llatua , che hoggi e detta il
Zucconc,Killè llato cjueilo Francelco.ma perche il Ve(couo nafcc l'anno 5 5 & Donarci
10 iì morì nel 6'6'.cnde quando l'haueflè fatto neHeilremo anno della vita, che non lauo
l'òjharebbe Francefco hauuto i ^ anni, mi fon finalmente condotto à credere , che fuilc
(quell'altro Francefco figliuolo del primo Tommafò , di cui di fbpra à e. 1 24. A. fi parlò .
Morto il padre &: lucceduta la murazion dello fiato , nel qual tempo egli hauea attefò al
gouerno della fua chicfà , & fùccedute le turbazioni della Rcp. per conto della guerra di
Pifacgli fu l'anno i 5-0 1 infìeme con Luca degli Albizi mandato da Fiorentini al Cardi
nal di Roano.perthe egli riceuefle di nuouo la Rep. nella protezione del Re . Seguita la _,
creazione del fratello a perpetuo Góf. della città. & trouandofì egli Ambafciadore per la
Tua pania appreflo il Re di Francia.fù da AlefTandro Borgia nell'X I & vltima creazione
che egli fece de Cardinali infìeme con otto altri creato Cardinale dd titolo di Scìnta Su-
sanna. Della qual ambafceria in Firenze ritornando,fù riccuuto con honore grandiflimo
da tutti gli ordini de cittadini & de magillrati. nel qual anno medefìmo efiendofi il Papa
morto, egli intcruenne nel Conclauc,onde vfcì Pontefice Pio II I . il quale non efTcndo
più che 26" giorni nella pontefical fèdia fèduto , gli conuenne di intcrucnir di nucuo nel
Conclaue,nel qual fu creato Papa Giulio 1 1 . Difcolbronfi in quello tempo alcuni Car
dinali dalla deuozione del Pontefice Giulio,fra quali fu Berardmo Caruagiale di nazio-
ne Spagnuolo, ik Vefcouo Sabinenfè,il quale pnuato del cappello & d'ogni dignità fpo-
gliato.fù al fùo Vefcouado promoflò il Cardinale Soderini . Ma fùcceduta la rouina del ^
a.W.i I. fratello nel i 2 fu egli cagione,che Piero ( fecondo il Guicciardini dice ^ )à Raugia fène
pafTafTe; dubitando che il Papa ò per fdegno ò per defìdero di valerfì de'fùoi denari.i qua
11 era fama efièr molti,non fufle per ofTeruargli la fede . Morto Giulio l'anno fcguente ,
interuenne parimente in quel Conclaue, nel quale fu promofTo al Ponteficato Giouanni
de Medici, Se detto Leon X. il quale come di fòpra habbiam detto reflituì i Soderini , fé
ce venir in Roma il Gonf.Piero,&: col Cardinal Francefco,con cui per le cofè fèguite non
douea effer molto buona intelligenza, amici & parenti lì rellarono . Pafsò eglifbtto Leo
ne dal Sabinenfè al Vefcouado Prenellino ; & finalmente vedutala morte di Leone, &
nel fùo Conclaue trouatofì, concorfè con gli altri alla creazione d'Adriano. In que-
llo tempo ò perche con la morte di Leone folle fciolta quella beniuolenza,che tra l'vna E
famiglia & l'altra fi era riconciIiara,ò che gli humori, che per nfpetto del Pontefice cia-
no flati tenuti ricoperti fi palefàfièro , il Cardinale fi volfc à tentare di murar lo Itato di
h.GÙìc, Firenze . ^ Prcfo per quello egli con rutti i fùoi per amico & confederato del Re di Fran
^*- 't. eia ottenne dal Re , che Renzo da Ceri con l'autorirà fùa fi iT-oueffe per mezzo dell'ar-
me a far quello effetto ; douendo tra tanto Renzo con le fue genti eflcr pagato dìl Car-
dinale, obbligandoli nondimeno il P.e, il quale in quel tempo erainnecefiità dimo-
rerà , di rimborfarnelo à certi tempi . Fecerfi alcuni cflctti da Renzo, ma per eflcrli
il Cardinal Giulio de Medici , il qual fa poi Clemente VII prouueduto , hauendo in-
nanzi tratto hauuto notizia di quelli penfieri , non furono di molto momento .
Onde
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^ Onde fèguito accordo tra luì & la Republic3,quel mouimento Ceti nudò in fumo. « Non e. <7*jV.
(ì sbigottì per tutto ciò il Cardinale , il quale hauendo ciò tentato in allenza d'Adria- ^^'*'*
no» arriuato che fu il Papa a Roma,con incredibile artificio fi hauea guadagnato l'animo
del Pontefice, per tal modo che il Cardinal de Medici non giudicando lo llar in Roma Ci
curo, {èn'era tornato in Firenze . Hauea il Soderini qutùo fauor conleguito da Adria-
no col molirarfi (òpra modo defiderofo della pace vniuerfàle della Chnllianit3,alla qua
le vedea il Pontefice inclinato . Il che potea egli ottimamente fare per eilèr huomo (à-
gaciflimo {òpra tutti gli huomini dell'età fùa ; & perche accompagnaua 1 concetti del-
l'animo con l'ornamento & con l'efficacia delle parole . Ma proccurando egli in tanto
di perfuader al Re di Francia ad alFaltar con armata marittima la Sicilia per fèguir poi di
g CIÒ altri effetti, & di tutto ciò trouatene lettere, che egli fcriuea al Vefcouo di Santes f ùo
nipote, Adriano riputandoli ingannato dall'arti fìie il fece ritener prigione in Caldei San
to Angelo; &c come di huomo fpacciato nel di medehmo della ritenzione gli fece votar
la ca{à delle molte ricchezze,delle quali ella era ripiena,con tanta {èuerità,che eflendo pò
co di poi il Papa caduto graueméte infermo, & veggendolì vicino alla morte,dichiarò in
quegli virimi di della vita il Soderini inabile à interuenir nell'infante Conciane . Non-
dimeno paflato che fu à miglior vita Adriano, il Cardinale per conceflione del Collegio
liberato di prigione , & allo fcrutinioS: a gli altri atti del Conclaueammeflo, ftettein
fino ali'vltimo pertinace a non confèntire, che il Cardinale de Medici fufle creato Ponte
fìcc . Ma non potendo egli alla diuina volontà contraltare, fu Giulio promofFo ai Pon-
teficato, nel quale fi fece chiamare Clemente V 1 1 , per volere ( fi come molti credetto-
no ) col nome far fede della fua ottima intenzione hauendo, fubito che fu eletto,perdo-
nato & riceuuto in grazia il Cardinal di Volterra con tutti i fuoi . Non furono dopo
quella vltima azione molto più lunghi i giorni del Cardinal Sederino, il quale paflàto
già il lèttantefimo anno della lùa età , &c già creato Decano de Cardinali & fatto Vefco
uo Portuenfe & Oftienfè giunfè l'anno i p4 al fine, à che tutte le humane colè corro-
no,6<: in Roma in Santa Maria del Popolo fu lèppellito . Di cui,perche quel che diife vn
accorto Fiorentino,è molto atto à diroollrare 1 coHumi di lui & delGonfalonier (ìio fra
teIlo,mi piace in quello luogo di farne menzione . Il che fu ; che le il Cardinale fulTe Ila
to'il Gonfaloniere , & il Gonfaloniere il Cardinale, lènza alcun fallo & il Gonfaloniere
^ farebbe flato Pontefice,& il Cardinale Signor di Firenze per dimolìrare,che fi come con
la manfuetudine, con la bontà, & con la fincerità leggiermente il Gonfaloniere {\ lareb-
be acquillato il Ponteficato, così il Cardinale con la làgacità, con la vigilanza, ^ con la
fila profondillìmafimulazione farebbe indubitatamente peruenuto al Principato della
fila patria . bora à i due fratelli ammogliati pa(Ièremo,&: prima di Pagol'Antonio ài. del
fuo ramo, & polcia di Gio.Vcttorio & de fuoi dilcendenti Ci tratterà ,
Vi 'Pagol'y^monio & defuoificceffori ,
ANCOR che non folle molto lunga la vita di Pagoloantonio:perciochc nato l'an
no 1 448 morì auanti , che il fratello folle creato Gonf. à vira ; palsò nondimeno
per tutti ghhonori della Republica& dilanio &buon cittadino lalciònome.
Egli llato de Signori due volte l'anno 78 & 86" Se altri vfici elèrcitato, fu nelI'Si? con la
copo Guicciardini & con Pierfilippo Pandolfini mandato per riccuere Ilàbella d'Arago-
na figliuola d'Alfonlò Duca di Calauria à Liuorno , la quale n andana à marito al Duca
di Milano . Fiì nel <>4 creato de X quella prima volta, che fu inllituito , che non X del-
la guerra, ma X di libertà & pace chiamar lì doueflero . Andò l'anno Icguente col Car-
dinal San Malo per rihauer Pila, come che di ciò nulla fi facellè , Fu poi con tre princi-
fah cittadini il medefimo anno mandato à Napoli àrallegrarfi col Re Carlo Vili del-
acquiUo fatto di quel nobilillìmo regno . Nel fin del quale anno fu anco tornato ad
clTer creato de X, & mandato ad Entraghes con Pier Francelco de Medici per la reflitu-
O 2 zionc
t^ltfsaJr»
Cu. San-
jia Cctt.mef
fan* dtlìd
Piero .
Ciulunt
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Tomm^fì
ly, DELLAFAMIGLIA
zione dì Pifà.Finalmeme fu nel 5^7 tratto Gonfalonier di Giuflizia in tempo che la citt a y^
elìendo già accelà la guerra PriÀna, era tutta trauagliata . £talihora fu anco creato de
X. Due anni dopo per le medchmc cagioni tu con Gio. Batiiìa Ridoitì , de quali due non
hauea in quel tempo la Republica cittadini più chiari, mandato à Venctia per vedere che
eHto douclTero haucr quelle pratiche, che allhora per le mani lì tencuano . Dopo il qual
tempo noi veggo io in altre publiciie faccetìde apparire,onde io Ihmo in quello tempo ef
{èrfi morto . lalciò egli cinque tìgliuoli : de quali Tommalo fu il maggiore . Aleilandro
nato l'anno 1472 nonmeijò moglie &douette morir giouane. Non ne menò anco
Giouan Batifta.il qual nato neli'84 (ì morì à Napoli Commcflario della Republica . Pie
ro prelò moglie in Vicenza Dea de Conti da 1 iene ne generò vna figliuola detta Dia-
ncra, la qual vediamo hoggi moglie di Matteo Strozzi del ntmero dei X L V i 1 1&: ma ^
drcdi molti honoranllimihgliuoli Sctìgliuole. Giuliano come che VekouodiSantes
fufle,la{ciò vnfigliuol naturale detto Giulio. Tre di qutlh fratelli l'arno i 5 12 , che fu
ii Gonfalonier Piero difcacciato, Tommafòdi cui apprtilb parleremo per tre ai.ni à Na-
poli, Giouan Batilla per tre 3 Milano, & Piero per tre à Roma fur confinati . Rellituiti
poco dopo da Leon IJecimo , furono in tempo d'Adriano l'anno 1522 vn'altra volta
confinati per cagione che citati per fofpctto di eller interuenuti nella congiura di Zancbi
Buondelmonti & di Lu;gi Alamanni non comparirono . & nondimeno così Tcmmafò
come Piero & Giouan batilla furono di nuouo rellituiti l'anno ièguente , che fu creato
Clemente VII. Tali dunque furono gli accidenti & lo Ibto di quelli fratelli . Tom-
malo nato l'anno 1470, oltre le cole dette, trouiamo che l'anno i ^01 himandatoAra
balciadore dalla Republica per interuenire nelle nozze che s'haueano a celebrare in Ro •
ma tra Lucrezia Borgia figliuola d'Alclfandro VI eil Duca di Ferrara. Etl'anno 1505
fu col Velcouo d'Arezzo &: con altri principali cittadini mandato per prelbr l'vbidien-
za in nome della Republica Fiorentina à Pio 1 1 1 . Pontefice . Ma ellendoli il Papa mor
to, mentre elli li apparecchiauano a comparire con magnificenza come con tanto Prin-
cipe fi conucniua,t:urono a tempo a far quello vficio con Giulio 1 1 . Confinato poi & re
ilituito come 1^1 lopra (1 è detto fu finalmente l'anno 1527 del mele di maggio dal Con-
f jglio Generale , cacciati che furono i Medici, fatto alle più faue de X. di libertà, & poco
dopo de X X cittadini eletti à ordinare il modo degli vfici the s'haueano à fare in detto
general Conliglio , oc hauendoli à crear il nuouo Gont.il quale hauea per quella volta 1 j p^
mcfi à durare, Tommalo fu de jfei che vinlòno delle più faue nere , come che Niccolo
Capponi fufle finalmente rcllato . Ma rientrati di nuouo 1 Medici , furono il lècondo
dì di dicembre dell'anno i ^3 o&: egli & Tommalo Tuo Cugino & Pagol'Antonioiuolì
gliuolo di nuouo confinati . Hebbe Tommalo due donne Fiammetta Strozzi Ibrella di
Filippo & poi FrancelcaPandolhdi. delle quali hebbe dodici figliuoli tre malchi&noue
femmine, le quali tutte fuor d'vna , la quale lì relè monaca nelmonallero degli Angeli ,
con ricchi, nobili, &: principali cittadini congiunlc, & di tutte nacquero figliuoli di mol
to valore & per vane cagioni in llima grande & chiarezza della lor patria . La prima il
cui nome fu Maria fu maritata à Pier Francefco de Medici , onde naeque Lorenzo che
vccilè il Duca Aleilandro, & il prelènte Arciuelcouo Giuliano con due figliuole femmi-
ne , che vna di Piero & l'altra di Ruberto Strozzi fratelli fur mogli . La lèconda chiama ^
ta Fiammetta diede à Bindo Altouiti, & di lor nacque l'Arciuelcouo di Firenze,&: il pre-
fente Giouan Batilla , il qual viue in Roma con molto fplendore . La terza fu maritata
in Vicenza al Conte N. . . Gualdo , di cui elee il conte Lello . Lilàbetta la quarta
fu moglie di Ruberto Bonli, del qual matrimonio oltre il dottor Domenico , il quale e
hoggi in Firenze de primi Auuocati della cittàj&cc Auditore dei Principe circa le colè ac
finenti alla Religione nalce l'Arciuelcouo d'Ais . Argentina fu data ad Antonio Cani-
giani, della quale oltre Giouanni Si Tommalo nalce l'Arciuelcouo di Bilìéis . Di Ma-
netta fu manto il Conte Simone della Gerardtlca,di cui e figliuolo il Conte VgoCaua-
liere di ottime qualità . Catcìiua data à Lionardo Cinori htbbe Baccio oc Tommalo ,
^uelU
S O D E R I N A,
'3J
^ quefti gfouane già di belliflìmo ingegno, quel/) huomo militare & il più grande & del
più ben dilpollo &c foimato corpo, che iu toriè alcu'alcro gentil'huGmo in tutta Italia .
Nannina moglie d'Agollmo del N'ero e nwdre de Signori di Poragi'iano, Nero & Fran-
ce(co & fu già di Tommafò, il quale nelle lettere, nella pittura, nella poeha; & nella Ar-
chitettura hcbbe pochillirni pan oltre molte altre rare qualità , che in lui grandemente
rifplenderono . Dei tre figliuoli malchi, cheeglihtbbe Alellandrofù vcciloà Venezia
trouandolì in compagnia di Lorenzo de Medici luo cugino , da cui il Duca Aleilandro
era Ibto vccifo . Francefco fu Chcrico di Camera . Fagol'Antonio ville in Roma con
ricchezza & riputazione; & benché nella guerra di Siena per le colè ancor di treko (ucce
dutehauellefauoritolaparredeFiorentinr; onde egli perde que beni, che in Firenze
1^ pofledea, morì poi riccuuto in grazia dA Gran Duca Colimo . Ht di Fiammetta Stroz-
zi hebbe più figliuoli : de quali viuehoggi Alfonio Baron diCoIIalro imparentato in
Roma co Mattei . Fu di lui ancor figliuola Fiammetta, la quale ilara moglie di Aleflan
dro Soderini fecondo cugino di (ilo padre, & di lui generato vn figliuolo chiamato An-
ton Francefco è hoggi à vn de Marchefi Malelpini rimaritata , donna per quelle dori ,
che all'altre donne nobili iìconuengono à ninna altra della {uà nobililhma patria ii)fe-
riprc; ma perche per l'eccellenza dell'ingegno , & delle lettere. Se delle poeda delle rime
Tofcane à quelle ranllìme antiche (i può fenza rolTot di chi ferine paragonare , fcnza ve
run dubbio ella non fòlo infinite altre foprauanza, ma lì può veramente per vna fra i'al-
_ tre delle Fiorentine glorie annouerare.
Ti ^io, Vettorio dottor di L & de fuoifuccejjori »
Gì O, Vettorio per alcuni rifcontri trouiamo, che douette nafcer Tanno 14(^0.10-
Ito che fu abile ad eflèr de Signori, fu ammelfo l'anno j?o àqael m.ig'lh'ato , ha-
uendo in tanto dato opera alle leggi & in quella profellione preloie il grado . lui
à fei anni efèrcitò vn'altra volta quell'vlicio . Ccrreuano gli anni tempclloli de Fioren
tini per la ricuperatione di Pità tal che molto più in quel tempo eh- in altro tu efèrcitata
la virtù degli nuomini valoro{ì& amanti della lor Kepublica, perche afpetttandoli in
Liuornoil Re Cattolico l'anno 1406", il qual pafTaua la Napoli per nmuouerne lotto
^ {pecied'honore li Gran Capitano, lacittà gli mando per AmbaLiaJori in quel luogo
condoni magnifici &copiolì per rinfrefcare l'armata il dottor Gio. Vertono inliemc
con Alamanno Saluiati (Se con Niccolo del Nero, li come fu l'anno 15-12 manditoà
Gurgenlè. Peruenne viuendoinfino all'etàdió'S anni ; & perche ciò lia vafcgiioUei
credito, nel quale egli viuea apprello i fùoi cittadini,balkrà dire che fanno i 5- 2 8 nel qua
le egli poi li morìjelfendoragunatoil Conliglio grande oue interuennero i ^^jó" eirradi
ni per creare il Gonfaloniere per vn'anno, & douendoandarea partito 60 cittadini , de
quali n'haueano à vincer (èi , non fé ne potè vincer più di quattro, fra quali fu egli , T6
malo fùo nipote, Baldaflàrrc Carducci, &: Niccolo Capponi,come che il Capponi rellai
fé . Hcbbe Gio. Vettorio vn fòlo figliuol mafchio chiamato Tommafj , il quale ancor
E egli fi come il Gonfalonier Piero fuo zio co Malefpmi s'imparentò, del qual matrimo-
nio nacquero Giouan Vettorio & Aleffandro . Trono io che fu egli l'anno i f 5 o confi-
nato per effere fiato innanzi la ntornata de Medici vno di quelli della milizia, fi come
fu anche Tómafo di Pagol'Antonio fuo cugino . Hor Aleffandro fvno de fuoi figliuoli ,
di CUI dicemmo Fiammetta Soderini efière fiata moglie , e di lei f\ nton Francefco hauer
generato mori non molti anni fono diffauenturofàmente . Gio. Vettorio il qual di Ma
ria de Nerli fùa donna è padre di Pier Tommafo, perche il primo chiamato ad fuo no-
me gli morì ancor fanciulle tto viue di preséte huomo per molte fùe qualità da per fé iKf
fo fenza che io proccun d'illullrarlo bafleuolmente npto & chiaro nella fùa patria . 6c
qucih è rutta la lucceflìone del vecchio Tommafò Caualicre , & f hto cinque volte Gon
(^gii^er di Giu^izia copie àiuo luogo fidilìéj ondcèdapafìare a Niccolo iimilmentc
ancor
Francefc*
e herico di
CtimerA
Paiola
x^nttni$
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l'alta ,
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no.
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S54 DELLAFAMIGLIA
ancor egli Caualierc , & Gonfaloniere Tuo fratello , & alla fùa fuccefllonc . nel qual ra- "■
mo per k ricchezze Si per alrri rirpecci nUede hoggi vna gran parte delio Splendor della
famiglia .
f)i 'Niccolo il Cuualicre , & de fuoi fùcceffòri .
NICCOLO fu maggior d'età dei (uo fratello Tommalò; ra! che egli douette na-
fcere intorno il 1 400. nel 40 fu tratto de Signori la prima volta , & nel 46" la fe-
conda, fin che peruenuto al ^ i conlèguìla fuprema dignità del Gonfalonerato ,
nel qual tépo dehderando Alfonfò Re di Napoli,& i Veneziani allhorà cógiunti inhemc
d'amicizia d'impetrar faluo condotto da Fiorentini per poter mandare loro Ambafciado »
n in Firenze più per (eminar dilcordie fra cittadini; làpendo che v'era le parti, che per al
tro buono eiìetto, fu dal Gonfaloniere & da Signori l'uoi compagni ali'Ambafciadorc
dd Re conceduto ampiamente . A quello de Veneziani fu i"iipoilo,che eflendo i Fioren
tini in lega col Duca di Milano non poteano fènza Tua participazione riceuerlo.non che
alcoltarlo nella lor Città . perche i Veneziani s'incominciarono àrauuedere , che m Fi-
renze non fi tenea più conto di loro, che eilì de Fiorentini in Venezia fi faceflèro . Non
hcbbe dunque effetto veruno quella amba(ceria,nóvolendo il Legato del Re lènza quel-
lo de Veneziani venirne à Firenze . Attendendo dunque ciafcuno à prouuededi perla
guerra; il Re ei Veneziani coBoIognefi; &i Fiorentini coGenouefi d'accompagnarli
proccurarono . I Genouefi per mezzo del Duca prontamente entrarono in lega co'Fio- _,
rentini; ma i Bolognefi in quella del Re & de Veneziani non vollero entrare . Manda-
rono ancor la Republica & il Duca Ambafciadori al Re di Francia per proccurare d'en-
trar in lega con lui . Ne quali penfieri Ci confùmò il Gonfalonerato di Niccolo , Io non
iàrei per ilcriucre quello, che à quello è per fèguire , Ce non foffeper dimollrare inlieme-
mente,quanta è llata in ogni tempo la gratitudine del popolo Fiorentmo verlo i benemc
riti delle buone lettere , Dico dunque , che ellèndo l'anno 14^^ morto Carlo Marfùp^
pini Segretario della Republica & huomo chiaro negli iiudi dell'eloquenza, & per ordi^
ne di lei elTendo ilato deliberato , che l'e/cquie publiche non altrimente che à Lionardo
Aretino Tuo antecefiore furono fatte , gli Ci hicelPerOj furono à quella cura deputati huo
mini &c per lettere ancor ellì, & per nobiltà di {àngue de primi della città . Et quelli in-
lieme con Niccolo furono Giannozzo Manetti, Vgolino Martelli , Piero de Medici , & ^
Matteo Palmieri, acuì toccò di far l'orazione . Non mancarono degli altri carichi & più
graui & più importanti à Niccolo, fin che egli al fecondo Gonfalonerato peruenne l'an.
no 146" 5-. nel quale ellèndo in pièlacongiuradiLuca Pitti, d'Agnolo Acciainoli, &di .
Dietilalui Neroni tutti e tre Caualicri centra Piero de Medici, ^ già per nome conofciu
te nella città le diuerfità delle parti, chiamata quella di Luca dal fito della cafà nella qua-
le abitaua, quella del poggio, & la fazione de Medici quella del piano , rollo che Nicco-
lo fu Gonfaionier creato , il qual pendcua da quella del poggio , con lui i capi della fazio-
ne del poggio li riilrinfero; & lotto lo feudo della comune libertà vane colè gli propofè
ro; le quali finalmente tutte à cjuello tendcuano, che in qualche modo l'autorità di Pie-
ro de Medici Ci diminuillè . Il traccilo dall'altro canto à confèruar quello flato , in chefi E
trouauanoj ilconforraua.il popolo, a cui gran parte di quelle colè era palefè,llauaalpec
tando, che da Niccolo vlciflè qualche buon frutto, elTcndo in concetto grandiflìmo del-
ì'vniuerfale, & non dubitando, che altri l'hauefiè à corrompere . anzi eglihauea tanta fé
de in lui , credendo che da quello Ìa comune quiete haueflè à d ipendere , che accompa-
gnato, come dice alcuno fcnttoie da infinito popolo , quando andò in palazzo à pigliar
il Magillrato; gli fu per cammino polla vna Ghirlanda d'vliuo in capo . Ma egli aggira-
to continuamente dalle vane fèntenze di coloro, che gli erano tutto dì all'orecchio non
potè libero di paflionc gouernar fé & altri in quel modo , che farebbe flato necelTario ,
Con tutto cioragunò àquatrrodidel fuo vficio piùdi 500 cittadini in palagio, &:eflèn-
do
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^ ,<3o huomo eloquente, ili tenace memoria, & animofò molto parlò per vna /unga hora al
popolo, raccontando i difòrdini, ne quali h Republica era peruenuta, & quali danni , fé
à CIÒ non lì nparaua , ne poteano interuenirc ; & per quello domandaua nel fine del Cuo
ragionamento, che cia(cun cittadino fpogiiatofi de particolari intereflì coniìgliallè quel-
lo, che in ciò fuHè da fare . Montarono molti dicitori in Ringhiera , & vanecofe furo-
no dette oc propfte lènza che ninna iène conchiudefTe, inguila erano i pareri delle con '
trarie fazioni contrapeiàti . Fece fette di poi vna nuoua pratica d'vn conlìglio più riltret
to, oue interuennero 5 00 cittadini , & hauendo con vna copiofà &c ornata diceria dimo
ftrato le auuerlìta , che alla città di Firenze erano inreruenute per cagione delle difcordie
non folamente in tempo del popolo, ma de grandi, & quante vccifioni, quante calamita
g erano per queiì:e gare fèguite, cercaua di nuouoj che ogni huomo, che amailè la pace dei
le lor cafè, la quiete decittadini, &c il bene vniuerfale della Republica , volefTe liberamen
te dire il parer fùo . Ma ne più ne meno fègui della prima volta,el]èndo per i difpareri de
confultori ogni cofa itafène in fumo . Entrò per quello in penfiero , che fi riuedeflèro i
conti di coloro : i quali haueano amminilVato la Republica, & per confìglio di Luca Pit-
ti non fène fece colà alcuna . Tentò di eflèr fatto Caualieredi popolo, & non l'ottenne .
Correflè ma con molta fatica alcune cofè mal fatte, tra le quali fu tolta vna legge fatta
in tempo del fratello, che concedeua premij à chiunque vccideflè alcuno ribello . Final-
mente fu meflb su in far nuouo fquittino , la qual colà gli tolfè à fatto la grazia , che per
l'addietro s'hauea acquillata, con che poG fine al fuo Gonfalonerato ; ma non finirono
^ per quello le difcordie delle parti : le quali ingrolFando molto non folo coi fauori degli
amici & fèguaci di dentro, ma con numero di molti fanti & caualli di fuori, fen attende-
ua di momento in momento cattiuiflìmo effetto ; quando Niccolo di notte tempo con
più di 200 perfòne, le quali hauea ragunate al forte di Camaldoli , andò à trouar Luca ,
proponendo che s andallè à pigliar il palagio , perciochc v'erano cinque de Signori della
loro fazione, tra quali era il Gonfalonier Bernardo Lotti , cheperellèr del quartiere di
Santo Spiriro era amico comune di lor due . Altri voleuano,che s'andallè à metter fuo-
co alle cafè di que cittadini , i quali s'accoflauano a Piero , & fecondo i fini ei difègni di
ciafcuno , da diuerfi diuerfè colè fi proponeuano . Non illauan le cofè del tutto quiete
dalla parte di Piero . percioche v'eran di molti : i quali condgliauano , che s'andafle di la
D dal fiume a trouar l'altra parte, & con quella azzutìfarfì , & venir alle mani,prima che col
mezzo de Signori alcuna cofa acerba contra efiì potefièr deliberare . Ma quim per 1 au '
torità di Piero , & iui pr la diuerlìta delle fèntenzc ninna cofà fu mefTa ad effetto . On-
de Niccolo hebbe a dir a Luca, che egli per hauer fatto troppo à voglia di Luca, èc Luca
f)er hauer fatto poco à fènno di Iui,ammendue rouinerebbono . Finalmente eflèndo per
a tratta della nuoua Signoria ( benché non prefo anco il magilfrato ) migliorate le con-
dizioni di Piero, & fèguitato per quello accordo tra Luca & lui; Niccolo , il quale à que-
lla riconciliazione non era intcruenuto, andato a trouar Luca,gli parlò in (imil maniera.
Voi vi credete M.Luca d'hauer fatto la pace con Piero, & d'hauer a viuere in quella cit-
tà con quella riputazione , che hauete fatto infino à quell'hora . Il che Dio fa quanto
E m'increfce per conto voflro; percioche l'interuenire à gli huomini grandi de (inillri, fuo
le effer talhora colpa della fortuna;onde da molti pofhamo effere fcufati . ma l'ingannar
fi da fé llelTo è folo errore & peccato nollio , di che niuno quantunque amico ci può di-
fendere. Non fono l'oiFefè grani di natura, che elle fi poffano rillorare con le parole,& fé
alcuna cen'è che pefi nelle ragunanze degli huomini , quella che ci fi fa per conto di fla-
to è grauillìma . Per quella rare volte il padre dal figliuolo , & il figliuolo dal padre lì è
tenuto ficuro ; & i fratelli vcciderfi l'vn l'altro inficine è diuenuta hor rnai poco men che
cofa ordinaria . In fòmma non è legame alcuno fi forte,che à guifà di v?tro non fi Spez-
zi ageuolmente da qualunque piccol fòfpetto, che altrui entri pel capo ^ Et voi credete
che Piero habbia à dimenticar quella ingiuria meffo da noi in manifello pericolo dello
ilato & della vita ì A fatti grandi ò non fi dcbbe por mano , ò polla che vna volta vili
e non
Ceri,
Btrtitrd»
d»ttt»r di
Lorenzo ,
tentone,
cario refe,
di KArni.
de. Frane.
trariCfjco
dit tordi
Ir^i.
juS D E L L A F A M I G L I A
è , non {ènc cichbe caaar {cnza frutto . perciochs nonché il cominciarli , 'il fognarli reca
quel rncdcììmo rifchio, che il hnirli. Alla piinrd della pena.è molto dirugUcile il premio,
perciothe i fatti degli huomini coiaggioh benché infehci (ono ammirati , & (pefTo inui-
diati nelle loro tiufèrie, dedappcchi&de timidi è Ichernita& tenuta àvjle la felicita
ìAefla . Noi fiamo anco in pie; le genti; che habbiam di tuori, non fono lontane. ìi Gon
faioniere è dalla noiha . Nella città non ci mancano degli amici . Habbiamo a far con
vn auuerfario; ilqual tiene l'anima cedenti, &:con due fanciulli che appena fono
viciti da bambini . perche in quello poco tempo che ci relk non diamo noi dentro ? per-
che non facciamo venir cjucftc genti in Firenze ì perche non fi chiama il popolo à parla.
mento, & far vna balia à modo ncftvo ì ò pur è vero quell'antico prouerbio , che Iddio
a cui vuol male tolga il (ènno . Onde à me nel Gonfalorierato , &: à voi hora (ìa vistato
il prouuedere allo (campo noftro? Quello ho voluto dirui per non mancar alla parte
inhn neirclhcmo . Del rclì:o legna quel che fi voglia; non fi dirà mai che io al primo er
rorc habbia .-ìggiunto il fecondo . tt fé prima io non poflètri ò non fèppi da coriiorti al-
trui ripararmi; hora non patirò , che à guifàdi cieco da me ilelfo inciampi &l m'inganni «
Son ccrtOjche à me farà meno noiofo il mio libero & honorato ehlio,che non recherà al-
trui córento il rimaner à cala all'altrui (ìgnoria forropoilo . Ridefìoflì in Luca per que
l\e parole il vecchio ilim.olo, oc tfiaìdo il fìio animo incominciato a crollare, & inheme
con lui tutti gli altri della fua tazione ccmmouendoh , fi farebbe di nucuo venuto à lof-
tura;fc Luca da Lorenzo figliuolo di Piero ancor giouinetto non fofle lì:ato mitigato,tan
to che terminò fìrialmente quella Signoria fcnz'altro diAuibo . Ma entrato Ruberto
Lioni nuouo Gonfaloniere , non ilVtte però fofpefà la parte di Piero à prender partito .
perciocheragunatiglifì tutti intorno diccuano; che non era da far fondamento alcuno
nelle fallaci prcm.cfte degli auucrfàrij : i quali come per ifpcrienza fi era veduto , non di
dì in dì, ma di hora in hora fi eran murati . onde tanto ritarderebboLo a nuocergli.quaii
to fperaflero poterlo far con lor lìcurezza . Per quello recifa ogni altra pratica conthiu
deuano: che i tre Caualieri & il Sederini fi doueflèro far morire; ne f^ìcrar mai m.entre co
iloro fulicr viui, che la Republica haueffe à pofare . Piero non volendo in conto alcu-
no vdir parola di fàngue.dille, che fi offeruaffe il collume antico della città ; conuocafl'e»
Ci lì popolo à parlamento, & facefTefi vna b.ìlia,la quale à quelli dilòrdini riparaflè;la qua
ledoucndo di ragione la maggior parte eficr de loro amici , non s'hauea à tcmere,chc di
comune confcntimcnro non s'haucile à prouuedere alla quiete di ciafcuno . Quella fcn
tenza fu m^fla ad eilctro , & fatto il tutto intendere al Gonfaloniere , non più tardi che
nel fecondo dì del fùo magiilrato li chiamò il popolo a parlair>ento . Nel qual e colà ccr
ta &c Luca Pitti, & Diecilalui clTer interuenuti . Prefcii la balia, pofàronfi le armi , licen-
ziaronfi i foldari , &: creati à 6'di fèttembre orto citcadini di balia indeme col Capitano
del popolojvfcirono fìibiro infieme con ciìi i prouedimenti del nuouo magiilrato. jLa pri
ma legge fu, che le borie del Priorato per X anni fi reneflèro à mano . ApprelTo fi leflcro
i nomi de conhnatii tra quali Niccolo con Gcri fuo figliuolo fu per 2 o anni confinato in
Prouenza . In tal modo terminò l'autorità di Niccolo in Firenze ; ne molto andò , che
nel Gonfalonerato di Carlo Pandolfini fu ancor giudicato ribello . In quello tempo del
cacciamento della patria fu egli creato Caualiere dall'lmperadore, &; tentò in compa-
gnia degli altri fuorufciti di muouer per mezzo de Veneziani guerra alla patria . & ben
che col mezzo di fartolommeo Coglione vi h delle alcun principio, ogni difficoltà m
breuilìimo tempo dalla felicità degli auuerfàrij reflò fùperata . Hebbe di Gineura Ma-
cigrìi fùa moglie oltre Geri già detto due altri figliuoli , Bernardo dottor di leggi & Lo-
renzo ammendue di due Lucrezie i'vna Venturi & l'altra Guicciardini mariti . Dì Lo-
renzo per quel che io fàppia non rimafè fùcceflione . Bernardo dunque fu padre di Nic
colo, Antonio, Carlo, Giouan Franccfco, & Francefco. Antonio non hebbe moglie .
Cailofu Vclcouodi Narni.Gio. Francefco che con Maria Arrighi fi congiunfèauanzò
d'vnojl padre nei numero de figliuoli. Franccfco dottor di leggi generò di Caterina
Albizi
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A , .
Albizzi fila moglie Lorenzo & Gio.Batifta; quelli frate di S.Domenico, fi come fd vno f'^j.^J^
de fùoicugini,& quelli marito di Margherita Mczi. Ma Niccolò primogenito di Per- ^^
nardo lafciòd'Annalena de Ricafoii (a^ moglie (ì come il padre ancor egli cinq; figliuoli Giusdt.
mafcbi. Piero il primo fu morto in Fracia valorofaméte combattédo non ègra tempo. ^^'^'"'*'
Carlo Tvltimocosì detto dal nome del Zio gennliiuomod'amabihflìmi, &dolciflimi c^rii,
collumi ammn^'iliò /ungo tépo le cofé di Bernardo luo fra fello nel regno di i-'olonia,
& haucdodj mano m mano,tna fpezialmenìe neiPinterregnoche fuccedettealla morte
diSigilmondo ^ugulloacquiilato aiTaijfauorì in galla per quanto à fé afpstraaa con la
prontezza del dinaro le cole del »» J« ri^ijun j l.Uc ti^n^o fratello del Rè fu chiamato
g a quella corona, onde Carlo acquiilò molto della grazia dal Re nrico,&fu pciòerea-
to da lui gentiihuomo delia iùa Cameraj godendo di tutti quelli fauori.che ciafcij altro
Tuo domcllico & antico lèruidore potea partecipare. Nel quale vtìcio della Cannerà fu
anco cófermato dopo che il Re per ia morte dei fratello fu coronato Re d; Fracia Tor-
nato quindi con ricchezze & con riputazione alla paCiia, & à matrimonio congiunto^
con Antonina Macchiauelli fu qusfi rapito negli anni più frefchi dell'età f ja da mtépe- càxU
(liua morte.& lalciata la moglie grauida ne nacque il pollumo Carlo Gaafpacri ii q jal <^"''//'*''-
viuc fu afcritto dal Gra Duca Colimo nella milizia da lui milituita degli huomiii d'ar- J>1T*
me: nella quale altro che nobili & horreuoli Cittadini nò volle che follerò riceuuti. An ^»tonU
tonio douctte morirli giouane. Bernardo datoli a negozi. & fatto profìtti graadiiìim'. è '^"''"'"'^
flato & è tuttauia vn di coloro» i quali più con io fpendere,che con la parfimonia u lo.
^ fio andati auanzando ; nel qua! numero lòglio io fpezialmente porre de Fiorentini Lo-
douico da Diacceto,& Orazio Rucellai. Indubitata cofa è tra la cultura, & muraglie fat-
te nella ampiflìma villa fua di Calligliócello e Vliueto in quel di Pifa.luogo di i(^,ò 1 8
triglia di cirruito, in certe riparazioni & facciata dellacala di Firenze & Villa di Mótu-
ghi hauere (pelò ii valore di So mila Icudi. La cala & per ornamenti di dipinture,^ per
altri abbiglia menti & fplendor di mall'erizie & di paramenti è uk i che fu dal Gran Du-
ca Francelco giudicata dcgna^che il Palatino Lalches vi doueflTe riccuere. La liberalità
che con gli altri via deliberato di vfare nel proprio langue,& delle fue figliuole femmi-
ne non volendone alcuna far monaca.ha dato principio a maritarne vna, ii cui nome è
Annalcna con Rnff^cllo Martelli. De tre figliuoli mafchi hauuti di àlelfandra Torrigia .
*^ na figliuola di Lucca cittadino di notabili ricchezze morto il primo dal nome deli'auo- z.ucs
lo &dal bifauolo paterno chiamato Niccolò, viuono Luca così chiamato dal nome dell* ^'"'^'>
auolo materno»& Niccolò.che il padre ha tornato à rifare fanciullidi ottima elpettazio
ne. Et pche nelle Crilliane opere anco la pietà d\ Bernardo apparilca.oltrc vna Chielà
coftrutta & dotata nella fua già detta Villa di Calliglionceilo^ha in Firéze di marmi , &
di pietre mifchie far to far di otioijo il pergamo nella Chielà del Carnìine.oue cali paro-
le eleggono.
E
PIVM BER. SOD. MVNVS
BERNARDVS NICOLAI D. BERNARDI I. V. C. D NICOLAI
AECtVITiS AVREATI
Molte altre lòno le colè,che per mancaméto di notizie non lì fono potutequi méttere»
comefi puòpervn'clempio nella Chiefa di San Friano vedere; oue àpio dell aitar mag-
giore è vna gtan pietra con l'arracde Sederini, oue così Ili fcritto.
D. barto;lomevs soderin. prior an. mcccclxxiil
il (jual Bartolomeo da cui fi venga à me, ne ad alcuno della famiglia è manifcflo.
tu
A DELLA FAMIGLIA CONCIN A- r.:^'
Rezzo non Colo è città nobile & antica in Tofì:ana,maè Vtìa di
q ile XI I cirtà.chc ad eflaTofcana^fii ad vna buona parte d'Ita-
lia ngnoreggiarono. & benché fotto il giogo de Romani folTs:
venuta, màténe lungo répo fotto cjuel glorio(ò,& nobile impe-
rio le reliquie della iua antica reputatione.Màcato i'Jmpcrio Ko
mano,& l'italia fatta de forefticri K.e tributaria, fi riépiè il conta
do d'Arezzo di Baroni,& di Cóti,fl: la città illefla bora in liberti
& hor Tetto titàni rcggédofì.da i cattiui ^mi delle parti Guelfe,
B & Ghibe!!ine,come quali à tutte l'altre città d'Italia auuenncfù ancor ella afflitta Tra
queAi Baroni & Sig.di fattióGhsbeilma CotCc vnafamiglia.Ia quale dalle diuerlè caldei
la. che ella pofledc bora di Cacenaia,hora di Móceloui.h^ra di Bagnena.hora di Talla,
& bora della Péna lì eognominò.come più diilcfàméte legge io (t potrà veicrcfin che
fatti I tiorétini Sig.d*Arezzo,e tolti via,come è coliume delle Rcpcotanti feuii, & co
tati baronaggi,oltre quello che da (è Iteflb opera la lunghezza del tépo, fi venero anco
ò del tutto voa gra parte di quelle antiche famiglie à fpsgnere.ò altri nomi ripigliado
quafi in altre famiglie à trastormarfi; come àquelia auuénc,da!la quale colante fama
èchepcrdiucrfi ramigli Alberti,^ nò molto dopo anco i Concini difcédano. Nia per-
che il difcorrerc intorno ciò terrebbe à tedio altrui vago di venire per ifpcdita via a qf,
C che bifognadicoxhe la prima memoria che dei Sig: di tìagncna ntruouoc dell'anno c^j^j;
1 2 5 8 fotto l'impcno.drf ederjgo.nella (juale appan{ce,che Guido di Bagncnahgliuol ar<^«M.
giàdiGaidoinfiemctofìioitìg iuoliGaiduccio,8c Vbcrtiao vedono ad vn certo Gjì-
do la metà d'vn loro pò lefc,po(itum dice la carta in Villa de Santa Margareta , ic ds
Perlongo in tota curte de Msóreioai. Dclqual msdelìmo Guido.il quale per venir chia
matociomina,credianiachefiaftatoCaoalicrc(&pcrciò, &perleuir confuliona di
fati Guidi M.Guidoii chjameremo)fi veic va'altra (critcura fatta l'anno (èguccs nella
X 1 1 Inditione fotro l' vltimo di Sctrcbrc,per la quale cgliinficm:cò Gaid i fu3 figliti j
lo danó à iiuello àGiouàaidel già Beltramo di Murici di Fabtech riceuécs p:r Cq Se psc
Caua & Benciuenna fuoi nipoti il tentqienco,ò quelli ceiiim:nti, che il detto Gioua ii
D vn'annoptimahauea mcomiiiciatadaellì Sig.à tcnerc.qujc fucrutCfcgiono le parole)
de tenimentisdetentjsab ipfis dominis^ièu abeorum patre^Sc ajo,& antecelToribjs iti
Villa d^Fabrcch Scalibi. Dalle quali parole (i comprende, che molto prima daueuand
colorò di quclU famiglia haucr ne detti luoghi baronaggio.Sc figaoria.Ec voglio io,
che k ne debba il lineilo di venti i\aia di grano fecòio la mifura d'Arezzo pagare og li
anno nel meièd'agollio n«lCalkllodi Mòteloui,ouero nella città d' Arezzo , doue edi
Sig:e lorohcrcdi vorrànQr&infiemcmehte in nome di ccnfb vogliono che debbaa ^p
gare ogni anno venti foldiPifant nel giorno di S.Donaco.promettéio eglino all'incó*
tro difenderai fcmpre in d^ca polTeflìone àloro CpcCe. &c co loro auuocati da cia{cana
perfona 6c (petialmétc da C>óna Nouelletta (che non veggo (e fia moglie,ò figliuola di
£ Guido) & da Vbertino,che |ion è dubbio, (ccondo la fctittara dimoftra,cflcr l'altro lì •
gliuolodi luiiOouedà quefto M;Guido hauere con certi altri fuoi parenti di Bagnena
qualche piato ouer differczi ìtorno le diuilè de bcnhondc fotto l'anno mcdefirao fi ve
de.chepcr parte di M.(Suabt(en degli Vòettini nella prefenzadi M. Iacopo di Bibiano»
& diM^GugtielminadelgiàRinaldodi Talia Sedi Bonauera di Guido di Bagnena è ti
thieilaà cópariredauati dihn in Latetinà Albertodi M.Béci di Bagnena à vdire il lodo,
arbitrio,oaerienté£a interipfum dotninù Guidone ex parte vna> ic di^um Albercum
ex altera de Bagnena.l^ali Alberto & M.Guido per quel.ch'ioauutfo ò cugini carna-
liiò di eugmi carnali hatidoucuano eflèrc. Quello piato ouer differcza òche non fofl&
allhor tcrminata.ò che nuoue differczc per detta ò altra cagione folfero forte , fi vcds:
cho^ ncfaraaQa4Ì'5'é auoao'có^i^meirj nò craeili MXxiudo àc Albe^t;(>^idecc^
J4.Q D E L l A F A M I G L I A
ina tu i figliuoli dcIi'vnp.S? àclì'kktojìCedenòo Ajcfandro Pap:» , 6i il Romsno impe^ 4
rio vacante, i ra quciii Alcfandro JI11.& l'imperio vapaua per Ìa morte fi» Gug'iciirso
Re de Romani. La pcr(ona,mcui ileompromcflb fp fatto, fu M. Jiona Abate d» Svha
Fiere d>. rezzo eletto a partir le diflctézc tra Qmjio & Vl^crtinp frarcHi & figliuoli del
già M. Guido di Bagncnadall'vnaparte.&donnji Imiliaipogliegiàdi M Bcnci diCa»
tcnaia, & madre del già Alberto; & per qonfeguentc tutrice,& auola di Bandino, X dì
Vbcrtinuccio,& d'Orlandino,6«:di Bcca.iSc di Npj^iie pupilli, & figliuoli del già AibeTjro
fuD figliuolo,& irilìcpemcntc tra Ben.ci frate/ de i dttcì pppilli.^c del detto /vlbcrto fi-
gliuolo dall'altra* Il ^uai Abatecol configliodi Gualtieri di M>Gualtieri degli Vberd-
rii&diM.Granda gipdiccfentcp^a&dirpotìc^fhedpttiGuidp&Vbertino fratelli &
loro hercdi h^bbiano & pplleggano pacificampte & quietamente ciò, che cff\ inficine, q
& cialcup di loro da per (è (èpaiatamcntc per (è ò per altri hanno,ò tengonoio Ponte-
Vccchioj^ chequimà lcr(cnno§c volontà ppifanoacquiibrc^i comprarci che idei
li pupilli & Benci niuna colà allincontro per {è,ò per altri poHano in dettp juogp coti>«
prare puero ac:c]uiftare,Caluo (e nel prelèntc tetppo alcuna cofà ip detto luogo tenclief
• lo^ò poflcdtfleroEtcosì parimente cip che i detti pupilli & Bcci lor frajcllp nelie ville
di Baccjanc hanno & poflcggonp,tran^aillaméte lei tégono & poircggono, & pofiTan
ui a lor fenpp,5( piacimento comprare & ac(juiibtei lènza che u) cofa alcuna ^uido àc
Albertino vi li intromettano, eccetto le cflì di piefenj? alcuna cpfa in dette ville tctycC-
icro loggiugnendo. Saluo (èmpcr io (]Uohbet loco de prsedidlis , quod quicquid eli de
Ciiria Bagnenas lìt ipfius curisc & quicquid eft de Cuna Jallx fit ipiiqs Cunac Talip , q
. Nella quale icrittura quel,chc è cofa pofabile fi c.chc ep^loro.chp di Carenata in elfà Ip-
PO chiamati.nclla richiciUdi (òpra allc|;atadciranoo 1 2 j^ di Qagrjena furqrj nomi-
nap.La qua! cofa non più per congettura per cagione delle diui(e^chc parentado,^ cp-
arteria pretendono,ma per certa pruoua d(<feftitppnianza fa àciafcuti qianife^la; quel
h dì Bagnena & diCatenaia eilèr d'vna caia, & d'vn (àngue medefimo f Et vedali pan-
tré e,cbc Gualtieri d«gli Vbeitini,col cui cpnfiglip l'Abate procede à cjw la lentezza è
di quell'altro M.Gualtieri figliuolo , che <l>ede il lodo tra i padri di colloro, i qi^all hora
ccnipromettoiio, MpperchtatczzadituttppiòèdaauuertirCjchequandoin dftto A-
baire lì cópromette^percioche due carte di cip appariicpno, l' vna dell Wprità, che fi da
dll arbitrar9,òcl'altradeirarbitrio,dicon4epartw che eglino fan cpti^pron^edb di tutti q
i beni comuni così pelli nel caAej di Bagnena 6cfua coite 6^ 4iAi^ettp,come nel calleldi
Tal la & Tua coite&diUretto,8( nel caHeldiCatepaia^ fua corte oc dilVefto,4c in Mó
teloui $c lua corcete dillretto . Ma perche ppn prima che hp|:a d^ Xalia>pcr cpià à tal
famiglia appartenente fi è parlato,& ci conuerrà più vol^edi ella pa|:lare dico. CheTa(«
iafù finita di comprare da Guido di M.Guidadi Bagpena^ranno ipnanzi a quello cioè
4'ap<np 1 255 il dì 5 dinouembre,Sc fyltimasbprlp fi èdidugentojite Pilàne;ilqi)ale li
fa à Ponna Aldobcandelca mpgUe glàdi TurcQppme tutrice de i comuni fqui hgliuo-
4i éc di Tu'rco,cioè di Rinieri,diGuido,di Ricciardo, & di BonczcUa. Fefla qualcofi
4a detta Aldobrandefca nò (pio libera conle principale delilebitp il detto Quido^ma Mf
Vbert>nodiP.iccramaIatM,GuidodiM.Aldpbrandinp, Spinello-dei già Paolo^ %r4t- »
dino del già Ghilello>& altri come malleuadon di elfo Guido di Bagnena. Hpra io ili-
ino che quelli pupilli, «St^pcr confeguemeil lof padre Turco (jsno aqchor eglino delia
itala di Bagnena,QUcr di Catenaia , ancorché ntfn(ì veggadì che caia ellì (j chiamino.
'perche le ciò non fofieellendo la compera fatta da Guido di M.GuidO;,Sc nondaaltth
icome nel già detto anno 1 z 5 5 fi è veduto; che dunque haiieano à fare 1 figliuolid'Al-
Uberto di B*gnena,ouer di Catenaia in tal laògoianno 1 ^ 56/! quah nel comprontof-
(o compromettono eziandio de beni pc^i nel Caijtcllo,òcQrtc6c 4Ul^ettodlTal|a^dfli•
ia quale dopo Bagnena fi fa fubito ménoi3e,& vie poila ipn^zi àiCatenaia & à Mórelo-
ui,comeilimo ancoche«qgei M.GugltcWnno'di Rinaldo d|Talla»di cuidi Ibpra lòtto
i'aaoo 12^^ fifcce métiooaalcupacoteanwAfiglii Tjucp^ ò^ detti di 3agnena s'ap*
4 * pattencflc.
e O N e I N A, ,4,
A ptrtetjpflé oltre chi cosj m'induce acredcrc /a memoria de/ CiU^^ier Antonio PiUma,
che nel fiaedi quefto crarcato (ara poiia da noi . Veggo paritncncc Icrittura dell'agno
1 2 M d'Aifalto figliuolo del già A'bericolo ài Tilt* f Oc di Sib)|ia > che dona oc vende ì
donna Bellalìore lua jfòreila i beni«che egli hauea in Talia,douen:lo tgii andare à vilica-
re i limini di San Iacopo,& che 3cllafiore l'anno Icgacnte ad alca ancor dia de decri be-
ni fa vendita. Ma comunque quella colà fi ilia,baiti a noi di fapere efler Talla finaimécc
6njta di comprare da Guido di Bagoena l'anno 1 2 55.0 ndc qualunque dubbio per lo fé-
po,che innanzi à quello andò poiTa in chi che fia ncnanere » Ce colloro vna colà illciHi (]
fulTonOiò nói non riman però dubbio dsl rempo che à quello fegaijchc quegli di Talla
& di Bagnena vna cofa iilcITa fi fieno, di che bella memoria appare lotto l'anno 1 ) 1 6*,
B ma finita di dichiarare con vn'altradcl 18 & del 2o.lequahcidimollraao ancor chiara
de ) detti Quidoydc Vbertino di M.Quido la (ùccel^onep
De i figliuoli di (juido, 0' d!Vkernn9 ?
LA fcrittur» del 1 5 1 ^ fatta per conto dVn cero , che i detti nobili di Talla & di Ba-
gnena doucano ogni anno pagare a M- Guido Velcouo d'Arezzo innomedifcu»
do per quella parte^che il detto Velcouo hauea in Talla & fiio diilrecto è tale , che per
chiarezza del tutto, & per altre cagioni mi conuienc d'addurre riilelTe parole. Pierucius
plim Vjuat de Penna famihai is & nuntius virorum nobilium Gontucci, Guidonis, Gui-
Q duccini, Berti, Cailcllucci,& aliorum nobfliumdc Talla & Bagnena pra;ièntauit «Si ob-
tulitnommepaiddorum venerabili patridominoGuidoni Dei grana bpifcopoArcti»
no vnii ccreu duaiu libraru ccnedcbit^ fibi k ecclcfiac ^retinje noie pheudi per iplbs n^
bilc^annuatim prò parte illa^quam Aretmus Epilcopus habec in Talla & eiosdellridti.
Végono dunque in quella Icrittura per nobili di Talla & di Bagnena efpretli Cótuccio»
GuidQ,Guiduccino^Berto,6^ Ca(lelluccio.& altri non efprefh. I quali tanti nomi più co
(lo ilcapo CI cpfonderebbonOjChe altro faccflbno.lè dalla (crictura del 18 V'iagran par
te di ciò non ci venifle palclàta.per U quale il Velcouo Guido già detto cófelTt hauer il
cero di quell'anno riceuro da vn meUbde npbili huomini CòtediGuidojGu;do del gii
Guido uio nipote, (oue fi vede che Guido fratel di Còte era morto) Gaiduccino d' V ber
rj tÌDo,& Callelluccio d'Alberto.il qual Alberto (è fia Berto d'Vbcrtmo, o altri io non so.
Ma tutto CIÒ viene ancor tuctauia molto più dichiarato dalla Icritcura del 2 o, per la qua
le apparifce^chchaucndoGuiduccino 5c Berto del già Vbertino di Falla , & \lucciodi
Guiduccino fagliuolo cacciato di Talla i nobili Cote & Guido Zio & nipote già detti di
bagncnai Guido Velcouo d' Arezzo fi pon per mezzo per far la pace fra le dette parti. [
quali facendola fi obligano amendue le parti dì conlèruarla lotto pena di mille m ixrh.i
d'argcro d'applicarfi ad cllb Velcouo figliuolo della buona memoria d'ftgnelo dei g'à
M.Tarlato di Pietramala promotore & autore dtedà pace>& per lè,& (ìioi heredi , 1^ i
cui dette ragioni vorrà concedere, ftipolantc. Promilero parimente Guiduccino, Bf r •
to,& Muccio per (è & fiioi hcredi di rellituirc à detto Cóte.&Guido tutti i beni immo
* bili & mobili,che in quel tcpo a detti tolióno così nel cailello,paIagi.ca(c,come terre.Sc
vigne.chc di prelènte appo lot fi troua(rono,& di quello che no li troualTono.promilcro
di farne l'ammoda ad ogni comandamento & ceno da farlène per elio Velcouo Guido.
Promilcro parimente dette parti di fare infra di loro parentadi^ matrimoni , & nuoue
amicitie dando & riceoendo fecondo la deliberatone & volontà di cflb Mólig. Guido
con quelle doti , donationi, termini , patti, & conditioni , che cflb Velcouo delibererà.
& già cialcuna delle parti confelTa haucr in arra per detti matritiioni cinquecento fio-
uni d'oro ciceuuto da reilituirne il doppio non oflcruando alla parte che ofleruera. Ve-
dcfi parimente, che fotto il medefimo giorno, & nella medelìma cala i nobili & poten-
ti hucmini Pietro &Tai latino del già Agnolo di Pietramala in preicnza de detti per
Ria^gior vigore di detta pace &ù i SaAti Vangeli giuraooj& promectono con le pertone
P ^ &coa
r4i DELLAFAMIGLIA
&L con ogni lor potere douer cffcr Cemptc con la parte offcraaatc & ^i agili loro ragia • 4
ne &i nchiciU contra la parts non ollèruantc. Hora nollro péfieroiiè per pfoceiierc tó
tji^ggior chiarezza di lèguitarc il ramo di Conte oc di Guido (ùo nipottì,u: pofcia di co^-
il;^f o l^iitici tornire al ramo de i figliaoli d* Vbcrtino, & pritiìa diremo di ContCp
Di Conte dt ^^gnen^, -Q^ deJuof/HcceJfori detti fot di Tali
t_>.
Già fi è detto di Conte nel i ; i ^, i S, & jo farfi mentione , Nel 2 1 Ci vede vn'aftr*
fcnttura di lai.nella qaale di ai (ìio figliuolo Agnolo per moglie TelVa figliuola di
Luti Gua{coai,& obiigafi lodcmc col già detto Agnolo fiio figliuolo m (òlido di rcilitui
re in Cito di morte la dote à Luti, nella quale fcnttura (erbata appreflb Antonio de Goz Q
Zàii vna volta Conte, & vn'altraeontuccio è chiamato. &douc inaltti luoghi egli di
Talla li nomina, qui fi fa (criuerc di Bagnena. la madre di Teda fu Pazzina figliuola di
Xl . Vberto de Pazzi & (brella di Manetto dettp il Paffier?. Del qual matrimonio eflenr
òz- n iti Conte & Agnolo,& due figliuole femmine, Agnolo (\ moti, & Telia a Roba d«
Kicaioli figliuolo di Bindo fi rimaritò. Conte & Àgnolo fìirono di breue vita;& di Co *
fé rimafe Niccolà,& di Agnolo.dicui fu moglie Marietta di Rinaldo da Montcdoglio
rtrtòvnfigliuol detto Conte. Di quelli due cugini fi vede l'anno 1586^ acceià vnagra
Jue con B^irtolomca nipote di Teda natagli dal figliuolo del fecondo manto detto Gio,
Chiillofano. L* quale maritatafi anchor ella in cafa Ricafbli a Giouani di Lapo Tuo Ic-
condo cugino,vienGiouanni a trattar quefta lite in nome della moglie co Conce , <& co Q
Niccolò luoi lecondi cugini parimente anchor eglino . Nelle (crirrure della qual lite fi
clpnme chiaramente il primo Agnolo cflcre ftato de Signoridi Talla;& come giàcoilo
IO mcomincip.uano à ilare non molto agiatii comechc la heredità pcruenuta per la mor-
te di Luti fuo padre in Tefla fulTe bé di 1 6 mila fiorini d'oro, ancor che alquàto auuilup
para (\ ritrouaflTe. & g à dell'anno tpedefimo& dell'S/fi vede j che vn certo Matteo di
Vannuccio di Goro è meflo in vna certa tenuta córra Niccolò di Conte, & contra Con-
te ò\ Agnolp & deirSi^ Tene legge vo'altra.nclla quale Còte d'Agnolo d'Agnolo diraa-
da & vuole,che fia curator ne (uoi beni & liti il già detto Matteo di Vànuccio di Goro,
Quc;llo che della fucceilìonc di colloro fi auuenga io non sòilc non che ad 1454 Con-
te d* Agnolo di Giou<mni chiamato Contaccino de nobili di Talla.& di prelènte abitato q
re d'Arezzo coilituilce luo procuratore Francelco di Gregorio à tutte, & qualunque liti
egli fi haueflei*: fpetialméfe à rinunziare,donarc, & traòfcrirc con licenza di M. Vberto
degli Afini Vefcouo d'Arezzo alcune voci di padronato , che egli hauea , come fono U
Cniefadi Sa Niccolò 4' Talla,di San Niccolò di Biuiano,di Sa Quirico (òpra Calliglio-
re.di Sant'Agnolo.óc Santa Lucia di BagncDa,di San Piero di Monteloui & altri. U per-
che fra gli alni padronati parla di Santo Antooiodi Moncioncvnitoco*Gua{coni,&di
vna Cappella di S.Bafilio nella Chicfà di San Piero piccolo d'Arezzo pur vnito co' Gua-
ldo ni; tra psr quello & perche fi nconofcono i nomi di Còte & d'Agnolo llimo io • che
jdai già dHòpra nominati dipcndano,&ch«facilméteGiouanni poflaeflcr figliuolo di «
Góte. Et quelloè quanto di quello ramo io mi vegga apparire. Onde è da pallare à Gui
do il quale perefTer figliuolo di Guido fratello di Contc,& nipote di Guido che compro
'i alla,& pronipote di M.Guido,& abnepote del primo Gaiio di Bagnena,cbe noi ritrae
piamo, il quinto Guido chiameremo .
Ddjimto Guido di Bmgmnd, f^ defuoificcejjori,
FV' di fopra moftrato Gqido fratel di Conte elTer già tnorto Tanno 1 1 1 8.5c che Gui
do fuo hgliuc/o infieme col Zio dano il cero in quell'anno ai Vclcouo Guido,& che
pel 20 intcruiene nella pace. Hor più oltre pillando dico» che nel 1549 venendo c«
^k chiamato Guido di Bagnena emancipa vn liiofighuolo detto Niccolò , & gli dà U
^ (Quinta
e O N e I N a; i4|
A quinta parte di tutta fa giutiditionc del padello di MontcFoui, & dopo hauer raccós àto
;iicune a'tie icdite,chc li aflcgna.dicc donarli orane mj, & ad^ioncm , quod & quam di •
tìius Gmdus habeCjVel haberc poflctin Móteloui & cius cuna & dillriòtu. i^e di qudlo
N iccolò veggo polleriti Hcbbe (ìraigliantcnicnte vn'altro figliuolo chiamato Guerra,
)1 quale hnuc io prc{ò per moglie vaa nobile donna chiimata Ghitayeiclì.clie iann3
I 5 4ocg'i è già morto . Nel qual anno facendo la detta Gh!ta (uà moglie tcihnìcnto i^
mellone di tre (qoi figliuoli di Guerra rcflati,Guido,N'era,& Safuertra . Vedcfi anchora,
che egli hebbc due figliuole Caterina & Li(àbetta,(5<: che Lilabetta maritò Tafino 1 5 5<?
al nobile huoraoCccco del già Naldo di Guglielmo di Va^ézano.àcui pagi la dote pre
fcnti fra gli altri i nobili huomini M. Niccolò del giàGorodi M. Branca de SalFoli, Fran-
B ccfco di M .Lealetto di Pictraraala,& Mafgio di Belìo di Talla.& finalraiétc fi vede,ehe
egli fa telbme«to l'anno 1 3 5" j^jael quale apparifce due donne hauer hauute;& la prim»
Cile rfi chiamata Cecca figliuola di Biodo diGatenaia,di cuihauea Guido & gli altri figli
ttoli generato.& la feconda hauer hauuto nome Simona figliuola del già Rittoro di M.
Fazio dcGalcrani da Siena, La quale lalciata di lui grauida^inilituifce herede il portumo,
oucr poftuma,chedaqucl parto folTe g nafccrc ; vcggédofi, che Guido di Guerra era gii
morto ma non venendo colui,ò colei ad età legittima, inrtituijfce in ta! ca(ò (uoi her rdi
Andrea & Ballila figliuoli di Buonconte de Pazzi Tuoi nipoti, & la Mera Tua ntpore mo-
glie di M.Niccolò del giàGorodìM. Branca de SaObli , & Salueilra l'altra nipote mo»
glie già di Maigio di Bcito di Talla. onde doueano ciTcr feguiti i parétadi tra l' vn ramo
Q 6c i'aitrojccme nella pace del 1 o s'era promcfib. £t già fi vede fcrittura del 1 5 70 della
djujfione di quclti beni,(ò nò eiìèndo venuto à luce,ò mortofi poco dopo il parto della
Siroona)fra 1 già da lui inlhtuiti hcredi così tr:^ Niccolò de Saflbli come procuratore di
Nera lua moglie & Salueilrafua cognata d'vna parte.come tra Andrea, & Batilla già di
Jàuócótc de Pazzi dall' altra. Nella qual diuifa fi fa mécione d'vn palagio pollo in Talla,
d*vocailello,Gcairero di Capouecchiofe altri beni. Onde io ilimo, che il detto ramo di
Guido fi (penga, poi che Ci vede i (ìioi beni tra le oipoti femmine partirfi.anzi io nò veg-
go dopo qucilo tempo pi ù nominare Bagnena, Reila à parlare de figliuoli d' Vbctnno»
pe figliuoli d Vhrtino, Cf de lorfuccefforL
n
DOue del ccnfo del cero del 1 ^ 1 ^,& della pace fatta del 20 fi fece mcntioQe,{i Rio*
llròcomeGuiducciao & Berto erano d' Vbertinohgliuolii & che Caftclluccio era
d^ Albcito figliuolo} come che non (apeflìmo interamente aifermarc, (è Berto 6c Alber-
to fufler diucrfi. & dilTefi parimente che Muccio era figliuol di Guiduccino . Alle quali
cole aggiugnendo dico, che del i^ijrai fi fa incontra vn'altra rcrittura,per la quale 10
veggo vn altro figliuolo di Guiducciao detto Guglielmo effcr monaco,& ìmpetra^r lice*
za dal Vcfcouo Guido,che con licenza del fuo Abate poiTa tener beneficio curato, ò noq
curato. Per vn'altra del 47 fi vede Guiduccino cflèr morto ; &c che donna Piena , ouer
Piera (ùa moglie figliuola àé già Pieno oucr Pictro.che ben non fi legge.inlìemc co Fri
cefco (ÙG figliuolo, il qual promette di rato per Alberto Tuo fratello amendue di lei,& di
Guiduccino figliuoli fa vendita à certi d'vn iùo podere, oue notabil cofa e , che Guiduc-
cino cflèndo vna volta chiamato di Talla.fubito (i chiami poi di Bagnena. dicono le pa-
role à punto così. Domina Pienatìlia olim Pieni.Sc relufla vxor ohm nobilis viri Guiduc
Cini de Talla,& Fracifcus ciu5 filius & filiu$ olim didi Guiduccini de Bagnena. Et perche
douea coilci ciTer Valente donna/i vede inficme col già detto Fraceico iùo figliuolo far
lei vn'altra vendica Tanno 1 5 5 J ii^ vn'altra farne co Alberto(p«rchc IVn fratello dell'al-
tro nò potcfle dolcrfi) l'anno 56. Due icritture poi veggo del i 5 8 1 ,& 90. in ammeduc
delle quali fi fa mctionc, moglie d Alberto figliuolo di Guiduccino elTere vna certa Dia-
lia figliuola d'vn Goro Grammatico,6c (lata già moglie di Crillofano de SaiToli . Ne più
oUrc per accora mi fono abbattuto 3 vedcrp di \oto alcuna (critcura.
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144 l>gllAfhUlQllh
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Del ramo della Pcnn4 pndf Ujkmiglia de Confini dtjcende^ ,
IN quanto al ramo di quel'i dclb Penna,onde la famiglia de Concini hoggi dif^endt
qiicile cofc ritrouiamo. tffcado à Fiorentini ftato di notte tempo da certi Ghib^Hi*
ritolto il caiieilo di Piano nel Vaidarnodiropr3,& perciò chiamati à Firenze adi»
fenderli di detto rubaméto,& homicidi m eflo commc(Ii,Sf nqq compariti/à loro fot-
tQÌ iodi Marzo dell'anno < 50 j datoti bando del capo. Trai nomi de quali in detta
ppndannagione comprefi fono Concino & Mino figliuoli di Iacopo Còte della Penna
de! cótadod' Arezzo. H:>ra prinìa che più oltre fi proceda e da rapercjchel'anno i|^7
j Fior?tini dicdono ordinc,chc niplla già detta prouincia del Valdarno nel piano dj Gmf B
frena fi cdificaflTc vna nuoua terra, facendoui tornar denaro tutti gli huomini delle ville
fic cartella Vicine , dando loro alcune franchigie per torli in tutto dalla gmriditione de
Conti Guidi.alla qual npoua terra fu polio nome Santa Maria , ma comuneméte chia-
mata {èmprcdapQi,& così à prefenti tempi Tcrranuoua, Quello caftello èdiuilom
quartieri,^ cflcndoui molti popoli CQncorQ dj diucrfc camelia, alcuni di quelli che fa-
yono in numero ballatc,collitui ciafcuno vo popolo da per ic,come fa it Terraio . P025 •
Zo.Ganghereta & Mori,& forfè alta. Ma quelli della Penna , delle Caue, & di Pcrnina
non edendp tanti,che ciaicuno da per (e potedè far popolosi fecero tutti infieme.On •
de l'aoDo I J4 ? fi vede Iacopo di ConciDo,il quale vicito della Penna5Come piàdi fot-
ro apparirà.inliemecon altri in quella terra fi doueaedèrfiparato.obligarfi cuti alcuni C
di Tcrranoua à pagar vna certa (òmma de danari a monna Bellitia moglie già di Tcfo, de
figliuola di Landò d» detto callello » Non è fuor di propofito addurre m quello luogo
qucllo.chc Giouanni Villani lafciò (critto parlando d\ certi cafati de grandi, che turono
recati ad cfler popolani intorno à quelli medcfimi tempiale cui parole fon tali , Il Conte
da Pontormo e figliuoli e nipoti con tuttoché hauellòno aome di Conti erano lì annui
lati, che erano al pari d'altri meno pofieuti gentiihuoniini, £t pi uà balfo dice I Be.nzi
di Feghine& di Loculena, quelli da Colle di Valdarno & quelli da Móteluco della Ge-
prdinga & p ù altre Cchuite di contado annullati 6c diuenuti lauoratori di terra- & quel
che ftgue, F ù oltre acciò niolto cofa vfitata nella ctttà ill:ifa di Firenze molti delle cale
grandi Tpogliatifi degli antichi cognomijd altri nuoui nomi di famiglia eflerfi nuclliti, Q
& infin l'arme oltre i cognomi hauer mutato.Onde non cmarauigiia fé Iacopo , di cui
noi ragioniamo an- hor egli a priuata fortuna fi riduceOTeiSc niuna altra colà della Tua ca
fa eh'- 1' nome,6<: quello dal padre impollogli riteoclfeielfendo così chiamato dal Con-
fé Iacopo della Penna fuo aaolp. La qual coià par che venga anchor confermata dal
iica:edei iuo figliuolo, il quale anchor egli da quel dell'auolo luo Concino fù nomina •
to. Si come mvn libro delle prouifioni di Terranuoua fi vede (ptto l'anno 1 ^ 74.;ael
quale viene delcntto come difcendcntc della Penna «ella premeflache fi fece p la gqar-
dia,che haueano à far gti huomini di detta terra della rocca della Trappola. Leggetene
vn'altra del 7 ^; nella quale eflcndo diuifi i popoli, per lo popolo di Caui.Penna^òc Per- e
pina; Concino di Iacopo infiemc con molti altri fi obliga di vbidire al Comune di Fi-
renze jn quelle cole che a far bifognauano da Jofi iVn l'altro per nuallcuadori. Ma auati
che fi pafii più oltre alla di/cendenza del detto Concino di Iacopo vltimamére nomina-
lo (onde i prelcnri Concini di pendono,come più di fotte apparirà) è da mollrare quel-
lo, che i Signori di Talla con quelli della Penna s'attengano. Dico dunque che in vna
Icrittura del ( j ? ^ hauuta da Arcangelo Bisdomini Aretino doue M. Onheduccio Bif-
domini figliuolo di M.Qnfrsdoià: padre d'Orlandino famentionc d' vna moglie data
ad Alpjnuccio (ìio nipote natogli d'OrlandiMoJa qual moglie hebbc nome Pace hgliuo
la diCcrrctcllodegli Vbcrtini^v'mteruengono per tdlimoni Contatone di Cócioodi
Tilla,Sirr.cnc dt Cecco di M.}5ràdf(glia,& M, f^ gnolo di k^ randaglia Giudice . Hora le à
^cmpitiguardiamccau co fa è, che quello Concino di Talla di cui Contarone è fi-
gliuolo
e O N e I N A. f4f
A gfiuoio è cjuel Corcino di cui Iacopo Conte della Penna e padre , maflìnjarDentc che
conofccndofi dalla lira d* ^reizp del »? 8 7 Cotto la poih di Niccoiò tuo nipote Hglujo
lodi dctfo Conf^rone che egli tulle /\retino>Ghibcllino,5i haucljc (ìgnonajcmtddi-
ine qualità ancor concorrono nell'ilkiro Cócino del C. Iacopo della l^éoa dclcnttc nel
la fopranominata jfcntenza del i5pj;doup npn è f^tramentionc alcuna della famiglia
(iia.Ok{:£c|ielolhtutod'Are?'.zo( ci iJ4f Di pccia Magnatu ofFendétiù popularcs.
il c^mk comincia. Vt Magnata lùpcroia tc^funatuf SicOue lono dctcnttc tacte 1^ fa-
ldiglie g,ràdiGhibelline,ff a li quali np Cf trouino li Còti dcila Péna,np verrebbe ad h»"
uerle noiate tuttcjic 1 Còti della Péna, pur grà Ji.iSf Gl>ibcllini^on)c in detta (èntjéza ap
parifcc.nó fodero cópred Cotto il noi)jc di alcuna dcHe detcnttc farniglie,,cd l particula
B re de Nojbili di Ja/la>della quale fi troua Còcjno e^l'cr chiamato,con)e lì è molirato di
lòpia.Ne dal ver s*a/l^tana;Chc ia Pcnajcntrata ò per dóne.ò per cppera in qucji di Tal
la.cpme la Trappola In quegli de Ricafoi^St per aJcri accjdéti v(citane,Cótaroncil no
nic d^ Talla fi folte ripre(o,& torna à proppfito,ci>e la Péna lUra de Còti Gaidi da B.o-
incna,^ ttpmadofi Tanno | jo^ np clfcr di eijì,in qnd rfioio li^auelfcr ycJuta, (?hc fc*
ccr la Trappo/a^p pcrdónc tr^sfentajin quclèi di Ta|la,dctt» poi Còti della Pcna.i qu^Ii
nel I jo| inficmc epa alni Ghibellini per lo malcl?cio nel calicllo del Piano cómcflo
come furò bàditi,co(ì p?r che ncccirana co(à ria,qua Jo 1 figliuoli di coft jro (pno rclh-
tuiti r^npo I j 5 |,(ì come è Mafccdi de Paxzi tìglmol di Pdthera.ii qual Patfieca fùbup
na cagipnedi quc/ delitfo,& altri.chp ;^ncorai figliuoli ò difccdéti di Cócino,p di bAi-
P no vi fi vedjcflcro De quali per altre cole che ottiraam«te infien^c conuengono«mplco
|ltrigne,che iìa queièo Gòjaró di Cpcino cpprcfo (ptto il nome g^nsjalc de i cóTorti di
quelli di Talla,leggccÌoli nel l'i nilrumcto della pacc.che fu f^tta tra la liep.Fiorccma de
Ì'Arciuc^oi|o d^ Milano l'anno 1 j y ^ co,$i.lté quoi Guido ds TaHa^ac Bcrtus quoodl
. .... &a!ijftlij&còlortesiplo^uni{ìntc:|cpti^ carellentur ab omnibus &fin-
gulis bannis,cpndénatipnibu$,»Sic Ji quale Córaronc perduta UpolTdlìondcl contado
della Péna^non habbia Volurp.tornato m Arezzo nrenere quel nome inutile per aitora
dell? Pcn03f(pcto il quale il pidre |iebbc bando.Si come Jacopo à Tcrraooui paflato,
(com'erap'g'i Albierti padati à Po^gibózi)dcpo^|o jjncor egli per allora qusKp di Talla,
per non dar (òfpetto à F^orentini^fic mitigar in parte lo (degno di quella Kep. volle ri-
P girandoli vicino à vtf piglio alla Penna in quella Terra .onorata di ipolte e^entipni , &c
priuilegi.&gpdcpdolìli beni iìiguacichi della Penna i^pn miglior ventura dar col no-
ni^ proprio del pgdre principio 9I r;iir)ippl|o della famiglia de Concini: k qif^lp chiaip^
(dofi (plp di Qpncinoi'CQfpc per jc pojjze de più Proueditori di Firenze 40 veduto; (] ri -
dulfe poi a nominarli de Concini, tit ip verp il ritrouarl^ corate (cn^turc da quelli Ipr
iìicce/lori ^rbate>& il {èruirlj alcuni di T^Ha di quegli dplla Penna comiedilpr Tudditt,
{k. U fatpa <^he appreljTp 1 vecchi del pae(c (èn e cpalpt^ata, iono cpgiunte all'altre colè
di (òpra (ùfHcient;.^ certi argomcti della verità di quello btto.'che i Concini de Còti
delia Penna, difc^ndentidal detto Còte Iacopo» (icno di queih famiglia di Talla ^che
era TiikiT? Cpniòrterja di quella di Catenaia.Si coqne da quelle & ajtre prpuo ^ có|;;c
e ture indotM > Pnori d' Arezzo infieme cq altri doi|:tor| & altri deputati da loro, & pari*
ipete il fupremo niagiiìrato della Rep.Fipr.cp 1 fuoi Auditori dichiararono per Ipr (èri
f éza i^ decreto elTer cosi^ oltre qiiellp che l'imp. MalIin:>ilianQ iècgodo fie dice ppj fa
yi) Tuo priuilegio; di che appreflo i iìip Iqp^o fi farà menzione Seq^a cl^e elTeodq faa
tiquita tnuoita di rnpite tenebrei mi^l^geuol co(à p^doqe ma(Tìmafp^te gli Uati fi p^rdo
pp,6c Riutaniì 1 cpifipmj. che pruoi^e più chiare reilar pp pollano. Di Contarope f4 fi*
gliuoio Niocplò » il quale nel libtQ dejla lira, ouer dell'eilimp d'Ai^czzp (critto l'anno
j ^ 87 è egli per life dieci.& 6artolofnep(^ Nani fi^pi qipot^ di Talla per lire cinque taf
fati.i quali Bpmi di Nani 6( di BattpjptneQ ò fong Naccio, cio^ Gianqaccip>dc ^Hr(Q "
Iomep|ìgIiuo(i di poncinp cprne ipil^inp|che C\io\ nipoti cugini verrebbero ad ^(CqiQg
14^ D E L L A f A M I G L I A
^^nttutr edere in terzo grado. Comunque csò fu. cera co(à e di Bartolo figiiuol di ConcÌDo 4
jBartbmei na(cer Iacopo,che Iacopo &c Papo (cambi^uoimeare(ìtmoua {Ititto ; di cm * A^ de cui
tuert» £M (iif^cndenii feguitcrcmo di trattare,
td» . **
Di Tapo , oHcr Iacopo, (^ defuoifucceJ?ori ,
IN vn libro di quelli di Terranuou3,che dice propriamétecótcnere le riformagioni,
prouifioni,iHt)améti,& dehberationide Có(jg!ieri & elezioni d'Vficiali, OC altre Ca-
lè dell'anno 1 402 ,f ra 1 Conhglicri,che vano per lo popolo di Pernina & di Cani , ehc
come fi è detto van congiunti con quel di Penna, vi lì legge il nome di Iacopo di Bat-
tolo di Concino, bcobus Bartoli Conc5ni,(òno "lilefle parole del libro. Quello laco Q
pò vie talhora chiamato Papo.come i vn'altro libro di quelli fimilc {òtto l'anno 144Ì
cUHinnt Giouani di PapoGócmi.Noi ricorriamo a quelli libri per lacótinuatafiicccflìonc della
t .r,,/f4Ì«- Pena; fi come in Firéze fi fa al prionlla,& in Napoli aH'archiuio de Re Frazclì, eflcndo
It àc-fiort- ragioneuol cola.chc ci.Hlcuno verifichi le lue politioni co le pruouedomcllichc. I quali
libri por édofi da cialcù vedere,comeà noi hàno fatto, così ai ogn'altrofarano intera fc
de di quel che Ci (erme, Attefèqucllo Giouanni all'opere militari, onde l'anno 14 55 H
i JelU. come dalle riformagioni di Firézc fi caua.^cgli ècódottoda Fiorétini per loroConeftì
ItlliUr ^*'^ ^^" Cerro numero di balcikierijàcie lunghe,pauerari,& caualli incominciando da
uo. 1 4 di Maggio &c. 1 1 hauca prima detto Strenuum virum Ioannc did:um Concino ia-
ccbi. Vedcfi di quello Giouanni (otto l'anno éorellimo,& cfler la polla nel piuieredi q
Gropina, popolò & comui e di Santo Stefano alla Penna. Nel qual tempo' dando egli
xéftolt- conto delle lue bocche, vScmollrandoegli eflcre all'età di ^8 anniperacnuto, 5c lalua
»*"• . donna Lifa hauer nome, moilra fimigliantcmente hauer per figliuoli Bartolomeo, An«
*^'' ""*' toniOj& Mstteonl qur.l Matteo,come n^li'Archiuio di Firenze fi vede, hauédo attcfo
ancor egli aHopere militarijfù condotto da Fiorérini'per loro Concftabile Tanno 14^7
^'!"tu*hile ^incominciando alli 2 5 di Maggio. Ma tutto ciò che i\ èdetto,comcchc per fc molto
it ficrtm manitello appariica, (1 rédc ancora più chiaro per vn tellamento fatto da Bartolomeo
•'• i'annò 1495? nel quale egli fi chiama Bartholomeqs quo Jaloanis, Papi, Battoli de Co-
cinis,& facédo di molte colè métione,non folo la (uà moglie Margherita vi Ci vcdc;ma
t tik. r>i[i Callo di Matteo,» cui egli certe cole lalcia,apparircceflcr prete, & hauer due altri fra- ^
Jj.adtl t^ll' Cefarc&Gio.Batilla. Vedcfi ancora Papolùo nipote figliuolo d'Antonio i quello
i'i67'(*r. luogo Iacopo cflcr chiamato.fi come altri hor Bartolo & hor Bartolomeo, & altri hoc
^ 'li 8 é7- ^^"* ^ ^^^ Nannaccio fur nominati. Il qual Papo,ò ver Iacopo Tuo nipote , hebbc va
K.i*rr» nfr- altro fratello.il cui nome fu Piero . Leggeuifi ancora il nome dVn altro fratello caf-
nét» dd na(g di gflo tellatore chiamato Andrea, di cui il padre Giouanni nel dar le bocche non
\:dtlt ^^^^ V^^ auuentura mentione,ò perche egli fàcerdote folle , ò perche emancipato Tha-
pàf»»utr uefle,ò pèrche nato allhora non fofl'ejO per altra cagione. Et in finedal detto t^llamen^
-»'"/"• ifeJficomprende,che la calàdi elfo Bartolomeo,& de i Tuoi nipoti non lì trouaua allho-
Cf* BAtt. ?a^ non in rtiodclla forrun3,& come fi fuol dire aflai bene llanti . Et fra l'altre cofis
•»'"" appare Bartòldmfed,il quale fi vedfc efler Canònico d'Arezzo, dopò la morte della mo- •
*An tu. giieiccondb lò llimo.hauermftituitonclla fùac$làvn padronato d'vna Cappella inti-
tòlatainnoìyfe della fàntfllìrna Trinità da lui mutata, alla quale vuole che lucccdano
daicuno per vna voce così il fòò fratello Ahdrea.come i nipoti gii d«tti , La qual Cap-
pella godè poi t^aTio« I ^ ^ r per ralcgnationg 'dl'Carlo, Matteo (uo nipotc.ll cuginodcl
quale Carlo" gi^ chiamato Piero fu ancor egH làccrdote , & fu Rettore di Santa Croce
della Penha.QjAcrto Carlo fiJvetàmentbvIreparàtoVe della calà.Nacque l'anno I4f ^»
teSitteìò nella ìua faVtdiullezza n glr^ludideila humanità,&^. di mano in mano alla Fflo-
fòfiajSi alle fatrelertefé.d.Hietirxrànco'rtìoleo tipetto delle colè del mondo, perclwaiil»
tàfodaDori'Matteò Méghh Arcfe;idiat<).Vy,^'dttadino di Furij,dal quale egli fu fingo
iàifeéctt'amar^iSc il'quarlc glif ittunziòIacWfòjjarrochialédiS.Bartolomeò, fi polca
v* icruigi
e O N e I N A;, 147
^ f^migì di Caterina Sforza poco auati che ella fufle pafTata ?IIe (ècondc nozze di Gio.dc
Medici auolo del gran Daca Cofìmo. Dopo la cai morte ritiratoli ottenne la picuc di
Terra nuoua,e{rendogliinqueito buon mezzo Gio.Fracefco di poggio huomo alihor
^raode nella corte di Romaj& con cui egli per via di donne h^usa llcetto parentado ,
an ji iui à non mo.'ti^ tempo fu fatto; Canonico d' Arezzo continuando Tempre nell'a-
micitm dei gli detto Gio, Fra ncefcp: dai quale fu per i Tuoi otcuni collami tenuto (èm-
pre iD luogo di padre. di che molte lettere dd Poggio da me vedute fan tede . Hcbbe
eglidiGio Batilladio fratello prima morto due nipoti Matteo, & Bartolomeo ; verfo
i quali, veggendoli per diuerfè vie abili à peruenire ^ grandilfimi honon vsò ogni ope-
ra & ogni diligenza, perche tali diuenilTero. Onde non folo U fece alleuar nelle letce-
£ re L^nne^&r greche (òtto la disciplina dVngiouane Greco, il cui nane fu Gioanmaria
Stratigopoii, ilquale egli non perdonando a fpeft alcuna allenò & tenne in cafa fua.ma
da vn frate conaentuale cognominato DonZabau fece lor apparar muiìca & da luona-
re{ s» fattamente che prima che egli morifle, iddio gli ree? gi^na di poter cominciare
a vedere in Bartolomeo (uo nipote i frutti di que (èmi^ciic egli con taato iVadio haue^
fJ3arrc,hauendologÌ3 lafciato à (èruigi del Gran Ùuca' Cofimo . & in buona grafia di
• quel m3gnanJmo,& prudentiflimo Principe. Del qaal Bartolom-o (pezialmenre infin
da fanciullo egli era quafipronollicàdo folito dire, che farebbe per far tornar la cafa alf
antjcà nputatione. Fu Cailohuomo molto religioio, & mori conopenionc d'elTerlì
conitruato callo per tutto il tempo della Tua vjtaja quale all'Si? anna li condulT'e.heb-
-, be qualche molcilia ddìt gotte, ma per altro fu di buoniiìima cópleffione di corpo grl
de, di vi{oiitto,& dolce nella conuerlàtione, ne è da lafciarà dietro che così diluisco*
me del luo fratello Gio.BitUta ho 10 veduto & letto epilble latine non punto degn^
da £0ère di/prczzate.
Di Bartolomeo il Segretarie! .
COn tali principij dunque,& varietà di fortuna nato Bartobnaeo Tanno i ^-o/, &
allenato come fi vede conofciuto abile à tutte Timprefe grandi, ehonorate fu da
Iacopo V. Appiano padre del prefènte Sig.di Piombino paréce moito llretto del Duca
Cofimo mandato a Carlo V.lmpApprelfo il qual principe fp^dl con tanta prelkzza,
P & con tal felicità lecofe,che alla lua diligenza erano lUte co mini; (Te, che non (olo quel
Signore ne rimare (bdiibfattinimo,ma ){ Duca Colìmo.col quale egli hauea & prima che
andaflc & dopò il (ùo ritorno, trattato, il volle appreilb di le, & incomincioirens con
maraujgliofo fuo contento à leruir per Segretario. N*' qiial vHcio ellendolì per ^6 an-
ni adoperato così col già detto Duca fatto ancor poi Gran Duca,come col Gran Dijca
Francelco fuo figliuolo fi portò m gui(à,che per comune conlentiméto di tutti coloro:
che di quelle coic 5'iDtendcno,cgli fii riputato per prudenza, & per ifperienza delle co
(è del mondo per vnodepiù fingo'ari& valenti minilhi.chegia qualche {ècolo innazi
hauefl'e hauuto l'Italia Ne tu quafi negotio alcuno di que Prencjpi cosi gride, &c sì im
poitante,che per mezzo della lua opera & mdu(kia non fulle liato à felicillìmo line co
E dotto, percioche egli trattò il parentado di OXucrezia de iVledici figliuola del Duca
Colimo col Principe di Ferrara,&: l'accomodamento della pace col Ducapadredi elio
Principe, & leccai Re Filippo toccarconmano.chc tutto era di fiio fèruitio. Interué-
ne nel maneggio di tre Pont Hcati di Pio 1 1 1 1. d 1 Pio V,& di Gregorio Xlll. Negoziò
i Cardinalati di due figliuoli del fuo Signore.óc oltracciò di Pacecco, di Niccolino , OC
di Sforza j ne rellò per lui, che Don Luigi di Tolledg non con leguiflc il filo. & fu tr^it.
tata da lui /a fondanone della Keligionedi S.Stcfano,& tutte quelle colè co Pontefici j
fi come molte alti e con pan felicita & dellrezza trattò & condufie 3 fine co l'hnp. Car
lo V. acuì feruigi & a quelli del Ducacondulfe il Marchelc di Mangiano, & trattata
m Biuiceilcs la gueria di Siena fu dato per afiiilcate ai Marchefe in tuita quella guerra.
f4Ì P P L L A f A M je L l A
JEc veggédo volto rimp.à dar quello iìato a Carraferchi,egli (limolò tato fa Ouchf fia, ^
che jc fece volger Tanimo a procurarlo per lo marito & Signor Tuo. Ne mouiméti dcli^
guerra di Paolo 4 madato a Napoli per trattar col Duca d'Alua, &: prefo in camino tii
rigorciàméteefaminato di quel che egli s'andaflc faccédo ; ma figurado vna pratica di
parentado col Duca di Paliano^nc poiendoglilìairrotrar di bocca fu co no piccola faa
laude rilafciato. Molle in Viéna la pratica di Gran Ducato c6 Maffimiliano U.col qual
Imp.hebbe tanto luogo di grana; che tra l'altre mercedi fattegli li donò vna collana ai
mille feudi d'oro.& eSèndo per diuerfe cagioni ìpedita & tramandata tal pratica; fu poi
riprcfa da lui,&da Noferi Camoiano sppreiro Pio V.Per la qual colà cfsédo dal granfa,
&liberahls.Pnrciper':>/Iii)0,&big.ruoDttimaméte ceranti iuoileruigiconorciuti.oU
tie molti doni & aiuti in diuerh tépi prelìatiglijgh donò Hnalméte poco prima che mo "
rifle per heredi & iuccelloriin perpetuo 500 feudi annui con réder ampil5.tellimonia^
23 del /ùo valore, il proemio del qual priuiIegio,(pediro (otto il primo di Giugno dell'
anno 1572 feguendo il nollro fe)lito coilume.perche altri non creda queik cole elfec
da noi hgurate per honorar coloro de quali feriuiamo,nó è da tacere. Dice dùquc cosi\
Illuilri baitolomxo Concino de Nobilibus de Talla,ex Comitibus Pennas,rupremo Se •
cretarionollrofaluté.&omnebonù, CÌJÌngeniù,probitaté,moresqioptimos, tufidé, *
virtuté,& diligentia fummacum tua laude multis in rebus noftris arduis atquegrauiffi-»
mis flagrante pi^fcrtim Hetruria bello Scnend declarata,& adhibita qui ignorct nenrài-
nétfle exiftimamus. Sed quonià inter reliqua tuam nos pclar3,& periucunda officia, ea
nobis optatiflima Fuerunt.q spud Più 4. Fium 5.Greg. 1 5 . Pontt. Maxx. Carolum 5, ^
Masimilianumq; lmpcratores,& Phiiippum Catholicum Hyfpaniarum Regé , aliolqj
cóplurcs Principes Chrilbanos plurima,& maxima nobis atq; noilrispllitilli; virtuté,
& fidéeàdera tuam,quas (empei plurimi fecimus.honeilandas nobis elfe,^ aliquo fin^
gulari munere te ìpihm cxornadum putauimus.Nos igitur &c,Fù la medefiraa virtù Se
il medefimo valor Tuo parimente con intero affetto di grato,& di cortefe Principe rico .
nciciuto dal Gran Duca Francefeo,il quale concedutogli l'immunitadi tutte le grauez
zeordmarie& cllraordinarie& di tutte le gabelle de cótratti con ampIilTimccfentioni
& liberta di tutta la fùa f.imiglia in perpetuo, v(à nel priuilegio {peditogli fe>tto il gior-
no & anno medelìmo quelta prefatione.Illullri Bartolomaco Concino patritio Floré-
'* tino,de Nobilibus de Talla ex Comitibus Penni fupremo Secretarlo nollro (àluté , & O
omne bonum. Quauis clariflìma monimenta (ummae tu^ virtutis,probitatiS;li dei atq;
diiigétige ad res noAras msiximas difficilhmafq; apud nò nullos feimraos Pontitices, Im-
pcratores,reges,& pnncipes Chnlliancs a tefeliciter,& ex totius animi noiiri fentetu
geftas f^pillimèadhibuap.pluribus literis Serenifs. Magni Ducis fctrurias patris & domi'
ni noihiobferuadiilimi ad te illuitr^ndum tuaq; ampliadum mandata fuerint . Tamea
meritorum tuorum immortalium memores, vt tibi pollcrilq; fingularis benignitatis Se
dilcsSlionis in te nollrse (It manifeftum inditium.ex pclaro more a maioribus noltris ac
cepto aliquo mirifico munere tc,cuius opera domi torilq; in rebus noltris ferijs.atq; ar-r
duis potiliimum vtimur,afficerc decreuimus.No? igitur &c.Eflendolì dunque nel cor- E
(o di tante chiare opere condotto all'eri di 7 1 anno fi mori l'anno 1578, hauédo lafcia
to di iVlargherira Bartoli Tua moglie Gio^Batiila vnico figliuolo raafehio & duefemmi
ne.r.vna maritata ns Caniguni,& l'altra ne Bartolini, Fu Bartolomeo piccolo della p-
fona ma diruta & ben forinata,!l cui ritratto del naturalcoltreal fattogli da Alelsadro
Bronzino ecccllentils.dipintore de noftri tempi^fi vede ancora di man di Giorgio Vafà
jri in vn di que quadri del palcp dorato del lalon grandefdi palazzo al canto a quello di
Chiappin Vitelli che vien quali a ferire (opra la porta.onde lì feende in Segretaria,chs
j[ccondoegli coilumauaba vn ictindi feta incapo. ScrilTe giouane prole &; verfitofea-
ni <3<iat!nM quali io hp veduti, non ignudi di cócetti «Sedi leggiadria,& hebbe comol
Si nobili ^ icEferati huorpini amici?ia;cpnie per fe^bieuoli lettere latine lette da me he»
conofeiiitQ
e O N e ! N'A, 1^9
4 jcprplciuto. e!p(^u||ti(s.fù ^ppuf 3to ncj p^flare, rea fopra t^tti gli huomioi iotAta .? ^it^
parpf a §c accopcio dall a^tp à fip iafci^f partir alcuno da (e dUi onté'p. hauendp co ia le .
f trm del volto fCQBgiuatp (èpiprc la dolcczw & piaccuoIcz?;a delle parole, h qa^l doce ò
artjlìcip fi corpp in mojw indarno è dcfideratocó tedioso artanno di qavg'ii cfs? hàao co
cfjp loro à rrauagliarcj fosì fingolarpiptc rédc amabili & gr^n quelli, ne quali (i yede n-
Iplcderc. Ma mnazi chg paflìamo à Gio.Patifta è da dire di Matteo fr^rclio di «ertolo • ^^'J
ipco; il qpal venato al mòdo l'anno 1 501 & atrefò qMalche tcpo 3 gli lludi delle lettere d, cu».
huipanc,(i volfe finalmente alle facre: perche gli fqronp più volentieri dal 2' 10 rinuzia^ "*•
ti \ bcncfia Q^indj fu da Pip 4 fitto l'anno 1 5 éo Ve{couo di Cortona, & intcruenn!?
nel Lócilio di 1 rctocdal quale ntornatp che fu & delìderado di vmer yifa quieta, ccms
9 \\vxt7L l'animp libero d'ogni paflìonc d'honori,& ài ricche ize^così rinunzò li Vefcoua
dp,(& iui à pochi anni morjflì co hauer di (è lafciato nome di coftumi.& dj vita degna di
efepipio.Gio.Batirtafigliuplp di Bartolomeo nato l'anno i5;2.hebbepprcceitorcdel ^-^ ^^^
fc lettere humatìe Giulio Poggiapi ; ma paflato a gli iludi delle leggi vdi in Padoua Gui-
do Pancirplp & in Pi(à Giulio i»alcrnp,& Girolamo Malauolti, Ielle perdueanpi Capo •
pico,andp alla Rupta di Matoua^pnde ritornato il Gra Duca Cofimo nella lite della pre
ccdcMpchecgli hebjbc col Duca di Ferrara perlagione del titolo di Gra Duca cócedutoli
dal Póte|ìcetil màdo Ambakiatpre lefidente apprcHb T Imp. Malsimiliano I| per grattar
J'yno & l'alt p negozio inficme cp Lpdpuicp Antinpri Velcouo di PUtoia.chc vi era a a-
datovn'j^nppprinia, Se ad vna lettera che (òpra di cip il Gra Duca Franccfco polLiagli
C fcril|c,fi dee pfcltar fcdc,cgli (i adoperò in tal guifa clFcndo rcftato (òlo in quel fatto del
f itoìp ottenuto da lai dall imp.opera per diueifi còti malageuolifsima & piepadi molte
d fhcpltà»che paruc ch« ' ó lolo hauefle (uperatp Topinione del fuo Principe . & del fuo
lc:onfiglio>ma di tutta italia,molhadoincauf:)tarograuc& importan re quanto folTeil
valor fllfi.& ladcilrczza delfùo ingegno,&quàto bene peli' vna & neH'a'tracaufàdiffn
delle l'KoPore del Gran Duc?,& cpfefuafle la dignità della Kep. Fiorentina. Quello che
Veranie^e è degpodi molp lode oltre il (erinzio fattoal iìio Sig.egli fi acquifiògràdemé
te la gratili di Madìmil. dal quale ottene p?r {^& iìioi dilcéJenti amplidimp piiuileg a
di PalafinarojallaiuccelTiooc ancora de i feudi,e dignità rédédo larga & hoporata teili*
moniaza di que|.le antiche,è nobili lurifditiopi della famiglia fua,&: dei moltifs'tni p^ew
Q riti fiioi.cp quah npfolo 9 padrpni,& airimp.iilenb,maal còmodo &Vriliir} di turta la
CrUVana Rèpparea phe haucUc interaméte (òdisfatto Sono le parole litede di quel pri
uiiegtotafi. nonfolum inhis,qucad vtrmfq;digniratc&prnamcntum(intended'ame
dpciGrà luchi padre& (ìgliuolo)vcrumetia3d noftra làcri mperij,ac Inc'yr^domps
rciìipE AuitriacjE.necnó tctius Reip.Crirtian^cómodum & vtilitatéfpcd;«e potucrùt,
fpmtpo l\udio incubuiili &c Ritornato dunque a Firenze,fù dal gratiisipio Gran Duca ■
Francelcp mcflò nel numero dei Tuoi 4B& datogli con larga prouifionc titolo di primo
i^uditpre,^ di Segretario maggiore. Ne molti mefipaflTarono.chefù dal Gian Duca
ipandatoall'lmp'Ridolfoper trattare co(èdipioltompmento,sì come àcapodi 1 1 an-
si hiapendo efercitati altri piagiiirati così fuori come deptro della Città, e hnalmenrc al
g ipfdcfimo Imp Uatp deftipatP per Ambafciator refidente dal Gran Duca Fefdmando.
Di Capiilla Miniati lua moglie ha hauuto quattro figliuoli malchi, Carlo, che è gi ì vn'
anno che fi morì, Ccfimo, Bartolomeo, & Concino giouani tutti per diuerfi nlpctti ^^^^*
dilòpimaalpcttatiope. piducfiglipolcfemincLionoracongunfcin matrimonia con B>rt>u
Cratiode'Marchcfidgl Monte, Caualierenon (òlohumanilsmo.&gentJiiisimo, ma ""*
di molta clperienza in oppra di guerra» ilquale mandato dalGran Duca francdcoCa-
ftcllanp in Pila, fic Generale dell'arpìe , vi e Ibto poi per la lua fede & valoreVonferpia-
tp dal Gran Duca Ferdinando . L'altra chiamata Lucretia maritò poch» tpefi (ono con
RodciiigpMido(ioSignprqdiCaftclRio,àcm il Gran Duca Ferdinando pltrcla lua.
ga lè^uitù di Ciro fuo padre ha dato per molti (cgni copofciuti in lui di valore. & di fe-
deltà honora^o trattenimento. Ma perche noi di (òpra promettemmo di far mcntione
d'vaa fciittura di Niccolò Pallanti ; la quale rcuerctìda per la fua antiqu ti può a moU
Q_ te cole
C*H(lHt .
te .or (i f m'iit, tcitJpo è che Cpcdiùd della (acccSiom deO^ocìfìì, in ^ueftp Iuo|o 'a «- A
LettfTd iiNieeolh PaiUntt CdUdliere d M- Gioudnni i^Alherto degli Jlbertì.
HOnoraaàj Cavaliere M .Giouanni. Niccolao <3e'PaIlanM Caiia'ii<"« fi raccoman»
da à vot: & Ct priaja non vi ho chiarito, e aiiuiiaro di quanro mi rsgionaili & im
porcili, è (\Mo per ntrouar la verità della faccenda come Aato è faticoso a nciouar ccr-
ji libri di comune. Hora io & il voilro Compare non hAbbiamo ialciaro nuliaf.ixc.e
jiou'arrio ii riiìucngacon i vofiri indirizzi & r icord) ; & e ftato miraeoio trouar quelli
Jibri. ijrouiamo che tre lati furono quei di Catcwaia rutti d*vH (àngue, &i*vaopotca ^
a^parentar con Taltro per antichità. L' vn lato poiredeua catenaia con certe alcrscofè .
Taliro lato poflcdeua Talla con altre cofe . Taltro laro polìcdeua Montegiobbio anche
icon altre co(ej come per antico s'erano accordaci i loro sntenaci. t tutti faceuano vn
ttrmC) CIÒ è catene bianche nei campo rolTo (ènza ancllo:& dei iato, che poHedeua Ca-
tenaia trouo è il vedrò origine, ciò è vn Fabiano da Catenaia hebbe tre tìgliuoii di tre
dóne.rvnohcbbenome Arriguccio,l'aItro RufticOjl'altro Bartolomeo chiamato Ma-
l^nca, che vn pocozoppicaua. la madre di Arriguccio fu di noi Paiianti , &c lieblic gran
àotc ic:condos'vlàuaallora,&fu teda del padre.& d^l zio Rinucciofùla madre di quel
li di l^ietramala, Bartolomeo fu la madre de Bcnci di Valdaino, & quelli tre fratelli di-
tìilono della roba &deli'animo,&hcbbono gran quiftione i nfieme, & polonfi le mani Q
addoliò, StL ciafcuno hebbe Tpalle da parenti delia madre, & fanne grandillìma nouiti ,
turrodipendeuadailedotidelie madri. In line Rinuccioandò ad abitare àNarni,&: per
il legno mutò Tarme.che arrofe all'arme l'anello in mezzo;cio è il capo & le catene del
colore s'erano, folo arioiè l'aneib^chiamaronfi i C^tenai da Narni.e fanno hoggidi ca-
po di parre Ghibellina. Bartolomeo andò ad abitare in Valdambra, & non mutò i'ar*
iV-Cfài- hoggi vi è de luoi,& qui in Arezzo ne Ibno de Tuoi dilcendenti. Kullico andò ad
abitare à l^oggibonzi, e mutò l'arme, Jc catene bianche,e li campo azzurro con l'anello
in mezzo, & per loro diuifioni gli altri due Iati da Catenaia, ciò è quelli di Palla , oc da
Kiótcgiobbi (j prclòno Catenaia & le loro poflelIìoni,cio è de tre fratelli , & hebbono
^nco tra loro diuilione,& quelli da Talla mutarono i^arme/eceno le catene azzurre ìq Q
e nm pò bianco con l'anello in mezzo. Torniamo a Rtilhco.donde voi Alberti lete di-
jcefi, che andò à ilare à Poggibonzi, il quale era il più ricco,& hebbe vna dona de Ma-
Jclpini di Firenze, ne hebbe vn figliuolo,che hebbe ooinc Giudice nome proprio , In.
nanzi che quello Ruftico monili, pacificò con le tede , & dilcendenti di Bartolomeo
f:he erano in Valdarno,&trouiamo vn codicillo d'vn tellamento di detto Giudice ,
quando muore lafla fiorini centocinquanta in godimento à vita à vna madonna An^
fdreade Fallanti Sirocchia dell'auola lua,&i poi apprelTo alla fua morte ritornino fi M,
Orlandino,eàM. Bcnci fuoifiglidottoricilquai codicillo vi mandiamo inquello, &{i
come vedete egli è fatto in Firenze nel popolo di Santa Lucia l'anno iio-i.&daque ^
iÌQ iìomc ài Giudice deriuò Rullico & i fuoi chiamati quelli del Giudice, ht trouia»
nio che à quello Rullico padre del Giudice , & i Bartolomeo Tuo fratello furon tolte
cene pofleffiooi, che haucuanoalpontedi Romito, come beni di Guelfi, & all'altro
fratello Rinuccio che s'alleggiò in Narni non gii furon tolte le lue, perche tenne parte
Ghibellina, & così fanno hoggidì. M. Giouanni e' mi pare che alTai b?oe vi chiarilco,
e all'ai (ìrinucnga cpiricordo,chcmidclli,faluochcionontrouOgchc quello Rultico
^^Jitalle in Firenze. Come io vi dico.lòno foprailato ànlponderui. perche ho voluta
informarmi bene di tutto della verità. Scaltro volete mene awuiiate. il volito Gon^*;
Dife fi f^ccomanda à voi. Data in Arezzo a di 2 2 .di Marzo 1 54^,
(SViDALOTIA. 4<,
DELLA FAMIGLIA GVIDALOTTA:
I come habbiamo piacere alcuna voita di riconofccrc le muricele xi* /.
na Città rouinara; &c è (pczie di vita, quanJo è motta , (èntirla almen
S "°*"'"^'^^* ^^^^ "^' ^° àcrcdere» che non fia per recare altrui noia i'an -
/?S ^^^ ^^'°" rammemorando ie famiglie fpéte. & (è a/cuna di quelie.che
^.. .^-. «^"^"^ viuono, hebbe con alcuna di x^uelie^che già fon morte pareniado.ién-
te diletto nell'animo fùo, che il nome di quelli iuoi antichi riforga, & con pittolà ricor
dazione (ì riduca alia memoria degli huomini , Di colbro fono i Guidalotcì detti del e,„;„f.
Migliaccio, i quali abitarono preflb San Romeo ': & furono per antica origine gentil- ^f^i'fF-
B huomini'^,&hcbbcr torri = . certo è.efTere flati egli di fazìó Guelfa, ffic per quelloTan- '*'' ^'^'
Bo 1249. furono infieme con gli altri Guelfi cacciati dalla patria con la forza di Fede- lo?'^'
rigo Imperadorc S: & vndici anni dopo vn* altra volta per la rotta nccuuta à iV.ótaper- "*" '-«f •
ti h . Ma perche alcuno non ci imputi noi altro non haucr f«itto^he accozzato ir.fiemc }%To-,d
I luoghi & le autorità di due antiche Cronache Fiorentine,ne nulla del nollro h^iuer re- iés.tl
cato imparare al lettore,- dico per confermazione della nobiltà di ciracafa,Ì'anno 1^42 *^
trouarfi di cfla famiglia due ^rztcWi Caualieri , l'vno detto M.Gherardo , & l'altro M. ^óT'^''
Guidalotto:! quali ad vno Aldobrandino fìgliuolo,che fu di Guglielmo della Vigna ve- ^ /*« "/«
dono vn pezzo di terra fuori della porta od parlagio.& fuori delle mura della Città nel ^'''
popolo di San Simone prclìb alla Chiela di Santa Croce. Quclh già detti fratelli fìgli-
C uolidVn'altro Caualierc detto M.Abbate.& nipoti di Ridolfo di Guidalotto ; vaono
con l'età à trouare l'anno » j 80 di Chritlo; che fé inftno al prelcnte tempo (ì foiìèr co yf.'^^t!*
fcruati harebbon quattrocento anni d'antiquità . Nella pace del Card. Latino l'anno ZiiUro
i 2 80. dd Signore; nella qu^le non intctueonero altri, che huomini per nobiltà , ò oer '^'^' ^f
ricchezze potenti, veggoniì due de Guidalotti T vn C^ualierc,& l'alno Hgiiuolo di Ca- ^^/i' ''
laalicre. celiai chiamato Càte di M.Tedaldjno, colui Guidalotto di Kigaletto.del qua,
le fi legge vna pollilla. Colini fu Caualiere dt tto M .Guidalotto. Vn'alt ro Caualicre fi
legge nel libro dello fpcdale di San Pagolo Tanno 1 294. detto M. Ridolfo ; che torna
bene à rifulcirar il nome di quell'altro Ridolfo : alia cui moglie detta Tommafa fu dal
PodeiU di Firenze comandato ,che non douelfe alienateli nò correre dall'anno 1 1 80.
D che fu veramcate l'anno 8 1 infino al ^(ff^ltro.che ledici anni mi fa credere, che quel
Carne Guidalotti, il qual fu Gonf.di Giullitia l'anno 1 29^. fia il Cante : il quale nella
pace del Cardinal Latino e vno de malleuadori,al chs afi^rmare fa ancor forza l'andar
per vn medefimo quartiere . Non fi dillende nel Prionlta quelh famiglia oltre
fanno 1 544. nel quale Bartolomeo figliuolo di Gante fu de* Sigoori. Ma
io non mi fono abbattuto ad vna impolfa mefTì da Fiorentini l'an-
no 1 3 9 f . p£r conto della guerra.chc s'hauea co* Vifconti.nei-
la quale Lionardo di Luca Gusdalotti visn taUàto per
due mila cinquecento fiorini; fègno che non fo(^.
fero ridotti 3Ì niente ver lo il lor h ne. Et qu?
ilo è quanto de Guidalotti habbiamo
Potuto mettere inlìemc »
DltLA FAMIGLIA P^' RINVICI, A
E i Rjnucci» i qpali psr Io (J)atip di rre età heb[}ero in pcHj(fimi kuo?
tnipi tre Gopbipnieri di giujt^izia (ìfu^rero $;pp la nriedelìmaforruna
irfinpa queftact^cócjptti, non (à^ebberod.elrafpnop famiglie dj pj-
renzeftimati. fct copie che dcljpCa(ègr^njii npnfieno,(ìti:uouaiiQ-
«f46«6 ^-'>fe*£i' '^» «^ dimeno di Ipro fatta me D;tjonc nel Maielpjni e, &ne| Vjll^md, anno-
fii,h6e. ucr;ìndpljfracoloro,jqua!i vditalfidolprof? (cpnfirpa di Mpntapertiabb^ndonaror o
§h h patiia tenr.cndo de loio nipiipi, i quali virjronod a cafa np nto|'n?uano.Madiicaocia-
ti dì rucuo j Ghibellini, <Sc rientrati i Guelfi nella otrà^fi vcde,ci)ei Rjn ucci come buo
nj Guelfi, & poppJari furono am ircdì a' M^gUìrari della Repub. Onde Filippo fu fat- P
fr?;;fc5todc'Sigroti Tappo 1255.& 57.&nel ^««.Gootal.diGiuihtiaf il cpi magirtrato h|
fAft.^ir d, nìpito tranqpiJip, A cui fègue Altflo dottor di tcggi^pna (écpndp l' ylanza di quei ttiri-
^ tir' * P' f Pgf^ominato giudice, ij quale ihto tre volte dc'Stgnpni fi| àlTÌ?ntp al|a luprcpadi»
Cìftxf gpità del Gonfaloner^fp l'anno 1 ||é, quando la Rcpub.cflendoinlcgaco' Vcneziaoi
t P« f* fe-e fiera & crudcl guerra à Maftinp delU Scal^ fottp la cpndorja dj Piero de' Rolli de*
più t hiari §c valorolì Capitapi,c|ie haucflc quella età. Quclto è quel Mf Ajcflo Rinuc-
elidi viii fu cugina monna Nonna dc'Puljci jaqualc co la lua prclta nlppAa almfsnpf che
hor efto me itf ggiare dei Velcoup di Firenze fil^nzip impoic . Venne dietrp ad Alcflo
l.r,ur ili
Cmi t'.id
luX'
'■ld>- Aibizzo rato d'vn figliuolo di Filippp jlqualc ancor egli fu de' Signori , 6i poi Gpnfa
Cr; _
";' "' lei icrdigipiìjziaidueniefidiluglipj&d'agDflodeiranno i|54.Nc|coAiiinìagi|lrf| >^
■ ■ te, lU he (con»? ipedo faicj mi giovi^ di raccontare^ perche confjdprado i prefcnti huo
tr.;ni le miferie di que' te mp!,più la loip felicità ricpnplcanp,hebberoi Fiorentini a r».
cctpprarli 2 S.mila fiorini d^lla corap5»gniafliFra Monreale, perche per tre anni npfuf
{èro 1 lorp terreni dalle |oip arme mol^ftati Ne più di qufl.che fi fi^(le fuorivia cittp di^-
tro Ili tranquillo & pacifico iUto lì ripofaua; perciochc paté brighe tra Bordoni d'vm
p^rtc & Mangicnij& Bcccanugi dell'altra in tanto furore & in tanfa pazs^ia fra lor ve-
pero che I on f uronp dalla lor crudeltà fecurc le dpone iileflc,efl*cndone due ftatc v^^-
{è. Cefali loop 1 frutti dell? (ciolta&sfrepata licenzaj cui n^olntian pollo àrjtrpiji
j! dolce nenie di libertà. Ip quefto medefimo tempo con più fecondo (cme far i^roi .
nstrile dilcordie de Ricci, ^ de gli Albi^zi, le quali npncontentapdolìc^i >>af rincfiiufo p
dentro itermini del paientado,&: deiratpip izia> entrando fe^to altri titoli pe capi del
pubIico,3uuamparorì o in più volte la mifera cii^tfì dViècrabile incjcndip . He tirannide
alcuna fu efercita^a gamm^i con ^Pta rabbia m par te alcuna del mondo, con quanta i
lucccflbri di coltoro miièro in opera il fatto dell'ammiinitc ip ^irenz^ ^ Talpj^ à chi be
alle coiè di que tepipi pon mente parrà cffere ftato nec^flàrio ,che 1^ Rep. Ju0é caduta
nel Ipzzo ipìperio de Ciompi, non potepdpiì diucrrc quel o^aje dalla città fcnon
da vp'altrc grjan male, fi copie veggiamo^che de 1 grani mali de| corpp PQQ
con cibi cfolci>& ifquifiti, ma cpn am^jiiifime i»euaDdi;.fi( ^qp agri &
di^ìcili ppicdi à grande llento ci lib^namp. Ci|sque?npj cIot m
DO fu nel numerp de Signori Simone figliuolo di Francc»
'"^****^ fco.ojtre il quale non ycggo l^ndèrfi ne* publiq
***"'* Pnoiiftì il nome ^'alt^a pcrfona della fami*
gliade Rioocci*
DELLA
DELLA FAMIGLIA DE RICCI.
A famiglia de Ricci potente al pari di qualunque altra famiglia di Fi«
rcnzc , patì quafi nel mezzo della fìia /alita alcun tracollo , fin che da
molti anni in qua e à tépi nollri di nuouo à notabil grandezza riforca.
£Ìla ha in vndici perlbne hauuto quattordici volte la dignità del gonfa
lonerato.E ftata adornata di molti caualieri,& giureconfulti. Out voi
te èibro in quefta cafa i'arciucicouadodi Pifa, & i^ Vefcouado d'A«
rezzo . Ne è m ancata fra le donne , chi con lode di fingolar fàntità l'ha grandemen-
te illuiVata . ma quelle cofè meglio re lor luoghi appariranno; Onde iecondo il no-
B Ulto collumc ci mettere mo à trattare le non di cialcuno , almeno de rami più princi-
pali di cialcuno ; perche con più ordine apparilca la verità deli'iftoria . Er lalciando
che alcuna cofa pruoui l'albero da le ile flo.ci faremo da Cionetìgliuol di Filippo di
Giouanni di More ; non perche egli fia primogenito ; ma perche per efler la iiia lucccf
fionclpenta; e bene, che puma di tutti cene dilibciiamo. :;.::il^*"
TiC'tnt f<^ Je fuo't fgliuoh ,
FV dunque Cionepsdre di tre figliuoli, di Ricciardo, di Barroicmeo, &, di Ru-
nico . ad primo & dell'vltimo fi leggono i nomi nella fehtcn^ia déilìmp. ArF^'ò
C l'anno i ^ i j à 2 j di febbraio. Onde leiiZa altro (1 può comprendere, quanto cls^ fuf
Icro guelfi, & per cof lèguentc contrari alla fazionghiHellina.Fù Rullirop are di Mo '*/'*••
re,& mancò la luccelTione ne nipoti .ma di More apparilce la lèpolrura mì S-inraMarfà ^^,^
Nouella con quelle pche parole .S, MOREDI RVS TIC O D E R I C C I. ,
auucrtendo ; che Taimi fue lono Ictre ricci di callagno . & tre porcellini . Riccisr-^o; Miuiéri»
,. imperò che di Bartolomeo non habbiam cognizione , ibto de Signori l'anno ^306". ^"'^■"'s^
:f^'-^ 'fu padre di cinque figliuoli, di Rinicri.la cui ft'rpe vien meno ne figliuoli , &r di
* ^^ Vguccicne . & di Salueilro , & di RofiTo , & di Gtorgio . 1 quali eflcndo tutti e quat-
tro feduti nel gouerno della Republica , & ilari grandi , oc potenti cittadini riccuec-
tcro percorro delle f-izionigi-auifsiiia percofla l'anno t^jz, che per poco non polc
£) del tutto al fondo il ramo di q iella fAmig'.ia . O ide mi lòno più volte ricordato à q us-
ilo propoiKodiqael.chsfoveì D.-in3llvTi aju^rrire 1 giovanetti , che aàdauano à luì,
à non s'impacciare nelle cole d^IlaRjpjblica.afirerm indo. 'che feda principio folTc*
rorncHe innanzi due vie .-rvna ch:m:nafe alla Repiblica,ralria ,che apertamente
conducelTe alla morte , & foffero manifelle quelle cole , che bifogna patir à coloro ,
che fi rrauagliano nelle Rcpubliche, ciò fono le paure , l'muidie , gli odi , le calunnie.lc
gare,lecontclè,$: le brighe: gli huomini eleggerebbono quella, che conduce alla mor-
te.' Ma vcgnamoà particolari, &: vediamola che modo quelle colè auucnnero,&pri- \l^'j"^*
mieramcntcpailiam d'Vguccionc .
jfU^ucciene ^tn/alcniere M (^iujTma , O" de futi fi^ì'moli .
CO S T V I ; il qual fu de Signori l'anno 1 5 04. non è dubbio alcuno clfcre llato il
capo della lua famiglia , & così parimente di tutta la fazione de Kicci . la qua-
le come s'hauelfc per conto del gouerno publico nimiilà,& contela con quellaacgli
Albizi , oue degli Albizi parlammo , fu ampiamente dimollrato . '' Erano in queito ; ,, ^^^f^
rempo i Fiorentini venuti in gran delìderio d'inlìgnorirfi di Lucca : la quale cflendo UécM.y
in poteredi Martino della Scala , ilquale per cauarne maggior vtile tcnea m-ino di vcn
dcrla non più à Fiorentini , che à Pifani, elcflc la Città di Firenze venti de 1 fuoi ciita •
dini , à quali commife il carico di comprarla con ampia autorità di trouar dcn4n , fic
di far tutto ciò , che per condur à fiuc quella imprefa llioaauano potere clTcr gioueuo , '
Q^ I le. Fece
I franalcoì Cimmnìì Culo. \ fihpm. 1 BcnaricA AgitmJialutSt<ùJ^CnnMa4,li,uflimti Jsinonc ìftaiiccja.\Ainorai>\ lacofe tCìmiMmUnmaatì Zm'i \ B!rnmào\ Cmkmo\ RminACmUitMil\<i<(màmi\ 'carU. \ ùiJi!. J (•smoJ Dmidh.J Vmccimi , Rolfa.\ ylrmlt \ /l parisi '*"/"'■ T/Twfi
I Uj«.'«4 11 A , ;a . A" A a'C- A"'12* A- ■.A -A "''•5'* A A. A A.-^ A A ' Jk'-'»'^'"A A A k"v*''k A '■'■'■"A A 'l'"/*~*:l
Mane | l^^trelamff \ B fratti^ \ ff i»««? jj |Sa»(fli(fn7. \j // fiero, ij, . | x?^;n«7, [| j{ M«»&. ]] [[/>(/ffWAn' | ftw ]] (( Kìtcole \ iS'ifolamo\ flVtn*
Pwtccfio iRugetntlTommafelftUppo ìnfum^Ji'i^^ì ' tlminhf Smone.' JSiMé^thrio^^'''"'*^ [| fiero ÌSuaiBTZomouacànnoi-Intmio il NiavUt' « x*«oit 11 ftouatniì ITuhismì^ J^tp. ìi fiero. \.JnÌrea \ Niccolo \Sumanni\ AnlDnii.\ltt^tefi.\ étti, li Apardcf.pt*AmBle\(^iouanni\jUnUTt.\Tomina[o.
, . \i;i^jniì\ \ 1 ■'^- A 1 1 • l^'IT"'! A Jl K'"i''*''-k A A I A ^^ A a' ' A 1 //ti 1 A 1 1 i •■ 1 j
Mviuanm.ll ^*^'' \i^TiJalchno\\lsrett7^.lffm'J^\.^llt)pBlia-ilRsriieri.ÌNiCioh (Ardirm S flU/>ph, talcia/far.li j"ll fiero. I( Matteffrvìcmi/uaBill Corjo. lAr^n^e (Iziin^ l Andrea \ Cmdo. \More. MÌe^artdroXlat^o \M.stno:\8^lùìàrdo\Ajiario.\^ulichno\lacopo.\Maato. \£imar^.\frarii^(0.jTfmmafo.isaIueJiro\Bernclrcie\Filhs. \Wi/a.lftW|-
Xcirm \ IpilUriX \ 'Xjjlillyi \ \ \ Vt"S'fr\ 'e VÌ7» \'"'^' ^ \ \ \Cmm,a,V^*r'l>\ \ I II I l'i l'i k lì lì ,. JÉf, / 1 ■ Jl il 1 È È'
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sr ii-in Alni IK.1 1 I
i5<^ DELLA FAMIGLIA
le. Fcccdiqucfto f^tto menzione il Villani , il quale non l'intendendo 3(110 modo A
f t.Ar. 1 1. ^Qj^ g(j gjgjjj ^ come egli fteflbdice, ' non fi curò di nominarli . ma ne libri delle ri-
^d^U.c'mt formagioni vengono nominati tutti e venti , fra quali èli nollro Vgaccione *' ,(ì co-
ftdi Ih^U*. me ne fece ancor menzione nell'iftoriefue Santo Antonino* lenza biadmar gli eletti,
cotr-je fa il Villani . Il quale hauendo rpero& durato fatica per conto di quella impre-
fnn. 134I.
*i.f-7. ^3 > elfendo ilato vno degli oi^aggi, gli fi dee haucrpompafsionc , fé ne fa alcunocom,.,
^' " pianto . Fu poi Vguccione con quattro altri principali cittadini mandato ambalcia-
J! dorè airipp Carlo \ì\\. per trattare colè di grande importanza tra Celare, & la
Rep. ^ dopo il qual tempo fu Tanno 1 ^ 5 ^ tratto Gonf. di Giuli, in vero con lode
fua non piccola .hauendo preftato aiuto à Todini, aflettate alcune differenze, le qua -
lipranotrail Conte Guido da Pattifollc, & Andrea de Bardi ;riceuuto nella città il B
Legato del Papa, prelentatolo, «Se datoli aiiito di i ^ocaualicri, & oltre a quelle colè
rnandatp ambafciadori per confolar i Geoouefi d'vna notabil rotta , che haueano ri*
» f.\ì>r. 1 1. peuutD da Veneziani I .Era per quello Vguccione mplcp in grazia , & fauore de cit-
«•' 3^2. tadini , crcfcendola fua parte oltre le lue qualità per la qugntJia dp fratelli , de ni-
poti, & de cugini ogni giprno in maggior potenza, ma tanto contrapefata con la
parte auuerlària ricca ancor eli* d'huommi e di fauori; che pensò egli doue quella ab-
ballafle, poter del filtro eOèr arbitro della Rep. ma non r'ulcitoli il difcgno,comenc
gli Aibizi fi dimcllrò , per la fagacirà di picro capo di quella fazione, il quale cpn far-
li manitcllo fautore di parte Guelfa , fi ef^ infiememente poco men cfic fattp princi
pc della lua patria; in Vguccione rimale vn dcfidcrio ardentifsimo di opporli alla C
* grandezza di Piero ; ceicando Tempre di mozzarli quelle vie , per le quali conolceu.ì,
che egli and?.pa crclcendo . Trouandofi dunque yna vplp^ de priori ; & veggendp :
che i Capitani di parte haueano forfè con poca ragione aramunitp quattro cittadi-
ni in tempo, che egli fi trouaua Propollo; conobbe, che il tentar di tot via la leg-
ge, non hauea luogo jrrja ricordandofijch^ nel ^S.conaggiugnerc due altri capitani,
& farne lei , oue prima eran quattro , & quelli due popolari,cfa llato le non del tutto,
pure d'i^[»:un giouamento à drenarla potenza de pochi; propolè vna petizione : che i
detti capitani s'accrefcelfcro infino al numero di nopertpa i quali due folfero delle arri
minori, & che niuno s'intendelfeeflèr dichiarato ghibellino le no folfe vinto per le lei
faue nere.Et che oltre acciò di répo in tépo G facelfero borie d'huomini guelfi, le qua- q
Il llelTero ferme ; & che quando per i capitani di parte , concorrendo le lei faue nere ,
il ghibellino folle g d deliberato , conuenifie trar di dette borie 24 cittadini , dinan-
zi i qaali il dchberaro ghibellino aliegalfc le fue lagioni , ne in modo alcuno la lìia de-
liberazione intcnderfi elFer vinta, & proceder innanzi } fé con l'interuenimentodei
detti 24 , & noue capitani non fi folTero trouare 2 2 faue nere à vincerlo . Quella pe-
tizione andata à configli fu vinta ,& accettata con frequente concorfo di tutto il pò*
pòlo , &: llimato perciò Vguccione ellèf e llato molto vtileà reprimere la rabbia deca-
}, plr. M. pitanidi parte ^ Njuno nimico ficbberoi Fiorentini op piq fiero, ne più pcrlèuerante,
f4fi6t4ii.nt. phc la caladeVifconti: la quale ellendp come ghibellina fimilmenfe nimica al ponte-
'"* ^* lìce : trounndofi allora eflèr Papa Vrbano V.cfib pontefice proccuròdicongiugnetfi £
to' Fiorentini a danni de Vilconti. Jl quale venuto àquellp effetto d'Auignone in
Italia, mandò 3 pregar la Repub. ad eflèr cpntcntadi maq^arli ar^ibalciadori a Ro-
pna per trattar con elfo loro di colè necelTàric al beneficio cqmune , L^ q^ale fpedita •
Il tollamente vna ambalcieria di quattro cittadini de primi del gouerno , vno di efiì e
Vguccione . Non hebbe quello pcnfiero del pontefice qqella felicità . che egli Ci era
(limato , pefcipche elfendp la città diuifa nelle fazzioni già dette , tollo che gli Albi-
zi Tacconfentifonp , i Ricci le ne moftrarono alieni , allegando , cfie trouandofi allora
la città in pace co' Vifconti . & mancando giulla cagione di romperla con clsi , non
f ^iir. 13. haueano à mollrar quella leggerezza , ne entrar m quelli pericoli tirandofi vna gucr-
*" '^^^' M addolTolècza alcuno propo filo. 'la ^ualfentcnzaciTendortau (M^cripre,vn'im-
porcuaa
#f-
D E R I C C I. ij;
A prtuna dorr^^nii fjcta iui ai alcuni me(ì da Bernabò Vifcomi a Fiorentini di non s'im
pacciare delle cofe di Sanminiato.li fecegicrare à far lega col papa. li che benché falFo
f gallo con diletto incredibile di Piero degli Aìbizi.ili^aalc volea romper h guerra con
B-^^rnabò.cor.ofcédo nondimeno, che fjjeffbgli (àrebbono (lati interrotti 1 dilègii ihji
dall'aurcntà d'Vguccio'ie , proccurò per mezzo di Carlo Strozzi eoa ogni indulhia di
renderlofì amico, il che o vero o faUo,che egli fi folle. eficndoranno 1571 Vi^accioaa
ilaro la f-conda volta creato Gonfalorvere di giuilitia, & hauendo il L gare ièl Pjp ì à
Guglielmo iìio Hgfiuo'o dato grolL llipéJio, fu da molti creduto eh- egli Ci folle lalcia
to/uolgere a intenderfeli bene col poruchce,&: con la fiZ'one contraria "" .O.ìdcpsr h *»• '*"'"^'
g Città s'iMcominciaua à mormorarcene tih non eran più iibtrri ma fatti lch<au! de Kic • "*' *'
ci, & degli Alb!zi;perchefacea di bifogno di murar !Ì go Jerno della citta afli ae^che eia-
fcuno fi hberadèda cotanta tirannide. Mentre di ciò lì confìggo (ì diljiuta , Francefco
degli Albizi figliuolo d'Antonio il qual vi lì trouaua picfl'rjtc.à: icnrin parlar de fìjoi co
biallmo d'occuparori di liberfà(coipa di cui le città libere no ) han pan) Icuatolì $ù diC-
le.Chegii /^Ibizzi non hebbero mai animo a'impadronirli della parria, nedi venderla
ad alcuno;ma che bene quello era Lì ito peulìcro d' Vguceione de 11 cci ; il quale hiuea
promeiTo di darla à Bernabò ViiConri. Allora G.orgio fiatello d* V'guccionc nfpolè cha
CIÒ non era vero ; ma che Franctf o trouandod à rauula co! Marchefe di Ferrara , Ss
col (ignorediPadoua,s'hmeacoa ammendue quciii ligìori gloriato, nonaltriments
C eiTcr gii Aibizzi fignondi Firenze, che li fodero eglino delle loro città : (àluo che in ap-
parenza fi nrcneua vna itnmsgmeci libertà. Nonpotea fuccedercofachefufie p'ù
grata à cittadini malcontenti , vedendo , che doae doueano icu( àrfi , fi incolpauano
l'vn l'aitro,perche elléndo ogni co[à pieno di remore il config'io fu licenziato, & det-
to, che il prenderebbe in ciò maruid deiiberazloae . per U qual colà bruendo 1 Prio-
ri chiamato i loro collegi, & difputaio qjello s'iiaueife a tare, Ci conchiafe.ch^ !ì
doueflero creare due cittadini per quartiere con l'aggiunta di due grandi ,Cì cheia
tutto fuGTero dieci, & 3 coiloro cummetteie , the cialcun di cflì per lo fjo quar-
tiere s'jngegnafie dt Capere qual folle Li cagione de gli fcandali 4c quale era ilrimed^o di
leuarli. Coiloro hauendo farro ddigeaee inquiimone, riferirono, ellèreefpedien-
te per la Republica il domar la lupcrbia degli Aloszi ói de loro fègU3c;;ond'2 fu conchju
r\ {bjche Ci douelfe prender balia, perche ie cui- chs fodero deliberale ;haaeirero clècuzio
ne. Fiì dunque data balia per tucto aprile a 5Ó*. huomini , ciò furono j" Priori i
gonfalonieri di compag*;ia, i XII. buoni haomuu,» capita' ud: partee idieci eletC5,ani-
plillìma intor^'o al detto negaz!o,raa limitata in molte altre cjfè. I quali bench? p. ima
haueflèrohauuroinclinaztoneicaitigare (oiamenceg'i A'biZ? ; & poi murato pirere
haueflèro rimo Ho dagli vhci 96. cittadini d'ammrtnduc le fzioni, hauendo hnal-
mcnte& quella giudicata gran cofa ; Ci riiìrinicro à ne de gli A!bizi,e à tre de Ricci.
Colloro furono Fiero degli Albizi.e Vguccio.te de Ricci capi delle fazioni , Pepo
& Francefco degli Albizi hatelli; & Rollo fiatcilo d' Vguceione , oc Giouanni Caua-
liere figliuolo di Ruggieri de Ricci. Coltoro tarono condaanati,chj infra cinqjc
£ anni non potelTcro hauervficio alcuno della citta di Firenze (àluo che alla parte, non
potelfero entrare in palazzo alcuno di Rettore o di Comune a pena di fiorini mille
percialcuno, non 3 pprelTirli al palazzo de Signori 3 cento braccia & ogii volta cha
folì'^ro tratti, fodero rimeGi.In quello modo terminò la potenza d' Vguceione de Ric-
ci.ilquaìe dopo quello tépo poco truouo ia altra cola publicao priuata ramemorare Be
lì vede la fiia {cpoltura in S.Maria Nouella dirimpetto al Icpolcro del B.Glouanni di Sa
Icrnojche è lòtto l'organo.oue lenza millelimo u leggono quelh parole.S. VG VCCIO
NiS RICCIARDI DE RlCCllS ET SVORVM.Lalùalùjceflione tenuta da quello
principio clciufa da gli vfici; come auuienedouc nìancala riputazione Ce le ricchez»
ze ,clie lui perlopiù manchi ancor la progenie; andò di mano in manofcemando;
talwhe li Tuo ramo è forfè del tutto i tempi noilri mancato . e appena paflati cento
K quaran.
M
3
DELLA FAMIGLIA
Z>*meB» it
Gufgn de
télufffr*
«./l'i. : 1. féif.
132.
t.hklì.cif.
2
f.me4p. 3.
t« tit» 1 o.
flil.lì.cdr.
404.
t. ìui ter.
411.
quaranta anni fù l'anno i^i(j.&24rertituitoilprioratoà Daniello. Il quale nato di A
Niccolo pronipote naturale di Vguccione fù padre di Apardo , & di Guglielaio . Dei
fratelli di Vguccione già dicemmo di Giorgio facendo menzione delia nfpoih , che ci
feccàFrance{codegliAlbizi. Coilaifadc Signori due voice l'anno »55-2.&6^2.&
(è ne vede la lìia fèpalrura infino a prelènti tempi in Santa Maria Nouellacon queite pa
role S. PRVDENTIS VIRI GEORGI! RICCIARDI DE R I C-
C 1 1 S E T S V O R V M . di lui nacquero due figliuoli Fabio.e Ricciardo,del qual
Ricciardo truouo fatta menzione nel libro della Sega , che vien corapoilo in ^oo.fio-
rim, l'anno i j^^. Saluelko vn'altrode fratelh d' Vguccione ilatodc Signori i'aano
I ^ 5 f? fu padre di Iacopo , & di Matteo . perche reità à dir di Rolfo .
%>i Tiijjo Oualiere , & Capitano de Fiorentini & de /noi fglmoli .
B
(E R Io fpazio di trenta anni (\ truoua fatta memoria di Roflò de Ricci hora in fot
tuna profpera Se hora m auuerià.ma h quale cominciata con rifchiOiterramò con
fine non diduguale dal Tuo principio. Egli fu l'anno 1 541 infieme con Gioumnide
Medici &c con Naddo Ruccellai eletto fiadaco aprenderiapoiTeirionedelcaiicHo dzU
I -ngoih > & della città di Lucca . de quali il Medici creato Cauaiiere, & Capitano del-
la citta , Naddo & RoiTo vi nmalbno camarlinghi per Io Comune à riccucr la mone-
ta VI li mandauae pagar le malnade àcaualioeà piò, e fornire l'ordjae della vettoua-
gija, Qu; ile fono le parole lileflc del Villani " mapcruenuta la Republica fottolaii-
g'ioria del Duca d'Atene , oc (òtto vari titoli mozzo li capo al Medici, econdannato il
Rucciiai, iu anche mcilb in prigione e condannato il Ricci." per rifpetco delie qaali tre C
f.:njglie & ài quella dell'Altouiti oHefa ancor ella dal Duca , famiglie, dice il medeiì*
mo aatore.delle magoiori di Firenze di popolo ^ fu iui à non molto tempo fjtroc on-
gmr<i coni ra il Ducajc cacciato dalla citta '^. Cinque annidonpo quello lìiccdlòfa l'an-
no I 5 46" fatto Rofib la prima volta de Signori, oc la feconda l'anno i 3 fi. ma quello,
che rare volte à propri cicradini Ci concedeua;egfi è nel (èguente anno creato dalla Re-
pubi ica Capitano coniòmma autorità in Muge!lo,onde oltre vn numero grande di pa
doni fi vede comandare à più di 4oo.cau3licri/ Gouernado in quefto modo lior fuori
&hor dentro con carichi di pace o militari, due altre volte fède tlolTo nel numero de
S-'gnori l'anno 1 5 ^5>.ac ^8. quando nel 6^?. trouandofi l'Imp.Carlo llILin Lucca , ri-
chieie i Fiorentini. che raccomodafièro d'vna parce delle lor genti d'armijperche Tacco
p'gnadero all'andare per l'alpe dì Modona infino à Bologna , perche egli intendeua di D
icrnarfèr.c a caia . Il Comune lèruì prontamente l'Imp. commettendo à Iacopo dtgli
Alberti e à Ruiìb de Ricci ammeudue caualicri , che con fufficiente cavalleria gli te-
redero comp.^gnia infin àoivz egli haueua richicilo. ^ Non veggo io quando RoITo pra
Te 1 ordine di cauallcria.ne n che cccadonejma è ben certo, che egli foiTe cauaiiere mfia
dell'vitima volta cheegli fù de priori . Ne è punto colà oicura eilère egli llato grandii^
diliimc fautore ài parte guelfa , tanto che per auucntura ne trauahcò 1 termini del do-
uere . Onde cfTcndo l'anno 1372 Zanobi Macigni pollo alla parte per fofpetto ghi-
bellino , fù egli ammuniro ( fi racconta nella mia liloria ) con tanta animofitàdi Rof-
iode Ricci, ilqualefìtrouaua allora Capitano di parte.che elTendo flato meilotrc
volte à partito & non mai vinto, & per quefto non volendo il Propollo propor-
lo tra i venncuatrro , Rofib leuatofi con grand'ira da lèdere jdifTe, che il proporrcb- £
be egli cento voice iè bifognaflè,& fatto perciò alle due hore di notte ragunarc il
configlio de Richieili,neper tutta notte potuto conchiuderfi colà alcuna , & per que-
llo douendo il Macigni già alloluto hauer la mattina ad andar per lo gonfalone ( impc
rociie eraitato tratto Gonfaloniere di compagnia) di nuouo Rolfo giurò fupcrba»
minte , che egli noi prenderebbe . Et per illracca eifendo già dìjCoftrinfe quello or-
dine à dichiarare il Macigni ghibellino . ' Quindi nacque, che prima che qucll'an-
Bofì'
I
DE RICCI,
^59
A no finifle & egli & Vguccionc foflèro ammunid . Non è però dubbio a/cuno l'anno
I j 78 ; che i Ciompi prefero li gouerno ^ eglie Vguccione eflère Ilari relìituiti àgli
honori infìeme co* fratelli, & figliuoli ".anzi io trouo, che Rollo fu l'anno 1 580
con due altri cittadini mandato ambalciadore al Re Carlo III. per conchiuderla pace
tra il Re & la Republic3,la quale per procaccio de gli ambalciadori hebbe felice com-
pimento * .Soprauifle à quello tempo per Io (pazio di tre anni ; come per la Tua lèpol-
tura Ci vede in Santa Maria Nouella(ul presbiterio dell'altare maggiore : nella quale lì
Veggono intagliate molto chiaramente infino à prelènti giorni quelle lettere . H I C
lACET NOBILIS MILES DOMINVS ROSSVS RICCIARDI
DE RICCIIS. QVI OBIIT DIE XII IVLII ANNO DOMINI
MCCCLXXXII. CVIVS ANIMA REQ^VIESCAT IN PA-
B C E . Hcbbe Roflb di molti figliuoli , due de quali Lionardo & Salueiiro truouo io
nel libro della Sega Tanno 159532^ di Luglio venir taffati in lette mila fiorini . Sal-
uellro fu ancor egli padre di più figliuoli ; l'vno de quali detto Tommafò fi può dire;
che egli diUruggeflTe fé lleflb & la cala fua . Già eran paflati venticinque anni, che Rof-
(o & Vguccione fur l'anno jz ammuniti . perche non potendo l'altiero animo del già
detto Tommalò nipote di Rofib quella ingiuria (bflerire , ( percioche cacciati i Ciom-
pi dcuettero ne pnlTati pregiudici ricadere)accozzatofi con altri per altri ò (Imili nlpetti
malcótenti,del tutto fi diliberarono di por mano alla vedetta . & finalmente dell'anno
I ^^7 à4d'agorto otto gouani di buone famiglie di Firenze infuor che due artefici,
effeudo bàditi.tra i quali fu Tommafò , prcfèro di mutar lo llato. Il che era vccidere il
caualicre Mafo degli Albizi.Sc alcuni altri de principali del goucrno.ilquale allora reg-
C geua.-fperandodidouer elfer fèguiti dagli Adimari , da Ricci, da Medici, da Mannelli,
&da molti altri cittadini , & introdur vn altra forma di reggimento ; ma effendo que-
lli infelici vfciti per la citrd,leuato il romore , vccifo due giouani, & non feguitati qua-
fida ninno, fènonda alcunode Ricci, Sede gli Adiman, i quali comparuero folo ar-
mati, & non leuarano il romore , à tutti otto fu mozzo il capo * . Et perche Tomma -
fo hauea detto in quello trattato clTere llato confènziente Salueilro fuo padre , ancor
egli hebbe bando dell'hauere & della perfòna . L'anno 1400 non isbigott'ti gli huo-
mini dì quella famiglia de mah fucceduti, congiurò di nuouo Sanminiato, de Ricci fi -
g'iuol d'Vgucciozzo,come a fìio luogo diremo , ilquale peruenuto in mano della
gmlhzia accusò per colpeuoli del trattato A rdingo fratello di eflb Vgucciozzo , Salue-
ilro già detto , & Tommafò fuo fratello , & figliuoli di Salueilro Giouanni & Rinieri.
D Et dice vn'antico aurore, che di ciò fcrifle. Furono alcuni che diflerotche qneilo
trattato di certo hauea faputo e in parte ordinato il Duca di Milano con parte de detti
trattatorij&mafsimamentecon Salueflro di M. RofTo de Ricci, ilquale poco tem-
po dinanzi era fàputo in camera con lui à molto ilretto ragionamento , e à fègreto
configliob .Seuerifsima fu la balia, la quale in quello tempo & per quella cagione fi
prefèhauendo ordinato, che chi vccideflc alcuni di colloro , tra i quaU fono i f<icci ,
hauclfe del comune fiorini ^ 000 d'oro ; & che (è egli haueffc bando , fufTe ribandito
di qualunque cofa, eziandio fé egli hauefTe bando di rubcllo. E ancora che quello ta-
le , che il faceffe potefle ribandire due altri banditi cui gli piaceffe , oc che egli haueflc
pnuilegiodifempre portar l'arme per la città & pel contado di Firenze; cofa di che
in quel tempo fi tenea conto grandifsimo . Oltracciò furono polli à federe per venti
£ anni tutti gli Ricci eccetto certi di loro . Onde auuenne che non prima che l'anno
1 475? vno de fucceffori di RofTo , in cui finì la fua fchiatta , fu de Signori . Il quale fa
Agnolo figliuolo di Gio. Agnolo & nipote di Francefco , di cui RofTo fu padre . Rella>
mi à dir quello -, il che fo volentieri per approuare il più che fi può la tellura dell albe-
ro; che Francefco cognominato Cacchino dalla perfòna di Bernardo nipote di Rof-
fo accetta Tanno 1 5 9i? l'eredità di fuo padre . Et così ci fiamo di tutta la difcenden*
za di Clone fpediti , onde pafTeremoà dir di Guido fuo fratello >
K 2 Ti
U Llb. 14-
C4r ^41»
X lui. UT.
47?.
Temmdji.
^ RucccUéì.
én. 1397.
é lui, àH^
l ^oo.céf.7
Tommafì.
Giciiénni,
Himtri.
I> lui c4f. la
il.
rréHttfti.
l^O
DELLA FAMIGLIA
2?» (^uUo,& d'alcuni Je /uoi /iéccejfcri ,
ftUmtrt dt
Pier».
Oto.otnf. di
^
%jtnirtà.
Ci» Gorf.di
HEBBE Guido come nell'albero fi vede cinque figliuoli. Andrea, Neri, Be-
nozzo ouer Benzo , Ardingo & Giouanni , Di Bcnzo comprcfo nella pace
del Caidiual Latino, Sellato de (ignori l'anno i^o4.finifce la fucccffione nel fi-
gliuolo. Andrea ancor egli indetta pace nominato tu l'anno 12^8 il primo Gonfa-
loni, re di giuilitia che folTe flato m quella famiglia , del cui magiilrato per clTcr-
(i trouato in tempo molto tranquillo» ninna cola li legge. Hebbe egli due figli-
uoli Piero &c Giouanni . Colui per quel che crouiamo nel libro del Mazzinghi , in-
teruenne nella rotta di Montecatini . Colini fu Gonfalonier di giullitia tre vol-
te. Della prima che fti l'anno 1 508 nulla apparilce; poco più li vede del i 520;
Ce non ch^ à luo tempo mòri Vguccione della Fagiuola llato già fiero nimico del- B
la Rrpubiica & comincitiuano a fcntirfi le battiture di Callruccio nimico, ilqual
durò più tempo , & fu più terribil di lui . ma come le fi hauelfe a ricompcnlÀre il lì-
ienzio dei due paffuti gonfaloneran , cliiarifiimo & pieno di molte facende fu il ter-
zo i'anno r ? 2 5 » ntl qual fu introdotto quel collume di acculare per polize alcu-
ni ,che pc terrore cflère lòlpetri par cagione di liato . Et mollrandod elfcr trop-
po parvero quel, chcin voigar prousrbio fi dice, che la voce di popolo 3 è la vo-
ce di D'.o ; qu^Uì tutte Icpolizc conuenncroà teilimoniare ; che tre caualieri di fa-
migi^'c nobili fofleroilati mouitori d'vn trattato, che correua . Iquali (otto la fcie pa-
biica , che nq:» v'andrebbe il capo , acculàtifi da le llelli d'clTece ilari conlàpcuoli ; ma
Tio'ù gi.ì complici fur condannati in denari . In quello tempo per i lòfpetti , che corre -
uano, dubitandoli, che i Gonfalonieri delle compagnie non ballafiero, furono elee ti q
tii'i'juantalci pennonieri . ma diilribuiri in modo, che cialcun Gonfaloniere ne hauclTe
iortoiii fc due 6 tre, quafi tanti capi di Iquadra, partecipando di quello vficio eziandio
qu'.lM popolini iqu:^ii non gouernauano. Quello ordine fu fermato & mcfTo in eie*
cusfonc i( dì 2 7. d' Agollo ^nel quale cialcuno del popolo ragunato per ordine lotto il
fio feiliereipronni^ con ginrsmcnto di trarre in ogni accidente alia conlèruazionc
dello ibro popoloic . Oltre à ciò hauendo 1 Pazzi di Valdarno tolto à Fiorentini la
Traoro/a , fu da ior iòidati.ncuperata . riceuettclì alcun danno dalle genti di Callruc-
cio; 61: alcre cole (uccedetf ero, come più à lungo nelfanollraiiloriafièdimollrato.Fu
GiouAnni i^^^dtc d-/\ndrea, del quale Andrea fu figliuolo vn'altro Giouanni; ne più
oltre va q;jclia fucceihone .
Giouanni fgliuolo di Guido fu ancor egli Gonfaloniere l'anno i j 07 nel qual tem- q
pò trouandolì 1 Piorentmi non molro amici dei pontefice hebbero gran timore , che il
lùo legalo non vernile ad alìaltarli nella propria città ; quando trouandolì i lòlda-
ti loro airafièdio di Gargonfajnon era nella città giouentù, che potefle difender-
la . ma il Legato conteatatofi di hduer liberato Gargonla daH'aflediojtrauagliòi Fio-
rentini alieni di venir all'accordo con le percollc Ipirituali , hauendo Icomunicato
particolarmente il Gonhlonierc ei priori con tutti coloro , che gouernauano la Re-
publica come mubedientià comandamenti della lède apollolica. Ne perciò miti-
gò gli animi de Fiorentini, i quah pollo vna afpra gabella fòpraibeni de chetici;
tal fu la crudeltà degli elàttori;che non volendo! monaci di badiamo non poten-
do co! preteilo d'efler beni ecclefiallici p3gare,& per quello lèrrato le porte conrra i mi
niilri,&: corto àluonar le campane, non lòlo furono à furor di popolo villanamen- g
te dalla plebe rubati ; ma in pena d'haucr lonatc le campane fu loro per ordine del
comune . taghcJto il campanile poco meno della metà . Di quello Giouanni nacque
Piero, la CUI luccelsione dopo lui fi fpenlè nella quinta età lènza apparire de ior luc-
ctllori cofa degna di memoria , Rella dunque à parlare di Neri & d' Ardingo ancor e
g!(no figliuoli di Guido ; ma perche lòlo d' Ardingo rimane ànoftri tempi pollctita.
Ci i^edjitmo prima di Neri.
Ti ^
D E R I e e I. ,^,
A 2?i 'Neri l^onfi di^mliitia , & (télcm dt fmt fucctjjtri .
IL gonfaloncrato di Neri , che fu vcrfò il fine dell'anno i j o i fu poco lieto
per vna briga , che in cflb accadde; il che in queftomodo auuenne. Era il Ai
del natale del Signore , & fecondo Tvfo di que tempi , (\ predicaua nella piaz-
za di Santa Croce . nella cjual predica era ì cauallo Simone Donati figliuolo di
Corfó con molti Tuoi compagni & mafhadicri , giouane per molte virtù , che
in lui erano , di grandiflìma efpettazionc , & non fblo la fperanza &: gioia del
Vecchio padre, ma di quafi tutta la città . Uguale vcggcndo paflar per la piaz-
za Niccola de Cerchi caualiere ; della (orella del quale egli era nato , con (ìia
compagnia à cauallo per andarfcne a (ùoi poderi , da fubitana pazzia coramo(^-
B fo . fu prefo d'vna itrana voglia d'andarli dietro , & d offenderlo . Fu Nicco-
la raggiunto al ponte ad Affrico , oue vcggendoli dal nipote afl'alire, di cui nin-
na guardia prendcua , cercò di far quella difefa, che potè maggiore . la quale fu
tale , che benché egli vi rimaneflc morto » Simone vi fu in guifa ferito , che la
{cguente notte fcne moii ancor egli . ilquale accidente dolorofo da {è , fu anche
poi d'altri mali cagione , Dopo il gonfalonerato fu Neri due volte de Signo-
ri l'anno i ^ 1 1 , & i f . & moriflì non giouane , hauendo dopo fé lafciati più
figliuoli maichi , Iacopo , Ruggieri , Bartolo , Maffeo & ftimo ancor Lapo .
La linea di Maffeo finì in due figliuoli , che egli hebbe Rinieri 8c Niccolo , co- ué^c».
me quella di Bartolo mancò in Ippolito fuo figliuolo ancor egli, ma perche Bar- '7aV'*^"'*
tolo è noto ncll'iftorie , & ne libri publici , di lui dirafsi alcuna cofa * Egli , il- onfMom-
C quale per lo grado » che hauea della fcicnza delle leggi , fu honorato fèmpre del /'»'»'••
titolo di Melfere , fu liceuuto nel numero de Signori l'anno i ^ 08. nel libro
dei Mazzinghi (òtto il fèguente anno , ma fecondo il corfo della Chiefa è l'an-
no 33 IO da Tedici di Febbraio per tutti i quattordici d'aprile, fu dei diciotto ca*
pttani di guerra , che (\ cleggeuano tre per fèftiere , ellcndo i fùoi compagni per
le fello di porta SanPiero meffcr Giachinotto de Pazzi in vece di melfer Pazzino ,
& Meffcr Baldo d'Aguglione. ma l'anno i j i ^ non li volendo l'Impcrador Ar-
rigo come a fuo perucrfò dar honoranza di Meflère, e folo da lui appellato Barto-
lus. qui dicitur Index. Peruenne l'anno 1 j 24 da mezzo ottobre a mezzo dicem-
bre alia dignità del gonfalonerato , ilquale non riufci ingrato alla fua patria , im-
peroche trouandofì la città in non buono flato per conto delle imborfàzioni de-
D gli vfici publici , non ottante alcuni rimedi prefiui prima , Bartolo pofè di nuo»
uo mano alle borfè , & comprendendo vn gran numero di cttadini s'imborfà-
rono tutti gli vfici per quarantadue mefì , non fòlo de* priori , & gonfalonie-
ri di giuftizia , ma de buoni huomini , de gonfalonieri delle compagnie , de
condottieri delle mafnade de fòldati , i quah nondimeno (ì metteuano di fei me(i
in fci mefì . ^i fìmigliantemente fu corretta l'elezione delle capitudini dell'arti,
rillringendo l'elezione ad vna fòla Volta per ciafcun'anno . ie quali cofc hebber
fine con maggior quiete , che da principio non fi fpcraua . Sollecitò anche il
Gonfaloniere la Venuta de foldaii franzefi che s'eran mandati à chiamare dalla Re-
publica , i quali in numero di cinquecento caualieri tutti huomini nobili , & efèr^
citati nel melliere dell'arme , venuti al tempo del filo vficio » & fra quali eran
e più di feffanta caualieri di corredo , furon cagione , che mi a npa molto tem-
po fi muouefTe la guerra contra Caftruccio . £ il Papa per fauorir i Fiorentini t^mmhé*
eziandio nelle picciole colè publicò grauiffimc cenfure contra coloro, i quali con- uiA.6,
trafaceffero il fiorino dell'oro che fi batteua dalla Republica . Già era venuto l'anno
X 343 , dopo egli cffcre flato cinque altre volte de Signori ;&: la città caduta lotto
la tirannia del Duca d'Atene , valorofàmente lène era liberata ; quando clfcndo nc«
ccilàrio per riformare lo flato far ciccione di valeQCifsimi & ottimi cittadini fca
quattor»
i^z DELLAF A MIGLIA
quattordici , che Tene eleflcro de grandi & de popolani, vedefi tracffi 14. éfferaii' A
nouerato per lo già detto Tuo fedo di porta San Piero M. Bartolo de Ricci , come Gioì
Jillutd. uanni Villani lafciò (critto . *
^ *Di ldc»p9 giudice , & ^onf, di gìuflitìd , & J' alcuni fuoi difcendenù ,
FV, come Bartolo.ancor giudice il (ùo fratello Iacopo , & come egli fa ancora
Gonf.di giuftitia , ma in tempo tanto torbido per la Republic3,che centra ogni
coftumc pa{rato,doue non fi foleuan fare più che fti priori per volta, in quel raagiftra-
tofènefecer tredici , quello fu l'anno 13 04 da mezzo febbraio a mezzo aprile, nel
quale m guifa abbondarono le domefticbe difcordic , che fu la citta coilretta diri-
ceuer i Luchefi dentro le proprie mura , & dar loro autorità di comandare & far quel B
che voleflono , pur che raetteflbn d'accordo i cittadini , il che riufcì loro felicemente.
nel che mi pare , che à fomiglianza degli antichi Romani nelle cofe difficili della loro
Republica 1 Fiorentini ridottifi ancor eglino à duri partiti haueflèr quella volta crea-
to i Lucchcfi quafi Vn loro dittatore , i quali affettata nello fpazio di icdici giorni ogni
ciuil differenza à cafa loro iè ne tornarono . Lungo tempo dopo quefto fi efercitò Ia-
copo ne publici p.ftari , trouandofi eflèr de priori nel i 5 o^?. 2 ^. 34. & 4 1 . Ne igno-
t^ft, bile fu il nome di Lapo fuo fratello » il qual fi trono nella rotta di Montecatini , & fu
tra il numero de prigioni . La rotta di Montecatini accadde in Venerdì a 25^. d'Ago-
fto fecondo il libro del Mazzinghi dell'anno i } 1 5 : & benché fia fegnatocol N.ciò
volea dire , che non fi trouaua dopo la rotta in quel tempo , che di lui fu tenuto nota
in quel libro; vedeli nondimeno il medcfimo Lapo eflèr interucnuto nella giornata C
d'Aitopaicio l'anno i 5 2 5 à 2 5 di Settembre , & anche in queila eflère flato fatto pri-
gione; legno potrebbe dir alcuno, che ei non fuggiua.maper tornar a Iacopo, egli
• fu padre di M.Giouanni . & di Piero ; il qual Piero ancor che habbia vn figliuolo det-
puro. to Francefco ; tìimo , che il giudice Iacopo a figliuoli e al nipote lopra viua ; poi che
franufo . Q jgggg yn fuo telbmento dell'anno i 548 notabile per la famolà pellilenza, che in
quello auuenne ; nel quale lòtto il dì 1 7. di Dicembre inlìituilce fuoi eredi Tedaldi«
no &G!ouanni figliuoli di Ruggieri fuo fratello. Qjicllo Ruggieri fu de Sign. tre
jtu^lni it YQ jjg l'an no i 3 5 ( , 5 3 .& 5 8 . & fi vede di lui la fepoltura fotto le volte nell'entrare del
chioilro a man manca pur in Santa Maria Nouella : le cui breui parole piene d'antica
remplicità,& vote d'ogni ambizione fon tali. S. ROGGERII NERII DE
RlCCllS ET SVORVM. con vn'arme , la qual ha vna croce 2 trauerlb q
con quattro ricci , 4
%>i Cituanni giudice f & grande nella 2ep,
A Giouanni fùo figliuolo ci da materia , che alquanto (òpra de luoi fatti ci di*
fteodiamo . egli fu dottor di leggi ; & per quel che d vede nel libro di Branca-
zio Rucellai fi l'anno 1 5 84. con M. Rinaldo Gianfigliazzi , eccoti Andrea Minerbct-
tilpeditoambslciadore al SirediCofi. ilquale dopo alcune non lunghe pratiche per
» NeUd té. opera degli ambafciadori fi cóuenne di vender la città d'Arezzo alla Rep. * l'anno 8>
fd.(4r.')j. con quattro cittadini de più principali del gouerno fu mandato ambafciadore a Bo-
nifacio VlII.dal quale dice la medefima iftoria , che furono graziofamente riceuuti fa- g
f cdf.iy cendo il P^pa grandi & larghilsirae profertc a Fiorentini . * Haueua iui à due anni la
città condotto per fuo capitano di guerra il Conte d'Arraignac per le guerre che ha-
uea co Vilconti Signori di Milano, al qual Conte douendo mandar pcrlbne, le quali
appresso di lui afiiltcìrero per le occorrenze opportune della milizia , vi furono man-
dati così li noiko Giouanni , come il già di Ibpra allegato Rinaldo Gianfigliai-
zi . ma il Conte più coraggiofb, che cauto capitano > hauendo per treppo ardire prc-
foà
fii^ntrt
M
D E R I e e I, 1^1
^ (óacombattcrcconlegentiMilanefi, quando meno fi conuéniua , fu non fòlo rot-
to con le fue genti : ma egli vi fu morto, & con la ruinadi lui & dell'cfercuo vi fa-
rono anche tatti prigioni gli ambafciadori Fiorentini . Dice l'illoria già detta- ^ ciia , céf. it.
eflcndo il Ricci fatto da vn (òldato prigione fu per comandamento dei Conte di Vir-
tù menato à Pauia , & racilb prigione . onde dopo molti mcfi non tu liberato ; ic pri-
ma egli non pagò (ette mila fiorini d'oro.iquali fur fatti buoni dalia Reo. !l Verino ^ t xi*.*-
lodando il Ricci , come fuol fare de gli huomini di valore , ftimò d'ciTeilì egli in qme-
fta prigionia morto . e i verfi , che di ciò (crifTe , fon quelli ,
DfiBrina & péttrUinftgnis fieute lohannes
^ccius , ho/itlt extiaéìus legàtus in arct e fi ;
Qutd centra d\rumpr« tibertdte tyrdnnum
g Syllanum hirtdtus fuerM capere drmd/indtum .
i quali Verfi nella noiìra lingua tralportati , quello Tuonano .
JKort prigion nelìd nimicd reccd
Il pio , e'I dotto dmi/a/ciddor Ctoudnni
fer hduer contro ilfier tirdnno dcctfg
^ prender l'drme ì Ftorentinì petti .
ma che egli qui non moriffe le feguenti cofe ildimoftrcranno. Furono immortalili
guerresche i Fiorentini hebbero co* Milanefi; le quali appena cefiprcno ne maggio-
ri loro pericoli . nondimeno fopraftando nell'anno i -.5?5 la guerra dcilc compagnie,
CIÒ è di molti ladroni :iquah fotro nome di compagnie moldbuano luttigli Ibti
d'Italia, furono à Galeazzo Conte di Virtù (quclto era il cuoio dì quel principe in
y-» quello tempo ) mandati ambafcia^ori pei fapere^le tra loro pace ò guerra douclledu-
rare , o le pure di buona fede hauellero a vnirfi e far lega mlicmc per porerfi difende»
re, e opporfi bilògnando alla temerità di cotali huomini . Quelli ambaiciadori furO'»
no con Giouanni de Ricci Donato Acciaiuoli cauabere, & Guido del l'abgio , per l'm-
duilriàde qasli fu tra il Conte e iFiorentinico i loro aderenti dali'vna parte all'altra
conchiulà lega a difelà degli llati loro , & centra le compagnie ' Quella fèpoltura , la • csf. i,
quale è lòtto li icag'ioni nella naue del mezzo con ricci intorno di bronzo.lòn di pare
re , che fia fenza alcun fallo di Giouanni, sì perche vi fi legge il nome di Ruggieri fuo
padre ; & sì perche quel nobihs viri è legno di perfona graduata, quanto di detta le-
polturafipuòlcggercèquello.HIC lACETCORPVS NOBILIS VIRI
RVGGERII DE RICCHS
, Due figliuoli trouo io di Giouanni , Rug- *fS*"*. ^
giecicTomma{ò,nc ad altra notizia , che di Ruggieri mi fono abbattuto: il quale ' ^'^
cHèndo {lato de Signori m vita dà padre l'anno 1 394. palsò nel 140^. al gonfilonera
to.anno & raagiilrato memorabile fra le memorie della Citta per cóto della guerra,che
s'Àauea a'Ioraco Pilàni.I quali parendo di non poterfi vincere per alledjo, fu delibe-
rato di volgerfi con ogni impeto alla forza . Onde fu creato capitano deli'elèrcito
de Fiorentini Luca del Fielco nobile Gcnouelè tenuto per valente & fauio huomo in
f un di guerra . e in lommafi prefero tutti quelli ottimi prouedimenti , per mezzo de
quali ini 2 non molti mefi Pifa pcruenne in potere de Fiorentini . Di Ruggieri nacque ^ .^. ^^
vn'altro Ruggieri, il quale due volte fu de Signori l'anno I4fj.& ^o. Si come di ^^^'"*
P tre figliuoli Tche quello Ruggieri hebbe, Giouanni fu de Signori l'anno 1450. del acuannid^
qual Giouanni la fuccefsione fi Vede nell'albero . Se in tal modo fi è dato fine a tutu la ^'X""**
pollerita di Neri , perche ci foprauanza à sbrigarci d'Ardingo .
s
1D*^rtìi»^o ^onf,di gìtiflitid, & /alcuni futi Jtéccejftrì^
E hauer nella (ùa giouinciza elpollo la vita a pericoli per amor della patria, è opc •
ra degaa di lodcj commendabile fenza alcua dubbio dee cflcr la fama i'Ardingo .
IL 3 il quale
1(^4 DELLAFAMIGLIA
il quale è l'anno i ^ i o annouerato tra i feritori con altri nobili della fua cafà & del filo A
ieiio di porta SanPicro. come intcruenne anche l'anno 15 i ^. nella battaglia di Mon-
tecatini ., nella quaie fu fatto prigione & ricomperodi . dalle cofè belliche paflato a ca-
richi della pace fu per i dve rriclì di mezzo agoilo a mezzo ottobre dell'anno 1 5 2 1
creato Gonfaloniere di giullitia . Et non volendo mancare con la taglia di Tolcana di
concorrere alle guerre lombarde infieme col Papa & co! Re Ruberto contrai Vilcon-
ti, mandò (otto il Marchelè Caualcabòdi Cremona buon numero di gente à caual*
lo a quell'imprcfa . fu padre Ardingo d' Vgucciozzo , & di Corfò : de quali il primo fu
padre di molti figliucli; onde prima di lui & della fua fùccefiione, & pofciadi Cor foli
r^n'eìcTz» p^'^rlcrà. GucciczzOjche arcorcofi sì ritrcua {critto, fu dclìgnori due Volte l'anno ^
deSyim, 1 3 5 5 .& 6^5,& fé vero è , che non prima , che ne quaranta anni o intorno à quelli (1
potefleeiìèrde Hgnori .cflèndoegii mortoTanno 1404., conuiere, che vecchifiimo
li moriflc . Che (gli f.ile rschiilirriO non fé ne dubita punro ; poiché nel libro della Se*
ga è tafl'ato inlieme co'iùoi figliuoli nella fomma di quaranta mila lioiini . la (Iia fé poi-
tura, come può tattauiaciakun vedere, è con Taitre in Santa ^43ria Nouelladal'
la parte driUa dell'aitar msggicre ver/o oriente , & le parole m t ifa polle fon tali .
SEP. NOBILIS LT EGRL.GìI VIRI GVCCIOTH AilDiNGHl
P£ KlCCliS MtRCATORIS FLORSNiTINI QV'i OBIII
DIE XIIII MhNSIS MARTil ANNO Dv^MiNi
M CCCG UH C
LT SVORVM DESCENDENTIVM.
che viene :.d cfler Tanno 1 40 5 . Vide a luoi tempi nella caia fua delle ccfé liete & acer-
be; come auuicneà coloro, i quali molro Viuono nel mondo. Onde diife accorta-
tam.ente quel poeta , ma il paggio è viuer troppo . Vna delle acerbilsime fu la mor-
Sdnmnìtti '^ di Sx.timiniato vno de iuoi tìghuoli, à cui à 19 di dicembre dell'anno 1400
fu m/ozzo il capo per haucr congiurato centra quelgouerno , che allora reggeua . Di»
i. céf.7. ce l'illoria di Brancazio Ruceljai'.Et fulli mozza la teila dall'irabulto alla piazza di
Santa Croce ; pcroche era tanto grande la calca, che la gente facca ; cheli caualiere noi
potè coiiducerein fui prato di Santo Nofri. ne medciimi giorni fu aiiche bandito Ar-
LyfrAr^fl dt dingo Vii'alfrodc fuoJ iìgliuoli , il quale era If ito de Signori l'anno 1 55?2 . Vide la
*^ ,. morte di Gìcuacchir.o parirncr.teiuo figliuolo, di cui nelle notizie , che rende Pi^ro D
de Benini delle (ùe figliuole femine quella memoria ntroui,Amo , parlando egli di Lio»
«arda (iia figliuola nata l'anno 1 56^?; dice che l'anno^f (i maritò à Giouacchmo di
Gucciczzo de Ricci; che la dorè lu mille fiorini d'oro: che morì Giouacchino à Geno-
ua a noue didicembre dell'anno i 3^2 , & che di lui rimafcro tre fanciulli. maichi &:
vnafmiina.gli accidenti o dolci o amari di BaWaflari odi Matteo mi fono nalcc ili .
Se i figliuoli facerdoti ne lor (àcrifici priegano Iddio per 1 falli del padre, & quello è à
ciakunodedderabilc .egli vide Coriò Canonico di Duomo. Vide Filippo de Signori
*^^fju"Z' ì'^^^t^o I37^'5c Piero o Velcouo d'Arezzo, ilquale io veggo, che e già Velcouo
ftUpf*dts'i l'snno 1 4o6',o io libro d'cflcrtale,però che fu ancor egli comepofcia diremo Arci
gnort. uefcouodi Pifi = C^cl che frale buone Venture lènzì alcun dubbio dee ellèr pollo, E
(è il confcruarlì ne' lucccfiori è vna fpezie d'immortalità , & parte per confeguente
di felicità, è che di quattro luci figliuoli t^^x potè veder moki nipoti, come che a
nollri tempi quello ramo ha quali (pento oda Ipsgnerfi in breue tempo, ma per v-
fcirdimateiic tragiche , che ciò detto ragioneremo poi degli arciuefcoui di Pila; e
T'ari,. da làpcre che de figliuoli di Giouacchino Piero corfe la fortuna di Sanminiato fìio zio.
di CUI vn'antica cronaca cefi ragiona. A dì fette di fettembre HTZ ^^ riuclato alla
nollra lignona vn trattato , che lì teneua in Firenze contro a cfl?i per alcuni cittadini .
Etfuronne prcfidue cioè Piero di Giouacchino de Ricci , & Carlo di Benedetto de
Bardi , i quali facendoci alquanto danno la peililenza hàueano dilègnato ,che fé ella
iRoltiplicalTejci cittadini fi parulìonccome è ài vfànza, di fare grande nouità al reg-
gimento.
^ D E R I e e I. t€^
A gimento. Et però a di iCdì fèteembre detto fii rag/iato i/ capo à detto Piero à pie
dcllaporta def palagio del podelH in fui /euarc del fole.c il detto Carlo fu ri/a(ciato per j^ ^|^
non cfler trouato colpeuolc " , ma parliamo hormai degli arciuefcoui di Pi(à,r)portan« ftékttr,
doci nel reito alle notizie che può dar l'albero. J3*-
2%' fitn ^rciuefcoue di Tif4,
LEGGENDO io alcune (critturc del (acro eremo di Camaldoli . tra le quali Ci
veggono i nomi di molti Vefcoui d'Arezzo» tra quelli veggo elTer annoucrato
5 l'anno 140^ Piero de Ricci. Quello medefimo Piero per altre fcritture del mo.
nafterio di Ripoli fuor di Firenze veggo cflèr anche della medcfima città Vefcouo
l'anno 141 1 . Non rinucngo , quando egli palli alfarciuelcouado di Pifa , ma pochi
anni conuicne che in quel fi viueflè » poiché certo è » come per la fua lèpolrura appari-
ke ellèr morto fanno 14 19. quella lèpoltura può cialcuno veder hoggi nel duomo
di PilaelFcr àguifadidepolìtopoda nella parte della crocc,quattroo cinque braccia al«
Ca da terra tutta di marmo con le parole che fcguono .
HOC CELEBRI TVMVLO RETRI DE RICCIIS DE
FLORENTIA
ARETINI DEINDE PISANI ANTISTITIS BENEMERITI
C SITA SVNT OSSA
QVI FELICITER E VITA MIGRAVIT PRIDIE K^^LENDAS
DECEMBRIS ANNO MCCCC XVIII..
ci ha Pila rammemorato vn'altralèpoltura di Giouacchmo figliuolo di Giouacchino
polla nella chicfa di lànta Caterina , nipote deHarciuelcouo Piero , & fratello dell'ai-
ciuclcouo Giuliano ; ilquale mortofi giouinetio quiui è lèpellito.
VITAE INGENVAE ADOLESCENS HiC DE RICCIIS
I A C E T
IOACHINVS lOACHlNI FILIVS QVEM IMMATVRA
RAPVIT MORS
ANNO PRIMO PONTIFICATVS ALEXANDRI Y.
j) MCCCC X.
Vi (^ìuHàat ^rcmtfc»U0 di fija .
I V L 1 A N O ancor egli figliuolo di Qouacchino , trouo ioeller Canoni-
^j co Fiorentino l'anno 1417 nel Vefcouato d'Amerigo Corlini , ne Chic-
la ho io letto giamai, che habbia prodotto più prelati della Fiorentina. Il che cre-
do auucnga , perche rare Volte ha tirato altri à quel grado , che perlbne nobili , ilchc
cosi interamente non è forfè ilato olferuato in altre Chicle d'italia . Succedette 10 •
contancntc reirarciuelcouato di Pifa dopo la morte del zio nel lecondo anno del
£ pontificato di Martino V. li quale preparandofi di venir ad abitare in Firenze . ha-
ucacaro di renderfibeniuolii Fiorentini. La breuità del tempo, che il tenne l'Ar-
ciudcouo Piero fu largamente ricompenfata dalla lunghezza, che lèdè fArciuelco-
uo Giuliano ; ilquale rcflc quella Chielà per lo fpazio di quarantadue anni . Cattedra
yeramen-te molto nobile non folo per la antiquità cflcndo llata inalzata adarciuelco-
uato da Annacleio 1 1. l'anno n j j j ma perche ella abbraccia Cotto la fua cura la
meta della Ccrfica, $c è aliai conuencuolmcnte dotata di rendite temporali. Mo,
ri Giuliano Tento è i , tilèndo già di tre anni entrato nel pontcficato Paolo 5 1,
E le[ pelli to in piana urrà focto vnagraadcinafcmplicilsima pietra , ouc li leggo-
no queik lettere*
S HIC
i^e DELLAFAMIGLIA
HIC SITA SVNT OSS^ IVLIANl DE RICCIIS DE FLORENTIA A
ARCHIEPhCOPI PISANI
QVI IN ARCHIEPISCOPATV VIXIT ANNIS QVADRAGINTA
DVOBVS
MENSIBVS DECEM DIEBVS DVOBVS
MIGRAVI! AVTEM EX HAC VITA DIE
XXVI DtCEMBRiS MCCCCLXI.
Di oiuna famiglia habbiamo hauuto minori notizie di c^ueiU : /a maggior parte del-
le quali dalle ncllre fatiche qua & la raccolte habbiam ntrouato ; onde altri della ao
ftranegl'genzanonhà dafdolóiH. Finita dunque nel modo che fi è potuto la difcen- 3
denza di Gucciczzo ; diciamo che quefto fol icfta di Corlo ìuo fratello •
7)i Corfo , 6^ ds firn fu rcefjlri ,
(T^ ORSO figliuolo d'Ardingo ha lafiia (cpolrura in Badia a pie dclli fcaglioni,
"^ J onde fi monta nelFaltar maggiore quali appunto nel mezzo ; laquale ruiouata
per [a fila antiquitàdachichefiadefuoi lùcccHori contiene /opra di fw qaeite paro-
kSEPOLTVRA DI CORSO D'ARDINGO DE RICCI L'AN-
NO MCCCXLVJI. RESTAVRATA DA SVOI DISCENDEiM.
Ti L° A N N O M D L X X X . & ha iopra di ciTa tuac le arme vaiiarejchc in di - q
uerfi tempi ha tenuto la famigh3,dcl(e qu:iii quella che al prcfeate ritengono »&; è
c.uiui la maggiore, fono i ricci mimali tramezzati con le ikllc.dico animali a diffe-
renza de ricci di calbgcoji quali in vece delle Iklle hanno altre volte tramezzerò
coigià detti ricci animali. Egli hebbe due figliuoli Aidmgo cofi detto da! nome
deli'auoto , & Zanobi . di coilui non ho akuna memoria . Ardingo fu Gopfalonie-
jre d\ giuititia per i due interi mefìdi (èttembre &d'ottobre dell'anno 158^. (òtto
il cui n.2g!llr3to , feguirono in Perugia per ciuili crntefc tra i nobili , Òi il popolo mi .
Eutod! mohe vccifioni ,& ruberie; efièndofi btrocapo della plebe Pandclfo Bag'ioni
&r fra gli alni malli mercatanti Fiorentini v'erano llati rubati, & oltraggiati graue-
mente ; onde ogni cofa era pieno di turbszione Quelle diicordie rincretccndo forte à
Piero Gambacorti huomo di buona mente , fi diipoiè con ogni fuo iiudio di metter pv
ui qualche concordia,e dopomioltc faticlu* hauendo accozzato in Pifa gii ambafci^do*
ridi tutte le Republiche di Tofcana , de Bologncfi , de Malate Ili , e del Conte di Vir-
tù li condufTe 3 far lega inHeme a difefa delli llatiLcomuni . Et perche i Sancii Ibuaao
duri à ratificare: fi conchiufe per patri eiprefsi , che fi douefTe far opera, che la cimpa-
gnia delli Inglefi fi disfaceflè.Onde il comune di Firenze prefc per iùo bldaro il Co(jtc
Currado, 6c altri caporali con ^00 lancie. I Bolcgnelì ne llipendiarono k^o^òC
G.io. Auguro fé ne tornò à Napoli à difcfa della Reina Margherita moghc già del Rs
Carlo j & del giouane Ladislao loro figliuolo : i qaah gaghardamente erano iketri
dalle genti del nuouo Lodouico d'Ang;ò. Seguì ancora in quclìj tempo la mor-
te d'VrbanoVLPontcfice . Truouo Ardingo elfere l^ato ricco cittadino, ven?a E
do nel libro della Sega tafTato in fèdicimila fioi ini. come ch'egh haueflèdue fi^^lma-
^tnoll li folo di due cioè di Giouanni & di Zanobi efcono i due rami , d'amendue i quali è a*
cioMnni. tempi nollri progenie . Di Zanobi viue hoggi Giouanni fuo pronipote a(fai ben vec
. chio : ilquale è padre di Giuliano, a cui tutti coloro, i quali fon vaghi deli'iito'ia
debbono hauere obligazionc per hauer egli dato in luce gli virimi tre libri dell'i-
ftoriadiMatteo Villani con l'aggiunta di Filippo fuo figliuolo infino all'annio 1 ^^4.
il qual libro fcritto di mano dell' vltimo Ardingo , di cui pur bora hsbbiam tu co
menzione l'anno 1574, come prcziofilsima gioia fi ern conferuato per b (^^'-
zio di fèi età ne fuoi fùccefTori intìno ad efio Giuliano . L'altro figliuolo d Ardin-
go detto Giouanni fu auolo d'vn'altro Giouanni -il quale l'anno 14^ 2, Oc 71 fa
de
DE RICCI.
\Cj
A de Signori.Di quefto Giouanni v/ciroao cinque figliuoli. Fofcrigo il qual fu ée Signori
l'anno I47y;& la Tua fucceCionc mancò ne nipoti.Giannozzo, di cui macò nel figliuo
lo.f ilippo ilqual iì diede alla rchgionc.Francefco che non douettc menar moglie; & Ku
bcrtoil quale Ihto de Signori l'anno 1475^,8 j,& 1501^ l'anno 1 51 y falle alla dignità
delgonfalonerato;pa(raii già i o^^.anni.chc per le fortune occorlè non era nella fua cala
iUto quello honore . Sotto il collui gouerno fu da quelli della Balia creato capitano de
Fiorentini con fuprema & aflbluca autorità Lorenzo de Medici, sì per honoraie co quc
iio maggior titolo il principe delia i\epublica,come per non trouarfi fproucduti affatco
ne frangentiÀhe poteuan na{cere,dubitando(l per gli apprcftamenti che lì vedean fare
D del nuouo Redi Francia chiamato Francefco di quello nome primo genero dei morto
Rc,& a luifucceduto Iccondo la legge {àlicacomc più vicino alla coronajche nucui tur
bamenti non fucccdcflero in Italia.Furongli dall'altro canto mandati ambalciadon Ve
n de Medici dottor di leggi, Francefco Vcttori^& Filippo Strozzi,non efl'cndo più dub
bio,chegIi apparecchi da lui fatticrano per ricuperar il Ducato di Milano; hauendo per
mezzo di Giuliano de Medici.pcrciocbciI Re nafceuad'vnafòrclla della Tua mogiie.fat
to inilaza al Pontefice; che (ì doucflè cógiungcr ièco.Il quale come che l'amicizia di Fra
eia non abborifle.non era però in quanto egli potea per loft-nreich^ il Ducato di Mila
i;o per le cagioni altri volte dette da altro principe fofle poflcduto, che italiano. Mo-
rì fjcgli cllremi giorni del magiftrato del Ricci (cnza hauer hauuro quedo covuca*
P lamento di vedere ancora il figliuol Cardinale, Conte^inà forclladcl Pontefice, 5c
moglie di ì'iero Ridolfi . Soprauillè oltre à quello t^mpo Ruberto lafino all'an-
no i ^ 2 ^ . nel quale da quciiavita partito laiciò tanti altri figliuoli, quanti il fuo
padre ne hauea blciato , vn'alcro Federigo , vnaltro religiolb , il cui nome fu Fra
Timoteo , GiouanBatilU , &c PietroPaolo che non douectcro hauer moglie ne figlmo •
ii ,62 Pieifiancclco . Felerigo huomo memorabile in quella cafì per le molte ric-
chezze, che vi accumulò , fu de Signori cflcndo viuo il padre l'anno i 5 1 7 ; & fu v-
n'altra volta dopo la morte del padre l'anno i^^zj tcffeado Gonfaloniere di giudi-
zia Luigi Guicciardini. Quello fu quel tempo, nel quale hauendo la gioucnruFio*
tcntina con leggier mouimento voluto rialFjaierc la libertà , hebbi à elllr cagione
d'andar à Tacco la propria patria. Hora toccando alla Signoria di mantener il pa-
lazzo nello llato, nei quale l'hauca ritrouato; Federigo voltatofi à (cdiziod heb-
be animo di dir loro , die non s'hauea àfar violenza à Signori , i quali liberi ,&; noa
violentati prender^bboa partito delle cole opportune ; perche Iacopo Alaman-
ni giouanc aud^cifsimo il ferì d'vna coltella nel capo , hauendo prima bcnchqcoa
-leggi r pfrcoflafcrito anche il Gonfaloniere alla fpalla. Peruenutadi nuouo la cit-
tà lotto il reggimento della cafa de Medici , & finalmente fatto capo della Republi-
ca Aleir^ndro fisliuol naturale del Duca Lorenzo d'Yrbino, Sedata nuoua forma
al gouerno lì crearono quarantaotto cittadini à gui(à di tanti Senatori ; 1 quali m coni
pagnia d' Aleflàndro la città rcggcffero , fra il numero de quali fu Tanno » 5 > i cllb Fe-
derigo creato . Ville ancor lunghillìmo tempo dopo quello egli ricco . grande , 6c
potente nella pprria fua.hauendol io nel mio Venir à Fii^enzc , che fu la Hate dell'an *
no I 5<5'>» trcuato viuo,5c vilTuto anche alcun tempo dopo, huomo veramente li-
mile a gli antichi coilumi , poiché per le molte ricchezze acquiiV»te non punto in(u-
pcibtnduiì fu Ipecchio à lùoi cittadini di (òbrictà, di parfimonia, d'indullria, di modc-
ilia,di manfuctudme . Hebbc egli due donne AlciTandra Gondi,& Francclca Ac-
ciaiuoli ; ac come che il Tuo figliuolo f ilippo con donna de Mannelli congiun-
to in vita di lui fi morilfc ; vide nondimeno il nipote Ruberto: di cui quello prc*
fcnrc Federigo , che hor viuc è figliuolo . lì quale fe del Tuo buonbifauolo feguirà
Je veiligia & moltiplicherà io molti doppi l'acquiftate iicchc?zc : & quel, che importa
ancor pm della buona fama & opinione di lui farà vero fuccclfotc &c crede. De fratelli
dei vecchio Federigo PicrFiancclco fu de Signori l'anno 1 5 20, e* morilsi Cófolo di Pi
" ~ $2 fa^ffen.
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Ptlipfit rtii-
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1^8 DELLAFAMIGLIA
ù.tffendo vidno al feflanccfimo anno della Tua ctà.Hebbc due mogli Ja prima,il cui nò A
me fu Caterina Panzani figliuola di Ridolfo gli partorì oltre fuor Caterina quattro fi-
gliuoli mafchi»Ridolfo caualier di Malta,Giouanni,Ruberto,e Andrea. Della (ècóda fi .
gliuoladiFrancefcoda Diacceto chiarilsimo filofofo dell'età fuahcbbe GiouanBati-
fta,il qual fu poi detto Fra Timoteo, Vincentio, Ruberto,iIqual viue hoggi in Fracia,
Franccfco, e Vinccntio oltre quattro femmine,Iequali tutte fur monache nel monafte-
ro di S.Vincenzo di Prato, oue la (brella loro di padre era prima entrata. Quello vlti-
mo Vincézio è hoggi vno de Senatori della Città,e(sédo nel numero dei Quaratotto.
& coluiXopra il quale gran parte del pòdo del famofo e celebre banco de Ricci fi ripo-
fa.il quale hauédo di CaflTandra Girolami figliuola d'Antonio tre figliuoli ma{chi,è vno B
de i tre rami,ne quali fi numerofa progenie fi è ridotta,(cemata tato d'huomini , quato
è tornata à mótare in quella fortuna,onde in gran parte era caduta. Dei malchi del (èco
Io,e degli affari del mòdo sbrigatici.ci rimane à dire della forella di quelli tanti fratelli
fuor Caterina, delle cui fiupende opere ho in vari tcmpi,& da più perfone (cntito trac-
tare. Ma per poterne più ardinatametefcriucre,ho proccurato trarne piena iformazione
da Monfig.Francefco Diaccerò prelato per nobiltà, bontà,& lettere riguardeuolc;ilqua
le per la congiunzione, che hauea {èco,& familiarità colmonaficro, vcnfimilmentc
pe può haucre competente notizia: la quale parendomi,che co breuirà contenga le prin-
cipah cofc,che di lei comunemente fi dicono,hoqui infcrta l'inftruzionc fua {cnza ag-
giugncrui , o leuare , o mutarla in parte akuna « n
Ti Suor Cdterkd.
1 Lmaggiorc fplendoreche poflano còfeguire nò pure le famiglie, ma le Cittadi fiellc,
i & le prouincie intere,fi e la purità & bota della vita.La quale(come ben àicz Monfig.
KtU crim, Sant'Antonino)nó meno riluce in molti no (òlametenó canonizzati dalla Sata Chiefa,
l*p. 14- ^^ ^^ eziandio pure nominaii»che in alcuni di quelli che fono ferirti nel catalogo de Sa
tijcome quelli che non furono di minore merito,nc fono di gloria inferiore. Percior he
ja Canonizazione non accrelce ne merito ne premio eflènziale,ma{blamétela téporale
venerazione & gloria.Da quelli Ci fatti raggi è llata illullrata merauigliofamétc quella
generolà (chiatta de Ricci, dì cui bora trattiamo:lcndo ne i prcfenti tépi apparlà la gra
zia del Saluatornoilro Dio ncllafuadilcttilsimaferua Caterina, figliuola di PicrFran-
cefco,& della Caterina di Ridolfo Pàzani, Da quali generata nacque Tanno 1522 à di
a^.d'Aprile il giorno di S. Marco Euagelilla in Venerdì,& fulle pollo nomeLclfandra.
lui 3 poco palTata à miglior vita la Madre fu nutrita da Madóna Fiamctta Diacceta fi-
gliuola di Fracelco lìlofofo chiarilsimo,lècóda moglie del padrc,donna (perquato tro
uo di lei Icritto da Maellro Niccolò AlelsiTeologo,&la fama rifiiona) molto maiìicta
& humana^d'ingcgno mirabile,& fopra tutto honclliliima , & amica di pietà . Colici
molto bene fi accorlè quanto la fancillafofle inchinata allo fpirito & dcuozionc, pren^
dendo tanto poco cibo che era colà da llupire,& molto orando:moftradofi ne i lùoi più
teneri anni del tutto aliena da ogni ornamento & vanità del fccolo & dedita all'ope-
re della Carità , & religione . Onde fcntendofi chiamare non à nozze terrene ma £
celelliali,fi trasferì in più monallerij di Vergini per vedere i collumi, & modo
di viuere loro; & finalmente fi rifoluettc pigliarci fàgri panni dell'ordine della pe-
nitenza inllituito dal padre San Domenico, & vellilsiàdi 18. di Maggio, nel 1555
nel Venerabil Monailerio di San Vincenzio di Prato, per haucre trouato in quello
maggior olIèruanza>& fiorimi più Io fpirito che nelli altri doue era flata,& fulle aato il
nome di Caterina . Il giorno che la Ci veflj,mentrc flaua col Cero acccfo in mano , Se
che vna altra nobil donzella riccucua il fàgro habito in fùa compagnia & che Ci canta»
uai/diuino vfficiofùvilla cofi immobile chcpareua vna llatua: perche andò in ella-
, fi , & hcbbe miiabi/ilìime vifioni,lè bene per all'hora niuno fc naccorfc, ma fé ne
hebbe notizia in capo di otto anni con altra occafione^fi come anco Ci andò (co-
prendo
D E R I e e I. t^5
j^ prendo che per fino mentre che l'era io ad il padre ne faoì più teneri anni haueua Ha"
uuti ipedì ratti & vinoni . Comunque la fu vellita cominciò ad accrc(cere le dmozio-
ni. l'orazioni, le penitenze , & i digiuni con macerare in tal guifà la carne che più
toAo pare da tacerne che parlarne ; per non dare occalìone che lo ilupore delii vditori
habbia a contendere con la verità . Ma accanto accanto nccueua coniolazioni immen-
le^percioche fpefTe volte andaua in ratto : & in quelli ratti dicono che parlaua quando
col Signor Gicsù Chrillo , quando con la Santiflima Vergine , & quando con altri San
ti . tt da varie (bore furono (critte formalmente le parole che la diceua , hora da vna
& hora da vn'altra , (ècondo l'occafione di chi di loro vi (ì trouaua . Ma ella per hu -
■n miltàoccultauacotali vifioni quanto poteua il più, & appellaua cotali elblì , dormi-
zioni.Poi nel principio dell'anno 15^8 delmefè di Marzo fecondo lo ibi' FiorentiDo
cominciò hauere pene continoue>& dolori nel corpo con febbre cotidiana , la quale le
duiòpiùdi due anni «anguiliata ancora da idropica , &da mal di pietra con qualche
alìma . A quali mali non arriuando le medicine de hlìci « fi rifoluettero eglino AcfS^poi
che hebbero fatto tutti i rimedii poflìbili & non profittando punto , a lafciare ogni
1 Jite di medicine I vedendo maflimamente chea lei dauano tormento non picciolo
lenza nmna fperanza di fàlute , Onde fèndo fiata inferma nel letto inlìno nel 1 j'40.
fic cominciando a sforzarli d'andare per vbbidire a chi diccua che il muouerfi gioue-
rebbc à quella pa{lione,Ie bifbguaua appoggiarli del continouo non fènza grande afili*
P Zionedi le lhila& di chiunque la vedeua. £t coli fòprafatta da i dolori & confufà
dai tedio li ibua lenza fperanza di ricouerar mai la fànità . Però a Dio , alla Madon-
na U a Santi fi raccomandaua molto : &c alle fuore diceua . fé io guardafli alle pene Se
al tormenio che 10 fcllergo , terrei inquieto il Monailerio col gridare (cmpre ad alta
voce , Et perche fendo idropica le conueniua bere aliai, né potendo fpargcr' l'ac-
qua lifpetco al mal della Pietra,molto patina & ancora per l'afima . Per le quali tutte
coie non potendo polare ne dì ne notte le furono dalla prelata allcgnate alcune fìiorc
ciis fcambieuolmente le afsiflefTcro come li cofluma di fare vcrfo di quelle che fono
grauemente inferme-, & tutte reftauan merauigliate della cccefsiua pazienza che la lòf-
fcrma in tante angofcic . Le quali tanto fi accrebbero che le conuenne flare trenta not-
ti eontinouc fenza punto dormire , & fempre peggiorando. Alla fine aggrauata 8c
P^ molto appafsionata pcfto il capo fui proprio braccio li appoggio al fuo altarino & ad-
dormcntolsi . Et ceco fubito vn* Santo del Ordine di San Domenico molto rifplen-
dcntc gli apparue & chiamolla per nome & datile alcuni fàlutiferi ammaefframenti le
fece vn legno di Croce tn la Io ftomaco enfiato &c vn'altro in fui corpo,cioè fòpra i vc-
iiuncnti . oc così m ricolclàmcntc la fànò con dirle che ringrazialTe Iddio di tanto be-
wetizio ticcuuto:&c!Ò fu adi 2 2. di Maggio à/.hore di notte nel i 540 in Sabato,chc
appunto venma il giorno della lantifsima Trinità . EfTa alfhora dcllandofi fi trouò fa-
r.jLU 6c diicnfìata totalmente il corpo & lo ftomaco.mà con gran terrore & fpaucnto :
li quaie poco apprcllb fi cangiò in grandifsima allegrezza . Nella [quale letizia del do-
no 6c grazia nceuuta giitò irentadue pietre durifsime & nere come il paragone, alcu*
P ne uciic quali erano groffe come faue; & alcune taglienti da più bande : & con dette pie
tre gutò più d'vna metadella d'acqua fenza punto di fangue : ne fcntì alcuno dolore ò
pais..O';c . Et era fiata più di lèdici giorni , & notti continouc innanzi à qucflo mira-
colo icùzn fpargcre acqua, il che dicono non poter durare tanto tempo lenza morte.
Poco apprelfo Venendo al Monaiicrio il medico, chiamato M.Francelco da Cartiglio
Ile , li qu.ile poco innanzi haucua confiderato quello ftomaco & corpo . vedendo tante
piene £it canta acqua chiara & non fetida & fenza punto di fàngue ; ilupito per la fu-
b>ta &. I csxntina ianità fopragiunta allo ilomaco ,& al corpo per lo difcnfìamento di
clsi ; ne rrouando in lei come era folito , punto di febbre , replicò più volte quella elle-
ta opera «nracclofa & impofsibile alla natura . tt mentre che c'proccuraua l'altre in-
kta^e noù nlpoadtui a piopofito à chi l'mtcrrogaua : ma con molta letizia attendcua
S 3 pure
170 DELLA FAMIGLIA
pure a dire , io penfo à fuor Caterina de Ricci , replicando ipeflb tale opera cflcre mi • A
facoloià, & da non la poter fare la natura :(òggiugnendo che la (òpradctta fuor Cate-
rina gli parcua tutta mutata nella faccia, de come rinata. PregoIIo allotta con molta
iniUnza la Priora che non parlaife fuori di miracoli, temendo che il popolo in cam-
bio di laudare Dio non lo imputafTc loro à vanità,5c vanagIoria.Et tuttoché il medico
con molte ragioni cercaflè di perfuaderleeirer grand* errore non manifcftarc l'opere
di Dio ; nondimeno la detta Priora lo rendè capace non cflerc all'hora tempo di rmc«
lare (quella miracoloià 2c diuina opera ; ma afpettare di manifcilarla con più maturità.
Il che ella fece con molta prudenza : atte{ò che in diucrfi tempi & in varij luoghi fi era-
no legati romori di Santità di alcune perfone , alcuni de quali erano ftati al fìne troua- B
ti finzioni &fa|{ìtà. Et ciò era adiuenuto pereffere tali opere (lare publicatc auanti
che le fodero elàminare,dc approuate da perfone intelligenti & ciperte: & fènza confi»
derare fé in quelle era melcolato inganno diabolico ò alluzia & arte humana ; lènza le
quali e{àmine Ci vede chiaramente edere errore non piccolo il diuulgarle.Però de mira
tili auucnimenti di queila Vergine non fu permcflb che con alcuno fi trattafle fuo-
riilc prima non furono da hucmini buoni òi dotti & cfercirati nelle llrade del Signo-
te diligcntilsimamente efàminati &: trattati , non (enza continoue orazioni & preci al
Signore con (upplicare fua Maeftà diuina che fi degnadc alluminarli del vero , facendo
Venire à luce iè mefcolato fofic in quelle opere errore ò falfità veruna . Ma fempre in
ognitempo vi fi è trcuaro giubbilo Spirituale, diuozione, ratti, & ertafi con parlari q
mirabili inefsi ratti non fcnza cccefsiuo contento di tutto quel f^gro collegio di Ver-
gini, & di chiunque vi praticaua.fcnza vfcirne mai pure vn minimo Icandolo ò pertur-
bazione di pace , come fuole accadere nelle operazioni diaboliche. Anzi che quelle
Religiofe fi ilupiuano che la Viueflc con tanta innocenza , vbbidienza . & aufterità , &
lontana da ogni minima proprietà & ambizione:o(reruando coli tutte ogni lua minima
azione che bene fi può dire che la fofic guardata da Argo , à cui dalla antichità furono
attribuiti cento occhi ;nè mai fi vide (magare dal fiio fanro proponimento , pur con
vna minima & leggcrifsima parola. Con tutto qucfio vfàrono i fuperiori ogni dili-
genza che fuori non fc ne trattafle ; & 3 tal cofa impcfèro filenzioafincche conpiù
lunghezza di tepo fi porelFe hauere maggior certezza del fatto & che l'opera diurna più
giuftificatamenrefipotcflc manfcliaie. Godeu.mfi per tanto le (opradette fiiore di ^
(juefto merauigliolo telerò a{co(o nel campo del fagro collegio loro : tanto che è parfo
impc(sibile non che difiìcile à chi poi l'ha (àputo , che donne & Monache poteflèro te-
ner celato cofi alto fc-grcto ; mafsimamente conolcendo per ilperienza che era del tut-
to opera di Dio & non punto diabolica : Ma quando al Signore piacque che quella lu-
cerna fi cauafle difetto lo Ibio ,& poncirefi fopra il Candelliere , acciò rendeflc lu-
tnealli altri jauucnne nel i 541 di Febbraio fecondo lo ibi Fiorentino, che il Reueren-
do Padre F. Francclco Romei allhora Prouinciale,& poi Generale di tutto l'ordine di
San Domcnico.huomo di quella letteratura, & granita che sa il mondo ; hauendo egli
più volte in Roma dirputatopublicamcnte al cofpetto de lòmmi Pontefici .& dell'I],
luilrifiìmo Collegio con fodisfazione loro ; & laude Tua , & nel (agro Concilio di Tren E
to fatto mcmuigliare gli alcoltanti con i fuoi dotrifsimi , & grauifsimi concetti & (àg-
gie parole . Di che anche piena Cede fanno 1 (ùoi Cartolici Icritti & fpezialmente quel
trattato che fece contro à Lutero in dimofirando la necefiità dell'opere . Quefio Vene
rabil huomo dico in uifitando come fuperiore il (opradetto Monafterio di S. Vincenzio
& vcnéio à parlare à quella dinota fuora la cui fama già in qualche particella era peruc
nutaalle (ùe orecchie; in difaminandola cominciò ad interrogarla acerbamente cniamà
do nouelie & preitigij le (uè vere & diuotc azioni,imponédole che delfe lor'finc . Et poi
che in fomiglianti parole fu lungamente moltiplicato con minacciarla di penitenziaria
fé feguitaua cotali (Irade lequali à lui appariuano diaboliche, la sbatte Va pezzo . Non Ci
crollò già punto la tenera gicuinctt2(laqualc appunto era ne venti anni)aDzi (lette (cm
pre
DE RICCI. ,7,
/^ prc immobile à gui(à d'antica quercia conquaflàta da vtnt'hò qua/ /coglie agitato dal-
l'onde marine , come quella che confidandoli nel Signore ftaua immobi/c comf mon-
te, rifpondendoli con molta manfìictudinc, checonfiderando lefiic imperfezioni (ì ri-
putaua degna di eflcre da Saranaflb aggirata . Imperò che del continouo fùpplicaua la
diuina MaciU , che le llcfle in aiuto & non lalafciafle ingannare : anzi che fc quelle
opere di cui Tinterrogana non veniuano dalla fùa diuina mano , ma dal commune au-
ucrfario per ingannarla le diradicaflc del tutto . Ma se da cflò Dio deriuauano fa-
rebbe ilatapriua di luce & d'intelletto à rifiutare i fiioi doni conformi alla falute. Final»
mente dopo lungo difcorfò quel dottifeimo padre rimafè llupito delle fuehumili,pic
£ & graui rilporte ; lequali dicono eflcric Hate (omminillratc da San Tomaio d'Aquino
(ùo Ipeziale auuocato . Onde egli del tutto mutato cominciò à mutar lermone & par
laric dolcemente. Poi da lei accomiatatofi riferì ad altri d'hauer fatto grand'acqu»rto
Spirituale in quel ragionamento, lodando lei di bontà.di fincerità.di verità, &di inno-
trf.z.a,confcirandoquiuicflcrcildito di Dio. Talché doue prima era in pcnfiero di
iopprimcretal fatto per non dare occafionc a* maligni di far beffe & fcherno delle cole
fanrc.allborali rifbluette a diuulgarle per gloria diuina . Poco appreflò il Reuerendo
l^adrc Macllro Alberto Caiàus Spagnuolo, Generale del detto ordine volendoli certi»
ficaie della vcrirà di quclta opera fi transfer! a Prato, &abbattefsi a vederla in ratto.
Poi fuori deli'eiUli le parlò à dilungo & nò lenza fiia ammirazione & letizia chiarito da
Q ieidipiùdubbupublicamente celebrò la bontà & virtù di lei non (blamente in quelli
paeli ma ancora nella Spagna , & nominatamente in Vagliadulitte , doue eflb Genera-
le morì . tt qua (e ne hebbe notizia per Via d'vn gentifhuomo de Corfini ilquale ia
Spagna trcuandolì in molte auueiiìrà fcrillè alla Priora che per lui facelTe fare orazione
è quella Sanca Monacha la gloriofa fama dellaquale rilbnaua per tutto quel paelè . Il
padre F, Angelo Diacceto alle cui opere fi confaceuail nome per eflèr egli llaro huomo
di Angelica punta & dottrina, di gran configlio, giudizio &elperienzailquale poi fu
Velcouodi Ficlblc , &c allhora trouandofi Vicario generale di tutto lordinede Predi-
catori &: vifirando quel degno Monallcrio hauendo prima intelc l'ammirabili opere
di lei la fece chiamare, & dopo lunga efàmina rcllò grandemente edificato della fiia
bontà , della quale mentre vifie parlò con molta riuerenza & diuozione . Monfignor
j-v Iacopo Nacchianti Vefcouo di Chioggia huomo dottifsimo , & ingegnofiGimo,comc
(i vede per II lùoi mirabili (critti prima incredulo.poiche le hebbe più volte diltelàmen»
te parlato affermò che la gli pareuavn valbdiSpirirolànto ,& che ella à molte Inter»
rogazioni gli haucuanlpollo coli egregiamente & Icioltigli nodi,& difficultà quafi
inelhicabili tanto mirabilmente che non era rimalo in lui punto di dubitazione:&: tue*
to il tempo di fila vita la commendò quafi come fanta con fare di lei honoratilsima
menzione. DoUèfi pubicamente ne fijoiConuenti il Prouinciale F. Niccolo Michc-
Iczzi huomo (ègnalatilsimo nel medelìmo ordine di hauere alcunotta dubitato della
pieu^: bontà di queiìa Vergine & di cflere di principio llato duro à crederle; cófcllàn
uo di hauerla poi conosciuta piena di fommi doni & riputata congiunta con Dio.MoI-
p t i alcri prelati dotti & pij nel lòpradetto ordine quali furono i venerabili F. Tornalo da
" Siena , & F. Vincenzio da Fiuizzano dopo l'hauerla più volte elàminata , & vdite più
pcrfone d'intorno a' colki fatti, rimalcio capaci della bontà & purità fila . Aggiugne*
fi a queiii il tellimonio del Signor Filippo Saluiati,il quale oltre allhauere mediante l'io
rciccilione di lei riccuute più grazie , & doni sì nella perlbna fua 6: fi de fiioi : (criuen-
do à fuor Maria lacopa Cini Monaca nel lòpradetto Monafterio ancor viua , appo cui
1j conici uà l'originale di detta lettera, afferma che trouandofi à Maiano ad vna fiia Vil-
la od niucgliandofi gli fi rapprelentò dauanti vifibilmente quella benedetta fiiora di-
cendoli che era venuto à cófolarlo:& là pendo che ghhaueua voglia di vederla lo vifita
uà ; picdicendolt di più che tra pochi giorni otterebbe colà della quale haueua defide-
no grande . £t per maggior iuo conforto gli moiUò il Signor Gicfu Chiixb • il quale
S 4 crami
i/x DELLAFAMIGLIA
eraiuiprefcntèjlòggiugQcndochcfteflc lieto pcrciochc ciTo Salaatorc {àrcbbcilfuo A
premio. Et qui non mi par da tacere come il (òpradetto Signor Filippo Saluiati (criucn
do pure alla mcdcfima molto lungamente teibfica come nell'andar'egli à Bologna fu
(bpragiunto da tempo cofi ltrano,che e' portò pericolo giandiftimod'aiiogar nella ne
uè ; la quale foprauanzaua le ginocchia de Caualli : & venutane la notte giunfs pallate
le tre bore ali nolkria molto mal concio : doue per l'afprezza del tempo vi lì erano ra
gunate molre,& molte beline da (orna con buon numero di vetturali . £t fendo la neue
altifsima bifògnò vi ftcflero quattro giorni con grandifsima paura di non (ì morir di fa
me : per la quale (ì conduflcro fino à mangiar faue (ceche : 6c era necelUrio che i (crui-
dori rteflèro tutta notte in fu! tetto à (palar la neue , acciò non lo faceflc rouinare. B
Al fine partitofi in fui far del di . cominciò à ialire la montagna alcifiima : la quale ol -
tra la montata gli fi refe molto crudele . rifpecto alle neui & ghiacci . Alche (ì aggiunge
che (marrì la via , & arriuato che è fu in fu la fommità del giogo comincio di nuouo a
piousre & neuicare con rcmpcll:a,grandine,tuoni,baleni,romori per aria, & Vento tan-
to terribile che i paefani affermarono non fi eifer mai (cntito il maggiore . Talché egli
tutto sbigottito cominciò à dubitare di (è & della (uà famiglia con raccomandai li a
Dio òi piegarlo che lo /pirafTc à fare qualche opera pia (e gli (campaua da sì fatta furia.
Aiihora dice che vdì vna voce laquale dille , vna Chieft à San Vincenzio di Prato ; òc
fèncifsi vn certo che nel cuore che diceua fubiro che tu l'hauerai promtllà ccfll-rà la for
cuna, altrimenti tutti rimarette qui. Et fcguitando elfo di orare, & di raccomandar- q
(ì con chiedere la grazia della vita perle, & per gli fuoi , pur (empre promertendo
di fare quanto da tua diuina maelH foflè fpirato ; altro nel vento non ièntiua che San*
Vincenzio , & Chiefa , la quale egli Ci obligò di fare; & incontanente fcoperfe la fami •
glia fmarrita ; & raffermando che fubiro farebbe la detta Chiefa : à poco a poco Ci allar-
gò tanto il tempo che (i condulTe à (àluamento . Et poi tornato à Firenze fece quel
magnifico tempio ad honorc di San Vincenzio che ancora hoggi in Prato fi vede •
Scriflcro gli egregi fatti, & opercdi quella donna, più per{ònelpintuali,& nomina-
tamente alla duleù con graue 11:ilo latino Maeibo Niccolò Altfsi Perugino, Teologo
chiaro:ilqualevltimamcntemoijInquifitore in Perugia: hauendola più volte veduta
inflbfi,&: a dilungo parlatole :& più fuccintamente in volgar' Fiorentino Maeliro
Tomaio Neri all'hora reggente dello Itudio de Predicatori fimilmente in Perugia, per- ^
{òna piena di virtù, 6c di dottrina . Di detti di coiloro , tS: di altri degni di fede , &
dalla publica fama raccogliendo io alcune delle lue molte azzioni (che della maggior
parte non cene è memoria : perche ella accortafi che più perfone ne haueuano Icritto,
& volendo sfuggire ogni mmima fcintilla di vanagloria , fattone vn* gran fafcio gittò
molte Icrircurs nel fioco) dirò come oltra reftafi,& ratti Ipelsilsirai cominciò nel
1 v4.i. nel principio di Fcbraioà patire nella propiaperlona la passione del figduol di
Die ogni letti mana , cominciando il ratto il gioucdi à diciotto bore , 8c terminando
circa le ventidae del venerdì , feguitò molti & molti anni : & vedeua tutto il fucccllb
di ella palsione , Si in le patiua &c prouaua tutti i mifteri della palTione , & cole durifli •
me col Signore . tt da molte luore, 5: da più prelati furono vi Ai in lei legni & gcili di £
Flagellazione , & Coronazione di Spine , & Crocifilfione , & Sconficcazione . L'anno
1 5-42 alii noued'Aprilcchefùil giorno di Palqua di Refurrelli fu Ipolàta vifibilmen-
te dal Signor Giedi accompagnato dalia Regina de Cieli & da più Santi : nella manie-
ra che fi ieggQ elTere internenuto à Santa Caterina martire , & a Santa Caterina da Sie •
na. II quale miracololò anello fu veduto quafi da tutte le lùorc,& in vari tempi da
più altre perlòne . Et il fopranominato S. Filippo Saluiati per vn'altra fua lettera fcrit •
fa pur alla medefima Suor Maria lacopa Cini , la quale anco appreflb di cfla di mano
fropia di lui fi Icrba , teltifica che Ibndo in gran fantafia del/a Ipolàzione di lei, & del-
Ancl/oriceuuto dal Signore, elfa gli apparue la notte & parlogli dicendo che era ve-
nuta per inoftrar/c il detto anello ,& mortroglicio con dirg/i.acciochc domattina tu
noa
DE RICCIMf!0 w7i
^ non habbi a credere di haucr dormito ti darò vn fègno che dirai cflèr vero , & cofì con
edb lopùfò nel mezzo del Iabbro,di maniera che per parecchi me(ì Ci doìCc in modo che
fpeflodiceuache gli farebbe flato mcgho non edere flato tanto curiofò, (e bene gli era
gratifiimo tale auuenimcto.Succefsiuamente alli I4.d' Aprile che fu l'ottaua della rifar
refiionerimafèroin IciCfccódo ho vdito)imprefIc per fcmprc Icfàgre flimate del Signo-
re : le quali furono vedute da tutte le fìiorc/le quali affermarono che pareua che la folle
fiata confitta pur all'hora. Viderle ancora alcuni prelati del detto ordine, & certe don-
ne fècolari vna delle quali fu Madonna Fiametta Diacceta fìia matrigna , per fona fpi-
lituale , & dinota molto . L'anno medelìmo la mattina di San Bartolommeo mentre
g che le Cuore fàlmeggiauano in coro & di mano in mano fi andauano a riconciliare , ef.
fa in cella fùa velandoli per andarli altrefi a riconciliare fu chiamata da vn* Crocifillb
che era io camera fùa , ilquale fcendendo le dilTc , Spo0 mia , & fèguitando altre paro-
le^ella Io prefè in mano . &c andò in ratto , flando con gli occhi fiUì al fopradetto Cro-
cififlò. Doue corfèro il Padre Priore di San Domenico, il Confciroro,&: tutte le fùo*
re,Ie quali andarono ad vna ad vna a baciarlo. Poco apprefTo andando in Prato vn*Bo-
lognefe a giuflizi a' dodici di Settembre fèndo difjjcrato ; ne volendoti conucrtire fu
raccomandato alle orazioni di quella fuora all'hora inferma . Laquale inginocchiatali
iùl letto & orando chicle al Signore grazia della fàlute di detto ladro con douer porta*
re nel proprio corpo parte della pena che toccaua a lui . Onde in quel punto le prefè
Q nella tefla dolore incilimabile , ilquale poi le durò molti anni : & nel ladro fu in quel
punto veduta mirabile mutazione non lènza flupore del popolo . Ne i ratti hebbe co*
gnizione dello flato di molti coli beati come dannati , ò pofli nel purgatorio :& aliai
cofc le furono riuelate : & molte per Ione mediante lei lafciando il peccato fi convertir
ronoal ben'viuere : oltre che fili fatta partecipe della grazia de miracoli , ì quali per
fuggire lunghezza li trapaflTano . Ma ben' pare che in luogo di manifeflo miracolo fia
la real fabbrica ilita fatta per conto di lei nel monaflero detto di San Vincenzio, & lo
eccelsine limoline ócdonatiui Scie molte polTelGoni venute à quella fànta cala limila
mente mediante lei : oltra le molte migliaia di feudi difpcnfàti per Dio a vanj pouercl-
li , & fanciulle da diucrfè perfbnc à rcquifizione di lei , Ne minor argomento ci por-
ge della fìia bontà la continoua perfèueranza nelle fante operazioni dalla fìia puerizia
p. fino al fèflantanoucfimo anno nel quale pafsò al Creatore con Thaucre del contino-
uo fpirato odore foauifsimo di purità , & pietà non folamente ne noflri paeli , ma an-
cora ne punto minore nelli eflerni, con l'hauere fèmprc edificati.^ confòlati tutti quel
hdiqual fi voglia flato , grado , & condizione chea lei fono andati» hauendola in
.varii tempi vifitata non folamente perfòne priuate , ma pcrfbnaggi fègnalatifsimi.
Prelati , & Signori , delquali alcuni hanno confellato eflcrfi difpofli ad operar meglio
in auucnire , che non haueuano fatto per li tempi paflati , folamente per la grazia ha-
uuta di vederla :5c in molti di loro 11 vide fenlibilmente qucflo ^rituale profitto.Fi-
nalmente piacque al Signore trarla di quefla carcere , acciò andallè a godere per fèm*
pre il premio delle ben durate fatiche; & tirolla à fc l'Anno 1 590. idi 2 . di Fcbbra-
P 10 nel fèflantanouefimo anno di fua vita , hauendo goucrnato quel fàgro collegio
ben'quarantaquattro anni ò come priora , ò come fòppriora, la notte della Santa Pu •
iificazionead bore otto » opprelTa da grani dolori di fianca ,& con l'eflètlefi chiuli i
meati dell'orina con gran febbri , caufàto in buona parte tutto queflo male per tanti
mali cibi flemmatici che Thaueua feguitato di mangiare vicino à cinquanta anni , ne
quali non guflò rnai carne , ne vuoua eziandia nelle infermità grauifiimc . Ne la po-
terono tanti mah ritenere che non efòrtallc prima le fanciulle accettate , poi lecon-
ucrfc,fucceliiuamente le nouizie , dopo queflelc giouani«& finalmente le madri,
ciafcuna fecondo il grado loro alia fantaofreruanza,& à viucre in ifpirito ; & eoa
tanta fàpicnza che fece flupire non pure|le donne monache che erano iui adunate in
numero più di centocinquanta : ma ancora il ConfclToro ilcflb F.Tomafo Carabi
x;^ DELLA FAMIGLIA
Predicatore chiare delle cuicjualità non parlo perche ancora viuc.Simìimcntenel pr cn ^
derc 1 iantiGimi Sagramcnti , & nel baciare le piaghe al Santi(simo CrocifilTodirtc pa-
role tanto acQcfc d'amore che faceua (chiancare i cuori à chi l'vdiua : & coli fpirò lau-
dando Iddio, &: benedicendo il Signore, Corlèro i popoli a ichierc non folamente di
Prato , oc di quei contorni , ma ancora della Città di Firenze à vedere queli'innocen-
tifsimo corpo , gareggiando cia(cuno di poter haucr de fiori che lo toccauano : &c
haurebbero portato via ilcorpoitcflrolcnonfoirclbtobcnccuilodico. Il che tutto
{èguì con^raa diuozione, & fpiritualc acquifto di chiunc|ue vi fi trouò .
Vi ff^ Tffnotheo di fi(rfr4ncefc9 , g
OSTROSSI degno de cotanta {òrella Fra Timoteo, la cui memoria è in be-
nedizione. Coitui al (ècolo chiamato Giouambiitith rimafo lenza pacare ne
(ìioi teneri anni , & defiderando che la bellezza della propia anima lìiper.iire quelb dei
•corpo nella quale egli fu ainifiiguardeuote (j fuggì ncila iigra Religione di San Dome-
niconelCoaucncodiSan Marco di Fir^'nze, luogo diammirabil oircruanza.pcrtcr-
uire al Signore tutti i (uoi;giorni inqucl on'inc fanro . Corsero lui Federigo de R ic-
ci,6c Dionigi da Diaccerò amdndue fuótZ^j .IVuo patenVo & materno l'altro, con gran
Icguito ài parehti,& d'amici per- ritirarlo al fecole. Codeui ancora in compagnia di più
'gennidoDKc Madonna Fiammecca-bia-ccrta (ìia madre , la quale (è bene era molto Ipi q
'rituale, & diuoca;tu£tauJa (èndo rimaci pur ali'hora lènza marito, le pareua mahgeuo-
Jercllare anco? priua dei figliuolo, Ma non potettero punto (muoueilo dai lanto pro-
pofitotanLi in qaeilo maggiormente infiammatoli, sì rendè frate centrala vogha di
tutti i ruo!,.5c gli fu pofto nome F.Timóteo Ne-b quale religione quafKo ^-gà profittaf
;fc nello rpirifo;& quanto ancora egli fcflè gtoucuole ne temporali D.gi>z:j. ne lono te-
ilimoni in tra gli altri quei padri di San Domenico che in quelli prouincadimoranov
I quali fono ihdprc{ènti alle iuca;Ti:iuc m2dttaziO'}i,.5i c5-empÌ?.zioni. & orazioni fen
do eg!i(pcr quanto appanui à g\\ occhi human.i) (iato concinoaamenre congiunto col
fuo Signore Dio . Etihndo & andando non lalcsaaadi fare colà aicunadi quello lì ap.
.paitcncua al reggimento de Conuenti & ?Jla Ch.inri del profsimo. Talché per giouarli
non rifparmiaua ne à fatica né a fytvà per quanto poteua come regolare ; ma con tutte ^
le forze non (ènza gran compaHìone fouueniuaai biiogni di quello, non zfpeftan.
do di efTere richie/to , ma con alla! benignità preuenendocon ogni fuo potere & fàperc
Io Cjccorrcua,&; douc le forze fuc non .irriuauano a poterlo aiutare con i fatti , lo con-
jTolaua con dolci parob^fòmmiaUlrandoli anco qualche aiuto poi mezzo di lìioi amici
&:p2renti,& con tutto qa<ìito iinpicgò anco molto tempo nelli rtudi così fpeculatiui
couìc di cn\ di confcienzi con gran rocrauiglia di chiunque ucdcua le pmtenzc che da
per fc ftclibfi eleggcua non corirento alla aurtcrirà della Religione .
Hoia ciicndo m tempo, che quelle memorie lì erano date alla llampa,ritrouato il ve
ro libio del. Vcrino.qicè il terzo iibro,nelqua'c egli tratta delle famiglie nobili Fiorenti-
ne.e per confcguenre potuto molto ben vederli; che c^Ii non hauea peiòtralafciatodi E
far menzione de Riccijiiche non cefiàua di dar marauiglia ì molti.maCimaraente cfTen-
done da lui come dicémo, nel fecondo libro honoreuolifsimamente flato parlato mi e
paruto conuencuolc di metter quel che egli ne dice in quello luogo.Il che nel fuo libro
m quella parte s'hà a riporre che va innanzi à Buond^lmontijdicc dunque cosi ,
(^is ^dllos monUrAre mthìy prifcosji Sifantes^
Quis Siciosf>oterit,^HÌs teCélfucUprtles
•Dicali :v 'Hunc ^idtO.txtrtmofmtaccoìdlhtm
%càA pi o^ems ytruncato nomine Yurìt
^ntf^uas tnùtiit ^entt falericcntfedts^
Lanaanisq; dlj^ èxtre (x aralnés trtém ,
Se qùaoto
iJ-CIPrONTAMIRATOJl!
i;^ DELLA FAMIGLIA
DEGLI AMMANNATI DI PISTOIA-a
-^^^^ E quanto di nobiltà abbondarono gli Ammanati di Piftoia.tanto di be
®.f\^ ni d i fortuna foflèr forniti,scza alcù dubbio, co le più nobili fchiatte di
..i^^^^^l^ Tofcana andrcbbon del pari . Tanticjuità loro fi pruoua benifsimo per
Io fpazio di 400 anni non interrotta giamai; ne ricchezze.ne parenta*
S di , ne dignità inHno a i 200 hebbero m quciU famiglia à dclidcrarh.
Hora ridotti a due fiati & a piccolo hauere conciano le prcfènti fortune con l'antico
fplendore ; & io corteferaente vengo a impiegare in honor loro l'opera mia,si per far
fede del vero, & sì per calcar l'orgoglio di molti ricchi; affinchè con rimmagme del- g
l'altrui nobiltà 1 lor (bzzi principi] ricono(cendo , Vmili diusngano 5 & fatti men fàzie-»
uoli dtl garrir altrui , & del pagoneggiar fi rimangano . Di Martino figliuol di Ghe-
rsrdino appaila prima notiziadeé^. di lèttembrc dell'anno iii^nlquale allogando
aicurxfue rcrre, dà pur alcuno indizio, che almcn non fofle pouero . Si varca il cor-
fb di di iaflànta anni prima, che ad altra memoria dilof ci incontriamo, la quale
e di Currado figliuol di Martino chiamato cittadino Piilolcfe di porca Lucchefc del-
la cappella di Santa Maria di prete Anfclmo;8c fiam-o molto Hcuri di Marcino parimene
teeflcrfigijuoli tutti gii aitn tre degnati nell'albero» cioè Gherardino, Ammannaro,
ScBandino. Qu^dVvltiip.o nonha figliuoli» Il ramo di Currado non va p ù in siila -
lendo j che nel figliuolo naturale detto Gherardino ^ & vien meno • Colsero cioè pa- q
drc,^&: figliuolo abitauano in Pi(à nella cappella di Santo ìfidoro. Molto più m alcoli
dillendec]ueld'Ammanrato,& perche a tempi noiìri è fpento^di quelto fèguiròà
parlare , nfcrbandoci nel fine Gherardo , & la Tua polkrica » il che faremo breucaien-
te . Certa cc{à è de i quattro figliuoli d'Aramannato , Giouanni , Pariolomco , Ban-
dirò 6c Inccpo > il terzo eflcr Caualiere Croceftgnato , & vedciene fcrittura del f 2 50,
nella quale doucndo per auuentura andare ad alcuna imprcfà oltre mare , coftituifcc
fuo prcccuratorcvn notaio Giouanni di Pipino per conuenire apprelfo m. Bonifacio
Priore della Chicfà di San Matteo di Viterbo giudice delegato di m. Andrea ì-'ricredi
fànto Stefano al ponte Fiorentino delegato da m. lo papa ad agendum , petendutrjj&c.
& alia cuiufcunque generis m eius animam faciendum . HabbÌ2mo riferito quelle mi*
r.uzie j perche icuriolideiranriqaità vadano ancor eglino alcuna colà i nucilig indo, o ^
rifcontrando con elle. Nacquero di quclh quattro fratelli otto figliuoli i de qusli
fi legge fcrittura forto il 3 00. anzi vi ibno anche di(cendenti di Gherardino j che
tutti veniuano ad efier cugini o fecondi cugini , per la quale non Colo le lor notabi-
li ricchezze apparifcono » ma efière ilata tra loro & e^Icr tuttauia in c^uel tempo
compagnia di negozi & per quello conllituir procuratore Obizzo di fcr Pipino di
m. Lotteringo di Piiloia in tutti i luoghi della lor compagnia & mafsimamente nel-
la città di Parigi, Quello diilcndsrfì 1 loro affari fuor di Pilloia fu cagione, che fe-
cero ancor parentadi fuor di Piiloia . Onde Filippo figliuolo di M arco detto Mar-
cuccio, il quale fu vno de figliuoli, che hebbe Iacopo s'imparentò in Firenze co
Frefcobaldi , togliendo vna donna di quella famiglia detta Filippa. Il qual Filip- E
pò doucndo cflèr Caualiere per trouarlo fèmpre col titolo di m. fu anche Capita-
no di Brefcia. Bartolcmmeo fimilmente fratello di Iacopo & figliuolo d'Amman»
nato hebbe due figliuclndell'vn de quali detto Totto nacquer tre. Giouanni, Do-
nato , & Piero , Donato detto Riccio ne hebbe quattro Giouanni , Guglielmo,
Tcmmafò & Bonifacio , Leggefì fcrittura di Giouanni del 1^66* oue facendo men-
zione de fratelli ; apparifce Bonifacio hauer queflo nome hauuto dall'auolo materno •
imperoche quelli fratelli erano nati di Lippa figliuola del già Bonifacio di Truffa de
Ricciardi i della qual Lippa nominata talora Filippa era fratello m. Giouanni . & quel
che fa à chir.rezza di quel , che fcguirà apprcfTo , Tommafò & Bonifacio fono dottori
di leggi . Io veggo Verfo l'ottanta vn libro tenuto da vn Toramafò di m. Gualtcrroc-
tod'vna
^17
DE GLI AMMANNATI.
•^ ro d'vna ricolta fatta del/e pofledìani di Piftoia,& fijo contado di Moafigaore Io
Cardinale di iNapoli,& di m.Bonifaiio,& di Riccio ènimaunati * *
S DHl!*
I fé
DELLA FAMIGLIA DE DONATI- *
E antiquità di (àngue, nobiltà di patria.chisrezza di cofe faite,& te-
ftimoni di Scrittori pofibno rendere vna famiglia nobilc.nobiliilìma
farà reputata la ca(à de Donati/in cui tutte quelle cole abbondeuol-
é Mi'e}. ^^A^^ W^ mente eoncorfeio. Habitarono in porta San Piero, " oue hcbbcr' tor-
'cill^L li. ^^^-^^'^^ rJ» ^ & ^3 effi nacquero i Calfucci, ciTendogià grandi iafin di tépc di
4 c^o. ò. ' Cacciaguida abauo di Dante, da cui queftc parole egli fa dire
h Aialt^. il Ceppo di che naccjuero i Calfucci eragiÀgrandtJ " .
Tnlt'ec. ^^ '' ^^^° ^^ Calfucci.come dice il Villani venne meno j & fé cffi a tempo di Caccia
1 6. de.f^ guida fur'grandi, il quale fcgui l'Imperadore Currado.'^chc fu creato l'anno 1024: (è B
d'Ddnte ^*^"^ '' Malefpini dice i 5. ^ Ben puòftare, comcegli quiui racconta, chcdaeflo Irape-
c»fAG dd «dorè fuficltatc- farro caualiere Ruggieri Donati. & ne libri publici fotto il i m 7^f
;. «^(/o. legge (ìli nome di Ruggieri di Qouanni di Donato confolo ^ come fi vede diBcllin-
V* Jrr?^. *;*°"^ "^^ ^^^'^^•' " ^ ^^"^ ^^ * 20| '^^ Giouanni Bcllifora figliuolo di VbcrtiBo Donati.
Cu, di ve 1 arino 1225 vna donna di loro fu buona cagione delle Fiorentine difcordie, hauédo
n-ttcifdo. Gualdrada moglie dim.Foiefe de Donati datala Tua figliuola a m. Buondclmonte , &
t^Ltv. 29. fategli frallornare il matrimonio promeflb della figliuola di m.Lambertuccio degli A.
^ luitAr. midei; '= Vccilo per queib cagione m.Buondelmonte.& la città in fationi diuiia.i Do
7' nati fèguitarono h fattioRe Guelfa. > Ma nò laiciando tra quello mezzo di proccurar-
uéf, gppref " t^ma, nelle nobili iraprcle, che in quei tempo auueniuano,vn di efli, il cui nome ru v*
/. ,tlc4ua. Donalo fi tre uò alcuni anni prima ccn altri caualicri, & dózelli Fiorentini nella prcfa
mIuj}. ca. ^^ C?am!atad*fegitto. ^ Deefi crederc.che celi parimétc molti altri o Napoletani.o Ló-
1 ,4.^ bardi, o d'altre parte d'Italia v'interueniflcro jma col mancamento degliScrittori ma-
r:m.r. cano le mcmorie,& di /oro cerne (è imiihtì non fodero niuna notitia rimane . Onde
^^Mat'efp. puòmanifcilamétc Vedcrii qisant. lepictòfè fatiche di colloro debbano eflere co cor
€.p. o^., tefe occhio riguardate. Nclic battaglie ciuilije quali l'anno 1 248 fucccdettcro.i Do-
cili» ^«W '^^" congiunti co B:fdomuii,co Pazzi diFirerze,co Buonaguiri,& co Giugni combat
Lpr.fu di teroro in porta San Piero centra Tedaldini.L i{èi,Capoofacchi,Giucchi,Galigai, & co
r^rr.ii^ts. - — ^ -' ^ " /"li 1 . . ,.- I
«ip 06
vn altra pai te de Bucpsguih. ' Intorno il quii tcmpo.ccme che molti fi veggono per le
i<<P 06 ^.«-^'f- "fé publiche della famiglia de Donati.nondimeno fono fi confuft le noutic, che D
/ AnÀifp. iene hanpo,& fi varie,& (pclfb 1* vna all'altra contradicentefi. che gran valent'huomo
'v^nld. ^^^°'"»^^ ^"^^ ""^^ tenebre a buon porto mi la prò condurre. Allequali coie per dare al-
■*/"34-
cune principio, pare non elTcr dubbio di Donato di m. Cocco nafcer due figliuoli caua
licri fn. Simone, oc m. Taddeo, & ^d primo cominciando diciamo.
Z); m. Simone caualierc-9 . "
/"^ H E effendo Taano 1 2(30, per la vittoria di Mont'aperti i Ghibellini rcftati (upe
m Malefpi ^^-^ tioti 3 Donaii .cou moltc altre famiglie Guelfe conuenne partir di Fircze.'" 1 qua
yd^li ^'^"^'^^^^'"'"^"'^^ndoin Alamsgna per lommuouere il giouaneCurradino Contri E
Manfredi fuo zio.che gli occupaua il reame di Napoh per hauerlo a lor bifògni fauo-
reuole, diedero quella cura a m. Buonaccorfo Bcllincioni degli AdimariAà m. Simo*
« v,ll taf. ne Donati. " Ma per diuerfa via venne lo Icampo de Guelfi elfendo Manfredi non da
5- Curradino, ma da Carlo d'Angiò flato priuato del Regno, e vccilo:in tauor del qual
Callo hauendo i Guelfi militato ricoucrarono la patiia,& per rappacificare infieme le
fattioni tra l'vna, & l'altra fi fecero de parentadi, perche Simone diede Vna lua figli-
. M<tUfp. uola a Nerozzo degli Vbcr ti: ** Ma come auuiene fecondo il volgar prouerbio;chc chi
'yilì il. 7. ^^" ^^^^^ ^^^ ^ni2. 1 Guelfi relbti finalmente nella città per altri auucoimcnti fupc-
4P I j. non, incominciarono ad vrtarfi infra di loro, da che nacquero tra i Donati , e i Pazzi
À .i -ì — ■-*- -i di '
i
D E D O N A T I. 175^
A di Fircnie mortali nimiilà . Ma trouandoljin gycl tempo Pontefice della Chicfà di .
Dio Niccoia III, &veggendo quanti mail dai/c Fiorentine difcordic a tutta Tofcana
potcanofìiccedere, maradò l'anno 12J9ÌÌ Cardinal Latino in Firenze , il qual fatto
Far paci, 8c parentadi Fra le fattioni, & ipetislmente fra i Donati, & Pazzi io gra par-
te quel fuoco, che era per accender/ì venne ad attutare, pln queiìe paci (è bene gli . juaUii.
Scrittori Don lo dicono, chiara cofi è per ifcritturcpublicheinrectisniru! m.S:mone. "p ^oy.
Matalpiohaueanpre(bqueitegarc,&di{cordienon più tra Guelfi, & GhibeltinijO ^'^"T^
tra Guelfi , & Guelfi, ma tra famiglia, & famiglia infiemc^chc malageuol era il trouac ^
ui riparo ; fi come auuennea quelta de Donati, nella quale cffcndoiì morto ra. Simo-
nò non so in qaal anno gli erano fucceduci quattro figliuoli m. Coi^, rorefe. Maio,,
B acSinibaldo,
Dim. Corfò (^àaaìiercj .
PRima che più innanzi pafiìamo.vcdendofi nell'età di m.Simone uiuere m. Buo-
fo,& m.Gorfo figliuolo di m. Simone hauer nsmiltà con Simone Galaiìrone del- simfiu g4
la detta famiglia, fon perfuafo a credere non m. Simone , ma Simone' Gahllrone ha« la/irtHe.
ucr commefla la falfira di m. Buoiò, & quindi la nimillì tra m.Corlb , & Simone ti-
{cr nata. Il fatto in quefto modo pafsò era infermo a morte ra. Buoiò , il quale non m, sacfi
^ hauendo figliuoli , & quando foflè morto fenza far teilamento , fuccs-di^ndoli alcuni caMhen.
della cafà a lui più vicini, àc per auentura i dilcendenti di m.Cocco ; Simone a cui l'he-
redità non fi farebbe appartenuta, pensò di volergli (uccedcie in ogni modo con inga
no. Il che fece mettendo in perfona di m. Buofo oc! letto Gianni CauakaatJ cogno-
minato Schicchi, da cui fu herede inftituito, al quale in premio dei sferuig-o donò poi
Simone vna caualla della fùa razza, laquale fi chiamaua la donna dcii'armcto. Perche
Dante "J di Mirra pailando.& deli'efferfi al padie lott'altro nome iòttomeflà cofi diife ^ cdf.^o.
dtHinftr»»,
^uejìa a peccar con effo coji ijeimc
Faljificando fé in altrui formx ;
(^0me l'altro, che' n laJen''va,JòJìenniLj».
Per guaàamar la donna de la torma,
Faljificar in fé Buofo Donati
Xellando , 0^ dando al te/lamento norma^ .
Qual Simone fi foflejho quefta cofà in quefto luogo voluto riporre, per alarne quella
maggior chiaiczza,che fi può co ioccafione de nomi. Hor la prima opera di m.Corlo
fu il cercare di liberare Totto Mazzinghi di mano della giutìitia. ' Ma nata guerra tra , ni /li.
i Fiorentini,& gli Aretini,& venuti inlìcme a giornata li x i giorno di giugno dcll'an 7 (^. i « 3«
no 128^, àm.Corfo,ilqualcfitrouauainqueltépopodeiìàdi Pilioia,ederauenuto '•'"'*** '
airclcrcito, fu dato li carico della dietroguardia, con ordine di non muouerfiacofà
alcuna fenza comandamento del capitano (otto pena del capo . Gli cferciti azzuflatifi
inlìemecombatteuano vigorolàmente, e i Fiorentini percolfi con grand impeto, ben
che non fi sbigottifiero, rinculàdo haueano perduto molto del campo ; laqual cofa da
Corfo veduta, come il Villani racconta; egli come valente caualiere diflè . Se noi pcr-
diamaio voglio morire nella battaglia co miei cittadini,Sc (e noi vinciamo, chi vuole
venga a noi à Pii1:oia per la condeBnagione,& francamente mofibfi con la Tua fchicra,
ferì gli nimici per fianco, & fu potente cagione della lor rotta; nella quale certa cofà è
cflerui ftati vccifi tracaualieri.Sc pedoni meglio che lyoohaomini, & più di dicci mi
laeflèrne ftati fatti prigioni. 'Salito Corfo per quefto in riputationc mento dalla fua / t\ì>j.
Rcpi in vna guerw, che apparec^hiaua di fare cootta Piiani d'eiferglidaca l'inlègaa "¥'30-
^ T 2 reale.
D
ììq d e l l a f a M I G L I a
. ' /^i^ ^^ .icale. ' Ma riCorte le difcordie fra i nobili,& l'iikffe famiglje,e(Icndofl infra di loro dh /j
uilccomedi iòpraddiire, m. Cerio per haucr morto in vna mifchia vn familiare di
Simone Donati ino confojto già detto, fu chiamato m giuditio, il quaic haucndo per
mezzo di molti amici, & Signori (ìcurtà di non cfierc offciò nella pcr(bna,ncn dubitò
di comparire. H^uea in Firenze il popolo gcbfo delia Tua libertà fatto alcuàU ordmi
per «li}curar(3 dtiia potenza de grandi , i cjuafi per mo'te opere honoratamcntc. fatte
neiie pallate guerre, erano fopramodo diuenuti oigoglioG, & (ùpcrbi. Per laqual cola
(entcndo eglino Corfo per h^uer vccifo ì'huomo eflerc in prigioDe,& già il gonfalon
della giujluia elier fuori per hr i'cQcutione , fi erano tutt: al palazzo del podeih ra-
gunati slpct rande, com.c fé haueficro a trionfare della abbattuta nobiltà , che Corto
ooucfle c{)ci guiihz.'ato.Ma il podeUà condannato Simone delle ferite dateli i'vn l'ai-» B
tro profcioKe Cerio, laqualcoià folte turbò il popolo minuto.perche gridando all'ar-
me,6c viua il popolo tutti s'muiarono a cafa Giano della Bella, il quale di quegli ordì»
ni di g'uilitia era ihto ncrouatore. Giano ordinò al fratcllo.che co» quelle genti s'aa-
uiai-Ie al palagio de pnon per feguire il gonfalocic,ma egli o di fuocapo, o dal furor ti-»
rato dell'adirato popolo tralTe al palagio del podeiU, oue pofto fuoco alla porta , Se
entrati aenrrocon rabbiof^ temerità ogni cola pofero a ruba,&: nulmen;iroao,& mé-
trc cercan di Corfo, t g' i morato (ul tetto del palagio; il quale non era aliata m quella
magniHcenzajLhe hcggi fi vede.per quella via di tetto in tcrto fuggédofi.trouò al fuo
» ili 8. i-ampo riparo, u Quali nel mcdelimo tempo per parlar d'alcuna nutitia piuprmata»
*^' S. hauendom.Ccrfòliteco Ferrantinu fu fatta vnaleggc,chenelieC'UledeMagniatifi ^
procedale loinmariamente,&: di fatto e in ogni tempo.perche l^iiti non fi al/ungaf-
iero. Come che i paflati titoli,& colon delle Fiorentine difwordie non foflcr ballati,
per vnaf^tionc viìita di Pillola di parte BiaBcaj& Nerijacittàdacapo venne a par-
tirli. Ne molto s'indugiò ad attaccarli briga in San Piero, chJamaio in quel tempo il
fello dello Icandolo tra la famiglia de Cerchi, & quella de Donati , dellaquaie fattoi
capo m.Corfo, di lui & di fda hmiglia; il Villani dopo haucr detto i collumi , rrodi,
& qualità di quella d>- Cerchi cofi rsg ona.Md eglì,& quedi fua cafa erano gcntilhao-
mini5& guerneri.& di non (uperchu ricchezza, mi per motto eran chia.uati i Malc-
fammi. La cola fu qucib,che venute la fera di caiendi maggio dell'anno i ^oo le fa-
zioni andando armate a csuallo per la città, à vrtarfi infiett.c nella piazjsadi Santa Tri- D
nita,& molti dielh fentifi, da Ci rea origine a pjà &.n,6i dolotofi auuensmcn fi diede
" ^"/«SS principio.^perchedinuouoildicembrevcgnentes'vrtaionorvnraltrOihauendo m.
Cor/o il quale infìem.e co Tuoi conlorti era itato afTalito, fieramente rincscciati, Ck fe«
riti i Cerchi nella città in vna rsgunanzad cllèquie.che Ci celcbrauano d'vna donna
ce Frekobaldii &: non molto dopo hauendo egli aflàlito i Cerchi in contado a R,etno
Je, di nuouo s'erano oitraggiati,& feriti dall' vna parte, & dall'altra ; ne folocol ferro*
ma col Veleno prolcguiuano 2 fai lor védette,come legni per opera dvnodrgli Abati
X Céf.^o in certi de Cerchi, 1 quali per coi;to di queik brighe fi t;ouauà prigioni. "^luafprédofi
tuttauia maggiormente gli animi delie parti.fece m. Cerio ragunara di genti in fanti
Trinità j perche lì mandallè à Papa Bonifacio, per la cui autorità alcuno della cafad< E
Francia fi moucile à venire ad abbatter parte i>ianca ; bqual colà fentita dal popolo,
o!t:e modo turbò tuttala città, perche m. Cerio fu condannato neil'haucre, 6c nella -
s^PiUJt peilona, &: Sinibaido fuo fratello mandato à confini , ealtri de fùoi , &: cofi molti di
<•«/)*<.«, quelli de Cerchi hebber bando parimente per alcun tempo, ' Non litette otiolo fra
quelto mezzo m. Corlo, hauendo tanto pinto e operato col Papa,chi Carlo Conte di
Valois fratello del ìr e di Francia fii condotto in Firenze, oue entrò la mattina a'ogni
fanti dell'anno i j o i . Ma elìendo lui à cinque giorni la città venuta in alcun ioCottto
per vedere armare d Conte Carloj m.Corlo ò à calb,ò di quello hauuto inditio rroua
dofi ID quel tempo sbandito, venne ancor egli alla città eoa alquanto fcgu. to di Cuoi
amia
D E D O N A T I. igi
A 2m]'ci,& fanti 3 pie. l! che porcn joglifì contraftare , da alcuno Jc CTch' non fu p;r»
meflb, pcrlùadcnciori poter più nuocere à Cor^p l'entrare i^ Firenze per l'ira del popò
io, che li non lafciaruslo entrare. Ma il fatto andò altrimenti, pereti:: hc;uéJoCjr(b
rotto la polticriadi Pmt», che era di colla ì San Pier maggiore tra le [Iiccate.S: cjjjdlc
degli Vccellmi, & oiolti di dentro, da quali era amato, g.idando v uà m.Coi(o li ba«
ronc, egli il qual (ì vide abbondar più gente, ciie non iiaui ebbe credurcj , non vo'ei-
do macar a (e itcflb, s'auiò conqueilc genti alle carcere del com in?, e iiiuendo q iel-
le per forza aperte, & liberato i prigioni, tàcoilo il limile fece al paiag o del pò teilì,
& quindi paflando al palagiodc Priori, li collrinle per paura à lalcur la S g lona r à
tornarli allclorc.'fc. Dopò i quali (eguiti altri tumu!ri,&di{òrdinì,à quali ne Carlo '
B di Vaiois, ne vn Legato madatoui dal Pontefice trouaron moire rip.^ro ; finalmente
ce (cgui vn male molto maggiore ; Et quello fu , che andandoli di della Paf|jadi
Natale m. Niccola de Cerchi biachi à lùoi poderi con (uà compgtiia à csualio , pu-
fando per la piazza di fanta Croce.chc vi (ì facca predicarc^f u ièguirato da Simone fi-
gimolo di m.Corfb, & d'vna forelia del detto m.NsccoIa.con altr (ùoi a.T»ic»,'5c com-
pagni acauallo & fopragiuntoloalpontead Aftncoqu uil'alDlròc vcckjmacome
piacque à Dio la milchia andò in mo^lo , che ferito anche il nipote da! Zio mortai-
niente, non più tardi, che la notte Ic-guentc morendo l'andò dietro . Dice 1! Villani,
che rutto folle giufto giudicio di Dio; fu tcnqro gran danno del detto bimonc , par-
che era il più compiuso, & vertudiofo donzello di Firenze , & da venire in maggiore
C Itato, & pregio, & era tutta la fperanza del padre mCorlo iiqua'edi fua toro;ifa, e
allegra vittoria, hcbbc in bricue tempo dolorerò principio di i\io tataro abbaflamen-
to.^'tragiàd! pochi meli entrato l'anno 1 ^o4;quidom Corlo acuì non pareuaha- ^ céb.±%.
uer quella parte nel publico.che à fuoi menti ilmiaua che lì conuenifie, come quegli,
che era ilato autore, chegliauu'"rf]rij folfero (Uti abbaflati , fu cagione di nuc us tu-
multi, perche cercando egli, che lì rmedcflrro i conti di coloro , 1 quaii hautano am«
mmillrati i danaii del comune, & per quello con alcuni de bianchi accoltsndoii , la
atti torto lì riempiè di loreltieri, & corabatrendolì per le contrade , oc. con manga-
nelle, 6c eoa baltllredall? torri (àettando'ì, IprlTo ne veniua alcuno morto, o ferito ,
oltre i rubbamcnti, che in città e in contado lì faceuano; tal che al Pontefice parue di
D mandare in Firenze iiCardinalcdaPrato, perche con parentadi,© con qualli veglia
altra humana indullria, vedclFc di metter d'accordo tra le parti . Ma fi erano abbar-
bicate le radici de loro malcri, che come il Cardinale cgm opera vl^flTe per isbaibarle,
veoutoà iodi Marzo a Firenze, lenza far frutto alcuno, ccllrettofù di pjitirfene à
4. di Giugno lalciando interdetta la citta. ^ Seguirono poi delle arlioni, ftc d alni t c*p.6%.
mail, & misfatti in Firenze; facendo talor villa m.Coifo di liailì di mez7,a ; '* li fatta- *'' "
mente che narrato dal Legato al Papa tutto quel, che era (eguuo , & che ogni gior-
no leguiua, & di molti caporali di parte Nera doiendolì,il Papa fra dodici che fece ci -
tarcvnofùm.Gorfo, mentre la citta per altri lofpetcìcorreanfchio d'clierpieU, oc
rubbata da Bianchi, f Morì Papa Benedetto à 2 /.di Lug!io,& duroflì mo t» mf fi pri ^ céfTì,
£ ma, che nuouaeletion fi facefle, perche m.C orlò, & gii altri à cafa lene tornarono,.
continuando i Neri a màtcncrfi in quello llato fuperiori, ma non bene in fr.-; di lo»o
concordi. Nel qual tempo Cor(o,chev£douo i\ trouaua tolle per moglie vna figlia
uola d' V'guccione della Faggiuola, il che a molti diede fofpetto , r.he maggior cola e-
gli non mach nallc neiranimo, & del lofpctto n'apparuerdcpo non moiri anni il (è-
gualc,come che non lia interamente cetto, chi fulie llato dcii'vitime brighe intera
cag'onc, o elfo Corlò principe dell'vna Fanone, o Kcflb dt Ila Tuia, Geii ispini, Paz'
Zino de Pazzi, & B-tto Bruneilcfchi, che furono capi dell'altra.' 'omunque ciò da fu
Golfo aGalitocon le più crudeli armi,con che h pollano nt^ic: citta libere allalire i rol
fcflti cittadini, che fu illÒMoeabpqiincuolnoaieàciiatitrànide, Jmpcrcche ,0 che
quella
i82 D E L L A F A M I G L I A
cjuelìa foflc la verità ,o che l'opinione , che centra di lui onerarono negli anjmi oc /^
m.g'.ihatì ì (uoi nimici haucUè Fatto il mededmo effetto , gii fu rubicm.encc h-mea- •
de 1 fuoinimici! acconcie prima bene tutte lecole, upca vna accula dinanzi à Piero
delia Branca d' Agubio , il quale era allora podelìa , come egli intendeua di tradire t(
popolo , tenendo trattato, & fègret.i congiur; tione con Vguccione della Faggiuola,
^' co Ghibellini nimici del comune d'introdurii nella tei ra, 5c per mezzo loiO dbc«
cuparc la Kcpublica . Ma con tutto ciò temendo , ch;r ogni poca di tardanza, che
fcilè mefia in mezzo, Corfbhaurebbehauuto tempo di pioucdcieà ogni prepara-
mento quantunque grande, che gli folle apparecchiato contra, e allegando che m*
liando la rr.oiTa d' Vguccione , &: la venuta de nimici , non era da procedere con mo-
di giuridici , & d'alpettare gli ordinari termini delie legg; piohlh centra coloro . che g
iono accufati , non Isfci; reno dopo l'accufa palarlo (patio di più d'vn ho-a , che non
clIcndoCor/òalJacitatJori fìttag.'i comparito^ fa come nim;co della Kcpublica con-
dannato nella pena del capo , t intanto haueodo il Gonfaloniere , e Priori al Tuono
della campana a martello r^ìgunaco si popolo lòtto i fuoi Gonfaloni, e il Malifcalco
del Pvcellendo con le Tue mafnadem.ontato à cauallo, e il podclU, capitani , eeiecu*
tori preparati con le loro famiglie , tutti infieme in vn grande fquadrone li mollono
per andare ad allaltafe Corfò Uonati . Il quale non citante il pictoio fpatio del tem»
pò hauutoàfarle prouilionineceflarie, non isbigctcìto punto nciranimo della moK
titudine , che lentJua veni.g'i contro j non raffrenato dalia fentenza de magiihati, ne
ptr vederli da molti de fuoi abbandonato Volendo cedere all'armi pi.bliciie , hauea G
con marauigiicla ccleritn ^tttfb ad affaragtiaifi nel bc igo diSan Pier maggore.met
lendo fortiHime sbarre à niè della torre del Cicino in Torciccda alla bocca della via ,
e ne va alle fhnche, e à San Brocob. & quiui con rr^olti iuoi amici comp;trito ne lia-
na con gran cucre alpettando gli auuerlarij , con pmfiero come li dille di.difent'ef-
iì infino> che la gente d' Vguccione, de quali era fama alcuni effere arriuati a Kemo-
le,fuflc giunta à Firenze . Pcruenuto dui que il popolo e Cataian! al capo de lerra-
gi) , Uicoirjnciarono vnacrudclillima zuffa, nella qnsle non fa nv.ca dcfideratoil
iohto valore di Corlb,& degli amici li(Oi, il quale difendendoli trancamentc in po-
to d'hora ferirono e ammazzarono molti di coloro, che piùarditi degiialrri erano
trafcoifnnhno (optai ripari. Di che non folo era cagione la peritia di Corfoin 11 q
milizuffc,marambigu!t3de cittadini, i quali non tutti di psri con{éntimer to l'ha-
teano prelo farmi contro, ilimandoche quciìo fufle vn tradimento.cheleglif^ceui
dà n iniciiuoiperrcuinarlo. Ma poiché a conforti de capi incominciò pure, oltre
)ì pencolo, che li molhaoa innanzi a ciaf.uno grande, fé Coiló naiciua vincitore ,
ad entrare qualche vergogna nel petto degU allalitori, che vn folo cittadino foflc
b^ Haute a relìllerc à tutte l'intere for?.e della città, oue (i vedeuano l'infegne^e li Ma-
li'càico ael Re, 6c le bandiere, & Gonfaloni del popolo, s'incominciò à fare vn im-
pielhone molto maggiore di prima ì & iopra tutto.^jerche il popolo s'era accorto noQ
poter vincer Corfo le non dai luoghi aperti, peròlì diede a roìr.pere il muto d'va
g ardmo, che era incontro alle llinche.nel qaale elf^iado htu nv>tA apeituiaichc ncil £
che le genti à piedi» ma vi poteano entrare commodamcntegrhuomini darmc; vcn
nero ad ail^lireCorlb di dietro con grandiihmo fpauentodcfuoi, inuh'iti per vna fa-
ma che sera Iparfa; che Vguccione (entendo i rumori (ucccduti aria citta , s tra con
ie (ue gei.ti tornato indietro . Perchev cggendolì da nimici circondato, & l'amio di
Vguccione venutogli fallito , & ruttauia andargli mancando gli amici, cercò poicha
non gli rimanea di ipeiare nella vittoria , di vedere fé potea rimediare alia lalute ;&
libretto con Gherardo Bordoni , & con alcu nilùoi pù confederati bttoli Ihada
per mezzo de mmici, perla porta delia Croce svici fuori della citta . iv.olti furo-
no, chciìpoièro à fegmrchi fuggi uà . Onde in diuerfi looghi da diucrfi furono (o*
prag'utiti,
D E D O N A T I. i8j
^ pMgiunti, & di tatt! chi nell'ardor della fi^g3,& del contr Aflro (^eirarren^trij , & chi
poco /patjo dopo cialcuno h:bbe doloiolo fine. Il bordoni il quale due anni ad-
dietio era Icduro de priori gjunto da Boccacuo Canicciuli , nel palfare d' vu piccolo
fiumictllo, che è nel piano di San Sa/ui, chiamato AiFrico. iuid^ lu> fj vccilo , & ta-
giiatohdopo morto la mano, & quella recata a Firé^fc, come fé folle telii ii cjgniaie,
odi ceraio fu conficcata nell'vlcio di Tedice Adiman, di cui era Ibro nemico Corlò
fu ancor egli tutto fòlo giunto , & prtfb nella villa di Rouezzanodacdri Cpt^'^ni
à cauallo, i quali defideràdo di menarlo viuo à Firenze fi guardarono di fargli e ff ,(à.
Ma egh dopo che moto pregando, & promettendo , vide in ogni modo tfi?rnc
condotto à dar vndolciUìmolpcttacoìo dello ilfat!o,& mifèria lua a nimKi.noa
^ dimenticadolì in tato abbaflarr.éro deli 2uuetU fcrruna ciclfvfàta grandezza òtì Tuo
animo, come fu di coftì San Salui fi lafciòcsdcr di cauallo, più con ammo d Lfciaili
iui tagliare a pezzi; come quelli, che eia diiàimato,& comare io di gotte nelle ma. il,
& ne piedi ; Icquali in qu-^llo fcomp'glio Thaueano fieramente aflàlrato; che cóilpe-
ranza alcuna di fàlute, nel che venne illiio auifo leggiermente fornico, percioche paf*
(stagli da vno di quei Catalani dVn colpo di lancia la goli mi Ipiccistamentc f-nza
attendere altro il Lfciarono diiìefò per morto . Non è ccfa del tutto certa , iè egU
fufle alquanto d tempo fbprauifluto ; perche fu f.^ma, che gli fofl: rcitato tan^o fpi-
mo, che condotto da rronacid: detta badia nclmonaitcro, hauelle h^uuto tempo
Q di rmutteih nelle mani del (àctrdcte rn legno di penitenza. & lù chi credette & coù
fu diuuigatOj che egli fulTeliatotrouato morto da monac la mattina (cg'-.ente , dì
quali fu con piccolo honore nella detta badia leppelino, &dapuchigcntihonorata
il luo mortoiio, p ù per tema del comune, che per odio delia iua pc:rr:>na , il qu^le in
qucihlV fli che i'h^ueano in rimore, eraconuertitoin pietà, conlidtr ìììIoìI mfera-
bil iine^àf-herh^uea la fortuna, eia lùallcfla colpa, ò l'alti ui muiuigità rondorto
coli vhiaro, e lilurtre cittadino. Muordur qotm Coilbranno i ^oS.iV pa quci^hs
fi può vedere, dì lui quattro figliuoli vfcirotìo Simone di cui già li è p^silato, G-ouin- O'.'utnnu
ni, a.'. Amerigo» & i ommalò. 1 tre vlcimi (ono comprefi l'anno i 5 i J ^'^' ** /euten- ^ ^^^"^
zadeiJ'iiT.peradore Arrigo, ma di Goupn»)!, li Quale hcià fare nel piuicre a'^^coneio rrcrr»?»-
rj veggo il teiUmenio nel tea pò della pcftei'anno 1548 a i 2. d'Aprile, nel quale in- '"*■/*
ilituilcehercdii (ìioi figliuoli Gu-lto, & Mifòcogaominaro Gui.tMia, rr.a ncl'a pa- cttìfi.Mé
ce fatta co Cerchi par che habbiaaLche vn altro ftg.molo il cui nome fu Cianfa,& /*; ^
ferie li primogenito.
Di m.Ameri^o Caualicrt^ . '
|"> E figliuoli di m. Coifo chiaro è il nome di m Amerigo Caualiere, non meno
J_, per le fcritturt publiche delia città , che per gli Sroraci,da quali tu copiofàmea-
tc menzionato, tt per le prime (corgefi, che Tanno 1^ 1 7 chiede, che fi cftgulcav-
- na proui.fione fatta Tanno 1 j o 1 , d'olière rillorato della routna delle C3fe,& beni gua
iti per la rrgunata di (ucj padre in fà.nra Trinità . L'anno fcgucntc effendo capitano de
Gue'6 fuorufciti di Lucca ha licenza d'accettare Giouani di m. cllincione per le ruo
re. & Taddeo di m. Baolò pel Vaio a conlultare prouiiìoae di danari . Tanno 2 i cf-
fcp io podrila di Filloia chiede come figliuolo, & herede di m. Coifo il iàlario di fuo
padre, che fu podertà à Pirtoia, chiamatoda Guelfi Nieri ,dopò la cacciata de Bian-
chi, oc noe Thaueano pagato. Ma Tanno 24 fu mandato dada Republica capitano
di :?4o caualiai foidati à lerugia per far guerra à cittì di Gaitcll^.corae il Villani rac
conta . Tannoche a quello Itguì fu parimente mandato dalla Rcpublica in coropa- k t.il, 9
gniadim. B'agioTornaquinci capitano di 200 cauaJcggieti in aiuto a bolojtnefi. '^^'J^^^^
^ Tanno >6, quandj d Luca di Calauna a nome de f loteniiui fece h prima imprcu (4f.y i
contia
Ì04 DELLA famìglia
collera Caftruccìo, al noilro A meiigo, e à Gisn(:o7so Caualcanti fu data fa condor- A
/ iil. 10. tadi looo pedoni:' Nd/a nbellioiic di Montccitini hauendo i Fiorentini pre(o il
'^^' EcrgOalafgarono per capicano con gente d'arme acaiìalIo,eà pièafTai alla guardia
di Buggiano , & dell altre terre dcìla Lega di Valdinieuole , & per far guerra a Mon.
tecatini edo Amerigo . li quàie per fuo procaccio , & foliecirudins hebbc in quella
-' x:lio. ftanza il caftdio d! .Vionteuetturino,& mifem le mafliadede Fiorentini. ''Il che auué«
f4f 140, j3g ^^i j.,£(^ ^i Luglio l'anno 1 3 2^. Ma come le co(c non fcmpre riefcono felicemen-
te, facto due anni dopo caualcare da Fiorentini in Valdinieuolc capitano di 400 caua-
lieri fòpra Baggiano aflalito (prouedutamcntc da nimici in (ul brufcetto fotto Mon-
teciiCini, fu retto &. (confitto à di 6" di Luglio con perdita di cento à cauaiio tra morti
/ (.il. IO. ^ F^^^^ » ^ ^§'' ^^ ^^^"ò in Montecatini . = Quando m. Amerigo fi muoia a me non B
(Af. 1 N. è man jfcilo, ma bene apparifcono eflèr Tuoi figliuoli Corfo , Pazzmo , Forefe , & Si-
nibaidc .
N
Di Corjò, f^ et altri figliuoli di m. Amerigo .
On penò molto a Coprirli in Cor((3 il vigore à^\ padre, & deii'auolo , cflèndotì
conglijto infiemc co m. N jàno fuo 7Ìo cugtno capo della fccóda cógiura cótta il
/ liìf \u Duca d Atene; Mi cui il Villani p.ilef^ta che fu la congmsvi coli dice . te come fi co-
'*?*)• minciò il detto remore Cor(o di m. Amerigo Donraico fuoi fratelli, ealtrifc-guaci,
c'hauieno loro amici & parenti m prigione, a{rìlim,*f:coa3battero la carcere delle G
fthiche, meitendo fuoco nello /porcello & ocrtcfci , ch'era di Icg lamc, & con l'aiu-
to de prigioni dentro ruppero le detre carcere, e vfcirfie tutti 1 prigioni , & con qucU*
/ ì»% (69. en-pito fecero, come va fcguendo altrecofe. » tra già fams» 3 544. & per certe noui-
J*» tà fuccediitc in Frrcnze, Ccrfo iècondo il Villani racconta fa condannato nell'haue*
re, tSt nella perfona p r cootumace, per cette lettere, che furono rrouate, che manda-
ua, ed crai o mar dare a lui da certi tiranni di Lombania , con cui tenea alcun tratta-
lo centra il popo'o di Firenze» o vero, o non vero,chf fj^fe,che non approaumo, pe«
rò che a lui era itrpcffibiìe fornire fi grande irr pr^- la, (ènza oiaggior legaito|; ma non
comparì dio^izi :; kufàrfene per tema del popolo, òde iuoi nupici , ò per non di(co-
priie, chi à ciò tenea con lui il trattato li qual Corfo con h rnoglie.che erano m For/ D
il morirono in pochi dì di Maggio nf! i ?4.7, di e; j fu gran danno , perciocheera va,
lente donzello, & per venire m grsnce rfìafe.lc- folle vaiuro . Non pai'sò anche il no*
f" \l U '^^ ^^ ^inibaldo icnza memoria, il quai^' t ouandofi in Ldda della Repubijca.eral'aa-
Jj m.^' no I j ^6 con dugento fanti tiuti prm.' ti i. corazze a ftruigi del Signor di Bologna ,
r/.trt^o. per Io cui ordine tu tagliata la teiVi 3 m. Arrigo figliuolo di Caiìruccio Sig ordì Lue*
U*^*6. ^^■' ^ ^^ ^'^^' ^ ^^ alcuni alrn caualicri , come Matteo Villani '' racconta . fanno 60,
ti^.c» come padrone di quella chiela elegge, ò ver nomina vn prece \ ^aata Maria ad /^co-
ne.Scrme Filippo figliuolo di Matteo chefannoi^^j trojandofiSinibaldoin ban-
do della perlona, h tii dalia Republica promeffo , (e con m. Niccolo BuondeimoncJ
j zÀl 1 1 . prédeua a feruire la Repablica^come fece, d'eflèrc nbandico , ' & nelle illorie del Ru- E
'"bV- celiai ì\ legge, che fanno 1575 m. Giorgio Scali valente , & guelfo cittadino , fu del
mele di Nouembre ammanito per nimiilà , & vendetta di Sinibaldo di m. Amerigo
Donati. Quefto è quel che pofliamo Iccrgcre delia fucceffione ài m. Coilò .
Di Sirnhaldo fratello di m. Corfo, ^ de fuoi fuccejfori .
HOra parleremo di Sinibaldo fratello di m.Cor{o,QÌ cui dicemmo,che quando al
fratello fu dato bando del capo, egli fu confinato, queiti era Signor di Caia.
"ctf^lZ. gli3j caftel (opra l'alpe, il quale dai Conte di Batnfollc con f occafionc di quello con-
fino
D E D O N A T r. i?^
fino gli era (lato guado, chcJpoi da Fiorentini nel i.| 2 2 fu fatto rifare . ''Certa cofi è k. ut 9-
cgli cllcr de fediton Tanno i p o, & 2 5,5' 10 non ho (cambi .fo l'anno ; & cjucl che va *•'
tra quello mezzo Tanno i 5 ancor egli efler compre(b nella ientenza d'Arr'g^ ìinoe»
radorcj ma 10 il ritrouo per i'archmio capitano del Borgo a San Sepolcro mha dell avr
no 1 1 99-, Veggo di lui na(cer tre tìgliaoli Pazzino, Simone , &: Fraocelco .. Simone
l'anno i ^ i o e viSciale per la condotta de (bldati , & di lui par che venga biaibalao, cii
cui & di Filippa Tua moglie nafcie vn altro Sinibaldo . V^òdi il lellameoto di oueiìa
donna Tanno 1416, per lo quale difponejchc morédo il iuo figliuolo Sioioaid^ len-
za heredi gli debba luccedcie lo (pedale di San Paolo di Pinti; ma 10 veggo via^r Si •
nibaldo Tanno 142 7, ne oltre quello tempo ho notitia di lui Fraacefco Jicuirimarc
^ più ampia fucceflione è Tanno 1^22 creato da Giouanni abate dj Valbmbroia Viicó-
te di molti luoghi del raonailero.& Tanno 5 i appanfce eflcr podella della Scjrpena.
Tre figliuoli nalcono di luiSimone,Ap^.rdoj &: Sinibaido.de quali molte Icrutareap-
pari(cono, in vna delie quali Pazzino di m. Apardo alloga a i due primi certo t.iieiio,
che confina con m.Couone Couoni,ma finalmente ne ancor elh molto m lì (1 i.it-a-
dono,nó tlTendo in quella età,ne per molte altre addietro fucceflìone alcuna di loro •
iJi m. Taddeo .
TT Abbismo parlato del ramo ài m.Simonc, bora fauellererao di quello ài m.T<i J-
Xi deo, il quale come m. Simone lùo frateìlo,co(ì ancor egli nella pace del Cardina
Jc Latino lotcruenne, ne punto fi dubita cilere ilati (ùoi figliuoli Apardo.Coifo e Ia-
copo, il primoe vitimo de quali elTendo legnato col titolo di m., Ihmocheamméuue
foflcrocauahen, eammendue Tono compred come buoni Guelfi nella (ènicnza dell
Impcradore frrigo.Coilò il quale è Tanno 1 :i40caiteÌlano.di buggiano,da!;ajjcr[o-
ca di Tctr« figliuola di Clone dei Cappone Tua moglie è padre di Cionaccio:, ^erar-
do,& Stagio dequali non veggo apparir rucccflìone. m.lacopo padre di Matteo» ik 'M
■ -VbcrtoèpercontodelprimoauolodiiacopOjScdiGiou^niii. Ma celebre e houcra-
ta fùlalucccflionedim Àpardo, il quale Tanno 1 140 venne padre di (ci figliuoli ma
(chi& d'altre femminejc quah hebbe di Bianca figliuola di m. Manno C^uicciuli . I
^ nomi de ma(chi furono Manno, Fazzino,Totto, Taddeo^ Domenico, & Cauaiisre.
Dim Manno caualiercj •
X /^ Ade quali grandemente s'iHullrò Manno cauaHerc,^ perciò m. Mano chiama-
IV I to. Di colini non ci occuperemo molto a mentionarlo per licnttuiv priuatc,an
cor che veggiamo icrittura di lui infia dell'anno i 5 ^.^jCllendonc pure roprabó:ieaòl
mei te piene le publiche; (e non quanto T vn Taltre vcirraa dichiarando . & perciò dico
che innanzi all'anno 1 3 s i .h vede eflcr andato à (èru'gi di Franceico di Carrara Si-
gnor di Padoua.imperoche in quell'anno li legge vn comptomeflb d'Kabella di Paz-
£ zino,& di elfo Mano, tutti e' tre figliuoli di m Apardo in Aadiea di Giiio cognomina-
to Pacco de gli Adimari.nel quale iiàbella dimollra hauere ai iuo fratel M^ono prcih
to fiorini (ciccnto per cóprarlì ronzini,e armadare, quando andòà feruigi dd Signor
di Padoua,8:gi3 per Matteo Villani appare elTcr egli Tanno 1 1 H^ 8^' ilipedìj d.quel
Signorc^Sc da lui nel rubbamento fatto da Trignano della Scala delia città di Veioua
al gran Cane fuo fratel lo eflere flato mandato in aiuto di Cane. Nelquale accidente i tth.^.c
portoffi ìSì modo, che meritò d'efiere rimunerato da quel corteiè principe de beni, & 97- .
polTeflioni di coloro,che tradito i'haueano.m L'anno 57 adi 20 di Luglio fu fatto ca- "'g'*'"^*
p'tano de Fiorentini, e hauuio il pennone del comune fecondo le (olite (òleniiita iU j^ Mtnn»
maodato in Koma2na con fetceccnto barbute di buona gcntccon ottocéto balcilde- t^p""^» ^«
V ri per """'"■*'
ìU DELLA FAMIGLIA
ri per far guerra à coIoro,i quali fotte nome di cópagnia trauagls'auano il pae(è , oltre A
" /Ì7. due mi!aàpic,& Jugentoàcauallo andati con lui tra della C!tra,& cìd cetano. "Lan-
'"^ ^°' re fèguente come collumaronodi fare gli anrchi Rotnani.i quali dopòlegrandi co.
dotte, non ifdcgnarono gli vfici minori Fu mandato dalla Rep ambaiciadorc alla det.
» ' *•'. ta compagnia per lorferuanza de patti.con che infieme erano conuenuti.^Ma come
''^'" huomini miflcali, hauendofi tra queAo mezzo concitato i vicini contro ;& perciò di
clìì dubitando ritennero con eflb loroi'ambafciador Donati per conducitorc del lof
r ni.i^f. cammino, p Milita l'anno é;. purea feruigi delia Tua Republica,& era VD di quelli, nel
7'» quale come vaIoicfbj& fedel caualiere molto ella confidaua. 1 1 1 le à fìioi cófigli li fof
ik\\.ùf. ^'^ vbbidito non haurebbono i cittadini Fiorentini non vlàti à combattere riceuuto da
?-«. gli Inglefì il danno , che cflìhfbbero."^ Ne fu dubbio alcuno,che non meno per lo co- B
r luiféf. f;gl!o, cheperlo valore della profriaperlònafìia, i Fiorentini haucfièr poco poi prefo
e arfo Liuorno, eflcndo (òpra cgn'altro capitano di que tempi (ommamente amato da
foldati, i quali tra per l'amor che gli portauano,& per la fedc,che haueano nella mac-
eria fua dell'arte militare , non ricufàuano di mctccrfi ad cgnirikhio , & èda Filippo
Villani chiamato huomo aui(ato,& pratico de cali che lògliono ne fatti dell'arme au-
/ ip'iuf. uenirc. ^ Chiara cofaè che della vittoria da Fioiétini acquiltata cétra i Pi(àni,che fu à
5*^' 2^ di Luglio dell'anno 1 3^4 m.Manno fu principaliffima cagione; poi che oltre mol
te fatiche in efla battaglia durate,oItre molti buoni configIi,6«: ricordi dati,egli fu quel
ii.il quale percotendo 1 nimici ne fianchi conturbò gli ordini loro,& grandemente li da
t muf, ncggjò . * L'anno 1 3 70 del mefe di Febraio, i Fiorentini collegati col l^apa, & con altri C
^7- principi d'Italia contra Bernabò Vifconti diedero (biennemente il barton del genera-
haui.jnn lato à pie della porta del palagio dm.Mannc&hnfègna del comune al Còte Luzzo
tiilginirt Tedc(co,& fecefi la guerra intorno Pi(à,ma del me(c di Luglio prcler partito di tra(por
tarla guerra in Lombardia. Dice l'hirtoria del Ruceiiai, (coli chiamata da noi peref^
(èrfi appreflò huomo di quella ca(a ritiouat^) che quelle genti incontrarono i nimici à
Reggio,& fegue.che à m.FeftrinoGonzaga Signor di Rcggio,Sc a m. Manno Donati
parue tempo di douere alTaltat le bartie,& furono fcguitati dalla maggior parte del pò •
polodi Reggio, & da circa 500 huomini acauallo.che lì trouausno nella terra, tra
della Chie(a, & del Signor di Padoua,& dei Marche(è di Ferrara, nel quale alTalto por-
toffi m.Manno (ì francamente,& con tanto fenno,benche con grade affanno , che per D
Tua operatione vin(c)no il campo,& prefono le ballie con gra batrag!ia,chedurò alfai,
& con molti morti deli' vna partc,& dell'altra. & fu tanto l'affanno che m. Manico pa-
tì > che hauuta la vittoriane venne à Padoua,& dopo pochi gjorni pa(so di quella vi-
ta- & fu (èppcilito à Padoua con grande honore, & feceb il bjgaorc dipigncic m vna
fala fua fra gli altri huomini famo(ì in fatti d'arme.
léf da fi§
De figliuoli y (^ fuccepori dt m.MAnm.
T
L Bcrghino diligentiflìmo licoglitore delle memorie antiche faméticne de! fuotef
Itamento, nel quale fa erede Giouanmannofuofigliuolma(chio,à: vengonui nomi- E
nate più figliuole femmine Caterina,Bianca,BartGlommea,Saracina,Giou3na;& Mar-
gheritajdelle quali trouo quelVvItima con Veri Guadagni elTerlì in inatrimcmocógiii
ca, & vcdefi la fua moglie chiamata lacopa elfer figliuola del Conte Guido o'Aiberco
Conte di Modigliana.^ lafciar tutore del figliuolo Francc(co di Carrara Signor di Pa
doua,nella qua! città il già detto inftromento è celebrato. & tutto ciò cflèr fatto /an-
co 1 1 70J ma io non illimo già di quefta fua donna hauer egli hauuto altri che il ma-
(chio, vcggcndojche l'anno ^-j riceue l'eredità di madonna Lifà tìgìiuola d'Albizo *ia
Jcfpini dia donna, & nel medefimo della madre,& di Domcnico>& di Taddeo Tuoi fra
telii» tal che non correndo dai ^/.ai ;o,piùche tre aQci,i:oQfari gran fatto, che non
altri
DE DONA TI.- 187
A alf ri come ho dctto^che Manno haneflé di quella /écóda moglie acquiftato. Nr b«Ì te»
limonio è quello.che di /ui fece /a Rcp.Fiorentina.quadoraccontaodo Jc fpele,i Jìido
ri,c i pcncoJi darati da lui per I hónore,& ftato del comune di Firenze, il crea di pepa
Io .con (pctjai priuiicgio.il che io non vedo ad altri conceduto.di non mutar noaic ne
arme.fol c^ie nò poflà ellèr de pj:Jorijne è dubbio d'hauer la detta Rcp. come a Tuo ca-
pitano fattogli Tcllèquie in Firenze,rjon oliate, che fofle morto m Hadcua , eoo ogni
Coftc di fp!édor£,& d'honoranza; ma la (ucc^fljonedi m. Vianno andocoQ U lua mot-
te.come delle colè humaneauuicne fcóciamentc mancando di roba,dimcriri, & final-
piente di làngue.qon efTendu più chi viija de fooi facccllbri. Giouanmanno lùofigliuo
lo.chepcr lo più ancor cg!i Mano è chiamato apparifce in leggieri notitic, come qael
B che: rcltato fanciulletro,non potè lotto 1 paterni ammaeilramenti nel raellier della mi
liziaellcre allenato. Hcbbcdonna.ilcuinomefù nartolommea, dicui non veggo il
jpognoiTicj «e vedcJì molto bene Far egli dimora in Padoua;doue l'anno 159^86 gior
ni d' Ago Ilo fa Tuo procur-trore Giacomino del già Goccia de Tebalducci(lòno colto -
rohogguGiacomini) lùocognato,imperocheera marito della Saracina, a vedere ciò,
che egli hiueam Firenze, anzi létteanni prima hauca fatta procuratrice la Tua lorella
Saracina,la quale molto lono indotto àcrcdere.chc folfs prima Ihta moglie i' Agaob
di Bernardo di Nerotzo degli Alberti, fi perche Saracma è detta la moglie d'Agnolo,
& lì perche di Goibnza,&L ai Lena nate di lai.&di Saracinajtutore (1 vedeelTer Mano,
olile eflcr poi la detta Golèanza à Tómafo figliuol di Giacomino maritaca.ii qu-ile an-
C cor egli auanti alla saracma vn altra moglie hauea hauuca. Non veggo il luogo ne il te
podella motte di Manuoje non che deJ 1 40 1 .i. figliuoli di Giacomino U richiaman di
lui pr £ vn dvbito,che hauea con elfo loro di fiorini 1 74 2 d'oro ,• parmi bé e0:r certo,
phe nel 1 4 1 1 non viua,e incomincia ad apparire il nome d'vn altro Manno (uo fig'i-
uolo; il quale le il padre della grandezza, & yalor di m.Manno Tuo padre andò declina-
do.raoltopuiqutl^i dalle vicdeli'auolos'alloncanò.nel 1457^ Tuo procuratore Gil-
do di f ler Vclluri,&; di donne llata prima.ò dopò maritata in cafa Vcnturi,paire i:u di
quattro hgìiuoli marchi. che io fappia di Corfo, Bernardo» Piermaria , & doucndo efler
morrò i j primo Cerio d'v n r Itro Corfo, 1 quali in che ftato di beni fi ritrouaffcro , fac-
ciane Me Thautr Bernardo l'anno i4<5'8 rifiutata l'eredità del padre. Quellièquef
p Bernardo, il quale piatendo Tanno 1 507 per conto di benefici con Lorenzo fuo còlòr
to bcbbe la lentcnza contro.e il quale l'anno 15?^ viene in alcune cóuentioni co Gio
uaoni, Francclco, Lorenzo» & Cofimo luoi fratelli vterini.
pi m. Beliincione caldere, ^ et alcuni fuoifucceffori i
CHiara ccd è nejla lentcnza dell' Impcradorc Arrigo data l'anno M 1 j .il primo di
tutta la famiglia eflèr polio Beliincione de Donati;dico bcilmCioae lenza titolo
di m. perche llmpcradorehauédopriuatocofiicaualieri.comci dottori d'ogni lortc
di dignitàjfi vede apeitainécc a niun di coiìoro voler dar queil'honoranza.b il Borghi
£ np racifaméte riprende rtmt>er;?dore,che le egli i'hauea tolta à quelb Viui.che lecodo
le facendoli contro haueuan fallato.non la duucu^ pero torre i morf; impcroche no-
fnmandoi figliuoli di m Corfo. Amerigo Giouanni,& rommafo figliuoli delgià Cor
iò,& nò del già m.Corlo li nomina»coine fa anche di Maruccio.òc di Donato.di: di La-
po figliuoli del già Martello de Pcnati,8f nò già di m.Martello nominandoli. Habbia
mo dunque m. Beliincione per capo della famiglia pollo nel 1 j 1 j.cqmcfi èdetto.Per
la qual mcdefima fentcza appanlcono anche quattro fuoi figliuoli nominati Lapo.Gio
uanni,Scalore,& Dòzellc hgliuolicom'ella dice di Beliincione de Dpnati. Hotaiem.
Beliincione haucllc più di quelti quattro figliuoli, per quefta fentcza 10 noi veggo.an-
ZI ne libri publicilalciando lotto l'anno IJ4 5 Scalore.il quale in tal tempo douca clfet
»oito , non più che i tic.cioè Lapo.Giou- niJi,& Donzello, ma bene fpello, & qumia
V > alctoue.
,g8 DEII.AFAMIGLIA
alrrcue.i» varie occafioni figliuoli di ©.tellincionc vengono nominiti. E {c6 di Lapo A
per (jud ch'io poflb {coprire tre fijjjIiuoIi.Qiouana femmina moglie di Filippo da Va-
J gnano,& Beiljncione,& Lu^gi mafLhi de qua li il primo fu fatto prigione nelia fcon -
luta d'^iroparcio,& If ggeJi il luo tcllamento fótto i'aono i j yo it) lépo , che abiraua
fìclla picue a Jiemolc,& quiui volea cfTcre /cppcIlito.Scquel che molto ci cóf-rma Sca
lore (uo zip effcr morto fcnza figliuoli; è che egli fa métione di calà,Sf giardino,! qaa-
Il hauca à comune cògli credi di Giouini» ficdi Donzello di m.Bellincionc. t quali ve*
riuano ad tflcr fuoi cugini carnali,! quali beqinódimeno lafciaà Vanni d'Vbcctoas
gli Albizi.il quale cógietturiamo cHer nato di detta Giouana foriè primieramcce ma*
yicata aH'Albizii&r poicia al Volognano,& d'am^ndae rcilara vedoua, il che diciamo B
jxT due ragioni oltre ali*apparente,fi perche nell'albero degli Abbiti moglie d' Vbcrto
e polU Giouana fé ben (cnza pognome,chc in quel tempo non ^'hauea maggior notiT
tia,& fi perche tra i figliuoli d'VbertoJ, Sedi Gtouanna vno di cflì è detro bcllincione
primo in quella famiglia.ilquale fu gófalonicre di giuilitia Tanno i n 8 , & le pareils
:»Ittuiilrano»cheviuédolappdim.Bcl!incione l'anno ijij haucife %l»»jola V'upte
iJ padre di lut.'aquale haucflc hgliuolp.che nei ^ 8 fuifc abile ad cflèrgonf-alojrj ere, no
iène marauigliichc tìit,to pup ftarc . Di Luigi fratello di Bcl/mcione non veggo altri
Coiitia,ta(che la fucccflìpne di Lapo non fi dee più oltre di (lédfp?. Di Opnullodi m,
Bcjlincionc,(èrbandoci a f^ucllar nc]rvltimo:di Giouanni nóbcciampduboio r.afcc-
re Amerigo, (Jk DQzello,macon la inedclima ficurezza non fi può parlare de di(ì:endé • q
ji di coftoroJe non che trouando intorno l'anno 14 jo Amerigo di Guido d' Ameri-
go,trplto/pn forzato a credere. quertpVltimpeflere il noiko Amerigo diD^zcllo di
pi.iieilircione,^ di Amerigo di Guido eflcr figliuoli B!-rnardo,Franfe(co,Anrcr.io,6c
Ciiouanni cognominato G^laflò ci ^ a(]ai ben manifctto . & per auentura non vi più
innanzi I3 loro poilerità. Ma quella di Giouanni è ben ella in piedi, anzi non è ferie
in piede di tutta la famiglia de Dpnaci altra che quella.
pi Qiouanmfgliuplo dt m. Belltncione, 0' d^fm figliuoli ,
]0 ho veduto una memoria di qnefto tenore, come Giouanni dì m. Bellinpione np-
lìio padrc,c vn altra dicecomeGicuanidim.BellincionedjGiouànidim. Vbcrti--
fio ncilio psdre cllèndo ii ferm p e accócio dell'anima fece tefiaméio, nel quale dopò
?i( une pie difpcfiticnifcggipgcj&lafcia a madóna Cintura degli Anigucciiuidòna
^ noftra madre per vigor deJla Tua dote tutte lecafe,& bottrghecon la torre d:;llaca
iUgna j oila rella Corte de Donati dirimpetto p Sata Margherita (della qu;^1 dwù ne
fono ai.icia ccpadrcnii detti Donati j& piùie lafcia il podere della co lóbaia durante
la vJtafua,& upicndofi maritare non habbia hauere fé ró fiorini 400, come fiala dota
Tua. 6^ piùlafcia roi fuc; quattro figliuoli legittimi cicc,Bellinciorie,Galeatto.A|goUi
I c,e Alfinarr-o cudi d'ogni fuo bene e h?ucie,i quali beni fono queftì diuifi,& confe g
grati a i iafcunp il qu^rto^, cic e. A Bclj)i cicrc il podejc di Magrale.c Gale^'trp il po-
dere d' Allieto amcndue nel popolo di S. Gicuani à Remole.Ad Agpltmo il podere dei
Renii/o rei prpclo di Santa Maria à Rcmoluzzo,e a Alamanno il podpre della naafl'a,
rei pc polo di càto Niccolo a Nipczzano cp altri ben;,diiponcdo di piu.che fé la Mar.
gheiua,6f la Diaroratjcllre (bielle viuerar.no infino all'età damantaifi, che ledette
haLbiaro hauere fiorini quattrocento ó\ dota per ciaicuna. i t biiogna porre per vero
che Gicuani già detto di m-Beliincipne rei 1 5 yp non viua, arzi non viue lici 1 ^/^'è^
pei che Bellincione fuo nipote chij^|na nel iuo tcltamcnto gli cudi di Giouann», oc di
L'onjtello, re ciò dico (èrza propellilo efièndoci fcritfure mai tenute . oueronisi tra-
finite lequali dicono egli cflernxito l'anno 156^ a lo.di Ai aggto, e altre che corrò
il e hip d tlTcr mei' falle 2|itr|nano,chc egl; n.uoia l'anno ) 5 ? 8 n 14 di aprile. Ui qual
|c4iipc fi fia egli tr.&i|o, già de |:gliuoli ii e Una métiorrc , 6v Gaicatro icriuc Ahipdno
clkr
D E D O N A T I, ,g^
A eflct morto in Siéìn neJ/a città di Siracu(à,& Bellincion- d» Barfofommea S^liuo^i d«
Fraccfco di m.Cionc de Bardi.e Agoftinod' A/eflàndrs figliuola di Beri ardo Hifciif : i
cflcrc ftati manti.de quali nò veggo rimaner {ìicccffior e. Ma cgU c.os: G^ieatro so ;o
per moglie Gicra di Tomaio di m.Bcrnardo ce rcdaldini ego loo mnv It - coiè v,er|
mcntionafo,ma i fratelli mentiooando.ècagionc.che non umagàdcl tuffo ieaz» ixi^-
morie, narr^do come Agoftino fi morì in Pcra»& che nel medcfimo ré^o molti dr.^p -
picche andauano in ILeuante per fuo ordine fi pcrderonoin m.ire i quali con (ceinun?!
to non piccolo delia iùa roba hebbe poiGaicatto à far buoni à m. Forelè Saluutt , e i
Antonio Corfini,da quali erano Ihti hauuti in accomanditi , &c ciò ne primi g)ort;i
dell'anno l J 5^ cflèr (ùccedutp . Moilra parimente come vn anno puma tià aacof
3 morto in Firenze Bellincione di pefte^fcnza hauer di lui Ia(ciato altro cfis due fìgi<uo -
le femmine Lueretia,& Dianora,dcIlc quali la prima àGiouanni Micbi > & la feconda
à Lodouico Ghcrydini far maritate. Égli eflèndo ihto procuratore di rutta la ca(à ,
de. famiglia de Donatij& più tolto diminuita,chc accrefcmta la paterna facuicà, vede*
doli oltre cògli anni, & di figliuoli ma(chi,& femmine eflcr grauato fupphca h Signo
ria à torlo dal numero de grandi, bramando come buon cittadino di viuerc pacifica-
mcnte»& che per qucilo la/cicrebbe il cognome del ca(àto»&lc armi>& chiamcrebbed
éc Bellincioni.il che ottenne l'anno i j 75?, con tutto che ne egli ne alcuno de fuoi di^
fccndenti haueflè giamai poi goduto de fupremi honori della Kcpublica . Non è dub •
bio per yn lodo dato l'anno 1 ^ 8 1 ,la cafa della Corte de Donati app.irccnerfi Ad elfo
^ Galeatto,e àGìouanni,c à Alamanno (ùoi figliuoli,ficomc è ancor certo egli ihilo cS
gli altri della ca{à prel^ntare l'anno 8 j,comecompadrorij di quel beneficio, va Sci ti^
hppoper Rettore della Chicfà di Santo Ilario a Colóbaia, ne fuor di quel}oanno cm-r
do che fi allunghi la vita di Galeatto lanciando figliuoli della Tua mog ie Mino, sSc kì»d
paoni ma{chiA Margherita, & s'io non erro Gineura,Dianora,&: faartoiommea fcm
mine. Dianora detta per VC2250 la Nora, veggo l'anno 1 5 79 maritata à Giouaani ds
Rica{òh con fiorini quattrocento dieci di dota. Di Manno,chc Alamaino vien raloE
detto. vediamo il teiUmpnto fatto fptto li 4,di agoilo nell'anno 1 42 j ,nel quale hcé-
do mentione della moglie,ma non nominandolajnlhtuiice erede per vna parte ia ma»
dre fua Gera.à cui (òAituiice la fila fòrella Margherita. Lalcia de legati all'altre Cut fo-
P relle.^ dopo la mortedella madre,& della nominata (òrella, difpone che d'vni^ c;4Ìà,
che egli hduea la metà ad Apardo Donati , e 2 Balda0àri fuo figliuoli. Si. l'altra meta i
figliuoli del già m.Guglielmo Donati (ia data inllituendo herede negli ahn iuoi be»
ni Giouanni fuo fratello « & morendo eglifenza figliuoli lo fp^dalc di^aata Man4
NuQua .
Di (jiouanni fi^UuolQ di (jaleatto , (y dcfuoifuccejjori .
MArauigfiofà co(àè3confiderare,qu3ntoper lo fpatio di joo anniquefta no-
biliflima famiglia vada declinando di numero d'huomini,di valorc^di ricchsz-
£ zc, & quafi d'ogni altra qualità onde alcuno nobile è appellato, canto che appena pa«>
ye,chc fi poteflc riconoicere per dcHa, fé dalle viue $£ certe (cntture per tale non fv fla
da noi ncooo(ciuta, & forlc e il tempo vicino, che ella habbia a (òllcuarfi j e a cauac
fuori il capo dalle tanre tenebre, nelle quali dopo tanta chiarezza, & fplendore è ila-
ta (èppcilita . Giouanni dunque veduto il fratel iìio Manno lenza fucccllòri elièr
mortoj'annofcheajla fua mortelèguìtolfc per moglie Angiela figliuola di Matteo
éi Niccolo òcl Chiaro. Vcggoh l'anno 142^ in compagnia di hcopo del già
Gipuanoi de Ghibertiii come compadroni prelèntare la chjefa di Santo ii?rio a
Colcnibaia, & certi fiarao tropando fAgnola lua cflèr rcftata vcdoua , egli l'anno
1446 non vipere, hausndp di lei lafciato Galeatto^òc Manrto, & Gineura , cofi chia>
mata
1^0 D E L L A F A M I G L I A
mata dal! suola Arriguccia. Relhrono quelli figliuoli fanciulli, &bmog'icaflaì gin- ^
uane ; & nondimeno s'andarono riparando jl meglio, f he poierono ynjendo ancor ia
zia Margherita, la quale nella morte del fiaeello era giunta allot tantelimo anno del-
la/uà età. Certo è che amendqc del 14^2 erano padroni dello Spedale di Sai ca
Maria alle Falle, dcila Pieae di San Giouanni à Remoìe,ne molto più veggo di Ga',e?t
to . Ma di Manno il quale l'anno 146^0 douerte ter moglie Caterina Cafli. molte co-
fefi leggono, che nel 64. compra vna cala da Scr Simone di Grazino da Staggia,
Che dei 66" à 16 d'Ottobre Sinibaldo di Sinibaldo di Simone diFrancefco Donati
Vccellini gli dona ogni ragione, dignità, & premin^za di padronpggi di queilc «. hie- B
fé, & fpedali. di che egli era padrone ; le quali thiele, & fpedali (onola chiclàdiSanra
Maria d'Mcone, la chic là di Kemoipzzo , la ch'eia di San Piero à Qumtole, io (pedale
del ponte delle Falle, e ogn'altro luogo doqe hautllc hauuto dignità o preminenza di
padronsggi, come è io (pedale di San Paolo à Pinti, &c limili . che dell 80, 6^ dell*83
mancipaifigliuoli, ehedel 98 interuiene per vna voce nella prelentationc dello Ipc-
dale di Santa Mariaalle Falle, che nel ^9 èriconolciutoper padrgne di Saetto Ilario 3
Colombaia, & che hnalméte arrivato all'età di lètràfarettcannil]muoial'^nnoi50f
à 2 9 di , Nouembrc nella Pieue a Remole , hauendp della (ùa moglie generato tre fi-
gliuoli malchi Giouanni , Galeatfo , il quale morì in vitadelpr^drc l'anno 1485 ,5C
Lorenzo; Giouanni fu pr;tc. Lorenzo tolto per mog/ic Aleflandta Piccard' i'ani»g Q
1 4 ij 1 . viuéte il padre interuiene in alcune nominatipnì d i benefici , anzi l'anno 1 5 07
ottiene (èntenza centra Bernardo (ilo confetto, che egli non hauca 3 far colà alcuna
nel padronato di :>anta Maria alle Falle. In trevolre.ch'io (oppiagli partorì ia nrjo-
gliecinque tra Hghuoli male hi & femmine, in vna delle quàli l'anno '50^3 74-4*
i. ttobrefu Piero, il quale )o conobbi bel vecphip , e intero , jl quale morì d'ottanta
cinque anni l'anno )si?o. Di ccl^ui &d'A]ciraudra Bracci nacquero (ette figliuoli,
Maria, Lucretia, & Caterina femmine , le quali tutte fi relcr monache nel Ceppo, 8c
Loitnzo, Giouanni, Anrcnio, e vn'altro Gì uannimakhi, de quali moitntie pri-
mi, vmchoggiGioumni . Il quale loloreltatoellrcma reliquia di fii.umcrola&: no
biic khiattaliècógiunfo inmatrinonioconCaicrinadi Battolo Jedaldi, ed ha piìf q
volte hauuto a piatire, che fé fon le ricchezze, & gli honon paflàti in alttc ibrpi, noQ
VI palli anche ludcbir-tnentc l'arme, e il calato, & di rimettere quelle memorie inlic-
me ha hauuto cura , e accenna fé Dio gli prclbrà vita d'alquanto vpicr lollcuareU
giacente famiglia lua , e hanne prclò già il modo.
Del ramo degli S calar i^ puerq Scolaij,
NOn niego d'entrare m molti Jubbi , e inqifuppi , ma con la maggior chiarez-
za, che mi l;ir:ipo(libile andrò cercando di ricorne alcuno, & cerracofaènella
pace del Cardinale Latmo apparir fanno 1 280 dalla parte de Ghibellini Gerj,& Glo-
rie di Scoiaio Donati ; ,1 quali peiciò Itmo traje.'ii , Se Scoiaio & Sralorc fono vna
tnedelìma colà ; (àrà anche figliuolo di Scoiaio Lore nominato nella lentenza deli'Iai
peradorc Arrigo , nella quale eflendo per auuentura diuentati Guclh , interuen-
gono anche UonatofigliuolodiGierij & Lapo, & Zurlo figliuoli del già detto Lo
ledi ^calore i il qual Zurlo interuiene tra feditoti dw*lfanno > ^ io,& 15. Dam-
mi ben noia in quelli vltimi feditoti vederli anche Gerì di Scalore , non faccn-
domili verilimile, che qjegli , ikjualc incciu cne per mallcuadorc fanno milledu»
ccntottanra da de Itdircri l'anno milIetricenuenticinque,comc che non nieghi poter*
cllcre vn'a/tro Gerì d'vn'altro Scalorc ,li come ne* tempi di Loie di Scoiaio fi vede
vo'alcro
E
3
D
D £ D O N A T I. ipi
e vB altro Lorc de/già Lapo Jim. Scabre, ilqual Lorc d.^lIV.bstc Valctino di Val»
lombrofa Tanno izysf creato ViCcome d'alcuni luoghi del monaikro, & e qutila no
titia appreflòdi me molto (ìcura. Pollo chcSco!aio,& Scalore (lano vna medelìmaco
fa; da Donato quarto figliuolo di Scolaio,o uero Scalerei! quale Scolalo , o Scalore ia
fai cafo {àrebbe figiiuolod' vn altro Donatc,n2(ce Scalore padre d'vn altro Donato di
cui fono figliuoli 1 due caualieri' Guglielmo , & Tallino s il che (òno anche indetto 3
ctederepcreflèrgii antichi loro Aati difationcGhibellina^ come coiloro furono.
Del ramo della Cafa di Mantouo-a .
? A in qualunque modo quefta cofà fi lìia.ccrti fiamo i fratelli caualicri Taflìno,
1 & Guglielmo di Donato di Scalore di Donato elicer nati della famiglia de Do-
nati.di qual ramo cilì fi fo(rero.& (è ilibri,che di loro affari tenero Apaido^Sc Calcareo
Donati, non folfero pieni di mille errori, nò ci potendo allìcurar di loro per cótradirfi
notabilmente ne gli anni^molte notitie hauremmo de fatti loro ficure,ch^ hor cijóno
dubbie.cò tutto ciò Cene Ccenà il migliore,& per quel che poflìamo vedere prima e ca
ualiere à fpró d'oro Taflìno,come douete anche nalcer prima di Guglielmo. Hebbe m.
Taffino raoglie,& veggo vna figliuola di lui detta Caterina eflèr l'anno 1 3 ^o a gli 8.
di Maggio Ipofàta à Niccolo Mannouelozzi co 400 fiorini d'ero di dcte . fé Tanno è
vero.t' ben certo che Tanno 1 5 6^ m.Ta{Iiflo,& Guglielmo JI quale per auentura nò
douea ancor efTer caualiere fono cancellati da vn bado>nel quale erano jncorfi di libel
li per efTer venuti con Tefèrcito dclT Arciucfcouo di Milano.à danni delk citta.par che
quefli fratelli fi diuidano Tanno innazi à qucflo, & fieno affai comodi, & habbino che
fare a Mantoua,& finalmente m.TafGnomorendofi alla torre à Rcmole, quiui neiU
chiefà di Remole- volle eficr fèppcllito il 7.giorno d'Agoflo dell'anno 1 5! 8 1 , come fi
vede infino àprefènti giorni nella lapida di marmo,chc è pofla fopra la fua fèpoltura.
Pare che Tuoi figliuoli fieno Aiiierigo,& Donato mafchi,& Marghsrita,Anron!a,&Fra
cefca femmine. Leggendofi nelTS^ il teflamento d*Amerigo,nel qual di e, che nò ha-
uendo figliuoli legittimi^debbano iue eredi vniuerfali effere le foreile , & cofi viene a
mancarla linea di m.Taflìno; m.Guglielmo fuo fratello , o per dir meglio Galeatto, e
Apardo DonatijCome fùoi procuratori fanno per lui molte compere di poderi, facédo
egli per quel che fi legge dimora inMantoua,oue fi mori Tanno i ^94., & quiui nella
chiefà de frati minori fu fèppcllito. Bimba de Cerchi figliuola d'Agnolo , di Tomma-
fo di m.Vieri fu fùamoglie,di CUI hebbe tre figliuoli mafchi Lionardo, Sandro, e An-
tonio,& d'illegittimi congiùgimenti hebbe Florio,Giouanni,& Scwjlore, del qual Fio
rio per i libri delle decime fi veggono vfcire Galaflb,& Scalorcma nò credo^che fi va-
da più in su. Hebbe anche nò legittima vna figliuola chiamata Antonia, la quale Tao*
no 1401 à 14 d'Jttobre, fc bene ho io Ietto à Gerì di Manno di Torto di m.
Apardo Donati fu maritata.Che rimanga progenie de Donati in Manto*
na non ci fi fa dubbio alcuno, leggendofi una procura dólTanno
I442,nella quale l ionardo di m.Guglielmo dimoran-
te in Mantoua, fa procuratore Domenico fratello '
di Geri fuo cognato per conto di certi fuoi^
afi'ari , òi. bc>oi di Firenze . Del qual
Liooardo fi fhma.che viua fuc
celfione ne prcfènti
giorni,
& quello e quanto fi può mettere
in ficuro della linea di
cu.Gu&heimo.
DE
« DELLA" FAMIGLIA DEGLI ANSELMI.
R£DESI che gli AnCcìmi fiano gli antichi Fighincldi , e
che cosi pi foOcro chiamati da qud!o Anfdtno fatto cau^-
IicrcdaCado Magno, il che qudii delia caraafFcrmatameo-
te coofcrmano dicendo così di mano in mano da lor maggio-
ri haucc riccuuio. Qucrta è cofa ver ifllma antichi e nobli cf-
fere gli Anlclmi in Firenze, e le loro aiìtichc cafc dentro il pri-
, "''O cerchio effer poUcc dall'armije quzli fono fcmpfici aOài e
lette .molto bene /a loro antichità poterli comprendere, e benché pochilumo aa.
6 mcrod'huomini fìafc^preilato in eàa famiglia J cinque volte noadimeno haarr go
duto la fuprema digaità dei Gonfaioacrato . Leggefi nell^ Archiuio delle Riformagio
fii ÌA vn hbro intitolato de capitoli 2^. a c.240 fòtto l'anno n^é in vn configiio ra
pinato in Santa Rcparata per la pace fatta tra i Fiorentini, & i Pifàni il nome di Tin-
go figliuolo di Bernardo Anfelrai,il quale Bcraardohibbiarao perciò pofto p?rcaco
dei aoftro albero. Di Tingo nacque vn'altro Bernardo padre di Palla ^c d' nltlm-j. il
qual Palla ilato primo de Signori della famiglia l'anno \2^^ continuò per cinv^ tic àu pjls4t ù
tre volte nel detto magiftrato. Ma prima che più oltre procediamo non e d;* l'vciatc «s"'*'»
addietro, come intorno il tempo di Tingo.c fpczialmétc l'anno 1 2^0 lì troùan,^ due
Jcgli Anlclmi, rvnodetto Cola, e l'altro Tano, fcnza cflcr nominato il padre , quóIIo
C del popolo di Santa Maria Vergine, e quello del (èilo di San Piero', eflcrcoiidcc uà
pcrGhibcllini ; ma Colà bandito ,Tano Col condennato e non cacciato dc.'ia pnrH?. .
Hora a Palla tornando dico, che egli ; ( daxui fi crede quel nome à gli Strozzi , e d?.gli
Strozzi a Rucellai cflcr paflato ) hcbbc tre figliuoli : de quali Anfélmo (• il che e colà ^"f'^**
molto notabile ) vedici Volte fu de Signori ; Bernardo, o pcrch i Ci moriffe gjouìr .,0
^r altro Boa cfcrcitò quello vficio; ma Ppccio fu anche Gor-f di Giullitia vìucnt : J
padre l'aeno i a j?^, la linea ài qucfti due vltimi frarclii fj fpcofcfiw figliuoli, nacii^ di
Duccio in Iacopo^ di Beroardo in Ghino, & in Palla •
7)i ^hino <jU4ttr6 volte ^onf. dhCmHitU^
D T KgS^fi ^^ q^c^» <^uc vltimi fratelli, che elsi comprarono l'anno i j 1 7 Mh Ren*
X_ e Ipctiaimentc dagli vfìciali di Torre va chiafiò.cucr piazzuola nel popcio di 'Ì|
Pier buoaconfiglio , la qual piazzuola dalle tre parti haucua per con&»r. le cale , ecolè
di detti fratelli, e dalla quarta parte così le cofe de'fratelli,come per va p4rtc le robe
degli credi di Gherardo Manfredi . Il che perciò habbiamo voluto die : perche lì v^g
ga quanto aDticam«tcle']dcitc calè (ìano da coftoroibfcpofl€dut«;?,ltquali luttau'; à
preseti tcpi nella cafa fi cólcruano. Ma Ghino fu (cnsa .?Icun dubbio ^^idc e nout>il«
cittadino,come quelli, che quattro volte ledègóf; digìuftizia,la pnnifj'aaao 1^58,
Del qual tcpo egli riccuette il Cardi sale di Spagna legato del pótelicc nei*, cùeà co pò-
pa molto msgnilìca.Eu la (ccòda volta Tanao 7 1 .nel quale fece la legala fob co'Pi*
% (ani. Sancfi, Lucchefi, 5c Aretini, ma col pontefice Gregorio Xl> h terza ^u f anno^^
quando hauendo i Fiorentini rotto la guerra col pap, furono inlleme oJ. GodB co-
itretiidi raficrmare per lor capitano Ridolfo da Varaeo. la quarta) volta fu neU
Tottantanoue , efféndo gii paflati trentVnanno dal primo al quarto gonfalone^
rato t nel tcnnpo del cui magiiirato Gic:<galeazzo' Vilconti hauendo fdcgno con^
tr'«lla Rep: baodì da tutti i iùoi Aari i Fiorentini Cotto pena dell'h^ucrc ,edell:i
pcrlbaa, (e fra tanto te mpo non ifgorobrairerOilc quali pene pole anco a coloro,i qu*
li giatiiinai per le fue terre, e luoghi ardilTero^o in qualunque modo lì trouaflèro à paf
(ire. Moti nnalnQentepicDod'aafli e d'hoi^ori Tanno 1 ^^o dclmclcdagortohaaen
do lalciati fuoi credi ; come apprcllò dimoltrercmo i figliuoli di Filippo, e ài Gio: na«
lidi Piero itiocugioocarsalc, oodecdapailareà figlioolid'AaièlmosJodi Ghiao,
4> It^KCH,
B
i^^ D£LLAFAMIGL1A
jPc filinoli efticcefsorì d' /in/cimo •
fwtJtsi T^ ^* figliuoli d'Anfélmo folo P'ero fu de Signori Tanno 1542, Domenico» e
l^'ft \ J Niccolò (ì vede cfT re fquittinati per lo quartiere di S. Maria Nouclla , e Leon
^ r"f ''- biinco l'anno i J 44 3 più vfìci . Bernardo fu nel 5 7 gonf: di Gooapagaia , Di Piero
f* '{;4. " folancnrc rcikrono figliuoli Filippo Giouma!, e Fraacefco, T vlrimo non hebbc prò
genie - f ilipoo morto ael i ? 8^ laiciò tre figliuoli Bernardi, Antonio , e Fcdcrigo^a
cui do > ^ la m jr9c del padre fu polio nome Filippo . Vcdelì (crittura di quedi tre fra-
te'!i>còi- : ;rano m quell'anno rclUti pupilli^ icnza haucr facto il padre teftamento,
& coiTf nel ^o furono lafciati eredi da Ghino e da Lapa fua (orclfapcr vna paric^cfTcn
do p:v r»! jr^iViro lafciato erede Anfclmo figliuolo di Giouanni,ne altro di loro appa-
ri/;?/.» ii riice ; (e non c!^ ? -p^Ao Federigo detto Filippo fu Tanno 14^1 de' Signori, e qui la
*lif*»" Joro ore 'enis (i tpcgne. Gouanni padre d'Aniclmo hebbe l'anno i ^ 7 <> infieme co
Filippo L':rozsi i! f.nc ifif elice, ma perche egli fu sjìchc molto notabilc,noac da effcr
palTaro con H^ciìlìo . \ rano per lo lòilcuanxnto de Ciompi molti cattiui vmori nel-
la Citji coiTimc'^ì.onde (otto cagione e titolo di trar ratine di congiure à molti chian
&orreUolicit?;ad;ni erano lh:e mcfle le mani addofio;tri quali i*Anfclmi,c loStioz
%\ lì ririovu-ino in r^otcredcl capitano . tra già venuta la mattina desinata alla g:u
f/izia **' cfienuo (ò^^iVo àconciaanagione infinito popolo s'era ragunato in fu la piaz
zadi J.^olioarii ouc fcnza ilcun tumulto il podcili fece mozzare il capo a Carlo Man
gioci, & à due al cri compi^' ti prcfimlìcme con lui a Barberino. li Capitano elfcn- ^
dcrir punto di fare 1! mcdcfimo di Filippo Strozzi, e dcirAn(clmi,f^cca fecondo il co-
ftum e Ie)T;<?crc!a loro condannrigionc lui piano della fcala del (uo cortile, per r^g'JAr
poi loro j! capo Hil muro, cbe guarda vcrfo la piazza , quando per vn muglio meda à
Cii{ò da vna femmina paz::a , clic iui era ancor dia venuta per veder la gulliti^ rutto
il poDoIo fi iòlbaò e fpais^nraeo ciafcuno,comc ie da riim.ici fodero sflaJrati^ii poterò
(ì fsrtatjmtats i fi:^^?^''^^ facencx; la calca grande (uJlc bocche delle VK:!equalinon pò
te nano riceuerc la picca delle perfòne, che veniuano calcate in(ìcme,che certa cola fa
ÌDiìni;:.araclt!':iidine cfllruifi maIconci3,c magagaat3,c cinque atiogati Coloro i qua
li erano neib corte del Cppitanoa vdu leggere la fcntenza fi polero a fnggtre ancor
e?(inCjOndc iberouien impauriti abbandonarono i pngioni,epre(cro ancor efsi la via D
della porvi. L' Anlèlmi ve^gSdoiì laicisio i^'auuiò vetlo le lUllc. Fi ippo S;rozz?. prefc
la via della ÌCÌ.V.- , e /nlito lui piano di eda arrogantemente djffc ai Capitano; piaccia à
Dio che tu habbhoggi btto bene C3pitano,acuicgli'.francamente rdpolc. Tu ten'au
uedrai, e hauctvd^ in su quel romoredato ordine , che ]a porta fo0c (errata fece ripi-
gliate lo St/oszicrAnlelmi, 5t eflendo à pena il popò lo acquetato comandò,chc ad
ammcndue (paceiatamente lui muro fulsc mozzato il capo. Cotal fine hebbe Gio: Aa
9t^é Cèfi fcìciìi ài cui vlc.iano due figliuoli Anfelmo e Pietro . Di Piero fu figliuolo Palla,ilqaa
UìM ÀiU* ]gjje|pfincipK)ficiraniio 14^4 fu creato Capitano, oaerConeilabile della Torre,
' *" ' Qucr Foite2Z''««cI Magnano del porto di Pila, ma perche Piero Tuo padre non foflc ù
come Anfc!r e* fuo fratello Tanno 1190 <tato lalciato ancor egli erede da Ghino e fi
pitto it si da Lap^: quel'o non è à me manilefto . Fu be^e Piero de Signori, come nel prioriiU li
^ t.cu legge rei 1 4 i 0 , e 3 7, fi come era (lato Ar.lèimo Tanno 1 5 90 , dal qual Anlèlmo
^rjiln-.t _gj(-[^e naicoi^D due figliuoli Bernardo e Niccolò,! quali coi^imirono die rami.fvno
^t ittni>r3. r ° «■ r r n v > i ^ i» i
oade vengono r.Àtiìi coloro, liqu3i lono oggi la Fircnje, e quclto e miccoIo, e 1 ajtro
Bcinardcda cui traggono or i^'ine tutti quelli d'Auiguonc .' icparatamentc dicialcu-.
Bo di clsi tsgioneicmo , e prima di Miccoiò .
Di Niccolo e de ftioi fHCccfJ'ori ,
Ncora Cac di Niccolò non truoui io memoria , come di Bf rnardo (ìio Fratello,
. il <^ualc nella luoinaM di Cc-fimo de M^cici alla p^^cua^ccsca colà è che fu d^gli ,
ammaiii-
A
DEG LI AN SE L M N ^ ,^^
4 tromnrrrf, nodimccò quelli dcl!aca(àaffcrirano,che fu ancor egli del detto numero
degli ammuniti,ouer confinati. Il che facilmente è da crcdere,come quelli, l'auolo de
quali per la fazione di Piero degli Albizi era flato morto. Nondimeno, oche la colpa
iùa foife minore di quella del fratello, o per altro , egli ritornò dopo alquanto tempo
alla patria, e tolfe per incglic Agnola Saluiati figliuola di C?mbio, di cui hcbbc tre fi-
gliuoli, i quali nondimeno, opcrche egli foflc molto fpenditore , o perche male fi (à-
peflc accomodare à quello lìato,dal quale Vna volta s'era moftrato alieno, lafciò poco
agiati de beri della fortuna, perche fattoléne vn frate di San Marco ^ e l'altro rclhro
(ènzacongiungcrfi à matrimonio, Colo Cambio , cosi chiamato dal nome delfauolo
materno, menò per moglie Gic cura del Sera . il quale non cffeDdo mai ardito di ten-
B tare alcuna azione I ne volendoli ridurre àchiedere,oamminirtrarc magilìrati , fu
fi poco conofciuto viuendofi poueramente , e p«r lo più in villa ; che il poeta Verino
parlando di detta famiglia,come di già edinra proruppe qoafi lagrimando il fine di ef
ià io quelle parole,
Occidit Anfclmi domus, eheu occidit omnis .
Aut pauci exiflunt quos norim eX ilirpe vetuiU .
Girolamo nordimeco figliuolo ài lui ricorrendo a qucU'vItima ancora , con la quale
non foio gl'altri cittadini nobili fono (campati da cattiuc fortune, ma à grande (plen-
dorc fi fono inalzati.cioè della mercatura , riordinò in modo le cole della cafa fua, vi-
C uendo con zelo di religione e fcnza rrauagliarfi delie faccndc publiche , che potè vede-
re con la fucceftionc de tìg!;uoli qualche certa Ipcranza , che l'antica (ìia nobiltà non
s'hauclfe a fpegncre affatto. TolCe dunque per moglie primieramente Anna Giacomi-
Xìi nipote di qacU* Antonio, il quale è tanto celebrato neirilbrie Fiorentine ; la quale
cflèndogh morta fcnza hauer lalciato figliuoli palsò alle feconde nozze: e tolta Maria
di Franccf:o Frefcobaldi, e di Bartolommea di Piero Acciainoli, ne generò i figliuoli,
che nell'albero fi veggono, Pierantonio dottor di legge, Gambio,c Giufèppe . Di Pie-
f antonio ho io veduto alcuni comentari mcfsi alla llamp (òpra la legge Celfùs , nel ^m^^tl
titolo de Vfacapionibusi in tempo, che egli leggeua in Pifà , nel qual luogo quali tutta '* '^' ^'Xf'-
quella materia vicn difputata ; e come negli Ikdi della ragion ciuile ha dato conto di
D éjCOsìmanifeiUmcnteapparirccnonefferc ihtopriuodi lode nell'eloquenza delle
greche, latine, e Tolcane lettere . Hora hauendo egli &; i fratelli fatti tutti horrcuoli
matrimoni, & i due primi hauuti figliuoh mafchi, & efsi, e l' vltimo effendo in flato di
hauerne ancora più, fono quanta fuccefsionc è della famiglia degli Anfèlmi in Firen-
ze aggiunroui folamcnte Agniolo di Cambio e di CafTandra Rucellaijl qual Cambio
d' vn'altro Agniolo fa figliuolo , di cui il primo Cambio già nominato , e di GincutA
del Sera fiiton parenti .
' Di Bernardo^ efioificcefson in Auignone .
BErnardo del cui ramo refta à parlare fu de Sig.l anno 14*5'. Venute le gare,e ài»
(ènfioni,le quah pafTarono tra Cofimodc Medici e Rinaldo degli Albizi il cau: ,
doucttc Bernardo accoflarfi alla fazione degli Albizi j onde nella ritornata di Coft-
mo Panno 14 ; 4 fu pofto à federe per tre anni. Così à punto flà notato in vn priori -
Aa datomi dal Gran Duca Cofimo* perle qual modo di dire intendono i Fiorent. I ef
fer priuato d'ogni vficio della Città . Ma non douette qui termioarcla (uà pena i veg
gcndofi in prcccflo di tempo lenza alcun fallo mandato a confini e bandito . Onde
10 ho veduto vna richicfla fatta dinanzi à gli vficiali di Torre in nome di Benedetto
Gmi, per la quale domanda che gli fia fatta buona vna fòmma di danari, che doueua
cofcguirc da Bernardo.e dice particularmcte fra l'altre colè effer creditore per còro d'
vna pacicrad'accifliojlaquale pesò lib:j 4 di fiorini 2 o.Egli.o che quiuicófinatofuflè
• che pure per patria di fuo ar biuio là fi haucflc elctta,fc n'andò ad aprir cafa m Auf
X 2 gnone.
M, Pieréa
a iriteta .
Pt»'truc»
19^ DELLA FAMIGLIA
groac, delie il (ùo ceppo allignò co molta riputatione,& honorcdiei54MGi,c(scÌo di A
lui rst! 4, figliuoli,. i qjaii tutti hebberofùccefsìoncGio:, Cario, Piero, & Afiièirno.
Qjieùo Àn/èimo,o peiche per cilcr'egii mai (ano , nò U fuOTc allora de fatti del Padre
jrDpacc!;^ro,o per altro,nó andò col padre e co g'i altri fratelli in ciilio/ma reiViCQ in Fi
lézc generòdi cala Glierardini Bernardo, & Aìefsadro.vnafigiiuoUdclqiialc Ale(iì6i
dro u^M irata in cafà la Luna famiglia fauorita de Mcdici,portò m quella ca(^ il cala-
lo delie Stirche di Chianti con le», o (ette poderi, ii qual calteilo liaro per molti atìfsl
in pcrere dì quciU famiglia , ne ritiene ancora qualche tclbmonianza , vcggetidcSì
11 hi oppiclti.tit^n piriimij&irfcgnedcsuAnlelmi. Di Piero è nipote Giouaaai,
^ler» Cd- g (jiGjcusniìj fu Igl ncJo Piero canonico di "Jaicav^, cerne nell'albero li vede.
Mala progenie del vccchioGiO:,coiiiefu più fecondaju anche più fortunara,ed egli ^
fi co tr.e lpai?.'mertcfu il primo degli altri fratellid'cti iCosid'aurtoritàedi iiputa»
zicnc anco loro inranji. ixr ragguagli hauuti di Frouenzajchs la altro modo dico*
tali cofe non f uò trattarfi, appanlce, che egli hcbbedae figliuoli Domeuico , e Fraq •
f^f'Ilul'f tclco . li plinto htbb: moglie di cala Bikheri Fiorentina ancor ella : ma di iijaelle che
inAuignone lì ritrouauauo con la medclìmatorciinacirerciiate cacciate dalla ìor p4
iria.polìèdècoliui la Signoria d*vnc?,lleIlo nominato Bioac vicmo à Carpentras , tì
gode l.i dignuà dei Vighiere, magiiiraro onorcuole e principale , & il quale noè v(à •
todarfichc a gsotiiluomini^c meflc^lì inlieoic col fratello Franccico à yeqire m Fircn
ze, e pf r gjullif la , o pf r grazia e fauorc ricuperarono l'anticì^s c^ic dcii'auo!o pqilq
prcfio 3 Mcicaro vcci h o da San her buonconlìgho.le quali l^Atc tolte loro nella cac ^
ci?iadel 54, per piùdi 70 anni erano (late pofièdutedaquel'i de! Malcgonnclle,on- -
de hcggi jc alcuni (oppaiihi dcìii cafa li veggono qucirarme dipinte . l-riìnctlvo ita*
rr'nrjce j^ ìm^gQ fépo maiordomo del Cardinale vecchio di Loreno, fu lignote di Gio./asc^^lt
^^^ " * tello pollo nel ccntido dAuigccre, lì quale e ibtopoi pofieduip da Giufcppe (ÙQ
c>iifefi>t tjgiiuo'o hucrrc dedito al meilier della guerra , e patticulannentc dei numero aegli
i'gi'Ciit ii^jomini d'arme del Rem Prouenza. Domenico lalctòcmqaefitjiinoh.iqcnli me-
ri nonché ad età aiacura,ma agra li onorari lì coaduir^r) , perciò ciie per farci dagli
, , ^ v!cimi,Clsudio fu canonico di Niues, Gio; fugentilhuomodel Cardjn'de irarneiè,
^l4$tAf0 Ce INII A /*
mtMcu.iv » quando fu legato in Au'gnone, & hoggi e abate dj Vlonj^iaggiore . Antonio latto
P'' ^.ci fgroi dclIsguflidTjt j'cnc li nere Sticzzid; Ci?f uà ccirandò galere. Pieiolè-
y/lr 'r feiiì'^cufcdel CnliiarjQ ivptrnrclturni, e l'anno 15^8 tugoutrnatoiediCa{^
^tiTi * teluc-Hno, 1. ccirtp e; dj trjlcllora in AUignone, e fu perii Re di Francia capitano
u/f^r. f<;; d:c3ualii;cperlamogIif", che fu lìgnoradi Vicors buono e ricchocalieilo, polio tra
'""* . AuigncQe.eGrauc(òr,d!uenocl:g 'ordiquelluogo;eficomelì vede per vna lettera
dinttrs^ ^f MsfcantonioOcui7Jofcnttadi Pangi l'anno <57Ji egli umori lenza figliuoli
l'anno, che innazi à quello era pi{làro,c lalciò erede Fiero lùo nipote nitogii >ial fra
tello, dqual fratello viu; a in qud tempo, elicendo intorno à fco anni della Tua t^ij
. . . Quelli fuLugi nato pnmoduutti, il quale gode fi come il padre la dignità del Vi*
ihure. ghiere, ludil'aluacitùmandatoambafciadorcà Roma: c^uando l'anno I 54éf
fu fcopcira quella pc itif c.a herclia di Gabrieres,egli fu dalla fua patria creato capuano
di quelle gcnn^ che vi lì mandarono, oue lì portò con molta iua lode •
Di TU ro. ^aptane .
C^ I /ui e di donna di cafà Cambi pure vfcita di Firenze ne* mcdefimo modo ««•••
; quc Piero, il quale ( le de viui eoa tanta libertà lì dee parlate) non è dubbio al-
jcuno.chc egli nell'opere militari habbia pallatola g'oria de [uovmagg'ori, di cui il def
■ to Dcuiiio in detta lettera cesi Tenue . È capitano, valent'huomo.chc diede buon co-'
to ài (è alia guerra della Rocce L'^ , quando vi era generale queilo, che è al prelènte
Re dif iaucia« e di Poliooia^ dal quale cgh è molto amato, cfaupiico j onde egli ha /a
ruatocar
DEGLIANSELMI, I57
% faa compagnia così intrattenuf a in tempo di pace . come di guerra , offre alle grazie
tjie, ottenne ai pa{sajc di fua Maelìà . Ji detto Capitanerò hit ancor moglie. ma h p>-
jgiicra predo : e dicono,chc camoreuoliflìmo.egentjlj/dmo fri i'alfic iuc b uooc «uà-
iità.cosìdjccil Domzio. Ritrouodì poi gueib Valoro/o taualierc aii'aifed 10 della
, Minerai in ProacHza Colonnello di dicci compagnie proucnzali ; doue creo be tinto
in reputazione, che quando dal Re fu mandato il Marcfcajjc di Bcllaguaidia m Saluz
zo, all'Ansimi fii comm.efro il generalato di tutte le fanterie Proucnzefc , & hebbc ti
tolo di luogotenente per tutto il Marghefato . E per hauerui efpugnato alcune caftcL
la, & altre fettificatc, edifefè ; fu riconofcisjto dal Re d'vn donatiqo di tremila (cucii.
Venne pi la pratica del trattato di Gincura,la qual'impr c(a,come che il dcfideracd^
" ne non haacffc confcguito, din)oftrò nondimeno in gran parte l'ardire, h vigilanza,
e prudenza di eflb Capitano : fi come fu manifcfto dalla carica datali poco dopo di cut
te le fanterie Franzefi, quando fi fece l'imprcla dcll'aflcdio di quella Città, per k quali
cofe e ftato finalmente condotto dal Duca di Sauoia con honoratilsima canea , e con
molto buono ftipcndio . Di che fra gli altri fi e hauuto particolar reia^ranc p?r vna
lettera de 20 di Settembre del prefente anno 1582 di Girolamo Partigiani,!! quale
litroqandofià fcruigidpldetto principe così ferme. Mo^figncr Àniclmihcggièfer
tao col noftro Sereniisimo Principc,& e il primo hqomo .che f uà Altezza habbia neil'
armi , ed e molto ftimato e fauorito,e certamente non iènza ragione , perche oltre li
Q meriti del fuo gran valore , e della gran fama acquiihta nelle guerre paflàtc.è bsoign.f
fimo, & vmaniisimo, e grandemente liberale, e (filcndido mantenendo del coatiauo
io caia fua, & alla Tua taaola molti capitani e huomini di valore, e quel che /ègu§ , H-4
f quattro figliuoli poftì nell'albero, de quali negli fon nati * della pr ima'roo
glie, la quale mortagli in tempo che ferme il Doui?io non hauer ?^1| mQglic,ac
ha POI prcfa vn'aitra chiamata Madamigf ila Sibilla Bernardi , con I4 qua»
le ha procreato Ruggieri Signor d'vn cartello detto Giqas nqn pia
che fei leghe lontano d'Auignone , il quale ha molto bf ne *«/ rW
acaelauto e fortificato . t quefto e quanto habbiamq *«j Wi ot.
{laputoà dire degli Anfelmicofi fiorcoiioi, co» •* •
P me di quelli, che Proqcnzali Con dmcnuti.
De quali non mi par da lafciare di di*
le^che nella Chicfà di San Ger-
mano il vecchio in Parigi
V iòoo di lor cappelle
eoa l'arm^
della
^afa, $c altre pobiii menio^ic ^
DElU
DELLA FAIVIIGLIA DE CARDVCCir
rf^^^^lì ^ tiiuerfe Città per diuerfe cagioni fi (òn mutati i nomi delfe
Famiglie. In Roma fi fcambiauano per conto dell'adozione;
onde il figliuolo di Paolo Emilio per eflèrc ftato adottato da Sci
pione hgliuolo di Scipione Africano.fu cognominato Cornelio
e fij li minore Scipione Africano . in Genoua a tempo de padri,
òper dir meglio degli auoli noftti, paflfaronoin altre famiglie; il
che efli chiamarono alberghi,llimando in quello modo di acco-
munare più gli animi de Cittadini . La qua! cofa tolta via ì tcm
pi noftri, ci ha fatto conolcere molti per altri di quelli che da noi erano ftati riputati,
amando meglio ciaicuno di loro di riprendere il Calato fuo proprio, ancora che alcuno
per auer tura roen nobile , e men conofciuto , che volerfi dell'altrui languc , & infcgnc
adornare. In Napoli, qu^l cagion lor fi moucflè, vnafimilcolàauuennc; quando!
Capeci,in Aprani,in Latri, in Sconditi, in Zurli, in Pi(ciceIIi,inGalioti,&inaItrififac-
t^ cognomi [\ parriroho . In Firenze dmentaco lo Ihto popolare fiiperiorc al nobile , fi
mutarono i nomi di molte famiglie, non entrando i nobili nelle calè popolari , ma for-
mando,© dal nome proprio d'alcuni di loro , ò da altro accidente vn cuouo calato : fi
come fecero i Bardi,i quali da nomi propri formarono le due famiglie di Gualterotti,e
d'Ilarioni . E 1 1 Tornaquinci formando nuouo nome in Tornabuoni,e Popolclchi paf-
farono , ritenendo però molti delle già dette due famiglie i primi cognomi de Bardi, e
de Tornaquinci . PoAo quefto per vero, il che è veriffimo ; quel che oppiamo ci fa co-
corccrc ouel che non Tappiamo , cioè che molte famiglie , le quali vediamo in vn mo»
mento fentirfi, ouero spparirc con nuouo nome nella Città , le quali fi trouano in quel
trmpo cficr ricchexflcr pcftc dentro l'antico cerchio, efTer bene imparentate,& haucr
cappeile, ercpoitureinchiefc antichcj credibile , anzi quafi necedària co(à è , che da
alcuna antica'frsro.glia, che non Tappiamo , difcendano , Il che non dirci (è non me ae
f ofle fucceduto l'cftmpio . Scriuendo io della famiglia de Baroncelli e Bandmi, e troua-
to vn Icr parentado fratto co'Malatelli Fiorentini ; non trouandofii detti Malafedi co»
prefi né dentro le famiglie grandi , ne dentro le popolari , né per priorifti , ne per ero- j
nache vedendofene mtmona ; fu botta che io dubitai, ( ftandomcne però cheto ) noa
fofTc alcun debol cafato (orto in quel tempo, e poi fpentofi ; polcia che altro lume non
fé ne vcdeua : quando venutami occafione di vedere le fcritture de Caualcanti,e di (cri
uer di quella famiglia, trouai i Malatctti , cosi detti da vn Malatcfta eflcr'i Caualcanti:
fi come 1 medefimi Caualcanti da vn Ciampslo trouai Ciampoli parimente eflcr cogno
minati. Come che vn fimil difcorfo fia da noi acccnato ne' Cambi Importuni : ho aoa-
dimeno con quclto nuouo efcmpio accadutomi qui , più dillintamente voluto trattar
quella materia, perche meglio fia da chi non è Fiorentino,(c pur'alcuno (\ troucrrà che
voglia in tal Iczzione occuparfi , poflcduta . Al qual dilcorlb ci ha tirato la famiglia de
Caiducci,di cui noi fiamo bora per trattare, hauendo ancor ella corlbqueftamcdefiraa
fortuna : poiché fono (limati, che. fieno gl'antichi Buonamici, come per alcune notitie
delle calè Confolari, che vanno attorno , per le mani di molti C\ può vedere, alla quale
opinioBc raollrò di acconfe ntire anche il yerioo fé ben'cgli {cambia i Buooaraici, coi
Buonaiuti . £g'^«g't;s duxit Donati ex colle pcnatcs
Carduccms, per qucm Sumpiìc Calduccia oomèo*
Scd Bonaiuta priusdi<^ eli ; non altera plures.
^ » ^ . ^ Ccniorcs numerare (uà de ftirpe crcatos
Pracfcélc^ poteft , toticns ad bella gcrcnda
Ncc nifi honorato mandanti munera ; fertur
Haec quoque Guaibcrti de (lirpebinorainis clic J ^
Qui (aciz Vmbrosa; pofuit Cznobia Vallis* \
MàoQdè
A
B
B
D E e A R D V e e i: 199
A Ma onde egli 'fi tragga , che San Gio: Gualberto pofla cfTcre flato di qiiefta famiglia a
me e del tutto nafcolìo : (e \ tìrcc0cnoo egli iìato forfè ftttarta anni actaori à noi
Bon gli haucflc fatto molte di quelle cofccfler conte, che alla nortranotizianon (òi
peruenute . Comunque qucftc cofc fi ilieno : quello à noi è certiUimo non (ojo Gio
uanni iìato de Signori nel 1 5 80, ma il Tuo padre Filippo, & il Tao aaolo Carijccio cC-
(ere ilati in buona fortuna, haucre hauutocalein Terma,hauer pfleduto poderi, haue-
re hauuto cappelle . e fepolturc in Sant'ApofloIo , & in Sarto Stefano , & hauer fatto
honorcuoli parentadi. Ilchcp?r prouar maglio con le cofè uteiTs cominceremo a dire.
Che Carduccio capo del noilro albero di due donuc hcbbe quattro figliaoii; Vico, e Va-
ni d»ir vna^ e Filippo, & Andrea dell'altro . Meo fu compagno degi» Acciaiuoli : mori
B in Mcilìna,nc lalciò più. che vn figliuol ma{chio, il cui nome fu Ag ìoIo,& vna figliuo-
la fen.ruina detta Bartolomt^ea maritata a Chele ftngiclott!. qaeUo , che à m3 inhno a
qucl't'horacra incogairo confòrto degl'Acciaiuoii . Di Agnolo um^Cc Colo vna tigauo
h femmina derta Sandra la quale da i paceati à Fihppj di bcopo Borgheii li nel 1 40 1
fu maritata . Né Vanni tutto che egli hauelTe hauijtp tre fig'inoli marchi fu più fotta
nato in mandar più innanzi 1 frutti del ramo Tuo, eff^ndofi 1 (aoi figliuoli, 'acopa,N4-ir-
fio. e Kicca:do morti ancor eglino fènzifurcefrori R.efìadunqieinhiio3pr£lcati tcm
pj progenie di Filippo e d'Aodrea, e bene è che noi ci sbrighiamo prmia d'Andrea : co-
rr.e colui, la cui poiìentà comprende men numero di gente, eh- non fa q iclL^di Filip-
po ; pur che quello prima nocihchiamo, cotali notizie da alcuì e memorie lalciatsci da
C Giouanm figliuolo di Filippo haucr cauatc. il quale fsnz.i alcuna ambiztone.e cq^ì mol
ta ftmplicità fecondo il buon coiìcame di quella età, non ad alrn che a Tuoi dilccaJcatl,
(ccoado egli dice, va caccontaudo alcuni auuertimenti della cala fua «
Di jindren » e de Jiiei fucceffori .
ANdrea htbbc quattro figliuoli luca,Beltramo, AgnoIo,& vn'altro del medeGmo
fuo nome detto Andrea, il quale è folo colui che lafciaiuccefi^ ri . Morì Andrei
per quel che fi può comprendere ne primi giorni deli anco 1^41 relìado i fuo! picco-
li figiiUGl' Clelia tutela di Filippo lor zio, da cui fi vede data qucita notitia- fi quale con-
D fcflando d'hauere dcll'eredirà di detti fiioi nipoti fonr^pie nò piccole di danari , dice che
il fauiojchc VI coniglio fu mclfer Filippo da Barberiop . In proccflo di tempo , cioè nel
1 ? 70 fi vede vn compromefTo di quelli fìgliuoh d'Andrea to tone Luca,cosi con ìaco •
pò, e Riccardo figliuoli di vanni,comeconGioumnifìglmQ{odi Filippo fatto per gon
to della eredità di Meo lor zio m pcrfònad» mclTer Simone di Grifo Prior diS. Piero
Schcraggso . '1 fccódo Andrea hcbbcdi Paola Tornsquirici Tua donna vn figliuo! ma-
fchio detto Niccolò . Feconda fu la fuccefsione di Niccolò, il quale hauuto due don- umiìì
De, vna de Franzefì.c l'altra de Boncianida qual delle due,ò fc pur da tuctcdue iniìcrae
ingenerò lei figliuoli mafchi : tre de quali fènza figliuoli e gli altri tre con figliuoli mo-
rirono . O che non menalTer moglie, o che fofTcro llerili quelli trehcbber nome Neri,
E Lomenico, e Simone ; i padri di molti figliuoli furono Andrea, Cariote Bernardo colui
ilqiule accozzo primieramente inheme quella difccodenza vi mette cinque figliuole
fen:mine,le quali doutuanom quel tempo cllèrt?»nciulle,Simona,Mea»Checca,Pipp3,
e Lottici a, mi noi fecondo il noilro collume prima di Andrea.c de liioi raccelTori,e poi
di Gallo, ede fuoidilccudenti, e finalmente di Bcrnardo,e della lua progenie andrema
éi mano in mano laccon tando ,
Z)ti Gjnfaloniere Andrea, e de fuoi fucccjfon •
FV Andrea Gonf: di Giuftizia Tanno 14^4 per i due rnill di marzo, e d'aprile ,
quando Pio II intento tutto alla guerra d oiticraarc , pei la fui vicina motte rea
peimiir«
s/fndrté
ioo DEtLAFAMìGLIA
jwrmiflc U diuina Maefta (ccondo iono occulti i fuci diuini giudizi a gli occhi de rtP^' ^
talijcheilbuon Ponrefìce liportaflc quello ottimo frutto dalia (uà ottima volontà. ^^
fu quello alino per le ccfc attinenti a i fatti particolari de Fiorentini , ancor celebre p-f
'Zntdtitt Bencdcìfo goderono i, (ìiprcmi magiftrati della Rcp. BeiJedctto fi? de Signori i'aiìR»
dts.^^mti, ì^é^ cliiipr-oiiato de Signori l'arno 1488, 5^^, e5?7:f,:5Ììr.a!mcntcranno 150I
rtìtfpt^if. eletto per bngnc nate tra Cacel!icri:,a PaccJatichi Cóoìellàno di Pillo ia,da! quale vfi •
'^"''*' ciò ritornato che egli fu, tu il medesimo anno eletto Gonfalosicre di giuilizia. Nd
cui Gonhiloncrarc { e (crstto nella mia Uxoria''. G Cernì qucllochc in mente d'huomr* *
■ •*' mortale dì leggieri non iaicbbc caduto . cioè che non (òlo li Re Federigo dall'antico »
& ereditario regno de Tuoi maggiori in vn baleno fu dilcacciatojmi quello il foilòr par
tito tri loro il Ke di Francia, & il Re Catfoiico : dalle cui genti, come di parente, e d a-
iTiico atcendea quel milcro Re foccorfc, & aiuto* e nondimeno fccerlì di qucfte nousf-
le venute à Pircnzc il (elio giotnod'agoilo allegrezze, e fcib g^anriulìm ' di fuochi, ài
(ùoni di campane,? di proccfiìoni : coiì per cagione di prìuati jntereili iiarno 3uuczzi,i
iblkncr con lieto viib le pubbliche ingiurie della propri! n:if»r,a Segue poi le cole fup
cedute in quel tempo . Fu morto m qusib guerra il Conte Ri^mccio , di cui tante yoi
te habbiamo latto menzione in qudVopera . Et il Duca Valentino clTcndoli in clTi tro^
usto, fu à tempo à tornar ali'impi dia iralakiata di Piombino a cui non vcggcndo la *
copo iID.S?gnor ài q jcl'o ihro alcun riparo, venuto a 1 7 d' Agotto a Liuorno e quiui
racron!sn(i«rj il Tuo piccole figliuolo alla guardia d'A-ntonio da Filicaia andò agicndì
alle braccia dei Re di Fraisci;^, col cui fàuorc nel (ùo dominio faflc rcilituito . (4ue«V;j
auuenrc (otto li Gonfaioaeraro di Filippo, la ca(à 5^ abit ^zioae del qui'c habbiamo n-
trouato edere ibta quclla,chc hoggi è di Piero Acciaiuoh. ficbbe egh da-i m j^'is T't»
Fitti,- e Maria Alamanni, e di vnaòpurditutteduebeache egli bau :uch3uuti fti tìi-
gliuolimatchij&vna femmina detta Goftanza maritata a Bcliacci,di mnno dcmafchi
viue à di prefeati fùcccflìonc. Bernardo pollo per vqo de luoi figiiuoii hcbbe donna di
cafa Banoii per moglie . uà Iacopo fu picuano del Bagno à acqua . degli alta non bab
j*^'^* bianao altra aotitia i oiudc è da ritornale a Carlo ffàtcl d'Andrea .
Del Gonfdlonier £Arlo y e de Juoi ficcejp>ri ,
c
Ario fi sbatte con poca ventura ad cCcrc Gonf. di giuiliziaraDno 147^, dico
con poca ventura, imperò che ninna co(a degna di memoria fucccdettc in tempo
l^mml *^^' -^"o magillrato'^ . Fu ben egli padre di dut figìmoli di SimoftC,c di B3llÌ3no,dc qua
r*/#i.aj. li SiD'.one tolta per donna Maddalena Giapfigiiazzi,5c ancor egli Qi due figliuoli fu pa-
ém'iK. dre . CGllorc furono Antonio, e Carlo . Antonio di Caterina Bufini (ùa donna giacrò
rl^Umlfi ^Quattro iìgliuoli maithi : de quali Tommafò, & egli con Margherita Putì congiuntofì
c*rU di due auanzò ne figliuoli il numero de fratelli . Carlodi Gsoeuri B^tardi manto. gen«
tétdtut» j^ Carduccio,& egli d'Iiabclla Buondelmonii ha prodotto i figliuoli che nell'albero ap
parifconoj Onde reila a dire di Bernardo fecondo de figliuoli di Niccolò. Colìai fu de
,'"^1^* Signori l'anno 1475 & hcbbe per moglie Gineura de Bueri figli?joia d' Franccfco; ia
'*^'* quale della madre di Cofimo , e Lorenzo de Medici era aipotc ,. la qua! famiglia come
Gio: Cambi lafciò notato nel t454 fi (pcnfè : e de i cinque figiiuoii che vfciron di loro,
Colo AlelTandro fi cbligòà peli de! msìiim.onio.'il qusic di donna di safa Vettori gcae
rò conforme al nome del padre vn'altro Bernardo. Hcbbe collui due donne, Caterina
della Caia, e Manetta dcH'Amorotta, onde tradc quattro figliuois; tDa de quali Boa
altri che Agnolo maritatoli con Vaggu Laafranchi hcbbc'gesiraiioce, e coiloro fo»o
té^l*^. pexoardo , AlciTaftdro , e Frasccfco , e tale è h fchiatu del vcccb*^ mèrcA. pcrcht
tonisftjnc
itnefiè
m t CARDVCCI. tot
A cotìvkiìc Farci d» capo da Filippo figfjuoio dcU'zntico Cardacelo « da cui tutti ^i'iU
tu prclcfiri Calducci dcrmano •
£){ Ftlfpfù t f ^ dicano de fioi Juccejjori •
Filippo il quale diccrcmo edere fiato tutore dei figfiuoFi d'Andrea filò fratelfa
per memoria che ne fa Giouanni(uo figliuolo, (i cruori nella fame fi pdlilcnza
dcli'aiino I J48,nè laiciòdilc più che il già detto figliuolo Giouaani fanoullctto
allora di due anni , apparilcc ben Giouanni haucr vn tratcllo dccto Francsfo , m i
•^ parche (ia Colo per lato di madre , la quale certa colà e che morto Filippo d runui-
lallc. Dicjucrto G'souanni ncnè|untoinccgniro la fortuna : coaciolìa cofa ch«,
egli laiciòvn libro di I ijé^còcinuatoàlcnucreuìftaoall'aano i^.»*?- nelqiale &
de luoi fatti , e de (ùoi matrimoni, e de Tuoi figliuoli fi vede dilhnta > e particolar no-
tizia, quattro voltefudc Signori l'anno i }8o. 85,400,6 405. molte com pere fi ^-^^^^^
vcggofo fatte da lui: mclti\hci apparifce che cgiarrminiiliò, cquclche cdihuo- deSig.
n*orcligioloaflai buono argomento, vcdefiched'ili'aaao 1582 andò a San Iacopo
di Galizia . ne faremo il balordo , inghiottendo con allato liicnzio , lui elfere chia»
tnato riC pr;orirti Rjtagliatore . poi che quelle è legno Jclla lUa nobiltà ancorché al •
cuni non lììpendo la terza di quelle voci antiche aombr^no , come aombrauano al-
cuna volta 1 Napoletani , in ccrn antichi titoli di MiciV 1 Kazion-ili , e di Cambclla-
ni dubitando, che non follerò vftcì ignobili . Non i) h ì dunque ounto 2 dubitar* =
Kitaghatote edere il far Fondaco, \ ficio come è hogg» di, ò per d r meglio efercitio =
cLrcitatofcmprem Firenze da perlònc nobili: onic li vede l'annj 1 J'^/ l^l-*'^^*^
Caualcanti , cG:oaaani Carducci eflèr comprcfi lo to » nome di K t«igliaton . cosi
vien nominato per vna fcrittu radei 1575 lotto li lódiNouembrc Frjncekod \/-
btrio de gì' Albizi, e compagni KJtagliatori . t veramente par che fia dihcil cefi d»
le ad intendere à nobili,naii fctto l'imperio de 1 Re , come quelle nobiltà ciuili, oucr
di Rep. procedano , parendo loro tutto quello che da Icr ccllumi. e da qaal modo di
viucrc s'ailontana,non potere cflcre nobiltà ; ma tale e U natura delle coU . e male U l
faicbbono in Italia 1 Lucchciì, 1 Gcnouefi. e quel the impòrta ancor più i Veneziani, *
le i'tlcicicare la mercatura hautlfc à dar noia alla lor nobiltà. Anzi e non meno
par che le Repub. aborrilchino 1 baronaggi , che i Baroni faano la mercatura» e per
non faucllar d'alti i, che de 1 Fiorentini, cert;fs ma & indubitata cofa e ; eglmoà teni
pi della Rcpublica elTerlì iciati à malaucntura il maritar tal volta alcune delle lor h- *
gliuole bori della lor Città à Signori di callella, & a Conti Guidi mcdefimi , hauen-
do in collumc di dire, d'hauerc sbandite le lor figl uolc in contado . Ma di ciò par-
leremo vn dì folle altrouc piùdiffufamente, & in tant*>baftcrì addurre ; che quelli
chec chiamato Ritagliatore in Firenze, fu nella coeredi Roma chiamato Uomi-
ccllodalFapa. Haueua quello Giouanni prellato mille cento feudi dorc) di carne
* ra à Giouanni Ventitreefimo.dqual ordinando che egli fia rimborlato: ilciea Ca-
pitano di Todi delle rendite della qual Cttà vuole che fia lodisfatto, e vcdelcnc
hoggi la fua bolla piombata in mano di Dionigi con la data di Bologna ili. Ka-
lendasMartijPontihcatusnoUiisanno pruno , che èli 1410 nel principio deli*
quale così li legge .
Ichanrt s t psicopus feruus feruorum dei. Dilcdo filio nobili viro lohanni rhilip-.
pi de Carduccijsdcmiccllo Floiétino lalutc.e quel che fegue. Hebbe egli due mogli ,
iCcgaie di bipolo dciCccc ( quelli crediamo cUcic 1 Gheraidmi ) e Piera hgìmoU dì
Y ^'^* ^*'
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Gio:Biliotti,ìI quale nel i ^92 era flato Gonf. di giuftitia della qualvitimaftìmo, che \
habbiahauuto tutti i figliuoli i quali furono quindici rouemafchi» e fei femcnmc .
Colsero he bber nome Felice, Regale » Filippa, Bartclotrmca, Albiera , e mortali
la piima Filippa vn'altra Filippa , ma non è da tacere per la rarità dell efempio , quel-
lo che dell'vltima Filippa il n.cdefimo padre lafciò fcritto . La Filippa nacque a di
12 di luglio 140J inlulvefpro, accompagnatacon vna fanciulla morta,c poi due
altre{conciarure,diflbno le donne furono quattro. ScriifcGio; Caoibich: de ló
d'Aprile del 152^ della donna di Gio: Gualberto conìandatore della Sfg.ioria nac-
quero tré fgliuolimafc hi, e viuaci, che s'andarono a battezzare inùcmc con con-
corfo infinito di popolo . Di quelle figliuoIc,q uattro andarono a marito . Felice ma-
ritata ad Vgclu.oKcndincIli. Regalea Michele Lottieri.Mca, oucrBartolommea g
a Luchctto Altcuiti , & Albicra a Giouanm Gactani . l mak hi de quali 1! primo nel -
l'arano i^^^: e i'vltimoncl 15^6 nacquero, furqucili (Filippo, Banolorameo,
Iacopo , Niccolò , Ccce , Luigi , Iacopo , Picio , & V^uccione, de quali cinque nro-
^JJ«ff'«'^^ dufler figliuoli, & Vguccionc fu chiaro per elkrellatoMaelìrod'Ahopafcio. Que-
Jiitop^^ e i^o èqucl famclo fpcdale , di cui khcrzando il lommo proGtcre dille : che ilcapuc-
.; ' ciò di Guccio Imbratta per lo luo molto vnrumeharcbbe condico i( C^.lJcrone d'Ai
icpafcio. pokiaihe uccglicndcliquiui grande il numcrodcpoueii , graiideconuc
riuacheluife la caldaia , cue lcrpict.ii;2chaucar.oàbiiIi. Crcdeli, che renda hoggi
qudio luogo megl'o^ chtqu£nordici miU fiorii 1 l'anno. 4! qua! bifnchciogoiuco
vn tempo letto titolo di padronato daiia Cafa dcCappon , è hoggi {xjiìeduto di C
fcrdinaiido Cardinale de Medici figliuolo del Gran Duca Gofimo. La { pjiiuradi
quello Mactko con la gruccia inkgna di quello lujgo, lìcoine è la croce bianca iii«
fègnadi Cauaijsri diS. Giouanni , &: altre crocidi altri ordini, e religioni di Caua-
lieri, cinS. Stefano , come fi può vcdeie da ciilcunofènza altra ir.lcrizionc. Hora
parlando de 1 fratelli a:nmog!jati, mi piace f^rmi da Bartolomneo, il quale nato l*3ii
tartolom- no 1 ^ /o ttc voits fu de Sfgtiori l'anno ia i 5 , 2^, e ^4. trouoa; cora chci 1
msodtsi- cjucl mezzo tempo egli fa de X. della gueira fanne 142^ percootodeli'imprcfadi
Lucca.Egl» hcbbe per donna Cola Rinieri.bqualc gli partorì vn figliuolo detto Agno
Io; nome V lato Ipe fio da quella cafa. Il quale tolto per moglie iifabetta da Ricaloli
hebbedileioltreGoihnzimarit;>taa Itolicc Altouiti, ductiglmoli mafchiAlber- D
làccio j così detto dairauolo materno, e Lorenzo . Godè colini il fupremo mag'Ilra-
LorTn^o to della lùaRep. l'anno 148^ oltre clic re poi llato due volte de Signori . Nel qual
Cnf.di Cu icnipo ^fa {a Città lu guerra co Viniziani per conto di Ferrara molclbta dall'arma lo
ro. t ra Generale de Forentu.1 li Conte di litig'iano, e psrcheGoilanzo Sforza Pii.i
cipe di Fefero prelo denari da lor q , era palTato con carico d'intedeltà , e di rubetia a ^
gli iliper.di de Venciiani, fu vdita vclciiticri la morte di lui; la quale nel Gonfalone-
iato del Calducci auucr le . A-'ucctlc fucccdtttcro in quello tempo che lunga ia-
rtbbe a r.fciirc . C2[ irò panne i te in Firenze in quello tempo vn Ambalcjadorc dd
Turco, ma per mota diligen,i^,chi vi habb^i fatto non ntrouo j che cola egli h meflc
hauucoa trr»tt?re in quel !é|.o con la K.ep: i'c nonché uouendo palìirein Sauoia, & in 5
Tràcia gii fa iato P.goio di Scr Gicuàrn da Colle,;! quale gli douflTe per tutto tener
rf.yw:jM- compagnia d . ^acruciodi iotcrjzo, ednVlaiiaFaLdoihni tua mogìiedue figliuoli
r. lib is Baito.ornmeo, & Agnolo ; ia linea cel qusl Barrolommco mancò ne figliuoli Carlo, s
lario ''' Fiancclco, e di Callo quella me rjoria (ola nticuiamo, the tgli fu l'anno if^o con-
finato fuor del dominio per cikrc llato del numero di coloro della milizia latta a iena
pò dei l'alfedic. Agnolo Ihtoa (uoi dì cittadino di rputszionchiCom.ractraiio di Pi-
Itoia, edi Pifa . lede deSigoori nel 1^05 nel gonf.^ Ione rato perpetuo di Piero Sodc*
lini, cpoi l'anno 1 512 faegliGonf. diGiultuiagoucrnandoIilo iUco dalia autori-
tà dei Caidmale Gallo de Medici,, il quale fu |)v>ii'apa Uéiucntc VlL tt2 puuco
inquciU
D E e A R D V e e I, aoj "'
** in qocfti giorni fi ruppe la guerra nello Stito Fiorentino per opera del Cardinale So
der!no,hauendoegli con l'aura di Francia comn^cHoà danni della Reo. Renzo da
Ceri , come che per opera del Collegio de Cardinali tollo quelle armi foflcr {olcntte,
fa dicoftui mentionc Giouaoni Cambi moftrando .che nel i ji^ egli era thto eletto
per loconfiglio del cento delle più fauc, capitano di Pjlloia, quando appunto per
vfar le (ìie proprie parole ; fi azzuffarono i PiUolcfi come fono vlitati, per modo che
Panciatichi cacciorno fuori e Cancellieri della citta & fuui morto de detti cittadini .
e feriti aitanti dall'vna parte, e dall'altra . Hebbc Agnolo due mogli le quali amendue ^Ato l. io
hcbber nome Marictta, l'vnadc Valori , e l'altra de Hartolini, delle quali hebbe quit
trotìgliuolimaichi , e tre femmine rl'vna fu moglie di Iacono Pitti t', e l'altra di B?r-
B nardo Arrighi il cui nome fu Lifabetta , e l'altra di Girolamo Caa bi padre del
prelcnte Napoleone XLIIX edepofitario Generale del Gran Duca Francelco.
j male hi Furono Gio;,Filippo, Lorenzo,e Bcrnardo,dcqua.i in fuor che Bernardo tut ciounnnì
ti hcbber moglie, e lìgliuoli > hauendo ancor Bernardo hsuuto moglie di cafa Guaite-
rotti ma non già figliuoli . Giouanni marito di Golbnza Spini oltre i mafchi Franco-?
ico,eSccbio,icuaIi nell'albero apparifcono hebbe vna figliuola detta Caterina: la-
quale corGio: Carnelècchi in matrimonio fi congiunse ; e Scoiaio ilato Cameriera
del penultimo infelice Redi Portugallo Don SebaiUano,di Lifabetta del Riccio lalciò ^merkndet
vn\ntco figliuolo, detto Gio: Filippo di Seluagia Pucci /come che lafciaflè due figli- i^e di Vor-
uolima(chiFicio&: Agnolo. EtLorenzodi Lena Albizi ancor egli lafciaflè vn'altro ^«^''^^«'«
C Agnolo tutta nondimeno quelìa (ucceisione è mancata. Hebbe ancor Filippo du«
figliuole ftnunine, delle quali vna ad Antonio del Riccio > e l'altra a Lorenzo de Libri
fu maritata . h t in tal tncdo di tutto il ramo di ^aitolotnmro ci fiamo /pedici . perche
bora intende pafiarc à quel di Niccolò ,
N
Di Niccolò , ede fmifucce^on,
Iccolò, il qual nacque Tanno i ^ 79. e tofio che potè per Y^tì Tanno 141 9 fa
de Signori, hebbe quattro mogli Chriftofana Quaratcfi, Tommafa dello Scelto
Spine tra Spinelli, e Piera Forsbofchi ideila prima figliuola del Serpe hebbe Giorgio ,
D 11 quale fi mori Giouaoc, della fèccnda figliuola di Matteo hebbe Mariottc , il quale
bene auuiato 3 R oma ne negozi d'Antonio della Cafa quiui fi morì , e cosi parimente
tutti gli altri figliuoli però che dalla terza ne dalla quarta cóccpè fuccefforiroltrc tre fi-
gliuole femmine l eoa la quale fu maritata 3 Filippo di GiOta(colloi:o fono talloraiU-
t! cognominati Bindi) Lucrezia à Chriltofano Mailupini^cDoroteanonrinucn.
go , che bibbia hauuto marito . Dei figliuoli mafchi Luigi , e SaIuefti;o fi moriroEO
gicuani . Di Luca qucfla memoria trouo fatta in quel tempo , prima che al Vefco-
uado fofle pei uer uto . Luca fludiaua per eflcr Dottore , e giouanetto tocco dallo fpi- ima ye-
rito abbandonò quefto mondo , e'I padre, & i fratelli, feceli monaco,e per la fua virtù ^^""^ ''^
e bontà fu prclhlsimo tirato innanzia molte dignità dclTordioe, & hoggi è Abbate ^'"'' '
E della badia di S. Scuino à Pifà . Trouiamo noi poi che egli fu Vcfcouo d Ofimo : e di
lui veggo fcrittura celebrata in Cingoli della Marca Tanno 14773 i^ d'ottobre, nella
quale dona la Cafa gràde de Carducci la quale è hoggi di Dionigi^à Niccolò di Baldaf
larri fuo nipote,i& al fratello Baldaffarn lottomettédola in fidccómiflò, che no pofià
mai vfcire della caia.Trouo di lui vna notizia dclTan. I47_9,laquale per no alterarla pii
toójvoluto adurla latina,in quel modo che fi e ritrouata,& cuìe.FJI.Id.-Nouem^ris,
Lucas Cardutius de Florentia Epifcopus Auximanus Dei feruens fedente S'xto UH,
Pon. Max. anno chriftianse falutis mCCCCLXXIX. venerandum corpus beatifs.Lea
pardi Protcdoris noftris : quod diuturnis anni Auximanis Giuibus fuerat inui(am,di-
mnainfperantccleraentia inueniricurauit:cuidonaliaobtulitV. planetam fcricam
nigram, itcm tuniccllam, & dalmaticam (ericas nigras,alia^ multa munera obtulit .
X * Vcdtii
ir4 DELLAFAMIGLIA
Vedefi hog% dì h Tua (èpoltura nel mezzo della Chic(i Cattedrale di clTa Città eoa A
quelle poche, e (empiici parole.
LVCAS CARDVCIVS EPISCJ^PVS AVX2MANVS
MCCCLXXX.
' Di Carlo Tuo fratello è fcritfo ccs' .Carlo «Cedo gicuanctto toinado di Spagna s'ac-
coilòcóm.rabbatcLuca,cdelibciòd'ibbadon.'ir il ircdoarccr lui e fccch monaco,
& oggi re {cguc altro. D<gli altri figliuoli di Nicc fo'o Matt^°o,e Baldaflàrri tolsó mo
glie. l3i MattcOjC di Camilla VbaldiDi iua e óna, nacque Carlo.il quale generò di Dia-
Vhco'ò '^^ Guidacci Vguccicrx, Niccolò, Temalo, Matteo,e Valerio. Niccolò fu (òldato,^
c.:pit. di htbbc codetta di fanti,'c i'ani.o i 5 ; 8 fi vcde,che egli era co la^lìia cópagaia 3 Lari .
fantaia. f^i^tico (c ben marito di lacopa Lai,f:aiicha nobile Pifana. non fece con cflo lei figli-
uoli . Valerio noi tolfc doiina , Vguccionf o hcb bcduc. Oretta delia bidciì\c Dis-
tia Torrigiani, e hautone tre fi^j'iuod noni vjus di cfli niuno , Hebbe ancor due don-
Dc Tom malo i'vna Manetca Gif Jucci figliuola del Gont. Francelco di cai à dio luogo
t; giOf.crcmo,c Margherita Guicciar ii ii, e cc:K)irimenrc due figf iuo/i mafchi. Fri -
fi-ancefco cHco Malia Caualier di iSialta, e Lione acuì Laura Canacci partorì Tommafo Frati
maria ca- ^cf-y Maria ailàltato i.ì Firenze per pna.uc nimicit!c,i;ìnonrato di e mallo vccili Viio
v.al.diMal j^j^^j^g^te li fuo alTì/it .rc.* del CUI bcio prouAiah (ùainnocenzi, nonfòohcbbe
&»
•a.
G
ciazia , ma rii citò /cded^! Graii Duca frane fjco di caualiere intrepido , e valoro(o .
Horapcrirpcdire la fucccTi cnc di Nicco'ò itila a parlare di BaldalTarri . Fu colluidc
Signori l'anno 1^55. reietto di gra.i.'jugi d; fjtco al padre d'hauere mogli, haueci
*/'TdT done menare tre, Nanna .H-nciu;ii:a'. LfU dell'Aitala, e Caterina Giiori, ma non fu
•aredihg. gj3, come il p?idrc fecondo di figli jdÌì : d^qjilino ihsbb^più chedue, natigli della
leiza Niccolò, 'cGic: Fraticefco, il qiale per la morte del padre gli fi murò il nom:-,c
B Idaffarri poi fa noroiiiato. Fu coltui Dctror di lcggi,e per quel chs iorinucngo, fa
rei tempo del Gon^ Sederini incominciaro ad adoperare negli aftaripubltcì, e n=l
1 s 02 icdè de Signc^i per 1 due mcfi di fcttembre , e d'ottobre . Douendo merterfi
Tanno 1511 vn'accpto (opra 1 beni de preti,crifijtando per diuerlccsgioaiqueitops
fo, fra il numero di creo che fiinlmérc l'accettarano, vnofu BildaHirri : impcòche
temcndofi la guerra dal Papa.erajarutoà Cittadini, chcconrrarar:rì! delia Chiela co
dtnaiiFcckrialVithi,ccucIìcrditéde[ii ' . Seguitò poi l'anno 15-12 «^eilcndovcnu-
/■.^w.mr jgi^. genti 'mperialiaPrato,fudalGonf.ed<-:quclgouernocheailor reggeua.m-ioda
* ' tobddafldrii al Viceré p^rconucairc con elfo lui, e trouatolo( dee Ia miahutona)*
,r ,0 ildiaSd'agollobartcrlattrradi Prato, per haueruitrouaro qualche dithcoità nel bac
* terla.rhauea indottoàcontentaifidituctoqucllo,chelaCittàvo'eua, purché fulTc
prouutdutodi vcctouaglia,edi non molta quantità di denari, &hiuca perciò il Vi-
ceré conceduto il làluccódoito a quelli Aoìbakiadori, i quali la Rep.hirebbe i quc •
(lo fine eletti '. mi tardando l'elpcdizione dc 1 già detti Ambafciadori, più eh : in li fiC
ta neccfbiti non Ci conueniua, il Viceré temendo di non ellcr tenuto a bada da Fioren l
tini; die la mattina Seguente l'alTalto, equeiche/cguc. Da che (ipuò vedere che l'o
pera del Carducci ron làrebbe tiukita inutile alla patria fuajc il Gonf. con m.^g^ioC
diligcnzia haueflc dato cftctto a quello che bifognaua . Non diueifjdaciò Icriue
h.lil.y' il Nardi nella fuahilloria^;ouedimollrando la marauigliacheprendeuanoiCittadi
ri dalla diuerliiP delle relazioni che faceuano il Carducci,c Gherardo Corfini dellar-
me del Viceré venute à Prato, dimoilra che il Carducci per tirar la Rep. all'accordo;
( il che faitbbe llato la falutc di quel gouernojpiù toilo accrclceua chs diminuiflc ìs
forze de nimici. Mutato lo ilaioli vcdeche Baldadari, il quale come huomo viuo, 6C
cf ficaccs/era koj^cua oìoììco dc Medici , il cleiTe volontario eiilio dalla Città &. aa-
ctatulcat
DECARDVCCI. sor
A dacofcnc a Paioua hcbbc il carico di leggere in ragion canonici .dopo fa quìle hebb^
ancora la lettura del ciuile. Perde quiui la fui diicttiUlma moglie Loiouica Gaidctcì,
dicuiapparike ancora la fcpolcura nella Chicfa de Semi in Padoua con parole tali chtf
ben li comprende cg'i haatr hiuuro animo di ijuiui finire il corfo della vita Cai : (è fé-
guicain Firenze iui ad alcuni anni l'altra mutazione dello Ihto, rg'i da nuo jc fperai-
Bc non FoiTe ilato inuitaco di cornar alla patria, le parole della (èpoltura (òn qaeiie. ;
BaLDaSAR cardvcivs floremt.
IM PATAVINA ACCADEMIA PRIVS PONT. MOX
CÒhS. IVR. ANTE SIC'NANVS
) LVCOVlCAt VXORI BENEMtRlTAE P.
M. D X 1 X,
IXTERNO HFV TVMVlATA SOLO CAPISSIMA CONIV^C
H/lCafAlA VCUNf, \KNAi-VOi:Y>EKir.
Ne teftò punto ingenito d il lu3 penderò, eff^nb ni poTjlovjfcognn^em^nt?!
huorirlo, il quale nella putti, thri Mi iici fccsraiel tyi^ d 'Ha Cittì. fa:3 » ma-
rauighoiocoucorfo del corifìgitogc'jerjle eletto per vno de XX Cittaimi di balia,
l(juaiih<iueano àorJinareinchemoioiihau^iireroà fargli vti:i dcntr -«.e fuori dcU
Q L Cuti . Douendoli nel me ielìmo anno del n-.cfc di giugno creare il Gonf: di giuih»
tu per I } mefi cjaelb lòia volta , e poi li hiaeua à legair per vn'anno, di (èiTinta CiC-
tadinclertipcrciò hrjcnioànmancr (ci ; dcquiii lèi eh» viocclTe hiu^dc àrellirc
Gonf; il eh- toccò i Nscca'ò Capp an-. (i può vedere ntg'i aanafi Icrtcì da Gio: Ca.n
bi. che vnodi quelli (ei fu m. b^l Jiihrri Car iuca . Venuto il mc(c dj gug io dcll'an-
ro 15281 edoucnio brìi la creatione del nuouo Gonf. da incominciare dd primo
di luglio, e (cg ut per vn'anno, vcdcfi panmcnt? Fra qu urro che rimafòoo ; oiidc vfcì
pur Gof f: il Capponi, il fecondo edere ilato il Carducci, il terzo , e q larto clTcre iViti
ni.Gio: Vcitorio.e Tom malo Solenni , onde li può trarre argomento qial foffeU
tcdcche in qasl tempo hauclTc tutto ti pop'-.lo Fiorentino in qucllh loctìo collocata.
£ Lu ai:te quello magilkatot gii difelc come ?uuocato la caufà di Iacopo A.'amani per
lo rumc r fatto in Piaxza con 1 011 maio Girori,comt che i.on potcfle campargli I2 vi
ti i la qail d£Aì à chi bene coniiercri p^rrach^ tragga orjg ne d^Tamare e »elofi.i,
ctì egli ria 1 "ua deità !ia jrcà della patria ; haaeudo^li T A'^aunno akuni di pri iia, p-r
co eie i C ri iciionb lei aflofa v io dei X. dcu'4 g lerra, coniorto iictla pcrForz;i
G .ichiiotco S rrag 1, il qiàie portaua lettere Ji Romi a! Gjnf: Ganponi per partcdi
»,iC3p J S^iai «i di qualche ornerà allo ihto; on Jc not» hiuci più volte BaldaiTarri la-
nciato di tip'gli^r ma ielhmenteil C.^pp^ni a nò tener più corali pratiche, ancorché
ig'iadhonelko.elodcuolhnelimouelic. Natadaciòlapriuazioned-l Capponi,*
creato Tanno 15.9 pcrnaouoGorf franctico Carducci (ccondo cugino di tìaldaf.
E {atri . hcbbe puregii quella Ventura ; che quel che per (è non hauea potuto confeg ai-
re.hauea pur veduto nella ptrfòna d'vno llretriilìmo parente , e del àngue, e famig'i*
fua mcdclima efler rmlcito . & in tanto non rcllò egli oziofo elTjnd j Uno mandato
/mbafciadore al Redi Francia lucccUòrc al Vclcouo di Santei . Ho veduto io l'ora •
tior.c che tgli fece al Re . la quale ho più volte hauuto in animo di mettere in q'icll«>
luogo , sì mi e paruta , e per la breuità , t per i graui concetti prudentemente dettata.
Nella qua/c Ambafciaria ritrouandofi, e caldamente per 1^ (uà Rep, opcrandolì.q aei»
io che cialcuno huomo da bene dee d-liderare, moii nel feruigio della lua patria . tq-
uivn ricordo diTommafoCardacci, cornei Fiorentini lodeuolmentccoltumjndi
fare della iua mei tejipoAa fotio l'aono 1 ^ ? o ; il quale dice così. Morì a 6 d'agjib
3} hocediaoucA^dcalidiMaailgaore^^ciuaiciiciia Cisti a'An^uicm della prò-
UWQU
10^ DELLAFAMIGLIA
uincìa della Chienna.hcbbcmale 1 5 gìorni.e fecondo il modo Franzefc fu hono- A
reuoImcDte fcpolto nel capitoto della chicfa de lacopiniappreflTo al Cailellodcl Rè,
al quale feci fare vna(èpoltura rileuata a vfó di diamante con quattro arme honora-
tc : alla qua! morte vi fi trouò meco L uigi di Piero Carducci Capitano per il Vcfco-
^"^ °' uo di Santcs a tubigli . Lafciò Baldaflarri vn figliuolo mafchio detto Niccolò,& vna
femmina, la qiial maritata m cala Baldouinctti , la feconda volta in cala Federighi fa
collocata. Niccolò lalciò dui figliuoli naturali Valerio, e Niccolò . Il qusl Valerio il
i./ji.iy; terzo Baldaflarri ha rifatto. Nò mi e nafcofto quel che il Giouiodcl già detto baldaf-
farri quali (chernendolo racconta nella (uà hilioria cogrcminato da lui Se rnitarra 1
& à CUI da titolo di pouero.di poco conosciuto, di vano, di fupcrbo.di anabiziolb, di
cupido di moneta , d'inquieto, di pazzo, di maldicente, e di ptccipitoio. t quello
che non so con che fondamento fel dica, il chiama di famiglia più tolto antica,chc no
bile . imperò che non conofccndofi i Carducci mai per alrro.che per nobili, e onuic-
nc, ò che in loro vada di pan la nouiti con la poco nobiltà,© che elsi tanto (icn nobi-
li,qui nto antichi, e non altrimcnte . le altre qualità fé furerò in lui 10 non lo; quello
(o 10 bcne,che la(econda volta , che egli andò a cócorreoza del Cappone,c che tu vno
de 1 quattro delle più faue,i voti de 1 Cittadini furono i^96,tal chcdcucueic inquc
tempo tutti 1 Fiorentini eflcr pazzi in mandare a partito di tante grado huorxio coli
fatto: Maio lakeròdi ciò credere a cialcuno quel che più gli vaper l'anin.o, eflen-
do à me ballato di dire quel che 10 diucrlamentc trouo fcritto di im. ht ai timo ipe-
ditici di Niccolò paflercmo a dire dell'altro luo fratello Iacopo . C
I
Di Iacono , e JeJucifucceJJori .
Acopo nato l'anno i^pj, fu de Signori Tannno 14/2. hebbe due mogli Caterina
Coibizi, & Agnoletta Fagni ;' e fu padre di (èi figliuoli mafchi ; de quali due hcb-
, ., bcrodilccndcnti,Picr'Agnolo,ilacuilineafini in Riccardo fuo figliuolo', e Niccolò
ie signori il quale ieduto nd numero de Priori l'anno 1 480, lalciò di lè,c di Margherita Solda-
ni quattro figliuoli malchi, di due de quali rimale progenie.cioè di Mariotto, il quale
Mariotto f" padre di Niccolo, e d'vna fanciulla maritata in cala Altouiti , e finilcc quiui il
fuo piccol ramo , e di Francclco del quale è da dire alcuna cela .comedi perlò- D
francejco tìTl perla buona,e cattiua fortuna celebre m quella cafa . Egli incominciato ad opera-
Gòf.digiu jc l'anno 1x27, con continui carichi d'importanza per quattro anni ottenne tutti
•^'^"^ ' quelli fu premi honori.che potca dar la Rep. Fior, la quale di cinquanta cittadini mcf
li a pa rtito per lìndachi a chiarire 1 debitori del comune , e riuederc 1 conti di coloro i
quali haueuano amminirtrato denari publici del i 5 1 2 a quel tempo , vnodc 1 cinque
che furon vinti fu Francelco . Fu creato poi dc'Signori per i due vltimi meli di quel
l'anno ; dentro il quale fpaeio eflcndo venuto il tempo di fare elezione de X di libcr.»
tà'v e pace j i quali incominciando à X di Ottobre haueuono a elcrcitarc qucirvffi-
cio per lei meli,fu egli comprefo in quel numero . Era entrato Tanno 1 5 2 8,e reftaua-
no ancora alcuni pochi di à finir quel magilhato , che di XX. melsi a partito egli fu £
' eletto à ^. di Giugno per la Signoria Ambalciadorc a Siena, L'anno che lèguì apprcf
{ò douendo per quattro mefi,facendolì da Maggio.crear gli Otto di guardia,e balia,
vno fra elsi . che furono cittadini molto princij ali,fu il Carducci , A\ qual pelò non
hauea pollo ancor mano , che leguita la priuazion del Capponi , egli fu per gli otto
Icguenti mefi,cheiellauanoàtìnir l'anno, creato Gonf. di giullizia. Nooollanfiic
cole di lui dette, perche varia è la fama , e opinione de cali luci ti a gli Icrittori , per-
che più libero fia il giudicio di chi legge.ho voluto addurne i lor teltimoni , chiaman
f II doloilGuicciardino^ indegno le tu riguardi la vita paflàra.le condizioni lùe,&i fini
^ prauiditantohonore. Le parole che vfa di lui il Nardi lòn tali. ^ Fu creato Gonf di
/. //Z-.s piurtizia Francelco di Niccolò Carducci venuto non so come quali in vn momento
io buono
DE CARDVCCr. io;
•* :n buon concetto, & opinione vniucrfalc di eflcr degno di quel (òmmo gri Jo.fu pe-
rò ccftui reputato huomo giulto, k intero, e molto cl^rcitato ne giudici mcrcantil;,
e Delle cole da quei dipendenti ta/c che la (uà poc^ facoltà li fu più tolto f^jcnprc im-
putata a maligniti di fortuna, che à mancamento di Tua prudenza, ò a Tua tralcurag.
ginc . Ma vdiamo il Giouio,il quale di Tue virtù e vizi parlando, come dal Tuo Traiut
lorc fu in lingua noftra fatto parlare, così d ice "'. H luendo il Carducci fermezza dm /t.UJ.zj
g'-gno molto accorto, e prontilsima eloquenza : ra i perche egli hauc:^ occhi (lambì,
e pallido volto, non hauea ne honoreuolc, ne conueQicntc prelènza a tanto honorc,
e dopo alquante carte dice . Il Carducci hauea abbracciata la Rep. con intenzione di
douerlagouernare con quelle maniere, che più piace uano al popolo, perche egli pre-
fi uedcua , che per altra via , non poteua rendere mento a coloro , che 1 haueano fatta
Gonf, ; k non col moilrarlì molto popolare, e d'haucrc ad cll'ere aff^^rlsimo nimico
de nobiIi,e della famiglia de Medici ; effendcjl egli mollrato per a!t;o diligente iniu . - '
ilriofo, e lènator molto iff^zion^to alb fazione, e poi cht fu fatto G.:nf dtCì ieraui
mo'to d'cfler riputato animofo , e coltantilsuno diFcuIore della liberti , e lopratutto
ccrcauad'acquUbr fi quelle honorediquelmagjlirato, cioè di mfcire incorrotto
per danari, & inefpugnabile, e mosto die a/ore per la fua fationcc benché queil^vir
tu manifcitamentc nluccllcro in lui, erano però lordate da bruriiisime mac».h.e J'imi
fitstamafignita.perciòchc vlando vnccu(ìgHociudclecontra la patria, ic lettere»,
che mcflèr Baldaflarri luo patente /^^mbalcndcre in Francia ìcriueuaalla Signoria,
C fghs'ingegnauaòdinonmoUràrle, òdi farle io altro modo, che non erano (crittc
leggere aa Cancellieri per mantenere li popolo , irgsonandoio con {ìie fauolc , e rro*
uati in quel configlio pefiimo per la Kcp. ; perciò che (crmendo di Francia il Carduc
ci, che li Re non era per dare alcuno aiuto ci '-ti? portanza per con(cruarc la diate del-
ia Città ; egli con Vana fpcranza di (occorfo trattencua gli animi degli huomini igno
ranti . cesi dice il Giouio . Centra del qu^lc par che fieno indili? te le parole del Nar-
di ". dicendo . Non è punto vero ^ t he N iccclò Capponi , ò Francclco Cirducci fa- "• '«^-^
ettìkto colà alcuna quantunque minima fuori.c contra gl'or Jini,e Ihtuci della Città,
ma tutto quello di che la Città era ingiultaméce calunniata, non rigu irdaua ad altro
fine come habbiamo detto » che a mantenerfi nella prclcntc libertà, e dopo hauer dee
D te alquante parole, così (bggiugne . Le quali tutte cole habbiamo voluto dire qui co
(omma verità per informaziccedc foititicri, acciò the non credjoo a gh inorici chs
male informati, ou:ro con mente pcrueifa calunniano & opprimono la verità . Co-
mupque iecolè fillieno : nonccs» preltoeg'i vici dall' vficio del ^nfalonerato, che a
5. diGennaio dell'anno 15P fu da Xdilibrrtàepacc,elctroj>rr vno de j Cera,
incflari, i quali per conto delia guerra . & alTcdi i della lor patria aaueuano intorno a
que maneggi tutta quella piena autorità , eh* haueua , ò porca h^uerc tutto il magU
aitato infiemc . E morto a 2 j . del detto mefc Alcliandro Baldouinetti , i| quale era
vno dei già detti X di libertà, e pace, fu in quello fcambio eletto Franctfco. Son pa
rea che la fua patriafipotcflc (àtiare di hanorarlo, perch:; fu a 1 j di maggio nel coni! ^
£ gliodcgliSocreatopetCommcnarioGencralc di Volterra. Fùa i^ di Luglio elee-
todinuouodaX uommelTsi! io Generale per conto de/la detta guerra, e così a 5 di
Agorto dal configlio degli 80. con tre iltri compagni cittadini di granJe autorità.
Ma incominciandoli a tiattar dciraccoido, fra Xli Cittadini che furono maiati per
ibtchi ali*e(ercito de n imici, vno f j il Carducci i quali conlcgnati a Rofcuno a Gio
uambatilla Sauello, a j. dilcctembit furorio ricondotti a Fi:cozc, e cofègnati al Bar-
gello; onde conuennc Fraoccfco liberarficomellaticodefoldati con pagar la Iona
ma di 7 50 fiorini. Liberatala Città dallafledio, epartitiifòldati dice il Giouio .0 ''^**
che il Carducci , perche cilcndoikatoincorotto d'auarizia, non hauea rubata nulU
fici Tuo sócìo > pa vaa certa occcisicà era lucuuio ìq f uenzc : percioch: egli alpir<^ •
uà a va
loS D E L L A F A M I G L 1 A
m a vn groffo goucrno di qaclU Gittà-, il qaalc per antica vsaza G (oleua dare a qii:l- ^
Iiche erano ttatiGonf.,cconroU. talché cooqueiiafperanzacjucllehuomochcpef
altro era acutiflìmo e molto aleuto , rdoccaracntc corrompendolo l'animo fuo, s'm-
gannaua da (è i^cHo ^ e (ì crcdcua» che l'azioni del Tuo Gonfaloncrato non fi douelTe.
IO mettere al giudicio dei XII huomini . così fatte fono le parole del Giouio , ilqualc
^' par che moiln non hauerfaputo, che gncg'ileraitato eletto CommclTario di Vol-
terra dalla Rep. ma la fomma di tutto ciò li è, che egli efleodo chiamato da XII,e pj •
tendo fuggirli volle comparire, & inquidìocomc huomo,il quale hauefle commetfo
tallo contrala Rep. l'vltimo giorno d Ottobre del mcdelìmo anno i 5^ 50, fu per or-
dine di quelli della balìa co cinque altri Cittadini decapitato. ReiUrono di Fiacelco.e
di Madalena Alberti fua donna dua figlioli mafchi e tre femiiiinc,delle quali fcmmi *
, re oltre la maritata come dicemmo neirulcfla caia Carducci; l'vna di PaoloCerreta-
"'^'* lìijel'altradi Piero Orlandi fu moglie. Niccolò il quale fu marito di Lucretii BsnJa
tendi, la quale hoggi di viue.e dì Iciebbe quattro Hgliuoh mafchi^che (ì veggo nell'ai
bero , Franccfco, Antonio. Giou^mbatiila e Alberto , de quali Antonio è morto : dti
lòmolra fatica in andar mettendo iniìcmcgl'hucniini della cala {uà e fu buona ca-
gione oltre certe memorie accozzate prima intorno à cento anni , che fcne da pDtu
to formar q jclf o Albero , dunque e tempo che noi r torniamo à Piero l'vltm.o tìg't-
uolo di Gic: hauenJoci fèibato a parlar nei hi^e del primo .
"DiTierOt e Jejuoi Succfjìori.
c
TiVi»
PCco habbiamo a dire di tutto qucfto ramo . Fu con tutto ciò Pif ro de SS.l'anno
ì 4 4. 1 : Hcbbe per moglie Smeralda Spinelli.e di lei ingenerò due figliuoli Agno-
tuìgt Io, e Luigi . Luigi ne hcbbc otro, de quali tre fecero (ùccelsionc. Di coltoro Smeral-
r^amo tn j^^gpag^jjo aaiarono in Oilunìi, Città del Regno di Na p.polh nella prouincia di
terra d'otianto. ouc ammogliatoli hcbbcro figliuoli , nipoti , e pronipoti, Se cin pie
hoggi la lor j rcgcnie,mà di cui poco harcmmo che dire, aliro fuor di quelIo,chc per
lo medcfimo albero fi può vedere. Piero l'altro dei 3 , il quale rellò in Fiiézc tolfe pcr^
ir.cglic Maria Bucclli : quella famiglia, la qual hoggi, per quello che io ibmo, è fpen-
ta, hcbbc fi^xì» il che a pochilbime famiglie di Firsn :e è auue.i jto, 1 4 Gonblonien di
Gmlhtia . Hot quella fua donna.olrrc i figliuoli malchi con lode di fecondità gli par
tori 4 figliuole femmine , le quali contra il cattiuo vlò de notiti tempi , che per l'ac-
crekimcnto irgordo , chehan fatto le doti , fi colluma lòtto titolo di religione di'
condannarla a perpetua caicere, tutte 4. fur maritate. Smeralda a Bernardo Corfini,'
ì ilippa a iilippo BcncljCofa ad Alfonio Sapiti,e Lucretia a Bartolommco Frelcobal
lu'm ^^ ' ^^ hgliuoli male hi Luigi trouandofi in Francia ( come dicemmo capita no a La -
bigli per lo Vcfcouo di Santcs , fu prclèntc alla morte dcllV mbalciaJor Bald^flarri
Carli ^^° parente, e Carlo di Goilanza Aitouiti , come chehaucffehauuto cinque figliuoli
malthi, tutti lu fuor che G'ouanni fon morti . t tale è del Vecchio Piero la pollerua £
in Firenze a quello Gio: ridotta, ma allarg-icafi , e dilleiali in Oiliimi in piuperionc •
onde èda parlar di Filippo.
Del ^onf: Filippo e de fuoi fuccefjori ,
DI filippo vediamo vita per più di 70 anni.Fu due volte de Signori l'ano 1 407,
e I o, e due volte Gonh ai giulliiia Tanno 1 4 1 7,e 1 9. ma prima eh > àcx G Jiitju
iunerati ragior.iamo,btne è che noi diciamo quel che appanfce per bolla il Gì ju Ami
XXiil.iìCi primo auno del Tuo Poatchcato, li come li Vcdic anche del p idre, mi qo*
iUinpiu
©E CARDVCCi: 209
A (binpiÙBotabilfomma, cioè lui cficre flato creditore della Camera Apo.QoIica cJi
fiorini diccimilaottoccnto di camcra:nclla guai bolla data in Bologna X. kal. aor. cO
manda , il Pontefice à Iacopo del Bene, & à Francefco Bofcoli Tuoi depofitari, che il v
paghino . I quali denari dice egli; animo rehabcndi ciuldcra Camere nomine dilttlo
filio nobili viro Braccio de Fortebraccijs Domiccilo Pcrufino nónuilarum Gsntìum
aimigcrarum pronobis, & Romana ecclcfia Capitane© prò ipfius,& ipìarumg-^ouu
ftipendijs (óluit integre cum cfFcdu . Fu il primo gonfa.'onerato (uo per lo tempo
della pede lagriracuole alla Rep. onde è Icritto nella mia hiiloria p così ; mi part co- ^^,
larmcntc nei ftguentsGonfaioncrato di Filippo Carducci morirono due ckSignoru^
q'jattro Gonfalonieri di compagnie , e quattro di dodici buoai huorrjini , nel quii
g tempo è fi racconta ancora elìèr morto nel Friuli Papa Gregorio XII. Fclicillìnno al-
l'incontro fu li fecondo Gonfalonerato : onde à me non riccrefcc porre in que
Ilo luogo tutto quello, che diluì mitrouo hauercfcriitoalfuoIuogOq. Piibhcof- ^- '^ "*
ù poi la concordia tra le due chicfc il fèllo giorno di luglio cfTcndo Gon£ di Grailitia
Filippo Carducci la ieconda volta hauendo i Greci accófentito a quelle (enteazs che
intorno detti articoli erano decilc già da latini così della procersionedellOjSpiriro si-
to dal padrcjc dal hghuo!o,coms dal Purgatorio, della confccratione m azimo»e fer-
mentatoj e delia preiiiinenza dei Romano Pontefice . La cerimonia di quella folen^.
nita fa tale, eh? dopo cantata la mclTa dal Papa fallerò fòpra vn gran pergamo pollo
nel mezzo dell! chitfa con frequenza grandi/sima di popolo il Cardinal Celarìao, e
Q vn prelato Greco , di cui non ritrouo il nome . hauendo in mano vna lung;i cartape-
cora; in due ccicnnc diu.fa dall' vna delle quali in fèrmone latino, e dall'altra in Gre*
co erano i ca pi di deità concordia feristi , e recitata la latina dal Ccfanno, e quella da
Latini, e da Greci con lietifsime e alt ilsimc voci approuata, così fu parimente appro-
uata la Greca da amendue le nationi finita che fu di leggere dal prelato Greco . Del
qua! atto quattro notai Romani , e quattro Greci ne furon rogati . Ma fopratuito
hcbbe cura la Rep. di fcrbarc memoria in lettere fculpite in marmo , il quale allato
alla porta della fagreftia maggiore di Santa Maria dei Fiore , fi come hoggi vediamo
fu collocato. L'imperadorccflèndo dimorato poi molti dì in Firenze, fi partì fi-
naimentc della Città molto bene lòdisfatto di tutta la Rep. 216. d'agolìo, hauendq
D per legno d'honore. Ci come dice il Cambi fatto Conte di Palazzo il Gonf; Carducci:
e Icuato la metà di tutti i paflàggi ì e gabelle,che i Fiorentini fóleuano pagare in Co-
ilantinopoli* & in tutto il rimanente del fuo Imperio, per conto delle lor mercanzie •
Concedette , e donò ancora alla detta natione Vna abitazione , che anticamente fole
u*no hauerc i Pifàni per lo Conlòlo loro in Conflantinopoli , quando cflcndo in pie
la lor libertà in quelle parti nauigauano , & altre gratie , e fauori dilpensò a Signori
Pr.'cii in ricompenfà degli honori riceuuti da loro . Hora hcbbe Filippo di Lifà Ben- 1
Ci luadocna tre figliuoli mafchi,etrefemminej/equalifei voltcficógmnlcroin ma«
tnn^onio, Fipfa 3 Giouani Vmiani,c poi a Donato Adimari.Caterina a Piero Bófi, e
poi à Tomm£fò Barbadori , & Agnola à Landò Albizi , e pofcia a Simone Acciaiuoli
£ (1 maritarono . De i mafchi Andrea fu de Signori l'anno 1 405 , e 5'o. eccmc che ha- Andrea
ucdehaumto per donna Tita del Roflb,per quello che 10 mi fappia,nó recarono dijlui '^^ ^y "'^'
fighuoli.Francelco primogenito ilqual nacque l'anno 140 1 ili congiunlè in matrimo
Ilio eco Bartclcmmea Bikheti , eie ben non lalciò figliuoli mafchi , egli hebbe delle
femmine Brigida moglie di Fiancclco Caualcanti , e Lionarda di Jacopo Cocchi
Dofiati . Colici e fèppciliu in Santa Croce & ha ncllafua fcpoltura qucfte parole .
lACQBO
Vio D E L L A F A M 1 G L 1 A
A
D. S.
lACOBO COCCHO VIRO PROBO ET GIVI DE REIP: BENEMERITO
UONARDA CARDVCCIA VXORI GRATlSSiMAE.
MARITO SVAVISSIMO SIBIQ.;
FACIVNDVM CVRAVIT. OBilT ANNO M. CCCCLXXIX
Di£ XXVIIII. IVLll.
Giouanni Taltro figliuolo di Filippo godè jI priorato due volte l'anno i ^2 f ; e^ 7, e
la tua moglie fccondillima AndrcaoU da Ricaloli il partorì dieci tìgimoli mafchi, Fra
celco vno di efl) tu Caualierc Gierolchmitano, Se hcbbe cerne dicono quelli della ca- B
fa . commenda in Brindifi , cetre (e cutik t^irjgha tede htaln-cnte tirata in quelle
due piouincie di terra d'Otranto, e Bari. Ocgii altri ncuc,duv loh laiciarono fuccef
lori . Andrea il cui ramo e difcendenza è m Bau, e B<ìicc1oìiutìco, 1 cui poiien lonoia
Firenze & ia Roma . Diremo dunque brcuemcRte alcune poche cofc de! ramo ài Ba
ri , pur che diciamo primia ancor cuciìo : che andò anch^- in cuc! raeie Filippo , vno
degli altri dieci hatelli,& ancor egli ccn donna del pack lì có-^iuaicprcia per mogHc
Sibilla Chmriam da Giouinazzo , fé ben non haucfle di lei lalciato tigimoh ,
iy Andrea, onde cpon quelli ci; Buri.
c
f A Ndrca andato dunque in Bari, e Quìin con vn'alrrn de Chiuri^ni detta Gaarnel-
j\ la della medcfim.aCjtty diG:cr>u?r:2zo , t, ferie icrelia della moglie di Filippo
amroooliatofi in Bau fi rcilò , e con felice ventura piantò quim vna 'colonia de Car-
ducci Tnon degna punto d'cflcr di{pic2i?.ta . tHcrdo in temporali , e Ipintush facol-
'^ndrfa j^^ e dignità a0riiccr-ucnic:ntemer.ìe;?.!lsrg^.-.. fi. Egli fu Signor di Gagliano, il qual
Signor di j ' ^ j^^^- ^^ Andrea vnico fuo fig saclc,il qusle diuenuto gis huomo di quel pac
TmoToL fe^c condcnnadiquelpae{ic^n;.i.uutclì y.c:ò tre fighuoii. Andrea, Bartolommeo,
yneo ^ha g^ pgolo . Baitolcm.meo fu h'iovno di Cai t ia , &: hcbbe beninci con titolo di Abbasc
*^ in Lecce , e in Bari, Andrea, 3 i aolo corn- tonofciud > e cari à Sigiimoodo Rè di Po
TaolT Ionia maritodeìla Rema Bona , Uqu-Ac era ancor DuchiiTi di Bari.Gttennero da It'i O
in fegnod'honorc TAqmia ivilegnade P e di Po!onij,ecieii vuo,edcii altro vJuepro
ecnie . Conobbi 10 PaclobtHo , & horcir^co vecchio in Bari troiiandoG mio padre
in quella Citta a (cruigi dtlla Reina Bona. Il qurJ ì^aolo, e per lo numero de figliuo-
li e per la nobiltà de luci maggiori, e però che era molto bcn*«giato de beni delia tot
tuna, pcfledendockìe molti ben» burgcnbtici, Montcmefula : era riputato pcc
Trancefco ^jjq de fcUci hucmuu della fua pAttia in quel tempo . Di fette Hgiiuoli ma(chi,che
yefc. dellj. , hcbbe, Ft^.ncefco fu Vcfcouo della Cidogna . e Prorpero Abate di S. Chirico ni
Trofmo Abruzzi . gli al«i '" ^^^or ch^ vno tutti parimente lì ammcgharcno . E di Lodouico
^bate ci gjgnor di Montemefola viuono figliuoli e nipoti : e di Cola marta viuon figliuoli , e
s. Chirico ^^^^xxtTiàx ttoo folo hanno abbracciato delle famighe nob)ii ''di quella .proumcia :
s'imorài jna fi tono anche congiunti m matrimionio con la nobiltà Napolejana. Ora diremo
' ""^' del ramo, che di Firenze non ii partì cioè di Bartolommco .
T>i bartolommco , e de fuoi fuccejfori ,
BArtoIommco fu de Signori l'anno 148^, & hcbbe per moglie Locrctia Gaetam'»
la quale gli fece cinque figliuoli makhi, Giouanni, Franccico, Dionigi, Filippo,
6c Andita . Quello Aodrea fi rende monaco , e chiamato Dou Atto fu prefidcaic di
Vallombiola,
nttnie
fja
© E e A R D V e e I. tu
^ Vallombrofà • Dionigi fi raorì (cnza menar moglie . Tutti gli altri tre hebber moglie
e figliuoli , Giouanni di Beatrice Cigliamochi hcbbe Giouanni . Franccfco accoppia-
tofi con Goftanza Crefci fu padre di tre figliuoli di Vincenzio, di Dionigi , e di Bar.
tolommeo . Vincenzio tolta per moglie Gineura Anfèlmi mori (cnza' (ùcccisione t
Dionigi accomp^gnatod con Maria Arrigucci , itjualiamcDdiic hoggi viuunocon
fama di bontà di collumi^c d'integrità di vita,han prodotto infino a quett'hora lectc
figliuoli mafchi , de quali in fuor clic i due vltimi Bartoloromei , nel nome de Qua!i
voleua egli fu^itar la memoria del fratello , e dcH'auolc ì tutu i cinque viuono , Fri-
celco, Filippo, Vincenzio» Giulio, &Ottauio,cflcndorottauoiig!mo!o.B<ir<olom
meo fu Gaualjcfc Gierofolimitano , intcrucnne nciraflsdio di Malta , cue fu creato ^■''^"^^°'^'^-
B Capitano Generale dcU'arttglieria della fortezza^ & foladi S. Michele, & efercitò 7ule^ai**
quel carico prudentemente, infin che egli non fu mandato al (occor(ò di Sant'Ermo, M^^lta
dairvcciìione del qual prefidio camparo egli iniìcme col Caualierc Guadagni, e col
Caualiere Lanfreducci Pi(ano fu tatto fchiauo da Turchi non per vmanità (come di-
ce l'i^driano') ma per auaiiziaauanzatiallacrudeità de nimici. Ricattatoli , e man- yj/^ ,g
dato finalmente in Roma dalla fu^ religione p^r Riceuttore, noneflèndo ancora al
cuarantciìmo anno della fua età peruenuto,fu da impoituna morte tolto dal mondo.
Annibale Tuo fratel cugino gli fece honoreuol (^;pcis:ura nella Mincrua, nella quale
lònqueite parole,
C D. O, M.
F. BARTOLOMEO CARDVGIO FIORENTINO
MILITIE .S. IOaNNIS HY£.
DOMI VIRTVTt £T GÈNERIS NOBILITATE CLARO
QVI CVM SAePE IMBBLLO STRENJVE se GESSISSEr
MOX OVM HOMAE NEGOTKS R. P.
AEQViTVM HYE OPERAM NAVARET
IMAITRA MORTE PROEREPTVS EST
D VlXiT ANNOS XXXIX
OBHT XXIX IVNJI M. O. LXXVIII
ANIBAL GARDVCIV5 FRATRl PATRVELI
POSVIT.
Filippo di cui refta adire de figliuoli di Bartoicmmco certa cofà è, che egli hebbe per
inoglieGoftanza Vbaldini: liqualcaprtocafa in Roma.quiui ha piantato l'altra pie
cola Coicnia de Carducci, onde i parentadi de i (uoi figliuoli fono tatti ibti fatti con
la nobiltà Romana, le due femm!neGiulia,eLaura,l'vnaaFabio,eraltraaGeroni-
mo amendue Orfmi fon maritate & il mafchio Anibale , Laura de Caualieri toliè per
moglie . Hcbbe Filippo primachefaceflè Anibale vn'alticfigliuolodcttoAfelTan-
*■ dro,il quale mortofi fanciullo, e da lui teneramente pianto con piccola fperanza ia
quel tempo d'hauere più figliuoli, ncllaChielà di S. Giouanni de Fiorentini a Roma
fu (èppellito, Anibale il quale ha hauuto infino a queft ora due figliuoli mafchi Fraa
celco, e Girolamo interucn ne nella (ìia giouanezza , come che hoggi vecchio non iìa,
nella Impiefa di Tunizi,dffidero(òdila(ciarafuoidilccndentillimolodi virtù , ha
me richiedo che io debba ragunarifuccefsi della cala iua, il che fi è fatto con quelli
Schiettezza , e fincerità, che ciascuno ha potuto vedere: dimando come moki faui
huomioi ilimaQo che iifar doco altrui , che le ior azioni doo habbiaoo a ibr celate ,
polTa elitre
2T1 DELLAFAMIGLIA
poflacflere per ciascuno così vn freno a vitij, come vn continuo « cpungcntifii- A
ifijno (prone alle virtù. Qucfto so bcn'io certo, e dicolo (ènza rofforc alcuno,
poiciìc non mi reco a vergogna di dire il vero: clic dopo che io in quelle fati»-
che occupai iauimo , molti fi fon pofti a far (cpoiturc, e cappelle. &
ifcrizioni per honorar la memoria de loro maggiori & altre lìmi.
gliarti opere honorate.che (ècza quefìoltimolo non ha»
jrcbbon fatte . le quali opere ,fc opere virtuoic intera-
pjcnte non fono , potendo ancor elle trar origi-
fie d'ambizione ; non è perciò ciie co si
QOQ fia conforto alla virtù la iperaa
za della lode . come ritegno »
dell'opere (celeratc è la
tema del bia—
(imo . ^
IL FINE
-r».'
TAVOLA
Delle Famiglie clefcritte,&norninatcih quefla pri-
ma parce, & le defcritxcfon cjuelle con
IMff
r (>; A"^^] B ATI fi. migUa: ' '^ * V. ' • '' ■^l^.r. deWAmorotto à^o.e,
lip^'.ì^'^ f^cciaìuoàei^iitJè^.'éttfr.T i^fp, ArjéiidA^34l^ga.Piero8i.t inp.do
\:J$^?_^1^ a. Puro i^.a J9y .d^oo.c.Rulr. r- /trj^uiotti conforti degli AaiAuioti i^9.h
to i3^c.Mji1rctliaStttXtore 32.y. Ati'^ELMIfamigltai^tllftra 19^.
B.rnardò €af^4,lÌ€XèpiJiST>onstotauAH, diU'Atttelia 104. e LAmbeTìat Jf*;<f LtO"
i,9- -^-nies. al Conte dtVirtìt' i6j .e. nArd§ •-- <'ii4.r
', v^'lgnola tS't^'df.^.innci^e *''^^^\^''i99.'d, AJiUf^rt A»tom& 9. d. ^ff.dl^ifaclio 109 1
JcqùaniHc'&^io/Franc Diiet aAtrìig^d^ i*. Ludmca Vefcom di t^tsloié 1 4 jp ^
Miwari 58. d,, 'f^.c. F//ippo n6. e:m, B.to Apft%m licopo qaàrtoSigJt "Piombim iào.c
nkccorfonLe.nt.Tediuds.ctSS'à. Iddopa-v. I if r.
A^idreaiSAe-Dj^ató '^^'^^ "•^iopj. Aqwht ^.6.74
>i^gólantt 'iAltjJàndro' ^^tij.b^ Ard(agke^i%i7. aPierO: C^té'n!^ io*.*
ii^UgugltQnem.B^M^ ' ■**^^'*^^ ii rf' 1 Tè. Anoflt'Frdnctj/^o ■< ' ' ^4./
ii:^lkmannt too e Luigi 1 7. i t ^ì^- h^Ù- "AJ^fGHfféf^iglis C5* àlùtr» no.
^ èft^qió^d ^ \' 'x^fyd i^rrt^ucaiSS.d tu.4
Jì!Ùr/nti}''Freinàfil> ^, '^ '"'^ "^^ '^'^^ f ^.V ' "v^w^S o.e m. Rtétem K/c.itA^e^r^f ji 4 i ♦ /
^lùermiéiuiio ' ^^^U^"^^ v^t.^vv^Mufi^/»^, 'd'^uok^lfoffo barche/e delV*ih 7 iS^ J
" ù Daffv 6 o 4 AÌtoht4nco yr.c Lódpui' delk O -(^</f^ t o \ , è
* coCAUx'iète9SÀGiìtécfiso.d.ral3fto:' •*-* Bagitoni ^^^c
\\4.0.eì^»po^CAUal i/Ì.dÀgnciloi%'^.h Biglioni /^\ d. /^^.^Findolf» \C6iC
d^tB0^t amigli Ay,(<^.àtber(i^ * i. BAgnefiFrAnitfioGonfdonitri' ^ ^'i^lt
ùtìlóhxAniiim Cfo. BdtiHà'n^ e Sàue- BAfdittt'BAco» ' '^o h
froi ^ 106,4 Bildoiéin^tti i,06.à Aìejfàndr^ ^O^.d
Jl(^mdrleon/òrpi:^IiM^ "BAldoutni • -^ '"^ 7Q,</
\o 9. dS^^ftalom» i, 00^^ Niccolò 1 o j.r BAndtni 1 ^ 8. e 'BernÀth j, <^^ (?MÌ;0 (?««»-
Giù. 'Antohia. ' V' "^ ' '/- „ldj).^ ualierè '^ ^^ ''^ •" '^ '- 'Jf.'»
.-Jiyiir mAcIìròNjc(o(ot'eohf^9 1 <J 8.</ r 7 i e Bdrb Adori i i o. e Alejfàiìdrik tt\ h T»m*
Ay.oiij''^^fl\SSi^Atiài^C:ddR^'t\9'i ' wrt/S * toj. <^
•ìtftV''"'^ --^rv \f. b da Barètam Conte Albi rigc '113.^
.Ìltòyu^6,eft9:.d'ìff.€Ì^zJt'i.o^.c-xo8, ìàCdti.ngoU^ili.bfiMdttA CAua&trt
^ dàitauuno 9. 4 FtaHc^U i j. ^ "SWa ' y i'. ^ Lorent^ '/ 4- ' Bartolomeo 1 1 j.
*? alt. r Lu(he.'to , Wé 4 hndreàììiib* Carlo 1 «4. # J». C/*-
jimàuo^'FtM.^ ^•^^:^-^^./|à^V ''V-- '^'^^"'^■'- ' v...Of.o ^g,.^
^^ìdeth, ÙtHhe^tucei^^'^'^ '-'ift'h 'Bironcelliiot.c^itniSyéuTémmAfi^f
jyMANNcATl'FinoleJtMM^J. 'tBaroncello "5*
^^ T A V O t A
Birtotmtt4f.t. ^^ , fty^if BsficlU aoS.f.
;.Vc4»«^r : > ; .01.Gnir<- •x»'»^ UyF4ltc(mfiftidfCém!litrì é^.c.
dt Ila BeH-n Giano l%o,h, Buonàmici iJiJ.r.
Bdmctont MArttn» fi, b. Buone Imontt s . d. */. L^o.c.69. e /? «.
•Scv/r^r 45.4. ^, Tt^hiato 9, rf. Z4wo/'i i 7. «. « 3 ^ .^,
Brnu 7 j. f. F.///>;« 30%, d. 109. d, Bumdtlmonte % •. e. 69. d. 3t/jtai :o
ì Btìiausniizo^. e. Btrtoh G<mf. i<. r. 77. <» FfAnccfco, ^ tAndrea anlur
Micene ^n e. fac^po 1 09. 4L $ j .*.iAltf andrò I » 4Ì M,Niccoro [B^J.^
tit i Bt;mn > Nticalh CiU4Ì.9ì^?tero iS^d, del 3uonoMaftctto da cosìm iManao •. J '
7itnintm'h log-k ^Buonjignort Ciont C.J.
.■.7ìtmfint*n.Ut<colo 'MVfJ~^3. <r. BuanfaHeim Étmitenni s i.f^.
''\Rentf t^^.C' i$9'b- Bufai So, f zoo. d^Torftmd/ó yS.c.
Birtfdi X 00, e^BuondccorJi t,b, , , . ^
^ Barn tt(^,d, ^^ Cambi ditUyU del Cocomero loA
/ 5 /wr^' « G . ot^mtu * .,., , ,vl.O - . a. Cambi di via magato -< o. r.ntipoleone i O j ^
t ^,«^« ioi^/. {^AM^llMTOTq'VNi J^mtgha, gT
\ ^y?/>i?}-i I pò, b, ì.tp. ^Mirmtrdo i S >.4. f 4W^/ Mercanti : j^^^ fr. r,
. . Framo. .^::-- \^sh;Tf,i\^W^yp>*^''^' Cambini ^ ^ , „ ^ ., .^ . I^A^
^ ,Bisdomtni i .Sgc .iv.' 7?'^- CamoianiN'^feri 148.'*'-
', . ^sdommi tArétmi - - ^ ,7 . ; 1 4-4.?. Campioni da Centi BnUgnefe l>en Rajfael ^
\ J^^ccacct Clamarmi 6.J, Z,d.ttiJ;. i iS ■(. lo Priore generxle de QAnon.KegoUrt 8 J i
Bc'narli Giou\nm y ^. e. %.d. Cananei , \- . xo^.b»
\ Bmctam : _. ^:^> fifd A0CEILIBKI famigli a yt^s' albero ^(:>'
^ Bonfil^berto del quj naffetl ^'tponodi Cawgiam iO^.e,^ 1 lo.c i i7.4./48 ^.'^^*«-
i . : Btftcrs 1 j^. e-. ?<é^.r<i >^ . , >„^#.f(, -, ^ »/<?//« I i.f. Bernardo , (^ Francefc»
\^ 'Xprdom et. a. i 5 a, c. Gherarda i li^, faualteri sj ,. a,^ Aptorno dalqttale nafie
i «35. rf. V..... v;."- . ^J^'^^'f'J'mi^é'^.. ^■.w.^^'^'":.
V Bo.ghtm Vmcentio 74. ^. ,., . , , ^ a- r . ^^d/'/'w/ X O/»» ^- T'^'*<^ '• ^' ' *'^ f '^w^^'*'*
.«B^r(»MV r. .^ r. ■: CT ' »3^.f. ,, Caual. xud Cappone ì 3- f-Gino Corn-
V . ^(i/c.^/' Pt€tropaoìu\òi,b. Fra»f.^2.psa, mejfario à fi/a ; 4.^.'^. Niccolò éS.a.
. .BBJtictri tMy^tf,^. -i .e .; , ^-r ;v.>,-<,v^v;>f- 1 04 ^ ' 08. <". U*. '^ »i 3- i^r *« /•<"•
V Boftw^ari ;,^ 49 r. ^ „ ^lf}nfo'j(>*b, 'Bacctif » O* Ale/andro
i Boif.enllt ^^;i Vi\ Mio'^^;»>vVtfei^-^\^' i taualieri^^.aAgonmoioUJt.GiroU
rr-.^'Biifire.iit. 1 -^.t I <i '. V ♦ À .0 1 -. T \<V Off» 9not\t. e Neri fa compagnia a (arÌ9
->. BrAcavlw>C~iil'BnccioyiZ,itNicco^CZ>b* s ottauoi}<}»aQottt ,,^ --v^. 48 J.ft.
,•: a/c/la '^■dm4.JÌ4z'*bi<*: Pier». . iSr.a, Capocci France/c$ .. " '.. Ì«. ^'
•^BK<(fìeiolt^fJ^iié(gh>cau^fifr f ff.a. (apon/àcchi ^h!^^,.^v, tj^-c,
t ,4t^ref7naGualtert'Ducad'Atheneyy.b, Catranica Agmlt ,^^'d»
^ B;o»f;^-fii^j^;^drA T ■} i , , 148..*. CaracciobTrincif^JiMtfàii* d, Ciam*
% !^rìieilcfchi Filippo ^y.d.fl.f^^^Btnpni.e -,. .(berlamo^ :.\,^^_^,; .. , , ii.r.
T A^ V O L A
Cdrfte/eechi'Pter0 Gonf. tf-, d'. Bfrndre/» M «digitane iti. e Conte BaftJìttù tf *>,'
74 e. ^arù» lOj, i. Lorenzi ii6.^. i. Conte Gnidn da bi^m nj.h,
do. xo^.b. Centi di M^n^one j . dC 7 7-^.
deiCaro/ó^ : .^ ,i j8.e. Qontt di Pumormo 744. e.
Carrafììj^it'à^Antomò (Cardinale ly. ù. Contt'iaTiene 131.^
da Carrara Francejco fign. di Tadnua CmtrarijNiccoloy^ lAmbrogia óa.f.
iS J'd. /8 6^. e. Qorbinelli "j i.b> Tommajo 1 1 6. </.
del garretto Lics^ro Murchefe i is^a, QorbiK} Pitto pt. e. Niccolò 9*. d. te 6. e.
dtllaCaJà i 00. è, JntQm& to^.d. QorftGto. it.e.Gonf, lop.b.
. Casfi ■ i 90! A. Qorftnt 1 7 > .cJ*iero£/irdtnalt .3 /.<t Filippo
CaiiellamFranecfc(^Cauiit!. J7. d, ^1, b. Antbas^àGenoua40^atn i rancia i\2,e
CaflracamCaiìmccioyy.cA6o.b.m.^Ame Gherardo 10^. b. 20 £^. e Amerigo Ve fco
figli figni di Lucca, (jrdtPtfi 1^4, d . »o>cit{ìren}^ i6s. d, xÀuXotm, iSjir. A
Qatanfantt Giouanni Ci. e, tfi. b.. f » . '^ Bernafdo^ .? xo?.^.
C<tir//4' rfk N^rni i^ó^c. QomniPaoto^ Conf yo.c.m.Qftucn^ i&y b.
Cattalcabodi Qemon* 1 6 4 <f . . Qre/ci 3\\ .<»
. Cdualcanti i<)8. d. GiM:hmottoS^..c. Pao de Citppis Girolamo tfó.Z
lo66J.Ma;Hardo\oa.b.'^artol.lo'Ì.A. *^
Guido 10^). e Gto. detto a chicchi 17J. T~\ uitéanzjtti Frane. '^j{,tTo//fa/cì:f.<',
e. Giamoz^zp ì i j\.^ 4. Matteo Iol.c. ^^ Dazzi 5 €,
Francefcó 10^. A fDeboLtfarmgltafranT^/è IS..--.
. Caualttrt j 1 1 .</. J[)ffr 7 9 a.
. Cautccmlt Filippo Ambas. al Ré di: Francia da DfA CCETOfamglié^ (^ albero 1.
i\ì..e.BoccACcioiil^mMiOìno\%s.it DON AH famiglia 178..
delCectBartnU IO/, r. ^oui'!^MaYCantorii9 igd^d.
^ Cei Galeotto ^113.4. £
Cellefi iiZ.a.b. T^ rcolam Vincentto V efouo- di Starno 1 a.*
Centellini France/èo lyb, ^d'Efìe Niccolò Marcheje diFerrara 1 ».
Qrchizo.d.^o.c.$ ^ .c.yi.ei^o cd.e.iS i 4 6i. c/i 5. d.Leonelk Marchi f 11. ^
4 A^tr/ 56.^. Mff 0/3 7 \.e.Agnolo j^ì d, AldobrAuimo 3 ;. e. 6 o.é, </. £)«t 4 5 r-
da QriT^r.xo \ yo. e, 103./:» foi^.c, 1^4' a.
Cerretani Taolo > zo g. ^. f
Ct far ani Ù6.d. T^ Abbrivi Stefana jf>.b-
di (^herichino E*rduccio 6 j.c Giou, i 3 o.i/ -» della Fatinola Fiucciot^ C.cuob.
del Chiaro Maueo ì^p.e. ^81. e. 18 * . 4
Chwriani dd Gteuinazif ' tio.b.c, Fagnixo^.c^drtoU^.d.Lionardoitd.n,
CiampoU i^S.d. Farne fi iSf<f,
Cigliatnochi su. a. Federighi iptf.4,
Cmt "iri.f, ijt.e. Ferrantini i8o,€
(^loni Niccobtio jZ.d. Ferrucci 7<s.i".
Cocchi 1 1 C>d. Niccolò G*«/r j8. b. Iacopo Ficini Marftlio ìi.(» 1^3- «•
loj.f. FiefcoLuca i6).d.
Colonneftj6. e, 77. tf. da, Fibcaia 7P r. 9 3- '• <^^*- ^' '^^ ^''^''^^
Compagni Dino covf. * 7 . ^o 11 5 • ^. Antonio 2, 00. r .
( ONUNI famigli a, ^ albero /j8, Firidol/i da Pan^dno Lttcd éub.
Conti Alberti Guido Sig.di S. "Bonello 6. e. FoUt Giouacchuto 7 •• ^»
Conti di Capraix yd. Foraho/chi ^"J-^-
Conti dtCertaldo s d. delForefe%%.c. "5-'^-
Centi Guidi j.d t -^4Ì.i4ji^o i .d. Conte Fortebracci 'bracci» *o 9 <.
Cu.da i « . f. / i é. ^.C(i»<* C«/<A» dà fortmt 'idlducei» » 8 • ^.
^ ^ - ~ ' (A » Frd»*
T A vV
VnncefcWi • • ' 8<?.^<
frefiobaldi'^ernArdo j6,krj6. d.iSo.
d.Francefco is) $. C.Bartolomeo 208. d.
Frupane zAntomo - 66. e.
o ■
G^ddi Niccolo . 1 1 , </. .
Gdetu/n 2. i o t Gio. Canal, dt^tal.
ta^^.a i-02.b,.
Galeram Rìfìoro- -- ^^5^b.
Gaiigai ■ " lyg.r.
Galltizzi Matteo Caual.
S3'C'
Gambacorti Sig. di L^ifa 99- d. Gherardo
3 8 . tìC Giouanm 40. a. Piero 166. e,
della Gherarde/cd Conte" Simone 1 3 2., e..
Gberardi Iacopo i • 3. r.
della GherardmgA 1 44. e.
Chcrardtm 106.4, Ladouko i g s.h
chberti Giouanm .-••..■ 1S9. e.
G hi filli eri Frane. Canonico regolare So.d.e.
Gtachifiotit Gipnondo }w\ .i^ : -^ i» e.
Gucomim Antonio l o 3 . </. lo 4. ^. 1 9 5 jC.
Gurtd'matt 6^.d.
Gian figliagli Rinaldo (^mal 3 4, <■. / tf ^, </.
e. loo.d.Bongtamti (^aual. 9$, a,
GiJinni Aiìore ^6. d, 40. ^.
Gini ''BcKedettc^ ip^.e.
Gtmri I S . J, 8 o. 4 1 0 4. r. Vit,centio (pa-
ttai, jjj. 4. Niccolò. 109. d.Lionardo
1 i i . ?, r<J rnmaja 20 ^.d.
■Kjiotianni 7 1. e.
Gtrolam k 6 8. rt. 'T^faello 1 1 1. f.
del Giudice ito. e,
Giugni ì-jS.c. ciò. 1 00. b. Domenico / 1 6.
^. Bartolomeo Arcmefcoua di Fifa ini
Alberto iì6,d,
di Giunta Filippi^ to^.d.
Giuochi 178. e.
Golii Fran^ilafla raual rj. e.
Gondi iz7 a. i Gj. e. Carlo loo.e.
ConT^ghi GHido , ^ Feltrino Signori di
Mantoua 60. d. / g éT. e,
Gok^rt Antonio 141.^.
Guadagni ì.\i.b. Veri tAmbaf. 3 ^ . f ,1 8 6 .
€. Bernardo 3%. a. Tiero Canal. 9$, a.
Gualdi Conte Lelio / 5 z. ^ .
Qualterotti C^.b.d.x^S.h. zoj,k Ftlip-
pozT^ ,04, b-
Guarini Mario bar medi Mullone 7 <) .a.
Qua/coni Niccolò 62.,g6}^a. PmÌo Canuti
O LA
9$. a. GiouAfchino'\ x S. Ir, Xintfi \4\ il
GuAT^lotri ,. . -V < . ~^8.t.
Gucct J%- d. Jacopo Cattai. fyt.
Guicciardini li 6. e. 20/^.. b. Lui^i 42,. /.
Gonf,\6 7. e. iAgnelo y^.d, 'Ttero io:
b. Jacopo b' i .
GZJlTyAlOTTI famiglia : - j/,.
Guidetti ^o. a. zoj, a Girolamo jy.^-.ù.
GuidettOiC^ Luca C^ual, ^'Ì'A.
Quiducci 2 04. b.
ILarioni •"; ■" 198.^.
^ hcoxonati BerardinOyO'Marcatdio 66 .d.
T (ìAmberti y. ùi\> xf.'ù.
-■— ' di Landò Verginiù ' \ )>i'-'hi^''' jy.c.
Lanfranchi zoo.^ ' .ft .\{* 1 «Ws X04.A
Lan/redtni Giouannì-^i^\ià< ■ 108. </
Lanfreducci " '■-■ 3.11. b
LapiniFruoJino li. e.
La'x^rin.c.d. ^j.a.b. '^latteo t^.d.
5 4- e.s6.a. Obiz^ Ambaf j 7. f.
Lem Matteo ^6- e.
Lem^Francefco ij.c.
L f »!?^(J w FrAncefio Senatore i S'^»
de Libri to^. e,
hioni Ruberto Qenf. 1 3 6.c^
Li/èi 17S.C.
Lotti Gio. paolo 9. a. Bernardo Go»f.ij^,c.
Lattieri 'SMichele xot,b.
della Luna 196. a Franeefco to.d.
Lupo Ramondino . 60. d.
M
'\JiAccbiauell1y7.b. 13 7. b Taolo Gonf.
^ * ìj.d, Girolamo 41. d. Niccolò 7 7.
dTotton^. a, ito.c,
^aci^i 136. e, Zanobi 158.^.
^lacinghi 100. b. Gio, \ $ b.
f%l agaio tti Galeotto 1 2.e.Pilipp&v4m.99> d,
Malafpini Marcheft ili. b. 1^3, b. 1 j o.
d. Marcello f6. a.
Malate ni 4.0. b.91. a. 166. a Malate ila
Sig. di lamini j.a.jj.e. Carlo Sig. di
Tonini j^o.b.Malateila Vnghero 6 1 .b.
Malate fli Fiorentini 19 8. r.
Male^onnelle 196. e. Antonio 128.^
Malefpini<»Alhi%p lèó. e»
^laleueolti Girolamo I4 9 • ^^
Manetti 6. d, Gianno?^ 94.^. iH» d,
Manfredi Gherardo i9 5'd.
/. T ^ A^ TT O^. IT A
Mdngiadori ' ; i >> - i \^6^^, ^ • m 8 tf.e Vedèrig* Óntè^détiófèHt:'' 1 1 4.
Mdìigtomiji.c.Carla - ' l>4.^« MìAontone Braccio ' ' ^ ' ' * - Vv^dt^
■l'Urfiielli 1/9. e. i<i7. ^. Francefi» 117. ^ Mer^Zi'ig. fl6 M^r/o G<«à/.'^*^^^ "'"'j 5.4.
lU'nouiffotzi Niceoih ìsik ^M*^cch(a»ti Iacopo t/é/còào'Jt Chisg--
MurcbeftdJMonfe Oratid "i'45>'. f," -*/^ gt4 * /l -'ly/.^.
' Marftlij Iacopo Got}f'\- ' . -^jì a.'- Nddmì Gio. hati^a '" ^4^.
Mar/ippim Cario i ? 4. f. ife) 3. ^. JiNarfiPiero Gcmraiè'xàF'iohntim yy,c,
' .Marullrt^.a.nj. a^B^'ac^UK^efòéttet di-Lécce-^ MAftF'rl/ppa^X v , .. ^ .;.«.?- l'i js' ?. .• '|_ ^^
p}.Lii-f.. d Antom-tjm\lure^.^\ e.^' Nth mne(ìri; Tommafò Ts<fto^ ■ 'ijT. d.
l^ffaelb : |. v*-^'. '^ • •■ »yì7^ e. ^ N'giili'ieraardo^i.c. BenedettÀoi.A-
^ Marteiim Agmh Gmiai»^'^" -"^ ''• ^^^'yi-^, •■"• ' '-'capo Ambaf. ixj.a ' 13/ -L
Marim ^ '^-^'^ ^ V. •^"" •• > 1 •'* I jr , -t. dt/^m^j. aì^hn^é'G^hpJvò i:%. e.
Mdziettt » ,. V ■• 5 7 e \Ne*om D-ietifAtui-f^) ^5 Udtcìftéj ^:cSDti~
CMAZTLmGmfàmt^A;^^ AbtYo »/. ■ ?- i#'^ni*..;^JV:U'' 'à^.'&|t>'^'ì^/♦r"iy5^:;-
iW^<!i!';« 27, ^. jz.V.4-5^.''ft* 74.c.f8'.t:.8o,, UefcouodfVkèn^e'- > •^^'f -V" 8-^.
rf. 93. l.jA,. a:ioS:ihr^.e:ti9.d. ^'Hi(^oltm'Btagi^\ì-^,i\HÌ^rdf^iM%7. e
1. 1 y^^c. 20 j.'h.Gtouknni elmo fìndoi^^-'^kdi Antonio <).(:. • ^ •'' •' ' '; i"»^.''.
co à piglure flpójpf:^» di Lucca uH. b. ' N9^.Frkm:e/e'àA»iomo Gonj^'--^-^^:^^
Nitcolg 40Ì ù. Vert (^ai*al. 4.0. e. 167.' ^ -^ :, ■ '^Q-J'*v\n' L
^. Orlando Carni. 4 1 . f. Ottauiano 7 5. fl'j* /^^^.Cf '* ^'^'J i"/^./// Bologna 60.^ d.
4. 0r4/w %i,e. Ucopo 107. 4 'braccio ■ ^~^ Oi^Amtt^iet'o' ' - 1 68i^.
; 1 04 ^. GiotMmtdt Bkci^ 7. 4/ ^ej^- Orjim GentUe^j .'e Virginio ìó^.e "Fabuy-,
mo padre delU patria, 3 7. ? 'Confinato c^ Geronimo z\\. d-. Conte dp 'Titigltor'
3 8 , 4. 40. ^. 4 1 . f. I o a. d: 1 24/ ^. ■ no 2b2\ ^. > ' -"^ - • • ■- • -j^ ■ v^ ' ^i - » ' ■
^ ì 5>j. flf'. loo. a. Telerò ilveccfÀo i or4 T^-^g"^ ^Ks/^ Qonf. ■ '>f. C;,
ii-t'^d. izj.ki }^ d.Lof'cnzo dmag. i 7. "*' rf'f/ TaUgioGuido i6 ^.c. Marida 1 i.^a',
fi4i,4./<Ji <?./fJ4.(^. /i 5'.c.U<f.4.i 3 6. delU'^aUa'' " ■ ' "'" l^i^-
' h'Fteroiot.a.\i.j. b-LeoneX. j^3,a. Pidlantt tAntù^io C4Hdl;.\4v: a. iso.a.,
Giulio AfS d.Cardmule 1^0^ «.horen'X^ Palmieri Matte». l}-f.d.,
DucadVrbino i 3.^.4^.4.1^7.4 G/«//4 PancMtuhi 39. e. f-f^d.
noi^s.e. I 07.^. Alejfandro ^6. d. capo- Panciatuhi di Pifloia 5 J.4 /8.b. e.s. 5 %.
dclial^publiea i€7.d.rmr^\o6.dPier a.b.d^.a.èj.d.éS'a.joo. a. 2^3^. a,.
Frana 3 i.e ijx.d. horen^odt Pier Fran Ridolfo Ambaf 5 7. e^Qjo: ^3.c Si.h.
cefo <iAmhaf\2y.d. Gtottanml^è. e. Pancirolt Gerardj i-^'j-d.,
Cofimoeletto Principe dtlj . ann.i io6.d Pandolfìm 7. a ^f.ù. i ^2:d.to2..r [aria.
^enghi Don Matteo^ Ho. e, i3,c.FdtppoAmbaf3^. d. Gtnìinozjo
^ItcheloT^fra Niccolò ij i ,d.
del Milane fé T>on Biagi» ìi.a.
éMinerietti lap0 90. d^ uf. b. tAndrta
tAmbaf i62,d.
Mimati 149. f.
Minacci daVolterrd \ij. e.
■ Monaldi 8 5. e.
dtMoteCrifhfanoCard. diMarfliaiP.b.
daMonteagutaOtto 11$. d. fo\^. c.Gert Cattai. 30. e. Ffancef»-.
da Monte doglia Ri/taìd» H i-b. 4^. e. Antonio, (^ ^affaetift Cattaliert.
ÌAontefeltri omdo Antonia Qrnti d Vrbi- 95-* Pitr9 104. a. Jac^o Gonfur.b.,
■ - - - - - m.GiSL-
Caual. ìoi). b^ J^tpfiippo
iji. e.
Pannolini Samf
i'j.c.
''Pannino Onifiio-
Patitam Ridolfo
Ili..;*,
Pungi
Partigiani ciTolamo
"Pazj^gU Guido Ito
Parzi Q.h.2^ h lOx.d. i 7S.
M6,d.
* 9 7- b..
c.tj9 a. AÌIoU'
jf^ T Ar V V O t A
,.. m.GÌ4fhln9ttoìfì.cpAZSQ»'^ iSi.f. Rfndldtol. d,iì6Ìf'3etto i.c.GìoHann:
ìP/t:^(it f^aUdmoióo, ti. nf,yi;ert0i(s* tauditere 95..*,,
;. y Mafiettoi^iif. tAnàrts,CS^ Baó^^d Rmteri ■ ■ . xoi..c.
ì4.3.if. Manfredi HS'^ KlNVCCl ftmigl'ta 151.
..yjpecort Bernard» ^^ 5\t\s,\'*>^> ' '5- '• Kmuccim T)omeniso wy.d. Iacopo 200. 4.
\ Pecoroni Pter» . ^- *" ^jf.d. RI SALITI famiglia, (^ alùero 77.
v Perini >3.^ T^f^etfiaFrance/co generale dt S,'T)ome»
'PerttZT^ I ? . ^» 1 1 1 . J.Simofte eaual. fy.d* nico i 7 o . (S^.
PitrarchtFrancefeo poeta 'j,a,xy.b. so. a* RondmeUi Alefsadro ^G.d.Gto^haùHa^ ^.
-. .34..C. }6.a* e.Rinaldo 9%.d.Vgolino xoz. a,
;.*P^m»;P<tfrf5.i >5.t^i^-,, li<r. f. T^fptgltofìOrfino 68 J,
.^P'ccardt ^Y^X^^^.^^ •> ^ ^ , T, ^, , 190. f, T{os/idi Parma ^4^. e Tter» isx.b.
' Tteri £ - A . > <ix:>,.^^^-'^o.d. Rosft di Tifloia $7. a Decorino j ^ ^ f 5,
Piero^Aìii((»niff Arcluefc, di FirenT^ 9 j. f . d. ^6 a "^AJchiera 6 e > . ^,
/^; 'P$€tr amala ybertina v^o.d J 4 1 , </. P/r </t/ ~B^(sofra Taoio top. e •Antonio 1 1 ^ .a.
roì^L^c wJi caletto ,,.. US'h' i o 9 1 ^
Pitti 200.C, B.mnaccqrjò^ 4. e, JLtffM 4i.f. da l{oue:^no Benedetto 1 1 •; ■<?.
Gonf.^j^, e 1J4 d.\>;^.b.Gto. battila Ruce/Iat t S. al9S-c,i9$. d. Filppo n d,
108. d. Carlo 116. f. lacqpg: ■.. xoj.4. Anfrtone ix. a,. Talla, ^ m- do. 1 i.i.
diPoggio Gto. Francefco M>'t<* • L^T^rf.-V Bernardo ij.aBrar.atio 6i' d. Q/'atto.
PopoUjchtji^t, i9%\ b.^iero Gonf.^f.e» \ l^j.c.PalU arnbas. alUmneradore ir» 3.
Bartolomeo C^.c. tAgnolo H 5 . <<• '• l^addo eletto [indaco 4 pigliare tip f
P^fàtt *SS'^' /^jfodt Lucca yy,j.
PHCci\/^.e.%o3.b.PMccio$S.y.Gto,32, S
bLmtiioyO' Antonio cauAl. 9ya.'^' ^•Acchettitp-eio.a, jz.e.
^ berto Cardinale , \, 109.4. *^ Saler ni Giulio 149.^
del Puglie fePiero \\\x '^Honaccorfo n^.d Salutati Alamanno ll.b.iAmbas,\2. y,(i.\\j,
P**'ct .\\v;.0 . ifì..b. d. Giouannì ^t. e, Iacopo j^3.b. Ambas,
.^ 9^.d.ì.Q$.d. Girolamo 46, e. Frane»
yaratfjf^. d. t9 ye.tAl<tJfandr(> j ^d 9 S.aBemardo Gof.xo^ a.Autrardoio^
Bernardo 6^. e. Simout 11 6.A d. Filippo I7I. e.VL.e.m Forejè \8y.a.
7^ Cambf i^s.a,
da T^ Abatta '■'Matteo 71. e. ^lichele Salutati 9^0.
i li, d^m. Forejè 113 e. daS. Gimigniano Nello Ambas. 1 6.ei.ìoo.d
T^azjj Don Situanti ìif.b. Sanleoltni Seba Ulano 8 4-.
litcafnli t^.b.^9.e. i 3 7 . 4. 141,^, Sig. da Sanmintato Buron. Capitano de Fior, ss e.
deHaTr appaia i ^f. b.to i.c.iio.a.Agno San/euerini Ferrante Principe di Salerno
io 1 1 .dBindaccio 1 2 e. Iacopo i S.b.fam I9. e. 107. e.
mdo 9f.a-G»a/parrt ny. a,^indo Saniori Giulio Cardinale ty.k
1 42 b. Gtouanm 18 p-f. Safsetti 4.X. d. GaUaT^ 1 00. e,
T^ccardi io.a.T{iccardoi9.d. jy.c. Sa/soli Cri fio/ano Hi. e,
RICCI famiglia^ e> albero 153. Safsolmi m, Ntccotò U^.a,
Ricciardi j 6. a.^j,a.67.c. Boni/àtio tyù.e S apiti Alfonfo toS.d.
dil Riccio 20). C' Sauellt BatiHa Gì. a. Gio. batifla 107. e,
Rjdolfidt ria maggio 4 6. e. Lorenz» Gonf. Sauonarola fu Girolamo 9. e. Ì02. e. 103.4
3 tf . e.99. d. Iacopo 71. b. 'Bartolomeo della Scala Majlim i jt.b 1$ ^,€ Trigna*
Gfif. 3 a.b.Pier» 42. .e. Gto.baitfla Cam. no, O- Gran Cane * 8^. e.
geticrale nella guerra diPifa 44. d. iji. Scali ^^. d. Antonfrancefco 4X.c. Oomeni*
a. tAr/tonto j(^aualiere Ambafcatore U5. co «li. m, Giorgi» I 8 4.^.
éPtir9i6y. e. Vincenzio 103.^. ScArUttt y6,a,
elio
Q
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r T A V O t A
'^'^^•^'^''^ I ? 5.4. 4X.aFrattee/c(>i0i,€ Oonst» loJ. ^.
<^^ SereT^zjMd Témmdp Ij .4, 198.^,
Òergtudt Gutdo Vefiono^dt V^ifcfTA Z9. d, Tornaquinft 1 9 S. ^. 1 9 9 .V, Niccolò 9 4.
Senagh GuchwPti* ^^i>d. e.Bidgi» -• iS^.t*
SerflefimGto(ta,nnif 7,ci. T0rrfg{4m 194. k Lue 4 i/?.^
^;^r?i« Fr^Miefio i <^.. r. 1, f , if, 4 1 , 4 G^/e"» d^lUTofn Frartcefcs 4X <". f ;Zt/y»<? li 6. r.
<t^^o Duca di éMiUn^ xx^^.e Lodouic-» '^Jp' 1 M. ^»
ì 27.' M^d. j^j .4 Qoi^(Vi%o V^i^"^^ ^ Toftnghi Gir, 7 1 , eJFrAmefc^ 7 J • aXorn»
^ e fero ' . -?oi,4 «^/S ic8.f.
SinihaldtyOVcrSigisUlM.j^,d, jtf.iè. '£*'
SGOEmNif^mighii^Alker» w^, dt\ 7 alenano Cecca 14^.4,
Jo/^4»i ,, ^ itf<;. r. ^ ViAlO^lfamglU^ àìhero^i,
Soldamen ■ .'..Zi t^.h Vandemburg QtouAnm i i . f, .
daSomwAia FrAnceJt0 7itff,Ciq.i^a{iUaj da VarAnoT^Mfo 193 e»
O' QiMmiUo caualiat iff^M, Farchi Benedetto jx. 4» loy e,
Soflegnt France/co f f, Vafari Giorgio jù.d. 1 4 8 f.
Spina Pietro cMtlief 9$-^ Vb4dinÌ2j. b,'j%»d, S-#. 4. % 04^ a. ut.
Spinelli S,d. io^,e. xoi. ( d. Marta ^ > . 4.
Spini S coluto 6 3 . f Ghetàfda ri,h i!4,(^ Vh rti ip.c.jo. e. NeroT;^:^ 1 7 8 . r.
Nigi yjb VincentiocauAlitre j 4- e. libertini ixj.b. m. Gitéitferi ijj.* 140.4.
CriilofxnoAmbAfiiàUWi,' Gerì \S\.i Cerretel^ U4'C.
to^.b . ' ' Vccellini 18 1.4.
SqftArcialupi '^Anfredi Wjjb Vt liuti Guido 187. f.
StroT;^^ 2 7 .y, f . 1 3 5 . ^. I ^ j . f. PaIU 37, Findrammi Andfu Amhas. VenetiA*
€. Pm 0 4 5. f . I o 7 . f , 1 j i- ? . Priiorp di no iiS-<*
Capo A 1 9 tf . e. EiMint^cio 6 o aStras;^ Venturi ii.d.i^4.aAÌy.t, Pier fr Ance/co,
"jl.b Marca 91. d»$ederigo IO ^. a Fi O* bonard' QtiéAliert 9 S'^'
li(>po\o&.d. \ji,d,^mbaJ(tAÌorei6y^ VergdUiì Up^o /4. ^»
^.194, b, e, d, Framejto li j . e. Mar-^ VerraZiam Jilejfandro \ ; .b*
itllj 1 « 7. 4 Matter^ljLrd, T{uber4^ Vettori Paolo 4/, e. io; . ^. 1 1 j. b. Puro
tji.e.C aria \ i 5 7. 4. ; w 9. d.fiancefco lij? . <• Ambajs. 1 6 i.b.
Jetia Stufa Antonio j^i,(,PgfocÌHaÌkut.c^ to^, (- douanm *o^c.
r \ t:Z' ^^yghi^'^ / 74. ^^
'i^^^f/ Piero ^V 104. i&, Vf//4 Vigna tAUrobandìno l/i. ^.
r4/'/jri ''" -^.'^w* ' K/i^4»/ G io. Matteo, ^filippo xy.d.
T iffoni Adriana 79. 4. Vijcontiìs 6.d. Gito 18. d. Già. galea^'^o
Tauiani s Td,6 y.éEttorrt Ambod, 5 7 -f . '2)«f4 diéMdan» 3 j </. »;• 4. itfj- ^.
Tebaljuca Giacomino l A ^87:1^. 1 i)3 e GabntìloMAriiSS-e Filippa '■'Ma^
Tedaldt'^ir^lo 7 190-^ r/4. 3 f <^.£:r«4^à, > 8,^.15 7Ì. iS'^.f. ^
i { ìT^ii^àiiiiy ^. clfiirJhtkp ^ ) 'i>8i>I 4/. '^udommBtUé. f; fi (ì( J. . 6. ri' [
"tedici ^é. a' ^ j, a, b. Filippo % ^ ■fJ-'CA. ViffUtiChiappino ^j^.b. 14^. e^tAlefian*
TerberteÙiZaTiS-^ras^.e* ^^G'a/ ' dro \\C. e,
Ttepoh Lorenz^ Doge dirVienttìA Wx.ihi '^lumai.Giouànni^ x o 9. &
Ttm-7^ 6^. d. daVologano filipp» 188.4,
diToUedoDonPiftroVicertdiMapcliyó.c. aaV'J^no Niccolo J7-**
Tonti ISandino j>. * Deftderto éZ, b. ^
Ciò: i'è.d.e, Zanchini Giulio pj»4,Cto.bdi, ìoy.d,
IL FINE.
T
A V? o y ^ T
* Errori di (lampi 4i qualche qualfta, gli altri ii «mettono alUdifcftzionc
eie Lettori.
Xftreria -'y-
£ loroatucaio
MUano
ancor elle
termino'
ancicuita
cktro
Erro re di carte
V'jrtcìidolcnc
olric
fi cundulìccu
vetir J ^>t ^ ..
pochji
fati (.ha
ed-a.olcot
' 7
1 1
li.
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b.
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dal 77. mia
89. d.
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.VVL .tk,^<kft .K.^3
Miftr*
&:daloroaiucaco
Malincs
ancor elleno
termine
anuchicà
clcuo
fncttcndofcne.
oltre
£oca '
taùca
fu molto
nafce l' Areiuefcouod'Ais 151. e. na^e il Ve-
icóuodiBificrs
& Tommàfo nafcc rArciuc(coi,o di E;.iìcrK
ip.e.&c Tomaio na(cc rArciuc/coucd'Aix
la parte de Fiortdm 155.3. lapattedcFtanZwlì
eh e cefi
Rilaldo
(lati egli
parlagio
dolocti
à giudizi 4
ianca '^
fioraci
Ghibertini
ò voluto
141. a.
14 .b.
I j I ì).
I . 1 . b.
I66.b.
ito. e.
i/i.d.
iS^.e.
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Aatt eglino
CJOlc» fi 'ii--'"
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IM.CCCLXXX.104. a..
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PerGio; Donato, e Bernardino Gnjnti^& Compagni
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