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Full text of "Delle famiglie nobili Napoletane"

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3alìn  ^banUì 


IN  THECU5T0DY  OF  TME 

B05TON     PUBLIC   LIBRARY. 


iililili^^ 


I  N     F  I  O  R  E  N  Z  A,  ^■^■ 


i^pprefTo  Giorgio  Mareicotti .  M  D  L  X  X  X  .         ^ 


h\\hWè 


ALLILLVSTRISSIMO 

ET    REVERENDISSIMO   MONS. 

DON     FERDINANDO 

CARDINALE   DE'   MEDICI 

Svo    Signore 

Scipione  Ammirato . 


R  A  N  D  E  &  ringoiare  obligo  ha  V.  S,  Illufìrifs.al  valore 
de  fuoi  maggi  ori ,  poi  che  quello,  che  a  pochifsimi  altri 
principi  Italiani  e  da  molto  tempo  in  qua  auuenuto,  ha 
per  la  grandezza  delle  cofe  fatte  da  loro,à  qualunque  al 
tifsimo  grado  di  gloria  trouata  aperta  la  via.  Ma  vera- 
mente auuengache  gran  cofa  fieno  gli  ihtij  oc  gli  hono 
ri,  oc  le  dignità  hauute,Ó<:  l'imperio,  il  quale  di  prefente 
e  poflèduto  dalla  cafà  de'  Medici  j  nondimeno  niuna  opera ,  niun  titolo ,  ó 
parentado  renderà  ne  futuri  fècoli  tanto  celebre,  Se  tanto  illullre  queita  in- 
clita,(S:  real  progenie,  quanto  il  follecito  ftudio ,  che  infin  dalla  gloriofà,&: 
felice  memoria  di  Cofimo  padre  della  patria  ha  pofto  iempre  mfauonre 
gli  huomini  letterati  :  perciochei  gran  regni  non  iono  eterni  nelle  fami- 
glie, le  noi  come  troppo  teneri  di  noi  ftelsi  non  volefsimo  darci  ad  inten- 
dere, che  quello  haueflèad  efler  più  fortunato  ,c&  più  durabile,  che  non  fu 
quello  de  Perfi,ò  de  Macedoni,©  de  Romani,ò  di  qual  altro  popolo,  ò  prin 
cipe  fia  ftato  gii  grande ,  Se  potente  nel  mondo;  doue  col  fiato  delle  lettere 
nlufcitanviui  fuor  delle  lor  ceneri.  Se  molte  volte  maggior  fiamma  ren- 
dono, come  degh  aridi  legni  auuiene,  che  quando  erano  in  vigore,non  fe- 
cero .  Niuno  e  reftato  già  fa  gran  pezza  del  iangue  de  Cefari ,  ne  d'infiniti 
altri  lignaggi  di  tanti  Imperadori ,  i  quali  dopo  lor  luccedettero  j  non  lor 
palazzi,  non  lor  fepolture,  non  le  grandi  fchiere  de  lor  feruidori,&  corti- 
giani fiveggono,re  non  quanto  de  lor  fatti  ó  buoni,òrei  nell'immarcifcibil 
teforo  delle  lettere  malgrado  della  lunghezza  degli  anni^cS:  defecoli  fi  è  co 
lèruato  .  Et  tanto  tuttauia  fappiamo,che  nel  mondo  cola  alcuna  fi  fia  ope- 
rata,ò  bora  altroue  fi  operi,  quanto  le  lettere  fcdelifs.ambakiatri ci  della  lon 
tananza.  Se  del  Fanti  qu  ita,  tenacifsime  confèruatnci  di  tutte  le  cofe,  che  ac- 
caggiono ,  telfimonio  incorruttibile  del  vero ,  Se  ipecchio  lucidifsimo  del 
tempo  cel rendono  manifefìo  .  Che  faprcm  noi  della  cultura  de  campi , 
dell'architettura,  dell'arte  del  nauigare,  delia  fcienza  militare,  dei  gouerno 
deo-li  flati ,  de  corfi  del  cielo  fenza  i'indullria  de  letterati  huomini  ì  1  quali 


fi  covnc  mancando  eglino,  manca  con  éfrolororvfo  delle  lettere_,cosi  à  ma 
no  a  mano  nideme  con  eflè  non  che  la  pittura ,  la  fcultura,  il  getto,  cS:  liudi, 
Oc  arti  (imi li  vengon  meno,  ma  tutti  quegli  ornamenti  vano  a  rouma ,  clic 
per  lopm  logli on  far  chiare  leprouincie,  hon  orati  i  popoli,  celebrate  l'era, 
oc  in  lomma  bella ,  oc  cara ,  Se  deiìderata  quella  luce  del  mondo  .  Eraro  i 
medcfimi  autori  m  pie,  che  hoggi  fono,  anzi  numero  di  efTo , Oc  degli  fcnc 
ti  loro  molto  maggiore  in  tempo  de  Re  Goti ,  &  de'  Longobardi ,  ma  che 
non  vediam  noi,òv:  di  tenebre  olcuro,  oc  di  fango  brutto.  Se  iozzo ,  Se  lor- 
do ,  Se  horrido  m  quelle  milere ,  Se  difauuenturate  età  per  ÌVfo  fmarrito  di 
elle  buone  lettere  ?   Fieri  Se  grandi  fopra  modo  furono  i  mali,  chericeuet- 
tealjhora  l'Italia ,  furguafh  i  tempi ,  defolate  le  città  ,  confufe  le  famiglie, 
diishonorato  l'imperio,  ma  quella  mileria  di  gran  lunga  trapalsò  tutte  l'al- 
tre, che  con  rhauere  oppreiTò  le  lettere.  Se  coloro ,  che  quelle  efercitauano, 
ci  gualcarono  gli  animi,da  quali  i  tempi,&  le  citta, &  cosi  bello  imperio  era 
Itato  fondato  .   Riempieronci  di  coltumi  barbari,  Se  rozzi.  Se  non  che  crii 
deli,(S(:  viìlani,ma  diuenimmo  deboli,&  dappochi .  Non  ci  rimanendo  la 
memoria  de  noftri  maggiori,  non  ci  rimafe  lo  fhmAolo  d'imitarli ,  ma  delle 
cofe  prefenti  contentandoci,  viuemmo  come  le  belfie  intenti  a  pafcere,cSL  à 
nutrire  il  ventre  .  Il  lolleuarperqueitogli  rcrittori,&  i  letterati  dal  fango, 
i  quali  lenza  l'aiuto  de  principi  non  poilono  come  l'ingegno  fabricarii  la 
buona  fortuna,  perche  eisi  poUàno  poi  Icambieuolmente  dar  luce,d:  fplen 
dorè  à  ciò  che  è  nel  mondo ,  e  opera  la  qual  più  tofto  diuina ,  che  eroica  fi 
può  chiamare.  Giaceua  iènza  alcun  dubbio  in  vna  cieca,c&:  vniuerfalcigno 
ranzaconaolta  l'Italia  non  fon  più  che  fette  età  paflate,  quando m  quella 
che  fegui  appreflo  incominciò  per  opera  di  Cosimo  Padre  Della 
Patria  a  riceuere  ornamento  grandilsimo  dal  lume  delle  lettere  .  Col 
qual  lumie,  fi  come  iorgendo  il  fole,  il  mondo,  che  dianzi  era  ofcuro,  Se  pie 
no  di  tenebre,  incomincia  a  moffrar  le  lue  bellezze,  cosi  tutte  l'arti  miglio- 
ri. Se  le  c|uali  per  coiiantegiuditio  delle  genti  lono  itatein  tutti  i  lecoh  tenu 
te  in  maggior  pregio  tra  mortali,  s'incommciarono  panméteà  difcoprire. 
In  quella  nobile  imprela  nonchecontinuafle,  ma mcolirxO grandilsimo 
.  s'accrebbelacura di  Lorenzo  11  M  agnif  icu  fuonipote.  Onde(&: 
lelettere  Greche,&  le Latine,&  le Tolcaneif tefle  quafi  garreg^iando  infra 
di  loro  per  auanzarfi  con  la  maggioranza  appreflo  colui,  da  cui  erano  fauo 
rite,  facean  tutto  di  moflra  delie  già  tanto  tempo  fiate  nafcofte,cS:  non  inte 
ramente,&  affatto  anchorpalelate  bellezze  loro  .  Quindi  gli  Argiropo- 
li&iLaican  ,  Quindi  i  Politiani  &:i  Ficini  fèntimmo  già  nominare. 
Quindi  (enti  fltalia  fauellar  latinamente  l^latone  cola  da  Romani  flefsi  no 
ottenuta,  &  Firenze  non  chetolcanamenteparlarVitruuio,  ma  vide  riz- 
zar moli,(x  torri,&  tempi,  Se  palagi  (uperbi,  &  magnifici  à  fèguaci  Se  flu- 
diolìdi  lui.    Da  quella  Icuola  vici  per  nominare  in  vn  (oggetto  tutti  oli  ar- 
tefici, 1  quali  mai  operaflero pennelli,©  fcarpelli, ò  fquadra ,  anzi  la  pittura, 
h  flatuaria,(S:  l'architettura  iflefìa  il  diuin  buonarruoti .  L'opere  della  cui 
celeltc  mano  fanno  fpirarviui  nelle  fue  immortali  fcpolturei  due  Duchi 
Giuliano  (S:  A  leflandro.  Da  cosf  gran  padre  II  Pontefice  Lione 

non 


non  tralignando  porle  la  mano  alle  ma  furgenti  mufejcS:  quelle  non  clic 
dell'antica  vecchiaia^cS:  pouerta  nllorafle,  ma  rmgiouemtele , arricchitele, 
oc  lìonoratele  fece  m  guifa,ch  elle  non  hebbero  a  ri mpro aerare  a  quella  età 
gli  honori  riceuuti  ne  vecchi  lecoli .  Et  furon  per  lui  conti,ó<:  per  lui  s  alza 
rono  à  gradi  di  poter  diuenir  fimili  a  lui  i  i>adoleti^&  iBembi,óc  mille  altri 
non  meno  oratori,  che  poeti,  i  quali  dalla  f uà  liberalità,  &  dal  Tuo  teltimo- 
nio  furono  (èmpre  non  so  fé  più  aiutati,che  honorati .  Non  (i  vede  abbor 
rirpuntodaqueltiftudila  Reina  Caterina  iua  nipote,  di  che  la  fa- 
miglia Alamanna  fa  chiara  fede  ;  onde  e  la  lingua  Tolcana  fiata  apparata 
in  Francia  con  tal  felicità ,  che  già  fentiamo  vn'altra  Reina  fcriuerla  mae- 
iìxeuolmen  te  m  Inghilterra.  O  con  quanto  dolce  escara,  (S:amabil  me- 
moria ricordo  io  i  facti  del  vofhro  Screnilsimo  Padre,  nella  cui  cafa,  nel  cui 
feno,  nelle  cui  pietolè  braccia  infra  molte  altre  arti,&  virtù  tranquillamen 
te  fi  riposò  la  reuerenda,(Sc  feuera  maeflra  dell'humana  vita,dico  Thifloria. 
Sia  detto  con  pace  di  tutti  gli  altri,  non  fono  flati  da  molti  anni  in  qua  let- 
ti,  ne  i  più  arguti,  ne  i  più  graui ,  ne  i  pi ù  magnifici  hiflorici  di  quello ,  che 
furono  Niccolò  Macchiauelli ,  Francelco  Guicciardini ,  &  Paolo  Giouio. 
Di  coftoro  come  che  il  Macchiauelli  folle  da  Clemente  Vii.  foilen- 
tato,  che  in  ciò  torna  il  pregio  alla  cafa  medelima ,  gli  altri  due,  benché  Cle 
mente  con  ofceflèro ,  fotto  il  Gran  Dvca  Cosimo  hebbero  agi  o  di 
terminar  le  fatiche  loro.  Se  di  condurle  al  defiderato  fine .  L'vno  flato  fuo 
ìntimo  conlìgliere,  Se  domeflico;  l'altro  intrattenitore,&  commenfàl  fuo. 
Et  fu  cola  molto  notabile,  che  il  Giouio  dopo  tanti  Principi  Se  Re,  Se  Pon 
teficij&Imperador  conofciuti  non  altroue,che  in  Firenze apprefTo  il  gran 
Duca  Cofmio  ricoueraflè,  come  conofciutolo  per  f  ìcuro,Ó<:  vinco  porto  del 
le  buone  arti ,  Se  doue  non  foffiando  i  veti  dell'immoderata  ambitione  era 
lecito  a  ciafcuno  di  dire,<S:  di  fcriuere  quel  che  fèntiua .  percioche  come  che 
fi  fien  trouati  de'Principi,i  quali  habbiano  gradito  gli  ffudi,é  nondimeno 
il  più  delle  volte  conuenuto  àgli  fcrittori  di  pagarh  con  ingordo  prezzo 
della  lor  fama;  eflendo  flati  collretti  fecondarci  loro  appetiti,'  onde  (ì è  ve- 
duto arrofsir  le  carte  iflefle  delle  fauolofe  narrationi  delle  diume^Se  antiche 
origini  loro;  effèndo  come  fi  sa  venuto  à  noia  Aleffandro  à  tutta  la  Grecia, 
con  rhauer  voluto  efler  riputato  figliuolo  di  Gioue  .  Fu  dunque  à  tutti 
non  pur  fìcuro ,  ma  à  molti  lodeuole  non  folo  il  non  adulare  il  gran  Duca 
Cofìmo;ma  il  commendare  appreffo  di  lui  mfino  à  gli  flefsi  nimici:de  qua 
li  non  mancò  mai  Aurelio  Fregofo ,  oue  n'hcbbe  il  deliro ,  di  lodar  fom- 
mamente  Piero  Strozzi,  di  cui  non  hebbe  queflo  flato  più  fiero,&  oflinato 
auuerfario.  Nella  qual  lode  no  e  voluto  rimanergli  à  dietro  il  Serenilsimo 
gran  Duca  Francelco  voflro  fratello,veggendo{i  tra  gli  ornamenti  del  fuo 
real  palazzo  l'immagine  di  fi  nobile, &  gloriofo  Capitano,  benché  nimico 
tale,  quale  egli  fi  fu ,  collocata  .  percioche  non  hanno  inuidiato  i  miei  gran 
Medici  il  fauor  della  pena  à  coloro ,  co  quali  han  contelo  col  ferro ,  anzi  è 
flato  lor  caro,che  quegli,i  quali  han  fuperato  con  l'arme ,  fien  rifiorati  con 
la  pcna;&  che  l'inchioflro  habbia  medicato  le  piaghe.  Se  le  ferite  del  sàgue. 
Ma  doue  fono  io  dal  mio  cammin  trauuiato,  lodando  la  modeflia  de  miei 

^     5       Prin- 


Principi,  douenonèper  hora  mia  intentionc,  che  di  parlar  della  protc-» 
zione  da  lor  ten  uta  femprc  in  ogni  età  delle  buone  arti  f  Se  di  mollrar,  che 
lì  come  Lione  lolleuò  la  poeiìa ,  cosi  fu  dal  gran  Dura  Cofimo  buorita ,  6c 
alzata  nel  cielo 'rhilioria  .  Quelh  oltre  i  già  detti  Se  à  benedetto  Varchi , 
Se  a  Gio  Batifta  Adriano  diede  dipendi o ,  perche  Thiflorie  fcnuefìero ,  Se 
a  me  nato  nelle ellreme  parti  d'Italia,  &  lungo  tempo  verlato  in  andare  in 
uelHìjadorantichememorienonincrebbe  porgerei  medefìmi  frutti  della 
tonlueta  fua  liberalità,  perche  a  Icriuer  l'hifloria  vniuerlale  di  quello  ilato , 
^  a  condurre mnanzi  l'altre  mie  imprele,(S:  fatiche  attendefsi.  Il  Gran 
DvcA  Francesco, &  voi  Moniìgnor  lUuitrils.  veri  ritratti,(&:  imma 
{Tini  del  paterno  valore,  lumi  chiariisimi  di  quelta  età.  Se  ornamento  fìngo 
lardella noltra  Italia,  bellilsimo faggio  hauete  datoammenduni  quantoi 
inedeiimi  péfien,quàtolemede(imecure,6c  follecitudini  vi  fieno  a  cuore. 
Ma  quella  fopratutto  (perchealtro  tempo  ci  verrà  data  occafione  di  par- 
lar più  diiìuiamente  del  gran  Duca  Francefco)  fu  molto  chiara  pruoua,(^ 
eipenenza  del  nobile,&  grato  animo  voftro,  quando  profertaui  commo- 
ài  ta  di  riltorare  il  precettor  voftro ,  gli  defte  1 1  Veicouado  di  Ma(ra,&  quan 
dotiratoui  parimente  il  dotto  Angelio  fuo  fratello  in  caia,  facelte  vedere 
Se  con  l'opere ,  Se  con  le  dimoftrationi ,  quanto  l'vianza  di  lì  fatti  huomi- 
ni  habbiatea  grado.  Co  quali  Se  ragionando,  Se  dilcorrendo  fipalca  ram- 
ino di  cibo  pretiolo,  c^  diuino  .  In  quefti  concetti  dunque  volgendoui , 
non  emarauiglia  niuna,  le  à  voi,  fé  al  voftro  Serenifsimo  fratello ,  Se  fes^ià 
alla  gloriola  memoria  del  ò'erenilsimo  Padre  tante  lor  fatiche  lì  fon  vedute 
ila  quali  tutti  gli  fcritton  della  prefente.  Se  paftàta  età  dedicare .  IVI  a  molti 
di  quegli ,  che  ciò  han  fatto  non  coilrerti  da  altro  obl]go,ma  da  propria  vo- 
lontà moisi^  hanno  hauuto  animo  di  guadagnarfi  con  si  fatti  doni  Ja  gra- 
na di  si  gran  IVincipi ,  6  di  fauonre  dcìì  canto  loro  con  magnanima  deli- 
beratione  quella  gloria ,  oue  l'han  ritrou3ta,perche  tanto  più  fono  da  coni 
niendare  .  lo,  quando  altro  in  ciò  fofle  il  miodelìdeno,  ò  gi  udì  tio,  certo 
non  polio  qucffo  libro  delle  famiglie  nobili  Napoletane  ad  altri  indrizza- 
re,che  ad  alcun  de  miei  Principi,  dalla  cui  cortefia  foftentato,  ho  potuto 
cpeite  cole  a  quella  forma  ridurre ,  che  elle  li  veggono  .  Imperoche  fé  be- 
ne non  altroue ,  che  in  Napoli ,  Se  fra  lo  Ipatio  di  molti  anni  cosi  da  publi- 
che ,  Se  da  priuate  Icritture,  come  da  lepolture.  Se  dalle  memorie  de  vecchi 
ho  tutte  le  cole  raccolto,che  m  quefto  libro  fi  contengono,nondimeno  per 
molte  difficoltà,  che  porta  con  le  quefta  imprela  non  prima,  cheàquefh 
tempi ,  ne  altroue,  che  in  Firenze,  nefotto  altri  aulpici,  che  della  cafa  de* 
Medici  ho  potutoraccorle,  emetterle  infieme,  fi  come  porto  Iperanza 
fra -non  molto  tempo  poter  fare  il  fìmigliante  delle  famiglie  Reali  de 
Chriifiani ,  Se  di  quelle  de  Principi  d'Italia,  la  quale  opera  al  gran  Duca 
F  rancefco  s  alpetta  .  Ma  oltre  il  mio  obligo ,  di  cui  hare  io  potuto  far  mi- 
glioreelettione,che  di  V.òMlluftrifs.  poi  che  trattandofì  di  famighe  nobili 
ltahane,molte  delle  quali  lono  per  antica  origine,ò  i'pagnuole,òFranzef), 
p  area  che  fufle  neceftaria  cola  à  Principe  indirizzarle,  il  quale  non  folo  fof 
ie  di  langue  Italiano ,  ma  che  hauefte  etiandio  affinità ,  Se  congiuntane  co 
~  ''"  ^  '--  iepnaj^cri 


Icgnaggi  di  quell'altre  proufncie,  perche  Se  l'opera  a  lei  foflepiù  grata,(S:  ci 
la  di  lei  prendere  più  cMà.óc  fauoreuoleprotezione,  la  qual  cola  in  lei  pie 
naméte  (ì  vede .  poi  che  oltre  l'eller  nata  per  i  due  lati  della  paterna  erigine 
da  quelle  cafejchehan  per  molti  anni  tenuto  rimperio  di  Tofcanaj&diLó 
bardia,  trahe  perdiuerli  rami  delia  materna  diicendenza  principio  non 
che  della  cala  di  Tolledo,  ma  de  Realità  deReiilefsi  di  Caftiglia^come  af- 
fai preilo  farò  col  mio  albero  manifelto  .   A  quefl:o  11  aggiugne,  che  come 
V.S.llluflrifs.ha  già  nipoti  in  Firenze  nati  del  fangue  imperiai  d'Aulbia , 
dal  quale  con  fomma  gloria,  &:  felicita  è  anchor  retta  la  Spagna,  cScvna 
gran  parte  del  mondo ,  cosi  habbiamo  veduto  in  Francia  tre  Re ,  de  quali 
ne  regna  ancor  vno  nati  della  caia  de' Medici .  Onde  non  è  dubbio,  che 
con  eguale,  Se  pari  affètto  d'amore,  Se  di  carità  riceuera  V.S.lllufbifs.non 
folo  tutto  il  libro ,  ma  ciafcuna  famiglia  di  qual  luogo ,  ò  prouincia  ella  lì 
venga ,  poi  che  ella  ha  indiflintamente  m  tutte  tanta  ragi  one  di  1  h-ettezza, 
6<:  di  parentado  .  Ne  elleno  per  quel  ch'io  auuifoharannoà(chifare  di  ve- 
nir fotto  la  protettionc  di  quella  caia ,  alla  quale  ó  in  vn  modo ,  ó  in  vn'al- 
trovbidilcono  .     Ma  é  anco  fatai  priuilegio  della  patria,  acuì  la  cafa  vo- 
stra comanda,  che  da  quella,  comedavniuerlàle  archiuio  per  la  (Ingoiar 
diligenza ,  Se  induftna  de  fuoi  huomini  fieno  vfcite  infin  da  3  00.  anni  à 
dietro  le  notitie  più  chiare,  Se  più  nobili  di  tutti  1  principati  del  mondo, 
perciochein  Giouanni,Matteo,cS:  Filippo  Villani,  &  in  cinque  altri  icnt- 
tori,  che  feg u on  o  appref Io  (i  veggono  non  pur  del  reame  di  Napoli,  Se  de 
fatti  di  Lombardia,&  del  pontefìcato  ifleflo  cofe  belliisime,  ma  tutto  quel- 
lo che  Se  di  Spagna ,  Se  di  Francia ,  Se  del  regno  di  Tunizi ,  Se  delle  forze 
de  Turchi  era  degno  di  iàpere .  le  quali  coie  ne  tempi  del  gran  Duca  Co- 
fimo  furon  publicate .  Se  tutto  ciò  gran  parte  deriua,  peroche  gh  huomini, 
Se  i  Principi  di  Tofcana  ritenendo  anchorai  colèumi  dell'antica  Italia ,  Se 
non  guafli ,  ne  corrotti  dalla  vana  pompa  delle  coie  apparenti  han  lempre 
applicato  l'animo  à  cofe  durabih,  &  eterne,  doue  dimoiti  altri  iìgnori 
d'altri  luoghi  d'Italia  il  fimile  non  auuiene  .  1  quali  volendo  ricorre  prelf  o 
il  frutto  della  loro  hberalità ,  a  guifa  di  contadini ,  à  cui  non  torna  il  conto 
d'afpettar  ricolta,  che  fi  diftenda  oltre  lo  fpatio  della  feguente  fl:agione,non 
fon  vaghi  di  piantare  alberi  nobili.  Se  di  ierotina  produttione    Onde  au- 
uiene che  impiegandoli  tutti  in  colè,  lo  Iplendor delle  quali  fia  elpolloà 
gli  occhi  folo  dell'età  pre lènte,  refhno  ofcuriisimi  a  Ile  future .  per  la  qual 
cagione  fono  più  che  diniuno  altro  regno,  ò  prouincia  muolte  di  mol- 
te tenebre  l'iftorie  del  regno  Napoletano  .    A  tante  cagioni  adunque ,  per 
le  quah  lon  moffo  à  dedicar  quella  opera  à  V.S.  Illull:rilsima,farei  vficio  di 
villano  (eruidore,  Se  didifcortefe,  fé  io  non  aggiugnelsi  con  l'hauermi 
ella  dato  perabitatione  il nobilifsimo palazzo.  Se  villa  fua  della Petraia 
hauereinfiememente  grande  alleggiainento.  Se  riftoro  dato  alle  mie  con 
tinuefatiche,  &fudori .    Riceuete dunque lUuflrifs.cScReuerendifsimo 
Principe ,  Se  5ig.  mio  con  heto  animo  quello  dono ,  che  io  vi  fo ,  mentre 
vò  con  più  lunga ,  Se  foUecita  cura  preparando ,  che  pofsiate  veder  fra  bre- 
ue  (patio  di  tempo  al  fuo  fin  condotte  le  Fiorentine  hiflorie:  le  quah  al 

gran 


\ 


gran  Duca  Francefco  faran  chiaro  argomento  della  mia  diligenza,  a  que- 
Itopopoio  della  mia  fìncerità,  c^  a  tutta  Italia,  quanto  nella  cafa  de  Me- 
dici fia  tuttauia  caldo ,  Se  ardente  il  zelo  della  comune  gloria ,  6c  honore . 
A  V.S.lllufìnfs.intantopriegherò  Dio,  che  dia  forze  conue- 
nienti  alla  grandezza  del  fuo  animo ,  come  ha  dato  animo 
conforme  à  quello  de  fuoi  maggiori .  Il  quale  fu 
tale ,  che  come  folca  dire  il  prudentifsimo 
Padre  fuo,  ne  egli  in  tanta  fortuna 
pollo  in  quanta  fi  ritroua- 
ua,  potè  fuperare. 
A  X  X  .  di  maggio  di  della  felicifs.  nafcita  del  gran 
Principe  fuo  nipote  del  m  D  L  x  x  v  1 1 . 
del  fuo  palazzo  della 
Petraia . 


rroemio  . 

O  VE  NDO  ogni  huomo  con  ogmfuofupremoJludtOyf^JhUecitud'me  ingegnurfi  di giomye  à 
glt  Altri  huomtni  ;  &*  non  conofcendomt  io  per  le  mie  del^olifor:^ poter  per  a/tra  'yia,  à  <jueJìo 
finperuemre,  che  per  lojìudio  delle  lettere  ;  come  che  ne  in  queftejìci  dei  tutto  fpedita,(^  aper 
ra  UJh-ada  ,  'yeggendo  maj?tmamente  per  la  molta  copia  degli  Jcrittori  occupati  tutti  <jm 
luoghi  :  onde  io  potefi  à  megloria,  ^  àgli  altri  ytil e, <:^ profitto  recare;  mi  corfefìnalmen 
te  nell'animo  non  douerfar  cofa  ,  chefìa  priua  di  cjualche  laude  j  &*  di  "utilità  j  fé  io  mifojìi 
meffo  afcnuere  delle  famiglie  nobili  Napoletane  :  percwche  conoftca  c^  leuar  con  ^uefìa  fatica  dalle  tenebre  le 
memorie  dt  tanti  huomini  flati  già  chiari  ,  (^  lialorofi  nefecolt  loro  ;  i&  con  ardenti /limoli  d  honorata  inuidiet 


lorfuccejfon  .  Et perochefono  l/eramente  i  Re  c^  igran  Principi  immagini  fpra  la  terra  di  Dio  :  da  (jualt  le 
ricche'X^,  i&gli flati,  C^gli  honori ,  ci?*  le  prerogatiue  "Vengono  à  lorfudditi ,  fi  farebbe  anco  l/eduto;  ijuanto 
Jìoltamente  fanno  coloro  :  i  quali  à  lor  legittima  Re  ribellando ft,  da  maluagie  opinioni fJJ'inti ..  à  nuoui  a^flra- 
nieri  ,^illegittimi  Rehanno  "voluto  andar  dietro  .  Et  nondimeno  fi  yedrà  dall  altro  canto  per  le  ffrffe  muta- 
noni  de  i  Re:  i  cjtaii  in  quefto  regno  hanno  hauuto  imperio ,-  //  che  da  più  a  Iti  femi  è  proceduto ,  che  dalla  le^ge- 
^'K^  j  &"  inconflan'X^  de  popoli ,  dt  che  non  è  hora  nojha  intention  di  trattare ,-  (jmnta  f.fa  meritano  coloro  : 
i  quali  per  diuerfobhghi,^  mtertjìi  pitt  ad  l/n  principe^,  che  ad  "vn' altro  f  fono  accoflati .  Sen:ì^i  che  io  "yedea 
(jueflo  mio  penpero  non  effere flato  dall  altra  parte  ingrato  agli  antichi  Romani  ;  leggende f  (^  Pomponio  ^cti 
co,  ^  Marco  Mcffala  hauerlafciato  libri  delle  genealogie  delle  famiglie  Romane .  Ma  quel;  che  è  di  mao^  ior 
marauiglia  ,  i  primi  libri ,  cheflejfor.o,  o  comparirono  prima fopra  la  terra  delle  cofefgre,  cJr  alte  di  Die;  che 
cofa  altra  contennero,})  di  che  alf.o  ejìi  primieramente  trattarono  toflo  _,  che  hebber  moflrato  in  che  ^uifafiifattx 
la  creattone  del  mondo  ;  che  legenealogie  ,  &  difcenden::^  di  quelli  primi  huomini  f  Oltre  che  io  o-iu  -icoper  la 
intera, ^compiutacognitiondelleifìorte,  nonejjtr  puntodi  minor  momento  la  dtfcenden:^^  delle  famiglie  di 
quel  che  fi  faccia  la  defrtttton  delle  terre .  percwche  fi  come  molto  maggior  diletto  cauerà  dallaguerraflata  rrd 
i  Romani  e  i  Cartagineficht  unque  sa  tlfito  di  quelle  terre  ,<:irdi  que  mari  ,ne  quali  effe  guerre  furono  fatte  ;  che 
nonfarebbe  chi  non  le  sa  :  onde  Cefare  hauendo  àfcnuer  delleguerre  FranTi^ef ,  f  pofe prima  à  defcriuer  la  Frart' 
eia  ;  effendo  ella  quafì  "vn  foggetto  di  quello ,  fopra  che  egli  hauea  à  ra<>ionare .  Cofi parimente  molto  maggior 
piacere, ((;*piit  intero, c^perf  etto  c:mofcimento  trarrà  dell  hi ftoriedt  Tacito, di  Suetonio, di  Dione, ^  degli  al  tri f 
che  de  i  primi  Ceftri  fcriffono  coloro,  che  l'albero  haranno  m  mano  di  ejìi  Ccfari,che  non  coloro, che  nejanfen-x^: 
percwche  dt  necejìttà  auutene,  chefpeffoper  t  parentadi,  <;y*per  lefomi  olian:!^  de  njmi  sinuiluppino^  ^ fi  con- 
fondano ;  onde  poco  diletto  canino  delle  loro  lettioni .  ^chefìao;gtt(gneetiandionuouacagtorie,r,etnutile,ne 
degna  del  tutto  da  effere  diffrei^ta  :  perciochef  fatta fcien^i;^ ,  o  crgnition  chef  debba  dire  molto  giouaper  t 
piati,<^  litigi -,che  nafcono  tra  congi  unti  intorno  alle  fuccejìioni;  efjendomi  ffefjo  auuenuto,  che  molti  fieno  ita- 
ti à  trouarmi  per  queflo  conto.  Giouaftmilmente per  t  matrtmoni,(;^per  i parentadi,  lignoran:^^  de  quali  ocort 
graue  peccato,})  nonfn'i^  nofhro  danno  è  ^effo  cagione ,  che  fi  prendano  per  donne  coloro  :  che  dourem  mo  hauere 
tn  luogo  dtforelle .  ^nchor  chefcn:i;a  altro  riguardo  fa  "Veramente  cofa  mifrabile  (jT*  ad  l'n  certo  modo  opera 
piena  dt  trafugata  impieta  tener  tanto  poco  conto  defuoi  maggiori,  che  appena  ci  ricordiamo  de  padri,  (jT»  degli 
auoli  noftri,cs^come  huomtni  nati  dalla  ter)  a  non  f aper  ricordare  detto ,  o  fatto  niunodenofiri  predcceffort . 
La  qual  cofa  oltre  ^che  ella  è  "vn'efjer  (èmprefanciuUo  ,  (^flarfempre  nelle  fife  ;  <<7*  àguifa  pili  toflo  di  fera ,  che 
d'huomo  non  "Veder fé  non  le  cofe,  che  ciflanno  dauanti  àgli  occhi  ;  ha  di piìi  dato  baldan^^a  à  molti  foreflteri  dt 
dire,  che  non  fa  quafi  in  tutta  Italia  nobiltà  alcuna  di  momento  -.poiché  dicendo  t gì  ino  dt  mojharper  lung  o  nu- 
mero di  anni  le  continuate  fuccef toni  de  loro  antichi  ;  noi  congran  fatica  pò  fiamo  il  più  delle  "volte  arriuare  alla 
fettima  età  .  llcheing'^anpartefmofl  eràefferfalfo  ;  ^  m parte  conqueftafaticaffxrà  trovato  rimedio pef 
i'auuenire;  che  ciò  non f  dica ,  fectafcuno  almeno  della  fuafxmiglia  non  fra  pur  tanto  negligente  ;  chegli  paia 
^raue  l'andar  dt  mano  tn  mano  aggiugnendo  i  figliuoli  e  nipoti ,  che  di  lui  naf  eranno  alfuo  albero  .  Quefle  ca- 
ntoni dunque  m'hanno  condotto  afcnuere  delle  famiglie  del  regno  di  Napoli,  doue  io  fon  nato ,  c^t*  di  cut  ho  per  la 
luno-a  pratica  deregi  archtui,  (^7«  delle  priuate  feri  t  ture  pttt  che  d  altre  potuto  hauere  contesa  ,  Sarebbe  ben  con 
uenuto,  hauendo  io  afcnuere  delle  già  dette  famiglie  nobili  ;  che  io  hauejìt  primieramente  moflrato,  che  cofa  è  no 
biltà,  dir  de'  nomi  deUe famiglie,  dell'armi, (y  imprcfe,de  ti  toh,  delle  dignità,  c^  degli  ifci,  &  così  per  confe- 
<fuente  ,poi  che  ci  conuienefpeffòfar  mcntione  de  i  Re,  da  quali  effefamtglte  h  accrejcimento,  oftemamcnto  han 
no  hauuto,fauellar  innanT^  ad  ogn  altra  cofa  de  t  detti  Re,(^  delle  lorfuccejùotii;  anx^f accendami  alquanto  più 
à  dietro  ,  moftrare  tnfomma  dopo  l'occafo  del  Romano  Imperio  ,  qual  fa  Hata  la  conditione  di  queflo  reame ,  da 
gitali  Principi  fa  egli  flato  poffeduto,(^  in  che  maniera  fnalmente  il  real  titolo  "vifoffe  introdotto .  Delle  quali 
cofe  benché  alcuni  habbiano  fritto,  hanno  cw  nondimeno  fatto  molto  confufamente.  Et  è  da  marautgliarequan 
topoco  de  Duchi  di  Beneuento , fotta  U  cuifgnoria  l/ttagranpartt  di  queflo  regno  per  lo  Tpatto  di  poco  meno  di 

fecento 


fecento  mnifm.ir^temey  hMÌMO  rd^ionm .  Ma  il  non  pvendfrfiniunocur.t  delle  cofpuL!lche,&  h  Inruni 
del  tcn^po  ccnceduumi  dopoymt  lurida  t^^rdan^t  .t  mandar  fuori  cpuflr  prime  fatiche  fono  cagioni, che  cjuelìc  che 
douei'.ano  efftr  prima  ,  rim.-.ngano  a  dietro  .  Le<jualife  pure  ~ìi  fa  chi  f  ne  tol^a  p  a  fiero ,  If  rniw  jucri  con 
cuefìe.ejfendo  da  me  in  l/na^ran  parte  (late  raccolte.^'  meffe  infiemc.  Questo  ben  de  fiderò  io, che  chnm<]ue  ijuf 
sJe  ccfc  ieo;  c-crà,  h.ì  òhi  a  per  indubitato ,  fi  come  io  per  odio ,  oper  maliuoo^lter.^A ,  nittna  cefi  ho  detto  in  biafimo 
di  chi  (hffa }  cosi  nwna  hauerne  poflaper  amore ,  o  per  piacere  altrui ,  la  cjualefia  dal  yero  lontana  .  Confejfo 
benef  cerne  con  o^ni  miafuprtma  diltoen:!^  mi  fono  in^e^nato  di  camr  luce, f^T-filcndore, onde fetiTi^a  torcer  del 
-^tro  ho  muto,  cosi  haucre  talhorajhdiojamente  taciuto  molte  cofe,  onde  altri  fi  f irebbe  ^forfefehCi:^  r  apone j 
potuto  chiamare  ofefi  :  non  perche  la  tema  de  Ila  propri  a  perfona  ,  o  altro  humano  rifletto  m'h.iue/Je  à  far  prete- 
rire cucilo  che  al  mio  -\fcio,  &  alla  miafedefconttcniffe  ;  mapercioche  non  ho  giudicato,  chequejk  matiria,  U 
cuali  non  è  intera  hifìoria ,  ma  l^na parte  di  ejfa  à  tali  leg^i  debba  ejfer  legittimamente fottopofia .  Oltre  che  in 
non  credo,  che  à  mef  difdica  (quello,  che  àpandi,  &  eccellenti  dipintori  non  fi  difdijfe .  1  quali  non  potendo  fert 
•v^  efferfalffar  Filippo  con  due  occhi ,  cffendo  cieco  dell^no  ,  ilfecerofernpre  in  profilo  .  Ma  quello ,  che  èptù,^ 
'noni  e-^o-Kimo  noi  U  natura  fourana  maejh-a  di  tutte  le  co  fé, (;^  da  cui  doun  bbe  ciafcuno  impararejuuere  àfuo  so 
mo  potere  cercato  di  celare  le  parti  lergognofe  del  ncQro  corpo  ì   Tuie  dunque  è  il  mio  auuifo  intorno  à  coilumi. 


fcritture  autentiche ,  0'fegnate  dafoggelli  reali ,  o  de  publici  magiilrati prefìato  fede  j  c^  efiandiof  molte  io 
•      •-  '  '•-      '         »-      r.     •     -  .   .r.   ì.,:    .rr.   L.  a -^. : tfolo  chiamo  in  tefìtmo 

'  infeme  con  tfi  la  mia 


n'ho  riputate ,  le  quali  per  la  molta  rfperienT^a,  che  ho  in  effe  , non  ho  finiate  l'ere;  io  ncnfolo  chiamo  in  tejhmo 
tuo  dilla  miafmcerità  quegli  medefmi,  i  quali  con  me  dtfìmtli  cofcfifono  impacciatigli 


qualw-sQue  human  e  nSfctto  hopmto  la  bellijìima,  ^fmplicijìimaficcia  della  lenta  con  qualf  l'Oblia  colore, 
c^  indujhta  maci.  hiato  ;  che  l  ira  meuitabile  della  tua  diurna  Maefìà  con  memorabile  efempio  della  tua  tremen- 
da ciifitia  cai  0^1.1  'opra  del  capo  mio  j  fi  che  io  fa  à  tutti  i  mortali  ifmpio  di  miferia  ,  ^  di  calamità  .  Queflo 
fol^prt<fio ,  cuejufama,  qucfla  fi  gloria  cerco  dagli  mici  fritti  i  qucjìc  nome  conmarauigliofo  dtfiderio  atten 
do  da  coloro  ,  i  he  auesle  cofe  leggeranno  .  Vantinfi  pur  gli  altri  dell'ornato  parlare ,  della  copia  delle f(nten';i:e  , 
della  maefà  del  dfcorf ,  del  f>ìUore  hatiuto  da  principi ,  de'Je  lor  dignità  ,^honori .  Ogni  cofa  cedo  altrui  Iv- 
i  intieri,  pur  che  aucfla  credin'xa  di  me  liiua  nel  petto  di  ciafcuno .  Non  arrojìifco  di  dire ,  che  io  la  cerco  mftan- 
f  emente ,  i  he  io  la/indio,  che  io  laproccuro  .  ^n'::^  mi  farebbe  quejla  litanoiofa,  quefe fati  eh  e  granii  C^  que- 
fìi  sUidi  intolerabìli  à  comportare  j  f  io  feriti  fi  In  uer  di  me  opinione  diuerfa  da  quefa .  Onde  io  fono  cof  retto 
riTpcndere  ad  alcuni  ,i  quali  f'ppicndo  qwefìefuicheyion  effèrf fitte fe>  :yt  l'altrui  moneta ,  latrandomi  addof- 
fo,  ^  come  conumto  da  loro,  rrn  dicono  -,  Come  tu  di  cjueft  cofe  con  lantajrancheT!^  d'animo  ragioniifenoifap 
piamo  ttihauerda  tali  ;^£r  cotali  f'^nori  le  ccntinaui  degli  jcudi  riceautc.  .^i  quali  rifondendo  (^  Vanendo  che 
lieriiiima  cefi f offe,  io  haucr  da  wcl ti  /ignori  denari  ricaniio,  dico;  che  à  me  non  dourt bbefconuenirfi  quello,  che 
non  parlo  de  medici  j  h  dvttori  di  legg  i ,  ma  à  capitani  d'tfrciti ,  o  à  principi  grandi  in  tal  ifcio  mejù  nonfifcoti 
mene;  i  quali  (^  da  repvblif.hèO-  (^  a  principi  maggiori  àguidar  i  loro  cjcrciti  richiefli,con  grojù ,  cJf  larghi 
{ìi pendi  furono  c^fono  à  tal  me  fieri  tuttogiorno  condotti .  Nonf»  àgrandtjìimi  Senatori ,  i^  quafi  maggio- 
ri ,  che  non  fono  hoe?  i  i  nolhi  principi ,  à  tempo  dfg  l  Iniper  adori  lietato  nel  difender  le  caufe  il  prender  dena- 
ri da  loro  eh  cn  tuli  .  F  t  gli  fi  fi  Imperadori  e  igrat.difimi  Re,  che  hoggì  regnano,  non  rifiutarono, ne  rifvtano 
nel  conceder  altrui  i  lorpriuilegi  ,0-honoridi  riceucr  denari  ,^  d  imporne  la  t  affa  .  perche  dunque  in  mejolo 
cotanta  f  uentà.'  0  pur  pare  altrui  conueneuoleycheic  fio  Cj(rpouerop( JJa,òdibbaJpender  per  t  rami,perlejlam 
pe,  (j7*  "f  >■  ?  /'  inttf^li  di  tanti  ricchi  funeri,^  di  tante  famiglie  f  Quello  dunque  che  tn  tal  cafofoffe  da  ripren 
dcre, farebbe ,  quando  io  per  quegli  dinari  la  l'critàf  uuertendo ,  hauefi  lafembianT^  delle  cofe  mutata ,  h  mal- 
fta<fi  amente  infingendo  molte  cof  di  credermi ,  hauejìi  àfauolofe  origini  predato  orecchio  ,oin  qualunque  altro 
modo  f'fi  atomi  luf rigare,  aff.n  che  le  cofe  minori  maggiori  diueniffero  ;  nondimeno  fé  io  non  fio  ho  cantra  que 
iìopeccato  tenuto  l\inimo  inunto  ;  ma  fé  oltrcaccioèma^gtor  lafjitfada  me  fatta  intorno  fi  fatte  fatiche , che 
non  è  di  gran  lt:n^a  il  o^uadegno ,  perche  non  fi  fono  alcuni  l'ergognati ,  mentre  credon  tutti  effer  tagliati  alla 
lor  mij-^ra  ,  d'impormi  tal  macchia  f  Io  ho  da  render  infnitegratieall  llhfrif imo  Signor  Fabritio  Cefualdot 
il  quale  hauendcmi  ricercato ,  ccm.eperfua  lettera  potrò  jar  fempre  palefe  di  fruirlo  di  tutte  quelle  fatiche ,  che 
to  in  molto  tempo  hauea  durato  per  raccor  le  memorie  della  caftfua,fideono  (^  loUericeuerleda  rre  m  dono;  ac 
Cloche  in  tal  occafone  di  fi  grande  &  honorato  teflim^onio  laler  mi  pote[^i .  Queiìo  medefmo  obligo  ho  con  U 
Buona  memoria  cel  Stg.Baldaffarre  ^cquauiua  Marchefe  di  Sellante ,  à  cui  non  fòlo  quelle  cofe  mandai, che  ali* 
fuafami^'i.t  apparteneuano-^richieflone  in  nome  fuo  per  lettere  del  Sig.^ntonio  Rota  ilqual  liiue,^  ciò  pei  le 
lettere  di  l  Mar  chef  ffjo  confermano  ;  ma  nejtcì  intagliar  ancor  l  albero,  ilqualnon  d  altri, che  de  propri  de 
nari  ho  pagato  .  Viue  Monfg.  Rinaldo  Corjo  huomo  oltre  la  cogmtion  delle  lettere  di  lodati  coflumi ,  il  quale 
haiicndomiper  ordine  di  Monfgnor  lllufrnf.  di  Correggiofuo  fg  nere  ,  la  cui  anima  habbia  il  Signore  iddio  ri- 
cciuta inpace,  ricerco  di  formar  l'albero  de'  pignori  Correggi ,  di  che  appai  ifcono  ancor  lettere  del  Cardinale  ^ 

hauea- 


%attendoIoio  fatto  tntd^lidre  3  fanonefjerio  nonché  d'altro  deflaproprid  fjìefa  fattauìrmhorfato ,  Molti  ,^ 
oua/ì  infìnìti/òno  i  tejìimoni,  che  io  potrei  m  ciò  produrre;  ^  in  (juefta  opera  chehora  "^afuori ,  la  maggior  pat 
tee  Quella  j  da  cui  aiuto  niuno  neper  conto  della  fìampa  ,nedei  rami  fi  è  riceuuto  ;  fi  come  ì  '  lllufhrijìtmaf amigli* 
di  Capoa:,  ^  i  Cofci,  (^  i  MarT^ni,  (^  altri poffono  tefìimoniare .  Et  tutta  la  nobiltà  Fiorentina  mifaràfem- 
toreinterijìtmafeie,  liberalmente  hauer  io  in  ciò  infiruigio  di  ciafcuno,  tlqual  k  me  fio.  'tenuto,  la  mia  opera  tm 
piegato .  Ma  parendomi  con  ^ueflepruoue  hauere  à  chi  à  torto  mi  lacera,  pienamente  rtJponOjho  doluto  * 
Jìluno-o  proemio  impor  fne .  Molte  altre  cofe  che  io  potrei  j  ^  forfè  hareigran  ragione  di  dire  in' 
tomo  quefÌA  opera iperctochefenzj  mia  lunga  querimonia  (^  forfè  fen7;a  altrui  biafimodtr 
non  ft  potrebbono }  ho  filmato  meglio  lafciarle  con  metterui  alquanto  del  mio  ,  che 
con  yn  picciolo  Jòjpetto  dell'altrui  ojfefa  giuflifcarmi .  lofi  che  iddio  'Muei 
^  che  gli  huomini  finalmente  nelle  cofe  '\niuerfali  non  s'ingannano . 
Onde  fé  io  fin  fedele  d^  intero  fcrittore  non  dubito,che  tal  in  ogni 
modo  di  me  non  habbia  a  rimaner  la  fama  &*  1 1  grido  tra 
gli  huomini;  ^quando  lofufi  maluagio,  dirit- 
ta cofa  è^che  io  riporti  delle  mie  opere  il 
douuto  premio,^  guiderdo- 
ne j  che  mi  fi  con- 


DELL'ILLVSTRISSIMO 

SIGNOR     MARIO 
COLONNA 

Al  Sic.  Scipiome  Ammirato, 


^  C  T  p  I  o ,  che  fol  ài  vera  gloria  auaro 
Quanro'l  fugace  tempo  afconde^  e  fura 
J^j  Scuopri ,  e  racquiil:i  con  veloce  cura , 
Ricche  fpogìie ,  e  fudor  pregiato,  e  caro  ; 
Quei ,  che  col  fenno .  e  col  valore  andaro 
Hor  la  frode  vincendo  ,  hor  la  paura , 
Come  da  Morte  haurian  franca ,  e  (ìcura 
La  fama  lor ,  che  li  viuendo  amaro , 
Se  quafi  a  piante  m  più  lieto  terreno 
Traflate  amico  albergo  m  colte  carte 

o 

Non  delle  lor  la  tua  pietofa  mano  ? 
Selua  gentile ,  a  te  non  vengan  meno 
Lefrondi ,  eh  eder  denno  in  ogni  parte 
Fregio  ali'Helpene  fronti  alto ,  e  lourano . 

DEL    MEDESIMO. 

Llu{lresanimasa?tern:^no£lisabvmbra 
Dum  reuocas,  luflo  Se  fungeris  officio, 
O  brutus  aisidua  fuccumbis  mole  laborum 
Non  dulcis  fomni ,  letitia?  ve  memor  ; 
Sic  aliis  lucem  dum  prebes  iure  benignus , 
^^^S^^^'^  immeritò  prodigus  ipfe  tuam  . 


I 

AALCVNI    POCHI    DISCORSI 

PER     MAGGIOR    CHIAREZZA 
DEL  L'  OPERA, 

i  quali  non  eflendo  flati  à  tempo  da  porfi  infìn  da  principio,in  quello  luogo 
con  nuouo  numero  (i  fon meisi ,  <Sc  pnma 

DELLA    NOBILTÀ    DELLE    FAMIGLIE 

B     ALL*ILLVSTRIS5.  5IG.  MARINO  CARACCIOLO 
DVCA    DELLA    TRIPALDA. 

MASI  Re  d'Egitto  .  Illuftriflìmo  Sig.  Duca ,  mentre  fu  giouane 
&  pouero,era  (olito  quando  altro  non  potea,  procacciarli  il  viuer 
di  t'urto .  Onde  (peffo  gli  conuenne  efTerne  menato  auanti  à  gli 
Oracolijda  alcuni  de  quali  condannato,  &  da  altri  profciolto  li  n- 
trouò .  Hora  prefò  che  egli  hebbe  l'imprio  tutti  quegli  Dij ,  che 
l'hauean  liberato, come  faiiì,  &  bugiardi  hebbe  per  nulla,  à  quegli 
fòli  rendendo  honore,i  qualicome  graui,&:  veraci  l'hauean  de  luoi 
falli  acculato.  Io  colgo  purquello  Frutto  beliifs.della  mia  finceri- 
tàjche  da  niuno  veggo  più  bramofàmente  le  mie  fatiche  alpettare ,  che  da  coloro ,  i  quali 
per  propria  conlcienza  in  loro  ikflì  fallò  non  mi  han  rirrouato .  Ma  lalciate  quelle  colè 
da  parte,dico,  che  douendo  io  in  quefta  opera  trattare  di  famiglie  nobili,  non  mi  par  colà 
dildiceuole  mandar  prima  alcune  colè  innanzi  attinenti  à  quella  materia .  cioè  dilcorrere 
breuemente  della  nobiltà,  de  nomi  delle  famiglie,  dell'aririi  &  iinprelè,  de  titoli ,  delle  di- 
gnità,degli  vfici,  &  altre  limili  colè,come  leggendo  lì  potrà  vedere.  Dico  dunque ,  che  lì 
come  la  lcienza,la  virtù,la  bellezza,  &  altre  lòmiglianti  doti  fi  confiderano  nelle  lingolari  ^ 
perlòne,&  nò  ne  legnaggi,percioche  l'ellèr  figliuolo  d'vn  bello,ò  d'vn  làuio,non  fa  che  al 
£)  tri  bello,&  làuio  lia  egli,co5.ì  la  nobiltà  conrille,8c  lì  ritruoua  nelle  famiglie,  non  potendo 
dirfi  d'alcun  che  lìa  nobile ,  (è  il  fuo  padre ,  &  il  luo  auolo,  &  in  line  ih  la  lua  famiglia  non 
è  nobile.  Famiglia  è  vn  ordine  di  dilcendenza,  laqualetrahendoda  vna  peiiona  prin- 
cipio .  &  ne  figliuoii,&  da  figliuoli  à  nipoti,  &  così  per  conleguente  da  nipoti  a  pronipoti 
ampliandoli,  conllituilce  vna  famiglia ,  ò  per  dir  più  chiaramente  vn  parentado ,  il  quale 
dalla  chiarezza  delle  colè  fatte ,  &  dall'aniiquità  de  maggiori  è  detto  nobile .  Voce  deri- 
uata  dalla  voce  nolco ,  quafi  nofcibile  cioè  conolciuto .  Onde  i  Latini  vlaiono  prender 
querta  voce  hauendo  riguardo  alla  lìia  primiera  origine  così  per  quello  ,  che  noi  dicianio 
nobile  per  conto  delle  famiglie,come  per  colà  molto  conolciuta,&:  Bmolà,  benché  quel- 
la rea,  &  cattiua  lì  folFe.  Due  dunque  lòno  le  cofe  principali,  le  ben  lì  pon  mente,  le  quali 
£  hanno  àinteruenire  per  far  vna  nobiltà  perfetta,antiquità&  fplendore.  Antiquità  e  con- 
tar molti  gradijò  come  dir  lì  debba  molte  generation i  ouer  molte  età.  Ma  ciò  s'ha  da  in- 
tendere con  qualche  riguardo .  percioche  le  vna  fimiglia  mollrerà  dodici  generationi ,  la 
cui  nobiltà  incominci  dal  primo  di  quell'albero,  &vn'altra  famiglia  ne  mollri  lolorto, 
ma  per  ifcritture,òper  altre  notitie  apparilca  di  lei  la  quattoidicelìma  ò  quindicclima  età, 
non  è  dubbio  alcuno  quella  douerlì  riputare  più  antica  ;  fi  come  in  Firenze  auuiene ,  oue 
per  lo  più  le  famiglie  populari  per  hauer  goduto  gli  vfici  della  città  mollrano  più  fucceH 
lìoni  continuate,che  non  fanno  le  famiglie  grandi.  Se  bene  è  vna  fpetie  di  difauuentura  il 
non  poter  continuare  quell'ordine  da  figliuolo  à  padre, &  auolo,&  così  di  mano  in  mano 
non  interrotto.  Ma  comeche  apprelTo  gli  antichi  antico  lì  pigli  talhora  per  nobile,&  an- 
ciquità  lìa  in  ogni  modo  eflà  nobiltà  ;  nondimeno  propriamente  &  llrettamentc  intcla  e 

a         vna 


2  DELLANOBILTA 

vna  parte  di  e(ù  nobiltà,  &  non  intera  ;  &  così  dirtinta  &  fjjiccata  fi  vede  eflèr  prefà  da  A 
buoni  autori.  Onde  Suetonio  Tranquillo  d' Augnilo  parlando  ,  dice ,  che  egli  fcrifle  di  fé 
elTcr  nato  non  più  che  di  famiglia  equeihe  antica  ìk  ricca.  Oue  antica  il  vede  che  non  in- 
tende per  vn  gran  fatto  nobile,ma  antica.conteflando  per  altro  efTer  di  famiglia  ecueflre. 
Et  di  Galba  dice ,  che  fu  fènza  alcun  dubbio  nobilifhmo  di  grande,  &  antica  famiglia,  che 
ign  tutti  membri  diilinti.  Et  così  di  Ottone  ;  il  quale  benché  non  molto  nobile,  eflendo 
Ikto  il  biiauolo  dell'ordine  de  Caualien,  chiama  nondimeno  la  (ùa  famiglia  antica,  & 
honorata .  &:  Cornelio  Tacito  di  L.  Caflio  eletto  progenero  di  Tiberio ,  dice ,  che  fii  di 
famiglia  plebea,  ma  antica ,  &  honorata.  per  la  qual  colà  molto  mi  marauiglio,  che  il  Ti- 
raquello  hauendo  interpretato  l'antico  per  nobile ,  foggiunga .  Vcggan  dunque  i  Letto- 
ri quel  che  (i  voglia  Eutropio ,  icriuendo ,  che  Traiano  trahea  origine  di  famiglia  antica  B 
anzi  che  chiara ,  &c  che  Marcantonio  Pio  fu  di  chiaro  legnaggio  ,  ma  non  molto  antico . 
percioche  Eutropio  parlò  dillintamente ,  (ì  cerne  vediamo  tutto  dì  auuenire  in  molte  fa- 
miglie, le  quali  hanno  antiquità&  non  fplendore,  &  molte  hauere  Iplendore,  èc  non 
antiquità.  Et  ciò  eghballeuolmente  dichiara,  il  quale  di  quel  che  dice  di  Traiano  fubi- 
to  fbggiugne  la  ragione .  Nam  pater  eius  primus  Conful  fuit .  Antico  dunque  non  è  al- 
tro ,  che  il  poter  mollrare  molti  gradi ,  ò  fuccellìoni ,  ò  età  coiiìc  fi  è  detto  de  maggio- 
ri nobili  1  il  che  è  vna  parte  di  ella  nobiltà ,  benché  in  quelli  non  fia  fiata  molta  chiarez- 
za, òfplendore.  Splendore  s'intende  per  honori  ,  &  dignità  hauute,  le  quali  veden- 
dofi  molte  volte  in  famiglie  nuoue  per  l'accozzamento  d'alcuni  huomini  valorofi ,  fan- 
no che  quella  famiglia  habbia  {plendore,&illulhezza,  manonantiquità;  ficomedifle  C 
Eutropio  di  Marcantonio;  &l  benché  alcune  fieno. antiche,  diconfi  nondimeno  nuoue 
nello  Iplendore ,  come  dalle  parole  ii  vede ,  che  vsò  Ottone  al  nipote  confortandolo  d 
non  diljx-rar  della  cleiiìenza  di  Vitellio ,  oue  à  buon  propofito  ,  alfai  di  nobiltà  dice  ha- 
uerlì  acquiflato ,  fé  dopo  i  Giulij ,  i  Claudij ,  &  i  Sergij  hauea  meflò  in  vna  famiglia  nuo- 
uà  l'imperio  ;  oue  nuoua  per  non  contradir  Tacito  per  bocca  di  cui  parla  a  quel  che  dice 
Suetonio  ,  s'intende  per  conto  degli  honori  :  percioche  hauendo  hauuto  il  bifàuolo  Ca- 
ualiere  Romano,  fòlo  M.  Siluio  Ottone  iiioauolo,  &L.  Ottone  fùo  padre  erano  flati 
Senatori ,  &:  l'auolo  non  hauea  palfato  il  grado  della  pretura .  Quelli  iionori ,  &  digni- 
tà apprelTo  gli  antichi  (i  raccontauano  dal  numero  de  confolati ,  delle  preture ,  &  ditta- 
ture hauute ,  &  d'altri  limili  vhci .  Onde  Suetonio  della  famiglia  Claudia  dice ,  che  el-  D 
la  godè  ventotto  conlolati ,  cinque  dittature ,  fette  cenfure ,  fei  trionfi ,  &  due  ouationi . 
Della  Domitia  dice ,  peioche  ella  Ci  diuifè  in  due  rami ,  che  il  ramo  degli  Enobarbi  eler- 
cito  fette  conlolati ,  due  trionfi  ,  &  due  cenlùre .  auuenga  che  in  tanto  Iplendore  andaf- 
fè  anchora  l'antiquità .  Hoggi  chiarezza ,  ò  iplendore  intenderemmo  baronaggi ,  &:  ti- 
toli, &  dignità  fecondo  i  nollri  coflumi ,  &  le  noilre  vfànze  poHèdute.  Verbigratia 
per  tanti  Conti ,  Marchefi ,  Duchi ,  ouer  Principi ,  ò  Re ,  ò  hnperadori,  ò  pure  per  tan- 
ti Vefcoui ,  ò  Cardinali ,  ò  Pontefici  flati  nelle  noilre  famiglie  .  Imperoche  non  fono  io 
della  opinione  di  coloro  :  i  quali  vogliono ,  che  i  Preti  non  facciano  nobiltà ,  fé  ciò  non 
intendefléro  in  quanto  che  non  hauendo  fuccelfori  del  /or  corpo  non  pofTono  lo  fplen- 
dore ,  che  da  loro  incomincia  à  fùcceirori  dillendere  ;  ma  non  è  però  che  i  congiunti ,  &  £ 
i  parenti  di  quella  famiglia  non  poffano  per  chiarezza  del  lor  legnaggio  addurre  il  nu- 
mero de  Vefcouadi ,  ò  Cardinalati ,  ò  Ponteficati  in  elfe  famiglie  già  Itati .  Et  fé  bene  il 
Re  Carlo  primo  non  volle  alfentire  al  parentado  richiefloli  da  Niccola  III.  dicen- 
do ,  perche  egli  habbia  il  calzamento  roflo  lue  legnaggio  non  è  degno  di  mifchiarfi  col 
nolìio,  perche  fua  fignoria  non  era  retaggio,  non  veggo  però  quanto  militi  quella  ra- 
gione ,  non  efiendo  l'imperio  anchor  egli  retaggio .  Quando  dunque  vna  famiglia  ba- 
ra antiquità ,  &  fplendore  infieme,  quefta  lènza  alcun  dubbio  potrà  dirfi  interamente  no- 
bil  famiglia.  Ne  pare  che  fia  da  mettere  molte  dilpure  in  mezzo  in  difcernere  i  gradi 
della  maggiore ,  &  minor  nobiltà  ogni  volta  che  li  ricorra  in  andar  difcorrendo  di  quelle 
due  parti .  ma  ne  ciò  pallerebbe  fcnza  più  fòttile  giuditio ,  elTendo  neceflàrio  nei  raccon- 
tare 


DELLEFAMIGLIE.  j 

tare  il  numero  delle  dignità  hauer  molto  riguardo  alle  qualità  di  efiè  dignità  ;  percio- 
Pontehcato ouer  vn  Principato  libero  (i  contraporra  à  molte  dj;T:nità  minori. 


:h 


cne  vn 


Il  che  pare  che  iìa  quello  che  accenna  Ottone ,  gran  nobiltà  hauedi  acquiitato  con  hauer 
meflò  nella  (uà  famiglia  l'imperio .  lìr  perciò  à  me  pare  che  faccian  grande  errore  co- 
loro, i  quali  benché  per  annquità,  &  (plendor  nobili  vogliono  garrcggiare  di  nobiltà 
con  alcune  famiglie ,  benché  di  minore  antiquità ,  &  di  meno  antico  (plendore ,  nondi- 
meno per  grande  dignità  di  prcfènte ,  ò  poco  dianzi  poiledura  illullriliime .  percioche  Ci 
come  in  far  vn  ragguaglio  di  danari ,  à  molta  moneta  che  tu  habbiadi  rame,  ò  d'argen- 
to, andrà  di  {òpra  vna  lò]a,che  io  n'habbia  d'oro;  cosi  vn  ponteficato  d'vna  famiglia  ouer 
vn  principato  libero  iolo  metterà  fotto  molti  contadi ,  èc  marcheiati  con  la  molta  anti- 

B  quità  d'altre  famiglie .  Et  forfè  vna  fimil  cofà ,  dinotando  la  molta  potenza ,  volle  in- 
tendere Titiano,  quàdo  confortando  Vefpafiano  all'imperio ,  gli  difle .  Satis  clarus  apud 
timentem  ci\  quilquis  timetur .  Et  quantunque  Caligula  foflè  vn  furio(ò,&  /ùprbo,  for 
ih  anchor  egli  voile  (entire  il  medelimo ,  quando  ragionando  à  tauola  alcuni  Re  della  no- 
biltà delle  lor  famiglie ,  egli  grecamente  parlando  diflè .  Vn  fòlo  Signor  fia ,  Vn  (òl  Re  ; 
come  fé  la  flia  nobiltà  per  la  fìia  moka  grandezza,  &  potenza  alla  nobiltà  di  tutti  i  Re 
del  mondo  fopraitalfe .  percioche  anchor  che  la  nobiltà  ordinariamente  crelca  in  ifpa- 
zio  di  tempo;  nondimeno  in  fi  fatti  cah  par  che  (òrga  in  iitante.  effendo  cola  piena  di 
lìoltizia  dir,  che  vn  Re  per  eifer  nato  ignobile  fia  meno  nobile  d'alcuno  de  fìioi  va{ralli,&: 
per  quello  habbia  altri  à  contender  {èco  di  nobiltà .    Onde  fu  vn  bel  tratto  quel  d'Amah 

C  Re  d'Egitto,  il  quale  veggendolì  da  alcuno  de  fuoi  effer  dilprezzato  per  non  eifer  egli  na- 
to di  nobil  progenie ,  andò  d'vn  catin  d'oro,  doue  egU  co  {uoi  conuitati  iblea  lauarh  i  pie 

-  di,  à  far  vna  lì:atua  d'vn  Dio ,  la  qual  veggendo  grandemente  honorar  dagli  Egizij .  Hor 
non  vedete  voi,  dille  egli ,  che  il  medefimo  vi  conuien  far  verlò  di  me,  il  quale  le  bene  fui 
prima  vn  plebeo ,  hor  fon  voli ro  Re ,  à  cui  come  a  colà  nobiliilima  hauete  à  portar  ogni 
liuerenza,  &  honore  .  Bilògna  anchora  confiderare,  {è  quelle  dignità  iono  in  latitudine, 
ò  pure  in  altezza ,  preualendo  poche  dignità  d'altezza  à  molte  di  latitudine ,  quando  non 
fieno  dileguali .  percioche  in  quelle  li  vede  l'antiquità,  abbracciando  più  età ,  oue  in  que- 
ife  non  lì  Icorge  altro  che  la  felicità  del  numero  degli  huomini  di  quella  famiglia .  Ma 
quando  folfero  d'eguale  antiquità  6c  {plendore,  non  olerebbe  il  maggior  numero  delle 

D  dignità,  oue  ciò  auuenillè  nelfvna  dalla  moltitudine  de  rami,  &  nell'altra  dal  manca- 
mento .  percioche  ballerebbe  che  gli  huomini ,  ciie  in  quella  famiglia,  &  in  quella  era  fo- 
no ilari,  Heno  ifati  illulfri .  Dalle'colè  dette  lì  può  comprendere ,  che  colà  ha  nobiltà  in 
generale ,  &  qual  fia  maggiore  &  minor  nobiltà  ;  &  però  che  le  medelime  conhderatio- 
ni  caggiono  nelle  famiglie  de  Principi ,  che  de  lìidditi  ;  &:  de  Principi  così  nelle  famiglie 
reali ,  come  in  quelle  de  Duchi ,  ò  di  titoli  minori,  ma  di  alloluto  imperio ,  &  de  fudditi 
così  nelle  famiglie  ciuili ,  come  m  quelle  de  baroni ,  non  pare  che  ha  necelTario  andarli  di- 
llendendo  in  piùclèmpi ,  poiché  in  luogo  di  Conti ,  Marchefi ,  &  fimili ,  nelle  famiglie 
ciuili,  tu  andrai  annouerando  i  Gonfalonieri ,  i  Priori ,  i  Commelfari ,  i  Vicari ,  i  X.  del- 
la guerra,  &  fimili,  onero  i  Dogi ,  i  Proccuraton  di  San  Marco ,  Cani  di  dicci ,  Ambalcia- 

E  dori,  ò  altri  fimili  vfici ,  che  danno  le  Republiche;  perche  fi  può  conchiudere  nobiltà  non 
eifer  altro  che  antico  {plendor  di  famiglia .  Non  negherò  molte  altre  colè  concorrere , 
che  Cono  di  ornamento ,  &  aggiungono  {plendore ,  &  gloria  alle  famiglie ,  come  iòno  le 
lettere ,  il  valor  militare ,  la  fede,  la  liberalità,  la  giultitia,  &  lòpratutto  la  fantità,  percio- 
che par  che  trapalTì  lo  if  aro,  &c  la  fortuna  delle  colè  humane  ;  ne  fuor  di  quelk  cauo  la  bel 
lezza ,  la  robulbzza ,  &  vigor  corporale ,  &  altre  Ci  fatte  doti ,  onde  gli  huomini  li  acqui - 
itane  fama,  &  riputazione  apprelfo  degli  altri.  Il  che  parue  che  lèntilfe  Arilfotele,  quan- 
do dilTe,  nobiltà  eirere,che  molti  di  quella  faniiglia  lìeno  flati  famofi,huomini,donne,gio 
uani,vecchi;&  Suetonio  dopo  hauer  fauellaro  de  Claudij  malchi,  Ibggiugne  à  parlar  delle 
femmine.  Anzi  è  così  grande  l'eccellenza  d'alcuni  huomini  più  da  propi  lor  meriti,ò  d'ar 
me,òdi  lettere,©  di  coilumi,ò d'alcun  nobile  artifìcio,cheda  efleriori  dignità  deriuata,che 

a     2  può 


4  DELLANOBILTA 

può  vn  Colo  di  quelli  con  molridìme  dignità  ragioneuolmente  eilèr  compenfàto .  quan-     A 
do  vediamo  non  folo  le  città,  &:  le  piouincie  intere  &c  i  regni,  ma  vn'età  &c  vn  iecolo  rut- 
to eiredì  gloriato  d'hauer  prodotto  vn'huomo  di  così  eccellete  virtù;  &  annoueranfi  huo 
mini  fi  fatti  tra  la  moltitudine  de  fecoli  con  indiliinta  carità ,  &c  afletto  di  natione ,  de  di 
patria  per  ornamento  del  mondo,  per  marauiglia  della  natura,  &  per  gloria  di  Dio. 
Onde  non  (la  chi  dubiti ,  che  il  gran  poeta  Dante  nella  lua  nobil  famiglia  non  pofla  egli 
iòlo  contrapcfàr  molti  Gonfalonieri  di  giuttitiad'vn'altra,  fi  come  lòno  di  macchia,&  di 
biahmo  grande  alle  famiglie  le  ribalderie,^:  keleratezze  d'alcuno  di  quella  gente^coiì  de- 
gli huomini  j  come  delle  donne  ;  pur  che  quello  s'auuertifca  efler  nondimeno  fecondo  il 
mio  aiiuJlò  vani  (lima  tuttauia  quella  difputa ,  che  da  molti  ho  fèntito  bre,  qual  da  più 
nobile  il  virtuofò ,  ò  alcun'altro  nato  antico  nobile  non  virtuofò .  percioche  tra  cole  di-     g 
uerlè  non  conuienefar  comparatione  ;  &  il  nobilcattiuo  èdegno  di  biadmo,  &  l'ignobii 
buono  di  lode .  ma  non  farà  però  mai  la  (ùa  bontà  cagione ,  che  quello  Iceleraro  di  nobil 
tà  non  gli  preceda ,  come  egli  à  lui  di  bontà,  di  valore ,  di  Icienza ,  ò  d'altro  ageuolmen- 
te  precederà .  Vano  mi  pare  anchora  ciò  che  intorno  alla  lùlianza  della  nobiltà  (i  va  con 
dderando  di  ricchezze  ò  nuouc,  ò  antiche,  che  clic  lì  iìano .  imperoche  fono  molte  fami- 
glie flare  anticamente  ricche,  &  non  fono  però  nobili  •  ficomefène  potrebbono  addur- 
re gli  elcmpi  di  Venctia ,  &  d'altroue .  Ma  doue  fono  antiquità  &  fpiendoie ,  vi  vengon 
coniprele  di  neceflità  anchor  le  ricchezze  ;  &  quando  pur  non  vi  follerò ,  non  diitruggo- 
no ,  ne  ripugnano  alla  nobiltà ,  potendo  cialcuno  molto  ben  (àpere  quel  che  dice  Plinio 
della  pouerta  di  molte  hmiglie  nobihflime  Romane,le  quali  cole  tutte  cercherebbono  per    q 
auucntura  più  lungo  dilcoriò ,  &  potrebbonlì  molto  bene  con  gli  eflanpi ,  &  con  le  ra- 
gioni, &  autorità  tuttauia  più  confermare,  ma  in  quefto  luogo  ballerà  hauerle  accennate. 
li.  il  a  tutte  l'altre  cole  coniìderabile  è  nella  nobiltà  la  patria  ;  non  ellcndo  verun  dubbio, 
che  quanto  vna  patria  è  più  chiara  d'vn  altra ,  tanto  la  nobiltà  dell'vna ,  alla  nobiltà  del- 
l'altra lòprallia  &  ha  maggiore .   Ma  ne  ciò  palla  fenza  qualche  confiderazione  ;  percio- 
ciie  ccmeche  Prato  non  lolo  dada  meno  di  Firenze,  ma  iùdditoà  Fiorentini;  nondi- 
meno i  Guazzagliorri  di  Prato ,  le  alcuno  hoggi  vene  folle  rellato ,  non  (arebbono  infe- 
1  lori  ad  alcune  fimiglie  Fiorentine,  ma  ne  eziandio  à  molte;  le  quali  hauendo  hauuto  leg- 
gieri principij,&  deboli  progrellì,  con  quella,  che  è  llata  (ignora  di  quella  terra,  &  per  mol 
teattioni  chiara  veramente  non  potrebbono  galleggiare.     Onde  è  vano  quel  timore    p. 
di  molte  famiglie  nobili  del  noilro  reame,  le  quali  per  hauere  d'altronde  origine  che  di 
Napoli ,  dubitano  à  gli  altri  nobili  Napoletani ,  benché  di  minor  qualità  elfer  tenuti  infe- 
riori .    Anzi  in  tanto  è  ciò  vero ,  che  come  che  de  Seggi  della  mededma  città  di  Napoli 
più  nobili  (lenoltimari  quelli  che  quelli;  «Se  per  conlcguente  più  nobili  fieno  in  generale 
quelle  famiglie ,  che  quelle  ;  non  è  però  che  per  altri  rilpetti  alcune  di  quelle  famiglie  ad 
alcune  di  quelle  non  vadano  innanzi .     Di  che  (è  cofa  odio(à  non  folle ,  d  potrebbon  re- 
care gli  eiempi .    Pennate  quelle  coCc  nel  modo ,  che  d  è  detto ,  non  farà  inutile  farci  di 
nuouodacapo,&  conrvlàtabrcuitàmollrare,  quali  erano  l'origini  degli  antichi.  &i 
termini  della  loro  antiquità,  &  quali  fono  quelli  della  nollra;  &  inoltrar  parimente  che 
diuerdtà  di  nobiltà  era  tra  gli  antichi,&:  quale  è  quella  tra  noi.  Le  quali  cofe  daranno  gran 
luce  &  chiarezza  à  quella  materia  .    Hauendo  dunque  detto  di  fopra ,  antiquità  elfere  il     ^ 
contarmolti  gradi,  Icgue  che  noi  diciamo  primieramente,  che  (patio  ò  numero  d'anni 
contien  quello  grado .  &  fecondo  quel ,  che  da  Cicerone ,  da  Plutarco ,  &  da  alcun'altro 
autore  d  caua ,  &  che  da  me  è  per  lunga  prona  llato  offeruato ,  non  par  veramente  che  da 
più  di  trenta  anni ,  anchor  che  Erodoto  à  trentatre  l'accrefca .  Il  che  come  che  con  mol- 
tifh'mi  efèmpi  d  polla  prouare,con  due  foli  intendo  far  chiaro .  Piglid  la  cafà  di  Francia, 
nella  quale  da  Vgo  Ciappetta  primo  Re  di  quella  famiglia  infino  al  prefènte  Re,che  hog- 
gi viue, venti  gradi  onero  età  d  cóteranno,  &  correndo  hoggi  l'anno  i  y78,&:  ranno,che 
Vgo  incominciò  à  regnare,eflendo  l'anno5>5>8,non  più  che  di  dieci  anni  d  trouerràhauer 
pallcito  il  numero  di  6go  anni,  che  a  trenta  anni  per  età,lo  fpatio  di  venti  età  ingóbrano. 

Simil- 


DELLEFAMIGLIE.  y 

A  Similmente  fé  ci  facciamo  ne/Ia  ca/à  d'Aullria  da  Ridolfo  creato  Imp.  l'anno  i  2  7  5 ,  &  a 
piefènti  tempi ,  &  al  prefente  Re  Filippo  ci  andremo  conducendo ,  iòlo  di  cinque  anni  Ci 
tiouerà  iùperar  fanno  trecentelìmo ,  &  non  più  che  dieci  età  ellcr  varcate .    Ctiiara  colà 
è  dunque,  l'età  non  ellèr  più  che  trenta  anni ,  la  quale  è  indubitata  prona  à  rinuenir  mol- 
ti errori  di  coloro  :  i  quali  à  calò ,  &:  lènza  fondamento  Icrmendo ,  quelle  età  non  li  veg- 
gono hauere  ollèruate .    Alla  qual  colà  talhora  10  penlàndo ,  onde  è  che  vn'età  non  più 
che  trenta  anni  elTer  fi  truoui ,  veggo  ciò  procedere ,  percioche  gli  huomini  per  lo  più  ne 
trenta  anni  incominciano  à  dar  principio  alla  lùcccilione  ;  dal  qual  tempo  innanzi  ve- 
nendo a  (orgere  la  nuoua  età  del  figliuolo  ,  chiamali  per  (uo  ri/petto  la  lèconda  età ,  non 
ortante  che  l'età  d'vn'huomo  maggior  numero  d'anni  contenga ,  &  per  ciò  Nellore  huo- 
g  mo  di  tre  età  fu  chiamato .    Hora  più  oltre  procedendo ,  dico ,  che  (è  troueremo  l'ori- 
gini degli  antichi ,  verracci  inliememente  trouato  lo  Ipatio ,  &  termine  della  loro  anti- 
quità.  Et  perche  col  parlar  de  Greci  il  darebbe  nel  fauolofo,  attribuendo  molto  l'ori- 
gini loro  à  gli  Dij ,  parlerallì  di  quelle  de  Romani ,  i  quali  come  che  anchor  efli ,  quando 
crebbero  in  tanto  faRo ,  &:  grandezza  così  fatte  origini  non  dilprezzaflèro ,  furono  non 
dimeno  lènza  alcun  dubbio  in  ciò ,  come  in  molte  altre  colè  più  temperati  de  Greci . 
Et  vedefi ,  ch'eglino  hebbero  grande  humore  in  quella  lor  Troia .     Alla  qual  cola  dato 
vento  dalla  tromba  di  Virgilio,  par  che  molto  venilfe  confermata  quella  lor  creden- 
za, &  opinione  .    Jitox  Italm  MneHhem ,  genas  à  cjuo  nomine  Memmi .  &  poco  dopo . 
Sirgefiuscj^  domm  tener ,  à  ^m  Sergia  nomen  .  &  apprello  j  QenM^  Vnde  ubi  domane  Cluenti , 
P  per  non  fauellare  della  famiglia  Giulia  &:  d'altre .    La  quale  origine  le  \\  attendelfe ,  po- 
nendoci noi  nell'età  d'Augullo ,  nella  quale  lenire  Virgilio ,  &  pigliando  particolarmen- 
te l'anno,  che  egli  incomincia  à  regnar  Iòlo,  che  è  l'anno  725  dell'edificazione  del- 
la città,  trouerremo  infino  alla  rouina  di  Troia  correr  anni  1 1  5'5'  >  elTendo  Roma  edi- 
ficata l'anno  43  2  dopo  la  già  detta  rouina .  il  qual  numero  abbracciando  la  trentano- 
uefimaetà  incominciata,  verrebbe  ad  edere  aitillima origine ,  &  antiquità.    Nondi- 
meno chi  dirittamente  le  colè  de  Romani  andrà  offeruando,  ò  llimerà  così  fatta  ori- 
gine per  poetica  ,  &  fauololà  ,  ò  à  pochiHìmo  numero  rilkingerà  quelle  famiglie; 
Leggendoli  in  Tacito,  come  Claudio  Imperadore fu  coihetto  da i  più  vecchi  Senatori 
&:illui1:ri  andar  eleggendo  inuouipatritij  per  elfer  iellate  poche  di  quelle  famiglie ,  che 
Romolo  delle  maggiori  ,  &  L.  Bruto  delie  minori  genti  appellarono.     Anzi  Plu- 
tarco  allega  vn  certo  Clodio,  il  quale  in  vn  libro,  che  egli  Icrilfe  chiamato  l'indice  de 
tempi,  mollraua  ;  come  elfendo  l'antiche  Cronache  Romane  Imarrite  nella  venuta  de 
Galli  nella  città ,  molti  s'vlùrparonoi  nomi  di  quelle  antiche  famiglie,  àcuiniunaco- 
fà  apparteneuano .  Et  vedefi  che  à  Bruto  vcciditore  ài  Celare  vna  limil  cola  fu  rinfac- 
ciata, non  elfendo  verifimile ,  che  egli  nalcelfe  dall'antico  Bruto,  da  cui  1  due  figliuo- 
li ,  che  egli  haueua ,  erano  llati  vccili ,  come  che  altri  dicelfero  dal  terzo ,  di  cui  nel- 
le publiche  hillorie  non  fi  trouaua  fatta  mentione  ,  hauer  la  famiglia  de  Bruti  hauu- 
to  principio .    Non  è  dunque  così  chiara  &  lècura  colà ,  come  altri  crede ,  l'origine  de 
Romani,  anzi  è  ancor  ella  quanto  alcun'altra  di  molte  tenebre,  &  inuiluppi  falciata. 
Nondimeno  concedendo  ,  che  del  tempo  di  Romolo  pur  alcuna  vene  folle  rellata, 
^  non  elfendo  più  che  725  anni,  à  ventiquattro  età  (\  ridurrebbe.    Ma  le  à  gli  Icritto- 
ri,  che  à  que  tempi  più  di  noi  furon  vicini,  vogliamo  dar  tede,  non  è  dubbio  alcu- 
no ,  che  le  due  opinioni  folfero  andate  attorno  d'vna  famiglia ,  ò  che  fofle  venuta  nel 
principio  de  Re ,  ò  dopo  la  cacciata  de  Re,  l'vltima  per  chi  non  voleua  adulare,  ve- 
niua  più  comunemente  approuata  ,  come  nella  famiglia  Claudia  mortra  Suetonio, 
di  cui,  come  che  alcuni  diceffero  ella  ellèr  venuta  di  Regillo  città  de  Sabini  nel  prin- 
cipio dell'edihcatione  di  Roma  ,  elìèndo  il  fondatore  di  elTa  Tito  Tatio  conlorte  di 
Romolo  ,  mollra  nondimeno ,  che  per  i  più  Ci  credeua ,  il  pruno  ellère  Ibto  Appio 
Claudio  lei  anni  dopo  la  cacciata  de  i  Re .  il  che  par  che  confermi  anchor  Taci- 
to, quando  da  Claudio  Imperadore,  fa  chiamare  il  primo  della  fùa  famiglia  Claulò. 

a     3  Nel 


e  DELLANOBILTA 

Nel  qual  luogo  non  facendo  mentione  delle  Troiane  fauole  dice ,  i  Giulij  da  Alba ,  i  Co-     A 
runcani  da  Camerio,  i  Portij  da  Tuicolo,  &  per  lalciar  l'antiche  cofe  i  Balbi  da  Spagna,  3c 
altri  da  Tofcana ,  da  Badlicata ,  &:  dalla  Galha  di  Narbona  elìere  itati  riccuuci  nel  Senato . 
Di  che  fi  vede  il  nerbo  della  Romana  nobiltà  efler  di  mano  in  mano  venuto  in  Roma  di 
tempi  non  molto  antichi ,  mettendo  tra  gli  antichi  i  Portij ,  di  cui  Catone  il  maggiore  il 
quai  die  principio  alla  lua  nobiltà  FùConlolo  l'anno  5-  5;/  deli'edihcation  della  citca;&:  par 
landò  Claudio  nel  coniolato  di  A.  Vitellio,(3c  diL.VipIanio,  che  tli  l'anno  8oo,non  fono 
più  che  241  anno,  che  lono  otto  ctà,ii  cpale  (patio  fa  reputare,  «Se  cognominale  per  anti- 
ca la  Romana  nobiltà.  Ma  mettendoci  nel  mezzo  tra  gli  antichi,&:  i  nuoui,  &  itimando 
ragioneuolmcnre  per  molto  antiche  famiglie  quelle,che  hauellero  come  la  Claudia  iubita 
origine  dopo  la  cacciata  de  Re,che  iègui  l'anno  245  di  Roma,  (òprauanzando  anni  478,     B 
verrebbe  lozzopra  l'anticjuirà  della  nobiltà  Romana  in  tempo  d'Augullo  à  contenere  età 
lèdici.  HoradiLCornamo alquanto deiroriginc,&: dell'anticjuità della  prefcntc  noftia  no- 
biita;&  come  che  poilibil  colà  lìa^alcuni  de  prelènti  huomini  da  Romani  poter  diicende- 
j  e,  pailo  \n  generale  di  tutta  Italia;  anzi  impollibil  colà  è,  che  molti  da  quelli  non  difcen- 
dano;  nondimeno  perle  tenebre  gradi,&  profonde,  che  lòno  tra  noi,&  1  Romani  per  Toc 
CLipatione  htta  d'Italia  da  barbari ,  <Sc  primieramente  da  Goti ,  harebbe  molto  più  del  fa- 
uoloiò  il  ricorrerli  per  noi  à  Romani ,  che  à  Romani  non  fu  A  ricorrere  à  Troiai;!.  Si  per- 
che maggiore  è  lo  fpatio  del  teippo,  che  corre  tra  noi,  &  l'anno  già  detto  d'Augullo ,  che 
tu  2i>  anni  innanzi  l'auuenimento  del  Sig.noiho  Chril"lo,c[rendo  quello  d'anni  1  Coy.òc 
quei  io  di  1 1  5-  5- ,  6:  li  perche  doue  i  Romani  non  patirono  altro ,  che  vn  breue  allàìro  da    q 
1-ranzcii  in  lutto  il  ior  tempo,  molti  &  maggiori,  &  più  durabili  iòno  quelli,  che  ha  fc  Iter 
to  i  Italia  da  quel  tempo  inhno  al  prefente .  Sono  io  dunque  d'opinione, vano  ciìère  ogni 
appicco,che  di  quella  à  quella  nobiltà  fi  i-accia;tutto  che  alcuni  à  guifa  de  Greci  vaghi  d'v- 
lia  fauolcla  antiquità,(i  fatte  colè  iì  vadan  talhora  lògnando.Er  nondimeno  fé  queib  Ipe 
ranza  douefiè  hauerh  per  alcuno,  gli  habitatori  della  rimerà d'Amalh  la  dourebbero  haue- 
j-e,oue  à  tempo  de  Gori,&  di  Belliiàrio  gran  parte  de  Romani  fi  ridufièro.   £  dunque  più 
vcrihmil  cola,  che  noi  vegnamo  da  Goti ,  che  da  Romani  ;  i  quali  Goti  ellèndo  entrati  in 
Italia  l'anno  del  Sig.  476",  verrebbe  à  farfi  vna  nobiltà  d'anni  1 1 02  di  poco  diiìerentc  al- 
la i;obiltà  Promana,  che  da  Troiani  dipendea.  Ma  le  noi  non  voghamo  ellèr  troppo  pia- 
ceuoli  giudici  di  noi  llellì ,  né  à  cosi  latti  iògni  preikremo  molta  credenza;  elPendo  1  Goti    q 
in  guiia  ibti  Ipenti  da  Longobardi ,  che  ò  pochi  di  loro  riir;alèro  in  Italia ,  ò  quelli  pochi 
in  guila  Ipogliati  d'hauere,  di  riputatione,  &  d'ogni  bene;  che  troppo  fpetial  benehcio  del 
cielo  laiebbe  Ifato ,  che  di  famiglia  alcuna  Ior  nobile  fofle  reiiata  reliquia  alcuna ,  ò  ram- 
pollo che  fi  làpelfe .  Bifognando  dunque  ricorrere  à  Longobardi ,  troueremo  quelli  ha- 
uer  occupato  l'Italia  l'anno  del  Signore  568,&:  hauédouihauuto  Re  inHno  all'anno  774, 
che  lòno  anni  2  06",  anzi  eflèndoui  rellato  il  Ducato  di  Beneuento .  6c  altre  Signorie  inlin 
dopo  la  venuta  de  Re  nel  noitro  reame,  che  fu  fanno  1 1  3  i ,  &  molti  anni  dopo,  non  du 
bito  punto,anzi  tégo  per  fermiflimo  molti  della  preiènte  nobiltà  da  quella  poter  deriuare. 
Ma  le  tanto  fi  chiama  antica  vna  nobiltà  non  quanto  s'immagina  poter  elìère  antica,  ma 
quanto  per  ilcritrura  ò  per  altra  notitia  lì  sa  ella  elTeie  antica  ;  come  che  l'vitimo  termine 
a  CU!  polliamo  andar  à  ferire  fia,il  primo  anno  della  venuta  de  Longobardi  già  detto,  che 
fu  i  anno  5^8  ;^  veramente  noi  non  polliamo  ardire  di  dar  più  alta  origine  di  quella ,  che 
o  per  opera  di  Icrittori,  ò  per  fortunata  diligenza  de  nollri  maggiori  lène  truoua  fatta  me 
tJone .  Et  lì  cerne  in  moltilsiamiglie  ho  olleruato ,  pochillime  arriuano  al  cinquecente- 
lìmo  anno,  che  farebbono  età  lì  come  delle  Romane  fi  dille, poco  più  di  lèdici.  Così  fatta 
dunque  fecondo  il  mio  auuilò  è  per  lo  più ,  &  che  prouar  lì  polla  con  ilcritture  la  più  alta 
origine ,  &  per  confeguente  la  maggior  antiquità ,  che  polla  haucr  famiglia  alcuna  in  Ita- 


DELLE     FAMIGLIE. 


B 


A  Et  per  auuentura  tutte  cjiielle,  delle  cjuali  auanti  i  Re  fi  rruoui  ùtta.  mentione  ne  i  già  no- 
rnmati  lUti,  d.i  Loiigobaidi  pollone  trarre  origine .  Ma  per  non  confonder  le  eoie,ci  bi- 
fògna  primieramente  far  vn  poco  di  diitintione,  &  per  incera,  &c  piena  cogninone  di  mol 
te  colè  queiii  lòia  mandar  innanzi .  Dopo  che  gli  Imperadori  Coitanrinopolirani  lioe- 
rarono  l'Italia  da  Goti ,  <k  che  a  mino  à  min  j  di  Longobardi  fu  occupata ,  buona  parte 
in  ogni  modo  di  lei  rimale  lòtto  l'imperio  Greco.  Et  per  iltare  lui  noilro  regno,tarco  cjuel 
Io  che  di  Napoli  vna  linea  tirando  intìno  à  Manfredonia  rimane  vertò  Leuante,  fu  conlèr 
uato  gran  tépo  da  loro,  &  molto  maggior  tempo  fra  ralcre,(S:  i'vltima  ad  eifer  da  ellì  per^ 
duta  tu  la  città  di  Napoli .  Ho  detto  ciò  à  fine,  perche  non  lì  creda ,  tutti  da  Longobardi 
trarre  origine,  percioche  gli  antichilfimi  Napoletani  fono  anzi  Greci  che  nò .  Dico  Greci 
percioche  oltre  che  ella  da  Greci  fu  edificata ,  &  Greca  è  da  Liuio  nel  tempo  della  Rcpub. 
&  Greca  da  Tacito  lotto  gli  Imperadori  chiamata ,  &  da  Greci  fi  veggono  elTere  Itati  i  lor 
collumi,  &  1  loro  giuochi,&  Ipettaccli,  &  greci  i  nomi  de  lùoi  cittadini,come  ciò  gli  fol- 
le liato  fatale  di conferuarfi  Greca,  peruenutadopo  la  cacciata  de  Goti  lòtto  l'imperio 
Greco  l'anno  ^56",  perfeuerò  Se  manrennelì  lòtto  quello  intìno  à  Normandi  per  lo  Ipat'o 
poco  meno  di  6*00  anni .  1  Baroni  dunque  &  i  Conci ,  per  ritornar  a  quel  che  di  [opra  li 
diccua,  i  quali  lotto  i  già  detti  Ducati,  &  Principati  li  conteneuano ,  oc  de  quali  innanzi  a 
i  Re  fi  truoui  memoria,Uimo  10  elier  Longobardi;  lì  perche  i  primi  Romani  inrinche  l'ini 
perio  Romano  durò  in  Italia  non  lì  sa,  che  feudi  hauellèro  ;  &  lì  perche  fpenri  1  Goti, non 
altra  Signoria ,  che  di  Longobardi  v'era  itata .  percioche  come  che  l'imperio  peruenillè  a 
Franceli  e  a  Tedelchi  non  alterarono  però  eglino  il  Ducato  di  Beneuento,daI  quale  iòrle- 
10  gli  altri  principati  già  detti,  &  lòtto  1  quali  1  già  detti  Signori,  &  Conti  come  lòtto  Io- 
urani  Signori  eran  contenuti .  Di  coiloro  per  quel  che  io  mi  polHi  allìcurare  llimo  eilèr  i 
GESVALDI  per  quel  che  dall'hiilone  di  Paolo  Diacono,  &c  dal  lungo  dominio  della 
terra  di  Gelùaldo,  Se  dalla  molta  antiquità  che  di  lor  lì  ritroua  li  può  comprendere,  la  qua 
le  dall'anno  666  incomincerebbe,  le  pur  eglino,per  quel  che  n'ho  lcritto,&  ir;oilrato  nel 
la  loro  famiglia  non  dilcendellèro  per  linea  natuiale  da  i  Re  Normandi ,  di  che  certa  me- 
moria &  non  interrotta  è  dall'anno  1 1 4 1  ,  nella  qual  cala  ellèndo  per  lungo  tempo  lUto 
inlìeme  co  molte  ricchezze  il  contado  di  Gonza,  hoggi  &  con  quello,  &  con  molte  mag- 
giori v'è  il  Principato  di  Venolà ,  Di  colloro  lòno  lenza  alcun  fallo  gli  A  Q_y  INI,  d- 
quali  poco  meno  che  cótinuata  memoria  lì  truoua  intìn  dell'anno  ^^6,ih.n  non  lolo  Co 
ti  d'Aquino,&  di  Loreto,^:  deIi'Acerra,&  d'altri  moiri  luoghi,ma  Marchefidi  Pelcara,  di 
Quarate,6c  Duchi  di  Gaeta.  Sono  in  quello  numero  i  S  A  N  G  R I ,  la  memonade  quali 
incomincia  ad  apparire  infin  dell'anno  lOi?^  .  colloro  chiamati  nell'antiche  Cronache 
Conti  de  Sangri,&:  hauuto  molti  huomini  chiari  cosi  neH'armijCome  nelle  colè  di  Chielà 
hanno  hoggi  il  Ducato  di  Torremaggiore  terra  giàdi  molti  anni  llata  da  lor  poffeduta . 
Di  quelli  lòno  quegli  d  '  A  Z  Z I A ,  l\  prima  memoria  de  quali  lòtto  il  lecondo  Giorda- 
no Principe  di  Capoa,  la  quale  apprellò  di  me  li  ritraoua  è  dell'anno  1 1  2  2  ,  ne  è  per  vec- 
chiezza la  lor  nobiltà  maicita,la  qual  fiorilce  per  lo  Marchelàto  della  Terza.  Con  coilo- 
ro  llimo  io,  che  lì  portano  mettere  iPANNONI,  &  anchor  eglino  come  quegli  d'Az- 
ziaCapoani,dequahfuil  Contado  di  Venafro,  &.  il  Ducato  di  Boiano,  ScbenelpelTo 
con  nomi  Longobardi  Pandolfì,&  Adinollì  chiamati.  I  S I G I N  O  L  F I  de  quali  furono 
i  Cótadi  di  Calerta,&  di  Ti[elìa,béche  per  breuils.tépo,mo'to  pare  che  fiano Longobardi. 
Tra  li  numero  di  coiloro,beche  la  lor  notitia  lia  dopo  i  Re,llimo,che  pollano  efler  cópreli 
anchor  gli  I E  V  O  L I  Capoani  anchor  eglino:de  quali  Ebulo,onde  elli  traggono  il  nome 
del  calato,  viue  l'anno  1 1 88 ,  il  che  da  me  prima  di  tutti  è  llaro  ritrouato,  &:  forlè  molte 
altre  famiglie  làranno  ancor  elleno  Longobarde,  alle  cui  notitie  &  memorie  io  non  mi  lo 
no  abbattuto .  Molte  altre  lòno  l'origini  della  nobiltà  del  nollro  reame,lì  come  di  diuer 
iè  nationi  lòno  llati  i  Re,  che  di  quello  hanno  hauuto  il  dominio,&  in  diueriè  città  del  te 
gno.  lì  come  quelle,  à  cui  i  loro  llati  hanno  hauuto  vicini ,  fecero  già  loro  habitationi  :  le 
quali  famiglie  come  che  hoggi  tutte  quali  Napoletane  dir  li  pollaiio ,  per  efler  chi  prima, 


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Jìaldaft- 
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lìnballi . 
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Caniba- 
CoìU  . 

/bercia  . 

PiccAcmi 

fii  . 

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I  ';/(  . 
(ttìtranu 
dell  arci- 

f"- 
S'.'iirdi . 

delia  N»- 

la . 

Hiittinari 

caslaldi , 


drCa  Rat 
J'tinforij. 


8  DELLANOBILTA 

&:  chi  dopo  per  Li  ildnza  flirta  da  i  Re  in  N.ipoli,  venuulène  ad  habitare  in  elTa  città,  noii 
è  pero  che  le  proprie  Napoletane  diiiife  &  (èparate  dall'altre  non  h  riconoicano .  Le  quali 
perche  li  fcorgano  meglio ,  (orbandole  nel  hne ,  attenderemo  a  molirar  le  famiglie  nobili 
dall'alrre  nationi  venuteci .  Et  perche  dalle  più  note  ci  incominciamo ,  iafciando  quelle 
i  cui  principi]  per  la  loro  antiquità  fono  più  nafcolli ,  incomincieremo  dalle  Spagnuole , 
le  quali  venute  col  Re  Alfonlo  d'Aragona  lì  può  dire,  che  con  belle,  &  liete  propagini  di- 
Ikièro ,  &  allargarono  la  nobiltà  di  tutta  Spagna  nel  reame  Napoletano .  Le  quali  calate 
col  giàdetto  Re  in  Italia  l'anno  1 41  o ,  &l  non  haucndo  per  ciò  più  che  (èi  età  d'antiqui- 
tà  à  Fatica ,  parranno  à  molti  famiglie  molto  nuoue,  non  fàpendo  le  lor  vecchie  barbe ,  & 
radici  efler  recate  nel  pae{è  natio,  &  quelli  che  qui  così  giouani  (i  veggono  efler  1  lor  ram 
pollij&  come  gli  agriculrori  dicono  1  lor  mclììticci.  Primi  di  tutti  fon  le  reliquie  dell'ilici 
là  famiglia  reale,  nella  quale  li  mantiene  il  Ducato  di  Montalto,&  grandezza  tale,  che  no 
pare  indegna  iuccefiìone  di  tanti  Re  .  Di  quelle  famiglie  lòno  gli  A  V  A  L I ,  i  quali  per 
io  parentado  fatto  con  la  cafi  d'Aquino,  i  cui  itati  redarono,&:  per  la  hngolar  tede,&  va- 
lor loro  marauiglioiàmenre  crebbero .  Di  quelle  fono  1  G  H  E  VARI,  &  del  Contado 
d'Ariano,  &  del  Marchefato  del  Vailo ,  &  del  Contado  di  Potenza,  &  d'Apici  infignori- 
ti(ì ,  de  quali  acquilli  farri  per  lo  iènno,&:  valor  di  Don  Inico,  la  follia  del  tìgliuolo  Icemò 
la  maggior  parte.  I  CAVANIGLI,  àqualidaCofoi  licadette  il  Contado  di  Troia, 
per  haucr  quelli  foguitato  lafattion  di  Renato,  &  hor  iòn  Conti  di  Montella  furono  Spa 
gnuoli .  Et  così  gli  S CI S  C  A  R I  fatti  poi  Conti d'Aiello .  Gli  A I E R B I  del fangue 
real  d'Aragona  creati  Conti  di  Simari .  Quegli  di  CARDINE  diuenuti  Marchelì  di 
Laino.  IDIASCARLONI  fatti  Conti  d'Aliti.  Quegli  di  L  V  N  A,  quegli  di  M I- 
La- detti  MILANI.  iBALDASSINI.  Queidi  B  ELPR  ATO  Contid'An- 
uerlà.  1  Bis  BALLI  Conti  di  Briatico  ,  6c  altri  fon  di  natione,  &  origine  Spagnuola. 
Sotto  quelli  Re  Aragoneii  così  al  tempo  del  Re  Alfonfo,  come  de  figliuoli,  &  nipoti,  ab- 
bracciandoui  anchor  la  cala  d'Aullria,vcnneroancho  per  diuerfè  cagioni  altre  famiglie 
non  meno  di  Spagna ,  che  d'altrcue  molto  nobili  &  chiare ,  h  come  è  la  caladi  BOLO- 
GNA, nobile  non  lo!o  m  Palermo ,  onde  ella  venne  à  Napoli ,  ma  nella  propria  lor  pjì- 
tria ,  di  che  lerbano  il  nome,  cue  Beccadclli  tur  chiamati .  I  G  A  M  B  A  C  O  R  TI  già 
illullri  per  la  Signoria  di  Pila.  Vennerui  per  cagione  di  ponteficatij  &  imparentati  co  Re 
i  B  O  R  G I A  Principi  di  Squillaci  di  nation  Spagnuola;&  i  P I C  C  O  L  O  M  I N I  no- 
bilifiiirj  Sancii  per  lo  parentado  reale  farti  Duchi  d'Amalfi,  Marchefi  di  Capillrano,Mar 
cheli  d']liceto,&  Conti  di  Celano,  i  TVTTA  VILLA  Conti  di  Sarno  vennero  lòt- 
to i  Re  Aragonclì.  gii  ANNICCHINI,  i  CALER  ANI  nobilillìmiMilanefi, 
benché  pielio  Ipenti .  Vennerui  iFREGAPANI  Promani  dalla  Signoria  della  Tolfa 
chiamati  poi  della  TOLFA  Conti  di  SerinojLS:  Conti  di  San  Valentino.  I  SVARDI 
già  llati  Signori  di  Bergamo,quegIi  della  NOIA  Principi  di  Sulmona,&  ne  quali  è  llato 
il  gouerno  di  tutto  il  regno,  1  GATTINA  RI  Conti  di  Cali:ro,&  altri  han  tocco  de 
tempi  della  cafa  d' Aulirla, (1  come  1  CASTALDI  chiari  per  Gio.Batilla  in  quello  tépo 
diuennero  Mached .  Innanzi  al  Re  Alfonfo  d'Aragona ,  il  primiero  de  Re  Franzelì ,  che 
vernile  nel  noiho  regno  fu  il  Re  Carlo  primo  l'anno  1166  j  col  quale  molti  Caualieri  & 
Signori  vennero  delle  migliori,  &  più  nobili  ichiattc  di  Francia,  1  quali  come  gli  Spagnuo 
li.ricmpicrono  del  (angue  Franzele  la  città  di  Napoli;  ma  non  è  però,  il  che  par  colà  mara 
uigliola  à  credere,  che  lotto  i  Re  Franzelì  non  vi  venilfero  ancho  delle  famiglie  Spagnuo 
le,òcon  la  Reina  Violante  d'Aragona  moglie  ad  Re  Ruberto,  ò  con  altra  occalìone,  co- 
me fon  quegli  della  R  A  T  T  A  già  Conti  di  Ca(èrta,&  d'AlelTano  gran  Camarlinghi  del 
regno,&  1  xM  O  N  S  O  R 1 1  Signori  di  Faicchia,  &  per  la  lunga  pollèlfione  della  badia  di 
Santa  Maria  d'Auanzo  ricchi  i^c  in  buono  llato ,  de  primi  de  quali  infin  dell'anno  i  ?  o  5- , 
&  degli  altri  del  1 5  5-  ^  appariice  memoria .  Ma  tra  Franzelì  venuti  col  Re  Carlojillullrif 
imi  furono  quegli  del  13  A  L  Z  O,  di  cui  niuna  famiglia  montò  in  maggior  riputazione 
nel  nollro  reame,  percioche  oltre  il  Contado  d'Auellino,  &  di  Montefcaggiolò ,  6c  di  So- 

ieto, 


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DELLEFAMIGLIE.  ^ 

feto ,  $c  alrri  iìm ,  &  tif  oli ,  &  vfici ,  Se  dignità  da  lor  pofTeduti,  furono  i  primi ,  i  quali  di 
fangue  non  reale  haucflcr  titolo  di  Duchi  ;  fu  in  loro  l'imperio  Conilantinopolitano  ben 
che  per  titolo .  Due  delle  lor  donne  furono  Reine,  l'vna  di  Sicilia,  S>c  l'altra  di  Napoli;  & 
più  volte  lì  come  diedero  al  /àngue  reale ,  così  riceuettero  delle  donne  reali  in  ca/a  loro  . 
Grandi  vi  vennero  ancor  gli  STENDARDI,  i  quali  riccamente  rimunerati  dal  Re     ^*^^^^*  • 
vittoriofo  diuétarono  Signori  diPomigliano,  d'Arpaia,  &  d'altre  molte,&  buonils.terrc, 
le  cui  ricchezze  Giouannella  da  molti  mariti  à  guilà  di  nuoua  Penelope  ricercata  portò  lì 
nalmente  inlìeme  col  nome  nella  famiglia  Bofta,  Stendarda  per  quello  chiamata  ;  tìn  che 
per  ribellione  di  Pietro  in  potere  di  dluerlì  lìgnori  peruennero.   Vennerui  i  C  A  N  T  E  L-     «^if*^"»  • 
M I  già  Duchi  di  Sera,  &  hora  di  Popoli .  Vennerui  i  M  O  N  F  O  R  T I  per  riputation     jnoMfmi. 
militare,&:  per  nobiItà,eflèndo  opinione  che  vengan  da  Re  Franze(ì,molto  Illullri,i  qua- 
li innazi  a  Balzelchi  furono  già  Conti  d'AuelIino,di  Montelcaggioiò  &  etiandio  di  Squii 
laci.  Non  Cono  interamente  certo^lè  i  prefènti  Monforti  fieno  i  Franzelì  Monforti.oue- 
ro  i  Gambatell  antichi  baroni  del  regno.  Furono  Franzelì  quegli  della  LEONESSA,     ielUz.t*' 
de  quali  fu  il  Contado  di  Montelarchio,  che  palsò  polcia  in  cala  Carrafa,&  vltimamentc     "'■"■*  * 
negli  Auall,&  quafi  tutto  Io  Ibto  polfeduto  noggi  da  Marchelì  di  Vico.  I  L  A  G  N I  ven     '■"l'^  • 
neroanchor  efli  col  Re  Cario  primo,  &  benché  Signori  di  caiklla  non  migliorarono  mol 
to  giamai  la  loro  fortuna .   Venneruene  anchora  degli  altri,  le  cui  (ùcceirioni  infino  à  pie 
(ènti  (ècoli  no  lì  fono  diiklè ,  fi  come  furono  gli  A  L  N  E  T I ,  da  quali  pafiò  il  Contado     «^'"'^  • 
d'Alelfano  in  quegli  della  Ratta  ,iBRVSSONI,i  quali  fatti  Conti  di  Sutriano  furo     £ru(f»,à. 
no  redati,  benché  per  brcuefpatiojdalla  famiglia  di  Capoa.  I  CLIGNETTI  Signori     ^^f^'."^ 
di  Caiazzo,  la  qual  città  lì  come  molte  altre  d'altre  famiglie  lpente,come  i  D I N I S  S I  A-     ,^/. 
CHI  Conti  di  Terlizzi  fecero ,  palsò  con  lòmma  felicità  di  quella  cala  ne  Sanlèuerini . 
I  C  A  P  R  E  S 1 1  Signori  di  Cillerna ,  della  Cidogna ,  &  di  molte  altre  buone  calklla ,  à     <=*r*"i  • 
quali  f  ùccedette  la  Corre .    Furono  Franzelì  i  I A  N  V I L  L  A ,  i  quali  Ilari  lungo  tempo     jémiU . 
Signori  d'Alitìjdi  Venafro,&:  d'altri  luoghi  diuennero  poicia  Còti  di  Sant'Angelo;  il  qual 
Contado  per  non  lungo  tempo  pofleduto  dopo  loro  da  Zurli ,  mantienfi  iniìno  à  prelèn- 
tirempineCaraccioIiPifquitij.  Tali  furono  i  PO  LEI  CE  NI  fatti  grandi  per  lo  pon 
teficato  di  Martino  IV.  benché  poco  allignaflèro ,  i  quali  furono  già  Signori  d'Oiluni, 
iPORCELLETTIjIecui  callella  di  San  Lorenzo,  di  Palo,  &  di  Baraggiano  portò     porcelUt' 
vna  lor  donna  ne  Gefualdi .   Nobililfimi  furono  &c  di  (àngue  Franzelè  parimente  i  S  A-     "^^  ^ 
V  R  A  N I  già  Conti  d'Ariano,  il  qual  Conrado  donato  dal  Re  Alfonlò  à  Gheuari,  andò 
pofcia  per  diuerlè  ribellioni  in  diuerlè  calè  balzando .   Lunga  imprefa  farebbe  il  volere  di 
cutti  raccontare,  i  quali  di  Francia  vfciti  nel  noilro  regno  à  flati,  &  titoli  peruennero .  Ne 
pochi  furono  anchor  quelli,  i  quali  d'altre  nationi,  lì  come  degli  Spagnuoli  lòtto  loro  ve 
nuti  fi  difle,  forfero  ne  tempi  loro ,  &  à  notabii  grandezza  montarono ,  lì  come  furono  i 
PI  PINI,  i  quali  nati  in  Barletta  d'vn  notaio  furon  Conti  di  Mineruino,  Còti  di  Vico,     p/;/»;. 
SignoridiTorremaggiore,d'Alramura,&  d'altri  luoghi.  Cotahfuronoi  CAB  ANI,     <^-^*«- 
i  quali  vlciti  d'vn  cuoco  Ichiauo  furono  Conti  d'Ieuoli ,  &  gran  Sinifcalchi  del  regno  ol- 
tre altri  honori,  &  dignità .  Vennero  di  Lombardia  ma  nobili  &  con  honorata  condotta 
i  S  A  N  A  Z  A  R I ,  i  quali  benché  chiari  per  la  Signoria  della  Rocca  di  Mondragone ,  &     S4m4x4ri 
d'altri  ]uoghi,rédè  molto  più  illullri  anchora  che  Ipenti  la  fama,&  il  grido.che  lalciò  loro 
Iacopo  Sanazaro  poeta  eccellentiflìmo,  malTimamente  nelle  colè  Latine  fopra  tutti  gli  al- 
tri fcrittori  dell'età  fua.  Vennero  di  quel  di  Sauoia  fotto  i  Re  Fràzelì  quegli  de  M  O  NTI,     JtM»nti 
ne  quali  hoggi  è  il  Marchefato  di  Corigliano,ne  elfi  oltre  gli  altri  pregi  degli  huomini  no 
bili  lènza  i  menti  delle  buone  lettere .    Vennerui  i  G  A  E  T  A  N  I ,  i  quali  imparentatili     ^4*^4»; . 
col  fauore  del  loro  Pontefice  con  la  cafa  dell'Aquila  redarono  il  Contado  di  Fondi,  &:  ac- 
quillaronfi  per  propi  menti  titoli,&  dignità  maggiori .  Vennerui  gli  O  RS  IN  I  di  pari 
fortuna  à  Gaetani  :  percioche  imparentatili  anchor  eglino  col  fauor  del  loro  Pontefice  co 
la  cala  Monforte,  redarono  il  Cótado  di  Nola;  &  poi  di  mano  in  mano  in  quella  fortuna 
polli  per  1  lèruigi  fatti  à  Re  Franzefi,&  Aragonelì,ac  per  altre  lor  opere  valorolè  nò  dico, 

che 


Ptiittiù. 


Orjtni . 


CeUntieJì. 


jnar\am 


'Ctllderi. 


Camponi- 


di  Capa. 

di  Tocco. 
di  Jilluf- 
della  Mar 


Loffredo 


i^iitla. 

'Sanfeu:- 
r.r.t. 


:,lo  DELLANOBILTA 

^cheAlconradodiManopclIo,  Sedi  Tagliacozzo,  Sedi  Sarno,  &  di  Solerò,  &  di  Pacentro,  A 
&  d'alca  concadi  {àlidcro,  ma  dmenner  Marchelì  della  Tnpalda,  Duchi  di  Grauina,  Prin- 
cipi di  Salerno,  &  quel  che  volea  dir  poco  meno  ,  che  lignori  della  mera  del  regno  di  Na- 
poli, Principi  di  Taranto  con  quali  tutte  l'altre  dignità,  &  vhci  preminenti  del  reame. 
Dei  COLONNESI,  come  che  i  grandi ,  Romani  h  fieno  conièruari  ;  è  pur  relUto 
vn  rapollo  di  cllì  nel  regno,;2c come  hoggii  Romani  vi  pollèggono  cailella,&.  baronie. co 
sì  à  tempi  di  Martino  il  già  detto  principato  di  Salerno  tu  da  lor  pofl'eduro,&  pofcia  a  gra 
parte  degli  ilati  degli  Orimi  iuccedettero,  onde  è  lor  Tagliacozzo  da  Contado  à  titolo  di 
Ducato  accreiciuro .    Crebl:)ero  lòtto  i  Re  Franzed  marauigliolàmente  famiglie  non  fo- 
relì:iere,ma  del  proprio  paelè  i  M  A  R  Z  A  N I  ;  la  cui  grandezza  incominciar  a  (otto  il  Re 
Ruberto, à  che  Ibmmira  non  montò  ella?  c^i  furono  il  Principato  di  Roflano,i  Ducati  B 
di  Squillaci, &:  di  Seira,il  Contado  di  Montalro,  &  d'Alih,  &  tanto  ilato,  &  tante  callclla, 
&  vhci,&:  preminenze,  che  non  tu  da  imputarii  à  maiauiglia  ;  (è  cinque  volte  s'impareta- 
rono  col  iangue  reale .  Quali  nel  mededmo  tempo  incominciarono  à  forgere  i  C  A  L- 
DORI;  r.c  quali  il  Ducato  di  Bari,  il  Contado  di  Triuento,&;  altri  llati ,  &  iìgnorie  fu- 
rono piccola  cola  rilpcrro  alla  ripurationc  acquirtatafi  col  valormilitare ,  il  quale  in  loro 
fiori  eccellentemente;  (è  in  contrario  da  {ingoiar  Fellonia,&:  infedeltà  non  Foife  l1:atomac 
chiato.  mancarono  ammendue  lotto  i  Re  Aragonelì.  I  C  A  M  P  O  N I S  C  H  I  d'origi- 
r.e  Aquilani,  &  d'ingegno  torbido ,  &  fattioli  diuennero  parimente  in  qucl1:i  tempi  Còti 
C)\  ivionrorio,  il  qual  Contado  per  donna  fu  portato  in  cala  Carrafa.  I  FILINGIERI 
Conci  a'Auel!;no&i  MA  ivi  E  RI  Conti  di  Marien  trouanlì  in  quello  tempo.  Collo*  C 
ro  ione  aiichora  in  pie,  lo  llato  de  Filingieri  palsò  ne  Caraccioli.  Regnò  innanzi  à  Fran- 
•2.e{j  la  cala  di  Sueuia,  lotto  L\  quale  fi  crede  che  folfer  venuti  gli  A  C  Qy  A  V 1  V  I ,  ma 
<  ìic  fofk io  in  quel  ten)po  incominciati  a  tìorir  non  (ì  dubita.  A  quali  non  lo  le  i  molti,& 
diucrl  •  titoli ,  o  le  il  pregio  dell'arme ,  ò  le  quel  delle  lettere,  habbiadato  maggior  orna- 
mento .  ma  pcioche  hora  di  nobiltà  lì  fauella,  è  per  lor  noto  il  Contado  di  S.  Flauiano,  di 
S.  Valentino,  di  Gioia,  di  Conuerfino,  mamoltopiùiMarchelàtidiBitonte,&:diBellan 
re,  j  Ducati  d'Atri,  &  di  Nardò,&  il  Principato  di  Teramo.   Furono  Ihmati  Tedelchigli 
A  ì  O  S  S I ,  le  ben  à  molta  fortuna  non  crebbero .  Sotto  l'Imperador  Federigo  incomin 
ciarono  à  iiiontare  quegli  di  C  A  P  O  A ,  i  quali  crelciuti  inhno  al  titolo  di  Conte  à  tem- 
pi de  PvC  Franzch,  andarono  di  mano  in  mano,&:  lòtto  gli  Aragoncfi,  &:  finalmente  lotto  D 
gli  Aulhiaci  à  titoli  de  Marchelari ,  &  à  quelli  de  Ducati ,  &  de  Principati  innalzandoli . 
Veggonii  il .  q..cilo  tempo  adoperati  quelli  di  TOCCO;  la  cui  fortuna  fu  poi  maggior 
nella  Grecia,  che  nel  regno  di  Napoli .  Ma  per  auuentura  gran  parte  dd  làngue  Tedelco 
daRcFranztufù  fpenta,  come  furono  quegli  di  RIBVRSA,  di  cui  fu  il  Contado  di 
Caletta,  ÒL  altre  famiglie .   Molte  colè  m'inducono  à  credere ,  che  lìeno  Tedelchi  quegli 
della  MARRA,  antichi  polfclibri  di  callella  non  lolo  in  terra  di  Bari,ma  in  terra  d'O- 
tranto, &  in  altre  prouincie  del  regno;  ne  quali  fu  il  Contado  di  Stigliano  :  il  qual  paflato 
per  cóto  di  donne  à  cala  Carrafa, prclc  poi  titolo  di  Principato.  Primi  di  tutti  i  Re  furono 
iNormandi,  par  che  lòtto  colloro  lìa  collante  opinione  eller  venuti  i  LOFFREDI, 
la  CUI  grandezza  benché  lìa  grandemente  lòrta  à  nolFri  giorni  hebbero  nondimeno  baro-  E 
naggi  mfinodal  Re  Ruberto.  Sono  molto  olcure  fé  cole  di  quelli  tempi,onde  è  dubbio- 
Io  molto  il  porre  prcfìilàmente  quali  famiglie  folfer  Normande  .    Ma  intorno  all'età  del 
pruriG  Re,o  poco  prima  fi  veggono  quegli  dell'  A  QJV I L  A  efler  grandi,di  cui  fiì  il  Con 
rado  di  Fondi.    Grandi  li  come  lòno  flati  lempre  tiouanfielfere  molto  innanzi  i  Rei 
S  A  N  S  il  V  E  R 1 N I ,  i  cui  titoli  chi  volelfe  mettere  inlieme,  per  poco  rimarrebbe ,  che 
Tion  tutti  quanti  n'ha  hoggi  il  noftro  regno  v'hauellè  à  mettere,  percioche  quiui  lòno  ila- 
ri 1  Contadij-Sc  molti  anchor  hoggi  vene  lono,  d'Altomonte,  di  Chiaramontc,  di  Renda, 
di  Caiazzo  di  Colornia,di  Montelcaggiolò,della  Saponara.di  Matera,di  Calétta,  di  Ter- 
ranuoua,di  Bclcallio,di  Lauria,di  Capaccia,di  Potenza,di  Terlizzi,di  Mileto,  diTricari- 
cojdi  Marlìco.ac  altri.  Qu_iui  lòno  flati  i  Ducati  di  Somma;di  Curigliano,di  San  Marco, 


Ql 


DELLE     FAMIGLIE. 


II 


A  di  Venofà,  &  d'Amalfi .  Er  c^ui'  per  più  di  cento  anni  fono  lìati  con  grande  fplendore ,  Se 
iTjaeilà  podcdu  ti  i  Principati  di  Saferno ,  &c  di  Bifìgnano ,  il  cjual  Principato  hoggi  che  h 
cafà  è  tanto  fcemata  ha  meglio  di  1 5  o  mila  ducati  l'anno  d'entrata .  Antichi  Signori  fo- 
no quelli  d'A  RENA,  non  so  per  qual  cagione  in  Conclubetti  trasformati  ;  veggendoli 
di  loro  belle,&:  honorate  memorie  folo  fòtto  l'antico,  &  vero  cognome,  hoggi  Marchelì, 
ma  già  di  lungo  tépo  Còti  d'Arena,di  Stilo,6c  di  Mileto.  Grandi  Signori,^:  antichi  molto 
fono  i  R  V  F  F  I  da  i  gran  baronaggi, &  tenute  hauute  in  Calauria,cognominati  per  l'an- 
tiche fcritture  1  Ruilì  di  Calauria.  Sono  Conti  di  Sinopoli  infìn  dal  tempo  del  Re  Ruber 
to,hora  Principi  &  ricchi ,  &  già  goderono  con  vn'ampiHimo  llato  il  Marcherito  di  Co- 
ttone. Oltre  quelle  famiglie  di  fuori  venuteci,  fono  alcune,che  per  trouarh  di  molto  an- 

g  tico  tempo  Napoletane,  mal  fi  potrebbe  aifegnar  loro  altra  origine,  &  alcune  folo  le  quali 
da  Terre,&:  Città  vicine  à  Napoli  fono  venuteci,  &  per  incominciare  di  quelle  di  Capoa- 
.na,onde  ancor  fono  iCantclmi,i  Lagnì,della  Leonefla,Lofiredi,Ornni,&  Pànoni,de  quali 
s'è  parlato ,  antichiflune  fono  la  Caracciola  ,&Ia  CAPECE.  Quella  di  cui  apparifce 
memoria  già  di  ó'oo  anni,abbraccia  con  le  molte  altre  fimiglie  Minutoli, Sconditi,  Apra- 
ni,  Zurli,  Pifcicelli,  Galioti,  Tomacelli,  Latri ,  &  Buzzuti .  Delle  quali  per  lo  pon>rchcato 
hauuto,  chiariflima  è  la  T  O  M  A  C  E  L  L  A  già  Marchefi  della  Marca,Duchi  di  Spoleto, 
&  Conti  di  Calui ,  &  di  Soia ,  cofe  però  tutte  venute ,  &  andatetene  via  col  pontehcato . 
I  Z  V  R  L I  s'illullrarono  molto  per  fèi  Contadi  (come  che  hoggi  niun  vene  fia)  di  Santo 
Angelojdi  Poteza.di  Nufco,deIla  Guardia,di  Nocera,&:di  Montuoro,ma  alcuni  di  elli  du 

Q  rati  molti  anni  nella  famiglia .  Non  fono  mancate  all'altre  delle  dignità,&:  degli  honori, 
&  infiememente  degli  huomini  valoro{ì,hauendo  i  M  I  N  V  T  O  L I  nominati  dal  Boc- 
caccio.i  PISCICELE  I,  &:i  BOZZVTI  hauuto  Cardinali,come  il  Marchefè  rac- 
colfè.  Ma  f]  vede  la  fortuna  non  effere  fiata  loro  molto  amica, fi  come  non  tu  al  primo  lor 
pedale  che  furono  i  Capeci,  i  quali  efTendo  llati  fedeli  del  Re  Manfredi,  molto  con  la  ve- 
nuta del  Re  Carlo  primo  perderono,  onde  fono  à  noi  conti  gli  fìienturati  accidenti  di  M. 
Beritola ,  fi  come  auuiene  dell'antiche  tragedie  già  palfite  in  fauole .  Ne  molto  crebbero 
fé  non  poche  di  loro  l'altre  famiglie  comprefè  fotto  il  titolo  delI'Aiéti  da  vicini  luoghi  per 
lo  più  venute,  di  colloro  fono  quegli  di  SOMMA,  i  quali  per  auuentura  di  Somma 
traggono  i  lor  principij,ma  chiari  intìn  da  tépi  del  Re  Carlo  1 1.  &  Signori  di  callella  da  té 

£)  pi  della  Reina  Giouanna  feconda,  tra  quali  celebre  &  honorato  è  il  nome  di  Scipione, 
il  quale  effendo  io  fanciullo  gouernò  le  Prouincie  di  Terra  d'Otranto,&:di  Bari  co  grande 
oflèruanza,&  lode  di  giullitia,&  di  fèuerità.  I  S  E  R 1  P  A  N  N  I  llimati  per  origine .  ma 
molto  incerta,Greci,hebbero  per  breue  tépo  il  Contado  di  Motula,à quali  aggiunte  giade 
fplendore  à  dì  nollri  il  Cardinale  Geronimo  huomo  per  lettere,  per  la  predicanone,  &  per 
1  collumi  degno  d'eterna  gloria.  Molte  callella  pofTederono  i  BOCCA  IMANOLI, 
la  maggior  parte  delle  quali,  fi  come  di  molte  altre  famiglie  è  auuenuto  ,  Ruberia  [lorrò  à 
cafadiCapoa.  Gli  A  RCELLI  à  tépi  degli  auoli  nollri  s'infìgnoriiono  di  MatrafeKonc 
oltre  effere  flati  in  Lombardia  illuilri  per  la  fìgnoria  di  Piacenza.  I  C  R I S  P  A  N I  quando 
quello  che  dell'lmp.Coiìantino  fi  dice,nó  fia  vero,fòn  noti,&  ciliari  da  tempi  del  Re  Ru- 

£  berto,&  poffeggono  hoggi  callella.  1  G  V I N  D  A  Z  Z I  vfciti  di  Salerno  fono  già  più  ài 
200  annijche  per  l'archiuio  della  mia  patria  li  litruouo  SS  di  Carmiano.  I  DENTICI 
Amalfitani,  &1MANSELLI  fono  antichi ,  &  mantenutili  nobili  fèmpre  in  modella 
fortuna.  Venner  poi  quegli  di  FORMA  foifèdi  Piedimonte.  Ma  lafamiglia  BARILE 
feconda  di  molti  Caualieri  di  pregio  hebbe  fbtto  il  Re  Ladiflao  il  Contado  di  Monde- 
rifò.  I  C  A  R  B  O  N I  oltre  hauer  hauuto  Cardinali ,  &c  di  molte  callella ,  godono  hog- 
gi il  Marchefito  di  Padula  terra  Hata  in  cala  loro  infin  dell'età  del  Re  Carlo  Terzo  .  Ne  i 
ElGLIOMARINI  llimati  Surrentini ,  fi  come  fono  llimati  1  Carboni ,  oltre  l'hauer 
polfeduto  Rutigliano,  Cafàrano ,  &  Minerbmo  e  hoggi  il  Contado  della  Rocca  .  Io  ho 
raccontato  i  Capeci ,  &  gli  Aienti  lalciato  à  dietro  1  Caraccioli ,  la  fortuna ,  &  felicità  de 
quali  ha  di  gran  lunga  fuperato  tutte  l'altre  famiglie  già  dette  polle  inlieme,prefùppollo; 

che 


él'^rt*>4. 


Xujffì. 


Cdpecf. 
Sctnditi. 

t^pldM. 

Cdliett. 

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Dentici. 

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di  Forme. 

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CétrhtM. 


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12 


DELLA     NOBILTÀ 


car UCCIO - 

li  Hii^l. 


Cdr&icto- 


Cdrrafi 
Ma  sp~ 
n4. 

Cdrrafì 
dtUa  Sia- 
dtXA. 


tiilf. 


SfimUh 


che  i  Camccioli  come  altroue  iì  è  detto  così  Roflì,come  Pifcjuitij,c  i  Carrafi  così  della  Sta  A 
dera,come  della  Spina  fieno  vna  colà  llefla,  &  d'vn  foi  tronco>  come  io  ho  per  indubitato 
deriuino.  percioche  oltre  J'antic]Uità,Ia  quale  à  quella  de  Capeci  non  è  inferiore,deI  grado 
reale  in  fuori,tutto  quello  che  vna  famiglia  può  hauere  così  di  dignità  temporali,come  ce 
cle(ìaliiche  ha  ella  hauuto  in  duieilì  tépi,&  ha  di  piefente.  ICARACCIOLIROSSI 
oltre  hauer  poflèduto  i  Marchelàti  di  Hieraci,&  di  Moiuraca,&  i  Contadi  di  Terranoua, 
&  di  Nicallro,  pofleggono  di  piefènte  il  Ducato  della  Tripalda ,  i  Marchefàti  di  Vico,  & 
di  Burgenza,&  i  Cótadi  di  Biccari,&:della  Toiella,lbtoui  gra  Camarlingo, &:  gran  Cancel 
iiere,hauuto  il  gra  magirtrato  di  Rodij'Arciuelcouato  di  Napoli,rArciue{couato  d'Amai 
fi,  tre  Cardinali,  de  quali  vno  è  llato  Gouernator  di  Milano,rre  Vefcoui  di  Catania, &  ho 
railVefcouodell'Kola.  I  CARACCIOLI  PISC^lTIl  oltre  hauer  hauuto  il  Pnn  B 
cipatodi  Melh,  i  Ducati  d'A(coli,&  di  Caggiano,  il  Marchefàto  d'Atclla,  il  Generalato  in 
Francia,  nel  regno  di  Napoli  il  gran  Siniicalcato ,  &  re/Ter  poco  meno  che  llato  Scrgianni 
padrone  del  regno,  &  per  molti  anni  il  gran  Cancellierato,  l'Arci uelcouato  di  Cofenza,!! 
Velcouato  di  Venafro,hano  tuttauia  il  Ducato  di  Martina,&:  i  Marchelàti  di  Bucchiani- 
cojdi  Calkllaneta,&  di  Cara!arboro,&  i  Contadi  di  Santo  Angclo,&  di  Nicallro,&:  d'Op 
pido.  1  CARACCIOLI  CARRAFI,-  i  quali  lòno  nel  leggio  di  Nido,  &  detti  lem 
plicemente  Carratì,quegli  della  Spina  oltre  eflèrui  Ibto  Luogotenente  del  regno,  &  l'Ar- 
ciuelcouato  di  Bari  hano,&  policggono  hoggidì  il  Marchelàto  di  Caileluetere,i  Contadi 
della  Grottena,di  Pulicalho,&  di  Sata  Seuerina.  1  C  A  R  R  A  F I  della  Stadera  lènza  i  Du 
cati  di  PaIiano,&:  d'Ariano,lènza  i  Marchelàti  di  Montebello,di  Caui,  &  di  Mótelàrchio,  C 
&  i  Cótadi  di  MarigIiano,&  d'Airola  già  poflèdutijpolTeggono  à  quelli  dì,  che  noi  viuia- 
mo  oltre  infinite  caltella  lènza  titolo,il  Principato  di  Stigliaiio,i  Ducati  di  Módragone,  di 
Maralone,di  Nocera,&  d'Andn,i  Marchelàti  di  S.Lucido,d'Ariézo,di  Pulignano,di  Mon 
renero,d'Anzi,&  di  Sant'£rmo,i  Cótadi  di  Cerreto,di  Ruuo,di  Montorio.di  Mótecaluo, 
di  Morcone,di  Suriano,&  di  Sant'Angelo,hanno  hauuto  vn  Pontcfice,lètte  Cardinali,de 
quali  viue  il  Cardinale  Anronio,per  più  di  cento  anni  è  llato  l'Arciuelcouato  di  Napoli  in 
cala  loro  in  lette  Arciuelcoui,de  quali  vene  lòno  flati  tre  nò  Cardinali.  1  Velcouati  di  Hie 
raci,di  Potenza,della  Guardia  fono  flati,&:  alcuni  fono  in  cala  Carrafa;il  gran  Magiilrato 
di  San  Lazzaio,Badie  ricche, Priorati,&  altre  dignità  minori  pur  aflai  hanno  poflèduto,& 
pofleggono. &  perche  altri  nócredaqueilecolèandarfène  in  titolij&profpcttiue  già  fono  D 
1 5"  anni  paflati,che  ritrouadomi  io  in  Napoli  i\  fediligente  conto  allhora di  rendite  viue 
peruenire  à  Carrafi  della  Stadera  meglio  di  2  co  mila  ducati  per  cialcun'anno.  F^abbiamo 
di  lòpra  co  occafione  parlato  di  famiglie  di  Nido  d'Acquauiui,  AuaIi,Azzia,Bologna,Ca- 
uanigli,  Capua,  Cardine,  Diafcarloni,Gaetani,Gatta,Gef  ùaldi,Gheuari,Milani,Monfc)i-ij, 
Piccolomini,Sangri,Salèuerini,&  della Tolf a:  bora  àgli  altri  paflando,&  degli  antichi  Na 
poletani  £ìuellando,dico,che  di  tutti  antichilfimi  fono  iBRANCACCI,  famiglia  co 
piohrs.d'huomini,&  per  quello  tra  loro  in  vari  rami  diuira,&:  per  diuerfità  d'armi,  &  di  fò 
pranomi  aggiunti  dillinta,come  altroue  per  auuentura  più  à  pieno  lène  ragionerà.  E  flato 
in  loro  il  Córado  di  Noia,&  quel  di  Nocera,hano  hauuto  Cardinali,&  hoggi  v'è  l'Arciue 
fcouato  di  Taranto.  Cofè  molto  piccole  fé  ben  fi  riguarda  in  corata  antiquità,&  nobiltà,  £ 
onde  poflóno  bene  paragonarfi  co  Capeci,abbódano  nondimeno  di  lèpolture,&:  di  fabbri 
che,grade  teflimonio,&  argométo  dell'antica  nobiltà  loro.  Nobilillimi  fono  in  quello  lèg 
gio,&  antichi  i  PIGNATELLI  llimati,che  vengano  dall'Acerra;  i  quali  come  pianta 
che  lecco  il  vecchio  pedale  fi  fia  ringiouenita  in  nuoui  rampolli  fiorilce  hoggi  più  che  m:.i 
habbia  fatto  per  l'adietro  per  lo  Ducato  di  Mótelione,per  i  Marchefàti  di  Lauio,&  di  Ccr 
chianoA  per  lo  Cótado  di  Buirello.  Hanno  hauuto  il  gouerno  del  regno  di  Sicilia.Sc  per 
molti  anni  poflèduto  il  Ballato  di  Santa  Eufemia,dctto  volgarméte  di  Santa  Fumia  di  i  z 
mila  feudi  di  rendita  per  ciafcun  anno.  Molto  grandi  fono  parimente  gli  S  P I N  E  L  L I, 
i  quali  fi  ilima  che  vengan  di  Somma,de  quali  già  5  00  anni  fono,  apparilce  memoria  ap- 
prelTo  di  me,  clie  fono  imparentati  co'  Conti  dcll'Acerra ,  nella  cui  famiglia  fono  hoggi  i 

Pria. 


DELLE     FAMIGLIE. 


'5 


B 


A  Principati  di  Cariati,  &  della  Scalea  ;  i  Ducati  di  Caiirouillari,  &  di  Seminara,  &  il  Mar- 
chelato  di  FuiCaldo.  I  COSCI  vfciti  d'Ifcliia  fono  illuilri  per  lo  PonteHcafo,ner  l'an- 
tica Signoria  di  Procida,pcr  lo  Córado  di  1  roKijòc  per  molte  ricchezze  di  preiènte  acqui- 
llate  per  la  (ìngulare  iiìduilria  di  Gio.ìacopo.  Negli  AFFLITTI  venuti  cou^e  fi  ilima 
di  Scala  è  il  Contado  di  Tnuento .  1  SE  RISSALI  benché  hoggi  non  (ìeno  in  molta 
fortuna,lòno  io  per  molte  congetture  indotto  àcredeie,che  habbiano  goduto  intorno  la 
venuta  dei  Re  fòrto  libera  Signoria  il  Principato  di  Capoa.  I  SARACINI  lungo  ttm 
pò  pofledettero  la  Toiclla,hoggi  polTcggono  Andrano  in  tetra d'Otranto,&: hano di  cor 
te  hauuto  vn  Cardinale  co  l'Arciuefconado  di  Matera,&;  Velcouado  di  Lecce  mia  patria. 
BERLINGIERI,  CAPANI,  dei  DOGE,  GRISONl,  GVINNAZZI, 
MONTALTI,   RICCI,    SPINI,  &   VVLCANI  famiglia  Cardinalitia, 
quafi  di  Surrento,ò  di  Rauello,ò  del  Cilento,  ò  d'Amalfi  vkiti,&  d'altri  luoghi  nobili,  & 
honoran  non  fono  molto  crelciuti  in  iiì:ato,&  lignoria.  De  Seggio  di  Montagna  C  O- 
STANZI  fon  molto  nobili;  Creded  che  fieno  venuti  da  Pozzuolo,hano  hauuto  poHcf 
(ìon  di  callella,&:  fono  liati  valorofi,  &  pronti  di  mano .  &c  à  dì  nollri  Agnolo  per  la  poe- 
iia. ,  &  Cola  Francefco  fuo  hatello  per  la  dottrina  delle  leggi  nò  fono  Itati  loro  di  piccolo 
ornamento.   I  PIGNONI  a  noilri  tépi  fono  montati  infino  al  titolo  del  Marche(ato 
per  via  delle  Ieggi:la  quale  à  Napoletani  nò  e  meno  honorata,nè  fortunata  che  à  Romani 
Principi  folle  itata  l'arte  oratoria;  la  quale  macado  la  libertà  pian  piano  in  profeilion  lega 
le  del  tutto  lì  cóuertì.  A  M  V  S  C  E  T  T  O  L I,  i  quali  vengono  da  Rauello  hano  aggiun 
C  to  molta  chiarezza,&  Iplédore  le  lettere;  &:  per  auuentura  maggiore  pallerebbe  à  polteri, 
fèThilloria  ordita  da  Gio. Antonio  con  la  iha  morte  non  f ode  ita  male .  I  VILLANI 
venuti  da  Sanlèuerinoanchor  eglino  forièro  molto  col  Reggente  Francelco  Antonio  . 
I  CARMIGNANI,  i  CICINELLI,  iPVDERICHI,  i  ROCCHI, 
iSORIENTI,  &  i  ROSSI  fono  Napoletani,  fé  non  che  certi  Rolli  vengono  da 
Pillola  nobiliflìmi  nella  patria  loro.  I  MIRABALLI  forièro  prelto,&:  mancarono. 
I  SANFELICI  fono  antichi  baroni.  Nel  Seggio  di  Porto  fi  fono  molto  illuihatii 
P,A  P  P  A  C  O  D  I  inlìn  ne  tempi  della  Reina  Giouanna  II.  i  quali  hanno  hoggi  il  Mar- 
chefàto  di  Capurfo .  Gli  O  R I G  L I  crebbero  sì  fattamente  lòtto  il  Re  Laddlao,  come 
che  prefto  cotanta  loro  felicità  macafre,che  vi  furono  fecòdo  per  tutti  fi  aflcrma  fti  ouer 
D  fétte  fratelli  tutti  Conti  di  buonej&  principali  terre,&  città  del  reame.  Ne  G  E  N  N  A  R I 
ellendo  flati  infìno  à  tépi  nolFridue  Cótadi  di  Nicotera,&:  di  Martorano,ne  fono  ammea 
due  vfciti  per  donne,quello  ito  àRutlì,&  quello  àgli  Aquini.  i  PAGANI  fono  molto 
nobili.  I  VENATI,  STRAMBONI,  SEVERINI,   MELI,  MACE- 
DVONI,  INSERRA,  GRIFFI,  GAIETA.  DVRA,  d'ANGELO, 
&  ALESSANDRI  chiari  per  lo  Icrittore  Alelfandio  per  non  replicar  di  cui  se  par- 
lato, i  quali  fono  in  altri  fèggi ,  trouanh  la  maggior  parte  cller  d'origine  Napoletani . 
Rella  il  leggio  di  Portanoua .  AGNESI,  &  d'ANNA  hanno  hauuto  Cardinali . 
C  O  P  P  O  L I ,  i  quali  vengon  di  Scala,fè  follerò  con  la  fortuna  con  la  qual  incomincia- 
rono iti  crefcendo,fàrebbono  hoggi  de  primi  del  regno,tù  in  loro  il  Còtado  di  Sarno,&  à 
E  quali  &  rinfedeltà,&  la  molta  fedeltà  verlò  la  cafà  d'Aragona  fu  nociua .  C  A  P  V  A  N  I 
i  quali  foi^  vengon  di  Capua,  G  A  T  T  O  L I,  L I G  O  R  I,  MOCCI,  &:  S  A  S  S  O  N  I 
non  hanno  paffato  i  termini  della  nobiltà  priuata .  Di  tutti  cliianflimi  lènza  alcun  fallo, 
&  da  paragonarli  co  le  cale  grandi  del  regno  fono  llati,&  fono  i  M  O  R  M  1 L I,  qui  non 
è  mancata  poffeflion  di  cailella,nè  valor  militare,  ne  antiquità  trouandoji  menzionati  in 
vlìci  nobili ,  &  honorati  dell'ordine  della caualleiia  inlìn  da  tempi  del  Re  Carlo  primo . 
Oltre  quelle  famiglie  cóprele  ne  leggi, fononi  altre  famiglie  diuenute  Napoletane,  ma  di 
vari  luoghi  del  regno,&  tali  Napoletane  :  le  quali  hanno  antiquità,  &  fplendore  qual  più 
&c  qual  meno.  SANTOMANGO  Salernitani,  C  A  S  T  RO  C  V  C  C  H I,  quegli  di 
SENERChlIA,  &  della  VALVA, GALLVCCI  di  Teano  fono  antichi  baroni, 
ACCIAPACCI,  MASTROGIVDICI  molto  antichi,  &  BRANCIA 

b         vcn- 


Cofci. 

i^JJIitti. 
Serijjah. 

JScrltn^ie 
ri  . 

Capttnl 
del  Doce. 
Grifoni. 

^-    r 

Montdn. 
Kicct . 
Spni. 
y  ulcant, 
CoiUn\j. 
l'i  7  noni, 
Afufcec- 
tdi. 
ViUani. 
carnn  - 
gniini. 
cicir.elli . 
Piiiencht 
Jiocc'rn  . 
Sortenti. 

MÌri(ki!Ii 
Sanf elici. 
P'ippac»' 
ai  , 

Origli. 
GenMri. 
Pisani. 
y  cn4tl . 
StrSh'int . 
Senerim  . 
Meli  . 

ni  . 

Inferni. 
Cviff. 
Celie: a.  . 
DHrd. 
d  KiiPelc, 

du." 

i^ì'nejì , 
a  t^  ■■  na» 
ccppdi  . 
Capudm. 
Cottoli . 
Liberi . 
Micci  . 
SajTont  . 
Alormili. 
S.inlom.'i- 

cafìrocut 
chi. 
delU  ,-al 

Oli  l'I  licci. 

K^CCIU.' 

facci . 
AtdHrt- 

Jiranad . 


14 


DE     NOMI 


fcraUi . 

rufi. 


Cttrgitni  . 

Ji(afUi>nl. 

j.iinfracln 

Sur  ut . 

di    R^'z'i- 
o 

fìd  . 

Rota. . 
jiaimi , 

fil  etnei  > 


vengono  da  Sorrento .  T  O  R  A  L  D I  di  Sefla  fono  preflb  che  antichi  baroni ,  ma  s'illu-  ^ 
Ararono  anche  per  lo  Marchefàro  di  Puhgnano .  MIRTI  mollrano  eflèr  i  Frangipani 
Romani;ma  venuti  vltimamente  da  Terracina.  I  T  V  F  I  d'Auerfà  chiari  per  antica  pof 
fdhon  di  callel/a,&  per  numero  d'iiuomini  lì  (òno  acquillati  iplendor  grande  non  meno 
per  1  paréradi  illuihi,che  per  io  Marchelàto  di  Lauello.  Sono  anco  d' Auerfa  i  G A RG  ANI 
&  gli  SCAGLIONI.  IPALAGANI  {bno  di  Trani  baroni,&  Itatiui  degli  hao- 
mini  £imofi .  I  L  A  N  F  R  A  N  C  H I ,  &  gli  S  C  O  R  N  A  fono  Pilàni,de  quah  i  primi 
iono  anchor  hoggidìnobiliiììmi  nella  patria  loro.  Quegli  di  R  E  G I N  A  hoggi  Conti 
di  Macchia  lòno  d'origine  Napoletani,  (ì  come  ltimo,che  lìeno  i  R  O  T  A  Abbruzzetì , 
a  quali  io  direi ,  che  Antonio  chiaro  per  molte  ambalcene  &  per  la  (ingoiar  fede  verlò  i 
Re  d'Aragona  haueffe  dato  giade  iplendore;  le  quello  in  già  partedalla  chiarezza  de  poe-  g 
nu  così  Tolcanijcome  Latini  di  Berardino  Tuo  Hgliuolo  nò  folle  Ibto  olcurato .  Truouo 
i  R  A  I  M I  eilcr  Capuani ,  6c  ancichi ,  &  i  M  O  N  A  C  1  lènza  alcun  dubbio  Franzeiì . 
Ma  chi  potrebbe  raccontare  il  numero  di  tati,i  quali  venédo  tuttauia  ad  abitar  quella  fe- 
licifs.città  vano  tuttauia  diuenédo  Napoletani.  Onde  non  iìa  imputato  a  maluagitajfe  al 
cun  di  loro  viene  in  quello  luogo  seza  memoria  tralaiciato.  Tali  dunque  fono  l'origini  6c 
nntiquifà  della  nobiltà  Napoletana,  come  fi  è  potuto  vedere .  Onde  leggiermente  lì  può 
laccognere;  il  che  séza  bialimo  degli  altri  fìa  detto,  ma  per  amor  della  verità  non  efier  eie 
tà  m  ltalia,nè  fuori  piìi  copiofa  di  famiglie  chiare,&  illulkijche quef1:a;nè  che  à  gra  pezza 
pofTa  à  cotal  nobiltà,&  chiarezza  arriuare.  percioche  ciò  ch'è  di  chiaro,^:  inclito  in  Fran- 
cia,&  in  Ifpagna,  &  per  tutte  le  città  d'Italia,tutfo  è  in  quclb  fòla  città  raccolto  oltre  fan  q 
tica  nobiltà  del  regno  o  Longobarda,ò  Greca,ò  pur  Italiana.©  qual  altra  origine  che  à  noi 
fìa  nafcofb  ella  s'habbia .  Conciofìa  cofà  che  della  caia  reale  di  Francia ,  com'è  comune 
opinione  qui  vi  Iìa  la  Monforte.  Della  cafà  real  di  Calliglia  detta  poi  volgarmente  d"Ara- 
gona,quì  vi  fia  l'Aragona  ;  Dellacafà  real  d'Aragona  qui  vi  fìa  l'Aierba .  Et  delle  famiglie 
cosi  di  Signori  Franzefi,come  di  Spagnuoli  già  h  è  veduto  quante  in  quelb  città  vene  lìe- 
no allignate.  &  come  le  città  illuihi  d'Italia,  &  quelle  del  regno  quah  à  gara  tutte  ci  hab- 
biano  dato  il  fiore  della  lor  nobiltà .  Efh  parimente  veduto,  che  cofà  fìa  nobiltà,  &  quali 
fono  le  fùe  parti  ;  Onde  è  tempo  di  trattar  alquanto  de  i  nomi  à^Wc  famiglie,  come  cofà 
la  qua!  faccia  per  quel  ch'io  llimo  molto  a  propofito  di  quella  materia . 

DE    NOMI    DELLE   FAMIGLIE.  ^ 

NO  M  I  alle  peifone  fono  fiati  polli  per  effcr  meglio  l'vn  dall'altro  ricono- 
fciuto. Ma  percioche  all'infinità  degli  huomini  nafcendoneogni  giorno  fareb 
bon  màcati  per  auuentura  cotari  nomi,fì  ricorfc  ad  vn'altra  diHeréza  di  por  a 
ciafcuno  anco  vn  nome  dd  parétado,ò  progenie,©  famiglia,òcome  diflè  Dan 
te  cognatione,chiamato  da  noi  cognome,  ouero  il  nome  della  famiglia ,  ò  come  volgar- 
mente fi  dice  il  calato.  Fu  opinione  di  Varrone,chc  gli  antichi  Romani  non  hauefièr  co- 
gnomi.nó  veggendo  che  Romolo,&  Remo,&;  FaulUilo  altri  nomi  s'hauelfero.Altri  s'in- 
gegnarono di  prouare  in  contrario,che  eflì  n'haucficro,poi  che  la  lor  madre  Rea  Siluia,& 
fauolo  Silmo  Numitore,&  altri  Amulio  Siluio,&  in  tal  guifà  poi  &l  Metio  Sufletio,&  Tu  £ 
tote  Claudio,&  cosi  altri  molti  co  due  nomi  furon  chjamati.Ma  che  in  proedlò  di  tépo  i 
Romani  haueffer  cognomi,è  cofà  per  fé  molto  manifefla.Ma  perche  fra  Gradatici  molte 
cótefe  fono  in  diflinguere  i  nomi,cognomi,prenomi  &  agnomi  de  Romani,  &  par  che  à 
quello  propohto  fi  cóuéga  fàper  comequelii  cofà  lì  procedene,breueméte  mene  fpedirò, 
&  prédendo  per  esenio  Q.Fabio  Malli  mo  Ouicola.dico,  che  Q.  è  il  prenome,  quello  che 
noi  nome  proprio  cjiiamiamo,  Fabio  è  \[  calato  chiamato  da  loro  nome.  MafTimo  è  il  co 
gnome,che  da  noi  fòpranome  è  detro.Ouicola  è  ragnome,à  cui  io  nò  fàprei  dar  nome  di 
lhnto,efsedo  v.g.  vn'alrro  fòpranome.  Horqh  noi  diciamo  Antonio  Caracciolo  Carrafa 
detto  Malizia  noi  habbiamo  il  prenome,nome,cognome,&  agnome;fè  nò  che  noi  muta- 
do  le  vcci,djciamo  per  ordine  hauer  di  quel  Caualiere  il  nome,il  cafàto,&  due  fopranomi. 
''  Onde 


DELLEFAMIGLIE.  ,- 

A  Onde  io  non  so  vedere  quel  che  fi  voglia  dir  il  Giouio,  quando  di  Cardina/e  Ruce/lai  par- 
lando dille ,  OncellariHs  cognomenio  Caydmaìn .  pcrcioche  ih  egli  volea  parlar  larinanicnre 
prenome,  &  non  cognome  douea  dire  ;  &  fé  non  volea  vfcir  de  termini  preiènti,gli  lareb 
be  conuenuto  chiamarlo  nome .  Dalla  qual  materia  prima  che  io  mi  parta ,  audio  fòg- 
giugneròjchc  quello,che  alcuni  han  creduto,  che  i  Caualieri  Romani  non  più  che  due  no 
mi,&  1  Senatori  tre  n'haueflèro;  &  in'contrario  da  altri  s'è  dimoilrato,che  alcuni  Senato- 
ri Romani  non  hebber  più  che  due  nomi ,  &  alcuni  Caualieri  n'hebber  tre  ;  Ihmo ,  che  in 
quello  modo  proceda.  Di  necelhtà  non  par  che  niuno  più  che  due  nomi  fi'debba  hauere, 
verbigratia  il  nome  e  il  calato ,  da  Romani  detto  il  prenome ,  &  il  nome  :  ma  come  i  pre- 
nomi de  Romani  non  eran  molti,  auueniua ,  che  oue  le  famiglie  crelceuano  in  numero  , 

B  ipelTo  fi  daua  ne  mc;defimi  nomi  ;  onde  per  dilhnguerfi  gli  vni  da  gli  altri  nacque  ì'wio  de 
cognomi.  Et  quando  quelli  cognomi, crelccndo  anchor  più  i  rami,doue  eran  poi1i,che  i 
Latini  chiaman  famiglie,  non  taccuan  più  quella  dillinzione,che  bifògnaua,come  auuen- 
ne  ne  Scipion],quiui  era  necellario  aggìugner  nuoui  lòpranomi.  Hora  i Caualieri  &;  i  pie 
bei  eflèndo  gente  nuoua  conueniua  anthora  per  lo  più  che  hauelTer  meno  huomini,&  per 
confeguente  meno  facefle  ior  di  bilogno  de  cognomi .  Onde  li  vede ,  che  le  donne  ò  ple- 
bee,ò  patrizie  che  li  fofièro  non  hauean  più  che  due  nomi ,  la  cui  notizia  non  douendo  di 
ragione  vlcire  de  termini,  &  de  confini  delle  calè  priuate  non  interuenendo  ne^^li  vfici ,  & 
ne  magillrati,à  che  fine  cercar  di  dar  loro  altri  cognomi?  Quando  dunque  per  lo  più  G  ve 
de,che  i  plebei ,  &  i  Caualieri  non  più  che  due  nomi  s'habbiano  (  s'intende  de  plebei  non 

C  nobili  )  &  i  Senatori  tre  ;  ciò  da  quei  the  lì  è  detto  procede ,  &  quando  talhora  Ci  vede  in 
contrario,  che  i  Senatori  due ,  &  i  Caualieri  tre  n'habbiano,  ciò  li  può  dire ,  che  in  quelle 
nalca  dal  molto  numero  degli  huomini,&  in  quelle  dal  poco,  dico  per  lo  più,  non  poten - 
do  a  niuno  eller  tolto  l'hauer  per  altro  accidente  cognome  .  Hora  al  fatto  nollro  miri- 
gnendoci ,  che  per  lo  più  ci  riduciamo  a  parlare  di  cofè  luccedute  dopo  la  caduta  del  Ro- 
mano imperio ,  dico ,  &  fono  io  primo  in  queik  opinione;  che  i  cognomi ,  Ci  come  l'arti, 
gli  lludi ,  &  l'altre  cofè  belle  in  quella  inondation  di  barbari  Ci  Imarrillèro ,  &  gli  huomini 
reitalTero  co  (empiici  nomi.  Queito  m'induce  à  credere,  il  non  vedere  in  quelli  tempi  co 
gnomi,&  perche  quando  s'incominciarono  à  vedere,  ò  dalla  fignoria  di  callello,  o  ltato,ò 
regno  pollèduto ,  ouer  dal  nome  del  padre  il  deriuano .   Di  quello  elèmpio  lòno  in  Na- 

D  poli  i  Figliomarini ,  e  gli  leuoli .  in  Firenze  i  Firidolh ,  i  Filipetn ,  i  Figiouanni ,  &  altri . 
Di  quello  fon  le  calè  reali  d'Aragona,  di  Cartjglia,d*Aullna  &  di  Francia,  di  cui,  come  di 
calè  reali  s'hà  più  antica  memoria,  impcroche  io  non  truouo,  che  altri  cognomi  s'habbia- 
no,  che  d  Aragona,  di  Cartiglia,  d'Aullria,&di  Francia.  Et  le  alcuni,  come  da  alcuno  mi 
è  flato  detto  midicellèro  gli  Aullriaci  elTer  men  di  3  00  anni,  che  così  lì  cognominarono, 
domanderò  10  loro,  che  cognome  eflì  dunque  prima  s'haueflcro  altro  che  d'Afpurg.del- 
la  cui  citta,&  llato  erano  Conti  ?  Ho  io  dunque  per  indubitato,  fin  che  altro  non  mi  là. 
rà  mollrato  in  contrario,  dopo  la  caduta  del  Romano  Imperio  i  primi  cognomi,  che  inco 
minciarono  ad  apparire  ellèie  ò  di  nomi  paterni,  ò  di  Iuoghi,&  Ilari  poflèduti.  Ma  perche 
quel  delle  citta  Ipellb  auuiene,  che  fiano  più  torto  llatepatrie.che  lìgnorie,  puollì  querto 

E  cognome  di  citta  in  due  diuidere,  cioè  ch'egli  nalca,  ò  da  nomi  della  patria,  oda  quel 
della  fignoria.  In  Napoli  creduti  Signori  fono  Sanfèuerini ,  Acquauiui ,  Aquini ,  Sangri, 
d'Arena ,  di  Tocco ,  della  Tolfa ,  &  con  quelli  Santomango ,  Valua ,  Senerchia ,  Callro- 
cucco,&  altri,  per  Italia  vene  fono  infiniti,Ertenli,Gonzaghi,  Farnelì,  Colonnefi,^^  altri , 
di  patria  fono  in  Napoli  quelli  di  Capua,i  Gaetani,di  Bologna,di  S5ma,Capuani,  &:  altri, 
fi  come  in  Venetia  fono  perauuentura  quegli  da  Pefàro ,  i  Pifàni ,  iTriuilàni ,  &  in  Rom<i 
anticamente  i  Tarquinij ,  &c  iGabinij .  Come  dalia  patria ,  così  traggono  talhora  origi- 
ne dalla  prouincia ,  onde  vengono .  Tali  furono  in  Napoli  quelli  d'Alemagna già  fpenri 
hoggi  quelli  de  Monti,  Maceduoni  ;  nella  mia  patria  fon  quelh  dell'Acaia  nobilillìma  fa- 
miglia. Forfè  in  Venetia  fono  i  Candiani,  i  Barbari,  in  Roma  i  Sauelli .  In  Firenze  vene 
fu  douitia  Franzelì,  Greci,  Latini,  Alamannefchi,  Tofchi  tutti  fjpenti,  hoggi  vi  lòno  Ala- 

b     2  manni; 


i6  D   E      N   O   M    I 

manni  ;  gli  antichi  Romani  hebbero  fòtto  quella  regola  i  Cominij,&:  i  Volici.  Alni  cafàti.  A 
ion  cosi  da  vari  animali,ò  di  terra,ò  di  iTiare,ò  d'aere  cognominati ,  fi  come  in  Napoli  fu- 
rono c|uelli  dcIi'Aquila,(òno  hoggi  i  Dentici,i  Pi(cicelli,  i  Ricci,  i  Gatti.  Sono  in  Venctia 
1  Caualii,  i  Leoni,  i  Mula,  i  Delfini,  i  Cicogna,  fono  &  furono  m  Firenze  gli  Aùni,  gli  Ve 
celimi,  1  Vitellini,  della  Vitella,  Pe{ci,&  furono  in  Roma  anticamente  i  Portij,gli  Ouinij, 
i  Caprili],  gli  Equitij,  gli  Afinij,  &  i  Suillij.  Sono  molti  cognomi  nati  da  colon,  ò  da  alcu 
ni  membri  humani ,  ò  altre  qualità  del  corpo ,  i  quali  indiihntamente  qui  nominerò  non 
importando,  che  lìano  più  di  NapoIi,che  d'altroue .  Gambacorti,Gambate(e,Grai]i,Pic- 
colomini, Cofci,BoccapianoIi, Bianchetti,  Roili,Stramboni,PiccioIi,Nani,Sannuti,N4on', 
Folcarini,Capobianchi,Brunellini,Baibadori,Mancini.lVIolticognomivégono  da  gradi, 
dignità,&  profellioni,  come  fono  quelli  del  Doce,Marchefi,Conti,Cattani,Cal"laldKlm-  B 
periali,Tribuni,Vjfconti,Calì:ellani, Abati,  Alfieri,  Baroni,  Baroncelli,  Falconieri,  Scolari, 
Malh-ogiudici,Protonobiliflìmi,Nobili,&  alrn.  A  quali  Ci  trouenebbono  i  rifoontri  degli 
antichi  Romani  da  chi  voleffe  a  ciò  badare,(ènza  che  v'è  aIcuno,da  cui  in  qualche  parte  fo 
no  llate  quelle  colè  nelle  famiglie  Romane  coniiderate .    Vengono  altri  cognomi  da  co- 
llumi ouer  pallioni  &  età;  come  fono  Vbbriachi,Importuni,Pazzi,Buoniigliazzi,  Villani, 
Attìitf  J,  Infingati,  Adorni,  Arditi,Gaiz!oni ,  Vecchietti ,  Ragazzoni .  Formand  altri  da 
vari  inlhomenri,  initromentidico  largamente  pailando,comc  fono.  Pignatelli,Bar]li,Car 
boni,  Stendardi,  di  Naue,  Cnuelli,  dell'Arca,  Orciolini,  Sacchetti,  Tizzoni,  Cala, Torre, 
Palazzo,  Martelli,  Scala ,  Stufa ,  Molini ,  &  altri  quali  infiniti.  Olrre  quelli  &  altri  capi , 
fotto  i  quali  lì  potrebbono  così  tatti  nomi  rillngnere  ,  llimo  molti  cognomi  di  famiglie  Q 
nafoer  da  i  fopranorni ,  la  qual  colà  auuenne  anco  à  Romani,  dicendo  Valerio  ;  cjuin  etinm 
eju£ddm  coa^mmui.i m  ìiomtn  \crfafmt .  che  lècondo  noi  vuol  dire ,  che  certi  lopranomi  di- 
uenner  calati.  Di  ciò  e  relèmpio  in  cala  Sforza,iI  capo  &  autore  della  cui  giàdezza  chia- 
mato Muno  Attendolo,  hi  per  la  fua  ferocità  dal  Conte  Alberigo  da  Barbiano  cognomi- 
nato Sforza  .  Il  qual  fopranome  glori ollflì ino  a  quella  cala  reltò  per  cognome  hauendo 
vintOj&  mellb  à  terra  il  vero,&  antico  cognome.   Vn  li  fatto  accidente  auuifo  io  ellèr  au- 
uenuto  à  Canali,!!  vero  cognome  de  quali  è  Caracciolo;  ne  alcuno  li  truoua  di  quella  fa- 
miglia da  Malitja  indietro,  il  quale  fiori  nel  1410,  ilqualealtnmentelì  foriua,che  Carac 
ciolo  Carrafa.  Ma  Malitia  pinne  ài  tutti  lècondo  la  mia  credenza  lafoiandoil  proprio  co 
gnome,  &  doi  lopranome  per  cognome  leruendoii  fece  à  fuoi  dilcendenti  no  meno  chia-  D 
ro ,  &  telice  il  nome  Carralefco ,  ^che  Sloiza  a  lùoi  polleri  lo  Sforzcfoo  s'haueflè  lalciato . 
Bcllilhmo,  &  indubitato  elempio  è  quello  che  di  ciò  (i  vede  ne  Zurli  fopranome  de  Pilci- 
celli.  percioche  di  tre  Icpolture  nell'vna  giace  Berardo  Pilciceìio  morto  l'anno  1 5  5  o,nel- 
l'altraMartulcelloPilticello  detto  Zurlo  ino  figliuolo, &  nell'altra Giouanni Zurlo,  il 
qual  cognome  paflàndo  à  polleri  refe  più  di  tutti  gli  altri  Capeci  chiari,  &  illuilri  i  di- 
lcendenti Zurli .  Ex  per  auuentura  quell'altre  famiglie  Sconditi ,  Aprani ,  Latri ,  &  altri 
furono  fopranomi  de  Capeci ,  &  nnìalèrfi  per  cognomi .  Non  è  famiglia ,  come  ne  Ca- 
racciolilìdirà,  chchabbiahauuto  più  cognomi  di  quella,  ma  parncolarmente  quel  di 
Viola  lo  il  truouo  in  tante  perlòne  pollo  da  per  fé  folo  in  guilà  di  cognome ,  &  durar  per 
tanti  anni,  che  chi  non  hauelfe  quella  cognitione,  leggiermente  llimerebbe  quella  eli  £ 
fere  vna  famigliamosi  detta .    Dunque  da  quelle  colè ,  &  limili  prendono  origine  i  no- 
mi delle  famiglie  ,  nella  qual  materia  è  conlìderabile  oltre  ella  origine  la  mutation  de 
cognomi ,  poi  che  da  quel ,  che  fi  è  detto  apparifoe ,  che  i  cognomi  li  mutano .     Il  che 
ci  può  ageuolmente  rapprelèntare  nell'animo  l'antichilhmo,  &  comune  parentado  di 
tutte  le  genti ,  &  quindi  come  tra  parenti ,  &  congiunti  douerfi  riconciliare  vna  cer- 
ta fratelleuole  amicitia ,  &  domellichezza  fra  tutti .  Di  quelle  mutationi  le  cagioni  fo- 
no diuerlè  ;  delle  quali  raccontarne  alcuna  non  làrà  fuor  del  nollro  propolito .    Nelle 
Città ,  &  ragunanze  de  popoli  bene  Ipello  auuiene ,  che  alcuna  famiglia  per  alcuno  mis- 
fatto ò  pure  per  altro  accidente  diuenga  odiolà  ò  al  pnncipe  le  dh  è  città  foggetta ,  ò  al 
popolo,  ò  altro  reggimento  di  quella  Città,  fé  ella  è  libera .  la  qual  famiglia  per  ilpe- 

gner 


DELLEFAMIGLIE.  17 

A  gner  Mio  inficme  col  nome  fcainbia  quel  cognome',  &  à  gui/àd'vna  ma/chera  ripren- 
dene  vn'alrro ,  come  il  Marchefè  afferma  à  Capeci  eller  auuenuro ,  benché  lo  fìa  d'alrra 
opinione:  poiché  il  cognome  di  Zurlo  ci  mollra alcrimenre  proceder cjueib  marena. 
Ma  in  Firenze  è  di  ciò  notillìmo  l'efèmpio  nella  famigha  degh  Alhizi  :  la  quale  eiFendo 
per  la  Tua  potenza  dmenufaodiofà  alla  iùaRepublica,due  fratelli  di  efla  famiglia  prelero 
dal  nome  dcll'vndi  loroil  nuouo  cognome  del  calato  ,&  Aleflàndri ,  ficomeanchor 
hoggi  per  lor  fi  continua ,  fi  cognominarono .  Gli  antichi  Romani ,  come  che  per  bo- 
ra non  mi  fouuenga  eièmpio  di  chi  per  tale  cagione  hauefle  mutato  il  cognome ,  (  inten- 
do cognome  in  cjuelmodo,  che  qui  fi  ragiona  )  si  ordinarono ,  che  da  alcuna  famiglia 
(ì  bandi{re,&  toglieflefi  del  tutto  il  nome  propio  di  quell'huomo ,  il  quale  alcuna  (celcra- 

B  tezza  haueflè  commelTo  da  loro  prenome  chiamato.  Onde  per  la  tirannide  procura- 
ta da  Marco  Manlio  Capitolino  ,  deliberò  la  famiglia  de  Manlij ,  che  ninno  di  loro  per 
l'aunenire  fi  douefle  chiamar  Marco ,  come  Liuio  racconta ,  6:  i  Claudij  bandirono  dei 
lorcafatoii  prenome  di  Lucio ,  conciona  cofà  che  due  di  quel  nome  l'vnofù  incolpato 
di  ladroneccio ,  &  l'altro  d'homicidio ,  il  che  auuerte  Suetonio .  Mutarono  ben  gli  an- 
tichi i  nomi  delle  famiglie  per  conto  delladottione;  &ciòperdiuer{è  cagioni,  perciò - 
che  in  quella  Ikfla  famiglia  de  Claudi]  P.  Clodio  per  haber  il  Tribunato  della  plebe,  affi- 
ne ,  che  potelle  cacciar  Cicerone  di  Roma,  lì  fece  adottar  da  vn  plebeio,&  lalciò  per  que- 
llo il  calato  de  Claudij ,  di  che  Dione,  &  molti  altri  fecer  mentione .  Ma  il  più  delle  vol- 
te auueniua  per  mancamento  de  figliuoli ,  a  che  lì  fuppliua  con  l'adottione ,  onde  è  no- 

C  to  neirhiltorie  il  lècondo  Scipione  Africano  adottato  dal  figliuolo  del  primo  ouer  mag- 
giore Africano  ,  il  quale  per  elfjr  infermo  non  hauea  potuto  generar  figliuoli ,  elTere  lla- 
to  della  famiglia  Emilia ,  &  figliuolo  vero ,  &  naturale  di  L .  Emilio  Paolo  Macedonico; 
&c  non  del  làngue  Cornelio ,  &c  falTi  parimente  l'Imp.  Sergio  Galba  elTer  prima  ilato  chia- 
mato per  l'adottione  fattagli  dalla  matrigna  Lucio  Liuio  Ocellare.  Con  la  qual  adortio- 
ne  in  guilà  lì  paflaua  dall'vn  cognome  nell'altro  ;  che  elTendoli  vna  volta  rilcontrati  Brit- 
tannico  &  Nerone,  &  Nerone  hauendo  làlutato  Brittannico,&  Brittannico  nel  render  il 
(aiuto  chiamato  lui  Domitio  dal  nome  del  vecchio  calato ,  &c  non  da  quello  di  Clau- 
dio, da  cui  era  ftato  adottato ,  come  Tacito  riferilce,  quindi  Agrippina  prelè  occalìo- 
ne  di  far  vna  gran  querimonia  apprelfo  il  manto  ;  come  le  in  quello  modo  fi  dilpregialTe, 

D  &mettellelìlottolopra  ciò  che  per  conlèntimento  de  padri,  &  comandamento  del  po- 
polo s'era  fatto .  Hoggi  come  che  quella  vlànza  dell'adottare  lìa  in  gran  parte  Ipcnta , 
iène  vede  pur  talhora  alcuno  velligio;  &  le  i  nollri  huomini  nò  tolgono  del  tutto  il  nome 
del  calato  dall'adottato ,  v'aggiungono  nondimeno  di  più  quello  dell'adottante ,  ò  di  co- 
lui,il  quale  scza  altra  adottione  lalcia  per  qual  h  voglia  cagion  che  lèi  muoua  altrui  herede 
delle  lue  facoltà ,  come  in  Bari  conobbi  10  vn  gentilhuomo  de  Dottoli  detto  Giordano , 
il  quale  adottato  da  vn  de  Marlìlij ,  ò  pure  lì  come  io  llimo  luo  herede  mlliruito  era  co- 
llretto  in  qual  lì  voglia  Icrittura  farli  cognominare  Cottola  &  Marfilio .  Ma  per  ragio- 
nare di  cole  maggiori ,  &  più  note ,  i  Piccolomini ,  gli  Acquauiui ,  &  gli  Appiani  aggiun- 
gono à  nomi  delle  lor  famiglie  quel  d'Aragona  per  ellère  itati  riceuuti  da  1  Re  Aragonelì 

£  di  Napoli  per  legno  d'honore  nella  loro  famiglia .  Altri  prendono  di  propria  lor  volon- 
tà lenza  altro  obligo  il  cognome  materno ,  òper  hauer  redato  aliati  materni,  come  i 
Boffi  fecero  :  i  quali  lì  cognominarono  Stendardi,  ò  per  render  qualche  merito  all'in- 
duilria ,  &  virtù  della  madre ,  per  la  cui  opera  habbia  il  figliuolo  alcuna  dignità ,  ò  gran- 
dezza conlèguita ,  come  fece  Don  Inico  d'Aualo ,  il  quale  riconolcendo  il  Cardinalato 
dall'opera  della  madre,il  Cardinal  d'Aragona  li  cognominò .  Ma  quello  collume  Ibpra- 
tutto  è  molto  in  vlò  in  Ilpagna,  oue  Ipcflo  auuiene,  che  ò  per  quella,  ò  per  altra  ca- 
gione quattro,  ò  cinque  fratelli ,  tutti  e  cinque  oda  madri,  ò  da  auole  materne ,  &  pa- 
terne habbian  prelò  diuerlì  cognomi .  Et  alcuni  in  pigliar  alcuna  heredità  non  che  1  co- 
gnomi, ma  talhora  i  propi  nomi  ancor  mutano ,  come  in  Don  Pietro  Enricchcs  auuenne, 
il  quale  fucceduto  al  Marchelàto  di  Tarlila,  incontanente  Don  Perafan  di  Riueradal 

b     j  nome 


i8  D  E  L   L'     A   R  M   L 

nome  di  colui ,  di  cui  quelli  beni  erano  itati ,  s'incominciò  à  nominare.   Alcuni  mutano  A 
cognome,  murando  fìgnoria,  fi  come  fece  la  cafà  d'Aulbia,&  fi  come  fecero  quegli  d'Ara 
gona ,  la  cui  famiglia  è  di  Cailiglia .  Io  ho  veduto  icritture  d'vn  ramo  degli  Aquini,  qua 
do  s'incominciò  à  chiamar  d'Alueto ,  &  quando  poi  diuenuti  Signori  della  Grotta  Ma- 
liarda per  molte  età  lènza  aggiugnerui  Aquino  della  Grotta  lì  chiamarono  :,  fin  che  vn'al- 
tra  volta  riprefer  l'antico  cognome .  Q^el  ramo  degli  Sforzefchi,i  quali  diuenncro  Con 
ti  di  Sanrahore ,  lungo  tempo  s'appellò  di  Santafiore,  tal  che  appena  per  Sforzefco  fareb- 
be ikto  riconofciuto.  Quello  coilume  è  anchor  hoggidi  molto  in  Roma;  onde  habbia- 
mo  più  volte  vdito  nominare  quegh  di  Cippicciano ,  &  quegli  dell'Anguillara ,  &  altri , 
Et  già  h  diflè,  che  quelli  della  Tolfa  in  Napoli ,  fono  i  Fregapani  di  Roma  .  Mutanfi  an- 
chora  i  cognomi  maflimamente  nelle  Republiche  per  cagion  de  diuieti .  percioche  eden-  B 
do  le  famiglie  diuentate  popolofè ,  &  non  potendo  per  cagioa  del  diuieto ,  che  i*  va  con- 
forto Il  da  all'altro  per  riipetto  della  conforteria  partecipar  degli  vfici  ogni  volta ,  (on  ri- 
ccrfè  al  diuidedi,  tal  che  non  più  vna  famiglia,ma  paian  diueriè .  Onde  vna  parte  de  Bar 
di  in  Gualterorti ,  &  Ilarioni  fi  diuifè .  Et  da  i  Tornaquinci  vicirono  i  Giachinotti,  i  Po- 
poleichi,  i  Cardinali,  &  i  Marabottini .  Ne  fi  dubita  i  Vettori  e  i  Capponi  efier  nati  d'vn 
ceppo  medelìmo ,  fi  come  fono  i  noftri  Ammirati ,  i  quali  fono  preilo  per  ifpegnerfi ,  &  i 
Pitti .  Non  già  niego  di  tal  djuifione  altro  che  il  diuieto  poter  ellèr  cagione;  il  che  è  taiho 
ra  flato  per  diuenir  di  popolo ,  percioche  maggiori  erano  i  priuilegi  de  nobili  popolani , 
che  de  nobili  grandi .    Onde  i  Buondelmonti  quando  diuennero  popolani  preiero  il  no- 
me di  Montebuoni ,  come  che  poi  al  primo  nome  fi  folTe  ritornato .    Habbiamo  à  noflri  C 
tempi  in  Genoua  grande  {cambiamento  di  cognomi  veduto.  Colà  per  auuentura  nuoua 
in  quella  Rep  &  forfo*  fingolare;  che  molti  di  diuerfè  famiglie  fi  follerò  contentati  lafoian 
do  1  propi  calati  entrar  ne  cognomi  d'alcune  particolari  famiglie.  Il  qual  ordine  leuato  via 
vltimamente  à  prelenti  giorni,  cialcuno  è  ritornato  à  riprendere  il  calato  naturale ,  fra 
quali  Giulio  Cibò  honoratiflìmo,&  virtuofillimo  gentilhuomo  al  lìio  cognome  tornado, 
Giulio  Sale,  &  non  più  Cibò  fi  nomina  .   Quelli  efèmpi  balli  hauer  raccolto  in  quanto  al 
le  cagioni  delle  mutationi  de  cognomi.  Il  qual  dilcorfb  alle  origini  de  cognomi  aggiunto 
harà  per  quel  che  io  creda  più  aperta,&  dichiarata  quella  materia. 

DELL'ARMI,    ET   IMPRESE.  .  D 

I  come  i  nomi  fono  flati  ritrouati  per  diflinguer  le  perfone ,  &  i  cognomi  per 
far  diflerenza  de  parentadi  ;  così  per  quel  ch'io  immagino,  l'infègne  furono  ri 
trouate  per  diflinguere  gli  ordini  della  militia.  percioche  non  Ci  potendo  ou'è 
molta  ragunanza  d'huomini,  &  nelle  lontananze  dilcernere  gli  alfieri ,  &  i  ca- 
pitani ,  fu  necellario  inuelligar  qualche  colà  più  arra  a  poterfi  vedere ,  à  cui  ne  bilògni  ri- 
correre,ò  ritrarfì.  Il  che  dimoflra  il  lignificato  dell'ifleffa  parola  non  volendo  dinotare  al 
tro  infegna,  che  vn  certo  così  fatto  legno ,  6c  Latini  prendon  la  voce  infignire  per  dillin- 
guere.  Delle  quali  infegne  militari  fece  mentione  Virgilio ,  quando  dilTe .  Vanaumj^  in- 
fì^nid  nohii  aptemm  clypeos .  Infignia  poi  prefero  i  Romani  per  tutti  quegli  ornamenti,  che  £ 
faceuano  differenti  gli  ordini ,  l'età ,  &  i  magiflrati .  percioche  queflo  fu  proprio,  &  par- 
ticolar  de  Romani  di  diflinguere  tutte  quelle  colè  con  légni ,  tal  che  il  libero  dal  lèruo,  il 
fenatoie  dal  caualiere,&  il  magiflrato  dal  priuato  cittadino  fi  riconofceflèro.  Quindi  ven 
gono  l'infegnc  queflorie ,  le  pretorie ,  la  bolla  d'oro  portata  da  giouanetti  nobili,  &  il  lo- 
ro da  figliuoli  de  libertini;  &  altre  infinite  dillintioni  ;  delle  quali  chi  leggerà  con  auuerti- 
mento  gli  antichi  autori ,  ne  trouerà  pieni  i  lor  libri .    Ma  per  riflrignerci  il  più  che  fi  può 
al  noilro  propofito,  dico,  che  hcbbero  particolari  infegne  le  città,  &  i  popoli.  Onde  Ro 
ma  flxe  la  Lupa  lattante  Romolo.  ^  Remo ,  &  Taranto  il  Delfino ,  ou'è  àcaualcioni  Ta- 
rante figliuol  di  Nettuno ,  come  notammo  nel  noflro  Rota .    Et  quindi  nacque  quel  che 
dice  Plutarco  nella  vita  di  Pericle;  che  hauendo  i  Samij  vinto  gli  Atteniefi  in  vna  giorna- 
ta 


etimprese:  i^ 

/\,  ta  di  mare ,  improntarono  /oro  nei/a  fronte  vna  Ciuetta  infegna  di  quella  città  ;  im.pero- 
che  eglino  primieramente  hauendo  vinto  i  Samij  gli  haueano  itampata  vna  Samena ,  in- 
fegna di  cjuel  popolo,  la  quai  era  vna  nane  leggiera.  Ma  per  infègna  ouero  arme  come  du 
ciamo  hoggi  di  famiglia  marauigliofò  luogo  è  quello  di  Suetomo  :  il  quale  fauellando  del 
la  maluagitàdi  Caligula,  dice  ;  che  egli  fra  l'altre  lue  belle  virtù  fu  in  guifà  inuidiofò  ;  che 
a  ciascun  de  Romani  più  nobili  tolie  l'antiche  infègne  delle  lor  famiglie ,  Verbigrana  d 
Torquati  la  torque  cioè  catena,  a  Cincinnati  il  crine  ouer  capellatura,  &c  à  Gneo  Pompe- 
io  il  cognome  di  magno.  Onde  par  chji  Ci  cani; che  i  Cincinnati,e  i  Toiquati  haueflèr  quel 
l'armi,  imperoche  fé  egli  intendeflè  in  quel  luogo  infègna  in  generale  per  ornamento,  nò 
harebbe  mutato  il  parlare ,  &c  detto  ;  che  a  Gneo  Pompeio  tolfè  il  cognome  di  magno . 
g  percioche  cosi  farebbe  flato  ornamento  à  Pompcij  il  cognome  di  magno,  cornea  Tor- 
quati  e  a  Cincinnati  la  catena  &  il  crine.  Et  benché  non  perciò  io  lìa  di  opinione,  che  gli 
antichi  haueffero  arme  in  quel  modo,  che  noi  habbiamo,  vedelì  nondimeno  infègne  final 
mente  efier  proprie  degli  ordini  militari,de  ir.agiflrati,dciretà/lella  nobiltà ,  &  de  paren- 
tadi. Dico  non  eilèr  di  queila  opinione  ;  pcrcioche  in  luogo  di  quefta  fola  autorità  di  Sue 
tonio  di  quelle  due  famiglie,in{ìnite  colè  apparifcono  poi  in  contrario,che  gli  antichi  non 
haueflèro  armi.  Le  quali  armi  flabili,&:  ferme  come  noi  collumiamo  facellcro  differente 
vn  parentado  dall'altro,  imperoche  gli  antichi,  i  quali  erano  di  maggior  virtù ,  &  di  mag- 
gior cuore  che  noi  cosi  nelle  cofe  grandi,come  nelle  piccole,  vfarono  in  fègno,  &  pompa 
della  loro  grandezza ,  &  nobiltà  fègni  maggiori ,  che  non  fono  le  noilre  armi .  Et  quelle 
Q  due  famiglie  potettono  vfàre  quelle  due  colè  a  modo  d'vna  loro  imprefà ,  &  per  vn  certo 
fègno  lor  proprio,&  particoIare,&:  più  priui'egiato  degli  altri,  ma  non  già  che  quello  fol- 
le vniuerfàle  coilume  di  tutti.  Onde  nel  Rota  dicemmo ,  che  quelle  a  gli  antichi  foircro 
in  quel  modo,  che  à  noi  fono  l'imprefè  :  le  quali  fi  mutano  &c  fi  cangiano  tuttauia;6c  le  al- 
cuna famiglia  le  ha  hauute  llabili,&  perpetue,  non  fono  per  quello  armi.  Dico  che  a  con 
feffar  quello  mi  llrigne  il  vedere  quali  erano  l'infegne  llabili,&.  perpetue  de  Romanide  qua 
li  polle  ne  lor  palazzi,  ne  à  compratori  era  lecito  poterle  rimuouere,&  leuar  via.  La  quale 
belliirima,pietofillìma,&  quafi  diuina  legge  ordinò,  &  pofè  il  Gran  Duca  Cofimo  di  glo- 
riofà  memoria  Principe  molto  fimile  a  quelli  antichi  in  tutto  il  fùo  flato,  nò  volendo  che 
i  compratori  poffano  da  palagi,  fèpolture,  cappelle ,  ville ,  ò  da  qualunque  altro  luogo  le- 
D  uar  l'arme  degli  antichi  Signori .  Dico  dunque,  che  l'infègne  vere ,  &  certe ,  &  llabili  de 
Romani  erano  i  volti,&  l'immagini  de  loro  maggiori,  la  qual  cofa  perche  è  belliflìma,  bi- 
fògna  vederla  in  Plinio  nel  fecondo  capo  del  fùo  5  5  libro  ;  onde  ne  mortori]  (1  porrauano 
quelle  immagini  per  pompa,delle  quali  parimente  ornauano  gli  vfci,&:  1  portichi.  Et  dice, 
che  Meffala  oratore  grandemente  lì  sdegnò  di  veder  inferita  nella  fua  famiglia  l'immagi- 
ne de  Leuini .  Che  è  quello ,  che  ne  Romanzi  Tofcani  è  molto  bene  llato  rapprefèntato 
da  nollri  poeti,  hauendo  fatto  nafcer  contefà,  &  duello  tra  Ruggieri,  &  Mandricardo  per 
l'mfègna  dell'Aquila .  Et  quello  è  quello ,  che  dice  Rinaldo  à  Dardinello  per  conto  del 
quaitier  roffo . 

^uarJdfanciul ,  che  gran  briga  ti  diede 
p  chi  ti  ìafcio  di  ^ueltmfegna  heredc^  . 

Dice  Plinio ,  che  la  medefima  cagione  fece  fcriuere  à  Meffala  il  vecchio  que  libri  delle  fa- 
miglie :  la  quale  imprefà  è  da  noi  primieramente  con  no  meno  pietofà  diligenza  fiata  imi 
tata;  percioche  pallàndo  per  lo  cortile  di  Scipione  Africano  {\  Idegnò  di  veder  tra  1  Scipio 
ni  per  cagion  d'adottione  vn  certo  Salutione,  come  foffe  vn  frego  à  quella  chiariflìma,& 
-  nobiliffima  cafa;&;  perciò  habbiamo  in  Firenze  veduto  forger  molte  liti  di  nobili  antichi, 
non  hauendo  voluto  patire,che  altri  habbiano  hauuto  ad  hauer  con  effo  loro  comuni  i  co 
gnomi,rarmi,le  fèpolrure,&  i  padronati,non  hauendo  comune  il  parentado.  Quelle  fo- 
no dunque  l'infègne  degli  antichi ,  in  luogo  delle  quali  crede  il  Budeo  eflèr  venute  le  pre- 
fènti  armi  :  le  quali  ilima  egli  effere  Hate  primieramente  date  in  riconofcimento  di  virtù , 
come  furono  l'antiche  infègne  date  da  gli  Imperadori  degh  eferciti  à  diuerfi  fbldati  per 

h.ìuer 


20  D   E  L  L'     A   R  M   I, 

hauer  commcflb  alcuna  fegnalata  opera .    Ma  ì'ìihffo  Plinio  mi  fa  quafi  veder  l'origine  A 
delle  nolbe  arme  in  che  modo  incominci  a  nafcere,  &  da  qual  fonte  deriui  nel  luogo  di  Co 
pia  allegato .  Il  quale  perche  m.olto  fa  in  prò  di  quella  materia  :  la  quale  habbiamo  alJe 
mani  il  più  breuemente  che  io  potrò ,  l'andrò  ampliando .  Dice  egli  parlando  dcli'honor 
dell'immagini  ^  le  quali  vfauano  gli  antichi  di  cera  ne  lor  portichi,&  altroue ,  come  di  lò- 
pra  fi  è  detto ,  che  à  tempo  (ùo  era  mefib  in  diflufò .    Et  poi  che  ha  detto  quefto  fegue . 
^ireiponuKtur  c'yfei,  corCiC  voglia  dire;  bora  in  vece  di  quelle  immagini,&  di  quella  pit- 
tura, &  manifattura,  che  andaua  in  quel  getto,  ò  altro  cotale  artificio  co  (ìioi  colori,i  qua 
Ji  rapprcfentauano  il  viuo  volto  di  quel  noih  o  antico,  &:  maggiore ,  fi  pongono  gli  feudi 
di  rame  ;  argenteet  facies  fùr do  figurantur  difcrmme  ;  &  in  queiti  icudi  vi  (ì  pon  l'immagine 
d'argento,  ma  con  (òrda  differenza  òi  tale  immagine;  cioè,  che  non  effcndo  colorita,  non  B 
efprime  del  viuo  l'aJtrui  fèmbianza,  &  figura,  come  fanno  i  colori ,  il  che  dichiara  anchor 
più  di  fòtto  dicendo.   Itafjue  nuUiM  effigie  \>mente,  tmmctgimspecumte  nonfuoi  reìincjuunt .  Nel 
qual  modo  non  rimanendo  in  vita  l'immagine  di  neffuno ,  lafciano  l'impronta  delia  mo- 
neta ma  non  già  la  loro .  Dal  qual  luogo  fi  vede  per  non  andarci  diffondendo  vanamen- 
te in  cofè  non  necelfarie ,  che  à  mano  a  mano  quella  prima  vfànza  fi  era  difmeffa ,  &  già  a 
tempi  fùoi ,  il  quale  indirizza  l'opera  fua  àTito  eflendo  viuo  l'Imp.Vefpaliano  fùo  padre, 
erano  introdotti  gli  feudi,  de  quali  ci  fèruiamo  anchor  noi  ;  onde  ci  auuiciniamo  molto  a 
que  tempi  in  quella  parte  degli  feudi,  anchor  che  la  cofa  degli  feudi  con  immagini  di  fuo- 
ri fia  per  altro  antichifiima,  come  egli  al  feguente  capo  dimoflra,  volendo  ,  che  i  Troiani 
haueffero  combattuto  con  tali  feudi,  cioè  ne  quali  folle  l'immagine  di  chi  li  portaua;anzi  C 
dice  feudo  da  Latini  chiamato  clipeo  non  per  altro  effer  così  detto ,  che  dallo  fculpirui  al- 
cuna cofà  drento,  &  nò  come  la  fottilità  de  Grammatici  peruerfàmente  voleua  da  cluédo. 
Onde  habbiamo  lo  feudo  oltre  quelli  antichiflimi  tempi  ancora  infin  dal  tempo  degli  Im 
peradorij  quando  era  già  mancata  la  Rep.  Hora  io  Ifimo,  che  crefcendo ,  come  dice  Pli- 
nio l'infingardaggine ,  il  che  efprime  molto  quel  che  noi  intendiamo  di  dire .  ^rtes  defì- 
dia perdidìt', C^ cjuoniam  dnimoyum  imagmes  ncn/uKe,  ne^/iguntur  etiam  ccrpora-,  mallimamente 
quando  perdendo  la  pittura  il  fuo  pregio,  non  era  chi  fàpeflè  più  ritrarre  vna  figura  ad  na 
turale,  ne  importandoci  più  di  conofcer  qual  era  il  vifò  di  colui,  di  cui  non  fi  vedeua  il  ri- 
tratto dell'animo ,  che  fi  rifuggifie  àcofa  più  leggiera ,  quali  fono  le  sbarre  variate  (òlo  co 
facili,  &  generali  colori  ;  Onde  io  fono  indotto  à  credere  quello  che  etiandio  volgarmen-  D 
te  veggo  da  alcuni  efler  tenuto,che  quanto  l'arme  fono  più  fèmplici  più  fieno  antiche, prò 
ceder  da  quella  ragione .  col  qual  argomenro  par  che  altri  fcheizando  haueffe  voluto  prò 
uar  l'antiquità  de  baionci  :  ma  veramente  llimo  che  la  cofà  proceda  così ,  non  hauendo 
altri  ne  ttmpo.ne  indullria  tale  à  chi  era  full'andar  nella  guerra  di  fculpirgli,ò  di  dipigner- 
M  in  fui  fùo  feudo  altro  che  alcune  fpedite  liilie  ò  per  lo  lungo ,  ò  per  lo  trauerfò ,  ò  in  al- 
tro modo  tirate  con  due  lòJi  colori  :  le  quali  rcilando  poi  elle  col  tempo  à  fùoi  figliuoli,  6: 
difcendenti  toflcr  diuenrare  vn'infcgna  di  quel  parentado .   Et  così  lènza  alcun  fallo  lli- 
mojche  vada  il  fatto  dell'arme.  La  qual  vfàijza  leggiermente  in  fulla  venuta  de  barbari  in 
Italia  harà  potuto  mcominciare  ad  hauer  la  fùa  origine.  Et  che  quelle  nollre  armi  fùcce- 
dano  in  luogo  dell'honoranze ,  &  dell'infègne  concedute  dagli  antichi  Imperadori  à  lor  £ 
fòldati,  &  capitani,  come  il  Budeo  prudentemente  llima,  gran  fede  cene  fa  C\{6  della  Fio 
rentina  Rep.  Io  pongo  in  mezzo  quello  ef èmpio  più  che  ciafcun'altro ,  percioche  ne  per 
iettione,  ne  per  pratica  conofco  luogo  in  Italia,  il  quale  in  tutte  le  cofè  fèrbi,ò  rapprelènti 
più  l'antiche  vfànze  di  quel,  che  fa  quella  Città,  come  forfè  ad  altro  propofìto  fène potrà 
vn  dì  più  dillefa  mente  andar  difcorrendo .    Ma  la  qual  cofa  fra  l'altre  chiaramente  appa- 
rifce  nell'opera  della  villa,nel  gouerno  dello  flato,  nella  fucceflìone  del  principato,&  in  al 
tre  cofè  molte .    Quiui  dunque  à  confermation  di  quel  che  fi  diceua ,  fi  veggono  anchor 
per  le  cafè,&  particolarmente  ne  portici,  &  nelle  fàle  gli  feudi  per  vari  meriti  donati  dalla 
Rcp.à  cittadini  fùoi;&iDini  in  S.Croce  hanno  lo  fèudo  co  quella  parola.  LI  B  E  RTAS. 
dono  ddì^  Rep.  Due  rami  de  Medici  di  Saluellro,  &  di  Veri  amendue  caualieri  i'vno  ha 

vna 


ET     IMPRESE. 


21 


A  vna  corona  d'vliuo ,  l'altro  ha  la  Croce  rofTa  in/ègna  del  popolo  tutte  due  polle ,  &  col- 
locate negli  icudi  delle  lor  armi  in  vece  di  guiderdone  delle  preclare  opere  loro .  Vedia- 
mo anchor  i  Princfpi  (i  come  han  fatto  de  cognomi  far  ralhora  delle  lor  armi  donado  par 
te  dì  quelle,ò  pur  tutte  à  fedeli ,  &  aftettionari  loro .  £r  da  moiri  anni  in  qua  quali  rutti  i 
Cardinali  pongon  con  le  loro  arme  quelle  de  Pontehci,da  cui  fono  itati  creati.  Talché  nò 
par  che  s'habbia  a  dubitare,  che  la  colà  non  ritragga  in  qualche  parte  dell'antico.  Quelle 
armi  da  sbarre,  6  lilhe  come  dir  fi  debba,  (ì  come  di  tutte  le  cole  auuiene ,  lì  fono  poi  am- 
piate  in  wccdhy  in  fiere ,  in  pelei ,  &  in  vari ,  &  moltil7ìmi  inlkumenti  di  colè  ;  delle  quali 
andar  ragionando  farebbe  lunga  materia .  &  noi  habbiamo  promeflo  di  trattar  di  ciò  più 
per  vn  certo  compimento  della  nolha  opera  ;  la  qual  trattando  di  famiglie  nobili,par  che 

B  fé  le  richiegga  in  parte  così  fatto  difcorfò ,  che  per  difputar  ampiamente  di  tutto  quello , 
che  allacognition  di  ciò  s'apparterrebbe . 

Imprefe  veramente ,  le  quali  par  che  hoggi  fieno  in  vn  certo  modo  feconde  arme  non 
fono  altro  che  il  voler  gli  huomini  con  leggiadro  modo  palefàr  alcun  fègreto  concetto ,  ò 
potente  affettodell'animo  loro  al  mondo.  Io  non  intendo  dar  in'quello  luogo  diffinitio- 
ne,onde  altri  habbia  àlludiarli  per  trouarmi  in  fallo  ;  ma  volendo  tuttauia  per  dichiarar, 
meglio  il  mio  penfìero,lalciarmi  intendere ,  dico.  Che  tutti  gli  huommi  ò  fanno  alcune 
cofe,G  hanno  in  animo  di  farle .  L'imprefà  per  lo  più  par  che  (ì  giri  in  quelle  colè ,  che  ci 
vanno  per  la  fantaha,  anchor  che  non  ilchiuda  però  le  colè,  che  tuttauia  fi  fanno.  Di  que- 
lla cotal  nolira  intentione ,  ò  concetto  che  dir  dobbiamo ,  defiderando  noi  far  chi  che  fia 

C  confàpeuole,  dichiariamo  quali  con  vn  breuiflimo  manifello  la  mente  noilra ,  ricorrendo 
ali'imprefe ,  trouato  certo  bellilLmo  de  prelènti  fecoli  ;  percioche  percotendo  la  memo- 
ria altrui  col  marauigliofo  accoppiamento  deirimmagine,&  della  parola  imprimiamo  al- 
trui nel  cuore  con  tenace  luggello  i  profondili] mi, &  alti  concetti  del  nolko  pettojla  qual 
colà  come  che  con  infiniti  elèmpi  poffa  prouarli ,  ballerà  addurne  vn  lòlo .  Il  Gran  Duca 
Francefco  volendo  nella  colà  dell'oflefè  ,  &  dell'ingiurie  mollrar  qual  toffe  l'animo  fùo , 
fece  quella  modelliilima  imprefà  del  pugnitopo  con  quelle  parole  .  LEDENTEM 
LEDO,  quali  volelfe  dire,  io  non  fono  di  mio  proprio  mouimento  per  fir  oHefa,  &:  in. 
giuria  à  chi  che  da  ;  ma  propuifèrò  l'ingiurie  che  mi  (i  faranno ,  fecondo  le  leggi  della  na- 
tura comandano,  ma  con  dimoflratione  molto  inferiore  alla  mia  potenza;  poiché  più  to- 

D  Ilo  verranno  i  miei  auuerfàrij  ad  vrtar  nelle  mie  armi ,  mentre  di  farmi  danno  procaccia- 
no, che  io  con  l'animo  vago ,  &  afletato  della  vendetta  corra  all'oftela .  Concetto  vera- 
mente di  Principe  giullo,&  di  Principe  degno  del  nome  Italiano.  Onde  mi  lono  più  voi 
te  marauigliato,  che  fi  ha  trouato  a  cui  così  fatti  titoli.ò  di  giulliria,ò  d'humiltà,ò  di  man 
lùetudine  diano  ombra,&  fallidio,non  oibnte  che  Q^Fabio  Maflimo  folle  per  la  fua  ma- 
fùetudine  chiamato  pecorella,  come  fé  i  veri  frutti  della  potenza  follerò  la  crudeltà,la  fìe- 
rezza,&  la  rapacità,  &  dicendo  humile,  modello,  &:  manfueto  elprimelfe  debolezza,  pol- 
troneria,^ ignobiltà.  Ambirono  alcuni  degli  antichi  Principi  (licomeefclama  Plutarco) 
così  fatti  fòpranomi,  &  perciò  venner  quindi  i  Poliorceti,  i  Cerauni ,  &  i  Niceroti ,  ma  io 
non  veggo  per  me  chi  non  habbia  à  deliderare  più  rollo  de  nollri  Auilriaci  ad  efler  Aiber 

£  to  il  fauio,ouer  Ridolfo  ringegnofo,ò  Federigo  lo  {plendido,&;  Leupoldo  il  buono  (uoi  fi 
gIiuoli,che  nonErneflo  il  ferreo,ò  Leupoldo  il  fuperbo  fuoi  nipoti.  Diend  pur  quelli  ti- 
toli à  Re  di  Perfia,&  àgli  Ottomanni.  alla  Chrilliana  pietà,&:  all'Italiana domeilichezza 
altri  nomi,&  altri  titoli  (ì  conuengono .  poi  che  non  credo  alcun  ritrouarfi  d'animo  h  per 
uerlo,che  à  fèntir  fòlo  ricordare  Guglielmo  il  maluagio,&:  Guglielmo  il  buono  già  Re  del 
nollro  reame,  dal  nomecrudeliflimo  dell'vno  ad  ira  &  odio,  dal  benigniilimo  dell'altro  à 
pietà  e  ad  amore ,  incontinente  non  (i  lenta  commuouere .  Ma  alcun  dirà  che  quello  e 
Itato  vn'vfcir  dalla  propofla  materia ,  nondimeno  io  lono  di  opinione ,  che  ii  come  a  chi 
va  in  cammino,  benché  il  luo  fine  non  altro  iia  che  di  fornir  il  lùo  viagg!o,6c  di  peruenire 
al  luogo  dellinato  porge  talhora  diletto  il  fermarli  à  vedere  ò  montagna,  ò  fiume,  ò  pala- 
gio colture  ,  ò  altre  lì  fatte  cole ,  nelle  quali  à  calò  ci  incontriamo  j  così  non  lìa  per  effcr 

noiofò 


22  DELL' ARM  I,    ET    IMP  RESE. 

noiofo  a-I  Lettore ,  ■Ce  in  qualunche  cofa  egli  fi  legga  tirato  alcuna  volta  da  qualche  piace-  A 
uole,&:  honeila  occafione  lì  lafci  torcer  alquanto  la  ilrada ,  purché  (ènza  far  lunga  dimora 
pieltamcnte  la  onde  ei  i]  partì  (ì  conduca .   Stimo  bene,  che  quello  fia  l'imprelà  all'arme , 
che  è  il  fòpranome  al  cognome;  percioche  (i  come  à  dinotar  due  d'vn  nome,  2>c  d' vna  fa- 
miglia medefima,conuiene  aggiugner  vn  iopranome  per  fàper  di  qual  de  due  (i  fauella,co 
sì  quando  vna  famiglia  è  tanto  accrefciuta ,  che  ella  in  più  rami  da  diuila ,  par  che  biiògni 
maggior  diiìintione,  che  dell'arme  a  dirtinguer  que  rami  ;  come  auuenne  prima  à  Carac~ 
cioii  Rolli,  &c  Pifquitij,&:  poi  à  Carrratì  della  Spina,  &  della  Stadera;  &  per  far  menzione 
de  1  noih'i  Re,come  fé  il  Re  Carlo  primo,il  quale  col  ralhello  dillinfè  la  (ìia  arme  da  quel 
la  de  1  Re  di  Francia  ;  le  quali  diilinzioni  eflèndo  primieramente  i\a.te  imprele ,  diuenner 
poi  arme,   è  ben  vero,  che  fi  come  i  fòpranomi  non  lì  pongono  à  caio  nafcendo  per  io  più  g 
da  collume  proprio  olleruato  in  quella  perlona  ,  a  cui  vengon  polli  ;  così  è  fallo  notabile 
dell'imprefa  il  vagar  in  colè  vniuerlàli,  conuenendo  riilngnerli  a  propri ,  &  particolari  li- 
gnitìcanicnti  dell'animo  nolho.  Onde  lì  come  per  vn  Iopranome  lòio  par  che  li  polla  ve 
nir  alla  conolcenza  di  quella  cotal  perlona,  così  ha  necelTano,  che  vna  loia  imprela  elpri- 
ina  il  colìume,&:  l'animo  di  chi  la  porta.   Parla  Tacito  d'vn  Tribuno,  a  cui  fu  pollo  vn  fò 
pranome  Veiigalaltra ,  percioche  rotto  che  hauea  la  vite  lui  dolio  d'alcun  lbldato,con  rab 
biolà  ira  gndaua  che  gli  folfc  fubito  porta  l'altra .  Onde  in  quel  lòlo  fòpranome  par  che 
venga  interamente  elprelìa  la  natura  di  colui .   Così  dunque  debbon  far  l'imprele  ;  come 
felicemente  riulcì  al  Marchclc  del  Vallo  il  vecchio ,  il  quale  volendo  dimollrare,  che  egli 
nelle  cole  che  in  tendea  di  fare  era  di  natura,  &  di  animo  di  volerle  condur  à  fìne,ò  di  mo-  q 
rirui,fece  la  papera  che  luelleuavn'erba  con  quelle  parole  EFFICIAM  AVT  D  E  PI- 
CI A  M  ;  ellendo  inliememente  quella  particolar  natura  della  papera .  Il  qual  concetto 
medclimo  caduto  nell'animo  à  Don  Giulio  Gefualdo  figliuolo  del  Principe  di  Venola, 
conuenni  io  trouargli  il  Fibro  con  quelle  parole    OS  AVT   OS  ò  l'oliò,  ola  bocca, 
percioche  non  lafcia  mai  quell'animale  il  morlò,fè  non  lente  fgretolar  l'oflòche  ha  tolto. 
Ne  creda  alcuno,  che  dall'arme  debbano  efler  differenti  molto  f  imprelè  :  percioche  lì  co- 
me in  quelle  la  Icmplicirà  è  lodata,così  nell'imprelè  commendabile  è  la  fchiettezza.Ma  io 
mi  Iorio  lalciato  tirare  dalla  dolcezza  di  tal  materia  à  dar  precetti  di  quella  arte;il  che  è  co 
tra  li  mio  proponimento ,  le  non  in  quanto  non  farebbe  per  auuentura  fuor  di  douere  il 
ridurre  altrui  alla  memoria  ;  che  lì  come  i  lòpranomi  no  da  noi  li  ci  pogniamo,ma  da  altri  D 
CI  lon  polli ,  onde  ci  dorrebbe  che  per  cola  lconcia,&:  brutta  ci  folfer  polli  ;  così  l'impiefè 
che  non  da  altri  ci  lòn  date,  ma  che  da  noi  le  ci  eleggiamo  debbono  almeno  ellèr  tali,  che 
d'alcun  nolho  laido  &  reo  concetto  non  faccian  tellimonianza ,  come  fu  quella  del  tem- 
pio che  ardeua  di  Diana  d'Efefo,  ò  quell'altra  PARCE  PIAS  SCELERARE 
M  A N  VS  faccende  l'vna d'vn'immoderata  ambizione ,  &  l'altra d'vn'illecito , & icele- 
rato  amore  ritratto .    Et  in  vero  lì  come  in  molte  colè,  in  quella  particolarmente 
mollriamo  la  nollra  leggerezza ,  che  hauendo  gli  antichi  hauuto  imprelè ,  ò 
almeno  colè  limili  à  loro,in  niuna  delle  quali  le  non  di  grandi,&  di  gra- 
ui  intendimenti  fecer  menzione,  le  noilre  per  lo  più  tutte  in  ma 

ferie  di  giouanili,&  vani  amori  fi  volgono.  Ma  l'efèmpio  g 

detto  di  fòpradel  pugnitopo  balli  à  dichiarare  che 
colà  fia  imprefà  :  la  qual  materia  ellèndo  lis- 
ta largamente  à  dì  nollri  trattata  non 
ha  in  così  fatto  luogo  di 
più  lungo  difcorfo 
melliere . 


DE 


25 

ADE'    TITOLI,     DELLE    DIGNITÀ, 

DEGLI    VFICI,    ET  D'ALTRI  SEGNI 
D'H  ONORE,  Et  Prima 

Del  Nobile,  del  Magnifico ,  (S:  deirilluftre . 


B 


AL  MOLTO  ILLVSTRE  SIG.  DON  FERRANTE 
CARRAFA  DEL  SIG.  DIOMEDE. 


P  V  R  ragioneuol  co(à,ch'io  cerchi  far  pruoua  di  {òdisfar  in  qualche  parte 
a  molti  oblighi  che  io  ho  con  V.S.almeno  co  confeflarlemi  debirore;ilche 
ho  voluto  fare  con  occahone  di  quelli  pochi  difcorfì  di  titoli ,  dignità ,  Se 
vfìci  ;  i  quali  tanto  più  volentieri  lio  indiritto  a  lei ,  quanto  che  eflendone 
la  fùa  famiglia  ricchiihma ,  ella  nondimeno  tenendone  come  di  co(è  fuor 
di  noi  quel  conto  che  fi  conuiencjd  è  iempre  ingegnata  più  tolto  di  meritarle,che  d'ador- 
narlène .  Sono  nondimeno  in  vero  grande  ornamento  della  nobiltà,  anzi  cole  propie  di 
lei,  &  quali  fiato,  &  anima^  che  le  danno  nutriméto,  che  la  lòllentano,  &  che  l'accrelco- 
Q  no  gli  vfici.i  titoli,&  le  dignità .  Gli  vfici  Ci  danno  à  tempo,le  dignità  à  vita,i  titoli  palla- 
no  a  gli  heredie  à  lùccelTori.  Gli  vfici  lòno  Capitani,Gouernatori  di  Prouincic,ColonneI 
li,Generali,  Viceré ,  Malki  di  campo,  &  fimili  cosi  di  pace,  come  di  guerra .  I  titoli  fono 
Conti>Marcheh,Duchi,Principi,Re,Imperadori .  Dignitàchiamo  tutti  gli  honori  i^àgri, 
Abbati,Velcoui,Arciuelcoui,Patriarchi,  Cardinali,Pontefici,  &  così  parimente  Dottori , 
Caualieri .  Ma  alcuni  vfici  fono  nel  noltro  regno  paflati  in  dignità  temporali^eifendo  per 
petui,  fi  come  fono  i  lètte  vfici  del  regno,  gran  Conertabile,Giuliitiere, Ammiraglio,Ca- 
marlingo,Protonotario,CanceIlieie,&  Sinifcalco,che  quali  à  tutti  li  dà  il  giande.Oltrelc 
dette  colè  fono  certi  légni  d'honore,  fi  come  fono  Mellère,  Signore,  Nobile,  Magnifico, 
Illuitre ,  &  altri .  de  quali  le  ci  larà  conceduto  tempo  à  foo  luogo  breuemcnte  ragionerc- 
£)  mo,  &  prima  fi  parlerà  di  quelli  legni  d'iionore.  Il  titolo  di  Nobile  .'come  altroue  n'ho 
alcuna  colà  toccojà  tempi  del  Re  Carlo  primo  era  dato  à  pochillime  perlone,&  quelle  di 
gran  (àngue,5c  per  molti  llati  chiarejonde  Guido  Monforte  à  cui  il  Contado  di  Nola,Si- 
mone  Monforte  à  cui  il  Córado  d'Auellino,Guglielmo  Belmonte  acuì  il  Conrado  di  Ca 
fèrta,Radolfo  di  Corciniaco  à  cui  il  Contado  di  Chieti,&  Enrico  di  Valdimonre  à  cui  il 
Cótado  d'Ariano  fi  donano.nó  fono  altrimenti  chiamati  che  nobili.  Ne  in  procelle)  d'ai 
cun  tempo  à  Bertrando  del  Balzo  fatto  ancor  egli  Conte  d'Auellino  fi  dà  altro  titolo  che 
di  Nobile .  Ma  le  noi  andallìmo  anco  de  tempi  più  antichi  inuelligàdoitrouerrémo  que- 
fta  voce  di  Nobile  diuentata  già  titolo  pieno  di  gloria,  &  di  dignità  darli  à  gli  eletti  Impe 
radori  chiamati  Celati  ;  Onde  Eudocimo  figliuolo  di  Coilantino  Copionimo  fu  dal  Tuo 
£  fratello  Leone  creato  l'anno  776"  Nobilillimo  .  Il  qual  vfo  continuando  poi  per  più  Icco 
li  fi  vede  che  AlelTio  Comneno ,  quado  fu  l'anno  1 08 1  chiamato  Imperadore  Ci  rrouaua 
eflèr  Ducad'elèrcito,Nobililsimo,6c  Megadomellico.  Veggo  ben  dadi  titolo  di  Magni- 
fico d  Lorenzo Tiepolo  Doge  di  Venetia  :  il  quale  creato  l'anno  i  z6S  ville  otto  anni  nel 
Principato;  così  fimilmente  è  intorno  quelli  tempi  chiamato  Ruberto  hgliuolo  del  Con 
•  te  di  Fiandra.  La  qual  voce  benché  paia  non  prima  introdotta,che  da  400  anni  in  qua  in 
■  luogo  di  titolojpercioche  gli  antichi  chiamauano  gli  apparati,6c  le  parole,(Sc  le  citra,tk  le 
calè  magnifiche;  fi  vede  nondimeno.cheda  AlellandroScuero;  il  qual  lupromolTo  all'un 
peno  l'anno  della  nollralàlute  2  24  vengon  chiamati  Magnifici  i  Senatori.  Al  Conte  di 
Fiandra  padre  di  Ruberto  già  detto  Ci  da  ben  titolo  d'illuiheji  come  parimente  nella  (cric 
turi  del  Tiepolo  addotta ,  non  altro  titolo  che  d'IlluiUc  fi  dà  à  Balduino  Imperadore  di 

Coilan- 


Nohdt 


lUiiilrs 


-24  DEL  NOB.  MAG.  ET  ILLVSTRE. 

Cpllantinopoli,  il  qua!  titolo  come  molto  più  che  magnifico,  &  che  nobile  fu  in  bocca  a  A 
gli  antichi;cosi  l'vio  di  cotal  voce  s'è  anco  molto  più  tuttauia  confèruandofi  accrefciuto: 
percioche  nò  Colo  Cicerone  fece  mézione  di  certi  cittadini  da  Reggio  i]lurtri;&:  Cornelio 
Tacito  parlò  di  Blefo  di  fàngueiJIulhe,&Giulhno  di  Lifimaco  nato  d'illulhefamiglia,&: 
Valerio  Mallimo  d'huomo  nato  d'illurtre  luogo  ;  ma  à  tempi  di  Teodofio ,  Stilicone  fu 
chiamato  iliiìihiilimo  ;  di  che  (ène  vedeua  in  Roma  vn  bcllillìmo  marmo ,  le  cui  parole 
mi  è  venuto  in  talento  in  quello  luogo  d'addurre . 

FL.    STILICHONI   V.  C. 

FLAVIO  STILICHONI  I  N  L  VSTR ISSIMO  VIRO 

MAGISTRO     EC^VITVM,    PEDITVMQVE,    GOMITI 

DOMESTICORVM,  TRIBVNO  PRAETORIANO,  ET  AB  INEVNTE 

AETATE   PER  GRADVS  CLARISSIMAE  MILITIAE   AD  COLVMEN  GLORIAE      B 

SEAIPITERNAE  ET  REGIAE  ADFINITATIS  EVECTO  PROGENERO 

DIVI  THEODOSI  GOMITI  DIVI  THEODOSI   AVGVSTI  IN 

OMNlBVS  BELLISATQVE  VICTORIIS,  ET  AB  EO  IN 

ADFINITATEM  REGIAM  COOPTATO  ITEMQVE 

SOCERO  DD  HONORI   AVGVSTI   APHRICA 

CONSILIIS  EIVS  EX  PROVISIONE 

LIBERATA    EX    SC. 

Qiieflo  collume  de  i  già  detti  titoli  durò  per  tutti  i  regni  di  Carlo  1 1,'&  del  Re  Ruberto, 
allargclll  alquanto  ne  tempi  della  Reina  Giouanna  prima,&  per  auuenturadel  Re  Carlo 
1 1 1.  incominciofli  ad  alterare  con  maggior  licenza  a  tempi  di  Ladislao ,  veggendoli  dato 
del  Magnifico  à  Mattia  Gesualdo:  il  che  pollette  in  gran  parte  auuenire:  perche  hauendo  Q 
già  il  Re  Ladiflao  perduto  la  Prouenza,  &  non  ellendo  pacifico  Signore  del  regno  Napo 
lerano,  vna  gra  parte  del  quale  gli  era  occupata  dalla  cala  d'Angiò,icemato  di  forze  gh  co 
ueniua  accrelcer  i  titoli  de  fuoi  baroni  per  ricòciliarglifi  co  quelle  vane,raa  carej&  pregia 
te  apparenze  d'honoie .  Introdotto  dunque  il  Magn]fico,il  nobile  andò  {cemado,&:  ere- 
fcendo  tuttauia  rambizione,&  l'vno  &  l'altro  titolo  fi  trouò  finrJméte  (òtto  la  caia  d'Ara 
gona  della  lùa  antica  riputatione  in  gran  parte  diminuito>incominciado  à  titolati.dico  da 
Marchefe  in  su  àdarfi  deirillullre;à  Caualieri  priuati,  ma  di  buone  famiglie  del  Magnifi- 
co,&  à  gli  altri  alquanto  inferiori  del  Nobile;  La  qual  voce  perdendo  ogni  giorno  vigore, 
a  quelle  perlòne  vediamo  darli  hoggi  di  che  nobili  non  lòno,fi  fattamente  che  qualuque 
gentilhuomo  lèntifTe  rogare  il  Tuo  nome  con  l'aggiunta  del  nobile  iène  sdegnerebbe;  poi  £) 
che  il  Re  illeflò  à  nobili  priuati  dà  del  Magnifico,à  Conti  dello  Spettabile,àMarche(ì,Du 
chi,&  Prìncipi  indiilintamente  deirillulhe,&:  in  quella  guilà  e  proceduta,&  procede  nel 
nollro  regno  la  colà  del  Nobile,del  Magnjfico,&  dell'lllullre.  Non  mi  è  nalcollo  quello 
che  da  Dottori  di  leggi  intorno  quella  materia  delle  dignità  è  llato  fcritto,&  quel  che 
dottamente  contra  la  comune  oppenione  hauelTelòpra  di  ciò  diicorlò  Andrea  Alciato, 
ma  da  me  à  quello  luogo  è  llato  notato  lòlamente  quello  che  i  Re ,  &  Principi  nollri  di 
mano  in  mano  han  collumato  di  fare  ;  che  fon  le  più  viue,&  lècure  leggi ,  che  lì  ritroui- 
no,  mantenendoli  viue  con  l'vfo,  &c  con  la  ofleruanza . 

DEL  CAVALIERE,  DEL  MESSERE,  ET  DEL  SIGNORE.         e 


mai  auighare ,  perche  volendo  quelli  Re  nominar  in  latino  quel  che  i  volgari 


chiamanoCaualieierhabbiano  più  rollo  volutochiamarmilite,cheequite,&ildottoGu 
giielmo  Budeo  dice  eilere  llato  errore  de  Dottori  di  Leggi,nó  (ì  Icggédo  in  tutto  il  corpo 
della  ragion  ciuile.chemilitedinoti  mai Caualiere;maiollimocioelìerprocedutoperfug 
gir  la  forza  del  lignificato  della  voce  cquite:il  quale  eflèndo  vn'ordine  mezzano  tra  la  pie 
be,e  i  Scnatori,mal  |i  larebbe  conuenuta  tal  voce,non  dico  àNobili,à  Baroni,&  à  Conti, 

ma 


DEL  CAV.  MESS.  ET  SIGNORE.  2^ 

A    ma  à i  Re  iilefli  che  s'Aimauano  Cauafieii  per  kgno  (upremo  cì'honoie  .  onde  ricor^ro 
alla  voce  generale,  &:  non  alla  particolare,  rinchiudendoli  fòtro  il  milire  non  meno  il  ibi- 
dato  a  pie ,  che  quello  à  cauallo ,  &  fippieiidoii  molto  bene  ,  che  non  difprczzauano  gli 
antichi  Impcradoii  di  chiamaid  militi .   Ciò  lluno  10  edere  LhitÀ  là  cagionc,che  li  tollc  ri- 
corfo  alla  voce  del  milite,  più  follo  che  à  quella  dell'equite.    Onde  fu  conlìderato  da 
alcuni  dotti  de  prelenn  tempi  ,  che  nominandoli  alcun  de  noih-i  nobili,  latinamente 
Eques  Neapolitanus  veniua  àtar  tutto  il  contrario  di  «quello,  che  egli  harebbe  voluto: 
perche  Berardino  Rota  nella  feconda  imprefiione,  che  egli  fece  delle  lue  Poelie  Latine, 
ripolè  in  luogo  d'cquite  Napoletano  (  errore  per  auuenruia  htto  da  Correttori  della  pri- 
ma imprellione)  Patritio  Napoletano.  Ma  che  di  eie  li  folle  h  cagione ,  milite  in  lomma 
g  nell'Archiuio  vuol  dire  Caualiere.  A  coiloro  fra  l'altre  cirimonie  fi  cigneua  la  fpada  à  la- 
to ,  &  queiìio  era  il  cingolo  militare ,  Se  perche  in  limili  folennità  fi  faccua  grande,  &  lòn- 
ruolà  felta ,  era  per  quello  pcrmelfo  à  Baroni ,  che  poteflero  da  lor  ludditi  rilcuotere  vn 
certo  diritto,  oc  il  Re  Carlo  II.  fa  bandire  vn  parlaniento  generale  in  Nnpoli  l'an- 
no i  2  85»  prò  militari  cingulo dando  Carolo  nollro  primogenito,  &.  de  priuati  gli  efèm- 
pi  fono  infiniti .  Quello  è  quello,  che  volle  interire  Matteo  Villani  nel  terzodecimo  cap. 
del  quinto  libro  della  fua  Cronaca ,  fchernendo  coloro ,  i  quali  lènza  hauer  fatto  alcuna 
folennità ,  ò  apparecchiamento ,  ò  Ipela  ien'erano  in  Siena  la  (era  con  la  lua  famiglia  an- 
dati à  celebrar  le  felle  della  lorcaualleria.    Non  fi  daua  quello  ordine  fé  non  per  parti- 
colar  priuilegio  del  Rea  chi  non  folle  nobile,  &  ciò  molto  di  rado,  &  pergrandiflimi 
Q  meriti,  &  quando  fi  daua,  diuentando  quella  perlòna  Caualiere,  diuentaua  ancor  no- 
bile: onde  non  è  (è  non  in  ogni  modo  argomento  di  nobiltà  il  troiiariì  nell'Archiuio 
{ègnato  con  quello  aggiunto  di  milite .  anchor  che  hoggi  in  Napoli  rutti  color  che  fon 
nobili  ;  benché  ordine  di  caualleria  alcuno  non  habbiano  ;  indillintamente  li  chiamino 
Caualieri .   Quello  vfo  llimo  io ,  che  fia  nato  ;  peicioche  non  hauendo  ab  antico  la  Nap. 
nobiltà  altri  elcrcizi ,  che  militari  ;  &  perciò  creandofi  1  giouanetti  nobili  donzelli ,  &  di 
mano  in  mano  i  donzelli  faccendofi  Caualien,veniuan  per  conièguente  in  procelfo  di  té- 
po  tutti  i  nobili  ad  ellèr  Caualieri  j  come  tutti  i  nobili  Romani ,  (e  ben  non  nalceuano  Se- 
natori per  l'età,  che  era  loro  d'impedimento,  nel  tempo  dell'età  legittima  diueniuano  Se- 
natori .    Dominus  quando  e  polpollo  al  nome  lìgnihca  Signore ,  cioè  padrone  Ioannes 
D  dePertis  Dominus  Rhodi.   RahodeTrenrenaria  Dominus  Guardia?,  6c  limili  :  quan- 
do è  pollo  innanzi,  i  volgari  in  quel  tempo  harebbon  detto  Mcllere,&  dauad  à  Dottori, 
à  Caualieri,  &  à  Preti .  Quella  viànza  è  durata  in  Firenze  quali  infino  all'età  de  padri  no- 
llri ,  doue  non  harebbon  detto  Meflère  à  niuno  altro  lor  citradino,benche  grande,  le  egli 
vna  di  quelle  tre  colè  flato  non  folle .  Durò  anco  in  Napoli  lunghilhmo  tempo ,  benché 
prima  corrotta ,  che  nell'altre  parti  d'Italia ,  &  non  fòlo  come  alcuni  ilimnno  per  tutto  il 
rempo  de  Re  Franzefi,  ma  ancora  per  molti  anni  degli  Aragoneli  ;  onde  l'iiloria  dei  Duca 
di  MonteIione,che  fègue  per  tutto  l'anno  1478  via  chiamati  nobili  Napoletani  con  ti- 
tolo di  Meffere ,  M.  Ottino  Caracciolo,  M.  Iacopo  Caldora,  M.  Francefco  Pannone,  M. 
Crillofano  Gaetano,&:  fiiriili,che  tutti  erano  Conti,&;  gran  Signori,6c  non  folo  gli  Italia- 
E  ni,ma  anco  coloro,  che  vennero  col  Re  Alfonlò,  M.Inicod'Aualo,  M.Diego  Cauaniglia, 
ed  altri.  E  ben  vero,  che  fi  come  al  nobile  auuéne:  la  qual  voce  honoratifhma,&  gloriola 
fcemando  di  mano  in  mano  di  polfo,  e  di  lena  G  è  à  tempi  noflri  condotta  in  dilpregio  di 
cialcunojcosi  la  voce  del  Meflère,che  à  Papi,&  Imperadori,&:  à  Re  grandi,nó  che  à  nobi- 
li,&  à  Caualieri  Ci  daua,foacciata  à  tempi  nollri,&:  fchernita  da  ogn'huomo  di  qualche  for 
tuna,  à  pena  truoua  ricetto  nelle  calè  de  làrti,&  de  caIzolai,etfendo  in  fua  vece  ioctentrata 
quella  del  Signore ,  onde  hcbbe  gran  ragione  quel  Poeta  Satirico  di  clclamar  nella  guilà 
ch'ei  fece .  E  nondimeno  il  coilume  di  tal  voce-,  benché  nel  modo,  che  il  è  detto  fmarrita 
nel  reame  di  Napoli ,  in  qualche  parte ,  à  chi  diligentemente  riguarda,  iellato  &  ollcruato 
ne  giudicij ,  oue  à  Dottori  in  Vicheria ,  &  nel  Configlio  benché  nobili ,  fi  dà  il  più  delle 
volte  del  Mellère,  6c  non  del  Signore ,  non  per  liccmar  iorolariputatione;  come  Jcu- 

c         ni 


z6  DEL  CAV.  MESS.  ET  SIGNORE. 

ri  {cioccnmenre  fi  (bno  immaginati  :  ma  per  accrefccrglene  ,  percioche  non  riccucn-  A 
do  i  giudicij  cjuclla  voce  di  Signore:  Liqiule  non  darebbono ad  vn  genrilhuomo  pri- 
llato ,  chiamano  il  Dottore  fecondo  l'antico  collume  con  quello  honorato  titolo  di 
Mcilèie .   Riconobbe  ottimamente  la  forza  di  quella  voce  Scipione  di  Somma  ;  il  qua- 
le elfendo  io  fanciullo  gouernò  con  molta  lode  dell'antica  (èuerirà  le  Prouincie  di  Ter- 
ra d'Otranto,  &.  di  Bari  :  percioche  ad  vn  che  nel  (ìio  feggio  credendo  di  pugnerlo, 
gli  diflc  Melfeie,  rifpofè,  &  quello  ho  io  più  di  voi ,  volendo  (ìgnilìcarej  che  (i  come  nel- 
l'altre  colè  non  era  da  meno  di  lui ,  conuenendoglifi  tutto  quello ,  che  à  gli  altri  nobili  del 
feggio  s'apparteneua ,  haueua  ancora  il  titolo  à^\  Meflère ,  che  à  quegli  che  Dottori  non 
erano  non  s'apparteneua,  le  bene  intendendoiì  hoggi  per  lo  più  molto  le  cofè  a  rouefcio, 
alcuni  (ì  rechino  à  vergogna  l'hauer  da  Dottori  hauuto  principio;  non  fàppiendo  dei-  g 
la  nobiltà  Romana  grandiHimo  ornamento  ellère  llata  l'arte  oratoria  ;  in  vece  della  qua- 
le è  (iiccedura  à  dì  nollri  la  legai  protezione  ;  ne  di  ella  legai  proleilione  cofa  alcuna  ellèr 
più  nobile .  Onde  Elio  Spartiano  parlando  di  Saluio  Giuliano  bilauolo  di  Didio  Giu- 
liano Imper.idore  dille;  che  egli  fu  due  volte  Confòlo ,  Prefetto  della  città,  &  Giure- 
confulro,  il  che  lòggiugne ,  magis  eum  nobilem  fecit .    Ma  onde  l'origine  della  voce  di 
Signore  dilcenda  ;  poiché  tanto  oltre  trafcorll  (ìamo  non  farà  forfè  inutile  di  fàpere , 
&  dinotando  ella  in  vn  medefìmo  tempo  dignità,  &  dominio,  per  quel  che  io  ilimo  par 
chela  Tua  primiera  origine  proceda  da  dignità  :  ellèndo  il  Signore  volgare  voce  corrot- 
ra  dal  Seniore  latino  ;  à  che  fa  molto  à  propofito  vna  fcrittura  da  me  trouata  nell'Arci- 
j>  uclcouado  ^\  Bari ,  fòtto  l'anno  1075-.  dice  ella  così .  Septimo  anno  Domini  Michae-  q 
j>  lis  ,  &  Domini  Conllantis  Porphirogeniti  ,  &  cum  eis  regnante  Domino  Androni- 
„  co  fancliflimis  Imperatoribus  nollris,  mcnfè  lanuarij ,  Inditionexij ,  doue  fi  legge. 
»  Ego  VVidelmo  de  Monanaa Seniore  Dominus  de  ciuitate  Fiorentini  prò  anima,  &c. 
i>  Et  Ranfridi  germani  mei ,  &  confènfù  Domini  Riccardi  Comitis  Lorotelli  Senioris  mei. 
Dalle  quali  parole  par  che  (ì  ricolga  quella  voce  dinotare  vna  certa  fòrte  di  dignità , 
come  in  Firenze  li  dice  il  noilro  maggiore,  che  è  li  padrone  della  ragione.    Hora  io 
llimo  che  fùccedendofì  à  feudi  fecondo  le  leggi  Longobarde  comunemente  in  quei  tem- 
po da  tutti,  auueniua  fpeffo,  come  hoggi  m  alcuni  luoghi  di  Tofcana fi cofluma ,  & 
particolarmente  tra  Marchefi  del  Monte  ,  che  fé  ben  le  rendite  van  del  pari  ,  il  go- 
uernò de  fùdditi  fi  dà  al  più  vecchio,  che  così  in  quel  tempo  il  gouerno,  o  reggimen-  £) 
to  di  quel  tal  luogo  Seniori ,  cioè  al  più  vecchio  li  delFe  ;  &  perche  efiendo  colui  Senio- 
re, cioè  il  più  vecchio,  veniua  perconfèguentead  ellèr  padron  dei  luogo,  incominciò 
quel  che  li  diceua  Dominus ,  à  dirli  Signore ,  &  così  Signoria  à  dinotar  il  dominio  d'al- 
cun luogo.  Trafinutato  dunque  quel  che  fònaua  prima  vna  forte  di  dignità,  &:d'ho- 
noranza  in  virtù ,  &  lignificato  di  dominio  ;  il  che  auuenne  parimente  della  voce  patro- 
r!us,che  fignihcandoauuocato,  &  protettore  prefè  ancor  ella  forza  di  Signore,  ha  poi 
(èmpie  ritenuto ,  &  ritiene  tuttauia  quella  contratta  proprietà  di  dominio ,  &  di  padro- 
natico ,  ne  in  altro  fignihcato  è  prefò  mai  dagli  antichi  Icrittori  Tofcani  ;  i  quali  volen- 
do efprimere  titolo  di  dignità  diceuano  Meflère;  ma  tu  perche  non  vai  per  Signorto^cioè 
per  lo  tuo  padrone ,  dille  il  Boccaccio ,  fé  non  quando  Principe  dinota,  che  è  quafì  vna  e 
cofà  llelFa.  M.Cane  il  quale  intendente  Signore  era .  Il  Re  di  Scottia  vecchiflimo  Signo- 
re, 6c  li  fatti  luoghi.    Ma  che  lì  folFe  introdotto  poi  per  adulationeà  chiamare  altri 
fuo  padrone,  à  chiunque  è  pur  vn  poco  vfàto  nel  regno  di  Napoli,  non  parrà  maraui- 
glia ,  coilumandofi  hoggi  dì  da  molti  à  molti  dir  Re  mio ,  &  Principe  mio ,  onde  quan- 
do diflero  Signor  mio  ,  vna  così  fatta  cofa  fèntirono,  &:  vn  cotal  fentimento  efpreflè- 
ro  ;  alla  quale  adulatione  dandoli  tuttauia  maggior  vento  fi  dille  ancor  poi  allòlutamen- 
te  Signor  tale ,  &:  Signor  corale ,  come  è  vfanza ,  che  de  fùoi  afletti  cialcuno  vuol  ch'altri 
partecipi, ondehoggi  il  figliuolo  chiameràla  madre  la  Signora  in  prefènzadi  coloro,che  fi 
gliuoli  di  lei ,  &  f  uoi  fratelli  non  fono ,  &  così  la  nioglie  dal  manto  vien  detta  la  (ignora, 
non  die  appreflb  1  fùoi  famigliar i,ma  entiandio  appo  altri.  Così  fatti  modi  iufingheuoli , 

chi 


A 


B 


DEL    BARONE. 

chi  de  cof^umi  hauefTe  parlato  harebbe  per  auuentura  chiamatili  fàtieuoli  non  che  altro  , 
non  mi  ricordando  io  hauer  vdito  dire  ai  Gran  Duca  Coiimo  mai  altro  che  Ja  mia  moglie^ 
fé  pur  non  s'hanno  cortoro  à  fcufare  co  l'antico  coltume,  chiamadofi  anchor  da  Romani 
la  moglie  dominajche  i  Tofcani  han  detto  poi  donna,  &  onde  forfè  il  Don  di  Spagna  de- 
riua,ò  (e  pur  noi  no  diciamo,che  dicendofi  Signor  Francefco  tanto  montaflè  à  dire,quato 
Marcheie  ò  Duca  Francefco,  come  auuiene  de  Marchefi  Malefpini,  che  tutti  col  titolo  àX 
Marchefe  ^\  cognominano  ;  &  in  Firenze  hoggi  di  ilcflb  dicendofi  Signor  tale ,  non  altro 
vuol  dinotare,che  quel  tale  effer  d'alcun  luogo  Signore .  come  i  Signori  di  Vernia,  ò  que- 
gli della  famiglia  di  Montauto  fono  appellati .  Tale  è  dunque  fecondo  il  mio  auuifo  di 
cosi  fatta  voce  rorigine5&  la  proprietà,  auuertendo,  che  come  che  ella  fìa  voce  generica, 
ha  nondimeno  nel  regno  quella  proprietà,  che  parlandofi  afTolutamente  di  Signori,di  Si- 
gnori titolati  s'intende,  &  diedi  dall'altro  canto  d'alcuna  terra  effer  alcun  Signore ,  quan- 
do ha  quella  terra  fenza  altro  titolo,&  par  che  vada  innanzi  al  Barone,come  che  ne  l'vno, 
ne  l'altro  venga  comprefò  fòtto  'ì\  nome  di  titolati:  i  quali  fono  Conte,  Marchefe ,  Duca, 
Principe,  &  non  altri . 

DEL    BARONE. 

O  N  è  dubbio,  che  vn  Signor  d'vn  calkllo  ^i  chiami  Barone ,  &  che  Baronia  fi 
dica  il  caiiello  ,  ò  più  caifclla  da  quel  Signor  poffedute;  pur  che  infieme  vadan 
congiunte,percioche  altnmente  più  Baronie  fàrebbono.  E  ancor  Barone  voce 
generica ,  che  fotto  il  nome  de  Baroni,  &  i  Conti,  e  i  Marchefi ,  &  i  Duchi ,  &; 
i  Principi ,  &  '\x\  fòmma  qualunque  altro  Signor  di  feudo  s'intende ,  pur  che  ad  vn  fupre- 
mo  Principe  fien  fudditi .  Onde  fi  dice  la  prima,  &  la  feconda  guerra  de  Baroni ,  quando 
vna  gran  parte  de  i  già  detti  Signori  al  Re  Ferrante  fi  ribellarono .  Ma  i  Signori  alfoluri 
d'Italia ,  ò  d'altre  prouincie  diconfì  propriamente  Principi,  &:  non  Baroni .  Come  que- 
fta  voce  fìgnifica  dominio,&  dignità,  cosi  volgarmente  è  quafi  per  tutta  Italia  prefà  mol- 
te volte  in  cattiua  parte  ;  onde  baroni  ò^i  Campo  di  fiore  fi  chiamano  in  Roma  vna  certa 
forte  di  mafcalzoni ,  i  quali  non  hauendo  arte  alcuna ,  ò  fé  pur  n'hanno ,  quella  non  vo- 
lendo efèrcitare ,  ne  à  f  èruigi  altrui  impiegandoli ,  viuono  di  rubberie ,  &  di  trilfeie . 
D  II  dotto  Alciato  ^,  difcorrendo  ne  fuoi  parerghi  intorno  quella  voce  dopo  hauer  riferito 

la  diffinitione ,  che  ne  dà  Baldo  ;  ciò  è ,  che  Barone  fi  dica  chiunque  ha  il  mero ,  &  mifto  jg.  ^*' 
imperio  in  alcuno  cartello  per  conceflìone  del  Principe,  venendo  all'etimologia  del  voca- 
bolo dice,  che  alcuni  fono  itati  di  opinione ,  che  con  f  efèmpio  della  Greca  fauella  dinoti 
grauità .  Altri  che  fìa  voce  antica ,  &  trouata  appo  Cicerone  ;  &  che  dinoti  vn'huomo 
goffo ,  &  flupido .  Haec  cum  loqueris ,  nos  barones  Itupemus ,  tu  tecum  ip(è  rides .  Ma 
egli  dubita  della  fcorrezion  del  telì:o,trouando  appo  il  medefìmo  autore  dinotar  fèguace. 
Apud  patronem ,  &  reliquos  barones  te  in  maxima  gratia  pofùi .  Et  volendo  dopo  ac- 
cordare quefte  diuerfità ,  in  che  modo  poffa  fignihcare  llupido,  &  fèguace;  dice ,  che  z^i 
truoua  effer  certi  popoli  di  Spagna  detti  così  da  vn  fiume  Veroni  :  i  quali  li  come  fanno 
*^  hora  i  Tedefchi  fbleuano  Ilare  alla  guardia  de  Principi  ;  &  è  venfìmile  fòggiugne,  che  efl 
fèndo  grandi  di  corpo  foffer  di  ftupido  ingegno ,  come  fuole  effer  tal  fòrte  di  milizia . 
Onde  par  che  conchiugga ,  che  in  quello  modo  per  vn  trafportamento  fatto  da  i  lor  co- 
ilumi  barone  pofià  fìgnificare  llupido ,  come  voleflè  dire ,  che  veramente  fìgnifichi  fè- 
guace .  Io  non  ho  da  contrallare  all'Aiciato  >  ne  da  me  truouo  cofà ,  oue  io  altramente 
fèntendo  poffa  attaccarmi .  Se  non  che  confiderò  bene ,  non  eflèr  gran  marauiglia ,  che 
vna  llefià  voce  contrarie ,  non  che  diuerfe  colè  lignifichi  ;  come  appo  gli  Italiani  lì  è  det- 
to della  medelima  voce,  di  cui  parliamo,intendédofì  fòtto  effa  cosi  i  Signori  de  callelli,co 
me  que  cattiuelli,che  nelle  città  principali  viuono  di  trillizie,&:  di  rubberie .  Onde  non  fa 
rebbe  gran  fatto ,  che  apud  patronem  &  reliquos  barones  lìgnificaflè  fèguaci .  Harc  cum 
loqueris ,  nos  barones  Itupemus,  dinotaffe  noi  ilupidi .    Relli  alfarbitrio  di  chi  legge  il 

e     2  decider 


28 


DEL     BARONE. 


rajftUi. 
2, nd  li'f' 
Jopi\t     le 
pandette 

b.nelle  P.i 
jerghe 
yap. 
e.  lib.^.c. 
80. 


d.UL^.c. 
3<S. 


redeli. 


LlgU 

icuào 


decider  di  quella  etimologia  quello ,  che  a  lui  più  torna  nell'animo  ;  poi  che  intorno  la  A 
forza  òi  eilà ,  &  il  lignificato  della  colà  non  ha^dubbio  veruno  di  quel ,  che  ella  lignifichi . 
Paolo  Manuzio  nell'vltima  epillola  di  Cicerone  del  libro  nono,che  Icriue  a  Papirio  Peto, 
oue  dice,  llle  baro  te  putabat  quxlìturum  vnum  c^lum  eflet  an  innumerabilia ,  dice ,  che 
baro  per  quel,  che  ne  Icrille  Suida,  fu  vna  donna,  la  quale  diede  opera  alla  Filolòfìa  ;  onde 
nacque ,  che  certi  filolòlì  llolidi  indegni  di  quel  nome  foll'er  chiamati  quafi  per  dilpregio 
dal  nome  di  quella  donnicciuola  baroni .  Ambiuogio  Calepino  intende  per  baroni  liuo- 
mini  molli,  &  efteminati ,  volendo  che  Cicerone  nel  luogo  di  lopra  allegato  apud  patro- 
nem,  &  rcliquos  barones  intenda  degli  filolòh  della  lètta  dell'Epicuro  .  Ma  perche  in  di- 
cendo baione ,  ii  intende  lubito  di  vaflallo ,  non  làrà  fuor  della  materia  il  cercar  di  quella 
voce.  Il  Budeo  3,  mollrando  che  quelli, che  noi  hoggi  chiamiamo  valfalli  lì  potrcbbon  la-  B 
tinamente  chiamar  clienti ,  &  l'homaggio  clientela  ;  lì  come  dice  anchor  l'Alciato  '  ;  che 
il  feudo  fi  può  chiamare  ius  tìduciarium ,  &  clientelare ,  non  mollrano  però ,  onde  quella 
voce  lì  venga .  La  qual  nondimeno  io  llimo ,  che  Vaifo  folfe  primieramente  detta,come 
da  Annonio  par  che  lì  caui  ^ ,  il  qual  trattando  d'vn  parlamento  fatto  da  Carlo  Magno , 
oue  Tallilone  Duca  di  Bauiera  fu  acculato  di  tradimento,  cosi  dice.  Cum  in  eadem  villa 
generaiem  populi  lui  Rex  conuentum  fieri  decreuilfet ,  ac  Tallì lonem  ducem  lìcur  &  cx- 
tercs  vaflòs  luos  in  eodem  conuentu  adellè  iullillèt .  il  medeiìmo  autore  parlando  più  di 
lòtto  ",  dell'imp.  Lodouico  Balbo ,  quando  prelè  il  regno  dopo  la  morte  del  padre  dice , 
Abbates  eriam ,  &  regni  pnmores  &  Valli  regij  le  illi  commendauerunt,5c  làcramento  le- 
cundum  morem  fìdelitarem  piomilèrunt .  in  ammendue  i  quali  luoghi  non  par ,  che  al-  Q 
tro  voglia  dire,  che  valfallii  foilè  così  detti  dall'effer  polli  da  bairo,&  lotto  a  lor  lòurani  lì- 
gnori  ;  onde  il  Boccaccio  dille  huomo  di  bafla  conditione .  Dal  qual  giuramento  di  fe- 
deltà, che  a  lor  baroni ,  &  lìgnori  prellauano  furono  anchor  detti  Fedeli ,  voce  Ipeflò  ri- 
trovata appo  gii  antichi  Iciictori  Tolcani  ;  &  parimente  ligi,  come  dille  ancho  il  Petrarca. 
Er  lolle  Icudo  è  anchor  detto  da  fede ,  così  dalla  fedeltà ,  che  il  luddito  giura  di  prellare 
al  lùo  lignote ,  come  dal  riceuimento ,  che  fa  A  lignote  àt\  lùggetto  nella  lùa  fede ,  che 
come  il  Budeo  dottamente  dimollra,recipere  in  hdem  appo  Celare  non  lòlo  dinota  far  ad 
alcuno  vna  làluaguardia  ,  ò  vn  làluocondotto ,  &  appo  Cicerone  limilmente  lignifica  11- 
curtà ,  Thellalonicam  fide  tua  venire  iullìili  ;  ma  par  che  dinoti  aiuto.  Onde  coloro  à  cui 
alcuna  ingiuria  veniua  fatta  implorauan  la  icàz  de  gli  Djj,&.  degli  huomini;come  Pamfilo  D 
fi  appo  Terentio  del  torto  ,  che  gli  parca  di  riceuer  dal  padre  colliignendolo  à  tor  mo- 
ghe  lenza  hauergli  prima  fitto  laper  cola  alcuna .  prò  deum  atque  hominum  fidem  quid 
eli,  lì  non  ha:c  contumelia  eli  ?  percioche  li  come  1  vallàlli  hanno  obligo  col  lignote  d'el- 
feigli  vbidienti  &:  fedeli ,  così  hanno  i  {ignori  obligo  co  vall'alli  di  difenderli  da  ogni  in- 
giuria &:  villania;  onde  nonhabbiano  à  ragione  à  gridare  ;  pio  deum  atque  hominum 
ficem .  La  qual  colà  le  così  da  lìgnori ,  come  da  fudditi  del  nollro  reame  folle  ben  te- 
nuta a  mente  j  molto  minore  del  lìcuro  vedremmo  il  numero  delle  liti,&  la  copia  de  ram- 
marichij ,  che  non  veggiamo . 


DEL     CONTE. 


Comitdtus 
la  Corte, 


V  E  L ,  che  noi  nella  nollra  lingua  chiamiamo  compagno ,  da  Latini  fu  det- 
to Comes;  ma  lòtto  quella  voce  intelèro  eghno  propriamente,  &c  per  lo 
più  compagno  inferiore,  dalla  qual  voce  li  formò  poi  comitatus,  cioè  com- 
pagnia ,  intefa  limilmente  in  quel  modo .  Onde  quando  Cornelio  Tacito 
parla  della  partita  di  Tiberio  da  Roma ,  dice ,  profcdio  aido  comitatu  fuit ,  che  Ipe- 
zialmente  in  tal  luogo  s'interpreterrebbe  con  poca  corte .  Et  che  quella  voce  in  pro- 
celFo  di  tempo ,  quando  de  Principi  fi  parla,  riceua  quello  lignificato  (  benché  à  pri- 
ma villa  so  che  parrà  altrui  Urano,  non  elTendo  per  quel  che  io  fàppia,  da  altri  lla- 
ta  coniiderata  )  li  può  veder  chiaramente  in  Ammiano;  il  quale  nei  decimolèllo  libro 

della 


D   E  L     e   O  N   T   E.  2^ 

A  della  Cm  hiiloria  del  Re  Conodomario  parlando  fatto  prigione  da  Giuliano  Cefàre,dice. 
Etdiebus  polka  paucisdudlus  adcomirarum  Imperatoris,  millusq  cxmde  Romam  ,  & 
quel  che  fegue .  Oue  ad  comicatum  imperaroris,  non  par  che  poHa  dir  altro,  che  in  corte 
dell'Imperadore ,  &  altroue ,  ad  Principis  comiratum  Maximinus  accitus,  &  nel  1 7  libro 
umilmente  è  fcritto ,  llatimque  ad  comitatuni  Augulh  lunr  inilTi  aliquot.  Ma  fopra  tut 
ti  i  luoghi,  come  che  molti  fène  potrtbbono  addurre,  quello  nel  medelìmo  libro  il  dimo. 
i\ra.  indubitatamente  ;  oue  parlando  della  fama  peruenuta  in  corte  di  Conlhntio  delle  co 
fé  fatte  da  Giuliano,  mollra  che  tutti  i  Cortigiani ,  &  dotti  nell'arte  dell'adulare  incomin 
ciarono  à  farli  befte,  &  à  difpregiare  gli  honorari  fatti  di  quel  Capitano .  Sono  le  fue  paro 
le  tali .  H^c  cum  in  comitatu  Conltantij  lubinde  nofcerentur ,  omnes  qui  plus  poterant 
B  inpalatio  adulandi  profcflbres  iam  dodi  rccte  confulta,  profpereq-,  completa  verte- 
bant  in  deridiculum .    Da  quelta  voce  Ihmo  io  che  venga  in  Firenze  la  voce  del  Corteo, 
che  così  lì  chiamano  quelle  ragunate,  che  le  donne  fanno  6  per  conto  di  nozze ,  ò  di  bat- 
termi .  Se  vero  è  dunque ,  che  cornirarus  dinoti  la  corte  in  tali  luoghi ,  comes  parimen- 
te intorno  i  già  detti  tempi  hgnifìcherà  non  tanto  compagno ,  quanto  cortigiano ,  fami- 
gliare ,  &domellico  di  quei  Principe,  con  cui  G  trouerà,  congiunto .  Quo  cognito  ad  in- 
dignationem  iuliam  hilianus  ereclus ,  cum  munerandus  veniflet  ex  more,  quatuor  comi- 
tes  eius ,  quorum  ope  &  fide  maxime  nitebatur ,  non  ante  abloluir ,  dum  omnes  redierc 
captiui.  Et  altroue  (1  legge  d' quella  voce  comites  polla  aflbiutamente.  TumAlcleopi- 
dotus,&:  Luto,&  Maudio  comires  laterempri  lunt .  Elfendo  dunque  il  numero  de  Corri- 
T  C  gi^ni  grande,  incominciarono  da  Principi  in  diuerlè  colè  ad  elfere  impiegati  ;  onde  lòrlè- 
ro  i  nomi  di  diueifi  vHci,  ma  chiamati  (tmpre  con  la  voce  generica  comites ,  &  poi  lopra- 
giugnendo  il  particol?r  vficio,  al  quale  cran  propoli,  come  fé  quella  voce  dinotallè  capo, 
ò  capitano,  ò  caporale,  ò  propoiìo,  o  (opralbnte,  ò  (òpraintendente  ;  voce  che  vediamo 
tutto  dì  metterli  in  \io  per  iar  diuerii  1  carichi,  &  gli  vrici  commefli.  Così  nel  medelìmo 
Ammiano  li  vede  efler  chiamato  comes  domellicoium,  che  per  auuentura  i^  potrebbe  in- 
terpretare il  capo  de  cortigiani .   Comes  rei  priuata: ,  che  forfè  è  quel  che  noi  diciamo  il 
maelh'o  di  cafa .  Solenniorum  comcs,direbbe  alcuno  maellro  di  cerimonie,  Largitionum 
comes,che  forfè  fegretario  delle  rimunerationi  li  potrebbe  interpretare.  Veggoniì  ne  nuo 
ui.&  vltimi  libri  del  Codice  titoli  de  Conti  Con(illoriani,de  Conti,  &  Tribuni  delle  Icuo 
D  le,de  Conti,&  archiatri  del  làcro  palazzo,  de  Conti,  i  quali  reggono  leprouincie.  La  qual 
colà  intìno  ne  marmi  li  vede  fparlà,come  in  quello  in  Napoli  già  pollo  in  cafa  di  Giouan- 
oi  d' AiolTa  fi  vedeua . 

M.  MAERTO  MEMMIO  FVRIO  BABVRIO 

CECILIANO  PLACIDO  C.  V.  PONTIFICI  MAIORI 

PVBLICO    P.  R.    QVIRITVM    QV  I  ND  ECEM  VIRO  S  A  CRIS 

FACIVNDIS,     CORRECTORI    VENETIARVM,    ET    HISTRIAE, 

PRAEFECTO  ANNONAE  VRBIS  SACRA!:   CVM  IVRE   GLADII,  GOMITI 

ORDINIS  PRIMI,  GOMITI  ORIENTIS  AEGYPTI,  ET  M  ESOPOTA  MI  AE,  IVDICI 

SACRARVM    COGNITIONVM    T  E  R  T  I  O,    IVDICI    ITERVM    EX 

DELEGATIONIBVS    SAGRIS   PRAEFECTO  P  R  AETORIO, 

ET  IVDICI  SACRARVM  COGNITIONVM  TERTIO, 

£  CONS  V  LI   O  R  D  I  N  A  R  IO    PATRONO 

PRAE  STANTISSIMO    REGIO 
PALATINA  POSVIT. 

Vedefi  dunque  fra  l'altre  co{è ,  che  Comites  cran  mandati  àgouernar  leprouincie,  co- 
me fu  Romano  in  Africa  nel  già  detto  Marcellino .  Leptiani  pr^^Iìdium  implorauerc 
Romani  Comitis  per  Aphricam  recens  proueóli .  &  altroue .  Julius  Comes  per  Thracias 
copiis  militaribus  prxfidens .  Vedeli  anchora  che  benché  folle  grande  ,  &  nobile  vfi- 
cio, eraperò  da  meno  del  maellro  deCaualieri;  onde  e  bellilfimo quel  luogo  d' Am- 
miano ,  doue  parla  d'Equitio  propolio  all'efercito  dell'llliria  ,  non  già  maellro  de 
Caualieri,  ma  Conte-,  nondum  magiller ,  (ed  Comes  dice  egh .  Ma  quandp  a  Conte 
s'aggiugneua  maggi  ore,  vedeli,  che  dinotaua  (òpraeminente  dignitàjil  che  meglio  di  tutti 

e     j  mollrò 


Ctrtf* 


C*mts  i» 

mefiic*- 


friuaU: 
SoltnM9- 
rt*  Comes. 
Ctmites 
C»njtfi»~ 
ruM. 
Ccmitts , 
et  Trihuiù 
fchiUrit, 
C  trutta  , 

trt    fieri 
fdlttij. 
Cemitet 
frttuncié 
rum. 

CtfHt  iti 


^0  DELMARCHESE. 

moihò  Vcgctio,iI  quale  degli  efercitiA  del  ior  numero  fauellando  dice,che  anticamente  A 
nelle  leggieri  guerre  refèrcico  no  cóteneua  più  che  vna  lcgione,&  gli  aiuti,che  faceua  il  nu 
mero  di  dieci  mila  fanti ,  &  due  mila  caualli,&:  cjuefto  clèrciro  era  condotto  ò  da  Pretori, 
6  da  minori  Capitani  ;  ma  le  il  numero  de  nimici  lì  diceua  eller  grande ,  in  quel  calò  log- 
giùge  egli,conlularis  poteibs  cu  viginti  milia  pedjtum,&  cjuaruor  equitù  tamqua  Comes 
maior  mitrebatur.màdauali  il  Cólolo  con  ventimila  fanti,&  quattro  mila  cauallijì  come 
hoggi  lì  manda  il  Conte  maggiore.  Quélk  iòn  dunque  l'origini  della  nalcente  dignità  de 
Conti;  1  quali  prédendo  tuttauia  maggior  nerbo,  &  da  compagni,  ò  cortigiani  ad  vnciali 
fàliti  paflarono  anchor  fìnalir.ente  ad  eflcr  Signori  de  luoghi ,  oue  eran  mandati  a  gouer- 
nare,  ellèndo  diuenuta  la  podellà  che  lì  daua  à  tempo  perpetua;Come  à  tempi  frelchillimi 
vediamo  ad  alcuni  eflere  Itate  date  alcune  cartella  in  Capitanato  ciò  è  in  gouerno,che  an-  B 
chor  dk  polcia  diuenner  perpetue ,  benché  altro  titolo  non  vi  li  aggiugnelle ,  come  ru  la 
Torre  del  Greco  in  cala  Carrata.  Cotali  diuentarono  quegli  Conti,  i  quali  hoggi  noi  hab 
biamo.  In  qual  tempo,  &  lòtto  qual  Principe,  &  chi  folle  quello  primiero  Conte,iI  qua- 
le incomincio  ad  hauer  così  Fatta  Signoria,  io  confelìo  non  hauer  per  me  ritrouato;  &  tra 
tanta  oicuiità,  &  confulìon  di  colè  malageuolmente  perauuentura  ritrouar  lì  potrebbe . 
Quello  è  ben  certo  nel  noilro  regno  antichiHìmi  eiler  i  Conti,  &  per  rhilloria  Calìnenlè 
{ì  veggono  auanti  à  i  Re  i  Conti  di  Conza,i  Conti  di  Tiano,d'Aquino,d' Aliti,  di  Pietraab 
bondante,di  Valua,dìlèrnia,  di  Sora,&  altri  molti.  Innanzi  à  i  Re  atcuni  eran  liberi,  altri 
lòttopolì:!  a  Duchi  di  Beneuento  ;  lì  come  lì  vede  hoggi  in  Lombardia ,  à  cui  era  in  quel 
tempo  molto  limile  il  regno  Napoletano.  La  qual  prouincia  lì  come  per  mancamento  de  C 
gli  imperadon  Conilantinopolicani  oueio  Orientali  in  Ducati  ouer  Principati  di  Bene- 
uento, di  Salerno,&  di  Capoa  lì  diuife,  così  la  Lombardia  mancando  le  forze  degli  Impe- 
radon Occidentali  in  Ducati  di  Ferrara,di  Mantoua,&  di  Parma  fi  è  poi  diuifa.  Non  por 
tano  1  Conti  cerchio  neiraimi,come  i  Marchelì,&  i  Duchi.  Sono  chiamati  Spettabili,^ 
non  Illuihi.  Cteauanlì  da  i  ncihi  antichi  Re  con  molte  folennità ,  fi  come  in  Vgone  Fai 
cando  lì  vede,  oue  parla  della  promotione  di  Riccardo  di  Mandra  Coneibbile  al  Conta- 
do di  Molili.  Comes  creatus  tubis,tympanis,cimbalisq;  de  more  lòlleniter  prareuntibus  . 
Et  per  alcune  (critture  :  le  quali  fono  apprelTo  di  me ,  quando  il  Re  Ladillao  l'anno  14-^^ 
crea  Perdicallò  Barile  Conte  di  Monderifo,ciò  fa  mettendogli  in  man  lo  ll;endaido,  forlè  \ 
come  à  far  alcun  Caualiere  lì  cingono  la  coreggia ,  &  gli  Ipioni .  dicono  le  parole ,  cidem  D 
magnilico  Perdicalfo  per  traditioné  vexilli  concellit  titulum  comitatus  Montis  Odorisij; 
iplumq;  didi  comitatus  inlìgnis  decorauit .  Hoggi  in  niuna  altra  cofa  la  dignità  appare 
de  Conri,  fé  non  che  dinanzi  al  Viceré  hanno  la  leggiola  con  la  Ipalliera,  &  à  tauola  lì  da 
loro  la  tazza ,  che  volgarmente  chiamali  la  lòttocoppa .  Seggono  ne  parlamenti  lòtto  à 
IVlarchelì,&  fopra  tutti  gli  altri  Signori,^  Baroni,che  non  han  titolo . 


DEL     MARCHESE. 


^^j  ONSENTONO  quafi  tutti  gli  Scrittori.i  quali  di  ciò  han  parlato  che  Mar 
(K^.^jn    chele  lia  detto  da  Maica,con  la  qual  voce  i  Germani  chiamano  i  LimitijOnde  £ 
^ÉjJ    tanto  voglia  dir  Marchelè,  quanto  Capitano  di  quel  Limite .  Ma  perche  ciò 


Iia  meglio  intelo  è  bene  che  noi  diciamo^  che  cola  vogliamo  intendere  co  quelU  voce  del 
limite.  Limen  i  Latini  intendono  quel  che  noi  diciamo  il  limifarc,ò  la  fòglia  della  cala;  on 
de  per  trailatione  fi  diceuano  limina  imperij  i  conlini,  quali  follèr  la  lòglia,&:  il  limitar  del 
l'imperio.  E  da  Latini  terminata  anco  quella  voce  altramente ,  &  diceli  limcs,  che  dinota 
vna  cola  medelima,  anchor  che  habbia  altri  (igniticati.  Onde  Cicerone  dille,che  à  bene- 
menti  della  patria  quali  vna  foglia  lì  daua  l'entrata  nel  Cielo ,  &  diconfi  i  limiti  de  campi, 
che  fono  i  termini  de  poderi ,  per  la  qual  colà  ò  limites ,  ò  limina  imperij  lì  dica ,  i  con- 
fini dell'imperio  dinotano  ;  &  ciò  non  riceue  difficoltà  veruna .  Hora  come  à  tempi  no- 
ikii  Principi  Chriiliani  più  che  altri  collumanodi  guardar  le  frontiere  de  loro  confini 

con 


DEL     D  V  C  A. 


Ji 


A  con  rocche,  cafielli  >  &  Fortezze  ;  così  gli  antichi  Romani  guardauano  quelli  /oro  limini , 
6  limiti  con  legioni  di  (oldati  ò  di  maggiore,©  di  a:iinor  niimero,iecondo  l'importanza  di 
«quelle  frontiere  per  lolperto  de  nimici,  &  vicini,  ò  deboli,  6  potenti,  ò  manfìjeti,  6  Feroci 
ricercaua.  Quelli  limiti  eran  molti,&:  Vopilco  in  Aureliano  fa  menzione  di  Auulnio  Sa 
turnino  Duca,ò  Capitano  del  limite  Scitico,&  così  parimente  di  Giulio  Trifone  del  limi- 
te Orientale,&  d' Vlpio  Crinito  deli'Iiliriciano ,  &  del  rracio,&  di  Fuluio  Boio  del  limite 
Retico.  Bonolo  fu  anchor  egli  prima,  che  peruenille  all'imperio  Duca  del  limite  Retico. 
£  di  bella  conliderazione  intorno  quella  materia  queilo,che  il  medefimo  Vopifco  dille  in 
Probo.  Il  quale  hauendo  m  animo  per  cagion  delle  lor  ribellioni  di  dilàrmar  certi  Princi- 
pi de  Galli,  i  quali  contìnauano  co  Germani  ;  &  che  doueffero,  le  folfero  ofìefi  afpettar  gli 

_  aiuti,&  la  ditela  de  Romani  ;  parue  che  ciò  veramente  non  potelTe  farli,  fé  prima  il  limite 
Romano  non  fi  folTe  ampliato,  &  folle  diuenuta  prouincia  tutta  la  Germania .  Se  Marca 
dunque  vero  è,  che  apprello  i  Germani  quello  ha  di  preiènte,ò  per  l'addietro  ha  flato ,  che 
appo  i  Romani  è  il  limite;  il  Marchefè  non  altro  appo  loro  farà,  che  appo  i  Romani  era  il 
Duca  di  quel  limite .  Il  quale  anchor  egli  di  temporale  perpetuo  diuenuto ,  è  fatto  titolo 
non  (òlo  di  Signoria,ma  di  dignità,  come  degli  titoli  fi  è  detto.  L'Alciato  nel  libro  primo 
à  capi  2  T'de  luoi  parerghi  non  vuol ,  che  Marca  appo  i  Germani  fia  limite ,  ne  meno ,  che 
venga  da  quella  voce ,  che  Paolo  Diacono  accenna  nel  libro  fèllo  de  fatti  de  Longobardi, 
cioè  Marphais;  ma  llimaeller  voce  Celtica;  i  quali  per  Marca  intendono  il  cauallo,  onde 
furono  detti  i  Marcomanni,  buoni  nella  caualleria ,  &  il  Re  Maroboduo  per  hauer  il  cor- 

_  pò  à  guifà  di  cauallo,&  a  confermation  di  ciò  aliega,che  inhno  a  nollri  tempi  i  Franzelì  in 
tendono  per  marciare  il  caualcare ,  &  adduce  l'autorità  di  Paufania  ;  il  quale  vn  tripartito 
ordine  di  Caualieride  Celti,  i  quali  erano  nell'elèi  cito  di  Brenno  nìollraelTerellaro  chia- 
mato Trimarciha.  Concorre  nel  rimanente,che  in  tal  guifà  come  degli  altri  li  è  detto,  di 
uenne  poi  giuridizione  perpetua .  Quello  che  di  ciò  il  vero  fi  fia  ;  certa  cofà  è  trouarfì  ne 
tempi  baffi  non  folo  Marchefè,  ma  Marca,  che  per  vna  prouincia  s'intende,come  era  il  li- 
mite .  Onde  infino  a  nollri  tempi  due  prouincie  così  dette  ritengono  il  nome ,  la  Marca 
Triuigiana,  &  la  Marca  d'Ancona;  ma  Liutprando  dille  anchora  la  Marca  di  Tofcana. 
Vuido  tilius  eius.quem  ex  Adelberto  genuerat,iicut  pr^diximusTufci^  Marchia  tenebat, 
altroue  dilTe,  che  Arnoldo  venne  à  Verona  pafTando  per  la  prima  Marca  d'Italia  Trétina. 

Pj  &  gli  scrittori  Germani,  &c  della  Marcad'Aullria,8c  di  Morauia,&:  di  Stiria,  &  della  Mar- 
ca Badenfè  fanno  menzione.  Di  quelli Marchefi  chiariflìmo  fu  in  Italia  il  nome  de  Mar- 
chefi  di  Tolcana;  com.e  che  altri  anchor  vene  follerò,  perche  fi  raccóta,che  effendo  l'Imp.  T<>fcd»4 . 
Lodouico  III.  venuto  in  Italia,&  alloggiato  in  cafà  d'Adelberto  Marchefè  diTofcana,re- 
flò  grandem.ente  marauigliato  della  gràdezza  di  quella  Corte,  onde  voltoli  ad  vn  fuo  ami 
co  diffe .  Quelli  mi  pare  anzi  Re ,  che  Marchefè  :  percioche  io  non  veggo  in  che  egli  lia 
da  meno  di  me,  che  nel  titolo.  Nel  nollro  regno  come  il  nome  delDuca,&del  Conte  ve 
ne  prelliflimo,  &  quel  del  Principe  forfè  prima  che  altroue,  così  vi  comparue  molto  tardi 
quel  del  Marchefè;  effendo  io  di  opinione,che  il  primo  folTe  Cecco  dal  Borgo  fatto  Mar- 
chefè di  Pef  cara  dal  ReLadiflao:  il  quale  fu  folo  di  quella  cafà;  ma  fiatine  poi  tre  degli 

p  Aquini ,  &  cinque  degli  Auali  ;  viene  il  prefènte  Don  Alfonfo  ad  ellère  il  nono  Marchefè 
di  Pefcara^  il  qual  numero  in  altri  Marchefi,ò  Marchefàti  del  regno  non  apparifce. 

DEL     D   V    C   A. 

V  X  appo  i  Romani  nell'età  di  Celare ,  &  per  molti  anni  dopo  fu  voce  generi- 
ca ,  &c  lignificò  capo,&  guida  non  tanto  di  genti,&:  di  elerciti  ne  fatti  iriilitari, 
quanto  di  qualunque  altra  cofà ,  Dux  prefedlusq;  clafìis  dille  Cicerone .  Et  aL 
troue.  Natura optima  reóte  viuédi  dux.&  altroue  volcdo  mollrare,che  la  mor 


^f4rc<^ 

tjd. 

Marca 
d'^yfnco- 
tft. 
Marca  di 


Alar  ex 
Trcnttn*. 


te  àghhuomini,  &  alle  donne  chiare  è  fcorta  à  farli  andare  in  Cielo  in  vecedifcortadilTe 

Dux.  Quello  che  noi  intendiamo  di  dimoilrare  fi  è,che  Dux  non  voleua  inferire  partico- 

^^  iar 


^j  D  E  L    D  V  e  A. 

lai-  vficio  neirefercitOjCome  è  veibigraria  il  DitMtore,iI  Confolo,!"!  MAcftro  de  Caualicri,  A 
i!  Tribuno ,  &  (ìmili,  ma  indillinramentc  qualunque  capo  lotto  la  cui  guida ,  ò  capicania 
gente  fi  conduceflè ,  ò  cofi  alrra  fi  facefle .    Ma  ne  rempi  più  badi  incominciò  à  dinorare 
vn  particolar  vtìcio ,  che  gli  Imperadoii  dauano  a  lor  capitani  :  il  che  per  molti  autori  di 
quelle  età  chiaramente  (ì  può  comprendere  :  i  quali  così  il  nome  del  Duca ,  come  quel  del 
Ducato  prendono  per  vn  vhcio  particolaie,&  non  generico .  Elio  Spartiano  nella  vira  di 
Pelcenio  Negro,  volendo  mollrar  il  giuditio,  che  di  lui  fece  Còmodo  Inìp.nkrilce  quel- 
le parole.  Peicennium  fortem  vini  noui,  &  ei  rribuatus  duos  ia  dedi,ducatum  mox  dabo. 
Oue  (ì  vede ,  che  hauendo  parlato  de  due  tribunati  ,  intende  di  quello  vlìcio  particolare 
chiamato  Ducato,  come  mollra  Lampridio  in  Lliogobalo,quàdodilfc,  che  egii  fece  i  iuoi 
Liberti  Prelìdi ,  Legati ,  Conlòli ,  Duchi ,  &  tutte  le  dignità  imbrattò  con  la  viltà  d'huo-    B 
mini  Sciagurati.  Giulio  Capitolino  ne  due  Mallimini  dilfe .  Cum  cius  loci  iam  (is.vt  du- 
catum  pcflìs  accipere,  &  altroue  molhò,  che  l'vlnme  preghiere  del  milcro  Gordiano  fu- 
rono,che  almen  Filippo  l'haueflè  in  luogo  di  Duca  ;  &  laiciallclo  viuerc .    QueAi  Duchi 
erano  prepoiti  così  alla  cura  degli  efèrciti ,  come  alla  guardia  delle  proumcie ,  &:  de  limiti 
de  Romani.  Onde  da  Trebellio  Pollione  vien  nominato  ne  due  Galeni  Ceionio  ouer  Ce- 
cropio Duca  de  Dalmati,&:  ne  trenta  tiranni  mollra,che  Rcgilliano  era  Duca  nell'illirico 
Regiliianusin  Illyricoducatumgerens,  &  perche  in  ciò  non  rimanga  dubbio  veruno,  ve- 
deli  il  medefimo  in  Flauio  Vopilco  nella  vira  di  Probo .  Nos  nbi  decreto  totius  Orient:s 
ducaru,  iàlarium  quintuplcx  fecimus,  oc  à  Saturnino  dice ,  che  Aureliano  limitis  orienta- 
Jisducarumdedit:  ilqual  Saturnino  fu  vccifò  iòtro  fimperiodi  Probo.controcui  hauea  C 
prefo  l'arme  dintorno  gli  anni  del  Signore  280,  nel  qua!  tempo  Bonolò  parimente  fi  fe- 
ce Imp.di  Duca  del  limite  Retico  (òpra  il  Reno,ilche  apparilce  anco  ne  marmi  SEXTO 
LICINIO    PACTVMEIO    ALEXANDRO    DVCI    ARMENIAE 
MAG.   VEG.  BENEMERENTI  VXOR  ET  FILII  FECERVNT. 
Mora  quello  che  lì  è  detto  del  Conte ,  fia  fèmpre  detto  di  qualunque  di  quelli  titoli,  ò  di- 
gnità,  le  quali  da  temporali  diuenner  perpetue,  &  da  perlonali  hereditane,  &  da  vhcio  do 
minio,  come  che  in  qual  tempo  particolarmente  elle  fodero  introdotte,  non  iia  così  age- 
uole  à  (àpere.  Ma  la  cola  in  quello  modo  vcdeii  eifer  proceduta^  che  li  come  quelii  Du- 
chi eran  talhora  da  i  foldati  promollì  ad  cflcr  Imperadori.  Così  è  da  credere,che  nel  man 
camento  deirimpcrio, alcuni  di  colloro, Duchi  di  quelli  limiti  lì  follèr  rcilati,&:  quelle  di-  D 
gnità,&  titolo  à  polleri  foife  paflàto,di  che  perche  lène  vegga  vn'eflèmpio  ir.anitello,fan 
fede  l'iilorie  de  Franzelìjnellc  quali  fi  legge,che  Egidio  Panino  mandato  da  Romani  Im- 
peradori  per  guardia  della  Francia,fLÌ  da  Franzeli  creato  lor  Re  l'anno  46"  i  ,&  benché  poi 
folfe  trauagliato  molto ,  rima(è  nondiir.eno  Principe  de  Suellioni  Sinagrio  luo  lìgliuolo , 
come  Annonio  dimortra,nel  qual  tempo  già  l'autorità, &  lìgnoria  ducale  era  introdotta , 
leggendoli  in  Gregorio  Velcouo  Turonenlè,come  Eorico  Re  de  Goti  Vidorium  ducem 
foper  lèptem  ciuitates  propoluit .    Nel  nollro  reame  il  primo  titolo  di  Duca  fu  quello  di 
Eeneuentoinilituito  l'anno  5-7?.  Madopo  che  vennero  i  Re,{òtto  di  loro  il  primo  dica 
fa  non  reale  fu  Francclco  del  Balzo  fatto  Duca  d'Andri  dalla  Reina  Giouanna  prima.  Ap- 
prelfo  fu  Iacopo  di  Marzano  fatto  Duca  di  Sella  dal  Re  Ladiflao ,  &:  duTiano  in  mano  gli  £ 
altri,  de  quali  hoggi  dì  il  numero  è  molto  grande .  Nel  reame  1  Principi  precedono  à  Du 
chi,ma  nel  rimanente  d'Italia  par  che  Principe  fia  meno  di  Duca,  chiamandoli  Principi  i  lì 
gliuoli  primogeniti  de  Duchi,  portano  1  Duchi  /òpra  l'arme  il  cerchio  :  il  quale  folca  anti- 
camente elfer  lènza  alcun  raggio ,  &  tale  ho  veduto  collumarlì  da  Principi  liberi  d'Italia , 
ma  hoggi  è  nel  regno  in  guilà  quella  vfanza  coriotta,che  non  veggo,che  differenza  (ìa  da 
loro  cerchi  alle  corone  reali.  Anticamente  oltre  l'altre  cerimonie  caualcauano  per  la  cit- 
tà h  prima  volta  che  eran  creati  col  cerchio  d'oro  in  capo  ;  hoggi  godono  gli  honori  che 
godono  1  Conti ,  cioè  la  leggiola  con  la  Ipalliera ,  &  la  lottocoppa  :  ma  fon  chiamati  II- 
lultri  d.^1  Re  illelfo .  precedono  non  che  à  Conti ,  ma  anche  à  Marchelì ,  &  Iblo  lèggono 
iouo  à  Principi. Quello  che  in  nelluna  di  quell'altre  dignità  è  auuenuto,  quella  ha  hauuto 

gli 


DELPRINCIPE.  ^5 

A  gli  accre/cimenti  di  iòpmeminente  grado ,  come  fon  gli  Arciduchi ,  che  furono  primie- 
ramente mltiruiti  nella  cafò  d'Auilrja,  &  fatto  J'Arciducaro  d'Aullrja,&  nel  nollro  regno 
quello,  che  per  auuentura  a  pochi  è  noto,  fii  già  queLìo  titolo  dal  Re  Carlo  Vili  confe- 
rito in  perfona  di  Giliberto  di  Borbona  Conte  di  Mompenlìero ,  Oc  fuo  general  Luogo- 
tenente del  regno ,  il  qual  creò  Arciduca  di  Sella.  Euuilì  aggiunto  il  grande,  come  il  gran 
Duca  di  Lituania ,  &  à  tempi  noilri  in  Italia  il  gran  Duca  di  Toicana ,  titolo  dato  così  da 
PonteficijCome  da  gli  Iinperadori,  &  ciò  baAi  elferlì  detto  del  Duca . 


6 


DEL     PRINCIPE. 


O  M  E  che  Principe  appo  gli  antichi  Romani  fia  voce  generica  ancor  ella  co- 
me Dux  :  percioche  non  altro  lignifica  che  capo,  &  primo ,  &c  autore  d'alcuna 
colà ,  di  che  non  accade  riferire  alcuno  efèmpio  per  efièr  cofà  molta  certa ,  era 
nondimeno  Princeps  Senatus  vna  particolar  dignità,  &  honore,  che  fi  daua  ad  alcun  Se-  seàa^T 
natole  di  grandifìima  autorità  :  il  quale  con  altra  fòrte  di  parole,che  con  quella  non  veni- 
ua  efpreflò :  il  che  dimollra  ottimamente Liuio  nel  libro  VII  della fua  ifloria ,  doue  parla 
della  contefà  nata  nel  Senato  tra  i  Cenfori  circa  l'elettionedel  Principe  :  percioche  Cor- 
nelio volendo  fèguitar  l'antico  coltume  de  padri ,  moih^aua  che  quel  che  prima  di  color 
che  viuellero  fi  trouaua  elTer  Cenfòre,  colui  li  doueua  creare  ancor  Principe.  &  quelH  di- 
ceua  efière  T.  Manlio  Torquato .  Ma  Sempronio  à  cui  toccaua  l'elettione ,  Oc  per  quello 
Q  allegaua,  che  non  gli  poteua  effcre  impedita  diceua,  che  egli  eleggerebbe  QJ^abio  Maflì- 
mo,  à  cui  etiandio  per  giuditio  d'Annibale  cotal  grado  fi  farebbe  cóuenuto .  Segue  Liuio. 
Cum  diiì  certatum  efiet  verbis,  concedente  collega,  led:us  à  Sempronio  Pnnceps  in  Sena- 
tu  QJ^abius  Maximus  Cos. Plutarco  hmilmente  nella  vita  d'AHricano  ;  il  che  notò  anco 
il  Budeo ,  fèquentes dille  Cenfores  alij  arq;  alij  Principem  Senatus  Aphricanum  legerunr, 
credo  che  hauendo  riguardo  à  quello  coltume  hauellè  primo  Augullo  chiamato  ouera-  pùnceps 
mente  intitolato  i  fuoi  nipoti  Gaio,  &  Lucio  Principi  della  giouentù.  onde  anchor  hoggi  '^J^^"-**' 
Ci  cofluma,  che  il  primogenito  dei  Re  di  Spagna,&  così  d'altri  Re,  &  anco  de  Duchi  liberi 
in  Italia  Principi  vengan  chiamati .  per  la  qua!  cofa  non  era  forfè  da  bi-ahmare  il  Varchi , 
che  fecondo  l'antica  vfànza  haueflè  chiamato  il  figliuolo  del  Duca  di  Firenze  Principe  del  ... 

£)  la  giouentù  Fiorentina .  Intendeuaiì  anco  lòtto  il  nome  de  Principi  vn  ordine  della  mi-     eJiZ  di 
litia  Romana  :  il  qual  fèguiua  dietro  alla  prima  fronte  dell'efercito,  &  dietro  à  lui  veniua«     mdnja. 
no  quegli ,  che  adoprauan  gli  feudi .  Le  parole  di  Liuio  fon  quelle .   Ha^c  prima  Irons  in 
acie  florem  iuuenum  pubelcentium  ad  militiam  habebat .    Robullior  inde  a:tas  totidcm 
manipulorum  quibus  principibus  eli  nomen ,  &  dopo  che  ha  raccontato  gli  ordini  della 
militia ,  mollrando  in  che  modo  lì  combatteua ,  &  li  reggeuano  gli  aflàlri  de  minici  dice . 
Hartati  omnium  primi  pugnam  inibant .  fi  ballati  profligare  hollcm  non  pollent ,  pede 
preffo  eos  retrocedentes  in  interualla  ordinum  Principes  recipiebant,  tum  Principum  pu 
gna  erat,  &  finalmente  dice .  fi  apud  Principes  quoq;  haud  fatis  profpere  eflèr  pugnatum 
a  prima  acie  ad  triarios  fènfìm  referebanrur. oltre  quelli  propi,&:  particolari  fignihcati,fuc 
E  ceduta  che  fu  l'autorità  Imperiale ,  Principe  aflòlutamente  s'incominciò  à  chiamar  firn-     Prìnd^t 
peradore,&  fòtto  quello  nome  Augnilo  reffe  l'imperio,  come  nel  principio  della  fua  ope-     ^'^n- 
ra  mollrò  Tacito  :  il  qual  di  lui  parlando  diffe,  qui  cunda  difcordiis  ciuilibus  feflà,  nomi- 
ne Principis  fùb  Imperium  accepit .  Così  intefe  di  Tiberio  quando  nel  filo  ellremo  di  Ga- 
ricle  medico  parlando  dille,  non  quidem  regere  valetudines  Principis  folitus.  così  di  Glau 
dio.  Ha:c  ita  frullradidra  Princeps  ratus.  così  di  Nerone .  Diefunenslaudationcmeius 
Princeps  exorfìis  eli ,  &  così  tìnalmente  di  ciafcun'altro .  Ma  caduto  dalla  fùa  grandezza 
l'Imperio  Romano,  &  venuti  i  barbari  in  Italia  ;  i  quali  à  guilà  dell'innondatione  d'vn  gra 
diflìmo  fiume  portando  fèco  danni  infiniti,  falciarono  lunghiflìmo  fpario  di  tempo  piena 
l'Italia  della  lor  lordura, venne  à  cadere  à  terra  mifèramente  non  che  la  bellezza  delia  Ro- 
mana Iingua,&  le  Tue  proprietà,ma  tutta  quella  fèmbianza,&  immagine  degli  antichi  co- 

ilumi; 


54  DELPRINCIPE. 

ftumi  ;  &  nuoui  titoIi,nuoue  vranze,&  nuoue  leggi  introdotre,fù  la  voce  del  Principe  prc  A 
ù.  per  vna  nuoua  (petie  di  dignità  :  la  c]uale  elfendo  inferiore  alla  reale,  &  nr.pcrial  premi- 
nenza, a  quella  de  Conn,de  Marche(ì,&:  de  Duchi  precedcflè.  Il  primo  che  quello  nome 
merrefTe  in  vlò  hi  per  quel  che  lalciò  fcrirto  nella  iùa  illoriaCahnenfè  Leone- Cardinale, 
&c  Velcouo  d'Oilia  dintorno  l'anno  758  Arechi  fecondo ,  quattordicehmo  ouer  tredice- 
fimo  Ducadi  Bencuento  :  le  cui  parole  in  quella  lingua  cosi  luonano .  Il  primo  che  lì  fa- 
celTe  chiamar  Principe  di  Beneuento  fu  Arechi,  elTendo  infìn  a  quell'hora  1  Signori  di  Be- 
r.euento  chiamatili  Duchi .  Fecefi  vgner  da  Velcoui,  volle  hauer  la  corona,  &c  nel  fine  de 
fùoi  priuilegi,  &  fcritture  facea  por  quella  data .  Scriptum  in  nollro  làcratiihmo  palatio. 
di  quello  Principato  eflèndofi  pofcia  diuifò ,  forfè  il  Principato  di  Salerno  nouanta  anni 
dopo ,  &  di  mano  in  mano  fèguirono  dopo  1  Principi  di  Capoa ,  &  più  fotto  i  Principi  di  B 
Taranto,  8c  altri.  Quelli  titoli  (  venuti  che  furono  1  Re  )  lì  dauano  à  lor  figliuoli ,  ne  altri 
in  fuor  della  cafà  reale  di  così  fatti  titoli  partecipaua  ;  onde  de  figliuoli  di  Ruggieri  primo 
Re  deirvna,&  dell'altraSicilia  Amfullò  fu  Principe  di  Capoa,&  Guglielmo,che  polcia  Tue 
cedette  al  regno ,  Principe  di  Taranto .  Carlo  primo  introdullè ,  che  i  primogeniti  toflèr 
nominati  Principi  di  Salerno ,  onde  Carlo  1 1  in  vita  del  padre  fa  intitolato  Principe  di  Sa 
]erno,&  Carlo  figliuolo  di  Carlo  I  I.prima  che  al  regno  d' Vngheria  peruenilTe,  Principe  di 
Salerno  ancor  egli  chiamolìì .  Ma  perche  non  egli ,  ma  Ruberto  tuo  fratello  al  regno  di 
Napoli  f  ùccedette,  che  poi  Duca  di  Calauria  fi  chiamò:quindi  auuenne  che  da  quel  tempo 
innanzi  non  più  Principi  di  Salerno ,  ma  Duchi  di  Calauria  i  primogeniti  de  1  Re  s'appeL 
laflèro.  così  tìi  chiamato  Carlo  tìgliuol  di  Ruberto  viuente  li  padre ,  così  Ferdinando  ti-  C 
gliuolo  d'Alfonfo  Re  d'Aragona,  il  qual  primo  acquillò  Napoli ,  &  così  à  fìioi  tempi  Al- 
fonfò  il  guercio  figliuol  di  Ferdinando  ,  ma  elTendo  auuenuto ,  che  elTendo  ancor  viuo  il 
vecchio  Ferdinando,da  Altonfo  Tuo  figliuolo  va  figliuol  folle  nato,ancor  egli  detto  Perdi 
nando ,  à  collui  percioche  il  padre  Duca  di  Calauria  viuea ,  titolo  di  Principe  di  Capoa , 
fiidato.  Il  primo  che  di  cala  non  reale  folle  appellato  Principe  di  Taranto  tu  Iacopo  del 
Balzo,  figliuol  di  quel  Francefco,  che  fu  ancor  primo  di  cala  non  reale  chiamato  Duca 
d'Andri  :  &  quello  è  quanto  ci  e  occorfò  intorno  al  titolo  del  Principe,  onde  de  titoli  fpe- 
ditici  non  farà  fuor  di  propolìto  trattar  delle  Corone ,  che  co  detti  òi.  altri  fi  fatti  titoli 
vanno  congiunte . 


D 


DELLE     CORONE. 


come  il  capo  è  di  tutti  gli  altri  membri  il  più  nobile;  così  egli  è  più  di  tutte  l'ai 
tre  parti  del  nollro  corpo  flato  fèmpre  honorato .    Ne  da  dubitar  fi  ha ,  che 
il  maggior  fcgno  d'donore ,  che  al  nollro  capo  li  dea ,  fia  la  corona ,  vfo  fb- 
pra  tutti  gli  altri  antichiflìmo  quali  in  tutti  i  popoli ,  benché  in  alcuni  fblo  di- 
gnità, &  honoranza,  &  in  altri  dignità,  &  podellà  dinotafle .   Quello  fègno  d'honore  fu 
appo  la  vecchia  antiquità  cotanto  filmato  ;  che  giudicatine  gli  huomini  indegni ,  folo  fu 
ferbato  à  gli  Dij .  onde  è  flato  da  huomini  dottiflimi  confiderato  ;  che  in  Homero  non  fi 
vede  dar  corona  à  perfòna  humana;  &  hafli  per  collante  il  primo  di  tutti  eflerfi  da  fé  llef-  E 
fò  il  padre  Libero  coronato  di  corona  d'edera:  il  qual  vfo  poi  riceuuto  dall'ambizione  de- 
gli huomini  ampiamente  s'andò  dilatando .  Et  in  vero  molte,&  diuerfè  erano  le  corone 
appo  1  Romani  ;  delle  quali  però  che  non  dinotauano  autorità ,  ne  dignità  reale ,  io  non 
Diadema     ^"fcndo  di  ragionare  ;  ellcndo  apprellò  di  loro  in  luogo  dàk  prefènti  corone  il  Diadema  : 
il  quale  così  detto  dalla  voce  greca ,  che  lignifica  legare  attorno,  era  vna  falcia ,  con  chei 
Re  li  cingcuan  la  fronte.  Onde  vCcì  quel  motto  di  Fauonio,con  che  volle  mordere  la  real 
potenza  di  Pompeo,  à  cui  veggendo  d'vna  bianca  falcia  legata  vna  colcia,difIe .  Che  non 
importaua  in  qual  parte  del  corpo  il  Diadema  fi  Itefle .  Et  quel  che  fa  molto  al  propofito 
di  quefla  materia  è  quel,  che  fcriue  Suetonio  della  corona  dell'alloro  legata  d'vna  falcia 
bianca  ;  la  <^ual  fu  meflà  nella  ilatua  di  Cefàre  :  percioche  Epidio  Marcello,  &  Cefètio  Fla 

uio 


DELLECORONE.  jy 

A  uio  Tribuni  /ènza  che  de/Iè  /or  noia  h  corona,  ne  fecer  /euare  la  fa/eia,  come  fcgno  di  real 
dignità.  La  quai  cofà  dispiacque  tanto  à  Ce(àre,ò  per  eflèdì  in  (^uel  tempo  poco  felicemcn 
te  [atta  mézione  del  regno,  o  perche  gli  forte  llata  tolta  di  mano  la  gloria  di  nfiutarlo,chc 
folle  à  Tribuni  l'viìcio ,  hauendoli  prima  ieueramente  riprelì .  Non  vsò  dunque  Celare 
cotello  diadema,  ò  come  noi  diciamo  corona  reale;  anzi  meflali  in  capo  ne  giuochi  luper 
cali  da  M .  Antonio  Confolo ,  lela  tolle  di  capo ,  &  mandolla  à  Gioue  in  Campidoglio , 
Venne  voglia  del  diadema  a  Caligola ,  &  harebbeloh  leggiermente  prefo ,  le  dagli  ami- 
ci non  gli  tofle  ilaro  mollrato ,  la  fùa  maelH  hauendo  trapaOata  l'altezza  degli  altri  Prin- 
cipi,&:  Re  eilèr  fatta  diuina.  Domitiano  benché  voleflc  eller  chiamato  Dio,  &  non  volef 
fé  llatua  in  Campidoglio  d'altro  metallo  che  d'oro,  ò  d'argento  ;  vedefi  nondimeno,  che 

g  non  fi  fèruì  del  diadema.  Il  primo  dunque  degli  Imperadori  Romani,  che  lì  mettefle  quc 
Ila  forte  di  corona  in  capo  fu(lècondo  Aurelio  Vittore  dimollrajl'lmperadore  Aureliano: 
il  quale  prelè  l'imperio  gli  anni  di  Chrillo  2  7 1,  &  vsò  portar  vefti  d'oro,  &  piene  di  gem 
ine.  Diocletiano  poi  fi  come  è  foritto  da  Eutropio  inrrodullè  del  tutto  la  forma  dell'vlàn- 
2e,&:  cortumi  reali  :  pcrcioche  non  folo  alle  vellimenta,ma  intìno  a  calzari  poiè  delle  pie- 
tre preziofè;  &  hauendo  vfàto  gli  altri  di  farfi  (aiutare,  &  far  riuerenza,  egli  primiero  vol- 
le edere  adorato  .  In  quello  modo  furono  infieme  con  la  potenza  aggiunte  le  dimollra- 
zioni  della  fortuna  regia .  Delle  quali  dimoilrazioni  d'honore,  partecipando  più  ò  meno 
coloro ,  i  quali  più  ò  meno  della  real  fortuna  parteci panano  ;  quindi  furono  riceuute ,  Se 
polle  in  vfo  le  corone,&:  i  cerchi  lignificanti  real  dignità,ò  altra  ducale,ò  fignoril  podelH. 

P  Et  il  primo  il  quale  io  ritruoui  portar  corona  in  tella  di  titolo  non  reale ,  fu  Areclii  Duca 
di  Beneuento  tredicefimo  :  il  quale  in  farfi  chiamar  Principe  dintorno  Tanno  del  Signore 
y6o  per  honorar  con  nuoue  dignità.^:  legni  d'honore  il  nuouo  titolo,  non  folo  fi  fece  da 
fooi  Velcoui  vgnere ,  &c  nel  fin  ddìe  lue  lettere ,  delle  patenti ,  &  de  priuilegi  fare  fori- 
uer  le  dare,  dal  fuo  làcratiirimo  palazzo,ma  (1  fece  anchor  coronare,  come  dice  Leone  Ve 
fcouo  Ollienlè.  Ma  quel  che  in  quella  materia,  è  da  conliderare,-  li  è ,  onde  lia  nato ,  che 
mettendofi  le  corone  nel  capo  de  Principi ,  ò  altri  fi  fatti  ornamenti,  come  fu  il  diadema , 
la  cidari,la  candi,la  tiara,  &  altri,  hoggi  le  corone  &  i  cerchi  Ci  pongan  fopra  gli  fcudi,oue 
fon  l'arme  di  que  Principi  dilègnate.  Erperquel,ch'ionellimi,labifognain  quello  mo- 
do procede .  Già  Ci  è  detto ,  che  i  Romani  vlàuan  molto  l'immagini ,  il  che  era  vn  fogno 

f-v  grande  di  nobiltà  :  percioche  corali  immagini  non  à  piacimento  di  ciafouno,ma  concede- 
uanfi  per  deliberazion  del  Senato  nata  dal  merito  di  quella  perfona,  à  cui  fi  concedeuano, 
come  dalle  orazioni  di  Cicerone  contra  Verre ,  S>c  contra  Rullo  Ci  caua  ;  Ci  come  auueniua 
anchora  delle  llatue,  &  dell'inlègne  ò  confolari,  6  quellorie,  ò  trionfali,  &  fimili.  Le  quali 
ò  dalla  Rep.òda  lùfleguenti  Principi  eran  concedute.  Oltre  acciò  fi  come  Dione  nel  prin 
cipio  della  vita  di  Traiano  dimollra,i  Senatori  Ci  foleuan  dipignere  oltre  la  tunica,  &  pre- 
tella purpurea  con  la  corona.  Edi  parimente  dimollrato;  come  i  Romani  à  tempi  di  Pli- 
nio lalciando  l'vfo  delle  immagini  incominciarono  à  collumare  gli  icudi,tal  che  par  di  ne 
cedìtà  che  fogna,  che  quell'honore,  che  all'immagini  lì  facea,  fi  facede  à  gli  Icudi;  ne  qua- 
li edèndo  Hate  in  vece  dell'immagini  pode  l'arme,  non  è  colà  punto  foonucneuole,  che  le 

E  corone,  i  cerchi,le  cidari,&  le  tiare,  che  fopra  le  telle ,  ò  nella  fronte  di  quelle  immagini  Ci 
poneuano,  fopra  l'arme  fi  ponedero .  Et  così  io  llimo ,  che  proceda  il  fatto  delle  corone 
fopra  gli  foudi.  Ma  mi  par  degna  cofà  in  quello  luogo  d'aggiugnere  quello ,  che  la  natu- 
ra illedadel  fatto  ha  con  foco  portato  in  quella  materia  delle  famiglie  ;  che  faccendofi  gli 
alberi  hoggi  dì,  come  gli  antichi  collumauano;  il  che  è  quello,  che  Plinio  dide,  llemmata 
vero  lineis  difourrebàt  ad  immagines  pidas;  &  dilcorrendofi  da  molti, fé  in  alcuno  di  que 
ili  tondijò  girelli  Ci  douedero  mettere  immagini ,  per  vniueifal  confèntimento  della  ciui- 
le  modellia  ninno  s'è  arrilchiato  a  voler  mettere  i  naturali  ritratti ,  che  di  coloro ,  1  quali 
benché  lenza  tellimonio  di  Principe,ò  di  Rep.  come  cofa  non  llata  intefa ,  ne  confidcrata 
à  nollri  giorni  ;  nondimeno  per  qualche  eccellente  virtù,ò  per  foienza,  ò  per  grandezza  di 
fortuna,  &  di  gouerno ,  ò  per  chiarezza  di  fama  in  qualunque  modo  acquiilata  fé  l'hauef- 

(èro 


3^ 


DELLE     CORONE. 


Corona  dt 
fino . 
d',_yaiiio. 
d'arte- 

nujìa . 

Corona 
d'^l  Roto 
di  Mirto. 


fero  meritato.  Per  Lì  qual  cofa  ,il  che  non  porto  dire  delle  famiglie  Napoletane  per  non  ha  A 
iier  vfàto  molto  i  ritratti ,  gli  Albizi  in  sì  numerofà  famiglia  non  han  pollo  i  ritratti ,  che 
di  Pier  di  Filippo,  &diMa(ò,&:di  Rinaldo  padre,  &:  tìgliuolo  ammendue  Caualieri. 
Et  i  Valori  elfendo  ibti  lungo  tempo  lofpefi ,  fé  douefTero  porre  nel  lor  albero  alcune  im- 
magitii  onero  ritratti,  non  (ono  anchor  certo,  benché  da  me  ardentemente  confortatici , 
fé  alcuni  vene  porranno.   Quello  è  (]uelIo,che  Plinio  ricchillimo  di  concetti  chiamò  ope 
la  inuidiolà  à  gli  D\]  ;  poi  che  con  sì  btta  indulhia  non  (òlo  gli  huomini  fi  rendono  im- 
mortali, ma  fi  dà  loro  habilità  d'ellere  in  vn  mcdefimo  tempo  in  tutte  le  terre  prefenti ,  Se 
viabili.   (Quello  viò  dell'immagini  belliilnriO ,  &  riguardeuole  lòpramodo  per  non  torre 
n  niun  la  (ìia  lodc,in  gran  parte  (i  dee  à  prelenti  tempi  riconofccre  dalla  diligenza  di  Paolo 
Giorno  :  il  quale  pofè  nel  Ilio  Mulco  i  ritratti  degli  huomini  grandi,  così  nell'arti  belliche,  B 
come  negli  Audi  delle  lettere,  il  qual  vlo  ampliaro,&:  accrelciuto  marauigliofàmente  dal- 
la potenza  del  Gran  Duca  Coiimo  di  felice  memoria,  poiè  i  ritratti,  come  hoggi  dì  fi  pof^ 
fon  vedere  di  tutti  gli  huomini  per  qualche  mento  degni  nella  fua  ricchillima ,  &  belliilu 
ma  guardaroba.  Nella  qual  imprefa  continuando  il  Gran  Duca  Francefco  Principe  come 
nimico  di  leggiera,  &  pompola  vanità,  così  pronto  imitatore  di  certi,  &  llabili  honon  ha 
di  preiènte  fra  i  fùoi  grandi  huomini  collocato  il  ritratto  di  Maemer  Bafcia  Vilir  di  tre  im 
peradori  Turchi  huomo  non  meno  per  l'opere  belliche,  che  per  quelle  della  pace  di  fingo 
lar  prodezza .    Noi  fiamo  ragionando  delle  corone  entrati  à  parlar  dell'immagini  ;  il  che 
nondimeno  non  è  flato  vfcir  della  propolla  materia;  percioche  non  fòlo  gli  feudi  in  luo- 
go dell'immagini,  ma  anco  par  che  quelli  nollri  girelli,  ouer  tondi  degli  alberi  fuccedano  q 
così  in  luogo  degli  feudi ,  come  dell'immagini .    Onde  il  Principe  di  Conca  ne  tondi  del 
fuo  albero  di  Capoa  pofe  l'arme  della  famiglia  con  tutte  l'armi  dtWe.  donne  con  elB  con- 
giunte. Per  la  qual  cola  tutti  quegli  fègni  d'honore>che  fi  dauano  all'immagini,  &  pofcia 
à  gli  feudi,  dannofi  hoggi  nel  compartimento  degli  alberi  à  quelli  tondi  :  oue  in  luogo  del 
la  fi  onte,  &  del  capo  iì  pongono  non  folo  mitre,  cappelli,  elmi,  cerchi ,  corone ,  regni.  Se 
altri  sì  fatti  ornamenti,  ma  fanali,  croci  di  diuerfe  religioni,  balloni,  berrettoni,  lauree,  & 
limili.  Delle  quali  dar  breuillimo  conto  par  che  s'appartenga  à  quello  trattato .  Ma  pri- 
ma, che  innanzi  []  proceda,  quello  folo  e  da  inuclligare,à  qual  delle  molte  corone,che  vfà 
uan  gli  antichi  quella  che  noi  collumiamos'aflcmigli,  &  perche  più  quella  che  altra  ha 
fiata  tolta  .  Ne  ciò  olla  à  quel  che  di  fòpra  habbiam  detto ,  che  la  noflra  corona  rappre-  £> 
fènti  il  diadema  :  percioche  ciò  s'intefè  in  quanto  alla  virtù  di  ella ,  &  non  in  quanto  alla 
forma  di  ella  corona .  E  dunque  da  fapere ,  che  fecondo  il  mio  auuifo  due  fono  principal 
mente  le  (jiezie  àdìo.  corone,  ò  d'erba,  ò  di  metallo,  le  corone  così  dette  dal  cinger  intor- 
no d'erbe  eran  diuerfè  &;  infinite  ;  &  fu  d'opinione  Ariflotile ,  che  priiriicramenre  fofTero 
fiate  ritrouate  da  beuit ori  per  reprimer  la  forza  àtì  vino  :  il  quale  andado  co  fuoi  fumi  nel 
capo,  mouelfe  in  quella  parte  dolore.  La  qual  colà  ritrouata  eller  vera,  fi  foffe  poi  perche 
ella  daua  anchor  ornamento  &  vaghezza,  andata  marauigliolamente  accrefcendo .  Onde 
da  alcuni  vi  furono  aggiunti  certi  vccellmi,  perche  mordendo  altrui  la  fronte,  noi  lafciaf^ 
fero  addormentare,  &  molto  furono  anco  in  vfo  degli  amarori.  Et  di  quelle  corone,del- 
le  quali  Ateneo,  ^  Plinio  à  lungo  dilcorfèro  non  è  alcuna,  che  faccia  al  nollro  propolìto.  p 
Altre  corone  f  ur  d'erba,  ò  di  fiondi  ;  che  in  ciò  io  non  fo  per  bora  dilferenza;come  che  io 
fappia  molto  bene  Plinio  diuidcr  le  corone  in  hori ,  &  in  fronde  ;  le  quali  vlàuano  i  Greci 
nelle  fòlénirà  de  lor  giuochi,come  fu  la  corona  di  Pino  apprelTo  l'Illmo,  d'Apio  in  Acaia, 
d'Artemifia  in  Cappadocia,&  altre  le  quali  ne  elleno;  appartenédo  à  giuochi  han  co  le  no 
flre  fòmiglianza  o  conformità  alcuna .  Altre  corone  di  fronde  ouer  d'erba  i\  diedero  per 
render  tellimonianza  d'alcun  nobile  fatto  da  alcun  foldato ,  ò  capitano  adoperato  negli 
efcrciti  in  beneficio  della  Rep.ouer  del  fuo  Principe.  &  la  comune  per  ciafcuno  che  trion- 
faua  era  d'Alloro .   Vsò  la  corona  di  Mirto  Pollumio  Tuberto  nella  fua  ouatione,che  fé 
de  Sabini  per  hauer  vinto  con  poco  fàngue .  La  corona  che  lì  daua  à  coloro,che  alcun  eie 
radino  hauean  confèruato,  onde  fu  chiamata  Ciuica,  fu  prima  d'Elce,vfòfIì  poi  d'Efcuio, 


DELLE     CORONE. 


57 


A  &  pofciadi  Qiiercia.  Di  Gramigna  Fu  i'olTìclionale,&  così  per  Auucntura  altre  d'altre  erbe 
ouer  fròdi,  le  cjuah  béchc  habbiano  co  le  nollre  corone  per  eiler  legni  d'honore,cò[ormi. 
tn,nó  vel'hanno  peto  ne  per  còro  della  materia,ne  della  torma.  Vlaron  gli  antichi  corone 
di  metallo,  ma  imirando  le  h ódi,(i  come  FeceCraflo  il  Ricco;  il  qual  diede  ne  luoi  giuochi 
coronedi  così  Fatta  guiFi  d'oro,&:  d'aigéro.  ne  quelle  Fano  per  noijhauédo  iòmigliaza  eoa 
quelle  de  Greci .  Finalmente  c]uelle,chelìcoFtumaronoFardi  metallo  in  ncópenfa  di  Farti 
nobili  Furono  le  Vallari,ouer  Calhé{i,leMurali,&  le  Nauali.  C)jjelle  eran  d'oro,(ì come  Fu 
anco  in  procedo  di  tépo  quella  deirAlioro;onde  Fu  appellato  l'oro  coronario,che  lì  dauaà 
coloroci  quali  haucano  à  rriótare  per  Fariène  lacorona.  Et  perche  la  Calb  eie,  ouer  Vallare 
era  cópolta  à  guifa  del  vallo,cioè  dei  baihone,  &  la  murale  à  guila  d'vna  merlarura,ilimo, 

B  che  tra  l'vna  &  l'altra  lia  Itata  poca  differéza,così  per  la  cagione,pche  lì  dauano,  come  per 
JaFormaiSc  modo  incheeran  Fatre,dadoii  l'vna  in  premio  dichi  primiero  mótaualìil  Val- 
lo,cioc  filile  trincee  del  capo  de  nimici,&:  l'altra  di  chi  primiero  móraua  lui  muro  di  quella 
città.ouer  cartello  che  (i  cóbatteua.  La  nauale  era  ornata  de  i  rollìi,  cioè  degli  /proni ,  ouer 
becchi  delle  nauirdel  quale  ornaméto  tu  prima  adornato  il  Foro  Romano,  come  le  tutto  il 
Romano  popolo  Folle  di  quella  corona  accerchiato.Ma  laltata  da  piedi  ad  honorar  la  rella 
de  citradini,comedice  Plinio,il  primo  à  cui  Folle  cóceduta,Fù  M. Vairone  cócedendogliela 
Pópeo  MagnOjSc  il  fecódo  M.  Agrippa  dopo  la  vittoria  d'Atrio  percócellion  d'Augullo. 
Et  certa  colà  è,tutte  qll:e  hauer  co  le  nollre  lòmigliaza  grade:  le  quali  in  vece  di  merli, &  di 
becchi  vlàn  que  raggi, le  così  li  debbon  chiamare,che  paiono  Iproni  di  galee  volti  all'insu. 

Q  Ma  ho  detto  raggi,pche  così  par  che  l'intéda  Date,  iìiàa^tifulnuaincapo  ia  cotona  DelrcTno 
dt  Trinacrid.  O  Iproni  di  naui,o  raggi, che  ellì  Ci  lìeno,rale  è  hoggi  dì  la  nra  corona  reale,  la 
CUI  Forma  più  che  altra  credo  che  lia  llata  preFa  Forlè  per  hauer  più  del  generale,&:  del  mag. 
&  per  ellèr  più  premio  cóueniented'vn  Cap.Gen.&  d'vn  principe,che  no  è  la  Murale,ouer 
Call;rélè,che  p  io  più  par  che  lìan  ricópenlè  di  priuati  loldati.  Le  quali  colè  pollo  che  così 
ilieno,dico,che  tra  gli  ornaméti,  ouero  honori  de  nri  giorni  oltre  le  corone  rcali,che  àRè 
fi  dano,dano(i  anco  i  cerchi  che  corone  ducali  potrebbófiappellarejinlègnedi  Marchelì,di 
Duchi,edi  Principi.  I  quali  già  altro  nò  erano,che  cerchi  d  oro  ornati  di  qualche  géma  per 
cntro,&:  in  giro  d'vn'ordine  di  perle,  polcia  còpartédo  tra  le  perle  alcune  pùte,come  di  dia 
mate,rhano  in  guilà  dimano  i  mano,come  altioue  ho  detto,andati  accrelcédo,  che  quelle 

D  pùte  paion  raggijtal  che  nò  rimarrebbe  difleréza  dalle  corone  reali;lè  i  Re  nò  hauellèro  aa 
cor  eglino  le  lor  corone  alterate. percioche  chiudédole  di  lòpra  par  che  habbian  prclo  vna 
certa  immagine  dicorona  imperiale.  ì  balloni  dinotano  generalato  di  terra, lì  cornei  huiali 
di  mare.  Onde  ncli'alb.di  calad'Auilria  (òpra  il  nome  di  D.Gio:  tur  polli  tre  tanali  per  elle 
re  flato  Cap.della  legada quale  cópiédeua  il  Ponr.il  Redi  Spagna, &  i  Veneti.ioi.  Gli  elmi  di 
ragione  s'apparterrebbono  à  Cap.di  cauallij  ma  in  Firenze  come  tecero  gli  Acciaiuoli,  &  i 
Diacceri  l'iian  mefli  (òpra  i  Còti.  Certa  fòrte  di  berrettoni  all'antica  fono  inlègne  di  certi 
SS.Iiberi,chiamari  200  anni  àdietroTirani, lì  come  fi  veggono  ne  Suardi,<S:  ne  Gabacorti. 
Vn  così  Fatto  s'era  mefFo  ne  Cibi  Importuni  per  dinotare  il  GonF.di  Giull.Fioienrino;  ma 
efsédo  per  diligeza  di  Vincézio  Acciaiuoli  Cau.di  S.SteFano  venuto  à  notitia  qual  era  tat- 

£  to  il  berrettone  de  GòFalonieri  donato  loro  da  due  Pòtefici,  &  ornatodi  certe  mollre  di  Zi 
bellinià quali  nella  giàDucal  guardarobbafon  còleruati,lì  è  sépie  in  tutte  le  Famiglie  Fior, 
còtinouato  pofcia  quell'ordineiproprio  e  particolar  ornaméto  de  GóFal.fi  come  è  proprio, 
&  particolar  de  Dogi  di  Venezia  il  camauro  col  corno.  Viali  di  por  corona  d'Alloro  a  i^oe 
ti,Iì  come  ha  Fatto  1  Rucellai  a  Gio.lcrittor  di  tragediej&  lì  come  Feci  10  ne  Mòti  à  D.Scip. 
e  come  potrebbon  meritaméteFargli  Alamani  3Luigi,quegIi  della  Cafa  àGio:e gli  Strozzi 
à  tati  lor  chiari  Poeti,&  Scritt.Et  le  Rep.ne  han  còcedute  à  benemeiiti,li  come  1  Fior.à  Veri 
deMed.còcedetterlalaurea.Main  vecedellecoronenóèniinorlacopia,chenoihabbiamo 
delle  Croci  introdotte  da  vari  ord.&  relig.Come  Fu  cjllade  Cau.Teutonici  preflò  che  Ipéta 
1  Iralia,del  quale  ord.fi  crede  eflèrellato  Malo  degli  Albizi.e  tutti  così  Fatti.hanc  l'oid.della 
Caual{.ilchenòlègueneBaroni,Córi,Marcheli,Duchi,oucrPrincip:,òRciileiri,porcdoer 

d  (er 


età. 

Ài  Oratttt- 

Corone  d'» 
ra  dt  fredt.. 


Corano, 
yallare. 
Cirena 
Murale. 


CerenA 

Ktutale. 


Coron* 
£eale. 


Cerehf  *ut 
r»  Cerine. 

Vucdi. 


tdHélt. 


£lrm. 

berrettini 
dt  Signtrt 
Itlieri  cucT 
titdnm. 

J^erretttttt 
de  Ginfal, 
dt  CiHsii- 
Kjo  dt  ri, 
renzs. 
CttfMditr* . 
JUiurtt. 


CAUdlitri 
Teuttniet- 


CCiercfe 
limitai.i  . 
C.di  San 
Iacopo . 

C.d\yil- 

ci/itdr . 
c.  di  e  ala 
tra. 

C.di  San 
La\2ttro. 
Cài  San 
Stefano. 
C.dithri 


».  Tacite 
^el  princi- 


•58  DELLA  PREC.  DE  SETTE  VFICI  DEL  REGNO. 

fèr  rali  /ènza  eflcr  Caualieri .  La  Croce  bianca  de  Caualieri  Gierofòlimirani  detti  poi  voi-  A 
gariiienrc  di  Rodi,6c  hoggi  di  Maira  è  grandemente  in  viò.  I  Redi  Spagna  cócedono  an 
chora  le  Croci  di  San  Licopo,  d'Alcanrar ,  &c  di  Calatrà.  I  Duchi  di  Sauoia  cjuella  di  San 
Lazzaro.  I  gran  Duchi  di  To(cana  la  Croce  di  Santo  Stefano.  I  Re  di  Portugallo  (Quella  di 
Chriilo.  t  di  grande  ornaiiiento  Aie  famiglie  l'eiler  di  certe  frarernitcà,ò  compagnie  co- 
rtumare  da  i  Re  lotto  vn  certo  habito  ;  sì  conìe  è  de  Re  di  Spagna  come  Duchi  di  Borgo- 
gna il  Tolone.  I  Re  di  Francia  vlàrono  vn  tempo  la  Stella,  poi  San  Michele,  hoggi  i:or(c 
altro.  I  Re  d'Inghilterra  han  l'ordine  della  Ciarettiera,come  le  noi  diceihmo  della  becca, 
i  Re  di  Napoli  hehbero  l'ordine  della  Naue,t3^  del  Nodo .  Non  mancano  al  fàccrdozio  le 
lue  propie  dignità,  come  la  Mitra,&  Ìa  Croccia  degli  Abati,la  Mitra  de  Vclcouijla  Croce 
col  manico  lungo  degli  Arciuelcoui ,  1  Cappelli  de  Cardinali,  &:  il  Regno  del  Papa.  Nella  B 
CUI  mano  ellendo  Vicario  di  Chriilo  in  terra  è  ampilhma  podellàdi  conceder  tutte  le  già 
defte,&:  cjualunche  altra  djgnifà,&:  honore.  Delle  quali  colè  turte,&  di  molti  altri  Caua- 
iierijcome  Gaudenti, Bagnati,.!  Spron  d'orc^j^c  altri  limili, le  io  conofccrò  che  fian  per  dar 
diletto,  ò  vtihrà  à  lettori  fono  vn  giorno  per  Icriuere  più  difiulàmente  .In  tanto  palfere- 
mo  a  gli  vficiji  quali  dicemmo  in  dignità  temporali  elfer  conuertiti;  &  prima  della  ior  prc 
cedenza,&  poicia  di  ellì  per  ordine  ragioneremo . 

DELLA  PRECEDENZA  DE  I  SETTE  VFICI  DEL  REGNO. 


i  V  VN  Oy  E  ragunanza  d'huomini  lìa,che  feder  conuenga.ò  dar  voti,  &  deli- 


berare, o  altri  lomigi'.anti  arti  fare,c]uì conuien,che  (ìa  primo  6:  Iccondo,  non  G 
potendo  tutti  indeme  e  in  vn  medelìmo  tépo  dar  .a  quelle  colè,  perche  fon  ra- 
gunati,copimenfo.  Per  ragion  di  natura  il  vecchio  al  giouane,  &c  il  mafchio  alla  femmina 
precede  ;  ma  per  ragion  ciuile  nò  l'et.!  ne  il  feirojina  le  dignità,  &  gli  vfici  ci  dillinguono . 
Onde  Ipello  nel  nollro  regno,&  m  altri  regni  del  mondo,&  le  donne  e  i  fanciulli,&  inlìno 
1  baiiìbini  hanno  hauuto  lopra  tutti  gli  a'tn  huomini  imperio, &:  lìgnoria .  Il  Senato  Ro- 
mano per  vigor  di  quelta  ragion  ciuile  hauea  le  lue  precedenze  così  nel  federe ,  come  nel 
piclìcrirc  i  luo!  pareri, 5:  learézc.  Le  quali  precedcnze,come  che  rutti  gli  altri  buoni  ordì 
iji  fiano  di  mano  in  mano  col  tépo  nò  che  Icemat/,  ma  macari  del  tutto,  lòno  elleno  sépie 
ite  in  ogni  altro  tlato  marauigliolaméce  crc(cendo,eirendo  co(à  fatale  cheoue  maca  la  ve 
la  potenza, lui  sépie  creici  vna  vana  apparenza, &  immagine  di  ella  Quello  coAume  dun  D 
que pallando  à  gli  In)pcradori,vediamo/Jìe dopo  la  morte d'Augullo,  i  primi,che giuraf 
fero  tedelrà  à  Tiberio  furono  Scx.Pcmpeio,Si  Sex. Apuleio  Conlòli .  Dopo  loro  vennero 
Seio  Strabene, &  C.Turranio  colui  Capitan  della  guardia, &  collui  pixfedus  annonar,di- 
leiriiTJO  hoggi  Proueditor  dell'Abbondanza-,  &  quindi  fèguirono  i  Senatori,  &  dopo  efTì  i 
foldati,&  dopo  i  loldati  il  popolo.  -^  In  quato  al  lèdere  bellillìmo  &  lìngolar  luogo  è  quel 
di  Flauio  Vopilco  in  Aureliano  ,  il  qual  lòlo  addurremo  per  non  perder  il  tépo  à  guila  di 
Auuocati  in  lunghe,&:  ambiziole,&  IpelTo  non  necelTarie  allegazioni .  Dice  dunque,  che 
ellendo  Valeriane  Augnilo  in  prelenza  dell'cfercito  poftolì  à  lèder  nelle  Terme  appreflo 
Bizanzio,dalla  parte  delira  gli  li  lèderono  à  lato  Memmio  Fulco  Cófolo  ordinario,Bebio 
Macro  Capitan  della  guardia  da  Romani  chiamato  Prefetto  Pietorio,&  Quinto  Ancario  t 
Prelìde  dell'Oriente  ;  Da  linillra  ledettero  Auuinio  Saturnino  Duca  del  Limite  Scitico  ; 
Murentio  eletto  air£gitto,Giulio  Trifone  Duca  del  Limite  Oriétale,  Mecco  Brundufìno 
Proueditcrdell'Abbòdanza  dell'Onere,  Vlpio  Crinito  Duca  del  Limite  dcH'llliricOj&del 
IaTracia,&:  Fuluio  Boio  Ducadel  Limite  Retico  .  I  Re,  i  quali  abbattuto  in  gra  parte  l'im- 
perio in  diuerle  parti  lòn  lucceduti,&  fpetialmente  i  ncllri  Napoletani  hàno  ancor  eglino 
ne  reali  parlaméti  ritenuto  vn'immagine,&  sébiàzadi  quelli  antichi  collumi.  Et  fette  i  più 
preminéti  lòn  queg!i,chegli  feggono  apprello  ne  dal  latodellro,&:  tre  dal  lìnillro,&  l'vi.o 
a  piedi,ò  per  me  dir  fra  le  gàbc,come  fra  gli  altri  nel  parlaméfo  del  Re  Alfonlo  lì  vede  del 
l'an.  144  5 ,  nel  quale  elsédolì  il  Re  Alfonlo  nel  leggio  real  collocato,^:  inlìeme  co  lui  Fer- 
àmido  Tuo  tìghuolo,  gli  lèderono  dal  lato  deliro  Gi  j;  Antonio  Orlino  Piinape  di  Tarato 

iiran 


DEL  GRAN   CONESTABILE:  j5> 

A  gran  Concilabi'c;  Gio.Antonio  Marzano  Duca  di  Seda  grande  Ammiraglio,^  Honora- 
ro  Gaetano  Conte  di  Fondi  Logorerà ,  &  Proronotario .  Dal  iato  finillro  lederono  Ra- 
mondo  Orlino  Principe  di  Salerno,&  Conte  di  Nola  gran  Giultiziere^Francelco  d'Acqui- 
no Conte  di  Loreto,&:  di  Sarriano  gran  Camarlingo,&  Odino  Ordno  gran  Cancelliere  ; 
&  gli  lèdè  à  piedi  Francesco  Zurlo  Conte  di  Montuoro,&:  di  Nocera  gran  Sinifcalco .  ma 
i  quali  vengono  in  ordine,douendo  il  laro  (ìnjllro  fèguir  lùbito  al  (ùo  pan  dd  lato  deliro, 
à  precedere  in  quello  modo  ;  che  prima  Ila  il  gran  Coneiiabile ,  il  fecondo  il  gran  Giulli- 
ziere,  il  terzo  il  grande  Ammiiaglio,iI  quarto  il  gran  Camarlingo,  il  quinto  il  Protonota- 
rio,il  fèllo  il  gran  Cancelliere ,  e  il  (èttimo  il  gran  Sinifcalco ,  di  ciafcun  de  quali  diilinta- 
mente  parleremo,&  prima  del  gran  Conellabile, 


B 


DEL  GRAN  CONESTABILE. 


ir  tv.  <.'.. 
t..'-/i,  f  T, 


Ccftejidhi 


ONESTABILE  è  voce  tra  gli  Storici  Tolcani  molto  vfìrafa ,  &  fignificò 
anticamente  Capitano  d'alcuna  quantità  di  lòldati  à  cauallo.  Onde  di  Maflco     /, 

da  PonteCarradi  Giouan  Villani  ^  parlando  dille  ,  che  nella  nollra  cauallena 

laueua  5"o,ò  più  Conertabili  di  maggior  affare  di  lui ,  &  Matteo  '  filo  fratello .  Vn'altro 
Conellabile  Cittadino  di  Firenze  della  cala  de  Medici  di  giade  fama  rraghhuominid'ar 
me.  Ma  in  proceflb  di  tempo  Conelfabile  s'intefè  di  fanti  à  piede ,  ellendofì  i  Capitani  di     ^'-i- 
gente  a  cauallo  incominciati  à  chiamar  Condottieri ,  onde  chi  leggerà  i  libri  de  X .  delta 
guerradella  Republica  Fiorentina  dell'anno  1478  innanzi  non  trouerrà,  chepcrCone- 
C  Ibbile  s'intenda  altro ,  che  Capitano  di  fanti  à  pie  ;  &  il  Bembo  '^  intendentiHnr/o  della 
proprietà  della Tofcana  fauella  mollra,  che  di  Capitan  di  fanti  intendelfe ,  quando  diflc . 
&  Conei"labili,&  Códottieri  ad  alToldar  gente,  dellaquaie  valer  li  porefièro ,  in  molti  Ìuo 
ghi  fi  mandarono,  percioche  nell'hilloria  Latina  chiama  i  già  detti  Conellabili  Centuno 
nes  militum.   Ma  come  che  le  cofè  dette  fien  vere ,  Conelb.bile  nondimeno  nel  regno  ài 
Napoli  fignificò  Capitano ,  ma  di  molto  maggiore  autorità ,  che  i  già  da  noi  allegati  r.oa 
fono,  dicendofi  Coneltabil  del  iegno,che  lui  à  poco  tempo  già  Coneibbile  li  dille  :  il  qaa 
Je  cflèndo  de  fétte  maggiori  vfici  il  maggiore ,  come  in  grandi  Signori  è  lb.ro  Icmpre  col- 
Iocato,così  vediamo  hoggi  quello  in  perlòna  di  Marc'Antonio  Colonna  cder  poito.  Co- 
manda di  ragione  à  tutte  le  genti  di  guerra,  così  da  piè^come  da  cauallo,  &  ne  parlamenti 
D  reali  rifiede,come  (i  dille  il  primo  allato  deliro  del  Re.  Hor  cercando  noi  diligentemen- 
te di  fàpere,  onde  quella  voce  deriui,non  riman  dubbio,che  ha  tonnara  da  quelle  due  vo- 
ci latine  comes,&:  ilabulum ,  cioè  Conte  della  llalla .  ma  il  trouarc  quando  quctla  vece,  ò 
quello  vfìcio  fia  flato  introdotto,  no  trouandofi  appo  gli  antichi  Romani  ral  magillrato, 
CI  ha  séza  alcun  dubbio  tenuto  lungo  tempo  occupati,  &  pare  hnalméte,  che  (e  ne  truoui 
qualche  rampollo  à  tempi  dell'hup.  Gollanzo  intorno  gli  anni  del  Signoi  e  3  54  nò  torto     ,,  ;;„ 
però  nome  di  Còte,  ma  di  Tribuno  della  llalla .  Le  parole  di  Ammiano  Marcellino  ""  fon     ,.^.. 
quelle,  infamabat  aùt  haec  fùfpitio  Latinum  Domellicoium  Comifem,&  Agìlorem  1  n-     '■'■"- 
bunum  llabuli;  dal  quale  autore  nò  fòlo  la  voce,ma  fi  caua  ancor  l'autori fà,&  giàdezza  di 
tal  vfìcio,  mollrado  altrouc  »  come  Valentiniano  rollo  che  fu  promoflb  all'imperio  diede     f.  1,1 
E  tal  dignità  à  Valente  Tuo  fratello,  il  quale  nò  molto  dopo  creò  infieme  con  cfio  lui  hnpc- 
radore.  Valentem  fratrem  (fono  l'illelTe  parole)  llabulo  fìio cum  tribunatus dignirare  pr<^  ,, 
fecit.ma  non  era  però  il  fùo  vficio  quello,che  gli  fcrittori  delle  cofè  Franzeli  hanno  poi  la 
tcrpretatOjcioc  magiller  equitum,  che  così  viene  da  loro  detto  in  latino  il  già  Concibbu 
di  Francia,  percioche  e*  fi  vede  ne  medefimi  tépi  d'Agilone  tnbuno  della  llalla,  elici  U2  an-     ^.,^^' 
co  il  maeilro  de  Caualieri,&  eflère  i  loro  vfici  dillinti  ;  fé  ben  poterono  la  medchma  colà 
fignihcare,il  che  nò  e  però  marauiglia,eflèndofi  1  nomi,&  le  virtù  di  cfn  in  diuei  ii  tcpi  lira 
namente  alterate,  &  confufè,come  potrà  facihr.éte  vedere  chiunque  à  quelle  cole  bacerà 
punto  con  l'animo.  Onde  io  fono  Itato  lempre  di  oppenionc.che  fia  error  notabile  il  vo- 
ler nominarle  cofè  prefènti  con  le  voci  antiche,  percioche  li  come  il  Concibbuc  uon 
era  in  fu  quei  principio  il  Maeilro  de  Caualien  ;  anchurchc  poi  quella  colà  dinot.»  ifc; 

d      2  Così 


40 


DEL     MALISCALCO. 


C4UhI- 

maniere. 


l  rei  lih. 
5.  delìd 
fua  hij}. 
Ccmes  Jìd 
huh  . 


h-  hh  4- 


comeUa- 

lidlii  . 

u. 

ultb.^.dcl 
fol. 


militile 
ma^tfer  , 


Prefetti 
frtton». 


Così  lioggi  il  Caunlicrizzo  maggiore  non  e  più  il  Conel"lnbiIe,anchor  eh  3  quella  cofà  Tuo  A 
ni.  conciolia  cofa  che  ipeflo  vcggiamo  auuenue,  che  lia^anendo  le  voci  ilellcj  non  rinian 
gono  di  efi'e  1  medchmi  lignificati,  alno  hgnirìcando  la  voce  d'Imperadore  n  tépi  del  Pnn 
cipato ,  che  non  fìgnifìcò  à  tempi  della  Rep.  come  di  moitillup.e  altre  voci  il  (imile  U  po- 
trebbe dire.  Ma  quando  da  Tribuno  della  Italia  in  Conte  della  llalla  (ì  tolìe  cagiato  ;  on- 
de la  voce  dei  noiho  Coneltabile  è  diicclà,  io  non  potrei  così  à  punto  diuilarc ,  fé  no  che 
la  primiera  volta,  oue  quello  nome  m'incòtra  è  in  Gregorio  Velcouo  Turoncnle  i ,  il  qua 
Je  lotto  il  regno  di  Chilperico  Re  di  Francia ,  che  incomir.ciò  a  regnare  l'anno  ^74 ,  5i 
moriiìi  l'anno  y 87  così  dice.  Thelàurarius  Chlodouei  a  Cuppane  llabuli  Comite  de  Bi- 
tunco  retradì:us,vind:us  regira:  tranlìnilFus  eli .  Il  medciìmo  è  detto  da  Annonio  nel  lib. 
terzo  de  fatti  de  Franzeli  co  l'ilklFc  parole  di  Gregorio.  Ma  elfendo  egli  Icriuendo  perue-  g 
fiuto  intìno  à  tempi  di  Carlo  Magno, ta  vn  altra  volta,^menzionc  d'vn  Concllabile  dcl- 
l'imp.detto  Burcardo,  oue  fi  vede,  che  egli  è  adoperato  intorno  à  leruigi  militari  ;  impe- 
roche  è  da  Carlo  mandato  con  armata  in  Corlìca  per  difender  quell'ilòla  da  Mori,  i  qua- 
li haueano  gli  anni  à  dietro  fieramente  incominciato  a  tribolarla.  Da  Vgone  Falcando,iI 
quale  a  nolhi  tempi  è  più  vicino  non  Comes  liabuli ,  ma  Comellabulus  tu  chiamato,ei- 
fendo  quella  voce  diuenuta  vna.  Nel  qual  vfìcio  era  il  Còte  di  Lorotello  confobrino  del 
Re,  fi  come  è  da  lui  Ricciardo  di  Mandra  chiamato  magifter  Comellabulus,&  d'vn'altro 
dice,che  era  flato  Capitano  di  Puglia,  &  Maeflro  Coneltabile  ,  come  diciamo  hoggi  Go- 
uernatore,&  Capitano  a  guerra.  Ma  il  Fontano,  \  ò  che  quefla  voce  come  non  Romana 
rifìutaflè,o  come  vile,&  abbietta  la  difpregiaf]e,oue  parla  della  capitolation  fritta  tra  il  R.c  Q 
Ferdinàdo,&  Gio.Antonio  Orlino  Principe  di  Taranto  ;  il  qual  Gio: Antonio  e'  fi  sa  mol- 
to bene  eflcre  flato  allhora  creato  dal  Re  gran  Coneflabile ,  gran  maeflro  della  inilitia  il 
chiamo .  Quaq;  potellate  quoque  iure  militiar  magiller ,  Ioannes  Antonius  fub  Alfonlo 
Rege  tuit,  eodem  iure  potellateq;  fub  Ferdinando ,  magnus  militia:  magifler  vtitor  per- 
f ungitorq; .  La  qual  cofà  però ,  alterandoli  come  fi  e  detto  i  termini  delle  voci ,  non  so 
quanto  bene  llia .  Ma  quando  dietro  il  lignificato  dell'antiche  voci  andar  fi  douefiè ,  più 
rollo  il  gran  Conellabile  al  Prefetto  pretorio,che  ad  altro  vfìcio  ralFomiglierei  anchor  che 
ciò  patilFedelle  difficultà  per  douer  elfer  lèmpre  il  Prefetto  pretorio  dell'ordine  equellre  ; 
La  qual  regola  non  li  ollèrua  nel  gran  Conellabile; il  qual  lì  è  lèmpre  creato  de  1  baroni  più 
grandi, &:  illullii  del  regno .  come  che  ciò  non  oflante  fi  truoui  Tito  hauer  voluto  efèrci-  q 
tareall'Imp.Vefpadano  fùo  padre  l'vficiodel  Prefetto  pretorio ,  il  che  nondimeno  proce- 
dette dall'ardente  alletto  d'amore,&  di  cantei  di  fi  pietofò  figliuolo  verfò  l'ottimo  padre . 
Dico,  che  più  toilo  al  Prefetto  prerorio,che  ad  altro  il  rafìomiglierei  ;  percioche  fi  come  il 
Prefetto  pretorio  era  dopo  il  Principe  vficio  fùpremo ,  &  da  altro  non  dipendente  fòpra 
tutta  la  milizia;  così  à  punto  è  fra  noi  il  gran  Condlabile.  Doue  fé  egli  è  chiamato  magi- 
iler  militum,chi  non  sa  che  quello  era  vn'vficio  al  Dittator  fòttopoflo  ?  &  formar  vn  nuo 
uo  termino  di  magifler  militijE  non  nconofciuto  da  alcuno  non  so  quanto  fia  cofa  lode- 
uole  folo  per  fuggir  vna  voce  hauuta  à  folpetto  come  barbara  :  la  qual  nondimeno  appa- 
rilce.che  ella,  è  Lanna.  Tali  dunque  lòno  rorigine,la  dignità,  &  le  variazioni  della  voce, 
&  la  forza  &  vigor  delF vfìcio  del  gran  Coneilabile  in  sì  lungo  Ipazio  di  tépo  da  che  ella  fu  £ 
primieramente  polla  in  vfo .  Alla  qual  voce  poi  rlfpofe  in  quato  al  valor  di  effa  quella  del 
Malifcalco,&  ingra  parte  in  quanto  ài  vigor  dell'vlicio;  come  bora  fiamo  per  dimollrare. 

DEL     MALISCALCO. 

jALISCALCOin  quato  al  lignificato  della  voce  Tuona  cofà  appartenete  al  fér 
uigio  della  ilalla,come  del  Concflabil  fi  è  detto:  pcioche  ne  libri,  oue  le  fpefè  del 
Re  Carlo  fono  notateoltre  le  fpefe  della  cucina,della  panetteria,della  llàtionena, 
della  forrcria;fali  so  quelli  nomi,&  f ìmili,fòn  pofle  le  fpefe  della Marefcalla,che 
tato  e  dir  quatodellaflalla.Ondeancor  hoggi  dì  malifcalchi  comuncméte  per  Italia  fi  chia 
nian  quc  fabbrij  quali  ferrano  i  caualli,  &  fannogli  ne  lor  bifògni  medicare,&,proccurarc. 

Leggonfi 


DEL   GRA»N   GIVSTIZIERE.  41 

A  Leggonfì  in  quell;i  libri  gli  orJini ,  &  ammacfiramenri  dclh  Marefcaffa,  cioè  h  differenza, 
che  fi  dee  fare  rra  caualli  per  armare,  tra  palafreni ,  ronzini ,  muli,  mule,  lòm;en  ,  come  (ì 
riceuano,  come  li  dieno,  come  (1  nonno.   Veggonli  alcuni  viìci  ad  ella  Marelcalla  appar- 
tenenti Graffi  della  Marcfcalla, Scudieri  della  Marcicalia,Prtpoili  della  Marefca!ia,òt  iViac     cr^ffi. 
liri  della  Mare(ca{la  reale .  quindi  io  llimo  efièr  nara  la  voce  de  Marefcialli,  che  Malilcal-     scudia-i 
chi  han  poi  chiamato  1  Tolcanii  la  virrù,  &c  elferro  dd  quale  vhcio  non  altro  à  me  par  che     ^!^^X/  ' 
dinoti,  che  Maelho  de  Caualieri  venendo  coni Iderato  m  luogo  dei  Dittatore  il  Contila-     tiida  ma 
bile  ;  a  cui  il  Maliicalco  è  (òttopoilo  ,  il  che  con  la  voce  liklla  h  rifcontra ,  aggiugndoleh     "/^'«*!^  • 
talhora  il  Maelko.come  à  capi  5  6  del  nono  fib.della  {ria  ilbna  Maellro  Sini(calco,dilTe  \\ 
Villani,che  il  hmilc  di  Maellro  Maliicalco  par  clie  fi  pofla  dire .  Haucano  per  quello  tutti 

B  i  Principi  i  Tuoi  Mahfcalchi,  &  Dego  della  Ratta  fu  Maliicalco  per  lo  Re  Ruberto  in  To- 
fcana  dille  il  Boccaccio,  &  il  Villani  a  capo  8  2  dell'ottauo  lib.  del  medefìmo  Re  parlando 
dilTe,  che  lafciò  nelfholle  fìio  Maiifcalco  M.Dego  della  Ratta  Catalano .  &  altroue  il  Ma 
Iifcalco  deirimperadore,  &  taledoueua  efière  IVn  de  Malilcalchi  del  Re  d'Inghilterra,  co 
cui  il  Conte  d'Ànguerfà  allogo  la  Giannetta  (iia  figliuola .  Quelli  Malifcalchi  erano  in 
tempo  di  pace ,  &  di  guerra,  &  efercit auano  ragione  (òpra  le  genti  à  lor  fòtroporte.  per  la 
qual  colà  li  Re  Ladillao  concedette  à  Niccolò  del  Monte  iuohuomo  d'arme  (chiamanfi 
hoggi  colloro  de  Monti  )  che  appreflo  niuno  altro  foro ,  che  à  quello  de  Tuoi  Marelcalii 
dei  regno  fulTe  conuenuto .  Onde  fi  vede ,  che  douean  eflèr  più  Marelcalii .  Il  Fontano 
nel  quinto  libro  della  lua  illoria  Napoletana  vuol  che  Maliicalco  nella  lingua  Franzeie 

C  quello  lùoni,  che  nella  nollra  diciamo  Maellro  di  campo,  &  che  da  Latini  Pretore  fu  chia 
mato.  Il  Budeo  nelle  annotationi,  che  egli  fece  fòpra  le  Pandette  libro  pieno  di  molta  dot 
trina,  hauendomollrato ,  che  appreffo  gli  antichi  il  Soldato  al  Centurione ,  &  il  Centu- 
nonc  al  Tribuno,^:  il  Tribuno  al  Legato,òc  il  Legato  al  Coniòlo,&  i  I  Maellro  de  Caualie 
ri  al  Dittatore  era  (ottopollo,dice  poco  dipoi .  I  Tribuni  de  fòldati  per  auuentura  pofFon 
(i  hoggi  chiamare  quelli,  che  noi  Mahfcalchi  chiamiamo,  ò  lènza  alcun  dubbio  gli  altri  ca 
pi  de  iòldati.  Le  quali  aurorirà,&  luoghi  da  me  addotti,fìnalmente  tutti  in  quello  ncag- 
giono ,  che  i  Mahfcalchi  Capitani  di  fòldati  dinoti  no ,  ò  fieno  i  Pretori  ;  benché  fia  voce 
generica^  ò  i  Tribuni  de  foldati,  ò  i  maeiìri  de  Caualieri ,  ò  pur  i  nollri  Maellri  di  campo. 
Io  Aimo  come  fu  quello  vficio  da  Re  Franzef  ì  nel  nollro  regno  introdotto ,  cosi  con  elio 

D  loro  elFer  finito ,  perciò  che  come  che  vene  folFero  alcuni  a  tempi  degli  Re  Aragoneli  re- 
ilati,  fi  vede  nondimeno,  che  s'andaron  tuttauia  fpegnendo ,  &:  quelli  douean  per  auuen- 
tura efTer  le  reliquie  de  Re  Franzeh.  Maellro  della  real  Marelcaila  llimo ,  che  figniticalle 
quello ,  che  hoggi  gran  cauallerizzo ,  ò  cauallerizzo  maggiore  chiamiamo  :  il  cui  vhcio  e 
grande,&  è  anchor  in  piede,  benché  quello  de  Marefcialli  del  regno  fia  mancato .  Scudie- 
ri delia  Marelcaila  crederrei,che  fieno  quegli  :  i  quali  lèruiuano  il  Re  quando  s'armaua,  & 
tali  per  auuentura  fono  fòtto  altro  nome  appreflo  diuerfì  Principi  hoggi  le  lancie  Ipezza- 
te,  come  gli  fcudieri  della  tauola  fèruono  à  Principi  per  portar  la  viuanda  à  tauola . 

DEL   GRAN  GIVSTIZIERE. 


'«FJS^jVEL,  che  dinoti  Giudiziario  fèl  porta  con  fcco  in  fronte  la  voce  medefìma, 
5///SiJj\^  venendo  da  giullizia.  E  dunque  il  gran  Giulliziere  colui,  il  quale  ha  il  fupre 
'^^'S^'d  ^^°  luogodi  efcrcitar  la  giulliziaccsì  ciuile,comecriir.inale  in  tutto  il  reame. 
^^^ifi^^l  II  qua!  vhcio  elFendo  llato  lungo  tempo  ne  Duchi  d'Amalfi,  è  hoggi  di  Don 
Ferrante  Gózaga  Principe  diMolfetta.  Diceuanf  1  anticamente  ancor  Giulliziarij  delle  prò 
uincie  quelli,che  hoggi  gouernatori  di  proni  ncie,&  più  volgarmente  Viceré  di  proumcic  prmnae 
fon  detti .  Prouincie  del  regno  lòno  Terra  di  Lauoro ,  il  Contado  di  Molili ,  Abruzzi  di  '  ''^^'"'' 
quà&  di  là ,  Capitanata,  Bahlicata,  Terra  di  Bau,  Terra  d'Otranto ,  Principato  di  qua  & 
di  là;&  l'vna  &  l'altra  Calauria  ancor  ella  di  qua  &:  di  là  chiamata.  Diconlì  prouincie  im- 
propriamente in  luogo  di  regioni  :  chiamandoli  da  Romani  prouincie  que  paelì,  o  regni, 

d      3  i  quali 


42 


DEL  GRANDE  AMMIRAGLIO. 


yiearia . 


yictri» . 


a.W.il. 
bMl>.  28. 


ta. 

Capitana 

tà. 


i  quali  di  lungi  con  Tarme  eian  vinti^  dalla  qua!  voce  procul,  che  vuol  dir  lontano,  &  vi-  A 
tì:a,  Formarono  quella  voce  di  prouincia,  Ibrro  la  qual  voce  niuna  regione  d'Iralia  veniua 
comprefà .  Ma  come  più  volte  (1  e  detto  mutandoli ,  &  alterandoli  ogni  giorno  la  for- 
za,&:  vigor  delle  voci ,  quelle ,  che  regioni  dir  ii  dourebbono  ,  prouincie  furono  appella- 
te, (1  come  appiedo  1  Canonilli  prouincie  s'appellano  le  dioceli;&:  ie  regole  de  Monaci,& 
de  Frati  hanno  anchor  elleno  le  lor  prouincie  dithnte .  Qu^elli  Giulliziarij  non  folo  del- 
la giullizia ,  ma  per  quel  che  a  me  pare  da  tante ,  &  così  diuerlè  kritture  hauer  raccolto , 
s'impacciauano  ancor  delle  entrate,  &  rendite  reah  ;  &  quelle  rilcuoteuano ,  &  pagauano 
à  miniihi  Rcgij ,  ò  in  altre  bilogne  fecondo  l'ordine,  &  il  comandamento  de  1  Re.  Si  co- 
rne  colloro,  &  le  caule  di  colloro  al  gran  Giulliziere  anticamente  erano  fòttopolle ,  à  cui 
tuttauia  s'appella  ;  così  la  Giullizia  che  fi  fa  nella  città  di  Napoli  dal  gran  Giulliziere  di-  B 
pende.  Et  egli  viene  ad  ellcre  il  capo,  &  reggente,  &  vero  conolcitore ,  &  giudice  di  frit- 
te le  caule  così  ciuili ,  come  criminali  della  Vicaria .  Ellendo  io  giouane ,  mi  ricorda  da 
vno  non  punto  volgar  letterato  hauer  in  Napoli  intelo  ;  che  la  Vicaria  era  vna  voce  po- 
lla a  rouelcio  dell'Areopago  Attenielè  ;  percioche  lignificando  pago  &  vico  vna  colà  me 
delima,  parca ,  che  tanto  volelTe  dir  areouico  llrauolgendo  quella  voce,  che  areopago . 
Ma  lènza  vlar  tanta  indullria,à  me  par  che  quella  voce  di  Vicaria  lèrbi  il  nome,  &  la  for- 
za della  medclima  voce ,  che  s'vso  appo  gli  Imperadori  balli  ;  1  quali  non  folo  vfarono  la 
voce  di  Vicarij ,  la  qual  s'vià  anchor  hoggi  dì  non  folo  nelle  colè  ecclelialliche ,  ma  par 
che  Don  Giouanni  d'Aullria  di  felice  memoria  hauellè  in  luogo  del  Re  titolo  di  Vicario 
in  Italia ,  ma  viàrono  dir  le  Vicarie  vfici  dillinti .  Onde  non  folo  Vopifco  in  Aureliano  C 
difle,  che  egli  hebbe  quaranta  Vicarie  di  Duchi,  oc  di  Tribuni,  ma  Marcellino  dille;  che  à 
Venullo  hi  cómelfa  la  Vicaria  di  Spagna ,  \  &  altroue  dille ,  è  Vicari^  potellate  difcellit , 
&  dcferri  prouidit  Vicariam  ^\  Onde  io  llimo  che  quegli  vficiali ,  i  quali  erano  dagli  Im-i 
peradori  Collantinopolitani  mandati  a  gouernar  Napoli,  &  le  parti  vicine  à  loro  foggec- 
te,  hauellcr  hauuto  quella  potella  Vicaria.  Onde  come  verbigrazia  direbbeli  il  Vicerrea- 
to  di  Napoli ,  o  di  Sicilia ,  o  d'altri  lì  fatti  regni ,  &  prouincie,  le  vna  così  fatta  voce  lleflè 
bene,  così  li  folle  allhor  dettala  Vicaria  di  Napoli;  &  così  li  folTe  quella  voce  rellata . 
Di  che  non  ho  per  me  dubitanza  alcuna,  che  così  non  fia;  come  per  ilperienza  li  vede,che 
nelle  prouincie  di  Balilicata ,  &  in  quella  di  Capitanata ,  che  Carapanata  li  dille  fono  co- 
tali  nomi  rellati  dagli  vficiali  degli  Imperadori  Greci;  quella  cosi  detta  dal  Catapano,  che  D 
VI  II  mandaua;  Se  quella  dalla  voce  del  Re ,  come  le  altri  reale,  ò  regia  appellar  la  volellè . 


DEL  GRANDE  AMMIRAGLIO. 


PrafeSÌM 
clap'if. 
capitan» 
di  mare. 


VELLO,  che  da  gli  antichi  Romani  fu  chiamato  PnTfedus  claflìs ,  &  che 
hoggi  i  Turchi  chiamano  Capitano  di  mare ,  la  qual  dignità  è  in  Ali  Balcià 
huomo  nato  in  Italia  ;  i  nollri  antichi ,  &  pielènti  Re ,  &  quali  tutti  gli  altri 
Principi  Chrilliani  chiamarono ,  &  chiamano  tuttauia  Ammiraglio.  ì\  qual 
vficio  llato  per  moltillimi  anni  nella  famiglia  Maizana,  &  polcia  in  diucrlì  Signori,&  vl- 
rimamente  nella  perlona  del  Duca  di  Sella,  vaca  di  prclènte  per  la  fua  morte;  non  elTendo  E 
anchora  per  quello  che  io  mi  làppia  dal  P^e  llato  in  altro  Signor  conferito.  Di  tutti  i  pìz- 
ti,&  dilTerenze,  che  accaggiono  in  mare,  egli  è  iìipremo  giudice,  &  conllituilce  in  tutte  le 
città  marittime  liioi  Luogotenenti  con  non  piccola  autorità.  Ma  onde  quella  voce  lì  trag 
ga  origine,  non  h  ritrouando  ella  per  quel ,  che  io  vegga  non  folo  appo  niuno  degli  forir- 
tori  antichi,  ma  ne  etiandio  appo  niuno  degli  Icrittori  de  tempi  più  balli,  non  arroflìrò  di 
dir,  ch'io  noi  lappia;  anchora  che  i  Filofoh  per  fuggir  quella  confcllìone  habbiano  iludio 
lamenre  tiouato  molti  ripari;  oue  rifuggire;  &  con  honelli  titoli  cercato  di  ricoprire  lade 
bolezza  dell'humano  ingegno .  Nondimeno  per  alquanto  di  luce,  che  lì  trahe  dalla  ilio- 
ria  di  Annonio,  io  IhiPaO ,  che  la  voce  ha  iàracina ,  non  veggendo  prima ,  che  in  eilì  cotal 
nome  d'vficio,  come  in  quel  luogo  appaiifce,  oue  parla  de  1  due  ambafciadon  mandati  da 

Perlìani . 


DEL  GRAN  CAMARLINGO. 


41 


A  Permani  allìmp.Carlo  l'anno  8  o  2  ,de  quali  amba/ciadori  haucndo  detto  che  1* vno  era  Per 
Hano, fègue à djre, chelalrro era Sarracenus  de  Aphrica Legatus  Ammirati  AbrahanijCjui 
in  confinio  Aphnc(^^  in  foilato  pr^elìdebar.  il  mcdciìmo  par  che  li  polla  prouare  per  là  Ciò 
naca  di  Leone  Velcouo  Ollieniè  ,  o.ue  molha  in  che  guifà  Ruberto  Guifcardo  s'inhgnorì 
di  Palermo.  Nei  qual  luogo  nomina  vn  Vultumno  Saracino  Ammirario,&  nò  molto  do 
pò  dice .  Aduerlus  eum  Balchaoth  Saracenorum  Admiianus  cum  X  v  miliibus  ecjuitum, 
&  centum  millibus  peditum  properans  iniit  bei'Ium .  Dal  cjual  tempo  innanzi  trouali  poi 
fjxffiffimamente  vlato  negli  altri  autori  ;  onde  fon  chiare  appo  il  Falcando ,  &c  l'autorità, 
&  la  iòmma  potenza,&  i  collumi,(S<:  le  fciagure  hnalmcnte,òt  la  morte  di  Maione  da  Bari 
grande  Ammiraglio  di  Guglielmo  il  maluagio  ;  &  appo  il  Villani  bmofo,^:  gloriolo  è  io 

B  pra  ogn'altro  l'Ammiraglio  Ruggieri  dell'Oria.  Ne  farebbe  gran  tatto ,  che  da  1  Saracini 
quella  voce  ci  fullè  iellata,  i  quali  hauendo  eglino  in  quel  tempo  occupato  con  l'arme  lo- 
ro quali  le  parti  più  nobili  del  mondo,&  lungo  tempo  mantenutili  ne  luoghi  acquillati,ò 
con  imperio,ò  del  tutto  con  non  difprezzabile  autorità,  ci  habbiano  ageuolmente  li  tatre 
memorie  potute  lafciare  ;  come  per  pruoua  li  vede ,  che  han  fatto  di  molte  voci  m  llpa- 
gna,  &  forfè  in  altre  parti,  &  prouincie  del  mondo.  Et  quello  è  quanto  dell'Ammiraglio 
10  ho  potuto  mettere  inlieme . 

DEL  GRAN  CAMARLINGO. 


A  M  E  R  A  anchor  che  fia  voce  Latina,  non  fignificaua  perciò  appo  i  Romani 

quel  che  appo  noi  lignifica;  percioche  elladinotaua  rarco,che  li  l:aceua,&:  li  fa 

I     per  follener  alcuna  muraglia,  onero  vn  tetto  à  guila  di  volta,  o  le  volte  lilelle 


che  noi  volgiamo  (òpra  le  camere,  &  le  iìk,  &  altri  edifici .  Onde  Cicerone  eflendo  ito  .1 
vedere  vna  certa  muraglia,  che  facea  far  Quinto  Ilio  fratello  in  villa,  gli  Icnue  così .  i  pa- 
uimenti  parea  che  llclTero  bene,  ma  perche  certe  camere  non  llauano  a  mio  modo ,  le  teci 
mutare .  Cameras  qualdam  non  probaui ,  mutariq-,  lullì .  Quindi  Plinio  parlando  delle 
Zucche,  che  velocemente  crelcono,ma  che  lènza  aiuto  non  pollon  da  le  mantenerh,dice, 
che  con  piaceuole  ombra  loglion  coprir  le  camere,  &  le  pergole.  Onde  fu  detto  opera  ca 
m€rara,&  concameratione  :  con  la  qual  voce  li  potrebbe  per  auuentura  da  chi  volclìefa- 

D  uellar  latinamente  chiamar  la  famola  Cupola  in  Firenze  di  Santa  Maria  del  Fiore ,  &  cosi 
tutte  altre  tali,  &  Ibmiglianti  opere  fatte  d  guilà  di  padiglioni.  Ma  quello ,  che  noi  dicia- 
mo hoggi  camera,  veramente  da  Romani  era  nomato  cubiculo ,  cosi  chia'.naro  dal  letto 
che  vili  ponea  per  dormirui,daelIi  appellato  Cubile.  Per  la  qual  cola  quello  che  noi  hog- 
gi dalla  camera  chiamiamo  cameriere ,  il  cui  leruigio  nalce  da  qucll'vhcio ,  che  li  pretta  à 
Signori  in  camera,  da  Romani  era  chiamato  cubiculario .  Interpretata  la  voce  palleremo 
à  parlar  deirvhcio,&  per  intelligenza  delle  cole,  che  hanno  a  leguire,  dico;  che  ninno  vfi- 
CIO  di  quegli,  che  appartengono  al  fèruigio  domeilico  della  cala  d'vn  Principe  à  tempi  de 
primi  Imperadori  fu  efèrcitato  di  altri,  che  da  liberti. &  così  fatti  erano  i  Camerieri,!  Co^ 
pieri,  i  Maeflri  di  cafa,  i  Segretari,  èc  altri  molti,  ma  poi  che  gli  Imperadori  dimenticatali 

£  l'antica  ciuilità incominciarono  à  guifà  de  Re  barbari,  &  f  orellieri  à  farli  adorare,  nò  che 
fèruire,  quelli  vfici  furono  occupati  da  perlone  nobili,come  li  loleua  apprello  de  Re  fore- 
llieri  :  appo  i  quali  corali  vfici  erano  grandi,&  honorati .  Ma  auuenne  anchor  di  pÌLi,che 
ampliandofi  l'autorità  d'alcuno  di  quelli  vfici  oltre  quel,  che  dinotaua  la  voce  elleriore  in 
carichi  graui,  &  importanti,  diuennero  anchor  per  quello  reuerendi,  &  illullri.  Et  per  no 
vfcir  per  hora  del  cameriere ,  quello  che  lì  nomino  poi  nella  lingua  latina  corrotta  came- 
rario, &  nella  nollra  volgar  Camarlingo;  come  che  dalla  camera  detto  vficio  nalccfle,  nò 
lignificò  più  Cameriere,perche  egli  porgclfe  la  camilcia,ò  le  cal7e,o  la  Ipada  al  luo  Signo- 
re; ma  lignificò  vn'vficio  propoilo  a  tener  conto  di  tutte  l'entrate ,  &  rendite  di  quel  Si- 
gnore ;  &  elTerne  giudice,  &c  lopraintendente  .  La  qual  voce  perche  ne  appo  gii  antichi , 
ne  appo  i  mezzani  tépi,  S>c  fcritcon  lì  truoua;  oc  non  è  però  polfibile,  che  ivficio  nò  folle; 

bifogna 


Opm  ed' 
merdtum. 
Concdme- 

CkhuuU  . 


ri». 


Cdmeréh- 

no. 

Cam.trlift 


44 


DEL   MAESTRO    RATIONALE. 


frejidh't . 


ZuoT^ter.e 
tedeuasH 


Procurd.' 
tor  di  ce- 
fare. 
Proc.  del 
Tifo . 

Pretori, 

c^uejìori . 


bifògn.i  fòrto  alria  voce  vedcie  le  ral  vficio  fi  ririouAlTe .  Er  però  che  io  fono  d'opinione,  A 
che  egli  rapprefenti  l'vtìcio  deirantico  qaeltoie  :  il  quale  (ì  tralìnurò  poi  in  piocuiatore  di 
Ccfare,  &:  il  procuratore  in  rationale,  e  bene  il  dilcorrer  del  rationale. 

DEL   MAESTRO    RATIONALE. 

L  Tribunale,  il  quale  in  Napoli  è  propoiio  alle  rendite  reali  detto  la  Camera 
della  Sommaria  ha  per  vficia'i  i  Fiefidenti ,  i  quali  trattano  le  caufc  occorrenti 
intorno  le  dette  rcndite,capo  de  quali  è  il  gran  Camarlingo,^  in  iua  vece  quel 
lo,  che  hoggi  chiamiamo  Luogotenente  della  Summaria.  Coloro  i  quali  ten- 
gono 1  conti  &  i  libri  delle  rendite  giàdette  chiamand  Rationali,&;  quelli  per  lo  più  iòne  B 
notai,  ne  è  vhcio  che  à  gentilhuomo  appartenga,  ma  il  Maelho  Rationale  à  tempi  de  Re 
Franzelì  rapprefentando  più  tolto  il  Prendente ,  che  il  Rationale  veniua  ad  efler  vlìcio  di 
perfbne  nobili, come  che  il  prefènte  vlo  Faccia  da  molti  tcmere,che  il  trouarli  alcuno  chia 
mato  Maeilro  Rationale  non  dia  argumento  d'ignobiltà.  Quc  Ila  voce  vien  da  Latini  ap 
pò  i  quali  ratio  vuol  dir  conto,  onde  Cicerone  dille,  accipere  rationes  à colono .  Et  in  Fi- 
renze lì  dice  aprire  vna  ragione  di  coloro,  i  quali  aprono  vn  traffico,cioè,chc  mettendo  su 
vna  quantità  di  denari  con  quelli  cominciano  à  far  mercantie,ò  di  cabi,ò  d'altro.  Et  chia- 
mali ancor  ragioniere  colui ,  il  quale  riuede  i  conti ,  onde  chi  volcfle  chiamar  quelli  ratio- 
nali  Tolcanamente,per  auuentura  ragionieri  dir  li  potrebbe.  Ma  è  da  inuelligare,  le  il  no 
me,ouer  la  voce  di  quello  vlìcio  è  antica,  quando  lòrlè>&  trouandofi  antica  le  rapprelen-  C 
terà  li  rationale  di  quelli  tépi  ò  quel  de  Re  Franzef],ò  le  pure  egli  era  vn'altra  colà  da  que- 
lla diuerlà.  Et  chiara  cofa  è  per  fauellare  co  termini  de  grammatici,  che  all'età  di  Cicero- 
re  quella  voce  di  rationale  da  le  lòllenuta,che  elfi  lubllantiuo  chiamano  non  trouarlì,  di 
cendofi  Icmpre  aggiuntamente huomo  rationale,  &:  anima  rationaIe,&:  limili.  Incomin- 
cia à  trouarlì  ne  tempi  più  balli ,  &  per  quel  che  Lampridio  l'interpreta  par  che  rationali 
fien  quelli,  che  più  anticamente  procuratori  de  i  Celàri  lur  detti,  oueramente  procuratori 
del  Filco:  i  quali  llimo  io  eller  queili,che  à  tempi  della  Romana  Republica,quellori  furon 
chiamati,  benché  diuer(ì,e  molti  lolfcro  gli  vlici  de  quellori.  Ma  di  quelli  quellori  inten- 
diamo ,  i  quali  erano  mandati  alle  prouiiìcie  all'Imperio  Romano  Ibggette  per  rilcuotere 
i  diritti,©  tributi,  à  quali  i  popoli  di  quelle  prouincie  erano  obligati .  Ma  tra  Procuratori  D 
di  Celare  e  Procuratori  del  Filco  par  che  caggia  quella  differenza ,  che  quegli  di  Celare  à 
fatti  priuati.  &  particolari  di  Celare  eran  propelli ,  oue  quelli  del  Filco  s'intendeuano  per 
conto  di  tutta  quella  pecunia,  la  quale  alflinperio  Romano  alpettaua.  Come  dunque  a 
tempi  della  Republica  lì  mandauano  nelle  prouincie  i  Pretori,&  i  Quellori,  quegli  che  al 
gouerno  della  giullitia,&  quelli  che  al  fatto  de  i  denari  attendellèro,  onde  Cicerone  dille. 
Sic  enim  à  maioribus  nollris  accepimus  Pr^f ore  Q^^llori  lùo  parétis  loco  elle  opporrete, 
così  à  tépi  de  Cefan  mandauanli  alle  llellc  Prouincie  i  Pretori,  ouero  i  Legati,  diremo  noi 
il  viceRe,  &  i  Procuratori  interpreteremo  il  Telòriere  generale .  Non  fono  dunque  i  prò 
curatori  di  Celare  i  prelènti  rationali,  ma  ben  per  auuentura  il  Maeilro  rationale  de  Re 
Franzelìjfe  egli  nò  lolo  teneua  i  conti  deìk  rendite,  ma  toccaua  etiandio  il  denaio.  Che  il  E 
procurator  di  Celare  amminillralfe  i  denari,^:  lì  tiauaglialfe  col  Pretore,benche  Ipelfe  voi 
te  con  emulationi,econ  gare  fa  molto  à  propolìto  quel,  che  ne  dille  Tacito:  il  quale  fauci 
landò  di  Lucilio  Capitone  procuratore  dcH'Àlìa  acculato  da  prouincialid'ingiullitia  dice, 
che  rimperador  Tiberio  allermatamente  diceua,  non  le  ius  nilì  in  lèruitia,  &  pecunias  fa- 
miliaresdedille,  non  hauergli  data  altra  autorità  che  lòpra  gli  fchiaui,  &:  la  pecunia, 
Quod  lì  vim  pi^'toris  vlùrpalfet,  manibusque  militum  vlus  foiet ,  Ipreta  in  eo  màdata  lìia 
audirent  lòcios  ;  Che  le  egli  lèruendolì  de  lòldati,  &  vlùrpandoli  i'vficio  del  pretore  ha- 
uelle  i  luoi  comandamenti  dilubbidito,  auuedrcbbeli  la  prouincia ,  che  egli  terrebbe  con- 
to dcll'ingiullitia.  Vedeli  per  quello  che  Ipello  nalceuan  tra  loro  delle  gare .  Onde  à  tem- 
pi di  Nerone  fu  mandato  Policieto  fuo  liberto  in  Inghilterra,  fra  l'altre  cagioni  per  metter 

d'rtccor- 


DEL   MAESTRO   RATIONALE.  4r 

A   d'Accovdo  infiemc  Giulio  ClaHiciano  Procuratore ,  &  Paulino  Sueronio  Legato  di  qixQÌ  .< 
Piouinaa .   Pcrciochc  per  gl'intereili  de  Celàri  l'vhcio  de  Procuratori  andò  ictnp.e  pi- 
gliando pie .  Onde  li  medcdmo  Tacito  di  Claudio  parlando  dilfe .  tcdem  anno  liepius  >i 
audita  vox  Principis,  pareni  vim  rerum  habendam  a  procuratonbus  fùis  ludicaturiini  ac  li  j» 
ipfe  llatuiflèt  :  Voiea ,  clic  c]ucl  conto  (1  tenellc  delle  ientcnze  date  da  Procuratori,  che  tè  >» 
fuflcro  ilare  date  da  lui  medefìmo.  Oae  fa  vn  breuil]ìmo,ma  molto  bel  dilcoilo  incoino 
cjuello  ("atto  mollando  che  inhno  in  Roma  s'andò  tanto  allargando  rautontàde  Procu- 
rafori,che  fuion  concedute  loro  molte  di  (futile  colè,  che  iòlo  da  Pretori  erano  giudicate. 
E  dunque  il  Procuratore  di  Cefòire  ouer  del  Plico  quello ,  che  apprelPo  la  Republica  fu  il 
Qucitore.  li  che  così  iì:ando  dilcorreraili  hora  alquanto  del  Rationaie.il  quale  d;uerlo  di 
B   nome  è  il  mededmo  in  tarto  che  il  Procuratore  fecondo  Lampridio .    Jl  quale  di  Alellàn- 
dro  Seuero  intendendo  dice  ;  Vbi  aliquos  voluiflèt  vel  Rcclores  prouinciis  dare,  vel  pr<^-  „ 
pofiCos  facere  vel  piocuratoreSjid  ci\  rationales  ordinare, &;  quel  che  lègue,oue  interpreta  „ 
Piocuraton^  cioè  rationali.  Con  l'illella  chiarezza  viendimollrato  da  Giulio  Capitoliro, 
il  quale  hauendo  fauellato  d'vn  Procuratore  vccifò  nella  Libia  per  hauer  à  compiacéza  di 
Màllìmino  fpogliato,&  rubato  di  molte  periòne,{ègae  chiamandolo  Ranonale.  Le  paro 
le  fon  queik.  Erat  Fifci  procurator  in  Libia,qui  omnes  Maximini  iludio  Ipoliauerat  ;  Hic  ,, 
per  ruiìicanam  plebem  deinde,  &  quoldam  miiitcs  interemptus  eli ,  fèd  cum  per  cos ,  qui  „ 
Rationalem  in  honorem  Maxanmi  defendebant,  viderent  autores  cedis.&c.  (^elh  Ra-  „ 
rionali  elPendo  amminiilrarori  di  denari  era  il  loro  vhcio  odiolò  ,  onde  il  già  detto  Lam- 
C  pridio,  nel  luogo  di  fòpra  addot ro,òc  del  medelìnìo  Seuero  fauellando  dice  ;  Che  egli  mu 
taua  prello  i  rationali  in  modo  che  niuno  ne  palPaua  l'anno ,  &c  le  bene  erano  buoni  gli 
odiaua,chiamandoli  vnrnal  necelfuio-  Fecementionede  Rationali  Eutropio,oueli  vede, 
che  il  loro  vhcio  era  intorno  il  tatto  de  denari.  Percioche  trattando  di  Aureliano  hnpera- 
dore  dice  che  Porto  il  fùo  Liìperio ,  coloro  che  attendeuano  alla  Zeccha ,  hauendo  fallato 
le  monete,&:  vcofo  FeliciiFimo  Rationale  fi  ribellarono  dall'lmperadore.  Fccene  anchor 
mentione  Ammiano ,  onde  è  nato  quel  detto  di  Giuliano  Impcradore ,  il  quale  hauendo 
madato  à  chiamare  il  Barbiere,&  eflèndo  egli  venuto  molto  ornataméte,&;  acconciaméte 
veilito.  lodiflè,  ho  mandato  per  lo  Baibieie,&:  non  per  lo  Ranonale.  Ma  ir.eglio  che  in 
tutti  i  fòprallegati  luoghi  lì  vede  in  quella  legge,  ■",  degli  Imperadon  Diocletiano.òc  Malh      ',l^i*^d» 
D  miano,  le  cui  parole  è  neceffario  qui  porre  per  confermar  bene  quello ,  che  habbiamo  in     ^'^  ^^^^^ 
animo  di  prouare.  Rationalis  igitur  noiler  luris  ordinem  fèquarur,cxcul]is  exaclorum  ta-     tiektoyt- 
cultatibus  nec  non  etiam,  iiominatorum  (  lì  Fifcusm  vniueilà  debitiquauticate  Iccuri-     ****  •*• 
tatem  idennitatis  confècutus  non  fuerit ,  etiam  eos  ad  rellituenda  tìfcalia  debita  adlhin- 
gar,  oue  11  vede,che  il  fùo  vficio  era  intorno  le  rendite  impena!i,come  poco  più  di  lotto  al 
lóprallegato  luogo  fi  vede.ouead  vn  che  voleua  accrelcer  l'incanto  delle  gabelle,i  medeli- 
mi  Imperadon  dicono; va  a  trouare  il  nolho  Kationale,accioche  egli  amn.erta  la  giuilaof  »» 
fetta  del  prezzo  maggiore,  ne  quali  luoghi  tanto  parche  liadue  il  Filco,quaiito  laCame- 
ra,&  tanto  il  Rationale,quanto  il  Camerario;  reilando  nel  regno  di  Napoli  la  voce  del  Fi 
fcale  così  del  Procuratore ,  come  dell' Auuocato  nelle  caufe  criminali  ;  doue  in  Firenze  il 
£  Fifcale  non  impacciandofì  della  criminalità  s'impaccia  bene,  de  s'occupa  intorno  i  beni, 
che  peruengono  al  Fifco  da  colui ,  il  quale  per  delitti  criminali  vien  per  vigore  della  legge 
priuato  della  Tua  roba .    Era  dunque  il  Rationale  vficio  molto  principale ,  rapprelèntan- 
do  quel  che  più  anticamente  fi  diffe ,  il  Procuratore  di  Celare ,  &  auanti  il  Procuratore,  il 
Queilore .  I  quali  vfici  andauano  in  vn  certo  modo  del  pari  co'  Pretori,^  co'  Legati, non 
eflèndo  l'vno  ordinato  lòtto  l'altro,  ma  hauendo  ciafcuno  fèparato  Tribunale .  Onde  gli 
antichi  diflèro  così  Tribunale  Pretorioxome  Tribunale  Qj-icllorio.  P^or  volendo  noial- 
Pvfòprefènte  del  nollro  Reame  hauer  riguaido,hauendo  giàdiniolharo  quali  erano  i  Ra 
rionali  de  Rè  Franzelì ,  lìamo  forzati  à  terminare  quella  conclulione ,  che  trouado  man- 
darti nelle  Prouincie  per  lo  gouernodellaGiullitia,&  delle  colè  belliche  iGouernarori  prò 
uiaciali^che  hoggi  volgarmente  ViceRe  lòn  detti,&:  i  Percettori,  i  quali  fi  rrauac^liano  in- 

roruo 


4^ 


DEL  LOGOTETA,  ET  PROTONOTARIO. 


Nofd. 


hrt. 


J  xcrito- 


ÈJDtori*. 


torno  le  rendite  R.ea/i ,  Ci  come  il  Gouernarore  ouer  ViceRc  occupa  il  luogo  del  Pretore  A 
ouer  del  Legato,  così  il  Pcrcerroie  cntrti  là  nel  luogo  del  Rationale ,  ò  vuoi  dire  del  Pro- 
ciiraroredi  Ce/.uc,ò  del  Filco.o  come  gli  antichi  dillero  del  Quelloie.  le  quali  colè  (è  co- 
si procedouo,con}e  da  noi  licdiaìolhato,  &  come  tutcauiali  vede  che  il  Percettore  non 
e  vtìcio  (ortopoiio  sì  Gouernator  Prouinciale ,  mi  marauiglio  in  che  modo  polla  riceuer 
difficulfà  la  cpnrcU  della  precedenza  ,  la  cjiiale  mi  ricorda  e/Pere  Hata  tra  il  Percettore,  &c 
gii  Audjrori  di  terra  d'Otranto  :  f  quali  Auditori  non  eflèndo  altro,che  Afleflbri,òGiudi- 
ci,ouer  Condgliei  1  dei  Gouernator  Prouinciale  ,  non  veggo  come  pollano  gareggiare  dì 
m3ggioiaiìza,o  di  parità  con  vn  Magili:iaro,che  da  (è  fi  foil:iene,&  è  dell'autorità, <S^  gran 
dezza  che  s'è  poruro  vedere .  v^uelte  colè  s'hanno  à  intendere,quando  eflèndo  il  Re  nel 
regno,queih  vtìci  immediatamente  da  lui  procedeOèro  ;  ma  perche  il  vero  Rarionalc,  già  g 
Procuraror  di  Celare,&  prima  CTuclloie,  è  il  gran  Camarlingo;  tutti  quelli  altri  vtìci  atte 
rei  iti  3  pecunia  dipendono  dalla  gran  Camera  delia  Sommaria ,  la  quale  retta  dal  gra  Ca- 
marlingo è  il  lupremo  tribunale  di  cosi  fatte  caule .  il  qua!  vtìcio  llaro  in  diuerlì  baroni 
principali  del  regno,  (i  è  parricolarmcnre  per  moltiilimi  anni  mantenuto  nella  cala  d'Aua 
lo,oue  è  padàto  indeme  con  vna  gran  parte  dello  (lato, che  pollèggono  dalla  cala  d'Aqui- 
no, veggendoli  lufin  dell'anno  144?  rilèdernel  tamofò  parlamento  del  FvC  Alfoniogiaii 
Camarlingo  Francelco  d'Aquino  Conte  di  Loreto,  &  di  Sarriano .  Dourcbbefi  in  quello 
luogo  dir  qualche  colà  dello  Scriuan  de  ratione ,  &  del  Telòriere  vtìci ,  i  quali  hanno  con 
la  gran  Camera  intendimento  ;  nia  in  altro  tempocon  maggior  notitiapiùdiffuiàmenre 
ne  parleremo ,  ^ 

DEL  LOGOTETA,  ET  PROTONOTARIO. 


E  il  nome  del  Rationale  da  noia  à  molti ,  come  di  fopra  fi  dille  per  Io  lòfpetto 
'^'^^^  Ignobiltà  ;  molto  maggiore  è  la  tema,che  nalce  dal  nome,ouero  dalla  vo- 
^^^0  ^^  ^^^  Notai  10  ;  ellendo  quali  in  tutte  le  città  dd  reame,  &  altroue  l'vtìcio  del 
=è^»»^^  Notaio  Ignobile.  Ma  la  colà  procedeua  ne  mezzi  tempi  con  altro  ordine;on- 
de  non  li  può  trarre  da  quelli  à  quelli  conclulìone  alcuna:  eflèndo  ^\\  vtìci  di  efll ,  &  la  di- 
gr  ita,&:  il  coilume  molto  diuerlo,  come  con  l'autot ita  di  molti  fcrittori  di  que  lecoli  s'an 
dra  di  mano  in  mano  niolhando.  Ma  prima  parleremo  della  forza  del  nome,  &:  poi  della  q 
virtu,&  iollanzadieflo.  Et  indubitata  cola  è;  il  Notano  venir  dalla  voce  nota,  la  quale 
non  Iblo  legno,&  macchia  lignitìca;maetiandio  icrittuia;  onde  tanto  vuol  dire  Notano, 
quanto  Icritrore.  Ma  noris  Icribere  particolarmente s'inrendeua di  coloro, 1  quali  vdendò 
alcuno  Oratore  arringare;  &  non  potendo  con  la  Icrittura  delle  intere  voci  allèguire  il  ve 
locecorlòdei  ragionante,  con  alcune  note  diremo  noi  con  abbrcuiature,  &  diedi  nel  re- 
gno con  parti  legate  lì  mettea  ageuolmente  à  Icriuere  quella  oratione^onde  Marziale  die- 
de al  Notano  l'aggiunto  di  veloce .  Il  che  ho  veduto  hoggi  coilumare  ad  alcuni ,  1  quali 
hanno  in  quella  guila  Icntto  le  prediche  intere  di  tutta  vn"a  Quaielìma.  La  qual  cola  dice 
Suetonio,  che  kcQ  beniflimol'lmperador  TitoA'  di  Celare  lcnue;chc  le  egli  volea  tener 
alcune  cole  celate,  per  notas  Icribebat ,  come  voleflè  dire  lèriuere  in  Zifra ,  &  Pediano  ^a  £ 
n!ézione,che  l'orazione,  che  fece  Cicerone  in  difelà  di  Milone,  fri  m  quello  modo  feruta. 
Da  quello  vio  di  riceuere  in  lettere  gli  altrui  ragionamenti  ;  che  1  Latini  diceuano  excipe- 
re,fui-on  colloro  chiamati  exceptores  ;  Il  come  anchora  da  quelle  abbreuiature  chiamate 
note  turon  detti  Norarij.  Scnue  l'Alciaro  quello  vlb  efler  primieramente llaro  introdot- 
to da  Cicerone  per  potere  raccorre  in  ilcrittura  l'orazione.che  Catone  fece  in  Senato  co- 
tto Catilina ,  &:  non  è  dubbio  alcuno  per  quel  che  11  vede  in  Pollionc ,  quando  parla  di 
Claudio  Imp.notoria  lignificar  lettera.  Nih'il  me  grauius  accepit,qunm  quod  notoria  tua 
inninalli .  Quello  dunque  dinota  h  voce  Notario  ;  &  tale  era  in  que  tempi  l'v-fcio  loro; 
ncs'inipacciaua  in  conto  alcuno  in  cola  altra  di  quello ,  che  hoggi  à  Notai  s'appartenga,* 
non  li  trouando  appreflb  gli  antichi  quello  vtìcio  (  lecondo  Itima  l'Alciaro  )  uitrodorto . 

perciò- 


DEL  LOGOTETA,  ET  PROTONOTARIO. 


47 


A  pcrcioche  quelli ,  che  h  chia:Ti.iio:io  po(cia  TAbel/ioni  (  benché  di  quelli  io  non  intenda 
voler  parlale  )  lon  veramcnrc  gii  hodjcrni  Notai .  Ma  in  procedo  di  rcmpo  il  Norario  di 
uenne  vn'alnacola ,  che  non  e  quel ,  che  (ì  è  detto  ;  &  par  che  l'vHcio  (ùo  iì  giri  intorno 
i'ellcr  mandato  à  prender  informazione ,  come  fi  fauella  nel  regno,  d'alcuna  co(à  (èguira. 
Al  qual  vtìcio  vediamo  hoggi  molti  dottori ,  6c  vticiali  eller  propolti  ;  il  che  come  che  da 
molti  luoghi  (i  cani,  ii  cóprende  ottimamente  da  quel  luogo  di  Marcellino  ;  il  quale  d  va 
Gaudentio  parlando  dice;  tuncNotarioadtxplorandos  eius  aclusdiu  morato  •'.oue  in- 
tende di  Giuliano  ,  il  quale  cilendo  allhor  Celare  fuccedctte  poi  à  Conibntio  airimpcrio 
l'anno  del  Signore  ^61.  Il  mededmo  lì  vede  d'vn  Paolo  Norario  madato  in  certi  cali  del 
l'olìcfà  maelB  ''  &  d'vn'alt ro  mandato  a  Bologna  ;  oWèruaturus  fòllicite ,  ne  quilqua  fre- 

B  rum  Oceani  tranlìre  pcrmirteretur  \  Lampridio  parlado  dclh  fcueritàd'Alcflandro  hnpe 
radore,dice,che  egli  te  tagliar  1  nerui  de  diti  ad  vn  Notario,il  quale  nel  conlìglio  hnperia- 
ie  hauea  riferito  vn  breue  tallo  d'vna  caula .  Da  che  fi  vede  anchora ,  onde  nafca  la  voce 
del  breue,che  s'vlà  nella  Corre  di  Homa.  £t  Vopilco  in  Aureliano  molì:ra,che  egli  fiì  vc- 
cifò  da  Mnelko,  di  cui  (1  fèruiua  prò  Notano  fccretorum,oue  Ci  vede  anchora ,  che  ciò  gli 
venne  fatto  per  mezzo  d'vn  breue  fallò  Icritto  da  lui ,  &:  in  fòmma  in  tanti  altri  luoghi  li- 
milméte  apparilce,che  del  tutto  toglie  ogni  dubbiezza.  Ma  di  che  dignità  queito  tal  vtì- 
cio lì  folle,  non  lolo  da  quello  li  può  vedere  :  che  Filagrio  da  Notario  fu  creato  Core  del- 
l'Oriente'^  &  che  Giouiano  da  Notario.fù  tratto  da  tauola  per  tflèr  creato  Imperadorc^& 
Vulterio  dal  Notariato  peruenne  al  Confolato  ma  che  Piocopio  nato  in  Cilicia  d'illullre 

Q  legnaggio,  &  parente  di  Giuliano  hnpcradore  tu  Notario  -  &  diuenne  poco  dopo  anchor 
egli  hnperadore.  Erano  nondimeno  quelli  Notarij  molti,&  haueano  tra  loro  diuerli  or- 
dini,&:  alcuni  miIirauano,&:  qual  era  Tribuno ,  &:  Notano ,  &  altri  eran  appellati  Notarij 
dell'lmperadore ,  &  perciò  dice  Marcelli!  !0  di  Bailìano  Norario  militare  tra  i  primi  ^&cài 
Faullino  figliuolo  della  (orella  di  Viueotio  Prefetto  pretorio,  il  qual  era  N'orano  militan- 
te'&.aItroue  di  Giouiano  primo  di  tutti  i  Notarij-  &altrouedi  Celarlo  dianzi  domelli- 
co .  poi  Notario  del  Principe  1  &  altrouc  di  Teodoro,il  quale  era  ibto  riceuuto  nel  lecon- 
do  grado  de  Notarij  ""  &  in  altra  parte  difle  Profpero  Contesse  Spettato  Tnbu no,  &  No- 
tario "  &  per  colmar  quella  aiateria  mi  piace  in  quello  luogo  di  aggiugnerc  vna  ilcrizio- 
ne  antica  d'vn  marino,la  qual  farà  fede  ancor  ella  della  dignità  del  Notario,  !k.  d'altro. 

D  CLAVDTCLAVniANIV.  e. 

CLAVDIO    CLAVDIANO  V.  C.  TRIBVNO 

ET  NOTARLO  fNTER   CETERAS  INGENTES   ARTES 

PR  AEGLORIOSISSIMO  POETARVM.  LICET  AD  MEMORIAM 

SEMPITERNAM     CARMINA    AB     EODEM    SCRITTA    SVFFICIANT, 

ADTAMEN    TESTIMONll     GRATIA    OB    IVDICII     SVI    FIDEM     D  D.    N  N. 

ARCADIVS.    ET    HONORIVS    FELICISSIMI,     AC    DOCTISSIMI 

IMPERATORES  SENATV  PETENTE  STATVAM  IN  FORO 

DIVI   TRAIANI  ERIGI  COLLOCARIQ. 

IVSSERVNT. 

Ne  mi  par  da  tralafciare  quel,  che  dall'Imp.Giulliniano  nel  x  i  j.lib.del  Codice"  intorno  al 
Notano  fu  compilato  :  il  quale  chiamado  preclara, &  nobile  la  milizia  degli  (pettabili  Tri 
£  buni  Notarij ,  i  quali  con  la  lor  gloriola  obedienza,&:  leruigi  non  piccola  comodità,  &  or 
namento  aggiungono  alla  Rep.lègue  perciò,diuerlis  benchciorum  titulis  muniendam  ere 
dimus ,  &  augendam  .  ElTendo  dunque  l'vficio  de  Notarij  il  pigliar  informazione  de  co- 
ftumi,  &  modi  tenuti  da  alcuno  intorno  il  (uo  vlìcio  ;  il  che  h  potrebbe  due ,  che  facciano 
fpezialmente  à  nollri  tempi  i  Vifitafori,i  quali  fono  mandati  dal  Re  à  pigliar  informazio- 
ne degli  andamenti  degli  vficiali  nel  regno  ,  ò  come  intendo  che  faccia  d i  prclentequello 
ottimo  ViceRe,il  qual  manda  deCommeflàri  attorno  per  veder  come  in  detti  vfici  li  por 
tino;  quindi  io  ibmo,che  fia  nato  nella  Religion  nollra  appreflb  1  Pótefici  l'vhcio  del  Pro 
tonorariojla  cui  cura  &:  vficio  era  di  pigliar  memoria,&:  fede  degli  atti  de  Martin.  Non  di 
notaua  dunque  quello  vficio,«S(:  nome  di  Notario  in  que  tempi  quella  balfezza.in  che  ve- 
diamo hoggi  ridotto  l'elèicizio  di  Notano,  i  quai  tempi  per.uenendo  infine  à  Giulliniano 

Impe- 


Tdlctli 


b-lih.  19. 
C.W.20. 


tJotartm 
fect  itili  M. 


e.  W.  25. 
f.i/i.  16. 


i.  IV.  :;o. 

ì.lih.  50. 
ii../;A.2i). 
n. //i.17. 


o.  l.fin.  il 
primiceri» 
Crfeciiàt 
ceno  jC?"" 
notariis. 


Pr$tiH»t* 
ri*  dfifi*^ 


In». 


48 


DEL  LOGOTETA,  ET  PROTONOT ARIO. 


A'ctdnt 
idj'apa. 


Pretofene 
tarto  . 
J'ri/toJJ'4' 
tarli  . 


Prttomt- 
dico. 


lis. 

tyi  lihel- 

<^  ratto- 
mibus  . 


Impei'Adore ,  abbracciano  l'anno  <^6o  .  Ma  vediamo  quel ,  che  ne  rempi  à  noi  più  vicini  A 
c]uella  voce  nel  nolho  regno  (ìgnitìchi.  &  in  vero  lòtto  i  Re  Norniandi  vtìcio  ignobile  tU 
la  non  dinoterà,  dinotando  per  quel ,  che  io  auuifò  rvtìco  di  (ègretario  ;  come  apparifcc 
Gue  di  Matteo  Notano  ragiona  ;  il  quale  hauendo  tìnto  certe  lettere  della  venuta  deil'Im- 
peradorc  in  Italia,  &  quelle  {parie,  &  recitato  per  tutto  (òggiunge.   Hoc  cnim  ad  eius  of- 
tìcium  pernnebat.  Veded  paiimenre  in  molti  altri  luoghi  di  quell'aurore,  l'vlìcio  loro  eler 
citariì  in  iknuer  lctteie,&  elfer  quello  ordine  lotropollo  al  Cancelliere,  ma  non  eflt-r  per 
ciò  l'vtìcio  loro  di  picciola  autorità  ;  onde  viene  in  quel  luogo  riprefo  il  Cancelliere  per 
eller  ferie  lècondo  l'viànza  di  Francia,  ma  nò  già  fecondo  il  coilume  del  Regno  di  Sicilia 
con  poco  riguardo  corfò  à  gaAigare  per  vn  misFarro  Icguiro  vn  Notarlo .    Le  quali  auro- 
rirà  non  mi  tanno  punto  dubitare,che  coral  viìcio  non  lìa  l'vlìcio  del  (egrerario.  Onde  fi  B 
vede  eziandio  nel  principio  de  Re  Franzelì,  &  Ipetialmentedi  Carlo  prin-,o,  Berardo  Ca- 
racciolo effer  Notano  del  Papa,  &  venir  da  quel  Re  non  molto  largo  ne  titoli,  chia- 
mato amico ,  maellro  ,  &  venerabile  .  Et  nelle  memorie  de  Colonneli  nell'età  di  Stefano 
li  vecchio,  il  qual  vifle  à  tempi  àcl  Re  Ruberto,  &  hebbe  Iacopo  zio ,  &  Piero  fratello ,  òc 
Gioliàni  figliuolo  tutti  e  tre  Cardinali;  oue  di  Oddo  fuo  fratello  (1  legge,  così  truoualì  no 
tato.  Oddo  clericus,&.  domini  Pap.Tnotarius,«5c  elei5lusCuÌlen;fè  queli'vltime  lettere  ben 
fi  fono  potute  leggere  .  Ma  eilendo  come  di  fopra  (ì  dille,  i  Notanj  non  vno  ,  ma  molti> 
ÒL  quali  del  pnmo ,  &  quali  del  fecondo  ordine ,  quindi  io  flimo  elfer  nato  l'aggiunto  di 
quella  voce  proto  ;  che  primo  appo  i  Greci  lignifica,  vaghi  d'acci  efcere  le  maggioranze, 6c 
dignità  de  lor  titoli  con  si  fatti  accrefcimenti .  Onde  &  prorofècretario,&  protof|)afnrio  C 
appreflo  di  loro  (i  troua;  &  di  qua  forfè  venne  quello,  che  in  vna  delle  antiche  colonne  di 
marmo  di  Bnndiiì  è  fcritto,  protofpatalupus  ;  che  fecondo  la  greca  vanita  da  qualche  vfi- 
ciale  degli  ImperadoriConltanrinopolitani,  trouandolìàquel  reggimento  propello  vi 
debbe  efière  llato  aggiunto  ;  non  fi  nconofcendo  quelle  lettere  per  l'antiche  Romane,  ne 
quella  colonna  ÒcWq  due,  che  è  reflata ,  per  opera  fecondo  il  itìIo  giudizio  de  tempi  baffi . 
Et  noi  con  quello  vfo  diciamo  al  medico  reale  nel  regno  Protomedico,con  la  qual  ragio- 
ne e  forto  l'vtìcio  di  protonotario  vn  de  ihzxc  vfici  maggiori  dd  noflro  reame ,  onde  egli 
viene  a  fottofcriuerli  in  tutti  i  priuilegi  del  Re,  appellandoli  Logoteta ,  &  Protonotario  ; 
il  qual  nome  di  Logoteta  ,  che  vna  certa  ir.edefìma  colà  fìgnilichi ,  volendo  dire  dettator 
del  parlarcjoucro  dillendiror  del  parlare,  &  che  il  fuo  vtìcio  (i  gin  intorno  allo  fcriuere ,  il  D 
dimollra  in  vn  luogo  a  quello  propofito  marauigliofb  la  voce  dell'cxcettore ,  che  gli  ila  a 
iato.  Le  cui  parole  fono  dcii'imp.  Lotario  1 1 5  8  .  Noflri  a  Deo  conferuati  imperij  maie- 
llas  hunc  Hcr.nci  Epifcopi,&  Cancellarli  meidifcipuluin  fecit,  logothetam,  exceptorem, 
auditorcmq;  conilituit,&  ei  ad  pedes  noilros  fèflìonem  dedit.  Dal  qual  belliflimo  luogo 
fi  caua  di  più  così  la  fùa  reiìdenza,come  l'eflèr  lòttopollo  al  Cancelliere.  La  qual  colà  nel 
nollro  Regno  va  in  contrario ,  elfendo  più  preminente  vficio  quello  del  Protonotario  di 
quello  del  gran  Cancelliere,  fé  ben  i'vno  all'altro  non  è  fòtfordinato.  Il  qual  vlìcio  di  Pro 
tonotano  Uaro  gran  tempo  ne  Zurli ,  &  pofèia  ne  Gaetani,  hoggi  da  Gio:  Andrea  d'Oria 
Principe  di  Melh  è  poflèduto.  Negli  antichiflìmi  tempi, quando  in  Roma  fi  incomincio 
a  viuere  ad  imperio  ;  coloro,  i  quali  erano  propolli  alla  cura  dello  fcriuere ,  &  notar  le  co-  E 
ie,  eran  liberti  ;  come  fono  hoggi  apprcfTo  il  gran  Turco  i  Bafcia ,  &  gli  altri  grandi  huo- 
mini,  1  quali  fon  tutti  fùoi  fchiaui,&:  colloro  veniuan  chiamati  ab  epillolis,  àiibellis,àra- 
tionibus.  Mi  perfuadojche  ab  epillolis  follerò  i  Segretari  delle  lettere,  verbigrazia  in  Firen 
ze  il  Serguidi,&  il  Vinta;  a  libcllis  follerò  1  Segretari  delle  fuppliche  ouer  de  memoriaIi,co 
me  nel  medclimo  luogo  fono  il  Grazzini ,  &  il  Dani ,  a  rationibus  (  il  che  non  fa  bora  per 
noi  )  faranno  perauuentura  1  Computilli .  I  quali  vfici  perche  io  habbia  detto  effere  flati 
in  man  de  libern ,  cioè  fchiaui  fatti  iiben ,  non  penfì  peiò  alcuno ,  che  mellien,  &  efèrcizi 
balli  fi  follerò  ;  pcicioche  Narcifo  Segretario  de  memoriaIi,&  Fallante  Cópunlladi  Clau 
dio  furon  di  tanta  grandezza,  &  di  tanta  potenza  appo  quelì'Imperadore;  che  trouandofi 
in  quel  tempo  A  Fifco  impouerito,fuchi  accortaméte  dille;  clie  flmp.  farebbe  llato  ricco, 
-      '  fé  haucfli 


B 


DEL  LOGOTETA,  ET  PROTONOTARIO.  ^c, 

Ce  haucflè  accomunato  il  Cuo  co  i  due  Cuoi  liberti .  Il  primo  nondimeno,che  in  quello  vfi- 
cio  (ì  incominciailè  à  fèruire  di  Caualieri  Romani  fu  Adriano,  oc  non  fbio  (ì  troua  à  iibeL 
Ili, maeziadio  coloro,  i  quali  aiutauano  à  fcriueie  j  di  che  iène  vede  efèmpio  in  marmo . 

D.    M 

M.  AVRELIO  RVG.  LIBERTIO  A  LIBELLIS 

ADIVTORI    FABIA   AEGINA 

CON.    B.  M.   F. 

Et  trouafi  anchora  per  marmi  Segretario  delle  lettere  greche .  fi  come  in  quello . 

D.     M. 

BASSO  AVG.  LIB.  PROX. 

AB  EPISTOLIS  GRAECIS  PROC.  TRACTVS 

CARTHAGINENSIS  FABIA  Q.  F.  PRISCILLA  MARITO 

PIISSIMO  ITEM  CLAVDIVS  COMON. 

PATRI    BENEMERENTI 

FECERVNT. 

Trouanfi  alcuni  chiamati  a  memoria  ;  che  non  so  Ce  per  auuentura  fuflero  alcuni  prepofli 
à  ricordare  alcuna  cofà  al  Principe-,  ieggendofi  mallìmamente  in  Lampridio.che  Aletlan- 
dro  dopo definare  attefè  lèmpre  à  negozi,  ita  vt  ab  epillolis,  à  libellis ,  &  à  memoria  lèm- 
per  aflillerent.  Doueano  quelli  Segretari  per  l'infinite  faccende,che  haueua  l'imperio  far 
portar  queite  lor  fuppliche  &c  lettere ,  &  altre  bì  htte  occorrenze  in  (crigni  ;  onde  (i  vede 
in  Dione,che  Bruto  6c  Caflio  hebbero  animo  d'vccider  Celare  faccendo  metter  negli  ieri 

Q  gni  in  luogo  di  iùppliche  arme.  Onde  in  proceiTo  di  tempo  furono  chiamati  maeihi  ouer 
Principi  degli  icrigni ,  come  (ì  vede  in  Vero  di  Spartiano  :  il  qual  dice  che  Elio  ritornato 
della  prouincia  fi  era  apparecchiato  di  far  vna  bella  oratione  iìue  per  iè,  fiue  per  icrinioru, 
aut  dicendi  magiitros  ;  &  Lainpridio  nel  iùo  AleiTandro  dice^  che  egli  volea,  che  i  negozi, 
&  le  cauiè  glifolFero  prima  riferite  a  icriniorum  principibus,&  dodillìmis  luriiperitis ,  & 
fibi  fidelibus  ;  &  più  di  lòtto  molha,  che  Vlpiano  fu  maellro  del  iùo  icrigno.  Et  Vopi/co 
in  Aureliano  parlando  d'vn'epillola  dice  hauerla  cauata  ex  icriniis  pr^fediuri^  Vrban^,che 
hoggi  diremmo  l'Archiuio;  &  Ammiano  fa  menzione  di  Odraco  notano  del  iècondo  ieri 
gno.  Onde  nacque  il  titolo  regillrato  nel  Codice  de  prollìmi  de  iàcri  icrigai,&  degli  altri, 
1  quali  ne  iàcri  icrigni  militauano,doue  h  legge,che  coloro.i  quali  ne  gli  làcri  icrigni  mili- 

£)  tauano,cioè.  ioggiugne  il  teilo,  memoria,  epiiVolarum,  libellorumq-, ,  ac  diiporitionum , 
godano  dopo  venti  anni  della  paiTata  militia,  ih  iàrà  deliberato,  che  lì  debban  partire ,  tra 
gli  eletti  dell'honor  coniolare;  &  quel  che  iègue.  Da  che  llimo  anchor  che  Ila  deriuato  nel 
le  cole  ecclehalliche  l'vficio  del  proroicriniario ,  h  come  fu  il  Pontefice  Leone  creato  fan 
no^6i  ;  di  che  Liutprando  fa  menzione .  Le  quali  voci  alteiandoil  ogni  giorno  maggior 
mente,  iène  generò  la  voce  del  Segretario.  Dico  la  voce  del  Segretario ,  che  i  Latini  neu- 
tralmente terminano ,  &  non  maichilmente  ;  ciò  è  Secrerarium  ;  che  è  quel  luogo,  oue  i 
giudici  conueniuano .  Dice  l'Alciato  hauer  trouato  quella  voce  nel  Codice  di  Teodolìo  s 
ma  iècondo  egli  Itima,  gualla,&  corrotta  da  alcuno  à  tempi  di  Teodonco  Re  de  Franchi, 
non  iàpendo,  (ì  come  egli  dice,  in  qual  altro  luogo  giamai  tal  voce  (i  foife  potuta  trouare. 

£  Ma  ha  detto  con  pace  di  tanto  huomo,  ella  è  pur  de  tempi  di  Teododo  intera,&  calla ,  ne 
in  alcun  modo  tocca,ò  alterata  da  alcuno;  come  per  vn  belliilimo  marmo  in  Roma  ii  può 
vedere  j  le  cui  paiole  iòn  tali . 

SALVIS  DOMINIS  NOSTRIS 

HONORIO,  ET  THEODOSIO  V  ICTOR  lOS  ISSIMI  S 

PRINCIPIBVS  SECRETARIVM   AMPLISSIMI  SENATVS  QVOD 

INLVSTRIS  FLAVIANVS  INSTITVERAT  ET  FATALIS  IGNIS  ASSVMPSIT, 

FLAVIVS  EVGHARIVS  EPIFANIVS   V.  C    PRAEF.  VRB.  VICE 

SACRA  IVD.  REPARAVIT  ET  A  D  PRlSTINAM 

FACIEM  REDVXIT. 

Quando  poi  da  queila  voce  Ci  formaiTe  la  voce  del  Segretario  maichio ,  io  non  veggo  ;  Ce 
ben  lì  vede,  come  di  iòpra  fi  diilè,  notarius  iècretorum  .  Ma  per  molto  che  quelle  voci  li 

e  iu^no 


i  itheUu . 


tyfmem* 
ria. 


fcnmjru . 
/'rinctpes 
fcfinioru. 
ScrtniuTri. 
Stcundt 
Jcnnij  fu- 
tanm. 


Pritifcri 
niaruté . 

Stcrttx- 
ùunt . 


^-o 


DEL    GRAN    CANCELLIERE. 


Smlid 


in. 


cictìUri. 


iìeno  andate  cabiando;  il  Scgrctaiio,di  cui  parIiamo,chiamandofì  ò  notario,ò  dall'epico-  A 
le,ouei-  dalle  iiippliche,ò  Proro{cnniano,ò  Maellio,oiiei'  principe  degli  {crigni,ouer  dalla 
nìcmona,c)  Logoreta,o  Piotonorarjo,ò  Excertoie,nó  ii  è  però  mai  chiamato  icnba,  ciò  e 
Scriuaiìo.  Onde  a  già  ragione  (ì  doliè  Gio.  Antonio  Serone  in  vna  lettera  m.àdata  à  Bene- 
detto Varchi  dell'crror  prelò  dal  Giouio  in  chiamar  il  Segretario  Serone  fuo  padre.Scriba. 
le  parole  della  qual  lettera  ritiouata  apprcflo  Beraidino  de  Medici,  che  la  làluò  dal  flagel- 
Jojóc  dallo  itrazio  de  pizzicagnoli  ho  voluto  qui  porre,si  per  far  molto  al  propofito  di  que 
Ila  materia,&:  sì  perche  il  deliderio  di  quel  leggiadri/fimo  Poera,&:  mio  amico,iI  qual  non 
fu  mandato  ad  eii^ctto  dal  Varchi,  venga  per  me  adempito.  Son  dunque  dopo  alcuni  có- 
pimenti  di  cerimonie  (otto  la  data  de  2  5  di  Maggio  dell'anno  i  ^6" 5',  le  parole  tali.  M'oc 
corre  pregarui  d'vna  coiàM.Benedetto  mio  gentililfimo.ma  prima  bifògna  dirui  il  nome  3 
di  mio  padre,  che  fu  Antonio  Seron  in  tempo  di  Ferdinando  Re  Cattolico ,  &  dell'Iinp. 
Carlo  V.Segretario  di  lor  MaelH  in  quello  regno  di  Napoli;  &  (1  come  ne  i  negotij,&  ne 
i  maneggi  di  quello  elTercitio  tu  molto  raro,cosi  nel  meitieri  della  guerra  moArò  nò  poco 
valorc,accóprignando  ièmpie  1  ViceRe  del  Regno  in  tutte  l'altre  l'imprelèj&di  terra,vk  di 
marejiì  come  il  Giouio  ne  fa  menrione,ma  troppo  {èccamente,&  meno  di  quello  che  egli 
IklTo  dicca  hauer  veduto  co  gli  occhi  iuoi  nel  còflitto  delle  galee  al  Capo  d'orlo  prello  a 
Salerno,  anzi  le  10  dicelli  poco  latinaméte,  forlè  più  direi  bene, che  non  male,  chiamando 
fcriba  Scnatus  Neapolitanicolui,che  era  à  lècretis  Caslàris.  ma  perche  no  è  mio  voler  trac 
taredi  quello  icrirtore, verrò  al  propofito  di  quella  lettera,di  fare  accorti  gli  Stampatori  di 
Firénzc,hauédo  elìi  à  llapare  gli  vltimi  quattro  libri  di  M.  Francelco  Guicciardini  nel  lib.  q 
1  S.num.  1 6'4.dice,con  Fieramorca,&  con  Sercnon,il  qual  cognome  è  fallò,  &  nel  medeli- 
mo  lib.num.  1 6'8.dice,Serenon  lègretario  dd  ViceRe,&:  dee  ammédarlì  lègrerario  del  Re 
anchora,&  nel  lib.  i_9.fol.5 1  o.dice  così.  Il  Gobbo,Serenon,&  molti  altri  Capitani,&:  gen 
tilhuomini .  Hora  in  tutti  quelli  tre  luoghi  li  ha  da  rimettere  Seron  in  luogo  di  Serenon. 
Se  V.S.non  fa  quella  proua  co  la  ll:ampa,quel  cognome  reitera  ltorpiato,&  l'hilloria  in  ve 
ce  d'honore,  li  trouerrà  celebrare  vna  famiglia,  che  non  fu  mai ,  &  che  non  è ,  ne  làrà  per 
tempo  alcuno;  &  tutto  che  importi  poco  il  nome  d'vna  perlona,  nondimeno  le  leggi  ad- 
l'hilloria  noi  comportano,  &  quel  che  lègue . 


DEL   GRAN    CANCELLIERE. 

il  R  A  Segretario,&  Cancelliere  niuna differenza  par  che  (i  faccia  hoggi  in  Italia, 


D 


le  non  che  il  Segretario  ha  di  maggior  dignità ,  hauendo  per  lo  più  1  Segretari 
de  gran  Principi  lotto  di  le  diuerlì  Cacellieri.  In  Firenze  il  Cancelliere  par  che 
dinoti  quello  che  in  Napoli  chiamano  maellro  d'atti;  onde  è  cofà  marauiglio 
fa,che  da  fi  piccolo  fonte  tragga  origine  li  gran  riuo;  effendo  nella  corte  di  Roma,in  Fran 
cia,&  nel  nollro  regno  il  gran  Cancelliere  vlìcio  di  sì  gran  preminenza,come  egli  è.  Ritro 
uare  onde  la  voce  di  cotal  vficio  li  deriui ,  non  è  colà  per  auuentura  così  facile ,  come  altn 
limerebbe  ;  poi  che  ne  il  Budeo  faccendone  procaccio  la  ritrouò .  I  Latini  mezzo  imbar- 
bariti chiamarono  cancellare  quel  che  noi  diciamo  calfare  ;  potrebbe  llare,che  dal  più  voi 
te  callare  vna  Icrittura,  fin  che  a  bella ,  &  buona  fi  riduca ,  come  hoggi  fanno  i  Copilli  in 
Roma,  folfe  dilcefà  quella  voce,&  quello  vlìcio  di  Cancelliere.  Ma  da  qualunque  luogo 
la  voce  fi  venga ,  non  fu  ella  à  tempi  dì  Carino  in  molta  dignità.  Percioche  dicendo  Fla- 
uio  Vopilcoche  Canno  die  bando  àgli  amici  buoni,&  polè  innanzi  i  cattiui,  loggiugne. 
Pracfeclum  Vrbis  vnum  ex  Cacellariis  lùis  fecit  ;  come  le  quello  fofle  vn  vlìcio  ballò,&:  in 
degno.  Piele  nondimeno  col  tempo  riputazione  Icriuendo,  &  dillendendo  1  priuilegi  de 
Pnncipi,per  lo  qual  mezzo  veniua  à  trattare  quali  1  negozi  più  principalj,&  importati  del 
la  Corre  .  Ne  per  me  làprei ,  che  differenza  tarmi  tra  il  Protonotario ,  &  il  Cancelliere . 
i  quali  viìci  lliiriO  cller  vna  cola  medelìma ,  le  non  che  non  volendo  alcuni  Principi  alte- 
rar gli  antichi  vtìci ,  &  volendo  dall'altro  canto  dar  la  follanza,&  effetto  di  quelli  a  lor  fa- 
uoriti,  liimo  che  glelc  dieno  lòtto  altro  nome ,  ri/ei bando  à  gli  antichi  vn  nome  vano  & 

ignudo 


DEL    GRAN    CANCELLIERE.  ^i 

A  Ignudo,  &  priuo  bene  fpdTo  d'ogni  forza,  &  autorità .  percioche  chiara  cofa  è ,  i  cubicu- 
IcUij  del  pp.  cflcr  così  detti  dal  fcruigio  della  camera  ;  nondimeno  labiato  in  pie lòlo  il  ti- 
tolo di  c]ueirvHcio,r.iufonfà  di  eflo  e  pallàra  à  Camerieri,(ì  come  furono  nel  regno  i  Cia- 
bcrlani^  a  tempo  degli  Re  Aragoncli,  il  cui  vficio  cefTato,  &  rellato  per  allhora  il  nome,  la 
dignirà  pafso  à  Camerieri.  Et  vedclì  in  confermazion  di  (fucile  cofe ,  come  che  grandif- 
hmo  ha  verbigratia  Tvfìcio  del  gran  Camarlingo ,  nondimeno  la  iùllanza  di  quell'vhcio 
nlèder  più  nel  Luogotenente  della  Summaria ,  che  non  nel  Camarlingo  iftelfo .  Si  come 
efercita  pm  l'vtìcio  del  grande  Ammiraglio  il  Marcheiè  di  Sata  Croce,  il  quale  è  Generale 
delle  galee  di  Napoli ,  che  non  l'Ammiraglio,  acuì  rimanreileriore,  &  apparente  di- 
gnità di  quell'vficio ,  ma  non  la  forza .    Stimo  io  dunque ,  non  che  il  Cancelliere  habbia 

B  del  Protonotario  occupato  l'vficio;  ma  che  eflèndol'vhcio  del  Protonotario,&:  del  gran 
Cancelliere  il  medehmo  di  origine,  habbiano  in  proceflb  di  tempo  per  l'inclinazione  de 
Principi,  i  quali  all'vno  han  voluto  fcemare,  &  all'altro  accrescere,  diuifè  tra  lor  le  faccen- 
de ;  &  ch'vna  parte  al  Protonotario,&  l'altra  al  gran  Cacellier  ne  ha  tocca,  poi  che  il  gran 
Cancelliere  ha  autorità  di  far  Dottori,  il  Protonotario  Giudici,  &  Notai,  &  par  che  l'vno 
vficio  &  l'altro  inreruenga  ncife/pedizioni ,  che  fi  fanno  dal  Re .  Ma  quello  è  notabile 
nell'vlìcio  del  gran  Cancelliere;  che  fi  come  la  Vicheria  fi  chiama,oue  li  amminillra  la  giù 
Inizia  così  ciuile,  come  criminale;  &  Sommaria  oue  fi  tratta  di  tutta  la  pecunia  del  Re,co- 
sì  Cancelleria  fpezialmente  lì  nomina,oue  Ci  trattano  tutte  le  caule  fiipreme  di  cia(cuna,&: 
qualunque  cofà  fia  piùgraue,  &  importante  nel  regno.  Onde  vengon  chiamati  Reggen- 

C  ri  di  Cancelleria  quegli  vficiali,  i  quali  à  guifà  degli  Auditori  prouinciali  appo  i  Gouerna- 

tori  prouinciali,alliltono  parimente  anchor  eglino  appreflb  il  ViceRe  generale;©  (e  in  Na       J'^ 
poh  rifedeflèro  i  Re ,  appo  gli  Re  illeflì.  Onde  (ì  vede  veramente  non  eflèr  in  Napoli  vii       i  "*' 
ciò  di  maggior  dignità,&:  riputazione  de  i  già  detti  Reggenti;  interuenendo  eziandio  per 
vigor  dd  loro  viìcio  ne  configli  di  guerra ,  &  in  fomma  in  qualunque  grauilhma  biiògna, 
come  fi  è  detto,  che  in  detto  Regno  polfa  auuenire  :  per  la  qual  colà  è  quello  conhglio  ap 
pellato  il  configlio  Collaterale ,  effendo  quali  vna  ilkflà  perlòna  congiunro  ad  continuo        o»^.-/;, 
al  lato  della  perlòna  reale.  Qiiello  vficio  era  (olito  darfi  da  i  nolhi  Re  Franzelì  à  prelati  ;       «r^iW^?*- 
fi  come  parche  fi  foffe  anticamente  coltumato  in  Francia,  non  (òlo  per  quel  che  ne  dice  il       '""" 
Budeoà  tempi  del  Re  Filippo  (ècondo  cognominato  Augnilo,  ma  eziandio  molto  innan 

D  zi  à  tempi  del  Re  Filippo  primo ,  il  qual  fu  fùo  bilàuolo  ;  dicendo  Annonio ,  che  eflèndo 
morto  nel  1072  Ruberto  Abbate  di  San  Germano,  gli  fuccedette  Pietro  Cancelliere  dei 
Re  Filippo,  di  nazion  Pugliese.  Et  il  Cacelliere  dell'Imp.Lotario  chiamato  Enrico,  di  cui 
di  iopra  parlamiTio,quando  li  diflèdel  Logoteta.era  Velcouo;  come  nell'hillona  Calinen 
fé  fi  può  vedere ,  che  fu  l'anno  1 1 5  8  .  Et  nel  nollro  regno,come  li  legge  in  quella  opera 
ne  Belmonti,  par  che  Goffredo  gran  Cancelliere  nominato  maelho  folle  prelaro  ;  li  come 
è  prelato  Adda  di  Dufliaco  anchor  egli  gran  Cancelliere,eflèndo  Eletto  di  Colènza;  come 
dicemmo  ne  Tuzziachi.  Et  che  efli  fieno  prejxjlli  à  Icriuere  i  priuilegi;&  l'altre  reali  efpe- 
dizioni  ;  come  nella  corte  di  Roma  fi  colluma  ;  Ci  vede  per  l'hilloria  Calinenlè  così  per  lo 
luogo  di  {opra  allegato  dell'Imp.Lotario ,  come  à  tépi  di  Leon  nono  l'anno  1 045>.  il  qual 

E  Papa  d'vna  efpedizione  richieiio .  'Mox  (dicel'hilloria)  FridericoCance.'Iario  mandac 
priuilegium  inde  cólcribere.  Il  qual  Friderico  fu  poi  pp.  Stefano.  Per  l'hilloria  d' Vgonc 
Falcando  chiara  apparifce  di  cotal  vficio  la  gradezza,  &,  l'autorità;  la  qual  molirata  à que- 
llo dilcorlò  porrà  fine .  percioche  la  Reina  Margherita  iellata  vedoua  del  Re  Guglielmo 
il  maluagio,hauendo  inllituito  Cacelliere  del  regno  Stefano  figliuolo  del  Còte  Perticenfe 
fùo  parente;  comandò  che  à  lui  principalmente  tutte  le  faccende  della  corte  fi  volgeilero; 
hauendolo  poco  dopo  da  Canonici  I^alermitani  fatto  eleggere  Arciuelcouo  di  Palermo 
con  rapprouanone  di  Guglielmo  da  Pania  Cardinale  di  Santa  Chiefà.  Dalle  quali  colè  Ci 
per  cfler  di  (àngue  congiunto  con  la  caia  reale ,  &  fi  per  la  dignitai  della  Chiefa ,  àcui  era 
prepoll:o,&  fi  per  la  (omma  de  negozi,che  gli  Ci  commetteuano,quale  &  quanta  la  dignità 
di  til  vhcio  li  toire,ageuolmente  Ci  può  comprender  con  l'animo  per  ciatcuno . 

e     2         DEL 


B'-U^ 


^i  DEL    GRAN    SINISCALCO. 

fe^^^V  H  E  Siniscalco  nell'era  del  Boccaccio  in  Ir.ilia  (ìgnificafTc  vficiale  propollo  alle  A 
Hyé^ì'l    ^°^^  ^^^^'^  tauola,  &  del  mangiare,  i'ilkllb  aurore  manikitamenrc  il  dimoilra, 
»    ^>^^"^j   doue  in  perfona  di  Pampinea  così  ragiona.  Io  primieramente  cóilituilco  Par 
»  meno  famigliar  di  Dioneo  mio  Sinilcalco,&;  allui  la  cura,&  Ia  lollecirudine  di  turra  la  no- 
)>  lira  famigli  commetto,&:  ciò  che  al  ièruigio  della  (ala  appartiene,^  alrroue  dice.  La  qua- 
»  le  apprelìò  quello  Fattoli  chiamare  il  lùo  Sinilcalco  doue  metter  douelle  la  lera  le  tauole  , 
},  &  cjuello  apprello,  che  far  douefle  in  tutto  il  tempo  della  lùa  ligiioi  la  pariméte  gli  diuisò  : 
ma  ne  tempi  noilri  mededmi  ben  che  accorciata  da  quella  voce ,  &  da  Sinilcalco  lattone 
Scalco,  non  altro  però  lignifica  nelle  corti,  che  colui  al  quale  la  cura  delle  viuande  dal  lue 
(Ignore  e  commellà  :  la  qual  cura  per  l'importanza  delle  cole  non  è  piccola,conliilendo  in 
gran  parte  nella  fede  di  lui  la  lalate  dei  iuo  lignote ,  6:  impcroche  egli  à  tutta  la  cucina ,  à  B 
paggi ,  &  à  coloro ,  che  la  viuanda  portano  a  tauola  è  luperiore  ;  &:  ragicneuolmente  co- 
manda ,  non  è  il  Tuo  vhciodi  picciola  dignità .   La  vocecredeli  che  lia  venuta  di  Francia , 
onde  venne  ancor  quella  del  Malilcalco,  che  coir.e  (i  vede  par  che  habbiano  cógiuntione, 
&c  parentado  inlicme.  ma  onde  ver;ga  l'vi.cio  non  è  colà  che  lenza  lungo  dilcorlo  li  polla 
dilccrnere .  peroche  li  come  gli  vtìci  militari  ageuolmente  lì  trouerranno  nell'illorie  Ro- 
mane benché  alterati ,  &  cangiati  alquanto ,  con  dillìcoltà  vi  li  trouerranno  nondimeno  i 
carichi  appartenenti  alla  golajtlTendo  Itati  più  tardi  à  nceuer  quelle  morbidezze,che  le  cu 
re  militari  non  fecero  ;  con  le  quali  nacquero  parimente ,  &  ciebbero  indcme  ;  Lt  per  an- 
darne cercando  qualche  vclligio  dico,  che  gli  antichi  Romani  furono  tanto  p.achi  intor- 
no le  delitie  del  vjrto,che  (i  come  Plinio  riterilce  non  hebber  cuochi  priuati,ma  come  ve-  C 
diamo  hoggi  in  Firenze,  che  quando  vn  cittadino  vuol  lare  vn  conuito ,  ò  banchetto  le- 
condo  volgarmente  fi  dice,  ricorre  ad  vn  zana,&:  in  Venetia  à certi  barbici  i ,  che  lan  que- 
llo melliere,  &  lèruiro  che  le  n'hà,il  paga,5c  rimandando  a  cala,  così  in  Roma  fi  conduce- 
uano  i  cuochi  dal  macello,5:  in  fimil  guilà  della  loro  opera  (ì  lèruiuano .  Nec  cocos  vero 
habcbant  in  leruitiis ,  eolq:  ex  macello  conduccbant ,  dice  Plinio  :  ma  introdotta  con  la 
grandezza  dell'Imperio  la  pompa, &  farri  gli  huomini  più  dilicati,  il  cuoco  non  lòlo  tu  ri 
ceuuto  m  cala,  ma  quel  che  era  pretto  leruigio  piefè  nome  d'artificio,  &:  crebbe  l'arte  del- 
la cucina,  &  del  cuocere  in  pregio  grandillnuo ,  onde  i  legillatori  llefii  molte  leggi  fecero 
intorno  à  cuochi,  &  il  già  detto  Plinio  eiciamando  diceua,  che  nella  lùa  età  i  cuochi  s'ap- 
parecchiauano  ne  pregi  de  trionh.  Liuio  lopia  tutti  gli  altri  aurori,in  che  tempo  in  Roma  D 
quella  dilicatezza  folle  introdotta  ;  (  il  che  la  molto  al  nollro  propofito  ;  )  particolarilli- 
mamentedimollrò,  quando  nel  ; 5>.iib.dellaluai'lorialòtto  il  conlolarodi  Sp.Pollumio 
Albino,  &  di  Q^Martio  Filippo.che  fu  l'anno  5  68.  della  edihcation  di  Roma,diceiche  in 
quel  tempo  fu  dall'elèrcito  Aliatico  portata  in  Roma  l'origine  della  forelliera  lulIuria,oue 
raccontando  fra  l'altre  morbidezze  de  i  ietti,  de  i  veltimenti,  delle  tauole  ,  &  de  faltatori, 
&  delle  laltatrici,  anchor  gli  apparecchiamenti  del  mangiare, &  de  conulti,  le  viuade  log- 
giugne  eglijà:  la  cura  di  elle  alihora  con  Ipelà,  &  con  pompa  maggiore  incominciarono  a 
fard,  alihora  il  cuoco  riputato  vililìimo  Ichiauo  appo  gli  antichi,  incominciò  &  per  ripu- 
tationc,  &  per  vlo  ad  ellèr  in  piegio,&.  quel  che  era  n)ellieri,à  diuenir  arte,così  dice  Liuio. 
Con  rutto  ciò  non  veggo  io  oltre  il  cuoco,  vficiaìe  alcuno  propollo  alla  cucina,ò  à  portar  E 
le  viuande  à  tauola,come  fimno  i  nollri  Scalchi, ne  etiandio  appo  gli  Imperadori  llellì,con 
fiderando,  che  le  vi  lolfero  llati ,  vi  larebbono  arco  1  nomi.  Ateneo  nondimeno  lòttilif- 
fimo  inuelligatore  dell'antiquità,  fa  mentione  con  l'autorità  d'Antifane, di  colui,  che  ap- 
parecchiaua  la  tauola ,  ma  perche  lòggiugne  ,  clye  i  yafi  e  1  l;i(:h'.er  ìaua ,  larà  più  rollo  quel- 
l'vhcio  limile  al  nollro  diipendere,&,  al  bottiglierejdell'vn  de  quali  è  la  cura  del  pane,  del 
]'inlàlate,de  1  fiutti,&di  dmili  colè,&:  dell'alti o  del  vino,  vhci  balli,  &:  di  perlone  vili,  che 
non  dello  Scalco,che  è  vhcio  nobile  &:  di  dignità. Fa  mentione  di  coloro,che  preparauano 
bellaria ,  che  noi  diremmo  la  contettionc ,  che  in  vna  piccola  parte  viene  dalla  dilpenlà  ; 
percioche il difpenfiere manda à tauola  1  cialdoncini ,  U colè dmili  leggieri ,  ma  quando 
loa  d'importanza  vciìgono  d'altroue .    Plinio  fiinilmente  par  the  accenni  del  Trinciante 

quando 


fres . 


imhtndt 


DEL    GRAN    SINISCALCO.  5? 

A  quando  àcapi  5odel  xo.Iib.de/fafùa  naturai  irtoriadelI'ingraflarJegnl/ine  parlando, &  al 
i'ai  ce  della  cucina  vegnendo  diflè,  vr  diuidanrur  in  tergerà .  Ma  Ateneo  par  che  in  qual- 
che parte,  ò  forfè  in  tutto  c/prima  il  nollro  Siniicalco,  ouero  Scalco  (òtto  la  voce  di  Elea-       ^  *'*'"' 
fio.  Le  cui  parole  lecondo  il  Tuo  interprete  andremo  fbttilmente  laminando .  dice  egli 
dunque  così.   Dicuntur  Eleatri,vt  afleric  Pamphilus,  hi  qui  ad  meniàm  regiam  vocant  ab  „ 
eleo  inen(a,quos  tamen  Arcemidorus  conuocatores  cenarum  iiominauit.  Lieo  egli  mede-    „  «■*«»»f'«- 
iimo  interpreta  pia  di  (otto ,  che  (ì  chiami  la  tauola:  la  quale  è  in  cucina .  dunque  Eleatri 
(òn  quelli,  che  chiamano  dalla  tauola  della  cucina  alla  tauola  reale,  non  dice,che  chiama- 
no huomini,  ne  è  verilimile,  che  quelli,  che  hanno  à  mangiar  col  Re,  itieno  prima  a  tauo- 
la in  cucina;  onde  è  da  dire,  che  chiamare  in  quellio  luogo  lignifichi  quel  che  volgarmen- 

B  te  fi  dice  imbandir  le  viuade,  cioè  metterle  per  ordine  per  poterli  portare  alla  tauola  reale, 
detto  imbandire,  percioche  volendo  lo  Scalco  difjjorle  per  ordine  dice  al  cuoco,che  la  ta- 
Ie,&  cotal  viuanda  gli  appretta,  &c  li  dea,  &  così  1  conuocatori  d'Artemidoro  faranno  i  no 
Ari  Scalchi,  i  quali  imbandifconole  viuande;  prima  che  alla  tauola  del  fignore  le  portino, 
^^egli  valenti  huomini:  i  quali  fecero  vlcimamcnte  quelle  belhiiìme  ofìèruationi  (òpra  il 
Boccaccio,  quado  parlano  della  voce,meiro,  llata  guaita  per  ignoranza  nel  Dccamerone  :  ^^-j^ 
h  qual  voce  nondimeno  lì  via  hoggi  dì  in  Napoli;  allcgi.r.do  il  buon  cométatore  di  Dan- 
te ;  vengono  a  far  mentionedi  quelle  imbandigioni.  Ma  Ateneo  {èguitando  dice.  Dice- 
bantur  etiam  pr^gultatorcs  eleatri,  quoniam  iècuriraris  gratia  antequam  reges ,  cibos  gu- 
idare confueuerunt .   Quella  viànza  tu  inhno  al  tempo  de  primi  Imperadori  ;  veggendoll 

Q  in  Cornelio  Tacito ,  che  Britannico  hauca  chi  gli  facea  la  credenza  così  del  bere  ,  come 
del  mangiare.     Illic  epulantc  Britannico,  quiacibus  potusq;  eius  deledlus  ex  minillri  „ 
gulla  explorabatur .  Et  è  in  pie  ancor  hoggi,  ìk  d;i  noi  è  chiamata  far  la  credenza,  &  s'via  „  Fir  Ucn 
non  meno  per  pompa,  che  per  ficurezza.    Ma  quello  che  viene  apprelfo  par  che  fi-       «'«Xf- 
nifca  di  afleguire  l'intera ,  &  viua  immagine  dello  Scalco .  noilris  tamen  temporibus 
cleatriillidicuntur,  quipr^Eficiuntur  conuiuij  totius  adminiilrationi:  imperoched  co- 
me a  tempi  noilri  etiandio  li  vede ,  lo  Scalco  è  quello ,  e  non  altri,  (òpra  di  cu  1  tutta  la  cu- 
ra del  conuito  fi  ripofa.  ne  vficiale  è  quel  dì,  che  alcun  (olenne  paltò  li  faccia,che  all'auto- 
rità dello  Scalco  fopraitia.  onde  Ateneo  dice  quello  vficio  eflère  Itato  molto  honoreuoie , 
&  preclaro  :  per  la  qual  co(a  Carete  nei  S.lib.dellefue  illorie  lcri(lè,che  vnTolommeo,per 

D  la  cui  opera  AlelTandro  venne  faluato^tu  Eleatro.  Tal  è  dunque  del  nollro  Scalco,ouer  Si- 
nifcalco  i'antica,&:  primiera  origine,come  (i  è  potuto  vedere .  vficio  più  tra  Greci  vdtato, 
&  for(è  anco  tra  barbari ,  che  tra  Romani:  i  quali  di  più  voci  viu  [ormandone ,  polhamo 
credere,che  chiamarono  finalmente  l'eleatro  aichirriclino.  Ma  qu  indo  quello  vhcio  fol- 
le anchor  chiamato  co  la  voce  di  maiordomo,  è  da  inu  ■itigare .  Et  pr  me  ilimo  eflèr  pri 
ma  il  Maiordomo ,  che  il  SinKcalco  ;  &c  molto  maggior  dignità  eller  quella  del  Maiordo- 
mo di  quella  del  Sinifcalco ,  come  che  apprelfo  1  Signori  mediocri  il  Maiordomo  vera- 
mente non  fia  à  noilri  dì  altro,che  il  Sinilcalco.  Ma  il  Maiordomo  appo  i  Re  Franzeli  ià 
primieramente  di  tanta  dignità,  che  poco  meno ,  che  alla  real  dignità  era  da  paiagonarfi . 
la  qual  colà  come  fo(fe  proceduta  è  in  quelto  luogo  da  dimoilrare.  Legged  dunque  in  An 

t,  nonio  :  che  i  Franzefi  hauendo  eletto  per  l'infanzia  del  Re  Sigeberto ,  il  principio  del  cui 
regno  è  l'anno  ^6'4.Maiordomo  vn  certo  Chiodino  huomodi  molto  valore,  &  di  molta 
bontà;  egli  per  i  molti  parentadi  che  hauea  in  Francia ,  dubitando ,  che  non  folle  talhora 
coltretto  à  far  delle  colè  meno  che  giulle ,  rifiutò  la  già  detta  dignità  ;  &  quella  die  il  le- 
guente  giorno  ad  vn  che  hauea  menato  con  le  la  nuoua  (pola  Reina  chiamato  Gogone:  il 
qual  riulcì  nódimeno  maluagiG.huomo.  onde  (ì  caua,chc  il  luo  vficio  fo(fe  di  molto  mag 
gior  dignità,che  no  è  l'hauer  cura  della  tauola,&:  delle  viuande  reali:  nel  qual  luogo  viene 
anchor  chiamato  Conte  della  cala  reale .  Quella  porenza,&:  dignità  appanlce  per  tutta 
quell'opera  m  ciafcuno ,  il  quale  à  quello  vficio  folle  ilato  chiamato ,  come  in  Landerico  : 
il  quale  vccifè  il  Re  Chiipenco  l'anno  587.  in  i-.rchinoaldo  parente  per  lato  di  madre  del 
Re  Dagoberto  ;  il  quale  incominciò  à  regnare  l'anno  6)  1 .  in  Grimoaldo  Maiordomo  del 

e     3  Re 


}>  Eltdtrt. 


MdiarJi' 


<^4     DEL  MAESTRO  HOSTIARIO  DELL'HOSP.  REALE. 

Re  Sigeberro  figliuolo  di  Dagobcrto,&  in  ciAfcun'aIrro  à  (]uella  dignità  promolTb.La qual  A 
dignità  corno  grandiflima,&:  fòlpetta  à  Re  par  che  del  tutto  ih  Ihra  tolta  viacllendo  non 
dii^cno  lelbtA  la  voce  intera ,  oc  l'vhcio  appo  gli  altii  Principi,  ma  molto  di  cotanta  au- 
torità diminuito  ,  pciciochcconiecheil  Redi  Spagna  habbia  il fijo Maiordomo lupre- 
mo,  il  quale  è  hoggi  il  Duca  d'Alua;è  nondimeno  cjuell'vtìcio  come  chedignillimo,&  gra 
diHimo,  il  pui  delle  volte  di  maggioie,ò  minor  potenza  più  perla  molta ,  ò  poca  grana  di 
quella  per  Iona  col  Principe,che  per  vigore,&  forza  dell' vtìcio,girando(i  il  vero,&  proprio 
vlìciodel  Maiordomo  intorno  la  cura  della  tauolajc  ben  ha  di  molte  co(è  aggiunte.  On- 
de lì  vede  nelle  cerimonie  della  Corte  Imperiale  il  Palatino  del  Reno,  à  cui  per  auuentura 
quello  vficio  s'alpetra,  eflèr  tenuto  nelle  publiche  (olennità  comparir  à  caualio  dauanti  la 
mcnlà  imperiale,  &:  portar  à  tauola  quattro  icodelle  d'argento  piene  di  viuande .  Si  come  g 
ai  Duca  di  Saflonia  conuiene  hauer  in  mano  il  badone ,  &  la  mi/ura  della  biada ,  &  quella 
diilnbuire  al  primo  famiglio  che  venga  lalciando  polcia  efercirar  il  iuo  vfìcio  al  iuo  Ma- 
lelcalco  ;  onde  par  che  rapprelenti  l'vtìcio  del  gran  Coneilabile.  Et  gli  Arciue(coui,&  Ve 
Icoui  hauendo  benedetta  la  men{à  hauer  gli  ioggelli  dell'Imperadore ,  rapprefentando  il 
gran  Cancell!ere,ò  come  eili  dicono  l'Arcicancelliere.  fi  come  il  Marchefe  di  Brandiburg, 
il  quale  è  Arcicamerario  e  tenuto  dar  l'acqua  alle  mani  in  vn  grandiflimo  bacin  d'argento 
di  dodici  marche;  &  finalmente  oltre  il  già  detto  Conte  Palatino  del  Reno,  il  Redi  Boe- 
mia, il  qua!  (èrue  di  coppa  chiamato  l'arcipincerna.  Il  qual  vficio  non  è  nel  noilro  regno 
diilinto  in  vficio  di  (òpraeminente  dignità  ;  come  i  già  detti  fono .  Quelli  dunque  iono  i 
fette  vfici  maggiori  del  noilro  regno ,  come  Ci  è  potuto  vedere ,  (opra  i  quali  comeche  più  q 
difluiàmente  (i  farebbe  potuto  ragionare ,  ci  fon  parate  nondimeno  in  ogni  modo  quelle 
colè  à  ballanza . 


no. 
satellite  f 

yfciert. 


Mtirjìro 
di-^liopd 

'1' 


DEL  MAESTRO  HOSTIARIO  DELL'HOSPITIO  REALE. 

^^^Pajj  P  E  D  I T I C I  dei  lette  vfici  maggiori,  &  de  loro  aggiunti,  verremo  à  dichia- 
^P'^fil  ^^^^  ^^^^^  ^^^^^  ^^'■^  '  ^  ^^'■^  trouati  nell'Archiuio ,  i  quali  già  fono  in  quella, 
S'MM^I!  ^  diranno  nel  rello  dell'opera  Ipnrli  per  tor  dubbio  à  chi  legge.e  in  prima  dire 
Sà^s^^i  mo  dell'Holliario  ;  la  voce  dell'Holliario  è  antica,  &  latina ,  taccendo  di  eflà 
inentione  Pliniojoue  parlando  dell'incenfo  dicejche  nel  condurlo  di  luogo  in  luogo,oltre  r\ 
quei  che  lene  daua  à  facerdotijvna  gra  parte  n'era  tiaftugata  dagli  Scriuani  de  Re,da  Guar 
diani,da  Satellifi,da  Holliarij,&:  da  altri  minillri .  Nel  qual  luogo  fi  vede,  che  dinota  baf 
fo  vficio ,  potendo  quel  Satellite ,  che  gli  Ila  à  lato,  interpretarli  malTimamente  per  birro. 
Et  perche  la  detta  voce  vien  così  detta  dalla  voce  olilo ,  che  vuol  dir  vfoio ,  quindi  molti 
congetturano  altro  nò  eflèr  l'Holliario  ,che  quello  che  hoggi  in  Napoli  fi  chiama  l' Vfcie 
re,  che  è  quanta  dignità  poflbn  dare  a  quella  voce.  Nondimeno  la  cofa  non  procede  co- 
sì, aggiugnendouid  mallimamente  il  maellro,  col  qual  aggiunto  io  ilimo ,  che  egli  dino- 
ti Maellro  di  Camera ,  ouer  Maiordomo  .  Che  non  dinoti  vficio  baflx) ,  \\  può  veder  ne 
Caraccioli  in  quello  a  e.  i  2  i  .C.oue  Gualtieri  Caracciolo  eflTendo  dal  RcLadillao  chiama- 
to fùo  Ciairjberlano ,  &  dalla  Reina  Giouanna  Tua  forella  creato  poi  fùo  Maellro  Ratio-  £ 
naie ,  iui  à  molti  anni  paflando  di  mano  in  mano  ad  vfici  di  maggior  dignità  vien  fatto 
Maellro  Olliario.  Et  vedefi;  che  il  Marchese  di  lui  fauellando,  à  cui  fu  più  vicino ,  difle  ; 
che  egli  hebbe  regig  aul^e  prasfcclura;  che  altro  non  volle  intédere,che  quel  Maellro  Ollia 
no ,  alla  qual  voce  quali  iempre  s'aggiugne ,  dell'holpitio  reale.  Et  che  ciò  così  llia,&  del 
tutto  ogni  dubbio  ha  rimoflò.  Vedelì  manitellamente  per  l'hilloria  d'Annonio;  il  quale 
dell'lmp.Lodouico  parlando  dice;  che  mandò  Lotario  fuo  figliuolo  in  Italia,&  diedegli  in 
coiTipagnia  Valacho  Monaco  lùo  parentela:  Gcrungo  Maciho  degli  Olliarij;  del  cui  con 
figlio  &  nelle  cofe  priuare ,  &  ne  publici  afiaii  riguardanti  à  commodi  del  regno  fèruir  (ì 
doueflx; .  Onde  può  ciafcuno  licuramente  comprendere  ;  che  carichi  fi  graui ,  &  impor- 
tanti ad  huomini  di  baflò  mcllieri  non  fi  commettono. 

DEL 


DEL  BVCICVLARIO  DEL  REGNO. 


fS 


EDENDOSInel  regio  Aichiuio  Vgo  di  Brenna  Conte  di  Lecce  chiamato 
Buciculario  del  Regno ,  come  in  c^uelio  à  e.  i  co.  E.  (ì  legge  ;  &  come  fi  vedrà 

in  quelli  della  Leoneila  ;  lungo  tempo  m'ha  tenuto  (òfpelo  quel  che  quella  vo 

ce  lignificar  fi  voltile .  Ne  per  anchora  n'ho  lìcurezza  alcuna  ;  onde  fi  come  m  colà  dub- 
bia ,  &  incerta  mi  (òn  gittaro  alla  congettura .  Etllimo  per  auuentura  ellèr  quello  che  da 
gli  antichi  fu  detto  prarfeclus  annona ,  che  in  Firenze  fi  nomina  Proueditor  dell'Abbon- 
danza ;  ouero  quel  che  negli  efèrciti  iì  dice,  Commellàrio  della  Gralcia.  Ciò  fon  moflb  a 
dire  per  la  voce  militare  del  buccellato  ;  dicendo  Vulcano  Gallicano ,  che  Auidio  Calilo 
vietò  ;  che  i  lòldati  portallèro  altro  nell'ammarciarejche  laridum,  ac  buccellatum,  atquc 
acetum  .  Il  medelimo  diflè  Elio  Spatriano  di  Pelcennio  Negro ,  pillores  léqui  expeditio- 

B  nem  prohibuit,  buccellato  iubens  milites  &  omnes  contento^  elle.  Et  nella  patria  mia,  Se 
ne  luoghi  vicini  a  lei  chiamali  hoggi  puccellato  quella  forte  di  ^ -^ne ,  che  in  Napoli  chia- 
mano fontano  di  Santo  Antimo^dall'elTer  in  modo  d'vna  ruota  attorto,&  aperto  nel  mcz 
zo,  che  s'alfomiglia  ad  vn  cercino .  A  ciò  credere  fono  anco  perfoafo  per  trouar  nell'Ar- 
chiuio  la  voce  del  maellro  panetterie;  &  perche  interprerado  alcuni  il  buccellato  per  quel 
Io  che  noi  chiamiamo  hora  bircotto,&  elsédo  allhora  l'imprelè  d'oltre  mare  molto  in  vlo, 
trouandofi  Vgo  Conte  di  Lecce  ellèr  Signore  di  quelle  marine,onde  Ci  traghetta  nella  Gre 
eia,  molto  verilimile  coià,è,che  à  lui  folTe  tal  vtìcio  commeflo .  Vgone  Falcando  chiama 
Cerni  buccinarij  i  trombetti  ;  ma  non  veggo  quel  che  Signor  Ci  grande,&  di  Ci  nobii  legnag 
gio  Ci  potefle  hauer  a  far  con  trombetti .    L'Alciato  molfo  dall'autorità  di  Suida  chiama 

C  Buccellarij  i  Gallogreci,  &  dice  che  in  tempo  di  Teodofio  nell'efèrcito  Romano  eran  cer- 
ti Caualieri  chiamati  Buccellarij ,  de  quali  era  capo  il  Maellro  de  foldati  dell'Oriente .  La 
qual  cofà  Ce  polla  quadrare  in  quello  propofito  al  Conte,  altri  ne  faccia  quel  giudizio,  che 
a  lui  parrà  migliore ,  confelfando  liberamente  non  iàper  io  per  me  à  qual  prima  delle  colè 
già  dette  attaccarmi. 


t*. 


Maefir» 
fanttterit 


Succine' 

rij. 

CdUdlitri 

BUCCcUéf 

ry. 


DEL   CI  AMBERLANO. 


A  voce  di  Ciamberlano  non  è  dubbio  alcuno ,  che  à  noi  fia  venuta  di  Francia , 
oue  ciambra  chiaman  la  camera:  onde  Ciamberlano  non  vuol  dir  altro,che  Ca 
meriere .  Quando  vi  fi  aggiugne  il  maellro ,  llimo,  che  fia  quello ,  che  noi  di- 
ciamo maeltro  di  camera  .  IVla  però  che  Ci  ritruoua  nel  regio  Archiuio  de  Re 
Franzefi,  Maellro  Ciamberlano  della  Nappa  reale,  &c  Maellro  Ciamberlano  della  Scute- 
ria  reale ,  è  da  vedere  quel ,  che  quelle  voci  dinotano .  Et  per  Ciamberlano  della  Nappa 
credo,che  fi  debba  intédere  quel,che  hoggi  li  chiama  il  Coppiere.  Imperochc  (i  come  egli 
vien  detto  dalla  coppa,  che  è  vaiò  da  bere.  Onde  dille  il  Boccaccio.  La  coppa  piena  di  vi 
no,&  altroue,  l'acqua  mifo  nella  coppa ,  così  nappo  benché  in  genere  del  mafchio  è  altre- 
sì vafo  da  bere,  come  nel  medefimo  Boccaccio  Ci  legge.  Delìderolò  di  ber  di  quell'acqua, 
&  fecefi  vn  nappo  d'argento  recare.  Che  vi  vada  cógiunto  il  Ciambellano  non  mene  ma- 
rauiglio,  prcioche  i  Coppieri  fi  cauano  per  lo  più  dall'oidme  de  Camerieri;  &eirendo 
Coppieri,  fono  infiememente  Camerieri;  &  quando  hanno  anco  il  maellro.non  intende- 
rei peraltro,  che  per  primo  Coppiere,  oueramente  Coppier  maggiore .  poi  che  li  è  vedu- 
to nelle  cerimonie  Imperiali  il  Re  di  Boemia  ellèr  Archipincerna,&:  nell'hilloria  d'Anno- 
nio  fi  legge  di  Eburardo  Maellro  de  Coppieri .  Per  Maellro  Ciamberlano  della  Scuteria 
reale  io  intenderei  per  lo  fupremo  Cameriere,  il  qual  colluma  d'armare  il  Re  ;  che  per  au- 
uentura farà  quello ,  che  in  Francia  chiamano  il  Gran  Scudiere  ;  edèndo  chiara  colà,  che 
quella  voce  fia  così  formata  dallo  foudo.Onde  poi  fono  Ilari  detti  indillintaméte  Icudieri 
non  folo  quelli,  che  lèruono  i  Caualieri  ad  arniaie,  ma  etiandio  cialcuno  altro  famigliare 
che  ferue  alla  tauola  d' vn  lignote  ;  come  Ci  dicono  hoggi  gli  Scudieri  de  Cardinali .  Et  il 
Boccaccio;oltre  à  quello  niuno  Scudiere,ò  famigliare  che  dire  vogliamo  dicea  trouarfi^  il 
qual  meglio  ne  più  acconciamente  fèruiflè  ad  vna  tauola  d'vno  Signore,che  fèruiua  ella. 

DEL 


Afde^r» 
Cunthcr- 
Unu  delld 
nappa  rm 
le. 


Mdeftr» 

Cidmher- 

Uno  deUd 

Scuceru 

reale. 

Cr*n  Scn 

Atere. 

aendtert. 


Soldati 
SUtiena- 


Stdtunes. 
Sta'^'ni. 


DEL  MAESTRO  STANTIONARIO  DEL  REGNO." 

R  O  V  A  N  D  O  in  quegli  della  Leonefla,  a  tempi  del  Re  Carlo  I L  Carlo  Ca-  A 
Lialiere,  &c  Signor  d'Auola  efler  dal  Re  chiamato  Maelho  Stantionauo  del  re- 
gno, lungo  tempo  fono  llato  in  dubbio  come  dilli  di  fopra,(]uel,che  quella  vo 
ce,o  vhcio  lignificar  li  douefle .  L'Alciato  interpreta  per  foldati  Starionarij  co 
loro  :  1  quali  ibgliono  llar  termi  nel  presidio  d'alcun  luogo,come  potremmo  chiamar  hog 
gì  dì  1  ioidan  delle  tortezze.  Onde  Maellro  Stantionario  volefle  dir  Capitan  generale  di 
tutti  quelli  piehdi,  ouero  tolle quello  >  che  talhor  hoggi  lì  colluma  di  creare,  Proueditor 
generale  delie  fortezze.  In  quelli  medelimi  tempi  ritornar  alle  llanze  diciamo  :  quando  i 
loldati  da  qualche  iinprelà  ritornano  a  i  loro  alloggiamenti ,  che  fon  quelli ,  che  i  Latini 
chiamano  piopriamente  llationes.  Onde  in  Roma  fon  dette  le  llazzoni  certe  Chicle  prin 
cipali,  oue  lon  polli,  &  lonli  collumati  a  porre  lèmpre  i  perdoni .  Talché  le  quello  Mae-  g 
llro  Stantionario  del  regno  non  dinota  Capitano  di  così  fatte  genti  ritornate  a  i  loro  al- 
loggiamenti ;  IO  contellb  liberamente  non  làper  per  me  quel  che  tal  voce  dire  lì  voglia . 

DEL   BALIO-  DEL   REGNO. 


Dar  ftr 

liMlo. 
Jjtidarn . 


pi'  A  L I O  del  Regno  fi  conllituilce  ;  quando  il  Re  folle  pupillo;  &  quelli  è  per  lo 
''^'  pmmellouidal  Pontefice;  &  tanto  vuol  dire,  quanto  tutore,  &difenfore  del- 
le ragioni  del  fanciullo  Re,&  del  Regno,  (i  come  fu  Agnolo  Acciaiuoli  Cardi 
nal  Fiorentino  à  tempi  di  Bonilacio  I X .  del  Re  Ladiflao  .  Conllituilceli  an- 
chor  Balio  in  calo  che  la  perlona  del  Re  folle  prigione,come  auuenne  à  tempi  del  Re  Car  q 
Io  li .  Oue  è  da  notare ,  che  i  Prelati ,  &  i  Baroni  ragunati  inlìcme  fecero  quella  elettion 
da  per  loro,  domandando  dal  Re  di  Francia  per  Balio  del  Regno  Ruberto  Conte  d' Artois 
della  alla  reale,  al  qual  Re  mandarono  ambafciadori  Riccardo  di  Momblas  Arciuelcouo 
d'Otranto,&:  Gentile  di  Sangiorgi  per  rapprelentar  i  Prelati  e  i  Baroni  dd  Regno  inlleme. 
Onde  io  mi  fono  talhora  raaiauighato  .  che  à  Velcoui  fien  tolti  quegli  honori,  &  prero- 
gatiue ,  che  li  danno  a  titolari ,  percioche  le  leggon  primi  ne  parlamenti  reali  in  così  fatti 
cali  ;  non  veggo  perche  dinanzi  a  Minillri  debban  lèdere  fotto  i  Signori  lèculari .  Nel  me 
defimo  tempo  già  detto  della  prigionia  del  Re  Carlo ,  fu  anchor  Balio  ad  Regno  Gerar- 
do Velcouo ,  &:  Cardinal  Sabinenlè . 

DELL'EXCALLERIO.  'D 

^^^JjSSENDO  chiamato  à  tempi  di  Federigo  Imperadore  fotto  l'anno  1248  la- 

i  r^^A   copo  Tomaceilo  Imperiale  Excallerio,ne  làpendo  quel  che  volelle  due ,  ho  fi- 

y^^^   naimente  ritrouaro  non  dinotar  altro ,  che  Propollo ,  6  Proueditore  delle  fab 

briche  regie  .  percioche  fotto  il  Re  Carlo  primo  lì  \^?,^^  di  Giudice  Francelco 

da  Melfi  eflere  Excallerio  della  fabbrica  ad  calleilo  di  Melfi  ;  &  vn'altro  ellère  Excallerio 

delle  mura  di  Manfredonia  ,  &  perche  iì  vede  che  quelle  opere  erano  fitte  ad  extalium, 

che  e  quello  che  Ci  dice  dar  in  lommo ,  non  so  le  da  quella  voce  folTe  formata  quell'altra 

dell'Lxcallerio. 

Dichiararanli  alcun'altre  poche  voci,&  prima  che  vuol  dire  rimaner  in  capelli.  Ne  feu  e 
di  non  cllendoui  malchi  fuccedon  le  femmine  primogenite;  eccetto  Te  quelle  ò  altre  e{^ 
fendo  maritate ,  lène  trouafle  alcuna  non  maritata  fanciulla ,  nel  qual  calo  non  la  marita- 
ta primogenita,  ma  la  fanciulla  non  maritata  fuccede  ;  di  cui  Ci  dice  elfer  rimala  in  capillo. 
Dar  per  libello  llimo  che  da  quello,che  volgarmente  diciamo  dar  à  liuello . 
Chiamanli  dodano  non  lolamente  le  doti,che  alla  moglie  i\  relUtuilcono  dopo  la  rnor 
te  del  manto;  ma  quel  che  di  più  per  l'antefato  le  l'alpetta  ;  che  è  vna  certa  portione  à  pa- 
lagon  delle  doti  conllituitale dallo  ipolo  in  tempo  àdìt  nozze,  che  è  talhora  il  terzo,  ò  il 
quarto  Iccondo  le  conuentioni,&:  lecondo  rvlànze,&  collumi  dd  regno,  onde  per  lo  più 
riceuute  le  doti  alfegnauano  gli  antichi  baroni  con  l'airentimenro  del  Re  vna  delle  lor  ter 
re,  ò  callelli  per  lo  dodano  della  moglie . 


^    DE'    DVCHI    DI    BENEVENToT 
ET    DEGLI     IMPERADORI, 
ET     PRINCIPI, 

i  quali  di  quello  Regno  hanno  hauuro  Impeno,&:  Signoria . 

^LL'ILLVSTRISS.  Sig'MOR  FETITI^'NTB  C^'^^CCIOLO, 

Conte  di  %cc4ri,&'  d'^irold.  Ulcere^  &  Capuano  à  guerra  ne  He  'Prcuincic^ 

é  Terre  d'Otranto  e  "Bari  per  S.  Mae  fi  à . 

V  A  N  D  O  io  Centi  che  S.  M.  hauea  dato  a  V.  S.  il  gouerno  di  Terra 
d'Otranto  &  Bari,  io  mene  rallegrai  molto  con  me  medehmo  non 
per  l'horreuolczza  del  magilbato ,  ancor  che  nobile,  &:  pieno  di 
iplendorc ,  nel  qual  carico  erano  flati  in  d'.uerii  tempi  huoraini  ìL 
lullri,  &  tra  eflì  amcndue  i  Marchefi  lllulhifs. di Tnuico  l'vno  (ùo 
{ùocero,&:  l'altro  (ùo  cognatojma  perche  con  l'opportunità  di  con 
tinuare  nel  (eruigio  del  fùo  inuittilsimo  Rè,al  quale  cosi  nelle  cole 
grandijCome  nelle  piccole  hauea  V.S.m  ogni  occadone  cercato  ié- 
prc  di  (èruire,potea  vn  dì  fperare  d'haucr  à  riceuere  proportionato  premio  del  Tuo  valore. 
Perciochc  fi  come  non  reilò  V.Sig.Jc  ne*  mouimenti  de  Turchi  in  Puglia,  &  più  volte  nel 
Q  gouerno  militar  di  Barletta;  &  finalmente  nell'imprefè  marittime  córra  dì  efsi  Turchi  per 
quattro  anni  cótinoui,non  perdonando  à  fpe{a,ne  à  pericolo  alcuno  di  molhare  co  hono- 
race  &z  iègnalate  azioni  l'ardentils. volontà  di  (èruire  al  (uo  Rè";  così  venute  le  nouclle  del- 
i'acquillo  felicifs.del  Regno  di  Portugallo,  fu  il  primo,iI  quale  lì  difponeflè  con  magnifica 
pompa  à  dar  alla  Patria,à  Minillri,&  al  Principe  public»  iègni  della  iùa  allegrezza.  Nel  che 
ini  parue  che  rinouafTe  gli  antichi  esépi  de'  (ècoli  più  lodati,  percioche  fi  come  i  gran  Cit- 
tadini Romani  non  per  boria.ò  per  vanità,come  molti  lhmano,ma  per  piacere  al  Popolo, 
faceano  i  lor  giuochi,e  le  lor  felle  {blenni,&  magnifiche:da  quali  attendeuano  di  cóleguirc 
igouerni  degli  ererciti,Ie  preture,&  i  conlòIati,così  V.S.non  per  donneichi  amori,  ne  per 
far  moilra,&  ollentatione  dell'attitudine  (ùa  nel  (ìmulacro  dell'opere  militari,  poiché  più 
£)  volte  l'hauea  fatta  vedere  nelle  vere ,  ma  pei  fignitìcare  la  iua  ottima  difpolitione  verio  il 
(Ilo  Principe,de  fùoi  lieti  fucceisi  rallegrandofi,lì  volfè  à  fnetterein  opera  il  bellils.  torneo 
com'ella  fece.  Rallegrandomi  io  dunque  con  V.S.chc  le  Ci  apra  la  Ilrada  à  gradi  maggiori, 
&  volendo  io  à  (ùo  e(èmpio  mollrarle  di  quella  mia  allegrezza  alcun  CcghOy  ho  deliberato 
mandarle  quelle  mie  pocne  fatiche  intorno  i  principi]  &:  cominciameri  del  nollro  Regno. 
Dico  dunque, che  l'Italia  è  circódata  tutta  dal  mare,eccetto  di  verfb  Ponétc.onde  (i  diuidc 
dalla  Fràcia  per  l'alpi.  Di  mezzo  giorno  la  bagna  il  mar  Tirrcno,di Tramontana  l'Adriati- 
co,di  Leuante  l'Ionio.  Quella  parte  di  efla,che  già  fu  barbaramcte  Regno  di  Sicilia  di  qua 
dal  Faro  chiamata,  &  hoggi  comuneméte  Ci  dice  il  Reame  di  Napoli ,  e  altresì  anchor  ella 
tutta  dal  mare  bagnata,(è  non  di  verfò  Ponente:  oue  Cono  i  Tuoi  termini  vcr(ò  il  Tirreno  il 
£  fiume  Vfente,&:  vcr(o  l'Adriatico  il  Tronto  ;  tirando  per  terra  vna  linea, che  tocchi  Ponte 
coruo.Cepperano, Rieti, Tagliacozzo,  Interdoca,  Ciuita  Reale^  &  la  Matrice.  Lo  llato  di 
qlla  proumcia  qual  egli  fi  folTe  innazi  l'imperio  Romano.ò  pur  (òtto  la  Rcp.  ò  gli  Impera 
dori  Romani,ageuolmcte  dall'illorie  dicoioro,che  quelle  colè  (crilTero,!!  puòcóprenderc. 
Et  le  prime  co(è,come  troppo  antiche,à  riandarle  porgon  poco  piacere.  All'altre  por  ma- 
no (àrebbe  impre(à  temeraria,e(sèdo  narrate  da  (crittori  molto  ecceIléri;oltre  cheeflèndo 
quelle  come  vna  piccola  parte  di  quel  giàde,&:  felicils.imperio,  nò  è  Óa  Icpararle  dal  capo 
loro,che  parrcbbono  monche  &  illorpiate,(ènza  che  di  nulla  il  (aperle  al  nollro  propofito 
s'apparterrebbe.Ma  il  mollrar  breueméte  qual  folle  il  (ùo  llato  dopo  l'cccaio  del  Rom.im 
perio,nó  iilimo  opera  mutile: percioche diuifafi  dal  (ùo  capo,&:in  molte  mcbra  partita,&: 
come  (àrebbe  à  dire,ogni  (ùa  primiera  sébiàza  corrotta,tàto  penò^chc  (ène  rigenerò  final- 
mccc  vn  nuouo  corpo,e  formolTene  vn  reame  qual  hoggi  fi  vede  :  delle  origini  de  cui  Prin 

f         tipi, 


oJoaacr» 
Jlede  Cot- 
ti. 

Tcod.  ne, 
t^taiaria 
ne , 

ta  y?,"./,rf. 
Tecdìit» 
He. 

yitige  Re, 
lliìouttldo 
Jie . 

lArdr.  Re. 
Tctild  Re. 
Tei  a  Re . 
Cuiiliritd~ 
tio  Jtfipcra- 
dire  di  Co- 
p.-tntnwb»- 
h. 
Harfett . 


Jiede  Lori' 
cobardt.cr" 
d'Jialtapn 
tn». 


cleji  Re  II 


HepulUcit 
Ha. 


tyfuKm  Re 
di/. 


58  D    E'     D    V   C   H   I 

cipi,&:  delle  cui  Fairìiglie  intedicimo  di  ngionare.  Fu  la  rouina  del  Rom.impeiio  il  trafpor  A 
tarlo  in  Ccllarinopolijò  per  me  dire,il  diiiiderlo  in  oiictale  &c  occidérale;ondenma(àcjue 
ila  parte  dtboic.fu  hìcilmére  preda  de'  barbari  :  de'  quali  1  Gotti  furono  1  piimi,i  quali  non 
che  iJ  reilo  delie  proumciedcU'occidétale  imperio,ma  l'illeira  fèdia&capo  di  elfo  imperio 
Italia,?^  Koma  occuparono;  il  che  auuéne  l'an.di  Chriilo476'jeisédo  Rè  de'  Gotti  Odo- 
uacro  Jirulo.  A  cciìiii  hauendo  regnato  in  Italia  fèdici  anni  &  mezzo,  (ìiccedette  Teode- 
rico  Re,che  ne  regnò  trentatre,  &  mezzo  :  di  cui  rimaiè  vn  nipote  natogli  da  Amalalì^inra 
fua  figliuola:  il  cui  nome  fu  Atalarico  :  il  qua!  hauendo  regnato  otto ,  (i  morì  giouanerto 
i'auno  5-54.  Viueua  ancora  Amala/unta;  ik  vcggendo,  che  Teodato  nato  d'vna  (òrella  di 
ilio  padre  cercaua  di  ribellarle  la  Tofcana,fèl  fece  cópagno  del  regno,  ma  egli  fattala  mori 
re  nò  godè  però  lungo  tépo  il  frutto  della  fua  fceleratezza;anzi  fu  cagione  di  affrettar  Giù  B 
iliniano  :  il  quale  era  allhora  Imp.di  Collant inopoli  a  procurar  co  quella  occafione  di  ricu 
perar  1  Italia.  Incominciò  diique  la  guerra  l'anno  5-^  ^.in  tcpo  che  viucua  ancor  Tcodaro, 
e  durò  1 8  anni,elsèdo  Ilari  tra  taro  cinque  altri  Re  Gotti.  Vitigc,ilqual  véne  dietro  à  Teo 
dato,che  fu  fatto  prigione  da  Bellilàrio  Capitano  di  Giulliniano,&  madato  in  Collatino- 
poli  1  anno  5-40.  lidoualdo.chc  regnò  vn'anno;  Ararico,che  nò  godè  il  principato  più  che 
tre  nveh;  Totila  che  regnò  i  i  anni>&  Teia  vno,an)cdue  vinti  in  battaglia,&:  vccili  da  Nat 
{ete  (ùccellòr  di  Bellilàrio.  in  guifa.che  l'Italia  tornò  (òtto  l'imperio  l'anno  5-  5  ^,ia  qual  fu 
retta  da  Narlete  i(j,ilqual  (1  morì  in  Roma  l'anno  y^";.  Ma  l'alterigia  d'viìa dona  greca, 
mollrò  che  gli  huomini  gradi  non  fi  debbono  offender  leggiermente.  Collei  fu  Sotìa  mo 
glie  di  Giullino:il  qual  fu  nipote  per  lato  di  figliuola,&  fuccelfor  nell'imperio  di  Giullinia  G 
no  :  la  quale  mandato  a  dire  a  Narlète  ;  imperoche  egli  era  Eunuco;chc  era  tempo  che  egli 
tornallè  à  nlar  la  tela  à  Collatinopoli,s'inHamò  egli  sì  fattamente  di  (degno, che  rilpoUo; 
che  ordirebbe  tal  tela,che  altri  nò  la  potellè  mai  (cioire,fu  cagione  della  venuta  de'  Longo 
bardi  in  Italia  inuitati  da  lui  à  preda  così  nobile,&  gloriola  co  ardenti  proferte.  Il  primiero 
dunque  de'  Longobardi  Principi  :  il  qual  dietro  a  Gotti  occupallè  la  mi(èra  Italia  fu  A  Ibui 
no  1  anno  <^6oi  rimanendone  nódimeno  a  Greci  non  piccola  parte;  di  manierajche  il  rea- 
me,chc  così  chiameremo  per  rauuenire,per  non  hauer  à  dir  sépie  quella  parte  d'Italia^  aii 
chor  ch'a  regno  nò  toflè  ancora  ridotto  :  il  quale  ò  lòtto  h  Repub.óc  imperio  Romano,© 
pure  lotto  1  Gotti  mededmi  ad  vn  lol  Principe  era  llato  (ùggetto,incominciò  in  quello  te 
pò,  come  auati  che  da  Romani  fuile  vinto  era  llato,ad  efltr  da  diuerlì  Principi  gouernaro;  D 
vna  parte  all'Imp.di  Collantinopoli^Sc  vn'alrraal  Rè  de'  Longobardi  vbidendo.  Ma  mor 
to  per  maluagita  di  Roliirjunda  lua  moglie  Albuino  iui  à  tre  anni,&  co  nò  miglior  vétura 
a  capo  di  i  8  mcb  vccilò  polcia  da  vn  leruo  il  (ìio  lùccelfor  CLh;  parue  a  Lógobardi  Prin- 
cipijcomeilnome  reale  folle  diuenutohorribile,&:  Ipaucntolò  di  crear  3  6"  Duchi;  i  quali 
1  acquillato  imperio  rcggeflero:  tra  quali  vno  fùZotonc  Duca  di  Beneuéto,béche  iui  a  i  o 
anni  di  nuouo  alla  creanone  de  Rè  tornadèro.Rellò  duque  il  reame  parte  lòtto  la  signoria 
de  i  Duchi, e  parte  lòtto  quella  dell'imperio  l'anno  5-75 .  fattolène  anco  vna  parte  vna  pie 
cola  rcpublichetta,&:  quelli  furono  gli  Amal{ìrani;iÌ  che  in  quello  modo  hebbe  principio. 
Nelle  guerre>che  tra  i  Gotti  e  i  Capitani  di  Giulliniano,pal]àrono,elsèdo  Roma  da  amen- 
due  gli  elerciti  hor  perduta,  &  hor  ricuperata,&  nò  potédo  per  ciò  i  Romani  far  più  la  lor  E 
habitatione  in  Roma,  molti  di  elsi  ad  habitat  le  marine  di  Terra  di  Lauoro  ne  vennero,  il 
che  dall'hilloria  di  Procopio  chiaramente  (ì  caua.  Da  vna  parte  di  colloro  nò  è  dubbio,!! 
come  quelli  d'Aquileia  fecero  di  Venetia.effere  ilata,benche  co  minor  fortuna.iSi  felicità 
fondata  la  Rep.Amalfìtana:  la  quale  per  molti  (ècoli  aiutandoli  co  l'indullrie  di  mare  in  li 
bcrtà,bcchc  poueramcnte  matennero.  Et  è  di  ciò  fra  gli  altri  chiaro  argométo  l'hauere  gli 
Amalrìtani  in  tépo  che  quali  tutto'l  reame  de'  nomiLògobardi  era  ripieno,ritenuto  eglino 
i  nomi  Romani:  ma  è  tépo  che  noi  incominciamo  à  lèguitar  l'ordine  de'  Duchi  di  Beneu. 

J)iZotone  Vuca  dt  'Beneumto  primo  . 

j^  O  M I N  CI  o'  dunque  Zotone  primo  Duca  di  Beneuento  à  regnar  nel  reame  Pan- 
V-*   no  y  7  3 ,  à  dieci  anni  dtl  cui  principato  fu  creato  Rè  de*  Longobardi  Autari  fì- 

ghuolj 


DI     BENEVENTO. 


5i> 


A  gfiuolo  diClefì:  il  quale  venendo  di  Spoleti  a  Beneuenro,  guadagnò  quafi  tutto  quel 
paefè,  &  paflando  à  Reggio  li  djcc,(.iic  veduta  vna  colonna  dentro  de!  mare,iè  l'anprelsò 
col  cauallo,  &  toccatala  con  l'alta  haueflc  detto ,  inhno  à  qui  lì  llenderanno  i  termini  de' 
Longobardi,  onde  da  polkn  fu  detta  la  colonna  d'Aurhari.  Niuno  authore  ci  ha  lalcia- 
ro  fcritfo ,  che  colà  coniprendcire  il  Ducato  di  Beneuento  ;  ma  io  ihmo  veramente  elio 
hauer  abbracciato  tutto  l'Abruzzi ,  &  tutta  quella  parte ,  che  hoggi  chiamiamo  Terra  di 
lauoro,  toltane  Napoli,&  alcun'alrra  citta  marirtima,che  per  la  commodità  del  mare,  ri- 
male fòtto  l'imperio  de' Greci;  i  quali  oltre  l'efàrcaro  di  Rauenna,  tirando  vna  linea  di 
Napoli  à  Siponto  lìgnoreggiarono  quafi  tutto  il  rcllo  del  reame  verlò  Oriente  inlìeiric 
con  la  Sicilia .   ElTcndo  dunque  incominciato  il  Ducato  di  Beneuento  l'anno  C7^  ,  che 

B  fu  negli  vltimi  anni  di  Giulbno  ,  venne  à  comandare  in  quell'altra  parte  elio  Giurino  ;  il 
qualmorì  l'anno  f/ij.Tiberio  Golhntino,iiqual  mori  l'anno  5-8  5, &  Tiberio  Maurino 
iuo  gcnero,{òtto  cui  Zotone  partì  di  quella  vita  l'anno  5-^  ^ ,  hauendo  regnato  xcti  anni. 

!Di  ^f(ck  'Duca  dt  'Bcnemnto fecondo , 

GL I  fùccedette  nel  ducato  Arechi  mandatoui  dal  Re  Agilulfo  fùccelTored'Authari  : 
il  quale  Arechi  nato  nel  Pnuli,  hauea  allenato  i  figliuoli  diGilùIfo  Duca  di  quel 
paelè .   E'  opera  piena  di  temerità  aliermare,comc  andafle  la  luccellione  di  quello 
ducato  ;  percioche  e'  fi  vede  talhora,che  1  uccedono  i  figliuoli  ;  alcuna  volta  come  m  que- 

Q  rto  luogo  vi  (òn.:)  i  Duchi  mandati  da  1  Re  ;  &  bene  fpelTojCome  altroue  apparirà  inoltra, 
che  11  eleggano  per  conica taiicnio  de' popoli .  A  quello  Arechi  mandò  il  beato  Grego- 
rio Papa  vna  lettera ,  priegandolo  ;  che  concedelfe  licenza  à  Sabino  Subdiacono  di  poter 
ne*  lìioi  luoghi  far  tagliar  alcuni  alberi,de  quali  hauea  bilogno  per  la  Chielà  di  San  Pietro 
&  San  Pagolo.  Tra  quello  mezzo  Foca  hauédo  vccifò  l'imperator  Maurilio  l'anno  6*02, 
era  lìicceduto  all'imperio  :  il  quale  hauendo  col  lùo  elTempio  ammaellrato  à  far  il  mede- 
fimo  ad  Eraclio,da  lui  era  ilato  vcciiò  l'anno  6"  1 1 .  Pensò  ad  Eraclio  di  toglier  l'imperio 
in  Italia  Giouanni  Confino,  onde  haucndogli  tolto  Napoli,  era  pregno  di  pazze  Iperanze 
d'hauerfi à inlìgnorir  all'ai  prello  d'ogn'airra  cola;  maalTalito  da Eleuthero patritio  & 
efàrco  &  in  Tuo  poter  peruenuto,  r.on  andò  guari ,  che  di  fìio  ordine  fu  fatto  morire  nel- 

D  l'illefla  città  l'anno  C\-j.  A  quello  Eraclio  fu  rizzata  la  ilatua  di  bronzo  in  Barletta  :  la 
quale  vediamo  per  lo  mezzo  di  tante  turbationi,  &  Icompigli  non  lènza  gran  marauiglia 
ellerfi  conlèruata  infino  à  prelènti  tempi  nel  mercato  di  quella  città  :  pere  loche  hauendo 
per  la  comodità  de'  mercatanti ,  i  quali  hauean  cura  di  condur  le  merci  in  Macedonia^  & 
nell'Albania  gittate  fui  lito  del  mare  vn  bellillìmo  molo;  parue  àgli  habitatori  opera  de- 
gna da  elTer  honorata  con  quello  legno  di  gratitudine,  ilqual  molo,  come  che  gua- 
ito in  gran  parte  hoggi  li  vegga  per  colpa  de*  cittadini,  i  quali  niuno  riparo  han  pro- 
cacciato di  far  giamai  contra  la  violenza  del  mare ,  &c  del  tempo  ;  non  è ,  che  non  lìa  egli 
così  come  Ci  truoua  grandemente  opportuno  al  caricare,  &  allo  Icaricar  ddÌQ  naui.  Ma  ef 
fèndo  morti  Gilulfo  Duca  del  Friuli ,  &  non  molto  dopo  vccifi  Talòne ,  &  Catone  fuoi 

£  figliuoli,  &  fatto  Duca  Gralulfo  fratel  di  Gifulfo;  Rodoaldo  &Grimoaldo  nipoti  del 
nuouo  Duca,  &  figliuoli  del  morto  Gifulfo  ellèndo  hormai  giouani ,  &  non  potendo  vi- 
uer  fòtto  la  potenza  del  Zio ,  montati  fòpra  vna  barchetta ,  remando  giunfèro  à  confini 
di  Beneuento,&:  di  là  fèn'andarono  à  trouare  il  Duca  Arechi  flato  già  lor  precettore  :  dal 
quale  furono  gratiolamente  raccolti ,  &  tenuti  in  luogo  di  figliuoli .  Hauea  nondimeno 
il  Duca  vn  figliuolo  chiamato  Alone:  il  quale  madatolo  à  Pauia  in  corte  del  Re  Rhotare; 
(  percioche  morto  Agilulfo  l'anno  6"  1 4. ,  &:  Adalualdo  nel  (^24  cacciato  dal  regno,  & 
Arioaldo  venuto  meno  nel  6" 5  6".  tutti  e  tre  Re  de'  Longobardi ,  era  alfin  fùcceduro  que- 
ilo  Re  Rothare  )  quando  fu  à  Rauenna,  per  maluagità  d'Eraclio  llàaciopatritioclarco 
per  ì'Imp.Greco  in  ltalia,gli  fu  dato  vna  beuenda,che  gli  tollè  il  lèntimento.  onde  ellèn- 
do il  miièro  padre  affai  vecchio,  &  fèntendofì  elfer  molto  prelTo  alla  morte ,  conofcendo 

f     2  l'in- 


imper.  di 
Ctjìaitt. 

CójUntm* 
Jmf. 

Ttberi* 
MMntt* 
2mp. 


Mt  mi. 


Greg*r\» 


F*e4  Xm* 

f  tradir  t. 

Mfdeli» 
Jm^'tnd» 


Statili  di 
i  rttchc  in 
Btrletté. 


KyldaluA 
da  Rt  y. 

KytrtiélV- 

dt  Reri. 
Jlethért 
JttKil. 


Co 


DE*     D   V   C   H    I 


Trticho 

Jmv, 
trAcìi» 

Cojì-un:t 
2  rns. 


rjnfufficienz.!  del  figliuolo ,  raccomandò  a  Longobardi,  che  con  lui  erano ,  Rodoaldo  &  A 
Gnmoaldo,mollrando,come  erano  per  efler  me  gouernari  da  coftoro,  che  dal  Tuo  fighuo 
io  Ajonc'i  &  non  molto  dopo  C\  mori  l'anno  6'4^,hauendo  (ìgnorcggiato  anni  cinquan- 
ta ,  in  tempo  che  reggeua  il  rimanente  dei  regno  Eraclio  Goibnre  Imperadordi  Goilan- 
rujopoli,tìgliuolo  d'Lraclio  GoiUntino,e  nipote  dei  primo  Eraclio  da  cui  Foca  fu  vccilò. 

Vi  iAione  Vuca  di  'Beneuento  terzo . 

E  s  T  O^  dunque  fucccflbre  d'Arechi  Alone  luo  figliuolo  :  al  quale  Romoaldo  &  Gri 
moaldo  ;  come  a  lor  maggior  fratello ,  ài.  fignoie  vbbidiuano  .  Collui  hauendo 
pofieduto  il  Ducato  di  Beneuento  vn'anno ,  &  cinque  meli ,  6  come  dice  Erchem-  B 
perto  due  anni  ;  venendo  gli  Schiaui  con  vna  moltitudine  di  naui,  s'accamparono  preflb 
ìa  città  di  Siponto  :  i  quali  hauendo  fatto  fofle  akole  d'intorno  a  fuoi  alloggiamenti ,  eC- 
fendo  Aione  andato  a  rrouarli  in  aflenza  di  Rodoaldo  &  di  Grimoaldo ,  &  facendo  ogni 
sforzo  per  vincerli ,  col  f  iio  cauallo  cadde  in  vna  fofià ,  doue  fòpragiunto  da  gh  Schiaui 
rimafè  morto  l'anno  6'44. 


Giftilfo 
Due»  dt  stn. 


HomoalJ» 

Duca  JtBen. 

/A'. 


Cifd. 


Crimoaldd 
Ditca  dt  Ben, 
VII- 
I 


morite  di  Tra 

Jtmondo  Conte 

dt  capoa. 


P'tff/l, 


Calla. 


Jiodoald» 

Duca  dt  Ben. 

mi . 


Craftdfu  DU' 
(a  del  friult. 


Cifulfo        ^richit». 
Duca  di  Ben.  I 

r  j  li.  I 


RomoaLdo 
Duca  dt  Ben. 

y  I . 


Grimoaldo 
Duca  dt  Ben. 
V.  cr  Re  d'I- 
talia XI. 


cifulfo  Due* 
del  Friuli. 


Carthald0 

He  d'Italie 

Xll. 


Taftne  Duca 
del  Friuli. 


catone  Dued 
del  Friuli. 


J 


& 


DI     BENEVENTO. 


éi 


B 


1Di  HiodoaUo  Vucd  Ji  "Beneuento  quarto , 

INTESA  h  morte  di  Aionc  da  Rodoaldo,  venne  à  trouare  gliSchiaui ,  &  parlando 
con  vndi  quelli  nella  lor  propria  lingua,  penfbllì  di  mitigarli;  ma  vcggcndoli  per  quc 
ilo  più  incrudeliti  alla  bartaglia,  egli  vigorofàmenre  con  le  iùe  genti  l'aflaltò,  &c  dan- 
do loro  vnagran  rotta,  in  vn  medelimo  tempo  vendicò  la  morte  d'Alone ,  &  collrin(e  a 
fuggirli  di  que  paefi  i  nimici .  perche  poflcduto  pacificamente  il  ducato  di  Beneuento  cin 
que  anni ,  &  per  ciò  morto  l'anno  6^sf  •  lafciò  fiicceiTore  Grimoaldo  fuo  fratello  huomo 
valoiofò ,  &  di  grande  ilperienza  nel  meliier  della  guerra . 

1Di  CrìmoMé  VucA  di  'Beneuento  quinto ,  &  ^e  ^Italia  \ndecmo . 

NE  L  tempo  ò>l\  Grimoaldo  venendo  i  Saracini  per  Taccheggiar  la  Chiefà  dell'arcan- 
gelo San  Michele  :  la  cjuale  è  polU  fui  monte  Gargano;egli  andandoli  con  l'eflèr- 
cito  contro  ^sq.z\{&  qa<ili  tutti .  Era  tra  tanto  morto  il  Re  Rothare  l'anno  (^5- 1 , 
&  Rodoaldo  (ùo  fùccellore  era  Itàto  vccifo  l'anno  6'5(j.  Dopo  il  (juale  clettodi  Conte 
d'Afti  Re  de  Longobardi  Ariberto ,  hauendo  regnato  noue  anni  in  Paula ,  hauea  l'anno 
C6<^.  lafciato  il  goucrno  del  regno  à  Partarlto,  &  Gundeberto  (ìioi  figlmolijhauendo  que 
fti  in  Paula,  &  quelli  in  Milano  la  (cdia  del  lor  reame  collocata  .  ma  nata  gelolìa,&  lòlpec 
to  tra  fratelli,  Gundeberto  fèntendo  la  fama  di  Grimoaldo,  mandò  à  lui  Garibaldo  Duca 
di  Turino,inuitandolo  à  venir  quanto  prima  potefle  per  aiutarlo  contra  (ùo  fratello  Par- 
tarito;&  prometter  di  dargli  per  moglie  vna  lùa  forella.  Ma  l'ambafciadore  ò  per  malua^ 
gita  d'animo,ò  per  onta  dai  fuo  Signor  riceuuta,  cófortò  Grimoaldo  à  pigliar  il  regno  per 
iè,  &  mortrogli  il  modo .  Il  quale  {ènza  perder  tempo,  menando  con  iè  Tralitiondo  C5 
te  à\  Capoa,che  fu  poi  Tuo  genero,  con  bello,  &  poderoiò  elèrcito  di  Beneuentani ,  s'au- 
uiò  verfò  Paula;  Et  di  la  peruenuto.hauendo  morto  Gundeberto,cacciato  del  regno  Par- 
tarlto ,  mandato  in  efilio  à  Beneuento  Rodelinga  fua  moglie  con  vn  fùo  plccol  hgliuolo 
chiamato  Coniberto,  &  prelo  per  moglie  la  forella  del  Re,  non  trouandohomai  alcuno 
contralto,  con  afTai  poca  fatica  diuenne  Re  de  Longobardi  l'anno  C6C . 

Vi  S.omoaìdo  Duca  di  Beneuento  fefìo . 

RESTO*  nondimeno  Duca  di  Beneuento  Romoaldo (ùo figliuolo  naturale:  ilqua- 
ie  eflèndo  anchora  aflai  giouanetto,&  hauendo  il  padre  lontano,  incominciò  mol- 
to prello  a  (èntir  gli  incommodi  della  guerra  fùlcitatagli  contro  dairimperadorc 
Goftante  ;  il  quale  à  capo  di  più  di  cento  anni ,  che  l'Italia  era  ilata  occupata  da  Longo- 
bardi propofè  con  armata  mano,&:  con  la  pre{ènza  della  propria  perfona  di  ritornarla  al- 
l'Imperio .  perche  meflb  infìeme  vna  potente  armata,  viclto  di  Goilantlnopoli ,  &  naui- 
gando  lungo  la  riuiera  delira  dell'Europa  fé  ne  venne  in  Atene .  &  di  là  pafsò  à  Taranto . 
Non  fi  fa  dagli  fcrittori  ninna  mentione  delle  prouifioni,  che  incontro  à  quello  apparec- 
chio hauelTe  latto  Romoaldo  ;  (è  non  che  l'Imp.  Ira  le  molte  terre ,  che  guadagnò ,  prelè 
Nocera  di  Puglia,  &  quella  da  fondamenti  fpianò,&  gittò  a  terra .  Di  Agerentia,hauen- 
doci  pollo  il  campo,&  cercato  con  ogni  lùo  sforzo  di  abbatterla, veggendo  per  lo  forte  Ci 
to ,  che  hauea ,  di  non  poterla  vincere ,  fi  partì  lènza  far  nulla .  onde  tutto  il  lùo  penderò 
volle  ad  elpugnar  Beneuento,  lappiendo  che  vinto  il  capo  leggiermente  fi  farebbe  polcia 
infignorlto  del  reilo .  ma  difendendofi  Romoaldo  gagliardamente,  Iacea  vano  ogni  im- 
peto di  Gollante  attendendo  maflimamente  foccorfo  dal  padre,  à cui  hauea  mandato  Gic 
lualdolùo  balio  priegandoloà  non  l'abbandonare  in  cosi  grande  ncceflità.  ne  venne  al 
Duca  fallita  la  lua  (peranzajlè  non  che  Icoperto  dalla  guardia  de  nimici  Gielualdo:  il  qual 
poruua  Ì3.  nouellaj  come  1IR-:  era  già  preliba  Beneuento,  fu  da  Greci  fatto  prigione: 

f     )  i qua- 


He  rjJ/, 
St  IX-. 

/tt  .\. 

Gunde^tf 


i»   Cerne 


attere. 

Kyf^eretif 

tl4. 


6ì  D   E'     D   V  C   H   I 

i  quali  sbigottiti  della  venuta  à.  '  Re  >  5c  dubitando  non  efièr  colti  in  mezzo ,  accettaron  A 
ia riieguA , alia cjualc  infine  à queii'hcia s'cran  nioilrati  iòidiflimi ,  &c  per  loireiuanza de 
patti  prciero per  oihggio  Gi(a iòrella  dSl  Duca .  Ma confiderando che  poteano  ancho- 
ra  far  mcgiio,(i  sforzarono  di  per(ùadere  à  Giefualdo>che  condotto  da  loro  (òtto  le  mu- 
ra, voiclìc  dire  al  Duca  RomoaIdo,cheii  padre  non  era  per  poter  pi  ùpeK^cpeli'anno  calar 
à  Beneucnro ,  Se  che  per  quello  egli  proutdefie  à  fuoi  cafi .  Ma  Gielualdo ,  anchor  che 
ludngato  da  infinire  prometlè,  quando  fu  (òtto  le  mura  vsc  quelle  parole .  State  di  buo- 
no animo  Signor  mio  Romoaido  ,  &  non  vi  fgomentate  punto  :  peicioche  ilta  notte  il 
sRe  volho  padre  alloggia  col  (uo  eflercito  lungo  il  fiume  Sangro .  Ben  vi  priego ,  che  vi 
(ìeno  r.iccomandcìri  i  miei  figliuoli ,  &  la  mia  moglie  ,  poi  ch'io  non  dubito ,  che  quella 
maladetra  generatione  m'habbia  à  toglier  la  vita.  Di  che  non  rimafè  ingannato,che  ha-  B 
uendogli  flmp.fatto  mozzar  la  relU,comandò  che  quella  con  vna  machina  da  tirar  pie- 
cefudldi.       tre,  folfe  gittata  fin  dentro  la  terra .  da  ccllui  fi  dice  clTer  dilafa  la  faniigliade  Gefualdi . 
Hor  non  veggcndoli  l'imperadoie  gente  da  poter  contrallar  co  Bcneuentanij&  co  l'eflèr 
cito  de  Longobardi  jeuato  il  csmpo  prelè  il  cammino  per  andariene  à  Napoli;  il  che  non 
Mit'U       \'^^^  ^'^^  ^"  modo,  che  Mitcla  Conte  di  Capoa  v(c;togli  incontro  non  i'hauellc  dato  vna 
contedt        gra  rotea  piello  il  fiume  Calore,  in  vn  luogo,cue  inlìno  ad  hoggi  vi  (ì  dice,alla  battaglia. 
ca^oud .        j^  qual  colà  fi  recarono  i  Capitani  Gre  ci  à  tata  onta;  ch'tfTendo  già  lompeiadore  arnuato 
a  Napoli,tLi  da  vno  de  fuoi  Capitani  detto  Saburro  priegato,che  gli  faccHe  dar  venti  mila 
ibidati.che  gli  làrebbe  ballato  l'animo  di  vincer  Giimoaldo.  Il  che  tllerdoglidali'lmp.ac 
conlentito,quando  Sabun  o  fu  m  vn  luogo  arriuato  detto  Formie  ;  volle  il  Re  Grimoal-  C 
do  ireàinu.ilulo;  ma  fu  priegato  dal  figliuolo,  che  quella  cura  lafciallcd  lui:  peicioche 
portaua  ferma  Iperanza  in  Dio  di  (ùperarlo.il  che  farebbe  à  tanto  maggjor  gloria  della  lo 
ro  potenza  tornato .  Perclie  picfò  commiato  dal  Re,s'inuiò  con  rellcrciro  contra  Sabur- 
lO;  ói  venuto  fèco  alle  mani,non  fi  conofceua  da  qual  parte haucflè  a  cader  la  vittoriajin- 
hno  che  Amtlongo  :  il  quale  era  vfò  à  portar  la  lancia  ad  Re ,  battuto  di  fella  vn  Greco, 
non  l'hauefTe  folleuato  nell'aria  quanto  l'altezza  d'vn'huomo  :  h  qual  cofà  fj:)auentò  in 
guifà  1  Greci,  che  come  fé  foffcr  cacciati  da  tante  furie,tutti  u  mifòno  bruttamente  a  fug- 
gire .  Onde  Romoaldo  ritornò  trionfando  à  Beneuento  ;  &  Saburro  in  luogo  della  pro- 
mclfa  vittoria  riporto  a  fuoi  danno,  &  dishonore .  Perche  Collante  volfe  l'ira  contra  ^li 
amici,  hauendo  fpcg'iato  Roma  d;  tutti  quegli  ornamenti,  che  di  tante  paflate  guerre  D 
l'eran  rellari .  Onde  tornato  à  N^noii  car.co  di  prede,  &  profèguendo  à  sfornir  la  Cala- 
uria  d'ogni  comodità,  mentre  il  fund  tenore  tiene  in  SiciIia,con  incredibil  rapacità  aflbr- 
bendo  parimente  le  colè  fagre,  &lcpcfane  fu  per  opera  diMizizto  Armeno  fùo  pre- 
fetto, come  conuenre alla  sfrenata ingordigia,&  rapacità fùa l'anno  66^.\cc\(o in  Sira- 
coiuntf       gozza.  A  cui  fùccecette  nell'imperio  liraclit^Goflantino  filo  figliuolo.     MailReGri- 
no  ir»f.         uìoaldo  hauendo  liberato  il  figliuolo  dalle  forze  de  Greci,rimuneraro  Trafinondo  già  ila 
TraCryon        to  Coutc  di  Capous  (  da  cui  era  flato  ben  feruito  )  con  dargli  vna  fùa  figliuola  fòrelia  di 
Romoaldo  per  moglie  (che  Gifa  data  per  ollaggio  àCoflante  era  ir.orta  in  Sicilia)  Col- 
tre acciò  iattolo  DucadiSpoleti;  &  data  per  moglie  Theoderata  figliuola  di  Lupo  Duca 
doì  Friuli  à  Romoaldo ,  fc  n'era  ritornato  à  Pania .  Quiui  egli  llandofì  ;  Alzecone  Duca  £ 
de  Bulgari  non  fi  sa  per  qual  cagione  vlcitodi  cafà  fua,  entrando  pacificamente  in  Italia , 
venne  con  tutte  le  fue  facoltà,  &  cflèrcito  à  ritrouare  il  Re,  promettendo  di  fèruirlo ,  & 
di  voler  abitar  nel  fuo  regno ,  quando  il  Re  l'affegnaflè  alcun  paefè ,  oue  riparaifi  con  le 
fue  genti .  Il  quale  riccuutolo  volentieri,!!  dirizzò  al  figliuolo  à  Beueuento ,  comandan- 
dogli ,  che  vedclfe  di  concederli  alcun  luogo  opportuno  per  habitarui  col  fuo  popolo . 
Il  Duca  gli  concedè  per  abitatione  Sepia,  Bouiano',  &  Ifèrnia  con  altre  città ,  &  territori 
vicini  ;  che  inlìno  à  quel  tempo  erano  flati  luoghi  tutti  deferti ,  &  inabitati .  I  quali  abi- 
tatori infino  all'età  di  Paolo  Diacono  fé  bene  haueano  apprefò  la  fauella  ItaIiana,non  ha 
ueano  pero  mai  tralafciato  l'vfo  della  propria  lingua.  Ma  Romoaldo  volle,che  Alzecone 
fafciato  il  titolo  di  Duca/i  chiamafle  per  l'auuenire  Cailaldo, forfè  riputando  per  cofà  in- 

con- 


TrttcUi 


do  (  ite  al 


DI    BENEVENTO. 


^J 


A  conuenientc,  che  non  ritenendo  egli  titolo  di  più  che  di  Duca ,  haueflè  ad  hauer  vn'altro 
de/  medefimo  titolo  à  (è  iòggetto .  EfTendo  tra  cjuelì:o  mezzo  venuto  l'anno  6y  5-.  Gri- 
moaldoera  morto;  &  benché  Garibaldo  nato  di  lui,  &  della  figliuola  del  Re  Ariberto  Tua 
moglie,non  haueffe  nel  paterno  reame,  eflendo  anchora  fanc]ullo,più  che  tre  meli  regna 
ro ,  hauendolì  ricouerato  il  regno  il  Re  Partarito;  non  era  per  ciò  Romoaldo  rellato  pri- 
uo  di  forze,  ne  punto  diminuito  d'animo  ;  anzi  fèntendofi  potente  di  denari ,  &  di  huo- 
mini,pensò  di  vendicarfi  de  Greci;  &  melTo  infieme  vn  bello,&  fiorito  eflèrcito  aflaltò,&: 
prelè  Taranto ,  efjiugnò  Brindili ,  &  finalmente  guadagnò  tutta  quella  piouincia .  Onde 
Theoderata  fua.  moglie  nò  ingrata  de  benefici  riceuuti  da  Dio  edificò  fuor  delle  mura  del 
la  Città  di  Beneuento  vna  chielà  à  honore  di  San  Pietro  Apol^olo ,  oue  ordinò  vn  mona 
"  ferodi  donne  di  grandiilìmadcuotione.  £t  Romoaldo  hauendo  regnato  i6^.annipa{- 
sò  di  queih  vita  l'anno  6S  i .  lalciato  tre  figliuoli  Grimoaldo  dal  nome  del  padre ,  Giliil- 
fo  dai  nome  deii'auolo,  &  Arichito. 

Ti  grimoaldo  fecondo ,  'Ducd  di  beneuento  fèttimo . 

DI  Grimoaldo ,  il  qual  come  primogenito  fuccedet  te  al  padre  nel  Ducato  di  Bene- 
uento j  io  non  trouo  colà  alcuna  degna  di  memoria  ;  fé  non  cheprefà  per  moglie 
Vuinilinda  figliuola  del  Re  Partarito,  hauendo  regnato  tre  anni  lì  mori  l'anno 
^9^.  falciata  la  Signoria  à  Gifulfo  fuo  fratello  :  eflendo  l'anno  innanzi  morto  ancho  il 
C  Re  Pertanto  chelafciò  ii  regno  a  Cuniberto  lùo  figliuolo . 

Ti  Cjifuìfo  Vuca  M 'Beneuento  ottauo . 

SCRIVE  Paolo  Diacono  à  tempi  di  quefto  Gifulfo  edere  flati  imbolati  dalla  Chielà 
di  Monte  Calino  da  alcuni  Franzefi  1  corpi  di  San  Benedetro ,  &  di  Santa  Scolallica 
fùa  {òrella;&:  Toflà  d'ammendue  condotte  in  Francia  :  oue  à  honore  deirvno,&  del- 
l'altra furono  edificati  due  nobiliflìmi  monarteri .  Ma  perche  Zaccaria  Papa  aHerma  am- 
mendue  i  corpi  di  quelli  venerabili  Santi  hauer  veduto  co  propi  occhi  in  Monte  Calino 
molti  anni  dopo,  crederemo  più  à  gli  occhi  d'vn  Pontefice,  che  all'opinione  di  Paolo 
Diacono.  Fu  Gifulfo  huomo  afiài  bellicofo,&:  à  fìioi  tcpi  prefeOrfura  città  de  Romani, 
&H)rpino,  &  Orlino.  Etefl^endogiàpromolToalponteficatoGiouanni  di  quel  nome 
fèlto,entrò  con  ogni  fìio  sforzo  in  campagna  facendo  di  molte  prede, &  incendi,  menan- 
done con  fé  infiniti  prigioni  ;  percioche  lenza  hauer  trouato  perfòna,  che  gli  hauefle  po- 
tuto far  refìAenza,  fi  era  accampato  in  vn  luogo  chiamato  Horea .  Ma  il  Pontefice  man- 
datigli incontro  per  placarlo  alcuni  Sacerdoti  condoni  apoAolici ,  non  iòlo  rifcofle  i  pri- 
gioni.ma  fé  ritornare  Gifulfo  col  fuo  ellercito  àcalà.  Verlò  il  fin  dt\  ino  regno  Paldone, 
Tafbne,&Tatone  caualieri  Beneuentani  eflendo  non  meno  ricchi,  &  potenti,  che  denoti 
&  pietofi  fèruidi  Dio  de  propi  denari  fi  pofono  à  fondare  il  monalkro  di  San  Vincenzio 
martire  lungo  oue  nafce  li  Volturno;  luogo  il  quale  crefcédo  poi  in  virtù,  &  in  ofl^ruan- 
za  di  religione  diede  à  futuri  tépi  molti  venerandi  padri,che  furono  vero  efèmpio  di  fàn- 
tità,&  di  dottrina.  Ma  Gifulfo  hauendo  regnato  fecondo  dice  Erchemperto  ventiquat- 
tro anni,morì  l'anno  yo/.hauendo  lalciato  da  Vuiniberga  fùa  moglie  Romoaldo  lùo  fi- 
ghuolo  fucceflòre,  &  herede  nel  ducato  Beneuentano;  hauedo  tra  queflo  mezzo  il  regno 
de  Longobardi  dopo  Cuniberto ,  il  qual  morì  l'anno  70  5-.  veduto  in  breuiflimo  tépo  tre 
Re;  Liathberto  fuo  figliuoIo,il  qual  non  regnò  più  che  otto  meli  cacciato  da  Ragumber- 
to  filo  cugino,  che  ne  regnò  {blamente  tre;&  Ariberto  il  giouane  tìgliuolodi  Ragumber- 
tOjfòtto  li  quale  elloGifùlfo  morì;  &  degli  Imperadori  Greci  eflendo  morto  l'anno  6'86'. 
Golbntino  l'era  fucceduto  il  fuo  figliuolo  Giurtiniano  :  il  qual  cacciato  dell'Imperio  l'an 
no  6 96  Ài  nuouo  era  rtato  rel^ituito  l'anno  706*. 


D 


GiirìhitU 

dt  ReXi. 

Pertanto 

gì*   dttt» 

JXe. 


Cunihtrtt 
JR«  XII, 


Già.  V  /. 

Pa[4. 


SdJia  di 
S.  yincen 
K'o  di  Cd' 
pud. 


LÌw.hher. 
He.vm. 
Sdgam- 
lerto  Rt 
XI  III, 
tytrthtrtt 
Re  X  t^. 

CtuJÌÌK.d 

m  imf» 


7)i 


DE*     D   V  C  H   I 


2?/  RomoMo  II.  'Duca  di^eneuento  nono 


Ciou&nm 
Duca,   di 


i.u:rjr'tdo 


Cregori» 

jnontt'ca- 
(ìno  rijlo- 
rato. 


Filippo 
cardane 
jmp. 
x^rtcrmo 
Jmp. 
Teodofto 
/r»p. 
Leone  im 
feradore 
III. 


Cregori» 
ni.pp. 


RO  M  O  A  L  D  O  fbtto  il  ponteficaro  di  Gregorio  Il.afialtc  il  CAftelIo  di  Cuma,&  gua 
dagnollo;  ma  coiti  fprouedutamenre  di  notte  tempo  i  Tuoi  iòldati  dp.I  Duca  di  Na- 
poli,il  calklio  turicouerato ,  &  tra  prefi ,  &  vcciii  vi  rima^  gran  numero  di  Lon- 
gobardi.Truouo  io  quello  Duca  efièr  da  altri  chiamato  maellro  de  Caualieri,&  il  luo  no 
me  eilere  ibto  Giouanni  ;  il  quale  eflèndo  neirvfcire  à  licouerar  Cuma  llato  benedetto 
da  vn  Sacerdote ,  il  cui  nome  fu  Sergio ,  fé  voto:  (è  tornaua  vittoriofb  di  crearlo  in  ogni 
modo  Vefcouo  di  Napoli ,  morto  che  foflè  Lorenzo ,  che  fi  tiouaua  allhor  Vefcouo ,  & 
così  fece .  Dice  Paolo  Diacono  hauer  il  Papa  per  la  ricoueraiione  di  cjuelto  caikllo  fccon 
do  egli  hauea  promeflb,pagato  ièttanra  libre  d'oro .  Hebbe  il  Duca  Romoaldo  due  mo- 
gli,ia  primafu  Gumberga  natadi  Aurona  figliuola  del  Re  Alprando  iùccefTor  d'Ariberto: 
li  qua!  vide  tre  med  nel  regno,  &  iòrella  del  Re  Liurprando  il  quale  in  quelB  tempi  viue- 
ua  con  cui  generò  Gilùlfo ,  che  gli  fu  fucceflbr  nel  Ducato .  la  feconda  fu  detta  Ragimun 
da,  &  fu  figliuola  di  Gaidoaldo  Duca  di  Brelcia,  con  cui  non  fi  ià  che  egli  hauefle  hauuto 
figliuoli .  Moriflì  finalmente  l'anno  7  ^  5 .  a  capo  d'hauer  tenuto  quella  fignoria  venti- 
fei  anni .  Sotto  quello  Principe  Petronace  cittadino  di  Brefcia  à  conforti  di  Gregorio  fe- 
condo pontefice  fi  diede  a  riparare  il  monallero  Cafinenfè,il  quale  effendo  Aato  fondato 
da  Benedetto  :  il  quale  Ci  mori  l'anno  542,  &  rouinato  da  Longobardi  l'anno  ^6S,  efTen 
do  llato  1^2.  anni  dertrutto,  fu  l'anno  7 20. da  quello  fàntohuomo  riparato,nonfènza  < 
l'aiuto  de  1  tre  caualieri  Beneuentani  :  i  quali  gli  anni  à  dietro  il  monalkro  di  San  Vincen 
zio  haueuan  fondato .  Molti  Imperadori  hauean  tra  quello  mezzo  veduto  i  fùdditi  del- 
l'imperio greco;&  le  prouincie  del  regno  che  llauano  lòtto  quel  dominio  non  erano  fia- 
te lènza  qualche  nouita .  perciochedopoGiullinianoilgiouane  figliuol  d'Eraclio  Go- 
llantino  di  cui  Ci  parlò  di  fòpra  ;  il  qual  GiuUiniano  fu  vccifò  l'anno  7 1  2  ,  era  fucceduto 
Filippo  Bardane  difcacciato  nel  7 1  5-  da  Artemio ,  &  egli  altresì  nel  7 1 6.  difcacciato  da 
Teodofio  :  il  quale  ne  egli  fchiuo  h  fortuna  de  fiioi  piedecefTori  d'eflèr  nel  7 1 7.  sbalzato 
via  da  Leone  terzo.  Hora  a  tempi  di  quello  Leone^ii  fèntirono  alcuni  mouimenti  in  Si- 
cilia :  i  quali  perla  vicinitàhebbero  qualche  comunione  con  le  frontiere  di  Calauria  :  per 
cioche  a  perfiiafioni  di  Sergio  Protoipataro,&  Pretor  di  Sicilia,BafilioTiberio  nobile  Go 
llantinopolitanohauea  cercato  d'occupar  quel  paefè;  &  già  per  alcuni  mefifèn'era  im- 
padronito ;  fin  che  prefègli  l'arme  contro  da  Paolo  Cartolario  fuccelTore  di  Sergio  nella 
pretura  di  Sicilia,  da  lui  rellò  meritamente  vccifò.  Ma  Sergio  impetrato  da  Paolo  per- 
dono, fé  ne  tornò  à  lui  di  Calauria  lènza  riceuer  ofl'efa  veruna .  Nondimeno  Leone  mal- 
uagio,  &:  cattino  Imperadoi-e,&:  heretico  aggrauòdi  nuoui  tributi  Calauria,&:  tutto  quel 
paefè  dtì  regno  à  lui  fuggetto;  &  quel  che  fu  di  maggior  importanza ,  il  macchiò,  &  im- 
brattò tutto  della  fua  fporca,  &  maladetta  herefia  contra  le  fagre  immagini  ;  comandan- 
do che  in  niun  conto  quelle  fi  teneffero  ne  tempi  dedicati  à  Dio,  né  nelle  calè  priuate ,  né 
in  parte  alcuna  fotto  crudeli,  &  atrociflime  pene  :  per  la  qual  fua  peruerfa  opinione  Ci  ahc 
nò  da  lui  Papa  Gregorio  terzo ,  il  quale  era  afcefò  al  ponteficato  l'anno  751.  ricufàndo 
di  pagargli  il  tributo ,  &  non  volendo  tenere  alcuna  amillà  co  minillri  del  patriarcato  di 
Gollantinopoli .  anzi  ammoni  Sergio  Vefcouo  di  Napoli,  il  qual  da  quel  patriarca  hauea 
riconofciuto  la  dignità  vefcouale ,  ad  accollarfi  alla  Chiefà  cattolica  :  il  quale  rauueden- 
dofi  del  fuo  errore,  del  tutto  fègui  poi  i  precetti,&  comandamenti  di  Gregorio  Pontefice» 


B 


D 


2>t  Ciful/o  II.  Vuca  à  'Benmmo  di 


'ecimo 


S  S  E  N  D  O  Gifulfo  affai  fanciullo  rellato  Duca  di  Bcneuento ,  Ci  fòlleuarono  alcuni 
nobili  Beneuentani  cercando  d'vcciderlo .  Ma  il  popolo  Beneuentano  fedele  a  fuoi 
fignori  conferuando  la  vita  all'innocente  garzone  tagliò  a  pezzi  gli  auttori  di  tanta 

fèelc- 


B 


D 


DI    BENEVENTO.  6"^ 

fcelerAtezza  .  Perche  venuto  il  Re  Liuf piando  fùo  zio  à  Beneuento,  &  vedendo  il  nipo- 
te per  la.  poca  età  inabile  à  regger  cotanto  popolo ,  fel  menò  ièco ,  &  ordinò  per  Duca  in 
quella.  Signoria  Gregorio  Cuo  nipote  :  il  quale  tolta  per  moglie  Gifemberga,  li  mori  final- 
mente hauendo  regnato  (ètte  anni .  Così  dice  Paolo  Diacono .  Ma  Erchemperto  tra  il 
Duca  Romoaldo,  &  queito  Gregorio  ripone  vn  altro  Duca  chiamato  A  udelaio;  anzi  mo 
ilra  hauer  regnato  due  anni .  Stimo  io;  quello  Audelaio  per  auuentuia  eflTere  itato  mci- 
fòui  da  Beneuentanijfin  che  venuto  il  Re  Liutprando  haueflc  fatto  l'elettion  di  Gregorio. 
Prefè  dopo  Gregorio  il  ducatodi  Beneuento  Godelcalco  :  il  quale  intendendo  che  il  Re 
Liutprando  fcne  veniua  verlo  Beneueto  per  diicacciarnelo ,  deliberò  di  metterli  in  barca, 
&di  fuggirlene  in  Grecia  airimp.Leonejnódimeno  dopo  che  imbarcata  Anna  lùa  moglie 
&  tutta  la  (uà  (òlianza  >  non  rimanea  d'imbarcar  altro  che  la  lùa  perlòna ,  aflàlito  da  Be- 
neuentani  partegianij  &  affezionati  di  Gilìilfo,  crudelmente  fu  vccifò,eflendo  fiato  Du- 
ca tre  anni,  onde  fu  reflituito  il  ducato  à  Gifùlfo .  Hebbe  queflo  Principe  per  moglie  vna 
fanciulla  nata  di  nobll  (àngue  detta  Cuniberga  datagli  dal  Re  fìio  zio  infìn  quando  era 
nella  fua  corte,con  cui  contefè  di  religione,&:  di  bontà  :  percioche  fiorendo  allhora  gran- 
demente di  fàntità  il  monaflero  Cafinenfè,  il  Duca  gli  donò  tutto  ciò  che  v'era  dintorno 
così  di  pianura  come  di  montagna  con  tutte  le  callella,  ville,  chie{è,ca{è,  molini,&  acque 
che  haueua  in  quel  tempo  in  tutto  quel  circuito .  Et  la  Duchelfa  voile ,  che  vn  tempio 
d'idolijil  quale  era  allhora  fui  MonteCahno  Ci  dedicafle  à  San  Pietro  Apoiiolo,adornan- 
dolo  d'immaginijdi  paramenti,&:  d'altre  colè  neceflarie  al  culto  diuino .  Simigliantemen- 
te  hauendo  il  Duca  acconfèntito  ad  vnadonationed'vn  certo  Sculdai  Beneuentano  chia 
mato  per  fopranome  Saracino  :  (  onde  per  auuentura  la  famiglia  de  Saracini  diicende  )  il 
quale  ad  honore  di  San  Galliano  hauea  nel  territorio  d'Aliti  in  vn  luogo  detto  Gingia  edi 
hcato  vna  Chiefà ,  fi  contentò  poi  ad  inflanza  dell'abate  Petronace  ;  che  lène  ficeiìe  vn 
monaflero  di  monache  lotto  titolo  di  Maria  Verginejdonandole  di  più  del  fùo  la  Chiefà 
di  Santa  Croce  con  tutte  le  fiie  appartenenze;pur  che  in  fin  che  viuellero  ne  foficr  badefl 
fé  Gaufàna ,  Pancitruda ,  Se  Garipergaf  vna  dopo  l'altra:  le  quali  erano  in  peregrinaggio 
peruenute  in  quel  luogo  ;  ma  per  rauuenirel'elettionetoccaffe  all'abate.  Feceanchora 
conceiTione  alla  già  detta  religion  Calìnenfè  del  territorio  diGentiana;  &  incominciò 
dentro  la  città  di  Beneuento  ad  edificare  il  nobii  tempio  di  Santa  Sofìa ,  nel  mezzo  della 
qual  opera  fi  morì  l'anno  7  50,  hauendo  l'anno  innanzi  il  Re  Rachi  fùccefTordiLiutpran 
do  rinunziato  il  regno  d'Italia  ad  Allolfo  fìio  fratello  j  &  egli  relòfi  monaco  in  Monte 
Cafinojdi  coAui  fauoleggiò  i'Ariofto  quando  dilTe . 

^(lolfo  "Re  de  LongohArdiqueìlo 

^  cui  la  feto  il  [ratei  monaco  il  regno . 
Era  ancor  morto  Leone  Imp.  di  Goflantinopoli  l'anno  74 1 .  &  fuccedutogli  nell'impe- 
rio il  fuo  figliuol  Goflantino  empio ,  &  maluagio  Principe ,  &  non  meno  dd  padre  fiero 
nimico  delle  (agre  immagini . 

^'  Liutprando  Vttca  di  'Beneuento  decimoterzo .' 

PRESE  il  ducato  di  Beneuento  dopo  Gifulfo  Liutprando;  di  cui  niuna  colà  truouo 
particolare ,  fé  non  che  regnato  otto  anni ,  &  tre  mefi  morì  l'anno  7  5-8.  eflcndogli 
lìicceduto  il  Duca  Arechi;  nel  qual  tempo  eflfendo  morto  due  anni  auanti  il  Re 
Adolfo,  hauea  lalciato  il  regno  a  Defiderio . 

Vi  grechi  1 1.  "Duca,  di  Beneuento  decimotjuartOy^sr  Principe  primo . 

FV  Arechi  magnanimo  Principe,  &  parendogli  che  al  valor  della  fua  pcrfòna ,  &  alla 
grandezza  del  fuo  Ibto  maggior  titolo  fi  conuenille ,  fu  il  primo  di  tutti  i  Duchi  di 
Beneuento,che  fi  faceffe  intitolar  Piincipe,&  per  auuentura  di  cialcun'altro  fignore 

che 


Grrg^Drt* 
Ducs  di 
Beneueto 
to.  XI. 


Codejcitl' 
CD  r-ttca. 
di  Sensuii 
tu  XII, 


Sixtsm 


S4HU  S»~ 

jia,  di  Be- 
neuento, 
Jidcht  Ke 
Xyiii, 

■Ke  XIX 

Gojlxnti- 
mimf. 


Dejtderìt 
MtXX. 


^6- 


DE'     PRINCIPI 


tannane 


ài  tn  Itn- 
ha. 


Salerno. 


che  infino  à  quell'età  riceucfTe  quello  nome  vniuerfAle  per  titolo  particolare  di  Signoria;  A 
onde  e  che  nei  reame  inhno  ad  hoggi  vada  innanzi  il  titolo  di  Principe  à  quello  di  Duca. 
Volle  anchora  portar  corona  in  telta .  le  quali  dignità  in  che  modo  ierhaueire  ottenute 
non  G  vede  ;  ie  dal  Re  Dehderio  ;  di  cui  egli  era  genero ,  non  gli  foflero  ibte  concedute . 
Grauo  Fu  di  quello  Re  la  guerra, che  faccua  à  Romani,  e  à  Pontefici;  che  in  Roma  dimo- 
rnuano;  in  guilà  che  Adriano,iì  quale  in  quel  tempo  reggeua  la  lède  apollolica,  fu  sforza- 
to ricorrer  per  aiuto  à  Franzelì  al  Re  Carlo,  in  quel  modo ,  che  Stefano  lecondo  fùo  pre- 
deceflbrc,  per  i  trauagli.che  gliporgeuail  Re  Altoltojtucoliretto  volger  l'animo  alla  pò 
tenzadel  Ke  Pipino  padre  di  quello  Carlo  ;  il  quale  per  la  grandezza  delle  cofè  fatte  lù 
poi  cognominato  Magno .  Venuto  dunque  il  Re  Carlo  in  aiuto  di  Adriano  vinlè,&  fe- 
ce prigione  nell'anno  774.  del  mele  di  maggio  il  Re  Dehderio,  anzi  tollè  affatto  il  regno  B 
d'Italia  di  mano  à  Longobardi,!  quali  per  lo  fpatio  di  2  oó'.anni  i'haueano  poflèduto  ;  ma 
non  gli  parendo  hauer  interamente  vinto  ;  le  non  vinceua  il  Principe  Arechi  ;  mallima^ 
mente ,  che  harebbe  vn  dì  egli  della  perlbna  della  moglie  potuto  pretendere  il  regno  d'I- 
talia, gli  molTe guerra  contro .  mail  Principe  non  fi  lentendo  da  poter  refillere  alle  forze 
di  cosi  gran  Re:  il  quale  era  già  venuto  a  porgli  l'aflèdio  intorno  la  città  di  Beneuento, 
fu  coilretto  prender  da  lui  quelle  conditioni ,  che  gii  furon  proferte  ;  riconolcendo  per 
J'auuenire  come  hauea  tatto  de  Re  de  Longobardi  in  luopnncipal  Signore  la  corona  di 
Francia;  &  conuenendofi  di  pagar  ogn'anno  vna  quantità  di  denari  per  cenlo ,  &  per  ri- 
conolcimcnto  di  lùpremo  dominio  ;  per  oflèruanza  de  quali  patti  diede  al  Re  per  ollag- 
gi  Grimoaldo,  &:  Adelchifa  Tuoi  figliuoli ,  oltre  la  Tua  corona,&  gran  quantità  di  moneta  C 
pagatagli;  comeche  per  molte  preghiere  mterpolleui  non  meno  dal  padre,  che  dalla 
madrejparendocofa  pocodiceuole  all'honellàa  vna  fanciulla,chedouelIè  andare  in  po- 
ter d'vn  principe  per  ortaggio,  Adelchilà  fulle  reltituita ,  &  folo  Grimoaldo  condottone 
in  Francia .  Ma  Arechi  hauendo  con  l'ilpenenza  veduto  i  danni,  che  potea  riccuere  non 
meno  da  i  Re  Franzelì;lacui  potenza  per  io  llatoacquiihtos'incominciaua  à  lèntir  vici- 
na; che  dagli  ImperadoriGolìantinopolitani,i  quali  abbracciauano,&  cigneuano  lo  llato 
lùo  dall'altra  parte ,  fi  polè  con  lòmma  diligenza ,  &  con  grandifiima  Ipelà  à  riparare ,  & 
à  fortificar  di  nuouo  Salerno ,  per  hauer  vna  fortezza  (icura  in  lui  mar  Tirreno .  Molte 
notabili  colè  raccontano  gli  Icrittori  Longobardi  di  quello  Arechi:  percioche  quando 
Carlo  mandò  à  lui  ambalciadori  à  Salerno  per  pattuir  le  conuentioni  fraloro ,  &  menar-  £) 
ne  Grimoaldo ,  dicono ,  che  trauellitofi  egli  per  la  fama  del  (ùo  valore  in  abito  d'amba- 
Iciador  regio,  volle  egli  Ikflb  andar  à  veder  il  Principe  Arechi;  &  che  hauendo  veduto  la 
magnificenza,  &:  fplendor  della  fua  corte,  la  quantità  de  caualieri,  da  quali  erafèruito,  le 
grandi  credenze  d'argento ,  le  fialle  piene  d'ottimi  caualli ,  &  la  maellà  con  la  qual  daua 
audienza,  &  il  lènno  con  che  rilpondea  lène  tornò  à  Tuoi  con  grande  marauiglia,  hauen- 
do più  volte  detto;  che  il  Principe  Arechi,  &  la  lua  corte  gli  era  riulcita  molto  più  di  quel 
che  la  fama  ne  Ipargeua  di  fuori .  Egli  prolcguì,  &  conduUc  à  fine  con  grandillìma  Ipelà 
il  ricchilìimo  tempio  di  Santa  Sofia ,  oue  fece  vn  bellifiimo  monallero  di  monache  del- 
l'ordine di  San  Benedetto.  Quiuicorjdulfei  finti  corpi  dei  dodici  fratelli  martiri,  che 
in  vari  luoghi  di  Puglia ,  oue  era  llato  lor  mozzo  il  capo,  eran  ripolli.  Conduflcui  il  cor-  £ 
pò  di  Mercurio  martire ,  &  trent'vno  corpi  di  Santi  ConfelTori  di  molte  parti  d'Italia  :  i 
quali  diuilc  in  giro  per  diuerh  altari  intorno  l'aitar  maggiore  con  magnificenza,  &:  deuo- 
tione  marauigliolà .  Raccontafi  per  colà  certa,  che  lòlcndolène  egli  venir  di  notte  tutto 
(alo  per  far  oratione  nel  tempio,gli  apparuero  vna  volta  quelli  dodici  Santi  :  i  quali  amo 
reuolmente  il  lalutarono .  6c  egli  con  volto  alTai  fiero  domandato  loro  chi  folfero,  che  di 
notte  tempo  ardillèro  entrare  in  luogo  eletto  alle  verginette  di  Dio,  s'vdì  rilpondere. 
Noi  liamo  ò  Principe  quelli,  che  con  tanto  lludio  hai  fatto  cercare  in  diuerlè  parti  di  Pu- 
giia;à  quali  quanto  lìa  itata  grata  cotella  opera,&  à  te  di  profitto  conolcerai  dopo  che  fa- 
rai partito  di  quella  vita.  Nella  Tua  corte  fi  riparò  Paolo  Diacono,  quando  li  fuggì  di 
Santa  Maria  di  Tremiti ,  oue  da  Carlo  Magno  era  llato  confinato  ^  oc  fu  à  lui ,  oc  alla  lùa 

llìO- 


DI    BENEVENTO. 


<?; 


A  moglie  aflai  caro,  come  figliuola  del  Rè  Defiderio  :  nella  corre  dd  quale  egli  fi  era  primie- 
ramenre  alleuato .  Olrre  la  Cliiefà  di  Sanra  Sofia  edificò  due  nobilils.&  ricchi  palagi  Tviio 
a  BeneuentOj&l'alrroà  Salerno  :&eflendo  finalmente  di  era  di  5-5  anni  morìa  2  (J  d'ago- 
ilo  i  anno  della  noilra  làlute  787,  hauendone  regnaro  principe  vécinoue,&  cinque  meli. 
In  tempo  di  quello  Principe  molto  fu  tribulata  quella  parte  del  regno,clie  all'imperio  Go 
ilantinopolitano  era  fuggetta  per  l'herelìa  contra  le  fagre  immagini  cotanto  da  Goliinti- 
no  fauoiita;  Onde  Paolo  Vefcouo  di  Napoli  fu  per  due  anni  tenuto  fuori  della  città  nella 
Chiefa  di  SanGianuario.fin  che  la  nobiltà,la  quale  era  inclinata  alla  Sede  apoilolica.meflb 
da  parte  il  rilj^etto  dell'Imperador  Tuo  Signore,  introdufle  Paolo  con  gran  pompa,&  alle- 
grezza nella  iua  Chiefa .  morì  finalmente  Gollantino ,  che  fu  cognominato  Copronimo 
"  l'anno  jy^  yS>c  iìiccedetregli  nelfimperio  Leone  iuo  figliuolo  :  il  quale  hauendo  regnato 
poco  men  di  cinque  anni  lalciò  l'imperio  ad  vn'altro  Gollantino  fuo  figliuolo .  Ma  la  in- 
ìcrittione  mefla  (òpra  la  iepoltura  del  Principe  Arechi  dichiarò  veramente  quali  folfero  le 
virtù  di  quel  Signore ,  il  cui  lèntimento  nella  noika  hngua  tradotto  è  tale . 

Qiéefìa  terra  M  lacrime  ba^natA 

%)elgran  'Principe  grechi  il  corpo  cuopre , 

In  tutti  t  fatti glonofo  heroe . 

Le  cui  lode  contar  potrebh  appena 

L'alt  orator  d^Arpino^  o'I^ran  J^arone  • 

Tero  ch'ai fangtte  di  cotanti  duci 
C  ^t  "Regi  inuitti  alto  "valore  aggmnfe  , 

Eiocjuenza,  beltà  ,fenno,  Cr  dolcezza . 

Et  guanto  ti  gran  Filofofo  fcoperfe 

in  cjue  be  libri,  in  fuo  intelletto  chiufe, 

'He  i precetti  diuint  à  dietro  pofe 

ZJjO  a  fpender  le  notti  in  lungo  pianto . 

Z^ago  di  caccie  ingiouanezsé  fi*'  • 

'Poi per  lo  f^atio  di  fei  luflri  come 

"Rocchier  tra  l'onde  con  gran  fenno  reffe 

il popoìfuo fempre  fagace^  &  de  Ho  ; 
r\  Tronto  4  morir  per  la  fua  patria ,  fèudo 

ZJero  d'afflitti,  &  di  mendictfchermOy 

Qìn  detti ,  (S"  opre  hor  quefìi,  hor  /juei giouando . 

Tu  di  mura,  &  fauer  la  patria  ornaci, 

OoJe perpetua  lode  à  te  conuienfì , 

Porto  à  tuoi  difalute ,  &  di  ripofo  , 

Gloria,  &  gioia  di  tutti ,  &  allegrezze  • 

t^hi  come  ^arue  incontanente  teco 

^ace  t  gdudio ,  diletto .  &  ogni  cofa 

Sitmpiefi  di  pianto ,  &  di  fo^iri . 
P  T  e  fòl piange  ognifeffo,  &  ogni  et  ade , 

Te  "Beneuento  piagne ,  &  la  pur  dianzi 

^er  te  di  muro  altier  cinto  Salerno  , 

llSalentino ,  il  Calabro,  &  juani altre 

^rouincie  fon  tra'lTeuere  ,&il  Sile. 

^nz}  chi bee nelT arari ,  &  nell'I firù 

I  congiunti,  i  vicini ,  &  i  lontani , 

Et  t infelice  regal  moglie  a  cui 

IDeltuo  morir  trafffe  il  petto  il  duolo , 

Quanto  fu  pria  per  te  lieta ,  &  felice , 

Cjià  vide  d'y>n  figliuol  la  morte  acerba 

Et  l'altro  o/iaggio  irne ,  &  prigione  in  FrancitCj, 


fcOHO      di 
Kafolt. 


Leone  tmp. 
Ccfiantin» 


6S 


DE'      PRINCIPI 


7>4ff«. 


CérU  ìmf% 
tu  Oeoiitt. 


ffìfefor* 
Jmperddo- 
U  de  erta. 


!Pi (Jrmod-dj  III .  Vucd di 'Beneuento  declmof.mtOs<^  fr'wctpefectnds , 

TROVANDOSI  i  Beneuentani  fcnza  Principc^mandnrono  priegando  i!  Rè  Car* 
io  ;  poicia  che  era  morto  Arechi, à  conrentard  di  mandar  loro  Grimoaldo  :  alle  cui 
domande  non  fu  Carlo  duro  ad  acconlcntire;  anzi  chiamato  à  iè  il  giouane,&  con 
humane  parole  Eirtogli  intender  la  morte  del  padre ,  &  di  ciò  con  corted  modi  confola- 
tonclo,  gli  diede  libero  commiato,  donandogli  caualli,  &:armi,  &  velh  pretiofc  ;  ma 
l'allrinlc  lotto  la  tede  del  giuramento,che  arriuaro  in  Italia  nello  fiato  fùo,tol1:amente  do 
uclle  far  gitrar  le  mura  di  Salerno,  &  fniantellar  anco  Agercnza .  In  tutte  le  fcritturc  pu- 
bliche  mettefle  innanzi  il  nome  del  Rè  Carlo ,  &  nelle  monete  faccflc  coniar  il  fùo  nome  ;  B 
&  à  tutti  i  Longobardi  facefle  tonder  la  barba.  E  difficil  colà  à  eiprimere,quanta  allegrez- 
za haueile  recato  a  (ùdditi  il  fuo  ritorno  ;  nondimeno  non  haucndo  oflèruarole  conditio- 
ni  al  Rè  Carlo  promefle  ;  quindi  nacque  occalìone  di  romper  la  pace  co  Franzefi .  Onde 
Pipino  figliuolo  di  Carlo,  il  quale  l'anno  781  hauea  egli  nominato  Rè  d'Italia,  &  così 
riiauea  fatto  confàgrar  in  Roma  da  Papa  Adriano  ,  conrinouamenre  mentre  vifTe ,  renne 
Craungliato  il  Principe  Grimoaldo.  Ne  in  tutto  fu  libero  dalle  guerre  de  Greci,  aggiunto 
all'antiche  gare  la  nuoua  ingiuria  fatta  ali'Imperadore  Gofiantino:  percioche  hauendo 
tolto  per  moglie  vna  lua  nipote ,  il  cui  nome  fu  Vyantia,  fenza  faperkne  la  cagione  la  re- 
pudiò, &  mandonnela  poco  fodisfatta  àcafa .  onde  da  quella  natione  gli  fmon  prefc  l'ar- 
me contro ,  &  tolfongli  Tiano ,  &  Nocera  con  molte  altre  buone  citta,  &  cafleila  del  fuo  C 
dominiojcome  che  Nocera  aliai  prello  la  ncouerafle .  Ma  continue  (òpra  rutto ,  2c  terri- 
bili furon  le  guerre  co  Galli  :  percioche  ellèndo  Pipino  ,  &  Gnmoaldoammendue  gioua- 
ni,  &  vigorolì;  &  ali'vno dif piacendo  il  feruire,  &  all'altro  reflèiefcbernito,  con  pari 
odio  lì  profeguirono  mortalmente  l'vn  l'altro ,  parendo  lopra  tutto  intollerabile  à  Fran- 
zeli  dì  cffere  in  p;ggior  conditione  del  Re  Defiderio  da  lor  vinto;  a  cui  certa  cofa  è  il  Prin 
cipe  Arechi  padre  di  Grimoaldo  hauer  pagato  il  tributo .  nel  mezzo  delle  quali  perturba- 
tioni  egli  morì  Tanno  8o7,hauédo  regnato  diciannoue  anni,  &  fèi  mefi .  In  tempo  di  que 
ilio  Principe  fu  reflituito  l'imperio  all'occidente, ellèndo  per  i  benefìci  fatti  àSanta  Chiefà 
il  Rè  Cailojdi  cui  habbiamo  parlato ,  flato  creato  legittimamente  Imperadore  dal  Papa , 
&popol  Romano  l'anno  801  .  &:  la  Sicilia,  &  la  Calauria  con  l'altre  prouinciefijggetre  D 
all'imperio  Golìantinopolitano  refpirarono  dall'hercda  conrra  le  fàgrc  immagini ,  eifen- 
do  fiata  tolta  via  da  Goffantino  ;  ma  per  la  ribellione  d'Elpidio  pretore  di  Sicilia  hcbbero 
à  patir  qualche  trauaglio,  finche  egli  fu  lìmilmente  vccifò  in  Africa  .  nondimeno  Goflan 
tino  nò  licampò  la  poréza  della  madre  Irene,  da  cui  fu  tolto  via  dell'imperio  l'anno  y^j  • 
(1  come  fu  ancor  ella  dal  medeiimo  imperio  cacciata  pofcia  da  Niceforo  l'anno  802  .  io 
quelli  tépi  Stefano  Vefcouo  di  Napoli  edificò i  monaileri  di  Santo  Fello ,  che  ^dì  noflri 
habbiamo  veduto  abbattuto,  di  San  Pantaleone,  Se  di  San  Gaudiofo ,  &:  in  quello  di  San 
Gaudiolo  aggiunfè  la  cappella  di  Santa  Fortunata ,  oue  fece  riporre  il  fùo  corpo  condot- 
tone dalla  Chiefà  di  Patria,  oue  prima  fu  lèppellita  .  Hauea  coflui  retto  primieramente  il 
coniòlatodi  Napoli  per  lo  fpatio  di  dodici  anni,  ma  mortagli  la  moglie  fu  da  Stefano  II.  £ 
confàgrato  Vefcouo ,  nella  qual  dignità  li  portò  molto  lodeuolmente. 

7)1  (grimoaldo  1 1  II.  Va'^a  di  "Bcntucnto  decimefe/io, 'Cs^  Trincile  terzo. 

GRIMOALDO  figliuolo  di  DeiricOjda  tefòriere  diuenuto  fuccellor  nello  flato  del 
fbo  (ignote,  fu  toitamente  che  c^iìi  prefe  la  (ìgnoria  a(ralito  intorno  Bencuento  da 
Franzeii,  à  quali  dicendo  Maione  Callaldeo,che  (i  douea  pagar  il  tributo  per  libe 
rarfìd'vna  continua  briga,  gli  fu  da  Ranfrone  con  grande  ardir  contradetto,  dicendo, 
che  (è  1  Franzefi  voleuano  ilcenfò ,  (èl  venilfcro  à  pigliar  (ù  la  punta  della  lancia .  onde  il 
Principe  (eguìil  parer  di  Ranffone,  6c  vfcito  à  combattere  vinfc  inia:iici.  MaRanfione 

haucndo 


DI     BENEVENTO.  C^ 

A  hauendo  vccifò  da  corpo  à  corpo  vn  Franzefè  che  l'hàuea  sfidato  à  combatter  (èco,  fiì 
dVn  verrettone  di  nalcollo  tirafo  da!  campo  nimico  vccilb  anchor  egli  ;  onde  non  heb- 
be  ventura  di  poter  goder  il  frutto  del  luo  doppio  valore .  ja  qua!  morte  increbbe  tìera- 
mcnteà  Grimolado:  lì  cjaaìe  haucndo  ritrouato  all'incontro,  che  Maione  vicitcfi  della 
battaglia  s'era  rifuggito  dentro  d'vn  inolino,  comando,the  come  vilillimo  huomo  lopra 
vn  lento  afineilo  condotto ,  fofle  per  tutte  le  piazze  ,  &  luoghi  publici  della  citta  brutta- 
mente con  le  verghe  battuto .    Quello  galbgo  come  che  Maione  in  parte  (èl  mcraaire 
fu  tenuto  crudele  più  per  la  natura  del  Principe  vfàto  a  incrudelire,  che  per  altro ,  hauen- 
do  poco  innanzi  ad  vn  gentilhuomo  Beneuentano  ingiulbmente  calunniato ,  che  l'ha- 
ueilè  congiurato  controjmeffo  in  arbitrio  di  perder  gli  occhi ,  ò  le  mani;tSc  quel  mefchi- 
B  no  che  l'hauea  fedelmente  leruito,  eJettofi  di  perder  prima  la  villa  .  Pollo  fine  alla  guer- 
ra j  capitò  nella  (ìia  corte  Sicone  huomo  di  grande  autorità  nella  città  di  Spoleto  per  pai-       slctut. 
{àrlene  con  tutta  la  (uà  famiglia  in  Gollantinopoli,come  quelli  ch'era  lòpramodo  venuto 
in  (ò/petto  del  Re  Pipinojii  quale  non  lòlo  Grimoaldo  non  laiciò  da  le  partire,ma  dona- 
togli abitationi,&:  poderi,  gli  diede  ancora  non  guari  dopo  la  città  d'Agcienzia  come  luo       ^^ttem- 
go  commodo,  &  opportuno  alle  caccie,  òiz][t  quali  lapea  Sicone  e  figliuoli  oltre  modo  di-       **' 
iettarli .  Quiui  vn  giorno  Sicardo,  &  Siconolto  fuoi  figliuoli  cacciando  ,  &  come  Ipcflo 
auuiene,  eflendo  dietro  ad  vn  Ceruio  fuor  delle  lor  tenute  trafportati,riccuetrero  villania 
da  gli  huomini  di  Gonza  :  la  quale  era  lotto  la  lìgnoria  del  Conte  Radelchi;  il  quale  for- 
co zelo  di  non  offendere  il  Re  Pipino ,  hauea  i  dì  à  dietro  diffuafò  al  Principe  il  riceuer  Si- 
Q  cone  in  Beneuenro .  Voleanfi  i  giouani  vendicar  dell'ingiuria  riceuuta;  ma  il  fàuio  Bico- 
ne moilrò  loro ,  che  baitauache  il  Conte  Radelchi  facellè  loro  rendere  i  cani .  ma  non 
che  i  cani  gli  folfero  reili tutti,  anzi  il  Conte  vsò  parole,  &  modi  molto  fpiaceuoJi  con  chi 
era  ilato  di  ciò  à  ragioììarli .  \x  qual  cofà  difpiacendo  alfin  grandemente ,  &  al  padre ,  &  a 
6gliuoli  mandarono  de  jg,a.  fedeli  à  far  àt^^t  prede  in  quello  di  Gonza,  la  qual  cofa  non 
s'afpettando  Radelchi,  il  qunle  non  illimaua  poter  efler  tanto  ardire  in  vn  forciliere,mon 
tò  fiibito  à  cauallo,  &  venutone  à  Beneuento  fece  le  querimonie  molto  grandi  dinanzi  al 
Principe  de  fatti  di  Sìcone  .  Grimoaldo  dettogli  che  al  tutto  ottimaiPiCnte  (i  prouucde- 
rebbe,  fpedi  àSiconevn  (uotamigliare  con  ordine  che  di  prelènte  lènza  altra  dilatione 
venifiè  in  corte .  della  qual  chiamata  sbigottito  grandemente  Sicone,  à  cui ,  &  la  crudeltà 
D  del  Principe,  &:  la  potenza,  &  gran  parentadi  del  Conte  Radelchi  eran  noti ,  non  fappien 
do  che  tutto  ciò doucuaefièr  la  lùa grandezza,  fìpreparaua  per  andariène  dinuouoin 
Goilantinopoli .  Il  qual  proponimento  à  notitia  degli  Agerentini  perucnuto  :  da  quali , 
&  egli  e  i  figliuoli  non  à  guifà  di  (ìgnore ,  ma  di  caro  padre,  &  fratelli  erano  amati,tuion 
rollo  à  trouarlo ,  priegandolo  ardentemente  à  non  li  partire  :  &.  ad  allicurarlo,  che  le  pur 
s'haueua  à  venir  all'arme;  6c  eflì ,  &  la  lor  città  tutta  farebbe  ridotta  prima  in  cenere ,  che 
egli  folle  da  loro  abbandonato  ;  piche  confortato  Sicone  à  rellarfi ,  mandò  à  fcufàrli  col 
Principe,  che  egli  non  potea  andata  Beneuenro  per  trouarli  mal  difpoilo  del  corpo,  la 
qual  rifpolìa  riceuuta  in  luogo  di  difìibidienza  ,  andò  il  Principe  illeffo  à  porgli  l'af- 
ièdio  intorno  .  ma  trouato  che  Sicone  gagliardamente  li  difendeua ,  lafciatoui  il  cam- 
£  pò ,  iène  tornò  à  Beneuento  ;  nondimeno  per  l'importunità  del  Conte  Radelchi ,  com- 
mifè  à  lui  finalmente  la  cura  dell'efèrcito .  contra  il  quale  vfciti  i  figliuoli  di  Sicone,  &  va- 
lorofàmente  combattendo ,  in  poco  d'hora  il  mifèro  in  fuga .   Di  che  mollrò  il  Principe 
d'attriilarfì,  ma  confìderando  di  tutto  ciò  ellère  flato  prima,  &  vltima  cagione  Radelchi, 
n'hebbe  piacere ,  &  fu  da  alcuno  de  fuoi  famigliari  fèntito  rammaricarfi ,  che  per  l'orgo- 
glio di  lui  non  potefTe  tar  fauore  ad  vn  foreiliere  in  cala  fua .  la  qual  cofà  rapportata  à  Ra 
delchi',  volle  lo  sdegno  che  hauea  con  Sicone  contra  del  Principe  ;  &  fattoli  mezzano  di 
ridur  Siconc  nella  fua  gratia),  del  tutto  propofè  quando  l'occahone  glene  fofic  venuta,  di 
tor  Grimoaldo  del  mondo ,  &  far  Principe  in  fuo  luogo  Sicone  ,  il  qual  fuo  penheroda 
vn'accidente  fu  grandemente  affrettato .    Era  in  Beneuento  vn  gentilhuomo  di  grande 
autorità  chiamato  Dauferio  padre  di  due  giouani  pròti  di  mano,  &  audaci,  l'vno  de  quali 

g         Rofrir, 


70 


DE*     PRINCIPI 


Sttiurdti» 


Rofn't ,  te  l'altro  Potelfrit  hebbe  nome .  hora  auucnne  ;  che  pafTando  vn  dì  alcuni  pa-  X 
renti  dd  Principe  di  {òtto  la  cafà  di  colloro ,  vennero  a  cafo  da  alcuna  déì^  /or  fìneltre , 
le  groppe  de  loro  caualli  bagnate .  la  qual  cofà  recatali  ad  onta ,  &;  à  Grimoaldo  narrata, 
egli  che  era  leminator  dì  Icandali ,  diile  loro  che  iène  vendicaflero .  Perche  venuto  Dau- 
terio  vn  giorno  in  palazzo  per  corteggiar  il  Signore  fur  vn  giannetto  bello,  &  bianco  co- 
me la  neue  ;  i  parenti  di  Grimoaldo  che  rtauano  alla  polla,  feciono  di  nalcolìo ,  oltre  ha- 
uergli  fatto  tagliar  la  coda,  quello  di  Iporchezze  &  di  lordura  fòzzamente  imbrattare . 
La  guai  cofà  da  figliuoli  di  Dauferio  vdita ,  toiìiamente  di  vendicarli  di  tanto  oltraggio 
con  la  morte  dd  Principe  deliberarono .  ma  fatto  condur  per  alJhora  vn  altro  cauallo  al 
padre ,  lì  diedero  con  più  agio  a  penfàr  del  modo .  Et  tiouato  che  il  Conte  Radelchi 
non  era  con  lui  ben  dilpolio ,  &  che  daliVniuerlale  Grimoaldo  era  odiato ,  prelò  in  lor  B 
compagnia  vn  feroce  giouane  chiamato  Agelmondo,  coKèro  il  tempo,che  il  Principe  era 
in  cala  tutto  fc)letto:&  dauanti  à  lui  (òrto  viih  di  volergli  parlare  códottifì,à  guilà  dì  tate 
fiere  gli  fi  lanciarono  addoflb ,  &  lènza  alcuna  difefa  poter  fare  in  brieue  Tvccifèro  l'anno 
della  noli ra  falute  8  2  o,hauédo  regnato  cinque  mefì  meno  di  i  2  anni,nel  qual  anno  fu  an 
co  vccifò  Leone  V.Imperador  di  Golìantinopoli;  ù  quale  hauea  poco  dianzi  cacciato  dal- 
^'7iHìtle  l'h"np«-iio  Michele  RancabejdacuiStauratiofigiiuofdi  Niceforo  era  ancor  egli  dall'imp. 
ji<incahe  flato  cacciato.Nel  regno  d'Italia  a  Pipino  era  f  ùcceduto  Bernardo  fuo  figliuolo,^  cui  vccifò 
jmf.c4.      Panno  8 1  o  per  efièrfì  ribellato  dall'Imp.  Lodouico  fuo  ZiOjfuccedette  il  cugino  Lotario. 

^^^-^'^  '  Vi  sicone  Vuca  di  'Beneuentù  decìmofe turno ,  Cr  frincipe  qudrto . 

G  \» 

R  A  N  D I  contefe  nacquero  (ùbito  tra  i  Beneuetani  per  cagione  del  principatojìncli 
nando  molti  in  fauor  di  Radelchi  Conte  di  Conza,&  altri  tenendo  co  Rofrit;  qua 
do  Radelchi  di  mezzo  il  confìglio  leuatofì .  Ben  veggo  ;  dille;  che  non  (ì  verrebbe 
mai  a  capo  di  quella  elettione  per  le  competenze  che  fono  fra  noi  cittadini,&:  per  le  parti 
che  ciafcuno  fi  tira  dietro.  Facciamo  dunque  vn  Principe:  il  qual  fìa  forel1:iere,di  cui  non 
veggo  per  nobiltà,  ne  per  valore.nè  per  confìglio  huomojche  meriti  quello  luogo  più  di 
Sicone .  A  cui,come  fé  foflTe  llata  voce  celelle,tutti  incontanente  acconfèntirono,gridan 
dojche  così  foflè  fatto .  oc  tollamente  crearon  Principe  Sicone .  Ma  è  cofà  degna  di  ma- 
rauigiia  quanto  poco  tempo  godano  il  più  delle  volte  de  frutti  delle  loro  maluagità  gli 
huomini  federati;  &  come  fpefTo  Iddio  caui  d'vn  male  vn'opera  buona .  Agelmondo  pa-  jj 
rendogli  in  vna  fòlitudine  doue  cacciando  s'era  abbattuto  ,  per  l'imaginatione  del  frelco 
misfatto  efTer  aflàlito,  &  fieraméte  percofTo  daH'vccifò  Duca,fù  prefò  da  tale  llupore,chc 
venutogli  vn  vomito  di  fàngue ,  iui  a  tre  giorni  miferamente  fi  morì .  Dauferio  pentito 
a  hauer  confortato  i  figliuoh  alla  morte  del  fùo  fìgnore ,  fece  il  viaggio  d'oltre  mare ,  & 
andò  à  vilitar  il  sato  Sepolcroronde  per  ammenda  dd  fùo  peccato  recò  fulle  fpalle  vngran 
fàfTo  :  il  quale  tanto  egli  a  terra  riponeua ,  quanto  mangiaua  ò  dormiua .  Il  qual  faffo  fu 
poi  per  lunghi  tempi  fèrbato  nella  Chiefa  di  Santa  Maria  di  Beneuento  per  cofà  degna  di 
marauiglia,  &  a  lui  per  alcune  colè  predette  fu  melfo  nome  di  profeta;^;  da  polleri  il  prò 
feta  Dauferio  chiamato.  Radelchi  fìmilmente  venuto  in  fbfjxtto  di  non  hauerfi  commof 
fò  contro  lo  sdegno  del  Principia  cui  fàpeua  efière  flato  rapportato,egli  hauer  dettO;chc  g 
in  quella  guifà,  che  hauea  fùperato  il  falcone ,  così  quando  il  bifògno  l'haueflè  richiello , 
harebbe  fàputo  leuarfi  dinanzi  ilgolpone,  fi  fece  con  vn  laccio  al  collo  tirar  da  fuoi  fèrui- 
dori  al  celebre  monailero  di  MonteCafino,&  iui  fi  refe  monaco;oue  fàntamente  infino  al 
l'eflremo  di  fùa  vita  viuendo  hebbe  per  grafia  di  Dio  lume  di  reuelatione  nel  tempo,  che 
la  fùa  honorara  moglie  partì  di  quella  vita;  fattali  anchor  ella  primieramente  monaca  nel 
monailero  di  San  Lorenzo  nel  territorio  di  Conza .  Sicone  tra  tanto  vfandocortefia  eoa 
ciafcuno ,  &  maritata  Sichelenda  fua  figliuola  al  figliuolo  d'Azzone,  &  vn'altra  à  Radel- 
iTsondo  de  primi  giouani  della  nobiltà  Bcneuentana  ;  &  così  fatto  dell'altre ,  per  non  la- 
fciar  a  fucceflòri  il  nome  fùo  fènza  gloria,  prefè  la  guerra  co  Napoletani,  lòtto  colore 
che  efli  haueffero  difcacciato  Teodoro  lor  Duca  fùo  amico ,  &  dato  l'honor  del  Confò- 

laco 


IDI   Benevento: 


7' 


A  Iato  à Stefano  nipote  di  figliuola  dell'altro  Stefano,  di  cui  di  fòpra  fi  parlò  ;  il  quale  fla- 
to Consólo  dodici  anni,  fu  poi  fatto  Vclcouo .  La  guerra  fu  aipra  &  crudele,  à  cui  non 
potendo  i  Napoletani  refilkre,  cercarono  diconucnirlì  in  qualche  modo  col  Principe 
Sicone;  ma  hauendo  egli  nel  mezzo  ài  quelli  maneggi  fatto  da  medelìmi  Napoletani  vc- 
cidere  Stefano ,  i  Napoletani  crearono  per  nuouo  lor  Duca  vno  de  i  medefimi  vccidito- 
ri  di  Stefano  detto  Bono  :  il  quale  galligati  i  compagni  iuoi  con  vari  fùpplici ,  fi  obbligò 
di  pagare  vn  certo  cerio  ogn'anno  à  Sicone ,  &  dettegli  il  corpo  di  San  Gianuario  mar- 
tire ;  il  quale  egli  in  Beneucnto  portatofi ,  &  quello  inlicme  co*  corpi  de  i  Santi  Fello ,  &c 
Defiderio  collocato  nel  maggior  tempio  di  quella  città,  llimò  nonelleie  llato  piccolo 
frutto  della  lùa  vittoria .    Andò  poi  à  riueder  Capoa  riedificata  di  nuouo  per  ordine  filo 

B  dal  Conte  Landone  fòpra  il  monte  Tifita  ;  &  ellèndofi  informato  da  f ùoi  medefimi ,  che 
per  mantener  Capoua  in  fede ,  era  neceflario ,  che  egli  teneflè  congiunti  in  parentado  i 
Beneuentani  co  Capoani ,  fece  tra  IVn  popolo  &  l'altro  far  di  molti  matrimoni .  Vsò 
delle  cortefie  così  a  Landone  Conte  di  Capoa,come  à  Landolfo  Velcouo  della  medefima 
città  aio  fratello.  Ma  allàlito  da  grane  infermità,  nominò  Principe  Sicardo  fùo  figliuolo 
primogenito,à  cui  diede  ottimi  cófigli;&  non  potendo  più  reggere  alla  potenza  del  male 
u  mori  l'anno  8^2,  hauendo  regnato  dodici  anni,&:  tre  mefi .  Il  rimanente  del  regno  era 
in  quello  tépo  llato  gouernato  da  Michele  Balbo,  &  da  Teofilo  fiio  figliuoIo,Imperadori 
di  Goilantinopoli ,  à  cui  l'ano  dinanzi  era  quafi  tutta  la  Sicilia  da  Saracini  Hata  occupata. 
:ia:rci  !..  ;:x.qq£or 

Q  Vi  Sicardo  Vucd  di  'Beneuemo  decìmoottauo^  O*  'Principe  quinto , 

NO  N  lòlo  non  vbbidì  il  Principe  Sicardo  à  ricordi  paterni,  anzi  delle  lue  prime  vir- 
tù Ipogliandofi,  all'auaritia,  e  alla  libidine  fi  diede  in  predasi  fattamente ,  che  ne 
in  mezzo  i  trauagli  delle  guerre  de  lùoi  lalciui  &  carnali  defideri  fi  rimaneua,  del- 
le quali  guerre  la  prima  fu  quella  che  egli  hebbe  co'  Napoletani ,  ricufàndo  eglino  di  pa- 
gar il  tributo  ;  che  al  padre  haueuan  promeflb.  Ma  aflèdiati  per  lo  Ipatio  di  tre  mefi  con- 
tinui dal  Principe  :  il  quale  rouinato  ogni  colà  di  fuori ,  hauea  minacciato  di  voler  met- 
tere à  ferro  &  à  fuoco  quella  città ,  ottenner  finalmente  perdono  da  lui  obbligandofi  di 
nuouo  a  pagar  il  douuto  tributo .  Scriue  Erchemperto  la  cagione  d'aftiettar  l'accordo  in 

D  gran  parte  eflèr  proceduta  da  quello  ;  che  efiendo  mandato  Rofnt  dal  Principe  à  trattar 
co  Napoletani  del  cenlo ,  gli  venne  veduto  in  mezzo  alla  piazza  vn  gran  monte  di  terra  : 
(ili  quale  fi  vedean  nate  molte  Spighe  di  grano  :  perche  domandò  egli  ad  vn  cittadino,on- 
de  ciò  procedefle,  il  quale  gli  rilpolè  ;  che  hauendo  i  Napoletani  quell'anno  hauutogian 
copia  di  grano,  &  per  quello  non  (àpendo  oue  riporlo ,  conuenner  per  molti  dì  lalciarne 
vna  parte  llar  fulla  piazza;  la  quale  non  potutafi  del  tutto  leuarvia,  &  per  quello  dal- 
l'acque ammarcita,  hauer  quell'erba  prodotta .  onde  Rofrit  auuifàndo  l'afl'edio  douer 
eflèr  lungo  confortò  il  Principe  all'accordo .  Celiate  le  moleilie  della  guerra,  &  tornato 
Sicardo  à  gli  vlàti  diletti,per  poter  co  più  agio  goder  la  bellezza d' vna  giouane  da  lui  ama 
ta,mandò  Naningone  marito  di  lei  per  ambalciadore  al  Re  de'  Saracini  in  Africajma  non 

E  potendo  per  ciò  l'animo  della  gentildonna  alle  lue  voglie  piegare ,  vsò  la  forza  ;  di  che  la 
donna  non  fu  mai  lieta,  fin  che  tornato  il  marito,&  làputo  da  lei  la  cagione  del  fuo  dolo- 
re, attelè  il  tcpo  della  vendetta .  Moflè  quella  Iceleratezza  gli  afi^ettionati  fiioi  à  confor- 
tarlo à  tor  moglie  ;  ma  mentre  fi  conlùlta  co  qual  Principe  di  ChriAiani  debba  imparen- 
tarfi,  moflb  da  conforti  di  Rofrit  intimo  lègretario  d'ogni  (ùo  pcnfieio  ;  vna  cognata  di 
cflo  Rofrit  di  marauigliofa  bellezza  ii  toKè  per  donna.  Il  qual  parentado  accrebbe  l'odio 
che  al  Principe  fi  portaua ,  ellèndo  aggiunto  alla  lua  maluagità  la  compagnia  di  Rofrit . 
Il  quale  mandato  da  lui  con  potellà  di  rilcuotere  i  diritti  dei  Filco  in  Puglia  e  in  Calauria, 
fu  {òpra  modo  graue  &  intollerabile  àciatcuno:  percioche  l'vfficioch'c  da  (è  odiolò, 
rendeua  co  fuoi  modi  atroci,  &; con  l'orgoglio  del  parentado odiolifiimo .  Malòpra 
tutto  egli  fu  molello  all'Abbate  Alfano  fuo  antico  auuerlàrio  ,  gloriandofi  d'hauerc 

g     2         otte- 


Sttfsni 

Ducè.  .  et 

Confilo  dt 


Sono  Du 
ta  di  K4- 
foU. 


ZdftJont 
conte   di 

CàfUA, 


Michele 
sMo  im 
ftr.cofi. 

Teoflf 
imf.coft. 


7^ 


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fomma  . 


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Ottenuto  licenza  dal  Principe  di  poterfi  vendicar  de  fùoi  nimici  fènzatema  digaftigo.  A 
Onde  l'Abbate  accolto  di  molti  iuoi  amici ,  non  gli  parendo  ilar  (ìcuro  in  Beneuento  (è 
n'andò  a  Napoli ,  &c  quindi  attendeua  a  correr  il  paelè ,  taccendo  di  molte  prede,  &  dan- 
ni àTudditicliSicardo.  per  la  qual  cofa  molti  lì  pofèr  di  mezzo  per  accordar  l'Abbate 
col  Principe.  Alqaal  accordo  moitrando  di  venir Sicardo  aliai  volentieri,  &c  Alfa^ 
no  dilìderando  ritornar  alla  patria  fi  conchiulè  ;  che  con  làluocondotto  del  Principe  egli 
ikllòhauede  libertà  d'andar  à  trattare  del  lao  ritorno,  Ec  dato  dal  Principe  il  giura» 
itìenco  in  prelènza  del  Velcouo,  de  preti ,  &  de  Monaci  di  Salerno  ;  che  liberamente  Al- 
fano potelfe  entrare  &  vlcir  di  Salerno  per  leconuentioni,  che  tra  loro  s'haueano  à  fa- 
re ,  l'Abbate  (ì  polè  in  cammino ,  &c  entrato  nella  città  andò  in  palazzo  à  trouare  il  Prin- 
cipe.' Ma  Roffic  à  Sicardo  riuolto  dille.  Adempita  haremo  leggiermente  Signor  la  B 
noilia  promelfa;  le  lalciato  liberamente  Alfano  vlcir  di  Salerno,  quello  poi  prelò  al- 
cuno Ipatio  quindi  lontano,  faremo  com'egli  merita,  giulUmente  morire  ;  perche  elcm- 
piolìa  àgli  altri  maluagi,  che  centra  il  lor  Signore  non  (i  ribellino,  &  la  voltra  poten- 
za più  ne  venga  da  lìioi  pari,&  da  cialcun'altro  riguardata  5c  temuta .  Et  al  cattiuo  con- 
liglio  tu  pretta  la  rea  elècutione,  che  fatto  dar  di  mano  all'Abbate,  &  vncapeitto  al  col- 
lo gittatogli ,  come  ladrone  oc  alTalTino  ad  vna  gran  torca  vilmente  il  feciono  appiccare . 
Fece  oltre  à  ciò  Sicardo  prigione  Dioldede  Abbate  di  MonteCafino  huomo  venerabile , 
&di/àntillimavita;  &  di  Cui  è  anchot  certa  credenza,  che  dopo  la  lùa  morte  hauef. 
fé  Iddio  per  le  lue  buone  opere  fatto  apparir  manifelli  miracoli.  Ma  i  Saracini  va^ 
ghi  d'ampliare  la  lorlìgnoria  in  terra  ferma,  poiché  già  hauean  fermo  il  piede  in  Sici-  C 
ha ,  melfe  inlìeme  di  molte  naui ,  aflàlirono  Terra  d'Otranto ,  oue  prelòno  Brindili 
città  pervniecuro  &  ottimo  porto  aflai  opportuna  per  l'imprelà  d'oltre  mare .  Sicar- 
do s'auuiò  con  le  lue  genti  verlò  quelle  parti  ;  le  quali  genti  cadute  in  certe  folle  cieche 
fatte  da  Saracini.  tur  quali  tutte  tagliate  à  pezzi  ;  ond'egli  lène  ritornò  molto  doloro- 
fòà Beneuento.  &  perciò  lì  preparaua  per  allaltarli;  ma  i  Saracini  hauendo  intefoi 
grandi  apparecchi  del  Principe,  &  non  lì  conofcendo  potenti  àrefiilere  polèro fuoco 
alla  città  ;  &c  tulle  lor  naui  montati ,  à  Sicilia  ne  ritornarono .  Potata  quella  guerra  in 
tempo  che  gli  Amallìtani  haueano  in  fra  di  loro  molte  dilcordie ,  Sicardo  facendo  buon 
vifoà  tutti,  gli  inultauaà  venir  à  Salerno,  &  quando  conobbe  quel  popolo  eller  gran- 
demente diminuito ,  diliberò  di  mandami  il  campo .  Ma  lènza  venir  ad  atto  alcuno  di  J) 
guerra,  la  città  tu  prelà,  &ilorhabitatori  menati  à  Salerno,  &  à  Beneuento,  oue  fu 
anco  condotto  il  corpo  della  gloriola  vergine  Trofonima .  Del  quale  acquili©  volen- 
do Sicardo  allicurarlì  per  lèmpre ,  attefe  à  far  di  molti  parentadi  tra  i  Salernitani ,  &  gli 
Amalfitani ,  accioche  fatto  inlìeme  vn  làngue  6c  vn  popolo  li  togliellè  à  coftoro  ogni 
pélìero  d'hauer  pi  u  à  ritornare  all'àtica  lor  patria.  Veggendo  poi  hauer  i  Saracini  fermo 
li  piede  in  Sicilia ,  &  per  ciò  dubitando ,  che  non  s'inlìgnorilfono  vn  dì  di  tutte  l'itole  di 
quel  mare,  mandò  per  tutti  quei  luoghi  ad  inuelligare  de  corpi  tanti,  che  iui  li  ritro- 
uauano  ,  &  quelli  ficeua  à  Beneuento  condurre.  Tra  quali  notabile  &  illullre ope- 
ra fu  l'haucrui  tatto  venir  di  Lipari  il  corpo  diSanBartolommeo  Apollolo;  per  sì  fat- 
ti modi  gli  antichi  Signori  per  maluagi  che  fullèro ,  haueano  à  cuore  le  cole  della  Reli-  e 
gione.  Ma  per  tutto  ciò  non  punto  era  fatto  migliore  Sicardo  ;  anzi  tuttauia  in  peg- 
gio cretcendo  generò  à  molti  deiìderio  d'hauer  nuouo  Signore  :  i  quali  conofcen- 
do in  Sichinolto  tuo  fratello  più  nobile  &generola  natura,  incominciarono à tentar- 
lo à  douer  egli  vn  poco  volgere  i  penfieri  allo  Iplendore  del  principato .  E'  cofà  in- 
certa; te  egli  vi  haucile  prellato  il  tuo  confèntimento  ;  tè  non  che  paletata  da  alcu- 
ni quella  pratica  à  Sicardo ,  incontanente  diede  ordine  ;  che  il  fratel  fullè  pretò  ;  &  fat- 
tolo far  Diacono ,  per  rimuouer  da  gli  occhi  &c  dalla  mente  di  ciatcuno  la  tua  memoria , 
il  inandò  prigione  m  Taranto .  Il  principe  libero  d'ogni  moleilia  li  diede  à  diletti  della 
caccia,oue  hauendo  menata  la  moglie  &  infinita  nobiltà  à  guila  d'vn  campo ,  accadde  vn 
giorno ,  che  la  prenzella  dentro  il  tuo  padiglione  bagnandoli  venne  da  vn  gentiihuomo , 

che 


ET     DI     SALERNO.  75 

A  che  quindi  s'andaua  "diportando ,  veduta  ignuda .  La  qual  cofà  prefè  ella  a  cotatìto  sde- 
gno ,  die  impetratane  prima  licenza  dal  aiarito ,  commilè  ad  alcuni  iùoi ,  che  tolhmen- 
te  à  le  di  Beneuenro  ia  moglie  del  caualier  conduceilero ,  alla  quale  fatto  i  panni  mtìno  a 
mezza  gamba  accorciare ,  in  quel  modo  volle  che  f  uile  per  tutto  intorno  gli  allogiamen- 
ti  menata.  Il  marito  e  i  parenti  della  gentildonna  rellati  di  così  fatta  infcunia  per  vn  gran 
pezzo  sbigottiti ,  polcia  che  in  ie  ritornarono ,  delibciaion  di  vendicarli ,  o  di  morire . 
£t  volgendoli  attorno  per  manifeliare  àcialcuno  il  torto ,  che  riceuuto  haueano  j  s'im- 
batterono a  Naningone,  a  cui  l'ira  della  riceuuta  ingiuria  non  punto  era  raffreddata  nel 
petto ,  iè  ben  accoitamente  il  tutto  hauea  inhno  a  quella  bora  con  marauigliolà  pacien- 
za  lapufo  tener  coperto .  Il  quale  veduta  l'occalìone  ad  elli  riuolto  dille .  O  voi  delibe- 
B  fiate  che  hor  bora  andiamo  ad  vccider  quel  crudele  &c  libidinolò  tiranno ,  pcrcioche  icf 
faro  con  elfo  voi ,  &  menerò  le  mani  quanto  cialcun'alt ro ,  ò  a  quelli  palli  mene  vo  da 
lui  à  palclargli  il  tradimento,  che  centra  intendete  di  fargli.    Nqd  hebber  gli  oliclì  di 
maggor  conforti  melliere  :  perche  entrati  nel  padiglion  del  Signore ,  che  tornato  di  cac- 
cia fola  lì  ritrouaua ,  quiui  faccende  ciafcuno  à  gara  di  fedirlo,  crudelmente  l'vccilèro . 
Dicelì  ;  che  veggendo  egli  entrar  primo  di  tutti  Naningone  con  fèiiìbiante  hero  &.  cruc- 
ciofò ,  gli  chicle  perdono  per  Dio  ;  ma  che  quelli  pieno  di  mal  talento,  &  già  hauendo  al- 
zato il  braccio  per  ferirlo  gli  rifpolè  .   Non  mai  egli  a  me  perdoni,  fé  così  llolto  mi  fono , 
che  io  debba  à  te  perdonare .    Harebbono  per  auuentura  il  medelìino  fatto  d'Aldelchilà, 
che  così  hauea  nome  la  Principelfa  ;  le  non  l'hauelLe  giouato  l'ellere  fUta  figliuola  di  Dau 
Q  ferio ,  quelli  che  per  impedimento  della  lingua  fu  cognominato  il  mutolo.  Fu  vcciiò  Si- 
cardo  l'anno  8  5^ ,  hauendo  regnato  due  meli  meno  di  fette  anni  ;  huomo  della  natura 
di  coloro,  che  col  principato  diuengon  piggiori . 

2?j  RdJelchi  Vuca  di  ^eneuento  decimonono,  &  Trincipefejìo . 

MORTO  Sicardo  prefè  il  principato  di  Beneuenro  Radelchi  fuo  tefòriere  ;  ma  tra 
la  morte  dell'vno ,  &  creatione  dell'altro ,  ellèndo  tutte  le  cole  in  rrauagho  :  Se 
trouandolì  1  Salernitani  per  la  llagion  dell'autunno  fuori  alle  lor  ville  &  poderi  ; 
gli  Amalfitani  colto  il  tempo  opportuno,  laccheggiaron  Salerno,  &  ellendofì  inouo  hta 

D  d'arnelì ,  &  d'argento  ripieni ,  d  rihabitar  la  lor  patria  lene  tornarono .  Al  che  non  pò* 
tendo  così  toflo  il  nuouo  principe  prouuedere ,  attendeua  per  acquetarle  colè  di  dciirro, 
à  purgar  la  citta  de  i  lofpetti ,  hauendo  fra  molti  altri  mandato  a  Nocera  à  confini  Dau- 
ferio  già  detto  il  mutolo  con  tutti  i  fuoi  figliuoli  &  famiglia .  Ma  non  potendo  Daufe- 
liopacientementerefilio  tollerare,  incominciò  conGuaiferio  &  con  Maione  (iioi fi- 
gliuoli a  tener  occulte  pratiche  co' Salernitani  di  torre  la  Signoria  di  mano  à  Radelchi, 
&  quella  dar  àSichinolto  fratello  deli'vccifo  Sicardo ,  il  quale  fu  fuo  genero;  molli  an- 
dò loro  ellèr  cofà  vituperofà  l'hauere  àfbr  fèmpre  foggetti  àBeneuentani .  Ma  che 
quando  prendeflòno  partito  di  liberar  Sichinolfo  di  carcere ,  efiere  agcuol  colà  ;  che  per 
l'alfettione  la  qual  fàpeano  i  popoli  portar  non  meno  a  lui  che  alla  memoria  del  padre , 

£  di  cor  il  principato  di  mano  à  Radelchi ,  bc  per  confeguente  in  guiderdone  di  tan- 
to benefizio  far  per  l'auuenire  la  Sedia  del  principato  Salerno .  Furono  afcolrati  vo- 
lentieri quelli  configli  da  i  Salernitani  ;  ma  veggendo  eglino  cotanta  impif  f.:  mala- 
geuolmente  poter  fornire  fènza  l'aiuto  degli  Amalfitani;  fecero  loro  inrendere,  che 
d'ogni  preterita  ingiuria  il  fcorderebbono  ;  &  lòggiugnendo  che  douendo  il  principe 
còntra  elfi  vn  dì  pigliar  l'arme ,  era  pur  miglior  colà  il  preuenire ,  &  hauer  compagni  ta- 
li quali  elfi  Salernitani  larebbono, leggiermente  li  tirarono  alla  lor  opinione .  Co'  quali  di 
comune  conlìglio  melTo  à  punto  vn  legno  ottimamente  armato,  quello  lòtto  viltà  di 
comprar  vafi  di  terra  con  marauigliolà  tcgretezza  mandarono  à  Taranto .  Quiui  arri- 
uato  li  legno,  &  coloro  sbarcati,  acuì  la  cura  di  sì  grande  afiàrc  era  couimella;  fece- 
ro in  modo  ;  che  moif  rando  eller  fòpragiunti  dalla  notte ,  &  non  haucr  doue  albergare  : 

g     ;  à:A 


74  DE'PRINCIPIDIBEN. 

dal  prigioniere,fòrto  la  cui  guardia  il  mifèro  Sichinolfo  dimoraua,furono  riceuuti.  il  qua  A 
le  co  denari  iu(ingaro,  &:  inebriato  del  vino  in  guifa  addorrnétarono,che  hebbero  agio  di 
romper  la  pngione,&:  di  liberar  Sichinolfo,col  quale  lietamente  in  barca  montati  ne  ven 
nero  à  Salerno  :  oue  alzato  da  Fautori ,  &c  da  partegiani  il  nome  di  Sichinolfo ,  &  cacciati 
&  vccifi  gli  vfficiah  di  Rade/chi,  Jui  Principe,  &  Signore  chiamarono  l'anno  840  .  Era- 
no tra  quello  mezzo  fuccedute  alcune  nouitàin  Beneuento  :  percioche  Adelchiii  figliuo- 
lo di  RoFnr,  hauendo  tentato  di  farli  Principe  ,•  era  ibto  per  ordine  di  Radelchi  sbalzato 
L^Mf»       dalie  fenelke  del  paìagio;&  Landolfo  Conte  di  Capoa  venuto  in  (blpetto  d'hauer  fauo- 
cctedi  Cd       i-ifo  Adelchiiì ,  di  cui  era  cognato ,  non  lènza  fuo  pericolo  quah  fuggendo  len'era  ritor- 
^"'''  nato  à  Capoua .  Peruenute  quelle  colè  a  nonna  di  Sichinolfo ,  oc  parendogli  al  fuo  in- 

tendimento.opportunc  ;  incontanente  fece  intendere  a  Landolfo  ;  che  egli  era  per  fauo-  B 
nrlo  coi  (àngue  proprio  ;  &  che  quella  era  bella  occaiìone  di  far  le  vendette  del  cognato 
accollandoli  a  lui .  'Ei-ano  rimilmenre  in  fauor  delle  pam  paliati  Orlò ,  6c  Radelmondo 
cognati  di  Sichinolfo  quelli  lìgnor  di  Gonza ,  6;  quelli  d'Agerenza .  l^erche  veggendoli 
R  idelchi  così  pencololà  congiura  alle  [palle  ;  &  dubitando  le  niente  più  ritaidaua  >  che 
tuttauia  non  andalle  prendendo  maggior  forze ,  con  incredibile  ardore  li  diede  d  far  gen 
ti,&:  meflo  inHeme  vn  borito  e{ercito,con  quello  andò  loora  Salerno;  centra  il  quale  non 
dubitò  punto  d'vlcirSichinoll:o;hauendo  tutti  quelli  popoli  mlkmc  adunati  Salernitani, 
Capouani,  Amalhtani,  Agerentini,  &  Conzani ,  &c  leco  venuto  alle  mani  rellò  vincitore 
hauendo  pollo  in  fuga  1  Beneuentani,  &  molti  di  loro  tagliati  à  pezzi ,  guadagnati  gli  al- 
loggiamenti ,  &  tolte  loro  di  molte  bandiere .  Onde  co  luoi  ripieni  di  prede ,  &  di  gloria  Q 
à  guiia  di  trionfante  entrò  in  Salerno .  &  parendogli  hauer  tante  forze,  che  non  folo  ba- 
ilallcro  à  difenderli,  ma  anco  a  poter  allalir  il  nimico  in  cala  lùa ,  con  bello  elèrcito  andò 
lopra  Beneuento .  Ma  non  potendo  1  Beneuentani  lòtferire  ;  che  alla  infelicità  della  pri- 
ma rotta  s'aggiugnelfe  nuoua  ignominia  ;  diuenuti  fieri  dall'ira  del  vederli  difpregiare , 
vlcirono  addolìò  à  Sichinolfo  ,  &  facendo  il  lupremo  loro  sforzo  ,  collrinlero  1  nimici  a 
piegare,^:  a  volger  le  lpalle,hauendo  pollo  al  hi  delle  Ipade  non  pochi  dicoloro.che  non 
turon  prelti  à  fàluard  .  In  quello  modo  lì  diede  pnncipio  alla  guerra  domellica ,  la  quale 
non  celiando  pur  vn  momento  da  ninna  delle  parti,  ogni  cola  hauea  ripieno  di  {ànguej&: 
saracm.        d'inccndio .  1  Saracini  di  Sicilia  quelli  mouimenn  lenrendo,lènza  perder  li  bella  occafio 

ne,  incontanente  pongon  piede  in  Caiauria,  elpugnano  Taranto,  padano  in  Puglia,  &  le  q 
città  di  quella  prouincia  aleno,  &  à  fuoco  ir.ettono;  non  à  età  ne  alèllo  perdonano;&:  le 
cole  fagre ,  &;  le  profane  in  vn  tenore  parimente  ne  menano .  gente  fiera ,  &  crudele  :  la 
quale  hauendo  per  fin  della  guerra  più  la  crudeltà  che  la  gloria ,  lòlo  prendon  diletto  del 
langue,  &:  delle  rouinc  delle  città,  &.  delle  prouincie;  inelperti  decommodideli'abitatio- 
ni,  &  però  nimici  alle  mura,  &  a  lalli  non  che  àgli  huomini .  Mai  nollri  principi  molto 
più  di  loro  crudeli  :  i  quali  mentre  à  propri  commodi  riguardano  ,  ninna  cura  (i  prendo- 
no de  paclijSc  de  popoli  à  loro  luggetti  vcggendo  alcun'vtile  poter  trarre  da  quelli  alTaiti 
degli  Arabi,  mandarono  loro  ambafciadori  proponendoli  ricchi ,  &  ampi  partiti  pur  che 
in  loro  aiuto  veninèro.  Primiero  à  incominciar  fu  Radelchi  :  i!  quale  per  mezzo  di  Pan- 
done  gouernator  di  Bari  luo  partegiano ,  &  aiietionato  ^  chiamo  i  Saracini ,  con  giuilifl  p 
limo  lijpplicio  di  così  Icclerato  minillro  :  percicche  fatto  egli  venire  CalfoneRe  di  Sara- 
cini à  Bari  con  gran  moltitudine  de  lùoi;  hauendogli  alloggiati  fuor  della  città  tra  il  mu- 
ro e  il  lito  del  mare;egIino  fecondo  l'antico  collume  dell'africana  perfidia,entrati  nel  prò 
fondo  della  notte  per  luoghi  legreti  nella  città,  ammazzatine  moln,&  mella  la  città  à  (ac 
co,  Pandone;dal  quale  erano  flati  inuirati,buttarono  in  mare.  Fu  quello  accidente  in ò- 
gni  modo  grane  à  Radelchi;  ma  non  vedendo  il  tempo  atto  à  farne  rifènnmento ,  giudi-* 
co  il  meglio  di  ncopnr  illuo  sdegno  ;  &  con  farlegli  bcniuoli ,  poco  curando  le  calamità 
de  vicini,&  de  fudditi  valcrlène  à  lùoi  bilògni .  Per  la  qua!  cofà  nratiii  à  fè,&  fatto  infie- 
me  con  le  lue  genti  vn  grolliflimo  efèicito ,  incomincio  à  roumar  tutte  le  terre  :  le  quali 
erano  à  dmotione  di  Sichinolfo ,  con  tanto  acerba ,  &  odiola  memoria  della  ribellionedo 

Capo- 


CDiier.  dt 


ET    DI     SALERNO. 


T) 


A  Capouani  ;  che  quella  nobii  città  già  di  lungo  tempo  auuezza  à  patir  fimili  ingiurie  dalla 
fortuna,  fpianò  tutta,  &  ridufìè  in  cenere  l'anno  84 1  .  Ne  Sichinolfo  fprezzo  in  quello 
rauui/ò  del  Ilio  nimico  :  percioche  chiamato  anchor  egli  i  Saracini  in  Tuo  aiuto;  1  quah  te 
neucino  il  regno  di  Granata;  ò  come  altri  vogliono  ,-  quelli  che  haueano  occupato  la  città 
di  Taranto,  capo  de  quali  era  Apolallare,  hauea  in  molte  battaglie  in  modo  iridcboliro  le 
forze  à\  Iladelchi;  che  oltre  la  città  Beneuentana,  appena  di  tutte  l'altre  del  luo  dominio 
l'hauea  lafciato  Siponto  .  Ma  ellendo  i  Saracini  per  leggiere  cagioni  sdegnati  con  Sichi- 
nolfo ,  panarono  à  ièruir  il  Principe  Radelchi;  tacendo  i  gara  tra  queito  mezzo  ammen- 
due  i  principi  à  sfornir  d  oro ,  &  d'argento  tutte  le  chiefe  de  i  loro  domini  per  mantene- 
re !a  guerra .  Ma  non  contento  Sichinolfo  d'hauer  la  prima  volta  tolto  al  ricco  monalk 

B  ro  di  MonteCalìno  tra  croci,  &  calici,  &  patene ,  &:  altri  vaifellamenti  figri  cento  trenta 
libre  d'oro  purifiìmo;  alla  ieconda  gli  leuò  quel  che  valeua  più  di  qu.ittrocento  libre  d'ar- 
gento,&  quattordici  mila  ioidi  ficiliani  d  oro  legnato  .  Falsò  ancho  alla  terza,  Se  toliè- 
gli  di  corone,  &  di  vali  cinquecento  libre  d'argento,  &  quattordici  mila  foldi  mazzati . 
In  tre  altre  volte  più  di  lètte  mila  Iòidi  predulati.  Con  tutto  ciò  non  potendo  egli  venir 
à  compimento  di  quella  guerra,  come  defideiaua,  per  i  loccorlì,  che  lèmpre  giugneuano 
frefchi,  &  opportuni  à  Radelchi ,  fu  collietto  ricorrer  per  aiuto  à  Guido  Duca  di  Spoleti 
fuo  cognato  .   \\  qual  ellendo  venuto  fu  cagione ,  che  dopo  molte  Icaramuccie ,  &  con- 
traiì:i,con  pari portione  lì  diuidellè  tra  lor  due  il  principato  di  Beneuento .  Ma  io  ho  au- 
tori ;  i  quali  altermano  quella  di uifione  non  elTere  llata  fatta  da  Guido ,  ma  da  Lodouico 
Q  Re  d'Italia  :  il  quale  chiamato  da  Landone  Conte  di  Capoua  figliuolo  del  Conte  LandoI-      dl'caLa 
fo,  &  da  Ademario,  per  dar  qualche  forma  all'afflitto  llat o  de  Longobardi ,  hauendo  ta- 
gliato à  pezzi  i  Saracinijfece  la  diuilìone  del  principato  tra  Sichinolfo,  &  Pvadelchi,reilan      suhindfa 
do  quelli  Principe  di  Beneuento  con  la  metà  dello  llato,&  à  Sichinolfo  toccando  il  rima       ^'^"J' 


trno^ 


ya^i. 


nente  con  titolo  di  Principe  di  Salerno .  Anzi  raccontano  prima  che  quelle  cole  folTero 
lùccedute;  che  venuti  nuoui  Saracini  d'Africa  à  tempi  di  Sergio  fecondo ,  ^  smontati  ad  ^^g^o  H' 
Ollia;  dopo  hauer  rubati  1  tempi  di  San  Pietro ,  &  di  San  Pagolo  in  Roma ,  entrati  per  la 
via  Appia,hauellèr  prelo  il  cammino  verfo  Fondi ,  abbruciata  quella  città,(k  vccih  ò  far- 
ti prigioni  la  miglior  parte  degli  abitatori .  Quindi  venuti  à  Gaeta  hauerui  pollo  l'aflè- 
dio  ;  &  fconfìttoui ,  &  meflo  in  fuga  vn'elèrcito  di  Franzeiì  venuto  di  Spoleti  in  aiuto  de 

D  Gaetani.  il  quale  profèguendo  eglino  infin  prelFo  almonallerodi  Monte  Cafinodiquà 
dei  fiume  detto  Camello,  quiui  abbruciarono  la  Chielà  di  Santo  Andrea  Apollolo;^:  tra 
(correndo  inlìno  alla  cella  d'Apollinare  martire ,  oue  (1  dice  Albiano  ,  eflèndo  à  villa  del 
monailero ,  hebbero  in  animo  quel  dì  medelimo  di  làccheggiare  il  tempio  di  San  Bene- 
detto .  Il  che  molfe  à  tanto  fpauento  i  padri  di  quel  luogo  ;  che  co'  piedi  Icalzi ,  &:  con  le 
teile  coperte  di  cenere  fi  pofero  à  priegar  Iddio ,  che  li  Icampafiè  da  tanta  rouina .  Cola 
mirabile  à  vdire .  Hauendo  i  Saracini  differito  il  lacco  per  le  giorno  fèguente,  percioche 
,  era  già  i'hora  tarda ,  elfendo  vna  tranquillità  d'aere ,  &  di  cielo  marauigliolà ,  &  il  fiun.e 
tanto  lottile ,  che  ciafcuno  l'harebbe  alfai  leggiermente  potuto  guadare  ;  la  notte ,  &  la 
pioggia,  &  l'inondatione  fu  fi  grande  oltre  i  lampi,  &  i  tuoni  fpauenteuolillimi ,  che  cre- 

£  (cendo  il  fiume  oltre  rordinario,&  hauendo  d'ogni  parte  allagate  le  riue,in  vn  momento 
fi  viddcro  priuati  d'ogni  fperanza  di  poterlo  paflàre .  Onde  fremendo,  &  mordendoli  le 
ditajrnelfo  fuoco  alle  celle  di  Giorgio,  &  di  Stefano  martiri,tornarono  al  campo  à  Gaeta. 
La  qual  non  potendo  pigliare,  elfendo  hormai  contenti  delle  prede  che  hauean  hrto,lèn- 
za  tentar  altra  fortuna ,  lui  à  non  molti  giorni  fatto  vela  Ìzì\q  tornarono  in  Africa.  Scri- 
ue Leone  Velcouo  Ollienle;  che  elfendo  colloro  già  vicini  à  liti  dell'Africa ,  Icorlèro  vn.i 
barchetta,  oue  eran  due  vecchi  l'vno  in  habito  di  cherico  con  chioma,  &  lèmbianza  vene 
labile ,  l'altro  vellito  da  monaco  :  i  quali  dopo  hauer  cerco,  &  hauuto  da  loro  informano 
ne  onde  venilfero,&  ellì  all'incontro  dimandati  chi  l-olfcro,rilpo(èr  loro.  Noi  damo  Pie- 
tro, &  Benedetto  :  à  quali  voi  vi  vantate  hauer  fatto  così  gran  danni,  ma  rollo  conolce- 
;ece  empi,&:  maluag;  huomini  quel  che  (ìa  l'oficnder  Iddio .  Et  nata  grandillima  tcmpe- 

g     4         ff^» 


l6  D  E'     P  R  I  N  C  I  P  I     D  I     B  E  N. 

ita ,  edendo  giMn  pnrre  eie'  /or  legni  affogati  &  altri  rotti ,  pochiflìmi  di  tanto  naufragio  A 
fcampari  efferne  tornati  iàlui  alle  caie  loro  .  Sopragiugne ,  come  ellendo  tra  quello  mez- 
zo Radelchi  lungv^  tempo  iìato  aflèdiatonBcneuento,  condufle  à  (è  Maflare  Capitano 
di  Saracini  :  il  ciuale  con  ogni  fpetiedi  temcrirà  affliggeua  non  incrìo  i  vicini,ciie  gli  ile(- 
liBeneuentani:  percioche  e^li  haucarouinato  il  monallero  di  Santa  Maria  in  Gingia, 
preioilcaikllodiSan  Viro,  coilretto  à  renderli  la citrà  diT'Ieiia,  guaito  tutto  il  Con- 
rado d'Aquino ,  &  fatto  d'altri  raoltifsimi  danni,  &:  accioche  parelTe  manifeilamente  ha- 
u-r  quel  pae(e  non  meno  nimici  gli  Iiuomini;  che  il  cielo  ,  l'anno  847  per  grandi  tre- 
muori  fuccelìi  quafi  rurre  l'abitationi  d'Ifèrnia  caddero  a  terra  con  morte  di  molti  citta- 
dini 5c  del  proprio  Velcouo  fènza  gli  altri  luoghi ,  che  reibioq.o  in  gran  parte  abbattuti. 
Per  queiì;e  coiè  chiamato  Lodouico ,  &:  venuto  intorno  a  Beneuento ,  da  Beneuentani  B 
ellèrliikriconfegnati  àmaniàlua  tutti  1  Saracini;  1  quali  in  vna  vilia  della  Pentecoi^e 
egli  fc  rutti  morire, mozzo  etiandio  la  tella  à Malfare  lor  Capitano.  Poi conuocati  tut- 
ti 1  Longobardi  haucr  partito  tra  Radelchi  &:  Sichinolfo  i!  principato  .  Ma  comunque 
ciò  (ì  preceda  ;  chiara  cofa  è  ;  in  queilo  tempo  elfcre  i^ata  fatta  la  diuifione  del  principato 
Beneuenrano  tra  qucili  Signori  ;  &  intìn  di  quei^o  tempo  incominciar  il  titolo  del  prin- 
iZi'u  c'p-'^fo  ^^  Salerno.  Pollo  giù  l'armi  da  queili  Principi,  Sichinolfo  prefo  ibipctto  di  Guai- 
a<,ediSi-  terio,  elle  non  volcile  tentar  nouita  centra  di  lui,  gli  comandò ,  che  fgombrafie  di  Sa-  ■ 
ierno .  Et  non  molto  dapoi ,  iènza  poter  lungo  tempo  godere  il  frutto  di  tante  fue  fati- 
che, aflalito  dagraue  infermità  paisò  di  queila  vita ,  hauendo  di  Irta  iùa  moglie  laièiato 
vn  lìgliuol  fènza  piùdal  nome  dell'auolo  chiamatoSicone.  Il  quale  eifendo  anchora  fan-  C 
cullo  raccomandò  à  Pietro  ìlio  compare  ,  priegandolo  à  volergli  i-nantener  lo  ilato  eoa 
quella  fede  ;  che  egli  di  lui  hauea  preiò  .  Regnò  Sichinolfo  poco  più  di  dieci  anni  con  fa- 
ma d'huomovalorofòS:  di  liberale;  a  cui  non  andò  molto  lontano  Radelchi;  il  quale 
hauendo  regnato  vn  mefe  meno  di  dodici  anni ,  morì  dintorno  l'anno  8^0,  ialciato  fuc- 
•  Michele  ccflòr  de!  Tuo  ilato  Radelgario  Tuo  figliuolo  .  l'imperio  de  Greci ,  ò:.  de  luoghi  del  regno 
mtf°S.  ^^^^°  quello ,  che  i  Saracini  s'haueano  occupato  era  peruenuto  in  man  di  Michele  Porfi- 
di  con.         rogeniro  figliuol  di  Teofilo  :  di  cui  di  (òpra  ii  ^ccc  mentione  ;  il  qual  morì  l'anno  842. 


Urno. 
Sicone  // 

SaIcìììo  . 


YIO  ili. 


Xi  Radekdr'io  Vuca  di  'Bmeuento  \mtcfmo,  <^  Tr'mcipefetùmo . 

SARACINI;  i  quali  infin  della  prima  volta ,  che  vennero  con  Calfone  à  Bari ,  ha- 
ueano  tenuto  fempre  quella  città ,  &  iui  fatto  come  vna  munitione ,  &:  capo  d'ogni 
loro  sforzo ,  incominciarono  pian  piano  dopo  la  partita  di  Lodouico  à  ilenderh  per 
la  Puglia ,  Se  à  predare  &  facchcggiare  il  paeie  ;  le  quali  co(è  riulcendo  loro  felicemente 
Velièro  I  animo  parte  ad  allargarli  verio  il  mar  Tirreno ,  occupando  &  ardendo  mifera- 
mente  la  Calauria,  Se  parte  adiicorrere  per  tutto  il  principato  d'i  Beneuento.  Onde  la  fe- 
conda volta  i  Longobardi  impotenti  da  fé  à  refitlere  à  tanti  nuli ,  mandarono  l'Abbate  . 
Ballacio ,  &  Iacopo  Abbate  di  S.  Vincenzio  à  richiamar  Lodouico  in  Italia;  il  quale  non 
tcìrao  egii  à  venii-e;  &i  poirofi  iòpra  Bari  harebbe  per  auuentura  con  nò  molta  fatica  con- 
dotto 1  Saracini  à  pefiìmo  ilato  ;  iè  attraueriàto  dall'arti  de  Capouani  non  glifuflero  ila- 
te  tolte  i'occalìoni  di  mano .  Per  la  qual  co(à  elTendolì  oltre  modo  sdegnato  per  vederi! 
gittar  il  tem.po  in  daino  ;  bandito  che  hebbe  di  Salerno  Sicone  figliuolo  di  Sichinolfo,  & 
*^^^^^'"'^°  Principe  di  quella  città  Ademario ,  di  nuouo  iène  ritornò  in  Francia .  Vera- 
j'nnc.  di  mente  egli  e  cofa  diitcìie  in  tanta  penuria  di  icrittori ,  &  in  colè  cesi  antiche  trouar  la 
i./m;..  verità ,  maflimamente  leggendofi  altroue  Pietro  prima ,  ma  inlieme  con  Ademario  fuo 
figliuolo  elferd  tatto  Principe  di  Salerno .  Et  Sicone  farro  bello  ac  valoroiò  giouinetto, 
ac  (ommamente  amato  da  Landone  Conte  di  Capoa ,  6i  dal  Veicouo  Landolfo  iùo  fra- 
tello f  ifere  ilare  auuelenato  da  Ademario  dopo  l'eflèr  tornato  di  corte  del  Re  Lodouico , 
oue  era  Ilare  mandato  da  Pietro  (òrto  nome  d'apparar  gii  vfi  della  corte,&  per  corteggiar 
quel  Pnicipe ,  ma  veramente  per  poter  egli  ccii  maggior  agio  atten-Jere  à  iniigncmli  di 

quei;: 


D 


.M  :  E  T    D  !    SALERNO. 


71 


A  quello  ilato .  Ma  chiara  cola  è  ;  à  Pietro  eflèndo  egli  di  poco  fbprauiflò ,  Ademario  fùo 
figliuolo,  ò  meflbui  dal  Re  Lodouico ,  ò  pur  fattofi  da  iè  lleflb ,  eller  fùcceduto  nei  prin- 
cipato di  Salerno .  &  Radeigario  Principe  di  Beneuento  moito  l'anno  853  hauer  lalciai 
toIixcceflòreRadelchifùo fratello.  •     .  -. 

^  'toqu,  j;ii/;rfn£fflj£aifì0;-).il  i;nnTJi6^r/-  :■'.  ■ 

*D\  JUdelchi  7)1*04  di  'Beneùento  ^entepmoprimo  ,&  Tr'mcìpe  ottano .  ; 

ICAPOVANI  de  quali  eran  capi  il  Conte  Landolfo ,  &  il  Vekouo  della  città  chia- 
mato Pandolfo,  accorti^,  che  Capoa  detta  anchora  Sicopoli  lor  patria,  dopo  che  era 
Aata  edificata  nel  monte  Tifata  più  volte  per  maluagirà  de  vicini  hauea  patito  di  mol 
B  ti  incendi]  ;  hauutoiòpra  di  ciò  lungo  conllglio  /quella  di  nuouo  lungo  il  ponte  Caiùìi- 
no,  ou'hora  è  polla  incominciarono  ad  edificare  Tanno  della  nollra  ialute  8  <^6  ;  benché 
aflaliti  dal  Principe  Ademario ,  a  cui  ciò  non  piaceua,  haueflero  in  quella  nuoua  rictiihca- 
tione  patito  di  molte  molellie,  hauendogli  il  Principe  occupato  vna  torre  detta  di  Santo 
Angelo,  &  fattogli  d'altri  danni .  Nondimeno  veggendo  egli  non  poter  far  molto  pro- 
fitto, iène  tornò  à  Salerno ,  oue  eiercitando  la  fua  Signoria  con  molta  apprezza  hebbe 
nella  (ìia  auaritia  &  rapacità  per  compagna  Gimeltruda  fiia  moglie  :  la  quale  con  inulìta- 
to  efèmpio  ài  ladroneccio  non  così  tolto  alcuno  moriua  ;  che  nelle  (ìie  facultà  mouendo 
piato  ,&  pretendendo  ragione ,  volea  ,che  quelle andaflèro  al  Fiko  ;onde  incominciaro- 
no fieramente  àdiuenireodiofi  à  Salernitani ,  mafiìraamente  perche  effendo  morto  Ber- 

Q  nardo  Vefcouo  di  Salerno  haueano  in  quei  luogo  fatto  eleggere  Pietro  lor  figliuolo . 
Fu  Bernardo  della  Tiana  nato  di  non.humilconditione;  il  quale  hauendo  retro  quella 
Chiefà  {àntamente  molti  anni,  &  fattoui  di  molti  benefici  così  in  fabbriche,come  in  pit- 
ture ,  &  in  farui  condurre  di  molti  corpi  (ànri ,  hauea  di  fé  lafciato  veneranda ,  &  amabil 
memoria .  Il  che  acciefceua  maggiormente  Io  sdegno  nella  elettione  del  nuouo  prelato  ; 
veggendo  tutto  ciò  farfì  non  per  zelo  di  religione  :  ma  perche  hauendo  il  padre  l'imperio 
delle  colè  profane  in  mano  j  &  al  figliuolo  toccando  la  cura  delle  fàgre  ogni  cofa  alla  loro 
tirannide  vbbidifle .  perche  i  Salernitani  sdegnati,&  da  fègreti  conforti  del  Vefcouo  Lan-. 
dolfo  commodì ,  hauendo  prima  penfàto  fra  loro  del  fucceflbre ,  corfèro  così  il  popolo, 
come  la  nobiltà  in  palazzo ,  &  fatto  prigione  Ademario  fu  dalla  parte  de  giouani  creato 

£)  Principe  Dauferio  figliuol  di  Maione ,  &:  nipote  del  primo  Dauferio  .  Ma  parendo  colà 
ài  cattiuo  efcmpio ,  che  fuffe  creato  vn  Principe  fenza  il  general  confcntimento  di  curri , 
il  primo  che  fàltò  in  mezzo  à  farne  rumore  fu  Guaiterio  tuo  Zio .  Fu  dato  à  Guaiferlo , 
comedi  fbpra  fi  difle ,  bando  di  Salerno  dal  Principe  Sichinolto  per  foiptto  prelo  di  lui, 
che  non  procuraffe  di  torgli  la  Signoria .  Ma  trouandoli  finalmente  in  Napoli ,  oue  do- 
po la  morte  della  prima  moglie,  che  per  falfà  imputatione  hauea  vccifo ,  hauea  prefo  per 
moglie  Audelaia  figliuola  di  Landone  Conte  di  Capoa ,  hebbe  per  opera  del  Ibocero 
gratia  dal  Principe  Ademario  di  tornar  à  Salerno .  Però  trouandod  nella  città ,  &  di- 
fì)iacendogli  forfè  ò  per  confèruation  delle  leggi ,  òper  fìio  interefle;  che  l'clertione  in 
quel  modo  fuflè  proceduta;  hauendo  di  ciò  lungamente  ragionato  in  configlio,  &da 

£  quello  vfcito ,  trouandofì  dietro  vn  gran  fèguito  di  gente  s'auuiò  verfò  lì  palazzo ,  oue 
trouato  Dauferio  fèder  à  guifà  di  Principe ,  il  cominciò  à  perfuader  prima ,  che  di  libera 
volontà  rinonziaflè  à  quello,  che  legittimamente  non  gli  era  llato  dato  ;  ma  tiouandolo 
àciò  fbrdo,iI  traile  per  forza  giù  dalla  fèdia  ;  &  fattolo  indeme  co  fratelli  porre  in  prigio- 
ne ,  lafciò  ai  configlio  libera  la  potelH  del  deliberare .  da  cui  fenza  contcfa  egli  lltflo  fu 
detto  Principe .  La  prima  cura  del  nuouo  principato  fu  d'haueie  in  fuo  podere  Pietro 
figliuolo  del  Principe  Ademario  :  il  quale  come  che  fattofi  forte  in  Sant'Angelo  luogo 
pollo  fui  monte  detto  dell'oro ,  harebbe  potuto  alcun  giorno  trattener  il  nimico;  nondi- 
meno andato  di  fùo  proprio  volere  à  fòttometterglifi,  non  apparilce  quel  che  ài  lui  Guai- 
feno  haueffe  dilpollo .  Certa  colà  è  di  là  ad  alcun  tempo  hauer  liberato  Dauferio  e  fra- 
telli con  hauer  loro  tutti  i  lor  beni  relbtuiti ,  pur  che  di  Salerno  partiflbno  :  i  quali  a  Na- 
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poli  n  adirono  ad  abitare.Ma  mentre  i  Salernitani  estendono  nella  lor  pàtria  del  princi-  A 
paco,  1  Saracini  non  hauendochi  li  raffreni,  non  laiciano luogo  intatto  in  Calauna,  nèin 
terra  d'Otranto.  Onde  Ber tario.  Abbate  di  MonteCaiino,il  quale  era  lùccedufo  a  Baflà- 
cio,  ad  imitatione  di  Papa  Lione  quarto ,  il  quale  hauea  poco  dianzi  cinto  il  borgo  di 
Roma  di  mura ,  &  la  città  Leonina  chiamatala ,  fi  polè  a  cinger  tutto  di  mura ,  &  di  torri 
fortillìme  Monte  Calino;  &  doue era  la  chieiàdel  Saluadore  alle radicidel monte,  inco- 
minciò à  murar  vna  nuoua  terra  del  nome  di  San  Benedetto  chiamata  Eulogimenopoli  ; 
In  quello  tempo  Scodane  Re  di  Saracini  vlcito  di  Bari  a  modo  d'vna  tcmpcila  era  venu- 
to iopra  di  Capoua,  mettendo  à  fuoco  e  à  lingue  gli  huomini,  lebtllie,  i  poderi>&  le  ci^r 
tà  intere  lènza  trouarfi  riparo  alcuno  al  furor  Tuo .  &c  pafiato  à  Napoli  le  po(è  l'affedio,  8c 
così  continoaua  a  predare,&  ardere  tutta  terra  di  Lauoro .  Maiclpoto.<2ailaldo  di  Tilefia,  jB 
&  Vuandelperro  di  Boianojchiamati  in  loro  aiuto  Lamberto  Ducadi:Spoleti,&:  Gerardo 
Conte  di  Marfi  gli  vicirono  incontro,  ritornando  egli  dalle  correrie  di.Capoa .  Ma  ben-^ 
che  fi  mollraflè  per  buono  (patio  la  pugna  dubbia;  tìnalmcnte  abbattuti,6<:  morti  valoroH» 
famente  combattendo  nel  teruore  della  battaglia  Gerardo,  Maielpoto,  &  Vuaiidelpeiro>  •  • 
i  Saracini  rimaiòno  vincitori  hauendo  ammazzato,&  mefib  in  tuga  tutto  refèrciro*  Ini 
fupetbito  di  quella  vitttoria  Scodane  (penfè ,  &  rouinò  affatto  tutte  le  terre ,  &  cittàcir-* 
conllanti ,  fuor  d'alcune  più  principali .  Rubò ,  &  abbattè  il  monallero  di  San  Vincen-» 
zio  beendo  ne  calici  dedicati  à  fàcritìci  diuini,  &  facendoli  dar  rinceniò  ne  fàgri  turibuli^ 
hauendo  per  orgoglio,  &:  lènza  alcuno  Tuo  vtile  fé  non  in  quanto  ne  priuaua  i  nimici  fac- 
to gittar  nel  vicino  fiume  tutte  le  vettouaglie  di  quel  luogo .  Di  nuouo  tornò  poi  iniìno  C 
die  porte  di  Capoua,  facendo  preda  d'huomini,&  di  bciliami;  &c  di  là  andò  ad  accampar 
li  Iopra  Tiano  ;  onde  il  già  detto  Abbate  Bertario  il  toUè ,  dubitando  della  rouina  degli 
huomini  &  della  città  con  haueigli  mandato  per  mezzo  di  Reginaldo  fuo  Diacono  tre 
mila  feudi  d'oro.  Ma  egli  girò  l'arme  à  Venafri  :  il  qual  prefè  in  brieue  tempo ,  Se  dato  il 
guaito  al  contado  ritornò  à  Bari .  Vedendoli  in  quello  modo  mal  condotti  i  Longobar- 
di, macato  in  loro  quel  vigore,&  quella  riputatione,con  che  fi  fecer  fignorid'Italia,paruc 
ottimo  configlio  far  prima  à  quelli  due  principi  Radelchi  di  Beneuento ,  &c  Guaiferio  di 
Salerno  buona  lega,  amillà ,  Se  confederatione  fra  loro ,  &:  pofcia  mandar  di  nuouo  à  ri- 
chiamar Lodouico  ;  fu-pplicandolo  con  ardentillime  preghiere  à  non  voler  patire  ;  che  da 
cosi  belliale ,  &  fiera  gente  tollero  confumate  le  fòllanze,  &  le  perfòne  di  coloro  :  de  qua  p 
li ,  egli  hauea  titolo  d'efler  fignore .  Fu  ancho  con  grande  inllanza  inuitato  à  quella  im- 
prela  da  Badilo  Macedoneal  quale  vccifò  Michele  Portirogenito  era  (ìicceduto  all'impe- 
rio di  Collantinopoli  pur  quello  anno  86" 7,  il  quale  veggendo  terra  d'Otranto,  &  Cala-? 
uria  con  tutte  le  manne,  che  erano  di  fua  giuriditione  da  Saracini  occupate ,  &  da  neffu- 
no  de  capitani,  &  miniilri  dell'imperio  poterli  trouar  fòrte  alcuna  di  riparo  à  cotata  roui 
na,ricorfè  ancor  egli  à  medefimi  aiuti  ;  à  quali  s'erano  volti  prima  i  Longobardi.  Ma  non 
riufci  per  quella  volta  colà  alcuna  felice  à  Lodouico,  anchor  che  aiutato  dalle  forze  di  Lo 
tario  lùo  fratello .  percioche  rotto  la  prima  volta  à  Nocera,benche  quella  poi  ricouerallè, 
&  i  nemici  vinceffe ,  conuenne  nondimeno  accampatoli  pofcia  à  Bari ,  di  partirfène  lèn- 
za far  frutto  alcuno ,  &  tornarne  à  Beneuento;  mentre  i  Saracini  diuentati  f uperbi,  &  au-  p 
dacijfenza  che  alcuno  gli  impediffe,liberamente  la  famofà  Chiefà  del  monte  di  Santo  An 
gelo  làccheggiauono.  Hauendo  per  quello  in  ogni  modo  Lodouico  propollo  di  domar- 
li ,  efièndoh  di  nuouo  accampato  à  Bari ,  finalmente  fèn'infìgnorì ,  hauendo  fecondo  gli 
fcrittori  Greci  affermano, mandatone  prigione  à  Capua  Seodane;  benché  vi  fia  de  Latini 
chi  dica  lui  efière  flato  vccifò  .  Volfèfi  poi  per  ricouerar  Taranto  •  ma  /coperto ,  come 
due  Conti  gli  hauean  congiurato  contra,  fu  collretto  andargli  dietro .  ma  fàluatifi  à  Be- 
neuento,  egli  ricoueiò  per  via  Ifernia ,  &  harebbe  il  medefimo  fatto  di  Santa  Agata  ;  fé 
l'Abbate  Bertario  non  haueffe,  òcallacitra,  &  àifèmbrando  Caflaldo  di  quella  fuo  pa- 
rente, impetrato  perdono .  Rellando  dunque  di  vendicarli  del  Principe  Radelchi,il  qua 
le  e  quafi  da  tutti  gli  altri  fcrittori  Adclgifò  chiamato ,  andò  con  riero  animo  à  Beneuen- 
to; 


ET    DI    SALERNO. 


19 


A  to;'ma  eflèndoglifi  humiimcte  Raclelchi  gittato  a  piedi,  riacquiAò  &  per  fè,5cper  i  Conti 
dal  benignillimo  Principe  agcuolmente  la  perduta  gratia .  Nondimeno  fcntendo  egli  che 
per  opera  del  medefinio  Rsdclchi  le  coie  del  regno,  &  maflìmamente  quelle  di  terra  di  Ja 
uoro  fi  incominciauano  di  nuouo  à  turbare, venne  da  capo  a  Beneuento  con  animo  di  ga 
iligar  li  Principe;  ma  eglicon  le  fòiite  arti  (caricando  la  colpa  Ibpra  de  popoli  mitigò  l'ira 
^\  Lodouico.  Il  quale  hauendo  con  leggieri  battaglie  quali  tutta  terra  di  iauoro  accheta- 
ta, folo  gli  rimanea  di  efpugnar  Capoua,  oue  s'accampo  con  l'eièrcitOjlìirJgnendo  in  mo- 
do la  città;  che  i  Capouani  dilperati  della  falute  inheme  coi  Velcouo,  &:  col  corpo  di  San 
Germano  alle  fpalle  gli  v(cirono  incontro,domandandogì)  le  non  per  loro  rifpetto,alme- 
no  per  riuerenza  di  quel  gloriolò  Santo  perdono ,  \\  qual  benignamente  ottennero .  ellèn 
B  do  in  quello  modo  ogtìi  cofa  ad  vbidienza  ridotta,  egli  lène  tornò  a  Beneuento.  ouc  a  co 
forti  di  Radelchi  hauendo  licentiato  i'elcicito ,  poiché  trouandofi  in  caia  Tua ,  &  edendo 
le  forze  de  Saracini  abbattute,  dicea  non  fargli  più  mellier  di  fòldati;  diuenne  facilmente 
preda  del  fuo  vafàllo  ;  il  quale  il  condufie  in  termine,che  fu  collretto  (t  non  volle  morire 
promettergli  con  fòlenne  giuramento  di  non  tornar  mai  più  ne'conlìni  di  Beneuento . 
Ma  (ciolto  rimp.  in  Roma  dal  Papa  da  quella  promeila  come  violentemente  fatta ,  & 
giudicato  Radelchi  nimico  dell'imperio ,  li  preparaua  di  tornar  con  nuoue  forze  a  danni 
del  Principe  :  il  qual  priuo  di  iperanza  di  poter  più  dopo  tanti  inganni  placar  il  lùo  giulìif 
fimo  sdegno,  lène  fuggi  in  Corfica  l'anno  (  come  dice  Reginone  )  87  5 . 

^  Vi  G^dert  Vhu  iì  'Bcmuemo  \)entefimofeconào,  &  'Principe  nono . 

PRESE  poi  il  principato  di  Beneuento  Gauderi  figliuolo  di  Radelgario,  &  quello 
non  tenne  più  che  due  anni,  &  mezzo . 

Z"»  TUdilchi  Duca  di  'Beneuento  yentefìmoterzo ,  6?*  Trincipe  decimo . 

AL  V I  lùccedette  l'anno  8  76".  Radelchi  lùo  cugino  figliuolo  dt\  Principe  Radelchi 
&  tenne  il  principato  tre  anni,  &  poco  meno  di  none  meli;  nel  qual  tempo  hauen- 
do i  Saracini,  i  quali  teneuano  anchor  Taranto ,  riprelò  forza ,  lì  polero  di  nuouo 

^  a  molertar  Bari ,  &  gli  altri  luoghi  a  quella  città  vicini .  I  Salernitani  lìmigliantemente , 
gli  Amaifitaniji  Napoletani,  óciGaetani  hauendo  fatto  lega  con  ellb  loro  attendeuano  à 
predar  1  liti  di  Roma  ;  perche  fu  Giouanni  ottauo  pontefice  collretto  ricorrere  per  aiuto 
all'Imp.  Carlo  fratello  di  Lodouico  già  detto  ;  da  cui  gli  furono  mandati  in  aiuto  il  Duca 
Lamberto,  &  Guidon  lùo  fratello,  co  quali  i\  Pontefice  ne  venne  à  Napoli,  &  à  Salerno . 
Et  non  làpcndo  Guaiferio  Principe  di  Salerno  opporli  alle  voglie  del  Papa ,  lùbito  ruppe 
la  lega  che  hauea  co  Saracini,  &  datogli  addollbj  molti  ne  vccile .  Non  volle  però  fare  il 
medelìmo  Sergio  Duca  di  Napoli,  onde  fu  dal  Papa  Icomunicato ,  &  come  le  Iddio  fodè 
flato  de  fùoi  talli  vendicatore,  fatto  prigione  dal  Velcouo  Atanafio  fuo  frateilo,&  tolto- 
gli il  lume  de  gli  occhi  ne  fu  mandato  à  Roma .  Ma  non  per  ciò  Atanalìo  lùcccduto  nel 

I  ducato  Napoletano  fu  meno  amico  de  Saracini,  che  il  fratello  (ì  folle .  Co  quali,  dato  lo- 
ro vn  buonillìmo  alloggiamento  non  lungi  di  Napoli,  &  Beneuento,  &:  Capua,  &  Saler- 
noj  &  Roma  lungo  tempo  trauagliò,  &  molti  monalfen,  molte  chicle,  molte  ville,  &  eie 
tà  furono  da  loro  lènza  pietà  alcuna  abbruciate.  Et  come  quelli  mali  non  ballalferoji  Ca- 
pouani  hauendo  dilcacciato  il  lor  Velcouo  canonicamente  eletto ,  s'andarono  à  eleggere 
ài  lor  voglia  a  Velcouo  vn  de  lor  nobili  ammogliato,&  neofito,il  cui  nome  fùLandenol- 
fo,cercando  con  inganni  d'inducere  il  Papa  à  conlacrarlo.peiche  Bertario  Abbate  di  M5 
teCafino,  &  Leone  Velcouo  di  Tiano  n'andarono  à  Roma,molì:rando  al  Papa  di  quanti 
mali  làrebbe  cagione,le  all'ingiulle  preghiere  de  Capouani  acconlentillè.  A  quali  confor- 
ti come  che  mollraife  di  rimaner  cheto  il  Pontefice,  hauendo  nondimeno  dopo  permell 
£0  che  Landenolfo  fullè  làgrato,  apcrlè  la  porta  ad  vna  ciuile,&:  dannolà  dilcordiadaqual 

occa- 


Sd»  Ger- 
ntttn». 


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CarU  /fr~ 


■D«f<»    di 

N*f*li , 


So  D  E'     P  R  I  N  C  I  P  I 

occnfione  conofciutA  da  Sarncini,  di  nuouo  rornarono  à  tuibnre ,  &  a  /correre  il  paefc  co  A 
o^ni  rabbia  ,  &  crudelrà .   Perche  ìli  due  volte  ]1  Papa  coiiretto  di  venir  a  Capua ,  tardi 
accorto  di  quanti  mali  produca  la  facilità  ;  poiché  mentre  gli  huomini  non  lànno  negare 
quelle  colè ,  che  negar  dourcbbono ,  a  conceder  poi  molnflime  di  quelle  iono  collrctti , 
che  à  patto  alcuno  non  harebbon  voluto.  Onde  per  trouar  alle  foprallanti  (ciagure  qual 
the  ccmpenfo,  volle  che  il  vecchio  Velcouo  dell'antica  Capua  fullè  prelato,6i  che  à  Lan 
dcnolfo  la  Chielà  della  nuoua  Capua  fofle  fuggetra,  partendo  tra  eih  con  egual  portione 
tutta  la  Capuana  diccei] .  Dintorno  i  quali  tempi  che  potean  correr  gli  anni  del  Signore 
8  77,Guaitcrio  Principe  di  Salerno  icnrédoiì  forte  della  periòna  difagiarojì  refe  monaco; 
ma  non  potc.ndo  per  le  {correrie  de  Saracini,  i  quali  tutto  il  pacie  occupauano ,  fard  por- 
tare in  MonitCahno,  elTendo'ì  morto  nel  monaltero  demededmipadriinTiano,  iui  B 
volle  edere  (èppellito.  Dopo  quelle  cofè  perfèuerando  Pandcnolfo ,  ibtto  cui  allhor  Ca- 
pua lì  rcggeua,  à  mantener!]  nella  fede  del  Pontelìce,  richicfe  il  Papa ,  che  gli  permettelPc 
di  poter  alla  fua  (ìgnoria  iòttoporre  Gaera;e(lèndo  allhora  i  Gaetani  iudditi  alla  lede  apo- 
iiolica .  Il  che  elfendogli  dal  Papa  conceduto,  incominciò  per  sì  fatto  modo  a  moleltarc 
que'  popoli,  che  non  eran  {ignori  d'vlcir  inhno  à  Mola .  Lia  allhora  Duca  di  Gaeta  Do- 
^    ncMj      cjbile  ;  j1  quale  non  potendo  cotanta  vergogna  che  à  lc,6c  à  (boi  (i  f:aceajComportare,man 
catu.  dò  in  Agropoli  per  far  a  fé  venire  di  molti  Saracini,  i  quali  condottili  prima  per  !a  via  del 

mare  nei  lago  di  Fondi ,  in  vn  luogo,  che  fi  chiama  Santa  Anaibiia ,  èc  quindi  per  lo  fiu- 
me peruenuti  à  Fondi .,  oue  dalle  barche  Imontati  polero  ogni  cola  à  rouina ,  finalmente 
à  Gaeta  pcruennero ,  facccndo  loro  alloggiamenti  iù  i  colli  ForiiMani .  perche  pentitofi  ii  C 
Pontefice  di  quel,  che  hauea  fatto,  con  dolcifììme  parole,  con  lettere  ardenti,&:  con  ir.oi 
te  proferte  in  guilà  cominciò  ad  addolcire  gli  animi  de  Gaetani;che  (piccatili  da  Saracini, 
Dccibile  il  contentò  di  romper  la  contratta  amicizia  con  loro,  &:  di  vcnii  con  ellì  alle  ma 
dì  .  Nella  qual  battaglia  furono  nondimeno  molti  de  Gaetani  malmenati,^  vccifi .  On- 
de a  Docibile  conuenne  di  nuouo  con  elfo  loro  confederarfi  ;  &c  rihauuti  i  fùoi  prigioni 
pcrmiiè  a  Saracini ,  che  lungo  il  Garigliano  alloggiaflero . 

ZV  ^ione  'Vuca  di  'Bensuento  \emefìmcqH4rto ,  &  Trincile  'vnJecimo . 

R  A  già  al  principato  Beneuentano  pcruenuto  Aione  l'anno  87^:  il  quale  quelche  a 
pailati  principi  s'apparteneife  à  me  non  è  noto  .  Sotto  dd  cui  reggimento,&  de  iè-  q 
gucnti  (ignori  eflèndo  1  Saracini  per  Jo  fpazio  di  prcfio  à  40,anni  nel  luogo  già  det- 
to del  Garigliano  fermatifi ,  commilcro  per  terra  di  lauoio  mali  infiniti .  Ne  per  molto , 
che  daBeneuentani  Principi  (ì  fofle  fatta  loro  gagliarda  oppo(itione,furono  tra  il  già  dee 
to  tempo  cacciati  ò  domati  giamai .  Onde  ha  l'altre  rouine,le  quali  furono  grandi  1  an- 
w deilri>[  j^^  8 84,abbruciarono  il  reuerendo  monaftero  di  MonteCalìno,  &:.hauendoui  molti  pa- 
dri vccili,  fra  gli  altri ,  il  venerabile  Abbate  Bertatio  fuenarono  ,  potendo  à  fatica  alcuni 
pochi  padri  fàluarfi  col  propoiio  Angelgario  ;  il  quale  cor.dotti  che  fi  furono  à  Tiano,fa- 
cendo  quiui  lor  re(idenza,crearono  à  loro  Abbate  .  Non  andò  poi  molto,che  Balilio  Im- 
peradoie  di  Coilantinopoli  l'anno  886"  venne  meno,  à  cui  (uccedette  Leone  iuo  figliuo- 
lo primogenito .  nel  qual  tempo  prendendo  il  Principe  Aione  occahone  della  morte  del-  £ 
l'hnp.  gli  ribellò  vnagian  parte  del  iuo  Ifaro .  Onde  Leone  hauendo  lofterto  quella  in- 
giuria alcuni  anni,  gli  mandò  finalmente  l'anno  85»  1 .  vn  gagliardo  eiercito  contro  (òtto 
Simbatizio  Patrizio  :  il  quale  eflendo  liato  tre  rnciì  col  campo  intorno  Beneuento.felicc-- 
mcnte  fèn'inlìgnorì  trecento  diciotto  anni  dopo ,  che  da  Longobardi ,  da  Zotone  inco- 
minciando primo  Duca  di  Beneuento,  infino  a  quelli  tempi  eralbto  pollèduto . 

,-i  li  •:ì:.. 
bell'imperio  de  Greci  in  'Bmettento ,  &  a  'alcuni  altri  Signori . 


Aiotecaji 
te 


/(ine  /m 
icr.   Cojì. 


T_t  Avendo  Simbatizio  Patrizio  occupato  il  ducato  Beneuentano,e{èrcitò  l'auto- 
fl   rità  di  Principe  confermando  al  monalkro  di  Monte  Calino  tutti  que  priuilegi , 


DI  CAPVA,  DI  BEN.    ET  DI  SALERNO. 


8i 


A  &  fauori  che  gli  altri  principi  hauean  coltumaro  di  fargli.  Die  tro  il  quale  venne  Giorgio 
P<itrizio,da  cui  Fu  quello  rtato  gouernaro  per  lo  ipazio  di  rre  annj,&  noue  men. Venendo 
pofcia  Tanno  851 5-  Guido  Duca,  &  Marchelè  ne  cacciò  1  Greci ,  &  tenne  quel  principato 
intorno  a  due  anni  ;  à  cui  leguì  appreilò  Radclchi ,  il  quale  il  tenne  due  altri,  infìn  che  ad 
Atenolfo  Caitaldo  di  Capua  li  condullc  ;  nella  cui  cala  coigiunto  il  principato  di  Capua 
con  quello  di  Beneuento  li  confèruò  poi  con  moltafelicità  per  lunghil];mo  ttiTipo  . 

%>i  atenolfo  Principe  di  Capoa,  &  di  'Beneuento  pi  imo  . 

AT  E  N  O  L  F  o  eflèndo  primieramente  (lato  fatto  Calkido  di  Capua  fu  minacciato 
da  Stefano  lello  Pontefice  :  il  qual  tu  creato  l'anno  8517,  che  le  tgli  non  pie  ndeua 
partito  di  render  1  beni  tolti  a  San  BenedettOjl'harebbe  fcomunicaro.A  che  r icn  fò 
Io  tolìamente  vbbidì;  ma  per  Maione  Abbate  di  San  Vincenzio  gli  fece  intendere,  che  le 
egli  riceuercbbe  aiuto  da  lui  per  cacciar  1  Saracini  del  Garigliano,cgli  li  harebbe  rtiò  tutti 
i  Gaetani,  i  quali  hauea  poco  dianzi  fatti  prigioni,  &  gli  leruerebbe  per  l'innanzi  interillì- 
ma  fede .  Ma  ne  ciò  htbbe  eftettcnon  ellendod  il  Papa  curato  di  porgergli  aiuro,nè  Teo 
fìlatto  Stratigò  per  Leone  Iinp.  venendo  di  Bari  con  Telèrcito  à  Tiano  per  alìalire  1  Saraci 
ni  fece  córra  di  loro  cofa  alcuna  di  momento.  Ma  peruenuto  Beneuento  in  poter  de  Gre 
ci,  &  da  lor  pofcia  come  s'è  detto  ,  ricoueraro  ;  Atenolfo  fatto  l'anno  8^5;  primo  Conte 
di  Capua,  fu  da  poi,  &  di  Capua,&;  di  Beneuento  Principe  intitolato  :  nella  cui  cala  per  lo 
C  fpaziodi  Kj^  anni  quella  hgnoria  li  mantenne.  Il  primo  penfiero  di  lui  in  tal  dignità  co 
Itituito  fu  congiuntoli  con  Gregorio  Napoletano,^  con  gli  Amalfitani,gittato  vn  ponte 
ò\  barche  predo  à  Traietto  d'allalir  1  Saracini  nel  Garigliano.  Da  quali  co  Gaetani  congiù 
ti,  cllendo  eglino  di  nottCjmentre  rrafcuratamente  fanno  le  guardie,al]aliti,con  morte  di 
molti  fur  coilretti  di  ritirarli  infino  al  ponte.  Oue  nondimeno  valorolàmente  cóbatten- 
do  pofèro  in  fuga  i  nimici .  Attele  polcia  all'opere  pie ,  faccendo  m.olte  confermationi  a 
monaci  Ca(ìnenli;veggédo  malìimaméte  l'Abbate  Leone  l'anno  j?  i  o  con  tutto  l'animo 
volto  a  riparare  quel  celebre  monartero  :  il  quale  2  7  anni  innàzi  era  da  Saracini  llato  ab- 
bruciato .  Nelle  quali  opere  nò  volle  Guaimario  Principe  di  Salerno  rimanergli  a  dietro, 
hauendo  anchor  egli  fatto  di  molti  bendici  àquel  luogo,  ma  toccàdo  con  mano  il  l^rinci 
D  pe  lenza  llraniere  torze  nò  potcìfi  1  Saracini  cacciar  dal  Garigliano,mando  Landolfo  vno 
de  fuoi  figliuoh  all'Imp.Collatino  figliuolo  di  Leone  à  Collatinopoli  facendogli  inrcdeic 
gli  infiniti  mali ,  &:  calamità,  che  quella  milcra  prouincia  da  Saracini  tutto  dì  riccuea ,  &: 
per  ciò  priegandolo  ardentemente  a  mandargli  alcun  loccorfo .    Il  qual  figliuolo  mcnne 
fiumanamente  è  dall'Imp.  riceuuto ,  &  egli  à  louuenir  il  padre  di  lui  con  potente  elèiciro 
lì  prepara,  Atenolfo  fopragiunto  à  Capua  dall'hora  tarale,  polè  fine  alla  vira  l'anno  j;  14, 
eflèndogli  nel  principato  fucceduto  Atenolto  ^  &  il  già  detto  Landolfo  fuoi  figliuoli . 

'pi  atenolfo,  ^  Landolfo  fratelli,  &  principi  di  Capua,  &•  di  'Bineuemo  fecondi . 

E  T  Andolfo  ritornato  che  fu  à  cala,  &:  dal  fratello  alla  compagnia  del  principato 
\  ^  honoreuolmente  riceuuto,  li  preparauano  inlieme  all'iinprela  ;  quando  comparue 
Niccolò  Patrizio  cognominato  Picigli  con  giade  moltitudine  di  Greci  :  il  quale  el* 
fèndo  oltre  il  valore  huomo  molto  dclko,&:  accorto,&  conlideiàdo  che  per  la  prima  colà 
s'hauea  a  guadagnar  de  gli  amici,  &  torgli  à  Saracini,  porto  con  le  da  parte  dell'imp.  la  di 
gnità  del  patriziato  à  Geronimo  Duca  di  Napoli,  &  à  Giouanni  Duca  di  Gaeta .  Cògiun- 
tofi  poi  con  ammendue  1  tratelli  principi,  &  co  Guaimario  Principe  di  Salerno  &:  hauéco 
oltie  1  Greci  di  molti  Puglitli,&:  Calaureti  ;  1  quali  al  (wo  lignore  era  luggetri,pole  il  capo 
lungo  il  Garigliano  contra  i  nimici.  Giouanni  X.Pontcfice  ciò  lènrendo,  congiuntoli  co 
Alberigo  Marchclè  con  gran  numero  di  lòldati  s'attendò  dall'altra  parte  del  Gangliano , 
ilringédo  con  ogni  lìiprema  diligenza  per  tre  meli  i  nimici  :  i  quali  elsédo  loro  ogni  torte 

h  di 


Cmio  D» 

cu  et  AlAT 

Jxitdilcht. 


Stefunt 


Greftrtf 
Duca    di. 


ìio  l'riiìct 
fc  Ut  34- 

idilli . 

Jn.'F.tijé. 


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J 't'iti. 


82 


DE*     PRINCIPI     DI     CAPVA. 


Zeucave  • 
fio  ini  ver. 


yeìints  de 
ti  nei  Jit- 


Ciò. Due* 

tr  Csnf. 
di  Napoli 

Mann» 
JI.  pafd. 

Ji.PaP4. 


Cifulf» 
PrtiiC.  lit 
Salerno  . 
S.  MA:teo 
conditi 0  i 
Sàu\  m . 


di  vettounglia  macara,&:  còfigliari  da  ammédue  i  Duchi  NapoIctano,&  Gaetano  giàdct*  A 
ti,pollo  per  di/perarione  fuoco  ad  ogni/orco(à  {\  diedero  ibetcì  indcme  co  maraujgiiofò 
impeto  à  fuggir  per  le  vicine  fèiue ,  ma  qumi  da  nollri  (òpragiunri,  Fur  quaiì  tutti  polli  al 
hi  delle  Ipade .  Nel  qual  modo  fu  l'anno  j?  i  ^  del  mele  d'agollo  cotal  pelle  dalla  bella  & 
nobil  prouincia  di  Terra  di  Lauoro  cacciata  via .    Dimorarono  molti  anni  cjuiere  le  cole 
di  c]ueilo  paefè ,  intìn  che  l'anno  f> 3  5  da  capitani  di  Romano  Leucapeno  Imperadore  di 
Colhntinopoh  furon  turbate .  1  Principi  chiamato  in  loro  aiuto  Tcobaldo  Marchcfè  ^\ 
Spolcri  con  altri  Signori  &  Principi  Italiani  egregiamente  da  Greci  lì  difefèro  .   A  quali 
Teobaldo  per  dilpregio  ,  làppiendo  gli  eunuchi  appo  1  Greci  elTere  in  pregio,  quando  in 
man  gli  perueniuano.tagliaua  le  pam  virili,  e  in  quel  modo  lalciaua  andar  via  .  Raccon- 
tali vna  donn.icciuola,di  cui  il  manto  era  di  Teobaldo  prigione,  alla  Tua  prelenza  condot-   3 
taiìjCÓ  alte  grida  &  pianti  hauergli  detto .  Et  quale  ingiuria  ti  habbiamo  noi  donne  fatta 
Teobaldo ,  che  sì  crudelmente  contra  il  nollro  lèllb  congiuri  ?  Non  hanno  i  noltri  huo- 
mini  occhi,  nalò,  mani ,  &  altre  membra,  le  quali  tagliando,  tu  polli  contra  ^\.  loro  la  tua 
ira  sfogare,che  vuoi  anchor  quelle  parti,chc  degli  huomini  non  lono,  ma  fondi  noi  don- 
re,6i  à  noi  di  ragion  s'appartengono,  &  per  moltipllcar  l'humana  generatione  fon  fatte, 
sì  crudelmente  leuarci  ?   Le  cui  parole  moffo  a  rifò  il  Icuero  capitano ,  &  a  ricoueratle  il 
marito  intero ,  &  à  mitigar  per  l'auuenire  (ì  rigida  pena  &  lìrpplicio  ballarono .  Acque- 
tata dunque  quella  guerra  con  honor  de  Beneuentani ,  non  li  penò  molto  ,  che  da  llrana 
inondatione  di  barbari  fu  tutto  quel  paele  in  gran  parte  allagato .  Quelli  furono  gli  Vn 
gari,  1  quali  fparrih  intorno  Capua,marauiglio{àmente  tutto  quel  paelè  danneggiarono .  C 
Né  Beneuento,  Sarno,  Nola ,  &  quafì  tutta  Terra  di  Lauoro  fu  meglio  trattata  dall'arme 
loro ,  hauendo  oltre  i  luoghi  arlì  &  rubati  fatto  intìnito  numero  di  prigioni ,  per  ricatto 
de  quali  non  piccola  parte  del  tcloro  di  MonteCalìno  &  de  làgri  vali  tu  conlumata;  infìn 
che  per  virtù  de  popoli  Marfì  &  de  Peligni  :  i  quali  gli  fecero  degli  agguati ,  non  furono 
rutti  Iconfìtti ,  riportando  ^\  loro  grandillìme  prede .    Napoli  in  quello  tempo  erada 
GiouanniDuca&Conlòlogouernata;  fòttolacuifignoria  vedcfi,  che  veniua  anchor 
comprefo  Surrento .    Ma  faccendo  talhora  i  Principi  delle  violenze  a  monaci  Cafinenlì, 
à  quali  hauean  tolto  il  monallerodi  Santa  Sofia  di  Beneuento,che  a  lor  s'apparteneua,  da 
Manno  lecondo  prima  creato  Pontefice  l'anno  5^42  ,  &  pofciada  /Agapito  pur  fecondo  ; 
il  quale  l'anno  ^0^.6  nel  ponteficato  gli  luccedette.ne  furono  agramente  ripigliati,  intor-  D 
no  il  qual  tempo  morto  il  Principe  Atenolfo ,  lòlo  rellò  Landolfo  :  il  quale  chiamato  da 
Liutprando  vaiorolillimo  Principe ,  non  permilè  però ,  che  l'Abbate  &.  i  monaci  follerò 
da  Adenolfo  Megali  Signor  d'Aquino  molellati.  Contro  il  quale  hauendo  egli  prefò  l'ar- 
me per  non  hauere  à  fùoi  comandamenti  vbidito,il  colhinfè  à  venir  con  vna  fune  nel  col 
\o  à  gitrarglid  à  piedi  :  il  quale  in  quel  modo  all'Abbate  confegnato  fé  libera  rinunzia  del- 
le cole ,  che  al  monallero  ingiullamcnte  hauea  tolte ,  ellendolì  il  Principe  per  quel  che  fi 
può  congetturare  morto  l'anno  3;  50 ,  &  lafciato  il  principato  al  Tuo  figliuolo  Pandolfo  : 
li  qual  Capodiferro  fu  cognominato. 

Vi  fanJolfo  cognominato  Capo  di  ferro  %'wcipe  dt  Capua,&  di  'Beneuento  ttrzs  .  £ 

SVcCEDETTE  Pandolfo  alla  paterna  fìgnoria  in  tempo,che  per  rimp.Greco  ^o- 
uernaua  le  parti  inferiori  ad  regno  Mariano  Antipato  imperiale  patrizio  &  llratigo; 
&  che  in  Salerno  reggeua  il  principato  Gilùlfo  figliuolo  di  Guaimario  maggiore . 
Nel  qual  tempo  ellendo  alquanto  le  cole  tranquille ,  fu  l'anno  ^  5-4  condotto  il  corpo  di 
Matteo  Euageiilta  in  Salcrno;il  quale  ilato  pnmieraméte  in  Etiopia  ,oue  egli  hauea  lofFer 
to  il  martirio,e  dopo  in  Brettagna,per  reuelatione  del  medelìinoSaro  era  Itato  ritrouato. 
Scnuono  gli  autori  di  quella  età,che  tre  anni  dopo  lì  vider  nel  cielo  due  foli,&:  che  del  me 
ie  di  luglio  per  due  giorni  tutto  il  mare.-il  quale  è  da  Napoli  infino  à  Cuma,diuéne  dolce. 
11  Principe  Pandolfo  dcfìdero{ò,che  le  cole  ecclefìailiche  fuffer  ben  trattate,  &  fèntcndo, 

che 


DI     BEN.     ET     DI     SALERNO. 


8? 


A  che  il  Conte  d'Alili  vfàua  delle  villanie  a  monaci  Cafinenfi,  oltre  alle  pene  ordinarie  fece 
vn'ordine ,  che  (òtto  pena  di  Qìille  bizanrij  d'oro  ninno  al  iuo  imperio  (uggerro  tolle  ar- 
dito di  moleilar  luogo,abirarore,ò  periona  alcuna  di  quelli,  che  col  monaltero  di  Monte 
Calino  haueuano  a  fare .  Riceuecte  poi  àCapna  congrandillimo  honore  l'anno  5)6^ 5". 
Gio.XI  II  Pontefice  :  il  quale  da  Romani  era  liato  cacciato,per  la  cui  opera  non  lolo  Gio 
uanni  fratello  del  l  rincipe  fu  al  Vciccuado  Capuane  promollo^ma  allhora  primierair.en- 
te  &  lui  &  quella  ChielA  innalzò  alla  dignità  dcll'Arciuefcouado.  Era  in  quei  tempo  l'im- 
perio Occidentale  pemenuro  ad  C*rtonprimo,6\:  non  guari  dopo  l'Orientale  à  Niccforo; 
quando  il  crede  il  Principe  Pandolfo  eller  di  quelii  vita  partito ,  laiciando  di  Aloara  lua 
donna  più  figliuoli ,  de  quali  Landolfo  iuo  primogenito  prele  il  principato . 


B 


ViLtindolfo  Principe  dt  C4pua^&  dt  'Bcneutnto  quarte  . 


AD  Ottone  Imperadorc  fuccedette  l'anno  5)73  il  Tuo  figliuolo  Ottone  II.iI  quale  da 
coloro,che  le  fùe  cofè  {criirero,pallida  morte  de  Saracini,&  da  altri  il  Rollo  fu  co- 
gnominato .  Collui  ibto  primieramente  à  Capua,di  quiui  palsò  a  Taranto ,  ^  a 
Metaponto,  &  polcia  in  Calauria,ouehauendocatriuo  animo  contrade  Greci,  f  lì  dalle 
genti  di  Collantino  Porhrogenito,le  quali  s'erano  congiunte  co  Saracini  in  vn  altra  vol- 
ta che  egli  vi  volle  ritornare  allalito  ;  &  in  guifa  infieme  con  tutto  il  Tuo  elercito  rotto  & 
(confitto ,  che  egli  hebbe  gran  fatica  con  alcuni  pochi  de  fuoi  a  laluard .  in  quella  gior- 
C  nata  fi  ritrouo  li  Principe  Landolfo  con  vn  fuo  fratello ,  il  cui  nome  fu  Atenoif  o ,  1  quali 
combàttendo  vi  rimafèro  morti  l'anno  ^82. 

'Di  Ldnìùlfo  Principe  di  Capua^  &  dì  ^emuento  quinto  . 

L'Imperadore  ritornato  da  così  dolorofa  (confitta  a  Capua,c6fermò  per  con- 
fòlar  Aloara  della  morte  del  marito  il  principato  àLadenoIfo  (uo  hgi'iuolo.Et  men 
tre  egli  tornato  à  Roma  ,  qui  (1  itudia  di  metter  genti  &  denari  iniieme  per  rino- 
uare  la  guerra ,  dalle  fuiche  dell'animo  &  del  corpo  lòprafuto  pofe  termine  à  trauagli  e 
alla  vita .  Aloara  eflèndo  nel  principato  mlieme  col  figliuolo  viHuta  per  lo  (patio  di  otto 
£)  anni  moriflianchorella.Nè  più  di  quattro  meli  paflarono,che  il  mikio  Liidenolf  o  per  co 
giura  d'alcuni  lùoi  luddid  nella  quinta  feria  di  Palqua  dentro  la  Chiefà  di  S.Marcello  era 
delméte  fu  vcciiò  l'anno  ^5»  i  .  Della  quale  lceleratczza,come  (e  la  terra  due  anni  innazi 
hauellè  voluto  dar  legno ,  vn  gran  tremuoto  che  accadde ,  fece  in  Capua  &  in  Beneuen- 
to  di  grandinimi  danni,  in  Capua  hauendo  gittato  per  terra  di  molte  caie ,  &c  le  campane 
delle  Chiefe  lònate  da  per  loro,  &  in  Beneuento  hauendo  abbattuto  quindici  torri,  lotto 
le  quali  relfaron  morti  cento  cinquanta  huomini .  La  città  di  Campagna ,  oue  vi  morì 
il  Velcouo^quafi  la  metà  fu  guaib.  In  Ariano  &c  in  Fregento  i  danni  far  molti,&  Gonza 
co'  fuoi  habiratori  quali  tutta  n'andò  in  rouina  ;  ma  nò  reilò  per  ciò  la  morte  dd  Princi- 
pe lènza  védetta,percioche  Traiìnondo  Conte  di  Chieti  lùo  parente  chiamato  in  Tua  có- 
£  pagnia  Rinaldo  &  Oderifio  Conti  de  Marfì  lène  véne  iui  à  due  meli  à  Capua,  &  per  quin 
dici  dì,  che  vi  tennero  l'alTcdio,  diero  il  guaito  à  tutto  il  paelè .  Vennerui  polcia  di  nuo- 
uo  col  Marchelè  Vgo  mandatoui  dall'Imp.Ottone  1 1 1 . 1  quali  non  mai  dall'alTedio  lì  Ic- 
uarono,finche  non  furono  dati  loro  gli  vcciditori  :  lèi  de  quali  fur  impiccati  alle  forche, 
&  gli  altri  con  diuerfi  tormenti  Graziati  &  morti .  Al  Principe  in  tanto  era  alla  lignoria 
(acceduto  il  (ùo  fratello  Laidolfo . 

Ti  Laidolfo  Trincile  di  Cdpuà^  &  di  "Beneuento pjìo . 

NO  xM  molto  durò  nel  principato  Laidolfo:percioche  venuto  notitia  ad  Ottone,come 
egli  hauea  tenuto  mano  nella  morte  del  hatello,parédoli  colà  fcelerata,chc  vn'épio 

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m  quei  luogo  doueflc  regnare ,  toltogli  i!  principato ,  il  mandò  à  confini  di  là  da  monti  ♦  A 
in  tempo  che  Óa  vno  Abbate  di  MonreCailno  fu  edificato  il  callelJo  di  Rocca  Cecca.;  cosi 
detto  dai  mancamento  dell'acqua;  la  qual  non  haueua  potuto  ritrouare  nella  fommità 
deliiionre,  oue  tirato  da  certi  antichi  veitigi  hauca  fatto  penderò  di  edificar  prima  il 
csilcllo  ;  onde  tu  colhetto  à  murare  nella  falda  del  colle  .  L  imp.  in  tanto  hauea  dato  il 
principato  di  Capua  ad  vn  certo  Ademario  nato  d'vn  clerico  detto  Balfamo  :  il  quale  al- 
nnc.  ieuatoiclodahinciulioriPgolarmenteamauaj  ScThauea  poco  innanzi  per  honorarlo  in* 
titolato  Mrirchele  .  Ma  cacciato  non  molto  dopo  da  Capuani  come  indegno  di  quella 
grandezza ,  tu  creato  Principe  Pandolfo  di  Santa  Agata  figliuolo  del  Principe  Landolfo . 

!Di  Tdtìdoìfo  di  Santa  ^l^ata  ^Principe  di  Qipua,  V  di  'Beneuento  ottttuo ,  o 

R  F  s  E  il  principato  Pandolfo ,  che  vna  volta  Landolfo  dall'hilloria  Cafinenfè  vicn 
chiamato ,  per  quel  che  li  può  Itimare  poco  innanzi  l'anno  ^j^6 ,  nel  qual  anno  tu 
coronato  in  Roma  l'Imperadore  Otton  III.  regnando  in  CoiUntinopoli  anchora 
Colbntino  Poifirogenito .  Sotto  il  coitui  principato  raccontano  gli  Storici ,  che  ten- 
tando l'impeiadore  di  leuar  via  da  Beneuento  il  corpo  di  San  Bartolommeo  Apollolo, 
gli  tu  in  quel  cambio  dato  il  corpo  di  San  Paulino  Velcouo  di  Nola ,  del  quale  inganno 
/  arMf"  accortoli,  molle  guerra  à  Beneuenrani  ;  sì  come  raccontano  parimente  à  tuoi  tempi  Lan- 
doiioPnncipe  di  Salerno etrerd  retò  monaco.  EtGuaimario  dell'altro  Guaimario  fi- 
gliuolo etlcigli  in  quel  principato  vei. uro  apprt  fio.  Ma  perche  in  quello  tempo  meo-  Q 
minciarono  l'armi  de  Normandi  à  tèntirfi  in  Puglia  ;  onde  in  procetlo  di  tempo  ne  torte 
li  nome  reale  &  il  regno ,  come  colà  molto  necetfaria  al  notilo  intendimento  ,  è  necet^ 
lano  ,  che  con  qualche  ordine  tene  ragioni .  Etìì  dunque  da  tàpere,  che  poco  dopo  Tan- 
no millelimo  della  notlra  tàlutc  capitarono  in  Salerno  certi  Caualieri  Normandi  :  i  qua- 
li veniuano  davilitare  il  tanto  Sepolcro,  huomini  belli  di  volto,  alti  &  grandi  della 
periona,  &comelividde  poi  nell'opere  militari  molto  efperimentati .  Cotloro  tro- 
uando  alihora  quella  città  opprelfa  dalle  tcorrerie  deSaracini,  priegarono  il  Principe , 
che  d'armi  &  di  caualli  li  formile ,  &  di  lafciarli  andare  à  prouar  il  lor  valore  centra  quel- 
li intedeli  li  permcrtelle ,  che  con  l'aiuto  di  Dio  ne  riutcìiebbe  opera  à  lui  grata .  Etti  fu- 
rono di  Ciò  elle  addomandarono  ottimamente  proueduti,  &c  vtcìti  contra  1  nimici,  di  lo-  q 

10  maiauigliola  tbaggc  fecero  ;  onde  à  Salerno  tornati ,  quali  trionfanti  &  dal  Prin- 
cipe &  da  rutto  il  popolo  turono  riceuuti ,  &  con  molte  preghiere  à  rimanerti  in  quel- 
la coire  inuitati.  Ma  elli  motlrando  ciò  non  perhumana  pompa,  neper  altro  fine, 
che  per  leruigio  di  Dio  hauer  fatto ,  ogni  don  rifiutando ,  à  cala  loro  tene  tornarono . 

11  Principe  non  retlò  per  quello  di  mandar  infieme  con  elfo  loro  ambatciadori  in  Nor- 
mandia muitando  1  popoli  di  quella  prouincia  con  molte  offerte  à  venirne  in  Italia  ; 
Et  per  ciò  tare  à  guità  d'vn'altro  Narfetc  non  folo  mandò  loro  ricchi  abbigliamenti  da 
caualli,  &  vellimenti  reali  da  huomini,  mabelliiìlmi  pomi  di  cedri  &  d'aranci,  delle 
mandorle ,  &  d'altri  trurti  tùauitlìmi  per  motlrar  loro  la  felicità  &  dolcezza  del  paetè  qC- 
ter  grande  &  lenza  elcmpio  alcuno  in  tutto  l'vniuertò  .  Volle  la  tortuna ,  che  à  pun-  h 
ro  di  que  giorni  per  vna  gran  briga  nata  tra  due  Caualieri  di  quel  paetè  l'vn  detto  Gitèl- 
berto  Batterico ,  &  l'altro  Guglielmo  Repotkllo ,  che  Guglielmo  vi  rimanetle  morto . 
La  qual  colà  n  notitia  di  Ruberto  Conte  di  quel  paetè  peruenuta ,  forte  tdegnato ,  di  vo- 
ler vendicar  la  morte  del  Kepollello  fieramente  minacciò  .  Perche  al  Batterico  paruc 
tempo  opportuno  di  icruuii  dell'occalìonc  degli  ambatciadori  Salernitani .  perche  pre- 
te in  lua  compagnia  quattro  tuoi  f  rare  ili  valorofi  huomini  Rainolfo,Atclittino,Otmon- 
do ,  &  Ridoito  con  elio  loro  &:  con  alcuni  altri  non  d'alrro ,  che  d'arme  &  di  caualli  ben 
proueduti  a  Capoa  ne  vennero ,  oue  vn'alna  occalione ,  che  trouarono  apparecchiata  li 
potè  in  cielo.  Haueano  gli  anni  à  dietro  gli  Imperadori  Collantinopolitani  con  l'aiu- 

^"f:>-  lù  de  Rutti  di  Calauria ,  6c  con  vn'altra  tàmiglia  detta  de  Giuliani  ricuperate  ammcn- 

due 


Torre  4 ci 


DI     BEN.     ET    DI     SALERNO.       '         g^ 

A  due  le  prouincie  di  Calauria  &  di  Puglia  :  le  quali  da  Saracini  quafi  tutte  erano  loro  {la- 
te occupate.    Gouernando  per  quelto,  come  a  vincitori  accade,  i  lor  Capitani  quei 
luoghi  con  più  orgoglio ,  che  non  fìconuencbbe ,  agramente  Ci  concitarono  conrra  l'o- 
dio d'vn  Caualiere  di  Bari  detto  Melo  huomo  di  gran  valore,  il  quale  con  vnfuo  co- 
gnato chiamato  Datto  Caualiere  anchor  egli  molto  nobile  &  molto  valorofo  del  turro 
di  ribellarli  da  Greci  fi  dilpo(cro,non  potendo  pm  la  loro  alterigia  (òlrcrire.  Ma  non  po- 
tendo quelli  di  Bari  con  l'cfcrcito  deirimp.conrralbre,e  incominciando  pian  piano  vcr- 
gognolàmente  a  cedere,  a  volere  anchor  dar  Melo  à  Greci  deliberarono.  Jl  che  da  Melo 
nlàpuro,  il  più  chetamente  che  pore,da  Bari  fuggitoli,  in  Afcoli  iène  venne .  Oue  non  (ì 
tenendo  (ìcuro  da  Greci,v(cito  di  quiui  co  vn  iol  compagno  di  notte,  lènza  mai  prender 
B  pofa,  prima  à  Bcncuenro ,  &  pofcia  à  Salerno ,  &  alfine  à  Capua  Ci  conduflè,  ogni  cola  in 
ogni  luogo  tentando,  perche  dalla  tirannia  de  Greci  potefTe  la  Tua  patria  liberare .  Quegli 
di  Bari  tra  quel1:o  mezzo  haucano  mandato  Maranta  iùa  moglie ,  &  Argiro  fùo  figliuolo 
airimp.Balilio  à  ColLintinopoli  fratello  di  Coilantino.  Et  Datto  in  MonteCaiìno  d;il-         /^a/Jli, 
l'Abbate  Atenolfo  fratello  dei  Principe  Pandolfo  fi  ricouerò ,  appo  il  quale  eflendolì  per       ^'"F  ^  "!' 
alcuni  di  fermato,  percioche  egli  era  fedele  deirimp.Arrigo,iI  quale  era  iùcceduto  ali'un- 
perio  ad  Ottone,fuda  Papa  Benedetto  Vili,  mandato  à  ilare  nella  torre  dd  Garigliano: 
ia  qual  torre  fatta  già  da  Giouanni  Patrizio  Gaetano  figliuolo  del  Confòlo  Docibilepcr 
conto  delle  (correrie  de  Saracini  .ì  tépi  di  Gio.V  1 1  [.creato  Pontefice  gli  anni  del  Signo- 
re 872 ,  nel  potere  &  dominio  di  Santa  Chieià  anchor  fi  manteneua .    Melo  ritiouatoiì 
Q  à  Capua  nella  venuta  de  Normandi,  con  efib  loro  in  amicitia  Ci  congiunte ,  &  di  fùbito  à 
Salerno,  &  di  quiui  à  Beneuento  ritornatoli ,  C\  fé  parte  per  l'odio  de  Greci  òi.  parte  per  le 
Tue  amabili  qualità  per  tutto  di  molti  amici .   Co  quali  lènza  perder  momento  di  tempo 
Ci  polè  ad  allalir  le  terre  de  Greci ,  de  quali  in  tre  battaglie  l'vna  à  Tremoli,  l'altra  à  Ciui- 
ta  &  la  terza  in  campagna  aperta  appo  vn  luogo  detto  Vacchereccia  ièinpre  rimale  vin- 
citore ;  &  fatta  di  loro  non  piccola  vccifione.i  luoghi  da  eflì  tenuti  riacquiltò  ;  ma  venu- 
to con  effi  à  battagliala  quarta  volta  appo  Canne  luogo  molto  chiaro  per  la  famofà  rot- 
ta  de  Romani,  fu  per  frode  d'alcuno  in  guifa  rotto  &  iconfitto^  che  ciò ,  che  egli  preilii- 
fimamente  hauea  vinto,in  meno  di  tempo  perdè,elIèndo  opinione  benché  molti  de  Gre- 
ci vi  moriflèro ,  di  dugento  nondimeno  cinquanta  Normandi  non  altri  che  il  Col  capira- 
D  no  ellèr  foprauiuuro.  Melo  vedutofi  dalia  foi-za  de  (òldati  abbandonato, raccomandato 
gli  altri  Normandi  parte  al  Principe  Guaimario  &  parte  al  Principe  Pandolfo^cgli  lèn'an- 
dò  ali'Imp.Arrigo  per  inducerlo  à  madar  genti  ò  à  venir  egli  ilellò  in  perfona  per  cacciar 
i  Greci  da  quelle  parti .    Nel  qual  tempo  il  Principe  Pandolfo  inrendcndolèla  con  l'imp. 
Balìlio,  gli  mandò  per  legno  della  fua  fede  della  città  di  Capua  le  chiaui  d'oro,facendogli 
intendere  ;  che  ciò  che.cgli  hauea,  all'imperio  Greco  farebbe  lèmpre  ftdelméte  lùggctto. 
Le  quali  cofè  non  eflèndo  incognite  à  Boiano  lùo  Catapano  in  Iralia,fcce  al  Principe  ve- 
duto ;  che  (è  egli  così  veramente  era  fedele  all'Imp.  Greco,  come  mollraua ,  che  in  niuna 
cola  harebbe  ciò  meglio  potuto  moilrare,che  in  fargli  hauer  Datto  alle  mani.  Jl  che  vo- 
lentieri acconièntitogli ,  furono  iubito  mandati  de  iòldati  al  Garigliano ,  &  la  torre ,  oue 
E  Datto  era,&:  il  quale  di  ciò  ninna  guardia  predeua.indue  giorni  fu  prelà  lènza  poterne  re- 
ità {capare.  L'Abbate  Atenolfo  come  che  con  gradi  fatiche  i  Normandi  lui  trouatiiì  s'ha 
ueflè  fatto  concedere,Datto  però  in  niun  modo  potè  da  Boiano  ottenere;  il  quale  in  Bari 
condotto ,  &  quiui  à  guila  de  parricidi  in  vn'otre  culcito,  fu  preibmente  fatto  gittate  in 
mare.  L'Imp.Arrigo  tra  tanto  di  tutte  quelle  colè  informato,^  dell'orgogliolò  imperio 
de  Greci,&  della  perfidia  del  Principe,&  della  crudeliflima  morte  di  Darro,Sc  immagina- 
do  tra  {è,che  le  à  Greci  nò  li  mozzaua  la  ihada,  non  lòlo  di  Puglia  &  del  Principato,comc 
era  lor  riulcito;  ma  anco  di  Roma  s'inl)gnorirebbono,&:  che  tutta  l'Italia  verrebbe  in  po- 
ter loro,(icome  da  Melo  gli  era  llato  fatto  toccar  con  mani, il  quale  andatolo  due  volte  ì 
trouare,neirvltima  s'era  nel  ritorno  morto  per  viaggio,nó  litimò  elTer  più  répo  da  tarda- 
rejma  melfo  in  ordine  vn  giàdifs.efèrcito  l'anno  1022  lene  véne  in  Italia,madàdo  innazi 

Il     5  per 


8<r 


DE'     PRINCIPI     DI     C  A  P  V  A. 


Trttid, 


rirdgonA 
ra,  J-iore»* 

td. 

nau. 


(  iirraJt 
jrnl>. 


Sergio 
rr-icfiro  ai 
foliUtt  di 


per  la  prouincia  de  Maifi  Poppo  Arciuefcouo  con  vndicimila  fòldari ,  &  per  lo  cammino  A 
di  Roma  Belgrimo  Arciuelcouo  di  Colonia  con  ventimila  per  far  prigione  l'Abbate ,  &C 
il  Principe ,  poi  che  della  morte  di  Darro  veniuano  incolpati.  L'Abbate  non  veggendo, 
come  della  potenza  deU'Imp.Arrigo  fi  poteflè  riparare,anchor  che  i  Conti  de  i  Marfi  &  i 
hgliLioli  di  Burrello  gli  prometteflero  di  tenerlo  faluo  appo  di  loro,tollè  la  via  per  andar- 
ne a  trouar  l'imp.Greco  a  Collantinopoli ,  ma  entrato  in  mare  in  Otranto,  non  fé  lungo 
cammirio,che  aOalito  da  hera&  imperuofa  tempella  di  mare,  con  tutti  i  lùoi  mifèramen- 
te  affogò  .  Bclgnmo  dubitando  parimente,  che  il  Principe  per  vna  tal  via  non  gli  vkiflc 
dalle  mani,  con  ir.arauigliolà  diligenza  s'accampò  intorno  Capua,  oue  il  Principe,  il  qua- 
le non  molto  de  Capuani  (i  Hdaua,  moilracdo  nella  morte  di  Datto  non  haucr  colpa ,  & 
che  egli  Ikrebbc  al  giudiciodeH'Jinp.Arrigo,  di  fua  libertà  li  pole  nelle  man  di  Belgrimo.  B 
Andato  dunque  Belgrimo  à  trouar  l'imp.ii  quale  s'era  pollo  all'aflcdio  di  Troia ,  à  punto 
di  quell'anno  incominciara  à  fabbricare  da  Greci ,  gli  porle  grande  allegrezza ,  &  prelìa- 
mente  per  le  molte  querele  da  molti  fatte  contra  del  Principe  hi  giudicato  degno  di  mor 
te;&  {àrebbenc  di  leggieri  (eguito  l'ciìetto ,  le  Belgiimo,  alia  cui  tede  il  Principe  s'era  rac 
comandato ,  fupplicheuolmente  non  gli  hauefle  dall'lmp.  impetrata  la  vita .  Fu  nondi- 
meno da  Cefare  menato  (eco  prigione  in  Germania,  &  il  Capuano  principato  iuda.  lui  à 
Pandolto  Conte  di  Tiano  contento  ;  ciFendoglifi  in  tanto  relì  i  Troiani,i  quali  da  Arrigo 
benignamente  riceuuti,  ià  ogni  fallo  ampiamente  lor  perdonato . 

2)<  'fandolfo  Conte  di  Timo ,  'Principe  di  Capua,(9'  dt  'Beneuento  nono .  C 

Avendo  l'Imp.in  quello  modo  punito  i  falli  del  Principe,  ma  non  potendo  per 
CIÒ  de  danni  patiti  rillorare  i  nipoti  di  Melo,  Stefano,  Melo  &  Pietro  chiamatane 
1  beni  da  loro  perduti  rellituirli,gli  honorò  con  titolo  di  Conti,  lafciandoli  in  aiu- 
to Giliberto  Goimano ,  Stigando  Toiihmo,  Balbo  Gualtieri  di  Canolà,  &:  Vgocon  di- 
ciotto altri  Normandi .  I  Greci  non  lòlo  finirono  di  edificar  la  nuoua  città  di  Troia, 
ma  fabbricarono  anco  Dragonara,  Fiorentino ,  &  Ciuità ,  &  molti  altri  luoghi  in  quella 
prouincia  :  la  quale  dal  nome  del  loro  vhciale  Catapanata  fu  polcia  detta ,  benché  Capi- 
tlnata  corrottamente  lì  dica,ragunando  gli  huomini,che  per  i  vicini  luoghi  difpern  li  Ita- 
uano,à  venir  ad  abitar  le  città,  &  terre  già  dette .  Il  Principe  Pandolfo  fece  d'alcuni  beni  D 
al  monallerodi  MonteCa(ìno,&:  quietamente,&  honelbmente  fi  viueua  ;  quando  efìen- 
do  l'anno  1 024  morto  Arrigo  lmp.&:  fuccedutogli  il  fuo  figliuolo  Currado,fù  il  vecchio 
Principe  Pandollo  per  opera  di  Guaimario  Principe  di  Salerno  (ùo  cognato  liberato  di 
prigione,&:  in  Italia  ricondotto, il  quale  tutto  humano  &  benigno  molhandofì  con  l'aiu- 
to  del  cognato,deI  Catapano  Boiano,dc  Normandi,  &  de  Conti  de  Marlì  fi  pofe  con  l'e- 
lercito  intorno  Capoua ,  alla  quale  mentre  dopo  lungo  aflèdio  fi  prepara  di  dar  l'aflàlro  ; 
il  Principe  Pandolto  di  Tiano  raccomandatoli  con  Giouanni  fuo  figliuolo  alla  tede  dei 
Catapano,  tu  fàluo  lafciato  andar  à  Napoli .  Ma  girate  l'arme  dal  vecchio  Principe  l'an- 
no leguenre  fopra  di  Napoli,&:  la  città  prefà,&  Sergio  Maelho  di  fòldati  cacciatone; Pan- 
dolfo di  Tiano  hauendo  intorno  atre  anni  tenuto  il  principato  di  Capua,  lène  fuggii  £ 
Roma,  oue  bandito  &:  pouero  non  molti  anni  dopo  monili . 

Z?»  'Pandolfo  di  Santa  ^^atagià  detto,  Principe  ottauo . 


RAinulf» 

C   .    d.yf. 

un  fi. 


ESSENDO  ritornato  il  Principe  Pandolfo  in  iflato,  ritornò  parimente  aH'vfàfc  fcc» 
ieratczze  ,  onde  hauendo  copia  di  nimici,  Sergio  ricupero  Napoli,  &  imparen- 
tatoli con  Rainulto  huomo  d'alto  valore  per  tarli  torte  co'  fuoi  Normandi,  accio- 
che  pofcffe  relillere  al  Principe,  il  citò  Conte  d'Auerfa .  Nel  qual  tempo  cominciò  quel 
luogo  primieramente  ad  habitarfì.  Ma  gli  llrazi,che  il  Pnncipe  faceuaà  monaci  Cafinenfi 
trino  iopratutto  pieni  d'ogni  dilòneUa  ;  onde  l'Abbate  Tcobaldo  fuggitofidi  Cp.pua  co 

i'iiucn- 


DI     BEN.     ET    DI    SALERNO. 


87 


A  l'intendimento  di  Sergio  già  chiamato  Duca  di  Napoli ,  andò  à  far  il  rimanente  della  Cui 
vita  nella  Marca  nei  monaikro  di  San  Liberatole .    Et  con  tutto  ciò  ne  di  trattar  ma/e 
i  monaci ,  né  di  tor  loro  i  fagri  &  ricciii  vali  al  diuin  culto  dedicati ,  iniìno  à  voler  met- 
ter mano  nelle  loro  elezioni,  di  che  non  fanno  i  Principi  cola  piggiore,  G  mn?,ih  giamai  ; 
(]uando calare  l'anno  !  o;  8  l'Imp.  Currado  in  Italia  per  inimicizia ,  che  egli  haueua  con 
l'Arciucfc.di  Milano,gÌi  furono  in  Milano  alcuni  monaci  madati  per  lamentarli  dei  torti 
di  lùgo  tempo  riccuuti  dai  Principe  Pàdolfo.  Tenuto  da  Currado  (opra  cjò  co  luci  gradi 
conliglio ,  i'd  deliberato ,  che  fi  faccfie  intendere  al  Principe,  che  le  egli  volea  l'ira  di  Ce- 
fàre  Ichiuare,  in  ogni  n^odo  s'ingegnaffe  di  reituuir  di  prelènte  tutti  1  beni  tolti  à  mona- 
ci, di  rilalciar  tutti  i  prigioni,  chemlìnoàqueli'horalìiitrouaua,  &  che  lenza  alcuno 
.B  icemamento  a  ciaieuno  ogni  cofa  occupata  liberamente  rendefiè  .  Gii  ambafciadcn  do- 
po lunghi  trattati  hauuti  col  Principe  a  Capua ,  lenza  colà  alcuna  conchiudcr  di  buono 
all'Imp.lene  tornarono .   Onde  Timp.  fene  venne  con  l'elercito  a  MonteCafino ,  &  len- 
titi  di  nuouo  i  pianti  &  i  rammarichi)  de  padri  incontanente  palsò  à  Capua .    Donde  il 
Principe  di  lui  temendo  s'era  ritirato  nella  rocca  di  Santa  Agata,  la  quale  egli  de  fuoi  ma- 
li vn  giorno  temendo ,  hauea  notabilmente  fatta  fortificare  .  Dal  qual  luogo  non  lalciò 
per  tutto  ciò  di  mandar  lùoi  huomini  à  Celare ,  chiedendoli  perdono ,  &  profferendogli 
tre  mila  libbre  d'oro ,  ih  la  lua  gratia  gli  rendelle .    De  cjuali  per  bora  la  meta ,  &l  per  l'al- 
tra metà  di  mandargli  la  figliuola  èc  il  nipote  per  ollaggi  prometteua .    La  qua!  prof  erta 
accettata ,  &  mandau  i  denari ,  di  mandargli  poi  il  reilo ,  eflendoli  di  ciò  pentito  ,  ricusò, 
Q  llimando  con  la  Tua  partita  di  poter  facilmente  le  cole  perdute  riacquUlare.  Onde  l'im- 
peradore  dopo  lunghi  dilcorh  &  co  lìioi  &  con  gli  llefii  Capuani  tenuti ,  lìnalmente  pri- 
uatolo  del  principato  ,  qu'^lio  diede  àGuaimario  Principe  di  Salerno  ,  &c  Rainulfo  con- 
fermò Conte  d' Auei  U ,  <?<:  Adenolfo  Aiciuelcouo  di  Capua  tenuto  dal  Principe  incarce- 
rato, liberò  di  prigior.e  ,  &i  menandone  con  feco  gli  ollaggi  del  Principe  à  Beneuenro  re 
palsò,  &  di  qamdi  à  caia  tornatone,  elfendo  appena  vn'anno  (oprauiflo ,  da  quella  vitA  (ì 
partì,  lalciato  l'imperio  ad  Arrigo  luo  hgliuolo .  Guaimario  hauendo  col  fauor  de  Nor^ 
mandi  prelo  Surrenco,  di  quella  città  creò  Signore  Guidone  lìio  fratello ,  &  Amalfi  al  luo 
imperio  aggiunlè .  li  Principe  Pandolfo  lalciato  nella  fortezza  di  Santa  Agata  il  figliuo- 
lo, &  hauendo  tutto  l'animo  volto  à  ricuperar  Capua,  lèn'andò  à  trouar  à  Colldtinopcli 
D  l'Imperadore  Michele  1 1 1  i .  Pafl.3gonQ ,  il  quale  per  irjezzo  di  Zoe  fua  moglie ,  figliuola 
già  di  Gollantino  X  ;  il  qual  mori  l'anno  102^,  &  Hata  già  moglie  di  Romano  i  1 1 1 . 
Argiro  morto  per  frode  di  lei  l'anno  1055}  era  all'imperio  greco  lucceduto  .    Il  quale 
hauuto  prima  de  lùoi  portamenti  daGuaimano  piena  informazione,non  lòlo  non  tenne 
alcun  conto  di  lui  ;  ma  cacciatolo  della  fùa  corte ,  gli  diede  il  confino ,  oue  intìno  alla  fua 
morte,  che  fèguì  Tanno  1 04 1  ignobilmente  fi  llette  ;  ne  in  Italia  ritornato  fé  poi  colà  al- 
cuna di  momento,  le  non  dopo  gran  procelfo  di  tempo,  hauendolì  per  lùa  pazzia  perdu- 
to vn  belliflìmo  principato . 

2?/  CuaimArìo  prìncipe  dt  Salerno,  &  Jt  Capud àcc'mo  . 

E  ^^ 

|\  I V  E  N  V  T  O  Guaimario  tra  quello  mezzo  per  tanti  llati  accozzati  inlìeme  gran- 

A--^  dilTimo  Principe,  riceuette  ambalciadori  da  Maniace  Capitano  di  Paflagone,  pre- 
gandolo à  douergli  co  fuoi  Normandi  porgere  aiuto,  elfendo  egli  con  potétilLmo 
elèrcito  di  Greci,  &  con  di  molti  Calaurelì  &.  Pugliclì  meifofi  m  acconcio  per  cacciar  1  Sa 
racini  di  Sicilia.  A  cui  il  Principe  madò  Guglielmo, Diogone,&:  Vnfrido  figliuoli  di  Tan 
credi  co  3  00  altri  Normadi,poca  ma  valorolà  géte,co  quali  grà  parte  della  Sicilia  recupe- 
rò; &  il  gloriolò  corpo  di  S.Luciada  vn  vecchio  inlegnatogli,tenendolo  mal  ficuio  in  Si- 
cilia,à  Collantinopoli  ne  mandò.  Ma  non  così  prello  i  Greci  di  Sicilia  li  partirono;  che  i 
Saracini  tutto  quello,che  hauean  perduto,ricuperarono.  Nel  qual  tempo  cllcndo  Miche 
le  Paflagone  morto;  Collantino  XLdetto  Monomaco,prelòh  ancor'egli  Zoe  per  iiioglie, 

h     4  la  qua! 


Hoccd  Ji 
S.  ^^i. 


ti. imi. 

Sì^ruT  di 
Sitnam . 

^"tig  imf. 


CejfXtitil 


S8  .'DE'     PRINCIPI     DI     CAPVA, 

h  qu.ll  voM  di  mariti  Impei-Acioii  non  volea  flarfi,era  llato  afTunto  aH'jmp.Co  la  qual  oc  A 
cadone  hauendo  Maniace  afpiraro  à  farli  Imp.  in  Italia,tolhméte  fu  vccifo,  &  in  Tua  vece 
Dt^cli^      mandato  nuouo  Catapano,il  cui  nome  fu  Ducliano  in  Puglia  e  in  Calauria.  Manuoui  er 
«'  <-'*''»•       rori  de  Greci ,  caufàti  dalla  loro  temerità ,  gli  fecero  a  mano  à  mano  perder  la  poflèflionc 
''*"*  *  del  rimanente  d'ltaIia,hauédo  il  paflato  Maniace  viàto  villania  ad  vn  Caualiere  Lóbardo 

detto  Arduino  :  li  quale  vccifo  di  fua  mano  nelle  guerre  Siciliane  vn  nobile  Saracino ,  oc 
toltogli  vn  beilillimo  cauallo,  ne  fu  vergognolàmcte  da  Maniace,àcui  noi  volle  dare,  pri^ 
uaro;nó  guardado  che  per  altri  (ìioi  menti, &  cópratolelo  co  molti  denari  l'hauea  egli  ite! 
loda  parte deirimp.cóferito  l'honor  del  Cadidato,&:  propolì;oIo  anco  a  certi calì;elli,e  ter 
re  di  Puglia  ;  perche  no  potendo  la  nobiltà  del  (ilo  animo  h  fatte  ingiurie  patire,facendo 
sébianri  d'andar  à  Roma  per  cagione  di  voto,pre{è  il  camino  d'Aueiià  &  al  CótcRainoI  B 
fo  aperfe  il  fuo  animojmolìradoli,che  egli  era  huoir^o  di  farlo  (ìgnor  di  Puglia  (è  toglieflc 
infieme  co  lui  à  vendicar  i  torti  riceuuti  da  Greci.  Nò  difpiacque  à  Rainoltc  il  partito,  OC 
mellb  inficine  prelfaméte  dodici  de  fuoi  capitani,prefà  mlìeme  deliberatione  di  partir  fra 
telleuolmente  ciò  che  guadagnauano,  l'inuiòcó  Arduino  à  piocacciarfi  la  ior  fortuna .  Il 
primo  acquiito  fu  Meltì  :  la  qual  come  capo,&:  porta  di  tutta  la  Puglia  parca  che  fclicemé 
te  aprifiì;  l'entrata  alle  future  vittorie;&:  in  vn  batterd'occhio  il  medelimo  fecero  di  Ve- 
rofa,d'A(coIi,&  di  Lauello .  Volan  di  ciò  gli  auuifi  a  CoÙatinopoIijmandafi  nuouo  efcr- 
cito  à  Ducliano ,  vienfi  da  capo  à  battaglia  con  ordine ,  che  tutti  i  Normandi  fi  taglino  ^ 
pezzijò  a  guifa  di  tante  beAie  all'lmp.  legati  Ci  mandino ,  quando  venuti  alle  mani  pochif 
limi  de  Greci  fuor  del  Capitano,&  d'alcuni  Tuoi  piti  intimi  Ci  poterò  fàluare.  I  Normandi  q  , 
per  addolcir  gli  animi  de  paeiani  eleggo  per  Ior  Capitano  Atenolfo  fratello  del  Principe 
di  Beneucnrojil  qual  principato  in  mano  di  cui,&  come  in  quello  tépo  fi  fufi'e  peruenuto 
à  me  non  è  manifelfo,&  venuti  di  nuouo  à  battaglia,di  nuouo  i  Greci  (on  vinti .  la  mag- 
gior parte  de  quali  per  occulto  giudizio  di  Dio  affogò  nel  Lofanto,  nò  olHte  che  elli  l'ha 
uefler  poco  innanzi  all'attaccar  della  battaglia ,  valicato  lènza  acqua .  Onde  i  Normandi 
ricchi  di  (poglie,&  di  riputazione  ne  mótaronogradementein  ilfato.I'Imp.  Greco  freme 
do  per  corate  rotte  riceuutCjIeuato  il  goiierno  di  mano  à  Ducliano  mandò  in  quel  luogo 
^M'«-       B(àugulì:o,comadandogli,che  per  accrelcer  le  lue  genti,non  li  curailè  di  non  congiugner- 
"„*.  li  co  Saracini,&;  co  qualunque  altra  gcte  potellè  hauer  alle  mani.  Non  migliorarono  per 

ciò  le  colè  de  Greci  :  i  quali  venuti  a  battaglia  preiloà  Montepilofb  nò  lolo  tur  rotti,  mef  j) 

li  in  fuga ,  &  vcciline  vna  gran  parte,  ma  ui  rimale  il  Capitano  iltelTo  prigione  :  il  qual  da 

Normandi  al  ior  Capitano  cóceduto,6c  da  lui  a  Beneuento  condotto, gli  lù  di  bifogno  di 

m.etter  infieme  vna  gran  sòma  di  denari,(è  egli  volle  la  lìia  libertà  ricoucrare .  I  Normadi 

hauédo  creato  per  nuouo  Ior  Capitano  A  rgiro  figliuolo  di  Melo,  di  cui  di  (opra  (i  è  ragio 

nato  attelhojòc  co  la  forza,  &  co  ogn'altra  arte  militare  ad  acquilkrfi  gli  altri  luoghi,  & 

terre  di  Puglia.Co  quali  acquiiti  fatti  hauendo  dato  titol  di  Conte  à  Guglielmo  figliuolo 

nto^l'or-       di  Tancredi, il  quale  in  tutte  quelle  imprele  s'era  valorolàmente  portato,lène  tornarono  a 

ubrAcci»        Guaimario,&:  ricordandofi  delle  promeffe  fatte,à guifa  di  buoni  cópagni  l'inuitarono  in- 

jatco  e.         lieme  con  Rainullo  Conte  d'Auerlà  à  venir  à  Melfi  per  far  il  partimento  della  preda .  In 

quella  città  dunque  eletta  da  loro  per  folio  del  nuouo  regno  fi  véne  alla  partizione  ,^'m  ^ 
nanzi  ad  ogn'altra  colà  per  legno  d'honore  concedettero  al  Conte  Rainolfo  Ior  capo,  & 
fignore  la  città  di  Siponto  con  tutto  il  MonteGargano  ;  il  quale  da  quella  reueréda  Chie- 
là  il  monte  di  S.  Angelo  viene  ancor  chiamato .  Col  cui  giudizio,6c  volontà  regolandoli 
à  Guglielmo  concedettero  Alcoli,  à  Drogone  Venolà,ad  Arnolino  Lauello,  à  Vgo  Auta- 
buonoMonopoli,à  Pietro  Trani.à  Gualtieri  Ciuità,à  Rodolfo  Canne,àTrilcamo  Mon- 
tepilofo.ad  Erueo  Trigento,ad  Alclittino  Aceréza,à  vn'altro  Ridolfo  S.ArcangeIo,à  Rau 
frido  Mineruino,lèrbata  e  data  la  parte  Iccódo  la  deliberazion  fatta  ad  Arduino.  Nel  qual 
modo  lù  co  marauigliolà  felicità  de  Normadi  acquiilata  la  Puglia,  vna  parte  de  quali  traua 
gliaron  per  alcun  tépo  ic  colè  Caiinenli,  finche  per  opera  di  Guaimario  l'anno  1 045",tra- 
mettendoli  egli  relbron  quiete;  mallimaméte,  che  elsédo  ai  Conte  Guglielmo  già  detto. 


DI     BEN.     ET     DI    SALERNO. 


S^ 


A  a  cui  per  l'opere  fiie  valorofè  fu  importo  nome  di  Fortebraccio ,  fucceduto  Drogone  fìio 
fratello;  egli  con  Guaimario  fu  più  tolto  fautore  delle  lor  cofè,  che  punto  le  trauaglialfe . 
Nondimeno  (ucceduce  nuoue  brighe  tra  il  Principe  Guaimario,  &  Adinolfo  Góte  d' Aqui 
no  ,  il  quale  per  inuidia  della  grandezza  del  Principe,  i  Gaetani  haueano  creato  a  lor  Du  - 
ca,  di  nuouo  li  vennero  a  turbarc,ma  accordatoli  lì  Góte  col  Principe,  da  cui  gli  fu  il  nuo 
uo  ducato  contermaro,da  capo  potarono.  Non  minor  turbazione  haueano  i  fatti  di  San- 
ta Chiefà  ;  percioche  efiendo  da  Romani  ilato  cacciato  Benedetto  1 X  (òmmo  Pontefice 
haueano  in  quel  luogo  mcff^  il  Cardinal  di  Santa  Sabina ,  &  chiamatolo  Siluelho  1 1 1 .  il 
quale  hauendo  appena  tenuto  ii  ponteficato  tre  meh,&  rirornaroui  Benedettojne  egli,co 
nofcendofene  per  la  licenza  del  viuere  indegno,il  tenne  poi  lungo  tépo  hauendolo  rinon- 
5  ziato  à  Giouanni  Arciprete  di  Roma,il  quale  volle  eflèr  chiamato  Gregorio  V 1 .  huomo 
di  (ingoiar  bontà. Le  quali  cc;icda  molti  ali'lmperador  Arrigo  iìgnifìcate,il  molfero  dopo 
hauer  dato  alletto  alle  hcceade  di  Lì  da  monti,à  venir  in  Italia,  il  quale  à  Sutri  peruenuro, 
trouò  hauer  il  buon  Pontetìce  Gregorio  pagato  denari  per  liberar  la  Chiefà  di  Dio  dalle 
perfècuzioni  di  Siiueltro,di  Benedetto,&  di  Giouanni  già  itati  pontefici,  i  quali  cótinuan 
do  à  chiamarli  tali,  maluagianienre  quella  lède  occupauano .  perche  congregato  quiui  vn 
falène  Conciliojlòtto  prctefto  d'hauer  cómelTo  iìmonia,à  Gregorio  toKè  il  ponteficato  ; 
e  fattoli  far  giuramento,che  niun  elenco  ò  fecolar  Romano  potefle  per  l'auuenire  far  eie 
zione  di  Pontefice  alcuno  (ènza  il  iìio  confèntimento ,  quella  dignità  conferì  à  Suidigero 
Vefcouo  di  Bamberga  nato  ne;la  prouincia  di  Saflbniajil  qual  prefè  nome  di  Clemente  II. 
Q  Con  collui  à  MonteCalìno,  &  di  quiui  à  Capua  venutone  accettò  la  rinunzia  di  Guaima 
rio  fatta  del  principato  di  Capua ,  il  quale  già  per  lo  (patio  di  none  anni  hauea  pofleduto, 
&c  quello  diede  al  vecchio  principe  Padolfo,hauendo  da  lui,&:  dal  figliuolo  canato  per  ciò 
di  molti  denari .  A  Drogone  pariméte  lì  contado  di  Puglia,&  à  Rainulfo  quello  d'Auerlà 
confermò,da  quali  nò  fblo  traile  gran  quatirà  di  moneta,  ma  hebbe  i  migliori  e  i  più  belli 
cauaglijche  in  quel  tepo  nel  regno  lì  ritrouallèro .  Non  fu  per  tutto  quello  a  modo  alcu- 
no da  Beneuétani  riceuuro,onde  httigli  dal  papa  fcomunicare;&  egli  per  la  lua  imperiale 
autorità  ogni  lor  colà  à  Normadi  donata  col  lùo  Pontefice  lène  ritornò  inGermania,ha- 
uendo  in  tal  modo  le  colè  del  regno  lalciate  difpolte  ;  doue  mortoli  non  molto  dopo  Pan 
dolfo ,  il  principato  al  figliuolo  del  medehmo  nome  detto  peruenne . 

7)elgio»ane  fandolfo  Trincipe  Ji  Cdpaa  vnJecimo . 

NE  'Clemente  viflè  oltre  io  Ipazio  di  noue  mefi,tornato  che  lì  fu  in  Germania,&  Da 
malo,  il  qual  trouò  occupato  il  póteficato  tra  quello  mezzo  dal  già  detto  Bcnedec 
to  I X.  ville  pochillìmi  giorni;  fin  che  fu  finalmente  creato  Leone  I X.  huomo  per 
reIigione,per  dottrina,&per  làntitàdi  vita,in  quàto  rhumanacóditione  permette,degnif 
fimo  di  quel  grado.  Il  quale  ribenedilfe  i  Beneuétani;&  perche  l'Imp.hauea  voglia  di  trar- 
re dalla  potelH  pótificia  il  Velcouado  di  Baberga,  il  Pontefice  hebbe  da  lui  lotto  titolo  di 
Vicario  Beneuento,della  qual  città  eleflè  non  molto  dopo  il  già  detto  Pontefice  per  Duca 
:   vn  caualiere  detto  Rodulto .  Hora  il  Principe  Guaimario  fatto  in  tanta  felicità  lìiperbo 
trattaua  male  gli  Amalfitani;ne  molto  più  di  loro  h  teneuano  i  Salernitani ,  &  alcuni  Tuoi 
ftelfi  parenti  del  lùo  gouerno  cótenti,  perche  prelà  vn  giorno  occalìone^he  egli  à  dipor- 
to su  per  Io  lito  di  Salerno  n'andaua,da  molti  di  loro  allàliro  tu  con  3  6  ferite  atterrato, & 
rnorto,&  polcia  per  ilcherno  palfandolo  lungo  le  mura  della  lortezza,&:  della  città  per  lii 
go  Ipazio  trainato .  Ma  hauendo  Guido  fignor  di  Surrento  chiamato  in  lùo  aiuto  1  Nor- 
madi,non  lalciò  inuendicata  la  morte  del  Iratello,  hauédo  ricuperata  la  città,  melTo  nella 
paterna  lìgnoria  Gifulfo  lùo  figliuolo  ,  oc  fatti  morire  quaranta  degli  vcciditori  del  Prin- 
cipe, ma  non  parendo  al  Pontefice,che  cotata  grandezza  de  Normandi  lolle  più  da  lòffe- 
rire,molci  de  quali  mettendo  mano  nò  meno  alle  làgre  che  alle  profane  cole  meno  dilcre 
tameateche  li  làrebbecóuenuto,gIiecclelìalI;ici  luoghi  trattauancgli  prele  i'armc  còtto, 

h     j  hauen- 


facd  K- 

tonino  fiu- 
to Due* 
di  Gttec*. 
Benedetto 
IX.  fp. 

Silucjìrt 
Jll.  p}. 


Gre^iirit 

n.fp. 


cUrnetite 
li.fp. 


e.  di  P»~ 

Jiainulfi 
Ctnte  cft 
itXaerf». 


n.imift 

ij. l'aie. 


gtditlf» 
Vnnc.  di 
Bcneucn- 
tt. 


C\rdf, 
r.:,-ii.  dt 
Salenit. 


yr.fiido 

e.  di  PU- 

^h"  II' 
^  [chi  ti- 
no cóle  ài 

Jioduljo 
c.  «\><- 

ji.tdulfo 
e.  d'^i- 

uerfA  . 
Jìiccarda 
C.  d'^yf- 
uerfa» 


Teodora 
Jìì)pir.  di 

Cojt. 

r  ittort 
j/.  pa^a. 

ill.ltp^' 


^aielardt 
e.  di  PU  - 

giù  III. 

JiitbtrC» 
Ouijcardi/ 
c.  di  Pu- 
glia mi. 


Cojianttrif 
,\IJ.  i'» 
jer  Cofl. 
Jiuberlo 
CU'fe'trdo 
DUCA  dt 
j'UzliA  <■' 
ai  C4U- 
urid- 

A'ICColo 

Ji.paj'4. 


50  D  E*     P  R  I  N  C  I  P  I     D  I     C  A  P  V  A, 

hauendo  con  Ceco  non  folo  il  nuouo  Principe  Rodulfo  di  Beneueto,  ina  Guarnieri  Sueuo  A 
co  moiri  altri  SS.  &  Capitani  Germani  accomodatigli  dall'imp.  I  Normandi  dall'altra  par 
te,poiche  viddero  nò  poter  hauer  pace  dal  Papa,  crearono,  eilèndo  ikto  vccilo  in  batta- 
glia Drogone,  tre  de  lor  capi  Vnfrido  Góte  di  Puglia,  &  Ruberto  Guifcardo  Tuoi  fratelli 
co  Riccardo  Còte  d'Auerfà  lor  cognato  tìgliuolo  d' Afclittino  :  il  quale  hauea  quel  cóta- 
do  dopo  Rainulfo  tenuto,béche  tra  lui  &c  Riccardo  Tuo  figliuolo  Rodulfo  Capello,&  vn 
nitro  Radulfo  fuflero  itati  Còti,  l'vno  di  Canne,e  l'altro  di  Sant'Arcangelo  Ibti  Signori . 
Con  coitoro  Ci  poiero  in  ordine  per  la  battaglia,^:  venuti  fmalméce  alle  mani,(ccondo  fu 
il  piacer  di  Dio,i'e(èrcito  di  S.Chieià  iconfìl!èro,&  coiliinlero  il  Papa  fuggendo  à  làluarfì 
in  vn  vicino  caikllo.  Non  vfaronoper  ciò  men  che  (auiaméte  colata  vittoria  iNormadi, 
hauédo  Vnfiido  per  iùoi  ambafciadori  promellò  al  Ponr.che  egli  làluo  a  Beneueto  il  con  B 
durrebbe,&  di  quindi  volendolène  andar  a  Roma,  inhno  à  Capua  l'accópagncrebbe,!]  co 
me  fece.  Dopo  1!  qual  f  ùccelfo  il  Pont.à  Roma  arriuato  qui  (1  morì  l'anno  i  o  y4,hauédo 
iafciaro  ottima  fama  tra  popoli  della  fuafàntifà.  Nel  qual  anno  fi  morì  parimente  in  Co 
itane.  rimp.Monomaco,  ellèndogli  poche  colè  reiUte  nel  regno  [uor  de  luoghi  littorali, 
èc  preie  il  regno  Teodora  Augulf  a  fua  cognata  già  folcila  di  Zoe .  Col  qual  Monomaco 
hauea  il  Pont.Leone  tenuto  pratiche  per  accordar  le  difteréze:  le  quali  tra  la  Cliicfa  Rom. 
&  Collantinopclitana  ab  antico  foleuan  paflare.  A  Leone  fuccedette  Vittore  I  I.il  quale 
•  ejTendo  l'anno  10^6"  morto  l'Imp.  Arrigo,con  grande  indullria  &  carità  procacciò  di  co- 
feruare  il  regno  ad  Arrigo  (ìio  figliuolo  fanciulletto.il  qual  nò  hauea  più  che  cinque  anni. 
Tra  quelle  &  altre  mutanoni  di  Pontefici ,  &:  d'Imperadori  in  Roma  &c  in  Coftantino-  C 
poli  iùccedute,  le  forze  de  Normandi  ellèndo  nel  regno  gagliarde ,  le  quali  hormai  tutte 
da  i  figliuoli  di  Tancredi  &  da  Riccardo  Conte  d'Auerià  dipendeuano,hebber  quelli  (uc- 
cedi.  Elfendo  morto  Vnfrido  Conte  di  Puglia  l'anno  I0  5'7,  prelè  la  paterna  fignoria 
Baielardo  iuo  figliuolo  ;  il  quale  cacciato  in  quel  mcdefiino  anno  da  Ruberto  Guilcardo 
luo  zio ,  venne  Ruberto  ad  effer  il  quarto  Conte  di  Puglia .  Ma  perche  quello  valorolò 
principe  Guifoardo  fuffe  chiamato,e  quali  fuflèro  i  fuoi  principij,Dreueméte  e  da  narrare. 
Drogone  eflèndo  già  fatto  Conte  di  Puglia  gli  concedette  la  tortezza  di  San  Marco  :  la 
qual  egli  nò  molto  tempo  prima  hauea  fatto  fabbricare  ne  confini  di  Caloria;  &:  feceldi 
tutta  Calauria  Signore .  Ma  trouandolì  Ruberto  (caifo  di  denari,chiamò  à  le  vn  Signo- 
re d'vna  città  vicina  chiamato  Pietro  huom  molto  ricco  per  volergli  d'alcuna  co(a  par. 
lare;  &c  vcggendo  che  le  gradi  imprcfè  fènza  denari  fornir  nò  li  poteano,  àie  venuto,non 
prima  il  libeiò,che  fi  fece  pagar  vèti  mila  feudi  d'oro.  Vn'altra  volta  andando  egli  à  tro- 
uar  il  fratello,  fi  Icontrò  in  lui  Giraldo  huomo  di  grade  aftare  :  il  quale  quali  per  ilcherzo 
fu  primiero  à  chiamarlo  Guilcardo .    Et  fattogliiì  cariflimo  amico  gli  diede  vna  (uà  zia 
per  moglie ,  oc  entrati  infieme  m  Calauria  in  brieue  la  foggiugarono .  Succeduta  poi  la 
morte  di  Drogone,  &  creato  egli  come  fi  e  detto  Còte  di  Puglia  fi  pofè  all'alTedio  di  Reg 
gio  ;  &c  hauendola  tolta  à  Capitani  di  Goilantino  XII.  Imp.  Collantinopolitano  l'anno 
I  o6'o,  &c  eisédo  tuttauia  pieno  il  iuo  animo  di  còcetti  maggiori,non  piiì  Contc,ma  Du- 
ca di  Puglia  &:  di  Calauria  volle  eil'er  chiamato  :  il  qual  titolo  da  Niccolò  1 1.  prima  &  poi 
da  altri  Pontefici  gli  fu  còfermato  ;  Ritornato  in  Puglia,  prefè  Troia,&  in  tal  modo  non 
mai  ripofàndofi  prefè  di  mano  in  mano  di  molte  altre  città  ;  &  tutti  i  Normandi  di  quel 
paefè,  in  fuor  che  Riccardo ,  riduflè  fotto  il  fìio  imperio  .  Riccardo  parimente  del  con- 
tado d' Auerfa  non  contento, &  veduta  la  dappocaggine  de  Principi  di  Capua,ad  ottener 
quel  principato  ogni  fuo  lludio  &  penfiero  riuolfè.  Pofiod  per  quello  all'affedio  di  Ca- 
pua,&  quella  cinta  con  tre  callelli,  non  prima  iène  Ieuò,&:  do  per  à  tcmpo,che  gli  fur  dal 
giouane  Principe  Pandolfo  contati  fèttemila  fiorini  d'oro . 

7)i  Landoìfo  'Trinàie  di  Cdpua  duodiclmo , 

A  morto  Pandolfo ,  &  fùccedutogli  il  figliuolo  Landolfo ,  Riccardo  fi  ritornò  dì 
nuouo  all'alfedio  di  Capua  ;  à  cui  offerendo  i  Capuani ,  perche  egli  di  molellarli 


D 


M 


D  I     B  E  N. 


DI     SALERNO. 


^i 


A  (ì  rimanefls,  gran  quantità  di  it.chk  ra ,  c^i  ogni  cofà  rifiutò ,  pur  che  di  quella  città  s*in- 
fignorifle.  Perche  cdèndo  i  Capuani  iherti  dalla  fame ,  dentro  la  città  Riccardo  riceuo.- 
no,  lor  Principe  il  gridano,  &:  ciò  che  egli  da  lor  vuole,  ampiamente  gli  promettono.pur 
che  le  porte  6c  le  torri  pollano  tflèr  da  lor  guardate.  Riccardo  facendo  {cmbianti  di  con- 
tentarlène,  &  vcggendo,  che  era  da  afpettar  tempo  più  opportuno,  vilìrato  MonteCafi- 
no,  fène  tornò  ad  Aueria  ;  &  quiui  non  molto  ritardato  à  guifà  di  fulgore  tra  lo  fpazio  di 
tre  mefi  occupò  tutta  terra  di  Lauoro .  Onde  à  Capua  ritornato  &  tatto  ragunar  i  citta- 
dini più  nobili  fc  lor  veduto,  eifer  venuto  il  tempo,  che  le  torri  &  le  porte  gli  (i  rédelFcro. 
Ma  non  venendo  i  Capuani  a  concludone alcuna,  egli  tutto  ciucciolo  vlciroii  della  città 
fi  pon  di  nuouo  all'ailcdio  con  ogni  Ihettezza .    I  Capuani  mandato  l'Arciuekouo  loro 

B  all'Imp  per  domandar  lòccorio ,  &  da  lui  nullo  aiuto  riceuendo ,  dalla  fame  &  dalla  ne- 
ceflità  cacciati  fi  diedero  à  Riccardo.  Nel  qual  modo  ottenne  il  Conte  d'Auerlà  l'an- 
00  I  oó"!  quell'antico  Se  nobililiìmo  principato . 

7)i  Pecari/o  Conte  /^uerja,&'  Trincile  Ji  Capua  decimo terz$ . 

DI  V  E  N  V  T  O  Riccardo  Principe  di  Capua,non  pafsò  guari  di  tempo,che  attaccato 
vna  notte  il  fuoco  in  Tiano.fù  prello  il  Principe  a  comparimi  la  miattina  co  le  fue 
genti;  &  eflbndofene}  Conti  fuggiti,coI  confèntlmento  de  cittadini  ne  prcle  il  do 
minio  .  Così  per  i  peccati  de  popoli  &  de  vecchi  (ignori  ogni  colà  al  nuouo  Piiiìcipe  ve- 

Q  niua  vbbidendo .  Il  quale  marauigliola  cola  è  à  dire,  quato  dell'Abbate  &  de  fatti  di  Mòte 
Calino  fi  mollrafle  in  tutte  le  cofe  amico  &  btnefittore.  Attendendo  con  tutto  co  ad  al 
largar  il  (ùo  imperio, &  à  Roma  accoilàdoii  deliderolo  lopra  ogn'altra  cofa  di  faiii  crear 
Patrizio,fiioflè  i'imperadore  Arrigo  si  per  reprimere  l'impeto  de  Normàdi,&  sì  per  pren- 
der la  corona  dell'imperio  in  Roma  di  man  del  Pontefice  à  venir  in  Augnila  per  calare  m 
Italia .  Ma  non  comparendo  Gottifredo  Marchefe  di  Tolcana ;  il  quale  ogni  volta,  che 
Imperadore  alcuno  vcniua  in  Italia,  era  tenuto  co  le  (ùe  genti  di  fargli  lailiada,  difierì  in 
altro  tempo  la  Tua  venuta .  Venne  nondimeno  in  Roma  Gottifredo,il  qnAt  die  tale  Ipa- 
uento  à  Normàdi,che  sbigottiti  attédeuano  à  sgóbrar  con  gran  fretta  da  terra  di  Lauoro. 
S'era  nondimeno  Giordano  con  Guglielmo  cognominato  Fronteaudace  pollo  per  far  re- 

D  fiilenza  in  Aquino,  &:  gli  altri  col  Principe  à  Patenara,con  animo,chc  paliando  Gottifre- 
do forte  li  Gaiigliano,col  qual  s'era  congiunto  il  Pontefice, eglino  h  rirraellero  m  Puglia. 
Con  tutto  ciò  venuto  Gottifredo  in  Aquino  co  le  fue  genti, non  lolo  i  Normandi  li  man- 
tennero (aldi  ;  ma  per  diciotto  dì,  che  con  leggiere  battaglie  li  cótelé  in  tra  di  loio>non  fu 
mai  da  alcuna  delle  parti  conofciuto  vantaggio .  Onde  mettendoli  di  mezzo  Guglielmo, 
la  bilògna  fu  à  tal  condotta,  che  Gottifredo  6c  Riccardo  ntrcuatid  al  ponte  di  S.  Angelo 
infieme,che  fi  diceTodici,rvndall'vnaparte&  l'altro  dall'altra.però  che  il  potè  era  roiro, 
Gottifredo  hauendo  tocco  denari  da  Riccardo,  (i  cóuenne  di  ritornarlene  à  cala  iua,  oue 
non  molto  tempo  dopo  [ì  morì ,  hauendo  vna  grandilhma  cometa  dato  primieramente 
{ègno  della  fua  morte .  Reilate  in  quelto  modo  tranquille  le  cole  di  terra  di  Lauoro,^'  e{ 

E  fèndo  da  Defiderio  Abbate  di  MonteCafino  huomo  di  molto  valore  accrefciuto ,  &  ab- 
bellito il  famofb  tempiodi  San  Benedetto  ;  alla  cui  dedicazione  interucnne  l'anno  1071 
il  Pontefice  AlelTandro  co  molti  Cardinali  &  prelati,  vi  lì  trouò  anco  de  Principi  lecolari 
il  Principe  Riccardo  col  fuo  figliuolo  Gioidano,&  col  fuo  fratello  Rainulto;  Gilulfo  Prin 
cipe  di  Salerno,'Landolfo  Principe  di  Bcneuento,non  so  (è  figliuolo  o  parente  del  pallato 
Rodulfo ,  Sergio  Duca  di  Napoli ,  &  Sergio  Duca  di  Surrento ,  dal  quale  vengono  1  Ma- 
Arogiudlci .  Kuberto  Duca  di  Puglia,  occupato  tempre  indiucrle  inipi  eie  hauédo  volto 
l'animo  à  cacciar  1  Saracini  di  Sicilia,&:  tatto  in  quell'iloladi  molti  picgreIh,picio  Mclli- 
ra,occupato  Rimeto,  edificato  nella  valle  di  Demena  il  calici  di  S.  Marco,  &  quindi  tor- 
nato che  tu  in  terra d'Otràto  prclo  per  afiedio  Taranfo,&:  fattoli  dopo  quattro  anni  d'al- 
icdio,  per  la  fattion  d' Arginzo  dar  Bari ,  ritornato  che  fu  di  nuouo  m  bicilu  li  rurouaua 

in 


Gìttif-e- 

dlr     /»  air- 

chef  e     di 
Tejcéné,. 


^\r fin- 


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Ff- 


JUttidolfa 
Prtnc  dt 
JSen:n(ci, 
Sergi»  !  -m 
f*  di  A'* 

StT'J't*  OH 

(*.  Jt  Sur- 
re ut  t. 
AiJilr»' 


^i  .    DE*     PRINCIPI     DI     C  A  P  V  A, 

in  quello  rcpo  con  vigoiofb  efèrciro  intorno  Palermo.  La  cjual  città  pre/à,che  egli  hebbc,  A 
òi.  piepollio  al  gouerno  di  quell'itola  il  iiio  fratello  Ruggierj ,  deliberò  per  diiferenze  nate 
tra  lui  6c  il  Principe  GilùlFo  Tuo  cognato ,  d'iniignorirfi  di  Salerno  ;  percioche  repudiata 
la  zia  diGirardo  per  eflalì  ritrouati  parenti,giàili  molti  anni  (ì  trouaua  hauer  tolta  Sicel- 
crtgmo       g^^j^  (oi'clla  dì  Gifulfo  per  moglie .    Il  Pontefice  Gregorio  VII.  cieato  l'anno  1 07^  ,  ò 
che  il  datino  del  Principe  Gifulto  gli  diipiacefle ,  ò  che  non  gli  piacefle  il  veder  fòrgere  in 
tanta  grandezza  il  Duca  Ruberto ,  fc  per  l'Abbate  Defidcrio  ricordar  al  Principe ,  che  ia 
ogni  modo  proccurallè  di  far  pace  con  Ruberto .    Alle  quali  cofe  mentre  ne  pur  il  Prin- 
cipe fi  degna  di  far  rifpolì:a,  il  Duca  accozzatoli  col  Principe  Riccardo  s'accampan  cótta 
Salerno.  L'Abbate  Dclìderio  condotto  Riccardo  à  Giluifo ,  e  vedutolo  dopo  molte  cofè 
tra  lor  diuilàte  dilpregiare  i  lor  contigli ,  giurando  egli  di  non  voler  accettar  accordo  al-  B 
cuno  dal  Duca,di{perato  di  buon  fuccefib  lakiò  far  alla  fortuna .  Perche  l'afTedio  lì  Ihin- 
lè  sì  fiero  contra  la  città  di  Salerno ,  che  mancate  le  coic  neceflarie  al  viuere ,  certo  fu  de  i 
cani,de  caualli,  degli  afini,  &  de  topi  hauerli  i  Salernitani  mangiato  le  carni .  Ne  fu  dub- 
bio alcuno  vn  fegato  d' vn  cane  edere  If  ato  comprato  dieci  tari ,  vn  uouo  di  gallina  noue,      * 
{èrte  fichi  due  denari,&  vn  modio  di  grano  quarantaquattro  bizantij .  Le  quali  colè  non 
efièndo  al  Duca  na{colfe,fi  diede  vna  notte  inalpettaraiYiente  nel  profondo  del  lonno  ad 
aflàltar  la  città.  Nella  quale  entrato  per  la  rottura  d' vn  muro  iehicemente  fi  come  di  tan 
ti  altri  luoghi  hauea  fatto,  i\  fece  di  Salerno  Signore .  Oue  dato  ordine  per  render  gratie 
il  Duca       à  Dio  di  tanti  doni  riceuutijdi  fondar  vna  chiela  in  honor  di  San  Matteo,fi  volfè  col  Pria 
jiubtrtodt       j-jp  all'acquillo  del  rimanente  di  Campagna .  le  quali  cole  penetrate  alla  notitia  di  Gre-  C 
""'^  di'u       gorio,  Icomu-nicaro  che  hebbe  il  Duca  oc  il  Principe,  gli  prelè  anchor  contro  l'arme  tem- 


llp! 


Urm.  porall.  Il  Duca  hauendo  ciò  intelò  {ène  tornò  col  Principe  à  Capua,  &  partite  tra  lor  i'iin 

prciè,  il  Duca  all'afledio  di  Beneuento ,  &:  il  Principe  fi  pole  con  ogni  (ùo  sforzo  à  quello 
di  Napoli .  1  Napoletani  non  potendo  con  le  forze  del  Principe  contraltare ,  haueano 
poca  Iperanza  altroue  ripoila ,  che  in  Dio  ;  à  cui  caldamente  raccomandandoli ,  faccano 
dal  canto  loro  que  ripari ,  che  potean  maggiori .  Ma  veggendofi  in  quel  che  (\  combat-  '■ 
tea  apparir  fu  per  le  mura  San  Gianuario;  il  Principe  il  quale  credea,  che  folle  l'Arci- 
ue(couo,fi  doieua  di  iui,che contra  quel  che  conueniua  à  prelati,  egli  vlcilTecon  lo  feudo 
&  con  l'altre  arme  à  combattere .  A  cui  l'Arciuelcouc  fece  rifpondere,  che  era  molti  dì, 
che  egli  giacea  infermo  nel  Ietto  ;  ma  che  quello  armato  non  era  altri,che  San  Gianuario,  D 
{otto  la  cui  protezione  la  città  di  Napoli  ii  ripofà .  Alle  quali  parole  non  predando  il 
Principe  fede ,  attendeuaà  batter  la  terra,  &  à  ih-ignerla  ogni  giorno  maggiormente . 
nel  qual  aflèdio  eflendofi  grauemente  infermato,  non  dopo  molto  fi  morì,eilcndo  prima 
llato  prolciolro  da  tutte  le  pene,  nelle  quali  per  vigor  della  {comunica  fattagli  dal  Papa 
s'era  laiciato  annodare . 

2>J  (giordane  'trincili  e  Ji  Capua  Jecmoijuarto , 

GIORDANE  hauendo  prcfò  la  paterna  fignoria,  fciollè  l'alTedio  di  NapoIi,&  diuc- 
nuto  amico  del  Papa,&  tocco45oobizantij  da  Beneuentani,li  liberò  dall'allèdio,  E 
dichiarandofi  con  tutti  1  Conti  di  Puglia  nimico  del  Duca  Ruberto .  Il  Duca ,  il 
quale  in  que  tempi  fi  rirrouaua  in  Calauria ,  ciò  lèntendo  lène  venne  con  le  Tue  genti  ia 
Puglia  ;&  hauendo  à  prima  giunta  prclo  Alcoli,  il  monte  di  Vico,  &  Ariano,  s'apparec- 
chiaua  di  volger  tutte  le  lue  forze  contra  del  Principe .  Ma  l'Abbate  Defiderio' metten- 
doli con  la  fùa  autonràdi  mezzo,  li  rappacificò .  Onde  il  Duca  per  non  tener  le  lue  gen- 
ti à  bada ,  altroue  volgendoli  prefe  in  pochi  giorni  cinque  callella  .  Nel  qual  tempo  De- 
iìderio,  à  cui  rincrefceua ,  che  il  Duca  li  iklle  tuttauia  fuor  del  grembo  di  Santa  Chiefa, 
andatotene  à  Roma,  l'impetrò  dal  Papa  perdono .  Veggendo  per  quello  il  Duca ,  che  1© 
cofè  di  qua  erano  aliai  ben  quiete,  G  come  egli  hauea  lèmpie  concetti  grandi  nell'animo; 
CQSJ  prclà  cccafionc  dclk  diicordie  §c  mai  gouerno  de  Pnncjpi  Greci  >  deliberò  di  muo-r 

uergU 


DI     BEN.     ET     DI    SALERNO. 


^5 


A  uer  lor  guerra .  percioche  molti  anni  innanzi  non  haueano  attefb  che  à  difcacciarfi  IVn 
i  altro .  Conciolìacofà  che  Romano  V.Diogene  cauatili  gli  occhi,  &  conhnato  neirifb- 
]a  Prote  era  (lato  priuato  dell'imperio  per  ordine  del  Senato,  &  Popolo  Conibntinopo- 
litano  l'anno  1 07 1 .  Michele  V  i  I.  cognominato  Duca  era  flato  pai  unente  da  Nicebro 
Botoniate  ridotto  à  vita  piiuata  &  coltretto  à  farli  monaco  l'anno  1 078.  ne  à  lui  era  fla- 
to più  cortefè  Alellio  Comneno  :  il  quale  flato  già  tìgliuolo  d'ilàacio  ;  il  cjual  iihutò  l'im- 
perio volentieri  l'anno  ioy_9,  fpogliò  finalmente  Botoniate  l'anno  1081  ,  oltre  molte 
altre  violenze  fra  di  loro&  altri  appellati  Jmpcradori  ne  medelìmi  tempi  commeflc .  paf- 
fato  dunque  il  mare  con  vn'elercito  di  quindici  mila  huomini ,  &  trouatolì  con  l'clciciro 
d'Aleilio,  oue  (è  l'antiche  hiftorie  non  mentono,  era  fama  eller  cento  lèttanra  mila  fanti, 
»  gli  die  vna  giandiihma  rotta .  Quando  le  colè  di  qua  per  gare  nate  tra  il  Poiuelìce ,  &: 
J'imperadoie  Enrico ,  per  cagione ,  che  la  Contella  Matilde  hauea  fatto  vn  grandillìmo 
dono  della  Liguria  &  della  Tofcana  al  Pontefice ,  hauean  di  nuouo  incominciato  a  tra- 
uagllare .  Onde  l'anno  1 08  2  venuto  Tlmperadore  a  Roma,  &  prefo  per  forza  il  portico 
di  San  Piero  coflitui  nella  fede  y^poflolica  lenza  configlio  &c  volontà  de  Cardinali  l'Arci- 
uelcouo  di  Rauenna .  Con  la  qual  occalione  tutti  i  Regnicoli  cofpirarono  contra  1  Nor- 
nìandi  con  animo,che  col  venir  oltre  rhTiperadore,gIi  prendefTero  l'arme  contro.  La  qual 
cofàdaNormandi  intefa,  d'accordarli  con  l'Imperadore  in  qualunque  modo  prefero 
per  partito,  dubitando,  oue  a  lui  riulciffe  il  prender  Roma ,  non  co  Romani  congiuntoli 
pieno  di  nputationeòc  di  forze  venilfe  à  Ccicciarli  da  1  luoghi,che  co  tanti  ludori  &  gloria 
C  s'haueano  acquiflato .  per  la  qual  cola  fare  lì  (èruirono  del  mezzo  dell'Abbate  Deliderio, 
hauendo  anchora  in  animo ,  oltre  1  tatti  loro ,  d'accordar  l'Imp.  col  Papa  ;  perche  in  vn 
medeluno  tempo  ogni  cagion  di  guerra  folle  tolta  via .    Ma  il  Papa ,  à  cui  il  fègrcto  de 
Normandi  non  era  palefe ,  dubitando  non  quella  lega  &  amicizia  s'ordiflè  contra  di  lui, 
(comunicò  l'imp.con  tutti  i  fautori  &  aderenti  fuoi .  La  qual  colà  grandemente  l'animo 
de  Normandi  da  Gregorio  alienò  .   Perche  (èguita  amlcitia  tra  i  Normandi,  &  l'Jmp.En- 
rico  hauendo riceuutograndillima quantità  di  moneta,  fece vn'ampiQimaconferma- 
tione  con  fuggelli  d'oro  del  principato  di  Capua  al  Principe  Giordane  ;  &  non  hauendo 
per  quello  anno  potuto  far  opera  di  molto  profitto  contra  i  Romani,  1  quali  egregia- 
mente (iditendeuano,  fu  l'anno  1083  con  nuoue  genti  ad  allàlire  li  Pontefice  in  Koma: 
D  il  quale  ritiratoli  in  catlel  Sant'Angelo  era  difpollo  patir  prima  la  morte ,  the  permettere 
che  Enrico  contra  le  leggi  de  fàgri  Canoni  dell'elettion  de  V^elcoui  &  del  Pontefice  s'im- 
pacciaflè .    Veggendoli  dunque  llretto  con  pericolofo  affedio  da  Enrico ,  ne  fàppiendo 
Goue  meglio  riuolgerh,  al  Duca  Ruberto:  il  qual  turtauia  li  trouaua  armato  contra  Alci- 
(io,  fé  à  iapere  i  fuoi  mali  &c  di  Santa  Chielà  .  il  quale  conliderando  fra  tante  fue  nobililli- 
me  azzioni ,  quanto  (òpra  tutte  l'altre  quella  rilplenderebbe ,  che  ci  folle  chiamato  iibc- 
rator  de'Pontefici.lalciato Boamundo  fuo  figliuolo  nell'imprclad'olrre  marc,&: egli  meli 
(ò  in  punto  vn  fiontiflimo  e{èrcito,con  quello  ne  venne  alla  volta  di  Roma.  La  qual  co- 
(à  fatta  prima  da  Deliderio  intendere  al  Papa,  e  all'Jmp.  à  colui  per  dargli  ferma  Ipcranza 
della  vicina  liberazione ,  àcoflui  per  inanimarlo  à liberar  più  rollo  di  briga  il  Pontefice , 
E  L'Imp.-il  quale  non  era  molto  gagliardo  di  forze ,  dopo  vari  lùcceilì  li  parti  finalmente  di 
Roma  ;  &  il  Duca  attaccato  per  configlio  di  Cincio  Conlolo  Romano  fuoco  alla  città, 
mentre  ciafcun  corre  à  fpegnere  il  fuoco ,  egli  appiefèntatoli  à  pie  di  callel  Sant' A  ngelo, 
liberò  toflamente  il  Pontefice;  il  quale  condottolo  in  MonteCalìno,'&:  polcia  à  Salerno, 
(cnza  mai  più  tornarli  a  Roma ,  qui  ville  il  rimanente  della  vita .   Egli  all'imprclà  d'oltre 
mare  tornatone ,  &c  quiui  hauendo  fatro  molte  gloriole  opere ,  come  à  sì  valoroso  Prin- 
cipe li  conueniua ,  morì  fui  mcflier  dell'arme  l'anno  1 08  y ,  ellcndo  già  di  fèlfanta  anni . 
Il  cui  corpo  fatto  venir  in  Italia,f  u  in  Venolà  città  di  Puglia  ripoflo;  non  tllèndo  mai  fla- 
to Principe  alcuno  ,  il  quale  de  doni  &:  fauon  da  Dio  riceuuti ,  i  quali  furon  grandillimi, 
fulTe  flato,attefò  l'humana  condizione  &:  non  il  debito  noflro,  più  largo  ricompenlarorc 
di  lui .  Nel  qual  anno  mori  parimente  il  Pontefice  Gregorio ,  a  cui  dopo  diciafkttc  meli 

di 


y  n.uu- 

A'ietfjfii 

^A  le  lì» 
Comneno 


S)^  D  E*     P  R  I  N  e  I  P  I     D  I     e  A  P  V  A. 


yittoyHJ 


di  (uìc  vnc.inre  l'Abbate  Dcfiderio  già  detto ,  che  fu  poi  Vittore  1 1 ,  &  à  Ruberto  il  fìio  ^ 
lìgiiuoio  Ruggieri  in  C.i.'.uiria  &,  in  PLig[ia,&  il  ilio  fratello  pur  Ruggieri  in  Sicilia  incon- 
r  .Y/i«>.       ranentc  kir  fuccellbri .  In  queiVanno  mcdedmoGilìilfo  Principe  di  Salerno,  di  cui  di  io^ 
'"'"  pra  (i  e  fitta  tnenzione,toinò  di  là  da  monti  ia  Italia:  il  eguale  m  che  modo  (i  iodè  col  fùo 

/  :.rr;.T»  nipote  Ruggieri  conuenuro  io  {lon  veggo .  Ben  è  cola  certa  il  Principe  Giordane ,  &  il 
''.'cHu '*t  ^-^^-^  Ruggieri  (Se  eflò  Principe Gifùlio  tutti  e  tre  cilerli  aftaticari  dopo  (i  lunga  vacazio- 
,..  tA.ii.  re  di  dar  capo  alla  Ciucia  di  Dio  ,  &:  haucr  Giordane  tSc  Giiulto  (penalmente  accompa- 
gnato Vittore  à  Roma  ;  6i  intorno  à  quelli  tempi  il  corpo  di  S  .  Niccolò  eflèr  da  Mirea 
liaro  condotto  à  Bari  ;  Seguita  poi  la  morte  di  Vittore  elière  llato  creato  Vrbano  II ,  & 
da  lui  tenuto  vn  Còcilio  nella  città  di  Troia;&  il  Principe  Giordane  hauédo  per  la  lonta- 
lìàza  del  Póehce  di  Rom.a  acquiilataf  i  cjuad  tutta  Càpagna,efler  al  fine  morto  à  Piperno,  n 
&  li  luo  corpo  tllere  Ibro  portato  in  iVlontcCaiino  dintorno  gii  anni  dei  Signore  lO^^j. 


^'., nu.it 


s 


1)1  TaccjrJo  li.  Trinàpe  di  Cefp:;.'!  i!rcinjc^ji,}ì7to  , 

E  G  V  I  T  A  \a  morte  del  Principe  Giordane,  i  Capuani ,  i  quali  haueano  congiurato 
contra  Riccardo  luo  figliuolo,  prefi  i  luoghi  forti,  cacciaron  fuori  rutti  i  Normandi 
dalla  città.  Ma  Riccardo  ritirandofi  con  la  madre  in  Aucrfa  mando  fubito  per  aiu- 
to al  Duca  Ruggieri .  Jl  quale  venuto  nella  llagion  calda  della  Hate,  tutti  i  vicini  luoghi 
polc  a  ferro  &  à  fuoco  :  ne  mai  quindi  h  partì ,  che  non  colh-in(c  1  Capuani  a  rendere  le 
tortezze,  e  à  riceuer  dentro  Riccardo .  Non  pafsò  poi  molto  tempo,  che  mofiì  gli  animi  q  • 
de'  Principi  Occidentali  da  diuina  virtù  ,  prelèro  l'ai  me  contra  gli  infedeli  per  ricouerar 
dalle  lor  mani  il  k  polcro  di  Chnflo .    Per  la  qual  cagione  così  il  Duca  Ruggieri ,  come 
Bocìmundo  iuo  fratello ,  1  quali  (ì  ritrouauano  airitnprcra  di  Campagna,  polfefi  in  fra  gli 
altri  le  croci  vein-iglie  in  iuììc  fpallc,andaronc  a  così  nobii  guerra  :  dalla  quale  riportaro- 
lio  chiare  vittorie  &l  glorio(ì  rnontì  per  fé  &  per  fùoi  iùccellori .  Et  l'anno  1 0^6  fu  An- 
tiochia &  Gierulaiem  ricuperata  da  Chniliani.  Ma  da  quelle  parti  la  moltitudine  de  Si- 
gnori od  de  Conti,  come  ipt  (io  auuiene,oue  non  e  vn  Principe  grande,à  cui  ogni  colà  vb- 
Lid.Ica,  cagionaua  louente  molte  guerre  domelf  iche,  che  il  pacfe  mettcuano  m  trauaglio 
e  in  pencolo  ,  come  fu  per  Iodio,  che  i  Conti  d'Aquino  portauano  à  quegli  di  Sora. 
I  quali  Sorani  raccomandan/ì  àGionara  figliuolo  già  del  Principe  Giordane ,  volentieri  p 
f  ur  ÒA  lui  nella  lua  prorczion  riceuuti,  Ipcrando  poter  quella  eflcr  leggiera  occalìone  d'in 
iignonrlì  di  tutta  quella  prouincia .  Onde  dopo  molti  fi^iccelli  oc  afllmbramcnti  d'arme 
i!  Conte  Atcnolfo  fatto  da  Giordano  prigione ,  fu  da  lui  m.cnò  in  dure  catene .    Perche 
Landolfo,  Pandolfo ,  &  Landone  fratelli  del  Conte  furono  à  trouar  con  molte  preghie- 
re l'Abbate  Oderilio,  perche  egli  faceffe  opera  con  Gionata,  che  il  Conte  fofle  liberato,Sc 
eglino  oltre  pagarli  mille  lire,  darebbongli  i  fuoi  tìg'iuoli  per  ollaggi .  Con  tutto  ciò  ri- 
tornò in  quello  tempo  Anione  :  il  qual  reggeua  il  Ducato  Beneuentano  à  fìia  voglia,  alla 
fedeltà  di  Santa  Chielà .  &  Rocca  figliuola  di  Drogone  già  Conte  di  Puglia ,  da  cui  per 
^u"jr/-        PU'J^"^"»"^  '<!  Roccadi  Mondi-agone  fu  detta  ,  fece  alcune donationi  al  monallerodi  San 
Auuurs         jv^^p^.^^f to .  ^i  j..pj^^^  ,1  p,.jj^cipe  Riccardo  donò  al  già  detto  monailcro  il  callello di  Ponte  £ 
Coruo .  Ma  eflendo  già  venuto  (  per  quel  che  fi  può  dairofcure  memorie  da  altri  lalcia- 
reci,ritrarre)  I  anno  i  i co";  il  Principe eflendolì  graucmente  infermato,abbandonò que- 
r,  r  j.h        ^^'^  ^^"  '  ^  lùccedcttegh  nel  nuouo  principato  Ruberto  Tuo  fratello ,  cflèndo  Pontefice 
ji  j.p4.         i  .ilquale  i  1 .  ^Sc  Imp.  neJi  Occidente  Arrigo  1 1  II ,  il  quale  m  quello  medefimo  anno  ad 
.yf>rro         Arrigo  1 1 1  luo  padre  era  fùcceduto;&  reggcdo  l'im-perio  Colhntinopohtano,&  anchor 
f.iXT.        4^^'^'^'^'-'  reliquia  nel  regno  il  già  fopranominato  Aitino  . 

2^/  Ttal^erto  "Principe  di  Qtpua  àtcimifflo  . 

L,  R  A  le  prime  cof  •  fatte  dal  Pri ncipe  Ruberto,fu  confermare  co  (agramente  fecondo 
A      li  coilame  de'  gallati  Principi  1  beni ,  che  al  monaileio  Calincnle  apparteneuano  ; 

ma 


DI     BEN.     ET     DI     SALERNO. 


5^5 


A  ma  ritornando  i  (òpradetri  Conti  d'Aquino  à  turbar  le  cofè  de  padri, togliendo  loro  il  ca- 
lle/io di  Terame.  èc  Raccendo  di  molte  prede  oc  icorrerie  per  l'altre  loro  callella ,  fur  co- 
itretri  ricorieie  per  aiuto  al  Principe  Ruberto .  Il  quale  hauendo  per  quindici  di  tenuto 
l'afledio  intorno  il  calklio  di  Terame,  oue  i  Conti  s'erano  riparati ,  li  colhmfeà  pregar 
l'Abbate ,  che  permettcllc  loro  di  poterfène  vicir  armari ,  che  quello  roltamente  gii  rcn- 
derebbono .  il  che  fu  loro  permeflb  »  &  rihauuto  l'anno  i  1 08  del  mefe  di  maggio  Tera- 
me; i  padri  pagarono  al  Principe  per  gratitudine  del  (èruigio  riceuuto  libre  dugento. 
L'ottobre  feguente  venne  il  Pontefice  àBeneuento  per  celebrateli  Concilio,  nel  quale 
(comunicò  chiunque  olàllè  prender  beneficio  alcuno  di  mano  di  laicOj&  vieto  à  clerici  il 
vcllir  abiti  p':'n;poli  &c  da  lècolare .  In  quello  tempo  il  Duca  Ruggieri  come  buon  Prin- 

B  cipe  concedette  di  moke  franchigie  à  monaci  Cafinenfi .  Due  anni  dopo  tornando  il  Pa- 
pa ÓA  quelle  parti  coiifortò  così  li  Duca  come  il  Principe  indeme  con  tutti  i  Conti  di  Pu- 
glia, che  venendo  il  bilògno,  prendeflTer  l'arme  contra  l'Imp.Arrigo .  ma  egli  ingannato 
da  Celare  ,  oc  da  lui  farro  in  Roma  prigione  patì  di  molte  difauuenture  ;  oc  come  che  il 
Principe  accollatoli  a  Patenara,gli  inadallè  ;?  00  (oldati  in  aiuro,trcuato  che  tutti  i  gran- 
di di  Roma  ^'erano  volti  al  fauor  dell'lmp.  Cene  tornarono  à  Capoua  ienza  hauer  potuto 
far  cofà  alcuna  di  momento.  Al  che  noccque  anchor  molto  l'eilafi  in  quello  tempo  che 
correa  l'anno  i  1 1  o  morto  il  Duca  Ruggieri  con  Boemundo  fuo  fratello,  le  cui  arme  ha- 
rebbono  al  Papa  potuto  dar  giouamenro  non  piccolo  .  come  che  di  Ruggieri  fofle  rella- 
to  vn  figliuolo  detto  Guglielmo,&  redato  il  fuo  ampillimo  llato,&  di  Boemundo  vn'aU 

Q  rro  Boemundo,  il  quale  per  gli  acquilli  d'oltre  mare  era  fucceduto  al  principato  d'Antio- 
chia già  acquillato  dal  padre .  Onde  elTendo  à  Normandi  nato  vn  gran  timore,  che  non 
fodero  molellari  da  Arrigo,  attefero  grandemente  à  fortificarli,  &  il  Principe  conligliato 
à^  Cuoi  mandò  ambalciadori  aH'lmp.pioccurando  d'aflicurarli  di  lui.  Succeduto  nondi- 
meno accordo  tra  Pasquale  &c  Arrigo ,  le  cole  alquanto  po(àrono,perche  tornato  il  Papa 
da  quelle  parti ,  m  vn  Concilio  che  tenne  à  Ccpperano  confermò  à  Guglielmo  il  ducato 
di  Puglia  &  di  Calauria .  Ma  tornare  à  turbarli  di  nucuolt  cole  tra  il  Prpa,  &  l'in.pera- 
dore ,  percioche  cflendo  il  Papa  llato  colltetto  à  conceder  all'Iir^p.  che  1  benefici  li  porel- 
(èro  inuellire  d.i  lui ,  non  intendeua  di  volere  ilar  (aldo  all'iiigiulta  w^  violenta  promeflà , 
il  Papali  rillrinlècol  Principe,  &:  con  gli  altri  NormaPidi,  perche  daH'In^p.ilditendellero. 

j)  &:  fèguitarono  tra  le  genti  dell'vna  parte  &  dell'altra  alcune  fattioni  ;  quando  cflendo  il 
Pontefice  dalle  fatiche  &  dalla  vecchiaia  cólumaro,(i  morì  l'anno  i  1 1 8,eIlctido  in  quel- 
l'anno morto  parimente  rimp.Alcllio,  &c  à  collui  il  luo  figliuolo  Giouanni,&  à  Pafquale 
Gelafio  fecondo  fucceduto .  Arrigo  lmp.cercò,come  hauea  procurato  da  Palqualc,d'ot- 
tener  le  medefime  (ire  pretedenze  da  Gelalio.il  qual  tu  per  ciò  coihetro  di  ritii  arli  à  Gae- 
ta, oue  il  Principe  Ruberto  &l  il  Duca  Guglielmo  gli  giurarono  homaggio .  C(;n  quelli 
Principi  vcnutofene  poi  à  Capua ,  (comunicò  l'imperadore  inlieme  con  Maurino  Arci- 
ue(couo  Bracarien(è  da  lui  eletto  à  Pontefice,8c  Gregorio  VIII  chia-irjato.  Et  mentre  in 
Capua,  &  nel  monallero  Cadnenlè  fa  dimora ,  il  Principe  Ruberto  hauendo  melfo  inhe- 
mc  vn  buon  e(èrcito,volea  con  Gelafìo  andar  alla  volta  di  Roma,(e  per  auuili  venuti,  che 

£  l'Imperadore  era  all'aflcdio  di  Taricella  non  folTero  flati  collretti  fermarli .  Non  tardò 
però  molto  il  Pontefice  à  (eguir  il  viaggio  di  Roma ,  vdito  che  Arrigo  s'era  ritirato  nella 
Liguria;  &  di  Roma  à  Pila  peruenuto  promofle  primieramente  quella  Chielà  ad  Arciue- 
fcouado .  Onde  pafTato  in  Francia  (1  morì  nel  monallero  Cluiiiacenlè  non  hauendo  an- 
chor finito  il  primo  anno  del  (uo  pontehcato .  àGelaiio  (uccedette  Gallilo ,  la  cui  l^ontà 
con  ciuile  &  humana  prudenza  congiunta  fu  buona  cagione ,  che  le  lunghe  dilcordie  tra 
tanti  Pontefici  &  Arrigo  palfate  fi  termallèro ,  nel  fecondo  anno  del  cui  pontcficato,cor- 
rendo  già  l'anno  del  Signore  1120,  il  Principe  Ruberto  giunleall'cllremo giorno  della 
lua  vita  ,  &  gli  fu  da  Capuani  nel  principato  (ùllituito  Riccardo  non  so  di  cui  figliuolo, 
il  quale  mortoli  anchor  egli  poco  tempo  dopo,  gli  fuccedette  il  fecondo  Ruberto  lìio  zio 
futello  del  Principe  Giordane , 


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ir.nscen  ■ 


i}C        DE'. PRINCIPI  DI  CAPVA.  DI  BEN.  ET  DI  SAL. 

Vi  Cjiorddno  1 1 .  Principe  di  Capud  decimottduo , 

DA  Pietro  Diacono  il  Piincipe  di  cui  trattiamo  è  chiamato  Ruberto  ;  ma  che  ii  tello 
die  va  tuon  i;a  guaito ,  più  co(è  ci  (puigouo  à  crederlo  .  primieramente  li  vederfì 
-i.^v^  in  lui  mcdellmo  al  capo  5)2  nominar  Ruberto  figliuolo  del  Principe  Giordano,  & 
3l<?8  ildire,  che  morrò  il  Principe  Giordano  gli  (uccederte  il  Tuo  figliuolo  Ruberto, 
che  viene  ad  edere  il  fecondo  Ruberto  ;  di  cui  piu  di  fotro  parleremo  .  Ma  molto  più 
perche  eflendo  appreilb  di  noi  vn  priuilegio  del  Principe  Giordano  già  detto,  (1  vede 
i  anno  1122  efler  chiam.ato  il  fecondo  anno  dd  principato  prqfari  domini  lordani  glo- 
rioliilìmi  principis  Capuani.  Le  quali  poclie  cofè  habbiamo  voluto  addurre  per  mo-  g 
Icrare  ,  perche  habbiamo  mefTo  Giordano  &  non  Ruberto  .  Hora  forto  il  collui  prin- 
cipato venne  Calalo  in  Beneuento ,  &  paflaro  in  Puglia  hebbe  l'homaggio  dal  Duca  Gu- 
glielmo .  La  città  di  Capua  per  vn'incendio  in  efla  accaduto ,  hebbe  ad  andarfène  in  ce- 
nere tutta .  Ma  fòpra  ogni  altra  colà  fìngolar  auuenimenro  fu  quello;  che  vna  notte  dei 
i-ncfè  d'aprile  dell'anno  1 1  2  2  ,  furono  vedute  infinite  llcile  cader  dal  cielo  ,  &  quali  pio- 
uere  per  tutto  l'vniuerfò  .  Due  anni  dopo  efPendo  morto  Gallilo,  fiì  per  fuccedere  nuo- 
uo  fciflna  nella  Chiefà  di  Dio ,  fé  Celerino  come  che  canonicamente  eletto  non  haueflè 
come  buono  &  femplice  religiofò  ceduto  il  luogo  alla  violenta  elezione  d'Honorio. 
il  quale  venuto  in  Bencuéto  hebbe  nouella  della  morte  d'Arrigo  V.&  come  l'anno  \\i6 
era  all'imperio  llato  chiamato  Lotario .  Ma  fèguita  l'anno  fèguente  la  morte  del  Duca  C 
Guglielmo  lenza  figliuoli  m  Salerno,  ninna  cola  più  dolfe  ad  Honorio ,  che  il  vedere  che 
Ruggieri  Conte  di  Puglia  &  pr  vigor  d'arme  &:  per  ragion  d'eredità  fàltato  nella  Puglia, 
alpiraua  di  f arfi  f  ignor  di  tutta  quella  prouincia .  Con  le  cui  forze  nondimeno  contra- 
llar  non  potendo  il  Pontefice,  fi  rappacificò  finalmente  con  fèco ,  &  hauuto  da  lui  il  giu- 
ramento della  fedeltà,  il  creò  Duca  di  Puglia  &  di  Calauria  ;  apren  Jogli  tuttauia  la  fortu 
na  ;  &  il  fuo  valore  à  maggior  cofè  la  via ,  percioche  s'abbattè  anchor  in  quello  anno 
Ja  morte  dd  Principe  Giordano,  à  cui  (ìiccedctte  nello  llato  il  fuo  figliuolo  Ruberto . 


Vi  "Rulcrto  11.  ^Prìncipe  di  Capun  deamomno . 

N  quel  che  fu  creato  Principe  Ruberto,  &:  che  da  lui  fecondo  ilcoflumefurfattele 

confermazioni  de  pfiuilegi  à  monaci  Cafìnenfì  ;  partì  di  queffa  vita  il  Pontefice  Ho- 

norio,  &  rollo  fur  per  ladiuifione  de  Cardinali  Gregorio  Cardinal  di  Sant'Angelo  ad  In- 

nocenzio  1 1 ,  &  Pietro  Cardinal  di  San  Gallilo  in  Anacleto  I L  creati.  Il  Principe  fegui- 

tando  la  parte  d'innocenzio  fèn'ando  iniieme  con  lui  à  Pifà  ;  &  Ruggieri  non  fòlo 

rellò  à  fauorir  Anacleto;  ma  egli  da  lui  fauorito  ottenne  la  corona  del  regno 

di  Puglia  ,  &  tolto  il  principato  à  Ruberto ,  à  capo  d'hauere  fconfit- 

to  1  MorijCacciati  i  Greci,abbattuto  gli  antichi  Principi  del  pae- 

ie,  &  ogni  altra  colà  al  fuo  Imperio  infieme  co  propri 

Normandi  fottomefla ,  diuenne  con  marauighofà 

felicità  vn  grandiflìmo  ,  &  potentiflìmo  Re . 

Dd  quale  &  de  cui  f ucccflòri ,  effendo 

ragioneuol  colà ,  che  ogni  altro 

titolo  al  real  fòttogiaccia, 

fèpararamente  ra- 

gionere-  » 

mo. 


D 


E 


r4^m«jsi^ji2^^^^i 


TAVOLA    DELLA   PRIMA   PARTE 

DELLE    FAMIGLIE    NOBILI 

NAPOLETANE, 

Cosi  /pente,  come  dì  quelle,  che  liora  fono  in  pie . 


y. 
y, 
^» 
y 


Ccrocciamura 
Alagna 
Alemagna 

Abeti 

Aquini  albero 

Auella 
Belmonte 

Beluedere 

Bonifacii 

Brenna 

Brufloni 
Cabani 

Capoa  albero 

Caprefìi 

Caraccioli  Rorsi    alb. 


Cauanigli 

Celani 

Clignetti 

Colcia 
Gl'ano 

Dmifsiaco 
Gambacorti 

Gentile 


albero 


albero 


libero 


194 

71 

^IS 

141 

i6i 

201 
81 

77 
98 

^17 

Sl 
15Ó 

105 


"•a 


40  1?«; 


37 


^ 


85  hg' 

197^' 

177  jC 
201  <k 


lanuilla 
Marramaldi 
iVlarzani 


libero 


y. 

1 85  i  "^ 


^59 


Maftrogiudici  albero 

Monaci  albero 

Monforii  albero 

Pipini 

Polliceni 

Porcelletti 

Procida 
Sanfra  mondi 

6'angiorgi 

5anguineti 

5anleuerini         alb 

Sant'Angelo 

Sanz 

Saurani 

Siginulfi 

Suardi  albero 

Sns 
Tornai 

Tuzziaco 


16  s 
199 


"3* 


y. 


^95 

37 
172 

97 

170 

49 

38 

ero     5 

101 


■a* 

y 


79 

IÒ9 

i97i^' 
^97[Ì 


Rifaliti  famiglia  Fiorentina  alb .  2  04. 


''i^€^^'€€€'£lt^^'4.^m^^'e4.U.T4.'€4.^'€^€i£K€m'é 


'nrioNc  xnnn^^  ^ 


AL    L'ILLVST    RISSIMO, 

ET  ECCELLENTISS.  SIGNORE,  IL  SIG, 

BEPvARDINO    SANSEVEllINO 
Principe  di  Bilìgnano  V. 

SCIPIONE     ^  MMl  R^TO. 


E  il  ridurre  alla  memori i  di  Vbfìra  Excellerf:^  i fatti  de  fuot  maggiori  à  ninna  altra  cofagio^ 
v.itjje,  che  ad  battere  l'napuraj  ^prupìice  notiti  a  depajjatifuoi  ;  fi  dourelbe  ella  efjer  da  per 
fé  ftejfa  in  ogni  modo  grata  ,  ^  dolce  cctal  memoria  .    Ma  Voftra  Eccellen's^più,  attenta- 
mente nella  lettura  di  dette  cofe penetrando ,  yitrouerà  molti  taciti  ammaeftramenti da  fuoi 
flefi  n.aggion  mofiratilc  ,  onde  negli  accidenti ,  Snelle  fortune  del  mondo  poffareggerfì, 
^^^:^i^~ià!j    ^ gouernare .  perciochecome  concferà  dall  hauerglt  mclftì  fuoi  predecefjori  lo  Stato  di 
Santa  Chi efi fmoreggi ato  ,  rffcrnata~\'riagran pane dellagloria c^fj^lendore della fita  famiglia  iUuJìrifima; 
così 'yeifrà  01  timamen  te  di  (jiuwti  danni, spericoli  Itr fa  flato  cagione  il  yoler  troppo  ojhnatamente  contender 
deipari  co  lapoten'^Sia  de  Re.  Imperochefe  ben  molte  l'olte  di  ciò  fare  lenefiafìata  data  cagionejnondimenopru 
dente  ,(;^  faiiio  confgho  l'accomodarfi  talhora  à  tempi, ^  à gai  fa  di  cauto  marinarogittar  molte  "^olte  delle  più 
preticft  merci  al  mmacceuole  impeto  dell' amierf  fortuna  perfalue:};^  del  legno  j  che  per  yoler  cjuelle  troppo  te 
naccmente  p-uardarcjn  poco  yie  maggiore  fpatio  di  tempo  ^^  con  le  merci, ^  col  legno  ijìeffo  lafciarf  dall'onde 
ajjòrùir-e .  ancorché  da  niejlcjuale  trcppogr^deimprefa  ho  alle  manhC^  moltefonlefamiglie,dellecjuali  mi  corh 
itie/jc  dì  raoionare,feno  'juejle  cojepiiitcjio  acccnn.ne;(^  come  ^volgarmente  de  dipintori f  dice,  abo:2:^te ,  che 
imcramente,^  con  cjuelli  ornamenti  trattate, che  farebbe  ihi  à  (juejìafola  imprefa  coniammo  libero, <^  non  da 
tante  cofe  occupato f  riaolgejje .  Ma  per  non  diTpre':i^re  con  troppo  dolce,&-poco  accorta  modeflia  le  cofe  pro- 
prie,  diro  ben  aue  fio  Je  ben  audacemerjte  nondimeno  con  molta  "Vtr/r^i  chef  come  niuno  infino  à  cjuef  hora  ft  è 
ritrouato,  chef  fa  mejfo  à  correre  cjuefo  aringo  nel  modo,  che  io  ho  fatto,  così  pochi  ftviiia  alcun  fallo  faranno  co- 
loro :  i  cjuaii  pojjano  adimprefi  fi  faticoft  fùttfntrare.  Concio  fa  cofa,  che  nonfolo  io  habbi(t  in  ^ue^ìe  memorie 
lofjìatio  di  pili  di  XX  anni  impiegato. cj^  'Ceduto  infno  àcjuejFhora  ti  numero  di  più.  di  cin(jmntamilafcrit 
turepernonftuellar  delle  publiche  hiflorie,  che  alla  notitia  di  tutti  fon  peruenute  5  ma  ^  con  molta 
J}efa,C^per  me^^j^  di  molte amicitie,(^feriiitti  ,i^  con  infinita pacten:i;a,{^  con  diligenti;* 
tncredi  bi  le,  oltre  l'efjere  flato  dalla  incUnation  della  mia  natura ,  (<p  dal  "X'tgor  della 
compie fione  grandemente  à  così  fatti  f  udì  aiutato ,  mi  fa  conuenuto  ^  dalla 
poluejCjT'  da  t  tarli, (^  dalle  fepoltwe  recare  alla  luce  cotante  co f, che  da 
me Jolo f  fono  ritrouate .    Ma  io  moflrerei  haueragio  maggiore 
di  quel  che  10  ho  detto  fé  pili  ampiamente  intorno  quefìe  co 
fé  mi  difendej^i .  Onde  à  roftra  Eccellen"^  mi  ri- 
marrò bafciando  le  mano ,  ajfai pago  tra  me 
delle  mie  fatiche  tenendomi ,  fé  inten- 
derò ,  che  le  fieno  fate  in  qua- 
lunque modo 
grate, 
fé  non  per  lo  merito  di  colui,  da  cui  "tengono,  almeno  per  la  dip-nìtàf 
CÌT*  nobiltà  del  foggetto  ,  che  elle  contengono  . 
Di  FtrenT^  il  primo  dì  dell'anno 
MDL  XXX. 


DELLE  FAMIGLIE 

NOBILI     NAPOLETANE 

DI   SCIPIONE   AMMIRATO 

P  A  R  T  E     P  R  I  M  A. 

DELLA  FAMIGLIA  SANSEVERINA. 


B 


O  N  è  dubbio  niuno;  che  h  fa.mìgliA  Sanfeuèiina  Cia.  vna  delle  più 
chiarej&  iliuilri  famiglie  del  Regno  di  Napoli:  così  ih  Ci  confiderà 
l'anriquita,  &  lo  fplendore  de  ritoli,&:  de  baronaggi;  come  ih  lì  ri 
guarda  alia  grandezza  delle  colè  fatte.  Percioche  molte  altre,  ben 
che  hora  grandi,hanno  hauuto  bafll  principi] ,  ò  le  in  loro  è  llata 
alcuna  chiarezza ,  quella  in  gran  parte  è  Aata  olcurata  dalla  catti- 
uà  fortuna  de  loro  poileri .  Solo  quella  benché  molte  volte  bat- 
tuta da  coloro,i  quali  hanno  hauuto  l'intero  dominio  di  quel  Reame ,  ha  ritenuto  quali 
lèmpre  il  lìio  luogho,&:  la  lùa  autontà:(S:  molte  volte  ha  cozzato  tanto  di  pari  co  le  for- 
ze de  Re;  che  è  itata  più  preflb  alla  vittoria ,  che  alla  perdita .  In  lòmma  quello  è  vero  ; 
rare  volte  le  fìie  calamita  ellère  fiate  lenza  la  compagnia  de  i  medelìmi  danni  di  coloro , 
C  che  gliele  hanno  fatte  patire.mia  quelle  colè  appariranno  da  ih  nel  proceflò  di  quello  ra- 
gionamento .    Non  lono  interamente  certo ,  fé  eilì  hauellèr  dato  il  nome  à  Sanfèueri- 
no ,  terra  da  loro  per  antico  tempo  poflèduta,  ò  ih  pure  da  ella  terra  riceuuto  l'haueflèro, 
come  per  lo  più  in  tutte  le  famiglie  grandi  lì  vede .  lo  llimo  per  le  ragioni ,  che  apprcllb 
appariranoji  Sanfèuerini  eller  Franzeli,&  che  dalla  Signoria,che  hebbero  prima  in  Abruz 
zijthlTero  chiamati  i  Conti  de'  Marfi .    Vennero  nel  regno  con  Vgo  chiamato  Re  d'Ita- 
lia; che  fu  atnipote  di  Carlo  Magno  Imperadore ,  dintorno  a  gli  anni  del  Signore  ^30. 
Dice  Leone  Velcouo  d'Ollia  nel  fine  dd  primo  libro  della  fiiallloriaCalìnenlè  propria- 
mente così .     Con  quello  Vgo  venne  in  Italia  il  Conte  Azzo,  zio  da  canto  di  lòrella  di  . 
quel  Berardojche  fu  cognominato  Francelco,  parente  del  Re,da  cui  fono  procreati  1  Co  „ 
D  ti  de'  Marli .  Berardo  dunque  è  il  primo  di  quella  f amiglia,percioche  Azzo  era  à  lui  zio  » 
per  conto  di  donna ,   Nella  guerra  che  fu  tra  Ottone  fèconclo,  &  i  Saracini  in  Calauria, 
nauendo  noi  hauuto  vna  gran  rotta, vi  fu  vccilò  Landolfo  Principe  di  Capoua,cò  vn  fìio 
fratello  Atenolfo;  per  la  qual  colà  Ottone  confermò  il  principato  alla  lor  madre  Aloara , 
oc  al  figliuolo  Landenolfo .    Aloara  hauendo  gouernato  otto  anni  lalciò  il  principato  .1 
Landenolfo,il  quale  indi  a  quattro  meli  nel  Tempio  di  San  Marcello  il  quinto  giorno  di 
Palcjua  fu  da  Capouani  crudelilTimamente  vccilo.Di  che  Idegnato  fortemente  Tralmon 
do  Conte  di  Chieti  parente,  &  congiunto  del  Principe,  hauendo  ragunato  vno  eicrcito 
in  compagnia  di  Rinaldo,  &  di  Oderilio  Còti  de  Mariì,  venne  à  capo  di  due  meli  a  Capo 
ua,&  battendola  per  quindici  dì  còtinui,qua{ì  tutta  la  rouinò.  Ma  venendoci  appreflo  il 
E  Marchele  Vgo  co'  detti  Conti  la  llrinle  in  modo  ;  che  lì  fece  dare  tutti  i  malfattori ,  de 
quali  ici  impiccò  per  la  gola ,  &  gli  altri  fece  morire  con  diuerlè  fòrti  di  tormenti.  Que- 
lla è  la  feconda  memoria,  che  10  truouo  nella  detta  Cronaca  de  Conti  di  Mariì,  che  può 
ellère  dintorno  a  gli  anni  ^^o.  Percioche  l'Imp.morì  a  Roma  l'S  5  ,  non  guari  dopo  la 
rotta  hauuta  in  Calauria .  Poco  tempo  appreflo  Rinaldo  Conte  de  Marfi  fece  vn  muni 
Itero  della  Chieladi  Santa  Maria,che  lì  dice  alle  Celle,5c  rairicchì,&:  dotò  intorno  di  bel 
lìy&c  ampi  poderi;anzi  il  callello,  il  quale  hora  vien  detto  le  Celle,  che  all'hora  f  1  chiama- 
ua  Santo  Angelo,  con  tutte  le  lue  appartenenze  confermò  a  detto  monallero .  Diede  li- 
milmente  Odc>rilio  figliuol  del  Conte  Rinaldo  all'Abbate  Giouanni  il  Calici  detto  Ca- 
fatortino  co  mille  moggia  di  terra,  il  quale  egli  poflèdcua  per  parte  diGeruilaiua  donna, 
dal  quale  Abbate  hebbe  in  ilcambio  il  Calici  di  Santo  Vrbano,  con  altre  Chieie,&:  terri- 

A       z  tori , 


S  eràri» 


Rindldo  , 
dX  oden 
Jìo  Conte 
de  Mdrfi. 


Rindldo 
Conte  de' 
Marjì. 


Odorijìo 
Conte  de' 
Marfi . 


cJjrifio 
Cardinale 


Berardo 
Conte  de 
Aiarji. 


Bidduin 


Trafmon~ 
do  ^hha 


S  nardo 

Conte  de' 
Marft  . 


Tedine 
Cardinale 


4  DELLAFAMIGLIA 

tori,  che  erano  da  f)oo.moggia .  Diede  il  medellmo  Ociorifio  iniìeme  con  Giborga  fiia  A 
moglie  (  onde  par  ciie  habbid.  Iiauuro  due  mogli)  al  detto  Abbate  quali  neliVltimo  anno 
del  ìlio  reggimento  la  Chicia  òX  San  Felice  in  Cornino,  la  quale  apparteneua  a  sant'An- 
gelo di  Barcggio,  con  cento  moggia  di  rena  intorno,  &  altrettante  predo  ad  Anno ,  nel 
luogo  di  buona  Nt^h  .  Relè  Odorilìo  ancora  inlìemc  con  Giborga  all'Abate  Arenulto 
la  Chiela  di  San  Pagolo  polia  à  Gommo ,  la  quale  il  (ìio  padre  hauea  riceuuro  da  Man- 
fòne  per  (ibel'o .    Dintorno  airanno  i  o 2  ^-.ritrouafi  che  i  Conti  de'  Mar/ì  vanno  m  am 
to  dei  Princije  Pandolto  all'aflèdio  di  Capoaa.  Madadiuerlì  luoghi  dell'Iiloria  Caiincn 
le  chiaramente  (1  caua,  quello  Odonho  hauere  hauuto  per  figliuoli  Berardo ,  Odori/io , 
Traimondo,  &  Balduino  .  Quelto  Odorifio  fu  da  fanciullo  monaco  nel  monaliero  di 
Montccaiino,  &  nel  venire  che  pp.  Niccolò  lècondo  fece  nel  regno,fu  da  lui  nell'Acerra  B 
creato  Cardinale  intorno  al  milleleflànta .  Succeduta  poi  la  morte  di  Vittore  Pontefice 
il  quale  mori  l'anno  i  o  8  7.  &  era  innanzi  al  pontiiìcato  ilato  Abbate  di  Montecahno^fù 
creato  Abbate  di  quel  monalfero  Odorifioril  quale  hauendo  viffo  Abbate  1 8  anni,  &  pò 
co  men  di  tre  mefi ,  11  morì  dintorno  a  gli  anni  del  Signore  1 1  o  ^.Ma  di  Berardo  primo 
genito  le  ne  fa  mentione  a  tempi  dell'Abbate  Riccherio ,  il  quale  verlò  il  1 040  fa  vn  li- 
bello à  detto  Berardo  Conte  de'Mariì  di  san  Saluatorc  in  Auezzano  per  vn  cenlò  di  tre- 
cento pelei  l'anno .  A  tempi  di  Delìderio  Abbate  trentalèttefimo  di  Montecafino ,  che 
fatto  poi  pp.  fu  chiamato  Vittore  1 1.  il  gi2.  detto  Berardo  venendo  al  monalfero  ridonò 
pr  ilcnttura  a  San  Benedetto  il  monallero  di  santa  Mana  di  Luco  con  la  fortezza  lòpra 
detto  monallero  murata,  co' va{ralli,&  con  tutto  il  ìlio  dillretto .  Del  Conte  Baldui-  C 
no  le  ne  f  a  mcmona  a  tempi  delmedelìmo  Delìderio  ,  donando  egli  al  moniikro  Ca- 
Imenie  la  Chieià  di  Santo  Vrbano,  &  di  San  Vittorino  col  lago,  che  gli  Ila  a  canto ,  (S:  la     • 
Chiefà  di  Santo  Angelo  con  tutte  le  fìie  ragioni.  Di  Tralìnondo  fi  truoua,  che  egli  fuco 
flituito  dall'Abbate  Delìderio  per  Abbate  di  Santa  Maria  di  Tremiti ,  giouane  per  pru- 
denza.per  iettere,&  per  collumi  di  grande  fperanza,lè  da  cattiui  confìiltori  nò  folle  Itato 
coiTotto.-percioche  nò  così  pi^lo  lì  partì  deli'iiòla  De/ìderio,  che  egli  lòtto  pretcll:o,che 
alcuni  monaci  volellcro  ribellarglilì  córro,à  tre  di  loro  aliai  vecchi  cauò  ^  occhi ,  6c  ad 
vno  mozzo  la  lingua.  Dei iderio,elìendo  Traiìnódo  venuto  l'anno  1 07 1  alladedicatione 
della  Chielà  di  Montecalino,grauemente  A  riprelè  in  prelènza  de  padri,non  permetten- 
dogli che  più  nell'i/òla  ritornailè .  Ma  l'Arcidiacono  Ildebrando  tauoreggiando  aperta-  d 
mente  Tralìnondo,  &  dicendo  lui  non  mica  crudelmente  eilcrfi  portato ,  ma  da  huomo 
giull:o,&  valorolò,  hauendo  caligato  coloro,i  quali  haueano  voluto  perturbar  lo  llato 
fìd  monallero,  il  cauò  benché  con  grandi  lanche  dalle  mani  dell'Abbate,  &  datogli  pri- 
ma la  cura,&  gouerno  del  monaltero  di  san  Clemente  ,  indi  à  non  molto  tempo  il  creò 
VelcouoBaluenlè.  Ma  il  già  detto  Conte  Berardo  vedelì  hauere  hauuto  due  figliuoli, 
Berardo  panmente,  lì  come  egli  chiamato ,  Conte  de  Marlì,&:  Todino.  Qjaello  Berar- 
do^dono  à  San  Benedetto  pure  a  tempi  di  Delìderio  Abbate  il  monallero  di  santa  Maria 
nella  Valle,&  il  Calici  di  Rilciuolo  con  tutte  le  lìie  appartenenze;  &  a  tempi,che  era  Ab 
bare  il  Cardinale  Odorilìo  fuo  zio,  gli  dono  la  Chiela  di  san  Martino  polla  prellò  il  lago 
Fucino,con  tutto  il  fuo  dillretto,  &  robbe,  &  con  vn  lèruigio  di  pelcarori.  Mi  ha  detto  £ 
Berardino  Rota  huomo  chiaro  per  la  cogninonc  delle  lettere:  il  quale  è  Signor  di  Ri- 
lciuolo, hauer  veduto  m  certe  mura  di  quel  callello  l'armi  de  Sanleuenni .  Todino  fuo 
fratello  fu  fatto  Cardinale  d.i  Alelìandro  fecondo  dintorno  al  millelètt;inta  :  il  quale  To 
dmo  fu  poi  da  Gregorio  V II.  creato  Arcidiacono  di  Santa  Chielà  circa  il  1080.  Tutte 
quelle  cole  ho  10  cauate  da  diuerlì  luoghi  del'Illqna  Calìnenlè ,  non  lòlo  da  quella  parte 
che  fu  Icntta  dal  Velcouo  d'Ollia;  ma  eriadioda  quelli  altri  libri,  che  vi  furono  aggiùn- 
ti da  Fileno  Diacono  .  Ma  le  alcuno  mi  domandalle,  ond'io  conchiugga,  quelli  Conti 
de  Marlì  elFerc  1  Signon  della  famiglia  Sanlèuenna  ,  cllèndo  la  pollcllione  degli  Ilari  di- 
uerlà,&  non  apparcdo  che  cognome  quegli  Conti  s'hauellèro;  nlpondo,che  de  1  due  Car 
dinali ,  che  10  ho  mollrato  di  lòpra,ne  fa  anche  métione  il  Padre  Onofrio,  in  niunacoià 

lòpra 


SANS,  EVERINA.  7 

A  fòpra  dò  diflentendo  dairiltona  Cafinenfèjma  mollrando  egli  altresì,  Odorifìo^lìgliuo- 
lo  d'Odoriiìo  Conte  de  Marfi  eflcre  ikto  creato  Cardinale  da  Niccolo  1 1.  &  Todino  tì^ 
gliLiolo  di  Berardo  Conte  de  Marlì  da  Alellandro  1 1.  de  l'mlhgne  dell' vno,&  dell'altro  lì 
veggono  ellcre  riniègne,chc  vi à  la  famiglia  Saièuerina^oltrequel  che  11  è  dettodel  ilota. 
Apprellb  10  fono  ciò  mdotto  a  credere  dall'oppenione,  la  cjuale  è  durata  lèmpre  nel  Re- 
gno di  mano  in  mano ,  «3c  la  quale  dura  intìno  d  prelènti  tempi ,  i  Sanlèuenni  ellèr  Fran- 
celì,  &  venuti  nel  Pregno  intìn  di  molti  iccoìi  a  dietro .  Oltre  a  ciò  la  lòmiglianza  de  no 
mi  dello  llaro  è  di  qualche  momento  ;  perlùadendomi  che  ciò  proceda,  perche  hauendo 
quelli  Signori  perduto  il  primo  llarojò  Icambiatolo  per  quel  che  iiiole  auuenire  nelle  mu 
tationi  de  tempi,  haueflero  voluto  chiamare  la  nuoua  teiTa,per  auuentura  fondata  da  lo- 
fi rojcol  nome  dello  Itato  antico  chiamadolaMarlìcoda  quale  iàfli  molto  bene  nò  ellèr  ter 
ra  antica,ne  di  cui  fi  faccia  métione  da  alcuno  degli  Autori  che  habbia  Icrirto  del  {ito  del 
le  terre;  come  lì  vede  ancora  dell'altro  Marfico ,  il  quale  a  differenza  del  vecchio  è  ancor 
elio  chiamato  Maiiico  nuouo.  Onde  pare,  che  due  volte  haueflero  voluto  rimettere  111 
pie  quella  memoria.  Ma  le  li  haueflfe  a  prellar  fede  a  Michel  Riccio  Napoletano,  la  colà 
non  andrebbe  nel  modo  che  lì  è  raccontata,percioche  egli  dice  ;  che  Stefano  Re  d'Vn- 
gheria,il  quale  nacque  l'anno  j?oj?  :  &  che  polcia  fu  per  le  lìie  buone  opere  mellò  nel  ca- 
talogo de  Santi ,  fu  tenuto  à  batrelìmo  da  Teodato  Sanlèuerino  :  il  quale  fu  poi  chiama- 
to lempre  dal  Re  Stefino  per  quello  conto  con  propria  lor  voce  Tata  ;  &:  che  egli  edih- 
co  due  monilleri,r  vno  de  quali  fu  per  la  già  detta  cagione  cognominato  Tata .  Le  lue 
C  parole  per  non  alterarle  punto  col  tradurle,  fon  tali.  Ex  lèptem  ducibus,  quos  diximus,  - 
vnus  Seiita,  primus  ad  lìdem  Chriili  traducere  tentauit  Hunnos,  quum  multos  Chrilha  " 
ni  generis  homines  m  cxercitu  haberet ,  &  in  his  Adeodatum  ex  familia  làncli  Seue-  » 
rini  in  regno  SiciIlt  nobiliflima:  qui  duo  cccnobia  llatuit  in  Pannonia ,  alterum  cogno-  » 
mento  de  Tata,  alterum  de  Parato,  regemq.  Stephanum  cius  nominis  primum ,  qui  pò-  »♦ 
ftea  conlècratus  eil^ah  Alberto  Raccnlì  Pontihce  baptizatum,  die  lullrico  de  làcro  fonte  » 
leuauit,vndeTata  ab  ipfò  Rege,honoris  caulà  appellatus  eli,  etenun  Tata  generali  ter  illi  » 
patré  vocat,ex  quo  monalleriù,quod  Adeodatus  extruxit,de  Tata  cognominata  dicitur.  «• 
lì  Bólìnio  nell'x  i.libro  deirhillorie,che  egli  fc  di  quel  regno,par  che  accéni  il  medefimo . 
Non  di  meno  creda  ciafcuno  di  quelle  colè  à  1  ùo  modo  . 
P  Qh^^  j  che  noi  ritrouiamo  più  di  fermo ,  de  di  (ìcuro  è  ;  che  l'anno  112^  nella  coro- 
mtione  di  Ruggieri  primo  Rè  di  Sicilia  interuenne  inlìeme  con  molti  altri  lìgnori  Rug- 
gieri Sanlèuerino  Signor  di  Martirano.  Delle  colè  del  Regno  di  Napoli ,  dopo  l'Illoria 
Callnenfè  nò  habbiamo  più  antico  icrirtore  d' Vgone  Falcando ,  il  quale  Icriflè  de  tempi 
iuoi  già  fono  40 o,  anni.  Collui  de  Sanfèuerini  chiaramente  pailando,dice .  Che  Rug- 
gieri Conte  d'Auellino  parente  del  Re  Guglielmo  il  maluagio,hauendo  prelo  lepza  có- 
fèntimento  della  corte  per  donna  la  figliuola  di  Fenice  Sanlèuerina  (  percioche  non  era 
lecito  allhora  menar  moglie  lènza  làputa  del  Re  )  lì  fuggì  dalla  corte  per  ilcampare  dal- 
l'ira del  iuo  lìgnore,menandone  con  le  Guglielmo  Sanlèuerino  lìio  Cognato  .  Ma  eflèn 
do  Guglielmo  il  buono  lucceduto  nel  regno  per  la  morte  del  padre  l'anno  1 1 6'6';Gugliel 
£  mo  Sanlèuerino  tornato  in  corte  lìipplicaua  col  mezzo  di  molti  luoi  amici  la  Reina,che 
gli  lì  rellituiflòno  le  callella,  che  a  lui  erano  fiate  tolte,  &  già  allègnate  à  Ruberto  Sanie 
uerino  Conte  di  Caferta  Iuo  cugino  carnale.  Ruberto  dall'altro  canto  co  Ruggieri  Con 
re  di  Tricarico  Iuo  figliuolo,  accompagnato  da  molti  auuocati ,  lì  sf  orzaua  di  mollrare , 
dette  callella  non  appartenere  per  nelfun  conto  à  Guglielmo ,  anzi  eflère  ingiullamen- 
te  llate  occupate  dal  padre  luo,&;  percionondouerglilì  torre  contro  ragione  :  le  quali 
callella  erano  Montuoro,&  Sanlèuerino,  con  altri  luoghi  che  non  vengono  nominati. 
Ma  il  gran  Cancelliere  mettendoli  di  mezzo ,  &  non  potendo  foilenerc,  che  Guglielmo 
filo  partigiano,6c  amico  andallè  m  rouina,&:  dall'altro  canto  dubitando  d'offendere  Ru- 
berto,prelè  per  partito  di  dar  le  già  dette  callella  à  Guglielmo;  &  prouucdere  il  Conte  di 
tati  altri  luoghi  in  Puglia,che  valeffono  il  pari.-purche  1  ùpito  il  piato  mai  più  per  l'auueni- 

A     4  re 


Jtitggieri. 
Signore  di 
AiarCtra- 


Conte  di 

tinelli  i 


Riihcrt» 
Conte  di 
Cafertit. 
austeri 
Conti-  di 
T  ne  amo. 


g  DELLAFAMIGLIA 

re  no  penfliflc  di  d.ir  trau.iglio  a  Guglielmo.  Di  quello  Ruggieri  Cote  di  Tricarico,iI  qua,  A 
le  liebbe  per  moglie  vna  donna  detta  Rogagia ,  ho  io  veduto  vn  priuilegio  iòtto  la  data 
dell'anno  i  1 5^4  doue  s'intitola  per  gratia  di  Dio ,  &  del  Re  Conte  di  Tricarico:  nel  qual 
priLiilcgio  dona  a  Tommalo  Saracino  vn  teudo  pollo  nel  cótado  diTricarico,il  qual  pri- 
uilegio  è  poi  in  diuerli  tempi  da  quattro  principi  di  Bilignano  confermato  .  Da  tempi 
del  Re  Guglielmo  il  buono  inhno  a  quelli  dell'lmperadore  Federigo;  &  parricularmen- 
te  infino  all'anno  i  244  io  non  trouo  memoria  alcuna  della  famiglia  Sanleuerina ,  ma 
in  quello  tempo,  vna  molto  chiara,  &:  mol:o  notabile .  Sedeua  in  quei  tempi  capo  del- 
la Chieià  di  Dio  Innoccntio  1 1 1 1.  il  quale  per  molti  oltraggi  dall'Imp.  Federigo,  a  Gre- 
gorio, &c  a  Innocentio  luoipredeceflori  fatti,&  per  nuoue  cagioni  ellendo  a  Federigo  ni 
mico,  &  per  quello  ellendo  molti  Baroni  del  regno  {copertiii,quali  in  tauore  del  Ponte-  B 
fìce,&:  quali  dell'Imp.i  Sanieuerini  tutti  come  Baroni  reìigiofi ,  &  i  quali  làpeuano  il  lu- 
premo  dominio  del  Regno  elTer  della  Sede  Appollolica,  prelero  l'armi  per  Santa  Chie- 
là;  &z  dopo  molti  contraili ,  bora  con  le  publiche ,  &c  bora  con  le  priuate  lorze  della  loro 
lòia  famiglia,  finalmente  furono  rotti  nel  piano  di  Canola:  oue  quali  morti  nella  batta- 
glia,&  quali  latti  prigioni,&:  con  diuerli  tormenti  inhno  alle  lor  donne  fatti  crudelmen- 
te morire  dall'adirato  Principe,qua(ì  tutti  capitarono  male .  Qu^ello  fatto  non  iòlamen- 
te  viene  accennato  dal  Cono  nella  liia  Illoria  Milanelè ,  il  quale  fa  mentione  d'cflerui 
morti  Guglielmo,  &c  Francelco  Sanlèuerini,&dal  Fazello  in  quella  di  Sicilia  il  quale  v'ag 
giugne  il  nome  di  Teobaldo  Sanlèuerino:  ma  con  vna  rara  notitia  di  quello,  che  feguirà 
apprelfo  ne  fa  mentione  vno  Icnttore  di  quella  età ,  il  quale  benché  con  lingua  mater-  C 
na  Puglielè,elIèndo  egli  da  Giouinazzo,  &  per  quello  molto  goffa,  &  ridicula ,  racconta 
nondimeno ,  ellèndof  1  egli  molte  volte  trouato  prefènte  ;  con  molta  fedeltà  i  lùcceiTi  di 
quelli  tempi  ;  come  da  certi  rilcont ri  Ci  può  comprendere  :  le  quali  memorie  hebbi  viti- 
mamente  da  Antonio  Gelìialdo  Caualiere  molto  diligente  in  inuelligare  i  paflati  acciden 
ti  del  noilro  Reame  :  i  quali  per  Io  più  per  colpa  di  coloro  che  pollbno ,  il  ilanno  (èp- 
pellitiin  vn'abilfo  di  profondifllme  tenebre. 

iDi^ug^ierì  (lime  àJtCdrJtcof rimo* 

DICE  addunque  quello  autore  ;  che  nella  rotta  de  Sanieuerini  cercando  Alma-  j) 
ro  Sanieuerino  di  làluarli  preiè  il  cammino  verlò  Bilceglie  per  vfcirfi  dal  Re- 
gno per  la  via  del  mare  ;  ma  che  ricordandoli  di  Ruggieri  Sanlèuerino ,  il  qua- 
le era  all'hor  fanciullo  di  noue  anni,  &  trouauah  nel  callel  di  Venolà,  fi  volle  ad  vn  fìio 
famigliare  chiamato  Donatello  di  Stalìo ,  &  d  gli  commilè ,  che  fé  n  andalfe  di  pre- 
fènte in  gran  fretta  a  Venolà ,  &  ingegnaflèfi  in  qualche  modo  di  mettere  in  faluo 
Ruggieri .  Vbbidi  prontamente  Donatello  ,  &  alle  otto  bore  della  notte  fèguen- 
te  fu  a  Venolà  ,  onde  prelò  il  fanciullo  ,  &  mutatogli  abito ,  &  fòpra  vn  caual  da 
vettura  inlieme  con  vn  lacco  di  mandorle  melTolo ,  tenendo  lèmpre  la  via  larga,  & 
allontanandofi  da  luoghi  fòlpetti  in  cinque  dì  il  condulTe  a  Gelùaldo .  Ma  riceuuto  con 
poca  accoglienza  dal  lignor  di  quel  luogo  zio  di  Ruggieri  dal  lato  della  madre  (sì  era  gra  £ 
de  li  timore  che  li  haueua  di  Federigo)  prelè  partito  di  condurlo  alla  conteffa  Polilèna  a 
Celano  ;  la  quale  era  lòrclla  ài  Aimaro .  Videlo  quella  pietolà  fignora  non  lènza  molte 
lagrime,  &  datagli  honoreuole  compagnia ,  commilè  àDonatello,che  fpacciatamente  il 
menaflè  al  Pontefice  ;  poiché  la  lìia  famiglia  per  f ìia  cagione  era  fiata  meflà  al  fondo.  In- 
crebbe  fieramente  al  Pontefice  la  calamità  del  fanciullo ,  &  alfegnati  mille  fiorini  l'anno 
a  Donatello,  li  comandò,  che  attendeflè  con  diligenza  ad  allenar  Ruggieri  :  à  cui  fatto  in 
proceffo  di  tempo  bello,  &  valorolò  giouane  diede  il  Pontefice  vna  f ùa  nipote  per  mo^ 
glie  forella  ad  Conte  di  Fiefco,  affegnandoli  per  potere  mantener  il  fìio  grado ,  &  infie- 
memcntc  i  fuorulciti  Napoletani,  che  l'haueuano  creato  lor  capo ,  mille  oncic  d'oro  per 
cialcuno  anno .  Fiora  morto  che  fu  l'Imp-Fedeiigo ,  &:  dopo  lui  l'anno  1 2  5-5  del  mele 

d'A- 


SANSEVERINA.  p 

A  d'Aprile  Currado  Tuo  figliuolo  ;  il  Pontefice  entrò  di  Giugno  il  dì  di  sm  Pietro  in  Napo 
il,  &  fra  i  molti  baroni  Ihti  cacciati  da  Currado,  &  da  Federigo  da  loro  baronaggi,rel ti- 
rai lo  llato  de  iùoi  paflati  à  Ruggieri.  Ma  morto  indi  à  non  molto  tempo  il  Ponrefice,&: 
fatfofi  Re  di  cjuel  regno  Manfredi  fratello  baluardo  di  Currado,il  quale  per  non  traligna 
re  da  iìioi  maggiori  profeguì  nelle  contefè  con  la  Chielà,  fu  Ruggieri  da  i  baroni  di  quel 
la  fattione  eletto  ambalciadore  al  nuouo  Pontefice,che  fu  Alelfandro  I V.  per  priegaie  il 
Papa,che  porgeiTe  loro  aiuto  a  ritornare  alle  calè  loro.  Creò  Aleflandro  Tuo  legato  il  Car 
dinal' Vbaldino  :  il  quale  entrato  con  molta  géte  nel  regno  penetrò  fino  in  BarlettajCllèn 
do  liato  anco  commefib  a  Ruggieri  di  ragunar  gente,  &  accrelcer  l'efTercito  per  cacciar 
Manfredi .  Et  già  le  colè  erano  incominciate  a  procedere  feliceméte;  Ma  eflendo  in  quei 

B  tempo  la  Città  di  Napoli  refafì  al  Rè,  cadde  l'animo  a  fuorulciti,  &  finalmente  conuen- 
nero  partirli  di  nuouo  dal  regno,hauendo  prima  tagliati  a  pezzi  molti  Saracini ,  i  quali 
erano  alla  guardia  d'alcune  terre  &  callella ,  che  fi  teneuano  per  lo  Rè .  Succedette  ad 
Alelfandro  Vrbano  I V.  il  quale  non  potendo  in  conto  alcuno  tollerare  i  danni,&  gli  ol 
traggiche  riceuea  la  ChieladiDio  daquel  maluagio  Rè,  commilè  a  Ruggieri,  che  ragu- 
naflè  tutti  quelli  della  fìia  fattione  per  miiouer  guerra  a  Manfredi  ;  &  in  tanto  chiamò 
Carlo  d'Angiò  Conte  di  Prouenza  in  Italia  per  lo  medefuno  effetto  ;  con  le  quali  forze 
fu  Manfredi  dal  Regno  cacciato,&  Ruggieri  con  grande  lùa  laude,  &  honore  all'antico 
filo  rtato  reilituito .  Particularmente  egli  ruppe  ne  pruni  di  del  mele  di  Luglio  dell'an- 
no 1 2  (jS  ne  rumori  della  venuta  di  Curradino,  Ruberto  da  Pietra  Palomba  inlìeme  con 

C  vn  gran  fèguito  di  ribelli  la  maggior  parte  de  quali  fece  prigioni.  Tutto  quello  lì  caua  da 
quello  autore .  Per  ilcritture  poi  dellArchiuio  regio  di  Napoli,  Il  vede  che  egli  fu  man- 
dato dai  Rè  Carlo  per  lùo  Vicario  di  Hierulàlem,  &  per  quanto  fi  può  comprendere,pa 
re  che  egli  vi  vada  l'anno  1278,  perciò  che  in  quel  tempo  io  trono ,  che  il  Rè  apparec- 
chia le  nani  co'  loldati,&  con  l'altre  colè  neceflarie  per  mandarle  in  Acone:  lòpra  la  qual 
materia  apparilcono  molti  ordini ,  &  molte  prouifioni  regie .  Et  Tommaio  hghuolo  di 
Ruggieri  chiede  licenza  dal  Rè  di  poter  mandar  alcuni  muli ,  &  caualli  da  guerraai  pa- 
dre .  Ne  di  lui  ritrouo  poi  altra  colà,onde  io  dubito  ch'egli  fi  muoia  in  quelle  parti.  Heb 
be  Ruggieri  per  moglie ,  oltre  la  prima  :  la  quale  per  quello  che  io  auuilò  douette  morire 
giouane,  Teodora  d'Aquino:  con  la  quale  generò  Tommalò ,  nome  per  quel  che  fi  vede 

D  molto  vfitato  nella  famiglia  d'Aquini . 

ViTommaJò  Conte  di  Marjtco  li. 

QV  E  S  T  O  Tommaio,  il  quale  nel  1 2  9 1 .  è  gi^  Contedi  Marlico,pre{è  in  vita  del 
padre  per  moglie  Ilìiarda  figliuola  d'Amelio  d'Agaldo  fignor  di  Corbano  con 
dote  di  ^Gooncie:  dicendo  il  Re  quelle  parole.    Che  hauendo  riguardo  a'  „ 
(èruigi  riceuuti  da  Amelio ,  il  quale  non  (\  trouaua  allhora  nel  Regno ,  &  infiememen-  » 
te  che  1  figliuoli  di  detto  Amelio  erano  del  làngue,  &:  della  Ichiatta  de  figliuoli  di  ef.  . 
fò  Rè ,  fi  contentaua  di  pagar  egli  la  detta  dote .  Ma  hebbe  ancor'egli  dipoi  (i  come  • 
E  il  padre  vna  altra  moglie  &  quella  fu  Sueua  d'Auezzano  figliuola  &  herede  di  Gri- 
mundo  Signor  di  Tricarico  :  la  quale  maritata  ancor  ella  prima  a  Filippetto  figliuo- 
lo ,  &  herede  di  Oddone  Polliceno ,  &  non  hauutone  figliuoli  portò  di  nuouo  alla 
cala  Sanlèuerina  Tricarico ,  &  altri  luoghi .  Hebbe  dalla  prima  donna  Enrico  loia- 
mente,  della  lèconda  ne  hebbe  quattro  Iacopo ,  Guglielmo,  Ruberto,  &  Ruggieri. 
Tra  quali  figliuoli  ottiene  egli  licenza  dai  Rè  Carlo  1 1.  l'anno  i  ?  07  di  poter  diilribuue 
i  lìioi  beni  feudali .  Ma  Enrico  hauèdo  hauuto  titolo  di  Conellabile  dei  regno  mori  in 
vita  del  padre,  lalciado  d'Ilaria  dell'Oria  figliuola  dei  famolo  Ammiraglio  del  mare  Rug 
gieri  dell'Olia  lua donna  due  figiiuoli  T6malò,&:  Ruggieri .  Era  la  licenza  ottenuta  dal 
Rè  Ibta  tale;  che  il  contado  di  Marfico,&  Baronia  di  Sanlèuerino  andafl'e  ad  Enrico  con 
tutto  ciò,  che  egli  polTedea  di  heredità  paterna.  Ne  gli  altri  feudi  &  cartella  da  lui  di 

A     5         nuo- 


^Q  DELLAFAMIGLIA 

puouo  acquiftate  {ùccedeflero  gli  altri  Cuoi  quattro  figliuoli ,  Et  ciò  non  oilante  hauefle  A 
pliche  Enrico  in  quelli  la  parte  iùa,  come  tatti  gli  altri  quattro  ;  ma  egli  nella  efecutionc 
(della  gratin  fattagli  dal  Re,  alterò  grandemente  la  (uà  promella  :  per  la  qual  cofà  dopo  l.\ 
morte  d'f,nj:ipo  quelli gipujini fi  dplgPfiQ  appo  il  Re  Ruberto;che  iiano  coli  notabiimen 
jte  llati  defraudati  dal  padre;  ma  noi  lanciando  gli  altri ,  àquali  torneremo  dipoi,attende- 
remo  a  tauellar  de  prifnogenjti ,  Dirò  bene,  che  io  non  era  interamente  licuro  ;  ie  quel 
Conte  di  Sanlèuejrinp  (  percioche  tra  Conti  di  Marli(:o,&:  di  Sanieuerino  non  fi  fa  dirìe- 
renza  )  il  quale  viene  m  Firenze  con  Carlo  Duca  di  Calauria  l'anno  i  :?  2  ó'  fofTe  ifato  il  già 
detto  Tommafò  di  fopra  nomina.to,  ouero  il  nipote  figliuolo  d'Enrico  ;  di  cui  apprelfo 
parleremo .  M^  hauendo  io  trouatp  nella  Illoria  di  Cola  di  Renzo  vn  Conte  di  Sanfe- 
uerinp  eiTer  morto  in  quella  rotta,  che  hebbe  il  Prenze  della  Morea  da  Romani,il  che  au  B 
penne  a  2  7  di  Settembre  4eir Anno  1327  mi  fono  perfìiafp  4  federe,  f he  ha  quelH,  di 
fui  fi  è  parlato . .  ;:v'-:  ;'•.':;  ";iv, 

Vi  Tommajo  (ferite  di  May  fico  /  /  / . 

L  giouane  Tommafo  Conte  di  Marfico  ben  credo,  che  (la  quello ,  che  dal  medeflmo 
autore  è  nominato  nel  libro  x  1.  oue  nelle  diuilioni  di  Barletta  dimollra ,  che  il  Conte 
fauori  la  cafa  della  Marra ,  il  che  tu  dell'anno  1558.  percioche  vn'anno  innazi  io  veg 
go ,  che  egli  ottiene  dal  Re ,  che  auuenendo  il  cafò,  che  egli  fi  morifTe  fenza  figliuoli,  gU 
debba  fuccedere  Ruggieri  fìio  fratello  Conte  di  Mileto .  Ma  nell'anno  già  detto  del  5  8  C 
egli  andò  con  Carlo  Duca  di  Durazzo  nipote  del  Re  nella  guerra  di  Sicilia,conie  ne  libri 
dell'Ai'chiuio  fi  legge,Onde  è  manifello  errore  di  quello  IiloncoNapoletano,che  in  que 
Jli  tempi  nomina  Enrico  Sanfeueiino  Conte  di  Marfìco  .  Col  medef  imo  Duca  andò 
l'anno  48 .  contri  il  Re  d' Vnghcna ,  di  cui  fauella  il  Villani  nel  xii.  libro  à  capi  xxxiix. 
Di  quello  medefìmp  Conte  di  Sanfèuerino  intende  Matteo  Villani ,  quando  racconta  y 
che  egli  inlieme  cxA  Conte  Camarlingo ,  &:  con  l'Ammiraglio  fu  da  Napoletani  fatto  ca 
pp.cpiitra  la  gran  compagnia  à  Giugliano .  Egli  fu  gran  Conellabile ,  onde  non  è  mara- 
uiglia  fé  e  fu  eletto  in  compagnia  di  due  altri  de  f ìipremi  magilf rati  del  regno ,  come  che 
di  quello  titolo  ne  Giouanm  ne  Matteo  Villani  f  accian  mentione ,  Pare ,  che  quello  fi- 
gnore  ancor'elTo  habbia  hauuto  due  mogli,  vna  Margherita  de  Noherij  fìgnora  di  Valle  £) 
iXi  Piro ,  &  di  Fratta  piccioja,  con  cui  non  fece  figliuoli:  &  vn'altra  Margherita  Clignet- 
ta  fignpra  di  Caiazzo  :  di  cui  oltre  1  figliuoli  mafìhi,che  fono  nell'alberojhebbe  vna  fem- 
mina maritata  à  Giannotto  Stendardo.  Mori  nel  y 8.  come  nella  lua  fepoltura  fi  vede  in 
Sanieuerino  nella  Chiefà  di  San  Francefco  ;  oue  (òno  quelle  parole  ,  HIC  lACET 
CORPVS  MAGNIFICI  ET  POTENTIS  DOMINI  TOMASII 
DE  SANCTO  SEVERINO  COMITIS  MARCICI,  BARONIAR. 
CILENTI,  LAVRIAE,  ET  SANCTI  SE  VERINI,  ET  CASTRI, 
SANCTI  GEQRGII  DOMINI,  ET  REGNI  SICILIAE  MAGNI 
COMESTABVLI,  OBIIT  ANNO  DOMINI  MCCCLVJHr  Hrj  • 

V  ^Antonio  Conte  di  ^(arfuo   IHh 

ANTONIO  primogenito  di  Tommafò  ottiene  l'anno  fèguente  alla  morte  del 
padre  à  24.  di  Luglio  l'inuellitura  del  fùo  flato  da  i  Re  Lodouico ,  &  Giouanna  ;  -, 
per  Io  quale  llato  pagaua  alla  corona  il  fèruigio  di  venticinque  fòldati,  &  mezzo. 
Hebbe  collui  nobili  fùfteudatanj  Giouannella  Sanièuerina  ConteifadiMontalto  figliuo 
la  &  herede  di  Ruberto  pr  Conturfò  ;  Franzono  dell'Auerfàna  famiglia  Ipenta  nel  fèg- 
gio  di  Capoana  per  Apicina  ;  Ifàbella  dell'Auerfàna  moglie  di  Iacopo  Caracciolo  Caua- 
liere  per  Rpmagnano .  Matteo  di  Burgenza  per  Campora,&  Couella  di  Fiffana  moglie 
di  Iacopo  di  Mpfrapev  Ig  falcilo  dx  ^anfèuennq  di  CdmqrpW,  Tolfe  moglie  m  vit^ 
-uì-Tì         -^     t\  dei 


SANSEVERINA.'I  ii 

A    del  padre  con  1 5-00  onde  di  dorè,  &  colici  fu  IfàbeJla  del  Balzo  fórella  di  Francefco  del 

Balzo  Duca  d'Andri,con  cui  procreò  rre  figliuoli  :  fra  cjuali  fu  Ruberto  ;  del  quale  per  sdert» 
non  hauerci  più  à  ritornare ,  percioche  niuno  da  lui  diicendc  hora  parleremo.  Haueiia  à  ^/^"l^^ 
collui  il  padre  donato  Albaneila,&  San  Pietro  di  Valle  Kaone  nel  paefè  di  Diano,&  egli 
con  la  iua  induikia  haueua  comperato  di  più  Faiànella  in  principato  da  Tommaiò  èc  Pe 
trello  di  Diano  figliuoli  di  Marco,  &:  fu  fignore  del  territorio  di  Perlàno ,  &  d'altri  luo- 
ghi, ma  mentre  militando  lòtto  il  Re  Carlo  Ill.contra  Lodouico  d'Angiò,(òlì:eneua  gli 
aifanni ,  &  i  trauagli  delia  guerra  ;  tanquam  indutus  feruore  fidelitatis  immenfe ,  dice  la 
Reina  Margherita,  (1  morì  per  infermità,  &  dilàgi  patiti  in  Barletta,la(ciado  herede  Ber 
rerando  iiio  fratello ,  nome  venuto  della  caia  del  Balzo,  di  cui  a  luo  luogo  ragioneremo. 
B  Fù  Antonio  &  egli  altresì  li  come  il  padre  gran  Coneiì:abiIe,&;  hebbe  per  luoi  lèruigi  ri- 
muneratione  di  5  6"  5-  oncie  lamio  di  rendita .  Finalmente  lì  morì  l'anno  1 5  84  lalcian- 
do,lì  come  per  alcune  memorie  di  fcritture  u  vede/ vfficio  dei  gran  Coneibbile  a  Berte 
landò,  benché  non l'hauefife  poi  eghiiauuto. 

^i  Tommafì  (jme  dì  Mar f  co  V, 

L'Anno  1^85-  a  j?  di  Gennaio  io  trono  vna  afiìcuration  ^\  vallàlli  fatta  dalla  Reina 
Margherita  a  Tommalo  Sanièuerino  Conte  di  Manico  per  la  morte  d'Antonio 
fùo  padre.  Er  nel  mede/imo  tempo  veggo  confermargli!  1  le  ^6"  5*  oncie  di  rendita 
C  l'anno  :  le  quali  erano  da  pad'ati  Re  llate  donate  a  iùo  padre .  Non  pare  che  collui  viua 
oltre  i'8  7.  &  da  Francefca  Orlina  iua  moglie  :  la  quale  menò  viuente  il  padre,lalciò  quac 
tro  fighuoli  piccoli  Luigi,Francefco,Giouannello,  &  Caternella . 

Vi  Luigi  (onte  di  Marjìco  XJl» 

FV  eletto  balio  di  quelli  fanciulli  per  trouar/i  nell'età  pupillare  Bertcrando  Sanlèue- 
rino  lor  zio  ;  a  cui  eilèndo  Luigi  pauenuto  in  età  legittima ,  &  hauendo  il  zio  dili- 
gentemente ilùoi  beni  amminiitrato,  fa  egii  la  quetanza,&  il  libera  d'ogni  mole- 
ftia  1  Vitimo  giorno  d'Ottobre  dell'anno  i  ?  5)  5"  •  Qii^l  che  egli  fi  faccia,che  moglie  hab 
D  bia,  quando  lì  muoia,à  me  è  affatto  nafcoilo;  ne  veggo  altro  fé  non  che  fon  fùoi  figliuo- 
li Toinmafò ,  &:  donarmi . 

VìTùmmufoQìntediMarfici  UH. 

DI  quello  Tommaiò  Conte  di  Marlico  appare  Icritturadel  1 4 1 5?  :  per  la  quale  cede 
alcune  ragioni,  clie  egli  poteua  in  alcune  terre  pretendere  a  Leonetto  Santcuerino 
figliuolo  di  Berterando ,  iì  come  a  Iùo  luogo  diremo ,  ne  di  lui  trono  altra  notiria, 
(è  non  ciie  ^i  lùccede  nello  flato  Giouanni  Iùo  fratello . 

£  Vi(jmanni  (onte  di  Marfìco  ZJlII, 

QV  E  S  TO  Giouanni  fu  fedele  molto  alla  Reina Giouanna,  ma  profperando  fuor 
di  modo  le  colè  del  Re  Alfonlò ,  egli  fece  tregua  col  Re  l'anno  1 4  5 1 .  Interuenne 
nel  famolò  parlamento ,  che  celebrò  quel  Rè  dopo  la  acquillata  vittoria  in  Napo 
li  l'anno  144.5  •    Hebbe  moglie  donna  della  lùa  llefla  famiglia  chiamata  Giouanna: 
■da  CUI  iiebbe  più  figliuoli,  «Se  fu  Iùo  primogenito  Luigi,  il  quale  ò  morì  viuente  il  padre, 
ò  pur  poco  dopo  la  morte  di  lui  lòprauillè. 

Vi  Gl'erto  (onte  dt  Mar  fico  IX  .dr  frincife  di  Salerno  f  rimo . 

Di  Ruberto 


12  DELLAFAMIGLIA 

DI  Ruberto  dio  fecondo  genito  Conte  di  Marfico  io  trouo  flitta  mentipne  l'anno  A 
1 447.  Coilui  nclLi  congiura  de  baroni ,  &  guerra  del  Duca  Giouanni  contra  il  Re 
Ferdinando ,  (cguitò  ièmpre  le  parti  del  Rè^ma  riceuuta  che  hebbe  il  Rè  quella  me 
jnorabile  rotta  à  Sarno,  fu  Ruberto  in  guifi^Sc  con  prome(lè,&  con  minacce  periuaio  da 
gli  auueriarij,  che  per  non  tirar  la  guerra  tutta  (opra  le  iolo ,  iucoilrctto  pallare  allatat- 
tione  del  Duca .  Il  cui  elèmpio  fu  di  tanta  importanza,  che  hebbe  à  recare  l'vltima  roui 
Ila  al  Re,  hauendo  molti  altri  baroni  principali  lèguitato  m  ciò  la  (ùa  deliberatione  .  Ma 
come  egli  mal  volentieri ,  &:  quali  tirato  per  forza  fi  era  condotto  à  prender  quello  parti 
XOy  cosi  toi1:o,chc  vide  la  occalìone  :  la  quale  ièguito  ne  principi]  dell'anno^che  venne  die 
rro  alle  colè  palfate^che  fu  il  1^61  tornò  lietifiìmo  a  Ferdinando,  non  ollante,che  il  Du 
ca  le  l'hauelle  fitto  compagno,&:  fratello  del  creicente .  Coli  rii-enlce  il  Fontano  nella  B 
iùalloria^ouc  perche  molte  colè  racconta  de  coliumi,  delle  maniere ,  del  valore,  della  li- 
beralità, &  cortelia  di  Ruberto,  che  lòno  veramente  non  lòlo  degne  di  laude,madi  ani- 
mi latione  ,  per  liberarmi  io  d'ogni  fòlpetto  d'adulatione,  addurrò  le  fuc  proprie  parole , 
nelle  quah  oltre  l'altre  colè  li  vedrà  il  giuditio  di  quello  autore  dintorno  l'origine  della 
="  famiglia  :  Dice  dunque  cosi .  Quoniam  autem  locus  ipfè  admonuit  ;  panca  de  P^ober- 
*'  to  :  deque  eius  maioribus  dicam .  Roberto  parer  fuit  Ioanncs  :  Sancii  Seuerini  (  id  oppi- 
"  do  nomen  eli  )  Comes  :  mater  Ioanna:  &  ipià  quoque  ex  eadem  cum  manto  ftirpe  edita. 
"  Quo  mortuo  lùperllitibus  ex  eo  compluribus  liberis  :  ca;lebs  ipià  :  iumma illos  cura ,  &c 
"  aluit  :  &  eorum  res  procurauit .  Nam  &  domi  parca  erat,&  continens:<Ss:  quòd  eilèt  iupra 
"  muliebrem  iexum  animo  elato ,  &  magno  :  vtralcjue  patris  :  &:  matris  vices  gerere  (e  vi-  C 
"  deri  volebat .  Cumque  eorum lingulos  materna prolèqueretur  cantate:  Roberto  tame: 
"  qui  natu  erat  maximus  (  qua  prcrogatiua  paternus  ei  dominatus  obuencrat  )  &  indulht  i\i 
"  pra  maternos  aftedus,  &  dum  augere quacunque ratione  res  illius  polìet  :  parum omni- 
"  no  penli  habuit .  Ad  coeteras  autem  matrona  dignas  artes  illud  etiam  ad:unxit:quod  (  ve 
"  erat  iplà  fidei  :  ac  regij  nominis  colens  )  iildem  arnbus  :  eodeni  etiam  lìdelitatis  Itudio  lì- 
''Jium  inibuit.  Itaqueiiihilprius  habuit  quàmvt  Robertum  egregie  inilitutum  Ferdì- 
='  nando  quibus  liceret  artibus  coiiciliaret .  Ille  igitur  vbi  primum  ;rtas  tulir  :  equitando  : 
"'  venando  :  cum  ^qualibus  ihih  nunc  iaculo:  nunc  gladio  exerceiido  :  nullo  turpi  ocio  ado- 
"  leicentiam  labefecit,  quo  etiam  tempore  literis  opera  dedit  :  quas  polì:  natu  grandior  ina- 
"  lori  lUidio  complexus  eli  His  igitur  artibus  inter  regulos  facile  eminebat.  Ferdinandoq;  D 
"  propterea  maxime  carus:  atque  acceptus  erat  :  Natane  quoque  munenbus  ad  ea  adiutus: 
"  qiiippe  cuius  decora  elfet  facies  :  Ihitura  procera  :  &  cum  dignitate  :  orano  prò  tempore 
"  non  minus  iùauis  :  quani  grauis  :  atque  ingenua .  Ipiè  ficilis  aditu  :  gratus  relponfu  atq. 
"  imprimis  vrbanus  :  &  liberal is  :  cuius  etiam  domus  generofillimo  :  ac  probatiUimo  cuiq. 
='  quotidie  pateret .  demum  fmgulis  in  rebus  nobilitatem  prx  ie  lerebat  generis  :  qdod  alij 
.='  Gallicum  ab  origine  quam  Iralicum  malunt.  Nobiles  enim  quofda  fccutos  è  Gallia  Nor 
"  iTiannos  :  ac  Vifcardos  Duces  :  pulfisq;  ex  Apulia:  Salentinilq^  Coniìantinopolitani  Im- 
"  peratoris  pnef edis:  virtutis  mento  donatos  in  initio  oppidis:  iiiq-,  polleros  eorum  impe- 
»  ritalTe  :  in  quibus  Venuiiam:  Materam  :  Cupertinum  :  Neritomum  ruilfe  tradunt .  C^i 
w  dominatus  in  dies  magis  magilqj  aucìus  fuit  bellicam  oh  virtuteni  :  qua  hxc  quidem  la-  E 
"  milia  in  Italia  ex  eo  adhuc  etiam  dorer.Chio  ficlum  eli  :  vt  dum  partim  ipfi  regum  quo- 
«  rundamimpotentiam  :  (uperbumq-,  dominatum  parum  c^quo  ferant  animo:  partim  ipli 
=.  à  Regibus  timentur:  aliquando  famiha  cmnis  ad  internitioncni  pene  redaólaluerit  :  vix 
«  viio  aut  aitero  iupeiilire.  Adeo  eucrtendx  illi  nihil  reliqui  ad  crudelitatem  regibus  ipfìs 
«fuit.  Contra  qui  Italicam  cani  a(Ièrunt;nec  ohm  fuillè:  neciiunc  quidem  extare  apud 
„  Gallos  :  Bntannos  uè  tali  cognomento  fimiham:  deduelamq;  agnatioiiem  volunt  ab  op 
„  pido  :  cui  ex  ca  domo  primus  imperauent:  vt  Celanam  :  Martianam  :  Ebulam  ;  Mollila: 
„  Aqueuiuam  :  qu.T  ab  oppidis  lìinr  agnominata:.  coli  dice  il  Fontano .  Egli  finalmente  fi 
porro  in  guila,  che  elfendo  ricaduto  alla  Corte  regia  per  ribellione  di  Daniello  Orlino  il 
principato  di  Salerno,  ei  viene  dal  Re  creato  principe  di  quella  Città  il  penultimo  di  di 

Gennaio 


SANSEVERINA.  i^ 

A  Gennaio  dell'anno  14.^^  .Fu  oltre  cofi  chiaro,&  illudre  titolo  grande  Ammiraglio  del  re 
gno.Editìcò  quel  nobile  palagio  che  fi  vede  in  Napoli preflò  il  monartero  di  Santa  Chia- 
ra. Morì  m  fine  come  dice  la  lloria  del  Duca  di  Monteleone  il  fecondo  giorno  di  dican- 
bre  dell'anno  1474. 

f>' Antonello  (onte  di  Mdrfico  X.  tsr  frinci/'e  di  Salerno  1 1, 

ANtonello  fecondo  Principe  di  Salerno ,  &  vnico  figliuolo  di  Ruberto  caualcò  con 
gran  pompa,  grade  Ammiraglio  per  Napoli  del  mefè  di  Giugno  dell'anno  i477. 
&  poco  di  poi  andò  col  Duca  di  Calauria  in  Catalogna,  per  menarne  a  Napoli  la 
g     nuoua  moglie  del  Duca,la  quale  fu  fòrelladel  Re  Cattolico.  Ma  efièndof  1  egli  fdegnato 
col  Re,ò,perche  il  Re  non  haueua  voluto  confermargli  la  degnità  dcH'ammiraglio  pri- 
ma,che  con  quella  occaf lone;ò  perche  non  gli  pareflè,che  di  lui  ii  teneflè  quel  contOjche 
gli  fi  c5ueniua,ò  che  pure  credellè^eflèndo  egli  il  primo  di  tutti  i  baroni  del  regno,  che  la 
f  uà  potenza  recaflè  al  Re  fòfpetto,  ò  qual  altra  fé  ne  folle  la  cagione,chiara  cofà  è,che  to- 
Ùo  che  vide  l'occafìone della ribellion de  baroni ,  egli  fu  deprimi  àdifcoiladi  da  lui.  Ne 
per  lui  mancò  di  mettere  allhora,  come  nò  mancò  poi,ad  ei trema  rouina  la  cafà  di  Perdi 
nando.Ma  hauendol'imprefàde  baroni  hauuto  infelice  fine, egli  non  meno  infelicemen 
te  conuenne  partirfìdal  regno,fpogliato  d'ogni  fLiadignità,&  honore,ilche  accadde  l'an 
no  1486".  come  più  a  pieno  nella  congiura  fcritta  da Cammillo  Portio  fì  può  vedere. 
Ma  inacerbendoli  il  fùo  fiero  animo  perla  priuatione  degli  honori,&  dello  flato  ogni  dì 
^    maggiormente, non  fino  mai  finche  non  commofTe  l'armi  del  Re  Carlo  VlII.cótra  il  me 
defimo  Re  Ferdinando,&:  egli  montato  f  ìiirarmata,di  cui  era  capitano  Monfignor  di  Se 
renone,non  fu  lento  à  venirli  a  riacquillare  quello,  che  haueua  perduto.  Ne  quah  fcom 
pigli  vide  inbreue  fpatio  di  tempo  con  fuo  grandifsimo  piacere  la  morte  no  folo  di  Fer 
dinando,ma  d'Alfonfò  fìio  figliuolo,&:  di  Ferdinando  fìio  nipote,  &  quello  che  grande- 
mente gli  piacque,peruenir  il  regno  in  mano  di  Federigo,  a  cui  egli  haueua  deiiderato  la 
grandezza  di  quello  grado,infino  da  tempi  della  congiura  de  Baroni,anzi  il  Bembo  nel- 
le file  llorie  dimollra  hauergli  il  Re  promefTo  per  lo  figliuolo  vna  delle  f ìie  figliuole  per 
moglie.Ma  non  durò  molto  quella  tranquillita.-perciò  che  effendo  flato  vna  fera,vfcen-  „ 
do  dei  callel  nuouo  di  Napoli  ferito  graueméte  da  un  certo  Greco  [il  Principe  di  Bif  igna  „ 
D    no,entrò  tanto  terrore  (  fono  le  proprie  parole  di  Fracef co  Guicciardini  nefla  fiia  lloria  )  „ 
nel  Principe  di  Salerno,che  quello  non  foffe  flato  fatto  per  ordine  del  Re  in  vedetta  del  „ 
i'offefè  palfate ,  che  fubito  non  diflìmulando  la  cauf à  del  fòfpetto  fen'andò  da  Napoli  à  „ 
Salerno,&  benché  il  Re  madafTe  in  potellà  fua  il  Greco,  che  era  in  carcere  per  giullificar  „ 
lo,cheegli,come  era  la  verità  l'hauea  ferito  per  ingiuria  riceuuta  molti  anni  innanzi  da  „ 
lui  nella  perfòna  della  fua  moglie,nó  dimeno  come  neiranriche,&  graui  inimicitie  è  dif-  „ 
licile  llabilire  fedele  riconcilia tione; perche  è  impedita,ò  dal  fofpetto,ò  dalla  cupidità  del  „ 
la  vendetta,non  fi  potette  mai  più  il  Principe  difporre  à  fidarfi  di  lui.Onde  il  Re  gli  pre-  „ 
Ce  l'arme  contro,^  aflèdiatolo nella  Rocca  di  Diano  il  collrinfè  à  contentarfi  di  partirle 
ne  fàJuo  con  le  fìie  robe,&:  àporre  in  mano  del  Principe  di  Bifignano  quella  parte  del  fùo 
£    llatOjche  non  haueua  ancora  perduta,la  quale  egli doueffe  confègnare  al  Re  f  libito ,  che 
intendefTe  Antonello  efferfi  condotto  fàluo  à  Senegaglia,il  che  auuenne  l'anno  14.^-/. oc 
quiui  pouero,&  fuorufcito  morifsi.  Lafciò  di  Gollanza  da  Montefeltro  fua  moglie  figli- 
uola di  Federigo  Ducad'Vrbino  vn  figliuolo  mafcliio  fènza  più,detto  Ruberto. 

Ti  Tàihem  Conte  dt  JitCarJìco  X  /.  ^  'Principe  di  Salerno  Ili, 

POchc  colè  apparifcono  di  Ruberto  terzo  Principe  di  Salerno ,  percìochc  egli  vifTe 
poco  tempo  in  illato,fè  non  che  egli  tolfè  per  moglie  Marina  d'Aragona ,  la  quale 
gli  portò  in  dote  il  ducato  di  Villaformof  à  in  Ifpagna ,  percioche  ella  fu  vnica  ti- 
fi        gliuola^ 


f4  DÉLLAFAMIGLIA 

gliuola  y  5i  herede  d'AIfònfo  Duca  di  Villàformofa  fratello  naturale  del  Re  Cattolico:  A 
3  quale  Re  hauea  dato  quelì:a  ììia  nipote  à  Ruberto  inlìemeconlo  llaro  già  per  la  ri- 
bellione del  padre  perduro ,  perche  egli  nella  nuoua  lìgnoria  del  regno  di  Napoli  noi  tra 
ùaglialTe  in  quel  modo;  che  il  iùo  padre  Antonello  con  perpetua  rirrolia  hauea  moleila- 
to  non  meno  il  Re  Federigo,  che  il  giouane  Re  Ferdinando ,  &  il  Re  Altonfo  iùo  padre, 
6;  il  vecchio  Ferdinando  iùo  auolo .  Con  la  qual  Marina  il  Principe  Ruberto  generò 
quello  vltimo  Principe  di  Salerno  detto  Ferrante,  &:  vnalìgliuola  per  quel  che  io  mi  iàp- 
pia  detta  Laura,Ia  quale  fu  maritata  a  Don  Inico  d'Aualo  Marcheiè  del  Vallo .  Qiieih 
Marina  dopo  la  morte  del  Principe  Rubertd^paisò  alle  ièconde  nozzej  &  maritoisi  à  Ia- 
copo Appiano  di  quel  nome  quarto  Signor  di  Piombino  .• 

B 

t>i  Ferrante  Qùthte  dì  Mar f  co  XIL  &  frincìfe  di  Salerno  tilt. 

SEcóndo  raccontano  quelli  della  caia,  il  Principe  Ferrante  nacque  in  Napoli  l'anno 
I  50 7.  a  1 8. di  Gennaio .  Eilendo  egli  Signore  di  così  ricco ,  &:  nobile  itaro,  pro- 
curò Don  Bernardo  Vigliamarina  Conte  di  Capacela ,  &:  Ammiraglio  del  regno  di 
dargli ,  efìendo  ancor  egli  fanciullo ,  liàbellaiua  vnica  figliuola,  &  herede  per  moglie, 
dal  qual  iùoceio  egli  fu  nutrito ,  &  allenato .  Peruenuto  all'età  di  poter  adoperar  l'arme,  . 
la  prima  vicitache  egli  fece ,  fu  quando  iniìtmc  col  baronaggio  s'andò  centra  il  Duca 
d'Albania ,  il  quale  veniua  à  danni  dd  Regno.  Nella  guerra  di  Lautrech  egli  li  tro-  C 
uò  dentro  Napoli  quando  la  città  ersaiTediatajOue  egli  ipeie  ailai  trouandoli  capua- 
no della  battaglia  della  gente  d'arme:  Anzi  montato  in  galea  con  Don  Vgo  ii  tro- 
uò  in  quella  rotta  nauale ,  oue  col  Marcheiè  dd  Vallo ,  &  con  Aicanio  Colonna  lu  fat- 
to prigione  da  Filippin  Dona .  Trouoilì  à  Bologna  nella  coronatione  dell'Impera- 
dor  Carlo  Qu_into ,  ma  non  vi  hauendo  luogo  conueniente  al  iuo  grado ,  non  vi  com- 
parì iè  non  in  maichera  .  Seguì  poi  l'Imperador  à  Tunizi ,  oue  hebbe  carico  di  ge- 
nerale della  fanteria  Italiana ,  &:  di  la  venuto  con  lui  à  Napoli  l'accompagnò  lino  in 
Prouenza .  Ma  ritornato  à  Napoli  fu ,  come  allhoraii  credette  per  lieue  cagione  pro- 
uocato  à  ilngular  battaglia  dal  Marcheiè  di  Pulignano,  il  cui  ardimento  elTendogli 
paruto  troppo  luor  del  douere ,  «Se  non  degnando  egli  quella  competenza ,  il  fece  con-  j) 
notabil  vendetta  ammazzare  d'vn  colpo  di  icoppio  dentro  la  prigione  della  Vicheria, 
oue  il  Marcheiè  per  quello  iùo  slìdamenro  era  rattenuto .  Andò  per  liberarli  da  mini- 
llri  regi  à  trouar  l'Imperador  in  Fiandra,  ilquale  non  mollrandoii  ieco  in  colà  al- 
cuna adirato ,  il  confortò  per  non  alterare  i  termini  della  giullitia  ad  hauer  la  pace 
da  gli  oifeiì  :  la  quale  ottenne  per  opera  del  Marcheiè  dei  Vallo  iùo  cugino .  Segui  poi 
in  proceifo  d'alcun  tempo  rimperador  in  Algieri ,  &  indi  accompagnatolo  in  lipagna, 
le  ne  ritornò  à  Napoli .  Di  quiui  chiamato  dal  Marcheiè  del  Vallo  in  Lombardia , 
fu  fatto  capitan  generale  della  fanteria  Italiana,  ,&  interuenuto  nella  rotta  di  Cereiòla, 
fu  commendata  la  iua  opera ,  fi  come  dice  il  Giouio  nelle  fue  illorie ,  d'hauere  in  quello 
llretto ,  &  ditlìcile  frangente  ialuata  la  fanteria  »  Ruppe  poi  alla  Stradella  Piero  Strozzi  p 
con  laude  di  valoroio  capitano  ;  ma  hauendo  permeilo  che  il  Duca  di  Somma,  &  il  Con 
tediCaiazzo  iuoi  parenti  farti  prigioni  icampalfono  ;  à  quali  come  à  ribelli  di  Celare 
Ci  iàrebbe  lènza  alcun  dubbio  mozza  la  tella ,  hebbe  à  riportarne  l'ira ,  &  lo  idegno  del- 
l'Imperadore.  Et  con  tutto  ciò  andato  à  troiiado  fu  riceuuto  da  lui  gratioiàmente,il  qua 
le  condottolo  ieco  alla  battaglia  di  San  Delìr  alle  frontiere  di  Fiandra ,  &  di  Francia, 
Veggendo  che  il  Principe  per  eilèr  venuto  in  polle ,  non  hauea  menato  caualli ,  ne 
gli  donò  vn  de  iùoi  molto  bello ,  &  riputato  all'ai  buono .  Tornato  poi  à  Napoli 
il  abbattè  à  quei  catriui  tempi  de  romori  di  quella  città ,  commoili  dal  non  vole- 
t&  ì  Napoletani  j  che  con  graue  lor  pregiuditio  II  mettcilè  lor  adoifo  iecondo  il 

coilume 


SANSEVERINA.  i^ 

A  coHume  di  Spagna  rinquifìtionej'&  eletto  dalia  1  ùa  patria  ambafciaxiore  aH'Imp.non  pò 
tè, ne  volle  Ichifar  quella  fatica.Ma  Celare  iliiTiando,che  la  Città  hauellè  grauemérc  tal 
lato  a  prender  l'arme  contro  don  Pietro  di  Tolledo  lìio  Viceré ,  &z  gelolo  della  autorità 
de  lùoi  miniilri,  volle  che  il  Principe  fé  ne  tornafle  a  Napolij&  che  vilitaffeil  Viceré,  ha 
ucndo  dall'altro  canto  fatto  non  molte  leuere  dimoiUationi  contra  la  colpa  de  Napole- 
tani. Non  tornò  mai  capitano  alcuno  vittoriolò  alla  patria  con  tanto  concorfodi  gente, 
con  quanto  tornò  il  Principe  a  Napoli ,  eflèndo  il  popolo  vfcito  a  pie  fuor  della  Citta  a 
vederlo,&:  tutta  la  nobiltà  montata  àcauallo  per  incontrarlo,&:  le  donne  corle  tutte  alh 
finellre,  come  nelle  grandi  celebrità  lì  colluma  per  honorare  quelìo  fùo  ritorno.  Ne  pr 
le  vie  della  città  li  poteua  paflare  per  la  calca  grande  della  plebe,Ia  quale  prendendo  i  pie 

B  coli  figliuoli  in  braccio,  &  lòUeuandoIi  alto  da  terra  moilrauano  loro  col  ditola  perlona 
del  principe .  Smontato  che  egli  tu  à  cala,  &  pollolì  à  letto  per  ripolàre,non  li  potè  per 
gran  parte  della  notte  fèguente  tener  vlcio  ferrato  ad  alcuno, volendo  à  fchiera  a  fchiera 
entrar  le  genti  di  mano  in  mano  in  camera  per  vederlo .  Nelle  quali  calche  abbattutomi 
ancor  io,ilquale  era  allhor  giouanetto,  mi  rella  la  memoria  ancor  frefca  di  quello  accide 
te,  confiderando  non  lenza  gran  marauiglia,quanto  fono  ardenti  gli  affetti  del  popolo. 
Andò  poi  à  vifìtare  il  Viceré ,  il  che  fu  lènza  alcun  dubbio  il  principio  della  fùa  rouina, 
percioche  hauendo  il  popolo  fatto  le  medclìme  pazzie,  &  nella  piazza  della  Selleria  ha- 
uendo  alcuni  abbruciatoli  odori  nel  paflare ,  poi  che  non  gli  haueano  potuto  Lir  archi, 
&  altre  più  honoreuoli  dimol1:rationi,(ì  commofle  contro  fi  fattamente  l'inuidia  del  Vi 

C  cerè,&  per  conièguente  rodio,&  maliuolenza  fùa ,  f degnato  prima  ardentemente  con- 
tra di  lui  per  hauer  prefà  la  protettione  de  Napoletani ,  &  andato  all'Imp.  per  loro;che 
procurò  poi  fèmpre  di  trouare  in  che  modo  lì  potefle  leuare  vn  barone  ai  tanta  riputa- 
tone dauanti.  Ne  palìarono  molti  anni,che  il  Principe  in  andando  da  Napoli  à  Salerno, 
gli  fu  tratta  per  cam.mino  da  luogho  occulto  vna  ai-chibufciata.  Et  trouatolì  benché  tra 
balze,&  luoghi  molto  malageuoli  l'iinberciatore,  &  volédo  egli  quella  caufàconofcere, 
efTendo  quelli  fùo  fuddito  ;  il  Viceré  comandò  che  lì  traheffe  a  tribunali  regij.Et  benché 
quello  trouato  colpeuole  foflè  di  la  ad  vn  tempo  giullitiato ,  rellò  nondimeno  oppenio- 
rie  nel  vulgo ,  che  tutto  ciò  per  coni èntimento  del  Viceré  f  offe  flato  fatto ,  il  quale  non 
reggendo  per  auuentura  nufcire  i  fùoi  dilègni,fì  era  pollo  per  altra  via  à  procurar  la  ro- 

D  ulna  dei  Principenlquale  di  ciò  accortofì,lì  partì  di  Napoli,&  con  cattiuo  coni iglio,nori 
airimp.appo  ilquaie  hauea  tate  volte  trouato  gratia ,  ma  al  Re  Arrigo  di  Francia  n'andò. 
Ilche  gli  tolfé  affatto  lo  flato ,  efTendo  flato  giudicato  ribello  per  nò  hauere  vbbidito  al- 
l'Imp.ilquale  in  quel  tempo  l'hauea  mandato  a  chiamare  ;  Eflèndo  in  Francia  andò  con 
l'appoggio  d'Arrigo  à  trouar  Solimano  Imp.de  Turchi,  perche  con  le  Tue  forze  raiutaffe 
a  ritornare  in  fignoria .  Venne  vna  altra  volta  con  armata  in  Italia, per  far  qualche  fòlle- 
uatione  nel  regno,  ma  ogni  colà  riufci  vana .  Il  reflo  della  fùa  vecchiezza  pafsò  con  poca 
laude,  attribuitogli  otio ,  lafciuia,  oc  infedeltà,con  che  venne  ad  ofcurare  in  gran  parte  il 
grido  della  fìia  paffata  riputatione .  percioche  e  non  fu  mai  principe  alcuno  fùo  pari,  che 
tenelTe  più  magnihca,&  nobil  corte  di  lui.  DilettofTì  molto  della  mulìca,  non  gli  difpiac- 
E  quer  le  Iettere,fù  cortefè,&  di  bella,  &  gentil  maniera  fòpra  modo,  cosi  lì  fpeniè  in  lui  il 
primo  ceppo  della  famiglia  Sanfèuerina ,  hauendo  perduto  lo  flato ,  oc  non  hauen» 
do  perla  llerilità  delia  moglie  lafciato  hgliuoli .  Hora  tornando  à  dietro  parleremo 
degl'altri  hgùuoli  dei  primo  Toinmaiò  Conte  di  Niirlìco ,  &  primieramente  diremo  di 
Ruberto, 

!Di  Ruherto  Onte  di  (urt^hanù  auoìo  di  Carlo  UI.  &  fùoi fùcce fori . 

FV  Ruberto  Conte  di  Curigliano  huomo  di  guerra,&:  è  quelli  di  cui  fauella  Gìo:  Vii 
iani  neli'  X I.  lib.della  fùa  Cronacaril  quale  eletto  inficine  col  Còte  di  Chiaramóte 
per  i'imprelà  di  Sicilia  lì  parti  il  i  j .  giorno  di  Giugno  del  1 5  5  ^.  con  60  Galee^ 
,        ■  ■  h     z         Secoli 


1^ 


DELLA     FAMIGLIA 


TùtHmdfo 


mig 


Tomntdfo 


lACOf»  Si- 
gnor   di 

rcrlil^  . 

Francesca 
Signor  dt 
JSiard'o, 

Sgnar  di 
jyard^. 


^  con  più  altri  legni  dal  porto  di  Najx)Ii  per  quella  guerra .  Fa  ancora  mentionc  A 
di  lui  M.^rrco  nel  primo  libro  lotto  l'anno  1 54^.  ilquale  parlando  de  prouedimentichc 
haueano  tAtto  1  Napo!cranicontra  Currado  Lupo  capitano  del  Re  d'Vngheria,dicc,che 
haueano  con  gran  pompa  fatto  loro  Capitani  M.Ruberto  di  San{èuerino,&  M.  Ramon 
do  del  Balzo  valenri  Baroni ,  Per  le  memorie  dcirArchiuio  10  ritrouo,che  egli  fu  Ciam 
berlano.che  dal  Re  Ruberto  hcbbe  ceto  oncie  di  remuneration  l'anno; &:  che  peruenuto 
il  Regno  in  mano  della  Reina  Giouanna ,  &  trouandoli  Galfo  di  Diniiìiaco  Conte  di 
Terlizzi  in  lilaro  di  perder  la  teita ,  come  perdette  ;  la  Reina  gli  donò  Terlizzi ,  la  Cu- 
ra di  Ruuo ,  &  Loieto  l'anno  1 54.6"  a  2  5-  di  Giugno  ,  così  hauendo  riguardo  a  luoi  lèr- 
uigijComeàcontemplationediTommaiò  Conte  di  Marlìco  liro nipote.  Qjjelìoè 
quel  RuuO;dicui  [ece  mcntione  Oratio  .  Inde  Rubos  fefsi  pcruenimus,che  Francefco  B 
Guicciardini  ellèndogli  per  auuétura  ignoto  come  volgarméte  fi  chiamafle^chiamò  fèm 
pre,ii  che  malageuolmente  da  paeiàni  farebbe  riconolciuto,  Rubos.  Appare  nel  X.  anno 
del  Pontclìcato  di  Clemente  VL  l'annp  i  ^  p  vnacófermatione  di  detto  cótado  di  Ter 
lizzi  a  iUiberto ,  Hebbe  per  moglie  lacopa  di  Boico,  con  cui  procreò  Tommaio  lìgliuol 
maichio-ilquale  moiì  in  vitadel  padre,&  parmi  che  hauelle  hauuto  per  moglie  Caterina 
d'Alueto  lenza  lalciarne  figliuoli  ;  lacjuale  lì  maritò  poi  col  figliuolo  d'Amelio  del  Balzo. 
Hebbe  ancora  due  temine  Giouana  maritata  a  Cario  Ruffo  Conte'di  MontaltOj«S<:  Mar 
gheritarlacjuale  hebbe  per  manto  Lodouico  da  Durazzo  padre  del  Re  Carlo  IH.  Egli 
morì  finalméte  l'anno  1^61  hauédo  ottenuto  da  Re  Lodouico,&  Giouanna  di  poter  di 
iìribuue  i  Tuoi  beni  feudali  a  figliuoli  de  frarelli:percioche  egli  morì  séza  figliuoli  malchi.  C 

Di  Ruggieri  fratello  del  già  detto  Ruberto  10  non  trono  altra  memona,lè  non  quel- 
Ia,che  ne  fa  Giouan  Villani; quando  dicc,che  egli  fu  mandato  dal  Re  Ruberto  con  gente 
d'armeàcaualloeapiè  per  rinfrelcare  l'armata  come  haueife  prelà  terra  :  laquale  ar- 
mata era  partita  di  Napoli  1'  XL  giorno  di  Giugno  dell'anno  1 5  4 1  per  l'acquilto  di  Me 
Jazzo,ilquale  lì  ottenne  poi  dalle  genti  del  Re  il  1 5-  dì  di  Settembre  di  quell'anno . 

Z>i  Cu^l'telmo ,  CrfioifuccelJon  Signori  M  Terltzù  »  ^  ^'  'Rdrdò , 

GVglielmo  fratello  de  i  fopradetti  Ruggieri ,  &  Ruberto  fu  Signore  di  Montefano, 
ilquale  egli  coperò  da  Paibertoda  Pontiaco  Maeilro  Rationale  l'anno  i  3  5  8. Heb- 
be per  moglie  Margherita  di  Scocco  ;&  perla  licenza,  che  egli  impetra  di  poter  D 
diilribuire  i  luoi  beni  feudali  tra  Tómalò,Iacopo,&:  Francelco  lìioi  figliuoli,non  h  dubi 
ta  lui  hauer  oltre  Montelàno  altre  caiblla  po(Iedute,6c  particolarmente  Padula.Tomma 
lo  luo  figliuolo  fu  Ciamberlano ,  &J  l'anno  i  ^  5  i  la  Rema  Giouanna  gli  hauea  donato 
Caleila,&  Moriarà  cal^ella  di  Goffredo  di  Morra  nbelle,per  noneffcrfi  dice  la  Reina  di- 
Icoilato  mai  dal  noffro  fiaco  nelle  imminenti  necelsità.  A  colini  lalciò  Ruberto  lìio  zio 
Ruuo,Terlizzi,&;  Loieto,  di  che  le  ne  vede  l'inueffitura quel  medefimo  anno  \^6i  che 
egli  morì .  Hebbe  per  moglie  Giouanna  Ruffa ,  &  mollisi  l'anno  1577  lalcianclo  vn  fi- 
gliuol  malcliio  ,  il  cui  nome  fu  Iacopo,  &  due  f  emine ,  Chiarella ,  &  Couella ,  colei  da 
maritarli  con  duemila  oncie  di  dota,  Coilei  con  mille ,  &  quattrocento .  Iacopo  l'an- 
no I  577  a  gli  8  di  Febbraio  ottiene  dalla  Reina  Giouanna  l'inueffitura  per  morte  di  E 
Tuo  padre  di  queffe  terre  ,  Ruuo  ,  Terlizzi,  Lolèto,  feudo  della  Fongara,  Padu- 
h ,  Sanie ,  feudo  di  Donna  Egidia  in  Policaffro ,  vn  feudo  che  fu  di  Ceccone  d'Ar- 
rabito ,  Montelàno ,  Calcila ,  Mariara ,  &:  Cafaltone ,  che  tutte  fruttauano  oncie  580 
Io  non  ho  trouato  quando  egli  lì  muoia, le  non  che  nel  m^i  ritrouoil  Contado 
di  Terlizzi  paffato  in  poter  di  Amerigo  Sanlèuerino  manto  di  Chiarella  Tua  lòrel- 
la  ,di  cui  alilo  laogho  parleremo  ;  onde  lègue  che  egli  lìa  morto  lènza  figliuoli';  di 
Iacopo  fecondo  figliuol  di  Guglielmo  io  non  trono  altra  notitia,onde  leggiermente 
fi  làrà  morto  lenza  lùccelsione  .  Francelco  terzo  figliuol  di  Guglielmo  trono  io 
che  egli  è  Signor  ài  Nardo  ;  &  così  veggo,  che  lìa  Signor  di  Nardo  Bernabò  Ilio  figli- 
uolo .  In  certe  memorie  che  mi  fur  date  in  Taranto  notate  da  vn  certo  Notaio  Angelo 

Crafullo 


SANSEVERINA.    ^  17 

A  CrAfluIIo:  il  quale  (crifle  quel  che  di  giorno  in  giorno  Ccguì  in  quelk  guerra ,  che  il  Re 
Latiisko  fece  a  Taranro,li  troua  fatrd  menrione  di  FracelcO;,&  di  Bernabò.  Ma  Bernabò 
parricularmére  ne  primi  dì  del  mefè  d'ottobre  dell'anno  i  ^s>i>  dice  hauer  rotto  laguer 
ra  a  Ramondo  Orlino  Principe  di  Taranto .  Moilra  poi  che  l'anno  fèguente  il  nono  dì 
del  mele  dì  gennaio  lègui  battaglia  in  San  Pietro  in  Galatina  tra  le  genti  di  Bernabò ,  &c 
quelle  del  principe ,  &  che  il  Sanfeuerino  reitò  lìiperiore .  Quello  Bernabò  dice  l'iilo- 
ria  del  Duca  di  Monteleone  ,  che  fu  vn  fàuio  guerriero  ;  ma  bifògna  puntar  bene  quel 
Juogho  a  non  parer,  che  egli  ha  fratello  del  Duca  di  Venoià .  Dopo  la  morte  del  Prin- 
cipe di  Taranto  egli  h  trouò  dentro  quella  città  per  difeià  contra  le  forze  del  Re  Ladil- 
lao;&  benché  il  Re  vi  folle  finalmente  entrato,con  hauer  menata  per  moglie  la  principel' 

B  fa  vedoua.al  Sanfeuerino  fu  conceduta  per  patti  podelH  di  ridurli  in  fàluo  oue  più  gli 
piacelTe.ne  di  lai  ne  di  lìia  fucceiìlone,(Sc  coli  parimente  di  tutto  quello  ramo  apparilcie 
altra  memoria.Hora  lerbado  à  dire  di  Iacopo  nei  tìne,il  quale  fu  ancor  egli  figliuolo  del 
primo  Tommalò  conte  di  Marlico.-percioche  quel  ramo  è  molto  grande,  &;da  lui  molti 
altri  rami  ^cedono,parleremo  diRuggieri  fratello  dei  lècódo  Tomaio  Cote  di  Maiiico. 

Vi  ^u^lieri  Qonte  di  MiletOy  &fuoifticce]Joru 

LA  prima  co/à  che  di  querto  Ruggieri  (i  vegga,  è  nell'anno  i  ^  5  7  à  tepi  del  Re  Ru- 
berto, quando  Tommalò  Ilio  tratello  Conte  di  Marlìco  impetra  dai  Re,che  mo- 

C  rendo  lenza  figliuoli  gli  debba  lùccedere  Ruggieri  lìio  fratello  Conte  di  Mileto. 

Onde  (I  vede  egli  in  quel  tempo  elTer  Conte,&  per  quel  che  trouiamo  da  altre  Icntture, 
chiara  colà  è;che  egli  riceuette  quello  titolo  dai  Re  Ruberto.A  tempi  della  Reina  Gioua 
na  viene  chiamato  ciamberlano,&  rnarelciallo  del  Regno,&  per  parte  di  Margherita  del 
l'Oria  cotelfa  di  Terranoua  Tua  zia  materna, 'a  quale  fu  moglie  di  Niccolò  lanuillaluc- 
cedette  al  cotado  di  Terranoua,di  che  (cnt  vede  Icrittura  a  1 6*  di  maggio  dell'ano  i  54^. 
Hebbe  egli  due  mogli,la  prima  tu  Giouanna  d'Aquino,  con  cui  fece  due  figliuoli  malchi 
Enrico,&  Giouanni,&:  duefemine  Ilaria  coli  detta  dal  nomedeirauola,&  Margherita  da 
quel  della  Ziajquella  maritata  con  Filippo  di  Sanguinerò  Cote  d'Altomonte,quella  con 
Lodouico  di  Saurano  Còte  d'Ariano,  &  d'Apici.La  lèconda  moglie  fu  chiamata  Marche 

D  fa  del  Balzo,  con  cui  generò  Ruberto  figliuol  malchio  vnico ,  6c  tre  femine  Caterina  , 
Giouanella,&  Agnefè.la  prima  à  cui  tu  manto  Iacopo  di  Marzano  Cote  di  Squillaci,  ql- 
li  che  prele  primo  di  lùa  cala  titolo  di  Duca  lopra  la  città  di  Selfa  ;  la  feconda  non  veggo 
effer  maritata,&  Agnefè  fu  moglie  di  Fracelco  della  Ratta  Conte  di  Calétta  figliuol  dei 
Conte  Antonio.Tutti  quelli  matrimoni  appariicono  nel  fìio  teilamento  fatto  in  Napoli 
à  1 8.di  Febbraio  dell'anno  i  ^  6'y.onde  molte  altre  colè  lì  cauano ,  lui  hauer  coilrutto  il 
monallero  di  S.  Caterina  in  Terranuoua,  oue  egli  vuol  che  Ha  fèppellito  morédo  fuor  di 
Napoli.Lacappella  in  Napoli  ellèr  quella  à  San  Domenico  quando  s'entra  nella  fègrellia 
oue  Ila  fèppeilita  la  fìia  prima  moglie.  Le  doti  delie  figliuole  tutte  effere  Ilare  di  due  mila 
oncie  in  tuor  quella  dell'ultima;che  fu  di  i  yoo.Di  Giouanni  non  fi  fa  mentionejonde  io 

E  llimo  in  quel  tempo  ellèr  morto,&  per  auuentura  non  hauer  hauto  moglie,ne  procreato 
figliuoli.Nella  fèpoltura  della  prima  moglie  fò  polle  quelle  parole.  HIC  lACET  COR 
PVSGENEROSAEET  DEO  DEVOTAE  DOMINAE ,  DOMINAE  IOANNAE 
DEAQVINO  COMITISSAE  MILETI ,  ET  TERRAE  NO VAE ,  QVAE  OBIIT 
ANNODO.  MCCCLXV  DIE  V I. APRILIS  X 1 1 1  IND.  CVIVS  ANIMA  RE- 
QVIESCAT  IN  PACE  AMEN.  Enrico,come  habbiamo  detto,fuo  primogenito  fu  an      ^^;„  ci 
cor  egli,ri  come  il  padre  marefciallo  del  regno.Fugli  lalciato  dal  padre  il  cotado  di  Mile-      »<  <^»  mì- 
to,Borrello, Rocca  diNichiforo,c6  le  T5nare,et Calai  di  Fracica  1  Calauria,Polliglione,le      gli^^,,^ 
Serre,baronia  di  Fafanella,Ricigliano,Balbano,Altauilla,Cóturlò,&  la  città  di  Capacela 
in  Principaro,co  dilpolìtione,fòpra  la  quale  hebbe  l'allétiméto  dal  Re,  che  moredo  l'un 
taccilo  séza,  figliuoli mafchi^debba  f acceder  i'altJ:o,&  coli  parunéte  1  loro  figliuoli  mai'i- 

"    B     3         tandofi 


|8 


DELLA    FAMIGLIA 


Conte  di 
Mtleto  et 
di-  SelcO' 


Zitm  Co- 
te di  MI- 

leto  (isr  di 
Mclcajirn, 


Utilert» 

Conce    di 
Tarrawué 


fnnee  Co 

(c  d.,  rer- 
ritruiitn. 


frincefct 
Conte  di 


tandoH  le  donne  "con  doti  di  paraggio.llche  dille  il  padre  hauer  fatto  per  ampliatione  &:  A 
niag:iihccnza  della  f-amiglia,&legnaggioSanièuermo.  Nel  i^y6  ellendo  già  morta  la 
Conrella  di  Belcailro,&;  per  ciò  licaduto  il  f  ùo  conrado  alla  corre,  la  Reina  Giouanna  del 
mele  di  lèttembre  lo  donò  a  quello  Enrico,inritolidolo  Góte  di  Bclcallro,  come  m  certi 
diari)jche  fi  ferbano  nella  libreria  Vaticana ,  fi  può  vedere.  Fuliio  figliuolo  Ruggieriril 
quale  nell'anno  1585-  appariicie  eller  conte  di  Mileto ,  &:  Gonre  di  Belcallro,  nel  quale 
anno  è  capitano  in  pace,&:  in  guerra  in  Principato  citra.Luigi  Conte  di  MiletO;  &:  di  Bel 
callro:il  quale  uiue  à  tépi  del  Re  Ladislao,fiimo  eller  figliuolo  del  già  detto  Paiggieri.Go 
Aui  ottiene  da  quel  Re  la  confi;rmatione  de  palFati  priuilegi ,  che  a  feudi  non  luccedano, 
fé  non  i  malchi,&:  per  quello  che  morendo  lènza  figliuoli  gli  debba  fìiccedere  Enrico  co 
te  diTerranoua  fìioparente,&  coli  all'incontro^di  che  (e  ne  vede  l'allènlo  nel  1402  a  B 
I  S.d'Aprile.Ma  nel  1 40  5-.apparilcie,lui  eller  ribello  del  Re,&:  per  quello  Barbarano ,  Se 
Zagarefè  lue  terre  per  iua  ribellione  ellèr  donate  in  quell'ano  ad  Artulo  Pappacoda.Que 
ilo  è  quell'anno  che  iuccedette  al  1 404  nel  quale  il  Re  Ladislao  quali  Ipenlè  la  famiglia 
Sanieuenna,hauendo  fatto  alcuni  di  loro  vccidere,&:  mangiar  àcani,come  a  Tuo  luogho 
diremo.Il  che  apparifcie  non  iòlo  per  la  lloria  del  Duca  di  Monteleorie,ma  etiamdio  per 
idiarij  già  detti  del  Craflullo.Onde  m  quello  tempo  llimo  ancor  io^che  fia  per  auuentu- 
ra  cacciato  dall'altro  luo  llato,o  morto  in  qualche  modo  il  Conte  di  Mileto  Luigi.  Ghia 
ra  colà  è  che  nel  1 4 1  2  Conte  di  Bel  cailro  è  Pietro  Paolo  da  Viterbo, onde  par  che quc 
ila  linea  li  fpéga.per  quello  torniamo  all'altro  hgliuol  di  Ruggieri,detto  Ruberto  il  qua! 
fu  Conte  di  Terianoua.Nel  i  5  ó'^'.era  egli,per  quel  che  dal  tellamento  del  padre  li  caua,  C 
bambino  d'un'anno  oc  f  ugli  dal  padre  lalciato  il  cótado  di  Terranoua,  Gioia,  Fiumara  di 
Muro  con  la  Motta,&  la  Catena,  nel  1^85-0  creato  dal  Re  Ladislao  capitano  .à  guerra, 
oc  Gallellano  della  Sellia.  Nel  r  55*0  è  fùo  Luogotenente,  oc  Viceré  nel  Ducato  di  Gala- 
uria.Hebbe  per  moglie  Lionarda  Caracciola Sorella  di  Giouanni  Còz^  di  Hieraci,concui 
generò  Enrico.Di  Enrico  fi  vede  fcrirtura  nel  1401  a  22  di  fcbbraiomella  quale  è  chia 
maro  dal  Re  Ladislao  af  fine,quello  che  i  Re  di  Francia  per  legno  d'honore  ioglion  dir  cu 
gino,<S:  quelli  di  fpagna  my  primo.Nel  1 40  5- .per  alcuni  iuoi  debiti,che  egli  douea  al  Co 
te  Giouanni  Caracciolo  luo  zio,fi  vede,che  il  Re  gli  concede  vna  moratoria.  O  in  que- 
llo tempo ,  o  poco  di  poi  douettefi  Enrico  partir  da  ièruigi  del  Re  per  le  crudeltà  da  lui 
viate  inuerfo  de  lìioi  parenti:  Gomunq;  fi  lìa  egli  era  prigione  del  Re  l'anno  1 4 1 1  (  co-  D 
me  dalla  lloria  dei  Duca  di  Monteleone  {\  caua  )  nel  Calici  di  Santo  Ermo,  &  dilìderan- 
dojcome  tutti  fanno,Ia  liberta,&  inlìémemente  far  qualche  nobil  fatto ,  hauendo  in  iua 
compagnia  il  Conte  di  Santa  Agataconaltri  iìioi  parentin  quali  eraiio  ancor  eisi  prigio- 
ni,li  poie  a  tentar  l'animo  d'un  cognato  ad  callellano  di  quella  fortezza;  le  gli  baltaua  il 
cuore  d'uccidere  il  cognato,&  d'impaoronirfi  del  cailello ,  gran  premi  promettendogli, 
<&  già  colui  haueua  accettato  rinuiro,&:  molti  altri  alla  lor  deuotione  tirati,quando  Ico- 
perta  la  congiura,adue  conti  fu  mo-zzoil  e  o,&:  gli  altri  impiccati,^  in  quello  modo  do 
uetté  perderli  il  contado,&  Ipegnerfi  il  fàngue.Onde  l'anno  142  5  io  veggo  il  detto  con 
tado  peruenutoin  potere  di  Saladino  di  Santo  Angelo.  Bilògnerebbe  fiora  parlar  di  Fran 
cefco  Conte  di  Lauria  fratello  d'Antonio  Conte  di  Marfico,  &  per  confèguéte  della  fìia  E 
fuccefsione:  ma  perche  di  quello  ramo  poco  più  io  harei  (ia  dire  di  quello,che  nell'illello 
albero  è  notato,non  elfendomi  abbattuto  a  vedere  ài  loro  molte  fcritture,  pallerò  a  Ber 
terando  figliuolo  del  Conte  Antonio,^  à  f  ùoi  iùcceflbri. 


2^/  'Beri er andò  Signor  di  {}iaz^,  &fioi  Succejjcru 

O  Erterando  fu  così  chiamato  dal  nome  dell'auolo  materno  Berterando  del  Balzo  Co 
J-/  te  di  Montelcaggiolò.Hebbe  collui  dal  padre  Cornerò ,  Rofsignano ,  &  li  Fellitti. 
Et  dalla  heredità  di  Ruberto  lìio  fratello  ottene  Albanella,SanPietro,Santa  Maria 
della  Tauerna  detta  Cafànuoua,&  il  tenimento  di  Paiàno.Et  clfendo  licaduta  alia  cor- 
te del 


SANSEVERINA.  ip 

A  re  del  padre  Campom  per  "ribelJione  di  Mattia  di  Burgenza  fùo  rufFeudatario  ;  il  Conte 
Antonio  con  ì'^ùmio  di  Carlo  IlI.Ia  dona  ad  eflb  Bertcìando  fiio  tìgliuolo.  Nella  morte 
ad  padre  il  veggo  creato  dal  già  detto  Re  Car]o,goucrnaror  di  Terra  di  Lauore,  del  Co 
tado  di  Molifi,  &c  di  Principato  con  piena  autorità ,  oiie  molto  loda  la  fedeltà ,  &  valor 
{ìio.Ma  come  le  colè  di  que  tempi  llauano  fòttopolle  per  diuerlì  accidenti  a  fjieflìllime 
mutationijcofi  Berterando  fi  vede^che  ièguì  poi  la  fattione  di  Lodouico  d'Angiò ,  onde 
per  ifcrittura  del  i^c^i  Lodouico  fecondo  gli  conferma  56'5-.oncie  annue:chegli  anni 
innanzi  Vincislao  Sanfèuerino  Duca  di  Venofà  l'haueua  donate  in  ifcambio  del  grande 
coneilabilato ,  che  lafciatogli  dal  Conte  Antonio  fùo  padre,  il  detto  Re  Lodomcofècon 
do  haueua  donato  ad  Amerigo  Sanleuerino,di  che  Berterando  fi  era  contentato.Per  c|ue 

B  Ila  cagione  fi  vede  fcrittura  della  Reina  Margherita  dei  i  ^  ^  5 .  che  fiano  fèquellrati  i  be- 
m,che  Berterando,&  Ifàbella  del  Balzo  fùa  madre  haueua  in  Auerfà ,  non  hauendo  egli 
voluto  comparire  alle  chiamare,&:  citationidi  effa  Reina.  Vide  egli  la  morte  del  Conte 
Tommafò  f uo  fratello^  f  ù  tatto  balio,  &  tutore,  come  à  f iioi  luoghi  fi  diflejde  fùoi  ni- 
poti,di  che  hebbe  la  queranza  l'anno  i  ^  5)  5. nel  qual  tempo  fi  vede,che  egli  era  già  ritor- 
nato alia  fedeltà  della  Reina  Maighenta;la  quale  ne  principij  di  queiranno  gli  da  ampia 
autorità  in  raffrenar  i  ribelli  delle  prouincie  di  Terra  di  Lauoro,  dei  Cótado  di  Moli{i,& 
deiI'uno,&  l'altro  Principato,  &  particularmente  fòpra  Salerno,la  Caua,Santo  Adiutoro 
&  Nocera.i'anno  1404  il  Re  Ladislao  gli  concede  molte  ragioni,&:  reintegrationi  fòpra 
la  fùa  Città  di Caiazzo.Qu_efla  è  l'ultima  fcrittura ,  oue  io  veggo  che  fi  faccia  mennone 

C  di  Berterando  viuo,non  fàpendo  inlino  à  quella  bora  quando  egli  fi  morille,ne  che  mo 
giiehauellè  egli  hauuto,fè  non  che  certa  cofà  è,Leonetto  efi'erellato  fùo  figliuolo,  &:  per 
auuentura  naturale.La  prima  cofà  clie  io  leggo  di  Leonetto  è  nei  1416".  che  Giorgio  d'A      zeonett» 
lemagna  Conte  di  Pulcino  compera  come  fùo  procuratore  da  Francefco  Marramaido  i      •''«ì:-';*  ca 
Feilitti,à  Filippo  Aiitonio  padre  di  Francefco  donati  dai  Re  Ladisiao,il  quale  per  auuen-      '"O-" 
tura  alihora  li  tolfè  à caf à  Sanfèuerino.l'anno  lèguente  tolfè  per  moglie  Lifà  d*  Attendoli 
figliuola  dei  grande  Sforza ,  &  fòreila  per  laro  ancora  di  madre  di  Francefco ,  clie  tu  poi 
Duca  di  Miiano.Fu  quelli  eletto  dal  f  ùocero  per  la  potenza,&:  nobiltà  della  fùa  famiglia, 
per  io  valore  delia  fùa  propria  perfòna ,  .!c  per  la  cognitione dell'arte  militare ,  come  per 
vna  difefà  contra  l'alterigia,  &;  orgoglio  dei  gran  Sinif calco,  &  degli  altri  fuoi  emuli.  Del 

D  1415?  in  Sanfeuerino,fi  vede  vna  bella  fcritruraroue  dicendo  egli  in  prefènzadiTómafò 
Còte  di  Marfico  appartenergli!  1  p  diaerfì  titoli,  &  ragioni  Caiazzo,Corneto ,  i  Feliitti,S. 
Pietro,  Càpora,S.Maria  della  Tauerna,Aibanelia,Territorio  di  Perfàno,il  Fofro,&  laTor 
re  che  fi  dice  li  Caiuanelli,il  Coiite  gli  ii(ponde,che  coli  crede  efièr  vero ,  &  hauendo  ri- 
guardo alle  vmu  di  elfo  Leoni:rLO,&  che  dette  Città,teiTe,&;  luoghi  da  altri  occupati,egIi 
coi  fùo  vaiore,fè  i'hauea  ricouerato,&  confiderando  efler  Lionetto  meriteuole  di  quelli, 
&c  più  ampi  doni,&  honori, tutte  le  ragioni,che  egli  in  detti  luoghi  hauea  iiberamétenel 
la  fua  perfona  trasferifce,à  lui  ogni  attione,ciie  in  detti  luoghi  gli  fi  apparteneua,  ceden- 
do.Ma  volendo  l'anno  fèguente(fi  come  dice  il  Corio)  vfcire  in  contro  à  Carrafeilo  Car 
rafa  fighuoio  di  GurelIo:il  quale  hauea  prouocato  chiunque  voiefTe  venire  à  romper  vna 

E  lancia  con  lui  dal  campo  di  Sforza,  fu  difauuenturofàmente  per  si  fatto  modo  colpito 
nel  fregio  dell'elmo  dal  Carrafa,clie  fittoglifi  più  di  due  dita  il  terrò  dell'alfa  nella  tronte 
conuenne  che  andaflè  à  terra,&  indi  à  non  molti  giorni  morirli, iafciato  vn  fbi  figliuolo 
herede  dei  valore ,  &  delie  fùe  facuirà  Ruberto  Iliulf re  ^  &  famofo  Capitano  de  iuoi 
tempi . 

Rimale  Ruberto  alia  morte  del  padre  di  età  di  tre  anni  alleuato  diligentemente  fòt-      ^^^f»  . 
to  la  cura  delia  madre:Ia  quai  otténe  dei  1 4  2  ^  vn  priuilegio  delia  Reina,coi  quale  crea  ca      fJ'J^  ^^ 
gitano  delia  fùa  terra  di  San  Pietro  di  Val  Raone  il  detto  Ruberto  fùo  figliuolo,  hauen-      come  di 
do  riguardo  che  in  quel  modo  cosi  Leonetto  fùo  padre,come  Berterando  fùo  auolo  lia-      ca,ii^K> 
ueano  quella  terra  tenuta.Dei  3 1 .  Lifà  fùa  madre  fùppiica,che  il  figliuolo  non  debba  ef- 
ière moieibto  da  quelli  di  Potenza  per  cagione,  che  luo  padre  quando  viueua ,  haueffe 

13     4         in  quel- 


20  DELLAFAMIGLIA 

in  quella  città  {ècondo  gli  vfi  della  guerra  fatto  alcune  precle,danni;  &:  fcorrerierpercio-  A 
che  con  la  pace,che  (i  fece  con  Lodouico  d'Angiòj&  con  Sforza  fi  fece  ampio ,  òi  libero 
perdono  à  rutti  coloro  della  iattionerla  qual  gratia  è  a  lei  dalla  Rema  gratiofamenre  co- 
cedura;comandando,che  per  limil  conto  niuno  trauaglio  fi  delle  a  Ruberto  iùo  tìghuo 
lo,&:  herede.Nel  47  ellendo  egli  capitano  di  Francclco  Sterza  Tuo  zio,gli  vien  da  Ruber 
to  Sanièucrino  quelii,che  fu  poi  Principe  di  SaIerno,contermato  Corneto  co  calali.  Die 
CI  anni  apprelfo  parendo  che  per  hauer  militato  in  Lombardia  con  alcuni  njmici,&:  emù 
Il  del  Re  AlfoniòjfolTe  incorio  in  alcuna  fpetie  di  ribellione;  il  Re  eflcndo  egli  venuto  à 
perdono,amoreuolmente  il  riceue,la  fua  grana  relBtuendogli)&  ad  ogni  degnità,  &  ho- 
iiore  di  nuouo  ammettendolo.In  quello  illeflb  anno  alcuni  meli  dopo  tutte  le  iuc  citta, 
terre,&  luoghi  coli  da  lui  poiIèdute,come  dal  padre ,  Se  dall'auolo  ampiamente  li  confer  B 
ma;  Anzi  non  molto  di  poi  commendando  con  molte  lodi  il  valor  (ìio  nell'arti  della  guer 
ra  gli  rilaicia  la  ralla  generalesche  pr  conto  delle  lue  terre  alla  corte  regia  s'appai  reneua. 
Neli'iileilo  anno  limilmente  Margherita  Sanieuerina  madre  di  Gaiparo  conte  di  Ca- 
pacela ordina  à  luoi  vfficiali,che  rendano  à  Ruberto  la  terra  di  Campora .  Morto  il  Re 
AltonlojSc  impacciato  Ferdinando  lui  principio  del  luo  regno  nella  guerra  de  baronijè 
mandato  Ruberto  da  Francelco  Sforza  Duca  di  Milano  ilio  zio  in  aiuto  del  RcjCon  dar 
gli  ordine  di  trouar  denari,&  di  ulàr  il  lùonome)&:  di  far  ogni  altra  colàgioueuole,&:  op 
portuna  al  Re  per  1  bilogni  della  guerra.Non  gli  fu  di  quelli  lèmigi  ingrato  il  Re  Ferdi- 
nando.-percioche  l'anno.ó'y.li  dona  in  vita  lua  tutte  le  collette, làli,  &  altri  peli ,  &  paga- 
menti a  qual  li  voglia  (òmma  alcendenti  lopra  le  terre  lue.Tutre  quelle  cole  (1  fono  ca-  C 
nate  da  iciitture,che  li  lerbano  hoggi  dal  Conte  di  Caiazzo  luo  pronipote  :  le  quali  co- 
me pegni  lècuri  della  verità,benche  di  lui  infinite  cole  fi  leggano  nelle  publichc  illorie, 
non  ho  voluto  Iprezzarejhauendo  mallìmamente  per  ilpericnza  vcduto,come  Ipeflo  c5 
j'auito  di  tali  lcritture,gli  errori  di  molti  Itorici  fi  dimollrino.Hora  à  quelle  palìando,  di 
cojche  neir  lilorie  del  Corio,  li  vede  eller  lui  l'anno  47  chiamato  valorolo  capitano ,  & 
con  Carlo  da  Campobalfo  eller  mandato  a  prender  la  polfeirione  di  Paula.  Fu  l'anno  48 
con  Manno  Barile  mandato  in  air.to  di  Cremona  terribilmente  opprefTa  dall'armata  de 
Venetiaiii.  Nel  fatto  d'arme  di  quell'anno  tra  lo  Sforza,  èc  i  Venetiani  grandemente  fu 
lodata  ropera,&  valor  luo ,  efl'endo  flato  Icmpre  veduto  fra  primi  combatter  valorolà- 
mentc  co  nimici,con  hauer  adempiuto  l'ufficio  di  prudéte  capitano,&:  di  valorofò  lòlda  D 
to.Scgnalata  fu  l'opera  lùa  nella  lèconda  rotta  data  à  Venetiani .  Nell'allcdio  di  Milano 
liauendo  egli  le  ilanze  al  mónallero  di  Biaggio  ilrinlè  di  quel  luogo  valorolàmcnte  la 
città.Confìd.ìnio  il  zio  nella  lìia  induftria ,  gli  comandò  che  Ci  aflicurafTe  della  periòna 
di  Guglielmo  fratello  delMarcheiè  di  Monferrato.  Mandato  contra  la  valle  di  Lugano, 
in  brieue  s'inlignoii  di  tutto  quel  paelè.Volendo  Francelco  Sforza  honorare  con  grato 
teilunonio  la  morte  di  Mano  Barile  affogato  nell'Ambio ,  fece  accópagnare  il  lìio  cor- 
jioàl^auiadaRubcrto.ApprcllòIa  Rocca  di  Briuio  portandofiegli  intrepidamente  fu 
ferito  d'un  verrettone  in  vn  braccio  l'anno  i45'o.E(fendo  Francelco  già  diuenuto  Du- 
ca di  Milano  fu  da  lui  mandato  Ruberto  ad  allaltar  le'cailella  del  Milanelè  occupate  dal 
Duca  di  Sauoia.  Scorrendo  inlìno  à  Vercelli  con  mirabil  diligenza,&:  valore  ricouerò  Ba  E 
lignano,  Valenza,&:  quanti  altri  caflclli  il  Duca  teneua  in  quel  di  Nouara ,  &  Pauia.l'an- 
110  5"  y  ricorrendo  Niccolo  Potelìce  allalito  da  Iacopo  Piccinino  per  aiuto  al  Duca,gli  fu  . 
madato  Ruberto.  Fu  poi  dal  medelimo  l'ano  i  4<j  o  màdato  come  di  lopra  ii  dille  in  aiu 
to  di  Ferdinando.Ondc  di  lui  il  Pontano  cofi  ragionarle  cui  parole  comedi  autoredi  tan 
tagvauità  in  conto  nelluno  ho  giudicato  che  fi  debbano  tralalciare .  In  quelli  tempi  di 
Mola  partendoli, venne  il  Re  con  pochi  à  trouar  Ruberto  Sanfeuerino  :  il  quale  per  lo 
iuo  Imgolar  vaIore,&  dilciplina  nell'arre  della  guerra,Francelco  Duca  di  Milano  di  L5- 
baidia  gli  mandaua  in  aiuto .  Lacui  venuta  non  lòlo  fu  grata  à  Ferdinando,  ma  da  lui 
con  lomma  alpettatione  era  Hata  deliderata  ;  sì  per  eller  egli  huomo  di  gucrra,feroce, 
&  nutnto  nelle  vittorie,  6c  lì  perche  elTendo  figliuolo  della  iòrella  del  Duca  veniua  &  à 

popoli 


SANSEVERINA.  21 

A  popoli  ad  cflér  di  grande  fperanza ,  &  al  Re  aggiugneua  non  piccole  forze,  &  vigore.  » 
A  colT:ui  di  barca  lìiiontando  andò  li  Re  a  riceuerlo  nel  Jito  del  mare ,  &  poiloli  à  ragio-  » 
nare  con  lui ,  gli  moilrò  in  che  llato  le  coiè  f  ìie ,  in  che  quelle  de  nemici  li  rirrouailbno ,  »' 
quello  che  era  meiliere,  che  egli  facellè  ,&  quello  che  Ferdinando  lileflb  intendeadi  » 
tare .  Confortando  che  al  primo  tempo  melsi  in  barca  1  Caualieri  che  egli  menaua,  tur-  »» 
to  il  i'uo  eièrciro  di  Mola ,  &  di  Fondi  m  Baia ,  &  Pozzuolo  traghetrafTe .   Qiielk  iono 
le  parole  del  Fontano  ;  &  come  nel  rello  della  fìia  Storia  lì  può  vedere ,  gioueuole  mol- 
to tu  lènza  alcun  dubbio  la  (ùa  opera  in  quella  guerra .  Oncle  io  credo  nel  fine  di  efla  ha- 
uergli  il  Re  donato  in  premio  del  fuo  valore  fra  l'altre  colè  titolo  di  Conte  Ibpra  Caiaz- 
zo .  Tornato  a  Milano ,  &  morto  non  m^no  il  Duca  Francelco ,  che  il  Duca  Galeazzo 
B  fuo  figliuolo  j  fu  Ruberto  con  alcuni  principali  mello  al  gouerno  del  giouanetto  Duca 
Gio:  Galeazzo .  Ma  sbalzato  da  quel  gouerno  per  opera  di  Cecco  Simonetta  fuo  emulo, 
hebbe  a  Icampar  di  Milano  non  meno  con  l'ardire ,  efiendo  con  alcuni  fùoi  montato  a 
cauallo,&  fattoli  la  ilrada  con  l'arme,  che  con  Tindulkiaipercioche  lènrendo  che  gh 
tenea  dietro  Borrella  da  Carauaggio ,  quando  egli  fu  giunto  al  Ticinele  terra  poflfeduta 
da  Gio:  Francelco  Coconaro,  &c  fratelli ,  fi  fece  chiamare  a  le  i  già  detti  fratelli ,  &  quel- 
li della  terra  :  &  notificò  loro ,  come  egli  era  mandato  dal  Duca  dietro  al  Borrella  per  al- 
cune Iceleratezze  da  lui  commelle  ;  per  quello  le  per  auuentura  egli  quiui  capitailè ,  lo 
riteneflbno .  Il  che  cosi  auuenne ,  onde  non  lolo  ii  toilè  i  cani  dalle  Ipalle ,  ma  con  ac- 
corro partito  li  fece  ritenere  in  prigione .  Quindi  andò  a  trouar  Lodouico  Re  di  Fran- 
C  eia,  onde  tornato  ch'eifu,il  Re  Ferdinando  il  mandò  in  aiuto  di  Prolpero  Adorno  per  la 
difelà  di  Gè  nona  ribellatafi  in  quel  tempo  dal  Duca  di  Milano,  &  benché  le  cole  de  Ge- 
nouefi  fi  foifero  molto  preilo  racchetate  ;  nondimeno  corlè  egli  in  quel  tempo  a  danni 
de  Fiorentini:  co*  quali  il  Re  Ferdinando  era  in  guerra,  &  abbruciò  l'antiporto  di  Pila, 
&c  prelè  alcuni  luoghi .  Ma  accordato  il  Duca  di  Milano  con  Lodouico ,  &c  con  Alca- 
mo lùoi  zij ,  Ruberto  richiamato  da  Lodouico  rientrò  in  Milano ,  &  fu  potente  cagio- 
ne, che  Cecco  {ùo  auuerlàrio  folTe  decapitato.  Ma  peruenuta la lòmma  delle  cole  in 
potere  di  Lodouico ,  &c  non  facendo  quel  conto  di  Ruberto ,  che  alle  lue  qualità  parea 
che  Ci  conuenilTe ,  fi  partì  di  Milano ,  &  ben  che  più  volte  folle  chiamato ,  che  egli  tor- 
nalTe ,  non  fi  fidando  del  cugino ,  non  vi  volle  mai  andare  :  perche  gli  fur  prele  l'arme 
D  contro .  Alle  quali  dopo  alcuni  penfieri  veggcndo  non  poter  contraibre ,  li  ritiro  in  Sie- 
na :  dal  qual  luogho  tu  condotto  capitano  generale  de  Venetiani  contra  lo  Hato  di  Mi- 
lano in  difelà  di  Piermaria  Roflb  Conte  di  Sanlècondo:ilquale  trauagliato  dairarmi  sfor 
zelche  era  rifuggito  per  aiuto  a  quella  Rep.  In  quello  carico  eGédo  lèguita  la  guerra,che 
i  Venetiani  hebbero  con  Ferrara ,  elpugnò  Figarolo  Cailello  importante  lui  Pò  della 
cala  da  Elle ,  &  llette  per  molto  tempo  dirimpetto  ad  Alfonlò  Ducadi  Calauria:ilquale 
con  molti  altri  principi  eiainlegacontrail  Senato  Venetiano.  Ma  tatta  finalmente 
la  pace  tra  i  Venetiani ,  &  la  lega  ;  Ruberto  come  lor  Capitano  interiienne  nel  tar  de  1 
capitoli  :  tra  i  quali  fu  vno  oltre  elfer  egli  creato  capitano  general  della  lega  ;  che  il  Re 
Ferdinando  gli  rendelfe  tutto  quello ,  che  egli  polfedea  nel  Reame ,  inueilendo  del  Con 
E  tado  di  Caiazzo  Gio:Francelco  lìio  figliuolo  primogenito  .  Ma  lìiccedendo  poco  tem- 
po apprelfo  la  guerra  d'Innocentio  con  Ferdinando  per  conto  della  leconda  congiuradc 
baroni,fu  Ruberto  condotto  dal  Pontefice  per  Capitan  generale  di  quell'imprela .  Della 
quale  licentiato  che  egli  fu,fi  ritirò  nello  llato  de  Venetiani  a  Cittadella  Aatagli  da  quel 
{ènato  donata  in  tempo  della  guerra  Ferrarelè .  Quiui  dimorando  accadde  la  guerra  tra  i 
Venetiani,  &  Gilìnondo  d'Auilria  fratel  cugino  dell'Imperador  Federigo:per  la  qual  co- 
fa  i  Venetiani,che  non  molto  in  Giulio  Celare  Varano  lor  capitano  fi  confidauano,crea- 
rono  gouernatore  delle  lor  genti ,  &  compagno  col  Varano  Ruberto;  ilquale  per  la  ma- 
lattia poco  dipoi  lùccedutadel  Varano,  lòlo  capo  di  tutta  quella  guerra  nmale:nella  qua 
le  elfendofì  più  volte  valorofamente  portato,finalmente  in  quella  guifa,  fi  come  il  Bem- 
bo racconta ui reilò  morto .  Ec  faucandofi  à lòllenere lunpeto  de  nimici , quanto  la ,, 

breuita 


Il  -D  E  L  L  A    F  A  M  I  G  L  I  A 

V  breuita  del  tempo  portaua ,  à  riprendere  i  Tuoi  che  vilmente  fuggiuanojS:  à  riuolgerli  in  A 
*)  dietro ,  buona  pezza,  animoiàmenre  combattè ,  &  molti  dali'vna ,  &  dall'altra  parte  cC- 

»?  {èndo  morti ,  rinforzandoiegli  addollo  la  calca  de  Tedeichi ,  egli  traboccò  con  vn  drap- 

V  pello  de  iuoi  nei  hume ,  ce  quiui  (ì  morì .  Dice  il  Cono ,  clie  trouato  il  Tuo  corpo  dal  e- 
deichi ,  con  gran  pompa  hinebre  in  Trento  il  ièpellirono ,  &  che  rilcollo  poi  da  figliuo- 
li con  non  piccolo  numero  di  denari ,  tu  con  honori  grandiisimi  condotto  a  Milano,  Se 
poito  nella  cappella  da  lui  fabbricata  nel  tempio  di  San  Francefco.Par  che  egli  Foflè  ml- 
lo  7 1  anno ,  eiiendo  morto  nel  1 48  8  ,  6<:  nato  come  fi  dilfe  nel  i  8  .efièmpio  di  prolpe- 
rolà ,  &  gagliarda  complefsione  ;  che  di  quella  età  armafle ,  caualcallè ,  combatteffe  j  & 
iìnalinente  con  l'arme  in  mano  come  a  nobile  capitano  h  conueniua ,  valorolàmente  pu 
gnando  lì  monile .  Lafciò  di  Elilàbetta  hgliuola  di  Federigo  Duca  d'Vrbino  llia  mo-  B 
glie  1  figliuoli ,  che  nell'albero  lì  veggono ,  quafi  tutti  chiari  per  le  ilorie  de  nollri  mag- 
giori :  de  quali  bieuemente  ci  ipdiremo  .  Ma  egli  hebbe  anco  dopo  la  morte  d'Eli- 
iàbetta  vna  altra  moglie  de  Malauolti  d.i  Siena ,  di  cui  non  fo  fé  haueUe  hauuto  figliuo- 
li mafchi . 

'^^i*^^*  Federigo  per  incominciare  dal  Cardinale  fu  promofTo  a  quella  degnità  da  Innccen- 

tio  Vili.  1  anno  dopo  la  morte  del  padre,nó  poteiido  quel  vecchio  veder  quello  conten 
tamento ,  che  ardentemente  l'haueadeiìderato .  Nella  venuta  di  Carlo  VKI.in  Italia  fu 
ep.i  da  Alellandro  VI.  mandato  a  trouare  il  Re  a  Nepi  per  trattar  1  èco  alcuna  iòrtc  d'ac- 
cordo .  Sacceduta  la  mutation  dello  itato  di  Firenze  per  la  cacciata  di  Piero  de  Medici , 
non  fu  chi  più  f-auonlle  le  co{e  di  Piero  di  lui ,  di  cui  era  anrichiisuno ,  &  intimo  amico  .  G 
Accompagnò  inheme  col  Cardinale  Alcanio  Sforza  i  figliuoli  di  Lodouico  Duca  di  Mi- 
lano ,  quando  egli  perduta  la  iperauza  di  poter  mantener  quello  ilato ,  li  mandò  in  Ger- 
mania .  Ma  ritornato  con  Lodouico  incfi  a  poco  tempo  in  Milano ,  fu  dal  Duca  mali-' 
ciato  airimperadore  Maisimiiiano  per  hauer  da  lui  genri,&  artiglierie  per  poterli  difen- 
dere nella  freicamente  riacquillata  lìgnoria .  ElFendo  morto  il  Pontefice  AleiB.ndro , 
&c  à  lui  iùcceduto  Giulio  1 1.  Federigo  qual  lène  fofle  h  cagione ,  fu  vn  di  quegli  Cardi- 
nali ,  che  il  dikoltò  dai  Papa,  conièntendo  all'intimation  dd  Concilio,  &  a  tutti  gli  al- 
tri atti ,  per  i  quali  li  cammmaua  ad  vn  apertilsuno  fcilìna  :  nella  qual  pratica  eiìendolì 
inoltrato  ardentilsimo ,  prelèro  partito  gli  altri  Cardinali  di  mandarlo  all'Imperadore 
per  ottener  da  lui  ;  che  i  prelati  lùoi  lùdditi  comparificro  all'intimato  concilio .    Per  i  D 
quali  mouimenri  hauendo  Giulio  dichiarato  parte  di  que  Cardinali  Icifmatici ,  &  per 
quello  douerfi  d'ogni  dignitàpriuare,  volle  con  Federigo  proceder  prima  con  mo- 
nitori,  hauendogli  infino  à  queli'hora  portato  ancora  maggior  rilpetto  chea  gl'altri. 
Ma  non  ottenendo  Federigo  da  Celare  altro  che  parole ,  6:  in  tanto  elfendo  gii  elcrciti 
Franzelè ,  &  Spagnuolo  in  campagna,egli  ilqualcjlì  come  il  Guicciardini  dice,  era  di  na- 
tura feroce ,  &:  più  inclinato  all'arme ,  che  à  gli  elèrcirij ,  ò  penlìeri  làcerdotali ,  ellèndo 
dal  Concilio  eletto  legato  di  Bologna,  Iprezzado  1  monitori  del  Papa  lì  poiè  con  quella 
autontà  à  leguitar  l'elèrcito  Franzelè  :  da  cui  li  concilio  era  fauorito  ;  &  interucnne  non 
punto  però  in  abito  di  Sacerdote ,  ma  coperto  dal  capo  mi  ino  à  pie  d'arme  lucentilsime 
He  facendo  più  Tvfficio  di  capitano ,  che  di  Cardinale ,  o  Legato ,  m  quella  memorabile  E 
giornata  di  Raiienna,oue  ellèndo  1  Franzelì  iellati  vincitori ,  fu  a  lui  come  a  Lega- 
to del  Concilio  rapprelèntato  prigione  Giouanni  de  Medici  Cardinale  ,  &  Legato 
di  Giulio ,  che  dopo  la  morte  lùa  fu  creato  Pontefice .  Rellò  per  quello  in  tutti  gli  af- 
fciri ,  che  leguirono  polcia  in  Italia  in  grande  reputatione  apprcllo  quella  parte  ;  ancor- 
cne  con  difhculta  tollerato  da  capitani  Franzelì  per  la  lìia  molta  alterigia  :  come  quelli 
che  yolea  far  l'v-fricio  di  Legato  ,  &  di  capitano .  Ma  ellèndo  alla  fine  priuato  da  Giulio 
del  Cardinalato  ;  fi  farebbe  ageuolmente  rellato  in  quel  grado  ;  fé  non  foflè  à  Giulio  fìic 
ceduto  Lione .    liqaale  ellèndo  per  fé  defìderofò  di  ror  via  ogni  fème  di  difcordia  deììs. 
Chief  a  di  Dio,  lamico  di  Imigo  tempo  di  Federigo;  hauendo  prima  hauuto  quel  ri- 
,  guardo  che  fi  conueniua  slÌ3,  m^ieilà  della  fède  Apoilolica ,  unperoche  gittatoglili  Fede- 
rigo 


SANSEVERINA.  2^ 

A  rigo  a  piedi  in  abito  di  {èmplice  prelato ,  gli  domandò  perdono  de  partati  errori  ;  il  relì:i- 
tui  di  nuouo  alla  perdura  dignità .  Allettate  in  quello  modo  le  colè ,  Federigo  il  quale 
era  in  gratia  del  Papa ,  fi  nmaiè  in  Roma  ancor  come  liuomo  del  Re  di  Francia,  trattan- 
doli per  mezzo  lùo  ogni  negotio  di  quella  corona  :  nel  qual  carico  li  mori  in  corte  l'anno 
del  Signore  1 5"  i  5"  con  titolo  di  Cardinale  di  S-  Angelo .  di  collui  li  può  veramente  dire 
quei  che  dille  il  gran  poeta  Dante  ♦ 

Ma  voi  torcete  alla  religióne 
Tal  che  fu  nato  a  cingerli  la  Ipada  4 
Quafì  tutti  gli  altri  fratelli  militarono  così  in  vita  j  come  dopo  la  morte  del  padre         ^mm 
con  honorate  condotte ,  de  quali  Anton  Maria ,  &  Gualparri ,  ch^  fu  cognominato  il       CMlì*m 
Fracafla  interuennero  lèco  nella  guerra  d'Innocentio  contra  il  Re  Ferdinando,&:  in  quel 
B  la  fcaramuccia ,  che  lì  fé  nel  ponte  alla  Mentana ,  il  Fracalla  vi  relìò  ferito  d'vno  Icop- 

pio  nelle  guancie .  Interuenne  in.  quella  medelìma  euerra  Gio:Francelco,che  come  pri-       ^''  ■^'"'^ 

1  .    °^.    ^  |.  ^  ^  -1  I  V     1  in  J  J  cefcoCtH- 

mogenito  ru  Conte  di  Caiazzo  ;  ma  contra  il  padre;  pero  che  egli  era  Itato  mandato  eia  ^  ^^  <^^, 
Lodouico  Sforza ,  che  all'hora  per  lo  nipote  reggeua  lo  ilato  di  Milano,  in  aiuto  di  Fer-  /-< (5»  f* • 
dinando .  Trouaronlì  inlìememente  col  padre  (  venendo  chiamati  dal  Bembo  con  la      '"   '" 

Eurità  della  {ìia  lingua  prodi ,  &  chiari  giouani  nell'amie  )  nella  guerra ,  che  i  Venetiani 
ebbero  col  Duca  d'Aullna  :  nella  quale  ellèndo  Anton  Maria  venuto  a  1  ingoiar  com- 
battimento con  Giorgio  Sonembergio  caualier  Tedelco,  per  llrana  dilauuentura  a  tem- 
po che  {montati  da  cauallo  erano  venuti  alle  prefè,  &  che  già  egli  s'hauea  cacciato  lotto 
il  nimico ,  trouandolì  quegli  col  braccio  libero,  &  potendo  per  quello  liberamente  coi 

C  pugnale  percuoterlo  nelle  natiche  :  laquale  loia  parte  del  corpo  era  Icoperta,  vi  rcllò  vin 
to  .  Ma  guarito  delle  ferite,  &  liberato  dal  Tedelco,  di  cui  per  ragione  duellale  era 
prigione ,  fu  à  tempo  à  trouarlì  allo  fcampo  del  padre ,  quando  accerchiato  da  nemici 
era  in  manifello  pericolo  d'eller  prelò  da  loro .  ma  la  falute  che  altrui  porle ,  non  potè 
però  porgere  à  fé  llelTo ,  ellèndo  in  vece  del  padre  fatto  egli  in  quella  mifchia  prigione. 
Ma  ellèndo  leguita ,  come  à  lùo  luogo  lì  dille  la  morte  di  Ruberto ,  furono  Gualparri , 
&:  Anton  Maria  riceuuti  al  (òldo  de  Venetiani  con  la  condotta  di  6'oo.  lòldati  à  caual- 
lo .  Nella  palTata  di  Carlo  Vili.  lèruilTi  Lodouico,  &  poco  innanzi ,  &  dopo  che  fu  Du- 
ca di  Milano  grandemente  dell'opera  loro ,  aggiuntoui  ctiamdio  Galeazzo  :  il  quale  ol-  Cdt4X_v 
tre  hauergli  dato  vna  lùa  figliuola  naturale  per  moglie  l'haueua  in  grandilììma  tede ,  Se 

j)  fauore  apprelTo  di  le ,  come  quelli ,  nel  petto  del  quale  tutti  1  Icgreti ,  &  importanti  fac- 
cende di  Lodouico  lì  rinchiudeuano .  Collui  particularmente  fu  quelli ,  che  commoi- 
{è  i  Pilàni  à  ribellarfi  da  Fiorentini  con  ilperanza  di  farne  padrone  il  fuo  lignote  .  Onde 
rellato  polcia  in  quella  città  il  Fraca(ra,non  hebbero  i  Fiorentini  ;  ancor  che  rappacifica- 
ti con  Lodouico ,  maggior  penlìero ,  che  à  rimuouerlo  da  quel  luogho  .  In  quelli  prò- 
greisi  fi  vede,che  Anton  Maria  era  lìgnor  di  Gualfinara  nel  marchelàto  di  Saluzzo  ;  che 
Galeazzo  con  700.  huomini  d'arme ,  &  tre  mila  fanti  fu  mandato  all'efpugnatione 
d'Alli .  La  quale  ancorché  non  hauelTc  hauuto  eflètto,  danneggiò  egli  nondimeno  i  ni- 
mici  apprelfo  Vigeuene,  &  poi  prelèntò  la  battaglia  al  Duca  d'Orliens  à  Trecas,&  quin- 
di li  volle  a  Nouara.  Lungo  farebbe  voler  partitamente  raccontare  tutte  le  battaglie, 

£  Que  colloro  interuennero ,  &  le  colè  che  da  elìi  fur  fatte ,  oueramente  dir  la  fua  oppe- 
nione  dintorno  il  giuditio ,  che  di  loro  fan  gli  fcrittori  ;  elTendo  dal  Guicciardini  chia- 
mato il  Conte  capitano  più  cauto  che  ardito,  &  Galeazzo  più  atto  à  maneggiar  vn  cor- 
fiere ,  &  correre  vna  lancia ,  ne  quali  efèrcitij  auanzaua  ogni  altro  Italiano ,  che  a  guidar 
vno  eicrcito  :  percioche  mio  fermo  proponimento  è  di  non  voler  prender  parte  in  que- 
lla mia  opera ,  ancor  che  à  molti  habbia  io  lèntito  dire ,  al  Guicciardini  rare  volte  elfer 
piaciute  altre  attioni ,  che  le  lue  proprie,  ma  io  non  oiò  parlar  di  quel  grauilsimo ,  &£ 
prudente  fcrittore  lènza  grande  riuerenza .  Studiandomi  io  dunque  fommamcnte  di  . 
caminar  alla  breuità  dico  ;  che  lafciata  Nouai*a  da  Franzelì,  Galeazzo  ;  tali  erano  le  con- 
ueatiom,accompagaò  coloro  che  le  ne  partirono  fino  che  furono  in.  luogo  ficuro . 


«4^  D  E  L  L  A    f  A  M  I  G  L  I  A. 

Ma  cònclotro  Lodouico  in  nuoue  diftìcultà  ;  poi  che  hcbbe  pollo  a  confini  de  Venefia-  A 
ni  il  Conte ,  commiie  la  (òmma  delle  coie  a  Galeazzo  :  a  cui  per  guardia  di  tutto  il  Ilio 
ilaro diede  i6'oo.huomini  d'arme,  i  yoo.  caualli  leggieri , diecimila  fanti  Italiani,  oc 
5-00. Tedefchi :  ma  eflendo  lùcceduta  la  higa  deìleiercito  dAleflandna  Lodouico  fi 
perdèd'animo  in  guifa,  che  (1  fuggi  ancor  egli  di  Milano ,  accompagnato  ha  gli  altri 
da  Galeazzo  :  di  cui  fé  tale  folte  itato  l'errore ,  come  altri  il  dipign^  ;  10  non.  veggo  in 
che  gai  (àhauefll' Lodouico  patito,  che  coli  faftohuomo,  gli  folle  più  innanzi  capita- 
to .  Tornò  Lodouico  fra  nò  molto  tépo  in  Milano, ma  ellcndogli  conuenuto  di  nuouo 
f  uggirlene ,  mentre  trauel\itoda  Suizzero  fpera  in  mezzo  delle  loro  i^uadre  di  poterli 
ialuare ,  fu  &c  con  Galeazzo ,  &  con  Anton  Maria  :  1  quali  in  lìia  compagnia  Ci  nrroua- 
uano ,  fatto  prigione  «  Ma  diuerla  molto  fu  la  fortuna  di  Lodouico  a  quella  di  Galeaz-  g 
zorpsrcioche  li  come  egli  priuato  d'ogni  liberta ,  &  in  prigion  ritenuto  lènza  hauer 
purcommoditadilcriuere,in  carcere  milèramentelimari .  Cosi  coilai  trouato gra- 
tiisimoluogoappoilReLuigi,^fad.iluihonararo  con  l'vfiìciodi  grande  Scudierer  ;  il 
come  il  luo  predecelTor  Carlo  l'hauea  con  lòmiglianti  honori  riceuuto  alia  Tua  fratellan- 
za ,  &  datogli  l'ordine  di  San  Michele  :  Anzi  {èraen.Ì3:ì  il  R.2  Luigi  di  lui,  il  mando  vna 
volta  all'Imperadore  p;r  le  coie  del  Concilio  ;  dal  quale  non  cauando  il  Re  coU  che  de- 
lideraile ,  fu  più  volte  in  penderò  di  mandare  il  Sanieuerino  con  potentiisimo  eièrcira 
à  Roma ,  perrimaouer  Giulio  da  quella  ièdia ,  &:  benché  cotanto  ardore  li  folfe  raffred- 
dato ,  fu  nondimeno  Galeazzo  dal  medelìmo  Re  operato  molto  nella  guerra  di  Milano, 
il  come  fu  anco  dal  Re  Franceico  i'uo  fuccelTore ,  da  cui  fu  vna  volta  mandato  a  quello 
acquillo  iniieme  col  Baluardo  di  Sauoia  con  diecimila  Sguizzeii .  Finalmente  trouan- 
doli  con  la  periona  del  Re  nella  giornata  di  Pania ,  oue  il  Re  fu  fatto  prigione ,  Galeaz- 
zo inlìeme  con  molti  altri  Signori ,  &  capitani  principali  vi  rellò  morto .  ilche  fu  l'anno 
15-2  5.  accompagnando  in  quello  la  fortuna  del  padre ,  &  delfauolo  ;  i  quali  tutti  mori- 
rono combattendo.  Il  Conte  hauendo  ancor  egli  ieguitata  la  fortuna  di  Lodouico, 
mentre  non  abbandonò  iè  Ifello  ;  nel  pai'tiriì ,  che  egli  fé  la  prima  volta  per  Germania, 
gli  rinuntiò  la  condotta ,  che  haueua  da  lui ,  oc  condulTefi  co  Franzefì .  Serui  poi  à  gii 
Imperiali  ;  ma  per  non  eilèr  da  colloro  pagato ,  &:  per  ciò  pretendendo  d'elTer  libero 
palsò  al  ièruigio  dd  Papa ,  da  cui  fu  condotto  con  1200.  fanti ,  &  i  ?  o.  caualii  leggie- 
ri ,  &  con  conditione ,  che  ellèndogli  tolto  dall'Imperadore  il  contado  iùo  di  Caiazzo 
gli  foller  dal  Papa  pagati  i  frutti  ;  iìn  che  il  ricuperailè .  La  memoria  del  padre ,  &  alcu-  D 
ne  fattionidalui  valoroiàmente  fatte  mollerò  i  Venetiani  à  crearlo  capitan  generale 
delle  loro  fanterie  :  che  fu  l'anno  1 5-  2  8.  Interuenne  due  anni  dipoi  con  molti  altri  i\- 
gnori ,  llimo  ellcndo  già  molto  ben  vecchio ,  nella  coronation  dell'Imperadore  à  Bolo- 
jtuterf*  gna,ne  di  lui  rrouo  per  bora  fatta  altra  menrione  ne  gli  icrittori  .  Il  hgliuolo  che  di  lui 
i^wlzro-  rello ,  &  di  Barbara  Gonzaga  figliuola  di  Gio;  Franceico ,  credelì  iè  folle  più  lungo  tem- 
/7cj5r<-^>  pò  viuuto  che  ha urebbe  pareggiata  la  gloria  dcll'auolo  più  rollo  che  quella  delpa- 
ter':^o.  ^^^  ■'  ^^^  ^1  Ruberto  Ambroiìo ,  che  tale  è  il  iùo  nome  1 1 1.  Conte  di  Caiazzo  rimale  vn 

figliuolo  che  hoggi  viue  detto  Gio:Galeazzo ,  &  cognominato  ancor  egli  Conte  di  Ca- 
^•^  f '*      i^zzo ,  non  punto  inferiore  di  valore ,  &  d'ardimento  a  niuno  de  lùoi  paifati  :  ma  lo  ila- 
t^^i^ca^      ^^  rimaiè  a  Maddalena  iiia  lòrella ,  la  quale  maritatali  con  Giulio  de  Roisi  figliuol  di    ^ 
w^<j..  Troilo  Conte  di  Sanlècondo ,  portò  lo  llato  à  quella  famiglia  .  L'altra  iòrella  di  Mad- 

dalena detta  Lauinia  fu  maritata  a  Gio:  Franceico  Sanièuerino  luo  zio  cugino  Conte 
diColqrnia,  il  quale  fu  figliuolo  di  Giulio  vltimo  de  figliuoli  del  grande  Ruberto .  di 
colini  fé  mentione  il  Guicciardini  nel  i  5.  libro  delle  iìie  illorie ,  trouandoiì  alhora  con 
Boisì  prepollo  alla  guardia  d'AlelTandria .  Quelli  tanti  fratelli  ne  hebbero  vn  altro  ba- 
Atardo ,  ilquale  hebbe  nome  Ottauiano ,  che  fu  dentro  Valenza  fatto  prigion  da  Fran- 
zefì .  Hora  palTeremo  a  dire  de  Conti  di  Tncarico ,  onde  eice  il  ramo  de  Principi  di 
Bilìgnano . 

Vi 


SANSEVERINA.  2j 

A  ■  2?/  Iacopo  Conte  di  Triedrico  primo . 

JAcopo  primogenito  delia  feconda  moglie  del  primo  Tommafò  Conte  ài  Marflco  fìic 
cedette  alio  iiito  materno  di  Tricarico ,  onde  tu  intitoiato  Conte  di  Tricanco .  Ma 
per  ia  mogiie  Marglierita  di  Cliiaramóte  à  cui  die  per  dodario  ia  Rocca  Imperiaie  egii 
diuenne  ancor  Conte  di  Ciiiaramonte.  L'anno  1 5  5  ^.ottiene  dai  Re  Ruberto  iicenza  di 
diiporre  de  f ìioi  beni  feudali  ;  imperoche  iiebbe  tre  figliuoli  Ruggieri ,  Vgo  ;  &  Tom- 
malo:  tra  quali  le  iùecailellaintendea  di  partire  .  Stimo  che  egli  lì  muoia  innanzi  al 
15 48.  imperoche  in  quello  tempo  io  WQggo  nominar  Conte  di  Tricanco  Ruggieri 
luo  figliuolo ,  &:  indememente  eiler  in  quell'anno  capitano  generale  delia  Reina  iki  Ca- 
lauria ,  per  la  quai  colà  quel  Conte  di  Tricarico  ;  ilquale  fu  fatto  prigione  l'anno  i  54_5>. 
B  da  Currado  Lupo  capitano  del  Re  d'Vngheria,  &  con  Ruberto  Sanfèuerino ,  &  altri 
baroni,come  Matteo  Villani  racconta,hebbe  a  ricomperarli  centomila  fiorini  d'oro,{arà 
quello  Ruggieri ,  oc  non  L^copo .  Con  quai  di  quelli  frarelii's'hauelTe  il  Duca  d'Andri  a 
piatire ,  ì  me  non  è  ancor  noto  ;  ma  in  ogni  modo  bilògnando  parlar  di  tutti  e  tre  m 
contuiò ,  ciò  non  darà  noia  .  Hauendo  il  Duca  dunque  con  alcuno  di  loro  differenza, 
òi-  pjr  auuentura  farà  flato  il  primo ,  fc  vero  è ,  che  la  diiferenza  foffe  per  conto  del- 
la citta  ài  Matera,iSanfsuerini  voleuano  ilarfène  a  ragione,  &  piacea  loro, che  la 
Reina  Giouanna  ne  foffe  giudice  .     Il  che  non  piacendo  al  Duca  per  la  fua  alteri- 
gia fi  prouocò  in  modo  lo  fdegiio  della  Reina  contro ,  che  alfediatoio  in  Tiano ,  &: 
coilrettolo  a  fuggirli  :  in  vii  momento  di  tutto  il  fùo  flato  s'infignorì ,  che  fu  i'an- 
C  no  1375.  vna  buona  parte  del  quale  tra  fratelli  Sanfèuerini  diuifè ,  onde  fi  vede ,  Tom- 
mafò  eflèr  Conte  di  Montefcaggiofò  .     Per  quello  perfèuerarono  quelli  tre  fratel- 
li grandi ,  &  contenti  per  tutto  il  regno  delia  Reina  Giouanna  :  ia  quale  particularmen- 
te  fi  fèruì  molto  d' Vgo  :  liqual  fece  fuo  proronotario  :  per  la  quai  colà  fu  l'anno  1 3  7  f. 
mandato  da  lei  iniìeme  con  Niccolò  Brancaccio  Arciuefcouo  di  Bari ,  &  con  Lodouico 
di  Goilanzo  per  ambafciadore  a  Papa  Gregorio.L'anno  fatale  delle  f ìie  difàuuenture,che 
pofè  termine  alla  vita ,  &  al  regno  il  mandò  due  volte  come  confidentiflìmo  fùo  a  Car- 
io di  Durazzo,  che  fu  poi  il  Re  Carlo  IH.  mentre  ella  era  afièdiata  nel  callelnuouo  ài 
Napoli,  &  alla  prima  ottenne  tregua  per  cinque  giorni .  Alia  feconda  non  vi  eflèndo 
più  riparo  fi  trattò  dell'arrenderli  ;  hauendo  il  nuouo  Re  fatto  fempre  liete  accoglienze, 
D  &  honori  ad  Vgo  come  fuo  parente ,  eflèndo  cugino  carnale  di  fùa  madre .  Inllgnori- 
tcfl  dunque  Carlo  del  regno  :  accadde  colà ,  che  alienò  fieramente  i  fratelli  Sanfèueri- 
ni dal  fùo  fèruigio  .  Ciò  fù,che  Iacopo  figliuolo  del  Duca  d'Andri  :  a  cui  apparteneua 
il  principato  di  Taranto,  &:s'appellaua  per  cagione  defùoizij  Imperadore  di  Coilan- 
tinopoli ,  prefè  con  confèntimento  del  Re  per  moglie  Agnefè  di  Durazzo  cugina  car- 
nale del  Re ,  &  fùa:  vedoua  glàdi  Cane  della  Scala ,  il  quale  parentado  11  forte  increb- 
be loro  per  l'inimicitia  che  haueano  col  Duca ,  die  come  elicono  gli  fcrittori  di  que' 
tempi ,  da  indi  in  la  non  furono  mai  più  amici  del  Re  .     Il  quai  odio  andò  tanto 
più  crefcendo ,  quanto  che  A  Re  non  fò  per  quai  cagione  pofè  non  molto  di  poi  in 
prigione  vn  figliuold'Vgo,&vnode  Tuoi  fratelli: il  quale  io  ilimoche  fia  Ruggie- 
£  ri  Conte  di  Tricarico,  fé  pure  in  quello  tempo  egii  non  era  morto  .     Per  la  quai 
colà  effendo  fama  che  Lodouico  d'Angiò  fratello  del  Re  di  Francia  adottato  dalia  Re- 
gina Giouanna  per  fùo  figliuolo ,  calauain  Italia  per  acquillare  il  fùo  regno,incomiiicia- 
rono  i  Sanfèuerini  a  metterfl  a  ordine,  ne  dubitarono  venuto  che  fu  a  gli  otto  d'ottobre 
dell'anno  1 3  8  2  il  Duca  a  Matalone ,  d'andarlo  a  ritrouare ,  &  a  congiungerfi  fèco  :  di- 
cendo gli  autori  elTere  Ilari  vndici  di  quella  famiglia.  Iquali  perche  dichiareranno  meglio 
i'albero,&:  torranno  confufione,  moflreremo  chi  furono.  Ma  è  neceflàrio  prima  fàpere 
che  di  Ruggieri  Conte  di  Tricarico  fecondo  rimafèro  tre  figliuoli  Vmcislao  terzo  Con 
te  di  Tricarico  :  ilquale  fu  poi  chiamato  Duca  di  Venof  à;ac  poi  Duca  d'Amalfi ,  Stetano 

C         Conte 


Conte  di 
Tucarici 
Jccmi» . 


VtnàslM 
C»nte  Ji 
Tricartc» 


zG  DELLA    FAMIGLIA 

Conte  di  Matera  ,  &  Amerigo  ilquale  congiunto  con  Chiarella  Sanfèuerina  diuen-  A 
ne  Conte  di  Terlizzi ,  6c  è  ancor  quelli  ciiiamato  gran  Conellabile  .  Nei  qual  tem- 
po Vincislao  già  detto  era  padre  di  cinque  figliuoli  mafchi  ;  i  quali  di  mano  in  ma- 
no operarono  tutti  l'arme  .  Vgo  umilmente  ,  &  Tommafb  zij  di  Vincislao  ,  quel 
Conte  di  Potenza  ,  &  protonotario ,  quelH  Conte  di  Montefcaggiofò ,  &:  poi  Vi- 
ceré di  Napoli,haucuanammendue  de  iìgliuoli,di  modo  che  quelli  {ignori  furono  quel 
ii ,  che  prelcro  l'arme  contro  il  Re ,  arrogendoui  Bernabò ,  &  Luigi  lignori  di  Nardo 
figliuoli  di  Francefco .  Chiariti  dunque  ribelli  del  Re  fi  trattennero  in  iuU'arme  infino 
alla  morte  del  Duca,  ilqualehauendo  acquillatovna  buona  parte  del  regno,  fi  morì  fi- 
nalmente per  ailanno  patito  in  vietar  a  iòldati ,  che  la  città  di  Bifceglie ,  che  gli  fi  era 
refà  non  andaflc  a  lacco  l'anno  1^84.11  decimo  giorno  d'Ottobre  .  Ma  non  mancò  g 
occanonc  à  Sanfèuerini  dieièrcitare  il  loro  odio  contra  del  Re  :  percioche  eflèndo  Pa- 
pa Vrbano  diuentato  nimico  del  Re  Carlo  I II.  &  trouandofi  da  lui  aflèdiato  dentro 
Nocera  ricorlè  per  aiuto  a  Sanlèuerini ,  &  particularmente  à  quello  Tommaio  :  ilqua- 
le  faliàmente  è  chiamato  dagli  Icrittori  àè^s,  colè  Napoletane ,  Conte  di  Sanlèuenno, 
&  di  Marlìco .  Et  mi  marauiglio  perche  hauendo  eglino  quelle  loro  llorie ,  da  quella 
àt\  Duca  di  Montelione  canato ,  oue  non  fi  ìt^^o.  quel  Tomraalò  ellere  llato  Conte  di 
Marfico ,  iiabbiano  a  bello  Audio  voluto  errare .  Imperoche  Tommalò  Conte  di  Mar- 
(ìcojcome  allìio  luogho  fi  dille,  non  vifie  oltre  all'ottanta  lètte,  &  colini  muore 
come  à  fìio  luogo  diremo  nel  1404.  Quello  Tommalò  dunque  è  quello ,  ii 
quale  co  fratelli,  nipoti,  6:  parenti,  &  con  molti  altri  baroni  del  regno,  &:  con  quat- 
tromila fòldati  a  cauallo  andò  l'anno  i  5  8  5-.  a  liberar  Papa  Vrbano  dall'alTedio  di  No-  ^ 
cera;giudicando  opera  di  lèmma  gloria  il  liberar  vn  Pontefice  da  così  fatta  opprefsione 
benché  molti  giudicaifonoichc  ciò  non  facelTero  eglino  tanto  per  far  colà  grata  al  Pon- 
tefice ;  quanto  per  far  onta  a  Carlo  lor  nimico  :  percioche  elTendo  efii  di  fattione  An- 
gioina ,  laquale  fèguitaua  Clemente  VII.  haueano  più  tollo  àdefiderare  la  rouina  d' Vr- 
bano ,  che  la  fila  làluezza .  Hcbbe  la  famiglia  Sanfèuerina  per  quella  liberation  del 
Pontefice  molti  priuilegi  dalla  fède  Apollolica  ;  &:  continuando  tuttauia  la  nimicitia 
con  Ladislao  figliuolo  del  Re  Carlo ,  Tommalò  particularmente  ^\  fece  di  molti  dan- 
ni. Imperoche  come  dicono  le  parole  d'vna  antica  cronaca  fcritta  da  vn  Fiorentino, 
la  quale  per  ellèr  lènza  nome  ,  &  trouatalì  in  poter  di  Brancatio  Rucellai ,  come  quella 
del  Duca  di  Montelcone,  la  cronaca  di  Brancatio  Rucellai  fòglio  chiamare ,  Tom-  D 
maio  era  pure  il  più  valente  huomo  di  tutto  il  reame  di  Puglia ,  &  il  più  fàuio  d'arme . 
Congiuntof  1  dunque  co'  parenti ,  &  col  Duca  di  Pranfuich  llato  già  marito  della  Rei- 
na Giouanna  vinfè  primieramente  Ramondo  Orfino  di  Nola ,  &  1  nobili  di  Capouana, 
&  di  Nido,  &:infignoritofi  della  città  di  Napoli  cacciò  la  Reina  Margherita  ,  &:  il  Re 
Ladislao  della  Città  reale  ,&  feceli  fuggire  à  Gaeta ,  onde  da  quell'Ilota  auantifùper 
parte  del  Re  Luigi  figliuol  del  primo,chiamato  Viceré  di  Napoli ,  efièndo  in  tanto  Vgo 
ino  fratello  andato  in  Francia  per  far  calar  Luigi  in  Italia .  Appreflò  per  allìcurarfì  di 
coloro ,  che  pareua ,  che  pendeliòno  dal  Re  Ladislao  :  molti  nobili  Napoletani  confi- 
nò ,  &  molti  altri  ne  mifè  in  prigione .  Indufle  con  denari  il  callellano  di  Capouana  à 
rendergli  la  fortezza  .  Guadagnò  il  callello  di  Nocera ,  &  quello  di  Cailelloamare,  E 
con  molte  altre  callclla,  6:  città:  nelle  quali  tutte  mifè  i  prefidij  Angioini  .  Co- 
ilrinfe  il  Conte  Alberigo  da  Barbiano ,  ilquale  era  capitano  àt\  Re  Ladislao ,  à  ritrar- 
f  1  in  Puglia ,  non  potendo  egli  llar  appetto  à  rumici  più  gagliardi  ò.  lui  :  perche  proce- 
dendo ogni  giorno  in  maggiore  accrefcimento  fòpra  la  fattion  Durazzefca ,  A  Pontefice 
Vrbano ,  che  vedea  per  ciò  difertarne  l'autorità  fua,quando  mai  il  fecondo  Luigi  d'An- 
giò  fi  folle  infignorito  di  quel  reame;  fece  trouandoli  in  Lucca  bandir  folennemente  la 
croce  contra  il  Sanfèuerino,&  contra  il  Duca  Otto  :  laqual  colà  perche  foflè  più  notabi- 
le fu  publicata  da  lui  il  dì  della  Natiuità  delia  Vergine  dopo  la  celebration  della  mefl 

fa.  Ma 


SANSEVERINA.  27 

A  ù.  .  Ma  non  fu  perciò  alcuno  che  (1  moue0è  ;  anzi  con  quello  prercllo  Clemen- 
te VII.  il  quale  dagli  Angioini  era  tenuto  per  vero  Pontefice  ,  mando  puì  volte  al 
Sanieuenno  denari  :  perche  potellè  continuai  la  guerra  nel  regno ,  &  gli  concedet- 
te amp:a  porellàdi  poterli  leruire  degli  ori  ,  &  degli  argenti  delle  Chieiè,6c  delle 
rendite  ,  &c  benefici)  eccleiiallici ,  etiandio  di  quelli  ipcttanti  alfa  lède  Apollohca . 
Ivlaeflcndo  vn  lignor  Franzelè  detto  il  Sire  di  Mongioia  venuto  à  iN'apoli  manda- 
to dai  Re  Luigi  con  commellìone  di  iuo  Viceré  l'anno  1 588.  Tommalò  noniò- 
ìo  gli  renuJicio  l'vfficio  ,  ma  ie  ne  andò  nelle  lue  cartella  ,  partendoli  da  lui  come 
haueua  hitto  il  Duca  Otto  con  maliflima  fodistattione  .  Imperoche  hauea  il  nuo- 
uo  Viceré  col  (olito  orgoglio  franzelè  molto  prello  incominciato  à  biahmare  1  mo- 
di tenuti  dal  Sanieuerino ,  &c  dal  Pranluich  .     Il  quale  Idegno  harebbe  lènza  dub- 

B  bio  prodotto  in  breue  catnui  effetti ,  ih  non  folle  l'anno  leguente  venuto  Luigi  à  Na- 
poli: ilquale  inoltrando  ottima  dilpolitione  verlo  i  Sanlèuerini  ,  venne  a  mitigare 
il  loro  animo  alquanto  Idegnato  per  l'arroganza  del  capitano  Franzelè  .  Vennero 
per  quello  l'anno  leguente  dd  mele  di  Icctembre  a  giurarli  fedeltà  in  Napoli  qua- 
li tutti  i  lìgnori  della  famiglia  ;  &:  Vgo  come  protonotano  hauendo  conuocato  il 
parlamento  à  Santa  Chiara  ,  ottenne  che  del  mele  di  marzo  dell'anno  i  ^>'0  in- 
nanzi li  douelTero  al  Re  pagare  mille  Laiicie,&  dieci  galee  à  guerra  finita  .  Vo- 
lendo per  quello  Luigi  riconoicere  i  benehrij  riceuuri  da  Sanlèuerini  ,  fra  l'altre 
colè  intitolò  di  nouembre  dell'anno  155»!  Vincislao  Duca  di  Venolà  .  Injpe- 
roche  quel  titolo  egli  le  l'hauea  veramente  vlùrpato  ,  &  non  vi  hauea  lopra  legit- 

C  rima  attione  .  Et  perche  quello  llato  gli  fu  poco  di  poi  occupato  dalla  parte  con- 
traria ,  fu  dal  Re  in  ilcambio  creato  Duca  d'Amalfi  .  Ladislao  veggendo  dall'al- 
tro canto  ogni  Tuo  danno  venirgli  addofio  non  tanto  da  Luigi  ,  quanto  da  Sanleuc- 
rini  ;  da  quali  egli  era  lollentato ,  deliberò  di  prendergli  l'arme  contro ,  &  di  bel  gen- 
naio dell'anno  leguente  mandò  Cecco  del  Cozzo  fùo  viceré  per  ricuperar  Monte- 
coruino  :  il  quale  da  Vincislao  era  llato  occupato  .  Et  quello  ottenuto  penlan- 
do  Cecco  con  la  medehma  facilità  poter  fare  del  rello ,  propofc  d'andare  à  troua- 
re i Sanleuerini  infino  in  Calauria  nel  forte  delle  loro  terre  ,  &  quiui  combatterli. 
Ma i Sanièuerini  hauuto  di  ciò  notitia,non  Ci  Imarrirono,  oc  fatto  vnoelercito  di 
1 6^00.  caualien  ,2c  duemila  pedoni  ,&  hauendo  in  vndi,&:  in  vna  notte  caualca- 

£)  to  (èttanta  miglia  (  le  ciò  è  credibile  )  Icoprirono  all'alba  i  nimici  ;  1  quali  veggen- 
doli  per  Finalpettata  loro  arriuata  Iproucduti  ,  ancora  che  elTi  follerò  del  lungo 
viaggio  fianchi ,  non  vollero  perder  il  frutto  della  lor  diligenza  ,  &  dato  dentro  a 
nimici  sbigottiti  dal  lubito  allalto  felicemente  |i  ruppero  ,  hauendo  fatti  prigioni 
i  più  principali  dell'elèrcito  .  Da  quali  oltre  la  lode  ,  &  riputatione  acquilla- 
ta  ,  trallèro  quantità  grande  d'oro  per  le  taglie  ,  che  gli  fecer  pagare  .  Creb- 
bero grandemente  i  Sanièuerini  per  quella  vittoria  ,  &  benché  per  allhora  non 
procedellèro  oltre ,  comparuero  nondimeno  l'anno  leguente  in  Icruigio  del  Re  Lui- 
gi con  16'oo.caualli  e  400.  pedoni.  Ma  accorgendoli  che  Ladislao  :  il  quale  era  fla- 
to fino  aliliora  fanciullo,  incominciaua  a  prendere  autorità,  &  à  farli  grande  ;per- 

£  iùalèro  à  Luigi ,  che s'ingegnalle  di  (piccare  1  Marzani  da  Ladislao,  La qual famiglia 
era  allhora  molto  potente  .  Et  quello  potergli  venir  fatto;  fé  egli  li  folle  condot- 
to à  prender  per  moglie  vna  figliuola  del  Duca  di  Seffa  .  Ilqual  matrimonio  benché 
in  procelTo  di  tempo  non  haueife  hauuto  effetto-.le  Iponlàlitie  nondimeno,  che  lène  ce- 
lebrarono allhora  non  fijrono  punto  vtiìi  à  Ladislao  ,  Ma  non  eilendo  ne  Saniè- 
uerini Ipento  l'odio  ,  che  portauano  à  Mongioia  ,  il  Duca  particularmente  operò 
in  modo  con  Luigi  ;  che  fu  collretto  dar  commiato  al  fùo  capitano ,  Con  tutto  ciò 
vedendoli  legni  manifelli  ;  che  Ladislao  farebbe  al  fin  reilato  padrone  del  regno 
(ì  perche  vi  hauea  piùgiufle,  &c  falde  ragioni ,  ^  fi  perche  ellèndo  egli  guerriero, 

C      2  ócfiero 


28  DELLA    FAMIGLIA 

Sz  fiero  gicLune  non  ci'dper  poCirfimai,  hn  che  del  tutto  non  haucfle  cacciato  il  A 
nimico  dei  reame  ;  deliberarono  i  Sanieuerini  di  riconciliard  con  lui  ,  molli  ancora 
da  vn  iòiperto  grande  ,  che  venendo  la  città  di  Napoli  preia  per  l:orza  non  tof- 
le  polla  à  lacco  con  gran  ruma  ,  &  mortalità  del  popolo  ,  &  della  nobiltà  ;  da  cui 
Luigi  era  llato  tauorito  .     Alcuni  dicono  quello  elfere  llato  vno  Icudo  per  colo- 
rire più  i  loro  dilegni ,  &  dar  qualche  Iculà  alla  mutatione  .    Quello  non  è  dub- 
bio ,  che  li  come  l'amicitia  de  Sanlèuerini  hauea  inhno  allhora  tenuta  balla  la  par- 
te del  Re  Ladislao  :  coli  in  vn  momento  l'amici tia  l'alzò  in  cielo  ;  elTendo  il  Re  an- 
dato infìno  in  Calauria  per  abboccare  con  quelli  fignori  :  i  quali  hauendo  fatto 
calare  il  Re  Luigi  a  Taranto ,  diedono  agio  ,  &:  commodità  à  Ladislao  di  ricupe- 
rar Napoli  .     Ne  mancò  Vgo  di  fargli  rihauere  anchor  Callelnuouo  ,  doue  en-  g 
trò  egli  llelTo  con  molti  compagni  per  infignorirlène  ,  ma  Icoperto  il  trattato ,  e- 
glilumcflbdalhatello  del  Re  Luigi ,  ilquale  era  iellato  in  Napoli  ,  in  prigione  ,  &: 
i  compagni  fatti  sbalzar  giù  dalle  più  alte  finellre  del  cartello ,  &  morti  .     Ma  i{ 
Re  Luigi  veggendoli  abbandonato  da  quel  fauore ,  che  l'hauea  tenuto  viuo ,  &:  co- 
nolcendo  manitellamente  non  poter  trouar  più  riparo  alle  forze  del  Re  Ladislao , 
venduto  Taranto  à  Ramondo  Orlino  ,  le  n'andò  in  Francia  ,  hauendo  pienamente 
i  Sanleuerini  dimollrato  in  lor  mano  elTere  llato  il  torre ,  &  dare  quel  regno  à  cui  più 
era  llato  loro  in  grado  .     Segui  l'accordo  tra  i  Sanleuerini ,  6c  il  Re  l'anno  15^8. 
&  l'anno  lèguente  entrò  egli  in  Napoli  :  elTendo  appo  lui  i  Sanleuerini  per  cosi  fat- 
ti benehtij  molto  grandi, 6c  in  buono  flato  .    Per  laqual  colà  ellendo  venuto  l'an- 
no  1 40  ^ .  &  il  Re  entrato  in  ilperanza  di  farfi  Re  d' Vnghena ,  nauigò  à  Zara  con  ilcu- 
là  di  menar  la  lòrclla  à  marito  :  &  hauendo  à  Zara  trouati  molti  baroni  Vngheri  :  i  qua- 
li erano  allhora  m  dilcordia  con  Gilmondo  Re  di  Boemia, quiui fu  dal  Velcouo di 
Srrigonia  il  quinto  giorno  d'agollo  coronato   Re  d' Vnghena  :  il  qual  regno  vo- 
lendo egli  acquiilarli ,  mandò  (dicono  le  proprie  parole  della  cronaca  di  Brancatio) 
"  il  Conte  di  Tricarico  di  Sanlèuerino ,  che  era  tenuto  il  più  valente  huomo,cheha- 
"  uelTc  con  cinquecento  lanciedibuona,&  valorolà  gente  d'arme,  &  volle  che  egli  fol- 
le Viceré  per  lui  in  Vngheria ,  benché  Icoperta  la  poca  fede  de  gli  Vngheri ,  richia- 
mato à  le  il  Conte ,  le  ne  folTe  tornato  a  Napoli  .    Vilfero  dunque  i  Sanleuerini  per 
tutto  quello  tempo ,  &  alcun  mele  poi  in  buona  gratia  del  Re  .     Ma  Ladislao  qual 
le  ne  folle  la  cagione,ò  non  potendo  rimunerare  cotanto  beneficio  le  non  con  vna  lom-  D 
ma  ingratitudine ,  ò  che  pure  col  vederiì  continuamente  lì  fatti  baroni  innanzi ,  i  qua- 
li in  lor  balia  haueuano  hauuto  di  torre ,  Se  dare  il  regno  a  due  Re  ,  non  gli  parefle  ef^ 
lèr  vero  lìgnore  di  quel  reame ,  deliberò  quando  meno  di  ciò  lòlpettauano ,  di  leuarli 
da  terra ,  &  quanti  ne  potè  hauere  iccc  prigioni  :  I  quali ,  ò  ilrangolati ,  ò  con  altro  cru- 
dele lupplicio  Ipenti  fece  poi  mangiare  à  cani ,  Tra  i  morti  di  quelli,  che  li  può  far  ve- 
ra relatione,  furono  il  Conte  di  Tricarico,ò  Duca  di  Venofa  come  fi  debba  dire:  Tom- 
malo  lùo  zio  Conte  ò  di  Mótelcaggiolò,ò  di  Potenza,^:  allhora  chiamato  camarlingo, 
con  vno  de  Tuoi  figliuoli .  Galparro  credo  figliuolo  di  Francelco  Conte  di  Lauria,  &  per 
auuentura Luigi  Conte  di  Mileto,  6:  di  Belcallro .  Ritenne  prigione  il  Conte  di  Matera 
&  prima  che  morillc,come  alrroue  fu  detto ,  mozzò  il  capo  al  Conte  di  Terranuoua ,  li  E 
che  quella  fu  la  feconda  perlccutione  de  Sanleuerini  hauuta  dalla  cala  di  Francia ,  li 
come  la  prima  fu  da  quella  di  Sueuia  .    P^ellati  di  Vincislao  Ruggieri  primogenito 
j?tf^;'m       con  quattro  luoi  fratelli ,  &:  de  cugini  ,  &  parenti,  lì  polèro  dentro  Taranto  atten- 
f'''"'^^  *       dendo  a  ricupenirc  le  vicine  callella  perdute  ,  tra  quali  fu  molto  chiaro, come  al- 
ftam.  troue  11  dille  il  nome  di  Bernabò    .     Ma  peruenuto  Taranto  in  poter  del  Re  per  io 

matrimonio  fatto  con  la  prenzcllà  :  i  Sanleuerini  che  per  patti  fiir  lalciati  vlcir  lài- 
ui ,  s'intrattennero  mentre  ville  il  Re  Ladislao ,  il  meglio  che  poterono  .  Perue- 
jiuto  il  regno  in  mano  della  lòrella  j  elfendo  il  Re  morto  lenza  figliuoli  l'anno 

I4i4.fu- 


SANSEVERINA.  19 

A  14 14.  furono  i  Sanfèuerini  relìiituiti ,  &  liberato  di  prigione  il  Conte  di  Matera .  Stet- 
tero lelorcofc  chete,  quafì  iniìnoàgli  vltimi  anni  della  Reina, in  mezzo  del  qual 
tempo  non  fi  vede  d'altri  fatta  mentione ,  che  di  Luigi  Signor  di  Nardo ,  &  di  Cuper- 
tinoin  terra  d'Otranto  fratello  di  Bernabò,  il  cjual  ieguitaua  ancor  le  parte  di  Lui- 
gi.   Venuto  dunque  l'anno  14^^.  nel  qual  tempo  eflendo  morto  Ruggieri  quarto 
Conte  di  Tricarico ,  era  di  lui  reitato  vn  figliuolo,  il  cui  nome  fu  Antonio  ;  la  Reina , 
ò  per  odio  che  haueflè  ancor  ella  a  quella  famiglia  per  riipetto  di  Luigi ,  &  d'alcun 
altro  che  non  vbidiua,ò  per  tenere  occupato  in  qualche  ajftare  il  Principe  di Taran- 
to,della  cui  potenza  dubitaua ,  comandò  al  detto  Principe,  che  andafle  a  danni  de  San- 
ièuerini  .    Il  Principe  a  cui  quella  colà  era  grandemente  a  cuore  fènza  perder  mo- 
mento di  tempo  con  tremila  caualli ,  &  duemila  fanti  caualcò  (opra  le  terre  di  que 
B  fignori,&  finito  di  metter  in  fondo  alcuni  di  loro  ,tolie  alcune  terre  al  Conte  An- 
tonio .  Era  appo  la  Reina  in  non  piccola  gratia  la  madre  d'Antonio  ;  il  nome  del- 
la quale  ancor  10  non  ritrouo  .  Cofiei  gitratalì  vn  di  a  piedi  della  Reina .  Et  quan- 
do,  diffe ,  cefferà  la  ira  di  caia  di  Durazzo,ò  (agra  Maella  contra  l'infelice  famiglia 
del  mio  figliuolo .  Speraua  io ,  che  vidi  il  mifèrabil  fine  del  mio  diiàuuenturato  iuo- 
cerojche  doue  il  paflàro  Re  voilro  fratello  cercò  gloria  del  làngue,&:  della  roui- 
na  loro ,  V.  Maella ,  che  la  donnelca  pietà  1  ìioì  render  più  manfuera ,  fi  foffe  ingegna- 
ta col  riilorarli  ;  ài  procurare  vna  honcib  lode  di  clementia ,  &  di  benignità .  Ma 
iaflà  me;  io  veggo  tutto  il  contrario ,  onde  io  ho  talhora  peniate  che  il  lor  fidilo  deb- 
be  efler  tale ,  che  non  dee  meritare  alcun  perdono .  Il  che  le  così  è ,  prche  non  deb- 
C  bo  10  efler  a  parte  della  pena  ,  haucndo  contaminato  il  corpo  di  {\  velenolo  làngue , 
&  da  quello  ingenerato  perlòna  tanto  odiolà  a  mie' Re.  Veramente,  ò  Reina, o 
la  grauezza  de  lor  peccati  dee  anche  trasfonderfi  in  quello  corpo  melchino  ,  o  la 
mia  innocenza,  &  la  fede  che  io  porto  grande  al  vofiro  lèruigio  ,  dourebbe  da  voi 
impetrare  alcuna  pietà  per  Io  mio  figliuolo  :  al  cui  làngue  ninno  potrà  torre  giamai, 
che  la  volita  Maellà  non  tragga  da  vn  lato  origine  della  famiglia  Sanlèuerina .  La 
quale  quando  làrà  impouerita  alfatto,  &  deilrutta  ,  che  gloria  òche  honore  potrà 
recare  a  vollra  Maellà  il  dirfi,che  ella  fianata  da  cofi  pouero,  &  ramingo  legnag- 
gio?   Alcuni  Principia  quali  die  la  fortuna  di  trarre  principio  da  ofcura,&;  ignobi- 
le Ichiatta ,  (1  lòno  con  ogni  lor  fommo  potere  ingegnati  per  ricourir  la  lor  viltà ,  d  in- 
0  nalzarla  .   Voi  trouandola  grande  ,  &  illuilre  procurerete  con  tanto  odio  d'abbat- 
terla ,  &  di  rouinarla  ì  La  cala  del  Balzo  niuna  colà  fé  tanto  grande  ,  quanto  l'ha- 
uer  hauuto  in  cala  donne  del  làngue  reale ,  hor  non  dee  almeno  conlèruar  quella  1  ef- 
fèr  entrata  nella  cala  reale  donna  Sanlèuerina  ,  Oc  di  quella  efler  nato  il  Re  Carlo 
vollro  padre  di  ^dicQ  memoria  ?  C^  vi  patirà  il  cuore  vnica  llirpe  di  tanti  gloriofifli- 
mi  Re  l  che  quella  cala ,  cui  non  dellruflè  la  cala  di  Sueuia  nimica  de  Pontefici,  &  del- 
la fède  Apollolica ,  venga  fiora  dillrutta  dal  làngue  deReaU  di  Francia  per  tanti  lecoh 
mantenitori,  &difenlòridi  Santa  Chielà:perlo  cui  lèruigio  militando  gliantecel- 
iòri  del  mio  figliuolo  furono  à  [\  rea  forte  condotti  dall'Imp  .Federigo ,  come  ognun  là? 
Vorrete  che  rimanga  Icritto  ne  libri ,  che  quella  famiglia  che  rientrò  in  quello  regno 
£  con  Carlo  prmio ,  lìa  da  quello  regno  cacciata  da  Giouanna  feconda  ?  Ma  quando  niu- 
na di  quelte  ragioni  haueflè  luogo ,  ben  vi  priego ,  &  vi  lùpplico  io  nobiliflima  Rei- 
•      na  ad  hauer  pietà  di  meda  quale  benché  in  alto  grado  polla  appieflb  di  voi ,  nondime- 
no niuna  grandezza ,  ò  ventura  può  farmi  IJ^ogliar  l'aftetto  della  materna  pietà;  &  le 
ciò  non  vi  piacerà  far  per  altro  ,  fatelo  almeno  ,  perche  non  fi  pofl^a  chiamare  gia- 
mai uifelice  quella,che  è  pur  fama  hauer  molto  del  vollro  amore ,  &  della  vollra  gra- 
tia .  CommoflTero  quelle  parole  la  Reina  à  pietà,  perche  comandò  al  Principe ,  che 
dell'offender  più  1  Sanlèuerini  fi  rimaneflè  ;  anzi  loro  le  tolte  terre  interamente  reili- 
tuiflè.    Il  che  fu  cagione  dell'inimicitia  della  Reina  coi  Principe,©  perche  egli  ri- 
tardaua  à  rellituirc  quello, clie  à  Sanlèuerinihauea tolto  jòche  pure  ciò  gli  foflfe 

C    5         maluagia- 


50  DELLAFA  MIGLIA 

inaluagìamente  oppoilo  per  vari]  fini  da  cortigiani .  Nondimeno  Luigi  terzo  adot-  A 
tato  finalmente  ancor  egli  da  quella  Reina  Giouanna  Icconda  riac<.|U]llo  in  bneue 
tutte  le  terre  de  Sanfèuerini  ;  oc  quelle  relHtuì  loro  .  Dietro  lequali  cole  non  an- 
dò guari,  che  la  Reina  morì,&  {uccedette  à quel  regno  dopo  molte  conteie  Alton- 
fò  Re  d'Aragona;  nel  famofò  parlamento  del  quale  celebrato  à  Napoli  l'anno  1445.  in- 
teiuiene  qucito  fòpradetto  Antonio  V.  Conte  di  Tncarico ,  ma  con  titolo  di  Duca  di 
San  Marco  :  il  qual  titolo  da  cui  egli  fi  hauelTe  hauuto  ,  a  me  è  naicolte .  Veggo  di  co- 
lini (crit  ture  infin  nell'anno  1 44;^.  che  egli  compra  il  cartello  di  Santo  Antonio  della 
Stigola  :  nel  qual  tempo  ottiene  dal  Re ,  che  polla  transterire  ,  lui  viuente  nella  perfo- 
na  di  Luca  luo  figliuolo  1  titoli ,  &c  terre  che  fi  dirannojciò  fono  il  conrado  di  Tncarico, 
&:  quello  di  Chiaiamonte  co 'callelli ,  &  calali:  Le  terre  di  Miglionico,  d'Albano,  di 
Brindili  (  non  già  quella  di  terra  d'Otranto  )  di  San  Marco ,  d'Erachi ,  oc  di  Senili .        ^ 

2^/  Luca  [onte  di  T ricarico  VI,  <sr  l'rinci^e  di  %fìgnmo  l. 

Q  Vello  Luca  l'anno  145-7.351.  di  maggio  compera  dal  Re  Alfonlò  la  baroina  di 
Rocca  Angitola  con  le  lue  callella .  Il  Fontano  nel  primo  libro  nel  1 46^0.  mo- 
lila ;  che  tirato  R.ubcrto  Sanleuerino  alla  fattione  del  Duca  Giouanni,(ègui  an- 
che il  luo  elempio  Luca ,  ilquale  in  quelli  llelsi  giorni  era  llato  rotto  in  Calauna ,  il  che 
fu  cagione  che  tutti  i  baroni  di  quella  prouincia ,  &  di  Balilicata  lègiutaflono  le  parti 
Angioine .  Mollra  poi  nel  lèguente  anno  ;  che  tornato  P.uberto  alla  deuotione  di  Fer- 
dinando ,  vi  torno  ancor  egli  con  tremila  fanti ,  &;  6^co.  caualli .  Quindi  è  quello  che  C 
nel  regio  archiuio  h  vede;  che  in  detto  anno  à  2  7.  di  marzo  il  Re  gli  dona  Renda  in 
Calauna  con  titolo  di  Conte ,  &  Domanico ,  Mendicino ,  Carolei ,  &  Santo  Fele ,  ha- . 
uendo  il  di  innanzi  per  ventimila  ducati  vendutogli  Bilignano .  lopra  quella  terra  nrelè 
poi  titolo  di  principe  l'anno  I4<j  5".  Quattro  anni  poi  io  veggo  ;  che  Girolamo  luo  fi- 
gliuolo compra  in  nome  del  padre  da  Vgo  Sanleuerino ,  &  da  Beatrice  Zurla  lìia  mo- 
glie Santo  Chirico  in  Bafilicata ,  Lauria ,  &  Saponara  per  otto  mila  ducati.  Hebbe  per 
moglie  donna  di  cala  Ruffa  :  con  cui  fece  i  tre  figliuoli,  che  lì  veggono  nell'albero  .-il 
Principe  Geronimo ,  Carlo  Conte  c^\  Mileto ,  6:  Gio;  Antonio . 

Vi  Geronimo  Conte  di  Triedrico  VII.  &  frinc'fe  M  %  fonano  II.  D 

GEfonimo  fecondo  Principe  di  Bifignano ,  &  marito  di  Mandella  Gaefana,in  quel- 
la infelice  congiura  fatta  centra  il  Re  Ferdinando  primo,prelè  fra  gli  altri  baroni 
l'arme  a-._jra  egli  con  tuttala  famiglia  Sanlèuerina  centra  del  Re.  Percioche 
come  racconta  il  Portio  vi  intcruennero  della  cala  ,  oltre  la  perlòna  lùa ,  oc  d'Antonel- 
lo Principe  di  Salerno,  Carlo  Conte  di  Mileto  fratello  di  Bilìgnano,  oc  Barnaba,  o  Ber- 
nardino Conte  di  Lamia  fratello  di  Salerno ,  Guglielmo  Conte  di  Capacela ,  benché 
quelli  non  peiièuerò ,  il  Conte  di  Turlì ,  di  cui  non  veggo  il  nome  ,  Se  Giouanna  Con- 
tella  di  Sanleuerino  auola  di  Salerno ,  il  fine  della  qual  congiura  fu  ;  che  il  Re ,  benché 
nauelle  mollrato  d'eilèrli  rappacificato  co'  baroni  ;  nondimeno  hauendo  fermo  nel-  £ 
l'animo  di  galligarli ,  vn  di  ne  fece  molti  prigioni  .-iquali  in  bombili  carceri  rinchiulì, 
dopo  qualche  tempo  iègrctamentc  in  quel  modo ,  che  a  lui  piacque  tutti  fece  crudel- 
mente morire  dintorno  all'anno  1487.  Tra  colloro  furono  de  Sanlèuerini  Bilìgnano, 
Lauria ,  Mileto  ,  ^'  perche  le  donne  anco  participaflero  dell'ira  dd  Re ,  la  Contelfa  di 
Sanleuerino  .  Il  Pnncipe  di  Salerno ,  come  alrroue  lì  dille ,  fuggilsi  dal  regno .  Tal  che 
quella  rouina  de  Sanleuerini  riceuuta  dalla  cala  d'Aragona  non  fu  minore  di  quella,  che 
ientirono  dalla  calàdi  Francia  .  Percioche  è  non  vi  rimale  altri  quella  volta  in  pie  , 
che  Guglielmo  Conte  di  Capacela .  Ma  non  è  però  dubbio ,  che  da  quella  maladetra 
congiura  non  folle  ancora  in procellb  di  tempo  natala  rouina  degli  Aragonefi  ;  hauen- 
do Salerno, 


S  A  N  S  E  V  E  R  I  N  A.  ^i 

A  do  Salerno ,  Se  il  nuouo  Principe  di  Bifignano  detto  Bemidino  non  mai  finito  di  do- 
lere appo  i  Re  France/ì ,  fin  che  non  fecero  paflar  Carlo  Vili,  in  Italia .  Ma  è  da  vede- 
re in  ogni  modo  quello  che  il  Portio  racconta  di  Mandella  Gaetana  moglie  del  Principe 
Gerommo ,  &  madre  de  i  quattro  figliuoli ,  che  fi  veggon  nell'albero ,  per  camparli  dal- 
l'ira ,  &  crudeltà  dei  Re ,  poi  che  vide  il  marito  prigione , 

2?;  'BerarJim  [onte  di  Triedrico  Vili  (s^  f  rinate  di  'Bipgnano  111, 

PEruenuto  dunque  in  età  Berardino  {òllecitò  Carlo  Re  di  ^Francia  à  venirfi  ad  ac- 
quilbre  il  reame  di  Napoli,  moilrando  la  difperatione ,  in  che  viueano  tutti  i  baro- 
ni (òtto  il  duro,  &  tirannico  imperio  di  Ferdinando .  la  qual  colà  impetrata  che  egli 

B  hebbe  ellendo  montato  lùnauidacarico,  venne  con  Salerno  ad  aflaltar  terra  di  Lauo- 
ro .  Hauendo  poi  in  procefTo  di  quella  guerra  fatto  in  Calauria  vna  banda  di  caualli , 
&  quattro  compagnie  di  fanterie  de  lìioi  vaflàlli ,  congiuntofi  con  Perfino  pafsò  per  Ba- 
iilicata  ad  leuoli  :  oue  incontratoli  nel  Conte  di  Matalone  capitan  generale  di  Ferdi- 
nando,ei  ruppe  le  genti  degli  Aragonefi .  Ma  volendo  dopo  la  rotta  darà  batter  la  ter- 
ra ,  v'hebbe  à  rimaner  morto  per  vna  palla  di  lèrpenrina  :  laquale  per  auuentura  {carica- 
ta da  vn  balHone gli  hauea  ralèntato  il  manico  della  Ipada ,  &  rotto  la  corazza.  Paisò 
poi  con  Mompenlìero ,  &  co'i  già  detti  Perliuo ,  &  Salerno  di  Balilicata  in  Abruzzi  con 
tanto  Ijiauento  di  Ferdinando ,  che  pareua  ellèr  tolto  in  mezzo  dagli  eierciti  de  rumici . 
Ma  peggiorando  finalmente  le  cole  de  Franzeli ,  &;  veggendo  il  regno  elfer  peruenuto 

Q  à  Ferdinando  il  giouine  nipote  del  vecchio  ;  il  quale  delle  crudeltà  ad  padre  Alfonlo ,  oc 
dell' auolo  già  detto  non  li  era  contaminato ,  venne  alla  fede ,  &  à  lèruigi  di  Ferdinan- 
do ,  &  morto  non  molto  di  poi  il  Re ,  &  lùccedutogli  nel  regno  Don  Federigo  lùo  zio, 
non  lòlo  perlèuerò  nella  fede  del  nuouo  Re ,  ma  fece  opera ,  che  doueffe  anche  tornare 
a  lìia  deuotione  il  Principe  di  Salerno  ;  benché  in  vano  ;  percioche  eflendo  iì  Principe 
Berardino  ferito  nell'anticamera  del  Re  da  vn  Greco  fuo  fèruidore  per  la  cagione  cne 
altroue  fi  dilTe ,  Salerno  infoipettì  in  guilà ,  che  alienatofi  dal  Re ,  in  tutto  fi  ribellò  da 
lui .  Hebbe  per  moglie  Dianora  Piccolomini  figliuola  d'Antonio  primo  Duca  d'Amal- 
lì  :  con  la  quale  procreò  tre  figliuoli  mafchi ,  &  tre  femine .  Guglielmo  Duca  di  Curi- 
gliano  morì  in  vita  del  padre.  PierAntonio  ilquale  fuccedette  per  la  morte  del  primo- 

j)  genito  al  principato ,  &  Pietro  Romolo  ;  il  quale  nato  in  Roma ,  &:  egli  altresì  mori  in 
vita  del  padre .  Delle  femine  Maria  fu  maritata  ad  Arrigo  Orlino  Conte  di  Nola ,  Ca- 
terina à  Don  Federigo  Gaetano ,  quelli  ;  che  per  la  guerra  di  Lautrech  fu  decapitato ,  òc 
Giouanna  maritata  in  Francia  à  Monfignor  di  Gì  t 

2?i  Tur  Antonio  Conte  di  Triedrico  VIIÌK&  Trìncìpe  di%fgndno  ////, 

IL  Principe  PierAntonio  fu  lèmpre  afFetionato  alla  cala  dAul'lria  ;  laquale  dietro  gli 
Aragonefi  fuccedette  nel  dominio  del  Regno  :  meritò  pr  quello  d'ellèr  fatto  dell  or- 
dme  del  Tolone  ;  Fu  in  modo  largo ,  &  liberale  ;  che  lìiperò  tutti  gli  altri  baroni ,  oc 
£  fignori  dell'età  lìia ,  &  lafcionne  perciò  lo  iiato  fuo  molto  trauagliato .  Coltui  riceuet- 
te  con  tanta  magnificenza ,  &  lai'ghezza  l'Imperador  Carlo  V.  quando  ritornò  d  Algie- 
ri  nel  filo  flato  m  Calauria,  che  ne  reltò  marauigliato  l'Imperadore  iAelIò  ;  &  iTede- 
fchi  à  cui  furono  {palancate  tutte  le  cantine  del  Principe,&:  date  loro  in  preda  le  botti  de 
vini  pretiolllTimi  magnificarono  lèmpre  con  grata  teltimonianza  la  lìia  liberalità.  Gran 
demente  fi  dilettò  della  caccia,  nella  quale  ìpelè  di  molto  telòro ,  nutrendo  Ichiere  in-, 
credibili  di  cani  ;  onde  fi  racconta ,  che  conligliato  Ipeflò  da  coloro  :  i  quali  gouernaua- 
no  la  fua  cafa  à  raflettar  i  fuoi  fatti ,  &  à  riformarli  lalciandofi  finalmente  vincere ,  che 
fpclfo  Ci  era  dato  principio  à  far  la  riforma  de  cani ,  &  che  inoltrando  quegli  come  lene 
poteuano  ieuar  di  molti  :  i  quali ,  ò  per  elTer  vecchi,  ò  florpiati  erano  diuentati  inutili  ; 

allhora 


^3  DELLA    FAMIGLIA 

allhorA  il  Principe  alcuno  lor  notabii  fatto  allegando  ;  conchiudeua  non  eflèr  cani  da  cC-  \ 
fer  mandati  via ,  eirendo  co{à  empia ,  che  quegli  che  giouani ,  &  gaghaidi  Ci  erano  por- 
tati valentemente ,  vecchi ,  &  deboli  follèr  cacciati  di  cala .  Hebbe  due  mogli ,  la  prima 
fu  Giulia  Ori  ina ,  la  cjualc  gli  partorì  due  figliuole  feminc ,  &  la  Icconda  Erma  Callrio- 
ra ,  che  gli  portò  in  caia  il  Ducato  di  San  Pietro  in  Galatina ,  pronipote  del  grande ,  &C 
famoio  Scanderbech ,  di  cui  gli  nacquero  vn  mafchio ,  &  vna  femina  :  delle  prime  due 
figliuole,  l'vna  chiamata  Felice  fu  madre  di  Don  Ferrante  Odino  Duca  di  Grauina  :  il 
quale  hoggi  viue .  Dell'altra  il  cui  nome  fu  Dianora  è  figliuolo  il  Marchcfè  della  Vali  e 
Siciliana .  La  fcmina  vitima  detta  Vittoria  è  moglie  di  Ferrante  di  Capoa  Duca  di 
Termole . 


7)(  Gerardino  (famedi  Tricarico  X.  &  Principe  di  %fìgnam  XJ, 


B 


1 L  mafchio  è  il  prefènte  Principe  Berardino:  il  quale  hauendo  prefò  per  moglie  vna  figli 
•■•  uoladi  Guido  Vbaldo  Duca  di  Vrbino^non  inoltra  tralignar  punto  dalla  magnanimità 
ad  padre  .   Non  voglio  preterire  in  conto  alcuno  quello  che  è  vero  di  luipoi  che  Ho 
mero  padre  non  lolo  della  poefia ,  ma  di  tutte  le  belle  arti ,  facendo  ancora  egli  l'albero 
ò\  Enea ,  gli  fa  raccontare  la  bella  razza  di  caualle  ;  che  haueua  il  fùo  atauo  Erictonio . 
Qu.elì:i  Principi  hanno  vna  razza  d'acchinee  chiamate  burrelle  per  bellezza,  &  per  bon- 
tà, hauute  in  pregio  grande  nel  reame  di  Napoli  :  come  quelle,  molte  delle  quali  lì  lòno 
vendute  400.  &  5 co.  feudi  l'vna .  Qu^elfe  fon tuttedonate dal  Principe  Berardino  à  va 
rij  fignori,chenel  richieggono ,  &  benché  come  fi  è  detto  profitto  grandiiìimo  trar  ne  C 
p  otefIè,non  ne  vende  egli  mai  alcuna  ;  anzi  quello  che  non  fece  giamai  il  padre  :  il  qual 
non  donaua  le  femine;  egli  non  volendo  altrui  inuidiar  quello  bene ,  fi  può  dir  che  dona 
le  razze  intere;  permettendo  co  donar  le  giumente,  che  quello  che  era  della  cala  propria, 
fìa  con  molte  altre  comune .  Lo  flato  che  finalmente  gli  è  rellato  dopo  le  molte  callel- 
ia  alienate, &  donate  da  luoi  maggiori, perche  vna  volta  apparifca  quello  che  nel  ramo  di 
Bifìgnano  fi  truoua,iòn quelle .  In  Calauria  quattro  città ,  Bifignano,  S.  Marco,  Cafla- 
no  ,  &  Strongoli,  &  XXI.  callella  Corigliano ,  Acri ,  Altomonte ,  la  Regina ,  la  Saraci- 
na ,  Malueto ,  li  Luzzi ,  le  Role ,  Reggiano ,  Tarlìa ,  Terranoua,  Cafàlnouo,  Trebi (àc- 
cie ,  Morano ,  Moromanno ,  Abate  Marco ,  Grifòlia ,  Beluedere ,  Sanguinerò ,  Boni- 
fati ,  &  Santa  Agata .  Nella  prouincia  di  Bafìlicata ,  Tricarico  citta ,  &  X I.  callella  Mi-  D 
glionico  ,  Albano ,  Calciano ,  Crachi ,  San  Martino ,  Montemorro ,  Armento ,  Chia- 
ramonte ,  Senili  ^  la  Rotonda ,  &  Latronico  .  In  terra  d'Otranto ,  San  Pietro ,  Solerò , 
&  Gagliano  .  I  baroni  fùfteudatarij  lòno  poi  molti .  Et  dalla  gabella  della  lèta  iòlamen- 
te  caua  quel  che  vale  meglio  di  trentamila  feudi  in  ciafcun'anno ,  ma  di  ku  in  altro  tem- 
po più  difiulàmente  fi  parlerà .    Fiora  facendoci  in  dietro  tratteremo  de  dilcendenti  del 
Conte  Vgo  protonotario  j  percioche  quelli def  Conte  Tommalò,  che  fu  Viceré  del  re- 
gno preflo  il  fì^nlèro .  .  jLnoi-'.'iìL  . 

Vi  Vgo  Conte  di  Totenzé  »  <sr  fioifucce^on . 

1o:lìw,  g 

iaeof».  r^  H I  Vgo  fi  folTe  noidimollrammo  all'hòra ,  che  de  fratelli  fi  parlò  in  confufo , 

rg»  sìg.  ^-^  colini  di  Iacopo  lùo  figliuolo  hebbe  vn  nipote  dal  nome  fuo  chiamato  Vgo  :  il 
Ma,  sa"  quale  fu  lignote ,  ouer  Conte  della  Saponata:  di  cui  trono  Icritture  dal  144^ 

£>t^.  P^^  ^""°  ^i  ^  ^^^'  Qil^l^o  fecondo  Vgo  manto  di  Beatrice  Zurla  figliuola  di  Iacopo  ; 
figntrdel-  oi  vn  lùo  figfiuolo  detto  Gilìnondo  ,  hebbe  egli  altresì  vno  altro  nipote  detto  Vgo. 
U  safoM  Ilquale  efiendo  caro  al  Cardinale  Alcamo  Sforza  ottenne  per  mezzo  del  fìio  fauore  dal 
'^gocorae  ^^  Cattolico  la  Saponata  ;  la  quale  il  padre  haueua  perduto .  Hebbe  per  moglie  Ippoli- 
M*  Sé-  ta  de  Monti  figliuola  di  Gio:  Batilla  ;  la  quale  gli  fece  tre  figliuoli  malchi,  Iacopo  coli 
^..^A.         jj^jjQ  j^  ^^^^^  ^^1  ^^^  bif àuolo ,  Afcaiuo  dai  Cardinale  Afcanio ,  di  cui  e^h  era  tauori- 

tOjtna 


ft;wé. 


SANSEVERINA.  -^ 

A  to ,  ma  vnico  nome  in  tutta  la  cafà  Sanfèuerina ,  &  Gifìnondo  dall'auolo  :  figliuoli ,  Se  '■*"/"'  ^"^ 
per  bellezza,  &  per  virtù,  &  per'valore  rio;uardari  con  marauie'ia,  &  conmuidiada  ^"^'^■•^^■* 
c|uella  era:  (i  tattamente  die  Iacopo ,  ilquale  era  già  peruenuto  in  era  perfetta ,  fa  per  lo  Cifm.:ii$ 
valore  dell'animo ,  per  la  dellrezza ,  &  gagliardia  dei  corpo ,.  &  per  la  omnia  dilpoiìtio- 
ne  di  tutte  le  membra  giudicato  per  concorrente  ,  &  emolo  dt\  Marciielè  dei  Vailo . 
Aicanio  dedito  oltre  modo  allo  iludio  delle  lettere ,  Se  della  mulìca ,  &  nel  iìor  dell'età  ^fanie 
di  volto  bellii]imo,&  amabile,  non  hebi)e  da  quelle  qualità  punto  lontano  l'vltimo 
fratello  Giimondo .  Ma ,  ò  per  auaritia  de  iùoi  congiunti ,  o  per  tema  che  il  Conte  Ia- 
copo non  hauefle  ad  incrudelire  contra  la  poca  honeilà  d'alcuna  perfòna ,  che  l'vno ,  & 
1  altro  fu  detto,  andando  gli  infelici  fratelli  vn  giorno  àcaccia,  fu  dato  loro  in  certi  iìafl 
chi  di  vino  il  veleno  :  la  cui  malignità  penetrò  lì  fattamente  per  le  viicere  de  mifèri  gio- 
B  nani ,  che  lenza  poter  alcun  riparo  trouare  in  termine  di  quattro  dì  tutti  e  tre  fi  moriro- 
no. Correua  la  f uenturata  madre  hor  all'vno ,  &  hora  all'altro ,  &  mentre  conlàpeuole 
della  fùa  Sciagura ,  &  (ìmulando  con  lieto  vilo  l'interna ,  &  protondifsima  doglia  volea 
i figliuoli  confortare,  che  ciafcunfacefle  buono  animo ,  percioche  non  vi  era  dubbio 
ài  morte ,  &  che  gli  altri  llauano  bene ,  quanto  più  calcato  ,  &  più  ritenuto ,  tanto  de- 
feca maggiormente  il  dolore:  ilquale  nioluendoli  dopo  la  morte  in  pianto  diiottifsimo, 
&  in  lagrime ,  fu  opinione  che  finalmente  li  folle  conuertito  in  diiperatione ,  6:  in  rab- 
bia ;  inuolandolì  non  che  all' vfanza  di  tutte  l'altre  perione ,  ma  del  proprio  marito  :  il- 
quale  non  procedendo  con  quel  rigore ,  che  à  lei  parea  che  li  conueniilè  contra  Geroni- 
mo iuo  fratello  ài  quella  iceleratezza  incolpato ,  era  diucnuto  odiofò  all'infelice  mo- 
Q  ^i<^.  Colà  dirò  di  grande  merauiglia,&  forfè  drfiìcile  à  credere ,  ma  vera  .  Manno 
Solima ,  ilquale  era  flato  maellro ,  &  ancor  era  d'alcuno  de  giouani ,  icriilè  quattro  me- 
iì  innanzi  ad  Alfoniò  Sanfèuerino  Duca  di  Somma  ;  come  efiènde  egli  con  Alcamo 
vfcito  à  palleggiare  per  la  Saponara, vider  fòpra  d' vn  calolare  tre  pernici:le  quali  non  fac 
cendo  villa  di  muouerri;Af  caino  fece  venir  h  balellra,&  non  hebbe  fi  rollo  quella 
canea  che  vccifè  quella  di  mezzo,nc  per  quello  l'altre  partendoli  vccife  in  due  altri  col- 
pi la  prima ,  &  l'vltima ,  la  qual  colà  all'augurioiò  niolòfo  in  guifà  difpiacque ,  che 
fcrifle  al  Duca  nel  fine  della  lettera  ;  &  piaccia  à  Iddio  ,  che  alcuna  cola  rea  non  ci  acca- 
da,{ì  come  auuenne  elfendo  flato  il  pruno  a  morire  Aicanio  ,  il  fecondo  Iacopo ,  &:  il 
terzo  Gilmondo .  Quanto  conforto  trouò  l'affiittiilima  madre,  fu  l'honorare  i  figliuo- 
p.  Il  di  tre  coltre  ricchiflime  di  broccato ,  &  di  tre  fcpolrure  di  marmo  con  la  memona  di 
coli  fiero,&  inifèiabil  accidente .  Nella  f uà  dunque  famofà  cappella  nella  Chiefà  di  San 
Seuerino  in  Napoli ,  nel  fèpolcro  del  Conte  fon  quelle  parole  . 

HIC  OSSA  QVIESCVNT  lACOBI  SANSEVERINI 

COMITIS  SAPONARIAE. 

VENENO  MISERE  OB  AVARITIAM 

NEGATI  CVM  DVOBVS  MISERIS  FRATRIBVS 

EODEM  FATO  EADEM  HORA  COMMORIENTIB VS. 

La  fèpoltui'a  d'Afcanio  ha  quelle  parole . 

HIC  SITVS  EST  ASCANIVS  SANSEVERINVS  CVI 
p         OBEVNTI  EODEM  VENENO  INIQVE'  ATQ.  IMPIE* 
COMMORIENTES  FRATRES  NEC  ALLOQVI  NEC 
VIDERE  QVIDEM  LICVIT. 
Sopra  il  Sepolcro  di  Gifìnondo  fon  quelle . 
lACET  HIC  SIGISMVNDVS  SANSEVERINVS  VENENO 
IMPIF  ABSVMPTVS  QVI  EODEM  FATO  EODEM 
TEMPORE  PEREVNTÈS  GERMANOS  FRATRES 
NEC  ALLOQVI  NEC  CERNERE  POTVIT. 
Ella  finalmente  à  fé  medelìma ,  6c  al  morto  manto  fé  quella  infcrittione . 
HOSPES  MISERRIMAE. 

MISER- 


Gertmi'. 
me. 


CtoiFrait- 
tefn. 


CdrdinaU 


14  DELLAFAMIGLIA 

MISERRIMAM  DEFLEAS  ORBITATEM  A 

EN  ILLA  IPPOLITA  MONTIA 

POST  NATAS   FOEMINAS  INFELICISS. 

QVAE  VGO  SANSEVERINO  CONIVGI 

TREIS  MAXIMAL  EXPECTATIONIS  FILIOS  PEPERI 

Q^VI  VENENATIS  POCVLIS 

VICIT  IN  FAMILIA  PROH  SCELVS 

PIETATEM  CVPIDITAS 

TIMOREM  AVDACIA  ET  RATIONEM  AMENTIA 

VNA  IN  MISEROR.  COMPLEXIB.  PARENTVM 

MISERABILITER  ILEI  CO  EXPIRAR  VNT.  g 

VIR  AEGRITVDINE  SENSIM  OBREPENTE 

PAVCIS  POST  ANNIS  IN  HIS  ETIAM  MANIBVS  EXPIRAVIT 

EGO  TOT  SVPERSTES    FVNERIBVS 

CVIVS  REQVIES  IN  TENEBRIS 

SOLAMEN   IN  LACHRIMIS 

ET  CVRA  OMNIS  IN  MORTE  COLLOCATVR 

QV^OS  VIDES  SEPARATIM  TVMVLOS 

OB  ETERNI  DOLORIS  ARGVMENTVM 

ET  IN  MEMORIAM  POSVI  ILLORVM  SEMPITERNAM 

ANNO     M.  D.  XLVII. 

F^ebbe  il  Conte  Iacopo  per  moglie  Maria  Beltrama  :  laquale  portatogli  in  dota  cen- 
tomila ducati  j  fi  rimaritò  dopo  la  iifa  morte  con  Gio:  Berardino  Sanieuerino  Du- 
ca di  Somma  :  Con  la  qual  Maria  non  hebbe  il  Conte  più  che  due  figliuole  temmi- 
pe  Violante ,  &  Ippolita^  quella  che  mori  fanciulla ,  &  quella  che  fu  maritata  con  Fer- 
rante Sanfèuenno  :  onde  portò  a  quella  cala ,  nella  quale  è  ancor  hoggi  di ,  il  contado 
della  Saponata  .  Geronimo  zio  degli  infelici  giouani  pianie  lungo  tempo  prigione ,  ò 
la  colpa ,  o  il  iòlpetto  della  commella  maluagità  :  ma  f-auonto  da  Kabella  d  Aragona 
Duchelfa  di  Milano  :  la  quale  vna  figliuola  di  lui  detta  Marina  fé  tor  per  moglie  a  Ccù.- 
re  di  Ruggieri  figliuolo  di  Gieiìiè  luo  fiuorito ,  {campò  finalmente  la  morte ,  ma  non 
ilbiafìmo,&:ilgiuditiodcgli  huomini  ,  De  fùoi  figliuoli  Gio:  Franceico  hi  degno  D 
ch'e  palsi  nella  memoria  de  poilcri  per  hai|er  fàputo  iopra  tutti  gli  huomini  dell'età  lua 
ottimamente  caualcare ,  dal  qual  nobile  eiercitio  harcbbe  tratto  ampillimi  frutti ,  fé 
egli  per  non  volere  da  fuoi  agijòc  diletti  ritrarIi,non  hauelle  quelli  con  troppo  dannofà  li 
beraìità  difprezzato ,  Hora  è  da  fare  alquanta  mentipne  di  Gio:  Antonio  fratello  del 
Principe  Geronimo ,  onde  i  Duchi  di  Somma ,  &:  i  Conti  d^la  Saponata  difcendono. 

2?^  ^ucl/i  Jt  Somma ,  ùr  de  (onti  delJ.a  Saponara , 

Gio:  Antonio  fratello  del  Principe  Geronimo  fiì  lignore  della  baronia  di  San  Chiri- 
co, poll'edette  Fiumefreddo  ,  &  Vigianello ,  quello  in  Calauria,  &  quello  ne  E 
confini  di  Calauria,  &  di  Balìlicata  .  Fu  maiordomo  del  Re  Ferdinando  :  &; 
hebbe  fama  di  liberale  ,  oc  magnifico  caualiere  .  Di  lui ,  &  d'Enrichetta  Carrafa 
oltre  i  figliuoli  maichi  ,  che  fono  nell'albero  ,  nacquero  due  femmine, l'vna detta 
GiouannaconteiradiLaurQ,oucrdi  Pulcino, &  l'altra  chiamata  Beatrice  contefTa  di 
Pacentro .  De  i  mafchi  il  fecondo  genito  detto  Antonio  tu  Baili  di  Venqfà  ;  poi  da  Cle- 
mente VII.  l'anno  1 5- 2  7.  fu  fatto  cardinale  del  titolo  di  Santa  Sufanna.  Trouoflinel 
conciane ,  onde  vfcì  Papa  Paolo  Il.fòtto  il  cui  ponteficato  fi  mori  in  Roma  Tanno 
1 5-4  j .  efTendo  del  titolo  di  Santa  Sufanna  paflaro  in  quel  di  Santo  Apollinare,6c  da  que- 
llo mqueldi  Santa  Maria  in  Tfanlkuerej  fi  come  fece  de  vefcouatii  :  percioche  eflen- 

dopri- 


SANSEVERINA 


?5 


A  do  primieramente  Vefcouo  Albano,  fu  poi  Sabmo;  &  finalmente  Portuenfè.  Dice  il 
Panuiniocli'ei  fu  ièppeilito  nella  Cincia  di  Santa  Trinità  polla  in.  iùl  monte  Pincio. 
Il  primogenito  chiamato  Alfonlò ,  non  contento  dello  llaro  paterno  comprò  Somma 
(òpra  la  quale  preie  poi  titolo  di  Duca .  Ho  io  dal  ligliuolo  vdito  dire ,  che  nella  mor- 
te del  Re  Cattolico ,  egli  fu  quelli  che  portò  la  nouclla  a  Carlo  V.  d'cifere  llato  chia- 
mato Re  in  quel  regno  ;  Ma  qual  le  ne  folle  la  cagione ,  egli  lì  accollò  nella  venuta  di 
Lautrech  nel  reame  à  Franzeli ,  &  hauendo  melloinlieme  di  molti  fanti  del  paele,li 
come  il  Guicciardini  dice  li  pole  ad  allediar  Catanzaro  :  doue  era  il  genero  d'Alarcone 
benché  folle  poi  llato  collretto  partirlene ,  perche  vintoli  con  Simone  Romano  po- 
teflèro  inlieme  cpporfi  a  frelchi  aiuti  venuti  di  Sicilia  lotto  il  Conte  di  Borrello  in  fa- 
uor  dell'Imp .    Fa  di  lui  vn'altra  volta  il  Guicciardini  mentione ,  quando  dice  ,  che 

B  egli  era  con  i  ycofèintialpcttato  da  Lautrech.  per  la  qual  colà  dichiarato  ribello  per- 
de lo  flato  ;  parte  del  quale  cioè  Fiumefreddo  hebbe  Alarcone ,  &  vnaJtra  parte  come 
fu  Somma  die  poi  l'Imperadore  aHAmmiiaglio  .  Di  Maria  Dialcarlone  lùa  donna 
oltre  i  figliuoli  mafchihebbe  tre  femmine ,  Violante  moglie  di  Giulio  Orlino  di  Mon- 
teRitondo  ,  Enrichetta  coli  chiamata  dal  nome  dell'auola ,  che  fu  maritata  à  Geroni- 
mo Carrafa  fratello  del  Principe  di  Stigliano ,  &:  Portia  moglie  di  Fabio  Mailrogiudice. 
Gio:  Berardino  fùo  primogenito  volendo  nelle  già  dette  guerre  de  Franzeli  andare  a 
trouare  il  padre  in  Barletta  fu  fatto  prigione  dal  Conte  di  Burrello  :  il  quale  volendo  da 
Juirilcuotere  vnagrolTa  taglia,  fece  finalmente  il  Maichele  del  Vallo  opera ,  mentre 
egli  li  ritrouaua  intorno  ri  Monopoli ,  che  folle  a  le  rellituito .  Seruì  egli  in  quella  guer- 

C  ra  il  Marchelè  con  inditij  manifeili  di  douer  riulcire  vn  ottimo  capitano  ;  &  coli  pari- 
mente, interuennelèco  in  quella  di  Fiorenza, non  celTandoilMarchefejilquale  ama- 
ua  G  io;  Berardino  come  luo  parente ,  òz  come  caualier  valorolo  d'accordarlo  con  l'Im- 
peradore .  Ma  non  mettendo  conto  a  miniilri ,  6c  a  coloro  :  a  quali  lì  luo  flato  era  fla- 
to donato ,  ch'ei  s'accordafle ,  vinto  dalla  neceflità,&  per  auuentura  dalla  hereditaria 
aifettione  de  fuoi  maggiori  verfo  la  cala  di  Francia ,  palsò  al  fèruigio  de  Franceli.-ap- 
preflo  de  quali  fi  mori  generale  della  fanteria  Italiana ,  hauendo  fèruito  con  egregia  fe- 
de quattro  Re  Francelì ,  Francelco ,  Arrigo ,  &c  due  fuoi  figliuoli .  Gio:  Antonio  luo 
fratello ,  il  quale  hoggi  viue  con  ottima  fama  di  buono ,  &  d'honorato  caualiere ,  è  in 
gran  parte  flato  cagione ,  che  quella  fatica  da  me  prelà  vada  innanzi .  Egli  libero  dal 

j)  pelo  del  matrimonio  è  flato  fòpra  modo  vago  della  caccia,  &  fpetialmente  di  quella 
degli  vccelli:  ma  il  parlar  de  viui  con  lodi  benché  veretorrebbe  lenza  alcun  fallo  cre- 
denza a  chi  fcriue .  Onde  è  meglio  lafciar  quello  carico  a  chi  dietro  a  me  fèguirà . 
Giouanni  lor  zio  di  Aurelia  Saalèuerina  Ca3.  mDglie,  &:  figliuola  di  Tomm  alo  figlino 
lo  di  Sanlòne  Conte  di  Nucara  hebbe  oltre  i  figliuoli  malchi ,  che  fono  nell'alberojde 
quali  lènto  commendar  molto  Amerigo  Velcouo  d'Ada  in  Francia ,  tre  femmine ,  Ila- 
bella  moglie  di  PierAntonio  d'Arena,  Maria  monaca  ,  &  Delia  ;  laquale  Hata  prima 
moglie  di  Francelco  d'Arena  Marchelè  d'Arena ,  fu  poi  maritata  a  Francelco  Bisballo 
Conte  di  Briatico  donna  di  marauigliofè  bellezze  .  De  mafchi  Ferrante  primogenito 
fu  quelli ,  che  per  la  perlòna  di  Violante  Sanfèuerina  fìia  moglie  figliuola  del  Conte  la- 

E  copo,di  cui  lì  è  parlatOjgenerò  il  prefènte  Conte  Gio:  Iacopo  ilquale  hoggi  viue ,  con  gli 
altri  figliuoli ,  che  lòno  nell'albero ,  Se  vna  femmina  detta  Aurelia  :  laquale  ellèndo  fia- 
ta moglie  di  Don  Galparro  Toraldo  lì  morì  elTendo  ancor  molto  giouane . 

!De  signori  della  Caìuera  j  &  de  hdronidi  San  Vonato ,  CSt*  lorfucce(?ort , 

Ella  à  dir  de  fratelli  di  Ruggieri  quarto  Conte  di  Tricarico,  de  nomi  de  quali  ma- 
no è  à  me  noto  in  fuor  quello  di  Ercole  ;  ma  che  egli  hauellè  hauuto  più  fratelli , 
i'ifloria  del  Duca  di  Monteleone  apertamente  il  dimoflra:  percioche  doue  parla 
de  fìgnori  delia  cafà ,  che  prefèro  l'arme  per  opporfi  al  Re  Ladislao  dice  coli .  Li  Sanlè- 

làuerini 


R 


UUCA    Ui 

Som/n.t. 


Cio:Berar 
dmo  DU- 
CA ài  Som 
muli. 


Gio-.^n- 

tomo . 


Cioudnnt. 


Conti  del- 
la. Safona 


3^ 


DELLA     FA:MIGLIA 


Srccle  Jt~ 
gnor  àiÌLA 
caluera. 


K^ntonel 
lo. 

ercole  ft- 
gnor  Jellx 
Caluer4. 

FrAncefc» 
haron  dt 
San  Z»»-> 
me». 


Marcati' 
tomo  baro 
di  idn  Do 
tutta. 


Scrarln 


>ì  ueiinefchi  furo  quelli  m.  Vgo ,  &  vn  Tuo  figlio .  Il  Ducd,  d'Amalfi ,  &  cinque  figli .  Più  A 
di  iotro  doue  knue  de  i  caualieri , i  quali  accompagnarono  Giouanna  lòrella del  R.c  La^ 
dislao ,  elle  andaua  à  marito  al  Duca  d'Auilna  ;  il  clic  tu  l'anno  140^.  dice  in  quello 
j  >  modo  .     Con  la  (òrella  andaro  il  Duca  di  Venoià  con  quattro  figli  ;  il  Duca  d'Atri ,  & 
quel  che  fegiie  .  Succeduta  la  morte  del  Duca ,  <2c  degli  altri  Sanlcuerini ,  &  hauendo  il 
Re  lalciaro  airallèdio  di  Taranto  il  Duca  d'Atri ,  via  il  già  detto  icrirtore  quelle  lilei- 
j  >  ie  parole ,  inrendendo  del  Re .  Et  perche  Taranto  non  era  da  pigliarli  per  forza ,  lakiò 
»  )  capitano  neli'aircdio  il  Duca  d'Atri  con  vna  bella  banda  di  gente  d'arme,  &  ogni  dì  cor- 
7 }  reuano  imo  alle  porte  di  Taranto  ,  &  icaramuzzauano    fieramente  ,  che  dentro  ci 
9f  erano  tutti  li  figli  del  Duca  di  Venoià  ,  &  altri  Sanièuerineichi  .     Vedeiì  dun- 
que che  Ruggieri  non  fu  vnico  al  padre ,  ma  che  egli  hebbe  di  molti  fratelli  ;  la  qual  di-  g 
iigenza  non  è  fuor  di  propofito  da  me  Hata  impiegata.  Machevno  de  iùoi  fratelh 
hauelle  hauuro  nome  Èrcole ,  le  ne  vede  vna  icrirtura  d'Antonio  Sanfèuerino  Duca  di 
San  Marco ,  &  Conte  di  Tricarico ,  di  Chiaramonre ,  d'Àltomonte ,  &  di  Curigliano , 
{otto  la  data  del  primo  d'Aprile  dei  i448.inSeniri .  Nella  quale  concede  al  magnifico 
Ercole  Sanfeuerino  iuo  honorando  zio  (  dice  propriamente  patruo  )  licenza  di  caccia- 
re nel  tenitorio  di  San  Martino ,  onde  e'  non  e  dubbio ,  che  f lille  fratello  di  ivio  padre. 
Chiunque  di  quella  icrirtura  dubitallè  ei  la  può  veder  chiaramente  che  i\  fèrba  appreflb 
i  [:>aroni  di  San  Donato  .     Hebbe  collui  per  moglie  Gilia  di  Calabra  (ignora  del  feudo 
della  Caluera  ;  ilche  penfcritturadel  148^.  manifellamente  appariice  :  per  la  quale  ella 
rifiuta  il  feudo  iuo  della  Caluera  à  Ercole  fùo  nipote  nato  di  Antonello  comune  iìgUuo- 
io  di  lei  j  èz  del  primo  Ercole  fuo  marito  .    Di  quello  fecondo  Ercole  ;  onde  naicono  ^ 
turrauia  quelli  della  Caluera ,  &  di  Francelco  lùo  fratello ,  di  cui  cleono  1  baroni  di  San 
Donato  hoioveduro  fcntrura  del  15-17.  llipulata  in  Fiumefreddo  lòtto  il  di  i>di 
fettembre  :  per  laquale  Alfonlò  Sanièuerino  lìgnor  della  terra  di  Fiumciicddo,  &  della 
baronia  di  San  Chirico  ;  &  luogotenente  di  Pierantonio  Principe  di  Biiìgnano,  &  Duca 
di  San  Marco  fa  fede  ;  lì  come  Ercole  Sanièuerino  pofiiìede  il  feudo  di  Giannuzzo  nella 
terra  di  Senili  conceduto  àGiouanni  Mercatante  padre  leggitrimo  d'Ippolita  moglie 
del  già  detto  Ercole  ,6c  che  il  detto  Ercole  era  (èco  congiunto  di  parentado;  fono  le 
proprie  parole ,  Sanguine  nobis  lungi  tur .  Racconta  lìmìimente ,  che  Francelco  fratel- 
lo carnale  di  detto  Ercole  è  huomo  valorofò ,  &  che  durò  fatica ,  &  li  trauagliò  molto 
per  la  ricuperation  dello  flato  del  detto  Principe .  Dice  che  è  barone  di  San  Donato ,  &;  D 
di  Policallrello ,  &  che  perefTer  l'antiche  fcritture  fìnarrite  hauea  voluto ,  che  delle  det- 
te cole  le  ne  pigliaflè  informatione  per  l'auditore  di  detto  Principe  chiamato  Pietro 
d  Elia  .     Ma  oltre  à  ciò  l'anno  i  5  ?  5".  l'illeffo  Principe  Pierantonio  dopo  hauer  rac- 
contato il  valore  di  Marcantonio  Sanfeuerino  fùo  parente  in  difender  Taranto  :  ilquale 
è  figliuolo  di  Francelco ,  gli  dona  il  remtorio  chiamato  delle  Calè  della  corte .  Ne  veg- 
go altre  fcritture  di  quelli  lìgnori  :  fé  non  che  il  prelènte  Principe  Berardino  fàppiendo 
l'imprefà  che  10  reneua  alle  mani  di  fcriuere  delle  famiglie  Napoletane ,  mi  fcrifie  l'an- 
no 1 5-7 1 .  di  Giulianoua  lòtto  la  data  de  24  d'aprile  la  lettera  che.fègue ,  la  quale  porr.i 
fine  à  quello  trattato . 

Benché  10  non  habbia  altrimenti  conofcenza  di  V.  S.  altro  che  per  l'honorata  fama  £ 
del  le  lue  hngular  virtù,  nondimeno  hauendomiil  Signor  Berardino  Sanièuerino  mio 
parente  fatto  à  fapere ,  che  ìé  fra  l'altre  fatiche  che  fa  nel  comporre  il  libro  dell'antiche 
famiglie  di  quello  regno ,  ha  prefò  anco  penfiero  di  fcriuere  quella  della  cafà  mia  San- 
feucrina ,  vengo  con  quella  à  ringratiarnela  molto  ;  lì  come  ficcio  con  tutto  l'animo, 
de  pei  che  conolco  che  quello  procede  da  pronta ,  &  amoreuole  volunta  ci  porta ,  ì'af- 
fecuro  che  non  fòlo  le  ne  rellarò  con  obligo ,  ma  procurerò  di  farli  chiaramente  co- 
nolcere ,  che  quella  fùa  fatica  non  farà  lènza  riportarne  quella  graritudine ,  &  fòdisfat- 
tione ,  che  li  richiede,  e  perciò  la  prego  à  nò  mancare  di  quella  fùa  lodeuole,&  honorara 
imprela ,  &  accioche  io  non  manchi  al  debito  mio,  la  prego ,  che  lì  come  è  ragioneuole 

voglia 


SANSEVERINA. 


37 


A  voglia  parimente  includere  nella  dcfcrirrione  di  detta  mia  famiglia  la  cai^ ,  &  difcenden 
za  del  Signor  Pietro  Antonio  Sanfèuerino  Barone  di  Santo  Donato,&  Policallrello  :  dal 
(jUcìlc  lono  dilcell  il  Signor  Scipione.Signor  Berardino,&  Signor  Ccfàre  Sàfèucnni  miei 
parenti ,  i  quali  per  legittima  iucceOione  mi  iòno  congiunti  in  grado  di  parentado,!]  co- 
me io  iòno  non  fòlo  intormato  dal  Signor  Gio. Antonio  Sanfèuerino,  &  da  altri  paren  - 
ti  miei;  ma  ho  parimente  villo  per  1  antiche  fcritrure  &  priuilegi  de  miei  lilullnilimi  pre 
deceffori,  per  h  quali  potrà  V.S.parnculcirmcnte  vedere  cfler  cofì.di  che  io  iòno  rimailo 
contentiflimo,&  {òdisf-atto,giachc  l'honoiate  qualità  delli  fìiddetti  Signori  miei  paren. 
ti  mentano  queiloA'  ogni  altro  honoreuol  gradorcon  che  eflendo  {ìcuro,che  non  man- 
cherad  attendere  à  quella  impreia,non  diro  più,  Col  che  me  gli  raccomando ,  &:  offero 

^  ièmpre  in  ogni  {'uà  occorrenza ,  che  Nolho  Signor  Dio  la  contenti ,  di  Giulia  noua  à 
xxiiij  d'Aprile  1571.  Al  icruitio  di  V.S.  Il  Principe  di  Biiìgnano, 

^uuerf.m enti  interno  eletta  famigì'u . 

EG  L I  è  difficilcoià  il  pò  ter  fi  talhor  liberare  non  che  de  gli  errori  delle  ftam.pe,ma  di 
color,che  trafcriuono .  A  carte  7.D.oue  dice  Ruggieri  Sanfèucrino  Signor  di  Marti 
rane,  dee  dire  Pietro,  elTendod  Io  Icrlttore  abbagliato  per  hauer  poco  innazi  fcritto 
Ruggieri  primo  Re  di  SiciIia.Acar.  i  i.E.in  luogo  di  Daniello  Orfino  li  dee  riporre  Peli- 
ce.hauendo  prelò  l'un  fratello  per  l'altro  .  Che  chi  volelle  veder  i  miei  originali,  trouer- 
rebbe  fcrirto  in  quel  modo.Sonoui  ancora  tatti  de  gli  altri  errori,come  il  mettere  inpo- 
ihlla  Ruggieri  Conte  d'Auellino,che  per  non  elfer  Sanièuerinojnon  vi  s'haueua  a  mette 
^  re,  il  che  è  fìmilmente  à  car.7  D.EtiI  non  hauer  melTo  in  pollilla  à  car. i ^. A.  Antonio 
Conte  di  Tricarico  quinto  .  Delle  quah  colè  benché  leggieri  ho  voluto  far  mentione, 
veggendojche  alcuni  d'ogni  tulcelio  di  paglia^che  fi  attrauerlàloro  fra  piedi,fanno  fi  gra 
romore,  che  è  co  fa  noiofa  ad  vdirli.  Auuertifcefì,  che  quel  che  dice  il  Fazcllo  di  Ruggieri 
SanfèuerinoCóte  di  Mariico  intorno  l'anno  i  2^j>  iìgliuol  di  Tommafo ,  io  non  veggo 
come  proceda,  trouando  incjueli'anno  come  à  ca-.f>.D.fi  dilTe  conte  di  Marlico  ellèr  To- 
maio, &  Ruggieri  ben  che  fìio  figliuolo  nondimeno  non  iòlo  non  eiTer  primogeiiiro^an- 
zi  l'ultimo  natogli  della  feconda  moglie. 

DELLA     FAMIGLIA     CLIGNETTA. 

CLIGNETTI,  dalla  cui  famigliapafsò  nella  caia  Sanfèuerina  la  il- 
gnoria  di  Caiazzo  douertono  elìer  Franceiì.  Nel  libro  delle  rimunerario 
ni,  che  fece  il  Re  Carlo  primo,  fi  vede;  che  cfTendo  egli  l'anno  1270  in 
Melfi ,  dona  à  2  <j  di  fctrembre  la  città  di  Caiazzo  infìeme  col  calvello, 
tallìita  per  1 60  oncie  d'entrata  à  Guglielmo  Clignetto.  Giouanni  iìio  fi- 
gliuolo rrouadofì  t^\  l'anno  i  2  84  nel  campo  intorno  à  Nicotera,ordina  il  Re,che  egli 
lia  fouuenuto  da  gli  huomini  di  Caiazzo  fuoi  valfalli .  A  colì:ui,&  à  Margherita  Stendar 
da  figliuola  di  Guglielmo  iiia  moglie  comanda  il  Re  Carlo  IL  che  le  40  oncie  annue  a 
ciafcuno  di  loro  promeilè ,  &  che  già  fi  erano  altre  volte  pagate ,  cheli  debbano  in  ogni 
modo  in  ciafcuno  anno  interamente  pagare .  Qjielli  agcuolmente  farà  llato  auolo  di 
£  Margherita,chc  fu  moglie  d'Antonio  quarto  Cote  di  Marfico,colì  chiamata  per  auuétu 
ra  dal  nome  dell'auola  Stendarda,onde  li  caua  per  ipatio  di  5  00  anni  la  città  di  Cawzzo 
nò  da  altre  famiglie  ellcre  ibta  pofiedutajche  da  Clignetti,da  Saièuerini,&:  da  Roflì,chc 
hoggi  la  polTeggonoaie  quali  pafso  per  la  plòna  di  Maddalena  figliuola  di  Ruberto  Am 
brofìo  vltuno  Conte  e  Sig.di  Caiazzo  del  lànguc  Sanfèucrino ,  come  a  fùo  luogo  fi  diilè. 
DELLA  FAMIGLIA  POLLICENA. 

ICE  Giouan  Villani  nel  icrrimo  libr.  à  cap.  58  .  della  fìia  hilloria, 
che  Papa  Martino  4.  detto  prima  M .  Simone  dal  Torfò  di  Francia 
fu  di  vile  natione  ,  ma  molto  fu  magnanimo  ,  &  di  gran  cuore  ne 
fatti  della  Chicfà,  &  qucichc  fègue  .     Di  vna  folcila  di  ctìilui,  per 

D  C[ucU 


,.  ^  / 

PttTdntf 
nio  barm 
di  Santa 
Donato. 

Sditene 
tarene  it 
santo  £>f 
pat». 


Gullelm» 
Signor  Ji 

Cioua/itii 
signor   Ji 


JH*Tghm 
$4  Sigmis 


oUori- 

.tro  (7f- 
ntrale  del 
Regno   di 

Oicrtifi- 

Um. 


CifJreSt . 


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fdippe  Co 


(  et  e  di  CU 
rigltam. 


filippt 
Cufite  4' 
^  Uomo 

viic!!a,et 


58  DELLA  FAMIGLIA  SANGVINETA, 

tjLicI  cke  ncirarchbio  (ì  ved  *,  nacc^ae  OiJod-  Polliceno ,  (e  nobiIe,G  ignobile  io  non  fr>.  ^ 
ma  del  quale  il  Re  Cario  primo ,  di  ei.ii  il  Pan  i,corne  il  Villani  nel  g;a  aiiegaro  i-iogo  di  - 
,ce,era  molto  amico ,  renne  -^ran  conto  :  pere  .oche  per  itcritrura  dd  i  2  64.  viuente  il  zi  \ 
egli  il  veue,che  è  b  ìlio  &  Vicario  genera!^  n  !  rei^no  di  Gieruialem .  ma  ne  per  morred-l 
zio,ne dell'illefFo  Re  Carlo  m i-icò  1!  faaore di  Oido,veggedoiì  per  priailegio  del  i  2 8  > 
da  Carlo  i  i  .eirergìi  donaro  O-bani  buona,  &  vrii  Cirrà  in  terra  d'Otranto,  fa  ancora  ;ì- 
gnor  d'Anglone,&  di  Ciienzaj'e  q  lali  terre  dette  n-rdora  ad  A'-jaefj  (ìia  figliuola  m  irita 
raà  Landolfo  d'Aquino.  Falli  ancora  in  quelli  tempi  mentionediGoifredo  di  Polli- 
cene prouuediror  di  tutte  le  toi  rezze  di  S;cilia;  ma  nò  allignò  lungo  tempo  la  progenie 
d'Oddo  nel  regno,percioche  lì  (penle  in  Filipperto  fuo  figìÌL-olo;il  quale llato  manto  di 
Sueua  d'Auezzanojche  Ki  poi  moglie  di  Toi"iiiBa(ò  Sanièuermo  fecondo  Conte  di  Mar'ì  q 
co;  li  morì  lènza  [jglmoli , 

DELLA  FAMIGLIA  SANGVI?nETA 

Sanguineti  io  fono  indotto  a  credere  che  iieno  più  rollo  Italiani  ,che  Fran- 

cefi. Il  priiiìo  di  cui  io  truoui  métione,  è  Ruggieri,  chiamato  dal  Re  Carlo 

primo  huoino  nobile,il  cui  titolo  a  ninno  in  que  tempi  li  daua,chc  a  ligi^^o 

:i  ik.  baroni  d'alto  legnrggioonde  nelle  rlmunerationi  di  quel  PJc  pDc'hi  Ij 


veggono  legnati  di  quella  honoranza.  Fu  per  quel  ch'io  veggo  per  ifcritra 
re  del  I  2j?2.fignordiSaguincto,&:diBeluedere,&  giuititianodi  Valle  di  Grate,  ma  bel 
la  lopra  rutto  e  quella  meir.oria,  che  di  lui  fa  il  Fazellonl  quale  dice  che  elTendo  due  fìioi 
Hgliuoli  in  poter  di  Iacopo  Redi  Sicilia:  il  quale  battendo  Beluederedifeiòda  Ruggieri 
lor  padre,  era  da  trabocchi  &c  da  altre  machine  di  denrro  tìeraméte  trauagliato,  deliberò  G 
di  eiporre  a  colpi  dell'artiglierie  legati  ad  vn  palo  i  lìglmolidi  Ruggieri,  ma  egli  prepone 
do  alla  paterna  charità  il  ieruigio  dei  ino  fignoi-e,er  per  quello  di  trarre  nò  retìnado,  veci 
fé  vn  de  propri]  figlmoli,&  li  valoiolamére  fi  portó,che  il  Re  fu  collretto  partirfi  dall'ai-. 
{èdio.il  quale  della  lingolar  tede,et  virtù  del  nimico  tatto  amatore,  data  al  morto  figlino 
Io  del  nimico  honoieuole  lèpoltura,raItro  libero  à  cala  gliele  mandò:  Hebbe  quelli,o  al- 
cun'altro  luo  fratello  nome  Filippo  ;  dal  Villani  nel  principio  del  x.  lib.  detto  per  errore 
di  San  Ginnetto ,  volendo  dir  diSanguineto.  li  come  a  capi  48.  del  medelimo  libro,ouc 
il  chiama  figliuolo  del  Conte  di  Catanzano  di  Calauria .  percioche  Catanzaro  ,&  al- 
inola &  molti  anni  prima ,  &  dopo  di  quello  tcpo  era  polfeduto  da  Rulli,  ma  fu  ben  cv;li 
il  come  il  Villani  nel  luogo  vlrimamenre  addotto  racconta  da  Carlo  Duca  di  Calauria 
l'anno  1527.  lalciato  per  luo  Capirano,&:  luogotenente  co  1 000  caualieri  di  gente  d'ar 
me  in  Firenze.Nel  qual  gouerno  perlèuerando,prele  l'anno  lèguente  a  2  8.  di  gennaio  Pi 
iloia,&  a  1 6"  di  lettembre  dell'anno  medefimo  Carmignano. l'anno  M  5  2  per  lamedeli- 
ma  illoria  apparilce,  lui  eller  lìnilcalco  di  Prouenza  &  hauer  prelo  l'arme  per  la  venuta 
di  Gio:Re  di  Boemia  in  Auignone:le  quali  per  ordine  del  Papa  lubitamete  depofè.E  colà 
certa  ma  in  qual'anno  io  non  lò;lui  ellae  llato  fatto  dal  Re  Ruberto  Conte  d'Altomon 
te,eireie  ilato  padre  di  Ruggieri,che  morì  innanzi  a  lui,&:  auolo  di  Filippo,  ilquale  fan- 
fio  1 545'  prende  per  moglie  Ilaria  Sanlèuerina.ma  io  nò  lo  però,  le  Filippo  nalca  di  Rug 
gieri  ò  d'altro  fuo  figliuolo;  il  qual  dubbio  nalce  dal  veder  Ruggieri  eller  Conte  di  Curi  £ 
gliano  et  nò  effer  poi  quel  titolo  cótinuato  inFilippo.delqual  Ruggieri  Góte  diCuriglia 
no  nò  lolo  il  Fazello  fa  métione:ma  ne  rruouo  io  frittura  nell'archiuio  dell'anno  m  ?  8. 
Non  veggo  nafcer  figliuoli  malchi  di  Filippo  &  d'Ilaria  ;  ma  lòtto  l'anno  i  :;  8  2  truouo 
farli  menrione  di  lor  due  figliuole  Couella,&  Antonella,&:  percioche  l'anno  1 448  Anto 
nio  Sanfèuerino  Duca  di  fan  Marco,^  Conte  di  Tricanco  fra  gl'altri  titoli  s'intitola  an- 
che Conte  d' Altomontej&:  coli  Ruggieri  fuo  padre.quindi  10  auuifò  il  già  detto  Ruggie 
fi  efier  nato  da  alcuna  di  quelle  due  figliuole,&  in  quella  guifà  il  contado  d'Altomóreda 
Saguineti  efièr  pafl'ato  neSafèuerini.  Truouo  bene  Couella  Ruffa  lòtto  titolo  di  Cótelfa 
d'Altomòteinteruenir  l'anno  1445  nel  parlaméto  d'Alfonlò,il  che  in  che  modo  jf  ceda 
(\  vedrebbe  ageuolmente  da  chi  rotelle  mterainére  v?dcr  natte  le  Icrirture  di  (^ue  teinpi , 


Porfiaiiona/, 


"/  D.C  c/are^,    /È>-Ti-  otatiS\ 


//'  ,D-Cc5arf. 


40 


DELLA  FAMIGLIA  CAVANIGLIA. 


^^^gj  E  la  fatica ,  laquale  io  hora  prendo ,  da  alcuno  innanzi  à  me  foflè 


ilata  pieJ[à,molte  cofè  veramente:  le  quali  hora  ci  fono  olcure,{à 
rebbon  cliiariflime,  &  i  Napoletani  :  i  quali  come  Ippia  de  Lace- 
demoni diceua  deli' vdir  raccontar  i  legnaggi  de  gli  Heroi ,  &  de 
gl'huomini  grandi  hanno  vaghezza,molto  più  compiuto,  &  in- 
tero diletto  da  quell'opera  trarrebbono ,  che  hora  non  fanno. 
ìi  PC  "' 


Ma  {e  in  coià  alcuna  gli  pofliamo  men  (od isfare,quella  è  nelle  fa 
miglie ,  che  con  gli  Re  Aragonefi  ci  vennero  :  percioche  non  di 
fèndo  per  hora  mia  intentioned'vfcir  de  termini  d'Italia,  &  quelle  famiglie  eflèndodi  o 
poco  tempo  venute ,  onde  per  io  più  fra  Io  {patio  di  lei  età  Ci  rinchiuggono  non  par  che 
ai  il  corta ,  &  breue  origine  à  defideroh  dell'antiquità polla  gra  fatto  vna  già  dilettione 
jpemenire.non  dimeno  a  noi,(è  non  vogliamo  fiuoleggiare,non  è  dato  il  palfar  quelli  co 
nni,&  eglino  dourebberlì  contenrarcjche  con  quelli  principij  quali  elli  Ci  lìano/i  tolga  al 
meno  per  l'auuenire  à  poAeri  di  tenebre,&  d'oicurità;  veggendo  per  ilperienza  quanto  a 
noi  fia  conuenuto  fudare  per  rinuenire  le  prime  lèi  età  di  coloro:  i  quali  co  Re  Franzell 
yenner  ad  nollro  reame;  ellèndo  le  altre  lèi  età  come  più  vicine  meno  noiofc  à  trouarlì. 

%>i  Von  Carzia  Conte  di  Troia  L 

Dico  adunque  che  fra  gl'altri  caualieri,  che  meno  con  fèco  il  Re  Alfon{c):quado  ven 
ne  all'acquilo  di  Napoli ,  fu  Don  Garzia  Cauaniglia  di  natione  Valentiano ,  &  la  C 
cui  famiglia, fecondo  mi  vien  riferitole  ancor  hoggi  in  Ifpagna.  Anzi  trouiamo  nel 
Tanno  i  5 1 1  Don  Geronimo  Cauaniglia  ellère  flato  ambafciadore  di  Ferdinando  Re  d* 
Aragona  appreflb  il  Re  di  Francia,come  ne  fa  mentione  il  Guicciardini  nel  decimo  libro 
delle  fùe  illorie.  Ma  chi,  &z  quale  huomo  Don  Garzia  Ci  foffe,  &  in  che  colà  il  Re  l'adope 
ralle  ageuolinente  fi  comprenderà  da  luoghi:i  quali  addurremo  dall'illoria  di  Bartolom- 
j,  meo  Facio:  ilquale  nel  libro  fettimo  cosi  dice.  In  quello  tempo  D.Garzia  Cauaniglia  ca- 
j,  ualiere  Spagnuolo:  huomo  oltre  l'arre  della  guerra  di  grande  moderatione,&  virtù:ilqua 
,,  le  hauea  il  Re  lafciato  con  parte  della  caualleria  à  Montefufcolo  ;  accioche  dal  paefè  di 
„  Beneuento  forte  alcuna  di  vettouaglia  nel  campo  di  nimici  non  fi  portafle,  per  mezzo  di  p. 
„  Pietro  Squacquarain  quella  guilà  s'infignori  del  callello  di  Beneuéto.Trouauafi  callella 
j,  no  della  fortezza  vno:  il  quale  era  patrigno  di  Pietro,collui  llimandoDon  Garzia  douer 
„  ellèr  a  Pietro  per  rifpctto  della  madre  fedele,  incominciò  di  nafcollo  à  farlo  fòllecitare 
j,  grandinimi  doni  promettendogli,pur  che  di  rédere  il  callello  al  Re  fi  difponefle,&:  à  ciò 
p,  ottimamente  difpollo, venuto  il  di  determinato,  fùbito  fi  trouarono  fotto  la  fortezza  le 
»  genti  di  Don  Garziarle  quali  tacitamente  introdotte  da  Pietro  fu  per  le  leale ,  &  meflè  le 
j,  mani  addoflo  à  guardiani,fènza  niuna  fatica  occupare  la  rocca.  Il  che  rollo  che  lenti  Do 
j,  Garzia: il  quale  non  lungi  dal  luogo  s'era  pollo  in  aguato,  auuiatoli  lìibitamente  innanzi 
j,  con  tutte  le  genti,ch'egli  hauea,(ì  fermò  alquanto  lòtto  il  callello,minacciàdo  di  metter 
j,  fubitamente  la  Città  à  fàcco  fé  ella  non  fi  rendeua,di  che  sbigottiti  grandemente  i  Bene- 
j,  uentani,non  rimanendo  loro  fperanza  alcuna  da  poterli  difendere,  fi  refèro  fènza  batta-  E 
,y  gii^A  nceuettcr  détro  il  prefidio  del  Re:  il  quale  lieto  oltre  modo  di  quella  nouella,ven 
„  ne  poi  egli  Hello  à  Beneuento,  &  in  brieue  tra  per  forza ,  &  volentieri  riacquillò  tutte  le 
^,  vicine  callella,&;  città  il  che  accadde  l'anno  1 44 1 .  Ottenne  Don  Garzia  in  remuneratio 
ne  di  tanto  f  èruigio  fatto  ad  Alfonfò  il  contado  di  Troia.  Onde  fi  vede  che  nel  parlamen 
to  celebrato  due  anni  dopo  egli  v'interuiene  come  Conte  di  Troia.Nel  conciane  d'Euge 
nio  quarto:  il  qual  mori  l'anno  i447.dal  qual  conciane  vfci  Papa  Niccolo  V.fèntendo  il 
Re  che  i  baroni  Romani  cercauano  d'impedire  la  libera  creation  del  pontefice,  madò  ain 
bafciadori  al  collegio  de  cardinali  Marino  Caracciolo ,  Gio:Antonio  Orlino,  Dò  Garzia 
Cauaniglia,  &  Carrafello  Carrafa  fi  per  attrillarfi  con  efTo  loro  in  fùo  nome  della  morte 
d  £ugenio,6c  fi  per  confortarli  à  llar  di  buono  animo:peroche  e^li  era  apparecchiato  co 

Tarme 


e  A  V  A  N  I  G  L  I  A.  4it 

A  l'arme  in  mano  ad  opporfì  córra  chiunque  voleflè  trauagliargli.Onde  io  mi  do  Icggiemié 
te  ad  inrencicre,nó  fenza  cagione  eiler  Don  Garzia  dal  Fario  llaro  chiamare  huomo  olrri^ 
la  prarica  della  guerra,di  giade  mcderarionc,  &;  virrù:  quado  douea  eilèr  egli  pei  Iona  nò 
tncno  arra  alle  barraglie,&  à  carichi  militari ,  che  all'opere  della  pace ,  poiché  lì  vede. da 
quello  accortilhmo  priiicine^operaro  no  meno  nell'vno  meliier,che  neiralrro.Nella  gue; 
ra  de  f  iorérini,corra  i  quali  màdò  il  Re  Altonfo  l'anno  145"  2  Ferdinado  fiio  hgliuolo,  di 
ce  li  medelimo  Fano ,  che  il  Re  olrre  Federigo  Duca  d' Vrbino,  &  Aueilò,  &c  Napoleone 
Orlini  cap^rani  foreilieri^diede  al  figliuolo  de  iìioi  Antonio  CaIdora,LeonelloAccroc6ra 
mura,D.o  Garzia  Cauaniglia,&:  Orlo  Ordno.Nellaqual  guerra  vlrimamére  egli  mori,  co 

♦5  me  d'vn  priuilegio  li  trahe  farro  dal  Re  Ferdinando  à  Dò  Diego  iùo  figliuolo,  il  quale  pò 
Icia  addurremo,il  che  confcima  anco  l'hilìioria  del  Duca  di  Monrelcone  .  Ma  il  ilio  cor- 
po tii  condotto  à  Troia  al  monalleio  di  San  Franceico,  &  quiui  fu  lèppcUito. 

Vi  VonCmttnni  Come  Jt  Troia  I/,  :   :•  T" A 

<À 

DI  Don  Giouanniji!  quale  come  primogenito  fìicccdcrrc  al  conrado ,  non  G  fa  alcu- 
na menrione  nella  guerra  del  Duca  Giouanni  <crirradal  Ponrano,  pciciochc  lecpri 
do  apparilce  dall'eràjegli  doueua  in  quel  rempo  cfTcr  mo'ro  giouancrro ,  ben  lì  ve- 
de che  Troia  gl'era  liira  occupata  da  Giouanni  Colcia  ;  ilquale  da  Renare  tu  inrlrolaro 
Come  di  Troia,come  che  efTendo  le  colè  degli  Angioini  intclicemére  riukire  tolF:  Tro- 
ia dopo  la  virroria  acquiitara  da  Ferdinando  di  nuouo  riroinara  à  Cauanigli .  Morì.  -^11 
^  non  molro  dopo  il  fine  di  quella  guerra ,  lènza  haucr  hauuro  moglie ,  la  cui  fcpolriu  d  di 
bianchiHìmo  marmo  lì  vede  hoggi  a  Monre  Oliuero  nella  cappella  de  Cauan'gli  iicd  lo 
lo  con  l'armi  della  Famiglia,  maenamdioconriiTprclà  dell'ale  leeondo  habbiani  farro 
intagliare  nell'albero .  Er  le  parole  in  derro  lèpolcro  ferir  re  fon  quelle .  I O  A  N  N  E  S 
DE  CABANELLIS  TROIAE  COMES  FATI  ACERBITATE 
LVCTVS  PERPETVVS  Q^VIBVS  MERITO  MAXIMA  ERAf 
SPES  OBIIT  ANNO  M  CCCCLXXIII.  VIXIT  ANNOS  XXXi 

2?»  Don  Vie^o  (onte  di  Troia  terzo, &•  di  ."Hunteìlaprirno . 

SVccedette  à  Do  Giouanni  il  Tuo  fratello  Don  Diego,di  cui  fi  dice  efTendo  egli  molto 
bello,&:  gentil  caualiere  effer  per  la  fìia  bellezza  llato  affai  caro  ad  alcuna  delle  fìgliuo 
le  del  Re  Ferdinando .  Fu  l'anno  1 477  a  2  o  di  maggio  farro  dal  già  derro  Re  Con- 
te  di  Morella  &  egli  vnì  col  detto  córado  la  terra  di  Bagnuolo,  2c  di  Caffano;il  ciie  il  Re 
gli  concedette  coli  \n  remunerarione ,  come  m  parte  d'alcuni  denari  ;  1  qu.ili  hauea  il  Ré 
già  hauuti  (dice  il  priuilegio)  à  fpeclabili,  &  magnif  co  quondam  viro  G.irzia  de  Caba-  ^» 
nelliscomiteTroix;  qui  ineiufaemdomimiegispatris  noltriferuirijshdelircracilrenu^  •" 
militando  occubuit .  Ma  non  intendendo  egli  verfò  il  fèruigio  dei  Re  fuo  iignore  d'effer  '' 

la 

!  ginocchio ,  di  quel  colpo  iui  a  pochi  dì  [i  morì,  &:  funne  il  fuo  corpoj 
£  portato  a  Montella,  ma  non  lènza  qualche  fòfpctro  d'effergli  Ibra  auuclenara  la  piagge 

f)er comandamento d'Alfonfò DucadiCalauria, àcuidell'amorofe  pratiche paflare  rri 
ui,&  la  fòrella  era  alcun  fèntor  pcruenuto .  F^ebbe  Don  Diego  di  Margherita  Orlina  fi-| 
gliuoladel  Duca  di  Grauina  f ìia  moglie  due  figliuoli  DonTroiano,&:  madama  Niccolav 

*Di  7^0»  Troiano  (onte  dt  Troia  tfuayfo ,  ^  di  J^ont  ella  fecondo .  i  <^)iuìi 

FV  Don  Troiano  delle  lertere,&  de  letterati  grandemente  amatore.Talche  Giouanni 
Cotra,i  cui  verfì  nel  libro  de  icinque  poeti  illulki  furon  raccolri,  lungo  tempo  nelU 
f ìia  cafà  fi  riparò.  Quindi  è  che  egli  fcriffe  quegli  bellilTimi  Endecafiilabi  in  lode  dei. 
fiume  Calore ,  &  i^zt  dolce ,  &  honorata  mentione  di  Montella  .  Fu  ancor  molro  ami- 
co di  Iacono  Sanazaro  .  Onde  tra  le  fìie  colè  latine  fi  vede  ,che  egli  li  dedico  i  luoi  Sh|- 
«ireIwbeMima,&  leggiadra  fopra  modo,ndia  ^uale  con  nuoua,  &;  vaga  trasbi- 


4.2  DELLA    FAMIGLIA 

màrionc  fi  mofliTa,  come  fuggendo  alcune  ninfe  b  sfrenata  lafciuia  de  satiri,  prefè-  \ 
to  lungo  la  rma  del  fiume  Sarno  l'immagine  di  quegli  arbori.Et  di  ciò  non  contendo  kn 
ne  mentione  nella  elegia  in  biafimo  de  derratrori,oue  accénando  le  hrich-,  &  i  pencoli 
paffati  nell'acquiilo,  &:  conlèruarione  delia  cittàdi  Troia,  già  alla  cala  iua  coaie  di  fopra 
la  dectOjdal  Cofcia  occupata:  coli  dice . 

Ipfè  fuas  referat  Cabanilius  ardua  Troiar 

M^nia,  &  antiquos  appula regna  lares  ^  *-'  ^-'i --^^^'i^  i'  '■>■> 

£f  oue  fa  msntioneScl  luo  natale ,  celebrando  non  {olo  lui,ma  il  paJre,  &  rauòlo  chia- 
mato da  1  ui  grande,con  poche,  ma  degne ,  oc  beile  parole  dopo  hauer  parlato  del  Duca 
d'Acri-coh  ioggiugne. 

Ipiè  autcm  haud  dubitet  Cabanilius  a£la  referrc  B 

Vel  lùa,vel  magno  iund:a  parentis  auo . 
Amiciflìmo  (opra  tutti  fu  d'Andrea  Matteo  Duca  d*Atri,onde  il  Sanazaro  in  tutti  i  due 
iòpra  allegati  luoghi  co  elfo  lui  fèmpre  l'accoppia:  ne  fu  di  lui  punto  men  trauagliato,  SC 
oppreflb  di  molti  debiti  mentre  villè.Onde  Iacopo  della  Tolfa,il  cjual  fu  poi  Conte  di  S. 
Valentino  lòleua  à  queltopropofito  motteggiando  dire ,  che  le  iìie  eran  lettere ,  &  noti 
quelle  dei  Conte  di  Montella ,  &c  del  Duca  d'Atri ,  poiché  egli  da  iccondo  genito  &  con 
cento  feudi  di  vita  militia,&  lènza  hauer  letfere,ne  abbaco,s'hauea  fatto  lèi  mila  feudi  di 
rendita,doue  il  Duca,  &  il  Còte  letferatillimi,&  di  molti  llati,&:  ricchezze  ripieni  erano 
fconciamente  impouerit i .  Per  la  qual  colà  dalla  grauezza  di  moiri  debiti  fbprafatto  gli 
conuenne  alienar  dalla  cala  il  Contado  di  Troia. Fu  nondimeno  caro  à  rutti  per  la  (ùa  pia 
ceuol  natura,&:  per  le  doti  dell'animo ,  onde  fu  il  primo  di  cala  faa,  che  f  Dlfe  amme.ib  al 
leggio  di  Nido .  Morrò  finalmente  fu  il  fuo  corpo  ripoito  nel  monallero  di  San  France- 
fco  in  Troia .  Hebbe  per  moglie  Ippolita  Carrara  figliucla d'Alberigo  Duca  d Ariano:  co 
CUI  procreò  otto  figliuoli .  Di  coitoro  le  due,che  fur  f  emine  Donna  Giulia  tu  maritata  ad 
Ai^tonio  d*Annecchino,et  Donna  Maria  àTommafò  di  Gennaro . 

55;  2?o»  'Diep  (onte  Jt  Jiionteìld  1 1 L 

DE  i  mafchi  Do  Diego  primogenito,  percioche  a  fuo  luogo  ragioneremo  de  gra!tri 
iùccedette  non  iòlo  al  contado ,  &  a  beni  paterni ,  ma  etiamdio  à  gli  iludi,  &  alla  q 
cognitiondelle  iettere.Toifè  per  moglie  Giuiliniana  di  Capoa  foiella  di  Luigi  Mar 
tino  Conte  d'AltauiIla,ma  nò  nata  della  medefima  madre-  percioche  la  Giulhniana  nac- 
que di  Aurelia  Orfina  prima  moglie  del  Conte  BartoIommeOj&r  Luigi  Martino  di  Lucre 
tia  Zurla,come  a  fuo  luogo  lì  dilfe.Del  Conte  Don  Diego  dunque,&:  della  CóteflaGiulH 
liiana  nacquero  none  figliuoli  quattro  malchi,  &:  cinque  femmine .  Di  quelle  le  quattro 
fur  monachejppoiita  alla  Sapienza,Aurelia,&  Vittoria  al  Giesù,&:  Poma  à  Santa  Maria 
d'Agnone.Ma  Cammilla  elTendo  moglie  di  Gio:  Vincenzio  di  Tocco:ii  quale  fu  poi  Co 
te  di  Montemilctto;  lì  morì  giouane ,  lènza  hauer  di  lui  procreato  figliuoli .  De  i  n  afchi 
Don  Carlo  non  mol];rò  hauer  l'animo  lontano  da  quelli  Audi:  i  quali  oltre  il  pregio  del- 
l'arme haueuano  recato  laude,&;  gloria  à  lìioi  maggiori .  Don  Pirro  è  vago  delia  caccia,  £ 
&  Don  Antonio  llato  per  vn  tempo  clerico  non  hauea  à  Ichifo  limili  elercitij .  Morì  fi- 
nalmente il  lor  padre  Don  Diego  non  hauendo  ancor  tocco  gli  anni  della  vecchiezza,  &C 
fu  (èppellito  à  Montella  nel  monailerodi  San  Francelco ,  lalciandoper  iùcceflore  nello 
iUto  Don  Troiano  fuo  primogenito . 

2)i  7)on  Troiano  Conte  di  JttonteUd  11  Ih  .... 

FV  Cola  hcreditaria  nella  cala  de  Cauanigli  il  dilettarli  àzììt  belle  Iettcrc,onde Troia- 
no di  gran  lunga  auanzò  l'abilità  dei  padre,  &  felicemente  lècondò  ai  nome  &  à  gli 
iludi  deii'auolo ,  oc  queiche  non  ièmpreauuicne  con  ia  varia  iettion  delle  colè  con- 

giuiic 


e  A  V  A  N  I  G  L  I  A.  45. 

A  giun{è  il  giudifio,!iauencIo  orrimo  giil1o,&  delle  pro{è,&  de  poemi  latini.  Fù  d'ingegno 
piaceuole,  &  manfùero>&di  natura  molto  cortefè  &  aiFabile  con  cia(cuno .  Modo  d'ho- 
nella,6:  nobile  emulatione  vcggédo  che  Dò  Troiano  Tuo  auolo  hauea  dalla  cafà  alienato 
il  Contado  di  Troia  fi  mifè  à  ricomprarlo ,  {è  non  che  auuedutoiì  tantollo  della  rouina, 
che  11  recaua  cotal  compera,con  ottimadeliberatione  prefè  partito  di  leuarlod  dalle  ma- 
ni, &  vendello  per  cinquantacinque  mila  ducati  l'anno  i  ^47  à  Luigi  Martino  Conte 
d'Altauilla  fuo  zio.  Era  Don  Troiano  per  liberar  la  Tua  cala  d'ogni  pefò,percioche  atteiè 
molto  alle  bifbgne  domeniche,  ie  quali  in  fui  fiore  de  gli  anni  fùoi  la  morte  interroncn- 
doiì, non  hauellè  ogni  fìio  honorato  difègno  troncato ,  effendo  morto  à  Montella  fènza 
hauer  a  pena  finito  :l  trentèlimo  anno  della  Tua  vita.  Hebbe  per  moglie  Cornelia  Caria- 
B  fa  figliuola  di  Federigo  Marcheiè  di  Saro  Lucido,  &  folcila  di  Mano  Arciuefcouo  di  Na 
poli,che  fu  poi  maritata  al  Conte  di  Tnuento ,  &  di  lei  generò  Don  Garzia  figliuol  ma- 
ìchiOjDonna  Gioua^ina  manrara  a  Scipione  Orlino  Conte  di  Pacenrro,&:  Diana,6c  Bea- 
trice monache . 

Vi  'Don  Cariba  Conte  di  MonteUd  XJ, 

SVccedctte  dunque  al  contado  Don  Garzia  vnico  fìio  figliuolo  r  il  quale  giouinrtto 
afiaidi  Poma  Pignatella  figliuola  di  Scipione  Marchcfe  di  Lauro  ha  generato  il  ter- 
zo Troiano,&:  forfè  de  glaltri  figliuoli .  Ma  tornando  à  fratelli  del  Conte  Don  Die- 

C  go:  i  quali  fur  cinque  dico,che  Don  Giouanni  fu  fòldato,  &  interuenne  col  Principe  Do-       r>.cwun 
ria  à  combatter  PatrafTo  come  maelì:io  di  campo,onde  di  lui  il  Giouio  nel  trétef imo  pri       "'  ry^ie^r» 
mo  libro  della  fìia  iltoriacosì  ragiona .  Non  reffe  molto  la  muraglia  alle  cannonate  ;  per-  „  '''"'"/"  • 
che  ella  per  la  vecchiezza  era  più  debole,  che  quella  di  Corone.  Il  primo  fù  Giouannifi-  „ 
gliuol  di  Troiano  Cauaniglia  maelko  del  campo,  che  fàlt o  nella  fofra,andandoli  poi  ap-  „ 
predo  il  Conte  di  Sarno  con  tre  alfieri,&  pei  co  le  più  compagnie  intere,  &  cosi  ogn'vno  „ 
a  gara  incominciò  fàlire  alla  muraglia.  Fanne  ancora  vn'alna  volta  mentione,  quando  „ 
palTato  reffercito  in  EroIia,egh  andando  con  7, 00  archibufieri  innanzi  s'accampo  in  luo- 
go commodo.  Quelli  finalmente  morto  à  cafà  lenza  hauer  hauuto  moglie  fu  lèppellito 
a  Montella.  Di  Don  Giulio  quelche  fi  foflè  auuenut o  è  la  fama  incerta  •.  percioche  vfcito      zt.cìulU. 

*^  fuori  fènza  dannai  nouella  di  fé ,  ha  falciato  in  dubbio  fé  egli  ila  ancor  morto ,  o  viuo. 
Don  Garzia  volendo  l'anno  i  p8  ;  cherefèrcitodeFranzeli  eraà  Troia  uenuto,  fnin- 
gerc  il  cauallo  addollò  a  nemici;dalla  furia  di  queIlo,il  qual  era  sboccato,trafportato,  an- 
dò à  cadere  in  vna  fofla  piena  d'acqua, oue  milèramte  arfogò  .  Di  Caterina  Gabacortagc 
nero  Don  Cefare.Qjielli  meffo  da  fanciullo  per  paggio  à  fèruigi  del  Duca  Aleflàndro  Ce^ 
guì  d  1  f eruire  il  gra  Duca  Col imo,neI  cui  fèruigio  efièndofì  ottimaméte  portato,&  hauc 
do  fèmpre  nell'occorréze  di  guerra  co  valore  &  fedelméte  militato,nó  fòlo  hebbe  da  quel  WttZii, 
grarifiìmo  principe  fòpra  ciò  carichi  honorati ,  ma  fù  da  lui  creato  caualiere  dell'ordine 
di  S.Stefano,&  hebbe  códotta  d'vna  bada  delle  fìie  fanterie.  Morto  il  gra  Duca  Cofimo, 
&  volédo  riconofcer  parimére  la  fùa  fede,  &  valore  il  gra  Duca  Francefco  gli  die  no  è  an 

E    cor  mollo  tempo  paflàto  vna  compagnia  di  caualli.  Don  Celare  diLucretia  di  Monralto      D.ctf.tre. 
generò  i  figl  iuoIi;i  quali  nell'albero  fi  veggono,  il  primo  de  quali  Don  Marcello  di  Liuia      ^^^ 
Carrafa  è  ancor  egli  padre  di  più  figliuoli .  Dò  Andronico  Barone  di  Mirabello  prefè  per      teli» . 
nDoglie  Mercuria  di  Geiinaro,&  ancor  egli  ha  più  d'vn  figliuolo.di  modo,che  facilmente      ^  •  .^'»- 
ìì  può  augurare  douer  in  brieue  tempo  la  famiglia  Cauaniglia  in  più  rami  dillenderfi ,  &c      ^''""l"  ^* 
del  feme  Spagnuolo  andar  tur rauia germogliando  l'italiane  propagini.In  quella  gmfà  fifa      r^ekt. 
rebbe  ageuolmente  conofciuto  molti  di  noi,&  da  Gotti,&:  da  Longobardi  eflcr  di{cefì,co 
me  leggier  cofàèjche  molti  de  gli  Alemaiini,&  degli  Spagnuoli  huomini,&:  dell'altre  na 
rioni  da  gl'Italiani  f  lano  flati  procreati;  la  qual  cognitione  quando  ad  alcun'altra  colà  no 
giouaff?,  farebbe  lenzaalcun  fallo  a  quello  gioueuole  di  tener  vnite,  &  in  amor  congiun 
ce  le  Chi'ÙbaTiw  |)roiuncic.Ne  quella  iiobilca  iòpra (Quella,  ne  quella iòpra  quella  ceriebbc 

D    4        e^go* 


t}.G*r^é 


rtn  di  Mv 


^  DELLAFAMIGLIA 

orgoglio  di  maggioranza,  poiché  non  fòle  gli  Spagnuoli  Gheuari,Auali,CauanigIi,Car-  j\ 
dini,Sci(cari,Aierbi,&:  alrri  molti  ion  brti  Napoletani,  ma  &  i  Salernitani Procidi ,  &  a 
tempi  più  viciniji  Genouefi  Colombi,&:  i  Fiorentini  Neri  fono  Spagnuoli  diuenuri  :  la- 
qual  colà  non  Iblo  à  tempi  noltri ,  ò  a  fècoli  à  quelli  vicini  fi  vede  eilèr  lìicceduta ,  ma 
etiamdio  in  era  remotillime,&  lontane  da  quelle ,  come  de  Balbi  lì  legge  :  i  quali  di  Spa- 
gna v{citi,non  che  nella  Romana  cittadmanza,  ma  nel  lenaro  furon  raccolti  :  il  che  con 
bello ,  &c  (àuio  ragionamento  s'ingegnò  di  inoltrare  Claudio  Imperadore  al  Senato  Ro- 
mano :  quando  llando  molti  Senatori  in  dubbio  di  riceuere  alcuni  Francefì  nel  numero 
de  SenatorijCgli  cori  manifclle  ragioni  kce  vedere  a  ciakuno  quello  dubbio  eflèr  vano, 
efTendo  cofà  non  che  vlìtata  ma  eriamdio  vtile,che  quello  ampiiìimo  Senato  d'huomini  g 
di  diucrlè  nationi;,quando  il  luogo,&  il  tempo  il  daua,li  riempiefle.Il  chs  veramére  quad 
fuori  d'ogni  altro  efTcmpio  moderno  colluma  tutrauia  ne  prcfènti  tempi  in  quel  Tuo  il- 
lal]:rillimo,&:  venerando  collegio  il  Principe  della  nollra  làntiilima  rcligione.colà  in  us- 
ro,oltre  la  Chrilliana  pietà,molto  conueneuole  à  Roma,  &:  all'Italica  grandezza:  la  qua- 
le liùoi  propri  honori  altrui  non  inuidiando  riceue  come  benignillima  madre  nel  Tuo 
pictoiillimo  leno  inditterenremente,  &  lo  Spagauolo,  e'I  Frarizere,e'l  Tedelco,&  ciafcu- 
no  di  qualunque  altra  lontana,  Se  barbara  natione  li  iia,pur  che  per  virtù  o  per  alcun' al- 
tro mento  il  vaglia . 

DELLA  FAMIGLIA  CABANA.  ^ 

I M I L I  à  tragici  auuenimenti  furono  i  fortunoiì  cali  de  Cabani,  de  qua 
li  oltre  il  mio  primiero  proponimento  mi  è  piaciuto  di  far  mentione,  (i 
per  dimollrar  che  cola  eglino  à  far  hanno  co  Cabanelli:  che  cofi  fon  det- 
ti latinamente  i  Cauanigli ,  &  il  per  riferir  vnarara,  &  particolar  hilloria, 
coli  de  felici,&  marauiglioh  principij,come  del  dolorolo  {ìne,&:  lagrime- 
uole  di  quella  famiglia.  Ruberto  Re  di  Napoli  hauendo  nella  lùa  giouinezza  lòtto  tito- 
lo allhor  diDucadiCalauriaprefò  Catania,generò  in  quella  città  di  Violante  d'Arago- 
na iua  moglie  vn  f anciul  mafchio  detto  Lodouico,à  cui  diede  per  balia  vna  pouera  don- 
na Caranele  chiamata  Filippa  moglie  d'vn  peicatore  :  la  quale  come  che  il  bambino,&  k 
madre  del  bambino  iui  a  non  molto  tempo  moriffero ,  rimale  nella  cala  reale,  eflendo  an 
cor  ella  rellata  vedoua  del  fuo  marito,&:  à  Napoli  venutane,&  volendo  Ruberto,ilqua- 
le  era  già  Re  diuenuto;  rimaritarla,à  Ramondo  de  Cabarii  la  die  per  moglie .  Fu  quello 
Ramondo  di  nation  Moro ,  oc  eflendo  prelo  già  da  corlàli  inhn  da  fanciullo  fu  compe- 
lato  da  vn  Ramondo  de  Cabani:  ilquale  dall'arme  mollra  che  f oflè  de  i  noilri  Cabanel- 
li già  detti ,  a  cui  le  maniere  del  giouanerto  fortemente  piacendo ,  il  fé  foprallante  delU 
cucina  reale,&  fattolo  battezzare  il  proprio  nome,  &  quel  del  calato  inlìeme  con  l'arme 
gli  diede.  Il  giouanetto  che  di  bello  animo  era  fornito  fedelmente  lèruendo  palfo  tanto- 
ilo  dai  lèruigio  della  cucina  a  quel  della  camera,&  quiui  tra  pr  lo  fùo  iènno,  &  per  lo  be 
neficio della  fauoreuol  fortuna  à  grandi  ricchezze  innalzato,  meritò  dopo  il  matrimonio 
con  Filippa  contratto  d'elfer  fatto  caualiere,  &  lìnifcalco  della  cala  reale ,  ne!  qual  grado 
felicemente  lì  morì ,  hauendo  più  figliuoli  lafciaro ,  &:  fùfèppellito  in  Sai.ra  Chiara  nella 
cappella  de  Cabani  con  quelle  parole.  HICIACETRAMVNDVS  DECA- 
BANIS  MILES  REGII  HOSPITII  SENESCALLVS  Q,VI  O- 
BIIT  ANNO  DOMINI  MCCCXXXIIII.  DIE  XXI.  OCTO- 
BRIS  IH.  IND.  CVIVS  ANIMA  REQ.VIESCAT  IN  PACE 
AMEN.  Vno  di  quelli  figliuoli  fu  chiamato  Perrotro,&  monili  ciamberlano  due  an- 
ni dopo  la  morte  del  padre:  ilquale  fèppelliro  ancor  egli  nel/a  medcfima  cappella ,  hebbc 
iòpra  il  f  ùo  lèpolcro  le  parole  che  fèguono.  HICIACETPERROCTVSDE 
CABANIS  MILES  REGIVS  CABELLANVS  FILIVS  DOMI- 
NI RAM  VNDI  DE  CABANIS  REGII  HOSPITII  SENESCAL- 


D 


S 


e     A     B     A    N    A. 


4T 


A    LI   MORTVVS   EST   ANNO   DOMINI   MCCCXXXVI   DIE 
XXIX  MAGII  IND.  ini.  CVIVS  ANIMA  REQVIESCAT  IN 
FACE  AMEN.  Sotto  Tanno  n  5  8  trouafi  fatta  mentionc  di  Carlo  de  Cabani  :  il 
quale  li  crede  eflère  ancor  egli  Itato  figliuol  di  Ramondorcoftui  eflèndo  caualiere,&:  vice 
finilcalco  della  cala  reale  compera  l'annodilòpragiadetto  infieme  con  Margherita  di 
Ceccano  fùa  moglie  Monte  Coruino,&:  la  Volturara,&:  per  quel  che  fi  può  comprende- 
re non  viac  dopo  molto  tempo ,  &  o  di  lui,o  dell'altro  Tuo  fratello  Perrotto  rimane  vna 
%liuola:la  quale  detta  Sancia  dal  nome  della  feconda  moglie  del  Re  Ruberto  fu  marita- 
ta al  Contedi  Morcone.  Vn  altro  hgliuol  di  Ramondo  hebbe  nome  Ruberto  ;  il  quale  à 
fratelli  fòprauiuendojdi  titoli,&:  di  iicchezze,&:  di  fauori  anco  di  gran  lunga  li  lòprauan- 
g     zò,  percioche  egli  fu  intitolato  gran  finiicalco  del  regno  di  Sicilia, &  della  cala  reale  mae 
Uro .  Hebbe  titolo  di  Conte  fòpra  leuoli  ;  &  eflendo  viua  la  madre ,  &  la  nipote,  l'vna 
ddìc  quali  maeitrefla della  Reina,&:  l'altra  compagna  era  chiamata;&:  egli  in  fama  di  go- 
der dell'amor  della  Rcina,era  oltre  ogni  credenza  diuenuto  grande,&:  potentCjqualì  tut- 
te le  cole  dal  regno  per  la  Tua  mano  à  fuo  arbitrio  reggendoli ,  lì  come  veggiamo  il  più 
delle  volte  auuenire,  oue  alcuno  li  è  fatto  nell'amorolè  pratiche  altrui  {oggetto ,  tutte  le 
f ìie  colè  pariment  ;  all'amata  per/òna  lùggette  diuemre.  In  cofi  alta ,  &  lieta  fortuna  Ru- 
berto ,  &c  la  madre ,  oc  la  nipore  dimorando  ,  auuenne  che  la  Pveina  Giouanna  :  la  quale 
per  la  morte  di  Carlo  Duca  di  Calauria  fuo  padre,  al  Re  Ruberto  fuo  auolo  era  fuccedu- 
ta,non  effendo  molto  del  matrimonio  del  Re  Andrea  fòdisfatta,  &  via,  &  modo  cercan- 
Q   do  di  torloli  dauantijda  colloro  Ipetialmente  configliata ,  come  fu  fama ,  fece  vna  notte 
Ciangolar  l'infelice  manto:  la  quale  Iceleratezza  come  che  di  cheto  folle  allhor  paflata 
trouò  non  dimeno  mi  a  non  molto  tempo  il  douuto  gaiìiigo .  imperoche  venuto  nel  re- 
gno d'ordine  di  Papa  Clemente  VI.  Bertrando  del  Balzo  Conre  di  Montefcaggioib  ;  il 
quale  era  maelko  giuititiario  del  regno,quelche  hoggi  gran  giuliitiere  chiamiamo,  fatti 
fra  gl'altri  far  prigioni  1  già  detti  Sancia^  Filippa ,  &  Ruberto  tutti  e  tre  quelli  dopo  che 
hebbero  il  delitto  confeilato  fece  crudelmente  morire ,  tolto  loro  inficine  con  la  vita 
ogni  altra  grandezza ,  &  honore.  Il  Maurolico:  il  quale  dal  Boccaccio  quelfa  hilloria  ri- 
feiilce  chiama  Ramondo  con  cognome  di  Cam pano.Gio:  Villani  hora  Capano ,  &  bo- 
ra Capanno  il  nomina,^:  in  luogo  di  Ruberto  ripon  Iacopo,&:  in  vece  di  grade  lìnilcalco 
D    grade  malilcalco,&  in  cambio  d'Ieuoli  d'£boli,che  tutti  lòno  errori  manifelBjfi  come  do 
uendo  dir  Terlizzi  hora  Tralizzo,  &  hor  Trolizzi  gli  uien  detto,di  che  altroue  ragionere 
mo.  Quello  milerabil  fine  hebbe  la  fortuna  de  Cabani;có  tutto  ciò  no  fi  Ipélè  in  quel  te 
pò  illor  legnaggio,pche  è  da  (àpere,  il  già  detto  Ruberto  hauer  hauutoper  moglie  Siligai 
ta  Figliomarina ,  della  quale  oltre  vna  figliuola  femmina  chiamata  Caterina  maritata  à 
Niccolo  d'Aquino  Signor  della  Grotta  Manarda  rimale  vn  figliuol  mafchio  detto  Fran- 
cilchello,&  forlè  ancora  Ram5do,di  cui  fra  le  Icritture  di  Colantonio  Marchelè  di  Vico 
quello  habbiamo  trouato,che  Filippo  di  Taranto  fratel  del  Re  Lodouico,  &  Maria  forel 
la  della  Reina  Giouanna  lua  moglie  donano  al  detto  Ramondo  l'anno  1:^62  il  feudo 
del  calale  di  Sala  nel  dillretto  di  Tilelia  ricaduto  alla  corte  per  morte  d'vn  Antonio  nipo 
E     te,  &  herede  del  giudice  Rebile .  Ma  Francilchello  certo  figliuol  di  Ruberto  morì  come 
nella  già  detta  cappella  fi  vede  l'anno  i  5  86"  nella  cui  (èpoltura  non  folo  di  lui ,  &  della 
madre  fìia,che  v'è  Icolpita  li  fa  memoria,ma  di  quattro  lùoi  figliuoli  Iacopo,Luigi,  Mei- 
chionne,&  Petruccia:  1  quali  moriron  fanciulli  nel  1 5  8  j  nel  mele  di  lèttembre  della  ter- 
za indittione  tre  anni  auanti  la  morte  del  padre  :llimo  io  quelli  fanciulli  elTer  morti  di 
pelle ,  percioche  già  trouiamo  in  quell'anno  ellere  llata  mortalità  grande  in  Italia 
nel  qual  modo  il  piccolo  arbulcello  de  Cabani ,  i  cui  rami  rigogliofi,  &  belli 
porgeanofperanzainbrieuetempodidouer  marauigliolàmente  cre- 
icere ,  &  dilatarfi ,  come  da  noiolà  nebbia,  o  da  fàetta  percollo, 
toilanamente  fèccolli . 


Corto  jri. 
ce  Stm~ 
fulcQ . 


Sitncm 
CÒtdJli  di 
Morcone , 

Hitherto 
CÀ'jeuoU 
etgrdn  si 
nifcaUii, 


Jtamondt 


Frttna- 
fchello. 


DELLA 


47 


DELLA  FAMIGLIA  MONSORIA. 


Edefi  manifeilimente  turro  dì,efrere  in  moire  famiglie  alcune  oc- 
culte proprietarie  quali  Cono  in  guifà  prperue,&:  collanti,  che  di 
raro  f  illifcono .  Ma  quella  è  Fra  l'altre  aliai  notabile,  che  lì  come 
alcune  volentieri  moltiplicano,  &  a  guila  di  fecondi  alberi  in  ra- 
mi,&  i  rami  in  verghe,&  le  verghe  in  fruttifere  vette  fi  dilatano, 
5i  tali  (bno  in  Napoli  i  Carralì,&  i  Pignatelli,in  Firéze  i  Medici,ec 
gli  Strozzijin  Venetia  i  Córanni,  5c  limili  ;  coli  moire  fono  per  il 
cótrario,  come  de  cerri  notano  gli  agncoltori,che  non  altri  huo- 
*.  mini  producono,che  quegli  pochi,che  nel  pedale,  ò  nel  principal  troco  lì  trouano,&  tali 
fono  m  Napoli  gli  Arcelli,i  Lagrì,i  Marzani,&:  fperialmente  i  Monfòrij,detti  volgarmé- 
te  Mó(olini:de  quali  inrédiamodi  huellare.Ondechi  con  limili  fcherzi  haueffe  voluto  In 
fìngare  il  lettorc,harebbe  potuto  in  quella  fclua  de  gli  alberi  deìk  humane  fam)glie,ccrto 
co  nò  rozzo  ritrouamcnto  potuto  pur  troppo  à  naturali  alberi  coli  filuatici  come  dom.e 
ilici  andarli  tal'hora  ralTomigliando.  Difcendono  i  Monfòrij  da  Spagnuoli ,  5c  hoggi  dì 
fono  di  efli;.&  nobili ,  &  caualieri  in  Valenza  detti  Monfòrios .  Stimaua  io,come  è  quafi 
comune  oppenione  di  tutti ,  che  per  eflcreglino  Spagnuoli ,  folfer  venuti  nel  regno  con 
Alfonfb  pruTiOjin  guifà  fono  incerte,&  ofcure  l'antiquitàdi  quello  regno .  Nondimeno 
certa  cola  è  per  quel  che  di  poi  li  è  ritrouato,di  molto  tempo  prima  trouarlì  in  Napoli  la 
^  famiglia  Monforia ,  veggendolì  di  effa  fcritture  in  fino  a  tempi  del  Re  Ruberto:  fbtto  il 
qual  Re  nell'anno  1554  trouafi  fatta  meiitione  di  Bernardo  Monfòno  chiamato  gene- 
ral Capitano  così  dentro,come  fuori  di  Roma ,  che  per  trouarlì  la  corte  allhora  in  Aui- 
gnonevidoueaperauucnturaefTer  meffo  dal  Re  per  difefàdifàntaChiefà.  Nel  primo 
anno  del  regno  della  Reina  Giouanna  prima  ìeg§eii  di  Francefco  Móforio  forfè  hgliuol 
di  Bernardoalquale  hauea  dal  Re  Ruberto  hauuto  cinquanta  oncie  di  rcmuneration  fan 
no.Ma  oltre  quelle  memorie,la  fìgnoria  de  feudi,lì  vede  in  loro  elfer  quali  intorno  a  me- 
,  del  imi  tempi.Percioche  il  cafàl  di  Pugliano,con  quel  di  Veneri,&  certi  vallalli  coli  in  So- 
ropaca  come  in  Fragneto  fono  in  poter  della  cala  intin  dall'anno  i  ?  ^  ^  &  anche  alcun 
tempo  prima,come  fi  vede  per  vn  oidine;che  fa  Maria  Ducheflà  di  Durazzo  forgila  della 
Reina  Ciouanna  àfuoi  minillri  in  Tileha ,  comandando  loro  che  non  li  debbano  nitro 
mettere  a  creare  in  dette  callellaMacllro  giurato ,  o  guidice,o  far  altia  colà,  eifendo  elle 
pofTedute  per  hercdità  paterna  da  Sancia  d' Vlpiano  moglie  di  Giliberto  di  Morelono  da 
lei  chiamaro  fùo  ciamberlano,  &  caualier  regio .  La  onde  10  llimo  Sanciadoucr  elfer  per 
auuétura  venuta  per  donzella  di  Violanre,o  pur  di  Sancia  amendue  di  Aragona,^:  mogli 
del  Re  RubertO;0  che  vi  fullè  venuto  fìio  padre,poi  che  ella  le  già  dette  cole  pclUdca  per 
hn'edita  paterna.Er  oltre  che  il  nome  accufà,lei  elfcre  llata  SpagnuoIa,e  non  e  pero  dub- 
bio gli  Vlpiani  elfer  nobili  Valétiani.Viffero  Giliberto,  &  Sancia  per  tutto  il  regno  della 
Reina  Giouanna  pruTia:dafcui  qual  fé  ne  foflè  la  cagione,f  urono  di  tutti  1  lor  beni  fnogiia 
ri,&:  fpetialméte  della  baronia  di  Pugliano  occupata  loro  da  Niccolo  Sanframódo  Con 
te  di  Cerreto,^  quali  per  ifcritturade  due  d'agoflo  dell'anno  1 5  84  vuole  il  Re  Carlo  II J. 
che  ogni  cofà  fia  loro  rellituita,chiamandoli  amendue  nobili.  Pare  che  di  Giliberto,  &  di 
Sacia  nafcano  Niccolò,  &  Rinaldoà  quali  fon  polli  neiralbero,&  di  Niccolo  10  ho  vecu 
tofcrittura dell'anno  1 55)1  fòttol'vltimodidifèttembrejoueapparifceche  effendoet  li 
nouellamente  flato  fatto  ciamberlano,&  rrouandofì  elfer  capitano  di  molte  terre,  &  luo 
ghi  d'Abruzzi,&:  della  Mótagna,ordina  il  Re  LadisIao,che  pofià  mettere,&:  riceuere  nuo 
uè  colIette.Ma  l'anno  1 420  fi  kggQ  vnaconfermarione,  che  fa  la  Reina  Giouanna  fècon 
da  a  Rinaldo  di  Monforio  caualiere  de  i  medef imi  feudi  pofIèduti,dice  ella,da  progenito 
ri  di  detto  Rinaldojà  cui  moilra  la  medefima  conf  ermatione  effere  fiata  fatta  prima  dal 
Re  Ladislao  filo  fratello;  hauendo  Rinaldo  nelle  fue  guerre  fèruitolo  molto  fedelmente. 
Per  quella  medefima  iciittura  appai  ifce  ancora,  Rmaldo  olerei  già  detti  feudi  materni 

hauer 


D 


Strndrio 
(apitdno 

l/i  RorriA. 
itMtjc». 


Cil'ilnt» 
(litmhcr- 
litno  i'/f. 
dt  Puglia, 
n» 


Niccoli 
eiambcr- 
Uru 


niralda 
J/f  di  Pit 


tritio* 

Si^  di  PH 


Ctoaanrn 

SJffior   dt 
i-iUcchiA 
cr  maiat 
Jom»  éti 


signor   di 
t4icchu . 


f  munte  * 

dt  Sant^ 
Maria  d' 


uAl>are  dì 
Santa  m4 
ria  d'^^~ 

tentoni». 

Signor  di 
j-aicchia  . 
,_yinit>al- 
U  sim.  di 
taitchi* . 


J-aicchia , 
Ferrar.rt 
lyfbate  di 
santa  Me 
ria  d'^m 


48  DELLAFAMIGLIA 

luucr  compralo  àAìx  Reina  U  Torre  del  Ca(àle  co  alni  beni,che  furono  de  Sanframon-  j 
di.  Hcbbc  egli  per  moglie  donna  di  cala  Acquauiua,con  cui  procreo  due  hglmoli  malclii 
ArdumQ,&  Giouanni.Améduecoitoro  (eguuono  le  parti  del  R,e  Alfonio  primo, &:  vcg- 
gonli  {aitture,per  le  cjuali  il  detto  Re  rimette  per  (èruigi  riceuuti  1  pagamenti  tìicali,  chs 
compcteuane  ad  Arduino  per  la  poilcilionedi  dette  (ùe  callella  :  il  quale  Arduino  ibino 
lènza  hauer  hauuto  moglie,  o  hgliuoli,che  manchi  (òtto  il  regnodel  già  detto  Re  AlFoa 
io.perciochell  Re  Ferdinando  rrouandoli  nel  primo  anno  del  Tuo  regno  col  campo 
preifo  Andri ,  rilalcia  i  derti  pagameari  tìlcali  àGiouanni,  accennando  coli (imilmca- 
te  ellere  itati  nlalciati  dal  (uo  padre  Re  Altonfò  ad  Arduino  fratello  di  lui .  Fu  Gfouanni 
Maiordomo  del  Re  Ferdinando,6c  per  doni  reali,  &  per  Tua  induif  ria  accrebbe  non  poco  ^ 
il  luo  hauere:  perciocheegli  hebbe  per  heredi,  &  iucceflbri  in.  perpetuo  in  doiio  dal  Re  il 
Torello ,  &c  per  prezzo  di  quattromila  cinquecento  ducati  comprò  poi  l'anno  1 475;  d^l 
niedelimo  Re  in  tetradi  Lauoro  Faicchia  co'  ca{àli,ciò  fono  Malia  interiore,  e'I  feudo  di 
Sorripa .  Venne  v.iuendo  Giouanni  indno  à  tempi  del  Re  Catrolico,dicui  io  ho  veduta 
ia  conferm.irion ,  che  gli  ta  del  luo  Itaro  lotto  l'anno  1 5'o  ^-.ma  non  palla  l'anno  i  ^07. 
cócioda  cola  che  in  quel  tempo  Vincenzo  ottien  l'inueititura  delle  (ùe  callella  per  mor- 
te di  Giouani  fuo  padre.Hebbe  dunque  Giouanni  per  moglie  Mariella  Carrafa  ;  la  quale 
gli  partorì  quattro  hgliuoli,il  già  detto  Vincenzo,Ferdinando,Aniballe,  &  All:onfò,&  ol 
tre  quelli  vna  figliuola  f-emmina  ;  il  cui  nome  fu  Lucretia  maritata  ad  Andrea  d'Ieuoli  h 
gliuolodi  Carlo.Ferrante,  &  Anibalie  furono  amendue  Abati  di  fànta  Maria  d'Auanzo. 
ideila  è  vn  Abadia  m  Puglia;laqua/e  frutta  intorno  à  ièi  mila  feudi  l'annoda  quale  lì  è 
per  molti  anni  in  quella  himiglia  conlcruata,&:  euui  tuttauia,  eflendo  à  miei  dì  da  due  ai 
tri  fratelli  de  mcdehmi  nomi  llara  poflèdura.Fù  Ferrante  belliifimo  huomo,  &  tra  per  la 
bellezza ,  &  per  altre  fìie  qualità  fu  creduto  hauer  goduto  dell'amor  d'vna  gran  fignora 
in  Napolirperche  fu  vna  mattina  nel  tornaifènc  da  San  Domenico  alla  f ìia  caia  a  cauallo 
d'vn  tiro  cii  balellra  percoflb,&  vccifo.  Di  Vincenzo  nacque  il  terzo  Abate  di  Santa  Ma 
ria  d'Auanzo  detto  Iacopo,&:  Antonio  pariméte  fignor  di  Faicchia  terzo.collui  conobbi 
io  già  vecchio,  &  loprauifle  à  Giouanni  (ìio  figIiuolo.il  quale  di  Cornelia  di  Gennaro  lo- 
rellad' Anibalie  Conte  di  Nicotera  donna  d'incredibil  valore  generò  Anibalie  ,&  Fer- 
rante,quegli  che  10  dilh  amendue  a  di  nollri  edere  llati  Abati  di  Santa  Maria  d'Auanzo. 
Ma  Anibalie  hauendo  hnalmenre  lalciato  la  badia  a  Ferrante  minor  nato  di  lui,rolie  per 
moglie  Andrianadi  Sangro  donna  di  non  minori  bellezze  fra  l'altre  donne,  che  Anibal- 
ie Il  foife  fra  rutti  i  giouani  della  nobiltà  Napoletana  llimato .  Ma  eflèndo  nate  tra  lui  & 
alcuni  altri  caualieri  Napoletani  alcune  cófeiè,fu  vndì  infiemecon  Marcello  di  Gennaro 
iuo  zio,  mentre  à  diporto  per  Napoli  caualcauano  amendue  da  lor  nimici  aflàliti,  &  veci 
h,eirendo  in  quel  dì  non  iolo  moiti  due  nobili ,  &  vaiorolì  caualieri,ma  inlleme  con  elio 
loro  (pente  amendue  le  loro  famiglie ,  percioche  (ì  come  de  Gennari  non  rimale  altri  che 
Giulio  Vefcouo  di  Nicorcra,fratel  di  Marcello,  &  per  queilo  non  atto  ad  hauer  figliuoli 
legittimijcosì  de  Moniòrij  non  altri  rima{è,che  il  fratello  Ferrante  Abate  di  Santa  Maria 
d'Auanzo  :  elTendo  la  fìgnoria  temporale  ali'vnica  figliuola  d'Aniballe  detta  dal 
nome  della  madre  Andriana,la  qual  madre  ancor  ella  giouanetta  moriiIì,rc- 
ilata .  Viue  dunque  hoggi  de  Napoletani  Moniòrij  non  altri  che  Fer* 
ranre:il  quale  li  come  da  fanciullo  attefè  grandemente  à  gli  ilu- 
di  delle  lettere ,  coli  eflendo  huomo  diuenuto ,  fi  è  iòni- 
inamente  dell'opere  cauallerefche  dilettato .  Ma  la 
molta,  5c  lunga  domellichezza ,  che  io  ho 
hauuto  con  quello  caualiere ,  t orrebbc 
g;rà  parte  di  fede  à  miei  icritri,{è  io 
molto  a  ragionar  di  lui  irù 
dUÌendefll, 

DELLA 


D 


4i> 


DELLA    FAMIGLIA   DI    SANGIORGI. 


ICVRAMEN  T,E ,  che  io  porterei  con  molta  ageuolezza  quello  pefò, 
fotfo  il  quale  lono  entraro,le  come  io  volentieri  impiego  la  mia  opera  per 
fulcitare  in  quaro  per  me  fi  può  la  memoria  delle  famiglie  rpente,così  pron 
tamente  le  viue  à  quello ,  che  fa  di  bifogno  mi  prelfalfero  aiuto.  Almeno 
Cellino  i  miei  morditori,  che  io  quello  faccia  per  lòzza  cupidità  di  guada- 
gno, che  le  l'entrata  inheme  con  l'vlcita  lì  mettelTe  inficn^e  ;  ò  di  che  grande  Ipatio  (ì  ve- 
drebbe quella  à  quefla  rimaner  dietro.  Ma  le  diletto,  o  giouamcnto  he  chi  tragga  da  que 
ila  mia  fatica,ho  ben  carc,che  ne  lènta  obligo  alla  cala  de'  Medici,dalla  cui  liberalità  lòlle 
tato  ho  potuto  vna  gran  parte  di  quelle  fatiche  allettare,^:  iTiCttere  infieme.  1  Sangiorgi 
B   furono  molto  nobili,  &  come  ne  Saurani  dicemmo,  entro  in  quella  famiglia  il  contado 
d'Apici  per  la  perlona  di  Ruberta  figliuola  &  herede  di  Berardo  di  Sangiorgi .  Se  bene  io 
non  veggo  il  tempo,quando  egli  fu  fatto  Conte,  appare  nondimeno  per  lo  libro  dell'an- 
no 1 2  84,  ma  dentro  vi  fon  colè  dell'S  5,  legnato  per  me  col  numero  1  2;  che  in  quel  tem 
pò  egli  era  giullitiario  di  Capitanata .  Già  tu  detta  quella  prouincia  dagli  Imperadori  di 
Collantinopoli ,  che  vi  mandauano  vn  loro  viìciale  detto  Catapano,  Catapaniata,come 
che  lcorrettamente,6c  Capitano  &c  Capitanata  fi  l]a  poi  collumato  di  dire.  &c  è  quellapar 
re  di  Puglia,  che  è  pol1:a  tra  il  fiume  Frentone  hoggi  chiamato  Fortore,&  il  Lofanto ,  che 
Autìdo  da'  Latini  fu  detto  .  Altroue  lì  legge  d'vna  lorella  di  Berardo  detta  Elilàbetta ,  la 
quale  Hata  moglie  di  Tommafo  Pagano  ribello  del  Re ,  chiede  licenza  di  poter  ritornare 
nel  regno .  Intorno  il  medefìmo  tempo  fi  legge  di  Gentile  di  Sangiorgi  caualiere  chiama 
C  to  n.  V.  il  quale  era  marito  di  Siniflara  figliuola  &  herede  di  Pietro  di  Riburfa  ;  nella  qual 
cala  fu  già  ne'  tempi  del  Re  Manfredi,come  altroue  lì  è  detto  il  contado  di  Caletta.  Tro 
uo  io  in  vn  parlamento  fatto  in  Anellino  da  i  prelati,  &c  baroni  del  regno  in  tempo ,  che  il 
Re  Carlo  I  I.era  prigione  del  Re  d'Aragona,che  furono  nel  detto  parlamento  creati  amba 
fciadori  Riccardo  di  Momblas  Arciuelcouo  d'Otranto ,  &  Gentile  di  Sangiorgi  al  Re  di 
Francia,  perche  egli  mandallè  loro  in  difela  del  regno  Ruberto  Conte  d'Artois.  Nel  qual 
parlamento  vcdcfì  Gentile  interuenire  come  barone  della  prouincia  di  Principato,  ou'era 
anco  Berardo.   In  procello  di  tempo  vedefì  hauer  parentado  con  gli  Acquauiui .  In  terra 
d'Otranto  quellia  famiglia  anco  auanti  à  tempi  già  detti  ii  troua  hauere  hauuto  vairalli,6i 
lìgnoria,come  nel  libro  5-  dell'anno  1  2  72  à  car.7  2  da  me  e  llato  notato.  Onde  in  alcun* 
£)  altro  di  que'libri  fi  legge  il  nome  di  Aimo  Sangiorgi  di  Brindili;  il  qual  prende  per  moglie 
Pagana  vedoua  già  di  Tommalo  di  Salice  ;  &  poco  poi  Aimo  edere  annouerato  tra  molti 
baroni  di  quella  prouincia  Caracciolj,Montefulcoli,Sanbiafi,  di  Noi,  Belli,  che  hoggi  Lo- 
belli  fi  chiamano,MarefcaIli,Maremonti,&  altri,  lo  come  non  lòno  per  piaggiare  à  niu- 
noj  cosi  non  fono  per  detrarre  ai  chi  che  fia  de'  loro  honori .  Sono  hoggi  de  Sangiorgi  in 
Lecce  mia  patria ,  &  in  Milciagne  cartello  quindi  venticinque  miglia  lontano  poueri  af- 
fatto ,  ma  reputati  nobili ,  &  antichi .  Onde  io  lòno  indotto  à  credere,  che  fieno  f  icura- 
mente  le  reliquie  di  quelli  antichi  Sangiorgi  ;  maflimamente  che  vna  gran  parte  delle  fa- 
miglie nobili  della  mia  patria  di  Brindili  fi  vegga  difcendere ,  come  i  Guarini  lòno 
&  i  Prati,&  altre  famiglie ,  che  bora  non  fa  luogo  di  raccontare .  Et  la  fami- 
£  glia  diSalice,con  cui  io  dilli  Aimo  efferfi  imparentato,fù  così  detta  dal- 

ia fignoria  di  quel  buono ,  &c  vtil  cafale ,  il  quale  congiunto  con 
Guagnano  fu  lungo  tempo  lòtto  nome  di  Baronia  dopo 
loro  da  Zurli,&  polcia  da'  Paladini  poflèduto ,  in 
fin  che  à  miei  dì  in  poter  d'altre  famiglie 
ammendue  quelli  luoghi  fon 
perucnuti . 


etrard» 
Conte  di 
iy4ptci . 

Cdpftd/ié 
tdprouiti' 
eia. 


Citile  ttm 
bdjctado- 
re  due  di 
Francia. 


lyfimo  he 
rune  in  ter 
rtt  d'Otri 
t». 


5^ 

ALL'ILLVSTRISSIMO,    ET  REVERENDISS.  ^ 

MONSIGNOR  ANIBALLE  DI  CAPOA 

ARCIVESCOVO    DINAPOLI. 

Scipione  Ammirato . 

OCO  dopo  che  io  hauej?i  finito  di  dare  alla  iìampa  l'ultimo  foglio  della /ita  lHunriJìima  fa- 
miglia:,  doue  dt  V.  S.  breitemente fi  parla  ;  accadde  che  ella  fu  mandata  dal  Beatifìmo  Signor 
noftro  Gregorio  XII 1.  Nuntio  a  Venetta.  dal  cjml  luogo  ejJèndofeguitA  la  morte  di  Monfi- 
gnor  llInJh'iJ?.Don  Paolo  d'^re:^:!;^  Cardinale  di  Napoli  dt  reuerendamemoria^ellafu  di  prò 
prto  mommento  del  Papa  chiamato  à  cotejlo  ^rciuejcouado.  perche  Cubito  (limai ,  che  auejla.  g 
mia  fatica  fatta  intorno  alle  notitie  della  cafafua  à  V.S.llluiìrìJ?.fidoueffe  dedicare,  accio  che 
10,  ti  tj'uaìe^  ConoltlUndrijìtìni  Cardinale ^Ifonfo ,  c^  ^rciuefcouoMartohatieahauuto  familiarferuitti 
amendae ^rciuefcoui di Napoli^quafi perlinhereditatta fuccejìione ladouef^i  anco hauere con Qualunme altro 
à  (quella  dignità  af;endi[fe.:^  V.S. dall' altro  canto  cauxjfe  dalla  lettura  dtqueiìe  cofe  auellytilejche  altri/Jo-no- 
ri,&'  Principigrandi  in  leggergli  amenimentt  della  lor  cafa  ban  canato.  Legge f  nelle fagr e  lettere  Monfìg.ll 
luflnjì.cheil  I{e^ffuerofaccendofi'^'nanotte:,cheegitnonpoteua  dormire  Reggergli  annali  c^^hiilorie  dell* 
fua  cafa  ,s  abbattè  ad  "vn  luogo  ,  ouefifaceuamenttone  di  Mardocheo ,  il  ijuale  hauendoo-ltper  Ì adietro fcoperto 
I'»rf  congiura  di  certi fuoi  Eunuchi,!  cjualtfrargolar  l'haueano  'yoluto.noirapercio fiato  rimunerato.  Onde  egli 
ramtnentandrfi  del  fuo  debito  ,(<;*  con fider  andò  cjuanto  mogni  altra  fimileoccafione fi  to^Uea  d'animo  à  fuoi  fe- 
deli, nongli  riconofcendo,  comando,  che  pan  à  cotanto  beneficio  Mardocheo foffe  rifìorato  .  Di  che  'Vedendoli 
tnauifeflamente  l'etile,  che  diiUa  lettura  delle  particul  ari, ^  dome/lice  hiftorieftrahe,  mi  fono  indotto  à  crede' 
rei  che  fé  mai  i  nipoti, ò  altri  congt  unti  di  V.  S.  (juefìe  cofe  da  lei  portele  leggeranno  ,•  i^  che  al  fatto  di  Giouanni 


cliìiato  adcjferpiìi.  ageuol  mente  mojjo  dagli  efempi  domeiìici,  che  dagli  ftranieri .  Dall'altra  parte  chi  farà  co 
tanto  audace,  cjt*  d  animo  così  fiero  ,  che  leggendo  la  doloro  fa  tragedia  di  Fabritio  di  Capoa  non  temperi  con  più 
maturo  auue  dimento  gì  t  immoderati  dtfideri  degli  honort ,  c^t-  infu  memente  con  maggior fo-acità  non  conftde- 
ri  ,cjiianto altamente rift^gantglt  animi  reali  l  acerba  rico'datione  dell'ojftfei  le  anali  malaoeuolmenteper 
qualunque  fujfegf.cnt  e  benef  ciò  fpojjono  [cancellare .  Veramente  io  non  mi  riputerei  d^hauer fatto  pocoferuitio 
à  V.  S.fejufi  del  tutto  fccurj ,  che  da  (jutjìo  albero  e  he  io  l'enuio  (^  dalla  fua  ijìoria  frutti  di  tanta  eccellen'X:a  irt 
alcun  tempo  nafcer  potr/Jero  .  Ma  come  che  de  futuri  auuenimefjti  non  è  chipojfa  prom^etterfi  piìt,o  meno  di  quel 
lo,  che  fa  il  piacere,  07"  limpermutabilc  'Volontà  del  Signore  iddio  j  non  e  per  oche  io  ardentemente  non  defidert, 
che  ogni  bene,  c;i;-jciicita  per  lo  mc^^o  dt  qucdi  mitifritti  à  lei  (^  à/^ot  nipoti,  (^fucctfjori,  c^t»  à  tutta  lafua, 
homrattfima,  ^g  loriof  progenie  non  pertienga  ,•  Cy- 1  he  ogni  male  ,  (^  danno  dall'altro  canto  non  leflea  lon- 
tano. Delqual  mio  defidirioje  V.S.ìlhtflril\imariman  compiutamente  certa,  cj^-fecura , quel  ch'io  m'habbiapoi 
in  ifcriuere  cotali  cofe  affe^uito  ,ffimer()  io  d  hauer  ripot  tato  colmo,  (y-  ampio  guiderdone  di  qualunque  mi* 
fatica.  DiI'iefolc..yJ>x.d'^g"fod(ll'anriO  Al  D  LXJilX. 


D 


V 


DELLA     FAMIGLIA     DI     CAPO  A. 


H I  vuol  rmrre  i  principi)  2Ìn  delia  cafa  di  Capoa  ricorre  ad  Aide- 
maro  di  Capoa  il  quale  da  monaco  Ca(ìneniè,&:  da  Abate  di  S.  Stc 
t:ano,&:  di  S.Lorenzo  fuor  delle  mura  di  Roma  fu  farro  Cardinale 
da  Alelìandro  ILdinrorno  l'anno  i ojo.Ma iè  noi  conlìderiamo  a 
rempi  dell'Impera-ioi  Federigo  Andrea  padre  di  Barrolommeo  ha 
ucr  per  mento  della  iua  virtù  ottenuto  daila  liberalità  Imperiale 
doni  di  feudi  nobiliregli  veramente  non  ci  dee  parere  poco  lo  {pa- 
tio di  tredici  età  continuato  lèmpre  in  vna  nobiltà  chiaril- 
B  rima,&  illuilre  ,  C\:  che  doue  li  ion  mutate  quattro  {chiatte  Reali  ,  che  duri  an- 
cor quella  di  Capoa  .  Percioclie oltre  i  feudi  hauuti  da  Sueui,&il  contado  d'Alta- 
uilla:  il  quale  è  durato  perpetuamente  in  quelta  cala  da  tempi  del  Re  Ruberto  inlìrio 
a  dì  noilri  :  oc  il  contado  di  Satriar.o  in  pcrlona  d'Agnolella  di  Capoa,  &  il  contado 
di  Falena  dono  de  i  Re  Aragoncij ,  ella  ha  hauuto  quattro  Duchi  di  Termole  :  de  qua- 
li vno  fu  anco  Priiicipe  di  Mclfetta  ,  due  Marcheiì  della  Torre  ,  due  Arciuefcoui 
d'Otranto,  vrodiCaroa,&due  Caidir.ali ,  oltre  molti  huomini lenza  lo  fplendo- 
re  de  titoli  chiari  per  le  loro  prodezze  :  de  quali  Luigi  terzo  Conte  d'Altauilla  fu  ca- 
pitan generale  de  Fiorentini  :  Andrea  Duca  di  Termole  generale  di  Giulio  fecondo. 
Matteo  primo  Conte  di  Falena  per  la  fede  iìia  iìngular  verlo  il  Re  Ferdinando  il  vec- 
Q  chiojòc  per  l'arte  della  guerra  godè  per  alcun  tempo  il  Ducato  d'Atri;  il  cui  pronipo- 
te è  hoggi  Principe  di  Conca  titolo  nouellamente  hauuto  dal  Re  Filippo ,  con  le  pre- 
rogatiue  de  grandi  d'Hpagna.  Et  GiulioCefàre  zio  di  Matteo  tenne  per  alcuni  meli 
la  iignoria  di  Capoa  .  Et  le  noi  riguardiamo  a  parentadi,  coli  per  le  donne  entra- 
te nella  cala,  come  per  quelle  che  ne  lòno  vfcite ,  Se  entrate  in  altre  famiglie ,  lènza  dub- 
bio veruno  io  giudico  che  ella  non  debba  hauer  inuidia  a  famiglia  alcuna  d'Italia. 
Ma  per  parlar  di  ciaicuno  di  eili  ordinatamente  dico;  che  Andrea  eilendo  nobi- 
le Capouano  ferni  in  guilà  nelle  occorrcntie  così  di  pace  ,  come  di  guerra  l'Im- 
perador  Federigo ,  che  meritò  da  lui  gradi  honoreuoli  nel  luo  conliglio;&:  hnalmentc  IH 
mando  il  valor  luo  degno  di  remuneratione  gli  donò  quelle  cole ,  come  li  vede  per  la 
confermagione  che  ne  chiede  Bartolommeo  fuo  figliuolo  da  Carlo  fecondo  l'an- 
no  I  2  5)  2  a  1 8  d'Ottobre .  Il  tenimento  di  Caprio,la  terra  che  fi  dice  il  Foffato  con  altre 
due  terre  a  detta  terra  del  Follato  appartenenti:vna  corte,la  quale  è  nella  croce  di  S.  Gior 
giò,vn'arbul1;o  preflo  il  bofco  della  corte  nel  luogo,oue  fi  chiama  Pendinello:  lequali  co- 
(è  tutte  fono  a  Somma,  &  fuo  diiiretto ,  &c  glie  le  dona  in  perpetuo  libere ,  &  lènza  pelo 
di  fèruigio  alcuno .  Fu  Andrea  caualierc ,  &  non  fòlo  fòprauifìè  all'Impcrador  Federigo, 
ma  etiandio  a  Currado,&  à  Manfredi  fùoi  figliuoli;  &  peruenuto  inimo  al  regno  di  Car 
Io  primo,  fu  configliere,&:  famigliare  di  quel  Re  .  Non  fòlliene  la  lunghezza  del  tempo, 
è:  la  poca  cura  di  coloro;i  quali  innanzi  a  noi  f  urono,che  pofsiamo  raccontare  le  partico 
ian  attioni  de  gli  huomini  antichi .  Ma  balH  da  teilimoni  reali  far  giuditio  di  co- 
tali  perfòne  .  Hebbe  egli  per  moglie  donna  chiamata  Giouanna  :  con  la  quale  pro- 
E  creò  più  tìgliuoH  :  ma  di  coloro,  che  a  noiì:ra  notitia  fono  peruenuti  ;  furono  Barto- 
lommeo ,  Iacopo ,  oc  Riccardo,  &  vna  femmina ,  il  cui  nome  fu  Benuenuta  .  Egli 
fu  fèppellito  à  Capoa  nella  Chiefà  de  frati  minori  in  vna  cappella  edificata  da 
Bartolommeo  fuo  figliuolo  .  Bartolommeo  hauendo  dato  opera  alla  ragion 
Ciuile  ,  in  quella  diuenne  grandemente  dotto  ,  oc  famofo  per  fi  fatta  maniera, 
che  tra  per  i  fèruigi  del  padre ,  &  per  la  fua  molta  dottrina ,  6:  nobiltà  fu  dal  Re 
Carlo  fecondo  creato  Frotonotario  ,  &  Logorerà  del  regno  .  Auanzò  rutti  gli 
huomini  della  fua  età  nello  fplendore  ,  &  magnificenza  del  fabricare  :  percio- 
che  egli  fece  la  porta  maggiore  con  la  facciata  della  Chiefà  di  San  Lorenzo  come 
li  vede  hoggidl  per  le  fùc  armimeffe  nella  fòmmità  di  eflà  facciata .    Fece  fimiglian- 

E      5  temente 


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54  D  E  L  L  A    F  A  M  1  G  L  I  A 

temente  l'intera  facciata,  ò  porta  maggiore  della  Chicfa  di  S.  Domenico ,  oue  infino  a  A 
preiènti  giorni  (i  veggono  l'armi  della  tamiglia  .  D'vna  iua cala  muro  il  monallero  di 
Monte  Vergine,&:  quello  doto  conueneuolmcntedi  poderi,  6c  d'entrate  per  lo  (ollenta- 
mento,&  vitto  de  monaci .  Et  al  monallero  di  Monte  Vergine  a  Capoa(  percioche  le  co 
fé  dette  (óno  a  Napoló lalciò  tante  rendite-,  che  continuaméte  (e  ne  poteliero  folVentare 
dodici  poueri .  Fondo  vna  cappella ,  oue  egli  volle  eller  feppeliito  ncll'Arciueicouado  di 
Napoli  lòtto  l'organo  condiceuole  rcnditajalciandole  oltre  paramenti,&:  altre  cole  ne- 
ceflane  i  (j  o  oncie  .  Fece  la  cappella  al  padre  à  Capoa,  &  moire  altre  cole  laiciò  da  dillri- 
buirli  a  luoghi  pij ,  che  farebbe  opera  lunga  a  raccontare:  lecpali  cole  tutte  nel  iuo  te- 
flamento  fatto  l'anno  i  :;  2  y.che  hoggidi  appariicie  li  poflono  all'ai  ageuolmére  vedere. 
Fu  egli  di  grande,&  nobile  animo^oc  limile  a  gli  antichi  Romani.-percioche  oltre  alle  co  B 
fé  dette  appartenenti  ad  opere  di  religione,egIi  hebbe  cura  di  ordinare,&  lalciarc  buone 
fòmme  di  denari  per  ripararli  ponti  in  diuerlè  parti  del  regno,&  per  far  vn  bagno  à  Poz 
zuolo  apublica  commodità,opere  non  meno  gloriole  al  iuo  nome ,  che  vrili ,  &  benefi- 
che alla  g-neratione  humana .  Fu  fedclilsimo,&  afìéttionato  à  iuoi  lìgnon  hauendo  con 
perpetua  integrità  &  amore  fèruito  Cai  lo  II.  &  ii  Re  Pvuberto  fuo  figliuolo  molti  anni- 
6:  morendo  ordiQo,che  fi  cantade  cjuafi  infinito  numero  di  melfe  non  meno  per  l'anima 
del  Re  Carlo  I.  che  per  quella  del  Re  Carlo  ILEllendo  piato  circa  la  fucceision  del  regno 
cioè  s'egli  douea  appartenere  al  figliuolo  del  Re  d' Vnglieria  primogenito  di  Carlo  IL  o  a 
Ruberto  terzogenito  del  detto  Re  Carlo  fu  egli  mandato  a  corte  di  Papa  in  Aiiignone; 
oue  con  la  iua  indutlria  il  portò  in  modo;  chi;  il  regno  fu  giudicato  à  Ruberto  fuo  fi-  C 
gnore  .  Ville  molto  vecchio  percioche  egli  vide  figliuoli  de  figliuoli  de  1  fuoi  hgiiuo- 
li.  Per  quel  che  fi  comprende  da  quel  che  fègue,fu  robuilo,  &c  gagliardo  infino  al- 
l'vltima  vecchiezza .  Onde  è  cagione  che  io  meno  mi  marauigli  quando  leggo  che  Maf 
finilEidi  86"  anni  hauefie  generato  figliuoli  :  percioche  nel  teilamento  ch'egli  fece  à 
tempo  che  hauea  pronipoti ,  vuole  che  quando  auuenille  ,  che  la  fua  moglie  facef- 
fè  figliuoli,  in  (ìmil  calò  certe  fùe  dilpolitioni ,  debbano  hauer  diuerià  elecutione  .  Ac- 
qualo di  moire  ricchezze,  &  fa  hgnore  di  molte  callella  ;  percioche  egli  poflédè  Vai- 
rano ,  Preienzano ,  Albiniano ,  la  baronia  di  Giouanni  figliuol  di  Raone ,  la  baronia 
di  Loriano  ,  Trentola  ,  de  Salcone  .  Poflcdè  Calcila  ,  la  baronia  d'Anione ,  fu  li- 
gnor  d'Antimo,  di  Molinara,di  Rofèro,  di  Conca, della  Riccia, del  Morronc;,  &:  D 
d'Altauilla ,  come  per  ifcritture  del  i  2  8  y ,  &  i  2^?^  lì  vede  ;  moire  delle  quali  terre  in- 
fino ad  hoggi  fon  polledute  da  fiioi  f ùcceUori ,  fi  come  fono  Altauilla  fulla  qualle  fu 
poi  preio  titolo  di  Conte ,  &  Conca  fopra  la  quale  nouellamcnte  è  flato  prefo  titolo 
di  Principe  lènza  l'altre  .  Ne  è  da  pallar  con  (ìlentio  il  fauore,che  Bartolommeo 
impetro  dal  Re  intorno  il  fatto  della  Riccia  ;  percioche  efièndo  ella  nel  giuilitiariato, 
diciamo  hoggi  prouincia  di  Capitinata  ;  lì  contentò  il  Re  l'anno  I2  8<jà  gii  vndi- 
ci  di  Marzo  à  contemplation  di  Bartolommeo ,  che  ciò  gli  tornaua  più  commodo ,  di 
metterla  nel  giuftitiariato  di  terra  di  Lauoro,&  contado  di  Molili:  Hebbe  due  mo- 
gli Mattia  di  Franco  la  prima ,  oc  Margherita  dell'Oria  la  feconda .  Fece  con  la  prima 
per  quel  che  io  pollò  in  hno  a  quella  bora  comprendere  tutti  1  figliuoli  che  fono  nel-  £ 
l'albero  .  Egh  finalmente  morendo  fu  fèpellito  nell'Arciuelcouado  di  Napoli  nella 
^ndrid.  tappila ,  che  ila  lotto  l'organo  oue  è  la  f ùa  infcritrione  .  Andrea  fùo  primogenito 
mori  in  vita  del  padre  ;  ne  di  lui  ho  altra  menrionc ,  fé  non  che  di  Bianca  fìia  moglie 
GiouMm  generò  Giouanni ,  &  Bartolommeo .  Hebbe  Giouanni  per  moglie  Giouanna  Sten- 
Uno.  ciarda  forella  di  Filippo  lignor  d'Arienzo  :  ilquale ,  &  egli  altresì  morì  in  vita  dell'auo- 

lo  .  Fu  Caualierc  ,  &  Ciambcrlano  di  Carlo  Duca  di  Calauria  ,  &  à  dificrcn- 
za  di  Giouanni  fuo  zio  ,  fu  detto  Giouanni  il  giouane  .  Sta  feppeliito  nella 
cappella  della  famiglia  à  San  Lorenzo  con  quella  Inlcruf  ione.  H  I  C  RE  Q^V  I  E- 
SCIT  NOBILIS  ET  MAGNIFICVSVIR  DOMINVS 
10  ANNE  S  DE  CAPVA  MILES  IVNIOR  ILLVSTRIS 

DOMI- 


D  I     e  A  P  O  A.  5^ 

ADOMINI  DVCIS    CALABRIAE    CAMBELLANVS   DIE   DO- 
MINICO    II.    MENSIS    DECEMBRIS  ANNO  DOMINI  MC- 
CCXXIII.   IND.    VII.    CVIVS   ANIMA    REQVIESCAT    IN 
PACE  AMEN.    Lcifcio  egli  rre figliuoli ,  &  h  moglie gfauid.i , Lodouico , Gu- 
glielmo ,  de  Bianca ,  ma  del  ventre  non  veggo  io  quel  che  auuenillè .    A  quelli  nipoti 
lafciò  l'auolo  Vairano ,  Prelènzano ,  Albiniano ,  con  altre  cofe  •,  ma  io  non  veggo  co^ 
fa  alcuna  di  loro  certa ,  ih  non  di  Guglielmo  .     Hebbe  Guglielmo  per  moglie  vna  fi- 
gliuola di  Riccardo  di  Brullono  ,  èc  di  Filippa  di  Lizinardo ,  di  che  habbiamo  fcnttura 
del  1 544.  a  2  5-  d'Ottobre;  il  qual  Bruflbno  primo  della  fìia  famiglia  hebbe  dal  Re  Ru- 
berto lòpra  Satriano  titolo  di  Conte .  Ma  percioche  egli  non  hebbe  altri  figliuoli-lo  lla- 
g  to  rimale  alla  nipote  cioè  ad  Angiolella  figliuola  di  Guglielmo  :  percioche  ne  à  lui  ven- 
ne ili  ventura  di  perpetuare  Io  llato  in  caia  di  Capoa  ;  anzi  fu  fatale  di  quello  contado 
r vfcir  fèmpre  d' vna  famiglia  in  vn  altra  per  conto  di  donna  :  percioche  Angiolella  ma- 
ritata ad  vn  Niccolò  di  cui  non  ritrouo  il  cognome ,  generò  Orfolina  ;  la  quale  per  man- 
camento di  mafchi  fu contefla  di  Satriano .  Fu  ancor  egli  Ciambellano  del  Re  Ruberto; 
&  morendo  Ila  fèppellito  nella  mede! ima  cappella  con  quella  inicrittione .  H I C  R  E- 
QVIESCIT  EGREGIVS  IVVENIS  GVILLIELM VS  DE  CAPVA 
REGIVS  CAMBELLANVS  Q^VI  OBIIT  ANNO  DOMINI  MC- 
CCXXXVLDIE  un.  MENSIS  OCTOBRIS  Iin.IND.NEAP.  CV 
IVS  ANIMA,  &c,  Lodouico  credo  io  che  Ih  quel  cardinale,di  cui  fa  melinone  il  Pa- 
nuinio  nella  vita  d' Vrbano,ilquale  morì  in  Roma  lòtto  il  medelimo  ponteficato.  Perciò 
^  che  VrbanOjCome  altroue  habbiam  detto, veggendolì  rellato  lènza  cardinali,&  fatto  co 
vn  antipapa  alle  Ipalle  col  lèguito,  &  fauor  della  Reina  Giouanna,&:  d'altri  Principi  illi 
ino  per  ottimo  rimedio  far  vna  creatione  di  Cardinalià  quali  &  per  nobilta,&  per  dottri 
na  fulfono  potenti ,  &  di  grande  autorità  così  nel  regno  di  Napoli,  come  nel  rello  d'I- 
talia per  acquiilarlì  partigiani,^  abbatter  l'arroganza  de  lìioi  auuerlàrij  :  Di  modo,  che 
il  ramo  d'Andrea  vien  meno,&  non  fi  llcnde  più  in  su.  Hora  vegnamo  a  gl'altri  figliuo- 
li di  Bartolommeo,&  prima  diciamo  di  Iacopo  A  collui  il  padre  hauea  dato  l'vfficio  del 
protonotario,come  a  colui;  il  quale  &  egli  altresì  hauea  dato  opera  alla  ragion  ciuile.  Se 
fattoui  profeisione.  Menò  per  moglie  Rubcrtella  di  Gefualdo  figliuola,&  herede  di  Nic 
colò  fignor  di  Gelùaldo  ;  la  qual  dopo  la  fua  morte  fu  maritata  a  Drogone  di  Mcrloto. 
D  Ma  par  che  la  famiglia  di  Capoa  non  habbia  amato  altri  ornamenti ,  che  1  propri  etian- 
dio  per  occulta  virtù  del  fato,  percioche  diuenuto  Iacopo  per  la  periòna  della  moglie  li- 
gnor  di  quella  baronia,non  potè  ièrbarla  lungo  tempo  nella  fua  cala ,  hauendo  tatto  fi- 
gliuole femmine,!]  come  accadde  al  giouane  Giouanni;di  cui  pur  hora  habbiamo  parla- 
to .  Fece  dunque  egli  con  la  Gelualda  due  figliuole:  vna  il  cui  nome  fu  Martuccia,&:  fal- 
tra  chiamata  Maria .  Amendue  quelle  donne  hebbono  fi  come  la  madre  due  manti  per 
cialcuna .  Martuccia  rimala  vedoua  a  tempi  dell'auolo  di  Pietro  di  Sus,  à  cui  hauea  dato 
ottocento  oncie  di  dota;onde  nel  fuo  teltamento  non  lolo  le  lalcia  dette  ottocento  on- 
cie,ma  cento  altre  di  più ,  fu  poi  maritata  a  Filippo  Tancredi .  Mariella  maritata  prima 
con  la  medefima  dota  con  Enrico  di  Caprefio  hebbe  il  fecondo  marito  Filippo  Filangie- 
•e  ri  fignor  della  Candida;quelJi  ;  di  cui  in  procello  di  tempo  vlcirono  i  Conn  d'Auelhno, 
à  cui  venne  la  baronia  di  Gefualdo  .Morendo  finalmente  fu  lèppellito  nella  medelìma 
cappella  con  quella  memoria  della  lùa  morte  .MCCCXII.  DIE  XVIII.  APR I- 
LIS  X.IND.  NAEP.  MAGNIFICVS  VIR  DOM  IN  VS  lACOB  VS 
DE  CAPVA  IVRIS  CIVILIS  PROFESSOR, ET  REGNI  SIGI- 
LI AE    PROTHONOTARIVS    OBI  IT   CVIVS,&c.     Giouan- 
ni  l'altro  figliuolo  di  Bartolommeo  hebbbe  per  moglie  lacopa  di  Calano ,  nipote  di 
Giouanni  d'IeuoU  :  con  laquale  procreò  Ruberto ,&:  Tommafo,io  non  so  quan- 
do egli  sì  muoia  ,  ma  la  fepoltura  della  moglie  lì  vede  nella  terza  cappella  più 
oltre  di  quella  che  habbiamo  detto  a  San  Lorenzo  con  quelle  parole . 

^  E     4         HIC 


Cngliel- 

pio  cum 

trlano. 


il  Satru 


ttiou'ic» 
cardinx- 


trotonotd 
no  del  re 


Cioutinnt, 


^^  D  E  L  L  A    F  A  M  1  G  L  I  A 

UIC  lACET  EGREGIA  MVLIER  lACOBA  DE  CAVANO  A 
CONSOK.S  VIRI  MAGNIFICI  DOMINI  IOANNIS  D£  CA- 
PVA  BARONIAE  CAYANI  DOMINA  QVAE  OBIIT  ANNO 
DOMINI  MCCCXXXI.  DIE  XVII.  MENSIS  SEPTExMBRIS 
XV.  IND.  CVIVS,(Sic.  Così  a  lìgliuoli,  come  ci  nipoti  blciòBai-roIoinraeoMo 
linara,RoferoA  altri  luoghi.  Di  cjuellio  Gioiianni  lì;imo,che  intenda  il  VilIani,quan<io 
nella  venuta  che  fece  a  Firenze  la  figliuola  cieli'Imperadore  Alberto  che  andauaà  mari- 
j>  to  al  Duca  di  Calauria  dice  così.  Et  incontro  per  accompagnarla  venne  l'Arciueicouo 
?j  di  Capoua  cancelliere  ad  Re,  &  M.  Gianni  lùo  fratello  :  pcrcioche  lè  ben  l'Arciueico- 
uo non  tu  fratel  carnale  di  Giouanni ,  sì  ilimo  io ,  che  gii  ha  itato  lenza  alcun  fallo 
frate!  cugino .  B 

'Dì  Tiulperto primo  Conte  d'^lt amila. 

Vberto  fìgliuol  di  Giouanni  fu  grandemente  amato  dal  iùo  auolo  Bartolommeo, 
come  quello  ilcjual  dice  dlere  llato  nutrito ,  &  allenato  da  lui  ;  onde  a  lui  particu- 
larmente  (cjuaii  prefago  che  nella  fua  perlona  li  douea  conlèruar  tutto  li  lìio  le- 
me  )  in  vita  di  luo  padre  per  autorità  concedutagli  dal  R.e  di  poter  diifribuire  i  iuoi  be- 
ni feudali  àtìgliuoli,  e  a  nipoti,  come  più  gh  piacefle ,  laicia  la  Riccia  el  Morrone  in 
Terra  di  Lauoro,5i:  Alrauilla  in  Principato  con  altri  beni .  Quella  è  quella  linea  che  con 
lomma  felicità  continuando  dura  iniìno  a  preiènti  giorni  accreicmta  tuttauia  notabil-  ^ 
mente  d'huomini ,  di  itati ,  &  di  riputatione .  Et  quelli  è  quel  Ruberto  :  ilquale  dal  Re 
Ruberto  prefe  titolo  di  Conte  iòpra  Altauilla .  Con  iòmma  diligenza  h  è  ito  ricercan- 
do nel  regio  archiuio  di  làpeie  ,  quando  quello  titolo  mcominciafle ,  &  in  che  tempo 
folle  dato  a  Ruberto ,  paflkndo  mallimamente  alcuna  pretendenza  di  precedenza  tra 
il  Conte  d'Altauilla ,  &  quel  di  Sinopoh  amendue  fatti  Conti  dal  Re  Ruberto  ,  &  to^ 
gliendo  il  libro  deli' Vlciere  regio  inauuedutamente  ad  amendue  quelli  iignori  (  come  lo 
no  tutte  le  colè  del  nollro  reame  confulè,&  incerte)  parecchie  decina  di  anni.  &  fi- 
nalmente ,  ò  che  quelli  titoli  nelle  regie  Icritture  non  li  ièrbalFono  ;  il  che  non  pollo  in- 
durmi à  credere  ;  veggendo  à  tempi  del  Re  Ladislao  varie  concellioni  di  titoli ,  o  che  in 
vn  leparato  libro  li  lèrbaflbno ,  come  far  lì  deurebbe ,  &  quello  come  ne  fono  iti  molti 
altri  male,  ancor  elfo  (ì  folle  lìnarritojimpoilìbii  colà  mi  è  llata  il  ritrouarne  particolar  D 
priuilegio .  Il  medelimo  mi  è  auucnuto  nelle  icritture  particolari  di  ciaicun  di  quelli  lì- 
gnofi  della  famiglia .  Se  non  che  trouando  nel  regio  aichiuio  mention  di  Ruberto  lot- 
to nome  di  priuato  caualiere  :  la  prima  che  mi  lì  è  incontrata ,  oue  egli  venga  chiama- 
to Conte ,  è  nel  i  5  ^  y.  à  2  5-  di  Febbraio .  Ho  10  quattro  anni  dopo  veduta  vnaditìc- 
renza  tra  il  Conte  Ruberto ,  6c  Tommalò  ìlio  fratello  per  cagione  che  il  Conte  hauea 
donato  la  metà  di  San  Marzano  à  GoUredo  di  Marzano  Conte  di  Squillaci  in  pregiudi- 
Tio  di  Tommalo:  la  qual  lìnalmente  lì  termina  con  hauer  il  Conte  Ruberto  donato  Gag 
giano  al  fratello  .  Morto  il  Re  Ruberto ,  &  nata  la  guerra  tra  la  Reina  Giouanna ,  & 
il  Pved'Vngheria  per  la  morte  del  Re  Andrea ,  pcrièuero  Ruberto  conilantemente  nel- 
la fedeltà  della  Reina,  perche  lì  vede  di  lei  vn  fauoritilsimo  pnuilegio  del  i  ;4i>.à  i  2  E 
di  Marzo,  nel  quale  lodando  grandemente  la  fede ,  <Sc  valor  lùo ,  gli  concede  il  mero,  &c 
miilo  impeno(per  non  alterar  i  termini  legali)in  tutte  le  terre,  ^  luoghi  da  lui  polleduti. 

%)i  'BÀrtolommeo fecondo  Conte cl'^'tauiUa , 

N  Acque  di  Ruberto  il  Conte  Bartolommeo  :  il  quale  veduta  la  morte  della  Reina 
Giouanna  li  accollò  à  Lodouico  d'Angiò  adottato  da  lei  per  figliuolo  :  6:  per  ciò 
fu  Icmpre  contrario  al  Re  Cario  III.  onde  il  Re  à  2  8  d'Ottobre  dell'anno  1582-. 
gli  toghe  lo  itato ,  6c  donalo  à  Luigi  iùo  lìgliiiolo  ;  conilprimer  però ,  che  in  niun  con- 
to debbia 


D  I     e  A  P  O  A.  57 

A  to  debbia  il  mancamento  paterno  pregiudicar  al  figliuolo  .  Et  benché  preualendó  la 
f atnone  di  Carlo ,  &  il  Pvc  proferendo  al  Conte  ottime  conuentioni ,  haucilè  egli  mo- 
Ikaro  inclinatione  di  leguirle  lue  parti,  &  per  ciò  folle  reilitukogli  io  icato  coi  titolo 

f)rerogatiue ,  &  altri  honori  v/àti  ;  videiì  nondimeno  alla  fine  nianif  eilamente ,  clie  egli 
lauea  l'animo  volto  a  ieguir  la  tattione  Angioina  ;  parendogli  che  ingiullamcnte  Car- 
lo hauefìe  Ipogliato  vna  donna  della  vita,  &  del  regno.  Per  i  dianj  ritrouati  nella  li- 
breria Vaticana  apparifce  il  Conte  Bartolommeo  nel  pioceilo  di  quella  guerra  hauer 
quali  continuamente  guerreggiato  contra  il  Re  Carlo  ;  &;  particularmente  l'anno 
1 5  84  del  mele  d'Agollo  ini leme  col  Conte  di  Caletta  elFer  tralcoiiò  infìno  alle  porte 
di  Napoli  con  morte ,  &  preda  de  nemici ,  &  con  grande  Ipauento ,  &  Icompiglio  nella 
città  reale ,  hauendo  mellò  a  lacco  di  molti  luoghi  vicini  ad  Auerla ,  &:  lopra  tutto  fat- 

B  to  di  grandi  danni,  &  vccifìoni  nella  Fragola  .  Onde  a  2  i  d'Ottobre  di  quell'anno  me 
dehmo  di  nuouo  legli  ritoglie  lo  flato,  &  da  capo  fi  dona  a  Luigi  luo  figliuolo ,  tacendo- 
li in  quella  Icnttura ,  che  fi  lerba  nel  regio  archiuio  intera  mentione  di  tutte  le  cole  pal- 
late .  Ne  per  tutto  ciò  hebbe  Luigi  in  vita  del  padre  lo  flato ,  ne  il  titolo  ;  le  dì  eiib 
perauuentura non hauellè  voluto lafciar  di  lèruirfi  per  modeiHa,&  per  nuerenza  del 
padre  .  percioche  morto  il  Re  Carlo ,  5:  eflendo  il  lanciullo  Re  Ladislao  con  la  madre 
quali  riJruggito  ,&lcampatoà  Gaeta  dinanzi  all'arme  del  lecondo  Lodouico  figliuolo 
del  primo  :  fi  vede  che  il  Conte  Bartolommeo ,  eflèndo  nel  Morrone  lìia  terra  marita 
lòtto  l'imperio  di  detto  Re  l'anno  i^^o.à  20  d'Ottobre  la  lua  figliuola Lucrctiaà  Gu- 
glielmo della  Leonefli  fignor  d'Airola  ;  oue  li  dice  figliuola  del  CoQte  Bartolommeo, 

C  &  lòrelladi  Luigi  primogenito  di  detto  Conte  .  Ma  che  egli  in  procclìò  di  tempo  li 
folle  accordato  col  Re  Ladislao  mei  la  credere,  che  nell'anno  i  55)4.  come  li  vedrà  ap- 
prefìò ,  effendo  Luigi  rimuneralo  dal  Re  Ladislao  è  chiamato  lènza  titolo  di  Conte . 
Hebbe  il  Conte  Bartolommeo  due  mogli ,  come  che  di  vna  non  vegga  il  nome  ne  la 
famiglia,  ma  l'altra  fu  Andrea  Acciainoli  quella,  a  cui  il  Boccacio  intitolò  il  libro  del- 
le femmine  illuilri ,  èc  di  cui  gli  Icrittori  della  famiglia  Acciainola  dicono  eflendo  Hata 
lòrelladiNiccolagranSinilcalco  hauer  prima  hauuto  per  marito  Carlo  d'Artus  Conte 
di  Monderilò  .  I  figliuoli  oltre  la  femmina  di  cui  s'è  fatta  mentione ,  èc  oltre  Luigi 
Tuo  primogenito  furono  GiulioCelàre ,  &  Fabritio,con  vn  lighuoi  naturale  di  più  :  il 
cui  nome  tu  lacopcllo . 

D 

2?/  Lui^i  terzo  Qonte  d'^ltmilU* 

L  Conte  Luigi  fu  riputato  per  vno  de  più  valorofi  huomini  della  Tua  età  li  per  forza,& 
.  naturai  vigore  del  corpo ,  come  etiandio  per  la  dilciplina  dell'arte  militare  :  conciolia- 
cofa  che  efièndoli  quattro  volte  condotto  111  if leccato  da  lòlo  à  folo  con  diuerfi  caua 
ìieri ,  tutte  le  quattro  folle  riulcito  vincitore ,  talché  per  la  lama  delle  lue  preclare  opere 
fu  creato  general  capitano  de  gli  elèrciti  Fiorentini  .  Seruì  al  Re  Ladislao  con  mara- 
uigliolàconllanza,si  come  al  Re  Carlo  Ilio  padre  hauea  tatto,  non  lolo  per  quel,  che 
potea  toccare  alla  lùa  perlòna ,  ma  etiandio  per  rilpetto  di  GiulioCelàre ,  &  di  Fabritio 
E  Tuoi  fratelli  :i  quali  lèguitando  le  parti  Angioine,  &  fappiendo  molto  ben  egli  pr  Io 
valor  di  GiulioCelàre  di  quanta  importanza  fuffe ,  che  egli  tornafìè  à  leruigi  del  Re  La- 
dislao lùo  lignore  (  la  qual  colà  il  medefimo  Re  confefli  )  non  li  curò  di  donare  il  Mor- 
rone à  detti  tratelli  :  ilquale  era  fao ,  &  à  le  leggittimamente  apparteneua  ;  perche  fi  ren- 
deffero  amici  del  Re  :  ilquale  non  gli  fu  però  di  ciò  punto  ingrato  :  peroche  dell'anno 
1 5^4.  à  2  7  di  Dicembre  in  ifcambio  del  Morrone,&  per  riconolcimento  di  tanta  pron- 
tezza ,  £v  fedeltà  gli  dona  dugento  oncie  d'entrata  per  ciafcun  anno  à  le ,  6c  luoi  heredi 
lòpra  qual  fi  voglia  beni ,  che  fullòno  per  ilcadere  alla  corte  reale  ;  non  ollante  che  due 
anni  prima  gh  hauellè  dato  ^ó'oo.  ducati  d'entrata  annua;  anzi  comandando  il  Re 
che  elprelfamente  fé  gli  padiiiio  lòpra  il  Ducato  di  Calauria  aggiugne  quelle  illelTe  pa- 

E     4         role 


1 


58  DELLAFAMIGLIA 

J,  rolerqui  propter  continuata  erga  maiellatem  noAram  fcmitia  maiora  ànobis  premere-  A 
, ,  tur  merita  •  Ne  di  ciò  venne  il  Re  Ladislao  ingannatorpercioche  rrouandofì  Capoa  alla 
deuotion  della  calàdi  Marzano  ;  Luigi  entrandoui  dentro  fu  cagione ,  ch'ella  ntornaf- 
k  all'vbidienza  del  Re ,  hauendo  i  Capoani  con  la  iìia  prelènza  non  lòlo  ripreiò  animo, 
&  cacciatone  il  capitano,che  v'era  da  parte  del  Conte  d'Alili  nimico  del  Re,  ma  pò  ilo 
l'ailedio  alle  torri ,  che  li  guardauano  ancora  da  capitani  de  Maizani .  Ma  mentre  eli 
fèndo  Luigi  fuor  delle  mura  à  vilU  delle  torri  comandaua ,  che  eìk  ii  circondaflcro  at- 
torno dVna  profonda  tofla  per  ilhingcrle  con  più  duro  aflcdio ,  percoffo  d'vn  colpo  di 
bombarda  tirato  da  que*  di  dentro  nel  fianco  ,  cadde  morto ,  con  conlcntimento  vni- 
verlàle  di  quella  età ,  che  folle  morto  vn  de  maggior  capitani ,  &  de  più  fedeli ,  che  ha- 
iieffe  hauuto  il  Re  Ladislao  :  à  cui  la  lìia  morte  marauigliolàmente  dilpiacquc .  Quello 
accadde  l'anno  1 5  5) 7.  Ma  non  è  vero,  che  egli  hebbeper  moglie  l'Acciaiuoli  fi  come 
nel  lùo  epitalHo  fi  vede ,  elfendo  Itata  moglie  di  fuo  padre,  in  guilà  liamo  trafcurati  nel-  ' 
le  cole  proprie .  Hcbbe  ben  egli  per  figliuolo  Andrea  :  di  cui  non  trono  ancor  la  madre. 
Morto  dunque ,  &:  ièppellito  nella  Riccia ,  Bartolommeo  Conte  d'Altauilla  lìio  dilcen- 
dente  dopo  lo  Ipatio  di  cento,  &  tre  anni  gli  fece  la  lèpoltura  con  quelfa  infcrittione. 
LOISIVM  DE  CAPVA.  HIC  TANTVM  BELLICAE  ARTIS 
PERITIA  CLARVIT,  VT  MAXIMIS,  ET  PRAECLARISSI- 
MIS  REBVS  GESTIS  FLORENTINOR VM  IMP.DELECTVS 
SIT.  VNDE  REDIENS  ANDREAM  DE  ACCIAIOLIS  POE- 
MI NAM  ILLVSTREMVRBIS  PRIMA  RI  AM  VX  ORE  M  DV- 
XIT.  IDEM  SINGVLARI  CERTAMINE  Q.VATERCVM  HO-  ^ 
STE  CONGRESSVS  SVPERIOR  SEMPER  ADIVDICATVS 
VICTORIAM  MAXIMA  CVM  LAVDE  RETVLIT  BAR- 
THOLOMEVS  IIL  COMES  ALTAVILLAE  NE  VELO  IN 
SVOS  OFFICIO  DEESSET  PIENTISSIME  TVMVLAVIT. 
M.  D, 

2?i  ytndrea  quarto  ['onte  d^  ItauìQa . 

Ndrea  elfendo  alleuato  lòtto  la  difciplina  del  padre ,  fu  fedelilsimo  al  Re  Ladislao. 
Onde  conuencndo  al  Re  per  grandi  rilpetti  di  dar  marito  alla  Reina  Golbnza  di  D 
Chiaramente  lùa  moglie ,  di  tanti  (ignori ,  che  haueua  il  regno  di  Napoli,  eleile 
Andrea ,  elfendo  ancora  lòtto  la  podeltà  del  padre  l'anno  i  ^S)^.  Non  è  pero  da  tacere 
quel  che  la  Reina  andando  A  fecondo  manto  ^\i  dille  a  quello  propofito  con  aita  voce 
nella  piazza  di  Gaeta  lì  che  da  tutti  fu  vdita  ;  che  egli  lì  douea  tenere  per  lo  più  auuen- 
turato  caualiere ,  &  lìgnor  del  mondo ,  poiché  egli  hauea  per  femmina  la  donna  del  Re 
Ladislao  .^  Ma  quelle  hiron  parole  di  dolore,  percioche  per  autorità  del  pontefice  fu  ap- 
prouatorvno,&  l'altro  matrimonio,  &  lì  come  legittimamente  fu  guallo  quello  del 
Re ,  cosi  legittimamente  fu  contratto  quello  del  Conte ,  à  cui  il  Re  diede  per  dota  tren- 
tamila ducati .  Mortogli  il  padre  non  lòlo  gli  fu  incontanente  confermato  lo  llato,ma 
nel  medeiìmo  anno  ^7.  gli  fu  donato  il  mero ,  &  millo  imperio  lòpra  tutto  il  lùo  llato  E 
con  altre  immunità  ,&pnuilegi  aliai  fauoriti  ;  elfendo  perauuentura  per  le  turbationi 
ad  precedente  tempo  diuentati  vani  i  primi  pnuilegi  intorno  quella  medelìma  materia 
dalla  Reina  Giouanna  conceduti.  Dodici  anni  dopo  hebbe  il  gouerno  di  terra  d'O- 
tranto,nelqualmagillrato  era  llato  innanzi  à  lui  Baldalfire  della  Ratta  Conte  di  Ca- 
ièrta.  Succeduta  nel  regno  al  Re  Ladislao  la  Rema  Giouanna  Tua  lòrella ,  &:  percoli- 
fèguente  A  Re  Iacopo  della  Reina  manto ,  lì  vede  che  l'anno  1 4 1  5.  di  nuouo  tanno  ad 
Andrea  la  confermagion  di  tutto  lo  liato  con  aggiungerui  di  più  Gonella  in  Abruzzi:  la 
quale  dal  Re  Ladislao  per  1  trentamila  ducati  di  dote  della  Rema  Gollanza  era  llata  im- 
pegnatali ,  Nel  medeiìmo  tempo  io  trouo  vna  Icrittura ,  oue  il  Conte  Andrea  dona  ad 

Ercole 


D  I     e  A  P  O  A.  ssf 

A  Ercole  di  Capoa  Tuo  parente  il  Paho  in  Principato  oltre  .  Ma  chi  quello  Ercole  fi  fol- 
le à  me  non  è  ancornoro .  Compra  nell'illeflo  anno  da  Giorgio  ditti  nobile  Vcne- 
tiano  :  ma  ilquale  abitaua  in  Napoli  la  terra  di  Supino  .  Genero  dalla  Reina  Gollanza 
Luigi  vnico  hgliuol  mafchio ,  &:  Maria .  Coilei  tu  maritata  dono  ì.i  morte  del  padre  a 
Fraacefco  Canteliìio  Conte  di  Popoli  l'anno  1422.^  non  molti  anni  apprellb  reitata 
di  lui  vedoua  a  Baldallare  della  Ratta  Conte  di  Caicrra ,  con  icmila  trecento  ducati  di 
dota.  Ad  Andrea  rizzo  Bartolommeo  luo  pronimte  a  canto  al  padre  vn'altra  fcpol- 
tura  conlelottolcrirte  parole.  ANDREAE  DE  GAP  VA  GOMITI  AL- 
TA VI  LLAE  HIDRVNTINAEREGIONIS  PROREGLADEO  DI 
WS  LADISLAVS    S  ICILIAE    REX   OB  SINGVLARES  ANI- 

B  MI  ET  CORPO  RIS  DOTES  DILEXIT,VT  EVM  EX  OMNI 
BVS  REGNI  PROCERIBVS  CONSTANTIAE  DE  CLARA- 
MONTE  S ICILI A  ORI  VNDAE  FORMA  AETATE  AGGENE 
RIS  NOBILITATE  PRAESTANTISSIM Ab  AMPLISSIMA  DO 
TE  VIRVM  DELEGERIT  QJ/I  SECVM  HIC  VNA  DOR- 
MI VNT.B  A  RTHOLOME  VS  IILCOMES  ALTAVIL.  SEPVL- 
CHRVMHOC  OFFICIOSISSIME  POSVIT.  M.  D. 

^i  Lmg\  ijuinto  Q:nte  d'^Jiamlld , 

C  F)  Elio  il  Conte  Luigi  fanciullo ,  a  cui  la  Reina  Giouanna  confermò  lo  fìato  l'anno 
1^  142  y.  fu  iuaparticulare  laude  in  quecalamitolì  tempi  tra  1  fremiti  delle  f attieni 
Aragonefè ,  &  Angioina  porrarh  m  guilà ,  che  lènza  commetter  ribellione,  &  len- 
za incorrer  nella  dilgratia  de  1  vinc icori  hauelle  conièruato  il  luo  lìato  tranquillamente. 
Segui  G^i  lenza  verun  dubbio  primieramente  dopo  la  morte  della  Reina  il  Re  Renato: 
ilcjual  li  diceua  per  lo  tellamento  di  Giouanna  elfcre  lìato  lalciato  herede  del  Reame;  on 
de  lì  vede  che  egli  lì  tiouo  a  campo  al  Colle  della  baronia  di  Circello ,  quando  Iacopo 
Caldera  vi  andò  fòpra ,  &  fu  quelli ,  che  follenne  Iacopo  a  non  cader  da  cauallo ,  quan- 
do fu  lòpraprefò  da  quella  fìibitana  gocciola  che  l'ammazzò ,  nondimeno  andando  ogni 
dì  peggiorando  le  cole  degli  Angioini  egli  palio  alla  fattione  del  ReAlfonlo,  onde  lì 

D  legge  vn'indulto  del  Re  de  ló'di  Febbraio  dell'anno  1441  in  Beneuento  ;  oue  rimette 
ogni  pallata  of  eia  al  Conte  Luigi.  Nella  cui  fede  continuando  apparifce ,  che  egliin- 
teruenne  con  gli  altri  lignon  iicl  trionfo  del  PvC ,  &  così  lulleguentemente  nel  fainofò 
filo  parlamento  celebrato  a  Napoli  l'anno  1 44^  .oltre  il  qual  anno  non  viue.  Hebbe  per 
moglie  Altobella  Pannone  figliuola  di  Franceico  iìgnor  della  baronia  di  Prata ,  &  poi 
Conte  di  Venafri  con  tremila  ducati  di  dota,con  la  quale  fece  cinque  figliuoli  malchi,  oc 
vna  femmina  :  i  nomi  de  quali  furono  Andrea,  Francefco ,  Iacopo ,  Fabritio ,  &  Giu- 
lio .  Ne  libri  de  Dieci  della  Republica  Fiorentina  trono  che  quello  Giuho  cffendo  con 
Alfonlò  Duca  di  Calauria  in  Tofcana  fu  nelì'alTalto  di  Colle  il  terzo  giorno  d'Otto- 
bre pcrcoflo  d'vna  pietra  nella  teira  l'anno  1 475».  La  femmina  hebbe  nome  li  come  l'a- 

E  uola,Goilanza  :  la  quale  oltre  molte  gioie,  &  ornamenti  donatile  dalla  Contella  Alto- 
bella  Illa  madre  fu  con  quattromila  cinquecento  ducati  di  dote  maritata  a  Sanlone  Ge- 
fùaldopriino  Conte  di  Gonza  .  A  Luigi  eifcndo  morto  aliai  giouane ,  &  ripoilo  co* 
fiioi  maggiori  non  fu  alla  line  Bartolommeo  fuo  nipote  auaro  di  far  la  fepoltura  con  le 
fèguenti  parole.  LOISIO  DE  GAP  VA  GOMITI  ALT.  ANDREAE 
ET  CONSTANTIAE  VNIGENITO.  HIC  A  PVERO  PA- 
CE AC  BELLO  ITA  EA  AETATE  SE  PRVDENTER  GES- 
SIT  VT  OMNEM  DìTIONEMAC  RES  SVAS  INCOLVMES 
IN  TANTIS  BELLI  FLVCTIBVS  SERVAVERIT.  DVXIT 
AVTEM  VXOREM  Q_VAE  SECVM  HIC  lACET  ALTABEL 
LAMPANNONIAM  QVAE  FORMA  AC   PVDICITIA    NVL- 

LI 


^o  DELLA    FAMIGLIA 

LI   PRISCARVM    MATRONARVM   SECVNDA    FVIT.   EX  A 
QVA  V.  FILIOS,  ET   VNAM    FOEMINAM    SVSCEPIT.    ET 
SIC  FAMILIA  REPARATA   XXV.  AN.  AGENS   DECESSIT. 
BARTHOLOMEVS.  IH.  COMES  ALT.  NE  IN  AVI  Ox^FITIO 
DEESSET.HOC  MONVMENTVM   ACC VRATISSIME    PO, 

3VIT,  M.  a 

7^i  ^nJreafeJìo  Conte  d'^luuìHd. 

Vcccdetre  al  padre  il  Conte  Andrea  efièndo  ancora  fanciullo  :  per  la  qual  cagione 
coli  à  lui  come  a  iiioi  fratelli  del  mede/imo  anno  44.  il  Re  Altonfo  conlliruifcc  per  g 
balie  j  &  rutrici  così  Alcobella  Pannone  lor  madre  come  Maria  di  Capoa  ConrclFa 
dì  Caferra  lor  zia .  Et  in  quello  medelìmo  anno  cercandoli  da  parte  del  fanciullo  Con- 
te al  Re  Aìfonio  la  confcrmagione  del  mero,&:  miilo  imperio, che  egli  haaea  dalla 
per(òna  ad  padre ,  &  dell'auolo  iòpra  le  terre  (uè  conceduto  loro  non  meno  dalla  Rei- 
na Giouanna  feconda ,  che  dal  Re  Ladislao  ;  il  Re  gratiof  imenre  glie  le  concede  .  Tro- 
uaddiluiicritturadel  ^4.nel  cjual  tempo  (ì  manta  la  Goilanza  fua  fòrella  al  Conte  di 
Gonza  .  Ma  peroche  egli  non  hebbe  moglie ,  ne  di  lui  rcllò  f  uccefsione  ;  non  ne  tro- 
uo  molto  più  innanzi  altra  mentione  ^  fé  non  che  fuccedette  al  Contado  Francefco 
apprefFo  di  luì  nato  f ìio  fratello , 

C 

2?/'  Francifco  fetnmù  Conte  d'^lt<iuìEa 

FV  il  Conte  Francefco  cariilìmo,  &  affettionato  al  Re  Ferdinando  il  vecchio  .  Heb- 
be per  moglie  Eliiàbetta  de  Conti  illullre  famiglia  Romana  :  la  quale  relLita  di  lui 
vedoua ,  f  u  in  guifa  cara  al  Re  Ferdinando  il  giouancjche  oltre  a  intìmte  dimo- 
flrationi  di  beniuolenza,  le  donò  il  feudo  di  Cannauena  l'anno  1 45>6^.Fece  al  manto  do 
dici  figliuoli  de  quali  cinque  fur  femmine.  Altobella  fòla  in  vita  del  padre  fu  maritata  .i 
Gio:  Francefco  di  Sangro ,  l'altre  furono  Maria ,  Caterina ,  Violante ,  &  Vittoria,  che 
con  quattromila  ducati  di  dote  fu  maritata  a  Geronimo  Carrafa  figliuolo  d'Alberigo 
Duca  d'Ariano.  Hebbeetiandiovnhgliuol  naturile;  il  cui  nome  fu  Oliuieri.  Ho  10  j) 
veduto  il  fuo  tellamento  del  148  8.  nel  quale  anno  mori  à  Napoli ,  ma  tralportato ,  ìk. 
rcppcllito  nella  cappella  de  fìioi  maggiori  dalla  pietà  del  Conte  Bartolommeo  fuo  li- 
gliuolo  ha  quella  mlcrimone  .  FRANCÌSCVS  DE  CAPVA  ET  ELI- 
SABECTA  DE  COMITIBVS  ALTEVILLAE  COIvlITES  HIC 
lACEMVS.SAT  OPIBVS  ET  LIBERIS  FORT VN ATI  ALTER 
DIVVM  FERDINANDVM  PRIMVM  SPECTATA  FIDE  ET 
CONTVBERNIO  L,  PROPE  ANNIS  COEVI.  ALTER  DI- 
VVM FERDINANDVxM  II.  PARI  FIDE  ET  FLVCTVAN- 
TE  REGNO  SEQVVTA.  AMBOS  MORS  IMMATVRA  RA- 
PVIT  NEAPOLLSED  B  A  RI  HOLOMEI  S  EC  VN  D  I  F  ILII  PIE  £ 
TAS  HVC  NOS  TRANSFERRI  CVRAVIT.ET  VT  Q_VA  VI- 
VI SEMPER  CONCORDIA  VIXIMVS.EA  QVOQ^VE  MOR- 
IVI VNA  CONC^ÌESCEREMVS  HOC  MONVMENTQ 
CLAVSIT  M.  D, 

Vi  L  Km  cft4uo  (jimte  /^^Itauillé, 

LVigi  primogenito  del  Conte  Francefco  riprefè  lo  flato  dopo  h  morte  del  padre, 
«Scfunnemueilito  da  Ferdinando  primo  l'anno  i48>).  I  luoghi  eran  quelli  Alta- 
iiiila,  Supino,  la  Riccia,  Sallènor? ,  San  Giuliano,  Molinara,  Ce^ciapicciola,  i] 

Pago, 


DI       C     A     P     O     A.  6-1 

A  Pago  j  &c  Rofèro  :  il  quale  flato  tenne  egli  molti  anni .  Percioche  io  ho  veduto  vn 
piiuilegio  del  5^6",  pjer  lo  cjuale  il  Re  Ferdinando  giouane  hauendo  riguardo  a  meri- 
ti de  fìioi  maggiori,  &:à  nchiella  di  Andrea  Fratello  del  Conte,  ói  alheuo,  Se  primo 
filo  cameriere  ,  &  per  punire  in  qualche  parte  la  ribellione  di  Supino,  &  di  Cer- 
cia  picciola  ,  gli  dona  tutte  l'immunità,  terre,  pafcolaggi  ,  &,  artioni,  che  a  cjucl- 
ie  vniuedità  ,  &  comuni  s'apparteneuano  .  Nondimeno  non  tenne  egli  molto  più 
óltre  lo  Itato  :  percioche  fènrendolì  inabile  à  quel  gouerno ,  malsimamente  iecon- 
do  egli  dice  per  Tindilpodrione  de  tempi ,  &:  per  l'intermità  del  corpo ,  ne  volendo 
più  in  corali  faccende  impiegarli ,  ma  fciolro,&  libero  da  limili  cure  viuer  quieta- 
mente ,  &  con  tranquillità  d'animo  la  vita  che  gli  relì:aua  ,  conhderando  ancora, 

B  che  il  fùo  fratello  Bartolommeo  eralàuio,&  valorofo,  &  di  grande  prudenza  co- 
fi  intorno  il  gouerrode  vallàlli  ,iàpendoli  ottimamente  in  ogni  tempo  reggere  ,& 
gouernare  ;  come  in  orno  il  carico ,  che  hauea  da  prendere  per  maritar  le  (bielle,  à  lui 
tutto  il  filo  ilato  ,  alcune  poche  colè  fèrbandoli  ,  liberamente  rinunzia  ,  al  qua- 
le Itato  erano  anco  aggiunti  quattro  altri  luoghi  diiàbitati  Butrafcello  ,  Riodega- 
Ido  ,  Redine  ,  &  Monticello  .  Hebbe  egli  per  moglie  Gineura  Camponefca 
figliuola  del  Conte  di  Montorio  ,  &  forella  della  madre  di  Paolo  I  I  I  ì .  la  qua- 
le gli  morì  poco  innanzi  ,  che  rinunziadè  lo  ilato  :  con  cui  (1  portò  pure  in  guilà 
che  morendo  ella  gli  donò  delia  fùa  dota  tre  mila  ducati  :  1  quali  ancora  egli  rinun- 
ziò al  fratello , 


2^1  'Bartolommeo  nono  Conte  'D'^ÀltauiUtt-, . 


B 


Artolommeo  molto  tempo  primi, che  hiaelTe  dal  fratello  il  contado  ,  efiendo 
'  Q^i  fìgnor  di  PierraCicella  incominciò  p^r  lo  valor  fìio  ad  elTjr  caro  à  Re  di 
quel  tempo  ,  onds  lì  vede  l'anno  145?  5*  à  25  di  nouembre ,  che  il  Re  Ferdinan- 
do fecondo  gli  dona  l'vlìcio  di  maellro  portulano  di  due  prouincie  ,Capitinara,6c 
Terra  di  Bari.  Nel  qual  tempo  effondo  li  Re  con  i'efèicito  à  Sarno  gli  dona  anco  il 
callel  di  Pianili  nel  contado  di  Molili  con  honorato  teAimonio  della  fua  virtù;  & 
elTendo  il  campo  nell'Atella  gli  dona  l'anno  fèguente  tutti  1  beni  iiabili ,  &  fpetial- 
pv  mente  vna  cala  in  Barletta,  che  fu  di  Petruccio  ,  &  di  Cola  della  Marra  figliuo- 
li di  Francefco  Antonio ,  &  ribelli  del  Re .  Morto  il  Re  Ferdinando  fu  non  meno 
caro  al  Re  Federigo  fùo  zio  .  ilquale  l'anno  5?  7  il  crea  viceré  in  Capitinata ,  &  Con- 
tado di  Molili  .  Cacciato  dal  regno  il  Re  Federigo,  &  peruenuto  il  reame  in  poter  del 
Re  Cattolico,  gh  fu  da  lui  confermato  lo  rtato,&  in  proceflo  d'alcun  tempo  tu  in 
fùo  nome  dal  Cardinal  di  Surrento  fùo  Luogotenente  conilituito  Viceré  dell'Abruz- 
zi l'anno  I  51  2  .  Egli  rinouò  l'antica  cafà  della  famiglia  prellòaSan  Gennarello ,  che 
hoggi  fi  uede  con  l'infcrittione  del  fùo  nome ,  armi ,  &  imprcfa .  La  quale  è  vna  ba- 
leflra  tirata  con  alquante  parole  attorno  che  io  non  ho  potuto  ben  leggere  .    Ar- 
dì cognominarli  à  guifà  de  i  grandi  principi  Bartolommeo  terzo .    Intorno  la  qual 
colà  benché  da  alcuni  folTe  prouerbiato  ,  parca  non  dimeno  ,  che  hauendo  ri- 
guardo all'antico  titolo  de  lìioi  predecefTori  ,  non  folfe  da  farne  Ci  gran  romo- 
ri  :  poi  che  à  tempi  più  antichi ,  &  meno  ambitiofi  non  era  paruto  ancor  duro  il 
Dei  gratia .  Ma  fpefTo  auuiene.che  quello  che  in  fé  non  è  d'alterigia  ne  d'humiltà  legno, 
s'afcriue  à  lìiperbia ,  fòlo  perche  dai  grandi  principi  fi  lia  meflb  in  vlò  .    Fu  delide- 
rofò  d'honelb  laude  ,  &  inliememente  grato  ,  &  pietolo  con  la  memoria  de  fuoi 
maggiori ,  hauendo  rizzato  loro  tante  fèpolture  ,  di  cui  non  è  via  altra  più  fpedi- 
ta  à  comendar  la  pròpria  fama  apprellb  1  poikri  ;  il  che  ageuolmente  li  alTeguiice 
mentre  par  che  ad  altro  vfìcio  s'attenda  .     Onde  prudentemente  fu  detto  di  Ce- 
lare ,  che  in  ripor  le  Itatue  di  Pompeo  hauea  confermato  le  lue .  Onde  a  me  pa- 
re ,  che  egli  grandemente  fi  fofTe  appreflato  al  primo  Bartolommeo  .     Et  per 

F  queiì:o 


^t  p  £  i.  L  A     famìglia 

^queilQ  iT»erki  d'elfer  anaouerato  rp  ^naggiori  huo^nini  della  cafà  dia  ,    Hebbc  rr?  A 
mogli ,  delie  quali  la  prima  fu  detra  Rubcrta  Boccapianola  figliaola  di  Beltramo  ; 
jÒ  le  tu  non  vuoi  alterar  punto  Tvlo  della  Napoletana  |-auella  ,  di  Berteraii^p  ,  -Si 
di  Piudentia  Bozzuta  ,  marnnionio  contratto  inhn  dell'anno   1475  :  Id  qua- 
le gli  portò  in  dota  per  heredità  PietraCatella  ,  .&  Santo  Elia  luoghi  abitati  ;  ma 
,dilabit;^ti  Pelcaicllo  ,  il  cailel  della  Guardia,  Cafàlpiano  ,  Figarola  ,  Caiàlfana ,  §c 
Torre  di  Zeppa.  Con  cui  non  lece  più  che  due  figliuole  femmine  Cornelia  ,  &  Ip- 
polita quella  ,  che  dandoli  per  moglie  à  Gio.  Antonio  Ordno  rinunzia  à  riicT- 
te  le  attioni ,  che  hauea  (òpra  le  calklla  materne ,  &  quelU  che  con  ieimjla  ducati  di 
.dora  fu  maritata  ad  Antonio  Carrata  Conte  della  Rocca  di  Mondragone.   La  {ècon- 
jda  moglie  prele  poi ,  eflendo  egli  già  Conte  con  ottomila  clucati  di  dota ,  &  collei  B 
fu  /\ui:elia Orlìna  figliuola  di  Franceico  Duca  di  Grauina,  con  la  quale  fece  due  fi- 
fio.Tun      gliuoli  Gio.  Franceico ,  &  GiuAmiana ,  &  come  appreffo  mortreremo  morifii  poi  fìi- 
bito  .    La  femmina  'ia  marirata  a  Don  Diego  Cauaniglia  conte  di  Montella.    Di 
Gio.  Franceico  pevcioche  egli  non  allignò  faremo  mentione  in  quello  luo^o.  Egli 
prelè  per  moglie  Kàbella  Spinella  figliuola  di  Gio.  Batiila  Conte  di  Cariati  :  de  quali 
j>  coi!  parla  Trillano  Caracciolo  nella  vita  dello  Spinello.  La  cura  di  inaritar  Ilàbella 
»  iùa  figliuola  (  inrende  dello  Spinello  )  non  potendo  ellerui  egli  preiente ,  commiiè  à 
j)  Liuialùa  inoglie,(i  che  ella  Fu  finalmente  maritata  a  Gio. Franceico  di  Capoa  pri- 
?)  mogenitodei  Conte  d'AltauiIla ,  il  quale  era  per  iùccedere  ad  vna  ricca,  &  gran  il- 
j)  gnoiia,giouinetto  di  collumi  lingulaii  ,  &  di  rara  bellezza,  &;  benché  la  dota  tulle  q 
?)  llata  alquanto  iinmoderata ,  percioche  ella  alcendeua  alla  iomma  di  quattordici  mi- 
j)  la  ducati;  nondimeno  in  coral  matrimonio  fu  giudicato  elfere  itata  ottimamente  im- 
j)  piegata,  Il  Conte  menò  la  ipoià  al  figliuolo  con  tanta  pompa,  &  apparato  di  appa- 
j)  reccfii  di  viuere ,  &  iòntuolità  di  vel];u"e ,  che  niun'altro  barone  ^\  quella  età ,  ò  ppchii- 
j>  fimi  il  pareggiaronp .    Coli  dice  Trillano .  ma  l'infelice  giouinetro  godè  pochi  an- 
ni gli  abbracciamenti  della  mogliera:laqual  maritata  poià  Giulio  Antonio  Acqua- 
uiua  Conte  di  Gioia,  &  poi  Duca  d'Arn,fù  madre  del  preiente  Duca  Gio.  Geroni- 
mo. Preiè  finalmente  il  Conte  B^itolommco  la  tei'za  moglie ,  &  collei  tu  Lucretia 
Zuila  figliuola  di  Gio.  Berardino  Conte  di  Montiioro  donna  di  marauiglioiè  bellez- 
ze: La  quale  prelè  eilcndp  già  vecchio  molto  ,  con  cui  procreò  Luigi  Martino,  &  r^ 
(Giulia  .  CoÙei  cflèndo  già  inccmmciateà  creicer  le  don  tu  con  ièdicimila  ducati  di 
dote  maritata  à  Gio.  Battilla  d'Azzia  hgliuol  piiir.ogenito  di  PierAntonio  Conte  di 
Noi  :  ilqual  Gip.  Batilla  preiè  noi  titolo  di  Marchete  da  Callo  V,iopra  la  Terza.  Heb- 
rÀerU .        be  ancor  egli  d'altra  donna  vn'àltio  figliuolo ,  il  cui  nome  tu  Valerionlquale  dopo  hauer 
dato  opera  alle  leggi ,  menata  per  moglie  Lucretia  di  Lagni  figliuola  di  Pietro,  &  di 
^chille,       Virgilia  d'Alamagna  generò  quello  Achille  che  noi  vediamo  :à  cui  maritata  Vitto- 
ria Bozzuta  ipiella  del  Cardinale  lalciò  eflèndo  ancor  aliai  giouane  due  figliuoli  vn 
raalchio,&  vna  femina: quegli  detto  Ceiàre,  &  collei  Lucretia ,  tol(e  ancor  poi  la 
feconda  moglie  di  cui  ha  ancor  hauuto  figliuoli.  Ma  il  Conte  piorcndo  alla  fine  al^ 
lai  vecchio  ,  lalciò  lolo  memoria  dejla  ieconda  moglie  :  la  qual  è  quella .  B  A  R-  „ 
THOLOMEVS     III.     DE     CAPVA     COMES     ALT.  "^ 
INSTAVRATO     AVCTO(^.     TEMPLO     CONTV- 
MVLATISQ_.     MAIORIBVS     SVO     CVIQ^     MO- 
NV  MENTO     EXTRVCTO     SIBI     ET     AVRELIAE 
VRSINAEVXORI     DVLCISSIMAE  Q_V  E    H  E   H  E  V 
JMMATVRA    MORTE    DECESSIT    S  VPERSTI  TIB  VS 
P  VOBVS    P  AR  V  VLIS     L  I  B  E  R  I  S    I  O  A  N  N  E     FRAN- 
CISCO, ET   IVSTINÌANA    QVOD    VIVVS    VIVENTI 
COMMVNE     DESTINARAT     SEPVLCRVM     B.  M. 
^OCANPVM     CVRAVIT     VIXIT    ANN.     XVIII. 

PVELLA 


J-UlJ>pi 


D    I      e    A    P     O    A.  6} 

APVELLA  FORMAE  PVDICITIAE  FIDEIQ^  RA. 
RISSIMAE  DIMIDIVM  IPSIVS  ANIMAE  S  E^ 
CVM      PERPETVO     RETINENS.     M.  D. 

Vi  Luigi  .Martino  decimo  (onte  d'^^hduilìd . 

IL  Conte  Luigi  Martino  reAò  in  età  puerile  fòtto  la  guardia ,  &  tutela  della  ma- 
dre,  onde  di  iei  fi  vede  vna  proccuradel  i  ^  2  7  in  perfbna  di  Federigo  d'Arel- 
ia  ,  perche  egli  vada  à  giurar  l'homaggio  all'Imperador  Carlo  V.  per  parte  del 
Conte  Luigi  Martino  luo  figliuolo  pupillo.  Si  cognominò  egli  nelle  fue  {crirture  Lui- 
B  g^  Martino  1 1  IL  L'anno  i  <^^y  comprò  da  don  Troiano  Cauaniglia  Conte  di  Mon- 
tella figliuolo  della  Giuiliniana  (ùa  zia  la  città  di  Troia  con  titolo  di  Conte  per  cin- 
guantacinque  mila  ducati ,  come  che  fi  fatta  compera  fofle  Hata  molto  dannoìà  a  que- 
ita  caia .  Hebbe  per  moglie  Giouanna  Orfina ,  con  la  quale  procreò  vn  fighuolo  :  il 
cui  nome  fu  Bartolommeo  che  morì  di  età  di  quindici  anni  ;  &  Giouanni ,  &  Fabri- 
tio  .  Quelli  creato  vltimamente  della  bocca  del  Re  Filippo  è  molti  anni  vifluto  rahrmo 
nella  corte  reale ,  per  lo  qual  fèruigio  ha  hauuto  ricompen(à,&  à  Giouanni  come  primo-  ieL<i  hoc- 
genito  venne  il  contado.  Il  tellamento  del  Conte  Luigi  Martino  è  del  i  ^^o;  nel  '*_if^'l^' 
qual  difpone  con  paterna  pietà,  che  egli  fia  feppellito  a  canto  all'oira  del  iuo  amato 
figliuolo  Bartolommeo . 

Vi  (giouanni  X  J.  Conte  (t^ItduiUa . 

IL  Conte  Giouanni  ;  ilquale  hoggi  vediamo  oltre  l'altre  lue  honorate  qualità ,  di- 
iettarfi  fingolarmente  della  mufica ,  di  Goltanza  Carrafa  fìia  moglie  figliuola  di 
Scipione  Conte  di  Morcone  non  haueua  ancora  à  mio  tempo  procreato  figliuoli 
malchi ,  &  contento  del  fuo  nobile  &  antico  titolo  di  Conte ,  come  (1  nteiiice  di  Me- 
cenate ,  che  lènza  curarfi  dell'ordine  Senatorio,  fi  mantenne  dentro  quello  de  Caualieri 
ha  lalciatoà  fecondi,  &  terzi  geniti  del  filo  ceppo  gli  altri  titoh  maggiori.  Ma  tempo 
è  che  noi  ritorniamo  à  lècondigeniti  de  i  lòpranominati  Conti  tralaiciati  da  noi  per 
p.  non  interrompere  l'ordine  de  Conti  d'Altauilla  ,  &  in  prima  ripiglieremo  Giulio 
Celare  ,  &  Fabritio  figliuoli  del  Conte  Bartolommeo ,  &  deli'AcciaiuoIa . 

Vi  Giulio  Ceftre  marefciallo  ,  Cr  Ji  Fahritio  CiamherUm  figliuoli  del  Conte 'B^rtolommeB 
fecondo  Conte  d'Altauilla . 

SEguitò  Giulio  Celare ,  &:  fece  anche  lèguitar  à  Fabritio  per  vn  pezzo  :  percioche 
egli  era  fanciullo  ,  la  fattione  che  hauea  fèguitato  il  Conte  Bartolommeo  lor 
padre .  Et  lènza  verun  dubbio  ,  per  quel  che  fi  comprende  non  lòlo  dall'illorie 
publiche,ma  anco  da  molte  priuate,fu  Giulio  Cefare  huomo  per  l'arte  militare  di 
valore ,  &  di  autorità  grande .  Talché  confiderando  il  Conte  Luigi  Ilio  fratello  di 
^  quanto  danno  era  al  Re  Ladislao  l'hauerlo  per  auuerfàrio ,  con  non  picciola  folleci- 
tudine  cercò  di  tirarlo  alle  parti  fue  come  à  fuo  luogo  habbiam  detto  :  infra  del  qual 
tempo  mentre  il  Re  vifTe  gli  fu  fedelifsimo ,  &  operato  fu  da  lui  in  molti  carichi  d'im- 
portanza con  condotte  affai  principali  ,  &  honoreuoli  con  hauer  goduto  il  nome , 
&  autorità  di  marefciallo ,  &  hauergli  il  Re  donato  il  feudo  di  Pianili  tra  Calui .  & 
Carinola  .  Ma  morto  il  Re  Ladislao  ,  &  fucccduta  nei  regno  Giouanna  fua  fòrel- 
la  ,  Giulio  Celare  veggendo  la  poca  prudenza  di  quella  Reina  :  la  quale  dilpenfan- 
dogl'honoriàperfone,  fi  come  egh  Ibmaua  non  di  quel  mento  che  era  il  luo,fde- 
gnaua  gl'altri  ,  infieme  con  molti  diliberò  ancor  egli  d'infignorirfi  di  qualche  luo- 
go imporrante ,  &  alpettar  l'occafioni  che  nafcer  poteffero  à  fua  gloria  ,  &  gran— 

Fi  dezza. 


(S^  DELLAFAMIGLIA 

tlezza.  Et  hauiendoin  Capoa  ,  oc  ài  molti  fèguaci  ,  &  amici  fi  per  la  rncmoriadcl  A 
fratello,  S^  lì  per  diiccnder  i  tuoi  maggiori  di  quella  città,  iènza  molta  fatica  (è  ne 
jnlìgnorì  ,  6c  iarebbe  ciò  flato  di  non  picciolo  nocimcnto  alla  Reina  ;  fé  col  terror 
dell'arme  ,  òi  induihia  di  Sterza  il  quale  vinta  l'Aquila  ,  inlegnò  quel  che  douelìcr 
far  gl'altri  ,  i  quali bauean  prclo  l'armi,  non  folle  egli  ritornato  à  leruigi della  Rci- 
pa  ,  Ma  non  potendo  con  tutto  ciò  il  iuo  altiero  animo  tollerare  ,  che  Sfor- 
za huomo  foiefliere  ,  &  ignobile  valeflè  nei  regno  più  di  lui  :  liquale  dal  làngue 
illuiliedi  tanti iignori  dilctridca,piopo(e  in  ogni  modo  di  leuarloii  dauanti,&:  fò- 
prallando  il  tempo ,  che  Iacopo  Conte  della  Marcia  doueua  venire  à  Napoli,  à  cui 
li  era  maritata  la  ileinaGiouanna,  egli  ilquale  deirordine  dato  dalla  Reina  à  Sforza  di 
chiamarlo  principe  di  Taranto  ,  &  non  Re ,  era  ottimamente  informato  ,  ii  mile  B 
ad  attender  l'occaiìone  .  Perche  riceuuto  il  Conte  in  Manfredonia ,  &c  veduto ,  che 
sforzatolo  di  tutti  gli  altri  l'hauea  falutato  come  Principe, &  non  come  Re, onde 
conolcea  elicigli  Sforza  diucnuto  odiolo  ,  fùbitamente  hauendone  prima  hauuto 
trattato  con  i'jlkllb  Re  Iacopo,  a  cui  hauea  mollrato  Sforza  tòlo  citare,  che  egli 
FiOn  folle  chian:ato  Re,  prcie  per  partito  di  farlo  ammazzare  per  ifrada.  Ma  non 
ellèndoglinuicitacolàmuna  di  c]uello,che  egli  lì  era  meflb  ai  tentare, dihberò, fo- 
llo che  furono  Imontati  a  Beneuento  ,  di  venirui  egli  ifeflb  alle  mani,  &  d\xci- 
cierlo  le  hauefl'e  potuto  .  Perche  non  coli  prima  vide  Imonrato  il  Re ,  che  con  al- 
ta voce  à  Sforza  voltatoli  dilfe,che  egli  come  traditore  del  Iuo  lignoie  era  indegno 
della  compagnia  di  tanti  caualien  ,  &  ciò  ell'er  prello  à  prouargli  con  l'arme  in  ma-  q 
no  ;  poiché  con  temeraria  ambitione  non  ballandogli  d'efleili  fatto  grande  in  pae' 
lè,oue  non  cianato  ,  ne  allcuato  ,  ccrcaua  etiandio  d'impedir  la  corona  a  co- 
iai, à  chi  per  vanj  rifpetti  (ì  conuenia  .  Non  tardò  Sforza  à  tirar  fuori  la  ipada, 
ma  concorfò  il  Re  Iacopo  al  romore  fece  i'vno ,  &  l'altro  porre  in  prigione ,  hauen- 
do  poiiui  à  poco  fatto  liberar  Giulio  Celare,  per  opera  del  quale  egli  llimaua  d'ha- 
uer  hauuto  il  titolo  di  Re.  Pareva  à  Giulio  Celare  per  cosi  lègnalato  lèruigio  fatto 
al  Re  Iacopo ,  che  verlo  lui  ii  douefle  far  qualche  (ingoiare,  &  grata  dimolfratione, 
p  dcll'viìcio  di  gran  coneilabile  :  ilquale  per  |a  prigionia  di  Sforza  parca  che  douei- 
le  vacare ,  come  vacò  ;  hauendolo  polcia  il  Re  dato  d  Lordino  caualiere  Fianzelè ,  ò 
d'alcun'altrodi  quegli, che  vacarono  poco  tempo  appreflò.  Ma  accortoli  egh,che  q 
da  certe  vane  apparenza  d'honori  infuori  :  le  quali  ,  &  elle  incominciauano  pian 
piano à  mancare, il  Re  Iacopo  non  li  prendeua  altra  cura  di  riilorarlo:  incominciò 
fieramente  ad  eilèr  trauagliato  nell'animo  ,  hauendo  con  l'ilperienza  conolciuto  d'ha- 
uer  latto  danno  à  molti  ,  &  à  le  giouamento  mano  .  Conoiceua  egli  la  prigio- 
nia di  sforza  ,  la  morte  dell' Alopo  ,  la  llretrezza  della  Rema  Giouanna  ;  cole  che 
erano  itguite  dopo  ,  tutte  eflcr  procedute  da  luoi  trattati ,  &c  penlleri ,  &  con  tut- 
to CIO  à  le  ninno  honoie  ,  niuno  mento  eHèrnegli  peruenuto  .  Perche  volto  in- 
contanente l'animo  alla  vendetta ,  fece  intendere  alla  Reina  ,  che  lì  come  egli  con- 
fellaua  d'clfere  llato  cagione  delle  comuni  rouine  ,  così  a  lui  lòlo  balfaua  l'anirno 
di  dar  ottimo  rimedio  a  tutte  le  colè ,  purché  ella  gli  prometta  di  tener  la  colacela-  p 
ta.  La  Reina  con  gli  occhi  bagnati  di  lagrime  mollra  di  abbandonarfi  tutta  nel  va- 
lore, &  bontà  di'Giulio  Celare,  pero  dicelle  liberamente  quel  ch'egh  haueua  in  ani- 
mo di  fare  ;  che  lenza  che  farebbe  tenuto  lègretiflìmo  ,  riporterebbe  da  lei  alrillì- 
mi  premi  :  doue  (i  vedefle  mai  liberata  dal  durilsimo  giogo  di  Iacopo ,  Promette- 
te Giulio  Cefaie  arditamente  di  douer  di  fua  mano  vccidere  il  fallò, &  disleale  Re, 
^  in  vn  medefimo  tempo  ,  &  lei .  &  la  patria  lìia  liberar  dalla  tirannia  de  barbari , 
Alle  quali  parole  verlàndo  maggiori  lagrime  Giouanna .  Et  quando  farà  mai  quel  gior- 
no ;  gli  dice  ;  Giulio  Celare  mio ,  che  io  per  mezzo  di  quella  tua  valorofà  delira  liberata 
d'i!  duro  carcere,in  che  io  mi  ritrouo,mi  vegga  reilituita  al  leggio  mio  reale.Poi  moitran 
doinpgniinodo  voler  dar  preilo  compimento  alla  colà ,  gh  dice ,  che  torni  da  lei  fra 

tre  giorni 


D     I       e     A     P     O     A.  é-y 

A  tre  giorni  per  prender  l'ordine ,  che  a  menar  la  bifogna  ad  effetto  fofle  di  mellieri .  Egli 
riloluedèli , &  hcede  buon  cuore  tra  tanto,  che  ella  penlèrebbc  à  cjucllc  vie,  per  le 
quali  più agcuolmente  gli  porcile  il  iiio  pnfier  riulcirc.  Ma  la  fiera,  &  crudel  don- 
na ;  acuì  non  era  partito  dalla  memoria;  il  lùo  carillìmo  Alopo  fòlo  per  cagiono  di 
Giulio  Celare  eflergli  ilaro  vccjfò  ;  Sforza  iltjuale  in  tutti  i  luoi  maggiori  pencoli  io- 
Icuacflcre  la  iua  maggiore  fpcranza  lòlo  per  le  pratiche  di  lui  cller  tenuto  prigione: 
Lei  mcdcdma  ;  elfendone  egli  iolo  flato  autore ,  caduta  dalla  fùa  grandezza ,  non  più 
come  Rema ,  ma  come  priuara ,  anzi  come  mifèra ,  &  rea  femmina  effer  Tenuta  lòtto 
mille  guardie  rifletta  ;  penirò  con  doppio  inganno ,  &  vendicarli  al  prelcnte  di  Giu- 
lio Celare  ,  &  tenere  vn  mezzo  per  lo  quale  più  facilmente  fi  potefTe  mi  a  non  mol- 

B  to tempo  vendicar  del  Re  Iacopo.  Rifhettafi  adunque  col  marito  con  arte,&  lu- 
finghe  marauigliofè  gli  apre  il  trattato  di  Giulio  Cefare .  Perche  egli  conolca  l'infi- 
nito amore ,  che  gli  porta  ;  lei  effer  preila  a  fargli  fcntir  co'  propri  orecchi  l'ordine ,  oc  \ 
maneggio  di  tutta  la  cola .  Per  queflo  fteflèfi  in  camera  fùa  ripoi\o  dentro  le  corti- 
ne del  letto  con  quella  maggior  ficurezza  ;  che  a  lui  parefTe  baitare  ;  perche  quel  gior- 
no il  Capoano  douea  tornar  da  lei .  Neàqueftofi  pofè  tempo  in  mezzo,  ma  effegui- 
to  a  punto,  come  la  Reina  haueadifègnato,  Iacopo  fèntito  il  difcorlòdi  Giulio  Cc- 
fàre  ,&  fattolo  per  queflo  metter  prigione  ,  gli  fece  iui  ànon  molto  tempo  per  ordi- 
nario proceflb  mozzar  la  tella .  Cotal  fine  hebbe  Giulio  Celare  di  Capoa  marefcial- 
lo  del  regno  di  Sicilia ,  huomo  in  vero  di  animo  torbido ,  ma  ardito ,  valorofò ,  &c  at- 

Q  ro  a  metterli  ad  ogni  gran  rifchio ,  perche  egli  rouinò .  Fabbritio  fuo  fratello  fii  ciam-  ^'^W/* 
berlano ,  èc  fu  in  guilà  caro ,  &  in  buona  opinione  del  Re  Ladislao ,  che  il  Re  fcruen-  f^  "" 
doli  della  fuainduiìiria  in  colè  di  grandifsima  importanza  fra  gli  altri  maneggi,  che 
glicommife,neirvltimoanno  del  fuo  regno  gli  concedette  ampia  podeiH  di  poter 
à  fìio  arbitrio  gaitigar ,  &  perdonare  a  ribelli .  Morto  il  Re ,  &  f ucceduta  iui  à  poco 
la  violenta  morte  dt\  fratello ,  o  per  queflo  rifpetto ,  o  qua!  altra  fé  ne  foffe  la  cagio- 
ne fi  partì  di  Napoli,  &pofèfi  a  fèruigi  del  Duca  di  Milano  da  cui  hebbe  condotta  di 
gente  d'arme  .  Ammalandoli  in  Sonzino,iui  fa  tellamcnto  l'anno  1427  à  5-  d'ot- 
tobre coniHtuendo  vniuerfàle  hcrede  Luigi  fuo  primogenito ,  &  comandando ,  che 
a  Matteo  Francefco  ,  &  a  Giou.  Maria  fi  debba  dar  la  vita  militia  :  fa  mentione  di 

Pj  tre  lue  figliuole  Laura ,  Francefca ,  &  Lucretia  :  per  ciafcuna  delle  quali  lafcia  duemi- 
la ducati:  delle  quali  Francefca  vedefi ,  che  l'anno  fèguente  fu  maritata  ad  Hoiiora- 
to  Gaetano  figliuolo  di  Crilloforo  Conte  di  Fondi .  La  moglie  fu  Couella  Gefual- 
da,  a  cui  lafcia  nel  già  detto  teliamento  la  cura  di  tutte  le  colè .  E  cofà  degna  di  ve- 
dere il  gran  numero  dicaualli,  &  d'arme  che  egli  lafcia  a  foldati  ,  &gh  allieui  fùoi, 
&  la  pompa  ,  che  difpone  ,  che  debba  farfi  nel  fuo  mortorio ,  volendo  oltre  il  nu- 
mero grande  de  gli  llaffieri  ,  &  de  paggi  ,  che  fi  debbano  anco  veflir  di  bruno 
quindici  caualli  de  fùoi  con  apparato  aflài  nobile ,  &  magnifico  :  &  con  humana  pie- 
tà gran  cura  ,&  penfiero  molila  non  fòlo  di  Bernardo  fuo  figliuol  naturale  ,  ma  etian- 
dio  di  Iacopello,&:  di  Gurono  quclB  fùo  fratello,^:  quelli  dal  canto  di  Giulio  Celare  f  ùo 

p  nipote  amcndue  naturali .  Ma  perche  il  fùo  primogenito  Luigi  morì  lènza  hauer  mo- 
glie ,  &  figliuoli ,  ragioneremo  bora  di  Matteo  fùo  fècondogenito  :  ilquale  diede  prin- 
cipio à  Conti  di  Palena . 

V\  MAttf  Conte  di  Talen4f>rtme,  Duca  d'atri,  &  di  Teramo,  &  (jme  di  San  Flauìant. 

MAttco  non  folo  agguagliò  di  valore  il  padre ,  &  il  zio  ;  ma  lènza  verun  dubio  egli 
non  fu  punto  interiore  à  niuno  de  f  uoi  maggiori  ;  così  per  honorata  laude  della 
fua  collante ,  &  perpetua  fedeltà  ;  di  che  meritò  premi  illuilri ,  come  per  lo  va- 
lore del  corpo,&  dell'animo,  &:  perla  cognitione  dell'arte  della  guerra  ;  che  il  relè  à  quc 
tempi  di  chiara ,  &  famofa  memoria  fra  tutti  i  capitani  della  fùa  età .  non  rozzo  del  go- 

F     2         ucrno 


(^C,  DELLAFAMIGLIA 

jaeino  della  pace  ;  &:  in  iòinma  clorato ,  &  ornato  cji  tutti  quegli  fplendori ,  &  ornamcn-  A 
ti ,  che  fanno  gli  huomini  glonoli  •'  Hgli  eirendo  allcuaro  apprtllò  il  padre  in  Lombar- 
.dia  menò  gran  parte  della  lùavira  in  cjuelic  contrade  ;  li  f-at tamentc  che  per  quel  che 
fi  caua  d'alcune  lue  lettere ,  egli  n'appreiè  la  lingua ,  &-  hiuello  più  ali'viànza  lombarda, 
che  alla  Napoletana .  TrouolFi  in  leruigio  de  Venetiani  nella  guerra ,  che  fu  tra  quella 
repubiica ,  &  i  Milanefì  dopo  la  morte  di  Filippo  Duca  di  Milano  dentro  òi\.  Carauaggio 
con  prelìdio  di  letrecento  caualli .  Ma  rotto  l'elcrcito  Venetianodal  Conte  Fiancclco 
Sforza  egli  fu  tatto  prigione  •  benché  per  humanita  di  quel  capitano  foUè  fatto  poi  li- 
bero .  Fatta  la  pace  tra  i  Venetiani ,  &  il  Conte  Francelco  già  diuenuto  inimico  de  Mi- 
lane!! ;  Matteo  come  capitano  di  quella  repubiica  venne  in  tauor  del  conte  per  quel  di 
Piacenza,  &:di  Paula  à  confini  del  territorio  Nouarefè,&  quiui  accrelcendo  l'elercito  B 
difeièvalorolàmenteLomellina  dalle  frequenti  correrie  de  fiimici,&  fece  afpra  guerra 
à  Nouara  .  Ma  mandato  egli ,  &;  molti  altri  capitani  famoli  à  Monza ,  per  ilhigner  più 
fortemente  l'alfedio  à  Milano  ;  alFaltato  da  Carlo  Gonzaga  improuilàmente ,  furono 
mellì  in  rotta  ;  onde  eflendofì  il  Ventimiglia  ricoueratoà  Canturjio  ;  il  Conte  Dolce  fc 
rito  di  che  (ì  morì,&  teritoui  graue mente  Luigi  del  Vermo ,  &:  gli  altri  capitami  attefi  a 
fàluarlì ,  egli  conuenne  ridurli  à  Carato .  Guardò  poi  per  vn  pezzo  Rolato  .  Ma  fatto 
il  Conte  Francelco  Duca  di  Milano ,  &  elFcndo  di  nuouo  rotta  la  guerra  tra  lui ,  &  i  Ve- 
netiani  ,  fu  Matteo  iniìeme  con  Carlo  Fortebraccio  mandato  da  Venetiani  con  tre 
niila  caualli   &  mille  fanti  contra  Farmi  sforzelche,il  quale  gittato  vn  potè  fuli'Adda,  & 
fatto  vna  ballia  oltre  il  fiume ,  il  Duca  per  interromperla  vi  mandò  PierMaria  RoflTo ,  &  C 
Antonio  da  Landriano  con  mille  caualli,  ma  veggendo  non  poter  far  nulla  vi  aggiun- 
lè  Alcflandro  iuo  hatello  con  due  mila  con  ordine,  che  congiuntoli  con  gli  altri ,  &  pre- 
fé  l'artiglierie  ;  le  quali  erano  in  Lodi ,  faceflc  ogni  op;ra  di  guallare  il  ponte  ,  Nel  qual 
jrpntraiìo  diede  vn  dì  loro  addofl'o  Vlatteo  cotanto  coraggiolamentc  ,  &  con  tanto  im- 
peto ,  che  gh  yinle ,  &  polè  tutti  in  ilconhrra  ,  lènza  ch'vn  potelfc  far  fella  ;  della  qual 
fotta  grandemente  migliorarono  i  fatti  de  Venetiani .  Hebbe  poi  in  guardia  Sonzino, 
ma  non  li  fidando  de  cittadini,  &  hauendo  il  nemico  gagliardo  vicino  fu  sforzato  d'ab- 
bandonarlo .  Seguitadi  nuouo  la  pace  tra  il  Duca ,  «Si  i  Venetiani  l'anno  I45'4-  Matteo 
infìeme  con  Iacopo  Piccinino ,  H.  con  altri  capitani,  non  hauendo  da  elèrcitar  l'arme  lo- 
ro, vennero  l'anno  Icguente  in  Romagna.  Il  che  porle  tanta  paura  à  Niccolò  V,Pont,che  q 
mandò  ambalciadori  al  Duca,  chiedendoli  in  vigor  d'vna  lega  tra  loro  loccorlò .  Tutte 
quelle  colè  habbiamo  canate  dal  Cono ,  &:  da  altri  autori ,  che  di  que'  tempi  Icrillcro. 
Ma  quel  che  di  Matteo  tolFe  poi  auuenuto  mimo  alle  colè,  che  leguiranno  apprelloio 
non  lo ,  le  non  che  trouandofi  egli  nel  regno  di  Napoli,  oc  l'anno  145-9  elFendo  ^\^  lùc- 
ceduta  la  morte  del  Re  Altonlò  ;  incontanente  gli  hi  da  Ferdinando  Iuo  figliuolo  dato 
il  gouerno  della  proumcia  d'Abruzzi ,  oue  ciFendo  lopragiunta  la  guerra  del  Duca  Gio- 
uanni ,  &  particolarmente  con  gagliardo  elercito  la  per'ona  di  Iacopo  Piccinino  li  por- 
,  tò  egli  in  modo   che  il  Fontano  autore  grauilsimo  dille  di  lui  quelle  parole  .     Fra  que- 
,  Ilo  mezzo  il  Piccinino  ogni  cola  predando  facea  continue  Icorrerie  per  il  contado  di  Ci 
,  uitadiChieti  .  Ne  di  palfaua,  che  non  folle  alle  mani  con  Matteo  di  Capoa.  Era  co-  p 
,  llui  non  meno  per  la  opinione  che  s'hauea  della  fua  fede;  che  del  valore  ;  dal  Re  llato 
,  prepollo  al  gouerno  non  lolo  della  Città,  ma  di  tutta  quella  prouincia;  ilqualc  come  che 
.  li  troualFe  con  pochi  caualli ,  &  con  pochillimi  fanti ,  nondimeno  ouunque  il  Piccinino 
,  li  volgeua ,  egli  era  prelènte,ne  di  guardar  con  cllrema  diligenza  la  città ,  &  tutto  il  pae- 
,  le ,  ne  di  porger  paura  à  nemici  h  rimaneua ,  mettendo  Ipie  per  tutto ,  &  con  agnati ,  & 
,  con  ilcaramuccie  interrompendo  per  ogni  via  ,  &  con  ogni  sforzo  i  dilégui  del  nimico, 
cofi  dice  il  Fontano ,  &:  m  vero  li  porto  in  tutta  quella  guerra  molto  valorolàmcnte  per 
fi  fatto  modo ,  che  Francelco  Sforza  Duca  di  Milano  amico  del  Re  Ferdinando ,  &:  ot- 
timo cllimatore  de  gli  huomini  valoro(i,6c  à  cui  erano  etiandio  le  qualità  di  Matteo 
primier.imente  molto  ben  note ,  gli  donò  in  legno  d'amore ,  &:  di  bcniuolenza  Farmi  lue 

inquar^' 


D  I     e  A  P  O  A.  6y 

A  inquartate  con l'iinprefà  del  diamante,  benché  di  quelle  non  fi  hauefle  giamai  Matteo 
voluto  lèmire ,  aliai  llimando  ellcr  chiaro  per  lo  lùo  legnaggio ,  oc  per  i  menti  del  luo 
iileilo  valore  .  Ma  dal  fìio  Re  riportò  premi  molto  maggiori  :  percioche  in  luo- 
go di  goucrnatore  il  creò  l'anno  146^1  Viceré  dell' vno,  &  dell'altro  Abruzzi ,  &  quel 
che  fu  di  molto  maggior  importanza  ellèndogli  ribellato  Giolìad' Acquauiua ,  gli  donò 
l'anno  lèguente  à  2  7  di  gennaio  tutto  il  iùo  llato  ;  cioè  il  Ducato  d'Atri ,  &  di  l'eramo, 
&  il  conrado  ^\  San  Flauiano  con  tutte  le  terre ,  &  callella  a  quello  llato  appaitenenti ,  1 

^ualitito//,  Sellato  godè  egli  alcuni  anni.  Ma  riconciliatoli  Giulio  Antonio  figliuolo 
i  Giolia  col  Re,  &  conuenendo  al  Re  reilituirgli  Io  Ibro  pregò  Matteo ,  che  le  ne  con- 
centafle  ;  il  qual  non  potendo  al  iuo  fignor  venir  meno ,  volentieri  glie  le  cedette .  Ma 

g  non  parendo  di  douer  la  virtù  di  tanto  huomo  rellar  lènza  ricompenlà  le  non  eguale, 
almeno  come  la  neceflìtà,  &  opportunità  di  que'  tempi  patiua  ;  donogli  il  Re  Falena  ri- 
caduta alla  corte  per  ribellione  d'Antonio Caldora, nel  cuipriuilcgio,&:  conceflìone 
facendo  il  Re  honorarilsimo  teihmonio  delle  fìie  attieni  ,  eli  diede  anco  lù  la  mede- 
lima  terra  titolo  di  Conte  l'anno  146^7  à  17  di  marzo  .  L'anno  lèguente  gli  donò  il 
Gillb ,  &:  ifprime  la  cagione  di  darglielo  per  hauerli  rellituito  il  Ducato  d  Atri  :  ouc  non 
lalcia  di  celebrarlo  con  belliilime  lodi .  Non  mancò  di  eiTer  operato  il  Conte  Matteo 
nelle  legucnti  guerre  :  prcioche  egli  apparifce  efierlì  trouato  con  l'elèrcito  regio  preflo 
ci  Caratò  forle  nella  guerra  de  Fiorentini,onde  Icriue  alla  moglie  lòtto  la  data  degli  8  di 
Icttembrc  dell'anno  1478  quali  vna  forma  di  militar  tellamento ,  &  lòpragiuntala 

Q  guerra  d'Otranto  legged  vna  lettera  del  Re  Ferdinando  dell'ottanta  :  con  la  quale  gli  (cri 
uè  , che  debbia  metterli  in  ordine:  percioche  dintorno  la  metà  del  gennaio  lèguente 
z^\  intendeua  di  dar  l'allàlto  a  quella  città .  Andò  egli  in  quella  guerra  ;  &  vi  lì  portò 
egregiamente .  Anzi  (1  vede ,  che  hauendoui  perduto  Fabritio  Ilio  nipote ,  Icriuc  di  San 
Pietro  in  Galatina  vna  lettera  à  Bartolommeo  luo  figliuolo  conlòlandolo  di  quella  per- 
dita ,  &  così  pregando ,  che  iè  ne  debbano  anco  conlolar  la  madre ,  &  la  moglie .  Non 
(ara  fuor  di  propolìto  malllmamete  in  cotanta  olcurità,  in  quanta  fono  inuolti  i  fatti  di 
quella  guerra ,  &:  pur  chiara ,  &  illulhe  per  la  potenza ,  &  nouità  à^  nimico  ,  quanto 
altra ,  che  hauefle  hauuto  l'Italia  cinquecento  anni  lòno  ,  addur  vna  lettera  del  detto 
Conte  Matteo  lòtto  la  data  de  5-  di  luglio  dell'anno  1 48 1  nella  quale  egli  da  conto  d'ai 
cune  colè  luccefle  al  Re,  gi uilificando  per  auuentura  il  lùo  troppo  ardue ,  di  che  parca 

^  che  foflè  incolpato ,  il  tenor  della  qual  lettera  era  quello .  Eflcndo  io  à  cauallo  su  vn  ^ 
picciol  ronzino ,  mi  parti  dall'alloggiamento  mio  ,  &  andana  alla  balliadi  San  Francc-  „ 
ico  à  me  vicina .  Senti  il  romore ,  che  i  Turchi  haueano  alTaltato  la  guardia  del  campo  „ 
ilaua  verlo  la  porta  di  Leuante .  Io  lùbito  andai  tra  Otranto ,  &:  la  ballia  predetta  :  do-  „ 
uè  ilaua  alla  guardia  vna  Iquadra  del  mio  colonnello  cioè  Troiano  di  Morrone .  Et  iù-  ,, 
bito  mandai  à  vedere  per  due  melsi  huomini  da  bene  appartati  l' vii  dall'altro  ad  inten-  „ 
dcrc,  che  romore  era  quello .  Incontanente  tomaio  con  dirmi  .  Matteo  ellonnoda,, 
quattrocento  in  cinquecento  caualli  di  Turchi,  &  molti  fanti  addoflo  alle  Iquadre  no-  „ 
ih'e  della  guardia ,  &  menanli  per  vna  mala  via  .  Io  conolcendo ,  che  eflendo  fuora  „ 
da  quella  banda  detti  Turchi,non  hauea  da  dubitare  della  banda  di  qua  verlo  SanFran  -  „ 

E-  celco  ;  lalciando  ben  proueduta  la  ballia ,  me  n'andai  la  al  romore  doue  à  detta  guardia  » 
era  m.Gio.Tommalò  Carrata  con  la  lùa  Iquadra .  Eranci  Giorgino  da  Carrara,&  Tom-  )» 
malo  da  Fabriano  con  la  loro  (quadra ,  &  anche  vno  nominato  Conte  Adorlandino  ca-  » 
no  dVna  (quadra  di  m.Taliano .  Trouaile  alle  mano  con  detti  Turchi,  &  in  quantunque  ,» 
(ì  portalTero  magnificamente  bene;  pure  non  poteano  reiillere  alla  moltitudine  loro,aui-  „ 
(andò  V.M.chenon  erano  iellati  la  oltra  xxv.huomini  d'arme.  Io  come  giunlinon  ^ 
andai  dietro  al  fatto  d'arme ,  ma  pigliai  la  via  della  terra ,  come  li  voleflè  Àagliarc  la  via,  )» 
&  quando  mi  parie  tempo ,  li  venni  àdar  da  trauerlo .  Et  limilmente  m.  Gio.  Tomma-  » 
(0  con  quelli  altri  fi  (pinlèro;  per  forma  cheli  ributtammo  in  dietro  molto  gagliarda-  » 
mente ,  oc  (òllenemmo  il  fatto  d'arme  fin  alla  venuta  deiriiluilrilsimo  Signor  Duca .  Di  j» 

F     4         quello 


(^8  DELLAFAMIGLIA 

„  quello  (èguitò  poi,&:  JcHa  virilità  di  (ìia.  IlIullrifs.Sig.  V.M.per  molte  vie  n'c  Ibta  auifa  A 
„  ta.Bciidico  ciie  quelli  capo  di  {quadra ,  &  huomini  d'arme  li  ci  trouarofi  porcaro  norabi 
„  liisimamente , come  fon  li  predetti  m.Gio.Tommafo ,  Giorgine, Troiano  di  Morro- 
„  ne  ;  &  quel  Conte  Adorlandino ,  5c  alcun  altro .  Concludo  Sacra  MaelH  che  l'andata 
,>  mia  fu  vtile ,  &  neceflaria ,  &i  che  quelle  fquadre  non  era  polfibile  poter  hauer  iòccorfo 
»  Otello  da  altro  luoco,che  da  me  con  quella  {quadra .  Che  {è  io  volea  rimanere  all'ordine 
„  &  non  andarli  à  {òccorere ,  facilmente ,  &  {ènza  dubbio  ne  periua  la  maggior  parte ,  &c 
j>  maflìme  quelli  valenti  huomini  ;  ch'erano  alle  mano  con  loro .  Et  di  que{ì;o  ne  potrà 
>j  teilihcare  m.  Roll'etto  :  col  quale  mi  {contrai  ch'era  ferito ,  m.  Gio.  Tomma{o  Carrafa, 
}>  Giorgine ,  Salerno  ;  &  tutti  quelli  valenti  huomini  erano  là  {è  quando  io  giunlì  hauea- 
„  no  bifogno  di  detto  {òccorfò  .  Et  anche  feci  gran  fauore  alli  fanti  al  mio  arriuare;  come  g 
„  V.  Maellà  potrà  intendere  per  altri .  Si  che  quella  è  la  pura  verità .    Mori  finalmente 
li  Conte  Matteo  in  quella  guerra  nel  medelìmo  anno  ;  come  Ci  vede  per  l'inuellitura; 
che  fa  il  Re  Ferdinando  dello  llato  paterno  al  Conte  Bartolommeo  {ìio  figliuolo .  Egli 
hcbbe  due  mogli ,  l'vna  prefe  in  Crema  quando  egli  era  in  Lombardia  ;  il  cui  nome  fiì 
Caterina  :  con  cui  procreò  due  figliuoli  Berardino,  di  cui  non  trouo  altra  mentione  ,  òc    ■ 
Lucretia  :  la  quale  con  quattromila  ducati  di  dote  fu  maritata  à  Cammillo  Pannone.l'al- 
tra  dopo  che  tornò  nel  regno  fu  Ramondetta  del  Balzo  :  di  cui  hebbe  due  figliuoli  ma- 
cchi Bartolommeo ,  &  GiuIioCelare ,  che  amenduc  in  procellb  di  tempo  furono  Conti 
di  Falena  ;&  hebbe  vn  figliuol  naturale  detto  PicrFrancefco,  chefucommendatordi 
Maruggio  :  di  cui  à  fuo  luogo  parleremo ,  ^ 

X>i  3 xrtolommeo  fecondo  Conte  di  Tdlend  • 

Artolommeo  hebbe  l'inucllitura  da  Ferdinando  in  Falena ,  GilTo ,  Letto ,  Lama ,  & 
Montenegro  in  Abruzzi  ;  in  Conca ,  &  Morrone  in  Terra  di  Lauoro  ,  oltre  alcuni 
pagamenti  fifcali  l'anno  148  i  à  2  3  di  dicembre  .  Tollè  per  moglie  Brilà  Carrafa 
figliuola  d'Alberigo  Ducad'Ariano,concuinon  fece  figliuoli  ;  quella  che  dopolafùa 
morte  rimaritata  con  Iacopo  del  Balzo  Conte  d'Vgento  generò  quella  nrincipefladi 
Butera  detta  Antonia,  che  hoggi  viue  in  Sicilia .  Truouo  di  collui  ne  libri  de  X.  della  re- 
pub.  Fior,  che  l'anno  145)2  fu  da  Ferdinando  in  compagnia  di  Don  Federigo  fuo  fi- 
gliuolo,deI  Duca  di  Grauina,&  d'altri  {ignori  eletto  per  ambalciadore  à  pre{bre  l'vbidié  ^ 
za  ad  Ale{landro  vj.  Venne  viucndo  infine  à  tempi  del  Re  Federigo:  il  qual  volendo  che 
fi rellituiife al  Conte Barrolommco,Conca  perauuentura  prima  occupatagli, di fpo fé 
l'anno  i45?8  à  5  d'agoilo  ,  che  fi  diuida  dal  Ducato  di  Selfa,  &  che  in  fuo  luogo  vi  C\ 
aggreghi  Galluccio .  Ne  molto  andò ,  che  egli  movi  in  Conca,  lafciando  il  Contado 
per  di{po{ition  delle  leggi  al  lùo  hatello  Giulio  Cefàre  , 

Di  Giulio  Cefare  terzo  Qonte  di  'Palend . 

GlulioCefare  in  vita  del  fratello  prelè  per  moglie  Ippolita  di  Gennaro  figliuola  di 
Pnnciuallo  Signor  di  Nicotera .  Ne  lungo  tempo  dopo  fatto  {ignote,  gode  la  mo  ^ 
glie ,  òc  lo  ifaro.percioche  lòpragiunta  la  guerra  di  Lodouico  X 1 1.  &  indi  la  pre- 
fa  di  Capoa  nel  i  yoi  oue  egli  C\  ritrouaua ,  continuando  nella  fede  del  Re  Federigo  fuo 
fignore ,  fii  inlieme  con  Fabritio  Colonna ,  con  don  Wgo  di  Gardena,  &  con  alcuni  al- 
tri {ignori  fatte  prigion  da  Franze{l .  Nel  qual  tempo  e{lèndo  a{ralite  da  grauifsima  in- 
fermità ,  lafciato  loro  i  figliuoli  per  ortaggi ,  venne  à  guarirfi  à  Napoli ,  ma  peggioran- 
do tutta  via  nel  fuo  male  contratto  per  gli  affanni  della  guerra ,  tra  breui  giorni  fi  mori 
à  Napoli,oue  fu  fèpellite  in  Sata  Maria  della  Nuoua  lafciando  Gio.  Francefco, Antonio, 
&  Federigo  {ìioi  figliuoli  maichi  ,&  Cammilla  ;  la  qual  maritata  con  don  Ferrante  Ca- 
ilrioto  diuenne  perciò  Maichefà  di  Ciuita  di  Sant'Angelo .  Tutti  i  due  vltimi  figliuoli 

Antonio 


B 


D  I     e  A  P  O  A.  6^ 

A  Antonio ,  &  Federigo  militarono  con  carico  più  volte  di  caualli ,  &  di  fanti  :  ma  Anto- 
nio j  alJa  cui  cura  erano  cento  cauaiii,  &  cinc|iiecento  fanti  ellendo  nelle  guerre  di  LoiH' 
bardia  mandato  dal  Marcheledi  Pefcara,  ilc|uale  li  trouaua  con  i'eflèrcito  intorno  ai  ca- 
ilei  di  Sant'Angelo  a  riconolceri  gabbioni  ;prefo  da  que'di  dentro  di  mira,  tu  tocco 
d'vn  colpo  d'archibulciara ,  &  vccilò ,  della  cui  morte  ii  fa  poi  dal  Re  Filippo  honorata 
mentione  nel  pruulegio  del  principato  di  Conca . 

T^i  Ciouanfranctpo  tjuarto  Conte  di  'Palina . 

Glouanfrancefco  ;  di  CUI  è  ancor  fresca  la  memoria,  fii  gentili/lìmo  caualierc  :  per- 
Cloche  oltre  che  in  tutte  le  cole ,  che  àfùoi  tempi  lùccedettero.  egli  molhò  iem- 
pre  ^cdc ,  &  valore  nelle  cofè,  che  apparteneuano  a  leruigi  del  Re  Cattolico ,  & 
dell'imperador  Carlo  V.  fìioi  (ignori;  li  tu  egli  ancor  molto  vago  delle  belle  lettere; 
&:  in  gran  pregio  tenea  appreflb  di  fé  ièmpre  gli  huomini  ornati  di  cotali  virtù,  il  come 
fu  il  Grauina  :  ilqual  ville ,  &  morì  appreiib  di  lui .  Onde  fi  veggon  molte  colè  di  quel- 
l'huomo  erudito  in  lode  del  Conte  Gio.  Francefco  .  Hebbe  egli  due  mogli.  La  prima 
fùlfàbella  Pignatella  figliuola  di  Ettorre  Duca  di  Montelione ,  &  Viceré  di  Sicilia ,  di 
cui  come  che  molti  anni  hauuto  l'hauefle  non  procreò  mai  jìgliuolrLa  feconda  fu  Doro 
tea  Spinella  fi ghuola di  Gio.  BatiltaDucadi  Cp.lìiouillari,&  forellad'liàbeila,chefù 
maritata  all'altro  Gio.  Francefco  di  Capoa ,  di  cui  à  fùo  luogo  fu  fatto,  mentione:  la  qua 
Q  le  efièndo  lungo  tempo  rimala  vedoua,  come  valente  donna  accrebbe  lo  fiato ,  &  alle- 
uòi  fùoi  piccioli  figliuoli  con  quella  dilciplina  ,&  coiìiumi ,  che  al  lor  grado  fi  conuc- 
niua ,  hauendo  fatto  al  manto  due  figliuoli  mafchi ,  &  vna  femmina .  GiulioCefàre  co- 
fi  detto  dal  nome  dell'auolo ,  &.  Gio.  Francefco  cod  chiamato  dal  nome  del  padre ,  per- 
ciocheegh  fu  poflumo,  &  Ippolita  dal  nome  dell'auola  paterna.  La  quale  hauendo 
fatto  à  Carlo  Spinello  Duca  di  Seminara ,  &  poi  Principe  di  Cariati  di  molti  belli  figliuo 
Il  fi  mori  in  Lecce  mia  patria ,  oue  il  marito  in  luogo  del  Re  gouernaua  quelle  prouincie. 

Ti  ^iulicCeJare  quinto  (onte  di  Talena ,  C^  principe  di  Conca  primo , 

GiulioCefàre  rimafò  fanciullo  lòtto  il  goaerno  della  madre  Signor  del  fuo  flato ,  to- 
fio  che  peruenne  all'età  virile  interuenne  col  Duca  D'Alua  nella  guerra  del  Papa. 
Et  ricordandoli  che  Matteo  fùo  bifàuolo  primiero  Conte  di  Falena  godè  la  di- 
gnità illuflre  di  Duca  ;  onde  non  ollante  che  egli  reilituilTe  poi  il  Ducato  al  Re ,  fu  con 
tinuamente  da  Ferdinando  chiamato  illurtre;&  perciò  parendogli  in  vn  certo  modo 
gran  mancamento, che  i  fùcceflòri di  lui  daquella  grandezza  cadutti  foffer  diuenuti  fèm 
plici  Conti ,  volle  reilituir nella  fùa  cafà l'antico  fplendore  :  perche  prefè  dal  Re  Filippo 
lopra  Conca  fùa  terra  titolo  di  principe  con  le  prerogatiue  de  Grandi  di  Spagna,  magni- 
ficando il  Re  in  quel  priuilegio  non  fòlo  la  f  uà  fede ,  &  virtù ,  ma  con  belle ,  èc  nobili 
parole  celebrando  le  chiare ,  &  honorate  operarioni  de  fùoi  palfati .  Ha  per  moglie  Lu  - 
cretiaFigliomarina  Signora  d'alcune  callella  in  terra  d'Otranto:  con  cui  ha  generato  il 
E  piccolo  Matteo  fèflo  Conte  di  Palena,&:  forfè  de  gli  altri  figliuoli.  Gio.Francefco  fùo  fra 
tello  hauendo  con  honorato  defiderio  di  gloria  più  che  ciafcun'alrro  della  famiglia  lo-  "f'*' 
{pinto  me  à  compilar  la  prefènte  iftoria  de  fùoi  maggiori,  fi  moii  gli  anni  à  dietro  fènza 
hauer hauuto  moglie. 


H 


2?»  TierFrancepo  Commendator  dt  Marru^gio  ,  Ùr  de  fùoi  dependenti . 

Ora  venendo  à  Gio.  Francefco  figliuol  naturale  dei  Conte  Matteo ,  dico ,  che  ha- 
uendo egli  prefo  l'habito  di  Caualiere  Gierofòlimitano,  diuenne  per  i  fùoi  me- 
riti Commendator  di  Maruggio .  Fu  della  camera  dei  Re  Ferdinando  li  gioui- 

ne,5c 


Gia.rr4m> 


«rnirnen— 
ffrraiìte . 


feffo. 
Ferrante . 


CtoMnm. 


-o  DELLAFAMIGLIA 

ne  ,  &  in  tale  {lima ,  &  autorità  appo  quel  Re ,  che  egli  intemenma  nel  configlio  di  Ila-  A 
to  .    Onde  inhno  a  prefènti  tempi  fi  veggono  molti  ordini  ,&  priuilcgi  ,&  commel- 
Iloni  fegnate  del  nome  Tuo  .  Inteiuenne  mandato  dal  Re  nella  capitulatione ,  che  fi  fe- 
ce con  ì\4ompcnrieri  l'anno  1 55?5-,  quando  egli  eretto  dalla  careilia  delle  vettouaglie 
patteggio  di  dare  à  Ferdinando  il  Calici  nuouo,&  d'andariène  in  Prouenza:  fe  infra 
trenta  giorni  non  folle  loccorfo  :  E  chiamato  dal  Giouio  iècondo  l'vlàto  llrauolgimen- 
to  di  quello  Icrittore  nel  terzo  libro  delle  lue  illorie,  oue  di  ciò  ragiona,  Capouano  non 
fàpcndo  altra  in  Napoli  eifer  la  famiglia  Capouana ,  che  quella  di  Capoa ,  ma  da  lui  con 
tutto  ciò  lodato  per  giouane  d'ingegno  accorro.  Fu  gouernatore  ,&  viceré  d'Abruz- 
zi in  vita ,  &  veramente  tra  per  lo  lènno ,  &c  per  lo  valore  ,  &c  ardimento  del  corpo  fu 
egli  huomo  nella  lùa  età  di  grande  ellimatione .  F^ebbe  due  figliuoli  malchi  Matteo,  &  B 
Ferrante .  Matteo  fu  ancor  egli  caualiere  Gierofoiimitano ,  &  ottenne  l'illelTa  commen- 
da del  padre ,  ma  per  valore  non  punto  limile  al  padre ,  ne  al  fratello  ;  percioche  Ferran- 
te fu  molto  valorofo  caualiere ,  &  quelli  che  meglio  di  ciafcun  altro  de  lìioi  tempi  lèp- 
pe  adoperare  ciafcuna  ibrre  d'arme  :  &:  Ipetialmente  tenuto  per  vno  de  migliori  giollra- 
tori  d'Italia .  Egh  ferito  d'vno  fcoppio  li  morì  intorno  à  Chiralco  l'anno  i  5*  3  6"  :  il 
quale  era  alihora  guardato  da  GcroniniO  de  Rullici  gentil'huomo  Romano ,  hauendo 
con  bella ,  &  honorata  morte  fatto  compagnia  ad  Antonio  fuo  fratello  cugino  ;  ilqua- 
le  vndici  anni  à  dietro  come  a  Tuo  luogo  lì  dille  riconolcendoi  gabbioni  fu  morto  in- 
torno à  calici  Sant'Angelo.  ToKè  per  moglie  Ifabclla  SantaCroce  donzella  della  Duchef 
là  di  Termole  lùa  parente  figliuola  che  fu  del  colonnello  Santa  Croce  :  con  cui  generò  q 
quello  Gio.Francelco  che  hoggi  viue ,  ilqual  di  Laudomia  Miraballa  ha  procreato  Fer- 
rante ;  ma  il  commendator  Matteo  non  lalciò  altro  che  due  figliuole  femmine  maritate 
ammcndue  in  Lecce,!' vna  nel  baron  di  Mullone  di  cala  di  Guarino,  &  l'altra  in  Gio  :  Pao 
lo  di  Giorgi  di  cui  nalce  Mercurio  mio  cognato:  Hora  lalciato  il  ramo  di  Gio  ;  Maria  fra 
tello  di  Matteo  Conte  di  Falena;  di  cui  non  ci  è  prellata  materia  di  ragionare,paireremo 
a  dir  de  fratelli  dell' vltimoBartolommeo  Conte  d'Altauilla  di  quello  nome,&  prima 
di  Giouanni .  Di  quello  valorofo  ,  Ck;  veramente  magnammo  caualiere  il  Guicciardi- 
,  ni  coli  dice  .  Sopra  gli  altri  Ferdinando  combattendo  come  li  conueniua  al  lìio  valore 
,  oc  elTendogli  llato  ammazzato  il  cauallo  lotto ,  làrebbe  lènza  dubbio  rellato  o  morto ,  o 
,  prigione,  lèGiouanni  di  Capoa  fratello  dei  Duca  di  Termiti  :  ilqualeinfino  da  pueru 
,  ria  lùo  paggio  era  llato  nel  fiore  dell'età  molto  amato  da  lui  lìnontato  del  luo  cauallo 
,  nonhauellè  fatto  làliruilòpra  lui,  &  con  ellèmpio  molto  memorabile  di  preclarilsima 
,  fede  ,&  amore  cipolla  la  propria  vita;  perche  fu  liabito  ammazzato  per  làluare  quella 
,  del  lùo  iignore .  Dice  benilsimo  il  Guicciardini  come  il  fatto  palso ,  ma  che  egh  folle 
fratello  del  Duca  di  Termole  anrecipò  il  tempo  :  percioche  il  Ducato  di  Termole  fu 
di  poi  dato  al  fratello  in  premio  di  coli  lègnalata  opera.  Racconta  quello  medelimo 
fatto  il  Giouio  chiamandolo  Giouanni  fratello  d'Andrea  d'Altauilla.  Riulcite  dunque 
finalmente  felici  le  colè  di  Ferdinando  non  li  dimenticò  il  gratilsimo  Re  di  coli  illullre, 
oc  lingolar  benefitio ,  &  ellèndo  ricadute  alla  corte  di  molte  callella  per  conto  di  ribel- 

Iione ,  donò  Termoli  con  altri  luoghi  ad  Andrea  lùo  fratello  1  &  craonnelo  Duca . 

E 

25/  Andrea  Vhcj  di  Termo/e  primo, 

INteruenne  Andrea  in  tutte  le  guerre  de  gli  Aragoneli ,  &  in  quella  medelìma  batta- 
glia oue  mori  il  fratello,haiiendo  prima  li  come  dice  il  Giouio  inlieme  con  don  Vgo 
di  Cardona ,  &  con  Teodoro  Triulcio  ardentemente  confortato  Conlaluo ,  che  fu 
poi  chiamato  il  Gran  Capitano  al  combattere .  Fu  tra  per  lo  valor  lùo ,  &  dignità  del 
grado ,  oc  nobiltà  della  famiglia  ne  lèguenti  tempi  .molto  operato  da  i  Re  che  lèguiro- 
no  ;  onde  fu  dal  Re  Cattolico  con  400  lancie  Ipagnuole ,  di  che  il  Guicciardini  fa  me- 
moria ,  mandato  in  aiuto  dcll'Imperador  Mallìmiliano,&  crelcendo  tuttauia  in  reputa- 

tion  mag- 


D  I     e  A  P  O  A.  71 

A  tion  maggiore  l'haue.i  finalmente  Papa  Giulio  Il.eletroper  Capitan  generale  delle  fii^ 
genti,  c|LiandoiieirandaraireIèrato  cilèndo  da  pellifera  informità  ailalito  Ci  morì  in 
CiuitaCailtìlana  l'anno  1 5-1  ijtrouoperilcritturedel  145^8  che  egli  hauea  ancor  tiro- 
Io  di  Conte  di  Campobaflb,&:  di  Montagano  .  Hebbe  per  moglie  Maria  d'Aierbo 
del  (àngue  reale  de  Ke  d  Aragona ,  come  in  quella  famiglia  dimoilrcremo  del  qual  ma- 
trimonio nacque  Ferrante  .  Quella  valorolà  donna  non  punto  ingrata  alla  memoria, 
di  co;i  gran  marito  gf.i  fece  alcuni  annidopo  il  ièpolcro  nella  Chieià  de  gli  Incurabili 
oue  iòn  qutik  parole . 

HVIC  SPECTATA  VIRTVS  DOMI  FORISQ^ 
IMMORTALEM  GLORIAM  COMPARAVIT 
B    ANDREAE  COGNOMENTO  DE  CAPVA  TERMVLANO- 

RVM  DVCI. 

REGVM  ARAGONIORVM  GRATIAM  SVMMA 

FIDE, ET   INTEGRITATE  ADEPTO   SACROQ.  SANCTAE 

ROMANAE  ECCLESIAE  EXERCITVS  IMPERATORI 

EXIMIO 
MARIA  AYERBA  CONIVX  MVNVS  AMORIS. 
ANN.     SAL.     M.     D,     XXXI. 
^i Ferrame  Vuca  di  Termole  II.  &f>rinc'tf>e  di  Molfetu, 

Q  T-^  Errante  fecondo  Duca  di  Termole  hebbè  per  moglie  Antonicca  del  Balzo ,  con 
2"*   CUI  procreo  due  figliuole  femmine  llàbella,  &  iMaria ,  la  prima  del  le  quali  ledaii- 
do  ad  vn  grandilsimo  itdto  efièndo/ì  egli  morto  fènza  figliuoli  mafchi ,  era  Hata 
promeflra ,  &:  ^\ì  (polàta  per  moglie  a  Vincenrio  di  Capoa  fìio  zio  cugino ,  ma  eflèndo- 
iì  quelle  colè  abbattute  ne  tempi  teiTjpelloii  delle  guerre  Franzeli  ,  «S:  trouandofi  don 
Ferrante  Gonzaga  lìgliuol  del  Marchefc  di  Mantoua  né.  regao  come  Capitano  dell'Im- 
perador  Carlo  V,  non  iftimò ,  che  (ì  bella  occalìone  fi  dou;/Iè  iafciar  v/cir  di  mano  ; 
perche  toltoli  egli  la  fanciulla  per  moglie  ne  venne  a  confèguire  il  principato  di  Mol- 
letta ;  per  mezzo  à^ì  quale  llato  potendo  efèrcitar  l'arte  della  guerra  con  più  f  plendore, 
&  commodità  dj  prima,  li  può  veramente  dire,  che  con  le  ricchezze  della  famiglia  di 
Capoa  eglidkueniife  poi  fi  grande,  &  famofò  capitano ,  come  ciafcun  sa .  Morì  il  Duca 
Ferrante  ancor  egli  molto  giouine,  &  con  efpettatione  grandilsima  d'hauere  à  pareggiar 
nell'opere  militari  la  gloria  paterna ,  à  cui  eilèndo  l'intehce  madre  foprauiuuta  ti  come 
al  manto ,  C^ct  anco  nel  medefimo  luogo  à  canto  al  padre  vn'altra  fcpoltura  al  figliuolo 
con  quefla  bella  infcrittione . 
HIC  AEQVIS  PA5SIBVS  PATREM  SECVTVS 
AEC^VE  ENITVISSET.  NI  MORS  IMMATVRA 
TANTAM  GLORIAE  EXPECTATIONEM 
INTERCEPISSET. 
QVAE  MIHI   DEBEBAS  ^^VPREMAE  MVNERA 
E  VITAE. 

INFELIX   SOLVO   NVNC  TIBI  NATE  PRIOR 
FORTVNA     INCONSTANS    LEX   ET  VARIA- 

BILIS  AEVI. 
DEBVERAS  CINERI  lAM  SVPERE5SE  MEO 
HAEC  DATIS   MATRIS    AMOR  RAPTI   SOLA- 

MINA  NATI 
INVIDA  evi  LACHESIS  TAM  BREVE  NEC 

TIT  OPVS. 

NATE 


yi  D  lì  L  L  A     F  A  M  I  G  L  J  A 

NATE  iACES,VIVO  CONTRA  MEA  VOTA  SV- A 

PER5TES 
VOX    GEMITVS   POSTH  AC.LVX  MIHI  ERVNT 

TENEBRAE. 
MARIA  AYERBA    FERDINANDO   TERMVLA- 

NO  DVCI 
FILIO  DVLCISSIMO 
PERPETVO  MAERENS  POSVIT.  AN.SALV.HV- 
MANAE     M.     D.  X  X  XI, 

B 

Z>i  Z^incenzp  Vuca  di  Termale  terzo , 

NGn  paftàuci  il  matrimonio  fatto  dal  Gonzaga  fenza  contcla  con  Vincenzo  di  Ca^- 
poa  figliuol  d'AnihalLs .  Onde  fu  tiouato  quello  compenio ,  che  toitafì  z^\  l'ai-  " 
rr.i  figliuola  del  Principe  Ferrante  per  moglie ,  veniflè  per  quella  a  redare  al  Du- 
cato di  Termole ,  accioche  la  cala  di  Capoa  non  reitafle  adatto  Ipogliata  per  conto  di 
donne  di  quella  grandezza ,  che  col  iàngue  il  gloriolàmenre  fparfò  da  i  loro  maggiori 
s'haueua  acquilìato .  Reitò  per  quel1:o  Vincenzio,  Duca  di  Termole,&  tra  per  coli 
*  nobildotaj&perl'indurtria  liialaqual  fu  grande ,  ampliò  grandemente  il  luo  llato 
&diuentò  ricco,  &  danaiolò  lignote .  Hebbe  di  Maria  lùa  moglie  della  medelìmata- 
iniglia  di  Capoa  oltre  i  malchi  alquante  femme .  delle  quali  vna  è  moglie  di  Cecco  di  C 
Loftredo  marchele  di  Triuico  :  morinne  vn  altra  non  molti  anni  fono  Pnncipefladi 
Mafia  :  "X  cui  nome  da  f  uoi  fùdditi  ho  fèntit o  molto  celebrare. 


franti 


F 


'':'.  ':  '..  pi  Ferrante  T)ucd  di  Termale  quarto , 

Errante  fuo  figliuolo  primogenito  fùccedette  allo  flato  paterno  elTendo  ancor  gio- 
uinetto ,  il  come  auuiene  il  più  delle  volte  di  tutti  i  baroni  Napoletani ,  morendo- 
fi  i  padri  loro  non  molto  vecchi ,  Toliè  per  moglie  Vittoria  Sanfèuerina  forella 
t/fM-  pei'latodipadre,  Sedi  madre  di  Berardino  Principe  di  Bilìgnano ,  ilquale  hoggi  viue 
/'•  donna  di  eccellenti  bellezze  di  cui  ha  già  iùcccfsione;  Il  fuo  fratello  Aniballe  lèguita  D 

j'ier^n      ^^ <^ortedi Roma , doucndo  fùccedere  aU'arciueicouado  di  Otranto, &  all'altre  badie 
tomo .  S>i  benefici  del  zio  Pierantonio ,  (1  come  egli  fùccedette  già  n  quelli  di  Fabritio  fuo  zio, 

^rcMc-         ^  Arciuefcouo  d'Otranto  parimente  ancor  egli .  Molte  cole  lì  potrebbono  metter 
iiifieme  dell'Arciuefcoup  Piero  Antonio  hauendo  fèruito  la  fède  apoltolica 
.     più  volte  in  carichi  conuenienti  ?.[  ilio  grado .  li  che  per  le  riccchezze, 
&  per  Taflègnato  modo,  che  egli  tiene  nel  viuete  ìia  potuto  fare 
con  molta  horreuolezza ,  &  fplendore .  Et  volentieri 
farei  entrato  io  in  quella  fatica  fé  npn  di  dillender- 
le  almen  d'accennarle,fè  trattenuto  più  volte 

con  ifperanza  d'hauerle,non  fofTe  al  fir),  E 

iellata  vana  la  mia  iòlIecitudine,G  i 

come  è  ancho  auuenuto 

ddìe  fcrittuie  de  i  già 

detti  Duchi  di 

Termple  : 

de  quali  conofco  bene,  che  più  ampiamente  fi  farebbe  potuto  parlare . 

Onde  priego  che  non  s'imputi  à  malignità ,  o  à  negligenza 

quello ,  che  da  mia  colpa  non  è  proceduto . 

DELLA 


A 


DELLA     FAMIGLIA     D'  ALAGNA. 


75 


A  dato  Amaliì  moire  fciniiglic  nobili  alla  città  di  Napoli:  tra  le  ouali  vna 
tu  quella  d'Alagna .  La  quale  dice  il  Marcheiè ,  tflèrui  venuta  poco  innari 
zi  a  rempi  di  Ladillao ,  lo  trouo  nell'anno  1582   Vuillo  d'Alagna  già  cf- 
Icr  chian-;ato  Napoletano,  eflèr  caualiere ,  &:  darglifi  eficndo  callcllano  di 
Montelionelelfanraoncic  di  prouiiìon  l'anno .  Ma  non  è  pero  alcun  dub 
bio,quella  elier  fòrta,come  egli  dice,à  tempi  dd  Re  Alfonlò  per  cagion  di  Lucrctia  da  lui 
fòpra  tutte  le  coiè  amata  ligliuola  già  di  Niccolo  d'Alagna  lìgnea"  di  Rocca  Rainola. 
Pre/e  cortei  parte  con  la  (ingoiar  bellezza  del  viiò  &  del  corpo,  &  parte  con  la  dolcezza 
de  coilumi  si  fattamente  l'animo  del  vecchio  Re,  oc  in  guilà  còri  mille  altri  modi  k-ipa- 
B  niere  piene  d'amorofà  piaceuolczza  l'annodò;  che  oltre  hauer  quel.liberalinìma  principe  ' 
fatto  lei  iopra  modo  ricca  &  potente^,  anco  i  iùoiiratelli  5c  (òrellé  marauigliofàmeritc  fé 
ce  grandi,6:  arricciti ,  &,come  il  Fontano  nel  ìècóndo  libro  della  im  hilloria  afferma ,  fìi 
conlbntillìma  fama  ha  tutti  1  Napoletani  in  quel  tepo;che  fé  la  Reina  Maria  moglie  del 
Re  Aifonfo  lì  foflè  morra,al  fermo  il  farebbe  il  Re  to|ta  per  moglie  Lucretia.Ad  Vgo  ad 
dunque  i' vno  de  due  fùoi  fratelli  diede  il  contado  di  Burrello ,  &  ereollo  gran  Cacelliere 
del  regno.  Mariano  l'altio ,  datagli  per  moglie  Carefinella  Orlìna  figliuola  di  Giouanni 
Conte  di  Manuppello ,  creò  Conte  di  Bucchianico .  Queilo  titolo  glielo  diede  Alfon- 
fò  à  1 2  .d'agollo  dell'ano  ì^^6.ii  come  nell'archluio  de  Re  Aragonelì  (1  vede,  aggiugné 
doli  Villamaina  &  Guardia  di  Greli  in'  Abruzzo  .  Non  veggo  il  tempo  che  Vgo  è  crea- 
^  to  Conte  di  Burrello,ma  nell'archiuio  già  allegato  apparifce  il  Re  donargli  Somma  ifca- 
dura  alla  corte  per  morte  di  Orio  Orlino  fcnzaheredi  l'anno  14  5-5  à  5-.  di  maggio .  Del 
le  lorelle  Antonia  fu  maritata  con  Giouan  Toreglia,  di  cui  ne  Colei  facemmo  mentione. 
Luifà  con  Auxia  di  Mila  tutte  due  con  ampillime  doti .  Ma  non  (iede  lempre  in  vn  luo- 
go la  fauoreuol  fortuna .  Quella  famiglia,  la  quale  in  brieue  C^mio  di  tempo,  le  cosifof 
le  ita  crefcendo,  alle  più  chiare  Se  illuitriciel  nollro  regno  li  iàre-bbe  potuta  agguagliare , 
come  le  in  alido  terreno  hauefl'e  le  lue  radici  dilì:eiò,prelì:amente  imbiancò  le  liie  foglie , 
&;  venneh  meno.percioche  (e  ben  d' Vgo  nacque  vn  figliuolo  detto  Niccolo,non  par  che 
lungo  tempo  fofle  allignato .  L'altre  fur  femine  così  d' Vgo  come  di  Mariano:  le  quali 
della  paterna  heredità  niuna  altra  cofà  redaiono,che  la  bellezza  eifendo  tutte  parimente 
iBmate  per  le  più  belle  oc  leggiadre  donne  di  quella  età.  Dice  il  Marcheiè  hauer  à  i  già  det 
D  ti  fratelli  il  Re  Ferdinando  tolto  gli  itati ,  ma  non  rende  di  ciò  la  cagione .  Il  che  per  effer 
fi  accollati  àGiouanni  d'Angiò  di  leggieri  potrebbe  ellèr  auuenuto  Quello  è  certo  da 
Lucretia  efière  llata  fèguitata  quella  fattione.percioche  ritiratali  ella  dopo  la  morte  d'Al- 
fonfò  col  fùo  tefòro  nei  calkl  di  Venofà,&  dubitando  forte  non  folfe  di  quello  da  Ferdi- 
nando per  la  Grettezza,  nella  quale  per  conto  della  guerra  lì  ritrouaua,(pogliata,n5  potè 
mai  volger  l'animo  à  fidarli  di  lui ,  ma  da  paura  &  daambitione  fòfpinta  lì  diede  à  tener 
occulte  pratiche  co  nimici .  Veggo  bene  in  certi  atti  del  fèggio  di  Nido  interuenir  con 
molti  altri  nobili  l'anno  1 500.  Iacopo  d'Alagna .  Il  quale  quel  che  s'appartenga  à  i  Co- 
ti già  detti  d  me  non  è  noto . 


ri!  flit  e  A 

f.eììxno  liti, 
MoKteliti.K. 


AiccaSdt. 

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Lliwiti 


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Vg'  etn- 
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gran  csn 
eelltere  .- 
MirUm 
Conte  di 
Bucchur 
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DELLA   FAMIGLIASVARDA. 


75 


B 


D 


E  R  G  A  M  O  ci  ha  dato  i  Suaidi ,  de  (^uaii  Ciò.  Bariib  detto 
volgarmentcìl  Suardino  véne primierainenre  a  Napoli  con  Pro- 
spero Colòna,cirendo  Ilari  i  fùoi  maggiori  (ignori  di  cjueila  citta. 
Iacopo  Filippo  Bergamafco  monaco  Aguiliniano  nel  iuolib.chia 
mato  iuppJemento  delle  cronache  dicej^uella  famiglia  chiarifli- 
ma  eflèr  venuta  da  Germania  in  Italia  con  l'Imp-Fedcrigo  Barba- 
roflà,  &  hauer  l'Imp.  a  nome  dell'imperio  dato  à  quel  primo,  che 
venne  il  dominio ,  &  gouerno  di  Bergamo  .  perciochc  volendo 
Federigo  llabilir  le  co(è  (ùe  in  Italia ,  diicacciati  da  molte  città  gli  huomini  potenti  :  i 
quali  s'accollauano  a  Pontefici ,  per  tutto  andò  fèminando  de  iìioi  Germani ,  tattili  pri- 
ma ricchi ,  &  grandi  de  beni  de  diicacciati .  Furono  nondimeno  alla  fine  i  Suaidi ,  co- 
me (òn  tutte  le  fignorie  violente  poco  durabili  ;  cacciati  da  Coglioni,&  da  Lazaroni  po- 
tenti cittadini  Bergamafchi  l'anno  1 2  2^.Et  con  tutto  ciò  come  le  città  diuife  in  fattio- 
ni  lòuente  cacciano  ,  &  ripigliano  i  fìgnori  del  {àngue  mcdefimo ,  troualì  Alberigo 
capo  del  nollro  albero  il  quale  morì  nel  i  5  qc,  eflèr'  ancor  lui  lìato  tiranno ,  ò  (ignote  di 
Bergamo .  La  onde  nel  tempio  di  San  Domenico ,  che  fu  l'anno  i  (^Gi  louinato  da  Ve 
netianiper  fortezza  della  città ,  fi  vedeua  egli  in  vna  cappella  (colpito  di  marnioàca- 
uallo  con  la  berretta  ducale,e  balcone  in  mano  àguilà  di  principe,  &  l'epitaffio  fecon- 
do l'viò ,  &:  rozzezza  di  que'tcmpi,diceua  così . 

MORIB VS  EGREGI VS  CONSTANS  PROBVS  ALTVS  IN  VRBE 
PRVDENS  DILECTVS  NOTVS  DVM  VIXIT  IN  ORBE 
PROLE    SVARDORVM  NATVS  NVNC  DORMIT  IN  ISTO 
ALBERICVSTVMVLO,CVIVSCHRISTVS  MEMO  RESTO. 

M  CCC  Vini. 

Anzi  tutto  li  progreflo  in  che  guifà  egli  s'infignorì  di  Bergamo  apparifcie  chiaro  circa  i 
medelìmi  tempi  nell'illoria  ad  Cono  :  il  quale  efièndo  peruenuto  fcriucndo  all'anno 
\iSf6  cofì  dice .  In  quello  tempo  non  era  alcuna  città  in  Lombardia,che  per  fùe  fattio-  >» 
ni  non  folle  Hata  molellata ,  eccetto  la  città  di  Bergamo  :  la  quale  quell'anno  (1  può  di-  »» 
re  mifcra  te  Città .  Imperoche  vn  fabato  del  mele  di  marzo  (ì  comincio  grandifsimo  » 
rumore  tra  la  parte  Suarda,  he  Coglioni  per  amore ,  che  Iacopo  di  Mozzo  grande  ami-  » 
co  del  Suaido  fu  ferito  d'vna  lancia  da  vn  Coglionefco  nel  (ùo  broletto  :  per  la  qual  co-  » 
fa  ambe  le  parti  furono  all'arme .  Onde  il  fèguente  giorno  l'abitatione  di  Iacopo  al  tutto  »> 
fu  depredata .  In  modo  che  la  fattione  Coglionefca  hebbe  il  migliore ,  per  la  qual  cofà  >» 
il  dì  fèguente  Alberico  Suardo  venne  à  Milano  da  Matteo  capitano ,  &  pretore  con  gli  " 
Antiani  del  populo ,  richiedendo  velocilsimo  fòccorfò  per  la  parte  fua ,  offerendoli  da-  » 
re  la  Città.  Ilchehauendointcfo  lènza  dimora,lifur  dati  per  aiuto  molti  prouigionati  » 
del  comune  di  Milano ,  balellrieri ,  &  gran  numero  del  popolo  ;  le  quali  genti  in  fauor  » 
della  parte  Suarda  ,  paffando  Adda ,  mediante  i  fautori  f  ùoi  nel  far  del  giorno  entraro-  " 
no  in  Bergamo ,  &  ricouerate  le  fortezze  in  tal  modo  oppreflbno  1  Coglioncichi,  che  fu  " 
rono  collretti  abbandonare  la  propria  patria ,  &:  coli  per  ."1  (bccorlò  hauuto  da  Milanefi,  » 
Suardi  ottenero  la  vittoria .  Poi  feco  li  confederò  la  famiglia  de  Riuoli,  &  Bongi  :  On-  »> 
dea  1 5  del  mele  Bergamafchi  mandarono  à  Milano  ar.nuntiando  à  Matteo  Viiconte,  »> 
che  àfuo  modo  h  mandafTe  il  pretore  :  il  quale  eflì  volentieri  accctterebbono .  Vi  fu  '> 
mandato  Ottorino  Mandello  per  vn  anno ,  &  mezo.la  parte  de  Coglioni  andò  à  Crc-  » 
ma .  La  onde  molti  Sacerdoti ,  &  laici  aderenti  à  quella  nel  calle!  di  Bergamo  furon  de-  )» 
predati  inlino  al  tempio  di  Santa  Maria  contiguo  al  palagio  del  pretore  .  Il  Conte  Ot-  j> 
to  di  Cortenuoua  andò  in  Bergamo  in  aiuto  de  gli  Suardi .  Quelli  che  andarono  à  Cre-  » 
ma  furono  profcritti  lino  in  terzo  grado  :  &  le  calè  fùe  ,  &  fortezze  inilno  à  fondamen-  j> 
ti  furono  rouinate .  A  fei  di  giugno  in  Bergamo  fu  incominciata  vna  gran  pugna  tra  „ 
quelli  di  Riuoh,  Bongi,  Se  Coglioni  per  vna  parte,  Suardi  per  l'altra  con  vccilìone,  ,> 
mantenendoli  tutto  il  giorno  anche  la  notte .  Il  giouedì  fèguente  la  parte  de  Coglioni  „ 

G     2  forufcita 


lA'll'ertc» 


I/ceop» 


1) 

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J) 
» 
V 


Ciouanm 
dottor   di 


te 

Kdld. 


^dlJino  j 
et  Oìiofri» 
rdftani. 
CmuAnnt 

Francefco 
S.  di  Ber' 


Ciò  R'^X' 
giert  S,g. 

di  £(yf'4~ 
o 

mo . 


Menno. 

u/4  'Urto 
Sl^.  della 
-valle    di 
SCitlue . 

lyfrma- 
chide  Con 
te. 

Friinccfco 
^oucinato 
re  di  A'tf- 
ma. 

Vince  \io 
Signor  dt 
Rumano, 


B 


76-  DELLAFAMIGLIA 

forufcita  con  forfè  mille  peifonc  venne  alla  città ,  doue  prelèro  tutte  le  toni ,  &  fortez-    ^ 
ze  de  Suardi  :  i  quali  furono  al  tutto  cacciati .  Paflando  poi  all'anno  1 5  o  i  dice  cofì . 
In  quelli  giorni  quei  de  Coglioni  intrinhci  a  Bergamo  lì  congiun{ero  con  giuramento 
alla  parte  de  Suardi  ellrinhci  .  Il  perche  colloro  per  vna  parte ,  &  quei  de  Borgi ,  &  Ri- 
uoli  dell'altra  lulcitarono  gran  ièditioni.  in  modo  che  i  Coglioni  ài  25»  di  dicembre 
mandarono  per  Matteo ,  che  lubito  andalTe  a  prender  il  dominio  di  Bergamo ,  &  che  il 
voleuano  per  hgnore ,  fi  come  auuenne .  Ma  Teliate  dell'anno  lèguente  dice  il  medeli- 
mo  autore ,  che  à  1 8  di  giugno  la  vigilia  di  San  Prora!  10 ,  la  parte  Suarda ,  i  Bongi ,  oc  i 
Riuoli  cacciati  da  Bergamo  lènza  hauer  troppo  oracolo  entrarono  nella  Città.Nell'an- 
no  I  ^  04  mollra ,  che  Alberigo  Suardo  con  la  lua  parte  tu  cacciato  fuor  di  Bergamo, 
nondimeno  che  Matteo  Vilconte  vnitofi  con  Baldouino  de  gli  Vgoni ,  &  con  la  militia 
di  Brefcia  venne  à  Pontilio  in  tauor  de  Suardi.Stimo  10  perche  i  Vifconti  furon  caccia- 
ti da  Milano  in  quelli  tempi,  &  prelòno  il  dominio  i  Turriani  :  i  quali  [ì  troua ,  che  l'an- 
no 1  ^  07  fan  pace  co'Bergamafchi  :  che  in  quello  anno  tolte  via  le  fèditioni  ;  Alberigo 
Suardo  rimanellè  quieto  principe  della  Città  :  il  quale  come  nell'epitaffio  li  è  già  vedu- 
to ,  muoia  poi  l'anno  M  05» .  Sono  molti  huomini  illulhi  della  famiglia  ;  de  quali  li  va 
facendo mention  per Tillorie ,  che  le  bene  non  fono  nel  nollro  albero,  non  lafciere- 
mo  però  breuemente  lècondo  i  tempi  di  farne  in  quello  luogo  memoria.  Si  come  è 
Giouanni  circa  gli  anni  M45  chiaro  nella  patria  per  la  Icienza  delle  leggi ,  &:  grandezza 
dell'ingegno  lùo  .  Nel  i  ^  70  (ì  legge  di  Baldino ,  &c  di  Honofrio  amendue  Suardi; i 
qualicon  2  6'oo  Vngarilì  oppofèro  all'empito  di  Merino  Lulmare  della  lartion  Guelfa  p 
il  quale  era  venuto  per  elpugnare  il  cailel  di  San  Lorenzo  della  valle  Seriana  fuperiore. 
Nel  1 55)0  trouafi  vn'altro  Giouanni  per  la  cfpeiienza  delle  cole,  &  valor fùo  eletto 
per  configliele ,  &  principal  iègrerario  di  Gio.Galeazzo  Vifconte  .  Morto  Gio.  Galeaz- 
zo s'infip-norì  di  Bergamo  nel  1 404  diicacciatone  1  Guelh  Francefca  hgliuol  di  Sonzi- 
no  Suardo  :  ilquale  prelè  Seriago ,  &  Redona ,  &:  Crema ,  ma  mentre  afltdia  Pizighitto- 
ne ,  alfalito  da  Vgolino  Caualcabò  tiranno  di  Crema  conrra  i'oppinion  di  cialcuno  è 
mellb  in  rotta,  e  vinto ,  &:  mentre  di  nuouo  vuole  far  tella  d'vn  colpo  di  faetta  rellò  vc- 
cifo  nel  campo  .  Nel  1 408  Giouan  Ruggieri  coniòlo,  &  dittatore  di  Bergamo ,  hauen- 
do  infìn  dell'anno  pallato  per  la  tirannide  di  Giouan  Piccinino  ridotto  in  lua  potellà  Ber 
gamo ,  veggendo  non  poterlo  tener  lungo  tempo ,  confortato  da  gli  amici ,  &  parenti 
lìioi  à  1 8  d'agollo  lo  vendè  per  5  0000  Icudi  à  Pandolfo  Malareila  :  &  egli  con  tutto  li 
ilio  hauere  le  n'andò  al  Mantouano  :  oue  hoggi  viuono  nobilmente  1  fuoi  (ùccellòri. 
Tutte  quelle  cofe  habbiamo  canate  dal  iupplemento  delle  cronache .  Ma  Platina  fa  an- 
cor egli  mentione  de  Suardi  fignon  di  Bergamo  nella  vita  di  Bonifatio  Villi.   Et  il 
Corio  del  già  detto  Giouanni  parla  nel  4  libro  della  lùa  illoria  Milanele  .  Et  il  Caprio- 
lo nel  nono  dcU'illorie  Brelciane  addotto  in  tellimonio  da  Fra  Leandro  :  il  qual  fece  là 
delcrittione  d'Italia  .  Ma  ritornando  all'albero^Merino  ,  di  cui  fu  padre  il  primo  Albe- 
rigo ,  troualì  eflfer  molto  chiaro  nell'illorie  ,  &  cronache  di  que' tempi .  Alberto  fùo 
figliuolo  fu  fignor  della  valle  di  Scalue ,  &  lòlo  per  l'autorità ,  &  conlìglio  fuo  fi  conduf 
fé  il  popolo,  &  nobiltà  Bergamalca  à  trasferir  ogni  lor  giuridittione,&  potellà  in 
Giouanni  Re  di  Boemia.  Armachide  pronipote  d'Alberto  hebbe  poi  titolo  di  Conte,    E 
&  di  caualiere  -,  &  fu  ancho  per  la  Icienza  della  ragion  ciuile  aliai  conofciuto ,  il  cui  fi- 
gliuolo detto  Francelco  tu  gouernatore  di  Roma.   Vincenzio  del  già  detto  Alberigo 
nipote  fu  fignor  di  Romano ,  del  fiume  Brembo,&:  di  Brembata  per  priuilegio  dell'Imp. 
Lodouico  lotto  l'anno  1 5  ^ji?  :  la  copia  ad  qual  priuilegio  ho  10  veduta  autentica  .per- 
cìod-ìc  Suardino  Eitta  cala  à  Napoli ,  &  volendo  mollrar  lui  elTer  di  quelli  llefli  Suardi, 
che  già  furono  lìgnori  di  Bergamo  ,  tornato  che  tu  nella  patria  non  lolo  hebbe  cura  ài 
far  trafcriuere  il  detto  priuilegio,  &  di  portar  etiandio  altre  memorie  della  famiglia;  ma 
portò  oltre  acciò  nella  medehma  copia  fede  ;  come  egli  dilcendea  dal  lignaggio  del  det- 
to Vincenzio  .  Dicono  le  proprie  parole  del  pnuilegio  coli .  Tibi  itaq^  flumen  vulga- 

liter 


D 


S  V  A  R  D  A.  -ji 

AriterdiaumBrembumàCAmpoBrcmbidiocefìs  Bergomenfìs  vfc];  ad  Abduam  fupra 
canonicam  Pontiioli  Mediolanenfìs  diocelìs  :  in  quo  nulli  hominum  cuiufque  llarus, 
aut  conditionis  extitent ,  plfcari ,  molendina  erigere ,  aur  molendinis  ereclis ,  nec  non 
ipfò  flumine  aliquo  modo  vti ,  fèu  quofque  alios  vfùs  vendicare  licear  prxrer  tuam  per- 
miilìonem ,  &  licentiam  fpetialem .  Villani  etiam  vulgariter  nuncuparam  ]3rembate  in 
fenus  diocefis  Bergomenlis  ;  nec  non  terram  vocatam  Romanum  Iniùliterdiocefis  Ber- 
gomenfìs cum  iùis  iuribus  ,  frudibus ,  ac  pertinentijs  vmucrlìs ,  nec  non  lunidinone, 
ac  mero,  acmillo  imperio  prò  iullo,&  legali  feudo  a nobis ,  &  iàcro  Romano  Impe- 
rio perpetuo ,  tenendo ,  &  pofsidendo  conterimus ,  &c.  De  figliuoli  di  Lionardo,An- 
tonio  è  Canonico  di  Bergamo  ;  Paolo  dottor  di  leggi ,  &  Merino  caualiere  fatto  dal  Se- 

jg  nato  Venetiano .  Ma  di  tutti  quelli  iòlo  i  figliuoli  di  Soardino  fono  in  Napoli  ;  &  co- 
me fono  llati  conofoiuti ,  &  riceuuti  per  nobili  coli  oltre  l'ordine  Gierofolimitano  dato 
a  Pompeo,  tuttie  tre  hanno  hauuto  per  mogli  donne  nobili  Napoletane.  Percioche 
Paolo  minor  de  fratelli  hebbe  Ilàbella  Maceduona .  Velpafiano  Cornelia  delle  Caitelle 
maritata  poi  a  don  Ottauiano  de  Monti .  Et  Prolpero  primogenito  hebbe  Batiila  Ca- 
racciola  figliuola  di  Gio.  Batilla  capitano  delle  fanterie  de  Venetiani .  Collui  fu  fignor 
di  Caftel  mezzano  ,  &  ^i  San  Pietro  a  Scafate ,  &  hebbe  tre  figliuoli ,  de  quali  Gio.  Bati- 
lla  primogenito  già  flato  gétilhuomo  della  Coccia  del  Re  poflicde  rvno,&  Gio.  France 
foo  1  altro,quelli  maritato  co  D.  Vittoria  Spes  quelli  co  Lucretia  Caiacci  ola .  Ottauiano 
l'vltimode  fùoi  figliuoli  è  caualiere  di  S.Stefano. &  acor  ^^i  ha  tolto  moglie  dell'iUullre 
famiglia  Concublet  ouer  d'Arena .  la  lor  cappella  è  dentro  la  Sagrellia  di  Mote  Olmeto . 

DELLA   FAMIGLIA  BONIF  ATI  A. 


interne 

canonie» 
di  Serga- 
mo.  Patti» 
dottor  di 
leggi. 
Alertncca, 
ualiere . 
paolo . 
rejl'djìa- 
no . 

ProjferoS. 
d(  Caftel 
meT^anc 
Gto.  tran 
cejco  S.di 
S.  pietra 
k  Scafate. 
Ottauian» 


R  O  V  A  N  S  I  neH'archiuio  Bonifatij  di  Verona,  di  Marfilia ,  &  di  Na- 
poli ;  ma  percioche  quelli  di  Napoli  fono  molto  antichi ,  io  flimo  efièr 
diuerfìda  gli  altri.  Di  colloro  le  ne  ritrouano  lòtto  il  regno  di  Carlo 
primo  in  buona  fortuna,prcioche  fi  legge  di  Gofifedo  Bonifario  caua- 
1  iere,flato  giullitiano  di  Capitanata,  il  quale  e  códannato  a  pagare  per  lo 
ref iduo  dei  fuo  magiflrato  oncie  45  <5'.  di  che  n  appare  fcrittura  dell'anno  i  2  7  ^^  à  gli  1 1 . 
di  marzo  ,  &  alcuni  anni  prima  vedefì  il  medefimo  Goftredo  eflère  anco  flato  giullitia- 
^  rio  di  Bafilicata .  Nell'anno  di  fòpra  allegato  fi  kggc  di  Bonifatio  figliuolo  di  Paolo 
Bonifatio  :  ilquale  pretendendo  ragione  in  Roccabarbara ,  dice  il  Re ,  che  doue  le  f ùe 
ragioni  fieno  buone,gIi  fi  reflituifca .  Sotto  il  regno  del  Re  Ruberto  morì  Niccolo  fi- 
gliuolo di  Sergio  Bonifatio ,  dalla  cui  honoreuol  fèpoltura  :  la  quale  è  pofta  in  San  Lo- 
renzo fi  può  ageuolmente  comprendere  egli  efière  flato  huomo  di  conto .  Dicono  le 
parole  così.  HIC  lACET  NICOLAVS  BONIFACIVS  FILIVS 
SERGI!  BONIF  A  CU,  QVI  OBI  IT  ANNO  DOMINI  MCCC 
XXXXI  CVIVS  ANIMA  REQVIESCAT  IN  PACE  AMEN. 
Non  mi  è  vfcito  della  memoria  quello,  che  alcuni  in  veggendo  à  noflri  tempi  tar  ma- 
gnifiche fèpolture  da  huomini  nuoui  han  detto ,  hor  va  tu,  &  pie  ila  fede  alle  fe- 
^polture,  percioche  e'  non  mi  negheranno  almen  quello  corali  memorie  non  poterli 
far  dalhuomini  poueri  :  oltre  che  e  fi  potrebbe  in  verdire,che  ancor  non  era  in  que' tem- 
pi lo  ilimolo  di  fi  fine  ambinone,  fé  non  in  picciola  parte  penetrato  negli  animi  de  mor- 
tali .  Dice  il  Marchefè ,  che  i  Bonifacij  incominciarono  molto  a  nobilitarli  da  tempi 
della  Reina  Giouanna  prima .  Io  ritrouo  lotto  il  Re  Carlo  III.  affai  nominato  Mar- 
tuccio: da  cui  il  Re  fu  accompagnato  nella  guerra  contra  il  primo  Lodouico  d'An- 
giò  .  Quefli  effendo  foprauilTo  al  Re  fu  poi  dalla  Reina  Margherita  fìia  moglie 
creato  caflellano  del  callel  dell' Vouo  -  Ma  veramente  la  chiarezza  de  Bonitatij  venne 
in  colmo  fotto  il  Re  Federigo  :  il  quale  come  il  Marchefè  dice,  che  viffe  in  quella  età,do- 
nòà  Ruberto  la  Città  d'Oria  polla  in  terra  d'Otranto.  Quella  città  è  metropoli,  & 

vacon- 


Caffredt 
rmjtitta- 
rio  di  ca~ 
ptatuua. 

Bontfaci* 


oU 


Mdrtue- 
ete  caftel- 
lanodel  co, 
ìiel  del- 
yoiio. 
Siiberto 
Stg.  d'Q^ 
ria. 


78  DELLAFAMIGLIA 

va  congiunta  con  [.irciuelcouado  di  Brindili,  ma  non  {enza  contefà  fra  loro  dinrccc-  ^ 
denza  :  percioche  come  che  hoggi  non  s'intenda  nominar  altro,  che  l'Arciuefcouo ,  &c 
arcinelcouado  di  Brinditi ,  nondimeno  l'vlo  in  ilcrittura  veramente  è  tale ,  che  quando 
rArciueicouo  niiede  in  Oria ,  o  li  fa  Icrittura  alcuna  m  Oria ,  i  notai  rutti  vlàno  Icriue- 
re  l'Arciuelcouo d'Oria ,  &c  di  Brindili ,  li  come  quelli  di  Brindili  Icnuono  l'Arciuelcouo 
di  Brindili ,  6c  d'Oria .  Nella  dcdication  della  Chiefà  di  Montecafino  :  la  qua!  Ri  fat- 
ta da  Alcllandro  1 1.  l'anno  1 07 1  nella  quale  interuennero  dicci  Arciuelcoui ,  io  truouo 
fra  gli  altri  interuenirui  l'Arciuelcouo  d'Oria  in  tempo  che  Taranto  era  Velcouado  :  nel 
qual  tempo  cuando  non  apparille  Brindili  hauer  Arciuelcouo ,  gli  Oritani  andrebbon 
bene  della  lor  pretendenza.  Fu  quella  città  ed  itìcata  come  dice  Erodoto:  ilqualvicn 
da  Strabone  allegato ,  da  popoli  di  Creta  :  i  quali  ilanchi  dall'alTedio  di  Gamico  in  Si-  r> 
cilia  mentre  nel  ritornarieneà  cala  da  grane  tempclla  alfaliri ,  furono  gittari  ne  lidi  di 
terra  d'Otranto ,  quiui  edificarono  Hiria ,  che  polcia  Oria  tu  detta .  Ma  Fra  Leand  ro 
prende  errore,  che  a  lùoi  tempi  quella  città  folle  lotto  titolo  di  Marchelè  fignoreggiata 
dalla  famiglia  de  Baici ,  le  egli  non  volle  dire  de  Bonifacij ,  &:  il  teilo  folle  lcorretto:per 
*  '  'ur       cloche  era  allhor  Marchelè  d'Oria  N.  figliuolo  di  Ruberto  .    Di  coltui  nmalero 
d-oru.         due  figliuoli  Dragonctto  ,  &:  N  .  a  quali  tutti  due  piacquero  gli  itudi  delle  lette- 
re .  Ma  Dragonetto  particolarmente ,  di  cui  il  Giouio  tece  mentione ,  Ki  molto  chiaro 
r>rdgonet  h^Liere  (critto  madrigali  Iccondo  la  natura  di  quel  poema  molto  arguti  ;  &  pieni  di 

concetti:  come  che  la  lingua  non  hauelTe  hauuto  quell'intera  purità ,  &  vaghezza  che  lì 
richiede .  Il  candore  della  qualle  fparlo  già  in  fimili  componimenti  da  Gio.Batilla  Srroz 
ZI  gentiihuomo  Fiorentino  hn  fecondo  il  mio  auuilo  tolto  l'animo  à  ciafcun'  altro  di 
poterlo  pareggiarc,quanto  con  la  facilità  delle  rime;  &  dell'ordine  ha  lòpra  modo  lu- 
lìngato  1  nimici  della  fatica  à  ieguitarli  dietro  :i  quali  come  coloro  che  s'auuezzanoà 
giocar  di  Icherma  con  Ipade  leggieri ,  non  potendo  mai  f  ir  lena  conuien  che  lì  fiacchi- 
no ,&  caggiano  con  lor  gran  danno  lotto  1  peli  maggiori.  Morì  Dragonetto  in  vita 
del  padre  fecondo  volgarméte  lì  dice  occupatigli  1  lenii  dal  violento  fummo  d'vn  poten 
rilsimo  veleno ,  che  egli  faceua  llillare .  Forlè  per  aggiugnere  nel  numero  de  poeti  To- 
fcani  con  coli  Ipetial  modo  di  morte  nuouo  elerapio  alle  Imgolari ,  &  llranilsime  mor- 
ti d'Elchilo ,  d'Homero ,  d'Euripide ,  di  Sofocle ,  di  Pindaro ,  &  d'Anacreonte  lòmmi, 
&  eccellenti  poeti  greci  :  De  quali  il  primo  d'vna  telhiggine  che  gli  cadde  in  lui  capo ,  il 
fecondo  di  dilpiacere  di  non  hauer  potuto  fciorre  vn  dubbio  propolliogli ,  il  terzo  di  ^ 
morii  di  cani ,  il  quarto  d'allegrezza  d'vna  fèntenza datagli  in  fauor  d'vna  tragedia,  il 
quinto  in  grembo  di  perfòna  che  amaua ,  &  l'vltimo  allogato  d'vn  granel  d'vua  palTa 
morirono.  Per  la  qual  colà  il  fratcl  di  lui  minore  dopo  la  morte  del  padre  luccedette 

al  Marchelàto .  Haueua  colini  oltre  Oria  ancor  Francauilla,  6:  Calàlnuouo  due  buo- 

^•oru^'  ne  callella ,  &  piene  d'abitatori ,  &:  per  eller  polle  in  paciè  molto  gralFo ,  &  abbondan- 
te, di  buoniliima  rendita  ;&  le  quali  in  vna  mattina  caualcando  le  le  potea  veder  tut- 
te .  onde  era  llimato  vn'agiato ,  &  commodo  lignore .  ma  fu  egli  di  il rani  collumi ,  «5c 
di  natura  molto  diuerlà  da  gli  altri  Napoletani  :  percioche  doue  cfli  fon  per  lo  plu;  quan 
do  altri  non  vuol  contender  con  elio  loro  di  nobiltà  :  aftabili ,  &  corteli ,  quelti  à  guilà 
di  filofofo  mal  praticaua  con  alcuno ,  &  da  propri  domellici ,  &  famigliari  Icollandoli  E 
attendeua  tutto  lolo  à  fùoi  iludi ,  facendoli ferui re  da  vna ,  ò  due  fìie  femmine  ;  le  quali 
erafamaelfer  dination  turche,  con  cui  sfogaua  la  f uà  libidine  .  A  quello  aggiunfè, 
che  egli  fènti  male  della  cattolica  religione  ;  perche  dubitando ,  che  alcun  dì  della  vita, 
che  egli  menaua ,  non  folle  mquilito ,  tenendoli  da  molti  per  fermo ,  che  egli  quando 
era  malsimamente  nelle  fue  callella  non  vdiua  mai  mefla,atte(è  per  lungo  f[:»atio  di  té  pò 
ad  accumular  denari ,  &  quando  gli  parued'hauer  acconci  i  fìioi  fatti ,  lotto  titolo  d'an- 
dar à  Vmegia ,  li  partì  con  le  fùe  turche  dal  reame ,  &  andato  à  trouar  i  capi  della  fetta 
Luterana ,  dichiarandoli  nimico  di  Dio ,  &  ad  Re ,  in  quella  guifà  l'impazzato  Marche  - 
le ,  &  alla  nobiltà  della  fùa  cafà ,  òl  al  làngne  illclfo  che  iq  lui  li  fjsenlè  poiè  brutto ,  & 

fozziilimo 


7^ 


DELLA     FAMIGLIA     SANZ. 


I  come  rari  fono  gli  e{èmpi  degli  huoinini,  icjuali  fi  conducano  advn 
eArema  vecchiezza ,  così  poche  famiglie  peruengono  ad  vna  fomma 
anriquirà,  clTendo  quello  alle  famighe  l'anrico.  cheèà  (iugulari  huo- 
mini  li  vecchio  .  per  la  cjual  colà  non  e  da  fard  marauiglia ,  che  la  nobil- 
.  tà  Ila  in  tanro  pregio  di  ciafcuno ,  poi  che  ella  fperialmente  contiene  in 

e  i'antiquirà .  Lacjuale  (è  fi  apprezza  nelle  ibrue ,  nelle  pitture ,  nelle  medaglie  &  nel- 
l'altre opere  degli  artefici  humani,  hor  quanto  iidee  apprezzare  nella  più  eccellente 
opera  della  natura  &  di  Dio,  che  è  l'huomo,  &  conlèguentemente  nel  legnaggio  &:  nel- 
le ichiatte  degli  huomini  ?  Mancarono  di  quella  felicità  molte  famiglie,  le  quali  ci  ven- 
B  nero  co  Re  Franzefi ,  delle  quali  pochillime  fi  (ai\o  dillelè  infìno  al  prefente  iècolo  ;  ne 
tutte  delle  Aragoneh ,  ò  Spaglinole ,  come  che  il  cot(o  de  gli  anni  iia  molto  più  breue , 
(camparono  da  quella  diìàuentura.  Fra  le  quali  vna  fu  la  famiglia  Sanz.  Venne  capo 
&  autore  di  quella  col  Re  Alfonlò  d'Aragona  nel  nollro  regno  vno ,  il  cui  nome  fu  Pie- 
tro, a  cui  il  Re  l'anno  1 4  ^  5-,  a  4  d'agolto  dona  per  lèruigi  da  lui  riceuuti  l'acqua  fluen- 
te, [  quelle  fon  le  proprie  parole  )  detta  vulgarmente  del  Lauinaro ,  la  quale  incomin- 
ciaua  dalla  torre  bianca  inhno  alla  porta  del  Carmine ,  &z  inhememente  il  muro  dell  ar- 
renai vecchio ,  il  quale  era  oltre  ii  Carmine  inhno  all'arena  del  mare  [  er  fé ,  heredi ,  oc 
{ucceflbri  in  burgenfàtico .  Arnaldo ,  Martino ,  &  Bernardo  fono  fratelli ,  .5c  llimo  ef- 
fèr  figliuoh  di  Pietro,  ma  de  quali  chiara  &  illullre  fu  la  memoria  d'Arnaldo  Calleila- 
^  no  del  Cailelnuouo;  di  cui  Bartolommeo  Facio  fa  fpefle  volte ,  lènza  però  mai  nominar 
la  famiglia  mentione .  Onde  a  fatica  ne  futuri  fècoli ,  chi  quello  Arnaldo  llato  fi  folle , 
fi  riconofcerebbe  ,  (è  non  gli  foflè  dalla  nollra  diligenza  quello  aiuto  prellato  . 
Egli  dunque ,  come  nel  libro  v  i .  della  fùa  illoria  lì  vede ,  fu  quelli ,  col  cui  configlio  il 
Callellano  del  callello  dell' Vouo  fé  prigioni  i  Franzefi ,  per  mezzo  de  quali  cercaua 
Renato  d'infignorirfi  di  quella  fortezza,  il  che  per  quel  ch'io  llimo  auuenne  lanno 
143  8.  non  vfando  molto  i  moderni  illorici ,  il  che  già  gli  antichi  non  fecero ,  di  metter 
gli  annidiltintamente.  Combattuto  poi  &:  affediato  egli  nei  Cailelnuouo  non  lafciò 
à  dietro  vfìcio  alcuno  di  valorofò  fòldato ,  perche  &  quella  fortezza ,  &  la  Torre  di  San 
Vincenzo  parimente  ancor  efià  combattuta  al  f  ùo  fignor  conferualTe .  Nella  quale  man 
dati  Martino  &  Bernardo  fìioi  fratelli  con  ogni  valore,  mentre  quella  poterono,  dife- 
D  fero ,  efièndoui  Martino  graucmente  in  due  parti  nella  delira  cofcia&ncl  capo  llato 
ferito .  VoItofTì  poi  la  furia  contra  di  lui  per  efpugnar  Cailelnuouo  ;  nella  qual  dife- 
{à  è  dal  medefimo  autore  grandemente  lodato  il  fuo  valore ,  oc  la  fua  fòllecitudine . 
Ma  effendo  mancata  la  vettouaglia ,  fu  dopo  hauer  ogni  altra  prona  fatto ,  collretto 
Arnaldo  non  lènza  hauerne  hauuta  licenza  d'Alfonfò,  di  ceder  finalmente  al  nimico. 
Fugli  poi  dato  in  prefidio  San  Germano  ,  oue  per  tradimento  del  Riccio  fu  fatto  pri- 
gione .  Il  qua!  Riccio  minacciando  à  Martino ,  il  qual  [\  ritrouaua  allhor  Callellano 
della  Rocca  di  lanula .  che  fé  non  gli  rendeua  il  callello,  gli  farebbe  morir  il  fratello, 
con  memoreuole  elempio  di  chiarillima  fede,  rifpofe  ;  che  per  ninna  domellica calami- 
tà fi  ridurrebbe  mai  à  dar  quella  fortezza  in  poter  d'altri  che  del  fuo  Re  .  onde  il  Riccio 
tra  per  quello  &  per  altri  accidenti  Ci  toKè  da  quell'imprelà ,  li  qual  fatto  accadde  per 
^  quel ,  che  io  ho  potuto  da  altri  luoghi  ritrarre  l'anno  1442.  poco  innanzi^  che  il  Re  di 
Napoli  s'infignoriffe.  Quelle  colè  apparifcono  perl'hiiloria  del  Facio.  l'altre  da  pri- 
uilegi ,  che  i\  fèrbano  appreflb  i  Conti  di  Policallro  habbiamo  trouato .  Eflendo  da 
capo  adunque  Arnaldo  fatto  Callellano  del  Cailelnuouo,  fi  vede,  che  hauendo  egli 
l'anno  145-2  comprato  da  Colamaria  Bozzutoper  7500.  ducati  Caiuano ,  il  Re  a  2  2  . 
di  fèttembre  del  medefimo  anno  negli  fa  l'affecuratione .  Viflé  in  quello  vhcio  per 
tutto  li  tempo  delReAlfonfo,  &  portoli ì  in  guifà,  che  dal  Re  Ferdinando  fu  dopo  la 
morte  del  padre  largamente  ncompenfato .  onde  lòtto  vn  medefimo  giorno  cioè  de 


Ptttr* 


CajieìUn» 

Ad  c^«{ 


JHtrtim 
dt  siGtf 

man* 


caHellano 
dìSa,i  Cer 
mano . 


x^lfonjit 
Sig.diSdn 
tt  tucido. 


Pietro  C4 
vaUere 
Cierofilt- 
mitan» . 


M4m«ni» 


80  DELLAFAMIGLIA 

5. di  luglio  dcir.mno  14^8  tre  (entrare  appai-iicono  di  lui .  L'una,  ncHaqii.iIc  il  R^c  non  ^ 
ioìo  ^\\  conFcim.T,  Li  caitcliamaja  quale  egli  rcncua.ma  la  d!ilcnde&  amp;a  ar.ehordopo 
la  iP.oire  di  lui  Ah  pcrlciia  d'Allonio  d'ciìo  Arnaldo  iìgliuolo .  Ncll'alrra gli  dona  i  paga 
menu  hlcaii  chiamari  dal  Ile  rara  focularioium  :  1  quali  eraiio  fopra  Monrelia,BagMuolo, 
&  Cadano  per  ie  6:  hcrcdi  del  iuo  corpo  diicendenti  in  perpetuo .  Nell'alcra  coli  per  ier 
uii;;i  da  lui  riceuuri,come  dal  già  detto  Altonfo  iuo  figliuolo  ,  dona  il  Re  ad  eiio  Aifonio 
mille  ducati  di  rendita  per  ciafcun  anno  (opra  la  dogana  di  Napoli, i  quali  iegli  debbano 
pagare  di  meiè  m  mele .  Non  oilanti  quelle  remuncranoni  dona  poi  il  ile  ad  Arnaldo 
l'anno  146' 2  nel  primo  giorno  di  marzo  400  ducati  deritrata  l'anno  (opra  la  dogana  di 
Napoli ,  mentre  elio  Arnaldo  viuera.  Fu  il  iuo  fratello  Bernardo  &  egli  altresì  cartellano 
di  Roccaianula  (opra  San  Germano  ,ii  come  Martino;  onde  il  Re  Altoniò l'anno  1456 
à  2. giorni  d'aorile  gli  dona  Soo.ducati  d'entrata  l'anno  per  liauerlo  fedelmente  centra 
ri  nemici  (crmto ,  &  il  PvC  Ferdinando  l'anno  <^^À  gli  5.  di  ottobre  commette  a  France- 
fco  Zanoguera  fuo  general  te(oriere ,  che  de  1  dinari  de  fuochi  di  San  Germano  paghi  in- 
teramente al  Sanz  tutto  quello  che  perla  cailellaniadi  San  Germano  doueaconieguire . 
Di  quelli  fratelli  10  non  veggo  altro  ammogliato ,  che  Arnaldo,il  qual  fu  manto  di  Ma- 
ria Mugnozza,diiàngue  Spagnuolo  ii  come  10  Itimo  anchor'ella.di  cui  hebbe  più  iigliuo 
li ,  Aifonio  già  derto,Pietro,&:  Ramondo  ma(chi)&  due  femmine  di  quelli,  che  alia  no- 
iFra  notiria  iòn  peraenuti,rvna  detta  Bianca  moglie  di  Sancio  d'Aierbo,onde  vengono  i 
Conti  di  Simari,<3c  i'altra,di  cui  non  veggo  il  nome ,  moglie  di  Giouanni  Carrafa  della 
Spina  primo  Conte  di  Policailro .  Aifonio  oltre  la  mentioncjche  di  lui  (1  è  fatra,compró 
l'anno  1482  .dal  Re  Ferdinando  la  baronia  di  Santo  Lucido,  Monrebello,  &  San  Giouani  C 
con  coip^meiiione ,  che  i  beni  di  quella  baronia  dillratti  (leno  diligentemente  reintegrati . 
E  hoggi  Ja  terra  di  Santo  Lucido  ornata  del  titolo  di  Marcheiè,  &  nota  per  la  buona  ver- 
naccia, che  ella  produce.onde  alcuni  ilimano  che  ha  il  vino  dell'antica  Temeià  detta  poi 
Tempia  celebrato  da  Plinio;Ma  non  godè  lungo  tempo  Alfonfo  la  nuoua  (ignoria,  veg- 
gendoiì  l'anno  1 484  a  2  8  di  giugno  eifer  già  morto,  «Sé  che  Dianadi  Mila  iua  moglie  im 
petra  dai  Re,che  in  còro  delle  iìie  doti  &  deli'antifato  iè  la  polTa  ella ritenere,&:  l'ottiene. 
Pietro  fu  caualiere  Gieroiolimitano ,  &  nell'anno  già  detto  dopo  la  morte  del  fra- 
tello gli  dona  li  Re  per  i  ièruigi  del  padre  2  oo.ducati  d'entrata  iòpra  i  paga- 
menti lìicali  &  dogana  del  Sale  della  medelìma  baroniadi  Santo  Lu- 
cido. Veggo  il  iuo  teilamento  fatto  in  Venoia  l'anno  145^2 
oue  per  auuenturadoueua  eilèr  Bailì,nel  qual  diipone,  clie 
Ramondo  iuo  fratello ,  il  quale  prima  doueua  eiler 
morto ,  debba  eilèr  ièppellito  nella  Chieià  di 
Monte  Olmeto  a  Napoli ,  oue ,  fé  non 
m'è  vicito  dalla  memoria,  Ili. 
ino  che  iìa  la  ièpoltuia 
d'Arnaldo , 


D 


DELLA 


ELLA 


GLIA    DI    DIANO. 


8i 


[ANO  callclio  polio  neila  Balìlicata  da  nome  a  tutta  vna  Valle,detta  per 
quello  Valle  di  Diano  ;  perciochc  i  Napoletani  non  forman  di  ciò  vna  Coi 
voce  intera,  fi  come  i  Fiorentini  ieggiadraniente  fanno,i  quali  dicono  Vai 
daino,  Valdelia,Valdichiana,  &  iumh .  £  vn  de  più  belli ,  &c  fertili  paelì, 


B 


che  iniìn  da  primi  anni  dd  regno  del  Re  Carlo  priaio  ii  Kggono  come  Itipendianj  dei  Re 
douer  confeguire  certe  lor  pagheDrogo  &  Gua/io  di  Diano  fratelli.  &  poco  dopo  Riccar 
doiìgnor  del  Cilento  cflèr  Camarlengo  di  Ruggieri  Sanfèucrmo  Conte  di  Maidco  verfò 
l'anno  i  2  74 .  Quarantaquattro  anni  dopo  Guglielmo  di  Diano  Caualiere  interuiene  in 
alcune  liCi,6t  faccéde  d'Ilaria  dell'Oiia  vedova  d'i:  nnco  Sanlèuerino  nipote  del  Còte  Rup 


dio  ilima  la  prouincia di  Principato  hauer  perciò  confèguito  quel  nome.  Apparifce  infi- 
ne à  querti  dì  la  (èpolcura  in  S  Chiara  di  Marino  di  Diano  fòtto  1  i  5  di  nouébre  deifanno 
I  ^4.2 ,  oue  (ì  vede  oltre  cilèr  maeilro  rationale  delia  reginal  Corte,efIère  ancora  h»nor  di 
Burgenfàjdi  CaLTierota,&  di  Capora;anato  ?Jk  quale  è  anchor  la  fepoltura  di  Fiammenga 
Galiziana  (ùa  rnoghe  morta  l'anno  1^48  il  dì  1 2  di  giugno.  In  che  modo  poi  la  lìgnoria 
di  quefte  calklla  pailì  in  ca(à  Burgéià,ccme  (ì  vede  per  la  lèpoltura  di  Rubertodi  Burgen- 
Q  lìà  cato  à  lor  Seppellito  l'anno  i  5  54  à  gli  1 1  di  nouébre,che  iène  chiama  fìgnore,quelb 
nò  è  anchor  à  rne  maniftilo .  Ma  non  per  ciò  recarono  i  Diani  priui  affatto  di  feudi,  poi 
che  intorno  l'anno  t  ^  70  da  Tommafò,  &  Pctrello  di  Diano  figliuoli  di  Marco ,  Ruberto 
Sanfeuerino  compra  Faiànella  in  Principato ,  come  ne  Sanfèuenni  fi  difife  (òtto  il  capo  del 
quarto  Conte  di  Marfìco .  Vedefi  anchora  Fra  Ruberto  eflèr  Caualiere  Gieroiòlimitano 
parecchi  anni  dopo ,  rellimonio  per  lopiu  iècuro^  &  infallibile  di  nobiltà,come  in  quello 
nei  fine  de  Caraccioli  apparue . 

DELLA  FAMIGLIA  DI  BELVEDERE. 


^ji  ELVEDERE  calvello  pollo  nella  prouincia  di  Calauria,&  hoggi  pollèdu 
^'        to  dal  Principe  di  Biiìgnano,(è  pur  non  è  quell'altro  delia  prouincia  di  Ba- 


'0i  fìlicata,diede  già  nome  ad  vna  famiglia  così  detta;  quado  elio  pure  da  quel 
\M  lo  nò  l'habbia  riceuutoj  di  cui  honorara  mentione  (i  ritruoua  nell'archiuio 


„  ''^M\  ^^  P^^  Franzcfìj  ma  fra  quali  chiaro  molto  è  il  nome  diSimone,à  cui  l'anno 

I  2  6'5>  il  Re  donò  Marrignano,&  Sternatia  in  terra  d'Otranto,  de  quali  Martignano  pof- 
(èduto  già  fa  gran  tépo  da  PignareliJ,hora  è  di  Giouanni  Bonori  Cittadino  Fiorentino,&: 
Percettore  dei  Re  in  quella  prouincia.  Quello  medefimo  Simone  fu  poi  giullitiario  di  ter 
ra  di  Bari,&  trouafi  efièr  Viceammiraglio  dal  fiume  del  Tróro  infino  à  Cotrore.&  infìeme 
méte  maeilro  della  Scureriaj&  Marelcalla  reale .  hebbe  per  dónalloida  figliuola  d'Enrico 
di  Noccraja  quale  rellata  vedoua  d'vn'altro  Simone  figliuolo  di  Tómafò  Gentile  pofledea 
de  beni  dei  marito  per  lo  (no  dodario  il  calai  di  Zullino  nella  medeiìma  prouincia  di  terra 
d'Otranto.  Per  quel  che  dal  libro  fi  caua  dell'anno  i  29  i,parcheegli(ì  muoia  sézafigliuo 
11,  veggendo(ì,che  gli  fuccede  Guglielmo  lùo  fratello .  Leggeli  negli  llclli  libri  di  Teobal- 
do,di  cui  rellata  vedoua  Clarice  piatilce  la  terra  di  Supino  itatagli  tolta  da  Vgon  di  Moli 
lì  nel  tépo(dice  il  RejdeH'infauila  prigionia  del  nf  o  primogenito,che  fu  poi  il  R  e  Carlo  II. 
Leggeli  parimente  di  Ricciardo  di  Beluedere,à  cui  il  Re  per  rimuneratione  de  fuoi  fèruigi 
dona  Caibgnafinta,Cirilcara,non  so  ih  voglia  dir  Ceichiara,&:  Rolcto.  Doni  veramente 
degni  di  lì  gran  Rc;  onde  nò  e  da  rnarauigliar(ì,lè  aprédoli  co  la  liberalità  la  llrada  alla  g!o 
lia  da  dìccoIo  Conte  di  Prouenza  diueiuie  in  breue  Ibatio  di  tempo  potentillìmo  Re . 


cirajio. 

Jiiccardo 
Jtgnur  del 
Cilento. 

Gugliel- 
mo caua- 
liere. 


Mann» 
['gnor  di 
Jiurgefa, , 

ere. 


Tammafi 
et  PetreHa 
SsJt  F<t- 
faneUa. 
f.  /iuber~ 
to  caual. 
Cierofol. 


Simone  S. 
di  Marti- 
fnano,zy 
cet. 


Gugliel- 
mo. 
Teobaldo. 

Ricciardo 
s.di  calìa 
gnafinta  , 
O'C. 


H 


84 

AL    MOLTO     ECCELLENTE    A 

SIGNOR     GIOVANNI     BONORI, 

SIGNOR   DI   M  A  RTIGN  ANO,  ET  REGIO 

Percettore  Della  Provincia 

Di  Terra  D'Otranto, 

Scipione  Ammirato . 


,^_-^  fLs-VTn!  ^R^SSI^^^  ^"fi  ^  ']'*^^°  '  '^^^^  da  falli  hmmini  è  [iato  ferino  ;  che  cjuando  i  henefcifonofi  -n 
tóyU'^V®'^!  '^'■'^'■■"^'^  ^^'^  '^'"■'  """  "'^'^^  '^  ^^'^^  ^'  {'"^^^l'fidisfarej,  dtuentano  odio/ìjparendo  al  riceuito- 
ÌH^^^'r^/'^^ì  're.  che  colui  del  continuo ^li  rimproueri  ti  ferui^io  non  ricompenftto  .  Il qual  difetto  bruc- 
W''^^^^ì/;^''^i:::-:l  ttjìirno  fopra  tutti^U  altri  perche  non  ca^^^ia  in  me,  ti  quale  ajpettando  occafione  di  poter  ri- 
i  .,; >^  /  .  '  i  lj>ondere alle fi'.erarijìime i^^fiiì^olart cortefie^nonlieg^oche mi riefca ^nonho^'oluto ritar' 
ll^-.-f-*--"'-— "— -^1  dar  pili  di  fodisfirc  tu  <juel  modo  ch'io  poffo  all'oblilo ,  che  lefento .  poi  che  in  fui  partirei 
che  IO  feci  di  i  ecce  per  tornarmene  à  FÌren7^,non  contenta  V.S.  d  hauermt  primieramente  donato  ">»  belltJ?imo, 
^  ottimo  catialloper  lo  '^ia^io ,  (  he  io  doueafare  ,fe  ben  da  me  l'i  fu  poi  rimandato ,  mi  ricerca/le  che  io  douejìi 
fariiit'iiicoe  di  Palermi  dl.na  poi  12^1  per  fruirmene  nelle  bifune  j,  che  in  detto  >'<«^/o  mipotcffero  auuenire . 
Laquc.leh.ìuendomi  Voi  non  ojìante ,.  chetoricufajìi  tìi  'voler pigliare yfatto quafi accettar perfor:!:^t,trouai (juel 
la  e/Ter  di  crr.wcccntofudi .  S  ara  per  amentura  alcuno ,  il  cjual  dirà  non  efjerperò  da  por  tra  le  maraui^lie  ad 


Jìa  fornrra  di  moneta  donauate  ,il  cjualecjuando fruirmi  dt  tutta,odi  buona  partedi  effahauejìi  doluto, ftpeua- 
te  molto  bene,  che  per  effere  io  anchora  fitto  la  poterà  d  altri,  render  non  liipoteua .  Ne  in  l'ero  altroftie ,  che 
Ina  certa  opinione  di  lirtit ,  come  che  <Jfa  in  me  non  fa ,  Inpoteua  indurre  a  ciò  douer fare, non  effendo  in  me 
nima  di auiUe  cofe,  dalle cjuali  la  ma^wr parte de^li  huomtnt  fogliono  ejferprefi, onde  oper  i fauori della for- 
runa,h  oer  altri  difo^ni  l'I  ftfemojfo.i  donarmi  il  lojìro. dico  donarmi,  imperochehauendoui  10  per  l/iadtfcher 
Sy  detto,  che  rnharet  di  quella  monetaferuitofen:^  potergliele  refitmre ,  Votpiaceuolmente  mi  riffondejìe ,non 
per  altro  hauermi  à  riceuerla  prega:  0, che  per  pot  crii  io  liberamente  <^fe>.  "xapenfiero  d'hauergliela  à  rendere, ne 
mtctbifooni  impif<^are .  Horain  1  ero  queda  è  la  infelicità  de'ricchi,chc  hauendo  eo^lino  opportunità  gradi  .per 
fiatier  prejìi  t  denari ,  di  far  molte  oì  ere  piene  di  lode  cjp-  d  animiratione ,  0  non  mai ,  0  rari f ime  l'alte ,  ^  quelle 
Dio  sa  in  che  modo  l/cnga  lor fatto  d:  farne  l'napurjcla  .    Vantinfper  queflo,  0  dietro  le  meretrici  eigar^^ni, 
hne' diletti  della  o(tla,o^utcar.doin  Ina fol  notte  dhauerne  le  migli  aia  conJumato,<^  di  ciò  altieri, c^gloriofì 
procedano, che  di  fipertrouare  quefral'tnamolto  più  prctiofi, che  vene  qiulladell'oroiil  chef arebbono  fé  nell'ho 
neslecjfe  l^na  piccola  parte  de  lor  ammajfati  denari  .iptndeJfro,nonfì  l'anterannogia  mai.  Et  perciò  arrofifca 
no,(<y^pient  di  con f ufone  rimana  ano, Jel'eggen  do  maltrui  ben  che  dalla  lunga  fiintiUar  la  fne:i;j::;a  di  fi  caro  me 
tallo,  s'auuedrahno  1  m.ifri  quamofa  bafju  ^  "Vile  la  loro  alchimia .  N'on  è  queflo  luogo  d  andar  conmolte  pa- 
ruleil  'vuflro  lai.dtuol  atto  (filando  ,  hgli  altrui  mancamenti  biaf mando ,  ma  bafliut  per  hora  fapere ,  che  In  ■ 
memoria  di  cff  htm  feto  non  è  in  n:ejpenra,ne  il  defidtno  di  procaccia>mtgloriafmilealla  lofìra  m  alcuna  co- 
pi feniendcui  ,  quando  da  Dio  ti  poter  mi  f uff  conceduto,  t  Itnuto  meno.  Et  tra  tanto  in  mento  delle  molte  cor- 
tffie,  che  IO  ho  da  l'oi  riceuute,  Itpiact  ra  da  me  quejle  notitie  riceuere,  che  delle famig  Ite  Cofcta,Proctda,Saura- 
r/.-:.  Brenna, (^  di  Sant\Angelo  ho  mcfjo  infeme  ;  efjendo  cofa fatale,  cht  Gto.xxiij.  al  cui  corpogtàfecerogli  art 
tieni  lofìn  Fiorentini  nobile  fpoltura  ;  egli  bora,  ejT"  ht  memoria  delle  cofe  fatte  da  lui  per  opera  d  un'altro  Fio»* 
rentin  1  fa  riconfortata .  Etéinfcnnmenteragtoneiiole,chefcomeionatotn  Lecce,  ^  in  Ftren^  l>iuendoi.  -,-    A  *., 
àfcriuere  i  fatti  della  Serenifima  cafa  de  Medici  Principi  della  lofìra  Patria  fui  defìinato  ,  così  l'oi  nato  in  Ffi\  ^      • 
ren^iC^  in  Lecce  lnuenào  à  legg  cr  tal  bora  la  fueeef ione  della  Caf  di  Brenna  della  mi  a  patria  Signori  fiate  appo,  "■'  ' 
recchutto.  De  quali  ejfendoj'ìato  il  Duca  Gualtieri  ciT"  di  Firen:^,  &  di  Lecce fgnore , par , che  con  raro  auueni- 
tnento  con  lo  iìuo  di  noijìconjaccia  :  à  quali  ammenduequeiìe  città  pet  eguali  riTpetti  fin  patrie .  Onde  io  fi- 
glio riporre  tra  1  miei  piccioli  honori  per  fingo  lar  preg  io ,  O'  l'entura  ,  che  la  nobiliftmacittà  di  Firen:^pér, 
l'io  de  fuoi  nobili, (^  antichi  cittaoint  mi  rtconofca  .  c^che  oltre  le  publichefirittureilGranDuca  CofimodL  ' 
fe.me.hauej]cpiìi-  l'alte  con  l>iue  parole  confermato ,  da  1  nofiri  antichi  ammirati  ejfere  l'fciti  i  Fitti  famiglia 
neper  di  Orma  h:i%iute ,  ne  per  cof  fatte  à  ntuna  altra  delle  Fiorentine  famiglie  mferior  riputata .   DÌFiren:3;e 
^  xl/.dt  Settembre  dell  anno  M  D  L  XX 1  X, 


DELLA 


DELLA  FAMIGLIA  COSCIA. 


I Perduta  opera,  che  alcuna  famiglia  ,  pur  che  ella  fia  antica, 
iperi  di  hauer  più  ventura  intorno  la  notitia  de  lùoi  prin- 
cipi] ;  che  hebbe  l'impeno  di  Roma  ,  e/Tendo  quali  una  fa- 
tale neceflita  ,  che  l'anticjuità  Ha  falciata  di  tenebre  .    Onde 
alcun  Greco  harebbe  potuto  comporre  vna  tìntionc ,  che  dal 
temjx)  marito ,  &  dall'antiquita  moglie  fulTer  nate  due  figliuo- 
le l'olcurità  ,  &z  la  fauola  .    Et  per  quello  in  niuna  colà  pa- 
re ,  che  li  polla  meglio  icoprire  la  poca  verità  di  chi  (erme, 
che  nelmolirar  di  trattare  con  molta  certezza  quelle  colè:  le  quali,  &  per  lo  man- 
camento de  gli  icrittori  ,  &  per  la  lunghezza  del  tempo  fono  per  lo  più  dubbio- 
fiflìme  ,  &  incerte  .  Bene  llimo  io  non  douerlì  defraudare  i  lettori  di  quelle  opi- 
nioni ,  che  lìxole  hauer  cialcuna  famiglia  quali  riceuuta  di  mano  in  mano  da  Tuoi 
maggiori  circa  l'origine ,  &  nalcimenro  fuo  :  psrcioche  lì  come  a  gli  huomini  rin- 
crelce  lelfer  tii-ati  quali  per  forza  alla  credenza  d'alcune  colè  ;  coli  prendono  pia- 
cere quando  fono  lalciati  liberi  di  attaccarli  ad  alcuna  di  quelle  ,  che  più  li  con- 
fa alla  natura  di  cialcuno  ,  &  lo  fcrittore  liberandoli  inhememente  dal  fòlpetto 
dell'adulare  ,  gioua  in  vn  medelimo  tempo  alla  fama  fùa  ilbffa  ,  &  alla  gloria  di 
C  coloro  :  de  quali  ferme  .     Dico  adunque  che  i  Cofci  Napoletani  :  i  quali  vfciron 
già  d'Ifchia  vollero  alcuni  ,  che  folTero  i  Colli  Romani  :  ne  ciò  dilfero  lènza  qual- 
che fondamento  ,   veggendoli  nell'illorie  di  Procopio  ,  come  il  Re  Totila  quan- 
do fi  parti  vittoriofo  della  prefa  di  Roma  l'anno  5-47  del  nafcimento  del  Signo- 
re ,  condulTe  con  fé  tutta  la  nobiltà   Romana  ,  &  lecitine  alcuni  patritij  ,  i  quali 
menaua  fempre  con  lui ,  il  rello  con  le  donne  ,  e  figliuoli  lafciò  in  alcuni  luoghi  di 
terra  di  Lauoro  .     Ma  il  Marchefe  fcheniendo  quella  opinione  flima  efièr  cofà  im- 
pofsibile  ,  che  efll  vengano  da  quel  Cornelio  Collo  :  u  quale  recò  le  fpoglie  opi- 
me del  nimico  Tolumiiio  a  Gioiic  Feretrio  l'anno  ip^  dell'edihcation  di  Roma . 
&  certo  fi  come  huomo  arguto  trafTs  la  cofà  da  principio  molto  alto  per  render  del 
D  tutto  vana  quell'origine  .  percioche  ei  non  è  però  ,  che  de  Colli   non  foflero  in 
Roma  infino  à  tempi  di  Nerone  in  tempo  ,  che  era  già  di  6*2  anni  venuto  il  fi- 
gliuolo di  Dio  à  prender  humana  carne  nel  mondo  ;  poi  che  l'anno  85-2  dell'edi- 
ficatione  di  Roma  Cornelio  Collo  ,  oc  elfo  Nerone  la  terza  volta  fur  Confoli . 
Non  mi  è  naf collo  il  nome  di  Collo  non  dinotar  famiglia ,  ma  bene  quel  di  Cor- 
nelio ,  &c  altri  metter  quelli  confòli  nell'anno  di  Chrillo  6";  &  di  P^oma  8 1  ^  ;  ma 
non  è  mia  intentione  d'entrar  hora  in  quelle  difpute,  ballando  in  quello  luogo  ha- 
uer fatto  mentione  del  nome  di  Collo  .     Et  apparendo  gran  parte  della  nobiltà 
Romana  efler  come  fi  è  detto  l'anno  5-47  di  Chrillo  venuta  ad  abitar  in  molti 
luoghi  di  terra  di  Lauoro  ,  la  cofà  fi  verrebbe  à  rillringere  in  ifpatio  di  tempo 
E  aflfai  tollerabile  .     Ma  quello  ,  che  di  ciò  il  vero  fi  lia  ;  non  so  però  onde  egli  fi 
muouaà  dire  ellèr  cofà  certa  ,  i  Cofci  effer  già  fono  dugento  anni  (del  tempo fìio 
parlando  )  che  Saluacofci  eran  chiamati  .-percioche  il  veder  io  in  vn  medelimo  tem- 
po ,  &  Cofci  ,  &  Saluacolci  nel  regio  archiuio  elTer  mentionati  ,  mi   fa  più  to- 
llo  dubitare  ,  che  fieno  due  famiglie ,  che  coli  ficuramente  come  egli  fa,  credere ,  che 
i  Colei  fieno  gli  ilefsi  co'  Saluacofci .  anzi  è  tale  in  quello  il  mio  dubbio  ,  che  di 
vero  più  leggiermente  mi  lafcierei  indurre  à  credere ,  i  Colei  eflèr  gli  antichi  Cof^ 
fi  Romani ,  che  i  Saluacofci  :  percioche  à  tempi  del  Re  Carlo  primo  io  truouo 
padroni  di  naue  ,  &  corniti   di  jgalee  Buonauita  ,   Biagio  ,   &  Nouello  tutti  e 
tre  Saluacofci ,  &  intorno  i  medefimi  tempi  Liguoro  Cofcia  padrone  di  naue  :  la 

H     5  qual 


-iva  1^.^-1 


.<SV,!?^t!lt 


8<J  DELLAFAMIGLIA 

qual  diuerfità  di  cognomi  (  perche  non  creda  alcuno  efTer  quello  vn  errore  )  non  A 
lolo  vna  volta  ne  tempi  del   primo  Re  Carlo  fi   vede  ,  ma  quella  vien   ièguen- 
do  per  tutti  i  Regni  di  Cado  iècondo  ,  di  Ruberto  ,  della  Reina  Giouanna ,  S>c 
dei  Re  Carlo  III.  oltre  ilquale  non  credo  che  i  Saluacoici  lì  ilcndano  .     Ma  direb- 
be alcuno ,  che  in  luogo  d'honorare  i  Colei  noi  detraiamo  più   tolto  de  i  loro  ho- 
nori  :  poi  che  doue  il  Marchele  l'eflèr  i  Romani  Colli  lor  toglie  ,  per  noi  fi  viene 
parimente  à  tor  della  lor  famiglia  il  conrado  di  Bellante  ;  il  quale  elicendo  ne  Sal- 
uacoici ,  non  harebbe  a  far  nulla  con  quella  famiglia  Coicia  .    Ma  lalciamo  Ila- 
re, che  ella  non  ha  bilogno  dell'altrui  piume  di  riuelbrll  ,  non  intendo  io  però; 
benché  ne  dubiti  ;  che  per  me  iìa  coli  reciiàmenre  quella  quellion  diffinita  ,  anzi 
per  hauerlimi  io  trouato  meflì  nell'albero  :  quando  meno ,  di  ciò  dubitaua  ;  dirò  pri-  g 
ma  che  de  i  Colei  fauelli ,  alcune  poche  colè  de  i  Saluacoici;  perche  ne  rimanga  in  ogni 
modo  quella  memoria ,  che  all'eller ,  ò  non  eirerimedefimi  co'Colci  s'apparterrebbe. 
I  Saluacoici  dunque  fon  d'Ilchia,  Se  oltre  i  ne  di  lòpra  nominati  ;  il  primo  di  cui 
nelle  publiche  illorie  fi  troua  chiara  memoria  ,  è  Pietro  ,  di  cui  il  Fazello  à  tem- 
pi di  Federigo  lecondo  Re  di  Sicilia ,  &  per  conlèguente  di  Carlo  Iècondo  Re  di 
Pietro  ri  „  Napoli  ,  coli  ragiona  .    Mentre  quelle  colè  in  Sicilia  li  fanno ,  Pietro  Saluacolcia: 
ceadmira-  ^^  ilquale  per  Io  Re  Federigo  l'ilòla  d'Iichia  gouernaua ,  d'ordine  dd  Re  da  qualunque 
^"''        j^  Napoletano  ch'indi volea  leuar  vino  ,  vno  Icudo  per  botte  lì  facea  pagare;  laquai 
^^  cola  non  potendo  i  Napoletani  lòlFerire  con  vn'armata  di  noue  naui  andarono  ad  aflài- 
^^  tar  l'ilola  .      Il  Saluacolcia  mellò  ancor'egli  in  certe  naui  che  haueua  di  molti  fol-  C 
^^  dati  Siciliani ,  andò  ad  incontrare  i  nimici,<Sc  venuto  con  elfo  loro  alle  mani,  fe- 
^^  licemente  li  ruppe  ,  hauendo  guadagnato  cinque  naui  di  quelle  de  nimici ,  &  fat- 
^^  ro  gran  numero  di  prigioni  .    Mollra  poi  come  il  medelìmo  Pietro  con  vna  ga- 
lea ,  &z  con  l'ilola  d'Ilchia  :  la  quale  ancor'egli  reggeua  palso  a  lèruigi  del  Re  Carlo, 
onde  ellèndo  huomo  valoroiò  ,  &c  intendente  delle  colè  marittime ,  fu  da  lui  fattO; 
Viceadmiraglio  del  mare .  Ma  fatto  prigione  in  quella  rotta  che  hebbe  il  Prenze  di 
Taranto  l'anno  i25>j>,di  cui  il  Villani  ma  molto  breuemente  fa  qualche  mentione, 
ffl'^lS-      ^^  Giletto  in  Sar callido  fu  Ciangolato  .       Quello  mi  fa  credere  ,  che  quel  Pie- 
Unte.  tro  Saluacolcia  :  il  quale  fi  troua  dal  Re  Ruberto  elfer  fatto  Conte  di  Bellante  fìa 

di  quello  Pietro  ,  ò  nipote,  ò  figliuolo  .-benché  in  Napoli  non  fia  colà  molto  vii-  £) 
tata ,  che  i  figliuoli ,  le  eglino  non  fono  pollami ,  habbiano  il  nome  del  padre  .  l'an- 
no I  ?  3  5  trouo   io  collui  non  ellèr  latfo  ancor  Conte  :  ma  ellère  general  capita- 
no ,  oc  giullitiario  di  terra  di  Lauoro,  &  Contado  di  Molili.  Fu  l'anno  1 5  5-4  fat- 
to Ammiraglio  dal  Re  Luigi ,  ma  da  Matteo  Villani  è  Iconci  amente  il  Tuo  nome  conot 
to ,  chiamandolo  Potarzio  d'Ilchaia,  che  Pietro  d'Ilchia  vuol  dire  .     Vien  poi  viuen- 
do,&  chiamandoli  Conte  di  Bellante  infino  all'anno  i56'7:nel  qual  fi  vede,  che 
C4rl,  Con      hauendo  maritata  vna  Tua  figliuola  detta  Marella  à  Cecco  d'Aquino  figliuol  pri- 
tcdf  ed-      mogenito  di  Giouanni ,  Carlo  di  detto  Conte  primogenito  vi  prella  l'alTenfo  .  Del 
Unte.  Conte  Carlo  apparilcie  Icnttura  del  1 585  a  18  di  luglio:  per  la  quale  il  già  detto 

Cecco  d'Aquino  gli  fa  la  quetanza  delle  doti  della  lòrella ,  nel  qual  tempo  Marel-  E 
la  era  già  morta .  quelle  Icritture  fono  in  potere  del  Marchele  di  Vico  :  come  quel- 
li ;  che  luccede  a  quegli  della  Leonelfa  :  1  quali  a  quelli  Aquini  lùccedettero  co- 
steftn:  *^^^  ,^  ^^^  luoghi  il  può  vcdeie  ;  &  quello  balli  hauer  detto  de  Saluacoici  .  De 
Cofoi  il  primo  che  noi  trouiamo  fu  Stefano  della  citta  d'Ilchia  :  al  quale  Carlo  fe- 
condo che  inconìinció  a  regnare  negli  anni  del  lìgnore  1285  diede  per  rimunera- 
tione  de  fuoi  fèruigi  lèi  oncie  d'oro  d'entrata  per  cialcun  anno  lòpra  la  bagliua  dd- 
h  patria  fìia .  Collui  hebbe  tre  figliuoli  Marmo  ,  Giouanni ,  &  Pietro  :  a  quali  il 
Re  Ruberto  figliuolo  di  Carlo  aggiunte  noue  altre  onere  di  più  ;  volendo  che 
cinaue  fé  ne  pagalTero  fòora   la  detta  bagliua  ,  &  le  dieci   lòpra  la  beccheria . 

di  Napoli 


COSCIA.  87 

•A  dì  N.^poli  .  Morti  de  i  tre  fntclli  Giouanni  ,  &  Pietro  ,  il  medesimo  Re  Ru- 
b^rro  q:ijl  c!ij  d.VAX  a  rurri  e  rre  li  conrenrò  donare  al  iolo  Mcirino  :  il  cjuale  era 
rollato  ,  anzi  gli  accrebbe  ciniglie  oncie  di  più  ,  &  in  proceiìj  di  rcinpo  venti  al- 
tre da  p4gar-i  iòpra  1  beni  feudali  del  regno  ,  che  ncaaeflero  alla  corona  pur  che 
non  tufioao  di  demanio  .  Qu_clì;e  quaranta  oncie  tur  confermate  a  Giouanni 
fìgliuol  di  iVìarino  dalla  Reina  Giouanna  nipote  del  Re  Ruberto  ,  oc  dal  Re  Lo- 
douico  di  Taranto  fuo  marito  ,  &  lìnaimente  dà  Carlo  di  Durazzo  detto  Carlo 
della  Pace,ouer  Carlo  III.  pronipote  del  Re  Carlo  II.  Tutte cjuelle  cofe  trouia- 
mo  fcrittc  in  vn  priuilcgio  ,  che  ta  il  gin.  detto  PvC  Carlo  1 1 1.  a  Giouanni  Colcia 
figliuolo  di  Manno  lòtto  l'anno  del  iìgnore   1 5  8  2  a  1 8  di  marzo  :  il  che  lia  dct- 

B  to  per  contermar  quello  primiero  ceppo  ,&  non  per  U  qualità  delle  cole  delle  qua- 
li lì  è  parbito  .  Hor  torneremo  da  capo  a  Marmo  hgliuolo  di  Stefano ,  5c  Icguitcremo 
la  linea ,  Sz  le  colè  fatte  per  ordine, 

2?*  J^arino  fì^nor  di  Crocida  primo. 

M  Arino  io  rrouo  che  egli  fu  caualiere  ,  &  Ciamberlano  ,  che  l'anno  i  ?  ;  i  era 
maellro  portulano  di  Principato ,  &:  di  terra  di  Lauoro ,  &;  che  none  anr.i  do- 
po Il  trouaua  cllèr  giuititiario  di  Principato  .  In  quello  anno  già  detto 
il  quale  era  il  1540  del  figjiore  a  2  i  dn  marzo  compro  Procida  da  Adinolto  di  Proci- 

C  da  Salernitano  figliuolo  di  Giouanni  di  Procida  per  quelche  lì  vede  dall'ailenlò ,  che 
vipreilail  Re  Ruberto.  Talché  egli  fu  di  quelta  cala  il  primo  Iìgnore  di  Procida.. 
Fu  Manno  valoroio  huomo  in  maie,&  per  quel  che  li  raccoglie  da  certe  Icrittu-, 
re  ;  le  quali  Ibno  apprello  di  me  fu  capitano  dell'armata  di  Carlo  fecondo  perla  ri-' 
cuperatione  dell'iloia  di  Lipari  llatagli  tolta  da  Siciliani  .  Ma  continuando  rutta-, 
uia  la  guerra  tra  Federigo  Re  di  Sicilia,  &  Ruberto  :  ilquale era  già  fucccduto  à Car- 
lo Tuo  padre  nel  regno  ,  Marino  con  lèdici  galee  andò  in  aiuto  de  i  Mori  che  habi- 
rauano  nell'ilola  delle  Zerbe  :  i  quali  erano  flati  mal  trattati  da  Federigo ,  &  haueuaii 
domandato  aiuto  a  Ruberto ,  &  W)  breue  /patio  di  tempo  fi  porrò  in  modo ,  che  ri- 
cuperò la  fortezza  di  man  di   Ramondo  Peralta  capitano  del  Siciliano  ;  guadagnoili 

£)  due  galee ,  rollègli  alcune  naui ,  gli  vccilè  di  molti  loldati ,  &  molti  ne  fece  prigioni 
con  le  quali  cole  tutte  tornò  vincitore ,  &  gloriolò  al  Re  Ruberto  a  Napoli .  Tut- 
to ciò  che  lì  è  detto  non  lòlo  è  cauato  dal  libro  del  Fazello  ,  fcrittor  deifiilorie  Si- 
ciliane, ma  etiandio  dal  Maurolico  :  il  quale  con  maggior  breuita  andò  trattan- 
do la  medelìma  materia  .  Tollè  Manno  per  moglie  vna  gentildonna  di  cala 
di  Marzano  :  dalla  qual  non  hebbe  più  che  vn  figliuolo  malchio  cliiamato  Gio- 
uanni , 

2?/  Ciouanm  (ìgnor  di  'Precida  II. 

I  Giouanni  fecondo  fignor  di  Procida ,  &:  di  Cicciola  Barile   forella  del  Con- 
te di  Monderilò  nacquero  quattro  figliuoli  PetriUo ,  Galparro ,  Baldanàrre  ,  & 
Marino  .      Veggo  Icnttura  della  Reina  Margherita  moglie  di  Carlo  III.  che 
per  conto  de  i  due  primieri  figliuoli  gli  rilalcia  l'addogo  che  doueua  pagarle  come  ba- 
rone ,  efiendo  lìgnor  di  Procida  ;  dicono  le  proprie  parole  così  .     Qiiia.  certitudi-  , 
naliter  conllat  nobis ,  quod  duo  filij  didìi  Ioannis  cum  familianbus  iplorum  nume-  , 
ro  condecenti  equis,&  armis  decenter  muniti  à  fcelici  lecellli  domini  noltri  Regis  de  ci-  , 
aitate  Neapolis  in  itinere, 6:  in  Apulia  continue lèruierunt ,  ita  qucdlonge  plus  ler-  , 
uiuerunr ,  quam  diófus  pater  eorum  nro  didis  bonis  fìiudalibus  fèruire  nollr^  cu-  , 
no:  ht  ailnctus  .     Di  tutti  colloro  fa  mentioiie  riilona  dei  Duca  di  Monteleone: , 

H     4         iaquale 


88  DELLAFAMIGLIA 

la  quale  ha  poi  {èguitata  Giouanbatiila  Carrafa ,  ma  di  Gafparro  (e  ne  parlerà  poi,  &  A 
coii  di  Baldaflarre  :  il  quale  fu  Papa  Giouaruii  XXIII.  Manno  per  Icrittura  del  i  5^8 
fi  vede  efler  Mare{ciallo,&  fignordi  Caligmano .  Par  che  Gicuanmii  muoia  hnalmcn- 
te  molto  vecciiio  laiciaiido  la  lignoriadi  Prouda  à  Pietro  già  detto  PetriUo  iùo  pri- 
ijiogenito . 

ì?i  Tutro  fgnor  eli  f recida  III, 

Nluna  {cf  ittura  mi  fono  abbattuto  à  vedere  di  Pietro  oltre  la  detta  di  (opra;  fé  non 
che  certa  co(à  è ,  lui  hauer  hauuto  per  moglie  donna  di  cala  Caracciola  ;  ellèr  vi- 
uuto  a  tempi  del  Re  Ladislao ,  &  per  quel  che  li  vede  dall'inuellitura  dei  tìgliuo-  B 
h  efrerlì  morto  l'anno  1 4 1  <j.  hauendo  lafciato  vn  hgkuolo  detto  Michele . 

Vi  J^ichele  fgnor  di  ?  recida  II  IL 

Michele efièndo  inucflito  dell'ifola di  Procida dalla  Reina  Giouanna s'accollò  po- 
fcia  per  l'inimicitia  che  haueua  con  Sergianni  Caracciolo  ad  Altoniò  Re  d'Ara- 
gona .  Dice  di  lui  Bartolommeo  Patio ,  che  egli  venne  nel  14253!  Re,  &  pro- 
mileglidi  far  venire  Ilchia  all'imperio iuo.-percioche  ellèndo  la  città  diuifa  in  due  fartio- 
ni ,  l'vna  che  fèguiraua  1  Colei ,  tlJc  l'altra  1  Manorij ,  Michele  ;  ilquale  era  capo  dell' vna 
&  hauea  in  tutta  l'ilòla  grande  autorità  non  lòlo  per  1  partigiani  ,  &  fèguaci  fuoi,ma  C 
perla  vicinità  di  Procida;  di  cui  e^ìi  era  lìgnore  ;  moitraua  al  Re  tacilmenre  poterli 
prender  la  terra ,  le  li  andana  ad  allalireall'improuilo ,  conciohacola  che  1  cittadini  mu- 
niti dalla  fortezza  del  luogo ,  folìer  diuenuri  alquanto  tralcurati  alle  guardie ,  &  fè'l 
|)onte  ;  con  che  la  città  lì  congiugnea  all'Ilòla ,  li  potelfe  ;  occupato  che  tolle  ;  tagliare  ; 
facilmente  farebbe  auucnuro ,  che  toh  a  la  fperanza  del  fòccorlò  degl'lfolani ,  elPendo 
eglino  d'ogni  luogo  cinti  di  mai'e ,  fi  foUèr  potuti  vincere ,  ò  per  alledio ,  ò  per  forza . 
Et  coli  auuenne  appunto ,  come  Michele  hauea  dileguato  ;  hauendo  il  Re  in  poco  fpa- 
tio  di  tempo  aliai  felicemente  prelà  la  città ,  la  fortezza ,  &:  infignoritofi  di  tutta  l'ifola; 
onde  al  fine  dei  [a  narratione  di  quel  f  uccello  dice  il  Patio  ,  Alfonfo  efTerlènc  ritornato  a 
Napoli  con  reputatione ,  &  gloria  infinita  per  hauer  guadagnato  vn  luogo  di  tanta  £> 
importanza .    Ilche  ;  come  s'è  veduto ,  tutto  lùccelTe  per  opera  di  Michele  .  Mi  ricor- 
da hauer  letto  lui  ellere  llato  molto  elperto  nelle  colè  marittime ,  &  per  quello  elle- 
re  itato  general  di  mare    .     Ville  nella lìgnoria  2  6'anni,&  di  Sabia  Galeota  falciò 
più  figliuoli  ,  come  che  di  niuno   habbia  notitia  particolare  che  di  Pietro  filo  pri- 


Ti  Tietro  p^nor  di  Trocìda  V. 

Tetro  ottiene  l'inuellitura  per  la  morte  del  padre  l'anno  1441 .  Hebbe  ancor  egli 
di  Maria  Caracciola,  lì  come  il  padre  molti  figliuoli,  &  venne  viuendo  inhno  al-  E 
l'anno  I4.6'6'.  Fadiluimentioiieil  Pontano  quando  rrauagliato  dall'armi  di  Gio- 
uan  Toreglia  fu  in  manifeilo  pencolo  di  perder  l'ifòIa.  Eracoilui  cognato  di  Lucre- 
tia  d'Alagna  illuilre  per  gli  amori  del  Re  Alfonfò ,  &  efTendo  pollo  da  lei  per  gouerna- 
tore  deii'ilola  d'Ilchia  la  quale  il  Re  l'haueua  donata,  eflèndofène  egh  dopolamor- 
te  d' Alfonfò  inlìgnorito  ;  penfàua  leuare  anco  Procida  à  Pietro ,  &  già  l'hauea  in  mo- 
do llrerro  ;  che  egli  per  mancamento  di  vettouaglia  era  vicino  ad  arrenderli  :  ma  il 
Re  Ferdinando  dopo  che  vide  gittate  le  parole  al  vento  col  Toreglia  confortandolo, 
-  ile  di  quella  imprefà  fi  rimanellè,gii  prefe  al  lìn  l'arme  contro ,  &:  non  fclo  liberò  Pie- 
.0  dalle  moleihe ,  che  egli  ]i  daua ,  ma  tolto  Ifchia  al  Toreglia  il  colkinfè  à  tornarfènc 

pouero 


Ci 


COSCIA.  S^ 

^  poucro  à  Barcelona,  huomo  dice  il  Fontano  per  la  leggicrezza ,  per  la  perfidia ,  &  per 
la  maluagirà  della  lua  natura  menteuole  d'ogni  grande ,  &  ellremo  f upplitio .  Ac- 
cadde quello  intorno  l'anno  14(^4  verfòilfine  della  prima  congiura  fatta  da  baroni 
controll  Re  Ferdinando,  dietro  alquale  accidente  Pietro  come  lì  è  detto  non  lòpra- 
uiiTe  molto  tempo  lafciando  la  lìgnona  di  Precida  a  Michele  fuo  primogenito . 

^i  Michele  pgnor  di  frocida  V  /. 

SI  può  dire  de  lìgnori  di  Precida  in  vn  certo  modo  quel ,  che  fu  oflèruato  della  fa- 
miglia Domitia  in  Roma  ;  che  vsò  1  prenomi  di  Gneo,&  ^i  Lucio  con  no  tabile  va- 

B  rieta , hora continuando cialcuno  di  eili  per  tre  peiione,hora  icambiandolo  per 
cialcuna.  Percioche chiamati  tre  di  elfi  per  ordine  Lucij,&  polcia  tre  altri  Gnei ,  gli 
altri  hor  Luci) ,  &:  hor  Gnei  vna  volta  per  vno  f  jrono  appellati .  Coli  1  Colei  lei  volte 
per  ordine  hor  Pietri,  &:  hor  Micheli  co  perpetua,&:  conllante  diuerfità  lì  nominarono. 
Hora  quello  Michele  hebbe  l'inuellitura  dal  Re  Ferdinando  l'anno  146*6'.  Et  hauendo 
veduto  non  lòlo  la  morte  (ìia ,  ma  anchora  di  tre  altri  Re,due  fuoi  figliuoli ,  &;  vn  ni- 
pote ,  finalmente  veggendofì  vecchio  dono  lòtto  il  Re  Cattolico  l'anno  1 5 1  o  Precida 
a  Pietro  fuo  figliuolo ,  &  à  Michele  figliuolo  di  Pietro ,  dicendo ,  il  lue  nipote  Michele  • 
eflèr  in  quel  tempo  di  anni  vndici .  Hebbe  egli  per  moglie  Lucretia  di  Mila  lecendifli- 
ma  per  1  molti  figliuoli ,  che  gli  fece  .  De  quali ,  prima  che  del  primogenito  li  parli, 

C  Gio.Paolo  lì  meri  in  Francia .  Gio.  Carlo  fìi  Abate  di  Pafitano  .  Gio.  Vincenzo  hebbe       gu.p4»U 
molta eiperienza nel meitier della  guerra, &  perciò  da  Prolpero  Colonna  adoperato  .     ciè.rM. 
per  maeitro  di  campo  de  lùoi  elèrciti .  Fecenedi  ceilui  mentione  il  Giouie  nella  vita       *«w . 
ad  Marchelè  di  Pelcara  :  quando  dille  ;  che  ternato  di  Spagna  portò  i  priuilegi  dei  ge- 
neralato ài  Pielpero .  De  gli  altri  non  troue  altra  memoria . 

Vi  Tietro  f^nor  di  Trocìda  Vii. 

Pietro  hebbe  due  mogli ,  ammendue  Carrafefche  ;  ma  IVna della  Spina  detta  Lucrc- 
tia ,  &  l'altra  della  Staterà  iòrella  d'Antonio  Principe  di  Stigliano ,  &  coftei  hebbe 

D  nomeCammilla  .  Della  prima  nacque  Michele  lìgner  di  Precida,  &  della  fe- 
conda Gio.Iacepo ,  &  Gio.Antonio.QuelH  combattè  da  lòlo  a  iòle  a  Santa  Maria  delle 
Paludi  fuor  della  porta  Nolana  con  Gio.  Batiila  Marramaldo  zio  cugin  diFabritio, 
caualiere  molto  limato  a  lìioi  tempi  non  Iòle  per  l'opinion  dd  valere ,  a  che  aggiugne- 
ua  eccellente  ,&  egregia  dilpelìtione  di  corpo,  ma  per  la  eloquenza  del  parlare  ,&  per 
Iacognitienedecallduellari,ilqual  vinlè,  &  vccilè  .  Furia  cagion  della  lite  alcune 
parole  paflfate  tra  loro  nella  piazza  di  Nido;  per  gi  ullification  delle  quali  elTendoiiac- 
. cordati  inlleme  di  ritrouarfi  con  armi  da  oftefà  fuor  della  citta ,  &:  come  allher  lì  celìu- 
mauadirnellamacchia,  hebbe  il  Colcia  per  padrino  Giouanni  Carrafa  quel,  che  fu 
poi  Duca  di  Palliano ,  &  il  Marramaldo  Ettorre  di  Noi .   Dicefi  che  temendo  il  Carra- 

E  Fa  di  non  ellère  il  lue  campione  prelò  in  parole  daH'auuerlàrio ,  gli  die  per  cenliglie  che 
in  conto  alcuno  non  entrallè  lece  in  ragionamento  ,  ma  che  dettegh,  quello  eflèr  lue 
go  da  fatti ,  &  non  da  parole  attendcllè  a  menar  le  mani ,  nel  che  interamente  l' vbbidì  ; 
He  ben  negli  auuenne  .  Ma  in  procellò  di  tempo,  mentre  più  tralcu  ratamente  che 
non  deuea ,  vlàua  con  perlòna  la  quale  nell'honore  hauea  offefò,  fu  anchor  egli ,  lènza 
poter  far  alcuna  difelà  mileramente  vccilè , 


M 


Vi  Michele  fgtr  di  Crocida  VW, 

Ichelecomefiirvltimode  fignoridi  Precida ,  così  s'interroppc  nel  figliuolo  di 
lui  il  continuato  ordine  de  Pietri,  &  de  Micheli,  piò  che  fu  chiamato  Gio. 

H     5"         Vincenzo 


J^ìfhcU. 


Git.lafo- 


<7/e.  Tom 
mafo 


90  D  E  L  L  A    F  A  M  1  G  L  I  A 

Vincenzo  natogli  "dìidbella  Galciata  di  {àngue  Milaneiè  .  Quelli  nella  venuta  di  A 
Laurrcch  nel  reame,  òche  pur  in  palcie,  òdi  ciiero  haueffe  fauonto  le  parti  Franzcd, 
fu  giudicato  l'anno  j  52^114  di  maggio  hauer  commelìò  ribellione  .  Onde  toltagli 
ProcidatudataalMaichelèdel  Vallo ,  ellendo  ilata  nella  cala  de  Colei  cento  ottanta 
;inni .  Io  conpbbi  Gio.  Vincenzo  luo  figliuolo  :  il  quale  nato  a  5 .  di  marzo  dell'anno 
15-2?  (ì  morì  eflendo  anchor  molto  giouane ,  hauendo  di  Giulia  Caracciola  lalciato  i 
figliuoli ,  che  nciralbciO  li  veggono .  De  quali  Michele ,  &  per  doti  d'ingegno ,  &  per 
pregio  d'eièrcitij  caualeretchi  non  ottiene  fra  la  nobiltà  Napoletana  piccolo  luogo  .  E' 
iellata  in  cala  la  lignoria  di  Vairano ,  con  la  quale  benché  perduta  Procida  fi  lòiliene  lo 
iplendore  della  caualieria  .  Gio.Iacopo  nato  di  Pietro ,  &  di  Cammilla  Carraia  di  Sti~ 
glianp  huomo  intendente ,  &  capace  delle  attioni  del  mondo  quanto  altri ,  lia  mollra-  B 
to  a  dì  noilri ,  &  conlermato  con  troppo  ampie  pruoue  quanto  è  vero  quel ,  che  dillcr 
gli  antichi.  Tra  le  grandilsime  rendite  douerii  annouerare  la  parììmonia.  Percioche 
.eflendo  egli  dal  padre  come  fecondo  genito ,  llato  lalciato  pouero  caualiere,  &  non  ha- 
uendo potuto  prender  fecondo  il  coflume  de  gli  anni  paflàti  troppo  gran  dote  ha  inlì- 
no  à  quelli  dì ,  ne  quali  anchor  viue  irefco ,  &  gagliardo ,  ammaliato  lècondo  la  comu- 
ne opinione  la  fomma  di  trecento  mila  fiorini  d'oro  .  Di  Giouanna  Maitrogiudice  fìia 
jTiogiie  ha  coli  mafchi  come  femmine  generato  bellilsimi  figliuoli  :  i  quali  hauendo  tut- 
ti fatto  nobili,&  illullri  p^^rentadi  accennano  con  le  richezze  paterne  di  doucr  di  nuouo 
liauere  a  inalzar  la  cala  a  quella  grandezza,  onde  maluagia  fortuna  l'haueua  gittata .  Di- 
co  di  Gio.Tommafo ,  6c  di  Gio.  Paolo  ellèndofi  gli  altri  morti ,  ò  fanciulli ,  ò  giouani:  Q 
cie.Ptf(^  ^  ma  e  tempo  di  ragionar  di  Gaiparro ,  il  cui  nome  è  da  Tofcani  detto  Guafparri,ma 
la  tema  di  non  eflerci  oppoilo ,  che  noi  ribattezziam  le  perfòne  come  molti  lì  dolgon 
del  Giouio ,  ci  fa  llar  in  quello ,  malììmamente  fauellando  de  Napoletani  dentro  1  ter-, 
mini  dell'vlò  Napoletano  .  Il  che  p.*r  ciafcun  altro  coiì  fatto  nome  ila  detto  . 

!Pe  (jrni  di  Troia, 

•  Afparro  dunque  figliuol  di  Giouanni  che  fu  fecondo  fignor  di  Procida ,  hebbe  C\  co 
J  me  molti  di  quella  famiglia  grande  efperiéza  nelle  colè  marittime.Et  à  tempo  che 
alcuni  Komani  hauean  congiurato  contra  laperfònadi  Papa  Bonifatio  IX.  egli  ar  p)! 
mo  due  galee  del  fLio,(Sc  due  altre  co  denari  del  Papa  non  fòlo  per  eflerpreilo  a  bilogni, 
che  poteano  occorrere  iri  que  malageuoli  tépi,ma  per  rafirenare  le  ruberie,&:  prede,che 
faceuano  1  Mori  per  tutte  quelle  marine  con  gran  danno ,  &:  vergogna  dello  llato  ec- 
clelìallico ,  di  che  rhilloric-^  del  Duca  di  Montelione  ù  mentione  .  Di  collui ,  &  Ai  Eol- 
ia Imbriaca ,  nacque  Giouanni  huomo  per  valore ,  &  per  grandezza  d'animo ,  ma  oltre 
ogni  credenza  per  la  fedeltà  grande  veiiò  il  fìao  fignore  vf àta  molto  notabile.  Fa  di  elfo 
primieramente  memoria  Bartolommeo  Facio  :  quando  hauendo  il  Re  Alfonfò  vinto  . 
Napoli,  &  non  rimanendogli  di  vincer  altro  che  le  fortezze  cioè  Callelnuouo ,  nel 
quale  Renato  era  rifuggito ,  Sant'Ermo ,  &c  Capoana-,  dice(  pero  che  iì  patina  di  vetto- 
uaglia ,  &  era  impolsibil  colà ,  che  lungo  tempo  fi  potelTer  tenere  )  che  Giouanni  Co-  E 
fcia.-ilquale  era  calle! lano  della  fortezza  di  Capoana  fé  ben  fi  trouaua  con  la  perfona 
appreflo  Renato  nel  Caflelnuouo ,  hauendo  in  quel  luogo  lafciato  la  moglie ,  &  i  fi, 
giiuoli ,  pnegò  Renato ,  che  gli  permettelle  dì  poter  venire  à  patti  con  Giouanni  Car- 
;a^a  cura  il  fatto  della  fortezza,  àcui  veggencio  veramente ,  che  ogni  prouifione  era 
indarno,  concedette  ;  che  potellè  domandar  tregua  per  alcuni  giorni  :  la  qual  da  Al- 
fonfò tutto  che  nel  principio  fi  mollrafle  alquanto  duio,fu  acconfcntita , &  vltima- 
inente  cauatane  la  moglie  ,&  1  figliuoli  con  tutto  il  prefidio,  &:  le  robe  lènza  altro  in- 
dugio Giouanni  rendè  la  fortezza  ad  Alfonfò  dd  1442  .  Renato  ancora  non  molto 
dono  difperato  di  poter  far  cofà  ;  che  buona  foffe,  lafciato  nel  caflel  nuouo  Antonio 
Caluo  ;  »i  CUI  per  denari  da  lui  hauuti ,  di  gran  fomma  era  debitore  ^  montò  in  nane ,  fé- 

guitaro 


Cioitttnnt 
Conte  dt 
Traia . 


COSCIA.  $1 

A  guitarodaGiouanni,&  da  alcuni  altri  fìioi  pochi  fedeli ,  co'quali  in  Firenze,  oue  al- 
Ihora  Eugenio  fi  ritrouaua  arriuaro ,  &  quiui  hauendo  intefò  come  il  Caikl  di  Sant'Er- 
mo fi  era  già  refb ,  &  che  il  Caitelnuouo  non  era  per  poterli  più  lungo  tempo  difènde- 
re ,  permilè  al  Colcia  ;  che  potefTe  ancor  egli  render  la  fortezza  di  Capuana  ad  Alfoniò: 
hauendo  prima  voluto  per  ifpetial  patto  ;  che  fi  perdonafle  cofi  al  Colcia,  come  àgli  al- 
tri ,  che  l'haueuano  accompagnato .  Nondimeno  fecondo  dal  Fontano  fi  trahe ,  ve- 
defi  chiaramente  lui  non  elfer  voluto  rellarà  Napoli ,  percioche  in  cjuella  guerra,  che 
egli  Icrifle  del  Duca  Giouanni  contra  il  Re  Ferdinando  ;  dicialètt  anni  dopo  le  colè 
fcritte  di  lòpra ,  che  fu  l'anno  1 4  ^5?  cofi  di  lui  ragiona .  Prelà  che  fu  Napoli  da  Alfon-  » 
Co  feguì  Giouanni  il  Re  Renato  in  Prouenza  :  oue  per  la  lunga  pratica  delle  colè ,  per  » 

B  l'eloquenza  fùa  grande,  &  per  eifer  tenuto  huomo  alfai  fauio,  &  prudente  s'hauea  >» 
gran  riputatione  ,  &c  credito  acquillato  appreifo  tutti  1  Principi ,  &  lìgnori  Franzefi.  » 
Et  per  quello  era  ibto  da  Renato  mandato  m  Genoua  col  hgliuolo;quo  (  dicono  l'illell  » 
fé  parole  del  Fontano  )  tanquam  magiilro  vteretur .  Quello  Giouanni  è  quello  :  il  qua-  » 
le  in  tutta  la  guerra  fii  di  g«ndiiIìmo  conto ,  &  llima  appreflb  il  Duca ,  &z  à  tutto  l'el- 
(èrcito .  anzi  nella  rotta  data  à  Ferdinando  à  Sarno ,  egli  fu  di  oppinione ,  che  fi  do- 
uelTefubitoairalir  Napoli.  Et  iè  bene  Giouanni  Antonio  Orfino  Principe  di  Taranto 
perlùalè  il  contrario  ;  &  come  cjuelli  in  cui  era  collocata  tutta  la  Iperanza  della  vittoria, 
era  ;  come  fu  neceflaiio ,  che  fi  mandafle  ad  eiècutione  il  parer  iiio ,  nondimeno  tutti 
benché  tacitamente  parue ,  che  approuaifero  la  ièntenza  del  Colcia  .     Finalmente  ha- 

C  uendol'iiTiprelàdel  Duca  Giouanni  hauuto  infelice  fucceffo ,  trouandofi  egli  dentro 
il  calici  di  Troia ,  fopra  la  qual  città  hauea  titolo  di  Conte ,  Ci  relè  ad  Aleifandro  Sforza, 
ma  tutto  che  condotto  alla  prelènza  di  Ferdinando ,  lodalfe  il  Re  grandemente  la  lìia 
virtù ,  &  inuitalTelo  à  rimanere  à  cala  lùa  ;  volle  in  ogni  modo  partirli  per  Francia ,  6c 
fèguir  la  fortuna  del  Duca  Giouanni  lìio  fignore  .ma  in  Francia  nella  fede  del  Duca 
Giouanni ,  &  di  Renato  lùo  padre ,  chelòprauiUè  al  figliuolo  perlèuerando ,  racconta- 
fi  di  lui  vn  nobiliflìmo  atto  ;  &  ciò  fu,  che  elfendo  imputato  a  Renato ,  che  egli  vo- 
Jelfelafciarelafuahereditàal  Duca  di  Borgogna.  Il  Colcia  venuto  alla  prefènza  del 
Re  Lodouico  nipote  per  lato  di  lòrella  di  elfo  Renato  cofi  gli  parlò ,  come  le  medefime 
parole  di  Paolo  Emilio,  che  quello  Icrillè,  fuonano.  Sire  vièilato  rapportato ,  che;  »» 

D  quello  mio  Re  ,&:  f ignote  habbia  dato  fperanzaal  Duca  di  Borgogna  di  falciarlo  he-  „ 
rede  ,  &  euui  llato  detto  il  vero  ;  percioche  io  fono  flato  autore  di  quella  fama ,  &  „ 
di  queflo  configlio,  non  perche  la  colà  doueflè  venire  ad  effetto,  ma  perche  à  gli  orecchi  ,y 
voflri  peruenuta  vi  Ci  rammemoraffe  colini  ellèrui  zio  &  voi  con  elfo  lui  douerui  più  dol  „ 
cernente  portare  ne  fatti  del  Ducato  d'Angiò  di  quel  che  non  fate ,  ilquale  fàpete  à  >, 
lui  appartenerfi  ;  le  quella  colà  è  mancamento  imputifiàme  ,  &  non  al  volito  zio.  jy 
Il  Re  prefò  piacere  della  honorata ,  &  magnanima  libertà  del  Colcia ,  &  lui  amò  gran- 
demente ,  &  il  zio  hebbe  per  Taunenire  in  fòmma  veneratione .  Vn  nipote  di  Giouan- 
ni detto  Antonio  nato  d' vn  fuo  figliuolo  il  cui  nome  fu  Rinieri  venne  à  tempi  di  Car- 
io V 1 1 1.  nel  regno ,  &  appellofli  Conte  di  Troia .  Ho  fèntito  dire ,  che  Monfìgnor 

E  di  Brifàc  mentionato  ndk  paflàte  guerre  dilcendea  da  colloro  ;  ma  il  non  hauer  io  ha- 
uuto tempo  di  penetrar  nelle  notitie  delle  famiglie  Franzefi  non  mi  lalcia  lòpra  ciò 
affermar  colà  alcuna  per  vera .  Ma  poi  che  di  Troia ,  &  de  fuoi  Conti  fi  è  ragionato,non 
mi  par  del  mio  propofito  deuiare ,  fé  io  aggiugnerò  quello ,  ò  per  virtù  occulta  del 
nome  fatale  di  quella  città ,  ò  qual  altra  fé  ne  fìa  la  cagione ,  infortunato  elfere  flato 
per  lo  più  il  dominio  di  quella  f ìgnoria  à  fuoi  poflèffori  .  Imperoche  donata  dal  Re 
Ladislao  à  Ferretto  d'Andreis  non  pafsò  à  figliuoli.  Dal  Re  Renato  data  à  Giouanni  Co 
{eia  in  lui  terminò,  &:  hebbe  il  fuo  fine.  Non  molto  fi  dillefè  ne  dilcendenti  di  Don 
Garzia  Cauaniglia ,  à  cui  fu  donata  dal  Re  Alfonfò .  Recò  danni  grandifsimi  à  Luigi 
Martino  Conte  d'Altauilla  che  ne  fu  compratore .  talché  e  pare  che  di  effa  fi  poffa  pro- 
priamente dire  quel ,  che  del  cauallo  Seiano,&  dell'oro  Tolofàno  fcrifrer  gl'antichi:  ' 

Ma 


Xinieri  Co 
tedt  Tu- 
ie . 


c?2  DELLAFA  MIGLIA 

Ma  poi  che  tanto  di  lei  (ì  è  Jctro ,  non  credo ,  che  recherà  noia  a  lettori  il  far  veder  A 
loro  due  belli  nrratri,  che  teccr  di  eiUdue  denollri  icrittori  douendod  meritamente 
quella  memoria ,  quando  per  niuna  altra  cagione ,  .ill'ignudo ,  &  lèmplice  nome  di  fi 
^j  illullre,&;  gloriola  Città  .  Le  parole  del  Fano  ion  quelle  .    La  natura  del  luogo  è  tale 
j,  è  vna  collina  d'altezza  dintorno  a  cinquecento  palsi ,  ma  di  lieue  lalita ,  dauanti  alla 
j,  quale  è  vna  larghifsima,  &  ipariola  pianura  d'alquante  poche  collinette  tramezzata,  il 
,,  terreno  è  ferrile  ,  &  vberrolo ,  ma  mal  vellito  d'alberi  .  Nella  lommita  di  quella  col- 
,^  lina  è  melTa  Troia ,  aliai  ben  di  f  olh ,  &  mura  munita  dintorno  laquale  di  nuouo  vn'al- 
„  tra  ampia  pianura  fi  dilata  .     Il  Fontano  di  lei  alquanto  più  dillendendoli ,  coli  dice, 
j,  Troia  dalla  parte  deli'occafò  è  polla  m  vna  rileuara  collina ,  ouc  è  la  rocca  li  llcnde  ver- 
„  lo  1  orto  equinottiale  con  dolce  cammino .  ella  ha  del  lunghetto  ,  &:  per  la  maggior  B 
,j  parte  riiìcde  in  piano  ,  &.  d'amendue  ilati  ha  le  mura  piantate  kiìh  collina,  aggua- 
„  gliata  quali  per  tutto  l'altezza  con  terra  lòprapoila  .    Da  quel  lato ,  che  fi  è  detto 
j,  che  l'oriente  riguarda  uanno  i  campi  pian  piano  abbaflando  hn  che  in  quella  Ipatiolii-' 
j,,  fima  pianura  (ì  dilatano  .  il  paelè  ha  fichi ,  vigne ,  &  vliui .  lotto  ella  collinetta  dalla  par- 
„  te  di  tramontana  tralcorre  il  fiume  Chilone  ;  il  qual  ne  vien  giij  dall'appenino  .la  città 
„  fecondo  alcuni  annali  già  fono  442  anni  che  ella  fu  per  comandamento  di  Baiilio,& 
„  di  Goll.intino  Impcradori  editìcata  quali  per  vna  difelacontra  l'arme  de  Noimandiri 
j,  quali  pollo  pie  ne  vicini  luoghi  facean  guerra  contra  de  Greci .  lono  alcuni  d'oppinione 
j,  lei  eif^re  llara  l'antica  Ecana  .  la  quale  molti  anni  prima  era  llata  da  Goilantino  Imper. 
j,  iibbattuta  ,  &:   poco  più  di  lòtto  dice  .Anzi  io  rirruouo  in  certi  annah  Ruberto  Guil-  q 
,,  cardo  dopo  hauer  prclò  Reggio  in  Calauria  dintorno  i  principi  j  delle  lue  colè ,  rolla- 
„  mente  in  Puglia  elfer  venuto  ,  chiamato  da  Troiani ,  che  la  città  gli  arrendeuano:  per  lì 
j,  fatto  modo ,  &  nelle  colè  fatte  ,  &  ne  tempi  gli  Icrittori  de  gli  annali  infra  di  lor  di- 
,^  {cordano ,  ellèndo  quella  chiamata  legno  che  Troia  era  llata  edificata ,  o  pur  rellaurata 
jj  dauanti  la  venuta  de  Normandidi  Calauria  in  Puglia .  Culi  dice  il  Fontano ,  ma  lia  det- 
to con  pace  di  tant'huomo,  non  han però  quelle  colè  quella  differenza  iiifra  di  loro, 
che  egli  llima ,  ilquale  occupato  per  ventura  in  cole  di  maggior  pelo  non  potè  con  tut- 
to l'animo  attender  à  far  quello  conto  .  Imperoche  le  noi  torneremo  442  anni  à die- 
tro ,  che  egli  dice  dell'aditicatione  di  Troia ,  &:  torremo  il  tempo  nel  quale  le  cole ,  che 

■  egli  racconta  luccedettero,  che  fu  l'anno  1 46" 2,  troueralli  fecondo  lui  l'edification  di  p. 
-    Troia  ellère  llata  fatta  l'anno  i  o  2  o  ,  &  il  conto  torna  alFai  bene ,  ellendo  in  quel  tem- 
po Ilati  Imperadori  :  fi  coire  egli  mollra  ;  1  due  fratelli  Ballilo ,  &  Gollantino  .  Hora 

■  CIÒ  pcllo  non  farà  contrarietà,  ò  ditfercnza  alcuna ,  che  Ruberto  Guifcardo  polla  cf- 
'•  fere  Icaro  chiamato  da  Troiani  in  Puglia,  clTendo  egli  lucceduto  al  fuo  fratello  Dro- 

gone  l'anno  i  o  yo.  Tutti  affermano  ella  ellère  llata  edificata  da  Bubagano  Catapano,& 
non  capitano  de  Greci ,  come  fra  Leandro  raccoAta;  le  cui  parole  le  io  volelìi  riferi- 
re facendo  egli  iniieme  col  Biondo  vn'inuiluppo  di  Papi,&  d'Imperadori  non  lèrui- 
rebbc  ad  altro ,  che  à  confonder  la  mente  di  chi  à  quelle  cole  leggere  s'abbattelfe  .  Balli 
fàpere,  hauer  della  fua  origine  fatto  primieramente  mentione  Leone  Vefcouo  d'Ollia, 
dietro  il  quale  Carlo  Sigonio  diligente  fcrittor  d'illorie  ne  nollri  tempi  fèguendo  ha,  pò  £ 
co  in  ciò  dal  Fontano  variando,  ripoilo  la  fua  edificatione  fotro  l'anno  1016"  &  ciò 
balli  hauer  detto  di  Troia .  Euui  in  Napoli  vn'altro  ceppo  de  Cofci  :  de  quali  perch'io 
non  fò  onde  fi  vengano,  ne  eglino  li  fònomolfià  mollrarmi  delle  lor  colè  Icrittura, 
b  memoria  veruna ,  non  polTo  dir  altro ,  onde  detto ,  che  haro  quello  che  in  diuerfi  au- 
tori ,  &  particolari  fcritture  ho  ritrouato  di  Baldallarre  che  fu  poi  Giouanni  XXIII. 
metterò  line  à  quella  famiglia. 

Vi'SdUa/f.rrrecf^ta^ato  poi  (giouanni  XXOj.Tdpa. 
Aldaflarre  vno  de  figliuoli  di  Giouanni  fecondo  fignor  di  Procida  con  quali  ra- 
gioni dal  Panuinio  lìa  flato  detto  ellèr  difcelò  di  mediocre  legnaggio  10  non  veg- 

gojefTendo 


COSCIA.  <?? 

^    go ,  cflènJo  egli  quando  altro  non  appariflc  nato  di  padre  ,&  d'auolo  non  che  nobili, 
ma  Signori  di  ihri ,  «Se  nondimeno  egli  pur  vide  il  Platina ,  da  cui  è  chiamato  nobile  . 
DyMc  B.ildalTare  nella  fùa  giouirczza  in  Bologna  opera  àgli  lludi  della  ragion  ciuile,& 
in  quella  prete  come  (i  coiluma  il  grado  di  dorfore,c6  vna  tanta  ficuutà  della  futura  gran 
dezza,che  domandato  ncll'andaie  a  Roma  da  alcuni  fìioi  amici,ouc  egli  s'anda{re,baldan 
zofàmente ,  a  fard  papa  rifpoie.  Riledendo  dunque  in  quel  tempo  nella  lède  appollolica 
Bonitatio  IX.  con  cui  per  lato  di  donna  hauea  Baldaifare  qualche  parentado,  concjolìa, 
che  ancor  Bonif-atio  per  donna  dilcendefTe  dalla  famiglia  Battile ,  andato  à  trouarlo  in 
Roma ,  fu  da  lui  iùbitamente  a  iegreto  cameriere  riceuuto.  &  hnalmente  nella  feconda 
£  promotion  di  Cardinali,creafo  Cardinale  del  titolo  di  Santo  Eullachio  l'anno  1402. 
Era  in  Baldaflarre  oltre  lacogaition  delle  leggi,(pirito  guerriero, &:  feroce  per  hauer  tue 
ti  i  lùoi  atteio  alle  cole  bellxhe  coli  marittime,come  di  terra  ;  onde  il  Papa  ne  gli  {compi 
gli ,  che  allhora  correuano ,  giudicando  l'opera  di  Baldailarre  douer  riulcir  molto  atta  in 
difender  alcuna  parte  d:;ilo  llato  Ecclehallico,  incontanente  che  l'hebbe  creato  Cardina 
leggìi  diede  la  legation  di  Bologna .  Egli  hauendo  in  Rimino  conferite  le  bilogne  dci'U 
guerra  con  Cario  Malateib .-  la  qual  guerra  contra  1  iìghuoli  di  Giouan  Galeazzo  Vilcó- 
re  Duca  di  Milano  (1  haucaa  à  fare  :  il  quale  molte  città  alla  chiela  haueua  occupato,pre- 
fè  il  camino  con  le  genti  tu2,de  Fiorentini, &  de  Malateiìi  confederati  del  Papa  verlo  il 
Parmigiano;  onde  riporto  grandi  prede,  quindi  tornato  s'accampò  intorno  a  Bologna  : 
la  qual  per  trattato  fa  molto  preilb  à  pigliare  con  tutto  ciò  li  iàrebbe  mahigeuolmente 
(eflendo  il  trattato  (coperto  )  imprclà  alcunadi  momento  potuta  al  lìio  line  condurli, {è 
nate  per  conto  de  capitani  in  vn  medefimo  tempo  inhnire  ribellioni,  non  folfer  i  piccoli 
figliuoli  del  morto  Duca  llati  coltre  ''i  à  ceder  Bologna  al  Legato.Coii  l'anno  1 40  ^  inco 
minciò  egli  con  fua  grande  felicità.  6-.  di  Santa  Chielà  ad  effercitar  la  lua  legation  libera 
nella  città  di  Bologna ,  confermata;- li  non  oiìante  la  morte  di  Bonifatio  dal  iuo  iucceflo 
re  Innoc. V 1 1 .  Ma  non  parendogli  di  liar  (Icuro  dairin(ìdie,&  arti  d'Altorre  Manf  redi:il 
quale  relà  Faenza  al  Pontehce  di  itarii  quiui  à  guilà  di  priuato  cittadino  dal  Legato  haue 
uà  ottenuto,  li  parti  verfo  il  hn  dell'anno  1 40  ^  di  Bologna,&  à  Faenza  andatone,&:  qui- 
ui fattogli  porre  le  mani  addoflo ,  incontanente  gli  fece  tagliar  la  teila ,  &  coli  dice  i'U    . 
itonadel  Rucellai,il  Romagnuolo  Ailorrefìnì  iua  vita  toltagli  da  un  Pugliele.  Era  flato,  '» 
il  detto  Ailorremaellro  d'inganni,&:  tradimenti,  &  molti  glie  ne  erano  venuti  fatti  in  '> 

O  fìia  vita ,  ma  il  Puglieie  ne  lèppe  più  di  lui  a  quella  volta .  Non  viflè  molto  tempo  Inno  " 
centio ,  che  morto  gli  luccedette  nel  Pontetìcato  Gregorio  X  I  I.il  quale  eflendo  allhora 
laChieiàdiDiodapeiliferadiuillonc  fieramente  combartufa,viuendo  ancora vn'altro 
Pótetìce  chiamato  Benedetto  X 1 1 1.hauea  à  Cardina!i,da  cui  era  fiato  creato  promeflo, 
che  per  cola  del  mondo  da  lui  non  rimarrebbe ,  chela  fciima  non  li  toglieflc,  ma  non  ne 
facendo  ièmbianti ,  de  per  quello  alienatili  da  lui  molti  Cardinali,^:  à  maggior  confulio 
ne  tuttauia  camminandoli ,  il  Legato  nò  volendo  l'un  più  che  l'altro  de  Papi  per  iuo  iu- 
periore  riconoicere ,  comincio  à  due  di  voler  quella  legatione  per  lo  vero  futuro  Ponte 
hce  con{èruare,&:  per  queilo  fece  lega  à  difeia  de  gli  flati  comuni  co'  Fiorentini,onde  in 
fìn,che  da  Cardinali  in  Pila  ragunati  (i  penò  à  creare  il  nuouo  Pontelicc,il  quale  Aleflan 

E  dro  V.li  fece  chiamare,tenne  Baldaflarre  il  goucrno  di  Bologna  più  tofìo  à  guifà  d'aflo- 
luto  Signore ,  che  di  Legato,come  che  quali  coli  fempre  l'hauefle  tenuto  .  Qu^elli  furo- 
no i  temi  delle  diicordie,che  hebbe  egli  polcia  col  Re  Ladislao,concioiia  cola  che  al  Re  : 
il  quale  grande  amico  di  Gregorio  era,grandemente  dilpiaceile ,  che  il  Legatoal  iuo  Pa- 
pa non  vbbidiffe  ,&  per  queflo  hauendo  il  Re  prelò  Iloma,&:  preparatoli  a  danni  de 
Fiorentini ,  &  del  Legato ,  fu  l'anno  (èguente  rinouata  la  lega  non  lolo  tra  il  Legato,&:  i 
Fiorentini ,  ma  etiandio  con  la  RepuSlica  di  Siena,&:  con  Luigi  ièxondo  d'Angioal  qua- 
le pretendea  ragione  nel  reame  di  Napoli ,  &  che  coronato  già  da  Papa  Benedetto  in  Aui 
gnone,&  poi  dal  nuouo  Pontefice  in  Pifà  .*  il  Re  Luigi  fi  faceua  chiamare.Efleiido  perciò 
in  quello  tempo  prefè  l'aime  d^  confederati  non  lòlo  per  difenderli  da  Ladislao,  ma  per 

I         tor 


^4  DELLAFAMIGLIA 

tor  a  lui  R.oma ,  &  l'altre  città  occupate  dello  flato  di  Santa  Chiela ,  auuiaronfi  tutti  co  \ 
potente  elletcìto  vetlo  la  città  di  Roma,nel  qual  cammino  il  Legato  ncup^'io  Cetona, 
Qruieto,  Viterbo,Mótehakone,&  in  (omma  tutte  l'altre  città^òc  calklla  di  quelle  cótra 
de ,  &:  accollatoli  à  Roma  preie  il  borgo  di  San  Pietro ,  &:  combattè  ferocemente  il  pon 
te  di  Sant'Angelo  -,  ma  non  potendo  elpugnarlo,tcntò  d'entrare  m  Roma ,  ìx  di  pallàr  il 
fiume  per  la  via  di  Montentondo  ;  il  cjaale  hauendo  pallato ,  &  accollatoli  alla  cirrà.par 
uè  di  comun  conf  ]glio,apparendo  dithcultà  maggiori ,  che  lalciata  vna  parte  dell'ellerci- 
to  in  campagna,il  Legato  le  ne  tornafle  a  Viterbo,  col  qual  modo  a  Malatella  Capitano 
de  Fiorentini  venne  tatto  d'inf  ignorlriì  di  Roma .  Il  Legato  hauendo  trouato  il  Papa  a 
Pillola  con  animo  d'andar  a  riicder  in  Siena,  il  conf:orto  poi  che  Roma  lì  era  ricuperata 
che  le  ne  venilfe  con  la  corte  ri  llar  in  Bologna,&:  che  egli  iè  n'andrebbe  a  Roma  :  la  cjuh  g 
le  tìnita  che  h.iuelTe  interamente  di  railetfare,aiIhora  il  Pontefice  i'harebbe  potuta  viàr 
per  lua  ilanza  come  era  di  dou:rc.Da  quali  contorti  vinto  il  Papa  iVando  a  Bologna,  ma 
per  ieditioni  molFe  in  Romagna  non  potè  però  il  Legato  andarne  à  Roma,  hauédo  Gior 
gio  Ordelaffi  cercato  di  ribellar  Forlì,  &  elF-ndoiii  popoli  di  Valdilamona  iollcuati, 
chiedendo  d'hauer  per  lor  Signore  Gio.  Galeazzo  Manfredi  figliuol  d'Allorre  :  il  quale 
dal  Legato  era  llato  decapitatole  cui  turbanoni  mentre  egli  attende  a  polare,  hauendo 
in  Forlì  feueramente  punito  parte  de  cong;urari,accadde  in  Bologna  l'anno  141  o  a  ?  di 
maggio  la  morte  del  Pontelìce  Alellandio .  perche  entrari  i  Cardinali,!  quali  m  Bologna 
fi  ritrouauano ,  in  Conciane  :  i  quali  non  erano  più  che  1 7  à  capo  di  1  2  di  dopo  h  mor- 
te dA  Papa  crearono  a  (ommo  Pontelìce  ilLegatonl  quale  Giouanni  2  ?  volle  eiler  chia- 
mato .  Fu  la  prima  imprela  d^l  Pontelìce  il  prender  l'armi  conrra  il  Re  Ladislao  mouen-  G 
dolo  oltre  la  fuadeliberatione  l'ellèr  in  quegli  dì  venuto  in  Piià  co  véticinq  galee,&:  lette 
nani  il  P.e  Luigi  -  il  quale  hauendo  l'anno  precedente  aiutato  a  riacquillar  Roma  alla 
chieià ,  hauea  bora  cniello  a  collegati  (ècondo  il  vigor  de  capitoli,che  coli  parimente  lui 
a  nacquillar  il  ino  reame  aairalFero.  Accrebbelì  per  quello  l'armata  di  1 1  altre  galee^&; 
di  due  galeotte,&  eflendo  d'ogni  colà  neceflaria  ottimamente  proueduta ,  il  Pve  Luigi 
con  ella  prete  il  cammino  verlo  Napoli,male  colè  hebbero  diueril  lùccefli  dell'anno 
alFiro.-percioche  l'armata  del  P^e  Ladislao,beache  di  numero  molto  minore,come  quei 
a  nella  quale  erano  lette  galee,&  cinque  naui  grolìè,hauendo  in  Gaeta  prelòla  benedite 
rione  da  Papa  Gregorio  lì  venne  per  ventura  ad  incontrare  con  le  fòle  naui  della  IcgajCÒ 
Je  qaal;  appiccata  la  battaglia  l'ottauo  giorno  di  Giugno,  felicemente  la  polè  in  ietta ,  & 
hebbenela  vittona.Sopragiunlero  alcuni  dì  poi  le  galee  della  lega  con  le  bandiere  di  Pa 
pa  Giouanni.-le  quali  fermateli  alquanto  dirimpetto  la  citta  di  Napoli,non  veggédo  farli 
folleuatione  alcuna,!!  vollero  a  danneggiare  1  vicini  luoghi, perche  .adirato  il  Re  fece  por 
re  in  prigione  1  fratelli  del  Papa,6c  coli  le  n'adò  in  fummo  l'imprefà  di  quell'anno-Torna 
to  nondimeno  il  Re  Luigi  a  trouare  il  Papa  in  Bologna,prelè  feco  partito  di  far  la  guer^ 
ra  di  nuouo  l'anno  lèguenre  con  prouedimenti  tali ,  che  ih  ne  potelle  ragioneuolincnte 
iperare  ottima  riuicita,ma  tra  le  prime  deliberationi  fu,che  il  Papa  per  dar  con  la  vicini^ 
n  maggior  ca!do,&  faiiore  all'imprefàjfè  ne  venilTeà  Roma.Gia  erano  fui  nuouo  tcpo,& 
il  Pontetìce  G10.&:  il  Re  Luigi  a  Roma  venutine ,  &  il  Papa  haueua  il  Re  coronato,ne  al-  £ 
tro  s'afpettaua,che  l'armata  :  accio  che  in  vn  medellmo  tempo  &  per  terra,  &  per  mare  il 
regno  airaliflcro,quado  Ladislao  non  volédo  alpettare  i  nimici  in  cala  apparecchiato  an- 
cor egli  il  fuo  eirercito,andò  à  opporli  à  nimici ,  i  quali  erano  calati  a  Sa  Germano. Ven- 
ncli  alla  battaglia,^  non  che  l'elfercito  di  Ladislao  vi  folle  rellato  rotto,anzi  egli  fu  a  ri, 
fchio  gradillìmo  d'eflèr  fatto  pngione,&  di  perder  allatto  il  regno,&  la  vita.Era  ne  pnn 
cipij  di  quell'anno  mortoli  lodoco  Re  de  Romani  nipote  di  Carlo  4  Imp.&  denderado 
il  Pontelìce  Gio.di  renderli  grato  Sigilìnondo  Re  di  Boemia  figliuolo  del  medellmo  Car 
lo.per  lo  cai  valore,  &amicitia  fperaua,  che  tolti  via  1  due  Papi  Benedetto,  &  Gre- 
gorio ,  egli  fòlo  hauelfe  a  rimanere  Vicario  di  C  Fi  R I S  T  O ,  mandò  oratori  a  gli 
^ietconfaccendoinllanza,  che  quel  valoioiò principe  ad  Imperadorc  eleggcllèio  atto 

siile 


l 


COSCIA.  -j^ 

A  alle  cofè  grandi  così  di  guerra ,  come  di  pace  :  la  qual  cofà  impetrata  da  lui ,  &:  aggiunta 
alla  rott.idi  Ladislao  fu  llimato  il  principio  di  quello  anno  elTagli  llato  felicifluno.  nel 
mezzo  delle  quali  allegrezze  parendogli  hauer  in  gran  parte  Inabilito  le  colè  ÌLie,&:  di  fan 
ta  chicia  fece  vna  promotione  di  1 4  Cardinali,  tra  quali  non  più  che  vno  ve  ne  tu.  Na- 
poletano ,  &:  quelli  licbbe  nome  Tommafo  Brancaccio  Vefcouo  di  Tricarico .  Ma  perfc 
uerando  pur  tuttauia  a  far/i  chiamar  Pontefici  così  Gregorio  come  Benedetto,  &  hauen 
do  il  Papa  non  che  1  fratelli ,  ma  i  nipoti ,  &  la  madre  prigioni  in  poter  del  R.e,&:  oltre  à 
quelle  colè  efTendo  Bologna  ribellatali  dalla  Chielà,  fa  Itimata  ottima  deliberatione  il 
peniar  di  rappacilìcarli  con  Ladislao,maI]imamente  poi  che  non  hauendo  Luigi  iaputo 
vfar  la  vitroria,{è  ciò  no  fu  colpa  de  capitani,abbadonate  le  cofc  d'Italia  fé  n'era  ritorna 

^  to  in  Francia .  Pollcll  per  quello  di  mezzo  il  Cardinal  Bracaccio,fLi  finalmente  fatta  la  pa 
ce  tra  il  Papa ,  &:  il  Re:à  cui  pagò  il  Papa  5  o  mila  ducati  per  la  liberation  de  congiunti,&; 
a  1 6  d'ottobre  dell'anno  1 4 1  2  fu  publicata  con  lietiflìme  grida  nella  citta  di  Napoli,  Se 
in  Roma ,  efiendo  pochi  di  innanzi  ritornata  Bologna  alla  lìgnoria  del  Pontefice  :  ilqua 
le  vi  mandò  fìibito  per  Legato  il  Cardinal  del  Fielco .  Haueua  il  Papa  tra  quello  mezzo 
nella  giornata  fatta  tra  il  Re  Ladislao ,  Se  il  Re  Luigi  manifellamente  conolciuto  :  la  vie 
roria  ellcrglill  ata  tolradi  mano  pr  opera  di  Paolo  Or(ìno,&  per  ciò  infìn  da  quell'hora 
hau:a  grande  fdegno  conceputo  contra  di  lui .  Propofè  per  quello  dopo  fatta  l'amicitia 
col  Re  di  vendicarfene,  ma  con  vn  modo ,  che  il  più  delle  volte  fuole  riulcire  fallace .  Et 
quello  f  Ujfaccendo  intendere  al  Re  :  il  quale  non  era  punto  più  ben  difpollo  verfo  l'Orli 

P  no  di  quel  che  il  Papa  (1  fofTe ,  che  à  lui  non  farebbe  flato  difcaro,fè  per  mezzo  fuo  fel  to- 
glieflè  dauanti .  Il  Re  lieto  di  quella  occa(ìone,elIendo(ì  potuto  armare  fènza  generar  fo- 
fpetto  nell'animo  del  Papa  ;  il  quale  diligentemente  fbleua  ofleruare  gli  andamenti  f  uoi, 
con  vn  efTercito  horitiliìmo  hauea  prefò  il  cammin  della  Marca  :  oue  l'Orf  ino  con  Is 
lìie  genti  lì  ritrouaua,con  penlìero  ò  di  congiungeriì  conrOrlino,&  vniti  andar  ad  op- 
primere il  Papa  in  Roma ,  fé  hauefTe  voluto,ò  fiiperato  Iui,&  le  Tue  genti  co  minor  con- 
tefà  voltarli  addofTo  al  Pontetìce.cupidamente  deiiderando  di  riacquillar  Roma  :  con  la 
quale  s'harebbe  aperto  la  via  all'Imperio  d'Italia ,  il  che  era  l'intendimenro  del  Re .  Ma  à 
conforti  de  fuorulciti  di  Roma:  i  quali  gli  proponeuan  i'acquillo  della  città  fènza  fàngue; 
eglilafciò  la  Marca>&  dirizzatoli  con  le  fùe  genti  verfo  di  Roma  entrò  in  quella  (dopo 
hauer  tenuto  per  vngran  pezzo  fòfpefòil  Papa  parendogli  per  le  pratiche  occulte  tenute 

^  col  Re  di  poterli  fidar  di  lui)  la  notte  acuì  feguiua  l'ottauo  giorno  di  giugno,  hauendo 
rotto  con  l'aiuto  de  fuoruiciti  vna  parte  delle  mura  preflo  la  porta  Capena  .  Il  Papa  ve- 
duto U  mattina  efièr  occupata  gran  parte  della  citt à,&  leuato  il  popolo  a  romore ,  non 
hauendo  genti  con  cui  opporli  a  coii  fatto  impeto  &  del  popolo  non  confidando,(i  fug 
gì  con  poche  genti  di  Roma,  piagnendo  per  camino  amaramente  la  f uà  follia.-poiche  ha 
ueua  fjDerato  di  ritrouare  ofTeruanza  di  fede  in  coluiril  quale  egli  col  fìio  ellèmpio  haueua 
ottimamente  ammaellrato  a  non  ollèruarla  ad  alcuno .  Ma  conobbe  ancora  prellamen- 
re  con  quanto  frettolofò  pie  dierro  a  coli  fatti  falli  fègua  la  penitenza.-percio  che  auuici- 
natoli  a  Firenze ,  &  fatto  intendere  à  Signori,che  egli  in  quella  fiia  difàuentura  cercriU.i 
di  ricouerarli  nella  lor  patria,nó  llimando  di  potere  Ilare  ancora  ficuramente  a  Bologna, 

E  gli  fu  dopo  alquante  confìilte  vietato ,  allegando  1  Fiorentini  ciò  fare  per  non  tirarli  alle 
Ipalle  l'indegnatione  del  Re,con  cui  uiueuano.  in  pace,  nondimeno  gli  fu  acconfèntito 
di  llarfi  à  Sant'Antonio  del  Vefcouo,voIendo  in  un  medelimo  tempo  mollrare  di  tener 
conto  del  Re ,  &:  in  un  certo  modo  fargli  paura.  Veggédofi  per  quello  il  Papa  in  vn  mo- 
mento da  ogni  fìia  grandezza,&  felicità  caduto,inimicatof i  col  Re,pduta  Roma,  difpiez 
zato  da  Fiorétini,&:  non  fènza  fofpetto  de  BolQgnefi,ma  fopra  tutto  à  guifà  d'appellato 
non  effere  flato  riceuuto  dentro  qlla  città,di  cui  hauea  egli  fatto  f  empre  profcilìone  d'ef- 
fèr  fingolariflìmc  amico  &c  tuttauia  gl'altri  due  Papi  efière  in  pie  non  fàppiendo  à  cui  al 
tro  ricorrere  in  Italia,  volle  l'animo  alle  fperanze  oltramontane , &  andatofene  nel 
fine  dell'anno  1415  à  Bologna-incouìmciò  d  trattar  con  i'Imperadore,&  per  mezzo  de 

l         1         Tuoi 


^^  DELLAFAMIGLIA 

fìioi  huomini  a  fargli  vedere ,  che  per  ripofo  d'Italia ,  &  per  liberar  la  chiefa  di  Dio  dal  y^ 
moilruoio  fciima.che  i'aftliggeua  non  vcdea  più  opportuno  rimedio,clie  di  ordinare  vn 
concilio  generale  :  alle  quali  cole  ellendo  Giiinondo  per  (e  Iklfo  molto  inclinato,  ta  fi- 
nalmente dopo  molti  configli ,  &;  diipute  deliberato  ;  che  il  luogo,oue  il  concilio  haueC 
{e  a  ri{èdcie ,  folle  Goibnza,ancor  che  il  Papa  hauelTe  primieramente  detto  non  volerli 
in  luogo  conducete ,  oue  l'Imp.  tolfe  più  potente  di  lui .  Intimaro  addunque  &  publica- 
to  di  iìia  autorità  il  concilio  ne  principi]  del  verno  del  1 4 1 4  in  Gollanza ,  lènza  metter 
troppo  indugiojcolà  ancor  egli  n'andò,  di  che  fu  forte  bialìmato,onde  tato  più  fi  conob 
be  effere  llata  opera  della  man  di  Dio .  Hora  elfendo  quiui  richiedo  da  padn,ellendo  già 
entrato  l'anno  1 4 1  5;  che  egli  per  quiete  di  Santa  Chiefa  acccttalle,&  infiememente  giù 
ralle  vna  cedola,per  la  quale  confellalfe  di  ellèr  pronto  à ceder  al  Ponteficato  ogni  volta,  g 
che  Gregorio,&  Benedetto  cedelIeio,ò  in  qualunque  altro  modo  fi  Ipcralfe  poter  fir  l'u- 
nion della  chiela,come  che  malageuolmentc  ui  lì  inducelle ,  veggendo  nondimeno  tale 
eflere  la  voluntàdi  tutte  le  natÌ0ni,a!la  perfine  cllendouifi  accordato,come  lìia  lèntenza 
Ja  lece  con  alta  voce  leggere,^:  publicar  nel  concilio  :  perche  à  capo  d'alcuni  altri  dì  gli 
fi  incominciò  a  tar  inllanza.che  egli  al  Papato  ccdclf;,à  che  non  volendo  acconièntire,li 
fuggì  chetamente  vna  notte  di  Golì:anza,&  in  Scafulà  terra  di  Federigo  Duca  d' Aulirla, 
da  CUI  tu  ancor  accompagnato  li  ricouerò,con  animo  di  palfirne  poco  dopo  in  Borgo- 
gna .  ma  fatto  fermare  per  diligente  opera  del  concilio ,  &  dell'Imp.in  Scafulà,à  Scili  ter 
ra  della  dioceli  di  Goilanza  in  honefta  prigione  fu  per  lo  concilio  mandato  a  guardare, 
nelquallLiogollandoii,&:  ellendo  contro  di  lui  molti  articoli  prouati,fuda  padri  co- 
ilrerto  a  ratificar  alla  cedola  da  lui  fatta,«S>:  à  nnuntiare  al  Ponteficaco  il  di  5  o  di  maggio  q 
dell'anno  1 4 1 5- , elfendo  infin'  à  quell'hora  rilèduto  Pontefice  anni  cinque  &  x  v.giorni. 
Ma  hauendo  egli  più  volte  tentato  di  fuggiifi  quindi  lègreramente ,  &  dubitarxio  per 
qudìo  il  concilio  non  dalla  fua  fuga  nuoue  turbationi  nalcelfero,onde  la  tanta  delidera- 
ta  vniun  delia  chieià  venilfe  di  nuouo  a  impedirli,fu  dato  alla  guardia  di  Lodouico  Du- 
ca dì  Bauiera  :  il  quale  in  nome  del  concilio  cautamente  &  erettamente  il  tenelfe  guar- 
dato :  da  cui  rinchiulò  nel  callel  di  Gotlobes  quiui  per  lo  Ipatio  di  quattro  anni  milèra- 
mente  fi  j[lette,fenza  poter  pur  tenere  vn  lèruidore  Italiano,da  cui  folle  intelò,  perche  ef 
fèndo  il  prigioniere  tedefco  gli  conuenne  per  tutto  quel  tempo  farli  intendere  a  cenni,& 
in  cotal  modo  menar  l'infelice  vecchiezza,  ma  liberatofi  finalmente  per  mezzo  di  ^  o  mi 
la  ducati  da  li  noiola  prigione  porle  gran  terrore  à  Marcino  :  il  quale  già  dal  concilio  era  D 
iiiato  creato  vero,&:  vnico  Pontefice,che  egli  :  il  quale  per  huomo  di  grande,&  fiero  ani- 
mo era  conolciuto,&  che  mal  atto  era  a  tollerrar  vita  priuata  nuoai  romori  uon  lulcitaf 
fé.  Per  quello  hauendo  dato  ordine,che  venendo  in  Italia  a  Modana  ,0  a  Ferrara  folle 
fatto  prigione ,  la  qual  colà  da  alcun  Cardinale,&  come  lì  dilfe  da  cittadini  Fiorentini 
iìioi  amici  ellèndogli  llata  legretamente  fatta  intendere,egli  fi  ricouerò  cautamente  à  Se 
lezzana ,  e  di  quiui  impetrato  làluo  condotto,&  dal  Papa,  &  dalla  Rep.Fiorentina  à  14 
di  maggio  dell  anno  1 4 1 5>  à  Firenze,oue  era  il  Papa  ne  venne,&:  quiui  dauanti  à  fuoipie 
di  humilmente  prollratofi ,  lui  come  vero ,  oc  legittimo  Papa  riconobbe ,  &  adorò,  ad 
ogni  ragione,&  pretendenza  del  luo  Ponteficato  ampiamente,e  di  nuouo  rinuntiando. 
Il  Ponrefice,&  per  propria  elettione,&  per  conforti  de  Cardinali  non  lòllenendo,che  chi  E 
veramente  legittimo  Papa  vn  tempo  era  pure  llato ,  vita  del  tutto  priuata  menalfe,il 
creò  Velcouo  Cardinal  Tulcolano,&  Decano  del  collegio  de  Cardinali,  &  yoÌÌq  che  per 
riuerenza  della  palfata  degnità  non  fòlo  il  primo  di  tutti  come  Decano,ma  appreifo  di  fa 
in  luogo  alquanto  più  riieuaroda  gli  altri  Cardinali  lèdelfe ,  nella  qual  conditione  non 
elfendo  per  tutto  il  rimanente  Ipatio  dell'anno  viuuto,li  morì  nella  medefima  calàdi  Fi- 
renze à  2  I  di  dicembre  elfendo  llato  vn  lingolar,  &  notabile  eflèmpio  della  varietà  del- 
la fortuna .  Lafciò  elècutori  dei  lùo  rellamento  quattro  cittadini  Fiorentini  Bartolom- 
meo  Valori,Niccolo  da  Vzzano,Giouanni  de  Medici,&  Veri  Guadagni,&  così  per  ilcric 
ture  del  Fiorentino  archiuio,  come  per  memoria ,  die  ne  laiciò  Giouanni  Cumbi  non 

teiU 


P     R     O     e     I    D    A.  P7 

J^  teilò  più  che  2  o  mila  cIuc.iri,onde  fi  può  chiaramente  comprendere,quanto  fia  vera  quel 
la  oppinione,  quafi  confermata  per  tutto ,  Cofimo  de  Medici  de  denari  di  Papa  Giouan 
ni  hauer  cotanto  le  fùe  ricchezze  amphato.Coilorohebbero  cura  di  fargli  la  fèpoltura 
di  bronzo  ;  la  quale  hoggidi  fi  vede  nella  chiefà  di  fan  Giouanni  con  queib  inicnttione* 

IOANNES  QVONDAM  PAPA 

XXIII.  OBIlt  FLORENTIAE 

ANNO  DOMINI  MCCCC.  XIX.  XI. 

KALENDAS  lANVAFJI. 

g  Seinco/àalcunaiomifoGifuordell'ufàtocoltume  allargato ,  ilchc  non  mi  pare  hauer 
fatto ,  eilendomi  ingegnato  di  rilhignere  le  fue  attioni  con  quella  maggior  bieuità ,  che 
mi  è.  ilata  polhbile,  concedafi  quello,  come  dille  il  magnitìco  Dante,alla  riuerenza  delle 
fante  chiaui ,  &  perche  fé  in  ogni  altra  colà  verfò  i  lùoi  virimi  anni  gli  fu  la  fortuna  au- 
ucrlà,  almeno  non  li  tolga  quella  luce,che  può  venirgli  da  alquanto  maggior  numero  di 
righe,o  di  parole  accoppiate inlìeme. 

DELLA  FAMIGLIA  DI  PROCIDA. 

lOVANNI  di  Ptocida  notillìmo  nell'illorie  Italiane  per  la  ribellion 
di  Sicilia,lu  molto  caro  al  Re  Manfredi.  Accollollì  per  la  tema  di  Carlo 
da  cui  Manfredi  era  llato  vccilò,à  Iacopo  Red  Aragona.dopo  la  cui  mor 
te  il  P.e  Pietro  fùo  figliuolo  conofcendo  il  valor  di  Giouanni ,  Le  dio(dice 
il  Zurita)e  nel  Remo  de  Valencia  para  el  y  f  ùs  fucellòres  las  villas  y  calHl- 
os  de  Luxer ,  Benyzano^y  Palma  con  f ìis  alquerias .  Queifo  huomo  di  grande  animo 
reggendo  la  fìia  patria  tìeramente  afflitta  dalla  crudeltà,  &  libidine  de  Francefi,andò  a 
Michele  Paleologo  Imp.di  Colfantinopoli,molì:rògIi  il  pericolo,che  fòprailaua  alla  Gre 
eia ,  di  cui  il  Re  Carlo  itudiaua  d'infignoririì ,  fé  non  volgefTe  l'animo  à  leuarlì  fi  tìero  ne 
mico  dalle  fpalle;  A  Pietro  Re  d'Aragona  fece  vedere,che  il  regno  di  Sicilia  per  là  fìia  mo 
glie  ,  la  quale  era  lìgliuoladi  Manfredi,à  lui  debitamente  s'apparteneiia ,  &  che  fé  egli  a 
ciò  prelfaua  orecchi ,  la  Sicilia  glifi  darebbe.Seruilfi  dcirautorità  di  Niccolo  terzo  Pa- 
D  pa ,  il  quale  per  elTere  Itato  il  fuo  parentado  rifiutato  da  Carlo,  (àpea  e!Iér  lèco  gi'andemcii 
te  adirato.  In  quello  modo  per  opera  di  Giouanni  di  Procida  fu  tolta  la  Sicilia  al  P.e  Car 
Io ,  &  darafi  a  Pietro  Re  di  Aragona  .  Da  collui  dilcende  la  famiglia  chiamata  de  Proxl- 
tarlaqualhoggi  è  grande  nel  regno  di  Catalogna  &  gode  il  Contado  d'Almenare.  In 
quelli  tempi  viene  ancor  nominato  dal  Zurita  Andrea  di  Procida  operato  ancor  eglidal 
Re  Pietro  .  Ma  per  quanto  da  altre  fcrirrure  Ci  comprende ,  Gio.  hebbe  vn  fratello  chia- 
mato Landolto  :  di  cui  nacque  vn  figliuolo  dal  nome  del  zio  ancor  elio  chiamato  Gioua 
ni ,  di  cui  Ruggieri  dell'Oria  al  Re  Federigo  :  il  quale  trouatolo  con  la  Reilituta  in  brac- 
cio volea  farlo  morire,cofi  ragiona .  Il  giouane  è  figliuolo  di  Landolfo  di  Procida  frarel 
carnai  di  Meffer  Gian  di  Procida,per  l'opera  del  quale  tu  fé  Re ,  &  Signor  di  quelViiòla . 
£  Di  quello  Giouanni  douettenalcereAdinolfojil  quale  noi  mofirammo  hauer  venduto 
Procida  l'anno  i  5  40.  poi  che  fi  vede  fuo  padre  hauer  hauuto  nome  Giouanni,  &  ì'etì 
rifpondono .  Mollra  il  Boccaccio  quella  famiglia  efière  Hata  Salernitana ,  oue  per  eflér- 
^  Ci  molto  fermata  la  iignoria  de  Longobardi ,  &  per  i  nomi  d'AdinoIfo ,  &;  di  Landolfo, 
leggiercofa  farebbe,  che  quegli  di  quella  famiglia  folfero  flati  di  fàngtie  Longobarda 
ancor  eglino.Non  è  mia  intentione  di  dillédermi  per  hora  oltre  i  termini  d'Italia,  &  pef 
quello  10  non  torrò  imprefà  di  fauellare  di  quelli  di  Spagna,  ballandomi  hauer  tanto  ac, 
cennato  per  dar  contezza,clii  fofTer  colloro  ;  per  i  quali  la  f  ìgnoria  di  Procida  alla  fami-i 
glia  de  Colei  pcruenne ,  '  / 1 


CioMdnnt 
dt  Pronda 


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£4»dolf». 


Ciouanm. 


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DELLA 


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DELLA    FAMIGLIA      SAVRANA. 


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Cioi'.dnni 
Ct.'fte  di 
Brenn*  et 
^e  di,  ^le 
ri^ttiem 


rum  t  xt 
4'  Gierufi 


I V  N  O  argomento  è  migliore  della  nobiltà  de  Saurani ,  che  refTei' 
chiamati  dal  Re  parenti;  coli  vien  detto  ièmpre  Ermmgao  :il  quale  fu 
dai  Ile  Carlo  lccondo,f:atto  Conte  d'Ariano  .  Era  già  i"t  ito  dato  cjucito 
Cgntado  ad  Eprico  di  Valdimonte ,  &:  da  lui  paiTaro  nella  nerfona  di  Ri- 
naldo ilio  figliuolo ,  ma  ricaduto  alla  corte  è  come  fi  è  detto ,  dato  ad  Er- 
mingao ,  il  cui  padre  hebbe  nonie  Algeario ,  ouero  Elizario.  Fu  Ermingao  macltro  giu- 
iHtiario  dei  regno  di  Sicilia  ,  &  il  Re  Carlo  era  già  morto^Sc  peruenuto  il  regno  à  Ruber 
to.quando  Guglielmo  figliuolo  di  Ermingao  prede  per  moglie  Pvuberta  ContelTa  d'Api-  g 
ci  tìgliuola,&:  herede  di  Berardo  di  San  Giorgi .  Quello  Guglielmo  venne  con  Carlo  ^: 
Duca  di  Calaul'ia  in  Firenze ,  the  dal  Villani  è  per  errore  chiamato  Conte  d'Armano,5c 
cofi  parimente  dal  Carrata ,  benché  Icrittor  Napoletano .  Vide  quello  errore  il  Goilan- 
20,il  quale  eccellentiilimo  nelle  cole  poetiche  non  dilprezzò  gli  Itudidi  quella  protelììo 
ne ,  &:  diffe  Conte  d'Ariano,ma  credendo  che  folle  il  padre,il  chiama  nondimeno  Her- 
mignano .  Non  dico  quelle  coL  per  riprender  veruno,  che  in  vero  di  ninna  pecca  è  mag 
giormente  lontano  l'animo  mio:  ma  per  aggiugner  quella  maggior  luce,&:  chiarezza  alle 
coD ,  che  fi  può ,  LodouicQ  hghuolo  di  Guglielmo  è  chiamato  Conte  d'Ariano,&:  d'A- 
pici ,  quelli  fu  manto  di  Margherita  Sanieuerina  come  à  iuo  luogo  fi  diire,&  hebbe  vna 
fòrella  maritata  à  Carlo  Rufto  Conte  di  Montalto ,  Viue  egli  lotto  il  regno  della  Remi  q 
Giouanna  1 1.  le  cui  parti  ieguì  con  tanta  aifettione ,  che  ellendo  ella  priuata  dd  Regno 
da  Carlo  1 1 1,  fu  egli  vno  di  que  lignori,che  non  volle  mai  prellar  vbbidienza  al  Re  Car 
Jo .  mt^  non  arrollirò  contellare  di  non  ellèrmi  noto ,  (è  l'ultimo  fu  il  già  detto  Conte 
Lodouico,  ò  alcun  iuo  figliuolo  •  come  non  io  (è  la  Signoria  h  fpenfé  prima  del  iàngue, 
6  le  pur  mancarono  infieme.  Quello  è  certo ,  dal  Re  Aitonfo  primo  il  Contado  d'Aria 
no ,  &:  d'Apici  elfere  ilato  donato  a  Dgq  Inicp  di  Gheuàra,come  à  iuo  luogo  fi"  vedrà . 

DELLA     FA  MIGLIADI       BRENNA. 

I C  H I E  D  E  oltre  il  mio  primiero  proponimento,che  è  dì  Icriucrc  del 
le  famiglie  nobili  de  iegno,la  carità  della  patria,&:  l'obligo  che  io  ho  alla  p. 
città  di  Firenze ,  che  io  ragioni  alquanto  della  tamiglia  di  Brenna,  dei  cui 
legnaggio  Gualtieri  già  cognominato  Duca  d'Atene,deiruna,&:  dell'altra 
città  tu  Signore  .  Brenna  è  terra  di  Francia  nel  Contado  di  Barrois,  della 
polTeflìone  del  qual  luogo,quegliche  n'erano  Conti,&;  Signori  fur  cognominati  di  Bren 
na .  Il  primo  che  io  ritrucui  di  quella  funiglia  è  Andrea  Conte  di  Brenna  :  il  quale  l'an- 
no 1  i^o  in  vn'aflalto  dato  dal  Saladino  àfolemaida,  fu  valorolàmente  combattendo, 
inlìeme  col  ma  jllro  de  Templari  uccilo  L'anno  1205  ellendod  di  nuouo  à  cólorti  d'In 
nocentip  terzo  prelè  l'arme  per  la  guerra  oltre  mare,in  quella  fra  gli  altri  Signori ,  &  ca- 
pitani ,  che  v'andarono,viene  annouerato  Gualtieri  di  Brenna  figliuolo  per  auucntura 
d'Andrea  ;  il  qual  Gualtieri  eflendo  già  llata  prelà  da  nollri  Collantinopoli,  iu  eletto  per 
vno  de  xv.  elettori  in  creare  il  nuouo  Imp.  di  Coilantinopoli  della  natione  de  Latini  :  il 
quale  fu  Baldouino  Core  di  Fiandra.Di  colini  llimo  10  ellere  llato  figliuolo  Giouanni  di 
Brenna  :  il  quale  per  la  moglie  diuenne  Re  di  Gicruiàlem  ;  ma  non  farà  forfè  fuor  di  pro- 
polito  dir  quali  in  un  corio  tutti  i  Re  di  Gicruiàlem ,  ellendo  malFimamente  quello  vno 
de  ruoli  de  Re  di  Napoli ,  &  ciò  venendo  pervia  della  calàdi  Brenna .  Fu  ricuperata 
Gierulàlem  di  mand'intedeli  l'anno  i  o^^  ^  di  quella  fu  creato  Re  Gottifredi  da  Bolo- 
gna figliuolo  d'Euilario  Conte  di  Bologna  :  il  quale  regnò  vn'anno,à  cui  lìiccedette  Bai- 
dumo  iuo  Iratello ,  che  mori  fanno  i  u  8  •  Prclè  poi  il  regno  vn'altro  Balduino  figlino 
Jo  d' Vgo  Conte  di  Rallella  :  il  quale  vide  in  quell'Imperio  X I  LI.  anni,&  morendo  l'aa 
«01131  hebbe  per  lucccflbre  Folco  Conte  d'Angiò  marito  di  Melelcenda  Tua  figliuo- 
,    .         ,  -         [  li, che 


D     I         B     R     E     N    N    A,  p^ 

A  la,  che  morì  l'anno  1 14?  .Due  figliuoli  di  collui  regnarono  ^  i  annoBalduino  primie- 
ramente 2  I  ik]uale  morì  l'anno  i  i^'^  &  poicia  Almcfigo,  che  morto  l'anno  1  175  ne 
venne  a  regnar  I  o.  Di  quelVultimo  rimafè  Balduino  vnico  hgliuol  mafchio,daI  mal 
ch'egli  hauea^cognominaro  ilLebbroio  :  il  quale  venne  viuendo  inhn'all'anno  1 1 8  5  & 
in  quel  il  morì ,  lalciato  il  regno  à  Balduino  iìio  nipote  molto  fanciullo  nato  di  Sibilla 
iua-iorella,&  di  Guglielmo  Marcheie  di  Monferrato  Tuo  primo  mariro.Ma  morto  il  tan 
ciuilo  tra  orto  mefi ,  il  regno  ricadde  a  Sibilla ,  &  per  conièguente  a  Guido  Ludgnano 
iuo  fecondo  manto  :  ilquale  peruenuto  in  vna  battaglia  viuo  in  poter  de  nimici  Fanno 
I  1 8  7,la{cio  a  Iiabella  iorella  di  Sibilla  iùa  moglie  U  vano  titolo  del  nome  reale  di  Gieru 
f aleni ,  occupando  di  nuouo  gl'intedeli  quel  regno ,  che  con  tanta  gloria  da  lor  maggio- 

*^  ri  era  ilato  acquiibto .  Di  collei  maritata  con  Currado  di  Monferrato  nacque  Iole ,  la 
quale  congiuntali  conGiouannidiBrenna,dicui  i\  è  parlato ,  fece  il  manto  Re  di  Gie-r 
rufàlem ,  &  di  quello  matrimonio  nata  vn  altra  figliuola ,  la  qual  fu  maritata  ati'lmp.  Fé 
derigo  :  il  quale  era  Re  di  Napoli ,  quindi  nacque  il  titolo,  che  rutti  i  Re  di  Napoli  Re  di 
Gieruialem  s'intitoUno,&  quello  è  quanto  al  regno  di  Gieruiàlem.  Hora  torniamo  d 
dir  di  Giouanni  in  quanto  alJa  famiglia .  E'^rli  non  hauendo  fatto  fieliuoli  maichi  n'heb^ 
be  due  f  emine  amendue  Imperatrici ,  quella  di  cui  (ì  e  detto,mogUe  di  Federigo,  Impera 
mce  deiroccidente,&:  Marta  :  Jaquale  maritata  à  Balduino  il  giouane  imp.di  Corihn- 
rinopolifù  per  ciò  Imperatrice  dell'oriente.  Ma  Giouanni  elTendo  tutore, &  balio  dei  gè 
nero  uiilè  ieco  lotto  nome  di  Celare  2  canni  in  qnell'imperio .  Leggeii  ha  l'altre  cole  ÓX 
collui  che  fu  de  primi  :  il  quale  trattandoli  di  nuouo  l'apparecchio  della  guerra  fàcra  an-- 

C  dalFj  l'anno  i  2  1 7  a  quella  glorioiillima  impreia .  Ma  non  fuccedendo  le  cole  confor- 
me al  lìio  deiidero ,  venne  l'anno  i  2  2  2  in  ponente ,  &  maritata  allhora  la  fua  figliuola; 
all'Imp.Fedengo  con  ifperanza  di  cauar  qualche  aiuto  da  lui,paisò  in  lipagna,  &  elTendo 
gli  morra  la  prima  moglie,iui  tolie  per  donna  Berenguela  Iorella  del  Re  di  Call:iglia,non 
per  altro  etìretto,che  per  valerli  delle  lor  forze  per  liberar  dalle  mani  de  gl'infedeli  il  ie- 
polcro  di  C  F^  R I S  TO,&;  quellacitrà,nella  quale  elTendo  egli  di  quella  carne  veilito  fé 
ce  cotanti  miracoli  per  ialuezza  del  genere  humano.In  quello  viaggio  vifitò  Filippo 
Re  di  Francia,  il  quale  ellendo  infermo  a  morre,&  vdendo  il  buono ,  &:  ianto  propoiii- 
mento  del  Re  Giouanni ,  gli  laiciò  ièflanta  mila  ducati  d'oro  per  valeiieiie  in  quella 
guerra .  Per  quel  che  ii  può  da  diueriè  iltorie  comprendere ,  par  che  egli  ii  muoia  l'anno 

^  I  248.tien(ì  per  fermo ,  che  egli  haueilè  hauuto  vnfratello  detto  Gualtieri  :  il  quale  ha-       PMhtrrt. 
uendo  tolto  per  moglie  Sibilla  già  moglie  di  Tancredi  Pve  dell'una  &  dell'altra  Sicilia ,  6^ 
madre  di  Guglielmo  vltimo  Re  del  (angue  Normandojincominciò  a  pretender  ragione 
in  quel  reame  per  conto  della  figliailra,&;  venne  &  fece  que  progrefli  nel  regno ,  che  per 
gli  autori,  che  quelle  cole  icnllero  fono  aflai  noti .  Di  coltui  auuiio  io  elTer  figliuolo  quel 
Gualtieri ,  che  da  Carlo  primo  fu  fatto  Conte  di  Lecce  ;  ma  ò  figliuolo,©  nipote,  ò  paren       ^"^/g^* 
te  che  egli  li  iia,certiilima  cola  è,CarIo  primo  hauer  fra  gl'altri  lùoi  Conti  creato  Conte       ^ecce. 
di  Lecce  Gualtieri  Conte  di  Bréna .  Antonio  Galateo  huomo  per  altro  molto  erudito 
nel  libro,che  egli  fece  del  (ito  della  Iapigia,ouer  Terra  d'Otranto  prele  vn  iolenne  erro- 
re, come  auuieneageuolmenreà  tutti  coloro  ;i  quali  noni!  tolgoncuraa  raccor  bene 

^  granni,cócioila  cola  ch'ei  dica,queilo  Gualtieri eilèie  llato  colui  :  il  quale  lignorcggiò  an 
Cora  Firenze,non  lì  auueggendo  che  dalla  venuta  di  Carlo  primo  in  Italia  quando  egli 
creò  Gualtieri  Còte  di  Lecce,che  fu  l'anno  i  2(j<j,  ò  poco  dopo,à  Gualtiéri,che  incomin 
ciò  a  regnare  in  Firenze  l'anno  i  ^42  corrono  anni  y6,Sc  le  noi  diamo  non  piu,che  24 
anni  d'età  à  Gualtieri  quando  fu  fatto  Conte,conueniua,che  quando  prele  la  Signoria  di 
Firenze  hauelle  i  oo.anni.dice  apprelIo,che  vccilo  da  Greci,ò  da  Turchi  fu  la  lua  rella  da 
Maria  moglie  del  Re  Ladislao,ii  come  egli  ilima  fua  nipore,con  gran  denari  rilcolla,non 
làppiédo,  che  quel  Gualtieri,che  lignoreggiò  in  Firenze  folTe  vcciio  in  ponente.  Lalcian 
do  dunque  à  dietro  ciò  che  il  Galateo  li  dice,che  in  ciò  erra  notabilmente,benche  egli  af 
fermi  hauer  veduto  il  luo  teilameato  dico ,  che  il  primo  Gualtieri  moi'ì  l'anno  1 2  7  2  lì 


com 


ygo  Cuti 

di  lecce  et 
£le»afta 
ffjif .  ni4~ 
chejja  dt 
^yctent. 


Gualtieri 
Cente  di 
lecce  j,Dh~ 

fene ,  CT' 
Si^.di  fì- 
renKj . 


CfofUttm 
4'  £n^e- 
nto  tonte 

dt  Lecce. 


Ptno  Cor\ 
tedi  LeC" 


Afdru  Co. 
tejfadi 
Luce . 
Cio.^n- 
tonio  Oì fi- 
na 'ultimo 
Cinte  di 
£.ecct . 


,00  D  E  L  L  A     F  A  M  I  G  L  I  A 

come  particolarmente  fi  cauada  alcuni  inftrumcnti,  nel  fine  de  quali  {ècondo  l' ufo  de  ^ 
Rc,il  (uo  ho;IiuoIo  \^o  conta  gl'anni  del  i-eggimento,&:  (ignoriadel  iùo  Contado,  i  qua 
li  con  (ingoiare  auuenrura  m'abbattei  a  vedere  tra  le  Icnrture  di  Gio.  Vincenno  Sambia- 
{ì  baron  di  Cannoie ,  &  gentilhuomo  della  mia  patria  di  molto  buona  tamiglia.  Non  ne 
gherò  io  ageuol  cofà  poter  eirere,che  egli  (ì  muoia  vccilo  da  Greci,ò  da  Turchi  nella  Mo 
rea ,  benché  ciò  io  veduto  non  habbia,&  che  rikollo  il  iuo  capo ,  o  corpo  non  però  da 
Maria ,  nella  chiefà  Velcouale  di  Lecce  in  quel  lèpolcro  aito  che  (i  vede  con  le  lue  armi 
nell'alia  (ìniilra  a  chi  entra  preflò  alla  tribuna  efler  ieppellito  ,  Di  colini  nacque  Vgo 
Conte  di  Lecce ,  la  cui  moglie  Elena,(S;  non  egli  tu  Duca  d'Atene,  le  al  regio  archiuio  (I 
dee  prellar  fede  ;  nel  quale  lènza  che  Wgo  non  mai  che  Conte  di  Bréna  &  di  Lecce  h  no-  -n 
mina,quello  che  ogni  dubbio  toglie,!!  \(^g^G.  :  come  Fl'orentio  Principe  dAcaia,&  Ilabel- 
Jaiùa  moglie  pretendeuanod'hauerl'homaggio  da  Elena  Ducheflà  dAtene  moglie  di 
Vgo  Conte  di  Brenna  &  di  Lecce ,  &  il  Re  Carlo  fecondo  commette  che  debban  decide 
je  quelèad  Inerenza  tra  il  detto  Principe  &  Duchefl'a  à  Guglielmo  di  Pontiaco,  &  al  lìio 
giudice  Niccolo  Manco  da  Barletta .  Anzi  (oizo  il  regno  del  Re  Carlo  primo  l'anno 
I  2  78  fi  vede  ;  che  il  già  detto  Vgo  Conte  di  Lecce  impetra  licenza  dal  Re  per  poter  ca- 
uar  dal  regnò  &  mandar  certi  cauallial  Duca  d'Arene ,  elleado  in  quel  tempo  Principe 
d'Acaia  Guglielmo .  Morì'  Vgo  l'anno  1 9 1 1  hauendo  regnato  intorno  à  551  anni.  Mol- 
te Scritture  di  collui  fi  leggono  nell'aichiuio ,  in  alcuna  dello,  quali  è  chiamato  Bucicula- 
no  del  regno.  Succedettegli  Gualtieri  Ilio  figliuolo  il  quale  è  quel  Gualtieri,  che  fu  fignor 
diFirenze,&  hebbe  per  moglie  Beatrice  figliuola  di  Filippo  prenzediTaranro^chelu  tra 
tello  del  Re  Ruberto .  Quelli  venne  primieramente  capitano  de  Fiorentini ,  come  Gio- 
'>  uan  Villani  dice  l'anno  i  5  2  <j  .(ono  le  lue  parole  :  Et  quello  tanto  tempo  che  il  detto  Du 
»'  ca  dAtene  tenne  la  Signoria  cioè  tiiinhii'alla  venuta  del  Duca  di  Calauria  figliuolo  dei 
"  Re  lo  fèppe  reggere  (àuiamente ,  &  tue  fignore  làuio ,  oc  di  gentile  alpetfo_,&  menò  fèco 
"  la  moglie  figliuola  del  prenzediTi),ranto,  &  nipote  del  Re  Rubcrto,<S:  alloggiò  à  cala  de 
''  Mozzi  d'oltr'Arno.  Ma  è  colà  da  ridere,che  ogli  lolle  poi^paruto  fi  brutto  quando  lì  fé' 
Signor  di  Firenze ,  così  li  vede  notabile  di  quello  Icritfore  verio  coloro  che  tanno  bene, 
ò  male  alla  lua  patria  l'affetto .  L'anno  lèguente  fu  dal  Re  Ruberto  niellò  nella  guardia 
dì  Rieti,quattro  anni  dipoi  palsò  jn  Romania  co  §^ctQ.  d'arme  per  riacquillare  il  luollaro 
che  gl'era  occupato  :  l'anno  4 1  fu  da  Fiorentini  richiello  per  ellèr  lor  iourano  capita- 
no ,  &  egli  l'altranno  le  ne  fece  llgnorc .  Per  Tilloria  di  Matteo  Villani  apparilce  poi,co-  ^ 
me  egli  l'anno  15  5  2  Iconfiflein  Puglia  il  Conte  di  Calcita,  come  allcdiò  la  città  di 
Brindili ,  come  trouandoli  finalmente  in  Francia  tu  dal  Re  Giouanni  eletto  Conellabi- 
le  di  Francia ,  nel  qual  carico  fi  morì  in  quella  tamola  giornata  nella  quale  il  Re  tu  fatto 
prigione  dal  principe  diGaules  primo  genito  del  Re  d'Inghilterra,  che  fu  l'anno  1556'. 
Coli  fi  Ipenlè  il  (àngue  di  Brenna,ma  con  poche  altre  parole  noi  finiremo  di  raccontare 
la  lìiccellione  de  Conti  di  Lecce  .Rellò  di  Gualtieri  vna  figliuola,  di  cui  non  veggo  li 
nome:  la  quale  lì  maritò  à  Giouanni  d'Engenio,llimo  io  ancor  egli  ellcr  di  tamiglia  Fran 
cele ,  ma  di  cui  infin  a  quelVhora  poche  altre  memorie  ho  riti"ouato:col  quale  vide  in 
quella  fignoria  in  fin'allanno  i  :}73,allhora(ì  vede  che  incomincia  ad  cller  chiamato 
Conte  di  Lecce  Pirro  Ilio  figliuolo  :  il  quale  partì  di  quella  vita  lenza  hauer  lalciaro  fi-  E 
gliuoli  l'anno  i  ^84,ondcredò  la  lua  lòrella  detta  Maria .  Q_u ella  donna  d'incredibili 
bellezze ,  &  valore  dotata  (1  maritò  primieramente  à  Ramondo  Or(ino,di  cui  nacque 
Giouanni  Antonio  Principe  di  Taranto  :  ilquale,e(rendo  morta  la  madre  dopo  la  morte 
del  Re  Ladislao  fecondo  maritOjl'anno  1 446^  &  per  quello  detta  la  Reina  Maria,tenne  il 
Contado  di  Lecce  infinai  i  ^  di  nouembre  dell'anno  i46'5:nelquale,òmorto,òdafuoi 
famigliari  llrangolato  ch'egli  li  tolle,come  fu  tama,prefè  non  meno  il  Contado  di  Lecce 
che  il  principato  di  Taranto  il  Re  Ferdinando  » 


DI    S  A  N  T*  A  N  G  E  L  O. 


lOI 


B 


L  L  V  S  T  R  E  non  che  nobile  fu  la  famiglia  di  Sant'Angelo,  di  cui  fu  già  il  Con 
rado  di  Sarno,  &  cjuel  di  Terranoua.  Trouone  io  la  prima  memoria  (otto  l'aa 
no  I  2  8  8,  nel  quale  hauea  Francefco  di  Sant'Angelo  fatto  ornar  poco  innanzi 
del  militar  cingalo  il  fìio  tìgliuolo  Niccolo.  E  di  opinione  il  dotto  Budeo,che 
fia  tanto  appo  i  moderni  il  far  caualieie ,  che  fu  appo  gli  antichi  il  donare  gli  anelli  d'oro; 
onde  allega  quel  luogo  di  Suctonio,  quando  Vicellio  dopo  hauer  fatto  libero  il  fuo  lèruo 
Aliatico ,  gli  donò  nel  primo  dì  che  fu  creato  Imp.  gli  anelli  d'oro .  Stimo  anchor  io  che 
vn  limile  honor  tofle  il  donar  l'auree  (maniglie .  Perche  è  bellillimo  quel  luogo  di  Vale- 
rio Ma(simo,oue  quelcaualieregittato  à  terra  l'oro  riceuuto  da  LabÌJno,lì  tolfè  tutto  pie 
d'allegrezza  le  iìnaniglie  d'argento  dategli  da  Scipione;  da  cui  elfendo  general  dell'eferci- 
to  non  hauea  Labieno  potuto  impetrare,  che  le  fìnaniglie  d'oro  dar  gli  doueffe ,  parendo- 
gli anchor  troppa  honoranza,  benché  valoiofamente  lì  folTe  portato.   Di  che  altroue  più 
diftufamente  ragioneremo .     Intorno  il  tempo  già  detto  di  (òpra  leggelì  di  Guilotto  di 
Sant'Angelo ,  &:  di  Ilòlda  fùa  moglie ,  (  i  quali  nomi  molto  mi  fanno  inclinare  à  reputar 
quella  famiglia franzefe)  elferreltato  vnfmciuilettolor  figliuolo  pupillo  detto  Giannuc 
ciò  Sig.di  Farneto,&  di  Monteforte.  non  fò,  ih  debba  dir  Fragnito,  il  quale  è  in  Principa- 
to oltre ,  (ì  come  Monteforte  è  in  Principato  di  qua .  Molti  anni  dopo  quelle  colè  lènto 
ricordar  quclh  famiglia  à  tempi  della  Reina  Giouanna  prima  l'anno  i  5  6^2 ,  nel  quale  Fi- 
lippello  già  figliuolo  d'Angelo  con  cólentimento  di  Niccolo  fuo  balio,&:  tutore  rutti  e  tre 
della  famiglia  di  Sant'Angelo  vende  a  Matteo  Capoano  la  terza  parte  del  cailello  di  Caii 
^  talupo .  Non  è  dubbio,  che  quelli  ha  vn'altro  Niccolo,  &  forfè  nipote  del  primo ,  lì  co- 
me 10  llimo  elfcre  vn'altro  Angelo  quelli,di  cui  l'hiibria  del  Duca  di  Montelione  fa  men 
tione,  quàdo  fanno  1381  dice;  che  la  Reina  Giouanna  mandò  il  Góte  di  Calèrca,  &  An- 
geluccio  di  Sarno  con  ampia  poteilà  in  Francia  per  far  fuo  herede ,  &  campione  il  Duca 
d'Angiò.  Già  era  Sarno  nella  cala  di  Sant'Angelo  peruenuto,&  però  detta  di  Sarno,&  10 
truouo  già  intitolarfene  Conte  Antonio  di  Sant'Angelo  cognominato  l'Vnghero  l'an- 
no 1 5  8  8.  Nel  qual  tempo  fé  li  dona  Celino,&  lliceto  in  Abruzzi .  Fu  di  coilui  figliuolo 
Marc'Antonio,di  cui  li  vede  memoria  (òtto  l'anno  1404.  Non  lo,  fé  di  Marcantonio  lìa 
fìgliuolo,ò  fratello  Saladino,  ò  pur  più  largo  parente ,  il  qual  fu  Conte  di  Terranoua .  ma 
l'anno  1425  elfendo  Saladino  già  morto,appare  Burrello,il  quale  era  da  lui  poffedutOjdar 
D  fi  à  Carlo  Rufi-o  Conte  di  Sinopoli.    Già  dicemmo  altroue;  come  l'anno  1425  fa  fatto 
Còte  di  Terranoua  Batilla  Caracciolo,ma  nò  è  pero  dubbio,che  in  altra  perlòna  di  quelli 
di  Sant'Angelo  folfe  allhora  il  Cótado  di  Sarno,  veggendolì  nell'hilloria  del  Duca  di  iVló- 
telione,che  nò  oibnte,che  il  Góte  folfe  l'anno  1425  ammalato  je  lìie  géri  andarono  à  lèr 
uir  la  Reina  Giouanna  lecóda,ma  l'anno  fègucnte  gli  fu  Sarno  co  altre  terre  ingiullaméte 
tolto  dalla  Reina  per  darlo  al  Còte  di  Nola,perche  egli  delle  Nertuno,&;  Alluri  a  pp.  Mar 
tino,che  inllan remente  glie  le  chiedeua.  Onde  quali  in  vn  tépo  medehmo  vfcirono  turti 
due  1  già  detti  contadi  dalla  cala  di  Sant'Angelo,&:  quel  che  è  peggio,&:  la  famiglia  li  Ipéfè 
(  chiamando  fpenta  quella  famiglia,di  cui  niuna  colà  s'intende  )  6c  per  poco ,  che  il  nome 
llelfo  della  cala  non  è  caduto  dalla  memoria  degli  huomini ,  &  fpento  allatto  ancor  elio. 
E  Per  la  qual  cofa  è  pur  troppo  vero  quello,che  il  gran  Poeta  Dante  dille  della  nobiltà . 
"^en/è  tu  manto  ,  che  toflo  raccorae , 
Che  fi  non  )>i  s'appon  di  dte  in  die  . 
Il  tempo  \>a  d'mtorno  coH^  leforcì<z^  . 
Et  perciò  voi  Signori  :  i  quali  tanto  della  vollra  nobiltà  vi  pregiate,conforto  io  à  far  altri 
riccami  à  cottilo  manto  di  quello,che  i  volili  maggiori  non  fecero  ;  poiché  egli  non  fòlo 
inuecchia,&:  li  logora,ma  diuien  tale,che  non  lafcia  di  fé  quali  nane ,  che  lolchi  l'onde  del 
mare,  veiligio  alcun  lulla  terra .  Ne  riccamo  ò  ornamento  lìa  chi  llimi  elTer  vero ,  &  pro- 
prio della  nobiltà  alrro,che  quello  del  valore,  &  della  virtù.  Onde  può  cialcun  da  fé  llellò 
ottimamente  diuilàre,  lènza  che  altri  il  lulìnghi,  di  che  prezzo  lìen  quegli  honori,  i  quali 
da  altri  fonti ,  che  da  quelli  hanno  la  loro  primiera  origine,  &  incoininciamento . 


Fvdcefca , 

Kliccolo 

cauitlte~ 


Guilotto , 


eunuca» 

sig.di  Ma 
teftrte. 


fihj^pello 
Sig  d(  cZ 
tOMpe. 

NiCcott. 

angelo . 


lyfntcnn 
Conte    di 
Sdrno  . 
Afarcdn- 

tO'lllO. 

S dindin» 
Conte  di 
Terrtim- 
ud. 


Conte  di 
SdrnO' 


ALL'ILLVSTRE,      ET 

REVERENDISSIMO     M  O  N  S. 

ANIBALLE     CARACCIOLO 

Vescovo     Del  l' Isola. 

scipione  ^mmir^to. 


OMO  fl.tto  tra  me  meàejìmo  buona  pc^i^foffcfo,  à  cui  io  mi  douejìi  dedicar  l'iJìorU  della  fiiH 
ùmio lia  ìllujì-i ijLiniperoche  faccendomifi  dauanti  m  1»  tempo  tflejjo  molti  Signori  de'.U  u 
caft  :,  per  dtneyjl  rispetti  deuthil  merito ,  dubitdua  à  nunlunaue  di  loro  mei' indvi'::^j:^j?i  di 
non  offender  l'altro  .  Ondefojjè  flato  maj^^wre  il  rtjlhio  della,  perdita ,  che  del  guadagno  , 
Emmiper  cjuejìo  à^randhtwpo  occorfa  nell  animo  V.S.  à  cui  come  à  Prelato  crederro^che  o^ni 
altro  cederà  '^'olentteri ,  onde  io  non  haro  k  riportarne  odio  d  alcuno  d'hauermi  de  laici  pia 
cuejto  che  entello  eletto ,  ^  in  cjuejìa  parte  par  che  fi  Jìa  ottimamente  prouueduto  aU'intereJJe  di  cotejli  Signori . 
Ala  ne  à  me  mancano  di  molte  altre  ca^^iont,onde  ra^ioneuolmentepofja^iiifìijicarmi  d'hauercth fatto  rpercio- 
che  come  che  il  ramo  di  V.  S.per  malwto  ita  diforttmafa  notabilmente:,  ct"  d'hiiomint,^^  di  rtcchc^^e  fcematOì 
non  è  pero  cì)e  in  cjucIIo  prima  che  in  ciafcuno  altro  non  fieno  fate  le  ricche::::^,  ijeudi ,,  ;  titoli  j  (jT*  il  pia  chiaro, 
%>ig^  antico  fhlendore  del  fanone  Caracciolo ,  non  dico  di  tutto  cjucflo  laro  de  Caraccioli  Hoft  ^  ma  di  cjucHt  co^^no- 
'  minati  SouiT^ri ,  ci?-  de  Carrafi .  Pare  iiinc]ue,fe  m  fi  fatta  materia  all' anticjuitàf  die  andar  dietro  ,  che  co» 
o^rad  rcto^ione  io  m'habbia  eletto  K.  S.fin'iK^  che  fé  io  l'Obito  dir  "yero,  "^nagran  parte  delle  fritture)  che  in  ^iiejìo 
trattato  da  me  Ifw^  owo  allegate ,  neJtioijor:i^eri  ffia  ri  trouata  ,  cir  ella  con  gran  diiigen:i^f  fa  fudiata  che  C 
non  filo  auesla  parte  della  fa  famigli  a  :  ma  tutta  cjuefa  opera  aljuofmefa  condotta^  Qjp^  profertamif  di  più  d'en 
rrarperme  l'alorcf  capioncj  ijuando  il  bifogno  ti  dea,  contraili  muidi  morf^i;^  calunnie  de  detrattori .  Leg^ef 
nell  artiche  iflorie  de  Romani  Monfìgnor  ^ni  balle  ,  cheilfauio  Imp .  ^uguflo  conforto  con  parole ,  c^  diede  de 
denari  ad  Crtalo  nipote  d  Ortenjio  oratore  jperchedouef e  prender  moglie ,  acciochediconogli  autori,  cofnobil 
fahiiglia  nonfjpegnejfe .  Hora  io  non  Imp. ne  Principe ,  an'S^  huomopoflo  in  humtlif ima  fortuna  ,  feda  pic' 
coli  1  fatti  de  Brandt  per  ragione  di  proportione  poffono  ejfere  imitati  ,  awgli  honoripero  che  puh  dar  lapcnna  , 
(jT*  [immortalità  degli  fritti ,  à  lei  fola  riuolgo  j  accioche  riprendendo  ilfw  ramo  "^igorei  torni  di  ntiouo  apro 
durre  ^li  antichi  honori ,  (^y-'grandeT::^  .  il  che  nonpaffrà  ancora  fecondo  io  Tpero  ,fn:^  altaiche  mia  lode  , 
potfnclof  per  anello  federe ,  che  io  ìwn  mi  fono  lafaato  abbagliar  dallo  splendore  dell'oro ,  ma  àguifa  digiufì» 
<ftudicef'Oo-liato  d'oo-ni  affetto  ,  (^r  d'cgni  pafune  h.ibbia  giudicato  in  fauor  del  ceppo  piu~\ecchio  della  ca- 
fx,  (^percolai ,  ilaatle  douendo  per  la  degnità  ~lftr  'ìfficio  di  padre  amoreuole  conciafcuno,  quaf  dettati 
dalla  fa  bocca  profferirà  à  piccoli  figliuoli  degli  l'iufrif. Signori  della  cafagli  honoreuoli  fatti  dellafuit  D 

illufreproo^eme,  irfegnando  come  per feruigio  del  Principe  loro  1 1  magnammo  fatto ,  ^  lafngolay 
fede  di  Gioitanni  Caracciolo  fi  debba  mutare  ,  ^  come  parimente  cjuandomaluagi  fono  i 
padroni  3  non  debbano  ,  feguendo  in  cjuefto  il  mem.orabtle  effempio  d Ottino,  im- 
brattar con  l  altrui  federate:}:;^  il  candore  de  nobtlijìimi  petti  loro .   Laqual 
cof ,  fé  con  (juella  carità,  che  io  porto  creden:i;^,farà  da  leifornita,io  harò 
fnT:^  alcun  fallo  più  e  tgione  di  rimanere  obligato  à  V.S.  Reueren^ 
dijìima,chehabbia  delle  miefatichecauato  benefcio  fi  gran- 
de  ,  che  non  dourà  eUafntirne  à  me,  perche  io  l'habbia 
quefìa piccola  ifloria  dedicata.  Di  FiorenZ* 
à  quindici  di  Dicembre ,  dell'anno 
MDL  XXI  X, 


105 


A       DELLA   FAMIGLIA    C  A  R  A  C^CI  O  L  AlR  O  S  S  A. 


M  P  O  R  T  A  molto  il  fermare,  che  cof^i  fieno  i  Caraccioli  ;  po- 
{cia  clic  eglino  oirre  i  Carrafì  che  da  efsi  denuano  fono  il  terzo  di 
Capouana,la(]uale  è  il  ièil-o  della  cirrà  di  Napoli;ma  rrar tcr^-bbeli 
malageuolmcnre,&  con  oicurinicio  che  di  lor  lì  diceilè  ;  le  pn^ 
m.ieramenre  (ìdk  piazze,  oLier de  %i^i  non  fauelhamo ,  l$:  in 
lòmma  del  goacrno,&  di  certi  principi]  delia cirtà.di  che  nondu 
meno  ci  dilibercremo  con  la  maggior  brciurà,  che  ci  làra  polsibi- 
le  .  Come  ogni  citta  e  coiHruira  di  molte  caie,  coli  ella  vcramcn, 
^  re  in  poche  parti,&:  membri  principali  è  diuilà ,  lòtto  cialcun  de  quali  vna  parte  di  quel- 
le molte  calè  è  contenuta .  (^cltc  parti ,  o  meiPibri  che  noi  dobbiam  dirc,hanno  m  va 
riccittàjbenche  in  (uilanza  luoniilmedelimo,hauuto  dmcrlì  nomi  ;  i  quali  lì  (òno  anco 
in  proceflò  di  tempo  alterati,come  in  Napoli  è  auuenuto.  per  la  qual  colà  Roma  che  in 
Tribù  lì  diuideua  hoggi  in  Rioni  e  partita,<Sc  Firenze  le  cuiparti  Seilieri  eran  dette ,  però 
che  in  iti  parti  la  città  li  diuidea,recati  quelli  in  quattro  hoggi  nomina  quelli  Quartieri. 
Nella  mia  patria  nueik  parti ,  che  iòno  ancor  (dh  quattro  (ono  chiamati  pettaggi ,  che 
propriamente  dalle  quattro  porte  in  che  ella  lì  diuide  portaggi  douerebbon  chiamarli . 
Il  che  lìa  detto  per  accrelcer  vn  elempio  in  quanto  à  nomi .  Della  città  di  Napoli  quelle 
pam  non  rribu,ó rionijne  quartieri,  ò  lèilieri,  ò  portaggi,ma piazze  veniuan  chiamate, 
C  come apprellò dimoilreremo  .  (lOuelte  princip.tli  parti  (  qualunque  nome dk  lì  habbia-. 
no  )  per  diuerfi  rilpetti  fono  Hate  tat te,&  ordinate  i\q\\c  città^per  rilcuoter  con  più  age- 
uolezza  i  publici  pagamenti ,  per  ridar  con  minor  confulìone  lòtto  alcuni  cap-i  gli  huo- 
mini  militari ,  per  partir  con  più  ordine  &  vguaglianza  à  cialcuno  i  pe/ì  ;  &  gli  honori 
di  ella  città,&  per  lòmiglianti  altre  cagioni,lè  più  ve  ne  fono .  Et  lì  come  in  tutte  le  città 
iòno  nobili ,  &  popolarijcofi  in  cialcuna  di  quelle  parti  logliono  efler  nobili,&:  popolari 
naturalmente  &  coli  era  in  NapoIi,benche  hoggi  il  contrario  auuenga.Ma  lì  come  oue  il 
popolo  preuale  alla  nobiltà ,  i  fauori  di  quell'ordine  preuagliono  all'alrrOjColì  in  Napoli, 
oue  la  nobiltà  ha  per  lo  più  hauuto  fèmpre  maggior  luogo,i  tauori ,  «Se  priuilegi  de  nobili 
fono  ilari  maggiori  lenza  alcun  dubbio  di  quelli  del  popolo .  Hora  ch^  NapoU  folle  in 
D  piazze  diuila,&:  che  i  nobili  hauellèr  maggiori  priuilcgi  de  popolari  da  quello  apparilcie. 
A  tempi  di  Carlo  primo  i  popolari  della  piazza  di  Santo  Stefano  ad  Arco  fi  lamentano , 
che  ip.olri  lotto  titolo  di  iludio  che  fieno  fcolari,&  che  altri  lieno  nobili ,  comprando 
le  calè  de  nobili,riculìno  di  pagar  le  collette  co  elsL  II  che  perciò  douea  loro  dar  noia,chc 
ellèndo  quella,cv:  ogni  altra  piazza  fallata  à  pagar  vna  fòmma  terminata  di  denari,fcema- 
doli  il  numero  de  popolari  veniua  cialcun  |X)polare  ad  elìèr  maggiormete  grauaro,  paga- 
do  meno  il  nobile  ad  popolare.  Qjuello  è  notato  nel  lib.  1 1 74  della  prima  inditionc  ma 
legnato  per  me  col  numero  6.  Nel  qual  medelìmo  luogo  lì  ÌQ^gc.  che  Crelcentio  Liguo 
ro  vfò  à  pagare  co'  caualieri  della  piazza  di  Forcella  di  Napoli ,  domanda  di  non  eflèr 
coilretto  à  pagare  co'  popolari  di  ella  piazza .  Leggeli  altroue  vn'ordine ,  o  priuilegio 
£  del  Re ,  cola  molto  bella  à  quello  propoliro  :  che  hauendo  (  dice  il  Re  )  Andrea  Iaculo 
di  Napoli  nollro  idàde  prelo  di  notte  tempo  dentro  la  città  di  Napoli  mentre  lì  fuggi- 
ua  Riccardo  di  Riburlà  nollro  traditore,  vogliamo  per  quello  che  ne  fèruigi,  Se  nelle  col 
lette  egli  non  fia  tenuto  contribuire,  fé  non  nel  numero  de  caualieri  di  Napoli  :  i  quali 
nel  libro  per  me  £\gnato  col  numero  8 .  apparilcie  che  veramente  eglino  erano  molto  pri 
U!legiati,&;  efèntidi  elàttioni,datij,colletre,  &  altri  peli,  fé  non  per  auuentura  ài  qualche 
pagamento  ordinario .  Trouanlì  nominate  altre  piazze .  Onde  nel  libro  i  ; .  che  fuori 
dice  1  2  8  8  lì  Ìqq^  ài  Pietro  BoHa  di  Napoli  della  piazza  di  San  Paolo  Maggiore ,  &  al- 
troue Bartolommeo  Brancaccio  rettore  della  chielà  di  Santo  Andrea  à  Nido ,  che  era 
ancor  ella  piazza  come  altroue  fi  \Q^gQ,S<.  altroue  Iacopo  dAquino:  il  quale  haueua 
voi  cala  deatro  di  Napoli  nella  piazza  di  Saffici,  ne  hoggi  è  fpento  quello  nome  di  piaz- 

k     5         ze,di- 


tQ6  DELLAFAMIGLIA 

ze ,  dicendofi  là  piazza  dell'I nco tonata ,  della  Selleria ,  &  d'altri  luoghi  molti,  però  che  A 
(AÌa  non  dmora  alrro  che  contrada  ;  ma  da  noi  è  lUta  conhderata  piazza ,  cioè  per  cjuel 
nieinbio,&  parte  della  città,  lotto  la  quale  erano  compreli  i  nobili ,  &  popularidi 
«quella  contrada ,  che  hoggi  quello  ordine  è  (pento  ,  &  riman  lolo  il  nome  lènza  l'or- 
dine .  Se  non  che  talhora  per  alcuni  accidenti  (ì  creano  i  capitani  delle  piazze  ,  che 
non  è  colà,  che  appartenga  al  noilro  trattato.    Diceh  nondimeno  hoggi  ne  lèggi 
ileili  efler  lagunata  la  piazza ,  quando  i  nobili  di  quel  leggio  li  fono  congregati  per 
deliberare  d'alcuna  cola  della  città.     A  tempi  dunque  di  Carlo  primo  non  è  dubbio 
alcuno,  che  in  quello  modo  la  città  di  Napoli  follèpartita>  lenza  ellèrh  ancora  fènriti 
ne  i  nomi  de  leggi ,  ne  gli  ordini  di  elfi  leggi ,  i  quali  ordini  lono  ancora  de  i  nomi  de  g 
feggi  più  antichi .     Ma  prima  che  li  venga  à  fauellar  de  leggi ,  o  de  gli  ordini  loro  ,  è 
necellàrio  gittar  alcuni  altri  fondamenti .  oc  prima  (  il  che  molto  appartiene  alla  chia- 
rezza della  nobiltà  Napoletana  )  è  da  fapere ,  che  li  come  in  Roma  u  era  l'ordine  Sena- 
torio; coli  in  Napoli  non  vi  ellendo  primieramente  baroni  ò  pochi, v'era  l'ordine  de 
Caualicri,  manonlecondo  l'intendcuanoi  Romani, che  quello  làrebbe  vno  Icemar 
ài  dignità,  ellendo  quello  vn  ordine  mezzano  fra  la  plebe,  &i  Senatori  ;  ma  vn  or- 
dine eccellente  di  nobiltà;  oltre  il  quale  non  lì  daua  palFaggio .  Ma  perche  non  lì  na- 
ice  Caualiere ,  h  come  non  li  nalceua  Senatore  ;  nalcendo  nondimeno  nobile ,  li  na- 
fceua  in  potenza  caua'iere ,  cioè  abile  alla  caualleria  ;  come  gli  antichi  tauellando  dice- 
uano,alcuno  efler  dell'ordine  Senatorio ,  ma  di  età  non  anco  Senatoria .      Quando  noi 
dunque  dicemmo,  che  il  Iaculo  douelTe  contribuir  nel  numero  de  Caualieri,  non  C 
vuol  dir'altro ,  le  non  che  egli  pagalTe  co  nobih .  Et  quando  i  populari  della  piazza  di 
Santo  Stefano  ad  Arco  ,  li  lamentauano  di  coloro ,  che  comprando  le  cale  de  nobili, 
non  voleuano  efler  nel  numero  di  efli  populari  à  pagar  le  collette,  è  il  medefimoà 
dir ,  che  comprando  le  calè  de  caualieri .     Ma  lì  come  innanzi  che  lì  pafli  al  làcer- 
dotiojc'conuien  che  altri  li  faccia  chcrico  ;  coli  non  lì  potea  paflàr  all'ordine  delcaua- 
Jierato ,  lenza  efl!er  prima  valletto  ;  ben  che  di  mano  in  mano  quelle  vlànze  lì  andafl^- 
ro  corrompendo  .     Hauea  dunque  la  nobiltà  di  Napoli  quella  preminenza ,  che  era 
tutta  collifuita  di  caualieri ,  &  per  quello  lìeran  tatti  dillerenti  da  popolari  non 
iòlo  nelle  collette  ,  &  ne  pagamenti ,  ma  pr  l'ordine  militare  ,  al  quale  l'ignobi- 
le non  era  ammeflo ,  le  non  per  particolar  priuilegio  del  Re .    Onde  indno  ad  hog-  o 
gi  con  particolar  collume  della  città  di  Napoli,  lolo  i  nobili  di  quella  città  vengo- 
no chiamati  caualieri ,  benché  ordine  di  eaualleria  hauuto  non  habbiano .  Oltre  ac- 
cio eflendo  la  città  di  Napoli  auanti  i  Re  Francelìvna  come  l'altre  città  dd  regno; 
incominciò  dopo  la  venuta  di  Carlo  primo  ad  efler  pian  piano  quali  capo,&:  hnai- 
menre  eflTendo  llata  fatta  relidenza  de  Re ,  vero ,  &  principal  capo  di  tutte  l'altre 
città  del  regno .  onde  in  quella  città  s'incominciarono  à  lare  i  parlamenti  tanquam 
»  dice  il  Re  Carlo  lècondo  in  lollemniori ,  &:  habiliori  loco;&:  nondimeno  non  vuol 
dire  nobiliori  ,  &  vno  di  eflì  ,  che  perauueutura  fu  il  primo  fu  celebrato  l'anno 
128,9  il  dì  della  natiuità  della  Vergine  ;  benché  quel  libro  habbia  Icritto  di  fuori 
1288:  de  quali  errori  ve  ne  lon  molti  in  que  libri  ,  &:  per  quello  vengono  anco 
molte  volte  {cambiate  l'inditioni .      Onde  è  neceflario  auuertire  diligentemente  E 
à  chi  quelli  libri  legge  di  non  ilcambiare  i  tempi .  Incominciarono  ancora  à  venire 
ad  abitar  in  Napoli  quali  tutti  iBaroni,6c  Signori  del  Regno  ronde  nobilitata  gran- 
demente la  città ,  &  a  1  luoi  nobili  accrclciuto  l'animo  ;  incominci.irono  i  nobili  à  lè- 
pararli  più  notabilmente  da  populari  ,  priuandoli  in  rutto  di  conuenire  con  elio  lo- 
ro nelle  lor  piazze:  il  numero  delle  quali  è  verilimile,cheper  quella  cagione  hauellè- 
ro  diminuito ,  &  recato  à  due  Iole  piazze  di  Capouana ,  &  di  Nido .     Onde  cer- 
ta colà  è  in  Capouana ,  &  Nido  lorlè  nel  tempo  di  Carlo  lècondo  non  eflièr  più 
ilari  ammeflì  popolani ,  ma  nob.li  blamente .      La  qual  cola  da  i  Re  Franzelì  ap- 

poi  quali 


CARACCIOLA     ROSSA.  107 

A  pò  quali  la  nobiltà  è  in  gran  pregio,  potè  gagliardamente  cflèr  fauorira.  Continoua- 
rono  nondimeno  qiielì:i  due  mébn  à  chiamarli  fòrto  nome  di  piazze  iniìno  a  répidel  Re 
Ruberto  ;  &  con  ordini  non  in  guiià  dilì:inti,nc  Inabiliti  da  gli  alrri ,  che  non  naicclTcro 
fpeilo  delle  contcle,&  delle  cittadine  battaglie  tra  quelli  di  Nido,&:  di  Capoaana  col  re- 
Ilo  di  tutte  l'altre  piazze  della  città  per  cagione  dslle  prcminenzc5&  per  conto  del  gouer 
no .  Tra  le  quali  contele  vna  ve  ne  tii  grande  a  tempi  del  Re  Ruberto  :  Onde  icgairono 
fente,mortijrubbamenti;6c  altri  mali  :  per  la  qual  colà  fu  dalle  parti  compromclla  ogni 
lor  differenza  nel  Reni  quale  ta  quelli  capitoliiChe  fi  faccia  l"erma,&:  vera  pace  tra  amen 
due  le  parti .  Che  Capouana;(Sc  Nido  habbiano  la  terza  parte  de  pefi ,  6c  honori ,  l'altre 

B  piazze  due .  Che  nel  crear  gli  vhciali  quegli  di  Capouana ,  &  di  Nido  non  li  melcolino 
con  quegli  altri ,  ma  leparatamente  fecondo  la  portione  per  vietare  gli  Icandali ,  &  altri 
capi,  che  non  la  meltiere  di  riferire,  potrebbeli  in  quella  materia  dir  più  oltrc,ma  ba- 
ili quanto  li  è  detto  per  quel  che  fa  al  nollro  propoiito  ;  anzi  per  auuentura  le  ne  làrà 
detto  più  che  non  bilognaua  ;  come  che  quelle  colè  per  la  rara  notitia  che  di  elle  (1  ha ,  à 
gli  huomini  del  Regno  non  lienodel  tutto  inutili  a  lapcre .  Hora  à  Caraccicli  rirornan 
do  dico  ;  che  quella  piazza  di  Capouana  :  la  qual  dopo  l'editìcation  della  loggia  :  la  qual 
elll  chiamano  leggio ,  leggio  di  Capouana  incominciò  a  chiamarli ,  contiene  m  le  tre 
membri ,  Caraccioli,Capeci,&  Aienti .  I  Caraccioliin  Caraccioli  Sguizzeri,  &  Caraccio 
li  Rolli  lòno  diuiii .  I  Capcci  in  pia  lamiglie  li  diuidono  Minutoli,Scondiri  Aprani,  Zur 

C  li;  PilcicelIi,Galioti,Tomacelli,Latri,Buzzuti.Sotto  il  nome  d'Aienti  (  che  dalla  maggior 
parte  per  aggiunti  lono  interpretati  )  lòno  molte  più  famiglie  comprele .  Lo{lredi,Som 
ma,Barrili,  Figlimarini,  Arcelli,Seripanni,Tocchi,&;  altri  molti .  Gli  honori  dunque  in 
quello  modo  li  compartilcono  ;  che  creandoli  perdouer  lare  alcuna  colà  lèi  caualieri 
dd  leggio  di  Capouana ,  due  len  hanno  a  pigliare  dal  corpo  de  Caraccioli,due  da  Cape- 
ci,&:  due  dagli  Aienti,  &  cosi  lì  la  lèmpre,  &  i  Caraccioli  in  guila  tra  loro  conuengono, 
che  gli  Sguizzeri  da  Rolli,ò  Rolli  da  Sguizzeri  non  debbiano  hauer  vantaggio ,  crean- 

■  doli  di  due  eletti  l'un  de  Roiri,&:  l'altro  de  gli  Sguizzeri,6<:  accadendo  che  vno  lolamen- 
te  lìa  l'eletto ,  che  tocchi  alla  lor  parte,faranno  chele  vna  volta  allo  Sguizzerò  lìa  tocca- 
ro,raltra  volta  al  Rollò  habbia  a  toccare,  cofi  Ila  il  compartimento  di  Capouana. 

£)  Ma  incheguilàliaauuenuto,  che  ad  vna  lòia  Simiglia  lìa  toccato  il  terzo ,  iollimo 
ciò  cfler  proceduto  coli  dal  numero  de  gli  huomini ,  come  dal  fauore ,  ò  dall'anti- 
Guita  di  quella  famiglia  in  quella  piazza ,  Se  quello  baili  hauer  detto  de  Caraccioli  e 
delle  lor  prcrogatiue ,  perche  de  Capeci,&;  de  gli  Aientinon  intendo  in  quello  luogo  di 
fauellare  . 

Hora  e  da  dire  della  loro  origine  ,  &  di  quelli  loro  cognomi  di  Sguizzeri,&  di  Rolli  ; 
«ITendoll  molti  fondati,  che  per  quella  voce  di  Suizzeri  eglino  fieno  di  natione  Tedelca, 
non  li  auueggendo  che  quella  è  vna  voce  corrotta  da  vn  nome  impollo  a  Caraccioli 
detto  Pilquitio  non  lòno  ancor  500  anni,il  quale  non  io  per  qual  conto  in  Sguiz- 
zerò s'habbiano  trasformato .  E  vfanza  particolare  di  Capuana  l'imporre  nuoui  no- 
E  mi  alle  piazze  ;  Se  hoggidi  fi  dice  Antonio  Caracciolo  Billì ,  &  Antonio  Caracciolo 
Defunto ,  &  le  famiglia  ha  hauuto  di  quelli  cognomi ,  a  Caraccioli  ne  gli  lono  toc- 
cati infiniti,  onde  diuerli  di  loro,&:  in  diuerlè  età  fono  Ilari  cognominati  Viola, 
Zellofi,  Bitturini ,  Cannelli  ,d'Vngot ,  Carrafa,  Rolli ,  Sfidati ,  Colelli ,  Calori ,  Mo- 
naci ,  &  Pifquitij  ,  &c  non  Sguizzeri  come  lì  è  detto  ,  fènza  molti  altri  cogno- 
mi ,  che  lungo  farebbe  à  raccontare .  L'andar  inueiligando  quel  che  quelli  co- 
gnomi 11  dinotalTero,  làrebbe  imprelà  più  curiolà ,  che  neceflària ,  potendo  per  diucr- 
fi  accidenti ,  &  il  più  delle  volte  da  motti ,  &  da  giuochi ,  &c  da  coli  fatti  Icherzi  ellèr 

f)roceduti  ;  onde  col  nome  di  Defunto  il  colore  fìnorto  di  quel  caualiere  fi  vol- 
e  dinotare  ;  &  Bi0i  ch^  e  cofà  da  ridere ,  nacque  perche  domandato  quel  gentile ,  & 
veiamente  dotto  caualiere,  di  quante  volte  vna  cofà^di  che  fi  ragiouaua ,  hauelTe  fatto , 

k      4.        alzando 


io8  DELLA     FAMIGLIA 

alzando  due  dìu  della  m=ino,  bis  in  latino  nipoiè ,  che  polcia  corrompendofi  Biffi  fi  dif  ^ 
le  .  Tale  è  dunque  la  cagione  di  cod  Latri  cùgnomi,&  Pi(ì|uirio  ogn  altra  colà  vuol  dire 
che  Suizzero  .  La  cjual  voce  generò  il  fecondo  errore,che  i  Caraccioli  follerdue  &:  non 
Vna  famiglia .  Altri  il  fono  fondati  à  creder ,  che  efli  fieno  "i  edefchi  dalie  parole  dello 
)y  fcrictore  da  Giouinazzo.-ilquale  coli  dice.  Quelli  dìfè  dille  à  Napoli,che  ìvl.Pietro  Pi- 
>j  gjiatelloconiìgliaua  Re  Carlo,  clij  cacciallè  tutte  le  calate,  che  veneanoda  fchiatta 
a  Tedefca,che  erano  lolp^tti  alla  venuta  de  Conadino,&  lo  Re  noi  volle  Lire.Er  M .  Pie- 
»  fro  ne  fu  male  voluto  mallima  dalli  Caraccioli ,  &  da  cafa  Ayoira,&:  da  cala  da  Puteoio, 
„  che  poteano  aflai  alla  piazza  de  Capuana .  Srimarono  altri  che  venillerdi  Pifà,  tra  quali 
fu  il  Marchefe  ;  &:  che  tofl'ero  de  Gifmondi  ;  di  che  n'è  quali  comune  grido  per  riitra  Ira  g 
Ila.  Ma  quanto  &:rvna&  l'altra  opinione  fia  vana  dalle  colè ,  che  fèguiranno  fi  potrà 
per  ciafcurio  ageuolmente  comprendere  .  E  non  fono  anchora  molti  anni  pailatuche 
in  Napoli  nd  monallero  di  San  Seballiano  lì  ritrouarono  due  inihométi  molto  antichi; 
i  quali  due  anni  ta  ad  inftanza  di  Ferrante  Caracciolo  Conte  di  Biccari  conlauroriradel 
Cardinal  Gran  Vela  alhora  Viceré  del  regno  rranlùnri,  codigli  originali,  i  quali  dalle 
monache  li  ferbano ,  come  le  copie,de  quali  n'ho  io  vna  approuara  dalla  gran  corte  dei- 
la  Vicheria,  lì  polfon  tacilmente  da  molti  vedere .  L'uno  di  eilì,nei  quale  lì  fa  mencione 
di  cerra  donanone  ;  che  fa  vna  donna,  il  cui  nome  fu  Teodonanda  hgliuola  di  Teodoro 
Caracciolo,&;  vedouadi  Pietro  Monaco  è  lòtto  gli  Imperadori  Balilio ,  Goibnrino,  oc 
„  Giouanni:le  cui  proprie  parole  fcrirre  in  lerrere  longobarde  dicono  coli.  In  nomine 
„  Dei  Saluatoris  lefù  Chriiti ,  imperante  Balilio  Magno  Imperatore  anno  xvi.  Sed  & 
jj  Conilantino  Magno  Imperatore  frarre  eius  anno  xii].  &:  Ioanne  Magno  Imperatore  de  C 
^^  anno  vj.die  xx .  meniis  marrij  Inditione4.  Neap  .  &c.  che  fecondo  ii  noltro  conto  ven- 
gono ad  efler  gli  anni  dei  Signore  ^jy  in  quello  modo.     Ballilo  fu  fatto  Impera- 
dorè  da  Romano  fùo  padre  l'anno  i)6i  .  Giouanni  detto  Zimifce  cognato  di  Ball- 
ilo; il  quale  entrò  nell'Imperio  l'anno ^71  .  comunicò  quello  coi  cognato;  onde  nel 
fello  anno  dei  fuo  Imperio  venne  a  correr  l'anno  i/77.  Parche  toccando  deii'anno     • 
^(j  2  .  viene  ad  eller  il  fèllodecimo  anno  dell'imperio  di  Ballilo  .    Ma  dicendo  nei  rre- 
decimo  di  Gollantino  fi  può  quindi  auuerrire  ,  per  efler  Goflantino  minor  di  tre 
anni  dei  fratello  Bafilio  ,  non  inlìeme  coi  fratello  ,  come  il  Panuinio  dice,  elTere  fla- 
to creato  Cefàre  dal  padre,  ma  nel  fine  che  egli  fi  mori,che  tornerebbe  il  tempo  loenifli- 
mo   &  par  che  lì  caui  anchora  dalle  parole  dei  Zonara,iI  quale  in  fui  principio  clie  egli  D 
parla  di  Romano,dice,che  f ùbito,che  egli  preiè  l'imperio  diede  ai  fìio  figliuolo  Bafìiio  il 
titolo  di  Celare  ;  &  nella  morte  di  lui  :  la  quai  fègui  l'anno  5»6'4  moilra,clVei  iafcio  l'im- 
perio airvno,&  all'altro  figliuolo .  Certa  cofà  è  dunque,  quello  efler  l'anno  i^-/-/.  Ho- 
„  ra le paroie,che al nollro  propolìto  fanno^fòn  quelle.  Ego  Theodonanda h. f. quon- 
„  dam  domini  Theodori  Caraccioii,relida  aurem  quondam  domini  Peni  Monachi  oHe- 
„  ro  vobis  videlicet  domino  loanni  venerabili  ygumenomonailerij  Sanclorum  Sergij&: 
„  Bacchi ,  qui  nunc  congregatiis  eli  in  monallerio  Sandorum  Tiieodori  &  Seballiani . 
„  Et  po.jintegras  vncias  meas  fcx,integram  penlìonem  fìipradicìi  domini  Tlieodori  geni- 
„  toris  mei  de  campuin  :  qu.r  monticellum  nominatur  deli  Caraciuli  &c.  oue  fi-  cattiua  h 
tinirali  vedelle/iiafene  la  colpa  à  qiie  rempi ,  non  allegandoli  quelle  colè  ad  altro  fine ,  E 
che  per  mollrar  i'anriquira  di  qucita  famiglia .  Ma  è  ben  da  notare ,  che  dicendoli  quel 
>'  luogo  de  Caraccioli ,  come  apprelìòdice  anco  di  nuouo,  &  ipfi^im  campum  qui  &  de  li 
Caraccioiidicitur;  conuenia,  clie  innanzi  à  quello  tempo  fulfero  anchora  i  Caraccioli 
•      in  Napoli .  Et  da  nomi  fi  vede ,  che  ellèndo  eglino  nati  in  città  fìiddita  all'imperio 
Greco ,  doueano  elTere  di  fchiatta  Italiana ,  ò  almen  Greci  &  non  Longobardi .  Puoilx 
dunque  fermare  lènza  alcun  dubbio ,  ellendo  noi  nei  1 5-76'  hauer  già  1  Caraccioli  (jOO. 
anni  d'antiquita,et  eficr  la  loro  origine  Napoletana  cosi  perla  patria,doue  fi  trouano,  co 
me  per  1  nomi ,  de  quali  fono  chiamati,che  mollra,che  non  eran  forellieri  ma  Napole- 
tani .  L'altra  fcrittura,ciie  di  ioro  lì  truoua  è  nel  tempo  de  Re  Normandi  l'anno  quattor 

dicefi- 


CARACCIOLA     ROSSA. 


lop 


A  dicefimo  di  Guglielmo  ;  il  quale  per  non  hauer  altro  fègno  di  primo ,  ò  di  fecondo ,  par 
che  di  ragione  debba  efière  il  primo  :  &:  ellèndo  egli  flato  dal  iuo  padre  Ruggieri  corona 
to  Re  di  Napoli  l'anno  115-0.  verrebbe  ad  edere  queil:a  fcrittuia  tatta  l'ani  10  i  i  <j  :; .  po- 
co men  di  dugento  anni  dopo  la  prima .  Nella  qual  li  contiene  vn*affitto,che  dall'Arci- 
uefcouo  Sergio  lì  fa  d'alcune  terre  del  giàdetto  muniilcro  di  San  Sebailiaiio  a  Giouanni 
Caracciolo  fìgliuol  di  Riccardo  &  di  Marotta  :  la  qual  fu  figliuola  di  Landolfo  Conte  di 
Montemarano .  Dicon  le  proprie  parole  (  come  che  ha  tutto  il  reilo  èc  nella  latinità  Se 
ne  fènfìfconciamente  guaito  )  così .    Tibi  domino  loanni  cognomuie  Caracciolo  hlio  » 
quondam  Riccardi  :  qui  item  Caracciolo  vocabatur,&  quondam  domine  Marette  h.  f.  >> 
qu^  fuit  fìlia  quondam  domini  Landultì  dudum  Comite  de  Montemarano  iugalium  » 
g  perfonarumj&  veilris  &:  tìlijs  tuis  locare  committereque  lubeamus  dee.  Di  queila  fcrittu  » 
ra  ho  io  prefo  incredibil  piacere  per  i  rifcontri ,  che  ritruouo  dipoi,come  ne  f  uoi  luoghi 
fi  dirà  ;corid'vn'aItra  Marotta  Caracciola  figliuola  di  Matteo  maritata  à  Gregorio  Fi- 
gliomarino,  come  d'vn  Landolfo  Caracciolo  :  il  quale  hauendo  venduto  Montemarano 
al  Conte  dell'Acerrajil  Conte  glielo  dà  poi  per  dote  della  fua  forella  Cubitofà  l'anno 
1  2  5-4.Rifcontri  veramente  aurei  &  belWIimi  in  coli  fatta  antiquità  ;  veggendod  il  no- 
me di  Landolfo  infìeme  con  lo  flato  venir  in  cafa  Caracciolo  da  queflo  Landolfo  Con- 
te di  Montemarano. 

Gittati quefli fondamenti  vniuerfàlijfèguiterò  à  fauellar  de  Caraccicli  RofTì  con 
quanta  maggior  breuità  &  certezza,per  mezzo  delle  publiche,&  priuate  fcritture  mi  fia 
Q  pofTòile,  fi  perche  il  nome  de  Rofli  per  ragione  d'annquitàmilifa  prima  innanzi  ,  & 
li   perche   queflo  tronco  è  più  vnito ,  come  che  10  non  dubiti  punto  in  quefli  tem- 
pi che  io  raccontero,&:  da  quefti  principi)  che  li  vedranno,non  folo  tutti  gli  altri  Pifqui- 
tij  ma  anche  i  Carrafi  dipendere,come  s'andrà  di  mano  in  mano  veggendo .  Bella  dun- 
que^' chiara,  &  illuiìre  memoria  in  prima  è  quella,che  li  truouade  Caraccioli  RofTì  nel 
l'antiche  coflitutioni  del  Regno,non  f  ò  per  qual  inuidia  tolta  via  dall'altre  collitutioni, 
che  fi  fono  f1:ampatedapoi,perciochedifpoi-iendo  Carlo  Duca  di  Calauria  primogenito 
del  Re  Ruberto,che  quando  li  rifi  vn  priuilegio  antico:  di  cui  non  li  troni  fefemplar  ne 
regiflri  ;  fi  debba  pref far  fede  alla  copia  trouata  appreflo  huomini  degni  di  fede ,  come 
al  proprio  originale ,  riferifce  à  qucffo  propofito  vn  priuilegio  dell'Imperador  Federigo 
D  IL  fatto  fòtto  l'anno  i  2  5  8.  oue  li  ragiona  della  fingular  tede,&  valore  di  Giouanni  Ca 
lacciolo  RofTo^che  volle  innanzi  morire ,  oc  lafciarf ì  abbruciar  dentro  il  caifel  d'Ifchia 
commeffo  alla  fìia  guardia  dall'Imp.  Federigo  f Lio  lignore,che  in  alcun  modo  rendendo- 
fi  in  poter  de  nimici,mancare  al  lùo  obligo .  buona  parte  del  qual  priuilegio  ho  qui  vo- 
luto inferire ,  accioche  preuaglia  la  noflra  carità  alla  malignità  di  coloro,che  tanto  inui- 
diofàmente  dall'altre  colfirutioni  ì'han  tolto  .  come  che  in  quelle  che  furono  impreflè  à 
tempi  di  Ferdinando  primo  fòtto  l'anno  1 47  5  chiaramente  apparifca .       Fridericus  ,, 
Dei  grafia  Romanorum  Imperator  fèmper  Auguflus,  Rex  Hierufalem ,  &  Sicilia  .  Au-  , 
gullalis  cxcellenti^  tunc  extollitur  fòlium,  cùm  fui  nominis  titulos  ampliat  ;  cùm  dignis  , 
meritorumpremijsfìibiedorumcompenfàt  obfèquia:  illorum  precipue ,  quos  fincera  , 
£  fides,&puradeuotioredditexpertos.  Inde  efì:,quod  nos  attendentes  fìdem  puram  ,  &  , 
grata  fèruitia  prefènti  digna  reiatu,&  futura  memoria  :  qua;  quondam  Ioannes  Caracio-  , 
ius  Ruflìis  de  Neapoli  pater  Ligorij  Caracioli  fìdelis  noffri ,  maieflati  noflre  fèmper  exhi  , 
buit,&:  fpecialiter  quod  dum  prò  fèruitijs  nofl;ris,&:  imperi]  deputatus  ad  cuflodiam  ca-   , 
Uri  Ifck ,  à  noflris  rebellibus  impugnatus  maluit  in  vna  turrium  munitionis  ip(ius,cum  , 
fe  amplius  non  pofTet  defendere  igne  cremari  :  quàm  fé  fponte  inimicorum  tradere  pò-  , 
teflati  ;  Confiderantes  etiam,  quod  Ligorius  prasfatus  patern^T  lidei  conffantiam  immi-   , 
tandojgrata  nobis  obfèquia  exhibere  poterir  in  futurum ,  de  benignitatis  noihx  gratia,   , 
qua  confiieuimus  bene  meritis  prouidere ,  ad  aliorum  quoque  lìdelium  noffrorum  di-  , 
gnam  immitationem  exempli,damus,  &  concedimus  nominato  Ligorio  iideli  noilro  &  , 
heredibus  in  perpetuum  feudum,quod  fuit  Gerardi  de  Ripa ,  quod  tenuit  Robertus  de  , 
,  k      ^         Conca 


GiHUitni. 


Cttuannt. 


SffdrJ't- 
no  e  ^rci- 
uefc   ili  d'i 


CuMnnt. 


tandelfo 
di  Lfeuor» 


Ctoudnnt 
yialé. 


Htjf». 


HO  DELLA    FAMIGLIA 

Conca  in  Galeno  Si  pertincnrijs  eius ,  &  nunc  ipfLim  curia  noftra  tenet  &c.   Ti'ouiamo  ^ 
appreso  de  Caraccioli  P.oiri  Berardino  Arciucicouo  di  Napoli  (èppellito  in  vna  cappel- 
la acH'Arciucicoiiado ,  huomo  illuilre  non  iòlo  per  la  nobiltà ,  6c  per  io  grado  delia  de- 
gnirà  arciuc(coaalc,ma  perche  a  qucile  parti  non  ii\imò  co(a  indegna  aggiugncr  la  dot- 
trina delle  leggijcc  della  hlolòha naturale  iniìno  a  chiamarli  perito  della  icienza  delia  mz 
dicina .  Scora  la  ina  lenoltura  Ila  fecondo  IVio  di  que  tempi  quella  inlcritrione. 
HIC  lACET  CORPVS  VENEP.AB.    IN    CHRISTO   PATRIS 
DOMINI  ET  DOMINI   NOSTRI   BERARDINI 
CARACCIOLI 
RVBEI  DE  NEAPOLI  DEI  GRATIA   ARCHIEPISCOPI      g 
NEAPOLIS  ET  VTRIVSQ_VE  IVRIS  DOCTORIS 
AC  MEDICINAE  SCIENTIAE  PERITI  QVI 
OBIIT  ANNO  DOAIINI  MCCLXIL  TERTIO 
NONAS  OCTOBRIS  IOANNES  CARACCIOLVS 
RVBEVS  NEPOS  FIERI  FECIT. 
La  conformità  de' nomi  Se  de' tempi  mi  fa  credere,chequeiì:o  Giouanni  fia  nipote  del 
primo  Giouannij(5c  per  conlèguente  Berardino  fia  fratello  di  Ligaoro,di  cui  quello  Giò 
uanni  verrebbe  ad  effer  figliuolo  .  Ma  non  è  però  nefllin  dubbio,che  di  Liguoro  fia  tìgli 
uolo  Landolto^percio  che  m  vna  iciittura  del  125-4  a  tempi  di  Currado  Re  di  Napoli 
Tommalò  d'Aquino  Conte  della  Cerra  da  à  Landolfo  Caracciolo  lìgliuol  di  Liguoro  C 
per  moglie  Cubitofà  lùa  fòrella  coniobrina^  à  cui  allègna  per  dote  la  città  di  Monrcma- 
rano ,  il  callel  delli  Franciose  Baiano  :  le  quali  città,&:  calleila  hauea  prima  elio  Landolfo 
vendute  al  Conte  per  ottocento  oncie .  quelli  è  il  Landolfo ,  di  cui  di  iopra  dicemmo . 
Se  mi  ballaflè  il  cuore  di  gittarmi  alla  congiettura ,  rimoisi  tanti  dubbij,crederei  vera- 
mente ,  che  la  colà  procedelle  nel  modo,che  quiui  ila  diiègnata . 


Ricciardo  - 


Cjiouanni 
11(55 


Landolfo  — < —  Cìouanni  <■  ■   '      L  fluoro  - 

fer  co>iget~  (thbriiciaco  rimiineriU» 

tuia  m  ifchia.  1238 


'—'Landolfo 
Culitofa,  d' 
^Aquino 

1^54      . 


ma  nonui  mancarcbbono  dell'altre  diilìculta .  le  quali  nondimeno  ageuolmente  n  leue- 
rebbono.Truouo  10  nò  molto  dopo  à  quelli  tépi  vn  Landolfo  ellèr  giulliriario  di  Princi  D 
paro  oltre,6c  clfer  padre  d'un  Berardo  Clerico,  perche  ib.no  indotto  à  credere  che  fia  quc 
iti  ;  &  forie  anco  quel  medefimo ,  che  intorno  a  detri  tepi  lì  troua  elfer  giullitiario  de  gli 
Icolari.Ecci  Icrittura  originaleda  quale  [\  lèrba  appreifo  di  me,  fitta  lòtto  il  regno  di  Man 
fredi  l'anno  i  i6iyOu.t  ii fa  menrione  di  Giouani  Caracciolo  di  Viola:  il  quale  ha  beni  m 
quel  di  Somma.onde  è  dura  impreià  il  poter  tirar  alberoda  padre  à  figliuolo  infino  à  que 
ili  tepi:  percioche  no  lèmpre  lèguita  il  cognome  de  Roffi,&  il  cognome  di  Viola  [i  vede 
poi  in  procedo  di  tépo  ne  Rolli .  Non  era  10  fuor  di  Iperaza  di  attaccar  inlìeme  tutte  que 
Ile  tamiglie;ma  la  llrettezza  fattami  dell'circhiuiojquàdo  io  à  ciò  potea  liberaméte  attéde 
re,&:  ardeuane  di  delideriophora  per  la  gelolìa,  &  fiora  per  l'auariria  di  chi  n'è  ilato  ù^no 
re  mi  ha  lalciato  ripieno  il  capo  di  mille  dubbi];onde  nò  mi  è  rellato  quali  delìderio  mag  g 
giore,  che  di  poter  vn  di  veder  di  quello  archiuio,quanto  lì  polla  vedere ,  &  di  fciorre  à 
fatto  l'inuiluppate  tenebre  delle  colè  Napoletane .  Ma  per  darne  quella  maggior  luce 
che  Ci  può ,  dico  che  lì  ntrouano  finalmente  fèi  fratelli  :  da  quali  io  Uimo  tutta  la  gene- 
ration de  Caracciolicofi  Roiri,&  Pilquitij  come  Carrafi  diicendere .  Vno  di  quelli  fra- 
telli però  che  de  gli  altri  faremo  mentione  ne  Caraccioli  da  Piiciotta  ha  nome  Liguoro, 
oc  le  10  hauellì  rirrouato  di  cui  folfer  figliuoli  ogni  dubbio  farebbe  tolto  via,potendo  & 
non  potendo  effer  figliuoli  di  quel  Giouanni,di  cui  l'Imperador  Federigo,ragiona .  Ma 
di  chiunque  eglino  tofler  figliuoli,chiara  colà  c,di  Liguoro ,  &  di  Giouanna  da  Piiciotta 
nafcer  Gualrieri,  &  Giouanni,  quelli  cognominato  Pifquirio ,  &  quelli  Roflò ,  fcnttura 
niarauigliofà  al  nollro  propofito .  Di  quello  Giouanm  dunque  ;  percioche  di  Gualtieri 

àfùo 


CttMtìa, 


CARACCIOLA     ROSSA.  ni 

A  3  filo  luogo  fi  ragionerà  ilimo  io  efTer  difcefi  rutti  i  Caraccioli  Rofli ,  &:  edcr  per  auueji- 

tura  filo  figliuolo  Filippo  cognominato  RofTo  :  il  quale  mori  in  Firenze  l'anno,  che  vi  rili^f» 

venne  con  tanti  Signori  il  Duca  di  Calauria ,  &  fu  feppellito  in  Santa  Croce  con  quelle  ^^*' 
parole  che  Itauano  al  filo  fèpolcro.  HIC  lACET  DOMINVS  PHILIP- 
PVS  CARACCIOLVS  RVBEVS  DE  NEAPOLI  QVI  OBIIT 
ANNO  MCCCXXVI.  DIE  XX.  AVG.  CVIVS  ANIMA  RE- 
Q.VIESCAT  IN  PACE.  AMEN.  Io  credo  che  di  quello  Filippo  ila  final- 
mente figliuolo  Giouanni ,  il  quale  certa  cofàèefIèrpadrediGuaitieri,6cdiFilippo,6c 
gagliarde  congetture  vi  fono  che  fiaancor  d'Enrico,  di  cui  con  certe,  &:  licure  noritie  fi 

g  leguira  hora  la  f ìicceflione . 

2^/  Enrico  Conte  dì  Hieraci primo  &gran  CdmarUngù  del  'Regno . 

ENrico  detto  per  fòpranome  Viola  fu  oltre  il  valor  dell'animo  affai  bello  del  cor- 
po, &  perciò  fòmmamente  caro  alla  Reina  Giouanna  prima  ;  anzi  quelli  è  quel- 
li ,  di  cui  Giouan  Villani ,  come  che  alteri  alquanto  il  nome ,  nel  i  2  libro  del- 
la fila  ilforia  cofi  ragiona .  La  Rema  Giouanna  arriuo  à  Nizza  in  Prouenza  adi  »> 
20.  di  Gennaio  ad  1^48  .  con  tre  galee,  &  infùa  compagnia  M .  Maruccio  Ca-  » 
lacciolo  di  Napoli  ;  cui  ella  hauea fatto  gianCamarlengo,òcdifua  compagnia  del-  >i 
la  Reina  fiparlaua  in  fama  di  male,  ^'^i  fòfpetto.  Vuol  dire  in  luogo  di  Maruc-  » 
Q  CIÒ  Enricuccio  ;neègranmarauiglia  che  vn  Fiorentino  fcambi  i  nomi  de  Napoleta- 
ni ,  pofciache  il  Bembo  ancor  egli  à  Francefco  Ferrante  Marchefè  di  Pefcara  pofe  nome 
di  Alfonfo ,  &  dal  medefimo  Villani  Francefco  del  Balzo  Conte  di  Monrefcaggiofò  che 
fu  poi  Duca  d'Andri  è  chiamato  più  d'vna  volta  il  Conte  NoueIlo,&;  il  Conte  d'Ariano 
il  Conte  d'Armano .  Enrico  dunque  hauendo  accompagnato  la  Reina  in  Prouenza  :  la 
quale  per  fòfpetto  che  non  voleffe  con  Giouanni  figliuolo  del  Re  di  Francia  far  cambio 
della  Prouenza  con  alcuno  altro  flato  di  quel  regno,  era  da  moiri  baroni  Prouenzali 
quaf  ì  ritenuta  prigione  à  calvello  Arnaldo  ;  6c  egli  ancora  co'  fìioi  compagni  fu  fotto  più 
iFretta  guardia  meffo  prigione  in  Nizza .  Ma  hauendo  poi  le  cofe  della  Reina  hauuto  fc 
lice  fucceflbjEnrico  tornato  con  edò  \d  nel  Regno,fLi oltre  l'vlììcio  di  gran  Camarlengo 
D  &  di  maeflro  di  cafà,creato  l'anno  1 548.  d  2^.  di  luglio  Conte  di  Hieraci  con  fèruigio 
di  cinque  foldati  computandoui  la  perfòna  f ìia .  Fulli  afl'egnata  la  già  detta  terra  per  cen 
to  oncie  l'anno,benche  per  altre  fcritture  apparifca  hauer  dalla  Reina  hauuto  in  tutto 
mille  oncie  di  af  pettatiua  fòpra  vaflàlli .  Ma  qual  f  ène  foffe  la  cagione,chc  per  molta  di- 
ligenza che  io  ci  habbia  vfato  non  mi  è  ancor  nota,fatto  egh  iui  à  pochi  meli  dal  P.e  Lo- 
douicoprigione,cheperauuenturadagelofìaprocedette,  fu  fpogìiato  quali  in  tutto  di 
tutti  1  fìioi  beni  &  honori.  Quando  egli  fi  fofle  morto  &  chi  toffe  fiata  fua  moglie  à  me 
è  nafcoflo,fè  non  che  di  lui  rimale  vn  figliuolo  detto  Antonio . 

T>t  t^ntonii  Conte  di  Meraci  fecondo , 

E  "K  7  Ell'anno  i^^^.Ci  legge  vn  priuilegio  della  giàdetta  Reina  nel  qual  dice,come  cl- 
j_^  la  hauea  gl'anni  à  dietro  dato  il  contado  di  Hieraci  ad  Enrico  Caracciolo  per  mol 
ti  gran  feruigi  da  lui  riceuut i,&  particolarmente  per  hauerla  fàluara  in  Prouenza 
nella  guerra  che  l'hauea  moffo  il  Re  d*  Vngheria .  Ma  che,morto  il  già  detto  Enrico  & 
toltogli  per  caufe  forfè  non  giufle  il  già  detto  Contado,  &  datolo  à  Niccola  Acciauioli 
Fiorentino  Conte  di  Melfi  ;  &  gran  finifcalco  :  il  quale  in  proceflòdi  tempo  l'hauea  poi 
in  mano  della  Reina  rinuntiato,clla  hauendo  riguardo  à  pafl'ati  feruigi  d'Enrico  il  dona 
ad  Antonio  fuo  figliuolo  :à  cui  per  vn'altro  priuilegio  del  medefimo  anno  non  molto 
tempo  dopo  vien  confermata  l'illeffa  donagione  di  nuouo .  Viflè  egli  per  quello  fotto 
il  regno  della  RcixuGiouaflnalèmprc  in  buona  fortuna,  onde  due  anni  dopo  compra 

da  Giordaiio 


ili  DELLAFAMIGLIA 

da  Giordano  Signore  d'Arena  Mofluto ,  &  Capperonouo  nelle  pertinenze  di  fan  Gior-  A 
gio  i'd3.  terra.  L'  Ciambellano  della  Reina ,  da  cui  impetra  licenza  che  in  vn  luo  Imego 
poi^o  in  Calauria  detto  capo  di  Riibouc  polla  rizzare  vna  terriera .  Alcuni  anni  poi  tii 
Molluro^òc  Capobruto  i"a  il  calale  ei  Cinquefrondi .  Nel  1^71  glidona  la  Rema  i  cala- 
li, ouer  baronia  d'Anogia.  Fuiignore  delia  baronia  della  Grotteria,  &  di  San  Giorgio  . 
Hebbe  vn  feudo  in  Bironro  in  terra  ili  Bari .  Ma  ellendo  morra  Giouanna,  &  pcruenu- 
ro  il  Regno  a  Carlo  ì  I  I,ò  perche  Antonio  haucllè  ièguitato  le  parti  della  Reina  &  tulle 
iiaro  contrario  alla  tatrione  di  Ca'rlo,o  per  qual  altra  cagione  fi  toffe ,  il  detto  Re  Carlo 
dona  l'anno  n  8  5"  il  detto  contado  di  Hieraci  ad  Alberigo  da  Barbiano  Conte  di  Cunio 
&  Capitan  della  compagnia  di  San  Giorgio .  Morto  Carlo  Se  lìicceduto  al  regno  La- 
dislao luo  lìgliuolo,il  già  detto  Aaroiiio  non  ootendo  tollerare  che  il  contado  d'Hieraci  B 
Ideile  fuor  della  caia  ;  da  capo  per  via  di  compera  il  riacquiita  ddl  già  detto  conte  Alberi 
go  l'anno  i;  8  j?  :  alla  qual  compera  il  P^e  prelta  il  fuo  conlèntimento  .  Ma  muorii  pri- 
ma ch'ei  taccia  il  pagamento^  haueiido  lalciato  oltre  i  quattro  malchi^che  fono  ncH'albe 
ro  cjuattro  figliuole  femmine  Leonarda  moglie  d'Enrico  Sanlèuerino  Conte  di  Tenano 
uà,  Lucretia  moglie  di  Guglielmo  R.uito  Conte  di  Sinopoli ,  5c  Maddalena;  5^  Marghe- 
rita ,  di  ctii  riQii  veggo  i  mariti, 

Vi  Cieuanm  (^onts d't  HìeraàlU. 

FV  il  pagamento  fatto  di  i  ^  miladuc.  da  Giouanni  f uo  figliuolo  primogenitOjCome  C 
tutto  ciò  che  il  e  detto  &  le  colè  che  fono  per  fèguire  appieflo  di  quclìro  ramo  li  veg 
gono  ampiamente  ne  priuilegi:  i  quali  fi  fèrbano  da  Monfignor  dell'Itola  &  da  Mar 
cello  fuo  fratello  dilcendenti  da  cotloro .  Seguì  Giouanni  tèmpre  le  parti  di  Ladislao, 
onde  per  ifcrittura  ad  \-^f}-j  il  Re  gli  dona  il  reliduojche  douea  pagare  de  feruigi  feuda- 
li ,  &  l'anno  tegnente  gli  fa  vn  priuilegio,nel  qual  difponejche  egli  fi  polla  liberamente 
pigliar  certi  beni  di  ribelli,&  k  medefima  concelììone  gli  viene  ancor  fattaTanno  1404. 
nel  quale  egli  compra  dal  Re  la  baronia  d'Anogia  per  auuentura  alienata  prima  da  lui 
&laMotradiCondoianni.  Truouovnpriuilegio  di  quello  Re  nel  1408  che  in  parte 
di  molti feruigi  da  lui  riceuuti  nel  mellier  della  guerra ,  &  in  conto  di  5  5- 00  ducati ,  che 
gli  haueuapreibto  per  pagarne  fòldati ,  gli  dona  la  Rocchetta  in  Calauria  ricaduta  alla  D 
corte  per  ribellione  di  Niccolo  Rullo  Marchete  di  Cottone  &  Conte  di  Catanzaro.Qne 
tìijè  quel  Giouanni  :  il  quale  dice  il  Marchete  che  efTendo  già  chiaro  per  le  coté  fatte ,  6c 
per  \o  fuo  molto  valore  ;  Fu  creato  da  Ladislao  Conte  di  Hieraci,ignorando  quella  eller 
lùcceflione  iniìn  dalla  pcrtòna  dell'auolo .  Io  fono  d'oppinione  che  di  lui  inrenda  Bar 
tolommeo  Fano,  quando  nel  primo  libro  della  tua  iiloria  difle,che  i  Conti  di  Hieraci,di 
Terranou5^,&:  di  Sinopoli  contorrauano  Alfonfò,  poi  che  d'alia  Reina  Giouanna  era  fla- 
to dichiarato  Duca  di  Calauiia  a  mandar  il  tuo  eliercito  a  difcacciar  inimici  di  quella 
proumcia .  Non  fo  però  quando  fi  muoia ,  ne  in  che  guità  non  i  figliuoli  ma  il  fratello 
jillo  ilato  gli  fùcceda .  Per  quello  lafciati  per  hora  i  figliuoli  parlcrem  de  fratelli. 

.E 

7)t  "Sati/ìa  Gante  dt  Hteraci  quarto ,  &  Come  di  Terr mona  primo . 

VN  de  fratelli  del  Conte  Giouanni  hebbe  nome  Battila .  Quelli  fègui  le  parti  di  Lo 
douico  1 1 1,  figliuolo  adottino  della  Reina  Giouanna  IL  &  tra  per  hauer  tolto  di 
mano  de  Catelani  la  terra  di  Tcrranoua,  &  per  hauer  pagato,&  donato  per  quello 
conto  buona  lèmma  di  denari  al  detto  Lodouico ,  meritò  da  lui  eller  creato  Conte  di 
quella  terra  l'anno  1 42  5-  a  7  di  marzo .  Et  perche  non  potea  Batilla,  il  quale  fi  trouaua 
in  Calauria  venire  alla  prefenzadi  Lodouico ,  il  quale  era  in  Auertà, comanda  egli  a  Gior 
gio  d'Alemagna  Conte  di  Pulcino  tuo  general  luogotenente  in  quella  prouincia,che  in 
ogni  modo  fècQfido  il  cpllume  fòiiro  ;  per  mezzo  della  confègnatione  della  bandiera ,  il 

faccia 


CARACCIOLA     ROSSA.  115 

A  il  faccia  chiamare ,  &  nuhiicar  Conte ,  facendo  oltre  à  ciò  mentione  di  donargli  L 
detta  terra  per  cagione  di  iuuer  egli  rellttuito  la  Rocchetta  a  Niccolo  Ruifo  di  Calau- 
ria  Marchefè  di  Cottone  »  &  Conte  di  Catanzaro ,  a  cui  come  di  (òpra  fi  dille  era  lla- 
ta  tolta  diciaifette  finni  innanzi ,  &:  data  .il  Conte  Antonio  padre  di  quelto  Conte  Ba- 
tilìa .  Comunque  poi  la  colà  fi  vada ,  Batiib  lùccede  "nel  contado  di  Hieraci  ancora  à 
Giou.inni  ilio  fratello ,  ilche  potrebbe  per  auuenrura  eflèie  auiicnuroper  haucr  il  fra- 
tello ièguitato  le  parti,  d'Alfonfò .  Con  tutto  CIÒ  nel  parlamento  d'Alfonlòdel  144^ 
interuiene  per  Conte  di  Hieraci  quello  Batiila,  onde  la  colà  non  palla  lènza  inuilup- 
pojinteruenendo  ancora  nel  medelimo  parlamento  Matteo  Stendardo ,  come  procu- 
ratore di  Giorgio  Caracciolo  Conte  di  Hicraci  :  ilquale  è  fratello  del  Conte  Batiila. 

g  Non  tutte  le  cole  (1  icorgono ,  onde  potelììmo  veder  la  cagione  di  quelle  differenze. 
In  tanto  non  mi  è  paruto  fuor  di  proposto  aggiugnere  in  quello  luogo  quel  che  di  lui 
ho  trouatofcntto  da  Trillano  Caracciolo  nel  libro ,  ch'ei  icce  della  varietà  della  for- 
tuna .  le  cui  parole  nella  noilra  lingua  tradotte ,  però  ch'egli  latinamente  {criflè ,  iòn  » 
tali .  Conoicemmo  noi  ellèndo  fanciulli  Batiila  Caracciolo  Conte  di  Hieraci  venir  >» 
nel iiollro  Seggio  con  grande ,&  nobile  comitiua,percioche  egli  hauea  quali  fèmpre  " 
intorno  a  Ce  famofì  capitani,  &  dottori,i  quali  egli  tenea  à  iìia  prouillone  oltre  l'altra  fa-  »> 
miglia  tutta  ripiena  di  gétirhuomini,&  di  periòne  di  conto,in  modo  che  tu  nò  vedeui  al  » 
cuno  di  coloro ,  che'l  ièruiuano  à  tauola ,  o  nella  camera ,  ò  che  gli  erano  apprellb  quan  » 
doeglicaualcaua,  che  non  mollraifer  tutti  iplendore,&:  magnilìcenria  marauiglioià.  » 

^  onde  appariua  più  notabile .  &  più  chiara  la  (ùa  grandezza .  Ne  è  da  lalciar  a  dietro  quel  » 
chs  inlino  à  qatrili  giorni  a  racconta  de  latti  fuoi ,  cioè  che  quante  volte  egli  vemua  con  » 
iacaià  à  Napoli  comandaua  à  (iioi  eiprellkmente  che  non  facelTono  preparatione  alcuna  »> 
delle  cole  necelBrie  al  viuere  ;  i  quali  confortandolo ,  che  di  ciò  (i  guardalTc  ;  percioche  il  >» 
comprar  le  cole  alia  giornata  gli  harebbe  recato  grande  lpefa,anzi  iòrridendo  dicea  » 
egli  quello  lo  io  a  fìne,perche  indno  à  pizzicagnoli  lì  rallegrino  della  mia  venuta,  &:  prie  '> 
ghino  Iddio,  che  io  venga  à  iàluaméto.  ma  la  fortuna  nò  gli  permifè  co  quella  felicita  pò  " 
ter  terminar  i  iiioi  giorni ,  percioche  ellendogli  venuto  il  canchero  nel  nafo  non  ioìo  >* 
gli  guallò  il  vi(ò ,  ma  lo  tenne  continuamente  afHitto  la  cartina  natura  del  nipote  lì-  '> 
gliuolo  del  ilio  fratello  rilqualc  gli  douea  (uccedere  per  mancamento  di  figliuoli  in  tut-  »» 
to  il  C\io  ilato  ;  per  i  cui  maluagi  coilumi  già  manifeilamcnte  comprendeua  douer  m  bre  " 
uè  iìiccedere  l'abbadàmento ,  &  rouina  della  ca(à  lùa  ;  ne  quali  penlìeri ,  &  paure  li  mo-  » 
ri  lalciato  per  (ìiccellore  il  già  detto  iuo  nipote,  chiamato  Tommaiò .  Coli  dice  Tri-  » 
ilano  ancora  che  io  creda  Tommafò  elfergh  ilato  figliuolo,  &:  non  nipote  come  da  al- 
tre (critture  mi  par  di  comprendere .  Hebbe  egli  due  mogli  amendue  della  famiglia  de 
Rutfi.-Giouanna  la  prima  detta  di  Sinopoli,&  la  lècondallàbella.  Honorata  pietà  fu 
quelladi  Ferrante  Conte  di  Biccari ,  il  quale  dopo  lo  ipatio  di  tanti  anni  vcggendo,  che 
coli  Batiila,  come  Giouanni  (uo  fratello  fi  llauano  lènza  memoria&  honor  di  fèpoltu- 
ra ,  fece  rizzar  loro  in  Hieraci  vn  nobil  fepolcro  con  quella  inlcritrione , 

lESV  CHRISTO  SPEI  ET  VITAE  FIDELIVM 
E 

BAPTISTAE  ET  IOANNI  CARACCIOLIS  QVI  HVIVS 

VRBIS 
ET  QVAM  PLVRIMOR.  ALIOR.  LOCORVM  DOMINI 
*"  INHVMATI  lACEBANT 

FERDINANDVS  CARACCIOLVS  VICARI  COMES 

PIETATIS  OPVS  QVOD  EX  SVA  GENTE 

VIVENTIB.  LIBENTISS.  PRAESTARET 

MAIOR.    OSSIB.    GRATI  ANIMI  MVNVS  LARGITVS  EST 

ANN.  SAL.  MDLXXV.  KAL.  SEPT. 

L        ^i 


IJ4  DELtAFAMIGLIA 

2^'  Tommafo  Mat  che  fé  Cr  Conte  di  Hierac't  ejumto^  <sr  [ome  di  TerramuA feconda,  ^ 

TOmm9L(o  (  dice  Trinano  )  non  contento  del  titolo  di  Conte  volle  (àlire  à  cjuel  del 
Marcheiè;;!  quale  non  lalcio  pero  a  iuoi  polteri ,  iì  come  a  fé  per  lungo  ordine  de 
iiioi  maggiori  cjuel  del  Conte  era  pcruenuro,  perciò  che  in  breue  nacquero  fra  lui, 
^  li  Re  graui  Iòlpetti;ma  chi  prima  n'hauefle dato  occadone  all'altro, Iddio  le"!  vede.  Fi- 
lialmente come  lungo  tempo  gli  odij  non  poteuano  tenerli  celati  ;  à  Tommalò  far  polte 
If  mara  addoflo  lòtto  titolo  d'hauer  oftelò  la  maellà  Reale,(5c  coilietf  o  dar  conto  di  fé  in 
prigione  fu  condennato  alla  morte ,  come  che  in  luogo  di  quella  haueflè  hauuto  in  pena 
.vna  perpetua  carcere  oue  inuecchiò ,  contìfc^ti  i  fuoi  beni  al  patrimonio  del  Re ,  1  rouo 
io  quella  fentenza  efTere  Itaradata  nella  torre  dell'Oro ,  la  quale  è  dentro  il  CaUelnuo-  g 
poli  penultimo  giorno  dell'anno  14^7. Ma  il  primo  atto  fatto  nella  cauia  da  Pietro  Sol 
uedido  procurator  tìfcale  è  con  la  data  de  25)  d'agollo  dell'anno  1 45  5"  >  onde  io  mi  do  a 
^  credere  quella  congiura  per  auuentura  ellcre  Hata  à  tempo  della  ribellione  del  Marchefc 
di  Cottone  àdì'iì^no  1 44  f,!!  perche  non  tiouo  10  altro  notabil  mouimento  in  quc'rem 
pi,dopo  che  furono  acquetate  l'arme  di  Lodouico,  &:  di  Renato ,  &  fi  perche  per  lo  flato 
che  1  omafò  haueua  in  Calauria  prefTo  allo  flato  (Ad  Centelles,facil  colà  farebbe  che  inf  ic 
me  hauelTero  cofpirato  à  danni  elei  Re ,  onde  fi  vede  che  pure  in  que'  medelimi  tempi  il 
Centelles  era  prigione  in  Napoli  del  Re  Alfonfò.  Comunque  (ì  lia  nel  1457  fìnifce  in  ca 
fa  Caracciola  il  contado,ouer  Marchefàto  di  Hieraci ,  il  contado  di  Terranoua ,  6c  tante 
altre  baronie,&  ricchezze,gran  parte  delle  qurii  furono  dal  Re  donate  ri  Marino  Conia-  ^ 
le  Surrentino  da  lui  intitolato  Conte  di  Terranoua.Ma  Trillano  alle  cole  ,che  di  fopia  fi 
j»)  difièro  fòggiungeua  così.  In  che  guifà  poi  fofTe  di  prigione  vfcito  farebbe  opera  lunga,& 
»>  faticofà  a  raccontare .  Quello  baili  dire,che  dopo  la  ubertà  riceuuta  niuna  però  delle  co- 
>»  fé  perdute  ricuperò  giamaijhauendoi  Francefi  tutti  iluoi  beni  infra  di  loro  diuifì ,  & 
i)  lui  collrerto  a  viiiere  del  pan  d'altri,  nella  qual  fortuna  fi  morì  a  Roma,  Hoia  toinia- 
ilio  à  lìgliuoli  dd  Conte  Giouanni , 

"Di  Ottino  Conte  di  'RtcaFiro ,  O'  gran  Cancelliere  del  regno , 

HEbbc  il  Conte  Giouanni,come  da  molte  fcritturc  fi  è  cauato,quattro  figliuoli,GU' 
rellojOttino,  Riccaido,&:  Uiigi .  Ma  peiche,&;  |xr  età  dopo  il  primo,&  per  vaio-  *^ 
re ,  &  per  fortuna  fu  Ottino  non  fòlo  maggior  de  gli  altri  fratelli  ;  ma  de  primi; 
^  maggiori huomini , che hauelle hauuto  la  fua  famiglia, &:  il  reame  di  Napoli, fc- 
^uiteremo  riparlar  di  lui  tutto  quello,  che  con  fòmma  diligenza  habbiam  potuto  rac 
corre  non  meno  da  priuilegi,&;da  fcnrture  priuate,che  da  approuate  jflorie  d'huo- 
mini  graui;  1  quali  di  tanto  huomo  ci  han  iafciato  fatta  mentione  ,    Egli  fu  in  pri- 
jna molto  caro  a  Ladislao, &  la  prima  memoria,  che  trouiamo  di  quel  Re  verlodi 
lui  è  nel  140^.  Nel  qual  tempo  comanda  a  Gualtieri,  &à  Melchionnc  Caraccioli 
Tvn  detto  Viola  ;&  l'altro  Monaco  ,  che  vadano  à  dar  il  pofTeffo  di  Maida,&  di 
Laconia  nd  Ottino  figliuolo  di  Giouanni  Caracciolo,  Ma  non  flì  però  in  modo  af- 
fettionato ,  ^  partigiano  del  Re ,  che  egli  non  preponefle  l'honore ,  &  la  nputation  ^ 
iuaàgli  fkani,&  poco  honelli  voleri  di  Ladislao ,  perciò  che  datogli  dal  Re  ordi- 
ne, che  fcriu  effe  à  Braccio  d^  Montone,  che  venifTeàfìioifèruigi,  per  poter  poi  far- 
lo morire  ;  Ottino  ;  coinè  iiferifce  nella  fua  illoria  il  Vefcouo  Campano  ;  lì  qua- 
le fcriffe  la  vita  di  Braccio  ;  non  giudicando  la  caufà ,  onde  il  Re  fi  mouea,  punto  ho- 
norata ,  ne giuila  ;  &  parendogli  opera  piena  di  crudeltà, &  di  fcderatezza  ,  che  egli 
fulTeminillro  della  morte  d'vn  capitano  tanto  chiaro  ,&  illullre  ,npn  fi  potè  conte- 
s,  nere  di  non  fciiucigli  fèparatamente  vna  lettera  di  quello  tenore  ,    Qjjando  il  Re 
j,  mi  mando  ambafciadore , per  tentare,  &  guadagnare  l'animo  vollro  >  io  non lafciai à 
«1  dictio  colà  alcuna ,  che  mi  paieflc  atta  à  peilùad(:rui  j  eh?  taccile  aiiiicitia  con  elio  lui, 

rcrcioche 


CARACCIOLA     ROSSA.  115 

A  perciochc  ccrramente  fperaua,  che  clli  doueflc  eilèr  vtile  à  Tua  Maeliì ,  &  a  voi  vtile ,  Se  „ 
nonoreuole  .  Ne  mi  penfài  doueie  eficie  cagione  ddh  ruina  di  colui,  col  quale  10  prò-  „ 
curauadi  far  lega,  &:  amicina.  Gli  antichi  miei  ancor  che  fieno  Ilari  celebri,  &per  „ 
ricchezze ,  &  per  autorirà ,  fono  tutrauia  Ilari  molto  più  famofi  per  l'integrirà  della  vi-  >, 
ta  j  &  della  fede ,  di  maniera  che  io  con  l'efèmpio  loro  ho  imparato ,  che  lì  deue  più  to-  ,> 
Ilo  morir  con  fede  ,  che  viuer  lènza  ,  &  che  non  lì  deue  ièruire  a  padroni, le  non  „ 
honeilamente  ,  &  lenza  danno  altrui  .  Et  per  quello  non  lio  potuto  lòpportare  „ 
l'indegnilsima  morte  di  colui,  alquale  ho  procuraro  honore,&:  dcgnita ,  fi  che  guar-  >, 
dateui  a  non  venire  alle  mani  del  Rc,|Tercioche  10  veggio,  ch'egli  llima  più  l'altrui  com-  j, 
modo  che  l'honor  luo .  Guardate  di  cui  vi  fidate ,  acciò  che  andando  à  lui ,  non  vi  rro-  ,> 

g  uiate  ingannato  della  volita  troppo  lincerà  fede .  Non  andate  altramente  cercando  quel  » 
che  egli  s'hahbia  dilègnato  di  fare ,  ballaui  che  ninna  cola  lì  può  tanto  honellamente  ta  » 
cere,quanto  la  Iceleraggine .  State  làno,&  habbiarcui  buona  cura.Seruì  nondimeno  Ot-  „ 
tino  con  incredibil  fede  il  Re  luo  lignore  in  tutte  l'altre  colè  honorate .  Et  in  quella  no- 
tabil  giornata ,  nella  quale  Ladislao  fu  rotto  da  Lodouico  d'Angiò ,  egli  valorolàmente 
combattendo  ,  fu  fatto  prigione,come  aHerma  lo  Icrittorc  dell'ilio  ria  del  Duca  di  Mon- 
telconc .  Per  quelli  &  altri  meriti  luoi ,  i  quali  per  mancamento  di  fcrirtori  non  appari- 
fcono ,  gli  donò  Ladislao  in  fuor  d'vndici  mila  ducati  che  Ottino  gli  hauea  prellati ,  & 
per  i  quali  egli  li  haueua  impegnato  la  terra  di  Matalone ,  tutto  quel  che  di  più  la  detta 
terra  valeua.  Ma  partito  di  quella  vitali  Re  Ladislao,  &  pruenutoil  regno  in  raa- 

P  no  di  Giouanna  lua  lorella  ;  la  quale  da  Iacopo  di  Borbona  Conte  della  Marcia  fuo  ma- 
rito era  llara  non  che  del  regno ,  ma  quali  dell'illelfa  liberta  priuata ,  rincrelcendo  lom- 
mamente  quella  colà  a  tutti  i  Napoletanijma  non  olàndo  niuno  di  metterli  à  coli  gran- 
de impreca  di  liberar  col  rilchio  della  propria  vita  da  fi  dura  tirannide  la  loro  Reina,lolo 
Ottino  con  alcun'altro  per  grandezza  d'animo  fimile  all'antica  virtu,ardì  co  non  mino- 
re audacia,che  felicità  di  riporla  mal  grado  di  Iacopo  nella  fùa  prima  grandezza,^  impe- 
riojil  che  accadde  l'ano  1 4 1  ó'.Mi  peiiuado  io,che  due  anni  dipoi  hauclfe  egli  hauuto  l'vf 
fìcio  del  gran  Cancelliere,percioche  intorno  a  quello  medefimo  tempo  par  che  le  ne  veg 
ga  priuato  Marino  BofFa.Ma  non  parendo  co  tutto  ciò  ad  Ottino,che  la  Reina  folle  Ha- 
ta vello  di  lè  tanto  grata ,  quanto  a  li  grande  beneficio  da  lui  riceuuto  s'apparteneua,ha- 

p^  uendo  ella  tutto  il  luo  amore  volto  à  Sergianni  Caracciolo  da  lei  tirato  a  quella  immen- 
là  grandezza  alla  quale  peruenne,egli  lì  Idegnò  in  guilà  con  la  Reina,  che  in  quelle  conte 
lède  quali  nacquero  tra  lei ,  &  Sforza  per  conto  del  gran  Sinilcalco ,  egli  in  gran  parte  le 
non  alla  Icouerta ,  almeno  chetamente  ii  pole  a  fauorire  le  parti  di  Sforza .  anzi  quando 
egh  l'anno  1 4 1  i>  véne  a  Napoli  già  fatto  amico  della  Reina,fij  da  Ottino  alloggiato  nel 
ia  fùa  cala ,  ne  conienti  che  andallè  in  callello ,  oue  era  chiamato  da  lei ,  le  le  chiaui  della 
fortezza  non  furono  prima  conlègnate  in  poter  di  Francelco  di  Riccardo  da  Ortona 
amico  non  meno  di  Sforza,che  amico,&  parente  d'Ottino .  Ma  volendo  in  quello  me- 
defimo anno  riconciliarli  ancor  la  Reina  col  gran  Cancelliere,  come  colui  :  il  quale  oltre 
1  obligo  che  ella  gli  hauea,conolceua  hauer  grà  fèguito  in  Capouana,&:  poter  nelle  turba 
tioni  di  quei  tempi,  per  lo  Tuo  molto  valore,  &  induilria  trauagliarla  molto,  gli  donò 

^  Nicallro  con  titolo  di  conte ,  &  con  priuilegio  che  non  faccendo  figliuoli ,  potellòno 
al  detto  contado  lìiccedergli  Riccardo ,  &c  Luigi  luoi  fratelli ,  ne  l'obligo  ad  altro  dirit- 
to ,  &  ceniò ,  che  à  pagarle  vna  Ipada  di  pregio  di  lei  Icudi  per  cialcun  anno  .  Ma  come 
l'animo  d'Ottino  non  fi  potea  rammorbidare ,  veggendoli  prepoilo  Sergianiàgliho- 
nori,  oue  llimaua  non  hauerlo  auanzato  ne  pencoli ,  &  ne  lèruigi,li  pole  Icopertamen- 
tc  nelle  guerre  che  ella  inlieme  con  Alfonlo  d'Aragona  fuo  figliuolo  adottiuo  hebbe  con 
Lodouico  1 1 1 ,  à  fèguitar  le  parti  di  Lodouico  ;  onde  nell'anno  1422  Bartolommco 
Patio  nel  fecondo  libro  della  lua  Illoria  di  lui  coli  ragiona.  Già  parea  la  guerra  acche-  j» 
tata  in  tutto  il  reame  le  non  intorno  à  Matalone  luogo  polTeduto  da  Ottino  Carac-  „ 
ciolo  non  molto  lontano  dalla  Cerva  ;  perciochc  eifcndoui  dentro  con  trecento  fan-  „ 

L      1  fiottino 


p-> 


M^  P  ^  jL  ]L  A     f  A  M  IC  i  I  A 

„,  tiOt^in<?;ii/quaIe  per  vedcrfi  preferito  Sergianni  Caracciolo  A^ua  male  conlaRei^  A 
j,  na  ,  tenca  con  continue  {corrèiie  cjuad  trauagliata  tutta  Te; ra  di  Lauoro  .    Haue- 
„  uà  coilui  alla  iiia  iomma  prudenza' ,  &  alia  alterezza  dcH'anijnp  aggiunto  di  mol- 
^,  te  ricchezze ,  per  la  qual  colà  fi  tiraua  dierro  con  la  (ùa  autorità  àì  fnolti  popoli,  & 
„  di  molti  Signori  .  Perche  reggendo  Aljtoniò  andarne  tutto  quel  p^ele  in  rouina,de- 
„  liberò  per  raffrenar  quelle  genti  di  cofi  fatte  (correrie  di  mandar  .quanti  gliene  per- 
„  ueniaano  in  mano  a  remar  tutti  nelle  galee ,  la  qual  colà  a  notitia  d  Ottino  peruenu- 
„  ta,&egli  quanti  ne  faceua  prigioni , hauendo  prima  lor  mozzo  le^nani,^  ilnalò, 
j,  &  il  deliro  occhio  cauaro  tutti  Icilcijua  liberamente  andar  via.  Ma  efIeAcio  nata  poi  tra 
Alfonfo ,  &:  U  Rema  dilcordia ,  &  per  confcgucnte  hauendo  ella  richiamato  Lodouico, 
Ottino  tornò  in  gratina  della  Reina,  onde  nel  1427^  i  2  d'ottobre  Lodouico  gli  conter-  B 
ma  il  contado 4i  N'caiko  in  Aueria,&  nel  medelimo  anno  comanda,che  gli  huoDijni  di 
Nicailio  glidieno  l'homaggio ,  perche  àgli  u  di  dicembre  vi  fi  vede  da  Ottino  mada- 
ro  Luigi  fuo  fratello.La  Reina  fimilmente,nel  25»  gli  concede  vn  priuilegio  che  polla  prò 
mouerc  al  grado  del  dottorato  coli  in  leggi ,  come  in  medicina  coloro  che  ne  giudicaua 
V  dcgnijdicendoli.Tibi  qui  caput  acjminillrraror  3c  gubernator  didi  collegij  exil\is.In  que- 
llo medeiìmo  anno  Martino  V.  conferma  di  nuouo  ad  Ottino  il  con  rado  di  Nicallro, 
faccende  menrione  della  confermagione  di  Lodouico  in  Auerià .  Ma  non  mancando 
per  tutto  ciò  l'odioj&c  la  mala  Ibdisfattione  nel  iuo  altiero  animo  dell'immoderata  gran- 
dezza del  gran  Sinilcalco  non  pm  capo. ma  prellp  che  aflbluto  padrone  diuentato  di  tut- 
ti gli  alrrijfu  egli  lènza  verun  dubbio  primo  mouitore  della  f  ongiur^  fatta  confro  di  lui,  q 
pnde  egli  ài  notte  tempo  fu  l'anno  1452  cofi  miserabilmente  vccilò  ;  hauendo  in  gui- 
fa  menato  il  trattato  che  non  che  il  figIiuoIo,&i  parenti  del  gran  Sinilcalco  non  poteron 
prender  vendetta  di  coli  fiero  accidente ,  ma  l'iltefla  notte  fur  quali  tutti  £^m  prigioni, 
hauendo  in  luogo  di  fomma  ventura,che  iiii  ad  alcun  tempo  lenza  entrare  in.  penliero  di 
tentar  nouirà  alcuna  folfe^-o  liberati .  Hora  cflendo  egli  con  hauerfi  rimolfo  fi  grande 
&  potente  auuerfanodauanti ,  &  apprelfo  alla  Reina,&  appo  1  Signori ,  &:  baroni  dd  rc- 
gno,(3c  tutta  la  nobiltà  Napoletana  in  Iomma  repuration  peruenuto,egli  in  ogni  impor- 
tante faccenda  interueniua,&  à  guilà  d'oracolo  riputatocela  lui  con  la  lua  mirabil  prudera 
za ,  &  deilrezza  erano  tutte  le  colè  rette ,  &  gouernate .  Tal  che  eflèndo  morta  la  Re;- 
na  ne  principij  dell'anno  145  5- &  nate  in  vnlùbito  legare,  «3c  lecontelè  dichidouedè  j-v 
f  flère  il  regno  .inclinando  alcuni  baroni  al  Re  Alfon(ò;gli  ;^ltri  che  fèguiuano  le  parti  di 
Renato  |:rarel|o  di  Lodouico  morto  ancor  egli  l'anno  innanzi ,  tra  primi ,  che  crearono  : 
iqualihauelferpenfiei-Q  di  tutto  Iellato,  fu  Ottino  per  contraporlo  alla  grandezza  de 
^larzani ,  de  gli  Aquini,  &  de  Qaetani ,  che  già  i\  vc;de4ano  pendere  dal/a  banda  Aragp- 
rielè .  Segui  dunque  egli  conllanriilìmamente  |e  parti  di  Renato ,  non  lòlo  inlìn  chele 
cole  lue  poteano  fperar  felice  anèguimento,mahn  che  egli  fu  dilcacciato  dal  regno. 
Poco  innanzi  al  qual  tempo,  ma  però  nel  medelìmo  anno  1442  ,  nel  qual  anno  Altonfo 
s'inlignoii  di  Napoli ,  trouandoli  Renato  ne|  CaHejnuouo  gli  concede  per  lùoilèruigi 
15-00  ducati  d'entrata  l'anno.Ma  perduta  Napoli  nel  fecondo  giorno  di  giugno,&  ritira 
toh  Renato  nel  Callelnouo ,  noi]  potendo  iq  quello  per  mancamento  di  denari  lungo 
tempo  fermarli ,  prefè  partito  di  tprnarfène  in.  Francia ,  Dice  il  Patio  ,  che  e0cndofì 
egli  imbarcato ,  i  noti  lènza  grandi  folpiri  riuoltandofi  fpeffo  à  guardar  la  Città  che 
liaueua  perduro,  &  la  maluagità  della  fua  fortuna  acculando ,  folo  hebbe  per  compa- 
gni di  coli  dplorofà  partita  Ottino  Caracciolo ,  Giorgio  d'Alemagna  ,&  Giouanni  Co- 
ìcia  .  Dice  quello  fcrittore,  che  Renato  andò  à  trouar  Eugenio  à  Firenze ,  &  già  per  vn 
priuilegio  del  medehmo  anno  i^y\.i  in  Calen. di  dicembre  apparifce ,  Eugenio  confcr- 
niare  in  Firenze  i\  contado  di  Nicallro  ad  Ottino .  Ma  non  abbandonò  dei  tutto  la  cu- 
ra de  partigiani  fùoi  il  Duca  Renato ,  percioche  nel  render  il  Callelnuouo  :  ilqualeera 
rcilatoinpoterdefuoiad  Alfonfò,tra  le  prime  colè  che  cercò  nelle capitulationi fu, 
|:he  il  perdonallè  tra  gli  altri  ad  Ottino  Caracciolo,  verio  i  quali  dice  il  f  atio ,  fc  fé  faci- 
lem, 


CARACCIOLA    ROSSA.  117 

A  Icmy  &  pcrhumanum  Alfonfùs  exhibuit .  Il  che  fu  cagione ,  che  a  discendenti ,  &  here-' 
di  d'Ottino,  relbflè  ancora  per  molti  altri  anni  il  contado  di  Nicalèro  con  la  Signoria 
dell'altre  callella.  ne  par ,  che  egli  poi  viua  molto  più  lungo  tempo .  Hebbe  per  moglie 
Caterina  RufFa.Porterebbe  il  pregio,chc  di  huomo  fi  chiaro  fi  fcriueffe  vna  vita  co  quel- 
la bellezza,&  dignità,che  &  la  materia ,  &  il  filo  di  quella  hilloriarichiedejeflendo  queik 
colè  Hate  da  me  melTe  infieme  in  guilà  d'vn  fòmmario ,  come  altre  volte  ho  detto  lènza 
procurargh  vaghezza,o  ornamento  alcuno .  £t  certo  in  quello  non  polTo  iè  non  con 
lòmme  lodi  commendare  la  pietofa  diligenza  de  Fiorentini  :i  quali  di  molti  lor  citta- 
dini di  gran  lunga  meno  chiari,&  illulki  d'Ottino  vanno  tuttauia  con  grandiisime  fati- 
che,&  (udori  ordendo  le  vite  ;  perche  de  vecchi  lor  fatti  a  polleri  frelca,  &  chiara  la  me- 
B  moria  ne  pruenga .  Ma  nel  noilro  reame  \Ci  a  mifurar  ogni  colà  dal  prelènte  fplendore, 
niuna  cura  ò  peniìero  teniam  delle  colè  paflate.  Et  come  le  ricchezze,&  l'hauer  poflèdu- 
to  antichi  baronaggi  j&fignoriefoflè  l'intero  compimento  d'ogni  nolìra  riputationc, 
non  badiamo  molto  aconiìderareconqualiikdi,ac  con  quali  arti  fieno  quelli  benidi 
fortuna  acquiibti. 

%LHÌiì(pnte  Jt  ì^icdflrofecondt . 

Ricciardo  ftatello  d'Ottino  non  Colo  par  che  muoia  prima  di  lui ,  ma  innanzi  à  lui      ,,v,i^/, 
par  che  manchi  ancora  Giouanni  figlmol  di  Ricciardo .  Quello  Ricciardo  :  come 

Q  i\  caua  d' vna  Icritturadel  1 4 1 8  trouiamo  hauer  poflèduto  la  baronia  di  Maida ,  di 
Laconia  A  di  Montefora  infin  dalla  perlòna  del  padre,che  l'haueua  comprata  da  Loffre- 
do Marzano  conte  di  Alitì ,  &  gran  Camarlengo .  Giouanni  figliuol  di  Ricciardo  hebbe  ^"^"Z 
per  moglie  Beatrice  Boccapianola ,  &  l'anno  1 4 5  6"  a  gli  otto  d'agollo  è  condotto  a  Ili-  d». 
pendi  della  Reina  Ilàbella  con  2  o  lancie  à  8  feudi  per  lancia  contando  per  cialcuna  lan- 
cia 5  caualli .  Luigi  figlmol  di  Giouanni  veggendo  morto  il  padre/auolo ,  &  Ottino  zio 
del  padre  fupplica  l'anno  1 444  à  i  5  di  (èttembre  il  Re  Alfonfo,  che  gli  confermi  lo  lla- 
to,  poi  che  per  priuilegio  della  Reina  Giouanna  infin  dell'anno  141^  hauea  Ottino  im 
petrato,cheal  contado  di  Nicailro ,  &  ad  altri  fuoi  feudi  potelTer  Siccedere  i  fratelli  ,& 
per  conseguente  i  nepoti  :  il  che  dal  Re  benignamente  gli  e  conceduto .  L'anno  lèguen- 

j)  tea  20  difebbraio  il  medefimo  Re  fi  contenta, che  egli  opprefTo  di  molti  debiti  poflà 
vendere  à  Luigi  fuo  zio  (  credo  che  intenda  Luigi  zio  del  padre  )  la  Motta  di  Laconia ,  il 
che  dice  concederli  fi  per  benignità  reale,&  fi  per  hauer  riguardo  à  {èruigi  di  Luigi:i  qua- 
]i;eirendo  egli  quali  fanciullo  (  (on,  le  proprie  parole  del  Re  in  tam  tenerrima  state  )  ha- 
uea  fatti  alla  corona  in  oue' mouimenti  della  guerra  del  Marchefe  di  Cottone.  Nel 
45>  A  Re  permette  che  egli  pofìfa  alTicurar  le  doti  materne  fopra  i  fuoi  feudi;  nel  qual  tem 
pò  egli  prende  per  moglie  Caterinella  Caracciola  figliuola  di  Giorgio.  Ma  par  che  in  prò 
ceflo  di  tempo  tolga  poi  vn'altra  moglie,  &  quella  fia  Aluina  Centelles  lòrella  del  Mar- 
chelè  di  Cottone ,  &  già  iellata  vcdoua  d'Elàu  Ruffo  Sig.  di  Nicotera .  Di  cui  hauendo 
ella  vna  fighuolarellataherede  del  padre,facendo  doppio  matrimonio ,  quella  diede  à 
Carlo  fratello  del  nuouo  marito,&  fecondo  Monfignor  dell'Ifòla  fcriue,e  quella  Aluina 

*•  fèppellita  in  San  Giouanni  à  Carbonara  nella  cappella  d'Ottino.  Morto  Alfonfo,  5c 
fucccdutogU  al  regno  Ferdinando  fuo  figliuolo ,  come  che  in  que  principi]  della  guer- 
ra del  Duca  Giouanni  figliuol  di  Renato  fi  foffe  Luigi  lalciato  trafportare  con  la  fortuna 
de  gh  altri  baroni,  torna  nondimeno  prima  che  la  guerra  folTe  finita  all' vbbidienza  del 

.  Re,onde  A  Re  gli  conferma ,  &  quancfo  cofi  bifògnaffe  di  nuouo  gli  concede  cofi  il  con- 
tado di  Nicailro ,  come  Maida ,  &  Laconia  co  cafali  l'ano  i  /\.6^  à  gli  8  d'aprile,  anzi  Cd 
giorni  dopo  ottiene  per  mezzo  di  Don  Antonio  Centelles  :  il  qu5e  hauea  per  quello 
effetto  mandato  al  Re  don  Giuliano  fùo  fratello  molte  altre  gratie ,  tra  le  quali  partico- 
larmente è  la  confermagione  di  Ferolito,  &  di  Montefòra.Io  credo ,  anzi  tengo  per  fer- 
ino,chcpiglxcrrorc  il  Fontano  nel  fecondo  libro  della  fuailloria,  quando  dicendoche 

Li         Nicailio 


ii8 


DELLA    FAMIGLIA 


k   •   •  •   • 

Ctnte   di 
HÌ(tp» . 


in    Lam- 
ktrdia . 


Nicailro  fi  era  refo ,  perche  il  Conte  col  Cenrelles  (è  n'era  ito  à  Maida ,  dice  Francifcus  A 
Neocallrenfis  comes ,  poi  che  &:  auanti ,  oc  dopo  di  quella  guerra ,  non  Ci  troua  altro  fi- 
gnore  di  quel  contado  del  già  detto  Luigi ,  oltre  che  poco  dopo  rilleflb  libro ,  il  con- 
te di  Nicaltro  è  chiamato  da  lui  Luigi .  Biduoque  polt  Loyfius  Caraciolus  Ncocaitren- 
lìs  Comes  eodem  quoque  cum  accefliflet ,  placuit ,  &:  quel  che  fegue.  Fu  nondime  no 
egli ,  o  nel  hne  di  tutta  la  guerra,o  alcun  tempo  dopo  priuato  di  tutto  il  Tuo  Itato ,  U  - 
iciando  yn  figliuolo  detto  Alfonjfò . 

%>f  ^ìfonfo  [onte di  'Nieafiro  III. 

Esfèndo  il  Re  Ferrante  giouane  nipote  di  Ferdinando  il  vecchio  aflfalito  nel  regno  B 
da  Carlo  8  l'anno  1 45^4  Alfonfo  figliuolo  del  conte  Luigi  lìipplica  lì  Re  perche  Lui 
gi  cote  di  Nicaltro  luo  padre  fu  ingiullamente  fpogliato ,  &  priuato  di  tutti  1  feudi, 
titoli,&  prerogatiue,che  haueua  da  Ferdinado  il  vccchio,che  tra  per  quelìo,6c  per  la  gra 
fedeltà  portata  alla  cafà  ài  Francia ,  &  maflìmamente  nella  guerra  del  Duca  Giouanni  li 
piaccia  concederli  la  città  di  Nicailro,le  terre  di  Maida ,  di  Laconia ,  &  di  Calauico ,  &:  il 
calkllo  di  FerolitOjCol  calvello  di  Montelòra,le  quali  cofe  tutte  non  iolo  il  Re  gli  conce- 
de,ma  l'anno  fèguente  à  7  di  maggio  ordina  al  Viceré  di  Calauria ,  che  faccia  inconta- 
nente pagar  tutto  ciò ,  che  Alfoniò  Caracciolo  Contedi  Nicallro  doueadadiuerii  lùoi 
debitori  conlèguire .  Non  godè  però  lungo  tempo  la  frefcamente  riacquiilata  lignoria; 
percioche  hauendo  il  Re  Ferdinando  il  ìlio  regno  valorolàmente  ricuperato,  donò  il  q 
detto  contado  à  Marcantonio  Caracciolo  ad  laro  de  Pirquitij,da  i  cui  f ucceilbri  hoggi  è 
poflèduto ,  come  fi  dirà  al  iùo  luogo ,  &:  in  quella  guiià  (1  ipen{è  quei1:a  altra  fignoria  de 
Caraccioli  Roflì ,  benché  nella  venuta  di  Lotrecco  nel  regno  lì  folfe  ritrouato  vnde  Ca- 
raccioli  Roifi  :  il  qual  prefè  il  pofTefTo  àé.  contado  di  Nicallro ,  benché  ài  lui  non  hab- 
bia  ritrouato  anco  il  nome .  Onde  è  vero  in  quello  quel  che  dice  il  Marche{è,che  1  lor  pa 
lenti  già  chiari,  &illuil:ri  fra  tutti  gli  altri  Caraccioli  prellamente  folTer  rellati  poueri, 
&  raminghi ,  &  per  quello  corretti  à  patir  quelle  miièrie,  che  reca  con  le  la  flrettezza,& 
la  pouertà  .  Rellò  nondimeno  di  Luigi  padre  d' Alfoniò  vn  fiattello;  il  cui  nome  fu  An 
tonio,di  cui  per  hauer  egli  piantata  vna  colonia  di  Caraccioli  in  Lombardia  breuemen- 
te  alcune  cole  diremo .  Andò  quelli  à  fèruigi  di  Galeazzo  Duca  di  Milano,da  cui  fu  fat- 
to caualiere  ne  primi  giorni  dell'anno  1474  nella  celebration  delle  nozzediBiacaluafi 
gliuola  con  Filiberto  Duca  di  Sauoia .  Dice  il  Corio  hauer  il  Duca  in  quelle  felle  fatto 
I  icaua!ieri,ma  io  ne  ho  veduto  le  lettere  d'Antonio  Icritteà  Carlo  luo  fratello;  nel 
dettar  delle  quali  fi  vede ,  che  hauendo  egli  già  tralalciata  la  lingua  Napoletana,  era  affat 
to  diuenuto  Lombardo .  Ho  io  vna  altra  lettera  veduto  ài  lui  Icritta  alla  madre  ;  nel- 
la qual  dice ,  che  trouandofi  il  Duca  à  Vigeuene  l'hauea  creato  conte ,  &  datogli  cinque 
caliella  nella  diocefi  di  Piacenza ,  che  furono  già  del  Conte  Onofrio  Angolciola ,  la  fi- 
gliuola del  quale  detta  Bartolommea  egli  hauea  tolto  per  moglie .  La  fiiccelfione  di  co- 
llui  fi  vede  nell'alberojoltre  la  quale  non  potrei  io  dare  altra  notitia ,  hauendo  quella  ha- 
uuto  da  Aniballe  Velcouo  dell'Ilolanlquale  come  nell'albero  fi  vede  dilcende  da  vn  cu- 
gino del  Conte  Luigi  di  Nicallro,del  quale  &  de  fratelli  alcuna  colà  diremo  • 

Ve  difcendenù  di  Tiamondo  cubino  di  Luigi  II.  Conte  di  'Hicdjlro, 

J 

R  Amondo  figliuolo  d' Angelo,  &  nipote  di  Riccardo ,  il  qual  fu  fratello  d'Ottino 
gran  Cancelliere  hebbe  vn  figliuolo ,  il  cui  nome  fu  Gio.  Tommalò  ;  da  cui  come 
nell'albero  fi  vede  nacquer  di  molti  figliuolirde  quali  Camillo,  Iacopo,  £c  Ottino 
morirono  fanciulli  ;  De  gli  altri  che  lòprauillèro  Aniballe ,  &  Scipione  non  conobbero 
il  padre,&  Marcello,  &  Ramondo  lellarono  in  modo  anchor  giouinetti,  che  poca  diici- 
plina  poterono  da  lui  apprendere .  Nondimeno  aiutati  dalla  prudenza  della  madre,&  da 

alcuno 


D 


Ménti» 

cr  KMt. 


CARACCIOLA     ROSSA.  ii^ 

y^  alcuno  occulto  (ème  delL  virtù  de  loro  maggiori  fi  voifèro ,  oue  maiicauano  le  ricchez* 
ze  ad  aprirli  la  via  alla  nuoua  fortuna  per  mezzo  deirindultna ,  &  ad  valore .  Marcel, 
Io  dunque  pafTato  in  Kpagna  fi  polè  a  fèruigi  d'Ortauio  Farnefc  allhor  Duca  di  Cameri- 
no ,  à  cui  fèruigi  nella  tornata ,  che  il  Duca  fece  \i\  Italia,  egli  tirò  anc  o  Ramondo  (\xo 
fratello .  Coli  infieme  giunti  militarono  in  tutte  le  guerre  Germ.^niche ,  nelle  quali  in- 
teruenne  quel  Principe  :  &  in  quella  di  Francia  di  San  Defir  :  fin  che  venuto  in  diicordia 
il  Duca  con  rii-nperadore,Marcello  per  non  velbdi  l'arme  contra  il  Signor  naturale,  tol 
fé  commiato  dal  Duca .  Onde  iì  vede  vna  patente  di  quel  Signore  à  Tuoi  Colonnelh,  Se 
capitani ,  Nella  quale  dopo  hauer  detto  àdìx  licenza  chiedagli ,  vfà  quelle  parole  .  Et  » 
parendoci  tal  dimanda  non  lòlo  giuila ,  ma  honorara ,  ce  Thauemo  conceduta .   Reilò 

g  nondimeno  à  ièruigi  ad  Duca, Ramondo  :  appreflb  Ad  quale  hauendofi  acquiifato  lo- 
de di  valorolo  caualiere  nella  guerra  di  Parma ,  iì  morì  poi  continuando  i  medeiìmi  Ièr- 
uigi in  Roma  \\  pruno  anno  di  Paolo  1 1 1 1.  anchor  giouane  di  xxvij  anni .  Marcello 
voltofi  nelle  guerre ,  che  pofcia  fèguirono  a  fcruigi  ad  Re  Filippo ,  interuenne  in  quel- 
la di  Piemonte .  Nel  Reame  fu  dal  Ducad'Alua  propolfo  per  vna  parte  alla  fortitìca- 
tione  di  Capoa ,  fòpralkndo  \\  terrore  dell'armi  del  Papa  accompagnate  da  quelle  de 
Franzelì  ;  perche  i\  Re  ^\  diede  di  rimuneratione  5  00  feudi  per  cialcun  anno  ,  allegan- 
do i  minilh-i  in  parte  di  maggior  ricompenlà  hauer  dall'vlìcio  della  pilotta  guadagnatd 
4000  Icudi .  Ma  mentre  va  lèguitando  la  corte  ad  P.e  con  ilperanza  di  maggior  rimu- 
neratione ,  imperoche  era  ihto  dal  Duca  d' Alua  molto  nella  guerra  già  detta  adoperato, 

^  fi  mori  non  eflèndo  anc  hor  entrato  ne  gli  anni  della  vecchiezza.  Scipione  hauendo  an-       /r»/»W 
chor  egli  militato  in  Germania ,  in  Piemonte,&  nel  Regno ,  gode  anchor  hoggi  per  me- 
rito de  iìioi  lèruigi  5  00  Icudi  di  rendita.Aniballe  diuentato  Velcouo  deiritbla  ha  conti      ^mìtéllt 
nuamente  attelò  à  riparar  la  (uà  Chielà ,  i  cui  beni  da  dmerfi  baroni  vicini  erano  Itati  in     ^^*^* 
gran  parte  oc  cupati .  I  ro|  olio  al  gouerno  dello  If  ato  ad  principe  di  Melito ,  il  quale      '  '** 
abbraccia  ventiotto  casella  in  Calauna,  ha gouernaro  quelli  popoh  con  molta  giulli- 
tia .  Gran  cura  ha  egli  hauuto,che  le  memorie  de  fuoi  maggiori  non  perilcano  ;  onde 
ha  m  animo  di  rizzar  vn  nobile  lèpolchro  al  già  Cancelliere  Ottino .  Nelle  colè  della  fùa 
patria  ha  di  frelco  mollrato  viuacità ,  &  fpirito ,  ingegnandoli  d'elTer  grande  imitatore 
di  quel  buono,  &  valorolò  (ignore ,  la  cui  memoria  li  Itudia  di  rinuouarc .  Fabbio  pa-      rMU,  t» 
dre  d'Ottauio  ha  di  tanti  fratelli  fòlo  egli  ampliato  la  famiglia,  elTendo  d'Ottauio  lùo  iì  '      ^*'***  ' 
^  gliuolo  ancor  nato  il  fecondo  Fabbio .  Hora  è  tempo  di  parlar  di  Gualtieri ,  ^  di  Filip- 
po figliuoli  di  Giouanni.-de  quali,  quando  s'incomincio  à parlare  d'Enrico  Conte  di 
Hieraci ,  ì\  fece  mentione . 

Vi  CHAÌùeri  V'ioU  &  di  Filippo  etVn^àt ,  &  ìtr  fucceffori . 

GValtierìper  quanto  da  certi/sime  congetture  poflìamo  comprendere  accompa- 
gnò Maria  Duchellà  di  Durazzo  fòrella  della  Reina  Giouanna;  quando  elTendo 
llato  vccilò  il  Duca  Carlo  fuo  marito  dal  Re  d* Vngheria ,  ella  tutta  sbigottita  fi 
fuggi  di  Napoli  ;  per  intelligenza  delle  quali  colèbilògna  riferire  le  parole  del  Villani,  il 
fiqualdicecoli.  E  la  moglie  del  Duca  di  Durazzo  ch'era  in  Napoli,  di  notte  mal  velli»» 
ta  e  peggio  in  arnefè  con  due  lue  piccole  fanciulle  in  braccio ,  li  fuggì  nel  muniikro  di  „ 
Santa  Croce  e  poidi  la  nafcolàmente  vellitaàmodo  di  frate  con  poca  compagnia  arri-  >» 
uò  a  Montefialcone  al  Legato  e  poi  fconofciuta  le  n'andò  ver/ò  Francia .  Hora  io  truo-  i* 
uo  alcuni  anni  dopo,la  detta  Maria  donar  a  Gualtieri  il  calai  di  Carbonara,  &  Piedimon 
te  in  Capirinata ricaduto  alla-corte  per  morte  di  Giannotto  Balidardo,  d  per  lèruigi  fat- 
ti à  lei ,  &  al  Duca  Carlo  fìio  marito  già  morto,comc  à  Giouanna,  ad  Agnelè ,  à  Clemen 
za,&  à  Margherita  lor  comuni  figliuole ,  alla  qua!  donagione  i  Re  Lodouico,  &  Giouan 
naprellan  PalTenlò  per  vn  priuilegio  Ipedito  à  Napoh  (òtto  l'anno  i  ^  ^2  à  i  2  di  nouem 
bre .  Ali'iiblTo  Gualcieri  per  fèruigi  nceuuti  da  lùoi  predeceffori  Ruberto  Imperador  di 

L     4         Coibn- 


,jc>  DELLAFAMIGLIA 

Cortantitiopoli  ;  il  qual  fu  fratello  del  Re  Lodouico  dona  nella  medefima  prouincia  di  A 
Capinnata  L  metà  del  Calai  di  Cagnano  ritornato  alla  fua  corte  per  morte  d'Agnolella 
della  Marra  figliuola  di  Currado .  Nel  7  5  a  24  d'ottobre  dice  la  Reina  Giouanna  in  vn 
Tuo  priuilegio  ;  che  hauendo  il  Re  Ruberto  luo  auolo  donato  a  Giouanni  Caracciolo 
detto  Viola  per  rimuneratione  alquante  oncie  d'entrata  l'anno;  delle  quali  cofi  à  lui,co- 
me  à  Gualtieri  Cuo  figliuolo  à  tempi  del  detto  Re,&:  .ancor  dopo  ,  già  glie  n'era  Hata  alfe- 
gnata  &  pagata  vna  parte  iòpra  1  pagamenti  filcali  di  Gaeta ,  vuol  la  Reina  per  ilbnza 
fattale  vltimamente  dal  detto  Gualtieri  del  rimanente,che  gli  fi  debba  pagar  interamen- 
te tutta  la  lòmma  iòpra  la  dogana  di  Gaeta .  Et  però  ordina  à  quelli  minilln,  che  cofi  m 
fin  da  quell'hora  auanti  debbano  efifeguire .  Fu  Gualtieri  Ciambellano,  &  hebbe  per  mo- 
glie Regale  Barrile ,  con  la  quale  non  fece  figliuoli,  elTendo  morto  per  quel  che  lì  vedrà  3 
V%,      appreflb  l'anno  1^77.  Di  Filippo  quelle  memorie  apparilcono .  Egli  fu  primieramen- 
ir%»f.       te  quellijche  in  prelènza  del  Re  Lodouico  feri  à  morte  il  gran  Sinilcalco  Acciaiuoli  nel- 
la contrada  di  Capoana  l'anno  15  50  come  lì  caua  non  lòlo  dalla  vita  dell'Acciaiuoli, 
benché  il  Palmieri  prenda  errore  ne  gli  anni  :  ma  etiandio  da  quelle  memorie  altre  volte 
da  me  allegate  della  libreria  Vaticana .  Ma  o  per  quefto  misfatto,o  per  qual  altra  cagio- 
ne fi  fo(re,Ruberto  imperador  di  Coltantinonoli  fa  l'anno  1 5  5^^  à  Filippo  vn  faluocon- 
dotto,  che  pofTa egli  liberamente  con  tutta  la  fùa  famiglia  andar  per  ciafcuna  delle  lìic 
terre ,  &  città ,  fenza  efler  moleftato  da  niuno  de  Tuoi  minillri ,  &  vficiali .  Nel  1 3  (^  5  à 
2  di  fèttembre  eflèndo per  auuentura  tornato  in  grafia  della  Reina ,  percioche  il  Re  Lo- 
douico era  morto,gli  dona  Giouanna  il  callel  di  Campello,  tolto  che  alla  corte  farà  rica-  ^ 
'^^  duto  per  morte,  ò  per  mancamento  di  figliuoli  legittimi  di  Capperuccia  figliuola  di 

Bello  di  Capello  concedendogli,  che  doue  il  detto  calvello,©  per  lua  nuoua  concezione, 
ò  per  altra  cagione  ad  altri  fi  trcualfe  di  nuouo  conceduto,egli  Tel  polfa  acquillar  per  for- 
za,&  con  l'arme  in  mano .  Apparifce  poi  elTer  nata  differenza  Iòpra  il  detto  cailello  tra 
Filippo  per  vna  parte ,  &  Maccabea  rimala  vedoua  d'Anlèlmo  di  Campello ,  &  Antonia 
&  Zaitì  la  cittadine  di  Fondi  figliuole  del  detto  Anlèlmo  per  l'altra .  Et  eflèndo  la  caulà 
daile  parti  comproinefla  in  poter  di  Regale  Barrile  moglie  di  Gualtieri:hauendo  prima  la 
Reina  dato  vigore,  &  autorità  alla  futura  lèntenza  di  Regale ,  non  olìante  che  ella  folle 
donna  :  poi  che  per  le  lue  lodeuoli  operationi  dice  la  Reina ,  (ì  potea  più  tolto  dir  ma- 
ichio ,  la  già  detta  Regale  l'anno  1 5  6'6'  à  gli  1 1  di  marzo  dichiara ,  che  il  detto  cailello 
debba  elTer  di  Filippo,  donna  in  vero  degna  come  fi  dilTe  anticamente  d'Amelia,  che  fol 
fé  chiamata  Androgine.  Nel  1 5  7 1  è  dalla  Reina  infieme  con  Giouanni  da  Siena  dottor 
di  leggi  fatto  ambafciadore  al  Cardinal  Vcfcouo  d'Albano ,  &'al  Biturienlè  l'vn  Vicario 
general  in  Italia ,  &  l'altro  Legato  di  Bologna  per  prorogar  la  tregua  tra  efla  Reina  Gio- 
uanna,&  i  Cardinali  in  nome  del  Pontefice ,  e  di  Santa  Chielà  contratta  .  Veggonlì  di 
mano  in  mano  altre  Icritture  di  lui  per  tutto  l'anno  i  5  77  le  quali  ò  nuoue  donagioni, 
o  confermagioni  à  lui  delle  colè  donate  al  fratello  contengono  :  le  quali  per  non  far  lun- 
ga diceria  lì  lalciano,  ballandoci  làpere  che  egli  fu  parimente  come  il  fratello  Ciamberla 
*^»^'<'w  j^Q  «^  i^g  ^^  j^j  nacque  Niccola  detto  Viola  :  il  quale  nel  tellamento  di  Gualtieri  lùo  zio 
(4.  e  chiamato  per  lòpranome  il  Cellolo,  ma  in  tutte  le  lue  Icritture  lolo  ritiene  il  cogno- 

me di  Viola,anzi  in  modo  il  ritiene,che  in  molte  di  elTc  fi  vede  notato  Niccola  Viola  len  E 
za  i\  vero ,  &  naturai  cognome  della  famiglia  ;  perche  hauendo  io  trouato  nella  libreria 
Vaticana  Niccolo  Viola  eflère  itato  procurator  di  Lodouico  di  Durazzo  l'anno  i  ^  ^8  in 
giurar  l'homaggio  al  Re  Lodouico ,  &  alla  Reina  Giouanna ,  eflèndo  lungo  tempo  Itato 
in  dubio,  chi  quello  Niccola  lì  foflè,  vltiroamente  mi  lòno  chiarito  eflèr  quello  Nicco- 
la Caracciolo  hgliuol  di  Filippo  ;  percioche  &  come  fi  è  veduto  del  padre ,  &  del  zio ,  & 
come  fi  vedrà  apprelfo  in  perlòna  lìia ,  furono  quelli  caualieri  particolari  famigliari ,  ài 
allieui  della  cala  di  Durazzo,&  perciò  nel  156"^  efl!èndogià  morto  Lodouico,  &  la  Rei- 
na rellata  balia ,  &  tutrice  à^ì  fao  picciol  figliuolo  Carlo  :  che  fiì  poi  il  Re  Carlo  1 1 L  la 
Reina  dona  à  Niccola  il  caiàldiNazzarp  in  terira  di  Lauoro  :  il  qua!  calale  fu  del  detto  Lo 

douico 


Utu. 


CARACCIOLA     ROSSA.  121 

A  douico  diDurazzo^Sc  dice  donarglelo  per  feruigi  farti  ad  eifo  Lodoiiico .  Nel  (^y ,  come 
bzliA  del  già  detto  Carlo  gli  da  la  cura  di  guardar  la  fortezza  di  Mond  ragone .  Nel  6"^» 
pur  infilo  nome  gli  dona  2  concie  d'entrata.  Nel  75  con  ampia  potcllà  è  collituiro 
da  lei  general  capitano  iòpra  tutti  1  mafattori ,  &  ribaldi  del  regno  di  Sicilia .  Nel  77 
gli  dona  2  o  oncie  d'entrata  fòpra  la  bagliua  di  Termoli ,  fin  che  accadrà  occalìone  :  che 
iì  poflan  mettere  fopra  tanti  beni  feudali .  Neli'8  o  cofi  à  lui ,  come  a  Iacopo  di  Goibn- 
ro  detto  Spatainfaccie  fi  da  autorità  ,&  comnxflìone  di  prolèguir  i  ribc'li  per  tutto  il 
i-eame,&  di  galligargli .  Ma  venuto  il  regno  in  man  di  Cailo  111.  il  Re  à  5  d'ottobre  del 
l'anno  8 1  il  crea  maeltro  rationale  della  lua  gran  coite,  &  due  mcfi  appielTo  gli  dona  2  5- 
oncie  d'entrata  annua  fòpia  la  bagliua  di  Suln^ona .  L'anno  ftgucnte  e  dal  Re  manda  to 

B  ambafciadoie  per  trattar  lega,&  amiii-ì  con  Giouanni  Conte  d'AimignachA'  hnita  que 
ftaambalèiena  per  trattar  vna  altra  lega^jSc  concoidia  con  l'Arzimboldo  di  Greli  capitan 
diBugÌD,&:VilcontediGcnengÌ4ri.  Nell'S^gli  dona  tutti  1  beni  burgenfiticm  qua- 
li tur  d'Agollin  del  Capro  fùo  ribelle  in  Sorrento  :  i  quali  beni  donati  al  principe  Fran- 
cefco  Pregnano  di  Napoli,di  nuouo  erano  ternati  alla  corre  regia  per  fua  ribellione .  Fu 
fua  moglie  Kàbella  Siginolh  :  con  la  quale  procreò  Gualtieri ,  &  Ciarletra .  Potrebbe  di 
leggieri  eflere  che  egli  fi  morilfe  intorno  all'anno  ^o  :  pcrcioche  in  quell'anno  325  d'a- 
prile il  Re  Ladislao  contcrma  à  Gualtieri  le  xxv.oncie  fulla  bagliua  di  Sulmona,che  il  Re 
Carlo  fuo  padre  hauea  do  nato  à  Niccola  padre  di  eflb  Gualtieri .  Fu  Gualtieri  (  perciò-  CMlderi 
che  noi  lèguiremo  hora  il  lùo  ramo)fòtto  il  Re  Ladislao  gouernatorcdi  molte  città;per-      a^Utr- 

-»  cloche  nel  1 40 1  gouernò  Sulmona,hauendo  in  quella  città  parte  delle  fue  rendke,neir8 
e  mandato  in  Calauria  per  conto  di  certi  denari  ;  i  quali  douea  il  Re  confeguire  in  quella 
prouincia  ,  nella  quale  Icrittura  il  chiama  lùo  Ciamberlano.  nel  i  o  è  coibtuito  gouerna- 
tor  di  PolicalUo,di  Moiìiraca,^  di  Rocca  Bernarda.Morto  il  Re  Ladislao,&  venuto  il  re 
gno  in  poter  di  Giouanna  iua  lòrella  ;  la  Reina  chiamandolo  maeibo  rationale  della  lua 
gran  corte,  il  creagiult  itiario  di  Tauerna ,  &  di  Foriero ,  &  capitano  di  Catanzano .  nel 
20  è  f^tto dalla  Reina  elènte  per  conto  di  tutte  le  collette  de  iuoi  beni  burgenfàtici.  Nel 
26'congrandilsima  autorità  è  creato  capitan  à  guerra  di  Gaeta ,  oue  è  chiamato  dalla 
Reina  (ìio  maellro  oAiario  .Nel  2  8 .  /è  gli  fa  commelfione  con  poteilà  d'aiìdar  à  reinte- 
grar certi  beni  della  corte .  Et perquelcheiicauadacertelcritturedel  5  ^,&del  54 ve- 
deli  manifeAamente  lui  edere  itato  molto  agiato  de  beni  della  fortuna,  facendo  egli ,  &: 

^  nella  prima  da  Giouanni,&:  da  Pier  Fràcefco  Seripandi  padre,&:  %liuolo,&:  neli'alria  da 
Lancitotto  Agnefè  diuerlc  compere  di  caie,  &  botteghe  dentro  la  città  di  Napoli.Morta 
la  Reina  Giouanna  egli  come  feciono  tutti  i  Cai  accioh,  il  che  fu  cagione  della  lorrui- 
na,{ègiù  conllantemente  le  parti  di  Renato ,  come  lìgliuolo  adottato  da  lei ,  ancor  che 
cifenao  egli  capitano,&cal>ellano di  Monteleone  qttenga  nel 41  à4d'agollo  dal  già 
detto  Renato,cbe  andando  le  colè  di  Calauria  male ,  polfa  lènza  iòlpetto  d'infedeltà  ca- 
pitolar co  nemici  quel  che  pr  lua  (àluezza,&  delle  colèiue  più  gli  parelfe  opportuno. 
Quciìi  è  quel  Gualtieri,  di  cui  fa  mentione  il  Marchefe ,  che  inlìeme  con  Ottino  &  con 
Ciarletta  à  tempi  della  P.eina  Giouanna  molto  infra  gli  altri  Caraccioli  Rolli  fi  nobili- 
tarono ,  hauendo  Gualtieri  particolarmente  hauuto  (dice  egli  )  regi(^  Aule  pi\'fecluram. 

E  Ma  cflènd©  venuto  nuouo  Sigaore,&  mutato  tutto  rordine,&  Itaro  di  prima ,  lòmma- 
mentc  peggiorarono  1  tatti  de  Caraccioli,  tal  che  di  certe  conuenrioni  in  fuori,  che  (1 
veggono  tra  Gualtieri ,  2c  Ciarletta  per  i  denari  comunemente  Ipclì  nella  compera  di 
Monteleone ,  quali  niuna  altra  cola  appanlce  de  cali  lùoi ,  cllèndo  però  colà  cetra  nel 
47  eflèr  morto ,  hauer  hauuto  per  moglie Marrulcella  Pilcicella  lòrella  di  Vincislao ,  de 
di  lei  hauer  lalciato  vn  figliuolo  malcluo,  il  cui  nome  tu  Colanronio  derro  per  iòpiano- 
meloSfrelàro. 

ViCeUnton'to  dette  lo  Sfreftto  . 

PEr  i Icrittura  del  5  2  fi  vede ,  che  Colantonio  m  vita  del  padre  menò  la  prima  moglie 
chumataLoilèllaAldemonlca  figliuola  di  Ricciardo  6c  di  Maddalena  di  Srillare. 

con 


fj,^  DELLA     F  A  M  I  'G  L  I  A 

con  cui  procreò  Giouanfi-ancelco  inarchio,&;  due  femmine  GiouanneIIa,&  Maria.  Ma  cf  A 
icnJogii  colici  morra,mcnrre  egli  era  ancor  giouanc  ;  roKè  la  ièconda,&  coilei  fu  Maria 
CaraccioIa,del!a  quale  hebbe  GAleazzo,&  Pieratomo  &  per  quel  ch'io  veggo  due  f  emi- 
ne, l'vha  monaca  detta  Caterina  nel  munilkrodi  S.  Maria  Dona  Reina,&  vna  maritata 
incaiàTomacclla.Hebbcegliindonoda  Renato  l'anno  145  5  hauendo  valorofàmentc 
militato  in  vita  del  padie,tutn  ibeni  tpudaljA  burgeniàtici  che  furono  di  CoIadiGior 
dano ,  Fu  Signore  della  villa  di  Calàpulla  nel  tenjmento  di  Capoa .  Finalmente  intor- 
no gli  anni  del  Signore  1 48  5  trouali  Maria  elTer  relhta  vedoua  di  lui .  Fu  ièppellito  nel- 
la cappella  de  Carracioli  in  Santa  Maria  Donna  Reina,oue  anco  tu  ieppellita  la  moglie, 
à  quali  poi  Galeazzo  lor  figliuolo  poiè  quella  inlcrittione . 

HAVETE  AETERNVM  ANIMAE  INNOCENTISS.  fi 

NICOLAO  ANTOiNIO  GALTERI  F.CARACIOLO  ET 
MARIAE  CARACIOLAE  PA^ENTIB.  OPT. 

DESI  DE  RATI  SS  IMI  SQ_. 

GALEATIVS  FILIVS  OB  MERITA  EORVM 

ANNO  SALVTIS  MD  XLSEXTO  ID.  SEPTEMBRIS 

J);  Cjdle^?^  Signor  di  Vico , 

»,  -r^  I   Galeazzo,  Francefco  Marchefè  cofi  ragiona .  Ne  noitri  tempi  Galeazzo  nato 
„  jjd'vnfìgliuol  di  Gualtieri  rimeife  in  pie  la  preflb  che  fpenta  reputatione  della  fùa  q 
,>  famiglia ,  percioche  per  la  icienza  che  egli  hebbe  dellarte  della  guerra  s'acquillò 

3,  Vico  terra  polla  nel  monte  di  Santo  Angelo ,  &  magnificamente  mantiene  hoggi  il  (ìio 
„  gradoj&  l'ordine  della  caualleria.  coli  dice  il  Marchelè .  Militò  egli  nella  guerra  d'O- 
tranto con  honorato  carico .  Hebbe  per  moglie  Cammilla  della  Leonefla  :  la  quale  gli 
fece  di  molti  iìgliuoli.Diede  principio  a  quella  nobililsima,  &:  ricca  cappella  de  Caraccio 
Ji  a  S.Giouanni  a  Carbonara  da  lui  dedicata  alla  madre  di  Dio  con  quelle  parole . 

TIBICOELIREGINA. 

GALEATIVS  CARACCIOLVS  CVI  TV  BONA  MVLTA      ^ 
CONTVLISTI  A  QVO  ITEM  MALA  ABERVNCASTI 
PLVRIMA  SACELLVM  MARMOR.  CVM  ARA 
SIGNIS  AC  OMNI  CVLTV   GRATVS  LIBENSa*  DEDICO  . 
ET  TAMQVAM  DECVMAM  SOLVO  ANNO  POST 
EDITAM  A  TE  SALVTEM  M  D  XVI. 
VIIL  ID.  lANVAR. 
Finalmente  moriflì  egli  nella  (ùa  patria  molto  gloriolò .  Colantonio  Cuo  figliuolo  :  il 
quale  finì  poi  la  cappella ,  hauendogli  fatto  quel  bel  lèpolcro,oue  il  vede  la  llatua  di  lui  à 
piede  col  bailone  in  mano;  vi  poiè  quella infcrittione , 

GALEATIO    CARACCIOLO  ^ 

QVI  SVB  REGIE,  ARAGONEIS  EGREGIAM 

SAEPIVS  IN  BELLO  OPERAM  NAVAVIT 

QVIQ^  IN  EXPVGNATIONE  HYDRVNTINA  ADVERSVS 

TVRCAS  REGIIS  SIGNIS  PRAEFVIT 

VIX.  ANN.  LVIL 

NICOLAVS  ANTONIVS 

PARENTI  OPTIMO 

FECIT, 


CARACCIOLAP.  OSSA.  I2J 

^  Vi CtìUntcm  MdrchefeMVico primo. 

COlantonio  hauendo  trouato  aperta  la  via  alla  grandezza  della  lua  cafà ,  con  vn  fa- 
gacillimo  farro  la  pofè  in  cielo.  na(ceua  egli  comefièdetro  per  madre  di  cala  del 
la  Leonella,  dVn  trarci  della  quale  era  naco  Luigi  :  il  quale  eilcndo  Signore  di  Ti- 
lefia ,  Feniculo, Palazzo,  lano,&  Virulano,di  Bearrice  Carrata ,  che  fu  poi  iòrella  di  Pao- 
lo quarto  Pontefice  hauea  procreato  tre  figliuole  fcmine  lènza  figliuoli  maichi  :  la  prima 
delle  quali  detta  Giulia  per  ragione  di  primogenitura  lùccedeua  a  tutto  lo  ilaro  parerne. 
Horaellèndo  morrò  Luigi  ancor  giouane ,  menrre  la  moglie  Ila  occupara  in  far  l'elk- 
quie ,  &  in  piagner  il  morto  marito,  egli  rapitale  Giulia  :  l.i  quale  era  fanciulla  leco  ne  la 
g  menò,&  lènza  afpettarne  conièntimento  da  patentino  dilpcnlà  del  Papa  percioche  veni- 
ua  ad  ellèrlùa  nipote  cugina  la  (posò ,  &c  prelelalì  per  moglie .  Il  pianro,&  i  romori  tur 
grandi,&  egli  lungo  tempo  ne  temè  il  caltigo  dàìe  leggi ,  &  la  pena  de  magillrati ,  onde 
hebbeà  ricouerarli  in  luogo  (icuro  :  ma  non  potendo  le  colè  tatte  tornarli  in  dierro ,  ne 
il  caltigo  di  Colantonio  tornando  a  profitto  alcuno  della  moglie ,  o  della  lùoccra ,  final- 
mente la  colà  il  racchetò ,  &  egli  torna  tolène  à  Napoli  incominciò  a  godere  con  molta 
iplendidezza  il  frutto  dd  tuo  ardimcnro  :  percioche  eflèndo  non  meno  che  il  padre  al 
murar  inclinato,finì  la  cappella  di  S.Giouanni  à  Carbonaraicce  quel  bellilìimo  giardino 
lungo  le  mura  di  Napoli ,  liqual  abbellì  grandemente  con  fontane  di  marmo ,  con  giuo- 
chi d'acque .  con  inteilimenti  marauigliolì ,  &  con  altre  colè  vaghe  ,  &  magnifiche  che 
_  (òglion  render  belli  i  verzieri ,  o  giardini .  Non  lalciò  per  quello  d'arrender  alle  cole 
grani,  percioche  hauendo  egli  ( ingoiar  penfiero  del  lèruigio  della  cala  d'Auilria ,  merito 
ellèr  da  Carlo  V.  fatto  dd  conliglio  lìipremo  di  Napoli   hebbe  da  lui  rirolo  di  Marchelè 
{òpra  la  Tua  terra  di  Vico,&;  D.  Pietro  di  Toledo  ,  che  fu  in  tuo  temoo  Viceré  nel  reame, 
tenne  tempre  di  lui  conto  grandilsimo,come  quelli,  che  oltre  alle  cole  dette  era  tuo  parti 
cular  familiare  per  conto  del  giuoco:  il  quale  venuto  molto  in  vlànza  tra  principi  è  tat- 
to ancor  egli  adito  non  dilprezzabile  à  qualunque  dignità.  Compro  veilo l'elhcmo 
della  lùa  vecchiezza  Moncehilcolo,  terra  per  la  tua  grallèzza,&  abbondanza,  &  per  la 
vicinit.ìdi  Napoh  molto  vtile  ;  ma  la  felicità  di  tanti  Tuoi  beni  intorbido  grandemente 
la  pazza  deliberation  del  figliuolo  detto  Galeazzo ,  il  quale  dal  drirto  cammino  della  cac       ێ,U4X_K? 
tolica  religione  torcendo ,  con  grandifs.  dilpiacere  del  padre,  &  de  Tuoi,  alla  maluagia 
^  letta  di  Lutero  volle  accollarli .  Perdeuanli  per  quella  cagione  i  Tuoi  innocenti  figliuoli 
lo  ftato;  onde  l'infelice  loro auolo  veggendofi  vecchio,&  dopo  molti  fìioi  prolperi  'aaue 
nimenti  lopragiunto  dalla  cattiua  fortuna  della  tua  cala:  percioche  vide  anco  la  nlj-Ùicii 
&  la  morte  di  Antonio  Grifóne  lùo  genero  ;  non  fi  sbigottì  d'andar  à  trouar  l'Imperado- 
re  in  Ilpagna  :  appo  ilquale  i  fuoi  fèruigi ,  &  lafìia  fede  tanto  poterono  ;  che  prcualendo 
à  misfatti  del  figliuolo  meritarono  da  quel  buon  principe,  che  lo  flato  à  nipoti  li  conler- 
ualfe .  Hauendo  in  quella  guifà  ottimamente  à  luccefii  mali  riprato  tè  ne  tornò  nel  re- 
gno ,  &  quiui  fi  mori  molto  vecchio  ;  hauendo  lalciato  lo  flato  à  Colantonio  fuo  nipo- 
te primogenito  di  Galeazzo .  Nella  tua  {èpoltura:la  quale  egli  viuendo  s'hauca  tatto  in* 
fin  dell'anno  i  544  è  quell:a  inlcrittionc  .• 
E  NIC.  ANT,  GALEATII  FIL.  CARACCIOLVS 

VICI  MARCHIO, ET  CAESARIS 
A  LATERE  CONSILIARIVS 
SIBI  VIVENS 
ET  IVLIAE  LAGONISSAE 
CONIVGI 
INCOMPARABILI 
MDXLIIII. 
Ma  tredici  anni  dopo  querto  tempo  fece  ancor  egli  la  dedication  della  cappella  (fi  co- 
me il  P^dre  hauea  fatto  allaVcrginejà  Dio  onnipotente  con  quelle  beiluiime ,  &  la.. 

tine  parole 


04  DELLAFAMIGLIA 

tinc  parole ,  credo  fatte  (è  io  non  m'inganno  da  Antonio  Epicuro .  ■)( 

D.     O.     M. 
OMNIA  DOMINE  TVA  SVNT  aVAE  DE  MANV  TVA 

ACC£PIMVS,DEDIMVS  TIBI  ? 

NICOLAVS  ANTONIVS  VICI  MARCHIO  SACELLVM 

HOC  A  GALEATIO  PATRE  INCHOATVM 

OMNIBVS  SVIS  PARTIBVS 

EXPLETVM  LAETVS 

OBTVLIT  DEDICAVITQ^ 

A  PARTY  VIRGINIS  ANNO  MD"LVII. 

MENSE  PRIMO  DIE  VI.  g 

Oltre  i  figliuoli  mafchi  che  (bno  neirall:)ero:hebbe  Colatonio  due  femmine,Beatricc  che 
rclkra  vcdoua  di  Ferrate  di  Sòma  fa  poi  maritata  a  Carlo  Caracciolo  ancor  egli  de  Rof 
il  tìghuol  di  Gio.  Barilla,  &  Lucretia  moglie  d'Antonio  Grifone  donna  di  lànra  &  inno- 
centilììma  vita.  Di  Galeazzo  fùo  figliuolo  oltre  i  maichi  ne  rimaièro  tre ,  Giulia  moglie 
di  Marcantonio  Caracciolo  Marchete  di  Brienza  ancor  egli  de  Rolli .  Dianoradi  Gio. 
Celare  di  Loftredo,&  Lucretia . 

Vi  CoUntonio .  ^archefe  M  ZJuofeeonJo  : 

COme  che  io  habbia  propoilo  di  non  parlar  molto  de  vini ,  nondimeno  perche  di*  q 
cendo  alcuna  colà  de  luccelli  del  giouane  Colanronio  alcuno  vtile  eflcmpio  le  ne 
può  trarre,  vlcirò  quella  volta  alquanto  del  mio  proponimenro.Io  non  vidi  mai  fi^ 
gnorc  alcuno  nel  nollro  reame,dopo  U  morte  dell'auolo  con  maggior  fauore,  &  ieguito 
dicoilui ,  ricordandomi  h^uerlo  veduto  andar  .à  palazzo  accompagnato  da  moltitudine 
grande  di  caualicri,  in  cala  corteggiato  da  mattina  fino  a  fera  non  che  da  tutta  la  nobil- 
tadi  Capouana,ma  quali  da  rutta NapoK,ne  al  fauore  della  fua  patria  mancaua  quello  de 
miniltri  d^:l  Re,efleiido  per  la  fua  larghezza)  6c  perche  era  molto  atto  dalla  natura à  farfì 
de  gli  amicijgrato  à  ciafcuno.  bgli  fi  tacca  poi  feruire  non  à  guifa  di  Signore,ma  di  Princi 
pe  vclédo al  feruigio  f uo  perfòne  di  cóto,&  proferfè  à  me  2  oc  due. l'anno  oltre  U  tauola 
perche  10  lo  fèruifli  per  fegretariOjobligadofi  à  tenermi  cacelliere>&:  facédomi  ogni  largo  p. 
partito .  In  quello  modo  di  viuere  mentre  egli  f pende,  oc  fpande  largamente  il  fùo ,  vc- 
jiuto  per  la  molta  fua  libertà  &  baldanza  in  odio  à  D.  Peratan  di  Riucra  Viceré  del  Re- 
gno ,  6c  fra  l'altre  cagioni  per  hauer  ne  parlamenti  reali  voluto  parlar  in  difefà  de'baro- 
111  :  cadile  in  vn  pelago  di  trauagh  ,  &  di  molefbe ,  percioche  fotto  titolo  di  religione  fu 
lungo  tempo  ritenuto  in  Roma  prigione  in  calle!  Santo  Angelo ,  Se  quindi  liberato  ei- 
fendo  trouate  vane  le  accufe  tattegli,fLi  per  altre  cagioni,  &  per  ifpatio  d'anni  maggiore 
tra  confino,&:  prigione  fieramente  tormentato  dalla  fortuna  nel  Regno,  onde  portò  per 
imprelàfattagU  da  me  il  Larice  con  quelle  parole  d'Orario  SI  FRACTVS  ILLAE^A' 
TVR  ORBIS,  Ma  quello  che  è  da  marauigl.iare  &  in  Roma,óc  in  Napoli,pareua  nelle 
carceri  illcfle  più  tollo  iigijor  d'eilc^che  prigionere.-perciò  che  non  refinando  mai  di  do- 
nare ,  hauea  continuamente  gran  numero  di  pouere  genti  attorno ,  che  con  fìippliche,© 
con  preghiere  alcuna  colà  l'addimandauano ,  a  quali ,  ò  poco ,  ò  afl'ai  fcmpre  egli  alcuna 
colà  donaua.  I  Carcerieri  vbbidiuano  à  fuoi  cenni  non  altrimente  che  a  quelli  de  magi- 
Jlrati ,  onde  parea  llrana  cola  a  coni ìderare  che  eglUofle  prigione  di  loro  .  Ma  quello, 
che  con  dil^colrà  Ci  crederrebbe ,  efFendo  egli  eloquennilimo  nel  parlare ,  no«dubiraua 
di  dire  paleiemente  a  ciafcuno  1  torti  che  gli  erano  tatti,  &  ciò  più  tollo  con  minacele, 
che  con  lamentationi  granando  il  Viceré  con  ogni  forte  di  biaf  imo .  Onde  crcfcendo 
maggiorméte  i  odio  di  Don  Peratan  verfò  di  lui,&  del iderofo  di  leuarlo  di  rerra,il  te  fot- 
•to  colore  di  nuoui  misfatti  più  volte  con  fcueritàefaminare  ;  ma  egli  vincendo,òcQnla 
fc)ice2;zajò  con  lo  fdegno  dell'animo  o^ni  ibetie  di  tormento ,  fi  cgnfèiuò  tanto  eflendp 


CARACCIOLA     ROSSA.  izy 

A  ancor  gioiianc.che  foprauifle  al  Viceré.  Nò  rrouò  per  cjuello  molto  maggior  piaccuolez 
za  ne  luccelìon ,  onde  dopo  vari  accidenti,  che  lungo  larebbe  à  raccontaiii ,  haiiendo  di 
CIÒ  agio,  il  ridude  hnalmente  à  Vinegia,  oue  iioggi  viue  nò  ollantc  rare  pallate  calamità, 
&:rhauer  grandemente  diminuito  le  lue  rendite  m  pregio,  &  amor  grande  della  nobil- 
tà Venetiana,&:  con  pompa,&  grandezza  più  da  Signore  ricco ,  Oc  fortunato,  che  daefu- 
Je  .  L'auolo  oltre  Vico  gli  lalciò  ancor  Mótefulculo ,  il  quale  cglicópro,&  Terracuiò,Ca 
iìclpoto,la  città  diTilelìa ,  la  Pilofà ,  &  la  Motta  che  furono  già  di  quegli  della  Leonella . 

jPi  J)rfarcello  Qonte  di  "Biccari  primo . 

GAleazzo  primo  Signor  di  Vico  hebbe  oltre  Colàtonio,dicui  habbiam  ragionato  vn 
^  figliuolo  detto  Marcello:iI  qual  vilTe  liigo  tépo  in  corte  del  Re  CattoIico;&  perciò 

fu  honoreuolmente  riconoiciutodalui.Imperoche  fu  il  primo  per  c|uel,cheli  racco 
ra,il  quale  de  caualieri  Napoletani  hauelTe  dal  Re  di  Calliglia  hauuto  l'abito  di  S.Iacopo. 
Haueagli  dato  lo  llato  di  Gio.Antonio  Caracciolo,che  fu  poi  Còte  d'Oppido,dicui  il  Re 
eraherede,ma  toltoglielo  per  neccllìtà  diedegli  in  parte  di  Icàbio  il  Calkl  di  Barletta  con 
altre  redite,in  vece  delle  quali  gli  fu  hnalmcte  dall'imp.Cailo  V.donata  la  terra  di  Biccari. 
Nelle  guerre  di  LautKch  cóferuando  egregiamente  la  fede  al  Tuo  fignore ,  merito  d'eder 
honorato  iòpra  la  già  detta  terra  di  titolo  di  Conte.Onde  fi  dice.che  moiVàdo  D.  Pietro 
di  Tolledo  poco  amico  di  luiall'lmp.che  Marcello  douea  ragioneuolméte  lalciar  il  caitel 
di  Barletta,poiche  egli  era  Ibto  honorato  co  lì  chiara  dignità.No  nòjiifpolè  Marcello,  té 
gali  pur  voltra  Maellà  il  (\xo  titoIo,che  io  mi  rimarrò  col  mio  cartello,  non  gli  lòfterendo 
C  l'animo  di  moilrar,cheegli  hauefle  copiato  con  prezzo  quello,che  fuole  eller  fegno  d'ho 
nore  &di  merito.Fu  anco  lìgnor  del  Rotello.Delledue  mogli,che  egli  hebbe  la  Caraccio 
la  gli  partorì  Vittoria  &  Lucretia,  quella  maritata  à  Giulio  Caracciolo  de  Duchi  di  Mar- 
tma,&:  quella  à  Scipione  Tomacello.  Di  Emilia  Carrafa  donna  di  lìngularillìmi  coikmi 
hebbe  oltre  i  mafchi ,  Caterina  ;  la  quale  Hata  moglie  di  Fabritio  Cantelmo  figliuolo  del 
Duca  di  Popoli,  fu  dopo  la  (ìia  morte  rimaritata  à  D.Giouàni  del  Tufo  Marcheiè  di  Lauel 
lo.MorilIì  hnalméte  nell'anno  i  5-  ^ó'.Et  il  Còte  Ferrate  lùo  figliuolo  nell'hereditaria  cap 
pelladell'auolo  in  SanGiouàni  à  Carbonara  gli  alzò  vnalf  atuadi  marmo  co  oueilie  parole. 

D.     O.     M. 

MARCELLO  CARACCIOLO   GALEATII  FILIO 

BICCARI  GOMITI  BELLO  DOMIQ,  CLARO 

^  FERDINANDVSCARACCIOLVSCOMESINHEREDITARIO 

HOC  SACELLO  LICET  ANGVSTO 

PATRI  OPTIMO  MONVMENTVM  POSVIT 

Ti  Ferrante  Conte  di  %ccart fecondo,  &  Conte  d' Virola . 

DVe  furono  i  figliuoli  malchi  del  Còte  Marcello:de  quali  ellendo  il  primo  incapace, 
fuccedette  il  lecondo,chè  è  il  prefènte  Contedi  Biccari detto  Ferrante.Hoio  veda 
to  lettere  del  Duca  d'Alcalà  Viceré  del  Regno  lòtto  la  data  de  2  5  di  luglio  dell'an 
no  I  ^é'éjper  le  quali  gli  cómette,che  per  lolòlpetto  dell'armata  Turcheica  debba  coli  dei 
£  Tuo  Ifato  come  de  luoghi  vicini  metter  in  ordine  il  numero  di  due  mila  fanti,  co  parte  de 
quali  fòccorfe  co  molta  fùa  lode  la  riuiera  di  Capitanata.Ne  due  anni  apprelfo  gli  fiìdata 
in  prefìdio  Ballettarne!  qual  luogo  li  portò  in  guiià,che  quella  comunità  gli  donò  vnaca 
tenad'oro,onde  pédeua  vna  medaglia  del  Re,nel  rouefcio  della  quale  (òn  quelle  parole . 
FERDINANDO  CARACCIOLO  OB  PRVDLNTIAM,  ET  BE- 
NIGNITATEM  IN  TyENDA  BIS  VRBE  S.  P.  Q^  BAROLI 
T  A  N  V  S .  Honori  più  toilo  fecondo  il  buono,  &  lodato  collume  de  gli  antichi ,  che 
fatti  all'vfò  della  moderna  barbane  ;  La  quale  fèconolcelle  in  viiò  la  vera  immagine  della 
gloria,molto  più  quelle  cole  apprezzeiebbe,che  non  le  accattate  digmtà,6c  le  lome  de  di 

M         nari 


B 


'12(^  DELLA     FAMIGLIA 

nari  cariche  non  meno  di  biafiino,&  cl'infamia,che  d'oro.Seguite  dopo  le  guerre  col  Tur .  ^ 
co ,  è  ièmpre  mccruenuto  ripprelTo  la  perfòna  di  Don  Giouanni  d'Aulliia  in  iulla  armata 
Chriibana ,  oue  non  fa  giudicato  punto  dii'utile  vn  parere  da  lui  mandato  al  Barbarigo 
in  (ìli  precinto  della  battaglia .  Onde  in  vna  lettera,che  Don  Giouanni  manda  al  Re  de  5 
di  nouembre  dell'anno  '  i  y  7  y  di  iua  mano  icriue  quelle  parole .  El  Conde  de  Vicari  es 
vnode  los  que  an  alìilido  en  ella  lornada  mas  parricularmente,  por  cuya  caufà  fupplico  à 
V.Maieilad  mande  tener  memoria  del .  Et  vedelìche  il  Re  illello  in  vna  letterajche  feri 
uè  al  Conte  gradiice  grandemente  1  ieruigi  da  lui  riceuuti,o:  promette  tenerne  memoria. 
E  di  tutti  quelli  lucceili  lenire  poi  per  iuo  diporto  l'hillona-In  tante  Ipelè  da  lui  fatte  no 
ha  però  Icemato  le  paterne  ricchezze ,  anzi  ha  accreiciuro  il  lìio  dominio  con  la  baronia 
di  Valle  maggiore  cóhlknte  m  Call:elluccio,FaitOj&;  Celle ,  &  con  Airola  ornata  di  titolo 
di  Conte .  Rizzò  la  lèpoltura  à  Conti  d'Hieraci, come  a  iiio  luogo  (1  dille  &  di  Cammil 
h  figliuola  di  Ferrate  Loifiedo  Marchclè  diTriuicohahoraEmilio,&  Antonio  figliuoli. 
Hora  parleremo  di  Ciarletta  fratel  di  Gualtieii,&;  della  Tua  luccelììone .  Dalla  narratione 
delle  quali  cole  lì  potrà  ageuolméte  comprendere  niuna  pouerrà  cller  maggiorcjche  quel 
la  del  langue;percioche  oue  so  gli  huomini  le  ricchezze  iidipartono,&  tornano  bene  Ipef 
io,  lì  come  in  colloro,ma  Ipéro  il  lànguc  vna  volta,  non  rella  (e  non  vn  vano  grido  delle 
,cofè  palFare  ;  il  quale  ancor  elfo  finalmente  ii  Ipegne ,  &  vien  meno . 

^i  Ciarletta ,  &fmifitcctl]ori , 

LA  prima  fcrittura ,  che  di  Ciarletta  trouiarno  è  nel  141 7  à  2  7  di  maggio ,  che  la  Q 
Reina  Giouana  gli  da  la  terra  di  Móteleone  per  tre  mila  ducati  da  lui  prellatile  per 
poterne  pagar  1  loldati.Nel  24  il  diciottelimo  giorno  del  fòpradetto  mele  per  moÌ 
ti  lèruigi  riceuun  da  lui ,  &  per  le  non  picciole  Ipelè  da  lui  fatte  (òtto  di  lei  militando ,  & 
anche  in  conto  di  cinquecento  cinquanta  ducati  d 'oro,che  l'hauea  precari  per  ricuperar 
la  dogana  di  Napoli ,  gli  dona  in  feudo  la  gabella  della  piazza  maggiore  di  quella  città , 
obligandolo  per  lo  leruigiodel  tendo,  o  addogo,che  gli  debba  ogni  anno  pagar  vna  fpa- 
da  tornita  di  valor  di  due  oncie .  Morta  la  Reina  Giouanna,&:  prima  che  venifle  nel  rea 
me  Renato  lùo  fucccflore,  elFendoui  arriuara  la  Reina  Ilabella  Iua  moglie ,  veàdi  vn  Ilio 
piiuilegio  lòtto  la  data  de  i  2  di  dicébre  dell'anno  145  y,  per  lo  quale  fa  Ciarletta  Cailel 
lan  della  fortezzadi  Cailello  a  mare  di  Stabbia,6<:  capitano  no  tolo  della  città,mà  di  Lette  ^ 
rcjdi  GragnanOjdi  Pimonte,&:  del  luogo  delle  Franche  della  Prouincia  di  Principato  con 
autorità  di  poterui  conlbtuire  altra  perlona  in  nome  Tuo.  Nel  ^  6"  il  primo  dì  di  nouem- 
bre gli  dona  i'vficio  di  maellro  portulano  di  Puglia  con  6'oo  ducati  di  prouilìon  l'anno . 
Nel  5  7  à  I  5"  di  gennaio  contellàndo  hauer  da  lui  in  più  volte  poco  più  di  due  mila  duca 
ri  riceuuto  in  prello  per  pagarne  1  Ibldati  della  guardia  della  città,  &  fortezza  di  Calle!  à 
mare  ;  vuole  ,  che  iiilin  che  gliele  relhruilca ,  (1  polla  Ciarletta  la  detta  cittàA  cartello  ri 
tenere,airicurandolo  ne  à  lui,ne  à  fuoi  fuccefloii,  douerglielo  torre  giamai ,  (è  prima  non 
gli  fieno  pagati  interamente  i  detti  denari  inheme  con  gli  altri  :  per  i  quali  (  come  per  vn 
altro  piiuilegio  dice  apparire)  la  detta  città,  con  la  detta  giuriditione ,  &  porellà  per 
quel  priuilcgio  conceduta,afi^erma  trouarglilì  hauer  dato .  Quelle  fono  le  rimuneratio- 
ni  di  due  Reme .  Ma  venuto  Renato  nel  regno  ,  mollra  che  da  lui  folfe  fatto  Callcllan  E 
diSant'Ermo,  &  per  nuoue  cagioni,  ampliateli  rendite,  &(ìgnoria,percioche  per  vn 
lùo  priuilegio  dell'anno  1455?  à  5»  di  giugno:  dicendo  il  Re  hauer  da  lui  in  più  volte 
ducaci  lèdici  mila,&;  cinquecento  in  quella  guilà  riceuuto  ,  dieci  mila  peri  gaggi  del 
callellano ,  5c  de  lòldati ,  &  per  danari  contati  piellarigli  nel  calici  di  Santo  Eralmo  lo- 
pra  di  Napoli  (  coli  veramente  d  chiamaua  in  quel  tempo  que!  che  noi  hora  dicia- 
mo Sant'Ermo  )  quattro  mila  cinquecento  prcllati  alla  Reina  lìaa  moglie  lòpra  la  do- 
gana del  làle  di  Napoli ,  &due  mila  da  elio  Ciarletta  pagati  à  lòldati  regij,  non  ha- 
Viendohorada  rellicuuii,  gli  impegnala  terra  di  Monr^leone  inlìeme  con  !a  fortez- 
^'""'-  za  alle- 


CARACCIOLA     ROSSA.  127 

^  za  aflègmndoli  dieci  onde  il  mefè  pei- pagamento  di  fìia  prouifìonc.  Oltre  acciò  gii 
dona  ducati  fècento  annui  fòpra  Oppido,&  Melcucca  ,  i  cjuaii  oltre  i  fèflànta  feudi  il 
meCc ,  vuol ,  che  gli  debba  godere  egli  parimente  e  i  iiioi  iùcceflbri ,  &:  heredi  dal  di  che 
Ci  prenderà  il  polTelTo  di  Montelione  inlìn  che  per  la  regia  corte  non  gli  farà  l'intera  fòm 
ma  dei  ducati  fèdicimila,&  cinquecento  reltituita.  Nel  medefìmo  anno  a  i^d  ago- 
Ilo  conferma  à  lui  &  à  fùcceilori  fùoi  non  fòlo  la  gabella  della  piazza  maggiore  di  Na- 
poli, &  IVficio  dei  maertro  portulano  di  Puglia  •  de  eguali  di  fopra  s'è  fatta  mentione, 
quello  dalla  Reina  Ifàbella  fua  moglie,  &  quella  dalla  Reina  Giouannafùa  madre  con- 
cedutigli ;  ma  etiandio  il  palo  della  Tonnara  di  Biuona  pollo  alle  pertinenze  di  Montc- 
hone ,  che  per  altro  priuilegio ,  che  noi  non  habbiam  veduto  gli  douea  primieramente 
„  eflere  llato  donato .  Quella  è  quella  pefcagione  tanto  celebrata  à  dì  nollri  de  tonni,& 
conofciuta  ottimamente  da  gli  antichi  :  i  quali  commendarono  i  tonni  di  Biuona  fòpra 
tutti  gli  altri ,  fé  vero  è ,  che  Biuona  fìa  l'antica  Hippone  opera  già  de  Locreniì .  La  qual 
pofcia  tolta  da  Romani  à  Brutij ,  Vibona  Valentia  fu  cognominata .  Onde  Archc- 
ilxato  appreflò  Ateneo  cofì  dille. 

S'ad  Hippone  d'Italia  vnqua n'arriui . 
Qui  fon  miglior  di  rutti ,  e  a  lor  conuiend 
La  palma .  Et  ciò  perc'han  varcato  il  mare 
E  i  pelaghi  del  ponto,  mentre  noi 
Voleam  far  d'elfi  intempelBua  preda . 
Ma  difcacciato  Renato  dal  regno ,  &c  venute  le  cofè  de  Caraccioli  in  fòmma  dilKcoltà 
per  efiere  flati  oltre  modo  afFetrionati,&:  partigiani  di  quel  principe,  iì  vede,  &  di  Ciar- 
letta ,  &  di  Gualtieri  fùo  fratello  vna  fupplica  al  Re  Aifonlò  lòtto  l'anno  1 44.2  à  r  2  di 
giugno,  della  quale  perche  in  effa  la  mutation  dello  llato,&  delle  cofè  loro  manifèllamé 
te  apparifce ,  &  perche  ci  può  anco  ad  alcuno  ammaellramento  fèruire  per  efièr  vno 
efèmpio  delle  continue  mutationi  j  Se  fcambiamenti  del  mondo,  non  farà  del  tutto  fuor 
di  propofito  far  mentione.  Supplicano  dunquequeiliduefratelliilRe,che  nonlìa 
tolta  loro  la  terra  di  Mótelione  fin  che  nò  gli  fieno  rellituiti  i  dinari,  per  1  quali  la  tenea 
Ciarletta  in  pegno  prellati  coli  alla  Reina  Giouanna  come  à  Renato  ;  alia  qual  fupplica 
è  quello  refcritto ,  Fiat  confirmatio  terr^  Montisleonis ,  prò  eis  ramen  pecunijs  quas 
bons  memorile  domina  Regina  Ioanna  à  dicVis  fùpplicanribus  mutuo  receperat  ;  &  mi- 
^  nimè  de  mutuatis  illullrifs.Duci  Renato .  Onde  li  vede  in  prima  la  perdita  di  tutti  i  fè- 
dicimila ,  Se  cinquecento  ducati  prellati  à  Renato  &  à  Ifàbella .  ApprelTo  domandano 
la  confermatione  di  tutti  i  beni  burgenfàtici ,  de  feudali ,  vHci ,  &  preiogatiue ,  &  il  re- 
fcritto è  tale  .  lam  prouifìim  eli  inter  decretationes  fadas  ad  capitala  oblata  prò  parte 
fèdilis  Capuan^  videlicer.quod  de  burgéfàticis  placet,&  nunquà  de  feudis  qu^  poflidenr, 
quoad  prouifioncs ,  &  officia  autem  remictuntur  ad  fùmmariam:  vt  vilìs  priuilegijs  pro- 
uideat .  Dal  che  fi  caua  la  certa  priuarion  de  feudi ,  &c  la  dubbia  fj^eranza  di  ricuperar  gli 
vfici .  Similmente  (  affaticando  come  dille  colui  i  Dij  dell'altrui  imperio  )  domandano, 
che  fieno  confermati  à  gli  huomini  di  Monteleone  tutti  i  priuilegi,  &  indennità  impe- 
trate da  i  Re  paflàti ,  &  lì  rifcriue  cofi .  Placet  de  priuilcgijs ,  &  alijs  vfque  ad  obitum 
E  Reging  loann^  eatenus ,  quatenus  in  earum  polèflione  exillant .  Supplicano  che  fia- 
no  lor  perdonate  tutte  l'offefè,  che  hauellèro  fatto  à  elfo  Re ,  fé  ben  follerò  incori!  nel 
crimine  dell'ofefà  Maellà  nella  guerra  fatta  col  Duca  Renato .  Di  che  il  Re  lì  ino- 
ilra  liberaliffimo .  Ma  in  quanto  che  à  Ciarletta  1  la  llabilita  la  medefìma  prouifìone , 
che  egli  hauea  fòtto  Renato  ,  come  capitano  ,  de  cailellano  di  Monteleone  è  dal 
Re  rimellò  alla  Sommaria  ,  &  in  vero  meritò  al  fine  in  quella  vltima  domanda  la 
virtù,  &  bontà  diCiarletta  alcuna  fòrte  di  clemétia ,  &  di  benignità  dal  Re  vincitore, 
dal  quale  benché  ofFefo  non  fòllenne  mai ,  che  h  partiflè  veruno  interamente  mal  fo- 
disfatto  ,  hauendogli  allègnata  quella  prouilionc  fopra  le  collette  ,  &  bagliue  cofl 
di  Monteleone  come  della  città  d'Oppido^òc  delia  terra  di  Malcucca  .  ma  auuenuto  che 

M      2         ilRe 


irg  DELLA     FA  MIGLIA 

ilReperlopaiLimento  fatto  col  baronaggio  era  contentatofi  di  rilafciar  ogni  forte  di  A 
colletta ,  èc  di  bagliiic ,  &:  in  vece  di  eile  di  prenderli  vn  ducato  per  fuoco ,  per  quello 
ordina,che  la  detta  prouiiione  {e  gli  paghi  iopra  i  detti  pagamenti  hlcali  d'vn  ducato  per 
fuoco:  i  quali  erano  (opra  le  già  nominate  terre.  Simiglian  temente  l'anno  45- a  14 
di  gennaio  à  tempo  cheli  Re  Altonfo  fi  ritrouaua  col  campo  intorno  a  Cottone  per  la 
guerra,che  haueuacol  Marcheie  Centelles  ;  chiamando  Ciarletta  fuo  diletto  conliglie- 
le  ;  vuole ,  che  in  ogni  modo  come  per  altre  iue  hauca  ordinato ,  gli  li  debba  pagare,  co- 
me à  callellan  di  Monteleone  1  cento  ducati  il  meiè  {òpra  i  già  detti  pagamenti  tìicali 
conceduti,nel  qual  vtìcio ,  &  gouerno  par  che  egli  (1  muoia  l'anno  1 45'o.percioche  il  iè- 
llo  giorno  d'ottobre  di  quell'anno  il  Re  ta.  calì:ellano,&:  capitan  di  Monteleone  Pietro  di 
Milano  vacato  già  per  la  morte  di  Ciarletta  Caracciolo  .  Fu  Ciarletta  pio ,  &  religiolò  „ 
caualiere,  concioliacola ,  che  egli  fece  a  iue  ipeie  tutto  il  pauimento  dcll'Arciueicouato, 
come  fi  vede  per  certe  tauolette  di  marmo ,  che  iòno  Ipariè  in  terra  per  quella  Cliielà 
con  l'armi  iue ,  &  con  quelle  parole . 

MAG.  MILES  D.  ZARLETTA  CARAZZOLVS  FECIT 

HOC  PAVIMENTVM 

AD  HONOREM  M.  ET  BEATI  lANVARII  ANNO  DOMINI 

MCCCCXXXIH.  MENSIS  MARTII  XI.  IND. 
Et  con  tutto  ciò  ninno  honoie  ,&  grandezza  volle  egli  nella  iua  ièpoltura ,  anzi  quel- 
la ordinò  che  ioiTe  iotteira  nell'entrar  della  Chieia  à  man  manca,oue  egli,  &  quafi  tut- 
ti i  iìioi  iùccelFori  ion  ieppelliti.Hebbe  per  moglie  Margherita  Carbone, co  cui  procreò  i 
quattro  figliuoli,  che  nell'albero  appariicono,  mai  quali  recarono  affai  pouen ,  &  mal  ^ 
agiati  de  beni  della  fortuna,  come  priuati  de  feudi  dal  Re  cupido  di  rimunerar  1  iùoi  par- 
tigiani ,  &  ipogliati  d'ogni  lor  mobile  nel  iàcco  della  città,  quando  ella  fu  preià  da  Alfon 
lo  ;  eilendo  ben  riconolciutc  le  caie  di  coloro:  iquali  hauean  ieguitato  la  fattione  Angioi 
na.  Ne  di  tutte  le  ragioni,che  hauea  Ciarletta  iòpra  Monteleone,diede  Alfoniò  à  figlino 
li  altro  che  400  ducati  d'entrata  annui,mentre  era  perdurar  la  lor  vita,come  in  vn  priui 
legio  il  vede  del  iopradetto  anno  50  nel  primo  dì  di  nouembre ,  oue  dice  il  Re ,  che  ha- 
uendo  Franceico  Caracciolo,Giouanni  Aioifa ,  Colantonio  Caracciolo  &  Ottinello  Pi- 
i.iii^l^it  icicello  tutori  di  Luigi  Antonio,£c  de  gli  altri  figliuoli  di  Ciarletta,i  quali  eran  rellati  pu- 
toni»,  pilli, coniegnato  di  iuo  ordine  il  cailello,  &  terra  di  Monteleone ,  che  già  Ciarletta  tc- 

nea,a  Pietro  di  Milanoiper  quello  dona  li  Re  à  1  già  detti  pupilli,&  a  Margherita  Garbo  L) 

ne  lor  madre  ducati  quattrocento  l'anno  iòpra  la  dogana  di  Napoli  mentre  durerà  la  lor 

vita,  il  in  cambio  di  quella  Cailcllania,come  di  tutte  le  ragioni,^  pretendéze,che  potei^ 

iero  hauer  iopra  Monteleone .  Di  Luigi  Antonio,  pero  che  egli  lòto  hebbe  figliuoli, nac- 

ciarlettd        que  il  iècondo  Ciarletta  :  ilquale  come  nell'albero  fi  vede  iù  auolo  del  terzo  Ciarletta,di 

fecondo.  Scipione,&:  di  GiouanLuigi .  Scipione  caualier  di  S.Iacopo,  Gio.Luigi  di  Malta.Ma  Ciar 

curlttu        \<^^tc\  oltre  la  bontà  de  collumi  fu  buon  filofòio,  hebbe  cognitione  della  teologia ,  &;  nel- 

ter\o  l'vna  profeiiione,&  nell'altra  Icrilfe,  come  che  niuna  delle  iùo  colè  ila  publicata.Haueua 

santone,        ancot  egli  parte  con  doti  &  con  altro  ottimamente  riparato  alla  llrettezza  delle  colè  do 

jr«^,,  melliche,onde  incominciaua  à  iolleuar  di  nuouo  la  cala;  quando  effendo  ancor  giouanc 

fu  tolto  via  dalla  morte  con  gran  diiJMacere  di  tutti  coloro:i  quali  hebbero  la  fua  viànza.  E 
Ma  la  iùcceifione  di  Domino  vn  de  figliuoli  ancor  egli  Aq\  primo  Ciarletta  fu  molto  for 
tunataper  cagione  di  Marino  iùo  figliuolo:ilquale  di  mirabili  angullie  riduile  la  caia  iìia 
a  notabil  ricchezza,  &  felicità; onde  porta  il  pregio  à  far  di  lui,&  de  iuoi  iùcceifori  dillin- 
ta  &  particolar  mentione . 

7)i  Manno  C'ayJmale,  Conte  M  Galera ^  &  ^ouernator  di  Milano , 


u 


Arino  il  che  deurebbe  ipronar  ciaicuno  effendo  fanciullo  fi  poiè  a  ièruigi  del  Car 
dinale  Alcamo  Sforza;per  mezzo  della  qual  fèruitu  creicendo  egli  nlquale  era  va- 
lente ,  &  d'aliai  hebbe  agio  di  £ir  conoicere  il  valor  iùo  nella  corte  di  Roma 

perii 


B 


CARACCIOLA     ROSSA.  119 

perfi  fatto  modo,  che  incominciato  ad  efièr  adopeiato  da  Leone  fu  d'intorno  Tanno 
1518  mandato  dai  Papa  Nunrio  aii'Jmperadcr  Carlo  V .  nei  qua!  carico  pericuerò  infi- 
FiO  alla  morte  del  Pontefice ,  tal  ciie  hebbe  agio  à  dar  la  prima  corona  a  Carlo  m  AquiC 
grana.   Ma  cflèndo  egli  ritornato  in  Italia  per  dar  conto  cella  iùaaniminjllraticne  al 
nuouo  Pontefice  ;  l'Imperadoie  che  nel  trattar  le  cofe  cella  Corte  di  Rema  rhaucacono 
iciuto  prudente ,  &  animofò ,  il  chiamò  a  fuor  lèruigi ,  &  mandollo  l'anno  1525  amba- 
(ciadore  à  Venetia ,  di  che  fa  mentione  il  Guicciarnini  ;  oue  conclulè  la  lega  tra  riinpera 
dorè,  &  il  Papa ,  &  quella  Republxa .  Ma  {accedute  le  guerre  dello  llaio  ài  Milano , 
egli  fu  volto  in  Lombardia  per  nicdere  ambalciadore  da  parte  di  Celare  appo  il  Duca 
FrancefcoSforza,&  quiui  dimorò  infino  al  fine  della  guerraj&  aflèdio  ad  calici  di  Mila- 
no .  Nclqual  tempo  richiamato  dali'ImperaJore  interuenne  nella  lùacoronationcm 
Bologna .  Quindi  fu  di  nuouo  mandato  à  Vinegia ,  oue  conchiufe  la  pace  tra  ì'Impera- 
dorCj&  quella  republica,  la  qua!  dura  infino  àpiefènti  tempi .  tornò  poi  di  nuouo  al- 
rambalceria  di  Milano,  efièndo  l'impcradore  tornatofène  in  Fiandra ,  nel  qua!  carico 
fii  da  Paolo  III.  l'ano  1525  create  Cardinale .  Ma  il  padre  Onofrio  piglia  errore  in 
sfFermarCjche  c^\\  folle  ia  quel  tempo  gouernator  di  Milano .  Ellendo  poi  nata  fiera,  Si 
afpra  guerra  tra  l'Imperadcre ,  6:  il  F.e  di  Francia,  ócdefiderando  il  Pontefice  a  iùo  fom- 
iTiO  potere  d'acchetarla  ,  mandò  all'imperadore  il  Cardinal  Caracciolo,  &  al  Re  dì  Fran- 
cia il  Triuulcio,  come  perfòne  confidentifiimeàqueih  Principi  ;  di  che  benché  frutto 
alcuno  non  h  cauafìe ,  deliberò  nondimeno  di  nuouo  i'Imperadore  di  ièruirfi  di  Manno; 
6c  ellendo  già  egli  per  la  iriorte  di  Franceico  Sforza  diuentato  alfoluto  lìgnor  del  Duca- 
to di  Milano  ;  commife  la  cura ,  &  gouerno  di  quel  nobililfimo  dominio  al  Cardinale , 
oue  fi  morì  finalmente  l'anno  i  f  ^  8  con  vniuerlà'e  dolore  di  que'  popoli  ;  appo  1  quali 
la  fìia  moderationc ,  &  giuilitia  era  amata ,  &  honorata  fingolarmcnte .  Hora  le  rimu- 
nerationi  che  egli  hcbbe  per  i  fùoi  fèruigj  f  uron  molte  :  delle  quali  tutte  li  fèruì  in  benc- 
fitio  de  fìioi  fratelli,  &  nipoti  con  tanta  carità,  che  priuandoli  de  propri]  commodi 
mentre  egli  vilTe ,  &  lenza  afpettar  come  molti  fanno  i'hora  della  morte ,  compartì  lar- 
gamente benefici ,  &  ricchezze  grandifiìme  infra  di  loro .  Tre  volte  diede  il  Velcouado 
di  Catania ,  l'vna  a  Scipione  Iùo  fratello ,  l'altre  due  à  Luigi,  6c  a  Cela  Maria  fuoi  nipoti      y%l"^ 
figliuoli  diGiouan  Batilk .  De  quali  io  conobbi  fvltimo ,  che  per  le  fiàe  buone  qualità      CéUénu. 
morì  in  concetto  di  Cardinale  .  Dal  Duca  Franceico  Sforza  l'anno  1524324  di  mag- 
gio efifendo  egli  allhora  Protonotario  Apollolico ,  &  ambafciador  Celàreo  hebbe  in  do- 
no la  terradi  Velpolato  con  titolo  di  Conte.Ma  hauendo  poi  il  Duca  donato  la  già  detta 
terra  à  Franceico  Triuulcio,dono  l'anno  i  5-  ?  o  à  i  5  di  luglio  à  Marino  la  terra  di  Gale- 
rata  ,  oucr  di  Galera  con  molte  ville  congiunte  cioè  Perno ,  Samarata,Ca(cina ,  Verghe- 
rà ,  Boladello ,  Tulpiata  {òpra  arno,Peuerantia,Arnate,Cedrate.Santo  Stefano  &  Ogio- 
necon  titolo  di  Conte  lopraGalerata.    Doue  narra  dilìelàmentc  l'infiniti  ieruigi  da 
Marino  riceuuti,  che  da  fanciullo  lèruì  il  Cardinal  Alcanio  iùo  zio  nella  fortuna  prolpc 
ra,&  nella  aduer{à,{eguendoIo  in  Germania,in  Francia,&  per  Italia,che  lèruì  fedelmente  , 

il  Duca  Maiììmiliano  Iùo  fratello,per  cui  fu  ambalciadore  à  Roma,  &  finalmente  fé  Aefl 
(o  per  tal  modo ,  &  in  fi  fatta  maniera,  vt  square  illum  polle  non  Iperemus  (  {òno  le  pa- 
role del  priuilegio  )  Quello  contado  gli  fu  poi  elTendo  già  Cardinale  confermato  in  Àlli 
à  I  o  di  giugno  dell'anno  i  5  3  6"  da  Carlo  V.  Imperadore  :  dicendo  che  de  Icruigi  fatti 
&  à  Malsimiliano  &  à  Franceico.  Nos  teAes  lumus .  Et  poi  lèguita ,  il  che  fia  detto  per 
addurre  vna  tertimonianza  ài  cofi  gran  principe .  Verum  cum  amplilsimi  viri  dignitas 
ex  pernobili  familia  orti  non  nobis  lòlum  {^eà  omnibus  fere  Chrillianis  principibus  co- 
gnita lìt .  Et  quel  chelegue.per  tutte  quelle  colè ,  che  li  fon  dette  ,  la  lua  cafa  ne  mon- 
tò lì  come  hoggi  vediamo  in  ricchezze ,  &  reputatione  grandiisima ,  &:  egli  lèppellito  in 
Milano, ha  lopra  la lìia {èpoltura quella  inicrittione :  la  qual  trattando  breuementei 
{ùoi  più  nobili  fatti ,  lì  può  con  verità  dire ,  che  ella  non  trapalsi  di  gran  lunga  la  legge 
di  Piatone  fatta  intorno  le  iodi  de  moui . 

M     j         MARINO 


ma. 
^fcant» 


Sa^itnt 


i-o  DELLAFA  MIGLIA 

MARINO  CARACCIOLO  NEAPOL.    ILLVSTRI  GENERE  ORTO>^ 
QVl  PLVRIMIS  PRO  PONTI F F.  CAESS.  Q,  FVNCTVS  EST 

LEGATIONIBVS  PRIMAxM  CAROLO  V.  IMP. 

AD  AQVAS  CARANI  CORONAM  IMPOSVIT. 

ANGLOS  EI  CONIVNXIT  ET  VENETOS:  AC  DEMVM 

A  PA VLO  IIL  PONT.  MAX.  IN  CARDINALI VM  COOPTATVS 

ORDINEM  DVM  PROVINCIAM  M  EDIOLANEN.  AB  EODEM 

CAROLO  SIBI  CREDITAM  REGERET  IMPORTVNA  MORTE 

MAXIMA  CVM  REIP.  CHRIST.  I ACT  VRA  SVBLATVS  EST 

V.  CAL.  FEBR.   MDXXXVIH.  aNNOS  NATVS  LXX. 

IO.  BAPTISTA  FRATRI  OPT. 

B 

V'  Ciò.  'Btttijìii  Conte  di  Caleva  ftcondo . 


L 


Afciò  il  Cardinal  Marino  il  conrado  di  Galera  n  Gio .  Batiiì:a  Ilio  maggior  fratello 
già  lUro  Cameriere  d'Alfonio  1 1.  il  quaie  cognominato Iccondorvlo di  Capoana 
Ingrillo  :  hebbe  di  Beatrice  Gambacorta  oltre  i  nìalchi  due  figliuole  femmine ,  Eli 
/«/g»,-cr      cretia  monaca  in  San  LigLioro,&:  ippolira  maritata  a  Giulio  Celare  Caracciolo  .iChiama 
\L Kf/ffl"      '^^'^^  coilei  dal  nome  dell'auola  Martukcila.ma Giulio  Celare  poefa,&:  cortigiano  accor- 
ut  di  C4U      tijlimojfchitando  la  bafièzza  di  quel  nome,  non  la  volle  prima  menare  a  cala ,  che  ella  di 
quello  fpogliatad  co  quel  d'Ippolita  quali  più  ricco, &:  nobile  manto  nò  fi  riueltiilè.De  ma 
Ichi  icrbandoci  à  dir  del  primojdue  come  (i  è  detto  i:ur  Velcoui  di  Catania  Luigi, 5c  Cola  C 
Maria.Afcanio  il  quarroal  quale  fij adoperato  dal  Re  Filippo  per  ambafciado.re  à  Roma, 
hebbe  dal  gran  Duca  Colimo  de  Medici  ottimo  cllimatore  de  gli  huomini  valoroii  liigo 
tempo  iì:ipcndio,&:  douendo  mandar  il  Principe  Don  Fracefco  Tuo  tigliuolo  alia  corre  di 
Spagna^elelie  ha  tutti  i  fuoi  caualicn  &i  (ignori  iolo  Aicanio,à  cui  configli  fpetialmente , 
&  per  lo  cui  fenno,&  prudéza  ei  la  fua  giouanezza  reggeffe ,  come  che  perla  capacità  del 
l'ingegno  &  per  la  moderatezza  de  coltumi  nò  molto  haueffe  intìn  da  quel  tempo  quel- 
]'intcndcnrifìimo,&  manfueto  Princij:  e  de  gli  altrui  ammaeflramenri  melliere .  Fu  anco 
Afcanio  prepollo  alla  cauallerizza  reale  nel  regno,tUtogià  ailicuo  dell'Imp.Carlo  V.&  in 
teruenuto  (eco  in  moltiliime  guerre ,  ma  fu  colà  piaceuole  che  da  tutte  le  dame  nella  cor 
te  di  Spagna  egli  il  quale  era  conolciurifLmo  ;  non  pir  alrro  nome,  che  per  il  caualier  del  p. 
trille  nombre  fofle  chiamato,fonado  la  voce  di  Caracciolo  nella  pronuntiafpagnuolaco 
fa  poco  honella  da  nominar  alle  donne,ac  corgimento  vfato  in  Italia  da  Mariad'Aragona 
Marchefa  del  Vailo  nel  cognome  de  Brancacci,ii  cui  nome  pronunrio  fempreper  fuggir 
vna  medchma  bruttezza  più  tollo  fecondo  la  fauella  Fiorentina,che  fecondo  l'vfode  Na 
polerani.  Hebbe  Afcanio  i  ligliuoIi,che  nell'albero  fi  veggono:de  quali  Scipione  fùo  pri 
mogenito:  il  quale  fi  ir.ori  viuente  il  padre  durò  infieme  con  meco  incredibil  fatica  ad  in 
ueiligar  le  cofè  antiche  di  quella  fam!glia,giouane  veramete  digrandillimaefpettatione: 
perciochc  non  fi  veggendo  in  lui  colà  alcuna  vana ,  fèn'afpettauano  ragioneuolmenre 
opere  molto  grani ,  &  mature  :  gli  altri  erano  in  quel  tempo  che  io  parti  di  Napoli  fan- 
cia:  3M-      ciulli,  fc  nott  che  Gio.  Batilla  che  gli  veniua  appreflò  ;  il  qual  tu  lungo  tempo  tenuto  dal 
/?•*.  padre  in  Roma,in  Milano,òc  altroue  per  allenarli  Cotto  buona  difciplina  fuor  de  gli  agi ,  E 

&  commodi  della  caia  mollraua  non  voler  torcer  punto  dal  cammino  de  fuoi  maggiori . 
Ma  delle  molte  ngliuole  femmine ,  che  egli  hebbe  io  ne  conobbi  già  maritate  Vittoria  à 
Francefco  della  Leoneffa  baron  di  San  Martino ,  Dianoia  à  Felice  della  Marra  baron  di 
carlt.  Celamano,  &  Beatrice  à  Geronimo  della  Marra  fecondo  cugin  di  Felice .  Carlo  vltimo 

figliuolo  di  Gio  .  Batifla  ha  ancor  egli  di  Beatrice  Caracciola  fiia  moglie  ampliata  la  pro- 
genie de  Caraccioli  hauendo  generato  Achille,  oc  Orano .  Gouerno  la  prouincia  di  Pu- 
glia,&:  poi  l'anno  1 5-68  hebbe  parimente  in  gouerno  dal  Re  la  prouincia  di  Principato , 
nel  qual  leruigio  (1  mori  con  hauer  laf ciato  faina  di  buono  <Sc  kiil  cauahere . 


CARACCIOLA     ROSSA.  151 

A        .      .       .. 

7)i  Vomttio  'Duca  della  TrtpaUa,&  Conte  della  Tùrella primo,  &  M  galera  rerzf . 

D  Ornino  primogenito  di  Gio.  Batilla  :  &:  il  qua/e  foprauiife  à  fratelli ,  fu  cofi  detto 
dal  nome  dcirauolo.eflèndo  primo  di  tutti  redo  il  contado  di  G?Jcra:ii  quale  gli  fii 
l'anno  1 5-  5-^  a  1  2  d'agoilo  dal  Re  Filippo  confermato  in  Bruicelles,  ma  non  vo- 
lendo egli  efler  Milanefè ,  &  veggcndo  che  con  lo  ilar  in  Napoli ,  mal  (ì  potea  di  iì  lon- 
tano Ikto  trar  molti  auanzi ,  deliberò  convtile  partito  di  venderlo  ,&  inuellin  quelli 
denari  in  altre  callella  nel  regno  di  Napoli  diuenne  tra  per  quello ,  &  per  vna  honora- 
ta  parfimonia  da  lui  tenuta  nel  viuere ,  vn  de  più  ricchi ,  &  de  più  principali  ignori  del 
nollro  reame .  Comprò  primieramente  la  Torcila ,  lopra  la  quale  hebbc  titolo  di  Con- 
te ,  ma  hauendo  egli  l'animo  molto  libero  da  cocenti  Itimeli  dell'ambitione  laiciò  goder 
quell'honore  al  figliuolo  giouane .  Gouernò  la  proumcia  d'Abruzzi  ne  tempi  che  lì 
era  ribellato  Ferdinando  Sanleuerino  Principe  di  Salerno  con  molta  lode.  Ma  hauen- 
do fra  gli  altri  luoghi  compro  ancor  la  Tripaldagia  illuilre  per  lo  titolo  del  Marcheiàto 
hauutoui  dalla  famiglia  Caiì:riota,vi  prelè  finalmente  l'anno,  i  ^72  il  20  dì  di  dicembre 
titolo  di  Duca ,  nel  qual  priuilegio  fono  dal  Re  Filippo ,  non  che  la  nobiltà  della  fami- 
glia ,  ma  i  feruigi  di  Domitio ,  &  del  Tuo  figliuolo  Marino ,  &  del  Cardinal  Marino  lìio 
zio  con  chiaro  teilimonio  di  fi  gran  Principe  raccontati.  Hebbe  egh  dell' Arcciia  fua 
moglie  il  già  detto  Marino  figliuolo  mafchio  lènza  più ,  &  due  femmine ,  che  io  làppia 
Diana ,  che  tu  la  prima  moglie  di  Marcantonio  Caracciolo  fignor  della  Saluia,  che  poi  è 
C  flato  fatto  Marchelè  di  Brienza,&  Caterina  maritata  à  Scipione  di  Somma .  Egli  fi  morì 
finalmente  in  Napoli,  mentre  io  Icriuea  queik  colè  il  primo,  ò  il  lècondo  di  di  queft'an- 
no  1 5-77.  elTendo  llaro  di  vita  efèmplare,  &  nella  morte  pianto  da  tutta  la  patria  lùa . 

2?;  ^Carino  Vuca  àeìla  Tripalda,  <sr  Qinte  della  T or  ella  fecondo . 

Potrò  con  ragion  direjche  lìa  il  Duca  Marino  come  al  nome ,  cofi  anco  lùcceduto  a 
tutti  que  nobili  coiUimi ,  che  reièro  chiaro  &  illulhc  il  Cardinal  Manno  zio  di  iuo 
padre  ;&  che  particolarmente  iiadaccmmerdarin  lui  vna  (ingoiare  modellia, 
poi  che  la  nobiltà  della  famiglia,  &  le  ricchezze  minillri  potentillimi  à  farci  diuenire  or- 
goglio fi ,  &  fìiperbi  non  lì  vede ,  che  crollino  punto  l'immobil  temperanza  del  valorolo 
^  animo  fuo .  Di  Griioiì;oma  Carrafa  lorella  del  Duca  d'Andri,  »Si  dei  Prior  ci' Vnghena  è 
fatto  padre  dimoiti  figliuoli .  Interuenne  nella  battaglia  nauale  centra  Turchi,  &  tauo 
rito  da  Don  Giouan  d' Auitria  ottenne  dal  Re  in  perlòna  di  fìio  padre  titolo  di  Duca  del- 
la Tripalda;  onde  nel  priuilegio  di  elio  Ducato  àfèruigi  del  padre  quelli  del  figliuolo  il 
Re  aggiugnendo  coli  dice .  EtquiepolìieaMarinus  Caracciolus  ipiius  hlius  preitititin 
praslio  nauali  lùperiori  anno habito  cum  clafl'cTu rcica,in  quibus  omnibus  ta  pater  quàni 
tìlius  fortiSjltudioll ,  &  boni  ciuis  ac  fudditi  ofiicium  impleuerunt . 

Ve  J^archefìd't  'Bnenza 

£  O  Ellerebbe  adir  d'Antonio  baron  della  Saluia,  &  de  lìioi  lùcceflbri ,  ma  per  non  ha- 
r\.  uer  di  loro  molto  maggior  notitia  di  quella  che  nell'albero  appariice ,  baiterà  dire 
che  in  quello  ramo  oltre  la  Saluia  è  ancor  la  lignoria ,  &  pofleflione  della  Sala ,  di 
Atano,di  Petratefla,  &  di  Brienza  lopra  la  quale  vltimamente  Marcantonio  nipote  d' An 
tonio  prelè  titolo  di  Marchefe,  à  cui  è  lucceduto  il  Iuo  figliuol  primogenito  .  Delle  fue 
due  mogli  di  lòpra  li  è  fatta  mentione .  Ma  vna  lua  lorella  detta  Fauilina  fu  maritata  à 
Celare  di  Loffredo .  Molto  prima  che  quelle  colè  io  Icnuelsi ,  mi  era  più  volte  venuto 
fatto  di  conlìderare  quanto  folTe  grande  la  lomiglianza  ad  Cardinal  Marino  col  Cardi- 
nal Oliuien  Carrafa  non  iòlo  per  conto  loro,  ma  etiandio  d'amendue  i  lor  rami,&  di  tut 

M 


nz 


DELLA     FAMIGLIA 


facU  Cd' 
fielìano  ' 
4Ìel  caflel 


J-ttorre  S. 
di  l'ana- 
rara . 

drea,  fittir 

thefe  ^t 
iHoftiractl 


3r«d» . 


ta  l;ilor  fucccefsione  ,  omie  migioua  di  fame  in  quello  luogo  vn  paragone.  Ef.non  A 
è  dubbio  , che  amendue  d'vna  iteiìa  famiglia,  ic  ben  di  diuerd  cognomi  panmearc 
dopo  molte  fatiche  alla  dignità  del  Cardinalato  peruennero  .  Oiiuieii  dìucnuto 
chiaro  nella  (èruitu  della  cala  d'Aragona,  &  Manno  della  Sforzeica;  nel  qual  gra- 
do montati  Furono  amendue  grandiiììmi  Cardinali:  pcrciocheM -gouerno  di  Mila- 
no diede  non  piccola  riputatione  à  Manno ,  &  la  legation  (òtto  Siilo  a  Ferdinando  Ile 
di  Napoli  con  i'hauer  penetrato  per  tutti  i  Veicouadi  alla  dignità  del  Decano,  fecero  lU 
mar  molto  Oliuieri  à  ilioi  tempi .  In  quello  diilerirono  lìngolarmente ,  che  doue  Oli- 
uieri  vjfic  Cardinale  anni  47  ouer  48  Marino  à  pena  ne  fini  i;  .  Ma  come  Oliuieri  mi 
{è  in  cala  Carrafa  l'Arciuelcouado  di  Najx)li ,  coli  da  Marino  fu  nella  Tua  pollo  il  Veico. 
uadodi  Catania ,  le  non  che  de  Carrafì  nelle  prelature  la  fuccellione  è  ilata  più  fortunr 


ta.  La  Citta  di  Ruuo  col  titolo  di  Conte  fu  prima  nella  perlòna  del  Cardinal  Oliuieri, 
&  da  lui  palsò  al  fratello ,  &  à  nipoti  :  i  quali  accrefcjuti  di  ncchezze  hebero  in  procel- 
io  di  tempo  non  meno  il  contado  d'A itola,  che  il  Marchelàto  di  Monteiàrchio,  &z  il  Du 
caro  d'Andri;  fi  come  il  contado  di  Galera  paflato  da  Marino  ai  fratello  Umilmente, 
6i  à  nipoti  diede  loro  ampia  commodira  di  poter  penetrar  a  gradi  maggiori ,  meilb  nel 
Ja  lor  cafa  li  Contado  della  Torcila,  il  Marchelàto  ài  Brienza,&il  Ducato  delia  Tri 
palda  .  Merauiglierebbelì  per  auuentura  alcuno  di  quelli  giuochi  della  fortuna ,  co- 
me le  ella  a  lòmmo  iludio  s'haueife  tolto  à  far  quello  paragone,^  chi  non  la  &  la  natura 
ellère  auiiezza  di  Icherzare  nelle  lòmiglianze  delle  immagini  humane  con  li  fatti  tra- 
flullijhauendo  fatto  lòmigliante  al  magno  Pompeo  Publicio  di  Ichiatta  libertina,&  quei 
che  porge  più  marauiglia  al  padre  di  lui  il  Tuo  cuoco  Menogene.  Ma  non  lì  contiene 
dentro  quelli  termini  il  paragone  de  lùccelTori  del  Cardinal  Oliuien  con  quegli  di  Ma 
fino.  Imperoche  in  ammendue  quelli  rami  è  Hata  commendata  con  iimil  tenore  la 
pudicitia  àSe.  donne,  l'aflègnamento  delle  calè,  &:  la  Ichiettezza ,  6<:  lealtà  de  Caualieri, 
nondimeno  fra  tutte  ie  colè  àchi  li  conobbe  gran  lìmiglianza  potcua  parer  elTer  quella 
dVilcanio  Caracciolo,  &  di  Gio.Tommalb  Carrafa  per  farvn  paragone  di  fincentà, 
d'induilria ,  òi  valore ,  d'efjoerienza ,  &  di  lèruigi  veriò  il  lor  Principe  .  Potrebbonli 
molte  altre  colè  addurre  intorno  à  quella  materia ,  ma  io  veggo  mancarmi  il  tempo ,  & 
crelcerm.i  il  falcio  delle  fatiche  lèntendomi  debitore  pur  troppo  al  pelo  impollomidal 
mio  Principe,  onde  fono  il  più  delle  volte  collretto  di  accorciar  non  meno  1  concetti, 
che  le  parole . 

%>£!  Cefpù  del  Marche  fé  ài  J^c furaceli  &  Je  Signori 
di  fanardra . 

Feditici  di  tutte  le  colè  che  lòno  neiralbero,lì  farà  qualche  menrione  de  predeccllbri 
del  Marchelè  di  Molùraca,  che  fu  anchor  egli  de  Caraccio'i  Rofli;ma  per  non  clfer 
venute  a  tempo  le  loro  lcritture,&  per  ciò  non  mefli  nell'albero, non  così  chiara ,  & 
diilinta  come  fi  conuerrebbe  Vifle  adunque  à  tempi  de  Re  Aragonelì  vno  de  Caraccioli 
Roiri ,  il  cui  nome  fu  Paolo ,  come  molti  ilimano  intimo  parente,  &  congiunto  d'Otti- 
no .  Quelli  hebbe  la  voce  nel  leggio  di  Nido  .  fu  callellano  del  callel  dell'  Vouo,  &  pa- 
dre d'Ilabella  :  la  qual  maritata  à  Diomede  primo  Conte  di  Matalcne ,  portò  à  cala  Car- 
rafa la  baroniadi  Calaltone,&;  quelladi  Santo  Angelo.Ettorreò  luo  figliuolo  òfratellofii 
Signor  dì  Panarara ,  da  cui  nacquero  più  figliuoli,  ne  primogeniti  de  quali,  è  ancor  hog- 
gidi  quello  callel  lo,  ma  fra  gli  altri  hebbe,  li  come  10  llimo  Gio.  Andrea.  Quelli  el- 
lèndoilato  carifiìmoinfin  dalla  lìia  fanciullezza  al  Re  Federigo,  fu  da  lui  fatto  ric- 
co dandoli  per  moglie  vnaiigliuola  del  genero  del  Fontano  della  famiglia  Caiuana, 
che  gli  portò  in  cala  vnagrandilhma  dote,  tal  che  hauendo  ilato  ballante  à  mantene- 
re il  grado  di  Signore  piele  lopia  la  terra  di  Molùraca  titolo  di  Marchelè.  Di  quello  ma- 
trimonio gli  nacque  vn  figliuolo  detto  Paolo  ;  il  quale  hebbe  per  moglie  vna  figliuola 

del  Duca 


B 


D 


CARACCIOLA     ROSSA.  15) 

A  del  Duca  di  Nardo  di  cafà  Acquauiua  ;  ma  ò  i  modi  da  ior  tenuti  nel  gouerno,ò  la  ritro- 
fia de  vaflaJIi  ;  ò  qual  altra  ie  ne  folle  la  cagione ,  che  à  me  non  è  nota ,  ne  romon,  &  ioi- 
leuamenti  della  venuta  dell'Otrecco ,  ellendo  egli  in  odio  "grandiisimo  de  liioi  lùdditi  Fu 
inlìeme  con  la  moglie ,  &  col  figliuolo  da  vaiFalli  crudelmente  vccilo .  Nella  qual  Furia 
fu  anco  gittata  dalle  finelke  Ilabella  la  prima  delle  figliuole  Femmine  di  Gio.  Andrea ,  la 
quale  ageuolmente  farebbe  fiata  morra  ancor  ella ,  le  da  vn  Ilio  vallallo  non  Foilè  fiata 
faluata .  Prefe  la  corte  memorabile ,  &:efemplare  vendetta  degli  vcciditon,  ma  trouan- 
doli  intanto  Ferrante  Spinello  Duca  di  Caftrouillari  nel  prelìdio  di  Catanzaro,&  fàpen- 
do  la  grande  heredirà ,  che  alla  detta  fanciulla  s  appartcneua,  lenza  perder  punto  l'occa- 
fione,{ìcome  D.Ferrate  Gonzaga  Fece  della  Principella  di  MolFettajle  la  tolfè  permoglic, 

g  eflèndo  perciò  f'ucceduto  à  Mofuraca ,  Lionato ,  Tortorella,  la  Scalea ,  &  à  beni  burgen- 
iàtici  in  Napoli  :  i  quali  Fur  molti .  L'altre  lue  iorelle  furono  maritate  Giulia  a  Vincenzo 
Cofcia ,  Antonia  à  D.  Diego  di  Caiho ,  Beatrice  à  Cola  Milano ,  &  vn'alrra  a  D.  Fran- 
cefco  di  Gheuara ,  talché  andate  le  ricchez  ze  de  Caraccioli  ne  Carralì ,  &  ne  gli  Spinelli 
quello  ramo  fi  reflò  iolo  con  la  hgnoria  di  Panarara  ;  nella  qual  narrarione ,  le  da  noi  al- 
cuno errore  farà  fiato  prefo;  il  che  leggiermente  potrebbe  eflèr  auuenuro,  ècomefiè 
detto  proceduto  da  chi  cjuefle  colè  nei  modo ,  che  raccontate  l'habbiamo  ci  ha  dette ,  è 
ancor  fama  hauer  queilo  ramo  hauuto  prelati  di  molta  qualità,  oc  fra  gli  altri  vn  Abbate 
di  Santo  Stefano  molto  ricco . 


ifahella 
Al  arche  fa 
di  Mofur* 


p  Ve  Qtracciolt  in  confujò ,  <^  d'alcuni  loro  Prelati,  &  Cardinali . 

PEr  intelligenza  delle  colè ,  che  fèguiranno ,  làppiafi  le  armi  della  famiglia  de  Carac- 
cioli  Rodi  :  le  quali  hoggi  di  vfano  efler  quefle .   Vn  campo  partito  per  mezzo  :  la 
metà  del  quale  dtìh  parte  di  lòtto  ha  lei  sbarre  à  trauerlò .    Hora  in  molte  fèpol- 
turedeCaraccioli.-dequalinonhabbiam  fatto  mentione,  quelle  arme  hanno  taihoia 
qualche  diuerlìtà ,  &  gli  huomini ,  &  le  fe[X)lture  fon  quefte  .  Nell'Arciuefcouado  è 
vna  lèpolrura  dAndrea  Caracciolo  Ciambellano  dAndrea  Duca  di  Calauna:  il  quale 
morto  nel  i  ^40  Fa  l'arme ,  che  habbiam  detto ,  fé  non  che  nella  parte  di  fòpra  vi  fono 
tre  fiori  à  rouefcio .  Appreflb  à  quefla  fepoltura  ve  n'è  vn  altra  di  Francefco  Marelcial- 
lo  del  regno  morto  l'anno  145'^  .  Ve  n'e  vn'altra  co'fìori  di  fòpra  detti  di  Bernardo  giù- 
D  llitiario  de  gh  fcolari  ni  quale  fi  morì  l'anno  1545'.  ^^  Santa  Reflituta  fon  molte  fe- 
polture  de  Caraccioli  Roisi .  Ma  in  Santa  Maria  dzì  Principio  v'è  Ceccherello  Carac- 
ciolo cognominato  Carnecchia ,  quefli  mori  l'anno  ni? 5  Se  ha  per  arme  quattro  hle  di 
triangoli  :  che  l'vn  va  dentro  l'altro.  Nella  naue  della  medelima  Chicia  v'è  Berardo 
morto  Tanno  i  ^5)5  &  prello  à  lui  Landolfo  cognominato  Saccapannanl  quale  morì  Fan 
no  I  5  1 6*  &  Fa  i:)er  arme  tre  file  de  mede! imi  triangoli,ma  in  luogo  della  quarta  hla  vi  fon 
quattro  zappe ,  o  raflri  falcati ,  In  San  Lorenzo  apprefFo  la  cappella  de  Cicinelli ,  è  vn 
iepolcro ,  oue  fono  fèppelliti  molti  Caraccioli  :  il  primo  de  quali  ha  nome  Lodouico ,  &: 
moflrano  difcédere  da  vn  Ior  aiiolo  ancor  egli  chiamato  Lodouico,  l'infcrittione  è  deli'a 
no  1 547  &  le  arme  fon  le  medelime  sbarre  traueiiè,chc  vfàno  hoggi  1  Caraccioli,le  non 
H  che  occupano  tutto  lo  feudo ,  lènza  rimanerui  altra  parte  di  campo .  lui  prefFo  à  pie  del* 
l'aitar  maggiore  è  feppellito  Francelco  Caracciolo  cognominato  barone  con  Caterina 
Carracciola  Pilquitia  fua  moglie  morti  nel  i  3  ^ó"  dice  efler  della  piazza  d'Arco,  &  mae- 
llro  rationale ,  &  Fa  l'arme ,  che  Fanno  \^OQgi  i  Caraccioli  lènza  altra  diuerf ita  .    In  San 
Domenico  è  vn'altra  fèpoltura  con  la  pietra  di  marmo,come  fono  tutte  le  dette  di  fopra 
fecondo  l'vlànza  di  que'  tempi ,  che  dice  de  platea  Arcus ,  ma  non  vi  fi  può  difcernere  il 
nome.  In  San  Liguoro  è  feppellito  Niccolo  Caracciolo  canonico  dell'Aiciueicouado 
Iettore,&  dottor  canonifla,  il  qual  morì  nel  1 7, 74.Queile  colè  fi  fono  raccolte  de  Carac 
cioli  con  quella  diligenza ,  che  li  è  potuta  maggiore ,  arrogendo  à  quello ,  che  i  Carac- 
cioli ,  i  quali  paflarono  à  Nido  Fccer  le  sbarre  d'argento ,  &  quelli  di  Capouana  d'oro. 

Il  cui 


CutmkerU 


Frdiìcefc» 
Ai*rcj<ial 
li  del  rt- 
fn». 

Bnruri» 
Giuihtii- 
no  de  ^U 
fcoUn . 
Ceichn-cH» 
dette  Car- 
nee chia. 

Lindtìft 
detto  iAC~ 
eapdnna  , 

JLtdtMU, 


rréMCeJc0 
kétrtnt. 


KÌctoU 
«uumc*  • 


Jcouo     4' 

p'  Protor 
potan-dd 
regno. 

jSUCColo 

f  ordinale 
fh  S.C  ma, 


f:f4rrddi> 

fardi/ialc 
(it  s.  qior 


^^4  PELLA     F  A  M.   CARA  C.    ROSSA 

il  cui  cimiero  è  vn^ap  d'Elefante,  con  alciine  penne  in  guifa  di  quello  che  fi  vede  nel  A 
lènolcrodel  Re  Ladislao,  da  cui  hebbero  il  detto  cimiero.  De  prelati  Caraccioli  oltre 
quegli  che  fi  fon  detti  nel  traicoriò  dell'albero  ,  io  ritrouo  nell'età  d'Enrico  Conte  di 
idlicraci  Landolfo  Aiciuclcouo  d'Amalfi ,  &  protonotano  del  Regno .  Ne  diari]  altre 
.volte  allegati  della  libreria  Vaticana  coli  trouo  fcritto ,  Eodem  anno  (  credo  che  inten- 
da del  I  ^48  )  die  27  meniìs  marti]  Rex  Ludouicu^,  &;  Regina creauerunt  fratrem Lan- 
dulfum  Caraciolum  Archicpilcopqm  Amalhtanum  logoteta,&piotonotarium,  &  quel 
fheiegue.  Il  padre  Onofrio  fa  incntione  di  due  Cardinali  Caraccioli  oltre  Marino  di 
Niccolò ,  &  di  Currado .  Niccolo  generale  dell'ordine  de  predicatori  fu  fatto  Cardina- 
le da  Vrbano  VL  l'anno  i  2  78  ;  a  tempo  che  abbandonato  egli  da  tutti  quegli  Cardina- 
li che  creato  i'haueano ,  onde  nacque  lo  iciimadi  Clemente  chiamato  VIE  fece  quella  „ 
memorabil  promotione  di  2^  Cardinali  huomini  la  maggior  parte  fecondo  tutti  gli 
Aorici  concorrono  per  lettere ,  &  per  prudenza  di  (ingoiar  valore ,  &  bontà  .  il  lùo  tito- 
lo fu  di  S.  Ciriaco  nelle  Terme.l'altro  fu  creato  da  Innocenti©  V 1 1,  &:  quelH  hcbbe  no- 
me Currado ,  fu  Vcfcouodi  Mileto ,  Patriarca  di  Grado ,  Arciuefcouo  di  Nicofia ,  Ca- 
marlingo di  Santa  Chieià,&:  Legato  iòtto  Alelfandro  V.di  Lombardia .  Il  lìio  titolo  tu 
di  San  Gnfògono ,  ville  Cardinale  V  E  anni  ;  perochc  creato  l'anno  140  5"  fi  mojì  l'^ny 
pò  I  AI  I  in  Bologna  fòtto  Giouanni  XXÌ1E&.  mi  fu  feppellifo , 

2?/  "K^cWdo^YAn  M4eJìro  diT^odi . 

H  Ebbero  ancora  i  Caraccioli  RofTì  Ricciardo  gran  maelìro  di  Rodi ,  fratello  del 
Conte  Giouanni  ,&  zio  d'Ottino,di  cui  tate  memorie  appari(cono,che  lungo  fàreb 
be  a  raccontarle ,  6c  non  dimeno  percioche  chi  vltimamente  ha  tatto  il  catalogo  di 
que'maeilri,vi  debbe  hauer  lalciato  il  Caracciolo,quindi  viene  che  in  Napoli  molti  fono, 
che  malageuolmente  s'inducono  a  credere ,  che  1  Caraccioli  habbiano  hauuto  gran  mac 
Uro .  Egli  mandato  da  Papa  Bonifatio  in  Genoua ,  fu  vno  de  tre  arbitri  cflendo  gli  al- 
tri itati  ia  republicadi  Genoua,  &  Antonio  Adorno  Doge  di  quella  republica,ne  quali  fu 
compiomellà  la  pace ,  che  lì  douea  fare ,  &  che  lì  fece  finalmente  nel  principio  deiranno 
13^2  tra  Galeazzo  Vifconti  Contedi  virtù,  &  i  fuoi  confederati  dall'vha  parte  ,&  i 
Fiorentini,  de  1  Bolognelì ,  co  i  lor  confederati  dall'altra .  Onde  il  Biondo  coli  dice .  Et 
»)  cum  varia  vt  aflblet  à  bello  contendentibus  fierent  potlulata  ^  placuit  in  arbitroscom-  ^ 
»>  promitrere  Riccardum  Carazolum  Neapolitanum  Rhodi  magiilrum ,  quem  Pontitex 
?)  ad  eius  pacis  traclatum  miièrat ,  Antoniottium  Adornum  Ducem,  &  iplam  rempubli- 
»  camGenuenlcm.àquibusipiàpaxiEquisconditionibus  conilituta  eli.  Il  Corio  ancor 
egli  della  guerra  che  tra  quelli  Potentati  era  parlando  coli  dice ,  Onde  il  Pontefice  co- 
»  noicendo  il  pericolo  di  tanta  guerra  deliberò  tra  e(si  potentati  contrattar  la  pace ,  Se  co- 
>.  limando  a  Fiorenza  Pvicciardo  Caracciolo  Napoletano  generale  deHoidinc  di  San  Gio 
,;  uanni .  &  piii  di  fòtto  dice ,  Et  1  Fiorentini, Alberto  Eilenlè,  Francefco  da  Carrara,e  lo- 
>,  IO  confederati  per  l'altra  per  f uoi  folenni  ambafciadori  h  compromeffero  nel  general 
,,  Hierolohmitano  prenominato,  &  quel  che  fègue.  Fa  di  quella  pace,  &  del  gran  mae- 
llro  métione  l'illoria  dei  Rucellai,  &  da  me  vien  raccontata  nel  fine  delquindicefimo  li-  E 
bro  delPillorie  Fiorentine.  Fanne  mentione  Baldo  in  vn  con(ìglio,&:  in  fòmma  tutti  gli 
llorici  di  que  tempi ,  &  per  lùggellar  quella  materia  fi  legge  nell'archiuio  reale  {òtto  i  i  5 
d'ottobre  dell'anno  1 5  84  coli ,  prò  parte  Reuerendi  in  Chrillo  patris  fratris  Rizardi  Ca 
razuli  de  Neap.  magni  magillri  facr^  Domus  Holpitalis  Hierofòlimitani .  Ouc  il  Re  co 
mandaal  Viceré  di  Calauria,che  non  il  trauagli  d'vna  caufa  ,  la  qual  s'appartencua  al 
detto  gran  macilro  di  tra  Ruberto  di  Diano ,  &  di  vn  certo  Fra  Maniiellp  ;  pnde  è  cofà 
ilrana  |I  far  dubblg  iq  tanta  chiarezza . 


DELLA 


B 


D 


DELLA    FAMIGLIA    D'ALNETO.  15^ 

O  C  O  allignarono  per  Io  più  le  famiglie  Franzefi  nel  noliro  reame;  cefi  i 
Clignetti ,  1  Polliceniji  Saurani  preiUmente  perirono,  &  con  edo  loro  gli 
Alneti  :  i  quali  a  fatica  fi  condulfero  infìn  à  tempi  del  Re  Ruberto .  Molti 
di  coitolo  fi  vede  in  vn  tempo  meddlmoeflcr  venuti  con  Carlo  primo 
&diuerfe  efière  fiate  le  rimunerationi  lor  fatte,  percioche  e' fi  legge  nel 
ibro  dell'anno  i  2  72  di  Ruberto,  a  cui  (1  die  à  beneplacito  del  Re  Lauro ,  &  Mariglia- 
no.è  chiamato  Conte  Bonen.  che  per  non  eflèr  bene  fcritto  non  io  intender  quel  che  fi 
voglia  dire .  Beltramo  del  Balzo  Conte  d'Andri ,  &  di  Montefcaggiofò  rcltato  vedono 
di  Beatrice  figliuola  del  Re  Carlo  1 1 .  toglie  per  moglie  intorno  l'anno  1 9  2  i  Marghe- 
rita figliuola  di  Ruberto  dAlneto.  onde  non  è  da  credere.che  fìa  quelli,di  cui  parliamo, 
non  rifpondendo  gli  anni ,  ma  ageuol  cofà  è  che  egli  fìa  vn  altro  Ruberto  di  queilo  ni- 
pote ,  &C  rifjionderebbe  molto  bene  il  tempo,che  reflato  Beltramo  vedono  d'vnada  qua- 
le era  nella  terza  età  dopo  Carlo  primo ,  ne  pigliafTe  pofcia  vn'altra  ;  la  qual  folTe  nella 
quarta .  Ma  comunque  ciò  fìa  quello  balli  per  fègno  della  nobiltà  degli  Alneti:  che  non 
lòlo  Margherita  è  maritata  à  fi  gran  Signore ,  &  di  tal  famiglia ,  come  il  Conte  Beltra- 
mo ,  ma  f uccede  nel  matrimonio  ad  vna  figliuola ,  &c  fòrella  di  Re .  Vedelì  fìmilmente 
à  Garmundo  effere  flato  donato  San  Giouanni  incarico ,  &  Giouanni  f ùo  fratello ,  à 
cui  fur  donati  i  beni  coli  Burgenfatici ,  come  feudali ,  che  haueua  Francefco  d'ieuoli  in 
Capoa  effere  ancora  flato  maeflro  della  marefcialla ,  &  Vicemaellro  giuflitiano  del  Re- 
gno di  Sicilia .  Quello  Giouanni  ordinai!  Re,  che  debba  pigliar  la  tutela  della  nipo- 
te nata  di  Garmundo  fuo  hatello ,  mortali  lènza  hauer  lafciato  altri  figliuoli ,  &  per  au- 
C  uentura  ne  egli  douette  lafciar  fLicceffori .  Veggo  vna  commefTione  fatta  dal  Re  Carlo 
primo  à  Giouanni  della  fua  marefcialla  maellro  dell'anno  i  2  7  5 ,  per  la  quale  gli  coman- 
da ,  conciofìa  cofà  che  egli  hauea  la  fua  figliuola  Beatrice  maritata  à  Filippo  figliuolo  di 
Balduino  Imperador  di  Conllantinopoli,che  egli  faccia  raccore  in.  Tram,  in  Barletta ,  & 
in  Siponto  Nouello  quante  vele,  alberi,  antenne,  funi,  &  làrte,  potea  ritrouare  de  legni, 
che  in  que  porti  veniuano  per  far  le  loggie  nel  palazzo  di  Foggia ,  oue  la  fella  s'hauea  à 
celebrare  ;  nella  quale  fcrittura  oltre  il  matrimonio  della  figliuola  del  Re,&ilnomedi 
Filippo  figliuol  di  Baldouino  :  le  quali  colè  puoi  aggiugnere  al  libro  de  Romani  Princi- 
pi del  padre  Onofrio ,  è  da  coni iderare  quella  voce  di  Siponto  Nouello ,  che  coli  doue- 
ua  eflèrfi  ordinato,  che  fi  douefle  chiamar  allhor  Mafredonia,per  f  pcgnere  il  pi  ù  che  fi  pò 
teflè  la  memoria  di  Manfredi,  da  cui  fu  edificata.  Troualì  ancor  fatta  mentione  di 
Gualtieri ,  chiamato  nobile  ,  &  finifcalco  della  Prouenza,  &  fraimalchi  viene  ancor 
nominata  vna  donna,  il  cui  nome  fu  Ifàbella  :  la  quale  reflata  vedoua  di  Ruberto  di 
luriaco  caualiere  haueua  il  lùo  dodario  fbpra  Lauello  .  Oltre  tutti  colloro  leggeiì  il  no- 
me di  Radulfo:  il  quale  nel  libro  dell'anno  i26'_9  appare  eflèr  fignor  diAlcflano  pollo 
nella  prouincia  di  terra  d'Otranto .  Queili  è  dal  Re  Carlo  i  I .  chiamato  poi  del  reale 
ofpicio  finifcalco  intorno  l'anno  i  25*0  .  Onde  è  neceflario  credere ,  che  Caterina  d'Al- 
neto  :  la  quale  portò  finalmente  il  contado  d'Aleflano  in  cafà  della  Ratta ,  effendo  ella 
llata  moglie  di  Don  Francefco  della  Ratta  Conte  di  Cafèita  ,  il  quale  viflèà  tempi  del 
Re  Ruberto ,  fia  llata  figliuola ,  ò  più  tollo  nipote  del  già  detto  Radulto .  Coli  di  vna 
donna  di  fàngueFranzefe,&  d'vn  caualier  d'origine  Cardano  vennero  nafcendo  i  Ratta, 
diuenutidi  mano  in  mano  &  Italiani,  &  Napoletani  da  non  vergognarli  punto  di  coli 
fatta  famiglia  ;  per  tanti  nobili  magillrati ,  &  poflèllion  di  cailella ,  &  titoli  hauuti ,  oc 
per  gli  altri  parentadi  già  detti  da  elfer  lenza  alcun  dubbio  nobiliflima  reputata.  Ma 
guardili  chi  que' libri  leggerà  di  non  ifcambiar  con  gli  Abeti,  che  fono  gli  Aquini;de 
qual  ialtroue  fi  è  ragionato,  ouer  con  gli  Alueti  di  Gaeta,  de  quah  nel  hbro  dell'anno 
I  26'8  fi  legge  vn  Lacopo  protontino  di  Gaeta ,  che  farebbe  notabil  difl:erenza ,  &  erro- 
re :  le  quali  colè ,  &  limili  fono  da  confìderare  diligentemente  per  reprimere  chi  voleffe 
la  lìia  nobiltà  con  quella  di  maggior  pelo  accomunare,  eflèndo  cola,  &  tra  gli  antichi, 
§c  tra  moderili  moltQvfitata  etiandio  lènza  coli  fatta  fbmigliajnza  di  nomi  l'innellarfì 
ic'I;:^  ■'  "  '  •     "' '  '  '  nell'altrui 


Buherte 

S.dl  LttH- 

r«  j  Cr  </< 

n» . 

Marghe- 
rita Con- 
tejfkd' 
^^ndri,  e 
dt  Montr 
Scax^iofi 
auicrte . 


Cdrmun- 

d»  Stf.  dt 
S.  Gin .  in 
carici) . 
Ciouartm 
rnajfro  del 
la  AUre- 
fciaSa . 


Cuiltieri 
SmifcAco 
dt  Prot'.ett 

jfdhellti . 
HAdulfo 
S.d'^lef 
fan*. 


cattrwé 
Centtjpi 
d'^UJf* 


.5<? 


DELLA    FAMIGLIA 


no  Aif.re- 

faallo . 

o 

</»  Ci'sier- 


ne 


ell'altrui  famiglie  ;  Onde  EroHIo  Equario  medico  hcbbe  ardimero  di  chiamarfi  nipote  A 
1 C.  Mario ,  &  altri  dilEc  eilcr  nato  d'Ottauia  iòrclla  d'Augnilo ,  altri  (i  fé  figliuolo  di 
Quinto  ScrtorioA  Trebcllio  Calca  voleua  m  ogni  modo,  che  egli  toffe  tenuto  per  Clo- 
dio .  Ne  è  cofa  incognita  à  tempi  noilri  eller  andato  per  Italia  chi  (i  faceua  il  Cardinal 
Sormoneta.  In  Portugallo  comparì  chi  fi  appello  Nuntio  del  Papa,&  Rxe  di  molte  efpe- 
ditioni .  Ne  in  Firenze  mancarono  mercatanti  benché  liuoinini  fottili ,  &;  non  da  elfer 
punto  ingannati ,  i  quali  credeilcro  vna  gran  fòmnia  di  drappi  ad  vndi  cofì  fatti  ciurma 
dori.  Non  conofco  cofi  poco  me  medelìmo,che  io  prefùmeiTi  tra  tanti  illullri  detti 
di  (òpra  di  addurre  il  mio  eièmpio;  le  la  gclolìa  M  proprio  honore  à  ciò  non  mi  llimolaf 
fé.  Saniònctto  Barba  cittadino  della  mia  patria  di  honorata  famiglia  andò  lungo  tem- 
po* per  Italia  chiamandofi  Scipione  Ammirato ,  fin  che  à  Roma  benché  per  altri  talli  con  ^ 
dotto  prigione,  &  di  quiui  mandato  in  galea,  non  haucflè  portato  iajjcna  in  qualche 
parte  della  fua  sf  icciatezza .  Ho  anchora  ciò  detto  per  non  dar  campo  à  maligni  di  raac 
chiar  per  vn'altra  via  con  la  (imiglianza ,  o  pur  con  la  lileiTa  conformità  de  cognomi  tio 
uati  in  differenti  famiglie  lo  ilato  altrui .  Onde  alcuni  lòn  trafcorh  à  dire  cole  hlliflime,  • 
&  bugiarde .  percioche  fi  come  a  miei  tempi ,  &  nella  mia  patria  vn  Giudeo  famoio  chi- 
lurgoper  eHere  ibto  fatto  Chriiliano  per  opera  del  Marchefe  di  Triuico,  Ferrante  di 
Loffredo  fu  chiamato ,  &  con  quel  nome  ,  &  cognome  viffe,  &  andonne  alla  lepoltu- 
ra,  coli  in  vn  de  iibri  dell'archiuio  (ì  leggono  inomi  d'alcuni  giudei  btti  Chriitiani, 
a  quali  il  Re  concede  che  ritengano  la  lor  lìnagoga  per  oratorio ,  i  cui  nomi  fon  queib . 
Bartolommeo  di  Sicula ,  Liguoro  di  Griffo ,  Riccardo  Carrafa ,  Currado  Protei lobilif- 
(ìmo , Federigo  Caputo , Tommalb  Scrignaro,  Riccardo Scrignaro, Filippo  Minuto-  C 
lo ,  e  1  fratelli ,  Landolfo  Caracciolo ,  Gio .  d'Aioffa ,  e'I  fuo  fratcllo,habitatori  di  Napoli 
non  fòlo  tutte  famiglie  nobili  Napoletane ,  ma  gli  ffcfli  nomi  di  que  cauaiicri ,  i  quali  la 
quel  tempo  viuédo  gli  douetter  tenere  a  battelìmo.  Non  vorrei  dar  carico  à  morti,ma  vi 
uè  Berardino  de  Medici  gentilhuomo,à;  Canonico  Fiorentino  d'intera  fede ,  il  quale  mi 
diede  vn  principio  d'vn'opera  fcritta  giada  vn  Napoletano,ouequel  che  di  n^olte  fami- 
glie bugiardamente  hauea  incominciato  adire  è coià,che  vince  ognibruttezza,^  ogni  di 
shoneità .  Onde  ho  voluto  pale(èmente  accennare  onde  tragga  origine  quella  maligna 
ti  per  liberar  molti  di  dubbio ,  &  di  folpetto,  quando  à  legger  fimili  colè  s'abbatteilèro . 

DELLAFAMIGLIACAPRESIA.  ^ 

ELLA  f  imiglia  di  Caprefio ,  ouer  di  Caprofio  io  non  mi  era  incontrato 
in  altra  notitia ,  che  d'Angiolino  :  il  quale  tu  caualiere ,  &  Mareiciallo  del 
regno  circa  gli  anni  i  2  8  8  ;  ma  più  diligentemente  di  lor  ricercando ,  ho 
xx.anni  innanzi  à  queffo  tempo  ritrouato  poi  Etneo ,  ouer  Enrico  (coli 

propriamente  ne  libri  deli'archiuio  più  d'vna  volta  (i  \c^gc  )  la  cui  moglie 

chiamata  Maria  iellata  di  lui  vedoua  fupplica  il  Re,  che  con  XX.  cauagli  polla  vlcir 
lì  del  regno.Quclli  fu  lìgnor  di  Cillerna ,  onde  il  Re  poco  dopo  ordina,  che  eìlendo  egli 
morto  lenza  figliuoli,  Cillerna  debba  ritornare  alla  corte.  Quelle  memorie ,  le  i  lo- 
gli di  quel  libro  non  fono  ancor  elli  intrameflì  con  altri  lì  conrengon  lotto  l'anno 
1 268  .  Ma  quello  che  mi  porge  gran  merauiglia  è,  che  lèi  anni  dopo  lì  i^g^c  vna  E 
Icritrura  dd  medellmo  archiuio,per  la  quale  li  ordina,che  poi  che  Enrico,  ouer  Erneo  di 
Caprefio  non  vuol  venire  à  prellare  il  debito  homaggio,le  callella  à  lui  concedutede  qua 
Il  erano  Monteuerde,la  Cidogna,la  Rocchetta,  6c  Calici  Balbano  debbano  ritornare  al- 
la corte  di  che  lcgue,o  che  egli  da  vn'altro  Erneo  diuerlo  dal  primo,o  che  le  egli  è  dello, 
non  ila  vero  che  lìa  morto  l'anno  1 16?>.  Ma  io  fono  indotto  à  credere  che  egli  lia  vn'al 
tro,  &  per  auuentura  quelli ,  di  cui  fu  moglie  Mariella  di  Capoa ,  non  vcggendo  perche 


iitila  altra  Maria  quando  foffe  ella  di  cala  di  Capoa, elIendo  rellata  di  lui  vedoua,  douci 
;  cercare  d'viciiii  dd  regno. Di  tutti  quelli  dubbi  è  cagionc^chi  piima  mellc  inlìeme  que 


•que 
glihbri.i 


CAPRESIA,  BRVSSONA,  ET  DI   SVS.  157 

^  gli  libri  ;  i  cjuafi  iti  modo  confuse  con  ilran^  accoppiatura  i  fogli  d'vn  regno ,  con  ciucili 
d'vn  altro  i-imefcolando,che  ncr  illraiciarii  lunga  opera,  cz  di  diligente,  «Se  intendentilli- 
mo  huomo  vi  li  richiederebbe . 

DELLA  FAMIGLIA  IRVSSONA. 


^  S  S  O  N I ,  che  Burloni ,  ouer  Borioni  lì  trouano  alcuna  volta 


gl'altri  illuicre  tu  il  nome  di  jacop 
il  quale  lìori  a  tempi  del  ile  Carlo  1.&  I  Lanzi  il  Zurita  nella  lija  cronaca 
Q'Ara<?ona  dice  lui  elitre  ilato  capitan  generale  di  quella  armata:  nella 
quale  Carlo  Princip.  :  i  Salerno  tìcliuol  dA  Ile  Carlo  I.  Fu  rotto  da  Ruggieri  dell'Oria . 
Le  cole,ciieper  i'aichiuio  10  ne  ho  ritrouatc,(òn  molte,lui  hauer  hauuto  80  oncie  d'en- 
rrataper  cialcua'anno,  in  vn'altra  volta  effe rgli  llate  concedute  Senerchia,  Lucullano  , 
&c  ciò  che  haueua  Vgo  di  Saia  in  Trentcnara ,  ellere  Aato  (ìgnor  di .  ».'ocera  de  criiliani, 
<2:  hauer  hauuto  per  moglie  Chilona  hlangieri .  Onde  nella  chieià  di  San  Marco  in  No- 
cera  è  quella  memoria .  Hrc  cappella  conll'.  ucìa  (iiit  per  d.  lacobum  de  Bullono  ad  ho 
norem  beata;  Cateri:  a:  vna  cum  nobili  Chilona  Filangeria  vxore  eius  fub  anno  Domini 
1 25ìO.Truouo  ancora  il  che  grandemente  conferma  quel  che  dice  il  Zurita,  lui  hauer  ti- 
tolo di  Vice  ammiraglio  dA  r^gno  di  Sicilia,  &  quel  che  è  non  piccolo  legno  della  lìia  no 
biltàjdcue  di  caualli  morti  in  lèruigio  d:l  Re  fi  ragiona,molti  efière  i  caualli,  che  di  laco 
pò  li  veggono  eilèr  morti  à  fuoi  ièruigi  militando  r.cH'alIldio  di  Reggio  bonitio,dauanti 
al  porro  di  Pifa,in  Roma ,  in  Trani,in  i'  ocera,  vv  in  Cartagine.par  che  egli  lia  hgliuol  di 
Riccardo,  6c  Riccardo  di  Ruggieri .  onde  Riccardo  •  che  dal  Re  Ruberto  fu  fitto  Conte 
di  Stitriano,l}imo  cifer  hgliuolo  di  lacopo.-il  quale  Riccardo  di  Filippa  di  Lizinardo  gene 
ro  il  fecondo  Iacopo  detto  per  vezzo  Giachetto,  di  cui  fu  moglie  Margherita  Ciignetta , 
che  rellata  di  lui  vedoua  fi  rimaritò  pofcia  al  Conte  uiMarhco,  come  ne  Sanfeueriniiì 
dille.  Morto  per  quello  Giachetto  lenza  figliucli,gli  redo  la  forella  moglie  di  Guglielmo 
di  Capoa,come  lui  dicemmo,&:  così  lì  fpenfè  la  famiglia  Brulfona . 


Iacopo 

Cdp.  f.  f«. 

di  mare. 


Riccardo 
Conte  dt 
Sutriam . 


Ciachetto 


DELLA  FAMIGLIA  DI  SVS. 


D 


f 


n 


\\ 


f^  A  M  A  i  1 1 M  O  N I  fi  potrebbe  ageuolmente  comprendcie,di  che  qua 
iiui  follerc  quegli  di  Sus,qaando  altra  coù  di  loro  non  appanlie ,  trouan- 
doli  imparentati  con  la  famiglia  della  Mana,ui  Capoa ,  di  San  Gioil;!  ,  &: 
di  lanuilladi  quelle  che  noi  tàppiamo,tutte  famiglie  nobiliilime;ma  la  lor 
nobiltà  appare  ancora  per  altro  ;  pcrcioche  ad  Amerigo  di  Sus  caualiere  fi 
vede, che  il  Re  Carlo  fècódo  dona  per  i  fuoi  fèruigi  1 40  oncie  di  rédita  lopra  diuerd  beni 
6caltroue  in  ifcambiodi  Boiano,che  prima  gii  doueua  hauer  donato  6c  pofcia  ritoltoloh, 
ò  ad  altri  rellituito  dona  Montefulcolo ,  6;  altrouc  di  giumente,  porci ,  troie ,  &  pecore 
gli  daua  anco  il  Re  non  picciola  quantità .  Di  coiUu  rimale  vn  figliuolo  pupillo;  il  quale 
doueua  efiere  f  aturo  genero  di  Niccolo  della  Marra  di  Barletta,  credo  quel  Niccolo , 
E  chefii  fìgnor di  Scrino:  il  quale  viue  fanno  1520.  Intorno  queifo  medefimo  tempo 
trouali  liana  di  Sus  maritata  in  cala  lanuilla  ellere  Contefla  di  Sant'Angelo ,  i>c  alquan- 
ti anni  prima  Petruccio  di  Sus  già  fanciullo  elfer  nipote  di  Gentile  di  San  Giorgi  auo- 
lo  fuo  materno.  &  per  ciò  che  quella  mentione  è  nell'anno  i  5  10,  &  Martuccia  di 
Capoa  nman  vedoua  di  Pietro  di  Sus  dintorno  l'anno  1  5  z  o ,  &  i  5  2  5 ,  ho  per  collan- 
te quello  Pietro  effer  l'illcffo  Petruccio .  Et  fc  di  Sulà,  £c  Sus  è  vna  colà  medefìma,  \^o 
dì  Sufà  benché  lènza  figliuoli  fi  moni/.'  fii  lì gncr  di  Senerchia,  di  Luculliano ,  di  Trente- 
nara,ik.  di  Campagna . 

N 


u  Ammaro 
S.  di  Mo- 
te ftifc  alo. 


Pietro . 


y^o  S.di 

Scficrchia' 
(U-c. 


I4C 

ALL'ILLVSTP.I5SIMO,    ET  R  EVERENDI5SIMO  A 

MONSIG.  DON  INICO  CARDINAL  D'ARAGONA 

SVO     SIGNORE 

SCIPIONE      ^M  MIRATO. 

V^  NY>  O  per  nittn.t  .ìlr>\t  cafione io  doueJ?i tndri:i^tre  à  K  S.  lUiiflriJ''.  l'albero ,  (Jt^  la 
piccoL:  ifìoi-hi  della  cafa  d\y^ijmno,fiil  doiicrc  tjar  io, perche  ella  l'f^f^^»'  /'^  continuatione  de 
Alarchefì  di  Pefcara  .  La  cjual  fgnoria  cjfendo  fiata  femprc  ne  [noi  mao-^iort  ,&  dt  pre 
[ente ej fendo  titttauia dallliifh-tj-.Sig.fuo nipote pojjèdutaj m  liìimo che lejiapunto  di/caro 
ilfèntìreconcjuantirarì'ejfcmpidt  "Valor  militare  ,C^  di  fede  /ì  /ìa  con/èruata  .Percioche 
fnoi  le^o^tamo  Ceftre  Retiti  Ihnomo  Homano  hanendo  'Ceduto  alcune  opere  d'^leffandro  -n 
Me  di  A'iacedonia  dipinte  ,  hauer  pianto  ,  pcrcicche  non  l-edea  e^^li  hanerne  ancor  j atta  alcuna ,  che  con  tjaelle 
fi  poteffe  parao-onare ,  che  crcdcrrem  noi  che  fa  per  far  -l  Marchefc  ^Ifovfo ,  ijuando  i  fatti  de  fuoi  nht^ion 
leo-o^endo  no  che  dco-li  ^njli,ma  dco^lt  ^(jtiini,':^^  dujUcUt  dal  FjOyuo  5  onde  per  antica  origine  per  lato  di  don- 
ne difende, in  tutti  yedrà ,  ^  ydrà  r.ofc  de^ne  da  efjèrc  tnuidiate ,  &  mutate  f  lUrrxuerallo  parimen- 
te da  aualunquepenfiero  indegno  ti  non  Icdcrda  ninno  di  tanti prcdectffori  in  tanto  numero  di  anni  ,z^  di 
età  ;i^  intanti  riuolgimenti  di  Re  ,  di  Baroni ,  (JT*  di  popoli  contratta  macchn  alcuna  d' infedeltà  .  Per- 
cioche in  auel  modo  che  l'Imp.  CarloV.dalla felice  memoria  del Marchefe del  Vailo 'yoflro padre  confortato 


cioche  certa  coft  è  fopra.  due  fole  hafi  far  fondati  tutti  t  migliori  gouerni  ,  O"  reggimenti  del  mondo  ,7ie 
Principe  3O  Re ,  0  Imperador  alcuno  fu  mai  m  terra  che  fra  tjtuftedue  "Vie  nongli  conuenifje  dt  cammina-  G 
rrnre  ffe  à  o-ltjr  loft  fine  ha  brama  alcimahauuto  di  peruenire , ciò  fono  la  temen'i^a  della  '\'eyg(gna  ^ci^il  defi- 
derio ,  1^  amor  dellagloria  .  Tema  aduncjue  il  Signor  Marcheje  l'ojìro  di  lordar  queiìo  nohiliftmo  titolo^poi- 
chcfipuro ,  Cy^  coft  candido  l'ha  ritrouato  .  ^rda  dall'altro  canto, 1^  non  pcf  mai  fin  che  nuoua  chiare:^i  non 
l'accjuijìi  ,poiche  dal  continuato  tenore  de  fot  p.jfitnjtiejìoohligoglt  rimane,c^dica  con  Ceftre, la  Cafadel 
Marchefe  di  Pefcara  debhc  ejfer  l/ota  non  che  del  biafmo ,  ma  delfojj.  etto  del  biafimo  ,<:;^col  medefim.o  alla  ri- 
cordattone  de  fatti  de  fuoi  antichi,  non  che  de  fìranieri  Principi ,  0>  Capitani  deflandofi  j  dica  parimente  fo- 
fbirando  .  Starommt  eluncjue  iofineghittofo ,  e^  liiurommi  fcn'S:;a  pregio  di  fama ,  c^  di  gloria  ,fe  i  miei  co- 
tante honorate ,  c^  lUiiJìri  attioni gì à  fecero  '(  Cecco  dal  Borgo  primo  Marche f  di  Pefcara  dopo  hauere  col  lia- 
lor  dell' armi  fugato  i  nemici  del  giouinetto  Re  Ladislao  ,  óT'  -juafi  tutto  il  regno  riaccjuijlatoh,  con  la  pruden 
;^j  (^  colfenno  (gitele  ampliò  ,  0*  cofi  ampliato  con  la  fede  gliel  conferito  .  FranCcJoj  d'^Iipunofuo genero  3 
(^ padre  di  Berardo  Gasparo  Marchefe  di  Pefcara,  il  qualfiifuocero  di  Don  buco  yojho  bifauolo;non  è  alcun 
dubbio, che  con  la  fa  marauiglioficoflan:::^!  haueffe  ingraparte/ìabilito  l'imperio  del  Re^lfonf)  d\Aragona  r-v 
nel  noftro  reame,  al  quale  ^4lfonfò  cotale  imperio  per  Ì  adottione  fattagli  da  Gijua'iaforella  di  Ladislao  debita 
mente  s'apparteneua  j  N'on  'Voglio  entrarne  fuoi  ^Halt,de  quali  altroue  ho  più  diffiftmente  parlato  j  ma  (li- 
mando poter  con  quefli  eljempi  grandemente  commuouere  ilgiouanetto  Signor  Alarchefe  alle  honorate  tmprefe 
ho  à  V.S.lUuflrifima  'Voluto  intitolar  quefle  poche  notitie ,  accioche  prcjentatele  da  lei, fieno  da  Sua  Eccxorh 
maggior  pronte':!:^  riceuute .  In  tanto  'Vi  uà  felice ,  (<7*  me  (limi  per  molto  amatore  defioi  gloriofi  maggiori , 
^  di  faa  lllHflrifimafgnoriafleJfa,à  cut  reuerentemente  bacio  le  m,ant .      Di  Fioren:^t  il  primo  giorno  di 


Maggio  dell  anno  i'^TJ. 


E 


DELLA 


MIGLIA     A  Q^y  I  N  A. 


ve 
C 


'£^^4  f 53^i5^^^   ^^  £rcoic,i<v;  gli  alrri  da  Achemenc difccdeaano,  &  lì  (àpea  che  Er 
^Ì^/H^#^^ì   ^^^'^  ^ /^^^If'^"^^"^  veniuan  da  Ferie  hgluiol  di  Gioue.SÌ,ri(po{è  il 


^ì4^É^  &*^^M  ^-l'^io'i^o^òfojmaimaef'iondicolloro  da  quelli  incominciando 
■;;^:;:^^!^?>!SlÙdl  ione  Re  difcdi  da  Re  inhno  à  Gioue ,  quegli  de  gli  Argiui  òi  di 
Sparra.queiH  sépre  di  Perlìa,&  Ipelle  volre  lì  come  bora  dell'Alia, 
ma  noi  &  i  nolìri  maggiori  fono  priuati.In  (jilaguila  cerco  lì  può  dir  de  gli  Aquini.-pcio- 
che  doue  altre  famiglie,  lì  gloriaflero  di  hauer  non  meno,  che  gli  Acjuini  antichi  princip.ij, 
coilor  nódimeno  da  che  inention  il  rfuoUa  di  loro  lon  Icmpre  lìgnori  di  caiklla  cr  polcia 

^  di  mano  in  mano  nò  lòlo  Còti  d'AqiiinojmadeH'Acerra^di  Loreto,d'E{culo,di  Belcallro, 
ài  Satriano,  di  Módeniò,&:  di  molti  altri  luoghi  Signori.  Furon  già  Duchi  di  Gaeta,Mar- 

^  cheli  di  Pelcara,  &  Marchelì  di  Quarate.Hebbero  de  gli  vffici  grandi  del  Regno  .Et  quel 
io.di  che  nò  ro,lè  alrra  Famiglia  del  regno  lì  polTa  gloriare,vn  SantOjCome  fu^Sa  Tomaio 
dAquino:il  quale  pur  hnalméte  à  guiià  d'Apoilolo  àÀl\  felice  memoria  di  Pio  V.pontetì 
ce  di  doppia  maggior  f  eiliuità  fu  ioleanizzaro  .  Onde  a  gran  ragione  Don  Ferrante  Fran 
ce(co  d' Aualo  Marchelè  di  Pelcara  :  il  qual  morì  à  repi  nolki  Viceré  di  Sicilia  lì  (oÌca  c^Io 
riare^che  p  lato  di  donna  egli  trahclle  origine  da  gli  Aquini.La  gradezza  de  quali  benché 
loggi  in  gra  parte  lpen«ra,ò  ne  gli  Auali  transFerita,non  è  però,come  nelle  grandi  ruine  fi 
ede  che  ella  non  ritenga  vn'immagine  dell'antico  IjMendore  &  che  non  lì  vc^^a  rilucer 
qualche  (peraza.che  habbia  prcllo  a  ricuperar  i  f  ìioi  primi  ornamenti.  Hora  io  nò  dubito 
punto,chc  edì  lìeno  Longobardi ,  percioche  io  truouo  eglino  effer  Conti  d'Aquino  al- 
cun tempo  prima,che  l'arme  de  Normandi  s'incominciaflero  à  fentir  per  Italia ,  nel  qual 
tempo  pochi  Signori  erano  in  quello  ieame,che  non  folf-rodi  làngue  Longobardo  di- 
fcefì .  lì  cognome  del  lor  calato  fa  Sominacula,ma  quel  tralafciato ,  &  auuezzi  ad  clFer 
chiamati  dalla  Signoria,che  teneano  i  Signori ,  &  Conti  d'Aquino ,  &  per  confèguente 
Landolfb,&  Pandolf o  d'Aquino ,  come  vediamo  ellèrfi  collumato  in  Roma ,  coli  inhn* 
a  queiVhora  lènza  pur  per  memoria  ricordarli  dell'antico  lor  cognome,(i  nominano,che 
forfè  a  molti  parrà  nuoua,&  ilrana  colà  ad  vdire .  Dice  l'illoria  Cafinenfè,  che  dintorno 
gl'anni  ad  iignore  ^^6  ne  tempi,  che  Ottone  5  .venne  111  Roma  a  pigliar  la  corona  dcl- 

j)  l'impenojgouernaua  in  Aquino  Adinolfb  detto  per  fòpranome  Sommacula  arauo  di      ^^''"'^- 
coIoro:i  quali  hora  lòn  Coiiti  d'Aquino,fè  ciò  non  è  errore  de  gli  imprellbri  abbraccian       cullTo^^e 
do  l'atauo  (ei  età,che  non  par  che  vi  corrano  da  quello  tempo,che  fono  gl'anni  ^^f^'mil       J-'^i'**- 
no  al  II  oo.nel  qual  tépo  viueua  l'Abate  Odorifio,.!  cui  Leone  Cardinale  indrizza  la  Tua       "'* 
opera.Hora  quello  Adinolfo,di  cui  li  è  parlato,fèntédo  l'Abate  2  8  di  Montecalino  elTer 
accecato  lieto  di  quella  nouella,andò  à  dar  il  guallo,  &:  d  rouinar  da  fbdaméri  P.occalèc 
ca,la  qual  poco  auati  il  già  detto  Abate  hauea  tabricato.Er  continuando  p  molti  anni  in 
trauagliarlecofèCalinenli,  Adinolfo  5 1  Abate  di  quel  luogo  creato  dintorno  all'anno 
1012  chiamò  in  f ìio  aiuto  1  Norr.iandi,&:  melnli  nel  callello  del  Pilantario,  luogo  pollo 
no  molto  di  lungi  da  S.Germano,raccomado  loro  gl'huomini,  &  i  poderi  del  munilL-ro 

E  ilche  métre  ville  rAbate,f u  da  Normadi  con  ogni  valore,&  fedeltà  cfèguito.  Tra  quello 
mezzo  hauendo  Currado  Imp.verfo  gl'anni  del  lignore  1058  tolto  il  principato  di  Ca- 
poa  a  Pandolto,&  datolo  à  Guaimario  Principe  di  Salerno,!  Conri  d  Aquino  infieme  c5 
alcuni  altri  li  pofèro  a  fèguitar  le  parti  di  Pandolfb,pche  Laidolfo  Conte  di  Tianout  qua 
le  era  della  còrraria  fattione,  venutogli  il  deilro,prelè  prigione  Adinolfb  fratef  di  Landò       ^dlml  - 


à  Tiano .  Et  béche  f offe  impedito  loro  il  palTo  per  molti  di  da  Riccherio  5  4  Abate  Ca- 
li nenie ,  &  non  fapefTero  oue  trouailì  lì  guado  del  iìumc,6na]mente  rrouatofo,&:  palla, 

N  3  tolojSw 


one  Coti 


ne  Core  d' Aquino,&:  diello  in  poter  di  Guaimario.  Per  qlla  cagione  fdegnati  grademétc  f'  ^  ^^ 
i  Còri  d'Aquino  (doucuano  eller  quelli  figliuoli  del  primo  Adinolfb)  hauedo  niellò  inlie-  j"^  '  ' 
me  vn  grade  efercito  di  Normadi,  &  di  padani  li  mollerò  p  andare  ad  accaparli  intorno       «»•   ^ 


,42  DELLAFAMIGLIA 

tolo ,  &  mellb  in  fuga  &  vccilì  moiri  di  coloro ,  che  gli  s'erano  oppoiìi ,  fcccr  prigio  \ 
ne  l'Abate  .  Il  Conte  di  Tiano  veggendoli  à  mal  partito  condotto,  n'andò  coli  annato 
come  egli  era  al  monalbro,  pregando  i  padri  a  riceuerlo  lotto  la  lor  lede,  Scanon 
permettere ,  che  egli  n'andafìfe  in  mano  de  i'uoi  nimici;i  quali  monaci  mentre  gli  tanno 
anmio  a  non  temere, venne  un'ambaiciara  da  gl'Aquini  :  perla  quale  fi  lignihcaua  loro, 
come  edieran  pronti  a  dar  l'Abate  a  monaci,pur  che  quegli  defler  lorprefoii  Conte  di 
Tiano .  Alche  non  volendo  i  padri  per  conforti  dell'Abate  iilefl'o  acconlcntire  , l'Abate 
fu  condotto  prigione  in  Aquino,  &  a  Conti  J  dì  leguente  fi  refe  i'  calvello  di  Sanro  An- 
gelo. Et  benché  da  tutti  i  padri  tolTer  più  volte  fupplicheuolmenteconle  lagrime  a 
gl'occhi  pregati ,  che  doueller  render  loro  l'Abatejàcio  non  h  laiciaron  piegar  giamai, 
tinche  meffod  il  Principe  Guaimario  di  mezzo,non  fu  a  Conti  il  fratello  Admoito  rclli  g 
mito .  Tornato  dunque  l'Abate  in  Montecalìno,  fu  dal  Principe  indotto  ad  andar  al- 
l'Imp.  perche  egli all'aiflitto  llato  de  padri ,  i quah  ognidì  da  vicini  erano  trauagliari, 
trouafle  alcun  riparo.  Nel  qual  tempo  fuccedette  in  Aquino  Ipctialmenre  vna  mortalità 
molto  grande ,  nella  quale  morì  fra  gl'altri  vn  de  Conti  detto  Siconolfo .  Perche  Lan- 
dolfo,6c  Landone  fuoi  fratelli  fèntitifì  toccare  dalla  mano  di  Dio ,  &  coniìderando  non 
per  altro  quelle  iciagure  auuenir  loro,che  per  hvauer  mal  trattato  que  reuerendi  padri, 
co  lacci  al  collo  (e  n'andarono  al  muniilero ,  con  alte  voci  conteilando,  elli  hauer  gran- 
demente fallato ,  6c  maluagiamente  il  ianto  luogo  hauer  deprezzato  ;  perche  i  padri  ri- 
chiamarono l'Abate  &.  fecer  la  pace  co'  Conti,  ma  ellèndo  l'Abate  con  5-00  lòldari  che 
egli  menaua  di  Lombardia ,  incontratoli  nel  lìio  ritorno  col  Principe  a  Patenara ,  fa  per 
condglio  di  lui  perfuaiò  à  tornar  di  nuouo  per  condur  feco  più  genti  di  Lombardiarper-  G 
ciò  che  l'Abate  Ballilo  fuopredecellore,  a  cui  per  fìie  colpe  dcpollo  ,egli  eraiùcccdu- 
to ,  Ce  n  era  con  l'aiuto  del  Principe  Pandolf  o ,  &  col  fauor  de  Conti  d'Aquino  venuto 
a  pigliar  il  pofìeflb  del  muniilero ,  come  che  per  vn  efTerciro  di  Normandi  dal  medelìmo 
Principe  Guaimario  contrai  Conti  condotto,  Bafilio  sbigottito  fé  ne  folle  di  notte  ri- 
fuggito dal  munilkro  ad  Aquino .  Trouauanlì  in  quello  tempo  i  Gaetani  mal  iòdisfar- 
ri  del  Principe  Guaimario ,  perche  per  fargli  dilpetto  coilituirono  lor  Duca  Admolio  di 
f^c'o7u  Co^^a.  nominato  fratello  di  Landolfo ,  &  di  Landone  Conti  d'Aquino  .  Uche  vdito  da 
d-^qun»  Guaimario ,  rantolio  miiè  vn  elTercito  in  campagna  per  andar  iopra  di  loro .  Conrra  il 
^^Ijg'*'  ^^^^^  "OJ^  dubitò  punto  di  farli  innanzi  il  Duca  Adinolfo .  Nondimeno,  come  che  va  - 
fa.  lorofamente  al  primo  incontro  hauelle  egli  molti  de  nimici  vcciiò,&:  pollo  m  fuga ,  egli  O 

in  poco  {patio  di  tempo  vi  rellò  pre(o,&:  fu  dato  in  man  di  Guaimario  .  Tra  tanto  Pan- 
dolf o  già  Principe  diCapoa  hauea  accozzato  inlìeme  vna  gran  parte  di  quelli  Norman- 
di  :  1  quali  da  luoghi  vicini  al  munillero  Caiìnenlè  erano  Ilari  difcacciati ,  &  hauendo 
promeflo  loro  tutto  il  paefè  &  i  luoghi  al  monailero  vicini ,  pur  che  piglialfer  (èco  l'ar- 
mi contra  Guaimario ,  fenza  indugio  entrò  nel  paeie  de  padri,&:  accampatoli  intorno  il 
calle!  di  San  Piero ,  cominciò  a  menar  la  guerra  di  modo,che  già  non  fi  ièntiuaper  tutto 
fé  non  ruberie,rouine,  &  calamità  grandi  lènza  poter  trouar  rimedio  à  cotanti  mali .  Il 
Duca  Adinolfo  hauendo  quelle  colè  fentito ,  &  elfendo  fieramente  vcrfò  Pandolfo  adi- 
rato,  percioche  hauendo  Pandolfo  vnaiòreilade  Conti  di  Tiano  prigione ,  à  partito 
ninno  non  s'era  laiciato  recare,che  iè  ne facelTe  lo  fcambio con  elfo  Duca,  fece  intende-  £ 
re  à  Guaimario ,  che  egli  era  lòtto  inuiolabil  giuramento  per  olTcruare  à  lui ,  &  al  mona- 
ilero di  San  Benedetto  perpetua  fedeltà,  &  in  brieue  per  douer  reprimere  grempiti,&: 
orgoglio  di  Pandolfo ,  ih  egli  di  prigione  il  trahellè  .  Concedutogli  da  Guaimario 
Cloche derideraua,&la(ciato  Adinolfo  andar  libero  all'Abate ,  fu  con  incredibile  alle- 
grezza ,  &c  piacere  da  monaci  riceuuto .  Et  egli  ripolle  la  mattina  fèguente  lòpra  l'al- 
tare di  San  Benedetto  alcune  colè  di  gran  valore ,  le  quali  tolte  al  munillero  dal  Princi- 
pe Pandolfo  ,  dal  medelimo  Principe  à  lui  1  mefi  à  dietro  erano  llate  impegnate, hebbe  in 
dono  dall'Abate  vn  cauallo  bellil]lmo,&  armi  per  la  iiia  plòna  molto  buone  con  vna  bà- 
diera  di  detu  chiefà,  &  fu  chiamato,^:  gridato  difeniòre  del  monailero  Caiinenfe. 

Eilènd» 


tyfdinoU- 


A     Q_V     I     N     A.  14? 

A  Eflendo  quefte  cofè  fomite ,  fece  {ìibiramentc  intenderà  Pandolfo ,  che  egli  fidoueflTe 
parare  del  conlini  del  munirtero  ;perciochc  egliiì  era  armato  in  f.iuor  de  monaci,  Se 
quando  altrimenre  intendefle  di  tare,  gli  farebbe  vedere,  che  egli  era  per  diicacciarlo  con 
l'armi  in  mano  vituperoiàmentc  da  tutto  quel  paelc .  Alla  quale  ambaiciata  non  preibn 
do  fede  Pandolfo ,  il  Duca  hauendo  hauuto  tempo  di  mettere  inlìeme  tra  congiunti ,  &c 
amici  fuoi  vn  buon  numero  di  gente,  andò  à  capo  di  tre  giorni  nel  campo  detto  alle 
Particelle  ad  attendariì  conrra  Pandolfo  ;  il  quale  dal  lùbitano  afialto  di  così  prcAa  im- 
prefa  imarrito ,  lenza  voler  tentare  la  fortuna  della  battaglia ,  volle  lelpalle,  ik  fuggiflc- 
ne  via ,  &  Adinolb  pacificamente  andò  a  goderli  il  Ducato  Gaetano  :  il  quale  già  dal 
Principe Guaimario era Itato confermatogli.  Fu  Adinolfo  dopo  lèmpre  lauoreuole 
^  alle  colè  di  San  Benedetto .  Conciolia  colà  che  elFendo  in  proceflo  d'alcun  tempo  Defi- 
derioxxxvij  Abate  trauagliato  da  quelli  delle  Fratte ,  &  da  que  di  Minturno  :  iquali  a 
guilà  di  ladroni  andauan  faccende  di  moire  ruberie  per  rutti  què  luoghi,  egli  venne  in 
aiuto  di  Delìderi%,et  con  l'aiuto  iuo  (òlo  hebbe  l'Abate  agio  per  lo  loatio  d'un  anno  in- 
tero di  fabncar  nel  monte  vncalkllo  detto  Catlelnouo  :  col  quale  in  tutto  rinrjlìj  gli 
a(rairinamenti,&:  i  ladronecci  di  quelli  ribaldi.     Intorno  dilanili  1080  tronafi  poi,  ^r  , 

che  Adinollro  Conte  d  Aquino  nipote  per  quanto  io  llimo  del  primo  Adinolb  nato  d'ai       fo  vom, 
cunodefuoi  figliuoli,  dona  al  detto  monailero  il  lago  maggiore  pollo  preiTo  la  città       <^'-~-^^r-i' 
d'Aquino ,  con  tutte  le  colè  ,^  che  l'andauan  congiunte .  Poco  tempo  dopo  leggcfi  Pan-       *'■ 
doffo  Conte  d'Aquino ,  torle  Ilio  tratello  hauer  doiiato  a  detti  padri  )[  monallero  di       r^f^Uf^ 
C  San  Martino  con  tutte  le  lìie  appartenenze ,  &  elièndo  all'Abate  Odorifio  :  il  quale  a       *^"''' .  '^ 
Deliderioruccedette,occupato  da  vn  certo  Rinaldo  il  caiW  delle  Fratte,  venne  infuo       ^i""-*- 
aiuto  Adinolfo  Conte  d'Aquino:  il  quale  iHnfe  in  modo  il  detto  Rinaldo,  che  iclòil 
cailello  à  padri ,  fu  corretto  a  piedi  Icalzi  d'andarli  à  rimetrer  alla  dilcrction  dell'Abate, 
il  che  auuenne  a  punto  va  5  o  di  gennaio  dell'anno  i  oj?  5  nella  feconda  indittione .  Ha- 
ueano  elfi  Conti  tra  tanto  gran  niuiillà  contratta  con  quegli  di  Sora,onde  a  Sotani  con- 
uenne  ricorrere  per  aiuto  a  Gionarà  figliuol  di  Giordano  Principe  di  Capoa  :  il  quale  lie- 
to oltre  modo  d'elTerglifi  proferta  occalione  d'acquillar  paefè,  &  fignoria,  chiamati  a  fè 
di  molti  Normandi ,  andò  a  metterli  dentro  di  Sora .  Quiui  hauendo  per  alcuni  a.n.ni 
fatto  dimora ,  al  fine  dopo  vari  accidenti  ài  guerra  prelè  prigione  il  Conte  Adinolfo . 
j^  Per  \x  qual  colà  Landolfo ,  Pandolfo ,  &  Landone  tratelh  òA  Conte  prelò  (  llimo  (ien       ^^_,^^,. 
quelli  figliuoli  di  Siconolb  )  ricorlèro  all'Abate  Odorino ,  pregandolo,  che  in  tante  ne-      ^^Vw. 
celfirà  porgelle  loro  alcuno  aiuto  ;  l'Abate  andato  a  Sora ,  oue  era  Gionata,  ottenne  die       «^  -"••''" 
pagando  Adinolfo  mille  libre ,  &  lalciando  i  figliuoli  per  o9i2.gg\ ,  folle  liberato  .    Il  che       ^T^^*"' 
COSI  fu  fatto,  hauendogli  l'Abate  prellato  buona  fomma  di  denari  per  pagarla  fùa  ta- 
glia .  Ma  non  furono  lungo  tempo  grati  i  detti  Conti  <ì\  cotanto  beneficio ,  percioche 
iui  à  non  molto  tempo,  entrati  per  tradimento  d'alcuni  villani  nel  callcllo  di  Ther?.ino, 
&  faccendofi  da  gli  habiratori  giurare  homaggiojs'iniignorirono  ò^\  quel  luogo,cc  diicor 
rendo  con  gente  armata  il  paelè  vicino  incominciarono  a  predar  i  luoghi  del  monallc- 
ro  :  alle  quali  cole  non  potendo  con  conforti ,  ne  con  parole  amoreuoli  riparare  Bruno 
xxxx  Abate  di  Montecafino  ;^  anzi  cauandone  per  rilpolla  minaccie,&  vilìanie,prelèper 
E  partito  di  ricorrere  per  aiuto  a  Raiberto  Principe  di  Capoa:  il  quale  pollo  l'alTedio  à  The 
ramo  condulfe  dopo  xv.giorni  i  detti  Conti  a  pregar  rAbate,che  pur  che  folle  loro  con- 
ceduto d'ulcirne  armati ,  erano  per  rendergli  incontanente  il  callello  .  Ilche  promellò  lo 
ro ,  &  oflèruatojfù  del  mele  d'agollo  l'anno  à punto  1 1 08  conlègnato  il  callello  in  po^ 
tere  del  monallero.Succederte  a  Bruno  l'Abate  Gherardo  ;  il  quale  non  ollante  gli  accor 
di  leguiti ,  fu  ancor  egli  fieramente  trauagliato  da  Pandolfo  figliuolo  di  Landone  Conte       ''Hi- 
d'Aquino,nondii-neno  vlcitoU  contro  con  l'ellercito  lì  fece  reilituirc  il  callello  di  Vitccu 
fo  :  per  cagiondel  quale  eran  venuti  allarme.  Non  rellando  per  quello  Pandolfo  di  dar 
delle  molellie  a  monaci, incominciò  nella  felua  del  munillero  chiamata  Titilla  ad  edifica 
re  vn  camello  per  poter  co  più  comodità  da  quel  luogo  Icorrere  p  1  luoghi  a  Motccalìno 

N         4         iuggerti. 


>^^-i\nt. 


144  DELLAFAMIGLIA 

{ùgge  rti.Ricorix;roAlIhorai  padri  à  Papa  Honorio:ilqual  tu  creato  porejSce  Fano  1 124,  A 
ma  PadcIFo  per  1  bicin  del  papa  dal  Ino  proponimearo  nò  nmouendoii,i"LiNiccoIa,ilqua 
le  era  alliiora  Abare  ;  coilrecro  di  cdihcar  uii'alruo  caikilo  inconrrogii  fui  monte  Tima- 
ro .  Era  noadiiiieno  a  padri  di  gi-an  noia  il  caiL-lIo  d  l'I'A  [dino  nella  (èlua  edincaro,  on- 
de venuto  Lotario  Imperadore  m  Italia, &:  parricolarmente  a  Moiitecaiìno  l'anno 
1 1  ;  8,  mandò  à  preghiere  de  padri  Brunonc  (ùo  capitano  con  vna  banda  divaio- 
roGlòIdatiallarouinadei^detrocailelloj&induile  coii  Pandolto  come  gli  altri  Con- 
ti d'Aquino  a  prometter  con  giuramento  di  non  hauer  più  a  molcilar  le  coie  Cafinenh . 
Quello  è  quanto  fi  caua  intorno  a  fatti  de  gli  Aquini  dall'illoria  Calìnenie  :  dal  cjual 
tempo  iniìiio  all'anno  i  2  2  i  coli  per  mancamento  di  publichc  il1:orie,come  di  icritrure 
priuate  io  non  trouo  di  clìi  memoria  veruna,ie  non  cbe  lotto  il  regno  del  malGugliel-  g 
mo  lì  i<^gg^  in  Vgone  Falcando  intorno  l'anno  i  1 60  la  città  d'Aquino  eiTere  rtata  prefa 
da  Andrea  di  Rupecanina  ;  ii  fattamente  che  per  tutto  quel  tempo  che  dall'anno  i  1 5  8 
corre  inlìn'allanno  i  22  i,iol;beramenteconFeiso  àmeelfcr  del  tutto  naicolli  i  fatti  di 
queita  famiglia .  Ma  trouandod  in  quello  tempo  diiìneflo  il  titolo  de  Conti  d'^^quino, 
&  prelò  nuouo  titolo  dal  Contado  dell' Acerra,ie  lecito  è  in  cofe  cotanto  ofcurc  dar  al- 
cun luogo  al  gaiditio,  mi  piìiado  10  ò  per  la  rouin;i,(S:  deilruttione  della  città  d'Aquino, 
ò  perche  l'Imp.  Federigo,©  altro  principe  innanzi  a  ini  haueilè  voluto  con  nuoui  legni 
d'honore  premiar  la  l:ede,«3>:  il  valore  di  quelli  lignori ,  di  quiui  eller  pioceduto,che  non 
pia  Conti  d'Aquino ,  ma  per  non  picciolo  Ipatio  di  tempo  Conti  deli'Acerra  fi  folfeiO 
nominati . 

C 
7)ì  Tomm^f)  Come  dell'accendi 

QValunque  C\  fia  di  ciò  la  cagioncjtrouafi  fotto  l'Imp.Federigo  Tommafò  d'Aquino 
clìer  Conte  deirAcerra,&  l'anno  i  2  2  i  che  fu  il  primiero  anno  del  fùo  impeno  ha 
uer  dall'lmp.  magiilrato,  &:  autorità  funrema,  trouandolì  con  refTercito  imperiale 
à  gli  8  di  giugno  nel  campo  à  Boiano  lòtto  titolo  di  capitano ,  &  di  maeilro  giullitiere 
di  Puglia,  &  di  Terra  diLauoro.Per  ilcnrture  del  regio  archiuioà  tempi  àcì  Conte 
1  bmmalo  fuo  nipote  vede(i,cgli  dal  medenmo  Imp.efì'ere  flato  mandato  ambafciadore 
alRed'Vngheria,ondepare,che  fcruendofène  quel  principe  così  ne  maneggi  della 
guerra ,  come  della  pace ,  folle  il  Conte  Tommafò  ilato  buono  nell'vn  meiliere ,  6c  nel-  E) 
Taltro .  Si  può  tollerare  per  veneratione  dell'antiquità  il  raccontar  de  gli  huomini  anti- 
chi non  che  le  cofe  caiare,&:iuullri,  ma  etiandio  l'altre  di  minor  pelò.  Ho  io  veduto 
fcritf  ura  del  Conte,come  clTendo  egli  iiipremo  Signore  di  molti  feudi,&  di  ville,6c  cala- 
li preilù  à  Somma  h  contcntaua  per  toglier  vi^  vna  gran  lite ,  che  egli  haueua  con  Altra 
da  Signora  di  Aiiano ,  &  di  Longano  ne  tenimenti  di  Somma,«S>:  di  Santa  Anaflalìa,  che 
ella  11  maritarle  in  Admolfo  Spinello  fùo  nipote,  concedendo  ad  amendue  il  tenimento 
di  Somma,di  Santa  Anallalìa,  diTrocchia,  di  Malia ,  &  di  Fogliano ,  purché  nelle  bifò- 
gne,che  occorreffero  fècódo  la  natura  de  feudi  egli  folFe  fèmpre  come  fùprcmo  Signore 
riconofciuto .  Nò  mi  fono  infin  à  quelVhora  abbattuto  à  trouare  chi  fulfe  Hata  fua  mo 
glie ,  ne  meno  il  nome  del  figliuob,lè  non  che  ho  per  indubitato  dal  figliuolo  di  lui  na-  E 
f  cer  l'altro  Tommafò  Conte  dell'Acerra,che  fu  à  tempi  di  Carlo  primo,di  cui  hora  lì  par 
Jerà .  Et  leggiermente  mi  dò  10  à  credere  effer  coteilo  fùo  figliuolo  morto  in  vita  del  pa 
dre,  trouandofipervnafcritturadcl  i  24^,nellaqualeTommafò  d'Aquino  per  la  gra- 
tia  di  Dio ,  2c  dcll'Imp.  Conte  deli'Acerra  dona  certi  territori  à  Simon  di  Pantano,  fcrit- 
„  to  lòtto  latinamente  così  -,  quelle  colè  fono  fiate  latte  nella  prefènza  di  me  Tommafò 
„  d'Aquino  nipote  del  Conte  dell' Acerraje  quali  concedo,.5c  confermo  .  Onde  pare,  che 
effendo  egli  per  mancamento  di  fùo  padre  futuro  herede  dell'auolojà  lui  appartenefle  di 
conccdere,&:  di  conrermare  quelle  colè,  che  l'auolo  concedea .  Et  quello  è  quanto  fi  tro 
uà  del  vecchio  Tommafò  Conte  deirAceiTa,onde  fi  parlerà  del  fecondo . 

Del 


A     Q.    V     I     N     A.  i4y 

A  'Delji  conio  Tommafò  Conte  dell\ytcerra. 

PEr  i/critturc  del  116^(1  vede ,  che  Tommafò  Conte  deil*  Acerra  infin  da  dieci  an- 
ni a  dierro  poiredeua  in  Aliiero,Campoli,Sanro  Donato,  &:  Sette  Frati  quelle  parti, 
che  prima  111  hauca  polFeduto  vn'altroTommafo  d  Aquino.  Ciò  mi  ta  crcdere,che 
<^uel  Conte  Tommalo ,  per  quel  che  altroue  habbiam  detto  doue  de  Carraccioli  (1  ragio 
na ,  il  qual  nell'anno  i  2  5*4  marita  Cubitofà  lùa  lòrella  cugina  con  Landolfo  Caraccio- 
lo hgliuol  di  LiguorOjiia  il  prclente  Conte  Tommatò  nipote  del  vecchio  Conte  Tomma 
lo  Capitano  deirimp.  Federigo .  Hauea  quelli  a  tempi  del  Re  Manfredi  maritato  vna 
lùa  figliuola  ancor  ella  detta  Cubitoia  con  Galeotto  figliuolo  del  Conte  G  ituano  Lanza 
g  (  quelli  è  quelli  che  il  Villani  chiama  il  Conte  Caluagno  )  &  all'incontro  prela  Gollanza 
figliuola  di  Galuano  per  moglie  d'Adinolfo  luo  figliuolo.ma  perche  Galeotto  era  morto, 
Scellèndo  le  cole  ieguite  male ,  il  matrimonio  con  Gollanza  non  era  concimato,  &  non 
volea  che  ieguifle ,  domanda  licentia  dal  Re ,  la  quale  gli  è  concedutache  polla  rimenar 
Gollanza,&:  rirorlì  Cubitoià  di  dentro  il  cartello  di  Saracinilco ,  ouc  Margherita  madre 
di  Gollanza  lì  ritrouaua .  Nella  rotta  del  Re  Manfredi  dice  Gio .  Villani ,  che  il  Conte 
veggendo  la  battaglia  inclinata,&:  non  hauer  piùfcampo  alle  cole  ad  luo  Signore ,  paf- 
sò  alla  parte  di  Carlo ,  con  cui  lì  ntrouò  in  tutte  le  battaglie  che  polcia  lèguirono,&:  nel- 
la giornata  di  Curradino,&  neli'ailèdio  di  Nocera,&:  in  ogni  altra  colà ,  che  a  luoi  tem- 
pi accadde.  Fu  egli  Signore  oltre  le  colè  antiche  della  caia,  d'un  bello  llato  in  Terra 
d'Otranto ,  elfendo  Signore  d' Vgento,di  Oragano,di  Pompignano ,  di  Calauecchia ,  di 
C  Gemmi ,  &  di  Mendulinormolti  de  quali  luoghi  hoggi  lòn  disfatti ,  &c  appena  è  di  loro 
iellato  il  nome ,  &:  in  Terra  di  Lauoro  oltre  l'Acerra  era  Signore  di  Marigliano,&:  d'Or- 
taiano  .  Io  non  lo  quando  egli  h  muoia ,  ne  chi  tollè  lìia  moglie,ma  hebbe  oltre  Adinol 
fo,&  Cubitofà  figliuoli  già  detti,  vn'aìtra  figliuola,il  cui  nome  fu  Ilàbella:  la  quale  polcia 
il  Conte  Adinolto  luo  Iratello  maritò  con  Guglielmo  Stendardo,6c  figliuoU  mafchi  heb 
be  ChriiloforOpPandoIfo,&:  Enrico . 

'D'^.dimìfo  Conte  dell' ^cerrd^ &  di  Tommàfjjmfi^^mlo. 

ADinoIfo  eflendo  già  Conte  dell'Acerra  fu  prelò  prigione  infieme  con  Carlo  Princi 
pe  di  Salerno  l'anno  1284.-1 5- .del  mele  di  giugno  in  quella  fimoià  vittoria  di  Rug 
gieri  dell'Oria  Ammiraglio  del  Re  d'Aragona  prello  Napoli ,  di  cui  a  quello  pro- 
pofito  racconta  il  detto  Carlo  ellèndo  già  Re ,  &  nominato  Carlo  fecondo  un'illona 
non  indegna  d'vdire .  Ciò  lu  che  eflendo  il  Conte  col  Principe  fitto  prigionejpenso  co 
me  fedele,&  afiettionato  del  luo  Signore  in  lùalàluezza,  &  beneiirio  vna  laudeuole  alla  . 
tia ,  percioche  infingendoli  d'hauer  intendimento  co  nimici,&  di  bramar  la  rouina  à^ 
la  cala  di  Francia ,  fece  in  modo ,  che  molte  colè  de  trattati  Aragonelì  furono  al  Princi- 
pe riuelati ,  &  egli  perciò  liberato  le  ne  venne  al  fuo  llato:  le  quali  iegrete  intelligenze 
non  elfendo  a  Ruberto  Conte d'Artois,&  Baho  del  regno,mentre  il  Principe  era  in  Cata 
logna  prigione ,  palelì;anzi  hauendo  egli  tellimoni ,  come  Adinolto  hauea  occulte  prati 
E  che  co  nemicijoltre  che  Rinaldo  d'Auella  lì  proflerma  al  Còte  di  prouarli  con  l'arme  da 
lòlo  a  fòlo  il  iùo  tradimento ,  gli  fé  porre  le  mani  addollc>,&:  tenutolo  alcun  tempo  pri- 
gione ,  &  parendogli  del  Iùo  fallo  ellèr  certo ,  come  ribello  del  Re  il  condennò  alla  mor 
te .  Ma  la  giuilitiadi  Dio,dice  il  Re,che  non  permertc,che  gh  innocenti  a  torto  perilca 
no ,  fece  in  modo ,  che  hauendo  di  quella  lèntenza  il  Conte  appellato  a  Papa  Honorio, 
&  perciò  lòlpelàla  pena,Sc  tra  quello  mezzo  lèguita  la  liberation  dei  Rc,egli  ifnodando 
l'inuiluppo  d' così  fatto  accidente  non  lòlo  libera  dalla  morte  il  Conte  Adinolfo,ma  re- 
llituen^i.  ;;'i  tutto  quello ,  che  era  ilatogli  toIto,con  grandillime  lodi  celebra  la  lua  lede, 
&:vaIore,iiliberad'a!cunipagamentifilcali,&  vuolchela  donatione  prima  lattagli  di 
Aierok, di  Pino^Sc  di  Pimonte  in  Principato  habbia  luogo ,  6c  che  con  comitiua  al  fuo 

N        ^  llato 


I4<3 


DELLA    FAMIGLIA 


chrijìofi- 
ro  Conte 
d'ffciiU 


chrlflofa- 
ro  Conce 
d'Efcido 
feconda^ 

chripfo^- 
ro  Conte 
d'jfcule 

Aldr^heri 
ta  Conte  f- 
Jà  d'Efci*. 


quarta. 


ffcato  conueneuole  li  fi  dia  licenza ,  che  vada  ci  trouare  il  Re  a  Genoua ,  dalla  qual  città  ^ 
{criue  il  Re  le  coOi^  che  (i  (an  dette  (orto  la  data  de  i  2  di  marzo  dell'anno  i  2i>  i  va  Carlo 
Principe  di  Salerno  luo  hgliuolo^che  hi  poi  Re  d' Vngheria.  Ne  molto  tempo  pa{sò,che 
il  Re  Carlo  gli  tcce  dono  di  Vicaluo  col  calale  di  Polla  (Se  diegli  vna  tratta  di  mille  lòme 
di  grano .  Ma  qual  ie  ne  lode  la  cagione, vedclì  nell'anno  ^4,eflendo  ribello  del  Re,per- 
der  aifatto  Io  lì:aro,6c  a  cjaello  modo  vicir  di  cala  d'Aquino  il  Contado  dell'Acerra.Non 
hauendo  il  primo  matrimonio  come  di  {opra  (1  dille  hauuto  efl:etto,parmi  che  egli  hauef 
iè  tolto  per  moglie  donna  di  caia  di  Brullono^con  cui  generò  vn  hgliuol  detto  Tomma- 
fò ,  &  vna  lìgliuola  :  la  quale  hebbe  nome  Margherita  maritata  con  Vgolmo  primogeni 
to  di  Giouanni  Scoto  maeiiro  della  real  mareicialla.  Truouo  poi  che  nel  1508  a  Tom-  „ 
maio  detto  dell' Acerra  tìgliuolo  del  già  morto  Adinolfo  d'Aquino  Conte  deli'Acerra 
concede  il  Re ,  ch'ei  polla  llarh  nel  regno  inlieme  con  Iacopo  di  BrulTono  luo  zio  marer 
no ,  non  credendo  il  Re  haucr  egli  conlènti  to  alla  ribellione  del  padre ,  anzi  per  lìio  io- 
itenramento  li  dona  8  o  oncie  Tanno  (opra  la  beccheria  di  Napoli.  Da  quello  Tomma- 
(o  y  che  per  l'odio  reale  lalciando  il  cognome  d'Aquino  prele  quel  della  Ccrra,  vici  foriè 
la  fanaigli^  della  Ceu-ijdi  cui  fa  mentione  FranceicQ  Marcheiè. . 

Ve  Conti  ctFpol»* 

FV  tra  gli  altri  fratelli  del  Conte  Adinolfo,come  di  iòpra  fi  di(re,Criil:oforo,àcui  per 
ièruigi  da  lui  riceuLiti  dona  il  Re  Carlo  iccondo  l'anno  ii^iì  1 5-  di  nouembrela  Q 
terra  d'Eicolo  polla  in  Capitinata  per  ie,&:  heredi  in  perpetuo  per  1 60  oncie  di  ren 
dita  in  ciaicun  anno  .  Vedeli  in  quello  priuilegio,che  eflendo  il  PvC  in  Aquis  n  inueiliice 
in  nome  di  elTo  Crilloforo  il  Conte  Adinolio  iùo  fratello ,  dicendo  di  più ,  che  elfo  glie 
l'hauea  prima  data ,  elTendo  Prenze  di  Salerno  iblo  durante  la  vita  di  Cril}otoro,che  per 
altra  icritrura  appare  che  fu  l'anno  i  2  84. .  Io  non  veggo  quando  egli  ui  prenda  iòpra  n 
tolo  di  Conte ,  ma  non  è  dubbio  nel  1 1^6  clfer  già  Conte .  Hebbe  coitui  per  moglie 
Margherita  di  Sangro  iìgliuoladi  Teodino,con  la  quale  generò  tre  ligliuoli  maichi  Chri 
iVoforo ,  che  iùcccdette  al  Contado, Berardo ,  oc  Adinolto ,  &  due  femmine  vna ,  il  cui 
nome  fu  Luiia,&  l'altra  detta  Cubitoia ,  la  quale  fu  moglie  di  Jacopo  Acquauiua .  Non 
viUè  molto  il  iecondo  Conte  Chriltoforo ,  che  morì  laiciati  due  iìglmoli  di  Teodora  q 
Sanl!euerina  iùa  moglie ,  vn  maichio  pur  dal  iìio  nome  detto  Chrilì:oi:oro,&  vna  figlino 
la  :  la  quale  dal  nome  dell'auola  fu  detta  Margherita.  Ne  il  terzo  Conte  Ciirilloforo 
hebbe  egli  ventura  di  viuer  lungo  tempo ,  onde  elfendo  ancor  giouinetto  li  morì  lènza 
hauer  tolto  moglie  lalciando  il  Contado  a  Margherita  iua  iorella.  Coilei  maritata  a 
Riccardo  di  Marzano  &  di  lui  rellata  vedoua  l'anno  i  5  26"  cauò  il  Contado  di  caia  d'A 
quino ,  come  che  ne  1  Marzani  l'haueilèr  gran  tempo  goduto ,  veggendoii  di  Riccardo 
rellata  vna  fanciulla  detta  Maria ,  la  quale  portò  quel  titolo  ad  altra  f  airiiglia .  Stimo 
quella  Margherita  efièrfi  poi  maritata  con  Federigo  d'Antiochia  Conte  di  Capece  :  per- 
cioche  trouo  eilere  ilata  iìia  moglie  Margherita  d'Eicolo ,  &  quella  rcllata  di  lui  vedoua 
l'anno  1 545  maritar  Giouannaiìia  primogenita  con  Franceico  Geiùaldo.  Quello  è  il 
ritratto ,  che  i\  ha  de  Conti  d'Eicolo  canato  di  molte  tenebre .  P 

Ma  per  tornare  àgli  altri  figliuoli  del  primo  Conte  Chriiloforo  dico,  che  dell'anno 
1 5  05^  à  2  o  di  Febbraio  li  vede  vna  iupplica  di  Adinolfo ,  &  ài  Berardo  d'Aquino  Cleri 
co:  per  la  quale  domandano  all'ultimo  Conte  Chriiloforo  lor  nipote  gli  alimenti:i  quali 
per  la  corte  li  tailano  in  2  5  oncie  l'anno .  Adinolfo  ancora  neirillelfo  anno  1 5  05»  ve- 
defitor  per  moglie  Maria  figliuola  di  Giouanni  Pipino  da  Barletta ,  della  quale  hebbe 
per  dota  i  50  oncie  d'entrata  iopra  Rodi  terra  nel  Monte  di  Santo  Angelo,  &  7  y  di  mo 
bili.Marghcrita  di  Sangro  Cótella  d'Eicolo,et  madre  d'Adinolf  o  ioda  le  doti  iòpra  i  iuoi 
beni ,  &  ipetialmente  iopra  il  Monte  di  San  Giouanni  poilèduto  hoggi  dal  Marcheiè  di 
Peicaia  per  antica  heredità  di  caia  d'Aquino .  Par  che  di  quella  moglie  non  f  olfer  nari 

figliuoli, 


A     Q.    V    I    N    A.  147 

J^  figliuoli ,  &  che  lei  morta  haiiefle  menato  la  (èconda,  il  cui  noms  R\  Margherita  di  Cor 

ba;io,con  cui  hauefTj  g>;neraro  vn  hgUuoIo  d^i  Ì\iCi  proprio  nome  detto  Adinolfo ,  d:l       *AÌin^fi 
quale elFendoltatobaUo  Berardo  Conte  di  Loreto  iuo:^io,  la  madre  (ùpplica  l'anno 
1  n  4-  il  Re  RubertOjciie  gle  le  faccia  rendere,  efTendo  già  venuto  il  tempo ,  che  il  gio* 
lUiietto  pocellj  menar  moglie ,  ne  cola  altra  truouo  di  quella  iìicceihone . 


B 


"DI  'Btra'do  Come  dì  Loreto prim9. 

Erardo  Clerico  par ,  che  in  oroceflo  di  tempo  fi  (pogli  della  prcreria ,  &  datoli  a  (cr 
Ulte  il  i\e  Ilio  iigaore,di  cui  tu  Ciamberlano ,  habbia  prelo  moglie ,  &  da  diuer.uto 
-n  Conte  di  Loreto .  Odiando  egli  prenda  queilo  titolo  puntalmente  10  noi  (o,  L- 
non  che  certa  colà  è,egli  prenderlo  dal  Re  Ruberto  ,  tk.  l'anno  i  ?  ?4  eller  Conte  .  i)i 
coilui  parlò  Giouanni  Villani  n:l  princioio  del  x.libro  ò.A\c  lue  cronache,quando  l'a-iiio 
1  ^  26"  tu  con  tanti  alrn  Signori  del  regno  ad  accompagnare  Carlo  Duca  di  Calaur.a  m 
Firenze .  Hebbe  quelli  pjr  moglie  Tom  mala  di  Moiiù  ,  che  gli  portò  m  dota  non  lo:o 
Cimpobairo ,  &  San  Giouaiini  inTolFo  in  Terra  di  Lauoro ,  &;  nel  Contado  di  Molili, 
lecjualicailellaellapolìedcapcrheredita  de  fuoi  maggiori ,  ma  anche  Montorio  nella 
medenma  prouincu ,  che  per  dodario  era  lla'-o  collituitole  da  Riccardo  Gambateià  Ìuq^ 
primo  m.u'ito.con  la  qual  moglie  hebbe  vn  figliuolo,il  cui  nome  fa  Tommaio . 

*Di  Tommafo  Conte  M  Loreto  fecondo. 
C 

TOmmafo  Conte  di  Loreto  nella  guerra  di  Lodouico  Re  d' Vngheria  con  la  Reina 
Giouanna  lèguì  le  parti  di  Lodouicc,  Oxide  la  Reina  Giouanna  1  beni  teudali  che 
egli  haueua  in  Aueilà,  &  inTrentola  dona  l'anno  1 54^  ad  Enrico  Caracciolo  gra 
Camarlingo .     Di  coli  ai  inteiè  il  Villani  nel  i  2  libro  delle  Tue  croncche,c|uando  la  vi- 
ha  di  natale  dell'anno  i  ?45'  dice,che  egUcol  Conte  di  Celano, col  Conte  di  San  Valen- 
tino,  con  Napoleone  Orlino,  6c  con  più  altri  Conti  &  Signori  andò  à  trou are  il  Re 
d"  Vngheria  nell'Aquila .  Hebbe  quelli  due  mogli ,  la  prima  f  ùTommalelU  di  Sus  hgli 
uola  di  Pietro  :  la  quale  haueua  portatogli  in  dote  Ottaiano,Farazano,  i^occa  di  Pvccio- 
bono ,  Loreti'i3,&  altri  b^ni  feadili  in  Au^rià ,  ma  per  non  hauerne  h^uuto  lìgliu"oli,iÌ  ' 
^  Re  Ruberto  donò  poi  quello  ilato  alla  Reina  Sanciafua  moglie.  La  tecor.datu  F.lila- 
"  betta  Saulèuerina  hgliaola  dt  Iacopo  Conte  di  Tricavico  con  1 000  oncie  di  dote,di  cui 
hebbe  due  tigliuoli  di  coioro,caj  AU  noilra  aoCKia  un  peruenuci,va  detto  Fiancelco,5c  • 
l'altro  Berardo .  ' 


T 


2?i  Francefco  (janiedi  Loreto  ter^S* 
I 

Ruouo  di  Francefco  Conte  di  Loreto  mentione  nel  1 5  74,  nel  quale  eflèndo  rnor 
to  B-rardo  (iao  fratello,egh  compra  la  parte  che  a  lui  s'apparteneua  nel  Monte  di 
San  Giouanni  la  Campagna  da  gli  elècutori  del  teilamento  del  detto  iuo  {-rateilo. 
E  VedeCì  poi  l'anno  1582  egli  efler  balio  di  Iacopo  Iuo  nipote  nato  di  detto  Berardo ,  <3c 
noflèdendo  inficme  alcuni  beni  della  baronia  d'Alueto,  San  Donato ,  Sertehati ,  &  d'al- 
tri luoghi  eflerne  Itati  ipogliati  da  Rellaimo  Cantelmo .  Per  alcune  Icritture,che  lì  fèr- 
bano  da  Ottauio  Carrata  tìgliuol  di  Gio.Tommafò  Signor  di  Palcarola  li  vede,che  mo- 
glie di  Berardo  era  Hata  Orlòhna  figliuola,  Scherede  di  Angiolella  di  Capoa  Contel- 
fàdiSatriano, ondeèchefi  vegga|X)i  quel  contado  in  caia  d'Aquino.  Qu-ellomita 
credere ,  che  Iacopo  Conte  di  Loreto,di  cui  apprello  fi  parlera,lia  quello  figliuol  di  Be- 
rardo ,  &  non  hgliuol  di  Francefco ,  &  che  per  auuentura  quello  Francefco  di  cui  trattia 
mo  fi  muoia  fènza  figliuoli ,  ò  quando  Iacopo  Contedi  Loreto  lofle  figliuol  di  France- 
sco hauefle  prefà  pei  moglie  alcuna  figliuola,§c  heiede  di  Iacopo  iùocugino,ò  che  moi> 

19 


J48  DELLA     FAMIGLIA 

to  Iacopo  tìgliual  di  Berardo  fcnza  hglluoli,aIcuna  Tua  forella  lofTc  fiata  moglie  di  Laco-  A 
no  tìgUuol  di  Franceico ,  prendendo  il  cugin  carnai  per  manto ,  per  non  vfcir  c|ael  con- 
tado dcìli  cala ,  Comuncjue  ciò  fia  à  Franceico  iuccede  Iacopo,o  Cuo  nipote,  o  figliuolo 
che  egli  li  lia , 

!Di  léicopo  Conte  di  Loreto  quarto,  CJ^  Q)me  di  Satrìano  Primo . 

IAcopo  Conte  di  Loreto,&:  di  Satriano  viflè  a  tempi  di  Ladislao ,  &:  della  Reina  Gio- 
uanna  feconda .  Veggo  di  lui  nel  1 404.  a  i  8  d'apri'e  che  vende  la  baronia  di  Tren- 
rola  à  Cecco  dal  Borgo  per  lei  mila  ducati .   Non  li  dubita ,  come  che  non  lì  troui  la 
moglie,lui  eflere  ilato  padre  di  Franceico  gran  Camarlingo  .  Viue  nel  1 4 1  8  hauendo 
già  maritato  il  figliuolo  con  Giouannella  dal  Borgo.  ^ 

T>i  Frdnccfco  Conte  dt  Loreto  ijmnto ,  &"  di  Satriano  fecondi 
CP"  Conte  di  JìConderìJo  &grdn  Camarlingo. 

PRima  che  altra  colà  li  dica  di  Franceico,ragioneremo  del  luo  matrimonio,che  gran 
parte  le  ne  porta  della  notitia  di  lui  ;  ma  è  necellàrio  farci  alquanto  in  dietro  per  ha 
uer  diitinta  cognitione  delle  colè  che  hanno  à  lèguire .  Cecco  dal  Borgo ,  di  cui 
poco  innanzi  li  f-ecementionevalorolò,&:fedel  capitano  à  (ìioi  tempi  del  Re  Ladislao 
meritò  per  lo  luo  valore  di  eller  creato  Viceré  del  Regno,Conte  di  Monderifo,  Se  Mar 
chele  di  Pelcara .  QueiH  di  Antonella  di  Miro  Tua  moglie  hebbe  vna  lòia  figliuola  :  J  p 
cui  nome  fu  Giouanella  :  la  quale  ellendo  fanciulla ,  &  herede  del  Contado  di  A4onderi- 
lò  (  pero  che  Pelcara  qual  le  ne  ha  la  cagione  non  palso  dal  padre  alla  figliuola ,  che  per 
auuentura  l'haueua  in  vita  )  tu  maritata  a  Franceico .  Et  l'Antonella  lìia  madre  lotto  co 
lore ,  che  la  fanciulla  non  hauellè  denari  venduto  il  Contado  per  1 6  mila  ducati  à  Per- 
dicalTo  Barile ,  li  rimaritò  con  Perdicallò  fatto  Conte  daLadislao  l'anno  I40_5;  à  gl'S  di 
gennaio .  Ma  il  matrimonio  della  fanciulla  per  eflere  Ilato  contratto  in  età  non  legitti- 
ma li  disfece ,  poi  tornolli  a  fare  di  nuouo ,  &  ellendo  per  le  ragioni ,  oc  pretendenze  del 
detto  Contado  lìirta  lite  grandillima ,  &  paflate  moltc,&:  diuerlè  Icntture  coli  tra  Fran- 
ceico ,  oc  Iacopo  luo  padre  dall'una  parre^come  tra  PerdicaflJc)  dall'altra',  finalmente  per 
ièntenzadel  F^e  Alfonlò  fu  l'anno  1 45-  2.  a  ^  di  nouembre  relBtuito  il  detto  Contado  à  j^ 
Giouannella ,  hauendolo  Perdicaflo  pollcduto  anni  4  ;  .c|ueiì:o  fu  il  matrimonio  di  Fran 
celcocoaGiouannelladal  Borgo,  per  loqual  entrò  il  Contado  di  Monderiloin  cala 
d'Aquino  .  bora  di  Franceico  quelle  colè  trouiamo,che  morta  la  Reina  Giouana  per  tro- 
uarli  egli  nimico  d'Ottino  Caracciolo ,  di  Giorgio  d'Alemagna,&  di  Baldalfarrc  della 
Ratta ,  i  quali  erano  gouernatori ,  &  balij  ad  regno',5c  inchinauano  alla  fattionc  Angioi 
na,  fu  quelli ,  che  col  Duca  di  Sellà,&  col  Conte  di  Fondi  s'accollò  ad  Alfonlò,(2c  furo- 
no cagione  potentillima  :  che  la  c^i\  d'Aragona  rcllaflc  nel  regno,elIendolì  in  nonie  del 
Re  impadroniti  di  Capoa.  Dice  Bartolommeo  Facio,che  egli  fu  molto  ripieno  di  carni, 
&  che  dopo  laprelà  di  Capoa  andando  quelli  altri  Signori  per  abboccarli  col  Re  :  il  qua 
le  era  con  le  galee  venuto  alla  Rocca  di  Mondragone,egli  fu  laiciato  alla  guardia  di  Ca-  E 
poa.  In  proceifo  di  tempo  egli  col  Conte  di  Sora  alTalendo  le  terre  de  Caldorelchi,hauea 
no  dato  alla  fatt ione  córraria  di  molte  molelhe,&:  benché  alTaliti  poi  nelle  lor  calè  da  Ia- 
copo Caldora  f  ullòno  in  gradi  pericoli  del  loro  llato,^:  delle  loro  fortune  condotti,non 
(ì  partirono  mai  dalla  deuotione  d'Alfonlo .  Hebbe  poi  intorno  àStrongolagallo  l'allè- 
dio  d'Eugenio  Pontefice;  la  quvil  colà  dice  il  Fatio,che  làputa  dal  Re  incontancte  àgran 
giornate  andò  per  loccorrerlo,per  liberar  di  pericolo  l'amico  :  la  cui  fede,&:  collanza  ba- 
nca in  tutta  la  guerra  j>roiiato,con  la  cui  arriuata  i  nimici  lì  tollòno  lùbito  dall'imprelà. 
|>er  quelle  cagioni  ellendo  caro  al  Re  li  trouò  con  gli  altri  Signori  in  quel  celebrato  rrió 
to  d'AlfonlòA'  nel  lùo  famolò  parlamento  del  4  j  interuicnc  non  lòlo  coinè  Conte  ài 

Loreto» 


A     Q_V    I     N     A.  149 

A  Loreto,  Sedi  Satrìano;  ma  come  gran  Camarlingo  del  Regno .  l'anno  1 445?  è  inllitui- 
to  heiede  da  Giouanni  d'Aquino  i'uo  parente.-alcjimlc  egli  djeci  anni  innanzi  à  2  3  di  gca 
naio .  elTendo  allliora  non  Camarlingo,  ma  gran  Siniicalco  hauca  donato  vn  teudo  det- 
to di  ToridoàTiano.  Io  non  io  quando  egli  muoia,  ma  cliiaracolàc  hauerhauuto 
della  moglie  vn  rigliuolo  :  il  cui  nome  fu  Berardo  Galparo  fuccellore ,  oc  iierede  di  tutto 
il  ìlio  llato  . 

%>i  Berardo  CjaJJ^aro  (onte  di  Loreto  Vh  &c,  &  J^atde/è  di  fepitra primo . 

NEI  parlamento  d'Alfonfo  già  detto,  del  4  5  vedefijche  Berardo  Gafparo  ellèndo 
viuo  il  padre  fu  dal  Re  creato  Marchelè  di  Peicara.ma,  o  perche  il  Re  haucire  da 
jg  togli  il  titolo  iènza  la  terra ,  o  perche  egli  hauedè  quello  hauuto  durante  la  vita, 

o  qual  Azm  le  ne  tollc  la  cagione  veggo  io  del  j  4 5"  5-  a  1 4  di  ottobre  il  Re  di  nuouo  do- 
nar Pelcara  a  Berardo  Gafparo ,  dicendo  che  fu  deirilluihe  Cecco  dal  Borgo  Marchelè 
di  Peicara ,  &:  Conte  di  Monderilò  Tuo  auolo  materno .  Hebbe  egli  per  moglie  Beatri- 
ce Gaetana  forella  d'Onorato  Conte  di  Fondi,  con  cui  procreò  Francelco  Antonio ,  &c 
Antonella,  alla  qual  maritata  a  don  Inico  d'Aualo ,  l'auola  paterna  donò  il  Contado  di 
Mondenfo.per  quel  che  (ì  è  potuto  oflèruare  par  che  muoia  lòtto  il  Re  Ferdinando .  Il 
Panormita  dice  ;  che  egli  fùcreato  Marchciè  nei  trionfo  di  Alfonfò,  prima  che  il  Re  là- 
IifTe  iiil  carro  ;  &  ciò  hauer  fatto  per  ineriti  &  fèruigi  di  f ìio  padre . 

p  T>i  Francefco  ^nton  (onte  di  Loreto  XJll.  &c,  Cr  j/^archep  di'Pefcara  1 1. 

L 'Inueilitura  fatta  à  Francelco  Antonio  d'Aquino  per  morte  di  Berardo  Galjiaro 
fuo  padre  coli  nel  marcheiato  di  Pelcara,come  ne  contadi  di  Loreto,&:  di  Satria- 
no,&  in  più  di  quaranta  caiklla  è  lòtto  l'anno  i46'i  a  17  di  marzo.  Seguendo 
egli  l'eflcmpio  paterno ,  &  dell'auolo  fu  molto  fedele  alla  caia  d'Aragona ,  onde  nella 
prima  congiura,che  i  baroni  fecero  contra  il  Re  Ferdinando  egli  ièguì  fèinpre  la  parte 
del  Re ,  &  benché  il  Piccinino  venuto  con  l'ellercito  intorno  à  Loreto ,  quello  gagliar- 
damente llrigncflè ,  non  volle  mai  conientir  cola  alcuna  d'accordo,  lìnche  rotte ,  &  git- 
tate a  terra  gran  parte  delle  mura ,  non  hebbe  allatto  perduto  la  Iperanza  di  poterli  più 
difendere  .  onde  ei  fu  coih'etto  con  tutte  le  lue  cailella ,  delle  quali  haueua  gran  nume- 
D  ro ,  come  dice  il  Pontano ,  pallar  alladeuotione  di  Giouanni .  Morilsi  finalmente  fen- 
za  hauer  lalciato  figliuoli,  anzi  per  quel  che  io  llimo ,  lènza  hauer  menato  moglie ,  on- 
de al  fuo  ampilsim.o  flato  fùccedette  la  forella  Antonella,&  per  cófcgucnte  D.  Inico  fuo 
marito,ne  fucceflòri  del  quale  infino  n  prefènti  tempi  vediamo  non  iòlo  confèruarh  1 A 
quiniane  ricchezze,ma  etiandio  il  nome  del  cafàto,colì:umando  d'aggiugnere  apprefTo  il 
cognome  de  gli  Auali  quel  degli  Aquini . 

degl'i  equini  Capoanifecondogeniti  de  Conti  dì  Loreto , 

DE  Conti  di  Loreto  ifpeditomi  dirò  alcune  cofè  di  certi  Aquini  di  Capoa,i  quali  par- 
che vengano  da  Conti  dell' Acerra,&  che  per  ciò  Geno  in  ilretto  parentado  con- 
giunti co  Conti  di  Loreto.  Nel  1 23^5  Pietro  Abbate  diS.  Vincenzo  conlèn- 
te ad  vna  donatione  fatta  da  Giouanni  d'Aquino  caualiere  figliuol  di  Rinaldo  d  vn  cer- 
to territorio  :  il  quale  era  dentro  del  \\iogo  del  monaitcro ,  a  Francelco  di  Tripanno.Fieb 
be  Giouanni  per  moglie  Filippa  delle  Folle  figliuola  di  Guglielmo,  &  fiata  già  prima  mo 
glie  di  Marino  d'Ieuoli .  Ma  nel  1 5  2  5  li  truoua  quello  Giouanni  hauer  btro  teilamen- 
to:nel  quale  inllituifce  hcredc  Giouanni  fuo  hgIiuolo,di  cui  lafcia  balio,  &  tutore  Berar- 
do d'Aquino  Conte  di  Loreto  fuo  fratel  coniobrino ,  coli  dice  appunto ,  mlicme  con  la 
Filippa  f ùa  moglie,&:  madre  del  tanciullo .  Ma  lì  vede  che  non  fòlo  egli  non  muor  quel- 
l'annoj  anzi  viue  alcuni  appreffo  iniino  all'anno  1532  nel  quale  Filippa  rimala  di  lui 

O         vedoua 


Htnald». 
Ciouanni. 


Ciouanm 

S.d-.Crilìxt 


^5' 


DELLA     FAMIGLIA 


s.  di  e  rt" 

filane. 


Ctcct 


vecioua  impetra  dal  Re ,  che  pofTa  donar  certe  robe  à  Giannuccio  fùo  {ècondogenito  :  il  A 
qual  era  nmafo  pouero  concio  lìa  cofà  che  il  padre  ogni  cofà  haueflè  lalciara  a  Ceccolo 
lìio  primogenito .  Qj^eilo  mi  da  ad  intendere  ;  che  il  primo  Giouanni  li  fofle  morto;  & 
che  però  Cecco  nato  dopo  fofle  il  primogenito,  &  quello  Giannuccio  il  lècondo,ma  io 
mi  perfuado  che  non  fia  ancor  molto  vifl'uro  Cecco ,  poiché  Filippa  nel  (\xo  tellamento 
fatto  Tanno  1 3  5  /non  ta  d'altri  mentione ,  che  di  Giouanni  malchi05&  di  Violante ,  & 
di  lacopella femmine  figliuole  del  pomo  marito .  Quello  Giouanni  nel  i  ? 42  eflendo 
aflai  giouanetto  fi  vede  contrar  matrimonio  con  SiligaitaPar.dona  figliuola  di  Niccolo; 
ma  ò  che  ella  fi  morifle  poco  di  poi ,  ò  che  il  matrimonio  non  hauellehauuto  effetto  per 
l'età ,  vedefi  che  hebbe  dopo  vn'altra  moglie  detta  Margherita  Galgana,  di  che  iè  ne  k^ 
gè  {crittura  del  i  3  5-  5  .Di  cui  lì  folle  ella  Hata  figliuola  io  non  lo;  ma  per  diueiiè  Icritture  g 
apparilce  fuoi  fratelli  ellere  llati  Riccardo,  Cecco ,  &:  Marino  Galgani.FLi  Giouanni  S.di 
Crilpano,&  è  noto  per  l'anno  1 5  ^^eflerCiamberlano  della  Rema,  nella  quale  Icrittura 
à  26"  di  giugno  vede  à  Guglielmo  Conte  d'Alperch  alcune  colè  feudali,ch'egli  hauea  in 
Auerlà per  quattrocento  cinquata  oncie.Leggefi  del  \^6i  ch'egli  non  fia  molellato  per 
la  polTelIìone  di  certi  fuoi  beni  ;  &  nel  6^  ho  10  veduto  vna  lentenza  in  tauor  lùo  contra 
Tommalò  d'Ieuoli  Ibpra  certi  beni  nella  villa  di  Vitulano.  Egli  kct  finalmente  con  Mar 
gherita  due  figliuoli  l'vno  del  nome  del  zio  chiamato  Cecco  ;  &  l'altro  Saluatore ,  come 
per  ilcrittuia,che  fi  a  detti  lùoi  figliuoli  del  1 3  66  manifellamente  li  vede .  Cecco  prelè 
per  moglie  Marella  Saluacolcia  figliuola  di  Pietro  Conte  di  Bellante  :  da  cui  hebbe  3  00 
oncie  di  dote,cento  in  gbie,  &  dugento  fopra  il  calici  della  Troia  in  Abruzzi  ;  anzi  hab-  q 
biam  veduto  l'allènlò  della  Reina  Giouanna  del  6^7  a  i  8  di  nouembre:  per  lo  quale  rima 
contenta,  che  le  dette  dugéto  oncie  li  paghino,&  conuertilcanli  nel  corpo  delmedelimo 
cailel  della  Troia  :  allaqual  colà  conlènte  ancora  Carlo  figliuol  primogenito  del  Conte 
Pietro  per  quello  che  a  le  apparteneua .  Mori  prima  la  moglie  del  manto^percioche  nell* 
8  5  ellendo  ella  morta ,  Cecco  fa  la  quetanza  di  cinquata  oncie,delle  quali  perauuentu- 
ra  era  rellato  creditore  a  Carlo  Còte  di  Bellante  per  le  doti  di  Marella  lùa  lòrella.Io  non 
ritruouo ,  che  venga  perlona  alcuna  da  Cecco ,  a  vna  figliuola  naturale  in  fuorida  quale 
s4ii4tare.  hebbe  nome  Francelca.  Di  Saluatore  elfi  veduto  fcrittura  del  medefimo  anno  8  5  per  la 
quale  prende  il  polìèlTo  d'alcune  robe  còcedutegli  da  fra  Riccardo  Carracciolo  prior  del 
la  fagra  cala  dello  Ijiedale  di  S.  Giouanni  in  Gierulàlem.Et  nell'  84  dichiara  come  vna  do  ^ 
nationdi  50  oncie  di  rendita  l'anno ,  fattagli  dal  fratello  era  Hata  finta  per  poter  menar 
moglie  con  maggior  vantaggio,  &:  però  nel'allòlue  .  Prelè  Saluatore  per  moglie  Ritola 
Caracciola  figliuola  di  lacoporcon  la  qual  procreò  Pippa,  &  Maria  femmine^  An't!)nio 
mafchio  ,  con  vn  figliuolo  nato  di  due  ài  non  ancor  battezzato,come  per  lo  tellamento 
di  Ritola  fi  vededel  ^  i  a  i^ài  maggio.Ma  perche  no  trouiamo  fatta  altra  mérion ,  che 
d'Antonio,ci  gioua  credere  colui  elfer  morto  ancor  nellefalce  tanciullo:conie  llimiamo 
ancora  di  Maria. percioche  habbiam  veduto  il  tellamento  di  Saluatore  nel  1 40  2  :  per  lo 
quale  illituilce  herede  lùo  figliuolo  Anto  Giouani  cosi  i  tutte  le  colè  burgenlàtiche ,  & 
feudali;come  nella  parte  che  gli  toccauadel  Mòte  à  S.Giouani.Perfùadomi(lè  luogo  alcu 
no  è  da  darli  alla  cógettura)che  illècódo  figliuol  morto  hauelTe  nome  Giouani,&  che  ^^e 
nutogli  menoibaueffe  al  nome  d'Antonio  aggiunto  quello  altro  di  Giouani,  oc  così  chia 
matolo  AntonGiouanni.Iui  li  vede,che  Pippa  fu  maritata  a  GiulioCelàre  di  Capoa:vene 
do  inllituito  da  lui  herede  nelle  lue  doti.  Vedelì  che  egli  vuol  eller  leppeHito  in  S.Pietro 
monallero  de  frati  minori  nella  cappella  de  gli  antecellbri  lùoi.Fauuid  mentione  di  Cor 
bo  d'Aquino  Tuo  nipote  naturale,&:  così  di  Iacopo,e  di  Ricchella  figliuoli  naturali  di  lui, 
come  di  Fracelca  ballarda  del  lùo  fratello, A  quello  AnótGiouani  vediamo  vn  priuilegio 
di  Francelco  d  Aquino  Conte  di  Loreto,  &  di  Satriano,&:  del  regno  di  Sicilia  gran  Sini- 
Icalco  Ipedito  nel  143  j>  a  2  3  di  gennaio  ;  per  lo  quale  gli  dona  come  à  fuo  parente ,  Se 
cópagno  per  lèruigi  da  lui  riceuuti  il  feudo  di  Tonilo  di  Tiano,  dicendo  a  lui  ellère  ilato 
donato  dal  Rè  Alfonlò  per  la  ribellione  d'Amaro  detto  Tenuto  di  Capoanl  quale  fu  già 

del  detto 


Cieuanui 


A     Q_V     INA.  151 

Ade/  detto  feudo  Signore .  Ma  l'anno  fèguente  a  1 4  di  gennaio  dali'iileflb  Re  fono  dona- 
ti ad  Anton  Giouanni  perheredi.Sc  fùcceflori  il  feudo  di  Vitignano  nel  dirtretto  d'Auer 
fa,&  vn'altro feudo  chiamato  Vicolguardo  nel  dillretto  di  Capoa:  i  (]uali erano  ilcaduti 
alla  corte  per  ribellione  di  Iacopo  Funibolo  Napoletano  :  il  quale  hauea  lèguitato  le  par 
ti  di  Renaro.Pare  che  lua  moglie  lìa  Maria  figliuola  di  Taddeo  de  Girardi  per  ilcrittura 
del  145  6',ma  nel  43?  vedelì  il  iùo  teilamento  del  primo  giorno  di  giugno  :  nel  quale  in- 
itituilce  fìioi  heredi  il  già  detto  Francelco  d'Aquino  Conte  di  Loreto  &  Berardo  Gaipa- 
ro  Marchete  di  Pelcara  hgliuolo  del  Conte  .  Nel  qual  tellamento  fi  fa  etiandio  menno- 
ne  di  Tommafò  d'Aquino  Abbate  del  moniiìiero  di  Santa  Maria  de'  Ferrari .  Ma  hebbe 
Anton  Giouannivna  figliuola  chiamata  Beliiàndrada  quall:ù  maritata  à  Fabntio  della 

B  Leonella .  Et  coli  venne  à  ipegnerli  quella  linea  de  gli  Aquini  di  Capoa . 


P 


tPe  Centi  di  Selcaftro,  &  d'altri  della  caja  in  confufo . 

Rima  che  io  palli  più  innanzi,dirò  alcune  colè  de  gli  Aquini  in  confulò  :  nelle  quali 
le  alcuno  maggior  chiarezza  delideraflè,io  non  intendo  di  ripigliarneIo;ma  ben  vor 
re  10,  che  egli  fi  rendefl'e  certo  per  me  a  niuna  fatica  ellèrfi  perdonato,^  hauer  que- 
lle colè,  qual  elle  fi  f ieno^cauato  da  infinite  tenebre,nó  hauendo  il  nollio  regno  hauuto 
fcnttoii  :  i  quaU  ò  molto ,  ò  poco  di  quelle  colè  habbiangiamai  fatto  mentione ,  lenza 

C  che  par,che  in  quella  caia  lì  faccia  ancor  più  che  nell'altre  la  cóf ufione  maggiore,per  efl'e 
re  llata  ne  tempi  del  primo,«S:  fecondo  Re  Carlo  molto  copiolà  d'huomini,&  lopra  tut- 
to molti,  &  di uerll  ellère  llati  i  Tommaf ì,trouandofì  Tommafò  di  Tommaf b,Tommafò      «^«r* 
di  Iacopo ,  Tommafò  di  Simone,Tommafò  d'Adinolfo^à:  altri,  onde  priego  chi  quelle      ^'"***"''j'' 
colè  leggera  a  fcufàrmi ,  fé  io  non  lòdisfaceflì  interamente  al  lor  dcf  iderio ,  efièndo  ve- 
ro quel  che  molti  dicono,allhorafàperfi  meno  delle  cole ,  quando  più  fé  ne  fa;  mafho- 
dando  il  più  che  fi  può  quelli  inuiluppi  dico  .  a  tempi  del  Re  Ruberto  trouarf  1  Con-      rcmm^f» 
te  di  Belcallro  Tommafò ,  il  quale  llimo  efTer  figliuol  d'Adinolfo .  Non  è  dubbio  que-       2«/« . 
ilo  titolo  efferli  hauuto  dal  Re  Ruberto  .per  ifcrittura  del  i  5  57  à  21  di  luglio  vedefì 
il  primogenito  di  detto  Conte efferfi  chiamato  Adinolto,&:  Ifàbella  d'Apia  rellata       ^yidmoU 

n  di  lui  vedoua  viuente  ilfùocerodonarledotilùe  ,lequah  erano  oncie  8oo,aTomma- 

fèllo  comune  figliuolo  di  lei,  &  d'Adinolfo .  G\^  lappiamo  Belcallro  l'anno  1 5  76" ,  ò       romm^ 
poco  tempo  prima  dalla  Reina  Giouannaper  morte  della  Contella  di  Belcallro  efTer  do-      f^^^'- 
nato  ad  Enrico  Sanlèuerino,  perche  leggiermente  è  da  credere  quella  ContefTaeflere  Ila        ^^^ 
ta  figliuola  di  Tommalèllo.Òc  in  quella  guifà  elfer  entrato,  &  vlcito  il  contado  di      discUé- 
Belcailro  da  gli  Aquini.  fi"- 

Ve  (onù  di  Oferta . 

PEr  dar  quella  luce ,  che  maggior  fi  può  alle  colè  de  gli  Aquini,&  nartitamente  à  quel 
che  fi  dice  di  Rinaldo  Conte  di  Calétta  a  tempi  di  Manfredi,^  del  Re  Carlo  primo, 
^  è  necellario ,  che  io  mi  faccia  alquanto  in  dietro  :  per  lo  qual  dilcorfò  li  conolcerà 
pienamente  quanti  fono  gli  errori,  che  prendono  gli  fcrittori  :  i  quali  non  elTendo 
aiutati  da  Principi  non  hanno  commodità  di  veder  tutte  quelle  Icrirture ,  che  fon 
neceffaric-percioche  oue  accaggia  che  da  alcuno  lia  prefò  vn'errorc,  andàdo  l'un  dietro 
l'altro  per  non  poter  ricorrere  a  fonti,tutti  di  necellità  nelmedef  imo  errore  auuiene,chc 
inciampino , &:  in  tanto  metteremo  infieme quelli  Conti  diCafèrta,che  allanoilra 
notitia  fon  peruenuti .  Già  fi  diffè  ne  Sanfèuerini ,  Ruberto  di  quella  famiglia  cflere  fla- 
to Conte  di  Caferta  intorno  gli  anni  del  Signore  1 1 6'6' .  il  che  per  Vgone  Falcan- 
do li  vede .  L'anno  i20j>fi  come  10  ho  veduto  in  ilcritture  antiche ,  ilche  ho  ripo- 
llo ne  miei  breuiflimi  annali  del  regno  di  Napoli  truouo  Conte  di  Calèrta  vn'altro 

O  2  Ruberto: 


ip  DELLAFA  MIGLIA 

Ruberto  ;  di  cui  per  non  veder  il  cognome  non  0(0  dire,{è  egli  fiaSanfèuerino ,  ò  d'altra  A 
famiglia ,  Appreflo  colloro  il  primo  Conte  di  Caièrta ,  di  cui  io  rruouo  fatta  mentione 
in  alcune  icritturc  è  il  Conte  nominato  da  cjuello  di  Giouinazzo,iI  qual  dice  così.  Anno 
?'  Domini  r  z^^  Io  Imperatore  dette  la  figlia  per  moglie  allo  Conte  de  Caletta ,  òz  le  fece 
?'  la  feica  ad  Andra.di  quello  Conte  (ì  veggan  poi  molte  cole ,  ma  per  venir  al  punto ,  che 
bilògna,alcuni  anni  dopo  (òrto  il  Regno  di  Manfredi  dice  cosi.  Lo  P.c  fece  adunare  ruc 

V  ri  li  Signori  allo  pauiglione  luo,&:  li  tenne  parlamento ,  che  le  hauea  dal:are,&  foro  que- 
?>  ili  Signori  lo  Conte  de  Calcrta  de  caia  d'^^Lquino  &c.  de  alcune  carte  dopo  .  Il  dì  de  San.' 
.»>  to  Mattiafcredo  iia  l'anno  i  z6'5-)partio  il  Re  de  Viniuiento,  &:  la  fera  fo  alloggiato  alla 

V  Cerra,che  è  del  Conte  de  Caierta .  Il  Villani  nel  libro  7  a  capi  ^.dice  dd  Conte  di  Ca- 

?j  fèrtacosì.M!ire(parladelReManfredi)  tutto  ino  lludio  alla  guardia  de  palli  del  Re-  B 
»?  gno,&  al  patTo  del  ponte  a  Cepperano  miife  il  Conte  Gioi'dano,&  il  Conte  di  Caierta:  il 

V  quale  era  di  quelli  della  cala  d'AquinOj&i  4"'pi^elfo  dopo  hauer  moilratoil  condglioche 
?'  egli  diede  al  Góte  Giordano  di  lalciar  palTar  à  nemici  il  póte,(egue  così.S:  abbadonarono 
9'  il  detto  palTo  chi  dice  per  paura,  &  chi  dille  che'l  Core  di  Caierta  hauea  trattato  tradimé 
»>  zo  col  Re  Carlo,pche  non  amaua  lo  Re  Manfredi,per cagione  che  lo  Re  Manhedi,per  la 
9>  fìia  disfrenata  laiciuia  era  giaciuto  conia  moglie  del  detto  Contedi  Caierta.  A  capi  xj. 

quando  parla  della  rotta  di  Mantredi,&  che  egli  fu  abbandonato,dice  fra  gli  altri  baroni 
éc  conti  che  l'abbandonarono  ellere  llaco  il  Conte  camarlingo,  &  quello  della  Cena ,  &C 
quello  di  Cafèrta.Il  Collennuccio  dice  quali  le  medelime  cole  del  Conte  di  Caièrta,ièn5 
che  v'aggiugne,lui  hauer  hauuto  nome  Rinaldo ,  ma  quando  parla  del  tradimento ,  che  q 
»j  gli  il  imputa  per  hauer  dato  il  palio  à  Cepperano  dice  così .  Benché  quelli  che  lo  icuiaro 

V  dicono  che  lo  fece  per  vendetta,  imperoche  Manfredi  per  forzali  haueua  adulteratola 
9)  donna ,  la  qual  cola  a  molti  altri  pare  mal  veriiìmile,perche  la  donna  del  Conte  era  iorel 
»>  la  di  Manfredi  :  onde  alcuni  giudicano  chel  fulle  pur  vero  tradimento  non  alieno  da  re- 
gnicoli .  Il  Carraia  dice  quali  il  medelìmo  del  Conte .  lì  Gollanzo  difende  il  Conte  Ri- 
naldo contra  il  Collennuccio,  ma  non  fa  diuerio  il  fatto ,  dice  ben  poi ,  che  il  Re  Carlo 
s'auuio  di  Beneuento  verio  Napoli,&  giuniè  la  ièra  ad  Acerra,che  era  à  quel  tempo  ter- 
ra del  Conte  di  Ca(erta,&:  prima  hauea  detto  così .  La  verità  della  cola  ò,che  l'Imp.  Fe- 

j)  derico  nel  M.  C  C .  X  X .  ii  ierui  per  viceré  del  regno  di  vno  Tomaio  d'Aquino ,  ch'era 
?)  gi'àndillimo  Signore ,  perche  oltre  Io  flato  del  quale  s'è  parlato,  polledeua  per  altre  prò-  ry 
j)  uintie  del  Regno  altre  Signorie  com'è  il  Contado  di  Caierta  &  il  Contado  di  Acerra,  Se 
f)  di  Belcallro  .  di  quello  Tomaio  nacqueroduo  figli  Rinaldo  Conte  di  Caierta cauahero 
,)  tanto  filmato  dall'Imp.  Federico ,  che  gli  diede  per  moglie  vna  delle  lue  figlie,  e  Landul- 
f)  to  padre  di  San  Tomaiò,Rinaldo  rimale  Signor  di  Caierta  e  d' Acerra,  e  d'altre  terre. 
Quello  lì  contiene  in  iòmma  del  Conte  di  Caierta  in  quelli  cinque  Icrittori  :  i  quali  ia 
alcune  colè  s'accordano ,  in  altre  diicordan  tra  loro  .  Ma  quel  che  le  ne  trae  è  quello. Ri- 
naldo d'Aquino  Conte  di  Caièrta,&;  Signor  della  Cerra,cognato  dd  Re  Manfredi  tradì 
Ice  il  fuo  Re  dando  il  pallb  del  ponte  a  Cepperano  à  Carlo  che  fu  poi  Re  di  Napoli.con- 
tra  la  qual  concluhone  dico,che  egli  non  hebbe  nome  Rinaldo,nori  fu  di  cala  d'Aquino, 
non  Signor  della  Cerra,non  tradì  il  iuo  Re .  Et  che  egli  non  hebbe  nome  Rinaldo  veg-  p 
ganiì  le  rimuneriitioni  di  Carlo  primo,doue  egli  dona  il  Contado  di  Caierta  a  Gugliel- 
mo Belmonte,  che  dice,don3rg!iIì  il  Contado  di  Caierta  che  fu  di  Riccardo ,  del  qual 
Pviccardo  non  vna  volta,ma  molte  lì  truouafatta  mentione  ,  che  con  Arrigo  di  Spagna 
era  prigione  nel  callello  di  Santa  Maria  del  Monte.che  à  Sanfredina  fua  moglie  iòllenu- 
ta  nel  callel  di  Trani  iè  le  f  iccian  le  fpelè  .  che  elfendo  finalmente  egli  morto  lì  dia  alla 
moglie  in  luogo  del  iuo  dodano  Montorio.che  al  iìio  figliuolo  Currado  prigione  an- 
cor egli  nel  caild  del  Monte  lì  dieno  4  tari  il  dì  per  le  ipeiè.non  ha  dunque  nome  Rinal- 
do.non  e  di  cala  d'Aquino.percioche  quando  dice  il  contado  di  Caierta  che  fu  di  Riccar 
do,foggiugne  padre  di  Currado  di  Caierta,  lènza  dir  ne  quiui ,  ne  negli  altri  luoghi  alle- 
gati giaiDai  d'Aquino ,  come  ne  medelìmi  tempi ,  &c  nelle  meddìme  nmunerationi 

fifa 


A     Q    V    I    N     A.  ij^ 

A  ^1  fa  mentione  di  Tommafo  d  Acjuino  Conr e  della  Cerra ,  di  Pandolfo  d'Aquino  Signor 
di  ccitcì  narre  di  Picemo,di  Rinaldo  d'Ac]uino  a  cm  detta  parte  è  donar;i,di  Federigo,  & 
Iacopo  a'Aquino;  i  quali  haueuan  beni  in  Cumino,&:  lor  pertinenze,di  Tommafò  dA- 
quino  Signor  di  cerra  parte  d  Alueto,CampolijSanto  Donato,&  Sette  frati,&  coli  ièm- 
pie ,  &  veramente  dicon  alcuni ,  che  egli  iìadi  cafà  di  Riburià .  ApprelTo  fé  ben  non  è  co 
là  che  Aringa  molto,pure  coli  f^tti  nomi  di  Riccardo,&  di  Currado  non  pure  vna  volta 
trouerrete  in  tutta  la  ca{à  d  Aquino  dal  c,^(;  infìn'a  quella  età  nominati,  ne  tra  i  beni  di 
eflb  Riccardo  li  truoua  feudo,o  parte  di  feudo  alcuno  appartenente  a  gli  Aquini,eflendo 
ie  colè  donate  al  Belmonte  per  la  ribellion  di  Riccardo  quelle  ;  Calèrtaper  oncie  2  23? 
&  tari  /.Tilelà  per  i  (j  S.Ducenta  per42  &  tari  8.  Morrone  per4i  .&  tari  16.  Limatola 

g  per  1 5  0.&  tari  5 .  Lauro  per  2  i  ^.Montorio  per  i  2  5  .  &  Strigano  per  ^o.Non  è  dunque 
di  caia  dAquino .  Et  chiunque  s'abatteflè  a  leggere  vn  antica  Cronaca,la  quale  è  auprefl 
io  Riccardo  Riccardi  giouane  nobile  Fiorentino  il  quale  oltre  la  cognitione  delle  lettere, 
ha  largamente  IJiciò  in  mettere  infieme  di  molti  libri  &  icritture  :  la  qual  cronaca  per 
quelchehpuòconfiderarejtufcrittaauantial  Villani,non  troucrrebbe  il  Conte  di  Ca- 
letta eiler  chiamato  ne  Rinaldo^ne  dAquino.Che  non  (ìa  Signor  dell Acerrajeflì  mede- 
fimi  in  fra  di  loro  diicordano,percic)  che  il  Villani  doue  fa  mentione  del  Cote  di  Caletta 
fa  anco  mentione  dei  Conte  dell  Acerra .  Et  nell'archiuio  fi  vede,che  al  Conte  dell  Acer 
ra  non  è  tolta  colà  alcuna,&:  quel  Signore  ha  nome  Tommafò,  &  doue  noi  habbiain  par 
Iato  de  Conti  delf  Acerra  maniteilamente  habbiam  prouato  come  il  fatto  fi  vada.è  dun- 
Q  que  certillìma  colà  fòpra  cialcun'altra  il  Conte  di  Calèrta  non  eilèr  Signor  dellAcerra. 
ézk  ben  fi  truoua  un  Rinaldo  nalcer  da  Conti  deirAcerra,già  di  lui  fi  èpavlato,&  vcdeii 
indubitatamente  lui  niuna  colà  hauere  a  fare  col  contado  di  Calèrta .  Ma  che  quello 
Conte  di  Calèrta ,  di  cui  trattiamo ,  non  habbia  tradito  il  (iio  Signore,io  non  lo  qual  più 
bella  pruoua  mollrarmene,che  il  teilimonio  del  nuouo  Principe ,  cioè  la  prigionia  di  lui» 
della  moglie,&:  del  lìgliuolo,&:  in  prigione  ellèrfi  morto  ;  de  hauer  perduto  lo  llato .  Tal 
che  fi  può  dalle  cole ,  che  fi  ion  dette  chiaramente  comprendere,  come  Ci  proceda  la  ve- 
rità di  quelìa  illoria .  Fu  dunque ,  per  dir  due  parole  de  gli  altri  Conti  à  tempi  di  Carlo 
primo,Gugliclmo  Belmonte  Contedi  Caletta  dietro  à  Riccardo,  del  qual  Belmonte  ri- 
male vna  figliuola  femmina  in  Francia  :  la  quale  non  hauendo  voluto  venire  à  pigliar 
lo  llato,ricadde  per  ciò  il  Contado  al  Re.Fù  l'anno  12^5-  Conte  di  Calèrta  Roilrido  fra 
fello  di  PapaBonifatio  VlII.à  cui  luccedette  Pietro  lìio  hgliuolo.Da  coltui  palsò  per  ven 
dita  ne  Siginoltì .  Da  Siginolh  a  quelli  della  Ratta,da  quelli  della  Ratta  à  gli  Acquauiui, 
da  quah  hoggi  dì  il  detto  Contado  ètuttauia  pollcduto  con  titolo  di  Conte  :  1  quali 
Conti  ne  lor  luoghi  più  diilintamente,&  ampiamente  dilleli  Ci  troueranno ,  per  non  re- 
plicar più  volte  vna  colà. 

Reilerebbe  a  dire  ne  tépi  di  Carlo  I.  di  Tomaio  il  Santo,ma  perche  di  quello  innoccn 
tilTìmo,&  dotto  huomo  io  intendo  di  parlare  vn  di  con  l'animo  più  poiàto  che  nonfo 
hora,et  Ci  perche  non  mi  pare  hauere  quelle  intere,&  compiute  notitie  di  lui  che  io  dcfi- 
dererei  me  ne  rilèrbo  a  fauellare  in  altro  tempo,ancor  che  quando  Pio  V.di  felice  memo 
ria  fece  compilar  le  lue  opere,ellèndo  io  richiello  di  dar  alcuna  iiotitia  di  lui  non  hauellì 
mancato  di  darne  quelle,che  infino  a  quell'hora  mi  era  venuto  fatto  d'hauer  vedute.So- 
lo  dirò  quello  che  ho  trouato  di  Maria  Ina  lòrella.Qjiella  donna  chiamata  lòrclla  del  già 
fra  Tomaio  d'Aquino  era  Signora  di  Marano  callello  pollo  in  Abruzzi;apprcfio  il  qual 
callello  è  vn'altro  chiamato  Torano  migliore,  di  più  f  uochi,&  più  ricconi  quale  fi  Iblea 
per  ciò  taflar  ne  pagamenti  reali  più  del  calici  di  Marano.Horaauuenne  che  gli  fcrittori 
a  ciò  propolli  dal  Re  Icambiando  Marano  da  Torano,per  cllèr  quali  d'un  illc  Ilo  vocabo 
Io(dice  quella  Icrittura  )  fallarono  Marano  per  la  tallà  che  à  Torano  Ci  Iblea  imporre,on- 
de  ella  fiipplica  il  Re; il  quale  era  allhora  in  Lagopenfile ,  che  ella  debba  edere  igrauata,& 
che  l'errore  s'ammendi  :  ilche  dal  Re  l'è  conceduto.Fù  chiaro  tra  gl'antichi  poeti  il  nome 
di  Rinaldo  d'Aquino:di  cui  il  Bembo  nelle  fue  prole  fece  mentione . 

O  j  Ve  Signori j 


D 


Cónti  di 
Caferta. 


5.1  Tcm- 

ntdjò. 


Afaria  fa 
rda,  dis, 
Tcmmaf» 
Su/  dtM4 


siri  Ada 
Poeta. 


j4  DELLAFAMIGLIA 

^e  Signori i'^hetù ,  &  della  Grotta  Ji^anarda^  onde  yfcìrono  i  Marchep  dì  Quaratc^  ,       /^ 


s 


I  Come  i  difcendenti  d'Adinolfo  Sominacula  dalla  (ìgnoria ,  che  hebbero  di  Aquino 
iaiciandoil  loro  antico  cognome,  turono  detti  d'Aquino ,  (ì  come  nel  principio  (ì  è 
moikato  ;  così  quel  ramo ,  a  cui  iicadette  la  SignonadiAlueto,  fu  cognominato 
d'Alueto  .  Anzi  ellèndo  poi  tatti  Signori  della  Grotta  Manarda ,  o  come  altroue  li  legge 
di  Mainardo  furono  per  lo  più  cognominati  della  Grotta.Il  primo  ch'io  troui  di  coiloro 
PAndolf»       ^  Pandolto  :  il  quale  hebbe  due  figliuoli  Landolfo,  &  Adinolfo.Quelìio  Landolfo  è  que- 
zMddfo       S^^  '  '-^^^  l""^*^  eflde  abitatore,^:  Signore  d'Alueto  fu  primieramente  per  quel  che  io  veggo 
s.  d^y£l~       intìn'a  quelVhora ,  detto  d'Alueto .  Non  rincrelca  a  lettori  di  leggere  vna  iùa  fcrittura  ; 
M.oi  pQJ  cj^e  jj^jjj  (j  ^.^^^  (oltre  il  veder  l'antico  coltume ,  che  lì  teneua  in  co  tali  contratti  )  la  g 

dilcendenza,  &  dominio  delle  callella  di  quelli  Sigaori.  dice  dunque  così .  Io  Landol- 
fo figliuolo  di  M.  Pandolfo  di  lodeuol  memoria  (  ho  tradotto  in  quello  luogo  M.  quel 
che  il  latino  dice  Domino,poi  che  chiara  colà  è  non  efiere  in  quel  tempo  llata  ancora  in- 
trodotta in  Italia  la  voce  del  Signore ,  le  non  in  quanto  dinotaua  dominio)  abitatore  oc 
Signore  del  calvello  d'Alueto  di  mia  buona  volontà  dò  a  te  Adinolfo  mio  figliuolo  in 
pegnolaparte,cheàmetoccauanelcall:ello  del  Monte  San  Giouanni  con  tutte  le  fue 
appartcnenze,cioè  per  dugento  oncie  d'oro  :  le  quali  da  Gregorio,&  da  Aimone  dell'Ilo 
la  per  le  doti  di  Ottolina  tua  moglie,  &  lor  lòrella  io  riceuetti  :  le  quali  bora  ad  Adinol- 
fo mio  fratello  ho  pagate  :  a  cui  per  la  medelìma  lomma ,  che  egli  mi  haueua  preilata,ha 
uea  lo  la  mia  parte  del  predetto  calkllo  impegnato  ;  accio  che  in  quel  modo  che  ella  era  q 
ad  elfo  Adinolfo  mio  fratello  impegnatajCofi  oc  ì  te  nel  lùo  luogo  iìiccedéte  folle  oblip^a 
ta:ìniìnchc  Andrea  mio  figliuolo,^:  tuo  fratello,©  per  auuentura  i  fìioi  figliuoli  òàte 
Admolfojò  a  tuoi  heredi  tutto  il  debito  fòdisfacciano.Hebbe  dunque  il  già  detto  Landol 
fo  Signor  d'Alueto  due  figliuoli,i  già  detti  Adinolfo  manto  dell'Ottolina,  &  Andrea. 
'f^Th  ^  quello  Adinolfo  chiamato  figliuolo  di  M .  Landolfo  d'Alueto  d'inclita  memoria 
^^flg,  truouo  io,  che  nel  1 1  ^6  nel  fèllo  anno  del  Ponreficato  di  Celellino  rerzo,quattro  figli- 

uoli di  Giouanni  di  Soia  abitatori  del  Monte  San  Giouanni  donarono  vna  certa  terra 
per  cagione, che  egli  hauea  loro  rimelfo  in  perpetuo  vna  rendita  di  certa  quantità 
di  grano,  &  d'altre  colè .  Il  quale  Adinolfo,ò  perche  egli  non  hauefle  hauuto  figliuoli, 
òqual  altra  fé  ne  fofle  la  cagione,  in  vita  lùa  ciocheàluiapparteneua  della  parte  elei  _ 
padre  in  Alueto ,  in  Campoli ,  &  nel  Monte  San  Giouanni  donò  à  Landolfo  figliuolo 
Andrea]      del  già  detto  Andrea  luo  fratello.    Non  ho  fcntrura  particolare  d'Andrea,  fé  non 
'3,'tea  *      che  egli  oltre  l'altre  colè  era  Signor  della  Grotta  Manarda,  ma  quando,  &  come  egh 
Ma,iard4      fc  l'hau^ilè  hauuta,à  me  infino  a  quell'hora  e  nalcollo .  So  bene  egli  hauer  hauuto  quat- 
tro figliuoU ,  come  che  di  vno  non  lì  legga  il  nome,gli  altri  furono  Ruggieri,  Landol- 
^"^""'       fo ,  ^  Adinolfo .  La  prima  fcrittura ,  che  di  coltoro  li  \<igg<^  nel  1221  è  di  limile  con- 
tenenza .  Ruggieri  venuto  in  battaglia  con  Ruberto  di  Bullone  fu  perditore,onde  da  lui 
fuggendoli  vefnne  à  r>airare  dauanti  a  Corlano  terra  di  Ruberto  di  Forgia  ìlio  vall'allo: 
il  quale  venendogli  incontro  gli  proferì  lalua  terra  promettendogli  con  tutte  lue 
armi,  genti,&:  cauailidi  farloui  llar  ficuro  lenza  temer  d'oltraggio  veruno ,  ma  auuenne 
^'i-  Ma       ^^  contrario,  perciò  che  egli  fu  dato  in  poter  de  f  uoi  nimici  &  a  Landolfo ,  &  Adinolfo  '^ 
cttra  cr      f  ùoi  fratelli  conuenne  per  nfcattarlo  prometter  buona  lomma  de  denari  ;  per  la  quale 
^dm,ifo      diedono  per  ollaggio  vn'altro  lor  fratello  :  il  quale  in  vn'altro  allalto  fu  da  lìioi  nimici 
vccifo  .Per  le  quali  cole  tutte  inlieme  le  ne  verrina  piato  dinanzi  a  Tommalo  d'Aqui- 
no Conte  dell' Acerra  Capitano,&  maellro  giullitiario  di  Puglia,&  di  Terradi  Lauoro  ; 
il  quale  con  relferciro  imperiale  li  trouaua  nel  campo  a  Boiano .  Guglielmo  figliuolo  di 
Ruberto  di  Forgia,contra  cui  ii  agitaua  la  lite  ;  percioche  il  padre  era  già  morto  ;  diceua 
all'incontro,  che  egli  haueua  vncallello  chiamato  Mileto,che'l  già  detto  Ruggieri  vio- 
lentemente gli  haueua  tolto ,  in  guilà ,  che  hauendogli  dato  il  lacco ,  &  polcia  abbrucia- 
tolojdi  lùa  autorità  le  i'hauea  ritenutogli  come  l'illellò  Landolfo  coli  per  violen  za  occu- 
pato 


A     Q    V     I     N     A.  1^5 

^  pato  alior  fè'I  teneua .  Onde  chiedeiia  che  gli  Ci  rellituifle  il  cartello  in  quella  forma ,  che 
prima  eia,con  altri  inrercill,&  danni  pariti  :  Er  per  lì  fatta  maniera  dall'una  partej&:  dal- 
l'altra molte  colè  allegandoli  ;  fu  finalmente  in  quella  guila  deliberato .  Che  Guglielmo 
rinuntiafleininan  di  Landolfo  il  caikl  di  Mileto;  ilqualedaluoi  anrecefloriteneua ,  oc 
dall'altra  parte  Landolfo ,  e'I  fratello  gli  remctteifero  ogni  quclllone  molfi ,  &  da  muo- 
uerli  lòpra  i  danni  patiti  coli  de  beni,come  della  morte  del  fratello  non  intendendo  inno 
uar  cola  alcuna  per  conto  di  Curfano  ò  d'altra  terra^che  Guglielmo  renefl'e  circa  il  icrui- 
gio  del  feudo  à  Landolfo  douuto  :  il  qual  icruigio  potefle  iempre  egli  chiedere  per  mez- 
zo della  giuilitia  fàluo  nondimeno  il  comandamento  dell'lmperadore,  di  modo  che  de  i 
quattro  fratelli ,  rimafero  due  Landolfo ,  &  Adinolfo.traccltor  due  l'anno  i  2  ?  i  verti- 

p.  nano  alcune  liti  intorno  la  (uccellion  del  Monte  iàn  Giouanni,di  Caneta  &  di  Strango- 
lagallo  :  le  quali  amicheuolmente  fon  terminate .  Et  perche  di  Admolfo  non  vediamo 
altraiìiccellione,  lèguiteremo  à  parlar  di  Landolfo.  Di  coiluilìvede  che  iùpplicando 
l'anno  112^  l'imperador  Federigo  à  fargli  grana  di  liberar  lui,  de  h  lùa  terra  della  Groc 
ta  con  le  baronie,  òz  ragioni  ad  elTa  baronia  appartenenti  dal  dominio ,  &  homaggio  dei 
Contado  di  Geiùaldo,&:  con  le  già  dette  cofc  lòtto  il  iuo  dominio  riceuerlo,i'Lnp.eiren- 
do  con  la  correa  Barletta  del  mele  d'agollo  gratiolamente  gle  lo  concede.N'on  li  dubita 
come  che  il  tempo  della  lùa  morte  non  apparilca,  egli  hauer  hauuto  tre  figliuoli  malchi 
Andrea ,  Tommaio,&  Adinolfo  :  &  vna  femmina  detta  Stefania  :  h  quale  l'anno  1 1'^^ 
eflendo  ancor  vino  il  padre ,  lì  manta  a  Giouanni  di  Ribello.  Admolfo  l'anno  1  247  di- 
{ponendo  de  fuoi  beni ,  inllituifce  herede  Tommafo  iuo  fratello  carnale  così  di  lato  di 
padre,come  di  madre  in  tutto  ciò ,  che  à  lui  apparteneua  in  Terra  Beneuentana,in  Aqui- 
no, &  in  Alueto,Sette  Frati,  Vicaluo,&  Campoli  ;  &  in  Campagna  nel  Monte  San  Gio- 
uanni .  Simigliantemente  Andrea  :  il  quale  era  Signor  della  Grotta  infermandoli  l'anno 
I  2  5  3  del  qual  mal  lì  morì ,  inllituì  (ùo  herede  nelle  portioni ,  che  egli  hauea  ne  meded- 
mi  luoghi,  il  già  detto  Tommafo  fìio  fratello .  Di  Tommafo  dunque  iellato  del  tutto 
Signore  lì  vede  fotto  il  primo  anno  del  Re  Manfredi  l'anno  i  2  ^-j?  cotal  memoria.cgliha 
ueua  per  quattro  cento  oncie  impegnata  la  Grotta  à  Sifredina,  che  alt roue  Sanf  redina  è 
chiamata ,  Conteffa  di  Caferra ,  la  quale  eflendodi  tant'altra  iomma  debitrice  al  Re  Cur 
rado,  ella  hauea  fimigliantemente  al  Re  datoin  pegno  il  detto  cartello.  Onde  egli  era 
quel  luogo  peruenuto  nel  demanio  reale  ;  ma  perche  dopo  la  morte  del  detto  Re  Curra 

D  do  haue  aTommalo  le  quattrocento  oncie  pagato  à  Manfredi ,  gli  nlaicia  il  Re  la  iua  ter 
ra,  faccendoli  folenne  pri  uilegio  per  mano  di  Gualtieri  di  Ocra  de  regni  di  Giemlàlem, 
&:  di  Sicilia  Cancelliere.  VilTe  Tommalò  molti  altri  anni  apprelìb,percio  che  elfendo  egli 
viuo  inrtno  all'anno  i  2  8  5  ,il  (èrtodecimo  dì  di  Settembre  dà  per  moglie  à  Luca  Iuo  figli- 
uolo madonna  Ciglia  della  Marra  figliuola  di  Rifòne  da  Barletta  Signor  di  Senno.  E  co- 
là che  reca  fecondo  il  mio  auuilo  nò  picciol  piacere  il  vedere  il  cortume  delle  doti  di  que 
tempi  :  percioche  infieme  con  la  modertia  del  dinaro  tu  vedi  vna  magnifica ,  &  noDii 
pompa  de  gli  arredi,  oltre  gli  rtrani  nomi,&  tralaiciati  de  gli  abiti,  che  s'ulàuano ,  mate- 
rartè  di  broccato,coItre  di  panno  d'oro,giubbe,guarnaccie,pelliccioni,corrine,(S:  quelche 
non  intendo  imberlacchi  tutte  cofè  riccamente  addobbate, &  guarnite.  Fu  Luca  caualie- 
£  re ,  &;  ellendo  già  morto  il  padre, vedefi  l'anno  i  25^2  eller  Signor  della  Grotta .  Io  non 
truouo  chi  lia  fìio  figliuolo  ;  ma  rrouando  Landolfo  eller  Signor  della  Grotta  l'anno 
1 5  ^  2,fonomi  perfùalò  non  poter  egli  ellèr  altro  che  iuo  figliuolo .  Comunque  li  ha  nei 
già  detto  anno  Landolfo  Signor  della  Grotta  con  quattrocento  cinquanta  oncie  manta 
liana iìia  figliuola  àLacillo  Miiiutoloal  qual  matrimonio,ellendo  il  Minutolo  finciuilo, 
fi  fa  co  cólèntiméto  di  PerlìualloMinutolo  caualiere  iuo  tutore.Dieci  anni  apprefiò  egli 
compera  da  Guglielmo  di  Corfàno  caualiere  il  calai  di  Tripualdo  diiàbitato,  col  territo- 
rio d' Afpro,à  che  ottiene  i'afienlò  dal  Re  Ruberto .  Nel  44  à  5»  di  febbraio  eflendo  egli 
preflo  alla  morte  nella  Grotta  Manarda ,  facendo  mentione  d'un'ultimo  fùo  tertamen- 
to  fatto  a  Nocera ,  fa  per  vn  codicilio  elecutori  della  lìia  vltima  volontà  Niccolo  lùo  fi- 

O         4         gliuolo, 


iy(Jtlulf> 


t^ndreit 
Si£rtor  del 
U .  (Jrons 


Tommaso 
Signor  liei 
la  Grotta. 


ddUcirot 


Litndol^j 
Si/ncr  del 
U  Crttta 


i^G 


DELLA     FAMIGLIA 


IMiccola 


Donato 
tarane - 
Jcono  dt 

(s. 


intoni) 
i,ì^.  delia 
UìufU. 


dcUit  (Ji'ùt 


delia 


o.fiia 


glmolo^Gaglielrao  di  SauiMno  Conte  d'Ariano,!' Abbate  di  Monte  Vergine,  &c  Ramon- 
dodd  Balzo  caualicre  luo  Conlobnno .  Niccolo  Signor  della  Grotta  iiaaendo  nella  ^ 
guerra  del  Re  d' Vnghcria  patito  di  molti  danni  in  ieruigio  della  Reina  Giouaniia  ottie-i 
ne  per  rimane ratione,&  ncompenfà  de  trauagli  iòiìcrri  dalla  detta  Reina  tutti  i  beni  tea 
dali  6c  burgenfaticijche  turono  di  Niccolo  de  Molini  iiio  ribello(non  hauea ancor  la  no- 
biltà Venetiana  diuieto  d'hauer  (òtto  altri  principi  Signoria  )  (^eiì:i  erano  Sant'Ange-. 
lo  di  Scala ,  Crapig'aa,&  la  metà  di  Grotta  Caitagnana  in  Principato.Hebbe  egli  due  mo 
gli  Caterina  de  Cabani  tigiiuola  di  Ruberto  Conte  d'IeuoIi,&  gran  Sinilcalco  del  regno: 
C|uelliche  perla  morte  del  Re  Andrealib  tu  decapitato  à  tempi  della  Reina  Giouanna,  di 
cui  hebbe  vna  hgliuola  kmmma  detta  Ilanaifi  come  tu  il  nome  della  fùa  fòrella  )  la  quale 
con  cento  leflanta  oncie  maritò  Tanno  i  ?  7  y  à  Ruberto  Guindazzo,  &  tre  figliuoli  ma- 
Ichi .  Il  primogenito  :  li  cui  nome  fa  Cecchello  morì  in  vita  del  padre,onde  rimaleio  An  " 
tonio,&:  Donato  Abbate.  Della  feconda  moglie  Roièlla  Criipana  figliuola  d'Antonio, 
che  menò  l'anno  1 5  70  hcbbe  Ruberto.  l'Abbate  Donato  mi  perfìiado  io,clie  da  quegli, 
che  Fatto  Arciuelcouo  di  Beneuento  mori  l'anno  141  2  :  il  quale  tu  {èppellito  nella  citta 
diBeneuento,oc  ha  iecondo  l'ulo  di  que'  tempi  lòpra  la  lua  lepoltura  quelli  verli . 

'pr/ffìtlis  fg*'^gij  rejuìejcunt  ojja  "Donati 

Hic  tumnlatit  mei .  Quxrar  heiipro  te  S'tnnis  in  auum. 

^^Ita  aomos  genuit  regni  domus  mter  ^qumd 

Hunc.fet  eum  melms  o^enuerunt  Beemata  morum  . 

Quid  audcroro  mortale genas  plasma  caducum, 

Cttm  mens  eterna  melior  pars  ^audcai  aura.  C 

Curfus ,  &'annorum  placeat .  'Die  YerfiLus  ilìnm, 

JiCiih  fAdtftcentos  cjue  decem  tungendo  d'mùus 

Inier  ijuos  annos  mditio  ijuima  note  tur. 
Antonio  efièndo  di  età  dintorno  à  venti  anni,fLi  emancipato  dal  padre  l'anno  1^75'  po- 
co dopo  il  maritaggio  della  Tua  fòrella.  Egli  hebbe  per  moglie  Ruberta  Gaetana  :  con  cui 
generò  Matteo,&  Coluccio,  &  liàbella  moglie  d'Antonello  Gefualdo  Signor  di  Gonza, 
oc  fasti  mentionc  di  Ruberta  rimala  tutncedel  figliuolo  l'anno  i  j^^yUci  quale  per  au- 
uentura  Antonia  vicn  meno  .  Fu  Antonio  Ciamberlano,&  nell'S  3  ottenne  dal  Re  Car- 
io tcrzo,che  egli  potelFe  Tuccedere  à  tutti  1  beni  di  Siligaita  Figliomarino  :  poi  che  ne  da 
iei,nc  da  Franccichello  figliuolo  della  Figiiamarina  ìk  iuo  cognato  erano  rellati  figliuoli,  d 
&  con  tutto  Ciò  per  licrittura  :  la  quale  è  in  potere  di  Federigo  Tòmacello  truouo,che  egli 
ieguì  le  parti  di  Lodouico  iecondo,&  perciò  dal  già  detto  Carlo  terzo  &  da  Ladislao  tuo 
figliuolo  tu  giudicato  ribello .  Airzi  veggo  nel  i  :;  ^S  Laco  caL;l  di  Montefufcolo  :  il  qua 
le  era  di  Siligaita  biiauola  di  Matteo  ordinarli  dal  Re  Ladislao,che  dopo  la  morte  di  Sili- 
gaita ,  (1  debba  dare  ad  Antonio  di  Cailig}ione,eirendo  1  pronipoti  fanciulli  per  ribellio- 
ne di  lor  padre  non  capaci  à  riceuerlo .  Con  tutto  ciò  o  perche  Matteo  li  folle  poi  ricon- 
ciliato con  Ladislao ,  o  che  altra  ih  ne  f offe  la  cagione ,  egli  li  vede  l'anno  1 4 1 1  eiler  Si- 
gnor della  Grotta .  (^indi  io  ho  più  volte  tra  me  pen{ato,la  cappella  in  Santa  Chiara  de 
Cabani ,  di  ragione  appartenerli  a  dilcendcnti  di  coiloro .  Hebbe  Matteo  per  moglie 
Francetca  di  Santramondo;  la  quale  gli  partoii  cinque  figliuoli  Ladiflao,  Antonello, Co-  e 
lella,Gio.Carlo,&  Francelco,  Credo  che  muoia  nel  1 4 1  2 .  nelqual  tempo  la  moglie  eipo 
nendo  al  Re,che  per  l'ultimo  iuo  teilamento  era  ilata  iniHtuita  tutrice  de  piccioli  figli- 
uoli,'il  Re  v'aslentilce .  Credo  che  Ladillao  ;  il  quale  è  poi  Signor  della  Grotta  à  tempi 
d'AlFonlo  fia  il  già  detto  luo  ligliuolo.queili  nel  1 44  -^  mteruiene  nel  parlamento  di  quei 
Re.Nel  44  prende  per  moglie  Fammia  Francetca  del  Balzo  figliuola  di  Iacopo  :  con  cui 
fece  più  figliuole  femmine ,  ma  di  quelle  che  10  mi  làppia  Baldellarra,che  l'anno  1475 
maritò  ad  Antonio  Francelco  di  Guarino  primogenito  di  Gio.Pietro  Signor  del  Bugiar- 
do,  &  di  Lequile  gcntil'huomo  della  mia  patria,&  le  io  non  prendo  errore  Chnlòiloma 
a:ioglic  d'Antonio  Carrafa  Conte  di  Ruuo .  &  Laudomia .  I  iiioi  figliuoli  malchi  li  veg- 

gon 


A     Q    V     I     N     A.  1^7 

A  gon  nell'albero  :  de  quali  il  Vefcouo  di  Grauina  fu  molto  vtilc  alia  c3.Ca,  liauendo  acqui- 
Itato  tante  ricchezze,che  con  quelle  (ì  potè  comprar  C^uarate,  6c  prenderui  pofcia  titolo 
di  Marc]iefè,il  che  fece  Ladislao  nato  di  Gaiparro  iùo  fratello  primogenito ,  &  di  Maria 
Figliomarina.  E  Quarate  pollo  in  terra  di  Bari  buoiio,&  bel  cail;ello,non  lungi  di  Ruuo 
di  Terlizzi  &  d'Andri .  Ma  il  Signor  di  elfo  uiene  {cambiato  ancor  egli  da  gli  autori  non 
menojche  tu  il  Conte  di  Calèrta ,  percioche  fra  Leandro  il  chiama  Marche/è  d  Aquino. 
Lt  dal  Giouio  nel  2  5  lib.della  lua  iltoria,doue  parla  de  baroni  che  ieguitando  l'autorità 
di  Vincenzio  Carrafa  Marcheiè  di  Montefarchio  lì  ribellarono  all'lmp.  Carlo  V.  è  no- 
minato Francefco  d  Aquino;onde  non  è  da  marauigliarc,lè  il  Villani  &  gl'altri  autori  pre 
fero  errore  nel  Conte  di  Calerta .  Ladislao  d  unque  tu  non  fòlo  primo,«3<:  vltimo  Marche 

g  le  di  Quarate,ma  anco  vltimo  Signor  della  Grotta; le  bene  il  luo  primogenito  Antonio 
hauendo  ancor  egli  lèguitato  le  parti  Franced ,  Marcheiè  di  (ZJu^arate  li  tolfe  appellato . 
Rimale  nondimeno  di  Ladislao  vn'altro  figliuolo  detto  Francclco  Signor  di  Santo  Nic- 
cola  :  il  quale  è  padre  de  gli  otto  figliuoli  maichi  polB  neiralbero.&:  di  quattro  figliuole 
femmine,  delle  quali  Giulia  a  Pier' Antonio  di  Somma,&:  Delfina  a  Troiano  Acciapaccia 
vidi  io  già  maritate  :  ma  delle  forelle  di  Francelco  Dianora  fu  moglie  di  Galeotto  Carra- 
fa Conte  di  Santa  Seuerina,Aurelia  di  Ferrante  di  Gheuara,&  Laura  di  Marcello  Carac- 
ciolo auolo  del  prelènte  Marcello  Marcheiè  di  Calàlalbero.viue  ancora  del  M  archelc 
Ladislao  vn  figliuol  naturale  detto  Federigo .  Et  quclto  è  tutto  il  ramo  de  i  Signori  della 
Grotta  Manarda,ouer  di  Mainardo . 


Sf^  .  delle 
OrottA  . 

Marc^tfi 

U. 


erd/uefc» 
air M  id 

(»  NiCClU 


D 


Ve  Signori  di  (djìigìiom  in  CtiUuria . 

ADinoIfo,iI  cui  ramo  allignò  polcia  in  Calauria,&  infin'hoggi  dì  ui  fi  è  grandemen 
te  ampiiato,di  cui  fia  ilato  figliuolo  non  mi  è  ancor  venuto  fatto  di  ritrouare ,  co- 
me che  io  iHmi  lui  ellèr  nato  di  Tommalò  :  il  quale  d'un'altro  Adinolfo  fu  figliu  o 
Io .  Comunque  ciò  fia,  egli  fu  infili'  della  lìia  giouanezza  familiare  del  Re  Ruberto  :  \i 
quale  era  allhor  Duca  di  Calauria  ,&  per  quella  cagione  il  Re  Carlo  padre  di  Ruberto 
nei  1 3  06  chiamandolo  caualiere,&;  famigliar  del  figliuolo  gli  dona  quaranta  oncie  di  n 
muneratione  l'anno  :  le  quali  gle  le  allegna  lòpra  vna  Ialina  a  Brahalià,hoggi  detta  d'Al- 
tomonte  nella  valle  di  Crate,ì3>:  inliememeniela  terra  di  Cailiglione  ilcaduta  alla  corte 
per  la  morte  di  Guglielmo  di  Calliglione  lenza  heredi  Signor  della  terra  già  detta.  Que- 
lì:Oj&  quanto  fiamo  per  dir  apprello  di  Adinolfo,&  de  lùoi  diicendenti,  non  lolo  li  pro- 
ua  per  le  Icritture  publiche  dell'aichiuio,ma  per  originali  priuilcgi,  &  inihumenti .  1  qua 
li  fi  lèrbano  apprello  Ettorre  d'Aquino,  &  da  noi  lòno  ilari  d  iligcntemcnté  veduti ,  per- 
cioche elfendo  continuata  la  lìgnoria  di  Cailiglione  infino  à  tempi  noilri ,  che  lono  du^ 
gento  lèttanta  anni^lènza  lèntir  le  notabili  mutationi,&  fortune  di  molte  altre  ca{é,facil 
mente  lì  lòno  potute  lèrbar  le  fcritture  :  le  quali  lono  le  più  verc,&:  lecure  proue,che  hab 
bia  l'antiquità .  Fu  quello  Adinolfo  molto  operato  a  que  tempi ,  onde  l'anno  1 3  08  li 
truoua  gouernar  la  prouincia  di  Calauria  lòtto  nome  di  giullitiado della  Valle  di  dare, 
&  terra  di  Giordano,col  qua!  nome  veniua  allhor  chiamata  quella  prouincia,il  che  li  ca- 
ua  da  vna  donation,cheegli  fa  d'un  feudo  detto  Roggerone  a  Giannoccio  Battallole  luo 
(èruidore  fotto  il  medelimo  anno  a  i  5- .  di  luglio  nella  Mantea .  Et  nel  1 5 1 1  vedelì 
chiaramente,che  egli  di  quel  gouerno  ne  Ila  à  lindacato  .  Vedeli  oltre  accio  nell'archi- 
uio  nell'anno  1^51  ,  &  5  2  ,  &  in  due  Icritture  priuate ,  l'una  fatta  nella  Mantea  l'anno 
I  3  2  2,&  l'altra  a  Reggio  l'anno  i  5  ?  5, ellère ancora  Admolfo  ilato  capitano  di  balellne 
ri,lpetie  di  lòldati  a  cauallo,che  s'ulauano  a  que  tempi^come  li  fa  hoggidi  de  gli  archibu- 
rieii,anzi  in  quella  dell'ai-chiuio  è  dal  Re  chiamato  general  capitano  di  certa  gente  à  pie, 
e  àcauallo  nella  citta  di  Hieraci:  Et  in  quella  dell'anno  3  9  apparilce  non  lolo  efler  Si- 
gnore di  Calliglione ,  ma  anco  di  Marllco  Vetere.Di  Tommalo  luo  figliuolo  molte 
Icritture  fi  leggono  di  donatiom ,  ch'egli  fa  à  luoi  famigliari .  nelle  quali  non  iole  fi  vc^ 

dc,chc 


i^dinclf$ 
Sig.  di  e  A 


Tffnmaff 

Sl^.dl  CA 

Jìurlicnt, 


^5^ 


DELLA     FAMIGLIA 


.A 


/4COpO  S. 

Ama. 


tAngt\» 
Si^-M  cu 


i'i^.  di  C4 


Jdcop»  S , 
di  cafli^ 
filoni. 


chripiifo- 
fi. 


tuigi  S. 
di  cafli- 

i-nigi  s. 


Mttme. 


,dc,  cho.  egli  podicJe  le.caLblIa  Darerne  ;  ma  in  vna  del  1 5  5*7  apparilce,  lai  edcr  cameric 
re  del  [l^,3c  delia  i\eiaa,inriro[andofi  regias,&:  reginalis  Cambellanus,confiliarius,tk:  fa 
iniliaris,&  in  certe  meaìorie,che  h  icrbano  nella  libreria  Vaticana:  delle  quali  io  mi  fono 
molto  (èruito  nell'iiloria  Napoletana,!!  dimoilra  il  già  detto  Tom'iialò  nella  gaerra,  che 
fu  tra  il  Red' Vagaena,  &  la  Reina  Giouanna  l'anno  1 54^  eiTere  icato  indcme  con  Gio 
panni  oc  Rellaii  no  Conrelim,&  con  Giouanni  della  Leonella  fatto  prigione  nel  callello 
d'Arienzo  da  Currado  capitano  dell'  Vngliero .  Io  non  truouo  chi  lìfolfe  Hata  la  moglie 
diTommaiòj  ma  io  bene  Iacopo  edere  ilato  fuo  hgliuolo  ;  come  d'vn  prmilegio  delia 
Rema  Giouanna ,  che  l'adècura  la  terra  di  Caifiglione,  &  di  iVIarlìco  Vctere  lotto  l'an- 
no 1 5  5-^  ampiamente  fi  può  vedere  .Hebbe  Iacopo  per  moglie  Elilàbetta  Gentile,  da 
cai  riceuettein  dote  la  terra  di  Cruccio .  Emmi  llato  detto  edere  i  Gentili  di  nobil  fami-  B 
glia ,  come  che  ninna  colà  habbia  10  di  loro  veduto  in  lìn'i   qaelVhora,{e  non  che  nella 
guerra  del  Duca  Giouanni  con  Ferdinando  Icritta  dal  Fontano,  Luigi  Gentile  era  vn  de 
capitani  di  Maio  Barreiè  Duca  di  Caitrouillari .  Angelo  primogenito  di  Iacopo  podcdè 
oltre  Cali igIione,Mar[ìco  Verere,&  Crucolo,la  baronia  di  Morano  :  come  per  ilcrittu- 
le  dell'anno  i  ?  88  habbiam  letto .  Ma  morto  egli  lènza  tìgliuoli,  gli  fuccedette  Rinaldo 
Ilio  fratello  :  il  quale  dal  Re  Ladislao  comprò  per  mille  &  ottocento  due.  Vmbriatico 
l'anno  i4io.Nel  141  y  ilRelacopodi  Borbonaquelli,che  poi  fi  relè  Anacorita ,  &  la 
Fveina  Giouanna  gli  contermano  tutte  le  terre  ,cailelIa,batonie,&  feudi,che  mhn'ailho- 
ra  lì  trouaua  podedere,così  nella  prouinciadi  Ba{ilicata,come  in  quella  di  Calauria.Heb- 
be  per  moglie  donna  detta  Agnelà ,  Ma  mi  è  occulto  di  che  cala  ella  fi  lode ,  le  non  per  C 
quanto  in  ilìiampando  io  quella  opera  mi  è  Itato  lcritto;cioè  ella  edere  llara  di  cala  Pep- 
poli .  Qu.el}i  mori  l'anno  1 45  5  &.  lalciò  più  tagliuoli  :  de  quali  Iacopo  chiamato  talhora 
àdiderenzadeirauoIo,Iacopello  tolle  per  moglie  Ilàbeila  Sanlèuerina  figliuola  di  Luigi, 
che  fu  di  Francelco  con  due  mila  quattrocento  once  di  dota ,  come  lì  vede  per  1  capitoli 
padatiàPadoua  l'anno  1450.  Qlieifo  Iacopo  è  quello,  che  interuiene  nel  parlamento 
del  Re  Allonlo  l'anno  1 44^  .Ma  nel  46  per  qual  necedìtà  egh  lèi  l:acede,vedelì  che  ven 
de  Cruccio  a  Buonaccorio  Caponfacco  gentilhuomo  Fiorentino.La  qual  famiglia  Ipen- 
ta  in  quella  città  h  conlerua  in  Rollano.Criiloforo  non  lì  truoua,  che  folTe  ammogliato, 
delle  hgliuole  Pacifica  tu  badeda  nel  inonallero  di  Catanzaro .  Et  Elilàbetta  con  2000 
due.  di  dote  tu  data  per  moglie  a  Filippo  Sanlèuerino  Conte  di  Matera:  al  qual  Conte,  -q 
il  terzo  Lodouico  figliuolo  adottino  della  lèconda  Giouanna  prella  l'alTenlo ,  che  polfa 
adecurar  le  doti  lopra  Rolito  l'anno  14^4.  Due  figliuoli  trouiamo  di  Iacopo,  &  di  Ilà- 
beila Sanlèuerina  Luigi ,  Se  Polidena .  Colici  fu  maritata  l'anno  1474  a  Gio.  Luigi  Buz 
zuto  con  1 00  oncie  di  dora.  Tanta  era  per  lo  più  la  dota  :  la  quale  .1  que  tempi  (idaua 
à  nobililènza  baronaggio;  onde  nga  lènza  cas^ione  Dante  de  tempi  ancor  più  antichi 
della  lìia  patria  parlando,didè . 

Wo»  fucua  n<ifcendo  ancor  pdurd 

La  figlia  ai  padre  ;  chil  tempo  ,  &■  la  dote 
'Non  fn^ian  jumci^  <&  (jmndi  la  mi  fura . 
Luigi  hebbe  per  moglie  Aluina  Rada  figliuola  di  Colantonio  Signor  di  Condiianni ,  &  p 
della  BagnarcJ.Et  nel  1 48  2  il  Re  Ferrante  il  vecchio  vi  preila  l'alfenlò  per  l'allìcuramento 
delle  doti .  De  figliuoli  di  Luigi  Beatrice  '^a  maritata  a  Beraidino  di  Callrocucco  Signor 
d'Aluedona .  Berardino  primogenito  morì  m  vita  del  padre.  Rimale  hcrede  Luigi  coli 
detto  dal  nome  del  padre ,  peicioche  egli  fu  poli umo .  Hebbe  per  moglie  Francclca  Pi- 
gnatteila  figliuola  di  Celare  Luogotenente  della  Sommaria,&  Signor  di  Turitto;come  lì 
vede  per  1  capitoli  matrimoniali  paifati  a  5;  di  maggio  dell'anno  1 4j?8  :  con  la  qual  fece 
parecchi  figliuoli,  l'ultimo  di  coitoro,come  nell'albero  lì  vede  detto  Ettorre  e  llato  quei 
Il  :  il  quale  non  hauendo  alla  lìia  tamiglia  generato  figliuoli,per  compiile .  I  mancamen- 
to della  llerilità ,  l'ha  lènza  alcun  fallo  apportato  gloria,  oc  riputatione ,  non  hauendo  à 
jiiuna  fatica  ne  a  Ipelà  perdonato,  perche  tante  memorie  dclùoi  maggiori  mezzo  che 
'.:■■-.  {e  Pi  mellito 


A     Q_V    I     N     A. 


'5^ 


B 


D 


A  {èppellire  per  colpa  degli  {critrovi ,  dh  memoria ,  &  luce  degli  huomini  fi  riduceilèro. 
A  Celare  primo  de  lùoi  fratelli  rornò  di  nuouo  la  lìgnoria  di  Crucolo  per  la  perfòna 
d'Aurelia  Torres  lùa  moglie  che  n'era  padrona  ;  dal  qual  matrimonio  nacquero  molti 
figliuoli  ;  ma  il  primo  fra  gli  altri  detto  Giulio  con  maggior  fortuna  del  padre  per  via  di 
dona  ancor  egli  cioè  di  D.  Eleonora  di  Gennaro  liia  moglie  Córelfa  di  Marmano  ha  mei 
(ò  in  cala  quella  beila,  &  nobile  fignoria  ;  onde  par  che  di  nuouo  la  famiglia  llìullrilsima 
Aquina  torni  a  ripigliare  il  lùo  antico  {j:>lendore ,  &  grandezza .  Di  quello  niatrimonio 
è  nato  il  fecondo  D.Celàre ,  il  quale  di  Cornelia  Spinella  figliuola  di  Saluatore  Marchelè 
di  Fulcaldo  ha  già  hauuto  figliuoli .  Antonio  vn  altro  lìmilmente  di  quelli  hatelli  gene- 
rò di  Barbara  delle  Trezze  di  molti  figliuoli;  de  qualiAleflandro  ha  progenie. Ferrante 
ancor  egh ,  come  nell'albero  (ì  vede,  è  padre  d'Aniballe,&  fu  già  di  Orano  Caualiere 
Gieroiòlimitano,il  quale  nell'aflèdio  di  Malta  mori  d'vn'archibulciata .  Quclk  colè 
habbiamo  raccolte  infieme  de  gliAquini ,  quali  le  membra  Iparte  d'Ippolito  ;  le  quali 
memorie  à  Iddio  piaccia,  che  negli  animi  de  loro  polveri  deltino  honelli  Itimoli  di  vir- 
tù :  la  quale  è  il  frutto  vero ,  &  legittimo  della  nobiltà  .  Ma  poiché  di  molti  Conti  di 
Loreto  in  quello  luogho  habbiam  parlato,non  farà  forfè  difcaro  à  chi  leggerà,con  poche 
righe  far  de  gli  altri  Conti  ;  i  quali  auanti  a  gli  inquini  furono  ;  alcuna  breue  menno- 
ne .  Truouo  a  tempi  di  Carlo  primo, Conte  di  Loreto  Rodulfo  di  Sueffione-collui  heb- 
be  vna  figliuola,  &  herede  detta  Iolanda  :  la  quale  fu  maritata  à  Berardo  di  Morolio  :  il- 
quale  diuenne  perciò  Conte  di  Loreto .  Ricadde  poi  quello  Aato ,  benché  io  non  ne 
iàppia  la  cagione,  alla  Corte  ;  onde  il  di  i^  di  Settembre  dell'anno  12  85»  il  Re  Carlo 
fecondo  effendo  in  Sulmona,concede  il  detto  Contado  à  Filippo  di  Fiandra,  in  quel  mo 
do  (  dice  egli  )  che  da  nollro  padre  fu  dato  ad  Adulfo  di  Saffonia  ;  ilquale  io  llimo  lèn- 
za alcun  dubbio  efièr  quelli  ;  ilquale  altroue  forfè  per  colpa  di  chi  fcriueua  Radulfo  di 
Sueflìone  è  chiamato .  Quello  Filippo  fu  fratello  di  Ruberto  Conte  di  Fiandra  ;  ilqual 
Ruberto  effendo  molto  giouanetto  venne  col  Re  Carlo  primo  fùo  fìiocero  all'acquili:© 
del  reame  di  Napoli  ;&  venutoui  ancor  dopo  alcun  tempo  Filippo ,  hebbe  come  fi  è 
detto  il  Contado  di  Loreto .  Quelli  morì  fi  come  dice  Iacopo  Meiero  à  Napoli  l'anno 

I  ^  07  del  mefè  di  nouembre  ;  ma  egh  prende  errore  in  dir  che  egli  fi  fìa  morto  fènza  fi- 
gliuoli ,  trouando  noi  l'anno  i  5  i  o  lòtto  il  regno  del  Re  Ruberto  nel  libro  per  me  fègna 
to  E .  T .  la  fùa  moglie  vedoua  :  laquale  è  chiamata  Filippa  di  Miliaco  hauer  già  fa- 
lciato due  fanciulh  pupilli  Lodouico,&  Margherita:  ma  per  dichiaratione  del  Meiero^ 
il  quale  oltre  alle  colè  dette  chiama  la  moglie  di  Filippo  Matilde  di  Cortoniaco,  Pedi- 
ce ,  Filippo  effere  flato  Conte  di  Chieti,  10  llimo  che  la  colà  proceda  in  quello  modo. 

II  Contado  di  Chieti  fu  dal  Re  Carlo  primo  dato  à  Radulfo  di  Contonato ,  altroue  è 
chiamato  di  Corciniaco ,  &  dopo  la  fua  morte  à  Manlde  fùa  figliuola,  &  herede.  collei 
trouo  io  effere  Hata  moglie  di  Filippo  di  Fiandra ,  onde  fono  indotto  à  credere ,  che  fof- 
fè  llata  fùa  prima  moglie ,  &  mortagli  fènza  hauerne  hauuto  figliuoli ,  hauefle  egli  me- 
nato la  feconda  moglie  Filippa  di  Miliaco  ;  onde  il  Meiero  alla  prima  moglie  hauendo 
riguardo  flimò  lei  eflère  morta  fènza  figliuoli .  Non  voglio  però  credere ,  che  quello 
Rodulfo  di  Contonato ,  ouer  di  Corciniaco  Conte  di  Chieti  f  la  il  medeiìmo  che  Radul 
fo  di  Sueflìone ,  ouer  Adulfo  di  SafroniaContediLoreto,riperladiuerfità  del  cafàto, 
&  perche  Therede  di  colui  è  Iolanda ,  &  di  collui  è  Matilde .  Onde  à  me  pare  quello  in- 
uiluppo  effere  affai  leggiermente  fhodato  .  Ma  come  il  Contado  di  Loreto  da  figliuoli 
iellati  pupilli  di  Filippo  vfciffe  ,io  confeffo  di  non  hauer  ritrouato ,  (e  non  che  egli  per- 
uiene finalmente,come à fùoi luoghi  fi  difle  nella cafàd Aquino. 

DELLA  FAMIGLIA  lANVILLA. 

ELLA  famiglia  lanuilla  fu  già  il  Contado  di  Santo  AngeIo,&  quel  di  Sa 

triano  con  molte  altre  callella ,  &  dignità,  talché  fé  ella  infino  à  prefenti 

tempi  fi  foffe  condotta  à  niuna  altradel  nollro  regno  farebbe  interiore. 

Vennero  i  lanuiHi  di  Francia,6c  il  primo  di  cui  fi  troua  fatta  métione ,  è 

Giouanni 


Cefàre  S. 
di  caffi, 
glitne. 

Giulio  s. 
dt  cafìi~ 
filone. 


Ctfitre  S. 
di  Casti- 
glione . 

t^nttnit. 


Ctnti  di 

Lorctt, 


IO"© 


DELLA     FAMIGLIA 


Ctoiunm 

tr  di  yt' 
ndfro . 


Goffredo 

S.dircn* 

fro. 


CoffifdoS. 
di    i^llf. 


Niccolo 
Conte  diS. 

^/Velo. 


Niccolo 
Conte  di  S. 
t^nzelo. 


Z/fmelio 
C.di  SJ-nt' 
t^tireU. 


Giouanni,  à  cui  f lì  donata  Alili,  Si  Venafro.  E  chiamato  gran  coneAahile  del  regno  di  A 
Sicilia .  Fil  con  Arrigo  de  Guini ,  &  col  giudice  Matteo  d'Atri  mandato  ambak  iado  - 
re  à  Giouanni  Dandalo  Doge  di  Venetia  :  il  qual  bi  creato  l'anno  1280.  Non  fi  pofTono 
allegar  fecuramente  gli  annide  libri  dell'archiuio ,  ond'io porcili  dir  quando  egli  li  muo- 
ia, come  che  della  Tua  morte  truoui  notitia  nel  libro  dell'anno  1  2 (jj?  legnato  per  me 
coi  numero  3  .  Percioche  in  quel  libro  vi  fono  delle  colè  del  Re  Ruberto  iono  l'anno 
1515.  Et  apprefifo  à  quelle  ièguc  memoria  della  morte  di  Giouanni  ;  nella  quale  ii  vede 
che  eflèndo  di  lui  reliato  vn  figliuolo  detto  Goftredo  S.di  Venatro  ottiene  dal  Re  che  c( 
fendo  Limata  da  quel  feudo  diilrarta  a  ragion  lì  riduca.  Bella ,  &  honorata  mentione  fa 
di  collui  il  Fazello ,  il  Maurolico,&  il  Zurita ,  dicendo  che  trouandolì  egli  alla  guardia  di 
Brindili ,  &  per  quello  venuto  à  difender  il  ponte  ^AÌÌt  genti  di  Ruggieri  dell'Oria  am-  B 
miraglio  del  Re  Federigo  di  Sicilia  lì  trouò  Fra  gli  altri  a  combatter  da  corpo  à  corpo  co 
rAmmiragIio,&  che  eflèndo  amendue  à  cauallo^&  hauendo  egli  tento  l'Ammiraglio  co 
la  mazza ,  liceuette  da  lui  con  lo  llocco  vna  ferita  nel  vifo .  Spinle  Goflredo  lèntendoh 
ferito  ferocemente  il  cauallo  incontro  a  P.uggieri:&:  farebbe  la  zuffa  più  lungo  Ipatio  da 
rata,  {èilcauallolèntendofidaglifpronitraiirconon  lì  folFe  rouinolàmente  rouefcia- 
to  addoflb  al  Tuo  Signore^non  lègaono  altro  gli  llorici  già  allegati  di  lui,  ma  il  trouar  io 
l'elfer  egli  morto  prigionde  nemici  in  lèruigio  del  Remi  fa  ifar  foiÌ3clò,  le  in  quella, 
òlèm  altra  battaglia  folle  flato  fatto  prigione.  Furongli donate 400 oncie di rendi- 
ta,&:  in  luogo  di  dXc  Carinola ,  &  Mondragone .  Fiebbe  vn  figiiuol  primogenito  dal 
Tuo  nome  detto  Goffredo  ilquale  eflèndo  di  Francia  venuto  dopo  la  morte  del  padre  nel  _C 
regno,  &  hauendo  promello  al  Re  di  fedelmente  fèruirlo  hebbe  da  lui  per  le  400  oncie 
al  padre  promelFe ,  Alih  per  oncie  i  yo. Lettere ,  &  Gragnano  per  1 00.  La  Rocca  di  San- 
ta Agata ,  &  Zùculo  per  1 00  Santo  Angelo  de  Lombardi  per  5-o.Coif  ui  lenza  alcun  fal- 
lo farà  quelli, che  il  Villani  chiama  M.  Guifredi  di  Gianuilla  il  quale  accompagnò  l'anno 
1^26"  Carlo  Duca  di  Calauria  in  Firenze .  Niccolo  ilquale  dietro  a  lui  fegue,&  è  non  fo- 
lo  Signor  di  Sant'Angelo,  ma  riceue  dal  Re  Ruberto  lòpra  la  detta  terra  titolo  di  Conte 
non  làràgran  fatto ,  che  lìa  figiiuol  di  Goffredo ,  Fu  di  colfui  moglie  Giouanna  à<A  Bal- 
zo j  laquale  eflèndo  egli  il  penultimo  giorno  di  giugno  dell'anno  1 3  5  y  diiauuenturola- 
mente  da  malhadieri  vccilò  nelle  parti  di  Valle  di  Fortore ,  richiede  ella  il  Re  lotto  1  lèi 
di  luglio  di  quell'anno  medelìmo,  che  gli  conceda  grana  di  poter  elTcr  tutrice  del  coniu-  D 
ne  figliuolo  pupillo,&  primogenito  detto  ancor  egli  Niccolo.  Di  colini  intende  Matteo 
Villani  a  capi  48  del  primo  libro  della  lùa  Ci'onaca,quando  dice,  che  il  Còte  di  Sant'An-. 
gelo  inlieme  co'Sanfèuerini ,  &  con  m.  Ramondo  àti  Balzo  lì  ricomperarono  centomila 
fiorini  per  la  rotta  riceuuta  à  Meleto  dalle  genti  ad  Re  d' Vngheria,  oue  f  uron  fatti  pri- 
gioni .  Flauendo  detto  ne  Sanlèucrini  Margherita  dell'Oria  contella  diTerranoua  eliere 
Ibta  mogliedi  Niccolo  Linuilla,è  neccllario  còchiudere  eflèrelfata  moglie  diqueifo  Nic 
colo,&  elferlì  morta  lènza  hauer  di  lui  hauuto  figliuoli ,  ond'egli  haueliè  pofcia  menato 
la  feconda  moglie .  Se  pur  non  fu  moglie  del  padre  auanti  à  Giouanna  del  Balzo  percio- 
che certo  è,Giouàna  elTcr  madre  del  fècódo  Niccolo.  Nell'anno  1 5  75»  veggo  fatta  métio 
ne  d'Amelio  Contedi  Sant'Angelo ,  &  di  Filippo  Ianuilla,&  l'anno  1 3  8  2  di  Lodouico:  i  £ 
quali  io  Ifimo  eflèr  tutti  e  tre  figliuoli  del  C.Niccolo,&  Wt^  rifponde  benilsimo .  Filippo 
ha  per  moglie  Agnelè  Pietramala  figliuola  di  Caterina  d' Vgot  Signora  di  CampoMari  - 
no.Luigi ,  di  cui  fa  mentione  l'illona  del  Duca  di  Monte  Leone ,  ilquale  ne  contrafli  de 
Durazzelchi,  &  degli  Angioini  feguì  la  fattione  ad  Re  Carlo  IILhebbe  per  moglie  Or- 
fòlina  ContelTà  di  Satriano  figliuola  d'Angela  di  Capoa .  Ma  Amelio  non  fòlo  è  Conte 
di  Sant'Angelo  ,  ma  etiamdio  mali/calco  ddi  regno  di  Sicilia ,  tSc  per  ifcritrura  ad  1 40  5 
à  2  2  di  fettembre  vedeli  efler  viuo,  6c  etiamdio  Sig.di  Lauello,nondimenoà  me  non  pa- 
re che  egli  viua  lungo  tempo,  veggendoli  poco  dopo  andar  quel  Contado  per  via  di  ven 
dita  fatta  dal  Re  Ladislao  in  cala  Zurlo,  &  di  quella  finalmente  paflaie  in  cala  Caraccio- 
lojoue  hoggi  lì  truoua.ilchc  mi  fa  credere  intorno  à  quegli  anni ,  che  \iik  A  Re  Ladislao 

cllèrll 


lANVILLA,   ET  D'AVELLA.  i6"i 

A  efleifi  (pento  in(]cme  con  Li  (ìgnoria  il  primo  nmo  oucr  tfonco  della  nobii  cafà  &  illuftre 
di  lanuill.i ,  i  cju.ili  alcuna  volta  di  Geunuilla  (1  tiouano  Icntti .  Dico  cjuclto ,  pcrcioche 
nel  parlamenro  d'Alfonfo,  il  cjual  tu  ii  come  tante  volte  (ì  è  detto  nel  1445  celebrato ,  lì 
ìeg^i^  tra  gli  altri  baroni  il  nome  di  Gio.  CoUdi  lanuilla . 

^cr^iuTrAi .  Truouo  nelle  icntture  de  Caraccioli  lotto  Tiinno  1405)  à  2  6'd*agoilo,come 
di  Elifario  Liniiilla  Abbate  del  monallero  di  Santa  Maria  di  Gualdo  di  Maz^ica  tu  fratel- 
lo di  Amelio  di  lanuilla  Caualicre  &  Conte  di  Santo  Angelo .  Il  quale  Abbate  fa  fede;  co 
me  iHmando  egli  Gio.Cola  elfer  figliuolo  legittimo^  naturale  del  detto  Conte  Amelio  ar 
riuaco  che  tu  à  Cilenza  intefèda  Ceccarelladi  Santo  Angelo  de  Lombardi  già  llita  concu- 
bina del  Conte  ;  come  il  detto  Gioan  Cola  era  figliuolo  naturale  di  lei ,  &  non  nato  dalla 

B  Contefla.Ianuilla  è  terra  in  Francia. 


Gio.Cola. 

JElifiirla 
i  abbate. 


DELLA  FAMIGLIA  D-'AVELLA. 


V  E  L  L  A  è  vn  cailello  pollo  in  Terra  di  Lauoro,  il  quale  come  che  hoè^i 
molto  olcuro  non  fia ,  furono  già  1  (uoi  popoli  molto  chiari  per  ellèr  an-  '■ 
nouerati  con  quelli,  i  quali  inheme  con  Turno  preiero  l'arme  conrra  il  Re 
Latino ,  &:  Enea ,  onde  Virgilio  dille . 

Et  qaos  r/i'tlifera  Je^e^am  miwa'BeUti . 
Voce  accorciata  fecondo  vfano  anchor  l'ioghi  ài  1  Tolcani  poeti  per  l'accoppiamento  dì 
C  tante  vocali  da  Abell-c;  tutto  che  le  la  natura  in  vero  del  nome  lì  riguarda,  Bella  cioè  buo 
na,&  non  Abella  propriamente  dir  lì  douelIè,come  dottamente  notò  nella  Tua  Campania 
Antonio  Sanfelice .  Dalla  polTtllione ,  &  iignoriadi  quella  terra  tu  già  detta  la  famiglia 
d' Auella  antica  &:  nobile  ;  ina  la  quale  molto  tempo  è  già  pafrato,che  ella  mancò.  Lo  Icric 
tore  di  Giouinazzo  tra  i  lìgnori,  che  li  ragunarono  né  padiglione  dd  Re  Manfredi  l'anntf  . 
1161  per  alcuni  accidenti  di  guerra,  pone  Guglielmo  d  Auella;  il  qual  luogo^^er  elTer  fa^ 
miglia  (penta,  non  iilimo,  che  lia  Aato  tocco .  Il  che  dico  pero  che  10  mi  iòno  finalmente 
accorto,  che  quella  Icrittura  in  alcuni  luoghi  è  llata  mal  cóncia  da  chi  ha  voluto  ò  detrar- 
re ad  altri ,  ò  più  che  non  lì  conueniua  innalzar  la  fua  famiglia .    A  tempi  dk(Z;arlo  primo 
vifle  Riccardo  d'Auella ,  di  cui  fiì  figliuolo  Rinaldo ,  il  quale  fu  Ammiraglio  del  regno , 
D  di  cui  molte  memorie  apparilcono  nel  regio  archiuio,  &  già  negli  Aquini  lène  fece 
mentione.  Nel  libro  dell'anno  1 2  76"  legnato  da  me  col  numero  7  àcar.(^4  lì  legge  ;  che^^ 
Niccolo  Gefualdo  ottiene ,  che  fia  fòuuenuto  da  (ùoi  valTalh  per  hauèr  maritata  la  lìia  fò- 
rella  Francelca  à  Rinaldo  d'Auella.  Viue  Rinaldo  l'anno  1 1^6 j  &  perciò  che  in  procelTo 
di  tempo  Auella  peruiene  in  potere  d'Amelio  del  Balzo  per  la  perlona  di  Francelca 
d'Auella  fua  moglie^quindi  io  llimo  eller  quelb  Francelca  nipote  di  Rinaldo, 
6c  dall'auola  paterna  hauer  prelo  il  nome  &  l'età  non  repugna,coiTie  ne 
Balzelchi  vedremo.  Ne  tempi  di  Rinaldo  li  truoua  anco  il  nome 
di  Giouanni  d'Auella  chiamato  nobilis  vir,  &  Comes  de 
Pont,  non  ho  potuto  legger  più  oltre .  Onde  e'  non 
E  è  dubbio  alcuno ,  che  la  tamiglia  (ìa  nobiliHi- 

ma,poi  che  quando  altro  non  appari(re, 

1  parentadi  de  Gelìialdi ,  &  de 

Balzi  piena  fede  ne 

rendono , 


V 


,   Gu^lieU 


/il  e  cardi 
Si^jiuf  di 

Lineila. 

/f.naldi 

Signor  di 

^  ,^ nella.  , 

miraglio. 
Fràcefcn 
StonorA 

o 

d'Auella. 


Ciouannt 
Conte  dt 
font. 


ALL'ILLVSTRE    SIGNOR    OTTAVIO    A 

M    A   6    T   R    O    G    I    V    D   I    C   E. 


SCIPIONE     ^  M  M  1  R  ^JTO. 


■^5^1  V^  L  fi,t  la.  nohiUÀ  de  'Vosìri  Maflro^indici  ,  {limo  nella  piccola  hifloriit ,  che  di  quella  hh 
Vx"*'!'!!    Te/Titta  la  qualche  modohauer  dimojìrato.  Onde  mi  è  paruto  in  qttejìo  luoo-o  diceuole  pertjon 
confumarlo  in  l'arie  ceriironie ,  di  nmjìrarle  qual  fa  lanohiltà  diU  antica fnapatria  .  Dico 
dunque  5  che  la  città  di  Surrento  come  dimcjlrail  fontano  par  che  fa  Hata  ali  catione  delle 
Sirene ,  come  J e  Surenctam  dir  l'olcjje  ;  l'r^^endof  majhmamentecosì  chiamate  quelle  due 
ifolette, che  non  molto  Innovi  d  ejjajon  pofte ,  i^  t^tleejfndo  la  fama  lafciata  dn^li  fri  t  tori      ^ 
dell'artiche  fauole ,  Ne  Plinio  niep-a  il  capo  ai  Minerua,chc  quitti  è  ~\iciyiif .0*11  quale  Strabone  dice  da  alcuni 
yenir  chiifmato  Prenufb^efi  re  faro  cdutatione  delle  Strene^comein  CirccUo  Circe^^^  in  un'altra  ifota  del  mare 
^tìfcnio  Calipfof  racconta  hauer  fatto  lor  refdinxa  •  Non  f  puh  per  ciò  dubitare^che  ella  non  fa  antica^  an:^ 
ti  Promontorio^ià  detto  di  Mmerua,  da  Tacito  Promontorio  Sttrrentmo  è  chiamato  .    Se  il  fio  poi ,  la  fertilità, 
di  l  patfe^  ^  /  eccellente  bontà  delle  cof  cì)e  la  ttrra  produce ,  hanno  inf  Itrtù  di  render  nobile  j^  chiara  >«<« 
citrà^  nobt/ìjùnio  ^  chiarij.imofcn':^^  alcun  fallo  puh  riputarfil  "^ofro  Surrento ,-  il  quale  poflo  attorno  il  Cer^ 
chiù  di  quella  marauij^liofa  ta^^ij-:  brtcata  dalle  mani  della  natura ^come  Plinio  dice  m  i  empo^  che  ella  era  tutti* 
fpra  mod  )  lieta  c^  ridente^  non  ha  paef  n  el  mondo,  t  he  lo  forni  «^It  .  I  cut  l'ini  fra^li  al  tri  frutti:,  ^per  quel- 
lo,che  all'arte  appartiene  i  liafi  da  berefur  cclebratifimt  apprejfog  li  antichi.  ^  quali  non  cjfendo  noi  inferio- 
ri ne  diletti  della^ola ,  lengono  appo  noi  lal'itellac'jT'  ilporconon  sh  per  qual  priuile^iocittadm  di  Surrento 
chiamato,  ad  rfcr  in  pregio, infima  ^r*dijìima.  E  la  città  ornata  della  dignità  ardue  fonale  infin  di  lung  hiji. 
tcpo,ytgg  edof  nella  dedicai lon  della  Chieft  Cafnefe  fatta  l'anno  M  L  XXI  Jotto  ilpòtefcato  d\yifltfan(iro  II.     C 
già  efer  arci  w fonato, nel  qual  tempo  Taranto  erafol  lefouado .  Stimo  che  infc  me  con  Napoli,  c^  co  m.olte  al 
tre  città;(^lurghi  marittimi,  quando  i  Longobardi  occuparono  l' Italia ,  che  ellafojje  reflatajotto  lafgnoria  de 
gli  Imper  adori  Coslacmopolitant  j  (^  che  da  quelltgouernatori,i  quali  gouevnauano  Napoli  fofe  anchor  ellago 
uernata.  il  che  m  induce  à  credere(oltre  quel  che  tutti  gli  jcrittort  dicon  di  Napoli, <^  che  delie  manne ffcnueì 
le  quali  ali  imperio  Greco  reftaronfggette)  l/naparticolarnotiiia,  la  quale  neU  hijìona  Cafinenfftruoua,do- 
uè  Lione  Ofienje  fauAlando  delle  donationi  fatte  à  San  Benedetto  nel  tempo  dell'abate  ^dclpcrto ,  il  qual  fu 
creato  l'anno  C  Ai  XX Xt  III;  dice^  che  Giouanm  Conflo  ^  Duca  N'apoletano  donò  la  cella  di  San  Scueropo 
■fa  m  Surrento  con  tutti  i  beni  ad  ejja  cella  appartenenti .   Qiiel  che  poi  di  lei  m  tempo  di  Giiaimario  Principe  di 
Salerno  auiitnife,  i^T"  come  da  lui  à  G  uidone fio  fratello  Hata  datajrfè.  ^pofcia  al  lofi-o  Sergio  peruenifèjbre 
tlif imamente  mila  'vofra famiglia  l'iene  accennato  .    Queflcèmai.ifJhmoltefamiglienobiltNapolecaneda 
Surrento  trar  l'antica  loro  origine ,  tra  le  quali  oltre  i  l>oiìrt  Maftr' giudici  _,gli  .y^cciapacci ,  i  Vulcani,  i  Seref 
fili,0  altri  molti  Ji pojfono  annouerare .  Ne  hoggi  è  nobiltà  alcuna  nel  noflro  reame, che  alla  Smrentina  nobil     D 
tà  metta  il  pie  tnn4n':^,comcche  hauendo  Napoli  tirato  àf  la  maggior  parte  de  baroni  &-fgnori  del  regno,par 
che  habbia  ciaf  un'altra  città  d'ogni  fw  splendore ,  ci?  chiare:?^'-  sfornita .    Quefe  ccf  ho  loluto  quiporre^st 
P>er  Ingombrare  qucfo  luogo  di  materia  il  meno  chef  pojja  lontana  dal  rtffro  primiero  proponimento  ,^sì  per 
amie'S:;^tye  i  Napoletani  giouanetti  à  non  d'frez^^e  la f ore  filerà  nobiltà  ,  poi  che  chi  ben  andrà  le  loro 
origini  rmuenendo  ,  trotterà  fuor  quelli ,  che  d'oltre  i  monti  ci  fono  Icnuti,  la  maggior  parte  ^  di 
Surrento, 0  di  Capoa,<:^  d'^uerfa,<:jr  d'Amalfi ,  ciT"  della  Cerra ,  &  di  Rauelto,  i<;r  di  Som- 
ma,(!^  d  altri  lncmi  luoghi, i^  città  ejfr  l'fita.  Ma  la  nobiltà  corrotta  dalle feruili, 
C^  indegne  lufrghc  di  coloro, che  apprejfo  le  ftanno,  è  di  uenuta  mguifa  tenera^ 
(^dilicata  ,  che  il  fognarf  di  ajjtgnarle  altra  patria  che  Napoli  è  l^n'in- 
g'^ggi'^t-  battaglia,  tanto  à  me piitgraue  àfoflenere,  quanto  che  ha- 
ttendo  0  congli  anni,h  coni  ifn:^  apprefa  nella  Corte  Tofa- 
na j  la  quale  fieramente  fhifa  quefe  maniere  fatto  il  £ 
gufo  molto  fdegnof,  non  l'egi^o  più  1 1  modo  di 
potermi  à  così  fatti  modi  piegare  . 
DiFiren:^  a  quindici  di  di- 
cembre dell  anno 
i  S  7  P' 


B 


DELLA  FAMIGLIA  MASTROGIVDICE.  k^^ 

L  nome  di  Maftrogiudice  nò  fi  dubita  puro,  che  egli  fia  nome  d' vf 
iìcio  &  di  dignità ,  pcioche  oltre  la  fòmigliaza  ciie  iia  col  Maeituo 
giullitiario  &  col  K4aeih"o  cameiai-io,et  co  c|uel  che  hoggidi  colta 
miamo  chiamare  Maellro  di  capo,  &  Macllro dello  Spedale  Giero 
fòlimitano.'sì  rrouiamo  etiadio  nelle  collitutioai  deli'imp.  Federi- 
go vna  fila  legge ,  co  la  cjual  dilpone,  che  li  tolga  dal  regno  quello 
vfficio  di  Mallrogiudice.Marino  Frezza  autore  di  nò  piccola  auto 


iità  nei  ilio  lib.de'feudi  è  di  oppenione^nò  altronde  t|ib  famiglia  hauer  pio  il  iuo  nome, 
che  da  quello  vlficio,&  da  quella  dignitàdi  Mailtrogiudice.  Ma  co  argoméri  di  più  certe 
proue,che  di  cógetture  ii  troua  veraméte  a  quella  famiglia  nò  p  altra  cagione  eliere  ilato 
meflo  quello  cognome,che  p  cagione  d'v|ficio,  veggédoh  p  publiche  icntture  a  molti  di 
eilì  icabieuolméte  hora  dato  il  nome  di  Piefetto,et  bora  di  Mallrogiudice.de  quali  nomi 
come  l'vno  rigUvirda  vfHcio,et  grado  di  guerra  dicédoli  pr^kclus  miIitii,coli  l'altro  dimo 
iFra  autorità,  &:  preminéza  di  pace.Mario  Galeoto  nobile  caualiere  Napoletano,^:  per  h 
còrinua  lettionc  de  buoni  auton,e  per  l'antica  età,huomo  di  molta  dottrina,  dopo  tiauer 
veduto  qllo  nollro  trattato  diicorreua  intorno  il  nome  de  Mailrogiudici  co  quelle  paro 
Jc.ll  nome  di  Mallrogiudice  può  venir  da  varij  principi],ie  be  daqual  li  voglia  che  veghi,  „ 
neceilariaméte  proceda,che  iia,o  per  dcgnità,ò  p  vflìtio  preminente,! i  come  e  legno  di  lu  „ 
premo  vfììrio  li  nome  di  M'illi'ogiullitiero,&  di  mallro  camerario ,  &  nelle  dignità  mo-  „ 
derne  è  il  nome  di  maellro  di  capo,6<:  ne  gl'antichi  magiiler  equTtù,&  magiller  miIitù.Et  „ 
che  i  qlla  famiglia  iìapollo  per  premmente  vffitio &  nato  da  degnità  è  chiaro  per  le  lene  „    . 
ture  pubiiche,che  hora  fono  chiamati  Mallrogiudici,&  hora  PreFetti:&  hora  ui  vna  me-  „ 
delìma  periòna  di  eflì  fon  chiamati  Mallrogiudici,&  hora  Prefetti,  e  molti  chiamati  Pre  „ 
fettiolim  Magillruudices:  come  ii  vedrà  apprelFojli  quali  nomi  li  può  vedere,che  tutti  ri  „ 
guardano  vn  medefimo  vflìtio ,  &  dignità  nelle  colè  della  guerra,  concioiia  che  in  moire  „ 
altre  Icritture  doue  fono  chiamati  Pref^tti,6c  fòggiugne  videiicet  militum,er  in  moire  al  „ 
tre  dicendo  Prefetri  aggiugne  olim  Magillriiudices .  La  onde  li  vede  efièr  vna  medeiima  „ 
dignirà:tanto  più  che  non  è  dubbio,che  miies  è  tanto  il  lòldato  à  piede  quanto  quello  da  ji 
cauallo;talche  dicendo  militum  fi  ci  ponno  includere  li  equiti ,  &  perche  i'equiti  antica-  » 
mente  erano  cliiamati  ancora  iudices,percioclie  i  giudici  s'eligeano  di  quell'ordine  eque-  » 
iFrOjlèguita  che  tanto  è  à  dire  Prcfeclus  militù  idell  cquitù  quanto  magiiler  iudicu,ellen  >» 
do  la  medefima  colà  Magiiler  libellorù,  che  Prefeclus  libellorù,  &  magiiler  popuii  li  Dk  » 
tatore,che  e  come  Prefeclus  populi,&:  altri  vilìrij,ne  quali  Ci  vede,che  ranro  e  adire  magi  » 
llerquanro  prefedlus  anzi  il  magiiler  è  nome  come  generico  di  turte  le  prefetture,  &  vt  >> 
htij- perche  tutti  fi  chiamano  magillrati,trahendo  il  nome  da  Maellro: talché  poiciie  fca-  » 
bieuolmente  fi  trouano  &  mettono  &  PrefetrojSc  magiiler  farà  ad  ogni  modo  o  la  me-  ?> 
delìma  colà  magiiler  iudicù.-che  prefeclus  milirù,o  il  medefimo  prefedlus  militù,che  ma  » 
giller  militù:ranto  più  che  come  è  derro,  5c  bene  annera  Budeo,equites,&  iudices  era  vn  w 
medefimo  ordine.Coiì  dice,&  dorramére  Ci  come  io  giudico  il  Galeoro,ma  per  venire  al- 
ia prona  di  quelle  colè  diciamo;  che  rurro  ciò  lì  conferma  per  vn  inllrumento  dell'anno 
I  2  7  y  à  tempi  di  Federigo  IL  nei  quai  Ci  legge(come  apprellò  più  minuramenre  li  vedrà)    . 
di  Riccardo  Preferro  figliuolo  di  Giouani  Preferro  già  Maellrogiudice.dicono  le  proprie 
parole, Riccardo  Prefeólo  hlio  quondà  domini  Ioannis  pnrfeóti  olim  Magillriiudicis.  Tur  j^ 
to  ciò  viene  poi  alTai  gagliardamenre  confermaro  per  vna  commellione,  che  fi  legge  del 
medefimo  Federigo  nell'anno  1220;  peroche  ellèndo differenza  di  moire  prerédenze  rra 
i  nobili  di  Surrenro,(^  la  pIebe,rimp.commetre  la  cauia  à  giudici:i  quali  doueano  eliere  a 
quei  repo  come  fono  hoggi  i  reggenri,&:  è  rra  colloro  il  medelimo  Giouani  di  Mallrogiu 
dice,di  cui  fi  è  farro  merione:ii  quale  poi  nei  2  5-  fi  rroua  ellèr  morro.Er  per  cinque  inlFru- 
mérioue  Ci  veggono  cinque,  &  raihor  lèi  fuccellìoni,'colluinàdo  ciafcuno,  che  meili  vie 
nominaro  di  nominar  anco  il  padre,i'auolo,il  bifauolo,  i'arcauolo,&:  anco  più  in  fu,sepLC 
quàdo  vcgono  al  nome  di  quello  Giouani  dicono  in  quello  modo  Ioannis  Pr^fcòli  oia^i 
IViagillruudicis^come  che  quali  tutti  prima  fi  mettellero  il  cognome  del  Piefecto^che  ql ,, 

P     ?  iod4 


iC$  p  E  L  L  A     F  A  M  I  G  L  I  A 

io  del  m^llrogiudicc  trGuafi  npdimeno  nel  i  2  7 1  (critro  cofi  Matteus  de  magillroìudice    \ 
pfeótus  lìlius  &C.&  nel  1 5  2  i  à  f  épi  dei  Re  Ruberto  fi  legge  di  Riccardo  di  Mallrogiudi 
ce  Prefetto  figliuolo  del  quóda  Fiacelco  Malh'ogiudice  Prefetto  &  (òpragiuge  vidclicec 
militùjche  è  di  gràdiflima,&:  bella  có{ìderatione.&  ciò  da  detto  à  balLiza  in  cju.ito  al  no- 
me di  Mallrogiudice,&  di  Preferto.Biiògnerebbe  ricercar  bora  onde  vega  e]ila  famiglia, 
fé  la  Tua  molta  antiquità  non  folle  per  render  vana  la  poltra  (ollecitudine,  poiché  effen- 
do  già  varcato  loipatio  di  cincjuecento  anni,cbe  le  ne  ritroua  continuata  ruccelnone,neI 
principio  del  qua!  tempo  non  era  anco  nel  regno  incominciato  il  nome  reale,ne  la  varia 
tione  de  i  Re,  co  quali  di  tepo  m  tempo  fono  venute  molte  fcimiglie,pare  che  non  ci  re- 
lli campo,nel quale  potellimoeiercitare la noilra  curiolità.Fù  nondimeno  vn  tempo 
pppenione  de  gli  huomini  dell'illefla  famiglia,che  ella  venillè  da  Ichiatta  Tedefca  :  in-  g 
dotti  torfè  a  ciò  credere  dai  nome  di  Lazo  bilàuolo  d'Aniballe  &  arcauolo  di  Fabiori  qua 
li  hoggi  viuono,3c  da  quel  di  Bertone,  che  fi  trouò  ne  mededmi  tempi .  Ma  quanto  lìa 
vero  dimoltrerranno  le  colè ,  che  Icguiranno  apprelTo ,  dalle  cjuali  fi  vedrà  in  vn'illeflo 
tempo  quel  ch'c  iieceilario  làpere  della  famiglia  Mailrogiudice .  Leone  Cardinale  Vc- 
fcouo  Hoif  lenie  nel  terzo  libro  della  Cronaca,  che  ferme  ddk  cole  di  Moiue  Calino, 
parlando  della  dedication  della  Chiefà  di  San  Benedetto  fatta  da  Defìderio'  trigef  ìmoièr 
timo  Abate  di  quel  monailero  ,  dice  che  attendendo  egli  à  frate  che  ella  folle  con  ogni 
fòrte  di  cerimonia^  &  di  lò'ennità  poflibile  fornirà, vi  conuocò  Alelfand-ILil  quale  vi  fe- 
„  ce  venire  dieci  Arciuefcoui,&  xliij.  Vefcoui .  Venendo  polcia  sparlare  de  principi  tem- 
„  potali,  che  vili  trouarono  prelenti  dice  queiì:e  medefime  parole.  De  magnan  bus  vero  p 
„  pnnceps  Capuanas  Ricchardus  cum  Ioanne  fìlio,&:  fratte  Rainulfo.  Gilullus  Salernita- 
„  nus  pnnceps  cum  Iratribus  fuis .  Landulhis  Bcneuentanus  princeps^&  Sergius  Dux  Nea- 
politanus ,  Sergiulc];  Dux  Surrentinus .  Segue  poi  a  dir  di  molti  altri  Signori  ;  de  nomi 
aecjualinon  fa  però  particolar  mentione.  Et  quello  dice  effere  auuenuto  nell'anno 
1 071  .in  Kalen.d'ottobre .  Hora  efièndp  io  venuto à  calò  a  fauellare  con  Aniballe  Ma- 
Itrogiudice  della  Cronaca  di  Monte  Calino  per  conto  dell'illoriajche  io  Icriueua ,  &  ha- 
uendomi  egli  detto,che  quello  Sergio  era  della  famigla  lùa ,  &  per  conto  ad  cjuale  vno 
de  luci  figliuoli  hauea  nome  SergiOjConfefTo  liberamente,  che  egli  mi  diede  alquanto 
in  fui  principio  (  ancora  che  fia  Aniballe  huomo  di  chiara  fede  )  da  {òlpettare,dubirando 
non  ingannatoli  per  auuetura  dall'amor  delle  colè  proprie  faceilè  come  moiri ,  i  qiiali ,  ò 
per  affinità  di  nomi ,  &  cognomi,ò  per  luoghi  poflèduti  dalle  lor  cafè,che  in  altro  tempo 
/     da  altre  cale  nobili  f  ur  poileduti ,  attaccando  prontamente  1  lor  padri  oc  auoli  a  quegli 
altri  di  lungo  tempo  palfati,  &  molte  volte  lènza  hauer  riguardo  ad  ellì  tempi ,  che  ^\i 
rendono  manitellamente  mendaci, riempiono  le  carte,&  le  lor  genealogie  di  manifelle 
menzogne.  Ma  lèi  inlkumenti  originali  da  lui  mollratimi ,  de  quali  alcuni  li  ierbano  tra 
Je  publiche  Icritture  del  regno,&  altri  fono  in  poter  iìio,deI  tutto  mi  traflèro  dal  dubbio, 
&  lòlJDettOjche  io  haueua.Sono  tre  inllrumenti  l'vno  nel  1225-  l'altro  nel  1226".  &  il  ter 
zo  nel  i  245  tutti  nel  tempo  di  Federigo  IL  due  egualmente  nell'anno  i  2  5-7  a  tempi  di 
Currado  Re  di  Napoli,&:  l'altro  nel  i  2  7 1  a  tempi  di  Carlo  primo  in  cialcuno  de  quali  fi 
"  conta  quella  gcnealogia.Dice  il  primo  Riccardo  pia-fedo  hlio  qnondam  domini  Ioannis 
"  prcxfediolim  magillri  iudicis  filij  quondam  domini  Sergi]  pnrfeòli,  fìlij  quondam  domi-  ^ 
»>  ni  Barnab.T  prsfedfi;  qui  fuir  filius  quondam  domini  Sergi)  olim  gloriofi  conlùlis  &  Du- 
cis  iilius  SurrentincE  ciuitatis .  Il  fecondo  incomincia  dal  nomed'vn  Matteo  lùbdiacono 
fratello  naturale  di  Giouanni  di  fopra  nominato,&:  col  medefìmo  tenore  feguita,  chiama 
doli  figliuolo  di  Scrgio,a  trouar  l'altro  Sergio  Confòlo ,  &  Duca .  Il  terzo  incomincia  da 
Iacopo  fratello  di  Riccardo,&  col  medefìmo  ordine  va  a  trouare  il  primo  Sergio .  Gli  in- 
llrumenti  del  i  2  57  incominciano  da  Matteo,Sergio,&  Giouanni  fratelli  figliuoli  di  Rie 
cardo:  di  cui  s'è  parlato,&  con  le  medefìme  parole,  &  ordine  vanno  a  trouare  il  Confòlo 
>>  6c  Duca  Sergio .  L'vltimo  fìmilmente  dice  cosi .  Ego  Matteus  de  Malbogiudice  prasfe- 
>)  das  filius  quondam  domini  Riccardi  prxfe(fti  filij  quondam  domini  Ioannis  pi^a-feòli 
'??  9' ^^T^  Magulrigiudicis,  filij  quondam  domini  Sergij  pntfeòti,  filij  quondam  domini  Bar- 

aaUe 


M  A  S  T  R  O  G  I  V  D  I  e  E.  i^"; 

■  A  nabx  ^rs^feCtì  ,qm  fuit  tìlius  quondam  domini  Sergi jolim  gloriofì  confùlis ,  &  Ducis  „ 
illius  Surrenrins  ciuitaris .  Ho  voluto  addurre  tutte  quelk  autorità  sii  per  moiharc  ;  che  „ 
quel  Sergio  Conic)lo,&  Duca  Surrentino  ;  di  cui  fa  mentione  la  Cronaca  Ca(inen/è,ve- 
raméte  era  della  caia  di  Mailrogiudice ,  come  habbia  dimollratoA  quel  medeiìmo  che 
fi  mette  fecondo,  ò  primo  nell'albero,  &  si  per  moilrar  la  iùcceilìone  del  1071  infìnal 
I  2  7 1  che  a  punto  vi  corrono  dugento  anni  per  mezzo ,  &c  le  parole  dell'ultimo  inllru- 
itiento  di  Matteo  il  fono  allegate  per  dimollrare,  come  prima  egli  polipolio  il  nome  di 
Prefetto  incominciò  a  chiamarli  col  nome  di  Mall:rogiudice,(ì  come  Malitia  Caracciolo 
detto  Carraia  tu  il  primo,che  tralalciato  anzi  abbandonato  del  tutto  l'antico  cognome 
Caracciolo  incominciò  con  felicillìmi  aufpici  a  chiamarli  Carrafa  :  nel  che  fu  poi  da  rut- 

,B  ti  i  fuoi  fuccellòri  imitato .  Et  habbiamoanco  voluto  tutte  quelle  parole  allegare,perche 
fi  vegga,comc  veramente  i  fuccellòri  conoicendo  la  grandezza  del  lor  maggiore ,  collti- 
mauan  tutti  d'andarlo  nelle  lor  genealogie  à  ritrouare  per  honorarlì  del  nome  di  colui  il 
quale  era  llato  Principe  di  Surrento  lor  patria.  Ma  accioche  non  relli  ad  alcuno  da  ma- 
rauigliare,  perche  due  Sergi],  &  amendue  Duchi  padre,  &  figliuolo  habbiamo  poiti  a  pie 
del  noilro  albero;  non  taceremo  onde  quello  è  flato  canato .  Nel  i  2  8  9  da  parte  dell' A- 
bate,&  monaci  di  Santa  Maria  di  Pafitano  lì  fìipplicaal  Re  Cado  IL  &  in  nome  fìio  à 
Gerardo  Cardinale  Vekouo  Sabinenfè,&  a  Ruberto  Conte  d'Arrois:  i  quali  gouernaua- 
no  il  regno  m  luogo  dei  Re ,  che  tornaua  allhor  dalla  prigione  del  Re  d'Aragona,concio 
fìa  cofà  che  per  antichi  priuilegi  lì  rrouallèr  godere  le  franchigie  ne  porti  di  Napoli ,  Sa- 

Q  lerno,Surrenfo,&:  Callello  à  mare,  che  nò  permettelTero ,  che  fulTer  molellati  ;  ma  che  fi 
f  acefler  lor  buone  le  loro  immunità .  Si  commette  la  caulà  à  Squarcia  di  Rilò  giuititiario 
di  Principato  citra  :  il  quale  impedito  da  molte  occupationi  la  delega  a  Giouanni  d'Aui- 
tabile  d'Aierola:  al  quale  andato  perciò  à  Pahtano, Pietro  Abate  dd  detto  monailero  pre 
fenta  vn  priuilegio  di  quello  tenore,  (ma  dice  il  notaio  che  in.  detto  priuilegio  vi  era  im- 
preifo  il  fùggello  del  Sereniflimo  Sergio  padre,&  figliuolo  già  Ducìii,&  Còfòli  della  città 
di  Surrento ,  &  del  fùo  Ducato  )  NosSergius  videlicet  &  Sergius  hoc  eli  genitor,Sc  tìlius  » 
Dei  gratia  ambo  Duces,  &  Confules  Surrentin^  ciuitatis  offerimus  vobis  domino  Man  » 
foni  Abari  nomine  velili  monallerijSant^  Mario!  de  Palìtanoomne  danum  de  omni-  » 
bus  puppijs  de  nauigijs,  &  lontris  paruis  vel  magnis  ipfius  Sadi  veliti  monallerijjvel  de  j» 

pv  ipds  hominibus  ipfìus  monallerij:  qui  cum  eis  nauigauerint  m  toto  nollro  ducatu,vr  nui  » 
lum  datium ,  nullam  angariam ,  nec  portantiam ,  aut  plateaticum  vel  cenium  nobis  da  j> 
re^aut  lacere  debeant .  Sed  totum,&:  mtegrumfìt  concellum ,  rraditum ,  atque  oiìertum  j, 
vobis  f uprafcripto  domino  Abati ,  &:  cund^  ùnùx  veilix  congregationi ,  6c  per  vos  7^ 
in  f upralcripto  làncto  velh'o  monallerio  à  nunc,&  in  perpetuis  temporibus.  Moilra  do  jf 
pò  il  già  detto  Abate  priuilegi  del  Re  Guglielmo.  Dalle  quali  colè  lì  può  comprendere, 
che  quelli  Signori  erano  principi  della  città,&  ne  haueano  alfoluto  dominio,&  non  era- 
no à  guifà  dVfficiali,&:  di  magillrati .  &  che  il  Ducato  di  Surrento  (ìa  flato  Signoria,  8c 
non  magillrato  apparifce  ancor  chiaramente  da  quello  .  Verfò  gli  anni  dei  Signore 
1 040  dice  l'illoria  Cafinenfè  parlando  di  Guaimano  principe  di  Salerno,che  egli  con  fa- 

P  luto  de  Normandi  prefe  Surrento ,  oc  diello  à  Guidone  fuo  fratelIo,&  non  molto  dopo 
moilra ,  che  elfendo  Guaimario  circa  il  105-0  per  vna  congiura  d'Amalfitani ,  &  di  certi 
fìioi  parenti ,  &  d'alcuni  Salernitani  maltrattati  da  lui,llato  vccilò  in  Salerno  lungo  il  li- 
to  del  mare ,  Guidone  fuo  fratello  con  l'aiuto  de  medefimi  Normandiandò  d  ricuperar 
la  città ,  èc  quella  diede  a  Gifulfo  fùo  nipote  figliuolo  del  principe  vccifò,hauendo  tatto 
morir  quattro  fìioi  parenti,  &trentafèi  altri  :i  quali  hauean  tenuto  mano  al  trattato. 
Quelli  è  quel  Gilùilo  principe  di  Salerno  :  il  quale  infleme  con  Sergio  Duca  di  Surrento 
fi  troua  nella  dedicatione  della  chiefà  Cafìnen* è  :  il  qual  Sergio  fé  folle  figliuolo  di  Guido 
ne,ilato,come  li  vede  prima  di  lui  Ducadi  Surréto,ò  pur  fùo  fùccefIore,&:  d'altro  legnag 
gio ,  non  è  mia  intentionc  d'andar  ricercando .  Ma  per  mollrare  che  alcuna  cola  doiiec- 
r^  pura  lor  difcendentirellare  dell'antico  domiiao  di  Surrento,  non  lafcero  d'addurr 
-  P         4         re 


i6'8  D  E  L  L  A     F  A  M  I  G  L  I  A 

re  tutte  quelle  memorie,  che  ho  io  particularmete  vedute,  nelle  quali  Ci  legge  k  poflèilìo     ^ 
de  va(blli,(Sc  piu,&  diuerlè  giundittioni  :  le  quali  eflendo  di  mano  in  mano  da  lor  poUc- 
-  dute,  non  iolo  dimollrano  quel  che  fi  è  detto  effer  verillimo,  ma  che  continuamente  per 
io  (patio  di  5-00  anni  è  Itata  confèmata  in  quella  famiglia  iè  non  in  quel  colmo  di  gran- 
dezza,almeno  in  gran  parte  la  iìia  aurica  nobilrà,&  (plendore.percioche  neirinltrumen- 
to  del  1225-  oue  fi  b  mention  di  Riccardo  li  legge ,  che  egìi  aflranca  i  2  caie  de  vadalli 
nel  piano,  &  in  Malla^che  gli  eran  perucnute  dalla  partition  fatta  con  Sergio ,  6:  Iacopo 
fìioi  hatelli .  Nel  1242  Iacopo  lor  padre  ta  herede  di  tutte  le  cofè  ÌLie,6<:  particolarinea- 
te  de  va(lalli;i  quali  haueua  in  Sutienro  Giouanni,  Sergio,  il  già  detto  Riccardo,  Iacopo,  ^ 
&c  Bartolommeo  iuoi  hgliuoIi.Nel  125-7  Marteo,Sergio,&  Giouanni  fratelli  hgliuoli  di 
Riccardo  ii  dmidono  tra  loro  di  molte  robe ,  &  fra  l'altre  alcuni  vaflalli  :  i  quali  ha  -    g 
ueuano  in  Surrento,&  vedelì  lètte  calè  di  eJli  elf^rne  toccate  a  Giouanni.à  tempi  di  Car- 
io primo  l'anno  i  2  7 1  Matteo  hgliuol  di  Riccardo:  il  qual  fu  tìgliuol  di  Giouanni, &:  ha 
per  moglie  Margherita  Vulcana  affranca  tre  calàtidi  vafliilli  per  trenta oncie  ,&  dice 
proprer  amorem  DA,&z  raìiiìca  alrr:  aftdcagioni  fatte  da  ÌÌidì  aiireceirori.  L'anno  1285 
il  l<^ggz  d'vn'alrro  Riccardo  hgliuolo  di  Iacopo:il  quale  erapadron  di  Mignano,&  haue- 
ua per  moglie  Margherita  Ruiia:  il  quale  oltre  lalciar  ^j  oncic  per  dilh  ibuirfi  à  cofè  pie 
fa  mentione  di  dieci  calàtidi  vallàlli  che  haueua  in  SuiTento,&;  in  Mafia.  Aggiugneua  va 
quello  luogo  il  Galeoto  con  buone  ragioni  le  parole  che  (èguono .  Ne  fi  marauigli  alcu- 
^'  no  le  paiano  quelli  vadàlli  pochi ,  &  che  non  corrifpondano  al  total  dominio  che  hauea 
'^  quel  Sergio  pnmo,perche  in  que  tempi,  che  fi  viuea  con  le  leggi  Longobarde  ti  dluidea-    „ 
*'  no  1  vaflàliijcome  bora  s' via  in  Roma,&  a  alcune  altre  terrc,non  venendo  tutti  al  primo 
="  ge.iito ,  come  in  quelli ,  che  viuono  con  le  prefènti  leggi ,  &  già  fi  vede  che  non  vn  fblo, 
*'  ma  molti  delli  difcendenti  Mallrogiudici  n'haueano  de  vaffalli ,  oltre  dell'altre  giuridit- 
5'  tioni,che  non  lì  potea  far  calcara  di  calce  lènza  lor  licenza,&  tributo,  ne  mattoni,ne  pe- 
*^  fcaiw  lenza  dar  lor  tributo,il  che  mollr^ua  il  f ùpremo  dominio  eflere  flato  lo  loro.  Ma  al 
'  noitro  trattato  tornando  dico,che  nel  1^17  a  tempi  del  Re  Ruberto,Matteo  fìgliuol  di 
"  Sergio:  il  quale  è  nell'ottaua  età  vende  a  Riccardo  fìgliuol  di  Francefco:il  quale  è  nella  no 
na  la  parte  f  uà  di  tutte  le  tornaci  della  calcina,che  fi  faceano  nella  città  di  Suirento,&  iùo 
'   dintorno,^:  di  tutti  1  pelei  che  vi  fi  pigIiauano,&  di  tutti  i  tegoli,che  in  detti  luoghi  fi  la- 
<   iiorauano  per  dieci  oncie.  Nel  152^  Cola  padrone  di  Belmonte,5c  di  Tingi  caflella  della 
'    prouincia  di  Calauria  fupplica  à  Cado  Duca  di  Calauria,che  gli  piaccia  far  gratia  dell'ad  ^ 

dogo, per  efière  fiate  le  guerre,&  il  Duca  gle  lo  concede.Nel  n  ^  i>  il  medef imo  Cola  fìip 
'  plica  lì  Pve  Rubevto,hauendo  egli  molti  vaffalli  angari  &  pevangari  in  Mafia  nel  calale  d' 
'  Acquara:  i  qusli  ricufauano  fargli  alcuni  fèruigi  fòliti  da  prellarlì  à  lui,&  à  fùoi  anteceffo 
ri ,  che  gli  piaccia  ordinare ,  che  ei  foflè  mantenuto  nella  fua  poflèilione  :  1  cognomi  de 
quali  vaffalli  fi  veggono,  che  hoggi  fono  de  migliori ,  Se.  il  Re  glie  ne  fa  gratia .  Molti 
altri  inllrumenti  fi  trouano:ne  quali  per  diuerlè  cac-ioni  fi  va  faccende  mentione  &  de 

..  Ili  ^  *:  *^ 

vanalli ,  &  de  gli  huomini  di  quella  famiglia  inhn  à  tempi  di  Ladislao:  il  quale  nel  1 404 
fa  mentione  di  Zacheria,  il  quale  non  è  nel  noilro  albero,^:  vien  chiamato  da  lui  fùo  fa- 
migliare ,  fallo  f  imilmente  Napoletano,&  dicegli  viro  nobili,  parola  che  à  que  tempi  era 
molto  piu,che  non  dir  milite,&  domino,&:  vuole  che  goda  ogni  priuilegio,(Sc  immunità  E 
come  Napoletano  .  Et  quello ,  dì  che  fòpra  tutto  in  vero  è  da  far  non  piccolo  conto, 
vedef  1  nel  1 4 1 4  a  tempi  del  medefìmo  Re  vno  inllrumento,  nel  quale  Carlo ,  Zacheria, 
Lanzo,Bertone,  &  Cola  della  famiglia  Mallrogiudice  dicono  in  prelèiiza  di  giudice,  no- 
taio,&  tellimoni,  come  hauendo  eglino  perdute  molte  giuridittioni  fi  obligauano  l'vno 
all'altro  lòtto  penadi  duemila  feudi,  che  quello  che  era  loro  reflato,non  potefferoin 
modoalcuno  vendere,ne  alienare,  ne  permettere,  che  m  dette  portioni  le  donne  redaffe- 
ro.  &c  fra  l'altre  colè,nelle  quali  fon  molti  padronati  vogliono,  che  per  conto  alcuno  non 
il  debba  alienar  la  ragione,  che  haueuano  fòpra  la  calcina ,  che  fi  facea  in  tutte  le  fornaci 
del  dlilretto  di  Surrento,6c  le  decime  de  i  pefci,3c  de  regoli .  Similmente  molti  priuilegi 
'"'■  ■  i\  veg- 


S  I  G  I  N  O  L  F  A.  ^Cc, 

^  Ci  veggono  della  caf à  d'Aragona  d'altri  baronaggi  come  di  Giòia ,  &  della  baronia  di  San 
Giorgi  in  CalaLiria,di  Launno,delIa  Ripa  di  Liinofàno,  delia  baronia  d'Acquara  in  Pnn- 
ciparo,&  d'Oppido  in  Calauria .  Nel  i  yo  :;  ad  inilanza  di  Vincenzo,  èc  di  Manno  Ma- 
lì:i-ogiudici,iI  Re  per  i  loro  grandi  ieruigi  (ì  contenta  perdonar  à  rutti  g\i  altri  della  fami- 
glia: 1  quali  hauelièro  fèguitato  le  pam  di  Carlo  Vili.  &  preiò  l'arme  centra  di  lui ,  Fac- 
cendoli  gratiadi  tutti  i  beniburgeniatici,&  f:eudali,che  la  corte  liauefTe  lor  tolto  .A  tem- 
pi nollri  lòn  pollcdutida  queita  famiglia  la  Pietra  di  Vairano:  la  quale  è  di  Fabio ,  acuì  è 
maritata  Portià  Sanlèuerina  lòrelladel  Duca  di  Somma.Prc(ènzano,&  li  Camili  da  Ani- 
balle  marito  di  Giouanna  Gambacorta  tìgliuola  di  Franceico,&:  iòreiia  d'Anna  Duchcfla 
d'Atri:  il  lìgliuolo  dei  quale  detto  Otrauio,poi  che  mori  il  fùo  primogenito  detto  Sergio 
ha  già  di  donna  Vittoria  iMinutola  figliuola  d'Ettorre  generato  alla  caia  de  Mailrogiu-j 
dici  il  iècondo  Aniballe . 

DELLA  FAMIGLIA  SIGINOLFA. 

Siginoli!  fono  antichi  Napolerani,come  quclli,de  quali  fi  truoaa  mentionc 
&  a  tempi  deli'Imp.Fedcngo,&  del  Re  Carlo  primo ,  inaerebbero  (òtto  il 
Re  Carlo  fecondo,  onde  è  fallace  argomento  quello,  che  di  eiU  'Ìa  France- 
fco  Marchefe:  il  quale  volendo  prouar  rantiquità,&  nobiltà  della  loro  fa- 
miglia dice,  quindi  comprenderf  ì,che  già  erano  preflb  a  2  co  anni,  che  ella 
(ì  fpenfè  in  due  fratelli,  l'vn  de  quali  fa  Conte  di  Cafèrta ,  &  grancamarlengo ,  &  l'altro 
^  Conte  di  Tilelìa ,  &  gran  cancelliere ,  percioche  queffe  dignità  con  quella  preilezza  d-ic 
vennero,con  quella  fé  n'andarono.  Certa  cofà  è  à  tempi  di  Carlo  primo  non  eifere  ila- 
ri altro  che  (empiici  gentilhuomini,come  h  vede  per  la  compagnia  di  quelle  famiglie,  tra 
le  quali  i  Siginoli!  vengono  annouerati ,  il  che  ho  io  notato  nel  libro  dell'anno  i  2(38  (è- 
gnato  da  me  col  numero  due  a  carte  io,  &  11.  Qiiiui  truouo  io  A  nome  di  Pagolo, 
&altroue  fi  legge  d'vn  Niccolo.  Quelli  ilqualc  venga  primieramente  nominato  in 
qualche  magilhato  è  Giouanni  à  tempi  dd  Re  Carlo  primo  :  il  quale  è  maeilro  pro- 
curatore ,&  portulano  di  Puglia.  Di  coflui  furono  figliuoli  Marmo ,& Sergio ,& iè 
Bartolommeo  Conte  di  Tileiia  è  lor  fratello  ancor  di  Bartolommeo  chiamato  Con- 
te di  Tilefia  l'anno  1^05,  il  quale  cinque  anni  dopo  da  Pietro  Gaetano  comprò 
D  Caierta .  Spenièrfi  i  titoli  &  le  grandezze  infìeme  col  (àngue  in  Bartolommeo ,  & 
in  Sergio  ,  ma  non  già  in  Manno  ,  onde  &  in  quello  prende  anche  errore  il  Mar- 
cheiè .  A  Marino  dunque  caualiere ,  &  familiare  fuo  vedefi  fòtto  l'anno  i  :}  o  y  à  2  ^  di 
lèttembre  il  Re  Carlo  fecondo  donar  la  metà  del  cartello  di  Pende  ntia,  Scia  quarta 
parte  di  Poggio  Gherardo  in  Abruzzi  ifcadutoalla  corte  per  ribellione  di  Matteuc- 
cio  di  Pendentia  :  il  quale  era  flato  feguace  de  Colonnefì,  che  in  quel  tempo  erano  ni- 
mici  del  Re.nominali  propriamente  lì  Re  Carlo  f  uoi  peruerfì,  non  illimando  per  auuen- 
tura  diccuole  alla  real  maeilà  chiamarli  nimici.  Queita  alienatione  de  Colonnefì  dal  Re 
non  ho  io  mai  potuto  nelle  publiche  hillorie  rinuenire  ,  l'anno  innanzi  i'haueua  ancor 
dato  Frignano  in  quel  di  Pozzuolo  nelle  pertinenze  d'Auerfà .  Quello  durò  per  quat- 
E  tro  età  nella  ca(à,come  qui  (òtto  vien  diiegnato. 


^ioudmì 


'Sero-io  Conte 
dt  Cafcrtx. 

-  Marino  Sig. . 
di  Frignano, 

■Bdvtolommeo 
ConJi  Tilefm 


'Frttncejco  SÌ^, 
il  Frignano» 


Glouanni  Sto-, 
fdt  Frignano 
j  Marella  MÌ- 
s  fiutola. 
1  Filippo  Si^Ji  ' 
^Frt^nano. 

Catella  loffreda 


(Francejco 
LJiuhertit 


f  MarineHo 

i  Ceccherella  moglie  dt 
Iacono  Minutolo, 


CuHtel- 

r^     - 
SanjramQ 

do. 


C'ouanm 
fi.4i  San- 
Jiame/u{* 


X.ton,trd» 
SM  San- 
framando 


170  DELLA     FAMIGLIA 

Percioche  à  Marino  figliuol  di  Giouanni  {accedette  Francefco  ilio  figliuolo  fecondo  fi-  \ 
gnor  di  Frignano;  il  cui  tcllamento  iì  legge  f^atto  fòtto  l'anno  1 544.  Di  colini  rimafèro 
1  due  figliuoli  già  dimoilrari  Giouanni ,  &:  Filippo:  il  cjual  Giouanni  terzo  Signor  di  Fri- 
gnano Il  mori  l'anno  1 5  6'o,ncl  qual  tempo  ellendo  ina  moglie  Marella  Minutola  oltre 
vn  picciol  bambino  che  hauea,  detto  Fràncefco,  reilata  grauida,&  partorito  finalmente 
vna  bambina;  la  quale  à  batteiìmo  iu  chiamata  Ruberta ,  (i  vede  che  la  Reina  Giouanna 
concede,ouc  cjueiti  bambini  li  monliero  lenza  venire  ad  era  Deiiecra,che  Frignano  lì  dia 
a  Giannotto  Stendardo.  No  muodì  altrimente  il  fanciullo  Fiàceico,  detto  per  vezzi  Cec 
cherello,  &  nondimeno  l'anno  i  :;  ^8  Giannotto  Stendardo  vende  a  Filippo  zio  del  fan- 
ciullo Frignano. Il  che  in  che  modo  proceda  10  non  veggo,  come  che  vi  iien  molti  modi, 
che  ciò  polla  procedere,&  pare  che  il  comperi  per  lo  nipote,  certa  cofà  è  come  di  Giouan  g 
ni  tu  moglie  la  Minutola,  cosi  di  Filippo  elfere  llata  moglie  Catella  di  Loffredo ,  benché 
alcune  volte  Couclla  h  troni  Icritto.  (>ueiì:a  è  quella  Catella  amata  da  Ricciardo  Minu- 
rolojdi  CUI  il  Boccaccio  fa  mentione,chiamando  nódimeno  il  marito  di  lei  Fiiippello  Fi- 
ghinolh,&:  non  Siginolfo,che  fé  il  tello  non  è  Icorretto,  douette  egli  comporre,&  termi 
nar  la  voce  di  quella  famiglia  fecondo  i'vfò  della  lua  patria ,  doue  lènza  chequafi  tutti  r 
nomi  delle  famiglie  terminano  in  1,  vi  erano  ancora  i  Figiouanni,  &:  i  Fighineldi,  &l  1  Fi- 
ridolfi  tutte  tre  nobili,o:  honorate  famiglie,  &c  bene  auuiene  fpeflo  lì  come  hoggi  dì  lì  co 
Il:uma,che  altri  nomini  le  famiglie  d'vn'aitra  Città  con  l'vfo  della  fùa  fauella^fì  come  fi  fa 
de  Carrafi  che  in  Roma ,  in  Firenze ,  &  in  tutto  il  rello  d'Italia  Carafii  Ibno  vii  ad  eller 
chiamatijlliinàdo  torlè,che  quella  voce  venga  cosi  detta  da  quel  valo,oue  l'acqua,  o  il  vi 
no  lì  ripone:  il  quale  di  niente  lì  ha  o'a  trau?.gliar  conia  famiglia  Carrata .  Hora  di  Filip-  ^ 
po,rSc  di  Catella  nacquero  due  figliuoli  Mannello:  il  qua!  (ì  morì  fanciuiletto,&  Cecche- 
rella  moglie  di  Iacopo  Minutolo:Ia  quale  dopo  la  morte  di  Ceccherello  fuo  cugino  mor 
tofi  Tanno  i  ^  84,  il  quale  fu  Signor  di  Friggano,  fu  da  Carlo  terzo  dice  ella  priuara  della 
iuccellione  di  quel  luogo ,  &  dal  Re  dato  àMormili:  1  quali  hauendolo  à  tempi  della  fe- 
conda Giouanna  per  ribellione  perduto, Ceccherella  laquale  infino  all'anno  1 42  o  lì  tro- 
ua  effer  viua  n'è  dalla  Reina  inuellita  :  benché  di  nuouo  poi  ne  Mormili  ritorni ,  da  quali 
infino  à  quelli  tempi  è  tuttauia  poffeduto. 

DELLA  FAMIGLIA  SANFRAMONDA.  ^ 

E  Sanframondi  fi  troua  memoria  innanzi  à  Carlo  primo .  &:  a  me  è  inco- 
gnito, onde  elìi  fi  traggano  origine.  Quello  lo  10  bene, eglino  eflere  llati 
antichi  Signori  di  San  Framondo,&  perche  loritrouo  da  due  Caiafi  di 
Faicchia  l'un  detto  Mafia  inferiore ,  &  l'altro  Malfa  fuperiore(ò  vuoi  dir 
di  fotto ,  ò  di  fonra  )  effcre  llato  fatto  il  callello  di  Sanframondo,quindi 
io  auuifb ,  eglino  à  Sanframondo ,  &:  non  Sanframondo  ad  efiì  hauer  dato  il  cogno- 
me .  Il  primo  di  cui  10  truoui  fatta  mentione  è  Guglielmo  nell'anno  1  i6s>'d  quale  eli 
fendo  barone  della  baronia  di  Sanframondo  ottiene  dal  Re,che  i  membri  di  detta  baro- 
nia occupati  fieno  reintegrati  ;  ma  il  fùo  fratello  Filippo  gli  chiede  la  militia ,  &  le  fpefè,  ^ 
&  il  Re  vuol  che  gli  ha  fatta  ragione .  Di  Guglielmo  fu  iìgliuolo  Giouanni ,  à  cui  volen- 
do Filippo  di  Santa  Croce  da  Barletta  l'anno  1272  dar  Maria  fùa  figliuola  per  mogl!e,oc 
tiene  dal  Re  ;  che  fecondo  il  collume  de  baroni  debbano  1  luoi  valfalli  della  terra  di  Can 
dela  dargli  il  douuto  fouuenimento  .  Quello  Giouanni  era  ancora  Signor  di  Licata  pò 
Ila  prellb  il  monallero  di  Santa  Maria  di  Capoa  ;  à  cui  vendendo  1  jxfTo  i  fìioi  vaflàlli  del 
le  efcadenze ,  che  al  barone  s'apparteneuanp  ;  impetra  egli  dal  Re  ;  che  ciò  eili  per 
J'auuenire  non  facciano  fènza  hauerne  primieramente  licenza  da  lui .  Vndici  anni  dopo 
la  prima  moglie  j  menò  la  feconda  :  il  cai  nome  fu  Zaffredina  figliuola  di  Tommafo  d* 
leuoli ,  &  vedoua  ancor  ella  di  Iacopo  di  Caiano ,  per  lo  idodario  del  quale  polfedea  la 
metà  di  Marzano .  Se  Leonardo  di  Sanframondo  ha  fùo  figliuolo',  ò  nipote  io  noi  veg- 
gio: ma 


S  A  N  F  R  A  M  O  N  D  A.  171 

A  gjo:  ma  egli  è  l'anno  i  ?  li?  Signor  di  quello  iì:ato,&  c|uei  che  di  più  vi  fi  vede ,  egli  hi  psi* 

fuo  iijr}eudarano  Manfredi  Signor  di  Ponte  Landolfo .  caikllo  coh  derro  (ccoado  lliin  i 

il  Fontano ,  dal  nomedel  iiio  edificatore  .coli  (imilmente  (ènza  hauer  notizia  dei  padre  (1 

tf nona  mentionato  l'anno  1^45  Tommalodi  San  Framondo .  Quelli  lènza  verun  diib 

bio  làrà  quelhjà  cui  la  Regina  Giouanna  prima  dette  titolo  di  Coite  dell'Accrra .  furono 

per  quello  1  Santramondi  molto  fedeli  alla  Reina,ondcne  gii  Icompigh  <.!  .-Ile  guerre,  che 

fèguirono  tra  gli  Angioini  adottati  da  lei  &  i  Durazzzelchi,da  quali  ella  ìa  morta,  Nicco 

io  &:  Antonio  figliuoli  di  Pietro  leguitaron  la  fattione  Angioina ,  Io  non  io  à  punto  da 

cui  Niccolo  folle  llato  creato  Conte  di  Cerreto,  ma  vedeiì  bene  l'anno  1^88  venir  edi 

d?.ì  Re  Ladislao  Ipogliato  di  quel  coatado,dclla  baronia  di  Boiano  ,  di  Prata ,  &c  dì.  tutte 

g  l'alrrCjCittà  terre,  &  callella,che  anticaméte  hauea  poireduto,&  darle  in  dono  à  Cado  Ar 

tùs  Conte  di  Santa  Agata, leuatone  lolamente  Tileiia,Soropaca,Sc  Pretoria.  Mj  lùcceda 

te  felicemente  le  colè  di  Ladislao,  fu  Niccolo  collretto  lèjuitar  la  fortuna  del  vincitore; 

onde  Ladislao  l'anno  à  punto  1 400  gli  dona  Tilelìa.percioche  hauendo  lèruito  Lodoui- 

co ,  era  nccelfario  dal  legittimo  Re  hauer  nuoua  donatione .  Il  che  a  chiunque  è  veriàro 

a  legger  1  farti  di  que  tempi,  parrà  cola  molto  facile,6<:  ordinaria.Diuenne  poi  canllimo 

a  quello  Re  il  conte  Niccolo  li  fattamente,che  nell'anno  1 4 1  o  a  i  z  di  nouembre  ellèa- 

do  il  R.e  nel  callello  di  Selfa ,  gli  dona  di  molti  luoghi,  &:  terre  come  più  lòtto  diremo. 

Hebbe  jl  conte  per  quel  che  io  truouo  due  figliuoli  malchi  Guglielmo, &  Vrbano,  &  vna 

femmina  detta  Maruccia.  Guglielmo  fuccedette  allo  llato  &  al  titolo  del  contado,  &  ha 

^  uendo  per  auueutura  dopo  la  morte  della  Reina  Giouanna  lèconda  lègaitato  le  parti  dei 

Re  Renato,  vedeiì  che  lupplica  l'anno  1 440  a  2  di  giugno  il  Re  Alfonlo  ,  il  quale  lì  tro- 

uauaallhor  con  l'elèrcito  preflb  la  Guardia;  che  gli  piacelle  reintegrarlo  nello  llato  pater 

no,(S:  ottiene  dal  Re  gratiolamente  la  iua  domanda.Onde  nel  parlamento  di  quel  Re  del 

4:;  egli  lòtto  nome  di  conte  di  Cerreto  interuiene  tra  gì'^lm  baroni,e  Signori  del  regno. 

Morì  Guglielmo  l'anno  i448,onde  à  2  8  di  marzo  di  quell'anno  il  conte  Giouanni  Ilio 

figliuolo  elfendo  il  Re  con  l'elèrcito  prellb  Albarelìno  d'Acquauiua  gli  chiede  per  la  mor 

te  del  padre  l'inuerutura  delle  lue  caitella-lcquali  fono  quelle  Cerreto,co'calàli  di  Ciuitel- 

ia,&:  di  San  Lorenzello,  la  terra  di  Gufano,  6:  quella  di  Faicchia  co'calàli  di  MalFi  inferio 

re,&  Malia  luperiore,de  quali  fiì  fatto  il  callello  di  Sanframondo,la  terra  di  Limata  co'ca 

fàlijla  terra  di  San  Lorenzo  prelTo  la  Guardia  in  Terra  di  lauoro,  la  baronia  di  FolLicieca 

nel  contado  di  Molili  con  altre  colè  :  la  maggior  parte  delle  quali  callella  lì  racconta  elle 

re  llatc  dal  Re  Ladislao  l'anno  141  o  donate  al  conte  Niccolo  Tuo  auolo.Morto  il  Re  Al 

fonlo,&  nata  la  congiura  de  baroni  contra  il  Re  Ferdinando, il  come  Giouanni  lì  come  H 

caua  dall'illoria  di  Giouanni  Fontano  lì  ribellò  con  gli  altri  baroni  dal  Re ,  accollandoli 

al  Duca  Giouanni  figliuolo  del  Re  Renato,di  cui  di  lòpra  habbiamo  fatto  mentione,  on 

de  vici  di  quefta  cala  non  lòlo  il  titolo  del  contado;ma  etiandio  lo  llato,andato  Cerreto 

a  cala  Cavrafa,  &  Faicchia  co'calàli  in  cala  Monfòrio ,  dalle  quali  famiglie  ancora  i  detti 

luoghi  Inno  polleduti .  Hebbe  il  Conte  Giouanni  vn  fratello  detto  Luigi  marito  di  Go 

llanza  di  Sangro,ma  per  quel  che  io  llimo  non  par  che  Luigi  hauelle  hauuto  figliuoli .  Li 

procelTo  di  tempo  truouo  io  nel^  yoj  cheTommalò  di  Sanframondo,ò  figliuolo,  ò  per 

auuentura  nipote  del  Conte  Giouanni  cerca  à  Giouanni  d'Aragona  Conte  di  Riua  Gor- 

là,&  Viceré  del  regno  in  luogo  del  Re  Cattolico  che  in  vigor  de  capitoli  della  pace  le  gli 

debba  rellituir  tutto  lo  lkto,che  noi  dilopra  habbiam  nominato:  ma  per  fèntenza  del  co 

figlio  reale  la  lìia  domanda  non  hebbe  luogo  .  Filippo  fratello  del  Conte  Guglielmo  fu 

Signore  di  Prata,Capriata,FolIàcieca,  Zurlano,  Fratella,  Gallo,  Gallio,  Tino,  &  Valle,& 

per  hauer  leguitato  le  parti  di  Lodouico  lècondo  fu  dal  Re  Ladislao  egli,&  1  figliuoli  Ipo 

gliato  di  tutte  le  già  dette  callella  :  le  quali  furono  date  à  Francelco  Fannone  figliuolo  di 

Maria  Capouana,Ia  quale  maritata  prima  col  Sanf  ramondo  hauea  dopo  la  morte  iìia  ore 

io  il  padre  di  Francelco  &  fattone  quello  figliuolo  .  Ma  i  figliuoli  prima  fatti  con  Filip- 

po^&  de  beni  paterni  Ipogliati  furono  quelli,Niccolò , Antonello,  oc  Iacopo.  A  quelli  tre 

fratdii 


D 


T  omnia  fo 
Conte  del 

JSficcila 
Cn.e  di 
Cetra», 


GuglleU 
tH3  conte 
di  Cerreto, 


Gutianm 

Conte    di. 
Cerreto . 


Lmgi. 
Tommufo 


Filippo  St 
gn-di  PTX 
td,  etd'dl 

trecafl.ilA 


•  HÌccoU, 


J(erinnldì 

Mindld» 
Si^.  di  Ce 


SirterAì*' 
fi»  Si^.di 
capete . 

Cu^liel" 


J72  D  E  L  L  A    F  A  M  I  ,G  L  I  A 

f  rateili  il  Re  Alfonfó  l'anno  1 445?  à  (èi  di  febbr.  dona  Capochiaro,'CantaIupo,  Spineto, 
Coinacchi{o,&  VincIarerio.Quindi  e  che  nel  1 45 1  nel  primo  di  di  marzo  li  fa  tra  Frace 
ico  Pannone  Core  di  Vcnafro,&:  i  già  detti  fratelli  vna  certa  cóuentione  (opra  Catalupo 
ìk  Capochiaro.l'anno  fèguéte  à  25)  di  marzo  Niccolo,^:  Iacopo  li  diuidono  infieme  vna 
gra  qu  itità  di  cailell a. Quello  è  quato  per  me  (1  è  trouato  delia  famìglia  Sanlramóda  :  la 
quale  predo  che  Ipéta  nella  memoria  de  gl'huomini^  ho  voluto  di  nuoao  tornare  alla  lu-r 
fe,i^  nò  p  altro,almcn  p  coloro  :  i  quali  per  lato  di  dóne  traggo  da  ella  alcuno  principio. 


DELL 


FAMIGLIA     PORCELLETTA. 


^^ga  Scu- 
d'er  della 
redi  M4~ 

refciilla\ 

Cu-i-liel- 
tuo. 

P  or  celi:  0- 
tif  S.di  sX 


DO  MERANO  i  caualieri  Napoletani ,  quando  in  alcun  parentado 
s'abbattono ,  il  cui  nome,&:  la  cui  nobi'tà  non  iìa  a  lor  nota,  dubitando  9 
forte  per  cotale  al^ìnità  da  gli  antichi  lor  fatta,doue  quella  ignobil  fi  ri- 
trouallejUon  dilla  loro  ignobiltà  (1  facefle  argomento  :  il  che  è  ilato  ca- 
^^^^-       -•»  gione  tra  l'altrcjchc  io  vada  talhora  ài  coli  fatte  famiglie  facendo  men- 
zione per  liberarli  di  quclt;i  paura.  Di  queif  ^  famiglie  vna  è  la  Porcclletta;,di  cui  molti  ca 
Calieri  lì  ritrouano  à  tempi  de  Re  Franceh  eflère  in  viììci ,  &  carichi  d'imourranza  im- 
piegati,ne  h  dubita  punto  lei  cffer  Prouenzale,percic)  che  tra  primi,che  vcnner  co  Carlo 
primo,  di  cui  h  truoua  memoria  nel  libro  dell'anno  i  26"^;  vno  fu  Reginaldonl  quale h 
Vede  manitcilamentccilcr  della  città  d'Aili:   In  quelli  mcdelimi  tempi   truouanii  ne 
/èruigi  reali  Rinaldo,  &  Guglielmo  Porcelletti ,  &  Rinaldo  lì  vede  efìèr  Signor  di  Ca- 
prorojouer  Caprero  in  Prouenza,à  cui,viuendo  infìno  a  tempi  del  Re  Carlo  II .  li  com- 
mette la  guardia  de  iìgliuoli  del  ì\e  .  Creili  ha  lite  con  Vgo  del  Balzo  Signor  della  Ma  -  Q 
gnana  per  conto  del  caifello  di  Tiebularia,da  che  lì  può  ageuolmente  comprendere,che 
eglino  veniffer  nel  nolfro  reame  non  che  nobih,ma  barom ,  &  lìgnori  di  caicella:ncl  qual 
piato  alcuni  anni  dopo  fi  vede  luccedere  Bertcrando  Porcelletto  Signor  di  Capr  ero  :  il 
che  mi  fa  credere  queif  i  efler  leggiermente  Tuo  tìgliuolo.Di  Berrerando  rruouo  efièip  lU 
ra  moglie  Margherita  Ruffa:  la  qual  lì  riman  di  lui  vedoua  l'anno  i  ;  3;  5  ,ò  in  quel  dintop 
no.ma  chiarillimo  fopra  tutti  è  il  nome  di  Gughelmo.  A  coifuicommife  il  Re  Carlo  pri 
mo  per  vn  tempo  la  guardia  del  calf  el  di  Pozzuolo ,  di  cui  perche  in  vn  medeiimc  tem- 
po truouo  fatta  mentione,che  di  Rinaldo,ageuol  colà  potrebbe  eflerejche  lolle  llato  luo 
fratello.iria  per  vna  patente  fattagli  l'anno  i  2  6^8,che  andando  in  Siciha  con  dodici  ca-  _ 
ualli  non  gli  lia  data  noia,Q  impedimento  alcuno  per  If  rada,fì  rende  molto  certo  quello 
phe  di  lui  raccótano  poicia  gli  icrittori:  cioè  che  tiouandofìin  tempo  del  vefpro  Sicilia- 
no in  quella  Ifola  alla  guardia  di  Calatalìmi,inciudelendo  herairente  i  Siciliani  cétra  tup 
ti  i  Francef  i,lolo  di  lui  s'alfennero  per  la  molta  bontà,&;  humanità  da  lui  viata  nel  iuo  go 
uerno .  effempio  certo  belliilimo  in  dimoifrare  quanto  poifa  in  ogni  tempo ,  &  appreliq 
eia  fcun  animo  benché  inacerbito  l'oppenione  della  bontà .  Quello  accidente  nonio- 
lo  è  fcritto  dal  Fazello,maetiandio  da  Geronimo  Zurita  nella  lua  Cronaca  d'Aragona; 
le  CUI  parole  come  Icritte  da  vno  Spagnuolo  in  telfimonianza  della  virtù  d'un  Francclè 
»  non  ho  voluto  lalciaie  in  quello  luogo  d'addurre,dice  dunque  così .  Por  otra  parte  lue 
j)  cofàmuydcnot;^r,queellandoenCalatafìmiavn  Cauallero  Proencal  llamado  Guillen  p 
»  de  PorceletOjhombre  de  Iinaie,y  de  gran  bondad  y  virtud,que  e  nel  riempo,que  tuuo  car 
V  ^o  del  gouierno  rigio  con  roda  ygua!dad,y  iullicia,  fue  puello  eniìi  libcrtad  por  la  gente 
»  de  Palermo,y  le  dexaron  yr  en  fàluo  e  nel  medio  del  furor  de  tan  grandes'  crueldades ,  v 
»  excelTos.-tanto  pudo  el  refpeto  dela  bondad  y  nobleza  de  vno  f'olo .     Dintorno  gli  anni 
15 1  oleggeli  di  Vgo  Porcelletto,è  il  luo  titolo  veramete  tale,Scutiferus  marefcall.c  realis, 
famiiiaris  &  de  hofpitio.Nell'anno  1536'  10  truouo  il  nom.'d'un'altro  Guglielmo  forfè 
nipote  del  primo.con  cui  fi  manta  lacopa  di  Ceccano,reilara  già  vedoua  di  Francefco  d' 
I:'Uoli.&:  verlo  il  i  5^0  Porcellione  Sig.di  S.Lorézo  &  di  Palo,&  di  Baraggiano, nella  cui 
figliuola  detta  Antonella  fi  Ipegne  la  nobililTìma  cala  Porcelletta  :  La  quale  poitp  quel- 
la lìeredità  m  cafà  Geiùalda,  come  ne  Geiìialdi  lì  dille. 

DELLA 


DELLA  FAMIGLIA   D'ALEMAGNA. 


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E  L  libro  delle  limunemtioni  fatte  da  Carlo  primo  fi  vede  a  Guido  d'Afe 
magna  donarli  Caltelnuouoper  oncie  40.  ma  nell'archmio  moiri  fono  i 
luoghi,oue  di  lui  ii  fa  mentione .  nel  libro  dell'anno  i  zó"/ ,  che  è  quafi  il 
primo  delle  cole  Angioine ,  &  per  lo  più  icritro  in  Franzeiè  apparilce  lui 
cllcr  giulliriario  di  Capirinara,&  capitano  dell'honore  del  monte  di  San- 
to Angelo ,  de  di  Luceria  .  Ma  perche  (1  come  a  me  è  auuenuto ,  a  molti  per  auuentura 
verrà  voglia  di  iàpere ,  che  cola  vuol  dinotare  quello  honorc  del  monte  di  Santo  Ange- 
Io  ,  non  ho  voluto  inciò  lafciare  di  (òdisfir  loro .  Effendo  i  Normandi  venuti  nel  regno, 
&:  incominciato  à  pigliar  pie,  &:lìgnoria  fi  partirono  vna  volta  fra  l'altre  infra  di  loro 

B  quali  tutte  le  buone  cittadella  Puglia;  &  perche  Rainulfo  Conte  d'Auerfi  era  lor  capo,à 
lui  primieramente  per  legno  d'honore  la  Citta  di  Siponto  col  monte  Gargano,  &  con 
tutte  le  terre  ,  &  luoghi  a  detto  monte  appartenenti  fur  conceduti,  dicono  le  proprie  pa 
role  di  Leone  Vefcouod'OAia  cosi.Pnmo  igitur  eidem  Rainulfo  domino  lùo  Sipontum 
cum  adiacente  Gargano ,  omnibufcjue  pertinentibus  oppidis  honoris  caufa  concedunt . 
La  qual  colà  fucceduta  intorno  l'anno  1041  non  ha  veramente  più  alto  principio ,  & 
da  quel  tempo  innanzi  incominciò  tutto  quel  paelè  a  chiamarli  l'honor  del  monte  di  Sa 
to  Angelo ,  onde  ò  gouernatore,  ò  lignote  che  altri  ne  foffejfignore,  &:  gouernatore  del- 
rhonor  del  monte  di  Santo  Angelo  smtitolaua ,  come  tal'hora  in  altri  luoghi  ci  accaderà 
di  notare .  ma  i  fìidditi  all'imperio  Greco ,  percioche  quello  vien  da  Normandi  non  vfa 
tono  nominar  il  monte  con  quello  honore .  Ho  io  veduto  Icrittura  dell'anno  1 05?  5-  fòt 
to  il  xiiij  anno  dell'Imp.  Alellio  Icritto  così .  Ego  Henricus  gratia  Dei  Comes  montis  Sa 
(fli  Michaelis  Arcangeli,  &:  nel  medehmo  luogo  GadelaytusToccus  montis  Santi  Ange- 
li iudex.  Sotto  il  regno  del  Re  Carlo  II.  L'anno  1292  trouafi  a  Guido  efl'er  donato 
Pulcino  per  l'addietro  a  Tommafò  Conte  di  Marllco  conceduto,  che  non  illimo  già  ef- 
fèr  altro  Guido  del  primo .  Fu  dunque  Guido  d'Alemagna  lìgnor  di  più  caltella,  &  ope- 
rato da  fìioi  Principi,&  come  douette  venir giouane  col  Re  Carlo  primo,  coli  tolie  mo- 
glie nel  regno  vna  donna  detta  Giliada  qual  doueua  elfer  reda;percioche  elTendo  ella  lla- 
ra  già  figliuola  di  Guglielmo  Loicio,  dice  pigliarla  con  tutta  la  terra,S<:  ragioni  lùe.Truo 
uoeffere  llato  fuo  figliuolo  Ruberto  per  ilcrittura  del  i  ^  5  5 ,  ma  non  lo  però  ih  Bcrlin- 
gieri  d'Alemagna ,  nceuuto  nella  familiarità,  &  nella  cala  del  Re  l'anno  1510  lìaparimé 

D  te  filo  figliuolo .  Nel  primo  anno  del  Re  Carlo  III.  l'anno  1582  la  lìgnoria  di  Pulci- 
no è  in  Luigi  d'Alemagna  >  non  veggo  le  nipote,ò  pronipote  di  Guido,  ma  per  ella  Icrit- 
tura apparilce  benedarglili  dal  Re  cento  oncie  annue  per  rimuneratione  de  lùoi  lèruigi, 
&  lèi  anni  dopo  il  weggo  già  chiamarli  Conte  di  Pulcino;  onde  non  Iorio  certo  lo  egli  ha 
uell'e  quel  titolo  hauuto  dal  già  detto  Re  Carlo ,  ouero  da  Ladillao  fuo  figliuolo .  Die- 
tro à  Luigi  non  veggo  nominato  altro  Conte  di  Pulcino,  che  Giorgio,  ma  di  colini  è  per 
l'illorie  Napoletane  il  nome  molto  chiaro ,  oc  illullre .  L'illoria  del  Duca  di  Mont elione 
nel  principio  dedifpareri  che  nacquero  tra  la  Reina Giouanna,&;  il  Re  Alfonlo  luo fi- 
gliuolo adottiuo  dintorno  l'anno  142  2  moilra ,  che  il  Conte  Giorgio  non  era  del  tutto 
chiaro  à  qual  parte  inclinallè ,  ma  elTendo  l'anno  1425"  Viceré  di  Napoli, non  fu  più  dub 
bia  la  lùa  fede  in  ver  la  Reina  ;  nella  quale  continuando  infin  alla  morte  di  lei ,  fu  poi  di- 
chiarato per  vno  de  (ignori  del  conliglio;  &  per  ciò  lègui  conilantemente  le  parti  di  Re- 
nato :  il  quale  era  fama  edere  llato  inllituito  herede  dalla  Reina;  ma  andando  tuttauia  di 
male  in  peggio  le  colè  Franzefi,il  Re  Aitonlo  s'inlignoii  fra  l'altre  lue  cailelladi  Pulcino 
hauendo  dice  Bartolommeo  Facio  collretto  la  moglie,  &  il  figliuolo  del  Conte  Giorgio 
ad  arrenderli .  Non  li  sbigotti  per  quello  il  Conte  ,  ma  continouando  nella  lùa  fede  lè- 
gui, &  accompagnò  inlieme  con  Giouanni  Colcia.&  con  Ottino  Caracciolo  Renato  in 
Prouenza:  il  qual  non  dimeno  nelle  capitolationi  fatte  col  Re  Altonlò  ottenne  che  à  tue 
ti  e  tre  folle  perdonatojonde  Giorgio  rimale  in  ogni  modo  lotto  il  Re  Allonlò  Conte  di 
Pulcino;  apparilce  bene  nel  fuo  parlamento  del  1 445  interuenirui  come  Contella  di  Pul 

Q^        cino 


GuiJo  si- 
gnor di 
Pulcttu. 


Jtuhert* . 


Berli 


igit 


Luigi  c«m 
te  di  puU 


Giorgi* 
Conte  di 
Pulfmo  ' 


i-j^  DELLAFA  MIGLIA 

cino  Sueua  Oi-nna,che  leggiermére  farà  Hata  Tua  moglie.  Vi  (Te  Giorgio  per  tutto  il  regno  A 
Aà  Re  Alfonfo  primo,  &:  toccò  i  primi  annidi  Ferdinado.nel  qual  répo  li  come  dice  il  Po 
tano  ancor  egli  inlìeme  co  moiri  altri  (ignori  fi  ribellò  dalla  cala  d'Aragona  l'anno  1 46'o. 
Quelche  di  poi  (\  fofle  di  lui  auuenuto  non  veggo,  (è  no  che  i  Lagni  dicono Virgilia  d'Ale 
magna  moglie  di  Pietro  elTere  Ibta  figliuola  di  Marino  che  s'intitolò  vn  tempo  Conte 
di  Pulcino.  Comunque  ciò  fia  non  è  però  dubbio  l'anno  145>5>  il  contado  di  Pulcino 
trouarfi  in  poter  di  Petncone  Caracciolo  Duca  di  Martina,  &  per  auuentura  alcuno  an- 
no prima,ne  cui  difcendenti  ancor  hoggidì  (\  ritroua . 


AL  SIGNOR  CAMMILLO  DEGLI  ALBIZZI 
Coppiere  Della  Gran  Dvchessa 

DlTOSCANAj 


B 


Scipione    Ammirato. 

^.OST  R^  NT>0  MI  l'ndti!  sio^nor^fcamo  Caracciolo  in  JVapolii(juaytl  della  fuafami 
(flta,yidi  infra  molte  arme  lina J a  auale  dettomi peroche io  allhor  non  la  conojceua  ejfer  cjuel 
la  deo-lt^ll)i:^^,(^  facendolo  fembianti  di  mar  ampliarmi , in  che  mode  ejjendo  e^li  Na- 
poletano co  Fiorentini  JJfoffe  imparentato, mi  fece  ledere  ciò  per  me:^i  dellafami^lu  Ga 
hacorta  efferli  interuenuto.per  la  aitai  cofa  ho  fcmpre  tnfn  da  quel  tempo  portato  nell  animo 

luìla^^honorata  tffer  la  memoria  de^h  antichi  parentadi^  conferuandofi per  (^ueflome::;^ 

I  amore;,  (^/ a  Carità  tra  pofìerijil  cheè  qitafnl  fine  linmerfaledi  tuttele  ra^unan'^ectuiliyZ!^  percionon  fay  C 
mi  io  punto  fuor  di  propoJJto  ,  fé  dedicando  à  l/oi  cjueflt  bretti  notitie  della  lUuftre  famiglia  Gambacorta  ^lÀ 
{tata  signora  di  P'fa,  ^  hora  nobile,  ^  chi  ara  per  lapoffcjìicne  di  molte  casella  nel  regno  di  Napjlt,  lenijU 
à  rauuimre  i  prejjo  che  spenti femi  della  antica  congiuntione,0'  tffntta  tra  Ì  lina  famigli  a  ^(^  l'altra .  Et  in 
liero  Quando  io  ciò  confeguiiìi  firebbe  fecondo  il  mio  auuifo  opera  maggiore,che  l  hauer  mejp  infìeme  (juefìe  me- 
morie :  le  Quali  come  cheto  non  nie^hi ,  che  elle  poffxn  produrre  negli  animi  de  Gambacorti  honefli  Jlimoli  dt 
glori  a, c^  d'honoreì  non  è  pero  che  alcuni  di  loro  no  poffan  diuenime  fuperbt  ,<^  orgogliofi  fentcndo  ricordare  , 
che  t  loro  mairgicri  habbian  tenuto  "i.t  di  tanti  anni  la  fgnoria  di  Ima  così  bella  c^nobile parte  della  Tojcana 
come  è  lo  flato  di  Pifa^doue  è  opera  difon  giunta  da  ogni  peri  colo  quella  dell'amore, et  della  carità .  Ma  quel  che 
fil/aiflian  quefle  ragtcni,io  mi  somof]o,fe  lioglio  dire  il  lero  à  honorarut  in  quel  modo, che  io  ho  potuto  tra  que 
èie  mie  fatiche  per  darui  qualche  piccolo  fegno  de  molti  oblighi, cheto  l'i  fono  tenuto  percioche  oltre  hauermi 
V'S. molte  liolte  largamente  prof  erto  nelle  mie  cccoren'^non  folo  ogni  fu  a  opera  (^  induftria ,  ma  le  f acuiti* 
ifìeffe,no  fono  anchora  molti  o-iorni paffiti ^che pttt  tojlo  rtchteditore  che  richiejìo  menefacefle  leder  la  prona,  r^ 
cogli  cjfcttii  quando  alcuni  amici, i quali  l'ai  conofLete,(^che  di  molto  tepo  hanno  iftto  la  caftmia,!^  di  mol 
to  maggior  ricchexxe  abondantt  che  lioi,^  per  feruigio  molto  minore, non  ftl'ergognarono  non  dico  di  man- 
care  ali  amico, ma  il  chem'mcrefce  infino  al  cuore  di  lienirmeno  connon  piccolo  biafimo  della  lor  fama  à  lorme 
defimi .  chiami)  Dante  co  belle  loci  la  confcie'i^  la  buona  còpa^nia,che  l'huom  f -ancheggia /òtto  l'osbergo  del 
fenttrfìpura  ,i^  però  IO  godo  fra  me  medefimo, quando  mi  ricordo  m  otto  anni , che  fono  fato  in  Firenze  non  effe 
re  flato  grauenenoiojò  ad  amico  mio  alcuno  j  onde  follemente  mi  daua  à  credere, chenon  doueffe  chi  che  fia  sbi- 
gottir fi  fé  per  riparare  con  qualche  diligen'X^  alli  mcommodi  della  nuoua  liiUa  mi  f>Jfe  conuenuto  à  capo  di  tan 
ti  anni  di  piccola  qualità  dtferuigio  alcuno  richiedere:  Pure  non  è  del  tutto  [tata  folle  la  mia  credenx^,  poiché 
io  ho  hauHto  dall'altro  canto  piittofìo  à  raffrenare  la  molta  pronte'it^  liofìra ,  (^  del  nofh-o  buono  meffer  An- 
tonio Melimi ,  che  ad  aggiungerli  fprone  o  conforto  .  Di  che  come  ho  detto  ne  le  fento  m,olto  obligo  ,percioche 
gli  huomini  come  che  fieno  forti  ,(^  conjìanti  nelle  loro  attiont,non  dimeno  fi  fmarrifcono  talhora,  quando  no/t 
lie^gon  riufir  loro  le  e  fé, (;^  filmano  cihragtoneuolmente,(^  per  lor  colpa  mteruenirlt  ,douendo  m  gufa  reo-o 
layfinel  lor  liuere,cheper  ninno  accadente habbiano  à  far  mai  capitale  d  altri,  che  di  loroflefi,^  per  quello  E 
come  impronti  ì;^  gratti  dirittamente  effer  riptnti  ,^  fnalmente  riportar  giufìo  ,i^'  contieni  ente  o-aììio-ho  del 
lelor  l-oglie{doue  Ìanimomio,il  quale  era  per  fòggiacere  à  quefìa  temen:i^t  come  da  troppo  rigido, ^fèuero 
giudice  accufato ,  firileuato  da  loi  ,mo(lrandomi ,  che  non  effendo  noi  nati  Catoni  ,ouer  nel  fècola  di  Licur- 
go nondouea  m  quefìo  tempo  paffar  tra  ti  numero  delle  pecche  il  procacci  arfi  homai  in  etàprouetta,  c^  doppo 
tante  peregr mattoni,  cj;*  fatiche  qualche  honefìo  refugio  c^  diporto  con  la  coltura.  Vi  rendo  dunque  come  lopof 
fò  perhora,con  quefìi  piccoli  fegni  qualche  tefìimonian:t:a  dell'animo  mio,non  1/iuendo  del  tutto  fuor  di  Jleran 
S:a ,  che  non  pofft  In  di  ancor  auuenire,  che  io  faceta  k  V.  S.  l'edere  della  mia  gratitudine  ar^ometi  mao-o^iori; 
come  chepofft  parere  Ffetie  di  liUaniail  lolcr  pagare  i  prefenti  debiti  fatto  le  future  H>er4n:^ .  ^  JCJCV* 
di  Mar^  dì  della  nafcita  del  SereniJÌ.Gran  Duca  N,S, dell  amo  ijyS,  dicafa. 


DELLA  FAMIGLIA  GAMBACORTA. 


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Ha  città  illullrc  nella  Grecia  vogliono  a/cuni^che  fia  fiata  edifica-^ 
ta  da  Viìo  lìgliuoi  di  Penerei'  nipote  di  EoIo.Da  quelli  popoli  ri 
tornando  con  Nellore  dalia  guerra  di  Troia ,  lì  crede  ellere  Hata 
edificata  Pifà  in  Toicana'città  non  meno  per  l'antiquità  :  perciò 
elle  la  guerra  di  Troia  fu  diciailete  età  innanzi  a  Romolo  edifica 
tore  di  Roma  ;  che  per  le  colè  da  lei  fatte  molto  chiara ,  &  mol- 
to glorioià .  La  grandezza  Tua  a  tempi  de  Romani  iMì  fi  cono- 
fce  dairelTere  Hata  aflèdiata  da  guatata  mila  Liguri.-ma  dopo  l'oc- 
cafò  del  Romano  imperio  ella  alzò  il  capo ,  &  nobilitoflì  non  che  fra  l'altre  cit- 
B  ta  di  Tofcana ,  ma  fra  quelle  di  tutta  Italia  marauiglioiàmente  :  perciò  che  fatta  di  iè  me 
defima  donna ,  ^  hauendo  drizzato  i  iuoi  penlìeri ,  &  le  fùe  forze  nelle  cofè  del  mare,ri^ 
portò  honoratilhmi  trionfi  de  Saracini ,  hauendo  acquiitato  l'iiòla  di  Sardigna ,  vinto 
Cartagine ,  oc  infignoritofi  di  Malotica ,  &  di  Minorica ,  &  quel  che  è  più ,  di  Cartagi- 
ne menatone  il  Re  prigione  à  Roma ,  &:  di  Maiorica  dopo  vccifò  il  Re  in  battaglia,con- 
dotta  con  vn  fùo  picciol  hnciuilo  la  Reina  prigioniera  a  Pifà  ;i  quali  per  opera  di  quel 
popolo  fi  refèro  crilhani .  Tolièro  a  Saracini  Palermo, vfàrono  ufìci  di  cortefe,&:  grata 
ofpitalità  a  Pontefici ,  &  quello  che  \ìo%%'ì  per  vna  delie  più  chiare  luci  della  Fiorentina 
gloria  rilplende ,  il  corpo  della  ragion  ciuile  daGiulliniano  compilato  fu  già  acquilto  de 
Pifàni.  Superata  finalmente  coli  antica,  &  nobil  città  da  Fiorentini,&:  la  lìia  grandezza 
Q  da  diueriì  accidenti  fieramente  {coffa ,  <S:  abbattuta,è  pur  hoggi  di  grandemente  riiòrta 
fòrto  il  moderato  imperio  ^<A  gran  Duca  Cofimo ,  &  dei  prefènte  Principe  gran  Duca 
Francefco ,  honorata  non  fòlo  dalla  riuerenza  de  gli  fludi  <ì^V^c  lettere ,  ma  dalla  maeifà, 
della  religione ,  efiendo  fatta  nobile,&  magnifica  refideza  de  Caualieri  di  Santo  Stefano. 
Hor  fé  vero  è ,  che  la  nobiltà ,  &  grandezza  delle  cofè  pofTcdute ,  rendano  grande  & 
nobile  parimente  il  fùo  poflcditore ,  onde  il  fàpientifTimo  Salamone  diffe ,  che  nella 
moltitudine  del  popolo  coni ìik  la  gloriadcl  Re,  &  nel  poco  numerodella  plebe  l'igno- 
minia del  Principe ,  puciTi  ageuolmente  da  ciafcuno  difcernere ,  di  che  pregio  fia  la  no- 
biltà de  Gair.bacorti:i  quali  periungofpatio  di  tempo  non  d'alcuno  piccolo  calvello, 
ò  fignoria ,  ma  di  tutto  il  dominio  di  coti  chiara  &  potente  republica  furon  Sig.Per  qua 
to  fc  di  ella  famiglia  con  fòmma  diligenza  inueftigare  Pietro  Gambacorta  caualiere  veri 
tierc  &  di  molta  bontà  figliuol  di  Ferrante,leggefi  ne  gli  armali  di  Pifà ,  che  ella  venne  in 
quella  città  l'ano  1 1  Go  fòtto  l'imp.  òn  Federigo  BarbarofTa.Hebbero  cafè  nella  cappella 
di  Sant'Egidio  in  Cliin{ìca,&  nel  i  2  2  5  ne  medefimi  annali  {\  croua  Andrea  Gambacorti 
cffere  flato  vn  de  capi  ,&  principah  di  coloro,  i  quali  interuennero  à  far  gli  ordini ,  ac 
ifatuti,  che  inque  tempi  fi  mutarono.  Quefb  fono  le  notitie  più  antiche,  &meno 
ciliare  della  famiglia .    L'altre  che  fèguiranno  fon  molto  note  quaf  1  per  tutti  gli  fiorici  : 
iquahdiquefHtempifcrifIèro,&:laprima  notitiag  d'un'iiltro  Andrea:  li  quale  fu  Si-» 
gnor  di  Pifà . 

Vi  Andrea  capoy  &  Signore  deHa  TiefuUica  fi[4na  primo , 

Trouadofi  adunque  nel  i-^^yh  città  di  Pifà  fòtto  la  tirannide  di  Dino,&  di  Tinuc-' 
ciò  della  Rocca.-i  quali  hauendola  cominciata  à  gouernai'e  fòtto  nome  diConti,&; 
chiamadofi  la  fetta  de  Rafpanti  fé  n'erano  vltimamente  fatti  fignori,  Andrea  Gam 
bacorti  huomo  di  grand'animo  infierne  con  gli  Agliati,8c  co  altri  fùoi  confòrti  non  po- 
tédo  fòfì:cnere,che  elli  foflèro  fuor  ad  gouerno,&:  de  glihonori,  &  vfici  della  lor  patria, 
anzi  per  modo  ài  befta,&  di  fcherno  folfer  chiamati  Rergoli,hauendo  co  gradi  promefTe 
tirato  alla  f  ìiadiuotione  i  capi  de  fòldati,fece  il  24  giorno  di  dicébre  alzar  p  tutto  il  no- 
me della  libertà ,  &  corfò  la  città  6c  fatto  dar  bado  à  Còti,  ^  à  tutta  la  lor  fattione ,  egli 


D 


^/itUrtA, 


QJP^  coi 


17^  DELLA    FAMIGLIA 

col  fcguito  che  haueà  aflai  facilmente  fé  ne  fece  Signore .  Quello  dice  Gio.  Villani  ne'  ^ 
1  2  libro  delle  iae  lilorie  à  capi  i  1 8.ne  altro  (i  l<igg-^  d'Andrea,{è  non  che  nniafero  dijii'. 
due  tigliuoh  Pietro  ^  &  Gherardo,de  quali  a  lùoi  luoghi  fi  parlerà,  &  nella  notcnz,'\',& 
gouerno  della  repuhlica  gli  fuccedetrero  per  alhora  i  nipoti  Lotto,  &  Franceichino.nati 
Come  alcuni  ilimano  da  alcuno  fratello  di  lui. 

Vi  Lotto  ,  &  FrancepoTrincipì della^Ttfuna repuhl'tcafecondi. 

Come  non  appare  quando  muore  Andrea,co/l  non  poflo  vedere  quando  i  nipoti  in- 
cominciano d  pigliar  il  gouerno  della  Pilàna  rcpublica,{è  non  che  mouendo  nel 
I  ^  5"  I  Giouanni  Viiconte  Arciuelcouo  di  Milano  l'armi  centra  de  i  Fiorentini  per  g 
infignoririidi  Toicana ,  &  d'Italia ,  &  proccurando  di  tirar  afe  tutti  gli  altri  Signori , 
&  republiche  ,  i  Gambacorti  non  fòlo  non  vi  vollono  concorrere  ,  ma  Lotto  ,  & 
Franceico  capi  allhora  della  famiglia  ,  &  moderatori ,  &:  gouernatori  della  città , 
furono  dopo  alcun  tempo  mezzani  d'accordarli  Viiconte  co'  Fiorentini,&  io!o  à  lor 
due  fu  dato  l'arbitrio  di  dichiarare  à  quali  de  fuorulciti  Fiorentini  s'hauea  per  conto  di 
quella  guerra  à  leuar  il  bando  ;  il  che  era  vna  delle  conuentioni  contenute  nelle  capirula 
noni  della  pace.  Con  tutto  ciò  tenendogli  ftelh  Gambacorti  continuamente  iòipetto 
dell'Arciuelcouo  si  per  conofcerlo  oltre  modo  cupido  di  (ìgnoria,  &  sì  perche  verlb  il  lì-. 
ne  dell'anno  155'?  vedeuano  aggiunta  al  luo  imperio  la  città  di  Genoua  :  la  qua'e  per 
vna  terribil  rotta  riceuura  da  Venetiani,{è  l'era  ita  di  libera  volontà  à  far  lerua ,  prcfòno 
per  partito  di  votar  la  città  ài  rutti  i  loipetti  della  f  attion  conrrcUia,&  nondimeno  Lotto  p 
come  amico  comune  deH'Arciuefcouo ,  &:  de  Fiorentini  di  nuouo ,  s'mteipoie  poi  per 
certi  nuoui  i'olpetti  nari  tra  loro  a  pacificarli  iniìeme  in  Serezzana,  oue  conuennero  gli 
ambafciadoridi  ciaicuna  parte .  Mantenendo  i  Gambacorti  con  quelle  arti  l'impèrio ,  & 
iìgnoria  della  patria  loro ,  &  dubitando  non  per  la  venuta  (Ìì  Carlo  1 1 II.  in  ìtalia,il  qua 
le  era  già  à  Mantoua ,  lùccedefle  alcuna  turbatione ,  ò  mutamento  nel  gouerno,  manda^ 
rono  ambafciadori  in  nome  della  comunità  à  priegarlo ,  che  li  piacelle  mantener  Lucca 
lotto  il  dominio  de  Piiàni  come  già  lì  ritrouaua ,  &  à  proiìrerirgli  in  dono  5  o.  mila  feudi 
doro  6c  :?  o.altri  mila  per  la  ihacoronationc,pur  che  di  iegreto  facelfero  opera  in  ogni  mo 
do  con  rimperadore,che  confcruafle  i  Gambacorti  111  iltato,6c  che  per  nelllina  via  faccf 
le  ritornare  1  banditi  nella  città .  Laqual  colà  promellà  gratiofàmentc  da  Carlo ,  1  Gam-  U 
bacorti  l'inuitarono  à  venire  à  Pila,  profìerendo  in  f  uo  ièruigio  la  cittàjS":  ogni  lor  pcde 
re .  Entrò  l'Imp.  in  Pila  il  diciotteiìmo  giorno  dell'anno  i  5  y  5  condotto;  dicono  rukire 
»>  parole  di  Matteo  Villani ,  à  nobili  abituri  de  Gambacorti ,  oue  era  il  famofo  giardinq 
»'  apparecchiato  per  lui  da  detti  Gambacorti ,  le  camere  ,&  le  fàle,&  le  lettadi  nobiliilimi 
w  adornamenti ,  oc  apparecchiate  le  viuande  per  la  cena,ik:  gli  ollieri  dattorno  per  tutta  la 
fua  compagnia .  Ma  non  durò  lungo  tempo  la  felicità,  &:  grandezza  de  Gambacorti  in 
Pifa  :  perciò  chela  fetta  de  Rafpanti  loro  auuerfari,che  non  celTaua  mai  di  tener  vie ,  per 
ie  quah  poteflero  farli  rouinarc  (  tutto  che  i  Gambacorti  per  riparar  con  la  benignità  al- 
la lor  malitia  hauefTono  acconfèntito  di  raccomunarli  iniìeme  nella  citradinàza,&:  ne  gli 
vnci,&  già  n'era feguita  la  pace)  frale  molte  nouità,  &  romori  molli  lor  contro  ,  ne  E 
commoflòno  finalmente  vno  ,  col  quale  ottennero    il  deliderato  line  del  malua- 
gio  lor  defidero  .  &  la  colà  fèguì  in  quella  maniera .      Trouandofì  l'Imp.in  Pila  j  & 
correndo  vna  fama ,  che  contra  le  conuentioni  fatte  egli  volea  liberar  Lucca ,  &  torla  à 
Pifani ,  tra  per  quello,&  alcuni  altri  fòfpetti ,  che  andauan  per  mezzo ,  1  P,afpanti  capo 
de  quali  fi  era  fatto  il  Conte  Patfettaprefòno  l'arme  in  mano ,  &:  tralcorrendo  per  la  cit- 
ta incominciarono  à  trattare  in  modo  1  Tedefchi  dell'Imp.  che  in  poco  d'hora  n'uccjfòno 
più  di  centocinquanta .  I  cittadini  non  fàppiendo  onde  ciò  procedefle  correuano  alle  ca 
iè  de  Gambacorti  :  i  quali  non  hauendo  notitia  àdh  cagione  di  tal  mouimento,  trouan- 
clof  1  chi  con  i*Imp.&  chi  in  cafà  il  Legato,  non  poterono  pigliar  deliberatione  alcuna,fe 


GAMBACORTA.  17^ 

.  non  di  ÙArCi  à  vedere ,  &  d  afpertar  ì'efno  del  rumulro  popolare .  Mentre  l'Imp.  porto 
ancora  egli  in  grande  paura  della  propria  perfòna  atrendeuaad  armarli  per  difenderli  il 
meglio  che  poreuadaliòpraltantc  pencolo:  dice  il  Villani  che  il  Conre  Pafferra,&:  M.  « 
Lodouico  della  Rocca  ,  ch'erano  Ilari  1  mouirori  di  quello  romorejauueggendoiì,  che  la  » 
maggior  forza  de  cirradini  naheano  a  cala  i  Gambacorti ,  &  che  cjuelli  della  cala  per  fol  » 
leconiigliononcompanuanoàtarficapo  de  cittadini,  s'auuifàrono  d'abbattergli  per  » 
malitiaiii  quello  turoie ,  all'aiuto  della  paura,  che  fèntiuano  che  hauca  llmp.  che  cerca-  >y 
uà  di  volerli  partirci:  per  tornire  il  loro  intendinìento,accio  che  il  romore  mollo  per  » 
loro  non  tornafle  in  loro  conhihone ,  cambiarono  la  boce ,  &  mortraronfi  aiutatori  del  ?> 
l'Imp.  &:  con  gran  compagnia  di  loro  leguito armati  s'appreientarono  dinanzi  allo  Imp.  » 
&  dillono .  Signor  nollro  voi  liete  tradito  da  Gambacorti ,  &  dalla  loro  fetta ,  pere  ne  o 
non  pare  loro  efièr  Signori  di  Pila,come  e'  folieno,&  per  quella  cagione  hanno  tatto  le  » 
uare  quello  romore,  &  vccider  la  voilra  gente ,  &  alle  loro  cale  hanno  raccolto  in  arme  j> 
lamaggior  parte  de  cittadini ,  diceneiogli,che  le  per  lui  a  quello  punto  non  li  mettefle  ri-  » 
paro,  egli,  &  fua  gente  era  in  graue  pencolo  a  campare  dd  lor  i"urore,&  eglino  mede  (imi  j> 
co'  loro  legnaci  erano  in  graue  pencolo  di  morte ,  &  d'eflere  cacciati  di  Pila .  Et  detto    ?> 
quello  s'oflerlòno  allo  Imp.&;  dillono  .  Se  voi  ci  volete  dar  l'aiuto  del  volilo  Malilcalco  » 
con  parte  delle  voilre  malnade  ;  recheremo  toilo  al  niente  la  parte  de  Gambacorti ,  &:   » 
VOI  Faremo  libero  Signore  di  Pifa .  Lo  Imp.  hauendo  il  luo  (ènno  intenebrato ,  &  Tuia-   3, 
to  da  le  per  le  vie  della  paura ,  indilcretamente  diede  fede  alla  manif  ella  iniquità  di  co-   ?> 
fioro ,  &  non  volle  la  coù.  ricercare  con  alcuna  ragione ,  ò  verità  del  fatto ,  ma  in  quel-    » 
Io  llante  prefè  parte ,  &  fecelì  nemico  de  fuoi  fedeli  innocenti  amici ,  &  amico  di  colo-   » 
C  ro,  che  gli  erano  flati  auuerfàri ,  &  diede  le  lue  mafhade ,  &  il  f  uo  Malifcalco  a  leguitare    t> 
M.  Palletta ,  &  M.  Lodouico ,  &  la  loro  fetta  contro  a  Gambacorti:  i  quali  fenza  arme  ,> 
hauea  nel  fìio  palagio ,  &  in  cala  il  Legato  ignoranti  di  queflo  calò ,  &  per  fùo  coman-  ,, 
damento  fece  ritener  Francefchino,&  Lotto  che  liauea  in  cafa,(k  ai  Legato  mandò  per  ,» 
ghaltrijcheeranolafuggiti  vdendo  il  romore  f  otto  le  fìie  braccia.  Tutto  ciò  moflra 
che  folTe  lèguito  il  Villani  il  giorno  2  i  di  maggio  del  fòpradetto  anno,  i  &  preli  furono 
Francefchino ,  Lotto,  Bartolommeo ,  Piero,&  Gherardo  de  Gambacorti  fenza  gli  altri 
loro  legnaci ,  deiquali  à  i  tre  primi,che  erano  fratelli  carnali  il  giorno  2  6  del  dettò  mefc 
in  filila  piazza  de  gli  Antiani ,  fecondo  l'illelTo  autor  dice,furmozze  ingiullamente  le  te- 
Ile  :  perciò  che  ciafcuno  per  forza  di  martorio ,  dille ,  ciò  che  il  giudice  volle . 

7)i  fiero  Signor  di  fifa  terzo , 

COme  che  non  faccia  altra  mentione  il  Villani  dì  Piero  .&  di  Gherardo ,  pare  nondi- 
meno per  le  colè  che  fèguiranno  appreflo,che  eglino  haueflèro  hauuto  bando  di  Pi 
fa .  Ma  non  palsò  l'anno  delle  loro  difàuuenture ,  che  il  Conte  Palletta  capo,  oc 
autore  di  tanta  fceleratezza  venuto  in  fòfpetfo  per  la  fua  grandezza  a  propri  cittadini,f  ù 
da  loro  intorno  à  pnncipij  di  maggio  dell'anno  1 5  ^6  pollo  in  prigione ,  &  iui  per  tema 
che  l'Imp.non  nel  facellè  trarre ,  ò  1  Signori  di  Milano ,  a  quali  era  afiài  caro,di  veleno,ò 
d'altra  violenta  morte  celatamente  fu  fatto  morire.  Rellèli  alcuno  anno  Pila,  riparando- 
E  fi  i  Gambacorti  in  Fiorenza,c6  tato  defiderio  del  gouerno,&;  moderation  loro,che  l'an- 
no 1 3(30  venne  a  molti  voglia  d'uccider  coloro,  che  allhor  gouernauano,  &  di  richia- 
mar 1  Gambacorti  nella  città .  La  qual  congiura  ^coperta  perche  le  perfone  che  in  efTa 
interueniuano  eran  molte,  ne  lì  pò  tea  por  mano  (opra  di  tutti,diliberarono  i  gouernato- 
ri  di  quelli ,  chetrouarono  piucolpeuoli  d'impiccarne  dodici ,  &  gli  altri  condennar  in 
denari .  Non  mancò  per  quello  ne  à  Piero,  ne  à  Pifàni  l'animo  di  tentar  altre  volte  la  for 
tuna.  perciò  che  è  fi  legge  in  Lionardo  Aretino,  che  Piero  per  far  prouadi  tornar  alla 
patria,eirendofi  fatto  capo  di  que  cittadini:i  quali  in  quel  tempo  fi  ritruouauano  fuori,{l 
pof  è  più  voi  te  fenza  altrui  aiuto  Scinfuo  proprio  nome  a  far  correrie  infinoalle  porte 

Q^       j  dcll;i 


tSo  D  E  L  L  A     F  A  M  I  G  L  I  A 

della  città .  Et  i  Pi(*iiii  ItAiichi  alla  fine  della  tirannide  di  Gio.AgnelIo,fènrendo  clic  anda  y\ 
to  egli  à  Lucca  à  vifitat  l'Imp.Caiio,  per  vno  llrano  accidente  sliauea  rotto  vna  cclcia, 
lìioitoaizaroao  il  romore,&  preualendo  gagliardamente  la  lor  tattionè  introduiìon 
qaell'annojche  rù  il  i  ^  6'_5>  Piero  nella  citta,oue  tiì  riceauto  con  tanta  diari ta  ,  &  amore 
con  quanto  mai  tolle  ilato  accolto  ne  pallati  tempi  alcun  cittadino,  ò  Principe  nella  fùa 
patria .  Trouandoiì  Piero  m  lilato ,  tento  l'Agnello  per  via  di  Bernabò  Viiconte  Si* 
gnor  di  Milano  di  (cacciarlo  da  quel  dominio  ;  ma  liauendo  in  quella  imprela  confuma 
to  più  di  due  niefìjveggendoii  perdere  il  tempo  indarno ,  le  ne  torno  a  cala  lenza  hauer 
fatto  profitto  veruno  .  Tenne  il  Gambacorta  per  quelle  &  altre  cagioni  di  lìato  icmpre 
pratica,&:  intendimento  di  tutti  i  Principi  d'Italia,come  appariice  tra  gli  altri  per  molti 
breui  di  Papa  Gregorio  xj.  a  lui  icritti  :  ne  quali  grandemente  l'iionora .  Ellendo  per  in-  g 
cominciali]  graue,&  peri coloià  guerra  tra  i  Fiorenfinij&:  Gio.  Galeazzo  primo  Duca  di 
Milano ,  egli  coii  l'autorità  lùa  li  rappacificò  indcme.dice  l'Aretino  propriamente  così. 
Nel  mezzo  dell'apparato  della  futura  guerra  M.  Pier  Gambacorti  Signor  de  Pilàni  ven 
ne  a  Fiorenza  ,&  quali  comune  amico  elortando  li  popolo  Fiorentino  Io  tirò  alla  cura 
della  pace  &z  tanto  valle  l'autorità  di  quell'liuomojclie  tralTe  l'armi  dalle  man  di  coloro, 
che  l'haueano  preiè  .  Ma  nate  alcune  diificoltà  apprelTo  ;  dice  poco  dopo  l'ilkiib  auro- 
re ,  che  i  Fiorentinifi  doleano  con  Piero  :  il  quale  erallato  contortatorej&;  autore  di  rar 
la  lega  ;  ma  egli  elTèndo  huomo  buono,&:  di  lincerò  animo  s'ingegnaua  di  rimediar  quan 
to  poteua  à quelle  turbariom ,&:  fodisbceua al  popolo  Fiorentino  coli'. io  diritto  giu- 
ditio ,  &  con  la  perfetta  volontà .  oltre  quelle  cole  da  noi  dette  fu  à  Piero,et  a  Gherardo 
JLLio  fratello  da  Carlo  I  ì  1 1 .  Imp.  forie  in  ammenda  della  crudeltà  vfata  nel  ianguede  p 
Gambacorti ,  donata  in  feudo  imperiale  la  terra  di  Scarlino  con  priuilegio ,  che  coli  egli 
no  come  1  lor  difcédenti  in  perpetuo  godelfero  le  dignità,^;  preminenze  de  caualieri.Ha 
uendo  dunque  Piero  gouernata  Piià  con  iomma  prudenza  per  Io  {patio  di  più  di  ventu- 
no anno  lotto  nome  di  capitan  delle  malnade(che  vuol  dire  generale  della  gente  d'arme) 
èc  di  ditenlor  del  popolo  titolo ,  che  li  daua  à  chi  gouernaua  la  Republica,l:u  finalmente 
Tanno  i  ^s^iykcòdo  dice  il  Corio^da  Iacopo  d'Appiano  iuo  cancelliere  egli  &  i  figliuoli 
crudeliHìmamente  vcciiò.La  qual  colà  come  che  lia  quali  da  infiniti  Illonci  Icritta  :  pche 
viene  gentilmente  tocca  dall'Aretino  non  farà  colà  fuor  di  propolitodi  riterir  riiteife 

"   parole  lue .  La  città  di  Pila  aliai  lungo  tempo  lì  riposò  lòtto  il  gouerno  di  M.  Piero  Gam 
bacorti .  Egli  fu  huomo  moderato  j.5c  molto  amico  dei  popolo  Fiorentino  .  Hebbe  nel-  D 
le  cole  che  s'haueano  à  lare  miniilro ,  &  cancelliere  M .  Iacopo  d'Appiano  :  il  quale  lia- 
uendo  fèruito  molti  anni,&  liauuto  nelle  mani  tutte  le  cole  di  grande  importanzaj&  le- 
cretillime,  crebbe  in  tale  autorità,&  potenza,che  iniin  dal  Signore  era  temuto  .  perciò 
che  egli  s'hauea  fatto  vna  lètta,&  vn  leguito  grande  de  Pilani,  mallimamente  di  quella 
ragion  gente,  che  tenea  col  Signor  di  Milano,&  era  auuerlà  à  Fiorentini .  Et  molti  am- 
moniuano  M.  Piero^che  fi  guardalie  da  gli  inganni ,  perciò  che  era  manileilo  M.  Iacopo 
prepararli ,  &  raunar  continuamente  forze,&  egli  medelimo  lo  contellaua,  &  diceua  che 
s'armaua  contra  Lanfranchi  lùomimici  per  non  ellèr  oftelo  da  loro .  M.  Piero  Gamba- 
corti huomo  buono,clie  non  credeua  d'altri  quel,che  egli  non  harebbe  fitto^benche  Ipef 
le  volte  gli  folle  detto,nondimeno  non  preilaua  tede  :  perche  M.Iacopo  anticipò,&:  ve-  E 
Clio  M.  Piero  Gambacorti  co'  figliuoli ,  prefe  il  dominio  della  città .  quello  tutto  viene 

,  Icritto  da  Lionardo  .  Fiebbe  Pietro  due  mogli  vna  Piiana,&:  vn'altra  Genouele  di  cala 
d'Oria  :  alla  quale  la  beata  Caterina  di  Siena  Icriue  vna  lettera^  come  li  può  vedere  nelle 
fcritrure  di  quella  reuerenda ,  «Se  gloriola  vergine  al  numero  206".  Ma  come  1  figliuoli 
Lorenzo,&  Benedetto  furon  vccilì  inlleme  col  padre,così  di  lui  non  rimale  altra  geneia- 
tione ,  de  quali  nondimeno,5c:  di  tutto  quello  accidente  habbiani  poi  ne  gli  Appiani , 
per  quel  che  nell'ilbria  del  Rucellai  vltiniamente  ntrouammo^più  ampiamente  ragio- 
nato. 


GAMBACORTA  i8i 

IPi  Ctouanm  Signor  di  fifa  quarto, 

i  Gherardo  fìmiimenrenonfirroua  altra  memoria,  {è  non  di  Giouanni  (ìio  %li- 
Lido  :  il  quale  vcggcndo  morti  il  zio,e  i  cugini,&:  fé  diicacdaro  di  Pi(à,comG  liuio- 
mo  di  animo  nobile,&:  grande,proccurò  f  èmpie  con  ogni  via ,  oc  modo  polli  bile  di 
rientrarci  :  di  che  gli  Appiani,che  dopo  loro  tennero  per  alcun  tempo  il  dominio  di  cjuel 
la  città,  n'hebbero  iempre  non  piccol  (o (petto ,  come  i\x  l'anno  i  ?_90,  fecondo  allerma 
il  Colio  nella  (ìia  iiloria.perciò  che  li  come  dal  medelìmo  aurore  lì  caua ,  Giouanni  ben^ 
chetuorufcito  di  caia  (uà,  fu  (empre  in  ogni  luogo ,  oue  li  ritrouò  tenuto  in  grado ,  6c 
rcputation  grande ,  di  che  può  render  buona  fede,che  ncire(l'et]uie  di  Gio .Galeazzo  Du- 

g  ca  di  Milano  :  il  quale  morì  l'anno  140  2, egli  ha  molti  principali  Signori .  che  a  quello 
vtìcio  interuennero ,  fu  vn  di  coloro,che  iniieme  con  Gherardo  da  Coreggio,  portò  vna 
dell'arte  del  baldacchin  d'oro,chel:Li  portato  inlìila  bara  funebre  del  Duca.  Di  modo 
che  venduta  Piia  da  Gheraixio  Appiano  figliuol  di  Iacopo  al  Duca  di  Milano ,  &  da  lui 
nel  f ùo  tellamento  lalciata  a Gabbriel  Maria  Vilconte  iùo  figliuolo  bailardo,£c  da  Gab- 
briello  difperato  di  poterla  tener  lungo  tempo  venduta  a  Fiorentini ,  &  finalmente  da  fé 
ilefla  ridortafì  in  libert.à ,  impatiente  d'hauer  a  itar  lòtto  la  iìgnoria  di  Fiorenza ,  per  po- 
ter con  più  forza  relìflere  a  gli  nimici,  chiamò  nella  città  Giouanni ,  fattolo  nei  duomo 
pacificar  con  l'Agnello  capo  della  fattion  contraria  .  Ma  Giouanni  non  dimenticatoli 
dell'ingiurie  fatte  dall'Agnello  à  quei  della  parte  fuajl'afrali  di  notte,o:  vccifelo.  Et  f  ècoa 

Q  do  narra  l'Arciuefcouo  Antonino  nella  fìia  cronaca,ii  Volterrano,&;  altri ,  che  fcrilTono 
di  que'  tempi ,  hauendo  corfò  la  città,&  prefone  la  Signoria,  fi  fé  chiamare  col  titolo  de 
fuoi  anteceflori  generale  àcìle.  mafnade ,  &  capitano  del  popolo,fperando  che  per  1  anti- 
ca amicitia  tenuta  dalla  famiglia  de  Gambacorti  co'  Fiorentini,egIi  non  hauefle  ad  efìer 
trauagliato  da  loro  in  quel  principato .  Ma  1  Fiorentini,che  teneano  aflèdiata  la  citta,  Se 
haueano  per  quella  fpcfò  gran  fomma  di  denari ,  non  riceuendo  neflun  partito  proferto 
lor  da  Giouanni ,  anzigittato,&:  affogato  in  mare  vn'ambafciadore  da  lui ,  &  da  Pifani 
mandato  al  Re  ài  Francia  per  fòccorfò,coiì:rinfòno  nel  feguente  anno  1 40  5  i  Pifàni  ad 
arrenderli ,  hauendo  dato  à  Giouanni  per  accordo,^:  conuention fatta  traforo  il  Ponta- 
dcra  (  dicono  alcuni  )  con  alcune  altre  caf Iella  in  vai  di  Bagno  luogo  poflo  tra  i  confini 

D  della  Tofcana ,  &  della  Romagna,oue  egli  co'  fratelli,&:  co'  figliuoli  andò  ad  abitare ,  oc 
oue  finalmente  fi  mori .  Ottenne  da  1  Fiorentini  in  fìi  le  d^nz  calklla  gran  priuilegi ,  oc 
efèntioni ,  &  pattuì  nelle  capitulationi ,  che  à  ninno  della  fua  fattione  fi  doueflòno  to- 
glier le  facoltà ,  ò  dare  lor  fòrte  di  trauaglio,6c  impedimento  veruno  .  Dei  fratelli  ài 
Giouanni,  Rinieri  chiamato  Vifconte  del  Monte  Vaflo  fii  creato  marefciallo  nel  regno 
di  Napoli  dal  Re  Ladislao  l'anno  1 5i?2  ,  come  ne  regillri  di  quel  Re  del  detto  anno  fi  ref^aiio, 
può  ampiamente  vedere.  Fu  veramente  quefla  famiglia  m  Pifà  mentre  ella  vi  flette, 
percioche  di  lei  non  ci  toccherà  parlar  piu,molto  magnifica ,  &  illullre ,  non  folo  per  lo 
dominio  ch'ella  hebbe  di  coli  nobil  città ,  &  per  i  maneggi  tenuti  con  tutti  1  principi  d'I 
ralla,  &  per  lo  valor  dell'arme ,  &  per  lo  giulto ,  &  manfùeto  gouerno  ne  tempi  della  pa 

E  ce ,  ma  per  molti  fùperbi ,  5:  nobili  edifici ,  così  publici,come  priuari ,  ch'ella  ui  fece.per 
ciò  che  infin  à  quelli  dì  fi  vede  per  opera  di  Piero  fatto  il  ponteuecchio  fopra  Arno ,  e'I 
palagio  doue  habitano  1  Confòii  di  Mare ,  &  la  dogana  al  lato  dei  fiume .  L'aitar  mag- 
giore di  San  Franccfco  con  la  tribuna  fii  edificato  da  Gambacorti,oue  li  vede  vna  fepoi- 
turacÒqueflepociie  lettere  SE  PVLCHRVM  NOBILIVM  VIRORVM 
ET  MAGNIFICORVM  DOMINORVMDE  GAMBA  CVR- 
T I S .  dentro  il  monallero  è  vna  f èpoltura  per  le  donne ,  &  llauui  fcritto .  S  E  P  V  L- 
CHRVM  DOMINARVM  DE  GAMBACVRTIS.  In  vna  inuetriata 
di  quella  tribuna  fono  qucfleparole.  HOC  OPVS  FECERVNT  FIERI 
HEREDES  GERARDI  ET  BONACCVRSI  DE  GAMBACVR 
TIS  M   CCC  XLl,  iareligioadiSanwMaiiadeilaGfaciafuconJikuitada  vn 

de 


ttmtert  n*A 


l82 


DELLA    FAMIGLIA 


J'ier»  ti 

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Lotto  rt 
fcouo  dt 
Trtui^i. 


Torà  hté- 


Lotto  Ara 
uefcouo  di 

Pifa 

Triam» 
priore  CT 
generale . 

Prunti 
friore. 


Pietro  fai 
dato. 


Cioit/tnrtp 
S.di  rd 
di  Èagno. 

cherardf 
S.  di  Kal 


de  Gambacorti  :  il  quale  hebbe  nome  Piero  :  (ma  non  quelli  di  cai  di  (òpra  s'è  ragionato) 
il  corpo  del  quale  è  in  Veneria  in  molta  venerationedi  Santo,chiamandolo  comunemen 
te  tuffili  beato  Pietro  .  Nel  duomo  di  Pi(à  la  cappella  dell'Incoronata  tu  fatta  da  Gam- 
bacorti ,  &  in  lor  padronato  con  buona  entrata,oue  Ita  la  lepultura  di  Enrico  V I  Llmp. 
Lotto  Gambacorti  Velcouo  di  Triuigi,  riFece,&:  dono  grandi  entrate  alla  Ceirola  di  Pi- 
fa  in  Valdi  Calci ,  doue  vifle ,  &  morì .  Edincarono  ancora  San  Lorenzo,  &  Verano ,  & 
di  due  chielè  ne  h'cion  vna  .  La  chiela  di  Sanro  Andrea  fuor  del  porto  due  miglia  lonta- 
no dalla  cifra  tu  opera  de  Gambacorti .  Fu  opera  loro  la  chiela  di  San  Biagio .  Nella  cap 
pella  di  San  Giglio  l'alrar  di  San  Pietro,  &  vn'altro  altare  nella  chiefà  di  San  SebalHano 
turon  rizzati  da  loro,6:  à  tutti  due  parimente  donate  buone  rendite .  Da  Gambacorti  fu 
dentro  Piia  edificato  il  muniilero  di  San  Domenico,oue  Torà  figliuola  di  Piero  reilata 
vedoua  di  venti  anni  pigliando  contra  la  volontà  del  padre ,  &  de  tuoi  il  nome  di  Chia- 
raìi  relè  monaca,oue  pofcia  fatta  priora  fi  morì  lalciaro  per  la  lua  honei'la,&  religiota  vi 
ta  a  molti  oppenione  quali  certa ,  &  indubitata  di  iàntità,  come  li  vede  per  l'inlcrittio- 
ne  meda  nella  tua  iepoltura  :  la  quale  per  quanto  fòileneua  la  rozzezza  di  que  tempi ,  di- 
ce coli . 
HIC  lACET  DEVOTISSIMA  RELIGIOSA  SOROR  CLARA 

VITA  ET  MIRACVLIS  GLORIOSA 

PRIORISSA  AT(iyE  FVNDATRIX  HVIVS  MONASTERII 

FILIA  OLIM  MAG.  DOMINI  DOMINI  PETRI  DE  GAMBACVRTIS 

OBIIT  ANNO  DOMINI  M  CCCC  XX 

DIE  XVn.  APRILIS  ^ 

AETATIS  VITAE  SVAE  LXII. 
ET  IN  MONASTERIO  VIXIT  ANNIS  XXXVIL 
Hebbe  ancora  quella  tamiglia  oltre  gli  huomini  da  noi  di  iòpra  nominati  molti  altri 
huominichiari,&  illultri  non  poifi  nell'albero  :  perciò  che  non  iè  n'è  trouata  la  loro  di- 
fcendenza ,  leggendoli  ne  gli  annali  di  Lotto  Arciuelcouodi  Pilà,&  primato  di  Corfica, 
oc  di  Sardigna .  Trouali  fatta mentione  di  Priamo  commendatore  del  San  Sepulcro  di 
Pila  che  noi  chiamiamo  priore:  il  quale  fu  generale  nella  guerra,  che  hcbbero  iPilàni 
co  1  Re  d'Aragona  per  conto  della  Sardigna .  Fallì  anco  memoria  d' vn'altro  Priamo ,  & 
egli  altrisì  priore  :  il  quale  ville  a  tempi  di  Gherardo ,  di  cui  bora  bora  ragioneremo, 
il  Guicciardini  ta  mentione  dopo  la  venuta  di  Carlo  VII  I.in  Italia  &  della  liberta  refti-  D 
tuita  a  Pilani  ,  più  dVna   volta   di  Piero  Gambacorta    huomo  di  conto  &  lolda- 
to  ;  onde  li  vede,che  douettero  pur  reil.ir  in  Pila  de  G.ibacorti.&  ho  io  fcntito  dire  non 
eflev  gran  tempo  paflato ,  che  viueua  in  Pila  vna  donna  vnica  reliquia  ài  coli  nobil  tami 
glia,nó  effendo  dubbio,che  in  quelli  tepi  i  Gabacorti  fieno  affatto  ipenti  in  quella  città. 

'Di (^herardo  Signor  di  ZJ(tUi  3;tm9  &  de fùòifucceffor'i . 

Condotta  che  fu  la  cala  in  Valdi  Bagno,{ùccedetre  in  quella  Signoria  a  Giouanni  fi- 
gliuol  di  Gherardo  :  il  quale  fu  fratello  di  Piero  il  fìgliuolo,dal  nome  dell'auolo ,  & 
egli  altresì  chiamato  Gherardo  .  Collui  in  vna  guerra,che  mofle  Filippo  Viiconte  E 
a  Fiorentini ,  ditele  valoroiamente  vna  liia  rocca  chiamata  Garzano,iri  modo  che  eflèn- 
doui  de  nimici  morto  Zannono  Giulfinopolitano ,  la  fortezza  fu  liberata  dairairedio,& 
il  paeie  relfò  in  lomma  quiete,&:  ripolo .  Ma  lìiccedendo  poi  in  procellb  di  alcun  tempo 
la  guerra  tra  i  Fiorentini ,  &  il  Re  Alfonfo,Gherardo,  ò  non  vedendo  oiferuarli  dalla  re 
publica  que  patti,  che  turon  promeifi  à  Giouanni  tuo  padre^ò  che  non  gli  pareife ,  tentò 
di  dar  lo  llato  tuo  al  Re .  Dice  Bartolommeo  Facio,che  mentre  lì  tcnea  l'allèdio  à  Foglia 
no  egli  che  non  potea  con  lieto  animo  (offerir  la  lìgnoria  de  Fiorentini,  fé  quella  preter 
ta  al  Re  per  mezzo  di  Lodouico  Podio  .  Per  la  qual  colà  fi  mandarono  in  que  luoghi  al- 
cuni fanti ,  &:  caualli .  Ma  mentre  Gherardo  fa  tacitamente  venire  à  iè  coloro,che  doue- 

uan 


B 


GAMBACORTA  18^ 

A  nm  pigliare  il  calvello  di  Bagno ,  oue  egli  renea  la  cafa ,  &  tutte  le  fae  facolt à,tradito  dal 
nipote  :  il  quale  per  renderli  beniuolo  a  Fiorentini  s'era  mfìgnorito  della  fortezza ,  non 
potè  oiieruar  la  promclla  fatta  ad  Alfonlò,  perciò  che  egli  vi  giunte  quali  volando  il  ioc 
cerio  de  Fiorentini  :  il  quale  eflèndo  iùpenore  à  foluaci  regij  conlèruo  con  grandiJlima 
preda  tutto  quello  llato  alla  rcpublica .  Perdèdunque  Gherardo  la  (ìgnoria  di  Val  di  Ba 
gno  fi  coinè  trouiamo il dodicefimo  giorno d'agollo dell'anno  145-^  .Non  lalcio  per 
quclb  di  riceuer  meno  prontamente  il  P.e  la  dilpolìtion  di  Gherardo ,  come  che  niun 
hutto  hauefie  colto  dell'ottima  volontà  fua  verlo  di  lui.  perciò  che  trarrandoli  mi  ad  al 
cun  tempo  pace  tra  il  Re ,  &  i  Fiorentini ,  come  che  in  quello  grandemente  vi  s  operai- 
fé  l'indulhia  del  lòmmo  Pontetice,non  voleua  però  alla  detta  pace  giamai  il  Re  accon- 
g  lèntire ,  fé  così  a  Gherardo ,  come  a  Giberto  da  Correggio^  a  Niccolo  Guerriero  iion 
fi  reilituiuano  primieramente  gli  Ibti  in  quella  guerra  perduti ,  ma  la  cola  non  hebbe  al 
tnmenti  effetto ,  onde  a  Gherardo  cóuenne  rellarlì  à  Napoli,quelì:i  dunque  è  quel  Ghe- 
rardo :  il  quale  primieramente  fondò  la  cafa  de  Gambacorti  in  Napoli ,  certo  con  non 
inumili  aulpici ,  ellendoii  ella  quiui  non  mediocremente  d'huomini,  &  di  ilari  ampliata. 
Egli  hebbe  di  Marghenra  de  gli  Albizzi  figliuola  di  Rinaldo  caualier  molto  noto  neli'i- 
Ibrie  Fiorentine  cinque  lìgliuoli  malchi  ;  de  quali  due  non  hebbero  fucceflione,ciò  iono 
il  terzo  detto  Bartolommeo  :  il  quale  fu  caualicre  Gierolòlimitano,&  polfedè  la  cómen- 
da  di  San  Giouanni  in  Fonte  in  Padula,&  l'ultimo  Andrea,di  cui  non  ho  alrra  notitia.  Il 
quarto  detto  Sforza  padre  d'Antonio ,  il  cui  ramo  parimente  fi  ipegne,hebbe  tre  hgliuo- 

^  le  femmine  Diana  maritata  a  Manno  Mailrogiudice,  Ippolita:  la  quale  hebbe  due  man- 
ti Matteo  Rocco,&  Iacopo  Rombo,&  la  terza  il  cui  nome  fu  Lucretia  moglie  di  Gioua 
ni  de  Rolli  ;  onde  rella  a  parlar  delprimo,&:  del  tecondo . 

^ìf  tetro  Signor  di  Campochiarojf^  de fuo'ìficcejjori, 

Pietro  primogenito  di  Gherardo  fu  Signor  di  Campochiaro  :  il  quale  di  Seluaggia 
Strozzi  nobile  Fiorentina  fu  padre  de  tre  tigliuoli.che  nelfalbero  li  veggono:de  qua 
li  il  Iccondo  detto  Marcello  fu  parimente  li  come  il  zio  commendator  di  San  Gio- 
uanni in  Fonte .  li  pnmo  detto  Malateila  :  il  qual  fuccedette  come  primogenito  a  teudi 
procreò  di  Maria  de  Bailari)  figliuola  di  Giulio  da  Fifa  il  terzo  Signor  di  Campochiaro 
detto  Giouan  Batiila,ne  lìgliuoli  del  quale  manco  per  nbellione  &  la  iignoria ,  &  il  lan- 
^•aft  di  quello  ramo  più  principale ,  ò  li  come  gli  Spagnuoli  dicono  del  maioralco .  Fu 
nondimeno  Gio:Donato  vno  de  fuoi  figliuoli  maeiho  di  campo  de  iloldati  Italiani  in 
Francia  .  Vna  lorella  di  Gio.  Batilla  fa  maritata  nel  Baron di  Santa  Maria  à  Toro  di  ca- 
la Moccia,  ma  alcune  delie  lue  figliuole  reilate  pouere  li  mantarono  baaamente,veggen 
doli  per  ilpenenza  vno  de  gli  inlhomenti  più  viui  à  conferuar  la  nobiltà  efler  le  ncchez 
ze.  le  quali  elfendo  ancor  elle  molto  oppoixune  à  nutnria  virtù ,  quando  le  mancano 
par  che  rouinolàmente  caggian  con  effe  oc  la  nobiltà,&:  il  valore ,  che  lopra  quel  fonda- 
mento li  lolleneuano . 

1)eì  Si  mori  di  T  crac  a. 

Ferrante  figliuolo  terzo  di  Pietro  primo  Signor  di  Campochiaro  fìi  molto  fedele  à 
Re  Aragoneli,&  elfendo  nato  (otto  il  regno  del  Re  Ferdinando  il  vecchio  s'abbarre 
à  veder  la  mutatione  di  lette  Re  nel  reame  di  Napoli. per  mezzo  di  tante  tempeic  li 
conduaè  infino  à  tempi  dell'Imp.  Carlo  V.  lòtto  il  cui  felice  imperio  morì  di  77  aiuu 
colà  molto  rara  à  nobili  nel  regno  Napoletano .  Di  Antonia  Scondita  lua  moglie  oicie 
1  figliuoli  nell'albero  difegnaa  hebbe  vna  femmina  detta  Andriana:  la  qual  hi  monaca 
in  Santa  Maria  Regina  celi .  Ma  la  buona  moglie  al  marito  foprauiuendo,con  cui  era  per 
Io  fpario  di  44  anni  in  lòmma  concordia  Yiuuta;gli  fece  nella  già  detta  chiela  vna  lepol- 
tura  con  quelle  parole , 


D 


meo  Cam. 
di  S.  Giù. 
in  Fonte. 

Sforma 


MarceUo 
Coni,  di 
S. Oli.  Ut 


[t. 
Ci. 

eh:. 
ciò.  Bà  ■ 

l  dmvo- 
churo  uj. 

ciò .  Ve~ 
rato  mtte 
frrp  di  o- 
fo. 


yfnlltlJlt 

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(4 


Fahritl» 
S.diTtT4 
C4. 


SapKi»e. 


C'tt.SJt 


Cdrlo  s'tg. 
ò  cdiz4 
fecondo  » 

xyfrchdit 

Gio.  PtiO' 
lo  S.  di  ci 
UnZs  iij . 
Cèrio  Si^. 
di  ctli^ 

rrdnctfc» 

C».  BaU 

ddfftrrf. 

frtincefce 

S.durdf 


A 


184  DELLAFAMIGLIA 

FERDINANDO  PETRI  FILIO  GAMDACVRTAE  A 

CVIVS  MAIORES  PISARVM  DOMINATV  CLARVERE 
AP VD  REGES  ARAGONEOS  OB  REM  BELLICAM  SAEPIVS  BENE  GESTAM 

IN  CARIS  HABITO 
ANTONIA  SCONDITA  C^A  CVM  ANN.  FERE   XLIIIL 
CONCORDISSIME  VIXERAT  MARITO  OPTIMO   FECIT 
VIXIT   ANN.   LXXVII.   OBIIT  M  D  XLIII. 
Aniballe  lìgliuol  di  Ferrante  fu  Signor  di  Toraci  :  il  quale  Iiebbe  per  moglie 
Giouanna  Carrata  del  ramo  de  Duchi dAriano  .il 'ìio  primogenito  Ferrante  fi  mori 
fanciullojonde  redo  la  lìgnoria  di  Toraca  il  lècódo  fùo  figliuolo  detto  Fabritio.  Quello 
giouane  conobbi  io  di  grandi  forze,  &  per  eifer  alieuato lòtto  la  cura  di  Pietro  {ìio  zio,    g 
di  piaceuolillimi  coilumi .  Toliè  per  moglie  Virginia  Gambacorta  iùa  parente  nata  di 
Marcantonio,  &d'Iiàbclla  Colonna:  la  quale  portatogli  in  dote  il  cailello  di  Fraflb 
s'era  già  httoaflài  commodo  barone,fè  in  iùl  fiore  dellalùa  giouanezza  non  folTe  llato 
tolto  via  dalla  morte,  di  due  fùcfòrelle,  Aurelia  fu  monaca  in  Santa  Maria  Donnaro- 
mata,&:  Portia  tu  maritata  à  Vincenzio  Caracciolo  fratcl  di  Marino  Marcheiè  di  Buc- 
chianico  .  Scipione  fratel  d'Aniballe  con  la  diligenza,  &  parfìmonia  acquiito  di  molte 
ricchezze  :  il  quale  di  Goitanza  di  Montalto  lafciò  i  quattro  rigIiuoli,che  fono  nell'albe- 
ro .  Pietro  vltimo  de  figliuoli  di  Ferrante  è  Itato  padre  iènza  hauer  mai  tolto  moglie,  ha- 
uendo  hauuto  diligentiilìma  cura  de  1  figliuoli  del  fùo  fratello  Aniballe .  Songli  piaciute 
le  Ietterei  è  per  altre  iìie  parti  laudeuoli  degno  di  eilèr  commendato,  Runanc  .1  dir  de  ^ 
jbaronidi  Ciienza, 

7Jf  i  Sarom  di  Ctlenza . 

T  L  fecondo  figliuolo  di  Gherardo  Signor  ài  Val  di  Bagno,chiamato  Giouanni  fii  S .  di 
i-  Cilenzaj&hebbe  per  moglie  Margherita  Monforte,di  cui  oltre  i  figliuoli  mafchi  polli 
nell'albero  hebbe  tre  femmine.La  prima  di  colloro  detta  Francefca  inllituì  il  monalle 
ro  di  S.Maria  Regina  Ccli,eflendo  quella  caia  come  fi  è  veduto,molto  inclinata  alla  reli 
gione.la  lècòda  Laura  fu  moglie  dAntonio  Guinnazzo  baron  di  Mirabella.la  terza  il  cui 
nome  fu  Beatrice  iimaiitò  àGio.Batiila  Caracciolo  detto  Ingrillo,madre  del  preiènte 
Duca  della  Tripalda  &  di  tati  altri  honorati  caualieri  &  prelati  come  a  fùo  luogo  fi  diflc. 
Carlo  lI.S.di  Cilcnza  figliuol  di  Gherardo  hauedo  di  Dianora  Scilcare  de  Conti  d'Aiello  ^ 
auanzato  il  padre  dVn  figliuol  maichio,gli  andò  di  pari  nelle  femmine .  Quelle  furono 
Margherita,Domicella,&  Eufemia .  La  prima  moglie  di  Mutio  Capece,  la  feconda  Ba^ 
defia  di  S.Arcageloja  terza  monaca  in  S.Maria  Regina  C(^li.De  fùoi  figliuoli  Archileo  ha 
rra  caualieri  hauuto  nome  d'ottimo  caualcatore,di  cui  fece  métione  Pafquale  Caraccio- 
lo nel  lìio  libro  della  Gloria  del  Cauallo.Gio.Paolo  terzo  S.di  Ciléza  figliuol  di  Carlo  la  , 
kìò  di  Goilanza  Tuttauilla  de  Conti  di  Sarno  vn  figliuol  malchio  fènza  più  detto  Carlo 
Iin.S.diCilenza:il  quale  come  fi  conuiene  al  primogenito  della  cala,  (perciò  che  {pento 
il  primo  ramo,qucllo  vicn  nel  fuo  luogo)è  llato  molto  diligente  &  iòllecito ,  che  quelle 
memorie  nò  periicano .  Franceico  zio  di  fuo  padrc,di  cui  rella  a  parlare,di  Caterina  del- 
la Ratta  hebbe  Gio.Baldalfirre  nome  di  quella  famiglia,&  tre  femmine,  Aria  madre  del  B 
prefente  Baldaifarre  Acquauiua  Mavchciè  di  Beliate, Margherita  moglie  d'Antonio  M6 
forio,&Giouanad  Aniballe  Mailrogiudice  .  Gio.  Baldaflàrre  hauendo  di  donna  dicafà 
Colonna  generato  tre  figliuoli  malchi,hebbe  il  primo  fucceffore  nel  medelìmo  paienta- 
dojdi  cui  rellata  vna  fanciulla  detta  Virginia  fu  maritata,  come  dianzi  fi  dilTe  à  Fabritio 
baron  di  Toraca .  Il  fuo  iècódo  genito  detto  Franceico  reilato  S.di  Fralfo  &  di  Miiizza 
no  menò  per  moglie  Topatia  Agliati  nobile  Siciliana ,  ma  di  làngue  Pi  (ano ,  dì  cui  non 
fò  fé  habbia  ancor  procreato  figliuoli.Il  che  è  quanto  habbiam  potuto  raccorre  de  Gaba 
corti ,  fòpra  i  quali  più  ci  faremo  dillch  fé  io  haucllì  hauuto  copia  maggior  di  Icritfure. 
car.  1 8 1  .C.nel  leguente  anno  1 40 5  .acconcia  nell'anno  1 400" . 

DELLA 


DELLA  FAMIGLIA  MARRAMALDA. 


i8y 


H I  chiamerà  la  famiglia  Marramaida  ff^enta  nel  regno  di  Napoli ,  la  quale 
per  Io  valore  di  Fabritio  in  ranci  eccellenti  autori  per  tutta  Italia  &  per  mol 
te  parti  d'Europa,  oue  il  grido  dell'Italiche  hillorie  è  peruenuto,cosi  chia- 
ramente rifplende  ?  Ma  quel  nobile  giouanetto  reputa  eibnto  &  inlieme- 
mente  olcuro  ciò ,  che  hoggi  dentro  il  leggio  di  Capuana  &c  di  Nido  non 
(ènte  rifonare  .  mifèro ,  il  quals  in  così  llretto  cerchio  rilhinge  la  gloria ,  la  quale  mentre 
egli  auidamente  delìdera,  non  conoice ,  &  polàndo  l'animo  in  vna  falla  (èmbianza  di  lei , 
fi  pafce  di  cibo,  che  gonfia ,  ma  non  nutrifce,  perche  fatto  non  graflb ,  ma  idropico  tardi 
s'auuegga  d'eflèr  caduto  in  vn  morbo,  di  cui  homai  non  è  più  per  guarire.   Il  Marchelè 
B  dice  hauer  veduto  vna  hil^oriettadi  quelb  famiglia,  nella  quale  appariua;  come  ne'  tem- 
pi,che  Carlo  primo  fi  metrcua  à  ordine  per  ricuperar  la  Sicilia  ;  Andrea  Marramaldo  d'A- 
malfi huomo  valoroio  &  mtendente  delle  colè  del  mare  fu  creato  Capitano  d'alcune  ga- 
lee ,  il  quale  fu  quelli,  che  primiero  di  tutti  tirato  da  quella  lèruitù  venne  ad  abitare  à  Na- 
poli .  Ne'  tempi  del  Re  Ruberto  dice  edcr  fiorito  Guglielmo  caro  molto  al  Re ,  &  amico 
del  Petrarca'.  Quello  è  pur  frutto  bellillimo  &  pregio  molto  eccellente  delle  lettere  ;  che 
in  procellò  di  più  lècoli  lì  attribuilca  alfrui  a  ventura  et  à  chiarezza  l'ellere  ilato  amico,&: 
conolcente  d'vn  letterato,  mollra  nel  medefimo  tépo  edere  anchora  llato  chiaro  vn  Lan- 
dolfo, Se  ne'  tempi  più  balTi  vn'altro  Landolfo,  il  quale  fu  Cardinale  j  le  cui  inlègne  fi  veg 
gono  infino  a*  prelènti  dì  nella  cappella  de'  Marramaldi  in  làn  Domenico .  il  quale  eflère 
llato  Legato  apofiolico ,  oltre  il  Panuinio  il  dimollra  chiaramente  la  cronaca  del  Duca  di 
Q  Montelione ,  le  non  che  il  Panuinio  dice  lui  eflere  fiato  fatto  Cardinale  da  Bonibcio  I X. 
&  la  legatione  nell'allegata  ifioria  apparilce  fotto  Vrbano  V I.  di  cui  Bonifacio  fu  fuccef. 
(ore .  Conchiude  il  Marchelè,  ninno  di  elfi  hauere  pollèduto  terre,  ò  cafiella  eccetto  il  ca 
{ài  di  Lulciano  in  quello  di  Auerlà  antico  patrimonio  della  lamiglia  Marramaida.  Io  tro- 
uo  lòtto  l'anno  1585  Feulo  Marramaldo  chiamato  dalla  Reina  Margherita  madre  del  Re 
Ladiflao.V.n.&  Ciaberlano;  a  cui  dice  ella  dal  Re  Carlo  1 1 1.luo  manto  eflère  fiate  donate 
cento  cinquanta  oncie  di  rimuneratione.  L'anno  1 53?  i  )Cì  come  da  certe  Icricture  de  Sa- 
nazari  Ci  caua  ;  il  già  detto  Feulo  infieme  con  Ramondo  Vulcano,  &  con  Cecco  Tortello 
vengono  dal  Re  Ladillao  Sinilcalchi  della  cala  reale  chiamati .  Quefio  medefimo  Re,ap 
prelTo  del  quale  1  Marramaldi  furono  in  pregio ,  dona  à  FilippoAntonio  il  cafiel  dei  Fel- 
litti ,  il  quale  come  ne'  Sanlèuerini  dicemmo  Francelco  Tuo  figliuolo  vendette  poi  l'anno 
1 4 1  é'  à  Lionetto  Sanlcuerino.  Fa  l'hifioria  del  Duca  di  Monreiione  métione  d'Antonio, 
il  quale  quando  il  Patriarca  Vitellelco  fece  prigione  Gio.  Antonio  Orlino  principe  di  Ta- 
ranto, vi  fu  fatto  prigione  ancor'egli .  Nel  parlamento  d' Alfonlò  del  1 44  5  tra  il  nume- 
ro degli  altri  baroni  fi  legge  il  nome  di  Landolfo .    A  tempo  de'  padri  nollri  viflèro  Gio. 
Batifia,&  Fabritio.  di  Gio.Batifia,  il  quale  di  Fabritio  fu  zio  cugino  &  della  lùa  morte  ne* 
Colei  dicemmo ,  oue  di  Pietro  fignor  di  Procida  v  ii.  fi  trattò.  Fabritio,  di  cui  le  moder- 
ne hifiorie  fanno  ampia  mentione  conobbi  io  ellèndo  egli  già  vecchio .  Fu  bello  huomo 
del  corpo ,  ma  di  corta  vifia  ;  onde  vlaua  come  molto  in  Napoli  li  cofiuma,  di  portar  del 
continuo  gli  occhiali .  Se  le  piccole  colè  alle  grandi  fi  polfono  comparare ,  par  che  di  lui 
auueniflè  quel ,  che  di  Lucullo  celebratifiìmo  capitano  Romano  ii  Icriue  ;  perciohe 
ò  fianco  dalle  fatiche  militari ,  ò  pur  di  lùa  elettion  mollo,  forte  fi  diede  à  gli 
agi  del  viuere,e  a' piaceri  del  guilo,comeche  molto  folle  dalle  gotte  tra 
uagliato.  Morì  fignor  d'Ottaiano  donatogli  dall'Imp.Carlo  V. 
per  ribellione  d'Enrico  Orfino  Conte  di  Nola  l'anno 
I  yiS ,  non  hauendo  lalciato  di  lui  altro ,  che 
vn  figliuol  naturale,  in  cui  la  famiglia 
Marramaida  fi  Ipenlè , 


D 


CdpltOMt 

di.  ^alce, 
mo . 


Ldniolfi. 

Ldndolfé 
e  ardirai' 
It  Itgat* . 


Ftulo  cu 

htvldno  , 

rilippà 

f'Zner  det 
J-cliitti . 
fintomi. 


Ldndelfa 
hdron  di. 


Gto.  satP 
Ha. 

falciti» 
Si^.d'Ot- 
taiano,  et 
Capitano 
famefa. 


K 


18; 


DELLA    FAMIGLIA    MARZANA 


B 


D 


E  COSA  è  acconcia  a  farci  rauuedere  (guanto  fia  fragile,  &ca 
duca  ogni  humana  grandezza,  quella,  fènza  alcun  fallo  è  la  narra 
tionc  de  farti  della  famiglia  Marzana,più  che  alrra  famiglia  del  re 
gno  hor  alto,&  hor  ballò  polla  da  giuochi  della  fallace  fortuna . 
ottimo  efèmpio  a  cialcuno  à  Itudiarlì  à  trar  da  lei  qualche  vtil 
compenfb  ;  poi  che  eilendo  ella  cofàmutabilillìma,  &  leggiera 
'  non  è  fèmpre  apparecchiata  a  lafciarfi  dal  noliro  fènno  guidare , 
&  (ara  dall'altro  canto  à  gli  afflitti  di  qualche  riltoro,noneflèndo 
chi  che  fia  per  qualunque  auuerià  fortuna  da  difperailì,che  vn  dì  la  fua  milèria  in  lentia 
non  (ì  cangi,cotanta  mutabilità  veggendo:  percioche  i  Marzani  crefciuti  in  fòmma  repu 
tatione  a  tempi  di  Ruberto,crebbero  molto  più  lòtto  la  Reina  Giouanna  fùa  nipote ,  & 
fotto  il  Re  Carlo  III.  caddero  poi  precipitolàmente  lòtto  il  regno  del  Re  Ladiflao ,  S>c 
come  (è  la  fortuna  volellè  di  lor  traikilladì  tornatili  a  (olleuare  ne  tempi  del  Re  Alfonfò 
d'Aragona,li  tuffò  allatto  fòtto  quelli  di  Ferdinando  fuo  figliuolo  togliendo  loro  la  vita, 
&  gli  itati .  Ma  rimanendo  ancor  di  eflì  in  pie  qualche  rampollo,  non  illimerò  però  che  _ 
fia  in  guilà  lecca  la  virtù  del  {ùo  antico  pedale,che  no  polla  vn  di  produr  frutti  (imigliàti 
à  palTati .  Almen  da  me  non  rimarrà  di  dellar  nell'animo  loro  llimoli  d'honeita  gloria . 
Credelì  eglino  veramente  efièr  di  fàngue  Italiano  diicellj&:  di  loro  Ci  troua  qualche  memo 
ria  à  tempi  d  amendue  i  Re  Carli  padre,  &  figliuolo,  ma  di  non  molto  momenro>leggen 
doli  di  Simone  capitano  deirAquila,di  Riccardo  propollo  ad  alToldar  40  baleikieri,&  lì 
fatte  notitie,  le  non  che  lòtto  il  Re  Carlo  1 1 .  Ramondo  (ì  truoua  ellère  lìgnor  di  Marza 
no  veriò  l'anno  1 2 84, 5c  verlo  l'anno  1292  fignor  del  roedelìmo  luogo  Tommalò . 

2?i  Tommafò grande  ammiraglio ,  (P'  (jonte  di  Squillaci  Trimo , 

QYeiìi  io  ftimo  fia  poi  Aato  fatto  Conte  di  Squillaci  dal  Re  Ruberto  :  percioche  nel 
I  ^  1 7.  già  lì  vede  Tommalò  di  Marzano  ellèr  Conte  di  Squillaci .  del  quale  nel 
medelìmo  anno  fa  Giouanni  Villani  quella  mentione .   Nel  detto  anno  ellèn-  »» 
do  fallite  letriegue  del  Re  Ruberto  à  quello  di  Cicilia,  per  lo  detto  Re  Ruberto  li  fé-  »> 
ce  armata  à  Napoli  di  lèllanta  galee  lènza  altri  legni  pall'aggieri:  onde  fu  ammiraglio,&  *' 
capitano  M.Tommalò  da  Marzano  Conte  di  Squillaci,il  quale  con  mille  dugento  caua-  " 
lieri  &  gente  à  piede  affai  pafsò  col  detto  lluolo  in  Cicilia ,  &  pofèfi  à  Callell'a  mare ,  &  " 
poi  per  terra  mandò  per  valle  di  Mazara  gualcando  tutto  intorno  àTiapali,&  tutta  la  " 
contrada ,  &  le  galee  per  mare  alla  manna ,  facendo  grandilTimo  danno  di  tutte  biade ,  " 
che  erano  alle  piaggie,poi  ritornò  con  la  detta  bolle  per  la  via  di  Coriglione  à  Palermo ,  *» 
&c  quiui  per  più  giorni  dimorò ,  &  tutti  i  giardini ,  &  vigne  dintorno  alla  città  guallò ,  " 
&  le  tonnare  del  porto,  &  dal'hora  innanzi  vennero  in  quelle  manne  grandi  abbon-  *» 
danze  di  tonni,che  prima  non  ce  n'hauea,5c  poi  Ce  n'andò  per  tcrra,i  caualieri,  &  le  galee  " 
per  mare  infino  à  Meflìna ,  guallando  ciò  che  innanzi  fi  trouauano  lanza  riparo  neuno ,  ** 
&  intorno  à  Meflìna  flettono  ad  bolle  piùdi  xv.  dì  guallando  tutte  le  vigne,  &  giardini .  " 
Il  Re  Federigo  non  ardì  di  cóparire  ne  per  terra,ne  oer  mare,  ma  fi  dimorò  a  Callro  lan-  *' 
ni  con  fua  bolle,  per  la  qual  colà  l'ifòla  di  Cicilia  riceuette  in  quello  anno  più  di  guerra ,  *' 
che  prima  non  hauea  riceuuto  dal  Re  Carlo  primo  ne  dal  1 1 .  Quello  mede! imo  Tom- 
malò accompagnò  poi  il  Duca  di  Calauria  in  Fiorenza  l'anno  1^26"  come  il  medelìmo 
{crittore  dimollra  nel  principio  del  decimo  libro  delle  lue  cronache ,  ma  certa  colà  è  che 
nel  5  8  egli  non  è  più  nel  numero  de  viuenti .  fònomi  io  abbattuto  ad\na  fcrittura  del- 
l'anno 1 3  5  I  à  7  di  nouébre,nella  quale  fifa  mentione  come  Anallafìa  Montorte  rellata 
già  vedoua  di  Ramondo  Orlino  Conte  palatino,  &  di  Nola,  marita  Simona  fùa  figliuola 
à  Tommalò  Marzano  Conte  di  Squillaci,^  marefciallo  del  regno  con  mille  oncie:  il  che 
mi  fa  credere  per  hauer  egli  in  quei  tempo  figliuoli  già  grandj,collei  elfergli  llata  feconda  * 

Ri         mo- 


Stmtiu. 
XKC*rd*. 
Sdmtnd* 
S.  Jt  Aléf 


*> 


i88  DELLAFA  MIGLIA 

moglie.  Pcirc  che  il  figliuolo  (uo  primogenito  foITe  giiì  morto  in  vira  del  padre ,  &:  che  di  J{ 
lui  toilc  rimab  Maria  fùa  primogenirarla  quale  era  fiicceduta  al  Ioio,&  a  RoccadVJpro . 
Io  llimo  che  quello  (ùo  figliuolo  haueflè  hauuro  nome  Riccardo;ik;  che  tolle  quello  che 
per  la  moglie  Margherita  d'Aquino  iùccedctte  ai  conrado  d'Elcolo  :  percioclie  Maria  di 
Marzano  truouo  io  elFere  llata  figliuola  di  Riccardo ,  oc  i'età,^  i  tempi  corrifpondono . 

Ti  Cojfredo  grande  ammiraglio ^  &  Conte  di  Squillaci  / /. 

CO  M  V  N  Q^Y  E  ciò  (ìa  l'altro  fùo  figliuolo,che  per  Io  mancamento  del  primo  fùc 
cedette  al  titolo,  &airvfiicio  del  grande  ammiraglio  del  padre  tu  Gollìedo .  La 
onde  nel  rellaraento  del  Re  Ruberto  liipolato  l'anno  i  ^43  à  i  <^  di  gennaio,  fi  ve 
de  che  vno  degli  elècutori  del  detto  teiì:amento,&  volunta  reale ,  per  ordine  di  detto  Re  q 
nel  mede! imo  tellamento  eipreiro  è  Goilredo  di  Marzano  Conte  di  Squillaci,  &  ammi- 
raglio del  regno.  &  oltre  acciò  infin  dell'anno  j  5  55»  quella  mention  ta  di  lui  il  già  detto 
'   Villani  neli'vndecimo  libro  delle  fuc  iiloric.  Nel  detto  anno  a  di  i  7  di  nouembre  hauen 
"  do  la  gente  del  Re  Ruberto  preià  l'ilòletta  di  Lipari  in  Cicilia  <2c  alTediato  il  callello  di 
"  quella^oc  molto  lì:retto;il  conte  di  Chiaramente  di  Cicilia  colla  forza  de  Mefiinefi  armò 
*'  in  Cicilia  8  gAcc  &  7  vfcieri ,  &  40  legni  con  gente  aflai,&  venne  al  loccoiio  di  Lipari . 
"  Eti'ammiraglio  del  Re  Ruberto,che  era  M.Giufredi  di  Marzano  Contedi  Squillaci  rnae 
''  ilreuolmentc  fece  ritrarre  Ilio  hoiìc  dal  cartello ,  &  ridurre  al  Tuo  nauilio  dall'vna  parte 
"  del  goll-o,&  armò  1 8  galee  &  lèi  vfcieri;  &  vna  cocca,che  v'hauea:  &  diede  luogo  a  Cici- 
*'liani,(i  che  fornirò  il  callello  con  grande  fella. &  gazzarra.La  mattina  apprefio  volendoli 
"partire  il  conte  di  Chiaramonte  per  tornare  à  Meilìnad'ammiraglio  del  Re  Ruberto  gl'af  ^ 
''lali,(5c  la  battaglia  fu  in  mare  a(pra,6c  dura.Allafine  i  Ciciliani  furono  {confitti,  &  morti, 
"(S:  prelo  il  Conte  di  Chiaramonte  con  molta  buona  gente  di  Menina,che  pociii  ne  Icam 
"  paro  :  e  arrendelli  il  callello  alle  genti  del  Re  Ruberto.  Di  quello  Goffredo  io  truouo  nel 
regio  archi uio  fatta  mentione  nel  1348  oiie  inlìeme  con  Tommafo  Sanfeuerino  gran 
Conellabile  è  dalla  Reina  Giouanna,  oc  dal  Re  Lodouico  eletto  per  inreruenir  nella  trie- 
gua  che  hauea  à  farli  co'  capitani  del  Re  d' Vngheria .  Ma  mi  è  ancora  naf collo  quando 
egli  li  muoia .  So  bene  lui  liauer  hauuto  per  figliuoli  Ruberto ,  &c  Tommalò . 


Ti  Ruberto  grande  ammiraglio, &  Conte  di  Squillaci  111. 

FV  Ruberto  Conte  di  Squillaci,&:  ammiraglio  del  regno,  &:  per  fcrittura  del  1 5  70  fi 
vede  che  dona  vn  feudo,  &  altri  beni  ad  vn  Iacopo  Antonio  di  Leone  di  Beneuen- 
Tommdfo  to  .  Tommafo  io  truouo,  che  egli  fu  fatto  Conte  d 'Alifi  dalla  Reina  Ciouanna,  ne 

<  ctc d'^      ale ^-^^  i-^-,(-  ii-joria  mi  è  occorfò  vedere  dell'vno ,  o  dell'altro ,  fé  non  che  Tommafo  par  che 
egli  li  muoia  lenza  figliuoli,onde  ad  Alifi  fuccedette  Ruberto  fùo  fratello . 

Ti  Iacopo  grande  ammiraglio .  Conte  di  Squillaci  1111,  &  Vuca  di  Sefja primo , 

c.fc//i?  r^  ^  Ruberto  nacque  Iacopo  &  egli  altresì  come  il  padre  Conte  di  Squillaci, &  ammi 
fsr^raca  1— «^  raglio,^  Goftiedo  Conte d'Alih  &  gran  camarlingo  .  Di  Iacopo  trono  fcrittura 
marlin^Q .  ^]^l  i:^y:>  che  cófcrma  a  Iacopo  Antonio  di  Leone  il  feudo  donatoli  dal  Còte  Ru- 

heito  fuo  padre3&  in  quello  medelimo  anno  lì  legge  lui  hauer  dallaReina  Giouannacó- 
prò  per  2  f  iiìila  fiorini  la  città  di  Sefià  :  lì  come  il  fratello  Goffredo  per  i  5-  mila  comprò 
1  laiiO .  Crebbero perciò,&  per  gl'antichi  Itati  amendue  quelli  fratelli  in  fòmmarcputa- 
tione,&  vilfero  grandi,&  filmati  non  fblo  per  tutto  il  tempoche  ci  viffe  la  Reina  Giona 
na  prima ,  ma  per  tutto  il  regno  del  Re  Carlo  1 1 1  .&  parte  di  quello  di  Ladillao  :  dal  qua 
ie  f  lì  Iacopo  creato  Duca  di  Sella;  il  fecondo  di  tutti  i  baroni  :  il  quale  di  f àngue  no  reale 
haueffe  lìd  reame  di  Napoli  dopo  la  venuta  de  i  Re  hauuto  titolo  di  Duca,  ellèndo  il  pri 

mo 


D 


M    A    R    Z    A    N  A.  i8p 

^  mo  flato  Fnnccfco  del  BaIzo  Duca  d'Andri .  Eran  dunque  cjuelli  fratelli  non  fole  gran 
di, ma  fedeli  molto  al  Re  Ladillao,&:  nelle  contelè,clie  pallàrono  tra  il  detto  Re,  &  Luigi 
d'Angio  fuo  competitore  nel  Regno  furono  a  Ladiilao  di  giouamento,  &  di  profitto 
grandiifimo;  il  che  efiendo  ottimamente  conolciuto  da  Sanleuerini  ;  i  quali  appo  Luigi 
erano  in  grande  iì:ato,6<:  temeuan  per  cjueiìo,  che  perieuerando  eglino  nella  fede  di  LadiI 
iao  non  mai  a  Luigi  farebbe  venuto  fatto  d'effer  iignor  di  quel  regno:  con  tortaio  no  1  An 
gioino  che  col  parentado  co'  Marzani,  vedcflè  di  /piccarli  da  Durazzefchi  ;  &  per  queiii 
via  efièrgli  ageuole  a  confeguir  interamente  il  fìio  dcliderio .  Jl  che  lenza  alcun  fallo ,  tu 
la  rouina  de  Marzani,hauendo  il  Duca  dato  vna  f  ìia  fìgiiuola  al  Re  Luigi  per  moglie,  per 
cicche  toflo  che  fu  fatto  il  parentado ,  il  Ducaprefè  l'arme  in  difefà  del  Re  Luigi  arman 
do  infin'al  numero  di  looo  caualli  contra  il  Re  Ladillao:  il  quale  ,  &:  egli  mando 

T,  Giouanni  della  Terza  con  i  oc  lancie  fòpra  la  Rocca  di  Mandragone,difcorrendo,&:  fac- 
cheggiando  quel  paefè  :  il  quale  era  del  Duca  .  Ma  fianchi  amendue  della  guerra,&:  tram 
mettendouilì  per  mezzo  Giouanni  Tomacello  fratello  di  Papa  Bonif atio ,  fecero  triegua 
per  vn'anno  :  per  la  qual  cagione  il  matrimonio  col  Re  Luigi  non  hebbe  effetto,  ma  non 
per  quefto  fi  cefsò  daH'arme.concioliache  /pirata  latiiegua,dinuouo  iMarzanihauefTero 
riprefo  l'armi  contra  il  Re  Ladillao,  &  il  Conte  d'Alifi  iniìgnoritofì  di  Capoa,  teneffe  an 
Cora  in  fùo  potere  le  torri,&  il  caikllo  :  &  fé  bene  il  Re  hauea  contra  le  lor  cailella  man- 
dato con  fiorito  efièrcito  Cecco  dal  Borgho,iIqualfepoiMarchefèdiPefcara,eglinonon 
dimeno  fi  difendeuan  gagliardamente,&  furono  di  tanta  potenza,che  partito  il  Re  Lui- 
gi d'Italia  per  Francia  ;  non  potendo  egli  alle  forze  di  Ladillao  più  contraltare,  &c  perciò 
venuti  quali  tutti  i  baroni  del  regno  alla  fùa  vbbidienza,fòlo  i  Marzani  con  pochi  altri  ri 

C  Gufarono  d'interuenire  a  quel  parlamento,  &  di  preiìiare  il  debito  homaggio  al  Re  :  il  qua 
le  fieramente  con  elio  loro  di  tanto  orgoglio  adirato  ;  (i  metteua  in  ordine  per  aflaltarli , 
quando  nel  i404fòprauennela  morte  del  Duca  :  perche  a Goflredo  venne  occaiione  di 
riconciliarli  col  Re,mitigato grandemente  da  alcune  pratiche  di  parentado  che  il  Re  l'ha 
ueua  propoitocercando  dal  Conte  vna  figliuola  vnica ,  che  egli  haueua  per  moglie  d'vn 
fùo  figliuolo  naturale,  à  cui  hauea  per  quello  dato  titolo  di  Principe  di  Capoa ,  &  con  le 
lòllenità,chea  que*  tempi  fi  colKimauano coli  fattolo  caualcare  per  Napoli ,  ma  egli  fi 
vaifèdi  quell'arte  fòlo  per  toglier  Tiano,&  Alifi  con  l'altro  fì:ato,che  haueua  à  Gofiredo, 
hauendo,in  vnmedefimo  tempo  fpogiiatoGio;  Antonio  figliuolo  di  Iacopo  di  tutto  lo 
flato  paterno .  Fu  moglie  di  Iacopo  Caterina  Sanfèuerina ,  della  quale  hebbe  oltre  il  fi- 

T^  gliuolo  mafchio  tre  femmine  Maria  già  detta  :  la  quale  chiamata  Reina  di  Napoli  ;  ben- 
ché non  haueflè  mai  confiimaro  il  matrimonio  col  Re  Luigi ,  (i  rimaritò  pofcia  tre  volte 
col  Cote  di  Celano.col grande  Sforza,& col  Conte  di  ManuppeIlo,AngioIella  moglie  di 
Luigi  Camponefco  Conte  di  Montuoro,&  vn*altra,di  cui  non  ho  fin'à  qucll'hora  troua 
to  il  nome ,  fé  ella  non  fu  Caterina  Conteffa  di  Mirabelle . 

Z?/  Cioi^ntonio  grande  ammiraglio,  ^onte  di  Squillaci  U .  Et  Vuca  di  SeJJa  fecondo  . 

GIo:  Antonio  eflfendo  reflato  fanciullo  fi  lungo  tempo  infìeme  con  la  madre ,  & 
con  due  forelle  tenuto  prigione  dal  Re,non  fènza  fof petto,che  il  Re  hauefle  in  di- 
uerfl  tempi  tentato  l'honeltà  delle  fanciulle .  talché  per  la  fua  fanciullezza  &  per 
E  la  prigione  non  trono  di  lui  altra  notula  lòtto  il  regno  di  Ladiflao .  In  quel  della  Reina 
Giouana  fé  ne  trouano  molte ,  &  la  prima  fi  e  (però  che  egli  fèguitaua  il  Re  Luigi  )'quan 
do  sforza  capitano  <\\  effa  Reina  profsrtofi  coti  à  lei,  come  al  Re  Altonfo  di  tirare  i  baro 
ni  Angioini  alla  lor  deuotione  ;  tra  primi  accordò  il  Duca  di  Seifa  ;  che  tu  l'anno  1422, 
&  oper  quello  accordo  fatto,ò  per  Io  parétado,che  eglicontraflé  con  la  Reina,perciochc 
Couella  Rulla  cugina  carnale  del  Re  Carlo  III.&:  zia  per  quello  della  Reina  Giouan- 
na  era  tua  moglie,  fèguitò  coilantifTì inamente  tèmpre  le  parti  della  Reina  ;  onde  fi  vede , 
che  egli  fu  vno  di  quegli  capitani  :  i  quali  vennero  a  metter  l'aflcdio  alla  città  di  Napoli  : 

K     }  la  quale 


i^o  D  E  L  L  A     F  A  M  I  G  L  I  A 

Li  cjuals  in  potere  del  Re  Alfonfo  già  f<irro  nimico  della  Reina  era  peruenuto.Et  rilloria  A 
del  Duca  di  Montelione  :  onde  rurte  quelle  memorie  fi  ricolgono ,  narra  come  in  vnadi 
fucile  karamuccicjche  contmuamentc  tra  il  campo,  oc  i  Napoletani  ii  taceuano ,  fu  vc- 
ci(ò  Malacarne  capitano  delle  genti  del  Duca  di  SeiTa .  Ma  verfo  il  fine  dei  regno  di  Gio 
nanna,  hauédo  ella  volto  l'animo  a  riceuer  di  nuouo  nella  fìia  gratia  il  Re  Alfonfo,  pare, 
che  à  ciò  (i  ^o'X-i  ancor  volto  il  Duca  Giouanni  Antonio ,  &  ne  farebbe  ageuolmente  (è- 
g'diro  l'elFetto ,  iè  dalla  moglie  del  Duca  non  folle  ogni  co(à  Itata  impedita  :  la  quale  per 
la  nimicitia,che  hauea  col  marito,fdegnata  con  Altonio,  fauorito  in  ciò  prima  da  lei  che 
al  marif o  U  [olle  gettato,  tolfe  à  Liuorire  Luigi .  Ma  eflendo  poco  di  poi  {acceduta  la 
morte  della  Reina;il  Duca  ièguì  del  tutto,come  il  Facio  dimoitra,  la  fattione  Aragonefè. 
Ne  fa  punto  inutile  al  Re  l'opera  di  Qo:  Antonio  :  percioche  per  mezzo  di  Gio:  Caraina 
meo  lv.o  vaiolilo;  a  cui  era  cómeffa  la  guardia  d'vna  delle  torri  di  Capoa,nó  che  della  ree  3 
ca,nu  della  città  preilamente  s'in(ìgnorì;il  che  aperfè  (ènza  alcun  fallo  la  llrada  ad  Alton 
io  d'imp?.Qronirli  del  reame  di  Napoli .  Entrato  in  Capoa ,  &  mentre  quella  diligente- 
mente attende  à  guardare ,  ruppe  con  l'opera  di  Menicuccio  dall'Aquila  il  Conte  Anto- 
nio dal  Pontadera  :  &  poco  di  poi  con  bella  maellria  di  guerra  egli  poiè  in  rotta  Eerlin- 
gieri  Caldera .  Ma  venuto  il  Re  Alfonlò  à  Gaeta ,  &  deliberato  di  combatter  con  l'ar- 
mata del  Duca  Filippo ,  il  Marzano  entrò  in  galea  col  Re ,  &  neH'iikflò  legno  infìeme 
con  Alfonfo,  &  col  Principe  di  Taranto  fu  fatto  prigione  :  non  dimeno  eflendo  Alfonlò 
per  quella  memorabil  liberalità  del  Duca  Filippo  di  prigion  liberato,anzi  tatto  fèco  ami- 
llàjòc  confederatione,  fu  il  Duca  di  Sella  mandato  innanzi  nel  regno  per  attendere  à  ri- 
nouar  lagu-rra,&  à  trauagliare  1  nimici  mentre  il  Re  ne  veniua,  nelle  quali  colè  con  l'vlà 
to  valore,  &  tede  portatoli  finalmente  le  ne  acquilo  la  vittoria  ad  Alfon{ò;onde  il  Duca 
interuenne  nel  monto  del  Re  &  poco  di  poi  nel  Tuo  parlamento,&  in  guilà  fi  guadagnò 
la  gratia  iua  per  tanti  lèruigi  fattili ,  che  il  Re  diede  vna  lìia  figliuola  per  moghe  à  Mari- 
no figliuolo  del  Duca.  Viue  Gio:  Antonio  l'anno  1 445),&  più  oltre  di  lui  viuente  non  tro 
no  memoria,ma  certa  cola  è  lui  efler  morto  lòtto  il  regno  del  Re  Alfonlo,&:  per  quei  che 
da  molti  luoghi  ricolgo  tu  valorolò  lignore ,  &  da  bene . 

^i  Marino  grdnde  ammiraglio  Vuca  di  Stjja  ì  I  !.&  T)uca  di  Sfui^aà  , 
O"  Principe  di  'Rojjano  Primo , 

IL  matrimonio  tra  Manno,&  Leonora  d'Aragona  figliuola  del  RcAlfonlò  douette  lue  D 
cedere  incótanéte  che  il  Re  s'indgnorì  del  reame, percioche  già  veggo  efler  genero  del 
Re  l'anno  1 44^,  nel  qual  anno  (  piche  la  lìia  potenza  fi  vegga)  nella  città d'Andri,& 
(òtto  la  data  de  2  di  nouembre ,  il  Re  Alfonlò  gli  conferma  viuente  il  Duca  di  Sella  lìio 
padre  quelli  llati .  Il  principato  di  Rollano ,  il  Contado  di  Montalto,Briatico,  Mifiano 
co'  Calali,  Motta  di  Policaltroco'  Calali,  Motta  di  Calimera,  Motta  di  loppoli  co*  Ca- 
lali :  Cocoruini,Simmari,  Calòbono,  Roccaro ,  Gerentia  con  la  Ialina  di  Menato,  Cacca 
ri.  Ialine  di  San  Giorgio,  Berzino,  Vmbriatico,Cucrucolo,ScaIa,Cariati  con  la  terra  vec- 
chia ,  (^.n  Maurello  col  fondaco,  Carpani,  Pietrapaula ,  Curihano ,  Caloriti ,  Calopczza 
to,Bucholien,Caloieri>GerzianoXacerenza,Policall:ro,pagamenti  filcali,&:  altre  co(è,&  E 
egli  è  chiamato  Duca  di  Squillaci,&  il  padre  è  Duca  di  Selfa .  Al  parentado,6'  alla  gran- 
dezza dello  llato  aggiùfe  il  Re  nella  perlòna  di  Marino  riputatione.per  vlàr  con  elio  lui 
ogni  lorte  di  tauorc.-perche  volendo  con  honori  grandi  riceuere  l'imp.  Federigo  à  Napo 
iijgli  mandò  primieramente  incontro  Marino  inlìeme  col  Duca  d' Andri ,  &:  col  Cont« 
di  Celano,6c  con  altri  caualieri  per  fargh  la  Itrada.che  fu  l'anno  1 4  5- 1  ,di  che  il  Patio  fe- 
ce mentione.L'anno  lèguente  gli  donò  il  Re  lotto  la  data  de  5-. di  luglio  la  baronia  di  Fu 
(caldo  ,  &:  la  terra  di  Paula  in  Calauria  per  morte  di  Polilèna  di  Fulcaldo  rellata ,  come  i 
feudilli  dicono,in  capillo,che  detti  luoghi  renea  così  dalla  corte  regia,come  da  quella  del 
la  madre  del  principe  Manno  :  &;  coi  dono  aggiunte  tali ,  oc  così  fatte  parole  in  teliimo- 

nianza 


M    A    R    Z    A    N  A.  i5>f 

j^  nianza  del  fùo  valorcjchc  nulla  più.  Ma  niuna  di  cjudiecofè  il  ritcnnc,moito  che  fu  ilRc 
Alfbn{ò,che  egli,oItre  ad  ogni  conueneuolezza ,  non  pigliafle  l'armi  conerà  il  Re  Ferdi- 
nando luo  cognato  in  fauor  di  Giouanni  iìgliuol  di  Renato,  cui  per  auuentura  non  douc 
uà  hauer  mai  conokiuto,il  che  di  vero  rende  chiaro  fègno  della  ìiia  maluagita-,  li  Fonta- 
no che  li  medeiimo  conf-erma,  cjuelie  parole  di  lui  dice,le  quali  perche  il  {ùo  coilume  di- 
mortrano  non  ho  voluto  tacere .  Gio:  Antonio  il  maluagio  animo  del  giouanetro  cono  » 
fcendo  fé  l'hauea  tolto  dinanzi  con  proponimento  di  non  hauerlo  in  luogo  di  figliuolo  ,  »» 
iè  Alfonfb  datagli  per  moglie  la  Tua  hgliuola  Leonora ,  con  l'aggiunta  d'vn  grandilhmo  »» 
flato  non  l'haueflc  raeflb  in  gratia  del  padre ,  con  tutto  ciò  il  padre  ,  che  la  peruerfà  na-  »* 
tura ,  &  i  fozzi  collumi  del  figliuolo  ottimamente  comprendeua,fu  più  d'vna  volta  mcn  »» 
tic  egli  viflèfèntito  dire  fòfpirando  da  famigliari,  che  egli  farebbe  llaro  l'abballamen-  » 

g  to ,  &  rouina  della  cafa  Marzana  .  Venuto  dunque  il  Duca  Giomel  regno  Tanno  1 45^^  " 
Marino  il  riceuette  à  Sella  con  magnifico ,  &  fùperbo  apparecchio  ,  &  fbpra  tutto  con 
inellimabile  allcgrczza,nó  fàppiendo  che  quella  nello  fpatio  di  non  molti  anni  in  pianto 
s'hauea  à  conuertire  .  Ma  non  riulccndogli  il  cacciar  Ferdinando  come  immaginato  ha 
uea ,  fi  volle  à  quella  fcelerata  congiura  d'vcciderlo ,  fòtto  titolo  d'eflère  à  parlamento  le 
co  per  rrouar  qualche  alletto  alle  lor  differenze ,  infin  con  hauer  fatto  auuelenare  le  col 
tella,con  che  l'haueano  a  finire .  Diranno  alcuni ,  che  imprudenteméte  io  mi  faccia ,  che 
doue  dourei  parlare  in  honor  delle  famiglie,  con  raccontar  quelle  colè  le  vitui'rcri  :  a  qua 
Il  rifpondo ,  che  il  fine  di  quell'opera  è  il  moflrare  la  perfettion  della  nobiltà,  &c  non  de 
collumi  :  le  quali  due  colè  chi  indemcmente  confonde,  quelli  à  me  pare ,  che  poco  s'in- 
tenda di  nobiltà,rè  bene  ella  dalle  laudeuoli  opere  riceua  ornamento,&  facciali  migliore. 

C  £t  per  cjucllo  Homero  facccndo  l'albero  di  Glauco ,  come  che  chiami  Bellorof  onte  luo 
auolo  huomo  giullo,  <3c  lènza  co  Ipa,  non  però  arrofsì  di  chiamare  Sififo  auolo  di  Bello- 
rofontcilpiiireo,&  maluagio  di  tutti  gl'altri  huomini  :  per  quella  cagione  Francefco 
Re  di  Francia  non  fi  elTendo  mai  curato ,  che  Dante  haueffe  detto  mille  mali  de  Re  Fran 
zeh  fòle  non  potè  llar  làido  à  quel  verfò . 

Ftalmol  futd'vn  heccaìo  di  Tarìgi , 
nel  quale  era  vfàro  dirc,che  il  Tolcano  Poeta  métiua.  A  Marino  dunq;  ritornando  dico, 
che  portatoli  egli  in  tutta  quella  guerra  da  fiero  nimico  del  Re,finalmére  fu  trattata  la  pa 
ce  tra  loro  con  hauere  il  Re  Ferdinando  dato  Beatrice  fua  figliuola  la  quale  fu  poi  Rema 
d*  Vngheria ,  per  moglie  à  GiorBatilla  figliuolo  di  Marino,  &  mandatoglela  infin'à  Sefla 

rv  alla  fùa  forella  Leonora  per  vn  pegno  della  pace,&  del  matrimonio,elIendo  amédue  fan- 
ciullijil  che  fùccedette  la  llate  dell'anno  146^  .  Ma  hauendo  l'anno  fèguente  IcopertoiI 
Re  nuoue  prariche  di  Marino ,  &  per  quello  à  fé  chiamatolo ,  &  vlàto  verfò  di  lui  molti 
fègni  d'amoreuolezza,  poi  che  conobbe  manifellaméte  nò  poterli  di  lui  più  fidare;il  fece 
prigione,&  toltogli  lo  llato  prelèla  cura  della  mogIie,&  de  figliuoli:  i  quali  tutri  à  le  fece 
venire,&  in  dmerli  tempi  Couella  die  per  moglie  à  Gollanzo  Principe  di  Pelàro,Marghe 
lira  maritò  in  Grecia,&  Maria  congiunlè  con  Antonio  Piccolomini  principe  d'Amalfi 
reilato  già  vedouo  d'vna  figliuola  del  Re . 

7)i  (jioiBatìjId  Principe  di  beffane pcondt , 

E  ^T  Acque  Gio:  Badila ,  come  l 'illoria  del  Duca  di  Monteleone  dimoflra  nell'arriuar 
1  ^  à  punto  che  fece  il  Duca  Gio:nel  regno  ;  il  quale  riccuuto  à  Seira,come  li  diirc,dal 
Principe  Marino  leuò  il  fanciullo  dal  làcro  fonte  del  battefimo ,  &:  del  Principe 
diucnnc  compare.Fugli  promelTa  per  moglie  la  figliuola  del  Re  hauèdo  di  poco  i  cinque 
anni  finito,ma  meflb  per  lo  fallo  paterno  ancor  egli  così  fanciulletto  in  prigione,  hcbbc 
in  ciò  la  fortuna  fimigliante  à  quella  dell'auolo  fuo  Gio;Antonio,ma  in  tanto  peggiore , 
quanto  il  fine  fu  molto  diuerlò,percioche  disfatto  il  matrimonio  del  Re,  &  data  Beatri- 
ce à  lui  promelfa  ai  Re  d*  Vngheria,  ville  con  poca  fperanza  d'hauere  à  ritornare  ncil'anti 

co 


foaio . 


Sigifm 
do , 


icjz  DELLA     FAMIGLIA 

co  (ùo  flato,  pure  e  mi  ricorda  hauer  letto,  come  che  bora  di  ciò  il  luogo  non  mi  fòuuen  A 
ga  lui  tatto  già  grande  hauer  tolta  per  moglie  donna  di  cala  Sanleuerina  del  ceppo  di  Ca 
paccia,&  ò  che  non  hauelk  di  lei  generati  hgliuoli ,  ò  per  cjual  altra  cagione  li  tofle  Ipe- 
gnerlì  tìnalmente  in  lui  ogni  grandezza  della  Marzana  famiglia ,  ne  di  ella  altro  eiler  ri-. 
malo ,  che  i  diicendenti  di  Akobello . 

T>i  ^ìiobello  i<^  fuoì  difcenJ.em'ì , 

GIo  :  Antonio  Duca  di  Sellìi  hebbe  vn  fìgliuol  naturale  detto  Altobello  :  a  cui  donò 
tre  calklla, Rocca  romana,Baia, &  Latino,di  che  impetrali  conicntimento  del  Re 
in  fan  Seuero  ,  il  z  o .  giorno  di  giugno  dell'anno  i45"7'  Tollè  collui  per  mo- 
glie donna  di  cala  di  Sangro,del  qaal  matrimonio  nacque  Gio:  Antonio  huomo  (  (è  la  fa  -n 
ma  di  lui  non  è  tallà  )  d'inelbmabil  valore .  il  Porrlo  nella  congiura  de  Baroni  dice ,  che 
il  Re  fra  gli  altri  baroni,a  cui  tollè  la  vita^tece  morir  Gio:  Antonio  Marzano,che  dintor- 
no à  5  o  anni  era  viuuro  prigione,ch2  (è  di  c]ucilo,o  d'altro  intenda  a  me  non  è  noto.ma 
di  cui  s'intenda,il  numero  degl'anni  è  da  Icemare  in  ogni  modo .  Sigilìiiondo  figliuolo 
di  G:o:Antonio,di  Beatrice  d'Afflitto  {ìiadonna  procreò  il  fecondo  Gio:  Antonio,  padre 
di  c|ucgli,che  hoggi  viuono,ne  quali.o  ne  dilcendenti  de  quali  lè]làra  mai  tanta  virtù ,  ò 
fortuna,  che  in  qualche  modo  venga  lor  fatto  di  poter  lòllcuar  da  terra  il  prello  che  Ipen 
to  tronco  di  cosi  chiara,&  illullre  progenie,sì  potranno  lènza  alcun  dubbio  vantarli  d'ha 
uer  rizzato  in  pie  vna  delle  più  nobili,&  gloriole  famiglie  d'Italia . 

DELLA  FAMIGLIA  CELANA  OVER  DE  C 

CONTI  Di  CELANO. 


Torrr^tffo 
Con  e  di 
Cela/it . 


7LSQ~^f  A  cafà  di  Caltiglia  dal  regno  che  ella  hebbe  poi  d'Aragona ,  fu  cognomi- 
^]^i|  nata  d'Aragona ,  &  così  quelli  lìgnori  che  ne  lòn  rimali  tutta  via  (1  chia- 
mano .  Il  mededmo  auuenne  a  Conti  d'Alpurgh  entrato  che  fu  nella  lor 
famiglia  il  ducato  d'Aullria .  Onde  molti  Ilimano  che  quel  Duca  d'Au- 
Ul  ilria ,  a  cui  Carlo  primo  mozzò  il  capo  in  Napoli  folfe  di  quello  legnag- 


gio  .  Gli  antichi  hceuan  quello  con  radottioni.(3c  cosi  Scipione  Aflricano  minore  della 
cala  Emilia  laltò  nella  Cornelia .  Da  gli  Spagnuoli  e  colà  molto  vlitata  ne  tempi  prelèn 
ti  l'entrar  per  varie  cagioni  in  varie  famiglie ,  onde  fu  bella  rrasformatione  quella  di  D.  £) 
Pietro  Enricches  :  il  quale  con  quello  nome  venuto  in  Italia  con  l'Imp.Carlo  V.  in  pro- 
cello di  tempo  ,  &c  già  huomo  maturo  diuentò  D.  Pcrafan  di  Riuera  :  &  che  il  Cardinal 
Pacecco:il  quale  hoggi  viue  lìa  di  cafàTolledo  &  cosi  altri  molti  d'altre  famiglie  è  colà 
manifella.Nel  noilro  reame  il  Cardinal  d'Aragona  prefè  la  famiglia  della  madre ,  &  coli 
i  Bofhdiuenncro  Stendardi .  Ma  illuflre  al  par  di  ciafcun'altra  è  la  famigha  Cblana ,  di 
cui  il  Fontano  dubita  fé  ella  diede  il  nome  al  caflel  di  Celano, o  fé  ella  il  prefc  dal  caflello, 
non  elTendogli  per  auuentura  noto,  che  i  veri  Cclani  li  fj-ìenfèro  a  tempi  di  Carloprimo. 
L'vltimo  Conte  di  quella  antica ,  &  nobil  famiglia  fu  detto  Niccolo  :  il  quale  hebbe  vna 
moglie  detta  Sibilia .  a  colini  hauédo  fèguitato  le  parti  delRe  Manfredi  fùo  lìgnore  il  Re 
Carlo  toliè  lo  flato ,  ma  chiedendogli  la  moglie  da  viuere,ordina  il  Re ,  che  le  fieno  dati 
gli  alimenti  fòggiugnendo .  Malitiis  enim  mariti  fé  non  immifcuit .  Diede  dunque  il  Re 
Carlo  il  contado  di  Celano  ad  vn  Ruggieri  :  il  quale  di  che  cala  fi  lìa  non  apparifce ,  ne 
egli ,  ne  i  fùoi  dilcendenti  lì  chiamarono  mai  con  altro  cognome ,  che  Conti  di  Celano . 
Trono  di  coilui^che  il  Re  Carlo  primo  gli  concede,che  dd  contado  di  Molili  polTa  libera 
mente  ellraire  le  lue  vettouaglie  doaunque  più  gli  è  a  grado .  Et  certa  cofà  è  elfere  fiata 
Tua  moglie  Maria  d'Aquino ,  &  il  figliuolo  nato  di  lei  :  il  quale  gli  fùccedette  nello  flato 
hincr  hauuto  nome  Tommalò  :  il  quale  per  quel  che  io  polFo  comprendere  rimale  mol- 
to fanciullo .  Niuna  altra  memoria  mi  è  venuto  fatto  di  veder  di  coflui,  fé  non  che  tro- 

uandor 


e    E    L    A    N  A.  is^ 

A  uandofi  a  tempi  del  Kc  Ruberto  eflèr  Conte  di  Celano  Ruggieri ,  vedefì  per  quella  (crit- 
tura;  la  quale  è  del  i  ^  3  2, che  egli  è  h'gliuol  di  Tommafo ,  &  nipote  di  Ruggieri  ;  à  cui  il 
Re  Carlo  auolo  di  Ruberto  hauea  dato  detto  contado  di  Celano .  Nel  libro  deli'archi- 
uio  dell'anno  1272  della  i  y  inditione  fi  vede  che  egli  è  vallàllo  del  Papa ,  &  del  Re ,  & 
che  fra  l'altre  callella ,  ha  nel  iiio  contado  Taliano  non  io  ic  voglia  dir  Gagliano,  Calici 
vecchio,  &  Cutullo,  ilimo  debba  dir  Cuculio .  ma  bilògna  auuertire ,  che  dentro  vi  fon 
mellì  de  fogli  appartenenti  al  regno  della  Reina  Giouanna  prima.  &  à  punto  quella  me- 
moria ,  di  cui  (ì  e  fatta  mentione  è  nell'anno  1 544 ,  &  (ònoui  anco  memorie  dell'anno 
1 5  84 .  onde  farebbe  pietofa  opera,  che  quelle  membra  follerò  à  lor  luoghi  collocate ,  Se 
che  i  minilbi  rcgij  còmetteflèro  laguardiadi  cofi  nobii  tefòro  a  pcrfòne  itifédenti;fèrban 
dofi  in  quelle  fcritture  non  iòlo  vnagran  parte  delle  origini,^  memorie  della  Italiana  no 

g  bilta,ma  le  nature  de  fcudi,i  padronati  regijjl'inuelht ure  hauute  da  Pontelìci,i  diritri ,  3c 
nriuilegi  della  corona.oltre  le  guerre ,  &  le  paci  fatte  con  diuerfi  Principi ,  i  matrimoni , 
ledonationi,  i  buoni  ordini  militari ,  gl'vfi d'alcuni  comuni ,  &  vniuerlìtà,  come  proce- 
da,&  fia  introdotta  la  materia  dell'eflècudoni  de  mandad  Apoltolici,  con  qual'armi  è  ila 
to  difeioquello  Regno ,  che  colà  gli  lìa  giouara ,  &  qual  nociuta ,  l'armate  che  elfo  fòlo 
può  fare,  la  capacità  de'porti,  l'ordine  ddìe  vertouaglie ,  il  guiderdone  dell'opere  buone, 
oc  il  gailigo  delle  maluagie  ,  &  in  iòmma  il  ritratto  viuo ,  &  naturale  del  goueino  ciuile 
non  meilb  iùlle  iòttili,&  o/cure  diipurarioni  dc^li  aiguri  filoiofi;ma  quali moneta,che  il 
palpa,&  pagafi  in  contanti  ageuole  ad  ellèr  polTeduto  da  qualunque  huomo  indotto ,  & 
non  efèrcitato  negli  iKidi  delle  Icttere.ma  à  Conti  di  Celano  tornando  dico,che  à  tempi 
del  Re  Ladillao  li  legge  di  Pietro  Conte  di  Celano  figliuol  del  Conte  Ruggieri  :  al  qual 

C  Pietro  il  Re  Ladillao  l'anno  1 5  j?o  dona  in  mento  de  fuoi  fèruigi  5  6c  oncie  per  cialcu- 
n'anno ,  dono  da  non  deprezzare  in  quello  ecceiro,&:  fòprabondanza  di  tutte  le  colè . 
Intorno  a  quelli  tempi  cioè  l'anno  i  ;  84  falìi  mentione  di  Matteo  di  Celano  a  cui  Vr- 
bano  V I  Pontelìce  diede  vna  iua  nipote  per  moglie .  Onde  è  credibile  che  egli  fia  fra- 
tello del  Conte  Pietro,&  nell'anno  i  ;  8^?  l'iiloria  del  Duca  di  Monteleone;onde  Ci  caua 
il  parentado  di  Matteoia  ancor  mentione  di  Paolo  di  Celano  :  il  qual  fece  d'atrociilìma 
morte  morir  vn  iòldato  detto  Domenico  da  Siena  in  vendetta  dell'hauer  egli  hauuto  ar 
dimento  di  icalar  l'iiola  (  è  quello  vn  callello  in  Abruzzi  )  &  lenza  il  confèntimento  de 
parenti  toltoli  vna  fìia  zia  per  moglie .  il  Conte  Pietro ,  di  cui  di  fòpra  Ci  parlò  Ci  morì 
finalmente  fòt'to  il  regno  di  Ladillao,  5c  rimaièro  di  lui  più  figliuoli ,  ma  il  primo ,  il  cui 

r)  nome  fu  Niccolo  iùccedette  come  primogenito  al  contado .  Creili  hebbe  per  moglie 
Maria  di  Marzano  figliuola  di  Iacopo  Duca  di  Self  i  :  la  quale  per  elfer  prima  llata  ipola- 

,  ta  al  Re  Luigi  fu  detta  la  Reina  Maria .  Fu  creatoda  Ladillao  l'anno  1408  gran  giuili- 
neredel  regno  :  il  qual  vficio  era  flato  tolto  al  Conte  di  Nola ,  onde  fece  l'entrata  à  Na- 
poli a  I  5  d'ottobre  di  quell'anno  con  molta  magnihcenza.fù  molto  fedele  al  fiio  Re ,  oc 
nella  rotta  che  egli  hebbe  dal  Re  Luigi  l'anno  141 1  il  Conte  vi  rimale  prigione.  Ricat- 
tofiì  1 4  mila  feudi  &  tornato  a  trouare  il  Tuo  lignore  raccontò  in  che  flato  lìtrouauan 
le  cole  de  nimici,il  che  non  face  il  Conte  d'Alueto  dice  l'iiloria  del  Duca,  &  ioggiugne . 
Ma  quello  honorato  (ignore  nò  oliate  mille  minacele  volle  più  tollo  pagar  tato. Se  ieguir  » 
la  fortuna  del  Re  iuo,che  ellèr  chiamato  traditore.efèmpio  nobilifiìmo  tra  tanto  corrópi  n 
méto  di  collumi  di  quel  guallo  iecolo.  L'anno  1420  tur  fatti  ancora  prigioni  in  ieruigio 

E  del  Re  due  fratelli  del  Còte,  ne  molto  più  par  che  viua  il  Conte  Niccolo  veggedoli  intor 
no  quelli  tepi,ò  poco  dopo  la  iùa  moglie  rimaritarfi  col  terzomarito,che  fu  Sforza  da  Cu 
tignola;il  qual  muorfi  l'anno  1 4  24,&  lafciò  vn  figliuolo  della  Marzana.  Hora  io  nò  io  fc 
il  Còte  lafciò  figliuoli,o  fé  gli  iùccedette  nel  contado  alcun  de  fratelli .  Quello  è  ben  no- 
to Giouana  di  Celano,  ouer  Couella  iùcceder  nel  còtado  di  Celano ,  la  quale  di  necefiita 
fègue,  che  ò  fia  nata  del  Còte  Pietro,  ò  d'alcun  de  fratelli  s'egli  mori  iànza  figliuolirla  qua 
le  rimaritatafi  in  Lionello  Accrocciamura  portò  l'antiche  callella  de  fùoi  maggiori  nella 
famiglia  Accrocciamura;onde  mi  pare  à  propofito  dir  alcuna  colà  degli  Accrocciamuri. 
"    ~  t        r    f  DELLA 


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DELLA  FAMIGLIA  ACCROCCI AM VPvA. 


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Gente  di 
Cela/it . 


ne  t  ote  d$ 
CtUn» , 


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Il  E  G  L I  Accrocciamuri  fi  rroua  mentione  infin  da  Carlo  primo .  ma  non 

^i    ho  alcuna  certezza  (e  vennero  fèco,  o  fé  pur  erano  degli  antichi  abitatori 

del  nolho  reame,  nobili  erano  eglino,&  (ignori  di  calklla.  Onde  Rinaldo 

Accrocciamura  fu  genero  di  Berardo  di  Sangio,&  poflederono  Bognano, 


■^  (Se  Cafàpuzzana  in  Auerlà  fenza  quelh  luoghi  che  noi  non  vediamo .  ma 
.  'ellerli  Gìouanna  Celana  herede  di  così  nobile ,  &  ampio  contado  maritata  in  Lionello 
Accrocciamura  può  leggiermente  far  fede  della  nobiltà  della  famiglia. Seguitò  Leonello 
nel  principio  le  parti  del  Re  Renato,onde  neli'iilona  del  Duca  di  Morelione  fi  legge,che 
nel  metter  il  capo  alle  paludi  di  Napoli,egli  fu  tra  i  cóuitati  à  definar  fèco.  Fu  peritilfimo 
dell'arte  militare ,  &  per  quello  molto  adoperato  in  quelle  guerre  ,  oc  vno  de  capitani  più  B 
principali  di  Frenato  <3c  béche  nella  battaglia  fatta  a  f  roia,egli  folfe  vinto  dal  Ke  Alfon- 
lo,  coilrinle  nódimeno  il  Re  à  leuard  col  capo,&  fu  lodato  d'ellèrh  portato  in  quel  fatto 
d'arme  valorolamente:  il  che  accadde  nell'anno  1 44 1  .   Ma  diuenuto  finalmente  fùpe- 
riore  in  ogni  altra  cofà  Alfonfo,  &  hauendo  Renato  perduta  Napoli  ;  Leonello  fi  come 
fecer  gli  altri  baroni  fu  coilrerro  feguitar  la  fortuna  del  vincitore,&  acconcio  1  fuoi  fatti 
col  Re.fèguitò  fèmpre  fedelifhmamenre  il  ncme,&  rinfcgnefue,onde  interuenne,&  nel 
trionfo  del  Re,&:  nel  parlamento  del  144?  .  L'anno  1451  fèruiffidi  lui  Alfonfo  man- 
dandolo ambafciadore  infieme  con  moiri  altri  lignori  per  riceuer  l'Imp.Federigo  :  di  che 
il  Facio  nel  ^  libro  della  fua  illoria  fa  mentione:  il  quale  molka  ancora  non  molto  dopo 
come  fu  egli  mandato  dal  Re  nella  guerra  di  Firenze  per  vno  de  capitani  più  principali,  q 
col  cui  configlio  s'hauelle  a  reggere,  &  gouernare  il  fuo  Hgliuol  Ferdinando .  Morì  final 
mente  fòtto  il  regno  del  medelimo  Re  Alfonfo,  &  lafcio  della  Celana  fùa  moglie  due  fi- 
gliuoli :  il  primo  de  quali  detto  Ruggerone  fùccedette  allo  ifato .   Quello  infelice  gio- 
uane  hauendo  in  quella  maladetta  congiura  contra  il  Re  Ferdinando  inlìeme  con  gli  al- 
tri baroni  perduto  il  ceruello ,  s'accoftò  a  Giouanni  hgliuol  di  Renato ,  &  efiendo  in  vn 
medelimo  tempo  nimico  alla  madre,  le  fece  prender  l'armi  contro  da  Iacopo  Piccinino , 
il  quale  prefàla ,  dopo  refFeriì  valorofàmente  difefà  dentro  il  caikl  di  Galliano ,  di  tutte 
l'antiche  ricchezze  la  fpogliò:  così  fèn'andarono  in  fumo  dice  il  Fontano  le  bellifiìme 
mafleritie  di  Leonello ,  &  furon  de  i  tanti  antichi  bifàuoli  i  vecchi  tefòri  rapiti .  Niuno 
vficio  di  mifericordia  fu  dal  Piccinino  verfò  fi  valoiola  dona  vlàto,  ninna  pietà  hauutale 
dal  figliuolo  .  Ella  poco  dianzi  di  tanti  beni  ripiena  n'era  per  vn'eflèmpio  delle  cofe  hu-  E) 
mane  menata  prigione,  &  per  vn  colmo  delle  mifèrie  in  fi  grandi  fùenturedal  proprio  fi- 
gliuolo fchernita .  ma  non  godè  lungo  tempo  il  pazzerello  il  frutto  della  fùa  cattiuita, 
che  reihro  Ferdinando  a  Giouanni  fùperiore ,  &  per  quello  ricaduto  lo  llato  di  Rugge- 
rone come  di  ribello  A  fifco,fu  dal  Re  dato  in  dote  della  fùa  figliuola  Maria  ad  Antonio 
Piccolomini  Duca  d'Amalfi  :  il  quale  fedelmente  l'haueua  in  tutta  quella  guerra  fèruito . 
come  egli  fofle  poi  iellato  vccifo  dal  Duca  Alfonfo  figliuolo  del  Duca  Antonio  ; 
&  come  il  fuo  figliuolo  Leonello  all'altro  Duca  Alfonfo  il  pollumo  in 
ogni  ragione  che  in  detto  llato  haueua ,  cedeffe  :  ne  Pic- 
colomini  fu  dimollraro  ;  da  quali  tuttauia  il 

conrado  di  Celano  vien  e 


poflèd 


uto. 


IL    FINE, 


«5y 


DELLA    FAMIGLIA    PIPINA. 


EBBERO  i  Romani  molti  efèmpi  di  c[uelli,che  d'humil  fortuna  à  gran- 
de flato  s'mnalzarono;  &  oltre  Auiidio,&  Rutilio,&  Vcntidio  infìeme  rac 
colti  dalia  diligente  indullriadi  Valerio  Ma(lìmo,Curtio  Ruffo  {opra  tutti 
per  i'jlloriadi  Cornelio  Tacito  è  notillìmo  ;  di  cui  accortamente  per  rico- 
prir la  baffczza  della  (ùa  origine  Tiberio  Imp.d  jfle,chc  gli  parca  Curtio  Ruf 
f  o  ellèr  nato  di  fé  medefimo.  ma  ne  a  noi  mancheranno  in  quefVopera  efempi  abbondan 
tiirimi  in  fìmil  materia .  Soccorrendoci  prontamente  innanzi  oltre  i  Cabani;  de  quali  già 
fi  è  fatta  mentione,  i  Pipini  da  Barletta  da  notai  à  grandi  (ìgnorie,  &  illufiriilirai  titoli  fìi- 
blimati  ;  famiglie  amendue,  della  fortuna,  &  principi] ,  &  fin  delle  quali  a  fatica  fi  potreb 
B   be  trouar  cofà  più  fimigliante.ma  raccontiamo  quel  che  di  quefta  trouiamo.  Giouanni  Pi  »» 
pino  (dice  Matteo  Villani  )  di  picciolo  notaio  per  la  fùa  indufiria  fu  fatto  de'  maggiori  fi-  » 
gnori  al  tempo  del  Re  Carlo  vecchio;  &  colui  che  hauea  maggior  mobile  fatto  dell'hauer  »> 
de'  Saracini  di  Nocera,  quando  clli  con  fàgacità,&:  co  inganno  traflè  i  Saracini  del  regno,  i> 
&  acquiflò  al  Re  Carlo  la  forte  città  di  Nocera  in  Puglia .  Cofìui  comperò  à'  figliuoli ,  &  »> 
poi  il  figliuolo  a  nipoti  grandi,  &  larghi  baronaggi  milerabili  per  la  lor  fine .  Veramente  » 
ai  Villani  risponde  in  quef  lo  molto  bene  l'archiuiOjnel  libro  del  quale  per  me  fègnato  i  z 
dell'anno  1288.  ma  dentro  1 2  8^  a  1  5  di  fertembre  à  Giouanni  ii  concede  il  cafàl  d Ac- 
cettarojcredo  che  il  volgo  dica  Acetura  in  Bafilicata,&  ciò  che  la  Corte  hauea  nel  cafkl  di 
Baglio.  Fu  ancor  coJlui  fìgnor  di Mineruino,al  cui  propofiro  Ci  vede  vna  bella  fcrittura  del 
Re  Carlo  1 1.  fòtto  l'anno  1507  benché  fuor  dica  1^08;  nella  qual  dice  il  Re,che  eflèndo 
morto  Ramondo  Berlingieri  fuo  figliuolo  Conte  dAndri,  &  fignor  deH'f^onore  del  mon 
C  te  di  fànto  Angelo  ;  il  quale  haueua  occupato  à  Giouanni  Pipino  laterradi  Mineruino, 
egli  per  fàluar  l'anima  del  figliuolo  gliela  rende .     Refìiò  di  Giouanni  vn  figliuol  mafchio 
chiamato  Niccolo,&:  per  auuentura  più  femmine,ma  quelle,  che  noi  vediamo  Maria  mo- 
glie d'Adinolfo  d'Aquino,come  negli  Aquini  Ci  diffe,&:  Margherita  moglie  di  Gaiìbtto  di 
Diniffiaco  Conte  di  Terlizzi .  Niccolo  reftato  già  ricco  fignore  (  perciò  che  nò  ogni  cofà 
vcggiamo  di  lui)  prefè  dal  Re  Ruberto  fòpra  la  Terra  di  Mineruino  titolo  di  Conte,quan 
do  IO  non  sò,ma  l'anno  i  3  20  apparifce  bene  ellèr  Conte,  &:  hauer  piato  &  dificrcnzc  gra 
di  con  Adinolfo  d'Aquino  figliuolo  di  Criflofano  Conte  d'Efcolo  fùo  cognato  fòpra  cer 
te  parti  ci'Alueto,Campoli,fanto  Donato,  Settefrati ,  &c  altri  luoghi,  le  quali  finalmente  il 
Conte  vende  al  già  detto  Adinolfo  per  oncie  1 7  yo ,  &  tari  quindici .  Tolfe  per  moglie 
£)  Giouanna  d'Altamura.  Dal  Goflanzo  e  coflui  chiamato  Nardo,  &  fìia  moglie  dice  efièrc 
fiata  figliuola  di  Niccola  d'Ieuoli.Dall'Altamura  gli  nacquero  tre  figliuoli  Giouani,Pietro, 
&  Luigi;  Giouanni  fìiccedette  al  còtado  di  Mineruinoj&  credo  dalla  perfòna  della  madre 
alla  fignoria  d'Altamura;  il  fecondo  fu  Còte  di  Vico  ;  il  terzo  dice  il  Gofianzo  efière  flato 
Còte  di  Potenza;ma  ne  io  ciò  veggo,ne  il  Villani  l'afferma.  Fu  Giouanni  cognominato  il 
Paladino,  di  cui  gli  fiorici  fanno  ampia  mctione.  Quefli  hcbbe  molte  contefe  in  Barletta 
co  quelli  della  Marra.  Et  come  huomo  di  torbido  ingegno  fu  mcfio  in  prigione  dal  Re  Ru 
berto,&  benché  liberato  da  poi  dal  Re  Andreaffo  tornò  a  gli  viàri  coilumi,hauendo  inde 
me  con  Luigi  di  Durazzo  prefè  l'armi  contra  del  Re  Luigi  di  Taranto ,  &  fatto  di  molte 
colè  {concie  in  tutto  il  reame,  fi  come  il  Villani  pienamente  a  capi  97  del  7  libro  della  fua 
e   ifloria  racconta,che  è  da  vedere  in  ogni  modo,  perche  venuto  finalmente  in  mano  al  Pren 
ze  di  Taranto,il  menò  ad  Altamura,&  fattofi  dare  il  cailello,  ad  vn  de'  merli  il  fece  appen 
dere  per  la  gola.  Per  rilcontro  del  Villani,le  cui  parole  per  poterfi  vedere  da  cialcuno ,  no 
ho  in  queflo  luogo  voluto  addurre,^  per  vn  fòmmario  della  vira  del  detto  Paladino,  non 
ho  però  voluto  lalciar  di  referire  le  parole  dello  fcrittore  della  vita  di  Cola  di  Renzo, come 
non  note  à  cia{cuno,nelle  quali  benché  antiche  Romane{che,&;  quafi  ridicole  Ci  veggono 
molto  bene  elprefli  i  fùoi  auuenimenti  infieme  col  inilèrabil  termine  della  iùa  vita  :  le  cui 
parole  fon  quefte.  Lo  Paladino  lo  quale  ruppe  Roma  elio  buono  flato  Digno  dei  iudicio  „ 

fijiao 


CKMimf 

signor  di 
Nottré. 


K'ieeelà 
Conte   di 

no. 


Cioudnnt 

Conte  di 
Miuerut- 
no . 

l'ierecon 
te  il  K»- 

(0  . 


^S)(^  DELLA  FAMIGLIA  PIPINA. 

finao  male  e  viriipcrofAinente  moiio ,  Può  htto  quello  anni  otto  fu  appefò  per  la  canna   A 
in  Puglia  in  vna  tua  teiia doue  era  paladino,Ia  quale  haueua  nome  Aftemura.  in  capo  li  tu 
pollo  vna  mitra  de  carta ,  a  muodo  de  corona.  la  lettera  diceua  così,  Miifere  laniìi  Pipino 
Caualieri  d'Altemura  PAladino,ConfediMinoibino,(ignorde  Vari, libcrator  dello  Piio- 
polo  de  Roma,  nanti  che  fulFe  appelo  molto  fé  reparaua  con  fio  parlare,  diceua  non  lòn- 
no  de  lenaio  da  eller  appefò,  moneta  taiza  fatta  non  haio,  ne  dego  portar  mitra;  fé  dato  e 
per  Io  mio  mal  far  che  io  mora,  tagliareme  la  tefla ,  la  rcfpoila  delli  Regali  fa  quella ,  per 
le  toc  lloinacarie  lo  Re  Roberto  te  imprefonao  in  perpetuo  carcere,  lo  Re  Andrea  te  libe 
rao,  fonne  amaramente  muorto,  ddc  mano  de  Regali  campare  non  poreui,  fòla  Roma  te 
recepeo,  &  (ì  te  fàluao,  tu  li  tolelli  lo  fiio  buono  llaro,  tornalH in gratia delli  Regali ,  poi 
re  facelli  capo  de  granne  compagnia,  arcieri  e  robbarori  in  roe  rerre  allocaui,  tutto  lo  rea 
me  conf  Limaui,  derrobaui,  predaui,  Re  de  Puglia  te  taceui  :  Dunque  degna  cofà  è  che  toa   d 
vira  fine  haia  laida  &  vituperofà ,  comò  lao  meritato .   Il  fecondo  figliuolo  Pietro  fu  d.il 
inedefìmo  Re  Ruberto  che  fece  Conte  il  padre ,  fatto  Conte  di  Vico  .  A  coflui  trono  io 
che  la  madre  l'anno  i  ?  ?  7  dona  Sanfiuieri,Torrem3ggiore,  &:  fanto  Andrea .  E'  dal  Vil- 
lani chiamato  fèmplice  huomo ,  &  di  poca  virtù ,  fi  come  l'vltimo  detto  Luigi  dice  efiere 
ilato  di  grande  ardire ,  &:  di  feguito  :  il  quale  vccifò  da  vn  Coneflabil  Lombardo,  mentre 
egli  credea  dopo  la  morte  del  Paladino  poterfi  tener  forre  dentro  la  rocca  di  Mineruino , 
diede  rale  Ipauento  à  Pietro ,  che  benché  male  alcuno  non  haueflè  commello ,  onde  a  lui 
ne  douelle  feguir  punirione  ,  vedendo  lo  flerminio  de'  fratelli  (1  partì  dal  regno,abbando- 
nando  le  f ùe  callella,&:  la  fua  giuriditione,nel  qual  modo  li  vennero  à  fpegnere  le  ricchez- 
ze della  cala  Pipina,  per  tare  il  paragone  che  habbiamo  detto  a  Cabani:  percioche  amen- 
due  quelle  tanìiglie  traflero  origine  di  bada ,  &  ofcura  progenie ,  benché  i  Pipini  di  ran-  p 
to  miglior  fortuna ,  quanto  vn  libero  ad  vn  fèruo ,  &  vn  notaio  ad  vn  cuoco  debba  pre- 
cedere ;  amendue  per  via  della  cala  reale  preflamente  à  honori  grandiflìmi  furono  fblle- 
iiare .  \\  contado  d'Ieuoli,6:  Tviìcio  ad  gran  Sinifcalco ,  oc  la  pofTefllone  di  Monrecorui- 
UQ ,  6c  delia  Volrurara ,  &  di  ranre  alrre  rene  refero  ò.  baflanza  illullri  i  Cabani .  i  Pipini 
da  Conti  ài  Mineruino ,  &  di  Vico ,  &  della  fìgnoria  d'Alramura ,  &  di  Torremaggiore , 
&  di  tante  alrre  terre  già  derte  pur  troppo  altamente  fi  nobilitarono .  ne  airvna,ne  all'al- 
tra c?X.i  mancarono  matrimoni  chiari ,  &  illullri  ;  ma  in  che  cofà  dillerirono  efl'e  nel  hne, 
Ò  in  che  l'vna  fu  dell'altra  meno  mifèra,  &  infelice  ì   In  quella  fu  il  Paladino  à  guif  à  di  la- 
drone fozzainente  impiccato ,  ne  con  molto  miglior  ventura  vccifò  Luigi ,  &  la  Conrefi 
fa  di  Teriizzi  vidde  il  Conte  fùo  marito  decapitato  :  perche  intìno  alle  donne  di  ranra  di- 
làuuenrura  participairero.  De'  Cabani  &  il  gran  Sinifcalco,&  la  madre  Filippa,&  la  nipo- 
te Sancia  Conrella  di  Morcone  finirono  la  vira  per  man  del  carnefice:  efempi  trop- 
po potenri  à  far  calcar  l'orgoglio  della  crefcente  fortuna,à  non  ì^i  dimenticar 
i'iiumilrà  del  preterirò  itato,&  a  tener  per  fermo ,  che  coloro,  1  quali  la 
alto  ri  polcro  con  la  inedefìma  regola  in  giù  ri  pofTon  calare  ;  il 
qual  frutto  chi  fàpelfecon  accorro  configliocauar  da' li- 
bri, che  tatro  giorno  fi  leggono,  non  illimi  ninno, 
che  ha  miniera  al  mondo  di  (i  ricco ,  &;  linifli- 
mo  mcrallo,che  di  gran  lunga  al  pregio, 
che  di  (imil  lettura  (i  trahe, 

poteflè  parago-  ^ 

narfi . 

IL    FINE. 


Il 


DELLA    FAMIGLIA   DI  TV22IACO. 


ii?7 


-^  V  E  G  L I  di  Tuzziaco  icnttì  talhoiadi  Dufliaco  furono  molto  grandi  nel 
^  '^  nortro  regno, veggendofi  Filippo  ciiiamato  n.v.eirerne  Ammiraglio  l'an- 
no 1272;  (èbencjueliibro  vàfcgnarodeJranno;4.ranno  i  lys^,  fé  ben 
di  fuori  e  70,6  Ammiraglio  del  regno  Narzo  ralhora  cliiamaroNaizono, 
il  quale  (àrebbe  per  ciò  llimato  più  rollo  padre  che  tìgliuolo .  Ma  rirro- 
uato  il  conto  degli  anni ,  llinio  lenza  fiilo ,  lui  eller  figliuolo ,  veggendofi  mallimamenre 
menzionato  poi  per  moiri  anni ,  oue  il  nome  di  Filippo  più  non  li  truoua.  Appar  di  co- 
llui  dunque  memoria  per  tutto  l'anno  i  2  9 1  à  tempi  del  Re  Carlo  1 1.  ma  non  è  però  dub 
bio  elTer  morto  l'anno  j> 2;  efl'endo  di  lui  rellara  vedoua  Luciana  Principcffa  d'Antiochia. 
E'  fèmpre  dal  Re  chiamato  per  nome  di  confànguineo ,  Se  fu  Signor  della  Terza  in  Terra 
^  d'OtrantOjonde  nel  parlamento  intimato  il  18  giorno  dell'anno  1 2^0  della  ^ind.per  ce 
lebrarfi  ài^  d'agollo  nella  citta  di  Mclfi;fòtto  il  giulliziariato  di  terra  d'Otranto  vien  co 
prelo  Narzo  Ammiraglio  del  regno  di  Sicilia.  Oddone  fuo  fratello  fu  Maelho  Giullizia 
rio  del  regn0j&  per  la  moglie  pollèdea  il  contado  d'Albi .  Truouo  vna  cómelfionc  data 
dal  Re  lòtto  i  2^?  d'aprile  dell'anno  i  2^2  d'Aquisad  Adda  di  Dufliaco  eletto  di  Cofènza 
Cancelliere  del  regno,&  a  Bartolommeo  di  Capoa  Protonotario:  per  la  quale  li  ordina  lo 
ro,  che  vadano  à  Roma,  effendo  già  fède  vacante  per  la  morte  di  Niccola  1 1 1 1.che  fu  poi 
lunghiflìma  vacazione^ad  accattar  denari  così  dal  futuro  Pontefice, come  da  Cardinali ,  ò 
da  altre  priuate  perfone  con  potellà  di  obligar  il  Re,&  altre  cautele:  il  quale  Adda  non  so 
però  fé  fìa  fratello ,  ò  parente  di  Oddo  ,  &  di  Narzo .  Ma  per  che  altri  non  s'abbarbagli, 
C  bifogna  quelli  vfìci  di  Ammiraglio,  &  di  Cancelliere  riporre  dietro  i  Belmonti ,  ne  quali  . 
erano  primieramente  quelle  dignità  fiate , 

DELLA  FAMIGLIA  DI  DINISSIACO. 

ELLA  cafa  di  Dinifliaco  fu  il  contado  di  Terlizzi  ricco  oc  bel  cartello  in  Terra 
di  Bari.  Truouo  nell'anno  1 2  6i>;  che  Gazo  Cinardo  nò  contento  de'  fuoi  tini 
di  Terlizzi  molellaua  Ramódodi  VillatSigdi  Ruuo.  Credo,che  quella  fami- 
glia fìa  vna  cofà  iflcfCi  co  la  cafa  di  Diniflìaco;  veggédo  &  il  nome  diGazo,ma 
fcritto  Gafro,&  lo  flato  nò  molto  dopo  in  quegli  di  Diniflìaco,  fé  pur  eglino  nò  redarono 
per  laro  di  donna.  A  tépi  del  Re  Carlo  II.&:  di  Ruberto  viueuaGuglielmoSig  diTerlizzi, 
£)  il  quale  l'anno  1 5 1  o  da  moglie  à  Gaflòtro  fiio  primogenito  Margherita  figliuola  di  Gio- 
uanni  Pipino  .  Queflo  Gallòtto  chiamato  poi  in  età  matura  Gaflo  fu  Marefciallo  del  re- 
gno,&  dal  Re  Ruberto  creato  Contedi  Terlizzi ,  de  quali  due  titoli  n'appanfce  memoria 
fotto  l'anno  i;  52,5*:  58.  Nel  libro  dell'anno  12  72,  della  i  «;  indizione  vi  fono  fcrirture 
dell'anno  i  5  i(j ,  18,  molte  del  44,  del  84  co  flrano&  infelice  mefcolamento,in  vna  del 
le  quali  del  44  de  1  5  di  fèttébre,eflèndo  già  morto  il  Re  Ruberto,!!  vede  effer  Caffo  capi- 
tano di  Napoli.  Ma  effendo  il  mal  auuenturato  Conte  in  cópagnia  d'altri  interuenuto  alla 
morte  del  Re  Andreallò,  furono  il  fecondo  giorno  d'agoflo  dell'anno  1 54^  infieme  con 
Ruberto  de  Cabani  Conte  d'Ieuoli  fòpra  due  carri  per  la  città  attanagliati ,  &  poi  morti  ; 
il  cui  Hate  fu  dalla  Reina  à  Ruberto  Sanfèuerino,come  à  fùo  luogo  fi  diflèjdonato . 

E  DELLA  FAMIGLIA  DI  TORNAI. 

I  TORNAI  fotto  il  ReCarlo  primo  veggo  cognominato  Ruberto  Caualierc 

acuì  fudataampiflìma  cómeflione  dal  Re  per  tutto  Principato,  &  Terra  Bene 

uentana  di  perfèguitare  &  punire  qualuque  huomo  di  mal'atìare.  Il  qual  carico 

à  dì  nollri  veggiamo  eflère  flato  dato  à  Signori  per  titoli  &:  per  fangue  illuflri. 

E  altroue  chiamato  n.v.Sc  vedefì  hauer  per  moglie  Margherita  Sig.di  S.  Maria  di  Cinque- 

miglia.  Queflo  fra  gli  altri  fu  vn  modo  di  ncopenfàre  tenuto  dal  Re  Carlo,  dando  le  fan 

ciulle  heredi  di  nobili,&  gradi  baronaggi  à  fuoi  Caualieri,oltre  hauer  dato  à  Ruberto  la  ter 

ra  di  Carauello,come  nel  libro  delle  rimunerazioni  fi  vede.  Nel  libro  dell'an.  1 2  6"^?  f  1  troua 

fatta  memoria  di  Andrea  di  Tomai,à  cui  fi  cornette  la  curale  guardia  del  calici  diHieraci. 


•■{? 


oido  mae 

fn-a  ^'l'jh 
x^Uno  dil 
re' no  . 

gt.-.n  Can 
celliere  • 


dt  'i'trl.(_ 


GagUel- 
mo  Si/.dt 
Terb^. 
Cajfo  Mtt 
rejcialia  , 
cr  Conte 
di  Terltz, 
l'. 


Kuherto 

òi^.di  l4 
rauella . 


(Andrea 
Cajld.  di 
I^.sract  . 


DELLA  FAMIGLIA  MONACA. 


O  L  O  R  O  ;  i  quali  bimano  il  rrouato  dell'artiglierie  eflèr  nuoua 
inuentione,  fenza  alcun  fallo  prendono  errore  ;  veggendod  ellcr- 
ne  htra  mentionedaGiouanni  Villani  infìn  dell'anno  i  ^46"  nel- 
la famofà  giornara,che  fu  tra  il  Re  Filippo  di  Francia,  &  Adoardo 
Re  d'Inghilterra  à  Crefci  in  Piccardia.  Anzi  (on  molti,  i  cjuali  li  in 
gcgnano  di  mollrare  quella  colà  da  più  alto  fonte  trar  capo .  Ma 
lalciando  da  parte  ad  huomini  meno  occupati  cotali  diiputationi; 
certa  colà  è ,  efler  finalmente  Itata  trouata  in  Germania ,  ò  fé  altri 
ne  furono  i  primi  inuentori,  eflere  al  termo  Hata  rifìifcitata  in  quella  prouincia,  &  quindi 
B  primieraméte  da  Venet iani  elTere  llata  portata  in  Italia  nella  guerra,che  hebbero  co  Geno 
uelì  intorno  l'anno  1 3  8o.Ma  nò  è  dubbio  alcuno,molto  meglio  di  là  da  mòti,  che  di  qua 
per  molti  anni  eflèr  qutlìo  artificio  llato  elèrcitato.onde  fi  vede,  che  i  nollri  fcrittori  Icr- 
bado  quello  luogo  alla  venuta  di  Carlo  V 1 1 1 .  di  quindi  incomincino  à  far  celebre,  &  fa 
molò  il  lauoro  di  cotal  machina.  Al  che  rifponde  molto  quello,che  habbiamo  per  bora  al 
le  mani,  veggédo  gii  intedétillimi  gouernatori,  &  capitani  d'artiglierie  elfcr  nel  nollro  re 
gno  venuti  di  Fiàcia,&:  da  quegli  Re  Itati  propelli  à  nolbi,  come  minilln  vtilillimi,&  ini 
portantillimi  à  tutto  il  meftier  della  guerra.percioche  tata  è  la  dignità  di  quello  meiliero; 
che  fi  come  negli  antichi  (ècoli  vn  de  Romani  Fabij  nò  fi  sdegnò  di  por  il  fùo  nome  nelle 
.dipinture,che  egli  faceajcosì  anzi  molto  meglio  à  tepi degli  auoli  noilri  non  (olo  Alfonlo 
Q  da  Elle  Duca  di  Ferrara  non  rifiutò  d'elferne  architetto,  &  di  farfi  dipignere  con  la  mano 
appoggiata  à  vn  canone,  come  (ì  vede  nel  bellillimo  quadro,che  n'ha  il  gran  Duca  France 
fco  di  mano  di  Tiziano,ma  giaJemente  {èn'illullròjelfcndo  certa  opinione  la  rotta  deil'e- 
{èrciro  Spagnuolo ,  &  Ecclefiallico  à  Rauenna  in  gran  parte  eflèr  proceduta  dalla  grande 
peritia,  &  di(ciplina,che  egli  hauea  così  in  fondere,  come  in  aggiullare  &  dirizzare  1  pezzi 
dell'artiglierie.  Perche  fi  può  con  ragione  paragonare  co  l'antico  Demetrio,  à  cui  non  per 
altro  fìi  dato  il  cognome  di  PoIiorcete,cioè  efpugnarore  delle  città,che  per  la  molta  intel- 
ligeza,che  egli  hauea  di  fabricar  machine,^  altre  limili  colè  neceflàrie  à  batter  le  mura,be 
che  foflè  anchor  per  altro  valorofiflìmo  capitano  in  guerra.Et  in  vero,comeche  à  Princi- 
pi nò  fi  dildica  per  lor  diporto  il  lauorare  talhora  di  mano,  &  attendere  à  gli  elercizi  chia- 
D  mati  meccanicijCome  di  Eropo  Macedone,&:  de  Re  de  Parti  Ci  raccòta;  e'  nò  è  però  alcun 
dubbio  queIlo,che  più  lor  fi  còuenga  eflèr  gli  lludi  militari,jòelercizi  à  quelli  attinenti,poi 
che  ò  per  llabilir  la  pace,&  tràquillità  de  popoli,©  per  allargar  i  confini  dell'imperio  ninna 
via  è  più  pronta  &  ipedita  di  quella.Bilògnando  dùque  à  gran  Principi  d'hauer  di  sì  futi 
huomini  appreflfojvedefijche  il  Re  Alfonlo  de  i  Re  Aragonefi  primo  Re  del  nollro  reame, 

Principe  (com'ogn'huom  sa)  d'alto  valore,procurò  hauer  à  fuoi  lèruigi Guglielmo  Mona      cl^dl^e'. 
co  di  nation  Frazefe;della  cui  opera  &  egli,e  il  Re  Ferdinando  lùo  figliuolo  gran  profitto,      cr  signore 
come  eflì  medefimi  tellimoniano,cò(èguiron  nelle  lor  guerre .  Che  Guglielmo  tofle  nella      '^'  ^i<""*^' 
fua  patria  nobile,  ne  poflono  fare  intera  fede  le  parole  del  Re  Carlo  Vii,  il  quale  tu  auolo 
del  Re  Carlo  V  1 1 1 .  le  quali  cauate  da  vn  fuo  priuilegio  lòtto  la  data  di  Nouauillade  5  di 
£  ottobre  dell'anno  1457  fon  tali.  Licet  magillerGuillermus  Monachi  magiilerartelleria  „ 
rum  altiflìmi,&  potétilfimi  Principis  dilcdiflimi,  &c  charifllmi  confanguinei  noilri  Regis  ,, 
Aragonù  ex  regno  nollro  oriundus  libera;  conditionis,  &:  de  Icgitimo  matrimonio  ex  no-  « 
bilibus  paretibus  traxerit  vel  fumpferit  originem.  Verumtamen,&  lègue,checiò  nò  ollan 
te  il  creaA  fa  ancor  egli  nobile.  Prolèguì  Guglielmo  come  fi  è  detto  ne  lèruigi  del  Re  Fec 
dinàdo  figliuolo  d'Alfonlb;  onde  interuene  in  tutta  la  prima  guerra,  che  fu  tatta  al  Re  da 
baroni  co  titolo  di  gouernator  generale  dell'artiglieria.  Nella  quale  lealmente,  &  valoro- 
(àméte  portandofi  meritò;che  il  Re  gli  donaflè  la  gabella  della  piazza  maggiore  della  citta 
di  Napoli ,  cioè  grana  dieci  per  oncia  di  tutte  le  belile ,  &  di  qualunque  altra  cofa  in  detta 
piazza  il  vendeflè  per  (è,  &  per  heredi  dal  fuo  corpo  difccdenti,come  ii  vede  per  Io  iuo  pri 
uilegio  fpedito  lòtto  i  x  d'agollo  dell'anno  1 46" 3  co  la  data,in  callris  noflris  telicibus  con 

S     2  tra 


200 


DELLA  FAMIGLIA  MONACA, 


ciuUo  ye- 
J<ou»  di  N» 
ttté. 


B 


rerruntt  Si 
jrnn  di  Alt 


CduAicre 
diS.StefA' 

fK>. 

Mari». 
C4mmtll* . 


fr»J^eri . 


G,#.    Ktn^ 


Gt».  Ceri' 

Mimo  Prete 
rifermai»  . 


tra  Roccam  Mentis  Dnconis.  Quella  è  quella  guerra,che  con  ranra  grauitài^c  eloquen- 
za fu  (entra  dal  dotto  Fontano  ;  che  (è  di  così  fatti  (crittori  haucfie  il  noltro  regno  hauu- 
ro  copia  maggiore.il  valore,&;  la  fima  di  tanti  huomini  chiari,  che  horn  (èppcllita  fi  Jliàjin 
alto  rilucerebbe .  Ne  dentro  quelli  termini  fi  iktte  racchmfà  la  reale  liberalità.che  due  an 
ni  apprellb  chiamandolo ,  &  magnifico,  &:  caualiere,  &  maeilroj  &  goucrnatore  della  iùa 
artiglieria,  &  fuo  conlìgliere  (otto  la  data  de  i  x  di  luglio  gli  concede  in  parte  de  ièruigi  da 
iui  riceuuri  per  fé,  ,?c  per  heredi,  &  (ùcce(rori  in  perpetuo ,  che  polla  murar  caie ,  botteghe 
(  vicrò  riilelle  parole  del  Re  )  à  porta  ciuitatis  Ncapolis,hoc  eli  à  dextro  latere  ipdus  por- 
tai, qux  eli  prope  &:  iuxta  portain  molis  noui  paru^  plateie,qua  itur  ad  plateam  Vlmi,  pur 
che  egli  tiri  il  muro  per  difelà  della  città  verlo  il  mare .  Comprò  Guglielmo  quattro  anni 
dopo  da  frati  del  già  detto  San  Pietro  Martire  vn  (ito  appreflo  il  loro  conuento,  nel  quale 
ottiene  dal  Re  la  medefima  autorità  di  poter  murare  con  la  confermatione  del  pailaro  pri 
uilegio ,  di  cui  fi  è  fatta  mentione ,  attendendo  (  dice  il  Re  )  à  fèruigi  da  lui  à  noi  preAati  : 
qucEmaioremretributionemmerentur;  nam  ipfius  fèruitiis  atqueetiam  arteperitifiima 
quam habet  in  emidìone bombardarum  plurimum  (ibi,  fuisq;  h^iedibus,  & fùccefforibus 
deberi  fatemur .  L'anno  poi  1478  comprò  egli  inlìcme  con  Ferrante  fùo  nipote  la  terra 
di  Monalkraci,&  la  Bagliua  di  Cofenza  per  58  74  feudi .  Ma  efsédo  per  auuentura  quelle 
cofè  di  maggior  pregio,dice  il  Re,  che  quel  che  di  più  valeflero  gliele  dona  per  1  fèruigi  da 
lor  due  riceuuti,  oc  mallìmamente  da  Guglielmo,  qui  ingenio  &  indullria  iplius  tot  bom- 
bardarum &:  eorum  tormentorum  genera  excogitauit ,  quorum  beneficio  nulla  nobis  arx 
licer  mcxpugnabilis  redigere  potuit,  quin  illam  breui  expugnaremus.  In  quella  guifà  dun-  C 
quc  &  per  mezzo  di  tali  meriti  diuennero  i  Franzefi  Monaci  Napoletani, i quali  nobilmen 
te  imparentandofi  han  generato  di  mano  in  mano  1  fuccelforije  1  difcendenti,  che  nell'al- 
bero Il  veggono .  de  quali  fé  per  indegna  paura  di  non  elfer  acciifàti  per  lufìnghieri  non  ci 
haiemo  à  vergognare  di  dire  il  vero,  loda  nò  piccola  li  conuiene  à  Giulio  figliuolo  di  Gio. 
Berardino  &  di  Cornelia  Carrafa:  il  quale  hauendo  con  fìngolarifs.aflettodi  fede ,  &  con 
marauigliofàdiligézafèruito  métte  viife  il  Cardinal  Altonfo  Carrafa  nipote  di  Paolo  IIII. 
&dopo  la  morte  del  fuo  Signore  pafFato  àferuigidel  Cardinal  Alefsadrino  nipote  di  PioV. 
quello  che  auuiene  di  raro  di  potere  accoppiare  indeme ,  fi  ha  acquillato  certa  &  coltanre 
opinione  di  bontà  &  non  mediocri  rendite.  Ne  ha  tralafciato  di  riparare,&di  rillorare  co 
ogni  f  pelà,&  diligéza  le  Chiefé,che  gli  fon  peruenute,  delle  quali  quella  di  Santa  Lucia,  &  D 
di  San  Lorenzo  di  Nocera  di  Puglia  ha  rinouata  da  fondamenti:  come  per  l'infcrizione  &c 
armi  da  lui  mefFeui  fi  vede,  dell'altre  Chicle ,  &  Badie,  che  egli  ha,San  Samuele  di  Barletta 
ha  la  dignità  di  mitra  &  croccia,&  cófèguito  al  fine  co  molta  fùa  lode  il  Vefcouado  di  No 
cera,  fi  è  fèmpre  ingegnato  d'aiutar  pariméte  i  fratelli  ad  aprirli  la  via  à  gradi  maggiori,  de 
quali  Aniballe  Caual.di  S.Stefano  flato  à  feruigi  del  Gran  Duca  Francelco,&  amato  per  le 
lue  ottime  qualità  da  ciafcuno  nò  è  guari,che  di  notte  tépo  volédo  altrui  in  vna  briga  por 
ger  aiutOjdilauuenturataméte  fu  morto.  Mario  in  cópagniadi  molti  Caualieri  Napoleta- 
ni lotto  Vincézio  Carrafa  Prior  d' Vngheria  in  quella  lua  prima  militia  andò  nella  guerra 
a  fèruire  il  Re  fùo  Sig.con  carico  di  Luogotenente  della  fìia  compagnia.  Cammillo,il  qual 
fòlo  de  fratelli  ha  di  Faullina  Siluellra  generato  figliuoli  e  llato  Gouernator  d'Olluni ,  di  £ 
Bari,d!  Ciuita  di  Chieti,&:  di  Làdano  tutte  città  regie  &:  di  demanio.  Profpero  figliuol  di 
Marcello  hauédo  lungo  tcpo  militato  nelle  guerre  forefliere,  tornato  nel  regno  di  Napoli 
hebbe  lo  llédardo  di  géte  d'arme  della  còpagnia  del  Principe  di  Venofa,&:  ne  preseti  gior 
ni  apprcllo  il  già  detto  Prior  d' Vngheria  fu  à  feruire  il  Ré  in  Portugallo  Cap.d'vna  còpa- 
gnia  di  fanti.  Gio.  Vincézio  figliuolo  di  Gio.Geroninio,il  quale  d'Ippolita  di  Génaro  è  pa- 
dre di  molti  figliuoli  huomo  di  cóuenicti  ricchezze,&:  il  quale  ha  fatto  cótinua  abitazione 
in  Napoli, ha  sépre  co  molto  fplédore  màtenuto  la  riputation  della  caia,dilettadoli  molto 
dclcaualcare,come  penti (s.di  quell'arte. Ma  il  figliuol  fùo  primogenito  dal  nome  dell'auo- 
io  detto  ancor  egli  Gio.Geronimo  le  pópe,e  gli  agi  di  queflo  mòdo  difprtzzado,&:  la  parte 
migliore  eleggedo  fi  é  co  molto  profitto  dell'anima  fùa  refò  de  Preti  riformati  di  S. Paolo. 

DELLA 


SOI 


DELLA  FAMIGLIA  DI  BELMONTE. 


B 


VANTO  Cn  f^li'o  quclIo,che  in  certe  volgari  memorie  va  ;ittorno;che  il 
Re  Carlo  primo  non  più  che  (]uattro  Conti  crcafìè  nel  regno  ;  come  che 
da  molti  luoghi  in  quella  nollra  opera  chiaramente  3ppariica,da  Belmoa 
ti  apparirà  e/lèr  falhlhmo  .  Della  cui  famiglia  d  Pietro  fu  donato  Monte 
yi  itaggiolò,&  chiamatoliìe  Conte,  (^ello  e  cjuel  Pietro,di  cui  fa  men rio- 
ne li  Villani  neÌ4  cap.dcl  7  lib.  delle  iìie  iilorie  iniìeme  con  Guglielmo .  Il  cjual  Pietro  fu 
anco  dal  Re  creato  gra  Camarlingo  del  regno,  ma  fra  l'altre  cok  trouo,che  lèglidà  Qua- 
rate  in  Terra  di  Bari ,  il  che  nel  libro  del  iz6^Ci  kggs .  Peruiene  in  proceifo  di  tempo 
il  contado  già  detto ,  come  nel  lib.appare  dell'anno  i  2^  i  in  Giouanni  Monforte ,  il  qaal 
par  che  l'habbia  dalla  moglie  ;  &  trouone  anco  Icrittura  particolare  lòtto  l'anno  1285" 
tra  le  fcritture  de  Caraccioli .  &:  perche  fi  vede ,  che  anchor  egli  è  gran  Camarlingo ,  fon 
coi^retto  àcredcre,che  quella  lua  moglie  folle  figliuola  del  Conte  Pietro ,  morto  per  ciò 
fènza  figliuoli  malchi .  Come  di  Pietro  così  è  anchor  nota  &  chiara  la  rimuneratione  di 
Guglielmo ,  il  quale  oltre  eflèr  creato  Ammiraglio  del  regno ,  hebbe  in  dono  il  Contado 
di  Cafèrta,che  tu  glàdi  Riccardo  di  Riburlà  :  il  qual  frurtaua  (èi  mila  feudi  di  rcndirà  per 
cialcun  anno,  come  in  quello  negli  Aquini  fi  dille.  Hora  elsédoiì  Guglielmo  morto  mol 
to  prello  nel  regno ,  &c  rellatane  vna  figliuola  in  Francia ,  peroche  non  volle  venire  à  pi- 
gliar l'heredità,  lo  llato  ricadde  al  Re.  Oltre  coiloro  io  trono  tatta  mentione  nell'archi- 
C  uio  di  Goflredo  gran  Cancelliere  del  regno^  colà  molto  lìngolare ,  che  in  vna  famiglia  fof 
{èro  giunte  indeme  cotante  preminenze  &:  dignità.  Onde  bilògna  preiupporre  e  il  vaio- 
re,&  la  nobiltà  della  cala,  e  coitui  chiamato  Ivlaellro,onde  io  auui(o,che  egli  lìa  rcligiolo. 
Trouafi  parimente  mentionato  Berterairao  ouero  Beltramo,  à  cui  fi  dona  il  calici  di  Gel- 
done  col  calale  diGibilze  in  Capitanata.  Et  ellèndo  morto  Dragone  Marelciallo  del  Re- 
gno veggonfi  rimaner  di  lui  due  figliuoli  Adam  &c  Adinetto .  Coilui  ha  dd  tenimento 
di  San  Teodoro  certe  differenze  con  l'Arciuelcouo  di  Taranto .  Colui  viene  dal  Re  afii- 
curato  dagli  huomini  di  Montalbano,Petrclla,&  Peltizi  ;  quello  che  hoggi  Ci  dice  ottener 
l'inueiliitura.  Hor  che  ci  marauigliercm  noi  di  tanti  doni  tua  da  Alelàndro  Magno  à  lìioi 
Capitani  à  capo  d'eflèrfi  infignorito  di  tutto  l'Oriétc?  Ce  chi  volellè  mettere  inficine  quelli 
D  del  Re  Carlo  nel  conquillo  da  lui  fatto  del  regno  di  Sicilja,brcbbe  lènza  alcun  CaÌÌo  itu'^ir 
i  lettori.  Perche  Ci  può  comprendere  che  tu  veriflimo  quello,  che  di  lui  fenili  il  Vii/ani  ; 
che  egli  fiì  largo  à  Caualieri  d'arme.  &  ppteronfi,  &  ponlì  ragioneuolmeiue  gloriare  1  fac 
ceflbri  di  tali  progenitori,efIendo  le  rimunerationi  d'vn  Re  valoroso,  &  làuio ,  come  fa  il 
Re  Carlo,  vero  &  indubitato  telbmonio  del  loro  valore,  percioche  i  doiii  de  Re  Icelcrati 
fanno  anzi  fede  dell'altrui  maluagità,  &  difetti . 

DELLA  FAMIGLIA  GENTILE. 

V  E  io  degli  Aquini  Signori  di  Calliglione  parlai,  diflì  della  famiglia  Gen- 
tile à  ninna  altra  memoria  ellèrmi  abbattuto ,  che  di  Elifabetra  Su^nora  di 
Cruculo,&:  di  Luigi  vn  de  Capitani  di  Mafò  Barrefè  Duca  di  Calhouillari. 
Hora  perche  dell'altre  mi  fono  louuenute,non  ho  voluto  tacerle,accioche 
dalla  fùa  nobiltà  ogni  dubbio,&  lolpetto  fìa  rolro  via.  Vedefi  dunque  che 
efiì  hebbero  baronaggio  inTerra  d'Otranto,poiche  Ilòldadi  Nocera ,  come  ne  Beiuederi 
fi  dille,  polFcdea  per  ragion  del  lùododario  de  beni  di  Simone  Gentile  già  fuo  manto  fi- 
gliuolo di  Tommafò  il cafàl  di  Zullino .  Nel  lib.dell'anno  1 2 5? 2  io  truouo,  che  Fràcelco 
Maletta  Cote  d'Apici  era  molellato  da  Riccardo  Gentile  luo  confobrino  intorno  il  poflèf 
Io  della  terra  d'Apici.  &  quafi  nel  tépo  medefimo  lì  legge,  che  haucdo  i\  Re  lite  con  Guai 
tieri  Gentile  fopra  Bifl]lleto,&  Calàlarda  (  cofi  que  luoghi  fon  nominati)  ellèndo  egli  mor 
to,&:  di  Guglielmo  fuo  figliuolo  iellato  Guglielmctto  fanciullo  co  due  altre  nipoti  iémine, 
i\  Re  C\  contenta  per  conto  di  detta  lite  dar  dodici  oncie  l'anno  al  già  detto  Guglielmctto . 

S     X 


PietT»  Co 
t:  di  M»n 

Cttm&rUa 


GufììcU 

dtl  Coms 

da  di  Cti- 
firU  ,^ 
grade  am 
mirttA.ii . 

grdfì  CJ;t 

cellitre. 

Beìcrttm* 
%.  di  Gilda 
r.e,c/'c. 

fciallt . 
lidinett$  . 
t^diitn 
StT'ur  tU 
JiioìitlbX' 


xlifdet- 
U  Stgnt- 
r*  di  era 

culi. 


SimoBé 
S.dHHÌ' 

Uno. 
Kiccurd» 

fiatifce 
x.y:i;ici. 

yiaiifce 

ere.      , 


2  04 


DELLA    FAMIGLIA    RISALITA 


B 


E  l'apparato  aggiugnc  grande  ornamento  al/a  commedia  ;  anchof 
che  paia  clic  egli  lia  vna  cola  fuor  della  commeuia,ck  non  accinea 
te  all'autore  di  ella  ;  &:  le  egli  è  di  tanto  valore ,  che  aicuni,  i  quali 
iònollati  giudicati  inferiori  nel  poema,  han  meritato  la  vittoria 
per  l'apparato  :   Veramente  Sig.  f  ommafo ,  che  à  voi  li  conuiene 
non  piccola  lode,  il  cjuale  lete  Ibto  quali  i'artehce  dell'apparato  di 
c]uclie  mie  btiche  coi  carico  prclòui  di  mandar  su  &c  giù  icricture, 
oc  lettere,  de  altre  cole  ncccflarie  àcondur  à  qualche  fine  vna  par- 
te di  quclLi  imprefà .    Onde  io  mi  L.nto  tenuto  di  riconoiceiui ,  non  folo  col  confclìare 
d'hauerui  qucltoobligo,ma  col  dilpormi,come  è  ragioneuole,à  trattar  della  voilra  fami- 
glia. Nondimeno  la  vollra  alienza,  il  non  cffcr  cui  chi  habbia  prcfo  cura  di  darmi  quelle 
notitie,che  in  tal  melheri  lì  richieggono,&:  l'haucr  di  molto  tempo  fermato  nellanimo  di 
ron  lilciar  la  bugia  con  certe  Falle  kmbinnze,  ,5:  iiriuiagini  dd  vero;  iono  cagione,che  pò 
che  cole  h  fon  potute  mettere  inlìcnie .  Le  quali  non  larei  rcliito  per  qualunque  mia  dili 
genza  di  cauar  dalle  tenebre  ;  le  in  qualche  modo  il  poter  mene  folle  itaro  conceduto. 
Onde  fé  à  me  fofle  lecito  quel,  che  ad  Appione  perauuentura  non  li  disdille ,  di  trouarne 
etiandio  per  vie  non  vlitate  il  vero ,  credami ,  che  io  non  harei  voluto  intendere  da  quali 
parcntijO  da  qual  patria  (i  folle  nato  Homero,come  il  curioio  gramatico  fece,ma  mi  farei 
liudiato,  per  poter  lodistare  al  voltro  honeito  dehderio ,  di  fapere  quali  follerò  ii  fatti  oc    q 
l'opere  più  chiare,&  laudeuoli  de  i  voihi  progenitori.  In  tanto  perche  pii^i  non  li  può,  ba 
llerà  làpere  à  chi  quelle  cole  leggerà ,  la  f.imiglia  Rilalira  eller  nobile,&  antica  in  Firenze, 
La  quale  ellendo  vna  delle  più  chiare,^:  illulhi  citta  d'Italia,  nò  èpicciola  pa'ted'honore, 
&  di  felicità.  Il  priivio,  di  cui  li  truoui  fatta  irétione  nel  rrionila,è  Duccio  l'anno  150^, 
il  quale  non  (apendomi  io  doue  riporlo,non  è  flato  mcfio  nell'albero .  Nella  qual  digni- 
tà (1  andò  continuando  più  di  ^  o  volte  per  lo  Ipatio  di  2  00  anni  ;  come  nepubiici  Priori- 
lli  appaiifce,  ma  di  dut-  Goi.ffilonieri,  che  ella  ha  hauuto,  il  primo  fu  Bardo  fanno  1526"; 
di  cui  nel  fello  libio  celle  i dire  liilloi lèi  loi  enfine  lòtto  il  già  detto  anno  cofi  fi  legge . 
In  Firenze  non  II  lludiaua  ad  altro  ;  cheàlclLcitar  tuttauia  la  venuta  dtì  Duca:  la  quale 
con  non  minori  llimoli  ài  quel  che  hauea  fato  il  Macchtauegli  incomincio  ad  aflreitare 
il  nuouo  Gonf.Baido  Rilàliti.   La  cui  iiidulhia  fu  uilc;  che  benché  il  Duca  non  potefle  ve 
nir  coli  preilo,come  egli  delìderaua»  impedito  da  preparamenti  dell'armata ,  che  s'haueua 
a  mandate  in  Sicilia  per  eipugnare  quell  r.ola,nbndimtno  fu  cagione  ;  che  egli  li  dilponef 
le  à  mandarui  in  luo  luogo  con  400  caualicn  Gualrieri  di  Brenna  Duca  d'Artene  :  huomo 
di  làngue  Franzcle  &  per  nobiltà  oc  parentado  famolo,  si  perche  egli  per  ilplendor  di  fa- 
miglia dilccndeua  da  Re  di  Gierulàlem,&  si  perche  era  manto  di  Beatrice  cugina  del  Du- 
ca liata  da  Filippo  l'rcnze  di  1  aianto  fratello  del  Re  Ruberto,  del  quale  mentre  s'afperta- 
ua  la  venuta,  eilendoui  auuilì.che  era  per  entrare  in  camino  di  corto,  1  Fiorentini  conten- 
,)  randofi  di  coli  fatto  Vicario,mandaiono  tra  tanto  in  vn  mcdclìmo  tempo  alcune  genti  in 
Lombardia  &  in  Romagna  per  non  mancare  in  c]uello,che  poteuano  àgli  amici  loro.  In 
Lombardia  per  aiuto  della  Chielà,  in  feruigio  della  quale  Vergin  di  Landò  hauea  occupa- 
to molte  callella  de  Modaneli  ;  in  Romagna  per  loccorfò  de  Guelh  ;  à  quali  i  Ghibellini 
haueano  ribellato  il  callello  di  Lucchio:  &  per  quello  cóto  era  gran  guerra  tra  quei  di  Fur 
li,i  quali  feguitauano  la  fattione  imperiale,ò«:i  Signori  di  Faenza,ic|uali  erano  Guelfi,  in- 
fìno  che  per  accordo  il  callello  (ìrefc  à  Signori  di  Faenza .    Contiene  quel  gonfalonerato 
molte  altre  colè,  perciochc  in  quello  fu  Fiero  di  Narli  generale  de'  Fiorentini  rotto  &c  fac 
to  prigione  da  Callruccio  Callracani ,  il  quale  con  memorabile  efempio  di  militar  crudel 
tà  nel  mezzo  della  piazza  di  I^illoja ,  apponendogli ,  che  egh  li  era  obligato  di  non  pren- 
dergli l'arme  contro,  &  che  hauea  tenuto  trattato  di  farlo  vccidere  à  tradimentOjgli  fece 
mozzar  la  teila .  Contiene  px-^rimentc  la  venuta  del  Duca  d'Attcnc  co  i  40C  caualieii,  &: 

non 


D 


DELLA  FAMIGLIA  RISALITA.  20^ 

X  non  molfo  dopo  quella  del  Duo  di  CalaurJa  con  1 1  co,  tra  quali  vi  furono  2  00  cauaiie- 
ri  a  fpron  d'oro .  Queib  è  quella  venuta  del  Duca  in  Firenze,di  cui  perlo  numero  grade 
de  Signori  Napoletani ,  de  quali  Giouanni  Villani  fece  mentione ,  più  voice  è  accaduto , 
&  accadere  far  ricordanza  in  quclk  nolhe  memoriejcome  in  quello  ne  Sanlcuenni  a  car- 
te i  o  A.  ne  Saurani  à  ^8  B.  ne  Caraccioli  à  11 1  A.  &  ne  M^irzani  a  1 8  7  £.  (ì  è  veduto . 
Di  modo  che  potete  anchor  voi  gloriami,  che  quando  tanti  Signori,  la  maggior  parte  del 
le  CUI  famiglie  fono  hoggi  l'pente ,  veniuano  in  Firenze  a  feruigi  di  qucih  Kep.  ailhora  m 
sì  nobil  città  rifedeflè  nei  iiipremo  magiihato  vn  de  voilri,&  che  voi  vno  de  (uccefibri  del 
la  medelìmacafa  co  tanta  carità  fiate  bora  cagione,  che  1  difendenti  di  tanti  Signori  ven 
gano  illulbatj ,  &  quegli ,  che  fono  fpenti  quali  con  nuouo  fpirito  tornino  in  vita  ;  che  (1 
B  dichiari,&:  diafi  luce  al  Villani,  &  l'hiitoria del  tutto  più  aptrta,&  più  luminofaicne  rcda. 
Il  fecondo  Gonf.  è  Gcri  voiìro  tritauo,  così  dicono  i  Latini .  percioche  1  Toicani  mancan 
di  quelb  voce .  ma  le  in  noiko  arbitrio  folfe  il  formar  nuoue  voci,io  il  chiamerei  Triiàr- 
cauolo ,  introducendo ,  che  il  bifarcauolo  foffe  l'atauo ,  l'arcauolo  ì'abauo ,  il  bifaualo  il 
proauo .    Fu  Gerì  Gonf  l'anno  1  5  58  (ì  come  nell'xj  libro  delle  medelìme  nollre  hiilorie      GmG*Hfé 
iene  fatta  mentione,oue  parlandoli  del  penfiero,che  i  Fiorentini  fi  hauean  prefo  di  guar-       "^"'  ' 
dare  il  paflo  dello  Stale,  cosìfègue.  Per  quello  volle  Gerì  Rifaliti  l'animo  à  fortificare  il  « 
paflb  dello  Stale,  il  quale  era  entrato  co  la  nuoua  (ìgnoria  nel  (òmmo  magiltrato  il  primo  »* 
dì  di  fèrtembre;  Ma  gli  Vbaldini  e  Conti  di  Mangona .  temendo  non  le  fortezze  che  ha-  ^> 
ueano  di  prefente  à  fard  in  quel  palio,  folfero  in  procelTo  di  tempo  nociue  alle  loro  calkl-  » 
C  la,  meflèro  su  il  Sig,  di  Bologna  con  dargli  d  vedere,  che  quel  pa  flb  apperteneua  al  comun  >* 
di  Bologna.  A  che  preltando  egli  fedc;rù  coiketta  la  Rep.  di  mandar  à  Bologna  France-  » 
(co  Albergotti  famofo  giureconiùlto:  il  quale  dopo  molte  dilpute  &  contele  molilo  quel  ** 
paflb  efler  del  monaibro  di  Settimo,&  per  quello  hauerui  à  fare  i  Fiorenti ni,&  non  i  bo-  " 
lognefij&furonne  prodotte  (critrure  dell'anno  1040.  Per  la  qual  cola  eUendo  il  Signor  " 
acquetato,  la  Rep.  mandò  prouedirori,  oc  maeilri  per  aiforzare  quel  luogo ,  alla  licurtaae  " 
quali  furono  fpediti  caualicri  &  balellrieri,in  modo  che  il  lauoro  non  potefle  eflcre  niipe-  '* 
dito  .   Et  IO  brieue  tempo  fu  fatta  vna  chiufa  per  ifpatio  di  otto  miglia  ikndendoli  dalle  " 
vettedecolliinfinoprelfoàMonteuiuagno  con  folli  Rileccati,  &  torri  di  legname,  5:  '* 
fpefle  bertefche  non  altrimente  che  fi  falcia  vna  terra .  Et  perche  la  Rep.non  hauea  alino-  « 
Q  ra  capo  alcuno  principale  delle  fue  gcnti,nominò  per  fuo  capitano  generale  Pandolto  Ma  »> 
lateila  figliuolo  di  Malateila  Signor  di  Rimino ,  tenuto  in  quc  tempi  per  huomo  molto  " 
eflèrcirato  in  farti  di  guerra .  per  le  quali  prouilìoni  perdettero  quei  delia  compagnia;  ben  >, 
che  molte  volte  l'haueflcro  tentato,  la  iperanza d'entrare  nel  Fiorentino  ;  ancorché  el-  *, 
la,  non  oilante  la  rotta  di  Biforco  fofle  di  nuouo  ingrandita  per  vn  nuouo  capo  di  Com-  *» 
pagnia  congiuntoli  con  elfo  loro  detto  Annicchinodi  Mongardo  di  natione  tedefco ,  &  » 
già  llato  capitano  de  Sanefi  :  à  cui  s'era  accollato  con  700  barbute  il  C.  Lufto  futo  anco-  »» 
ra  egli  Capitano  de  Perugini .  Altri  credettero  ;  che  quel  ripofb  che  fi  hebbe  dall'arme  lo  „ 
ro  fofle  ilato  per  conto,  che  furono  condotti  per  tutto  nouembre  da!  Sig.  di  Bologna  :  il  » 
quale,  tornando  in  Italia  il  Cardinale  di  Spagna  per  legato  di  Santa  Chielà,  6c  non  iapcn-  » 
£  do  con  che  intentione  veniflè.nOn  voleua  trouarfi  iproucduto .  In  quello  poco  di  quiete  » 
fu  per  opera  de  Fiorentini  meflb  pace  tra  i  Perugini  e  1  Sanefi,  &  publicatone  lolennemen  „ 
te  la  fentenza  nella  città  l'vltimo  giorno  d'ottobre,doue  per  non  duricnticarhil  maluagio  ^, 
collume  prefo  dell'ammunire ,  fu  dal  magillraro  di  parte  Guelta  acculato ,  &  condannato  „ 
vn  cittadino  per  Ghibellino .    Quelle  furono  le  cole ,  che  lucccdettero  lotto  il  gonblo-  „ 
nerato  di  Geri;il  nipote  del  quale  chiamato  Vbertino  oltre  l'ellère  ilato  due  volte  de  prio  -  ^ 

ri ,  fede  anco  Gonf.  di  giullitia  per  1  primi  due  meli  dell'anno  1 4-,  2  ,  il  cui  magilhato  tu       ^'^J^^Z 
tutto  occupato  in  trouar  modo  per  impedire  in  così  farti  tempi  la  pallata  dell'imperador       ^^ 
Sigifmomdo  à  Roma.Geri  fratel  d' Vbertino  fu  de  priori  nel  1 8.  Da  quali  due  tratelli  ve-       ani. 
gono  tutti  coloro,  i  quali  hoggi  viuono  della  cafa  .  Hebbero  quella  dignità  di  mano  in 
mano  così  Koflò,  Gcn,  ScTommalbfigliuohd' Vbertino,  come  Gherardo  figliuolo  di 

Gerì 


206* 


DELLA  FAMIGLIA  RISALITA. 


tm. 


Gtri  edm4r 
lineo  di  HA 
uennd  . 
Henuenuta, 
D.Fanpn» 
Can.  Rf^. 
xyìntemo , 


Geri,&  finalmente  Ceri  di  Ghemrdo,  il  quale  come  Giouanni  Cambi  lafciò  notato,fi  mo-  A 
ri  di  fubirana  moire  nel  1 5- 1  2  il  nono  di  di  Gennaio ,  nel  qual  mele  &:  anno  (cnue  il  mc- 
deiìmo  elFer  auuenuto  à  Niccolaio  Cioni .  Onde  ne  per  quella  via  ci  mancherà  di  accic- 
(cer  con  nuoui  elcmpi  il  numero  di  coloro ,  i  quali  improuiiàmenre  morirono  .  La  qaal 
inorte  reputata  da  Plinio  -,  da  Cefàre ,  &  da  molti  altri  gentili  per  iòmma  felicità ,  è  dalla 
fàntiilìma ,  &:  verillìma  Keligion  noilra  à  (ingoiar  milèria  attribuita ,  non  ci  rimanendo 
ipatio  alcuno  di  tempo  a  chieder  perdono  de  noilri  talli  alla  diuina  mifèricordia .  perche 
priegalaChiefa^Cattolica  vnitamente  il Sig. Iddio,  che  comedigrauiflimo  &:  eltremo 
jnale  da  cotal  morte  ci  liberi .  A  noilri  tempi  morilli  in  quella  guila  Tommafo  Baroncel- 
]i  Maiordomo  del  Gran  Duca  CofimOjil  quale,eflèndolo  andato  à  incontrare  a  cauallo  no 
iolo  con  buonidìmo  afpetto,  ma  molto  lieto,&:  ornato,quando  di  Roma  il  Gran  Duca  da  B 
Pio  V.(i  ritornaua,  nel  giugner  alla  porta  à  San  Pier  Gattolini  Ci  venne  meno ,  &c  moriflì . 
Mori  (libito  Francefco  da  Sómaia  nelle  nozze  della  figliuola  in  riceuédo  lettere  di  Girola- 
mo filo  figliuoIo,di  cui  per  nò  hauer  hauuto  per  molti  meli  nouelle,temeua  che  nò  viuellè.     ^ 
Quelli  anni  à  dietro  vn  del  Carolò  che  m'habitaua  à  lato,  (il  cui  esepio  per  ciò  (olo  s'adda  _ 
cejefsédofi  doppo  deiinare  meflb  à  dormire,come  s'vfà  la  ItatCjfù  dalla  mcglie,Ia  quale  era 
andata  a delbrlo,veggendo che  tardaua  à  leuarlìjtrouato  morto.  A  punto  in  quclti  diche 
quelle  colè  fi  publicauano,moriflì  caminando  per  cala  la  Nannina  Deti  moglie  d'Adriano 
Taflòni  già  Scalco  del  Gran  Duca  CoIìmo.Ma  le  vogliamo  cscpi  d'huomini,che  fian  polli 
nello  llato  della  fortuna  reale,&  che  perciò  in  vn  medehmo  tépo  ci  fia  quafi  vno  f pecchie 
innazi  per  farci  meglio  conoscer  l'humana  fragilirà,certa  coù.  è,che  così  dal  mondo  fi  di-  C 
partì  in  veggédogmocarealla  palla,  Carlo  VIII.Redi  Francia,lacui  mofTadal  iìio  reame 
era  llata  nò  fòlo  all'Italia, ma  quafi  à  tutto  l'Oriente  treméda .  per  quello  è  vtil  colà  in  lui 
meglio  del  raccontar  i  noilri  honori,  &  le  nollre  pompe,  ricordarci  taihora  della  lèpoltu-    , 
ra,come  lodeuolmente  hauete  fatto  voi  pronipote  di  Rollò  :  il  quale  elìendo  quelli  anni 
à  dietro  dopo  vna  lunga  habitazione  fatta  fuori  ;  ritornato  vna  volta  alla  patria ,  ordina* 
ile,che  vi  li  facelFe  vna  Cappella  in  Santa  Croce  con  le  parole,  che  icguono . 


THOMAS  RESALITVS  IOANNIS  FILIVS 

CVM  EXTRA  PATRIOS  LARES  TOTAM  FERE  VITAM 

CONSVMASSET  PATRIAM  REVISENS   HANC  EREXIT  ARAM   ET  PIE 

CADAVERI  PROPRIO   SVOR.  Q.  CONSVLENS  TVMVLVM 

PARARI    IVSSIT   MDLXXV. 

Si  come  vn'altra  ne  rizzalle  in  Napoli  in  Santa  Chiara  tra  le  fèpolture  de  Re, le  cui  parole 
dettate  dal  dottiilìmo  Angelio  iòn  tali . 

THOMAS  RESALITVS 

NOBILI  FAMILIA  FLORENTIAE  NATVS 

NEAPOLI  DIV  AC  SVAVITER  VERSATVS  VT  QVAM  ILLI 

PIETATEM    DEBET    QVAMQ.  HVIC    DEBERE    VOLVIT   TESTETVR   VTROQ. 

IN  LOCO  SACELLVM  SVBSTRVI  INQ.  EOR.  ALTERO  SE  MOKTVVM 

SEPELIRI  IVSSIT  IN   QVOD  COMMODIVS  PRO  LOCI 

OPPORTVNITATE  EFFERRI  POTVERIT. 

AN.  SAL.  MDLXXX. 

Di  Geri  fratello  di  Roffo  fu  nipote  vn'altro  Geri  camarlingo  di  Rauenna,  di  cui  cono/co 
io  Benucnuto  fuo  figliuolo ,  il  quale  ha  lungo  tempo  fatto  &  fa  tuttauia  nella  mia  patria 
dimora ,  Se  Don  Faullino  Canonico  Regolare  padre  chiaro  per  lctteie,&  per  vfici  efèrci- 
rati  nella  fua  religione.  Viuono  degli  altri  Riiàliti  in  Firenze  dilcendenti d'Antonio, 
i  quali  fecondo  l'vfo  della  Fiorentina  nobiltà  a  quegli  efèrcizi ,  &  honori  atttcndono,  a 
quali  da  gli  altri  nobili  cittadini  fi  vede  dar  opera . 

Errore  •   eue  diceùc.  204.  e  ma  di  due  Confalonieri  >  liuol  dire  di  ire , 

Il    Fine. 


D 


Con  licenza  de  Superiori . 


loy 


ALL'ILLVSTRISSIMA 

NOBILTÀ    NAPOLETANA. 


SCIPIONE     ^  MMl  R^TO. 


V  A  N  D  O  già  (bno  dieci  anni  paflari  io  venni  la  primiera  volta 
in  Tofcana,  &  che  dopo  hauer  ietto  alla  felice,  &  gloriola  memo- 
ria del  Gran  Duca  Cofìmo  quello ,  che  apparteneua  alla  iua  fami- 
glia, li  piacque  di  darmi  carico  di  icrmere  l'hiitoria  vniucrlàle  di 
quello  Ihto;  in  NapoIi,come  le  io  hauefii  commelTo  vn  gran  mis- 
fatto ne  fui  biafimato  da  molti,  opponendomi ,  che  hauendo  io  in 
cominciato  à  trattare  delle  lor  colè,  non  douea  ad  altre  por  mano. 
Ho  nondimeno  lettere  del  Signor  Palquale  Caracciolo,^  del  Sig. 
Don  Ferrante  Carrafa  di  Diomede,  Caualieri,  come  à  cialcuno  è  noto,  oltre  lor  molte  ra 
rillime  qualità,  llimati  làui,  tSc  prudenti  :  i  quali  lodando  l'elezione  di  quel  valorolo  Prin- 
cipe ,  &  approuando  la  mia  deliberazione;  percicche  la  pendo  il  mio  Aato  &  la  mia  fortu- 
na vedeuano,  che  mi  conueniua  viuere,  &  morir  mendico ,  le  io  rifìutaua  quella  occalio- 
ne,  biafimauano  in  contrario,  che  non  hauellè si  nobil  Regno  tra  tante  fuegrandiilime 
Ipelè,  &  in  colà  che  tornaua  a  gloria  di  tanti  Signori,  làputo  darmi  mediocre  intratteni- 
^  mento;  maflìmamenreeflcndo  Ikto  allhora  in  penlìerOj&  in  voce  di  minillri  regij  di  lòu 
uenirmi  con  quel  del  Re ,  hauendo  io  trouato  in  que  frangenti ,  che  correuano  per  conto 
dell'elècuzioni  regie  con  la  lède  Apoilolica;molte  colè  attinenti  alle  ragioni  Reali.  Et  làn 
no  anchor  molti,  eflère  lUto  concetto  del  Sig  Carlo  Caracciolo  Ingnllo ,  che  lotto  tito- 
lo di  Segretario  della  città  fuflì  iodouutocon  buona,  &:  grolla  prouilionecller  condotto, 
con  laqual  commodità  haueflì  potuto  Icriuere  così  le  publiche,  come  le  priuate  hillorie . 
Et  fu  da  molti  parimente  più  volte  fentito  rUlultrils.  Sig.  Ferrante  Loftredo  Marchelè  di 
^     Triuico  oltre  la  Icienza  militare ,  &  l'ellèr  del  luprcmo  conlìglio ,  Signor  di  molta  auto- 
rità, mentre  vilTe  ;  il  quale  era  di  parere  che  fi  toglielle  vna  volta  de  donatiui  regi  dieci  mi 
la  ducati ,  &  di  quelli  douerfi  fare  vn'entrata ,  dalla  qual  loitentato  hautlìì  io  potuto  alle 
D  colè  attcndere,che  il  Sig.Carlo  diceua .  Ma  non  ellcndo  melTo  ad  effetto  nelluno  di  que- 
lli penfieri ,  &  venuta  l'occafione  già  detta ,  &  acquetate  poi  come  à  Dio  piacque  quelle 
querimonie ,  &  venendo  io  finalmente  Iculato  da  quelli  mededmi ,  i  quali  m  hauean  pri- 
ma riprelò,  hebbi  dopo  alcuni  anni  lettere  dal  virtuolò,  &  degno  da  ellèr  in  vero  lomma- 
mente  lodato  M.  Anello  Pacca  :  il  quale  moffo  dal  zelo  delia  nobiltà  di  si  gran  patria ,  mi 
profferiuanon  difprezzabile  quantità  di  denari;  purché  io  le  fatiche  intorno  le  fami- 
glie nobili  Napoletane  durate ,  li  cedellì  ;  poiché  trouandomi  io  tutto  occupato  a  Icriuer 
le  Fiorentine  hilforie  non  vedeua ,  come  io  hauefii  giamai  quella  imprela  potato  a  fine 
condurre  .  Sopragiunfermi  prima  che  io  hauellì  in  ciò  fatta  alcuna  deliberazione  lettere 
da  alcuni  Caualieri,  à quali  per  buoni  rilpetti  non  voglio  dar  nome,i  quali  lòtto  titolo  del 
E  mio  beneficio  &  honore ,  aggiuntiui  taciti  pretcfii  di  obligazione  &  di  deb  ito ,  ardente- 
mente mi  confortauano  à  non  peiiTiettere,  che  per  altra  mano  che  per  la  mia  douefie  que- 
fìa  opera  vlcire  in  luce .  Io  che  vedeua  venirmi  addoffo  vna  piena  grandifiima,  lei:  111  per 
recider  le  parole,  &  venir  al  punto,  &  perche  altri  non  potefle  legittimamente  riprender- 
mi, che  IO  haiei  Icritto,  &  publicato  le  memorie  di  ciafcuna  famiglia  nobile ,  la  quale,  ol- 
tre quel  ch'io  mi  trouaua  hauerne  notatOjm'haueflè  mandato  kritture  autentiche  oc  quel 
che  foflè  bilògnato  per  la  fpelà  delle  llampe ,  &  degli  intagli  degli  alberi .  Non  lono  per 
dire  in  quello  luogo ,  qual  fofle  fiato  il  primo  aflègnamento ,  che  io  farei  vergogna  ad  al- 
tri,e  à  me  poco  honore  ;  ma  mi  poflòn  ben  molti  far  fede  con  quanto  fiudio  &  con  quan 
to  ardore  io  mi  fofiì  volto  à  quella  opera ,  hauendo  condotto,  &:  intagliatori,  &  llampa- 
tori  dirami ,  àc  giouani,  che  IcnuelTero  non  lènza  mio  grande  dilpendio,pur  che  ella  con 

bello, 


2o8 

belIo,&:  buono  ordine ,  &  pienamente  fofle  fpedita .    Con  tutto  ciò  efTendo  di  mano  in     A 
mano  nate  di  moJre  difficolta,  queib  parte,  chedouea  eller  finita  già  fb'io  ne  anni  parta- 
ti ,  li  è  aifatica  dopo  i\  lungo  tempo ,  alla  torma  condotta ,  che  voi  ved,te .  Ho  pace  con 
Ja  conicienza  iriia  non  Iole  d'hauer  olleruato  altrui  c|uel,  che  hauca  pronicflb,  ma  co  mici 
dmari  hauerui  pollo  di  quegli ,  co  quali  non  haueua  obligo  alcuno  .  Hor  poi  che  io  noa 
ho  più  temenza ,  che  polla  chi  che  ha  lotto  qual  li  voglia  colore  acculai  mi ,  per  mcitrai.-? 
di  non  peccare  in  giudizio ,  dico ,  che  quella  prima  parte  conueniua,  che  haudlc  numeiO 
maggior  di  famiglie  almeno  per  hauer  riguardo  alia  torma  di  elio  libro.  Era  necefiar^o 
metterui  l'albero  de  Re ,  &  l'altre  cole ,  diche  io  feci  menzione  nel  proemio .  Si  come  fi^ 
il  so,  l'harei ,  le  io  hauelli  forze  ,  anchor  fatto  ;  ina  ninna  ìcg^e  ha  mai  collretto  gli  huò-'  ' 
mini  a  quel  che  non  pollono .   Ho  voluto  dir  quelle  colè  in  ilcula  mia,  le  quali  cosi  pi  lel     B 
gochelienodacialcunriccuute;poichefaccendoincioforza  marauigliolà  alla  nacuif 
mia ,  mi  conduco  à  tacer  molte  colè  ,,le  quali  mi  hanno  agramente  in  tutta  quella  cpcia 
tormentato.  Io  ho  in  cafa  fatti  del  mio  gli  alberi  degli  Acquauiui,de  Monri,de  Picco'o- 
mini,de  Callrioti ,  &  de  Milani ,  &  quel  chedouea  dir  prima  de  i  Re.  Ho  quali  finito  di 
fcriuere  tutto  quello  che  à  Carrafi ,  a  gli  Auali,  à  Gelualdi ,  a  Zurli ,  à  quei  di  Bologna,  e  a 
queglidella  Leonefla  appartiene .  Ho  molte  cole  de  Ruffi ,  de  Sangri ,  di  quegli.  d'Arena, 
degli  Spinelli ,  &  d'altri  molti .  Di  tutte  quelle  cofè  fo  altrui  libero  dono ,  ne  VPglio  che 
d'vn  puntai  di  llnnga,come  volgarmente  li  dice,  mi  riconofcano.  Il  mandarle  a  luce  non 
polloj&i  duolmene ,  ellcndociò  légno  del  mio  poco  &;debol  potere.  Mar  douendo  altri  à 
ragion  contentar(i,che  io  faccia  dal  canto  mio  quel,  che  io  polfo,  li  priego  ardente-        C 
mente  ò  a  riceuer  anchor  eglino  prontamente,  &  volentieri  quei  che  con  tan 
ta  prontezza  lor  profierilco,ò  à  non  mi  dar  biafimo  ne  dolerli  di  iTìC,  le- 
non  potendo,non  Ibno  da  me  ilati  polli  in  quella  opera,  poi  che 
rimane  in  loro  arbitrio  d'accrelcer  co  nuoua  aggiunta  que   ^ 
ilo  voluine;al  qual  fine  oltre  l'altre  cagioni, è  in  gran 
parte  con  ie  SS.  Volile  Illultnlsime  llato  fatto 
quello  ragionamento  .  Di  Fiorenza 
à  xxv.di  gennaio  dell'anno 
MDLXXX. 

D 


Auuertimenti  d'errori  notabili . 

uftdr.Z^.C.  llc»nteJi Caìa"^  aie.  Francefco ,  Jl  cuiin a  -K'^^Jì farla ,  mori  l'dnno  1 50 1  i  7  J'tfetremlre 
tnNap,li.  fi  chele  cofe  che fe^umo  fuor  u  l^l^iforifofe  futto  di  lui ,  fono  del  Ctnte  Huberté 
<^mhrofofuo fallitolo .  ''':'■  \ 

i>< r.^<?.z>.  l'anno  15^5.  '^luol dire  1 5 < 5.  ^|, 

fc/rf.78.        nelfne  Olle  due  i>ri,![o^(jrfo^z^il?ir»o;a^iur,^ 

t^t'f.  158.C.   con  due  mila  (jujttrocenteoncie.rtpon£afi  duca'.. 

^ic.6.   D.  indi<imnnHltot(m\io.  Jiiizìr  cofferubre  X:. 

%Ac.y..  B.  domepce.  dcmefliche .   C.Jì^mi^ltare.fmip'ìtre.  Mtrifimlli errori Jì rimettone al^iudi^o dt  Ltttiri, 
L  Ortografia  s'ìe  I/fata  'Nanamente  ptr  ejjer  da  molti  "Variamente  iffruata. 


FAMIGLIENOBILI 

FIORENTINE 

D  I 

SCIPIONE    AMMIRATO 

Parte  Prima 

he  (jHattperleuareogmgara  di  frsceden{a  fono  fiate  pò  sì  e  in  confnfo, 
ConlaTauolanel  fine. 

con  LICENZA  DE*  SFPERlORh  ET  PRIFILEG  IO- 


I  N    F  I  R  E  N  Z  E     M.  D  C  xy. 
Apprefso  GioiUonaco,  e  Bernardino  Giunti, 

ìl  Compagni. 


à\ 


'^ii'ÌOC;  J 


oaib 


AL  SERENÌSSIMO 

COSIMO  SECONDO 

GRAND  VGA    DI   TOSCANA 

CLY  A  R  T  O    E  T  0 

Mio  Signore. 

Bèvero  cht  là  grandezza  d'vn  Principe 
Gonfifla  non  tanto  nell'ampiezza  del  Lo 
fninio,  &  nel  numero  de  Popoli  à  ghi 
comanda,  quanto  nel  fito,  &  pella  no 
b;ltà  degli  Stati, &  de  Sudditi ,  à  gran 
ragione  Serenifs.  Signore  è  V,  A  reputata 
vniuerfalmente.non  folofra  Principi  Ìt3« 
liiini,  njafrà  Gkriftiani  ancora  grande-, 
^  fflia^^perchehauendo  hauutoda  Lio 
j  fuoi  maggiori^  &  per  confeguenza  ella  di  cornandare  à  quc^ 
ftj  Prouinciadi  Tofcana,  non  ci  èperrona^chcnon  conofca, 
&  che  non  affermi  efservna  delle  meglio  fituate,  bi  per  il  cli- 
ma, &C  perla  fortezza,CQme  per  la  fertilità  òccommoduà  dei 
Ivi  are,  Delle  più  antiche,  delle  piti  chiare,  ^  delle  pm  iHuflri 
delia  aobilifsima  Italia,  haueiido  in  efla  hauuto  ficuro  ricet- 
to, &  farro  lorrefidenza  tutte  le  Scienze,c5c  tutte  l'Arrt,  delle 
quali  andogiàfi  pomipofaPaltretanto felice,  quani'hoggi  mi* 
(era  Grecia,  &  dou'èftatoiempreinfomma  veneraiione,ÓC 
ftima  la  Religione  fondàmento,&bafe  ficurif^ima  d'ogni  be- 
ne, Qode  fi  può  lafsar  gloriare  chi  chefia  d'hauer  più  gran- 
di  Stati,  &  più  numero  di  Città,  &  di  Popolo,  perche  come 
quelli  non  faranno afsai  per  paragonar  quefti,  cosi  ne  anche 
le  Città  faranno  ne  più  anuchc,  né  più  nobih,  ne  tanto  belle 
quanto  quelle  di  V.  A.ellendo  che  la  minore  antichitta,  dc 
nobiltà  della  maggior  parre  di  effe,  è  l'elIerColonie  deKo.m.a- 
ni,  6c  gU  habitaton  efiere  flati  gran  tempo  non  rctti,nè  gouer- 

^     i  nati 


lìatìda  altri  che  dal  proprio  valore^  Et  però  non  cmarauiglia 
fehauendo  per  fi  gran  numero  d' anni  faputo  comandare,  òC 
dominare,  lappiano  anche  con  tanta  facilità,&  felicità  obbe- 
dire a  sì  ottimi, &  fi  benigni  Principi,che  abbcllendo,&  arric- 
chendo le  patrie  loro,  riconofcono  per  proprio  interefse  1'  ac- 
tTefcimento  delle  ricchezze,  &  degli  honori  de  lor  Sudditi. 
D' alcune  poche  famiglie  nobili  de  quali,  &  in  particolare  di 
quefta  uobihfsima  Città  di  Firenze  Kegina  dell'  altre,trattan- 
do  fi  in  cjuefto  volume,  ho  douuto  credere,  che  non  fia  per  ef- 
fer  difcaro  à  V,  A.  che  efcano  fuori  lotto  il  fuo  felicifsimo  no- 
me, fi  per  vederfi  in  effe  l' azzioni  pili  chiare  d' alcuno  di  loro, 
cScper  efier  fatica  di  chi  hebbe  l'honore  d'cfler  chiamato  à  feri* 
uer  l'Hiftorie  Fiorentine  da  chi  V- A.èrecondodinome,ÓC 
non  punto  dirimile  nel  rcfl:o,Come  per  efier  finite  di  dar  alla 
{lampa  dal  più  humile,(Scpiù  fedelferuo,cScvafiallo,  qual  fo- 
no IO  dell' A  Itezza  Voftra.  Alla  quale  fé  piacerà  di  comandare 
che  fi  dia  a  Ila  luce  la  feconda  parte  dell' Hiftorie,  come  ne  la 
f applico,  moftrandofene  vniuerfalmente  tanto  defiderio,  ve» 
dra  fempre  più  con  quanto  zelo  con  quanta  fede,&  co  quan- 
ta fincerità  habbia  il  vecchio  A  mmirato  feruito  à fuoi  glorio" 
fi  Anrecefsori,  &  quanto fiano  veri,  &  non  finti  gU  honori 
che  fi  danno  à  Firenze,  &  à  fuoi  Stati.  Aquali  voglia  il  Signo» 
re  Dio,  come  con  tutto  li  cuore  ne  lo  prego,  conferuar  V.  A. 
Serenils  anche  perbenefitio  della  Chriftianità  moltifsimi 
anni.  Di  Firenze  à 5.  dì  Settembre i5i j. 
Di  V.A.  Sercnifs. 


yrt.ilifmtt  &  FtitUfiim9SeT»9,&  Véfallo. 

Se  tpc  m  Art.  miralo, 
A   LET. 


^ 


^w^mm 


A   L  ETTO  RI 

"^AJ^^TO  s^  ingAnnino  coloro  ihe  affolut  emerite  drite* 
pongono  la  nobiltà  d'^n genti Ihnomo  nato  iri'vn Regno, 
ò  in  altro  Principato  à  quello  d'njna  Tiep  Mi  ca  ifactl- 
mente  in  leggendo  (]uefto  lihro  fene  accorgeranno.? er'- 
checonfiftendola  nobili  a  tn  Antichità,  (^  f^lendo- 
rr,  E  co  fa  molto  njerifmile,  anzj^  fvtde  tn  tffettOy  eh  ì 
pili  facile  a.  que fi  L  di  KebuhlicaiCheà  cantili  mcftrare 
per  m, Ite  et  a  Uftta  continuata  fticcef sione  j  e  fendo  a'utaio  maggiormente 
dalle  fcritture publ'che,  com'è  qui m  Firenzi'  ilTriortffa'  ^Ja  forfè  chf 
quefii  taU  fi  fondano  su  e.  «<  ItttoL  che  rjauerl  ijuelgenttlhHjmo  di  Signore, 
Barone,  Conterò  Marche/è  d  ^no  òp't'i  luo^hi^  D.ue  mejueli  '!t  T\e^  ublica 
non^ejgono  quefii  titoli^  iheJi  prima  ijidafnoffecioj,)  sfanno /limare 
flit  vnct  che  vn  altro  ^  (^  di  ^  ;  e  che  /  on  par  lor  di  nere  d  hauer  a  far  conto 
d*  altr  t  ck  e  di  cjiielli.  Ma  fé  f  nguarch  r  pu  ar  entro  ne.  le  K epH'  lich^gran^ 
di.,  com'è  fiata  quefta  di  F  irer,z.e  fi  'vedra  che  'U'.a  famijia  nmie  di  effa, 
non  ha  mente  cantone  di  e  edere  ali  altra  perche  fé  non.  hamra  hanHty  S/gO' 
ri , ò nonfa-À vijfu.'ata/itocatt  illerfcamtUe  e  mt  flQ  d  ordinario ^  (3' e 
re  efario in  vna Corte d  --on  Re, od' vn  Trìr. cìpe gra ■■!&<e ,  non  / e,  me:te->ao 
ne'le Repuhlicheilconfgiodt  Per  anaroquefle  dtfsa_  ujglianzje  di  titolp,(^ 
rnodtdtvmerefercaufadttumuity^ re;4r'Juuont^  hanerahaunto  de  Confa- 
Ltitirt  dfgmjittia,  de  'Triorr, de  Comm'ffarh,  cu  Duci aelU  Guerra ,.  di  quei 
della  Balìa,  (^fmili  offiz.  ij,  /  qu.dt  non  fon  forfè  punto  tnJer,ori  à  q/^clliy  maf 
frne confderandoyiht  (jUelSgnore hauera  dcomando non  affuluiofopragen^ 
te  no:i  nobile, doue  quclgentilhkomo  di  ^jRffuùlcafè  idon  Iha  afoli4tG  yè  aU 
manco eompagtìQ^iS hOnfu[[gctto  come  l'aLro.  Undeji^  veclwo  ìoenefpefa 
darsi  àgran  Si^noriy(^  Brincipi.il baflone  del gencr4l^tQd4lle  mani  d  vn 
^entd'jMorro  dì  Rtpui  Lca^  (Sfar fi  tutte  quelle  cofe  che  vn  7v^,  o  vn  Brtmtps 
fard  ne  fu  /  S.  aii,  il  che  non  fi  può  vedere  mvn  S  ignare  .0  Cat^iltere  dt  ftudo^ 
'Et  fé  fi  tanto  aborrito  anticamente  nella  RepubLca  daltrmuerfilè  quejio  tito^ 
il  di  S grìoria,che molte  f  imitile  per  efferne  ammeffe  al gcUirnOy  filmarono 
'Ucntura ilpolerlo laffare,  Nonsoperchthoraper  trouarfi  fènz^.ne  deuano.ef^ 
fer  meno  avpre{l(j  te,  ha  uinio  per  il  re  fio  hauuto  parte  m  vna  R  epMcat^nta 
grande  pianto  hOijile,  r^  tacito  putente.  Et  fé  poche  famiglie  faranno  quelle  dt 
g-iit  iLuom.n'  diftudoche  mojirina  tAnfa  antichità,  come  far  annotai  te  Ifno- 
h't  Fiorentine^  al  fu  uro  pìchifs^me,  ne  farà  ino  che  p'fftno  mojlrare  vnacomi'^ 
nuataf'.ccejsioneui  Sigi. oru  rifpetto  alle  guerre, (5.  e  ami  lamenti  deilt  Statj^ 
doue  nelle  nohli  di  Tiepuhitche  nonfajerà  mai  eia  che  non  vi  fa  vna  ^ò.piii 
perfòne ,  fecondo  iLui/*ero  degli  hu.mim  chefaramQ  Haa  m  effe,  eh:  n-m 


ha'h}a^oJut'^,^(pyC'Utogy^d't,  tfdegn^ù  da  poterfi  con  taZzJom  rohili 
nfilenderfim^repu.  Ma  fé  cofloro  'uoglion  nj /furare  la  mhil  a  dalie  Si- 
griorie,  (^  daftudt,  che  maggior ftcurez^z,^ fi ^uo  hanere  della  nobiltà  Fio- 
rentmayChe^fuUaLumdiefsh  o cacciati tn  duerfi  tewp  dalla  propria 
patria,  fij  cosi  non  fi  ntrouando  piurifirettifottp  Ufeuera  legge  della  Re- 
puhlica,dHennerograndh^potenti  Signori.  Et  m  Italia  ti  Regio  di 
jMapr  LJa  Lombardi  a, (^  q  uafi  tutte  l'altreTromncie  cene  rendono  ficuro 
^  chiaro  teftimcnio,  Et  fé  nobile  è  quello  che  cene  fa  la  Grecia  con  gli  Sta- 
ti pcjfedut  uidagentilhtiomtnt  di  quefta  Città,  nobilf sima  farà  lati  fti- 
montar  zjideibtll  fimo,  ^  potentifimo  Regno  di  Francia.  Et  fi  m  d- 
Her fi  parti  dì:  urcpa  la  nazione  Fiorentina  ha  po(i'ediao,(<f  pofincde  Signo- 
ne Baronte,Contadi, Marche fatiy^  Ducati,  parche  anche dre^o  del 
Mondo  non  fia  niente  prmo  del  [nono,  ^S  grido  della  fu^  ^oirtu ,  &"  valore, 
fi  chefin  vna  parte  di  ejfo  dal  proprio  nome  d  V^  ure'ritmo,non  hajdugna^ 
to  di  pighare  \lfup.  Et  m  ogni  tempo ,  (^  apprefo  R  -,  'cf  Principi  grandi 
hannofimpre  hauuto  le  prime  cariche  0  le  prime  dcgntt  ^'  0  r/de  m  tfsfino 
fi^ati  O  enerah  si  di  terra,  come  di  Mare,  de  Maref-iaUt  de  Gran  Sintfial- 
chi,deGoHcrnatondi  PrOHincie,  ^  Caualicri  d  cgn  ordine  dtLauaUe- 
ria,  tHtti  tndit  <  pur  troppo  certi ,  fS  troppo ficuri ,  perchi  fintifisc  il  contra-^ 
no  della  lor  nobdta.  /  Cardinali,  che  ha  dato  quefia  qjtrtuo^fijma  Città 
allaLhiefadt  ISiio,fonoAt  numero,^  qualtàtali, che  non  folamente  ella 
non  refta  indietro  ad  alcuna ,  ma  'và  deipari  con  qualfi  'vcgva  altra.  Et 
gli  'vltimi  ducfmmi  Povtfici  per  non  dire  degli  altri  ^  erano  chtf noi  gentil-^ 
huomim?  de  quali  cerne  fi  leda  'untuerfalmente  la  prpidenz.a,0  Ubanti 
dell'  'vno,  cosi  pare  impcfibàe  d  paragonar  il  <:orxctto  che  il  mondù^t^aMua 
fatto  de  li  altro.  c^Jla  qualfegno^qual  marca  fi  ricerca  per  efer  nob  de-,  cn^ 
tnF*rerze  ncnfiaì  (3'  de  uè  i  e  mai  vifuto  con  più  riguardo  dl-a  nchur 
t}t'(  poiché  come  huommi  di  fpirito ,  GT  d  ingegno  cccilier.tifiimo,  ncono- 
fcendu  r>  ucllo  che  e  necefarto  per  efjer  nobile,  ^  mantenerfita'.e,  abbcrre  u  do 
qut  li'  apparente ,  ^  pompo  fa  vanìtà,che  lufingheuole  ,fefiefànonerje}2' 
te  p  cfitteuole  agli  altri  .hannofimpre  in  ogni  lor  penfero,'^  tn  ogni  loro  azr 
Zj'one  hauuto  a  mira  ad  ejjà ,  talché  non  fi  e  mai  fent  ito  njfcir  da  lor  cofia  , 
che  nobile , grande .,(3"  d^gna  d'eterna  memoria  mnjia.  Ma nonejjen" 
do I  unto  mia  internatone  di  'voler  tn  quefta  lettera  prouare  ia  nobiltà  Fw 
r emina,  poiché  e  pur  troppo  ma  :tfefta,  àchi  non  f  l  fa  off^ufcar gli  occhi 
dalie  tafiont,  fi  che  non  potendo  vedere  lafiua  chiare  ZjZ.a,  j,  dol^a  ae'.* 
l'oggetto  quando  doureble  lamentarf  della  fina  abbarbagliata  virtù  vi- 
fiua;  Ve -go  a'  ejjer  entrato  troppo  auantiy  mentre  voleuo  dire,  chefijareU 
beio  fga  .  nati  coloro  che  hauefjero  opinione  d  anteporr  e  vna  f^i^%  l^^  ^'  '^^ 
gno^  0  dì  Principato  a  vna  di  'Repulltca^  fi  pero  quella  molto  aniK^,^S^  quejia 
inolio  nuoua  ne'la'RepHbiica  non  fuJfc%con  la  lettura  di  qucfìo  libro--,  ^^^  ijuaie 
to-i  fimara'diglieraperfona^  che  trattandofi di famgiie nobili  Fiorentine,  dont 
la  nobiltà  e  ^r^tn^e^  rS  numero/a  fene  jiar.o  ftampate  fi  foche,  perche  come 
la  mente  acl  Signore  Scipione  fu  di  fcriuere  dt  tutte,  ^'  tutte  [i^rmparle ,  così, 
tn  procefo  di  tempo  gli  accaddero  é  quelle  difficultà  che  net  libro  delle  ^hCapoi:^ 
tane,  fi  che  lìraccandori  quei  taL  a  chi  icccam,fÌ4  molto  facile  alai  mPfegart 

atem" 


iltempomlt  altre  fUe  opere  che  fi  veggono  alla  fìamp/iy  (f  che  io  ho  à  penna. 
Et  Rampato  di  quefle  quando  vna,  i^  quando  vn  altra^  €5^  alla  ri  n fu  fa  di  ma^ 
no  in  mano  chi  prima  ne  tortchiedeHa^era  Fiato  queflotthro  laper  moltt  anni 
fenXapenfàrcifiptÌ4.Et  io  che  pur  mi  credeuo  d'hauerloa  ridurre  m  mtgltorfor- 
9na(  intendo  quanto  al  numero  delle  famiglte^poiche  nelreflo  non  fi  farebbero  al- 
terate/^ pero  'VI  fs no  quelle dègli^ìht^,&  degli  /Immamiati  non  jìmte) dopo 
hauer  ritardato  tanto  tempo y  (^  fattoci  quelle  ddigenz^e, che  ho  flim<ne  necefsa- 
rie»mifonrefolutopernoh  defraudar  quei  che  hanno  fatto  Ufpefa  delle  flam- 
pCf  ejfèndone  Bato  rtchtefìopmd'vnà  uolta,di  laffarlo  ^vederem  quejìa  manie- 
ra. Sono  m  que fio  volume  quelle  de  Cancellieri,^  degli  Amm  annali  di  Fi- 
floiajche  darannòforfe  che  dire  à  chi  per  ordinano  ogni  e  afa  diafajlidiOy  per 
hauer  intitolato  il  libro  Famiglie  Fiorentine ,  mafip&ca  cofa  non  ho  voluto  che 
alteri  la  prima  intenzione  dell  ^Autore,  ^pprefo  di  me  fono  difamig  Le  fini- 
te ^^  altre  ridotte  iti  buon  termine  gli  Acciatuolt,  ^Limanmpy^ldohrandmiy 
'Bandint,  del  Bene,  Boni, B  or  romei  ^  Caualcanli^  Cerretani ,  folchiy  Gu^da- 
^nf9Gutcciardmt,<!!Mannetli,'Vùccty%cafòli,^  RucclUi^  delinquali  come 
ho  fin  hora  ddto  copia  à  quei  delle  Beffe  C  afate,  che  men  hanno  ricercalo, 
così  farò  di  quelle  che  mi  rimangono ,  (S  d'ogn'  altra  notizia ,  ò 
albero,  che  hahbia  d  aLrefamtgley  che  pur  fono  in  gran  nu- 
mero, ^ prego  ctafcuno  a  credere  che  io  non  defide^ 
ro  che  dt  compiacere  in  ciò  vmuerfa  lenente  a 
ÌHtù,faptnIotale(fireUatalatfteme 
dell' Jutore  quando  fi  mejfe 
aquejiatmpre^ 

A 


^liSj  *.  5>  »S  5:  *  5: 51  >5^  <7>  » .  <« -^i^  i^  «51  j  «» 


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'^hU'.  ..  -v^i^*^.^** 


V-    'f.      *• 


DELLE  FAMIGLIE 

NOBILI  FIORENTINE 

D  I  SCIPIONE 

AMMIRATO 
PARTE  PRIMA- 


LE  QVALI  PER  LEVAR   OGNI 

gara  di  precedenza  fono  ftate  pofte  in  confufo, 
&  fenza  ordine  alcuno . 


:mv 


ALL'ILLVSTl^rSSIMO 

ET  REVERENDISSIMO 

MONSIGNORE 
MONSIGNOR   F-  MICHELE 

CARDINALE  ALESSANDRINO 

SVO    SIGNORE. 


SCITIONS  ^MJifìX^TO. 


H^..^» 


L  ZJefcouddo  dt  Ftefòle  è  nella  famìglia  VUccetaper  conce  fotone  dell 4  fth 
^^^^     ^^^^^p^l    ce  &  gloriofa  memoria  di  'Fio  U.  7io  di  U.  S.  ll/tt/ìripmaM  jualeJJ  come 


proccuropmpre  di  honoràr  i  familiari  Cr fermdori fuoi  con  d'gnuà  tsrprs 

q^-J~.  4   latureicesì  nel  medefimo  tempo  fu Juo  lj>eziale  penftero  diprouuedere  à  XJe 

"^   J  po**<*di ,  proponendo  alla  cura  di  cjuelli  httommi  di  merito  &  di  Calore .  Sì 

WÌ  fattamente  che  quelle ^che  fa  argomento  chianji'tmo  dtdajùa  hmtàyfìi  an^ 

co  fuffcumi[Umo  fcgno  Cr prona  della  \ìrtU  di  coloro ,  che  da  lui  er-im  h* 

ni-  rati .   Scriuendo  io  duntjue  in  quefto  léro  delle  famiglie  nobili  Fiot  enti- 


ne  della  famiglia  Viacceta  ;  nella  quale  il  ntreuarfi  in  due  di  efftil  Ucfcouado  di  fiefole  è  come  fi  è 
detto  così  indizio  dalla  virtù  loro  »  cerne  di  quella delfuo  heatiftmo  zio ,  non  mie paruto fuor  dtprcp$ 
fio  di  dedicargliele .  perche  ella ,  à  cui  t'hertdità  di  cotanto  nome  appar  tiene  ^fenta  rallegrar  fi  à'h§ 
nello  piacer  l'animo^  Vedendo  m  cot  ali  fugge  t  ti  rilucere  la  Ithralità  diqueljàmiliimo  'Principe.  'Nel 
ijperfòna  del  quale  poliamo  con  verità  Ksrfenza  alcun  rojjor  dire  ;  cheftverifico  la  parola  del  Signo- 
re .  che  ti  buono  albero  fa  buoni  frutti .  Si  come  buona ,  &  quieta ,  &  tranquilla  fu  Roma,  mentri 
ella  MJjefotto  laptetofjfeuerità  del fuo giuf}il?imo  imperio  .  pietoft  dico ,  mentre  egli  tagliando  con 
le^gier  danno  le  piccole  cattiue  barbe  nafcenti ,  non  filo  vieto ,  cheptggiori  mdUnon  andajjer  foigen^ 
do  ;  ma  quello  che  non  vidde  ilmonao  dopetlnafctmento  di  Chrifìofu  cagione ,  Sj?aigendo  con  ìnyghif- 
f.ma  mano  le  ricchez^  di  Santa  Chiefa ,  delia  più,  alta  &  nobilvittona,  che  mai  hauefjero  i  popoli  oc 
cidentali  riportato  dalle  nazioni  dell'Oriente .  .^ojì  egli  fot  to  laprofufione  ci  dimoerò  il  guadagno;  &" 
fé  vederci  fòt  to  l'a.^ro  manto  del  rigore  iineffabil  delcezx^  della  fuafwgolar  clemenza  C?"  pietà  ;  ^Sf 
ijuello  che  ancor  molto  più  importa ,  fé  quaft  d  ciafcuno  toccar  con  mano, come  à  Vero  Xjicario  di  Chri 
pio  s'apparteneua  ,  in  qualguifa  ^rezz^ndo  la  gloria  del  mondo  ;  queda  dtl  cielo  (^  del  mondo  m  v» 
medefmo  tempo  s'acquifìt .  Quello  è  quel  zelo  lllu.Qriftmo  &  Keuerendifimo  ^cnfgntr  mio,  che 
mi  ha  mojjo  più  volte  àfùppltcar  Jj.  S.  lUuftnfUm-a  à  dar  fretta ,  che  la  vita  di  lui  feruta  dal  noftro 
(fatena  [ì  paìeft  t  0-  diafialle  Hampe ,  non  potendo  per  me  Vedere  qual gicuamentof  pojja fj  erare  ,do 
uè  altri  filmi ,  poterfi  reggere  ttndiflinta  comunanza  del  genere  humano  con  imperturbabile  p  acien- 
Zdi\0  la  riputazione  (ir  autorità  non  poterfi  mantenere  altroue  ^  che  appoggiata  con  l'oro,  pouht 
ilgittar  quejìo  nelle  guerre  e  cofa  vtile  ;  Ct-  nella  pace  Ugiuflitia  non  con  tenendo  fempre  la  bilancia 
diritta  quafì immobile  ftatua  efèrcita  iljuo  vficto ,  la  quale  dall'altrui  maluagità  horgiù ,  C?"  hor  su  ì 
Josj>inta ,  ma  con  quafì  continuo  &  perpetuo  aggiugnimento  ofcemamento  àfùo  fommo  potere  fi  fìu  ■ 
dia, eh  e  diruta  &  (guai  ft  mantenga  .  J>ii(a  io  non  mi  fono  accorto  mentre  fon  tirato  dall'ardente  af 
/etto  che  porto  alla  reuerenda  memoria  di  si  fruttuofo  'Pontefice  d'hauer  trap  affato  la  mi  fura  che  d 
quefìa  lettera ,  &  m  si  fatto  luugo  (sr  fcgaetto  fi  (onueniua .  Facendo  dunque  fine ,  refero  à  ty'.  S. 
Jlluflrifima  pregando  dal  Sgnor  Iddio  quella  grandezza  ts^  felicità  ,  che  verni  fuo  buonferuidor  le  de 
fiderà  ;poi  che  io  porre  certajferanza  ,  che  nt  fenz^ gloria  di  Vio potrebbe fuccedert ,  nefènzé  com- 
nnao  O"  beneficio  de  virtuoft .     ^  X  d'ottobre  dell  anno  i  58  ^ .  <//  Fiorenza , 


^DELLE   FAMIGLIE 

NOBILI    FIORENTINE, 

DI  SCIPIONE  AMMIRATO 

Parte  Prima . 

B  DELLA  FAMIGLIA  DE'  CATTANI  DA  DIACCETO. 

I A  C  C  E  T  O  già  piccolo  caftelletf  o  ouer  tenuta,  &  hor  villa,  è  vn 
luogo  in  Valdifieue  polto  in  {ìilla  llrada ,  che  mena  al  Cafèntino . 
Pelago  quindi  ad  vn  miglio  difcoilo  Coptrada  abitata  e  fecondo  i 
contadini,  i  quali  dal  pendio  dell'acqua  fi  regolano ,  porto  nei  Val- 
darno  di  {opra .  Da  amendue  di  quelli  luoghi  eflèndo  di  elTi  Cat- 
tani  quegli,  che  hoggi  Cattani  da  Diacceto  lì  chiamano ,  furon  già 

detti  Icambieuolmen te  hor  da  Diacceto,&  hora  da  Pelago;  fi  come 

il  più  delÌQ  volte  in  quelle  famiglie  è  auuenuto,  le  quali  di  diuerfi  luoghi  hanno  hauuto  Ci' 
gnoria,  fi  come  negli  Aquini  molkammo  in  quel  ramo  fpetialmente,onde  vlcirono  i  Mar 
C  chefi  di  Quarate .  percioche  nati  eglino  da  Conti  d'Aquino  furono  dalla  fignoria  parti- 
colare, che  hebbero  d'Alueto  per  molti  anni  d'Alueto  chiamati,  poi  dal  dominio,che  heb 
bero  della  Grotta  Manarda ,  della  Grotta  fur  detti ,  fin  che  di  nuouo  l'antico  &  primo  co- 
gnome d'Aquino  ripreléro .  Q^erta  voce  Cattani,  che  fignifichi  dominio,^  fignoria  no 
credo,  che  fèn'habbia  a  dubitare,  (è  bene  io  non  veggo ,  onde  ella  fi  venga ,  veggendofi  in 
Gio:  Villani,Cattani  eiler  chiamati  i  Buondelmóti  già  fignori  del  cartello  di  Mótebuono . 
&  doue  parla  di  Spogna,dice,  &  era  di  gétilhuomini  chiamati  i  fignori  Cattani  di  Spegna. 
Cosìdice,  quando  i  Fiorentini  coperarono  il  cartello  di  Montegroflbli  in  Chianti  da  cer- 
ti Cattani  di  cui  era .  Et  di  Cambiata  cartello  molto  forte  in  capo  del  fiume  della  Marina 
verib  il  Mugello,mortra,che  era  de  Cattani  della  Contrada,  ma  meglio  che  in  altro  luogo 
D  apparifce  nel  penultimo  capo  del  quinto  libro,  raccontando, come  i  Fiorentini  fecero  giù 
rare  alla  rcp.tutto  il  Contado;  che  prima  la  maggior  parte  il  teneano  alla  (ìgnoriade  Con 
ti  Guidi ,  &  di  quelli  di  Mangone ,  &  di  Capraia ,  &  di  Cerraldo ,  &  di  pi  ù  Cattani  che  le 
riiauieno  occupato  per  priuilegi,&:  tali  per  forza  delli  Imperadori.  San  Tommalò  nel  li- 
bro, che  fece  del  reggimento  de'  Principi,mortrando  querta  voce  dinotar  (ignoria  s'inge- 
gna di  mortrare,  onde  quell:a  voce  Ci  venga .  ma  à  noi  barterà  per  hora  di  lapere ,  che  ella 
fignoria  dinoti ,  come  fa  la  voce  di  barone  nel  regno  di  Napoli ,  &c  in  altri  regni;  &  come 
talhor  dinotò  la  voce  di  Cartaldo,  che  poi  diede  ancor  ella  nome  ad  vna  famiglia;  &  for- 
fè anticamente  in  Aragona  quella  delos  riccos  hombres,  hauédo  noi  in  alerò  luogo  di  quc 
rta  materia  abondeuolmente  parlato .    Di  tal  lìgnoria  de  i  prefènti  Diacceti  rtata  in  que' 
£  luoghi  rendon  piena  tertimonianza ,  non  iolo  il  caflero  ouer  fortezza  di  Pelago ,  la  qual 
pofl'eggono  infino  a  prefènti  tépi,ma  le  due  pieni  di  S.Cleméte,  &  di  S.Lorenzo antichils. 
quella  porta  à  Pelago,  &  querta  à  Diaccerò,  le  quali  fon  di  padronato  della  detta  famiglia. 
&  oltre  vederli  in  ammendue  l'arme  de'  Diaccen ,  in  quella  di  fan  Lorenzo  fòpra  la  porta 
principale  della  piene  vi  fono  fcritte  querte  parole  GHIACCE  T  A  DON/IVS  POS. 
Belliflima  è  la  prima  memoria,  che  di  coiloro  Ci  truoua  &  antica  molto ,  contenendo 
fòtto  l'anno  1207  alcune donationi,che  fi  Rinieri  figliuolo  di  Guidalotto  da  Pelago,&  la     nwni s. 
fùa  moglie  Romea  à  Guido  Priore  della  Chiefa,&  Monallero  di  S.Romoaldo,&:di  tutto     ^"'#^ 
l'Eremo  di  Camaldoli  fatta  à  Bardigliene  nella  corte  di  Pelago .  Dico  belliiTima  percio- 

A     3  che 


€  DELLAFAMIGLIA 

che  olrre  il  dominioj&:  fignori.i,che  egli  moArci  haucr  di  que  luoghi  vi  fi  fa  di  alcune  voci  A 
inentione  da  i  cuiiod  dell'antiquirà,  degne  da  efler  cófiderare.  Tra  le  cole  donate  dice  do 
naie  (  tali  ibn  le  parole  itene) quoldam  noilros  homincs  colonos,reIìdentes  cuiuscuinq-,  (e 
xus,&;  ccndinonis  &  pecuiia,&:c.  &  iegue  poi,  noAros  maliiaderiosde  Pclago,&:  hmilrac 
te  ccrra.s.vineasj(BÌaSjCJpàiì9s«duunicata,pQilciiioncs,  6c  quel  che  iegue.  che  per  li  nialna- 
dierijòc  dunicari  habbiamo  notato,che  forlc  qucll  vltima  voce  è  queIlo,che  altri  domini- 
calia  chiamarono,onde  la  voce  del  demanio  è  nata  nel  regno .  Vn'alira  donatione  C\  ve- 
de di  colini  dell'anno  lèguente  fatta  a  Liherto  vicario  del  già  detto  Guido,per  la  quale  gli 
dona  l'intero  padronato,che  egli  hauea  nelle  Chiefè,  che  ei  nomina,  di  lan  Cleméte  di  Pe 
Ja?o,diS.  Sa!uadoreàLecciuolo,diS.PierodiCan,diS.BartoIommeodiCaiìelnuouo,del 
la  picue  di  S.Bartolommeo  di  Pomino,  S.Margherita  à  Tofina,&  tutta  la  ragione,ch'egli 
hauea  ne  beni,&  pofreifioni  a  dette  Chieiè  appartenenti .  Non  lìamo  certi  (e  da  Kinieri,ò  B 
da  alcunofuo  fratello  nafca  il  (ccódoGuidaIotrocapodelnolh-oalbero,manó  e  peròdub 
bio  per  Io  (patio  dell'etàjche  vi  corre  in  mezzo  due  edere  i  Guidalotti,&:  no  vno;  non  else 
do  verifimile  che  Rinien,  il  qual  dona  nel  1 1 07  (ia  zio  di  Recco ,  che  li  truoua  efler  viuo 
uccco  .  per  turro  ì'an.Mo  i  ?  2 1  .  Creilo  par  che  lì  habbia  per  indubitato;  li  come  Barrolommeo 
Fontio,  il  quale  Icriirc  la  vira  di  Pagolo  da  Diacceto,&  quegli  della  cafa  affermano,  che  il 
primojche in  Firenze  venifle fuife Recco,hgliuolo diTorre,&del giàdettoGuidalotroni 
potè:  il  quale  poilofi  ad  abitare  nella  cótrada  di  S.  Iacopo  tra  i  felli  nel  ielhero  di  S.  Piero 
Scheraggio,  per  quel  fclliero  véne  a  confeguire  gli  honori  della  icp.il  primo  dequali,  che 
apparilca  per  1  publici  libri  d'hauer  cófeguito,che  à  noi  fia  pale(è,fu  l'efler  de  Signori  l'an- 
no 1 2  5>4,ncl  qaal  tépo  fu  Bonifacio  Vlll.creato  Pontefice.  Fu  la  feconda  volta  tratto  del 
mcdclimo  magiihato  fan.  1  25*8.1a  qual  fignoria  fi  dice  hauer  dato  principio  à  fondare  il  q 
palagio  della  rep.&  la  terza  l'anno  1305.  Veggonfi  di  coAui  nelle  priuate  memorie  alcune 
paincolan  Icntturedi  cópcre  fatte  in  PeIago,&vna  fra  l'altre  dell'anno  1 5 1  ^.nella  quale 
dalia  (ìgnona entrata à mezzo  dicébre.efl^endo Gonf.di giuihtia  Betto  Rinaldi ,  Recco in 
(ieme  con  Baldo  Vi{domini,&  Alderotto  Bollichi  vengon  creati  ì  rilcuotere  vn'impolla 
meda  per  pagare  i  ;  00  cauallate  à  xxv  fiorini  d'oro  per  cauallata,&  Recco  fpetialméte  vie 
ne  eietto  dcpodrario  del  comune.  Truouah  in  quello  tépo  Vguccione  della  Faggiuola  in- 
cominciato afarfi  grade,a(pirnre  all'imperio  di  Lucca,come  pochi  dì  appreflo  felicemente 
gli  véne  farro.  Onde  cóuenendo  àFiorétinillar  delli,eranocor(i  à far  quelli  prouediraéti. 
Nel  medelimo  anno  a  20  di  gennaio, che  (ècondo  laChiefà  viene  ad  effer  l'anno  1 314x0 
sì  Recco  come  Mugnaio,  ouer  xMignaio  Tuo  tìgliuolo,che  per  l'vna  &;  l'altra  lettera  viene  j^ 
lpeiIils.(critto,confcnano  haucr  riceuuto  da  Manettodel  Buonodel  popolo  di  S.Fridiano, 
(dacollui  lì  dice  eilèr  viari  i  Manetti)  fiorini  6"? 4  d'oro  del  conio,Sc  peiò  Fiorentino  per 
dorè  di  Pia  (poià  di  Mignaio,&:  del  detto  Matietto  figliuola.  Ad  vn  di  quelli  del  Buono,{ì 
comeài'uo  iViecenare  intitolò  il  Bocc.il  iìio  Ameto.  Non  veggo  icrittura  di  lui,chepailì 
l'anno  1 5  2  i  onde  io  Qv^  conihetro  àcredere,che  in  quell'anno  li  muoia.Fecefi  nondime 
no  la  icpolcura  infin  dcll'an.  \i(jCyìn  S.Croce  ne  chiolhi,come  hoggifi  vederla  quale  ièco 
do  l'anncaièmplicirà  non  contiene  altre  parole,che  quelle  .S.  RECCF^  VS  TORRES 
GVIDALOTTI  DE  DIACCETO  SIBI  POSTERISQ^  SVIS  POSVIT 
ANNO  K4  C  C  X  C  V I.  Rimaièro  di  lui  quattro  figliuoli  per  quel  che  fi  vede,vnafeni 
mina  detta  Franceica  maritata  àCione  Bon(ignore,&  tre  maichi, Domenico  di  cui  per  vn  p 
cópromeffo  appare  memoria,Mignaio,<S:  Porcello.  Di  così  tatti  nomi  fur  vaghi  quegli  an 
tichijComc  (è  ha  rare  altre  arri  nobili,che  in  quel  tempo  (1  llcttero  celate,di  bellezza  di  no 
i>srceJl»  *^'  ^^  ^'-'^^^  ancora  patito  difetto  .  Fu  Porcello  de  Signori  due  volte,ranno  i  3  3  o,&  5  /.Se 
cw./:  la  terza  volta  fu  creato  Gonf.di  giuJiiria  l'anno  1 341.  del  quale  nel  libro  nono  dell'hiilo- 

»  rie  Fiorentincda  me  icrirte  così  mi  truouo  hauer  fatta  mentione.  Et  in  prima  fu  cura  di 
„  Porcello  daDia  jccrro  nuouo  Gonf  cóhderando  quato  imporra  alle  comunità,&  àciaicun 
„  Principe  di  conicruar  l'autorità ,  &  riputation  loro ,  che  foflè  vendicato  l'oltraggio.che  il 
ti  Co.nunc  hauea  nceuuco  da  GuiJu  de  Conti  Alberti  Sig.di  i^n  Bonello .  Quelli  cllendo  i 

di 


DE    CATTANI   DA   DIACCETO.  7 

A  t^ì  à  dietro  A^to  citato  per  vn  imeflc)  della  rep.che  doueflè  comparire  in  Firetize,  fece  orgo  » 
gliofamente  mangiare  ai  meilb  la  citarione  co  tutto  il  ÌLiggello,&  dopo  molte  villanie  det  » 
toglijclie  fé  egli,  ò  altri  ardifTe  mai  capitarui  di  nuouo ,  che  li  farebbe  impiccar  per  la  «ola.  » 
Fu  per  quello  comandato,che  l'holle  andafle  al  calk"llo,ii  quale  nò  hauendo  riparo  s  arren  » 
de  lalue  le  perfone,  &  in  pena  dell'orgoglio  del  Conte  fu  iubitamente  diroccato .  altre  Ci~  „ 
mili  cofè  fi  cótengono  lòtto  il  Tuo  gonfalonerato.  &c  m  quelli  medellmidi  truouafi  l'eccel- 
lentilsimo  Poeta  Francefco  Petrarca  chiariflimo  lume  della  Fiorentina  gloria,  hauer  prefò 
in  Roma  la  corona  dell'alloro .  in  alcuni  Prioriili  ho  rrouato  aggiunta  quella  pollilla:che 
à  cóforti  del  detto  Porcello  fu  Malatella  Sig.  di  Rimino  Capitano  de  Fiorentini  d'alcune 
oppolìtioni  purgatoci!  che  dice  apparire  alle  riformagioni  nel  lib;  di  ser  Folco  CC.à  e.  72. 
oc  che  la  città  da  più  Signori  molellata  creò  otto  Conellaboli,come  nella  carta  che  à  quel 

;B  la  fègue ,  lì  vede.  Quello  è  certo  in  quell'anno  Malatella  eifere  llato  creato  Capitano  gè 
nerale  de'  Fiorentini,e{rendo  altre  volte  però  llato  lor  Capitano.  Di  Mignaio  lùo  fratello 
apparifcono  memorie  così  di  compere  anchorda  lui  fatte  in  Pelago,  come  d'altri  affari,  ne  ^*'^^' 
quali  tutti  pare  hauer  hauuto  fortuna,&  auuenimenti  lòmigliantilsimi  al  fratello  :  perciò 
che  tre  volte  fu  de  Signori,&  vnaGonfiionierc,&:  parimente  anchor  egli  Camarlengo  del 
la  fila  rep.  Fu  de  Signori  l'annoi  5  ^5  2,  nel  qualtepoarfè  il  palagio  della  lana.  Due  anni  do- 
po fu  collituito  dal  comune  Camarlengo,  &  Vociale  per  far  murare,  &  riparare  il  callello 
del  Montealpruno.  nella  qual  memoria ,  cosi  fono  lioggi  mutati  i  pregi  delle  cofè ,  vedefì 
il  moggio  della  calcina  non  valer  più  che  Iòidi  48  di  piccioli .  Tornò  ad  efièr  de  Signori 
nel  5  9,  &  nel  4^ ,  &  Gonf.  di  giullitia  i  primi  due  meli  dell'anno  1 3  5*4  ;  benché  i  publici 
Priorilli  pigliando  l'anno  fecondo  il  colio  di  Firenze  fòtto  l'anno  i^y^  il  ripongano. 

C  Ma  prima  effendoll  la  rep.Fiorentina  l'anno  i  5  ?  8  infìgnorita  di  Pefcia,  andò  Porcello  in 
nome  della  repub.  a  riceuernc  il  poffeffo .  &  egli  fu  il  primo  Vicario  creato  di  quella  terra, 
fi  come  infino  a  prefènti  tempi  &  l'arme  della  famiglia ,  &  le  parole  fòtto  di  ella  polle  ne 
fanno  fede;  le  quali  così  dicono.  PORCELLO  DI  RECHO  DE  CATANI 
DA  GHIACCETO  RICE  VETTE  PER  MAG.  COMVNE 
DI  FIRENZE  LA  TERRA  DI  PESCIA  L'ANNO  1559,  ET  FV 
PRIMO  COMMESSARIO  L'ANNO  ij^i?.  In  quello  tempo  a  punto 
F.  Moriale  co  audace,&  federato  ritrouamento  diede  principio  alle  compagnie  :  dalle  cui 
arme  fu  per  lungo  fpatio  trauagliata  la  mifèria  Italia,ma  nò  lenza  il  degno  galligo  di  fi  fa- 
gace  ritrouatoreral  quale  quell'anno  medehmo  a  Roma  capitando  fu  per  comandamento 

Q  di  Cola  di  Renzo  Tribuno  mozza  la  teila.  Truouo  fatta  mentione,cne  Mignaio  veggen 
do  in  che  pericolofì  tempi  la  fua  rep.s'era  abattura,conligliò,&  ottenne,  che  neffuno  magi 
ilrato  fòpra  loldati  deputato,  potellè  allòldarne  di  fuor  le  ciiiquata  miglia  dalle  mure  del 
la  città,elcludendone  folo  i  Perugini  per  non  lì  Hdare  di  gente  forelliera  ;  il  che  lì  allega  ef 
fèr  notato  alle  nformagioni  nel  libro  di  ser  Piero  fognato  F  G.  a  e.  1 1 3 .  Appare  finalmen 
te  il  filo  tellamento  efler  fatto  l'anno  1 5  57  il  decimo  giorno  di  maggio;  nel  quale  oltre  i 
quattro  figliuoli,che  fono  neiralbero,di  tre  f ùe  figliuole  lì  ragiona,  di  Francefca  moglie  di 
Bartolo  Fagni,di  Pera  moglie  di  GiouanniSeiilefani,  &  d'vna  monacarli  cui  nome  fu  Li- 
fàbetta  nel  monallero  di  S.Salueitro.  Quello  monallero,come  Santo  Antonino  tellifica, 
pollo  nella  via  di  S.Gallo,fù  tolto  via  da  pp.£ugenio,quado  fu  in  Firenze,che  pofcia  i  Pan 

P  dolfini  il  loro  orto  vi  fecero;  &  nondimeno  perche  del  tutto  per  auuentura  il  luogo  oue  la 
Chiefàdoueua  ellere.non  lì  profanallè,  vi  riinafe  vn  pò  d'oratorio,  come  in  vna  portetta 
in  detta  facciata  dell'orto  meffa  fi  vede,fòpra  la  quale  ila  Icritto.  Oratoriù  iknCti  Syluellri. 
Fra  gli  arredi  da  lui  la(ciati,perche  quello  lìa  vn  paralello  con  le  giubbe,guainaccie,&  im- 
beilacchi  degli  Aquini,  falli  mentione  d'vna  cottardita  di  panno  bigio  di  Frigia,  &  d'vna 
farièttefià ,  panni  per  quel  che  fi  vede  di  dolTo  del  teilatore.  In  quello  anno  ma  del  mele 
di  ottobre  1  figliuoli  di  Mignaio ,  Giouanni,  Piero,  &  Pagolo  fmno  il  compromeflò  della  cìeuXm , 
diuifioP-c  deirheiedità,&:  di  altre  lor  differenze  in  Recco  lor  fratellojdoue  oltre  molti  pò-  ^T''  ^* 
deri;«2^  cafè,che  i  detti  fratelli  fra  lor  li  diuidono,non  lafciano  a  dietro  il  caflèro  di  Pelago     j?«/». 

A     4  vltima 


zanohl. 


^Antonio. 


8  DELLAFAMIGLIA 

vltima  reliquia ,  &:  rellimonio  dell'antica  fignoria  da  lor  maggiori  tenuta  in  quel  luogo .    A 
Vn'altuo  compromeiro  appare  di  tre  di  quelli  fratelli,  douendo  Piero  eller  morro,in  Bia- 
gio di  Leone  dottor  di  leggi  comune  anìico,  dell'anno  i  ^  6^4.  Ma  morto  ancor  Recco  (èn 
za  figliuoli,  non  rcltò  hnalmente  rucceffione,  che  di  Giouanni ,  &  di  Pagolo.  Ne  di  Gio- 
uannijScde  Tuoi  {ùcceflbri,come  che  la  iua  linea  ha  {penta  à  di  nolh-i,riman  appo  noi  me- 
moria molto  maggior  di  quella,che  dall'arbore  11  può  cóprendere.  fé  nò  che  l'anno  1400, 
Domenico  figliuolo  di  Recco  douendo  efler  molto  ben  vecchio,^  Zanobi  figliuolo  di  Pi' 
golo  (ùo  nipote  fanno  vn  cópromellb  d'alcune  lor  occorrenze  in  Filippo  figliuolo  di  que 
ilo  Giouanni .  Doue  quello,  che  è  da  conhderare  fi  è  ;  che  Zanobi  h  fa  nominare  Zanobi 
di  Pa""olo  di  Mignaio  di  Recco  da  Diaccerò ,  &  Domenico  fi  ta  dire,  Domenico  di  Rec- 
co da  Torre  da  Pelago .  PafTerafli  dunque  per  non  perdere  inutilmente  il  tempo  in  dire , 
il  tale  nacque  del  tale,il  quale  vficio  viene  dall'arbore  adempito,  a  parlar  della  fiicccflione     B 
di  Pacolo,che  fi  chiamò  talhora  de  Cattani  da  Diacceto ,  poi  che  di  lui  notitia  alcuna  ol- 
tre alle  dette  non  apparifce.  Zanobi  fu  de  Signori  due  volte  l'anno  1 5i?6',&:  i407,trail 
quale  fpatio  di  tempo  emancipando  il  fùo  figliuolo  Pagolo  l'anno  1 40  5 ,  dice  fra  l'altre  co 
le  darli  vnum  palatium,(eu  fortelinum  cum  vna  rurri,cum  citerna,6c:  logia  pohtum  in  cai 
Icro  fanCli  Clcmentis  m  Pelago.  Colini  vide  alcun  tempo  in  Vdine  città  del  Friuli,doue 
hebbe  beni,  vcggcndofi ,  che  vna  cala  grande  doue  (i  hceua  la  Zecca  era  fìia .  Chiamoflì 
Zanobi  de  Cattani  da  Diacceto  fi  come  il  padre.  Hebbe  due  mogli  Francelca  figliuola  di 
Iacopo  Scafalotto  Caualiere  d'Auflria,  di  cui  hebbe  Pagolo;  &  Caterina  figliuola  di  Buo- 
naccorfo  Btrardi,con  la  quale  genero  Carlo,&  Angelica,  a  cui  lafciò ,  come  per  lo  fùo  te- 
Ibmento  è  manifeflo  fatto  in  Vdmei'anno  141 1  del  mele  di  Giugno,  doue  fi  mori,8oo 
Icudi  d'oro,  eflcndo  allhora  fanciuUetta,  per  lo  fùo  maritaggio .  C 

2^/  Carlo  il  Vecchio j  (^onf. O*  de  fuoi/(4Cceffòri , 

REflò  pupillo  anchor  Carlo,  il  cui  ramo  efièndofi  fj^enro,  s'andrà  fèguitando  per  par- 
lar nel  fine  più  liberi  di  coloro  :  de  quali  rimane  viua  adì  nollri  la  fuccefh'ohe.  Vifle 
Carlo  molti  anni,  pcrciochc  apparendo  già  eller  nato  d'alcuno  anno  innanzi  all'an- 
no 141  ijtruouali  andar  in  vficio  infino  all'anno  1482.  Tre  volte  fede  de  Signori  l'anno 
145  6,  il  45 ,  nel  quale  fu  ancho  podtllà di  Colle,e'l  47.  F^ebbe  di  molti  vfici,&:  gouerni, 
èc  f  ecoi.do  l'vfo  buono,&:  antico  delle  rep.perche  haucfle  hauuto  i  maggiori,  1  minori  no 
Gif  prezzò.  Fu  Podeffàdi  Pifàil  5-8.  Rifedette  l'anno  146"! ,  ma  fecondo  noi  i  primi  due  q 
meli  dell'anno  61  Gonf  di  giufiifia,fotto  il  cui  inagiflrato  morì  in  Firenze  l'Arciuefcouo 
Bonarli,  à  cui  pofcia  fùccedette  l'Arciuefcouo  Giouanni  Neroni.  Fu  Vicario  dd  Valdar* 
no  (  dicefi  comunemente  quello  vficio  di S.Giouannij  i\66.  Capitano  della  vecchia  Cit- 
radclia  di  Pifà  il  7  y .  della  Montagna  di  Pifloia  il  jj.  &  Vicario  finalmere  di  Valdelfà  1*8  2. 
Quello  vfìcio  anchora  fi  dice  per  rutti  di  Cerraldo.callcllo,  il  cui  nome  chiarifìimo  (òpra 
molte  città  d'Italia  refe  il  puniluno  macllro  della  Tofcana  cloquéza  Giouanni  Boccaccio. 
Hebbe  egli  altresì  come  il  padre  due  donne,  Gmeura  Quaratef  i,&  Antonia  Spinelli;  Dal- 
le quali  o  dall'vnajò  dall'altra,©  pur  da  tuttedue  io  non  so,  hebbe  oltre  1  mafchi  Golfanza 
figliuola  femmina,maritata  àGiouannidaFilicaia.  De  i  due  figliuoli  mafchi,Antonio  Ila 
xo  de  Signori  l'anno  1 46'4,&  efercitati  alcuni  vnci  fecondo  l'vfo  de  cittadini  fi  morì,  co-  n 
me  ho  trouato  notato  dÀ  Giouanni  Cambi, l'anno  1 3  2  5-,efIcndo  all'età  di  nouantadue  ari 
ni  peruenuto.  Non  viene  mai  la  lunga  età  fcompagnata  da  vna  certa  lode  d'indullria  ;  & 
come  cofà  rara ,  &  doue  par  che  la  diuina  liberalità  fi  f  la  compiaciuta,  è  veramente  degna 
di  riuerenza .  Ne  è  da  pallèir  con  f]lcntio,che  haucndo  il  già  detto  Cambi  con  fòllecito  llu 
dio  1  nomi  di  tutti  coloro  notato,  i  quali  vecchi  fi  erano  morti;  pochifìimi ,  &  rarilFimi  di 
molti ,  che  egli  va  accennando, fi  veggono  à  cotal  numero  arriuarc .  Tra  quali  morto  in 
quell'anno  medcfimo  fu  vn  certo  Giouan  Gualberto  d'Antonio  di  Iacopo  d'Agnolo  flato 
già  de  Signori  per  la  minore  l'anno  1 484.&  di  famiglie  conofciucc  in  tutta  la  fua  età,che 

morì 


DE    CATTANIDADIACCETO.  ^ 

A  mori  di  77  anni,  fòlo  rammemora  Tegghiaio  Buondelmonri,Attauiano  A/fouiti,&Gio. 
Pagolo  Lotti,  li  quale  Ibto  de  Signori  l'anno  i4<^5,&Gonf.d]giullitiaili?4rimoriran- 
no  I  5- 15  di  j?  5  anni  3  nel  qual  anno  andana  Podeiià  a  Pilloia .  Ne  ciò  paia  detto  fuor  di 
proposto  a  chi  ìcggCy  poi  che  non  dee  ia  nolira  penna  efière  fcarfà  à  coloro ,  i  quali  con  la 
lunga  età  per  auuentura  con  la  fòbrietà  del  vJuere  acquiihra^fono  Ihti  quali  vn  pegno,  & 
vna  Scurezza  a!  genere  humano ,  che  lungamente,  le  altri  non  lì  da  in  preda  alla  libidine, 
e  alla  gola,  lì  polla  ancor  viuere.  ricordandGmi,che  Paolo  quarto  prendeuagran  confòla- 
tione,quando  ientiua  Madama  Tua  (òreila  ellèr  viua  :  la  quale  di  due  anni  1  andaua  mnazi. 
Hora  li  vecchio  Antonio,  come  che  due  mogli  ancor  egli  hauuro  hauellc,cicè  Diamante 
Salutati,&:  Gineura  Martelli,  non  hebbe  più  che  vn  figliuol  malchio  della  prima,dal  nome 
dellauolo  Carlo  parimente chiamato;nel quale,hauendo appena  confùmato  il matrimo-     cdrU. 

B  nio  con  Lucrctia  de  Pazzi  Tua  donna^fi  fpenlè  la  linea  d'Antonio .  Di  quella  Lucreria  de 
Pazzi  a  Piero  Martelli  poi  maritata  nacque  fra  gli  altri  figliuoli  Braccio  Vefcouo  della  mia 
patria  huomo  per  lettcre,per  dolcezza  di  collumi ,  ma  molto  più  per  làntità  di  vita  di  re- 
uerenda  memoria .  Carlo  li  elellè  morendo  particolar  fèpoltura  nella  Chielà  di  fin  Salua 
dorè  detta  volgarmente  di  S,  Francelco  fuor  della  porta  à  S.  Miniato ,  oue  Paolo,  &  altri 
anchora  (1  fono  lòtterrati ,  la  qual  fèpoltura  Bernardo  figliuol  di  Lorenzo  fuo  cugino  car- 
nale hebbe  poi  penfiero  di  far  finire .  Onde  fon  quelle  parole  polle  nella  pietra  dei  mar- 
mo in  terra,  che  fa  coperchio  alla  fèpoltura . 

CAROLVS    CATTANEVS     DrACCETVS   ANT.    FIL.    SEP. 
HOC  SIBI  AGNATISQ.  FACIVN.    MAND.  QVOD  BERNARDVS  LAVR. 
CAT.  DIAC.  PATRVELIS  OB  PIETATEM  ABSOLVIT 
IDIBVS  SEXTILIS  MDXXXIIl. 

Dell'altro  figliuolo  di  Carlo  detto  Bernardo  h  truoua  mentione  per  trenta  anni  nelle  pu-  jjnMrJ» 
bliche  memorie  molto  honorata.  Fu  de  Signori  l'anno  1475-.  il  78  Vicario  di  Valdinie-  **'^' 
uole.  l'S  7  Podella  di  Pillola,  il  5»  j  Commellario  nella  prouincia  di  Pifà.  &  poco  poi  gene 
ral  Commellario  in  Callrocaro.  ìl^S  fu  la  feconda  volta  de  Signori  efièndo  Gonf.di  giù 
llitia  Piero  Popolefchi .  Nel  qual  tempo  fu  fatto  prigione  in  Firenze  Fra  Girolamo  Sano 
narola  da  molti  riputato  per  profeta^da  altri  per  fèduttore,  da  tutti  per  huomo  dotto,  elo 
quente,&:  potentils.per  la  via  della  prcdicatione  nel  gouerno  della  rep.Fior.  Erano  allho 
ra  nella  città  due  fette,!' vna  de  piagnoni,^  quella  era  degli  amici  del  frate,  &c  l'altra  dttt^ 
degli  arrabbiati  fuoi  contrarij .  Giouanni  Cambi,  di  cui  di  lòpra  lì  parlò,  il  qual  raccolfè 

£)  molte  memorie  de  fuoi  tempi,  &  fu  de  piagnoni,  dice,  che  in  quella  lìgnoria  già  detta  ec- 
cetto tre,  tutti  furono  degli  arrabbiati,  tra  quali  viene  à  metter  Bernardo  :  il  quale  nel  me 
dèllmo  tempo,&:  col  mcdelimo  Gonf  fu  creato  de  X.  della  guerra,  chiamati  allhora  X.  di 
libertà,^  pace.  Et  perche  era  in  quel  tempo  in  gran  femore  la  guerra  di  Pifàjlù  Bernardo 
da  compagni,&  colleghi  fùoi  creato  Commeflàrio  in  quella  guerra  co  apiflìma  autorità . 
Fu  poi  l'anno  i  502  fatto  Capitano  di  Voltcrra,&eflèndo  venuto  l'anno  1 5-05  &laguer 
ra  Pilàna  ellère  anchora  in  piede  fu  à  1 5  di  Settébre  di  quell'anno  di  nuouo  creato  Com- 
i-nefTario  nel  campo  contra  i  Pifàni .  Hebbe  anchor  egli  non  meno  del  fratello,  &  de!  pa- 
dre, &  dell'auolo  due  donne ,  della  Lila  Antinora  figliuola  d'Antonio  gli  nacquero  Fran- 
celcojSc  Lorenzo  ;  Di  Giouanna  Birois  di  natione  Franzefè  già  moglie  di  Bernardo  Ban- 

p   dini  procreò  AlefTandro,  &  forfè  anclior  le  due  femmine.Lifà  che  fu  maritata  in  cala  Daz 

zi;&  CalTandra  moglie  di  Francefco  Sollegni.  Francefco  figliuol  di  Bernardo  fu  buon  fi-     runcefco 
lolbfo,&  peroche  nel  medeflmo  tempo  viuea  Francefco  figlino!  di  Zanobi  fòmmo  hlofo-    fiUfif^. 
fo,&  molto  chiaro,come  appreflo  lì  dirà,il  quale  dal  color,che  fòlea  vellire,era  cognomi- 
nato il  pagonazzo,queflidaI  color  nero,cIie  egli  velliua,Fràcefco  il  nero  fu  cognominato. 
Della  Tita'de  Nobili  figliuola  d'Antonio  f ùa  moglie  hebbe  vna  figliuola  femmina  lènza     tortT',  a 
più  detta  Maria,  la  quale  à  Piero  Capponi  figlino!  di  Bartolomineo  fu  maritata .  Loren-     ^yrli'fa.-t- 
zo,  &  Alelfandro  hauendo  negli  vnichi  figliuoli,che  elTì  hebbero,rinouata  la  memoria  de!     ^^^  ^ 
nome  paterno,tutti  e  due  nondimeno  i  Bernardi  séza  pollerità  fi  morirono .  6c  così  la  (ùc     mrdi. 

ceiììone 


IO  D  E  L  L  A     F  A  M  I  G  L  ì  A 

cedlone  del  vecchio  Carlo  fi  (penfè ,  onde  di  Pagolo  fuo  fratello  ci  conuicn  di  parlare  ;  di     A 
cui  come  fu  detto  il.Fontio  icnfle  la  vita . 

2?/  Td^olo  Conte f  <T  gonfaloniere  Jigiuflitia^. 

N  Acque  Paolo  l'anno  i  j^c  in  kalen  di  maggioj&  cflcndo  di  anni  j?  o/ù  de  Signori. 
Quindi  incominciando  grandemente  dalla  lua  rep.ad  ellere  adoperaro,noue  vol- 
te fu  à  diuerfì  Principi  mandato  ambaiciadore .  La  prima  volta  in  vna  mededma 
ambasceria  egli  hebbe  a  trattare  col  Legato  del  Papa  in  Bologna,  col  Cardinal  Santacro- 
ce ,  6c  con  Niccolò  da  Elle  Alarchelè  di  Ferrara ,  da  cui  ottenne  aiuto  d'alcun  numero  di 
caualli,&  di  fanti  per  la  guerra.che  s'haueua  col  Duca  di  Milano,ìe  cui  géti  elfere  iì:ate  rot 
re  dall'elèicito  della  lega  à  MaccalojCgli  fu  il  primo,  che  ne  delle  auuilo  alla  rep.có  lettere  g 
de  ^  di  ottobre  alle  (ètte  horc  della  notte  dell'anno  142  7  di  Ferrara.  L'anno  leguente  ià 
à  Giouanni  Sig.  di  Camerino ,  il  quale  hauendo  tocco  denari  da'  Fiorentini,  bruttamente 
s'era  col  lòldo  volto  al  fauor  de'  nimici.  nel  qual  anno  eflendo  venuto  il  termine  di  creare 
ìi  nuouo  Gonf.  per  lo  quartiere  di  Santa  Croce  per  i  due  mcii  di  ièttembre ,  &  d'ottobre, 
bellillìrao  legno  dette  Paolo  della  fùa  virtù:  percioche  chiamato  in  fretta  dalla  villa  (ùa  di 
Pelago  a  pigliare  il  magjltrato,  egli  fu  d'animo  tanto  libero  di  ambitione,  che  nò  gii  eilèn 
do  ammclia  la  icula  di  non  ellc-r  nell'età  legittima  di  riceuerlo,conuenne  moArare  il  dì  del 
la  nalcita,  Icritta  di  mano  di  Zanobi  (ùo  padre,  accioche  la  Fior.Rep.  le  in  molte  cofe  in- 
feriore alla  Romana,  almeno  m  quello  non  le  cedefle  di  buoni  efèmpi .  nella  quale  eletto 
L.Quintio  dopo  li  primo  conlolato  (iibito  al  fecondo ,  moikando  ciò  eller  centra  le  leg- 
gi,magnanimamente  lo  rihurò .  A  quello  vorre'  io,  che  le  mie  fatiche  giouaflero,dico  di  q 
cialcuna  famiglia  indutantemente  parlando ,  non  perche  1  (ùcccflbri  de'  propi  honori  Ipo 
gliati  ,(kin  quelli  de  lor  maggiori  confidandoli,  attendellèro  tutto  di  à  dire  .  1  miei  auo- 
]),&,  arcauoli  le  tali  cole  dilìèro,  6i  le  corali  operarono  ;  ma  perche  delle  loro  buone  opere 
inhammati,  fi  vergognaflcio  di  rimanere  lor  dietro,&  ogni  loro  ltudio,&  induilria  impie 
gandojò  di  lècondarli  ne  laucleuoli  tatti,  o  del  tutto  d'auanzarli  s'ingegnaflero .  Nel  fine 
dell'altro  anno  fu  poi  eletto  Vicario  di  Pefcia,douédo  prima  effere  ilaro  di  S.Gimignanoj 
lì  come  il  Fotirio  dimcilra .  ma  noi  ieguitiamo  l'ordine  degli  anni,&:  ddìc  (critrure,che  al 
la  nollra  notitia  fon  peruenutc,doue  egli  va  dietro  all'ordine  delle  colè,  &  non  de'  tempi, 
come  ù^cc  Suctonio.  Fu  aìlhora  Pefcia  aOaltara  da  Francefco  Sforza  co  tremila  caualli,& 
M  D.  fanti ,  per  la  cui  venuta  e  flendohi'elercito  de'  Fiorentini  dall'aHèdio  di  Lucca  ,&  di  ^^ 
Montecarlo  ritirato  à  Libiafatra ,  11  Ibua  in  timore  di  quella  terra  ;  le  con  hauerli  Pagolo 
mandato  riiifrefcamenti  grandiflimi  non  riiaueflè  con  macllreuole  inganno  militare  tol- 
to l'animo  di  poterla  hauer  per  affedio  ;  così  dice  il  Fontio;  onde  io  mi  marauiglio,cheda 
alcuno  Icritrorc  fieno  fiate  fcrirte  cofcda  quelle  molto  diuerfè ,  il  quale  è  da  me  flato  fè- 
guitato  nelle  ime  hillone  .  C^iattro  annr  dopo  i'ambafceria  di  Camerino ,  che  viene  ad 
cfler  l'anno  ;  2 ,  dice  il  medefimo  autore,  egli  efière  Ilaro  madato  in  Abruzzi,in  Calauria, 
oc  à  Napoli,doue  confermò  gli  animi  de  baroni,  nel  qual  tempo ,  perche  non  vediamo  co 
fa  m  quei  regno,che  a  tar  ciò  bi(ogni,&  di  quefto  lettere  di  Paolo,  come  dell'altre  colè  nò 
apparifcono,piùtollo  ci  induce  a  credere.chefia  flato  l'anno  54,(ècondoiFiorentini,ma 
ne'  prnm  nuf  i  dell'anno  5  5",che  legni  la  morte  della  Reina  Giouanna.  nel  qual  tempo  per 
cfler  quel  regno  per  l'incerta  fuccefhone  de  i  Re  Renato,&  Alfonfò  tutto  commofIò,&  in 
fattione  Aragonefe,&  Angioina  diuifo,ageuolmenre  porca  dell'opera  de'  Fiorentini  anti- 
chi amici  di  quel  reame  hauer  di  bifogno .  Fu  di  nuouo  in  quello  anno  medefìmo forfè 
già  dall'ambafccna  ritornato  [atro  Vicario  di  Pefcia,  &:  quattro  anni  dopo  mandato  am- 
bafciadore  à  Perugia  :  la  quale  limoflo  via  il  /òfpetto  de  f  uorifciti  venne  a  ritenere  nella 
fede  d'Eugenio  :  il  quale  a  piito  in  quel  tempo  era  nella  lega  de  Fiorentini;&  de  Vehetiani 
centra  il  Duca  di  Milano  flato  compiefo .  Fu  poi  creato  per  i  primi  due  mefì  dell'anno 
1440  Gont.d»  giullina  in  ili  la  venuta  de  tuorufciti  inTofcana.  I  quali  ottenuto  dal  Duca 

di 


DE    CATTANI    DA   DIACCETO.  n 

A  di  Milano  Niccolò  Piccinino  fperauano  douer  far  gran  mutatione  negli  animi  de'Fioren 
tini  per  leuare  il  gouerno  di  mano  di  Coiìmo  de'  Medici  ;  il  quale  polb  già  da  loro  in  pe- 
ncolo della  vira,  era  poi  della  loro  cacciata  Ibro  autore,  dd  tjuale  vlìcio  vlcito  che  egli  fu 
andò  Capitano  ad  Arezzo  fopralhndo  tuttauia  la  guerra  col  Duca  di  Milano ,  onde  di  lui 
vii'accorro  fatto  fi  racconta. percioche  fcritto  a  CommefTari  dell'elèrcito ,  che  {ì  guardaf. 
fero  di  venire  alle  mani  col  Piccinmojfin  che  certe  altre  bade  di  iòldati  follerò  iòpragiun- 
te;  &  fatte  à  (òmmo  If  udio  venir  quelle  lettere  in  man  de'  nimici  ;  fu  cagione  che  il  Picci- 
nino per  non  haueie  à  combattere  con  maggior  numero  di  genti  ^  con  dilàuantaggio  di 
luogo  s'azziifFalIè  co'  Fiorentini ,  di  che  lèguì  quella  memorabil  rotta ,,  che  egli  hebbe  ad 
■  Anghiari.  In  quello  vficio  d'Arezzo  lì  portò  egli  così  egregiamente,che  per  légno  di  gra 
titudine  fi  concede  à  lui,  &  à  difcendenti  del  fuo  corpo  il  poter  portar  l'armi  di  quella  co- 

tB  munita .  Fu  poi  l'anno ,  che  a  quello  lèguì  dal  Re  Alfonlò  di  Napoli  lòtto  la  data  de  2  ^ 
di  dicembre  in  Prclèazano  creato  Conte,&  di  tutti  quelli  honori,  &  priuilegi  ornato,  che 
fogliono  elTer  gli  altri  Conti  dei  regno  di  Napoli,&  da  lui  nobile,  &  magnifico  chiamato . 
A  che  lèguitò  l'ambalceria  di  Venetia  dopo  eflèrfi  à  Ferrara  col  Marchelè  Leonello  per  or 
dine  della  rep.della  morte  del  Marchefe  Niccolò  fuo  padre  condoluto.  Di  che  habbiamo 
noi  veduto  il  libro  delle  proprie  lettere  di  Paolo,  doue  andato  del  mele  di  giugno  dell'an- 
no 42  continuò  per  tutto  ottobre  dell'anno  4  5  fin  che  Alamanno  Saluiati  gli  lìiccedette. 
Nella  quale  ambalceria  ottenne,che  il  Conte  Francelco  dalle  comuni  forze  de  Venetiani, 
&1oro  aiutato  non  perilfe .  Appena  hauea  l'anno  finito ,  elTendo  tra  quello  tempo  llato 
Podellà  à  Prato,  che  di  nuouo  fu  rimandato  a  Venetia  per  la  ricondotta  del  Conte  Fran- 
celco sforza  ;  il  che  lènza  alcun  fallo  al  ducato  di  Milano  gli  aperlè  la  llrada.  Ne  mai  fer- 

C  mandofi  fu  di  mano  in  mano  il  4.6  à  pp.Eugenio,iI  47.3  Saneli,e  il  48  a  Niccola  V.  Pon- 
tefice ,  fi  come  nel  medelimo  libro  delle  fue  lettere  mandate  alla  Signoria  appare ,  Ipedito 
ambalciadore  per  importanti  faccende  della  Tua  patria .  Da  quali  li  graui ,  &  diuerfi  ma- 
neggi,&  pratiche  di  colè,  con  diuerfi  popoli,&  Principi  trattate  chi  non  sa,  che  fi  acquilla 
prudenza,^  valore  ;  onde  à  me  pare ,  che  quella  iìa  vna  delle  maggiori  opere  che  poflano 
fare  i  Principi,6<:  le  rep.  elfendo  in  loro  arbitrio  col  molto  adoperar  i  loro  baroni  e  i  lor  eie 
ladini  di  renderli  molto  làui ,  &c  molto  prudenti.  Ma  quando  egli  dall' vltima  ambalceria 
al  lècondo  gonfalonerato  della  Tua  patria  chiamato,  s'alpettaua,  che  doueflè  anco  con  al- 
tre nuoue  occalloni  alla  fiia  patria  giouare ,  da  infermità  in  Roma  contratta  aflalito  pole 
fine  alle  continue  fatiche,  e  alla  vita,  non  hauendo  anchora  della  lua  età  il  lèllantefimo  an 

j)  no  fornito .  Non  lòlliene  il  lungo  falcio,che  habbiamo  alle  Ijjalle  alle  altre  attioni  lue  por 
mano,  le  quali  chi  ciò  defiaflè^  può  vedere  nel  Fontio ,  tralcorrendo  tuttauia  la  penna ,  & 
l'animo  à  colè  maggiori.  Di  Tita  Acciaiuoli  lua  donna  oltre  i  figliuoli  malchi  hebbe  due 
femmine,Lilà  maritata  ad  Agnolo  de  Ricalòli  figliuol  di  Bindaccio;  &  Francelca ,  la  qual 
iellata  vedoua  di  Niccolò  Caddi  hebbe  Filippo  Rucellai  per  lècondo  manto.  Zanobi  lùo 
figliuolo ,  percioche  gli  altri  morirono  lènza  lìiccelfione  llato  due  volte  de  Signori  l'an- 
no i4^i>ie  il  77 ,  con  Lionarda  Venturi  lìia  moglie  figliuola  di  Francelco  generò  lènza  i 
mafchi  vna  femmina,  il  cui  nome  fu  Angioletta ,  maritata  prima  in  cafa  Zaccaria ,  &  poi 
donna  di  Antonio  Capponi  Caualiere  à  Ipron  d'oro . 

£  T^el  terz3  Tavolo ^  &  de/ùoi/ucceffori. 

ÌL  primo  filo  figliuolo  detto  Pagolo  fu  de  Signori  l'anno  86"  dil  mele  di  luglio,  &  d'ago 
Ilo,  che  fu  conchiulà  la  pace  tra  Ferdinando  Re  di  Napoli,&  la  lega,nella  quale  inter- 
ueniuano  i  Fiorentini .  &  così  parimente  l'anno  5?2  ,  che  fu  da  confederati  mandata 
quella  lòlenne  ambalceria  ad  Aleflandro  V I  :  la  quale  de  mali ,  che  ad  Italia  lìiccedettero, 
fu  principale  cagione .  Truouo ,  che  quello  Paolo  andò  l'anno  1 4^5^  Capitano  d'Arez- 
zo^  &  in  vna  Icrittura  deiranno,che  à  quello  leguì  fotto  il  dì  tredicefimo  ai  dicébre  chia- 
mandofi  della  nobii  caia  di  Pelago ,  6c  di  Diacceto  già  detta  de  Cattani  dona  alla  badia  di 

Val. 


Zdnohi. 


J!silerto 

J-tcrc:i)ìO. 
CArnmillo 


j-U 


T2  DELLAFA  MIGLIA 

VaIfombroraj&:  per  Icià  Don  Biagio  del  Milanefè  General  di  quellordine  tutti  i  padrona-  A 
TI  1  quali  à  lui  s'.ippartcneuano .  i  quali  erano  la  quarrn  parte  della  pieue  di  fan  Lorenzo  ì 
Diaccerò,  la  quarta  parte  della  pieue  di  S.  Chimenri  a  lV-lago,la  metà  di  Santa  Maria  a  Pu 
picrliano;  la  quarta  parte  della  pieue  di  Santa  Maria  à  Scò.  &  la  metà  di  due  cappelle  polle 
nella  Chielà  di  Santa  Trinità  in  Firenze.  Hebbe  (1  come  l'auolo  donna  di  cala  Acciaiuo- 
Ji  detta  Honelh  figliuola  di  Piero  ;  la  quale  fènza  i  ma(chi ,  gli  fece  cinque  figliuole  fem- 
mine, Licnarda,  &  Antonia,  quella  ad  Anfrione  Rucellai,&  quella  à  Mariano  dei  Palagio 
maritara,&;  tre  monache.  Eullochia  nelle  Murate,Paola  nel  Paradilo,  òl  Lodouica  in  Boi 
drone.  De  i  (uoi  figliuoli ,  percioche  Ruberto  dottor  di  leggi  fu  Canonico  di  duomo ,  &: 
Emilio  douette  morirli  giouanc,toliè  lòl  moglie  Cammillo .  QHiclli  attendendo  in  Fian 
dra,come  i  nobili  Fiorentini  colì:umano,alla  mercatura.hebbe  per  donna  ElilàbettaOlies 
lager  già  llata  moglie  del  cópagno,ò  maellrOjCon  cui  la  ragione  hauea  elèrcitata.  La  qua*  B 
le  ellèndo  licchillima,  &  nobile,  parca  Urano  a  parenti,  che  a  perlona  forelliera,  &  nò  del 
tutto  conolciura  li  folle  congiunta.  Onde  fin  che  della  nobiltà  della  fcimiglia  non  fi  ren- 
derono certi,  eflendo  alcuni  à  quello  effetto  venuti  à  Firenze ,  non  vilfe  egli  lenza  alcuno 
pericolo  in  ouelle  parti,  ma  giunti  a  tempo  per  buona  l:ortuna  di  lui,che  lèdeua  nel  lùpre 
mo  magillrato  della  città  Gonf.  di  giullitia  il  zio  di  lui  Francelto  il  fìJolbto ,  faccendo  da 
CIÒ  della  nobiltà  della  famiglia  argumento,  non  che  di  ciò  h  contentaflero,  ma  lieti  a  cala 
tornandone ,  à  gran  ventura  lei  recarono .  Rimalero  di  quello  matrimonio  Florio  ma- 
fchio,  il  quale  mentre  più  che  non  douea,  tarda  a  menar  moglie,  li  morì ,  &  fpenlelì  in  lui 
quel  ramo,eircndo  all'età  di  4^  anni  peruenuto.  Et  due  femmine  Lionarda  la  quale  heb- 
be tre  mariti,  due  Tedelchi,6c  Bernardo  Carducci  Fiorentino.  &  Margherita,Ia  quale  lla- 
ra  moglie  di  Galeotto  Magalotti,  à  Giouanni  Vanderbugh  polcia  li  rimaritò  :  il  quale  era  e 
non  molti  anni  fono  del  coniiglio  regio  in  Mjlan^^- 

2^j  Francefco  tlfilofofoy  &  de fuoi fàcce IJòri , 

Ora  all'altro  figliuol  di  Zanobi  tornando,  il  cui  nome  fu  Francelco,  dico;  che  fi  co- 
me (.hìli  vita,  che  di  lui  Icriffe  Benedetto  Varchi  tolcanamente ,  &  Fruolino  Lapi  ■ 
ni  in  lingua  Latina  fi  p^uò  comprendere ,  egli  nacque  il  lèdicehmo  giorno  di  no- 
uembre  dell'anno  1^66.  Rur..ilb  hinciullo  lenza  padre,tolle  moglie  per  vbidirealla  ma- 
die hauendo  ;ippena  i  ^j  anni:  la  quale  peixhe  gli  incominciati  lludi  non  gli  unpedillè  à  Pi 
iàmeno,&:c|uclli  finiti,  &  con  lèco  à  Firenze  tornatone,  fic  àMarlilio  Ficino  accollatoci  j) 
padre,&;  reltitutore  della  platonica  filolofia ,  è  marauigliola  cola  à  dire  quanto  in  quella  (ì 
profondaife .  Onde  di  iui  honorara  tellimonianza  relè  il  Ficino  nel  luo  comento  lòprail 
Parmenide  ;  air/j  fenteiidoli  olrrc  negli  anni ,  &;  alla  morte  vicino ,  Iblea  à  lùoi  dilcepoli 
dirc,che  laf-iaua  loro  lo  icair,bjo,di  Francelco  intendendo.  Et  veramente  come  delia  dot 
trina,  così  de  coiiumi  di  Marhlso ,  Francelco  fu  fucceffore.  percioche  prelo  à  leggere  pu- 
blicamenre  nello  lludio  Fiorentino  con  j;  00  fiorini  d'oro  l'anno  dopo  la  lua  morte,  quiui 
maggiori  làlan  1  ifìutando  con  ogni  Ipetie  di  carità ,  &  di  nobile  cortefia  attelè  a  mollrar 
iarghilhmamente  1  frutti  della  lua  grande  dottrina .  Er  d'ogni  elleriore  pompa  fatto  di- 
.fprezzarore,non  volle  mai  dottorarli.  &  benché  da  molte  occupationi  così  pubiiche,  co- 
me priuatc  rode  impedito ,  non  fu  però  piccolo  il  numero  delle  colè,  che  eglilcrilTe.  ^ 
le  quali  dal  Varchi  niente  qui  di  pelo  habi.iam  tralportate  .  Vna  parafrafi  lòpra  tutti  e 
quattro  libri  dei  cielo  d'Ariltotile  indiritta  à  pp.  Lione .  Tre  libri  intitolati  de  Pulchro  a 
Palla,  &  M.  Giouanni  Rucellai .  Tre  libri  d'Amore  à  Bindaccio  da  Ricaloli .  Panegirico 
d'Amore  a  Giouanni  Corli  e  à  Palla  Rucellai.  Vna  parahalì  lòpra  i  quattro  libri  delle  Me 
reore  d'Arillctele,ma  i  tre  virimi  non  lì  ritruouano.  Vna  parafrafi  lòpra  gli  otto  libri  del 
la  ti(ìcad'Ari(lotile,la  quale  ò  non  è  in  piè,ò  chi  rhà,la  tiene  guardata  perle.  Vna  parafrafi 
lopra  la  politica  di  Platone,  ma  tanto  bieue,che  fi  può  chiamare  più  rollo  prefanone,che 
alerò.  Vna  parafrafi  lopra  il  dialogo  di  Platone  chiamato  il  Teagc,  ouero  della  Sapienza . 

Vna 


DE  CATANI  DA  DIACCETO. 


n 


f^  Vna  pai afrafi  negli  amatori  di  Platone,ouero  della,  fi/ofòfia.  Vn  cemento  fòpra  il  libro  di 
Plotino  (icH'eflcnza  dell'anima .  Vna  dichiaranone  fòpra  quei  verli  di  Boetio ,  i  quali  co- 
minciano, Tu  trìphcis  tnediam  natitree  cunBa  mcuemem  a  Bernardo  RucellaJ. alcune  prefatio- 
ni  (opra  diucrfe  materie  i  alcune  epillole  a  diuerli  amici  molto  dotte,  nelle  quali  li  dichia- 
rano aliai  dubbi  di  fìlolòfia .  Vn  cemento  fòpra  il  conuiuio  di  Platone  a  petitione  dd  Car 
dinaie  Giulio ,  che  fu  poi  pp.  Clemente .  le  quali  colè  IcrilFe  fé  non  con  iflile  purillìmo  & 
netto,sì  fenza  dubbio  priuo  di  quella  barbarie,&:  rozzezza.che  i  tìlofòlì  di  quell'età  &  mol 
ti  di  querta  collumano.  le  quali  llampate  prima  in  Balìlea,  poi  in  Francia  più  di  vna  volta 
fi  fono  riikmpate ,  &:  vedeh  auanti  à  quelle  opere  vna  prefatione  di  Teodoro  Zuingero, 
nella  quale  dillelàmente  molto  commenda  la  dottrina  di  Francelco .  Si  come  ne  fu  anche 
fòmmo  lodatore  il  Ficino  padre  veramente  delia  platonica  fìlolòfia  in  que  tempi,&  molti 
^  altri  celebrati  Icrittori.  Hora  in  quanto  all'altra  vita  di  lui  attiua,per  ellèr  egli  llimato  ami 
co  de  Medici  fu  nel  1 5"  i  2  da  Pier  Sederini,  come  fòlpetto  à  quel  gouerno,che  allhor  reg 
gena  con  alcuni  altri  in  palagio  follcnuto.  Rimefli  1  Medici  era  airfmp.MafTimiliano  fla- 
to eletto  AmbafciadorCibéche  non  birognando,non  folFe  poi  flato  mandato.  Ellendo  nel 
l'anno  i  5 15)  lèguita  la  morte  dd  Duca  Lorenzo  de  Medicina  lui  fu  commelFo  di  far  l'ora 
tione  :  nella  quale  per  la  breuità  del  tépo  hebhe  capo  di  mollrare  l'eccellenza  del  fuo  inge 
gno .  Fu  poi  hauendo  prima  molti  altri  vhci  nella  città  efèrcitato  tratto  Gonf.  per  i  primi 
due  mei]  dell'anno  i  5  2  o  il  quale  vfìcio  iodeuolmente  portò  al  fùo  fine.  Dopo  i\  quale  ha 
uédo  lafciato  il  leggere  publicanjente,lungo  tépo  non  foprauilFcjche  cllèndo  dal  termine, 
à  che  tutte  le  cofe  humane  corrono,  fopragiunto  con  grandiflìma  fìia  loda  &  defìderio  di 
^  fé  à  color.che  l'amauano  il  decimo  giorno  d'aprile  dell'anno  1 5  2  2  .di  quella  vita  fi  diparti. 
Di  Lucretia  fiia  moglie  figliuola  di  Cappone  Capponi  hebbe  tredici  figliuoli ,  de  quali  fci 
fur  femmine.  Caffandra  &  Ippolita,  quella  di  Daniello  Canigiani,&  quella  di  Carlo  Pan- 
dolfini  iellate  vedoucjl'vna  à  Ruberto  Acciaiuoligiadilsimo  cittadino,&  l'altra  à  France 
{co  Lcnzi  fi  rimaritaiono.Della  Fiaraetta  fu  marito  Pier  Francefco  de  Ricci.Dell'altre  tre 
in  diuerfi  monafleri  rédutefi  monache  Cecilia  fu  badefià  nel  Paradilò,doue  Tomaia  di  Fi- 
lippo da  Diacceto  era  già  Hata  dopo  la  collituzione  di  detto  monaflerio  la  terza  badeffa . 
Fu  quello  luogo  da  palazzo  ridotto  in  forma  di  monallero  da  Santa  Brigida  in  pallando 
di  quello  paefe  à  Roma,eflcndo  à  lei  prima  flato  ecceduto  da  Capitani  di  Parte  Guelfa.la 
qual  glonofà  sata,come  ella  flefla  teflifica  nelle  fue  ammirabili  ieuelationi,hauendo  infli- 
tuito  la  fua  religione  di  monalleri  doppi  cioè  di  monache  &  di  frati  die  loro  la  fìia  regola 
D  dettata  &  riuelata  diuinamente  dal  Sig  Giesù  Chrillo  noflro  Saluadore.I  quali  monalleri 
comeche  habbiano  gli  edifizi  contigui,  fono  nódiineno  in  guilà  le  abitazioni  fèparate,  &: 
ferrate,che  nò  mai  le  non  in  cafo  d'ellrema  neceflità,  &  ciò  verbigratia  per  amminiilrarc 
i  làntils.Sagramenti  all'inferme,  li  può  dalle  llanze  de  malchi  à  quelle  delle  donne  pafl'are. 
Morì  quella  benedetta  donna  l'anno  della  nollra  làlute  1572.  chiara  oc  illudre  per  molti 
miracoli  fatti  nò  meno  viiiendo,che  dopo  la  morte.  Hora  de  i  figliuoli  mafchi  i  ite  vltimi 
Simone,  Cofimo,  &  Carlo  morirono  dando  opera  àgli  iludi  ellèiido  appena  vfciti  da  gli 
anni  della  fanciullezza.  Teodoro  morì  di  peile  m  Francia  clTendo  ancor  giouane.  Pandoì 
fo  elTendo  flato  de  Signori  poco  dopo  la  morte  dd  padre  l'anno  i  5-  2  2,&  diuenuro  giàec 
celiente  filofofo ,  fi  morì  tifico  fenja  bauer  hauuto  moglie  effendo  di  42  .anni  « 
E 

7)1  agnolo  XJffcom  di  P'tefòì^_, , 

AGNOLO  prefò  l'abito  di  San  Domenico  Ielle  in  giouentù  filofòfia  tra  i  fùoi  frati  ; 
da  quali  conolciuto  elFere  liuomo  di  gouerno  lèi  volte  fu  fatto  Prouinciale,  &  vna 
Vicario  generale  di  tutto  l'ordine .  ElTendo  già  prellò  all'ottantefimo  anno  della  lua  età 
hebbe  da  Pio  V.il  Velcouato  di  Fielòle.il  quale  prelò  centra  fua  voglia  quante  prima  pò 
tè  in  mano  dell'ilteflo  Pontefice  liberamente  rinunziò;  &  morendo  in  S.Domenicodi  Fie 
fòlcjQue  hauea  l'habito  prero,volle  efFer  fèpellito>come  per  Io  fèpolcro  di  marmo,  il  quale 

B        in 


SdntA  Srt^ 


Stmtne, 

Ctfmt . 
Carlo . 
Teodor* . 
Pandeljèp 


i^  DELLAfA  MIGLIA 

in  ftgn.G^igrandilTìmo  amore  volle  haucr  comurp  con  Vincenzio  Ercsjlanj  Vejxrouodi 
Sarno  &  pòi  d'Imola  lì  potè  già  veder  per  molti  anni  ;  haucndo  quelli  due  buoni  &  San- 
ti Vefcoui  fatto  proponimento  in  (ègno  del  grande  amore  i\^to  infra  di  loro  di  riposa;-  in 
fieme  in  vpa  medelima  fèpoirura .  ma  perche  l'Ercolano  al  V^^ouado  di  Perugia  lùa  pa- 
/cria  promoiro,mutaRdo  piopofito  nella  (uà  patria  &  chiefa  fece  pen(ìerp  di  effer  fèpellito, 
Il  Velcouo  Francelco  nipote  d'Agnolo  che  al  Velcouado  di  Fielole  al  Zip  /ucccdette,toI- 
^2L  via  la  prima  lepoltpra,  gliene  ha  rifatta  yp'.altra  con  quelle  parole . 

REVERENDISSIMO  PATRI 

ANGEjLO   CATANEO   DIACCETIO  PATRITIO 

FLORENTINO  HVIV^S  VENERABILJS  REJLIG10N]13  AB  INEVNTE 

ETATE  SODALI,  IN  EA  OMNIBVS  M VNERfB VS  HONORIB VSCLVE 

PERFV^NCTO,   DEMVM   IN   EPISCOPVM   FESVLANVM  MtRITISSIME 

ASSVMPTO,  IN  PQNTiF.ICALl  ADMINISTR ATIONE  VEB  BO  £1  EXHM- 

■pLO  LAVDABILITER  VERSATO  Rf VERENDISSIMVS  D.  FRANCISCVs 

NEPOS  KT   IN   EPISCOPATI  SVCCESSOR  CONSCIVS   PATRVi 

VOLVNTATiS    ET   PROPENSIONIS   IN   HaNC   SA^IRAM 

FAMILIAM  GENTILI  Dh  SE  OPTIME   M£RIT<) 

P  O  S  V  1  T  V  I  X  l  T   A  N  N  O  S   L  X  X  X  I. 

OBIIT  DIE   V.  MAH  ANJslO 

MDLXXIIII, 

'^JeI!a  facciara;nella  più  ba0*a  partP/Iffllaquaie  è  pofta  quefta  nuoua  fepo!tura,c  dipinta  vn 
hulorietta  di  Santo  Antonino;  il  quale  di  quefto  (acro  &  vcnerabil  conuento  fu  primo  fi- 
gliuolo,i:iceuendo  l'abito  dal  Beato  Gio.Domenico  fojid.^tore  di  quel  conuento ,  &  huo- 
ìmo  per  la  (ùa  (ingoiare  (cienza  &fantità  creato  Cardin^Jp  &  Arciuelcouo  di  Ragugia. 
Il  qual  Santo  Antoni  no  mollrandod.i  ricu(àrrarciue(couadodi  Firenze  cófcritogli  da  pp. 
Eugenio  1 1 1 1 ,  (ì  come  fece;  vede(ì  ;  che  il  Pontclìce  p  richie(lo  da  Paolo  da  Diaccerò  Am 
JDalciadpre  appo  la  Santità  (uà  refidente  de  Fiorentini ,  &  bifauolo  del  Ve(cpuo  Agnolo., 
perche  s'induca  à  riceuerlp  icotpe  (1  legge  in  vna  tauolctta  di  martpp  noiia  pel/a  .detta  fac 
pata  con  queilc  parole , 

RECVSANDO  SANTO   ANTONINO  L' ARCIVESCOVADO 

PAOLO   DA   DIACCETO   AMBASCIADORE  RESIDENTE 

DI  FIRENZE  FA  INSTANZIA    CON  LA  SANTITÀ 

DI  PAPA  EVGENIO  UH.  CHE  GLIELO 

FACCIA  ACCETTARE. 

Volentieri  andiamo  di  quelle  colè  facccndo  mentione  ;  perche  fi  auuczzino  le  perlòne 
pobili  con  così  fatte  opere  &  ornaméti  ad  honorarc  le  loro  famiglie .  Ma  a^nc  che  d'vna 
honertidì^Tia  lode  non  defraudiamo  il  Velcouo  Agnolp  ;  non  è  da  lalciar  à  dietro  ;  come 
il  monalkro  di  Santa  Maria  della  Neue  di  Prato  ypcchio  pel  tcpo  del  Tuo  Vclcouado  heb 
t)e  principio;  come  che  in  quello  del  fuo  nipote  Francesco  (]  folle  poi  fatta  la  prpfcljionc, 
(aerate  le  Vergini,hnito  di  murare  il  mpnajilcefo,  &  fattp  tutte  l'altre  cole  pecelTarie  per  lo 
(èruigip  &  gipriadi  DiP..dc(laqugIfondatipnc  apparifcp  niemoria  in  vna  delle  due  in(cri 
zioni  di  pietr3,che  mettono  in  me?zo  l'aitar  magjgiote,  (òpra  le  quali  (òno  due  gr^n^iat- 
\r\ì  della  famiglia  Diacccta  in  quello  tenore . 

REVEUENPISSIMVS  DOMINVS 

D.  FR.  ANGEI.VS  CATANA VS  DIACCETIVS  ORD. 

PRED.  NOBILIS  PATRITIVS  FLORENTINVS  EPISCOPVS 

FESVLARVM    CONCESSIT  FACVLTATEM    ET   POTESTATEM 


D 


EPISCOPATV  SVCCESSORES  DIE 
XXIX.  MAH  MDLXVII. 


Dionigi 


DE  CATANI  DA  DIACCETO.  i| 

A  Dionigi  fratello  del  Vcfcouo  Agnolo, &c  figliuolo  parimente  di  Fr^nccfcp  datofi  alla  mcr  •*''X'  ^ 
catura,&m  quella  lealmente  portando^  accjuiilò  conueneuoli  ricchezze,^  pieno  d'anni, 
come  quelli,chc  hauea  già  finito  rottantcrimo,&  di  figliuoli  :  percioche  di  Maria  di  Mar- 
tino Martini  Tua  donna  ne  la/ciò  vndici,andò  à  ripoiàrfi  nella  ièpoltura  de  (ùoi  maggiori; 
non  quella ,  che  nel  principio  di  quclh  narrazione  fi  diflè ,  che  fé  Recco  ne  chioAn ,  ma 
vn  alerà  lènza  inlcrizione  alcuna  dentro  la  Chie(à  nìedelìma  di  Santa  Croce.  Alcuni  anni 
innanzi,  che  egli  moriflè ,  eflèndo  da  Capitani  di  parte  Guelfa  per  conto  delle  ripe  6:  car- 
bonaie del  calvello  di  Pelago  richieilo,  dopo  vedute  le  Icritturede  Tuoi  antichi  >  dichiara» 
rarono  l'anno  i  ^6^  34  di  febbraio,che  l'anno  i  56^4  viene  ad  edere,  dette  ripe  ^  carbo».. 
naie  3ppartcnerri,&:  eflèrfi  appartenute  al  detto  Dionigi,&  n  Tuoi  antenati,  &  no  al  comu- 
ne di  Firenze .  Et  per  quello  d'ogni  molcltia  liberandolo  dispongono ,  Se  ordinano,  che 

*  fc  pur  le  dette  ripe  &  carbonaie  fodero  polìe&:  fcritrc  nel  libro  di  detto  mAgirtrato,comc 
beni  al  comune  di  Firenze  af  jjcttanti,  quindi  in  ogni  modo  leuar  fi  doucflero,&  cesi  fcn- 
za  altro  fi  leuino,  &  fi  cancellino .  Egli  ncli'vltima  lua  volontà  difpolè  j  che  la  detta  for- 
tezza in  nefTun  modo  da  {ùccelTori  potefle  t  (Icie  non  che  alienata ,  ma  ne  pure  per  breuc 
tempo  a  chi  che  fia  conceduta ,  o  allogata ,  doue  tutti  gli  altri  beni ,  1  quali  non  furono 
pochi,  liberi  Ia{ciò  a  figliuoli,  ^  (èi- za  alcun  pelò,  ò  fideccmmifllb .  Degli  vndici  figliuoli 
le  cinque  che  fur  fcmniine  tuttv  fur  maritate.  Lucretia  ad  Aleflàndro  Veirazzano,  Fiam- 
metta à  Giouanni  Macinghi .  Maighcrita,Caflandra,&  Gineura  a  tre  Franceichi  il  primo 
Altouiti,il  fecondo  Centellini,^  il  terzo  tenzoni  dottor  di  leggi  dì  chiaro  noir.c  nella  ini 
profeflìone,&:  del  numero  de  i  X  L  r  X.  De  i  fei  figliuoli  maichi  i  due  primi  al  fàcerdozio, 

Q  gli  altri  due  Agnolo  Se  Giouambanih  alla  cittadinanza  li  diedero ,  de  quali  l'vltimo  con     »><f"»^» 
rOrtenfia  Pecori  figliuola  di  Bernardo  s'è  accompagnato,  i  due  vltimi  Ruberto  nella  mi-     ^1'^,*, .' 
lizia  degli  huomini  a'aime  Oc  Carlo  in  quella  de  Caiaaliefi  di  S^nto  Stefano  amendue  dal     c^rU  cm. 
Gran  Duca  Cofimo  inibtuite  fur  riceuuti ,  ^'  •^♦•^'Z*^ 


3?!  francefco  Vefceut  di  Fìefèli^  „ 

IL  primo ,  il  quale  dal  nome  dell'auolo  Francefco  ha  norac,fatto  canonico  di  duomo  ef- 
fendo  anchor  fanciullo  ottenne  poi  l'anno  i  570  da  Pio  V .  il  Velcouado  di  Ficlòle , 
che  del  fìio  zio  Agnolo  era  iiato.  Et  datoli  perche  come  dal  nome,così  dall'opere  dell'auo 
lo  non  iralignaflc,  alle  lettere ,  infino  à  quelfhora  che  egli  tuttauia  v'ue ,  oltre  quelle  che 
D  tuttauia  ha  alle  mani.cjucilc:  opere  (i  truoua  hauer  fatto  &  mandato  fuori.  Vndici  home- 
lie  del  Sagramento  (opra  la  fcguenza  di  eflo  Icrittada  S.Tommalo ,  L'Eflamerone  diilm* 
to  in  lèi  iibri.  La  vira  di  Chrillo,  la  vita  della  Vergineja  vita  di  S.Domenico  cislcun'ope- 
ra  da  perse.  Le  vite  d\.  S.Roniolo  Vclcouo  di  Fielòle,  &  di  più  altri  fanti  Velcoui  fuoi  f ùc- 
ceflbri.  Vn  trattatello  dell'autorità  del  Papa  fòpra  il  Concilio,&:  vn  trattatello  della  fùper 
dizione  dell'arte  magica.Oltre  quelle  opere  da  fé  compoite  ha  tradotto  Sant'Ambruogio 
de  officiis,il  qual  cómentò  abbraciandoui  quali  tutta  la  morale  trattazione ,  Traduflc  pa- 
rimente del  medefimo  Santo  l'Efàmerone.&  di  più  portò  nella  fua  lingua  repiAole,&:  Va 
geli  corrétij&  alcune  deuotc  operette  di  Lodouico  Blofio  oltre  altre  operette  alcuna  vol- 
ta di  fèrmoni,e  d'orazioni  così  alla  fpicciolata  mandate  fuori  ;  tra  le  quali  fon  due  orazio- 
E  ni  fatte  nella  fua  giouanezza  in  tempo ,  che  egli  tu  Confòlo  dell'Accademia  Fiorentina  » 
Ma  perche  ho  io  tema  dintorno  i  collumi,  colà  di  maggior  pregio,che  non  fono  le  Icien- 
zc  iUcflc,  di  dir  il  vero .  &  il  dubbio  di  non  eflèrmi  appolta  macchia  di  mentire  mi  fa  l'aU 
trui  merito  tacere .''  Non  è  pur  troppo  che  fi  tacciano  di  molti  biafimi,peiche  non  s'hab- 
bia  à  ingaggiar  battaglia  col  popolo,  che  ancor  delle  virtù  ci  fiabbiamo  à  fpauentare  ì  ba- 
llerà dunque  dire;  che  degnamente  Francefco  Diaccerò  fia  nel  Vefcouato  di  Fiefole  à 
Braccio  Martelli  lùcceduto ,  à  cui  il  Cardinal  di  Carpi  lenti  io  dire,  che  nel  Vefcouato  di 
Lecce  non  harebbe  egli  voluto  fuccedere.  Poco  innanzi  che  noi  quelle  colè  fcriueflìmo, 
vcggcndo  egli  i  oflà  di  Santo  Akflàndro  già  Vcfcouo  di  Fiefole  non  con  quella  intera  vc- 

B     2         nera- 


(H* 


l<^  D  E  L  L  A     F  A  M  I  G  L  J  A 

peiazione  cuftoditc ,  che  à  sì  gloiiofo  Tanto  &  martire  fi  conqeniua ,  come  (]uelle  che  in  ^ 
vna  calTcrta  di  legno  erano  conleruate ,  le  rinchiufe  in  vn  bel  (epolccerro  di  marmo  mi- 
{chio ,  adornando  la  facciata  dell'aitar  maggiore ,  oue  ellb  è  rippiio ,  eli  nobile  djp;niur,a , 

&  pofèui  quelle  parole.  ;.■.■..;;::  .:  Mi'r,;  * 

DIVI  ALHXANDRT  EPISCOPI  FESVLARVM  MARTIRISQ^ 

OSSA  HACTENVS  IN  LIGNEA  PORTATILIQ^. 

C  A  P  S  V  L  A-  H 1  C  A  S  S  E  R  V  AT  A . 

FRANCISCVS  CATANEVS  DIACCETIVS  EIVSDEM  SEDIS 

A  N  T  I  S  T  E  S    H  O  C   M  A  i\  M  O  R  E  I  N  C  L  V  D  E  N  D  A  •     " 

CVRAVIT  ANNO  SALVTIS  Mpi-XXX. 

iiso^hC'  y^^^  quello  fànto  Ve/couo  à  tempi  di  Cleh  Re  de  Longobardi  in  Italia ,  &  peruenuto  a  g 
[iì.un .  pnncipij  del  regno  del  Re  Autari  (uo  lìgliuolo  andò  a  trouar  quel  Principe  in  lesina  ;  per. 
ihe  ne  beni  df  Ha  lùa  Chiefà ,  i  quali  rirrannicamente  gli  erano  iiati  vfìirp.^ti ,  ^uffc  rcinre. 
grato  .  Aftcrmaiì ,  che  il  Re  da  vn  grande  (plcndore ,  che  vide  v(cirgli  dal  vifò ,  quando 
ìa  prima  volta  andò  à  parlargli,congctfurò  doucr  Allellandro  efler  (anto  huomo .  £t  per 
ciò  fattogli  di  molti  priuilegi  &:  di  molti  donatiui  tutto  contento  à  adi  nel  rim?.nd.tu.ì  j 
quando  alfaìito  egli  in  lui  pallar  il  Reno  in  quel  di  Bologna  da  minili  ri  dd  Senatore  di  Fie 
Iole  :  il  quale  perauucnturacome  vfurpatore  di  detti  beni  douea  tutto  ciò  ad  onta  rccar- 
ijj$c  da  clii  nel  Reno  gittato,  venne  ad  acqniibrla  palmadel  martirio .  Trafpcrtò  anche 
§.RmA(>.  in  più  nobil  luogo  il  glonoio  corpo  di  San  Romolo  primo  Vefcouoconllifuicouida 
San  Pietro  di  ella  Città  di  Fielòle,  onde  egli  è  Velcouo  ;  di  cui  non  farà  del  rutto  fuor  del 
noiho  propodto,  fé  alcuna  cola  qui  aggiugneremo  ;  maflìmamente  poi  che  infino :à  *^ 
prelcnti  tempi  a  tutti  quelli ,  che  in  Firenze  ,  in  Fiefole ,  &  in  alcune  altre  città  &  luoghi 
di  Tofcana  yannoi  pigliar  la  fàlutare  acqua  del  fanto  battefìmo ,  de  i  nomi  che  lì  fòghori 
j'or  mtttcre  per  antica  olleruanza  della  Chnlhana  religione,  à  ciafcuno  vicn  polìo  o.  r  fe- 
condo quello  di  Romolo .  Fu  dunque  Romolo  letterato  &  nobile  cittadino  Romano  òc 
tocco  dallo  fpirito  di  Dio  fiì  nelle  primizie  della  nafcente  Cbicfà  di  molto  giouamento  al 
ritalia,  hauendo  in  quella  dall'idolatria  conucrtito  alla  fàntillìma  fede  di  Chiiilo  le  città 
di  Sutri,  di  Volteiia,  di  Brefcia,  &  di  Bergamo,  Se  in  tutte  quelle  con  chiari ,  &  manifeili 
miracoli  dato  indubitati  fegni,  lui  far  opere  in  vigor  di  virtù  più  che  naturale  &  humana, 
hauendoinhnoàrefùfcitato  morti.  Finalmente  venutone  à  Fiefòle.&di  efla  città  creato 
Vefcouo  traile  d'errore  innumerabile  Ituolo  di  F:efòlani,inhn  che  (òtto  Nerone  crudclif - 
(imo  pei  Icguitator  di  Chriiliani  fu  martirizzato .  Halli  per  collante, che  elFendo  egli  per 
Ja  città  ilrafcinato  ,  &  di  mano  in  mano  ne  più  frequenti  luoghi  &:  piazze  della  città  con 
ferri  à  ciò  atti  foratogli  il  corpo ,  hauelle  in  quella  afflizione  di  fpirito  chiello  da  bere  ad 
vna  fanciulla ,  che  attigneua  dell'acqua  ;  &  che  hauendoglicne  quella  negata ,  il  pozzo  lì 
folle  di  prtiènte  conuertito  in  fàngue .  La  memoria  di  quella  traflatione  è  llata  pollain 
pietra  accanto  alla  porta  della  Cattedrale  dalla  parte  di  fuori  con  quelle  parole . 

REVERENDISS.  DOMINVS  FRANCISCVS  CATANEVS  DIACCETIV& 
DOMINICA  III.  IVNII  MDLXXXIIII.   QJVAE  INCIDIT  XV.  KAL     IVLII 
COKPVS  SANCTISSIiMI   PATRIS  NOSTRI  ROMVLI  A'  BEATISS    PETKO 
APOSTOLORVM  PRINCIPE  IN  PRAESVLEM  FESVLANVM  PRIMITVS 
ELECTI  ET  DE  ANNO  MXXVill.  A'  WO.  ME.  lACOBO  BA  VARIO  TVNC 
TEMPORIS  FbSVLANORVM  EPISCOPO  TRANSLATVM    JX  ANTl 
Q^VISS.  CATHED     ALI  TVNC  AD  RADlCEM   MONTIS    POSITA   IN  IN. 
FERtOREM  PARTEM  PRAESENTIS   BASILICAH,  EX  QVO  ETIAM  LOCO 
IPSVM  MODERNVS   ANTISTES  EADEM  R  F  LI  G  lON  E  D  VCT  VS  REMO 
V^T,  ET  IN  SVPERIOREM  A  VG  VSTIOR  EMQ,.  hlCCLESlAE  PARTEM    VT 
CONiPECTlVS    HONORIFICENTIVSQ-    HAHERETVR.    SVMMA    CVM 
PEVOTIONE  LOCAVir  P  R  AE  i  E  R  C  A  P  VT,  E  E  ALTEkVM  EX  BRACHIIb 
(O^k^AE  CONcRVIS    THECIS    ADSERVANDA    POP  VLOCLVE  Cj:  R  TIS  TE  m1 
pOHiBVS  OiTENDENDA  SEDVLO'  DEPObV'lT.   ANNIVERSARIA  AVTEM 
DIE  DOMINICA  kEDEVNTE  XXXX.  DIEKVM  INDVLGENTIAM 
IN  FORMA  S.R.E,  TEMPLO  RELIQViT. 

Ma 


D 


DE  CATANI  DA  DIACCETO:  17 

^  Mi  di  ciò  non  contenta  la  pietà  dei  Vefcouo  Fiance/co,  veggendo  l'antico  oratorio  di  S 
Iacopo  congiunto  al  palazzo  dei  Ve/couado  dall'ingiuria  dei  tempo  prellb  che  guaito,  di 
nuouo  ancor  eilb  racconciò  ;  &  à  beila  &  honeiU  forma  nduilè  j  come  per  rilcrizione  in 
ciTa  Cappella  polta  apparilce , 

SACELLVM  HOC  ANTICLVITVS 

AB  EPISCOPIS  FESVLANIS  IN  HONoREM  DIVI  lACOBI 

ERECTVM  A  REVERENDISSIMO  DOMINO  FRANCISCO  CATANFO 

DIACCETIO  EIVSDEM  CATHhDRAE  PRESVLE  LNSTAVRATVM.  ET  CVM 

SOLITIS   INDVLGENTIIS  IN  ANNOS  SINGVLOS  ITERaTIS  IN       ' 

MEMORIAM  EIV'SDHM  SANCTISS.  APOSTOLI  CONSE- 

CRATVM  FVIT  AN.  DOM.  MDLXXXIU.  DIE 

VERO  XXIX.  IVNII. 

'"  CondulTc  ancora  innanz.i,come  di  {opra  fi  difle  il  monaflero  di  Santa  Maria  della  Neue  di 
Prato  vecchio  :  della  origine  del  qual  monallero  però  Ci  è  parlato  ;  percioche  egli  è  maraui 
gliolamente  per  la  bantà^óc  rcligioiic,&:  vane  virrù  di  quelle  fante  Verginelle  à  tempi  no- 
iìn  illuiliatoli  ;  oc  à  me  è  accaduto  di  vedere  di  moire  lettere  Icritte  loro,oItre  da  molti  al 
tri  Cardinali,&  Prelati  da  i  Cardinali  Antonio  Carrafa,  &  Giulio  Santoro  per  dottrina  & 
per  bontà  di  collumi  veri  Si  chiariflìmi  ornam.enti  della  Chielà  di  Dio ,  con  le  quali  aflai 
ìpeflò  alle  diuote ,  de  feruennfsime  oiarioni  loro  con  iìngolar  aiFetto  di  chriltiana  pietà  (1 
raccomandano .  Ne  mi  è  nafcolìio  quanto  fieno  èie  dalla  prefènte  Gran  Duchefla  di  To- 
fcana  Bianca  Cappella  Pi  incipelTa  di  grandillimo  valore  fauorite.  Leggonfi  dunque  in  me 
mona  di  cotal  fondatione,  &:  perlégumento  di  opera  nell'altra  ifcrizione  quelle  parole . 

^  POSTaVAM   ILLVSTRIS 

ET  REVERFNDISSiMVS  DOMINVS  D.  FRANCÌSCVS 

CATANEVS  DIACCETIVS  EPibCOPVS  FESVLARVM  IN  HOC 

MONASTERIO  RECENS  tRECTO  VIGINTI  DVARVM  VELVTI  PRIMITIAS 

DEO  OBLATARV.i  VIRGIN  VM  PPOFìTENTIVM  VOTA  SVSCEPERAT: 

DIE  XXIX.  SEPTEMBRIS  A  DLXXI.  TEMPLVM  VETVS  HOC  DEO  DIVAE 

MARIAE  VIRGINI  CVNCTISQ.-    SANCTIS  SACRAViT  ANNO  ARORBE 

REDEMPTO  MDLXXXII.  DIE  XIII.  ^  Ali  ELARGIENS  IN  ElVS 

ANNIVERSARIA  VISITATIONE  Q,VAD  RAGINT  A 

DIEi^VM  PERENNEM  INDVLGENTIAM. 

Ma  per  tornare  onde  ci  fiamo  partiti  dico,  che  il  fecondo  figliuolo  di  Dionigi  detto  dal 

nome  del  zio  Pandolfo  he  bbe  il  canonicato  del  fratello  ;  &  come  con  quello  de  coilumi     pWfnc* 

Ddel  lèccio  fi  /poglialie ,  così  alfa  Teologia datofi,  &l  vita  honella  &  da  vero  reljpiolo  me-     7"'"  ^^ 
,      r  ^    t»-  I»      ^   I-  I  ir  i-        -1  ^  duerno, 

nando  li  moii  a  intorno  1  età  di  40.  anni  iaiciato  di  le  ottima  opinione  di  coilumi  a  co- 
lóro ,  i  quali  il  conobbero . 

Vi  Ldpo,^  defuoijuccejjori , 

E  L  ramo  di  Lapo  padre  di  Francefco  parlando  dico;  che  Ci  come  dicemmo  del  ra- 
mo di  Giouanni ,  à  poche  altre  /critrure  di  loro  ò  per  le  piene ,  ò  negli  incendi  ite 
male  ci  liamo  potuti  abbattere,che  à  quelle,che  da  pubhci  priorilli  lì  lono  cauate; 
per  le  quali  apparifce  de  i  quattro  nipoti  del  già  detto  Franceico  1  due  cioè  il  fecondo  Fra 
cefco,&  il  fecondo  Lapo  eìlere  flati  de  Priori.   Quellil'anno  1478  nelgonfaloneratodi     zapodesi. 
5-  Paolo  Macchiauelli,  quando  Papa  Siilo  congiunto  col  Re  Ferdinando  mofìe  per  conto     &"Z*'    , 
di  Lorenzo  de  Medici  guerra  alla  Republ.  la  qual  eia  in  lega  co  1  Veneziani,  &  quelli  i'8  5     si^wu . 
nel  gonfalonerato  di  Lorenzo  Carducci  ;  quando  la  Republ.hauendo  per  rifpetto  del  Du 
ca  di  Ferrara  guerra  co  Veneziani  era  in  lega  col  Papa,  &  con  Ferdinando .  De  i  figliuoli 
di  Lapo ,  &  di  Taddea degli  Albizi  (  percioche  Francefco  d'Agnoletta  de  Bardi  non  heb- 
be  figliuoli  mafchi)  Giouan  Bariila  li  morì  di  pelle  l'anno  1 5  2  /^  hauendo  prima  veduto     ciò.  satì- 
l'infelice  fine  di  Iacopo  fuo  figliuolo.  Il  quale  hauendo  per  gli  fludi  delle  lettere  huraane     ^^  • 
molta  domellichezza  con  Luigi  Alamanni,,  &  con  ZanobiBuondelmonti,  i  quali  contra     ^^"^^  '"' 
li  Cardinal  Giulio  de  Medici,chc  fu  poi  Clemente  V 1  Lper  diuerf è  cagioni  haueano  con- , 
.      .  giù- 


D 


OtééJfdTÌ 

il  Si^ntri, 


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lo'ftuìe» 

fante  ii  ca 


iS  D  E  L  L  A     F  A  M  I  G  L  I  A 

giurafo ,  itìcor  egli  fi  lafciò  a  quella  congiura  tirare .  Ma  di  Guafpari  fratello  di  Giouan  /{ 
Batiita  fu  più  felice  la  fucceflioiie.  Collui  così  chiamato  dal  nome  di  ducGuafpan  auolo 
&;  ZIO  fu  de  Signori  l'anno  i  50410  tempo,  che  la  Repjì  reggeua  Cotto  il  Gonfalonerato 
dj  I-'icr  Sodcrmi;  &  di  Bartoicmmea  Rucellai  fua  donna  fu  padre  di  moiri  figliuoli.  Van- 
rozzo  fuo  primogenito  morì  àPifa l'anno  i^^j.hauendohauutodue  mogli ,  Marict- 
ta  Martelli  figliuola  d'ilarione,  della  qual  procreò  vpa  figliuola  femmina ,  che  fu  poi  mo- 
naca nel  monalkro  della  Crocetta  .  ^  Gineura  Ginori ,  di  cui  oltre  i  mafchi  polli  nell'al- 
bero hcbbe  due  figliuole  femmine  refèfi  monache  ancor  elle  nel  impnaileio  già  detto .  De 
j  mnkh!  tjUjl  fanciullo,&:  Cjual  fènza  menar  moglie  venuti  meno,  conduflèii  in  I.Jonc  ric- 
eo,  &:  in  buona  fortuna  Giouan  Batifb,  il  guai  toUh  per  moglie  Francefca  Deloba  donna 
di  (angue  Fianzele,  di  cui  lafciatavna  fola  figliuola  femmina  è  morto  pochi  mc(Hòro 
rtirntc-nacittàdi  Lione.  Il  fecondo  figliuolo  di  Guafjiari  dal  nome  dell'auolo  chiamato 
Lapo  ht  bbe  tre  donne ,  Con  la  prima  detta  Nannina  de  Ricafoli  figliuola  di  Iacopo  pro- 
creò Gu^lpan  &  Lodouico .  Della  feconda,  il  cui  nome  fu  Catt  rina  Peruzzi  hebbe  vn  fì- 
gliuol  fenza  più  chiamato  Vannozzo  ni  qual  fu  tolto  dal  mondo  b.nnbino.  Dtll'vltinja 
Goitai  za  Barbadori  figliuola  d'Ale  flandro  generò  l'altro  Vannozzo,  PierFrancelco,  & 
AleflAndro  con  due  figliuole  feaimine  l' vna  monaca ,  &  l'alena  moital j  faiiciulletca , 

pi  Lodoté'ico  Conte  di  cajìtì  Vilìdn» . 


c 


1"^  I  tutti  cof^oro  notabile  è  rtata,&:  è  al  prefénte  la  vita,&:  la  fortuna  òì  Lodouico,  Co- 
-  ^  ilui  cóucnuro  partirli  di  Fioréza  per  homicidio  fatto  ancor  giouanejì  volle  in  Lio- 
ne fecondo  il  coilumede  nobili  della  fua  patria  à  fèguirc  1  negozi.  Dii  quali  quel,che  àra- 
riflimi  è  auuenuto,  trahendoogni  gioino  profitti  gràdiflimi,&  più  l'vn  giorno  che  l'altro 
laigpmente  fj  elidendo ,  s'ha  in  vn  medelimo  tempo  molte  ricchezze,  Se  inliememente 
{ommi  honori ,  &  lemma  e  hiarezza  appreflb  la  corona  di  Francia  acquiilato .  perciocli* 
diueiuto  per  la  lua  fplendidezza  caro  ai  Re  Carlo  IX  fu  da  lui  primieramente  intorno 
Tanno  joeuero  71  creato  fuo  Maelkodicafaidcomedalprcfènte  ReAirigofùd'intor 
no  il  75>  ouero  80  fatto  Gentil'huomo  della  caiuera.  Certa  colà  ejiauendo  nella  città  d» 
Parigi  murato  vn  palazzo  più  tolto  regio,  che  da  piiuato  gcntilhuomo.rra  la  muraglia,5c 
Tadornamento  di  eflb  haueiyifpclò  la  fònima  di  centocinquanta  mila  feudi.  Ne  (i  du- 
bita più  di  dugento  mila  hauerne  fpefò  nella  compera  della  Contea  di  Calkl  V'illano  det- 
to da  Franzed  Ciatteu  Villen  ,  luogo  pollo  nel  Ducato  di  Borgogna  copiofo  di  cacciag'o  D 
ni,  fertile.  &  di  buonillima  rendita .  Il  qual  callcllo  chiamato  prima  Cailclgentile  dico- 
no h^iuer  hcoìth  di  portar  la  corona  fopra  lo  feudo .  Ma  limili  à  quelle ,  &  molto  mag- 
giori ricchezze  (j  furo  motte  volte  da  moiri  ò  con  infinita  fòrdidizza ,  ò  almeno  con  in- 
tollcrabil  parhmonia  acquiflate.  Quello  e  (ingoiare  in  Lodouico  da  Diaccefo,oltrc  le  rac 
contate  fpcfè,  le  quali  in  fuo  prò  &  bene  ficio  li  fono  conuertite ,  nello  fpazio  de  i  cinque 
vltimi  anni.d'etro  i  quali  egli  à  quella  fortuna  montò,  in  fèruigio  &  diletto  de  fuoi  amici 
&  (ignori ,  &  della  cafà  reale  hauerne  più  di  dugento  mila  altri  confumati .  Per  cotanta 
{plendidczza  &  per  altre  lue  opere  egli  è  in  tal  grazia  d{:\  (ùo  principe  peruenuto,chc  era- 
no già  pochiflime  fcttimanc ,  che  il  Re  non  fene  fudè  ito  con  poca  compagnia  à  llarfène 
per  molte  bore  del  giorno  in  quello  (uo  bel  palazzo  à  diporto  ;  fi  come  colluraaua  di  far  £ 
ibuentc  ancor  la  Reina,  prefi  à  marauiglia  della  incomparabii  magnificenza  &  grandezza 
d'animo  del  Diacceto .  Onde  volendo  cosi  il  Re  come  h  Reina  dar  marito  ad  Anna  Ac- 
quauiua  recata  vnica  figliuola  di  Giouan  Fiancefco  già  Duca  d'Atri ,  &:  di  Cammilla  Ca- 
racciola  figliuola  ad  Principe  di  Melfi  ;  &  per  ciò  chiamata  Madama  d'Atri ,  la  qual  del 
continouo  nella  cafà  reale  era  fiata  alleuata ,  &  crelciuta ,  fra  tanti  lor  caualieri  &  lignori, 
cledtro  finaltrente  1!  Corte  Lodouico .  Il  che  non  fcnza  grandiflimo  piacere  de  fuoi  pa- 
renti di  N^'^poli  è  ancor  fé  guito,  hauendo  io  veduto  lettere  di  Don  Marcello  Acquauiua 
fuccilo  dd  Tnocipc  di  Càfèiu  1  &  fuo  cu^iqq  carnale  »  fcmmaiiicntc  di  cu&i  fatto  matru 

fiionio 


DE  CATANI  D4  PIACCETO,  i^ 

/  monio  rillcgrarfi  con  fèco.  Ne  tra  rant?  o|5§fp  dj  ?efnpo|-a/?  n^agni/ìccnza  hapcrp  egli  ìa 
fciato  di  c(èrcitare  quelle  dei/a  ci^riibana  j^k^^^  .  perclic  /àp^ndo  che  /e  feilc;i  o(U  del  ideato 
Romolo  primo  VcIcouq  di  F|?lp|5  ?n  piy  fj^uardcuole  luogo  porcino  i^fC  di  (fucilo ,  in 
che  Ci  ntrouauano  ;  &  à  ^ìp  an^o  ipiìlni^fp  dal  ritfoui^rfi  alla  cpra  di  quella  chieù  propo- 
ilo  huomo  delia  ineciefio)?^  fa|iiiglia,ha  fatto  con  bel  diiegno  ornar  di  piarmi  bianchi  l'ai- 
tar maggiore ,  che^  pp|lp  nella  oarte  di  fòpra  di  dctp  chiefà  ;  &  iui  da  quello  che  e  pollo 
iòtto  la  volta  d?  ?ilp  iippetrato.che  dette  (ante  ofla  lì  trafportino.  come  dalle  parole  inta- 
gliate nella  calla  pucr  lèpolcrq  di  marmo  milchio ,  oue  elle  fon  collocate,  fi  può  vedere  ^ 
Le  quali  Con  tali  p 

SACmS  EXVVIIS 
«  DIVI  ROMVtl  CLVl  CLVM  NON 

"  NVLLARVM  ECCt^ESiARVM  ET  PRAESERTIM 

VETVSTAE  FESVLAN/\E  FVNDAMENTA  UCISSET  ILLIVS 

NASCENTIS  INCVNABVLA  SVB NERONE 

PROPRIO  MARTIRIO  CON- 

SECRA VlT. 

LVDOVICVS  CATANEVS  DIACCETiVS  CLARISSIMVS  CASTRA- 

VILLAE  COMES,   ET  MVNIFICA  PIETATE  EXCITATVS  ET 

EO  AVIDIVS  AD  OPVS  CAPESSENDVM   ANIMATVS,       ' 

Q^VOD   EA  TEMPESTATE  R  EVERENOISSIIVIVS 

FRANCISCVS   iLLlVS  GENTILIS  EIDEM 

CATHEDR  \k   VIGILANTISSIME 

PRAEblD-RET,  BVSTVM 

EREXiT  ANNO  SAL. 

M.D.LXXXlir. 

L'vltimo  de  figliuoli  di  Gualpari  hebbe  nome  Benedetto,  il  qual  fu  dottor  di  leggi ,  ^  ef-  ^^'f//'J, 
iendo  in  Napoli  conolciuto,  lu  da  Ferrante  S^lèucrino  Principe  di  Salerno  proppilo  a!  go  /,^, . 
ucrno  del  (uo  Ducato  di  Villaforniolà,che  egli  hayeua  in  Ifpagna.  Dalla  qual  cura  alla  M 
patria  tornandone  à  répo,  che  era  accela  ia  guerra  di  Siena,fu  dal  Gran  Quca  Coiìmo  per 
luo  lèiuizio  tenuto  alcun  tépo  in  Lucca,oue  ilette  (in  dopo  la  vittoria  hauuta  da  f  ràzc(ì^ 
&  morifli  Tanno  1 5  5  i?  in  buona  iìirna  del  fuo  Principe.  Di  Caterina  de  Pazj^i  fu^  moglie 
(brclla  di  quell' Altonlb  ;  il  quale  icriflè  per  modo  (òllazzeuole  cotanto  copiolàmente  con 
tra  del  Varth'inon  htbbe  figliuoli,  bene  egli  da  altra  donna  ne  ialciQ  vno  :  il  quale  ancpf 
cflb/i  come  il  padre  alla  proteHìone  delle  leggi  fi  voliè  • 

Pj  Ti  ftlìfpQ  di  (jiQHami , 

DICEMMO  di  lòpra  per  non  haucr  notizia  oltre  à  quel,che  nell'albero  appariua,del 
ramo  di  Giouanni  non  hauer  di  quc  difendenti  altra  colà  potuto  Icnuere.ma  per 
che  in  tepo,che  quelle  memorie  à  fine  s'erano  condotte,  da  vn'antico  libro  iènza  li  nome 
dell'autore, il  qua!  da  Riccaido  Riccardi  fi  lèrba,  (i  è  trouata  fatta  menzione  d»  Filippo  di 
Giouani  Diacceto,che  farà  quello  séza  alcun  fallo  di  cui  di  (òpra  à  c.8.a,{i  parlò»mi  è  paru 
to  conueneuol  colà  aggiugnerla  à  quelio  luogo.Et  perche  potrà  per  auuétura  alcuno  trar 
diletto  di  veder  lo  lille  di  que  (épi,  lenza  metterui  colà  alcuna  del  mio  Jn  quel  modo,che 
tal  memoria  ci  è  lUta  data,così  in  quefto  luogo  farà  da  noi  fedelmente  ripolta.  Dice  dun* 
que  così  •  Eflendo  continpuato  la  guerra  dal  ventiduc  al  ventilètte,  per  la  quale  cialtuno  >t 
E  era  già  itanco  lòtto  il  pelò  delle  mal  conguagliate  grauezze,  conciolia  colà  che  e  potenti  *ì 
non  le  voleuano,&  per  la  impotentia  e  deboli  non  le  poteuano,  per  così  abomineuoli  di-  99 
(ordini  la  città  era  ridotta  ?  difperara  condizione,  ma  pure  la  cupidigia  de  maggiorcti  lU»  99 
uà  pertinace  in  proièguire  le  Tue  mal  djfpolìe  voluntadi .  &  per  quelle  disfacciate  iniqui-  »f 
tà  nuoui  parlaméti  lì  faceua  trai  popolo,  ^  lì  diceua.  Noi  lèminiamo.c  patrizi  lèi  legano,  m 
&  ripongono ,  ^  cosi  le  (pelè ,  &  fatiche  ibn  nolbe ,  &  con  quelle  parole  &  molte  altre  t» 
lìmiglieuoli  tutto  il  popolo  mprporaua .  Et  in  queiti  così  fatti  compianti  fi  leup  su  Filip-  ,f 
pò  da  Diacceto  huomo  di  lottile  ingegno  A  molto  elperto  ragioniere,  1 1  con  la  penna  m  ,» 
nianp  moltrò  il  rimedio  d'hauer  diuv i|lèguicando,  che  à  quell'hora  iàiebbc  conlumato  il  ^ 

Tei, 


,^  DELLA   FAMIGLIA  DEGLI    ABATI. 

lei  &:  rp.nb,  &  per  così  fatto  fcaltiimcnto  fu  fatto  il  cataro,  la  doue  tutti  i  patritij  hebbo- 
no  la  Toma  col  (opralello,  &  fu  la  iòirma  nella  prima  polla  migliaia  i^.&c  yoo.fìoiini,  &C 
ognicntuno  pagaua.  QuciUcosì  htta  condizione  non  so  iodi(cernere  qual  fu  più  da 
commendare  o  la  fua  giulbzia,  ò  la  Tua  fàntità .  Ma  Francesco  della  Luna  non  hauendo di 
uozicne  ne  airvna ,  r,e  all'altra  condizione  ]a  leuò  dicendo .  O  cittadini ,  che  diuario  ci  è 
dagli  huomini  di  reggimento  da  coloro,che  non  rhanno,fè  non  di  gouernare  altrui,ò  d'ef 
{ère  gouernati,  iè  noi  perdiamo  la  riputazione  da  cittadini,  à  che  huopo  hamo  noi  llima- 
ti  gouernatori ,  &  tllendo  noi  gouernati  da  quefto  ordine  del  catalìo  ì  &  per  quello  mo^ 
do  cauò  le  faue  di  mano  della  Itolta  moltitudine  facendo  vna  legge,  che  comandaua,  che 
il  catallo  dorrnifll'  per  infino  à  tanto  che  nuoua  legge  i|  dellaflè .  Hor  nota  che  iè  Duro- 
nio  i'ece  contro  alle  malTerizie  de  conuiti,ne  fu  punirò  da  Marc'Antonio,&  da  Lucio  Flac 
co  Cenfbri;  &  Francefco  della  Luna  ne  fu  galligato  da  Dio  &  dalla  fua  fortuna;  conciofia 
colà  che  lempre  andò  di  male  in  peggio,&  tu  (i  gouernato  nelle  grauczze,che  fcmpre  poi 
lì  guardò  per  debito,  &  fu  nella  difgrazia  di  tutti  gli  huoniini .  Adunque  bene  dille  colui, 
che  dice,  che  le  maggior  vendette  lon  quelle ,  che  procedono  d^  Dio ,  &  però  dice  il  pro- 
uerbio .  fiedi  &  gambetta,  e  vedrai  la  vendetta,  Ellèndo  dopo  che  quelle  co  fé  fcriueuamo 
publicato  il  libro  del  Verino  de  illullratione  vrbisFlorenti^j  non  ci  èparuto  di  tacere 
quello,  che  egli  di  quella  famiglia  lalciò  tra  iùoi  verfi  notato . 

'Nec  non  infgnU  generojo  e  finitime  crrtct^ 
CjUccctx  felag\q\  domitSt  cafìflla^  tot  tfrcfS 
Exkibuit  Tfifcupdtribta ,  ^ueis  'Pt/cia  eapt^ 
Inclita  teflantitr  lydìj  monumenta  leonii, 


B 


1 


PELEA  FAMIGLIA  DEGLI  ABATI. 


».M/>.I08, 

i,(«f.  I  oy. 


h.  Uh.  S.f. 
38. 


k  Ci 6.4(1 


L I  Abati ,  dice  Ricordano  Malefjìini ,  che  furono  aflai  antichi  mercatan- 
ti ,  &  riccl:ii  &  poflènti  ^ ,  6c  che  hebbero  già  le  loro  abitazioni  prelTo  Or- 
to San  Michele  &  Calimara  '' .  Sono  da  lui  polli  tra  il  numero  di  coloro, 
1  quali  già  hebbero  tori  i ,  tenute ,  6:  callella  *" .  Nella  diuilìone  delh  città 

fatta  per  la  morte  di  M.  Buondelmonte  s'accollarono  alla  fazion  Ghibel- 

ina  '^,  per  cagion  della  qual  fazione  la  prima  battitura  che  egli  hebbero  fu  l'anno  12^8 
quando  per  fodducimento  di  Manfredi  Redi  Napoli  (1  congiurarono  con  gli  Vbertiper  q 
mutar  lo  llato  di  quella  città .  Onde  vna  parte  di  quella  famiglia  fu  collretta  partirli  di 
Firenze  ' .  Diuenne  poi  odioiò  il  nome  loro  per  l'atro  vfato  da  Bocca  Abati  nella  rotta 
di  Montcaperti  *.  Con  tutto  ciò  recarono  molti  di  loro  nella  città ,  onde  quando  l'anno 
12  84  s'attacco  quel  gran  fuoco  in  Firenze,  (1  racconta  in  Orto  San  Michele  ellcruiarfe 
le  cale  degli  Abati  s.  Anzi  per  quel  che  narra  Giouan  Villani  egli  (ì  trouauano  anchor 
grandi  &  poflenti  l'anno  1 3  00.  '^  &  eranne  parte  Guelfi ,  &  parte  Ghibellini .  Nondime- 
no nella  diuiIìone  de  Cerchi ,  &  de  Poniti  j  che  quelli  fuionp  capi  della  fazion  Ncra,& 
quelli  della  Bianca,tutti  gli  Abati  (èguirono  i  Cerchi,che  voleg  dire  il  medelìmo  che  Ghi- 
bellini .  Per  quella  cagione  iui  à  due  anni  preualcndo  in  Firenze  la  parte  Nera,  fur  mcllc 
le  mani  addolFo  à  molti  de  Bianchi  à  quali  fu  mozzo  il  capo .  Et  volendo  il  medefimo  £ 
far  de  gli  Abati  ;  dice  il  Villani ,  che  eglino  fen tendo  ciò  fi  fuggirono ,  &  partirond  di  Fi- 
renze &  mai  più  non  ne  furono  cittadini  ' .  Il  che auuenne l'anno  1522  ,  &  perquei^Q 
Dante  ^ ,  il  qua!  morì  l'anno  1322  dilTe  colloro  à  fuoi  tempi  eflèr  disfatti . 

0  juaìi  \iM  (jue ,  che  fon  disfatti 
.  "^  'Per  lorfùperlpia ,  &  le  palle  dell'oro 

f torta  »  Fiorenza  in  t  tétti  ifuoi  gran  fatti .  ' 


AL- 


xt 


A  L  B  I  Z  I 

ET 

ALESSANDRI 

ALBERO 


34 


^^^::.. 


DELLA 


*y 


DELLA  FAMIGLIA  DEGLI  ALBIZI. 


A  nobiltà  ciuile  fc  bene  non  ha  baronaggi  è  capace  di  grandiilìmi 
honori .  percioche  e(èrcitando  i  fupremi  magiitrari  della  (aa  pa- 
tria,  viene  (pedo  a  comandare  à  capitani  d'elcrciti,  &ellailelìa 
per  iè  ò  in  inare,ò  in  terra  molte  volte  i  fùpremi  carichi  adopera , 
Di  che  non  iltimo,  che  faccia  di  mertiere  addurre  altre  pruoue  od 
efèmpi.  Et  tale  è  la  Fiorentina  nobiltà:  la  quale  così  in  tempi  del 
la  Rep.come  del  Principato  ha  (cmpre  hauuto  i  primi  honori  non 
meno  della  città,  che  di  tutto  il  Tuo  ibtOjil  quale  per  la  ricchezza, 
B  per  la  bontà,&  ampiezza  del  paefè  è  hoggi  in  vero  più  (bmigliante  à  regno ,  che  à  princi- 
pato di  minor  titolo.  Ma  chi  riguarda  anco  più  in  su ,  non  trouerrà  ellèr  mancati  i  baro- 
naggi nell'antiche  famiglie ,  come  il  Mafefpini,  &  il  Villani  raccontano .  Imperoche  de  i 
Buondelmonti,  &  i  Ricafoli,  &  gli  Vbaldini,  &  i  Pazzi,  &  i  Buonaguifi ,  &  altri  molti  fur 
(ignori  di  cartella .  Hebbero  anchora  molte  di  efle  particolari  honori,che  fono  grande  ar 
gomento  di  nobiltà  j  come  fu  ,  che  i  Lamberti,  &  i  Soldanieri  àcauallo  (ì  fèppelliHero  ; 
che  i  Mazzinghi  h.ìueflero  due  bracchctti  &:  vno  iparuiere  ogn'anno  per  tributo  dal  co- 
mune di  Pillola  ;  Che  in  vna  loggia  degli  Alllèi  qualunque  ricouerar  vi  pote{re,che  a  giù 
ftitia  folTe  menato,  s'intcndeile  toilo  eilèr  (àluo  &c  altri .  Ma  l'antiquità  (òpratutto  mem 
bro  principaliffimo  &qua(ì  bafè ,  oc  fondamento  della  nobiltà  ha  gran  parte  lenza  alcun 
C  fallo  nelle  famiglie  nobili  Fiorentine .  nercioche  hauendo  quella  città  più  antichi  Icritto- 
ri  dopo  la  caduta  del  Romano  imperio ,  che  qualunque  altra  città  d'Itaiia,&  clTendo  que- 
gli itati  molto  diligenti  intorno  la  notitia  delle  famiglie  ,  vengono  quegli ,  che  fon 
nobili  ad  efler  prima  mentionati ,  che  gli  altri  dell'altre  città  d'Italia  non  fono .  Onde  e' 
non  riman  dubbio  alcuno ,  che  in  Firenze  non  Ila  come  in  qual  fi  voglia  altra  città  d'Ita- 
lia buona  &  antica  nobiltà  .  Et  per  ciò  io  ilimo ,  che  non  farà  colà  ilconueneuole  di  trat 
tar  d'alcuna  di  elTe ,  sì  perche  la  dignità  del  lòggetto  è  tale,  che  porta  il  pregio  il  parlariie, 
&  lì  perche  à  chi  folle  auuenuto  di  hauer  letto  delle  famiglie  de  lignori ,  &  baroni ,  rechi 
quelta  diueriìtà  nuouo  diletto  veggendo  i  modi ,  &:  i  collumi  de'  cittadini ,  &  le  lor  mag- 
gioranze,&  honori .  Nella  qual  colà  tenendo  lo  ftile,  che  in  quelle  di  Napoli  già  fecijcioè 
j3  di  Icriuere  i  n  confufo ,  &  lènza  ordine  di  precedenza  di  quelle ,  che  prima  innanzi  mi  oc- 
corrono,ò  che  prima  alle  loro  Icritture  io  mi  fia  abattuto,ò  perche  prima  i  loro  alberi  fie- 
no Aati  intagliati,  darò  con  la  famiglia  degli  Albizi  à  quello  volume  principio . 

Credefi  elfer  quella  famiglia  venuta  in  Tolcana  nella  palfata  d'Ottone  ì  i  I.  Imp.  &  in 
vn  tratto  ò  in  qualche  fpatio  di  tempo  elTerll  fparta  non  lòlo  in  Arezzo  &  in  Oruieto,  ma 
per  molti  altri  luoghi  di  quella  prouincia .  In  quello  conlentono  tutti  gli  fcrittori,i  quali 
delle  cofe  di  Firenze  han  fatto  mentione  così  antichi ,  come  moderni,  elia  effer  venuta  in 
Firenze  d'Arezzo,  come  che  rimanga  qualche  difficoltà  del  tempo,  ne  interamente  li  pof 
fa  difcernere,  fé  vn  folo  ò  più  perfòne,&  le  coftoro  in  vna,ò  in  più  volte  veniflero.  Il  qual 
dubbio  oltre  il  tener  fòfpefi  quelli  llefìTi  della  famiglia  è  anchor  accrelciuto  dalle  parole  di 
£  Melchionne  Stefani  antico  lcrittorFiorentino.il  quale  degli  Albizi  parlàdo  dice,che  ad  vn 
tépo  non  fu  fua  venuta.  Dicono  per  quello  alcuni,il  primiero  che  venne  in  Firenze  elTere 
{lato  Ramondino  caualiere  &  cap  del  nollro  albero:  il  quale  pollofi  ad  abitare  in  Borgo 
San  Iacopo,  quindi  di  nuouo  folle  ritornato  in  Arezzo  ,  onde  la  feconda  volta  per  cagion 
delle  parti  cacciato,da  capo  foffe  venuto  in  Firenze,  &  dopo  hauer  per  qualche  tempo  ht 
to  abitatione  fuori  alla  porta  alla  Croce,  lìnalmete  fi  foffe  pollo  in  porta  San  Piero,&:  che 
dal  fuo  figliuolo,  il  cui  nome  fu  Monaco,  lafciato  l'arme  &  il  cognome  degli  Albizi,  li  fof 
fèr  pofcia  detti  i  Malmonaci ,  infin  che  Albizo  nipote  di  Monaco  l'antica  arme ,  &  calato 
riprendendo  nonhauelfe  con  maggior  fortuna  dato  origine  àgli  Albizi  Fiorentini, da 
quali  coli  nobile  &  principal  cotrada  fu  per  l'auuenire  &  è  tuttauia  infino  à  prelenti  tem- 
pi il  Borgo  degli  Albizi  cognominata.  Altri  niegano  Ramondino  la  feconda  volta  in  Fi- 

C     j  renze 


imo  cj.- 
unUen . 

filici. 


16 


DELLA     FAMIGLIA 


Vtinnt. 


sartolt 


cherarJ» 

y  bertinD 
y  ffcuuo 
il  ftfifi'i 


renze  efTer  ritorn.iro;&:  affermano  il  nome  di  Malmonaco  cfleie  ilaro  prc/ó  in  Arezzo,ouc 
impoicau.i.ibbandoniirquel  nome  odiolò  alle  parti,  per  conto  del  eguale  erano  ibti  cac^ 
ciati .  Ma  che  è  ben  vero ,  da  Albizo  finalmente  di  Ramondino  pronipote  venuto  in  Fi- 
renze tutti  gli  altri  Albizi  eilèr  proceduti .  In  qualunque  modo  quella  cofàli  iBa,  non  ri- 
man  dubbio,  gii  Albizi  ellerci  venuti  d'Arezzo .  Et  d'Albizo  cosi  per  publiche,come  per 
priuatc  Icritture  è  il  nome  aliai  chiaro ,  imperoche  egli  lì  truoua  elicere  in  Firenze  l'anno 
1  z6o.  molto  agiatode  beni  della  fortuna,  abitarnel  borgo,  che  fu  poi  detto  degli  Albi- 
zi  in  buona  calà,hauer  molti  beni  fuor  alla  porta  alla  Croce,&  elTer  ricco  di  dinari.  Le  qua 
il  cole  oltre  che  inuelligarono  con  gran  diligenza  Luca  figliuolo  di  Malo,  &  Giouanni  fi- 
gliuolo di  Francelco  huomini  di  quella  famiglia,  i  quali  già  lèttanta  anni  lòno,viueuano, 
apparilcono  ancor  manifelkmente  da  figliuoli  del  già  detto  Albizo  :  i  quali  poco  dopo  le 
memorie  fatte  del  padre  viuendo ,  fi  trouano&:  ricchi  ellere  flati  &  honorati  molto  nella 
città .  Ma  noi  fecondo  il  nollro  collume  lèguitando  à  parlar  del  ramo  di  cialcuno  per  fug 
gir  confufionc,  ragioneremo  primieramente  di  quello  di  Benintendi ,  non  perche  egli  fof 
le  primo  figliuolo  d'Albizo ,  che  anzi  fu  i'vltimo ,  ma  per  isbrigarci  più  tolto  d'vn  ramo , 
che  prello  lì  fpegne . 

T>i  'Benintendi  t  (s^fttcijucceljori , 

DE  figliuoli  di  Benintendi  Vanni,  il  quale  fu  l'vltimo  fu  quattro  volte  de  Priori  dal- 
l'anno I  ;  o  5-.  inhno  al  5  o.  &  mancò  la  fùa  linea  ne  nipoti .  Bartolo ,  il  quale  fu  il 
terzo  hebbe  d'vna  età  più  lunga  la  lùccellìone .  La  lepoltura  di  quelli  figliuoli  di 
Benintendi  è  in  San  Piero  Maggiore,  oue  fon  quafì  tutti  quelli  della  famiglia  lèppelliti,6c 
quiui  lòtto  il  coro  delle  monache  è  vna  pietra  in  terra  quali  fitta  nel  muro ,  oue  benché 
l'arme  lien  prcflo  che  guafle  dal  tempo  lì  veggon  quelle  parole .  SEPVLCHRVM 
FILIORVM  BENINTENDI  DE  ALBIZIS.  Venne  meno  la  fucceflìo- 
ne  di  Bartolo  in  Gherardo, &  Vbertino  fùoi  nipoti,  il  primo  mortoli  giouane  fenza  hauer 
prclò  moglie,  &  l'altro  Velcouo  di  Pillola .  Fu  primieramente  Vbertino  frate  di  S.  Do- 
menico,&  cre.uo  Velcouo  tenne,per  relatione  de  preti,diciotto  anni  il  Vefcouado  di  quel 
la  città .  Fu  in  que  tempi  riputato  per  huomo  di  molte  letrere,&  infino  a  quelli  di  vede- 
fi  nella  libbreria  di  Santa  Maria  Nouella  vn  lùo  commento  fppra  i  due  libri  della  metafili- 
ca d'Ariflotele.  Scnflè  molte  altre  cofè,&  alcuni  afiermano  hauere  veduto  alcune  lue  que 
filoni  teologiche  fòpra  le  fèntenze .  Lafciò  molti  paramenti  &  argenti  alla  fua  Chiefà,  & 
fabricouuilafàgreflia,  oue  fi  veggono  l'armi  della  famiglia ,  &;  morendo  fu  feppellito 
nella  nane  nel  mezzo  del  duomo  ,  come  fi  vede  in  quella  pietra  di  marmo,  oue  egli  è 
fcolpito  in  abito  di  frate .  Ho  veduto  Icritture  venute  à  quello  effetto  di  Pifloia  per  le 
quali  appanfcc ,  come  nella  già  detta  fàgrellia  egli  fondò  due  benefici  Tvno  (òtto  il  titolo 
di  S.  lommafo  d'Aquino,  &  l'altro  di  S.  Pietro  Martire,à  quali  aflègnò  per  dote  88  ^^  fio- 
rini d'oro,  che  hauea  mcfli  in  Firenze  fui  monte  della  prellanza,onde  fi  cauaua  ogni  anno 
fiorini  ^  ; ,  i  quali  benefici  hauendo  egli  conferito  l'anno  14  5  4  nel  qual  fi  morì ,  ne  lafciò 
&:  coilituì  padroni  per  la  metà  [\  capitolo  de  Canonici  di  quella  Chiefà,&  per  l'altra  metà 
Rinaldo  degli  Albizi  il  caualiere,  &  dopo  lui  il  primogenito  de  fuoi  difcendcnti  in  perpe- 
tuo .  Ma  come  la  bifògna  fia  proceduta ,  i  frutti  fi  fono  fìnarriti,celebranfi  nondimeno  le 
felliuità  d'amendue  1  Santi  nella  detta  cappella  lènza  mancamento  veruno. 

Vi  Compagno,  &  fuoi fucceljori , 

DI  Compagno  primo  figliuolo  d'Albizo  dura  la  fucceflione  infino  à  prefenti  di .  Fu 
egli  il  primo  de  Priori  della  fìia  famiglia,  anzi  de  pruni  quali  di  tutti  gli  altri, che  fi 
creaffero,peiciochc  fu  tratto  la  quinta  volta,che  tal  magillrato  fi  creò  l'anno  1285 
da  I  j  di  febbraio  à  1  y  d'aprile.  Nel  tépo  del  qual  magillrato  effendo  il  Re  Carlo  primo 

ve- 


B 


D 


DEGLI     ALBIZI. 


27 


A  venuto  in  Firenze,  fu  da  quella  (ìgnoiia  riceuuto  con  molto  fplendore .  Fu  de  Priori  vn* 
altra  volta  l'anno  1 2  8  5-,  &  di  lui  nacquero  quattro  figliuoli,  del  primo  del  quale  la  {ùccef 
iione  non  paGò  la  terza  generatione.  il  fecondo  &  terzo  non  hcbbeio  tìgliuoli.  Ricco ,  il 
quale  fu  l'vltimo,  fu  cinque  volte  de  Signori.  La  prima  con  Dino  Cópagni  terzo Gonf.di 
giullitia l'anno  i  2^?.&rvltiinacolGonf.IacopoMaihl))  l'anno  1515-  De  iùoi figlino 
il  chiaro  fu  il  nome  di  Taddeo .  Quelti  hi  Commellàrio  di  quel  grand'elèrcito ,  il  quale 
fu fconlìtto  da  Callruccio  a  Fucecchio  l'anno  i  5  2  8,  &  làluolli  con  la  periona del  Princi- 
pe Carlo  in  Empoli  ;  così  è  narrato  da  alcuno  nella  vira  di  Caihuccio  ;  ma  io  temo ,  che 
egli  ifcambi  il  tempo,  la  perfòna,  &c  il  luogo:  percioche  nella  rotta,  che  hebbero  i  Fioren- 
tini grande  da  Calìruccio  non  interuenne  il  Principe  Carlo,  ò  Duca ,  che  egli  li  debba  dir 

B  di  Calauria,  &  quella  tu  riceuuta  ad  Altopafcio ,  &  non  à  Fucecchio ,  &  l'anno  i  ^  2  5- ,  & 
non  1328.  Hebbe  Taddeo  tra  gli  altri  figliuoli  Francelchino  non  Colo  amico  del  Petrar- 
ca,ma  il  quale  (crilTe  anchor  egli  poefie ,  &  trouanfi  hoggi  di  Campate  delle  fìie  compoiì- 
rioni.  Mori  intorno  l'anno  i  5  5-0.  Onde  il  Pet.come  di  perfòna  morta  difìe  ne'  Trionfi . 
Sennuccio  &•  francefchin ,  chefur  sì  humani .  &  nel  Sonetto ,  oue  della  morte  di  Sennuccio 
famentione,  priega  il  detto  Sennuccio,  che  fra  gli  altri,  giunto  che  farà  in  cielo,  fàluti 
Francefchino . 

J)r{a  ben  t'tprìego,  ch'aUd  terzd  sfera 

(^uitton  [aiuti  &  mefjer  Cino  <&  Vante , 

francefchin  nofiro,  ^  tutta  (j^ueilafchierau , 
\j 

Ricciardo  figliuolo  di  Francefchino  (  quel  che  è  flato  infino  à  quelVhora  a  tutta  la  fa- 
miglia celato  )  fu  poeta  anchor  egli ,  fi  come  in  vn  libro  di  rime  appreffo  Riccardo  Ric- 
cardi fi  è  ritrouato .  Veggonfi  di  lui  fii  Canzoni ,  &:  due  Sonetti .  rime  fé  fi  confiderà  il 
tempo  ,  nel  quale  egli  fenile ,  da  non  cfTere  punto  difprezzate .  L'vna  delle  quali  Can- 
zoni ,  che  incomincia .  h  ^eggo  ìaffo  con  armata  mano  è  aliai  bella .  Scrifle  anchor  vedi , 
come  nell'allegato  libro  fi  \q^^<ì  ,  Frnncefchino  figliuolo  di  Ricciardo,  il  quale,  non  fi  ha- 
uendo  prima  di  lui  hauuta  mentione ,  non  è  pollo  nell'albero  .  Appanicono  di  collui 
non  pili  che  due  ballate/ vna  che  incomincia .  3enfò  che  pare  il  mìo  lieue  cor,t^^io  &  l'altra 
S'io  mi  pur  taccio,  &  non  dimoflro  comc_j  .    Che  fi  vede ,  che  hanno  in  le  fpiriro  poetico ,  6c 

£)  quafi  riceuuto  per  heredità  di  mano  m  mano  dal  padre ,  &  dall'auolo,  come  ne'  tempi  più 
frefchi  fi  viddc  ne  due  Strozzi  padre  &  figliuolo ,  &  molto  prima  ma  in  materia  d'hilto- 
ria  ne  tre  Villani ,  Giouanni ,  Matteo ,  &  Filippo ,  quelli  figliuol  di  Matteo,&  elsi  lor  due 
fratelli .  Quello  ramo,  il  quale  era  per  ifpegnerf  1 ,  fi  riparò  finalmente  in  Martco  proni- 
pote di  Ricco ,  di  cui  f  ur  nipoti  Banco ,  &  Matteo .  Banco  fu  creato  della  balia  dopo  la 
ritornata  de'  Medici  del  i  5  5  o  .  &  tra  per  la  fua  indullria ,  &  per  lo  parentado ,  che  il  fra- 
tello hauea  con  quella  famiglia  per  conto  della  moglie  ,  la  qual  era  de  Tornabuoni,fù  mol 
to  caro  à  Lione .  fi  come  fu  &  a  Lione ,  &  a  Clemente  Andrea  figliuol  di  Matteo .  F^o 
di  collui  veduto  io  due  breui  di  Clemente  indiritti ,  oue  il  nomina  fuo  parente ,  ne  qua- 
li gli  da  due  volte  il  gouerno  d'Oruieto ,  &  la  guardia  di  quella  fortezza  lòtto  il  ter- 

£  zo  anno  del  fìio  ponteficato .  Leggonfi  due  priuilegi  di  Luigi  X  H .  l'anno  1  5- 1  5  .  &  di 
Madama  la  Reggente  Duchefla  d'Angolera  l'anno  1  5"  i  y  >  che  concedono  ad  Andrea  di 
potere  a  guifà  de  naturali  di  Francia  fucc  edere  a  tutti  gli  honori,  &  dignità  di  quel  regno . 
Rimane  hoggi  di  quello  ceppo  oltre  i  difccndenti  d'Andrea ,  i  quali  fanno  llanza  in  Or- 
uieto ,  Matteo  in  Firenze  nipote  del  detto  Andrea  dal  lato  del  fìio  fratello  Francefco . 
Quelli  è  Caualiere  d' Santo  Stefano,  &  per  vn  certo  occulto  fito  della  fua  linea  è  vfo  an- 
chor'egli  à  fcriuer  di  moke  piaceuolczze  in  verfi .  Collretto  à  menar  moglie  per  la  mor- 
te d'Antonio  fuo  fiat  jllo  lènza  figliuoli,  ha  di  prefènte  tolto  la  Liiabctta  degli  Strozzi 
giouene  bella,  6c  di  nobili  collumi . 


Sieco. 


Txdde» 
Commef- 
fario. 


rrancf- 

fchtnavoe 


Kiccuri» 
fueu . 


Franct' 
Jchmopee 


Matteo. 
£anco. 
Mattea, 


lenirti 
Gouerna,' 
tare  d'Or- 
uieCii. 


Matte» 

Caua.li  e, e 
</t  Santo 
Stefa/,0, 


C     4 


2?i 


28  DELLAFA  MIGLIA 

A 

Z>i  Landò,  &  della  fucce^wne  di  (^lano  \no  defuoiJì^liHoh . 

FOrtunatilTimafu  b  (ùcccfsione  di  Landò  ;  percioche  hauendo  generato  fèi  figliuoli 
malchijdi  queiii  nacquero  moiri  alrn  figliuoli .  Onde  non  e  marauiglia  le  in  vn  go- 
uemo  populare  crebbe  poi  quella  famiglia  in  tanta  potenza, &  riputatione.  Fu  Lan- 
dò ricco  ,  &C  molto  llimaro  cittadino ,  come  tur  gli  alrn  hatelli .  Godè  il  fupremo  magi- 
Ihato  de  Signori  l'anno  i  2^8.  Fondò  &;  dotò  l'anno  1 5  00  la  cappella  di  S.Niccolo,che 
e  la  più  antica  di  S.  Piero  Maggiore ,  come  le  parole ,  che  ion  lotto  l'altare  dimolhano . 
Le  monache  vi  fanno  ogn'anno  la  teiliuità  di  quel  Santo ,  &  fono  tenute  così  nella  cele- 
bratione  del  diuino  vhcio ,  come  nella  proccliione ,  che  apprello  coikima  di  f:arli,di  dare  '^ 
a  cialcuno  della  tarniglia  vna  talcola  bianca ,  Se  da  delìnare  a  tutto  il  clero ,  che  in  quella 
mattina  per  br  detta  celcbration  li  raguna .  Qiial  cagione  a  ciò  tare  il  tondator  (1  mo- 
uelle ,  volle,  che  per  cenlùale  ricogninone  fuflero  per  cialcun'anno  in  detta  teiliuità  pre- 
(cnrare  due  tinche  in  gelatina  al  più  antico  della  famiglia  con  lètte  mandorle  monde  per 
ciaituna.  Et  che  nel  cominciarli  il  vangelo  xvi  talcole  s'accendellcro  lopra  due  candellie- 
ri  tuori  della  cappella ,  oue  lono  alcune  (ante  reliquie ,  che  per  memoria  delle  monache  (1 
raccoiita  hauer  Landò  recare  da  Gierulalem.  Qtielle  dicono  oltre  alcune  cole  di  S.  Nic- 
colo eficre  vna  Ipina  della  corona  di  N.  S.  Anzi  aiiermano  l'hiitoria  di  quello  fatto ,  ciò  è 
incheguila  furono  le  dette  reliquie  hauute&  in  Firenze  códotte,  elTer  dipinta  nella  detta 
caDpc!ia,comechc  per  la  lunghezza  del  tempo  poco  ò  nulla  di  tal  dipintura  lì  vegga.  Mo-  C 
o.dM .  j.]  pQJ  j_;|j-,do  l'anno  i  ;  o  i  à  1 4  d'rigoilo ,  il  che  li  tioua  notato  di  mano  di  Giano  lùo  tì- 
giiuolo.  Il  quale  l'anno  i  ^  i  o  ne  lòlpetri  delI'imp.Arrigo  fu  creato  CómelTario  alle  mura. 
Dicianncue  anni  dipoi  come  appariice  nel  libro  delle  ritormagioni  fu  anco  eletto  paciaro 
col  Conte  Guido  da  Battifoiìe.  Per  quelle,  che  alla  nollra  notiria  è  peruenuto  non  palsò 
la  lua  linea  \q  Ipario  della  terza  età,  Ipenrali  in  Agnolo  &  in  Antonio ,  quelli  nato  di  Lan- 
dò, &  quelli  d'/^gnolo  del  detto  Giano  figliuoli . 

2^/  7'ao-no,  &"  fùot  fucceffor't , 

■pk  Agno  figliuolo  di  Landò  'ìlxàz  Signori  l'anno  1  ;  i  ^  .  lì  come  Tuo  figliuolo  Vberto    D 

\'To'^di      1      ^"^  "^'^'^  guerra  d'Otto  Vilconti  creato  a  ditela  della  città  Capitano  di  popolo  l'an- 

Pfdo .  no  {  ^  1 6.   Di  ciò  fa  mentione  lo  Stefani ,  dal  quale  aurore  molte  colè  vtili  intorno 

gli  accidenti  della  Kepubl.  habbiamo  cauato .     Di  che  lènza  il  lùo  aiuto  lì  làrebbe  Ifato 

.  in  Uioita  ole  unta  .   Fu  Gonf  di  giuititia  vn  pronipote  di  Pagno,  come  nell'albero  li  vede 

c--':faidt     ^''^^''  -^  '  4  ?  7  detto  Niccolo,lotto  il  cui  magillrato  1  Fiorentini  tollero  à  Lucchelì  il  calkl 

^ii:jhna .      lo  diGhiuizzano ,  come  nel  2  i  Iib.  delle  noihe  hillorie  habbiamo  notato  .  Tre  età  dopo 

d'Antonio  nipote  di  Giouanni  fratello  del  Gòfalonieie,  &c  di  Lucretia  Morelli  nacque  fra 

gii  altri  figliuoli  Luca  degli  Albizihuomo  di  chiara  fede,  &:  il  quale  dopo  molte  peregri- 

nationi  Òl  viaggi  fatti  m  Leuante,  6l  nelle  parti  di  Soria,&:  dopo  vna  lunga  Ibnza  fatta  in 

Vmegia ,  riuotroirnella  patria  fu  dal  gran  Duca  Cofìmo  riceuuro  nel  numero  de  i  XLIIX.     £ 

&:hauuiOilgouernodi  Pila,  &  di  Piitoia  ha  quegli  vfici  elèrcirato  con  moltalùalode. 

Antonio      ^''^^^  '^'  coilui  piu  figliuoli ,  Antonio  fra  gli  altri ,  il  quale  è  bora  Cameriere  del  Cardinale 

d'Auifna  Andrea,  da  Iperanza  per  molte  lue  qualità  &  di  lettere,&:  di  collumi  d'hauer  ad 

ellèr  non  piccolo  ornamento  della  patria,&:  della  famiglia.  Ne  Ruberto  luo  fratello  è  pri- 

uo  d  1  quelle  Iodiche  à  nobili  giouani  lì  conucngono .    Conuerrebbe  bora  le  hauelFimo  à 

Icguitarcia  dilpolitione  deHalbcro  ,  che  lì  parlalFe  di  Filippo,  &  della  lùa  lùccellìone. 

ma  perche  quello  ramo  li  e  molto  più  che  cialcun'altro  di  quella  famiglia  illullrato,  ce  ne 

rileiberemoàlcriuere  dopo  gli  altri  fratelli  Antonio 6:  Vberto,  lalciandoperrvltimo 

gli  Aiefiaiiuri ,  come  quali  diuenun  d'yn'altra  famiglia . 


tue  A 
XLIIX 


DEGLI     ALBIZI, 


i5» 


B 


Vi  Antonio ^  <S'fuo\fuccejji,:  i . 

ANtonio  dunque  figliuolo  di  Landò ,  eflendo  Ibto  quattro  volte  de  Signori  Tanno 
1 5  25-.  26".  5  5.&  ^6".  tu  finalmente  creato  Gonf.digiullitia  Tanno  n^^.nelqual 
tempo  rimettendo  i  Perugini  a  Fiorentini  ogni  ragione  delTacquiilo  d'Arezzo ,  &c 
i  Fiorentini  lafciando  liberi  a  Perugini  Lucignano ,  Sanfouino,  oc  alcune  altre  callella ,  fu 
tra  quelle  due  Republiche  fatta  buona  amiciria,  &  confederatione  .  Opprella  poi  la  cit- 
ta (ÌaÌ  cattino  gouerno ,  &c  tirannide  dd  Duca  d'Attene ,  s'illullrò  molto  il  nome  d'Anto- 
nio, profierendolid'vcciderlo  in  cala  iua,  quando  veniua  à  veder  correre  il  palio .  perche 
meritò  dopo  la  cacciata  del  Duca  d'efler  creato  per  lo  Tuo  ièiì:o  luogotenente  di  Giouanni 
Marchelè  di  Valiano,  il  quale  doueua  venire  podelH  per  alfcttar  le  colè  della  Republ. 
Venendo  Tanno  1 347  il  Ked'V'ngheria  in  Italia,  fii  Antonio  mandato  dalla  patria  con 
none  altri  cittadini  priiicipali  ambaiciadore  a  quel  Re,{ècondo  narra  il  Villani.  Onde  tor 
nato  che  fu,  li  morì  nella  famolà  peiiilenza  dell'anno  1 548.  &  è  lèppellito  in  vna  arca  di 
marmo ,  fopra  il  coperchio  della  quale  li  legigono  quelle  parole .  SEPOLCHRO 
D'ANTONIO  DI  LANDÒ  DEGLI  ALBIZI,  IL  QVAL  MOKI' 
L'ANNO  MCCCXLIIX.  A  DI  XXXL  DI  LVGLIO.  da  lati  della  quale  ar- 
ca li  veggono  Tarme  della  famiglia  di  bello,  &  artifiziolò  lauoro .  Molti  furono  1  figliuoli 
d'Antonio,  &  (è  di  tutti  s'hauclfe  à  ragionare,lunga  hilloria  fi  te{rerebbe,onde  lì  andrà  io 

C  laméte  de  più  chiari  parlando.  Fra  coiloro  tu  Landò  figliuolo  d'Antonio,il  qual  tene  il  Ili 
premo  magillrato  della  Rep.  Tanno  155-2.1!  (èpolcrodi  colini,  il  quale  è  di  marmo,ben~ 
che  in  gran  parte  folfe  disfatto  Tanno  1 5  6^5-  per  render  più  lpatiofàlaChie{à,è  da  vna  par 
te  iellato  anchor  hoggi  in  piede .  Tedice  &  AlelTo  nati  di  Iacopo  fratello  di  Landò  efièn 
do  llati  inlieme  con  Pepo  loro  Zio ,  &  con  Alberto  dottor  di  leggi  lor  cugino  dilcacciati 
dalla  patria  per  le  cagioni,che  altroue  li  diranno ,  fi  ridulfero  in  corte  di  Carlo  quarto  Im- 
peradore,  da  cui  turono  Tanno  1 3  y6  creati  Conti  Palatini  con  ampilllmi  priuilegi  di  le- 
gittimare,&  di  tare  Caualieri,  come  in  eili  li  può  tuttauia  chiaramente  vedere .  Giouanni 
figliuolo  di  Tedice  rifèdè  Gonfaloniere  Tanno  1446" .  benché  nell'albero  fia  Icritto  66 . 
Da  vn  figliuolo  di  colini  detto  Filippo  nacque  fra  gli  altri  figliuoli  Ruberto:  il  quale  an- 

£)  datotene  in  Francia  ad  habitare  in  Lione ,  fece  in  quel  regno  progrelli  bellilfimi  di  paren- 
tadi ,  &  di  riputatione ,  ellendo  il  tuo  figliuolo  llaro  ammelfo  al  lei  uigio  della  Camera  di 
que  Re .  ma  tene  parlerà  da  noi  più  largamente ,  quando  ci  verrà  data  de'  cali  loro  notitia 
maggiore . 

'D'Vherto ,  ^fnoifuccefjoY'ì . 

FRa  gli  altri  nati  di  Landò,  Vberto  non  meno  fecondo  del  padre,  generò  tette  figliuo- 
li ,  &  tei  volte  tu  de  Signori .  De  quali  figliuoli  Bellincione  hebbe  il  gontalonerato 
l'anno  i  \  5  8,&  nella  riforma  fatta  della  Rcp.dopo  la  cacciata  del  Duca  d'Atene  Tan  digmài 
£  no  1 545  tu  creato  vno  de  X  II  primi  Priori ,  Francetcofu  fatto  Caualiere  dal  popolo  nel 
turbulétoanno  del  i  t,  78,  quando  peruenne  la  Rep. in  mano  dell'infima  plebe,&:commet 
tendo  cote  molto  tcelerate ,  per  riconotcimento  di  coloro ,  à  cui  haueano  poco  innanzi 
abruciate  le  calè,  li  creauano  potcia  Caualieri.  F^a  egli  particular  lepoltura  à  pie  delle  Ica 
ice ,  che  tàgliono  alla  cappella  di  S.  Niccolò ,  &  Santa  Lucia  .  Oue  (1  vede  vna  pietra  di 
marmo ,  &  quiui  dipinta  vna  figura  di  ballò  rilieuo  :  la  quale  ha  quella  inicrittione . 
HIC  lACET  CORPVS  MILITIS  DOMINI  FRANCISCI  VBERTI 
DE  ALBIZIS,  QVI  OBIIT  DE  MENSE  IVLII  ANNO  DOMINI 
MCCCLXXXIII.  CVIVS  ANIMA  REQ^VIESCAT  IN  PACE, 
così  fu  parimente  nel  medelìmo  tempo  creato  Caualiere  Baldallarri  figliuol  diFrancetco. 
Di  Landozzo  figliuolo  d' Vberco  molte  piaceuoiezze  iì  raccontano,come  dalle  nouelle  del 

Sac- 


Ldào  Gun 
fdlAi  gitt 
jìuia. 

Tedice,  et 

Cariti  Ptk 
latini. 

Ctouanni 
Conf.   dt 

quilìttu  . 
Hubert  0. 

Gto.came 
nere  del 
He  dt  eri 
cu. 


BeUmc'tB~ 
Conf. 


tu, 

francefco 

Cduahere 


Saldaf- 
farri  C4- 
ìt^tllere. 
Lddos^jfji. 


30 


DELLA     FAMIGLIA 


Matte» 

foca . 


FrXcepc 
XLIIX. 


Pier»  gra 
dif.ci:ta-- 
dmo. 


S  acchetti  fi  può  comprendere  ;  onde  non  è  marauiglia  (è  a  Matteo  {ilo  figliuolo  piacefièr  A 
le  i\lulè  .  Di  coilui  neJ  libro  già  allegato  del  Kiccardi  (ì  leggono  quartio  Sonetti ,  &c  vria 
ballata.  Soibenlì  col  verfò  per  cjuel  ch'io  ne  ilimo  vie  più  degli  akrijiSc  pare  per  vno  di  ef 
lì,  che  egli  folie  Itato  del  Petrarca  amico ,  chiamandolo  lìio  telàuro ,  &  raiicg>  andoii  lece 
d'hauer  veduto  le  lue  tempie  ornate  d'alloro.  'Il  prinio  ha  gli  altri,  che  incomincia. 
// lamf^e^-ar  de^ii  occhi  alteri  C^ graui.  ie  verlo  il  fine  non  s'abbaliailc  nlc|uai. io,  rippma  po- 
trebbch  migliorare.  Fu  quello  Matteo  arcauolo  di  Francelco ,  il  cjual  Francclco  hi  lotto 
il  principato  creato  del  numero  de  X  L 1 1  X  grado  fùpremo  di  cjutiti  tempi  nella  Citta.  ■ 

Vi  Filipf>o  j  C^  di  ^terofuo  filinolo ,  &■  Jelìafùccefiene  dt  'Piero  . 

B 

Filippo  elTendo  creato  l'vltimo  Gonf.  dell'anno  1527  s'abbatte  in  tempi  molto  peri- 
coiod  ,  percioche  collegati!!  Caihuccio  colBauero,  il  quale  partendo  di  l'ila  an- 
daua  per  prender  la  corona  dell'imperio  in  Roma;  &;  per  quello  conuetiendo  a 
Carlo  Duca  di  Calauria  partirli  di  Firenze  per  andare  a  riparare  alle  cole  del  luo  reame, 
tutti  gii  itati  d'Italia  di  parte  guelfa ,  &  per  confèguente  Firenze  vcniano  grandemente  a 
turbarli,  rellb  nondimeno  la  città  nel  tempo  del  luo  magilhato  con  molta  prudenza. 
Ma  Piero  vno  de  luoi  hgliuoli  hi  in  vero  il  maggior  cittadino ,  che  ne  liioi  teivipi  hauelTe 
hauuto  la  Fior  Rep.  La  qua!  potenza  in  che  modo  folle  montata ,  &  perche  ella  di  gran- 
di accidenti  fu  cagione  bneuemente  dimolfrerò,  adducendone  l'illelle  paroleda  me  Icrit- 
te  nell'vndecimo  libro  dcll'hiitorie  Fiorentine ,  oue  di  ciò  per  rilpctto  delle  cole  publiche  C 
mi  conuiene  di  ragionare .  Il  che  lotto  l'anno  1 5  5'4,&  nel  gontaloncrato  di  Pagolo  Co- 
uoni  è  ripolto  ;  pur  che  prima  li  lappia,  elFere  ilate  in  quel  tempo  grandi  contele  tra  la  fa- 
miglia degli  Albizi,&:  quella  de  Ricci, non  altrimenti  che  molto  prima  tra  i  Buondelmon 
ti, oc  gli  Vberti,  oc  poltia  tra  1  Donati,  &:  1  Cerchi  erano  Ifate.Le  parole  dunque  sòquelle. 
Alpettauali  in  Italia  Carlo  di  Boemia  eletto  Imperadore,chiamatoda  Venetiani,C:  dalor 
collegati  per  la  guerra  che  haueano  con  l'Arciuelcouo  di  M  ilano,onde  in  Fiorenza  li  fulci 
taroi.o  quelli  antichi  lo/petti  già  mezzo  lopiti  de  Ghibellini,  non  tanto  per  gclolia  del  pu 
blico  benehno  ,  quanto  pjtrpcteiiì  i'vn  l'altro  vendicare deil'inimicitiepriuatejf^  le  leggi 
fatte  da  Capitani  di  parte  guelhi  otio  arni  à  dietro  per  tener  balFo  quello  humore  s'inco- 
minciarono à  rinouare .  Lra  collante  fama ,  che  la  famiglia  degli  Àlbizi  f ulFe  venuta  in  D 
Firenze  d'Arezzo ,  ma  in  quello  li  dilcordaua  tra  il  popolo ,  che  coloro  che  amauano  gli 
Albizi,  o  che  almeno  non  haueuano  interelle  con  elio  loro ,  credeuano  ellerne  lliri  cac- 
ciati come  Guelh,  eilcndo  in  quella  città  preualuta  il  più  delle  volte  la  parte  Ghibellina. 
1  loro  inimici  non  facendo  altra  dillintione^  diceuano,  efièndo  eglino  Aretini  douer  ellèr 
di  necelLtà  ancor  Ghibellini,  &  quindi  vennero  i  Ricci  in  ilperanzafu  quelli  ragionamen 
ti  della  venuta  di  Carlo  di  poterli  aballiirc,  &  il  modo  llimraono  clFere  mettendo  vna  pe- 
titione  alla  parte  Guelfa.  Che  qualunque  Ghibellino  li  trouaflc  in  vticio  doucllè  pagare 
^00  liorini,  dandoli  à  credere,  che  la  petitione  f  ullè  contradetta  dagli  Albizi,{e  non  per  al 
tro,  per  vn'muecchiato  collume  prelo  tra  quelle  due  famiglie,  che  giulla,ò  ingialla  ch'al- 
cuna cola  li  folle  ,  pur  che  dall'vna  delle  parti  folle  propolla ,  dall'altra  era  rontradetta .  £ 
Onde  farebbe  nato  il  chiarirli  gli  Albizi  Ghibellini,  &  per  confèguente  il  priuarli  in  perpe 
tuo  del  goucrno  della  Rep.  Lra  allhora  capo  di  tutta  quella  famiglia  Piero  figliuolo  di  Fi 
lippo  :  il  quale  era  llato  Gonf.nel  2  7  huomo  di  non  mediocri  ricchezze ,  di  pronto  inge- 
gno ,  viuo ,  &c  pieno  di  grandillimi  parentadi ,  come  quelli ,  che  hauendo  il  padre  hauuto 
cinque  fratelli ,  &  di  tutti  eflcndo  nati  figliuoli  li  trouaua  hauere  interno  à  ^  o  cugini  car- 
nai/ :  1  quali  per  le  donne  vfcite  di  cala  loro,  &  per  quelle,  che  haueuano  riceuute  li  troua- 
uano  imparentati  quali  con  tutte  le  famiglie  riputate  di  Firenze.  A  collui  trouandoli  fe- 
condo l'vfo  della  llagione  a  diporto  in  villa  fu  da  Ceri  de  Pazzi  C.ualiere  rapportato  quel 
lo  che  I  Ricci  intendcuan  di  fare,  perche  venuto  Piero  in  Firenze,&  fèntendo  proporre  la 
kg^c,  fu  il  primo  à  fauorirla ,  la  qual  cola  il  fece  principe  di  quella  fétta ,  hauendo  i  Ricci 

de  quali 


DEGLIALBIZI.  51 

A  de  quali  era  capo  Vguccione ,  ikto  l'anno  innanzi  Gonf.  confèguito  il  fine  contrario  del 
loro  difègno .  Hauuto  come  ii  è  detto  in  tal  modo  principio  la  potenza  di  Piero ,  andò 
in  guifà  crefcendo ,  che  dipendendo  da  lui  tutto  li  gouerno  di  parte  Guelfa ,  nel  cui  arbi- 
trio era  di  poter  dichiarar  Ghibellini,  ò  (òfpetti  Ghibellini  que  cittadini,  che  più  gli  piacef 
(èro ,  potè  finalmente  non  che  diuenir  grande  &  potente ,  ma  tremendo  &  ìpauentofò  à 
tutta  fa  patria.  Onde  tutto  quello  (patio,  che  dall'anno  1 5  5-4  infìno  al  1 5  7 1  cor(è,  e'  no 
è  dubbio  alcunojche  abbaflata  da  lui  la  fattione  de  Ricci ,  &  ogn'altra  dithcultà  fuperata, 
non  hauellè  a  (ìio  fènno,&:  piacimento  la  Fior.Rep.goueniato .  La  qual  cofà  da  Principi 
forelìieri  conofciuta  il  fece  amicillìmo  ({òlleuado  egli  malìimamente  con  tanto  fauore  la 
parte  Guelfa)di  pp.Vrbano  V.perche  gli  creò  à  lua  inlHza  Cardinale  Piero  Codini  Vefco 

B  uo  di  Firenze  Tuo  nipote.  Quelli  fi  crede  eflèr  quelli,  che  dal  Panuinio  Piero  Tornaquin- 
ci  e  cognominato.  Se  nel  conclaue,onde  vici  antipapa  Clemente,  è  (ènza  alcun  cognome 
fcritto  Piero  Arciuefcouo  Fiorentino,  che  anchor  ciò  è  errore ,  non  eflèndo  la  città  di  Fi- 
renze infino  all'anno  1416'  Hata  innalzata  al  titolo  d'arciuefcouado .  Ma  venuta  in  hor- 
rote  tanta  potenza  a  ciafcuno ,  crefcendo  ogni  giorno  in  copia  molto  grande  il  numero 
di  coloro,che  per  efTer  rimofli  da  gli  vfici,&  dal  gouerno  della  città  (otto  nome  d'ammu- 
nifi  eran  comprefi,&  riufciti  più  volte  vani  tutti  i  rimedi,  che  (egli  erano  procurati  cótro, 
fu  finalmente  ammunito  egli  infìeme  con  Pepo,  &Francefco  Cuoi  cugini  l'anno  1 572  • 
Andoflene in  quelli  tempi  Piero  per  fuggir  l'odio  de  fìioi  cittadini  nel  reame  di  Napoli, 
oue  dalla  Reina  Giouanna  fu  propoilo  al  giuìliziariato  d'Abruzzi  oltre  il  fiume  di  Pefca- 

C  ra  ;  (I  come  per  molte  lettere  delLi  Reina  :  le  quali  Ci  confèruano  hoggi  da  Cammilio  degli 
Albizi  fi  può  manifeilamente  vedere.  Nel  qual  tempo  efTendo  Piero  nell'afTedio  di  Cara- 
manico,  molto  vien  la  (ìia  operai  diligenza  in  cotal  fatto  dalla  Reina  commendata,  con 
Portandolo  à  profèguir  oltre  viuamcnte  ;  vt  (  fono  le  parole  della  Reina  )  ab  agro  quietis 
&  pacis  omnis  llimulus  extirpetar,  te  adente  requirimus,&  hortamur,quatenus  circa  ca-  " 
ptionem,&  habitionem  ipfius  tern-e  Caramanici ,  quam  tuo  operante  minillerio  breuiter 
(èqui  fperamus ,  coneris ,  &  lludeas  taliter  tua  iludia  conuertere  &  partes  tux  follicitudi- 
nis  adhibere ,  quod  optatus  finis  celeriter  fubfèquatur  ;  tuq;  apud  maiellatcm  noilram  de 
bono  (èmper  in  melius  comendabilior  cóproberis .  rimettendofi  a  quel  che  di  più  gii  dirà 
intorno  à  ciò  Niccolo  Caracciolo  detto  Viola  Tuo  Ciamberlano;  al  qual  ordina ,  che  egli 

D  dia  XXV  fanti  per  la  guardia  del  cartello  di  Salle  alla  cura  di  detto  Niccolo  commelTa.  La 
qualletterade  25  d'aprile  della  xij  ind.  fcritta  dal  cartello  dell' Vuouo  fòtto  il  fùo  anello 
iègreto  può  dar  a  chiunque  è  di  così  fatta  antiquità  vago,  diletto ,  per  vedere  quali  erano 
l'artiglierie  di  que  tempi  &  lor  nomi,  aggiugnendo  dopo  il  fin  della  lettera  quelle  parole. 
Port  data  addiicimus,quod  trabuccum  prouifum  fieri  prò  oblìdione  ipdus  terra:  Carama« 
nici  fieri  inrtanter  facias,  &:  oportunam  prò  ilio  pecuniam  exhibeas ,  &  exoluas.  Et  dopo 
hauer  detto  molte  parole,  nel  fine  di  quelle  fòggiunge  con  vn'altra  portdata .  poli  datam 
(ìmiliter  adiicimus,vt  fieri  fimiliter  facias  bartitam  vnam ,  &  refcribas  nobis  fummam  to- 
tius  pecunia^pro  te  expendend^  in  trabucco,&  bartitapr^dnflis,vt  oportunam  acceptato- 
riam  tibi  fieri  faciamus.  doue  io  credo  che  balhta  fia  più  torto  vna  fpetie  d'artiglieria  Ci  co 

£  me  era  il  trabucco,che  quella  che  bartia  fu  chiamata .  Ma  per  la  lontananza  di  Piero  dal- 
la patria  non  per  quello  diminuì  di  molto  la  fua  autorità,  rimanendo  anchor  viua,  &  ga- 
gliarda l'autorità  de  Capitani  di  parte  :  i  quali  efiendo  vn  corpo  vnito,  &  che  haueano  in- 
telligenza infra  di  loro  li  faceuano  caldo  l'vn  l'altro,  Ci  fattamente ,  che  benché  alcuni  fuf 
fero  ifchiufi  in  apparenza  dal  maneggio  dd  gouerno ,  in  furtanza  riteneuano  le  medef  ime 
forze  &  vigore,  che  prima .  Nondimeno  peruenuta  l'anno  i  5  78  la  Rep.  fòtto  il  gouer- 
no de  Ciompi,  non  lòlo  Piero,  ma  tutta  la  famiglia  degli  Albizi,  alle  cui  cafè  fu  pollo  in- 
dirtintamente  il  fuoco,  venne  à  patir  le  pene  di  quella  tanto  abborrita  gradezza,faccédofi 
nuoue  leggi  &  prolungation  di  diuieti  dagli  vfici  per  tener  baflò  ciafcun  della  cafa ,  fi  che 
più  no  potefTe  leuar  tella.  &  finalmente  Piero  fa  confinato  dalle  5  o  miglia  in  là  fuor  del- 
ia città.  Non  terminò  co  quella  fèuerità  lo  (degno  della  plebe,  che  eflèndo  Gonf,  di  giù  - 

llicia 


,  MArfilio 


Piero  Go' 
Jiitia. 


Loren^t. 


52  DELLAFAMIGLIA 

l'tina  l'anno  Seguente  Niccolo  Rinucci  à  Piero  &:  ad  alcuni  altri  cittadini  fui'  mede  le  mA-  A 
ni  addoiib  fotco  titolo,  che  liaucHero  congiurato  contra  lo  flato ,  clic  in  quel  tempo  leg- 
geua.  Et  benché  molti  llimallèro  eglino  a  torto  eller  calunniati ,  iu  al  fine  mozza  loro  la 
tella  con  tanta  tranchezza  di  Piero,  che  non  volendo  il  capitano  venire  all'cfècutione  del 
la  giullitia ,  per  non  trouare  in  loro  cagione  di  morte ,  &  eflendo  a  Piero  dall'altro  canto 
ritento,  che  L\  plebe  harebbe  di  nuouo  mcllo  il  fuoco  alle  caie  lue ,  &c  de  fùoi  conforti ,  & 
vccifo  loro  le  donne  e  1  figliuoli,  confortò  1  compagni  à  morir  volentieri,  poi  che  eflendo 
tolto  loro  dalla  maluagita  della  fortuna  ogn'aitra  cola,  che  il  morir  hcnoratamente,s'ha- 
ueano  ad  ingegnate  con  ogni  indulkia,  che  tra  tante  loro  calamità  ne  cjueflo  fi  lafciafler 
torre  da.  vna  vana  fperanza  di  fàlute .  Non  e  da  tacere  quello ,  che  di  lui  fcrifTe  intorno  la 
lua  morte  vn'argutjflimo  (crittore ,  potendo  feruire  à  cia(cuno ,  il  qual  fìa  fauorito dalla  B 
fortuna,  per  vn  ammaefh-amento  à  fàper  talhora  mettere  qualche  freno  alla  flrabocche- 
uole  fortuna,  le  parole  fon  qucfle.  Ne  à  Piero  degli  Albizi  giouò  la  grandezza  della  cafà, 
ne  l'antica  riputatione  fua ,  per  efière  flato  più  tempo  fòpra  ogni  altro  cittadino  honora- 
to ,  &  temuto .  Donde  che  alcuno  onero  iuo  amico ,  per  farlo  più  humano  in  tanta  lùa 
grandezza  ouero  fìio  nimico  per  minacciarlo  con  la  volubilità  della  fortuna, tacendo  egli 
vnconuito  à  molti  cittadini,  gli  mandò  vn  nappo  d'argento  pieno  di  confetti,  Se  tra  quel 
li  nafcofto  vn  chiodo,  il  quale  fcoperto,  de  veduto  da  tutti  1  conuiuanti ,  tu  interpretato , 
che  gli  era  ricordato  coniiccaife  la  ruota  :  perche  hauendoio  la  fortuna  condotto  nel  col- 
mo di  quella,  non  potcua  cflere,  che  fé  ella  fèguitaua  di  fare  il  cerchio  fùo,che  non  lo  tra- 
hefic  in  tondojla  quale  interpretatione  tu  prima  dalla  tua  mina,  dipoi  dalla  fìia  morte  ve-  C 
ritìcara .  Ma  di  queflo  auueuuiiento  tece  ancor  molto  prima  Franco  Sacchetti  in  vna  fìia 
nouella  menzione,  oue  à  lungo  delia  natura ,  &  coflumi  di  Piero  ragiona .  Reflarono  di 
lui ,  come  nell'albero  ii  vede  quattro  figliuoli ,  de  quali  non  fi  fono  diflelì  intìno  à  queila 
età  fucccllorijche  dcli'vltimo,  il  cui  nome  fu  Luca.  Di  Piero  vno  de  tuoi  figliuoli  è  proni 
potè  Marfilio.il  quale  di  Caterina  Acciaiuoli  figliuola  già  di  Marcello  X  L II X,  &  ricchil- 
limo  cittadino  non  ha  generato  infìno  a  quefl'hora  più  che  vna  figliuola  femmina  .  Onde 
il  corre  gran  rilchio,  che  le  ricchezze  degli  Albizi ,  elfendo  Marfilio  il  più  ricco  della  cafà, 
ad  altra  famiglia  non  ricaggiano ,  fé  egli  co  la  (ùa  prudenza,^  auuedimento  non  fa  in  gui 
fa,  che  a  ih-anicro  (àngue  non  pcruenga  il  frutto  della  (ùa  marauigliofà  diligenza  &  indu- 
Itria.  Nacque  anchora  di  Luca  figliuolo  di  i^icr  di  Filippo,  Niccolo,  di  cui  vtcirono  inol-  D 
ti  nipoti,  fra  quali  Piero  fu  Gonf.  di  giuilitia  l'anno  1 4S)(^.  Doucua  in  quel  tempo,(i  co' 
me  nel  27  libro  delle  mie  hifloric  particularmente  (ì  raccóta,v(cireGonf.di  giuilitia  Fran 
celco  degli  Ai[)izi  hgìiuolo  di  Luca  &  d'Aurelia  de  Medici .  ma  perche  era  venuto  in  luce 
vn  trattato  ,  che  alcuni  cittadini  haueano  ciò  proccurato  per  poter  hauere  vna  fignoria  à 
lor  modo,  le  quali  nouirà  in  quel  tempo  per  lì  cacciata  di  l^iero  de  Medici  erano  di  molto 
fofpctto,  oltre  fiiauer  (eueramente  quc  cittadini  gafligato ,  non  à  France(co  nato  di  Lu- 
ca, il  quale  era  flato  tèmpre  fautore  dcìli  parte  de  Medici,ina  al  già  detto  Piero  dettero  il 
magiftrato  :  il  quale  per  difccdci  e  dall'antico  Piero  già  d^l  gouerno  de  Ciompi  flato  mor 
to ,  dei  cui  gouerno  parca  che  Salucflro  de  Medici  foffe  flato  in  vn  certo  modo  primiera 
origine,tu  riputato  per  fedelc,&  opportuno  molto  à  quello  flato,  che  l'anno  96  correua .  £ 
Di  Lorenzo  fratello  del  già  detto  i^iero  Gonf.  vtcirono  molti  figliuoli  &  nipoti ,  de  quali 
Lorenzo  di  Piero  feruì  per  teforiere  il  Cardinale  Don  Giouanni  de  Medici  con  fingolar  fé 
dej  onde  dal  grà  Duca  Cofimo  tuo  padre  fu  adoperato  così  intorno  la  fortificazion  di  Sie 
na,  come  d'Arezzo  molti  anni .  Tolte  moglie  Caterina  Pannolini  nobile  Sanetèjma  men 
tre  ctfendogli  morta,  cerca  valerti  della  iua.  dote,cadde  in  molte  noie,  &  tìniflri .  Ma  per 
che  la  riputatione  di  Piero  l'antico  qual  tene  fotlè  la  cagione  non  à  f ùccetlbri  del  tuo  ra- 
mo ,  ma  à  quelli  nati  di  Luca  tuo  fratello  patsò ,  del  qual  Luca  nacque  Mato  il  caualiere , 
non  meno  del  Zio  grandiflimo  cittadino,  di  lui  il  più  breuemente  cheti  potrà,ragionerc- 
mo,pur  che  per  chiarezza  degli  accidenti  che  teguirono,  alcune  cote  prima  del  publico  go 
iierno  della  citta  ti  mandino  innanzi, 

25i 


DEGLIALBIZI.  51 

A 

J)i  Mafo  il  Cdualiere  detto  iK^enerofò, 

SI  come  l'abomincuolc  &  tirannico  gouerno  de  Capitani  di  parte  fu  leuato  via  da 
quello  de  Ciompi  ;  così  il  iìozzo  &  violento  imperio  di  quella  feccia  del  popolo  ce- 
dette à  capo  di  tre  anni  à  quello  delle  famiglie  nobili  popolane .  Nel  quale  eflèndo 
richiamati  i  confinati .  ò  fuorulciti  fatti  per  gli  anni  a  dietro ,  la  città  fi  riunì  &  prefè  vn 
ottima  forma  &  ilato  di  Rep.  ma  non  del  tutto  libera,  come  non  fu  mai  di  qualche  (cin- 
cillà delle  priuate  paflioni,  attendendo  coloro,  che  erano  itati  ingiuriati,  quando  dall'oc- 
cafione  veniua  lor  conceduto,à  vendicarli  córra  quelli,da  cui  l'ingiurie  riceuute  haueano. 

B  Tornò  dunque  in  quello  tempo,  che  fu  nel  principio  dell'anno  1582  non  lolo  Malo  :  il 
quale  era  (lato  infieme  con  Piero  fuo  zio  confinato,  alla  patria ,  ma  qualunque  altro  del- 
la famiglia  fu  fatto  abile  à  gli  honori  della  città ,  da  quali  per  le  cofè  fuccedute  erano  ilati 
rimolTi .  Et  per  quel  che  da  publiche  &  priuate  (critture  lì  caua,  fu  Malo  in  quel  mede- 
fimo  anno  mandato  ini leme  con  Giouanni  Cambi  ambalciadore  al  Re  Carlo  di  Napoli . 
Dal  qual  tempo  infino  all'anno  ^5,  hauendo  egli  con  opere  molto  preclare  attelb  à  llabi 
jir  la  lua  autorità  nella  Rep.  non  gli  parue  più  tempo  di  ritardare ,  sì  che  nel  prender  che 
fece  in  quell'anno  il  magilharo  lupremo  del  gonfalonerato,non  s'allicurallc  del  tutto  de 
fuoinimici.  Quelli  erano  gli  Alberti,  percuicagione  fi  credeua  à  Piero  luo  zio  eflerc 
(lata  tolta  la  vita .  tlTendogli  per  quello  corlà  vn'occafione  prontifllma  in  leno,  che  al- 

C  cuni  di  quella  cala  tentauano  nouita  centra  la  patria,  procede  in  guilà  centra  di  loro,chc 
oltre  hauerli  fatto  condannare  in  grofla  lòmma  d i  denari,alcuni  di  eflì  quale  in  Rodi,qua 
le  in  Fiandra ,  &:  altri  à  llar  cento  miglia  lungi  dalla  città  fé  confinare .  Et  per  aflicurarlì 
di  nuoui  mouimenti,con  vril  partito  molti  de  grandi  fece  di  popolo,  &  altri  prouedimen 
ti  prefè  ottimi  à  fermar  la  lua  autorità  nella  patria ,  sì  che  ageuolmente  potè  per  tutto  il 
tempo ,  che  ci  vifle  mantenerli  ca[X)  oc  principe  della  Repub.  Haueua  egli  lungo  tempo 
prima  vfito  di  portar  per  imprelà  vn  bracco  col  mulo  legato ,  il  quale  hauendogliele  m 
quel  tempo  fciolto ,  fi  tenne  per  conilante  non  altro  che  l'adempimento  della  vendetta 
degli  Alberti  hauer  dinotato .  Sedendo  dunque  egli  al  temone  della  Rep.li  truoua  in  quc 
tempi  fatta  fpelTo  mentione  di  lui,  come  nel  ()6 ,  quando  nelle  preparationi  d'armi ,  che 

D  Gio.Galeazzo  Vidonti  Duca  di  Milano  ficeua  in  Tolcana.egli  fu  creato  de  X.della  guer 
ra.  Ma  come  la  potenza  li  tira  lèmpre  dietro  odio  &  inuidia ,  così  tu  Malo  molto  vicino 
à  rellar  l'anno  lèguente  opprelTo  Òa  tali  nimici ,  i  quali  trouandoli  f  uorulciti ,  erano  en- 
trati in  ilperanza  di  poter  facilmente  ricuperar  la  patria  ogni  volta ,  che  Malo  fpegnefle- 
ro,  da  cui  ilimauano  che  il  lor  elilio  &  sbandeggiamenro  dipendefle.  Ma  eglino  non  fe- 
cero altro ,  che  di  lìabilire  con  la  morte  dì  cialcuno  di  loro  l'autorità  &  riputatione  del- 
l'auuerfario  in  Firenze .  Il  quale  mandato  l'anno  1 40 1  con  altri  cittadini  am.balciadore 
a  Padoua  all'hnp.  Ruberto ,  riportò  &  per  la  perfòna  lùa  &  de  fuoi  dilcendenti  priuilegi 
ampiflìmi ,  come  per  la  patria  buone  &  vtili  deliberationi ,  ie  per  la  leggerezza  &  impo- 
tenza di  quel  principe  tutto  quello  apparato  fatto  dalla  Rep.  in  conducere  fi  grand'huo- 

£  mo  in  Italia  non  folfe  riulcito  in  vn  volger  d'occhi  vaniflìmo ,  &  di  ninno  momento . 
Prefe  poi  l'anno  140  5  il  lècondo  gonfalonerato ,  nel  quale  hauendo  riceuuto  gli  amba- 
fciadori  del  Re  di  Francia ,  lodò  molto  la  buona  intentione  di  quel  Re ,  che  à  leuar  via 
lo  Icifma  di  tre  Pontefici  hauea  volto  l'animo ,  come  che  {\  fcufalle  per  molte  ragioni  ciò 
non  poter  far  da  le  la  Fior.Rep.  à  cui  in  tanto  era  noto ,  il  Re  hauer  ad  vno  de  i  tre  incli- 
natione .  Trouauafi  in  quello  tempo  la  città  di  Pila  lotto  l'imperio  di  Gabbriello  Maria 
Vifconti  figliuol  naturale  del  dianzi  morto  Gio.  Galeazzo  Duca  di  Milano ,  il  quale  non 
confidando  poterfi  mantener  fignore  di  quella  città  lenza  hauer  intelligenza  co  Fioren- 
tini ,  eflèndo  Malo  Tuo  fingolare  amico,  il  mandò  à  chiamare  à  le  à  Vicopifàno  non  bene 
tra  le  deliberato  per  lo  timore,  che  l'occupaua,  delle  cole,  che  con  Malo  haueflè  à  tratta- 
re. Il  Cauatiere  accortofi  della  fua  debolezza ,  &  amando  meglio  di  feruir  alla  patria,  che 

D         al- 


34  DELLAFAMIGLIA 

2ir.imico  gli  propofe  il  partirò  di  venderla.  La  qual  cofa  benché  per  diuerfi  accidenti  A 
riceucilc  molte  ol.ttìculrà,  fu  nondimeno  il  principio  àdmenire  i  Fiorentini  (ignori  di  Pi- 
la, come  auucnne  nell'anno  che  ièguì  appreflb,  nelc]iiale  per  cagione  della  guerra  che 
il  prete  co  Piiàni  { onde  cili  peruennero  lòtto  il  dominio  della  Rep  )  Malo  fu  creato  vno 
de  X.  &:  non  molto  pounheme  con  Gino  Capponi  mandato  per  Commeilariodiquel- 
i'imprclà  .  Crebbe  per  l'acquiilo  di  Pila  in  gran  ripuratione  il  nome  di  Malo ,  parendo 
che  di  ciò  folfe  ilaro  egli  il  primo  mouitoie ,  trouatouid  poi  vno  de  X.  &  Commeirario. 
Oiide  elfendo  tutrauia nelle  più  importanti  facccndecomehuomolauio,  &:  prudente 
adcpcraro  ,  fu  nel  pailarche  Gregorio  X 1 1.  tece  nel  principio  deU'anno  1408  di  Roma 
à  Lucca,eletro  per  vno  degli  otto  ambalciadori ,  che  la  Rep.  mando  à  tar  compagnia  per 
turro  il  filo  ilaro  alpontetìce.  Et  fu  quegli  che  in  nome  del  comune  porto  lempre  da  B 
coi.hnidi  Sr.^ggiaiiihno  àconhni  d'rtlropalcio  la  bandiera  di  Santa  Chielà.  Fupaumen- 
te  nell'ai  ino  ,  che  àqueltolùccedette  con  lètte  altri  cittadini  mandato  ambalciadore  ad 
Alella;  dro  V.  fin  che  venuto  l'anno  1414  fu  la  terza  volta  crearo  Gonhl.diGiuiiitia: 
nel  cjua'c  conchiufelapaceconLadillao  Re  di  Napoli  porentillimo  &  fiero  nimico  de 
Fiorentini .  Era  quella  pace  da  molti  per  varie  cagioni  dilTualà ,  allegando  tra  l'altre  che 
tenendo  il  Re  le  lue  genti  in  Perug'a ,  in  apparenza  (i  venia  à  far  la  pace ,  ma  in  ai  bitrio 
del  Re  reltaua  di  poter  ogni  volta  ,  che  gli  full'e  piaciuto  con  più  commodirà  &  meglio 
proueduto  romper  la  guerra .  A  che  egli  prele  quello  rimedio,  però  che  il  Re  diceua  te- 
ner genti  in  l-'erugia  ad  iiìllanza  de  Perugini.  Cheli  Re  in  ogni  modo  di  Perugia  li  par- 
tale ,  e  la  Kcp.  fuiiè  tenuta ,  le  1  Perugini  fulFono  da  lor  fuorufciti  alfaliti ,  à  difenderli ,  C 
&  non  volendo  ella  ciò  f-are,in  tal  calo  folìèr  falciati  difenderli  al  Re.  Ma  non  rimanen-  . 
do  per  rutto  CIO  collor  lodisfatri,  &  non  potendo  egli  alle  forze  di  tutti  e  maggiorenti 
relìlleie  (così  dice  l'autor  tiouaro  apprefio  Riccardo  Riccardi)  hauendo  il  tremito  alle 
mani,  &  elTcndoanrichiiìimodietà,  come  Confai,  di  Giullitia  con  gran  voce  gridò. 
Toglieteui  dalle  volhe  Iperanze  óc  perche  mi  tremi  le  mani,  e*  non  mi  triema  l'animo  ne 
il  cuore.  Io  piglii.ro  Q^^z\\^  campana,&  caucro  fuori  il  gonfalone,&  al  popolo  manifclle 
io  quelli ,  che  dehderano  tenerlo  fempre  in  guerra  .  A  quelle  così  fatte  voci  tutti  i  mag- 
giorei  ti  impaurirono ,  &  con  quello  llimarono ,  che  il  liuolgerfi  dalli  loro  animi  fulle  il 
lommo  rimedio  alli  loro  pericoli ,  &  doue  e  cercauano  la  guerra  fur  lolleciti  à  far  la  pace. 
Come  Jtj  per  quello  che  da  ciò  fi  può  comprendere  il  caualier  Malo  animofo&  ardito  ;  D 
così  con  la  prudenza  ^  con  la  fàgacità  molte  volte  à  molti  pencoli  npatò .  Onde  venen^ 
dogli  vna  volta  Alcllàndro  da  Quarara  à  due ,  i  he  Gino  Capponi  gii  rendeua  mfìdie,  di 
ceiido ,  che  egli  voieahumiliar  la  liia  polFanza  ,  perche  a  marzo  doueua  efler  Gonfalonie 
re ,  (Se  che  allliora  riuolgerebbe  rutta  la  Rep.  licuendo  molti  partigiani  per  amici ,  il  Ca- 
ualiere  ilqual  vedea  à  che  line  quella  macchina  camminaua,  glinfpolè  con  voce  molto 
alterata.  Kon  midir  maledi  ncflùn  mio  cittadino,  però  ciie  il  minore  reputo  alato  a 
me  1 1  maggiore .  Fa  capo  alla  Signoria ,  però  che  il  far  de  fatti  comuni  capo  a  cittadini  è 
vn  vilijei  dio  di  tutta  la  Rep.  La  tofaardòdi  modo,cheintefèquellecofèdaSignori, 
Mafo,&:  Gino  relbiono  amiti,  &  Aielàndro  conolciuro  che  volea  Iparger  lèmidi cótelé 
nella  Ri  p.ne  perde  il  capo .  Inducendo  egli  vna  volta  Rinaldo  Gianlìgliazzi  il  Caualiere  £ 
à  difender  la  fàlute  di  quello ,  à  cui  molFo  Rinaldo  da  alcuna  cagione  hauea  procurato  fa 
lùa  iouina,fu  lo  Icampo  di  Bonaccorlo  Pitti .  Moltecole  li  potrebbonodi  lui  racconta- 
re,le  quali  nchiederebbono  più  rollo  vna  particolar  vit3,che  quelle  brcui  &  tronche  no- 
tizie, che  da  noi  velocemente  oltre  paflando  lòno  notate  .  Ma  le  leggi  da  lui  fatte  in  be- 
neiìcio  de  poueri  in  niun  modo  lono  da  tacere ,  potendo  à  chi  che  fìa  efièr  talhora  di  al- 
cun vtile  &  giouamento .  Conofcendo  dunque  clic  molti  per  1  lor  debiti  veniuano  elclu 
iì  di  potcrcireralgcucrno  ,  &  reggimento  della  Rep.  &  perciò  hauendo  .ì collor  com- 
paflione ,  fece  vna  legge .  Che  quando  fonaffe  \^  campana  del  configlio ,  che  rutto  quel 
dì  per  debiro  di  fpezial  perfona  niuno  poreflè  efler  prefo  .  Fccene  vn'altra .  Che  chi  hauea 
di  grauezze  Ioidi  lèi.c  denari  otto>ò  da  indi  in  qua,  che  in  lui  fulle  riinellb  "^  pagamento  • 

Sirnil- 


DEGLIALBIZI.  j^ 

A  Similmente  parendogli  difibnella  cola,  iì  guadagno  che  pagaflè  il  doppio  de/  primo  co- 
fto ,  &:  (àpendo  egli  quel  che  al  Comune  collaua  il  /aie ,  li  ndulTe  da  orto  iire  a  lire  Tei  Se 
iòidi  dodici  lo  rtaio.  Vedendo  che  i  contadini  fgombrauano  fece  vincer  vn  partirò .  Che 
ciascun  contadino ,  il  qual  ritornafle  ad  abirare  nel  comune  di  Firenze ,  fuQè  efènte  dieci 
anni,&  per  al  tritanti  hauefle  termino  à  pagar  i  luoi  crcdiroii  pagando  ogni  anno  a  ragio 
ne  di  foldi  due  per  lira .  Per  le  quali  colè  dice  cjueirAutore ,  èc  per  la  fòlenne  pace  che  fi 
fece  col  Re,  io  vidi  la  città  in  tanta  felicità ,  che  da  niun  lato  hauea  cagion  di  dolerli .  Et 
volendo  adducerne  vna  grande  pruoua,  come  in  vero  ella  è:,  foggiugne .  Io  vidi  Pier  Ba- 
roncelli  edèndoli  proferro  vn  depohro,  che  domandaua  la  prouidone  per  ferbarlo.  Coa 
rutto  ciò  eflèndo  nimico  di  trilb  &  di  infirgardi  ottenne  dall'altro  canto,  che  legge  h  fa- 
fi  cefle  .  Che  chi  fallifle ,  mai  vficiodi  comune  non  pcreflc  hauere .  Et  fìllito  s'intenderà 
colui  che  hauefle  (ìndachi.  Laqualleggerimefladiprc(èntein  vfò dal  Gran  DucaFran- 
cefco  vuol ,  che  inuiolabilraente  fi  oflerui .  La  croce  della  religione  di  Pruflìa ,  che  egli , 
&  tutti  i  {ìioi  difcendenti  portarono ,  come  hoggi  fanno  nell'arme ,  ottenne  egli  da  Car- 
lo 1 1 1 1.  in  quel  tempo,che  Tedice  &  Aleflb  fùoi  fecondi  cugini  furono ,  come  al  lor  luo- 
go fi  diflè,  creati  Conti  Palatini .  Pieno  di  tanti  honori,  &  all'età  di  fèttanta  anni  con  l'a 
bondanza  di  moire  ricchezze  peruenuto  lì  morì  l'anno  1 4 1 7  non  fi  sa  fé  di  morte  natu- 
rale ò  di  perte ,  ma  con  intera  opinione  di  buono  &c  di  grande  cittadino .  Nel  lìio  fèpol- 
cro  di  marmo ,  oue  l'imprelà  del  bracco  col  mulo  Iciolto  li  vede  ancora  (colpita,{òn  que- 
lle parole  benché  tramezzate  dall'impreià ,  &  dall'armi .  CLARISSIMI  VIRI 
C  MASII  EQ.VITIS  FIORENTINI  DE  ALBIZIS.  NATVS  ANNO 
MCCCXLIII.  OBIIT  ANNO  MCCCCXVII.  DIE  II  OCTO- 
B  R I S  .  Quella  lèpoltura  è  nella  cappella  di  Santa  Lucia,la  qual  ii  crede  da  lui  eflère  ila 
ta  fondata ,  ò  lènza  alcun  fallo  rellaurata .  Oue  innanzi  che  fufle  meflb  il  depodto  di  Gi- 
rolamo il  CommeflfariOjche  allhor  s'imbiancò,fi  vedeuan  dipinte  nel  muro  tutte  i'attioni 
di  Malo .  Euui  anchora  la  (èpoltura  di  Giouanni  Cuo  figIiuolo,iI  qual  morì  in  vita  del  pa  eUmiani 
drecon  afpettation  grande ,  peroche  fu  prete  di  paflar  agrandillimi  honori ,  Ce  nel  26". 
anno  della  (uà  età  non  fi  fofllè  intempelliuamente  di  quella  vita  partito  .  Fu  nondimeno 
Canonico  Fiorentino, Arciprete  d'Arezzo,Protonotario  apollolico ,  &c  hauendo  fatto  di 
mora  nella  corte  di  Roma ,  marauigliolàmente  la  grafia  di  Gregorio  X 1 1.  &:  poi  quella 
D  d' AleflTandro  V.  s'hauea  guadagnata.  Le  parole  della  lìia  (èpoltura  fon  quelle .  S  E  P  V  L 
CHRVM  DOMINI  IOANNIS  DOMINI  MASII  DE  ALBI- 
ZIS PROTHONOTARIVS  &c.  MCCCCXL  Hora  diremo  di  Rinaldo 
figliuolo  di  Malo  &  de  fuoi  fùcceflori ,  i  quali  furon  cacciati ,  perche  più  dillintameiue  fi 
polla  poi  fauellare  di  Luca ,  che  fu  l'altro  figliuolo  di  Mafb , 


Ti2dnMoilCauah 


'terc^ 


NA  C  QV  E  Rinaldo  nell'auuerfa  fortuna  della  cafà  fùa  l'anno  1 5  75?.  quando  il  pa 
dre  &  li  Zio  del  padre  &  tutta  la  fua  famiglia  era  per  lo  gouerno  de  Ciompi  in  di 
ueifi  modi  trauagliata .  Onde  meno  ci  habbiamo  a  marauigliare ,  fé  a  guifà  di  co 
loro ,  che  nafcono  da  corpi  infetti,gli  fufTero  anchor  poi  le  colè  in  procefTo  di  repo  infe- 
licemente fùccedute .  Ma  ciò  non  gli  tolfè  però  di  non  viuere  &  di  non  morire  grande  5c 
famofò  cittadino,eflèndo  in  quello  come  à  collumi  così  in  gran  parte  llato  più  limile  al- 
la códizione  di  Piero,che  a  collumi  &  alla  fortuna  del  padre.  Il  qual  fèppe  meglio  mode- 
rare i  fùoi  defideri  &  affetti  co  la  ciuile  prudéza,che  il  figliuolo  &  il  Zio  non  fecero,  onde 
nò  prima  fciolfè  la  bocca  al  fuo  bracco ,che  ciò  co  nobbe  poter  far  séza  pericolo.  Ma  quc 
{le  colè  da  parte  lafciate,dico,che  Rinaldo  incominciò  à  dar  légni  del  fuo  terribil  ccr  ueilo 
inlìno  viuéte  il  padre.percioche  veggendo,che  molti  per  particolari  dilégui  impediuan  la 
pace  col  Re  Ladillao,propofè,chc  eracóueniente  à  collrignerli  co  la  forza,&  peroche  era 
efficace  ne  fùoi  ragionamenti  &c  hauea  degli  amici,  harebbc  di  leggieri  mello  mano  à  Ut 

'Q     1         de 


ne. 


•5<^  D  E  L  L  A     F  A  M  I  G  L  I  A 

4c  titti ,  fé  dalla  prudenza  del  padre  non  fulFe  ilaro  ritenuto  ;  moArando  che  fi  come  il  A 
figliuolo  al  padre  douea  ibr  (pttopollo,  così  fecondo  il  parer  di  lui  il  prender  di  ciò  par-r 
tiro  non  alla  forza ,  ma  alla  libertà  de  cittadini  fi  rimettcllè .  Sco.rgeuad  quelta  terribili- 
tà in  Rinaldo  non  procedere  da  delìderio  di  nouità ,  ma  da  vn  certo  ardente  lUmolo  di 
gloria,  procurando  lode  d'ogni  parte  onde  potedè  cauariad  .  Onde  ellendo  mandato 
PodcltàaPiatohcbbeoccalìone  di  moAraiii ligidoelecutore delle  cofègiurte  etiandio 
contra  il  padre  luo  ilcflb .  Trouauaiì  nelle  prigioni  di  quella  terra  vn  vettura]  ritenuro.di 
cui  tlinaldo  haueaconoicenza.  Ondepcrluadendolo  vndì  a  cercar  di  iiberard  di  pri- 
gione per  poter  attendere  alle  (uè  biIogne,dicc  l'autor  del  Riccardi ,  che  il  vetturale  que- 
lle parole  gli  vsò .  Io  ho  ben  da  pagare  i  miei  debiti ,  ie  tufli  pagato  de  miei  crediti.   Ma 
io  ho  à  tare  con  tanto  maggior  di  me ,  che  i  minori  non  mi  pollbno  atare ,  &  i  maggio-  B 
n  non  vogliono  .  £t  ancor  yoi  che  pontile  (o  che  non  vorreile .  Ma  Iddio  m'aiuti  & 
la  mia  fortuna  .  A  quelle  parole  il  Cau.dilfe.  Se  mio  padre ,  che  mi  badato  l'cflere,  t'ha- 
uefl'e  àdare,&:  io  il  porcili  conuenire ,  &  gli  ordini  del  comune  non  mei  vietaflèro ,  ti  fa- 
rei pagare,  imperoche  la  ragione  il  comanda,  ócionon  vi  fono  che  per  far  ragione. 
Dalle  quali  parole  prelb  il  vetturale  fidanza  dille .   Vpllrp  padre  mi  è  debitore  di  que  mu 
il ,  che  mena  il  (uo  fante ,  peroche  io  glele  vendè,  &  mai  denari  non  n'htbbi .  Per  le  qua- 
li parole  M.  Rinaldo  comandò  à  nulli  &  birri  come  i  muli  di  m.  Malo  pallaflero,  li  iolb 
nell'ero .  Sollenuti  i  muli ,  bandita  la  llaggina,&.  {pirato  il  termine,  li  conlègnò  in  paga- 
mento al  vetturale,  onde  egli  pagato  i  iuoi  debiti ,  fu  liberato .  Appanke  anchora  che 
egli  fu  creato  de  priori  pur  viuenre  il  padre  l'anno  141(3.  &  tu  come  alle  riformagioni  C 
(1  vede  fatto  Caualierc  di  popolo  l'anno  1418.  Ma  riuolgendofi  ipelfo  per  la  memoria 
la  nputationc  oc  autorità  del  padre  &  del  Zio ,  &:  per  quello  à  cole  grandi  afpirando ,  lla- 
ua  ad  ognhora  afpettando  occalione ,  per  la  quale  ò  col  configlio  o  con  qualche  honora- 
ta  opera  pò  tede  al  nome  (ùo  gloria  ó<:  alla  patria  recar  alcun  giouamenro.  onde  vernile 
per  confcguente  ad  eller  in  pregio  &  llimato  nella  Rep.  fi  che  da  Tuoi  non  patelle  di  tra- 
lignare.  Veggendo  per  quello  l'anno  1424  la  città  per  larottadi  Zagonara grande- 
mente sbigottita,  confermò  tutti  con  vna  orazione,  che  egli  lece  inpublico  configlio 
fatto  à  quello  fin  ragunaredalGonf.Barrolo  Benciuenni,  perche  depolla  ogni  paura  s'ac 
tele  di  nuouo  con  ogni  diligéza  alle  prouifioni  della  guerra,&:  Rinaldo  fu  iniieme  co  Ve- 
ri Guadagni  mandato  ambalciadore  à  pp. Martino  per  metter  qualche  treno  all'ambitio-  D 
ne  di  Filippo  Maria  Duca  di  Milano,  il  quale  per  le  moire  vittorie  contra  i  Fiorentini 
hauute  dmenutofìiperbifiimo  ne  da  (è  li  potea  mitigare,  ne  il  Papa,  acuì  le  cole  della 
Rep.  non  erano  molto  à  cuore ,  di  mitigarlo  li  daua  penfiero .  Onde  vi  tu  anco  in  vano 
mandato  la  leconda  volta  con  Nello  da  San  Gimignano ,  &  con  Filippo  P^ndolfini  non 
lenza  luo  graue  dilpiacer  d'animo ,  che  in  fi  importanti  faccende  non  potelTe  la  lùà opera 
tornar  ad  alcun  profitto  della  patria ,  che  tanto  in  lui  confidaua .  Trouandofi  dunque  in 
quelli  tempi  quanto  in  neflun'altro  la  città  di  Firenze  da  tante  guerre  &  finillri  combat- 
tura  ,  &c  ellendo  per  quello  conuenuto  di  metter  di  molte  grauezze ,  era  auuenuto ,  che 
per  vna  meffane  vltimamente ,  per  la  quale  i  cittadini  nobili  veniuano  ad  eflèr  più  dell'or 
dinario  grauati,  grandi  contefè  ogni  di  fuccedeuano  nella  città  ;  di/piacendo  à  nobili  che  £ 
contra  loro  (1  procedclfc  rigidamente  intorno  il  rilcuoter  le  dette  grauezze  ;&  la  plebe 
efclamando,  che  in  ogni  modo  la  giuilitia  douefle  ha^er  il  fuo  luogo  ,  come  quella  che  ef 
fèndo  per  l'add ietto  più  de  nobili  Hata  opprefla ,  godeua  allhora  che  quelli  partecipafle- 
ro  del  carico ,  che  tanti  anni  era  conuenuto  loro  portare  addoflo .  Rinaldo  à  guifà  de  i 
Romani  Appij  fiero  auuerfàrio  della  plebe  diuenuto  ,  da  cui  la  morte  di  Piero,  &  l'abbru- 
ciamento  delle  proprie  cale  riconokeua ,  temendo  che  col  lalciarle  prender  piede  fènza 
raffrenar  la  Ipro  baldanza,  ne  vecchi  pericoli  non  fi(:adcllè;  in  vna  ragunata  di  più  di 
L  X  X.  cittadini ,  che  di  conlèntimento  del  Gonf.  Lorenzo  Ridolfi  fi  fé  l'anno  1^26  in 
Santo  Stefano ,  parlò  molto  ellìcacemente  intorno  il  reprimere  la  licenza  dell'arti  mino- 
ri &  propofc  ad  eicmpio  del  padre,che  le  famiglie  grandi  di  popolo  foflèro  fatte  per  gua- 
da- 


B 


DEGLIALBIZI.  57 

dAgnarfi  degfi  amici  oc  {ccmar  le  forze  a  co/oro ,  che  nuoue  co/è  tentar  vo/t/Ièro  :  mo- 
llando fòpratutto ,  che  Ci  come  la  iàlure  della  Rep.  nel  tempo  de  Ciompi  fu  il  ridur  le 
XVI.  arti  à  X 1 1 1 1,  così  hora  con  l'arrogerui  &  far  i  grandi  di  popolo  iàrebbe  il  ridur  le 
X 1 1 1 1  3  VII.  Approuò  Niccolò  da  Vzzano  grandiUimo  citradino,&  di  grande  ftima 
nella  Rep.  dicendo  elfer  vero  quello,  che  l'Aibizidiceua;  ma  molilo  anchor  egli  con 
molte  ragioni ,  quanto  era  ciò  diltìcile  ^  pericololò  ad  eièguire ,  fé  il  fauor  di  coloro  :  a 
quali  la  plebe  era  cara  non  fi  procacciaua  prima  di  guadagnare,  intendendo  di  Gio- 
uanni  de  Medici  padre  di  Cofimo  ,  la  cui  autorità  per  le  (ùe  molte  ricchezze  ma  molto 
più  per  la  bontà  &  integrità  della  vita  era  ftimata  in  quel  tempo  molto  grande  tra  il  po- 
polo .  Fu  perciò  al  medefimo  Albizi  commeflò ,  che  vedeflè  di  far  opera  col  detto  Gio- 
uanni ,  che  anchor  egli  in  quello  penfiero  entralTe  abbracciando  la  Rep.  la  quale  da  quc 
Ila  feccia  di  popolo  lacerata  alle  (ùe  braccia  rifuggiua .  Ma  Giouanni  faccendo  veder  à 
Rinaldo  à  qual  imprefa  li  mettea  mano,  le  in  fi  fatti  tempi  fimiili  cole  s'andalfero  rauuoL 
gendo ,  &  con  l'elèmpio  del  padre  alla  quiete  del  ben  publico  &  »on  à  tumultuare  ani- 
mandolo ,  gli  fece  in  poche  ma  accorte  oc  làuie  parole  palelè,quanto  poco  di  lui  fi  potcf. 
fé  nel  trattare  ò  conchiuder  corali  faccende  promettere .  perche  i]  ridellarono  tra  quelle 
due  famiglie  i  (opiti  odi,  veggendofi  quali  nello  (patio  d'vnagran  lontananza  certe  om- 
bre &  dintorni  delle  colè  che  haueano  à  fèguire,  come  apparue  nel  corlò  di  non  molti  an 
ni  cfler  troppo  pur  vero  riulcito .  In  tanto  andando  le  colè  chete  per  altri  trauagli ,  che 
teneano  la  città  occupata  >  fu  Rinaldo  nel  lèguente  anno  creato  vno  de  X.  della  guerra . 

Q  &  nlcdè  vno  de  giudici  della  celebrata  giollra  che  Ci  fece  in  Santa  Croce  per  la  vittoria  ri 
ceuuta  dalla  lega  contra  il  Duca  di  Milano  à  Macalo .  Fu  tra  la  lega  &  il  Duca  sbigotti- 
to per  Ci  gran  rotta  fatta  la  pace ,  ma  la  città  non  la  potè  lungo  tempo  godere ,  che  per 
l'mubidienza ,  6c  ribellione  de  Volterrani  lorfudditi  à  nuoua  guerra  fu  collretta  Tanno 
j  425)  por  mano .  Onde  conuenendo  crear  i  X  vficio  di  tanta  autorità ,  quanto  à  ciafcu- 
no  è  maniFeilo, tra  quelli  non  fòlo  fu  eletto  Rinaldo  ma  egli  &  Palla  Strozzi  fur  di  quel- 
la guerra  creati  generali  commefl'arij .  Non  duiò  molto  tempo  la  guerra  co  Volterrani , 
ma  forlè  da  quella  quali  da  vna  Idra  vn'altra  più  lunga  &  più  pericololà,  5c  che  con  iilra- 
ne  arti  da  cittadini  delle  fattioni  fu  trattata ,  Ci  come  prima  era  llatada  amendue  le  par- 
ti ò  confortata  ò  diflualà .    Quella  fu  l'imprelà  di  Lucca,  di  cui  Rinaldo  fi  mollro  cffi- 

D  cacilT.  confortatore ,  perche  fu  di  quella  guerra  inlìeme  con  Allorre  Gianni  creato  gene- 
ral CommelTario. Nondimeno  in  tanta  dmerfitàd'animi,benche  egli  molte  coCc  valoro- 
fàmcnte  &  più  da  Condottiere,che  da  Commeircirio  adoperalfcgli  fu  dato  carico  che  go 
uernaflè  quella  guerra  con  molta  rapacità ,  onde  rimollb  dal  gouerno  il  collega,  lènza  ti- 
muouerne  però  i'Albizi ,  furono  mandati  nqoui  Commellaiij  in  campo .  perche  torna- 
tolène  egli  nella  città  non  Ci  potea  dar  pace,  5^  era  tutto  di  Idcgno  inhammato  fi  per  l'in 
giuria ,  che  li  parea  d'hauer  riceuuta  nella  perlòna  del  lùo  compagno ,  &:  (1  perche  li  vc- 
dea  impedire  il  frutto  di  quella  guerra ,  dalla  quale  egli  Iperaua  non  minor  gloria  conlè- 
g aire  che  al  lùo  padre  Malo  da  quella  di  Pila  era  peruenuta .  &  perciò  non  la(ciando  cofà 
alcuna  à  dietro ,  onde  à  capo  di  tale  elpugnazione  venir  fi  potefle ,  incominciò  à  fauorir 

E  grandemente  Filippo  Brunelle(chi  cccellentilT  architettore ,  da  cui  gli  era  llato  fatto  ve- 
dere ,  come  Lucca  fi  làrebbc  potuta  allagare ,  &  quindi  poterne  facilmente  nafcer  la  vit- 
toria. Ma  elTendo  quell'imprelà  riulcita  lèmpre  infehcillìma  alla  Rep.  il  ^runelleichi 
non  cauò  altro  dal  luo  marauigliofo  artificio ,  che  Ichetni  &  befteggiamenti ,  &  à  Ri- 
naldo non  peruenne  di  ciò  altro,che  accenderfi  tuttauia  più  d'ira  &:  di  (degno  contra  co- 
loro ,  da  cui  Ci  recaua  cotanta  fua  gloria ,  &  riputatione  venir  impedita .  il  quale  Idegno 
(coppiò  finalmente  fuori ,  quando  per  elTer  celiata  la  guerra ,  Ci  come  è  (èmpie  in  quella 
città  auuenuto ,  incominciarono  à  trauagliare  le  cole  di  dentro .  Stimando  dunque  Ri- 
naldo ,  che  Cofimo  de  Medici ,  il  quale  eflèndogli  morto  il  padre  ,  parca  che  loprauan- 
zalfe  lo  llato  ciuile ,  folTe  vn'vggia  alla  fua  gloria ,  con  ogni  lua  poihbile  indullria  fi  vol- 
iè  ad  abatte^  cotanta  potenza ,  llimando  fecondo  la  legge  deii'oilrac.lino  d' Attcnc ,  che 

non 


58  D  E  L  L  A     F  A  M  I  G  L  !  A 

non  piccolo  titolo  Jif«ìlIo,&:  Ji  peccato  fofle  in  vna  città  libera  il  farfi  tanto  lopra  gli  \ 
altri  laoi  pelli  eccellente.    Volto  per  quello  alle  lue  voglie  Bernardo  Guadagni  penulti- 
mo Got;!:.  dell'anno  14?;  fèppe  in  guiia  lare ,  chea  Colimo  tur  polle  le  mani  aduolio 
con  animo  di  Ipcgnerlo  ;  ih  Ìa  Felicità  della  cala  de  Medici,  la  quale  haueua  in  quello.tem 
pò  à  gittar  h  prima  baie  delia  Tua  futura  grandezza ,  non  hauellc  icCo  vano  ogni  sforzo 
li^l  terribile  auuerlario  .  percioclie  guadagnatoli  co«i  Ja  liberalità  i'aniiViO del  Gont.il  mi- 
tigò in  modo,  che  campatagli  la  vita  tu  con  alcun'altro  della  famiglia  in  diuerfe  parti 
(d'Italia  contìnaro .  Conobbe  Rinaldo  l'error  che  s'era  fatto ,  oc  indouino  dt  futuri  mail 
fu  pm  volte  vdito  due  quella  norabil  lèntenza ,  che  gli  huomini  grandi  ò  non  il  debbon 
toccare,  ò  tocchi  che  lòno  (pegnerli .  Con  tutto  ciò  per  non  abbandonarli  da  fé  medeii- 
mo ,  fàppiendo  che  Puccio  Pucci  per  l'amicitla  che  haueua  grande  con  Colimo  .  non  era  B 
da  ritenerlo  nella  città,  dilpolè  il  leguente  Gonf.Bartolommco  Kidolh  si,  che  &c  Puccio, 
&  Gio.luo  fratello  furono  parimente  confinati .  Ma  i'antiueduta  ruina  non  penò  molto 
tempo  à  venir  fuori .  percioche  fi  come  dal  penultimo  Gonf-dcH'anno  145  ^  Colmio  fu 
ditcacciato ,  cosi  il  penultimo  del  54 ,  &  quelli  fu  Niccolò  Cocchi  alla  lua  tclUtutione  (i 
volle,  la  qual  colà  da  Rinaldo  (entità  non  fu  tardo  ad  armarli  con  quelli  della  lua  faz- 
zione  per  impedire  con  la  forza ,  che  tal  decreto  non  hauclTe  effetto .  ma  trouata  molta 
tepidezza  iQ  coloro ,  ne  quali  per  efler  ne  medelimi  interdi  1  con  (eco  hauea  più  fidanza , 
&  tra  tanto  lalciato  pigliar  tempo  alla  Signoria  di  prouederlì  &mellbli  ancor  di  mezzo  li 
Pontefice  Eugenio,  il  quale  in  Firenze  li  ritrouaua,non  che  la  rellitutione  di  Col:mo  po- 
tclle  impedire,  ma  fu  egli  con  Ormannozzo  lùo  figliuolo  per  otto  anni  dalle  ceto  miglia  C 
in  là  dalla  città  confinato .    Narrali  che  Rinaldo  lèntita  la  lèntenza  del  lùo  elllio  non  le 
ne  marauiglio  punto,  come  cola  da  lui  ottimamente  antiueduta,  ma  che  con  vn'amaro 
jforrilò ,  volendo  intender  d'tugenio,  dille.    Dunque  Iperaua  io  che  tal  mi  porcile  nella 
mia  patria  ritenere ,  che  fé  nella  lua  non  hauea  potuto  conlèiuare .  nondimeno  per  non 
granar  con  nota  alcuna  di  bialimo  quella  ingiuria,  che  gli  venia  fatta  dalla  lua  patria,log- 
giungono  alcuni ,  che  prima  che  egli  di  Firenze  partile ,  volle  à  tutti  1  lùoi  debiti  intera- 
mente fodisfare,  oc  che  donò  molte  cofe  à  lùoi  famigliari,  &c  à  tutti  quelli,  che  in  qualche 
modo  l'hauean  fatto  lèruitio .  ma  permutati  i  confini ,  òl  quelli  non  olTeruati ,  per  ellerlì 
egli  dal  Duca  di  Milano  ricoueraro ,  fu  Umilmente  fatto  ribeilo.    Tentò  due  volte  Ri- 
naldo con  l'armi  del  Duca  lòtto  la  condotta  di  Niccolò  Piccinino  di  ritornar  alla  patria,  D 
r  vna  l'anno  1 43  <?  >  &  l'altra  il  40.  ma  in  tutte  due  le  volte  Niccolò  benché  peritilhmo 
capitano  fu  rotto,  cosi  ogni  cola  era  àfìiorukiri  contraria,  percheveggendo  Rinaldo 
che  in  vano  era  ogni  sforzo  oc  ogni  opera  pofta ,  ridottoli  in  Ancona ,  andò  à  vilitai  e  il 
fanto  Sepolcro,  oc  quindi  à  cala  ritornatone,  morì  lècondo  dicono  gli  Storici  nella  lòlen 
nifà  delie  nozze  d'vna  lua  figliuola,  Icriuendo  di  lui  Niccolò  Macchiauelli  quelle  parole. 
Fu huomo  veramente  in  ogni  fortuna  honorato,  mache  piùanchorallatolarcbbe,lc 
.  la  natura  l'hauellè  in  v/ia  città  vnira  fatto  nalcere ,  perche  molte  lue  qualità  in  vna  città 
>  cosi  diuilarofielòno,tiic  in  vna  vnital'harebbonopremiato.ma  non  chea  figliuoli  anco 
ili  genero  nocque  la  diUuuenrura  di  Rinaldo  .  Quelli  fu  Gherardo  Gambacorti  figliuolo 
gladi  Giouanni  ilato  Sig.di  Pila,il  quale  nelle  guerre  che  fuccederono  poi  tra  il  Re  Alfon  £ 
lo  di  Napoli, &  la  Rep.peidc  il  contado  di  Valdibagno,come  ne  Gambacorti  fi  dilTe.  Ve« 
deli  anchor  hoggi  dì  la  lèpoltura  di  Rinaldo  in  Ancona  nella  Chielà  di  San  Domenico, 
polla  in  terra  nel  coro,oue  per  cimiero  dell'arme  è  vna  fella  d'elefante  coronata  di  coro- 
na reale ,  &c  nella  pietra  fono  intagliate  quelle  parole .    ANNO    MCCCCLII. 
SbPVLTVRA  Df  MESSERE    RINALDO    DELLl  ALB  IZl  DA 
FIRENZE  E  MORI  ADI  II.  DI  FEBRAIO  MCCCCLII. 


M 


VefiHttoh  &ft*ccejJori  di  "Rinaldo  il (^aualurc^ , 

O  L  T I  furono  i  figliuoli  di  Rinaldo ,  come  nell'albero  d  vede,  de  quali  alcuni 
refill  frauA  altri  non  generato  figliuoli,due  fòli  hebbero  fùccellìonc,  Orman  no 

6c 


DEGLI    ALBI2I. 


3S> 


A  &  Mafò  ;  i  quali  hauedno  già  per  aicccrtore  delle  lettere  humanc  hauuto  Tommafò  da 
Serezzaiia,the  hi  poi  pp.Nica'Li  1  V.  OrtT.anno  à  cui  iu  permutato  li  contino  à  Gaeta  lui 
menò  moglie, &:  allignaronaiii  i  luoi  dilcédenti  inhno  alla  feconda  generarione  per  quel, 
ch'alia  nolha  noritia  è  pcruenuro ,  eilendo  à  dì  nolhi  Ipenri, &  quelli  h  dillero  gli  Albi- 
zi  di  Gaeta.  Ma(o,clie  nella  cacciata  del  padre  h  trouaua  allhora  Podeltà  d'Arezzo, dopo 
hauer  fèguitaro  il  pUre  à  Milano,hnaimére  li  mori  a  Koma,  hauédo  lalciato  (èi  ligliuoli. 
de  quattro  de  quali  non  rimale  progenie .  ma  di  Bandino  li  Ipenlè  la  llirpe  ne  figliuoli . 
Di  Rinaldo  mancò  ne  nipoti.  Quella  di  Niccolò,che  fu  fatto  Telòriere  di  llomada  Pao- 
lo 1 1.&  hebbc  p.  r  moglie  vna  figliuola  del  Biondo  illorico,&  fece  llanza  in  Imola,man- 
còanchor  ella  1(1  due  ligliuoli.che  egli  hebbe,cheammenduefurfrari,ma  de  quali  èchia- 

B  ra  alTii  &  honorara  la  memoria  di  Tommaiò .  Quelli  fu  fatto  Veicouo  di  Cagli  fanno 
I  j  1 1  ;  &  interuenne  lotto  Leon  X  nel  Concilio  Lateranenfè.  Nel  terzo  anno  del  Tuo  Ve 
fcouado  vni  alla  menfà  Vcfcouale  ilmunillerodi  San  Pietro  di  Malfa,  il  muniilerodi  S. 
Maria  Nuoua  di  Monte  rabate,&  il  munilkro  di  S.  Geiontio  tutti  e  tre  dell'ordine  di  S. 
BenedettOjche  per  diuerlè  cagioni  &  in  diuerfi  tempi  dalla  detta  menfà  torfe  per  colpa  de 
paflati  Vefcoui  erano  fiati  diudì.  Ocheegli  non  foflèrtato  molto  grato  .a  principi  d'Vr- 
bino,che  quello  par  che  s'inteiida,ò  qual  altra  ne  folfe  fiata  la  cagione  permutò  poi  il  Ve 
(couado  fuo  di  Cagli  con  Moniignor  Chriilofano  di  Monte  che  fiì  pofcia  Cardinal  di 
Mar(ilia,il  qual  era  Vefcouo  di  Nazaret.&c  quando  fi  moriflè  non  è  manifello.Vedefi  be- 
ne per  quel  che  viene  fcritto  da  Berti  noiose  he  egli  viueua  l'anno  1 5-  2  6,&  hauer  in  quel- 

Q  h  terra  cófecrato  la  Chiefà  di  S  Domenico,  &  vn'altare  dedicato  à  Santa  Maria  degli  Aii 
geIi,oue  collocò  le  reliquie  de  Sati  Tommalò  &:  Baitolommeo  Apolloli,in  quello  nìodo 
chiamandoli  &c  intito'andofi.  bgo  Thomas  de  Albizis  de  Florentia  ordinis  pi(^dicatoium 
Epilcopus&  Comes  Berlemifanus.&c.  Francefco  l'altro  dei  quattro  figliuoli  di  Malo  fu 
Tefòriere  di  Roma  fatto  anchor  egli  dalmedeiimo  Pontefice  Paolo  1 1 .  llimodopola 
morte  del  fratello;  &  quelli  d'vna  nipote  di  Dietifalui  Neroni  famoio  fuorufciro  Fioren 
tino  in  Ferrara  hebbe  vn  figliuolo  detto  Niccolò,di  cui  efsédo  egli  altresì  flato  Tefòriere 
dura  la  fucceflione  infino  a  prefènri  giorni  in  Cefèna,  già  peruenuto  alla  terza  gcneratio- 
nc.  percioche  di  Francefco  Tuo  figliuolo  nacquero  quattro  figliuoli,  de  quali  Gio.  Batilla 
dottor  di  11.  &  hiiomo  nella  fìia  patria  di  ottime  qualità  di  Lorenza  Almerighi  è  padre  di 

D  più  figliuoli,  &  tale  è  Hata  la  poileiitàdi  Rinaldo  degli  Albizi  in  Gaeta,  in  Roma,  in  An- 
cona,in  hiiola  &  in  Cefèna,  onde  non  ci  dobbiamo  punto  marauigliare,quàdo  fentiamo 
che  paffando  i  popoli  di  prouuicia  in  prouincia  habbiano  fatto  tante  &  fi  diuerfe  trafmu- 
tationi  di  popoli,  di  collumi ,  &  di  lingue  ,  poiché  di  vnfolo  huomo  fuorufcito  s  andò 
in  tanti  luoghi  allignando  la  fua  fcacciata,  ma  feconda  fucceflione . 

2?;  Luca  figliuolo  di  Mafo  \l  QaHalier^^ . 

DI  Luca  figliuolo  di  Malo  il  Caualiere  (percioche  è  tempo  di  ragionar  di  lui  )  molte 
cofè  apparifcono  notate  di  fua  mano  non  fòlo  di  tutti  i  fuoi  gradi  &  honori  ha- 
E  uuti ,  ma  quafi  di  tutte  le  attioni  fùe  &  del  padre  ;  onde  fi  fa  primieramente  nota 

molto  la  fua  diligenza.  Nacque  l'anno  1 5  8  2  à  i  ^.di  marzo,  &  incomincia  à  fcriuer  di  fé 
infin  dal  principio  dell'anno  i  3  j?i>,  nel  quale  non  lènza  grandifllmo  piacere  prefò  da  me 
non  so  fé  mi  debba  dir  della  femplice  anticuità,  ò  delia  cunofà  indullria  de  Fiorétini  egli 
nota  hauer  in  quell'anno  effendo  all'età  di  1 7  anni  peruenuto,  giolliato  per  amore  d'vna 
donna  de  Pàciatichi,&  hauerlo  il  fùo  hormai  vecchio  padre  più  volte  della  lancia  feruifo. 
Scriue  la  venuta  de  Bianchi  in  Italia,  la  mona  del  400,  nella  quale  dice  effer  morti  venti- 
due  della  famiglia  degli  Albizi  di  anni  i  8.in  sù,&  quel  che  è  colà  di  buono  efsépio  à  rac- 
contare »  come  l'anno  1401  ,  effendogli  li  vagheggiare  &  l'altre  fanciullefciie  opere  rin- 
crcfciutCjli  diede  ad  apparar  le  lettere  latine  dal  Poggio  fcgretamente,vergognandof  1  per 
auueniura  che  così  tardi  à  sì  neceflaria  opera  fi  folle  volto.  &  per  farli  nelle  bifogoe  della 

Rep. 


Orman»  tn 
de  iji^- 
hi^  di  Gat 
tu. 

Mafo. 


Niccolo  Te 
fwiert  Jt 
Rtmn onde 

d'/mola. 

Tommafa 
Vefcouo  di 
cagli. 


Frit»eefc» 
T  efori  ere  di 
Jtonut. 


^o  DELLAFA  MIGLIA 

Rep.prode  &  valente  (èguitò  l'anno  140  5  il  padre,che  andaua  ambafciadore  à  Roma,&  A 
Filippo  Coilìni  nel  kgucnrc  anno,  il  quale  era  dalla  patria  mandato  ambafciadore  aGe- 
noua .  Interuenne  l'anno  1 406^  nella  guerra  di  Piia  col  padre,  oue  eflèndofì  grauementc 
infermato,&  perciò  à  Firenze  venutone  mancò  per  poco,che  non  Ci  morifle;  pure  rifàna- 
to  tornò  al  Capo,&:fLi  nel  tìn  della  guerra  vno  degli  llatichi  dati  àGiouanni Gambacorta 
per  olleiuanza  delle  colè  promelTe.  l'anno  seguente  andò  Podeltà  à  Fabriano,&:  con  Ghia 
uello  Signor  di  cjucHa  terra  hebbe  (ingoiare  familiarità ,  come  hebbe  anco  col  Signor  di 
Cortona,  la  cui  morte  grandemente  gli  increbbe .  Ma  non  volendo  il  padre,che  egli  più 
nella  M arca  dirnoralTe ,  &  perciò  fattolo  tornar  à  Firenze ,  fu  del  mefè  d'agofto  dell'anno 
che  feguì  appiedo  nella  partirà  di  Gregorio  Xil  pcrTofcana  convndici  altri  giouani 
nobili  Fiorentini  dato  per  ilbtico  in  mano  di  France(co  nipote  dtì  Papa,  il  quale  non  pa-  B 
rea  che  de!  tatto  folle  della  fede  de  Fiorentini  fècuro .  Seguì  po(cia  per  lo  Concilio  cele- 
brato in  Pi(à  per  tot  lo  {cifìna  della  Chiefà  la  creatione  di  Aleiàndro  V.  oue  effendo  tro- 
uatcfi  per  ambafciadore  il  padre ,  come  à  Tuo  luogo  Ci  difie ,  fu  dal  Pontefice  creato  Luca 
iùo  (cudiere  d'honore .  Il  quale  andò  jx)i  in  quell'anno  PodeAàdi  Rimini,per  locuibuo 
no  gouerno  merito  da  Carlo  Malatelta  Signor  di  quella  città  vn  pennone  con  vna  targa 
delle  fue  aiir  i .  Fu  prelentc  nelle  nozze  della  figliuola  del  Sig.di  Pe{èro  pur  de  Malateiti 
col  nipote  del  Signor  di  Mantoua,che  durante  il  (uo  vficio  furono  celebrate  in  Mantoua, 
&  finalmente  iène  ritornò  con  molto  honore  alla  patria,  oue  menò  la  prima  moglie  de 
Bardi  detta  per  nome  Liiabetta,  Ce  io  ho  diligentemente  le  fue  fcritture  traicor{ò,benche 
nell'a'bero  non  ha ,  hauendone  poi  hauuta  vn'altra  de  Medici  figliuola  di  Niccolò  &  ni-  C 
rote  già  di  Veri  famohis.Caualiere .  Sarebbe  lunga  opera  il  riferire  tutti  i  fuoi  accidenti, 
6c  per  auuentura  noioià,  le  hauendo  10  à  ingegnarmi  con  ogni  mio  Audio  d'acquiltar  fe- 
de a  quel  che  io  icriuo  ,  &  inhememente  di  dar  luce  in  quanto  più  per  me  fi  può  alle  me- 
morie degli  antichi  huomini,de  quali  mi  fono  pollo  à  trattare,non  mi  fèntilH  colbignc- 
re  à  tener  conto  di  cole  così  particolari .    Con  tutto  ciò  di  molte  le  più  chiare  fcieglien- 
do  d  ICO  ;  che  trouandoh  l'anno  1 41 6"  la  città  di  Perugia  da  Braccio  di  Montone ,  che  fé 
ne  fé  polcia  Signore  &  da  gli  altri  tuorufciti  affediatajfù  Luca  inficine  co  Gio.Gianfigliaz 
zi  mandato  dalla  Rep.ambafciadore  all'vna  fazione  &  all'altra  per  vedere,  fé  tra  loro  alcu 
no  accordo  potefle  Itabilirfi.  Alla  qual  defiderata  pace  &c  concordia  béche  non  Ci  foffe  per 
gli  inuecchiati  odi  &  lòfpetti  tra  le  fazioni  trouata  la  via ,  furono  nondimeno  gli  amba-  D 
fciadori  così  da  quelli  di  dentro ,  come  da  quelli  di  fuori  grandemente  honorati .  Onde 
auuenne  per  auuentura.che  iui  à  nò  molti  anni  folle  Luca  di  quella  città,  ellèndo  già  mor 
togli  il  padre  ibto  creato  PodelLà.  Nei  2  /.fu  de  Signori  lotto  il  gonfalonerato  di  Abor- 
re Gianni ,  nel  qual  tempo  i  Venetiani  con  le  forze  de  Fiorentini  lor  collegati  ruppero  in 
Pò  Pacino  EulLuhio  Capitano  del  Duca  di  Milano  con  molta  lor  gloria .  Effendo  tale 
Ja  vita  &i.  gli  honori  di  Luca,&  per  quello  parendogli  hauer  quella  parte  nello  flato ,  che 
à  nobile  &c  pregiato  cittadino  s'apparteneua ,  fi  molhò  nimico  fémpre  di  nouità .  Onde 
nelli  (copigli,  che  tra  il  luo  fratello  Rinaldo  &  tra  Cofimo  de  Medici  palparono  così  l'an- 
no 14^3  comeil3;4,  egli  biadmando  l'animo  terribile  di  Rinaldo  s'accòfiòà  Cofimo, 
aiutato  ancora  à  ciò  fare  così  dal  parentado,  che  egli  haueua  co'  Medici,come  perche  in-  £ 
fin  da  giouanc  era  llaro  amico  di  Colimo ,  cflcndofi  inficine  con  efiò  lui  trouato  ftatico 
nella  guerra  di  Pifà.  li  che  fu  lenza  alcun  dubbio  la  grandezza  fua&  de  fuoi  figliiioli,i  qua 
h  vilTcro  poi  fèmpre  nella  medehma  llitna  &c  riputatione  nella  lor  patria .    Ne  farà  forfè 
dannolò  ricordo  à  quelli  di  quella  famiglia  il  ridurli  alla  memoria  ogni  volta,  che  co  Me 
dici  (i  fono  congiunti  elfcr  le  lor  cole  riulcite  felicifiime.doue  all'incontro  fono  fiate  hoi* 
ribili  &c  Ipaucntolc  ogni  fiata  che  con  elfo  loro  fi  fono  polli  à  garrire.  Di  che  &  le  palla- 
te colè,  di  che  habbiam  fatto  mentione,&  quelle  che  Icguiranno  ne  pollòno  far  chiara  te 
flinionianza.  Reilato  dunque  Luca  grande  nella  Città  fu  l'anno  1442.  creato  Gonf.  di 
guillitia ,  nel  qual  magilhato  non  folo  molhò  la  natura  fùa  di  non  amar  nouità;  ma  ha- 
uendo il  Piccinino  ad  inilanza  dei  Duca  di  Milano  col  prender  Città  di  Callello  rotta 

la  pace. 


rD  E  Q  L  I    A  L.  3tl  Z  l/j  41 

ì<  H  la  pace ,  che  hauea  per  alcuni  anni  tenuta  felice  l'Italia'  fece  (èmbianti  di  nptì:ièn  auoe* 
derc  per  dar  tempo;  fc  con  qucfta  finta  pacicnza  le  cofc  a  (ànità  ridar  fi  potcflcro  :  due 
anni  apprcflb  andòambafciadorc  ad  Eugenio, &  infiemc  con  Torator  Vencttaoofitro 
irò prefècte  alla  pace^  che  fùtràii  detto  pontefice  &  Franc^fco  Sforza conphiufa^,  Aa- 
<iò  parimente  ambafciadore  a  Vcnetiani  per  contodellalcga  Tanno  144.7,  pae  fi  fer- 
mò per  alcun  tempo^  &  fu  Tanno  1 45 1  de  dieci«  &  già  molto  vecchio  fu  di  nuòuo 
mandato  ambafciadore  a  quella  Rep:  pure  per  conto  di  lega,  non  fi  ièotendo  Aanco  né 
dalle  continue  fatiche»nèdal  graue  falcio  degli  anni,  pur  che  la  (ji^  perpetua  &  coilan- 
ce  opera  in  beneficio  della  patria  fuife  impiegata .  Peruenuto  finalmente  a  77  anni  del* 
la  fila  età  fi  mori  l'anno  14583^  giorni  d'agofto^5c  fu  (èppcllito  aJato  al  padre  :  nella 

^  cui  iepoltura  fi  IcggonqueAe  parole  4  benché  alcune  ve  ne  manchino. 

LVCE  ALBIZIO  ..:...    FILI!  PIENTISSIMI  OPTIMO 
PATRI  POSVERVNT. 

•^  Lafciò  dietro  aie  di  molti  figliuoli}  i  quali  tutti  potè  vedere  gìào  riufciti,  o  in  procintò 
di  riulcirc  grandi,  &  honorati  cittadini .  Oc  tre  de  quali ,  &  della  lor  fuccefsionc  (  per- 
ciò che  gli  altri  non  hebber  figliuoli)  andremo  di  mano  in  mano  &  per  ordine  lagionan 
do>&  prima  di  Malo. 

Di  Majojì^liuolodi  Luca» 

C 

MAfo  nacque  l'anno  142  8,  &  incomincia  ad  apparir  luce  di  lui  viuente  il  padre  iti 
fin  dell'anno  f  45 1  .che  egli  prende  per  moglie  Albicra  de  Medici  figliuola  del  ca 
ualicr  Orlando,  matrimonio  fAtto  per  opsra  di  Cofimo  de  Medici.il  quale  come  (àuio, 
&  prudente  cittadinoi  non  volea  lafciar  cofa  à dietro  per  mantenerfi  arpico»  &  paren-^ 
fc  vn  giouane  di  tantanobilt3,&c  fpcranza,  fi  come  era  Malo.  Il  qaale  incominciato  ad 
fCflère adoperato  ne  lèruigi  della  Rep.  fu  fatto  l'anno  1455  de  X  di  libertà:  ma  morta- 
»gli  molto  preHo  la  prima  moglie ,  di  cui  hcbbe  però  Luca  (uo  vnico  figliuolo,  menò  la 
•  icconda  figliuola  di  Tommalò  Soderioi  il  caualiere  :  cflendo  il  medefimo  Gofimo.  e  il 
/primo  fuoccro,  con  Luca  Pitti ibti  di  tal  matrimonio  mezzani .  Seguì  poi  la  morte  del 
«.     padre  ncllecui  cflèquie , come  ne  libri  domellici  appare,  Tpefe  egli  congli  altri  fratelli 
^t)  feudi  ottocento .  &  rifcdcndo  in  quel  tempo  Gonf.  di  giulf  itia  la  terza  volta  Luca  Pit- 
ti,  fu  per  l'audacia  di  Girolamo  Machiauelli ,  &  d'alcun  1  altri  defidcrofi  di  cole  nuouc 
data  balia  a  molti  cittadini  per  riordinare  le  coiè  della  Rep:  fra  quali  fu  Mafo  huomo 
ftimato  confidentilsimo  allo  lUto ,  che  allora  reggcua.  le  quali  cofe  aflèttate  che  fu- 
rono,  prima  che  quell'anno  vfciffc  fu  ancor  tratto  Gonfaloniere  di  compagnia  . 
Jndi  di  mano  in  mano  per  tutti  gli  vfici  difuori,&  dentro  pattando,  hcbbc l'an- 
no Seguente  il  camarlingato  generale  di  Pifa.  Fu  l'altro  anno  del  collegio  di  parte 
Guelfa,  &  de  Signori .  l'anno  6i  vici  priore  della  pecunia  ,  &  finalmente  effcndo 
ftato  confèruadorc  di  Icggc^  più  volte  confolodi  mare,  &  altri  magiilrati  efcrcitaticori 
molta  prudenza,  &  modeftia.rifcdè  finalmente  l'anno  1474  Gonf.  digiullitia,  il  cui 
15  magUlrato  fu  quictilsimo.  non  cflendo  in  quel  tempo  cola  alcuna  così  nella  città.comc 
di  fuori  fucceduta.  Hsbbe  poi  nello  fpatio  di  tre  anni  il  capitanato  di  Volterra.fic  la  pò 
,      <lclteriadi  Pifa  città  principale  dello  flato  Fiorécino.  Ma  caduta  per  la  congiura  de  Paz 
W,che  l'anno  1478  lèguì,  la  Rep.  in  molte  &  dure  difficoltà  :  petciochi  diuifafi  quali 
tutta  Italia,  chi  co  Fiorentini,  &  chi  col  pontefice  fi  congiunle  ;  fu  nel  fecondo  anno  di 
quelli  trauagli  creato  Malo  vno  de  X  della  guerra .  Ma  pollo  fine  per  la  prudenza  di  Lo 
icnzo  de  Medici  a  fi  pericolofacontefa,  &  folo  relbndo  di  placar  il  papa  j  fu  dalla  Rep. 
mandata  al  pontefice  vnaambafcieria  di  dodici  cittadini  de  più  chiari.  &  piincipali,chc 
.fiiflcro  in  quel  tempo  nella  citta  di  Firenze .  Tra  quali  fu  Mafo,  che  fu  l'vltima  azione 
dell'anno  1480.  Viffc  poi  vndici  anni,  nel  quale  fpatioditcmpo  fucapitanodi  Pillola. 

fi  &va'altra 


-iti vn^fri^'oÌM C8 jjitanó^i  Voltcrra/&  hauedogli  il  fuo  f ratcUo  Girolamo lafcia0  ca^  K 
?tiico  d^^oriSàfè  Vfì'à'thVélà,  ouer  conuéto  preflb  a  Nipozzano,  in  vfl  luogo  detto  Mal  • 
cteèi^Séi^'cità'ì^in  Girolamo ì^òcreguì  con  fòmma  prontezza  &  canta  «  Ma  tradì     \ 
-rfeljcÉtlJ'I  licà  fòfqoin^o  egli  diede  iriànto  àGiouanna  (uà  figliuola  donna  di  fingolari     1 
-■lìkìki^t:  kqvÀìitìStìiò  l'anno  148^  a  15  di  giugno  a  Lorenzo  Tornabuoni,deI  qtfal     i 
t  jmàsftittiorv'ióf^Lofer^zo  de  Medici  zio  del  g|iòuarie ordinatore,  &  mezzano.  Fur  fatte 
àrie  neir^e  belle'&it^^^ìfi^hc,  così  dall' vna  parte  come  dall'altra,  cfléndo  in  guifa  di  cfir 
-«t^tM^ìterBttìutè'^tthTOl^iouani  £jticialieiiobilii  &  quindici  giouani  vediti  a  liurearquan 
•'  Reietta  fVj^ìunta  a  %tWaMi;|ria  del  Fiore.  Nel  dar  l'anello  lùpa^fente  per  bonorar^a 
?-  ^op^^l  «t!atriit«)tjrò  {{-Gòtite'di  Tendigjià  ambaloiadore  per  li>  Kè  di  Spagna  al  Fon- 
ieficc,con  moltféaóftlimcósifórHìier^tc^edtt^^dini ,  tra  quali  Luigi  Guicciardini,  &fsB 
FranccfcoCalìellani  accompagnarono  la  Tpofa  à caia  il  manto  ,  il  padre  del  qualeha- 
ifòM> Rifilo  iti  palèo  la  pis2za  di  S.  MicHcìe  AlbertcHipet  danzare ,  &  per  felleggiare 
diedegratidìmofpettacoloa!  ^pofe/fi  cbms  fece  poi  aBcor  Mafo.II  quale  richiama, 
fa  la  fanciulla  e  il  genero  a  cab,  &  quiui  data  vna  Fjntuofidima  cena  ,fcce  il  rimanente 
*  dietia  notte  armeggrafe  alùmé  drdò[)pieri,  &  ballare,  hauendo  ancor  egli  pollo  il  t^rrt- 
aó  ifi  palco.  &  fatte  altre  magnitìcci'ze.per  render  la  felliuità  di  quelle  nozze  celebre  èc 
t'^ietàfuordimifura.  M?  è  vero  che  refìretóodel  nfoèoccupato  dal  pianto:  perciochc 
iTìoitalì  quella  giouane  fopra  parto ,  benché  ièppellita  a  grande  honore  à  Santa  Maria 
Nouella ,  lafciò  hoijor«ica  matiòìòrora  memoria  de  {ìicii  coftumi ,  &  delle  Tue  bellezze, 
cesi  al  vecchio  padre,  come  al  giouane  (pofol-clT;  Ungolarmcnte  l'amaua,  V^gg^nfi^ 
r  dtj/e  medpglie  di  lei  Se  de  ritratti  irifino  aclihoggi ,  che  fan  chiaro  argomento  non  elfec 
1  quell'età  a  qiiciU  m  materia  di  belfczza  ibtainferiorei.  Ma  Venato  l'anno  145 1 ,  &  of' 
lendóMalo  già  vecchio  di  naturale  ihfirmita  aiTalifO  fi  parti  dal  numero  de  viuenti^'il 

•  fredicefimo giorno  d'pprile.rrouandòfi  in  quel  tempo  del  magiftrato  de  lei.  H:bbc«^{i 

•  oltre  la  figliuola  fcmmma  di  cui  habbiamo  ragionato iètte  altre  figliuole,  le  quali  tutte 
{cofà  di  raro  e(èrnpio)eon.honorati&  principali  cittadini cógiunlcjAlbiera  a  Gifoidn 

■  do  Giachinotti,  Maria  a  Francelco  della  Tofa,  Fioretta  ad  Antonio  della  Stufa,DianQ- 
ra  a  Piero  RidoIS&iTìtoi  folcii  primo  manto  ad  Anton  Franccfco  Scali,  Bartolommea 
a  Filippo  Nafi,  Lilàbetta  a  Bernardo  de  Ncrli,  e  vn'altra  Albiera  a  Piero  Tornabuoni  qu 
gino  dell'altro  fuo  gercrojde  figliuoli  malchi  hebbc  (ol  Luca,il  filo litratto  e  nella cap-  ry 
pelladeSafletti  in  Santa  Trinità. 

*;  ■  l^iLHcaprcni^oteiiMaJòilCaualiere,  i 

Slmile  alla  fùccclsione  degli  antichi  noAri  padri  è  ftaro  il  ramo  di  Mafo  il  Caualiere 
cflcndo  vifluri  i  fuoi  rucccflonjmalsimamente  i  primogeniti  tutti  lunghiGimo  rem 
pò  j  fi  come  a  quf-ilo  Luca,  il  quale  habbiamo  alle  mani  anuénne^  che  contorme  al  fuo 
•auolo  ancor  egli  à  {ettantafettc  anni  della  fuaetàfi  condufle.  Etquafi  tutti  hebbero  di 
molti  figliuoli,  e  a  tutti  quattro  incominciando  dal  caualiere  Malo,  padre,fig[iuolo,nÌ 
'potè,  &  pronipote  toccò  parimente  la  fuprems dignità  del  Gonfaloncrato della  lor  pa- 
tria .  Nacque  Luca  l'anno  145-5.  a  i6d'aprile,  &  fé  pur  ciò  fei  vago  di  fapere  ad  horc  £ 
ventuna  &  mezza  .  L'anno  74  prcfe  Theredità  materna>eflcndo  gii  in  età  legitnma  di 
ciò  poter  farc,&  iui  a  non  molti  giorni  menò  moglie  Caterina  Saluiati  figliuola  di  Gio 
uanni ,  che  fu  d'Alamanno  ;  fi  come  peruenuto  à  quella  de  trenta  fu  creato  del  nume* 
ro  de  priori,  effendo  ancor  viuo  il  padre  l'anno  1484.  nel  tempo  del  cui  magilkatono 
labili  colè  accaddero  in  Italia ,  perciò  che  tra  i  Vcnetiani  da  vn  lato ,  &  ia  leg.?,  fotto  il 
qual  nome  veniuano  ancor  comprefi  i  Fiorentini,dairaltro  fu  fatta  dopo  vna  lunga, & 
tiauagliolà  guerra  la  pace.  Seguì  la  morte  di  Silio,  &  fu  creato  Innoccntio ,  &  la  Rep: 
al/a  recuperatione  di  Serazzana  tutta  ù  riuoKe.  Fu  poi  creato  la  feconda  volta  de  Signb 
ti  (anno  14^  2,  &  furono  quelli,  i  quali  ordinarono  quella  fòicnnc  ambalceria  ad  Alct. 
w^^  *■.:.'  a  ~  faadro 


D  E  G  L  r     A  L  B  I  Z  I  4t 

^  Gncfro  Sfilo;  O'-'cfc  per  rombinone  d'alcuni  fu  tra  l'altre  cagioni  creduto,  imafi  che  p.> 
ìaì  aduenncro  ad  Italia ,  cilèr  proceduti .  Mutolsi  poco  dopo  lo  ibta  :  &  benché  Luca 
come  natodi  madre,  &  d  auoia  de  Medici,&  per  molti  altri  rifpctti  h mendo  con  jìcI- 
la  cala  gran  congiuntionc,  douefTe  eircrc  al  nuouo  Itato  a  fofpetto  :  fu  n  3n dimeno  l'a  • 
no  I  ^oi  creato Gonfalonicro di giulhtia.  Tornarono  i  Vlcdicia  FirézcI'anJio  i  f  i  2, 
&  clTcndo  nel  icguéje  anno  promoHoal  pótehcato  il  Cardmale  de  Meiici,  chi  g  >  i-r 
Piua  la  Rcp.  Fiorentina,  &  detto  Leone  decimo ,  hauendogli  la  R.ep.  eletto  />u  an  j* 
icciu  di  dodici  cittadini  fo.  (e  i  primi,  che  in  q  13!  tempo  f  jlF^ro  nzìU  città ,  clli.ii  j  \^ 
il  fiatcllo  del  mcdtfimo  papa,  i'arciuelcouo  di  Firenze.  &  altri  citta Jini  di  gra'jJuiin» 
auttorità  :  fu  tracoitoro  ancor  Luca.  Il  qii  ile  riafcì  gruilsiiiDal  pj  it-fice ,  (ì  perche 
13  egli  il  valcua'da  k,6cst  per  trouarll  cognato  di  iacopj  Salaiacijl  qaalc  apprctj  jijpapa, 
&ccmc  cognato,  6f  come  domcilicolùo  era  molto  potente.  Jinq  iciiam^iellnjte  u 
pò,  &  quali  negli  llefsi  giorni  hauendo  la  Rep.  alcuni  di  primiconccdutja  17  citta  Ji- 
ni tutta  quella  autcrita,the  pot-ahauere  il  popolo  di  Fitcrnie  lo'ìem  t  ('I  eh;  or Jiniru-' 
crxnte  fi  dice  dar  la  balia  )  fu  Luca  eletto  tra  qut  gli ,  1  quali  a  4  giorni  d'aprile  dclc'aan;^ 
iDcdedmorcilituirono  iSoderini ,  hiucndociò  uUliiitemcnte cercato  ilpoQte6cc,p:f 
dn  legno  manif  db  della  clemenza,  &  bcnig  iiti  (j  ì    Tre  anni  dopo  fu  creato  G  jnf  u 
lonierc  la  (econda  volta  l'anno  1  fi  >  peri  due  mcuiifcttimjrc,  6^  i'ottaj/c.nel  qj^l 
tempo  la  Kep.  Fiorentina  inlìeme  col  pincetìce  fecero  Logico!  Ke  Ji  Fraicia,  liceo  Ve- 
return.  H.bbe  Luca  degli  a'tnmag'ltrati  dentro,  &  fiori,  eh;  a  quelli  eia:  era.i  le  ij» 
C  ti  Gonfjknicti  (jlolfuan  conceder,  iqu.^ìli  per  bi-euiti  lì  lafciano.   i  celfeadj  vii  it3 
come  li  è  dcttoanni  77 ,  lì  morì  l'aiKio  1 7  jo,  elfendogU  vn'aftra  volta  ve  i  Jto  in  force 
di  veder  la  mi-tatioac  del  g:)uer.io  delia  pitrufja.  De  i  quattro  H^Ir.ioli»che egli  pro- 
creò, trchcbbcroIucce(sione,pcrciochc  Antonio  fu  Canonico.  Il  prima  tu  Vlaloil^  i4-  -^^^'f* 
ii.  nacque  l'anno  14783  jod'ottobre,  di  cui  nacu^ue  Luigi  pocoiamqrtpmolcp  a^i/^.  '^^''"^ 
todebtmdcib  fortuna,  &  padre  dei  quattro  figliuoli,  cneiieiralocrc  lì  veggono.  l!^!- 
tro  fu  Giouanm  auolo  di  Giiclamo  giouane  ricco  ancor  egli ,  ma  di  lì  ;golar  moieilia, 
fit  fra  Maitre  lue  buoncqualita  pento  della  Mulica,  l'vltimo  fu  G  roUmo,  di  cui  tlìlio 
Tuo  vmco  figliuolo  moli  in  vita  del  padre .  Ma  p'rche  quello  Girolamo  fu  molto  ado. 
{.etato,  &  Ville  in  grandifsmogtaUo  &  r;putationc:iagioaeuQlcoiac«  chedi  lailè* 
p  p^iatamciitc  alquanto  il  fauelh . 

CA   Frolmo  co  me  che  in  molte  maggior  cof^  foflè  impiegato,  di  quelle  che  ài  novù 
7  r?nno  raccontate,  f.rà  nondimeno  necelLrio,  che  quelle  Iòle  (ì  narrino.dcllequ» 
Ji  fi  ha  rtotitia,  come  fu  quando  dalGran  Duca  Colimo i u  eletto  Commeflàrio  di  qael- 
Ic  genti,  che  fi  mandarono  a  confi  ìi  di  Siena  lotto  Kidò.fo  -bagli  oni  per  tener  fermo  ^  .,  .^ 
cjucllo  Itatos  ma  conolciuto  dal  Duca  per  hjo.uo  non  lòlodi  (ÌJg^oUifcJe.ma  dimoi  «0/;/,.^. 
to  valorccreatolo  Co  nmcIFario  della  (uà  i?iìl*tia,noa  nio!to  iopo  il  man<iò  a.  Volterra  -^^ih» 
perche  ppprt  fl'andofi  l'armata  del  Turco  co/  fauor  de  Franzefi  a  liti  di  Toscana,  qjclla 
*  .Citta  toflc  delle  cole  ncceflarie  prouucdut  jfdjedf  I»  parimente  ordine ,  (àpeudo  che  li  ii- 
gror  di  Slembino  era  (ùo  parcnte.che  n'andalic  a  quel  Signor  per  vifitarlo,  &pct  vede 
rc,ccrre<(iendoaflaltatodaluichi:  fi  trouaua de  bilògni  opportuni  fornito,  al  quale» 
pciche(prou(rdutiflìmoil)frouò,hauendodapartc  de lluo principe proiellato,  eh;  le 
aitunmalegli  auucmua.d*altn  nonhauca  adoleilì.chc  diltlleflo,  fece  in  modo  che  lo 
irdullca  ntcucreilprcfidiodcl  Duca  ".Trouolsi poi  Cómcirarioa  Campiglia,  per  prò-  !,.  //^.^ 
ttf  der  da  quel  luogo  ciòchc  facclfc  di  bilbgno.per  fortificar  ncll'tlba  Portofjrraio.cncI  •*  '-m  4 } 
^qualccffjo  hsucrdo  l'in  pcrador  Cailoquiotoacconlentitoche  il  Duca  p^gliallcilca-  an^^' 
*rico  di  ditcìidc r  Piombiiio  f  u Giiol^ino dai  luo  signore  mandato  a  p'gliarnc  il  pollcllo  ij  .^..^j 
ji^ual  volle,  che  VI  iin.attflcgcuciii.lGie,  Cotante  prouc  che  il  Duca  haucua  tattc  ^"* 

^1         divjKolamo 


^  DELLAFAMIGLIA 

di  Girolamo,  il  confortarono  douendofi  fotto  il  Marchefc  di  Marjgnano  far  l'impre  ^  ^ 
di  Siena  ;  di  crear  lui  Commcffario  dj  tutta  quella  gucira.  ?1  quale  (<òno  le  parole  del- 
l'Adriano )  (ì  daua  rhonorc  del  pi  imo  minirtro  &  Commeflario,  che  in  Tuo  nome  co- 
mandafle  in  campo,  doue  volle,  the  hauclfc  il  goucrno  delle  colc^opportunc ,  &  che  fi 
e  ab.  7o.  irouafle  a  configli  che  vi  doueano  tenere ,  *  dato  dunque  principio  alla  guerra  andò  co 
^«•'555  i^idolfo  Paglioni  a  batter  l'Aiuola ,  la  quale  ccnduflonc  in  moclo,che  quelli  di  dentro 
f.iui.an.  furono  corretti  rcndcrfi  alla  difcictionc  del  Marchelc*.  Fu  in  molte  cole  vti!c  l'opra 
larlkg  ^^^  Commcflario  nel  proccflo  di  tutta  quella  gucrratma  vtilifiiima  (òpra  tucto  ap!;j^uic , 
quando  inchinando  1  magg  oridclcptnpoa  diicolUri  t(crcitodal  campo  JcnuTiici, 
egli  con  mcltc  ragioni  moHiò ,  che  non  fi  douea  d.slogg^arc  ,ondc  (èguì  poi  la  b,<rra- 
g  lìb.i  I.  g'ia  co  Franzcfi ,  &c  per  conleg  jcntc  la  vittoru  »,  ma  nacque  ancor  da  qucito  nei  liuc-  " 
<ar.^3iì  ^efimo  icmpr,rhc  eilcndo  rASbizopcrlaraamo'taautOfiti,&  libertà  del  dire  diucn- 
lato  ai  Marchile  odialo ,  fu  ncccflano  diuidcrlo  di  lui,  &  per  quello  rimouerlo  per  al- 
hlìb.iz.  jora  da  quella  cura  h,  non  tornando  apre  hrro  del  Ouca  in  tempo  di  tanta  import-^nza 
**"^'457  icgare&conte(édeminiilrJ,non  lalciò  nondimeno  d»  (eruKrcnealtrouCjcfl'cndol'aa 
ro(èguenteftatomat.dztoCom.mt{r»iio  à  riGaibir40,  douc  con  molte  genti  a  c<;ìus'ì'o 
e  a  pie  s'craaui?to  Chiappino  VitcH»,  per  opporli  aifarmatA  Turchelca,  le  haucflè  vo- 
il'-b.i^.  luto  porre  in  terra,  &trpuagt!ar  quelle  matmc  '.  Ando  di  là  Girolamo  a  viljt.u  PicnzJi, 
«dr.499.  &  giudicatola  che  potcflcculenderdda  batragitadim.ìno,  ne  fece  rctAtiorsc  ;^l  luoPiini 
jq"'""'  cipe,'^  ne  pafsò  Quell'anno,  che  fu  l'anno  1  5  S  5»  che  .'g'i  lì  partì  di  qa-ib  vita  •  haut^n- 

do  veramente  al  Duca  fuo  Signore  lafci aio  argomenti  ctrtilsimi  di  Jiiigcatc  oc  v^lo<-a  ^ 
j  .^:  Co  miniltro  ^  Eglihcbbe  per  mogite  ColUn?:*  jc  Koisi  da  P<irm,i,dciia  qaale  non  redo 
515.  progenie,  fflcndofi  Efilio  luo  figliuolo  motto  giouinc  .  Giaciliamolpedit!  dcib  (]ic- 
cclsjone  di  Malo  pronipote  di  ^iafo  il  caualfeic  :  onde  è  da  paflarc  ad  rlntonij  di  elio 
fecondo  Mafo  fratello  i  la  cui  (accelsione  è  ancor  ciia^  o  per  buoni,  o  per  infelici  auc- 
CìOìcnti  notabile. 

'D^jintonio  dt  L  uca ,  J;  Mafo  il Caualiere,  -^  de  fuoi fucceff^.  ri  • 

D'Antonio  it  fino  a  quell'hcra  genero  di  Luca  Pitti  non  ho  altra  memoria  trouata  ; 
fc  nò  cheegli  anco  l'anno  laffi  padrcrc  d'vna  delie  galere  de  Ficiétini  inponéD 
te,  òche  fi  monile  giouane,o  the  pure  hautiìcadaltri  meilitriattelo,  vedefijchv-non 
luca  Co-  molto  della  Kep.lì  rrau.<giiò .  Dì  the  il  contrario  auucnnc  a  Luca  (uo  figliUolo,il  qa*tc 
intuirlo  Ibto  due  volte  de  Signc.i  l'anno  1430  &  ^7,hcc  ancora  paftata  maggiore,  else  la  ih 
to  l'anno  1  yoo,inlieme  co  Gio.batilla  Kidolh  creato  general  Commelfano  nella  gucr 
radi  Pila.  1  quali  andati  infiemcad  incontrar  bcamootc  eletto  capitano  de  Fiorentini 
per  qucirimprela ,  il  quale  ne  vcniuadi  Francia  in  Tolcana ,  l'Albizo  fi  rimale  poi  Iblo 
nel  campo  :  oue  elercuò  con  molta  diligentia,  &  valore  l'vticio  lao .  Ma  non  nlponden 
do  all'ardente  (uo  defiderio  d  f  far  qualch'opera  honorata  in  fcruigio  della  fua  patria  il 
valor  de  loldan^nc  del  capitano  ileflo,  ilqualemoilràioia  difficoltà  dell'iraprcfa  volle 
Jcuarlìdairatrcdio»  iuca  benché  in  vano  gli  fi  oppofe  con  molta  franchezza,  molhan-  E 
degli  di  quanto  bi:limo  farebbe  «i{  lùo  Rc.te  vno  efercito.a  cui  non  hauca  potuto  con- 
traiidrctuaalaLombardia.c  vn  principe  di  rarità  r)putariQne,&  di  tanta  forza,qianco 
era  Lodouico  Duca  di  Milano,hora  Pila  (olo  non  da  alt  ri.  che  da  i  foli  fuoi  cittadini  di- 
fefa,  reggeiFc  :  &  perche  alla  1  uà  Rcp.  non  (\  potellè  appor  mai ,  che  ciò  per  fuo  manca- 
incnro  lolle  proceduto, gli  prcffcnua  all'incontro  viuamcntc  tutte  le  colè  neceflàrie  per 
i'crpugnarioncdi  quellacittà  :  m.anon  che  quelle  parole  facellèco  effctto.anzi  nelle  pra 
tivhe  de»  leuatfi ,  fu  egli  da  gli  Suizzeri,che  cercauanooccalione  di  far  male  »  fatto  pii« 
gionc.nc  prima  iilalciato.che  la  taglia  a  i  500  ducati  iidotta  folle  pagata.  Fu  poi  l'anno 
Jcguenic  a  punto  nel  gonf-lonetato  dcH'altro  Luca  di  Malo,  di  cui  (i  ragionò.mandato 
il ^rclcnic  Luca  inlicrac  con  Fiaccfco  bodcnni  Vclcouo  di  Voltcrfa,chc  fu  poxn  Cas 

'  dioale» 


D  E  G  L  I     A  L  B  I  Z  1  4.7 

A  dina'e,r;mh;5(ciado''calCardina!cd!  Roano  a  Milano  per  far  oper3,chc  fa  Rep-laqua* 
ledciì";smb;rJone,  &  della  potè n?.^  del  Duca  Vaimnaohauea  gran  cagione  di  dubita- 
re, folle  di  nuouo  nella  prorrerKn.edcJ  Kc  di  Francia  rJceuuta,  Dal  qual  carico  noa 
eia  à  fatica  tornato,  che  »  Fiotct.Doj  «i  mandarono  con  Pietro  Sodermi  a  nceucrc  fiittz 
«o,  &'  1'^)  ir  re  terre,  che  cilcndolj  m  ì^'kììo  tempo  perdiate  furono  per  opera  iz  f  ranzelì 
alia  Rf  p,  reliituitc  :  ma  ciò  con  moiro  diucrfa  fortuna  ,  pcrcicchc  douc  il  Sodsrino  da 
omf'o  vfìcjo  dtiiberatoù  fu  ccj  nucua  l^i'gtr.  s  perpetuo  Gofifaloniere  della  Tua  patrti 
p  ciDcflo  ;  Luca  da  mortale  lofc-rmìi  '■  Jbin 0  pose  moitu  pieilo  tcrniinr  3<:  alla  vira  àc 
airmcomirciato  cerio  delle  (uc  i;tua;  lu  Jioper;>riC'H  ;  ncile  quali  (egli  folle  Ihto  pcr- 
H/djo  di  andar  fcguitàn^ ,  non  è  dubbio  alcuno^chc  vnode  ii)agj>ion  orna':Ticntidcl' 

B  la iua chiara  famiglia  farebbe  rìudJto,  L'ktol  ucadiGoiUnii  P^ndaltìiii  (ja donni 
duchg'iuoh  mafchi  Anton  Fia  :■  Ico,  fi:  Giroi-^n^o,  ma  però  chr  di  coli  li  niana  notitu 
iiJ>bU£DOi  oche  il  monile  giouanc  o  p^-r  alnoragtoncraisu  di  Afitcafranceico, 

Di  c^ntofì  Francejro . 

LA  ricchezza,  h  nobiltà  della  ftmig'i^,  e  i  facti  chiari  de  funi  maggiori  diedero  piij 
anur.o  zd  Antcn  Fiarxclco,  cbc  ptr  aun-tura  non  iarcbbebiiogoato  1  npero-hu 
èbciic  ccicarodi  ellcrc  celebre ,  &  ramolo  nti  mondo  ;  ma  in  qual  modo  co  ■  1  habbìi  a 
f^ie  ncn  à  tutu  è  cognitoóc  coooiciuto  sì  far  per  m  :>'tc  csgioai  difiiciie.ellcnJo  per  lo 

g^  fiU  Ì3  \ììv\  r'poitintllccoie  maIag;cuoli  a  cokgu:re.onde  fu  partito  degno  della  pru- 
t:.iti2<dc  Greci  cercsr  di  ipegntrc  la  rncnjofu  di  colui,  che  haucamcilo  fuoco  altera- 
li a  i»e  biliisimo  di  Diana  10  t  ft  iò  ,  iapcndo  che  niuna  altra  ccfa ,  che  deiìderio  di  gio- 
ii.» ,&  di  jn-mcsfalitàhaueafpir  to  quello  icelcrato  ad  abbi  uciar'o.  Da  quello  deflderio 
c^ììiv^ucdi  fama  commcllo  Anton  l  rarccico  nel  fiore  delia  lua  giouanezza  Ci  molle  a 
far  vna  imprcCa  non  so  fé  piùf^mcfa.chc  iniqua, haucndoccrcato  Se  melfo  in  tfFsctodi 
cacciar  dal  goueino  della  Rep.  Piero  Sodcrfni  :  /aqual  cola  dal  Guicciardino  inqueilo 
ir.odo  vien  narrata  •  P?gol  Vettrrucd  Antoi.  Fr-rci  lo  degli  Aibszi  giouani  nobili,  le 
dmci'y,  &  cupididi  cole  nucue,  i  quali  giàmoiri  meli  li  erano  occultamente  congiurati 
ce  a  alcuni  altri  in  fauorde  Medici ,  &  |ìcrcor/ucnire  con  lorodtl  modo  di  rimettergli , 
erano  ibci  iègretaraente  a  parlamento  in  Vna  Villa  del  territorio  Fioiciitino,  vicina  al 

Dt'iftioiiodebanciì  con  Giulio  de  Medici,  lirdòlucienodifar  ifperienzadi  cauar  per 
forza  ii  Gonfaloniere  del  palazzo  pubhco ,  &  comuiìicato  il  conl-gho  lóro  con  Barco* 
Jcnimeo  Valori  giouane  di  limili  coriCJitioni,&  implicato  per  lo  troppo  fpcndere,comc 
era  anco  Pagolo  m  molti  debiti>  la  mattina  del  i<:coado  01  dalla  perJicà  di  Frato>che  fa 
Tvlt-mo  d'?goilo,entrati  co  pot  hi  compagni  in  palazzo,doue  per  lo  Gonblonierc.che 
t'era  rimefload  arbitrio  dei  calo  &:  delia  tor  mna.nc  t  ra  prouifione,  ne  reblbnza  alcuna 
&  andati  alla  cammera  fua  lo  min3cci;ironodi  toig'i  la  vita  :  fé  non  lì  pattina  del  palaz 
£o  dandogli  in  tal  calò  la  fede  di  faluatlo^alla  qual  .ola  cede  io  egli,  Se  else  Jo  a  quelb  tu- 
ETulroiòilenaia  la  città.lcopiédóli  già  molti  contrarli  a  lui.Òc  niuno  in  fuo  fauore,  fatti 
pti  cidire  lo/occgregate  lubiro  1  m^-girtratiiChc  fecondo  le  leggi  haueanoiòprai  goti 

I    t?.lout  ri  ;>inpli{sime  autorità,  dimandarono  che  lo  priua^ino  icgitcimamétedel  magi 
Ah&to,  minacciando  che  altrimenti  io  priuerebbono  della  viti  •  per  lo  qual  timore  ha 
uendolo  contro  alla  propria  volontà  priuatojo  menarono  m,  5c  quel  che  (eguc,  Fudan  ^^^.^  ^^ 
<jue  potcnte^comc  li  dee  credere  Anton  Francelco  in  quello  ihto.anzi  egli  fa  qaclli,co.  an.i^n 
iiic  dite  il  Nardi ,  e  he  Icuato  da  Prato  Giuliano  de  Medici,&  portato  in  groppa  il  con-  '^•^'^,;-3- 
dulie  a  Icaualcarc,non  nel  palazzo  de  Mcdici.ma  nella  lìia  propria  caia  '\  tt  Giouanni  c'ar'.'li^i 
Ombi  narra.che  egli  hebbe  tanto  fauore,  che  non  hauendo  più  che  vcntiquatcro  ann| 
fu  eletto  con  cinque  altri  cittadini.con  piena  autoritàdiailoluere  banditi,  flc  condenna-  „  ^  ^.^^ 
ti  per  qualunque  cagione  in  quel  modo  che  patelsc  &  piac^lse  loro ,  e  oltre  à  ciò  tatto  teynbre 
i  bile  iciiza  dar  r;oia  l'tta,  a  ctik^uir  tutti  gh  alia  \fhci° .  Contutiocio,  ò  pei  che  gli  '  5  '  » 

par."  .se 


4^  DELLAFAMIGLIA 

parcflc  di  mertar  troppo  »  o  pur  perche  a  Lorenzo  Duci  d*  Vrbino  ogni  meJiocre  gì    A 
dczza  clic  dA  lai  noadipendclVc  lacrcfcicirc^vcdendoli  egli  in  qualche  pencolo. ottcT- 
rcdal  potìttfice  Leone  ilgoacmo  della citf adi  Narni ,  per  intratreneiliui  quel  rcmpo 
p.Ub.6.  correli  Nardi  dice,(ìcuraiT  ère  fuor  di  calar.  Morto  Lorenzo,  &  dopo  molte  co/c  fuc- 
car.  166  ccdurr,mardati  via  AicITandrcc  ippcluodc  Medici  della  cirra.tu  l' Ajbizo  cleWo  Corri 
tneflario  a  iihaucr  \à  cittadella  di  Fila  dal  capitano  Poccionc  di  Firto  a  Jccondo  le  con- 
ucnncni  prelè  co  Mcdici.la  qual  cela  come  che  andalTe  in  lunga,  difpofc  egli  nò  lime. 
a. Uh.?..  noGalcotrodi  Bargaà  renderla  rocca  di  Li  uomo, 'ima  l'inquieto  &:  feroce  animo  Tao 
(ar.ì^ó  ron  porca  pofare.onderiallunra  perrvkiradc  Medici  la  Iibtrrà.nó  è  facile  àdjarimerc 
cóquanta  furia  &  teirrbilit^  procuralie  egioche  Francclco  intoni  j  Nari, come  caro  a 
Medici  hnilfe  i'  vtììc'o  del  gonfalonerato  nei  qailc  lì  rirroaaua.  Ed  hircbbcgli  leggicr-  B 
ircntc quel  giuoco  fatto,che  già  tcceal  Sodeiino.fcdairautonrà  &córiglio,de  miglio- 
.     .  Ii,&  più  roanìùcti  ciiradini,non  fulle  ihro  r^ffienaco  ^ .   Quclia  fcrucnte  inchnatione 
i'altra     lua  a  quello  ibto,  chcallorgoucrnauaf-u  cagione,  che  folle  mandato  commcH.ino  in 
/««/a      Aie2zc,tn  ttn  poche  già  le  gei. ri  di  Clemente  collegarc  con  l'impcradorc erano  intor- 
no Firci-ze^ma  temendo  che  il  piiicipediOrarge(comed;ce  iIGuicciardin  )haucndo 
prcfb  Cortona, biciato  indù  tio  Aitz^zo.and^  Ile  alla  volta  di  Firenze ,  &  che  pcrucnci 
do  a  quelle  genti,  che  erano  (:coin  /^  re  zzo.  la  città,  mancandogli  la  {lù  pronta  difcfa 
the  haucHc  ipauentata  non  li  accordaile,  pejo  lenza  confciilo  publico,lc  ben  forfè  con 
tacita  inttntonc  del  Gonfaloniere  fi  patti  d'Arezzo  con  tutte  le  gsnti:b(ciati  fjlamcn- 
tcdugento  fanti  nelle»  fortezia.ma  giunto  a  Figline  per  con(ìg!io  di  M.-ihrciU,  chcera  Q 
qaiui,capprouaua  ilnduirelc  forze  a.ladit  fi  Ji  Firenze,  n.niniòmille  fa  iti  in  Arcz- 
-..,       2o,perche  non  relhlFc  abbandonato  del  tato'  &c  Fatto  in  queilD  moio  da  a.nicodc;! 
an.i'yZQ  principato  amico  della  K.cp:perreJcrò  nq  iella  opuìionc  infiao  al  principato  del  Grin 
tar.  188  IJuca  Colinjo,,  nel  principio  del  quale  congiuntoli  eoa  Baccio  Valori,  con  Piero  Srroz 
ZI.  con  f  rarlccfcodc  Pazzi. con  CjirobmoSalai.iri.Si:  con  altri  Giouani  nobili,  hcbbeia 
.t.^ària  pfrficto d'ir  fgntriifi  del  Borgoa  S. Sepolcro ^  lì  qual  penhcro  ancorché  :gli  vcnifii 
"  ^''^'  fallito  ronrtliò  di  venir  con  giialtriarn;aro3nannidel  nuouollarc.maiiufcitolinoa 
che  varic,rra  miféro  &  infelice  ancor  qudli'altrodilègno,  &  perciò  fatto  ilprim:)di  J» 
agc-lto  prigione  nella  rotta  di  Mofitcmui  lo,  in  quel  mcdclimo  gì  arno  giunto  in  Firen .  q 
ic,  fu  come  ribelle  mtllo  nelle  carceri  pablichc,  douelhcoalcuui  giorni, &co'.ifs;irico 
t  le  colpe  i'ue,  la  mattina  de  20  d'.?gr.itoinnànzl'giorno  fu  ntllaco  tedslbarg.'llodcca- 

'  f  pitato.tenendoli  in  t-^nta  miseria  compagnia  barrolommco  Valori, Aiertindro  Konli- 

f)clli,&  due  Filippi  Valori  l'vn  hgliuolo  ìk  l'airi  o  parente  di  baitolómio  alla  pena  mc- 
m  Juì.c.  dcfjmaccndcnuati".  Fucolanot.--b{|?chcatcoitc(i  Anton  Franccfco  dcli'ciror  fatto 
40.  rei  1  i  d'hauer  cacciato  dal  gcuerno  della  Kcp:quel  buono  innocente  vecchio  di  Pier 
Sederini ,  &  pc r  confèguente  guaito  quello  ifato.che  ailor  reggeua,il  quale  pollo  a  p:;e 
lo  è  gli  altri  gouerni  p<  Ifati.era  lUtoltimaro  più  rollo  il  migliore  eh  '  il  pcgg'ore  deliba 
rairjcr,te(cltcfloaccu{jndo,non  alno  fu  (cntitodire  in  quel  tempo  che  corfe  dalla  prc 
(alila  alla  mortCjle  non  che  giuli-^mente  per  lo  fallo  del  1  2  fiera  a  quella  mifcna  con-  fi 
dotto.  Fu  d'Anton  Francclco  moglie  Maddalena  Kidolfì,laqjaleli  g^oeròi  figliuoli 
polli  ncll'albero.de  q.iali  Gio.'batiita  d'ifabclla  altou'ti  procreò  G;ulio,G:;fire,  Ferran 
le. ed  Anton  Francr Ito .  F^or  è  da  due  di  Fraijcefco  frarcHo  a.icor  egli  del  fecondo  Ma  - 
Co ,  della  cui  fucctliione  fpcditici  non  liman  d.  far  altra  mcntione  de  figliuoli  di  Luca  di 
K  afoilcaualiere,  imperoche  gli  altri  fi atclli  di  cUji^coiido  Malo.,  come  che  fuiler  ciu 
quc  non  lar^iarono  dopo  loro  poilcncà  • 

Z>/'  Francefco  di  Luca  dt  Mafo  il  Cauahere  (^  defuotfucce^ori , 


DEGLI    ALE IZ l 


4f 


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48 


DELLA    FAMIGLIA 


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AL 


■  45 

AAL      MOLTO     REVERENDO 

M.    VINCENZIO   CANCELLIERI 

PIO  VANO   D  I    VIGLI  ANO 

Al  Montale. 


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S£35 

ON'  è  altro  il  rìnouare  inomi de^Ii auoli  ne  ntp'iti  Reuerendo  M.  Vìncen:i:Joj  che  Irn  proccu 
rare  di  tentr  'ima  U  memoria  dt  cjKel primo :,da  cui  l'honorem  <^  la  riputandone ,  CJ?"  in  ^rat» 
parte  la  chiarci^a.f^  nobiltà  della  famiglia  ci  fu  lafciata  .  Onde  auuiene^che  nella  citta  dt 
Firen^tper  non  aUontanarci  dalle  coje  "itane, molte  fami  glie  à  nomigli  fieno  riconofciute. 
Ranella  yedra  Jpetialmente  quel  di  Eicci ardo  peri  due  primi  antichi  "Voflri  Ricciardi  Ca 
uà  li  eri  amendue  di  molto  "Calore  è  flato  in^uifafempre  dt  mano  in  mano  dall  "Mno  aW  altro  dt 
pendente  rinouellato ,che  0"  il  "ioflro  auolo,^  Im  de  "ioflri  fratelli, &  "V»  de  "iodri  nipoti  tutti  e  trepar'tmen 
te  Ricciardi  fi  Jbn  nominati.  Hor  fenon  per  altro  fne^che  per  rifar  lamemor'ia  ii  que  noflri  antichi  è  così fat 
ta  '\fan:i;*  approuataper  dimodrarci grati  in  fi  piccola  cofxtchentefiè  il  nome,  quanto  maggior  lode  meriterà 
no  coloro  J  quali  non  che  queflt  ignudi, s:^;*  femplici  nomi ,  ma  i  fatti ,  ^  l  opere  "iirtHofe  it  così  fatti  hnomint 
rammemorando  fi  fino  ingegnati  di  deflare  negli  animi  defuccejjori  "V»  defider'to  ardente  dimitarlida  guai  lo 
de  feni^  alcun  fallo  par  che  ingran  parte  fi  conuenga  à  M .  Iacopo  yoflro f rateilo  til  quale  d'ogn  altra  cura  fpo 
rliatofi conognifitafitprema  dtligen';^,^  con  ijpeft  nonpiccolnfièper  lungo fiìa'xjo  di  tempo  affaticati  in  un 
■rj  darquefìe  memorieraccogliendo  per  poterne  efferda  me  teffuta  lapiccoU  hiflorietta,che  "yifimanda.perctoch» 
fi  come  ne  Regni ,  c^  nelle  Republiche,  ^  in  qualunque  ciuil  ragiman:3^,oue  per  la  lunghe:!^  del  tempo  3  ^ 
per  U  negligenT^  de  fucctffori ,  effendo  te  antiche  leggi  trafandatej  fpejfo  necejjario  ricorrere  à  quegli  anti- 
chi ordini  f  c^  come  ìfolgarmentefi dice,riajfumer  lo  flato ,  perche  del  tutto  non  ~yadan  le  co/è  à  rouma  j  cosi 
stelle  famiglie ,  oueper  diuerfi  accidenti  fi  come  nelle  piante  ,  cÌT*  »^^*  al(>eri  auuicne, molti  rami  quafi  iniiec-- 
chiati  nulla  di  buono  producono  ,  è  neceffarij  con  gli  effempi  ,  cÌP*  con  gli  {limoli  de  maggior*  quafi  rintr 
prouerando  à  figliuoli  la  tralignata  yirtù,richiamarii  all'antico  yahre .  Ma  l  ben  anco  necefft 
rio  auttertimento  (  mi  fermro  dt  grandi  efempi  )  fi  come  Ottone  diffe  à  Cocceiano  fio  ntpO'^ 
(e  ne  affatto  dimenticarfi,ne  ricordarfi  fouerchiamente  de  fuoi  paffati.percioche  non 
le  brighe  ciuili.  ne  il  /àngue  ffar/ó ,  ne  t incendio  de  pala:!^  j  f^  delle  "iille 
debbon  altrui  tornar  à  mente  de  loro  maggiori :ma  ben  l'induflria,  il  ya 
lor  militare, la  fede  yer/ò  i  lor  Principi,  cb*  Signori  di  quegli  an 
Q  fichi  debbon  fempre  girarfi  per  la  memoria  di  coloro ,  » 

auali  da  quefla  famiglia  dipenderanno  ,  ^/  qual 

fine  io  ho  "doluto  indrin^rui  cotali  notizie 

Sperando  che  lioi  come  huomo  di  chit 

;^  f/trihabbiate  à  confortar  arden 

temente  i'ioflri  nipoti  i 

it  che  la  Diuins 

Maefìi 

tonceddfelicement» 

dipoterfttr 

re» 

%  Diìioren^*x.di  lehraiodettittm 

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DELLA  FAMIGLIA  CANCELLIERA: 


I  PISTOIA  città  nobile  di  Tofcana  &  della  fuaortginc,&  delU 
dcriuarione  del  fìio  nome  moire  cofè  raccoKè  indemc  breuementc 
Fra  Leandro  Alberti  nella  fùa  Italia.  A  noi  balli  tflk  di  lei  fatta 
mcntionedaSaiulboilluike  fcrittore  delle  coiè  Romane  innanzi 
che  Augullo  fulle  promofTo  all'imperio .  Fu  poi  ne  {cxolx  à  noi  più 
vicini  illuihara  per  le  lue  difcordie;  tra  le  quali  r;onmeno  chiara 

che  pellifera  alla  Tua  patria  fu  quella  de  Bianchi,&  de  Neri,la  quale 

/fcita  dalla  famiglia  de  Cancellieri.non  che  Pilloia  oc  ilfìio  contado,  ma  quafi  tutta  To- 
(cana  pofè  in  ifccmpiglio,  &  in  molte  parti  d'Italia  fi  dilatò ,  ne  in  luogo  alcuno  s'abbar-  B 
bicò,  che  n  guilà  di  vecchia cllcra,  non  hauefle  tratto  con  icco  le  louinc  delle  bmiglie ,  de 
delie  città  intere .  Onde  pare  che  di  quella  arbore  fi  pollan  dire  que  verfi  di  Dante . 
'Non  fr ondi  verdi,  ma  di  color  fcfco 
'Non  rami  fihtettt ,  ma  nodo  fi  e  incuìn 
'Non  pomi  v'eran,  ma  pecchi  con  tofio  . 
Perche  io  auuifb  non  douer  far  cofa  ingrata  ne  à  gliillefsi  Cancellieri,  ne  à  qualunque  al- 
tro quelle  cofe  leggerà ,  le  con  l'elcmpio  ò  delle  proprie ,  ò  dell'altrui  (ciagurc  ii  faranno 
accorri,  quanto  le  piccole  cafè  per  l'vnione ,  per  la  pace,  per  la  indulkia,&:  valore  de  loro 
huomini  rormontino,&:  quanto  le  crefciute  e  innalzate  per  le  mortali  gaie,e  inimicitie  di 
quelli  mircramentes'abbaflino,^  vengan  meno.  Sonomi  dunque  pollo  àicriuercdi  ^ 
quella  famiglia ,  della  cui  origine ,  conie  delle  cole  antiche  auuiene ,  diueile  Icno  le  opi- 
nioni .  Nella  genealogia  della  cafà  (critta  latinamente  apparilcc;  che  Cancellieri  f  ofiè  ve 
nuro  di  Damiatad'Egitto  ellendo  molto  ben  ricco,  &  in  Pilloia  hauer  procreato  i  tre  fi- 
gliuoli, che  nell'albero  fi  veggono .  La  qual  genealogia  mollra  eflcre  llara  fatta  d'intor- 
no l'anno  142  8  già  lòno  cento  cinquanta  anni .  Francelco  Cancellieri  Piouano  di  Vi- 
gliano,il  quale  l'anno  I4<5'5?  ^^Qt  diilendcre  di  nuouo  la  detta  genealogia  allegando  le  co 
{è,che  egli  ci  aggiugnc  ,  cauarlc  dalconuentodi  Santo  Agollino  pollo  nella  città  di  Pari- 
gi,vuole  che  Càcellieri  nafca  6c  fia  così  detto  da  vn  cittadin  Pilfolelè  detto  Piero  del  Por 
cone;  il  quale  andato  à  Parigi, &:  venuto  perla  lùa  molta  dottrina,  &:  valore  in  conoltvn- 
za  di  quella  corona,fo(re  llato  creato  gran  Cancelliere  di  quel  regno. nel  quale  vHcio  f  of-  ^ 
{è  poi  il  fùo  figliuolo  fucceduto  l'anno  1 1 7 1 ,  &  hauuto  calleila ,  &  fignoria  in  quel  rea- 
me,n-)a  che  venuto  in  contefà  con  alcuni  (ignori  dei  paciè  per  conto  de  i  confini,lene  foli 
fé  finalmente  per  liberarfi  da  quelle  brighe  ritornato  à  Pillola .  Giouanni  Villani:  il  quale 
incominciò  à  fcriuere  la  fua  cronaca  l'anno  1300,  mollra  ^  che  A  detto  Cancellieri  folle 
llato  mercatante  ricchifiìmo .  Dalle  quali  opinioni  benché  diuerfè  appare,  ò  giudice ,  ò 
mercatante  fi  folle  flato  il  già  detto  Cancellieri,òdi  Damiata  primieramente  vfcito,ò  di 
Pilloia,&  in  Francia  alleuato,tutti  parimente  accordarfijcheegli  fia  llato  l'autore  de  Can 
cellieri;  fi  come  tutti  parimente  nelle  colè  che  vengono  apprcllbconfèntifcono,  come 
a  Tuo  luogo  il  dirà .  Cancellieri  dunque  di  due  mogli  che  hebbe,il  che  A  Villani  ancor  at 
feima.hebbe  i  tre  figliuoli, i  quali  fono  nell'albero .  Rinieri  nato  della  prima  moglie  dcr-  E 
ta  Bianca ,  &:  Amadore ,  &  Sinibaldo  della  {cconda,il  cui  nome  fu  Nera  tutti  e  tre  Caua- 
lieri. Quello  Amadore  dicono  hauer  l'anno  1221  comprato  le  forti  torri,&  palagi  di  Da 
miata  in  Piiloia;  il  che  par  che  dal  medefimo  Villani  venga  ancor  confermato.'  Interueti 
ne  l'anno  mCj  infieme  con  Frangilaila  Golii  Caualicre  altresì  in  vnconfigliopubhco 
della città.oue  fuconchiufo ,  che  {\  prcndeflèro  l'armi  in  difcfa  à^\  Re  Carlo  conrra  Cur- 
radino,il  qual  tempo  viene  ottimamente  dimofirato  dal  Villani  "■ ,  quado  abbaflara  la  par 
te  Ghibellina  in  Tofcana  per  la  vittoria  di  quello  Re  contra  Manfredi,dice  quali  tutte  le 
Città  di  Tofcana  efler  tornate  à  parte  Guelfa  fuor  che  le  città  di  Siena,&:  ài\  Pila  .  Licanzi 
à  quello  tempo  narra  il  Biondo  nel  diciafl'ettefimo  libro  delle  fìie  illoric ,  il  quale  vien  le- 
guitato  dal  Platina  nella  vita  di  Gregorio  IX. come  clièndo  intorno  l'anno  1240  fulci' 

tare 


DELLA  FAMIGLIA  CANCELLIERA. 


55 


A  tate  in  ItAlia  le  fattioni  GueIEi,&  Ghibellina,  primi  di  tutti  i  Cancellieri  cacciarono  di  Pi- 
i^oia  i  Panciatichi .  La  qual  cola  perche  non  moiba  il  Biondo  onde  lì  tragga,  &c  per  altri 
rifpetti  riceuc  in  ie  alcuna  djfficoIrà.Fecondiiììma  tu  la  iucccliionc  di  (juelti  tre  tìarelli,ha 
uédo  il  primo  X I.  il  fècódo  1  x.il  terzo  I  V.tìgliuoli  generati  tutti  caualieri  fuor  che  Neri  & 
Cantino  fìgliuoh  di  Sinibaldo.  Noi  diremo  di  loro  alcune  poche  notitie ,  fin  che  ci  con- 
duciamo nel  tempo  della  lor  diuilìone .  Cialdo  ligliuol  di  Kinieri  oltre  la  genealogia  la- 
tina,che dice  eflere  ikto  Podeitàdi  Pilloia Panno  1 2  56',niagiltrato  in  cjuel  tempo  di  Ibm 
ma  autorità  in  tutta  Italia,  apparifce  di  lui  anchor  memoria  nel  libro  de  Cenlì,  fecondo  le 
fedi  ihteci  mandate  da  Piiloia  ;  &  pare  che  così  (ìa  llaro  anchor  Podellà  l'anno  i  2  6'7,nel 
quale  in  vn  conhglio  generale  in  nome  della  città,  &  fuo  con  altri  conlìglieri  giura  fedel- 

g  ta  al  Re  Carlo  primo  contra  Curradino,(i  come  Dcgo  lìio  fratello,che  di  Berracca  ragio- 
nerem  poi,  apparifce  nella  Chiefa  della  prepolìteria  di  San  Miniato  al  Tedelco  in  vn  per- 
gamo pollo  (opra  quattro  colonne,  egli  elfere  llato  l'anno  i  2  74  Podellà  di  efla  terra  per 
lodetto  Re  Carlo,  le  cui  parole  fon  quelle.  FACTVM  EST  HOC  OPVS 
TEMPORE  POTESTERIAE  NOB.  VIRI  DOMINI  DECI  DE 
CANCELLERIIS  DE  PISTORIO  DEI  AC  REGIA  GRATIA 
POTESTATIS  COMMVNIS  SANCTI  MINIATI,  &c.  Lamogliedique 
fio  Cialdo  detta  lacopa  li  dice  ellere  ilata  la  prima  fuora  ammantellata  dell'ordine  de  Ser 
ui  l'anno  i  2  79 .  il  quale  ordine  incominciato  da  lette  compagni  in  Monte  A(ìnaio  l'anno 
125^,  dicono  eflere  llato  riceuuto  in  Pillola  l'anno  45 ,  hauendo  Marlilio  Cancellieri  Ca 
nonico  Pillolelèjil  quale  nell'albero  non  è  pollo,conceduto  la  Chiefà  di  Santa  Maria  del- 

^  la  Nouelletta,  onde  egli  era  rettore,polla  fuor  della  porta  de  Cancellieri  ad  vn  luogo  chia 
maro  al  poggio  con  alcuni  terreni  inrorno,à  Frati  di  elio  ordine.  Rolandino,il  quale  Icrif 
fé  deli'vHcio  del  notaio,&:  delle  cautele,che  à  quell'arte  appartengono,  autore  molto  anti- 
co tra  le  forme  :  le  quali  egli  mette  de  compromelìì ,  ne  pon  vna  ;  per  la  quale  apparilce 
grandi  brighe,  odi,  nimicizie,  ferite,  &:  vccilioni  ellère  Hate  tra  la  famiglia  de  Cancellieri, 
&  queilade  Lazzari;  &c  finalmente  per  rappacificarli, &  accordarli  infìeme  hauer  coai  pro- 
mellb,  &  fatti  arbitri  delle  ior  diiierenzc  Iacopo  Parilìorenlè  Velcouo;  (  non  so  fé  per  aa- 
uentura  il  tello  foflè  /corretto,  &c  voleffe  dir  Piilolefe  )  in  Maginardo  Conte  di  Panigo,  6c 
in  Matteo  de  GalluzziCaualier  Bolognefe:  De  quali  non  molto  dopo  fi  vedeii  lodo  cir- 
ca tali  lor  differenze  nel  detto  libro  regillrato  :  per  lo  quale  difpongono ,  che  per  ibbilire 

L'  tra  le  dette  pam  buona  pace,amicizia,&:  accordo  fi  debbano  tare  tali  parentadi.  Cioè;  che 
àGiouanni  di  Gualfredi  :  il  qual  Giouanni  è  nel  quinto  grado  del  nollro  albero ,  fia  data 
per  moglie  Capona  figliuola  di  Lazzaro  de  Lazzari ,  &:  che  Bacca  fòrella  di  Giouanni  deb  - 
ha  tor  per  manto  Matteo  figliuol  di  Lamberto  de  Lazzari .  Cialdino  pariirxnte^che  Cial 
do  debbe  cflère,  fiatel  di  Gualhedi  pigli  per  moglie  Berta  figliuola  di  Lazzaro  nouello  ;  &c 
vn'altra  figliuola  del  detto  Lazzaro  chiamata  Gifòla  tolga  per  marito  Brutio  figliuolo  di 
Schiatta  .  Quello  nome  non  è  nel  nollro  albero ,  fé  non  folle  Vbcrto  ;  però  clie  è  dopo 
nominato  il  medefimo  nome  diuerlamente ,  &  detto  ancor  Brutto .  Vogliono  anchora 
che  Filippa  figliuola  di  Rinaldo  Cancellieri  fi  mariti  à  Contentio  figliuolo  diOttauiano 
de  Lazzari  ;  &  che  Alienata  figliuola ,  &  herede  già  di  Manente ,  di  Guielmo  figliuolo  di 

E  Lazzaro  nouello  fia  moglie.  Le  quali  colè  per  quanto  congetturiamo,non  v'ellèndo  poflo 
l'anno, innanzi  alla  diuihon  de  Cancellieri  mollrano  eflère  fiate  fatte  .  Et  è  cofà  notabile 
il  dire  di  far  quello  accordo  non  fòlo  ad  honorcm,&:  laudem  perpetuam  &:  ad  bonum ,  &: 
pacificum  llatum  ciuitatis  pia;diclq,  nec  non  totius  prouincia:,  ma  ad  exaltationcm  patris 
Sanól;^  Matris  Ecclefix ,  &  fuorum  omnium  amicorum .  CUieflo  è  certiflimo  nell'anno 
I  ;  00,  elTer  quella  famiglia  per  le  ricchezze,  per  lo  numero  degli  huomini,&  per  la  lor  pò 
tenza  fi  grande  crelciuta  in  Pilloia ,  che  già  à  tutte  l'altre  quali  donna  fopraltaua .  lì  che 
non  folo  il  VillcUii  racconta,  '^ ,  dicendo  in  cfLi  cfleif  1  in  quel  tempo  trouati  più  di  cento 
huomini  d'arme  ricchi,  &  poflènti  di  grande  aflare,  fi  che  non  folamente  di  Puloia.ma  era 
ancora  de  più  poflènti  Icgnaggi  di  Tolcana,  ma  anco  nel  luo  principio ,  dalla  cronaca  Pi- 
!  F     j  llolelc 


cidUf  p» 

itìlx     di 

PiUoi* . 


itlU  il  s, 
MinidLt* . 


Cdae/4U0» 


GtoUànnt 

cialdin»  . 


à. 1,1.8.  t. 
il' 


54 


DELLA     FAMIGLIA 


Cdrlino , 
JDcre. 


Vatirtgu 
dici. 


CuglitU 
me. 


Simone. 


Vani  det- 
to I- oc  AC- 
CA. 

e.  càto  ì^  X 
drU  infer- 
no. 


f  cXtt  24. 

dfH'infer- 


B 


llolefè  poco  dianzi  v{cira  in  luce ,  vien  confermato .    La  qual  molira  >  che  hauea  quefla 
khiarca  diciotro  caualien  à  ipron  d'oro,{oggiungendo  cjucik  medclìmc  paiole.  Et  erano 
(1  grandi,  6c  di  tanta  potenza,  che  tutti  gli  altri  grandi  iopraltauano,  &c  batreuano ,  &  per 
loro  grandigia ,  &  ricchezza  montarono  in  tanta  lùperbia ,  che  non  era  nelUino  lì  grande 
ne  in  città,ne  in  contado,che  non  teneflbno  al  di  lòtto.  Molto  villaneggiauano  ogni  per 
fona,  de  molte  fozze,  &  rigide  colè  faceuano,  &  molti  ne  £iceuano  vccidcrc,  &  fedire ,  Sc 
per  tema  di  loro  nefluno  ardia  à  lamentarli .  Trouandofi  dunque  la  già  detta  cala  in  tan- 
ta potenza  f.iIita,&hauendoinipoti  di  Cancellieri  dai  tre  figliuoli  di  lui  nati  generati 
molti  altri  figliuoli,  auuenne,che  per  lieue  cagione  fi  come  tragiouani  accade,  vn  rigliuo- 
Jo  di  Gualfrcd)  detto  Carlino,  il  quale  era  de  Bianchi,  effendo  venuto  in  contefà  con  Do- 
rè figli uol  di  Guglielmo,  il  quale  era  de  Neri,  che  veniuanoad  efler  terzi  cugini:  cllendo  il 
detto  Carlino  in  compagnia  de  fratelli  oltraggiò  Dorè  in  raodo,che  non  lene  potè  allhor 
vendicare,  perche  meiloli  tutto  con  l'animo  alla  vendetta,  non  palsò  quel  dì ,  che  veduto 
in  fulla  fera  pallàr  à  cauallo,oue  egli  llaua  alla  poib,il  fratel  di  Carlino  detto  Vanni,il  qua 
ie  era  giudice ,  come  fé  le  colpe  e  1  falli  de  fratelli  con  le  pene ,  &  danni  degli  altri  à  com- 
penfàre  s'haueflero,  aflaltò  il  gid  detto  Vanni,  il  quale  di  ciò  nulla  lapea ,  &l  tirandogli  per 
dargli  in  fui  capo ,  gli  tagliò  non  che  il  volto ,  ma  fuor  del  dito  groflò  venne  à  mozzargli 
tuttala  mano  ,  la  quale  per  riparar  il  colpo  hauea  alzata.   La  qual  colà  ellcndo  parutapur 
troppo  graue  al  padre  e  à  fratelli  di  Vanni ,  1  quali  erano  molto  potenti ,  dilpolH  di  far  di 
ciò  alta  vendetta,  vccidendo  Dorè  con  tutti  1  lùoi,  parue  à  Guglielmo  padre  di  Dorè,  &  à 
gli  altri  luoi  piucongiunti,  che  con  vnbenignillimo  atto,  &;  pieno  d'humilta,  li  douclTe    q 
n  tanto  mal  riparare .  Et  quello  fu  mettendo  Dorè  nelle  mani  del  padre ,  &:  de  fratelli  di 
Vanni.  Ma  non  è  dubbio  alcuno;  che  fi  come  alcuna  volta  l'humiltà  fjiegne  gli  fdegni,co 
sì  talhor  non  l'infiair.mi .    Imperoche  non  parendo  à  coltolo  ,  che  l'ingiurie  de  fatti  con 
le  parole  .ìfodisfare  s'haucllero,  tirarono  villanamente  in  vna  Italia  il  mifèro  giouane ,  &c 
quiui  tagliatali  la  mano,e  il  vifò  in  quel  modo,  che  egli  à  Vanni  tagliato  hauea ,  così  mal- 
concio a  cala  nel  rimandarono .    Il  quale  Ipietato  atto  pollo  le  armi  in  mano  à  gli  ofìx;li  ; 
&.  (1  come  nelle  nimicirie  veggiamo  auuenire ,  cercando  ciafcuno  d'aiutarli  co  parenti ,  oc 
amici ,  in  breue  Ipatio  di  tempo  non  che  tutta  la  famiglia  de  Cancellieri  Neri,  &c  Bianchi, 
ma  tutta  la  città  di  Pilloia,&  tutto  il  contado  venne  à  partirli,&fi  come  la  cronaca  Piilo- 
Icle  dimollra,  non  rimafc  in  tutti  cpelti  luoghi  perlona,che  ò  con  l'vna.ò  con  l'altra  par- 
te non  tenellc .   Elfendo  dunque  in  quello  modo  1  Cancellieri,  la  città  di  Pillola,  &  il  con 
tado  diuilo,  &  fuccedcndo  ogni  dì  vane  brighe,  &  contcfè;  accadde  in  vna  fra  l'altre,  che 
Detto  di  Sinibaldo,  il  quale  era  vn  de  maggiori,&  de  più  fàui,  &  ricchi  della  cafade  Neri, 
cllendo  fopra  v n  canal  gioflo  fii  d'vna  pietra gittatagli  giù d'vna  fineilra  (i  fieramente  per 
collo  in  fui  capo ,  che  come  che  bene  armato  folle ,  reilo  per  grande  fpatio  tramortito . 
La  quale  ingiuria  recandoli  da  Pero  de  Pecoroni  giudice,  dalla  cui  cala  la  pietra  era  llata 
gittata,  prele  ordine  con  Simone  luo  nipote  giouane  valorofò  della  Tua  perfòna,  ma  oltre 
modo  crudele ,  che  il  giudice  folle  morto .    lì  quale  fenza  dar  indugio ,  &  perche  la  ven- 
detta folle  più  m.emorabile,  nel  palagio  illeflò  del  podeilà ,  &:  in  prefènza  del  giudice  di  ef 
fò  podcllàj^Sc  di  Tua  famiglia  l'vccifè  ;  non  potendo  per  le  genti  che  hauea  fècocofà  alcu- 
na dalla  famiglia  del  detto  podtllà  efTcrgli  cótrallata.  Crefceua  in  tanto  dalla  parte  Bian 
ca  in  molta  riputatione  per  efler  pronto  di  mano  vn  figliuolo  di  Bertacca  chiamato 
Vanni,  mail  quale  volgarmente  da  tutti  il  Focaccia  era  cognominato,  di  cui  Dante.* 
'Non Focaccia  mn  c]uefii  che  m  ingombra ^  \\  quale,  mentre  i  Neri  temeuano,  che  vn  dì  le  ven- 
dette del  morto  Pecoroni  non  facellè,  propofèro  d'vcciderlo .  ma  trouato  in  luogo  di  lui 
nella  cala  di  Lippo  Vergelleli  luo  luocero  vn  Caualierc  il  più  da  bene,  &  cortefèche  folle 
allhora  in  Pilloia  detto  Vbertino,  fratello  fi  come  io  llimo  di  Lippo,  quiui  fellonefcamen 
te  lui  non  colpcuole  vccilcro  .   Della  qual  maluagità  commettitori  furono  non  fènza  con 
fèntimento  di  Simone ,  Dettorino  de  Kofli  luo  nipote  nato  per  auuentura  d'vna  fùa  fo- 
lcila, Vanni  Pucci  de  Lazzari,di  cui  anco  Dante  fece  métione  *^  e  "^  Zazzera  de  Tcberrclli. 

Per 


D 


£ertacca 
C4U.  Goti 


CANCELLIERA.  55 

A  Per  h  c|ual  cofà  veggendofi  i  Bianchi  doppiamente  oftcH ,  al  tutto  di  raddolcire  il  dolor 
delle  nceuute  ingiurie  col  danno  d'alcun  de  nimici  propolèio .   Lt  fatto  di  ciò  capo  al  Fo 
caccia,  il  quale  come  cautamente  il  iblea  de  nimiciguaidare,ciIèndo  viàtodi  hauer  rutra- 
uia  in  bocca  per  via  di  motto,  che  era  meglio  dire,  c]uiiici  l'uggio  il  Focaccia,  che  quiui  fd 
morto  il  Focaccia,  cosìcra  vìgilantils.di  proccurargli  altrui  danni,  paruechefidouellc 
dar  al  capo  >  non  auuilando  tflcr  interamente  vendicati ,  ie  Detto  per  cui  cagione  e  il  Pe- 
coronijC  il  Vcigelled  erano  ilati  vccilj,  non  vccideiltio.  Ne  al  reo  conlìglio  venne  meno 
io  federato  effetto;  haucndo  il  Focaccia  di  ina  mano  e  in  compagnia  di  Freduccio  hgliuo 
Io  di  Lippo ,  &:  nipote  del  morto  Vbertino  con  le  coltella  in  mano  il  già  nominato  Detto 
atterrato,  &:  mei  ro.  Ma  non  lafcic  andar  lenza  punitlonc  la  morte  del  padre  Predi  tìgli-     fredl. 
g  uol  naturale  di  Detto ,  il  ciuale  non  potendo  il  Focaccia  vccidcre ,  il  padre  di  lui  bcrtacca     ^"'^^"^ 
vccjfe.  Il  quale  per  efler  Caudlicre  gaudente,^  per  quello  vcitito  à  modo  di  frate,  non  era     de,a:. 
fi  come  gii  altri  ibco  mandato  a  contini .    Seguirono  dopo  quelVvItimo  accidente  con- 
tinue brighe, &  vccidim.enri  tra  i  icguaci  delle  bttioni  con  tanto  diipregio  de  miniitri  del 
ia  giuUitia,  che  hauendo  Chello  fratello  di  Detto  vcciiò  \  n  Caualiere  del  podeilàde  mi-     ^^'^''' 
gIiori,che  egli  s'haueiTe  nella  fua  famiglia,  il  podelH  veggédo  non  poter  centra  la  potéza 
dell'vcciditore  coCi  alcuna  eit-guire,  polio  giù  la  bacchetta  del  iùo  vficio,&  ogni  (ìgnoiia 
riiìutata.à  caia  iua  iene  tornò.  Facendo  tuttauia  nìaggiore  l'incendio  la  maladctta  dilcor 
dia ,  il  Focaccia  non  lì  potea  dar  pace  .  come  che  Detto  folfe  Ifafo  morto ,  che  Dettoti  no 
ilio  nipote  viucfle,!!  quale  hauea  isertinc»  Vergelleiì  come  di  fbpra  iì  diife  vcciiò.  Sappien 
do  per  quello,  che  egli  vlaua  m  Mótemurlo,  peroche  tutti  per  le  iuccedute  queihoni  lì  ri- 
trouauano  à  cófìni,quiui  poiloli  con  certi  fanti  in  aguato  l'aflàltò  &  vccife.  In  quello  m.o 
do,&.con  quelli  principi)  dillendendo  ampiamente  le  Pillolefi  diicordie  le  fue  tecondifli- 
ine  barbe ,  m  Firenze  anchora  li  dilatarono ,  cue  i  Cancellieri  Neri  co  Donati  &c  1  Bianchi 
co  Cerchi  hauean  parentado  ;  onde  quelli ,  che  primaGuelfì ,  &  Ghibellini  eran  chiamati, 
&  altri  per  Io  f  auore  prellato  qual  ad  vna,  &  quale  ad  altra  delle  fattioni  già  dette,anchoi: 
elTi  Biachi,  &  Neri  s'incominciarono  d  no:ninare.  Le  cui  tempelle,  &c  auuenimenn  chi  vo 
Ielle  à  pieno  defcriuere,niuna  altra  colà  gli  conuerrebbe  fare ,  che  icriuere  per  giade  ipatio 
di  tempo  l'hillorieTolcane;!!  che  è  molto  dal  notho  proponimento  lontano  .  ma  rillrin- 
gendoci  particolarmente  à  quel,  chea  fatti  particolari  della  cala,  &  non  allafattioneappar 
tiene, anderemo  il  più  brcutmente,  che  ii  potrà  quelle  colè  icguendo,  che  alla  detta  fami- 
glia  appartengono  aecennàdo  l'altre  iolamente  oue  il  biiògno  così  il  ricerchi .  Dico  dun 
que  ,che  in  Pillola  certi  cittadini  di  mezzo  detti  1  Potati,  ma  1  quali  inclinauano  alla  par- 
te Bianca,  fperando  quello  eflere  il  mezzo  d'allicurariì  nella  loro  grandezza  ii  diedero  a 
Fiorentini,  da  1  cui  magillrati  dato  ordine  ,  come  iì  era  tra  loro  fermato  di  cacciare  1  Ne- 
ri, s'incominciò  à  far  richiedere  i  capi  della  detta  fattione  lòtto  pena,  che  non  comparen- 
do incontanente  infìeme  col  mellò ,  s'intendetlero  ctler  caduti  nella  pena  della  perdita  del 
la  perfòna,  &  dell'hauere ,  perche  (i  venne  all'arme.  Et  eifendo  i  Roflì  rotti,&:  i  Siniboldi 
ouer  Sigisboldi ,  de  quali  ti  crede  eilere llato  M.  Cino ,  non  potendo  contrallare  à  nimi- 
ci  &;  alla  potenza  de  magillrati ,  iì  arrefèro  à  Schiatta  Cancellieri ,  il  quale  tutto  che  loro     M-^cU<tt 
nimico  foflè,  cercaua  di  conièruarli .  Rifuggiti  per  quello  iniìeme  con  altri  caporali  del-     capjitie 
*^  la  fattione  nella  fortezza  di  Damiata ,  la  quale  era  di  Simone ,  di  cui  habbiamo  parlato ,     «wr*  c4u. 
quiui  tutti  vniti  ti  sforzauano  con  ogni  valore  di  mantenerli.    Ma  ne  ciò  contraran- 
te forze  hauendo  luogo,  conuenutiiì  con  Barone  da  San  Miniato  Capitano  de'  Fio- 
rentini iiarretèroà  lui;  dal  quale  à  fatica  fur  meili  fuor  della  città,  ti  era  grande  il  de- 
tìderio,  &c  la  calca,  che  faceuano  i  Bianchi  di  volerli  malmenare.     Nella  qual  ope- 
ra chiara  apparue  la  virtù  dello  Schiatta  già  detto  ,  per  la  cui  induilria  grandemen- 
te fìi  riparato,  che  niuno  de  Neri  nel  partirli  della  città  folle  flato  morto.     Alla  cac- 
ciata de  Neri  ,  oltre  i  mali  patiti  ,  &c  morte  d'alcuni  di  coloro  ,  i  quali  rimaièro, 
s'aggiunte  la  dellruttione ,  &c  il  guallo  delle  lor  calè ,  &  fortezze .     Onde  fattili  in  pri- 
ma dalla  fortezza  di  Damiata ,  così  parimente  feguirono  in  tutte  le  cafe  de  Cancellieri 

F     4         Neri, 


5^ 


DELLA     FAMIGLIA 


f.l.k  B.c. 
45- 


Simon;  S. 

no. 

jI  Panu- 


Ncri,de  Tedici,de  Sinibo!di,de  Rolli,  de  Tebcrtclli,  de  Lazzari,  &  de  Ricciardi,  non  eflen 
do  meno  crudeli  elecutori  in  contado  di  quello,  che  nella  citrà  (ì  Follerò  Ihti .  Cacciata  in 
quello  modo  la  parte  Nera  non  che  di  Pilloia,ma  di  Firenze,  i  Neri  hauendo  iòtro  il  Mai- 
chele  Marcello  iVlalelpina  mellb  inlìeme  vn  elèrcito  combarrerono  co  Bianchi  in  vn  luo- 
go non  molto  lungi  di  Pillola  chiamato  campo  Piceno,  &  vinfèrli.  La  qua!  battaglia  ta- 
ciuta,di  che  mi  marauiglio  molto  dal  Villani,tu  ben  ef  preira,&  cantata  da  Dante  con  ma- 
niuigliolì  traflati ,  &  altillimi  impeti  di  poelìa,  il  quale  intendendo  del  paelc,ondeiì  mo{l 
ièro,  ouei  Malelpini  hanno  giundizione,  dille. 

TrdiTpt  Marte  "vapor  Ji  Uahlimagrd , 

che  dd  torl}idi  nuuoh  inuoluto  , 

Et  con  tcmpefla  tmpetucfa ,  &~  agra 
Sopra  campo  Ticenfa  combattuto^ 

Onde  repente  J^izjerà  la  nel^lpia 

Si  ch'ogni  'Bianco  ne  farà  feruta , 

Ma  non  eflèndo  perciò  per  quel  ch'io  mi  llimi  la  fazion  Bianca  abbattura,fLÌ  per  opera  di 
pp.Bonifacio  V 1  Ih  ad  inilanza di Corfò Donati  gran  cirtadino,&  caualicr  Fiorenruio  far 
ro  venire  in  Italia  Carlo  Senzatcrra  fratello  del  Re  di  Francia .  per  le  cui  armi  fu  la  parte 
Nera  rimcfl'a  in  Fjrenze,&  cacciatane  la  Bianca;  nel  qual  tempo  ellendo  il  già  detto  Sch'.ac 
ra ,  il  quale  dal  Villani  g,  (correrramenre  Catta  vien  chi;ìmaro,capitano  di  9  00  caualli  de 
Fiorentini,  volle  opporli  à  quello  impero;  (è  da  Veri  de  Cerchi  lotto  vana  fpcranza  di  cer    C 
ta  virrcria  non  gli  tolfe  llaro  contradetto.  Perche  ellendo  1  Fiorentini  vnitilì  co  Lucchcil 
niellerò  guerra  a  Pillola,  &  forro  la  condotta  di  Carlo  Duca  di  Calauria  figliuolo  del  Re 
Ruberto  dopo  lungo  allèdio  s'inlìgnorirono  di  Pilloia,&:  cacciatane  la  parte  Bianca, vi  fu 
la  Nera  rimella,  il  che  auuennel'vndecimo  giorno  d'aprile  dell'anno  i  ^06.  Fu  in  quella 
guerra  vtile  molto  l'indullria  d'vn  minillro  di  Simone  Cancellieri,  il  quale  mclTo  da  lui  al 
la  guardia  della  fortezza  lua  del  Pantano;  fu  cagione  che  il  Montale  vicino  calleilo  veni{- 
k  m  potellà  de  Fiorentini, &:  dalla  gente  che  li  nnaraua  al  Pantano  fu  del  continuo  men- 
tre elfa  guerra  duro,  data  gran  noia  alla  città ,  &  conrado  di  Pillola .  Quello  callello  co- 
me che  diroccato  poi  lolle,  ne  altro  hoggi  (ia  che  vna  villa,  è  fatto  famolò  per  la  lìngolar 
Jiberalirà  del  Colonnello  Anrinori;  il  quale  niuna  altra  cola  pili  a  cuore  h.ìue/Kiojche  à  no 
bilmente  i  luci  lorelìicri  riceuere ,  a  guilà  di  vero  5c  non  lauololo  Natan  ,  ha  troppo  più 
che  non  li  potrebbe  llimare  delle  cole  opportune  quella  (uà  villa  fornito,  &  dall'ampiez- 
za, «Se  corttliadel  luo  animo  più  che  da  altrui  ir.cnri  1  lùoi  holpiri  miluiando,  lènza  tener 
Ja  bilancia  deH'oratojquella  amoreuolezza  via  al  gentilhucmo  &:  al  citradin  che  vi  capita, 
che  ra  al  lignore,&  quella  medehma  al  coiiolcenre  che  fa  all'amico,  ò  che  pur  mai  veduto 
non  habbia .  Di  che  non  per  vdiro,ma  per  pruoua  in  me  fatta  io  rendo  veraciflima  tclli- 
monianza  .  Talché  quiui ,  chi  di  ciò  (i  prendefle  vaghezza ,  tutte  l'antiche  leggi  dell'ho- 
/pitalità  mercè  od  guallo  mondo  per  lo  più  ne  ncflri  tempi  corrotrc,belIilììir.aiT!ente  ve- 
drebbe polle  in  vlo.   Non  è  di  mio  coilunìc,  come  da  chiunque  quelle  colè  leggerà ,  po- 
trà eflercomprefo,  d'andarmi  lufìngheuolmente  nell'altrui  lodi  dilatando; ma  qualunque 
gran  cola,che  intorno  quella  materia  con  efqui(irO;&:  ornato  parlare  di  quello  nobile  ca- 
ualicredir  mi  porefli;  tutte  lènza  alcun  fallo,rimaiTebbono  di  gra  lunga  inferiori  al  vero. 
Ma  all'infelice  città  di  Pillola  per  tornar  onde  ci  dipartimmo  (  quello  è  il  frutto  delle  di- 
fcordie  (oltre  elfere  (pianate  le  mura,  &  ripieni  1  folsi,furono  in  cambio  delle  cale  dellrur- 
re  à  Neri,  tutte  le  cale  de  Bianchi  mandate  per  terra  .    Rientrati  che  furono  i  Neri  in  Pi- 
llola, la  città  la  qual  parte  era  al  gouerno  de  Fiorentini,  &  parte  de  Luccheli ,  incominciò 
fieramente  (enzadillintione alcuna  di  Neri,  o  di  Bianchi  ad  eflèrda  Luccheli llranata . 
Onde  deliberarono  tutti  ò  di  morire ,  ò  dalle  mani  di  li  crudeli  lignorial  tutto  dilibeiarfi, 
per  la  qual  cofa  non  hauendo  voluto  riceuere  il  capitano  madato  loro  da  Luccheh ,  à  fard 
tòrti  détro  la  città  li  difpofèro,  ia  quale  al  meglio  che  poterono  incominciarono  à  lleccare 

intorno 


B 


D 


CANCELLIERA.  j; 

A  intorno  e  à  fortificare. perche  i  Lucchen  Ci  modero  co  efercito  armato  per  galligar  la  ribel 
]ione  de  Pillofed,  &  à  danni  loro  {àrebbon  venuti,  fé  prima  da  alcuni  Piorcnrini  non  fof- 
ièro  ilari  ritenuti  à  Ponte  lungo ,  &  dopo  da  ambalciadon  di  Siena  mandati  non  il  Fode 
anco  trattenuta  la  pratica  iotto  (peranza  d'accordo .  Ma  Ìa  città  infetta  &  guaita  dal  na- 
turale humore,&  amor  delle  parti  non  penò  molto  à  diuiderlì  tra  i  medelimi  Neri,  volen- 
do alcuni,  che  l'accordo  ièguilfe,  &  cjueili  erano  i  Ricciardi,  i  Rolli,  i  Tedici,e  i  Lazzari, Se 
altri  che  non  fèguifle ,  Se  capi  di  coiloro  erano  i  Cancellieri  e  i  Tauiani .  Seguito  nondi- 
meno per  allhora  l'accordo  con  patto,  che  alla  città  reiklle  libertà  di  nominargli  vlìciali, 
i  quali  così  di Lucca,come  di  Fiiéze  doueuan  venire,i(^uali  prima  da  quelle  republiche  era 
nominati, &  che  dopo  l'hauer  per  otto  dì  fatto  ilare  abbattuti  gli  ileccati  fatti  per  honor 

B  di  Lucca,  (i  poteflcr  poicia  à  piacer  loro  fortificare,  efl'endofi  la  città  ottimamente  chiufà, 
&:  à  fuo  modo  di  quàto  le  faceadi  meilier  prouedura,  incominciò  à  volgcrTua,  &  lo  (de- 
gno in  (e  llefla  ;  hauendo  i  Cancellieri  fatto  venir  di  molte  genti  in  Piitoia  per  cacciarne 
coloro,  i  quali  hauean  voluto  l'accoido .  Ma  eflendofi  gli  auuerfari  fatti  forti ,  &  (èguire 
tra  loro  diuerlè  mifchie  &  battaglie,  finalmente  riulciron  fiiperiori  le  quattro  ca(è,&  cac- 
ciati fuori  tutti  quelli  della  caia  de  Cancellieri,  fi  rimaicro  quafi  (ignori  delia  lor  patria  . 
Ma  eflèndo  iatale  alla  milèra  città,  che  mai  non  poiàiTe,  non  paf  o  guari  di  tempo  che  tra 
Tedici  e  i  Lazzari  nacquer  graui  diicordie;  onde  fu  neceflario,  che  la  città  per  poiar  di  ran 
ti  affanni  fi  delle  alla  hgnona  del  Re  Rubeito ,  da  cui  miniif  ri  furono  i  Canceiiicn  alla  pa 
tria  rtilituiri.   Et  quindi  di  male  in  peggio  camminàdo  lòtto  il  tirannico  ilaro  eie  fuoi  eie 

C  radini,&  d'altri  tiranni  (iconduffe.  Fatto  dunque  Signor  di  Pillola  l'Abbate  d.  Pacciana, 
oc  quella  elercitando  Filippo  Tedici  fuo  nipote ,  vna  parte  de  Cancellieri  fu  di  nuouo  cac 
ciata,  &  così  per  molti  altri  anni  hor  dentro,  &  hot  fuori  fi  vilfe,  fecondo  Li  città  andana 
AaroA  lìgnoria  càgiando .  Sm  che  nella  famiglia  di  chiaro  nome  rilorle  Ricciardo  figli- 
uolo di  Lazzero  pollo  nella  fèlla  età  del  nollro  albero ,  la  cui  madre  iiebbe  nome  Tauer- 
iiuccia  nata  de  Mazzetti  del  Borgo  a  S.Sepolcro.  Del  quale  per  le  molte  cole  da  lui  fatte  Ci 
farà  memoria  particolare,  &  àdiUerenza  di  ilicciardo  lùo  nipote,che  fu  anchor  egli  mol- 
to chiaro,  Ricciardo  il  vecchio  il  chiameremo . 


D 


2?/  Tacciar  do  ihecchio,  Ciualierc^  . 

N  Acque  Ricciardo  per  quel ,  che  fi  è  potuto  oflèruare  l'anno  i  ;  o  4.  poco  dopo  le  di- 
uilioni,6<:  brighe  iuccedute  nella  lua  caia ,  le  quali  perche  andaron  poi  iempic  ere 
fcendo  potè  fanciulletto  &  per  tutti  gli  anni  della  iua  giouanezza  vedere  1  mali,  e 
i danni  dati  &  riceuuti.  Fu  fatto  Caualiere,  come  laiclò  notato  Ricciardo  fìio  nipote  m 
lulia  iepoltura  di  Lazzero  iuo  padre  da  Simone  Peruzzi  Caualier  Fiorentino,  eilcndo  egli 
in  età  di  26"  anni .    Appena  10  harei  tra  me  potuto  diuifare ,  che  viànza  queila  li  foffe  da 
far  Caualieri  1  figliuoli  lulla  (èpoltura  de  padri;  fé  per  vn'altro  eièmpio  ritrouato  in  Firen- 
ze di  Francefco  Caileilani  tatto  di  x  ij  anni  dal  magillrato  de  Pupilli  Caualiere  iuila  lepol 
tura  di  Matteo  iuo  padre  l'anno  1425? ,  non  vedcllì  eifere  ilato  coilume  di  que  tem.pi . 
In  vno  de  libri  publici  delle  prouidoni  del  comune  di  Piiloia  à  car.  i  o  i  .fi  vede ,  come  efl 
fèndo  egli  eletto  podellà  di  Perugia ,  richiede  à  2  o  di  dicembre  dell'anno  i  ?  5  3  i  Signori 
Anziani,  &  Gonf.  di  giullitia  della  detta  città  di  Pilloia  ad  honorarlo  dell'ordine  della  ca- 
uallena  :  la  qual  grazia  concedutagli ,  come  in  detto  libro  à  car.  i  o  ^.(1  vede ,  11  viene  à  j> 
di  gennaio  dell'anno  1554^  conceder  licenza ,  &  autorità  à  Simon  de  Peruzzi  Caualiere 
Fiorentino  di  cingere  del  militar  cingolo  il  detto  Ricciardo.   Onde  poilibil  colà  è,che  ef- 
fèndo  allhora  fìicceduta  la  morte  del  padre,  lìa  ilato  in  iulla  paterna  lèpoltura  creato  Ca- 
ualiere,&  che  Ricciardo  fuo  nipote  habbia  diminuito  gli  anni  dell'età  deirauolo,douédo 
ragioneuolmenteinquel  tempo  eifere  di  maggiore  età.  Et  già  due  anni  innàzi  alla  pode- 
lleria  di  Perugia  era,come  in  detti  libri  ii  legge,  ilato  màdato  dalla  lua  comunità  con  Ri- 
dolfo Panciaiichi,  Obizzo  de  Lazzari ,  &i  Ettorre  de  Tauiani  ambafciadore  à  Fiorentini . 

P     5  Già 


58  DELLAFA  MIGLIA 

Già  la  ^{ì2.  fciirigli.ija  quale  dopo  le  prime  d!(coR{ie  per  diuerlì  cacciamcnt j,&  percofTc  eni     A 
lUrd  alquanto  abbattuta ,  incominciaua  da  capo  à  riibrgere  ;  ellcndo  di  quclb  medelìmi 
^iLt'rmtò.     ^^'"P^  L^po  Hgliuol  di  Foisiè,&  Neri  di  Carlino  iùo  lècondo  cugino,qaeili  ibto  Capita- 
no d'Oruieto,  il' quelli  Gouernaror  di  Perugia .  L'Aretino  nel  quarto  libro  delle  (ùe  lilo- 
lie  parlando  della  ribellione  d'alcune  cailella  de  Tarlati  in  quello  d'Arezzo  via  lì  come  dal 
„   i'AcciaiuoIo  tu  tradotto  quelVilkllè  parole .    A  quella  guerra  fu  mandato  per  Capitano 
»,  M.Ivcciardo  Cancellieri  Caualiere  Pillolelè,  il  quale  armato,che  hebbe  vna  moltitudine 
},  d'Aretini,ando  à  campo  a  iìibbiena^fic  altre  callelladi  Saccone,&  miflèle  in  preda,ì>:  le  lue 
,>   calè  dalla  (uà  famiglia  con  grande  niagnitìcenza  edificate  in  Arezzo ,  fece  gittar  à  terra  ;  il 
chelccondo  il  nolho  conto  :  percioche  quell'autore  non  mette  lèmpre  1  tempi, pare  che 
l'anno  1542  auueniilè.  Era  venuto  l'anno  1 545?,  &  in  Pilloia  lì  trouaua  efler  falita  in  so     3 
ma  nputatione  la  famiglia  Paciatica,  percioche  x  x  j  anno  a  dietro  in  certa  diuerlìtà  d'opi 
nioni  fùccedute  nella  città  i  Panciatichi  haueano  tenuto  col  popolo  ;  &  di  quella  famiglia 
{petialmenre  era  celebre  il  nome  di  Ridolfo  :  il  quale  di  (òpra  iì  dilfe  ellère  con  ilicciardo 
liato  mandato  ambalciadore  à  Fiorentini.  Tre  figliuoli  di  coAui  chiamati  Lionello,  Giii- 
iiano ,  ^  Vgolino ,  le  coloro  :  i  quali  quelle  memorie  han  tratto  con  fede  da  libri  piiblici 
non  han  prcio  errore,  qual  le  ne  fofle  la  cagione,  che  a  me  non  è  nota,  hebber  conrelà ,  &: 
r/v'  cp,     ^^^b"^  fecoiido  l'alberino  antico  con  Federigo  lòlamente  detto  Barbarella  figliuolo  di  Ti- 
2!o,il  quale  era  tre  anni  à  dietro  llato  Capitano  di  1 00  fanti  in  nome  della  lua  patria  con 
''•  ^yj'f'     tiri  Turchi  ",  &  lecondo  colui,  il  qual  quella  memoria  ha  raccolto  da  i  già  detti  publici  ii- 
/f  e,  los"     ^lijcon  Lionello,con  Lacopo,con  Neri.&:  col  detto  Federigo  Barbarofla.   Dalle  quali  bri-    q 
ghc  non  meno  che  quelle  dd  9  00  alla  patria,à  gli  amici,  a  parenti,  à  tutto  il  contado,^  à 
le  irclii  pcllif-ere  nacquero  di  mano  in  mano  inhnitifs.malijcllendo  tutti  gli  altri  Cancellie 
Il  per  allhoia  à  Ricciardo  coirie  per  ricchczze,&:  autorità  primo  della  cala  ricorlì.Ntl  qual 
modo  forfè  in  luogo  di  Bianchi,&  di  Neri  in  Pillola  parte  Cancelliera,  &:  Panciatica,  del- 
ie quali  qual  era  f uperiore  reggeua,&:  gouernaua  à  fuo  modo  la  città.Onde  fi  ìcg^Q  in  Mat 
i,  hh.i.c.     fto  Villani  ',  che  da  Guazzalotn  fu  appello  à  due  Piateli  l'anno  1 5  ^Ojche  volellèr  tradii- 
"  '  Piafo,&:  darlo  a  Cancellieri  di  Piltoia.  Aiaclfendo  nel  principio  dell'anno  155-1  Giouan 

ni  Panciatichi  diuenrato  si  grande,  che  hauea  in  fìia  balia  in  mano  il  gouerno  della  città , 
Pvicciardo  fu  non  lenza  grandillimo  difpiacer  de  Fiorentini  cacciato  :  I  quali  non  elìendo 
did  tutto  fecuri  de  Panciarichi,  corne  non  originali  Guelfi,  forte  femeuano,che  per  opera    „ 
loro  la  città  non  perucniflè  in  potere  del  Duca  di  Milano .    Trouandoli  per  quello  Ric- 
ciardo in  Firenze  il  madarono  di  notte  tempo  con  molti  caualien  &  pedoni  per  vedere  fé 
potellero  entrare  nella  citta,  filmando,  che  alcuni  loldati ,  i  quali  v'erano  alla  guardia  per 
la  llep.Fiorentina,  ma  con  patti  di  non  alterar  quello  llato ,  che  allhor  reggeua ,  fi  douef^ 
kro  Icoprire  in  fauore  de  Fiorentini ,  come  vn  certo  Piero  Cucci  notaio  allhoia  della  con 
dotta  haueua  promello.  Monto  Ricciardo  co  fùoi  fùHe  mura,&  fatto  gridar  viuala  Rep, 
Fior.&  M.Ricciardo,attendea,  che  fecondo  L\  parola  hauuta  dal  notaio  le  genti  Fioratine 
in  tciuor  fuo  fi  fcopnflero .    Ma  llando  ferme  in  guardar  la  città  fecondo  al  debito  loro  fi 
conueniua,non  (1  potè  cola  alcuna  confeguire, ma  mife  ciò  ncceflità  à  Fiorentini  veggen- 
dofì  fcoperri  di  afìicurarh  in  ogni  modo  di  Pillola.  Per  la  qual  colà  mandatoui  vn'eferci- 
to  di  X  i  ]  inila  pedoni, &  di  800  caualicri  oltre  2  mila  cittadini  Fiorentini  aririati  poco  me     ** 
nocche  à  guila  di  caualieri,collrinlero  quegli  di  dentro  à  riceuer  que  fòldati ,  che  i  Fioren- 
tini voleuano  per  ficurezza  loro,&  di  quella  città.  &  fattoui  rientrare  Ricciardo  con  gli  al 
tri  fùoi ,  che  n'erano  flati  fcacciati  trouarono  modo ,  che  per  mezzo  di  molti  matrimoni 
ùitì  d.\\ì'vn3.  cafà  all'altra  1  Cancellieri,e  i  Panciarichi  fi  rappacificaflbno .  k.  Efiendo  dun 
&^V'     <]ue  Ricciardo  in  buona  gratia  d'A  popolo  Fiorentino  otténe  da  quella  Repj'anno  fèguen 
te  à  ^  di  dicembre  d'efler  fatto  cittadino  Fiorentino,  &  benché  con  diuieto  di  non  potere 
efèrcitar  vficio  alcuno  dentro  la  città;  nondimeno  poflint  (dicono  l'illelle  paroIc,di  Ric- 
ciar,  &  di  Gio.fuo  fratello  parlando,  &  d'vn'Agijolo  )  iplÌ,(2c  quilibet  ipforum  ad  qu<^ciin- 
c^t  llipendia,  ièu  gagia  cómunis  Fiorenti^  elle  &  llareA  c:onduci,&  dcputari^ac  ferine- 

ri;  ^ 


CANCELLIERA. 


59 


B 


D 


ri,&:  ip(à  g^gis,  5:  ftipendia,  fèu  (èruiria  ad  prouifìoncm  cominunis  FlorcntJa;  rccipcrc,  & 
habere,&:  libi  iolui  poOint  &  debeanr  in  omnibus ,  &  per  omnia  ac  fi  pr^fèns  prouifio  fa- 
dia  non  fuerit .  Stando  in  quello  modo  le  cole,  &  clltndo  in  Pilìoia  legge,  che  per  Icuarc 
gli  icandali  non  (i  defle  in  materia  appartenente  al  publico,  balia  à  cittadino  alcuno;  con- 
uenne  che  per  vn'accidente  nato,  in  ogni  modo  dar  lì  doueflè .    Nella  quale  i  Cancellieri 
come  amici  del  Capitano  mandatoui  per  i  Fiorentini  haucndo  hauuto  de  loro  amici  fe- 
cero in  modo,  che  abbatteron  Io  Aato  de  Panciatichi;  i  quali  mentre  per  fcfpetto  à  Firen- 
ze fi  riducono  ;  Schiatta  Piouanodi  Vigliano  &  nipote  naturale  dì  Schiatta  Capitano  de 
i  ^  co  caualli  de  i  Fiorentini,di  cui  di  fòpra  (ì  parlò  (  percioche  egli  era  nato  di  Iacopo  Pio 
nano  altresì  di  Vigliano  fùo  figliuolo)  per  odio,che  hauea  alla  grandezza  di  Ricciardo,i;n 
peroche  egli  era  de  Cancellieri  Bianchi,  notificò  n  Firenze,  Ricciardo  hauer  pratica  di  fare 
vn  {bienne  tradimento  alla  Rep.  Fior.  Fur  così  egli  come  Ricciardo  per  quello  cóto  mef 
fi  injprigione;  ma  trouato  per  lo  Capitano  della  guardia,  a  cui  quella  caufa  era  Hata  com- 
melfa,  Ricciardo  innocente,  egli  fu  liberato;  &  il  Piouano  in  pena  della  fua  maluagità  n-^ 
tenuto  in  prigione .  Et  perche  nuoui  mali  non  auueniflèro,  fi  polè  di  nuouo  lludio  ;  che  i 
Panciatichi  con  gli  ambafciadori  de  Fiorentini  à  Pilloia  mandati  co  Cancellieri  fi  accor- 
daflero  ^  Di  là  ad  alcun  tempo  hauendo  i  Fiorentini  deliberato  di  opporfi  con  Tarme  eoa 
tra  la  gran  compagnia,&  per  quello  mefib  in  ordine  vn  fioritiflìmo  eièrciro;  nel  quale  ve- 
nero tutti  gli  amici  della  Rep.dice  Matteo  Villani  ^  .  Fra  l'altre  genti  &  del  Re  Luigi ,  & 
del  Marchcle  di  Ferrara ,  &  del  Sig.di  Padoua ,  &  d'altri  Signori  elTerui  da  Pillola  venuto 
Ricciardo  co  i  2  à  cauallo  per  iè  proprio,&  con  2  00  fanti  del  Tuo  comune.  Il  quale  come 
huomo  intendentifiìmo  dell'arte  della  guerra,  mouédofi  poi  vna  parte  della  cópagnia,  fu 
dal  Generale  di  quell'imprela  madato  con  5-00  huomini  da  cauallo  per  dancggiarli,  &  te- 
tenerli  llretti  alla  coda.  Già  egli  s'hauea  tra  quello  mezzo  honoreuolifluno  luogo  di  lèr- 
uitù  appreflb  Aldobrandino  Marchefè  da  Elle  acquillato,&  lui  mortofi  col  Marcheie  Nic 
colò  fuo  fratello  continuato.  Già  dalla  Chielà  per  {è,&:  heredi  legittimi  dal  lìio  corpo  di- 
fcendenti  il  callel  di  Francauilla  nella  Marca  gli  era  llato  donato .    Da  Carlo  1 1 1 1.  Imp, 
l'anno  15^7  hauea  il  titolo  di  Conte  Palatino  ottenuto.  Et  l'anno  medcfimo  dalla  (v.x  co 
munita  ambalciadoie  al  Pontefice  in  fèruigio  della  Reina  Giouanna  di  Napoli  era  ib.to 
mandato.  Hauea  ritrouandod  à  gii  llipendi  del  Marchcfè  di  Ferrara  già  detto ,  hauuto  il 
gouerno  della  città  di  Modona ,  &  altri  vfici,&;  carichi  militari  infino  ai  generalato  eferci 
tato  con  molta  lua  lode;  quando  all'età  di  75-anniperuenuto,  in  Ferrara  fi  morì  il  dì  28 
di  Marzo  dell'anno  1578,  hauendo  ialciato  cinque  figliuoli  malchi  legittimi  tutti  e  cin- 
que Caualieri,&  quattro  figliuoli  naturali,&  con  tanti  altri  n]poti,&  pronipoti,  il  che  cer 
to  à  gran  parte  di  felicità  fi  può  attribuire,  clic  tutti  ai  numero  di  3  5  arriuauano ,  onde 
non  è  da  marauigliare,che  Q;_Meteilo  Macedonico  tra  figliuoli,&  nipoti,&  nuore,  &  ge- 
nerijche  padre  il  poteano  chiamare  2  7  n'hauefle  lalciati.  Fu  poi  lèppellito  l'vltimo  gior- 
no dei  mele  nella  cappella,  che  egli  s'hauea  fatto  nella  Chielà  de  frati  predicatoria  fecerfi 
l'efcquie  pompofè ,  &  magnifiche ,  ellèndo  llato  accompagnato  oltre  da  tutta  la  nobiltà 
da  Alberto,  &  da  Obizzo  Marchefi  da  Elle,  quelli  figliuolo  del  Marchelè  Aldobrandino, 
à  cui  egli  haueua  fèruito,&  queiii,il  quale  nella  Signoria  di  Fcnara,&  dell'altro  llato  de  Si 
gnori  Ellenfi  ai  Marcliefè Niccolò  fuccedette.  Andò  vefiito  dell'habito  di  S.Domenico, 
ma  la  medefima  sepiicità  non  fu  nell'altre  cofè  :  percioche  la  bara,la  qual  era  couerta  d'vu 
grandilTimo  panno  d'oro,era  portata  da  gentiihuomini  Ferraie(ì,&  da  cortigiani  del  Mar 
che{è,&:  intorno  ai  corpo  erano  otto  Cauaiieri  con  (èflanta  doppieri .  L'andauano  innan 
zi  lèi  bandiere  di  zendado,quattro  con  l'armi, &  due  nere,&  fei  cauaili  couerti  ;  i  caualca- 
tori  de  quali  chi  il  pennone ,  chi  il  cimiero ,  &  targa ,  &  chi  l'altre  arme  del  defunto  s'ha- 
ueano  compartite.   Delle  due  donne. che  egli  hcbbe,la  feconda  chiamata  Niccolofà  figli- 
uola di  Bandino Tonti  da  Pil1oia,come  che  tre  figliuoli  gli  fKeffcjdue  malchi,&:  vna  lem 
mina,fi  morirono  tutti  e  tre  giouanetti.  La  prima,ii  cui  nome  fiì  Martinella  Pillolefè  al- 
tresì &  nata  di  Piero  di  Goccio  de  Bottingari  gliene  fece  i  5 ,  de  quali  rimalèro  dopo  lui 

i  cinque 


Schiètte 


KlLlik  ^. 

«/..  27. 


SitrtoUm 
*>'tt  Cali 


Co  DELLAFA  MIGLIA 

i  cinque  n'i.ifchi  già  detti ,  6v:  Juc  femmine  .  L'vnadi  quelle  dal  nome  dell'auola  chiama-     A 
ra  Taueinuccia  al  Baichieia  de  Rolli  in  Piiìoia  f ii  manrata.  L'altra  iellata  in  Firenze  ve- 
doua di  Baldinaceio Strozzi,  in  Firenze  parimente  a  Dolio  degli  Alberti  rimaritoflì . 
Le  parole  in  cjacl  modo  che  tu  pollibilecauarle  dalla  fuafèpoltura  già  iòno  molti  anni, 
lon  tali . 

HOC  HABET  IN  MODICO  DOMINVS  SVA  MEMBRA  SEPVLCHRO 
DE   CANCELLERIIS  GENEROSA   STIRPE  RICCIARDVS 
SAXEA   PISTORII  GENVIT  QVEM  TERRA   BENIGNVM. 
FLEBILIS  HEV  Q\^ANTO  DAMNOSO  HOC  FVNERE  VVLNVS 
INDOLVIT,  FLEVITQ.   DIEM,   QVO  HIC   MAXIMVS  AVTHOR. 
HVNC  DOMVS  ESTENSIS  SAPIENTEM  EXERCVIT  ARMIS 

BIS  DENIS   ANTE  QVINQ^VIRVM  QVI  SEM'PER   AMABAT.  -o 

IVSTITIAM  ILLESAM  POPVLIS,  PACEMQ^TVERI  ^ 

FINIS  ERIT  SCFLERIS  FELIX,  ET  ORIGO  BONORVM 
QVO  VIRTVS  PERENNATA  PERIT,  HTC  FAMA   SVPEREST 
EMINET  ILLE  DEI  LETVS  QVEM  TENVIT  ARDVVS  ARCES. 

Ve  i  cinque  figlinoli  di  "Eìccurdo  tutti  e  cincjue  Caualieri . 


BArtoIommeo  primogenito  di  Ricciardo,  acni  il  padre  dal  nome  del  Zio  materno  pò 
fc  tal  nome,fu  fatto  Caualiere  dal  Marchelè  Aldobrandino  in  iìi  la  porta  del  Veko- 
uado  di  Modana  intorno  l'anno  1 3  ^6.  Fu  (ècondo  ne  libri  della  ca(à  fi  traoua  no- 
tato ,  Podcilà  di  Bologna  >  &  per  la  Rema  Giouanna  Giulbtierc  d'Abruzzi.  Seguitò  poi    ^ 
]a  leruitu  de  Marchefi  di  Ferrara ,  ne  cui  ièruigi  (òpragiunto  dalla  pelte  Tanno  13823  15 
di  noucmbre  (1  morì,  edendo  nell'età  di  ^  i  anno, in  Ferrara,  non  gli  ellendo  rellaro  di  Li- 
fa  Mangiadori  da  San  Miniato  al  Tedelco  iùa  donna ,  à  cui  (oprauifl'e,  più  che  vn  fìgliuol 
makhio  alla  morte  detto  Gcn,come  che  tramafchij&féminelèttedilein'haueflchauuto. 
Fu  (cpellito  nell'arca  del  padre  col  meddimo  h p.bito  di  San  Domenico;  ne  pompa  alcuna 
volle  che  ai  iuo  mortorio  (1  ficelle ,  (1  come  per  lo  fìio  tciUmento ,  la  copia  del  quale  noi 
Ceri  cap.     habbiamo  veduto,  diipone.  Gerì  ilio  figliuolo ,  ti  che  nell'alberino  apparifce ,  il  quale  in 
l'ance.   '     "^^^^  P^^'  l'iio^'^'  rifcontri  veracilìimo  e  ilato  fèmpre  ritrouaro  ,  fu  à  fcruigi  delia  già  detta 
Reina  Giouanna  con  200  lancic ,  &  ibidem  decefhr,  &  f:uit  viregregius  elio  alberino  fbg 
/tX^en     giugne.  Lnzzero  fecondo  figliuolo,  così  daii'auolo  paterno  chiamato ,  tu  tatto  Caualiere 

a  Piumazzo  in  fui  Bofogncfè  nella  guerra  che  fu  tra  Bernabò  Vifconti  da  vna  parte ,  &  fa    ^ 
lega  dall'altra.  Nella  qual  lega  Aldobrandino  Marchcfe  di  Fcrrara,Guido  &  Feltrino  Gon 
zaghi  Signori  di  Mantoua ,  Giouanni  da  Ok-ggio  Signor  di  Bologna ,  &  altri  Signori  ve- 
niuan  compreli .    Della  qual  lega  cfTendo  Feltrino  Capitan  generale ,  &  Ricciardo  padre 
di  Lazzcro,  il  quale  era  allhora  goucrnarore  di  Modana,Capitan  generale  delle  genti  del- 
ua'.itre.        l'Fiì:enfc,&  deli'Oleggio,  Lazzero  tu  fatto  Caualier  da  Feltrino;  fi  come  Piero  fuo  tratel- 
Jo  fu  nel  mcdebmo  tempo  tatto  Caualiere  da  Ramondino  de  Lupi ,  ò  Lupo  Parmigiano . 
CHielle  cofc  fono  fcritte  così  da  Piero  già  detto ,  come  da  Antonio  fùo  fratello  con  mol- 
ta feaiplicità  in  certi  lor  libri  di  conti ,  &  di  ricordi ,  come  tuttauia  fi  può  vedere.   Per  la 
qual  cola  volendo  io  rinueniie,che  guerra  foflc  quella  di  Piumazzo,hauendo  contra  il  lor 
coltume quelli  tratclli  lafciato  di  porui  l'anno,  cllendofi  nondimeno  ricordati  di  dire,  che     ^ 
Lazzcro  era  di  2  ^^  anni,  &;  Piero  di  2  2  truouo  così  la  lega,  come  la  guerra  fatta  in  fui  Bo- 
iognc/c  elìcre  tiara  l'anno  i  ;  <-4  ;  f  i  come  il  Corio  fcnza  però  far  niention  di  Piumazzo , 
ò  d'altro  particolare,  in  detto  anno ,  &l  il  Pigna,  il  qual  fi  vede,  che  altro  non  vi  aggiugne 
■  riferifcono .  Fu  Lazzero  Senator  di  Roma  viuente  il  padre .   £t  negli  vltimi  fìioi  anni  an 
dò  Giuilitiere  per  lo  Re  Carlo  1 1 1.in  terra  di  Bari,&  morifli  in  Andri  il  diciottefimo  gior 
no  di  luglio  dell'anno  138?,  ellcndo  nell'ettàdi  50  anni,  Hebbe  due  mogli.  Della  prima, 
la.  qual  tu  degli  An^.bruogi  famiglia  Piitolefe  hebbe  Sinibaldo.  Della  feconda  figliuola  del 
Conte  Bandaio  de  Conti  Guidi  nafcono  oltre  Lifà,Lipera,&  Marrinella  figliuole  femmi- 
rx,  gli  altri  tre  figliuoli  malchi,  che  fono  nell'albero,  peroclie  Simone,  il  qual  viene  ad  cC- 

fere 


Cuii.  tj'  e  A 
S.^I/ljreU. 


Simone  ca- 
flellano  di 
S._/in^el(i. 

Piero  cau. 


C  A  N  C  E  L  L  I  E  x^  A.  6i 

A  {ere  il  quinto ,  &  fi  rendè  monaco  dell'ordine  di  San  Benederro ,  fu  naturale .  Di  quelti 
quattro  hatelli  in  fuor  di  Ricciardo,tutri  e  tre  Furono  Caualieri.  Bandino,  il  quale  quan- 
do fu  fatto  Caualiere ,  prefe  nome  di  Lazzero  (  perciociie  di  Sinibaldo  non  h.ibbiamo  al- 
tra notizia ,  &  di  Francefco,  che  tu  poi  detto  Kicciardo ,  parleremo  apprello  )  fu  calkU 
lano  del  calkl  di  Sant'Angelo  à  tempi  di  Giouanni  X  X 1 1 1 .  Dice  Francelco  Cancellie- 
ri, che  egli  ottenne  dal  Pontchce,che  liatilla  Saueilo.ìl  quale  cillaliia  guardia  haueua coni 
me{ro,&:  volea  farlo  morire,  toHc  liberato .  Difeiè  nella  guerra,  che  il  Papa  h^bbe  col  Pvc 
Ladiflao  la  detta  fortezza  egregiamente,  mariaccelà  di  nuouo  la  guerra,  mentre  egli  a 
niuna  fatica  Spericolo  perdonando,  vuole  a  tutte  le  fazioni  ellèr  prelènte,  fu  l'anno 
141  2  da  vn  colpo  di  bombarda,  che  gli  die  nel  capo,  vccifò.  il  qual  particolare  acciden- 

B  te  viene  anco  accennato  daii'aiberino .  Fa  |)o;  creato  calkllano  per  i  feruigi  paterni  Si- 
mone fuo figliuolo  naturale .  ma  qual  coì^x  egli  [j  commerre(Iè,altro  non  truouo;  (e  non 
che  il  già  detto  Francefco  (criue,  che  meffo  Qgh  in  xa\  cura ,  di  quel ,  che  era  fece  ritratto . 
Piero  terzo  figliuolo  di  Ricciardo  htto  Caualiere  a  Piumazzo,  &  cosi  detto  dal  nome  del 
l'auolo  materno ,  hi  come  Francelco  dimollra ,  podelli  di  Perugia .  Da  coilui  lolo  ven- 
gono quegli,  che  hoggi  vi  fono  della  cala .  La  iùa  moglie  Catelana  fu  figliuola  di  Luca  il 
Caualiere  figliuolo  di  Totro  de  Fu  idolfi  da  Panzano  (  quella  è  la  medelìma  famiglia,  che 
quella  de  Ricaloli }  la  quale  fecondillima  gli  partori  come  egli  medelìmo  Icnue  lèdici  fi- 
gliuoli, che  le  dieci  fur  temmine .  Antonio  quarto  figliuolo  fu  fatto  Caualiere  da  Mala-  intoni* 
cella  Vnghero  in  Siena,  quando  fu  preiàdali'Imperadore  per  forza;  &  vn'anno  prima       ^'"*' 

Q  nell'entrata  di  pp.  Vrbano  V.in  Roma  Giouanni  lu  htto  Caualiere  dal  iViarchelè  iNicco-  cioiunni 
lo  da  Elle  ;  il  che  par  che  l'anno  i  ?  6j  luccedcllè .  Fu  coltui  l'anno  i  ?  80  (lì  come  nel  "'^* 
14  libro  delle  nollrc  hiilorie  Fior,  appanlce  )  mandato  dalla  compagnia  di  San  Giorgio 
per  trattar  concordia  co'  Fiorentini .  Niuno  di  lor  due  hebbe  donna, ìk  il  primo  Podellà 
di  Milano  fu ,  l'altro  di  Siena .  ma  Giouanni  elTcndo  n  llipendi  del  Signor  di  Mantoua  (ì 
morì  in  quella  città  l'anno  i  ^  8  2  à  2  i  di  giugno  eflei.do  in  età  di  trentalèi  anni ,  li  come 
Antonio  luo  hateiio ,  il  quale  fu  iniìcme  con  Piero  lalciato  da  lui  hcredc,  tcltifica.  Furo- 
no Ipeli  nelle  fue  elèquie  meglio ,  che  6'oo  fiorini  :  le  quali  in  Mantoua ,  oue  morì ,  &  in 
Ferrara ,  oue  fu  poi  il  Tuo  corpo  portato  nella  lèpoltura  del  padre ,  oc  in  Piltoia  lì  fecero . 
Andarono  innanzi  alla  calfa  coperta  di  panno  d'oro  cinque  caualli,  furono  j  i  veltiti  à 

j)  nero ,  che  l'accompagnarono  con  60  doppieri  &c  bandiere  ,  &  altre  n^agnincenze  ,  che 
quella  età  portaua.  Fugli  fatto  la  oratione  i:unebre  da  vn  frate  di  San  Domenico  in  Man- 
toua :  le  quali  colè  poco  diminuite  furono  anchor  fatte  nell'altre  città  ,  come  li  è  detto  . 
De  quali  fratelli  Ipeditici ,  palleremo  al  fecondo  Ricciardo  figliuolo  di  Lazzero  di  Ric- 
ciardo, detto  alcuna  volta  per  quello,che  di  lui  li  fcriuerà  à  diiterenza  dà  pruno, Ricciar- 
do il  giouane,  ouer  Ricciardo  della  Sambuca , 

2?;  Ricciardo  ììgiouane,  ouer  Jella  Samùnca  Qu. 

IO  ho  voluto  quella  volta  mettere  vn  capitolo  intero  dell'opera  trouata  apprelIoBran 
_        catio  Rucellai  intorno  i  fatti  di  Ricciardo  della  Sambuca;  sì  perche  per  non  eller  quel 
libro  vlcito  ancor  fuori ,  fi  darà  quello  fàggio  di  quella  illoria  ;  &  sì  perche  quando  io 
pur  volellì  quello  accidéte  narrare,  niuna  altra  cofa  farei, che  con  vna  vana  fatica  d'andar 
mutando  le  parole,  dir  il  medelimo,  che  da  quell'autore  vien  raccontato .  Quello  dun-    -e 
que ,  che  il  fello  capitolo  contiene  pollo  lotto  l'anno  1401  è  quello .    Fu  riuelato  à  gli  ^» 
Otto  della  guardia  del  mele  d'agollo ,  che  m  Pillola  era  vno  trattato  di  tubellarla  a  Fio-  i> 
renrini.  &  colui  che  riuelò  dille  chera  Itato  richiello  da  Giouanni  de  Catanfànti,  che  j> 
egli  fulTe  con  lui  à  far  quello  male .  lubiro  il  dillono  a  Signori  di  che  li  Signori  Icriflono  ^> 
al  Capitano  di  Pillola  che  pigliallè  Giouanni  de  Catanlanti  da  Pilloia,e  tenellclo.  Il  Ca-  „ 
pitano  hauta  la  lettera  la  mattina,  lùbito  il  fece  pigliare ,  la  qual  cola  M.Ricciardo  fèppe  j, 
lìibito  fi  fuggì  fubito  fuor  della  terra^e  dille  voleua  venire  à  Firenze,  ma  però  non  venne  '- 

G  per 


DELLA     FA  M  I  G  L  I  A 


idino  con  certi  sban-  A 


per  quel  cammino  anzi  fé  nandò  nel  contado  di  Bolcgna,&  quiui  ordino  ( 
dici  di  rubelb.rc  a  Fiorentini  il  Culello  della  Sambuca .  era  il  Calkllano  de  Bordoni  da 
Firenze  6c  era  ilato  de  repetitori  del  Fratello  di  M. Ricciardo  Cancellieri,  e  per  quello  era 
allui  molto  tamiliare  ièruitore,  di  che  il  detto  M.Ricciardo  li  mandò  a  dire  che  volea  an- 
dare a  lui  nella  torre  2n:  il  detto  Calkllano  fu  contento  che  elli  venifle  pero  che  molto  (1 
lìdciua  di  lui ,  e  la  notte  lèguente  venuto  apiè  della  torre  cor  vna  Icala  mefla  quietamente 
mille  lui  nella  torre  co  lùa  compagni, furono  molto  più  che  il  Calkllano  non  crcdeua  che 
fufleno  acquando  eglino  furono  forti  nella  torre  prelono  il  detto  Calkllano  &  tutti  li 
lùoi  fanti  e  poi  fcelòno  nella  corte  e  prelòno  faltro  Calkllano  chelkua  più  a  ballo,  la 
qual  colà  vditi  quelli  del  calkilo  tutti  fi  fuggirono,  e  M.  Ricciardo  fece  venire  aflài  fanti 
tra  del  contado  di  Bologna,  e  di  Frugniano  e  fornì  quel  luogho  daflài  vettouaglia.  i!  Ca-  B 
pitano  di  Pillola  poi  che  ebbe  pigliato  Giouanni  de  Catanfanti  &  làputo  da  Firenze  don 
de  li  detto  trattato  era  làputo  &  quello  che  fi  doucua  fare  examinò  il  detto  Giouanni  de 
Catanlanti  molto  diligentemente  lòpra  quello  che  videchcradi  bifògnio,  e  non  poten- 
do hauere  da  lui  la  verità  il  milfe  alla  tortura ,  &  non  piccola  ;  la  onde  egli  dille  io  vi  dirò 
il  vero ,  pero  che  io  conolco  douer  morire  poi  comminciò ,  e  dille  in  tlletto  quello .  che 
parte  con  molti  fanti  doueuano  quando  lordine  fuile  dato  di  tutte  le  cole  poter  tare  e  da 
poter  venir  fatte  vccidere  M.Giouanni  Panciatichi  e  figliuoli  &c  alcuni  altri  di  loro  fetta 
e  parte  poi  leuata  la  città  à  remore  doueuano  rubellare  la  Città  à  Fiorentini  poi  dcueua- 
no  con  tutti  li  cittadini  di  Pilloia  che  fono  di  lor  parte  &c  altrell  con  tutti  li  contadini 
che  fono  di  loro  fetta  &  ancora  con  finti  del  contado  di  Bolognia  &  dei  Frugniano  fire  C 
(ìgniore  di  Pillola  M.  Ricciardo  de  Cancellieri  &  penfauano  poterli  difendere  da  Fioren 
tini  aflài  tempo,&  anchora  hauere  da  loro  buoni  patti,  &:  fé  non  gli  poteflbno  hauere,or- 
dinauano  di  richiedere  il  Duca  di  Milano,  che  gli  aiutalle,  &  difcndelfeA'  accollare  con 
lui,  òi  con  lui  elfer  contro  a  Fiorentini .   Poi  il  Capitano  di  Pillola  prefe  tutti  quelli,  che 
erano  della  famiglia  de  Cancellieri  &huomini  &  fanciulli,  fàluo  che  non  potè  hauere 
^•"r.Zl'o  =>    S.Niccolaio  Pandragoni  de  Cancellieri ,  che  erano  colpeuoli  del  detto  trattato  ;  il  quale 
m  de  can-  „    niolto  fcgictamentc  lì  fuggì,  6c  anchora  i  figliuoli  di  M.Ricciardo  molto  fconofciuti  tu- 
celltm.     ^^    j.^j^Q  fuggiti .  Poi  furono  mandati  prefi  à  Firenze  dodici  de  Cancellieri,  òl  furono  meflì 
,,    nelle  llinche .  &  il  Capitano  di  Pillola  condannò  il  detto  Giouanni  Catanfanti  ncD'ha- 
„     ueie&  nella  peifona.&feceli  tagliar  la  tell3.&:  anchora  condannò  M.Ricciardo  de  Can  D 
„    cellieri,  &  S.Niccolaio  Pandragoni  nella  perfòna  &  nell'hauere  come  rubelli,  &  fece  loro 
3,    disfare  la  cafà  della  città  &.  del  contado .  Di  che  fèguì  che  M.  Ricciardo  più  &  più  volte 
„     mandò  de  fùoi  fanti  in  più  luoghi  del  contado  di  Pillola,  &  fece  pigliar  prigioni, &  vcci- 
i,     dere,&  rubare,  &:  ardere  molti  luoghi  del  contado  di  Pillola ,  &  grandi  danni  vi  fi  fecio- 
»>     no  per  vna  parte  &  l'altra .  poi  il  detto  M.  Ricciardo  fu  prouifìonato  del  Duca  di  Mila- 
»     no ,  &  fu  volta ,  che  il  Duca  gli  die  fiorini  fèi  cento  d'oro  il  mefè,  perche  faceflc  guerra  a 
„     Fiorentini .  &:  egli  li  promellè  di  far  guerra  à  Pillola,  &  à  Fiorentini,  oc  tenere  trattati  di 
3,     rubellare  Pillola  à  fuo  potere,&  darla  al  detto  Duca  di  Milano  ;  &  fece  fègretamcnte  fòl- 
„    dare  de  fanti  tra  in  Bologna  e  in  Imola  e  in  Lucca  adài ,  oc  condottili  nella  Sambuca  fece 
„     fare  grandiflìme  arlìoni  nel  contado  di  Pillola ,  &  molti  huomini  vi  fece  vccidere  fan-  E 
„    ciulli ,  &  femmine  tutte  dalla  parte  à  lui  contraria ,  &  molti  che  egli  prefè ,  ricuperare. 
»     Et  così  quelli  della  parte  à  lui  contraria  faceuano  à  quelli ,  che  erano  della  fetta  del  det- 
»>     ro  M.  Ricciardo .  JViollra  poi  lamededma  hilloria  nel  nono  capitolo  dell'anno  1402 
come  clfendo  llati  rotti  1  Fiorentini  alle  mura  di  Bologna ,  alla  quale  erano  per  porgere 
aiuto  dalle  genti  del  Duca  di  Milano ,  i  nimici  loro  &:  fra  quelli  Ricciardo  ne  prelè  gran- 
de baldanza,  perche  hauendo  ragunato  molti  fanti  tra  l'alpe  di  Bologna  &  d'altronde 
corfè  nella  montagna  di  Pillola ,  &  prefò  coi  fauor  della  fùa  fazione  alcun  calklietto  fu 
molto  vicino  à  far  prigione  Niccolo  Guafconi  Vicario  per  la  Rep.Fior.  della  Montagna. 
Ma  clfendo  egli  rifuggito  nel  calici  del  Li  Cornia ,  Ricciardo  vi  fi  pofè  intorno  con  la  fùa 
gente  pei  aflèdiatlo ,  oc  prelfo  che  gli  venne  tatto  d'hauerlo  vinto .  ma  cflèndof  ì  il  Gua-. 

(coni 


Ktccolato 


e  A  N  e  E  L  L  I  E  R  a:  ^5 

A  {coni  valorofàmente  difefb ,  &  in  tanto  hauendo  hauuro  fòccorfò  da  i  Fiorentini,  à  Ric- 
ciardo tu  tolta  i'occa(]one  di  procedere  più  innanzi .  li  qual  M.Ricciardo  (  fono  le  pro- 
prie parole  di  queil'iitoria)  faceua  quelle  cofe  à  petizione  de!  Duca  di  Milano,da  cui  pren 
deua  grande  cjuantitd  di  denari  il  meiè  di  piouedigione, perche  haueua  rubellaro  la  Sam- 
buca à  Fiorentini ,  &  di  quindi  à  lui  promeflo  di  tar  guerra ,  &c  diceua  di  darli  la  città  di 
Pillola  &:  rubellarla  à  Fiorentini ,  &  hceuane  tutto  quello  che  poteua ,  perche  li  venilTe 
fatto.  La  gente  de  Fiorentini ,  che  era  andata  nella  montagna  di  Pillola  per  (occorrere 
il  Vicario  loro,  poiché  hebbono cacciati  li  nimici,  combatterono  vncalkllo  di  quelli 
che  s'erandati  à  M.  Ricciardo ,  &  per  forza  il  preiono,  &:  tutti  quelli  che  v'erano  dentro 
vennono  in  lorbaha.  De  quah  alquanti  ne  impiccarono  nel  detto  luogo,  &:vndicinc 

B  vennono  prefl  in  Firenze,  &  furono  quiui  impiccati  per  la  gola,  &  due  altri  luoghi  di  , 
quelli  che  s'erano  ribellati ,  fi  runalòno  per  allhora  cosi  perduti ,  &  la  gente  li  ritornò  a  > 
Pilloia ,  &  altroue  doue  era  di  bilògno .  Di  quelle  medelìme  cofe  lafciò  due  volte  me- 
moria Lionardo  Aretino  nell'vltimo  libro  delle  Tue  illorie,  in  vna  delle  quali  dopo  hauer 
raccontate  le  cofe  feguite  per  bocca  dei  fùo  interprete  cosi  dice .  Ma  era  tanta  la  proui- 
denza  di  M.Ricciardo ,  &  l'ardire  de  Tuoi ,  che  fpeflè  volte  ruppe  li  auuerfàrij ,  che  l'afle- 
diauano,  &  abbattegli  in  forma ,  che  fcorreua  &  infellaua  di  &  notte  tutti  i  luoghi  cir- 
conilanti  del  paele ,  &  di  quella  cofa  n'acquillò  M,  Ricciardo  grandlflimo  noirie .  Cosi 
dice  l'Aretino .  Per  le  quali  opere  da  Ricciardo  commefIè,gli  furono  da  Fiorentini  roui- 
nate  lecafè,  cheegli  haueua  in  Pilloia,&  infìememente  la  fortezza  del  Pantano, &  furon 

C  gh  1  fuoi  beni  &  poderi  alienati ,  &  date  ad  altre  perfòne .  Ma  eflèndo  feguita  la  morte 
del  Duca  di  Milano,da  cui  Ricciardo  era  llato  fòllentato,  &  tornando  cesi  a  Fiorentini , 
come  a  lui  comodo,&  vtile  i'accordarfi  in(ìeme,fì  vede  manifellamente  per  ifcrittura  pu 
blica del  140 5.  lòtto  il  di  24  d'ottobre,  che  1  Fiorentini  creano  vn'vficio d'otto  cittadi- 
ni à  quello  fòl  deputati  per  pattuire  &  conuenire  infieme  del  modo  &  forma  d'affettar  le 
differenze ,  llimar  le  cofè  gualle,  rellituire ,  perdonare,&  ogn'altra  cofà  fire  per  rimetter 
Ricciardo  nel  primiero  fuo  llato ,  &  perche  egli  le  callella  à  Fiorentini  toIte,le  quali  era- 
no la  Sambuca ,  Calamecca ,  &  Piteglio  parimente  rellituiffe  &  buono  amico  oc  fedele 
della  Rep.  Fior,  diuenilfe .  Furono  gli  VHciali  a  ciò  eletti  Barduccio  di  Cherichino,Ber- 
nardo  Quaratefi,  Saluellro  Belfredelli,  Chrillofano  di  Giorgi  medico ,  Niccolo  Benue- 

D  nuti ,  Bartolomeo  Popolefchi  dottor  di  leggi.  Scoiaio  Spini,  &  Bartolommco  Valorii  & 
per  parte  e  in  nome  di  e  fio  Ricciardo  Giachinotto  Caualcanti  figliuolo  del  Caualier  Sa^ 
lice,  le  cofe  tra  quali  deliberate  più  principali  fur  quelle .  Che  così  ad  eflò  Ricciardo ,  &c 
à  Lazzaro  fùo  frateIlo,come  à  tutti  fùoi  amici  &  dipendenti  da  pienamente  perdonato  &c 
rimeflo  ogni  &  qualunque  eccello  haueflèrcommeffo  dai  di  primo  d'agofto  dell'anno 
1 40 1  infìno  à  quel  tempo  cosi  per  conto  di  quella  guerra  &:  ribellione  della  Sambuca ,  & 
dell'altre  caitella,  come  per  qual  (ì  voglia  altro  homicidio,  rubamenro ,  arfione ,  ò  qual  fi 
voglia  altro  misfatto  ò  quiui  ò  altroue  commeflò  .  Che  di  tutti  1  beni  gualli,  arf  1,  ò  roui 
nati  al  detto  Ricciardo  fene  faccia  la  llima,  &  quella  gli  fi  dia  de  denari  del  Comun  di  Fi- 
renze ,  il  che  in  quella  forma  ò  valore  li  polfan  ridurre  che  prima  erano  anzi  che  fulfero 

E  gualli^ò  abbruciati .  Che  tutti  i  fuoi  cugini,nipoti,  &  parenti  della  famiglia  de  Cancellie 
ri,i  quali  erano  nelle  llinche  ritenuti,  fieno  iilafciati  liberi  &  fenza  alcuno  impedimento . 
Che  di  tutti  i  delittijche  per  cinque  anni  auuenire  coli  effo  Ricciardo,  come  venticinque 
de  fuoi  commetteffero,per  i  quali  delitti  ne  veniffe  pena  corporale ,  ò  che  eccedefle  il  va- 
lore di  lire  cenro,non  vficiale  alcuno  di  Piiloia,ma  fòlo  i  Rettori  di  Firenze  n'haueffero  a 
conofcere  &  a  fèntenziare .  Che  Ricciardo  &  Lazzero  fùo  fratello,5c  che  Domitio  &  la 
copo  fùoi  cugini  con  ott'altri  poffano  in  perpetuo  portar  qualunque  arme  così  d'oflefa , 
come  di  difefà  per  tutta  la  Città  Scdiilretto  così  di  Firenze  come  di  Pilloia  fenza  alcu- 
naltra  poliza  ò  licenza  de  minillri  à  ciò  deputati .  Che  la  città  di  Pillola  di  nuouo  rifor- 
mar il  doueffe  per  fei  Cittadini  Fiorentini  à  ciò  deputati ,  &  che  di  nuouo  le  borfe  s'cm- 
pielfero  in  guilà ,  che  in  qualunque  vfìcio  ò  magiilrato  di  ella  Città  di  Piiloia  la  metà  di 

G     z         dwtti 


é^ 


DELLA     FAMIGLIA 


felice . 


Frantefco 
ptouano  di 
yi  Alano. 


lacobo  pie. 
di  V  \g, 

sdìiatta 

pio- di  yig. 

Pcìleffrino 

pio.diyig- 


Ciouirim 

pio.diyig. 


detti  vficiali  fia  della  compagnia  di  San  Giouanni,e  la  meta  della  compagnia  di  Sa  Paolo.  A 
Sotto  le  quali  compagnie  i  nomi  delle  fazioni ,  ò  parti  veniuan  comprele ,  eflendo  (òtto 
quella  di  San  Giouanni  i  Cancellieri  &  (otto  quella  di  S.  Paolo  i  Panciatichi  abbracciati . 
Che  niuna  delle  tre  callella,  ò  tortezze,  cioè  Sambuca, Calamecca,  &  Piteglio  (ì  debbano 
in  tutto  o  in  parte  disfare ,  Te  prima  non  farà  cosi  deliberato  per  i  Signori  Priori  &  Gon- 
faloniere di  giullizia,  &  per  i  gonfalonieri  delle  compagnie  &  dodici  buoni  huomini  con 
lègicto  fcrunnio  non  potendoli  vincere  il  partito  con  meno  di  ventotto  faue  nere.Htche 
qualunque  terrazzano  di  dette  callella  volendoli  da  elle  partire,àciò  fare  non  Ha  vietato, 
ma  gli  lia  liberamente  permeflb  di  poteriène  vldre  con  tutte  lor  robe  &  colè,che  lor  pia- 
ceflè ,  con  molte  altre  particolarità ,  le  quali  farebbe  lungo  à  riferire ,  hauendo  dall'altro 
canto  Ricciardo  le  caiiella  di  lòpradette  à  rellituire  li  come  fu  per  ogni  cofà  dall'vna  par  B 
te  &  dall'altra  fedelmente  efeguito .  Dietro  le  quali  cole  non  loprauilfe  Ricciardo  lun- 
go tempo ,  percioche  fi  come  neli'alberino  (1  vede,  egli  morì  in  Faenza  à  fcruigi  di  Santa 
Chie(à  l'anno  1406^ .  Ne  la  fua  pollerità  hebbe  lunga  vira  elfendofi  fpenra  ne  figliuoli . 
Onde  di  tutti  i  Cancellieri ,  i  e]uali quello  nome  ritennero,  non  rimane hoggi altra  iuc- 
cellione,  chcdiDomizio. 

Vi  7)omizio  &  defùoffucce[Jori . 

LE  memorie ,  che  di  edb  Domizio  figliuolo  di  Piero  il  Caualiere  apparifcono  ione , 
che  quando  Lazzero  fuo  cugino  morì ,  nel  qual  tempo  fu  fatto  per  rimunerazione 
de  luci  (cruigiCailellano  di  Santo  Agnolo  Simone  fiiofigliuol  naturale,  fu  quel  C 
carico  dategli  in  compagnia  di  Domitio  :  il  quale  per  tiouarli  lontano  ,  &:  eflèr  guerre  in 
paeiè ,  non  potè  l'vficio  efercitare .  E  comprelò  come  poco  dianzi  (ì  difle  nel  numero  di 
coloro  :  à  quali  fi  concedeua  licenza  di  poter  portar  l'arine  à  vira ,  &  fecondo  nota  l'albe- 
rino lì  morì  l'anno  1425'  Ad  Antonio  &  Felice  iuoi  figliuoli  ho  io  veduto  vna  lettera 
del  i46'4  lòtto  lidi  vndici  d'ottobre  di  Niccolò  de  Contrari]  Caualiere ,&  del  Conte 
Ambruogio  (uo  fratello  huomini  molto  fauoriti  &  del  configlio  di  Aato  del  Duca  Boriò. 
Dal  tenor  della  quale  lì  comprende ,  che  eflendo  a  loro  molto  ben  noto ,  quanto  la  ca(a 
de  Cancellieri  era  ibta  aiiezionata  della  caia  d'Elle ,  llimauano  che  il  lor  Signore  hareb- 
be  fauorito  &  veduto  volentieri  Franccfco  lor  figliuolo  &  nipote .  &  che  per  quello  ellì 
ne  Icriueuano  non  meno  al  Signore ,  che  à  Francelco  degli  Ariosi  fuo  Selcalco  .  Et  che  ^ 
parimente  eglino  dal  canro  loro  non  harebbon  mancato  à  prellarli  ogni  fauore ,  &  che 
per  quello  il  contortauano  a  venire  allegramente .  Fu  quello  Francelco  Piouan  di  Vi- 
gliano del  Montale  antico  padronato  della  famiglia:  il  quale  era  llatogià  pofleduto  da  la 
copo  di  Schiatta  de  Cancellieri  pollo  nella  quinta  età  di  quello  albero;  &  poi  da  Schiatta 
Tuo  figliuol  naturale  ;  di  cui  oue  di  Ricciardo  il  vecchio  li  parlò,fù  fatta  menzione.  Fìi  an 
co  Piouano  Pellegrino  figliuol  naturale  del  già  detto  Ricciardo;  il  qual  morì  l'anno 
1 404,  &  à  lui  lìjcccdettc  dopo  vn  cerro  Bambello  morto  nel  5  5 .  &  vn'altro  de  Pandra- 
goni  morto  nel  <^^  il  prelente  Francelco ,  di  cui  li  ragiona,  del  quale  in  quello  trattato 
più  volte  fi  è  ragionato .  Morì  Francelco  l'anno  147J?,  hauendo  tenuto  la  picue  venti 
anni,  &  fu  fuo  luccclfore  Giouanni  Ilio  cugino  carnale  figliuolo  d'Antonio .  Riilorò  co-  E 
ftui  l'antica  lèpoltura  della  famiglia ,  come  nella  Chiela  di  San  Domenico  fi  vede ,  ouc 
lì  leggono  quelle  parole . 

SI  PATRIAM  ET  GENTEM  QVAERAS 

MIRAKERE  VTRVMQVE 

VTRIQVE  EST  MAGNVS  NOBILITATIS  HONOR 

PISTORIVM  PATRIA   EST  GENS 

CANCELLARIA. 

MARMOR    OSSA    PREMIT   RELIQVVM  SIDERA  GELSA  TENENT 

VETVSTATE  CONSVMPTVM  IOANNES  CANCELLARIVS 

ANTONI!   FILiVS  SACERDOS  INNOCENTISSlME 

SIBI  AC  GENTIB.  SVIS  RESTITVIT  MDX. 

Pciucnnc 


BVFALA  CONSORTI  DE  CANCELLIERI. 


^ì 


A  Peruenne  poi  la  pieue  a  Felice  (ìio  nipote  cugino  huomo  d'aurorirà  &  di  riputazione  nel 
la  lùa  patria ,  &  (^ua(ì  capo  delia  famiglia .  il  quale  per  hauer  troppo  fuperbamenre  im- 
pivfocjuelUone  col  Vefcouo  della  Città  fa  cóHoaro  per  tre  anni  fuor  di  Pillola  (òrro  gra- 
uifiTuTie  pene.  Morto  Felice  l'anno  i  ^4^. la  pieue  ifcadde  à  Ricciardo  (iio  nipote  figliuo- 
Jo  del  Tuo  fratello  Iacopo.  Il  qual  Kicciardo  llaro  lungo  tcpo  apprellb  il  Cardinal  Bcn)bo, 
&  veduta  la  dia  morte,  Cv'ìnleguì  dalia  pratica  di  quel  dotri(s.&:  buon  (ignore  honorari  & 
dolcidìmi collumi,  perdici  Firenze  tornandofène,&:  iìato  alcun  tempo  in  Roma,  quelli 
pochi  annijclie  fòpram  f.f  ,in  vlàr  cortefìa  &  air)Oreuolez7a  à  chiuque  in  caia  gli  capitana, 
liberalmcte  impiegò,  ma  (òpragiunto  nel  vigor  della  fua  età  dalla  morte,  andò  la  pieue  al 
fuo  fratello  VHicézio,dal  quale  di  prcfènte  è  retta.  Nafcono  quelli  fratelli  indcnu-  co  Laz 

B  zero  &:  con  Iacopo,iI  quale  mortoli  in  répo,che  quelle  cole  (criueuamo,hauea  con  molta 
pacienza  durato  fatica  per  raccozzar  infitme  quelle  meir,orie  lj)arlè&  mezze  conlùmate 
dal  t£mipo,per  lato  di  madre  di  cala  Bracciolini  nobile  famiglia  Pillolelè.Ne  hoggi  riman 
di  sì  copiolo  legnaggio,  che  il  nome  de  Cancellieri  habbia  e  cfèruato  altri,  che  quelli  due 
fratelli  con  due  figiuicli  del  già  nominato  Lazzero,&  due  figliuoli  di  Gio.Barilla,il  quale 
anchor  egli  li  come  lì  vede  nell'albero  d'Antonio  figliuol  di  Domizio  dilcende . 

J)e  i  Cdff cellieri  di  Roma,  cognominati  'Bufali , 

DE  i  Cancellieri,  onde  i  Romani  Bufali  (\  dice  eflcr  dilcefi,io  truouo  memoria  nel  li- 
bro delle  rimunerazioni  del  Re  Carlo  primo  lotto  la  data  de  i  2</di  marzo  della  15 

C  Indizione  àCapoa,chc  viene  ad  eflcr  l'anno  1270.  Oue  il  Re  Cario  primo  dona  à 

Iacopo,Cincio,&  Giouanni  de  Cancellieri  Romani  orcie  céto,le  quali  già  tenne  Rinaldo 
d'Aueila  luo  fedele.  Delhqaal  memoria  non  hauendo  i  Bufali  notizia  danno  al  lor  ramo 
principio  da  Iacopo  lotto  l'agno  •?  i  5  fratello  di  Circio  VelcouodiNepi&  padre  d'vno 
altro  Cincio .  1  quali  1  orni  così  fpello  rinouati  nella  lor  cala  mi  fanno  indubitatamente 
credere,coftoro  da  alcuno  d)  quelli  treprinji  dal  Re  Carlo  rimunerati  ellèrdilcelì .  Ma 
in  che  modo  eglino  da  Cancellieri  Pilloleh  lìen  denuati,  (i  come  noi  veggo, così  non  ar- 
dilco  addurne  prona ,  ò  congettura  veruna ,  le  non  l'opinione  &  crederza  :  la  quale  è  in- 
uccchiarareBufaIi,chedac(  llorc  tragganprincipio,&: così  parimente  il  ncive;llcllodeI 
la  famiglia,non  tlìerdolì  incominciati  a  cognominare  Bufrìli.iè  nò  dopo  Bufalo  figliuolo 

D  di  Cilicio  già  detto.  Onde  nelle  lèpolture  antiche  innàzi  ad  elio  Bufalo  non  lono  nomi- 
nati le  nò  de  Cancellieri,come  appariua  già  in  S.Maria  in  Via  tra  l'altre  lèpolture  di  que- 
fta  famiglia  prima  che  per  ordine  di  Paolo  1 1 1 1.  foflèr  tolte  via .  Oue  nellalcpolturadi 
Iacopo  Velcouo  di  Nepi  perauuentura  dopo  Cincio ,  così  li  Icggcua .  I A  C  O  B  I  D  £ 
CANCLLLARIIS  EPISCOPI  NEPtSINl  QV  \  OBIIT  ANNO 
DOMINI  MCCCLVII  CVIVS  ANIMA  REQVIESCAT  IN  PACE. 
e  la  lèpolturadi  Bufalo  illeflb,dal  cui  nome  fur  polcia  detti  Bufali,córeneua  quelle  parole. 
HIC  REClVItSCIT  CORPVS  NOBILIS  VIRI  BVFALI  QVONDAM 
CmCII  DE  CANCELLARIIS.  OBIIT  ANNO  DOMINI  MCCCCV. 
Da  quello  tempo  innanzi  come  lì  cognominarono  Bufalnbéche  per  lo  più  nelle  Icritture 

E  importati  habbiano  sépie  ritenuto  il  nome  de  Cancellieri,così  nell'antiche  arme  lor  degli 
fcacchi,ouer  de  triagolettiilècóJo  vengon  da  elTi  chiamati, poter  la  tella  del  bufalo  hor  lo 
pra  elTe  arme  &  hora  in  mezzo.  Stefano  Ilio  figliuolo  chiamato  Stefano  di  Bufalo  de  Can 
cellieri  (lì  come  le  memorie  della  cala  raccontano  )  fu  ricchils.  &  di  molta  riputatione  fra 
gli  altri  Romani,e  vencdo  nel  1405  il  ReLadillaoin  Roma  dicono,che  molti  gétilhuo- 
mini  dolendoli  col  Re  del  Pontefìce,Lodouico  nipote  del  Papa  métte  fa  villa  di  voler  far 
la  pace  co  Romani,fece  nello  spedale  di  S.Spirito  gittar  lètte  di  loro  dalle  hnellre,  fra  qua 
li  fu  Stefano .  Ad  vno  de  cui  figliuoli  il  Papa  per  ammédar  il  fallo  del  nipote,diede  poi  vn 
canonicato  di  S.Pietro,il  quale  (i  cólcruo  per  molti  anni  nella  famiglia.  Volendo  io  quella 
colà  rinuenire  truouo;  che  ciò  fuccedette  l'anno  1 40  5',c  che  la  contela  tra  il  Papa  e  1  Ro- 
mani era  per  cagione ,  che  hauendo  i  Romani  per  lòlpetto  del  Re  Ladiflao  ottenuto  dai 

Pa^a 


ftlìCt    fio. 

Ittccurdo 
tioudn  di 
yi^lidrif. 


Vincenzio 
pio.dirig. 

lA(OCó  , 


Idcof»  . 
Ctncio  l^ef. 
di  A  'pi  . 


laccpa  Ktf 
(OHodtNe- 

Bufalo. 


SttfàHÙ  . 


^(^ 


DELLA     FAMIGLIA 


I  Ita  Po  . 
Marcello . 


Si  fano . 


■fenolo  • 
e  ir t^  fan» 


rrliiio  . 
Mate  (Ilo 
.'iunior   ili 
K(,ia  . 
r.-fano  <a 
■  cn-.codiS. 
/'litro  . 

1  Aulo  . 


laccto'^ttn. 
.15-  l'w.  dt 

l'I-r. 


Pjpavna  delle  fortezze  di  ponte  molle  per  guaidarla  (  cjucfto  dagli  antichi  fu  chiamato  A 
Ponte  miluio  )  voleuano  ancor  l'altra .  Sopra  che  hauendo  mollrato  rhilloria  del  Ru- 
cellai,  che  colìoro  parlarono  alreramente  al  pontefice ,  fègue .  Le  cjuali  parole  vdite  Lo- 
douico  Migliorotti  nipote  del  Papa,{ùbiramenfe  lì  partì  dr  quindi,  &c  vici  tuori  del  pala- 
gio .  Poi  11  detti  Romani  praticando  col  l^apa  lungamente  loprale  dette  cofe ,  rimalèro 
pur  quali  di  concordia  di  quello,che  ne  douclFcro  tare.  Poi  li  partironodal  Papa  per  tor- 
nare alli  loro  compagni  al  Campidoglio, ma  come  eglino  turono  fuori  del  palagio  del  Pa 
pa,  gli  aliali  con  grande  compagnia  d'hucmini  armati,  che  erano  con  lui,  &  follo  vccile 
c]uc  due  C;jpononi,ìk'  none  di  c]uelli  altri^che  con  loro  erano  in  compagnia ,  &  quel  che 
Itgue.  In  quella  guilà  dunque  douette  il  calò  ruccederc,&:  tale  tu  la  morte  di  Stefano . 
Di  Iacopo  luo  figliuolo  &:  della  tua  fucccfiìone,  non  ci  eflendolbta  data  alcuna  notizia  B 
non  pc.liìamo  dir  cola  alcuna  fuor  di  quella,  che  nell'albero  li  vede .  D'Agnolo  l'altro  fi- 
gliuolo fece  menzione  il  Platina  nella  vita  di  Paolo  II ,  da  cui  ne  tuoi  mali  racconta  ha- 
ucr  riceuuto gran  riiloro,& conforto,  trouandolì  anchor  Agnolo  prigione  perhauer 
M  c-rccllo  Ilo  figliuolo  vccifo  Fiancelco  Capoccio .  La  qual  morte  pretendeua  il  Pon- 
t.hce  non  fenzafaputa  &conlèntimento  di  elfo  Agnolo  eflerieguita .  Nelqualluogo 
viene  anc  hcr  menzionato  Francefco  nipote  di  Agnolo,  che  dtbbe  efi^ere  il  figliuolo  di  la 
copo  iijo  fratello  detto  Francefco,  fi  come  è  poAo  nell'albero .  Non  veggo  quando  egli 
(i  iiiuoia  le  non  che  li  fece  viuendo  la  (èpoltura  l'anno  1457.  ^^  ^"'  parole  cian  tali . 

ANGELVS  BVFALI  DE  C  ANCELLERIIS  n 

VIR  NOBILIS 

QVI  ANIMI  CORPOKIS  FORTVNAE  BONIS 

AIJMODVM  FLORVlT 

VIVENS  SIBI  POSTERISO.  SVIS  HOC  SEP.  LOCAVIT 

ANNO  DOMINI  MCCCCLVII. 

Ht  bbe  Agnolo  di  molti  figliuoli ,  de  quali  due  fur  canonici  di  San  Pietro .  Stefano  con- 
giur.toli  con  Giudea  Capocci  hebbe  Fauilina  :  la  qual  maritò  à  Giulio  Alberino,  &  Anto 
Dia  m-oglie  d'Antonio  Friapane  .  ma  Chrilìofano  di  FiancefcaOrfinahebbe  Giulia,  la 
qual  coi  giunle  con  Onofiio  Pietro  Martei,&  Vincenzia  con  Mattia  Leno.  Demafchi 
lenza  gli  altri  hcbbe  Antonio  &  vn'altro  Agnolo  i  quali  generarono  figliuoli.  Dacolìui 
nacque  Chrillofano,  il  quale  htbbe  per  moglie  Semidea  Cc(àrina,la  quale  lenza  figliuoli  D 
malchi  gli  parrei  ì  Lucrezia  moglie  di  Geronimo  de  Cuppis,  &  Martia  maritata  ad  Agno 
io  Capranica  .  Di  Antonio  nacquero  più  figIiuoli,de  quali  Fuluio  fu  padre  di  Marcello 
Auditor  di  Rota ,  Scotano  fu  Canonico  di  San  Pietro  .  &  Paolo  il  qual  viue ,  &  da  colhii 
vengono  quelle  norizie,è  padre  anchor  egli  di  molti  figliuoli. le  lor  lorelle  Aurona  &  Giù 
Ila  i'vna  à  tierardjno ,  falera  à  Marcantonio  Incoronati  fur  maritate .  Beraidina  fu  mo- 
glie di  Franceicod'Aiagonia.  oc  Tarquinia  figliuola  di  PaolodiGiouanniCaualcantiè 
iriOglie. 

2^i  ^andrapnct &  de  f*oi  fucceljori  cmamati  i  ^andr^gont , 

DI  Dc)re,rì  cui  dicemmo  ellère  llata  tagliata  la  mano  per  fa  briga  hauuta  con  Vanni,  E 
il  qual  Dorè  e  pollo  nella  quinta  età  di  quello  albero  tu  figliuolo  Pandragone.Dal 
nome  del  c|uale  1  iuoi  luccellòri  laici  andò  il  nome  de  Cancellieri  Pandragoni  s'in- 
cominciarono  àchiamaie.  Niccolaio  figliuolo  di  Pandragone  fu  àfuoi  tempi  huomo 
nK>lto  viuc.à:  il  quale  delle  brighe  &  de  fatti  degli  alrn  Cancellieri  molto  partecipò,on- 
de  fu  coi)  Ricciardo  il  Caualiere  giudicato  ribeilo  de  Fiorentini ,  ma  rellituito  oc  reinte- 
grato infieiVie  con  gli  altri  in  ogni  lua  cola  lalciò  di  due  donne,  che  egli  he  bbe  di  molti  fi 
^.'iuoli ,  ma  l'vn  de  quali  detto  Iacopo  non  lolo  tu  Canonico  di  Pillola,  ma  gode  anchor 
egli  la  Pieue  di  Vigliaiioal  Moiitalc  pcilolpaziodi  26'anni.percioche  lùccedutoaiBa- 
bello  ,  comedi  lopralidifiefanno  149  5  limoli  l'anno  145-^.  Degli  altri  figliuoli  di  - 
Niccolaio ,  iòlo  di  Nanni  li  è  la  iuccellionc  inhuo  a  quelli  tempi  ampliata,  percioche  di    • 

Piero 


PANDRAGONA  ET  CANTINA  CONS.  DE  CANC.     Cy 

^  Piero  fi  /penfe  ne  figliuoli .  Di  Nanni  dunque  &:  di  CofaT^uiani  nacquero  due  figliuoli 
vn'alrro  Piero  &  vn'alcro  Pandragone  ;  ma  di  Piero  auuenne  li  medelimoche  dcU'alrro 
Piero  Tuo  zio  ;  percioche  di  tre  figliuoli  nati  di  lui  non  rimale  progenje,enèndone  due  ih 
ti  preti  ;  Lodouico  Rettore  di  San  Saluadore,  &  Andrea  Piouano  di  Montemagno .  Ma 
li  ramo  di  Pandragone  molto  in  huomini  (ì  dilatò  ,  conciolia  co(à  che  de  i  ne  figliuoli , 
che  egli  hcbbe  i  due,  i  quali  generarono,  Giouanni  dottor  di  leggi  ne  lafciaflè  tre,  oc  RaF- 
faello  lei .  Et  m  vero  è  da  commendare  la  dilige/iza  dell'vltimo  figliuolo  di  coilui  detto 
dal  nome  del  padre  anchor  egli  Ratiaello  e  dottor  di  leggi .  percioche  elPendo  per  negli- 
genza de  fùoi  maggiori  le  memorie  ad  ramo  di  Dorè  alquanto  melTe  in  dimenticanza , 
per  venir  quello  malfimamente  (  abbandonato  il  nome  de  Cancellieri  )  comprefo  lòtto 

B  il  cognome  de  i^andragoni ,  egli  diligentemente  ogni  colà  tratta  dal  buio  ha  portato  alla 
luce,  &  perche  per  l'auuenire  non  fi  rrahellc  più  in  dubbio  la  Tua  nobiltà ,  il  vero  &  natu- 
rai cognome  degli  antichi  lùoi  Cancellieri  ha  riprelò,  ^  elTendo  non  più  che  d'vno  di  nu 
mero  di  figliuoli  in£;riore  al  padre  ha  anco  per  quella  via  nella  pollerità  de  lècoli  con  la 
propagine  de  figliuoli  cercato  diconlèruare  il  vecchio  pedale  della  Tua  antica  famiglia. 
H^  parimente  con  h  medefima  diligenza  ma  con  maggior  legno  di  pietà  tolto  dalle  te- 
nebre li  ramo  di  Cantino . 

Vi  (fantino ,  &  defuoìfuccelJori  chiamati  i  Cantini . 

CANTINO  era  nell'albero  vecchio  ,  ma  non  appariua  altramente  la  Tua  fuccedìo- 
^  ne .  nondinieno  certa  cola  è  hauer  egli  hauuto  più  figliuoli,  de  quali  Benedetto  fiJ 

Arciprete  di  PiIloia.&  Giouanni  lalcio  anchor  egli  vn'altro  Giouani  &  Domenico. 
Di  Domenico  nacquero  Bartolommeo  &  Giouanni .  Quelli  di  Gineura  Cancellici i  h^ 
(ciò  Nofri .  Qu^eili  d'Emilia  Ricciardi  generò  cinque  figliuoli  malchi .  De  qu.-ili  Tvlti- 
mo  Lodouico  di  Gineura  Baglioni  è  padre  di  Pier  trance  Ico  &  di  Giouanni.  perche  di 
quelle  colè  fpeditici  è  da  pallate  ad  alcune  principali  brighe  llate  fra  le  fazioni ,  ò  che  di 
clic  in  alcun  modo  \\  parli ,  le  quali  per  non  romper  l'ordine  che  habbiamo  tenuto,  lepa- 
ratc  in  quello  luogo  habbiam  polle . 


D 


Valcune  l;ri^ht  Hate  fra  le  parti . 


SOTTO  il  gonfalonerato  di  Piero  Carnefècchi  l'anno  r  5-0 1  haueano  i  Cancellieri 
finalmente  à  guilà  d'vn  comune  libero  dilcacciati  dalla  città  i  Panciatichi ,  aiio  loto 
le  calè ,  dato  i  lor  beni  à  (òldati  Bolognefi  venuti  m  lor  tauore,&:  giudicatili  ribelli, 
fofferendo  con  molta  viltà  ò  malignità  i  magiilrati  della  Rep.  corali  eccelli .  Lt  di  ciò 
non  contenti  i  Cancellieri,  dubitando,  che  vn  di  i  Pancianchi  non  rientraflero,  &  preu- 
deflèr  vendetta  de  danni  riceuuti ,  fatto  vn  numero  di  (^00  armati  vlcirono  il  di  dedica- 
to à  Santa  Agata  di  Pillola  per  ifpegnere  aftatto  la  parte  contraria .  Et  auuiatili  vello  le 
tenute  de  Panciatichi,  il  primo  alialto  diedero  alla  Chielà  di  San  Michele ,  oue  alcuni  di 
cllì  {\  eran  ridotti .  Difeleifi  quegli  di  dentro  per  qualche  Ipazio,  ma  non  potendo  regge- 
£  re  alla  moltitudine  degli  auuerlàri,fi  ritirarono  nel  campanile  lalciando  loro  la  Chiela  in 
preda .  La  qual  prellamente  di  calici  &  d'arienti  fpogliarono .  Ne  colà  alcuna  altra  li  ri- 
tenne dal  fuoco ,  che  la  lòpragiunrade  Panciatichi ,  i  quali  latti  Icroci  dall'ira  &:  dalla  di- 
fperazione,  che  cacciati  dalla  città ,  ne  in  contado  potelìono  viuer  (icuri ,  niellili  infieme 
tollo  che  lentirono  il  cenno  dato  loro  da  gli  aHàliti  à  San  Michcle,vennero  vigorolamen 
te  benché  in  minor  numero  addollò  à  Cancellieri .  Ho  autori,  i  quali  dicono,  che  ragu- 
natilì  ad  vn  Crucifilìo,  il  quale  era  in  lù  la  llrada,  s'inginocchiarono  à  quello,&;  tatto  brc 
ne  orazione  (\  promilèr  tutti  l'vn  l'altro  di  non  li  abbandonare  infino  alla  morte .  Onde 
l'allalto  fu  molto  impetuolo ,  nella  milchia  del  quale  rimafer  morti  più  che  dugcnto  de 
Cancellieri,  lènza  elferuene  de  Panciatichi  morto  più  che  vn  folo ,  8c  tre  feriti .  del  qual 
fuccellb  benché  breuemente  fece  il  Guicciardini  nel  j.  libro  delle  lue  hillorie  menzione . 

L'anno 


Ptert . 
Pitro . 
Pùdrarone. 

LudouKO 

Jtectore  dt 
S.  Saluado- 
re. 

Pto.dt  Mon 
temajno. 

Giouanni 
dottor  di  IL. 
/iajfaello. 

Paff'^ell» 
dottor  di  11. 


CS  DELLA   FAMIGLIA  CANCELLIERA." 

L'anno  15:4  fu  il  gonfaìoneraro  di  BAirolommeo  Valori  in  qualche  parte  turbato  per  i  A 
lolinmouuricnndc  Piliolelì.  Iquali  pcrqual  malaàizionc  (1  f-ollc  tennero  per  lungo 
rcmpo  rnbob.ra  Cjuclì'inftlice  citr.i .  perche  ridt  ilando(ì  gh  annchi  humon ,  1  t]ua!i  pal- 
làiuno  rra  i  Cancellieri  e  1  Panci.uichi,i  Cai  cellieri  furono  cacciati  con  morti  &  tentedi 
molti  d'aincndue  le  parti .  Douc  come  che  (tibiro  fullc  mandato  Niccolò  Capponi  come 
vno deeli  Otto  di  pracic?.,&:  Agnolo  Carducci  ci'ctro  pjir  aiJhoia  dal  condglio  del  Cento 
per  Con:n,ei]ano.  a  tanca  hcbbcr  podere  di  racchet.u  l!,h;!Ucndo  per  quindici  giorni  tat- 
to lar  trifcua  ri?,  loro .  Succede  p.nnmente  vn  gran  iinilho  l'anno  1  ^3^,prefà  occahone 
dalla  molte  del  Duca  Aleùndro .  percioche  entrato  nella  cura  di  Piiloia  Baccio  Biaccio- 
Jini;&:  con  Ccilcli  oc  con  altri  della  fazion  Panciatica  congiuntoli ,  (enza  the  di  ciò  nulla 
i  Carceilicri  lo(pcrt;ìirero,vcci{c  quattordici  di  loro,  fra  quali  fu  Dchderio  Tonti .  Onde  B 
1  Canceiiicri  furono  collrecn  à  rimarli  al  Mentale  creato  c.ioo  di  loroGuidotto  Pazzagli. 
Ma  perche  Guidotto  ne  fuilè  l'anno  feguente  condetto  prigione  in  Firenze,  non  perque 
Ito  l'armi  (ì  polàrono ,  anzi  aHediati  1  Cancellieri  in  Caumana  calkllo  della  montagna,&: 
entrato  di  mezzo  per  acquetarli  il  Commeilario  Bernardo  Acciaiuoli ,  non  ollante  la  te- 
de data ,  ellendo  da  Pai  .ciatichi  allaliti ,  di  cento  non  rimalcro  più  che  quattordici  viui , 
La  qual  cola  non  lipenle  l'ira  de  Bracciolini  &  Cellefi  .  ma  voltili  nella  città  ilKlìà  di  Pi- 
iloia  contra  i  Brunczzi  loro  particolari  mmici,  di  quelli  quanti  poterono  poterò  al  hi  del 
le  Ipadc,  diuenuti  Niccolaio  Bracciolini, &  iViariotco  Cclied  ai  birri  di  Pillola,  come  Gio. 
Batilla  Adriani  nel  primo  iib.della  lìia  hiiloria  dimolha.  Cecile  cotante  brighe,le  quali 
malli  poteano  per  lo  principato  anchoriìon  lìddo  del  Gran  Duca  Colimo,il  qual  ad  Ale-  C 
iaudro  era  (ucceduro,  radèttarc,  hcbbero  iìnalmente  quella  coiiìpolizione.  Che  trouan- 
doli  molti  di  coitolo  per  1  ccmmtlli  irastatti  banditi;&  per  le  vicine  contrade  Iparti  coni 
inettcndo  per  tutto  de  mah  conuennero  tutti  1  vicini  Signori  di  Icacciar  cialcuno  dal  tuo 
dominio  1  banditi  dì  quella  ò  di  quella  giuridizione..&  di  dargli  l'vn'all'altio  aìl'clecuzio- 
.  ne  della  giuihria  .  lì  qual  ordine  (fon  le  pioprle  parole  deirAdriani)  arrecò  alcuno  alleg- 
'  giamentoà  quelle  parti  da  quelli  hucmmi  rieri  &  micidiali.  Moilra  parimente  per  acque- 
tar quello  male  eflere  à  Pillolclì  ii^re  leuate  le  armi.  .3d  con  tutte  quelle  prouihoni  ellcrlì  . 
infin  d'allhor  cono(ciuto,che  i  Cancellieri  per  cotante  ir  giurie  riceuute,quando  occaho- 
ne neh  fulie  verura,  non  harebboro  lalciato  llar  1  loro  nimiei  lenza  la  douuta  vendetta, 
onde  l'ambo  3  8  nacque  l'vlrimo  auuenimcnto  :  il  qual  temano  lepiilolelidilcordie  ha-  D 
uendo il  nuouo  Principe  già  lìiperatii  tuoi  nimici  5c  tatto  gagliardo  &  forte,  potuto  à 
pieno  domiate  gh  inubidienti  &c  ribelli .  G:ouanni  Tonti  inteio,chc  in  Firenze  il  Princi- 
pe intorno  le  lue  nozze  era  occupato ,  &  the  l-illoia  lenza  armi  li  ritrouaua ,  li  conuenne 
con  alcuni  della  fazione  Cancelliera  d'entrar  di  notte  in  Pillola,  &  quiui  de  lor  nimici  tar 
quella  lìrnge,  che  più  loro  folle  piaciuta,  ponb  mano  all'imprelà,  ragunanh  intorno  400 
hucmini  de  loro  amaci  &l  partigiani ,  la  notte  de  i  y  di  giugno  alla  città  ne  vengono  ;  ma 
nouatolcrrata  la  porta  di  San  Marco,  la  quale  Odino  Kolpiglioli  &:  Cecchino  diSer 
Biagio  doueua  aprir  loro,  il  Tonti  alle  leale  h  volle,  òcmellod  egli  il  primo  à  làlire,  piac- 
que à  Dio ,  che  nel  volerli  ad  vn  merlo  attaccare  per  lalir  lui  muro ,  oue  la  Icala  intera- 
mente non  arriuaua,venendone  il  lallò  con  leco  cadde  nel  tolìo  ìk  non  iiìolto  poi  lì  miori.  E 
Sbigottì  quello  accidente  cialcuno ,  llimando  il  Tonti  da  alcuno  di  quelli  di  dentro  eller 
dai  muro  Uato  gittato ,  onde  a  laluarli  la  maggior  parte  lì  diedero .  ma  intelò  dal  mede- 
lìmo  Tonti  come  il  calo  era  auuenuto ,  torle  venti  di  loro  1  pm  arditi ,  &  à  cui  più  la  colà 
era  à  cuore  non  lungi  della  città  h  fermarono .  òl  venutone  il  giorno  &  veduto  la  porta 
della  citta  lenza  alcun  lòlpetto  clìer  aperta ,  per  quella  in  Piiloia  entrarono ,  6c  alcuni  di 
loro  nimici  tenti,  tre  de  Panciatichi  vccikro;  hauendo  il  riero  accidente  del  Tonti, 
i'eller  iòprauenuto  il  giorno ,  l'hauer  il  Commeilario  prelò  l'arme  &; 
coauocari  1  Panciatichi  ilato  cagione ,  che  quel  dì ,  cru» 
di:k  &C  memorabile  vendetta  lòpra  di  loro 
non  folle  lèguica . 

DELLA 


; 


DELLA  FAMIGLIA  DE  CAMBI   IMPORTVNI, 
AL  SIC.  RICCARDO  RICCARDI." 


6^ 


O  mi  rrouaua  hauer  paragonato  ne  miei  paraleili  il  Duca  di  Sefla-il 
cjLiale  dì  narione  Spagniiolo  fece  la  (epolturad  Laurrech  Capitano 
f  lanzefè,  &  nimico  del  (uo  Re,  con  L.  Cornelio  ;  il  quale  elìcndo 
Romano  celebrò  con  ogni  (òrrc  di  pompa,&  di  magnificenza  Ì'q(~ 
{èquie  di  Annone  Capitano  de  Carfaginefi,&  nimico  de  Romani, 
opere  in  vero  nò  (b\o  magnan!n)e,&  milirari,ma  humane  &:  piene 
di  ciuile  pietà .    Hora  io  iènro  gran  diletto ,  che  dierro  l'orme  di 
hnommi  così  grandi  à  voi  Cn  piaciuto  di  rizzar  il  fèpolcro,&:di  far 
B  leflequie  ad  Alfonio  Gandhi  Caualieredi  Santo  Stefano ,  &  mio  grandillimo  amico  con 
darmi  comodità,  che  c^ueite  notitie  della  fua  cala  ;  la  quale  poco  men  che  con  lui  è  aftatto 
(pirata,  fi  mandino  per  mezzo  della  Stampa  alla  memoria  degli  huomini.      Antica  &  no 
bile  è  la  memoria  degli  Importuni  in  Firenze,  percioche  efii  tòno  ricordati  da  Ricordano 
Malefpiniantichiiluno  autore  delle  Cronache  Fiorentine  inlino  all'anno  mille  ,&  dieci  ; 
nel  cjual  luogo  ragionando  delle  famiglie,  che  dopo  l'vltima  dellruzion  di  Ficlole  venno- 
no,ò  erano  in  Firenze;  dice,che  gli  Importuni  co'  Gualrerotti  habitauano  in  Borgo  Santo 
Apoiì:olo.  Il  che  toccò  ancor  Dante  nel  Paradifo  in  peribnadi  Cacciaguida  padre  del  luo 
bilàuolo  :  quando  parlando  delle  famiglie  nobili  di  Firenze  ;difle . 
(^la  (ran  Cjtiait erotti ,  &  Impvrtuni  j 
C  Et  anchorfana  borgù  più  cjuieto , 

Se  di  nuoui  \ianfojJer  Jj^mni . 
Ilqual  luogo  comunemente  vien  dichiarato  dagli  interpreti.che  quel  {èlio  della  citta  chia 
mato  Borgo,oue  eran  quelte  due  gran  famiglie  Ghibelline  farebbe  Itato  più  quieto  ;  Ce  nò 
vi  fuflèro  Itati  mandati  ad  habitare  i  Bardi,ò  come  è  opinione  d'alcun'altri  i  Buondelmon 
ti  per  reprimere  l'impeto  di  quelle  due  potenti ,  &  principali  famiglie  ;  fs  pur  cosi  li  deb- 
bono le  parole  di  Dante  elporre,  che  quelle  famiglie  Ghibelline  tullòno .  chiara  cofi  è  nò 
dimeno,  che  nel  i  2  i  5-,  quando  la  Citta  per  la  morte  di  Buondelmonte  Buondelmontili 
diuilè  tutta  nelle  parti  ;  come  rillellò  Ricordano  ;  e'I  Villani,  dal  quale  è  (eguitato  di  pa- 
rola in  parola,  affermano  ;  gli  Importuni  feguendo  i  Buondelmòti  li  dichiararono  Guelfi. 
D  Sono  l'illellè  parole  dell'autor  quelle.  Nel  borgo  di  Santo  Apollolo  furono  Guelfi  i  Buo-  „ 
delmonti,&;  quelli  ne  furon  capo  1  Giandonati,Schali,Gualferotti,&  Importuni.  Ma  che  „ 
oltre  l'antiquitàche  Ci  vede;eili  fuflòno  Ilari  nobili,  il  medeiìmo  autore  i'appioua,  il  quale 
còtando  poco  dopo  le  famiglie,le  quali  eran  nobili  tra'l  borgo  di  Sant'Apoiiolo,&:Terma, 
hauendo  detto  de  Tiniozzi,&  de  Buondelmonti  lègue .  Gualrerotti  &  importuni  anche  „ 
erano  gentilhuomini  ;  il  che  viene  anchor  dimollrato  dal  Villani  :  il  quale  al  nollro  prò-  „ 
pofito  aggiugne  ancho  di  più;  che  le  dette  due  famiglie  à  fuo  tempo  erano  popolari. 
La  qual  cola  perche  differentemente  in  Firenze  s'intende  da  quel  ;  che  comunemente  nel- 
l'altre città  d'Italia  non  è  intelò  ;  è  neceflario  &  per  quello  &  per  quel  che  appartiene  alla 
famiglia  ;  che  da  noi  venga  brieuemente  dichiarata.  Nella  Republica  di  Firenze  preualle 
£  vn  tempo  grandemente  il  gouerno  de  nobili  infin  à  tanto;  che  ò  per  la  lor  lùperbia,&  or- 
goglio,ò  perche  non  parendo  à  popolari,  ch'effendo  pan  à  peli ,  &  alle  grauezze ,  non  do- 
ueflèro  effer  pari  negli  honori ,  &  nelle  dignità  incominciarono  à  rilentirh  in  modo  ;  che 
non  (blamente  vollono  effer  à  parte  degli  honori,&  de  gradi  della  città  ;  ma  come  la  colà 
fi  fuffe  andata,lcacciati  i  nobili  prelono  eli!  il  gouerno  in  mano,  &  per  conieguente  diuen 
ne  il  gouerno  con  la  forma  del  reggimento  tutto  popolare.  Furono  per  queita  cagione  co 
ilretti  coloro ,  i  quali  voleano  partecipar  del  gouerno  ,  non  lolo  di  deporre  1  alterigia  che 
porta  con  lèco  la  nobiltà  ;  ma  humiliandolì,  &  abbadandofi  ir.ollrard  tutti  popolari  ;  en- 
trar nelle  arti,  nelle  quali  la  città  era  diuilà,  &  molti  di  tlli  co  collumi  cambiar  l'armi,  1  no 
mi  delle  famig!ie,&:  in  (òmma  ogni  colà  fare,perche  popolari  pareffono.  onde  talhor  mc- 
ritauano  per  quelle  diraoilrazioni  d'effer  fatti  per  fingolar  beneficio  popolari .  Et  in  con 

H         erario 


7» 


DELLA    FAMIGLIA 


(  !tl'ì  Mtr 
(uti-riti. 
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1  jrf.hit. 
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^^:  rtont». 


rrario  quando  àt  popolari  illeflì,  morati  alcuni  in  orgoglio  auueniua  che  voleflero  iopra  A 
far  gli  altri ,  cacciati  dall'ordine  popolare ,  erano  brri  de'  grandi .  per  quelìio  nome  anda- 
iiano  legnati  coloro ,  i  quali  erano  mnclli  dal  gouerno ,  quad  per  la  ricordanza  di  quelle 
prime  nobili ,  (S:  antiche  himighe;  le  quali  eOèndo  grandi ,  &  potenti  così  erano  in  que 
teiripi  chiamare,le  cjo  non  Faccar^o  in  contorto  della  loro  mileria,  cólòlando  la  priuation 
degli  honori  iullantiali ,  con  l'apparente  honore  di  quel  nome  ambitiolb .  Onde  ordina- 
riamente nell'Illorie  Fiorentine  l'cnèr  fatto  alcun  grande,ò  popolare  altro  non  vuol  dire  ; 
che  i'ellcr  nmoilo ,  ò  ammello  al  gouerno .  Gli  hiiportuni  dunque  ;  i  quali  delle  famiglie 
antic  hv  nc)biii  erano,  veggendolì  per  la  nuoua  forma  della  Repub.  la  qual  inconìinciò  nel 
I  28  :  eller  rimali  de  grandi  ;  per  non  voler  ritenendo  quel  vani{limo,&  dannofb  nome 
iÌA^  di  fuori  del  gouerno  :  il  quale  fa  nobili,ò  ignobili  nelle  Rep.le  perfone,  feciono  in  mo  B 
do  ;  che  furono  accettati  come  popolari  :  ma  non  mutarono  in  quello  tempo  ne  l'armi , 
ne'l  calato .  Onde  nel  1  285? ,  i>4. ,  6.:  1 5  02  lì  vede  Nero  di  Cambio  Importuni  eller  de 
Priori  lenza  hauer  fatta  mutatione  alcuna  del  nome  della  lìia  famiglia .  Ma  elìendo  per 
iiuoui  accidenti, &:  per  nuoue  brighe  :  delle  quali  fu  la  città  di  Firenze  lèmpre  ripiena ,  al- 
cuni degli  importuni  diuenuti  Ghibellini  :  1  quali  per  lo  più  erano  delle  famiglie  grandi , 
&  per  ciò  fecondo  nel  libro  del  Chiodo  apparilce ,  ellèndo  dilcacciati  della  città  Vgo  fi- 
gliuolo di  Silimanno,  &  tutti  i  hgliuoli  del  Golpe,  &  in  lòmma  cialcun'altro  di  quel  cala- 
to, eccetto  1  figliuoli  di  Nero  di  Cabio  già  detto  ;  parue  à  Cambio,&:  a  Lamberto  figliuo- 
li di  Nero  di  abbandonar  quel  nome  odiolo  degli  Importuni  ;  poi  che  era  macchiato  del- 
la nota  del  nome  Ghibellino  ;  &  prendendo  il  nome  proprio  deli'auolo  >  valerlcnc  come  C 
di  nome  di  famiglia .  C^^^ella  fiì  la  cagione ,  che  gl'Importuni  s'incominciaflèro  Cambi  à 
chiamare  ;  comeche  tre  altre  famiglie  de  Cambi  lìeno  in  Firenze  :  le  quali  elicendo  nobili, 
Se  honorare,  nulla  colà  però  hanno  à  fare  con  quelli,  ne  fra  loro  :  diuerlè  d'origine ,  d'ar- 
mi, &  di  quartiere .  percioche  oue  i  Cambi  Importuni  fan  l'armi  delle  tre  Iquadre  azzurre 
in  campo  bianco,  &  lòno  nel  quartiere  di  Santa  Maria  Nouella  lotto  l' Vnicorno  ;  poi  che 
ia  citta  di  Sellieri  li  ridulfe  in  quartieri  ;  I  Cambi  detti  Mercatanti;  le  ben  vanno  per  lo  me 
delimo  quartiere ,  &i  gonfalone  ;  nondimeno  fanno  il  campo  diuilò  per  lo  lungo  rolfo  & 
giallo  con  vna  quercia,  6c  vn  pi  no  dentro.  Et  i  Cambi  di  via  maggio  vanno  per  Santo 
Spirito  lòtto  il  Nicchio ,  &:  fanno  l'armi  diuilè  per  lo  lungo  rol]e,&  bianche  con  vnasbar 
ra  nera  à  trauerlo,  &  quelli  della  via  del  cocomero  vanno  per  lo  quartiere  di  San  Giouan-  D 
ni  lutto  il  Drago ,  òl  fan  l'arme  rolla ,  &  bianca  à  Icaglie  di  pelce .  A  Cair.bi  Importuni 
dunque  tornando,dico,che  il  primo  dal  quale  per  cótinuata  lucccHìone  da  padre  a  figliuo 
lo  menzion  li  ritruoui ,  per  quanto  dal  Priorilla  della  città ,  &  da  priuate  memorie  li  può 
comprendere  ;  non  potendo  per  gli  incendi,  &  làccheggiamenti  della  città  fàperlì  più  in- 
nanzi; fu  il  già  detto  Cambio  padre  di  Nero,  il  qual  Nero  in  quattordici  anni,  comedi 
lòpra  fi  è  moitraro  ,  tre  volte  lù  de  Signori .  Troualì  di  colini  hauer  fatto  parte  della  lua 
età  à  Roma ,  facendo  banco  con  quegli  del  Pannocchia ,  che  hoggi  fon  detti  Baldouini , 
Nacquero  di  Nero  il  fecondo  Cambio,  &  Lamberto,  il  primo  ilato  de  Signori  nel  1  5  06", 
&  1 5  li  morì  lenza  figliuoli .  l'altro  dopo  l'hauer  prelò  moglie  in  Roma,  oue  col  padre  di 
moraua,  tornato  nella  città ,  fu  come  huomo  da  aliai  molto  riputato  da  fùoi  cittadini ,  &  E 
non  poco  adoperato  dalla  FLep.  percioche  oltre  l'eflcre  Ilato  in  proceflò  di  tempo  quattro 
volte  de  Signori,  incontanente,  ch'ei  tornò  di  Roma,fu  creato  de  dodici  buoni  huomini; 
1  quali  fra  molti  llabilimenti  fatti  nel  13  1 1  per  la  comune  quiete,  &ripolò  della  città  raf 
fermarono  1  confini  à  Ghibellini  lòpranominati  :  vieràdo  loro  il  tornar  alla  patria,nel  qual 
numero  da  lui,  &  dal  fratello  in  fuori,  furono  come  lì  è  moUrato  tutti  gli  altri  Importuni 
abbracciati ,  onde  la  variatione  del  nome  procedette.  Generò  Lamberto  vn  figliuolo  dee 
to  Alclfandio  :  il  quale  ilato  tre  \oUc  de  Signori,  geneiò  tre  figliuoli.  Antonio,  Luigi,  &c 
Stefano  .  W  primo  leduto  Priore  l'anno  i  ^i}6{\  morì  fenza  figliuoli .  Luigi ,  che  fu  il  fe- 
condo per  quel,  che  congetturiaiDo  dalla  precedenza  de'  loro  magillrati,  di  cui  hora  lègui 
remo  il  fuo  ramo^quatcro  voice  gode  l'honoianza  del  Priorato.  Fu  Vicario  di  Mugello,&: 

haucndo 


D"E    CAMBI    IMPORTVNI.  7, 

A  h.tuendo  cflèrcitato  molti  altri  gouerni  fuora ,  fi  mori ,  perucnuto  aliotranteflmo  anno 
della  (uà  età  eflendo  m  vHcio  a  Vinci.  Nacque  di  lui  il  primo  giorno  d'aprile  vn  figliuolo: 
àcui  dal  nome  di  Tuo  padre  pofc  nome  Alellandro  nel  1405-  ;  cjueU'anno  illeffo.clie  Ro- 
ma peruenne  in  poter  del  Re  Ladillao .  Collui  oltre  due  Priorati,  oc  molti  altri  vhci  heb-  ^^"^^ 
be  li  gouerno  di  Pila  preminente  nella  llep^&hauendo  in  ammodi  far  vna  bella  cala  per- 
iìiafe  Nero  fuo cugino  à  vendergli  ìa  porrione  d'vnacalà  antica,  chchaueano  in  comune 
in  porta  roda  verlo  mercato  nuouo,alqual  Tuo  penderò  iòpragiunto  dalla  morte  no  potè 
dar  alcun  cópimento  ;  lalciara  quella  cura  à  Luigi  lùo  HgIiuolo,che  la  murò  poi  nel  1 47 2 . 
Ma  quello  infelice  giouane  lenza  poterla  molto  godere,  (ì  mori  per  vno  ilrano  accidente 
iui  a  tre  anni,  percioclle  tornando  vna  volta  di  notte  tempo  àca(a,cadde  in  vna  buca,  nel 

B  la  qual  fieramente  percotendo ,  lene  mori  fra  lèi  giorni ,  non  hauendo  più  che  trenradue 
anni  forniti .  Ma  tu  fama  collante  di  molti  ;  ch'egli  vi  fufle  llato  gittato  à  lòmmo  lludio 
forfè  per  imbolargli  vna  fomma  di  più  di  mille  feudi  d'oro;  che  vinti  3  cafà  Strozzo  Stroz 
zi  lène  tornaua  lieto  con  eilì  à  cafà;  cosi  1  ùole  efière  fpeflb  infelice  la  conditione  degli  huo 
mini;  che  onde  fperan  giouamcnto,&  piaecre,di  quindi  nò  che  altro  traggan  la  fine  d'vna 
fuenturata  morte  .  Hebbe  egli  due  mogli  :  la  prima  fu  Nannina  Corbinelli  ;  che  gli  fece 
il  terao  AlcfTandrOjSc  vna  fanciulla  detta  Maria,  moglie  prima  di  Piero  Bellacci ,  &  poi  di 
Iacopo  Ridolfi .  La  feconda  hebbe  nome  Diamante Bartoli, con  cui  acquillo  Paolo>&  Lo 
rcnzo ,  &:  due  altre  femmine ,  delle  quali  l'vna  detta  Gollanza  fq  moglie  di  Giouacchino 
Folli .  Ma  noi  ci  fpediremo  prima  di  quelli  vltimi ,  per  fpegnerfi  molto  prello  lenza  fuc- 

C  ceflbri  mafchi .  Paolo  dunque  feiuendo  la  fùaRep.nellaguerra  di  Pifàhonoratamentc  fi       '**^'>' 
morì  a  Vicopifano  ferito  d'vn  paifauolante ,  ma  con  ilrana  ventura  non  eflèndoui  morto 
in  quell'afTalto  altri,  ch'egli  folo.  Lorenzo  ibto  de  Signori  vna  volta  nel  i  tjo-j.  fu  anche 
Vicario  delle  Pomarance  ;  &c  Capitano  della  Montagna  di  Pilloia,béche  con  poca  fùa  lo-       x«rmv  • 
de,efIèndone  flato  ammonito,&  condannato.Di  BartolommeaGiouanni  fua  moglie  non 
lafciò  più  che  vna  fanciulla  :  il  cai  nome  fu  Maddalena  :  la  qual  maritata  in  Altobianco 
Alberti  Tuo  parente ,  &  pofcia  in  Matteo  da  Rabatra ,  in  vna  figliuola  del  fecondo  manto 
portò  la  roba,&  facoltà  di  cafà  Cambi.  Hora  ad  Aleflàndro  tornando  il  qual  mori  di  mal       ^^UjTm' 
caduco,dico;  ch'egli  fu  marito  di  Caterina  Popolefchi  :  che  li  generò  fèi  figliuoli  mafchi ,       ^»» 
&  vna  femmina  moglie  di  Gio.Bjtifla  Aldobrandini.  De  i  mafchi,  lordine  de  quali  fi  ve 

D  de  nell'arbore ,  Paolo  a^orì  nella  rocca  di  Rauenna .  Lodouico  dopo  l'eilèrc  flato  in  Vn- 
ghciia,  in  Algieri,  e  in  altre  guerre,  monili  in  Firenze .  Federigo  venne  meno  fanciullo . 
Di  Luigi  non  habbiamo  notitia.  Francefco  nato  due  anni  dopo  la  cacciata  di  Piero  de 
Medici  tirato  da  impaciainza  giouenile  rolfè ,  ò  mollròdi  torre  per  moglie  vna  Caterina 
figliuola  d'vn  poucrnuomo  non  conueniente  alla  fua  códitione.perche  il  padre  adirato  fèl 
cacciòdinanzijchiamandoloindegnodi  fè,&dellaruafamiglia.ondeeg!i  menrretraper 
io  fdegno  paterno ,  òperauuenrura  rauuedutofi  dell'errore  commeflodifpura  col  padre 
della  fanciulla  della  validità,  ò  inualidità  del  matrimonio ,  à  guifà  di  difperato  l'vccife ,  & 
làluatofi  harebbe  leggiermente  f  chifato  la  giulla  pena  della  fua  follia  ;  fé  tornato  in  Firen- 
ze ,  &  hauendo  maluagio  animo  verfò  la  moglie ,  ò  amica ,  mentre  con  barbara  crudeltà 

E  lludiauad'vccider  anche  la  innocente  giouane,peruenuto  in  potere  degli  Orto,  nò  gli  fui* 

(è  llato  per  ordin  loro  meritamente  mozzo  la  telta.  Nacque  di  quella  cògiuntione  il  quar-      *^»Jft»-' 
to  Aleffandro  :  del  quale  rimeflo  à  cauallo  da  Alfonfb  Cambi  fuo  parente  in  Napoli ,  per 
andar  alla  guerra  à  procacciarli  honore,  non  s'è  mai  più  hauuto  nouella.  Ippolito  vltimo 
de  i  lèi  fratelli  di  Oretta  Cerchi  è  padre  del  quinto  Aleffandro  ;  il  che  è  quanta  fùccelìio-      tyfUjJdn- 
ne  è  rimafà  di  quello  ramo .  Del  quale  fjiedicici ,  è  tempo,  che  toiniamo  à  parlare  di  Ste- 
fano terzo  figliuolo  di  AlefTandro,  che  fu  di  Lamberto .  Di  collui  non  altra  notitia  hab-       stefan*. 
biamo;  fé  nò  che  llato  de  Priori  nel  1417  fu  padre  di  Nero.  lecui  honorate  qualità  m'in- 
ducono à  far  di  lui  particolarc,&  non  ingrata  memoria.  Nacque  Nero  il  ventèlimo  di  di 
lèttembre  dell'anno  1 42  i ,  &  peruenuto  nell'età  di  2  5  anni  fu  per  atì:ogare  il  di  di  Santa      j^'ffl'. 
Caterina  giorno  pericolofillimo  à  nauiganti  f òpra  vn  galeone  dj  Gio.  Tof  inghi  :  il  quale      ti4 . 

H     1         ruppe 


mii: 


1    S 


te*) 


74 


DELLA     FAMIGLIA 


ruppe  in  Romania .  perche  non  confidando  più  la  fìia  vita  alla difcretionc del  mare,  fénc  A 
tornò  in  Fiorenza;oue  datofì  a  gouerni  della  Rep.in  quelli  riufcì  di  (incera  fede,&  di  (òm 
mo  valore.  Onde  di  mano  m  mano  per  tutti  i  magillrati  felicemente  pafTmdo,  infìno  al 
fupremo  del  gonfaloneraro  con  lòmma  iùa  lode  peruenne.  Fu  Podeltàdi  Prato, Vicario 
di  CertaIdo,de  Dieci  della  guerra  due  volte, Coniòlo  di  mare,Capirano  di  Cortona,de  (èi 
della  mcrcanria ,  due  altre  volte  de  Signori  ;  &  come  ho  detto  Gonfalonier  di  Giui1:izia. 
dal  cjuale  benché  vicende  fuilc  ammonito ,  tu  ciò  nondimeno  più  argomento  della  virtù 
di  luijche  tellimonio  della  iùa  colpa .  percioche  elFendo  egli  huomo  di  natura  molto  Teuc- 
ra ,  oc  difpiacendoli  forte  ;  cjuando  colà  vedea ,  che  pregiudicafle  airautorità;6(:  m.iellà  de 
Signori ,  accadde ,  che  douendoh  rrar  vna  mattina  la  nuoua  Signoria,  &  mancandoui  con 
tra  l'ordine  dato  i  Gonblonieri  delle  compagnie,  per  cjuelta  cagione  non  fi  potè  trarre  co  B 
grande  mormorio  de  cittadini  :  i  quali  hauédo  pieno  la  piazza,(ì  mar3uigliauano,&:  mor- 
inorauano  di  cotale  indugio .  perche  (i  m  tndò  per  far  venir  di  villa  Vincenzio  Borghini  : 
il  quale  credendo  pure,che  altri  in  tanto  de  compagni  fullc  iòpragiunto,percioche  era  tar 
cfi  ;  &  che  i  nuoui  Signori  fullero  tratti,  non  vi  venne  ;  onde  lì  mandò  di  nuouo  vn  caual- 
laro  per  e'^o,&c  per  ciò  venuto  .&  (ìnontato  h  palagio ,  &  pollolì  col  capperone,&  habi- 
ro  da  caualcare  tra  Collegiali  tralfe  la  Signoria.  Paruc  quelli  colà  al  Gonfaloniere  &  com 
pagni  di  cattiuo  efempio ,  che  i  magiitrati  Ichernendo  la  Signoria ,  ne  ctiandio  chiamati 
conuenilfero  à  gli  vhci,&  à  bilògni  publici.  perche  rimanendo  pur  tre  giorni  di  tempo  ad 
entrar  i  nuoui  Signori;  in  galligo  di  lui,&  d'alcuni  altri  pochi,  &  à  fpauento  di  molti,  che 
harebbono  per  lauuenire  leggiermente  potuto  prenderli  di  così  fatte  licenze,  fé  elle  non  C 
fulTero  corrette ,  l'ammonirono  per  cinque  anu'.  la  quii  lèntenza  paruta  ad  alcuni  molto 
rigorolà ,  eflcndo  mallimainente  quel .  che  p:ù  importaua ,  fatta  lènza  paitecipatione  di 
chi  gouernaua  allhora  lo  itato,  fu  cagione,  che  non  molto  dopo  fu  ammonito  egli  ;  il  che 
fu  ne  principi  del  i^^s^-  Ma  fucceduta  la  cacciata  de  Medici  nel  5)4,  egli  fu  reiìituito  dal 
la  Signoria,  &  riprendendo  aliali  vecchio  l'antica  riputatione.adoperató  tuttauia  dalla  Tua 
patria, morì  l'anno  1 5-08  à  2  6" d'aprile,  eflèndogiàdi  ottantalctte  anni.  Et  con  tutto  ciò 
ron  cflendo  per  la  lunga  età  punto  debilitato  di  mente,  ma  g3gliardo,&  profpcro  della  vi 
ta,  panie ,  che  mancaflè  più  per  vno  ilrano  calo  d'vn  violento  accidente ,  che  per  manca- 
mento di  (àngue,  &  di  vigor  naturale ,  percioche  egli  morì  per  hauere  nel  leuarlì  di  notte 
pcrcoflò  vn  H^^nco  ;  onde  poitoiène  àgiaceie  &  non  hauendo  in  fétte  dì  per  la  qualità  del  D 
male  prefo  alimento  alcuno,  come  (è  altrim.cnte  non  fulTe  ilato  anco^  per  mancare,in  co- 
tal  modo  polè  termine  alla  vira .  fu  portato  à  lèpellire  nell'arca  de  fuoi  maggiori  polfa  fui 
la  piazz.i  di  Santa  Maria  Nouella  co  grata  ncordariorie  della  fua  incorrotta,&  lincerà  vita. 
Qucili  e  quel  Nero  :  il  quale  llim.ando  di  hauer  non  poco  perduto  la  fùa  famiglia  con  ha- 
ucr  laloaroA  difmeflò  del  rutto  da  canto  l'antico,  &c  famofo  nome  degli  Importuni,  con 
honorata  amhitione  lo  ripigliò ,  aggiugnendolo  quali  per  vn  (òpranome  al  cognome  de 
Cambi.  Egli  hcbbedue  mogli,  la  prima,  il  cui  nome  fu  Tommalà  della  Palla,  &  la  (ccóda 
che  h chiamo  Bartolómea  Pàciatichi.  de  i  figliuoli  della  prima  che  furono  cinque  malchi, 
&  due  femmine,  tutti  morirono  fanciulli,  eccetto  Marco ,  che  peruenne  all'età  di  venti- 
cinque anni,  &  l'vltimo  Giouanni,  che  fòprauifìe  al  padre  ;  di  cui  appreflb  parleremo.  Del  E 
la  feconda  hebbe  Stefano,  Bartoloirimco,  Lamberto,  &  cinque  femmine  :  Di  quelle  la  pri 
ma,&vltima  fur  maritate,  quella  detta  Vaggiaà  Giouanni  Bonarli.  quella  chiamata 
Franccfca;  quafi  per  ricompcnfar  il  danno  delle  tre  foi elle,  che  fur  monache ,  à  tre  mariti 
Niccolo  Rinucci, Bernardo  Caincfècchi ,  &  Francelco  Dauanzati  :  Cammilla  fu  à  Pilloia 
Badeflà  di  S.Giouanni .  De  1  mafchi  Stefano  fu  de  Capitani,&  Prouedirori  di  parte  GucI 
fa,fatto  dal  condglio  maggiore  Gonfaloniere  di  compagnia,hebbe  détto  &  fuori  più  altri 
vtìci .  Mori  di  48  anni  nel  i  y  i  jjeffendo  nel  tornar  di  notte  àcalà  Itato  ferito  mortal- 
mente lòtto  vna  tempia .  Hebbe  per  moglie  Dialta  Vghi  tenuta  per  vna  delle  più  belle,& 
leggiadre  donne  di  Firenze  à  fùoi  tépi,di  cui  generò  Bernardo, che  morì  di  vèti  anni  à  Na 
poli  di  pelle,  &i  nondimeno  così  poco  formofò  di  volto,  benché  nato  di  così  bella  madre, 

che 


DE    CAMBI    IMPORTVNI. 


7T 


A  che  d^uThauer  h  bocca  fjporfa  molto  in  fuori  à  guifà  di  grugno  di  porco,  fu  cognominato 
iccódo  il  parlar  Napoletano  Bruttomufo  .  Bartolommeo  venne  meno  fanciullo .  Lam- 
berto naccjue  l'anno  1471  à  I  5  di  maggio.  Seguì  in  giouanezzal'indultria  del  mare;  ma 
prelò  da  Venetiani  l'anno  ^4  su  alcuni  grippi  con  Ottauiano  de  Medici,  &  co  alcuni  altri 
nobili  Fiorentini.furono  per  opera  di  FranceicoTolìnghi  madatoda  Firenze  a  Venetia,&: 
da  parte  de  prigioni  elfo  Làberro  tutti  inlieme  liberati;  perche  imitando  il  padre,  fi  volle  à 
maneggi  della  patria  :  da  cui  l'anno  i  5  i  o ,  &  i  i ,  hauendo  ella  genti,dc  elercito  in  Lom- 
bardia, tu  creato  nella  città  de  Proueditori  de  X.della  guerra.  Si  vedeanchor  hoggidì  m 
cafà  di  fua  mano  vn  ritratto  della  Lombjirdia  alFai  bello ,  hauendo  egli  donato  l'originale 
all'vtìcio,  perche  su  quello  (ècondo  le  lettere,  &c  gli  auuilì,  fi  potelFero  puntalmente  veder 

B  di  mano  in  mano  i  cammini,  &  progrefiì  degli  efèrciti .  Dopo  la  morte  di  Leone ,  fu  con 
1 4  altri  cittadini  lòlknuto  per  ordine  del  Cardinal  di  Cortona ,  iòfpettando  di  qualche 
fèditione  :  ma  nò  trouati  dal  Cardinal  Giulio,che  fu  poi  Cleméte,  colpeuoli,  fur  rilalciati. 
Era  egli  cagioneuole  d'vn'occhio,  6c  hauendo  per  Hera  dilàuuentura ,  tocco  di  Carnouale 
à  cafo  vn  colpo  di  melarancia  nel  buono,perdè  l'altro,onde  diuenuto  cieco;&  per  ciò  non 
potendo  in  aìtro,fi  volle  à  (èruir  la  Rep.con  l'eloquenza  delle  parole,&:col  conlìglio,  per- 
che nell'alFedio  fu  quali  potentils.caula  con  la  vehemenza,&  efficacia  del  dire,  che  (ì  ocre- 
neflè  il  partito  ;  che  i  beni  de  Preti  (ì  vendeflono  per  difenderli  dall'armi  morte  contra  di 
loro  dal  Pontefice.  Ma  ricuperata  Firenze  dal  pp.&  fatta  la  nuoua  balia/u  Lamberto  Fan 
no  I  5  5  o  confinato  nel  contado  di  Firenze  tra  le  5  o  miglia  a  non  poterli  fin  à  4  accoftare, 

C  come  che  l'anno  5  2  fulTe  reliituito  per  lettere  fcrittene  al  pp.  dal  Marchelè  del  Vallo:  il 
quale  richielìio  di  ciò  da  Tommaiò  nipote  di  Lamberto ,  volentieri  haueua  a  lùa  inltanza 
preitata  quella  cottele  opera .  Morifli  finalmente  d'alcuni  dolori,  che  crudelméte  il  crucia 
uano  ;  (ènza  hauer  lalciato  di  (è  figliuolo  alcuno,  percioche  eflendo  egli  poco  vago  de  1  fa 
ilidi,che  apportan  le  donne,non  volle  mai  prender  moglie.  Fu  Lamberto  grade,&  diritto 
della  perfona,  d'animo  altiero  &  libero ,  &  quel  che  meglio  elpnmeua  i  concetti  della  fìia 
mente  di  qualunche  altro  .  onde  fpeflb  auueniua ,  oue  egli  era  a  ragionare  ;  che  toilamécc 
gli  (ì  facea  cerchio  attorno  dalla  giouentùjCui  egli  (òmmamente  lludiaua  di  dilettare;  por 
gendo  ella  all'incontro  al  Cuo  fauellare  gli  orecchi  come  ad  vna  mulìca  con  merauigiiolà 
attentione,   Grandemente  li  dilettò  della  lettione  di  Dante  per  lì  fatto  modo;che  dic^ono 

D  alcuni  vecchi;  che  Fhauea  quali  tutto  alla  mente.  Egli  non  hebbe  lettere  latine:ma  tra  per 
effèr  non  mediocremente  verfato  in  tutte  l'hillorie  volgari ,  &  per  hauer  nella  (ìiagioua- 
nezza  veduto  di  molti  paefi,  &  collumi,  &  per  lo  dono ,  ik  felicità  della  memoria,  (1  bene 
ad  ogni  cola  proponea  gli  efèmpi  degli  antichi,&  moderni;  &  fi  acconciamente  à  l'uo  pro- 
pofito  Fautorità  di  quelli  adduceua,  che  n'era  volgarmente  la  Cronaca  volgare  chiamato. 
Fu  della  lètta  degli  Arrabbiati ,  onde  i  deuoti  di  Fra  Girolamo .  i  quali  eran  comprelì  lòtto 
il  titolo  de  Piagnoni,  diceuano;  per  quello  lui  hauer  perduto  il  lume  de  gli  occhi;  per  que- 
llo finalmente  da  grandils.  dolori  tormentato,  hauer  terminato  infelicemente  la  vita  Tua . 
percioche  ò  vero,  ò  fallò  che  fulIè,elTì  affermatamente  diceuano  ;  così  hauer  lèmpre  oller- 
uato  in  coloro  ;  i  quali  erano  llati  nimici  della  dilciplina  di  quel  santo,  &  veneràdo  Frate. 

£  F^ora  parliamo  di  Giouanni  luo  fratello  per  lato  di  padre .  Fu  egli  ò  per  la  diuerdrà  de 
collumi  materni, ò  de  maellri ,  ò  qual  altra  lène  fuflè  la  cagione,  quafi  il  rouelcio  di  Lam- 
berto luo  fratello .  percioche  ei  fu  di  perlona  piccolo ,  quieto  d'ingegno ,  Se  elTendo  della 
(ètta  de  Piagnoni  era  deuoto,  &  lèmplice ,  come  vn  religiolo.  perche  fu  vno  di  quelli  che 
icrilfe  al  Papa  in  fauor  di  Fra  Girolamo,tellificando  efler  la  lùa  dottrina  in  Firenze  la  làlu- 
te,&  quiete  della  città .  Grandemente  fi  dilettò  di  Icriuere ,  &  di  notar  colè  degne  di  mc- 
moria,percioche  oltre  molte  orationi,homelie,prediche,lalmi,&  altre  colè  limili  Ipiritua- 
li ,  le  quali  egli  da  altri  autori ,  &  luoghi  tralcriUè ,  &  oltre  vn'itinerario  che  egli  compolè 
d'vn  viaggio  fuo  fatto  nella  giouanezza  in  Germania ,  in  Fiandra ,  &  m  Inghilterra ,  quel 
che  veramente  non  è  punto  cofa  da  dilprezzare,  à  guilà  del  Malefpini ,  &  del  Villani ,  ac- 
cozzò,&  polc  inlieme  tutte  le  colè  notabili  lucccdute  in  Firenze  dal  1 480  infino  al  i  j  5  f^ 

con 


gdrtoltm 

t>ìca. 

lambert*. 


Gitadm» 


zanobu 


y6  DELLAFA  MIGLIA 

Con  tanta  fede ,  &  integrità  per  quel  che  G  e  potuto  ofTeruare ,  che  io  veramente  confefro  A 
molte  vtili  cognitioni  hauer  da  lui  hauure  nello  fciiuer  à  c|uelli  tempi  della  cafà  de  Medi- 
ci :  per  la  cjudl  cagione  mi  rirruouo  in  Firenze  chiamato  dal  Duca  Colano  :  il  qual  libro  co 
molti  altri  prcltatici  da  Alfonlo  iuo  nipote  mi  ha  liberato  da  non  piccioli  dubi,&  tatiche. 
Non  manco  per  quello  d'adoperarli  Giouanni  ne  lèruigi  della  Rep.ikto  oltre  gli  altri  vfì- 
ci  Vicario  di  Certaldo ,  &  de  Signori  vna  volta  .  Col  qual  modo  di  viuere  ellendoli  con- 
dotto inlino  all'età  di  lettantaictte  anni,  morì  finalmente  con  grandiis.  tranc]uillifà d'ani 
mo  l'anno  i  5?  5  a  24d'aprile.  Hebbe  egli,  li  come  il  padre, due  mogli,  GoltanzaScar- 
]atrij&:  Lcrcnza  Cambini.-delle  quali  hauendo  moiri  figliuoli  hauuto,(jmile  anche  in  que 
ilo  à  iuo  padre,  tre  lòlamente  ne  gli  loprauilièro.  Marco,^  Tommalò  della  prima,&:  Za 
r.obi  della  feconda .  Figliuole  fémine  della  Scarlatti  hebbe  Ibi  vna  detta  Caterina ,  la  qual  B 
chiamata  dopo  la  morte  della  madre  Goilanza  fu  maritata  à  B-rnardo  Frefcobaldi,  &c  poi 
à  Stefano  Fabbrini.  Ma  della  Cambini, n'hebbe  quattro:  Caterina  maritata  prima  ad  Al- 
fonfo  C;-pponi,&  pofcia  à  Gherardo  Spini,  6c  tre  monache  :  delle  quali  la  Gollanza  detta 
alla  tonte  Tommafa  viue  hoggi  Badefla  del  Bigallo.  De  mafchi  già  detti,  Zanobi  fi  mori 

Maico.  à  Napoli.  Marco  fu  ne  tempi  dcIl'affedioProueditor  de  X.  della  guerra,  &  in  quel  che  la 

Republica  fi  conuenne  con  gli  Imperiali,  &  col  Papa,  fèdeua  vn  de  Signori .  Jntìn  fi  morì 
cflendo  in  vfìcioàPratouecchio  di  gocciola  nel  terzo  mele  dell'anno  1 5-41  d'età  di  cin- 
quantadue anni,  &  condotto  à  Firenze  fu  fèpellito  co'  fùoi  maggiori,  huomo  fé  ben  bur- 
bero alquanto  di  vifo  ;  nondimeno  di  natura ,  Se  di  cclUimi  piaceuolifhmi ,  grande  uclla 

Tomafo.         perfona,&  {opra  modo  dedito  all'amor  delle  donne.  Tommafo  per  la  molta  viuacità  man  C 
dato  nella  fua  giouinezza  dal  padre  à  Roma  ;  per  hauerui  vccifo  vno,  che  l'hauea  giocan- 
do alla  palla  dato  vna  ce{-}ata,tornò  in  Firenze,  ouc  non  hebbe  più  quieta  llanza,hauendo 
atìogatoin  Ariovn  giouane:ilqualelui,che  aiuto  gli  poigeua,  perche  non  annegaflè,  tu 
landolo  lotto  col  pelo  del  corpo,era  per  far  afì^ogare.  Il  che  fu  cagione,ch'egli  fèn'andafl 
ie  à  Napoli;  oue  menò  &  fini  il  leiìo  della  fua  vita  lietiflimamente,  percioche  hauendoui, 
fecondo  l'vfo  de  nobili  àcìh  lua  patria ,  aperto  ragione  ;  è  difficil  cola  à  dire ,  con  quanta 
magnificenza  hauefìè  quella  honorata  induflna  efèrcitato .  percioche  non  folo  compiace- 
ua  de  fuoi  denari  \<\  nobiltà  Napoletana  ;  ma  fpcflb  n'adagiaua  la  corte;  fi  come  fu  ne'tem 
pi  de  lomori  ;prouedendo  largamente  all'occorrenze  del  Viceré  Don  Pietro  di  Tolledo,à 
CUI  fu  pofcia  molto  caro.tt  hauendo  egli  in  quella  città  murato  vna  bellifs.caia,f u  cofà  de  D 
gna  veramente  di  grandiii.lode  il  vedere,  quanto  ella  fufle  lUta  aperta  fempre,&:  apparec 
chiara  a  commodi ,  &  feruigi  de  forellieri ,  onde  non  fènza  cagione  alla  Lconza  che  ftaua 
lulla  porta  accomodò  il  Giouio  tiio  amici llinìo,  Se  perpetuo  hofpite,quando  veniua  à  Na 
poli  quelle  due  belle  parole.  I O  V  I  X  £N  IO  ;  quali  al  Dio  dell'hofpitalità.  La  qual  ca- 
la in  guifà  adornò  di  dipinture  per  mano  di  Giorgio  Vafàii  dipintore  eccellennllimo  ,  & 
&  di  ifatue  antiche  di  iriarmo ,  &  de  i  melUcri  opportuni  à  riccuer  gli  amici  fìioi  ;  che  tra 
per  \,\  bellezza  &  holpitalità  diuenne  ella  molto  chiara,  &  famofà .   Fu  molto  caro  ad  Ai- 
tonfo  Danaio  Marchefe  del  Vallo  :  perche  hauendo  lungo  tempo  con  fomma  integrità 
hauuto  cura  delle  tue  entrate,  &  de  fuoi  difpacci ,  quando  era  al  gouerno  di  Milano,  &  di 
quafi  tutto  il  fuo  flato,  mento  da  lui  d'hauer  annua  rimuneratione  per  heredi,&  fùcceflo-  E 
ri  (opra  alcuni  beni  feudali  in  perpetuo.  Fu  anco  molto  famigliare  de  Signori  Colonnefì, 
perche  morto  il  Cardinal  Pompeo,che  fu  Viceré  à  Nap.auanti  à  D.Pietro,&  eflèndo  i  fèr- 
uidcri ,  come  nelle  morti  de  Preti  auuiene  ehi  in  quà,«2c  chi  in  làdifperli  ;  egli  largamente 
minUlrò  1  denari  che  bilognauano  alle  fpefe  del  mortorio  lenza  molta  fpcranza  d'hauerli 
à  ricouerare,conie  poi  auucnne.che  non  lènza  gran  tanca  ne  fu  rimborlàto  per  opera  del- 
la Marchefa  di  Pefcara  .  Non  meno  liberale  fu  con  gli  amici  :  percioche  pagò  la  tagliadi 
Tommafo  Hi;fini,&  dd  Ferinccio,che  tu  poi  liluiht  nella  guerra  Fiorentina,  eflendo  i  refi 
intorno  all'aflcdio  di  Napoli  amenduejOndc  lafciò  morendo  gran  defiderio  di  fc  à  coJoro, 
che  lo  conobbero  :  conciofia  che  oltre  alle  cole  raccontate.egli  fuffe  bello  d'afpetto,6c  per 
quello  haucfle  la  grana ,  6c  il  fauore  di  molte  nobilifi.donne.  Fu  di  comunale  llatura,ma 


DE     CAMBI     IMPORTVNI.  yy 

A  graziofò,  &  di  buona  aria  in  ogni  Tuo  fatto .  Nella  Tua  giouinezza  fu  deliro ,  &  agilifJI- 
mo  della  pei/ona .  Spiegaua  cosi  parlando,rcme  fcriuendo  molto  leggiadiamenre i  con 
cctti  dell'animo  fuo  non  {o!o  per  Iclcganza  della  fauella  Fiorentma,  la  quale  à  lui  era  na- 
turale, ma  per  particclar  dono ,  &  teijcirà  d'ingegno .  Vjflè  intorno  à  58  anni,  percio- 
chenatoà  1 5- di  luglio  del  14^1, morì  a  i  5  di  gennaio  del  i  54_5.Fufcppelliroconognj 
/èrre  d'honore  à  S.Giouanni  Maggiore,nella  cui  fèpoltura  non  so  fé  Aifonlò  luo  fìgliuo 
lo  fij  à  tempo  a  por  certe  paiole  dei  G;ou;o ,  che  gli  hauea  diftgnato.  hebbe  per  moglie 
Golbnza  Buondeln^onti  hglmola  di  Benedetto  ;  &  già  vedcua  di  Niccolo  Macchiauclli 
cugino  deiriiilìorico,donna  oltre  alia  piudcnza,&  honelUdi  marauigliofe  bellczze:con 
cui  fece  due  figliuoli  m.afchi,  Alf-onfò,&  Anton  Maria:  &  tre  femmine  :  àtWt  quali  m,or- 

g  ta  vna  fanciulla,  la  Lucrezia  à  Girolam.o  Guidetti  ^  la  Faulluia  à  Njgi  Spini  fu  maritata. 
Anton  Maria  tillndo  bell.fiimo  gicuanttto ,  oc  così  chiamato  da  1  nomi  di  Don  Anto- 
nio d'Aragona,  &  di  donna  Maria  Marchela  del  Vallo  fua  forella,  che  lo  rennono  à  bat- 
tcdmiO,  ir,orì  di  1  8  anni ,  hauerdo  per  vna  lunga  infermità  perduto  ammendue  le  gam- 
be .  Aifonlò  detto  così  dal  rome  del  Marchefc  ad  Vallo ,  il  quale  nacque  in  Napoli  à  5 
di  marzo  dell'anno  1  55  5- fùCaualiere  di  Santo  Stefano,  &  Riceuitore  della  fua  religio- 
ne ne  regni  di  Napoli ,  &:  di  Sicilia ,  &  nella  piouincia  di  Roma .  £  {Tendo  inlìn  dalla  fua 
fanciullezza  molto  vago  degli  Ibdi  delle  lettere ,  &  accumulando  fempre  con  grandiHl- 
ma  cura  non  piccola  copia  di  libri  mile  infieme  vna  belliflìma  libreria .  andò  nella  lùa  pri 
ma  giouanezzaà  veder  la  corte  del  Re  Filippo  in  Ifpagna.  Dalla  quale  vdite  lenouel/e 

^  della  morte  àt\  padre,  tornò  à  Napoli ,  dcuc  agli  lìudi  continuamente  attendendo  die 
fàggio  di  le  da  non  difpiczzare  nell'opera  della  poefìa,  come  che  noi  il  giudizio  di  quelle 
cole  rimettiamo  à  coloro ,  alla  cui  notizia  1  Tuoi  verfi  peruerianno ,  parendoci  temeraria 
imprefa  arrogarci  quello:  di  che  altri  con  più  crudizione,&  con  maggiore  accortezza  ro 
tra  render  giudizio .  Con  fuprema  diligenza,  &  attenzione  lì  era  pollo  à  compor  alcu- 
ne egloghe  pefcator!e,arditc  à\  dcuer  poter  correre  quel  campo  felicemente,ma  chiama 
to da  Marcantonio  Colonna  fanno  i  570,  che  gli  douelle  tener  com,pagnia  nell'impre- 
(à,  che  per  difela  del  regno  di  Cipri  haueano  alcuni  de  principi  Chnliiani  prelà  contra 
éid  Turco,  per  i  dilàgi  patiti  in  galea  s'ammalò,  &  monili  nell'ifola  del  Zerigo,polia  qua 
fi  nella  bocca  dell'Arcipelago  con  grandillimo  dilpiacere  di  Marcantonio,à  cui  oltre  fan 
ticalèruitù,  che  Alfonlohauea  (èco  hauuta,  per  l'attitudine  fua  in  molte  co(è  era  oltre 
ogni  credenza  diuenuto  carifiimo .  Ne  dubbio  alcun  fu,  le  (gli  di  tal  imprelà  viuo  lì  fof 
fé  à  cafa  ritornato,  che  dal  Gran  Duca  Cofìmo  non  douelTe  elièrein  molte  cofè  Hate 
adoperatOjSÌ  fi  hauea  egli  co  gli  lpeflì,&  certi  auuifi  acquilìato  la  grazia  ^\  quel  Principe. 
Pochi  huomini  furono  nella  fua  età,che  di  bellezza,&  gradezza  di  corpo  il  pareggiallcro; 
onde  nella  lùa  patria,  come  di  M.  Corfò  Donati  fi  troua  Icritto ,  fu  da  molti  il  bello  ba- 
rone cognominato .  La  (èpoltura  antica  della  cala  è  vn'auello  rileuato  di  marmi  bian- 
chi, &:  neri  pollo  infieme  con  molti  altri  nella  piazza  di  Santa  Maria  Nouella ,  &  quello 
fpezialmente  è  à  canto  alla  porta  del  martello ,  onde  s'entra  nel  conuento  de  frati .  Fian- 
no  vn'altro  luogo  à  Santa  Trinità,  il  quale  alienato  per  colpa  de  parenti ,  Aifonlò  rellu 
tuì  alla  cafa,  il  che  mollrò  in  quel  luogo  con  quefle  parole. 


D 


E 


ALPHONSVS  CAMBIVS  IMPORTVNVS 

HANC  ARAM  A  MAIORIBVS  DICATAM  CL^AE  SVI  GENTILIS 

POSTEA  CVLPA  IN  NOMEN  ALIENVM  TRANSIERAT 

RECVPERAVIT  FAMILIAEQ^  RESTITVIT 

M  O  L  X  V  I, 


Aiar$4. 


caud.  di 

S.srefdn».* 


DELLA  FAMIGLI'A  RISALITA. 


Duca». 


Birài  Cof, 
il  Ciiijì . 


Ceri  Cetìf. 
di  Ciufl. 


O  N  è  dubbio  alcuno  la  Simiglia  Rifalita,  la  quale  va  per  Io  quar- 
tiere di  Santa  Croce ,  elTer  nobile  &  antica  in  Firenze  ;  elFendo  il 
primo  riceuuto  nel  numero  de  Priori  Duccio  l'anno  1305  ,il  qua- 
le, non  Capendomi  io  doue  riporlo,  non  è  Tcaro  mellb  nell'albero . 
Nella  qual  dignità  fi  andò  continuando  più  di  trenta  volte  per  lo 
fpazio  di  1  ooanni,  come  ne  publici  PrioriAi  appanfce .  ma  di  tre 
Gonfcìlonieri,chc  ella  ha  hauuto,  il  primo  fu  Bardo  l'anno  1326"; 
dicuinclitlì:o  libro  delle  nolhe  hiltorie  Fiorentine  lòtto  ligia 
"  detto  anno  così  fi  legge.  In  Firenze  non  fi  iludiaua  ad  altrojcheàlòllecitar  tuttauiala  ve 
"  nuca  del  Duca  ;  la  quale  con  non  minori  itm^oli  di  quel,  che  hauea  (atto  il  Macchiauelli, 
"  incominciò  ad  affrettare  il  nuouo  Gonf.  Bardo  Rifiliti .  La  cui  induilria  fu  tale  ;  che  ben 
"  che  il  Duca  non  potefle  venir  così  picllo,come  egli  dedderaua,  impedito  da  prcparamen 
"  ti  dell'armata,  che  s'haueaà  mandare  in  Sicilia  per  cfpugnarequelfifola,  nondimeno  fu 
"  cagione;  che  egli  fidilponellè  àmandarui  in  luo  luogo  con  40ocaualien  Gualtieri  di 
*■'  Bicnna  Duca  d'Atene  ;  huomo  di  (àngue  Fran  zele  &  per  nobiltà ,  &  parentado  hmofò, 
"  sì  perche  egli  per  ilplcndor  di  famiglia  di(cendeua  da  Re  di  Gieru(àlcm ,  &:  sì  perche  era 
«'  marito  di  Beatrice  cugina  del  Duca  natadiFilippo  Pienzedi  Taranto  fratello  delRe 
"  Ruberto.  Del  quale  mentre  s'alpettaua  la  venuta  ,  tlfendoui  auuifi ,  che  era  per  entrare 
"^  in  cammino  di  corto  ,  i  Fiorentini  contentandoli  di  così  fatto  Vicario  mandarono  tra 
"■  tanto  in  vn  medelìmo  tempo  alcune  genti  in  Lombardia  &  in  Romagna  per  non  man- 
"  care  in  quello,  che  poteuano  àgli  amici  loro.  In  Lombardia  per  aiuto  della  Chieià,in  (èr 
"■  L'gio  della  quale  Veigin  di  Landò  hauea  occupato  molte  caiklla  de  Modaneli;  in  Roma 
«  gna  per  foccorlò  de  Gutllì  :  à  quali  1  Ghibellini  haueano  ribellato  il  calkl'o  di  Lucchio ; 
"  6c  per  qutiì:o  conto  era  gran  guerra  tra  quei  di  Furlì,  i  quali  (èguitauano  la  fazione  Impe 
*<■  naie,  &  i  Sig.di  Faenza, i  quali  erano  Guelfi, inhno  che  per  accordo  il  caiìcllo  (1  refe  à  Sig. 
di  Faenza .  Contiene  quel  gonfalonerato  molte  altre  cole,  percioche  in  quello  fu  Piero 
di  Nari!  Generale  de'  Fiorentini  rotto  &:  tatto  prigione  da  Calhuccio  Calhacani,  il  qua 
Je  con  memorabile  elèmpio  di  militar  crudeltà  nel  mezzo  della  piazza  di  Pillola ,  appo- 
nendogl!,che  egli  lì  era  obligato  di  non  prendergli  l'arme  contro ,  &  che  haucua  tenuto 
trattato  di  (arlo  vccidere  à  tradimento ,  gli  Ree  mozzar  la  teiU .  Contiene  parimente  la 
venuta  del  Duca  d'Atene  co  i  400  caualieri,  &;  non  molto  dopo  quella  del  Duca  di  Ca- 
launa  con  r  1 00, tra  quali  vi  furono  2  00  caualieri  à  fpron  d'oro .  Il  (ècondo  Goni",  è  Ge- 
rì l'anno  I  3  5-8,(1  come  ncll'vndecimo  libro  delle  medeiime  nolhe  hillorie len'è fatta 
menzione,oue  parlandofi  od  penlìero,  che  i  Fiorentini  (ì  hauean  prelo  di  guardare  il  paf 
"  lo  dello  Stale ,  così  (ègue.  Per  qncito  volle  Geri  Rilaliti  l'animo  à  fortificare  il  palio  del- 
«f  lo  Stale,  il  quale  era  entrato  con  lanuoua  (ignoria  nel  lommo  magilirato  il  primo 
"  dì  di  Icttembre.Ma  gli  Vbaldmi  e'Conti  di  Mangona ,  temendo  non  le  fortezze ,  che  ha 
"  ueano  di  prclente  à  farli  in  quel  p3flò,fo(fero  in  procedo  di  tempo  nociue  alle  loro  calte! 
"  la,menèro  su  il  Sig.di  Bologna  ró  dargli  à  vedere,  che  quel  palfo  apparreneua  al  Comuii 
"  di  Bologna.  A  che  prellando  egli  fedc;fLi  coibetta  la  Rep.di  mandar  à  Bologna  Fràcelco 
"  AlbergottifamoloGiurcconlulto:  il  quale  dopo  molte  dilpute  &conte(è  mollrò  quel 
"  palio  ellcr  del  monallero  di  Settimo,5i  per  quello  hauerui  a  fare  i  Fiorentini,^:  nò  i  Bo- 
t'  iognefi,&  f  uronne  prodotte  Icritture  dell'anno  1 040.Per  la  qual  colà  ellendo  il  Sig.  ac- 
"■  quefato,la  Rep.màdò  prouuediroii,6c  maelFri  per  aftorzare  quel  luogo,alla  (ìcurtà  de  qua 
"  li  furono  (jiediti  caualicri,&:  balciliicri,in  modo  che  il  lauoro  nò  potefie  eflere  impedito. 
"  Et  in  brieue  tempo  tufatta  vna  chiulà  per  ilpazio  di  otto  miglia  Itendendofi  dalle  vette 
*■*■  de  colli  infino  prelfo  àMóteuiuagno  con  folli  &  lleccati,&  torri  di  legname,6c  (pelle  ber 
"  tcfche,non  altrimeiìte  che  C\  falcia  vna  terra.  Et  perche  la  Rep.non  haucua  allhora  capo 
^'  alcuno  principale  delle  lue  genrijiiominò  per  luo  capitano  generale  Pandolfo  Malatella 

figliuolo 


B 


D 


DELLA    PAM.    RISALITA. 


78 


^  figliuolo  di  Malatella  Signor  di  Rimini  tenuto  in  que  tempi  per  huoino  molto  efèrcita- 
to  in  fatti  di  guerra .  per  le  quali  picuifioni  perdettero  cjuei  deiJa  compagnia,  benché 
molte  volte  l'haueflcr  tentato,  la  (peiarza  d'entrare  rei  Fiorentino;  anchor  che  ella, 
non  ortante  la  rotta  di  Biforco ,  fulle  di  nuouo  ingrandita  per  vn  nuoLio  capo  di  com- 
pagnia congiuntoli  con  elfo  loro  detto  AnnicchinodiMon^aido  direzione  Tedelco , 
t^c  già  flato  Capitano  de  Sancii ,  à  cui  s'era  accollato  con  j  00  barbute  ji  Conte  Lutto  iu  - 
toanchor  egli  Capitano  de  Perugini.  Altri  crcdetteio,  thccjucl  ripofo,  chehhcbbe 
dall'arme  loro  fulle  llato  per  conto,  che  furono  condotti  per  tutto  ncucnìbre  dal  Si- 
gnor di  Bologna .  Jl  quale ,  tornando  in  Italia  il  Cardinale  di  Spagna  per  Legato  di  San  • 
taChieia,  &:  non  fapendo  con  che  intenzione  vernile ,  non  volea  truuaiiilproueduto. 

g  In  quello  poco  di  quiete  fu  per  opera  de  Fiorentini  meflo  pace  tra  1  Perugini  ei  Sancii ,  & 
publicarone  {biennemente  icntenza  nella  città  l'vltimo  giorno  d'ottobre ,  doue  per  non 
dimenticarfì  il  maluagio  collume  prelò  dell'ammunire ,  fu  dal  magillrato  di  parte  Guel- 
fa acculato  vn  cittadino  per  Ghibellino .  Fu  Gerì  cattolico  &  buono  huomo  ;  onde  nel- 
la cullodia  antica  del  Sanrillimo  Sagramento  della  Chiela  di  San  Simone  cosi  h  legge . 
PLLL'ANIMA  DI  GLRI  RISALITI  ET  DI  IACOPO  SVO 
FIGLIVOLO  ET  DESCENDENTI  Di  DETTO  IACOPO 
M  C  C  C  L  X 1 1 1 .  Et  la  tauola  polla  nella  cappella  della  Concezione  delia  Vergine  in- 
titolata fbttoilnome  dell'Annunziata  li  crede  ellère  Hata  fatta  da  lu]>  per  eflèr  di  padro- 
nato di  eili  Rifaliti,  nella  qual  tauola  in  lettere  d'oro  quelle  parole,  alcune  delle  quali  lo- 

^  no  confùmate  del  tutto,  li  leggono.  HOC  OPVS  ANNO  DOMINI  M  .  . 
DIE  mi  IVLII.  Quello  lì  vede  di  Gerì,  due  fratelli  del  quale  l'vno  detto  Lipoz- 
zo  &  l'altro  Iacopo ,  furono  più  volte  de  Signori  ;  fi  come  furono  anco  1  figliuoli  di  Ia- 
copo di  Geri ,  de  quali  Piero ,  Salito ,  &  Stetano  furono  cinque  volte .  Ma  10  ho  poi  an- 
co ritrouato  vn'altro  figliuolo  di  Iacopo ,  il  cui  nome  fu  Vbertino  ;  il  quale  io  trono  ef- 
ière flato  caro  à  Medici;  ondepriuato  nella  ritornata  diColimo  alla  patria  dell'vfficio 
di  Gonfaloniere  di  Compagnia  Giouanm  di  Franceico  13]floli,fiJ  nel  luogo  Tuo  mellb 
Vbertino . 


D 


2?i  Gherardo  pgliuoìo  del  (^onf.  ^eri  &  de  fuccifJQrì  di  Ceri  fuo  Jrg'iuoìo . 

GHERARDO  figliuolo  del  Gonfaloniere  Geri ,  fiì  non  folo  egli  de  Signori  ;  ma 
goderono  anco  quelìia  dignità  due  iìroi  figliuoli  Geri&  Vberrino,  li  come  fece 
Stefano  &  Gherardo  amendue  figliuoli  del  detto  Geri  ;  &  cosi  parimente  il  quarto 
Geri  nato  dal  terzo  Gherardo ,  nel  figliuolo  del  quale  fi  Ipenle  quel  ramo ,  Quello  Ge- 
ri,{ì  come  Giouanni  Cambi  lalciò  notato,eflendo  llato  il  penultimo  de  Sig.della  fua  fami 
glia  l'ano  i  -^04.  fi  mori  di  fubitana  morte  il  nono  dì  di  géna;o;nel  qual  mele  &:  anno  (cri 
uè  lì  med elimo  eflèr  auuenuto  à  Niccolaio  Cloni .  Onde  ne  per  quella  via  ci  mancherà 
diaccrefcere  con  nuoui  efempi  il  numero  di  coloro  ;  i  quali  improuifàjnente  morirono , 
La  qual  morte  reputata  da  Plinio,  da  Celare  &  da  molti  altri  Gentili  per  lòmma  felicità , 
è  dalla  Santillima  &  veriflima  Religion  nollra  à  fingolar  mifèria  attribuita ,  non  ci  rima- 
nendo (pazio  alcuno  di  tempo  ì  chieder  perdono  de  noiln  falli  alla  diuina  milericordia. 
Perche  prega  la  Chiefa  Cattolica  vnitamente  il  Signor  Iddio ,  che  come  di  grauillimo  & 
ertremo  male  da  cotal  morte  ci  liberi .  A  nollri  tempi  monili  in  quella  guilà  Tommalo 
Baroncelli  Majordomo  del  Gran  Duca  Cofimo ,  Il  quale  ellèndolo  andato  à  incontrare 
a  cauallo  non  fblo  con  buonillimo  alpetto ,  ma  molto  lieto  &  ornato  ,  quando  di  Roma 
il  Gran  Duca  da  Pio  Quinto  lì  ritornaua ,  nel  giugnere  alla  porta  à  San  Pier  Gattohni  h 
venne  meno ,  &c  monili .  Mori  fubito  Francelco  da  Sommaia  nelle  nozze  della  figliuo- 
la in  riceuenifio  lettere  da  Girolamo  fuo  figliuolo ,  di  cui  per  non  hauer  hauuto  per  inol- 
tì  meli  nouelle,  temeua ,  che  non  viuelFe ,  Quelli  anni  à  dietro  vn  del  Carolò ,  che  mi 
habitaua  à  lato  (  il  cui  efèmpio  per  ciò  fblo  s'adduce  )  elTcndoli  dopo  delìnare  meflb  à  dor 

I     2         mire , 


Stgnon. 
Jacopo  de 
Si^r.ort 
Ptero  deS. 
Salito  de  S. 
Stefano  de 
signori. 
V  bey  tino 
Con/,  di 
Cemfa^nt* 


ceri  Ji  s. 

yhertino  d» 
Signori, 
Gherardo 
deStgt.ort. 
Ceri  de  S. 


marti  di  fu 
tité  morte. 


ir 


DELL 


FAMIGLIA 


fnire  ,  come  s'vfa  la  ("lite ,  fu  d.iIU  moglie ,  h  quale  era  andata  à  deftailo  ,  vcggcndo  che  A 
tardaua  à  Icaarli ,  trouato  morto .  A  punto  in  quelli  dì ,  che  quel1:e  colè  fi  pubhcauano, 
monili  camminando  per  cala  la  NanninaDcti  moglie  d'Adriano  Talloni  già  Scalco  del 
Gran  Duca  Cofimo.  Nella  mia  patria  Mano  Guarino  Baron  diMullone,  fé  ben  quel 
nome  mi  ricoido  ,  cllcndo  iànillimo  èc  giouane ,  &:  liindo  al  fuoco  li  venne  voglia  di 
sbadigliare  &c  morilli .  Ma  (è  vogliamo  efempi  d'huomini ,  che  lìan  polli  nello  llaro  del- 
la fortuna  reale ,  &  che  per  ciò  in  vn  mededmo  tempo  ci  ha  quali  vn'efempio  innanzi  à  ^ 
gli  occhi  per  farci  meglio  conolcere  l'humana  fragilità ,  certa  cola  è ,  che  così  dal  mondo 
il  dipartì  m  vcggcndo  giucare  alla  palla  Carlo  Vili.  Redi  Francia,  la  cui  mofla  dal  fùo 
reame  erallata  non  lolo  all'Italia,  ma  quali  à  tutto  l'Oriente  tremenda.  Per  quello  è 
vtil  co(à  in  fui  mcgiio  del  raccontare  i  nollri  honori  &  le  nollre  pompe  ricordarci  tallho-  B 
fa  della  fepoltura.  Ma  di  Antonio  zio  di  quello  Gcii,  dicuihabbiamo  parlato,  per  tor 
nare  onde  ci  fiamo  partiti,  dura  la  (ùccellione  infìno  a  prelènti  giorni  conlèruatali  in  mol 
•  ri  Tuoi  pronipoci ,  come  nell'albero  G  può  vedere .  I  quali  lècondo  ì'vCo  della  Fiorentina 
nobiltà  à  quelli  efèrcizi  &  honori  attendono,  à  quali  dagli  altri  nobili  cittadini  lì  vede 
dar  opera ,  hauendonc  alcuni  attelò  glie  colè  militari ,  (Se  in  lìngolari  combattimenti  ho- 
noratamente  portatili . 

l'Uhertino  Coif.  &  defucceffori  di  ]lo^o  Juo  figliuolo , 

VB  E  R  T  T  N  o  figliuolo  di  Gherardo  oltre  ì'elTere  llatodue  volte  de  priori, lèdè  an-  q 
co  Gonlalonier  di  giullizia  per  i  primi  due  meh  dell'anno  145  2  ,  il  cui  magillia- 
to  fu  tutto  occupato  in  trouar  modo  per  impedire  in  così  fatti  tempi  la  pallata  del 
l'Imperatore  Sig'lmondo  d  Roma  .  tt  per  quello  fu  mandato  al  Pontefice  Eugenio  Ne- 
rone Neroni ,  il  quale  di  ciò  particolarmente  leco  trattalTe .   Ma  il  Papa  benché  mollrall 
|èper  gli  intertlli  Tuoi  di  delldcrare  il  mededmo,  che  i  Fiorentini:  nondimeno  con  le 
immodcrate  domaiide ,  che  laceua,  non  volendo  entrar  nella  guerra ,  le  egli  non  hauef» 
^e  leimila  c;;ualli  a  cui  comandare ,  de  tjuali  tremila  ne  pagallèro  i  Veneziani  &  i  Fioren- 
fini,  non  ialciaua  conchiudtre  colà  alcuna;  facendogli  la  Republica  vedere,  che  ella 
non  porcup.  in  vn  tempo  mcdclìmo  guardati  luoghi  luoi  &c  vietare  il  palio  all'impera- 
dorc .  Truouaiuhc  la  cappella  in  Sp.o  Simonc,di  cui  di  lopra  fi  è  latta  menzione  lullè  da  q 
Vbertino  dotata  l'anno  144^..;  dal  eguale  nacquero  lètte  figliuoli ,  de  quah  elfendo  Nicco 
lo  p.ete ,  tutti  gli  altri  prekro  me  glie  :  &  quel  che  e  cofadi  raro  elèmpio ,  fu  tempo  che 
egli  vifiecon  tutte  le  lue  nuore  in  cala .   Vnacolà  limile  habbiamo  veduto  a  tempi  no- 
ilri  in  Agnolo  Guicciardini  huomo  chiaro  non  lolo  per  la  nobiltà,  &  per  le  iicchezze,ma 
per  molte  fue  lìngolari  don  d'animo  &  di  corpo,  il  quale  poco  innanzi,  che  egli  da  quella 
vitali  dipaitilìcmangio  in  vnatauola  conici  figliuole,  &  con  lèi  generi  tutti  de  primi 
gentilhuomini  della  Ina  patria,  &  con  tre  figliuoli  malchidi  grandillimaelpettazione,co 
me  che  rvlrimo  lode  ancor  molto  piccolo .  Dei  figliuoli  d' Vbert ino  tre  in  vari  tempi  nel 
magillrato  del  priorato  amminillrarono  il  gouerno  della  Rep.  Tommalo  due  volte ,  &c 
Rollò  &  Gerì  vna  perciakuno.  Fu  Rollò  (però  che  di  Gerì  poi  parleremo)  de  Sig.l'ano  p 
14(^0.   Et  di  lui  vici  Marco.   Il  quale  di  donna  di  cala  Filicaia  generò  i  quattro  figliuo- 
li ,  che  fono  nell'albero  :  dall'vn  de  quali  detto  Giouanni  &  di  Caterina  Benci  Tua  moglie 
fra  gli  altri  figliuoli  che  furono  lètfe,nacque  Tommalò.  Il  qualecon  la  fua  diligenza  è  lla- 
ro  buona  cagione,  che  il  libro  delle  himiglie  di  Napoli  li  compilalle,  come  in  quel  luo- 
go li  dille.  Smgolar  di  colini  èllata  la  pietà,  &  inliemcmente  la  magnificenza  intor- 
no la  cura  delle  le  polture:  perciochehauendo  i  Fiorentini  in  Napoli  murato  laChiclà 
di  San  Giouanni,  6:con(iderandoegli,  che  molte  volte  auueniua,  che  alcun  Fiorenti- 
no per  la  gran  pratica ,  che  ha  quella  nazione  in  quella  città  li  monile  lènza  làperlì  j,  ouc 
haueflèadclTérelèppcllito,  vi  tecevnahonoreuolelèpoltura  comype  àcialcuno  &:do- 
tolla  j  lopra  la  quaL  lì  Lg^on  quelle  parole . 

THO^ 


RISALITA. 


So 


^  THOMAS  RESALITVS  IOANNIS  F. 

P. 

VT  MORS  ITA  COMVNE  FLORENTINIS 

OMNIBVS  MDLXXVII. 

Poco  innanzi  à  cjucfto  tempo  eflendo  venuto  dopo  vna  lunga  abitazione  fatta  fuori  a  ri- 
ueder  la  patria,  &  veggendo  che  ie  fepolture  de  fuoi  maggiori  polle  in  Santa  Croce  eran 
prefTo,  clie  guaile  dal  tempo ,  non  folo  le  riparò ,  ma  vi  rizzò  vna  bella  cappella  metten- 
do a  pie  dell'altare  di  efla  quelle  parole . 

THOMAS  RESALITVS 
g  IOANNIS  FILIVS  CVM  EXTRA  PATRIOS 

LARES  TOTAM  FERE  VITAM  CONSVMASSET  PATRIAM 

REVISENS    HANC    EREXIT    ARAM    ET  PIE 

CADAVERI  PROPRIO  SVORVMQVE 

CONSVLENS  TVMVLVM 

PARAKIIVSSIT 

MDLXXV. 

Ma  tornato  a  Napoli ,  la  cui  citta  per  la  lunga  llanza  fattaui  gli  fu  quafi ,  come  glie  tut- 
tauia  vna  feconda  patria ,  &  riuolgendcghfi  per  l'animo ,  che  per  la  leggerezza  degli  hu- 
mani  auuenimenti  così  ben  gli  làicbbe  potuto  riufciie  di  morirfi  in  Napoli,  come  in  Fio 
renza,  volle  in  efla  hauerui  vn'altra  cappella ,  &c  vn'altra  (epoltura .  Per  la  quale  non 
C  contento  di  luoghi  mezzani  &ordinarij  impetrò  nella  celebratiilìma  Chieià  di  Santa 
Chiara  cappella  reale  vn  luogo  prefib  à  Itpolcri  de  Reali,  anzi  dell'ilMb  Ruberto  Re  di 
Napoli,  ilqualfu  di  quella  Chiefà  edificatore  .  la  quale  non  (olo  ornò  con  bellifTimi 
marmi ,  hauendola  prima  fatta  ottimamente  difegnare,  ma  le  die  conueneuole  rendita , 
&  {òtto  l'altare  fé  mettere  quelle  psrcle  fattegli  dal  dottiilìmo  Piero  Augello  vnodc 
maggiori  poeti  oc  ailrologhi,  che  habbia  hoggi  la  nollra  età. 

THOMAS  RESALITVS 

NOBILI  FAMILIA  FLORENTIAE  NATVS 

NEAPOLI  DIV  AC  SVAVITER  VERSATVS  VT  QVAM 

ILLIPIETATEM  DEBET  CLVAMCL  HVIC  DEBERE  VOLVIT  TESTETVR 

_.  VTROCLIN  L0(.0  SACELLVM  SVBSTRVI  INCLEOR.   ALTERO 

^  S£  MORTVVM  SEPELIRi  IVSSIT  IN  Q^V O L»  COMMODIVS 

PRO  LOCI  OPPORTVNITATE  EFFERRI 

POTVERIT   AN.  SAI. 

MDLXXX. 

Tale  dunque  è  (lata  la  pietà  di  Tommafò  ;  ma  tornando  à  gli  altri  figliuoli  del  Gonfalo- 
niere Vbertino  ;  dico ,  che  Iacopo  .•  il  qua!  è  primo  polio  nell'albero  non  hebbe  figliuoli . 
Mariotto  il  fecondo  hauendo  diPippa  Pieri  generato  Iacopo,  egli  lalciò  il  lècondo 
Mariotto,  Francelco,  &  Lorenzo .  Tommalb  terzo  figliuolo ,  il  qual  fìi  de  Signori  due 
volteranno  14  5  5  ,  &:<r4hebbevn  figliuolfènza  più  detto  Anton  Maria,  incuilafua 
fuccellìone  venne  à  mancare .  Simone  vicimo  figliuolo  d' Vbertino  hebbe  per  moglie 
^  Piera  Bulini .  Di  quello  matrimonio  nacquero  tre  figliuoli  mafchi  Mariotto  così  detto 
dal  nome  del  zio,  Vbertino  dall'auolo ,  &  Francelco .  Vbertino  legatoli  à  matrimonio 
con  Antonia  del  Bene  ritece  il  padre,  chiamando  vn'vnico  figliuolo ,  che  egli  hebbe  Si- 
mone :  di  cui  Lilàbetta  degli  Afini  fu  moglie,  donna  non  lUta  inutile  a  quella  ca(à;poi- 
che  da  lei  &  dalla  (ùa  diligenza  molte  memorie  di  quelle,  che  habbiam  raccolte ,  lì  lòno 
hauute .  Rella  à  parlar  di  Ceri,  però  che  di  Roflo  habbiam  parlato;&:  di  Niccolo,il  qual 
dicemmo  elTere  llato  prete,  non  li  ha  altra  particolar  notizia .  Fu  Ceri  de  Signori  l'anno 
14<;8  ,  &c  lafciò  di  Benedetta  de  Ricaiòli  quattro  figliuoli  mafchi  :  deqaahin  fuorché 
Raffaello,  che  non  menò  donna ,  tutti  e  tre  fecero  honoreuoli  parentadi .  Gio.  Batilla 
inori  lènza  lalciarpolleri  come  che  due  donne  hauelT^  hauute,  i'vnadePrancelchi,  Se 

l'altra 


idtif». 

Mtri'tll . 
Idcofo  . 

Tcmmttf» 
de  Si^ntri . 

simtne 

M<trittf0 , 

yiertÌH*» 

simtne. 


Gerì  it  SS. 


Gti.gMÌfd 


de  SS. 


yhertifì» 

de  Signtrl , 

Ceri  Cd- 
di  saucn- 

V4, 


.-  DELLAFAMIGLIA 

l'altra  de  Guidetti.  Antonio  hauendo  goduto  la  dignità  del  Priorato  l'anno  i  ^08  &  (la  j^ 
torvltimo  de  Signori  della  Tua  cala  generò  diLenaAcciaiuoli  quattro  figliuoli  maichi 
ancor  egli  fi  come  il  padre  ;  de  quali  Geri  con  Maria  Vbaldini  fi  congiunfè ,  ne  di  lui  ne 
degli  altri  rclìò  fùccdlione  che  di  Raffaello  :  il  quale  di  Maelho  Aurelio  frate  dell'ordi- 
ne de  Serui  fu  padre. 


V 


Whertwo  ripete  JeK^onf.  Vhertìno  &  Jejùoi/ucceffori. 

B  E  R  T I  N  O  primo  figliuolo  di  Gerire  così  detto  dal  nome  dell'auolo  fiedc  de 
Signori  l'anno  1  502  ,  &  altri  vfici  cfcrcitò.  Hcbbeducdonne  l'vna  de  Medi- 
ci, &  l'altra  de  Ginori;  de  figliuoli  del  quale  Gerì  fu  Cairtarlingo  di  Rauenna.Do-  .g 


uè  cfTendofi  morto  infieme  con  la  moglie  &  con  l'vno  de  fuoi  figliuoli  iù  a  tutti  e  tre  dal 
la  pietà  di  Don  Faultino  Tuo  figliuolo  fatta  lafepoltura  nella  Chielà  di  San  Francelco 
con  quelle  parole . 

D.    M. 

FRANCISCO  RFSALITO  MIRAE  INDOLIS 

ADOLESCENTI  FRATRl  SVAVISSIMO  GERIO  RESALITO 

FISCI  PONTIEICIS  IN  HAC  VRRE  PRAEFECTO  PATRI  OPTIMO 

CASSANDRAE  PAPHIAE  FEMINAE  P  RIMARI  AE  NOVERCAE 

AMABILISSIMAE  D.  FAA^STINVS  RESALITVS  CAN. 

REG,  CONO.  S.  SALVATORIS  MDLXX. 

DORMIVNT  RESVRECTIONEM 

EXPECTANTES. 


Jittiutnut». 
Oraria. 

JJ.FauJtirjt 

no. 

Cansnici 
JiezoUri. 


De  canon 
(I  yie^olari 
CT'  Uro  or- 
dine. 


Viuono  figliuoli  di  coftui  Benucnuto  &  Orazio ,  quelli  in  NapoIi,&  l'altro  in  Lecce  mia 
pania  àfoliticcilumi  &:cfèrcizi  de  nobili  delia  Tua  patria  attendendo.  Ma  Lorenzo  & 
GiouanBatiilalor  fratelli  di  maggior  età,  quelli  detto  DonPaullino  già  nominato, 
&  quelli  Don  Agollino  fono  Canonici  Regolari  della  Congregazione  di  S.  Saluadore , 
Dequali  DonFauftinocllato  Priore  della  iùa  Congregazione  in  Firenze ,  &  però  che 
egli  è  llato  autore  della  traflazione  della  lor  Chicfà,  &  perche  e  pur  bene ,  che  noi  diamo 
alcuna  notizia  in  quelli  nollrilcritti  di  così  reuerenda  Congregazione,  acciochechifi 
abbatterà  à  leggere  quelle  cofc,  habbia  alcuno  honcllo  fuiamento ,  con  la  maggior  bre-  p) 
uirà,  che  mi  fia  pcfiibile ,  ne  farò  particolar  memoria .  Dico  dunque  l'ordine  de  Cano- 
nici Regolari  inllituito  dagli  Apolidi,  Se  riformato  da  Santo  Agullino  eflère  llato  am- 
pliato da  Gelafio  Pontefice  l'anno  4^2.  Da  cui  fi  crede  non  iòlo  la  Romana  Lateranen- 
le  ,  ivia  la  Canonica  Renana  polla  fuor  di  Bologna  Tulle  ripe  del  Reno  elfcre  llata  inlli- 
tuira&  intitolata  ali'adbnzion  delia  Vergine.  Halli  ben  cognizione  ficura&  non  in- 
terrotta di  quella  Renana  Canonica  intìn  dell'anno  1156".  lòtto  il  Ponteficato  d'inno- 
cenzioll,  finche  per  le  guerre  Ilare  tra  1  Bolognefi  e  i  Vikonti  d'intorno  l'anno  i^ó"© 
/pianata  che  fu,  &c  lattoni  vn  ballionc ,  fuflc  llata  trasferita  in  vn'altra  Chielà  del  mede- 
limo  ordine  dentro  la  città  intitolata  à  San  Saluadore.  Giàrilédeua  Priore  della  detta 
canonica  Francelco  Ghihilieri  nobile  Bolognele  ,  nel  ^4  anno  del  cui  priorato  delidc-  p 
rando  Gregorio  XII.  rinouar  l'ordine  de  Canonici  Kcgoiari,  il  quale  era  prelTo  che  ve- 
nuto al  meno  fece  l'anno  1408  Canonici  Regolari  certi  Hercmitani  del  monallerodi  S. 
Saluadore  di  Lecccro  nella  diocefi  di  Siena ,  concedendogli  il  rocchetto ,  lòpra  il  quale 
portafi^ero  lo  Icappolare ,  &  la  cappa  grigia,  iquahpolèro  poi  l'anno  1414  lalorlèdia 
m  Santo  Ambruogio  fuor  d'Augubbio,  luogo  ottenuto  da  Guid'Antonio  di  Montefcl- 
tro  Conte  d' Vrbino .  Ma  il  Ghifillieri  rcllato  Iòlo  nella  fua  Canonica  per  lamorte  de 
lìioi  canonici,  à  quali  tutti  era  lòprauiflò,  operòin  modo  l'anno  T418;  che  fi  fece  con 
i'auroritàdi  Martino  Quinto  l'vnione  di  dette  Canoniche.  Etellcndo  qualche  diffe- 
renza intorno  racccmodarl'habito  ,  percioche  i  Renani  priui  di  Icappolare  haueano  il 
rocchetto  e  la  cappa  nera,  fu  conchiulo,  che  la  cappa  fuffe  nera,  lòtto  il  rocchetto  la  to« 


naca 


OnJe  eh  4- 


RISALITA.  Si 

^  Dc-ìca  bianca ,  &  Io  fcappolarc  in  fuor  che  dal  Ghifil/ieri  fuflè  da  ciafcun  ritenuto  .  Con 
laqual  vnionefi  vcniìc  a  creare  nuoua  forma  di  congregazione  C  Viucndolì  prima  à  ca- 
noniche ier.za  ciTt  r  l'vna  all'altra  iòttordinara  )  onde  fi  fece  il  Generale  ;  à  cui  come  à  fu- 
premo  fupeiicre  tutti  gii  altri  haucflèio  à  vbidire;&  inliiruiionfi  i  capitoli  generali  &  gli 
altri  orda  i  &:  colUun,  che  a  tal  modo  di  regole  appartengono .  nel  cjual  modo  venne  a 
nafcere  la  Cor.grtgazicne  de  Canonici  Regolari  di  S.Saluadoie;  entrando  in  tutte  le  ra- 
gioni &:  giuridizicni  della  Canonica  Renana .  imperochei  Canonici  di  Santo  Ambruo- 
gio  furono  vniti  alla  Canonica  Renana  e  di  S.  Saluadore  di  Bologna,  comie  perlebolie 
appare  &:  non  i  Renani  a  cjuella  di  Santo  Anìbiuogio  :  la  qua!  però  non  perde  ma  accreb 
bc  1  iuoi  priuiiegi .  Orde  Martino  accefodi  defìderio,  che  le  cofè  ben  riformate  &:  cor- 

^  rette  felicemente  can  mjinafilro,  vni  l'anno  14203  quella  Congregazione  la  Chiefa  par 
rochiale  di  San  Donato  à  Scopeto  polla  fopra  il  poggio  à  man  ritta  tollo,che  s'elce  fuori 
la  porta  àSan  Pier  Gattolini  della  città  di  Firenze ,  dirizzandola  in  Priorato  Se  Canonica 
Regolare,  che  fu  la  feconda  che  folle  vnita  alla  Congregazione .  dal  qual  luogo  &  in  Fi  - 
rcnze,&  aItroue,come  l'Arciuefcouo  Antonino''  dimoiha,s'incominciò  impropriamen  a.  ntUs  2 
te  à  chiamare  l'ordine  di  San  Donato  à  Scopeto .  Quello  luogo  s'andò  molto  accrefcen  ptruMr 
do  per  alcune  conctfhonifatteui  da  Eugenio  IIIJ,  il  eguale  conofciuta  la  bontà  &vir-  ,,  Z^' 
tu  di  quelli  Cai, onici ,  nella  llanza  che  egli  fece  in  Firenze  clelfe  vn  di  loro  Luca  de  Bar-  §.  11.' 
di,  e  il  colliruì  Vicano  nel  fuo  Priorato  di  San Saluador  di  Venezia .  doue  ottimamente 
portandoli,  luJ  à  non  molti  meli  vnì  (imilmente  quel  Priorato  molto  celebre  &  honora- 

C  ro  alla  Congregazione,  il  quale  egli  non  ollante  che  fuflc  Papa ,  ancor  nella  fua  perfona 
Ci  confèruaua,  così  l'h^iueacaro .  Fu  anco  accrefciuto  il  luogo  di  S.  Donato  à  Scopeto 
perla  diligente  cura  de  fùoi  Canonici,  i  quali  vi  edificarono  vn  bello  &:  commodo 
conuenro  ,  &  portandoli  bene  nel  loro  vfìcio  non  folo  hebbero  gli  vfici  maggiori  &  più  muoeL 
lùpremi  della  foro  Congregazione  più  volte,  6c  celebrouuill  più  volte  il  capitolo  genera  settenni 
]e,ma  fiorendo  di  buoni  efempi  &  coitumi  s'hauea  per  tutto  gran  riputazione  acquillata; 
quando  inllando  l'anno  i  y  25)  l'affedio  alla  città,  fur  per  decreto  della  Rcp.milèramente 
la  chiefa  e  il  monallero  gittati  àterra.eflèndo  prima  llata  llimata  la  fpelà  in  eli;  fatta  afte 
dere  alla  fòmma  di  Icudi  cinquantamila.  Ritiraronfì  i  padri  nella  chiefa  di  S.  Pier  Gattoli 
ni;ma  non  hauendo  quiui  miglior  fortuna,che  à  S. Donato  à  Scopeto  hauuta  s'hauellero 

p.  elTendocollrettiàlalciarlo  per  fortificazione  della  città,furono  l'anno  i  ^47perconccf 
fione  del  Gran  Duca  Cohmo ,  &  con  hauer  ciò  approuato  Paolo  1 1 1.  Pontefice  polli  in 
Santa  Lucia  del  Prato .  Nel  qual  luogo  come  diedero  principio  à  tirar  fu  da  fondamenti 
vn  monafterOjil  quale  tuttauia  benché  in  diuerfe  calè  partito  dimolha  in  parte  la  fùa  ma 
gnificenza.così  haueano  in  animo  di  farui  à  memoria  di  San  Donato  vna  belhllima  chic 
ù  per  poterui  celebrare  i  diuini  vfici,  &  amminillrare  i  lantifiimi  làgramenti ,  come  alla 
loro  regolare  ofTeruanza  fi  conueniua .  Ma  confiderando  alcuni  di  elfi  i  più  faui  il  Cito  per 
trouarli  à  laro  alle  mura  &  lontano  dal  popolo  non  elferàpropofito.  procurarono  d'ha- 
uerne  alcuno  pollo  nel  cuor  di  Firenze,  perche  à  beneficio  dell'anime  &  gloria  di  Dio  me 
glio  nella  vigna  del  Signore  operaflèro .  Tra  colloro  ardentiflimo  fu  Don  Fauilino ,  di 
cui  habbiamo|pre{o  a  ragionare,efrendoglifi  raaflìmamente  proferta  occafione  della  chie 
la  di  S.  Iacopo  Sopra  Arno ,  rettoria,  &  prioria  fecolare  fondata,  come  (1  crede  da  Carlo 
Magno  per  hauer  il  legno  della  ruota  pollo  infrontc  alla  chiefa,  legno  che  quel  principe 
vfaua  di  por  nelle  chicle  fondate  da  lui,&:  alihora  amminilhata  da  Orano  de  Medici ,  il 
qual  defideraua.chedetta  fùa  chiefa  conueneuole  al  popolo  che  hauea,fofì"e  collcgiatamé 
ce  celebrata.  Perche  trouandolì  egli  in  quel  tempo  Vilitatore  della  lua  religione  ottenne 
col  fauor  del  Gran  Duca  Francefco  dal  Pontefice  Gregorio  X I II  à  pieno  il  fuo  dehderio 
di  far  la  detta  tra{lazionc,pigliàdofi  per  prouucdere  a  quello  che  era  necefiàrio  così  per  le 
colè  prefènti  come  per  quelle  che  haueano  à  venire  quella  forma .  Che  il  Papa  creile  in 
detta  chiefa  vna  cappella  al  nomedi  Sata  Lucia,à  cui  diede  primieraméte  tutte  l'entrate 
di  eiià  rettoria  e  prioria  fecoiare,della  qua!  fu  fatto  cappellano  detto  Oratio  de  Medici . 

K         Et 


g2  DELLAFA  MIGLIA 

lìt  perche  in  tal  modo  venia  la  CliicOi  a  rin:ìansr  fenza  dote ,  il  Pontefice  cregcndola  al-  ^ 
Jhora  in  Piiorato  oc  Canonica  Regolare,  vnì  à  quella  tutti  i  beni  &  ragioni ,  &  pertinen- 
ze dd  due  rouinati  monaileri  di  San  Donato  a  Scopeto  &  di  San  Piec  Gattolini .  Nel 
qual  modo  diuennero  l'anno  i  5  7  5  i  Canonici  di  San  Donato  à  Scopeto  liberi  Signori 
(icìÌA  Chiclà  di  San  Iacopo  fopraArno .  Mora  edèndo  l'anno  1 5-7^?  fatto  Priore  del  luo- 
go Don  Faultino,  lì  volle  con  ogni  Tuo  l^udio,  accomodato  che  htbbe  alquanto  l'habita 
zione  del  monallcro,  a  racconciare  oc  abbellire  la  Chicfa  non  meno  per  comodità  de  par 
rocchiani,  che  rcr  quello  fplendore  &  ornamento ,  che  debitamente  iì  dee  dare  a!!e  cole 
afpcttanti  alla  gloria  &fèru!gio di  Dio.  Bt dchderando  egli,  che  di  tutte  leluccedutc 
cele,  6:  della  loro  origine,  6:  di  tante  mutazioni,  &  trallazioni  fatte  iène  (èrbaflc  per 
i'auueniie  qualche  memoria,  pofe  in  terra  nel  mezzo  della  Chielà  fopra  la  lor  iepoltura  q 
in  vna  tauola  di  marmo  quella  infcnzione . 


D.  M 
CANONICI  RF.GVLARES  EX  ANTICLVIS  CANONICIS  S.  MARIAE 
EHFNANAF  IVXTA  BONONIAM  A'  GllEGOKlO  Xll  PONTIFICE 
ANNO  MCCCCVIiI  S.  SALVATO  IS  NOMINE  INSIGNITI  CVM  PRIMIS 
SHDIBVS  OV^AS  AD  S  DONATVM  IN  SCOPETO  EXTRA  V  R  {5  E  M 
HABVERANT,  VRGENTE  BELLO  EXPVLSI,  ANNO  MDXXXfl  AD  S. 
PhTKVM  IN  GATTVLINO.  ATQ^VE  INDE  PROPTER  VRBIS  MVNÌT30NEM 
AD  S.  LVCIAM  IN  PRATO  POST  ANNOSXVI  SE  CONTVLISSENT 
DEMV'M  ANNO  MDLXXV  AD  S.  lACOBVM  SVPER  ARNVM  TAMQ\M_M 
KOKESTIORE  IN  LOCO  DOMICILIVM  POSVERVNT  SERENISSIMO 
FRANCLSCO  MEDICE  MAGNO  ETRVRIAE  DVCE,  ET  GREGORIO  XJII 
rONTIFICE  APPROBANTIBVS  ClARISSIMO  PETRO  VICTORIO  PRO 
PAROCHIANIS  PROCVRANTE 

D.  AVTEM  SERAPHINVS  MAPHEI  FLORENTINVS  C^VI  VT  HOC 

SEPVLCRVM  CANONICIS  PONERETVK,  CVPIDE  QVRAM 

ADHIBVIT,  PRIMVS  POST  MENSEM  IMMATVRA 

MORTE  COKREPTVS  ILLVD  INIVIT  ET 

R.D.F.R.F.  PRIOR  1.  MDLXXX 

NONIS  MARTll 

P.    C. 


Ricordandofi  anco  Don  Fauilino  della  propria  famiglia  fece  allefpefè  de  Tuoi  fratelli  à  D 
!c  dell'altare  fatto  di  nuouo  per  conleiuazionc  delle  reliquie  vna  lèpolrura  :  nella  qua- 
c  volendo  dimolhare  il  paleggio  a  miglior  vita  per  la  rcllurezionc  de  corpi,intagliato- 

ui  due  cipreflì  i'vn  lecco  &  l'altro  verde ,  pofe  quelle  poche  parole . 


r. 


RESALITI 
DE  MORTE  AD  VITAM, 


Il  quale  altare  non  per  altra  cagione  proccurò,  che  nel  dì  della  dedicazione  di  S.  Saluado- 
le  III  Roma  dall'ottimo  Vefcouo  Francelco  Diaccerò  fufle  confacrato  ;  che  per  rinouar 
la  memoria  del  miracolo  dell'immagine  di  elio  Saluador  nollro  Giefù  Chrillo,  al  cui  no- 
me del  Saluadore  è  tutta  la  Congrcgazion  dedicata.  LacuiSantjflima  &  gloriola  im- 
m?_&.ine  crucilìdà  di  rucuo  in  liaiutti  dalla  giudaica  perfìdia,  &  nel  collato  percoflà, ver- 
sò ùrcriic  t<.  acqua .  che  e  quel  licore  &  fàngue  miracoloiò,  che  lì  moilra  in  certe  ampol- 
le nel  Chriitiandìmo;  come  per  l'autorità  del  magno  Atanalìo  nella  feconda  iìnodo 
Nicena  vien  chiaramente  confermato  .  Ma  è  colà  invero  degna  d'effer  notata;  the 
ré  mcdc(irrjo  tempo, the  D.Fauilino  dalle  ruine  di  San  Donato  à  Scopeto  trcuate  da  lui 
Icttoterra  va  la  Chicfa  di  S.  Iacopo  fopra  Arno  acconciando  5c  acconiodaTido ,  come  in 
cue  vcifi  fcpra  h  porta  della  Chiefà  ne  vien  fatta  menzione. 

S4X4 


RISALITA.  i^ 

A 

S^xd  Sul^urbanis  Scopeti  ere^ira  tuihis 

Huc  domino  f  pnjcos  lurepcjutajttmfts, 
^os/ènior  Tttrm  JHedìces ,  Jum  tempia  mmtbmt , 
S)tCagnm  Francifcttf  nuncptetatefcuet . 

nel  medefimo  tempo  parimente  il  Reuererdo  Padre  Don  R.'fr.eHo  Campioni  da 
Cento  Bolognefe  tiGuaridcfi  Priore  di  San  Saluador  di  Bologna  lopra  gli  antichi  luoi 
fondamenti  la  Renana  Canonica  rifabncaflc ,  &  ntiouate  le  kpolture  degli  antichi  Ca- 
|,  Donici  Renani  le  loro  ofla  in  honoreuol  lepolcio  nella  nucua  Chiela  npontfTe .  Il  (]ual 
Reuerendo  Padre  fatto  di  cflà  Congregazione  Prior  Generale  non  fòlo  fece  nella  cap- 
pella maggiore  di  San  Pietro  in  Vincola  di  Roma  dipigner  tutta  l'ilioria  di  così  gran  mi 
racolo  in  tempo ,  che  in  Firenze  IVnione  di  San  Iacopo  (òpra  Arno  lì  faceua  ;  ma  come 
nato  per  vtile  &  honor  della  fua  Religione ,  della  quale  è  ancora  in  quelli  tempi  Gene- 
rale ,  le  va  tuttauia  per  ogni  honoraro  mezzo  nuoui  commodi  &  benefici  proccurando , 
fi  come  Don  Fauilino  con  ogni  fuo  l^udio  s'ingegna ,  che  San  Iacopo  s'innalzi  &  (ì  in- 
grandifca  fperando  tuttauiaconlagraziadi  Dio  buona  liufcita  de  (ìioi  difègni .  Ma  poi 
che  li  frutto ,  che  dalle  buone  opere  fi  trahe  è  la  vera  gloria  ;  ne  il  fine  di  chi  fcri- 
ue  è  da  eflèr  altro ,  che  lodar  le  co{è  ben  fatte,  &  biahmar  le  cattiue  ;  perche 
da  quelle  i  rei  per  timor  dell'infamia  s'alkngano ,  &  à  far  quelle  i  vir- 
^  tuofi  per  honorata  fperanza  di  giulla  lode  maggiormente  s'in- 

fiammino ,  non  mi  par  che  in  quello  luogo  fia  dildice- 
uole  il  mollrare  ;  come  il  Poeta  San  Leolino  hab- 
bla  co'  fùoi  verfi  voluto  commendare  tutte 
quelle  fatiche  &  indullria  del  Padre 
Don  Faullino;  aflègnando  mat 
(imamente  tutto  ciò  alla 
chrilliana  &  (aera 
eloquenza  del 
padre  , 
D  ti  quale  habbia  non  tanto  con  la  corpo 

fai  diligenza  &  vigilanza ,  quan- 
to col  feruor  della  predica 
zione  a  fine  condoc- 
co  ifùoihone 
ili  dedde 
li. 


s     Ad 


84  DELLAFAMIGLIA 

A 

Ad  multum  Reuerendum  Patrem  D.Faullinum  Rcfalitum  Canonicorum  Rcguknum 

diui  Saluatoiis  in  Ccenobio  Fiorentino  pixfcòlum ,  antiquidiraam 

D.  lacopi  fupra  Arnum  Aedem  vetulHilimis  D. 

Donati  in  Scopeto  lapidibus 

relkurantem. 

SI  T  fides  diB'ti  hodie  \ctufìli  : 
fabulas  ner^ua  putet  \>ltra  tnaneii  : 
J^oféit  ^yimphion  hpides  canendo  : 

Momt  apollo  :  g 

IDurd  dimouit  cytharU  "Pterj^ 

Saxa  :  dum  darai  jìrun  ille  TÌothiU  : 
Condii  admirdtis  noua  fì^alm  alt<e 
'PergamaTro'KC  . 
VatfìdemfaBo  nouitas  :  recensj^ 

"Blanda  Fatiflim  ìjra  :  juamjònantim 
"Nunc  Scopetinls,  populo  (ìupente , 
Eruta  aù  ^ntris 
Jifarmera  (  o  mirum  )  temere  infecjuuntur  : 

Spente  a  Hetrufcampenetrant  in  ZJrhcm . 
Hìifuas  ornans  lacohns  arai , 

Spermi  Ophitem  :  > 

Cejìit  &tJJ:rais Tarilo column'u, 

ZJmcfi  lapfum  reparare  Tempìurh 
Garrulo  ye^tt ,  nimwmj^  Faujìo 
'Foliice  SaxM . 
Qmn  &  Orphiieam  cytharamfetjtìutts 
lam-fìdtssjluii  aderh ,  feru^  ; 
Cam  tu*  ltngt4<efoJior  adnocatam 

Torrio-ft  )}mlrain  _i 

'  Ti 

f lumini  mftro:  f/atanisj^  mifla  ^ 

fraxint  amirce  :  placidi  Leones  : 
Jìrtitii  C^  Tigri-i  :  'Pvpulij^  hiames 
Cai  mma  dipent . 

N  ........  i. 

■  ^  Scbalìianus  Sanleolinus . 


DELLA  FAMIGLIA  MA22INGA. 


85 


E  La  anriquità  è  parte  della  nobilfà,anzi  fc  clh  è  vna  delle  bali  più 
Sl^tì    Uìdc  &:  più  itabjii,  (òpra  le  quali  ella  nobilrà  lì  (ol1:enra  &  mantie 
ne ,  nobiiillima  (ènza  alcun  dubbio  fi  può  dire  che  lìa  la  famiglia 
de  Mazzinghi,  poiché  in  Ricordano  Malelpini  ^  lì  legge;  che  tra 
iCaualieri  tatti  da  Currado  Imperadore  in  Firenze  l'anno  loi^ 
vno  fu  Forte  Mazzinghi  ;  che  iarebbono  infino  à  quello  dì  poco 
meno  di  é"©©  anni;  come  che  il  Malelpini  habbia  in  queilo  Icam- 
biato  i  nomi  &  il  tempo .  percioche  ic  (1  ha  à  rilcontrare  il  tempo 
dell'anno  i  o  1  5-  &  di  Benedetto  V 1 1 1,  il  qual  vifiè  in  qutili  tempijl'Jmp.è  Arrigo  e  non 
Currado  :  il  qual  Arrigo  fu  l'anno  i  o  14 coronato  in  Roma  dal  Pontefice  Benedetto , 
^  Sehadaftarfeimo  il  nome  di  Currado  Imp.  egli  non  da  Benedetto  Vili,  ne  l'anno 
I  o  I  5  ma  da  Giouanni  XIX  fratello  di  Benedetto  èc  l'anno  i  o  2  7  fu  coronato  in  Ro- 
ma ad  Imperadore .  Per  l'aurontà  del  medtlmio  Malelpini,  ^à cui  come  fcrittor  già  di 

5  00  anni,  (  non  olbnti  così  farti  inaiiuertimenti  )  lì  dee  prelbr  molta  fede,credefi  la  det- 
ta famiglia  elTer  venuta d'Alemagna .  Onde  molti  bimano,  poiché  à  tempi  di  Currado 
ouer  d'Arrigo  già  lì  trouauaefiere  in  Italia,  che  ella  fufle  quiui  venuta  con  alcuno  degli 
Ottoni; il  primo  de  quali  certa cofa  è  hauer  prefò  il  titolo  imperiale  in  Roma  l'anno  5^7  2. 
Comunque  ciò  fia  eflèndo  eglino  venuti  nobili  d'Alemagna,  fur  tali,  che  potè  vn  di  loro 
cfler  degno  d'efler  honorato  dell'ordine  della  cauallcria  ò  Ha  à  tempi  d'Arrigo  e  di  Curra 
do  l'anno  i  o  1 4  ouer  2  7.  ne  quali  tempi  m.olto  più  che  ne  noilri  era  cotal  dignità  in  pre 
gio  &  riputatione  giandifiìma .  Ma  lì  dee  ben  iapere,the  ella  in  Campi  oue  hebbe  torre 

6  fortezza,  e  il  cartellare  è  di  prefènte  da  Giouanni  Mazzinghi  poflèduto ,  &:  non  in  Fi- 
renze venne  à  far  prima  fìia  abitazione.  Ilchenoniolodal  già  detto  Malelpini,  ma  da 
tutte  le  priuate  fciitture  della  detta  famiglia,  delle  quali  è  la  copia  molto  grande,  &  fono 
àa  me  diligentemente  Onte  vedute  vien  confermato .  Ma  venuta  in  Firenze  non  è  però 
dubbio  ellèrfi  polla  tra  porta  rolla  de  la  pipzza  à  S.  Trinità ,  come  il  Malelpini  dimollra , 
le  cui  parole  fon  tali.  ^  Vennono  di  Vaidiheue  quegli  del  Fofele,e  Mazzinghi  da  Campi,  ,1 
e  Monaldi  llauano  tra  porta  roda  &  la  piazza  à  Santa  Trinità,  &  preflo  à  Santa  Maria  „ 
Vghi  aggiugneano  le  lor  calè .  Onde  quando  Dante  parlando  dell'accrefcimento  della 
città  di  Firenze,  diUè  ; 

Jìrfa  Id  cittddwànzd,  cloùYà  t  mìBa 
^  Vi  Omfi,  df  CertaUo,  tsr  M  fi4;\ne 

Tura  'vededfiinfn  hltimo  drttBn, 

Si  ha  per  indubitato  fra  l'altre  famiglie  di  detta  famiglia  hauer  intefo;come  che  per  lo  più 
le  parole  de  hbri,che  vanno  attornOilleno  riputate  lcorrette,leggendolì  negli  lUmpati  de 
campi  di  Fighine  &  di  Certaldo ,  non  hauendo  pollo  mente  coloro  :  i  quali  s'han  prelo 
cura  di  lhmpargli,Campi  lì  comiC  fono  Fighine  e  Certaldo  eflèr  nome  d'vna  terra^  e  non 
voler  intendere  per  i  campi  cioè  per  le  campagne  di  Fighine  &  di  Certaldo .  E  parimente 
da  confiderar  bene  prima,che  più  oltre  procediamo;che  in  alcuni  teAi  del  Malelpini  foric 
ti  à  penna  non  Forte  Mazzinghi  ma  Mazzingho  di  Tegrino  de  Mazzinghi  da  Campi  vie 
_.  nominato  per  creato  Caualiere.  Onde  alcuni  della  ca{a(co  quali  io  concorro)  hanno  hau- 
uto  opinione ,  il  vero  nome  del  creato  Caualiere  elTere  ilato  Mazzingo  hgliuol  di  Tegri- 
no,&  quel  Forte  eflere  ftato  vn  fopranome  di  detto  Caualiere .  fi  come  Corfo  Donati  fu 
fopranominato  il  Barone .  Et  della  cala  di  cui  ragioniamo  alcuni  fur  in  guilà  cognomi- 
nati Malacoda,che  alcuna  volta  lène  lèruirono  in  vece  del  nome  proprio;  maflìmamente 
ye^g  endolì  in  proceflo  di  tempo  i  medefimi  nomi  di  Mazzingo  &  di  Tegrino  altre  vol- 
te à  gli  huomini  di  detta  famiglia  eflèr  polli .  Onde  l' vno  &  l'altro  di  quelli  luoghi  lèn- 
za ammettere  contradizione  alcuna  verrà  ad  eflTer  vero . 


a»c<^.<f2. 


b.c//.io' 


C.C4f.  57 


ftrte  C4». 


H 


T)el  tributo  chtfagaud  la  città  Jt  ^ijloia  ogni  anno  à  J'i'faz^nghi, 
O  R  polle  quelle  colè  per  principio  parleremo  del  tributo  ouer  cenfo,che  i  Piflolclì 
pagauano  ogni  anno  à  quella  famiglia.  Segue  dunque  il  Malefpmi  nel  luogo  da 

K         ;         noi 


83  DEL^AFA  MIGLIA 

**  noi  di  (òpra  allegito,  così.  Er  quelli  Mazzioghiliaijeano  tributo  da  Pirtolefì  due  fcrac-  A 
ciutri  (Se  vno  (uaiuiere  ogni  anno  per  ia  t-elta  di  M.San  Iacopo. Del  quale cenfò  oltre  le  pu 
bJiche  memonejvolendo  io  veder  quel!o,che  le  pnuare  ne  diceuano,  rirruouo.  Che  l'ano 
I  '47  lotto  li  di  2  2  d'Aprile  in  nome  di  Kidolto  de  Mazzinglii  Hglmolo  di  Vanni,  che  fa 
cmanni  di  1  cgi  ino  il  Ca'jaiieic,ò:  m  nome  di  Giouanni  ò:.  di  Montnccio  tìgliuoli  di  Montacelo, 
Montucci*  ^'^^^  ^u  j,  }3einarduccio,che  tu  di  Gherletro  de  Mazzinghi  da  Campi  cittadini  Fiorentini, 
vn  Mulciatro  lor  procurarci  e  còpare  in  Piitoia  alla  prelcnza  degli  Anziani  di  quella  città, 
domandando  che  gli  lì  dia  il  ccnlo  loliro,il  quale  di  tanto  tempo,  che  non  era  mcmcria  in 
contrarlo  douea  la  citta  di  Pillola  alla  tamiglia  de  Mazzinghi  ogni  anno  ofrcnre .  Il  qua| 
cenfò  lenza  parlar  de  bracchetn  dice  cólìilere  m  vn  bello  e  buono  Iparuierj  ,il  quale  vJàa 
dell'anno  i  5  «  6"  era  llato  tialakiaro  di  pagarli.  Vuol  dunque,che  di  prelente  per  lo  lopr.i  B 
uegnente  mele  d'Agoiloo  detto  lparuicre,p  la  valuta  di  eflì)  à  fìia  elezione  gli  li  paghi,  &l 
che  pv  r  cohlcgucnrc  per  la  tellazione  di  quel  tépo  gli  li  paghino  9  00  lire  ;  alla  qual  sòma 
douea  la  valuta  alteiidere  di  detti  Iparuien  non  pielentati,  toltine  pero  20  hoiiiii  d'oro , 
che  Balduccio  di  Pacino  Fortini  hauea  \n  conto  dj  detto  debiro  in  nome  della  città  di  Pi- 
llola pagato  al  detto  MulciattOjCcrne  procuratore  di  quelli  de  Mazziughi .  Per  la  qual  do 
inandaellcndofi  il  di  24  ragunato  il  conliglio  della cirtàdi  ordine  di  MuliLlLtro  di  Peiu- 
gia  Capitano  del  popolo  della  città  di  Piiloia ,  mótato  in  ringhiera  Parmigiano  di  Puccio 
vno  de  còliglieli  del  detto  cólìglio  propole  ;  che  alla  giuila  dciiiada  di  \  1  ukiarro  ii  douel 
ie  lenza  altro  dar  pronto  &:  iùbito  eletto,  la  qual  pi  opolla  cosi  |  er  \  45^  tane  non  oilante 
1  </  in  cótrario  fu  confermata .  Ma  qual  lene  fu  (le  la  cagione  non  douctte  ò  per  oppolìtio  C 
ne  d'altri  cittadini  ò  per  altro  accidente  eller  Mulciatto  della  Tua  petition  lodistatto .  On 
de  fu  alcuni  meli  dopo  r-eila  corte  del  Podellàdi  Firenze  e  del  Giudice  della  mcrcaranzia 
di  detta  città  lollenuto  Guidone  di  Lapo  ambaiciadore  de!  comun  di  Pillola,  e  coilretto 
à  dar  malleuadoi e, perche  detta  caufa  tra  quelli  de  Mazzinghi  eil  comu  di  Piiloia  (ì  termi 
ralle.  Onde  ietto  il  di  2^  di  Dicembre  del  detto  anno  li  vede-.che  in  Pillola  li  ta  vna  deli 
beratione.  Conciolìa  che  in  detta  lite  inlìnp  aihora  li  tulTc  fpefà  alcuna  quantità  di  dena- 
ri,à:  maggior  conuerrebbe  tuttauiadiipenderui{i,chelimandalle  perciò  per  detto  conto 
vna  loicnne  ambaiciara  in  Firenze.  Ne  più  oltre  di  cotal  cenlò  memoria  alcuna  vcf  go  ap 
parire;o  i)crche  venuto  l'anno  Icguéte  la  famofa  mortalità  del  48  oc  tolti  di  vira  molti  de 
Mazzinghijà quelli  che  lopiauilleio  altre  cure  &  peiilìeri  gli  lì  volgellcr  per  l'animo.òper  D 
che  venuta  poco  dopo  la  città  di  Pillcia  che  fu  l'anno  1 551  fotto  lapodellàdcl  Comun 
di  Firenze, non  hauclle  più  la  Rep.à  Mazzinghi  giàdiuenutilùoi  cittadini  voluto  l'antico 
cenlb  pagare.  Ne  la  cagione,perche  i  Pilloleh  quello  tributo  pagalTero  e  llato  in  tanta  luii 
ghezza  d'anni  pollibile  di  rinuenue  ;  (è  non  che  rimane  tra  quelli  della  cala  vna  così  fatta 
credenza  di  mano  in  man  riceuuta;che  ciòfolTe  proceduto  per  vna  guerra  che  ad  intercef 
fione  d'vn  Caualier  de  Mazzinghi  hauea  l'Impeiador  rimolPa  dalle  mura  della  città  di  Pi 
lloia.  Il  qual  Caualiere  llato  per  l'addietro  infermo  in  quella  città,&:  hauendo  da  PillolefI 
come  di  natura  olpitali  ùrigolari  legni  d'amore  &  di  cortellariceuuto,  era  llato  coilretto 
à  tal  gratia  intercedeigli  appo  la  imperiai  maellà,à  tui  leruigi  &  fotto  1  cui  llipédiegli  mi 
iitaua .  La  qual  colà  ne  10  in  quello  luogo  addurrei,  le  non  mi  rendtili  certo,niuna  altra  £ 
cagione  poterli  allegare  più  lieue,neche  tufiè  à  detto  legnaggio  meno  gloriola  di  quella; 
non  lì  facendo  credibile,  che  da  vna  così  fatta  città  ad  vna  priuata  famiglia  vn  lìmil  ccn- 
lo s'hauelle  hauuto  à  pagare  ,  che  cagione  più  graue  &  più  importante  di  quella  à  ciò  fa- 
re indotti  non  l'hnueUe .  Ma  ballici  eflèr  certi  &  per  publiche  &:  per  priuate  memorie  , 
che  1  pillolefi  à  Mazzinghi  qual  fé  ne  fuflè  la  cagione  cotal  tributo  ouer  cenfò  per  lungo 
ordine  d'anni  p-igalfero . 

T^e  paàronttti  di  dettafamigìia , 

PARLATO  del  ccnfo  è  ragioneuol  coià,  che  noi  dciamo  de  padronati  di  detta  ca- 
la, i  quali  non  che  di  chiiiliana  pietà  ma  logliono  per  io  più  eifcr  d'antica  e  potente 

no- 


MAZ2INGA.  Sj> 

^  nobiltà  Cegno  &  argomento .  Et  di  San  Donnino,  di  San  Piero  a  Lecore,&  di  San  Cre- 

fci  à  Campi;come  che  quello  v.lrimo  in  poter  d'altri  iia.  peruenuto,il  padronato  che  n'ha 
no  i  Mazzinghi  è  antichiiììmo,tiouando(ìicnttura infili  dell  ano  1 1 1  i,per  la  quale  Guic  cuittone 
tone  &  Ruberto  che  fur  di  Guglielmo ,  &  Lottieri  che  fu  di  Rinaldo  dicendo  edere  di  ■^''^^'■'' 
detti  monalteri  padroni  per  vna  conceilione  fattane  dal  Sercnifìlmo  Imp.Auguilo  vni-  '-'""" 
co  edificatore  di  detti  monaikn  àioro  progenitori ,  conucngotjo,  che  niuno  di  clh  ò  de' 
-  loro  figliuoli  &difcendenti  debba  le  ragioni  che  hanno  in  vjgor  della  già  detta  concef- 
fione  in  detti  monaikri  à  perfona  alcuna  vendere,  donarc,impegnare  o  lotto  cjual  (ì  vo- 
glia titolo  alienare.  Et  che  niuno  dei  detti  difcendenri,  che  di  legittimo  matrimonio 
non  ha,  ò  che  alcuna  delle  donne,  la  quale  à  perfòna  d  altro  fàngue  ha  maritata ,  poifa  in 
dette  ragioni  (ìicccdere .  Vedeh  poi  per  certe  diijlerenzc  nate  tra  il  Piouano  della  chielà 
di  Brozzi  &  il  Prior  di  San  Donnino  efièr  data  fentenza  da  Papa  Adriano  1 1 1 1 .  in  £ìuor 
del  Priore .  La  qual  fentenza  è  ancor  più  dillinramente  dichiarata  &  ampliata  {òtto  l'an 
no  1 1  57  (nelqaal  tempo  il  detto  Pontefice  rcggeua  lafèdeapollolica)  daCiouanni 
Cardinale  di  San  Piero  &  Paolo,  come  per  effe  fcritt ure  (i  può  vedere,alle  quali  ci  rappor 
riamo .  In  quelle  due  (critture  non  apparilce  nome  alcuno  de  padroni,  (è  ben  (ì  fa  men- 
zione delle  terre  de  lombardi  &  del  Conte  Vgo .  ma  apparifcono  bene  à  tempi  d'Inno- 
cenzio  1 1 1.i'anno  1 1 5*8  dichiarando  il  Pontefice  ;  che  ellendo  la  Chieià  di  San  Donni- 
no polla  fotto  la  protezione  del  beato  Pietro  &  fua,  a  niuno  iìa  lecito  di  poterla  con  in- 
debite efàzioni  aggrauare .  La  qual  (ènrenza  è  parimente  fi  cornee  fu  quella d'Adiiano,da 

^  Pandolto  Cardinale  della  Baiìlica  de  Xll  apolloli  &  fìjo  Legato  maggiormente  ampiata 
&  dichiarata  incominciando  dopo  i  (oliti  principij  così.    !Dum  efjemia  apud  fracxmru  •'» 
^rior  Santi  Vonnmi  &  nobilesMri  Cuìcdaràta  €?•  7 ed-aw  patroni  emfdcm  eclefìa  adnus  Vemen-  "  cuiceiard* 
tesj&c  quel  che  (egue.  Et  dopo  alcune  parole  foggiugne.prcfter  (juod)>eniemes  adpredicìam  "  ^"^'" 
tckjìam  'visU  priuile^iii  "Romanorum  fcntificHmyWfirummtk,&  anuc^ua  donamnii  cartuU  ,  Per  ^> 
la  qual  antica  cartafi  ha  legittimamente  da  intendere  quellaconceilìone,di  cui  nella  (cric 
tura  del  1 1 1 1  Quietone,  Ruberto  &  Lottieri  fanno  menzione.come  che  qual  hnperado 
re  quelli  fia  lino,  &  in  che  tempo  ciò  fia  lùcctduto,  non  ci  lia  venuto  fatto  d'hauer  infi- 
ne à  queiVhora  potuto  ntrouare .  Quello  non  è  da  la/ciar  a  dietro ,  che  quello  che  di 
tanti  rimedi  fi  icriue,  i  quali  6c  da  Galeno,&  da  Plinio,  &  da  Diofcoride  Cono  dati  à  quel 

D  li  che  fono  morii  dal  cane  rr.bbiofb ,  fi  può  dir  hoggi  in  Tofcana  elTer  tolto  via ,  ellendo 
pochi  coloro,  i  quali  per  ciò.come  il  Mattioli  racconta,  a  medici  ne  ricorrano  :  veggen- 
dofi  per  manifelta  mifèricordia  di  Dio  tutti  coloro  :  i  quali  a  quella  Chielàdi  S.Donni- 
no ricouerano,prelò  alcuni  pam  da  quelli  Sacerdoti, &  fatti  lopra  1  lor  corpi  alcuni  cfòr- 
cilini,  efler  agcuolmente  &  prello  da  cotal  morbo  liberati .  A  nollri  tempi  ellendo  con 
tra  la  ragione  dell'antico  padronato  quella  Chiefa  furretiziamente  (per  vfar  quella  voce 
de  Canonilli  )  llata  impetrata,  &  cercando  per  quello  di  rimouerne  vn  prete ,  il  cui  no- 
me è  Alimento  ,  il  quale  ancor  la  poflìcde ,  tk  era  llato  già  d.i  Mazzinghi  come  antichi 
padroni  prefèntato,veFtendofène  di  ciò  litenella  corte  Arciueicouale  di  Firenze ,  Guido 
Serguidi  Vicario allhoradcirArciuefcouoAltouiti&hor  Vefcouodi  Volterra  dichiara 

E  dette  lettere  efler  fuiTctizie,&  fentenza  per  ciò  in  fauor  d'Alimento  .tellimoniando  d'ha 
uer  veduto  più  lettere  di  collazioni  così  da  paflati  Pótetìci  come  dA  gli  Ordinari  fatte.  In 
^utljHi{(ouo  l'illeflè  parole  in  detta  fèiiteza  Icrittej  valide  confìuit  C7  conFtat  de legitmo patro  „ 
natu  di8<e  cele  fia  noklusfamilu  tUorum  de  J^az^nghn  de  FlorentU ,  &■  iUosfuiffe  &  efje  m  poflcf-  „ 
fìone eligendi y  nominane,  O' prajentandi  TiecloremaddiBameclefìam,  quandi eam\acare  con^  ,, 
tingit  ab  annii  qumgentii  ,pranomìnatofcj,  de  Maz^nghÌ6  de  Florentia  futjje  O"  efjc  eiufdem  ecle-  „ 
ft£  yerospatronos .  Oltre  le  dette  chiefc  di  San  Donnino  &  di  San  Piero  à  Lecere ,  perciò-  „ 
che  San  Creici  fu  dato  a  preti  Se  al  Capitolo  di  San  Lorenzo,  hanno  i  detti  Mazzmghi  la 
chiefà  di  San  Michele  à  Comeano  congiunta  con  quella  di  Santo  Andrea  à  Gugliano .  di 
CUI  ho  veduto  lor  prefentazioniinfin  dell'anno  i^6S .  Vn'altra  Chielà  e  di  lor  padrona- 
to di  Santo  Andrea  a  San  Donnino .  Hanno  parimente  vna  cappella  dentro  la  chiefà  di 

San 


y  2  cimo 
titmenitt 


JUaXzing» 

iialiere 

Cautliirt 


ji"ggttrt 
Ctrfatt» 


DureBo  C4 

uiUtrt 


Simoni 


Jàceft 


Tctt»  grdn 
^utrriert 


S,o  D  E  L  L  A     F  A  M  I  G  L  I  A 

San  Donnino  non  curata  intitolata  in  Santo  Andrea  di  Scotia  &  in  Sanra  Caterina ,  di  y^ 
CUI  ilo  veduto  pur  del  mcdcfimo  anno  prelentazione ,  &  vn'altra  cnppclia  nella  picue  di 
.  Campi  detta  di  Santo  Stefano  intitolata  in  San  Chimenti.  Hanno  di  fondazione  la  chic 
là  di  San  Martino  à  Campi,  del  cui  padronato  appar  memoria  infino  deli'anno  1407  di 
{ponendone  di  efl^ì  in  tal  tempo  come  padroni,  icuimaggiori  allegauano  hauer  htco 
tal  fondazione  Arrigo  di  Giouanni,  &  Vgolino  &:  Domenico  figliuoli  di  Iacopo  tutti  e 
tre  de  Mazzinghi .  "  '  " 

3?/  moki  JeSaJamt^Hd  ncn  attaccati  con  Pallerò» 

DI  cjuefle  cofè  sbrigatici  diremo  d'alcuni  della  famiglia,  i  quali  per  non  hnucr  tro-  ^n 
uato  le  lor  dipendenze  continuate,  con  l'albero  non  (1  fono  potuti  attaccare ,  la- 
Iciando  però  di  far  mention  di  coloro,de  quali  à  qualche  propolìto  s'è  di  fbpra  fac 
to menzionerò  che  di  efii  altro  che  i  fèm.piici  nomi  non  apparifèono  .  Dicodunque,  che 
nel  iibrojil  quale  peruenne  in  mano  del  Gran  Duca  Cofimo  non  è  gran  tcmpo,oue  fono 
{critti  coloro,  cheli  trouarono  nel!  giornata  &  rotta  dell'Arbia  onero  di  Monteaperti 
l'anno  i  zCjo,  vili  leggono  quelli  nomi .  Mazzingod'Vgolino,  ArrighettodiMazzin- 
go,DurcllodiM.Tedice,Corfètto&  difetto  di  M.Teghiaio,  Teghiaio di  Bernardo  & 
bindaccio  tutti  della  famiglia  de  Mazzinghi,  come  afièrmad'hauer  letto  Baccio  Baldi- 
ni huomo  oltre  la  ccgnition  della  filofbfia  e  delle  buone  lettere  d'interiflìma  fede;il  qua- 
le fu  iunghiliimo  tempo  non  folo  Protomedico,  ma  intimo  famigliare  del  Gran  Duca 
Cofjmo  già  detto  .  Ho  ancor  io  veduto  di  iruno  di  Vincenzio  Borghini  Priore  degli  In- 
nocenti òc  molto  perito  nell'antiche  memorie  della  citràj  come  nella  pace  del  Cardinale 
Latino  interuennero  per  malleuadori  Ruggieri  figliuolo  diMazzingo,  &  Durello  de 
Mazzinghi  l'anno  i  280  .  Sciiue  il  fòpradetto  Baccio  d'hauer  ritrouato,  che  Corfàtto 
giadiM.Teghiaio  (che  Corfètto  vien  di  fòpra  nominato)  confegnò  vn cauallo  di  pel 
nero  frontino  balzano  di  tre  piedi .  Et  che  vn'altro  lènza  dirne  altri  legnali  ne  fu  conlè 
guato  da  Tcghiaio  figliuolo  di  ternardo  ;  il  che  nel  medefimo  tempo  ò  intorno  i  detti 
tempi  douette  auueniie .  molte  altre  Icritture  lòno.oue  di  quelli  mededmi  nomi  fi  fa  al- 
tre volte  menzione;  ma  perche  addur  quelle  colè  farebbe  forfè  noiofo  à  lettori,  &  poco 
necellàrio,  le  lafcieremo  da  parte .  Se  non  che  varcati  quelli  anni,  cliedilbpra  fi  fono  ad 
dotti  filmiamo  Durello  di  M.  Tedice  anchor  egli  cflère  flato  creato  Caualiere,  poi  che  fi 
troua  fegnafo  con  i'honoranza  oc  titolo  del  Meflère;  fi  come  fi  vede  quando  vien  nomi- 
nato Pino  fijo  figliuolo  in  compagnia  di  Lapo  Minerbetti  per  lo  fèflo  di  S.Brancatio  per 
vno  de  Capitani  dcilaguerra  dell'anno  1 506".  la  quale  fcrittura  è  Hata  da  me  diligente- 
mente veduta  &:  con  piacer  letta ,  leggendouifi  i  nomi  di  molti  altri  degli  antichi  nobi- 
li,fi  come  à  lor  luoghi  &  tempi  andremo  in  quello  libro  adducendo .  Nel  qua!  medefimo 
]ibro,oue  {^i  parla  de  fediton,chc  furono  nella  fconfittadi  Montecatini  l'anno  1 3 1  5  lòc 
xo\i^  d'Agollo,  vi  vien  nominato  il  detto  Pino  di  M.  Durello  di  M.Tedicc;  fé  non  che 
non  Pino.ma  Pinuccio  viene  fcritto .  Vezzo  di  quella  età,  &  quafi  in  ogni  tempo  parti- 
colare de  Fiorentini,  che  i  nomi  fi  fccmino,&  fi  vadan  diminuendo .  &:  non  molto  dopo 
Icggefi  di  Simone  di  Kuggerino:  il  qual  Ruggerino  dicemmo  ellère  flato  malleuadore 
nella  pace  dd  Cardinal  Latino .  Fafli  ancora  nel  medefimo  libro  menzione,  quando  lì 
notano  1  preh  nella  fconfitra  d'Altopafcio  l'anno,  i  ^  2  5-  à  2  ?  di  fèttembre  di  Iacopo  Maz 
zinghi,il  quale  douette  facilmente  eifer  fratello  di  Pino  &  figliuolo  ài  M.Durello,  ma  pò 
fio  nell'albero  fotto  nome  di  Lapo  ouer  di  lachetto,  che  così  in  altre  fcrittuie  l'habbiam 
ritrouato .  Oltre  i  già  detti,  de  quali  s'è  parlato ,  i^ncc  Giouan  Villani  menzione  di  Tot- 
to  Mazzinghi  da  Campi  da  lui  chiamato  grande  guerriere  &  caporale  ,  per  la  cui  morte 
hebbe  in  Firenze  l'anno  12873  fucceder  gran  noultà . 


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Vi 


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M  A  2  Z  I  N  G  A. 

Vi  ^u^ffcone  &  ile  Jnsi/ìtcceijori . 


9t 


DI  Gua(conc  s'ha  notizia  per  conto  d'Arrigherto  Tuo  %[iuoloj  i!  qual  Anighctto  fi 
ritrouò  anchor  egli  l'anno  1 2  60  nella  rotra  dell'Aibia,  &  è  talhora  Tuccio  Mala- 
coda  cognominaro;  Braucria  (  per  efprimerlocon  quella  voce  )  che  s'vfàua  in  quc 
tcmpi,(l  come  1  Donati  furono  cognominati  Malfarai,  èc  forfè  vna  lìmi!  colà  fonò  il  co  • 
gnome  de  Malatcili .  Dice  il  già  detto  Baldini  hauerrirrouato,  che  Arrigherro  già  di 
Guafconc  del  popolo  di  Santa  Maria  V<^\\[  confègnò  vn  cauallo  di  pel  (òro  frontino  bal- 
zano del  pie  manco  dinanzi  mc-icchiato  nella  cofciadiritra  di  dietro  .  Io  mi  fono  abbatta 

B  to  ad  vna  fcrittura  dell'anno  12^1  fòttoi  24  di  luglio,per  la  quale  apparifcc,che  certi  fin 
daci  del  comune  di  Firenze  venderono  ad  vn  Betto  dtì  gù  Enundone  di  danna  il  guaito 
delle  calè,  che  furono  di  Tuccio  del  già  Bindaccio  de  Mazzinghi  polle  nel  borgo  della  Pie 
uc  di  Campi  sbandito  òi  Firenze .  del  qual  gualco  di  calè  prende  poi  accordo  Betto  così 
col  nominato  Tuccio  di  Guafcone,comc  con  Ghino  di  Tcdice.  in  vna  del  ^4  (1  vede  Ar- 
rigo fiào  fratello  marito  di  Maria  eflèr  naturale;  &  altre  niolte  fono  lefcritture,le  quali  di 
lui  fanno  mciizionc .  Ne  i\  dubita  tflere  iLato  padre  di  Lapo  anchor  egli  Malacoda  co- 
gnominato .  il  qual  tollè  njcglie  di  cafa  Rinaldi ,  &  infìemc  con  Pinuccio  di  M.  Durcllo 
fu  de  feditori  nella  fcontìtta  di  Montecatini  l'anno  i  5  i  5 .  Di  Lapo  recarono  rrc  fighuo 
li  Guafconc,  G!ouanni,&  Bernardo.  Guafconehebbe  fanno  1^21  da  Gentile  Odino 

Q  Gran  Giuftitiere  del  reame  di  Napoli  &  Vicario  del  Re  Ruberto  in  Firenze  bando  del  ca 
pò  per  hauer  commeffo  homicidio  nella  perfòna  d'vn  notaio  della  Republica .  Giouan- 
ni  6c  Bernardo  l'anno  1 526'fì  vedechehabitauanonellèllodiSanBrancazio,  oucinh- 
noàprcfenti  giorni  gli  altri  Mazzinghi  abitano.  Queiio  Giouanni  fu  l'anno  1540 
creato  Confèruadorc  ò:  Gouernatore  di  CaAiglione  Aretino  hoggi  chiamato  Cnlliglio- 
nc  Fiorentino,  allhora  terra  liberai  p-er  quello  dsgli  hucmi  ni  di  quella  terra  concedu- 
tane piena  balia,  autorità  &  poteilà  alla  Fiorentina  Republica  di  prouederla  d'vficiali  at- 
ti al  iùogoucrno;  licerne  auuenne  nel  già  detto  tempo  cflendoGonf  diGiuilizia  Neri 
Pagni .  Di  Giouanni  &  di  Sandra  fùa  moglie  ,  il  nome  della  cui  famiglia  non  ho  potuto 
ritrouare,  nacque  Arrigo  &  Mattea  per  quello  che  alla  mia  notizia  è  perucnuro,la  qual  li 

Pj  maritò  con  Domenico  tìgliuclo  di  Filippo  Scali .  Morti  i  parenti  &i  cognati  d'Arrigo 
nella  famofà  pelbienzia  del  48  fi  vede ,  che  egli  era  l'anno  155-2  tuttauia  pupillo ,  onde 
abbattutomi  à  leggere  vn  libro  de  conti  del  fùo  tutore  ouer  procuratore ,  non  ho  potuto 
{ènza  mio  gran  piacere  leggere  i  nomi  degli  abiti  &  de  colon  di  quc  teinpijfacendofi  men 
zione  di  mefcolato  marmorito  per  gonnella  &  capuccio  d'Arrigo ,  di  vergato  di  Guanto 
per  cottardira ,  di  mefcolato  sbiadato  con  verde  per  dimezzare  col  verde  noucJlo  pur  per 
gonnella  &  cappuccio,  &  di  diuifàto  in  lana ,  di  panno  lino  per  firfetti  &  fi  fatti  nomi  oc 
colori  ouer  tinte  di  panni .  Et  fé  alcuno  haueflè  voglia  di  veder  i  pregi  di  que  rempi,  ha- 
rebbe  anchor  campo  di  marauigliarfi  in  confiderarc,  quanta  notabil  differenza  in  elh  hab 
bia  fatto  lo  (pazio  di  2  5  o  anni,pagandofì  il  Maeflro  che  infègnaua  à  fcriuere  per  ciafcun 
mcfè  fòldi  due  e  denari  fèi,  vn  medico  meno  di  foldi  venti  per  volta ,  vna  lira  io  llaio  del 
grano  &  talhora  foldidiciafette,  il  braccio  del  panno  lino  pcrcamilciedi  perfòne  nobili 
fòldi  dieci;  foldi  fétte  vn  paio  di  fcarpette  &  vn  porco  lire  noue,  onde  quando  Buflalmac 
co  difle  à  Calandrino  quelle  parole,  del  porco,  chejmbolato  gli  era  ilato  parlandoli .  Ma 
che  n'hauelli  fòzio  alla  buona  fé,  haueilme  fèi.  non  è  dubbio  che  di  fèi  ine  inrenda .  Ma 
lafciando  quelle  cofè  da  parte  &  molte  altre  fcritture  di  comperc  fatte  da  Arrigo  l'anno 
1 5  ^  5  .&  <j  7.  nella  quale  li  fa  menzione  del  Cailellare  de  Mazzinghi  in  CaiTipi,(inalrnen- 
teeflèndo  Arrigo  all'età  virile  pcrucnutoefèrcitò  la  prima  volta  il  priorato  l'anno  1 577: 
&:  lui  à  I  5"  anni  nel  5.' 2  il  Gontaloncrato  eflendo  prima  flato  fatto  prigione  da  Giouan- 
ni Tedefco  dentro  di  Lucignano,  oue  egli  era  Podeilà  per  la  Republica .  In  quello  reggi 
mento  vennero  arabafciadori  de  Sancii  alla  città  per  rallegrarli  della  pace  fatta  col  Conte 

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^i  DELLAFAMIGLIA 

di  Virtù,m3  per  non  godere  interAmenre  i  comodi  della  pace.s'incominciò  a  fcntir  le  mo  ^ 
lellie  ^^\\z  compagnie ,  per  cagion  delle  quali  rcmcndoli ,  che  (otto  rirolo  ò.\  quelle  mag- 
gior male  non  lilefle  naicollo,  (ì  fece  lega  tra  i  Fiorentini ,  i  iMarchefi  di  Ferrara  ,  &:  i  Si- 
gpjori  di  Padoua,  di  Rauenna,  di  Faenza,  oc  d'imola  à  conferuazione  degli  Ilari  di  ciafcu 
no  con  lalciar  luogo  à  qualunque  alno  in  detta  Icgavoleflc  entrare .  Faflaiono  ventiduc 
anni  &  nel  1414  peruenne  Arrigo  la  feconda  volta  ad  eflèr  GoiiFaloniere  di  Giulìizia . 
nel  cui  magiikato  Tùia  città  in  gran  {ofpetto  per  le  arme  prete  dal  Re  Ladiflao ,  il  quale 
modo  con  gagliardo  esèrcito  per  venir  d  danni  de  Fiorentini  tenea  la  città  molto  ibigoc 
tifa .  Onde  ella  fu  coftretta  far  la  pace  coGenouefi,  i  quali  minacciauano,(è  non  li  fi  ren 
deuano  alcune  callella,  che  in  mano  de  Fiorentini  erano  peruenute ,  ancor  che  elh  com- 
prate l'hauellero ,  di  cogiugnerli  col  Re  Ladillao  »  &:  di  far  crudel  guerra  alla  loro  Rep.  g 
Hcbbe  Arrigo  per  moglie  donna  chiamata  Salueili  a,  dicui  non  veggo  il  cognome,  la 
qurilc  gli  partorì  tre  figliuole  femmine  Giouanna  maritata  con  Andrea  de  Bardi  figliuo- 
lo di  Bincio  il  Caualiere ,  Gineura  à  cui  fu  manto  Martino  Bellincioni  figliuol  di  i<,inal- 
do,  &:  Mattea  così  detta  dal  nome  della  zia,  la  qual  non  veggo  maritarfì .  tgli  non  ha- 
uendo  figliuoli  mafchifèntendofì  l'anno  fcguei  ite  comeafìai  vecchio  giunto  alla  niortc 
fece  teflamento .  Et  fecondo  io  Ihmo  che  debba  far  ciafcuno,  àcui  l'honore  del  fuo  fàn- 
gue,  &  della  fua  famiglia  Vada  per  l'animo,  non  alle  figliuole ,  ma  ad  Vgolino  &  Dome- 
nico fuoi  parenti  di  lunga  mano  1  Tuoi  beni  lafciò .  de  quah  narreremo,  quando  fattici  da 
capo  a  parlar  de  loro  maggiori,  à  loro  farem  peruenuti , 

'Di  T edice  Cdpo  delt albero  ^  J'dìcum  fùoi Jùcceffori , 

ridice.  r\  ^  Tedice,  il  qiial  viuea  Fanno  1 1^8,  oue  dicemmo  de  padronati  della  famiglia ,  fi 

i--/    ragionò .  Il  fecondo  Tedice  &  per  lo  nome  mede! imo  &  per  l'età ,  che  rifponde , 

-y  ^  è  flato  creduto  per  fuo  nipote  ;  ma  le  fcritture  d'Azzo  &  di  Ghino  dimollrano , 

chiT^»,  che  egli  è  lor  padre.  Diquefb  due  fratelli  ho  10  veduto  vnafcrittura  tòrto  l'anno  i  25^0, 

nella  quale  donano  vn  pezzo  di  terra  in  Campi  à  M,  Tedice  di  M.  Vberto  degli  Adima- 
ri ,  forfè  perche  Tedice  d'alcuna  lor  forella  foilè  nato  &  hauefle  il  nome  prefò  da  quello 
dell'auolo  marerno.Ghmo  non  hebbe  figliuoli,  ma  di  AzzonacqueLapo.il  quale  di  Ne- 
ra de  Corbizi  figliuola  di  Pitto,  fé  bene  qucilo  nome  habbiam  letto ,  fu  padre  di  molti  fi-  q 
gliuoli.  In  vnafcnttura,  che  di  cotluitratta.fi  vede  che  l'anno  1524  m  nome  di  Mar- 
co Strozzi  figliuolo  di  Rolfo  egli  compera  vn  pezzo  di  terra  in  Campi  prcffo  1  confini  de 
Mazzinghi.  emmi  parimente  venuto  alle  mani  il  fuo  teitamento  fotto  l'anno  i  5  2  8  ,  nel 
quale  oltre  i  figliuoli  mafchi  fa  menzione  di  due  fue  figliuole  femmine  Giouanna  &  \^g 
gia,delle  quali  colici  era  monaca .  Et  di  tre  di  quelli  fuoi  figliuoli  apparifce  fcnttura  del- 
:•.  Fanno  i  3  5-5  di  tal  tenore .  Che  Vgolino  &  Àzzo  promettono  per  Iacopo  lor  fratello 

j!\\o.  per  conto  di  certe  terre  vendute  ad  Arrigo  il  Gonfaloniere .  Quelle  così  minute  notizie 

/^ff  ».  ^j  fcriuono  per  far  noto  altrui  con  quanta  diligenza  fieno  da  noi  quelle  cole  fiate  raccol 

re  &:  cauatc  fuor  dalle  tenebre .  Onde  non  poflo  fé  non  marauigliarmi  della  temerità  di 
coloro,!  quali flando  lontani, &  attenendoli  alfaltrui  relazioni,  fènzaconfiderar  lefcrittu  p 
re ,  ne  pur  veder  in  vifo  gli  huomini ,  ne  fiper  le  qualità  delle  famiglie  fi  mettono  delle 
colè,  che  in  fatto  confìflono ,  come  le  fuflèro  fpeculazioni  &  fcicnze  à  trattare .  Et  fo- 
no alcuni  (i  profuntuoli,che  volendo,  che  alla  loroautontà  fòlo  fi  llia  (  fé  pur  alcuna  co- 
fà  da  altri  fi  cauano  )  non  vogliono  ,  onde  quella  fi  canino  dimoflrare  ;  come  alcuni  han 
fatto,i  quali  abbattutili  à  vedere  le  nollre  fatiche  intorno  le  famiglie  Napoletane,rubado 
&  fouuerrendo  l'ordine  delle  cofè,comei  ladri  delle  rubate  velli  fanno, perche riconofciu 
te  non  fiano,fanno  vn  mefcolato  &  inuiluppo  del  tutto  tirano  ad  imaginare  non  che  à  sé 
tire .  Il  che  non  per  alno  auuiene ,  fé  non  perche  facendo  brutta  mercatantia  delle  Ictre- 
re,&  penfàndoiijcome  efli  fi  vantano,  di  vender  altrui  all'incanto  l'immortalità ,  non  fa 
per  loro  l'indugio  &  la  dimora.la  qua!  nò  può  fuggire  chi  vuol  dar  intero  còto  d^-He  tcfc. 

Ma 


MAZZINO  A.  5)j 

A  Ma  lafcianclo  ft^rH  ccftoro  nella  loro  mala  ventura,  dico  ;  Ch:  di  rutti  cjucfli  frarelli,che 
nell'albero  (òno  (èi,  di  niuno  apparike  lucctflìone  che  di  Iacopo.  Del  cjual  Iacopo  lì  leg 
gè  mciroria  lòtto  l'anno  1578,  notata  da  Vincenzio  Borghini  in  tal  modo .  Iacopo  di 
Lapo  Mazzinghi  da  Campi  pagato  per  condotriere  l'anno  1 3  60  fci  uì  con  tanti  che  ha-  » 
ueaicco.  L'anno  i  ^é^fùmandaroper  PodeltàdiBarga  (cheinc]iiel  tempo  vifìman-  „ 
daua  perlòne  di  conto  Se  pratiche)  con  2  i  fanti .  Cosi  dice  il  Borghini .  Hora  di  co-  »> 
ilui  è  (Quanta  fùccellione  hanno  infino  à  pre{ènti  tempi  i  Mazzinghi,  cllèndo  di  lui  iella- 
ti due  tìgliuoli  Vgohno  &  Domenico,  i  quali  lono  quelli,  a  quali  ilGoif.  Arrigo  lalciòi 
fùoi  beni  l'anno  1414  come  di  Ibpra  li  dille .  Ma  perche  la.  lucccdion  di  colìoro  (1  va  m 
due  rami  principali  dmidendo.  primieramente  di  Domenico  Oc  de  lìioi  iùcctllon ,  &:  po- 
(eia  d' Vgolino  &c  della  Tua  progenie  ragioneremo. 

2?i  Domenico  dr  Jejùoijuccejjeri. 

DOMENICO  fu  de  Signori  per  i  primi  due  meli  dell'anno  t  4  2  2  &:  la  lèconda  voi 
tadel  1457.  nel  qual  tempo  lì  crearono  X.di  Balia  per  i'imprelàdi  Lucca.  Di  Ale- 
landra  Boueielli  lalciò  due  Hghuoli,  de  quali  Piero  non  hcbbe  lùccellori .  Bernar- 
do ,  il  qual  di  Vaggia  de  Medici  è  padre  dei  lèi  polli  nell'albero  fu  anchor  egli  (1  come  il 
padre  due  volte  de  Signori  l'vna  nel  I45'8  eflèndo  Gonf.Vgolmo  Martelli, priorato  mol 
xo  quieto,  &  l'altra  l'anno  66  nel  gontaloneratodi  Francelco  Bagneiì,  ne  elio  per  alcuna 
nouità  celebre  ♦  Dei  lèi  lùoi  figliuoli  Francelco ,  Piero  ,  &  Benedetto ,  il  qual  ta  Frate  di 

C  San  Domenico  non  lalciarono  figliuoli,  ne  molta  memoria  di  loro.lè  non  che  Francelco 
fu  de  Signori  l'anno  i  505-  &  morì  l'anno  i  52  f*  Niccolo  da  Maria  di  Filicaia  hebbe  fi- 
gliuoli &  nipoti  lècondo  li  vede  nell'albero .  di  Domenico,  il  qual  tu  Gonfaloniere  i'an- 
ro  i^^6  cosi  detto  dal  rome  dell'auolo  la  Giouanni  Cambi  nel  fiio  priorilla  con  lettere 
roll'e  quella  menzione .  Quello  fu  il  primo  Gonf.di  Giulhria  fatto  nella  lala  grande,do 
ucconuennepiùdi  i  700  cittadini  d'anni  trenta  in  sii  abili  àgli  vfici,&fecclipernomi- 
nazione,&  hebbe  più  faue  nere  di  tutti  quelli  andarono  à  partito,  non  hebbe  mai  figlino  ,, 
li .  Nella  lìia  cronaca  dice  poi ,  lui  ellère  ilato  huomo  popolano  6c  buoiio,  e  che  non  voi  ,, 
le  mai  à  dietro  ellèrde  Sig.  Nel  fuo  magillrato ,  come  nel  2  7  lib.  d^ìU  nollra  hilloria  lì  ,, 
legge,  molte  colè  fìiccederono .  LanouelladcilaprelàdiBufi&  di  Calci  prolpere  alla  « 

D  Republica,  &  all'incontro  la  rotta  &  non  m.oltodopo  la  mei  re  di  Francelco  Secco  lùo 
condottiere.  Morì  finalmente  Domenico  in  buona  famadeluoi  cittadini  l'anno  i  5"2  0. 
Et  in  vero  per  molte  buone  qualità, che  inluiliconobbero,  lì  può  Domenico  annoue- 
rare  non  lòlo  per  vn  de  più  principali  huomini  della  lùa  famiglia,ma  anco  per  vno  de  pi  i 
mi  cittadini,  che  in  quel  tempo  fuHèroalgouerno  della  Republica.  Giouanni  lùo  tra- 
rello,di  cui  rimali  di  parlare,era  flato  de  Signori  innanzi  à  lui  l'anno  1450.  &:  di  Lagetra 
Perini  lalciò  Raffaello ,  il  quale  fu  anchor  egli  de  Signori  due  volte  l'anno  1 5-07  &  2  8 . 
Del  qual  Raffaello  come  ehe  quattro  figliuoli  hauelfe ,  non  riman  lùccellìone  che  di  Gio- 
uanni  cittadino  di  buoni  collumi,&  molto  comodo  de  beni  della  fortuna ,  il  quale  per  la 
copia  de  figliuoli  malchi  &  delle  femmine  tutte  honoreuolmente  maritate  lollienc  dal 

£  lùo  lato  affai  conucneuolmente  la  dignità  &  riputazion  della  tamiglia .  Onde  d' Violino 
&del  lùo  ramo  ci  conuerrà  hora  di  ragionare . 

Vi  Ugolino  Cjonf.  Ji giujìia  &  de  fnoi  fuccejjotì , 

Ve  O  L I N  O  ffato  de  Signori  tre  volte  l'anno  1406'.  1  5.  &  5  5-.  &  altri  vfici  della 
Republica  elèrcitato  fu  Gonfaloniere  di  Gmllitia  l'anno  1446",  di  cui  nel  2  2  lib. 
della  mia  hillona  così  è  Icritto  .  Il  lèguente  Gonfaloniere  Vgolino  Mazzinghi  ri-  » 
ccuctte  con  grandillìma  allegrezza  de  cittadini  Antonio  Pierozzi  nuouo  Arciuelcouo  del  ,1 
la  città .  Fu  cara  la  creatone  di  collui  per  effcr  cittadino  Fiorentino  benché  di  humil  con  « 

L     dicione 


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^4  PEL^A    FAMIGLIA 

dizione  efltndo  figliuolodi  Niccolo  Pierozzi  notaio, C^  (ì  perche  alla  fàntità della  vira  hs   * 
uea  aggiunto  icienzaconuenienreàtanrogtado.  Erapcr  protcllione  Fruite  di  San  Do- 
menico, &  huomo  tanto  lontano  da  ogni  lòitc  d'ambizione,che  hausndo  riHurara  b  di- 
gnità profertagIi,ii  Papa  hebbe  a  mandargli  le  bolle  Ipcdite  intìno  al  conuento  di  San  Do 
\\-\Qnico  à  Fielble,  richiedendolo  (òtto  pena  d'vbidienza  à  voler  riccucre  il  carico ,  che  gli 
erallacocommeflb.  Il  che  parue  tanto  più  da  commendare,  quanto  che  moiri  Ac  prin- 
cipali Cardinali  della  Corte  haueano  importunamente  grauato  il  Papa  per  quella  chie(à. 
Vn  mele  dopo  la  venuta  deH'/^rciueicouo  morì  nella  città  Filippo  Brunellc{chi,del  cui  no 
jbile  &  eleuato  ingegno  ottimo  teltimonio  renderà  per  tutti  i  kcoli  hnche  iiarà  in  piede 
ia  memorr^bilc  iijpola  di  Sara  Repaiata,&  quel  che  lègue.  D'Antonia  de  Medici  laicio  la 
copo  e  Giulianojil  qual  Giuliano  mori  séza  hgliuoli. Iacopo  ilato  de  lig.i  ano  1 45i?Ss:  4?  « 
e  molto  itimato  cittadino  ancor  cfFo  de  tempi  luoi  peruenne  al  iupremo  magithato  ì'aa 
r,o  1 46'o.  nel  cui  reggimento  niuna  colà  auuenne  degna  di  raccomandare  aliepublichc 
memorie,  per  diuerie  (cntturc  vedefi  che  egli  fu  molto  adoperato  dalla  Republica  in  di- 
uerfi  vfici  &  magilbari  hauendo  dopo  le  laiciato quattro  figliuoli^  de  qu^h  G.ibriello  mo 
naco  di  Vallombrolà  Ki  Abare,&:  perlona  nella  Tua  religione  di  non  piccola  autorità  Ar- 
rigv^  come  che  haueflie  hauuro  vn  fìgliuol  malchio,  la  linea  mancò  in  quellp,il  quale  (ì  ào 
inali  Jc  Filippo  .  Simone  fu  de  Signori  l'anno  1 488 ,  &  di  due  figliuoli ,  che  egli  hcbbe 
Iacopo  hauuto  tre  donne  &  tagliuoli  &  nipoti  hnalmente  mancò  à  di  noilri  la  fucccllìo- 
iic  j.  lima  in  Iacopo  fuo  nipote!  natogli  di  Giuliano  luo  figliuolo  &  poi  in  Poitia  ibrella 
del  già  detto  Iacopo,  la  quale  llata  moglie  d'Arrigo  di  Raftaello  Mazzinghi,  del  qaal  Raf 
flicHodifbprahabbiam  ragionato,  &  fattone  vn  figliuolo  detto  Bernardo  li  rimaritò  à 
Baccio  Valori  Dottore  di  leggi  à  cui  portò  di  rnolti  beni  di  cala  Mazzinghi .  Di  Bernar 
do  l'vitimofigliuol  di  Simone  viuehoggi  il  figliuolo  detto  Simone  padre  di  Bernardo, 
C'aliano  figliuolo  del  Gonf.  Iacopo,  di  cui  reità  à  parlare,  fu  de  Sig  lori  l'anno  148  ^»  h.i 
ucndo  anchor  egli  parimente  elèrcitato  molti  vfici  tuori  &:  dentro  della  città ,  ma  meri  - 
to  anchor  lodo  eli  eloquenza,  onde  era  IpelTo  nel  gran  coaiiglio  chiamrro  àlàlir  inrin» 
ghiera,qaando  s'haueua  à  vincere  alcuna  prouifione .  Dall'anno  1 4i>3  forto  i  2^  d'Ot- 
tobre ho  10  veduto  patente  à  lui  fatta  di  G-neral  Com.nedaiio  tuor  delle  porte  della  cit- 
tà per  qualunque  luogo  della  Republica .    D'Antonio ,  che  fu  il  iècondo  de  Tuoi  figliuo- 
li v'iue  hoggi  vn  nipote  detto  Vincentio .  Vgolino  il  primo  fratello  lù  de  Signori  i'anno 
1  ^c8  efllndo  Goiita'oniereà  vita  Pier  Soderini  ;  &:  come  huomo  il  quale  oltre  con  ^\\ 
anni  alfottantuno  della  lùa  età  (icondulfe,  6c  moiilanno  1552  potè  &  in  tempo  della 
Kepublica  &:  (otto  il  principato  molti  vfici  efercitare .  Si  come  al  lùo  figliuolo  Iacopo  è 
auuenuto  d'hauer  anchor  egli  hauuto  molti  vfici  fuori  &  dentro  della  città,  elicendo  Giù» 
liai.o  &  Andrea  moitih  fanciulli .  Collui  viuehoggi  amato  &in  buona  opinione  de 
Tuoi  cittadini,  oc  hauuto  figlinole  femmine  maritò  la  Goilanza  à  Gianozzo  Manetti.  Dei 
f  gliuoli  malchi  Vgolino,  il  qual  viue  in  Roma  ha  fatto  la  cappella  de  Mazzinghi  in  Sata 
Maria  Noudla ,  opera  di  G'ouambatilh  Naldini  dipintore  affai  chiaro  di  queiti  tempi . 
Luigi  eflcndo  Caualiere  Gierofolimitano  fi  ritrouò nella  famofa  &  fèmpre  memorabil  vjt 
toria  nauale  dell'ifòle  Corciolare  :  nella  quale  paflàto  oltre  infino  alla  poppa  d'vna  galea 
de  nimici  rellò  malamente  ferito  d'vn  colpo  di  fcimitarra  in  vn  pie .  Interuenne  in  que- 
lla vltima  guerra  di  f^ortugallo  ;  ol/re  hauer  nauigato  &  efferfi  trouaro  in  altre  zuffe  di 
mare  iu  le  galee  della  fìia  religione .  Conofco  molto  bene  à  gli  huomini  occupati  ogni 
cofà  anchor  che  brcuc  cflèr  noiofà ,  ma  lafciando  io  cofloro  nelle  loro  occupationi  Ilare, 
bc  qncife  cofè  à  chi  di  kg^i:ì:k  harà  vaghezza  fcriuendo ,  mi  gioua  in  quello  luogo  di  far 
vn  brcuecatalogo  per  vfar  quella  voce  già  riccuura,  di  tutti  1  Cau.  Gicrofòlimitani  Fio- 
rentini,che  nel  principio  di  quello  anno  i  5-82  viuifitrouano.  la  qualnotitiafènonho 
ra,  ne  tempi  cheàquclti  fcguiranno ,  potrà  per  auuentura  ad  alcuno  recar  qualche  dilet- 
to i:  piacere .  I  nomi  dunque  de  Caualieri  fecondo  la  loro  anzianità  per  ordine  polli  fon 
quelli .  Vincci.zio  Spini,  Antonio  Martelli,  Giouambatilla  Rondinelh,  Niccolo  Torna 

quinci, 


D 


DELLA    FAMIGLIA    MAZZINGA:  P5 

A  cuinci,  Niccolo  del  Benino ,  Piero  Guadagni,  Emilio  Pucci,  Vincenzio  Ginori',  Gui- 
detto  Guidetti ,  Giulio Zanchinii  Pietro  Spina,  Giouanni  Gaetani,  Antonio  Pucci, 
Giouan  Batifta  Somonaia,  Lodouico  Alberti,Francefco  Buondelmonti,Bongianni  Gian 
Kigliazzi ,  Iacopo  Guccji ,  Luigi  Mazzinghi ,  Angelo  Martellino ,  Caramillo  Sommaia , 
Antonio  de  Pazzi ,  Bernardo  Canigiani ,  Francesco  Maria  Carducci ,  Paolo  Gua- 
iconi ,  Raffaello  de  Pazzi ,  Luca  Guidetti ,  Baccio  Capponi ,  Pier  Francelco 
Venturi ,  Bernardo  Acciaiuoli ,  Aleflàndro  Capponi ,  Giorgio  Bran- 
dolini,  Alberto  Arrighi,  Andrea  Buondelmonti,  Lionardo  Ven 
turi ,  Giouanni  Rinaldi,  Mario  Vbaldini ,  Francefco  Ca^ 
nigiani,  Mario  Morelli,  Cammillo  da  Ricafòli, 
Giulio  Bandini ,  Pietro  Paolo  Nelli .  Et  per 
aggiugnere  anchor  cjuelto  .tutto  il  nu- 
mero de  Caualieri  Italiani  può 
clTere  intorno  a  fèicento  » 
non  contando  fra 
Cappellani  àc 
fra  Seigen 
ti. 
Et  degli  illeflì  Fiorentini  ve  ne  fono  in 
procinto  molti,  che  han- 
no già  fatto  le 
C  proue. 


Sarebbe  facii  co& ,  che  vene  fuflèr  degli  altri^à  quali  io 
non  intendo  con  quelb  nota  far  alcun  pregiu- 
dizio ;  poi  che  tale  è  la  notizia  che  à  me  ne 
è  Ibta  data,  &  volentieri ,  quando  io 
(aputi  i'haueflì ,  n  harei  fat- 
to memoria . 


I    ii^afjdmitì^^ 


llicnàaZMnj 
tCaitigìmJ  ^^ 


97 


DELLA    FAMIGLIA    DE    VALORI. 


B 


L  fiume,  il  qual  parte  la  città  già  donna  &:  Reina  del  mondo,  fu 
per  lungo  fpatio  di  tempo  chiamato  Albula ,  infìn  che  da  Tiberi- 
no Siluio  Re  de  Latini ,  Teucre  fu  chiamato  .  li  medefimo  par 
che  auuenga  di  molte  famiglie,le  quali  coitumate  per  vn  tempo  à 
chiamarfi  per  vn  nome ,  poscia  da  aicun'huomo  di  quella  cala  di 
qualche  valore  &  fortuna  nuouo  nome  riceuono .  Chriilofano 
Landino ,  il  qual  vide  cinque  età  (òpra  di  noi ,  &  huomo ,  come 
ciafcun  fa,  chiaro  negli  ftudi  delle  lettere  nella  prefazione  ò  proe- 
mio ,  che  egli  fece  fòpra  il  commento  di  Dante ,  oue  parla  di  Torrigiano  eccellentillìmo 
fifico,  il  qual  fi  refe  poi  monaco  Certufino,moftra,  che  i  Valori  Fiorentini  ibno  gli  iikf- 
fi  con  gli  antichi  Rultichelli .  Il  medefiino  afferma  il  Verino  ne  (ùoi  verfi  efametri ,  la 
cui  autorità ,  quando  dall'hiltoria  non  s'allontana,  benché  poeticamente  fcriua,  non  dee 
efler  rifiutata. 

T^^icheQd  domus ,  nunc  ejl  ValerUproles 

'Nobilis . 

Al  che  acconfèntì  anchora  Luca  della  Robbia ,  il  quale  fcrilTe  la  vita  di  Bartolommeo 
Valori  il  vecchio .  Et  quello  ,  che  io  non  reputo  per  lieiie  argomento  è  ;  che  hauendo 
Vincenzio  Borghini  Prior  degli  Innocenti  huomo  di  molta  dottrina,  &periti{Iimo 

C  dell'antiche  memorie  della  città,  quelle  colè  innanzi  à  noi  veduto ,  il  medelimo  affer- 
ma. Ma  quello,  da  che  (òpra  ognaltra  cofà  anchor  io  fon  moffo,  iòn  l'armi  medelì- 
me ,  che  han  molto  dtì  fingolare  per  effer  vn'aquila  fparlà  di  molte  lune  con  vna  cro- 
ce in  petto,  la  qual  fi  vede  in  vn  arca  antica  di  Badia  con  quefie  parole.  S.  F  I L I O- 
RVM  DOMINI  ORLANDI  RVSTICHELLI.  Se  fi  vcdtffero  in 
così  fatte  lèpolture  gli  anni ,  molte  cofè ,  che  per  congettura  fi  dicono ,  affcrmatamente 
fi  direbbono ,  &  poriebbonci  d'ogni  dubbio  &:  d'ogni  (òlpetto  trar  fuori .  Nondimeno 
trouandofi  nel  bando  imperiale  d'Arrigo  V II,  il  qual  morìl'anno  i  5  i  ^  in  Buonconuen 
to ,  nominato  Guido  d'Orlando  di  RulhchtHo.  &  la  fepoltura  de  Valori,  la  quale  è  lèt- 
tole volte  di  Santa  Croce,  dicendo.  S.  TAL  DI  VALORIS  ORLANDI,  li 

D  qual  Taldo  fu  de  fignori  la  prima  volta  l'anno  1522,  torna  à  punto  il  conto ,  che  Gui- 
do fia  Zio  di  Taldo,  &  frateldi  Valore,  &  per  confeguente  figliuoli  ammendue  d'Orlan- 
do di  Ruffichello  di  m.  Odando  di  Rullichello ,  ponendo ,  che  Ruilichello  mantenen- 
do il  nome  dell'auolo  (la  vno  di  quelh  figliuoli ,  de  quali  l'arca  di  Badia  (ènza  nominarli, 
ragiona .  E  anchora  opinione ,  che  eflì  vengan  di  Fielòle  ;  il  che  da  quel  della  Robbia  & 
dal  Verino  fu  creduto  ;  \\  quale  lèguendo  à  paffaci  verfi,  diffe .  , 

■•  ;     ■  Etfiirpem  Fejtilis  deduxit  ah  altis. 

Il  che  par  che  confermi  la  poffellìone  d'alcuni  luoghi  hauuti  prelTo  à  quel  poggio ,  ha- 
uendo ab  antico  poffeduto  vna  parte  di  Montececeri ,  benché  con  qualche  ricognizione 
E  fattane  al  Velcouo  di  Fiefole  ;  &  chiamafi  quel  luogo  vicino ,  oue  hoggi  fono  le  ville  de 
Neri  à  Maiano  gii  de  VaIori,Colle  Valori,  ma  ciò  procederebbe  da  Valore  in  qua.da  cui 
lalciato  il  nome  de  Ruftichelli,  cominciaronfi  à  chiamare  Valori .  Quelle  fono  le  pruo- 
uc  &  opinionijche  fi  hanno  così  intorno  il  nome  della  famiglia,come  della  origine  de  pre 
lènti  Valori .  Qucfio  è  certiffimo,eglino  di  lunghiflìmo  tempo  hauer  poffeduto  la  cap* 
pella  maggiore  dell'antica  parrocchia  di  San  Brocolo,membro  principal  di  Badia,la  qua! 
tuttauia  poffeggono;  e  benché  nella  cafa  fieno  llati  fèmpre  pochiffimi  huomini  forfè  più 
che  in  qual  fi  voglia  altra  famiglia ,  che  foffe  mai  ftata  in  Firenze ,  in  que  pochi  non  mc- 
nojchc  nelle  famiglie  popolofe  &  piene  di  molti  huomini,XI  volte  eflèrc  llato  il  Gonfa- 
loneraro ,  come  nel  difcorfò  di  quello  ragionamento  fi  potrà  vedere . 

L     5         Fu 


diiiufiitifo 


p»nf.  di 


5>§  PELI  A    FAMIGLIA 

Fu  dunque  Taldo  oltre  la  prima  volta  dell'anno  1522,  come  di  fòpra  dicemmo  aa-  ^ 
(chor  de  priori  l'anno  2^.}  5-  ^  3  8*  ^"  ^^'^^  "!^'  4°  ^^  ^^^^^  Gonfaloniere  di  Giuitizia,nel  ' 
quale  come  il  Villani  racconta ,  accaddero  le  contcCe  de  Bardi ,  ripolte  da  me  nel  libro  7. 
delle  mie  hiiìorie  :  per  cagion  delle  quali  brighe  difputandolì  in  palagio  da  coloro  :  i  qua 
Il  haueano  in  mano  il  gouerno ,  le  s'hauea  a  lìionar  la  campana  grolFa  per  ragunar  il  po- 
polo ,  ò  le  pur  era  bene  più  ciuilmente  procedere ,  gridando  la  maggior  parte ,  che  il  po- 
,',  polo  fi  ragunalle;  A  Taldo  Valori  Gonfaloniere  (  legue  l'hiltoria  )  &  à  Francelco  Saluia- 
„  ri  (  quelli  nel  libro  ihmpato  del  Villani  è  chiamato  Salueli  )  il  quale  era  vn  de  priori ,  ò 
„  per  amicitia  ò  per  parentado  che  haueflcro  con  alcuno  de  congiurati ,  p  perche  così  lU- 
„  maffero  efler  veramente  da  fare ,  parea  tutto  il  contrario ,  allegando ,  non  tlllr  vhcio  di 
«  prudenti  gouernatori  per  ogni  piccola  e  leggier  relazione  metter  l'armi  in  mano  del  pò-  „ 
y,  polo,  douer  prima  tenerli  la  via  ciuile,  chiamare  i  congiurati;  &c  quando  edì  non  compa- 
»?  riflero,  ò  pur  facelTero  mouimento  alcuno,  alhora  metter  mano  a  più  feuere  delibcrazio- 
„  ni .  Conciò  fofle  facilifììma  cofa  aprir  la  porta  a  gli  lcandali,ma  ferrarla  non  eflère  in  pò 
9,  telHdicialcuno.  Ma  preualendo  la  parte  più  feroce,  ne  iùccedette  dopo  l'armi  ciuili 
3,  commofle  l'vlcita  de  Bardi .  Scriue  Luca  della  Robbia,che  Taldo  fu  compagno  di  quel- 
la gran  ragione  de  Bardi  in  Inghilterra;  &che  dilùa  proprietà  fu  così  ricco  che  po- 
tè,come  appariua  ne  libri  della  ragione,in  vn  di  preibr  trentamila  fiocini  al  Re  Adoardo 
III .  per  trouailì  egli  in  quel  tempo  occupato  in  grauiflima  guerra  con  Filippo  di  Valois 
Re  di  Francia  ;  ma  che  non  potendo  rilcuotere  il  luo,  &  eflcndo  le  cofe  lùcccdute  male , 
dice  (  come  lì  narra  di  Lorenzo  de  Medici  )  che  abandonati  lì  fatti  negozi  fi  volle  tutto 
con  l'animo  alle  bifògne  della  Republica.nella  quale  hebbegratia  eUendo  Ihto  caro  ali'v 
riuerlàle;  &  lòggiugne  in  elempio  della  lua  deltrezza  in  allettar  le  difi:ercnzc,che  in  quel 
tempo  paflauano  tra  i  nobili  &  popolari,  che  li  era  in  volgar  motto  recaro,quando  alcun 
graue  finilbo  era  fucceduto.di  dire .  Dio  &  Taldo  prouuedeià .  Hebbe  la  moglie  di  lai 
do  nome  Francelca  :  la  quale,  perche  non  è  dubbio  egli  eflere  Aato  parente  de  B?.jdi,han 
no  alcuni  limato,  che  fofle  lUta  di  quella  famiglia .  ma  come  le  colè  vere  perdubbie  dir 
non  il  debbono  ;  così  non  è  bene  fecondo  il  mio  auuifo  quel ,  che  è  dubbio  affei  mar  per 
vero  .  Di  qual  gente  ella  Ikta  Ci  folle,nacque  di  quello  matrimonio  Niccolo,  il  quale  fu 
anchorcgli  ne  primi  mefi  dell'anno  1 56*7  creato  Gonfalonierdigiullizia,  quando  Viba 
no  V.ofFclò  da  Bernabò  Vilconti,  cupidamente  cercaua  l'amiciziade  Fiorentini  per  isbar  q 
bare  quella  mala  pianta  di  Lombardia, non  altrimenti  che  Vrbano  1 1 1 1  hauea  cento  an- 
ni a  dietro  cacciata  via  la  cala  di  Sueuia  dal  reame  di  Napoli  per  le  molte  ingiurie,che  Ma 
fredi  hauea  fatto  alla  chielà  di  Dio .  Vcdefi  notato  di  mano  di  Bartolomeo  lùo  figliuo- 
lo, che  Niccolo  fi  morì  in  Vngheria,  oue  Luca  dice,  che  egli  vi  era  dalla  Republica  llato 
mandato  ambafciadore  ;  &  cheiui  in  Albareale  gli  fu  poi  dal  figliuolo  fatto  yn'honoreuo 
le  lèpolchro  :  il  quale  afferma.che  à  tcpi  fìioi  (ì  vedeua .  Hebbe  per  moglie  Carletta  de  gli 
Adimari,  di  CUI  oltre  due  figliuole  femmine  Margherita  maritata  a  Niccolo  CorbiziSc 
Francelca  à  Rinaldo  Ródinelli  gli  nacquero  i  tre  figliuoli  mafchi  polli  nell'alberojdei  due 
de  quali  Alamanno  &  Filippo  niuna  altra  memoria  apparilce,  che  dei  lor  fèmplici  nomi , 
&che  Alamanno  morendo  lalciò  fra  gli  altri  legati  i  5 00.  fiorini  à  Santa  Maria  nuoua; 
i quali  poi  Bartolomeo  fbdisfece  del  Tuo. 

1)i^artolomeoilZJicchto f  ^ de  fùoi figliuoli , 

SECONDO  il  conto ,  che  fa  Luca  della  Robbia ,  che  nel  1427  Bartolomeo  moriflì 
di  7  j.  anni,  par  che  egli  (inafca  l'anno  1 5  ^■4  ;  onde  vergendo  io  fcritture  di  lui  del- 
l'anno 1  3  6^  che  incomincia  a  tener  memoria  delle  cole  domeniche  .quindi  cauo  vn 
marauigliofò  collume  della  fua  diligenza  ;  che  in  età  di  lèdici  anni,  quando  gli  altri  a  pe- 
na, come  volgarmente  (1  dice,  hanno  alciutto  i  labbri  del  latte,  egli  à  cure  graui  attendef 
lè .  ma  fé  io  voglio  dire  il  vero,  (Quella  lode  par  che  fìa  comune  &  generale  con  tutta  la  na 

uoa 


DE     VALOR  I.  ^^ 

A  zion  Fiorentina  ;  h  cui  {òilecitudine,  (criuendo  di  mano  in  mano  ne  lor  giornali  à  gmik 
degli  antichi  Ebrei  le  memorie  così  publiche,come  priuate ,  che  accadeuano,  è  cagione, 
lafciariltar  da  canto  1  public!  affari,"  che  molto  maggiori  notizie  fihabbiano  de  {empii- 
ci cittadini  in  Firenze ,  che  altrouc  non  Ci  ha  delle  azioni  de  grandilTimi  principi  &  Signo 
ri .  Per  quel  che  io  dalia  cronaca  appreflb  il  Rucellai  ritrouata  ho  raccolto ,  egli  fu  de  X 
della  guerra  la  prima  volta  l'anno  i  ^i?o  in  quepericolofi  tempi  delle  guerre,  che  li  heb- 
bero  con  Galeazzo  Vifconti;  onde  Luca  dice,hauer  egli  con  ardenti  &c  efficaci  parole  con 
fortato  in  palagio  i  Fiorentini  à  non  isbigottirlì.  Succedette  pochi  anni  dopo  per  le  ciuili 
difcordiejche  gli  Alberti  fur  quafi  tutti  cótìnati  dalla  città,onde  eiTendo  neceflario  trattar 
molte  colè  intorno  la  materia  degli  Iquitcini ,  furono  creati  none  accoppiatori,  tra  quali 
vno  fu  Bartolomeo ,  Ci  come  l'anno  i  ?  S}6  eflendo  (coperto  il  trattato  di  Donato  Accia- 
^  inoli  il  Cauaiiere,  fu  egli  parimente  in  compagnia  di  X I  altri  cittadini  eletto  à  vedere  Se 
elàminar  bene  tutto  quel  fatto .    La  qual elezione  fu  lènza  alcun  dubbio ,  eflendoui  an- 
chor  comprefò  l'irteilo  AcciaiuoIi,iI  quale  era  Ibto  anchor  egli  grande  &  poHènte  citta- 
dino, quali  di  tutti  i  capi  &  principi  dello  iUto,onde  quando  nel  i  ^.libro  delle  mie  ilio- 
rie  di  CIÒ  lì  ragiona,  così  fé  n'è  fcritto .  Io  non  ilcriuerei  i  nomi  di  cofì:oro,fè  non  fèruiC  > 
(è  per  dimoflrare,'che  quefti cittadini  in  fòmma  erano  la  maggior  parte  di  coloro ,  che  il  * 
tutto  in  quel  tempo  reggeuano.  percioche  chi  ben  riguarda,  fèmpre alcun  di  coiloro  > 
trouerrà  elTere  ò  de  X  di  balia,  ò  Gonfalonier  di  giullizia,  ò  ambafciadore,  ò  in  altra  gra-  j 
uè  faccenda  della  Republica  adoperato .  Parrà  ad  alcuni,che  io  a  guilà  di  coloro,!  qua-  > 
li  Ci  pongono  àfare  vn  lungo  inuentario  d'arnefì  ò  d'altre  lì  fatte  malTerizie. attenda  con 
C  rozza  &  poco  erudita  appiccatura  à  congiugner  l' vna  colà  con  l'altra  ;  della  qual  ripren- 
sione malageuolmente  mi  fàprei  riparare,  fé  io  mi  foflì  pollo  a  fcriuer  vite,  ma  douendo 
ballar  a  coiloro,che  io  porga  ben  altrui  campo  &  materia  di  fcriuerle,non  elTendo  gli  al- 
tri flati  tanto  diligenti  quanto  bifognaua  ,  lafceranno  me  proceder  oltre  fecondo  il  mio 
propoilo  cammino .  Fu  poi  de  X  la  feconda  volta  l'anno  1 55^8 ,  dico  la  feconda  volta 
per  quel  che  alla  nollra  notizia  è  peruenuto,potendo  non  fblo  quelle  ma  molte  altre  co- 
lè lafciarli  à  dietro  per  non  lì  fapere ,  lòtto  il  qual  magillrato  fu  per  alhora  pollo  fine  al- 
la feconda  guerra,che  s'hauea  con  Galeazzo  Vifconti.nella  quale  durata  dall'anno  1  5^^ 
fi  erano  (peli,  fecondo  in  alcune  memorie  priuate  de  Rucellai  ho  trouato,  diciotto  centi 
naia  di  migliaia  di  feudi .  Ma  non  mancando  mai  i  fòfpetti,che  hebbe  delle  forze  3c  del- 
D  la  fàgacità  di  quel  principe  la  republica  Fiorentina  fu  di  nuouo  creato  de  X.l'anno  1 40 1 
fin  che  nel  principio  dell'anno  1 40  5  vfcì  la  prima  volta  Gonfalonier  di  giullizia .  Già. 
fopraflaua  la  guerra  Pifàna,  per  la  quale  fu  l'anno  1 40  5-  creato  la  quarta  volta  de  X.  on- 
de nacque  poco  dopo  l'acquillo  di  Pifa  ;  per  la  quale  mentre  lì  pattuifce  col  Gambacor- 
ti,che  n'era  Signore,gIi  fur  dati  venti  llatichi  figliuoli  de  primi  cittadini ,  che  alhora  fui- 
fero  nella  republica,tra  quali  fu  Niccolaio  figliuolo  di  Bartolomeo .  l'anno  1408  fu  con 
Iacopo  Saluiati;  con  Filippo  Magalotti,  &  con  Lorenzo  Ridolfi  mandato  ambalciadore 
al  Re  Ladiflao,  fi  come  ò  prima  ò  dopo  perche  di  ciò  non  veggo  il  tempo  era  flato  man- 
dato al  pontefice .  Ne  quali  carichi  tu  fèmpre  profitteuole  la  fua  opera  alla  patria .  Ma 
tratto  la  feconda  volta  per  i  primi  due  mefi  dell'anno  feguente  Gonfaloniere,  fìì  quel  ma 
E  giilrato  molto  notabile  sì  per  l'vbidienza  tolta  a  Papa  Gregorio,  &  lì  per  lo  principio  da- 
to al  conclaue  Pifano ,  nel  quale  trouandofi  XXII  Cardinali  con  la  compagnia  dure 
Patriarchi,  di  180  tra  Arciuefcoui&Vcfcoui,  di  più  di  500  Abbati,  di  2  8  2  maellri  di 
Teologia,  &  con  l'interuenimento  di  molti  ambafciadori  di  principi  &  di  Republiche 
chrifliane,  condannati  non  molto  dopo  al  fuoco  come  fcifmatici  Secretici  i  pontefici 
Gregorio  &  Benedetto ,  publicarono  per  vero  &  vnico  Vicario  di  Chriflo  &  Pontefice 
della  chiefa  di  Dio  maeflro  Piero  di  Candia  dell'ordine  de  frati  minori  grandiflìmo  teo- 
logo oc  huomo  in  tutte  le  altre  arti  fcienziato ,  &  chiamaronlo  Alefiandro  V.  Cofa  dol- 
cillìmada  elfer  fommamente  defiderata  è  la  pace  ;  ma  è  ben  malagcuole ,  chela vùtù  de- 
gli huoraini  riluca  fuor  che  oc  pericoli  :  i  quali  elTcndo  flati  in  quel  tempo  grandi;  perciò 

che 


,  oo  DELLA    FAMIGLIA 

che  appena  la  republica  era  vfcita  dalle  brighe  dd  Duca  di  MiIano,chc  riccndde  in  quelle  y^ 
di  Ladislao  Re  di  Napoli,  produflèro  huomini  di  (ingoiar  indiilrna  &:  valore  -,  &  !a  virtii 
che  negli  agi  iàrcbbc  m  loro  Aara  addorrnentata,  hebbc  campo  di  rideltarfi  &  di  farii  leu 
tire,  non  alrrimente  che  facciano  i  va(i,oue  fiano  iUn  ottimi  odorJ,quando  fon  rilcalda- 
ti  dal  Fuoco,  o  dalla  forza  del  iok  ;  perche  fopraliando  alla  rep.  vna  graue  guerra  da  quel 
Re,  il  quale  inlìgnorirod  di  Roma,  con  incredibile  ardore  aipir.ua  alFiinpeno  d'Italia,  fii 
l'anno  1 4 1 3  la  quinta  volta  nominato  il  Valori  de  X.  Non  veggo  quel,che  egli  (1  faccia 
poiinhnoair^^nno  142  1,  nel  quale  fu  la  terza  volta  tratto  Gori. di  giulhzia.  maelfen- 
do  l'anno  142 }  con  Nello  da  San  Gimignano  dottor  di  leggi  mandato  ambaiciadore  .1 
Duca  Filippo  di  Milano  percento ,  che  le  lue  genti  contra  i  capitoli  della  pace  erano  en- 
trate in  Furli,  &  non  effendo  egli  dal  Duca  (otto  titolo  di  venir  da  luogo  appellato  liato  „ 
;vmmc(ro  alla  iiia  prc(ènza,tornoflene  in  Firenze,&  farro  ragunare  àconlìglio  vn  gran  r  u 
iiitrodi  cittadini:Con  efficaciihme  parole, come  nel  18.  lib.apparilcie  ddk  mie  hiitone, 
perfuafè  loio.che  (i  douclle  romper  la  guerra  al  Duca.poi  che  egli  hor  con  vj  o  oc  hor  con 
altro  colore,  (eguitando  l'arti  del  padre,niuna  cofa  con  maggiore  iludio  procacciaua,che 
la  rouinade  Fiorentini  ;  nel  qual  anno  fu  la  Iella  volta  eletto  de  X.  Altre  cofè  ha  raccol- 
te di  lui  Luca  della  Robbia  già  detto,  à  cui  può  ricorrere  chiunque  di  fàper  quelle  colè  ha 
là  vaghezza .  hebbe  due  mogli, l'vna  lìgliuola  di  Bartolommco  degli  Alcflandri  detta  ifa- 
bella,  &:  l'altra  de  Macinghi .  Oltre  1  figliuoli  ma{chi,&  le  femmine  morte  in  età  fanciul 
lefca,  ne  manto  quattro,  l'vna  à  Pier  Guicciardini,  la  qual  lì  morì  elTendo  egli  viuo ,  l'al- 
tre gli  loprauiflèro  maritate  à  Mainardo  Caualcanti,  a  Giouanni  Giugni,  &  à  Gi.annozzo 
Pandoltìni  caualieie .  Fù,come  hoggidì  lì  può  per  cialcun  vedcre,{èppellito  in  Santa  Grò 
ce ,  nella  cui  (èpultura  è  polfa  la  lua  effigie  di  marmo  di  baffo  rilieuo  con  l'abito  &C  cap- 

fmccio  che  in  quel  tempo  s'vfàua  :  la  quale  ha  queik  parole,  le  quali  anchor  elle  oc  nella 
ingua  &  nel  compartimento  di  effe  dimolkano  ottimamente  la  fèm^licità  &  poca  dilù 
genza  di  que  tempi  in  così  fatta  materia , 

GRAVISSIMO  AC  PR VDENTISSIMO  CIVIPE 
R  OMNEAi  VITAM  IN  REIP.  NEGOTIIS  LAVDAB 
ILITER  VERSATO  SVMMISQ^  HONOR.  GRADI 
BVS  FRETO  BARTHOLOMEO  NICOLAI  TALDI  VAL 
ORIi>  OBllT  DIE  II  SETTEMBRIS   MCCCCXXVIL 


D 


KtccoU       Niccolo  Tvn  de  due  Tuoi  figliuoli  mafchi  fu  defìgnori  l'anno  142^-   Sopraggiunte  le 
(?»»/•  brighe  ciuili  per  conto  diColimo  de  Medici  &  di  Rinaldo  degli  Albizi  l'anno  I4?4, 

&eflendo  la  città  fra  quelli  due  capi  quali  partita;  trouafi  Niccolo  cffere  llatodelnu- 
rneio  di  coloro  ,  i  quali  tennero  con  la  republica,  da  cui  fùCohmo  tauorito.  Fu  due 
anni  dopo  tratto  Gonlaloniere  di  giuilizia,  fòtto  il  cui  reggimento  eflèndofì  i  Genouefì 
Icuati  dalla  lignoria  del  Duca  di  Milano,  fi  collcgarono  co  Fiorentini ,  i  quali  infìeme  co 
Venctiani  l'aiutaron  di  genti .  l'anno  feguente  fu  de  X .  Truouo  notato  nelle  memorie 
della  famiglia,  che  l'anno  1441  prefè  per  la  Rep.  il  poflèflb  del  Borgo  ,& che elettoui 
Commeflario  quiui  Ci  morì,  nò  hauendo  di  lui  lafciato  altro  che  vn  fìgliuol  naturale  chia 
Filippo  *  mato  Giouanni,  di  cui  non  rellaron  figliuoli ,  Il  fuo  fratello  Filippo,  come  fu  più  fortu- 
nato nella  (ucccfTionejhauendo  di  Picchina  Capponi  figliuola  di  Piero  generato  il  fecon- 
do Bartholommeo  &:  Francefco;cosìgli  fu  più  breue  la  vita,efrendofì  morto  rXI.giorno 
d'Agollo  dell'anno  >  45  8  di  pelle,  fènza  eflèri'i  potuto  molto  adoperare  in  fèruigio della 
rep.  Reiìarono  anco  di  lui  due  figliuole  femmine  AlefTandra  moglie  di  Carlo  Gondi  fi- 
gliuolo di  Saluelìro,  &  Fiammetta,  di  cui  Galeazzo  Saflètti  fu  marito ,  Ma  perche  Fran- 
ccfco  fuo  figliuolo  fu  cittadino  di  grande  autorità  mentre  vifl'e,  &  di  lui  non  recarono  fi 
giiuoli  mafchi,  ci  fpediremo  primieramente  di  lui,raccoghendo  quanto  più  breuementc 
(1  potrà  quel  che  di  lui  (1  e  potuto  trouare . 

Vi 


DE    VALORI.  101 

A 

Vi  FrMcepo  fUdttn  )>»lte  Confdknitre  dt^ufiiùd  ^  grén  ntté^nè  • 

EN  T  K  O*  Francesco  la  prima  volta  de  fignori  Tanno  1 47 1  poco  più  d*vn  anno  do^ 
pò  la  morte  di  Piero  de  Medici  il  vecchio  ;  onde  è  fi  può  dire ,  che  egli  fofle  lUto 
predo  elle  d'vna  età  medefima  con  Lorenzo  il  magnifico .  Il  <^uale  quando  l'anno 
1478  per  la  guerra  mofla  alia  Rep.da  Papa  Siilo,5c  dal  ile  Ferdinando  andò  a  trouare  il 
Re  3  NapolijFranctfco  rifcdeua  la  (èconda  volta  de  Signori .  Nel  cjual  tempo  à  Fioren- 
tini fu  occupata  Rencine  &:  la  Calìelhna .  Sei  anni  dopo  vici  Gonfalonier  di  giullizia  in 
tempi  non  meno  trauagliati  «  ardendo  tutta  Italia  di  guerre  per  l'armi  moflè  da  Venezia- 
ni  contra  il  Duca  di  Ferrara .  La  cui  difcià  hauean  prelo  infieme  co  Fiorentini  quafi  tutti 
^  gli  altri  potentati  d'Italia  •  Ma  eflcndo  ceffate  le  guerre,  &  Francclco  tratto  la  feconda 
volta  Gonf.  di  giulìizia  per  i  primi  due  mefi  dell'anno  1 485?,  conuenne  ammonire  il  paf 
fato  Gonfaloniere  Nero  Cambi  per  hauere  come  fi  diceua,  (ènza  confèntimento  efpreflb 
degli  Otto  di  pratica  ammonito  alcuni  cittadini,  ma  in  vero  per  hauere  ciò  fatto  lonza 
partecipazion  di  Lorenzo .  Il  che  mi  fa  credete  che  folle  in  cjucl  tempo  de  (ùoi  confiden- 
ti •  Sopragiunfè  di  poi  la  morte  d'Innocenzio ,  &:  douendo  la  città  mandar  ambafciadorì 
al  nuouoponrefice  Aleflàndro  VI.  fu  con  cinque  aieri  cittadini  de  primi,  fra  quali  fu  Pie- 
ro figliuol  à\  Lorenzo  già  morto  &giouanca!nor  di  XXI  anno,  mandaroui  il  VaIori;fi  co 
tìie  fu  in  molte  altre  ambafcierie  &  carichi  adoperato»  le  quali  colè  così  lpezialmcntc,per 
efler  le  fìie  fcritf  ure  ite  male,alla  nolìra  notitia  non  fon  perucnute  ',  Reggeua  lo  llato  co 
O  me  capo  &  principe  della  Rep.  il  già  detto  Piero,quando  Francefcoin  fui  partorir  la  guer 
ra  Franzclè  la  terza  volta  fu  tratto  Gonf.  di  g!uiiizia .  lì  quale  come  che  con  lieti  princi. 
pij  haucfle  preio  "X  magiftrato  :  percioche  l'orator  Franzeiè  mandato  per  confortar  i  prin 
cip»  Italiani  alla  rouina  di  Fcrdirando  Re  di  Napoli ,  non  riportaua  ne  dal  Pontefice ,  ne 
dai  Veneziani ,  ne  dai  Fiorentini  ilklTi  rifpolb  alcuna  di  profitto ,  fu  nondimeno  Ibpra- 
giunto  dalle  dolorofcfiouellc  della  mifèrabile  iVagc  fatta  in  Croazia  dall'arme  diBaia- 
zetie  principe  de  Turchi.  Dal  qual  male  benché  lì  /perafle  cauarne  vn  grande  vtile  ;  chei 
principi  chriiliani  à  danni  {opraiianti  degli  Infedeli  penlàndo  tralor  lìdoueflèro  vnirc 
contra  cotanta  potenza,non  (1  traile  però  altro  benefizio,eflendo  in  ogni  modo  non  mol 
to  dopo  calato  il  Re  di  Francia  in  lfalu;&  co  ni  uno  fìio  giouamentOj,anzi  co  grandilfimc 
D  Ipclè  &  pericoli  lòuuertito  quali  tutti  gli  rtati  più  principali  di  quella  prouincia .  perche 
à  Fiorentini  per  non  fauellar  delfaltrui  (ciagure  ne  auuenne  la  perdita  di  Pila;  la  quale 
hauendo  in  più  volte  in  diuerfi  carichi  occupar©  tutti  1  cittadini  di  maggior  autorità  fra 
gli  altri  efèrcitò  l'anno  1 45;  ^  {òtto  titolo  di  Commeflario  generale  in  compagnia  di  Pa- 
golantonio  Soderini,Francefco .  Il  quale  da  quell'vficio  tornato  fu  verlò  il  hn  di  quell'ari 
no  creato  de  X.  &  fopralhndo  tuttauia  la  guerra  Pilana  tratto  la  quarta  volta  per  i  primi 
due  mefi  dell'anno  14^7.  Gonfaloniere ,  trano  in  quel  tempo  per  conto  di  quella  guer- 
ra le  colè  della  Rep.  molto  trauagliatc,  perche  non  confidando  il  Valori  nel  Duca  di  Mi- 
lano &  negli  aiuti  de  Franzefi  poco  iperando,&  veggendo  come  i  Veneziani  in  tela  la  per 
dita  delle  colline  mandauan  7000  (cudi  à  Pilàni  per  lòldar  due  mila  fanti ,  operò  in  mo- 
E  do,  che  fi  vinlè  nel  configlio  grande  vna  prouilìone  di  2  00  mila  (cudi.perche  alle  colè  ne 
celTarie  proueder  i\  potelFe .  A  queftiprouedimenti  Icguirono  anchor  di  molti  altri .  Ma 
(òpratutto  fu  particolar  cura  del  Gonfaloniere  di  ftabilirle  colè  di  dentro.il  quale  confido 
rando  la  baie  dello  llato  popolare  in  ninna  colà  meglio  conferuarfi,  che  nel  configliojgra 
de;&  il  configlio  grande,il  qual  doueua  almeno  eflère  di  i  eoo  cittadini  netti  di  Ijiecchio, 
ageuolmente  poterfi  rilkignere  per  cagione  di  dettto  Ipecchio  &:  grauezze ,  prclè  queiU 
forma ,  che  il  numero  del  Configlio  per  hauerne  mille  di  fermo ,  doueflè  eflère  di  2  2  00 
netti  di  (pecchio:  il  qual  numero  ogni  quattro  mefi  fi  rairegnal!c,&:  non  trouando  il  con 
to,  alhora  &;  in  tal  calò  lì  pigliaflèr  tanti  giouani  netti  di  Ipecchio ,  che  eflendo  minori  di 
|o»  auanzaflfero  nondimeno  l'età  di  24  anni.  &  quando  colbr  non  baibflfciOf  alhora 

HI 


ict  DEJ.LA    FAMIGLIA 

vi  fi  arrogCiTe  di  quelli,  che  fofler  per  manco  rcgìllri  di  grauezze  allo  fpecchio  :  effcndofi  ^ 
veramente  accorto ,  cl^e  tra  intermi  oc  vepchj  &  allenti  deJii  città  &  occupati  in  faccen- 
de priuate  à  voler  mille  cittadini  nò  voleua  ellère  il  numero  dd  cóllglio  meno  di  2  2  oc. 
la  cjual  cola  llimata  molto  làluteuole  da  coloro,  à  quali  piaceua  li  gouerno  popolare,non 
paibò  però  lènza  mormorio  &  lènza  efler  molto  bialìmata  dalla  parte  contiaria,dannan- 
do  con  molte  ragioni  il  riempiere  ti  conligho  di  tanti  giouani  ;   ne  quali  non  eflèndo  ne 
cfperienza,  ne  coniglio ,  che  cofa  di  buono  poterli  di  ipro  Ipcrare  ì  Siamo  fi  come  d'vna 
fauola  peruenuti  aH'cpiralìjche  vuol  dir  raccreicj mento  degli  lcompigli,&  degli  iuuilup- 
pi,  &:  cue  Ila  il  nodo  di  tutto  l'errore .  percicche  non  d'altro  fonte ,  che  dal  delidero  di  te 
per  ampio  &c  aperto  il  più  che  folle  polhbi|,e  à  tutti  il  conligho  grande  nacque  la  touina 
di  Francelco;cirendo  da  quello  deliderjo  nato  così  il  fàuor  piellato  à  Fra  Girolamo  Sauo  „ 
narolaardennlìimo  conbrtatore  di  quello  ilaco  popolare,  come  l'odio  ^  l'inimicizia  di 
coloro,  i  quali  amauano  il  reggimento  &  gouerno  eli  pochi .  Era  Fran.ceico  ^  pe^  lènoo 
naturale,  &i  per  lunga  ifperienza  hauuta  nel  gouerno  della  Rep.  diuenuro  grande  cittadi 
ro  nella  lua  patria,d  cui  oltre  le  doti  dell'animo  aggiugneua  appreflo  il  vulgo,  il  quale  da 
tali  colè  fuol  dipendere,  riputazione  non  piccola  Itfler  di  bella  Itatura,  compreso,  &:  di- 
ritto della  perlona,&.  benché  homai  vecchio,non  gli  mancare  all'elfeguir  le  cofc  ne  vigo- 
re ne  ardimento. Ma  l'clTer  egli  molto  fautore  dei  Sauonarola,il  quale  &:  per  ilgridarc  i  vi 
21  &  per  fauorir  tropp  (icopertamente  l'vna  fazione,  fi  hauea  fatto  di  molti  nimici  con- 
iieniua  che  anchor  egli  haucfle  degli  cmoli  &  degli  auuerlàri,  à  quali  cotanta  autorità  & 
graridezza  non  piaceflè .   Per  la  qual  cofa  confiderando  coiloio,  che  Ce  di  fimih  Gpi'fdlo 
meri  fi  lalcialler  creare.del  tutto  verrebbono  à  poco  à  poco  elcluiì  dal  gouerno,cop  f  gni  ^ 
loro  opera  s'ingegnarono  hauerne  vno  dalla  lor  parte ,  &  toccando  il  ièguente  Gonfalo- 
neiaro  al  quartier  di  la  d'arno  ,  non  trouaron  lòggetto  migliore,  che  Bernardo  del  Nero 
huomo  da  paragonarlo  in  molte  colè  grandemente  al  Valori,  concorrendo  in  ini  6^  tTpe 
rienza,&  prudenza  &  età,  con  le  quali  parti  s'hauea  fra  cittadini  acquillato  autorità  &:  ri 
putazione  grandillìma .  Hauendo  dunque  il  Nero  prefo  il  Gonfalonerato,  accadde,',  hri 
a  capo  di  non  molti  mefi  per  mezzo  di  Lamberto  dell'Antella ,  emendo  già  il  Valori  nel 
magiilrato  de  X.  fu  palefato  ;  f  ome  nel  Gonfalcnerato  del  Nero  alcuni  cittadini  hauean 
procurato  la  reilituzione  di  Piero  de  Medici,  della  quale  hauea  il  Nero  hauuto  notizia;&: 
che  per  non  haueila  npt ificata,  rilèdendo  niaffiman^ente  egli  in  quel  tempo  nel  luprtmo  r-j 
magillrato,  &  per  ciò  hauendone  maggior  obligo.era  incorlo  ncjlc  pene  ddi'o^cb  mae- 
ila .  Ritrouati  1  più  colpeuoh  di  coiloro  efler  cinque,noh  fu  molta  conrela  in  condi^nnar 
Il  à  perder  la  vita  &c  i  beni;  n^a  hauendo  i  condannati  in  vigor  d'vna  legge  fatta  nel  prin- 
cipio della  riforma  della  Rep.  appellato  di  tal  fèntenza  al  gran  configlio,fur  ben  gpuiflì- 
me  &:  peritolole  diipute,  &  contraili  fra  cittadini  dei  gouerno;  lècotal  appello  fi  doueflè 
ammettere  ouer  no,  tra  quali  coloro,  che  più  fi  rilcaldarono,  che  elfo  anniietter  non  il  do 
uefle,  furono  gli  amici  dà  Sauonaroia,  S>c  fpezialmente  Francclco  Valori,non  perche  no 
conolccflèro,  che  G  facea  contro  vnaiegge ,  fopra  la  quale  come  fopra  làldilììma  ba|£era 
llato  llimato,  che  doueflè  efler  fondata  la  publiica  libeità,ma  perche  giudicauano,  che  in 
calò  tato  importante,&  in  caufa  da  per  fé  così  giulla  fi  doueflè  dilpéfar  alle  leggi.Onde  Ce 
gui  la  morte  non  (òlo  di  Bernardo  elei  Nero,  ma  di  quattro  altri  cittadini;  jlcfie grande- 
mente  innafpiì  gli  animi  della  contraria  fazione .  I  quali  non  andò  guari  di  tempo ,  che 
con  l'occafion  delie  contefe  nate  fra  legnaci  del  Sauonaroia  di  piouar  la  verità  della  lua 
dottrina  col  fuoco  &  alcuni  frati  di  San  Francelco  hebber  comodità  di  vendicarfi  non 
meno  del  Valori,  che  del  Frate .  percioche  parendo^  che  la  prona  foflc  rellata  dal  Sauona 
rola;  come  fé  la  fua  fòmma  autorità  &  fàpienza  foflè  iellata  beffata ,  gli  amici  &  i  feguaci 
de  parenti  de  morti  in  vna  certa  quillionc  molfa  su  quelli  ragionamenti  s'armarono  ;  & 
hauendo  gridato  à  San  Marco  col  fuoco ,  qpiui  impetuolàmente  s'addrizzarono  :  come 
Te  andaflèro  à  combatter  Pifà  più  tollo  che  vn  conuento  della  loro  citt^ .  Era  già  l'hot? 
del  vefpro,  &  per  quello  gran  numero  de  deuoti  del  Sauonaroia  fi  era  alia  chiela  raguna- 


DB    VALORI.  loj 

X  tu  :  i  quali  opponcndofi  all'impeto  popolare  (òliennero  infino  al/e  /ètte  hore  della  notte 
l'aflàlto  con  molta  virtù .  Ma  eflcrjdo  abbruciata  U  porta  delia  dmCa. ,  quella  del  martel 
lo,  &  dell'orto ,  &  non  rirnancndo  fperanza  alcuna  di  poteid  più  da  tanta  turba  difende- 
re, eflcndp  la  rabbia  della  plebe  fauorira  dall'autorità  di  chi  gouernaua ,  fi  conuenncro  fi- 
nalmente di  dar  loro  il  Sauonarola  inlìemc  con  Fra  Domenico  in  mano,  &  ciafcuno  lène 
andalTe  liberamente  a  lùa  ca(à  .  Eraiì  con  gli  altri  aflàliti  trouato  France(co  in  San  Mar- 
co; ai  quale  li  vidde  manifellamente,  che  harcbbono  i  parenti  de  morti  cercato  di  nuoce 
re,  {è  da  alcuni  fiioi  amici  non  folle  (cgretamentc  di  quiui  lungo  le  mura  alla  fiia  cala  lU- 
ro  condotto .  per  la  qual  cola  cercando  la  Signoria  di  iàIuailo,gIi  mandò  il  giorno  che  fé 
guì  apprt  fio  Benedetto  de  Nerli  con  buona  compagnia  per  menarlo  in  palazzo .  ma  egli 
ricufando  d'andar  ui,f  è  non  vede  uà  il  mazziere,  finalmiCntc  fra  due  di  loro  non  molto  do- 

^  pò  àquello  effetto  mandati  fi  partì  di  cafà  per  vbbidirc  à  Sig.  quando  giunto  che  fii  à  S. 
Brocolo ,  oue  molti  de  fùoi  auuerfàri  hauendo  mtefo  la  chiamata  della  Signoria  Ci  erano 
ragunati  con  l'arme ,  da  Vincenzio  Ridoifi  gii  fu  tirato  d'vn  colpo  di  roncola  in  capo  8c 
vccifò,alla  cui  morte  s'aggiunfè  il  fàcco  della  lùa  cafà,  &  quel  che  t rapafsò  il  termino  d'o- 
gni barbara  crudeltà ,  mentre  la  moglie  fi  fa  alle  fcnellre  per  dare  fpazio  di  cauar  di  cafà 
vna  fanciulla  da  marito,  fu  d'vn  verrettone  percoffa  in  vna  tempia,  &  fubito  cadde  mor- 
ta. Ne  quelk  cofè  reffrenarono  punto  la  plebe;  anzi  incrudelita  poi  che  non  trouò  più  da 
rubare,  diede  la  cafà  &  le  mura:  lequalì  non  np.ucano  colpa  veruna,  alle  fiamme.  On 
de  come  Arato  dille  dell'amicizia  del  Re,  potè  egii  ben  dire^quelli  fono  i  premi  dell'ami- 
cizia del  popolo.  A  me  piace  di  porre  in  quello  luogo  vn  ritratto  fatto  di  lui  da  vno  fcrit 

C  tor  molto  celebre ,  il  quale  in  vn  iuo  piccoliiTimo  quadernuccio  di  Tua  propria  mano  per 
metterlo  forfè  nell'hiùoria,  chedipoinonlèguì,  così  è  flato  trouato  fcritto.  Hebbc  ^ 
Francefco  Valori  qucflo  fine  indegno  della  vita  &:  bontà  fùa.  perche  veruno  cittadino  „ 
hebbe  mai  la  patria  fùa,  che  defiderallè  più  il  Dene  di  quella  cheìui ,  ne  che  ne  fufiè  tanto  „ 
&  con  meno  rifperto  difenfòre ,  Il  che  per  che  non  è  conofciuto  da  molti,  lo  fece  odiare  „ 
da  molti ,  donde  li  fùoi  nimici  particolari  prefbno  animo  d'ammazzarlo .  Et  dell'animo  ,» 
&  mente  fùa  buona  ne  fa  fede  lo  hauere  hauuto  fcmpre  il  gouerno.&d'effcr  morto  pone  » 
ro  di  modo ,  che  li  fuoi  nipoti  rifiutarono  la  fùa  hercdità .  Fanne  fede  non  eflèr  fùto  mai  „ 
cagione,  ne  principio  d'alcuna  innouazione,  ma  fermo  difenfòre  delli  flati  prefènti  della  „ 
città.  Ne  per  lui  mancò,  che  lo  ilato  de  Medici  non  flelfe,  il  qualedopolamortediLo-  „ 

p  renzo  diftfc  contro  à  detrattori  di  quello .  Ne  per  lui  flette,  che  lo  flato  libero  non  fi  fer  „ 
mafie ,  oc  tutte  quelle  ficurtà  Se  ordini ,  che  la  ha ,  Ci  polfono  nconofcere  dall'animo  oc  „ 
oilinazion  fùa .  Così  dice  il  Macchiauelli.  ilqualmollraaltroue.  Antonio  Giacomini 
da  lui  primieramente,  poi  che  conobbe  la  fua  virtù ,  effere  flato  moflrato  all'azion  publi 
che .  Ma  fé  i  teflimoni  de  Re  fon  buoni  à  far  fede  dell'altrui  valore,  i  quali  tetlimoni  fo- 
no bene  fpeflò  dall'eloquenza  de  Segretari ,  &  de  miniflri  à  ciò  propolli ,  accrefciuti  ;  io 
non  fono  per  pofporre  a  quelli  quel  d'vn  Filolbfo  ;  fi  come  fu  Marlilio  Ficino,  h  cui  dot 
trina  Ci  come  fu  a  quella  del  fuo  Platone  molto  fomigliante,  così  per  fàldo  &  fermo  giudi 
zio  di  tutti  non  hebbe  diflìmili  i  coflumi .  Egli  in  vna  epiflola  à  Niccolo  Valori  nipote 
di  efiò  Francefco  fcritta;  la  quale  altre  volte  anchor  addurremo,  della  fua  integrità  verfò 

£  la  patria  &  della  liberalità  verfo  di  lui  più  volte  vfata  parlando,così  dice .  Franafcm  inte- 
teapatruMS  y>efl(r  a^ue  meritta  de  TttfulLca.  \w  omnium  integemmus  cr  ma^no  tilt  'Bartholome9 
auofùo/imilù  in  omnibus  meis  mtorum  ^  perturbatiombits pio  nesfemper  officio  fouens,  tam  pridem 
nobti  hec  ociafccit .  Fu  la  moglie  di  Francefco  Goflanza  Canigiani,  la  quale  gli  partorì  fen 
za  mafchi  quattro  figliuole  femmine,delle  quali  Marietta  à  Francefco  Tornabuoni  la  pri 
ma  volta  &  à  Agnolo  Carducci  la  feconda ,  Loretta  a  Cado  Carnefècchi,  Dianora  à  Nic 
coiaio  degli  Aleffandri,  &  Caterina  à  Iacopo  Gherardi  fur  maritate .  La  fèpoltura  la  qual 
fi  vededi  marmo  in  San  Brocolo  con  bel  difègnogli  fu  fatta  di  ordine  del  fecondo  Fran- 
cefco fùo  ZIO,  le  cui  parole  fon  tali. 

D.AE. 


10^  DELIA    FAMIGLIA 

D.  AE  OSSA  FRANC.  V^ALORTI.  PHIL.  F.  A 

Q.OCCVBVIT    A  N.    S  A  L.   M.    I  I  D.    VI.    ID    AP. 
AE  T    L  I X.    M.    X.    D.    Vili    H.    AI. 

Vel  fecondo  'Bartetcmmeo  &  deìftcondo  Filif>po  fuc filinolo , 

B4rttUm-        o-v  ARTOLOMMEO  fratcl  di  Franct(co  fu  de  (Ignori  peri  primi  due  meH  dell'an 

^**  jj    ^'O  '  470  '"''^^  GonFalonerato  di  Bernardo  Saluian,  che  tu  quietillimo  nìagillraro;  Il 

come  egli  fu  di  natura  piaccuolillima  5c  quieta.  Onde  dai  hcino  potè  eiler  chiama 
fole  delizie  della  fua  patria.  Diletto(]i,&:  hebbe  guito  della  Platonica  Filoicha,ilche  cine 
}[  iicino,  viene  anthor  confermato  da  Niccolo  luo  tigliuolo  nella  vita ,  che  egli  Icride  di 
Loienzo  de  Medici .  Per  efler  morto  non  anchor  vecchio  in  pochi  altri  mngilhati  della  g 
Republica  fu  adoprato,(è  non  che  due  volte  fu  de  Capitani  di  Parte .  Hebbe  per  moglie 
Cciterina  de  Pazzi  fìglmoladi  Piero  nobihllìmo  caualier  Fiorentino  oc  vnodegli  aicolta- 
tori  inlitme  col  genero  del  FJcino,  matrimonio  tatto  per  opera  &  procaccio  di  Niccolo 
Capponi  figliuolo  di  Piero .  Della  cjual  moglie  hauendo  hauuro  molte  hgliuolt  femmi- 
ne, 4  ;d  età  da  manto  fi  condufleio,&  tutte  eo  ncbi'»  cittadini|della  (uà  patria  allogcìjlfa 
bella  a  Braccio  de  Medici ,  Gineura  à  Filippozzo  Gualrcrotti ,  Lucrezia  à  Piero  Taddei , 
^  CafTandra  à  Gherardo  Coifini.dei  due  hgliuoli  mafclii  hauédo  à  Filippo  da!  nome  del 
padre. &  à  Niccolo  da  quello  del  Zio  poito  nome  (1  mori  di  mal  di  pietra  il  quattordicefi 
riiO  g  orno  di  Gennaio  dell'anno  1 477 .  ma  felice  in  gran  parte  per  eflèr  opporrunamen 
te  ihto  tolto  alle  tragiche  fùcnture  dei  cognati  &  parenti  dal  lato  della  fua  donna,ebe  lui  ^ 
^pocofeguirono,  &:  pernonclferdai  lunghi  anni  (erbato  à  veder  la  morte  dell'iiìfclice 

fWim  fiateilp .  Filippo, il  cui  ramo  (ìamo  bora  per  (eguire  nacque  il  vertcfrr  e  giorno  di  Giu- 

gno dell'anno  i45(j,  ilqualemo(rodaglic(empidomelhci  non  (oloh  crine  il  pndrt  &:  il 
zio  fu  delle  buone  lettere  amatcre,ma  con  nobile  &  magniiìco  clempio  di  non  volgar  li- 
beralità fece  à  (uè  fpc(è  ibirpareindemecon  tutte  l'opere  di  Platone  tutti  i  libudi  tutti 
gli  altri  (cuttori  Platonici  dal  Ficino  tradotti;  cerne  nell'epillDla  di  (epraalligatadi  tllb 
J^jciroja  quale  fi  può  vedere  hoggidì  nella  libreria  di  San  Lorenzo  |X)ila  auàti  à  ccmmé 

sruu  tari  del  Pai  menide  di  Platone,  chiaramente  appanlcc.  Le  cui  paiole  (on  tali .   Vandtfrd 

ter  tUHi  7  huippw  rmtù  maior  Mr  profiéìo  magnatuViHi  may  e  paterno  d-JiipLtìam  fìatonuamprtje 
qmur,  noìtfoium  flatonió  ip[,mfcà 'flatomcornm  ^HOf,  ommum  librcs  mfìra  'xamdu  mterpritattone  £j 
latinos  mà^nif co Jufnp:uw lucerne tenelrvatf Hit ,  optime  oipnium  ha^cnut  de  accademia  men 
tus .  Fu  grande  &  intimo  amico  di  Lorenzo  il  magnifico,per  la  cui  opera  toKè  per  donna 
J'Aleliandra  figliuola  d'Aucrardo  Saluiari  pochi  meli  innanzi  che  il  padre  monile.  Et  egli 
fappiendo  AntcHiio  Giacouìini  Tebafducci  per  edere  flato  (empie  auuerfàrio  di  Lorenzo 
viutre  in  poca  grazia  di  lui,con  ogni  indulhia  5'ingegnò  di  renderglielo  amico,&:  così  te 
ce .  Succeduto  il  ca(ò  de  Pazzi  A  eflendo  Lorenzo  m  caia  ferito,qua(i  non  mai  gli  h  partì 
ÓA  lato;  oc  fubuona  cagione,che  il  (ùccero,il  quale  con  gli  altri  Saluiari,che  co  Pazzi  eoa 
tra  Lorenzo  congiuraiono,non  s'era  inre(ò,da  Lorenzo  benignamente  riceuuto  fuo  con- 
fìdentiflimo  amico  &  parente  poi  diucnide .  tfl^endo  dunque  Filippo  &:  per  le  (ùa  qualità 
&  per  l'ajniciziad»  Lorenzo  grandemente  nella  (ùa  patria  ilimato,  incominciado  n  entro  p 
nìetter(ì  nelle  cure  della  Rep.  (ù  l'anno  148  ?  in  vece  e  luogo  di  Lorenzo  creato  degli  vtì 
ciali  dello  fludio  di  Pi(à  &  di  Firenze  (Se  iui  à  due  anni  non  hauendo  anchorfìnito  i  trenta 
anni  della  (ùa  età  tratto  de  Qg,  à  punto  in  quel  magiihato,  che  (ùccedette  il  Gonf.del  (ao 
cei o .  F  u  poi  in  (ùl  principio  dell'anno  1487  eletto  degli  otto  di  prarica,&:  l'anno  *?  5  .ma 
dato  ainbalcladore  ad  Altflandro  V  I  in  su  le  doglianze  ^  minaccie  che  il  Papa  facea  co 
tfo  Virginio  Orlino  per  la  coinpera  da  lui  fatta  di  Ceruetri  &  dell'Anguillaia  (ènza  im- 
petrarne da  lui  come  da  (curano  (ignoreralTentimento .  Il  che  fu  vn  di  que  (èmi.onde  i 
mah  d  Italia  in  gran  parte  alhor  procedettero ,  Di  quindi  andò  amba(ciadore  à  Napoli , 
oue  elfetido  (cguira  la  morte  dei  vecchio  Ferdinando,  Alfonlb  cognominato  dall'haucre 
meno  va  occhio  il  Guercio  (ìio  figliuolo  à  quei  regno  era  (ucceduto .  Nel  qua!  canco  (1 

tiìod 


D  E     V  A  L  O  R  I.  loj 

A  morì  in  quella  Città  il  venticinquefirao  giorno  di  Nouembre  de/ranno  ^4 ,  poco  dopo 
che  Piero  de  Medici  per  hauer  dato  a  Franze(ì  ie  pjiì  importanti  fortezze  dd  Dcminio 
Fiorentino  ^  di  Firenze  folFe  Irato  cacciato .  Rcltarono  di  Filippo  due  figliuoli,  Caterina 
femmina  :  la  quale  a  Federigo  Strozzi  figliuolo  di  Lorenzo  fu  maritata,  oc  Bartolomeo 
mafchio,  di  cui  per  le  lue  fortune  diibntamente  lìam  per  parlare . 

S^el terzo  'Bartolomeo  &  de fìici ficee jjòri . 

RIMASE  Bartolomeo  alla  morte  del  padre  di  X  V 1 1  anni,  il  quale  Ci  come  de  gio- 
uani  auuiene,  che  fènza  padre  rimangono,  &  iòn  di  grande  animo  forniti,fuord  o 
gni  mifura  (ì  diede  allo  Ipcndcrc ,  vita  nobile  &  magnifica  menando .  Onde  fu  opinione 
di  molti)  che  non  contento  di  camminar  per  le  vie  ordinp.rie  de  fùoi  maggiori,  eflendo  to 
ito  che  ai  trcntifìmo  anno  peruenne,  creato  de  S4g.hauefl'e  per  altri  mezzi  cercato  d'aprir 
fi  la  llrada  à  maggior  grandezza.  Altri  llimano  il  defìderio  dì  nouità  eilere  in  lui  nato  per 
l'antica  aiTettione  &  congiuntionc,  che  la  cafa  fùa  hauea  hauuta  con  quella  de  Medici  ;  il 
cui  ritorno  alla  patria  ardenremcnte  defiderando  fi  foflc  con  Anton  Francefcode  gli  Al- 
biz2Ì&:  con  Pagolo  Vettori  l'anno  1412  congiurato  contra  Pier  Soderini.  &  cacciatelo 
della  Città .  Qualunque  à  ciò  cagion  fèl  mouellè,  quelì:i  tre  fòli  giouani  tollero  a  murar 
lo  fiato  di  Firenze  :  la  qaal  colà  come  che  alfvniuerlal  difpiacefle ,  molti  l'approuarono , 
&datut!:ifùacconknt)ra  .  Sa/fè  per  quello  il  Valori  apprellb  i  ritornati  Medici  in  gran 
de  riputazione;on(if  ciicnio  pnma  the  quell'anno  finiflè  il  Velcouo  Gurgenfè  venuto  in 

^  Firenze  per  palìàrne  alia  cone  di  Roma,  oue  come  ambafciadoie  &  fupremo  miniftrodi 
Celare  era  dal  Papa  caramente  afpetrato ,  fra  i  molti  honori  riceuuti  nella  città  dal  Cardi 
naie  de  Medici  Legato  del  [*apa ,  gli  fu  depurato  ambalciadore  per  ellcre  apprellb  di  lui  il 
Valori,  come  cittadino  principale,  &  atro  à  lòdisfare  interamente  all'alterigia  &  al  fallo 
di  quel  boriolìdìmo  prelato  ,  Fu  poco  dopo  il  Cardinal  de  Medici  promolfo  al  Pontefi- 
cato,  &  chiamato  Leon  X.  appreflò  il  quale  continuando  ì\  Valori  nel  lòlito  fauore  fu  la 
feconda  volta  creato  de  Signori  l'anno  s  y  2  i  .  Nel  quale  anno  il  Pontefice  di  quella  vita 
fi  partì ,  al  quale  dopo  hauer  Adriano  tenuto  il  Pontefìcato  prelfo  à  due  anni ,  lùccedette 
Clemente .  Ne  cui  principi]  vfcì  Bartolommeo  Gonf.di  Guilitia .  Fu  il  luo  magitlrato 
lietiflìmo  per  le  nouelle  arnuate  alla  Rep.della  partita  de  Franzefi  dal  Ducato  di  Milano. 

D  In  elio  morì  il  Cardinal  Soderini  antico  nimico  de  Medici  :  &:  Clemente  mandato  per  da 
re  llabilimento  alla  grandezza  della  lùa  cala  il  Cardinal  di  Cortona  per  rilèder  nel  palaz- 
zo de  Medici  al  gouerno  delia  città  s'apparecchiaua ,  come  già  fece  di  mandar  i  due  lùoi 
piccoli  nepoti  à  Firenze,  i  quali  à  cotanta  grandezza  haueano  à  fuccedere .  Et  conolciu- 
f  o  non  meno  la  fede ,  che  la  lùfficienza  di  Bartolommeo  nelle  colè  importanti  della  llia 
opera  &  induilria  grandemente  s'incominciò  à  lèruire .  Tal  che  lucceduto  il  lacco  di  Ro 
ma;  &  quindi  nata  di  nuouo  la  mutazion  dello  llato  di  Firenze,  hauendo  il  Papa  delibera 
to  con  1  aiuto  dell'Imp.  di  ricuperar  à  ogni  modo  quella  dignità  &:  preminenza,che  i  lùoi 
maggiori  Scegli  Hello  haueano  per  io  fpatio  di  tanti  anni  elèrcitato  nella  Rep.Fior.&  per 
quello  moflb  la  guerra  contra  della  città,  elellè  con  ampilTima  autorità  per  CommelTario 

E  apollolico  lòpra  tutto  i'eièrcito  Bartolommeo  Valori,  di  che  tutti  li  Storici  di  quc  tempi 
fan  piena  menzione.  Venute  le  colè  finalmente  ad  accordo,&  ellèndo  deliberato  lòpra  al 
cune  differenze  doucrafpettar  la  dichiarazione  diCelàre,Bartolommeo  Valori  Commcf 
fario  apollolico  (  dice  li  Guicciardini  •■  )  intelòfi  con  Malateila  intento  tutto  al  ritorno  a.  Uh.  io. 
di  IViugia,  conuocato  in  piazza  il  popolo  lècondo  la  conlìietudine  antica  della  città  à  tar 
parlamento,  cedendo  à  quello  i  Magillrati  &:  gli  altri  per  timorc.indullc  nuoua  forma  dì 
gouerno  (  &  lègue  )  dandoli  per  il  parlamento  autorità  à  X  II  cittadini,  che  aderiuano  à 
Medici  d  ordinare  à  modo  loro  il  gouerno  della  città,  che  lo  riduffero  à  quella  forma,chc 
(òleua  elTere  innanzi  à  l'anno  i  y  2  7,  il  che  lèguìdel  mefe  d'Agollo  dell'anno  1530.  Di 
quelli  1 2  capo  &  principe  lì  come  Gio.Càbi  &  il  Giouio  ''  riferifcono  fu  l'illelTo  Valori .       b.J».  ^f. 

M        /» 


IP<J  DELLAFA  MIGLIA 

in  auem  (dice  il  Giouio)  pontifex  omnem  drcuni  fuifummam  conmlerat .  Ho  io  vdito  da  vec  A 
fili ,  che  in  quel  tempo  viucuano ,  dire,  che  elh  non  h  Con  ricordati  nel  lungo  corib  della 
lorvitahauer  veduto  mai  cittadino  in  tanta  grandezza  collocato,  in  quanta  il  Valori 
doporaiicdio  liritrouò  m  Firenze,  menando  la  guardia,  &eflendoouunc]ueandauada 
grandillìme  fchicrc  di  cittadini  accompagnato  non  altrimente  che  (e  la  perlòna  del  Prin 
cipc  folle  llata .  Ne  è  dubbio  alcuno ,  che  ci  li  toflc  (èruito  in  nx)ke  cole  della  gratia  & 
potenza  che  hauea  apprelib  al  Pontefice  in  benefìcio  de  (Iioi  cittadini ,  haucndo  procu- 
rato a  chi  perdono,  &  àchi  diminuzione  di  pena .  tra  quali  di  conto  furono  Bartolom- 
uieo  Caualcanti ,  Salueiìro  Aldobrandinillato  vficiale  &  Cancelliere  alle  Riformagio- 
ni ,  li  quale  poi  trattenne  al  gouerno  della  Città  di  Faenza  (òttopoila  a  Rauenna,  èc  Mi- 
chelagnolo  Buonaruoti  :  dacui  in  légno  di  gratitudine  hebbein  dono  vn'Apollo,chc  ca  -  B 
uà  vna  freccia  dal  rurcalfo  Ihmata  cola  molto  beI{a,come  nella  vita  dei  Buonaruoti  l<:nt- 
fa  dal  Vafari  fi  vede .  In  tal  potenza  dunque  eflendo ,  in  tutti  quegli  arti ,  che  di  mano 
in  mano  fi  fecero  per  Itabilire  la  forma  del  principato  interuenne  egli  come  confioc^tifl 
iìmo  à  Clemente ,  &  come  attillìmo  &  fpetiale  miniilro  di  lui  in  cosi'  graui  &  impo.nn  - 
ti  faccende .  Fu  perciò  comprelo  nella  Balia  de  X II  huomini ,  che  li  fece  dalla  Signoria 
il  quarto  giorno  d'Aprile  dell'anno  i  ^  ?  2  con  tutta  quella  piena  &  fomma  autorità ,  che 
polfa  hauere  il  popolo  Fiorentino  di  poter  riformar  la  Città  in  quel  rriodo  5c  forma ,  che 
àlorpiaccfle  .    I quali  ha  le  molte  colè  da  loro  ordinate,  introduflèro  il  reggimento 
dei  Quarantotto ,  come  infino  à  prelènti  giorni  vediamo  durare,  hai  quali  in  tanto 
poco  numero  di  genti ,  quanto  era  &  cilato  mai  Icmpre  nella  famiglia  de  Valori ,  vr.o  Q 
fu  elfo  Baitele  mmeo,  &  l'altro  Fraiicefco  Tuo  cugino.  Et  nondimeno  fitruoua,  che 
tra  quello  mezzo  egli  di  fermo  era  tenuto  dal  Pontefice  al  gouerno  dcll'cfàrcato  di  Ra- 
uenna fotto  titolo  di  prefidente.  Succeduta  poi  la  morte  di  Clemente,  Sccflendo  ver- 
fb  il  fine  dell'anno  i  554  al  Pontcficato  peruenuto  Alefl'androFarnelè,  il  cui  nome  fu 
Pagolo  III ,  il  Duca  Aleflandro  hauendogli  eletto  vn'ambalceria  di  cinque  cittadini  de 
primi  della  Città,  Ira  cfli  pofe  Bartolommco.   Et  quando  l'anno  fcguentc  egli  andò  a 
Napoli  con  l'Imperator  Cado  V .  menò  (eco  il  Valori  :  il  quale  e  prerendendo  l'intera 
oflauanza  de  Capitoli  dell'accoido  fermi  da  lui ,  &  come  egli  dicea,tra{grediti,  òmolTo 
da  propria  ambizione ,  &  da  defiderio  di  co(è  nuoue,  come  da  molti  gli  fu  imputato,  e(- 
fèndofi  rillretto  in  parentado  con  Filippo  Strozzi .  il  qual  hauea  promeliò  di  dar  Madda   D 
Iena  vna  delle  lue  figliuole  per  moglie  à  Pagol  Antonio  figliuolo  di  lui;  egli  in  quella  pra- 
tica fidillollè  dail'aaìicizia ,  &  leruigio  del  Duca  &;  di  Napoli  (èco  partendofi  non  à  Fi- 
renze ,  ma  à  Roma  G  reliò .  La  qual  colà  poi  fu  d'ogni  Tuo  male  &  de  luoi  cagione,per- 
cicchc  auuenuto  in  Firenze  ne  primi  dì  dell'anno  i  5  5  7  il  fieto  &  fìaenturato  calò  del  Da 
ca  Ale(landro,il  quale  adelcato  da  vna  marauigliofa  &  dolciilima  domeùichezza  di  Lorc 
zo  de  Medici  fuo  parente  era  da  lui  ilaro  vcciiò,&  promollo  al  principato  Cofimo  de  Me 
dici  giouanetto  allhora  di  i  7  anni;i  fuorulciri  periùad  da  caldiiìimi  conforti  di  Barto/o- 
rneo  à  pigliar  l'arme  contre  il  nouello  e  giouanetto  Principe  (1  dilpolèro.'la  cui  felicità,co 
me  quelli  nella  perlona  del  quale  &  de  luoi  (ucceflori  s'hauca  per  voler  di  Dio  del  tutto  à 
fcrmarc,e  polare  il  (uturo  pnncic)paro,c(lendo  (upcriore  airarme.alla  prudenza,&  all'ini  £ 
peto  degli  auuerlàri  lutale, che  vinto  con  incrcdibildreficzzaà  Monremurlo  i  nemici;  il    ^ 
Valori  fra  gli  altri  fu  con  due  (ùoi  figliuolida  Ale!.  ViteKi  il  primo  giorno  dell'ano  «  5"^  7. 
fatto  prigione.  Al  cpale  &  al  figliuolo  di  lui  Filippo  fu  non  molto  dopo  per  vigor  della  Icg 
gè  dell'ofìefa  maeltà  tolta  la  vita .   Dicefi  che  Filippo  allhor  giouane  iroito,  quando  a 
morir  era  menato  ,  quelle  parole  hauellc  detto .  Gli  altri  figliuoli  capitar  male  per  non 
vbbidireà  padri  ,   ma  egli  per  molto  vbbidirgli  eflèrfi  à  quella  milèria  condotto.  Di 
che  polliamo  efière  ammacitrati,  che  non  in  tutte  le  cole  àgli  amici,  a  parenti,  &a 
padri  vbbidire  ii  debba,    percioche  douendo  edere  i comandamenti  de  Principi  co- 
me minill:ri  di  Dio  (upcriori  à  comandamenti  paterni;  fi  come  à  Principi  quando 
colà  chiaramente  contraria  3I  ièruigio  di  Dio  ci  comandano,  vbbidire  non  dob--; 

biamo 


B 


D  E     V  A  L  O  R  I.  107 

biamo,cosi  dee  eflTere  inferiore  ogni  paterno  comandamento  a  <][ueIIo  del  principe, quan- 
do in  cofà ,  ctie  fia  centra  1  fuoi  precetti ,  h  diilende .  Hebbe  Bartolommeo  per  moglie 
Dianoia  Soderini  figliuola  di  Pagolantonio,di  cui  hebbe  il  già  detto  Filippo  morto  infic 
me  con  lui,e  Pago!  Antonio  dal  nome  dell'auclo  matcrnonl  quale  tenuto  qualche  tempo 
prigione,  fùpoiriceuutoingratiadal  DucaCohmodi  tutti  1  piegiudinj  del  padre  libe- 
randolo .  Et  Ipofàta l'anno  1  ^4^?  Golbnzade  Medici  figliuola  di  Iacopo  kuomo  confi- 
dente &  cariflimo  al  Duca,  hebbe  di  quelto  matrimonio  due  figliuoli  Francefco,  &c  Pagol 
Antonio,  dequahcome  che  Fiaceiialle  lettere  datoli,  del  préder  moglie  à  Pagol  Antonio  '^a""^"'- 
hauefTe  la/ciato  la  cura,  ikano  &  fiero  accidente  fu  cagione  di  mutar  quello  penfìero,  el-  w*. 
fèndo  Pagol  Antonio  nel  fìoredegli  anni  Tuoi  di  notte  tempo  da  cui  nmnaguardia  fi  pren 
deua  flato  vccifo  .  Racconterò  cola  forfè  incredibile  ad  alcuno .  ma  vera  degli  affètti  de 
popoli  verfo  alcune  perfònc,  oc  da  me  co  propri  occhi  non  fènza  grande  merauiglia  ve- 
duta .  li  quale  per  ventura  pafTando  vn  di  dalla  cafà,  oue  l'infelice giouane  per  le  riceuu- 
te  ferite  à  letto  fi  ritrouaua ,  viddi  per  la  fhada  vn  gran  concorfò  di  popolo,quaIi  à  fèder 
poflifi  fu  per  i  moricciuoli,  &  quali  in  giro  ritti  l'vn  con  l'altro  parlando  quali  tutti  d'vn 
infòlita  &  profonda  tiiflitia  ripieni .  Et  domandato  perche  quiuì  colloro  lleflèro,  &  inte 
fané  la  cagione,  &  vdito  di  più,  che  non  folo  di  giorno,  ma  di  gran  pezzo  di  notte  il  me- 
defìmo  fi  faceua  ancor  da  perfòne  nobili,  &  che  molti  alla  Nuntiata  à  pregare  per  la  fùa  fa 
Iute  n'andauano,grandemente  mene  marauigliai .  onde  ho  fèmpre  poi  detto,hauuto  pe- 
rò quello  riguardo  alla  qualità  di  ciafcuno ,  che  fi  conuiene ,  che  due  altri  efèmpi  à  quello 
fimili  ho  in  tutto  lo  fpatio  della  mia  vita  in  cotal  materia  veduti  degni  di  grandiflima  co 
fideratione .  L'vno  quando  Ferrante  Sanfèuerino  Principe  di  Salerno  dall'Imp.  Carlo  V 
à  Napoli  ritornò;  &  l'altro,  quando  fotto  il  Ponteficato  di  Giulio  1 1 1  Piero  Strozzi  a  Ro 
ma  ne  venne .  à  veder  i  quali  fu  fi  grande  il  concorfò  del  popolo,  che  mi  ricordo  al  primo 
cffere  fiata  fatta  gran  calca  dalle  genti  per  vederlo  in  camera  in  letto,oue  fianco  del  cam- 
mino era  poflo  à  ripofàrfi,  &  all'altro  fìnontato  in  banchi  in  cafà  il  fratello  hauer  il  popo- 
lo poco  men  che  poflo  i'aflèdio,  afpettando  per  vederlo  che  vfciffe  di  cafa .  Ma  fé  la  gran 
dezza  &  autorità  di  tali  huomini  non  ci  ha  à  sbigottire  à  dir  quel  che  io  fènto,confidera- 
to  quanto  minor  era  la  cagione  di  ciò  fare  in  vn  giouane  benché  nobile,  &  di  amabil  con 
ditione  non  per  ricchezze ,  ne  per  altra  fingolar  fortuna  chiaro ,  ardifco  con  vetità  dire 
molto  più  degli  altri  due  già  raccontati  quello  di  quello  mifèro  giouane  eflère  d'ammira 
tion  degno .  Toltadunque  lafperanza  della  procreatione  per  la  morte  di  Pagol  Antonio, 
Francefco  tolfè  per  moglie  Lucrezia  Zanchini  Calliglionchi  figliuola  di  Gio.Batilla,hog 
gi  Tefbriere  della  Marca ,  &i  hanne  fino  à  quefVhora  vna  bambina  femmina  hauuto . 

7^elterz£  ISliccoh  d^  defuoif'4ccejfor\ , 

NICCOLO  figliuolo  del  fecondo  Bartolommeo  nacque  a  XX.  di  Gennaio  del- 
l'anno 146*4.  il  quale  tollo  che  all'età  legittima  d'elTer  ammeflò  à  gli  vlici  della 
città  peruenne,  fu  due  volte  creato  degli  Otto,  &  in  que  principij  mandato  amba 
fciadore  al  Duca  Valentino .  à  cui  ad  vn  certo  propofito  diflè,  clie  gli  era  llato  promefTo 
quel  che  non  gli  farebbe  ofièruato .  perche  il  popolo  Fiorentino  non  fi  lafciaua  toccare 
nella  dignità  fùa.  Andò  l'anno  i  yo  i  di  Settembre  Commeffario  Generale  à  Pifloia  con 
mille  fanti ,  &  con  2  00.  caualli  per  acquetar  i  rumori  con  vccifion  di  molti  feguiti  tra  la 
fattion  Cancelliera  &  Panciatica .  Fu  poi  de  Signori  l'anno  1  5-02  in  quella  famofà  Si- 
gnoria ,  nella  quale  fu  creato  Gonf.  à  vita  Pier  Soderini;  per  far  vn  paralello  di  oppofìtio 
ne  col  zio,  che  doue  egli  à  metterlo ,  il  nipote  fi  folfe  trouato  à  cacciarlo  .  Stimo  per  ciò 
che  egli  fi  fofle  mantenuto  fèmpre  amico  di  quello  flato ,  dal  quale  fu  molto  adoperato , 
onde  fu  il  Nouembre  fèguente  creato  degli  vficiali  difludio.  L'anno  1 5-05  d'Ottobre 
fu  mandato  ambafciadorefòlo  al  Re  Chrillianiflimo,onde  io  ho  veduto  due  lettere  ferie 
tegli  poi  da  Pier  Soderini,  l' vna  lòtto  i  quattro  di  Luglio  &  l'altra  de  due  di  Ottobre  del- 

M     2         l'anno 


!cS  DELLAFA  MIGLIA 

l'anno  fègiiente.  Nelle aua'i  edcilccolccheaccadcuano  intorno b guerra Pifàna, Sedi  A 
quelche  volea  che  egli  opcralK;  col  Re,pieriamente  l'intoima  :  Le  quali  da  Baccio  Valori 
Hio  nipote  ibn  coalcruate  .11  Re  hiueadoi  tatto  Tao  ciairjberlano  oc  conigliere  &  dona- 
togli l'ai  me  con  alni  priuilegi,  non  hauendo  voluto  accettare  d'cllcrc  caualiere,  gii  donò 
vna  collana  di  5  co  feudi .  Di  quello  carico  ritornato  fu  verio  il  iìn  dcHanno  i  50 ^  crea 
ro  de  X.  dilla  guerra .  I quali  3 n  quel  tempo  1  Dieci  di  libertà  &  pace  veniuan  chiamati . 
L'anno  che  à  quello  lègui ,  fu  la  kconda  volta  tratto  de  Sig.  &c  nell'altro  anno  mandato 
ambafciadore  al  B.c  Cattolico  à  Nnpoli .  Parr;llì  il  Re  di  Napoli  à  quattro  di  G''Jgno,  011 
de  il  vede ,  che  il  Valori  rornaro  m  ì  irtnze  e  in  quell'anno  medclìmo  creato  Coir.meffa- 
rio  Generale  in  Remagna .  onde  ne  reco  la  protezione  di  quella  prouincia  per  molte  pa- 
ci &  rregL-.e  per  lua  indullna  e:  aurontà  Icguite  tra  le  fiutioni,  &;  la  Signoria  gli  fece  libc-  B 
ro  dono  di  iVionteuecchio  tenitoro  laighilLmc  à  confini  di  Santo  Lilero  in  licoir.pcnlà 
d'ellerd egregiamente  portato.  Hebbe  l'anno  1  5-05) . ad  efercitar  la  Podellcria  di  Piato 
con  titolo  di  C(»irimcflario  <5c  quindi  rornandoitnc  tu  creatcde  i  X .  della  milizia  Fioren- 
tina .  L'anno  X  IL  fu  tratto  la  terza  volta  de  Signori  :  quando  cffendo  iui  à  pochiflimi 
meli  ieguita  la  cacciata  dei  Soderini,  &  Ja  lertituzione  de  Medici ,  venne  a  luce  vna  con- 
giura di  Agoilino  Capponi,  &  di  Pietro  Pdgolo  Bolcoli  ;  per  cagion  della  quale  cfl'endo 
ò  gli  autori  di  ella  mozzo  il  c.ipo  ;^Niccc!o  con  alcuni  altri  come  intinti  inquella,ma  me*> 
nocoipeuoli  ne  Kirono  coronati .  Del  quale  accidente  fece  anco  il  Giouio  iiìcnzione. 
Non  paruc  che  per  quello  ci  perdellè  la  grazia  del  Pontefice,  veggendofi  l'anno  i  5- 1 8  cf^ 
ièr  Commefi.ino  :id  Arezzo.  Succeduta  nondimeno  l'anno  15"  21  la  morte  di  Lione,  q 
coloro  I  quali  haucano  in  mano  il  gouerno ,  temendo  che  per  la  morte  del  Papa  qualche 
Icandalo  non  lèguu'lè  nella  città  fi  vollero  ailicurare  di  X  V  cittadini ,  i  quali  mandati  a 
chiamar  a  palazzo,  in  honella  prigione  fur  ritenuti .  Ma  non  che  il  Caiuin?le  de  Medi- 
ci CjUtrta  ior  prouilione  apprcualìe,  anzifidolicinpalelèdiloro,  dicendo  che  egli  r.oa 
jntendeua  in  conto  alcuno  di  voler  elfer  compreio  ncìk  loro  pi'.fiìoni,  oc  per  quelto  fé  lìi 
bito  i  lòltenuti  liberare .  Onde  efiì  mandarono  la  mattina ,  che  il  Cardinale  caualcaua 
per  Rom.a  Toh  inalo  Tonr-ghi  &:  Niccolo  Valori  ammcnduedi  quel  numero  per  ringra 
ziarlo  dcH'amoreuoli  dimclh-ationi  \fAte  vcrfò  di  loro ,  Non  truouo  dopo  quella  altra 
azione  di  Nicccloj  (è  non  che  certa  cofà  è ,  fatto  lui  prigione  nel  lacco  di  Roma  l'anno 
2  7,  non  molto  dopo  in  qi;eli'anr:o  medcliiTo  efìèrfì  morto  in  Roma .  Fri  Niccolo  terni  D 
to  m.olto  eloquente,  ci  che  pcò  anco  dar  (àggio  la  vita,  che  egli  Icriflè  di  Lorenzo  il  ma- 
gnifico, benché  noiì  j'hauclie  à  quella  pcrfezion  condotta  che  egli  defideraua  .  Flebbe 
per  mogbe  Gineura  figliuola  di  Giouanni  Lanfredini ,  di  cui  lènza  i  figliuoli  malchi  polli 
nell'albero  hcbbe  due  f-emmine  Caterina  moglie  di  Giouan  Batilla  Pitti ,  &  Lucrezia  ma 
ritata  a  Donato  Tcrnabuoni  lìcggi  X  L II X  &  llimato  cittadino  Veritiere  &  di  buonif^ 
fima  mente.  De  male  hi  trfendoiìGio.  Batilla  morto  anchor  giouanetto  àRoma,  gli 
fece  li  padre  in  San  Salucltio  vna  lepolrura  con  quelle  parole . 

IO  ANNI  BATISTAE  VALORIO 

FLORENTINO  FILIO  DVLCISSIMO  ATQ3^E 

EGREGIAE  INDOLIS  ADOLESCENTI  NIC.  PATER  PIVS  AC  I 

MOEREN3  POSVIT  CONTRAVOTVM  VIXIT  A  N. 

XVI    MENSE   VNO    OBIIT   DIE 

IX   MAH  MDXXII. 

FRANCESCO  primogenito  di  Niccolo  entrato  per  la  via  de  Tuoi  maggiori  a  gli 
vfici  della  Repub.  fu  tntto  l'anno  15- 2  5)  peri  meh  di  Marzo  &  d'Aprile  de  Signo- 
ri ;  quando  Niccolo  Capponi  per  lo  folpetto  di  lui  prelb  di  non  pender  dalia  parte 
del  Pontchce  fu  priuaro  del  magiilrato .  L'anno  (cgucnte  fi  come  apparifce  per  vna  let- 
tera del  Marchefe  del  Vailo  a  lui  Icritra  era  Commcllàrio  del  Papa  nel  tempo  delia  guer^ 
ra  di  Firenze  ;  Se  neirakio  anno  fu  mandato  inficine  eoa  Palla  Rucellai  ambafciadorc  al- 
l'Impera- 


D  E     V  A  L  O  R  I.  ,0^ 

A  lìmperadorc.  Fermate  le  cofe  benidìmo  in  fauore  de  Medici,  &  introdotta  la  nuoua 
forma  del  goueruo  fu  come  ùdiflè  di /òpra  creato  l'anno  1552  dei  primi  Quarantotto 
infieme  con  Bartolommeo  Tuo  cugino, Veggolo  poi  Commeirario  a  Pillola  l'anno  1  e  54. 
Ma  fuccedute  di  nuouo  le  turbazioni  di  Firenze  perla  morte  del  Duca  AleiTandro,  oc  ha- 
uendo  egli  veduto  i  fini  de  fuoi  congiunci ,  il  ritiro  à  Roma,  &  cjuiui  menò  il  rimanente 
della  lùa  vita .  Oue  eflendo  in  grazia  di  Paolo  III.  hebbe  in  dmerfì  tempi  i  goucrm  di 
Narni,  &  di  Terni ,  di  Fano,  d'Urmeto  che  n'appariicie  il  breue  dei  Papa  (pedito  lòtto i 
5>  di  Giugno  dell'anno  i  541 .  &  di  Rimino  che  n'èil  breue  Ipedito  lòtto  1  4  d'Ottobre 
dell'anno  44 .  Mortofì  finalmente  l'anno  5  y.  in  Roma,  tu  quiui  fotterrato  nella  Miner 
uà  non  hauendo  di  Maria  Pucci  figliuola  di  Ruberto  che  fiì  poi  creato  Cardinale  (uà  dò 

g  na  hauu to  altro  che  vn  figli  uol  mafchio  detto  Lorenzo ,  il  cjual  fi  morì  giouane .  ma  la  le 
poltura  gli  fu  fatta  dalla  feconda  moglie  Albiera  degli  Aleflandri ,  le  cui  parole  fon  tali , 

D.O.  M,  FRANCISCO  VALORIO 

PATRITIO    FLORENTINO  Q  VI   VIXIT 

ANK  LXIII.  OBIIT  THKTIO  NO.  AVGVSTI  MDLV 

ALBER  I  A   AL  EXANDRI  A  CONI  VGI 

AMANTISS.  NON  SINE  MVLTIS 

LACHRIMIS  POS. 

Da  quella  balia  che  fu  data  l'anno  i  ^  3  o.  la  prima  Signoria  che  fi  creò  fu  del  mele  di 
Settembre  &  d'OttQbre,onde  vfcì  Gonfaloniere  Giouanni  Corfi .  In  quella  fu  de  Signo 

C  ri  Filippo  frarel  di  Francelco  il  quale  innanzi  à  quello  vficio  eradaX.lhto  mandato  a 
Ferrara  ii  per  confermar  quel  Duca  nella  lega ,  come  per  trattar  la  condotta  di  Don  Er- 
cole Tuo  figliuolo .  Hebbe  poi  in  quello  fpatio ,  che  corfe  infino  all'anno  15-57.  diuerlì 
vfici ,  come  tii  l'elTer  de  gli  vficiali  di  grazie  à  rimetter  banditi  &  confinati ,  de  Capitani 
di  Parte ,  Vficiale  di  Monte ,  primo  Proueditor  di  mare  in  Pifa  in  luogo  de  4.  Conigli  di 
mare  doue  conolciuta  poi  l'importanza  della  cofa  lène  tornarono  a  mandar  due  come  in 
fin  hoggi  li  coftuma .  Et  Capitano  di  Callrocaro  &  di  Romagna .  Ma  lòpragiunrodalla 
maluagità  della  laa  fortuna,  hauendo  di  poco  paflTato  l'età  di  40.  anni  hebbe  morte  fimi- 
gliantc  con  Bartolommeo  Tuo  cugino ,  &  con  Filippo  figliuolo  di  lui  fuo  nipote ,  hauen- 
do di  Baccia  Antinori  figliuola  di  Raftaello  lalciato  tre  figliuoli  mafchi  &  due  femmine . 

j)  Delle  quali  la  Maria  di  iNiccolo  Ginori,  &  h  Cammilla  di  Gio.  Antonio  degli  Aleifandri 
fur  donne .  Dei  figliuoli  malchi  Giouan  Batilh  viue  hoggi  Propollo  di  Poppi .  Et  tat- 
to per  via  di  moto  proprio  Protonotario  Appolblico  lotto  ilèxtoCal,  Martij  i  ^j^ 
Niccolo  rendutofiCaualiereGierofolimitano  l'anno  i  55<JfuneI($'^.  da  Vrcolai  Bafcià 
fatto  prigione  fulle  galee  della  Religione ,  delle  quali  era  proueditore,  onde  ricattato  con 
(òmma  non  piccola  di  moneta  fu  alcuni  anni  dopo  morto  in  Palermo .  Baccio  l'vltimo 
de  figliuoli  è  Caualierc  di  Santo  Stefano ,  Dottor  di  Legge  &  del  numero  de  X  L 1 1  X.  & 
non  folo  delli  Ikdi  chiamati  humani  ma  della  filolòfia  &c  delle  lettere  Greche  molto  in- 
tendente .  Onde  nelle  lue  belle  &  dotte  opere  ha  di  lui  fatto  più  volte  3  diuerlì  propos- 
ti il  dotri0nvio  Pier  Vettoii  menzione  fi  come  Piero  Angelio  da  Barga  gli  indrizzò  la  lua 

£  bellilTima  egloga  Glicc&lècoaltroue  dottamente  difcorre  d'vn  graueerror  prefodaCi 
cerone  ncH'duiogo  dell'amicizia  ,  &  Fra  Paolo  del  RolTo  de  fiderà ,  che  egli  come  buon 
Filofofo  veggi  &  noti  il  lùo  comento  fopra  la  canzone  di  Guido  Caualcanti .  Benedet- 
to Varchi  acuì  la  belliflìma  lingua  Tofcana  ha  obligonon  piccolo  per  efiere  Ibtodei 
primi  più  diligenti  &ollinati  dimcfiratori  delle  fue  bellezze  gli  intitolò  la  vita  di  Fran- 
cefco  Diacceto  il  Filofofo .  Ma  la  modellia ,  la  quale  in  lui  iìngolarmente  rifplende  con  • 
giunta  ad  vna  incomparabil  dolcezza  di  collumi  molto  più  che  altri  non  potrebbe  da  le 
dmifarc,  il  tendono  caro  &  beniuolo  à  cialcuno .  Rellato  vcdouo  di  Portia  Mazzmghi , 
della  quale  gli  leilò  vna  fanciulla  femmina  detta  Maria ,  paflàto  alle  feconde  nozze  tolic 
per  moglie  Virginia  Ardinghelli  figliuola  di  Piero  Caualiere  dell'ordine  di  Portugallo  • 

M     j 


Filini» 


1 1 


DELLA  PAM.  DEGLI  ARRIGHI. 


^    quafi  cof  ^  fatale  in  tutta  Italia ,  che  le  memorie  publiclie  &  con .  A 
tinuAte  di  pocho  varchino  lo  Tpatio  di  :;  oc  anni .  In  Napoli  cer- 
ta cola  è,  &  àme  è  interamente  manifello  innanzi  a  Carlo  Primo 
il  quale  occupò  quel  Regno  l'anno  i  2(j6'.pochiilimeco{è,&quel 
le  in  pezzi  tutte  &:  maliflimamentc  condotte  trouard  dell'lmpe- 
rator  Federigo,  ne  guari  andrà,  che  non  ne  rimarrà  pur  carta,così 
(ono  iìeramenre  gua^k  ,  &c  con  pocha  cura ,  &:  diligenza  tenute . 
In  Roma  il  diiigentillìmo  Pannuinio  ci  molbò,  che  il  medciimo 
fuflè  auuenuto ;  poi  che  innaiizi  à  teiiipi  d' Vrbano  1 1 1 1 .  il  quale  chiamò  Carlo  allac- 
quirto  del  regno  contro  Manfredi  con  taticha  rinuenne  i  nomi,  non  che  i  cognomi  ò  l'ar 
mi  de  i  Cardinali,  che  in  quel  tempo  fiorirono .   Porrebbe  alcuno  fjxrare  che  in  Venetia  B 
per  eflèrfl  cosi  lungo  tempo  manrenura  iibep  fufll-  molta  chiarezza,  &  certezza  delle  co- 
(e  antiche,  nondimeno  quello  non  molerò  già  il  Sabellico  nella  Tua  lloria,(e  per  colpa  Tua 
non  auuenne,  lecuinotirieauanti  à  Lorenzo  Tiepolo,  che  fu  Doge  nel  1268  lon  molte 
olcure .  Ne  Firenze  ha  hauuto  maggior  ventura  di  quelle  Città,che  habbiam  nominato 
eflèndo  le  cofè  auanti  à  Priori,  il  cui  oiHcio  incominciò  l'anno  1282  anchor  elle  di  mol- 
te olcurità  circondate  .  Vanno  nondimeno  attorno  alcuni  libri  Icritti  à  mano  oltre  le  pu 
bliche  memorie  mandate  alle  ft.impc,  le  quali  notando  le  cole,che  à  tempi  innanzi  à  que- 
lli goncrnauano  la  Città  (òtto  nome  di  Antiani ,  &  già  prima  de  Confòli  v'annouerano 
gli  Arrighi .  Quello  e  manitelìio ,  che  Giouanni  Villani  parlando  del  Caftello  di  Frodu 
gijano  disfatto,  &:  rouinato  da  Fiorentini  moAra,  che  quello  auuenne  l'anno  1 1^8.  el    e 
iendoConlolo  della  Città  di  Firenze  Conte  Arrighi,  &  compagni -^  .  Sebene  ilMale- 
fpini  per  altro  nome  chi^.mandolo  non  cilafciafar  fòpra  ciò  quell'intero  fondamento 
che  conuerrtbbe .   Ma  comunque  qutfta  cola  lì  llia  fra  le  nobili ,  &  antiche  famiglie  di 
popolo  (1  conoicie ,  eflere  quella  degli  Arrighi  per  venir  primieramente  nominato  nel  fe- 
condo anno  del  Priorato.chc  fu  l'anno  1285  .Lapo  d'Arngho  per  Io  (èlio  di  Duomo .  tre 
Tuoi  figliuoli  tutti  goderono  la  mede(jmadcgnitn,Lippoc  Riccho  vna  volta  per  vnocioè 
J'anno  1  288,  &c  1  ^co.ma  Arrigho  cosi  chiamato  dal  nomcdell'auolo  trejl'anno  i  2^0. 
<)  5 .  &  5;  5- .   V(cirono  d'Arngho  due  figliuoli  Iacopo,  &  Feo ,  de  quali  Feo  fu  anchor  egli 
nel  iTiedciìmo  magillrato  l'anno  »  3 1 5"  •  Iacopo  htbbe  moglie  il  cui  nome  fu  Francefcha 
&  per  quel,  che  10  veggo  ne  gcneròqu;|ttro  figliuoli  due  malchi,&  due  feminejl'vnachia  D 
mata  Lilàbctta  fu  Monachain  Napoli  nel  Monallero  di  Santa  Maria  della  Reina»  &  hog 
gì  di  Santa  Maria  Donna  Reina  vien  nominato.  &  l'altra  detta  Gollanza  fìimogliedi 
Michele  figliuolo  di  Forelè  da  Rabatta  quegli ,  il  quale  fu  (ècondo  il  Boccaccio  tcltimo- 
nio  dì  tanto  lèntimento  nelle  leggi ,  che  da  molti  valenti  huomini  vn'armario  di  ragion 
caule  fu  reputafo,&  iellata  in  procelFo  di  tempo  vedoua  di  Michele  à  Manno  degli  Albi 
zi  figliuolo  di  Pagno  (1  rimarito  . 

Vi  J>ì(att(o  ti  Conf.  &  de  fuùi  fuccefjon . 

DE  mafchi  Matreo,iI  cui  ramo  per  hora  fcguircmo.che  poi  fi  parlerà  di  Franceftho  £ 
fu  huomo  molto  ll;n-.;ìto  nella  RcpublKa,egli  fu  l'anno  1 5  73  de  Signori  la  prima 
volta  nel  Gonfaloneraro  di  Filippo  Ballati,  l'anno  7  8.  cllendo  creato  Pontefice 
Vi  bano  VI.  fu  egli  in  vna  ncbiiiilima  ambakeria  d'otto  cittadini  de  più  chiari  man- 
dato àprclbicvbbidicnza  al  Pontefice.  L'anno  87  fu  de  X.  della  guerra,  nel  quale  am- 
pidimompgillrato  fùfiirjlmenre,  il  che  mi  da  non  piccolo  inditioche  egh  tulle  gran 
Cittrdino,  l'anno  8  8.  &  il  ^o.  ma  in  quello  mezzo  tempo  cioè  l'anno  8^.  fu  con  due  Fi- 
lippi Corhni,  &  Cauicciuoli ,  &  con  Chrillofano  Spini  tutti  e  tre  Caualieri  mandato  per 
ambalciadoic  al  Re  di  Francia  per  richiedere  li  Re,  che  come  Principe  ChrillianilIìmo,& 
1  maggiori  del  quale  alne  volte  eran  venuti  à  medicare  le  piaghe  d'Italia,  &  à  (pegnere  i 
tiranni,  così  gli  piacefic  hora  volgere  le  forze  (he  centra  il  maJupgio  Còte  di  Virtu,il  qua 

le 


DELLA  FAM.  DEGLI  ARRIGHI.  115 

A  le  non  contento  d'hauere  vccifo  il  Zio  e  i  cugini  hauea  auuelenato  il  Signor  di  Verona , 
polto  al  fondo  cjueilo  di  Padoua ,  &  hora  da  tanti  Felici  (ìicceiTì  (òlleuaro ,  hauer  poito  la 
mira  alle  cofè  di  Tofcana,  ma  ip.nanzi,  che  in  Francia arriuartono  prouarono  con  qua!  ni- 
mico haueuano  a  fare .  jropcroche  il  Cauicciuli,  &  l'Arrighi ,  i  quali  noiando  loro  il  ma- 
re, &  per  quello  lalciari  imbarcare  i  compagni  à  Gcnoua,  clcilcro  la  via  per  terra  creden- 
do andar  licuri  hauendo  hauuro  il  lalua  condotto  dal  Doge  di  quella  Kepublica, quando 
furono  al  Finale  da  Lazzaro  del  Carretto  Marchefe  di  quel  luogho  furono  ritenuti,  ne 
mai  lalciati  andare  hnch<i  le  lor  ug^Às  non  pagaflcro ,  &  che  così  folle  piacii^ro  al 
Conte  di  Virtù,di  cus  ^gii  era  l]jcfialiiìimo  amico .  nel  5»  5-  fu  tratto  Gonfaloniere  di  giu- 
llia .  nel  qual  teir>po  fuGiouan  Galeazzo  Vifconti  creato  primo  Duca  di  Milano,  la  qual 

■n  colà  in  Firenze  fu  variamente  interpretata,  ma  trattandoli  tra  loro  la  lega,  la  qual  fu  non 
molto  dopo  condotta  ad  efècutione  non  Cene  fece  nella  Città  altro  Crepito .  Hot  trouan 
doli  intorno  cinquemila  caualli  del  nuouo  Duca  per  lo  Rato  di  Pila  condotti  dai  Conte 
Alberico  da  Barbiano  Vno  de  maggiori  capitani  di  quella  età,e  tra'quali  era  ancliora  il  Co 
te  Giouanni  da  Barbiano  particolar  nemico  de  Fiorentini,  la  Rcpub.  dubitando  di  tante 
arme  creò  l'anno  fcguente  di  nuouo  i  X .  delia  guerra  tra  quali  fu  di  nuouo  Matteo  ,  il 
qual  fu  l'anno  i5^>  molto  vecchio  per  quel  che  lì  può  Rimare  creato  la  feconda  volta 
Gonfaionier  di  Giullitia .  nel  qual  tempo ,  cdl-ndo  i  Fiorentini  per  alcuni  giornilìati  oc- 
cupati nelle  famolè  proceflioni  deBianchi,furon  coilretti  dirizzar  l'animo  àgli  viàti  pen 
(ieri,  hauendo  certi  lor  banditi  con  l'aiuo  degli  Vbertini ,  &:  del  Conte  Guido  da  Bagno 
occupatoli  in  Chianti  il  Caitello  di  Montelungho  della  Berardingha,al  qual  luogho  man 
darono  fabico  molte  genti  così  da  pie  come  da  cauallo  >  le  quali  io  Rrinlèro  in  modo  che 
coloro ,  che  v'eran  dentro  veggendo  non  ellèr  fòccoru ,  afpetrato  vna  notte  che  il  Cielo 
era  molto  icuro,  per  certi  valloni  lì  fuggirono  in  5iena  tutti,  làluo,  che  tre ,  1  quali  perue- 
iraii  in  p.^ter  de  Fiorentini,  &  a  Firenze  condotti ,  dopo  leuategli  con  tanaglie  rouenti  di 
fuoco  le  viu3  carni  da  Golfo,  alle  forche  faron  fatti  morire  *  Ne  altro  di  Matteo  appari- 
{ce  (e  non  che  egUlalciò  vn  figliuolo  detto  Francelcho,  di  cui  nacquero  Antonio ,  Gioua  mneifa. 
ni,  5c  Francef! ho .  Queiìo  Antonio  (ì  vede,  che  (èguì  il  mefticr  della  guerra ,  onde  nella  ^ntinh» 
rotta,  che  hebberoi  Fiorentini  àZagonara  il  2 4 giorno  di  Luglio  dell  anno  1424.  vi  fu 
fatto  prigione  per  liberarli  della  qual  prigionia  gli  conuenne  pagare  220  fiorini .  Fii  poi 
l'anno  lègucnte  fatto  de  Signori .  Veggo,  che  ei  viue  l'anno  1454.  nel  qual  fatto  per  la 


D 


E 


rellitutione  di  Cofimo  de  Medici  gli  Otto  di  Guardia  à  mano ,  egli  fu  in  quel  numero . 
Rimale  di  lui  vn  figliuolo  forfè  del  f  ome  del  materno  auolo  Albizo  chiamato ,  nel  cui  fi- 
gliuolo detto  Matteo  fi  viene  à  (pegnere  tutto  quello  ramo ,  che  da  Matteo  il  Gonfalo- 
niere hebbe  principio . 

jOìFrdncefcOt  &  d'dlcum/ttoijuccejoyi , 

E*  dunque  da  tornare  à  Francelcho  figliuolo  di  Iacopo ,  &  fratello  di  Matteo  il  Gonf. 
li  quale  elFendo  morto  l'anno  della  famofa  peRilentia  del  48.onde  il  fratello  gli  ven 
ne  à  lòprauiuere  pe;  lo  fpatio  di  5- 1  anno,  necelfaria  cola  è ,  che  egli  molto  giouanc 
iroriflè.Ho  10  veduto  il  teilamento  da  lui  fatto  l'anno  1 348  .del  quale  confelTo  niuna  co 
(à  hauer  letta  più  pura  ia  tutte  le  Fiorentine  icntture,  &  degno  folo  per  quello  d^ellèrnc 
ialciata  copia  à  porteti .  Ho  anco  prcfo  piacere  facendo  egli  il  detto  telbmento  in  Mu- 
gello nella  caia  dell'abitatione  di  m.  Foreiè  da  Rabatta  Giudice  (così  appunto  iH  Icritto) 
d'hauci  rifcontrato  quel  che  il  medefimo  Boccaccio  ferine,  cioè  hauer  m.  Forefe  in  Mu- 
gello, le  Tue  abitationi  hauute .  Fiora  nel  detto  teilamento ,  non  (òlo  del  fratello  Mat- 
teo della  Madre  Francefca ,  &  ddìe  fbrelle  fa  mentione,  ma  anchora  della  f ùa  mogIic,an- 
chor  ella  detta  Francefcha  figliuola  di  Benciuenni  BuonfolFegni.Sc  di  Iacopo  Tuo  figliuo- 
&  del  poflumojò  poiluma  ò  più  poilumi  che  eran  per  nalciere  ragiona.  A'  quali  hauen- 
do riguardo  vuol  fra  l'altre  cofè,  (ilchedicopermollrare  quah  in  quel  tempo  foflcrie 

doti) 


114  DELLAFA  MIGLIA 

doti  )  che  Ce  della  detta  monna  Francefca  &  del  detto  teftatore  nafcefle  vna ,  ò  due  ò  più  A 
femine  poilume  cialcuna  di  loro  ilHtuifce  herede,  ò  per  dotarle  ò  per  rinchiuderle  in  mo 
nalìero  ò  altra  vita  tegnendo  in  fiorini  <j  co  d'oro  per  ciafcheduna .  Nacque  dunque  di 
f.iccpo  il        Francelco  Iacopo,  il  quale  l'anno  i  3  85?  trouo  io ,  che  fu  de  i  X.  della  guerra,  in  tempo, 
-^'-  che  il  zio  era  ito  all'ambafceria  di  Francia ,  &:che  per  1  felici  lucccili  del  Conte  di  Virtù 

graui  pericoli  fopralUuano  alIccofèdiToIcana.  Nel  5» 3  fu  poi  de  Signori  &  nel  400, 
di  Luglio  morì elfendo  de  X della  balia,  (ì  come  nel  fepolcro  llato  per  lui  fatto  inS^nta 
Croce  con  la  pietra  di  marmo  fi  vede  con  quelle  parole . 


HTC  lACFT   PRVDENS   ET 

VENERARILIS  VIR  lACOBVS  FRANCISCI 

ARRIGHI.  M.  (V\a   DVM  ESSET   DE  DECEM   BALIAE  OBIIT 

ANNO  DOMINI  MCCCC.  DIE  NONA  IVLII 

CVIVS   ANIMA  RECLVIESCAT 

IN    PACE. 


B 


Et  hauendo  due  mogli  hauute ,  la  prima  detta  Filippa  ,  di  cui  non  veggo  il  cafàto  li  fe- 
ce VbertOjl'altra  il  cui  nome  fu  Bartolommea  Buondelmonti  figliuola  di  Alefl'andro,che 
fu  di  Francefco  il  Caualiere  la  qual  ville  8  5  anni  li  partorì  Bernardo ,  Aleflandro ,  &  Lo- 
yint*\  renzo,  &  quattro  figliuole  femmine .  ma  Ipeditoci  prima  d' Vberto,&  de  Tuoi  dilcenden- 

ti  po(cia  a  queAi  altri  della  feconda  moglie  per  ordine  ritorneremo .  Vberto  dunque  fu 
de  Signori  tre  volte  l'anno  141  i.  2  i.  &  5o.&nella  balia  data  nel  1434  per  la  reliitu-  p 
tione  di  Codmo  de  Medici  egli  è  vno  di  que  cittadini  à  ciò  eletti .  Di  lui,  &  di  Ghita  del 
l'Antella  figliuola  di  Lionardo  rimale  vn  figliolo  detto  Iacopo,  il  quale  parimente  l'anno 
51  fu  de  Signori .  Di  Iacopo  fu  moglie  Golbnza  Spini  figliuola  di  Gherardo  già  di  Ceri. 
Del  qual  matrimonio  nacque  Francelco ,  &  Filippa ,  la  quale  fu  maritata  a  Piero  del  Pu- 
.  gliele  figijuoldi  Francelco.  Ho  10  veduto  iltcltamento  di  Iacopo  fatto  l'anno  i474> 
nel  qual  tem  pò  li  vede ,  che  il  detto  Francelco  luo  figliuolo  era  morto .  Onde  dilpone 
egli,  che  ne  luci  beni  per  diueiie  portioni  doppo  la  morte  di  Filippa  Tua  figliuola  gli  deb- 
bano molti  defuoi  parenti  fuccedere.  non  volendo,  che  detti  btni  in  conto  alcuno  hpof 
Tiano  alienare,le  non  in  fra  di  loro,(ì  come  morta  che  fu  Filippa,  6c  fpenta  in  lei  la  lùccef- 
iìone  d' Vberto,  auuenne .  Seguiremo  adunque  il  ramo  di  Bernardo  ♦  rj 

Vi  'Betn.trlo ,  <^  defHoìfuccejJori, 

BERNARDO  fi  come  egli  medefimo  Icriue ,  il  quale  per  ordine  de  Confèruatori 
di  leggi  portò  l'ano  1 4  2  i?.  l'età  rua,&  de  fuoi  figliuoli  al  Magilirato,  nacque  325-. 
di  Fcbraio  dell'anno  1 3  5)  3 .  nel  qual  tempo  egli  era  liato  nel  1 42  3  de  Signori ,  im- 
però che  l'età  legittima  al  Pnoratoera  finito  il  3  canno,  fi  come  al  Gonfalonerato  era  fi- 
nito ouer  toccho  il  quarantcfimo  .  Di  coAui  appanlce  vn  libro  di  ricordanze ,  il  quale  m 
cominciando  dal  detto  anno  25>.  &  lèguitando  per  tutto  il  tempo ,  che  egli  ci  vifle  ,  &  da 
figliuoli  continuato  ci  ha  dato  delle  lor  cofe  molta  chiarezza,anzi  à  guifa  di  publici  diari]  p 
gli  auenimenti  (criucndo ,  di  molte  colè  appartenenti  alla  Republica  ci  lalciò  notitia . 
Hora  dal  detto  anno  dando  egli  allo  Icriuer  principio,  va  di  anno  in  anno  facendo  memo 
ria  di  dimoiti,  &  varij  magilhati  che  hauea  conlèguiti ,  li  quali  à  nobili  cittadini  ordina- 
riamente {\  dauano  fin  che  l'anno  3  3  fu  di  nuouo  de  Signori  in  quella  Signoria,  che  confi 
no  i  Pucci ,  che  leguì  à  quella ,  che  hauea  confinato  Cofimo  de  Medici .  Ma  comunque 
ciò  fufle  non  pare ,  che  egli  ò  almeno  gli  altri  della  cala  folTero  degli  auuerfarij  di  quella 
fattione,poi  che  relhtuito  Cofimo,  non  lòlo  ^^\  non  è  nel  numero  de  confinati,ne  in  al 
cuno  alno  picgiudicio  incorre ,  ma  Vberto  luo  fratello  come  di  lòpra  (x  dilTe  è  di  quelli 
dcllla  balia ,  &  Antonio  luo  lècondo  cugino  per  vno  degli  V 1 1 1.  di  guardia  è  creato . 
Vedefi  la  Tua  moglie  ellere  Ihta  Caterina  figliuola  di  Lorenzo  di  Torto  de  Bardi,  la  quale 

ibta 


DEGLI     ARRIGHI. 


^'5 


A  ftata  Ceco ,  come  egli  dice ,  verace  fpofà ,  &  compagna  circa  anni  4 1 .  le  mori  l'anno  e/. 
Della  quale  (ènza  Iacopo ,  &  Lorenzo  figliuoli  malchi  polli  neiralbero  (pcrciocfie  Gu- 
glielmo fu  naturale  )  hebbe  lì  come  egli  lafciò  notato  tre  femine ,  Antonia,  Goilanza,  &c 
Gineura ,  le  eguali  cinque  volte  marito  .  la  prima  a  Barrolommeo  de  Bardi  figliuolo  di  Ia- 
copo ,  h  feconda  à  Totto  Machiauclli  figliuolo  di  Buonmfcgna ,  di  cui  rellata  vedoua  à 
Francelco  Bifcari  rimaritò .  La  terza llataanchor'ella  moglie  d'Antonio  diFrancefco 
di  Bartolo  dd  Roffo ,  &  di  lui  reibta  vedoua  da  capo  à  rimaritarla  con  Agnolo  Popole- 
fchi  figliuolo  d'Ainolfo  conuenne .  il  fùo  figliuolo  naturale  detto  Guglielmo  l'ano  1 44.2 
il  quattordicefimo  giorno  d'Ottobre  fi  rende  eremita  nell'  Eremo  di  Camaldoli,  &  quiui 
il  iclio  della  fùa  vita  vifle  &  moriili .  Fu  quello  luogo  edificato  dal  padre  San  Romoal- 
-3  do  poco  meno  di  6^00  anni  {òno,  da  cui  l'ordine  de  Camaldolenfi  hebbe  origine .  II  qual 
luogo  in  fomma  (àntita  fempre  confèruatofi,  non  ha  forfè  conuento ,  m.onallero,  ò  ere- 
mo alcuno  in  Italia  più  venerando,  &  è  capo  di  Religione  pollo  Cu  i  monti  dell'Appenni- 
no nella  prouincia  del  Cafèntino ,  d'Arezzo  forfè  2  4  miglia  difcollo .  Del  qual  luogo 
chi  defiderafife  hauer  più  piena  notitia,lcgga  la  difcrizzioned'eflb  Eremo  fattane  dal  P.D. 
Siluano  Razzi,non  folo  con  bello,&  chiaro  ordine,ma  con  purilfima  lingua,  &  ilile  (j^ic- 
gata.  Horaefièndo  venuto  l'anno  1417  .nelqualefùinjofcana  vnagran  peùilenzia 
&  morta  come  fi  diflè  à  Bernardo  la  Caterina  fua  moglie ,  ben  che  egli  di  detta  pelle  non 
faccia  mentione,anchor  egli  il  ventottefimo  giorno  del  medefimo  mele  di  Luglio  fi  mo- 
rì, rotando  tutto  quello  accidente  appieno  Lorenzo  filo  figliuolo,  delia  cui  calàfcriue 
egli  efièr  morti  in  procefTo  di  pochi  dì  fette  pcrfone,  il  padre,  &  la  madre  già  dcm ,  il  fùo 
figliuolo  Ruberto,  la  cognata  moglie  di  Iacopo  fùo  fratello,  vna  fèrua  ^  &  due  (chiaue . 
Lorenzo  dunque  fecondo  figliuolo  di  Bernardo,  di  cui  per  fpegnerfi  la  f ùccefiìone ,  pre- 
do ci  fpediremo,  nacque  l'anno  1420.  nel  ^2  tolfè  per  moglie  Lena  Niccolini  figliuola 
di  Biagio  Dottor  di  Leggi ,  di  cu»  hauuto  noue  figliuoli ,  fi  morì  il  dodicefimo  giorno  di 
Marzo ,  del  qual  mefc  ei  nacque  l'anno  148 1 .  nel  qual  giorno,  &  mefè  medefimo  (i  mo- 
rì poi  la  moglie  l'anno  15-01.  Neflùno  di  coiloro  hebbe  figliuoli,anzi  Bernardo  &  Fran 
cefco  fi  renderono  monaci  in  San  Salui,  de  quali  il  primo  Gregorio  nella  religione  fu  no- 
minato, &  fu  poi  Abate  di  Ripoli ,  di  Vaiano ,  &:  di  San  Brancatio,  &  l'altro  Don  Mac- 
cario  hebbe  nome,  &  vna  femmina  detta  dal  nome  dell'auola  Caterina  entrò  moiiaca 
in  Santa  Chiara.  Di  Iacopo  fratel  dì  Lorenzo  viue  la  poflerità  infino  a  prefènti  giorni . 
D  Eglil'anno  145-0  tolfè  moglie,  la  qual  fu  Tommafà  figliuola  di  Piero  di  Niccoiaioda 
Filicaia ,  la  qual  morta  come  fi  è  detto  l'anno  5-7 .  egli  irioiì  venti  anni  dopo  nel  jy.  ha- 
uendo  di  lei  generato  tre  figliuoli ,  vna  femmina ,  la  qual  fu  dal  nome  della  Bifàuola  chia 
mata  Bartolommea ,  &  Bernardo,  &Aleffandro.  li  primo  tolta  per  moglie  Maria  dei 
Forefè ,  &  generatone  due  figliuoli  vno  mafchio ,  &  vna  femmina ,  la  femina  il  cui  no- 
me fu  Tommafà  à  Simon  Battoli  fi  maritò .  Iacopo  il  mafchio  hauuto  nella  fùa  gioua- 
nezza  briga  con  Otto  da  Monte  Aguto ,  da  lui  fu  vccifò .  &  finì  detto  ramo .  Alelfan- 
dro  fùo  zio  hebbe  due  donne,  la  prima  Maria  del  Pugliefè  figliuola  diBuonaccorfò,  la 
quale  mortagli  per  quel  che  io  auuifo  fenza  hauerne  hauuto  figliuoli ,  menò  la  feconda 
chiamata  Luifà  Peruzzi ,  di  cui  hebbe  Lorenzo,  Matteo,  ficFrancelca.  coilei  fu  ma- 
fi  ritata  a  Francefco  Strozzi  figliuolo  d'Antonio .  Matteo  (1  come  j1  cugino  Iacopo  poco 
auuenturato  anchor  egli,  dal  fratello  del  fuo  cognato  fu  morto .  Lorenzo  tolto  per  mo- 
glie Cammilla  Baroncelli  figliuola  di  Baroncello ,  &  di  lei  hauuto  figliuoli ,  &:  d'vno  di 
efiì  nipoti,  viue  hoggi  in  profpera  Vecchiezza,  efièndo  nato  l'anno  15-05),  &  a  punto, 
che  quelle  cofè  fcriueuamo ,  inquello  prefènte  anno  1 5-82  al  gouernodiPietralànta  fi 
ritrouaua.  &  quello  è  quanto  del  ramo  di  Bernardo  fi  è  potuto  mettere  infieme,  onde 
è  da  pafTare  ad  Aleffandro  i'uo  fratello , 


CM^lielrfìs 


rio  i^Lui 


Serndrda 


Mdttt» 
JLayen^ 


"D^JlelJindrù 


1I(? 


DELLA     FAMIGLIA 


Simint 
hirttltme» 

Simmt 


CéM.  GÌtr, 


Ci»,Bitti-id 


rranctfc» 

t><  ìbtTtO 

C*ii.  Oier. 


Bubtrt» 

Ldp» 

Gherardo 
Biccio. 
fraricefe» 
de  Signor  t 


CÌTéUm» 

Nicol», 


T'^Uffdadrt-  &  de  Jtto'i  fitccelJori , 

HEb  BE  AIcfTimdro  feconda  progenie,  ccme  colui,  al  quale  nacquero  fèdicifigliuo 
jijde  quali  (èrre  fur  fcmine,come  che  {èi  lui  viuéte  negli  mcrflèio.  Fu  i  ano  143 1 
creato  de  Signori .  Delle  (ùelìgliuole  hauute  di  Mea  Quarated  figliuola  di  Simo- 
ne fùa  moglie,  Domenica  maritò  àTommafo  Corbinelh  figliuol  di  Giouanni ,  &  Nanna 
à  Lionardo  Fagni  hgiiuol  di  Tone .  ia  moglie  l'anno  47.  &  egli  il  5- 1  moriflì .  Dei  noue 
fiìoi  figliuoli  maichi,  i  primi  Simone ,  &  Lionardo  fanciulli  perirono  ,  Bartolommeo  al- 
J'eràdi  3  canni  perucnne,Dcg!i  altri  finalmente  tre  hebbero  fucccflione  ,laqual  dura  fi- 
no à  preiènti  giorni,  Simone  ,  Francefco ,  òi  Giouanni ,  &  per  ciò  di  ciafcuno  di  cfìi  per  B 
ordine  lì  tratterà,  &  prima  di  Simeone ,  il  qual  Simone  goduto ,  che  hebbc  gran  parte  de, 
gli  honoratimagilbati  della  città  fi  morì  poco  dopo  d'elTere  llato  l'anno  1484  Com- 
meflario  di  Pjlloia ,  &:  di  Lucrezia  Rinaldi  hebbe  Bartolommeo,  il  quale  di  Maddalena 
Minerbctti  fu  padre  del  fecondo  Simone,  di  Giouanni ,  &  di  Francefco  .  Simone  hauuto 
di  Margherita  Giugni  figliuola  di  Domenico ,  &  lòrella  di  Bartolommeo  Arciueicouo  di 
Pifà,  Filippo,  6:  Domenico,&  quella  mortagli,  ti  FiIippo,in  proceflb  di  tempo  refòli  Fra 
te  dell'ordine  de  Predicatori,  &  l'altro  mortofi  fanciullo,  pafsò  alle  feconde  D02ze,&:  tol- 
ta vn'altra  Margherita,  ma  de  Carnefccchi  figliuola  di  Lorenzo  di  Zanobi  ne  generò  Gio 
uambatilta,  Arrigo,  &  Zanobi.  Quelli  in  Ifpagna  fi  morì  giouanetto.  Arrigo  pre- 
Io  l'abito  di  CaualitTeGierofòlimitano,&interuenuto  nella  famofà  giornata  deli'lfòle  C 
Corciolare  l'anno  1 5-71  combattendo  valorofàmente  contro  à  Turchi  fu d'vna  archibu 
ginra  nella  gola  vccilo,8c  fcppellito  nell'lfòladi  Santa  Maura.  Quiella  fu  l'antica  Leucha- 
de  pofì;a  nel  mezzo  dell'Albania,  &:  della  Cefalonia.  Giouambatilla,  il  qual  fblo  de  fratel- 
li viue  congiuntoli  con  Maria  Capponi  figliuola  di  Girolamo  ha  generato  il  terzo  Simo- 
ne coiric,  che  fanciulletto  poi  fi  moriffe.  Et  è  colui,  il  quale  in  acozzar  le  colè  della  fua  fa- 
miglia ha  durato  fuica;  parendo  colà  r?gioncuole,  che  à  meriti  de  ncfhi  antichi ,  da  cui 
la  nobiltà  riceuiamo,  quello  guiderdone  almeno  fi  renda,  chei  futi,  5c  i  nomi  di  coloro 
per  cui  noi  chiari,  &  nobili  fìam  diuenuti ,  per  la  lunghezza ,  &  dimenticanza  del  tempo 
cfcuri,&  ignobili,in  quanto  per  noi  fi  può,non  lì  rimangano .  Francefco  fùo  zio.  il  quale 
anchorcgli,  (ì  come  il  fratello  tolfè  moglie  di  cafà  Giugni  figliuola  d'Alberto,hebbe  di  lei  D 
fòlo  vn  hgliuol  mafchio ,  dal  nome  dek'AuoIo  Materno  chiamato  Alberto .  Il  quale  del 
cugino  l'cfempio  fèguendo  prcfè  l'abito, &  ordine  de  Caualieri  di  S.  Giouanni,&  in  Mal- 
ta per  la  fùa religione  militando  già  molti  anni  fi  ritroua .  l'altro  zio  Giouanni  hauendo 
tre  donne  hauuro,  de  Berti,  de  Parigi ,  &  de  Cocchi ,  rellò  erede  della  prima  &  riftaurara 
l'antica  lor  fcpoltura  polla  in  San  Marco  vi  aggiùfè  l'arme  degli  Arrighi  co  quelle  parole. 

D.   O    M.    IOANNES   ARRIOVS 

MARIETTAF.  BnRTAE  VXORI  DILHCTl SSIM AE  HOC 

MONVMRNTVM  BERTORVM  SIBICL  ET 

POSTERIS  INSTAVRAVIT, 

Fìi  padre  de  figliuoli,  che  fono  neiraibcro, dequali  Alamanno ,  &  Ruberto  ò\  prefèntc  in  £ 
Lecce  mia  patria  fanno  habitationc;  Lapo,  &  Gherardo  in  Venetia  dimorano  ;  Baccio  di 
Maddalena  Pitti  figliuola  di  Carlo  X  L 1 1 X ,  &  cittadino  molto  adoperato  lòtto  il  prin- 
cipato del  Gran  Duca  Fracefco  ha  procreato,&:  è  in  atto  di  procreare  di  molti  altri  figliuo 
li ,  Se  tale  e  li  ramo  del  vecchio  Simone .  Francefco  fuo  fratello  nato  l'anno  1428 . 
fu  l'anno  1  <^c6  de  Signori,  effendo  già  all'età  di  78. anni  peruenuto.  Di  Lucretia 
Pettini  figliuola  di  Piero  generò  due  figliuole  femine,  Caterina,  &Alcfrandra,  quei 
la  0  Filippo  di  Baldo  della  Tof  1  oc  quella  à  Filippo  Adimari  maritata ,  la  qual  vltima  reità 
ta  vedouacon  Lucantonio  dcgii  Albizi  fi  rimar)tò,«S>:  tre  mafchi,Girolamo,Iacopo,&  Lio 
nardo,  i  quali  due  virimi  morti  fcnza  fucceflione  ,  fòlo  il  primo  di  Benedetta  de  Nobili 
fu  padre  dei  ki  figliuoli  polli  nell'albero.  Di  colloro  Niccolo  viue  In  Lione  molto  hono- 

rato 


DEGLI     ARRIGHI. 


«'7 


y^  raro  già  Cono  ^  8  anni .  A/cOandro  Ci  rirroua'  in  Firenze .  Baccio :haiicn(io  militato  in 
(èruigio  de  Franzcfi  nella  guerra  di  Siena  inreruenne  nella  bartagli.i  F^tra  à  Marciano  in 
Valdichiana  li  2  giorno  d'Agoilo  dell'anno  155-4;  nella  cjuale  elfcndo  Fcnro.fu  farro  pri 
gionc  del  Marchefe  di  Marignano  :  &  (Quindi  3  Firenze  condotto  fu  farro  morire .  Fran- 
cefco  di  Marietta  Martelli,  è  padre  di  Girolamo ,  òc  di  l.icopo ,  de  qiuli  l'vlrimo  attende 
in  Parigi  à  gli  Itudi;  ne  il  primo ,  il  quale  in  Firenze  col  padre  fi  dimora ,  è  lontano  dall'a- 
mor delle  lettere,  ne  quali  duegiouani  tutta  la  (ùcceilione  del  vecchio  Franceico  s'appog 
già.  Giouanni  l'vltimodei  tre  fratelli,  che  hebbepoJleri,  natol'anno  14  ^  i  fu  creato 
de  Signori  fanno  1 4i?6'.  &  procreò  di  Maria  Battoli  Horetra  moglie  di  Piero  Ardinghei 
li,  Piera  di  Guafparri  de  Ricalòli,  Leonardadi  Marcello  Strozzi .  &  Ilabella  di  Domcni- 
co  Rinuccini ,  &  comeche  infiememente  più  figliuoli  maichi  haueifero ,  &  che  Antonio 

^  fra  gli  altri  vno  di  eflì  Maddalena  figliuola  di  France/co  Mannelli  haueffe  hauuto  per  mo 
glie,  &  di  lei  vna  figliuola  generatone,  ilcui  nome  fu  Maria,  la  quale  con  Gio.Francefco 
Soderini  fi  congiuniè,  ninno  però  lafciò  fucccflbrc  macchio,  faluo  che  Bernardo,  il  quale 
di  Lifabctta  Carducci  figliuola  d'Agnolo  generò  Giouanni .  Viue  hoggi  Giouanni ,  il 
quale  Ibro  gran  tempo  à  fcruigi  del  Gran  Duca  Franccfco ,  &  della  Gran  Duchefla  Gio  - 
uanna  di  felice  memoria  non  lolo  con  amor  de  fuoi  Principi,ma  in  buona  oppenione  del 
h  corte  è  di  prefènte  Aio  delle  Principe  ffe  lor  figliuole .  tra  di  lui,&  di  Nannina  Squar- 
cialupi  figliuola  di  Manfredi  nato  Alefl'andro ,  il  quale  anchor  egli  al  ièruigio  della  co.  te 
firitrouaua.  Jl  quale  andato  à  far  compagnia  à  Don  Giouanni  de  Medici  figliuolo  del 
Gran  Duca  Cohmo  à  Genoua ,  oue  era  ito  per  vifitar  da  parte  dd  Gran  Duca  Franceico 
C  Tuo  fratello  l'Imperatrice  ,  fòprauenuto  da  fiera ,  &  fubita  infermità  per  viaggio  fi  morì 
con  dolore  vniucrfàle  di  cia(cuno,  falciato  di  Clarice  Minucci  nobile  Volterrana  due  fan 
ciulii  mafchi  :  de  quali  il  primo  dal  nome  del  Principe,  a  cui  lèruiua ,  Franceico  fu  detto , 
&  il  fecondo  Mafiìmiliano  dal  padre  del  prelènte  Imperatore ,  il  quale  fu  della  Gran  Du- 
chefla Giouanna  fratello .  Ha  hauuto  Giouanni  diuerfè  figliuole  ;  delle  quali  tre  Hate  tut- 
te dame  della,  già  Gran  Duchefla  Giouanna  di  felice  memoria  fono  itatc  &  da  quella , 
&  dalla  prefènte  Gran  Duchefla  Bianca  honoratamente  collocate,  cflendolì  l'altre  refe 
monache .  Et  quelh  è  degli  antichi ,  &  nobili  Arrighi ,  i  quali  andauano  per  lo  Seflo  di 
Duomo  anticamente,  &  vanno  bora  per  lo  Quartiere  di  San  Giouanni  la  vera,  &  fèmpli- 
cc  fucccefTionc .  La  loro  antica  Cappella  comune  a  tutta  la  famiglia  oltre  molte  altre  par 
D  ticolari  è  pofta  in  San  Brocolo  con  l'armi  loro  ;  la  quale  come  che  bora  lèmplice  altare 
apparifca,  hauea  nondimeno  prima  la  volta  di  fòpra  retta  da  colonne,  &  adornata,  &  la, 
uorata  fecondo  l'vfo  di  que  ternpi,  la  quale  fu  l'anno  i  ^66  dal  Gran  Duca  Cofimo  inten 
to  a  far  che  le  Chiefè  s'abbelliflèro  tolta  via,  venendo  da  efla  occupato  il  coro, come  quel 
la,  che  era  polla  à  man  finirtra  dell'aitar  maggiore .  Lafciata  adunque  nel  modo,  che  hot 
fi  ritroua  yiCiè  rinouata  la  fèpoltura  con  quelle  parole . 

S.  ARRIGHAE  FAMILIAE  ANTIQ^VITVS  POSITVM 

AC    POSTEA    INSTAVRATVM 

ANNO  D.  MDLXXIL 

E  Hanno  gli  Arrighi  altre  fepolturc  in  Santa  Croce  così  da  baflò  ne  chiolìri  nella  cappella 
di  San  Lodouico,  come  in  quel  chiolko,  il  quale  ha  la  porta,che  elee  nella  piazza,  le  lette 
re,  &  armi  delle  quali  fcpolture  fono  in  guilà  rofè,  &  conf  ùmate  dal  tempo,  che  se'  i  Fra- 
ti nei  lor  libri  non  ne  haueflèro  confèruata  memoria  affatica  fi  riconofcerebbono .  Di 
quei  primi  nomi ,  i  quali  fono  attaccati  giù  col  pedale  dell'albero  non  fi  è  fatta  mentio, 
ne  per  non  hauernc  altra  notitia,fe  non  che  eglino  furono  fuori  della  Città  mandati  per 
Ghibellini . 


fidnttfft 


Giiuénni 


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Guuénr» 


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T20 


DELLAFAM,   SODERINA. 


fyemtmic* 
refinere 
di  Proiu^ 


ANDO  io  primieramente  volfi  l'animo  intorno  quello  fludio 
i  (criuere  della  nobilrà  delie  famiglie  ;  fu  talhora  che  io  dubitai 


di  non  lèminare  vn  campo  d'ambizione  &  di  vanità,dando  altrui 
occalìonc  di  gloriali! de  Tuoi  maggiori ,  &  di  volere,  mentre  an- 
nouera  i  Tuoi  gradi  &:  i  lupi  honoii,  nìetterii  (opra  gli  altri  ;  il  che 
veramente  centra  la  mia  intentione  làrchbe  auuenuto ,  non  clìea 
doairro  ilmiointendirpento  che  d'infiammare  colraccontarc  i 
fatti  hororati  degli  antichi  i  rucceflbri  loro  all'opere  virtuole.ma 
poi  che  io  ho  fcnnto,  che  ale  uni  vcggendo  lotto  i  nomi  de  padri ,  degli  auoli,  &  de  bilà- 
uoli  loro  alauni  loi  laudcuoli  fatti  iipoih,  fi  fon  molli  àdife.  Et  che  cola  lì  dirà  dunque 
di  noi?  pare  che  in  gran  parte  lène  conleguilca  il  fine  dedderato.  Et  che  quello  Icriuere  B 
non  fia  altro  che  vno  Ibmolo  &  vn'incitamento  all'imprele  honpreuoli;  poi  che  trahcn- 
dofi  la  memoria  delle  colè  fatte  alla  luce,  &  tolta  la  fperanza,  che  elle  habbiano  a  rimane- 
re al  buio ,  s'impone  à  cialcunp  :  il  qual  non  (ia  vn'inhgardo  &  d'animo  rimelTo  à  fatto , 
vna  certa  necellità  d'operar  bene .  Onde  li  legge  ron  per  altro  fine  alcuni  capitani  lopra 
ut- (unendo  la  notte, h.iucr  Ipnaro  à  raccolta,  che  per  non  confidarli  interamente,  che  mol 
ti,  1  quali  la  vergogna  lìiol  ritenere,  ricoperti  dalle  tenebre ,  à  commetter  viltà  &  manca- 
mento non  lì  gttallèro  .  per  la  qual  colà  non  mi  pentendo  io  dell'incominciato  lauoro, 
ho  voluto  in  quella  iTiia  opera  tra  l'altre  famiglie  trattar  della  Soderina;  (perandp,  che 
le  non  altri,  alinero  quelli,  che  da  cfla  dilcendono ,  habbiano  alcuna  volta  à  fèntireque- 
llo  iìimolo  neir.umr.o  'oro  fé  r.on  di  fuperar  la  fortuna  &  grandezza  de  loropaflati ,  al-  C 
meno  di  mantenere  con  continue  opere  honorate  la  dignità  &  riputation  della  cafà. 

la  prima  metr.oria ,  che  fi  truoua  de  Sodcrini  in  Ricordano  Malefpini ,  &  in  Giouari 
Villani  è  dopo  la  memorabil  rotta  dcll'Arbia  l'annp  \i6o\  quando  eglino  co  Canigia- 
111,  co  Barbadori,Macchiauelli,  Ammirati  ^  cpn  altre  farniglie  notabili  di  popolo  del  Se- 
Ito  d'oltrarno,  &  con  gli  altri  Guelfi  di  tutta  la  città  fi  fuggirono  di  Firenze,  &  licouera- 
ronfi  à  Lucca .  Quello,  che  quelli  vlciti  lì  faceflèro ,  &  come  nella  città  polcia  tornallc- 
ro.  non  è  bora  luogo  di  raccontare,  fcnuendo  noi  delle  famiglie,  &  non  hiilorie.  ma  ri- 
dotta che  fu  la  citta  lòtto  il  gouernp  de  priori  l'anno  1283,  non  più  chea  capo  di  XX. 
mtfi  fu  nel  X.  priorato  tratto  de  priori  Ruggieri  Spderini  pollo  per  capo  del  nollroalbc 
10 ,  come  che  ip  non  habbia  certezza ,  che  egli  lì,a  padre  di  Stefano  ;  le  ben  certa  cofa  è ,  D 
Stefano  ellcr  padre  di  Cuccio  di  Gerì ,  d'Albizzo ,  &  di  Giouanni .  Tutti  quelli  quattro 
fratelli  hebbero  i  primi  honori  deija  Rcpublica,  Giouanni  fu  de  Signori  l'anno  i  ^44.  &: 
Aibizzo  l'anno  i  p8  &  primo  Gonfaloniere  di  Giuilitia  della  Tua  cali  l'anno  1 5  2  2.  nel 
qual  tempo  vennero  noucllc  alla  Republica  ;  come  à  Galeazzo  Vilconti  lì  era  ribellata  la 
Citta  di  Milano  ,  &:  egli  cacciatone  fuora  con  vergogna  &  danno  de  fuoi .  La  qual  colà 
fu  lèntiracon  tanta  allegrezza  dai  popolo  Iperando,  che  per  quella  via  le  guerre  di  Lom- 
baidia  hauelfero  à  finire,  &  fapendo  quanto  impoitalfe  alla  lomma  di  tutte  le  colè,  che  al 
la  parte  Ghibellina  mancaflc  vn'appoggio  tanto  notabile.che  in  Firenze  lène  fecero  gio- 
llrc&  felle  grandillìme  come  nelle  lòlenni&  publiche  allegrezze  d'vna città  fi  fuolcoilu 
mare  ;  ignorante  nondimeno  del  prcllo  muramento  della  fortuna,  non  eflèndo  più  tardi  E 
che  nel  fine  del  detto  Gonfaloneraro  rientrato  Galeazzo  in  Milano,  e  poco  apprelfo  à  gri 
da  di  popolo  fattoli  far  Signor  delia  terra .  Di  Albizzo  furono  figliuoli  Stefano  &:  Agno- 
lo ,  fk.  per  quel  che  per  molte  congetture  fi  llima  anchor  Zanobi  Velcouo  di  Contiboli  » 
ma  de  figliuoli  di  Stefano  il  nome  di  Domenico  è  molto  ben  noto .  Collui  fùTefbricrc 
del  Re  Carlo  1 1 1.  in  Prouenza ,  &  vedefi  hauerli  prellato  ducati  3  8^(>  per  difendergli 
quello,  che  in  quelle  parti  gli  fi  appartcneua ,  de  qua(i  ne  Io  tiene  ancor  debitore .  Et  tra 
Je  lue  Icrittute  li  iirrouavn  libro,  chiamato  librp  primo:  il  quale  tencua  della  gente  di 
guerra  &  huomini  d'arme  di  detto  Re  l'anno  1585.  Non  è  dubbio  alcuno.cheegli  foli 
le  danaiolo  huomo ,  &  che  hauellè  tenuto  ragione  in  Ghilà ,  &  che  altri  lùoi  parenti  ha- 
ucflèro  in  quelle  parti  fatto  per  alcun  tempo,  fecondo  il  coilume  de  Fiorentini,  llanza,a£ 

habicacionc« 


S  O  D  E  R  I  N  A.  ,21 

A    habitationc ,  pcrcioche  non  fòlo  è  Ci  vede  per  i  Tuoi  libri ,  che  Agnolo  Soderini  morì  in       U^n*U. 
Naxi,  ma  le  fpefè  della  malattia  èc  del  mortorio  hauendo  hauuto  drappi  d  oro  (òpra  la  (è 
poltura,&iItertamento&illa(citodi  500.  feudi  di  camera  àZanobi  Sederini  Vclcouo 
ai  Contiboli .  Con  tutto  ciò  non  poiliam  dir  nulla  di  vero,  che  il  detto  Agnolo ,  &  Ve- 
icouo  Zanobi  (ì  fofTer  fratelli,  le  non  che  Domenico  dopo  1  conti,  che  moiha  tener  d'A-       Z4n$hlKe- 
gnolo,  dice  che  di  2  00  altri  (cudi  (peh  per  lui  non  hauea  voluto  fcriuer  nulla ,  iè  non  che      /"*♦''' 
iène  lìarebbe  alla  confidenza  di  chi  hauea  àfare  i  fatti  di  detto  Agnolo  ir.orto.Par  che  que      ^**"*"'' 
ilo  Agnolo  muoia  l'anno  i  ;  8o,e  che  tenuto  il  fuo  corpo  in  depohro,gli  haueflè  poi  l'an- 
no 1 5^  i  la  ragion  di  Ghifà  fatto  la  pietra  per  la  ièpoltma .  Et  che  di  lui  folle  rellata  vna 
fanciulletta  fènza  più  :  la  quale  ad  eilb  Domenico  vien  raccomandata .  Di  Stefano  nepo      stefM». 

5  te  di  Domenico  habbiam  veduto  anchora  di  molte  fcritture,  eflèndo  procuratore  di  Pie- 
ro il  magnifico  Gonfaloniere  a  vira  in  molti  fuoi  fatti,  &  lì  leggon  lettere  dd  1  <o6  {erit- 
rea lui  da  madonna  Argentina  Malefpma  miogliedel  Gonfaloniere,  oue  oltre  apparire, 
che  egli  era  proucditor  del  Sale  allhor  di  Cortona ,  il  nomina  /pettabile ,  &  chiamalo  co- 
me padre  .  Così  fi  veggono  parimente  molte  lettere  dei  detti  marito  &  moglie  a  Raftael  -«'»i^.*i'- 
Jo  figliuolo  di  Stefano  piene  di  molta  familiarità  &  domelhchezza ,  apparendo  manifella 
mente,che  il  detto  Raffaejlo  non  meno,the  il  padre  dei  fatti  del  Gonf.  s'impacci  alfe,  eflèn 
do  llato  di  tutte  le  buone  e  cattine  fortune  di  loro  fedele  parente  &  compagno.  Di  quefto 
Raffaello  viuc  hoggi  vn  figliuolo  detto  Giouanni,  il  quale  andato  giouanetto  al  reame  di 
Napoli ,  &  quiui  m  molti  carichi  per  la  regia  camera  adoperatoli ,  tornato  alla  fua  patria      S*«S» 

Q  d'età  compiuta,  fii  dal  Gran  Duca  Ccf  me  &  dal  Gran  Principe  lùo  figliuolo  datogli  fan  àvo^étnx 
no  I  5-7 1  i'vfficio  di  Pro ueditor  della  fùa  dogana  di  Firenze ,  &  accrclciu tagli  prouilìone 
oltre  laiòmma  de  paflati  Proucditori  ;  nel  qual  cfèrcitio  viue  in  buona  opinione  ad  Prin 
cipe  &  de  cittadini .  Il  nome  di  Vettorio  :  il  quale  nell'albero  e  porto  ad  vn  de  fùoi  zij  è 
ioucrchio,  &  dee  efler  tolto  via ,  eflèndo  llato  il  fecondo  nome  di  Domenico  luo  zio  dei 
trenomi,che  fecondo  l'vfb  de  chrilliani  fi  pongono  à  fanciulli  nel  facto  fonte  del  Battefì- 
mo .  La  fcpoltura  di  quello  ramo  e  polla  anchor  ella  tra  l'altre  della  famiglia  a  pie  delle 
fcalce  dell'aitar  maggiore  del  Carmine  a  numero  5-2 . 

^i  Ceri  Confalonìtre . 

D 

Gerì,  di  cui  per  elTer  già  fpento,  fèguiteremo  hora  il  ramo  (rifèrbandoci  3  parlar  do 
pò  di  Cuccio  )  eflèndo  flato  de  Signori  due  volte  l'anno  i  5  1 4  &  2  ó" ,  fu  Gonfalo- 
niere di  giullina  da  mezzo  dicembre  del  34Ìnfino  a  mezzo  Febbraio  dell'ano  55, 
il  quale  non  fclo  vidde  nel  fuo  gorjfalonerato  lacreatione  di  Benedetto  X 1 1.  Papa  ;  ma 
la  città  di  Firenze  fu  grandemente  com.moffa  dalle  prediche  d'vn  frate  Bergamafco  detto 
Venturino  huomo  di  età  di  3  5  anni,  di  picciola  naricne,  &  di  non  profonda  fcienza  ;  ma 
tanto  efficace ,  &  ardente  ne  fuoi  ragionamenti ,  che  trahendofi  dierro  più  di  diecimila 
Lombardi  la  miglior  parte  nobili ,  non  era  luogo  oue  arriualfe ,  che  non  fufle  riceuuto  à 
gflifà  d'vn  Santo  ;  &  con  tanto  concorfò  di  limofine ,  che  per  quindici  di ,  che  fi  fermò  à 
£  Firenze,  non  fu  quafi  momento  di  tempo,  che  in  fu  la  piazza  vecchia  di  Santa  Maria  No 
uella non  fi  vedelfono  grandiflime  tauole apparecchiate,  oue  mangiauano  400  ,  &  500 
huomini  per  volta.  Conduceua  egli  come  Capitano  d'vn  grande  efèrcito  tutta  quella 
gente  à  perdoni  di  Roma  con  marauigliofà  deuotione .  Veltiti  erano  tutti  di  cotta  bian 
ca,  6c  di  mantello  cilellro  ò  perfo  fecondo  l'habito  di  San  Domenico  :  (òpra  il  quale  ha- 
ueuano  intagliata  vna  colomba  bianca  con  tre  foglie  d'vliuo  in  becco.Teneuano  nel  cam 
minare  quello  collume,  che  ne  veniuano  in  varie  (quadre  di  venti ,  ò  trenta  infìeme  à  gui 
(à  di  picciole  fchiere  ;  hauendo  ciafcuna  brigata  vna  fua  croce  innanzi ,  &  con  non  mai 
ftancneuoli  voci,  mafTimc  oue  Ci  mconrrauano  in  nuoue  genti,  gridando  pace,  &  mifèri- 
cordia.  Giunti  alle  Città,ò  luoghi  habitati,  oue  chiefc  duale  ordine  fuflono,haueanfi  à 
ralTegnare  primieramente  alla  Chiefa  de  frati  predicatori,  &  quiui  dinanzi  all'altare 

N     ^         fpoglian- 


122  DELLAFAMIGLIA 

fpogliandofi  dalla  cintola  in  fu  fi  batteuano  vn  pezzo  con  grandi  (ègni  di  contritionc,  &  A 
di  humiltà .  li  frate  nelle  Tue  prediche  riraouendo  il  parlar  dubbio,  &  fòfjjefo  parlaua  fe- 
condo l'vlànza  de  Profeti  delle  cofè  future  aftermatamente.  Onde  aggiungendo  a  Lom 
bardi  numerofa  frequenza  di  Toscani,  &  di  Fiorentini ,  quelli  con  molta  honelLì  &  pa- 
cienza  à  Roma  condulfe  :  dal  qual  luogo  tornò  poi  egli  nella  corte  in  Auignone  j  fperan- 
do  grandi  indulgenze  per  chi  ieguifol'hauea  di  poter  conièguire.  Maparendo  al  Ponte 
fice ,  che  il  frate  benché  buone  opere  faceflè,  folfe  oltre  modo  per  lo  fauore  de  popoli  go- 
fiato,  &  che  cotanta  ambitione  to([e  in  ogni  modo  da  rallrenare,  vietatogli  la  predica,  & 
la  confcflìone,  il  confinò  nelle  montagne  di  Ricondona  .  Quelk  cofè  fuccedettono  nel 
gonfalonerato  di  Geri  :  il  quale  col  fuo  fratello  Albizzo  fono  leppelliti  in  Santa  Maria  No 
uella,come  fi  vede  per  la  lor  femplicilfima  lèpolrura:lecui  parole  so  quelle  S.AL  B IZZI 
ET  gerì  STEFANI  DE  SODERINIS.  ^ 

Vì'RìccqIo  Gonfaloniere , 

ctroX'Ti  T^  I G  L 1 V  O  L I  di  Geri  furono  Nicccolo  &  Gerozzo;  il  cui  figliuolo  detto  Antonio 
^nnnio  J~*  fu  de  Signori  l'anno  1405^ .  Niccolo  afuoitempi  fu  grande  cittadino  &  trouo0i 
dtsi^nm.  j^gj  numero  di  coloro,  i  qu^'i  erano  principi  dellammunire  .  Eflèndo  lUto  Gonfa- 

loniere anchor  egli  nel  fine  delfanno  M  7 1 ,  quando  lòpragiunfè  poi  l'anno  i  5  78  ,  nel 
qual  tempo  i  Ciompi  (ì  folleuarono,  &  prefèro  il  gouerno  della  Città,  egli  patì  quelle  file 
ture,  che  gli  altri  cittadinigiandi,&  d'autorità  in  tali  humori  patirono,  ellèndoglillate 
abbruciate  le  calè,  &c  non  molto  dopo  con  Piero  degli  Albizzi  &  con  alcuni  altri  cittadi-  C 
ni  confinato  dalle  trenta  miglia  in  la  fuor  della  città .  Cu  molto  famigliare  &  doraellico 
della  Beata  Caterina  di  Siena,  à  cui  murò  vna  cafa,  oue  ella  riparar  fi  poteffe  à  pie  della  co 
Ila  di  San  Giorgio  ;  onde  tra  le  epiftole  di  detta  Beata  veggonfi  due  lettere  à  lui  indiritte; 
l'vna  per  quel  che  fi  può  comprendere  nel  i?  7  5",  che  Niccolo  fu  de  Priori  j  poco  innan- 
zi al  qual  tempo  fu  fatta  la  lega  co  Signori  di  Milano  contra  la  Chiefà ,  fé  bene  iui  fi  dice, 
che  fu  m  tempo  del  fuo  priorato  ;  nel  quale  s'incominciarono  bene  à  veder  gli  effetti  di 
detta  lega;  &  l'alrra  dopo  che  gli  furono  abbruciate  le  cafè  nel  1378.  Scriue  parimente 
à  Goflanza  fua  donna;  onde  fi  caua,  che  cosili  marito,  come  la  moglie  doueuano  eflèr 
buone  &ipirirualiperfone;  fé  bene  in  quel  tempo  per  l'odio  concitatoli  addoffo  da  gli 
ammoniti  folle  da  alcuni  chiamato  fallò  &  ippocrito .  Dopo  quella  vltima  azione  non  D 
viffe  lungo  tempo ,  veggendofi  la  fua  fèpoltuia  nel  Carmine  a  pie  dell'altare  maggiore 
(òtto  l'anno  1 3  8 1 ,  che  viene  ad  ifer  l'ottantadue ,  con  le  fèguenti  parole . 

HIC  lACET  CORPVS 

PRVDENTISSIMI  ET  BONE  MEMORIE 

VIRI   NICOLAI   gerì   DE   SODERINIS    CLVI   lACEOBIIT  -  ": 

A.  D.  M.  CCCLXXXI  DIE  XXI   MENSIS  MARTI 

QVIVS  ANIMA   RECLVIESCAT 

IN  PACE  AMEN. 


D 


7)i  ^louanni  Con/.  &  dejuotfuccejjòri^ 

I  Niccolo  nacque  Giouanni ,  il  quale  flato  de  Signori  l'anno  141 2  fu  poi  l'anno 
1 4 1  _9  fatto  Gonfalonier  di  giulhtia;  nel  qual  tempo  fiiccedette  nella  città  la  mor 
te  di  Baldaffarre  Cofcia  già  nel  fuo  Póteficato  detto  Giouanni  XXIII.  Lafiiccef 
fione  di  coilui  qual  fènefoffe  la  cagione  fi  mantenne  lontana  dal  gouerno  della  Repu- 
dcJ'^nori  ^^^^^  infiuo  al  fìio  pronipote  Luigi  :  il  quale  l'anno  i  ^06  fède  de  Priori  col  Gonfaloniere 
Pier  Soderini  non  oflante  che  folle  conforto ,  però  che  egli  non  haueua  diuieto .  Truo 
uo  nelle  memorie  falciate  da  Giouanni  Cambi,  che  l'anno  i  ^^  2  7  fu  de  gli  otto  di  guardia 
&  balia,  6c  che  l'anno  i  j  2^  che  tu  creato  Gonfaloniere  per  vn  anno  Rafiaello  Girolami, 

egli 


O    i^    ju.    1\    I    IN 


n. 


A  egli  fu  dei  Cci  cittadini,  che  rimafòno  per  conto  ài  detto  magiflrato  delle  più  faue .  Fu  h 
naimente  l'anno  1550  creato  dal  configli©  generale  de  X  innanzi  ^l  parlamento  de  Me- 
dici .  Al  qual  magilìrato  eflèndo  venuto  à  notizia,che  Lorenzo  Soderini  in  tempo  dcU'af 
(èdio  fcriueua  lettere  al  Papa  &  n  Baccio  Valori  fìio  Commeilano  in  campo  de  fègreti 
della  Republica  fu  Lorenzo  condannato  alla  morte,  perche  ritornati  1  Medici  nella  Cit- 
tà, &  non  hauer.do  i  X.  finito  i'vfficio,  del  guai  fur  caflì  da  X 1 1  fatti  dalla  Balia ,  à  Luigi 
in  compagnia  di  Galeotto  Cei  fu  a  ventidue  di  Noucmbie  di  quell'anno  tagliato  il  capo. 
Lalciò  nondimeno  di  molti  figliuoli,  de  cjuali  è  opinione,  che  hoggi  viua  alcuno  ammo- 
gliato nell'Indie  in  non  difprezzabil  fortuna .  Così  è  proprio  de  Fiorentini,quariGo  altri 
crede  che  (ìano  abbattuti  &  /pentì  del  tutto,rilbrger  co  nuoue  fperanze  da  remotiflìmc  &: 

g  non  afpectate  parti  del  mondo,  come  fu  chi  d'Aleifandio  Alberti  oucr  Agolanti  Icggia- 
driflìmamente  fauoleggiò . 


P 


O 


Vdcmi  Spicciolati 

Rima  che  più  oltre  à  fauellar  de  Sodcrini  procediamo,  è  da  far  mcntione  di  colo- 
ro :  i  quali  per  le  memorie,  che  mancano,  col  tronco  grande  dell'albero  nonfi  con- 
giungono.Di  coloro  è  Renzo  di  Filippo,  il  guai  fu  de  Signori  l'anno  1 5  07.  &;  i  o. 
&  Salueliro  di  Giouanni,iI  cui  nome  come  che  non  (ì  troni  nel  priorilbjVedefi  nondime 
no  in  vna  fèpoltara  ne  chiolki  del  Carmine,  oue  (ì  leggon  quelle  parole  S.  SILVESTRI 
IOANNIS  DE  SODERINIS  ET  PAVPERVM  CHRISTI. dicono 
i  frati  di  quel  luogo,  che  egh  lafciòlimofina  per  detta  (èpoltura  vn  baril  d  olio  &  dicci  lire 
l'anno .  E*  di  coftoro  tutto  il  ramo  di  Iacopo, il  qual  fi  difende  infino  alla  quarta  genera- 
zione, trouandofi  nel  priorilb  Piero  di  Zucchero  di  Iacopo  eflèrdc  (ignori  l'anno  1 5  70 
&  8  j?.  Di  cui  appare  anchor  la  fèpoltura  nella  già  detta  Chiefà  à  pie  dell'altare  maggiore 
con  quelle  parole .  S.  P  E  T  R  I  ZVCCHERI  DE  SODERINIS  ET 
F I L I O  R  V  M .  L'vno  de  quali  figliuoli  detto  Iacopo  non  è  dubbio  alcuno  elTere  Ibto 
de  priori  l'anno  141  o.  perche  di  quelli  fpeditici,  pafleremo  à  trattar  di  Cuccio  pollo  nel 
h  tei  za  generazione  nel  tronco  principale  dell'albero 

Ti  CJHCCìo,  &  ialcunifueìjttccejjori. 

GV  c  C I O  del  I  ^  5  5  al  6* 5-  tre  volte  fu  de  Signori ,  di  cui  nacque  TDmma{b,recon- 
do  iollimo ,  creato  Caualiere  da  Ciompi  l'anno  1378.  L'ottantacinque  peruennc 
al  fupremo  magillrato  della  Republica:  la  qual  Signoria  palsò  molto  quieta,finche 
entrati  i  Fiorentini  in  lòfpetto  perla  molta  ambitione,  la  qual  vedeuano  in  Galeazzo  Vi- 
(conti  Conte  di  Virtù,fùegli  Tanno  88  creato  de  Xdella  guerra. Ma  tratto  l'anno  1 5^5* 
la  feconda  volta  Gonfalonier  di  giullizia  mandò  le  genti  della  Republica  in  aiuto  del 
Marchelè  Niccolo  di  Ferrara,eflendo  capitano  di  lei  Allorre  Signor  di  Faenza .  Erafi  ri- 
bellato al  Marchelè  il  Polefine;  onde  il  Marchelè  Azzo  per  quella  via  era  venuto  in  Ipe- 
lanza  d'entrare  in  Ferrara,  Ma  oppolleglifi  in  quello  luogo  le  genti  de  Fiorentini  con 
quelle  del  Marchelè  Niccolo,  s'attaccò  fra  loro  vn  vigorolò  fatto  d'arme,  nel  quale  c&n 
do  morti  piùdi  600  huomini  di  quelli  del  Marchelè  Azzo,  &  più  di  due  mila  fatti  prigio 
ni  j  tra  quah  fu  la  perlòna  lua  illefla ,  con  prello  &  dilàuenturato  fine  venne  à  terminare 
quella  guerra .  La  lepoltura  di  Tommalò  fattagli  da  figliuoli  lì  vede  hoggi  nel  Carmine 
a  pie  delle  fcalee  della  tribuna  maggiore,  oue  lì  leggon  tuttauia  quelle  parole . 

CLARISSIMO  VIRO  THOME  DE  SODERINIS 

EQJVITI  FLORENTINO  OPTIME  DEREP.  MERITO 

SVPERSTITES    LIBE  RI 

SIBI  PARENTIBVSQ^  SVIS  POSTERISQ^  EORVM 

FACIVNDVM    CVRAVERVNT. 

N    4        Io 


de  Sigiiiri . 


fìtrt  it 


rtntmufi 


,24  DELLAFA  MIGLIA 

lo  non  ho  trouato  chi  fafle  U  moglie  di  lui .  m^  fi  vede  ben  la  fepoltu:  a  e  della  moglie 
Se  dciU  madre  lua  tra  l'altre  de  Soderini  con  quelle  parole.  S.MATRIS  ET  VXOiUS 
NOBILIS  MILITIS  DOMINI  THOME  DE  SODERINIS.  rclh- 
jrr4«rrr<»  lOHo  di  Tommafo  due  figliuoli  Lorenzo  &  Francelco ,  de  quali  folo  il  primo  hebbe  luc- 
z.rf«{. ,  cellìone,  di  cui  nacquero  il  iecondo  Tommaso  &  Niccolò  .  ma  perche  di  quelh  due  eico 
no  due  rami  principali,  (cguiremo  per  hora  quello  diTommalò .  purché  diciamo  Fran- 
cefco  eflcr  colui,  di  cui  il  Macchiauelli  dice,  che  per  l'odio  che  Tommafb  &  Niccolo  luoi 
nipoti  il  portauano ,  tih  li  crai.o  accoltati  alla  parte  di  Cofimo . 


2?j  Temmajò  ìl^aitaliert  &  de  Jttccejjon  di  Lorenzo  fuof^ìiuok . 


B 


T 


O  M  M  A  s  O  per  quel  che  fi  trahe  dal  libro  di  San  Giouanni  douette  nafcere  il  dodi 
cefimo  giorno  d'Agollo  dell'anno  140^  .   Abbattutofi  nel  vigore  degli  anni  Tuoi 
2,;;  nelle  difteicnzc  che  pafiarono  tra  Colimo de  Medici,  &  Rinaldo  dt  gli  Albizzii'a 

no  i43  3.vedtiìperquelcheilMacchiauelli='  ne  dice,che  egli  (ègui  b  parte  di  Cciimo  , 
iaqual  cola  tu  lenza  alcun  dubbio  lo  Ibbilimenro  della  lùa  grandezza .   Ritornato  per 
quello  Cofimo  dal  confino,&  egli  peruenuto  all'età  di  poter  partecipare  del  gouerno  del 
la  Republica  fu  l'anno  3  8  la  prima  volta  tratto  de  Signori,  ii  come  fu  la  feconda  volta  la 
no  44,tin  che  peruenuto  al  4i?  fu  creato  Gonfalonier  di  Giulhria,nel  qual  tempo  trouan 
doli  la  città  lènza  guerra,  fece  egli  vna  legge:  imperoche  molti  dilordini  proccdcuano 
dal  render  1  partiti  con  le  faue  non  coperte ,  che  per  nefTun  conto  per  l'auuennc  koperte  q 
dar  lì  doueilèro .  Ordinò  parimente,  che  fi  raftVenaflcro  l'immoderate  Ipelè,  che  li  face- 
nano  per  conto  degli  ornamenti  delle  donne.  Il  fecondo  filo  gonfalonerato  l'anno  5-4 
fu  molto  lieto  alla  Republica  lì  per  la  pace  fatta  co  Venetiani,  come  per  alcune  reliquie , 
che  à  Fiorentini  peruennero  per  opera  d'vn  Greco,  il  qualdiColfantincpoline  veniua. 
Nel  terzo  l'anno  60  non  hebbe  in  cofe  di  molto  pregio  à  trauagliarfi  .  Ma  (ùcceduta  fan 
no  6'4  la  morte  di  Pio  II .  à  cui  fùccedette  Pietro  Baibo  nobile  Venetiano  &:  nel  fìio  pou 
tttìcaro  Paolo  1 1  chi.imaro  ,  fu  Tommafb  con  alcuni  altri  cittadini  più  principali  cieato 
ombalciadore  per  prelbr  vbidien2a  al  Pontefice,  nella  qual  ambalceria  egli  fu  dai  Papa 
defiderofò  d'honoiai  nella  peifònadi  così  nobil  cittadino  la  Fiorentina  RcpubJica  hono 
rato  dell'ordine  delia  cauallcria;  &  concedutogli ,  che  cobì  egli,  come  ifuoidilcei  demi  D 
dentro  lo  feudo  delle  antiche  infègne  della  lua  famiglia  le  chiauiinfegne  della  fède  Apo- 
ilolica  portar  potcllcro,  come  tutrauia  i  lordifccndenticclìuman  di  portale .  Ma  tflen- 
do  nella  città  nate  cagioni  di  nucucgaie  &  contefè,ron  potendo  alcuni  cittadini  tollera 
re,  che  la  grandezza  di  Cofimo  già  iiiorto  ancora  nel  fuo  figliuolo  Piero  contiruaflc ,  & 
facendo  perciò  molti  cppo  à  Niccolo  frarel  di  Tommafò:  il  quale  nel  fine  dell'anno  <jj 
era  flato  tratto  Gonfalonier  di  giufiitia ,  Tommafò  il  quale  daH'efpericnza  de  pafiati ac- 
cidenti innanzi  tratto  comprendeua  à  che  termine  erano  quefii  penfieri  per  riufcire,gran 
demente  cercò  di  difiorre  il  fratello  dal  tctar  nuoue  imprelè,dimofirandogli  la  fàlute  del 
la  Republica  confificre  in  conleruarfi  nello  fiato  piefènte .  al  che  non  hauendo  egli  vbi- 
ditOjtofiamenterouinò.  l'anno  ^7  nel  quarto  gonfalonerato  efTcndo  guerra  trai  Fio-  £ 
rentini  ei  Venetiani,egli  condulTe  agli  fiipendi  della  Repub.  Alforre  Manfredi  Signor  di 
Faenza ,  &  Taddeo  Signor  d'Imola,  ancorché  Afiorre  fecondo  il  fuocollumje  tocco  che 
hebbe  la  moneta  hauellè  poi  rizzato  le  bandiere  de  Venetiani ,  Creò  fimi.'mente  capita 
no  generale  di  tutte  le  genti  de  Fiorentini  Federigo  Conte  d' Vrbino .  Riputato  perciò 
ftmpre  per  hucmo  fàldo  &  fàuio,  &  per  confidentifsimo  à  quello  llato,che  allhora  regge 
ua,fu  l'anno  medelìmo  mandato  ambafciadore  à  Ferrara  per  paflar  quindi  poi  à  Veneria 
per  ferrar  la  pace,  che  co  Venetiani  lì  rratraua .  nel  qual  luogo  hebbe  à  dar  manifelli  le- 
gni della  fùa  virtù,  hauendo  Galeazzo  sforza  Duca  di  M  ilano  hauuto  à  dire ,  fèntito  che 
htbbe  il  Sodcrinitfler  giunto  in  Venetiajthe  i  Fiorentini  à  guila  di  mcndiciandauan  per 
Dio  accattando  la  pace .  Imperoche  il  Caiaiicregli  fc(;:cniodcltaiiicnic  intendere;  come 

la  pace 


S  O  D  E  R  I  N  A.  iif 

K  la  pace  da,  principio  era  fiata  trattata  &  fi  trattaua  ruttau ia  dal  Duca  Borfò,  che  n'era  fla- 
to mezzano  oc  mouitore .  Et  che  à  Ferrara  era  primo  comparito  il  Cardinal  di  Santo  An 
gelo  legato  dtì  Papa,  &  Andrea  Vendramini  ambaiciadore  de  Venerian  i,  che  huomo  al- 
cuno della  Repubìica  di  Firenze .  Ma  iè  pure  i  Venetiani  per  colà  alcuna  hauelTero  à  in- 
fuperbirfi ,  credcuaegli  hauere  lordato  cotelta  baldanza  le  parole  da  Tua  Eccellenza  det- 
te nel  campo  della  kg^;  quando  partirofi  per  Milano  djflè  ;  che  chi  volea  romper  il  capo, 
andaffe  ad  vitar  nel  muro  ;  che  egli  non  intendea  per  alihora  di  voler  più  guerreggiare . 
Appena  era  ritornato  di  Venetia,  che  egli  fu  l'anno  fèguente  al  già  detto  Duca  di  Milano 
madato  per  ambafciadore  infieme  con  Antonio  Ridolli  Cau.  perche  con  più  vnione  s'op 
poneilèro  a  certe  deliberationi  di  Paolo  II;  le  quali  pareua  che  fuflbno  di  pregiuditio  à 
g  Fiorentini  &  al  Duca .  Nei  primi  due  meli  dell'anno  1 46"^  prefe  il  gonfalonerato  Iaco- 
po de  Pazzi;  il  quale  per  hauere  bene  amminiftrata  la  Rcpub .'vollero  i  Signori  che  egli 
fofle  honorato  dell'ordine  della  caualleria .  per  la  qual  iolennità  fare  fu  eletto  lìndaco  dal 
comune  il  Cauaher  Tommalò .  Eflèndo  poi  l'anno  medellmo  la  morte  di  Piero  de  Me- 
dici fèguita,  certa cofà  è  hauer  Piero  morendo  a  Tommafo  la(cÌAto  i  Tuoi  figliuoli  racco- 
mandati .  Perlaqualcolà  veggendo  egli  Dietifalui  Neroni  con  alcuni  altri  cittadini  aipi- 
rar  à  colè  nuoue  fece  di  notte(così  nella  noltra  hilloria  ^  habbiamo  fcritto)  raunar  molti  ^^*^K 
cittadini  de  più  principah  in  Santo  Antonio,  &  da  alcuno  fuo  amico  fece  proporre  Io  Ila 
to ,  in  che  la  città  Ci  ritrouaua .  Et  come  per  alcuni  iègreti  auuilì  era  venuto  in  nocitia  ; 
che  il  Pontefice  intendeua  di  dar  Bologna  à  Venetiani .  perlaqualcolà  era  neceflariodi- 
Q  (correre  :  in  che  modo  per  l'auuenire  s'hauellèro  à  gouernare,  potendo  cialcuno  da  per  le 
Hedó  confiderare  in  che  flato  la  loro  republjca  fi  trouerebbe  ;  le  i  Venetiani  di  Bologna  Ci 
infignorillèro .  Non  era  il  più  flimato  huomo  in  tutta  la  città  dopo  la  morte  di  Piero  icn 
za  alcuna  contelà  di  Tommalò .  perche  à  lui  eran  gli  occhi  di  tutti  riuolti  ;  ne  parca  che 
fofle  alcuno,  il  qual  olàfle  d'arringare,  (è  prima  egli  non  hauelTe  detto  la  Tua  (èntenza .  La 
onde  Tommalò  con  vna  graue  &  prudentiflìma  diceria  molì:rò,che  à  mantener  quella  eie 
tà  grande  &  poflènte  non  vedea  modo  alcuno  migliore ,  che  lèguire  la  forma  del  gouer- 
no  incominciato, &  confermare  in  Lorenzo  de  Medici  la  ripuration  dello  flato  in  luogo 
del  padre ,  cllèndo  più  facile  il  continuar  in  quelle  colè ,  à  che  gli  thuomini  fono  viari , 
che  introdur  le  nuoue .  Il  che  diceua  cllèr  ottimamente  flato  conolciuto  dalla  felice  me- 
moriadi  Pio  1 1  ;  quando  non  per  altro  Tuo  affetto ,  che  per  ia  quiete  d'itaha  giudicò  eflèr 
meglio  il  confermar  il  reame  di  Napoli  à  Ferdinando  d'Aragona ,  il  quale  in  quel  regno  Ci 
ritrouaua,  che  in  chiamar  di  fuori  Giouanni  cT  Angiò .  parlarono  dopo  Tommafo  alcu- 
ni altri,  &  quafi  tutti  inquelìa  lèntenza  concorlèro .  La  qual  vnione  fentica  fuori  dal  Pa 
pa  fu  cagione,  chele  colè  di  Bologna  s'acquetalfero  eflèndo  eglicerto,  che  i  Fiorentini 
trouandofi  in  cafa  quieti  non  lalcerebbono  in  conto  alcuno ,  che  quella  città  in  poter  de 
Venetiani  pcrucnifle .  Mantennefi  per  alcuni  anni  quieta  la  Republica  &  morto  Paolo 
1 1 ,  &  creato  Siflo  1 1 1 1 .  niuno  altro  mouimento,  che  quello  di  Volterra  era  fùcceduto, 
il  quale  in  breue  fu  acchetato.  Defiderando  perqueflo  i  Fiorentini  di  continuare  nel- 
l'incominciato  ripofo  trattarono  di  rinouar  la  lega  che  haueuanoco  Venetiani  &  col  Du 
ca  di  Milano  per  venticinque  anni .  per  Io  qual  conto  fu  nel  fine  dell'anno  1 474  manda 
to  Tommafo  à  Venetia ,  il  quale  del  mele  di  Nouembre  nelgonfalonerato  di  Tommalò 
Dauanzati  con  grande  honore  della  Republica  la  conchiufè ,  rilèrbando  nondimeno  luo 
go  al  Papa  &  al  Re  di  Napoli,  anzi  obligandofi  à  procurarche  efli  v'entraflèro ,  i  qualico- 
mendando  in  parole  la  detta  lega  fatta,  non  l'approuarono  giamai  con  ropcre,non  eflèn- 
do in  quella  voluti  entrare .  Ma  non  eflèndo  i  Fiorentini  viàti  à  flar  lungo  tempo  quieti 
f)ercioche  quando  mancan  le  brighe  di  fuori  non  è  mai  reflato ,  chi  quelle  di  dentro  ioi- 
leui.accadde  l'anno  1478  la  congiura  de  Pazzi;  onde  nacque  la  guerra  col  Papa  e  col  Re; 
perche  eflèndo  i  Fiorentini  coflretti  di  ricorrere  à  prouedimenti  della  guerra  &  di  creare 
per  quefto  i  X .  magiflrato  à  ciò  deputato,fù  tra  efll  per  vno  creato  Tommalò .  La  qual 
guerra  eflTendo  flaca  pcricolofa  alla  Republica  quanto  altra ,  da  cui  fofle  mai  flata  traua- 

gliata, 


D 


126 


DELLA     FAMIGLIA 


Ttmrnaf» 
Ktccolo  dot 
tordlltggi 
de  signort . 


gliata  ;  &  andando  per  quello  in  lungo  furono  al  fine  di  (èi  mefi  per  altri  fei  mefi  i  mede-  A 
litni  X  raffermi  ;  i  quali  giudicarono  fra  le  prime  prouiiioni  per  i  dubi  &  pericoli,  che  ap- 
pauiuano,  eller  necelfario  mandar  in  Venetia  vn  cittadin  principale  per  trattar  del  modo, 
che  s  hauea  à  tenere  per  la  guerra  dell'anno  futura  .  Quello  carico  K'i  dato  à  Tommafo, 
il  quale  benché  vecchio  &  infermo  prefe  cotal  pefo  volentieri  per  beneficio  della  patria . 
Dalla  qual  ambalceria  ritornato ,  tu  la  quinta  volta  creato  GonBIonierdigiuilizia  per 
oli  vltimi  due  meli  dell'anno  75).  La  qual  colà  à  pochi  altri  cittadini  interuenne.  Nel  quai 
Tempo  continuando  tuttauia  la  guerra,  &  hauendo  i  Fiorentini  dopo  yna  egregia  &  me- 
morabil  difefa  perduto  Colle,  parue  à  Lorenzo  de  Medici  di  tentare,(è  col  pericolo  della 
propria  perfona  potelle  a  quella  guerra  por  fine .  Andato  per  quello  à  trouare  il  Re  Fer- 
dinando à  Napoli,  non  folo  se  &  la  patria  d'ogni  pericolo  liberò ,  ma  crebbe  in  tanta  ri-  B 
puc.itione  con  quella  gita,  Se  con  hauer  ogni  colà  alle  fùe  veglie  recata ,  chediuenneda 
quel  tempo  in  la  fin  che  ei  ci  ville  l'arbitro  delle  colè  d'Italia .    Et  non  che  la  bramata  pa 
ce  ne  ièeuilTe;  ma  fi  fé  lega  col  Re,  col  Duca  di  Ferrara  &:  col  Marchelè  di  Mantoua  ;  6c 
per  mitigar  l'ira  del  Pdpa,gli  furono  mandati  Ambafciadori  ì  chiederli  in  atto  (uppliche- 
uole  ampio  perdono  delle  cofe  commeffe .  Con  tutto  ciò  eflendo  fùcceduta  di  nuouo 
pucrra  col  Pontefice  &  co  Venetiani  per  difendere  i!  Duca  à\  Ferrara  lor  collegato/ù  pri 
ma  Tommalò  degli  Orto  di  praticai  poi  de  X  della  guerra  l'anno  82  creato.  Il  q'Jale 
vfhcio  benché  ì\  luffe  fatta  pace  col  Papa.fù  tre  altre  volte  a  primi  X  raffermo  durando  la 
cuerraco  Venetiani  .'ma  fatta  anco  la  pace  co  Venetiani  l'anno  84,  &  da  quella  guerra  i 
Fiorentini  rellati  liberi,  hauendo  moffo  guerra  à  Genoucfi  per  conto  di  Serczana,  tu  l'an-  e 
no  lep'uente  di  nuouo  creato  Tommaio  de  X .  Stimo  io,che  egli  [\  muoia  l'anno,  il  quale 
à  quello  fcguì,  percioche  effendo  fuor  di  tre  raffermi  tutti  gli  altri  X  paffati,  fi  vede ,  che 
in  luogo  dei  Soderini  viene  vn'altro  fullituito,  il  che  a  quella  credenza  m'induce,  oltre  ef 
ièr  celi  all'ottantatreelìmo  anno  della  (ùa  vita  perucnuto.Tale  fu  la  vita,  come  fi  è  potuto 
vedere  di  Tommafo  nelle  co(è  publiche  ;  &  in  vero  non  gli  fu  meno  nelle  priuate  e  dome 
iliche  il  fauor  di  Dio  propizio .  percioche  oltre  la  Caterina  Tua  figliuola  femmina,  la  qual 
maritò  con  Maio  degli  Albizzi,  di  cinque  figliuoli  malchi  che  egli  hebbe,quattro  ne  vid- 
de  venir  su  gran  cittadini,  &  effer  per  riufcir  tuttauia  maggiori ,  come  a  lor  luoghi  di  eia- 
Icuno  particolarmente  diremo,  perciò  che  Francelco  fu  poi  promoffo  al  Cardinalato ,  & 
fu  Cardinale  di  grande  autorità .  Piero  fu  fatto  Gonfalonier  à  vita,  &  fi  può  per  ciò  più  D 
tra  Principi,  che  tra  cittadini  annouerare.  gli  altri  due  benché  la  priuata  fortuna  non  tra 
paffaffono  j  fu  nondimeno GiouanVettorio dottor  dileggi  eccellente  &  Pagolanronio 
nella  Tua  patria  fu  lèmpre  per  vno  de  più  principali  cittadini  llimato .   Ma  Lorenzo  pri^ 
mogenito  di  Tommafo  qual  (ène  fullè  la  cagione,  effendo  di  contraria  opinione  del  pa- 
dre circa  il  gouerno  dello  ilato,fii  l'anno  \/^6%  confinato.Di  colini  era  nato  l'anno  \/\.6i 
Tommafojil  qual  fu  l'anno  1  ^96  con  24  altri  cittadini  ammunito  per  hauer  voluto  crea 
re  vna  fignoria  à  lor  modo .  Colini  fu  padre  di  Niccolo  &  di  Lorenzo ,  Di  Niccolo  dot 
tor  di  leeei,comeiche  tre  figliuoli  hauefle  hauuto,  come  nell'albero  [\  vede,  il  ramo  è  fpen 
to .  Egìi  fu  de  fignori  l'anno  1527,  che  hi  il  lècondo  gonfalonerato  dopo  la  ritirata  di 
Clemente  in  callello .  Lorenzo  Tuo  fratello  veniua  su  gagliardamente  nel  gouerno  della  £ 
Republica,imperoche cacciarli  Medici,  i quali haueuano cacciati  1  Soderini,  comeap- 
prellò  fi  dirà,  ccllui  era  venuto  prellimente  in  confideratione .  honorato  dal  configlio 
generale,  fatto  de  fignori,  degli  otto,  de  lèi  della  mcrcatantia  per  tratta ,  &  vltimamentc 
del  Configlio,  Podellàdi  Praio  &  Commeflàrio  per  modo  che  inteiueniua  (dice  Giouan 
ni  Cambi)  à  potere  intendere  tutti  ifegreti  della  Città.   Hora  effendo  venuto  l'anno 
1  e  ■'  o,  che  la  Città  era  aficdiata  dalla  parte  del  Pontefice,  venne  a  notizia  a  color  che  reg 
pcuano,  che  Lorenzo  per  mezzo  d'vn  contadino  auuilàffe  Bartolomeo  Valori  Comraef 
lariodelPapadi  tutto  quello  che  nella  Città  fi  faccua.  perche  preTo  del  mele  di  Luglio, 
&  hauuto  dalla  iìia  conf  cfsione  la  vcnra  del  fatto,fù  fecondo  il  tenor  delle  leggi  fatto  mo 
rire .  Rcilarono  nondimeno  di  lui  due  figliuoli ,  de  quali  Tommafo  hauuto  due  donne 

vna 


S  O  D  E  R  I  N  A.  ,2 


vna  de  Canigiani  &  l'altra  de  Gondi  ne  lafciò  quattro ,  Lorenzo',  Rinieri ,  Piero  &  Gio 
uan  Batilb,  de  qua/i  ne  viuon  due  giouani  di  qualche  fperanza  .  Hora  tornando  à  gli  al 
tri  figliuoli  di  Tommafo  il  Caualiere,  primieramente  dei  due,  che  non  hebber  fucceilio- 
ne  CI  lpediremo,&  prima  del  gonfalonier  Piero,e  poi  del  Cardinal  Francelco  (ì  ragionerà. 


2?<  fiero  ilma^fii/ìco  Cjonf,  k  vita , 


P 


I E  R  O  nacque  l'anno  145- 1  il  dicialTettefimo  giorno  di  Marzo,  e  peruenuto  al  tren 
tefimo  anno  della  (ìia  età  incominciò  viuente  il  padre  ad  effer  ammelTo  nel  numero 
de  (ignori .  nel  qual  fu  vn'altra  volta  l'anno  Ss> .  Furono  quelli  tempi  molto  tran  - 
quilli  in  Italia ,  ma  auuicinandofiperl'ambitionediLodouico  sforza  &  per  i  peccati  de 
popoli  in  gran  parte  la  louina  di  ella ,  i  Fiorentini  lèntendo ,  che  di  Francia  Ci  prepa- 
rauano  arme ,  mandarono  Piero  con  Gentile  Vefcouo  d'Arezzo  per  ambalciadore  al 
Re  Carlo  Vili,  fi  per  vedere  quello ,  che  il  Re  intendeua  di  fare ,  come  per  far  opera 
di  placarlo,  fé  in  alcuna  cofa  hauelTe  egli  piefo  fdegno  contra  la  loro  Republica .  Ma  eA 
fendo  il  Re  calato  in  Italia ,  &  dalla  fua  venuta  nati  tutti  que  mali ,  che  quafi  à  cialcuno 
fon  manifefti,  fra  gli  altri  flati ,  che  mutarono  conditione  &  fortuna,  vno  fu  il  dominio 
Fiorentino ,  il  qual  da  vn  lato  liberatofi  dalla  maggioranza  di  Piero  de  Medici ,  dall'altro 
ne  perde  Pila  con  quafi  tutto  l'antico  ilato  di  quella  Città.  Onde  ne  nacque  la  guerra  Pi 
fàna;  la  quale  mentre  l'anno  5?  5-  con  pari  ferocia  da  amendue  le  parti  fi  maneggiaua,  i  Fio 
rentini,  1  quali  hauean  bifogno  per  la  via  di  Lucca,  di  {occorrere  Librafatta ,  mandarono 
Piero  per  chiedere  il  paflb  à  quella  Republica  &  per  veder  iè  potea  con  la  fua  indulkia  ri- 
muouer  da  quella  imprefa  Monfignor  di  Farlet  capitano  degli  Alemanni .  ma  fu  in  ciò  l'o 
pera  fua  più  pronta  che  fortunata  per  effer  non  così  p:  elio  à  Lucca  arriuato,  che  Librafac 
ta  peruenne  in  poter  de  nimici .  Era  venuto  a  morte  il  Re  Carlo  principale  cagione  di 
tanti  mali,  &  era  à  quel  regno,  percioche  egli  morì  fenza  figliuoli  malchi ,  fucceduto  Lui- 
gi Duca  d'Orliens  :  il  quale  Lodouico  duodecimo  è  dai  nolhi  fcrittori  chiamato .  a 
cui  parendo  à  Fiorentini  necelfario ,  che  fi  mandaffe  vna  (bienne  ambalccria ,  come 
nella  creatione  de  nuoui  principi  Ci  colkma,  &  fi  per  migliorar  in  qualche  parte  le  condi- 
tioni,  che  la  Republica  hauea  col  palTato  Re,  vi  fu  intieme  col  Vefcouo  d'Arezzo ,  e  con 
Lorenzo  de  Medici  figliuolo  di  Pier  Fiàcelco  mandato  il  Sederini;  come  quegli  à  cui  i  co 
ftumi  di  quella  corte  erano  molto  ben  noti .  Rellaua  che  Lodouico  il  Moro  (  il  cui  sfre- 
nato defiderio  di  regnare  haueua  (òuuertiti  quafi  tutti  gli  llati  d'Italiajfuflc  dalla  mano  di 
Dio  gartigato .  il  quale  per  diuina  permilsione  da  gente  peggior  di  lui  fellone(camenre 
tradito,  &  perciò  pre(c>  &  in  Francia  menatone,  quiui  in  vna  prigione,  hauendo  per  qual 
che  tempo  pianto  la  follia  delle  fue  mal  moderate  voglie,  milcramenre  morifli .  hora  par 
uè  a  Fiorentini  di  mandar  amba(ciadore  à  Milano  al  Cardinale  di  Roano,  che  v'era  per 
lo  Re  Lodouico ,  Pier  Soderini  non  folo  per  rallegrarfi  (èco  in  nome  della  Republica  di 
così  prerta&  felice  vittoria,  maperdilporlo  ad  accomodar  i  Fiorentini  d'alcuna  parte 
delle  fue  genti  per  valerlène  nella  ricuperatione  di  Fifa  .  la  qual  domanda  ancorché  hauef 
fé  molte  oppofizioni  così  per  conto  de  Pilàni  ilìelfi,come  de  Genouefi,de  Sanefi,e  de  Lue 
chefijche  non  defiderauano  per  cagione  dei  loro  intereilì  la  grandezza  dei  Fiorentini, heb 
be  nondimeno  per  lo  (òllecito  procaccio  di  Piero  intero  eftètto;confiderando  mafiìma- 
mente  Roano,che  da  i  Fiorentini  erano  prótamente  llati  adempiuti  i  patti  promefii  al  Re 
circa  la  recuperatione  di  Milano/e  non  in  genti  in  denari .  Crefciuro  per  quelli  &  altri 
maneggi  Piero  in  (òmma  riputazione  fu  l'anno  1 5-01  creato  Gonfaloniere  digiuilizia, 
dal  qual  vfficio  non  era  appena  vfcito,  che  con  Alamanno  Saluiati  &  con  Iacopo  de  Ner 
li  fu  mandato  per  ambalciadore  al  Duca  Valentino ,  à  cui  haueuano  à  concedere  il  paifo 
per  lo  dominio  della  Republica  alla  sfilata  con  patto, che  non  douefle  entrare  in  terra  al- 
cuna murata ,  ne  di  menar  (èco  i  nimici  &  ribelli  della  Republica .  Tornato  dal  Duca  fu 
mandato  à  Milano,  onde  ottcne  200  lancie  Franzefi  per  ièruigio  della  patria,  le  quali  da 

Monfi- 


,28  DELLA     FAMIGLIA 

Monugnor  Imbaulc  condorte,&:  con  2  00  altre  congiunte,  à  cui  coraandaua  Monfìgnor  A 
di  Lancrcs  furono  cagione-,  tliei  Fiorentini  tutte  le  terre  in  c|uella  gueira,che  allhoraera 
in  pie,  perdute  ricuperairero .  à  riceuer  le  quali  terre  eflb  Piero  &  Luca  de  gli  Albizzi  furo 
no  depurati .  Era  in  queito  tenripo  che  fu  verfò  il  iìne  dell'anno  i  502  la  Città  a  termine 
ridotta,  che  à  rutti  parca  efler  di  bKògno,  che  in  qualche  modoilgouerno  della  Repub. 
il  riordinaile,  &  vari  inodi  di{corfi,queilo  (òpra  rutti  era  paruro  il  migliore,  che  per  allho  . 
ravnGonf.  àvualìcrealTe,  il  quale  cittendendo  con  ferma  6c  perpetua  fbllecitudine 
n  prouedere  à  £itti  della  Città,non  la(ciaflè  efpolle  a  moltiflimi  inconucnienti,  che  porta 
con  feco  la  fpefia  mutazicn  de  magilUati ,  lecofe  publiche ,  Ma  giudicando  tutti ,  che  à 
cofa  di  tanta  importanza  non  Ci  doiieflc  por  mano  fènza  hauernc  prima  impetrato  l'aiuto 
diuinojfi  fece  venir  nella  Città  la  rauola  di  nolira  Donna  dellìnipiuneta .  Le  cui  piocef 
fioni  eifendo  folennemente  celebrate,  fu  per  lo  di  feguente  deliberato  il  Configlio  genera  ^ 
le .  nel  qual  nò  douéJo  intcruenire  meno  di  1  500  cittadini,ven'interuéncro  (ènza  dar  no 
ialofpecchioducmila.  Furonne  nominati  cilendo  à  ciafcuno  libero  il  nominare  22 <j. 
de  quali  foli  X  furono  dell'arti  minori .  Et  tutti  coftoro  andati  à  partito  tre  (olamente 
vinlèro  per  la  metà  delle  fflue&  vna  più  come  fi  era  deliberato,  Antonio  Malegonelledoc 
tor  di  leggijGiouacchino  Guafconi  e  Piero  Sederini  tutti  e  tre  nobili,  e  per  molte  lor  qua 
lità  non  indegni  di  tanto  gluditio .  nel  quale  fi  potè  veramente  comprendere,  che  il  popò 
Io  negli  vniuerfàlinon  rimane  ingannato .  Rimandati  tutti  e  tre  à  partito  la  feconda  &c 
terza  volta  ;  che  anchor  queifo  fi  era  propoli© ,  viniè  Piero  Soderini ,  la  cui  età  non  pa{- 
fàua  di  gran  lunga  il  cinquantciìmo  anno ,  à  cui  le  ricchezze  ben  acquilbte  aggiugncuan 
riputazione ,  &  quello  che  negli  altri  huomini  è  ipezie  d'infelicità ,  che  è  il  mancar  de  fi'-  C 
gliuofi,  m  lui  per  beneficio  della  patria  fu  riputato  felicillimo  togliendoglilì  occafione  di 
lolleuar  j'animo  à  concetti  maggiori .  Meritò  egli  in  quello  magillrato  gran  lodedi  cle- 
menza &  di  modera7Ìone .  perciochc  Iblleuatoglilì  contro  quali  nel  principio  del  fùo  vffi 
ciò  Luigi  Mannelli ,  il  qu?.Iccon  vna  lunga  orazione  imparata  a  mente  fi  pofc  àbiafimare 
quel  gouerno,  mcit)  andò  che  la  venuta  dà  Duca  Valentino  &  la  carellia  del  grano  pro- 
cedea  di  ordine  del  Gonfaloniere,  doue  quafi  tutti  i  cittadini  concorreuano ,  che  per  così 
fatta  temerità  egli  dcueaelTcr  punito  di  pena  capitale,  come  turbatore  della  traquillità 
de!  pacifico  ilato ,  fu  nondimeno  per  opera  principalmente  dd  Gonfaloniere,accioche  il 
fùo  ur.pciio  non  incominciafie  con  (àngue  per  X .  anni  confinato  fra  le  quindici  miglia, 
&an-imunito  p^rfèmpre.  ne  in  quella  congiura,  che  gli  fu  ordita  contra  da  Prinziualle  D 
della  Stufa  fi  portò  con  tutta  quella  fèuerità ,  che  harcbbe  potuto  fare .  Fece  leggi  intor- 
no il  moderare  le  doti .  Tenne  gran  conto  della  publica  pecunia .  delle  fpefè  della  quale 
non  (òlo  relè  ragione  minutilsinic;,  ma  introdufle  altra  forma  circa  il  confèruarla .  Fu  gra 
tiflìmo  alla  plebe .  &c  gìoriolfi,  il  che  fu  tenuto  per  vero  di  non  hauer  mai  mandato  perfò 
na  à  magiilrati  in  prò  ò  in  danno  d'alcuno  così  circa  le  cofè  criminali  come  ciuili .  Ma 
quello  che  à  vera  &  nobil  lode  gli  fi  può  con  verità  attribuire  fu  i'hauere  (òtto  il  (ùo  ma- 
gillrato per  mezzo  della  (ùa  diligenza  tiacquillato  alla  Republica  l'imperio  di  Pi(à ,  della 
quale  per  lo  (patio  di  quindici  anni  n'era  già  llata  priuata .  Era  già  l'anno  1 2  venuto  ;  & 
la  Città  &  il  Gonfaloniere  di  pace  &  di  ripolò  in  guerra  2>c  trauaglio caduti ,  quella  heb» 
be  tema  di  rouinare  ,  &  quelli  affatto  rouinò .  de  quali  accidenti  quelle  furono  le  cagio-  £ 
ni .  Defiderando  Giulio  fecondo  Pontefice  di  cacciar  1  Franzefi  d'Italia ,  Ci  doleua  che  i 
Fiorentini,  &  per  loro  il  Gonfaloniere  da  cui  erano  retti ,  à  ciò  non  acconfèntill'ero .  ma 
non  che  di  ciò  il  Papa  fufie  confòlato,  anzi  effendofi  alcuni  Cardinali  da  lui  alienatii  haue 
uano  per  mezzo  de  Franzefi  ottenuto,  che  in  Pifà  il  concilio  Ci  celebradèjonde  l'animo  di 
Giulio  venne  ad  adirarfi  contra  del  Gonfaloniere  maggiormente ,  Et  perche  fènza  gli  in 
flromenti  le  grandi  cofè  ad  effetto  condur  non  Ci  poflòno ,  liauendo  il  Pontefice  i  Medici 
ribelli  di  Firenze  amici,  i  quali  per  molti  benefici  fatti  non  furono  mai  priui  della  dcuo- 
zione  di  molti, che  in  Firenze  la  lor  parte  benché  occultamente  (èguiuano ,  per  mezzodì 
colloro  cercò  di  mutar  io  ilato  della  Republica,  &  di  cacciar  via  il  Gonfaloniere  . 

Quella 


S  O  D  E  R  I  N  A.  i2<7 

A  Quefla  fiì  la  prlncipal  cagione  (ènza  alcun  dubbio  dclh  rcuina  di  lui ,  /a  quale  da  alni  aiti 
ti  iofpinra  hebbe  pronto,  &  fpeditiflìmo  fine .  &  di  quelli  il  più  principale  fu  l'hauei  egli 
voluto  far  ogni  colà  da  (è,&  ncn  hauer  con  la  Tua  fortuna  intereflato  a/tri  in  quel  gouer- 
no .  La  Cjual  cola  fa  fpeflb  rouinar  i  Principi,ne  co(à  alcuna  è  che  più  confèrui  le  Rcpubli 
che;  anzi  la  prinopal  cagione ,  perche  più  le  Repub.  che  i  Principi  fieno  difficili  ad  ef ba- 
gnare non  è  altra  che  quella .  Trouandofì  dunque  le  colè  in  tal  modo  acconcie ,  &  ef- 
{èndo  l'Italia  d'arme  Franzefì  &  Spngnuole  ripiena,  &  il  Papa  con  gli  Spagnuoli,  &  i  Fio- 
rentini coi  Franzefì  congiunti,  gli Spagnuoli dopo diuerii progrcfFi  profpeii  &  infelici 
à  Prato  accollatici  &  da  Medici  feguitati  di  quella  terra  s'infignorirono  .  Onde  in  Firen- 
ze, la  qual  fi  trouaua  per  conto  della  guerra  del  Pontefice  dall'armi  fpirituali  &z  teaipora- 

g  li  combattuta,  s'incominciauaà  mormorare;  <3(:  come  nelle  colè  quando  vanmale,auuic 
ne,  s'attendeua  da  molti  a  rouefciar  di  tutto  ciò  la  colpa  fòprailGonfiloniere.  il  quale 
trouandod  folo,  &  non  volendo  altri  fèco  i  pericoli  accoramunare,  con  cui  la  buona  for 
tuna  non  haueuano  accomunato ,  diede  cagione  a  chi  non  l'aniaua ,  &  à  chi  fperaua  con 
la  mutazion  delle  cofè  di  migliorar  la  fùa  condizione ,  a  tirarlo  giù  da  quella  altezza ,  in 
che  la  patria  non  ingombrata  prima  da  tante  paffioni  l'hauea  collocato .  Coiloro  furo- 
no Anton  Franccfco  de  gli  Albizzi,  Pagol  Vettori,  &  Bartolommeo  Valori,  i  quali  anda 
ti  l'vltimo  giorno  d'Agolfo  à  trouarlo  in  palazzo  nel  proprio  alloggiamento ,  m  tempo 
che  i  Signori  erano  con  la  pratica  in  filila  fàla  dell'vdienza  à  fèdere  nel  Configlio  degli 

_  L  X  X  X ,  ghfignitìcarono  neceffaria  cofa  efière,  che  egli  di  prefènte  a  cafa  iène  tornafle. 
Le  quali  paiole  difìcj  o  in  modo ,  che  pofTette  egli ,  fé  ciò  non  facelfe ,  comprendere ,  che 
ghene  andaua  la  vita .  perche  ò  sbigottito  dal  timorejò  pure  perche  egli  ncn  volt  flè,che 
per  (ùa  cagiona  la  Città  fi  partifTe,  S-c  fufcitafTefi  qualche  ciuile  tumulto ,  fi  poiè  in  poter 
loro,  da  vna  parte  de  quali  cauato  di  palazzo  lènza  fàpata  de  gli  altri  Magiilrati  àcafà 
{ùane  era  co/ìdotio,  quando  egli  giunto  al  Ponte  à  Santa  Tr;;iita  per  l'aiTanno,  chefo- 
ilenea,  chiefè  di  grazia,  che  in  cafà  Francelco  &  Pagolo  Vettori,  i  qu.Uì  abicauano  lungo 
Arno,  fuffe  lafciatc  entrare .  Il  che  liberamente  concedutogli ,  &  tornati  gli  altri  preita- 
mente  in  palazzo ,  oue  molti  altri  parenti  &  fèguaci  de  Medici  erano  entrati ,  fi  pofèro  à 
ftrignere  i  Signori,  i  quali  doueuano  vfcir  la  fera  medefima  à  rimetter  i  fuorufciti,&  a  pri- 
uar  iegittimaniente  il  Gonfaloniere .  Furono  per  quelto  da  Signori ,  fi  come  per  legge 

^  era  dif pollo,  ragunati  i  Collegi,  i  Capitani  di  Parte,  i  X  della  guerra ,  &  gli  V 1 1 1  di  Balia 
co  Confèruadori  di  legge .  Fra  quali  mefià  a  partito  la  priuazione  del  Gonfalon!ere,non 
furono  trouate  più  che  noue  faue  nere,  che  ciò  volefTero .  La  qual  cofa  da  Pagolo  Vetto 
ri  fèntita,  nella  cui  cafà  il  Gonfaloniere  fi  ritrouaua,  trattoli  auanti,  fece  lor  veduto  ,  che 
doue  llimauano  procurargli  il  filo  bene,  gli  facean  male;  peroche  egli  non  vedea  in  che 
modo  poter  frenar  il  popolo,  che  noi  tagliaflè  à  pezzi .  Alle  quali  parole  prelìiando  i  Ma 
giilrati  fede,concorfèro  alla  lua  priuazione.  perche  partitofi  egli  la  notte  f  èguenre  accom 
pagnato  da  Mufàcchio  Capitano  di  caualli  Leggieri  inlin  nel  tenitorio  de  Sancii ,  quindi 
come  poi  il  fèppe,  fène  pafsò  chetamente  in  Ancona,oue  poliofi  in  mare  andò  à  far  la  fùa 
abitazione  in  Ragugia.Ma  rientrati  i  Medici  &  prefa  balia  da  cittadini  cófidéci  alla  parte, 
E  Piero  fu  per  cinque  anni  confinato  a  Ragugia,  oue  già  eran  venute  nouelle,  che  egli  fi  era 
riparato ,  con  quello ,  che  finito  il  tempo  non  potefle  effer  rimeflo  fé  non  per  partito  de- 
gli OttOjche  s'hauea  à  vincere  tra  loro  con  otto  faue  nere.  Ma  creato  Papa  l'anno  feguen- 
te  il  Cardinale  Giouanni  de  Medici,  non  folo  fi  come  conueniua  à  Vicario  di  Dio, 
leuò  il  detto  confino ,  ma  richiamato  Piero  à  Roma ,  quiui  mentre  viflc  il  trattenne  con 
grandi  légni  d'amoreuolezza  Scd'honore  .di  che  ne  fu  fbinmamente  lodato.  Fatto  dun- 
que egli  abitazione  in  Roma  per  tutto  il  Ponteficato  di  Lione  &  in  quel  d'Adriano  peruc 
nuto  ,  finalmente  parti  di  quella  vitali  tredecimo  giorno  di  Giugno  dell'anno  1522 
con  buona  grazia  (  dice  il  Cambi  )  del  popolo  di  Firenze .  Quel  bel  fépolcro 
di  marmo  il  quale  è  nella  tribuna  del  Carmine  pollo  à  man  diritta  sfatto  di  mano 
di  Benedetto  da  Rouezzano ,   credefi  che  Piero  ò  per  lé  ò  per  lo  Cardinal  fuo  fra» 

O         tcllo 


i;o  DELLAFAMIGLIA 

teifo  haueffc  frìtto  fare  mentre  egli  era  Goi^f.  à  vira.Ma  eflendo  egli  morto  à  Roma,&  le  ^ 
colè  de  Sederini  da  Quella  grandezza  cadure,così  inlìno  a  prefenti  tempi  fènza  altra  per- 
fbna  metrerui,{ì  è  reitato.Et  à  tale  irlbbilità  fono  il  più  delle  volte  i  cócetti  dell'humanc 
colè  lòttopcl^ij  onde  è  (àuio  conllglio  di  metter  i  nolhi  penfieri  in  colè  ibbili  &c  iècure. 

P^l  rat  dinaie  FraKcefce  » 

NACQ^VE  Francefco  il  X.giorno  di  giugno  dell'anno  i45'^.&fufatto  Vefcouo 
di  Volterra  viucnteilpadre.onde  fu  capo  deiramba{ceria,chei  Fiorentini  manda 
rono  a  preilar  vbidienza  à  Innocenzio  Vlll.lano  i484.Truouo  che  l'ano  145^4 
nel  partire, che  il  Re  Carlo  Vili  fece  di  Firenze,la  Rep.elcflè  per  far  compagnia  al  Re  &c 
per  rirrcuarfi  sppreflò  la  Tua  perlonail  Vefcouo  Soderini,&:  Neri  Capponi.Fui  vn  tempo  g 
in  penlìero,  fé  Franccfco  Soderini  giouane  ritratto  da  Donatello  &  pollo  nel  campanile 
inheme  con  Giouanni  di  Barduccio  Cherichini,  che  è  quella  llatua ,  che  hoggi  e  detta  il 
Zucconc,Killè  llato  cjueilo  Francelco.ma  perche  il  Ve(couo  nafcc  l'anno  5  5  &  Donarci 

10  iì  morì  nel  6'6'.cnde  quando  l'haueflè  fatto  neHeilremo  anno  della  vita,  che  non  lauo 
l'òjharebbe  Francefco  hauuto  i  ^  anni,  mi  fon  finalmente  condotto  à  credere ,  che  fuilc 
(quell'altro  Francefco  figliuolo  del  primo  Tommafò ,  di  cui  di  fbpra  à  e.  1 24.  A.  fi  parlò . 
Morto  il  padre  &:  lucceduta  la  murazion  dello  fiato ,  nel  qual  tempo  egli  hauea  attefò  al 
gouerno  della  fua  chicfà ,  &  fùccedute  le  turbazioni  della  Rcp.  per  conto  della  guerra  di 
Pifacgli  fu  l'anno  i  5-0 1  infìeme  con  Luca  degli  Albizi  mandato  da  Fiorentini  al  Cardi 
nal  di  Roano.perthe  egli  riceuefle  di  nuouo  la  Rep.  nella  protezione  del  Re .  Seguita  la  _, 
creazione  del  fratello  a  perpetuo  Góf.  della  città. &  trouandofì  egli  Ambafciadore  per  la 
Tua  pania  appreflo  il  Re  di  Francia.fù  da  AlefTandro  Borgia  nell'X  I  &  vltima  creazione 
che  egli  fece  de  Cardinali  infìeme  con  otto  altri  creato  Cardinale  dd  titolo  di  Scìnta  Su- 
sanna. Della  qual  ambafceria  in  Firenze  ritornando,fù  riccuuto  con  honore  grandiflimo 
da  tutti  gli  ordini  de  cittadini  &  de  magillrati.  nel  qual  anno  medefìmo  efiendofi  il  Papa 
morto,  egli  intcruenne  nel  Conclauc,onde  vfcì  Pontefice  Pio  II I .  il  quale  non  efTcndo 
più  che  26"  giorni  nella  pontefical  fèdia  fèduto ,  gli  conuenne  di  intcrucnir  di  nucuo  nel 
Conclaue,nel  qual  fu  creato  Papa  Giulio  1 1 .  Difcolbronfi  in  quello  tempo  alcuni  Car 
dinali  dalla  deuozione  del  Pontefice  Giulio,fra  quali  fu  Berardmo  Caruagiale  di  nazio- 
ne Spagnuolo,  ik  Vefcouo  Sabinenfè,il  quale  pnuato  del  cappello  &  d'ogni  dignità  fpo- 
gliato.fù  al  fùo  Vefcouado  promoflò  il  Cardinale  Soderini .  Ma  fùcceduta  la  rouina  del  ^ 

a.W.i  I.        fratello  nel  i  2  fu  egli  cagione,che  Piero  (  fecondo  il  Guicciardini  dice  ^    )à  Raugia  fène 
pafTafTe;  dubitando  che  il  Papa  ò  per  fdegno  ò  per  defìdero  di  valerfì  de'fùoi  denari.i  qua 

11  era  fama  efièr  molti,non  fufle  per  ofTeruargli  la  fede .  Morto  Giulio  l'anno  fcguente , 
interuenne  parimente  in  quel  Conclaue,  nel  quale  fu  promofTo  al  Ponteficato  Giouanni 
de  Medici,  Se  detto  Leon  X.  il  quale  come  di  fòpra  habbiam  detto  reflituì  i  Soderini ,  fé 
ce  venir  in  Roma  il  Gonf.Piero,&:  col  Cardinal Francefco,con  cui  per  le  cofè  fèguite  non 
douea  effer  molto  buona  intelligenza,  amici  &  parenti  lì  rellarono .  Pafsò  eglifbtto  Leo 
ne  dal  Sabinenfè  al  Vefcouado  Prenellino  ;  &  finalmente  vedutala  morte  di  Leone,  & 
nel  fùo  Conclaue  trouatofì,  concorfè  con  gli  altri  alla  creazione  d'Adriano.  In  que- 
llo tempo  ò  perche  con  la  morte  di  Leone  folle  fciolta  quella  beniuolenza,che  tra  l'vna  E 
famiglia  &  l'altra  fi  era  riconciIiara,ò  che  gli  humori,  che  per  nfpetto  del  Pontefice  cia- 
no flati  tenuti  ricoperti  fi  palefàfièro ,  il  Cardinale  fi  volfc  à  tentare  di  murar  lo  Itato  di 

h.GÙìc,  Firenze .  ^  Prcfo  per  quello  egli  con  rutti  i  fùoi  per  amico  &  confederato  del  Re  di  Fran 

^*-  't.  eia  ottenne  dal  Re ,  che  Renzo  da  Ceri  con  l'autorirà  fùa  fi  iT-oueffe  per  mezzo  dell'ar- 

me a  far  quello  effetto  ;  douendo  tra  tanto  Renzo  con  le  fue  genti  eflcr  pagato  dìl  Car- 
dinale, obbligandoli  nondimeno  il  P.e,  il  quale  in  quel  tempo  erainnecefiità  dimo- 
rerà ,  di  rimborfarnelo  à  certi  tempi .  Fecerfi  alcuni  cflctti  da  Renzo,  ma  per  eflcrli 
il  Cardinal  Giulio  de  Medici ,  il  qual  fa  poi  Clemente  VII  prouueduto ,  hauendo  in- 
nanzi tratto  hauuto  notizia  di  quelli  penfieri ,  non  furono  di  molto  momento  . 

Onde 


S  O  D  E  R  I  N  A.  151 

^  Onde  fèguito  accordo  tra  luì  &  la  Republic3,quel  mouimento  Ceti  nudò  in  fumo.  «  Non  e.  <7*jV. 
(ì  sbigottì  per  tutto  ciò  il  Cardinale ,  il  quale  hauendo  ciò  tentato  in  allenza  d'Adria-  ^^'*'* 
no»  arriuato  che  fu  il  Papa  a  Roma,con  incredibile  artificio  fi  hauea  guadagnato  l'animo 
del  Pontefice,  per  tal  modo  che  il  Cardinal  de  Medici  non  giudicando  lo  llar  in  Roma  Ci 
curo,  {èn'era  tornato  in  Firenze .  Hauea  il  Soderini  qutùo  fauor  conleguito  da  Adria- 
no col  molirarfi  (òpra  modo  defiderofo  della  pace  vniuerfàle  della  Chnllianit3,alla  qua 
le  vedea  il  Pontefice  inclinato .  Il  che  potea  egli  ottimamente  fare  per  eilèr  huomo  (à- 
gaciflimo  {òpra  tutti  gli  huomini  dell'età  fùa  ;  &  perche  accompagnaua  1  concetti  del- 
l'animo con  l'ornamento  &  con  l'efficacia  delle  parole .  Ma  proccurando  egli  in  tanto 
di  perfuader  al  Re  di  Francia  ad  alFaltar  con  armata  marittima  la  Sicilia  per  fèguir  poi  di 

g  CIÒ  altri  effetti,  &  di  tutto  ciò  trouatene  lettere,  che  egli  fcriuea  al  Vefcouo  di  Santes  f ùo 
nipote,  Adriano  riputandoli  ingannato  dall'arti  fìie  il  fece  ritener  prigione  in  Caldei  San 
to  Angelo;  &c  come  di  huomo  fpacciato  nel  di  medehmo  della  ritenzione  gli  fece  votar 
la  ca{à  delle  molte  ricchezze,delle  quali  ella  era  ripiena,con  tanta  {èuerità,che  eflendo  pò 
co  di  poi  il  Papa  caduto  graueméte  infermo,  &  veggendolì  vicino  alla  morte,dichiarò  in 
quegli  virimi  di  della  vita  il  Soderini  inabile  à  interuenir  nell'infante  Conciane .  Non- 
dimeno paflato  che  fu  à  miglior  vita  Adriano,  il  Cardinale  per  conceflione  del  Collegio 
liberato  di  prigione ,  &  allo  fcrutinioS:  a  gli  altri  atti  del  Conclaueammeflo,  ftettein 
fino  ali'vltimo  pertinace  a  non  confèntire,  che  il  Cardinale  de  Medici  fufle  creato  Ponte 
fìcc .  Ma  non  potendo  egli  alla  diuina  volontà  contraltare,  fu  Giulio  promofFo  ai  Pon- 
teficato,  nel  quale  fi  fece  chiamare  Clemente  V 1 1 ,  per  volere  (  fi  come  molti  credetto- 
no  )  col  nome  far  fede  della  fua  ottima  intenzione  hauendo,  fubito  che  fu  eletto,perdo- 
nato  &  riceuuto  in  grazia  il  Cardinal  di  Volterra  con  tutti  i  fuoi .  Non  furono  dopo 
quella  vltima  azione  molto  più  lunghi  i  giorni  del  Cardinal  Sederino,  il  quale  paflàto 
già  il  lèttantefimo  anno  della  lùa  età ,  &c  già  creato  Decano  de  Cardinali  &  fatto  Vefco 
uo  Portuenfe  &  Oftienfè  giunfè  l'anno  i  p4  al  fine,  à  che  tutte  le  humane  colè  corro- 
no,6<:  in  Roma  in  Santa  Maria  del  Popolo  fu  lèppellito .  Di  cui,perche  quel  che  diife  vn 
accorto  Fiorentino,è  molto  atto  à  diroollrare  1  coHumi  di  lui  &  delGonfalonier  (ìio  fra 
teIlo,mi  piace  in  quello  luogo  di  farne  menzione .  Il  che  fu  ;  che  le  il  Cardinale  fulTe  Ila 
to'il  Gonfaloniere ,  &  il  Gonfaloniere  il  Cardinale,  lènza  alcun  fallo  &  il  Gonfaloniere 

^  farebbe  flato  Pontefice,&  il  Cardinale  Signor  di  Firenze  per  dimolìrare,che  fi  come  con 
la  manfuetudine,  con  la  bontà,  &  con  la  fincerità  leggiermente  il  Gonfaloniere  {\  lareb- 
be  acquillato  il  Ponteficato,  così  il  Cardinale  con  la  làgacità,  con  la  vigilanza,  ^  con  la 
fila  profondillìmafimulazione  farebbe  indubitatamente  peruenuto  al  Principato  della 
fila  patria .  bora  à  i  due  fratelli  ammogliati  pa(Ièremo,&:  prima  di  Pagol'Antonio  ài.  del 
fuo  ramo,  &  polcia  di  Gio.Vcttorio  &  de  fuoi  dilcendenti  Ci  tratterà , 

Vi  'Pagol'y^monio  &  defuoificceffori , 

ANCOR  che  non  folle  molto  lunga  la  vita  di  Pagoloantonio:perciochc  nato  l'an 
no  1 448  morì  auanti ,  che  il  fratello  folle  creato  Gonf.  à  vira  ;  palsò  nondimeno 
per  tutti  ghhonori  della  Republica&  dilanio  &buon  cittadino  lalciònome. 
Egli  llato  de  Signori  due  volte  l'anno  78  &  86"  Se  altri  vfici  elèrcitato,  fu  nelI'Si?  con  la 
copo  Guicciardini  &  con  Pierfilippo  Pandolfini  mandato  per  riccuere  Ilàbella  d'Arago- 
na figliuola  d'Alfonlò  Duca  di  Calauria  à  Liuorno ,  la  quale  n  andana  à  marito  al  Duca 
di  Milano .  Fiì  nel  <>4  creato  de  X  quella  prima  volta,  che  fu  inllituito ,  che  non  X  del- 
la guerra,  ma  X  di  libertà  &  pace  chiamar  lì  doueflero .  Andò  l'anno  Icguente  col  Car- 
dinal San  Malo  per  rihauer  Pila,  come  che  di  ciò  nulla  fi  facellè ,  Fu  poi  con  tre  princi- 
fah  cittadini  il  medefimo  anno  mandato  à  Napoli  àrallegrarfi  col  Re  Carlo  Vili  del- 
acquiUo  fatto  di  quel  nobilillìmo  regno .  Nel  fin  del  quale  anno  fu  anco  tornato  ad 
clTer  creato  de  X,  &  mandato  ad  Entraghes  con  Pier  Francelco  de  Medici  per  la  reflitu- 

O     2        zionc 


t^ltfsaJr» 


Cu.  San- 
jia  Cctt.mef 
fan*  dtlìd 

Piero . 
Ciulunt 
y  tfcouo  dt 
Santa 


Tomm^fì 


ly,  DELLAFAMIGLIA 

zione  dì  Pifà.Finalmeme  fu  nel  5^7  tratto  Gonfalonier  di  Giuflizia  in  tempo  che  la  citt  a  y^ 
elìendo  già  accelà  la  guerra  PriÀna,  era  tutta  trauagliata  .  £talihora  fu  anco  creato  de 
X.  Due  anni  dopo  per  le  medchmc  cagioni  tu  con  Gio.  Batiiìa  Ridoitì ,  de  quali  due  non 
hauea  in  quel  tempo  la  Republica  cittadini  più  chiari, mandato  à  Venctia  per  vedere  che 
eHto  douclTero  haucr  quelle  pratiche,  che  allhora  per  le  mani  lì  tencuano .  Dopo  il  qual 
tempo  noi  veggo  io  in  altre  publiciie  faccetìde  apparire,onde  io  Ihmo  in  quello  tempo  ef 
{èrfi  morto .  lalciò  egli  cinque  tìgliuoli  :  de  quali  Tommalo  fu  il  maggiore .  Aleilandro 
nato  l'anno  1472  nonmeijò  moglie  &douette  morir  giouane.  Non  ne  menò  anco 
Giouan  Batifta.il  qual  nato  neli'84  (ì  morì  à  Napoli  Commcflario  della  Republica .  Pie 
ro  prelò  moglie  in  Vicenza  Dea  de  Conti  da  1  iene  ne  generò  vna  figliuola  detta  Dia- 
ncra,  la  qual  vediamo  hoggi  moglie  di  Matteo  Strozzi  del  ntmero  dei  X  L  V  i  1 1&:  ma  ^ 
drcdi molti honoranllimihgliuoli  Sctìgliuole.  Giuliano  come  che  VekouodiSantes 
fufle,la{ciò  vnfigliuol  naturale  detto  Giulio.  Tre  di  qutlh  fratelli  l'arno  i  5  12  ,  che  fu 
ii  Gonfalonier  Piero  difcacciato,  Tommafòdi  cui  apprtilb  parleremo  per  tre  ai.ni  à  Na- 
poli, Giouan  Batilla  per  tre  3  Milano,  &  Piero  per  tre  à  Roma  fur  confinati .  Rellituiti 
poco  dopo  da  Leon  IJecimo ,  furono  in  tempo  d'Adriano  l'anno  1522  vn'altra  volta 
confinati  per  cagione  che  citati  per  fofpctto  di  eller  interuenuti  nella  congiura  di  Zancbi 
Buondelmonti  &  di  Lu;gi  Alamanni  non  comparirono .  &  nondimeno  così  Tcmmafò 
come  Piero  &  Giouan  batilla  furono  di  nuouo  rellituiti  l'anno  ièguente  ,  che  fu  creato 
Clemente  VII.  Tali  dunque  furono  gli  accidenti  &  lo  Ibto  di  quelli  fratelli .  Tom- 
malo  nato  l'anno  1470,  oltre  le  cole  dette,  trouiamo  che  l'anno  i  ^01  himandatoAra 
balciadore  dalla  Republica  per  interuenire  nelle  nozze  che  s'haueano  a  celebrare  in  Ro  • 
ma  tra  Lucrezia  Borgia  figliuola  d'Alclfandro  VI  eil  Duca  di  Ferrara.  Etl'anno  1505 
fu  col  Velcouo  d'Arezzo  &:  con  altri  principali  cittadini  mandato  per  prelbr  l'vbidien- 
za  in  nome  della  Republica  Fiorentina  à  Pio  1 1 1 .  Pontefice .  Ma  ellendoli  il  Papa  mor 
to,  mentre  elli  li  apparecchiauano  a  comparire  con  magnificenza  come  con  tanto  Prin- 
cipe fi  conucniua,t:urono  a  tempo  a  far  quello  vficio  con  Giulio  1 1 .  Confinato  poi  &  re 
ilituito  come  1^1  lopra  (1  è  detto  fu  finalmente  l'anno  1527  del  mele  di  maggio  dal  Con- 
f jglio  Generale ,  cacciati  che  furono  i  Medici,  fatto  alle  più  faue  de  X.  di  libertà,  &  poco 
dopo  de  X  X  cittadini  eletti  à  ordinare  il  modo  degli  vfici  the  s'haueano  à  fare  in  detto 
general  Conliglio  ,  oc  hauendoli  à  crear  il  nuouo  Gont.il  quale  hauea  per  quella  volta  1  j  p^ 
mcfi  à  durare,  Tommalo  fu  de  jfei  che  vinlòno  delle  più  faue  nere ,  come  che  Niccolo 
Capponi  fufle  finalmente  rcllato .  Ma  rientrati  di  nuouo  1  Medici ,  furono  il  lècondo 
dì  di  dicembre  dell'anno  i  ^3  o&:  egli  &  Tommalo  Tuo  Cugino  &  Pagol'Antonioiuolì 
gliuolo  di  nuouo  confinati .  Hebbe  Tommalo  due  donne  Fiammetta  Strozzi  Ibrella  di 
Filippo  &  poi  FrancelcaPandolhdi.  delle  quali  hebbe  dodici  figliuoli  tre  malchi&noue 
femmine,  le  quali  tutte  fuor  d'vna ,  la  quale  lì  relè  monaca  nelmonallero  degli  Angeli , 
con  ricchi,  nobili,  &:  principali  cittadini  congiunlc,  &  di  tutte  nacquero  figliuoli  di  mol 
to  valore  &  per  vane  cagioni  in  llima  grande  &  chiarezza  della  lor  patria .  La  prima  il 
cui  nome  fu  Maria  fu  maritata  à  Pier  Francefco  de  Medici ,  onde  naeque  Lorenzo  che 
vccilè  il  Duca  Aleilandro,  &  il  prelènte  Arciuelcouo  Giuliano  con  due  figliuole  femmi- 
ne ,  che  vna  di  Piero  &  l'altra  di  Ruberto  Strozzi  fratelli  fur  mogli .  La  lèconda  chiama  ^ 
ta  Fiammetta  diede  à  Bindo  Altouiti,  &  di  lor  nacque  l'Arciuelcouo  di  Firenze,&:  il  pre- 
fente  Giouan  Batilla ,  il  qual  viue  in  Roma  con  molto  fplendore  .  La  terza  fu  maritata 
in  Vicenza  al  Conte  N.  .  .  Gualdo ,  di  cui  elee  il  conte  Lello .  Lilàbetta  la  quarta 
fu  moglie  di  Ruberto  Bonli,  del  qual  matrimonio  oltre  il  dottor  Domenico ,  il  quale  e 
hoggi  in  Firenze  de  primi  Auuocati  della  cittàj&cc  Auditore  dei  Principe  circa  le  colè  ac 
finenti  alla  Religione  nalce  l'Arciuelcouo  d'Ais .  Argentina  fu  data  ad  Antonio  Cani- 
giani,  della  quale  oltre  Giouanni  Si  Tommalo  nalce  l'Arciuelcouo  di  Bilìéis .  Di  Ma- 
netta fu  manto  il  Conte  Simone  della  Gerardtlca,di  cui  e  figliuolo  il  Conte  VgoCaua- 
liere  di  ottime  qualità .  Catcìiua  data  à  Lionardo  Cinori  htbbe  Baccio  oc  Tommalo , 

^uelU 


S  O  D  E  R  I  N  A, 


'3J 


^  quefti  gfouane  già  di  belliflìmo  ingegno,  quel/)  huomo  militare  &  il  più  grande  &  del 
più  ben  dilpollo  &c  foimato  corpo,  che  iu  toriè  alcu'alcro  gentil'huGmo  in  tutta  Italia . 
Nannina  moglie  d'Agollmo  del  N'ero  e  nwdre  de  Signori  di  Poragi'iano,  Nero  &  Fran- 
ce(co  &  fu  già  di  Tommafò,  il  quale  nelle  lettere,  nella  pittura,  nella  poeha;  &  nella  Ar- 
chitettura hcbbe  pochillirni  pan  oltre  molte  altre  rare  qualità ,  che  in  lui  grandemente 
rifplenderono .  Dei  tre  figliuoli  malchi,  cheeglihtbbe  Alellandrofù  vcciloà  Venezia 
trouandolì  in  compagnia  di  Lorenzo  de  Medici  luo  cugino ,  da  cui  il  Duca  Aleilandro 
era  Ibto  vccifo .  Francefco  fu  Chcrico  di  Camera .  Fagol'Antonio  ville  in  Roma  con 
ricchezza  &  riputazione;  &  benché  nella  guerra  di  Siena  per  le  colè  ancor  di  treko  (ucce 
dutehauellefauoritolaparredeFiorentinr;  onde  egli  perde  que  beni,  che  in  Firenze 

1^  pofledea,  morì  poi  riccuuto  in  grazia  dA  Gran  Duca  Colimo  .  Ht  di  Fiammetta  Stroz- 
zi hebbe  più  figliuoli  :  de  quali  viuehoggi  Alfonio  Baron  diCoIIalro  imparentato  in 
Roma  co  Mattei .  Fu  di  lui  ancor  figliuola  Fiammetta,  la  quale  ilara  moglie  di  Aleflan 
dro  Soderini  fecondo  cugino  di  (ilo  padre,  &  di  lui  generato  vn  figliuolo  chiamato  An- 
ton Francefco  è  hoggi  à  vn  de  Marchefi  Malelpini  rimaritata ,  donna  per  quelle  dori , 
che  all'altre  donne  nobili  iìconuengono  à  ninna  altra  della  {uà  nobililhma  patria  ii)fe- 
riprc;  ma  perche  per  l'eccellenza  dell'ingegno ,  &  delle  lettere.  Se  delle  poeda  delle  rime 
Tofcane  à  quelle  ranllìme  antiche  (i  può  fenza  rolTot  di  chi  ferine  paragonare ,  fcnza  ve 
run  dubbio  ella  non  fòlo  infinite  altre  foprauanza,  ma  lì  può  veramente  per  vna  fra  i'al- 

_  tre  delle  Fiorentine  glorie  annouerare. 

Ti  ^io,  Vettorio  dottor  di  L  &  de fuoifuccejjori  » 

Gì  O,  Vettorio  per  alcuni  rifcontri  trouiamo,  che  douette  nafcer  Tanno  14(^0.10- 
Ito  che  fu  abile  ad  eflèr  de  Signori,  fu  ammelfo  l'anno  j?o  àqael  m.ig'lh'ato  ,  ha- 
uendo  in  tanto  dato  opera  alle  leggi  &  in  quella  profellione  preloie  il  grado .  lui 
à  fei  anni  efèrcitò  vn'altra  volta  quell'vlicio .  Ccrreuano  gli  anni  tempclloli  de  Fioren 
tini  per  la  ricuperatione  di  Pità  tal  che  molto  più  in  quel  tempo  eh-  in  altro  tu  efèrcitata 
la  virtù  degli  nuomini  valoro{ì&  amanti  della  lor  Kepublica,  perche  afpetttandoli  in 
Liuornoil  Re  Cattolico  l'anno  1406",  il  qual  pafTaua  la  Napoli  per  nmuouerne  lotto 
^  {pecied'honore  li  Gran  Capitano,  lacittà  gli  mando  per  AmbaLiaJori  in  quel  luogo 
condoni  magnifici  &copiolì  per  rinfrefcare  l'armata  il  dottor  Gio.  Vertono  inliemc 
con  Alamanno  Saluiati  (Se  con  Niccolo  del  Nero,  li  come  fu  l'anno  15-12  manditoà 
Gurgenlè.  Peruenne  viuendoinfino  all'etàdió'S  anni  ;  &  perche  ciò  lia  vafcgiioUei 
credito,  nel  quale  egli  viuea  apprello  i  fùoi  cittadini,balkrà  dire  che  fanno  i  5-  2  8  nel  qua 
le  egli  poi  li  morìjelfendoragunatoil  Conliglio  grande  oue  interuennero  i  ^^jó"  eirradi 
ni  per  creare  il  Gonfaloniere  per  vn'anno,  &  douendoandarea  partito  60  cittadini ,  de 
quali  n'haueano  à  vincer  (èi ,  non  fé  ne  potè  vincer  più  di  quattro,  fra  quali  fu  egli ,  T6 
malo  fùo  nipote,  Baldaflàrrc  Carducci,  &:  Niccolo  Capponi,come  che  il  Capponi  rellai 
fé .  Hcbbe  Gio.  Vettorio  vn  fòlo  figliuol  mafchio  chiamato  Tommafj ,  il  quale  ancor 
E  egli  fi  come  il  Gonfalonier  Piero  fuo  zio  co  Malefpmi  s'imparentò,  del  qual  matrimo- 
nio nacquero  Giouan  Vettorio  &  Aleffandro .  Trono  io  che  fu  egli  l'anno  i  f  5  o  confi- 
nato per  effere  fiato  innanzi  la  ntornata  de  Medici  vno  di  quelli  della  milizia,  fi  come 
fu  anche  Tómafo  di  Pagol'Antonio  fuo  cugino .  Hor  Aleffandro  fvno  de  fuoi  figliuoli , 
di  CUI  dicemmo  Fiammetta  Soderini  efière  fiata  moglie ,  e  di  lei  f\  nton  Francefco  hauer 
generato  mori  non  molti  anni  fono  diffauenturofàmente .  Gio.  Vettorio  il  qual  di  Ma 
ria  de  Nerli  fùa  donna  è  padre  di  Pier  Tommafo,  perche  il  primo  chiamato  ad  fuo  no- 
me gli  morì  ancor  fanciulle  tto  viue  di  preséte  huomo  per  molte  fùe  qualità  da  per  fé  iKf 
fo  fenza  che  io  proccun  d'illullrarlo  bafleuolmente  npto  &  chiaro  nella  fùa  patria .  6c 
qucih  è  rutta  la  lucceflìone  del  vecchio  Tommafò  Caualicre ,  &  f hto  cinque  volte  Gon 
(^gii^er  di  Giu^izia  copie  àiuo  luogo  fidilìéj  ondcèdapafìare  a  Niccolo  iimilmentc 

ancor 


Francefc* 
e  herico  di 
CtimerA 
Paiola 
x^nttni$ 

ron  di  Col' 
l'alta  , 
fittmmett4 

lyftltOn 

i-TénctJi» 


T»mmdf$ 


Co.  Kttt*- 

no. 

^U/iidr» 


fttr  Tt^ 


S54  DELLAFAMIGLIA 

ancor  egli  Caualierc ,  &  Gonfaloniere  Tuo  fratello ,  &  alla  fùa  fuccefllonc .  nel  qual  ra-  "■ 
mo  per  k  ricchezze  Si  per  alrri  rirpecci  nUede  hoggi  vna  gran  parte  delio  Splendor  della 
famiglia . 

f)i  'Niccolo  il  Cuualicre ,  &  de  fuoi  fùcceffòri . 

NICCOLO  fu  maggior  d'età  dei  (uo  fratello  Tommalò;  ra!  che  egli  douette  na- 
fcere  intorno  il  1 400.  nel  40  fu  tratto  de  Signori  la  prima  volta ,  &  nel  46"  la  fe- 
conda, fin  che  peruenuto  al  ^  i  conlèguìla  fuprema dignità  del  Gonfalonerato  , 
nel  qual  tépo  dehderando  Alfonfò  Re  di  Napoli,&  i  Veneziani  allhorà  cógiunti  inhemc 
d'amicizia  d'impetrar  faluo  condotto  da  Fiorentini  per  poter  mandare  loro  Ambafciado  » 
n  in  Firenze  più  per  (eminar  dilcordie  fra  cittadini;  làpendo  che  v'era  le  parti,  che  per  al 
tro  buono  eiìetto,  fu  dal  Gonfaloniere  &  da  Signori  l'uoi  compagni  ali'Ambafciadorc 
dd  Re  conceduto  ampiamente .  A  quello  de  Veneziani  fu  i"iipoilo,che  eflendo  i  Fioren 
tini  in  lega  col  Duca  di  Milano  non  poteano  fènza  Tua  participazione  riceuerlo.non  che 
alcoltarlo  nella  lor  Città .  perche  i  Veneziani  s'incominciarono  àrauuedere ,  che  m  Fi- 
renze non  fi  tenea  più  conto  di  loro,  che  eilì  de  Fiorentini  in  Venezia  fi  faceflèro .  Non 
hcbbe  dunque  effetto  veruno  quella  amba(ceria,nóvolendo  il  Legato  del  Re  lènza  quel- 
lo de  Veneziani  venirne  à  Firenze  .  Attendendo  dunque  ciafcuno  à  prouuededi  perla 
guerra;  il  Re ei  Veneziani  coBoIognefi;  &i Fiorentini  coGenouefi  d'accompagnarli 
proccurarono .  I  Genouefi  per  mezzo  del  Duca  prontamente  entrarono  in  lega  co'Fio-  _, 
rentini;  ma  i  Bolognefi  in  quella  del  Re  &  de  Veneziani  non  vollero  entrare .  Manda- 
rono ancor  la  Republica  &  il  Duca  Ambafciadori  al  Re  di  Francia  per  proccurare  d'en- 
trar in  lega  con  lui .  Ne  quali  penfieri  Ci  confùmò  il  Gonfalonerato  di  Niccolo ,  Io  non 
iàrei  per  ilcriucre  quello,  che  à  quello  è  per  fèguire ,  Ce  non  foffeper  dimollrare  inlieme- 
mente,quanta  è  llata  in  ogni  tempo  la  gratitudine  del  popolo  Fiorentmo  verlo  i  benemc 
riti  delle  buone  lettere ,  Dico  dunque ,  che  ellèndo  l'anno  14^^  morto  Carlo  Marfùp^ 
pini  Segretario  della  Republica  &  huomo  chiaro  negli  iiudi  dell'eloquenza,  &  per  ordi^ 
ne  di  lei  elTendo  ilato  deliberato ,  che  l'e/cquie  publiche  non  altrimente  che  à  Lionardo 
Aretino  Tuo  antecefiore  furono  fatte ,  gli  Ci  hicelPerOj  furono  à  quella  cura  deputati  huo 
mini  &c  per  lettere  ancor  ellì,  &  per  nobiltà  di  {àngue  de  primi  della  città .  Et  quelli  in- 
lieme  con  Niccolo  furono  Giannozzo  Manetti,  Vgolino  Martelli ,  Piero  de  Medici ,  &  ^ 
Matteo  Palmieri, acuì  toccò  di  far  l'orazione .  Non  mancarono  degli  altri  carichi  &  più 
graui  &  più  importanti  à  Niccolo,  fin  che  egli  al  fecondo  Gonfalonerato  peruenne  l'an. 
no  146"  5-.  nel  quale  ellèndo  in  pièlacongiuradiLuca  Pitti,  d'Agnolo  Acciainoli,  &di  . 
Dietilalui  Neroni  tutti  e  tre  Caualicri  centra  Piero  de  Medici,  ^  già  per  nome  conofciu 
te  nella  città  le  diuerfità  delle  parti,  chiamata  quella  di  Luca  dal  fito  della  cafà  nella  qua- 
le abitaua,  quella  del  poggio,  &  la  fazione  de  Medici  quella  del  piano ,  rollo  che  Nicco- 
lo fu  Gonfaionier  creato ,  il  qual  pendcua  da  quella  del  poggio ,  con  lui  i  capi  della  fazio- 
ne del  poggio  li  riilrinfero;  &  lotto  lo  feudo  della  comune  libertà  vane  colè  gli  propofè 
ro;  le  quali  finalmente  tutte  à  cjuello  tendcuano,  che  in  qualche  modo  l'autorità  di  Pie- 
ro de  Medici  Ci  diminuillè .  Il  traccilo  dall'altro  canto  à  confèruar  quello  flato ,  in  chefi  E 
trouauanoj  ilconforraua.il  popolo,  a  cui  gran  parte  di  quelle  colè  era  palefè,llauaalpec 
tando,  che  da  Niccolo  vlciflè  qualche  buon  frutto,  elTcndo  in  concetto  grandiflìmo  del- 
ì'vniuerfale,  &  non  dubitando,  che  altri  l'hauefiè  à  corrompere .  anzi  eglihauea  tanta  fé 
de  in  lui ,  credendo  che  da  quello  Ìa  comune  quiete  haueflè  à  d  ipendere  ,  che  accompa- 
gnato, come  dice  alcuno  fcnttoie  da  infinito  popolo  ,  quando  andò  in  palazzo  à pigliar 
il  Magillrato;  gli  fu  per  cammino  polla  vna  Ghirlanda  d'vliuo  in  capo .  Ma  egli  aggira- 
to continuamente  dalle  vane  fèntenze  di  coloro,  che  gli  erano  tutto  dì  all'orecchio  non 
potè  libero  di  paflionc  gouernar  fé  &  altri  in  quel  modo ,  che  farebbe  flato  necelTario , 
Con  tutto  cioragunò  àquatrrodidel  fuo  vficio  piùdi  500  cittadini  in  palagio,  &:eflèn- 

do 


S  O  D  E  R  I  N  A.  151 

^  ,<3o  huomo  eloquente,  ili  tenace  memoria,  &  animofò  molto  parlò  per  vna  /unga  hora  al 
popolo,  raccontando  i  difòrdini,  ne  quali  h  Republica  era  peruenuta,  &  quali  danni ,  fé 
à  CIÒ  non  lì  nparaua ,  ne  poteano  interuenirc  ;  &  per  quello  domandaua  nel  fine  del  Cuo 
ragionamento,  che  cia(cun  cittadino  fpogiiatofi  de  particolari  intereflì  coniìgliallè  quel- 
lo, che  in  ciò  fuHè  da  fare .  Montarono  molti  dicitori  in  Ringhiera ,  &  vanecofe  furo- 
no dette  oc  propfte  lènza  che  ninna  iène  conchiudefTe,  inguila  erano  i  pareri  delle  con  ' 
trarie  fazioni  contrapeiàti .  Fece  fette  di  poi  vna  nuoua  pratica  d'vn  conlìglio  più  riltret 
to,  oue  interuennero  5  00  cittadini ,  &  hauendo  con  vna  copiofà  &c  ornata  diceria  dimo 
ftrato  le  auuerlìta ,  che  alla  città  di  Firenze  erano  inreruenute  per  cagione  delle  difcordie 
non  folamente  in  tempo  del  popolo,  ma  de  grandi,  &  quante  vccifioni,  quante  calamita 

g  erano  per  queiì:e  gare  fèguite,  cercaua  di  nuouoj  che  ogni  huomo,  che  amailè  la  pace  dei 
le  lor  cafè,  la  quiete  decittadini,  &c  il  bene  vniuerfale  della  Republica ,  volefTe  liberamen 
te  dire  il  parer  fùo .  Ma  ne  più  ne  meno  fègui  della  prima  volta,el]èndo  per  i  difpareri  de 
confultori  ogni  cofa  itafène  in  fumo .  Entrò  per  quello  in  penfiero ,  che  fi  riuedeflèro  i 
conti  di  coloro  :  i  quali  haueano  amminilVato  la  Republica,  &  per  confìglio  di  Luca  Pit- 
ti non  fène  fece  colà  alcuna .  Tentò  di  eflèr  fatto  Caualieredi  popolo,  &  non  l'ottenne . 
Correflè  ma  con  molta  fatica  alcune  cofè  mal  fatte,  tra  le  quali  fu  tolta  vna  legge  fatta 
in  tempo  del  fratello,  che  concedeua  premij  à  chiunque  vccideflè  alcuno  ribello .  Final- 
mente fu  meflb  su  in  far  nuouo  fquittino ,  la  qual  colà  gli  tolfè  à  fatto  la  grazia ,  che  per 
l'addietro  s'hauea  acquillata,  con  che  poG  fine  al  fuo  Gonfalonerato  ;  ma  non  finirono 

^  per  quello  le  difcordie  delle  parti  :  le  quali  ingrolFando  molto  non  folo  coi  fauori  degli 
amici  &  fèguaci  di  dentro,  ma  con  numero  di  molti  fanti  &  caualli  di  fuori,  fen  attende- 
ua  di  momento  in  momento  cattiuiflìmo  effetto  ;  quando  Niccolo  di  notte  tempo  con 
più  di  200  perfòne,  le  quali  hauea  ragunate  al  forte  di  Camaldoli ,  andò  à  trouar  Luca , 
proponendo  che  s  andallè  à  pigliar  il  palagio ,  perciochc  v'erano  cinque  de  Signori  della 
loro  fazione,  tra  quali  era  il  Gonfalonier  Bernardo  Lotti ,  cheperellèr  del  quartiere  di 
Santo  Spiriro  era  amico  comune  di  lor  due .  Altri  voleuano,che  s'andallè  à  metter  fuo- 
co alle  cafè  di  que  cittadini ,  i  quali  s'accoflauano  a  Piero ,  &  fecondo  i  fini  ei  difègni  di 
ciafcuno ,  da  diuerfi  diuerfè  colè  fi  proponeuano .  Non  illauan  le  cofè  del  tutto  quiete 
dalla  parte  di  Piero .  percioche  v'eran  di  molti  :  i  quali  condgliauano ,  che  s'andafle  di  la 

D  dal  fiume  a  trouar  l'altra  parte,  &  con  quella  azzutìfarfì ,  &  venir  alle  mani,prima  che  col 
mezzo  de  Signori  alcuna  cofa  acerba  contra  efiì  potefièr  deliberare .  Ma  quim  per  1  au  ' 
torità  di  Piero ,  &  iui  pr  la  diuerlìta  delle  fèntenzc  ninna  cofà  fu  mefTa  ad  effetto .  On- 
de Niccolo  hebbe  a  dir  a  Luca,  che  egli  per  hauer  fatto  troppo  à  voglia  di  Luca,  èc  Luca 
f)er  hauer  fatto  poco  à  fènno  di  Iui,ammendue  rouinerebbono .  Finalmente  eflèndo  per 
a  tratta  della  nuoua  Signoria  (  benché  non  prefo  anco  il  magilfrato  )  migliorate  le  con- 
dizioni di  Piero,  &  fèguitato  per  quello  accordo  tra  Luca  &  lui;  Niccolo ,  il  quale  à  que- 
lla riconciliazione  non  era  intcruenuto,  andato  a  trouar  Luca,gli  parlò  in  (imil  maniera. 
Voi  vi  credete  M.Luca  d'hauer  fatto  la  pace  con  Piero,  &  d'hauer  a  viuere  in  quella  cit- 
tà con  quella  riputazione ,  che  hauete  fatto  infino  à  quell'hora .  Il  che  Dio  fa  quanto 
E  m'increfce  per  conto  voflro;  percioche  l'interuenire  à  gli  huomini  grandi  de  (inillri,  fuo 
le  effer  talhora  colpa  della  fortuna;onde  da  molti  pofhamo  effere  fcufati .  ma  l'ingannar 
fi  da  fé  llelTo  è  folo  errore  &  peccato  nollio ,  di  che  niuno  quantunque  amico  ci  può  di- 
fendere. Non  fono  l'oiFefè  grani  di  natura,  che  elle  fi  poffano  rillorare  con  le  parole,&  fé 
alcuna  cen'è  che  pefi  nelle  ragunanze  degli  huomini ,  quella  che  ci  fi  fa  per  conto  di  fla- 
to è  grauillìma .  Per  quella  rare  volte  il  padre  dal  figliuolo ,  &  il  figliuolo  dal  padre  lì  è 
tenuto  ficuro  ;  &  i  fratelli  vcciderfi  l'vn  l'altro  inficine  è  diuenuta  hor  rnai  poco  men  che 
cofa  ordinaria .  In  fòmma  non  è  legame  alcuno  fi  forte,che  à  guifà  di  v?tro  non  fi  Spez- 
zi ageuolmente  da  qualunque  piccol  fòfpetto,  che  altrui  entri  pel  capo  ^  Et  voi  credete 
che  Piero  habbia  à  dimenticar  quella  ingiuria  meffo  da  noi  in  manifello  pericolo  dello 
ilato  &  della  vita  ì  A  fatti  grandi  ò  non  fi  dcbbe  por  mano ,  ò  polla  che  vna  volta  vili 


e  non 


Ceri, 


Btrtitrd» 
d»ttt»r  di 

Lorenzo  , 
tentone, 
cario  refe, 
di  KArni. 
de.  Frane. 
trariCfjco 
dit  tordi 
Ir^i. 


juS  D  E  L  L  A     F  A  M  I  G  L  I  A 

è ,  non  {ènc  cichbe  caaar  {cnza  frutto .  perciochs  nonché  il  cominciarli ,  'il  fognarli  reca 
quel  rncdcììmo  rifchio,  che  il  hnirli.  Alla  piinrd  della  pena.è  molto  dirugUcile  il  premio, 
perciothe  i  fatti  degli  huomini  coiaggioh  benché  infehci  (ono  ammirati ,  &  (pefTo  inui- 
diati  nelle  loro  tiufèrie,  dedappcchi&de  timidi  è  Ichernita&  tenuta  àvjle  la  felicita 
ìAefla .  Noi  fiamo  anco  in  pie;  le  genti;  che  habbiam  di  tuori,  non  fono  lontane.  ìi  Gon 
faioniere  è  dalla  noiha  .  Nella  città  non  ci  mancano  degli  amici .  Habbiamo  a  far  con 
vn  auuerfario;  ilqual  tiene  l'anima  cedenti,  &:con  due  fanciulli  che  appena  fono 
viciti  da  bambini .  perche  in  quello  poco  tempo  che  ci  relk  non  diamo  noi  dentro  ?  per- 
che non  facciamo  venir  cjucftc  genti  in  Firenze  ì  perche  non  fi  chiama  il  popolo  à  parla. 
mento,  &  far  vna  balia  à  modo  ncftvo  ì  ò  pur  è  vero  quell'antico  prouerbio ,  che  Iddio 
a  cui  vuol  male  tolga  il  (ènno .  Onde  à  me  nel  Gonfalorierato ,  &:  à  voi  hora  (ìa  vistato 
il  prouuedere  allo  (campo  noftro?  Quello  ho  voluto  dirui  per  non  mancar  alla  parte 
inhn  neirclhcmo  .   Del  rclì:o  legna  quel  che  fi  voglia;  non  fi  dirà  mai  che  io  al  primo  er 
rorc  habbia  .-ìggiunto  il  fecondo .  tt  fé  prima  io  non  poflètri  ò  non  fèppi  da  coriiorti  al- 
trui ripararmi;  hora  non  patirò ,  che  à  guifàdi  cieco  da  me  ilelfo  inciampi  &l  m'inganni  « 
Son  ccrtOjche  à  me  farà  meno  noiofo  il  mio  libero  &  honorato  ehlio,che  non  recherà  al- 
trui córento  il  rimaner  à  cala  all'altrui  (ìgnoria  forropoilo .      Ridefìoflì  in  Luca  per  que 
l\e  parole  il  vecchio  ilim.olo,  oc  tfiaìdo  il  fìio  animo  incominciato  a  crollare,  &  inheme 
con  lui  tutti  gli  altri  della  fua  tazione  ccmmouendoh ,  fi  farebbe  di  nucuo  venuto  à  lof- 
tura;fc  Luca  da  Lorenzo  figliuolo  di  Piero  ancor  giouinetto  non  fofle  lì:ato  mitigato,tan 
to  che  terminò  fìrialmente  quella  Signoria  fcnz'altro  diAuibo  .  Ma  entrato  Ruberto 
Lioni  nuouo  Gonfaloniere ,  non  ilVtte  però  fofpefà  la  parte  di  Piero  à  prender  partito . 
perciocheragunatiglifì  tutti  intorno  diccuano;  che  non  era  da  far  fondamento  alcuno 
nelle  fallaci  prcm.cfte  degli  auucrfàrij  :  i  quali  come  per  ifpcrienza  fi  era  veduto ,  non  di 
dì  in  dì,  ma  di  hora  in  hora  fi  eran  murati .  onde  tanto  ritarderebboLo  a  nuocergli.quaii 
to  fperaflero  poterlo  far  con  lor  lìcurezza .  Per  quello  recifa  ogni  altra  pratica  conthiu 
deuano:  che  i  tre  Caualieri  &  il  Sederini  fi  doueflèro  far  morire;  ne  f^ìcrar  mai  m.entre  co 
iloro  fulicr  viui,  che  la  Republica  haueffe  à  pofare .  Piero  non  volendo  in  conto  alcu- 
no vdir  parola  di  fàngue.dille,  che  fi  offeruaffe  il  collume  antico  della  città  ;  conuocafl'e» 
Ci  lì  popolo  à  parlamento,  &  facefTefi  vna  b.ìlia,la  quale  à  quelli  dilòrdini  riparaflè;la  qua 
ledoucndo  di  ragione  la  maggior  parte  eficr  de  loro  amici ,  non  s'hauea  à  tcmere,chc  di 
comune  confcntimcnro  non  s'haucile  à  prouuedere  alla  quiete  di  ciafcuno .  Quella  fcn 
tenza  fu  m^fla  ad  eilctro ,  &  fatto  il  tutto  intendere  al  Gonfaloniere ,  non  più  tardi  che 
nel  fecondo  dì  del  fùo  magiilrato  li  chiamò  il  popolo  a  parlair>ento .  Nel  qual  e  colà  ccr 
ta  &c  Luca  Pitti,  &  Diecilalui  clTer  interuenuti .   Prefcii  la  balia,  pofàronfi  le  armi ,  licen- 
ziaronfi  i  foldari ,  &: creati  à  6'di  fèttembre  orto  citcadini  di  balia  indeme  col  Capitano 
del  popolojvfcirono  fìibiro  infieme  con  ciìi  i  prouedimenti  del  nuouo  magiilrato.  jLa  pri 
ma  legge  fu, che  le  borie  del  Priorato  per  X  anni  fi  reneflèro  à  mano .  ApprelTo  fi  leflcro 
i  nomi  de  conhnatii  tra  quali  Niccolo  con  Gcri  fuo  figliuolo  fu  per  2  o  anni  confinato  in 
Prouenza .   In  tal  modo  terminò  l'autorità  di  Niccolo  in  Firenze  ;  ne  molto  andò ,  che 
nel  Gonfalonerato  di  Carlo  Pandolfini  fu  ancor  giudicato  ribello .  In  quello  tempo  del 
cacciamento  della  patria  fu  egli  creato  Caualiere  dall'lmperadore,  &;  tentò  in  compa- 
gnia degli  altri  fuorufciti  di  muouer  per  mezzo  de  Veneziani  guerra  alla  patria .  &  ben 
che  col  mezzo  di  fartolommeo  Coglione  vi  h  delle  alcun  principio,  ogni  difficoltà  m 
breuilìimo  tempo  dalla  felicità  degli  auuerfàrij  reflò  fùperata .  Hebbe  di  Gineura  Ma- 
cigrìi  fùa  moglie  oltre  Geri  già  detto  due  altri  figliuoli ,  Bernardo  dottor  di  leggi  &  Lo- 
renzo ammendue  di  due  Lucrezie  i'vna  Venturi  &  l'altra  Guicciardini  mariti .  Dì  Lo- 
renzo per  quel  che  io  fàppia  non  rimafè  fùcceflione .  Bernardo  dunque  fu  padre  di  Nic 
colo,  Antonio, Carlo,  Giouan  Franccfco,  &  Francefco.  Antonio  non  hebbe  moglie . 
Cailofu  Vclcouodi  Narni.Gio.  Francefco  che  con  Maria  Arrighi  fi  congiunfèauanzò 
d'vnojl  padre  nei  numero  de  figliuoli.  Franccfco  dottor  di  leggi  generò  di  Caterina 

Albizi 


3 


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S     O     D     E     R     I     M     A.  ì%7 

A        ,    . 

Albizzi  fila  moglie  Lorenzo  &  Gio.Batifta;  quelli  frate  di  S.Domenico,  fi  come  fd  vno  f'^j.^J^ 

de  fùoicugini,&  quelli  marito  di  Margherita  Mczi.  Ma  Niccolò  primogenito  di  Per-  ^^ 

nardo  lafciòd'Annalena  de  Ricafoii  (a^  moglie  (ì  come  il  padre  ancor  egli  cinq;  figliuoli  Giusdt. 

mafcbi.  Piero  il  primo  fu  morto  in  Fracia  valorofaméte  combattédo  non  ègra  tempo.  ^^'^'"'*' 

Carlo  Tvltimocosì  detto  dal  nome  del  Zio  gennliiuomod'amabihflìmi,  &dolciflimi  c^rii, 

collumi  ammn^'iliò /ungo  tépo  le  cofé  di  Bernardo  luo  fra  fello  nel  regno  di  i-'olonia, 

&  haucdodj  mano  m  mano,tna  fpezialmenìe  neiPinterregnoche  fuccedettealla  morte 

diSigilmondo  ^ugulloacquiilato  aiTaijfauorì  in  galla  per  quanto  à  fé afpstraaa  con  la 

prontezza  del  dinaro  le  cole  del  »»  J«  ri^ijun  j  l.Uc  ti^n^o  fratello  del  Rè  fu  chiamato 

g  a  quella  corona,  onde  Carlo  acquiilò  molto  della  grazia  dal  Re    nrico,&fu  pciòerea- 
to  da  lui  gentiihuomo  delia  iùa  Cameraj godendo  di  tutti  quelli  fauori.che  ciafcij  altro 
Tuo  domcllico  &  antico  lèruidore  potea  partecipare.  Nel  quale  vtìcio  della  Cannerà  fu 
anco  cófermato  dopo  che  il  Re  per  ia  morte  dei  fratello  fu  coronato  Re  d;  Fracia  Tor- 
nato quindi  con  ricchezze  &  con  riputazione  alla  paCiia,  &  à  matrimonio  congiunto^ 
con  Antonina  Macchiauelli  fu  qusfi  rapito  negli  anni  più  frefchi  dell'età  f  ja  da  mtépe-  càxU 
(liua  morte.&  lalciata  la  moglie  grauida  ne  nacque  il  pollumo  Carlo  Gaafpacri  ii  q  jal  <^"''//'*''- 
viuc  fu  afcritto  dal  Gra  Duca  Colimo  nella  milizia  da  lui  milituita  degli  huomiii  d'ar-  J>1T* 
me:  nella  quale  altro  che  nobili  &  horreuoli  Cittadini  nò  volle  che  follerò  riceuuti.  An  ^»tonU 
tonio douctte  morirli  giouane.  Bernardo  datoli  a  negozi. &  fatto  profìtti  graadiiìim'.  è  '^"''"'"'^ 
flato  &  è  tuttauia  vn  di  coloro»  i  quali  più  con  io  fpendere,che  con  la  parfimonia  u  lo. 

^  fio  andati  auanzando  ;  nel  qua!  numero  lòglio  io  fpezialmente  porre  de  Fiorentini  Lo- 
douico  da  Diacceto,&  Orazio  Rucellai.  Indubitata  cofa  è  tra  la  cultura, &  muraglie  fat- 
te nella  ampiflìma  villa  fua  di  Calligliócello  e  Vliueto  in  quel  di  Pifa.luogo  di  i(^,ò  1 8 
triglia  di  cirruito,  in  certe  riparazioni  &  facciata  dellacala  di  Firenze  &  Villa  di  Mótu- 
ghi  hauere  (pelò  ii  valore  di  So  mila  Icudi.  La  cala  &  per  ornamenti  di  dipinture,^  per 
altri  abbiglia  menti  &  fplendor  di  mall'erizie  &  di  paramenti  è  uk  i  che  fu  dal  Gran  Du- 
ca Francelco  giudicata  dcgna^che  il  Palatino  Lalches  vi  doueflTe  riccuere.  La  liberalità 
che  con  gli  altri  via  deliberato  di  vfare  nel  proprio  langue,&  delle  fue  figliuole  femmi- 
ne non  volendone  alcuna  far  monaca.ha  dato  principio  a  maritarne  vna,  ii  cui  nome  è 
Annalcna  con  Rnff^cllo  Martelli.  De  tre  figliuoli  mafchi  hauuti  di  àlelfandra  Torrigia . 

*^  na  figliuola  di  Lucca  cittadino  di  notabili  ricchezze  morto  il  primo  dal  nome  deli'auo-  z.ucs 
lo  &dal  bifauolo  paterno  chiamato  Niccolò,  viuono  Luca  così  chiamato  dal  nome  dell*  ^'"'^'> 
auolo  materno»&  Niccolò.che  il  padre  ha  tornato  à  rifare  fanciullidi  ottima  elpettazio 
ne. Et  pche  nelle  Crilliane  opere  anco  la  pietà  d\  Bernardo  apparilca.oltrc  vna  Chielà 
coftrutta  &  dotata  nella  fua  già  detta  Villa  di  Calliglionceilo^ha  in  Firéze  di  marmi ,  & 
di  pietre  mifchie  far to  far  di  otioijo  il  pergamo  nella  Chielà  del  Carnìine.oue  cali  paro- 
le eleggono. 


E 


PIVM  BER.  SOD.  MVNVS 

BERNARDVS  NICOLAI  D.  BERNARDI   I.  V.  C.  D   NICOLAI 

AECtVITiS  AVREATI 

Molte  altre  lòno  le  colè,che  per  mancaméto  di  notizie  non  lì  fono  potutequi  méttere» 
comefi  puòpervn'clempio  nella  Chiefa  di  San  Friano  vedere;  oue  àpio  dell  aitar  mag- 
giore è  vna  gtan  pietra  con  l'arracde  Sederini,  oue  così  Ili  fcritto. 

D.  barto;lomevs  soderin.  prior  an.  mcccclxxiil 
il  (jual  Bartolomeo  da  cui  fi  venga  à  me,  ne  ad  alcuno  della  famiglia  è  manifcflo. 


tu 
A      DELLA  FAMIGLIA  CONCIN A- r.:^' 

Rezzo  non  Colo  è  città  nobile  &  antica  in  Tofì:ana,maè  Vtìa  di 
q ile  XI I  cirtà.chc  ad  eflaTofcana^fii  ad  vna  buona  parte  d'Ita- 
lia ngnoreggiarono.  &  benché  fotto  il  giogo  de  Romani  folTs: 
venuta, màténe  lungo  répo  fotto  cjuel  glorio(ò,&  nobile  impe- 
rio le  reliquie  della  iua  antica  reputatione.Màcato  i'Jmpcrio  Ko 
mano,&  l'italia  fatta  de  forefticri  K.e  tributaria,  fi  riépiè  il  conta 
do  d'Arezzo  di  Baroni,&  di  Cóti,fl:  la  città  illefla  bora  in  liberti 
&  hor  Tetto  titàni  rcggédofì.da  i  cattiui  ^mi  delle  parti  Guelfe, 
B  &  Ghibe!!ine,come  quali  à  tutte  l'altre  città  d'Italia  auuenncfù  ancor  ella  afflitta  Tra 
queAi  Baroni  &  Sig.di  fattióGhsbeilma  CotCc  vnafamiglia.Ia  quale  dalle  diuerlè  caldei 
la. che  ella  pofledc  bora  di  Cacenaia,hora  di  Móceloui.h^ra  di  Bagnena.hora  di  Talla, 
&  bora  della  Péna  lì  eognominò.come  più  diilcfàméte  legge  io  (t  potrà  veicrcfin  che 
fatti  I  tiorétini  Sig.d*Arezzo,e  tolti  via,come  è  coliume  delle  Rcpcotanti  feuii,  &  co 
tati  baronaggi,oltre  quello  che  da  (è  Iteflb  opera  la  lunghezza  del  tépo,  fi  venero  anco 
ò  del  tutto  voa  gra  parte  di  quelle  antiche  famiglie  à  fpsgnere.ò  altri  nomi  ripigliado 
quafi  in  altre  famiglie  à  trastormarfi;  come  àquelia  auuénc,da!la  quale  colante  fama 
èchepcrdiucrfi  ramigli  Alberti,^  nò  molto  dopo  anco  i  Concini  difcédano.  Nia  per- 
che il  difcorrerc  intorno  ciò  terrebbe  à  tedio  altrui  vago  di  venire  per  ifpcdita  via  a  qf, 
C  che  bifognadicoxhe  la  prima  memoria  che  dei  Sig:  di  tìagncna  ntruouoc  dell'anno  c^j^j; 
1 2  5  8  fotto  l'impcno.drf  ederjgo.nella  (juale  appan{ce,che  Guido  di  Bagncnahgliuol  ar<^«M. 
giàdiGaidoinfiemctofìioitìg  iuoliGaiduccio,8c  Vbcrtiao  vedono  ad  vn  certo  Gjì- 
do  la  metà  d'vn  loro  pò  lefc,po(itum  dice  la  carta  in  Villa  de  Santa  Margareta ,  ic  ds 
Perlongo  in  tota curte  de  Msóreioai.  Dclqual  msdelìmo  Guido.il  quale  per  venir  chia 
matociomina,credianiachefiaftatoCaoalicrc(&pcrciò,  &perleuir  confuliona  di 
fati  Guidi  M.Guidoii  chjameremo)fi  veic  va'altra  (critcura  fatta  l'anno  (èguccs  nella 
X 1 1  Inditione  fotro  l' vltimo  di  Sctrcbrc,per  la  quale  cgliinficm:cò  Gaid  i  fu3  figliti  j 
lo  danó  à  iiuello  àGiouàaidel  già  Beltramo  di  Murici  di  Fabtech  riceuécs  p:r  Cq  Se  psc 
Caua  &  Benciuenna  fuoi  nipoti  il  tentqienco,ò  quelli  ceiiim:nti,  che  il  detto  Gioua  ii 
D  vn'annoptimahauea  mcomiiiciatadaellì  Sig.à  tcnerc.qujc  fucrutCfcgiono  le  parole) 
de  tenimentisdetentjsab  ipfis  dominis^ièu abeorum patre^Sc  ajo,&  antecelToribjs iti 
Villa  d^Fabrcch  Scalibi.  Dalle  quali  parole  (i  comprende,  che  molto  prima  daueuand 
colorò  di  quclU  famiglia  haucr  ne  detti  luoghi  baronaggio.Sc  figaoria.Ec  voglio  io, 
che  k  ne  debba  il  lineilo  di  venti  i\aia  di  grano  fecòio  la  mifura  d'Arezzo  pagare  og  li 
anno  nel  meièd'agollio  n«lCalkllodi  Mòteloui,ouero  nella  città  d' Arezzo ,  doue  edi 
Sig:e  lorohcrcdi  vorrànQr&infiemcmehte  in  nome  di  ccnfb  vogliono  che  debbaa  ^p 
gare  ogni  anno  venti  foldiPifant  nel  giorno  di  S.Donaco.promettéio  eglino  all'incó* 
tro  difenderai  fcmpre  in  d^ca  polTeflìone  àloro  CpcCe.  &c  co  loro  auuocati  da  cia{cana 
perfona  6c  (petialmétc  da  C>óna  Nouelletta  (che  non  veggo  (e  fia  moglie,ò  figliuola  di 
£  Guido)  &  da  Vbertino,che  |ion  è  dubbio, (ccondo  la  fctittara  dimoftra,cflcr  l'altro  lì  • 
gliuolodi  luiiOouedà  quefto  M;Guido  hauere  con  certi  altri  fuoi  parenti  di  Bagnena 
qualche  piato  ouer  differczi  ìtorno  le  diuilè  de  bcnhondc  fotto  l'anno  mcdefirao  fi  ve 
de.chepcr  parte  di  M.(Suabt(en  degli  Vòettini  nella  prefenzadi  M. Iacopo  di  Bibiano» 
&  diM^GugtielminadelgiàRinaldodi  Talia  Sedi  Bonauera  di  Guido  di  Bagnena  è  ti 
thieilaà  cópariredauati  dihn  in  Latetinà  Albertodi  M.Béci  di  Bagnena  à  vdire  il  lodo, 
arbitrio,oaerienté£a  interipfum  dotninù  Guidone  ex  parte  vna>  ic  di^um  Albercum 
ex  altera  de  Bagnena.l^ali  Alberto  &  M.Guido  per  quel.ch'ioauutfo  ò  cugini  carna- 
liiò  di  eugmi  carnali  hatidoucuano  eflèrc.  Quello  piato  ouer  differcza  òche  non  fofl& 
allhor  tcrminata.ò  che  nuoue  differczc  per  detta  ò  altra  cagione  folfero  forte ,  fi  vcds: 
cho^  ncfaraaQa4Ì'5'é  auoao'có^i^meirj  nò  craeili  MXxiudo  àc  Albe^t;(>^idecc^ 


J4.Q  D  E  L  l  A    F  A  M  I  G  L  I  A 

ina  tu  i  figliuoli  dcIi'vnp.S?  àclì'kktojìCedenòo  Ajcfandro  Pap:» ,  6i  il  Romsno  impe^  4 
rio  vacante,  i  ra  quciii  Alcfandro  JI11.&  l'imperio  vapaua  per  Ìa  morte  fi»  Gug'iciirso 
Re  de  Romani.  La  pcr(ona,mcui  ileompromcflb  fp  fatto,  fu  M.  Jiona  Abate  d»  Svha 
Fiere  d>.  rezzo  eletto  a  partir  le  diflctézc  tra  Qmjio  &  Vl^crtinp  frarcHi  &  figliuoli  del 
già  M. Guido  di  Bagncnadall'vnaparte.&donnji  Imiliaipogliegiàdi  M  Bcnci  diCa» 
tcnaia,  &  madre  del  già  Alberto;  &  per  qonfeguentc  tutrice,&  auola  di  Bandino,  X  dì 
Vbcrtinuccio,&  d'Orlandino,6«:di  Bcca.iSc  di  Npj^iie  pupilli, &  figliuoli  del  già  AibeTjro 
fuD  figliuolo,&  irilìcpemcntc  tra  Ben.ci  frate/ de  i  dttcì  pppilli.^c  del  detto  /vlbcrto  fi- 
gliuolo dall'altra*  Il  ^uai  Abatecol  configliodi  Gualtieri  di  M>Gualtieri  degli  Vberd- 
rii&diM.Granda  gipdiccfentcp^a&dirpotìc^fhedpttiGuidp&Vbertino  fratelli  & 
loro  hercdi  h^bbiano  &  pplleggano  pacificampte  &  quietamente  ciò,  che  cff\  inficine,  q 
&  cialcup  di  loro  da  per  (è  (èpaiatamcntc  per  (è  ò  per  altri  hanno,ò  tengonoio  Ponte- 
Vccchioj^  chequimà  lcr(cnno§c  volontà  ppifanoacquiibrc^i  comprarci  che  idei 
li  pupilli  &  Benci  niuna  colà  allincontro  per  {è,ò  per  altri  poHano  in  dettp  juogp  coti>« 
prare  puero  ac:c]uiftare,Caluo  (e  nel  prelèntc tetppo  alcuna  cofà  ip  detto  luogo  tenclief 
•  lo^ò  poflcdtfleroEtcosì  parimente  cip  che  i  detti  pupilli  &  Bcci  lor  frajcllp  nelie  ville 
di  Baccjanc  hanno  &  poflcggonp,tran^aillaméte  lei  tégono  &  poircggono,  &  pofiTan 
ui  a  lor  fenpp,5(  piacimento  comprare  &  ac(juiibtei  lènza  che  u)  cofa  alcuna  ^uido  àc 
Albertino  vi  li  intromettano,  eccetto  le  cflì  di  piefenj?  alcuna  cpfa  in  dette  ville  tctycC- 
icro  loggiugnendo.  Saluo  (èmpcr  io  (]Uohbet  loco  de  prsedidlis ,  quod  quicquid  eli  de 
Ciiria  Bagnenas  lìt  ipfius  curisc  &  quicquid  eft  de  Cuna  Jallx  fit  ipiiqs  Cunac  Talip ,  q 
.  Nella  quale  icrittura  quel,chc  è  cofa  pofabile  fi  c.chc  ep^loro.chp  di  Carenata  in  elfà  Ip- 
PO chiamati.nclla richiciUdi (òpra  allc|;atadciranoo  1 2  j^ di  Qagrjena  furqrj nomi- 
nap.La  qua!  cofa  non  più  per  congettura  per  cagione  delle  diui(e^chc  parentado,^  cp- 
arteria  pretendono,ma  per  certa  pruoua  d(<feftitppnianza  fa  àciafcuti  qianife^la;  quel 
h  dì  Bagnena  &  diCatenaia  eilèr  d'vna  caia,  &  d'vn  (àngue medefimo  f  Et  vedali  pan- 
tré  e,cbc  Gualtieri d«gli  Vbeitini,col  cui  cpnfiglip  l'Abate  procede  à cjw la  lentezza  è 
di  quell'altro  M.Gualtieri  figliuolo , che  <l>ede  il  lodo  tra  i  padri  di  colloro,  i  qi^all  hora 
ccnipromettoiio,  MpperchtatczzadituttppiòèdaauuertirCjchequandoin  dftto  A- 
baire  lì  cópromette^percioche  due  carte  di  cip  appariicpno,  l' vna  dell  Wprità,  che  fi  da 
dll  arbitrar9,òcl'altradeirarbitrio,dicon4epartw  che  eglino  fan  cpti^pron^edb  di  tutti  q 
i  beni  comuni  così  pelli  nel  caAej  di  Bagnena  6cfua  coite  6^  4iAi^ettp,come  nel  calleldi 
Tal  la  &  Tua  coite&diUretto,8(  nel  caHeldiCatepaia^  fua  corte  oc  dilVefto,4c  in  Mó 
teloui  $c  lua  corcete  dillretto .  Ma  perche  ppn  prima  che  hp|:a  d^  Xalia>pcr  cpià  à  tal 
famiglia  appartenente  fi  è  parlato,&  ci  conuerrà  più  vol^edi  ella  pa|:lare  dico.  CheTa(« 
iafù  finita  di  comprare  da  Guido  di  M.Guidadi  Bagpena^ranno  ipnanzi  a  quello  cioè 
4'ap<np  1 255  il  dì  5  dinouembre,Sc  fyltimasbprlp  fi  èdidugentojite  Pilàne;ilqi)ale  li 
fa  à  Ponna  Aldobcandelca  mpgUe glàdi  TurcQppme  tutrice  de  i  comuni  fqui  hgliuo- 
4i éc  di Tu'rco,cioè  di  Rinieri,diGuido,di  Ricciardo, &  di BonczcUa.  Fefla  qualcofi 
4a  detta  Aldobrandefca  nò  (pio  libera  conle  principale delilebitp  il  detto  Quido^ma  Mf 
Vbert>nodiP.iccramaIatM,GuidodiM.Aldpbrandinp,  Spinello-dei  già  Paolo^  %r4t-  » 
dino  del  già  Ghilello>&  altri  come  malleuadon  di  elfo  Guido  di  Bagnena.  Hpra  io  ili- 
ino  che  quelli  pupilli,  «St^pcr  confeguemeil  lof  padre  Turco  (jsno  aqchor  eglino  delia 
itala  di  Bagnena,QUcr  di  Catenaia ,  ancorché  ntfn(ì  veggadì  che  caia  ellì  (j  chiamino. 
'perche  le  ciò  non  fofieellendo  la  compera  fatta  da  Guido  di  M.GuidO;,Sc  nondaaltth 
icome  nel  già  detto  anno  1  z  5  5  fi  è  veduto; che  dunque  haiieano  à  fare  1  figliuolid'Al- 
Uberto  di  B*gnena,ouer  di  Catenaia  in  tal  laògoianno  1  ^  56/!  quah  nel  comprontof- 
(o  compromettono  eziandio  de  beni  pc^i  nel  Caijtcllo,òcQrtc6c  4Ul^ettodlTal|a^dfli• 
ia  quale  dopo  Bagnena  fi  fa  fubito  ménoi3e,&  vie  poila  ipn^zi  àiCatenaia  &  à  Mórelo- 
ui,comeilimo  ancoche«qgei  M.GugltcWnno'di  Rinaldo  d|Talla»di  cuidi  Ibpra  lòtto 
i'aaoo  12^^  fifcce  métiooaalcupacoteanwAfiglii  Tjucp^  ò^  detti  di  3agnena  s'ap* 
4      *  pattencflc. 


e    O    N     e     I    N    A,  ,4, 

A  ptrtetjpflé oltre  chi cosj  m'induce  acredcrc  /a  memoria  de/  CiU^^ier  Antonio  PiUma, 
che  nel  fiaedi  quefto  crarcato  (ara  poiia  da  noi .  Veggo  paritncncc  Icrittura  dell'agno 
1 2  M  d'Aifalto  figliuolo  del  già  A'bericolo  ài  Tilt*  f  Oc  di  Sib)|ia  >  che  dona  oc  vende  ì 
donna  Bellalìore  lua  jfòreila  i  beni«che  egli  hauea  in  Talia,douen:lo  tgii  andare  à  vilica- 
re  i  limini  di  San  Iacopo,&  che  3cllafiore  l'anno  Icgacnte  ad  alca  ancor  dia  de  decri  be- 
ni fa  vendita.  Ma  comunque  quella  colà  fi  ilia,baiti  a  noi  di  fapere  efler  Talla  finaimécc 
6njta  di  comprare  da  Guido  di  Bagoena l'anno  1 2  55.0 ndc qualunque  dubbio  per  lo  fé- 
po,che  innanzi  à  quello  andò  poiTa  in  chi  che  fia  ncnanere  »  Ce  colloro  vna  colà  illciHi  (] 
fulTonOiò  nói  non  riman  però  dubbio  dsl  rempo  che  à  quello  fegaijchc  quegli  di  Talla 
&  di  Bagnena  vna  cofa  iilcITa  fi  fieno,  di  che  bella  memoria  appare  lotto  l'anno  1  )  1 6*, 
B  ma  finita  di  dichiarare  con  vn'altradcl  18  &  del  2o.lequahcidimollraao  ancor  chiara 
de  )  detti  Quidoydc  Vbertino  di  M.Quido  la  (ùccel^onep 

De  i  figliuoli  di  (juido,  0'  d!Vkernn9  ? 

LA  fcrittur»  del  1 5 1  ^  fatta  per  conto  dVn  cero ,  che  i  detti  nobili  di  Talla  &  di  Ba- 
gnena doucano  ogni  anno  pagare  a  M-  Guido  Velcouo  d'Arezzo  innomedifcu» 
do  per  quella  parte^che  il  detto  Velcouo  hauea  in  Talla  &  fiio  diilrecto  è  tale ,  che  per 
chiarezza  del  tutto,  &  per  altre  cagioni  mi  conuienc  d'addurre  riilelTe  parole.  Pierucius 
plim  Vjuat  de  Penna  famihai  is  &  nuntius  virorum  nobilium  Gontucci,  Guidonis,  Gui- 

Q  duccini, Berti, Cailcllucci,&  aliorum  nobfliumdc  Talla  &  Bagnena  pra;ièntauit  «Si  ob- 
tulitnommepaiddorum  venerabili  patridominoGuidoni  Dei  grana  bpifcopoArcti» 
no  vnii ccreu  duaiu  libraru  ccnedcbit^ fibi  k ecclcfiac  ^retinje  noie pheudi  per  iplbs  n^ 
bilc^annuatim  prò  parte  illa^quam  Aretmus  Epilcopus  habec  in  Talla  &  eiosdellridti. 
Végono  dunque  in  quella  Icrittura  per  nobili  di  Talla  &  di  Bagnena  efpretli  Cótuccio» 
GuidQ,Guiduccino^Berto,6^  Ca(lelluccio.&  altri  non  efprefh.  I  quali  tanti  nomi  più  co 
(lo  ilcapo  CI  cpfonderebbonOjChe  altro  faccflbno.lè  dalla  (crictura  del  18  V'iagran  par 
te  di  ciò  non  ci  venifle  palclàta.per  U  quale  il  Velcouo  Guido  già  detto  cófelTt  hauer  il 
cero  di  quell'anno  riceuro  da  vn  meUbde  npbili  huomini  CòtediGuidojGu;do  del  gii 
Guido  uio  nipote,  (oue  fi  vede  che  Guido  fratel  di  Còte  era  morto)  Gaiduccino  d' V  ber 

rj  tÌDo,&  Callelluccio  d'Alberto.il  qual  Alberto  (è  fia  Berto  d'Vbcrtmo,  o  altri  io  non  so. 
Ma  tutto  CIÒ  viene  ancor  tuctauia  molto  più  dichiarato  dalla  Icritcura  del  2  o,  per  la  qua 
le  apparifce^chchaucndoGuiduccino  5c  Berto  del  già  Vbertino  di  Falla ,  &  \lucciodi 
Guiduccino  fagliuolo  cacciato  di  Talla  i  nobili  Cote  &  Guido  Zio  &  nipote  già  detti  di 
bagncnai  Guido  Velcouo  d' Arezzo  fi  pon  per  mezzo  per  far  la  pace  fra  le  dette  parti.  [ 
quali  facendola  fi  obligano  amendue  le  parti  dì  conlèruarla  lotto  pena  di  mille  m  ixrh.i 
d'argcro  d'applicarfi  ad  cllb  Velcouo  figliuolo  della  buona  memoria  d'ftgnelo  dei  g'à 
M.Tarlato  di  Pietramala  promotore  &  autore  dtedà  pace>&  per  lè,&  (ìioi  heredi ,  1^  i 
cui  dette  ragioni  vorrà  concedere,  ftipolantc.  Promilero  parimente  Guiduccino,  Bf  r  • 
to,&  Muccio  per  (è  &  fiioi  hcredi  di  rellituirc  à  detto  Cóte.&Guido  tutti  i  beni  immo 

*  bili  &  mobili,che  in  quel  tcpo  a  detti  tolióno  così  nel  cailello,paIagi.ca(c,come  terre.Sc 
vigne.chc  di  prelènte  appo  lot  fi  troua(rono,&  di  quello  che  no  li  troualTono.promilcro 
di  farne  l'ammoda  ad  ogni  comandamento  &  ceno  da  farlène  per  elio  Velcouo  Guido. 
Promilcro  parimente  dette  parti  di  fare  infra  di  loro  parentadi^  matrimoni  ,  &  nuoue 
amicitie  dando  &  riceoendo  fecondo  la  deliberatone  &  volontà  di  cflb  Mólig.  Guido 
con  quelle  doti ,  donationi,  termini ,  patti,  &  conditioni ,  che  cflb  Velcouo  delibererà. 
&  già  cialcuna  delle  parti  confelTa  haucr  in  arra  per  detti  matritiioni  cinquecento  fio- 
uni  d'oro  ciceuuto  da  reilituirne  il  doppio  non  oflcruando  alla  parte  che  ofleruera.  Ve- 
dcfi  parimente,  che  fotto  il  medefimo  giorno, &  nella  medelìma  cala  i  nobili  &  poten- 
ti hucmini  Pietro  &Tai  latino  del  già  Agnolo  di  Pietramala  in  preicnza  de  detti  per 
Ria^gior  vigore  di  detta  pace  &ù  i  SaAti  Vangeli  giuraooj&  promectono  con  le  pertone 

P     ^         &coa 


r4i  DELLAFAMIGLIA 

&L  con  ogni  lor  potere  douer  cffcr  Cemptc  con  la  parte  offcraaatc  &  ^i  agili  loro  ragia  •  4 
ne  &i  nchiciU  contra  la  parts  non  ollèruantc.  Hora  nollro  péfieroiiè  per  pfoceiierc  tó 
tji^ggior  chiarezza  di  lèguitarc  il  ramo  di  Conte  oc  di  Guido  (ùo  nipottì,u:  pofcia  di  co^- 
il;^f o  l^iitici  tornire  al  ramo  de  i  figliaoli  d*  Vbcrtino,  &  pritiìa  diremo  di  ContCp 


Di  Conte  dt  ^^gnen^,  -Q^  deJuof/HcceJfori  detti  fot  di  Tali 


t_>. 


Già  fi  è  detto  di  Conte  nel  i  ;  i  ^,  i  S,  &  jo  farfi  mentione ,  Nel  2 1  Ci  vede  vn'aftr* 
fcnttura  di  lai.nella  qaale  di  ai  (ìio  figliuolo  Agnolo  per  moglie  TelVa  figliuola  di 
Luti  Gua{coai,&  obiigafi  lodcmc  col  già  detto  Agnolo  fiio  figliuolo  m  (òlido  di  rcilitui 
re  in  Cito  di  morte  la  dote  à  Luti,  nella  quale  fcnttura  (erbata  appreflb  Antonio  de  Goz  Q 
Zàii  vna  volta  Conte, &  vn'altraeontuccio  è  chiamato.  &douc  inaltti  luoghi  egli  di 
Talla  li  nomina,  qui  fi  fa  (criuerc  di  Bagnena.  la  madre  di  Teda  fu  Pazzina  figliuola  di 
Xl .  Vberto  de  Pazzi  &  (brella  di  Manetto  dettp  il  Paffier?.  Del  qual  matrimonio  eflenr 
òz-  n  iti  Conte  &  Agnolo,&  due  figliuole  femmine,  Agnolo  (\  moti,  &  Telia  a  Roba  d« 
Kicaioli  figliuolo  di  Bindo  fi  rimaritò.  Conte  &  Àgnolo  fìirono  di  breue  vita;&  di  Co  * 
fé  rimafe  Niccolà,&  di  Agnolo.dicui  fu  moglie  Marietta  di  Rinaldo  da  Montcdoglio 
rtrtòvnfigliuol  detto  Conte.  Di  quelli  due  cugini  fi  vede  l'anno  1586^  acceià  vnagra 
Jue  con  B^irtolomca  nipote  di  Teda  natagli  dal  figliuolo  del  fecondo  manto  detto  Gio, 
Chiillofano.  L*  quale  maritatafi  anchor  ella  in  cafa  Ricafbli  a  Giouani  di  Lapo  Tuo  Ic- 
condo  cugino,vienGiouanni  a  trattar  quefta  lite  in  nome  della  moglie  co  Conce ,  <&  co  Q 
Niccolò  luoi  lecondi  cugini  parimente  anchor  eglino .  Nelle  (crirrure  della  qual  lite  fi 
clpnme  chiaramente  il  primo  Agnolo  cflcre  ftato de  Signoridi  Talla;&  come  giàcoilo 
IO  mcomincip.uano  à  ilare  non  molto  agiatii  comechc  la  heredità  pcruenuta  per  la  mor- 
te di  Luti  fuo  padre  in  Tefla  fulTe  bé  di  1 6  mila  fiorini  d'oro,  ancor  che  alquàto  auuilup 
para  (\  ritrouaflTe.  &  g  à  dell'anno  tpedefimo&  dell'S/fi  vede  j  che  vn  certo  Matteo  di 
Vannuccio  di  Goro  è  meflo  in  vna  certa  tenuta  córra  Niccolò  di  Conte,  &  contra  Con- 
te ò\  Agnolp  &  deirSi^  Tene  legge  vo'altra.nclla  quale  Còte  d'Agnolo  d'Agnolo  diraa- 
da  &  vuole,che  fia  curator  ne  (uoi  beni  &  liti  il  già  detto  Matteo  di  Vànuccio  di  Goro, 
Quc;llo  che  della  fucceilìonc  di  colloro  fi  auuenga  io  non  sòilc  non  che  ad  1454  Con- 
te d*  Agnolo  di  Giou<mni  chiamato  Contaccino  de  nobili  di  Talla.&  di  prelènte  abitato  q 
re  d'Arezzo  coilituilce  luo  procuratore  Francelco  di  Gregorio  à  tutte,  &  qualunque  liti 
egli  fi  haueflei*:  fpetialméfe  à  rinunziare,donarc,  &  traòfcrirc  con  licenza  di  M.  Vberto 
degli  Afini  Vefcouo  d'Arezzo  alcune  voci  di  padronato  ,  che  egli  hauea ,  come  fono  U 
Cniefadi  Sa  Niccolò  4'  Talla,di  San  Niccolò  di  Biuiano,di  Sa  Quirico  (òpra  Calliglio- 
re.di  Sant'Agnolo.óc  Santa  Lucia  di  BagncDa,di  San  Piero  di  Monteloui  &  altri.  U  per- 
che fra  gli  alni  padronati  parla  di  Santo  Antooiodi  Moncioncvnitoco*Gua{coni,&di 
vna  Cappella  di  S.Bafilio  nella  Chicfà  di  San  Piero  piccolo  d'Arezzo  pur  vnito  co'  Gua- 
ldo ni;  tra  psr  quello  &  perche  fi  nconofcono  i  nomi  di  Còte  &  d'Agnolo  llimo  io  •  che 
jdai  già  dHòpra  nominati  dipcndano,&ch«facilméteGiouanni  poflaeflcr  figliuolo  di  « 
Góte.  Et  quelloè  quanto  di  quello  ramo  io  mi  vegga  apparire.  Onde  è  da  pallare  à  Gui 
do  il  quale  perefTer  figliuolo  di  Guido  fratello  di  Contc,&  nipote  di  Guido  che  compro 
'i  alla,&  pronipote  di  M.Guido,&  abnepote  del  primo  Gaiio  di  Bagnena,cbe  noi  ritrae 
piamo,  il  quinto  Guido  chiameremo . 

Ddjimto  Guido  di  Bmgmnd,  f^  defuoificcejjori, 

FV'  di  fopra  moftrato  Gqido  fratel  di  Conte  elTer  già  tnorto  Tanno  1 1 1 8.5c  che  Gui 
do  fuo  hgliuc/o  infieme  col  Zio  dano  il  cero  in  quell'anno  ai  Vclcouo  Guido,&  che 
pel  20  intcruiene nella  pace.   Hor  più  oltre  pillando  dico»  che  nel  1549  venendo  c« 
^k  chiamato  Guido  di  Bagnena  emancipa  vn  liiofighuolo  detto  Niccolò ,  &  gli  dà  U 
^  (Quinta 


e    O    N    e    I    N    a;  i4| 

A  quinta  parte  di  tutta  fa  giutiditionc  del  padello  di  MontcFoui,  &  dopo  hauer  raccós  àto 
;iicune  a'tie  icdite,chc  li  aflcgna.dicc  donarli  orane  mj,  &  ad^ioncm  ,  quod  &  quam  di  • 
tìius  Gmdus  habeCjVel  haberc  poflctin  Móteloui  &  cius  cuna  &  dillriòtu.  i^e  di  qudlo 
N  iccolò  veggo  polleriti  Hcbbe  (ìraigliantcnicnte  vn'altro  figliuolo  chiamato  Guerra, 
)1  quale  hnuc  io  prc{ò  per  moglie  vaa  nobile  donna  chiimata  Ghitayeiclì.clie  iann3 
I  5  4ocg'i  è  già  morto .  Nel  qual  anno  facendo  la  detta  Gh!ta  (uà  moglie  tcihnìcnto  i^ 
mellone  di  tre  (qoi  figliuoli  di  Guerra  rcflati,Guido,N'era,&  Safuertra .  Vedcfi  anchora, 
che  egli  hebbc  due  figliuole  Caterina  &  Li(àbetta,(5<:  che  Lilabetta  maritò  Tafino  1 5  5<? 
al  nobile  huoraoCccco del  già  Naldo  di  Guglielmo  di  Va^ézano.àcui  pagi  la  dote  pre 
fcnti  fra  gli  altri  i  nobili  huomini  M. Niccolò  del  giàGorodi  M.  Branca  de  SalFoli,  Fran- 

B  ccfco  di  M  .Lealetto  di  Pictraraala,&  Mafgio  di  Belìo  di  Talla.&  finalraiétc  fi  vede,ehe 
egli  fa  telbme«to l'anno  1 3 5" j^jael  quale  apparifce  due  donne  hauer  hauute;&  la  prim» 
Cile rfi chiamata  Cecca  figliuola  di  Biodo  diGatenaia,di  cuihauea  Guido  &  gli  altri  figli 
ttoli  generato.&  la  feconda  hauer  hauuto  nome  Simona  figliuola  del  già  Rittoro  di  M. 
Fazio  dcGalcrani  da  Siena,  La  quale  lalciata  di  lui  grauida^inilituifce  herede  il  portumo, 
oucr  poftuma,chedaqucl  parto  folTe  g  nafccrc  ;  vcggédofi,  che  Guido  di  Guerra  era  gii 
morto  ma  non  venendo  colui,ò  colei  ad  età  legittima,  inrtituijfce  in  ta!  ca(ò  (uoi  her rdi 
Andrea  &  Ballila  figliuoli  di  Buonconte  de  Pazzi  Tuoi  nipoti, &  la  Mera  Tua  ntpore  mo- 
glie di  M.Niccolò  del  giàGorodìM.  Branca  de  SaObli ,  &  Salueilra  l'altra  nipote  mo» 
glie  già  di  Maigio  di  Bcito  di  Talla.  onde  doueano  ciTcr  feguiti  i  parétadi  tra  l' vn  ramo 

Q  6c  i'aitrojccme  nella  pace  del  1  o  s'era  promcfib.  £t  già  fi  vede  fcrittura  del  1 5  70  della 
djujfione  di  quclti  beni,(ò  nò  eiìèndo  venuto  à  luce,ò  mortofi  poco  dopo  il  parto  della 
Siroona)fra  1  già  da  lui  inlhtuiti  hcredi  così  tr:^  Niccolò  de  Saflbli  come  procuratore  di 
Nera  lua  moglie  &  Salueilrafua  cognata  d'vna  parte.come  tra  Andrea,  &  Batilla  già  di 
Jàuócótc  de  Pazzi  dall' altra.  Nella  qual  diuifa  fi  fa  mécione  d'vn  palagio  pollo  in  Talla, 
d*vocailello,Gcairero  di  Capouecchiofe  altri  beni.  Onde  io  ilimo,  che  il  detto  ramo  di 
Guido  fi  (penga,  poi  che  Ci  vede  i  (ìioi  beni  tra  le  oipoti  femmine  partirfi.anzi  io  nò  veg- 
go dopo  qucilo  tempo  pi ù  nominare  Bagnena,  Reila  à  parlare  de  figliuoli  d' Vbctnno» 

pe figliuoli  d  Vhrtino,  Cf  de  lorfuccefforL 

n 

DOue  del  ccnfo  del  cero  del  1  ^  1  ^,&  della  pace  fatta  del  20 fi  fece  mcntioQe,{i  Rio* 
llròcomeGuiducciao  &  Berto  erano  d' Vbertinohgliuolii  &  che  Caftclluccio  era 
d^  Albcito  figliuolo}  come  che  non  (apeflìmo  interamente  aifermarc,  (è  Berto  6c  Alber- 
to fufler  diucrfi.  &  dilTefi  parimente  che  Muccio  era  figliuol  di  Guiduccino .  Alle  quali 
cole  aggiugnendo  dico,  che  del  i^ijrai  fi  fa  incontra  vn'altra  rcrittura,per  la  quale  10 
veggo  vn  altro  figliuolo  di  Guiducciao  detto  Guglielmo  effcr  monaco,&  ìmpetra^r  lice* 
za  dal  Vcfcouo  Guido,che  con  licenza  del  fuo  Abate  poiTa  tener  beneficio  curato,  ò  noq 
curato.  Per  vn'altra  del  47  fi  vede  Guiduccino  cflèr  morto  ;  &c  che  donna  Piena ,  ouer 
Piera  (ùa  moglie  figliuola  àé  già  Pieno  oucr  Pictro.che  ben  non  fi  legge.inlìemc  co  Fri 
cefco  (ÙG  figliuolo,  il  qual  promette  di  rato  per  Alberto  Tuo  fratello  amendue  di  lei,&  di 
Guiduccino  figliuoli  fa  vendita  à  certi  d'vn  iùo  podere,  oue  notabil  cofa  e ,  che  Guiduc- 
cino cflèndo  vna  volta  chiamato  di  Talla.fubito  (i  chiami  poi  di  Bagnena.  dicono  le  pa- 
role à  punto  così.  Domina  Pienatìlia  olim  Pieni.Sc  relufla  vxor  ohm  nobilis  viri  Guiduc 
Cini  de  Talla,&  Fracifcus  ciu5  filius  &  filiu$  olim  didi  Guiduccini  de  Bagnena.  Et  perche 
douea  coilci  ciTer  Valente  donna/i  vede  inficme  col  già  detto  Fraceico  iùo  figliuolo  far 
lei  vn'altra  vendica  Tanno  1 5  5  J  ii^  vn'altra  farne  co  Alberto(p«rchc  IVn  fratello  dell'al- 
tro nò  potcfle  dolcrfi)  l'anno  56. Due  icritture  poi  veggo  del  i  5  8 1  ,&  90.  in  ammeduc 
delle  quali  fi  fa  mctionc, moglie  d  Alberto  figliuolo  di  Guiduccino  elTere  vna  certa  Dia- 
lia  figliuola  d'vn  Goro  Grammatico,6c  (lata  già  moglie  di  Crillofano  de  SaiToli .  Ne  più 
oUrc  per  accora  mi  fono  abbattuto  3  vedcrp  di  \oto  alcuna  (critcura. 


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144  l>gllAfhUlQllh 

à 

Del  ramo  della  Pcnn4  pndf  Ujkmiglia  de  Confini  dtjcende^ , 

IN  quanto  al  ramo  di  quel'i  dclb  Penna,onde  la  famiglia  de  Concini  hoggi  dif^endt 
qiicile  cofc  ritrouiamo.  tffcado  à  Fiorentini  ftato  di  notte  tempo  da  certi  Ghib^Hi* 
ritolto  il  caiieilo  di  Piano  nel  Vaidarnodiropr3,&  perciò  chiamati  à  Firenze  adi» 
fenderli  di  detto  rubaméto,&  homicidi  m  eflo  commc(Ii,Sf  nqq  compariti/à  loro  fot- 
tQÌ  iodi  Marzo  dell'anno  <  50  j  datoti  bando  del  capo.  Trai  nomi  de  quali  in  detta 
ppndannagione  comprefi  fono  Concino  &  Mino  figliuoli  di  Iacopo  Còte  della  Penna 
de!  cótadod' Arezzo.  H:>ra  prinìa  che  più  oltre  fi  proceda  e  da  rapercjchel'anno  i|^7 
j  Fior?tini  dicdono  ordinc,chc  niplla  già  detta  prouincia  del  Valdarno  nel  piano  dj  Gmf  B 
frena  fi  cdificaflTc  vna  nuoua  terra,  facendoui  tornar  denaro  tutti  gli  huomini  delle  ville 
fic  cartella  Vicine ,  dando  loro  alcune  franchigie  per  torli  in  tutto  dalla  gmriditione  de 
Conti  Guidi.alla  qual  npoua  terra  fu  polio  nome  Santa  Maria ,  ma  comuneméte  chia- 
mata {èmprcdapQi,&  così  à  prefenti  tempi  Tcrranuoua,  Quello  caftello  èdiuilom 
quartieri,^  cflcndoui  molti  popoli  CQncorQ  dj  diucrfc  camelia,  alcuni  di  quelli  che  fa- 
yono  in  numero  ballatc,collitui  ciafcuno  vo  popolo  da  per  ic,come  fa  it  Terraio .  P025  • 
Zo.Ganghereta  &  Mori,&  forfè  alta.  Ma  quelli  della  Penna ,  delle  Caue,  &  di  Pcrnina 
non  edendp  tanti,che  ciaicuno  da  per  (e  potedè  far  popolosi  fecero  tutti  infieme.On  • 
de  l'aoDo  I  J4  ?  fi  vede  Iacopo  di  ConciDo,il  quale  vicito  della  Penna5Come  piàdi  fot- 
ro  apparirà.inliemecon  altri  in  quella  terra  fi  doueaedèrfiparato.obligarfi  cuti  alcuni  C 
di  Tcrranoua  à  pagar  vna  certa  (òmma  de  danari  a  monna  Bellitia  moglie  già  di  Tcfo,  de 
figliuola  di  Landò  d»  detto callello  »  Non  è  fuor  di  propofito  addurre  m  quello  luogo 
qucllo.chc  Giouanni  Villani  lafciò  (critto  parlando  d\  certi  cafati  de  grandi,  che  turono 
recati  ad  cfler  popolani  intorno  à quelli  medcfimi  tempiale  cui  parole  fon  tali ,  Il  Conte 
da  Pontormo  e  figliuoli  e  nipoti  con  tuttoché  hauellòno  aome  di  Conti  erano  lì  annui 
lati,  che  erano  al  pari  d'altri  meno  pofieuti  gentiihuoniini,  £t  pi  uà  balfo  dice   I  Be.nzi 
di  Feghine&  di  Loculena,  quelli  da  Colle  di  Valdarno  &  quelli  da  Móteluco  della  Ge- 
prdinga  &  p  ù  altre  Cchuite  di  contado  annullati  6c  diuenuti  lauoratori  di  terra- &  quel 
che  ftgue,  F ù  oltre  acciò  niolto  cofa  vfitata  nella  ctttà  ill:ifa  di  Firenze  molti  delle  cale 
grandi  Tpogliatifi  degli  antichi  cognomijd  altri  nuoui  nomi  di  famiglia  eflerfi  nuclliti,  Q 
&  infin  l'arme  oltre  i  cognomi  hauer  mutato.Onde  non  cmarauigiia  fé  Iacopo ,  di  cui 
noi  ragioniamo  an-  hor  egli  a  priuata  fortuna  fi  riduceOTeiSc  niuna  altra  colà  della  Tua  ca 
fa  eh'- 1'  nome,6<:  quello  dal  padre  impollogli  riteoclfeielfendo  così  chiamato  dal  Con- 
fé  Iacopo  della  Penna  fuo  aaolp.    La  qual  coià  par  che  venga  anchor  confermata  dal 
iica:edei  iuo  figliuolo,  il  quale  anchor  egli  da  quel  dell'auolo  luo  Concino  fù  nomina  • 
to.  Si  come  mvn  libro  delle  prouifioni  di  Terranuoua  fi  vede  (ptto  l'anno  1  ^  74.;ael 
quale  viene  delcntto  come  difcendcntc  della  Penna  «ella  premeflache  fi  fece  p  la  gqar- 
dia,che  haueano  à  far  gti  huomini  di  detta  terra  della  rocca  della  Trappola.  Leggetene 
vn'altra  del  7  ^;  nella  quale  eflcndo  diuifi  i  popoli,  per  lo  popolo  di  Caui.Penna^òc  Per-  e 
pina;  Concino  di  Iacopo  infiemc  con  molti  altri  fi  obliga  di  vbidire  al  Comune  di  Fi- 
renze jn  quelle  cole  che  a  far  bifognauano  da  Jofi  iVn  l'altro  per  nuallcuadori.  Ma  auati 
che  fi  pafii  più  oltre  alla  di/cendenza  del  detto  Concino  di  Iacopo  vltimamére  nomina- 
lo (onde  i  prelcnri  Concini  di  pendono,come  più  di  fotte  apparirà)  è  da  mollrare  quel- 
lo, che  i  Signori  di  Talla  con  quelli  della  Penna  s'attengano.  Dico  dunque  che  in  vna 
Icrittura  del  (  j  ?  ^  hauuta  da  Arcangelo  Bisdomini  Aretino  doue  M.  Onheduccio  Bif- 
domini  figliuolo  di  M.Qnfrsdoià:  padre  d'Orlandino  famentionc  d' vna  moglie  data 
ad  Alpjnuccio  (ìio  nipote  natogli  d'OrlandiMoJa  qual  moglie  hebbc  nome  Pace  hgliuo 
la  diCcrrctcllodegli  Vbcrtini^v'mteruengono  per  tdlimoni  Contatone  di  Cócioodi 
Tilla,Sirr.cnc  dt  Cecco  di  M.}5ràdf(glia,&  M,  f^  gnolo  di  k^  randaglia  Giudice .  Hora  le  à 
^cmpitiguardiamccau  co  fa  è,  che  quello  Concino  di  Talla  di  cui  Contarone  è  fi- 
gliuolo 


e     O     N     e     I     N     A.  f4f 

A  gfiuoio  è  cjuel  Corcino  di  cui  Iacopo  Conte  della  Penna  e  padre ,  maflìnjarDentc  che 
conofccndofi  dalla  lira  d*  ^reizp  del  »?  8  7  Cotto  la  poih  di  Niccoiò  tuo  nipote  Hglujo 
lodi  dctfo  Conf^rone  che  egli  tulle  /\retino>Ghibcllino,5i  haucljc  (ìgnonajcmtddi- 
ine  qualità  ancor  concorrono  nell'ilkiro  Cócino  del  C.  Iacopo  della  l^éoa  dclcnttc  nel 
la  fopranominata  jfcntenza  del  i5pj;doup  npn  è  f^tramentionc  alcuna  della  famiglia 
(iia.Ok{:£c|ielolhtutod'Are?'.zo(  ci  iJ4f  Di  pccia Magnatu ofFendétiù  popularcs. 
il  c^mk  comincia. Vt  Magnata  lùpcroia  tc^funatuf  SicOue  lono  dctcnttc  tacte  1^  fa- 
ldiglie g,ràdiGhibelline,ff  a  li  quali  np  Cf  trouino  li  Còti  dcila  Péna,np  verrebbe  ad  h»" 
uerle  noiate  tuttcjic  1  Còti  della  Péna, pur  grà  Ji.iSf  Gl>ibcllini^on)c  in  detta  (èntjéza  ap 
parifcc.nó  fodero  cópred  Cotto  il  noi)jc  di  alcuna  dcHe  detcnttc  farniglie,,cd  l  particula 

B  re  de  Nojbili  di  Ja/la>della  quale  fi  troua  Còcjno  e^l'cr  chiamato,con)e  lì  è  molirato  di 
lòpia.Ne  dal  ver  s*a/l^tana;Chc  ia  Pcnajcntrata  ò  per  dóne.ò  per  cppera  in  qucji  di  Tal 
la.cpme  la  Trappola  In  quegli  de  Ricafoi^St  per  aJcri  accjdéti  v(citane,Cótaroncil  no 
nic  d^  Talla  fi  folte  ripre(o,&  torna  à  proppfito,ci>e  la  Péna  lUra  de  Còti  Gaidi  da  B.o- 
incna,^  ttpmadofi  Tanno  |  jo^  np clfcr  di  eijì,in qnd  rfioio  li^auelfcr  ycJuta,  (?hc fc* 
ccr  la  Trappo/a^p  pcrdónc  tr^sfentajin  quclèi  di  Ta|la,dctt»  poi  Còti  della  Pcna.i  qu^Ii 
nel  I  jo|  inficmc  epa  alni  Ghibellini  per  lo  malcl?cio  nel  calicllo  del  Piano  cómcflo 
come  furò  bàditi,co(ì  p?r  che  ncccirana  co(à  ria,qua  Jo  1  figliuoli  di  coft  jro  (pno  rclh- 
tuiti  r^npo  I  j  5 |,(ì  come  è  Mafccdi de  Paxzi  tìglmol  di  Pdthera.ii  qual  Patfieca fùbup 
na  cagipnedi  quc/  delitfo,&  altri.chp  ;^ncorai  figliuoli  ò  difccdéti  di  Cócino,p di  bAi- 

P  no  vi  fi  vedjcflcro  De  quali  per  altre  cole  che  ottiraam«te  infien^c  conuengono«mplco 
|ltrigne,che  iìa  queièo  Gòjaró  di  Cpcino  cpprcfo  (ptto  il  nome  g^nsjalc  de  i  cóTorti  di 
quelli  di  Talla,leggccÌoli  nel  l'i  nilrumcto  della  pacc.che  fu  f^tta  tra  la  liep.Fiorccma  de 
Ì'Arciuc^oi|o  d^  Milano  l'anno  1  j  y  ^  co,$i.lté  quoi  Guido  ds  TaHa^ac  Bcrtus  quoodl 
.  ....  &a!ijftlij&còlortesiplo^uni{ìntc:|cpti^  carellentur  ab  omnibus  &fin- 
gulis  bannis,cpndénatipnibu$,»Sic  Ji  quale  Córaronc  perduta  UpolTdlìondcl  contado 
della  Péna^non  habbia  Volurp.tornato  m  Arezzo  nrenere  quel  nome  inutile  per  aitora 
dell?  Pcn03f(pcto  il  quale  il  pidre  |iebbc  bando.Si  come  Jacopo  à  Tcrraooui  paflato, 
(com'erap'g'i  Albierti  padati  à  Po^gibózi)dcpo^|o  jjncor  egli  per  allora  qusKp  di  Talla, 
per  non  dar  (òfpetto  à  F^orentini^fic  mitigar  in  parte  lo  (degno  di  quella  Kep.  volle  ri- 

P  girandoli  vicino  à  vtf  piglio  alla  Penna  in  quella  Terra  .onorata  di  ipolte  e^entipni ,  &c 
priuilegi.&gpdcpdolìli  beni  iìiguacichi  della  Penna  i^pn  miglior  ventura  dar  col  no- 
ni^ proprio  del  pgdre  principio  9I  r;iir)ippl|o  della  famiglia  de  Concini:  k  qif^lp  chiaip^ 
(dofi  (plp  di  Qpncinoi'CQfpc  per  jc  pojjze  de  più  Proueditori  di  Firenze  40  veduto;  (]  ri  - 
dulfe  poi  a  nominarli  de  Concini,  tit  ip  verp  il  ritrouarl^  corate  (cn^turc  da  quelli  Ipr 
iìicce/lori  ^rbate>&  il  {èruirlj  alcuni  di  T^Ha  di  quegli  dplla  Penna  comiedilpr  Tudditt, 
{k.  U  fatpa  <^he  appreljTp  1  vecchi  del  pae(c  (èn  e  cpalpt^ata,  iono  cpgiunte  all'altre  colè 
di  (òpra  (ùfHcient;.^  certi  argomcti  della  verità  di  quello  btto.'che  i  Concini  de  Còti 
delia  Penna,  difc^ndentidal  detto  Còte  Iacopo»  (icno  di  queih  famiglia  di  Talla  ^che 
era  TiikiT?  Cpniòrterja  di  quella  di  Catenaia.Si  coqne  da  quelle  &  ajtre  prpuo  ^  có|;;c 

e  ture  indotM  >  Pnori  d' Arezzo  infieme  cq  altri  doi|:tor|  &  altri  deputati  da  loro,  &  pari* 
ipete  il  fupremo  niagiiìrato  della  Rep.Fipr.cp  1  fuoi  Auditori  dichiararono  per  Ipr  (èri 
f éza  i^  decreto  elTer  cosi^  oltre  qiiellp  che  l'imp.  MalIin:>ilianQ  iècgodo  fie  dice  ppj  fa 
yi)  Tuo  priuilegio;  di  che  appreflo  i  iìip  Iqp^o  fi  farà  menzione  Seq^a  cl^e  elTeodq  faa 
tiquita  tnuoita  di  rnpite  tenebrei  mi^l^geuol  co(à  p^doqe  ma(Tìmafp^te  gli  Uati  fi  p^rdo 
pp,6c  Riutaniì  1  cpifipmj.  che  pruoi^e  più  chiare  reilar  pp  pollano.  Di  Contarope  f4  fi* 
gliuoio  Niocplò  »  il  quale  nel  libtQ  dejla  lira,  ouer  dell'eilimp  d'Ai^czzp  (critto  l'anno 
j  ^  87  è  egli  per  life  dieci.&  6artolofnep(^  Nani  fi^pi  qipot^  di  Talla  per  lire  cinque  taf 
fati.i  quali  Bpmi  di  Nani  6(  di  BattpjptneQ  ò  fong  Naccio,  cio^  Gianqaccip>dc  ^Hr(Q  " 
Iomep|ìgIiuo(i  di  poncinp  cprne  ipil^inp|che  C\io\  nipoti  cugini  verrebbero  ad  ^(CqiQg 


14^  D  E  L  L  A    f  A  M  I  G  L  I  A 

^^nttutr   edere  in  terzo  grado.  Comunque  csò  fu.  cera  co(à  e  di  Bartolo  figiiuol  di  ConcÌDo  4 
jBartbmei  na(cer  Iacopo,che  Iacopo  &c  Papo  (cambi^uoimeare(ìtmoua  {Ititto  ;  di  cm  *  A^  de  cui 
tuert»  £M  (iif^cndenii  feguitcrcmo  di  trattare, 

td» .  ** 

Di  Tapo ,  oHcr  Iacopo,  (^  defuoifucceJ?ori , 

IN  vn  libro  di  quelli  di  Terranuou3,che  dice  propriamétecótcnere  le  riformagioni, 
prouifioni,iHt)améti,&  dehberationide  Có(jg!ieri  &  elezioni  d'Vficiali,  OC  altre  Ca- 
lè dell'anno  1 402  ,f  ra  1  Conhglicri,che  vano  per  lo  popolo  di  Pernina  &  di  Cani ,  ehc 
come  fi  è  detto  van  congiunti  con  quel  di  Penna,  vi  lì  legge  il  nome  di  Iacopo  di  Bat- 
tolo di  Concino,  bcobus  Bartoli  Conc5ni,(òno  "lilefle  parole  del  libro. Quello  laco  Q 
pò  vie  talhora  chiamato  Papo.come  i  vn'altro  libro  di  quelli  fimilc  {òtto  l'anno  144Ì 
cUHinnt    Giouani  di  PapoGócmi.Noi  ricorriamo  a  quelli  libri  per  lacótinuatafiicccflìonc  della 
t  .r,,/f4Ì«-    Pena;  fi  come  in  Firéze  fi  fa  al  prionlla,&  in  Napoli  aH'archiuio  de  Re  Frazclì,  eflcndo 
It  àc-fiort-  ragioneuol  cola.chc  ci.Hlcuno  verifichi  le  lue  politioni  co  le  pruouedomcllichc.  I  quali 
libri  por  édofi  da  cialcù  vedere,comeà  noi  hàno  fatto,  così  ai  ogn'altrofarano  intera  fc 
de  di  quel  che  Ci  (erme,  Attefèqucllo  Giouanni  all'opere  militari,  onde  l'anno  14  55  H 
i  JelU.    come  dalle  riformagioni  di  Firézc  fi  caua.^cgli  ècódottoda  Fiorétini  per  loroConeftì 
ItlliUr  ^*'^  ^^"  Cerro  numero  di  balcikierijàcie  lunghe,pauerari,&  caualli  incominciando  da 
uo.         1 4  di  Maggio  &c.  1 1  hauca  prima  detto  Strenuum  virum  Ioannc  did:um  Concino  ia- 

ccbi.  Vedcfi  di  quello  Giouanni  (otto  l'anno  éorellimo,&  cfler  la  polla  nel  piuieredi  q 
Gropina,  popolò  &  comui  e  di  Santo  Stefano  alla  Penna.  Nel  qual  tempo' dando  egli 
xéftolt-  conto  delle  lue  bocche,  vScmollrandoegli  eflcre  all'età  di  ^8  anniperacnuto,  5c  lalua 
»*"•  .  donna  Lifa  hauer  nome,  moilra  fimigliantcmente  hauer  per  figliuoli  Bartolomeo,  An« 
*^''  ""*'  toniOj&  Mstteonl  qur.l  Matteo,come  n^li'Archiuio  di  Firenze  fi  vede,  hauédo  attcfo 
ancor  egli  aHopere  militarijfù  condotto  da  Fiorérini'per  loro  Concftabile  Tanno  14^7 
^'!"tu*hile  ^incominciando  alli  2  5  di  Maggio. Ma  tutto  ciò  che  i\  èdetto,comcchc  per  fc molto 
it  ficrtm  manitello  appariica,  (1  rédc  ancora  più  chiaro  per  vn  tellamento  fatto  da  Bartolomeo 
•'•  i'annò  1495?  nel  quale  egli  fi  chiama  Bartholomeqs  quo  Jaloanis,  Papi,  Battoli  de  Co- 

cinis,&  facédo  di  molte  colè  métione,non  folo  la  (uà  moglie  Margherita  vi  Ci  vcdc;ma 
t  tik.  r>i[i  Callo  di  Matteo,»  cui  egli  certe  cole  lalcia,apparircceflcr  prete,  &  hauer  due  altri  fra-  ^ 
Jj.adtl    t^ll'  Cefarc&Gio.Batilla. Vedcfi  ancora  Papolùo  nipote  figliuolo  d'Antonio  i quello 
i'i67'(*r.  luogo  Iacopo  cflcr  chiamato.fi  come  altri  hor  Bartolo  &  hor  Bartolomeo,  &  altri  hoc 
^  'li  8  é7-  ^^"*  ^  ^^^  Nannaccio  fur  nominati.  Il  qual  Papo,ò  ver  Iacopo  Tuo  nipote ,  hebbc  va 
K.i*rr»  nfr-  altro  fratello.il  cui  nome  fu  Piero .  Leggeuifi  ancora  il  nome  dVn  altro  fratello  caf- 
nét»  dd     na(g  di  gflo  tellatore  chiamato  Andrea, di  cui  il  padre  Giouanni  nel  dar  le  bocche  non 
\:dtlt        ^^^^  V^^  auuentura  mentione,ò  perche  egli  fàcerdote  folle ,  ò  perche  emancipato  Tha- 
pàf»»utr    uefle,ò  pèrche  nato  allhora  non  fofl'ejO  per  altra  cagione.  Et  in  finedal  detto  t^llamen^ 
-»'"/"•       ifeJficomprende,che  la  calàdi  elfo  Bartolomeo,&  de  i  Tuoi  nipoti  non  lì  trouaua  allho- 
Cf*  BAtt.    ?a^  non  in  rtiodclla  forrun3,&  come  fi  fuol  dire  aflai  bene  llanti .   Et  fra  l'altre  cofis 
•»'""         appare  Bartòldmfed,il  quale  fi  vedfc  efler  Canònico  d'Arezzo,  dopò  la  morte  della  mo-  • 
*An  tu.   giieiccondb  lò  llimo.hauermftituitonclla  fùac$làvn  padronato d'vna Cappella  inti- 
tòlatainnoìyfe  della  fàntfllìrna  Trinità  da  lui  mutata,  alla  quale  vuole  che  lucccdano 
daicuno  per  vna  voce  così  il  fòò  fratello  Ahdrea.come  i  nipoti  gii  d«tti ,  La  qual  Cap- 
pella godè  poi  t^aTio«  I  ^  ^  r  per  ralcgnationg 'dl'Carlo, Matteo  (uo  nipotc.ll  cuginodcl 
quale  Carlo"  gi^  chiamato  Piero  fu  ancor  egH  làccrdote ,  &  fu  Rettore  di  Santa  Croce 
della Penha.QjAcrto  Carlo fiJvetàmentbvIreparàtoVe della calà.Nacque l'anno  I4f ^» 
teSitteìò  nella  ìua  faVtdiullezza  n  glr^ludideila  humanità,&^.  di  mano  in  mano  alla  Fflo- 
fòfiajSi  alle  fatrelertefé.d.Hietirxrànco'rtìoleo  tipetto  delle  colè  del  mondo,  perclwaiil» 
tàfodaDori'Matteò  Méghh  Arcfe;idiat<).Vy,^'dttadino  di  Furij,dal  quale  egli  fu  fingo 
iàifeéctt'amar^iSc  il'quarlc  glif  ittunziòIacWfòjjarrochialédiS.Bartolomeò,  fi  polca 
v*  icruigi 


e     O    N     e     I     N     A;,  147 

^  f^migì  di  Caterina  Sforza  poco  auati  che  ella  fufle  pafTata  ?IIe  (ècondc  nozze  di  Gio.dc 
Medici  auolo  del  gran  Daca  Cofìmo.  Dopo  la  cai  morte  ritiratoli  ottenne  la  picuc  di 
Terra  nuoua,e{rendogliinqueito  buon  mezzo Gio.Fracefco  di  poggio  huomo  alihor 
^raode  nella  corte  di  Romaj&  con  cui  egli  per  via  di  donne  h^usa  llcetto  parentado  , 
an ji  iui  à  non  mo.'ti^  tempo  fu  fatto;  Canonico  d' Arezzo  continuando  Tempre  nell'a- 
micitm  dei  gli  detto  Gio,  Fra ncefcp: dai  quale  fu  per  i  Tuoi  otcuni  collami  tenuto  (èm- 
pre  iD  luogo  di  padre. di  che  molte  lettere  dd  Poggio  da  me  vedute  fan  tede .  Hcbbe 
eglidiGio  Batilladio  fratello  prima  morto  due  nipoti  Matteo,  &  Bartolomeo  ;  verfo 
i  quali, veggendoli  per  diuerfè  vie  abili  à  peruenire  ^  grandilfimi  honon  vsò  ogni  ope- 
ra &  ogni  diligenza,  perche  tali  diuenilTero.  Onde  non  folo  U  fece  alleuar  nelle  letce- 

£  re  L^nne^&r  greche  (òtto  la  disciplina  dVngiouane  Greco,  il  cui  nane  fu  Gioanmaria 
Stratigopoii,  ilquale  egli  non  perdonando  a  fpeft  alcuna  allenò  &  tenne  in  cafa  fua.ma 
da  vn  frate  conaentuale cognominato  DonZabau  fece  lor  apparar  muiìca  &  da  luona- 
re{  s»  fattamente  che  prima  che  egli  morifle,  iddio  gli  ree?  gi^na  di  poter  cominciare 
a  vedere  in  Bartolomeo  (uo  nipote  i  frutti  di  que  (èmi^ciic  egli  con  taato  iVadio  haue^ 
fJ3arrc,hauendologÌ3  lafciato  à  (èruigi  del  Gran  Ùuca'  Cofimo  .  &  in  buona  grafia  di 

•  quel  m3gnanJmo,&  prudentiflimo  Principe.  Del  qaal  Bartolom-o  (pezialmenre  infin 
da  fanciullo  egli  era  quafipronollicàdo  folito  dire,  che  farebbe  per  far  tornar  la  cafa  alf 
antjcà nputatione.  Fu Cailohuomo molto religioio,  &  mori  conopenionc  d'elTerlì 
conitruato  callo  per  tutto  il  tempo  della  Tua  vjtaja  quale  all'Si?  anna  li  condulT'e.heb- 

-,  be  qualche  molcilia  ddìt  gotte, ma  per  altro  fu  di  buoniiìima  cópleffione  di  corpo  grl 
de,  di  vi{oiitto,&  dolce  nella  conuerlàtione,  ne  è  da  lafciarà  dietro  che  così  diluisco* 
me  del  luo  fratello  Gio.BitUta  ho  10  veduto  &  letto  epilble  latine  non  punto  degn^ 
da  £0ère  di/prczzate. 

Di  Bartolomeo  il  Segretarie! . 

COn  tali  principij  dunque,&  varietà  di  fortuna  nato  Bartobnaeo  Tanno  i  ^-o/,  & 
allenato  come  fi  vede  conofciuto  abile  à  tutte  Timprefe  grandi,  ehonorate  fu  da 
Iacopo  V.  Appiano  padre  del  prefènte  Sig.di  Piombino  paréce  moito  llretto  del  Duca 
Cofimo  mandato  a  Carlo  V.lmpApprelfo  il  qual  principe  fp^dl  con  tanta  prelkzza, 

P  &  con  tal  felicità  lecofe,che  alla  lua  diligenza  erano  lUte  co  mini;  (Te,  che  non  (olo  quel 
Signore  ne  rimare  (bdiibfattinimo,ma  ){  Duca  Colìmo.col  quale  egli  hauea  &  prima  che 
andaflc  &  dopò  il  (ùo  ritorno,  trattato,  il  volle  appreilb  di  le,  &  incomincioirens  con 
maraujgliofo  fuo  contento  à  leruir  per  Segretario.  N*'  qiial  vHcio  ellendolì  per  ^6  an- 
ni adoperato  così  col  già  detto  Duca  fatto  ancor  poi  Gran  Duca,come  col  Gran  Dijca 
Francelco  fuo  figliuolo  fi  portò  m  gui(à,che  per  comune  conlentiméto  di  tutti  coloro: 
che  di  quelle  coic  5'iDtendcno,cgli  fii  riputato  per  prudenza, &  per  ifperienza  delle  co 
(è  del  mondo  per  vnodepiù  fingo'ari&  valenti  minilhi.chegia  qualche  {ècolo  innazi 
hauefl'e  hauuto  l'Italia  Ne  tu  quafi  negotio  alcuno  di  que  Prencjpi  cosi  gride,  &c  sì  im 
poitante,che  per  mezzo  della  lua  opera  &  mdu(kia  non  fulle  liato  à  felicillìmo  line  co 

E  dotto,  percioche  egli  trattò  il  parentado  di  OXucrezia  de  iVledici  figliuola  del  Duca 
Colimo  col  Principe  di  Ferrara,&:  l'accomodamento  della  pace  col  Ducapadredi  elio 
Principe,  &  leccai  Re  Filippo  toccarconmano.chc  tutto  era  di  fiio  fèruitio.  Interué- 
ne  nel  maneggio  di  tre  Pont  Hcati  di  Pio  1 1 1 1.  d  1  Pio  V,&  di  Gregorio  Xlll.  Negoziò 
i  Cardinalati  di  due  figliuoli  del  fuo  Signore.óc  oltracciò  di  Pacecco,  di  Niccolino ,  OC 
di  Sforza  j  ne  rellò  per  lui,  che  Don  Luigi  di  Tolledg  non  con  leguiflc  il  filo.  &  fu  tr^it. 
tata  da  lui  /a  fondanone  della  Keligionedi  S.Stcfano,&  tutte  quelle  colè  co  Pontefici  j 
fi  come  molte  alti  e  con  pan  felicita  &  dellrezza  trattò  &  condufie  3  fine  co  l'hnp.  Car 
lo  V.  acuì  feruigi  &  a  quelli  del  Ducacondulfe  il  Marchelc  di  Mangiano,  &  trattata 
m  Biuiceilcs  la  gueria  di  Siena  fu  dato  per  afiiilcate  ai  Marchefe  in  tuita  quella  guerra. 


f4Ì  P  P  L  L  A    f  A  M  je  L  l  A 

JEc  veggédo  volto  rimp.à  dar  quello  iìato  a Carraferchi,egli  (limolò  tato  fa  Ouchf  fia,  ^ 
che  jc  fece  volger  Tanimo  a  procurarlo  per  lo  marito  &  Signor  Tuo. Ne  mouiméti  dcli^ 
guerra  di  Paolo  4  madato  a  Napoli  per  trattar  col  Duca  d'Alua,  &:  prefo  in  camino  tii 
rigorciàméteefaminato  di  quel  che  egli  s'andaflc  faccédo  ;  ma  figurado  vna  pratica  di 
parentado  col  Duca  di  Paliano^nc  poiendoglilìairrotrar  di  bocca  fu  co  no  piccola  faa 
laude  rilafciato.  Molle  in  Viéna  la  pratica  di  Gran  Ducato c6  Maffimiliano  U.col  qual 
Imp.hebbe  tanto  luogo  di  grana;  che  tra  l'altre  mercedi  fattegli  li  donò  vna  collana  ai 
mille  feudi d'oro.&  eSèndo  per  diuerfe  cagioni  ìpedita  &  tramandata  tal  pratica;  fu  poi 
riprcfa  da  lui,&da  Noferi  Camoiano  sppreiro  Pio  V.Per  la  qual  colà  cfsédo  dal  granfa, 
&liberahls.Pnrciper':>/Iii)0,&big.ruoDttimaméte  ceranti  iuoileruigiconorciuti.oU 
tie  molti  doni  &  aiuti  in  diuerh  tépi  prelìatiglijgh  donò  Hnalméte  poco  prima  che  mo  " 
rifle  per  heredi  &  iuccelloriin  perpetuo  500  feudi  annui  con  réder  ampil5.tellimonia^ 
23  del  /ùo  valore,  il  proemio  del  qual  priuiIegio,(pediro  (otto  il  primo  di  Giugno  dell' 
anno  1572  feguendo  il  nollro  fe)lito  coilume.perche  altri  non  creda  queik  cole  elfec 
da  noi  hgurate  per  honorar  coloro  de  quali  feriuiamo,nó  è  da  tacere.  Dice  dùquc  cosi\ 
Illuilri  baitolomxo  Concino  de  Nobilibus  de  Talla,ex  Comitibus  Pennas,rupremo  Se  • 
cretarionollrofaluté.&omnebonù,  CÌJÌngeniù,probitaté,moresqioptimos,  tufidé,    * 
virtuté,&  diligentia  fummacum  tua  laude  multis  in  rebus  noftris  arduis  atquegrauiffi-» 
mis  flagrante  pi^fcrtim  Hetruria  bello  Scnend  declarata,&  adhibita  qui  ignorct  nenrài- 
nétfle  exiftimamus.  Sed  quonià  inter  reliqua  tuam  nos  pclar3,&  periucunda officia,  ea 
nobis  optatiflima  Fuerunt.q  spud  Più  4.  Fium  5.Greg.  1 5 .  Pontt.  Maxx.  Carolum  5,  ^ 
Masimilianumq;  lmpcratores,&  Phiiippum  Catholicum  Hyfpaniarum  Regé ,  aliolqj 
cóplurcs  Principes  Chrilbanos  plurima,&  maxima  nobis  atq;  noilrispllitilli;  virtuté, 
&  fidéeàdera  tuam,quas  (empei  plurimi  fecimus.honeilandas  nobis  elfe,^  aliquo  fin^ 
gulari  munere  te  ìpihm  cxornadum  putauimus.Nos  igitur  &c,Fù  la  medefiraa  virtù  Se 
il  medefimo  valor  Tuo  parimente  con  intero  affetto  di  grato,&  di  cortefe  Principe  rico . 
nciciuto  dal  Gran  Duca  Francefeo,il  quale  concedutogli  l'immunitadi  tutte  le  grauez 
zeordmarie&  cllraordinarie&  di  tutte  le  gabelle  de  cótratti  con  ampIilTimccfentioni 
&  liberta  di  tutta  la  fùa  f.imiglia  in  perpetuo,  v(à  nel  priuilegio  {peditogli  fe>tto  il  gior- 
no &  anno  medelìmo  quelta  prefatione.Illullri  Bartolomaco  Concino  patritio  Floré- 
'*  tino,de  Nobilibus  de  Talla  ex  Comitibus  Penni  fupremo  Secretarlo  nollro  (àluté ,  &  O 
omne  bonum.  Quauis  clariflìma  monimenta  (ummae  tu^  virtutis,probitatiS;li dei  atq; 
diiigétige  ad  res  noAras  msiximas  difficilhmafq;  apud  nò  nullos  feimraos  Pontitices,  Im- 
pcratores,reges,&  pnncipes  Chnlliancs  a  tefeliciter,&  ex  totius  animi  noiiri  fentetu 
geftas  f^pillimèadhibuap.pluribus  literis  Serenifs. Magni  Ducis  fctrurias  patris  &  domi' 
ni  noihiobferuadiilimi  ad  te  illuitr^ndum  tuaq;  ampliadum  mandata  fuerint .  Tamea 
meritorum  tuorum  immortalium  memores, vt  tibi  pollcrilq;  fingularis  benignitatis  Se 
dilcsSlionis  in  te  nollrse  (It  manifeftum  inditium.ex  pclaro  more  a  maioribus  noltris  ac 
cepto  aliquo  mirifico  munere  tc,cuius  opera  domi  torilq;  in  rebus  noltris  ferijs.atq;  ar-r 
duis  potiliimum  vtimur,afficerc  decreuimus.No?  igitur  &c.Eflendolì  dunque  nel  cor-  E 
(o  di  tante  chiare  opere  condotto  all'eri  di  7 1  anno  fi  mori  l'anno  1578,  hauédo  lafcia 
to  di  iVlargherira  Bartoli  Tua  moglie  Gio^Batiila  vnico  figliuolo  raafehio  &  duefemmi 
ne.r.vna  maritata  ns  Caniguni,&  l'altra  ne  Bartolini,  Fu  Bartolomeo  piccolo  della  p- 
fona  ma  diruta  &  ben  forinata,!l  cui  ritratto  del  naturalcoltreal  fattogli  da  Alelsadro 
Bronzino  ecccllentils.dipintore  de  noftri  tempi^fi  vede  ancora  di  man  di  Giorgio  Vafà 
jri  in  vn  di  que  quadri  del  palcp  dorato  del  lalon  grandefdi  palazzo  al  canto  a  quello  di 
Chiappin  Vitelli  che  vien  quali  a  ferire  (opra  la  porta.onde  lì  feende  in  Segretaria,chs 
j[ccondoegli  coilumauaba  vn  ictindi  feta  incapo.  ScrilTe giouane prole &;  verfitofea- 
ni  <3<iat!nM  quali  io  hp  veduti, non  ignudi  di  cócetti  «Sedi  leggiadria,&  hebbe  comol 
Si  nobili  ^  icEferati  huorpini  amici?ia;cpnie  per  fe^bieuoli  lettere  latine  lette  da  me  he» 

conofeiiitQ 


e    O    N    e    !    N'A,  1^9 

4  jcprplciuto.  e!p(^u||ti(s.fù  ^ppuf 3to  ncj  p^flare,  rea  fopra  t^tti  gli  huomioi  iotAta  .?  ^it^ 
parpf a  §c  accopcio  dall  a^tp  à  fip  iafci^f  partir  alcuno  da  (e  dUi  onté'p.  hauendp  co  ia  le . 
f trm  del  volto fCQBgiuatp  (èpiprc  la dolcczw  &  piaccuoIcz?;a  delle  parole,  h  qa^l  doce  ò 
artjlìcip  fi  corpp  in  mojw  indarno  è  dcfideratocó  tedioso  artanno  di  qavg'ii  cfs?  hàao  co 
cfjp  loro  à  rrauagliarcj  fosì  fingolarpiptc  rédc  amabili  &  gr^n  quelli,  ne  quali  (i  yede  n- 
Iplcderc.  Ma  mnazi  chg  paflìamo  à  Gio.Patifta  è  da  dire  di  Matteo  fr^rclio  di  «ertolo  •  ^^'J 
ipco;  il  qpal  venato  al  mòdo  l'anno  1 501  &  atrefò  qMalche  tcpo  3  gli  lludi  delle  lettere  d,  cu». 
huipanc,(i  volfe  finalmente  alle  facre:  perche  gli  fqronp  più  volentieri  dal  2' 10  rinuzia^  "*• 
ti  \  bcncfia  Q^indj  fu  da  Pip  4  fitto  l'anno  1 5  éo  Ve{couo  di  Cortona,  &  intcruenn!? 
nel  Lócilio  di  1  rctocdal  quale  ntornatp  che  fu  &  delìderado  di  vmer  yifa  quieta,  ccms 

9  \\vxt7L  l'animp  libero  d'ogni  paflìonc  d'honori,&  ài  ricche  ize^così  rinunzò  li  Vefcoua 
dp,(&  iui  à  pochi  anni  morjflì  co  hauer  di  (è  lafciato  nome  di  coftumi.&  dj  vita  degna  di 
efepipio.Gio.Batirtafigliuplp di  Bartolomeo  nato  l'anno  i5;2.hebbepprcceitorcdel  ^-^  ^^^ 
fc  lettere  humatìe  Giulio  Poggiapi ;  ma paflato  a  gli  iludi  delle  leggi  vdi  in  Padoua Gui- 
do Pancirplp  &  in  Pi(à Giulio i»alcrnp,&  Girolamo  Malauolti,  Ielle  perdueanpi  Capo  • 
pico,andp  alla  Rupta  di  Matoua^pnde  ritornato  il  Gra  Duca  Cofimo  nella  lite  della  pre 
ccdcMpchecgli  hebjbc  col  Duca  di  Ferrara  perlagione  del  titolo  di  Gra  Duca  cócedutoli 
dal  Póte|ìcetil  màdo  Ambakiatpre  lefidente  apprcHb  T  Imp.  Malsimiliano  I|  per  grattar 
J'yno  &  l'alt p  negozio  inficme  cp  Lpdpuicp  Antinpri  Velcouo  di  PUtoia.chc  vi  era  a  a- 
datovn'j^nppprinia,  Se  ad  vna  lettera  che  (òpra  di  cip  il  Gra  Duca  Franccfco  polLiagli 

C  fcril|c,fi  dee  pfcltar  fcdc,cgli  (i  adoperò  in  tal  guifa  clFcndo  rcftato  (òlo  in  quel  fatto  del 
f  itoìp  ottenuto  da  lai  dall  imp.opera  per  diueifi  còti  malageuolifsima  &  piepadi  molte 
d  fhcpltà»che  paruc  ch«  '  ó  lolo  hauefle  (uperatp  Topinione  del  fuo  Principe .  &  del  fuo 
lc:onfiglio>ma  di  tutta  italia,molhadoincauf:)tarograuc&  importan re  quanto  folTeil 
valor  fllfi.&  ladcilrczza  delfùo  ingegno,&quàto  bene  peli' vna  &  neH'a'tracaufàdiffn 
delle l'KoPore  del  Gran  Duc?,&  cpfefuafle  la  dignità  della  Kep. Fiorentina.  Quello  che 
Veranie^e  è  degpodi  molp  lode  oltre  il  (erinzio  fattoal  iìio  Sig.egli  fi  acquifiògràdemé 
te  la  gratili  di  Madìmil.  dal  quale  ottene  p?r  {^&  iìioi  dilcéJenti  amplidimp  piiuileg  a 
di  PalafinarojallaiuccelTiooc  ancora  de  i  feudi,e  dignità  rédédo  larga  &  hoporata  teili* 
moniaza  di  que|.le  antiche,è  nobili  lurifditiopi  della  famiglia  fua,&:  dei  moltifs'tni  p^ew 

Q  riti  fiioi.cp  quah  npfolo  9  padrpni,&  airimp.iilenb,maal  còmodo  &Vriliir}  di  turta  la 
CrUVana  Rèpparea  phe  haucUc  interaméte  (òdisfatto  Sono  le  parole  litede  di  quel  pri 
uiiegtotafi.  nonfolum  inhis,qucad  vtrmfq;digniratc&prnamcntum(intended'ame 
dpciGrà  luchi  padre&  (ìgliuolo)vcrumetia3d  noftra  làcri  mperij,ac  Inc'yr^domps 
rciìipE  AuitriacjE.necnó  tctius  Reip.Crirtian^cómodum  &  vtilitatéfpcd;«e  potucrùt, 
fpmtpo  l\udio  incubuiili  &c  Ritornato  dunque  a  Firenze,fù  dal  gratiisipio  Gran  Duca  ■ 
Francelcp  mcflò  nel  numero  dei  Tuoi  4B&  datogli  con  larga  prouifionc  titolo  di  primo 
i^uditpre,^  di  Segretario  maggiore.  Ne  molti  mefipaflTarono.chefù  dal  Gian  Duca 
ipandatoall'lmp'Ridolfoper  trattare co(èdipioltompmento,sì come  àcapodi  1 1  an- 
si hiapendo  efercitati  altri  piagiiirati  così  fuori  come  deptro  della  Città,  e  hnalmenrc  al 

g  ipfdcfimo  Imp  Uatp  deftipatP  per  Ambafciator  refidente  dal  Gran  Duca  Fefdmando. 
Di  Capiilla  Miniati  lua  moglie  ha  hauuto  quattro  figliuoli  malchi,  Carlo,  che  è  gi  ì  vn' 
anno  che  fi  morì,  Ccfimo,  Bartolomeo,  &  Concino  giouani  tutti  per  diuerfi  nlpctti  ^^^^* 
dilòpimaalpcttatiope.  piducfiglipolcfemincLionoracongunfcin  matrimonia  con  B>rt>u 
Cratiode'Marchcfidgl  Monte,  Caualierenon  (òlohumanilsmo.&gentJiiisimo,  ma  ""* 
di  molta  clperienza  in  oppra  di  guerra»  ilquale  mandato  dalGran  Duca  francdcoCa- 
ftcllanp  in  Pila,  fic  Generale  dell'arpìe ,  vi  e  Ibto  poi  per  la  lua  fede  &  valoreVonferpia- 
tp  dal  Gran  Duca  Ferdinando .  L'altra  chiamata  Lucretia  maritò  poch»  tpefi  (ono  con 
RodciiigpMido(ioSignprqdiCaftclRio,àcm  il  Gran  Duca  Ferdinando  pltrcla  lua. 
ga  lè^uitù  di  Ciro  fuo  padre  ha  dato  per  molti  (cgni  copofciuti  in  lui  di  valore.  &  di  fe- 
deltà honora^o  trattenimento.  Ma  perche  noi  di  (òpra  promettemmo  di  far  mcntione 
d'vaa  fciittura  di  Niccolò  Pallanti  ;  la  quale  rcuerctìda  per  la  fua  antiqu  ti  può  a  moU 

Q_       te  cole 


C*H(lHt  . 


te  .or  (i  f  m'iit,  tcitJpo  è  che  Cpcdiùd  della  (acccSiom  deO^ocìfìì,  in  ^ueftp  Iuo|o  'a  «-  A 

LettfTd  iiNieeolh  PaiUntt  CdUdliere  d  M-  Gioudnni  i^Alherto  degli  Jlbertì. 

HOnoraaàj  Cavaliere  M  .Giouanni.  Niccolao  <3e'PaIlanM  Caiia'ii<"«  fi  raccoman» 
da  à  vot:  &  Ct  priaja  non  vi  ho  chiarito,  e  aiiuiiaro  di  quanro  mi  rsgionaili  &  im 
porcili,  è  (\Mo  per  ntrouar  la  verità  della  faccenda  come  Aato  è  faticoso  a  nciouar  ccr- 
ji  libri  di  comune.  Hora  io  &  il  voilro  Compare  non  hAbbiamo  ialciaro  nuliaf.ixc.e 
jiou'arrio  ii  riiìucngacon  i  vofiri  indirizzi  &  r icord)  ;  &  e  ftato  miraeoio  trouar  quelli 
Jibri.   ijrouiamo  che  tre  lati  furono  quei  di  Catcwaia  rutti  d*vH  (àngue,  &i*vaopotca  ^ 
a^parentar  con  Taltro  per  antichità.  L' vn  lato  poiredeua  catenaia  con  certe  alcrscofè . 
Taliro  lato  poflcdeua  Talla  con  altre  cofe .  Taltro  laro  polìcdeua  Montegiobbio  anche 
icon  altre  co(ej  come  per  antico  s'erano  accordaci  i  loro  sntenaci.  t  tutti  faceuano  vn 
ttrmC)  CIÒ  è  catene  bianche  nei  campo  rolTo  (ènza  ancllo:&  dei  iato,  che  poHedeua  Ca- 
tenaia trouo  è  il  vedrò  origine,  ciò  è  vn  Fabiano  da  Catenaia  hebbe  tre  tìgliuoii  di  tre 
dóne.rvnohcbbenome  Arriguccio,l'aItro  RufticOjl'altro  Bartolomeo  chiamato  Ma- 
l^nca,  che  vn  pocozoppicaua.  la  madre  di  Arriguccio  fu  di  noi  Paiianti ,  &c  lieblic  gran 
àotc  ic:condos'vlàuaallora,&fu  teda  del  padre.&  d^l  zio  Rinucciofùla  madre  di  quel 
li  di  l^ietramala,  Bartolomeo  fu  la  madre  de  Bcnci  di  Valdaino,  &  quelli  tre  fratelli  di- 
tìilono della  roba  &deli'animo,&hcbbono  gran  quiftione  i nfieme,  &  polonfi  le  mani  Q 
addoliò,  StL  ciafcuno  hebbe  Tpalle  da  parenti  delia  madre,  &  fanne  grandillìma  nouiti , 
turrodipendeuadailedotidelie  madri. In  line  Rinuccioandò  ad  abitare  àNarni,&:  per 
il  legno  mutò  Tarme.che  arrofe  all'arme  l'anello  in  mezzo;cio  è  il  capo  &  le  catene  del 
colore  s'erano,  folo  arioiè  l'aneib^chiamaronfi  i  C^tenai  da  Narni.e  fanno  hoggidi  ca- 
po di  parre  Ghibellina.  Bartolomeo  andò  ad  abitare  in  Valdambra,  &  non  mutò  i'ar* 
iV-Cfài-  hoggi  vi  è  de  luoi,&  qui  in  Arezzo  ne  Ibno  de  Tuoi  dilcendenti.  Kullico  andò  ad 
abitare  à  l^oggibonzi,  e  mutò  l'arme,  Jc  catene  bianche,e  li  campo  azzurro  con  l'anello 
in  mezzo,  &  per  loro  diuifioni  gli  altri  due  Iati  da  Catenaia,  ciò  è  quelli  di  Palla ,  oc  da 
Kiótcgiobbi  (j  prclòno  Catenaia  &  le  loro  poflelIìoni,cio  è  de  tre  fratelli ,  &  hebbono 
^nco  tra  loro  diuilione,&  quelli  da  Talla  mutarono  i^arme/eceno  le  catene  azzurre  ìq  Q 
e  nm  pò  bianco  con  l'anello  in  mezzo.  Torniamo  a  Rtilhco.donde  voi  Alberti  lete  di- 
jcefi,  che  andò  à  ilare  à  Poggibonzi,  il  quale  era  il  più  ricco,&  hebbe  vna  dona  de  Ma- 
Jclpini  di  Firenze,  ne  hebbe  vn  figliuolo,che  hebbe  ooinc  Giudice  nome  proprio ,  In. 
nanzi  che  quello  Ruftico  monili,  pacificò  con  le  tede ,  &  dilcendenti  di  Bartolomeo 
f:he  erano  in  Valdarno,&trouiamo  vn  codicillo  d'vn  tellamento  di  detto  Giudice , 
quando  muore  lafla  fiorini  centocinquanta  in  godimento  à  vita  à  vna  madonna  An^ 
fdreade  Fallanti  Sirocchia  dell'auola  lua,&i  poi  apprelTo  alla  fua  morte  ritornino  fi  M, 
Orlandino,eàM. Bcnci fuoifiglidottoricilquai codicillo  vi  mandiamo  inquello, &{i 
come  vedete  egli  è  fatto  in  Firenze  nel  popolo  di  Santa  Lucia  l'anno  iio-i.&daque  ^ 
iÌQ  iìomc  ài  Giudice  deriuò  Rullico  &  i  fuoi  chiamati  quelli  del  Giudice,   ht  trouia» 
nio  che  à  quello  Rullico  padre  del  Giudice ,  &  i  Bartolomeo  Tuo  fratello  furon  tolte 
cene  pofleffiooi,  che  haucuanoalpontedi  Romito,  come  beni  di  Guelfi,  &  all'altro 
fratello  Rinuccio  che  s'alleggiò  in  Narni  non  gii  furon  tolte  le  lue,  perche  tenne  parte 
Ghibellina,  &  così  fanno  hoggidì.  M.  Giouanni  e'  mi  pare  che  alTai  b?oe  vi  chiarilco, 
e  all'ai  (ìrinucnga  cpiricordo,chcmidclli,faluochcionontrouOgchc  quello  Rultico 
^^Jitalle  in  Firenze.   Come  io  vi  dico.lòno  foprailato  ànlponderui.  perche  ho  voluta 
informarmi  bene  di  tutto  della  verità.  Scaltro  volete  mene awuiiate.  il  volito  Gon^*; 
Dife  fi  f^ccomanda  à  voi.  Data  in  Arezzo  a  di  2  2  .di  Marzo  1 54^, 


(SViDALOTIA.  4<, 

DELLA  FAMIGLIA  GVIDALOTTA: 

I  come  habbiamo  piacere  alcuna  voita  di  riconofccrc  le  muricele  xi*  /. 
na  Città  rouinara;  &c  è  (pczie  di  vita,  quanJo  è  motta ,  (èntirla  almen 
S    "°*"'"^'^^*  ^^^^  "^'  ^°  àcrcdere»  che  non  fia  per  recare  altrui  noia  i'an  - 
/?S    ^^^  ^^'°"  rammemorando  ie  famiglie  fpéte.  &  (è  a/cuna  di  quelie.che 
^..  .^-.    «^"^"^    viuono,  hebbe  con  alcuna  di  x^uelie^che  già  fon  morte  pareniado.ién- 
te  diletto  nell'animo  fùo,  che  il  nome  di  quelli  iuoi  antichi  riforga,  &  con  pittolà  ricor 
dazione  (ì  riduca  alia  memoria  degli  huomini ,  Di colbro  fono  i  Guidalotcì  detti  del  e,„;„f. 
Migliaccio,  i  quali  abitarono  preflb  San  Romeo  ':  &  furono  per  antica  origine  gentil-  ^f^i'fF- 
B  huomini'^,&hcbbcr  torri  =  .  certo è.efTere flati  egli  di  fazìó  Guelfa,  ffic  per  quelloTan-  '*''  ^'^' 
Bo  1249.  furono  infieme con  gli  altri  Guelfi  cacciati  dalla  patria  con  la  forza  di  Fede-  lo?'^' 
rigo  Imperadorc  S:  &  vndici  anni  dopo  vn* altra  volta  per  la  rotta  nccuuta  à  iV.ótaper-  "*"  '-«f  • 
ti  h .  Ma  perche  alcuno  non  ci  imputi  noi  altro  non  haucr  f«itto^he  accozzato  ir.fiemc  }%To-,d 
I  luoghi  &  le  autorità  di  due  antiche  Cronache  Fiorentine,ne  nulla  del  nollro  h^iuer  re-  iés.tl 
cato  imparare  al  lettore,- dico  per  confermazione  della  nobiltà  di  ciracafa,Ì'anno  1^42  *^ 
trouarfi  di  cfla  famiglia  due  ^rztcWi  Caualieri ,  l'vno  detto  M.Gherardo ,  &  l'altro  M.  ^óT'^'' 
Guidalotto:!  quali  ad  vno  Aldobrandino  fìgliuolo,che  fu  di  Guglielmo  della  Vigna  ve-  ^  /*«  "/« 
dono  vn  pezzo  di  terra  fuori  della  porta  od  parlagio.&  fuori  delle  mura  della  Città  nel  ^''' 
popolo  di  San  Simone  prclìb  alla  Chiela  di  Santa  Croce.  Quclh  già  detti  fratelli  fìgli- 
C  uolidVn'altro  Caualierc  detto  M.Abbate.&  nipoti  di  Ridolfo  di  Guidalotto  ;  vaono 

con  l'età  à  trouare  l'anno  »  j  80  di  Chritlo; che  fé  inftno al  prelcnte  tempo (ì foiìèr  co    yf.'^^t!* 
fcruati  harebbon  quattrocento  anni  d'antiquità .  Nella  pace  del  Card.  Latino  l'anno  ZiiUro 
i  2  80.  dd  Signore;  nella  qu^le  non  intctueonero  altri,  che  huomini  per  nobiltà ,  ò  oer  '^'^'  ^f 
ricchezze  potenti,  veggoniì  due  de  Guidalotti  T  vn  C^ualierc,&  l'alno Hgiiuolo  di  Ca-  ^^/i'  '' 
laalicre.  celiai  chiamato  Càte  di  M.Tedaldjno,  colui  Guidalotto  di  Kigaletto.del  qua, 
le  fi  legge  vna  pollilla.  Colini  fu Caualiere  dt tto  M .Guidalotto.  Vn'alt ro  Caualicre  fi 
legge  nel  libro  dello  fpcdale  di  San  Pagolo  Tanno  1  294.  detto  M.  Ridolfo  ;  che  torna 
bene  à  rifulcirar  il  nome  di  quell'altro  Ridolfo  :  alia  cui  moglie  detta  Tommafa  fu  dal 
PodeiU  di  Firenze  comandato  ,che  non  douelfe  alienateli  nò  correre  dall'anno  1 1 80. 
D  che  fu  veramcate  l'anno  8 1  infino  al  ^(ff^ltro.che  ledici  anni  mi  fa  credere,  che  quel 
Carne  Guidalotti,  il  qual  fu  Gonf.di  Giullitia  l'anno  1 29^.  fia  il  Cante  :  il  quale  nella 
pace  del  Cardinal  Latino  e  vno  de  malleuadori,al  chs  afi^rmare  fa  ancor  forza  l'andar 
per  vn  medefimo quartiere .  Non  fi  dillende  nel  Prionlta  quelh  famiglia  oltre 
fanno  1  544.  nel  quale  Bartolomeo  figliuolo  di  Gante  fu  de*  Sigoori.  Ma 
io  non  mi  fono  abbattuto  ad  vna  impolfa  mefTì  da  Fiorentini  l'an- 
no  1 3  9  f .  p£r  conto  della  guerra.chc  s'hauea  co*  Vifconti.nei- 
la  quale  Lionardo  di  Luca  Gusdalotti  visn  taUàto  per 
due  mila  cinquecento  fiorini;  fègno  che  non  fo(^. 
fero  ridotti  3Ì  niente  ver  lo  il  lor  h  ne.  Et  qu? 
ilo  è  quanto  de  Guidalotti  habbiamo 
Potuto  mettere  inlìemc  » 


DltLA  FAMIGLIA  P^'  RINVICI,  A 

E  i  Rjnucci»  i  qpali  psr  Io  (J)atip  di  rre  età  heb[}ero  in  pcHj(fimi  kuo? 
tnipi  tre Gopbipnieri  di  giujt^izia  (ìfu^rero  $;pp  la  nriedelìmaforruna 
irfinpa  queftact^cócjptti,  non  (à^ebberod.elrafpnop  famiglie  dj  pj- 
renzeftimati.  fct  copie  che  dcljpCa(ègr^njii  npnfieno,(ìti:uouaiiQ- 
«f46«6  ^-'>fe*£i' '^»  «^  dimeno  di  Ipro  fatta  me  D;tjonc  nel  Maielpjni  e,  &ne|  Vjll^md,  anno- 
fii,h6e.  ucr;ìndpljfracoloro,jqua!i  vditalfidolprof?  (cpnfirpa  di  Mpntapertiabb^ndonaror  o 
§h  h  patiia  tenr.cndo  de  loio  nipiipi,  i  quali  virjronod  a  cafa  np  nto|'n?uano.Madiicaocia- 
ti  dì  rucuo  j  Ghibellini,  <Sc  rientrati  i  Guelfi  nella  otrà^fi  vcde,ci)ei  Rjn ucci  come  buo 
nj  Guelfi,  &  poppJari  furono  am  ircdì  a'  M^gUìrari  della  Repub.  Onde  Filippo  fu  fat-  P 
fr?;;fc5todc'Sigroti  Tappo  1255.&  57.&nel  ^««.Gootal.diGiuihtiaf  il  cpi  magirtrato  h| 
fAft.^ir  d,  nìpito  tranqpiJip,  A  cui  fègue  Altflo  dottor  di  tcggi^pna  (écpndp  l' ylanza  di  quei  ttiri- 
^  tir' *  P'  f  Pgf^ominato  giudice,  ij  quale  ihto  tre  volte  dc'Stgnpni  fi|  àlTÌ?ntp  al|a  luprcpadi» 
Cìftxf  gpità  del  Gonfaloner^fp  l'anno  1  ||é, quando  la  Rcpub.cflendoinlcgaco'  Vcneziaoi 
t  P«  f*  fe-e  fiera  &  crudcl  guerra  à  Maftinp  delU  Scal^  fottp  la  cpndorja  dj  Piero  de' Rolli  de* 
più  t  hiari  §c  valorolì  Capitapi,c|ie  haucflc  quella  età.  Quclto  è  quel  Mf  Ajcflo  Rinuc- 
elidi  viii  fu  cugina  monna  Nonna  dc'Puljci  jaqualc  co  la  lua  prclta  nlppAa  almfsnpf  che 
hor  efto  me  itf  ggiare  dei  Velcoup  di  Firenze  fil^nzip  impoic .   Venne  dietrp  ad  Alcflo 


l.r,ur  ili 
Cmi  t'.id 


luX' 


'■ld>-   Aibizzo  rato  d'vn  figliuolo  di  Filippp  jlqualc  ancor  egli  fu  de'  Signori ,  6i  poi  Gpnfa 


Cr;  _ 

";'  "'     lei  icrdigipiìjziaidueniefidiluglipj&d'agDflodeiranno  i|54.Nc|coAiiinìagi|lrf|    >^ 
■  ■     te,  lU  he  (con»?  ipedo  faicj  mi  giovi^  di  raccontare^ perche  confjdprado  i  prefcnti  huo 
tr.;ni  le  miferie  di  que' te mp!,più la  loip felicità  ricpnplcanp,hebberoi  Fiorentini  a  r». 
cctpprarli  2  S.mila  fiorini  d^lla  corap5»gniafliFra  Monreale,  perche  per  tre  anni  npfuf 
{èro  1  lorp  terreni  dalle  |oip  arme  mol^ftati  Ne  più  di  qufl.che  fi  fi^(le  fuorivia  cittp  di^- 
tro  Ili  tranquillo  &  pacifico  iUto  lì  ripofaua;  perciochc  paté  brighe  tra  Bordoni  d'vm 
p^rtc  &  Mangicnij&  Bcccanugi  dell'altra  in  tanto  furore  &  in  tanfa  pazs^ia  fra  lor  ve- 
pero  che  I  on  f  uronp  dalla  lor  crudeltà  fecurc  le  dpone  iileflc,efl*cndone  due  ftatc  v^^- 
{è.  Cefali  loop  1  frutti  dell?  (ciolta&sfrepata  licenzaj  cui  n^olntian  pollo  àrjtrpiji 
j!  dolce  nenie  di  libertà.    Ip  quefto  medefimo  tempo  con  più  fecondo  (cme  far  i^roi . 
nstrile  dilcordie  de  Ricci,  ^  de  gli  Albi^zi,  le  quali  npncontentapdolìc^i  >>af  rincfiiufo  p 
dentro  itermini  del  paientado,&:  deiratpip  izia>  entrando  fe^to  altri  titoli  pe  capi  del 
pubIico,3uuamparorì  o  in  più  volte  la  mifera  cii^tfì  dViècrabile  incjcndip .  He  tirannide 
alcuna  fu  efercita^a  gamm^i  con  ^Pta  rabbia  m  par  te  alcuna  del  mondo,  con  quanta  i 
lucccflbri  di  coltoro  miièro  in  opera  il  fatto  dell'ammiinitc  ip  ^irenz^  ^  Talpj^  à chi  be 
alle  coiè  di  que  tepipi  pon  mente  parrà cffere  ftato  nec^flàrio  ,che  1^  Rep.  Ju0é  caduta 
nel  Ipzzo  ipìperio  de  Ciompi, non  potepdpiì  diucrrc  quel  o^aje  dalla  città  fcnon 
da  vp'altrc  grjan  male,  fi  copie  veggiamo^che  de  1  grani  mali  de|  corpp  PQQ 
con  cibi  cfolci>&  ifquifiti,  ma  cpn  am^jiiifime  i»euaDdi;.fi(  ^qp  agri  & 

di^ìcili  ppicdi  à  grande  llento ci  lib^namp.  Ci|sque?npj  cIot  m 

DO  fu  nel  numerp  de  Signori  Simone  figliuolo  di  Francc» 
'"^****^  fco.ojtre  il  quale  non  ycggo  l^ndèrfi  ne*  publiq 

***"'*  Pnoiiftì  il  nome  ^'alt^a  pcrfona  della  fami* 

gliade  Rioocci* 


DELLA 


DELLA  FAMIGLIA   DE  RICCI. 

A  famiglia  de  Ricci  potente  al  pari  di  qualunque  altra  famiglia  di  Fi« 
rcnzc ,  patì  quafi  nel  mezzo  della  fìia  /alita  alcun  tracollo ,  fin  che  da 
molti  anni  in  qua  e  à  tépi  nollri  di  nuouo  à  notabil  grandezza  riforca. 
£Ìla  ha  in  vndici  perlbne  hauuto  quattordici  volte  la  dignità  del  gonfa 
lonerato.E  ftata  adornata  di  molti  caualieri,&  giureconfulti.  Out  voi 
te  èibro  in  quefta  cafa  i'arciucicouadodi  Pifa,  &  i^  Vefcouado  d'A« 
rezzo .  Ne  è  m  ancata  fra  le  donne ,  chi  con  lode  di  fingolar  fàntità  l'ha  grandemen- 
te illuiVata .  ma  quelle  cofè meglio  re  lor  luoghi  appariranno;  Onde  iecondo  il  no- 
B  Ulto  collumc  ci  mettere  mo  à  trattare  le  non  di  cialcuno ,  almeno  de  rami  più  princi- 
pali di  cialcuno  ;  perche  con  più  ordine  apparilca  la  verità  deli'iftoria .  Er  lalciando 
che  alcuna  cofa  pruoui  l'albero  da  le  ile flo.ci  faremo  da  Cionetìgliuol  di  Filippo  di 
Giouanni  di  More  ;  non  perche  egli  fia  primogenito  ;  ma  perche  per  efler  la  iiia  lucccf 
fionclpenta;  e  bene,  che  puma  di  tutti  cene  dilibciiamo.    :;.::il^*" 

TiC'tnt  f<^  Je  fuo't  fgliuoh  , 

FV  dunque  Cionepsdre  di  tre  figliuoli,  di  Ricciardo,  di  Barroicmeo,  &,  di  Ru- 
nico .  ad  primo  &  dell'vltimo  fi  leggono  i  nomi  nella  fehtcn^ia  déilìmp.  ArF^'ò 
C  l'anno  i  ^  i  j  à  2  j  di  febbraio.  Onde  leiiZa  altro  (1  può  comprendere,  quanto  cls^  fuf 

Icro  guelfi,  &  per  cof  lèguentc  contrari  alla  fazionghiHellina.Fù  Rullirop  are  di  Mo    '*/'*•• 
re,&  mancò  la  luccelTione  ne  nipoti  .ma  di  More  apparilce  la  lèpolrura  mì  S-inraMarfà    ^^,^ 
Nouella  con  quelle  pche  parole  .S,  MOREDI   RVS  TIC  O  D  E   R I C  C I.    , 
auucrtendo  ;  che  Taimi  fue  lono  Ictre  ricci  di  callagno .  &  tre  porcellini .  Riccisr-^o;     Miuiéri» 
,.  imperò  che  di  Bartolomeo  non  habbiam  cognizione  ,  ibto  de  Signori  l'anno  ^306".    ^"'^■"'s^ 
:f^'-^     'fu  padre  di  cinque  figliuoli,  di  Rinicri.la  cui  ft'rpe  vien  meno  ne  figliuoli ,  &r  di 
*  ^^        Vguccicne  .  &  di  Salueilro ,  &  di  RofiTo ,  &  di  Gtorgio .   1  quali  eflcndo  tutti  e  quat- 
tro feduti  nel  gouerno  della  Republica  ,  &  ilari  grandi ,  oc  potenti  cittadini  riccuec- 
tcro  percorro  delle  f-izionigi-auifsiiia  percofla  l'anno  t^jz,  che  per  poco  non  polc 
£)  del  tutto  al  fondo  il  ramo  di  q  iella  fAmig'.ia .  O  ide  mi  lòno  più  volte  ricordato  à  q  us- 
ilo propoiKodiqael.chsfoveì  D.-in3llvTi  aju^rrire  1  giovanetti , che  aàdauano  à  luì, 
à  non  s'impacciare  nelle  cole  d^IlaRjpjblica.afirerm  indo. 'che  feda  principio  folTc* 
rorncHe  innanzi  due  vie  .-rvna  ch:m:nafe  alla  Repiblica,ralria  ,che  apertamente 
conducelTe  alla  morte ,  &  foffero  manifelle  quelle  cole ,  che  bifogna  patir  à  coloro  , 
che  fi  rrauagliano  nelle  Rcpubliche,  ciò  fono  le  paure ,  l'muidie ,  gli  odi ,  le  calunnie.lc 
gare,lecontclè,$:  le  brighe:  gli  huomini  eleggerebbono  quella,  che  conduce  alla  mor- 
te.' Ma  vcgnamoà  particolari,  &:  vediamola  che  modo  quelle  colè  auucnnero,&pri-    \l^'j"^* 
mieramcntcpailiam  d'Vguccionc . 

jfU^ucciene  ^tn/alcniere  M  (^iujTma ,  O"  de  futi  fi^ì'moli . 

CO  S  T  V I  ;  il  qual  fu  de  Signori  l'anno  1 5  04.  non  è  dubbio  alcuno  clfcre  llato  il 
capo  della  lua  famiglia ,  &  così  parimente  di  tutta  la  fazione  de  Kicci .  la  qua- 
le come  s'hauelfc  per  conto  del  gouerno  publico  nimiilà,&  contela  con  quellaacgli 
Albizi ,  oue  degli  Albizi  parlammo ,  fu  ampiamente  dimollrato  .  ''  Erano  in  queito  ;  ,,  ^^^f^ 
rempo  i  Fiorentini  venuti  in  gran  delìderio  d'inlìgnorirfi  di  Lucca  :  la  quale  cflendo  UécM.y 
in  poteredi  Martino  della  Scala ,  ilquale  per  cauarne  maggior  vtile  tcnea  m-ino  di  vcn 
dcrla  non  più  à  Fiorentini ,  che  à  Pifani,  elcflc  la  Città  di  Firenze  venti  de  1  fuoi  ciita  • 
dini ,  à  quali  commife  il  carico  di  comprarla  con  ampia  autorità  di  trouar  dcn4n  ,  fic 
di  far  tutto  ciò ,  che  per  condur  à  fiuc  quella  imprefa  llioaauano  potere  clTcr  gioueuo  ,      ' 

Q^    I  le. Fece 


I franalcoì  Cimmnìì   Culo.    \  fihpm.  1  BcnaricA  AgitmJialutSt<ùJ^CnnMa4,li,uflimti  Jsinonc    ìftaiiccja.\Ainorai>\   lacofe   tCìmiMmUnmaatì  Zm'i    \  B!rnmào\  Cmkmo\  RminACmUitMil\<i<(màmi\    'carU.  \   ùiJi!.  J  (•smoJ  Dmidh.J  Vmccimi ,  Rolfa.\  ylrmlt   \  /l parisi  '*"/"'■  T/Twfi 

I  Uj«.'«4         11        A    ,  ;a    .     A"       A        a'C- A"'12*  A-  ■.A      -A  "''•5'*  A         A.       A        A.-^     A        A     '    Jk'-'»'^'"A        A        A         k"v*''k        A '■'■'■"A         A       'l'"/*~*:l 


Mane     |      l^^trelamff  \      B fratti^  \      ff  i»««?  jj      |Sa»(fli(fn7. \j      //   fiero,     ij,  .  |  x?^;n«7,  [|      j{  M«»&.    ]]      [[/>(/ffWAn'   |    ftw    ]]      ((  Kìtcole  \      iS'ifolamo\      flVtn* 


Pwtccfio  iRugetntlTommafelftUppo    ìnfum^Ji'i^^ì  '  tlminhf  Smone.' JSiMé^thrio^^'''"'*^  [|    fiero     ÌSuaiBTZomouacànnoi-Intmio  il  NiavUt' «  x*«oit    11  ftouatniì  ITuhismì^  J^tp.  ìi    fiero.     \.JnÌrea   \  Niccolo   \Sumanni\  AnlDnii.\ltt^tefi.\     étti,    li   Apardcf.pt*AmBle\(^iouanni\jUnUTt.\Tomina[o. 
,  .  \i;i^jniì\  \  1    ■'^-  A  1  1        •     l^'IT"'!  A  Jl  K'"i''*''-k  A  A  I  A   ^^    A  a'      '      A  1  //ti  1  A  1  1  i  •■  1  j 


Mviuanm.ll  ^*^''    \i^TiJalchno\\lsrett7^.lffm'J^\.^llt)pBlia-ilRsriieri.ÌNiCioh  (Ardirm  S  flU/>ph,  talcia/far.li  j"ll    fiero.  I(  Matteffrvìcmi/uaBill  Corjo.  lAr^n^e  (Iziin^    l  Andrea    \  Cmdo.    \More.     MÌe^artdroXlat^o   \M.stno:\8^lùìàrdo\Ajiario.\^ulichno\lacopo.\Maato.   \£imar^.\frarii^(0.jTfmmafo.isaIueJiro\Bernclrcie\Filhs.  \Wi/a.lftW|- 

Xcirm     \  IpilUriX  \  'Xjjlillyi  \  \  \  Vt"S'fr\      'e         VÌ7»  \'"'^' ^  \  \  \Cmm,a,V^*r'l>\  \  I  II  I  l'i  l'i  k  lì  lì  ,.   JÉf,    /  1        ■  Jl  il  1  È  È' 


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i5<^  DELLA     FAMIGLIA 

le.  Fcccdiqucfto  f^tto  menzione  il  Villani ,  il  quale  non  l'intendendo 3(110  modo  A 
f  t.Ar.  1 1.     ^Qj^  g(j  gjgjjj  ^  come  egli  fteflbdice,  '  non  fi  curò  di  nominarli .  ma  ne  libri  delle  ri- 
^d^U.c'mt    formagioni  vengono  nominati  tutti  e  venti ,  fra  quali  èli  nollro  Vgaccione  *'  ,(ì  co- 
ftdi  Ih^U*.    me  ne  fece  ancor  menzione  nell'iftoriefue  Santo  Antonino*  lenza  biadmar  gli  eletti, 

cotr-je  fa  il  Villani .  Il  quale  hauendo  rpero&  durato  fatica  per  conto  di  quella  impre- 


fnn.   134I. 


*i.f-7.  ^3  >  elfendo  ilato  vno  degli  oi^aggi,  gli  fi  dee  haucrpompafsionc ,  fé  ne  fa  alcunocom,., 

^' "  pianto  .  Fu  poi  Vguccione  con  quattro  altri  principali  cittadini  mandato  ambalcia- 

J!  dorè  airipp  Carlo  \ì\\.  per  trattare  colè  di  grande  importanza  tra  Celare,  &  la 

Rep.  ^  dopo  il  qual  tempo  fu  Tanno  1  ^  5  ^  tratto  Gonf.  di  Giuli,  in  vero  con  lode 
fua  non  piccola  .hauendo  preftato  aiuto  à  Todini,  aflettate  alcune  differenze,  le  qua  - 
lipranotrail  Conte  Guido  da  Pattifollc,  &  Andrea  de  Bardi  ;riceuuto  nella  città  il  B 
Legato  del  Papa,  prelentatolo,  «Se  datoli  aiiito  di  i  ^ocaualicri,  &  oltre  a  quelle  colè 
rnandatp  ambafciadori  per  confolar  i  Geoouefi  d'vna  notabil  rotta ,  che  haueano  ri* 
»  f.\ì>r.  1 1.    peuutD  da  Veneziani  I  .Era  per  quello  Vguccione  mplcp  in  grazia ,  &  fauore  de  cit- 
«•'  3^2.       tadini ,  crcfcendola  fua  parte  oltre  le  lue  qualità  per  la  qugntJia  dp  fratelli ,  de  ni- 
poti, &  de  cugini  ogni  giprno  in  maggior  potenza,  ma  tanto  contrapefata  con  la 
parte  auuerlària  ricca  ancor  eli*  d'huommi  e  di  fauori;  che  pensò  egli  doue  quella  ab- 
ballafle,  poter  del  filtro  eOèr  arbitro  della  Rep. ma  non  r'ulcitoli  il  difcgno,comenc 
gli  Aibizi  fi  dimcllrò ,  per  la  fagacirà  di  picro  capo  di  quella  fazione,  il  quale  cpn  far- 
li manitcllo  fautore  di  parte  Guelfa ,  fi  ef^  infiememente  poco  men  cfic  fattp  princi 
pc  della  lua  patria; in  Vguccione  rimale  vn  dcfidcrio  ardentifsimo  di  opporli  alla  C 
*  grandezza  di  Piero  ;  ceicando  Tempre  di  mozzarli  quelle  vie ,  per  le  quali  conolceu.ì, 

che  egli  and?.pa  crclcendo  .  Trouandofi  dunque  yna  vplp^  de  priori  ;  &  veggendp  : 
che  i  Capitani  di  parte  haueano  forfè  con  poca  ragione  aramunitp  quattro  cittadi- 
ni in  tempo,  che  egli  fi  trouaua  Propollo;  conobbe,  che  il  tentar  di  tot  via  la  leg- 
ge, non  hauea  luogo  jrrja  ricordandofijch^  nel  ^S.conaggiugnerc  due  altri  capitani, 
&  farne  lei ,  oue  prima  eran  quattro ,  &  quelli  due  popolari,cfa  llato  le  non  del  tutto, 
pure  d'i^[»:un  giouamento  à  drenarla  potenza  de  pochi;  propolè  vna  petizione  :  che  i 
detti  capitani  s'accrefcelfcro  infino  al  numero  di  nopertpa  i  quali  due  folfero  delle  arri 
minori,  &  che  niuno  s'intendelfeeflèr  dichiarato  ghibellino  le  no  folfe  vinto  per  le  lei 
faue  nere.Et  che  oltre  acciò  di  répo  in  tépo  G  facelfero  borie  d'huomini  guelfi,  le  qua-  q 
Il  llelTero  ferme  ;  &  che  quando  per  i  capitani  di  parte ,  concorrendo  le  lei  faue  nere , 
il  ghibellino  folle  g  d  deliberato ,  conuenifie  trar  di  dette  borie  24  cittadini ,  dinan- 
zi i  qaali  il  dchberaro  ghibellino  aliegalfc  le  fue  lagioni ,  ne  in  modo  alcuno  la  lìia  de- 
liberazione intcnderfi  elFer  vinta,  &  proceder  innanzi }  fé  con  l'interuenimentodei 
detti  24 ,  &  noue  capitani  non  fi  folTero  trouare  2  2  faue  nere  à  vincerlo  .  Quella  pe- 
tizione andata  à  configli  fu  vinta  ,&  accettata  con  frequente  concorfo  di  tutto  il  pò* 
pòlo ,  &:  llimato  perciò  Vguccione  ellèf  e  llato  molto  vtileà  reprimere  la  rabbia  deca- 
},  plr.  M.  pitanidi  parte  ^  Njuno  nimico ficbberoi Fiorentini  op  piq  fiero,  ne  più  pcrlèuerante, 
f4fi6t4ii.nt.  phc  la  caladeVifconti:  la  quale  ellendp  come  ghibellina  fimilmenfe  nimica  al  ponte- 
'"*  ^*  lìce  :  trounndofi  allora  eflèr  Papa  Vrbano  V.cfib  pontefice  proccuròdicongiugnetfi  £ 

to' Fiorentini  a  danni  de  Vilconti.  Jl  quale  venuto  àquellp  effetto  d'Auignone  in 
Italia,  mandò  3  pregar  la  Repub.  ad  eflèr  cpntcntadi  maq^arli  ar^ibalciadori  a  Ro- 
pna  per  trattar  con  elfo  loro  di  colè  necelTàric  al  beneficio  cqmune  ,  L^  q^ale  fpedita  • 
Il  tollamente  vna  ambalcieria  di  quattro  cittadini  de  primi  del  gouerno ,  vno  di  efiì  e 
Vguccione .  Non  hebbe  quello  pcnfiero  del  pontefice  qqella  felicità .  che  egli  Ci  era 
(limato  ,  pefcipche  elfendp  la  città  diuifa  nelle  fazzioni  già  dette ,  tollo  che  gli  Albi- 
zi  Tacconfentifonp ,  i  Ricci  le  ne  moftrarono  alieni ,  allegando ,  cfie  trouandofi  allora 
la  città  in  pace  co'  Vifconti .  &  mancando  giulla  cagione  di  romperla  con  clsi ,  non 
f  ^iir.  13.  haueano  à  mollrar  quella  leggerezza ,  ne  entrar  m  quelli  pericoli  tirandofi  vna  gucr- 
*"   '^^^'    M  addolTolècza alcuno  propo filo. 'la  ^ualfentcnzaciTendortau  (M^cripre,vn'im- 

porcuaa 


#f- 


D  E     R  I  C  C  I.  ij; 

A  prtuna  dorr^^nii  fjcta  iui  ai  alcuni  me(ì  da  Bernabò  Vifcomi  a  Fiorentini  di  non  s'im 
pacciare  delle  cofe  di  Sanminiato.li  fecegicrare  à  far  lega  col  papa.  li  che  benché  falFo 
f  gallo  con  diletto  incredibile  di  Piero  degli  Aìbizi.ili^aalc  volea  romper  h  guerra  con 
B-^^rnabò.cor.ofcédo  nondimeno,  che  fjjeffbgli  (àrebbono (lati  interrotti  1  dilègii  ihji 
dall'aurcntà  d'Vguccio'ie ,  proccurò  per  mezzo  di  Carlo  Strozzi  eoa  ogni  indulhia  di 
renderlofì  amico,  il  che  o  vero  o  faUo,che  egli  fi  folle. eficndoranno  1571  Vi^accioaa 
ilaro  la  f-conda  volta  creato  Gonfalorvere  di  giuilitia,  &  hauendo  il  L  gare  ièl  Pjp  ì  à 
Guglielmo  iìio  Hgfiuo'o  dato  grolL  llipéJio,  fu  da  molti  creduto  eh-  egli  Ci  folle  lalcia 
to/uolgere a  intenderfeli  bene  col  poruchce,&:  con  la  fiZ'one  contraria  ""  .O.ìdcpsr  h     *»•  '*"'"^' 

g  Città  s'iMcominciaua  à  mormorarcene  tih  non  eran  più  iibtrri  ma  fatti  lch<au!  de  Kic  •  "*'  *' 
ci,  &  degli  Alb!zi;perchefacea  di  bifogno  di  murar  !Ì  go  Jerno  della  citta  afli ae^che  eia- 
fcuno  fi  hberadèda  cotanta  tirannide.  Mentre  di  ciò  lì  confìggo  (ì  diljiuta ,  Francefco 
degli  Albizi  figliuolo  d'Antonio  il qual  vi  lì  trouaua  picfl'rjtc.à:  icnrin  parlar  de  fìjoi  co 
biallmo  d'occuparori  di  liberfà(coipa  di  cui  le  città  libere  no  )  han  pan)  Icuatolì  $ù  diC- 
le.Chegii  /^Ibizzi  non  hebbero  mai  animo  a'impadronirli  della  parria,  nedi  venderla 
ad  alcuno;ma  che  bene  quello  era  Lì  ito  peulìcro  d' Vguceione  de  11  cci  ;  il  quale  hiuea 
promeiTo  di  darla  à  Bernabò  ViiConri.  Allora  G.orgio  fiatello  d*  V'guccionc  nfpolè  cha 
CIÒ  non  era  vero  ;  ma  che  Franctf  o  trouandod  à  rauula  co!  Marchefe  di  Ferrara  ,  Ss 
col  (ignorediPadoua,s'hmeacoa  ammendue  quciii  ligìori gloriato,  nonaltriments 

C  eiTcr  gii  Aibizzi  fignondi  Firenze,  che  li  fodero  eglino  delle  loro  città  :  (àluo  che  in  ap- 
parenza fi  nrcneua  vna  itnmsgmeci  libertà.  Nonpotea  fuccedercofachefufie  p'ù 
grata  à  cittadini  malcontenti ,  vedendo  ,  che  doae  doueano  icu( àrfi ,  fi  incolpauano 
l'vn  l'aitro,perche  elléndo  ogni  co[à  pieno  di  remore  il  config'io  fu  licenziato,  &  det- 
to, che  il  prenderebbe  in  ciò  maruid  deiiberazloae  .  per  U  qual  colà  bruendo  1  Prio- 
ri chiamato  i  loro  collegi,  &  difputaio  qjello  s'iiaueife  a  tare,  Ci  conchiafe.ch^  !ì 
doueflero  creare  due  cittadini  per  quartiere  con  l'aggiunta  di  due  grandi  ,Cì  cheia 
tutto  fuGTero  dieci,  &  3  coiloro  cummetteie  ,  the  cialcun  di  cflì  per  lo  fjo  quar- 
tiere s'jngegnafie  dt  Capere  qual  folle  Li  cagione  de  gli  fcandali  4c  quale  era  ilrimed^o  di 
leuarli.  Coiloro  hauendo  farro  ddigeaee  inquiimone,  riferirono,  ellèreefpedien- 
te  per  la  Republica  il  domar  la  lupcrbia  degli  Aloszi  ói  de  loro  fègU3c;;ond'2  fu  conchju 

r\  {bjche  Ci  douelfe  prender  balia, perche  ie  cui-  chs  fodero  deliberale ;haaeirero  clècuzio 
ne.  Fiì  dunque  data  balia  per  tucto  aprile  a  5Ó*.  huomini ,  ciò  furono  j"  Priori  i 
gonfalonieri  di  compag*;ia,  i  XII.  buoni  haomuu,»  capita' ud:  partee  idieci  eletC5,ani- 
plillìma  intor^'o  al  detto  negaz!o,raa  limitata  in  molte  altre  cjfè.  I  quali  bench?  p.  ima 
haueflèrohauuroinclinaztoneicaitigare  (oiamenceg'i  A'biZ?  ;  &  poi  murato  pirere 
haueflèro  rimo  Ho  dagli  vhci  96.  cittadini  d'ammrtnduc  le  fzioni,  hauendo  hnal- 
mcnte&  quella  giudicata  gran  cofa  ;  Ci  riiìrinicro  à  ne  de  gli  A!bizi,e  à  tre  de  Ricci. 
Colloro  furono  Fiero  degli  Albizi.e  Vguccio.te  de  Ricci  capi  delle  fazioni  ,  Pepo 
&  Francefco  degli  Albizi  hatelli;  &  Rollo  fiatcilo  d' Vguceione ,  oc  Giouanni  Caua- 
liere  figliuolo  di  Ruggieri  de  Ricci.   Coltoro  tarono  condaanati,chj  infra  cinqjc 

£  anni  non  potelTcro  hauervficio  alcuno  della  citta  di  Firenze  (àluo  che  alla  parte,  non 
potelfero  entrare  in  palazzo  alcuno  di  Rettore  o  di  Comune  a  pena  di  fiorini  mille 
percialcuno,  non  3  pprelTirli  al  palazzo  de  Signori  3  cento  braccia  &  ogii  volta  cha 
folì'^ro  tratti, fodero  rimeGi.In  quello  modo  terminò  la  potenza  d' Vguceione  de  Ric- 
ci.ilquaìe  dopo  quello  tépo  poco  truouo  ia  altra  cola  publicao  priuata  ramemorare  Be 
lì  vede  la  fiia  {cpoltura  in  S.Maria  Nouella  dirimpetto  al  Icpolcro  del  B.Glouanni  di  Sa 
Icrnojche  è  lòtto  l'organo.oue  lenza  millelimo  u  leggono  quelh  parole.S.  VG  VCCIO 
NiS  RICCIARDI  DE  RlCCllS  ET  SVORVM.Lalùalùjceflione  tenuta  da  quello 
principio  clciufa  da  gli  vfici;  come  auuienedouc  nìancala  riputazione  Ce  le  ricchez» 
ze  ,clie  lui  perlopiù  manchi  ancor  la  progenie;  andò  di  mano  in  manofcemando; 
talwhe  li  Tuo  ramo  è  forfè  del  tutto  i  tempi  noilri  mancato .  e  appena  paflati  cento 

K         quaran. 


M 


3 


DELLA    FAMIGLIA 


Z>*meB»  it 
Gufgn  de 


télufffr* 


«./l'i.  :  1.  féif. 
132. 

t.hklì.cif. 
2 
f.me4p.  3. 


t«  tit»  1  o. 


flil.lì.cdr. 
404. 


t.  ìui  ter. 
411. 


quaranta  anni  fù  l'anno  i^i(j.&24rertituitoilprioratoà  Daniello.  Il  quale  nato  di  A 
Niccolo  pronipote  naturale  di  Vguccione  fù  padre  di  Apardo ,  &  di  Guglielaio .  Dei 
fratelli  di  Vguccione  già  dicemmo  di  Giorgio  facendo  menzione  delia  nfpoih ,  che  ci 
feccàFrance{codegliAlbizi.  Coilaifadc  Signori  due  voice  l'anno  »55-2.&6^2.& 
(è  ne  vede  la  lìia  fèpalrura  infino  a  prelènti  tempi  in  Santa  Maria  Nouellacon  queite  pa 
role  S.  PRVDENTIS  VIRI  GEORGI!  RICCIARDI  DE  R  I  C- 
C 1 1 S  E  T  S  V  O  R  V  M .  di  lui  nacquero  due  figliuoli  Fabio.e  Ricciardo,del  qual 
Ricciardo  truouo  fatta  menzione  nel  libro  della  Sega ,  che  vien  corapoilo  in  ^oo.fio- 
rim, l'anno  i  j^^.  Saluelko  vn'altrode  fratelh  d' Vguccione  ilatodc  Signori  i'aano 
I  ^  5  f?  fu  padre  di  Iacopo ,  &  di  Matteo .  perche  reità  à  dir  di  Rolfo . 


%>i  Tiijjo  Oualiere ,  &  Capitano  de  Fiorentini  &  de  /noi  fglmoli . 


B 


(E  R  Io  fpazio  di  trenta  anni  (\  truoua  fatta  memoria  di  Roflò  de  Ricci  hora  in  fot 
tuna  profpera  Se  hora  m  auuerià.ma  h  quale  cominciata  con  rifchiOiterramò  con 
fine  non  diduguale  dal  Tuo  principio.  Egli  fu  l'anno  1 541  infieme  con  Gioumnide 
Medici  &c  con  Naddo  Ruccellai  eletto  fiadaco  aprenderiapoiTeirionedelcaiicHo  dzU 
I  -ngoih  >  &  della  città  di  Lucca .  de  quali  il  Medici  creato  Cauaiiere,  &  Capitano  del- 
la citta ,  Naddo  &  RoiTo  vi  nmalbno  camarlinghi  per  Io  Comune  à  riccucr  la  mone- 
ta VI  li  mandauae  pagar  le  malnade  àcaualioeà  piò,  e  fornire  l'ordjae  della  vettoua- 
gija,  Qu;  ile  fono  le  parole  lileflc  del  Villani  "  mapcruenuta  la  Republica  fottolaii- 
g'ioria  del  Duca  d'Atene ,  oc  (òtto  vari  titoli  mozzo  li  capo  al  Medici,  econdannato  il 
Rucciiai,  iu  anche  mcilb  in  prigione  e  condannato  il  Ricci."  per  rifpetco  delie  qaali  tre  C 
f.:njglie  &  ài  quella  dell'Altouiti  oHefa  ancor  ella  dal  Duca ,  famiglie,  dice  il  medeiì* 
mo  aatore.delle  magoiori  di  Firenze  di  popolo  ^  fu  iui  à  non  molto  tempo  fjtroc on- 
gmr<i  coni  ra  il  Ducajc  cacciato  dalla  citta  '^. Cinque  annidonpo  quello  lìiccdlòfa  l'an- 
no I  5  46"  fatto  Rofib  la  prima  volta  de  Signori,  oc  la  feconda  l'anno  i  3  fi.  ma  quello, 
che  rare  volte  à  propri  cicradini  Ci  concedeua;egfi  è  nel  (èguente  anno  creato  dalla  Re- 
pubi  ica  Capitano  coniòmma  autorità  in  Muge!lo,onde  oltre  vn  numero  grande  di  pa 
doni  fi  vede  comandare  à  più  di  4oo.cau3licri/  Gouernado  in  quefto  modo  lior  fuori 
&hor  dentro  con  carichi  di  pace  o  militari, due  altre  volte  fède  tlolTo  nel  numero  de 
S-'gnori  l'anno  1  5  ^5>.ac  ^8.  quando  nel  6^?.  trouandofi  l'Imp.Carlo  llILin  Lucca ,  ri- 
chieie  i  Fiorentini. che  raccomodafièro d'vna  parce delle lor  genti d'armijperche  Tacco 
p'gnadero all'andare  per  l'alpe  dì  Modona  infino  à  Bologna ,  perche  egli  intendeua  di  D 
icrnarfèr.c  a  caia .  Il  Comune  lèruì  prontamente  l'Imp.  commettendo  à  Iacopo  dtgli 
Alberti  e  à  Ruiìb  de  Ricci  ammeudue  caualicri ,  che  con  fufficiente  cavalleria  gli  te- 
redero  comp.^gnia  infin  àoivz  egli  haueua  richicilo.  ^  Non  veggo  io  quando  RoITo  pra 
Te  1  ordine  di  cauallcria.ne  n  che  cccadonejma  è  ben  certo, che  egli  foiTe  cauaiiere  mfia 
dell'vitima  volta  cheegli  fù  de  priori .  Ne  è  punto  colà  oicura  eilère  egli  llato  grandii^ 
diliimc  fautore  ài  parte  guelfa ,  tanto  che  per  auucntura  ne  trauahcò  1  termini  del  do- 
uere .  Onde  cfTcndo  l'anno  1372  Zanobi  Macigni  pollo  alla  parte  per  fofpetto  ghi- 
bellino ,  fù  egli  ammuniro  (  fi  racconta  nella  mia  liloria  )  con  tanta  animofitàdi  Rof- 
iode  Ricci,  ilqualefìtrouaua  allora  Capitano  di  parte.che  elTendo  flato  meilotrc 
volte  à  partito  &  non  mai  vinto,  &  per  quefto  non  volendo  il  Propollo  propor- 
lo tra  i  venncuatrro ,  Rofib  leuatofi  con  grand'ira  da  lèdere  jdifTe,  che  il  proporrcb-  £ 
be  egli  cento  voice  iè  bifognaflè,&  fatto  perciò  alle  due  hore di  notte  ragunarc  il 
configlio  de  Richieili,neper  tutta  notte  potuto  conchiuderfi  colà  alcuna ,  &  per  que- 
llo douendo  il  Macigni  già  alloluto  hauer  la  mattina  ad  andar  per  lo  gonfalone  (  impc 
rociie  eraitato  tratto  Gonfaloniere  di  compagnia)  di  nuouo  Rolfo  giurò  fupcrba» 
minte ,  che  egli  noi  prenderebbe .    Et  per  illracca  eifendo già  dìjCoftrinfe  quello  or- 
dine à  dichiarare  il  Macigni  ghibellino .  '  Quindi  nacque,  che  prima  che  qucll'an- 

Bofì' 


I 


DE     RICCI, 


^59 


A  no  finifle  &  egli  &  Vguccionc  foflèro  ammunid .  Non  è  però  dubbio  a/cuno  l'anno 
I  j  78  ;  che  i  Ciompi  prefero  li  gouerno  ^  eglie  Vguccione  eflère  Ilari  relìituiti  àgli 
honori  infìeme  co*  fratelli,  &  figliuoli  ".anzi  io  trouo,  che  Rollo  fu  l'anno  1  580 
con  due  altri  cittadini  mandato  ambalciadore  al  Re  Carlo  III.  per  conchiuderla  pace 
tra  il  Re  &  la  Republic3,la  quale  per  procaccio  de  gli  ambalciadori  hebbe  felice  com- 
pimento *  .Soprauifle  à  quello  tempo  per  Io  (pazio  di  tre  anni  ;  come  per  la  Tua  lèpol- 
tura  Ci  vede  in  Santa  Maria  Nouella(ul  presbiterio  dell'altare  maggiore  :  nella  quale  lì 
Veggono  intagliate  molto  chiaramente  infino  à  prelènti  giorni  quelle  lettere .  H I C 
lACET  NOBILIS  MILES  DOMINVS  ROSSVS  RICCIARDI 
DE  RICCIIS.  QVI  OBIIT  DIE  XII  IVLII  ANNO  DOMINI 
MCCCLXXXII.    CVIVS    ANIMA    REQ^VIESCAT   IN    PA- 

B  C  E .  Hcbbe  Roflb  di  molti  figliuoli ,  due  de  quali  Lionardo  &  Salueiiro  truouo  io 
nel  libro  della  Sega  Tanno  159532^  di  Luglio  venir  taffati  in  lette  mila  fiorini .  Sal- 
uellro  fu  ancor  egli  padre  di  più  figliuoli  ;  l'vno  de  quali  detto  Tommafò  fi  può  dire; 
che  egli  diUruggeflTe  fé  lleflb  &  la  cala  fua .  Già  eran  paflati  venticinque  anni,  che  Rof- 
(o  &  Vguccione  fur  l'anno  jz  ammuniti .  perche  non  potendo  l'altiero  animo  del  già 
detto  Tommalò  nipote  di  Rofib  quella  ingiuria  (bflerire ,  (  percioche  cacciati  i  Ciom- 
pi dcuettero  ne  pnlTati  pregiudici  ricadere)accozzatofi  con  altri  per  altri  ò  (Imili  nlpetti 
malcótenti,del  tutto  fi  diliberarono  di  por  mano  alla  vedetta .  &  finalmente  dell'anno 
I  ^^7  à4d'agorto  otto  gouani  di  buone  famiglie  di  Firenze  infuor  che  due  artefici, 
effeudo  bàditi.tra  i  quali  fu  Tommafò ,  prcfèro  di  mutar  lo  llato.  Il  che  era  vccidere  il 
caualicre  Mafo  degli  Albizi.Sc  alcuni  altri  de  principali  del  goucrno.ilquale  allora  reg- 

C  geua.-fperandodidouer  elfer  fèguiti  dagli  Adimari ,  da  Ricci,  da  Medici, da  Mannelli, 
&da  molti  altri  cittadini ,  &  introdur  vn  altra  forma  di  reggimento  ;  ma  effendo  que- 
lli infelici  vfciti  per  la  citrd,leuato  il  romore ,  vccifo  due  giouani,  &  non  feguitati  qua- 
fida  ninno,  fènonda  alcunode  Ricci,  Sede  gli  Adiman,  i  quali  comparuero  folo  ar- 
mati,  &  non  leuarano  il  romore ,  à  tutti  otto  fu  mozzo  il  capo  * .  Et  perche  Tomma  - 
fo  hauea  detto  in  quello  trattato  clTere  llato  confènziente  Salueilro  fuo  padre ,  ancor 
egli  hebbe  bando  dell'hauere  &  della  perfòna .  L'anno  1400  non  isbigott'ti  gli  huo- 
mini  dì  quella  famiglia  de  mah  fucceduti, congiurò  di  nuouo  Sanminiato,  de  Ricci  fi - 
g'iuol  d'Vgucciozzo,come  a  fìio  luogo  diremo ,  ilquale peruenuto  in  mano  della 
gmlhzia  accusò  per  colpeuoli  del  trattato  A rdingo  fratello  di  eflb  Vgucciozzo ,  Salue- 
ilro già  detto ,  &  Tommafò  fuo  fratello ,  &  figliuoli  di  Salueilro  Giouanni  &  Rinieri. 

D  Et  dice  vn'antico  aurore,  che  di  ciò  fcrifle.  Furono  alcuni  che  diflerotche  qneilo 
trattato  di  certo  hauea  faputo  e  in  parte  ordinato  il  Duca  di  Milano  con  parte  de  detti 
trattatorij&mafsimamentecon  Salueflro  di  M.  RofTo  de  Ricci,  ilquale  poco  tem- 
po dinanzi  era  fàputo  in  camera  con  lui  à  molto  ilretto  ragionamento ,  e  à  fègreto 
configliob  .Seuerifsima  fu  la  balia,  la  quale  in  quello  tempo  &  per  quella  cagione  fi 
prefèhauendo  ordinato,  che  chi  vccideflc  alcuni  di  colloro ,  tra  i  quaU  fono  i  f<icci , 
hauclfe  del  comune  fiorini  ^  000  d'oro  ;  &  che  (è  egli  haueffc  bando ,  fufTe  ribandito 
di  qualunque  cofa,  eziandio  fé  egli  hauefTe  bando  di  rubcllo.  E  ancora  che  quello  ta- 
le ,  che  il  faceffe  potefle  ribandire  due  altri  banditi  cui  gli  piaceffe ,  oc  che  egli  haueflc 
pnuilegiodifempre  portar  l'arme  per  la  città  &  pel  contado  di  Firenze;  cofa  di  che 
in  quel  tempo  fi  tenea  conto  grandifsimo .  Oltracciò  furono  polli  à  federe  per  venti 

£  anni  tutti  gli  Ricci  eccetto  certi  di  loro .  Onde  auuenne  che  non  prima  che  l'anno 
1 475?  vno  de  fucceffori  di  RofTo  ,  in  cui  finì  la  fua  fchiatta ,  fu  de  Signori .  Il  quale  fa 
Agnolo  figliuolo  di  Gio.  Agnolo  &  nipote  di  Francefco  ,  di  cui  RofTo  fu  padre .  Rella> 
mi  à  dir  quello  -,  il  che  fo  volentieri  per  approuare  il  più  che  fi  può  la  tellura  dell  albe- 
ro; che  Francefco  cognominato  Cacchino  dalla  perfòna  di  Bernardo  nipote  di  Rof- 
fo  accetta  Tanno  1 5  9i?  l'eredità  di  fuo  padre .  Et  così  ci  fiamo  di  tutta  la  difcenden* 
za  di  Clone  fpediti ,  onde  pafTeremoà  dir  di  Guido  fuo  fratello  > 

K    2       Ti 


U  Llb.  14- 
C4r  ^41» 


X  lui.  UT. 

47?. 


Temmdji. 


^  RucccUéì. 
én.  1397. 

é  lui,   àH^ 

l  ^oo.céf.7 

Tommafì. 
Giciiénni, 
Himtri. 


I>  lui c4f. la 
il. 


rréHttfti. 


l^O 


DELLA    FAMIGLIA 

2?»  (^uUo,& d'alcuni  Je /uoi  /iéccejfcri , 


ftUmtrt    dt 

Pier». 
Oto.otnf.  di 


^ 


%jtnirtà. 
Ci»  Gorf.di 


HEBBE  Guido  come  nell'albero  fi  vede  cinque  figliuoli.  Andrea, Neri,  Be- 
nozzo  ouer  Benzo ,  Ardingo  &  Giouanni ,  Di  Bcnzo  comprcfo  nella  pace 
del  Caidiual  Latino, Sellato  de  (ignori  l'anno  i^o4.finifce  la  fucccffione  nel  fi- 
gliuolo. Andrea  ancor  egli  indetta  pace  nominato  tu  l'anno  12^8  il  primo  Gonfa- 
loni, re  di  giuilitia  che  folTe  flato  m  quella  famiglia  ,  del  cui  magiilrato  per  clTcr- 
(i  trouato  in  tempo  molto  tranquillo»  ninna  cola  li  legge.  Hebbe  egli  due  figli- 
uoli Piero  &c  Giouanni .  Colui  per  quel  che  crouiamo  nel  libro  del  Mazzinghi ,  in- 
teruenne  nella  rotta  di  Montecatini  .  Colini  fu  Gonfalonier  di  giullitia  tre  vol- 
te. Della  prima  che  fti  l'anno  1 508  nulla  apparilce;  poco  più  li  vede  del  i  520; 
Ce  non  ch^  à  luo  tempo  mòri  Vguccione  della  Fagiuola  llato  già  fiero  nimico  del-  B 
la  Rrpubiica  &  comincitiuano  a  fcntirfi  le  battiture  di  Callruccio  nimico,  ilqual 
durò  più  tempo ,  &  fu  più  terribil  di  lui .  ma  come  le  fi  hauelfe  a  ricompcnlÀre  il  lì- 
ienzio  dei  due  paffuti  gonfaloneran ,  cliiarifiimo  &  pieno  di  molte  facende  fu  il  ter- 
zo i'anno  r  ?  2  5  »  ntl  qual  fu  introdotto  quel  collume  di  acculare  per  polize  alcu- 
ni ,che  pc terrore  cflère  lòlpetri  par  cagione  di  liato .  Et  mollrandod  elfcr  trop- 
po parvero  quel,  chcin  voigar  prousrbio  fi  dice,  che  la  voce  di  popolo  3  è  la  vo- 
ce di  D'.o  ;  qu^Uì  tutte  Icpolizc  conuenncroà  teilimoniare  ;  che  tre  caualieri  di  fa- 
migi^'c  nobili  fofleroilati  mouitori d'vn  trattato, che correua . Iquali  (otto la  fcie pa- 
biica  ,  che  nq:»  v'andrebbe  il  capo  ,  acculàtifi  da  le  llelli  d'clTece  ilari  conlàpcuoli  ;  ma 
Tio'ù  gi.ì  complici  fur  condannati  in  denari .  In  quello  tempo  per  i  lòfpetti ,  che  corre  - 
uano,  dubitandoli,  che  i  Gonfalonieri  delle  compagnie  non  ballafiero,  furono  elee  ti  q 
tii'i'juantalci  pennonieri .  ma  diilribuiri  in  modo,  che  cialcun  Gonfaloniere  ne  hauclTe 
iortoiii  fc  due  6  tre,  quafi  tanti  capi  di  Iquadra,  partecipando  di  quello  vficio  eziandio 
qu'.lM  popolini  iqu:^ii  non  gouernauano.  Quello  ordine  fu  fermato  &  mcfTo  in  eie* 
cusfonc  i(  dì  2  7.  d' Agollo  ^nel  quale  cialcuno  del  popolo  ragunato  per  ordine  lotto  il 
fio  feiliereipronni^  con  ginrsmcnto  di  trarre  in  ogni  accidente  alia  conlèruazionc 
dello  ibro  popoloic .  Oltre  à  ciò  hauendo  1  Pazzi  di  Valdarno  tolto  à  Fiorentini  la 
Traoro/a ,  fu  da  ior  iòidati.ncuperata .  riceuettclì  alcun  danno  dalle  genti  di  Callruc- 
cio; 61:  alcre  cole  (uccedetf  ero,  come  più  à  lungo  nelfanollraiiloriafièdimollrato.Fu 
GiouAnni  i^^^dtc  d-/\ndrea, del  quale  Andrea  fu  figliuolo  vn'altro  Giouanni;  ne  più 
oltre  va  q;jclia  fucceihone  . 

Giouanni  fgliuolo  di  Guido  fu  ancor  egli  Gonfaloniere  l'anno  i  j  07  nel  qual  tem-  q 
pò  trouandolì  1  Piorentmi  non  molro  amici  dei  pontefice  hebbero  gran  timore ,  che  il 
lùo  legalo  non  vernile  ad  alìaltarli  nella  propria  città  ;  quando  trouandolì  i  lòlda- 
ti  loro  airafièdio  di  Gargonfajnon  era  nella  città  giouentù,  che  potefle  difender- 
la .  ma  il  Legato conteatatofi di  hduer  liberato  Gargonla  daH'aflediojtrauagliòi Fio- 
rentini alieni  di  venir  all'accordo  con  le  percollc  Ipirituali ,  hauendo  Icomunicato 
particolarmente  il  Gonhlonierc  ei  priori  con  tutti  coloro ,  che  gouernauano  la  Re- 
publica  come  mubedientià  comandamenti  della  lède  apollolica.  Ne  perciò  miti- 
gò gli  animi  de  Fiorentini,  i  quah  pollo  vna  afpra  gabella  fòpraibeni  de  chetici; 
tal  fu  la  crudeltà  degli  elàttori;che  non  volendo!  monaci  di  badiamo  non  poten- 
do co!  preteilo  d'efler  beni  ecclefiallici  p3gare,&  per  quello  lèrrato  le  porte  conrra  i  mi 
niilri,&:  corto  àluonar  le  campane,  non  lòlo  furono  à  furor  di  popolo  villanamen-  g 
te  dalla  plebe  rubati  ;  ma  in  pena  d'haucr  lonatc  le  campane  fu  loro  per  ordine  del 
comune  .  taghcJto  il  campanile  poco  meno  della  metà .  Di  quello  Giouanni  nacque 
Piero,  la  CUI  luccelsione  dopo  lui  fi  fpenlè  nella  quinta  età  lènza  apparire  de  ior  luc- 
ctllori  cofa  degna  di  memoria ,  Rella  dunque  à  parlare  di  Neri  &  d' Ardingo  ancor  e 
g!(no  figliuoli  di  Guido  ;  ma  perche  lòlo  d' Ardingo  rimane  ànoftri  tempi  pollctita. 
Ci  i^edjitmo  prima  di  Neri. 

Ti       ^ 


D  E     R  I  e  e  I.  ,^, 

A  2?i  'Neri  l^onfi  di^mliitia ,  &  (télcm  dt  fmt  fucctjjtri . 

IL  gonfaloncrato  di  Neri ,  che  fu  vcrfò  il  fine  dell'anno  i  j  o  i  fu  poco  lieto 
per  vna  briga  ,  che  in  cflb  accadde;  il  che  in  queftomodo  auuenne.  Era  il  Ai 
del  natale  del  Signore  ,  &  fecondo  Tvfo  di  que  tempi  ,  (\  predicaua  nella  piaz- 
za di  Santa  Croce  .  nella  cjual  predica  era  ì  cauallo  Simone  Donati  figliuolo  di 
Corfó  con  molti  Tuoi  compagni  &  mafhadicri  ,  giouane  per  molte  virtù  ,  che 
in  lui  erano  ,  di  grandiflìma  efpettazionc  ,  &  non  fblo  la  fperanza  &:  gioia  del 
Vecchio  padre,  ma  di  quafi  tutta  la  città  .  Uguale  vcggcndo  paflar  per  la  piaz- 
za Niccola  de  Cerchi  caualiere  ;  della  (orella  del  quale  egli  era  nato  ,  con  (ìia 
compagnia  à  cauallo  per  andarfcne  a  (ùoi  poderi  ,  da  fubitana  pazzia  coramo(^- 

B  fo  .  fu  prefo  d'vna  itrana  voglia  d'andarli  dietro  ,  &  d  offenderlo  .  Fu  Nicco- 
la raggiunto  al  ponte  ad  Affrico  ,  oue  vcggendoli  dal  nipote  afl'alire,  di  cui  nin- 
na guardia  prendcua  ,  cercò  di  far  quella  difefa,  che  potè  maggiore  .  la  quale  fu 
tale  ,  che  benché  egli  vi  rimaneflc  morto  »  Simone  vi  fu  in  guifa  ferito  ,  che  la 
{cguente  notte  fcne  moii  ancor  egli .  ilquale  accidente  dolorofo  da  {è  ,  fu  anche 
poi  d'altri  mali  cagione  ,     Dopo  il  gonfalonerato  fu  Neri  due  volte  de  Signo- 
ri l'anno  i  ^  1 1  ,  &  i  f .  &  moriflì  non  giouane  ,  hauendo  dopo  fé  lafciati  più 
figliuoli  maichi  ,  Iacopo  ,  Ruggieri ,  Bartolo ,  Maffeo  &  ftimo  ancor  Lapo . 
La  linea  di  Maffeo  finì  in  due  figliuoli  ,  che  egli  hebbe  Rinieri  8c  Niccolo  ,  co-    ué^c». 
me  quella  di  Bartolo  mancò  in  Ippolito  fuo  figliuolo  ancor  egli,  ma  perche  Bar-    '7aV'*^"'* 
tolo  è  noto  ncll'iftorie  ,  &  ne  libri  publici ,  di  lui  dirafsi  alcuna  cofa  *    Egli ,  il-    onfMom- 

C  quale  per  lo  grado  »  che  hauea  della  fcicnza  delle  leggi ,  fu  honorato  fèmpre  del  /'»'»'•• 
titolo  di  Melfere  ,  fu  liceuuto  nel  numero  de  Signori  l'anno  i  ^  08.  nel  libro 
dei  Mazzinghi  (òtto  il  fèguente  anno  ,  ma  fecondo  il  corfo  della  Chiefa  è  l'an- 
no 33  IO  da  Tedici  di  Febbraio  per  tutti  i  quattordici  d'aprile,  fu  dei  diciotto  ca* 
pttani  di  guerra  ,  che  (\  cleggeuano  tre  per  fèftiere  ,  ellcndo  i  fùoi  compagni  per 
le  fello  di  porta  SanPiero  meffcr  Giachinotto  de  Pazzi  in  vece  di  melfer  Pazzino  , 
&  Meffcr  Baldo  d'Aguglione.  ma  l'anno  i  j  i  ^  non  li  volendo  l'Impcrador  Ar- 
rigo come  a  fuo  perucrfò  dar  honoranza  di  Meflère,  e  folo  da  lui  appellato  Barto- 
lus.  qui  dicitur  Index.  Peruenne  l'anno  1  j 24  da  mezzo  ottobre  a  mezzo  dicem- 
bre alia  dignità  del  gonfalonerato  ,  ilquale  non  riufci  ingrato  alla  fua  patria  ,  im- 
peroche  trouandofì  la  città  in  non  buono  flato  per  conto  delle  imborfàzioni  de- 

D  gli  vfici  publici ,  non  ottante  alcuni  rimedi  prefiui  prima ,  Bartolo  pofè  di  nuo» 
uo  mano  alle  borfè  ,  &  comprendendo  vn  gran  numero  di  cttadini  s'imborfà- 
rono  tutti  gli  vfici  per  quarantadue  mefì  ,  non  fòlo  de*  priori ,  &  gonfalonie- 
ri di  giuftizia  ,  ma  de  buoni  huomini ,  de  gonfalonieri  delle  compagnie  ,  de 
condottieri  delle  mafnade  de  fòldati ,  i  quah  nondimeno  (ì  metteuano  di  fei  me(i 
in  fci  mefì  .  ^i  fìmigliantemente  fu  corretta  l'elezione  delle  capitudini  dell'arti, 
rillringendo  l'elezione  ad  vna  fòla  Volta  per  ciafcun'anno  .  ie  quali  cofc  hebber 
fine  con  maggior  quiete  ,  che  da  principio  non  fi  fpcraua  .  Sollecitò  anche  il 
Gonfaloniere  la  Venuta  de  foldaii  franzefi  che  s'eran  mandati  à  chiamare  dalla  Re- 
publica ,  i  quali  in  numero  di  cinquecento  caualieri  tutti  huomini  nobili  ,  &  efèr^ 
citati  nel  melliere  dell'arme  ,  venuti  al  tempo  del  filo  vficio  »  &  fra  quali  eran 
e  più  di  feffanta  caualieri  di  corredo  ,  furon  cagione  ,  che  mi  a  npa  molto  tem- 
po fi  muouefTe  la  guerra  contra  Caftruccio  .  £  il  Papa  per  fauorir  i  Fiorentini  t^mmhé* 
eziandio  nelle  picciole  colè  publicò  grauiffimc  cenfure  contra  coloro,  i  quali  con-  uiA.6, 
trafaceffero  il  fiorino  dell'oro  che  fi  batteua  dalla  Republica .  Già  era  venuto  l'anno 
X  343 ,  dopo  egli  cffcre  flato  cinque  altre  volte  de  Signori  ;&:  la  città  caduta  lotto 
la  tirannia  del  Duca  d'Atene ,  valorofàmente  lène  era  liberata  ;  quando  clfcndo  nc« 
ccilàrio  per  riformare  lo  flato  far  ciccione  di  valeQCifsimi  &  ottimi  cittadini  fca 

quattor» 


i^z  DELLAF  A  MIGLIA 

quattordici , che  Tene  eleflcro  de  grandi  &  de  popolani, vedefi  tracffi  14. éfferaii'  A 
nouerato  per  lo  già  detto  Tuo  fedo  di  porta  San  Piero  M.  Bartolo  de  Ricci ,  come  Gioì 
Jillutd.    uanni Villani lafciò  (critto .  * 

^  *Di  ldc»p9  giudice  ,  &  ^onf,  di  gìuflitìd ,  &  J' alcuni  fuoi  difcendenù , 

FV,  come  Bartolo.ancor  giudice  il  (ùo  fratello  Iacopo ,  &  come  egli  fa  ancora 
Gonf.di  giuftitia ,  ma  in  tempo  tanto  torbido  per  la  Republic3,che  centra  ogni 
coftumc  pa{rato,doue  non  fi  foleuan  fare  più  che  fti  priori  per  volta,  in  quel  raagiftra- 
tofènefecer  tredici ,  quello  fu  l'anno  13  04  da  mezzo  febbraio  a  mezzo  aprile,  nel 
quale  m  guifa  abbondarono  le  domefticbe  difcordic ,  che  fu  la  citta coilretta  diri- 
ceuer  i  Luchefi  dentro  le  proprie  mura ,  &  dar  loro  autorità  di  comandare  &  far  quel  B 
che  voleflono ,  pur  che  raetteflbn  d'accordo  i  cittadini ,  il  che  riufcì  loro  felicemente. 
nel  che  mi  pare ,  che  à  fomiglianza  degli  antichi  Romani  nelle  cofe  difficili  della  loro 
Republica  1  Fiorentini  ridottifi  ancor  eglino  à  duri  partiti  haueflèr  quella  volta  crea- 
to i  Lucchcfi  quafi  Vn  loro  dittatore ,  i  quali  affettata  nello  fpazio  di  icdici  giorni  ogni 
ciuil  differenza  à  cafa  loro  iè  ne  tornarono .  Lungo  tempo  dopo  quefto  fi  efercitò  Ia- 
copo ne  publici  p.ftari ,  trouandofi  eflèr  de  priori  nel  i  5  o^?.  2  ^.  34.  &  4 1 .  Ne  igno- 

t^ft,  bile  fu  il  nome  di  Lapo  fuo  fratello  »  il  qual  fi  trono  nella  rotta  di  Montecatini ,  &  fu 

tra  il  numero  de  prigioni .  La  rotta  di  Montecatini  accadde  in  Venerdì  a  25^.  d'Ago- 
fto  fecondo  il  libro  del  Mazzinghi  dell'anno  i }  1 5  :  &  benché  fia  fegnatocol  N.ciò 
volea  dire  ,  che  non  fi  trouaua  dopo  la  rotta  in  quel  tempo ,  che  di  lui  fu  tenuto  nota 
in  quel  libro;  vedeli  nondimeno  il  medcfimo  Lapo  eflèr  interucnuto  nella  giornata  C 
d'Aitopaicio  l'anno  i  5  2  5  à  2  5  di  Settembre ,  &  anche  in  queila  eflère  flato  fatto  pri- 
gione; legno  potrebbe  dir  alcuno,  che  ei  non  fuggiua.maper  tornar  a  Iacopo, egli 
•     fu  padre  di  M.Giouanni .  &  di  Piero  ;  il  qual  Piero  ancor  che  habbia  vn  figliuolo  det- 

puro.  to  Francefco  ;  tìimo ,  che  il  giudice  Iacopo  a  figliuoli  e  al  nipote  lopra  viua  ;  poi  che 

franufo .  Q  jgggg  yn  fuo  telbmento  dell'anno  i  548  notabile  per  la  famolà  pellilenza,  che  in 
quello  auuenne  ;  nel  quale  lòtto  il  dì  1 7.  di  Dicembre  inlìituilce  fuoi  eredi  Tedaldi« 
no  &G!ouanni  figliuoli  di  Ruggieri  fuo  fratello.  Qjicllo  Ruggieri  fu  de  Sign.  tre 

jtu^lni  it     YQ jjg  l'an no  i  3  5  ( , 5  3  .&  5  8 .  &  fi  vede  di  lui  la  fepoltura  fotto  le  volte  nell'entrare  del 
chioilro  a  man  manca  pur  in  Santa  Maria  Nouella  :  le  cui  breui  parole  piene  d'antica 
remplicità,& vote  d'ogni  ambizione  fon  tali.  S.   ROGGERII  NERII  DE 
RlCCllS  ET  SVORVM.   con  vn'arme ,  la  qual  ha  vna  croce  2  trauerlb  q 
con  quattro  ricci ,  4 

%>i  Cituanni  giudice  f  &  grande  nella  2ep, 

A  Giouanni  fùo  figliuolo  ci  da  materia ,  che  alquanto  (òpra  de  luoi  fatti  ci  di* 
fteodiamo .  egli  fu  dottor  di  leggi  ;  &  per  quel  che  d  vede  nel  libro  di  Branca- 
zio  Rucellai  fi  l'anno  1 5  84.  con  M.  Rinaldo  Gianfigliazzi ,  eccoti  Andrea Minerbct- 
tilpeditoambslciadore  al  SirediCofi.  ilquale  dopo  alcune  non  lunghe  pratiche  per 
»  NeUd  té.     opera  degli  ambafciadori  fi  cóuenne  di  vender  la  città  d'Arezzo  alla  Rep.  *  l'anno  8> 
fd.(4r.')j.       con  quattro  cittadini  de  più  principali  del  gouerno  fu  mandato  ambafciadore  a  Bo- 
nifacio VlII.dal  quale  dice  la  medefima  iftoria ,  che  furono  graziofamente  riceuuti  fa-  g 
f  cdf.iy      cendo  il  P^pa  grandi  &  larghilsirae  profertc  a  Fiorentini .  *  Haueua  iui  à  due  anni  la 
città  condotto  per  fuo  capitano  di  guerra  il  Conte  d'Arraignac  per  le  guerre  che  ha- 
uea  co  Vilconti  Signori  di  Milano,  al  qual  Conte  douendo  mandar  pcrlbne,  le  quali 
appresso  di  lui  afiiltcìrero  per  le  occorrenze  opportune  della  milizia ,  vi  furono  man- 
dati così  li  noiko  Giouanni  ,  come  il  già  di  Ibpra  allegato  Rinaldo  Gianfigliai- 
zi .  ma  il  Conte  più  coraggiofb,  che  cauto  capitano  >  hauendo  per  treppo  ardire  prc- 

foà 


fii^ntrt 


M 


D  E     R  I  e  e  I,  1^1 

^  (óacombattcrcconlegentiMilanefi,  quando  meno  fi  conuéniua ,  fu  non  fòlo  rot- 
to con  le  fue  genti  :  ma  egli  vi  fu  morto,  &  con  la  ruinadi  lui  &  dell'cfercuo  vi  fa- 
rono  anche  tatti  prigioni  gli  ambafciadori  Fiorentini .  Dice  l'illoria  già  detta-  ^  ciia     ,  céf.  it. 
eflcndo  il  Ricci  fatto  da  vn  (òldato  prigione  fu  per  comandamento  dei  Conte  di  Vir- 
tù menato  à  Pauia ,  &  racilb  prigione .  onde  dopo  molti  mcfi  non  tu  liberato  ;  ic  pri- 
ma egli  non  pagò  (ette  mila  fiorini  d'oro.iquali  fur  fatti  buoni  dalia  Reo.  !l  Verino  ^     t  xi*.*- 
lodando  il  Ricci ,  come  fuol  fare  de  gli  huomini  di  valore ,  ftimò  d'ciTeilì  egli  in  qme- 
fta  prigionia  morto .  e  i  verfi ,  che  di  ciò  (crifTe ,  fon  quelli , 
DfiBrina  & péttrUinftgnis  fieute  lohannes 
^ccius ,  ho/itlt  extiaéìus  legàtus  in  arct  e  fi  ; 
Qutd  centra  d\rumpr«  tibertdte  tyrdnnum 
g  Syllanum  hirtdtus  fuerM  capere  drmd/indtum . 

i  quali  Verfi  nella  noiìra  lingua  tralportati ,  quello  Tuonano . 
JKort  prigion  nelìd  nimicd  reccd 
Il  pio ,  e'I  dotto  dmi/a/ciddor  Ctoudnni 
fer  hduer  contro  ilfier  tirdnno  dcctfg 
^  prender  l'drme  ì  Ftorentinì petti . 
ma  che  egli  qui  non  moriffe  le  feguenti  cofe  ildimoftrcranno.  Furono  immortalili 
guerresche  i Fiorentini hebbero co* Milanefi;  le  quali  appena cefiprcno ne  maggio- 
ri loro  pericoli .  nondimeno  fopraftando  nell'anno  i  -.5?5  la  guerra  dcilc  compagnie, 
CIÒ  è  di  molti  ladroni  :iquah  fotro  nome  di  compagnie  moldbuano  luttigli  Ibti 
d'Italia,  furono  à  Galeazzo  Conte  di  Virtù  (quclto  era  il  cuoio  dì  quel  principe  in 
y-»  quello  tempo  )  mandati  ambafcia^ori  pei  fapere^le  tra  loro  pace  ò  guerra  douclledu- 
rare ,  o  le  pure  di  buona  fede  hauellero  a  vnirfi  e  far  lega  mlicmc  per  porerfi  difende» 
re,  e  opporfi  bilògnando  alla  temerità  di  cotali  huomini .   Quelli  ambaiciadori  furO'» 
no  con  Giouanni  de  Ricci  Donato  Acciaiuoli  cauabere,  &  Guido  del  l'abgio ,  per  l'm- 
duilriàde  qasli  fu  tra  il  Conte  e  iFiorentinico  i  loro  aderenti  dali'vna  parte  all'altra 
conchiulà  lega  a  difelà  degli  llati  loro ,  &  centra  le  compagnie  '  Quella  fèpoltura ,  la     •  csf.  i, 
quale  è  lòtto  li  icag'ioni  nella  naue  del  mezzo  con  ricci  intorno  di  bronzo.lòn  di  pare 
re ,  che  fia  fenza  alcun  fallo  di  Giouanni,  sì  perche  vi  fi  legge  il  nome  di  Ruggieri  fuo 
padre  ;  &  sì  perche  quel  nobihs  viri  è  legno  di  perfona  graduata,  quanto  di  detta  le- 
polturafipuòlcggercèquello.HIC  lACETCORPVS  NOBILIS  VIRI 

RVGGERII  DE  RICCHS 

, Due  figliuoli  trouo  io  di  Giouanni ,  Rug-     *fS*"*.  ^ 

giecicTomma{ò,nc  ad  altra  notizia ,  che  di  Ruggieri  mi  fono  abbattuto:  il  quale    '    ^'^ 
cHèndo  {lato  de  Signori  m  vita  dà  padre  l'anno  1 394.  palsò  nel  140^.  al  gonfilonera 
to.anno  &  raagiilrato  memorabile  fra  le  memorie  della  Citta  per  cóto  della  guerra,che 
s'Àauea  a'Ioraco  Pilàni.I  quali  parendo  di  non  poterfi  vincere  per  alledjo,  fu  delibe- 
rato di  volgerfi  con  ogni  impeto  alla  forza .  Onde  fu  creato  capitano  deli'elèrcito 
de  Fiorentini  Luca  del  Fielco  nobile  Gcnouelè  tenuto  per  valente  &  fauio  huomo  in 
f  un  di  guerra .  e  in  lommafi  prefero  tutti  quelli  ottimi  prouedimenti ,  per  mezzo  de 
quali  ini  2  non  molti  mefi  Pifa  pcruenne  in  potere  de  Fiorentini .  Di  Ruggieri  nacque       ^   .^.  ^^ 
vn'altro  Ruggieri,  il  quale  due  volte  fu  de  Signori  l'anno  I4fj.&  ^o.  Si  come  di     ^^^'"* 
P  tre  figliuoli  Tche  quello  Ruggieri  hebbe,  Giouanni  fu  de  Signori  l'anno  1450.  del     acuannid^ 
qual  Giouanni  la  fuccefsione  fi  Vede  nell'albero .  Se  in  tal  modo  fi  è  dato  fine  a  tutu  la     ^'X""** 
pollerita  di  Neri ,  perche  ci  foprauanza  à  sbrigarci  d'Ardingo . 


s 


1D*^rtìi»^o  ^onf,di  gìtiflitid,  &  /alcuni  futi  Jtéccejftrì^ 

E  hauer  nella  (ùa  giouinciza  elpollo  la  vita  a  pericoli  per  amor  della  patria,  è  opc  • 
ra  degaa  di  lodcj  commendabile  fenza  alcua  dubbio  dee  cflcr  la  fama  i'Ardingo . 

IL    3        il  quale 


1(^4  DELLAFAMIGLIA 

il  quale  è  l'anno  i  ^  i  o  annouerato  tra  i  feritori  con  altri  nobili  della  fua  cafà  &  del  filo  A 
ieiio  di  porta  SanPicro.  come  intcruenne anche  l'anno  15  i  ^.  nella  battaglia  di  Mon- 
tecatini .,  nella  quaie  fu  fatto  prigione  &  ricomperodi .  dalle  cofè  belliche  paflato  a  ca- 
richi della  pace  fu  per  i  dve  rriclì  di  mezzo  agoilo  a  mezzo  ottobre  dell'anno  1 5  2 1 
creato  Gonfaloniere  di  giullitia .   Et  non  volendo  mancare  con  la  taglia  di  Tolcana  di 
concorrere  alle  guerre  lombarde  infieme  col  Papa  &  co!  Re  Ruberto  contrai  Vilcon- 
ti,  mandò  (otto  il  Marchelè  Caualcabòdi  Cremona  buon  numero  di  gente  à  caual* 
lo  a  quell'imprcfa .  fu  padre  Ardingo  d' Vgucciozzo  ,  &  di  Corfò  :  de  quali  il  primo  fu 
padre  di  molti  figliucli;  onde  prima  di  lui  &  della  fua  fùccefiione,  &  pofciadi  Cor  foli 
r^n'eìcTz»     p^'^rlcrà.  GucciczzOjche  arcorcofi  sì  ritrcua  {critto,  fu  dclìgnori  due  Volte  l'anno  ^ 
deSyim,       1  3  5  5  .&  6^5,&  fé  vero  è ,  che  non  prima ,  che  ne  quaranta  anni  o  intorno  à  quelli  (1 
potefleeiìèrde  Hgnori  .cflèndoegii  mortoTanno  1404., conuiere, che  vecchifiimo 
li  moriflc  .  Che  (gli  f.ile  rschiilirriO  non  fé  ne  dubita  punro  ;  poiché  nel  libro  della  Se* 
ga  è  tafl'ato  inlieme  co'iùoi  figliuoli  nella  fomma  di  quaranta  mila  lioiini .  la  (Iia  fé  poi- 
tura,  come  può  tattauiaciakun  vedere, è  con  Taitre  in  Santa  ^43ria  Nouelladal' 
la  parte  driUa  dell'aitar  msggicre  ver/o  oriente ,  &  le  parole  m  t  ifa  polle  fon  tali . 
SEP.  NOBILIS  LT  EGRL.GìI  VIRI  GVCCIOTH  AilDiNGHl 
P£  KlCCliS  MtRCATORIS  FLORSNiTINI  QV'i  OBIII 
DIE  XIIII  MhNSIS  MARTil  ANNO   Dv^MiNi 

M  CCCG  UH  C 

LT  SVORVM  DESCENDENTIVM. 
che  viene  :.d  cfler  Tanno  1 40  5 .   Vide  a  luoi  tempi  nella  caia  fua  delle  ccfé  liete  &  acer- 
be; come  auuicneà coloro,  i quali  molro  Viuono  nel  mondo.  Onde  diife  accorta- 
tam.ente  quel  poeta ,  ma  il  paggio  è  viuer  troppo .   Vna  delle  acerbilsime  fu  la  mor- 
Sdnmnìtti      '^  di  Sx.timiniato  vno  de  iuoi  tìghuoli,  à  cui  à  19  di  dicembre  dell'anno  1400 
fu  m/ozzo  il  capo  per  haucr  congiurato  centra  quelgouerno  ,  che  allora  reggeua .  Di» 
i.  céf.7.        ce  l'illoria  di  Brancazio  Ruceljai'.Et  fulli  mozza  la  teila  dall'irabulto  alla  piazza  di 
Santa  Croce  ;  pcroche  era  tanto  grande  la  calca,  che  la  gente  facca  ;  cheli  caualiere  noi 
potè  coiiducerein  fui  prato  di  Santo  Nofri.  ne  medciimi  giorni  fu  aiiche  bandito  Ar- 
LyfrAr^fl  dt    dingo  Vii'alfrodc  fuoJ  iìgliuoli ,  il  quale  era  If  ito  de  Signori  l'anno  1 55?2  .   Vide  la 
*^     ,.        morte  di  Gìcuacchir.o  parirncr.teiuo  figliuolo, di  cui  nelle  notizie ,  che  rende  Pi^ro  D 
de  Benini  delle  (ùe  figliuole  femine  quella  memoria  ntroui,Amo ,  parlando  egli  di  Lio» 
«arda (iia  figliuola  nata  l'anno  1  56^?;  dice  che  l'anno^f  (i  maritò  à  Giouacchmo  di 
Gucciczzo  de  Ricci;  che  la  dorè  lu  mille  fiorini  d'oro:  che  morì  Giouacchino  à  Geno- 
ua  a  noue  didicembre  dell'anno  i  3^2  ,  &  che  di  lui  rimafcro  tre  fanciulli. maichi  &: 
vnafmiina.gli  accidenti  o  dolci  o  amari  di  BaWaflari  odi  Matteo  mi  fono  nalcc  ili . 
Se  i  figliuoli  facerdoti  ne  lor  (àcrifici  priegano  Iddio  per  1  falli  del  padre,  &  quello  è  à 
ciakunodedderabilc  .egli  vide  Coriò  Canonico  di  Duomo.   Vide  Filippo  de  Signori 
*^^fju"Z'     ì'^^^t^o  I37^'5c  Piero o  Velcouo  d'Arezzo,  ilquale  io  veggo, che  e  già  Velcouo 
ftUpf*dts'i    l'snno  1 4o6',o  io  libro  d'cflcrtale,però  che  fu  ancor  egli  comepofcia  diremo  Arci 
gnort.  uefcouodi  Pifi  =  C^cl  che  frale  buone  Venture  lènzì  alcun  dubbio  dee  ellèr  pollo,  E 

(è  il  confcruarlì  ne'  lucccfiori  è  vna  fpezie  d'immortalità  ,  &  parte  per  confeguente 
di  felicità,  è  che  di  quattro  luci  figliuoli  t^^x  potè  veder  moki  nipoti,  come  che  a 
nollri  tempi  quello  ramo  ha  quali  (pento  oda  Ipsgnerfi  in  breue  tempo,  ma  per  v- 
fcirdimateiic  tragiche ,  che  ciò  detto  ragioneremo  poi  degli  arciuefcoui  di  Pila;  e 
T'ari,.  da  làpcre  che  de  figliuoli  di  Giouacchino  Piero  corfe  la  fortuna  di  Sanminiato  fìio  zio. 

di  CUI  vn'antica  cronaca  cefi  ragiona.  A  dì  fette  di  fettembre  HTZ  ^^  riuclato  alla 
nollra  lignona  vn  trattato ,  che  lì  teneua in  Firenze  contro  a  cfl?i  per  alcuni  cittadini . 
Etfuronne  prcfidue  cioè  Piero  di  Giouacchino  de  Ricci ,  &  Carlo  di  Benedetto  de 
Bardi ,  i  quali  facendoci  alquanto  danno  la  peililenza  hàueano  dilègnato  ,che  fé  ella 
iRoltiplicalTejci  cittadini  fi  parulìonccome  è  ài  vfànza,  di  fare  grande  nouità  al  reg- 
gimento. 


^  D  E     R  I  e  e  I.  t€^ 

A  gimento.  Et  però  a  di  iCdì  fèteembre  detto  fii  rag/iato  i/ capo  à  detto  Piero  à  pie 

dcllaporta  def  palagio  del  podelH  in  fui  /euarc  del  fole.c  il  detto  Carlo  fu  ri/a(ciato  per  j^  ^|^ 

non  cfler  trouato  colpeuolc  "  ,  ma  parliamo  hormai  degli  arciuefcoui  di  Pi(à,r)portan«  ftékttr, 

doci  nel  reito  alle  notizie  che  può  dar  l'albero.  J3*- 

2%'  fitn  ^rciuefcoue  di  Tif4, 

LEGGENDO  io  alcune  (critturc  del  (acro  eremo  di  Camaldoli .  tra  le  quali  Ci 
veggono  i  nomi  di  molti  Vefcoui  d'Arezzo»  tra  quelli  veggo  elTer  annoucrato 
5  l'anno  140^  Piero  de  Ricci.  Quello  medefimo  Piero  per  altre  fcritture  del  mo. 
nafterio  di  Ripoli  fuor  di  Firenze  veggo  cflèr  anche  della  medcfima  città  Vefcouo 
l'anno  141 1 .  Non  rinucngo ,  quando  egli  palli  alfarciuelcouado  di  Pifa ,  ma  pochi 
anni  conuicne  che  in  quel  fi  viueflè  »  poiché  certo  è  »  come  per  la  fua  lèpolrura  appari- 
ke  ellèr  morto  fanno  14 19.  quella  lèpoltura  può  cialcuno  veder  hoggi  nel  duomo 
di  PilaelFcr  àguifadidepolìtopoda  nella  parte  della  crocc,quattroo  cinque  braccia  al« 
Ca  da  terra  tutta  di  marmo  con  le  parole  che  fcguono . 

HOC  CELEBRI  TVMVLO  RETRI  DE  RICCIIS  DE 

FLORENTIA 
ARETINI  DEINDE  PISANI  ANTISTITIS  BENEMERITI 
C  SITA  SVNT  OSSA 

QVI  FELICITER  E  VITA  MIGRAVIT  PRIDIE  K^^LENDAS 

DECEMBRIS  ANNO  MCCCC  XVIII.. 

ci  ha  Pila  rammemorato  vn'altralèpoltura  di  Giouacchmo  figliuolo  di  Giouacchino 

polla  nella  chicfa  di  lànta  Caterina ,  nipote  deHarciuelcouo  Piero ,  &  fratello  dell'ai- 

ciuclcouo  Giuliano  ;  ilquale  mortofi  giouinetio  quiui  è  lèpellito. 

VITAE  INGENVAE  ADOLESCENS  HiC  DE  RICCIIS 

I A  C  E  T 
IOACHINVS  lOACHlNI  FILIVS  QVEM  IMMATVRA 

RAPVIT  MORS 
ANNO  PRIMO  PONTIFICATVS  ALEXANDRI  Y. 
j)  MCCCC  X. 

Vi  (^ìuHàat  ^rcmtfc»U0  di  fija . 

I  V  L  1  A  N  O  ancor  egli  figliuolo  di  Qouacchino ,  trouo  ioeller  Canoni- 
^j  co  Fiorentino  l'anno  1417  nel  Vefcouato  d'Amerigo  Corlini ,  ne  Chic- 
la  ho  io  letto  giamai,  che  habbia  prodotto  più  prelati  della  Fiorentina.  Il  che  cre- 
do auucnga ,  perche  rare  Volte  ha  tirato  altri  à  quel  grado ,  che  perlbne  nobili ,  ilchc 
cosi  interamente  non  è  forfè  ilato  olferuato  in  altre  Chicle  d'italia .  Succedette  10  • 
contancntc  reirarciuelcouato  di  Pifa  dopo  la  morte  del  zio  nel  lecondo  anno  del 
£  pontificato  di  Martino  V.  li  quale  preparandofi  di  venir  ad  abitare  in  Firenze .  ha- 
ucacaro  di renderfibeniuolii Fiorentini.  La  breuità  del  tempo, che  il  tenne  l'Ar- 
ciudcouo  Piero  fu  largamente  ricompenfata  dalla  lunghezza,  che  lèdè  fArciuelco- 
uo  Giuliano  ;  ilquale  rcflc  quella  Chielà  per  lo  fpazio  di  quarantadue  anni .  Cattedra 
yeramen-te  molto  nobile  non  folo  per  la  antiquità  cflcndo  llata  inalzata  adarciuelco- 
uato  da  Annacleio  1 1.  l'anno  n  j  j  j  ma  perche  ella  abbraccia  Cotto  la  fua  cura  la 
meta  della  Ccrfica,  $c  è  aliai  conuencuolmcnte  dotata  di  rendite  temporali.  Mo, 
ri  Giuliano  Tento  è  i ,  tilèndo  già  di  tre  anni  entrato  nel  pontcficato  Paolo  5 1, 
E  le[  pelli  to  in  piana  urrà  focto  vnagraadcinafcmplicilsima  pietra  ,  ouc  li  leggo- 
no queik  lettere* 

S        HIC 


i^e  DELLAFAMIGLIA 

HIC  SITA  SVNT  OSS^  IVLIANl  DE  RICCIIS  DE  FLORENTIA      A 
ARCHIEPhCOPI  PISANI 
QVI  IN  ARCHIEPISCOPATV  VIXIT  ANNIS  QVADRAGINTA 

DVOBVS 
MENSIBVS  DECEM  DIEBVS  DVOBVS 
MIGRAVI!  AVTEM  EX  HAC  VITA  DIE 
XXVI  DtCEMBRiS     MCCCCLXI. 
Di  oiuna  famiglia  habbiamo  hauuto  minori  notizie  di  c^ueiU  :  /a  maggior  parte  del- 
le quali  dalle  ncllre  fatiche  qua  &  la  raccolte  habbiam  ntrouato  ;  onde  altri  della  ao 
ftranegl'genzanonhà  dafdolóiH.  Finita  dunque  nel  modo  che  fi  è  potuto  la  difcen-  3 
denza  di  Gucciczzo  ;  diciamo  che  quefto  fol  icfta  di  Corlo  ìuo  fratello  • 

7)i  Corfo  ,  6^  ds  firn  fu  rcefjlri , 

(T^  ORSO  figliuolo  d'Ardingo  ha  lafiia  (cpolrura  in  Badia  a  pie  dclli  fcaglioni, 
"^  J  onde  fi  monta  nelFaltar  maggiore  quali  appunto  nel  mezzo  ;  laquale  ruiouata 
per  [a  fila  antiquitàdachichefiadefuoi  lùcccHori  contiene /opra  di  fw  qaeite  paro- 
kSEPOLTVRA  DI  CORSO  D'ARDINGO  DE  RICCI  L'AN- 
NO MCCCXLVJI.   RESTAVRATA  DA  SVOI  DISCENDEiM. 
Ti    L°  A  N  N  O  M  D  L  X  X  X .  &  ha  iopra  di  ciTa  tuac  le  arme  vaiiarejchc  in  di  -  q 
uerfi tempi  ha  tenuto  la  famigh3,dcl(e  qu:iii  quella  che  al  prcfeate  ritengono »&;  è 
c.uiui  la  maggiore,  fono  i  ricci  mimali  tramezzati  con  le  ikllc.dico  animali  a  diffe- 
renza de  ricci  di  calbgcoji  quali  in  vece  delle  Iklle  hanno  altre  volte  tramezzerò 
coigià  detti  ricci  animali.  Egli  hebbe  due  figliuoli  Aidmgo  cofi  detto  da!  nome 
deli'auoto ,  &  Zanobi .  di  coilui  non  ho  akuna  memoria .   Ardingo  fu  Gopfalonie- 
jre  d\  giuititia  per  i  due  interi  mefìdi  (èttembre  &d'ottobre  dell'anno  158^.  (òtto 
il  cui  n.2g!llr3to  ,  feguirono  in  Perugia  per  ciuili  crntefc  tra  i  nobili ,  Òi  il  popolo  mi . 
Eutod!  mohe  vccifioni  ,&  ruberie;  efièndofi  btrocapo  della  plebe  Pandclfo  Bag'ioni 
&r  fra  gli  alni  malli  mercatanti  Fiorentini  v'erano  llati  rubati,  &  oltraggiati  graue- 
mente  ;  onde  ogni  cofa  era  pieno  di  turbszione  Quelle  diicordie  rincretccndo  forte  à 
Piero  Gambacorti  huomo  di  buona  mente ,  fi  diipoiè  con  ogni  fuo  iiudio  di  metter    pv 
ui  qualche  concordia,e  dopomioltc  faticlu*  hauendo  accozzato  in  Pifa  gii  ambafci^do* 
ridi  tutte  le  Republiche  di  Tofcana ,  de  Bologncfi  ,  de  Malate  Ili ,  e  del  Conte  di  Vir- 
tù li  condufTe  3  far  lega  inHeme  a  difefa  delli  llatiLcomuni .  Et  perche  i  Sancii  Ibuaao 
duri  à  ratificare:  fi  conchiufe  per  patri  eiprefsi ,  che  fi  douefTe  far  opera, che  la  cimpa- 
gnia  delli  Inglefi  fi  disfaceflè.Onde  il  comune  di  Firenze  prefc  per  iùo  bldaro  il  Co(jtc 
Currado, 6c  altri  caporali  con  ^00  lancie.   I  Bolcgnelì  ne  llipendiarono  k^o^òC 
G.io.  Auguro  fé  ne  tornò  à  Napoli  à  difcfa  della  Reina  Margherita  moghc  già  del  Rs 
Carlo  j  &  del  giouane  Ladislao  loro  figliuolo  :  i  qaah  gaghardamente  erano  iketri 
dalle  genti  del  nuouo  Lodouico  d'Ang;ò.    Seguì  ancora  in  quclìj  tempo  la  mor- 
te d'VrbanoVLPontcfice  .  Truouo  Ardingo  elfere  l^ato  ricco  cittadino,  ven?a   E 
do  nel  libro  della  Sega  tafTato  in  fèdicimila  fioi  ini.  come  ch'egh  haueflèdue  fi^^lma- 
^tnoll  li  folo  di  due  cioè  di  Giouanni  &  di  Zanobi  efcono  i  due  rami ,  d'amendue  i  quali  è  a* 

cioMnni.        tempi  nollri  progenie .  Di  Zanobi  viue  hoggi  Giouanni  fuo  pronipote  a(fai  ben  vec 
.  chio  : ilquale è  padre  di  Giuliano, a  cui  tutti  coloro, i  quali  fon  vaghi  deli'iito'ia 

debbono  hauere  obligazionc  per  hauer  egli  dato  in  luce  gli  virimi  tre  libri  dell'i- 
ftoriadiMatteo  Villani  con  l'aggiunta  di  Filippo  fuo  figliuolo  infino  all'annio  1  ^^4. 
il  qual  libro  fcritto  di  mano  dell' vltimo  Ardingo  ,  di  cui  pur  bora  hsbbiam  tu  co 
menzione  l'anno  1574,  come  prcziofilsima  gioia  fi  ern  conferuato  per  b  (^^'- 
zio  di  fèi  età  ne  fuoi  fùccefTori  intìno  ad  efio  Giuliano  .  L'altro  figliuolo  d  Ardin- 
go detto  Giouanni  fu  auolo  d'vn'altro  Giouanni -il  quale  l'anno  14^  2,  Oc  71  fa 

de 


DE     RICCI. 


\Cj 


A  de  Signori.Di  quefto  Giouanni  v/ciroao  cinque  figliuoli. Fofcrigo  il  qual  fu  ée  Signori 
l'anno  I47y;&  la  Tua  fucceCionc  mancò  ne  nipoti.Giannozzo,  di  cui  macò  nel  figliuo 
lo.f  ilippo  ilqual  iì  diede  alla  rchgionc.Francefco  che  non  douettc  menar  moglie;  &  Ku 
bcrtoil  quale  Ihto  de  Signori  l'anno  1475^,8  j,&  1501^  l'anno  1  51  y  falle  alla  dignità 
delgonfalonerato;pa(raii  già  i  o^^.anni.chc  per  le  fortune  occorlè  non  era  nella  fua  cala 
iUto  quello  honore .  Sotto  il  collui  gouerno  fu  da  quelli  della  Balia  creato  capitano  de 
Fiorentini  con  fuprema  &  aflbluca  autorità  Lorenzo  de  Medici, sì  per  honoraie  co  quc 
iio  maggior  titolo  il  principe  delia  i\epublica,come  per  non  trouarfi  fproucduti  affatco 
ne  frangentiÀhe  poteuan  na{cere,dubitando(l  per  gli  apprcftamenti  che  lì  vedean  fare 
D  del  nuouo  Redi  Francia  chiamato  Francefco  di  quello  nome  primo  genero  dei  morto 
Rc,&  a  luifucceduto  Iccondo  la  legge  {àlicacomc  più  vicino  alla  coronajche  nucui  tur 
bamenti  non  fucccdcflero  in  Italia.Furongli  dall'altro  canto  mandati  ambalciadon  Ve 
n  de  Medici  dottor  di  leggi,  Francefco  Vcttori^&  Filippo  Strozzi,non  efl'cndo  più  dub 
bio,chegIi  apparecchi  da  lui  fatticrano  per  ricuperar  il  Ducato  di  Milano;  hauendo  per 
mezzo  di  Giuliano  de  Medici.pcrciocbciI  Re  nafceuad'vnafòrclla  della  Tua  mogiie.fat 
to  inilaza  al  Pontefice;  che  (ì  doucflè  cógiungcr  ièco.Il  quale  come  che  l'amicizia  di  Fra 
eia  non  abborifle.non  era  però  in  quanto  egli  potea  per  loft-nreich^  il  Ducato  di  Mila 
i;o  per  le  cagioni  altri  volte  dette  da  altro  principe  fofle  poflcduto,  che  italiano.  Mo- 
rì fjcgli  cllremi  giorni  del  magiftrato  del  Ricci  (cnza  hauer  hauuro  quedo  covuca* 
P  lamento  di  vedere  ancora  il  figliuol  Cardinale,  Conte^inà  forclladcl  Pontefice, 5c 
moglie  di  ì'iero  Ridolfi  .  Soprauillè  oltre  à  quello  t^mpo  Ruberto  lafino  all'an- 
no i  ^  2  ^ .  nel  quale  da  quciiavita  partito  laiciò  tanti  altri  figliuoli,  quanti  il  fuo 
padre  ne  hauea  blciato ,  vn'alcro  Federigo ,  vnaltro  religiolb ,  il  cui  nome  fu  Fra 
Timoteo ,  GiouanBatilU ,  &c  PietroPaolo  che  non  douectcro  hauer  moglie  ne  figlmo  • 
ii ,62 Pieifiancclco .  Felerigo  huomo  memorabile  in  quella  cafì  per  le  molte  ric- 
chezze, che  vi  accumulò ,  fu  de  Signori  cflcndo  viuo  il  padre  l'anno  i  5 1 7  ;  &  fu  v- 
n'altra  volta  dopo  la  morte  del  padre  l'anno  i^^zj  tcffeado  Gonfaloniere  di  giudi- 
zia  Luigi  Guicciardini.  Quello  fu  quel  tempo,  nel  quale  hauendo  la  gioucnruFio* 
tcntina  con  leggier  mouimento  voluto  rialFjaierc  la  libertà  ,  hebbi  à  elllr  cagione 
d'andar  à  Tacco  la  propria  patria.  Hora  toccando  alla  Signoria  di  mantener  il  pa- 
lazzo nello  llato,  nei  quale  l'hauca  ritrouato;  Federigo  voltatofi  à  (cdiziod  heb- 
be  animo  di  dir  loro  ,  die  non  s'hauea  àfar  violenza  à  Signori ,  i  quali  liberi  ,&;  noa 
violentati  prender^bboa  partito  delle  cole  opportune  ;  perche  Iacopo  Alaman- 
ni giouanc  aud^cifsimo  il  ferì  d'vna  coltella  nel  capo  ,  hauendo  prima  bcnchqcoa 
-leggi  r  pfrcoflafcrito  anche  il  Gonfaloniere  alla  fpalla.  Peruenutadi  nuouo  la  cit- 
tà lotto  il  reggimento  della  cafa  de  Medici ,  &  finalmente  fatto  capo  della  Republi- 
ca  Aleir^ndro  fisliuol  naturale  del  Duca  Lorenzo  d'Yrbino, Sedata  nuoua  forma 
al  gouerno  lì  crearono  quarantaotto  cittadini  à  gui(à  di  tanti  Senatori  ;  1  quali  m  coni 
pagnia  d' Aleflàndro  la  città  rcggcffero ,  fra  il  numero  de  quali  fu  Tanno  »  5  >  i  cllb  Fe- 
derigo creato .  Ville  ancor  lunghillìmo  tempo  dopo  quello  egli  ricco .  grande ,  6c 
potente  nella  pprria  fua.hauendol  io  nel  mio  Venir  à  Fii^enzc ,  che  fu  la  Hate  dell'an  * 
no  I  5<5'>»  trcuato  viuo,5c  vilTuto  anche  alcun  tempo  dopo,  huomo  veramente  li- 
mile a  gli  antichi  coilumi ,  poiché  per  le  molte  ricchezze  acquiiV»te  non  punto  in(u- 
pcibtnduiì  fu  Ipecchio  à  lùoi  cittadini  di  (òbrictà,  di  parfimonia,  d'indullria,  di  modc- 
ilia,di  manfuctudme .  Hebbc  egli  due  donne  AlciTandra  Gondi,&  Francclca  Ac- 
ciaiuoli  ;  ac  come  che  il  Tuo  figliuolo  f  ilippo  con  donna  de  Mannelli  congiun- 
to in  vita  di  lui  fi  morilfc  ;  vide  nondimeno  il  nipote  Ruberto: di  cui  quello  prc* 
fcnrc  Federigo  ,  che  hor  viuc  è  figliuolo .  lì  quale  fe  del  Tuo  buonbifauolo  feguirà 
Je  veiligia  &  moltiplicherà  io  molti  doppi  l'acquiftate  iicchc?zc  :  &  quel, che  importa 
ancor  pm  della  buona  fama  &  opinione  di  lui  farà  vero  fuccclfotc  &c  crede.  De  fratelli 
dei  vecchio  Federigo  PicrFiancclco  fu  de  Signori  l'anno  1 5  20,  e*  morilsi  Cófolo  di  Pi 

"    ~  $2         fa^ffen. 


D 


ftiet'tg»  dt 

Ptlipfit  rtii- 
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féUmere  di 


S,gntrt>  & 
XLliX 


r'àlfftl 
rtitr'\g»  ìi 

gÌMénim 


1^8  DELLAFAMIGLIA 

ù.tffendo  vidno  al  feflanccfimo  anno  della  Tua  ctà.Hebbc  due  mogli Ja  prima,il  cui  nò  A 
me  fu  Caterina  Panzani  figliuola  di  Ridolfo  gli  partorì  oltre  fuor  Caterina  quattro  fi- 
gliuoli mafchi»Ridolfo  caualier  di  Malta,Giouanni,Ruberto,e  Andrea. Della  (ècóda  fi . 
gliuoladiFrancefcoda  Diacceto  chiarilsimo  filofofo  dell'età  fuahcbbe  GiouanBati- 
fta,il  qual  fu  poi  detto  Fra  Timoteo,  Vincentio,  Ruberto,iIqual  viue  hoggi  in  Fracia, 
Franccfco,  e  Vinccntio  oltre  quattro  femmine,Iequali  tutte  fur  monache  nel  monafte- 
ro  di  S.Vincenzo  di  Prato,  oue  la  (brella  loro  di  padre  era  prima  entrata.  Quello  vlti- 
mo  Vincézio  è  hoggi  vno  de  Senatori  della  Città,e(sédo  nel  numero  dei  Quaratotto. 
&  coluiXopra  il  quale  gran  parte  del  pòdo  del  famofo  e  celebre  banco  de  Ricci  fi  ripo- 
fa.il  quale  hauédo  di  CaflTandra  Girolami  figliuola  d'Antonio  tre  figliuoli  ma{chi,è  vno  B 
de  i  tre  rami,ne  quali  fi  numerofa  progenie  fi  è  ridotta,(cemata  tato  d'huomini ,  quato 
è  tornata  à  mótare  in  quella  fortuna,onde  in  gran  parte  era  caduta.  Dei  malchi  del  (èco 
Io,e  degli  affari  del  mòdo  sbrigatici.ci  rimane  à  dire  della  forella  di  quelli  tanti  fratelli 
fuor  Caterina,  delle  cui  fiupende  opere  ho  in  vari  tcmpi,&  da  più  perfone  (cntito  trac- 
tare.  Ma  per  poterne  più  ardinatametefcriucre,ho  proccurato  trarne  piena  iformazione 
da  Monfig.Francefco  Diaccerò  prelato  per  nobiltà,  bontà,&  lettere  riguardeuolc;ilqua 
le  per  la  congiunzione,  che  hauea  {èco,&  familiarità  colmonaficro,  vcnfimilmentc 
pe  può  haucre  competente  notizia:  la  quale  parendomi,che  co  breuirà  contenga  le  prin- 
cipah  cofc,che  di  lei  comunemente  fi  dicono,hoqui  infcrta  l'inftruzionc  fua  {cnza  ag- 
giugncrui ,  o  leuare ,  o  mutarla  in  parte  akuna  «  n 

Ti  Suor  Cdterkd. 

1  Lmaggiorc  fplendoreche  poflano  còfeguire  nò  pure  le  famiglie,  ma  le  Cittadi  fiellc, 
i  &  le  prouincie  intere,fi  e  la  purità  &  bota  della  vita.La  quale(come  ben  àicz  Monfig. 
KtU  crim,  Sant'Antonino)nó  meno  riluce  in  molti  no  (òlametenó  canonizzati  dalla  Sata  Chiefa, 
l*p.  14-  ^^  ^^  eziandio  pure  nominaii»che  in  alcuni  di  quelli  che  fono  ferirti  nel  catalogo  de  Sa 
tijcome  quelli  che  non  furono  di  minore  merito,nc  fono  di  gloria  inferiore. Percior  he 
ja  Canonizazione  non  accrelce  ne  merito  ne  premio  eflènziale,ma{blamétela  téporale 
venerazione  &  gloria.Da  quelli  Ci  fatti  raggi  è  llata  illullrata  merauigliofamétc  quella 
generolà  (chiatta  de  Ricci,  dì  cui  bora  trattiamo:lcndo  ne  i  prcfenti  tépi  apparlà  la  gra 
zia  del  Saluatornoilro Dio  ncllafuadilcttilsimaferua Caterina, figliuola  di  PicrFran- 
cefco,&  della  Caterina  di  Ridolfo  Pàzani,  Da  quali  generata  nacque  Tanno  1522  à  di 
a^.d'Aprile  il  giorno  di  S. Marco  Euagelilla  in  Venerdì,&  fulle  pollo  nomeLclfandra. 
lui  3  poco  palTata  à  miglior  vita  la  Madre  fu  nutrita  da  Madóna  Fiamctta  Diacceta  fi- 
gliuola di  Fracelco  lìlofofo  chiarilsimo,lècóda  moglie  del  padrc,donna  (perquato  tro 
uo  di  lei  Icritto  da  Maellro  Niccolò  AlelsiTeologo,&la  fama  rifiiona)  molto  maiìicta 
&  humana^d'ingcgno  mirabile,&  fopra  tutto  honclliliima ,  &  amica  di  pietà  .  Colici 
molto  bene  fi  accorlè  quanto  la  fancillafofle  inchinata  allo  fpirito  &  dcuozionc,  pren^ 
dendo  tanto  poco  cibo  che  era  colà  da  llupire,&  molto  orando:moftradofi  ne  i  lùoi  più 
teneri  anni  del  tutto  aliena  da  ogni  ornamento  &  vanità  del  fccolo  &  dedita  all'ope- 
re della  Carità  ,  &  religione .  Onde  fcntendofi  chiamare  non  à  nozze  terrene  ma  £ 
celelliali,fi  trasferì  in  più  monallerij  di  Vergini  per  vedere  i  collumi,  &  modo 
di  viuere  loro;  &  finalmente  fi  rifoluettc  pigliarci  fàgri  panni  dell'ordine  della  pe- 
nitenza inllituito  dal  padre  San  Domenico, &  vellilsiàdi  18. di  Maggio,  nel  1555 
nel  Venerabil  Monailerio  di  San  Vincenzio  di  Prato,  per  haucre  trouato  in  quello 
maggior  olIèruanza>&  fiorimi  più  Io  fpirito  che  nelli  altri  doue  era  flata,&  fulle  aato  il 
nome  di  Caterina .  Il  giorno  che  la  Ci  veflj,mentrc  flaua  col  Cero  acccfo  in  mano ,  Se 
che  vna  altra  nobil  donzella  riccucua  il  fàgro  habito  in  fùa  compagnia  &  che  Ci  canta» 
uai/diuino  vfficiofùvilla  cofi  immobile  chcpareua  vna  llatua:  perche  andò  in  ella- 
,  fi ,  &  hcbbe  miiabi/ilìime  vifioni,lè  bene  per  all'hora  niuno  fc  naccorfc,  ma  fé  ne 

hebbe  notizia  in  capo  di  otto  anni  con  altra  occafione^fi  come  anco  Ci  andò  (co- 
prendo 


D  E     R  I  e  e  I.  t^5 

j^  prendo  che  per  fino  mentre  che  l'era  io  ad  il  padre  ne  faoì  più  teneri  anni  haueua  Ha" 
uuti  ipedì  ratti  &  vinoni .  Comunque  la  fu  vellita  cominciò  ad  accrc(cere  le  dmozio- 
ni.  l'orazioni,  le  penitenze  ,  &  i  digiuni  con  macerare  in  tal  guifà  la  carne  che  più 
toAo  pare  da  tacerne  che  parlarne  ;  per  non  dare  occalìone  che  lo  ilupore  delii  vditori 
habbia  a  contendere  con  la  verità .  Ma  accanto  accanto  nccueua  coniolazioni  immen- 
le^percioche  fpefTe  volte  andaua  in  ratto  :  &  in  quelli  ratti  dicono  che  parlaua  quando 
col  Signor  Gicsù  Chrillo ,  quando  con  la  Santiflima  Vergine ,  &  quando  con  altri  San 
ti .  tt  da  varie  (bore  furono  (critte  formalmente  le  parole  che  la  diceua ,  hora  da  vna 
&  hora  da  vn'altra ,  (ècondo  l'occafione  di  chi  di  loro  vi  (ì  trouaua .  Ma  ella  per  hu  - 

■n  miltàoccultauacotali  vifioni quanto  poteua il  più, &  appellaua  cotali  elblì ,  dormi- 
zioni.Poi  nel  principio  dell'anno  15^8  delmefè  di  Marzo  fecondo  lo  ibi' FiorentiDo 
cominciò  hauere  pene  continoue>&  dolori  nel  corpo  con  febbre  cotidiana ,  la  quale  le 
duiòpiùdi  due  anni  «anguiliata  ancora  da  idropica ,  &da  mal  di  pietra  con  qualche 
alìma .  A  quali  mali  non  arriuando  le  medicine  de  hlìci  «  fi  rifoluettero  eglino  AcfS^poi 
che  hebbero  fatto  tutti  i  rimedii  poflìbili  &  non  profittando  punto ,  a  lafciare  ogni 
1  Jite  di  medicine I  vedendo  maflimamente  chea  lei  dauano  tormento  non  picciolo 
lenza  nmna  fperanza  di  fàlute ,  Onde  fèndo  fiata  inferma  nel  letto  inlìno  nel  1  j'40. 
fic  cominciando  a  sforzarli  d'andare  per  vbbidire  a  chi  diccua  che  il  muouerfi  gioue- 
rebbc  à  quella  pa{lione,Ie  bifbguaua  appoggiarli  del  continouo  non  fènza  grande  afili* 

P  Zionedi  le  lhila&  di  chiunque  la  vedeua.  £t  coli  fòprafatta  da  i  dolori  &  confufà 
dai  tedio  li  ibua  lenza  fperanza  di  ricouerar  mai  la  fànità .  Però  a  Dio ,  alla  Madon- 
na U  a  Santi  fi  raccomandaua  molto  :  &c  alle  fuore  diceua .  fé  io  guardafli  alle  pene  Se 
al  tormenio  che  10  fcllergo ,  terrei  inquieto  il  Monailerio  col  gridare  (cmpre  ad  alta 
voce  ,  Et  perche  fendo  idropica  le  conueniua  bere  aliai,  né  potendo  fpargcr' l'ac- 
qua lifpetco  al  mal  della  Pietra,molto  patina  &  ancora  per  l'afima .  Per  le  quali  tutte 
coie  non  potendo  polare  ne  dì  ne  notte  le  furono  dalla  prelata  allcgnate  alcune  fìiorc 
ciis  fcambieuolmente  le  afsiflefTcro  come  li  cofluma  di  fare  vcrfo  di  quelle  che  fono 
grauemente  inferme-,  &  tutte  reftauan  merauigliate  della  cccefsiua  pazienza  che  la  lòf- 
fcrma  in  tante  angofcic .  Le  quali  tanto  fi  accrebbero  che  le  conuenne  flare  trenta  not- 
ti eontinouc  fenza  punto  dormire  ,  &  fempre  peggiorando.  Alla  fine  aggrauata  8c 

P^  molto  appafsionata  pcfto  il  capo  fui  proprio  braccio  li  appoggio  al  fuo  altarino  &  ad- 
dormcntolsi .  Et  ceco  fubito  vn*  Santo  del  Ordine  di  San  Domenico  molto  rifplen- 
dcntc  gli  apparue  &  chiamolla  per  nome  &  datile  alcuni  fàlutiferi  ammaefframenti  le 
fece  vn  legno  di  Croce  tn  la  Io  ftomaco  enfiato  &c  vn'altro  in  fui  corpo,cioè  fòpra  i  vc- 
iiuncnti .  oc  così  m  ricolclàmcntc  la  fànò  con  dirle  che  ringrazialTe  Iddio  di  tanto  be- 
wetizio  ticcuuto:&c!Ò  fu  adi  2  2. di  Maggio  à/.hore  di  notte  nel  i  540 in  Sabato,chc 
appunto  venma  il  giorno  della  lantifsima  Trinità .  EfTa  alfhora  dcllandofi  fi  trouò  fa- 
r.jLU  6c  diicnfìata  totalmente  il  corpo  &  lo  ftomaco.mà  con  gran  terrore  &  fpaucnto  : 
li  quaie  poco  apprcllb  fi  cangiò  in  grandifsima  allegrezza .  Nella  [quale  letizia  del  do- 
no 6c  grazia  nceuuta  giitò  irentadue  pietre  durifsime  &  nere  come  il  paragone,  alcu* 

P  ne  uciic  quali  erano  groffe  come  faue;  &  alcune  taglienti  da  più  bande  :  &  con  dette  pie 
tre  gutò  più  d'vna  metadella  d'acqua  fenza  punto  di  fangue  :  ne  fcntì  alcuno  dolore  ò 
pais..O';c .  Et  era  fiata  più  di  lèdici  giorni ,  &  notti  continouc  innanzi  à  qucflo  mira- 
colo icùzn  fpargcre  acqua,  il  che  dicono  non  poter  durare  tanto  tempo  lenza  morte. 
Poco  apprelfo  Venendo  al  Monaiicrio  il  medico,  chiamato  M.Francelco  da  Cartiglio 
Ile ,  li  qu.ile  poco  innanzi  haucua  confiderato quello  ftomaco  &  corpo  .  vedendo  tante 
piene  £it  canta  acqua  chiara  &  non  fetida  &  fenza  punto  di  fàngue  ;  ilupito  per  la  fu- 
b>ta  &.  I  csxntina  ianità  fopragiunta  allo  ilomaco  ,&  al  corpo  per  lo  difcnfìamento  di 
clsi  ;  ne  rrouando  in  lei  come  era  folito ,  punto  di  febbre ,  replicò  più  volte  quella  elle- 
ta  opera  «nracclofa  &  impofsibile  alla  natura .  tt  mentre  che  c'proccuraua  l'altre  in- 
kta^e  noù  nlpoadtui  a  piopofito  à  chi  l'mtcrrogaua  :  ma  con  molta  letizia  attendcua 

S     3         pure 


170  DELLA    FAMIGLIA 

pure  a  dire ,  io  penfo  à  fuor  Caterina  de  Ricci ,  replicando  ipeflb  tale  opera  cflcre  mi  •  A 
facoloià,  &  da  non  la  poter  fare  la  natura  :(òggiugnendo  che  la  (òpradctta  fuor  Cate- 
rina gli  parcua  tutta  mutata  nella  faccia,  de  come  rinata.  PregoIIo  allotta  con  molta 
iniUnza  la  Priora  che  non  parlaife  fuori  di  miracoli,  temendo  che  il  popolo  in  cam- 
bio di  laudare  Dio  non  lo  imputafTc  loro  à  vanità,5c  vanagIoria.Et  tuttoché  il  medico 
con  molte  ragioni  cercaflè  di  perfuaderleeirer  grand*  errore  non  manifcftarc  l'opere 
di  Dio  ;  nondimeno  la  detta  Priora  lo  rendè  capace  non  cflerc  all'hora  tempo  di  rmc« 
lare  (quella  miracoloià  2c  diuina  opera  ;  ma  afpettare  di  manifcilarla  con  più  maturità. 
Il  che  ella  fece  con  molta  prudenza  :  atte{ò  che  in  diucrfi  tempi  &  in  varij  luoghi  fi  era- 
no  legati  romori  di  Santità  di  alcune  perfone ,  alcuni  de  quali  erano  ftati  al  fìne  troua-  B 
ti  finzioni  &fa|{ìtà.  Et  ciò  era  adiuenuto  pereffere  tali  opere  (lare  publicatc  auanti 
che  le  fodero  elàminare,dc  approuate  da  perfone  intelligenti  &  ciperte:  &  fènza confi» 
derare  fé  in  quelle  era  melcolato  inganno  diabolico  ò  alluzia  &  arte  humana  ;  lènza  le 
quali  e{àmine  Ci  vede  chiaramente  edere  errore  non  piccolo  il  diuulgarle.Però  de  mira 
tili  auucnimenti  di  queila  Vergine  non  fu  permcflb  che  con  alcuno  fi  trattafle  fuo- 
riilc  prima  non  furono  da  hucmini  buoni  òi  dotti  &  cfercirati  nelle  llrade  del  Signo- 
te diligcntilsimamente  efàminati  &:  trattati ,  non  (enza  continoue  orazioni  &  preci  al 
Signore  con  (upplicare  fua  Maeftà  diuina  che  fi  degnadc  alluminarli  del  vero ,  facendo 
Venire  à  luce  iè  mefcolato  fofic  in  quelle  opere  errore  ò  falfità  veruna .  Ma  fempre  in 
ognitempo  vi  fi  è  trcuaro  giubbilo  Spirituale,  diuozione,  ratti,  &  ertafi  con  parlari  q 
mirabili  inefsi  ratti  non  fcnza  cccefsiuo  contento  di  tutto  quel  f^gro  collegio  di  Ver- 
gini, &  di  chiunque  vi  praticaua.fcnza  vfcirne  mai  pure  vn  minimo  Icandolo  ò  pertur- 
bazione di  pace ,  come  fuole  accadere  nelle  operazioni  diaboliche.  Anzi  che  quelle 
Religiofe  fi  ilupiuano  che  la  Viueflc  con  tanta  innocenza ,  vbbidienza  .  &  aufterità ,  & 
lontana  da  ogni  minima  proprietà  &  ambizione:o(reruando  coli  tutte  ogni  lua  minima 
azione  che  bene  fi  può  dire  che  la  fofic  guardata  da  Argo ,  à  cui  dalla  antichità  furono 
attribuiti  cento  occhi  ;nè  mai  fi  vide  (magare  dal  fiio  fanro  proponimento ,  pur  con 
vna  minima  &  leggcrifsima  parola.  Con  tutto  qucfio  vfàrono  i  fuperiori  ogni  dili- 
genza che  fuori  non  fc  ne  trattafle  ;  &  3  tal  cofa  impcfèro  filenzioafincche  conpiù 
lunghezza  di  tepo  fi  porelFe  hauere  maggior  certezza  del  fatto  &  che  l'opera  diurna  più 
giuftificatamenrefipotcflc  manfcliaie.  Godeu.mfi  per  tanto  le  (opradette  fiiore  di  ^ 
(juefto  merauigliolo  telerò  a{co(o  nel  campo  del  fagro  collegio  loro  :  tanto  che  è  parfo 
impc(sibile  non  che  difiìcile  à  chi  poi  l'ha  (àputo ,  che  donne  &  Monache  poteflèro  te- 
ner celato  cofi  alto  fc-grcto  ;  mafsimamente  conolcendo  per  ilperienza  che  era  del  tut- 
to opera  di  Dio  &  non  punto  diabolica  :  Ma  quando  al  Signore  piacque  che  quella  lu- 
cerna fi  cauafle  difetto  lo  Ibio  ,&  poncirefi  fopra il Candelliere , acciò  rendeflc  lu- 
tnealli  altri  jauucnne  nel  i  541  di  Febbraio  fecondo  lo  ibi  Fiorentino,  che  il  Reueren- 
do  Padre  F.  Francclco  Romei  allhora  Prouinciale,&  poi  Generale  di  tutto  l'ordine  di 
San  Domcnico.huomo  di  quella  letteratura,  &  granita  che  sa  il  mondo  ;  hauendo  egli 
più  volte  in  Roma  dirputatopublicamcnte  al  cofpetto  de  lòmmi  Pontefici  .&  dell'I], 
luilrifiìmo  Collegio  con  fodisfazione  loro  ;  &  laude  Tua ,  &  nel  (agro  Concilio  di  Tren  E 
to  fatto  mcmuigliare  gli  alcoltanti  con  i  fuoi  dotrifsimi ,  &  grauifsimi  concetti  &  (àg- 
gie  parole .  Di  che  anche  piena  Cede  fanno  1  (ùoi  Cartolici  Icritti  &  fpezialmente  quel 
trattato  che  fece  contro  à  Lutero  in  dimofirando  la  necefiità  dell'opere .  Quefio  Vene 
rabil  huomo  dico  in  uifitando  come  fuperiore  il  (opradetto  Monafterio  di  S.  Vincenzio 
&  vcnéio  à  parlare  à  quella  dinota  fuora  la  cui  fama  già  in  qualche  particella  era  peruc 
nutaalle  (ùe  orecchie;  in  difaminandola  cominciò  ad  interrogarla  acerbamente  cniamà 
do  nouelie  &  preitigij  le  (uè  vere  &  diuotc  azioni,imponédole  che  delfe  lor'finc .  Et  poi 
che  in  fomiglianti  parole  fu  lungamente  moltiplicato  con  minacciarla  di  penitenziaria 
fé  feguitaua  cotali  (Irade  lequali  à  lui  appariuano  diaboliche,  la  sbatte  Va  pezzo .  Non  Ci 
crollò  già  punto  la  tenera  gicuinctt2(laqualc  appunto  era  ne  venti  anni)aDzi  (lette  (cm 

pre 


DE     RICCI.  ,7, 

/^  prc  immobile  à  gui(à  d'antica  quercia  conquaflàta  da  vtnt'hò  qua/ /coglie  agitato  dal- 
l'onde marine ,  come  quella  che  confidandoli  nel  Signore  ftaua  immobi/c  comf  mon- 
te, rifpondendoli  con  molta  manfìictudinc,  checonfiderando  lefiic  imperfezioni  (ì  ri- 
putaua  degna  di  eflcre  da  Saranaflb  aggirata .  Imperò  che  del  continouo  fùpplicaua  la 
diuina  MaciU ,  che  le  llcfle  in  aiuto  &  non  lalafciafle  ingannare  :  anzi  che  fc  quelle 
opere  di  cui  Tinterrogana  non  veniuano  dalla  fùa  diuina  mano ,  ma  dal  commune  au- 
ucrfario  per  ingannarla  le  diradicaflc  del  tutto  .  Ma  se  da  cflò  Dio  deriuauano  fa- 
rebbe ilatapriua  di  luce  &  d'intelletto  à  rifiutare  i  fiioi  doni  conformi  alla  falute.  Final» 
mente  dopo  lungo  difcorfò  quel  dottifeimo  padre  rimafè  llupito  delle  fuehumili,pic 
£  &  graui  rilporte  ;  lequali  dicono  eflcric  Hate  (omminillratc  da  San  Tomaio  d'Aquino 
(ùo  Ipeziale  auuocato  .  Onde  egli  del  tutto  mutato  cominciò  à  mutar  lermone  &  par 
laric  dolcemente.  Poi  da  lei  accomiatatofi  riferì  ad  altri  d'hauer  fatto  grand'acqu»rto 
Spirituale  in  quel  ragionamento,  lodando  lei  di  bontà.di  fincerità.di  verità,  &di  inno- 
trf.z.a,confcirandoquiuicflcrcildito  di  Dio.  Talché  doue  prima  era  in  pcnfiero  di 
iopprimcretal  fatto  per  non  dare  occafionc  a*  maligni  di  far  beffe  &  fcherno  delle  cole 
fanrc.allborali  rifbluette  a  diuulgarle  per  gloria  diuina  .  Poco  appreflò  il  Reuerendo 
l^adrc  Macllro  Alberto  Caiàus  Spagnuolo,  Generale  del  detto  ordine  volendoli  certi» 
ficaie  della  vcrirà  di  quclta  opera  fi  transfer!  a  Prato,  &abbattefsi  a  vederla  in  ratto. 
Poi  fuori  deli'eiUli  le  parlò  à  dilungo  &  nò  lenza  fiia  ammirazione  &  letizia  chiarito  da 
Q  ieidipiùdubbupublicamente  celebrò  la  bontà  &  virtù  di  lei  non  (blamente  in  quelli 
paeli  ma  ancora  nella  Spagna ,  &  nominatamente  in  Vagliadulitte ,  doue  eflb  Genera- 
le morì .  tt  qua  (e  ne  hebbe  notizia  per  Via  d'vn  gentifhuomo  de  Corfini  ilquale  ia 
Spagna  trcuandolì  in  molte  auueiiìrà  fcrillè  alla  Priora  che  per  lui  facelTe  fare  orazione 
è  quella  Sanca  Monacha  la  gloriofa  fama  dellaquale  rilbnaua  per  tutto  quel  paelè .  Il 
padre  F,  Angelo  Diacceto  alle  cui  opere  fi  confaceuail  nome  per  eflèr  egli  llaro  huomo 
di  Angelica  punta  &  dottrina,  di  gran  configlio,  giudizio  &elperienzailquale  poi  fu 
Velcouodi  Ficlblc ,  &c  allhora  trouandofi  Vicario  generale  di  tutto  lordinede  Predi- 
catori &:  vifirando  quel  degno  Monallcrio  hauendo  prima  intelc  l'ammirabili  opere 
di  lei  la  fece  chiamare,  &  dopo  lunga  efàmina  rcllò  grandemente  edificato  della  fiia 
bontà ,  della  quale  mentre  vifie  parlò  con  molta  riuerenza  &  diuozione .  Monfignor 
j-v  Iacopo  Nacchianti  Vefcouo  di  Chioggia  huomo dottifsimo ,  &  ingegnofiGimo,comc 
(i  vede  per  II  lùoi  mirabili  (critti  prima  incredulo.poiche  le  hebbe  più  volte  diltelàmen» 
te  parlato  affermò  che  la  gli  pareuavn  valbdiSpirirolànto  ,&  che  ella à  molte  Inter» 
rogazioni  gli  haucuanlpollo  coli  egregiamente  &  Icioltigli  nodi,&  difficultà  quafi 
inelhicabili  tanto  mirabilmente  che  non  era  rimalo  in  lui  punto  di  dubitazione:&:  tue* 
to  il  tempo  di  fila  vita  la  commendò  quafi  come  fanta  con  fare  di  lei  honoratilsima 
menzione.  DoUèfi  pubicamente  ne fijoiConuenti  il  Prouinciale  F. Niccolo Michc- 
Iczzi  huomo  (ègnalatilsimo  nel  medelìmo  ordine  di  hauere  alcunotta  dubitato  della 
pieu^:  bontà  di  queiìa  Vergine  &  di  cflere  di  principio  llato  duro  à  crederle;  cófcllàn 
uo  di  hauerla  poi  conosciuta  piena  di  fommi  doni  &  riputata  congiunta  con  Dio.MoI- 
p  t  i  alcri  prelati  dotti  &  pij  nel  lòpradetto  ordine  quali  furono  i  venerabili  F.  Tornalo  da 
"  Siena ,  &  F.  Vincenzio  da  Fiuizzano  dopo  l'hauerla  più  volte  elàminata ,  &  vdite  più 
pcrfone  d'intorno  a'  colki  fatti,  rimalcio  capaci  della  bontà  &  purità  fila .  Aggiugne* 
fi  a  queiii  il  tellimonio  del  Signor  Filippo  Saluiati,il  quale  oltre  allhauere  mediante  l'io 
rciccilione  di  lei  riccuute  più  grazie ,  &  doni  sì  nella  perlbna  fua  6:  fi  de  fiioi  :  (criuen- 
do  à  fuor  Maria  lacopa  Cini  Monaca  nel  lòpradetto  Monafterio  ancor  viua ,  appo  cui 
1j  conici  uà  l'originale  di  detta  lettera,  afferma  che  trouandofi  à  Maiano  ad  vna  fiia  Vil- 
la od  niucgliandofi  gli  fi  rapprelentò dauanti  vifibilmente  quella  benedetta  fiiora  di- 
cendoli che  era  venuto  à  cófolarlo:&  là  pendo  che  ghhaueua  voglia  di  vederla  lo  vifita 
uà  ;  picdicendolt  di  più  che  tra  pochi  giorni  otterebbe  colà  della  quale  haueua  defide- 
no  grande .  £t  per  maggior  iuo  conforto  gli  moiUò  il  Signor  Gicfu  Chiixb  •  il  quale 

S    4       crami 


i/x  DELLAFAMIGLIA 

eraiuiprefcntèjlòggiugQcndochcfteflc  lieto  pcrciochc  ciTo Salaatorc  {àrcbbcilfuo  A 
premio.  Et  qui  non  mi  par  da  tacere  come  il  (òpradetto  Signor  Filippo  Saluiati  (criucn 
do  pure  alla  mcdcfima  molto  lungamente  teibfica  come  nell'andar'egli  à  Bologna  fu 
(bpragiunto  da  tempo  cofi  ltrano,che  e' portò  pericolo  giandiftimod'aiiogar  nella  ne 
uè  ;  la  quale  foprauanzaua  le  ginocchia  de  Caualli  :  &  venutane  la  notte  giunfs  pallate 
le  tre  bore  ali  nolkria  molto  mal  concio  :  doue  per  l'afprezza  del  tempo  vi  lì  erano  ra 
gunate  molre,&  molte  beline  da  (orna  con  buon  numero  di  vetturali .  £t  fendo  la  neue 
altifsima  bifògnò  vi  ftcflero  quattro  giorni  con grandifsima  paura  di  non  (ì  morir  di  fa 
me  :  per  la  quale  (ì  conduflcro  fino  à  mangiar  faue  (ceche  :  6c  era  necelUrio  che  i  (crui- 
dori  rteflèro  tutta  notte  in  fu!  tetto  à  (palar  la  neue ,  acciò  non  lo  faceflc  rouinare.  B 
Al  fine  partitofi  in  fui  far  del  di .  cominciò  à  ialire  la  montagna  alcifiima  :  la  quale  ol  - 
tra  la  montata  gli  fi  refe  molto  crudele .  rifpecto  alle  neui  &  ghiacci .  Alche  (ì  aggiunge 
che  (marrì  la  via ,  &  arriuato  che  è  fu  in  fu  la  fommità  del  giogo  comincio  di  nuouo  a 
piousre  &  neuicare  con  rcmpcll:a,grandine,tuoni,baleni,romori  per  aria, &  Vento  tan- 
to terribile  che  i  paefani  affermarono  non  fi  eifer  mai  (cntito  il  maggiore .  Talché  egli 
tutto  sbigottito  cominciò  à  dubitare  di  (è  &  della  (uà  famiglia  con  raccomandai  li  a 
Dio  òi  piegarlo  che  lo  /pirafTc  à  fare  qualche  opera  pia  (e  gli  (campaua  da  sì  fatta  furia. 
Aiihora  dice  che  vdì  vna  voce  laquale  dille ,  vna  Chieft  à  San  Vincenzio  di  Prato  ;  òc 
fèncifsi  vn  certo  che  nel  cuore  che  diceua  fubiro  che  tu  l'hauerai  promtllà  ccfll-rà  la  for 
cuna,  altrimenti  tutti  rimarette  qui.  Et  fcguitando  elfo  di  orare,  &  di  raccomandar-  q 
(ì  con  chiedere  la  grazia  della  vita  perle,  &  per  gli  fuoi  ,  pur  (empre  promertendo 
di  fare  quanto  da  tua  diuina  maelH  foflè  fpirato  ;  altro  nel  vento  non  ièntiua  che  San* 
Vincenzio  ,  &  Chiefa ,  la  quale  egli  Ci  obligò  di  fare;  &  incontanente  fcoperfe  la  fami  • 
glia  fmarrita  ;  &  raffermando  che  fubiro  farebbe  la  detta  Chiefa  :  à  poco  a  poco  Ci  allar- 
gò tanto  il  tempo  che  (i  condulTe  à  (àluamento .  Et  poi  tornato  à  Firenze  fece  quel 
magnifico  tempio  ad  honorc  di  San  Vincenzio  che  ancora  hoggi  in  Prato  fi  vede  • 
Scriflcro  gli  egregi  fatti,  &  opercdi  quella  donna,  più  per{ònelpintuali,&  nomina- 
tamente alla  duleù  con  graue  11:ilo  latino  Maeibo  Niccolò  Altfsi  Perugino, Teologo 
chiaro:ilqualevltimamcntemoijInquifitore  in  Perugia:  hauendola  più  volte  veduta 
inflbfi,&:  a  dilungo  parlatole :&  più fuccintamente  in  volgar' Fiorentino Maeliro 
Tomaio  Neri  all'hora  reggente  dello  Itudio  de  Predicatori  fimilmente  in  Perugia,  per-  ^ 
{òna  piena  di  virtù,  6c  di  dottrina .  Di  detti  di  coiloro ,  tS:  di  altri  degni  di  fede ,  & 
dalla  publica  fama  raccogliendo  io  alcune  delle  lue  molte  azzioni  (che della  maggior 
parte  non  cene  è  memoria  :  perche  ella  accortafi  che  più  perfone  ne  haueuano  Icritto, 
&  volendo  sfuggire  ogni  mmima  fcintilla  di  vanagloria ,  fattone  vn*  gran  fafcio  gittò 
molte  Icrircurs  nel  fioco)  dirò  come  oltra  reftafi,&  ratti  Ipelsilsirai  cominciò  nel 
1  v4.i.  nel  principio  di  Fcbraioà  patire  nella  propiaperlona  la  passione  del  figduol  di 
Die  ogni  letti mana ,  cominciando  il  ratto  il  gioucdi  à  diciotto  bore ,  8c  terminando 
circa  le  ventidae  del  venerdì ,  feguitò  molti  &  molti  anni  :  &  vedeua  tutto  il  fucccllb 
di  ella  palsione ,  Si  in  le  patiua  &c  prouaua  tutti  i  mifteri  della  palTione ,  &  cole  durifli  • 
me  col  Signore .  tt  da  molte  luore,  5:  da  più  prelati  furono  vi  Ai  in  lei  legni  &  gcili  di  £ 
Flagellazione ,  &  Coronazione  di  Spine ,  &  Crocifilfione ,  &  Sconficcazione .  L'anno 
1  5-42  alii  noued'Aprilcchefùil  giorno  di  Palqua  di  Refurrelli  fu  Ipolàta  vifibilmen- 
te  dal  Signor  Giedi  accompagnato  dalia  Regina  de  Cieli  &  da  più  Santi  :  nella  manie- 
ra che  fi  ieggQ  elTere  internenuto  à  Santa  Caterina  martire ,  &  a  Santa  Caterina  da  Sie  • 
na.  II  quale  miracololò  anello  fu  veduto  quafi  da  tutte  le  lùorc,&  in  vari  tempi  da 
più  altre  perlòne .  Et  il  fopranominato  S.  Filippo  Saluiati  per  vn'altra  fua  lettera  fcrit  • 
fa  pur  alla  medefima  Suor  Maria  lacopa  Cini ,  la  quale  anco  appreflb  di  cfla  di  mano 

fropia  di  lui  fi  Icrba ,  teltifica  che  Ibndo  in  gran  fantafia  del/a  Ipolàzione  di  lei,  &  del- 
Ancl/oriceuuto  dal  Signore,  elfa  gli  apparue  la  notte  &  parlogli  dicendo  che  era  ve- 
nuta per  inoftrar/c  il  detto  anello  ,&  mortroglicio  con  dirg/i.acciochc  domattina  tu 

noa 


DE    RICCIMf!0  w7i 

^  non  habbi  a  credere  di  haucr  dormito  ti  darò  vn  fègno  che  dirai  cflèr  vero ,  &  cofì  con 
edb  lopùfò  nel  mezzo  del  Iabbro,di  maniera  che  per  parecchi  me(ì  Ci  doìCc  in  modo  che 
fpeflodiceuache  gli  farebbe  flato  mcgho  non  edere  flato  tanto  curiofò,  (e  bene  gli  era 
gratifiimo  tale  auuenimcto.Succefsiuamente  alli  I4.d' Aprile  che  fu  l'ottaua  della  rifar 
refiionerimafèroin  IciCfccódo  ho  vdito)imprefIc  per  fcmprc  Icfàgre  flimate  del  Signo- 
re :  le  quali  furono  vedute  da  tutte  le  fìiorc/le  quali  affermarono  che  pareua  che  la  folle 
fiata  confitta  pur  all'hora.  Viderle  ancora  alcuni  prelati  del  detto  ordine,  &  certe  don- 
ne fècolari  vna  delle  quali  fu  Madonna  Fiametta  Diacceta  fìia  matrigna ,  per  fona  fpi- 
lituale ,  &  dinota  molto .    L'anno  medelìmo  la  mattina  di  San  Bartolommeo  mentre 

g  che  le  Cuore  fàlmeggiauano  in  coro  &  di  mano  in  mano  fi  andauano  a  riconciliare ,  ef. 
fa  in  cella  fùa  velandoli  per  andarli  altrefi  a  riconciliare  fu  chiamata  da  vn*  Crocifillb 
che  era  io  camera  fùa ,  ilquale  fcendendo  le  dilTc ,  Spo0  mia ,  &  fèguitando  altre  paro- 
le^ella  Io  prefè  in  mano .  &c  andò  in  ratto  ,  flando  con  gli  occhi  fiUì  al  fopradetto  Cro- 
cififlò.  Doue  corfèro  il  Padre  Priore  di  San  Domenico,  il  Confciroro,&:  tutte  le  fùo* 
re,Ie  quali  andarono  ad  vna  ad  vna  a  baciarlo.  Poco  apprefTo  andando  in  Prato  vn*Bo- 
lognefe  a  giuflizi  a' dodici  di  Settembre  fèndo  difjjcrato  ;  ne  volendoti  conucrtire  fu 
raccomandato  alle  orazioni  di  quella  fuora  all'hora  inferma .  Laquale  inginocchiatali 
iùl  letto  &  orando  chicle  al  Signore  grazia  della  fàlute  di  detto  ladro  con  douer  porta* 
re  nel  proprio  corpo  parte  della  pena  che  toccaua  a  lui .  Onde  in  quel  punto  le  prefè 

Q  nella  tefla  dolore  incilimabile ,  ilquale  poi  le  durò  molti  anni  :  &  nel  ladro  fu  in  quel 
punto  veduta  mirabile  mutazione  non  lènza  flupore  del  popolo .  Ne  i  ratti  hebbe  co* 
gnizione  dello  flato  di  molti  coli  beati  come  dannati ,  ò  pofli  nel  purgatorio  :&  aliai 
cofc  le  furono  riuelate  :  &  molte  per  Ione  mediante  lei  lafciando  il  peccato  fi  convertir 
ronoal  ben'viuere  :  oltre  che  fili  fatta  partecipe  della  grazia  de  miracoli ,  ì  quali  per 
fuggire  lunghezza  li  trapaflTano .  Ma  ben'  pare  che  in  luogo  di  manifeflo  miracolo  fia 
la  real  fabbrica  ilita  fatta  per  conto  di  lei  nel  monaflero  detto  di  San  Vincenzio,  &  lo 
eccelsine  limoline  ócdonatiui  Scie  molte  polTelGoni  venute  à  quella  fànta  cala  limila 
mente  mediante  lei  :  oltra  le  molte  migliaia  di  feudi  difpcnfàti  per  Dio  a  vanj  pouercl- 
li ,  &  fanciulle  da  diucrfè  perfbnc  à  rcquifizione  di  lei ,  Ne  minor  argomento  ci  por- 
ge della  fìia  bontà  la  continoua  perfèueranza  nelle  fante  operazioni  dalla  fìia  puerizia 

p.  fino  al  fèflantanoucfimo  anno  nel  quale  pafsò  al  Creatore  con  Thaucre  del  contino- 
uo  fpirato  odore  foauifsimo  di  purità ,  &  pietà  non  folamente  ne  noflri  paeli ,  ma  an- 
cora ne  punto  minore  nelli  eflerni,  con  l'hauere  fèmprc  edificati.^  confòlati  tutti  quel 
hdiqual  fi  voglia  flato ,  grado ,  &  condizione  chea  lei  fono  andati»  hauendola  in 
.varii  tempi  vifitata  non  folamente  perfòne  priuate  ,  ma  pcrfbnaggi  fègnalatifsimi. 
Prelati ,  &  Signori ,  delquali  alcuni  hanno  confellato  eflcrfi  difpofli  ad  operar  meglio 
in  auucnire ,  che  non  haueuano  fatto  per  li  tempi  paflati ,  folamente  per  la  grazia  ha- 
uuta  di  vederla  :5c  in  molti  di  loro  11  vide  fenlibilmente  qucflo  ^rituale  profitto.Fi- 
nalmente  piacque  al  Signore  trarla  di  quefla  carcere ,  acciò  andallè  a  godere  per  fèm* 
pre  il  premio  delle  ben  durate  fatiche;  &  tirolla  à  fc  l'Anno  1 590.  idi  2 .  di  Fcbbra- 

P  10  nel  fèflantanouefimo  anno  di  fua  vita  ,  hauendo  goucrnato  quel  fàgro  collegio 
ben'quarantaquattro  anni  ò  come  priora ,  ò  come  fòppriora,  la  notte  della  Santa  Pu  • 
iificazionead  bore  otto  »  opprelTa  da  grani  dolori  di  fianca  ,&  con  l'eflètlefi  chiuli  i 
meati  dell'orina  con  gran  febbri ,  caufàto in  buona  parte  tutto  queflo  male  per  tanti 
mali  cibi  flemmatici  che  Thaueua  feguitato  di  mangiare  vicino  à  cinquanta  anni ,  ne 
quali  non  guflò  rnai  carne ,  ne  vuoua  eziandia  nelle  infermità  grauifiimc .  Ne  la  po- 
terono tanti  mah  ritenere  che  non  efòrtallc  prima  le  fanciulle  accettate ,  poi  lecon- 
ucrfc,fucceliiuamente  le  nouizie ,  dopo  queflelc  giouani«&  finalmente  le  madri, 
ciafcuna  fecondo  il  grado  loro  alia  fantaofreruanza,&  à  viucre  in  ifpirito  ;  &  eoa 
tanta  fàpicnza  che  fece  flupire  non  pure|le  donne  monache  che  erano  iui  adunate  in 
numero  più  di  centocinquanta  :  ma  ancora  il  ConfclToro  ilcflb  F.Tomafo  Carabi 


x;^  DELLA    FAMIGLIA 

Predicatore  chiare  delle  cuicjualità  non  parlo  perche  ancora  viuc.Simìimcntenel  pr  cn  ^ 
derc  1  iantiGimi  Sagramcnti ,  &  nel  baciare  le  piaghe  al  Santi(simo  CrocifilTodirtc  pa- 
role tanto  acQcfc  d'amore  che  faceua  (chiancare  i  cuori  à  chi  l'vdiua  :  &  coli  fpirò  lau- 
dando Iddio,  &:  benedicendo  il  Signore,  Corlèro  i  popoli  a  ichierc  non  folamente  di 
Prato ,  oc  di  quei  contorni ,  ma  ancora  della  Città  di  Firenze  à  vedere  queli'innocen- 
tifsimo  corpo  ,  gareggiando  cia(cuno  di  poter  haucr  de  fiori  che  lo  toccauano  :  &c 
haurebbero  portato  via  ilcorpoitcflrolcnonfoirclbtobcnccuilodico.  Il  che  tutto 
{èguì  con^raa  diuozione,  &  fpiritualc  acquifto  di  chiunc|ue  vi  fi  trouò . 


Vi  ff^  Tffnotheo  di  fi(rfr4ncefc9 ,  g 


OSTROSSI  degno  de  cotanta  {òrella  Fra  Timoteo,  la  cui  memoria  è  in  be- 
nedizione.    Coitui  al  (ècolo  chiamato  Giouambiitith  rimafo  lenza  pacare  ne 
(ìioi  teneri  anni ,  &  defiderando  che  la  bellezza  della  propia  anima  lìiper.iire  quelb  dei 
•corpo nella  quale  egli  fu  ainifiiguardeuote  (j  fuggì  ncila  iigra  Religione  di  San  Dome- 
niconelCoaucncodiSan  Marco  di  Fir^'nze,  luogo  diammirabil  oircruanza.pcrtcr- 
uire  al  Signore  tutti  i  (uoi;giorni  inqucl  on'inc  fanro .  Corsero  lui  Federigo  de  R  ic- 
ci,6c  Dionigi  da  Diaccerò  amdndue  fuótZ^j  .IVuo  patenVo  &  materno  l'altro,  con  gran 
Icguito  ài  parehti,&  d'amici  per- ritirarlo  al  fecole.  Codeui  ancora  in  compagnia  di  più 
'gennidoDKc  Madonna  Fiammecca-bia-ccrta  (ìia  madre ,  la  quale  (è  bene  era  molto  Ipi   q 
'rituale,  &  diuoca;tu£tauJa  (èndo  rimaci  pur  ali'hora  lènza  marito,  le  pareua  mahgeuo- 
Jercllare  anco? priua  dei  figliuolo, Ma  non  potettero  punto  (muoueilo  dai  lanto  pro- 
pofitotanLi  in  qaeilo  maggiormente  infiammatoli,  sì  rendè  frate  centrala  vogha  di 
tutti  i  ruo!,.5c  gli  fu  pofto  nome  F.Timóteo  Ne-b  quale  religione  quafKo  ^-gà  profittaf 
;fc  nello  rpirifo;&  quanto  ancora  egli  fcflè  gtoucuole  ne  temporali  D.gi>z:j. ne  lono  te- 
ilimoni  in  tra  gli  altri  quei  padri  di  San  Domenico  che  in  quelli  prouincadimoranov 
I  quali  fono  ihdprc{ènti  alle  iuca;Ti:iuc  m2dttaziO'}i,.5i  c5-empÌ?.zioni. &  orazioni  fen 
do  eg!i(pcr  quanto  appanui  à  g\\  occhi  human.i)  (iato  concinoaamenre  congiunto  col 
fuo  Signore  Dio .  Etihndo  &  andando  non  lalcsaaadi  fare  colà  aicunadi  quello  lì  ap. 
.paitcncua  al  reggimento  de  Conuenti  &  ?Jla  Ch.inri  del  profsimo.  Talché  per  giouarli 
non  rifparmiaua  ne  à  fatica  né  a  fytvà  per  quanto  poteua  come  regolare  ;  ma  con  tutte  ^ 
le  forze  non  (ènza  gran  compaHìone  fouueniuaai  biiogni  di  quello, non  zfpeftan. 
do  di  efTere  richie/to ,  ma  con  alla!  benignità  preuenendocon  ogni  fuo  potere  &  fàperc 
Io  Cjccorrcua,&;  douc  le  forze  fuc  non  .irriuauano  a  poterlo  aiutare  con  i  fatti ,  lo  con- 
jTolaua  con  dolci  parob^fòmmiaUlrandoli  anco  qualche  aiuto  poi  mezzo  di  lìioi  amici 
&:p2renti,&  con  tutto  qa<ìito  iinpicgò  anco  molto  tempo  nelli  rtudi  così  fpeculatiui 
couìc  di  cn\  di  confcienzi  con  gran  rocrauiglia  di  chiunque  ucdcua  le  pmtenzc  che  da 
per  fc  ftclibfi  eleggcua  non  corirento  alla  aurtcrirà  della  Religione . 

Hoia  ciicndo  m  tempo, che  quelle  memorie  lì  erano  date  alla  llampa,ritrouato  il  ve 
ro  libio  del.  Vcrino.qicè  il  terzo  iibro,nelqua'c  egli  tratta  delle  famiglie  nobili  Fiorenti- 
ne.e  per  confcguenre  potuto  molto  ben  vederli;  che  c^Ii  non  hauea  peiòtralafciatodi  E 
far  menzione  de  Riccijiiche  non  cefiàua  di  dar  marauiglia  ì  molti.maCimaraente  cfTen- 
done  da  lui  come  dicémo,  nel  fecondo  libro  honoreuolifsimamente  flato  parlato  mi  e 
paruto  conuencuolc  di  metter  quel  che  egli  ne  dice  in  quello  luogo.Il  che  nel  fuo  libro 
m  quella  parte  s'hà  a  riporre  che  va  innanzi  à  Buond^lmontijdicc  dunque  cosi , 
(^is  ^dllos  monUrAre  mthìy  prifcosji  Sifantes^ 
Quis  Siciosf>oterit,^HÌs  teCélfucUprtles 
•Dicali  :v  'Hunc  ^idtO.txtrtmofmtaccoìdlhtm 
%càA  pi o^ems ytruncato  nomine  Yurìt 
^ntf^uas  tnùtiit  ^entt  falericcntfedts^ 
Lanaanisq;  dlj^  èxtre  (x  aralnés  trtém , 

Se  qùaoto 


iJ-CIPrONTAMIRATOJl! 


i;^  DELLA    FAMIGLIA 

DEGLI  AMMANNATI  DI  PISTOIA-a 

-^^^^  E  quanto  di  nobiltà  abbondarono  gli  Ammanati  di  Piftoia.tanto  di  be 

®.f\^    ni  d  i  fortuna  foflèr  forniti,scza  alcù  dubbio, co  le  più  nobili  fchiatte  di 

..i^^^^^l^  Tofcana  andrcbbon  del  pari .  Tanticjuità  loro  fi  pruoua  benifsimo  per 


Io  fpazio  di  400  anni  non  interrotta  giamai;  ne  ricchezze.ne  parenta* 
S  di ,  ne  dignità  inHno  a  i  200  hebbero  m  quciU  famiglia  à  dclidcrarh. 
Hora  ridotti  a  due  fiati  &  a  piccolo  hauere  conciano  le  prcfènti  fortune  con  l'antico 
fplendore  ;  &  io  corteferaente  vengo  a  impiegare  in  honor  loro  l'opera  mia,si  per  far 
fede  del  vero,  &  sì  per  calcar  l'orgoglio  di  molti  ricchi;  affinchè  con  rimmagme  del-  g 
l'altrui  nobiltà  1  lor  (bzzi  principi]  ricono(cendo  ,  Vmili  diusngano  5  &  fatti  men  fàzie-» 
uoli  dtl  garrir  altrui ,  &  del  pagoneggiar  fi  rimangano  .  Di  Martino  figliuol  di  Ghe- 
rsrdino  appaila  prima  notiziadeé^.  di  lèttembrc  dell'anno  iii^nlquale  allogando 
aicurxfue  rcrre,  dà  pur  alcuno  indizio,  che  almcn  non  fofle  pouero .  Si  varca  il  cor- 
fb  di  di  iaflànta  anni  prima,  che  ad  altra  memoria  dilof  ci  incontriamo,  la  quale 
e  di  Currado  figliuol  di  Martino  chiamato  cittadino  Piilolcfe  di  porca  Lucchefc  del- 
la cappella  di  Santa  Maria  di  prete  Anfclmo;8c  fiam-o  molto  Hcuri  di  Marcino  parimene 
teeflcrfigijuoli  tutti  gii aitn  tre  degnati  nell'albero» cioè  Gherardino,  Ammannaro, 
ScBandino.  Qu^dVvltiip.o  nonha  figliuoli»  Il  ramo  di  Currado  non  va  p  ù  in  siila - 
lendo  j  che  nel  figliuolo  naturale  detto  Gherardino  ^  &  vien  meno  •  Colsero  cioè  pa-  q 
drc,^&:  figliuolo  abitauano  in  Pi(à  nella  cappella  di  Santo  ìfidoro.  Molto  più  m  alcoli 
dillendec]ueld'Ammanrato,&  perche  a  tempi  noiìri  è  fpento^di  quelto  fèguiròà 
parlare ,  nfcrbandoci  nel  fine  Gherardo ,  &  la  Tua  polkrica  »  il  che  faremo  breucaien- 
te .  Certa  cc{à  è  de  i  quattro  figliuoli  d'Aramannato ,  Giouanni ,  Pariolomco ,  Ban- 
dirò 6c  Inccpo  >  il  terzo  eflcr  Caualiere  Croceftgnato ,  &  vedciene  fcrittura  del  f  2  50, 
nella  quale  doucndo  per  auuentura  andare  ad  alcuna  imprcfà  oltre  mare ,  coftituifcc 
fuo  prcccuratorcvn  notaio  Giouanni  di  Pipino  per  conuenire  apprelfo  m.  Bonifacio 
Priore  della  Chicfà  di  San  Matteo  di  Viterbo  giudice  delegato  di  m.  Andrea  ì-'ricredi 
fànto  Stefano  al  ponte  Fiorentino  delegato  da  m.  lo  papa  ad  agendum  ,  petendutrjj&c. 
&  alia  cuiufcunque  generis  m  eius  animam  faciendum .  HabbÌ2mo  riferito  quelle  mi* 
r.uzie  j  perche  icuriolideiranriqaità  vadano  ancor  eglino  alcuna  colà  i nucilig indo,  o  ^ 
rifcontrando  con  elle.  Nacquero  di  quclh  quattro  fratelli  otto  figliuoli i  de  qusli 
fi  legge  fcrittura  forto  il  3 00. anzi  vi  ibno  anche  di(cendenti  di  Gherardino  j  che 
tutti  veniuano  ad  efier  cugini  o  fecondi  cugini ,  per  la  quale  non  Colo  le  lor  notabi- 
li ricchezze  apparifcono  »  ma  efière  ilata  tra  loro  &  e^Icr  tuttauia  in  c^uel  tempo 
compagnia  di  negozi  &  per  quello  conllituir  procuratore  Obizzo  di  fcr  Pipino  di 
m.  Lotteringo  di  Piiloia  in  tutti  i  luoghi  della  lor  compagnia  &  mafsimamente  nel- 
la città  di  Parigi,  Quello  diilcndsrfì  1  loro  affari  fuor  di  Pilloia  fu  cagione,  che  fe- 
cero ancor  parentadi  fuor  di  Piiloia  .  Onde  Filippo  figliuolo  di  M arco  detto  Mar- 
cuccio,  il  quale  fu  vno  de  figliuoli,  che  hebbe  Iacopo  s'imparentò  in  Firenze  co 
Frefcobaldi ,  togliendo  vna  donna  di  quella  famiglia  detta  Filippa.  Il  qual  Filip-  E 
pò  doucndo  cflèr  Caualiere  per  trouarlo  fèmpre  col  titolo  di  m.  fu  anche  Capita- 
no di  Brefcia.  Bartolcmmeo  fimilmente  fratello  di  Iacopo  &  figliuolo  d'Amman» 
nato  hebbe  due  figliuclndell'vn  de  quali  detto  Totto  nacquer  tre.  Giouanni,  Do- 
nato ,  &  Piero  ,  Donato  detto  Riccio  ne  hebbe  quattro  Giouanni  ,  Guglielmo, 
Tcmmafò  &  Bonifacio ,  Leggefì fcrittura  di  Giouanni  del  1^66*  oue  facendo  men- 
zione de  fratelli  ;  apparifce  Bonifacio  hauer  queflo  nome  hauuto  dall'auolo  materno  • 
imperoche  quelli  fratelli  erano  nati  di  Lippa  figliuola  del  già  Bonifacio  di  Truffa  de 
Ricciardi  i  della  qual  Lippa  nominata  talora  Filippa  era  fratello  m.  Giouanni .  &  quel 
che  fa  à  chir.rezza  di  quel ,  che  fcguirà  apprcfTo ,  Tommafò  &  Bonifacio  fono  dottori 
di  leggi .  Io  veggo  Verfo  l'ottanta  vn  libro  tenuto  da  vn  Toramafò  di  m.  Gualtcrroc- 

tod'vna 


^17 


DE  GLI  AMMANNATI. 

•^  ro  d'vna  ricolta  fatta  del/e  pofledìani  di  Piftoia,&  fijo  contado  di  Moafigaore  Io 
Cardinale  di  iNapoli,&  di  m.Bonifaiio,&  di  Riccio  ènimaunati     *     * 


S       DHl!* 


I  fé 

DELLA  FAMIGLIA  DE  DONATI-       * 

E  antiquità  di  (àngue,  nobiltà  di  patria.chisrezza  di  cofe  faite,&  te- 
ftimoni  di  Scrittori  pofibno  rendere  vna  famiglia  nobilc.nobiliilìma 
farà  reputata  la  ca(à  de  Donati/in  cui  tutte  quelle  cole  abbondeuol- 
é  Mi'e}.  ^^A^^  W^    mente  eoncorfeio.  Habitarono  in  porta  San  Piero,  "  oue  hcbbcr'  tor- 
'cill^L  li.  ^^^-^^'^^    rJ»  ^  &  ^3  effi  nacquero  i  Calfucci,  ciTendogià  grandi  iafin  di  tépc  di 
4  c^o.  ò.  '  Cacciaguida  abauo  di  Dante,  da  cui  queftc  parole  egli  fa  dire 
h  Aialt^.  il  Ceppo  di  che  naccjuero  i  Calfucci  eragiÀgrandtJ  " . 
Tnlt'ec.  ^^  ''  ^^^°  ^^  Calfucci.come  dice  il  Villani  venne  meno  j  &  fé  cffi  a  tempo  di  Caccia 
1 6.  de.f^  guida  fur'grandi,  il  quale  fcgui  l'Imperadore  Currado.'^chc  fu  creato  l'anno  1024:  (è  B 
d'Ddnte  ^*^"^  ''  Malefpini  dice  i  5.  ^  Ben  puòftare,  comcegli  quiui  racconta,  chcdaeflo  Irape- 
c»fAG  dd  «dorè  fuficltatc- farro  caualiere  Ruggieri  Donati.  &  ne  libri  publici  fotto  il  i  m  7^f 
;.  «^(/o.  legge  (ìli  nome  di  Ruggieri  di  Qouanni  di  Donato  confolo  ^  come  fi  vede  diBcllin- 
V*  Jrr?^.  *;*°"^  "^^  ^^^'^^•'  "  ^  ^^"^  ^^  *  20|  '^^  Giouanni  Bcllifora  figliuolo  di  VbcrtiBo  Donati. 
Cu, di  ve  1  arino  1225  vna  donna  di  loro  fu  buona  cagione  delle  Fiorentine  difcordie,  hauédo 
n-ttcifdo.  Gualdrada  moglie  dim.Foiefe  de  Donati  datala  Tua  figliuola  a  m.  Buondclmonte ,  & 
t^Ltv.  29.  fategli  frallornare  il  matrimonio  promeflb  della  figliuola  di  m.Lambertuccio  degli  A. 
^  luitAr.  midei;  '=  Vccilo  per  queib  cagione  m.Buondelmonte.&  la  città  in  fationi  diuiia.i  Do 
7'  nati  fèguitarono  h  fattioRe  Guelfa.  >  Ma  nò  laiciando  tra  quello  mezzo  di  proccurar- 
uéf,  gppref  "  t^ma,  nelle  nobili  iraprcle,  che  in  quei  tempo  auueniuano,vn  di  efli,  il  cui  nome  ru  v* 
/.  ,tlc4ua.  Donalo  fi  tre uò alcuni  anni  prima ccn altri  caualicri,  &  dózelli  Fiorentini  nella  prcfa 
mIuj}.  ca.  ^^  C?am!atad*fegitto.  ^  Deefi  crederc.che  celi  parimétc  molti  altri  o  Napoletani.o  Ló- 
1 ,4.^  bardi, o  d'altre  parte  d'Italia  v'interueniflcro  jma  col  mancamento  degliScrittori ma- 
r:m.r.  cano  le  mcmorie,&  di  /oro  cerne  (è  imiihtì  non  fodero  niuna  notitia  rimane .  Onde 
^^Mat'efp.  puòmanifcilamétc  Vedcrii  qisant.  lepictòfè  fatiche  di  colloro  debbano  eflere  co  cor 
€.p.  o^.,  tefe  occhio  riguardate.  Nclic  battaglie  ciuilije  quali  l'anno  1 248  fucccdettcro.i  Do- 
cili» ^«W  '^^"  congiunti  co  B:fdomuii,co  Pazzi  diFirerze,co  Buonaguiri,&  co  Giugni  combat 
Lpr.fu  di  teroro  in  porta  San  Piero  centra Tedaldini.L  i{èi,Capoofacchi,Giucchi,Galigai,  &  co 

r^rr.ii^ts.        - — ^ -' ^     "  /"li  1  .  .  ,.-  I 

«ip     06 


vn  altra  pai  te  de  Bucpsguih.  '  Intorno  il  quii  tcmpo.ccme  che  molti  fi  veggono  per  le 
i<<P  06       ^.«-^'f- "fé  publiche  della  famiglia  de Donati.nondimeno  fono  fi  confuft  le  noutic,  che  D 
/  AnÀifp.    iene  hanpo,&  fi  varie,&  (pclfb  1*  vna  all'altra  contradicentefi.  che  gran  valent'huomo 
'v^nld.     ^^^°'"»^^  ^"^^  ""^^  tenebre  a  buon  porto  mi  la  prò  condurre.  Allequali  coie  per  dare  al- 


■*/"34- 


cune  principio, pare  non  elTcr  dubbio  di  Donato  di  m. Cocco nafcer  due  figliuoli  caua 
licri  fn.  Simone,  oc  m. Taddeo,  &  ^d  primo  cominciando  diciamo. 


Z);  m.  Simone  caualierc-9 .       " 

/"^  H  E  effendo  Taano  1 2(30,  per  la  vittoria  di  Mont'aperti  i  Ghibellini rcftati  (upe 

m  Malefpi  ^^-^  tioti  3  Donaii  .cou  moltc  altre  famiglie  Guelfe  conuenne  partir  di  Fircze.'"  1  qua 

yd^li      ^'^"^'^^^^'"'"^"'^^ndoin  Alamsgna  per  lommuouere il giouaneCurradino Contri  E 

Manfredi  fuo  zio.che  gli  occupaua  il  reame  di  Napoh  per  hauerlo  a  lor  bifògni  fauo- 

reuole, diedero  quella  cura  a  m.  Buonaccorfo  Bcllincioni  degli  AdimariAà  m.  Simo* 

«  v,ll  taf.  ne  Donati.  "  Ma  per  diuerfa  via  venne  lo  Icampo  de  Guelfi  elfendo  Manfredi  non  da 

5-  Curradino,  ma  da  Carlo  d'Angiò  flato  priuato  del  Regno,  e  vccilo:in  tauor  del  qual 

Callo  hauendo  i  Guelfi  militato  ricoucrarono  la  patiia,&  per  rappacificare  infieme  le 

fattioni  tra  l'vna,  &  l'altra  fi  fecero  de  parentadi,  perche  Simone  diede  Vna  lua  figli- 

.  M<tUfp.    uola  a  Nerozzo  degli  Vbcr ti:  **  Ma  come  auuiene  fecondo  il  volgar  prouerbio;chc  chi 

'yilì  il.  7.   ^^"  ^^^^^  ^^^  ^ni2. 1  Guelfi  relbti  finalmente  nella  città  per  altri  auucoimcnti  fupc- 

4P  I  j.       non,  incominciarono  ad  vrtarfi  infra  di  loro,  da  che  nacquero  tra  i  Donati ,  e  i  Pazzi 

À  .i  -ì  —  ■-*-  -i  di         ' 


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D  E     D  O  N  A  T  I.  175^ 

A  di  Fircnie  mortali  nimiilà .  Ma  trouandoljin  gycl  tempo  Pontefice  della  Chicfà  di  . 
Dio  Niccoia  III,  &veggendo  quanti  mail  dai/c  Fiorentine  difcordic  a  tutta  Tofcana 
potcanofìiccedere,  maradò  l'anno  12J9ÌÌ  Cardinal  Latino  in  Firenze ,  il  qual  fatto 
Far  paci,  8c  parentadi  Fra  le  fattioni,  &  ipetislmente  fra  i  Donati,  &  Pazzi  io  gra  par- 
te  quel  fuoco,  che  era  per  accender/ì  venne  ad  attutare,  pln  queiìe  paci  (è  bene  gli  .  juaUii. 
Scrittori  Don  lo  dicono,  chiara  cofi  è  per  ifcritturcpublicheinrectisniru!  m.S:mone.  "p  ^oy. 
Matalpiohaueanpre(bqueitegarc,&di{cordienon  più  tra  Guelfi,  &  GhibeltinijO  ^'^"T^ 
tra  Guelfi ,  &  Guelfi,  ma  tra  famiglia,  &  famiglia  infiemc^chc  malageuol  era  il  trouac  ^ 
ui  riparo  ;  fi  come  auuennea  quelta  de  Donati,  nella  quale  cffcndoiì  morto  ra.  Simo- 
nò  non  so  in  qaal  anno  gli  erano  fucceduci  quattro  figliuoli  m.  Coi^,  rorefe.  Maio,, 

B  acSinibaldo, 

Dim.  Corfò  (^àaaìiercj . 

PRima  che  più  innanzi  pafiìamo.vcdendofi  nell'età  di  m.Simone  uiuere  m.  Buo- 
fo,&  m.Gorfo  figliuolo  di  m.  Simone  hauer  nsmiltà  con  Simone  Galaiìrone  del-  simfiu  g4 
la  detta  famiglia,  fon  perfuafo  a  credere  non  m.  Simone ,  ma  Simone'  Gahllrone  ha«  la/irtHe. 
ucr  commefla  la  falfira  di  m.  Buoiò,  &  quindi  la  nimillì  tra  m.Corlb ,  &  Simone  ti- 
{cr  nata.  Il  fatto  in  quefto  modo  pafsò  era  infermo  a  morte  ra.  Buoiò ,  il  quale  non  m,  sacfi 
^  hauendo figliuoli ,  &  quando  foflè  morto  fenza  far  teilamento ,  fuccs-di^ndoli  alcuni  caMhen. 
della  cafà  a  lui  più  vicini,  àc  per  auentura  i  dilcendenti  di  m.Cocco  ;  Simone  a  cui  l'he- 
redità  non  fi  farebbe  appartenuta,  pensò  di  volergli  (uccedcie  in  ogni  modo  con  inga 
no.  Il  che  fece  mettendo  in  perfona  di  m.  Buofo  oc!  letto  Gianni  CauakaatJ  cogno- 
minato Schicchi,  da  cui  fu  herede  inftituito,  al  quale  in  premio  dei  sferuig-o  donò  poi 
Simone  vna  caualla  della  fùa  razza,  laquale  fi  chiamaua  la  donna  dcii'armcto.  Perche 
Dante  "J di  Mirra  pailando.&  deli'efferfi  al  padie  lott'altro  nome iòttomeflà cofi  diife  ^  cdf.^o. 

dtHinftr»», 
^uejìa  a  peccar  con  effo  coji  ijeimc 
Faljificando  fé  in  altrui  formx  ; 
(^0me  l'altro,  che' n  laJen''va,JòJìenniLj». 
Per  guaàamar  la  donna  de  la  torma, 
Faljificar  in  fé  Buofo  Donati 
Xellando ,  0^  dando  al  te/lamento  norma^ . 

Qual  Simone  fi  foflejho  quefta  cofà  in  quefto  luogo  voluto  riporre,  per  alarne  quella 
maggior  chiaiczza,che  fi  può  co  ioccafione  de  nomi.  Hor  la  prima  opera  di  m.Corlo 
fu  il  cercare  di  liberare  Totto  Mazzinghi  di  mano  della  giutìitia.  '  Ma  nata  guerra  tra  ,  ni  /li. 
i  Fiorentini,&  gli  Aretini,&  venuti  inlìcme  a  giornata  li  x  i  giorno  di  giugno  dcll'an  7  (^.  i  «  3« 
no  128^,  àm.Corfo,ilqualcfitrouauainqueltépopodeiìàdi  Pilioia,ederauenuto  '•'"'***  ' 
airclcrcito,  fu  dato  li  carico  della  dietroguardia,  con  ordine  di  non  muouerfiacofà 
alcuna  fenza  comandamento  del  capitano  (otto  pena  del  capo .  Gli  cferciti  azzuflatifi 
inlìemecombatteuano  vigorolàmente,  e  i  Fiorentini  percolfi  con  grand  impeto,  ben 
che  non  fi  sbigottifiero,  rinculàdo  haueano  perduto  molto  del  campo  ;  laqual  cofa  da 
Corfo  veduta,  come  il  Villani  racconta;  egli  come  valente  caualiere  diflè  .  Se  noi  pcr- 
diamaio  voglio  morire  nella  battaglia  co  miei  cittadini,Sc  (e  noi  vinciamo,  chi  vuole 
venga  a  noi  à  Pii1:oia  per  la  condeBnagione,&  francamente  mofibfi  con  la  Tua  fchicra, 
ferì  gli  nimici  per  fianco,  &  fu  potente  cagione  della  lor  rotta;  nella  quale  certa  cofà  è 
cflerui  ftati  vccifi  tracaualieri.Sc  pedoni  meglio  che  lyoohaomini,  &  più  di  dicci  mi 
laeflèrne  ftati  fatti  prigioni. 'Salito  Corfo  per  quefto  in  riputationc  mento  dalla  fua  /  t\ì>j. 
Rcpi  in  vna  guerw,  che  apparec^hiaua  di  fare  cootta  Piiani  d'eiferglidaca  l'inlègaa  "¥'30- 
^  T     2         reale. 


D 


ììq  d  e  l  l  a    f  a  M  I  G  L  I  a 

.  '  /^i^  ^^  .icale.  '  Ma  riCorte  le  difcordie  fra  i  nobili,&  l'iikffe  famiglje,e(Icndofl  infra  di  loro  dh  /j 
uilccomedi  iòpraddiire,  m.  Cerio  per  haucr  morto  in  vna  mifchia  vn  familiare  di 
Simone  Donati  ino  confojto  già  detto,  fu  chiamato  m  giuditio,  il  quaic  haucndo  per 
mezzo  di  molti  amici, &  Signori  (ìcurtà  di  non  cfierc  offciò  nella  pcr(bna,ncn  dubitò 
di  comparire.  H^uea  in  Firenze  il  popolo  gcbfo  delia  Tua  libertà  fatto  alcuàU  ordmi 
per  «li}curar(3  dtiia  potenza  de  grandi ,  i  cjuafi  per  mo'te  opere  honoratamcntc.  fatte 
neiie  pallate  guerre,  erano  fopramodo  diuenuti  oigoglioG,  &  (ùpcrbi.  Per  laqual  cola 
(entcndo  eglino  Corfo  per  h^uer  vccifo  ì'huomo  eflerc  in  prigioDe,&  già  il  gonfalon 
della  giujluia  elier  fuori  per  hr  i'cQcutione ,  fi  erano  tutt:  al  palazzo  del  podeih  ra- 
gunati  slpct rande, com.c  fé  haueficro  a  trionfare  della  abbattuta  nobiltà ,  che  Corto 
ooucfle  c{)ci  guiihz.'ato.Ma  il  podeUà  condannato  Simone  delle  ferite  dateli  i'vn  l'ai-»  B 
tro  profcioKe  Cerio,  laqualcoià  folte  turbò  il  popolo  minuto.perche  gridando  all'ar- 
me,6c  viua  il  popolo  tutti  s'muiarono  a  cafa  Giano  della  Bella,  il  quale  di  quegli  ordì» 
ni  di  g'uilitia  era  ihto  ncrouatore.  Giano  ordinò  al  fratcllo.che  co»  quelle  genti  s'aa- 
uiai-Ie  al  palagio  de  pnon  per  feguire  il  gonfalocic,ma  egli  o  di  fuocapo,  o  dal  furor  ti-» 
rato  dell'adirato  popolo  tralTe  al  palagio  del  podeiU,  oue  pofto  fuoco  alla  porta ,  Se 
entrati  aenrrocon  rabbiof^  temerità  ogni  cola  pofero  a  ruba,&:  nulmen;iroao,&  mé- 
trc  cercan  di  Corfo,  t  g'  i  morato  (ul  tetto  del  palagio;  il  quale  non  era  aliata  m  quella 
magniHcenzajLhe  hcggi  fi  vede.per  quella  via  di  tetto  in  tcrto  fuggédofi.trouò  al  fuo 
»  ili  8.     i-ampo  riparo,  u  Quali  nel  mcdelimo  tempo  per  parlar  d'alcuna  nutitia  piuprmata» 
*^'  S.        hauendom.Ccrfòliteco  Ferrantinu  fu  fatta  vnaleggc,chenelieC'UledeMagniatifi  ^ 
procedale  loinmariamente,&:  di  fatto  e  in  ogni  tempo.perche  l^iiti  non  fi  al/ungaf- 
iero.   Come  che  i  paflati  titoli,&  colon  delle  Fiorentine  difwordie  non  foflcr  ballati, 
per  vnaf^tionc  viìita  di  Pillola  di  parte  BiaBcaj&  Nerijacittàdacapo  venne  a  par- 
tirli. Ne  molto  s'indugiò  ad  attaccarli  briga  in  San  Piero,  chJamaio  in  quel  tempo  il 
fello  dello  Icandolo  tra  la  famiglia  de  Cerchi,  &  quella  de  Donati ,  dellaquaie  fattoi 
capo  m.Corfo,  di  lui  &  di  fda  hmiglia;  il  Villani  dopo  haucr  detto  i  collumi ,  rrodi, 
&  qualità  di  quella  d>- Cerchi  cofi  rsg  ona.Md  eglì,&  quedi  fua  cafa  erano gcntilhao- 
mini5&  guerneri.&  di  non  (uperchu  ricchezza,  mi  per  motto  eran  chia.uati  i  Malc- 
fammi.   La  cola  fu  qucib,che  venute  la  fera  di  caiendi  maggio  dell'anno  i  ^oo  le  fa- 
zioni andando  armate  a  csuallo  per  la  città,  à  vrtarfi  infiett.c  nella  piazjsadi  Santa  Tri-  D 
nita,&  molti dielh  fentifi,  da  Ci  rea  origine  a  pjà  &.n,6i  dolotofi  auuensmcn  fi  diede 
"  ^"/«SS   principio.^perchedinuouoildicembrevcgnentes'vrtaionorvnraltrOihauendo  m. 
Cor/o  il  quale  infìem.e  co  Tuoi  conlorti  era  itato  afTalito,  fieramente  rincscciati,  Ck  fe« 
riti  i  Cerchi  nella  città  in  vna  rsgunanzad  cllèquie.che  Ci  celcbrauano  d'vna  donna 
ce  Frekobaldii  &:  non  molto  dopo  hauendo  egli  aflàlito  i  Cerchi  in  contado  a  R,etno 
Je,  di  nuouo  s'erano  oitraggiati,&  feriti  dall' vna  parte,  &  dall'altra  ;  ne  folocol  ferro* 
ma  col  Veleno  prolcguiuano  2  fai  lor  védette,come  legni  per  opera  dvnodrgli  Abati 
X  Céf.^o   in  certi  de  Cerchi,  1  quali  per  coi;to  di  queik  brighe  fi  t;ouauà  prigioni.  "^luafprédofi 
tuttauia  maggiormente  gli  animi  delie  parti.fece  m.  Cerio  ragunara  di  genti  in  fanti 
Trinità  j  perche  lì  mandallè  à  Papa  Bonifacio,  per  la  cui  autorità  alcuno  della  cafad<  E 
Francia  fi  moucile  à  venire  ad  abbatter  parte  i>ianca  ;  bqual  colà  fentita  dal  popolo, 
o!t:e  modo  turbò  tuttala  città,  perche  m. Cerio  fu  condannato  neil'haucre,  6c  nella    - 
s^PiUJt     peilona,  &:  Sinibaido  fuo  fratello  mandato  à  confini ,  ealtri  de  fùoi ,  &:  cofi  molti  di 
<•«/)*<.«,     quelli  de  Cerchi  hebber  bando  parimente  per  alcun  tempo,  '  Non  litette  otiolo  fra 
quelto  mezzo  m.  Corlo,  hauendo  tanto  pinto  e  operato  col  Papa,chi  Carlo  Conte  di 
Valois  fratello  del  ìr  e  di  Francia  fii  condotto  in  Firenze,  oue  entrò  la  mattina  a'ogni 
fanti  dell'anno  i  j  o  i .  Ma  elìendo  lui  à  cinque  giorni  la  città  venuta  in  alcun  ioCottto 
per  vedere  armare  d  Conte  Carloj  m.Corlo  ò  à  calb,ò  di  quello  hauuto  inditio  rroua 
dofi  ID  quel  tempo  sbandito,  venne  ancor  egli  alla  città  eoa  alquanto  fcgu.  to  di  Cuoi 

amia 


D  E     D  O  N  A  T  I.  igi 

A  2m]'ci,&  fanti  3  pie.  l!  che  porcn  joglifì  contraftare ,  da  alcuno  Jc  CTch'  non  fu  p;r» 
meflb,  pcrlùadcnciori  poter  più  nuocere  à  Cor^p  l'entrare  i^  Firenze  per  l'ira  del  popò 
io,  che  li  non  lafciaruslo  entrare.  Ma  il  fatto  andò  altrimenti,  pereti::  hc;uéJoCjr(b 
rotto  la  polticriadi  Pmt»,  che  era  di  colla  ì  San  Pier  maggiore  tra  le  [Iiccate.S:  cjjjdlc 
degli  Vccellmi,  &  oiolti  di  dentro,  da  quali  era  amato,  g.idando  v  uà  m.Coi(o  li  ba« 
ronc,  egli  il  qual  (ì  vide  abbondar  più  gente,  ciie  non  iiaui  ebbe  credurcj ,  non  vo'ei- 
do  macar  a  (e  itcflb,  s'auiò  conqueilc  genti  alle  carcere  del  com  in?,  e  iiiuendo  q  iel- 
le per  forza  aperte,  &  liberato  i  prigioni,  tàcoilo  il  limile  fece  al  paiag  o  del  pò  teilì, 
&  quindi  paflando  al  palagiodc  Priori,  li  collrinle  per  paura  à  lalcur  la  S  g  lona  r  à 
tornarli  allclorc.'fc.   Dopò i  quali  (eguiti  altri  tumu!ri,&di{òrdinì,à  quali  ne  Carlo     ' 

B  di  Vaiois,  ne  vn  Legato  madatoui  dal  Pontefice  trouaron  moire  rip.^ro  ;  finalmente 
ce  (cgui  vn  male  molto  maggiore  ;  Et  quello  fu ,  che  andandoli  di  della  Paf|jadi 
Natale  m.  Niccola  de  Cerchi  biachi  à  lùoi  poderi  con  (uà  compgtiia  à  csualio ,  pu- 
fando  per  la  piazza  di  fanta  Croce.chc  vi  (ì  facca  predicarc^f  u  ièguirato  da  Simone  fi- 
gimolo di  m.Corfb,  &  d'vna forelia del  detto  m.NsccoIa.con  altr  (ùoi  a.T»ic»,'5c com- 
pagni acauallo  &  fopragiuntoloalpontead  Aftncoqu  uil'alDlròc  vcckjmacome 
piacque  à  Dio  la  milchia  andò  in  mo^lo ,  che  ferito  anche  il  nipote  da!  Zio  mortai- 
niente,  non  più  tardi,  che  la  notte  Ic-guentc  morendo  l'andò  dietro .  Dice  1!  Villani, 
che  rutto  folle  giufto  giudicio  di  Dio;  fu  tcnqro  gran  danno  del  detto  bimonc  ,  par- 
che era  il  più  compiuso,  &  vertudiofo  donzello  di  Firenze ,  &  da  venire  in  maggiore 

C  Itato,  &  pregio,  &  era  tutta  la  fperanza  del  padre  mCorlo  iiqua'edi  fua  toro;ifa,  e 
allegra  vittoria,  hcbbc  in  bricue  tempo  dolorerò  principio  di  i\io  tataro  abbaflamen- 
to.^'tragiàd!  pochi  meli  entrato  l'anno  1  ^o4;quidom  Corlo  acuì  non  pareuaha-  ^  céb.±%. 
uer  quella  parte  nel  publico.che  à  fuoi  menti  ilmiaua  che  lì  conuenifie,  come  quegli, 
che  era  ilato  autore,  chegliauu'"rf]rij  folfero  (Uti  abbaflati ,  fu  cagione  di  nuc  us  tu- 
multi, perche  cercando  egli,  che  lì  rmedcflrro  i conti  di  coloro ,  1  quaii  hautano  am« 
mmillrati  i  danaii  del  comune,  &  per  quello  con  alcuni  de  bianchi  accoltsndoii ,  la 
atti  torto  lì  riempiè  di  loreltieri,  &  corabatrendolì  per  le  contrade ,  oc.  con  manga- 
nelle, 6c  eoa  baltllredall?  torri  (àettando'ì,  IprlTo  ne  veniua  alcuno  morto,  o  ferito , 
oltre  i  rubbamcnti,  che  in  città  e  in  contado  lì  faceuano;  tal  che  al  Pontefice  parue  di 

D  mandare  in  Firenze  iiCardinalcdaPrato,  perche  con  parentadi,©  con  qualli  veglia 
altra  humana  indullria,  vedclFc  di  metter  d'accordo  tra  le  parti .  Ma  fi  erano  abbar- 
bicate le  radici  de  loro  malcri,  che  come  il  Cardinale  cgm  opera  vl^flTe  per  isbaibarle, 
veoutoà  iodi  Marzo  a  Firenze,  lenza  far  frutto  alcuno,  ccllrettofù  di  pjitirfene  à 
4.  di  Giugno  lalciando  interdetta  la  citta.  ^  Seguirono  poi  delle  arlioni,  ftc  d  alni  t  c*p.6%. 
mail,  &  misfatti  in  Firenze;  facendo  talor  villa  m.Coifo  di  liailì  di  mez7,a  ;  '*  li  fatta-  *''  " 
mente  che  narrato  dal  Legato  al  Papa  tutto  quel,  che  era  (eguuo  ,  &  che  ogni  gior- 
no leguiua,  &  di  molti  caporali  di  parte  Nera  doiendolì,il  Papa  fra  dodici  che  fece  ci  - 
tarcvnofùm.Gorfo,  mentre  la  citta  per  altri  lofpetcìcorreanfchio  d'clierpieU,  oc 
rubbata da  Bianchi,  f  Morì  Papa  Benedetto  à  2  /.di  Lug!io,&  duroflì  mo  t»  mf  fi  pri    ^  céfTì, 

£  ma, che  nuouaeletion  fi  facefle,  perche m.C orlò,  &  gii  altri  à  cafa  lene  tornarono,. 

continuando  i  Neri  a  màtcncrfi  in  quello  llato  fuperiori,  ma  non  bene  in  fr.-;  di  lo»o 

concordi.  Nel  qual  tempo  Cor(o,chev£douo  i\  trouaua  tolle  per  moglie  vna  figlia 

uola  d'  V'guccione  della  Faggiuola,  il  che  a  molti  diede  fofpetto ,  r.he  maggior  cola  e- 

gli  non  mach  nallc  neiranimo,  &  del  lofpctto  n'apparuerdcpo  non  moiri  anni  il  (è- 

gualc,come  che  non lia  interamente cetto, chi  fulie  llato  dcii'vitime  brighe  intera 

cag'onc,  o  elfo  Corlò  principe  dell'vna  Fanone,  o  Kcflb  dt  Ila  Tuia,  Geii  ispini,  Paz' 

Zino  de  Pazzi,  &  B-tto  Bruneilcfchi,  che  furono  capi  dell'altra.' 'omunque  ciò  da  fu 

Golfo  aGalitocon  le  più  crudeli  armi,con  che  h  pollano  nt^ic:  citta  libere  allalire  i  rol 

fcflti  cittadini,  che  fu  illÒMoeabpqiincuolnoaieàciiatitrànide,  Jmpcrcche  ,0  che 

quella 


i82  D  E  L  L  A     F  A  M  I  G  L  I  A 

cjuelìa  foflc  la  verità  ,o  che  l'opinione ,  che  centra  di  lui  onerarono  negli  anjmi  oc  /^ 
m.g'.ihatì  ì  (uoi  nimici  haucUè  Fatto  il  mededmo  effetto ,  gii  fu  rubicm.encc  h-mea-     • 
de  1  fuoinimici! acconcie  prima  bene  tutte lecole,  upca  vna  accula  dinanzi  à  Piero 
delia  Branca  d' Agubio ,  il  quale  era  allora  podelìa  ,  come  egli  intendeua  di  tradire  t( 
popolo ,  tenendo  trattato,  &  fègret.i  congiur;  tione  con  Vguccione  della  Faggiuola, 
^' co  Ghibellini  nimici  del  comune  d'introdurii  nella  tei  ra,  5c  per  mezzo  loiO  dbc« 
cuparc  la  Kcpublica  .   Ma  con  tutto  ciò  temendo  ,  ch;r  ogni  poca  di  tardanza,  che 
fcilè mefia  in  mezzo,  Corfbhaurebbehauuto  tempo  di  pioucdcieà  ogni  prepara- 
mento quantunque  grande,  che  gli  folle  apparecchiato  contra,  e  allegando  che  m* 
liando  la  rr.oiTa  d' Vguccione ,  &:  la  venuta  de  nimici ,  non  era  da  procedere  con  mo- 
di giuridici ,  &  d'alpettare  gli  ordinari  termini  delie  legg;  piohlh  centra  coloro .  che   g 
iono  accufati ,  non  Isfci;  reno  dopo  l'accufa  palarlo  (patio  di  più  d'vn  ho-a ,  che  non 
clIcndoCor/òalJacitatJori  fìttag.'i  comparito^  fa  come  nim;co  della  Kcpublica  con- 
dannato nella  pena  del  capo  ,   t  intanto  haueodo  il  Gonfaloniere  ,  e  Priori  al  Tuono 
della  campana  a  martello  r^ìgunaco  si  popolo  lòtto  i  fuoi  Gonfaloni,  e  il  Malifcalco 
del  Pvcellendo  con  le  Tue  mafnadem.ontato  à  cauallo,  e  il  podclU,  capitani ,  eeiecu* 
tori  preparati  con  le  loro  famiglie ,  tutti  infieme  in  vn  grande  fquadrone  li  mollono 
per  andare  ad  allaltafe  Corfò  Uonati .  Il  quale  non  citante  il  pictoio  fpatio  del  tem» 
pò  hauutoàfarle  prouilionineceflarie,  non  isbigctcìto punto  nciranimo della moK 
titudine  ,  che  lentJua  veni.g'i  contro  j  non  raffrenato  dalia  fentenza  de  magiihati,  ne 
ptr  vederli  da  molti  de  fuoi  abbandonato  Volendo  cedere  all'armi  pi.bliciie  ,  hauea  G 
con  marauigiicla ccleritn  ^tttfb ad  affaragtiaifi  nel  bc  igo diSan  Pier  maggore.met 
lendo  fortiHime  sbarre  à  niè  della  torre  del  Cicino  in  Torciccda  alla  bocca  della  via  , 
e  ne  va  alle  fhnche,  e  à  San  Brocob.  &  quiui  con  rr^olti  iuoi  amici  comp;trito  ne  lia- 
na con  gran  cucre  alpettando  gli  auuerlarij ,  con  pmfiero  come  li  dille  di.difent'ef- 
iì  infino>  che  la  gente  d' Vguccione,  de  quali  era  fama  alcuni  effere  arriuati  a  Kemo- 
le,fuflc  giunta  à  Firenze  .    Pcruenuto  dui  que  il  popolo  e  Cataian!  al  capo  de  lerra- 
gi) , Uicoirjnciarono  vnacrudclillima  zuffa,  nella  qnsle  non  fa  nv.ca  dcfideratoil 
iohto  valore  di  Corlb,&  degli  amici  li(Oi,  il  quale  difendendoli  trancamentc  in  po- 
to d'hora  ferirono  e  ammazzarono  molti  di  coloro,  che  piùarditi  degiialrri  erano 
trafcoifnnhno (optai ripari.  Di  che  non  folo  era  cagione  la  peritia  di  Corfoin  11  q 
milizuffc,marambigu!t3de  cittadini,  i  quali  non  tutti  di  psri  con{éntimer  to  l'ha- 
teano  prelo  farmi  contro,  ilimandoche  quciìo  fufle  vn  tradimento.cheleglif^ceui 
dà  n  iniciiuoiperrcuinarlo.   Ma  poiché  a  conforti  de  capi  incominciò  pure,  oltre 
)ì  pencolo,  che  li  molhaoa  innanzi  a  ciaf.uno  grande,  fé  Coiló  naiciua  vincitore  , 
ad  entrare  qualche  vergogna  nel  petto  degU  allalitori,  che  vn  folo  cittadino  foflc 
b^ Haute  a  relìllerc  à  tutte  l'intere  for?.e  della  città,  oue  (i  vedeuano  l'infegne^e  li  Ma- 
li'càico  ael  Re,  6c  le  bandiere, &  Gonfaloni  del  popolo,  s'incominciò  à  fare  vn  im- 
pielhone  molto  maggiore  di  prima  ì  &  iopra  tutto.^jerche  il  popolo  s'era  accorto  noQ 
poter  vincer  Corfo  le  non  dai  luoghi  aperti,  peròlì  diede  a  roìr.pere  il  muto  d'va 
g  ardmo,  che  era  incontro  alle  llinche.nel  qaale  elf^iado  htu  nv>tA  apeituiaichc  ncil   £ 
che  le  genti  à  piedi»  ma  vi  poteano  entrare  commodamcntegrhuomini  darmc;  vcn 
nero  ad  ail^lireCorlb  di  dietro  con  grandiihmo  fpauentodcfuoi,  inuh'iti  per  vna  fa- 
ma che  sera  Iparfa;  che  Vguccione  (entendo  i  rumori  (ucccduti  aria  citta ,  s  tra  con 
ie  (ue  gei.ti  tornato  indietro .  Perchev  cggendolì  da  nimici  circondato,  &  l'amio  di 
Vguccione  venutogli  fallito  ,  &  ruttauia  andargli  mancando  gli  amici,  cercò  poicha 
non  gli  rimanea  di  ipeiare  nella  vittoria ,  di  vedere  fé  potea  rimediare  alia  lalute  ;& 
libretto  con  Gherardo  Bordoni  ,  &  con  alcu  nilùoi  pù  confederati  bttoli  Ihada 
per  mezzo  de  mmici,  perla  porta  delia  Croce  svici  fuori  della  citta .     iv.olti  furo- 
no, chciìpoièro  à  fegmrchi  fuggi  uà .  Onde  in  diuerfi  looghi  da  diucrfi  furono  (o* 

prag'utiti, 


D  E     D  O  N  A  T  I.  i8j 

^  pMgiunti,  &  di  tatt!  chi  nell'ardor  della  fi^g3,&  del  contr  Aflro  (^eirarren^trij ,  &  chi 
poco /patjo  dopo  cialcuno  h:bbe  doloiolo  fine.  Il  bordoni  il  quale  due  anni  ad- 
dietio  era  Icduro  de  priori  gjunto  da  Boccacuo  Canicciuli ,  nel  palfare  d' vu  piccolo 
fiumictllo,  che  è  nel  piano  di  San  Sa/ui,  chiamato  AiFrico.  iuid^  lu>  fj  vccilo ,  &  ta- 
giiatohdopo  morto  la  mano,  &  quella  recata  a  Firé^fc,  come  fé  folle  telii  ii  cjgniaie, 
odi  ceraio  fu  conficcata  nell'vlcio  di  Tedice  Adiman,  di  cui  era  Ibro  nemico  Corlò 
fu  ancor  egli  tutto  fòlo  giunto ,  &  prtfb  nella  villa  di  Rouezzanodacdri  Cpt^'^ni 
à  cauallo,  i  quali  defideràdo  di  menarlo  viuo  à  Firenze  fi  guardarono  di  fargli  e  ff  ,(à. 
Ma  egh  dopo  che  moto  pregando,  &  promettendo  ,  vide  in  ogni  modo  tfi?rnc 
condotto à dar vndolciUìmolpcttacoìo  dello  ilfat!o,&  mifèria  lua  a  nimKi.noa 

^  dimenticadolì  in  tato  abbaflarr.éro  deli  2uuetU  fcrruna  ciclfvfàta  grandezza  òtì  Tuo 
animo,  come  fu  di  coftì  San  Salui  fi  lafciòcsdcr  di  cauallo,  più  con  ammo  d  Lfciaili 
iui  tagliare  a  pezzi;  come  quelli,  che  eia  diiàimato,&  comare  io  di  gotte  nelle  ma. il, 
&  ne  piedi  ;  Icquali  in  qu-^llo  fcomp'glio  Thaueano  fieramente  aflàlrato;  che  cóilpe- 
ranza  alcuna  di  fàlute,  nel  che  venne  illiio  auifo  leggiermente  fornico,  percioche  paf* 
(stagli  da  vno  di  quei  Catalani  dVn  colpo  di  lancia  la  goli  mi  Ipiccistamentc  f-nza 
attendere  altro  il  Lfciarono  diiìefò  per  morto .  Non  è  ccfa  del  tutto  certa ,  iè  egU 
fufle  alquanto  d  tempo  fbprauifluto  ;  perche  fu  f.^ma,  che  gli  fofl:  rcitato  tan^o  fpi- 
mo,  che  condotto  da  rronacid:  detta  badia  nclmonaitcro,  hauelle  h^uuto  tempo 

Q  di  rmutteih nelle  mani  del  (àctrdcte  rn  legno  di  penitenza.  &  lù  chi  credette  &  coù 
fu  diuuigatOj  che  egli  fulTeliatotrouato  morto  da  monac  la  mattina  (cg'-.ente  ,  dì 
quali  fu  con  piccolo  honore  nella  detta  badia  leppelino,  &dapuchigcntihonorata 
il  luo  mortoiio,  p  ù  per  tema  del  comune,  che  per  odio  delia  iua  pc:rr:>na ,  il  qu^le  in 
qucihlV  fli  che  i'h^ueano  in  rimore,  eraconuertitoin  pietà,  conlidtr  ìììIoìI  mfera- 
bil  iine^àf-herh^uea  la  fortuna,  eia  lùallcfla  colpa,  ò  l'alti  ui  muiuigità  rondorto 
coli  vhiaro, e lilurtre cittadino.  Muordur  qotm  Coilbranno  i  ^oS.iV pa  quci^hs 
fi  può  vedere,  dì  lui  quattro  figliuoli  vfcirotìo  Simone  di  cui  già  li  è  p^silato,  G-ouin-  O'.'utnnu 
ni,  a.'. Amerigo»  &  i  ommalò.  1  tre  vlcimi  (ono  comprefi  l'anno  i  5  i  J  ^'^' **  /euten-  ^  ^^^"^ 
zadeiJ'iiT.peradore  Arrigo,  ma  di  Goupn»)!,  li  Quale  hcià  fare  nel  piuicre  a'^^coneio  rrcrr»?»- 

rj  veggo  il  teiUmenio  nel  tea  pò  della  pcftei'anno  1548  a  i  2.  d'Aprile,  nel  quale  in-  '"*■/* 
ilituilcehercdii  (ìioi  figliuoli  Gu-lto, &  Mifòcogaominaro  Gui.tMia,  rr.a  ncl'a  pa-  cttìfi.Mé 
ce  fatta  co  Cerchi  par  che  habbiaaLche  vn  altro  ftg.molo  il  cui  nome  fu  Cianfa,&  /*;  ^ 
ferie  li  primogenito. 

Di  m.Ameri^o  Caualicrt^ .  ' 

|">  E  figliuoli  di  m.  Coifo  chiaro  è  il  nome  di  m  Amerigo  Caualiere,  non  meno 
J_,  per  le  fcritturt  publiche  delia  città ,  che  per  gli  Sroraci,da  quali  tu  copiofàmea- 
tc  menzionato,  tt  per  le  prime  (corgefi,  che  Tanno  1^  1 7  chiede,  che  fi  cftgulcav- 
-  na  proui.fione  fatta  Tanno  1  j  o  1 ,  d'olière  rillorato  della  routna  delle  C3fe,&  beni  gua 
iti  per  la  rrgunata  di  (ucj  padre  in  fà.nra  Trinità .  L'anno  fcgucntc  effendo  capitano  de 
Gue'6  fuorufciti  di  Lucca  ha  licenza  d'accettare  Giouani  di  m.  cllincione  per  le  ruo 


re.  &  Taddeo  di  m.  Baolò  pel  Vaio  a  conlultare  prouiiìoae  di  danari .  Tanno  2  i  cf- 
fcp  io  podrila  di  Filloia chiede  come  figliuolo,  &  herede  di  m.  Coifo  il  iàlario  di  fuo 
padre,  che  fu  podertà  à  Pirtoia,  chiamatoda  Guelfi  Nieri  ,dopò  la  cacciata  de  Bian- 
chi, oc  noe  Thaueano  pagato.  Ma  Tanno  24  fu  mandato  dada  Republica  capitano 
di  :?4o  caualiai  foidati  à  lerugia  per  far  guerra  à  cittì  di  Gaitcll^.corae  il  Villani  rac 
conta  .  Tannoche  a  quello  Itguì  fu  parimente  mandato  dalla  Rcpublica  in  coropa-  k  t.il,  9 
gniadim.  B'agioTornaquinci  capitano  di  200  cauaJcggieti  in  aiuto  a  bolojtnefi.  '^^'J^^^^ 
^  Tanno  >6,  quandj  d  Luca  di  Calauna  a  nome  de  f  loteniiui  fece  h  prima  imprcu  (4f.y  i 

contia 


Ì04  DELLA     famìglia 

collera  Caftruccìo,  al  noilro  A  meiigo,  e  à  Gisn(:o7so  Caualcanti  fu  data  fa  condor-  A 
/  iil.  10.    tadi  looo  pedoni:'  Nd/a  nbellioiic  di  Montccitini  hauendo  i  Fiorentini  pre(o  il 
'^^'        EcrgOalafgarono  per  capicano  con  gente  d'arme  acaiìalIo,eà  pièafTai  alla  guardia 
di  Buggiano ,  &  dell  altre  terre  dcìla  Lega  di  Valdinieuole  ,  &  per  far  guerra  a  Mon. 
tecatini  edo  Amerigo .  li  quàie  per  fuo  procaccio  ,  &  foliecirudins  hebbc  in  quella 
-'  x:lio.    ftanza  il  caftdio  d!  .Vionteuetturino,&  mifem  le  mafliadede Fiorentini. ''Il che auué« 
f4f  140,     j3g  ^^i  j.,£(^  ^i  Luglio  l'anno  1 3  2^.   Ma  come  le  co(c  non  fcmpre  riefcono  felicemen- 
te, facto  due  anni  dopo  caualcare  da  Fiorentini  in  Valdinieuolc  capitano  di  400  caua- 
lieri  fòpra Baggiano  aflalito  (prouedutamcntc da  nimici  in  (ul  brufcetto  fotto  Mon- 
teciiCini,  fu  retto  &.  (confitto  à  di  6"  di  Luglio  con  perdita  di  cento  à  cauaiio  tra  morti 
/  (.il.  IO.   ^  F^^^^  »  ^  ^§''  ^^  ^^^"ò  in  Montecatini .  =  Quando  m.  Amerigo  fi  muoia  a  me  non  B 
(Af.  1 N.     è  man  jfcilo,  ma  bene  apparifcono  eflèr  Tuoi  figliuoli  Corfo ,  Pazzmo ,  Forefe ,  &  Si- 
nibaidc . 


N 


Di  Corjò,  f^  et  altri  figliuoli  di  m.  Amerigo . 

On  penò  molto  a  Coprirli  in  Cor((3  il  vigore  à^\  padre, &  deii'auolo ,  cflèndotì 
conglijto  infiemc  co  m.  N  jàno  fuo  7Ìo  cugtno  capo  della  fccóda  cógiura  cótta  il 
/  liìf  \u  Duca  d  Atene;  Mi  cui  il  Villani  p.ilef^ta  che  fu  la  congmsvi  coli  dice .  te  come  fi  co- 
'*?*)•       minciò  il  detto  remore  Cor(o  di  m.  Amerigo  Donraico  fuoi  fratelli,  ealtrifc-guaci, 

c'hauieno  loro  amici  &  parenti  m  prigione,  a{rìlim,*f:coa3battero  la  carcere  delle  G 
fthiche,  meitendo  fuoco  nello  /porcello  &  ocrtcfci ,  ch'era  di  Icg  lamc,  &  con  l'aiu- 
to de  prigioni  dentro  ruppero  le  detre  carcere,  e  vfcirfie  tutti  1  prigioni ,  &  con  qucU* 
/  ì»%  (69.  en-pito  fecero,  come  va  fcguendo  altrecofe.  »  tra  già  fams»  3  544. &  per  certe  noui- 
J*»  tà  fuccediitc  in  Frrcnze,  Ccrfo  iècondo  il  Villani  racconta  fa  condannato  nell'haue* 

re,  tSt  nella  perfona  p  r  cootumace,  per  cette  lettere,  che  furono  rrouate,  che  manda- 
ua,  ed  crai  o  mar  dare  a  lui  da  certi  tiranni  di  Lombania ,  con  cui  tenea  alcun  tratta- 
lo centra  il  popo'o  di  Firenze»  o  vero,  o  non  vero,chf  fj^fe,che  non  approaumo,  pe« 
rò  che  a  lui  era  itrpcffibiìe  fornire  fi  grande  irr  pr^-  la,  (ènza  oiaggior  legaito|;  ma  non 
comparì  dio^izi  :;  kufàrfene  per  tema  del  popolo,  òde  iuoi  nupici ,  ò  per  non  di(co- 
priie,  chi  à  ciò  tenea  con  lui  il  trattato  li  qual  Corfo  con  h  rnoglie.che  erano  m  For/  D 
il  morirono  in  pochi  dì  di  Maggio  nf!  i  ?4.7,  di  e;  j  fu  gran  danno ,  perciocheera  va, 
lente  donzello,  &  per  venire  m  grsnce  rfìafe.lc-  folle  vaiuro .  Non  pai'sò  anche  il  no* 
f"  \l  U      '^^  ^^  ^inibaldo  icnza memoria,  il  quai^'  t  ouandofi  in  Ldda  della Repubijca.eral'aa- 
Jj  m.^'     no  I  j  ^6  con  dugento  fanti  tiuti  prm.' ti  i.  corazze  a  ftruigi  del  Signor  di  Bologna , 
r/.trt^o.      per  Io  cui  ordine  tu  tagliata  la  teiVi  3  m.  Arrigo  figliuolo  di  Caiìruccio  Sig  ordì  Lue* 
U*^*6.  ^^■'  ^  ^^  ^'^^'  ^ ^^  alcuni  alrn  caualicri ,  come  Matteo  Villani '' racconta .  fanno  60, 
ti^.c»        come  padrone  di  quella  chiela  elegge,  ò  ver  nomina  vn  prece  \  ^aata  Maria  ad  /^co- 
ne.Scrme  Filippo  figliuolo  di  Matteo  chefannoi^^j  trojandofiSinibaldoin  ban- 
do della  perlona,  h  tii  dalia  Republica  promeffo ,  (e  con  m.  Niccolo  BuondeimoncJ 
j  zÀl  1 1 .   prédeua  a  feruire  la  Repablica^come  fece,  d'eflèrc  nbandico ,  '  &  nelle  illorie  del  Ru-  E 
'"bV-      celiai  ì\  legge,  che  fanno  1575  m. Giorgio  Scali  valente ,  &  guelfo  cittadino ,  fu  del 
mele  di  Nouembre  ammanito  per  nimiilà ,  &  vendetta  di  Sinibaldo  di  m.  Amerigo 
Donati.  Quefto  è  quel  che  pofliamo  Iccrgcre  delia  fucceffione  ài  m.  Coilò  . 

Di  Sirnhaldo fratello  di  m.  Corfo,  ^  de  fuoi  fuccejfori . 

HOra  parleremo  di  Sinibaldo  fratello  di  m.Cor{o,QÌ  cui  dicemmo,che  quando  al 
fratello  fu  dato  bando  del  capo,  egli  fu  confinato,  queiti  era  Signor  di  Caia. 
"ctf^lZ.    gli3j  caftel  (opra  l'alpe,  il  quale  dai  Conte  di  Batnfollc  con  f  occafionc  di  quello  con- 
fino 


D  E    D  O  N  A  T  r.  i?^ 

fino  gli  era  (lato  guado,  chcJpoi  da  Fiorentini  nel  i.|  2  2  fu  fatto  rifare .  ''Certa  cofi  è  k.  ut  9- 
cgli  cllcr  de  fediton  Tanno  i  p  o,  &  2  5,5' 10  non  ho  (cambi  .fo  l'anno  ;  &  cjucl  che  va  *•' 
tra  quello  mezzo  Tanno  i  5  ancor  egli  efler  compre(b  nella  ientenza  d'Arr'g^  ìinoe» 
radorcj  ma  10  il  ritrouo  per  i'archmio  capitano  del  Borgo  a  San  Sepolcro  mha  dell  avr 
no  1 1 99-,  Veggo  di  lui  na(cer  tre  tìgliaoli  Pazzino,  Simone  ,  &:  Fraocelco ..  Simone 
l'anno  i  ^  i  o  e  viSciale  per  la  condotta  de  (bldati ,  &  di  lui  par  che  venga  biaibalao,  cii 
cui  &  di  Filippa  Tua  moglie  nafcie  vn  altro  Sinibaldo .  V^òdi  il  lellameoto  di  oueiìa 
donna  Tanno  1416,  per  lo  quale  difponejchc  morédo  il  iuo  figliuolo  Sioioaid^  len- 
za heredi  gli  debba  luccedcie  lo  (pedale  di  San  Paolo  di  Pinti;  ma  10  veggo  via^r  Si  • 
nibaldo  Tanno  142  7,  ne  oltre  quello  tempo  ho  notitia  di  lui  Fraacefco  Jicuirimarc 
^  più  ampia  fucceflione  è  Tanno  1^22  creato  da  Giouanni  abate  dj  Valbmbroia  Viicó- 
te  di  molti  luoghi  del  raonailero.&  Tanno  5  i  appanfce  eflcr  podella  della  Scjrpena. 
Tre  figliuoli  nalcono  di  luiSimone,Ap^.rdoj  &:  Sinibaido.de  quali  molte  Icrutareap- 
pari(cono,  in  vna  delie  quali  Pazzino  di  m.  Apardo  alloga  a  i  due  primi  certo  t.iieiio, 
che  confina  con  m.Couone  Couoni,ma  finalmente  ne  ancor  elh  molto  m  lì  (1  i.it-a- 
dono,nó  tlTendo  in  quella  età,ne  per  molte  altre  addietro  fucceflìone  alcuna  di  loro  • 

iJi  m.  Taddeo . 

TT  Abbismo  parlato  del  ramo  ài  m.Simonc,  bora  fauellererao  di  quello  ài  m.T<i  J- 
Xi  deo,  il  quale  come  m. Simone  lùo  frateìlo,co(ì  ancor  egli  nella  pace  del  Cardina 
Jc  Latino  lotcruenne,  ne  punto  fi  dubita  cilere  ilati  (ùoi  figliuoli  Apardo.Coifo  e  Ia- 
copo, il  primoe  vitimo  de  quali  elTendo  legnato  col  titolo  di  m.,  Ihmocheamméuue 
foflcrocauahen,  eammendue  Tono  compred  come  buoni  Guelfi  nella  (ènicnza  dell 
Impcradore  frrigo.Coilò  il  quale  è  Tanno  1  :i40caiteÌlano.di  buggiano,da!;ajjcr[o- 
ca  di  Tctr«  figliuola  di  Clone  dei  Cappone  Tua  moglie  è  padre  di  Cionaccio:,  ^erar- 
do,&  Stagio  dequali  non  veggo  apparir  rucccflìone.  m.lacopo  padre  di  Matteo»  ik  'M 

■  -VbcrtoèpercontodelprimoauolodiiacopOjScdiGiou^niii.  Ma  celebre  e  houcra- 
ta  fùlalucccflionedim  Àpardo, il  quale  Tanno  1 140  venne  padre  di  (ci  figliuoli  ma 
(chi&  d'altre  femminejc  quah  hebbe  di  Bianca  figliuola  di  m. Manno  C^uicciuli .   I 

^  nomi  de  ma(chi  furono  Manno,  Fazzino,Totto,  Taddeo^  Domenico,  &  Cauaiisre. 

Dim  Manno  caualiercj  • 

X    /^  Ade  quali  grandemente  s'iHullrò  Manno  cauaHerc,^  perciò  m. Mano  chiama- 
IV I  to.  Di  colini  non  ci  occuperemo  molto  a  mentionarlo  per  licnttuiv  priuatc,an 
cor  che  veggiamo  icrittura  di  lui  infia  dell'anno  i  5  ^.^jCllendonc  pure  roprabó:ieaòl 
mei  te  piene  le  publiche;  (e  non  quanto  T  vn  Taltre  vcirraa  dichiarando .  &  perciò  dico 
che  innanzi  all'anno  1 3  s  i  .h  vede  eflcr  andato  à  (èru'gi  di  Franceico  di  Carrara  Si- 
gnor di  Padoua.imperoche  in  quell'anno  li  legge  vn  comptomeflb  d'Kabella  di  Paz- 
£  zino,&  di  elfo  Mano,  tutti  e' tre  figliuoli  di  m  Apardo  in  Aadiea  di  Giiio  cognomina- 
to Pacco  de  gli  Adimari.nel  quale  iiàbella  dimollra  hauere  ai  iuo  fratel  M^ono  prcih 
to  fiorini  (ciccnto  per  cóprarlì  ronzini,e  armadare, quando  andòà  feruigi  dd  Signor 
di  Padoua,8:gi3  per  Matteo  Villani  appare  elTcr  egli  Tanno  1 1  H^  8^'  ilipedìj  d.quel 
Signorc^Sc  da  lui  nel  rubbamento  fatto  da  Trignano  della  Scala  delia  città  di  Veioua 
al  gran  Cane  fuo  fratel  lo  eflere  flato  mandato  in  aiuto  di  Cane.   Nelquale  accidente   i  tth.^.c 
portoffi  ìSì  modo,  che  meritò  d'efiere  rimunerato  da  quel  corteiè  principe  de  beni,  &    97-   . 
polTeflioni  di  coloro,che  tradito  i'haueano.m  L'anno  57  adi  20  di  Luglio  fu  fatto  ca-   "'g'*'"^* 
p'tano  de  Fiorentini,  e  hauuio  il  pennone  del  comune  fecondo  le  (olite  (òleniiita  iU   j^  Mtnn» 
maodato  in  Koma2na  con  fetceccnto  barbute  di  buona  gcntccon  ottocéto  balcilde-  t^p""^»  ^« 

V         ri  per        """'"■*' 


ìU  DELLA     FAMIGLIA 

ri  per  far  guerra  à  coIoro,i  quali  fotte  nome  di  cópagnia  trauagls'auano  il  pae(è ,  oltre  A 
"  /Ì7.    due  mi!aàpic,&  Jugentoàcauallo  andati  con  lui  tra  della  C!tra,&  cìd  cetano.  "Lan- 
'"^  ^°'      re fèguente come  collumaronodi  fare  gli  anrchi  Rotnani.i  quali  dopòlegrandi  co. 
dotte, non  ifdcgnarono  gli  vfici  minori  Fu  mandato  dalla  Rep  ambaiciadorc  alla  det. 
»  '  *•'.     ta  compagnia  per  lorferuanza  de  patti.con  che  infieme  erano  conuenuti.^Ma  come 
''^'"      huomini  miflcali,  hauendofi  tra  queAo  mezzo  concitato  i  vicini  contro  ;&  perciò  di 
clìì  dubitando  ritennero  con  eflb  loroi'ambafciador  Donati  per  conducitorc  del  lof 
r  ni.i^f.  cammino,  p  Milita  l'anno  é;. purea  feruigi  delia  Tua  Republica,&  era  VD  di  quelli,  nel 
7'»  quale  come  vaIoicfbj&  fedel  caualiere  molto  ella  confidaua.  1 1 1  le  à  fìioi  cófigli  li  fof 

ik\\.ùf.  ^'^  vbbidito  non  haurebbono  i  cittadini  Fiorentini  non  vlàti  à  combattere riceuuto  da 
?-«.  gli  Inglefì  il  danno  ,  che  cflìhfbbero."^  Ne  fu  dubbio  alcuno,che  non  meno  per  lo  co-   B 

r  luiféf.  f;gl!o,  cheperlo  valore  della  profriaperlònafìia,  i  Fiorentini  haucfièr  poco  poi  prefo 
e  arfo  Liuorno,  eflcndo  (òpra  cgn'altro  capitano  di  que  tempi  (ommamente  amato  da 
foldati,  i  quali  tra  per  l'amor  che  gli  portauano,&  per  la  fedc,che  haueano  nella  mac- 
eria fua  dell'arte  militare ,  non  ricufàuano  di  mctccrfi  ad  cgnirikhio ,  &  èda  Filippo 
Villani  chiamato  huomo  aui(ato,&  pratico  de  cali  che  lògliono  ne  fatti  dell'arme  au- 
/  ip'iuf.  uenirc.  ^  Chiara  cofaè  che  della  vittoria  da  Fioiétini  acquiltata  cétra  i  Pi(àni,che  fu  à 
5*^'  2^  di  Luglio  dell'anno  1 3^4  m.Manno  fu  principaliffima  cagione;  poi  che  oltre  mol 

te  fatiche  in  efla  battaglia  durate,oItre  molti  buoni  configIi,6«:  ricordi  dati,egli  fu  quel 
ii.il  quale  percotendo  1  nimici  ne  fianchi  conturbò  gli  ordini  loro,&  grandemente  li  da 
t  muf,    ncggjò .  *  L'anno  1 3  70  del  mefe  di  Febraio,  i  Fiorentini  collegati  col  l^apa,  &  con  altri  C 
^7-  principi  d'Italia  contra  Bernabò  Vifconti  diedero  (biennemente  il  barton  del  genera- 

haui.jnn  lato  à  pie  della  porta  del  palagio  dm.Mannc&hnfègna  del  comune  al  Còte  Luzzo 
tiilginirt  Tedc(co,&  fecefi  la  guerra  intorno  Pi(à,ma  del  me(c  di  Luglio  prcler  partito  di  tra(por 
tarla  guerra  in  Lombardia.  Dice  l'hirtoria  del  Ruceiiai,  (coli  chiamata  da  noi  peref^ 
(èrfi  appreflò  huomo  di  quella  ca(a  ritiouat^)  che  quelle  genti  incontrarono  i  nimici  à 
Reggio,&  fegue.che  à  m.FeftrinoGonzaga  Signor  di  Rcggio,Sc  a  m.  Manno  Donati 
parue  tempo  di  douere  alTaltat  le  bartie,&  furono  fcguitati  dalla  maggior  parte  del  pò  • 
polodi  Reggio,  &  da  circa  500  huomini  acauallo.che  lì  trouausno  nella  terra,  tra 
della  Chie(a,  &  del  Signor  di  Padoua,&  dei  Marche(è  di  Ferrara,  nel  quale  alTalto  por- 
toffi  m.Manno  (ì  francamente,&  con  tanto  fenno,benche  con  grade  affanno ,  che  per  D 
Tua  operatione  vin(c)no  il  campo,&  prefono  le  ballie  con  gra  batrag!ia,chedurò  alfai, 
&  con  molti  morti  deli' vna  partc,&  dell'altra.  &  fu  tanto  l'affanno  che m.  Manico  pa- 
tì >  che  hauuta  la  vittoriane  venne  à  Padoua,&  dopo  pochi  gjorni  pa(so  di  quella  vi- 
ta- &  fu  (èppcilito  à  Padoua  con  grande  honore,  &  feceb  il  bjgaorc  dipigncic  m  vna 
fala  fua  fra  gli  altri  huomini  famo(ì  in  fatti  d'arme. 


léf  da  fi§ 


De  figliuoli y  (^ fuccepori  dt  m.MAnm. 


T 


L  Bcrghino  diligentiflìmo  licoglitore  delle  memorie  antiche  faméticne  de!  fuotef 
Itamento,  nel  quale  fa  erede  Giouanmannofuofigliuolma(chio,à:  vengonui  nomi-  E 
nate  più  figliuole  femmine  Caterina,Bianca,BartGlommea,Saracina,Giou3na;&  Mar- 
gheritajdelle  quali  trouo  quelVvItima  con  Veri  Guadagni  elTerlì  in  inatrimcmocógiii 
ca,  &  vcdefi  la  fua  moglie  chiamata  lacopa  elfer  figliuola  del  Conte  Guido  o'Aiberco 
Conte  di  Modigliana.^  lafciar  tutore  del  figliuolo  Francc(co  di  Carrara  Signor  di  Pa 
doua,nella  qua!  città  il  già  detto  inftromento  è  celebrato.  &  tutto  ciò  cflèr  fatto  /an- 
co 1 1  70J  ma  io  non  illimo  già  di  quefta  fua  donna  hauer  egli  hauuto  altri  che  il  ma- 
(chio,  vcggcndojche  l'anno  ^-j  riceue  l'eredità  di  madonna  Lifà  tìgìiuola  d'Albizo  *ia 
Jcfpini  dia  donna,  &  nel  medefimo  della  madre,&  di  Domcnico>&  di  Taddeo  Tuoi  fra 
telii»  tal  che  non  correndo  dai  ^/.ai  ;o,piùche  tre  aQci,i:oQfari  gran  fatto,  che  non 

altri 


DE    DONA  TI.-  187 

A  alf  ri  come  ho  dctto^che  Manno  haneflé  di  quella  /écóda  moglie  acquiftato.  Nr  b«Ì  te» 
limonio  è  quello.che  di /ui  fece /a  Rcp.Fiorentina.quadoraccontaodo  Jc  fpele,i  Jìido 
ri,c  i  pcncoJi  darati  da  lui  per  I  hónore,&  ftato  del  comune  di  Firenze,  il  crea  di  pepa 
Io  .con  (pctjai  priuiicgio.il  che  io  non  vedo  ad  altri  conceduto.di  non  mutar  noaic  ne 
arme.fol  c^ie  nò  poflà  ellèr  de  pj:Jorijne  è  dubbio  d'hauer  la  detta  Rcp.  come  a  Tuo  ca- 
pitano fattogli  Tcllèquie  in  Firenze,rjon  oliate,  che  fofle  morto  m  Hadcua ,  eoo  ogni 
Coftc  di  fp!édor£,&  d'honoranza;  ma  la  (ucc^fljonedi  m.  Vianno  andocoQ  U  lua  mot- 
te.come delle  colè  humaneauuicne  fcóciamentc  mancando  di  roba,dimcriri,  &  final- 
piente  di  làngue.qon  efTendu  più  chi  viija  de  fooi  facccllbri.  Giouanmanno  lùofigliuo 
lo.chepcr  lo  più  ancor  cg!i  Mano  è  chiamato  apparifce  in  leggieri  notitic,  come  qael 

B  che:  rcltato  fanciulletro,non  potè  lotto  1  paterni  ammaeilramenti  nel  raellier  della  mi 
liziaellcre  allenato.  Hcbbcdonna.ilcuinomefù  nartolommea,  dicui  non  veggo  il 
jpognoiTicj  «e  vedcJì  molto  bene  Far  egli  dimora  in  Padoua;doue  l'anno  159^86  gior 
ni  d' Ago  Ilo  fa  Tuo  procur-trore  Giacomino  del  già  Goccia  de  Tebalducci(lòno  colto - 
rohogguGiacomini)  lùocognato,imperocheera  marito  della  Saracina,  a  vedere  ciò, 
che  egli  hiueam  Firenze, anzi  létteanni  prima  hauca  fatta  procuratrice  la  Tua  lorella 
Saracina,la  quale  molto  lono  indotto  àcrcdere.chc  folfs  prima  Ihta  moglie  i' Agaob 
di  Bernardo  di  Nerotzo  degli  Alberti,  fi  perche  Saracma  è  detta  la  moglie  d'Agnolo, 
&  lì  perche  di  Goibnza,&L  ai  Lena  nate  di  lai.&di  Saracinajtutore  (1  vedeelTer  Mano, 
olile  eflcr  poi  la  detta  Golèanza  à  Tómafo  figliuol  di  Giacomino  maritaca.ii  qu-ile  an- 

C  cor  egli  auanti  alla  saracma  vn  altra  moglie  hauea  hauuca.  Non  veggo  il  luogo  ne  il  te 
podella  motte  di  Manuoje  non  che  deJ  1 40 1  .i. figliuoli  di  Giacomino  U  richiaman  di 
lui  pr £  vn  dvbito,che  hauea  con  elfo  loro  di  fiorini  1 74  2  d'oro  ,•  parmi  bé  e0:r  certo, 
phe  nel  1 4 1 1  non  viua,e  incomincia  ad  apparire  il  nome  d'vn  altro  Manno  (uo  fig'i- 
uolo;  il  quale  le  il  padre  della  grandezza,  &  yalor  di  m.Manno  Tuo  padre  andò  declina- 
do.raoltopuiqutl^i  dalle  vicdeli'auolos'alloncanò.nel  1457^  Tuo  procuratore  Gil- 
do di  f  ler  Vclluri,&;  di  donne  llata  prima.ò  dopò  maritata  in  cafa  Vcnturi,paire  i:u  di 
quattro  hgìiuoli  marchi. che  io  fappia  di  Corfo,  Bernardo»  Piermaria ,  &  doucndo  efler 
morrò  i j  primo  Cerio  d'v  n  r  Itro  Corfo,  1  quali  in  che  ftato  di  beni  fi  ritrouaffcro ,  fac- 
ciane Me  Thautr  Bernardo  l'anno  i4<5'8  rifiutata  l'eredità  del  padre.  Quellièquef 

p  Bernardo,  il  quale  piatendo  Tanno  1  507  per  conto  di  benefici  con  Lorenzo  fuo  còlòr 
to  bcbbe  la  lentcnza  contro.e  il  quale  l'anno  15?^  viene  in  alcune  cóuentioni  co  Gio 
uaoni,  Francclco,  Lorenzo»  &  Cofimo  luoi  fratelli  vterini. 

pi  m.  Beliincione  caldere,  ^  et  alcuni  fuoifucceffori  i 

CHiara  ccd  è  nejla  lentcnza  dell' Impcradorc  Arrigo  data  l'anno  M 1  j  .il  primo  di 
tutta  la  famiglia  eflèr  polio  Beliincione  de  Donati;dico  bcilmCioae  lenza  titolo 
di  m. perche  llmpcradorehauédopriuatocofiicaualieri.comci  dottori  d'ogni  lortc 
di  dignitàjfi  vede  apeitainécc  a  niun  di  coiìoro  voler  dar  queil'honoranza.b  il  Borghi 
£  np  racifaméte  riprende  rtmt>er;?dore,che  le  egli  i'hauea  tolta  à  quelb  Viui.che  lecodo 
le  facendoli  contro  haueuan  fallato.non  la  duucu^  pero  torre  i  morf;  impcroche  no- 
fnmandoi  figliuoli  di  m  Corfo.  Amerigo  Giouanni,&  rommafo  figliuoli  delgià  Cor 
iò,&  nò  del  già  m.Corlo  li  nomina»coine  fa  anche  di  Maruccio.òc  di  Donato.di:  di  La- 
po figliuoli  del  già  Martello  de  Pcnati,8f  nò  già  di  m.Martello  nominandoli.  Habbia 
mo  dunque  m.  Beliincione  per  capo  della  famiglia  pollo  nel  1  j  1  j.cqmcfi  èdetto.Per 
la  qual  mcdefima  fentcza  appanlcono  anche  quattro  fuoi  figliuoli  nominati  Lapo.Gio 
uanni,Scalore,&  Dòzellc  hgliuolicom'ella  dice  di  Beliincione  de  Dpnati.  Hotaiem. 
Beliincione  haucllc  più  di  quelti  quattro  figliuoli,  per  quefta  fentcza  10  noi  veggo.an- 
ZI  ne  libri  publicilalciando  lotto  l'anno  IJ4  5  Scalore.il  quale  in  tal  tempo  douca  clfet 
»oito ,  non  più  che  i  tic.cioè  Lapo.Giou-  niJi,&  Donzello,  ma  bene  fpello,  &  qumia 

V      >  alctoue. 


,g8  DEII.AFAMIGLIA 

alrrcue.i»  varie  occafioni  figliuoli  di  ©.tellincionc  vengono  nominiti. E  {c6  di  Lapo   A 
per  (jud  ch'io  poflb  {coprire  tre  fijjjIiuoIi.Qiouana  femmina  moglie  di  Filippo  da  Va- 
J  gnano,&  Beiljncione,&  Lu^gi  mafLhi  de  qua  li  il  primo  fu  fatto  prigione  nelia  fcon  - 
luta  d'^iroparcio,&  If ggeJi  il  luo  tcllamento  fótto  i'aono  i  j  yo  it)  lépo ,  che  abiraua 
fìclla  picue  a  Jiemolc,&  quiui  volea  cfTcre  /cppcIlito.Scquel  che  molto  ci  cóf-rma  Sca 
lore  (uo  zip  effcr  morto  fcnza  figliuoli;  è  che  egli  fa  métione  di  calà,Sf  giardino,!  qaa- 
Il  hauca  à  comune  cògli  credi  di  Giouini»  ficdi  Donzello  di  m.Bellincionc.  t  quali  ve* 
riuano  ad  tflcr  fuoi  cugini  carnali,!  quali  beqinódimeno  lafciaà  Vanni  d'Vbcctoas 
gli  Albizi.il  quale  cógietturiamo  cHer  nato  di  detta  Giouana  foriè  primieramcce  ma* 
yicata  aH'Albizii&r  poicia  al  Volognano,&  d'am^ndae  rcilara  vedoua,  il  che  diciamo   B 
jxT  due  ragioni  oltre ali*apparente,fi  perche  nell'albero  degli  Abbiti  moglie  d' Vbcrto 
e  polU  Giouana  fé  ben  (cnza  pognome,chc  in  quel  tempo  non  ^'hauea  maggior  notiT 
tia,&  fi  perche  tra  i  figliuoli  d'VbertoJ,  Sedi  Gtouanna  vno  di  cflì  è  detro  bcllincione 
primo  in  quella  famiglia.ilquale  fu  gófalonicre  di  giuilitia  Tanno  i  n  8  ,  &  le  pareils 
:»Ittuiilrano»cheviuédolappdim.Bcl!incione l'anno  ijij  haucife %l»»jola  V'upte 
iJ  padre  di  lut.'aquale  haucflc  hgliuolp.che  nei  ^  8  fuifc  abile  ad  cflèrgonf-alojrj  ere,  no 
iène  marauigliichc  tìit,to  pup  ftarc .  Di  Luigi  fratello  di  Bcl/mcione  non  veggo  altri 
Coiitia,ta(che  la  fucccflìpne  di  Lapo  non  fi  dee  più  oltre  di  (lédfp?.  Di  Opnullodi  m, 
Bcjlincionc,(èrbandoci  a  f^ucllar  nc]rvltimo:di  Giouanni  nóbcciampduboio  r.afcc- 
re  Amerigo, (Jk  DQzello,macon  la  inedclima  ficurezza  non  fi  può  parlare  de  di(ì:endé  •  q 
ji  di  coftoroJe  non  che  trouando  intorno  l'anno  14 jo  Amerigo  di  Guido  d' Ameri- 
go,trplto/pn  forzato  a  credere. quertpVltimpeflere  il  noiko  Amerigo  diD^zcllo  di 
pi.iieilircione,^  di  Amerigo  di  Guido  eflcr  figliuoli  B!-rnardo,Franfe(co,Anrcr.io,6c 
Ciiouanni  cognominato G^laflò  ci  ^  a(]ai  ben  manifctto .  &  per  auentura  non  vi  più 
innanzi  I3  loro  poilerità.  Ma  quella  di  Giouanni  è  ben  ella  in  piedi,  anzi  non  è  ferie 
in  piede  di  tutta  la  famiglia  de  Dpnaci  altra  che  quella. 

pi  Qiouanmfgliuplo  dt  m.  Belltncione,  0'  d^fm  figliuoli , 

]0  ho  veduto  una  memoria  di  qnefto  tenore, come  Giouanni  dì  m.  Bellinpione  np- 
lìio  padrc,c  vn  altra  dicecomeGicuanidim.BellincionedjGiouànidim.  Vbcrti-- 
fio  ncilio  psdre  cllèndo  ii  ferm p  e  accócio dell'anima  fece  tefiaméio,  nel  quale  dopò 
?i(  une  pie  difpcfiticnifcggipgcj&lafcia  a  madóna  Cintura  degli  Anigucciiuidòna 
^  noftra  madre  per  vigor  deJla  Tua  dote  tutte  lecafe,&  bottrghecon  la  torre  d:;llaca 
iUgna  j  oila  rella  Corte  de  Donati  dirimpetto  p  Sata  Margherita  (della  qu;^1  dwù  ne 
fono  ai.icia  ccpadrcnii  detti  Donati j&  piùie  lafcia  il  podere  della  co lóbaia durante 
la  vJtafua,&  upicndofi  maritare  non  habbia  hauere  fé  ró  fiorini 400, come  fiala  dota 
Tua.  6^  piùlafcia  roi  fuc;  quattro  figliuoli  legittimi  cicc,Bellinciorie,Galeatto.A|goUi 
I  c,e  Alfinarr-o  cudi  d'ogni  fuo  bene  e  h?ucie,i  quali  beni  fono  queftì  diuifi,&  confe  g 
grati  a  i  iafcunp  il  qu^rto^,  cic  e.  A  Bclj)i  cicrc  il  podejc  di  Magrale.c  Gale^'trp  il  po- 
dere d' Allieto  amcndue  nel  popolo  di  S.  Gicuani  à  Remole.Ad  Agpltmo  il  podere  dei 
Renii/o  rei  prpclo  di  Santa  Maria  à  Rcmoluzzo,e  a  Alamanno  il  podpre  della  naafl'a, 
rei  pc  polo  di  càto  Niccolo  a  Nipczzano  cp  altri  ben;,diiponcdo  di  piu.che  fé  la  Mar. 
gheiua,6f  la Diaroratjcllre (bielle viuerar.no infino all'età  damantaifi,  che  ledette 
haLbiaro  hauere  fiorini  quattrocento  ó\  dota  per  ciaicuna.  i  t  biiogna  porre  per  vero 
che  Gicuani  già  detto  di  m-Beliincipne  rei  1  5  yp  non  viua,  arzi  non  viue  lici  1  ^/^'è^ 
pei  che  Bellincione  fuo  nipote  chij^|na  nel  iuo  tcltamcnto  gli  cudi  di  Giouann»,  oc  di 
L'onjtello,  re  ciò  dico  (èrza  propellilo  efièndoci  fcritfure  mai  tenute .  oueronisi  tra- 
finite  lequali  dicono  egli  cflernxito  l'anno  156^  a  lo.di  Ai  aggto,  e  altre  che  corrò 
il  e  hip  d  tlTcr  mei'  falle 2|itr|nano,chc  egl;  n.uoia  l'anno  )  5  ?  8  n  14  di  aprile.  Ui  qual 
|c4iipc  fi  fia  egli  tr.&i|o,  già  de  |:gliuoli  ii  e  Una  métiorrc ,  6v  Gaicatro  icriuc  Ahipdno 

clkr 


D  E    D  O  N  A  T  I,  ,g^ 

A  eflct  morto  in  Siéìn  neJ/a  città  di  Siracu(à,&  Bellincion-  d»  Barfofommea  S^liuo^i  d« 
Fraccfco  di  m.Cionc  de  Bardi.e  Agoftinod' A/eflàndrs  figliuola  di  Beri  ardo  Hifciif  :  i 
cflcrc  ftati  manti.de  quali  nò  veggo  rimaner  {ìicccffior  e.  Ma  cgU  c.os:  G^ieatro  so  ;o 
per  moglie  Gicra  di  Tomaio  di  m.Bcrnardo  ce  rcdaldini  ego  loo  mnv  It  -  coiè  v,er| 
mcntionafo,ma  i  fratelli  mentiooando.ècagionc.che  non  umagàdcl  tuffo  ieaz»  ixi^- 
morie,  narr^do  come  Agoftino  fi  morì  in  Pcra»&  che  nel  medcfimo  ré^o  molti  dr.^p  - 
picche  andauano  in  ILeuante  per  fuo  ordine  fi  pcrderonoin  m.ire  i  quali  con  (ceinun?! 
to  non  piccolo  delia  iùa  roba  hebbe  poiGaicatto  à  far  buoni  à  m.  Forelè  Saluutt ,  e  i 
Antonio  Corfini,da  quali  erano  Ihti  hauuti  in  accomanditi ,  &c  ciò  ne  primi  g)ort;i 
dell'anno  l  J  5^  cflèr  (ùccedutp .  Moilra  parimente  come  vn  anno  puma  tià  aacof 

3  morto  in  Firenze  Bellincione  di  pefte^fcnza  hauer  di  lui  Ia(ciato  altro  cfis  due  fìgi<uo  - 
le  femmine  Lueretia,&  Dianora,dcIlc  quali  la  prima  àGiouanni  Micbi  >  &  la  feconda 
à  Lodouico  Ghcrydini  far  maritate.  Égli  eflèndo  ihto  procuratore  di  rutta  la  ca(à , 
de.  famiglia  de  Donatij&  più  tolto  diminuita,chc  accrefcmta  la  paterna  facuicà,  vede* 
doli  oltre  cògli  anni,  &  di  figliuoli  ma(chi,&  femmine eflcr  grauato  fupphca  h  Signo 
ria  à  torlo  dal  numero  de  grandi,  bramando  come  buon  cittadino  di  viuerc  pacifica- 
mcnte»&  che  per  qucilo  la/cicrebbe  il  cognome  del  ca(àto»&lc  armi>&  chiamcrebbed 
éc  Bellincioni.il  che  ottenne  l'anno  i  j  75?,  con  tutto  che  ne  egli  ne  alcuno  de  fuoi  di^ 
fccndenti  haueflè  giamai  poi  goduto  de  fupremi  honori della  Kcpublica .  Non  è  dub  • 
bio  per  yn  lodo  dato  l'anno  1  ^  8 1  ,la  cafa  della  Corte  de  Donati  app.irccnerfi  Ad  elfo 

^  Galeatto,e  àGìouanni,c  à  Alamanno  (ùoi  figliuoli,ficomc  è  ancor  certo  egli  ihilo  cS 
gli  altri  della  ca{à  prel^ntare  l'anno  8  j,comecompadrorij  di  quel  beneficio,  va  Sci  ti^ 
hppoper  Rettore  della  Chicfà  di  Santo  Ilario  a  Colóbaia,  ne  fuor  di  quel}oanno  cm-r 
do  che  fi  allunghi  la  vita  di  Galeatto  lanciando  figliuoli  della  Tua  mog  ie  Mino,  sSc  kì»d 
paoni  ma{chiA  Margherita,  &  s'io  non  erro  Gineura,Dianora,&:  faartoiommea  fcm 
mine.  Dianora  detta  per  VC2250  la  Nora,  veggo  l'anno  1 5  79  maritata  à  Giouaani  ds 
Rica{òh  con  fiorini  quattrocento  dieci  di  dota.  Di  Manno,chc  Alamaino  vien  raloE 
detto. vediamo  il  teiUmpnto  fatto  fptto  li  4,di  agoilo  nell'anno  1 42  j  ,nel  quale  hcé- 
do  mentione  della  moglie,ma  non  nominandolajnlhtuiice  erede  per  vna  parte  ia  ma» 
dre  fua  Gera.à  cui  (òAituiice  la  fila  fòrella  Margherita.  Lalcia  de  legati  all'altre  Cut  fo- 

P  relle.^  dopo  la  mortedella  madre,&  della  nominata  (òrella,  difpone  che  d'vni^  c;4Ìà, 
che  egli  hduea  la  metà  ad  Apardo  Donati ,  e  2  Balda0àri  fuo  figliuoli.  Si.  l'altra  meta  i 
figliuoli  del  già  m.Guglielmo  Donati  (ia  data  inllituendo  herede  negli  ahn  iuoi  be» 
ni  Giouanni  fuo  fratello  «  &  morendo  eglifenza  figliuoli  lo  fp^dalc  di^aata  Man4 
NuQua . 

Di  (jiouanni  fi^UuolQ  di  (jaleatto ,  (y  dcfuoifuccejjori . 

MArauigfiofà  co(àè3confiderare,qu3ntoper  lo  fpatio  di  joo  anniquefta  no- 
biliflima  famiglia  vada  declinando  di  numero  d'huomini,di  valorc^di  ricchsz- 
£  zc,  &  quafi  d'ogni  altra  qualità  onde  alcuno  nobile  è  appellato, canto  che  appena  pa«> 
ye,chc  fi  poteflc  riconoicere  per  dcHa,  fé  dalle  viue  $£  certe  (cntture  per  tale  non  fv  fla 
da  noi  ncooo(ciuta,  &  forlc  e  il  tempo  vicino,  che  ella  habbia  a  (òllcuarfi  j  e  a  cauac 
fuori  il  capo  dalle  tanre  tenebre,  nelle  quali  dopo  tanta  chiarezza,  &  fplendore  è  ila- 
ta  (èppcilita .  Giouanni  dunque  veduto  il  fratel  iìio  Manno  lenza  fucccllòri  elièr 
mortoj'annofcheajla  fua  mortelèguìtolfc  per  moglie  Angiela  figliuola  di  Matteo 
éi  Niccolo  òcl  Chiaro.  Vcggoh  l'anno  142^  in  compagnia  di  hcopo  del  già 
Gipuanoi  de  Ghibertiii  come  compadroni  prelèntare  la  chjefa  di  Santo  ii?rio  a 
Colcnibaia,  &  certi  fiarao  tropando  fAgnola  lua  cflèr  rcftata  vcdoua  ,  egli  l'anno 
1446  non  vipere,  hausndp  di  lei  lafciato  Galeatto^òc  Manrto,  &  Gineura ,  cofi  chia> 

mata 


1^0  D  E  L  L  A     F  A  M  I  G  L  I  A 

mata  dal!  suola  Arriguccia.  Relhrono  quelli  figliuoli  fanciulli, &bmog'icaflaì  gin-  ^ 
uane  ;  &  nondimeno  s'andarono  riparando  jl  meglio,  f  he  poierono  ynjendo  ancor  ia 
zia  Margherita,  la  quale  nella  morte  del  fiaeello  era  giunta  allot  tantelimo  anno  del- 
la/uà  età.  Certo  è  che  amendqc  del  14^2  erano  padroni  dello  Spedale  di  Sai  ca 
Maria  alle  Falle,  dcila  Pieae  di  San  Giouanni  à  Remoìe,ne  molto  più  veggo  di  Ga',e?t 
to .   Ma  di  Manno  il  quale  l'anno  146^0  douerte  ter  moglie  Caterina  Cafli. molte co- 
fefi  leggono,  che  nel  64.  compra  vna  cala  da  Scr  Simone  di  Grazino  da  Staggia, 
Che  dei  66"  à  16  d'Ottobre  Sinibaldo  di  Sinibaldo  di  Simone  diFrancefco  Donati 
Vccellini  gli  dona  ogni  ragione,  dignità, &  premin^za  di  padronpggi  di  queilc  «.  hie-    B 
fé,  &  fpedali.  di  che  egli  era  padrone  ;  le  quali  thiele,  &  fpedali  (onola  chiclàdiSanra 
Maria  d'Mcone,  la  chic  là  di  Kemoipzzo ,  la  ch'eia  di  San  Piero  à  Qumtole,  io  (pedale 
del  ponte  delle  Falle,  e  ogn'altro  luogo  doqe  hautllc  hauuto  dignità  o  preminenza  di 
padronsggi,  come  è  io  (pedale  di  San  Paolo  à  Pinti,  &c  limili .  che  dell  80,  6^  dell*83 
mancipaifigliuoli,  ehedel  98  interuiene  per  vna  voce  nella  prelentationc  dello  Ipc- 
dale  di  Santa  Mariaalle  Falle,  che  nel  ^9  èriconolciutoper  padrgne  di  Saetto  Ilario  3 
Colombaia,  &  che  hnalméte  arrivato  all'età  di  lètràfarettcannil]muoial'^nnoi50f 
à  2  9  di ,  Nouembrc  nella  Pieue  a  Remole ,  hauendp  della  (ùa  moglie  generato  tre  fi- 
gliuoli malchi  Giouanni ,  Galeatfo  ,  il  quale  morì  in  vitadelpr^drc  l'anno  1485 ,5C 
Lorenzo;  Giouanni  fu  pr;tc.  Lorenzo  tolto  per  mog/ic  Aleflandta  Piccard'  i'ani»g  Q 
1 4  ij  1 .  viuéte  il  padre  interuiene  in  alcune  nominatipnì  d i  benefici ,  anzi  l'anno  1 5  07 
ottiene  (èntenza  centra  Bernardo  (ilo  confetto,  che  egli  non  hauca  3  far  colà  alcuna 
nel  padronato  di  :>anta  Maria  alle  Falle.   In  trevolre.ch'io  (oppiagli  partorì  ia  nrjo- 
gliecinque  tra  Hghuoli  male  hi  &  femmine,  in  vna  delle  quàli  l'anno  '50^3  74-4* 
i.  ttobrefu  Piero,  il  quale  )o  conobbi  bel  vecphip  ,  e  intero ,  jl  quale  morì  d'ottanta 
cinque  anni  l'anno  )si?o.  Di  ccl^ui  &d'A]ciraudra  Bracci  nacquero  (ette  figliuoli, 
Maria,  Lucretia,  &  Caterina  femmine ,  le  quali  tutte  fi  relcr  monache  nel  Ceppo,  8c 
Loitnzo,  Giouanni,  Anrcnio,  e  vn'altro  Gì  uannimakhi,  de  quali  moitntie  pri- 
mi, vmchoggiGioumni  .  Il  quale  loloreltatoellrcma  reliquia  di  fii.umcrola&:  no 
biic  khiattaliècógiunfo  inmatrinonioconCaicrinadi  Battolo  Jedaldi,  ed  ha piìf  q 
volte  hauuto  a  piatire,  che  fé  fon  le  ricchezze,  &  gli  honon  paflàti  in  alttc  ibrpi,  noQ 
VI  palli  anche  ludcbir-tnentc  l'arme,  e  il  calato,  &  di  rimettere  quelle  memorie  inlic- 
me  ha  hauuto  cura  ,  e  accenna  fé  Dio  gli  prclbrà  vita  d'alquanto  vpicr  lollcuareU 
giacente  famiglia  lua ,  e  hanne  prclò  già  il  modo. 


Del  ramo  degli  S calar i^  puerq  Scolaij, 


NOn  niego  d'entrare  m  molti  Jubbi ,  e  inqifuppi ,  ma  con  la  maggior  chiarez- 
za, che  mi  l;ir:ipo(libile  andrò  cercando  di  ricorne  alcuno,  &  cerracofaènella 
pace  del  Cardinale  Latmo  apparir  fanno  1  280  dalla  parte  de  Ghibellini  Gerj,&  Glo- 
rie di  Scoiaio  Donati  ;  ,1  quali  peiciò  Itmo  traje.'ii ,  Se  Scoiaio  &  Sralorc  fono  vna 
tnedelìma  colà  ;  (àrà  anche  figliuolo  di  Scoiaio  Lore  nominato  nella  lentenza  deli'Iai 
peradorc  Arrigo  ,  nella  quale  eflendo  per  auuentura  diuentati  Guclh  ,  interuen- 
gono  anche  UonatofigliuolodiGierij  &  Lapo,  &  Zurlo  figliuoli  del  già  detto  Lo 
ledi  ^calore  i  il  qual  Zurlo  interuiene  tra  feditoti  dw*lfanno  >  ^  io,&  15.  Dam- 
mi ben  noia  in  quelli  vltimi  feditoti  vederli  anche  Gerì  di  Scalore  ,  non  faccn- 
domili  verilimile,  che  qjegli ,  ikjualc  incciu  cne  per  mallcuadorc  fanno  milledu» 
ccntottanra  da  de  Itdircri  l'anno  milIetricenuenticinque,comc  che  non  nieghi  poter* 
cllcre  vn'a/tro  Gerì  d'vn'altro  Scalorc  ,li  come  ne*  tempi  di  Loie  di  Scoiaio  fi  vede 

vo'alcro 


E 


3 


D 


D  £     D  O  N  A  T  I.  ipi 

e  vB altro  Lorc de/già  Lapo  Jim.  Scabre,  ilqual  Lorc  d.^lIV.bstc  Valctino  di  Val» 
lombrofa  Tanno  izysf  creato  ViCcome  d'alcuni  luoghi  del  monaikro,  &  e qutila  no 
titia  appreflòdi  me  molto  (ìcura.  Pollo  chcSco!aio,&  Scalore  (lano  vna  medelìmaco 
fa;  da  Donato  quarto  figliuolo  di  Scolaio,o  uero  Scalerei!  quale  Scolalo ,  o  Scalore  ia 
fai  cafo  {àrebbe  figiiuolod' vn  altro  Donatc,n2(ce  Scalore  padre  d'vn  altro  Donato  di 
cui  fono  figliuoli  1  due  caualieri'  Guglielmo ,  &  Tallino  s  il  che  (òno  anche  indetto  3 
ctederepcreflèrgii  antichi  loro  Aati  difationcGhibellina^  come  coiloro  furono. 

Del  ramo  della  Cafa  di  Mantouo-a  . 

?  A  in  qualunque  modo  quefta  cofà  fi  lìia.ccrti  fiamo  i  fratelli  caualicri  Taflìno, 
1  &  Guglielmo  di  Donato  di  Scalore  di  Donato  elicer  nati  della  famiglia  de  Do- 
nati.di  qual  ramo  cilì  fi  fo(rero.&  (è  ilibri,che  di  loro  affari  tenero  Apaido^Sc  Calcareo 
Donati, non  folfero  pieni  di  mille  errori,  nò  ci  potendo  allìcurar  di  loro  per  cótradirfi 
notabilmente  ne  gli  anni^molte  notitie  hauremmo  de  fatti  loro  ficure,ch^  hor  cijóno 
dubbie.cò  tutto  ciò  Cene  Ccenà  il  migliore,&  per  quel  che  poflìamo  vedere  prima  e  ca 
ualiere  à  fpró  d'oro  Taflìno,come  douete  anche  nalcer  prima  di  Guglielmo.  Hebbe  m. 
Taffino  raoglie,&  veggo  vna  figliuola  di  lui  detta  Caterina  eflèr  l'anno  1 3  ^o  a  gli  8. 
di  Maggio  Ipofàta  à  Niccolo  Mannouelozzi  co 400  fiorini  d'ero  di  dcte .  fé  Tanno  è 
vero.t'  ben  certo  che  Tanno  1 5  6^  m.Ta{Iiflo,&  Guglielmo  JI  quale  per  auentura  nò 
douea  ancor  efTer  caualiere  fono  cancellati  da  vn  bado>nel  quale  erano  jncorfi  di  libel 
li  per  efTer  venuti  con  Tefèrcito  dclT  Arciucfcouo  di  Milano.à  danni  delk  citta.par  che 
quefli  fratelli  fi  diuidano  Tanno  innazi  à  qucflo,  &  fieno  affai  comodi,  &  habbino  che 
fare  a  Mantoua,&  finalmente  m.TafGnomorendofi  alla  torre  à  Rcmole,  quiui  neiU 
chiefà  di  Remole- volle  eficr  fèppcllito  il  7.giorno  d'Agoflo  dell'anno  1 5!  8 1 ,  come  fi 
vede  infino  àprefènti  giorni  nella  lapida  di  marmo,chc  è  pofla  fopra  la  fua  fèpoltura. 
Pare  che  Tuoi  figliuoli  fieno  Aiiierigo,&  Donato  mafchi,&  Marghsrita,Anron!a,&Fra 
cefca  femmine.  Leggendofi  nelTS^  il  teflamento  d*Amerigo,nel  qual  di  e, che  nò  ha- 
uendo  figliuoli  legittimi^debbano  iue  eredi  vniuerfali  effere  le  foreile ,  &  cofi  viene  a 
mancarla  linea  di  m.Taflìno;  m.Guglielmo  fuo  fratello ,  o  per  dir  meglio  Galeatto,  e 
Apardo  DonatijCome  fùoi  procuratori  fanno  per  lui  molte  compere  di  poderi,  facédo 
egli  per  quel  che  fi  legge  dimora  inMantoua,oue  fi  mori  Tanno  i  ^94.,  &  quiui  nella 
chiefà  de  frati  minori  fu  fèppcllito.  Bimba  de  Cerchi  figliuola  d'Agnolo ,  di  Tomma- 
fo  di  m.Vieri  fu  fùamoglie,di  CUI  hebbe  tre  figliuoli  mafchi  Lionardo,  Sandro,  e  An- 
tonio,&  d'illegittimi  congiùgimenti  hebbe  Florio,Giouanni,&  Scwjlore,  del  qual  Fio 
rio  per  i  libri  delle  decime  fi  veggono  vfcire  Galaflb,&  Scalorcma  nò  credo^che  fi  va- 
da più  in  su.  Hebbe  anche  nò  legittima  vna  figliuola  chiamata  Antonia,  la  quale  Tao* 
no  1401  à  14  d'Jttobre,  fc  bene  ho  io  Ietto  à  Gerì  di  Manno  di  Torto  di  m. 
Apardo  Donati  fu  maritata.Che  rimanga  progenie  de  Donati  in  Manto* 
na  non  ci  fi  fa  dubbio  alcuno,  leggendofi  una  procura  dólTanno 
I442,nella  quale  l  ionardo  di  m.Guglielmo  dimoran- 
te in  Mantoua,  fa  procuratore  Domenico  fratello  ' 
di  Geri  fuo  cognato  per  conto  di  certi  fuoi^ 
afi'ari ,  òi.  bc>oi  di  Firenze .  Del  qual 
Liooardo  fi  fhma.che  viua  fuc 
celfione  ne  prcfènti 
giorni, 
&  quello  e  quanto  fi  può  mettere 
in  ficuro  della  linea  di 
cu.Gu&heimo. 

DE 


«  DELLA"  FAMIGLIA  DEGLI  ANSELMI. 

R£DESI  che  gli  AnCcìmi  fiano  gli  antichi  Fighincldi ,  e 
che  cosi  pi  foOcro  chiamati  da  qud!o  Anfdtno  fatto  cau^- 
IicrcdaCado  Magno,  il  che  qudii  delia  caraafFcrmatameo- 
te  coofcrmano  dicendo  così  di  mano  in  mano  da  lor  maggio- 
ri haucc  riccuuio.  Qucrta  è  cofa  ver ifllma  antichi  e  nobli  cf- 
fere  gli  Anlclmi  in  Firenze,  e  le  loro  aiìtichc  cafc  dentro  il  pri- 

,   "''O  cerchio  effer  poUcc  dall'armije  quzli fono  fcmpfici  aOài  e 

lette  .molto  bene  /a  loro  antichità  poterli  comprendere,  e  benché  pochilumo  aa. 
6  mcrod'huomini  fìafc^preilato  in  eàa  famiglia  J  cinque  volte  noadimeno  haarr  go 
duto  la  fuprema  digaità  dei  Gonfaioacrato .  Leggefi  nell^ Archiuio  delle  Riformagio 
fii  ÌA  vn  hbro  intitolato  de  capitoli  2^.  a  c.240  fòtto  l'anno  n^é  in  vn  configiio  ra 
pinato  in  Santa  Rcparata  per  la  pace  fatta  tra  i  Fiorentini,  &  i  Pifàni  il  nome  di  Tin- 
go figliuolo  di  Bernardo  Anfelrai,il  quale  Bcraardohibbiarao  perciò  pofto  p?rcaco 
dei  aoftro  albero.  Di  Tingo  nacque  vn'altro  Bernardo  padre  di  Palla  ^c  d'  nltlm-j.  il 
qual  Palla  ilato  primo  de  Signori  della  famiglia  l'anno  \2^^  continuò  per  cinv^ tic  àu  pjls4t  ù 
tre  volte  nel  detto  magiftrato.  Ma  prima  che  più  oltre  procediamo  non  e  d;*  l'vciatc  «s"'*'» 
addietro,  come  intorno  il  tempo  di  Tingo.c  fpczialmétc  l'anno  1 2^0  lì  troùan,^  due 
Jcgli  Anlclmi,  rvnodetto  Cola,  e  l'altro  Tano,  fcnza  cflcr  nominato  il  padre ,  quóIIo 
C  del  popolo  di  Santa  Maria  Vergine,  e  quello  del  (èilo  di  San  Piero',  eflcrcoiidcc  uà 
pcrGhibcllini  ;  ma  Colà  bandito  ,Tano  Col  condennato  e  non  cacciato  dc.'ia  pnrH?. . 
Hora  a  Palla  tornando  dico,  che  egli  ;  (  daxui  fi  crede  quel  nome  à  gli  Strozzi ,  e  d?.gli 
Strozzi  a  Rucellai  cflcr  paflato  )  hcbbc  tre  figliuoli  :  de  quali  Anfélmo  (•  il  che  e  colà  ^"f'^** 
molto  notabile  )  vedici  Volte  fu  de  Signori  ;  Bernardo,  o  pcrch  i  Ci  moriffe  gjouìr  .,0 
^r  altro  Boa  cfcrcitò quello  vficio;  ma  Ppccio  fu  anche  Gor-f  di  Giullitia  vìucnt  :  J 
padre  l'aeno  i  a  j?^,  la  linea  ài  qucfti  due  vltimi  frarclii  fj  fpcofcfiw  figliuoli,  nacii^  di 
Duccio  in  Iacopo^  di  Beroardo  in  Ghino,  &  in  Palla  • 

7)i  ^hino  <jU4ttr6  volte  ^onf.  dhCmHitU^ 

D  T  KgS^fi  ^^  q^c^»  <^uc  vltimi  fratelli,  che  elsi  comprarono  l'anno  i  j  1 7  Mh  Ren* 
X_  e  Ipctiaimentc  dagli  vfìciali  di  Torre  va  chiafiò.cucr  piazzuola  nel  popcio  di  'Ì| 
Pier  buoaconfiglio ,  la  qual  piazzuola  dalle  tre  parti  haucua  per  con&»r.  le  cale ,  ecolè 
di  detti  fratelli, e  dalla  quarta  parte  così  le  cofe de'fratelli,come  per  va  p4rtc  le  robe 
degli  credi  di  Gherardo  Manfredi .  Il  che  perciò  habbiamo  voluto  die  :  perche  lì  v^g 
ga  quanto  aDticam«tcle']dcitc  calè  (ìano  da  coftoroibfcpofl€dut«;?,ltquali  luttau';  à 
preseti  tcpi  nella  cafa  fi  cólcruano.  Ma  Ghino  fu  (cnsa  .?Icun  dubbio  ^^idc  e  nout>il« 
cittadino,come  quelli,  che  quattro  volte  ledègóf;  digìuftizia,la  pnnifj'aaao  1^58, 
Del  qual  tcpo  egli  riccuette  il  Cardi  sale  di  Spagna  legato  del  pótelicc  nei*,  cùeà  co  pò- 
pa  molto  msgnilìca.Eu  la  (ccòda  volta  Tanao  7 1  .nel  quale  fece  la  legala  fob  co'Pi* 

%  (ani.  Sancfi,  Lucchefi,  5c  Aretini,  ma  col  pontefice  Gregorio  Xl>  h  terza  ^u  f  anno^^ 
quando  hauendo  i  Fiorentini  rotto  la  guerra  col  pap,  furono  inlleme  oJ.  GodB  co- 
itretiidi  raficrmare  per  lor  capitano  Ridolfo  da  Varaeo.  la  quarta)  volta  fu  neU 
Tottantanoue  ,  efféndo  gii  paflati  trentVnanno  dal  primo  al  quarto  gonfalone^ 
rato  t  nel  tcnnpo  del  cui  magiiirato  Gic:<galeazzo'  Vilconti  hauendo  fdcgno  con^ 
tr'«lla  Rep:  baodì  da  tutti  i  iùoi  Aari  i  Fiorentini  Cotto  pena  dell'h^ucrc  ,edell:i 
pcrlbaa,  (e  fra  tanto  te mpo  non  ifgorobrairerOilc  quali  pene  pole  anco  a  coloro,i  qu* 
li  giatiiinai  per  le  fue  terre,  e  luoghi  ardilTero^o  in  qualunque  modo  lì  trouaflèro  à  paf 
(ire.  Moti nnalnQentepicDod'aafli  e d'hoi^ori  Tanno  1  ^^o  dclmclcdagortohaaen 
do  lalciati  fuoi  credi  ;  come  apprcllò  dimoltrercmo  i  figliuoli  di  Filippo,  e  ài  Gio:  na« 
lidi  Piero  itiocugioocarsalc,  oodecdapailareà  figlioolid'AaièlmosJodi  Ghiao, 


4>  It^KCH, 


B 


i^^  D£LLAFAMIGL1A 

jPc  filinoli  efticcefsorì  d' /in/cimo  • 

fwtJtsi  T^  ^*  figliuoli  d'Anfélmo  folo  P'ero  fu  de  Signori  Tanno  1542,  Domenico»  e 
l^'ft         \  J  Niccolò  (ì  vede  cfT  re  fquittinati  per  lo  quartiere  di  S.  Maria  Nouclla ,  e  Leon 
^  r"f ''-  biinco  l'anno  i  J  44  3  più  vfìci .  Bernardo  fu  nel  5  7  gonf:  di Gooapagaia ,  Di  Piero 
f* '{;4.  "  folancnrc  rcikrono  figliuoli  Filippo  Giouma!,  e  Fraacefco,  T  vlrimo  non  hebbc  prò 
genie  -  f  ilipoo  morto  ael  i  ?  8^  laiciò  tre  figliuoli  Bernardi,  Antonio ,  e  Fcdcrigo^a 
cui  do  >  ^  la  m  jr9c  del  padre  fu  polio  nome  Filippo .  Vcdelì  (crittura  di  quedi  tre  fra- 
te'!i>còi-  :  ;rano  m  quell'anno  rclUti  pupilli^  icnza  haucr  facto  il  padre  teftamento, 
&  coiTf  nel  ^o  furono  lafciati  eredi  da  Ghino  e  da  Lapa  fua  (orclfapcr  vna  paric^cfTcn 
do  p:v  r»!  jr^iViro  lafciato  erede  Anfclmo  figliuolo  di  Giouanni,ne  altro  di  loro  appa- 
ri/;?/.» ii  riice  ;  (e  non  c!^  ?  -p^Ao  Federigo  detto  Filippo  fu  Tanno  14^1  de' Signori,  e  qui  la 
*lif*»"      Joro  ore  'enis  (i  tpcgne. Gouanni  padre  d'Aniclmo  hebbe  l'anno  i  ^  7 <>  infieme  co 
Filippo  L':rozsi  i!  f.nc  ifif elice,  ma  perche  egli  fu  sjìchc  molto  notabilc,noac  da  effcr 
palTaro  con  H^ciìlìo  .  \  rano  per  lo  lòilcuanxnto  de  Ciompi  molti  cattiui  vmori  nel- 
la Citji  coiTimc'^ì.onde  (otto  cagione  e  titolo  di  trar ratine  di  congiure  à  molti  chian 
&orreUolicit?;ad;ni erano  lh:e  mcfle  le  mani  addofio;tri  quali i*Anfclmi,c  loStioz 
%\  lì  ririovu-ino  in  r^otcredcl  capitano .  tra  già  venuta  la  mattina  desinata  alla  g:u 
f/izia  **'  cfienuo  (ò^^iVo  àconciaanagione  infinito  popolo  s'era  ragunato  in  fu  la  piaz 
zadi  J.^olioarii  ouc  fcnza  ilcun  tumulto  il  podcili  fece  mozzare  il  capo  a  Carlo  Man 
gioci,  &  à  due  al  cri  compi^' ti  prcfimlìcme  con  lui  a  Barberino.  li  Capitano  elfcn-  ^ 
dcrir  punto  di  fare  1!  mcdcfimo  di  Filippo  Strozzi,  e  dcirAn(clmi,f^cca  fecondo  il  co- 
ftum  e  Ie)T;<?crc!a  loro  condannrigionc  lui  piano  della  fcala  del  (uo  cortile,  per  r^g'JAr 
poi  loro  j!  capo  Hil  muro,  cbe guarda  vcrfo  la  piazza ,  quando  per  vn  muglio  meda  à 
Cii{ò  da  vna  femmina  paz::a ,  clic  iui  era  ancor  dia  venuta  per  veder  la  gulliti^  rutto 
il  poDoIo  fi  iòlbaò  e  fpais^nraeo  ciafcuno,comc  ie  da  riim.ici  fodero  sflaJrati^ii  poterò 
(ì  fsrtatjmtats  i  fi:^^?^''^^  facencx;  la  calca  grande  (uJlc  bocche  delle  VK:!equalinon  pò 
te  nano  riceuerc  la  picca  delle  perfòne,  che  veniuano  calcate  in(ìcme,che  certa  cola  fa 
ÌDiìni;:.araclt!':iidine  cfllruifi  maIconci3,c  magagaat3,c  cinque  atiogati  Coloro  i  qua 
li  erano  neib  corte  del  Cppitanoa  vdu  leggere  la  fcntenza  fi  polero  a  fnggtre  ancor 
e?(inCjOndc  iberouien  impauriti  abbandonarono  i  pngioni,epre(cro  ancor  efsi  la  via  D 
della  porvi.  L' Anlèlmi  ve^gSdoiì  laicisio  i^'auuiò  vetlo  le  lUllc.  Fi  ippo  S;rozz?.  prefc 
la  via  della  ÌCÌ.V.- ,  e  /nlito  lui  piano  di  eda  arrogantemente  djffc  ai  Capitano;  piaccia  à 
Dio  che  tu  habbhoggi  btto  bene  C3pitano,acuicgli'.francamente  rdpolc.  Tu  ten'au 
uedrai,  e  hauctvd^  in  su  quel  romoredato  ordine ,  che  ]a  porta  fo0c  (errata  fece  ripi- 
gliate lo  St/oszicrAnlelmi,  5t  eflendo  à  pena  il  popò  lo  acquetato comandò,chc  ad 
ammcndue  (paceiatamente  lui  muro  fulsc  mozzato  il  capo.  Cotal  fine  hebbe  Gio:  Aa 
9t^é  Cèfi  fcìciìi  ài  cui  vlc.iano  due  figliuoli  Anfelmo  e  Pietro .  Di  Piero  fu  figliuolo  Palla,ilqaa 
UìM  ÀiU*  ]gjje|pfincipK)ficiraniio   14^4  fu  creato  Capitano,  oaerConeilabile  della  Torre, 
'  *"  '       Qucr  Foite2Z''««cI  Magnano  del  porto  di  Pila,  ma  perche  Piero  Tuo  padre  non  foflc  ù 

come  Anfc!r  e*  fuo  fratello  Tanno   1190  <tato  lalciato  ancor  egli  erede  da  Ghino  e  fi 
pitto  it  si  da  Lap^:  quel'o  non  è  à  me  manilefto  .  Fu  be^e  Piero  de  Signori,  come  nel  prioriiU  li 
^  t.cu        legge  rei  1 4  i  0 ,  e  3  7,  fi  come  era  (lato  Ar.lèimo  Tanno   1  5  90 ,  dal  qual  Anlèlmo 
^rjiln-.t  _gj(-[^e  naicoi^D  due  figliuoli  Bernardo  e  Niccolò,!  quali  coi^imirono  die  rami.fvno 

^t  ittni>r3.  r  °  «■  r  r  n      v  >  i  ^        i»  i 

oade  vengono  r.Àtiìi  coloro,  liqu3i  lono  oggi  la  Fircnje,  e  quclto  e  miccoIo,  e  1  ajtro 
Bcinardcda  cui  traggono  or i^'ine  tutti  quelli  d'Auiguonc .'  icparatamentc  dicialcu-. 
Bo  di  clsi  tsgioneicmo ,  e  prima  di Miccoiò . 

Di  Niccolo  e  de  ftioi  fHCccfJ'ori , 

Ncora  Cac  di  Niccolò  non  truoui  io  memoria ,  come  di  Bf  rnardo  (ìio  Fratello, 
.  il  <^ualc  nella  luoinaM  di  Cc-fimo  de  M^cici  alla  p^^cua^ccsca  colà  è  che  fu  d^gli , 

ammaiii- 


A 


DEG  LI    AN  SE  L  M  N     ^  ,^^ 

4  tromnrrrf,  nodimccò quelli  dcl!aca(àaffcrirano,che  fu  ancor  egli  del  detto  numero 
degli  ammuniti,ouer  confinati.  Il  che  facilmente  è  da  crcdere,come  quelli,  l'auolo  de 
quali  per  la  fazione  di  Piero  degli  Albizi  era  flato  morto.  Nondimeno,  oche  la  colpa 
iùa  foife  minore  di  quella  del  fratello,  o  per  altro ,  egli  ritornò  dopo  alquanto  tempo 
alla  patria,  e  tolfe  per  incglic  Agnola  Saluiati  figliuola  di  C?mbio,  di  cui  hcbbc  tre  fi- 
gliuoli, i quali  nondimeno,  opcrche  egli  foflc  molto  fpenditore ,  o  perche  male  fi  (à- 
peflc  accomodare  à  quello  lìato,dal  quale  Vna  volta  s'era  moftrato  alieno,  lafciò  poco 
agiati  de  beri  della  fortuna,  perche  fattoléne  vn  frate  di  San  Marco  ^  e  l'altro  rclhro 
(ènzacongiungcrfi  à  matrimonio,  Colo  Cambio ,  cosi  chiamato  dal  nome  delfauolo 
materno,  menò  per  moglie  Gic  cura  del  Sera .  il  quale  non  cffeDdo  mai  ardito  di  ten- 

B  tare  alcuna  azione  I  ne  volendoli  ridurre  àchiedere,oamminirtrarc  magilìrati  ,  fu 
fi  poco  conofciuto  viuendofi  poueramente ,  e  p«r  lo  più  in  villa  ;  che  il  poeta  Verino 
parlando  di  detta  famiglia,come  di  già  edinra  proruppe  qoafi  lagrimando  il  fine  di  ef 
ià  io  quelle  parole, 

Occidit  Anfclmi  domus,  eheu  occidit  omnis . 
Aut  pauci  exiflunt  quos  norim  eX  ilirpe  vetuiU . 

Girolamo  nordimeco  figliuolo  ài  lui  ricorrendo  a  qucU'vItima  ancora ,  con  la  quale 
non  foio  gl'altri  cittadini  nobili  fono  (campati  da  cattiuc  fortune,  ma  à  grande  (plen- 
dorc  fi  fono  inalzati.cioè  della  mercatura ,  riordinò  in  modo  le  cole  della  cafa  fua, vi- 

C  uendo  con  zelo  di  religione  e  fcnza  rrauagliarfi  delie  faccndc  publiche ,  che  potè  vede- 
re con  la  fucceftionc  de  tìg!;uoli  qualche  certa  Ipcranza ,  che  l'antica  (ìia  nobiltà  non 
s'hauclfe  a  fpegncre  affatto.  TolCe  dunque  per  moglie  primieramente  Anna  Giacomi- 
Xìi  nipote  di  qacU*  Antonio,  il  quale  è  tanto  celebrato  neirilbrie  Fiorentine  ;  la  quale 
cflèndogh  morta  fcnza  hauer  lalciato  figliuoli  palsò  alle  feconde  nozze:  e  tolta  Maria 
di  Franccf:o  Frefcobaldi,  e  di  Bartolommea  di  Piero  Acciainoli,  ne  generò  i  figliuoli, 
che  nell'albero  fi  veggono,  Pierantonio  dottor  di  legge, Gambio,c  Giufèppe .  Di  Pie- 
f  antonio  ho  io  veduto  alcuni  comentari  mcfsi  alla  llamp  (òpra  la  legge  Celfùs ,  nel  ^m^^tl 
titolo  de  Vfacapionibusi  in  tempo,  che  egli  leggeua  in  Pifà ,  nel  qual  luogo  quali  tutta  '*  '^'  ^'Xf'- 
quella  materia  vicn  difputata  ;  e  come  negli  Ikdi  della  ragion  ciuile  ha  dato  conto  di 

D  éjCOsìmanifeiUmcnteapparirccnonefferc  ihtopriuodi  lode  nell'eloquenza  delle 
greche,  latine,  e  Tolcane  lettere .  Hora  hauendo  egli  &;  i  fratelli  fatti  tutti  horrcuoli 
matrimoni,  &  i  due  primi  hauuti  figliuoh  mafchi,  &  efsi,  e  l' vltimo  effendo  in  flato  di 
hauerne  ancora  più,  fono  quanta  fuccefsionc  è  della  famiglia  degli  Anfèlmi  in  Firen- 
ze aggiunroui  folamcnte  Agniolo  di  Cambio  e  di  CafTandra  Rucellaijl  qual  Cambio 
d' vn'altro  Agniolo  fa  figliuolo ,  di  cui  il  primo  Cambio  già  nominato ,  e  di  GincutA 
del  Sera  fiiton  parenti . 

'  Di  Bernardo^  efioificcefson  in  Auignone . 

BErnardo  del  cui  ramo  refta  à  parlare  fu  de  Sig.l  anno  14*5'.  Venute  le  gare,e  ài» 
(ènfioni,le  quah  pafTarono  tra  Cofimodc  Medici  e  Rinaldo  degli  Albizi  il  cau: , 
doucttc  Bernardo  accoflarfi  alla  fazione  degli  Albizi  j  onde  nella  ritornata  di  Coft- 
mo  Panno  14  ;  4  fu  pofto  à  federe  per  tre  anni.  Così  à  punto  flà  notato  in  vn  priori - 
Aa  datomi  dal  Gran  Duca  Cofimo*  perle  qual  modo  di  dire  intendono  i  Fiorent.  I  ef 
fer  priuato  d'ogni  vficio  della  Città .  Ma  non  douette  qui  termioarcla  (uà  pena  i  veg 
gcndofi  in  prcccflo  di  tempo  lenza  alcun  fallo  mandato  a  confini  e  bandito .  Onde 
10  ho  veduto  vna  richicfla  fatta  dinanzi  à  gli  vficiali  di  Torre  in  nome  di  Benedetto 
Gmi,  per  la  quale  domanda  che  gli  fia fatta  buona  vna  fòmma  di  danari,  che  doueua 
cofcguirc  da  Bernardo.e  dice  particularmcte  fra  l'altre  colè  effer  creditore  per  còro  d' 
vna  pacicrad'accifliojlaquale  pesò  lib:j 4  di  fiorini  2 o.Egli.o  che  quiuicófinatofuflè 
•  che  pure  per  patria  di  fuo  ar biuio  là  fi  haucflc  elctta,fc  n'andò  ad  aprir  cafa  m  Auf 

X      2  gnone. 


M,  Pieréa 


a  iriteta  . 


Pt»'truc» 


19^  DELLA     FAMIGLIA 

groac, delie  il  (ùo  ceppo  allignò  co  molta  riputatione,&  honorcdiei54MGi,c(scÌo  di  A 

lui  rst!  4, figliuoli,. i  qjaii  tutti  hebberofùccefsìoncGio:,  Cario,  Piero,  &  Afiièirno. 
Qjieùo  Àn/èimo,o  peiche  per  cilcr'egii  mai  (ano ,  nò  U  fuOTc  allora  de  fatti  del  Padre 
jrDpacc!;^ro,o  per  altro,nó  andò  col  padre  e  co  g'i  altri  fratelli  in  ciilio/ma  reiViCQ  in  Fi 
lézc  generòdi  cala  Glierardini  Bernardo,  &  Aìefsadro.vnafigiiuoUdclqiialc  Ale(iì6i 
dro  u^M  irata  in  cafà  la  Luna  famiglia  fauorita  de  Mcdici,portò  m  quella ca(^  il  cala- 
lo delie  Stirche  di  Chianti  con  le»,  o  (ette  poderi,  ii  qual  calteilo  liaro  per  molti  atìfsl 
in  pcrere  dì  quciU  famiglia  ,  ne  ritiene  ancora  qualche  tclbmonianza ,  vcggetidcSì 
11  hi  oppiclti.tit^n  piriimij&irfcgnedcsuAnlelmi.  Di  Piero  è  nipote  Giouaaai, 
^ler»  Cd-  g  (jiGjcusniìj  fu  Igl  ncJo  Piero  canonico  di  "Jaicav^,  cerne  nell'albero  li  vede. 

Mala  progenie  del  vccchioGiO:,coiiiefu  più  fecondaju  anche  più  fortunara,ed  egli   ^ 
fi  co  tr.e  lpai?.'mertcfu  il  primo  degli  altri  fratellid'cti  iCosid'aurtoritàedi  iiputa» 
zicnc  anco  loro  inranji.  ixr  ragguagli  hauuti  di  Frouenzajchs  la  altro  modo  dico* 
tali  cofe  non  f  uò  trattarfi,  appanlce,  che  egli  hcbbedae  figliuoli  Domeuico ,  e  Fraq  • 
f^f'Ilul'f  tclco .  li  plinto  htbb:  moglie  di  cala  Bikheri  Fiorentina  ancor  ella  :  ma  di  iijaelle  che 
inAuignone  lì  ritrouauauo  con  la  medclìmatorciinacirerciiate  cacciate  dalla  ìor  p4 
iria.polìèdècoliui  la  Signoria d*vnc?,lleIlo  nominato  Bioac  vicmo  à  Carpentras ,  tì 
gode  l.i  dignuà  dei  Vighiere,  magiiiraro  onorcuole  e  principale ,  &  il  quale  noè  v(à  • 
todarfichc  a  gsotiiluomini^c  meflc^lì  inlieoic  col  fratello  Franccico  à  yeqire  m  Fircn 
ze,  e  pf  r  gjullif  la  ,  o  pf  r  grazia  e  fauorc  ricuperarono  l'anticì^s  c^ic  dcii'auo!o  pqilq 
prcfio  3  Mcicaro  vcci  h  o  da  San  her  buonconlìgho.le  quali  l^Atc  tolte  loro  nella  cac  ^ 
ci?iadel  54,  per  piùdi  70  anni  erano  (late  pofièdutedaquel'i  de!  Malcgonnclle,on-    - 
de  hcggi  jc  alcuni  (oppaiihi  dcìii cafa  li  veggono qucirarme  dipinte .  l-riìnctlvo ita* 
rr'nrjce  j^  ìm^gQ  fépo  maiordomo  del  Cardinale  vecchio  di  Loreno,  fu  lignote  di  Gio./asc^^lt 
^^^  "     *   tello  pollo  nel  ccntido  dAuigccre,  lì  quale  e  ibtopoi  pofieduip  da  Giufcppe  (ÙQ 
c>iifefi>t  tjgiiuo'o  hucrrc  dedito  al  meilier  della  guerra ,  e  patticulannentc  dei  numero  aegli 
i'gi'Ciit  ii^jomini  d'arme  del  Rem  Prouenza.   Domenico  lalctòcmqaefitjiinoh.iqcnli  me- 
ri nonché  ad  età  aiacura,ma  agra  li  onorari  lì  coaduir^r)  ,  perciò  ciie  per  farci  dagli 
,    ,  ^   v!cimi,Clsudio  fu  canonico  di  Niues,  Gio;  fugentilhuomodel  Cardjn'de  irarneiè, 

^l4$tAf0  Ce  INII  A  /* 

mtMcu.iv  »  quando  fu  legato  in  Au'gnone,  &  hoggi  e  abate  dj  Vlonj^iaggiore .    Antonio  latto 
P''  ^.ci  fgroi  dclIsguflidTjt  j'cnc  li  nere  Sticzzid;  Ci?f  uà  ccirandò  galere. Pieiolè- 


y/lr  'r  feiiì'^cufcdel  CnliiarjQ  ivptrnrclturni, e  l'anno  15^8  tugoutrnatoiediCa{^ 
^tiTi     *   teluc-Hno,  1.  ccirtp  e;  dj  trjlcllora  in  AUignone,  e  fu  perii  Re  di  Francia  capitano 


u/f^r.  f<;;  d:c3ualii;cperlamogIif",  che  fu  lìgnoradi  Vicors  buono  e  ricchocalieilo, polio  tra 

'""*     .    AuigncQe.eGrauc(òr,d!uenocl:g  'ordiquelluogo;eficomelì  vede  per  vna  lettera 

dinttrs^  ^f  MsfcantonioOcui7Jofcnttadi  Pangi  l'anno   <57Ji  egli  umori  lenza  figliuoli 

l'anno,  che  innazi  à  quello  era  pi{làro,c  lalciò  erede  Fiero  lùo  nipote  nitogii  >ial  fra 

tello,  dqual  fratello  viu;  a  in  qud  tempo,  elicendo  intorno  à  fco  anni  della  Tua  t^ij 

.  .    .    Quelli  fuLugi  nato  pnmoduutti,  il  quale  gode  fi  come  il  padre  la  dignità  del  Vi* 

ihure.       ghiere,   ludil'aluacitùmandatoambafciadorcà  Roma:  c^uando  l'anno  I  54éf 

fu  fcopcira  quella  pc  itif  c.a  herclia  di  Gabrieres,egli  fu  dalla  fua  patria  creato  capuano 

di  quelle  gcnn^  che  vi  lì  mandarono,  oue  lì  portò  con  molta  iua  lode  • 

Di  TU  ro.  ^aptane . 

C^  I  /ui  e  di  donna  di  cafà  Cambi  pure  vfcita  di  Firenze  ne*  mcdefimo  modo  ««••• 
;  quc  Piero,  il  quale  (  le  de  viui  eoa  tanta  libertà  lì  dee  parlate)  non  è  dubbio  al- 
jcuno.chc  egli  nell'opere  militari  habbia  pallatola  g'oria  de  [uovmagg'ori,  di  cui  il  def 
■  to  Dcuiiio  in  detta  lettera  cesi  Tenue .  È  capitano,  valent'huomo.chc  diede  buon  co-' 
to  ài  (è  alia  guerra  della  Rocce L'^ ,  quando  vi  era  generale  queilo,  che  è  al  prelènte 
Re  dif  iaucia«  e  di  Poliooia^  dal  quale  cgh  è  molto  amato,  cfaupiico  j  onde  egli  ha /a 

ruatocar 


DEGLIANSELMI,  I57 

%  faa  compagnia  così  intrattenuf  a  in  tempo  di  pace .  come  di  guerra ,  offre  alle  grazie 

tjie, ottenne  ai  pa{sajc  di  fua  Maelìà .  Ji  detto  Capitanerò  hit  ancor  moglie. ma  h  p>- 

jgiicra  predo  :  e  dicono,chc  camoreuoliflìmo.egentjlj/dmo  fri  i'alfic  iuc  b  uooc  «uà- 

iità.cosìdjccil  Domzio.  Ritrouodì  poi  gueib  Valoro/o  taualierc  aii'aifed  10  della 

,      Minerai  in  ProacHza  Colonnello  di  dicci  compagnie  proucnzali  ;  doue  creo  be  tinto 

in  reputazione,  che  quando  dal  Re  fu  mandato  il  Marcfcajjc  di  Bcllaguaidia  m  Saluz 

zo,  all'Ansimi  fii  comm.efro  il  generalato  di  tutte  le  fanterie  Proucnzefc ,  &  hebbc  ti 

tolo  di  luogotenente  per  tutto  il  Marghefato .  E  per  hauerui  efpugnato  alcune  caftcL 

la,  &  altre  fettificatc,  edifefè  ;  fu  riconofcisjto  dal  Re  d'vn  donatiqo  di  tremila  (cucii. 

Venne  pi  la  pratica  del  trattato  di  Gincura,la  qual'impr c(a,come  che  il  dcfideracd^ 

"  ne  non  haacffc  confcguito,  din)oftrò  nondimeno  in  gran  parte  l'ardire,  h  vigilanza, 

e  prudenza  di  eflb  Capitano  :  fi  come  fu  manifcfto  dalla  carica  datali  poco  dopo  di  cut 

te  le  fanterie  Franzefi,  quando  fi  fece  l'imprcla  dcll'aflcdio  di  quella  Città,  per  k  quali 

cofe  e  ftato  finalmente  condotto  dal  Duca  di  Sauoia  con  honoratilsima  canea ,  e  con 

molto  buono ftipcndio .  Di  che  fra  gli  altri  fi  e  hauuto  particolar  reia^ranc  p?r  vna 

lettera  de  20  di  Settembre  del  prefente  anno  1582  di  Girolamo  Partigiani,!!  quale 

litroqandofià  fcruigidpldetto  principe  così  ferme.  Mo^figncr  Àniclmihcggièfer 

tao  col  noftro  Sereniisimo  Principc,&  e  il  primo  hqomo  .che  f uà  Altezza  habbia  neil' 

armi ,  ed  e  molto  ftimato  e  fauorito,e  certamente  non  iènza  ragione ,  perche  oltre  li 

Q  meriti  del  fuo  gran  valore ,  e  della  gran  fama  acquiihta  nelle  guerre  paflàtc.è  bsoign.f 

fimo,  &  vmaniisimo,  e  grandemente  liberale,  e  (filcndido  mantenendo  del  coatiauo 

io  caia  fua,  &  alla  Tua  taaola  molti  capitani  e  huomini  di  valore,  e  quel  che  /ègu§ ,  H-4 

f  quattro  figliuoli  poftì  nell'albero,  de  quali  negli  fon  nati       *     della  pr  ima'roo 

glie,  la  quale  mortagli  in  tempo  che  ferme  il  Doui?io  non  hauer  ?^1|  mQglic,ac 

ha  POI  prcfa  vn'aitra  chiamata  Madamigf  ila  Sibilla  Bernardi ,  con  I4  qua» 

le  ha  procreato  Ruggieri  Signor  d'vn  cartello  detto  Giqas  nqn  pia 

che  fei  leghe  lontano  d'Auignone ,  il  quale  ha  molto  bf  ne  *«/ rW 

acaelauto  e  fortificato .  t  quefto  e  quanto  habbiamq  *«j  Wi  ot. 

{laputoà  dire  degli  Anfelmicofi  fiorcoiioi,  co»  •*  • 

P  me  di  quelli,  che  Proqcnzali  Con  dmcnuti. 

De  quali  non  mi  par  da  lafciare  di  di* 
le^che  nella  Chicfà  di  San  Ger- 
mano il  vecchio  in  Parigi 
V  iòoo  di  lor  cappelle 

eoa  l'arm^ 
della 
^afa,  $c  altre  pobiii  menio^ic  ^ 


DElU 


DELLA  FAIVIIGLIA  DE  CARDVCCir 

rf^^^^lì  ^  tiiuerfe  Città  per  diuerfe  cagioni  fi  (òn  mutati  i  nomi  delfe 
Famiglie.  In  Roma  fi  fcambiauano  per  conto  dell'adozione; 
onde  il  figliuolo  di  Paolo  Emilio  per  eflèrc  ftato  adottato  da  Sci 
pione  hgliuolo  di  Scipione  Africano.fu  cognominato  Cornelio 
e  fij  li  minore  Scipione  Africano .  in  Genoua  a  tempo  de  padri, 
òper  dir  meglio  degli  auoli  noftti,  paflfaronoin  altre  famiglie;  il 
che  efli  chiamarono  alberghi,llimando  in  quello  modo  di  acco- 
munare più  gli  animi  de  Cittadini .  La  qua!  cofa  tolta  via  ì  tcm 
pi  noftri,  ci  ha  fatto  conolcere  molti  per  altri  di  quelli  che  da  noi  erano  ftati  riputati, 
amando  meglio  ciaicuno  di  loro  di  riprendere  il  Calato  fuo  proprio,  ancora  che  alcuno 
per  auer  tura  roen  nobile ,  e  men  conofciuto ,  che  volerfi  dell'altrui  languc ,  &  infcgnc 
adornare.  In  Napoli,  qu^l  cagion  lor  fi moucflè,  vnafimilcolàauuennc; quando! 
Capeci,in  Aprani,in  Latri,  in  Sconditi,  in  Zurli,  in  Pi(ciceIIi,inGalioti,&inaItrififac- 
t^  cognomi  [\  parriroho .  In  Firenze  dmentaco  lo  Ihto  popolare  fiiperiorc  al  nobile ,  fi 
mutarono  i  nomi  di  molte  famiglie,  non  entrando  i  nobili  nelle  calè  popolari ,  ma  for- 
mando,© dal  nome  proprio  d'alcuni  di  loro ,  ò  da  altro  accidente  vn  cuouo  calato  :  fi 
come  fecero  i  Bardi,i  quali  da  nomi  propri  formarono  le  due  famiglie  di  Gualterotti,e 
d'Ilarioni .  E 1 1  Tornaquinci  formando  nuouo  nome  in  Tornabuoni,e  Popolclchi  paf- 
farono ,  ritenendo  però  molti  delle  già  dette  due  famiglie  i  primi  cognomi  de  Bardi,  e 
de  Tornaquinci .  PoAo  quefto  per  vero,  il  che  è  veriffimo  ;  quel  che  oppiamo  ci  fa  co- 
corccrc  ouel  che  non  Tappiamo ,  cioè  che  molte  famiglie ,  le  quali  vediamo  in  vn  mo» 
mento  fentirfi,  ouero  spparirc  con  nuouo  nome  nella  Città ,  le  quali  fi  trouano  in  quel 
trmpo  cficr  ricchexflcr  pcftc  dentro  l'antico  cerchio,  efTer  bene  imparentate,&  haucr 
cappeile,  ercpoitureinchiefc  antichcj  credibile ,  anzi  quafi  necedària  co(à  è ,  che  da 
alcuna  antica'frsro.glia,  che  non  Tappiamo ,  difcendano ,  Il  che  non  dirci  (è  non  me  ae 
f  ofle  fucceduto  l'cftmpio .  Scriuendo  io  della  famiglia  de  Baroncelli  e  Bandmi,  e  troua- 
to  vn  Icr  parentado  fratto  co'Malatelli  Fiorentini  ;  non  trouandofii  detti  Malafedi  co» 
prefi  né  dentro  le  famiglie  grandi ,  ne  dentro  le  popolari ,  né  per  priorifti ,  ne  per  ero-  j 
nache  vedendofene  mtmona  ;  fu  botta  che  io  dubitai,  (  ftandomcne  però  cheto  )  noa 
fofTc  alcun  debol  cafato  (orto  in  quel  tempo,  e  poi  fpentofi  ;  polcia  che  altro  lume  non 
fé  ne  vcdeua  :  quando  venutami  occafione  di  vedere  le  fcritture  de  Caualcanti,e  di  (cri 
uer  di  quella  famiglia,  trouai  i  Malatctti ,  cosi  detti  da  vn  Malatcfta  eflcr'i  Caualcanti: 
fi  come  1  medefimi  Caualcanti  da  vn  Ciampslo  trouai  Ciampoli  parimente  eflcr  cogno 
minati.  Come  che  vn  fimil  difcorfo  fia  da  noi  acccnato  ne' Cambi  Importuni  :  ho  aoa- 
dimeno  con  quclto  nuouo  efcmpio  accadutomi  qui ,  più  dillintamente  voluto  trattar 
quella  materia,  perche  meglio  fia  da  chi  non  è  Fiorentino,(c  pur'alcuno  (\  troucrrà  che 
voglia  in  tal  Iczzione  occuparfi ,  poflcduta .  Al  qual  dilcorlb  ci  ha  tirato  la  famiglia  de 
Caiducci,di  cui  noi  fiamo  bora  per  trattare,  hauendo  ancor  ella  corlbqueftamcdefiraa 
fortuna  :  poiché  fono  (limati,  che.  fieno  gl'antichi  Buonamici,  come  per  alcune  notitie 
delle  calè  Confolari,  che  vanno  attorno ,  per  le  mani  di  molti  C\  può  vedere, alla  quale 
opinioBc  raollrò  di  acconfe  ntire  anche  il  yerioo  fé  ben'cgli  {cambia  i  Buooaraici,  coi 
Buonaiuti .  £g'^«g't;s  duxit  Donati  ex  colle  pcnatcs 

Carduccms,  per  qucm  Sumpiìc  Calduccia  oomèo* 
Scd  Bonaiuta  priusdi<^  eli  ;  non  altera  plures. 
^  »  ^ .  ^        Ccniorcs  numerare  (uà  de  ftirpe  crcatos 

Pracfcélc^  poteft ,  toticns  ad  bella  gcrcnda 
Ncc  nifi  honorato  mandanti  munera  ;  fertur 
Haec  quoque Guaibcrti  de  (lirpebinorainis  clic J       ^ 
Qui  (aciz  Vmbrosa; pofuit  Cznobia  Vallis*  \ 

MàoQdè 


A 


B 


B 


D  E    e  A  R  D  V  e  e  i:  199 

A  Ma  onde  egli  'fi  tragga ,  che  San  Gio:  Gualberto  pofla  cfTcre  flato  di  qiiefta  famiglia  a 
me  e  del  tutto  nafcolìo  :  (e  \  tìrcc0cnoo  egli  iìato  forfè  ftttarta  anni  actaori  à  noi 
Bon  gli  haucflc  fatto  molte  di  quelle  cofccfler  conte,  che  alla  nortranotizianon  (òi 
peruenute .  Comunque  qucftc  cofc  fi  ilieno  :  quello  à  noi  è  certiUimo  non  (ojo  Gio 
uanni  iìato  de  Signori  nel  1 5  80,  ma  il  Tuo  padre  Filippo,  &  il  Tao  aaolo  Carijccio  cC- 
(ere  ilati  in  buona  fortuna, haucre  hauutocalein  Terma,hauer  pfleduto  poderi,  haue- 
re  hauuto  cappelle .  e  fepolturc  in  Sant'ApofloIo ,  &  in  Sarto  Stefano ,  &  hauer  fatto 
honorcuoli  parentadi.  Ilchcp?r  prouar  maglio  con  le  cofè  uteiTs  cominceremo  a  dire. 
Che  Carduccio  capo  del  noilro  albero  di  due  donuc  hcbbe  quattro  figliaoii;  Vico,  e  Va- 
ni d»ir  vna^  e  Filippo,  &  Andrea  dell'altro .  Meo  fu  compagno  degi»  Acciaiuoli  :  mori 

B  in  Mcilìna,nc  lalciò  più.  che  vn  figliuol  ma{chio,  il  cui  nome  fu  Ag  ìoIo,&  vna figliuo- 
la fen.ruina  detta  Bartolomt^ea  maritata  a  Chele  ftngiclott!.  qaeUo ,  che  à  m3  inhno  a 
qucl't'horacra  incogairo  confòrto  degl'Acciaiuoii .  Di  Agnolo  um^Cc  Colo  vna  tigauo 
h  femmina derta  Sandra  la  quale  da  i  paceati  à  Fihppj  di  bcopo  Borgheii  li  nel  1 40 1 
fu  maritata .  Né  Vanni  tutto  che  egli  hauelTe  hauijtp  tre  fig'inoli  marchi  fu  più  fotta 
nato  in  mandar  più  innanzi  1  frutti  del  ramo  Tuo,  eff^ndofi  1  (aoi  figliuoli, 'acopa,N4-ir- 
fio.  e  Kicca:do  morti  ancor  eglino  fènzifurcefrori  R.efìadunqieinhiio3pr£lcati  tcm 
pj  progenie  di  Filippo  e  d'Aodrea,  e  bene  è  che  noi  ci  sbrighiamo  prmia  d'Andrea  :  co- 
rr.e  colui,  la  cui  poiìentà  comprende  men  numero  di  gente,  eh-  non  fa  q  iclL^di  Filip- 
po ;  pur  che  quello  prima  nocihchiamo,  cotali  notizie  da  alcuì  e  memorie  lalciatsci  da 

C  Giouanm  figliuolo  di  Filippo  haucr  cauatc.  il  quale  fsnz.i  alcuna  ambiztone.e  cq^ì  mol 
ta  ftmplicità  fecondo  il  buon  coiìcame  di  quella  età, non  ad  alrn  che  a  Tuoi  dilccaJcatl, 
(ccoado  egli  dice,  va  caccontaudo  alcuni  auuertimenti  della  cala  fua  « 

Di  jindren  »  e  de  Jiiei  fucceffori . 

ANdrea  htbbc  quattro  figliuoli  luca,Beltramo,  AgnoIo,&  vn'altro  del  medeGmo 
fuo  nome  detto  Andrea,  il  quale  è  folo  colui  che  lafciaiuccefi^  ri .  Morì  Andrei 
per  quel  che  fi  può  comprendere  ne  primi  giorni  deli  anco  1^41  relìado  i  fuo!  picco- 
li figiiUGl'  Clelia  tutela  di  Filippo  lor  zio,  da  cui  fi  vede  data  qucita  notitia-  fi  quale  con- 
D  fcflando  d'hauere  dcll'eredirà  di  detti  fiioi  nipoti  fonr^pie  nò  piccole  di  danari ,  dice  che 
il  fauiojchc  VI  coniglio  fu  mclfer  Filippo  da  Barberiop .  In  proccflo  di  tempo ,  cioè  nel 
1  ?  70  fi  vede  vn  compromefTo  di  quelli  fìgliuoh  d'Andrea  to  tone  Luca,cosi  con  ìaco  • 
pò,  e  Riccardo  figliuoli  di  vanni,comeconGioumnifìglmQ{odi  Filippo  fatto  per  gon 
to  della  eredità  di  Meo  lor  zio  m  pcrfònad»  mclTer  Simone  di  Grifo  Prior  diS.  Piero 
Schcraggso .  '1  fccódo  Andrea  hcbbcdi  Paola  Tornsquirici  Tua  donna  vn  figliuo!  ma- 
fchio  detto  Niccolò .  Feconda  fu  la  fuccefsione  di  Niccolò,  il  quale  hauuto  due  don-  umiìì 
De,  vna  de  Franzefì.c  l'altra  de  Boncianida  qual  delle  due,ò  fc  pur  da  tuctcdue  iniìcrae 
ingenerò  lei  figliuoli  mafchi  :  tre  de  quali  fènza  figliuoli  e  gli  altri  tre  con  figliuoli  mo- 
rirono .  O  che  non  menalTer  moglie,  o  che  fofTcro  llerili  quelli  trehcbber  nome  Neri, 
E  Lomenico,  e  Simone  ;  i  padri  di  molti  figliuoli  furono  Andrea, Cariote  Bernardo  colui 
ilqiule  accozzo  primieramente  inheme  quella  difccodenza  vi  mette  cinque  figliuole 
fen:mine,le  quali  doutuanom  quel  tempo  cllèrt?»nciulle,Simona,Mea»Checca,Pipp3, 
e  Lottici  a,  mi  noi  fecondo  il  noilro  collume  prima  di  Andrea.c  de  liioi  raccelTori,e  poi 
di  Gallo,  ede  fuoidilccudenti,  e  finalmente  di  Bcrnardo,e della  lua  progenie  andrema 
éi  mano  in  mano  laccon  tando , 

Z)ti  Gjnfaloniere  Andrea,  e  de  fuoi  fucccjfon  • 

FV  Andrea  Gonf:  di  Giuftizia  Tanno   14^4  per  i  due  rnill  di  marzo,  e  d'aprile , 
quando  Pio  II  intento  tutto  alla  guerra  d  oiticraarc ,  pei  la  fui  vicina  motte  rea 

peimiir« 


s/fndrté 


ioo  DEtLAFAMìGLIA 

jwrmiflc  U  diuina  Maefta  (ccondo  iono  occulti  i  fuci  diuini  giudizi  a  gli  occhi  de  rtP^'  ^ 
talijcheilbuon  Ponrefìce  liportaflc  quello  ottimo  frutto  dalia  (uà  ottima  volontà.  ^^ 
fu  quello  alino  per  le  ccfc  attinenti  a  i fatti  particolari  de  Fiorentini ,  ancor  celebre  p-f 


'Zntdtitt   Bencdcìfo  goderono  i,  (ìiprcmi  magiftrati  della  Rcp.  BeiJedctto  fi?  de  Signori  i'aiìR» 

dts.^^mti,   ì^é^  cliiipr-oiiato  de  Signori  l'arno  1488,  5^^,  e5?7:f,:5Ììr.a!mcntcranno  150I 

rtìtfpt^if.  eletto  per  bngnc  nate  tra  Cacel!icri:,a  PaccJatichi  Cóoìellàno  di  Pillo ia,da! quale  vfi  • 

'^"''*'      ciò  ritornato  che  egli  fu,  tu  il  medesimo  anno  eletto  Gonfalosicre  di  giuilizia.  Nd 

cui  Gonhiloncrarc  { e  (crstto  nella  mia  Uxoria''.  G  Cernì  qucllochc  in  mente  d'huomr*  * 
■  •*'  mortale  dì  leggieri  non  iaicbbc  caduto .  cioè  che  non  (òlo  li  Re  Federigo  dall'antico  » 
&  ereditario  regno  de  Tuoi  maggiori  in  vn  baleno  fu  dilcacciatojmi  quello  il  foilòr  par 
tito  tri  loro  il  Ke  di  Francia,  &  il  Re  Catfoiico  :  dalle  cui  genti,  come  di  parente,  e  d  a- 
iTiico  atcendea  quel  milcro  Re  foccorfc,  &  aiuto*  e  nondimeno  fccerlì  di  qucfte  nousf- 
le  venute  à  Pircnzc  il  (elio  giotnod'agoilo  allegrezze,  e fcib  g^anriulìm  '  di  fuochi,  ài 
(ùoni  di  campane,?  di  proccfiìoni  :  coiì  per  cagione  di  prìuati  jntereili  iiarno  3uuczzi,i 
iblkncr  con  lieto  viib  le  pubbliche  ingiurie  della  propri!  n:if»r,a  Segue  poi  le  cole  fup 
cedute  in  quel  tempo .  Fu  morto  m  qusib  guerra  il  Conte  Ri^mccio ,  di  cui  tante  yoi 
te  habbiamo  latto  menzione  in  qudVopera .  Et  il  Duca  Valentino  clTcndoli  in  clTi  tro^ 
usto,  fu  à  tempo  à  tornar  ali'impi  dia  iralakiata  di  Piombino  a  cui  non  vcggcndo  la  * 
copo  iID.S?gnor  ài  q jcl'o  ihro  alcun  riparo,  venuto  a  1 7  d' Agotto  a  Liuorno e quiui 
racron!sn(i«rj  il  Tuo  piccole  figliuolo  alla  guardia  d'A-ntonio  da  Filicaia  andò  agicndì 
alle  braccia  dei  Re  di  Fraisci;^,  col  cui  fàuorc  nel  (ùo  dominio  faflc  rcilituito  .  (4ue«V;j 
auuenrc  (otto  li Gonfaioaeraro di  Filippo,  la ca(à 5^  abit ^zioae del  qui'c  habbiamo  n- 
trouato  edere  ibta  quclla,chc  hoggi  è  di  Piero  Acciaiuoh.  ficbbe  egh  da-i  m  j^'is  T't» 
Fitti,- e  Maria  Alamanni,  e  di  vnaòpurditutteduebeache  egli  bau  :uch3uuti  fti  tìi- 
gliuolimatchij&vna femmina  detta  Goftanza  maritata  a  Bcliacci,di  mnno  dcmafchi 
viue  à  di  prefeati  fùcccflìonc.  Bernardo  pollo  per  vqo  de  luoi  figiiuoii  hcbbe  donna  di 
cafa  Banoii  per  moglie .  uà  Iacopo  fu  picuano  del  Bagno  à  acqua .  degli  alta  non  bab 
j*^'^*  bianao  altra  aotitia  i  oiudc  è  da  ritornale  a  Carlo  ffàtcl  d'Andrea . 

Del  Gonfdlonier  £Arlo  y  e  de  Juoi  ficcejp>ri , 


c 


Ario  fi  sbatte  con  poca  ventura  ad  cCcrc  Gonf.  di  giuiliziaraDno  147^,  dico 

con  poca  ventura,  imperò  che  ninna  co(a  degna  di  memoria  fucccdettc  in  tempo 

l^mml  *^^'  -^"o  magillrato'^ .  Fu  ben  egli  padre  di  dut  figìmoli  di  SimoftC,c  di  B3llÌ3no,dc  qua 

r*/#i.aj.   li  SiD'.one  tolta  per  donna  Maddalena  Giapfigiiazzi,5c  ancor  egli  Qi  due  figliuoli  fu  pa- 

ém'iK.     dre .  CGllorc  furono  Antonio,  e  Carlo .  Antonio  di  Caterina  Bufini  (ùa  donna  giacrò 

rl^Umlfi  ^Quattro  iìgliuoli  maithi  :  de  quali  Tommafò,  &  egli  con  Margherita  Putì  congiuntofì 

c*rU        di  due  auanzò  ne  figliuoli  il  numero  de  fratelli .  Carlodi  Gsoeuri  B^tardi  manto.  gen« 

tétdtut»   j^  Carduccio,&  egli  d'Iiabclla  Buondelmonii  ha  prodotto  i  figliuoli  che  nell'albero  ap 

parifconoj  Onde  reila  a  dire  di  Bernardo  fecondo  de  figliuoli  di  Niccolò.  Colìai  fu  de 

,'"^1^*  Signori  l'anno  1475  &  hcbbe  per  moglie  Gineura  de  Bueri  figli?joia  d'  Franccfco;  ia 

'*^'*      quale  della  madre  di  Cofimo ,  e  Lorenzo  de  Medici  era  aipotc ,.  la  qua!  famiglia  come 

Gio:  Cambi  lafciò  notato  nel  t454  fi  (pcnfè  :  e  de  i  cinque  figiiuoii  che  vfciron  di  loro, 

Colo  AlelTandro  fi  cbligòà  peli  de!  msìiim.onio.'il  qusic  di  donna  di  safa  Vettori  gcae 

rò  conforme  al  nome  del  padre  vn'altro  Bernardo.  Hcbbe  collui  due  donne,  Caterina 

della  Caia,  e  Manetta  dcH'Amorotta,  onde  tradc  quattro  figliuois;  tDa  de  quali  Boa 

altri  che  Agnolo  maritatoli  con  Vaggu  Laafranchi  hcbbc'gesiraiioce,  e  coiloro  fo»o 

té^l*^.      pexoardo ,  AlciTaftdro ,  e  Frasccfco ,  e  tale  è  h  fchiatu  del  vcccb*^  mèrcA.  pcrcht 

tonisftjnc 


itnefiè 


m  t    CARDVCCI.  tot 

A  cotìvkiìc  Farci  d»  capo  da  Filippo  figfjuoio  dcU'zntico  Cardacelo  «  da  cui  tutti  ^i'iU 
tu  prclcfiri  Calducci  dcrmano  • 

£){  Ftlfpfù  t  f  ^ dicano  de  fioi  Juccejjori  • 

Filippo  il  quale  diccrcmo  edere  fiato  tutore  dei  figfiuoFi  d'Andrea  filò  fratelfa 
per  memoria  che  ne  fa  Giouanni(uo  figliuolo,  (i  cruori  nella  fame  fi  pdlilcnza 
dcli'aiino  I  J48,nè  laiciòdilc  più  che  il  già  detto  figliuolo  Giouaani  fanoullctto 
allora  di  due  anni ,  apparilcc  ben  Giouanni  haucr  vn  tratcllo  dccto  Francsfo  ,  m  i 
•^  parche  (ia  Colo  per  lato  di  madre ,  la  quale  certa  colà  e  che  morto  Filippo  d  runui- 
lallc.  Dicjucrto  G'souanni  ncnè|untoinccgniro  la  fortuna  :  coaciolìa  cofa  ch«, 
egli  laiciòvn  libro  di  I  ijé^còcinuatoàlcnucreuìftaoall'aano  i^.»*?-  nelqiale  & 
de  luoi  fatti ,  e  de  (ùoi  matrimoni,  e  de  Tuoi  figliuoli  fi  vede  dilhnta  >  e  particolar  no- 
tizia, quattro  voltefudc  Signori  l'anno  i  }8o.  85,400,6  405.  molte  com  pere  fi  ^-^^^^^ 
vcggofo  fatte  da  lui:  mclti\hci  apparifce  che  cgiarrminiiliò,  cquclche  cdihuo-  deSig. 
n*orcligioloaflai  buono  argomento,  vcdefiched'ili'aaao  1582  andò  a  San  Iacopo 
di  Galizia .  ne  faremo  il  balordo ,  inghiottendo  con  allato  liicnzio ,  lui  elfere  chia» 
tnato  riC  pr;orirti  Rjtagliatore .  poi  che  quelle  è  legno  Jclla  lUa  nobiltà  ancorché  al  • 
cuni  non  lììpendo  la  terza  di  quelle  voci  antiche  aombr^no ,  come  aombrauano  al- 
cuna  volta  1  Napoletani ,  in  ccrn  antichi  titoli  di  MiciV  1  Kazion-ili ,  e  di  Cambclla- 
ni  dubitando,  che  non  follerò  vftcì  ignobili .  Non  i)  h  ì  dunque  ounto  2  dubitar*  = 
Kitaghatote  edere  il  far  Fondaco,  \  ficio  come  è  hogg»  di,  ò  per  d  r  meglio  efercitio  = 
cLrcitatofcmprem  Firenze  da  perlònc  nobili:  onic  li  vede  l'annj  1  J'^/  l^l-*'^^*^ 
Caualcanti ,  cG:oaaani  Carducci  eflèr  comprcfi  lo  to  »  nome  di  K  t«igliaton .  cosi 
vien  nominato  per  vna  fcrittu radei  1575  lotto  li  lódiNouembrc  Frjncekod  \/- 
btrio  de  gì' Albizi,  e  compagni  KJtagliatori .  t  veramente  par  che  fia  dihcil  cefi  d» 
le  ad  intendere  à  nobili,naii  fctto  l'imperio  de  1  Re ,  come  quelle  nobiltà  ciuili,  oucr 
di  Rep.  procedano ,  parendo  loro  tutto  quello  che  da  Icr  ccllumi.  e  da  qaal  modo  di 
viucrc  s'ailontana,non  potere  cflcre  nobiltà  ;  ma  tale  e  U  natura  delle  coU  .  e  male  U  l 
faicbbono  in  Italia  1  Lucchciì,  1  Gcnouefi.  e  quel  the  impòrta  ancor  più  i  Veneziani,  * 
le  i'tlcicicare  la  mercatura  hautlfc  à  dar  noia  alla  lor  nobiltà.   Anzi  e  non  meno 
par  che  le  Repub.  aborrilchino  1  baronaggi ,  che  i  Baroni  faano  la  mercatura»  e  per 
non  faucllar  d'alti  i,  che  de  1  Fiorentini,  cert;fs  ma  &  indubitata  cofa  e  ;  eglmoà  teni 
pi  della  Rcpublica  elTerlì  iciati  à  malaucntura  il  maritar  tal  volta  alcune  delle  lor  h-  * 
gliuole  bori  della  lor  Città  à  Signori  di  callella,  &  a  Conti  Guidi  mcdefimi ,  hauen- 
do  in  collumc  di  dire,  d'hauerc  sbandite  le  lor  figl  uolc  in  contado .  Ma  di  ciò  par- 
leremo vn  dì  folle  altrouc  piùdiffufamente,  &  in  tant*>baftcrì  addurre  ;  che  quelli 
chec  chiamato  Ritagliatore  in  Firenze,  fu  nella  coeredi  Roma  chiamato  Uomi- 
ccllodalFapa.  Haueua  quello  Giouanni  prellato  mille  cento  feudi  dorc)  di  carne 
*  ra  à  Giouanni  Ventitreefimo.dqual  ordinando  che  egli  fia  rimborlato:  ilciea  Ca- 
pitano di  Todi  delle  rendite  della  qual  Cttà  vuole  che  fia  lodisfatto,  e  vcdelcnc 
hoggi  la  fua  bolla  piombata  in  mano  di  Dionigi  con  la  data  di  Bologna  ili.  Ka- 
lendasMartijPontihcatusnoUiisanno  pruno  ,  che  èli   1410  nel  principio  deli* 
quale  così  li  legge . 

Ichanrt s  t  psicopus  feruus  feruorum  dei.  Dilcdo filio  nobili  viro lohanni  rhilip-. 
pi  de  Carduccijsdcmiccllo  Floiétino  lalutc.e  quel  che  fegue.  Hebbe  egli  due  mogli , 
iCcgaie  di  bipolo  dciCccc  (  quelli  crediamo  cUcic  1  Gheraidmi  )  e  Piera  hgìmoU  dì 

Y  ^'^*  ^*' 


ibt  D  E  L  L  A    F  A  M  I  G  L  I  Al 

Gio:Biliotti,ìI  quale  nel  i  ^92  era  flato  Gonf.  di  giuftitia  della  qualvitimaftìmo,  che  \ 
habbiahauuto  tutti  i  figliuoli  i  quali  furono  quindici  rouemafchi»  e  fei  femcnmc . 
Colsero  he  bber  nome  Felice,  Regale  »  Filippa,  Bartclotrmca,  Albiera ,  e  mortali 
la  piima  Filippa  vn'altra  Filippa ,  ma  non  è  da  tacere  per  la  rarità  dell  efempio ,  quel- 
lo che  dell'vltima  Filippa  il  n.cdefimo  padre  lafciò  fcritto .   La  Filippa  nacque  a  di 
12  di  luglio   140J    inlulvefpro,  accompagnatacon  vna  fanciulla  morta,c  poi  due 
altre{conciarure,diflbno  le  donne  furono  quattro.  ScriifcGio;  Caoibich:  de  ló 
d'Aprile  del  152^  della  donna  di  Gio:  Gualberto  conìandatore  della  Sfg.ioria  nac- 
quero tré  fgliuolimafc  hi,  e  viuaci, che  s'andarono  a  battezzare  inùcmc  con con- 
corfo  infinito  di  popolo .  Di  quelle  figliuoIc,q  uattro  andarono  a  marito .  Felice  ma- 
ritata ad  Vgclu.oKcndincIli.  Regalea  Michele  Lottieri.Mca,  oucrBartolommea  g 
a  Luchctto  Altcuiti ,  &  Albicra  a  Giouanm  Gactani .  l  mak  hi  de  quali  1!  primo  nel  - 
l'arano   i^^^:  e  i'vltimoncl  15^6  nacquero,  furqucili  (Filippo,  Banolorameo, 
Iacopo  ,  Niccolò ,  Ccce ,  Luigi ,  Iacopo  ,  Picio ,  &  V^uccione,  de  quali  cinque  nro- 
^JJ«ff'«'^^  dufler  figliuoli,  &  Vguccionc  fu  chiaro  per  elkrellatoMaelìrod'Ahopafcio.  Que- 
Jiitop^^  e  i^o  èqucl  famclo  fpcdale ,  di  cui  khcrzando  il  lommo  proGtcre  dille  :  che  ilcapuc- 
.;   '    ciò  di  Guccio  Imbratta  per  lo  luo  molto  vnrumeharcbbe  condico  i(  C^.lJcrone  d'Ai 
icpafcio.  pokiaihe  uccglicndcliquiui  grande  il  numcrodcpoueii ,  graiideconuc 
riuacheluife  la  caldaia  ,  cue  lcrpict.ii;2chaucar.oàbiiIi.  Crcdeli,  che  renda  hoggi 
qudio luogo  megl'o^  chtqu£nordici  miU fiorii  1  l'anno.  4! qua!  bifnchciogoiuco 
vn  tempo  letto  titolo  di  padronato  daiia  Cafa  dcCappon  ,  è  hoggi  {xjiìeduto  di  C 
fcrdinaiido  Cardinale  de  Medici  figliuolo  del  Gran  Duca  Gofimo.   La  {  pjiiuradi 
quello  Mactko  con  la  gruccia  inkgna  di  quello  lujgo,  lìcoine  è  la  croce  bianca  iii« 
fègnadi  Cauaijsri  diS.  Giouanni  ,  &:  altre  crocidi  altri  ordini,  e  religioni  di  Caua- 
lieri,  cinS.  Stefano  ,  come  fi  può  vcdeie  da  ciilcunofènza  altra  ir.lcrizionc.  Hora 
parlando  de  1  fratelli  a:nmog!jati,  mi  piace  f^rmi  da  Bartolomneo,  il  quale  nato  l*3ii 
tartolom-  no   1  ^ /o  ttc  voits  fu  de  Sfgtiori  l'anno  ia  i  5  ,  2^,  e  ^4.  trouoa;  cora  chci  1 
msodtsi-  cjucl  mezzo  tempo  egli  fa  de  X.  della  gueira  fanne  142^  percootodeli'imprcfadi 
Lucca.Egl»  hcbbe  per  donna  Cola  Rinieri.bqualc  gli  partorì  vn  figliuolo  detto  Agno 
Io;  nome  V  lato  Ipe  fio  da  quella  cafa.  Il  quale  tolto  per  moglie  iifabetta  da  Ricaloli 
hebbedileioltreGoihnzimarit;>taa  Itolicc  Altouiti,  ductiglmoli  mafchiAlber-  D 
làccio  j  così  detto  dairauolo  materno,  e  Lorenzo .  Godè  colini  il  fupremo  mag'Ilra- 
LorTn^o  to  della  lùaRep.  l'anno   148^   oltre  clic  re  poi  llato  due  volte  de  Signori .  Nel  qual 
Cnf.di  Cu  icnipo  ^fa  {a  Città  lu  guerra  co  Viniziani  per  conto  di  Ferrara  molclbta  dall'arma  lo 
ro.  t  ra  Generale  de  Forentu.1  li  Conte  di  litig'iano,  e  psrcheGoilanzo  Sforza  Pii.i 
cipe  di  Fefero  prelo  denari  da  lor  q  ,  era  palTato  con  carico  d'intedeltà ,  e  di  rubetia  a     ^ 
gli  iliper.di  de  Venciiani,  fu  vdita  vclciiticri  la  morte  di  lui;  la  quale  nel  Gonfalone- 
iato  del  Calducci  auucr  le .  A-'ucctlc  fucccdtttcro  in  quello  tempo  che  lunga  ia- 
rtbbe  a  r.fciirc .  C2[  irò  panne  i  te  in  Firenze  in  quello  tempo  vn  Ambalcjadorc  dd 
Turco,  ma  per  mota  diligen,i^,chi  vi  habb^i  fatto  non  ntrouo  j  che  cola  egli  h  meflc 
hauucoa  trr»tt?re  in  quel  !é|.o  con  la  K.ep:  i'c  nonché  uouendo  palìirein  Sauoia,  &  in  5 
Tràcia  gii  fa  iato  P.goio  di  Scr  Gicuàrn  da  Colle,;!  quale  gli  douflTe  per  tutto  tener 
rf.yw:jM- compagnia d .  ^acruciodi  iotcrjzo,  ednVlaiiaFaLdoihni  tua  mogìiedue  figliuoli 
r.  lib  is    Baito.ornmeo,  &  Agnolo  ;  ia  linea  cel  qusl  Barrolommco  mancò  ne  figliuoli  Carlo,  s 
lario  '''  Fiancclco,  e  di  Callo  quella  me  rjoria  (ola  nticuiamo,  the  tgli  fu  l'anno  if^o  con- 
finato fuor  del  dominio  per  cikrc  llato  del  numero  di  coloro  della  milizia  latta  a  iena 
pò  dei  l'alfedic.  Agnolo  Ihtoa  (uoi  dì  cittadino  di  rputszionchiCom.ractraiio  di  Pi- 
Itoia,  edi  Pifa  .  lede  deSigoori  nel  1^05  nel  gonf.^  Ione  rato  perpetuo  di  Piero  Sodc* 
lini,  cpoi  l'anno  1  512  faegliGonf.  diGiultuiagoucrnandoIilo  iUco  dalia  autori- 
tà dei  Caidmale Gallo  de  Medici,,  il  quale  fu  |)v>ii'apa  Uéiucntc  VlL  tt2  puuco 

inquciU 


D  E     e  A  R  D  V  e  e  I,  aoj     "' 

**  in  qocfti  giorni  fi  ruppe  la  guerra  nello  Stito  Fiorentino  per  opera  del  Cardinale  So 
der!no,hauendoegli  con  l'aura  di  Francia  comn^cHoà  danni  della  Reo.  Renzo  da 
Ceri ,  come  che  per  opera  del  Collegio  de  Cardinali  tollo  quelle  armi  foflcr  {olcntte, 
fa  dicoftui  mentionc  Giouaoni  Cambi  moftrando  .che  nel  i  ji^  egli  era  thto  eletto 
per  loconfiglio  del  cento  delle  più  fauc,  capitano  di  Pjlloia,  quando  appunto  per 
vfar  le  (ìie  proprie  parole  ;  fi  azzuffarono  i  PiUolcfi  come  fono  vlitati,  per  modo  che 
Panciatichi  cacciorno  fuori  e  Cancellieri  della  citta  &  fuui  morto  de  detti  cittadini . 
e  feriti  aitanti  dall'vna  parte,  e  dall'altra .  Hebbc  Agnolo  due  mogli  le  quali  amendue  ^Ato  l.  io 
hcbber  nome  Marictta,  l'vnadc  Valori ,  e  l'altra  de  Hartolini,  delle  quali  hebbe  quit 
trotìgliuolimaichi ,  e  tre  femmine  rl'vna  fu  moglie  di  Iacono  Pitti  t',  e  l'altra  di  B?r- 

B  nardo  Arrighi  il  cui  nome  fu  Lifabetta  ,  e  l'altra  di  Girolamo  Caa  bi  padre  del 
prelcnte  Napoleone   XLIIX    edepofitario  Generale  del  Gran  Duca  Francelco. 
j  male  hi  Furono  Gio;,Filippo,  Lorenzo,e  Bcrnardo,dcqua.i  in  fuor  che  Bernardo  tut  ciounnnì 
ti  hcbber  moglie,  e  lìgliuoli  >  hauendo  ancor  Bernardo  hsuuto  moglie  di  cafa  Guaite- 
rotti  ma  non  già  figliuoli .  Giouanni  marito  di  Golbnza  Spini  oltre  i  mafchi  Franco-? 
ico,eSccbio,icuaIi  nell'albero  apparifcono  hebbe  vna  figliuola  detta  Caterina:  la- 
quale  corGio:  Carnelècchi  in  matrimonio  fi  congiunse  ;  e  Scoiaio  ilato  Cameriera 
del  penultimo  infelice  Redi  Portugallo  Don SebaiUano,di Lifabetta  del  Riccio  lalciò  ^merkndet 
vn\ntco  figliuolo,  detto  Gio:  Filippo  di  Seluagia  Pucci  /come  che  lafciaflè  due  figli-  i^e  di  Vor- 
uolima(chiFicio&:  Agnolo.  EtLorenzodi  Lena  Albizi  ancor  egli  lafciaflè  vn'altro  ^«^''^^«'« 

C  Agnolo  tutta  nondimeno  quelìa  (ucceisione  è  mancata.  Hebbe  ancor  Filippo  du« 
figliuole  ftnunine,  delle  quali  vna  ad  Antonio  del  Riccio  >  e  l'altra  a  Lorenzo  de  Libri 
fu  maritata .  h  t  in  tal  tncdo  di  tutto  il  ramo  di  ^aitolotnmro  ci  fiamo  /pedici .  perche 
bora  intende  pafiarc  à  quel  di  Niccolò , 


N 


Di  Niccolò ,  ede  fmifucce^on, 

Iccolò,  il  qual  nacque  Tanno  i  ^  79.  e  tofio  che  potè  per  Y^tì  Tanno   141 9  fa 
de  Signori,  hebbe  quattro  mogli  Chriftofana  Quaratcfi,  Tommafa  dello  Scelto 
Spine  tra  Spinelli,  e  Piera  Forsbofchi  ideila  prima  figliuola  del  Serpe  hebbe  Giorgio  , 

D  11  quale  fi  mori  Giouaoc,  della  fèccnda  figliuola  di  Matteo  hebbe  Mariottc ,  il  quale 
bene  auuiato  3  R  oma  ne  negozi  d'Antonio  della  Cafa  quiui  fi  morì ,  e  cosi  parimente 
tutti  gli  altri  figliuoli  però  che  dalla  terza  ne  dalla  quarta  cóccpè  fuccefforiroltrc  tre  fi- 
gliuole femmine  l  eoa  la  quale  fu  maritata 3  Filippo  di  GiOta(colloi:o  fono  talloraiU- 
t!  cognominati  Bindi)  Lucrezia  à  Chriltofano  Mailupini^cDoroteanonrinucn. 
go ,  che  bibbia  hauuto  marito .  Dei  figliuoli  mafchi  Luigi ,  e  SaIuefti;o  fi  moriroEO 
gicuani .  Di  Luca  qucfla  memoria  trouo  fatta  in  quel  tempo ,  prima  che  al  Vefco- 
uado  fofle  pei  uer  uto .  Luca  fludiaua  per  eflcr  Dottore  ,  e  giouanetto  tocco  dallo  fpi-  ima  ye- 
rito  abbandonò  quefto  mondo ,  e'I  padre,  &  i  fratelli,  feceli  monaco,e  per  la  fua  virtù ^^""^  ''^ 
e  bontà  fu  prclhlsimo  tirato  innanzia  molte  dignità  dclTordioe,  &  hoggi  è  Abbate  ^'"'' ' 

E  della  badia  di  S.  Scuino  à  Pifà .  Trouiamo  noi  poi  che  egli  fu  Vcfcouo  d  Ofimo  :  e  di 
lui  veggo  fcrittura  celebrata  in  Cingoli  della  Marca  Tanno  14773  i^  d'ottobre, nella 
quale  dona  la  Cafa  gràde  de  Carducci  la  quale  è  hoggi  di  Dionigi^à  Niccolò  di  Baldaf 
larri  fuo  nipote,i&  al  fratello  Baldaffarn  lottomettédola  in  fidccómiflò,  che  no  pofià 
mai  vfcire  della  caia.Trouo  di  lui  vna  notizia  dclTan.  I47_9,laquale  per  no  alterarla  pii 
toójvoluto  adurla  latina,in  quel  modo  che  fi  e  ritrouata,&  cuìe.FJI.Id.-Nouem^ris, 
Lucas  Cardutius  de  Florentia  Epifcopus  Auximanus  Dei  feruens  fedente  S'xto  UH, 
Pon.  Max.  anno chriftianse  falutis  mCCCCLXXIX.  venerandum  corpus  beatifs.Lea 
pardi  Protcdoris  noftris :  quod diuturnis  anni  Auximanis  Giuibus fuerat  inui(am,di- 
mnainfperantccleraentia  inueniricurauit:cuidonaliaobtulitV.  planetam  fcricam 
nigram,  itcm  tuniccllam,  &  dalmaticam  (ericas  nigras,alia^  multa  munera  obtulit . 

X     *  Vcdtii 


ir4  DELLAFAMIGLIA 

Vedefi  hog%  dì  h  Tua  (èpoltura  nel  mezzo  della  Chic(i  Cattedrale  di  clTa  Città  eoa  A 
quelle  poche,  e  (empiici  parole. 

LVCAS  CARDVCIVS  EPISCJ^PVS  AVX2MANVS 
MCCCLXXX. 

'         Di  Carlo  Tuo  fratello  è  fcritfo  ccs' .Carlo  «Cedo  gicuanctto  toinado  di  Spagna  s'ac- 
coilòcóm.rabbatcLuca,cdelibciòd'ibbadon.'ir  il  ircdoarccr  lui  e  fccch  monaco, 
&  oggi  re  {cguc  altro. D<gli  altri  figliuoli  di  Nicc  fo'o  Matt^°o,e  Baldaflàrri  tolsó  mo 
glie.  l3i  MattcOjC  di  Camilla  VbaldiDi  iua  e óna, nacque  Carlo.il  quale  generò  di  Dia- 
Vhco'ò  '^^  Guidacci  Vguccicrx,  Niccolò,  Temalo,  Matteo,e  Valerio. Niccolò  fu  (òldato,^ 
c.:pit.  di  htbbc  codetta  di  fanti,'c  i'ani.o  i  5  ;  8  fi  vcde,che  egli  era  co  la^lìia  cópagaia  3  Lari . 
fantaia.    f^i^tico  (c  ben  marito  di  lacopa  Lai,f:aiicha  nobile  Pifana.  non  fece  con  cflo  lei  figli- 
uoli .  Valerio  noi  tolfc  doiina ,  Vguccionf  o  hcb bcduc.  Oretta  delia  bidciì\c  Dis- 
tia Torrigiani,  e  hautone  tre  fi^j'iuod  noni  vjus  di  cfli  niuno ,  Hebbe  ancor  due  don- 
Dc  Tom  malo  i'vna  Manetca  Gif  Jucci  figliuola  del  Gont.  Francelco  di  cai  à  dio  luogo 
t;  giOf.crcmo,c  Margherita  Guicciar  ii  ii,  e  cc:K)irimenrc  due  figf  iuo/i  mafchi.  Fri  - 
fi-ancefco  cHco  Malia  Caualier  di  iSialta,  e  Lione  acuì  Laura  Canacci  partorì  Tommafo  Frati 
maria  ca-  ^cf-y  Maria  ailàltato  i.ì  Firenze  per  pna.uc  nimicit!c,i;ìnonrato  di  e  mallo  vccili  Viio 
v.al.diMal  j^j^^j^g^te  li  fuo  alTì/it  .rc.*  del  CUI  bcio  prouAiah  (ùainnocenzi,  nonfòohcbbe 


&» 


•a. 


G 


ciazia ,  ma  rii  citò  /cded^!  Graii  Duca  frane  fjco  di  caualiere  intrepido ,  e  valoro(o . 
Horapcrirpcdire  la  fucccTi  cnc  di  Nicco'ò itila  a  parlare  di  BaldalTarri .  Fu  colluidc 
Signori  l'anno  1^55.  reietto  di  gra.i.'jugi  d;  fjtco  al  padre  d'hauere  mogli,  haueci 
*/'TdT  done  menare  tre,  Nanna  .H-nciu;ii:a'.  LfU  dell'Aitala,  e  Caterina  Giiori,  ma  non  fu 
•aredihg.  gj3,  come  il  p?idrc  fecondo  di  figli  jdÌì  :  d^qjilino  ihsbb^più  chedue,  natigli  della 
leiza  Niccolò,  'cGic:  Fraticefco,  il  qiale  per  la  morte  del  padre  gli  fi  murò  il  nom:-,c 
B  Idaffarri  poi  fa  noroiiiato.  Fu  coltui  Dctror  di  lcggi,e  per  quel  chs  iorinucngo,  fa 
rei  tempo  del  Gon^  Sederini  incominciaro  ad  adoperare  negli  aftaripubltcì,  e  n=l 
1  s  02  icdè  de  Signc^i  per  1  due  mcfi  di  fcttembre ,  e  d'ottobre .   Douendo  merterfi 
Tanno  1511  vn'accpto  (opra  1  beni  de  preti,crifijtando  per  diuerlccsgioaiqueitops 
fo,  fra  il  numero  di  creo  che  fiinlmérc  l'accettarano,  vnofu  BildaHirri  :  impcòche 
temcndofi  la  guerra  dal  Papa.erajarutoà  Cittadini, chcconrrarar:rì!  delia  Chiela  co 
dtnaiiFcckrialVithi,ccucIìcrditéde[ii  ' .  Seguitò  poi  l'anno  15-12  «^eilcndovcnu- 
/■.^w.mr  jgi^.  genti  'mperialiaPrato,fudalGonf.ed<-:quclgouernocheailor  reggeua.m-ioda 
*      '       tobddafldrii  al  Viceré  p^rconucairc  con  elfo  lui, e  trouatolo(  dee  Ia  miahutona)* 
,r  ,0    ildiaSd'agollobartcrlattrradi  Prato, per  haueruitrouaro  qualche  dithcoità  nel  bac 
*      terla.rhauea  indottoàcontentaifidituctoqucllo,chelaCittàvo'eua, purché  fulTc 
prouutdutodi  vcctouaglia,edi  non  molta  quantità  di  denari,  &hiuca  perciò  il  Vi- 
ceré conceduto  il  làluccódoito  a  quelli  Aoìbakiadori,  i  quali  la  Rep.hirebbe  i  quc  • 
(lo  fine  eletti  '.  mi  tardando  l'elpcdizione  dc  1  già  detti  Ambafciadori,  più  eh  :  in  li  fiC 
ta  neccfbiti  non  Ci  conueniua,  il  Viceré  temendo  di  non  ellcr  tenuto  a  bada  da  Fioren  l 
tini;  die  la  mattina  Seguente  l'alTalto,  equeiche/cguc.   Da  che  (ipuò  vedere  che  l'o 
pera  del  Carducci  ron  làrebbe  tiukita  inutile  alla  patria  fuajc  il  Gonf.  con  m.^g^ioC 
diligcnzia  haueflc  dato  cftctto  a  quello  che  bifognaua .  Non  diueifjdaciò  Icriue 
h.lil.y'   il  Nardi  nella  fuahilloria^;ouedimollrando  la  marauigliacheprendeuanoiCittadi 
ri  dalla  diuerliiP  delle  relazioni  che  faceuano  il  Carducci,c  Gherardo  Corfini  dellar- 
me  del  Viceré  venute  à  Prato,  dimoilra  che  il  Carducci  per  tirar  la  Rep.  all'accordo; 
(  il  che  faitbbe  llato  la  falutc  di  quel  gouernojpiù  toilo  accrclceua  chs  diminuiflc  ìs 
forze  de  nimici.  Mutato  lo  ilaioli  vcdeche  Baldadari,  il  quale  come  huomo  viuo,  6C 
cf  ficaccs/era koj^cua  oìoììco  dc  Medici ,  il  cleiTe  volontario  eiilio  dalla  Città  &.  aa- 

ctatulcat 


DECARDVCCI.  sor 

A  dacofcnc  a  Paioua  hcbbc  il  carico  di  leggere  in  ragion  canonici  .dopo  fa  quìle  hebb^ 
ancora  la  lettura  del  ciuile.  Perde  quiui  la  fui  diicttiUlma  moglie  Loiouica  Gaidctcì, 
dicuiapparike  ancora  la  fcpolcura  nella  Chicfa  de  Semi  in  Padoua  con  parole  tali  chtf 
ben  li  comprende  cg'i  haatr  hiuuro  animo  di  ijuiui  finire  il  corfo  della  vita  Cai  :  (è  fé- 
guicain  Firenze  iui  ad  alcuni  anni  l'altra  mutazione  dello  Ihto,  rg'i  da  nuo  jc  fperai- 
Bc  non  FoiTe  ilato  inuitaco  di  cornar  alla  patria,  le  parole  della  (èpoltura  (òn  qaeiie.    ; 

BaLDaSAR  cardvcivs  floremt. 

IM  PATAVINA  ACCADEMIA  PRIVS  PONT.  MOX 
CÒhS.   IVR.   ANTE  SIC'NANVS 
)  LVCOVlCAt  VXORI  BENEMtRlTAE  P. 

M.  D  X  1  X, 

IXTERNO  HFV  TVMVlATA  SOLO  CAPISSIMA  CONIV^C 
H/lCafAlA  VCUNf,  \KNAi-VOi:Y>EKir. 

Ne teftò punto  ingenito d il  lu3  penderò,  eff^nb  ni  poTjlovjfcognn^em^nt?! 
huorirlo,  il  quale  nella  putti,  thri  Mi  iici  fccsraiel  tyi^  d 'Ha  Cittì.  fa:3  »  ma- 
rauighoiocoucorfo  del  corifìgitogc'jerjle  eletto  per  vno  de  XX  Cittaimi  di  balia, 
l(juaiih<iueano  àorJinareinchemoioiihau^iireroà  fargli  vti:i  dcntr -«.e  fuori dcU 
Q  L  Cuti  .  Douendoli  nel  me  ielìmo  anno  del  n-.cfc  di  giugno  creare  il  Gonf:  di  giuih» 
tu  per  I  }  mefi  cjaelb  lòia  volta  ,  e  poi  li  hiaeua  à  legair  per  vn'anno,  di  (èiTinta  CiC- 
tadinclertipcrciò  hrjcnioànmancr  (ci  ;  dcquiii  lèi  eh»  viocclTe  hiu^dc  àrellirc 
Gonf;  il  eh-  toccò  i  Nscca'ò  Capp  an-.  (i  può  vedere  ntg'i  aanafi  Icrtcì  da  Gio:  Ca.n 
bi.  che  vnodi  quelli  (ei  fu  m.  b^l  Jiihrri  Car  iuca .  Venuto  il  mc(c  dj  gug  io  dcll'an- 
ro  15281  edoucnio  brìi  la  creatione  del  nuouo  Gonf.  da  incominciare  dd  primo 
di  luglio,  e  (cg  ut  per  vn'anno,  vcdcfi  panmcnt?  Fra  qu  urro che  rimafòoo ;  oiidc  vfcì 
pur  Gof  f:  il  Capponi,  il  fecondo  edere  ilato  il  Carducci,  il  terzo ,  e  q  larto  clTcre  iViti 
ni.Gio:  Vcitorio.e  Tom  malo  Solenni ,  onde  li  può  trarre  argomento  qial  foffeU 
tcdcche  in  qasl  tempo  hauclTc  tutto  ti  pop'-.lo  Fiorentino  in  qucllh  loctìo  collocata. 

£  Lu  ai:te  quello  magilkatot  gii  difelc  come  ?uuocato  la  caufà  di  Iacopo  A.'amani  per 
lo  rumc r  fatto  in  Piaxza  con  1 011  maio  Girori,comt che  i.on  potcfle campargli  I2  vi 
ti  i  la  qail  d£Aì  à  chi  bene  coniiercri  p^rrach^  tragga  orjg  ne  d^Tamare  e  »elofi.i, 
ctì  egli  ria  1  "ua  deità  !ia  jrcà  della  patria  ;  haaeudo^li  T  A'^aunno  akuni  di  pri  iia,  p-r 
co  eie  i  C  ri  iciionb  lei  aflofa  v  io  dei  X.  dcu'4  g  lerra,  coniorto  iictla  pcrForz;i 
G  .ichiiotco  S  rrag  1,  il  qiàie portaua lettere  Ji  Romi  a!  Gjnf:  Ganponi  per  partcdi 
»,iC3p  J  S^iai  «i  di  qualche  ornerà  allo  ihto;  on  Jc  not»  hiuci  più  volte  BaldaiTarri  la- 
nciato di  tip'gli^r  ma  ielhmenteil  C.^pp^ni  a  nò  tener  più  corali  pratiche,  ancorché 
ig'iadhonelko.elodcuolhnelimouelic.  Natadaciòlapriuazioned-l  Capponi,* 
creato  Tanno  15.9  pcrnaouoGorf  franctico  Carducci  (ccondo  cugino  di  tìaldaf. 

E  {atri .  hcbbe  puregii  quella  Ventura  ;  che  quel  che  per  (è  non  hauea  potuto  confeg  ai- 
re.hauea  pur  veduto  nella  ptrfòna  d'vno  llretriilìmo  parente ,  e  del  àngue,  e  famig'i* 
fua  mcdclima  efler  rmlcito .  &  in  tanto  non  rcllò  egli  oziofo  elTjnd  j  Uno  mandato 
/mbafciadore  al  Redi  Francia  lucccUòrc  al  Vclcouo  di  Santei .  Ho  veduto  io  l'ora  • 
tior.c  che  tgli  fece  al  Re .  la  quale  ho  più  volte  hauuto  in  animo  di  mettere  in  q'icll«> 
luogo ,  sì  mi  e  paruta ,  e  per  la  breuità ,  t  per  i  graui  concetti  prudentemente  dettata. 
Nella  qua/c  Ambafciaria  ritrouandofi,  e  caldamente  per  1^  (uà  Rep,  opcrandolì.q aei» 
io  che  cialcuno  huomo  da  bene  dee  d-liderare,  moii  nel  feruigio  della  lua  patria .  tq- 
uivn ricordo  diTommafoCardacci,  cornei  Fiorentini  lodeuolmentccoltumjndi 
fare  della  iua  mei  tejipoAa  fotio  l'aono  1  ^  ?  o  ;  il  quale  dice  così.  Morì  a  6  d'agjib 
3}  hocediaoucA^dcalidiMaailgaore^^ciuaiciiciia  Cisti a'An^uicm  della  prò- 

UWQU 


10^  DELLAFAMIGLIA 

uincìa  della  Chienna.hcbbcmale  1 5  gìorni.e  fecondo  il  modo  Franzefc  fu  hono-  A 
reuoImcDte  fcpolto  nel  capitoto  della  chicfa  de  lacopiniappreflTo  al  Cailellodcl  Rè, 
al  quale  feci  fare  vna(èpoltura  rileuata  a  vfó  di  diamante  con  quattro  arme  honora- 
tc  :  alla  qua!  morte  vi  fi  trouò  meco  L  uigi  di  Piero  Carducci  Capitano  per  il  Vcfco- 
^"^  °'    uo  di  Santcs  a  tubigli .  Lafciò  Baldaflarri  vn  figliuolo  mafchio  detto  Niccolò,&  vna 
femmina,  la  qiial  maritata  m  cala  Baldouinctti ,  la  feconda  volta  in  cala  Federighi  fa 
collocata.  Niccolò  lalciò  dui  figliuoli  naturali  Valerio,  e  Niccolò .    Il  qusl  Valerio  il 
i./ji.iy;    terzo  Baldaflarri  ha  rifatto.  Nò  mi  e  nafcofto  quel  che  il  Giouiodcl  già  detto  baldaf- 
farri  quali  (chernendolo  racconta  nella  (uà  hilioria  cogrcminato  da  lui  Se  rnitarra  1 
&  à  CUI  da  titolo  di  pouero.di  poco  conosciuto,  di  vano,  di  fupcrbo.di  anabiziolb,  di 
cupido  di  moneta ,  d'inquieto,  di  pazzo,  di  maldicente,  e  di  ptccipitoio.  t  quello 
che  non  so  con  che  fondamento  fel  dica, il  chiama  di  famiglia  più  tolto  antica,chc  no 
bile  .  imperò  che  non  conofccndofi  i  Carducci  mai  per  alrro.che  per  nobili, e onuic- 
nc,  ò  che  in  loro  vada  di  pan  la  nouiti  con  la  poco  nobiltà,©  che  elsi  tanto  (icn  nobi- 
li,qui  nto  antichi,  e  non  altrimcnte .  le  altre  qualità  fé  furerò  in  lui  10  non  lo;  quello 
(o  10  bcne,che  la(econda  volta ,  che  egli  andò  a  cócorreoza  del  Cappone,c  che  tu  vno 
de  1  quattro  delle  più  faue,i  voti  de  1  Cittadini  furono  i^96,tal  chcdcucueic  inquc 
tempo  tutti  1  Fiorentini  eflcr  pazzi  in  mandare  a  partito  di  tante  grado  huorxio  coli 
fatto:  Maio  lakeròdi  ciò  credere  a  cialcuno  quel  che  più  gli  vaper  l'anin.o,  eflen- 
do  à  me  ballato  di  dire  quel  che  10  diucrlamentc  trouo  fcritto  di  im.  ht  ai  timo  ipe- 
ditici  di  Niccolò  paflercmo  a  dire  dell'altro  luo  fratello  Iacopo .  C 


I 


Di  Iacono ,  e  JeJucifucceJJori . 

Acopo  nato  l'anno  i^pj,  fu  de  Signori  Tannno  14/2.  hebbe  due  mogli  Caterina 

Coibizi,  &  Agnoletta  Fagni  ;'  e  fu  padre  di  (èi  figliuoli  mafchi  ;  de  quali  due  hcb- 

,    .,  bcrodilccndcnti,Picr'Agnolo,ilacuilineafini  in  Riccardo  fuo  figliuolo',  e  Niccolò 

ie  signori  il  quale  ieduto  nd  numero  de  Priori  l'anno  1 480,  lalciò  di  lè,c  di  Margherita  Solda- 

ni  quattro  figliuoli  malchi,  di  due  de  quali  rimale  progenie.cioè  di  Mariotto,  il  quale 

Mariotto   f"  padre  di  Niccolo,  e  d'vna  fanciulla  maritata  in  cala  Altouiti ,  e  finilcc  quiui  il 

fuo piccol ramo ,  e  di  Francclco  del  quale  è  da  dire  alcuna  cela  .comedi  perlò-  D 
francejco  tìTl  perla  buona,e  cattiua fortuna  celebre  m  quella  cafa .  Egli  incominciato  ad  opera- 
Gòf.digiu  jc  l'anno  1x27,  con  continui  carichi  d'importanza  per  quattro  anni  ottenne  tutti 
•^'^"^  '      quelli  fu  premi  honori.che  potca  dar  la  Rep.  Fior,  la  quale  di  cinquanta  cittadini  mcf 
li  a  pa  rtito  per  lìndachi  a  chiarire  1  debitori  del  comune ,  e  riuederc  1  conti  di  coloro  i 
quali  haueuano  amminirtrato  denari  publici  del  i  5 1  2  a  quel  tempo ,  vnodc  1  cinque 
che  furon  vinti  fu  Francelco  .  Fu  creato  poi  dc'Signori  per  i  due  vltimi  meli  di  quel 
l'anno  ;  dentro  il  quale  fpaeio  eflcndo  venuto  il  tempo  di  fare  elezione  de  X  di  libcr.» 
tà'v  e  pace  j  i  quali  incominciando  à  X  di  Ottobre  haueuono  a  elcrcitarc  qucirvffi- 
cio  per  lei  meli,fu  egli  comprefo  in  quel  numero .  Era  entrato  Tanno  1 5  2  8,e  reftaua- 
no  ancora  alcuni  pochi  di  à  finir  quel  magilhato ,  che  di  XX.  melsi  a  partito  egli  fu  £ 
'    eletto  à  ^.  di  Giugno  per  la  Signoria  Ambalciadorc  a  Siena,  L'anno  che  lèguì  apprcf 
{ò  douendo  per  quattro  mefi,facendolì  da  Maggio.crear  gli  Otto  di  guardia,e  balia, 
vno  fra  elsi .  che  furono  cittadini  molto  princij  ali,fu  il  Carducci ,  A\  qual  pelò  non 
hauea  pollo  ancor  mano ,  che  leguita  la  priuazion  del  Capponi ,  egli  fu  per  gli  otto 
Icguenti  mefi,cheiellauanoàtìnir  l'anno,  creato  Gonf. di  giullizia.    Nooollanfiic 
cole  di  lui  dette,  perche  varia  è  la  fama ,  e  opinione  de  cali  luci  ti  a  gli  Icrittori ,  per- 
che più  libero  fia  il  giudicio  di  chi  legge.ho  voluto  addurne  i  lor  teltimoni ,  chiaman 
f  II      doloilGuicciardino^  indegno  le  tu  riguardi  la  vita  paflàra.le  condizioni  lùe,&i  fini 
^  prauiditantohonore.   Le  parole  che  vfa  di  lui  il  Nardi  lòn  tali.  ^  Fu  creato  Gonf  di 
/.  //Z-.s      piurtizia  Francelco  di  Niccolò  Carducci  venuto  non  so  come  quali  in  vn  momento 

io  buono 


DE    CARDVCCr.  io; 

•*  :n  buon  concetto,  &  opinione  vniucrfalc  di  eflcr  degno  di  quel  (òmmo  gri  Jo.fu  pe- 
rò ccftui  reputato  huomo  giulto,  k  intero,  e  molto  cl^rcitato  ne  giudici  mcrcantil;, 
e  Delle  cole  da  quei  dipendenti   ta/c  che  la  (uà  poc^  facoltà  li  fu  più  tolto  f^jcnprc  im- 
putata a  maligniti  di  fortuna,  che  à  mancamento  di  Tua  prudenza,  ò  a  Tua  tralcurag. 
ginc .  Ma  vdiamo  il  Giouio,il  quale  di  Tue  virtù  e  vizi  parlando,  come  dal  Tuo  Traiut 
lorc  fu  in  lingua  noftra  fatto  parlare,  così  d  ice  "'.  H  luendo  il  Carducci  fermezza  dm  /t.UJ.zj 
g'-gno  molto  accorto,  e  prontilsima  eloquenza  :  ra  i  perche  egli  hauc:^  occhi  (lambì, 
e  pallido  volto,  non  hauea  ne  honoreuolc,  ne  conueQicntc  prelènza  a  tanto  honorc, 
e  dopo  alquante  carte  dice .  Il  Carducci  hauea  abbracciata  la  Rep.  con  intenzione  di 
douerlagouernare  con  quelle  maniere,  che  più  piace uano  al  popolo,  perche  egli  pre- 
fi  uedcua ,  che  per  altra  via ,  non  poteua  rendere  mento  a  coloro ,  che  1  haueano  fatta 
Gonf,  ;  k  non  col  moilrarlì  molto  popolare,  e  d'haucrc  ad  cll'ere  aff^^rlsimo  nimico 
de  nobiIi,e  della  famiglia  de  Medici  ;  effendcjl  egli mollrato per  a!t;o  diligente  iniu       .  -  ' 
ilriofo,  e  lènator  molto  iff^zion^to  alb  fazione,  e  poi  cht  fu  fatto  G.:nf  dtCì  ieraui 
mo'to  d'cfler  riputato  animofo ,  e  coltantilsuno  diFcuIore  della  liberti ,  e  lopratutto 
ccrcauad'acquUbr  fi  quelle  honorediquelmagjlirato,  cioè  di  mfcire  incorrotto 
per  danari,  &  inefpugnabile,  e  mosto  die a/ore  per  la  fua  fationcc  benché  queil^vir 
tu  manifcitamentc  nluccllcro  in  lui,  erano  però  lordate  da  bruriiisime  mac».h.e  J'imi 
fitstamafignita.perciòchc  vlando  vnccu(ìgHociudclecontra la  patria,  ic  lettere», 
che  mcflèr  Baldaflarri  luo  patente  /^^mbalcndcre  in  Francia  ìcriueuaalla  Signoria, 
C  fghs'ingegnauaòdinonmoUràrle,  òdi  farle  io  altro  modo,  che  non  erano  (crittc 
leggere aa  Cancellieri  per  mantenere  li  popolo ,  irgsonandoio  con  {ìie  fauolc ,  e  rro* 
uati  in  quel  configlio  pefiimo  per  la  Kcp.  ;  perciò  che  (crmendo  di  Francia  il  Carduc 
ci,  che  li  Re  non  era  per  dare  alcuno  aiuto  ci '-ti?  portanza  per  con(cruarc  la  diate  del- 
ia Città  ;  egli  con  Vana  fpcranza  di  (occorfo  trattencua  gli  animi  degli  huomini  igno 
ranti .  cesi  dice  il  Giouio .  Centra  del  qu^lc  par  che  fieno  indili?  te  le  parole  del  Nar- 
di ".  dicendo .  Non  è  punto  vero  ^  t  he  N  iccclò  Capponi ,  ò  Francclco  Cirducci  fa-  "•  '«^-^ 
ettìkto  colà  alcuna  quantunque  minima  fuori.c  contra  gl'or  Jini,e  Ihtuci  della  Città, 
ma  tutto  quello  di  che  la  Città  era  ingiultaméce  calunniata,  non  rigu  irdaua  ad  altro 
fine  come  habbiamo  detto  »  che  a  mantenerfi  nella  prclcntc  libertà,  e  dopo  hauer  dee 
D  te  alquante  parole,  così  (bggiugne .  Le  quali  tutte  cole  habbiamo  voluto  dire  qui  co 
(omma  verità  per  informaziccedc  foititicri,  acciò  the  non  credjoo  a  gh  inorici  chs 
male  informati,  ou:ro  con  mente  pcrueifa  calunniano  &  opprimono  la  verità .  Co- 
mupque  iecolè  fillieno  :  nonccs»  preltoeg'i  vici  dall' vficio  del  ^nfalonerato,  che  a 
5.  diGennaio dell'anno  15P fu  da  Xdilibrrtàepacc,elctroj>rr  vno  de  j  Cera, 
incflari,  i  quali  per  conto  delia  guerra .  &  alTcdi  i  della  lor  patria  aaueuano  intorno  a 
que  maneggi  tutta  quella  piena  autorità ,  eh*  haueua  ,  ò  porca  h^uerc  tutto  il  magU 
aitato  infiemc .  E  morto  a  2  j .  del  detto  mefc  Alcliandro  Baldouinetti ,  i|  quale  era 
vno  dei  già  detti  X  di  libertà,  e  pace,  fu  in  quello  fcambio  eletto  Franctfco.  Son  pa 
rea  che  la  fua  patriafipotcflc  (àtiare  di  hanorarlo,  perch:;  fu  a  1  j  di  maggio  nel  coni!  ^ 

£  gliodcgliSocreatopetCommcnarioGencralc  di  Volterra.  Fùa  i^  di  Luglio  elee- 
todinuouodaX  uommelTsi!  io  Generale  per  conto  de/la  detta  guerra,  e  così  a  5  di 
Agorto  dal  configlio  degli  80.  con  tre  iltri  compagni  cittadini  di  granJe  autorità. 
Ma  incominciandoli  a  tiattar  dciraccoido,  fra  Xli  Cittadini  che  furono  maiati  per 
ibtchi  ali*e(ercito  de  n  imici,  vno  f  j  il  Carducci  i  quali  conlcgnati  a  Rofcuno  a  Gio 
uambatilla  Sauello,  a  j.  dilcctembit  furorio  ricondotti  a  Fi:cozc,  e  cofègnati  al  Bar- 
gello; onde  conuennc  Fraoccfco  liberarficomellaticodefoldati  con  pagar  la  Iona 
ma  di  7  50  fiorini.  Liberatala  Città  dallafledio,  epartitiifòldati  dice  il  Giouio  .0  ''^** 
che  il  Carducci ,  perche  cilcndoikatoincorotto  d'auarizia,  non  hauea  rubata  nulU 
fici  Tuo  sócìo  >  pa  vaa  certa  occcisicà  era lucuuio  ìq  f  uenzc  :  percioch:  egli  alpir<^ • 

uà  a  va 


loS  D  E  L  L  A    F  A  M  I  G  L  1  A 

m  a  vn  groffo  goucrno  di  qaclU  Gittà-,  il  qaalc  per  antica  vsaza  G  (oleua  dare  a  qii:l-  ^ 
Iiche erano  ttatiGonf.,cconroU.  talché  cooqueiiafperanzacjucllehuomochcpef 
altro  era  acutiflìmo  e  molto  aleuto ,  rdoccaracntc  corrompendolo  l'animo  fuo,  s'm- 
gannaua  da  (è  i^cHo  ^  e  (ì  crcdcua»  che  l'azioni  del  Tuo  Gonfaloncrato  non  fi  douelTe. 
IO  mettere  al  giudicio  dei  XII  huomini .  così  fatte  fono  le  parole  del  Giouio ,  ilqualc 
^'      par  che  moiln  non  hauerfaputo,  che  gncg'ileraitato  eletto  CommclTario  di  Vol- 
terra dalla  Rep.  ma  la  fomma  di  tutto  ciò  li  è,  che  egli  efleodo  chiamato  da  XII,e  pj  • 
tendo  fuggirli  volle  comparire,  &  inquidìocomc  huomo,il  quale  hauefle  commetfo 
tallo  contrala  Rep.  l'vltimo  giorno  d  Ottobre  del  mcdelìmo  anno  i  5^  50,  fu  per  or- 
dine di  quelli  della  balìa  co  cinque  altri  Cittadini  decapitato.  ReiUrono  di  Fiacelco.e 
di  Madalena  Alberti  fua  donna  dua  figlioli  mafchi  e  tre  femiiiinc,delle  quali  fcmmi    * 
,    re  oltre  la  maritata  come  dicemmo  neirulcfla  caia  Carducci;  l'vna  di  PaoloCerreta- 
"'^'*   lìijel'altradi  Piero  Orlandi  fu  moglie.  Niccolò  il  quale  fu  marito  di  Lucretii  BsnJa 
tendi,  la  quale  hoggi  di  viue.e  dì Iciebbe  quattro  Hgliuoh  mafchi^che  (ì  veggo  nell'ai 
bero ,  Franccfco,  Antonio.  Giou^mbatiila  e  Alberto  ,  de  quali  Antonio  è  morto  :  dti 
lòmolra  fatica  in  andar  mettendo  iniìcmcgl'hucniini  della  cala  {uà  e  fu  buona  ca- 
gione oltre  certe  memorie  accozzate  prima  intorno  à  cento  anni ,  che  fcne  da  pDtu 
to  formar  q  jclf  o  Albero ,  dunque  e  tempo  che  noi  r  torniamo  à  Piero  l'vltm.o  tìg't- 
uolo  di  Gic:  hauenJoci  fèibato  a  parlar  nei  hi^e  del  primo . 


"DiTierOt  e  Jejuoi  Succfjìori. 


c 


TiVi» 


PCco  habbiamo  a  dire  di  tutto  qucfto  ramo .  Fu  con  tutto  ciò  Pif  ro  de  SS.l'anno 
ì  4  4. 1  :  Hcbbe  per  moglie  Smeralda  Spinelli.e  di  lei  ingenerò  due  figliuoli  Agno- 
tuìgt      Io,  e  Luigi .   Luigi  ne  hcbbc  otro,  de  quali  tre  fecero  (ùccelsionc.  Di  coltoro  Smeral- 
r^amo  tn   j^^gpag^jjo  aaiarono  in  Oilunìi,  Città  del  Regno  di  Na  p.polh  nella  prouincia  di 
terra  d'otianto.  ouc  ammogliatoli  hcbbcro  figliuoli ,  nipoti ,  e  pronipoti,  Se  cin  pie 
hoggi  la  lor  j  rcgcnie,mà  di  cui  poco  harcmmo  che  dire,  aliro  fuor  di  quelIo,chc  per 
lo  medcfimo  albero  fi  può  vedere.  Piero  l'altro  dei  3 ,  il  quale  rellò  in  Fiiézc  tolfe  pcr^ 
ir.cglic  Maria  Bucclli  :  quella  famiglia,  la  qual  hoggi,  per  quello  che  io  ibmo,  è  fpen- 
ta,  hcbbc  fi^xì»  il  che  a  pochilbime  famiglie  di  Firsn  :e  è  auue.i  jto,  1 4  Gonblonien  di 
Gmlhtia  .  Hot  quella  fua  donna.olrrc  i  figliuoli  malchi  con  lode  di  fecondità  gli  par 
tori  4  figliuole  femmine ,  le  quali  contra  il  cattiuo  vlò  de  notiti  tempi ,  che  per  l'ac- 
crekimcnto  irgordo ,  chehan  fatto  le  doti ,  fi  colluma  lòtto  titolo  di  religione  di' 
condannarla  a  perpetua  caicere,  tutte  4.  fur  maritate.  Smeralda  a  Bernardo  Corfini,' 
ì  ilippa  a  iilippo  BcncljCofa  ad  Alfonio  Sapiti,e  Lucretia  a  Bartolommco  Frelcobal 
lu'm      ^^  '  ^^  hgliuoli  male  hi  Luigi  trouandofi  in  Francia  (  come  dicemmo  capita  no  a  La  - 
bigli  per  lo  Vcfcouo  di  Santcs ,  fu  prclèntc  alla  morte  dcllV  mbalciaJor  Bald^flarri 
Carli     ^^°  parente,  e  Carlo  di  Goilanza  Aitouiti ,  come  chehaucffehauuto  cinque  figliuoli 

malthi,  tutti  lu  fuor  che  G'ouanni  fon  morti .  t  tale  è  del  Vecchio  Piero  la  pollerua  £ 
in  Firenze  a  quello  Gio:  ridotta,  ma  allarg-icafi ,  e  dilleiali  in  Oiliimi  in  piuperionc  • 
onde  èda  parlar  di  Filippo. 

Del  ^onf:  Filippo  e  de  fuoi  fuccefjori , 

DI  filippo  vediamo  vita  per  più  di  70  anni.Fu  due  volte  de  Signori  l'ano  1 407, 
e  I  o,  e  due  volte  Gonh  ai  giulliiia  Tanno  1 4 1 7,e  1 9.  ma  prima  eh  >  àcx  G  Jiitju 
iunerati  ragior.iamo,btne  è  che  noi  diciamo  quel  che  appanfce  per  bolla  il  Gì  ju  Ami 
XXiil.iìCi  primo  auno  del  Tuo  Poatchcato,  li  come  li  Vcdic  anche  del  p  idre,  mi  qo* 

iUinpiu 


©E    CARDVCCi:  209 

A  (binpiÙBotabilfomma,  cioè  lui  cficre  flato  creditore  della  Camera  Apo.QoIica  cJi 
fiorini  diccimilaottoccnto  di  camcra:nclla  guai  bolla  data  in  Bologna  X.  kal.  aor.  cO 
manda ,  il  Pontefice  à  Iacopo  del  Bene,  &  à  Francefco  Bofcoli  Tuoi  depofitari,  che  il  v 
paghino .  I  quali  denari  dice  egli;  animo  rehabcndi  ciuldcra  Camere  nomine  dilttlo 
filio  nobili  viro  Braccio  de  Fortebraccijs  Domiccilo  Pcrufino  nónuilarum  Gsntìum 
aimigcrarum  pronobis,  &  Romana  ecclcfia  Capitane©  prò  ipfius,&  ipìarumg-^ouu 
ftipendijs  (óluit  integre  cum  cfFcdu .  Fu  il  primo  gonfa.'onerato  (uo  per  lo  tempo 
della pede  lagriracuole  alla  Rep.  onde  è  Icritto  nella  mia  hiiloria  p  così  ;  mi  part  co-     ^^, 
larmcntc  nei  ftguentsGonfaioncrato  di  Filippo  Carducci  morirono  due  ckSignoru^ 
q'jattro  Gonfalonieri  di  compagnie ,  e  quattro  di  dodici  buoai  huorrjini ,  nel  quii 

g  tempo  è  fi  racconta  ancora  elìèr  morto  nel  Friuli  Papa  Gregorio  XII.  Fclicillìnno  al- 
l'incontro  fu  li  fecondo  Gonfalonerato  :  onde  à  me  non  riccrefcc  porre  in  que 
Ilo  luogo  tutto  quello,  che  diluì  mitrouo  hauercfcriitoalfuoIuogOq.  Piibhcof-  ^- '^  "* 
ù  poi  la  concordia  tra  le  due  chicfc  il  fèllo  giorno  di  luglio  cfTcndo  Gon£  di  Grailitia 
Filippo  Carducci  la  ieconda  volta  hauendo  i  Greci  accófentito  a  quelle  (enteazs  che 
intorno  detti  articoli  erano  decilc  già  da  latini  così  della  procersionedellOjSpiriro  si- 
to dal  padrcjc  dal  hghuo!o,coms  dal  Purgatorio,  della confccratione  m  azimo»e  fer- 
mentatoj  e  delia  preiiiinenza  dei  Romano  Pontefice .  La  cerimonia  di  quella  folen^. 
nita  fa  tale,  eh?  dopo  cantata  la  mclTa  dal  Papa  fallerò  fòpra  vn  gran  pergamo  pollo 
nel  mezzo  dell!  chitfa  con  frequenza  grandi/sima  di  popolo  il  Cardinal  Celarìao,  e 

Q  vn  prelato  Greco ,  di  cui  non  ritrouo  il  nome .  hauendo  in  mano  vna  lung;i  cartape- 
cora; in  due  ccicnnc  diu.fa  dall' vna  delle  quali  in  fèrmone  latino,  e  dall'altra  in  Gre* 
co  erano  i  ca  pi  di  deità  concordia  feristi ,  e  recitata  la  latina  dal  Ccfanno,  e  quella  da 
Latini,  e  da  Greci  con  lietifsime  e  alt ilsimc  voci  approuata,  così  fu  parimente  appro- 
uata  la  Greca  da  amendue  le  nationi  finita  che  fu  di  leggere  dal  prelato  Greco .  Del 
qua!  atto  quattro  notai  Romani ,  e  quattro  Greci  ne  furon  rogati .  Ma  fopratuito 
hcbbe  cura  la  Rep.  di  fcrbarc  memoria  in  lettere  fculpite  in  marmo ,  il  quale  allato 
alla  porta  della  fagreftia  maggiore  di  Santa  Maria  dei  Fiore ,  fi  come  hoggi  vediamo 
fu  collocato.  L'imperadorccflèndo  dimorato  poi  molti  dì  in  Firenze,  fi  partì  fi- 
naimentc  della  Città  molto  bene  lòdisfatto  di  tutta  la  Rep.  216.  d'agolìo,  hauendq 

D  per  legno  d'honore.  Ci  come  dice  il  Cambi  fatto  Conte  di  Palazzo  il  Gonf;  Carducci: 
e  Icuato  la  metà  di  tutti  i  paflàggi  ì  e  gabelle,che  i  Fiorentini  fóleuano  pagare  in  Co- 
ilantinopoli*  &  in  tutto  il  rimanente  del  fuo  Imperio,  per  conto  delle  lor  mercanzie  • 
Concedette ,  e  donò  ancora  alla  detta  natione  Vna  abitazione ,  che  anticamente  fole 
u*no  hauerc  i  Pifàni  per  lo  Conlòlo  loro  in  Conflantinopoli ,  quando  cflcndo  in  pie 
la  lor  libertà  in  quelle  parti  nauigauano ,  &  altre  gratie ,  e  fauori  dilpensò  a  Signori 
Pr.'cii  in  ricompenfà  degli  honori  riceuuti  da  loro .  Hora  hcbbe  Filippo  di  Lifà  Ben-  1 

Ci  luadocna  tre  figliuoli  mafchi,etrefemminej/equalifei  voltcficógmnlcroin  ma« 
tnn^onio,  Fipfa  3  Giouani  Vmiani,c  poi  a  Donato  Adimari.Caterina  a  Piero  Bófi,  e 
poi  à  Tomm£fò  Barbadori ,  &  Agnola  à  Landò  Albizi ,  e  pofcia  a  Simone  Acciaiuoli 

£  (1  maritarono .  De  i  mafchi  Andrea  fu  de  Signori  l'anno  1 405 ,  e  5'o.  eccmc  che  ha-   Andrea 
ucdehaumto  per  donna  Tita  del  Roflb,per  quello  che  10  mi  fappia,nó  recarono  dijlui  '^^  ^y  "'^' 
fighuoli.Francelco  primogenito  ilqual  nacque  l'anno  140 1  ili  congiunlè  in  matrimo 
Ilio  eco  Bartclcmmea  Bikheti ,  eie  ben  non  lalciò  figliuoli  mafchi ,  egli  hebbe  delle 
femmine  Brigida  moglie  di  Fiancclco  Caualcanti  ,  e  Lionarda  di  Jacopo  Cocchi 
Dofiati .  Colici  e  fèppciliu  in  Santa  Croce  &  ha  ncllafua  fcpoltura  qucfte  parole . 


lACQBO 


Vio  D  E  L  L  A    F  A  M  1  G  L  1  A 

A 
D.  S. 

lACOBO  COCCHO  VIRO  PROBO  ET  GIVI  DE  REIP:  BENEMERITO 
UONARDA  CARDVCCIA  VXORI  GRATlSSiMAE. 
MARITO  SVAVISSIMO  SIBIQ.; 
FACIVNDVM  CVRAVIT.  OBilT  ANNO  M.  CCCCLXXIX 
Di£  XXVIIII.  IVLll. 

Giouanni  Taltro  figliuolo  di  Filippo  godè  jI  priorato  due  volte  l'anno  i  ^2  f  ;  e^  7,  e 
la  tua  moglie  fccondillima  AndrcaoU  da  Ricaloli  il  partorì  dieci  tìgimoli  mafchi,  Fra 
celco  vno  di  efl)  tu  Caualierc  Gierolchmitano,  Se  hcbbe  cerne  dicono  quelli  della  ca-  B 
fa .  commenda  in  Brindifi ,  cetre  (e  cutik  t^irjgha  tede  htaln-cnte  tirata  in  quelle 
due  piouincie  di  terra  d'Otranto,  e  Bari.  Ocgii altri  ncuc,duv  loh laiciarono  fuccef 
lori .  Andrea  il  cui  ramo  e  difcendenza  è  m  Bau,  e  B<ìicc1oìiutìco,  1  cui  poiien  lonoia 
Firenze  &  ia  Roma .  Diremo  dunque  brcuemcRte  alcune  poche  cofc  de!  ramo  ài  Ba 
ri ,  pur  che  diciamo  primia  ancor  cuciìo  :  che  andò  anch^-  in  cuc!  raeie  Filippo ,  vno 
degli  altri  dieci  hatelli,&  ancor  egli  ccn  donna  del  pack  lì  có-^iuaicprcia  per  mogHc 
Sibilla  Chmriam  da  Giouinazzo ,  fé  ben  non  haucfle  di  lei  lalciato  tigimoh , 

iy Andrea,  onde cpon  quelli  ci;  Buri. 

c 

f  A     Ndrca  andato  dunque  in  Bari,  e  Quìin  con  vn'alrrn  de  Chiuri^ni  detta  Gaarnel- 
j\  la  della  medcfim.aCjtty  diG:cr>u?r:2zo  ,  t,  ferie  icrelia  della  moglie  di  Filippo 
amroooliatofi  in  Bau  fi  rcilò ,  e  con  felice  ventura  piantò  quim  vna  'colonia  de  Car- 
ducci Tnon  degna  punto  d'cflcr  di{pic2i?.ta .  tHcrdo in  temporali ,  e  Ipintush  facol- 
'^ndrfa    j^^  e  dignità  a0riiccr-ucnic:ntemer.ìe;?.!lsrg^.-.. fi.  Egli  fu  Signor  di  Gagliano,  il  qual 
Signor  di    j    '  ^  j^^^-  ^^  Andrea  vnico  fuo  fig  saclc,il  qusle  diuenuto  gis  huomo  di  quel  pac 
TmoToL  fe^c  condcnnadiquelpae{ic^n;.i.uutclì  y.c:ò  tre  fighuoii.  Andrea,  Bartolommeo, 


yneo  ^ha  g^  pgolo .  Baitolcm.meo  fu  h'iovno  di  Cai  t  ia ,  &:  hcbbe  beninci  con  titolo  di  Abbasc 
*^  in  Lecce ,  e  in  Bari,  Andrea,  3  i  aolo  corn-  tonofciud  >  e  cari  à  Sigiimoodo  Rè  di  Po 

TaolT    Ionia  maritodeìla  Rema  Bona  ,  Uqu-Ac  era  ancor  DuchiiTi  di  Bari.Gttennero  da  It'i  O 


in  fegnod'honorc  TAqmia  ivilegnade  P  e  di  Po!onij,ecieii  vuo,edcii  altro  vJuepro 
ecnie .  Conobbi  10  PaclobtHo  ,  &  horcir^co  vecchio  in  Bari  troiiandoG  mio  padre 
in  quella  Citta  a  (cruigi  dtlla  Reina  Bona.  Il  qurJ  ì^aolo,  e  per  lo  numero  de  figliuo- 
li e  per  la  nobiltà  de  luci  maggiori,  e  però  che  era  molto  bcn*«giato  de  beni  delia  tot 
tuna,  pcfledendockìe  molti  ben»  burgcnbtici,  Montcmefula  :  era  riputato  pcc 
Trancefco  ^jjq  de  fcUci  hucmuu  della  fua  pAttia  in  quel  tempo .  Di  fette  Hgiiuoli  ma(chi,che 
yefc.  dellj.      ,  hcbbe,  Ft^.ncefco  fu  Vcfcouo  della  Cidogna .  e  Prorpero  Abate  di  S.  Chirico  ni 
Trofmo    Abruzzi .  gli  al«i  '"  ^^^or  ch^  vno  tutti  parimente  lì  ammcgharcno .  E  di  Lodouico 
^bate  ci  gjgnor  di  Montemefola  viuono  figliuoli  e  nipoti  :  e  di  Cola  marta  viuon  figliuoli ,  e 
s.  Chirico       ^^^^xxtTiàx  ttoo  folo  hanno  abbracciato  delle  famighe  nob)ii  ''di  quella  .proumcia  : 
s'imorài   jna  fi  tono  anche  congiunti  m  matrimionio  con  la  nobiltà  Napolejana.  Ora  diremo 
'  ""^'  del  ramo,  che  di  Firenze  non  ii  partì  cioè  di  Bartolommco . 

T>i  bartolommco ,  e  de  fuoi  fuccejfori , 

BArtoIommco  fu  de  Signori  l'anno  148^,  &  hcbbe  per  moglie  Locrctia  Gaetam'» 
la  quale  gli  fece  cinque  figliuoli  makhi, Giouanni,  Franccico,  Dionigi,  Filippo, 
6c  Andita .  Quello  Aodrea  fi  rende  monaco ,  e  chiamato  Dou  Atto  fu  prefidcaic  di 

Vallombiola, 


nttnie 
fja 


©  E    e   A  R  D  V  e  e  I.  tu 

^  Vallombrofà  •  Dionigi  fi  raorì  (cnza  menar  moglie .  Tutti  gli  altri  tre  hebber  moglie 
e  figliuoli ,  Giouanni  di  Beatrice  Cigliamochi  hcbbe  Giouanni .  Franccfco  accoppia- 
tofi  con  Goftanza  Crefci  fu  padre  di  tre  figliuoli  di  Vincenzio,  di  Dionigi ,  e  di  Bar. 
tolommeo .  Vincenzio  tolta  per  moglie  Gineura  Anfèlmi  mori  (cnza'  (ùcccisione  t 
Dionigi accomp^gnatod  con  Maria  Arrigucci ,  itjualiamcDdiic  hoggi  viuunocon 
fama  di  bontà  di  collumi^c  d'integrità  di  vita,han  prodotto  infino  a  quett'hora  lectc 
figliuoli  mafchi ,  de  quali  in  fuor  clic  i  due  vltimi  Bartoloromei ,  nel  nome  de  Qua!i 
voleua  egli  fu^itar  la  memoria  del  fratello ,  e  dcH'auolc  ì  tutu  i  cinque  viuono ,  Fri- 
celco,  Filippo,  Vincenzio»  Giulio,  &Ottauio,cflcndorottauoiig!mo!o.B<ir<olom 
meo  fu  Gaualjcfc  Gierofolimitano  ,  intcrucnne  nciraflsdio  di  Malta ,  cue  fu  creato  ^■''^"^^°'^'^- 

B  Capitano  Generale dcU'arttglieria  della  fortezza^  &  foladi  S.  Michele, &  efercitò  7ule^ai** 
quel  carico  prudentemente,  infin  che  egli  non  fu  mandato  al  (occor(ò  di  Sant'Ermo,  M^^lta 
dairvcciìione  del  qual  prefidio  camparo  egli  iniìcme  col  Caualierc  Guadagni,  e  col 
Caualiere  Lanfreducci  Pi(ano  fu  tatto  fchiauo  da  Turchi  non  per  vmanità  (come  di- 
ce l'i^driano')  ma  per  auaiiziaauanzatiallacrudeità  de  nimici.  Ricattatoli ,  e  man- yj/^  ,g 
dato  finalmente  in  Roma  dalla  fu^  religione  p^r  Riceuttore,  noneflèndo  ancora  al 
cuarantciìmo  anno  della  fua  età  peruenuto,fu  da  impoituna  morte  tolto  dal  mondo. 
Annibale  Tuo  fratel  cugino  gli  fece  honoreuol  (^;pcis:ura  nella  Mincrua,  nella  quale 
lònqueite  parole, 

C  D.         O,         M. 

F.  BARTOLOMEO  CARDVGIO  FIORENTINO 

MILITIE  .S.  IOaNNIS  HY£. 

DOMI  VIRTVTt  £T  GÈNERIS  NOBILITATE  CLARO 

QVI  CVM  SAePE  IMBBLLO  STRENJVE  se  GESSISSEr 
MOX  OVM  HOMAE  NEGOTKS  R.  P. 
AEQViTVM  HYE  OPERAM  NAVARET 
IMAITRA  MORTE  PROEREPTVS  EST 
D  VlXiT  ANNOS  XXXIX 

OBHT  XXIX  IVNJI  M.  O.  LXXVIII 
ANIBAL  GARDVCIV5  FRATRl  PATRVELI 
POSVIT. 

Filippo  di  cui  refta  adire  de  figliuoli  di  Bartoicmmco  certa  cofà  è,  che  egli  hebbe  per 
inoglieGoftanza  Vbaldini:  liqualcaprtocafa  in  Roma.quiui  ha  piantato  l'altra  pie 
cola  Coicnia  de  Carducci,  onde  i  parentadi  de  i  (uoi  figliuoli  fono  tatti  ibti  fatti  con 
la  nobiltà  Romana,  le  due  femm!neGiulia,eLaura,l'vnaaFabio,eraltraaGeroni- 
mo  amendue  Orfmi  fon  maritate  &  il  mafchio  Anibale ,  Laura  de  Caualieri  toliè  per 
moglie  .  Hcbbe  Filippo  primachefaceflè  Anibale  vn'alticfigliuolodcttoAfelTan- 
*■  dro,il  quale  mortofi  fanciullo,  e  da  lui  teneramente  pianto  con  piccola  fperanza  ia 
quel  tempo  d'hauere  più  figliuoli,  ncllaChielà  di  S.  Giouanni  de  Fiorentini  a  Roma 
fu  (èppellito,  Anibale  il  quale  ha  hauuto  infino  a  queft  ora  due  figliuoli  mafchi  Fraa 
celco,  e  Girolamo  interucn  ne  nella  (ìia  giouanezza ,  come  che  hoggi  vecchio  non  iìa, 
nella Impiefa  di  Tunizi,dffidero(òdila(ciarafuoidilccndentillimolodi  virtù ,  ha 
me  richiedo  che  io  debba  ragunarifuccefsi  della  cala  iua,  il  che  fi  è  fatto  con  quelli 
Schiettezza  ,  e  fincerità,  che  ciascuno  ha  potuto  vedere:  dimando  come  moki  faui 
huomioi  ilimaQo  che  iifar  doco  altrui ,  che  le  ior  azioni  doo  habbiaoo  a  ibr  celate , 

polTa  elitre 


2T1  DELLAFAMIGLIA 

poflacflere  per  ciascuno  così  vn  freno  a  vitij,  come  vn  continuo  «  cpungcntifii-  A 

ifijno  (prone  alle  virtù.  Qucfto  so  bcn'io  certo,  e  dicolo  (ènza  rofforc  alcuno, 

poiciìc  non  mi  reco  a  vergogna  di  dire  il  vero:  clic  dopo  che  io  in  quelle  fati»- 

che  occupai  iauimo ,  molti  fi  fon  pofti  a  far  (cpoiturc, e  cappelle.  & 

ifcrizioni  per  honorar  la  memoria  de  loro  maggiori  &  altre  lìmi. 

gliarti opere  honorate.che  (ècza  quefìoltimolo  non  ha» 

jrcbbon  fatte .  le  quali  opere  ,fc  opere  virtuoic  intera- 

pjcnte  non  fono ,  potendo  ancor  elle  trar  origi- 

fie  d'ambizione  ;  non  è  perciò  ciie  co  si 

QOQ  fia  conforto  alla  virtù  la  iperaa 

za  della  lode  .  come  ritegno  » 

dell'opere  (celeratc  è  la 
tema  del  bia— 

(imo .  ^ 

IL   FINE 


-r».' 


TAVOLA 


Delle  Famiglie  clefcritte,&norninatcih  quefla  pri- 
ma parce,  &  le  defcritxcfon  cjuelle  con 


IMff 


r  (>;  A"^^]  B  ATI  fi.  migUa:  ' '^  *  V.  '  •   '' ■^l^.r.    deWAmorotto  à^o.e, 

lip^'.ì^'^   f^cciaìuoàei^iitJè^.'éttfr.T  i^fp,    ArjéiidA^34l^ga.Piero8i.t  inp.do 

\:J$^?_^1^   a.  Puro  i^.a  J9y  .d^oo.c.Rulr.  r-    /trj^uiotti conforti  degli  AaiAuioti      i^9.h 

to  i3^c.Mji1rctliaStttXtore 32.y.    Ati'^ELMIfamigltai^tllftra  19^. 

B.rnardò  €af^4,lÌ€XèpiJiST>onstotauAH,    diU'Atttelia  104.  e LAmbeTìat  Jf*;<f  LtO" 

i,9-  -^-nies.  al  Conte  dtVirtìt'  i6j  .e.        nArd§  •--        <'ii4.r 

',  v^'lgnola  tS't^'df.^.innci^e    *''^^^\^''i99.'d,    AJiUf^rt A»tom&  9.  d.  ^ff.dl^ifaclio  109 1 

JcqùaniHc'&^io/Franc  Diiet  aAtrìig^d^  i*.     Ludmca  Vefcom  di  t^tsloié  1 4 jp  ^ 

Miwari 58. d,, 'f^.c. F//ippo n6. e:m, B.to    Apft%m licopo qaàrtoSigJt "Piombim iào.c 

nkccorfonLe.nt.Tediuds.ctSS'à.         Iddopa-v.  I  if  r. 

A^idreaiSAe-Dj^ató  '^^'^^  "•^iopj.    Aqwht  ^.6.74 

>i^gólantt 'iAltjJàndro'  ^^tij.b^     Ard(agke^i%i7.  aPierO:  C^té'n!^         io*.* 

ii^UgugltQnem.B^M^       ' ■**^^'*^^ ii rf' 1  Tè.     Anoflt'Frdnctj/^o   ■<        '      '  ^4./ 

ii:^lkmannt  too  e  Luigi  1  7.  i  t  ^ì^- h^Ù-    "AJ^fGHfféf^iglis C5*  àlùtr»  no. 

^  èft^qió^d  ^    \'      'x^fyd   i^rrt^ucaiSS.d  tu.4 

Jì!Ùr/nti}''Freinàfil>  ^,  '^  '"'^  "^^  '^'^^  f  ^.V  ' "v^w^S  o.e  m. Rtétem  K/c.itA^e^r^f  ji  4  i  ♦  / 

^lùermiéiuiio  '  ^^^U^"^^  v^t.^vv^Mufi^/»^,  'd'^uok^lfoffo  barche/e  delV*ih  7  iS^  J 

"  ù  Daffv  6 o  4  AÌtoht4nco  yr.c  Lódpui'  delk  O  -(^</f^                              t o \ ,  è 

*  coCAUx'iète9SÀGiìtécfiso.d.ral3fto:'  •*-*    Bagitoni                           ^^^c 

\\4.0.eì^»po^CAUal  i/Ì.dÀgnciloi%'^.h  Biglioni /^\  d. /^^.^Findolf»          \C6iC 

d^tB0^t amigli Ay,(<^.àtber(i^              *  i.  BAgnefiFrAnitfioGonfdonitri'  ^     ^'i^lt 

ùtìlóhxAniiim  Cfo.  BdtiHà'n^  e  Sàue-  BAfdittt'BAco»                      '         '^o  h 

froi                           ^                 106,4  Bildoiéin^tti  i,06.à  Aìejfàndr^     ^O^.d 

Jl(^mdrleon/òrpi:^IiM^  "BAldoutni                      •      -^  '"^    7Q,</ 

\o 9. dS^^ftalom» i, 00^^  Niccolò  1  o j.r  BAndtni  1  ^ 8.  e 'BernÀth  j,  <^^  (?MÌ;0 (?««»- 

Giù. 'Antohia.          '  V' "^  ' '/-  „ldj).^  ualierè    '^  ^^  ''^      •"  '^    '-       'Jf.'» 

.-Jiyiir  mAcIìròNjc(o(ot'eohf^9  1  <J 8.</  r  7  i  e  Bdrb Adori  i  i o.  e  Alejfàiìdrik  tt\  h  T»m* 

Ay.oiij''^^fl\SSi^Atiài^C:ddR^'t\9'i  '     wrt/S                                 *     toj.  <^ 

•ìtftV''"'^            --^rv            \f.  b  da  Barètam  Conte  Albi  rigc     '113.^ 


.Ìltòyu^6,eft9:.d'ìff.€Ì^zJt'i.o^.c-xo8,         ìàCdti.ngoU^ili.bfiMdttA  CAua&trt 

^  dàitauuno  9.  4  FtaHc^U  i  j.  ^  "SWa  '    y  i'.  ^  Lorent^  '/  4-  '  Bartolomeo  1 1  j. 
*?  alt. r  Lu(he.'to           ,                 Wé         4  hndreàììiib* Carlo  1  «4.  #  J».  C/*- 

jimàuo^'FtM.^     ^•^^:^-^^./|à^V  ''V--  '^'^^"'^■'-  '     v...Of.o     ^g,.^ 

^^ìdeth,  ÙtHhe^tucei^^'^'^ '-'ift'h  'Bironcelliiot.c^itniSyéuTémmAfi^f 
jyMANNcATl'FinoleJtMM^J.  'tBaroncello  "5* 


^^     T    A    V  O    t    A 

Birtotmtt4f.t.  ^^ ,              fty^if  BsficlU                                  aoS.f. 

;.Vc4»«^r     :   >  ;    .01.Gnir<-  •x»'»^  UyF4ltc(mfiftidfCém!litrì      é^.c. 

dt Ila  BeH-n  Giano                           l%o,h,  Buonàmici                                    iJiJ.r. 

Bdmctont  MArttn»                         fi, b.  Buone Imontt s .  d.  */.  L^o.c.69.  e  /?  «. 

•Scv/r^r                                             45.4.  ^,  Tt^hiato  9, rf.  Z4wo/'i  i  7.  «.  «  3  ^ .^, 

Brnu  7  j.  f.  F.///>;«  30%,  d.            109.  d,  Bumdtlmonte  % •. e.  69.  d.  3t/jtai  :o 

ì  Btìiausniizo^.  e.  Btrtoh  G<mf.     i<.  r.  77.  <»  FfAnccfco,  ^  tAndrea  anlur 

Micene  ^n  e.  fac^po                    1 09.  4L  $ j .*.iAltf andrò  I  »  4Ì  M,Niccoro  [B^J.^ 

tit i  Bt;mn  >  Nticalh  CiU4Ì.9ì^?tero  iS^d,  del  3uonoMaftctto  da  cosìm  iManao  •.  J  ' 

7itnintm'h                                 log-k  ^Buonjignort  Ciont                            C.J. 

.■.7ìtmfint*n.Ut<colo           'MVfJ~^3.  <r.  BuanfaHeim Étmitenni               s    i.f^. 

''\Rentf  t^^.C'                              i$9'b-  Bufai  So,  f  zoo.  d^Torftmd/ó           yS.c. 

Birtfdi  X  00,  e^BuondccorJi           t,b,  ,          ,     .  ^ 

^  Barn                                            tt(^,d,  ^^    Cambi  ditUyU  del  Cocomero  loA 

/  5  /wr^' «  G .  ot^mtu               *    .,.,  ,  ,vl.O  - .  a.  Cambi  di  via  magato  -<  o.  r.ntipoleone  i  O  j  ^ 

t  ^,«^«                                          ioi^/.  {^AM^llMTOTq'VNi  J^mtgha,  gT 

\  ^y?/>i?}-i  I pò, b,  ì.tp.  ^Mirmtrdo  i  S >.4.  f 4W^/ Mercanti            :  j^^^       fr. r, 

.    .    Framo.  .^::-- \^sh;Tf,i\^W^yp>*^''^'  Cambini     ^  ^  ,  „         ^  .,  .^  .      I^A^ 

^  ,Bisdomtni                    i  .Sgc  .iv.' 7?'^-  CamoianiN'^feri                            148.'*'- 
', .  ^sdommi  tArétmi  -  -  ^  ,7  .  ;        1 4-4.?.    Campioni  da  Centi  BnUgnefe  l>en  Rajfael  ^ 

\  J^^ccacct  Clamarmi  6.J,  Z,d.ttiJ;.  i  iS  ■(.  lo  Priore generxle  de QAnon.KegoUrt  8  J  i 

Bc'narli  Giou\nm  y  ^.  e.                     %.d.  Cananei           ,    \-   .                     xo^.b» 

\  Bmctam                         :     _.    ^:^>  fifd  A0CEILIBKI  famigli  a  yt^s' albero  ^(:>' 

^   Bonfil^berto  del quj naffetl  ^'tponodi  Cawgiam  iO^.e,^  1  lo.c i  i7.4./48  ^.'^^*«- 

i .  :     Btftcrs  1  j^.  e-.  ?<é^.r<i  >^   .  ,  >„^#.f(,  -,  ^ »/<?//«  I  i.f.  Bernardo ,  (^  Francefc» 

\^  'Xprdom  et.  a.  i  5  a,  c.  Gherarda  i li^,  faualteri  sj ,. a,^  Aptorno  dalqttale  nafie 

i    «35. rf.              V.....  v;."-  .  ^J^'^^'f'J'mi^é'^..  ^■.w.^^'^'":. 

V  Bo.ghtm  Vmcentio  74.  ^.  ,., . ,  , ^ a- r .  ^^d/'/'w/  X O/»»  ^-  T'^'*<^  '•  ^'  '  *'^  f  '^w^^'*'* 
.«B^r(»MV    r.  .^       r.    ■:  CT     '        »3^.f.  ,, Caual.  xud  Cappone  ì 3- f-Gino Corn- 

V  . ^(i/c.^/' Pt€tropaoìu\òi,b. Fra»f.^2.psa,  mejfario  à  fi/a  ; 4.^.'^.  Niccolò  éS.a. 
.  .BBJtictri tMy^tf,^.   -i  .e .; ,  ^-r ;v.>,-<,v^v;>f-  1 04  ^  '  08.  <". U*. '^  »i  3-  i^r  *« /•<"• 

V  Boftw^ari  ;,^  49  r.  ^  „  ^lf}nfo'j(>*b,  'Bacctif  »  O*  Ale/andro 
i  Boif.enllt  ^^;i  Vi\  Mio'^^;»>vVtfei^-^\^'  i  taualieri^^.aAgonmoioUJt.GiroU 
rr-.^'Biifire.iit.  1  -^.t  I  <i  '.  V  ♦  À  .0 1  -.  T  \<V  Off»  9not\t.  e  Neri  fa  compagnia  a  (arÌ9 
->.  BrAcavlw>C~iil'BnccioyiZ,itNicco^CZ>b*  s  ottauoi}<}»aQottt  ,,^ --v^.  48  J.ft. 
,•:  a/c/la '^■dm4.JÌ4z'*bi<*:  Pier».  .  iSr.a,  Capocci  France/c$  ..  "  '..  Ì«.  ^' 
•^BK<(fìeiolt^fJ^iié(gh>cau^fifr  f  ff.a.  (apon/àcchi  ^h!^^,.^v,  tj^-c, 
t  ,4t^ref7naGualtert'Ducad'Atheneyy.b,  Catranica  Agmlt  ,^^'d» 
^  B;o»f;^-fii^j^;^drA  T ■}  i , ,  148..*.  CaracciobTrincif^JiMtfàii*  d,  Ciam* 
% !^rìieilcfchi Filippo  ^y.d.fl.f^^^Btnpni.e  -,.  .(berlamo^  :.\,^^_^,;  ..      ,      ,       ii.r. 


T    A^  V  O    L     A 

Cdrfte/eechi'Pter0  Gonf.  tf-,  d'.  Bfrndre/»  M  «digitane  iti. e  Conte  BaftJìttù  tf  *>,' 

74  e.  ^arù»  lOj,  i.  Lorenzi  ii6.^.  i.  Conte  Gnidn da  bi^m           nj.h, 

do.                                        xo^.b.  Centi  di  M^n^one  j .  dC                     7  7-^. 

deiCaro/ó^     :  .^     ,i                        j8.e.  Qontt  di  Pumormo                         744.  e. 

Carrafììj^it'à^Antomò (Cardinale      ly.  ù.  Contt'iaTiene                               131.^ 

da  Carrara   Francejco  fign.  di  Tadnua  CmtrarijNiccoloy^  lAmbrogia      óa.f. 

iS  J'd.                                           /8 6^. e.  Qorbinelli  "j  i.b>  Tommajo             1 1 6.  </. 

del  garretto  Lics^ro  Murchefe       i  is^a,  QorbiK}  Pitto  pt.  e.  Niccolò  9*.  d.  te  6.  e. 

dtllaCaJà  i 00.  è,  JntQm&             to^.d.  QorftGto.  it.e.Gonf,                  lop.b. 

.  Casfi                                           ■  i  90!  A.  Qorftnt  1 7  >  .cJ*iero£/irdtnalt  .3  /.<t  Filippo 

CaiiellamFranecfc(^Cauiit!.  J7.  d,  ^1,  b.  Antbas^àGenoua40^atn  i rancia  i\2,e 

CaflracamCaiìmccioyy.cA6o.b.m.^Ame  Gherardo  10^. b.  20  £^.  e  Amerigo  Ve fco 

figli  figni  di  Lucca, (jrdtPtfi  1^4,  d  .     »o>cit{ìren}^  i6s.  d,   xÀuXotm,  iSjir.  A 

Qatanfantt  Giouanni  Ci.  e,           tfi.  b..  f » .     '^  Bernafdo^  .?      xo?.^. 

C<tir//4' rfk  N^rni                          i^ó^c.  QomniPaoto^  Conf  yo.c.m.Qftucn^ i&y  b. 

Cattalcabodi  Qemon*                     1 6  4  <f . .  Qre/ci                                               3\\  .<» 

.  Cdualcanti  i<)8.  d.  GiM:hmottoS^..c.  Pao  de  Citppis  Girolamo                          tfó.Z 

lo66J.Ma;Hardo\oa.b.'^artol.lo'Ì.A.  *^ 

Guido  10^).  e  Gto.  detto  a  chicchi  17J.  T~\  uitéanzjtti  Frane. '^j{,tTo//fa/cì:f.<', 

e.  Giamoz^zp  ì  i  j\.^  4.  Matteo  Iol.c.  ^^     Dazzi                                     5  €, 

Francefcó                                 10^. A  fDeboLtfarmgltafranT^/è                 IS..--. 

.  Caualttrt                                         j  1  1  .</.  J[)ffr                                                 7  9  a. 

.  Cautccmlt  Filippo  Ambas.  al  Ré  di:  Francia  da  DfA  CCETOfamglié^  (^  albero        1. 

i\ì..e.BoccACcioiil^mMiOìno\%s.it  DON  AH  famiglia                            178.. 

delCectBartnU                              IO/,  r.  ^oui'!^MaYCantorii9                     igd^d. 

^  Cei Galeotto                                ^113.4.  £ 

Cellefi                                         iiZ.a.b.  T^  rcolam  Vincentto  V  efouo-  di  Starno  1  a.* 

Centellini France/èo                         lyb,  ^d'Efìe  Niccolò  Marcheje  diFerrara  1  ». 

Qrchizo.d.^o.c.$ ^ .c.yi.ei^o  cd.e.iS  i  4  6i.  c/i  5.  d.Leonelk Marchi f  11.  ^ 

4  A^tr/  56.^.  Mff 0/3 7 \.e.Agnolo  j^ì  d,  AldobrAuimo  3  ;.  e.  6 o.é, </.  £)«t 4  5  r- 

da QriT^r.xo  \  yo. e,                   103./:»  foi^.c,                                  1^4' a. 

Cerretani  Taolo         >                   zo  g.  ^.  f 

Ct far  ani                                         Ù6.d.  T^  Abbrivi  Stefana                       jf>.b- 

di  (^herichino  E*rduccio  6  j.c  Giou,  i  3  o.i/  -»      della  Fatinola  Fiucciot^  C.cuob. 

del  Chiaro  Maueo                          ì^p.e.  ^81.  e.                                        18  * .  4 

Chwriani dd  Gteuinazif           '  tio.b.c,  Fagnixo^.c^drtoU^.d.Lionardoitd.n, 

CiampoU                                      i^S.d.  Farne  fi                                          iSf<f, 

Cigliatnochi                                  su.  a.  Federighi                                      iptf.4, 

Cmt  "iri.f,                                 ijt.e.  Ferrantini                                      i8o,€ 

(^loni  Niccobtio                               jZ.d.  Ferrucci                                        7<s.i". 

Cocchi  1 1  C>d.  Niccolò  G*«/r  j8.  b. Iacopo  Ficini  Marftlio  ìi.(»                       1^3-  «• 

loj.f.  FiefcoLuca                                   i6).d. 

Colonneftj6.  e,                              77.  tf.  da,  Fibcaia  7P  r.  9  3-  '•  <^^*-  ^'  '^^  ^''^''^^ 

Compagni  Dino  covf.                       *  7 .  ^o  11 5  •  ^.  Antonio                          2, 00.  r . 

(  ONUNI famigli  a,  ^  albero          /j8,  Firidol/i  da  Pan^dno  Lttcd                éub. 

Conti  Alberti  Guido  Sig.di  S.  "Bonello  6.  e.  FoUt  Giouacchuto                            7  ••  ^» 

Conti  di  Capraix                              yd.  Foraho/chi                                    ^"J-^- 

Conti dtCertaldo                             s  d.  delForefe%%.c.                             "5-'^- 

Centi  Guidi  j.d  t  -^4Ì.i4ji^o  i  .d.  Conte    Fortebracci  'bracci»  *o  9  <. 

Cu.da  i  « .  f.  /  i  é.  ^.C(i»<*  C«/<A»  dà  fortmt  'idlducei»                        »  8  •  ^. 

^      ^  -  ~            '        (A    »         Frd»* 


T    A  vV 

VnncefcWi        •        •  '  8<?.^< 

frefiobaldi'^ernArdo  j6,krj6.  d.iSo. 

d.Francefco  is)  $.  C.Bartolomeo 208.  d. 

Frupane  zAntomo  -  66.  e. 

o  ■ 

G^ddi  Niccolo  .  1 1 ,  </. . 

Gdetu/n  2.  i  o  t  Gio.  Canal,  dt^tal. 
ta^^.a  i-02.b,. 

Galeram  Rìfìoro-      --  ^^5^b. 

Gaiigai  ■  "  lyg.r. 

Galltizzi  Matteo  Caual. 


S3'C' 

Gambacorti  Sig.  di  L^ifa  99-  d.   Gherardo 
3  8 .  tìC  Giouanm  40.  a.  Piero      166.  e, 
della  Gherarde/cd  Conte" Simone     1 3  2.,  e.. 
Gberardi  Iacopo  i  •  3.  r. 

della  GherardmgA  1 44.  e. 

Chcrardtm  106.4,  Ladouko  i  g  s.h 

chberti  Giouanm  .-••..■     1S9.  e. 

G  hi  filli  eri  Frane.  Canonico  regolare  So.d.e. 
Gtachifiotit  Gipnondo  }w\  .i^ :  -^ i»  e. 
Gucomim  Antonio  l  o  3 .  </.  lo  4.  ^.  1  9  5  jC. 
Gurtd'matt  6^.d. 

Gian  figliagli  Rinaldo  (^mal  3  4,  <■.  /  tf  ^,  </. 
e.  loo.d.Bongtamti  (^aual.       9$,  a, 
GiJinni  Aiìore  ^6.  d,  40.  ^. 

Gini  ''BcKedettc^  ip^.e. 

Gtmri  I S  .  J,  8  o.  4  1 0  4.  r.  Vit,centio  (pa- 
ttai, jjj.  4.  Niccolò.  109.  d.Lionardo 
1  i i . ?,  r<J rnmaja  20 ^.d. 

■Kjiotianni  7 1.  e. 

Gtrolam  k  6  8.  rt.  'T^faello  1 1 1.  f. 

del  Giudice  ito.  e, 

Giugni  ì-jS.c.  ciò.  1 00.  b. Domenico  / 1  6. 
^.  Bartolomeo  Arcmefcoua  di  Fifa  ini 
Alberto  iì6,d, 

di  Giunta  Filippi^  to^.d. 

Giuochi  178.  e. 

Golii  Fran^ilafla  raual  rj.  e. 

Gondi  iz7  a.  i  Gj.  e.  Carlo  loo.e. 

ConT^ghi  GHido  ,  ^  Feltrino  Signori  di 
Mantoua  60.  d.  /  g  éT.  e, 

Gok^rt  Antonio  141.^. 

Guadagni  ì.\i.b.  Veri tAmbaf.  3  ^ . f ,1 8  6 . 
€.  Bernardo 3%.  a.  Tiero  Canal.   9$,  a. 
Gualdi  Conte  Lelio  /  5  z.  ^ . 

Qualterotti  C^.b.d.x^S.h.  zoj,k  Ftlip- 
pozT^  ,04,  b- 

Guarini  Mario  bar  medi  Mullone      7  <)  .a. 
Qua/coni  Niccolò  62.,g6}^a.  PmÌo  Canuti 


O     LA 

9$. a.  GiouAfchino'\  x S. Ir,  Xintfi     \4\ il 

GuAT^lotri ,.  .  -V    <    .  ~^8.t. 

Gucct  J%-  d.  Jacopo  Cattai.  fyt. 

Guicciardini  li  6.  e.  20/^..  b.  Lui^i  42,.  /. 
Gonf,\6 7. e.  iAgnelo  y^.d, 'Ttero  io: 
b.  Jacopo  b'  i . 

GZJlTyAlOTTI famiglia  :     -   j/,. 

Guidetti  ^o. a.  zoj,  a  Girolamo  jy.^-.ù. 
GuidettOiC^  Luca  C^ual,  ^'Ì'A. 

Quiducci  2  04.  b. 

ILarioni  •";  ■"     198.^. 

^  hcoxonati  BerardinOyO'Marcatdio  66  .d. 

T   (ìAmberti  y.  ùi\>    xf.'ù. 

-■— '  di  Landò  Verginiù  '  \  )>i'-'hi^'''  jy.c. 
Lanfranchi  zoo.^  '  .ft  .\{*  1  «Ws  X04.A 
Lan/redtni  Giouannì-^i^\ià<  ■  108.  </ 
Lanfreducci  "     '■-■  3.11. b 

LapiniFruoJino  li.  e. 

La'x^rin.c.d.  ^j.a.b.  '^latteo  t^.d. 
5  4-  e.s6.a.  Obiz^  Ambaf  j  7.  f. 

Lem  Matteo  ^6- e. 

Lem^Francefco  ij.c. 

L f »!?^(J w  FrAncefio  Senatore  i  S'^» 

de  Libri  to^.  e, 

hioni  Ruberto  Qenf.  1 3  6.c^ 

Li/èi  17S.C. 

Lotti  Gio. paolo  9. a. Bernardo  Go»f.ij^,c. 
Lattieri 'SMichele  xot,b. 

della  Luna  196.  a  Franeefco  to.d. 

Lupo  Ramondino  .  60.  d. 

M 
'\JiAccbiauell1y7.b.  13  7.  b  Taolo  Gonf. 
^  *    ìj.d,  Girolamo  41.  d.  Niccolò  7  7. 
dTotton^.  a,  ito.c, 

^aci^i  136.  e,  Zanobi  158.^. 

^lacinghi  100.  b.  Gio,  \  $  b. 

f%l  agaio  tti  Galeotto  1 2.e.Pilipp&v4m.99>  d, 
Malafpini  Marcheft ili.  b.  1^3,  b.   1  j o. 
d.  Marcello  f6.  a. 

Malate  ni  4.0.  b.91.  a.  166.  a  Malate  ila 
Sig.  di  lamini  j.a.jj.e.  Carlo  Sig.  di 
Tonini  j^o.b.Malateila  Vnghero  6 1  .b. 
Malate fli  Fiorentini  19  8. r. 

Male^onnelle  196.  e.  Antonio  128.^ 

Malefpini<»Alhi%p  lèó.  e» 

^laleueolti  Girolamo  I4  9  •  ^^ 

Manetti  6.  d,  Gianno?^  94.^.      iH»  d, 
Manfredi  Gherardo  i9  5'd. 


/.  T  ^  A^  TT  O^.  IT  A 

Mdngiadori  '  ;  i  >>  - i      \^6^^,  ^  •  m  8 tf.e Vedèrig*  Óntè^détiófèHt:'' 1 1 4. 

Mdìigtomiji.c.Carla         -  '       l>4.^«    MìAontone Braccio    '  '  ^  '  '  *  -    Vv^dt^ 
■l'Urfiielli  1/9. e. i<i7.  ^.  Francefi»  117.  ^    Mer^Zi'ig. fl6 M^r/o G<«à/.'^*^^^ "'"'j 5.4. 

lU'nouiffotzi Niceoih  ìsik   ^M*^cch(a»ti Iacopo t/é/còào'Jt  Chisg-- 

MurcbeftdJMonfe  Oratid  "i'45>'. f,"    -*/^     gt4  *    /l    -'ly/.^. 

'  Marftlij  Iacopo  Got}f'\-  '    .  -^jì  a.'-   Nddmì  Gio.  hati^a  '"  ^4^. 

Mar/ippim  Cario  i  ?  4.  f.  ife)  3.  ^.    JiNarfiPiero  Gcmraiè'xàF'iohntim  yy,c, 

'  .Marullrt^.a.nj. a^B^'ac^UK^efòéttet di-Lécce-^  MAftF'rl/ppa^X  v , ..  ^    .;.«.?-  l'i  js'    ?.  .•  '|_  ^^ 

p}.Lii-f..  d  Antom-tjm\lure^.^\  e.^'  Nth mne(ìri;  Tommafò Ts<fto^  ■  'ijT.  d. 

l^ffaelb  :  |.  v*-^'.  '^  •  •■  »yì7^  e.  ^  N'giili'ieraardo^i.c.  BenedettÀoi.A- 

^  Marteiim  Agmh  Gmiai»^'^"  -"^   ''•  ^^^'yi-^, •■"•  '  '-'capo  Ambaf.  ixj.a  '  13/  -L 

Marim  ^  '^-^'^ ^ V. •^""  ••  >  1  •'*  I jr ,  -t.    dt/^m^j.  aì^hn^é'G^hpJvò i:%.  e. 

Mdziettt                               » ,.  V  ■•  5  7    e  \Ne*om  D-ietifAtui-f^) ^5 Udtcìftéj ^:cSDti~ 

CMAZTLmGmfàmt^A;^^  AbtYo  »/.  ■  ?-  i#'^ni*..;^JV:U'' 'à^.'&|t>'^'ì^/♦r"iy5^:;- 
iW^<!i!';«  27,  ^.  jz.V.4-5^.''ft*  74.c.f8'.t:.8o,,  UefcouodfVkèn^e'-  >  •^^'f  -V"  8-^. 
rf.  93.  l.jA,.  a:ioS:ihr^.e:ti9.d.  ^'Hi(^oltm'Btagi^\ì-^,i\HÌ^rdf^iM%7.  e 
1. 1  y^^c.  20  j.'h.Gtouknni  elmo  fìndoi^^-'^kdi  Antonio  <).(:.  •  ^  •''  •'  '  ';  i"»^.''. 
co  à piglure  flpójpf:^»  di  Lucca uH.  b.  '  N9^.Frkm:e/e'àA»iomo  Gonj^'--^-^^:^^ 
Nitcolg 40Ì ù.  Vert  (^ai*al.  4.0. e.  167.'  ^  -^  :,  ■  '^Q-J'*v\n'  L 
^.  Orlando  Carni.  4 1 .  f.  Ottauiano  7  5.  fl'j*  /^^^.Cf '*  ^'^'J  i"/^.///  Bologna  60.^  d. 
4. 0r4/w  %i,e.  Ucopo  107. 4  'braccio  ■  ^~^  Oi^Amtt^iet'o'  '  -  1 68i^. 
;  1 04  ^.  GiotMmtdt  Bkci^  7. 4/  ^ej^-  Orjim  GentUe^j  .'e  Virginio  ìó^.e  "Fabuy-, 
mo padre  delU  patria,  3  7.  ?  'Confinato  c^  Geronimo  z\\.  d-.  Conte  dp  'Titigltor' 
3  8 , 4.  40.  ^.  4 1 .  f.  I  o  a.  d:  1 24/  ^.  ■    no  2b2\  ^.  >  '  -"^    -  •  •  ■- •  -j^  ■  v^  '  ^i  -  »  '   ■ 

^     ì  5>j.  flf'.  loo.  a.  Telerò  ilveccfÀo  i  or4  T^-^g"^  ^Ks/^  Qonf.                      ■  '>f.  C;, 

ii-t'^d.  izj.ki  }^  d.Lof'cnzo  dmag.  i  7.  "*'    rf'f/  TaUgioGuido  i6  ^.c.  Marida  1  i.^a', 

fi4i,4./<Ji  <?./fJ4.(^. /i  5'.c.U<f.4.i  3  6.  delU'^aUa''    "     ■          '     "'"       l^i^- 

'    h'Fteroiot.a.\i.j.  b-LeoneX.  j^3,a.  Pidlantt  tAntù^io  C4Hdl;.\4v:  a.       iso.a., 

Giulio  AfS  d.Cardmule  1^0^  «.horen'X^  Palmieri  Matte».                              l}-f.d., 

DucadVrbino  i  3.^.4^.4.1^7.4  G/«//4  PancMtuhi  39.  e.                             f-f^d. 

noi^s.e.  I  07.^.  Alejfandro  ^6.  d.  capo-  Panciatuhi  di  Pifloia  5  J.4  /8.b.  e.s.  5  %. 

dclial^publiea  i€7.d.rmr^\o6.dPier  a.b.d^.a.èj.d.éS'a.joo.  a.  2^3^.  a,. 

Frana  3  i.e  ijx.d.  horen^odt  Pier  Fran  Ridolfo  Ambaf  5  7.  e^Qjo:  ^3.c  Si.h. 

cefo  <iAmhaf\2y.d.  Gtottanml^è.  e.  Pancirolt  Gerardj                          i-^'j-d., 

Cofimoeletto  Principe  dtlj .  ann.i  io6.d  Pandolfìm  7.  a  ^f.ù.  i  ^2:d.to2..r  [aria. 

^enghi Don  Matteo^                     Ho.  e,  i3,c.FdtppoAmbaf3^.  d.  Gtnìinozjo 

^ItcheloT^fra  Niccolò  ij  i  ,d. 

del  Milane  fé  T>on  Biagi»  ìi.a. 

éMinerietti  lap0  90.  d^  uf.  b.  tAndrta 
tAmbaf  i62,d. 

Mimati  149.  f. 

Minacci daVolterrd  \ij.  e. 

■  Monaldi  8  5.  e. 

dtMoteCrifhfanoCard.  diMarfliaiP.b. 

daMonteagutaOtto                     11$. d.  fo\^.  c.Gert  Cattai.    30.  e.  Ffancef»-. 

da  Monte  doglia  Ri/taìd»                  H  i-b.  4^.  e.  Antonio,  (^  ^affaetift  Cattaliert. 

ÌAontefeltri omdo  Antonia  Qrnti  d  Vrbi-  95-*  Pitr9 104.  a.  Jac^o  Gonfur.b., 

■   -     -  -                       -      -  m.GiSL- 


Caual.  ìoi).  b^  J^tpfiippo 

iji.  e. 

Pannolini  Samf 

i'j.c. 

''Pannino  Onifiio- 
Patitam  Ridolfo 

Ili..;*, 

Pungi 

Partigiani  ciTolamo 

"Pazj^gU  Guido  Ito 

Parzi  Q.h.2^  h  lOx.d.  i  7S. 

M6,d. 

*  9  7-  b.. 
c.tj9  a.  AÌIoU' 

jf^  T    Ar  V  V  O    t    A 

,..   m.GÌ4fhln9ttoìfì.cpAZSQ»'^      iSi.f.  Rfndldtol.  d,iì6Ìf'3etto  i.c.GìoHann: 

ìP/t:^(it  f^aUdmoióo,  ti.  nf,yi;ert0i(s*  tauditere                                  95..*,, 

;.  y  Mafiettoi^iif.  tAnàrts,CS^  Baó^^d  Rmteri    ■      ■      .                       xoi..c. 

ì4.3.if. Manfredi                        HS'^  KlNVCCl ftmigl'ta                         151. 

..yjpecort Bernard»       ^^ 5\t\s,\'*>^>     '   '5- '•  Kmuccim T)omeniso  wy.d. Iacopo 200.  4. 

\  Pecoroni  Pter»                     .  ^-      *"  ^jf.d.  RI  SALITI  famiglia,  (^  alùero            77. 

v Perini                                            >3.^  T^f^etfiaFrance/co generale dt  S,'T)ome» 

'PerttZT^  I  ? .  ^»  1 1 1 .  J.Simofte  eaual.  fy.d*  nico                                         i  7  o .  (S^. 

PitrarchtFrancefeo poeta 'j,a,xy.b. so.  a*  RondmeUi  Alefsadro ^G.d.Gto^haùHa^ ^. 

-.  .34..C.                                        }6.a*  e.Rinaldo  9%.d.Vgolino          xoz.  a, 

;.*P^m»;P<tfrf5.i  >5.t^i^-,,                  li<r.  f.  T^fptgltofìOrfino                             68 J, 

.^P'ccardt  ^Y^X^^^.^^  •> ^  ^ ,  T,    ^,  ,       190.  f,  T{os/idi Parma ^4^.  e  Tter»         isx.b. 

'   Tteri                £  -  A  .  >  <ix:>,.^^^-'^o.d.  Rosft  di  Tifloia  $7.  a  Decorino  j  ^  ^  f  5, 

Piero^Aìii((»niff  Arcluefc,  di  FirenT^  9  j. f .  d.  ^6  a  "^AJchiera                     6  e > .  ^, 

/^;  'P$€tr  amala  ybertina  v^o.d  J  4 1 ,  </.  P/r  </t/  ~B^(sofra  Taoio  top.  e  •Antonio  1 1  ^  .a. 

roì^L^c  wJi  caletto ,,..                US'h'  i  o  9 1  ^ 

Pitti  200.C,  B.mnaccqrjò^  4.  e,  JLtffM  4i.f.  da  l{oue:^no  Benedetto                1 1  •; ■<?. 

Gonf.^j^,  e  1J4  d.\>;^.b.Gto. battila  Ruce/Iat  t  S.  al9S-c,i9$.  d.  Filppo  n  d, 

108. d.  Carlo  116.  f.  lacqpg:  ■..      xoj.4.  Anfrtone  ix.  a,.  Talla,  ^  m-  do.  1  i.i. 

diPoggio  Gto.  Francefco  M>'t<*   •     L^T^rf.-V    Bernardo  ij.aBrar.atio  6i'  d.  Q/'atto. 

PopoUjchtji^t,  i9%\  b.^iero  Gonf.^f.e»  \      l^j.c.PalU  arnbas.  alUmneradore  ir»  3. 

Bartolomeo  C^.c.  tAgnolo          H  5 .  <<•  '•  l^addo  eletto  [indaco  4  pigliare  tip  f 

P^fàtt                                        *SS'^'  /^jfodt  Lucca                           yy,j. 

PHCci\/^.e.%o3.b.PMccio$S.y.Gto,32,  S 

bLmtiioyO' Antonio cauAl.  9ya.'^'  ^•Acchettitp-eio.a,                    jz.e. 

^      berto  Cardinale    ,         \,           109.4.  *^  Saler ni  Giulio                          149.^ 

del  Puglie fePiero  \\\x  '^Honaccorfo  n^.d  Salutati  Alamanno  ll.b.iAmbas,\2.  y,(i.\\j, 

P**'ct                     .\\v;.0  .               ifì..b.  d.  Giouannì  ^t.  e,  Iacopo  j^3.b.  Ambas, 

.^  9^.d.ì.Q$.d.  Girolamo  46,  e.  Frane» 

yaratfjf^.  d.  t9  ye.tAl<tJfandr(>  j  ^d  9  S.aBemardo  Gof.xo^  a.Autrardoio^ 

Bernardo 6^. e. Simout           11 6.A  d.  Filippo I7I.  e.VL.e.m Forejè \8y.a. 

7^  Cambf                                      i^s.a, 

da  T^  Abatta  '■'Matteo  71.  e.  ^lichele  Salutati                                             9^0. 

i  li,  d^m.  Forejè             113  e.  daS.  Gimigniano  Nello  Ambas.  1 6.ei.ìoo.d 

T^azjj  Don  Situanti                        ìif.b.  Sanleoltni Seba Ulano                      8 4-. 

litcafnli  t^.b.^9.e.  i  3  7 . 4.  141,^,  Sig.  da  Sanmintato  Buron.  Capitano  de  Fior,  ss  e. 

deHaTr appaia  i  ^f.  b.to i.c.iio.a.Agno  San/euerini Ferrante  Principe  di  Salerno 

io  1 1  .dBindaccio  1 2  e.  Iacopo  i  S.b.fam  I9.  e.                                        107.  e. 

mdo  9f.a-G»a/parrt   ny.  a,^indo  Saniori Giulio  Cardinale                    ty.k 

1 42  b.  Gtouanm                         18 p-f.  Safsetti 4.X.  d.  GaUaT^                1 00.  e, 

T^ccardi  io.a.T{iccardoi9.d.           jy.c.  Sa/soli  Cri  fio/ano                           Hi.  e, 

RICCI  famiglia^  e>  albero                 153.  Safsolmi  m,  Ntccotò                        U^.a, 

Ricciardi  j  6.  a.^j,a.67.c. Boni/àtio  tyù.e  S apiti Alfonfo                               toS.d. 

dil Riccio                                        20). C'  Sauellt BatiHa  Gì. a.  Gio. batifla    107. e, 

Rjdolfidt  ria  maggio  4  6.  e.  Lorenz»  Gonf.  Sauonarola  fu  Girolamo  9.  e.  Ì02.  e.  103.4 

3  tf .  e.99.  d.  Iacopo  71.  b.  'Bartolomeo  della  Scala Majlim  i  jt.b  1$  ^,€ Trigna* 

Gfif.  3 a.b.Pier»  42.  .e.  Gto.baitfla  Cam.  no,  O-  Gran  Cane                     *  8^.  e. 

geticrale  nella  guerra  diPifa  44.  d.  iji.  Scali  ^^.  d.  Antonfrancefco  4X.c.  Oomeni* 

a.  tAr/tonto j(^aualiere  Ambafcatore U5.  co  «li.  m,  Giorgi»                     I  8  4.^. 

éPtir9i6y. e.  Vincenzio          103.^.  ScArUttt                                      y6,a, 

elio 


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r  T    A    V    O    t    A 

'^'^^•^'^''^                                      I  ?  5.4.  4X.aFrattee/c(>i0i,€  Oonst»  loJ.  ^. 

<^^  SereT^zjMd  Témmdp                     Ij  .4,  198.^, 

Òergtudt  Gutdo  Vefiono^dt  V^ifcfTA  Z9.  d,  Tornaquinft  1 9  S.  ^.  1 9  9  .V,  Niccolò  9  4. 

Senagh  GuchwPti*                      ^^i>d.  e.Bidgi»                             -•      iS^.t* 

SerflefimGto(ta,nnif                           7,ci.  T0rrfg{4m  194.  k  Lue 4                i/?.^ 

^;^r?i«  Fr^Miefio  i  <^..  r.  1,  f ,  if,  4 1 , 4  G^/e"»  d^lUTofn  Frartcefcs  4X  <".  f  ;Zt/y»<?  li  6.  r. 

<t^^o  Duca  di  éMiUn^  xx^^.e  Lodouic-»  '^Jp'                                        1  M.  ^» 

ì 27.' M^d.  j^j .4  Qoi^(Vi%o  V^i^"^^  ^  Toftnghi  Gir,  7 1 ,  eJFrAmefc^  7 J  •  aXorn» 

^ e  fero                  '    .             -?oi,4  «^/S                                         ic8.f. 

SinihaldtyOVcrSigisUlM.j^,d,      jtf.iè.  '£*' 

SGOEmNif^mighii^Alker»       w^,  dt\  7 alenano  Cecca                 14^.4, 

Jo/^4»i                  ,,    ^              itf<;.  r.  ^  ViAlO^lfamglU^  àìhero^i, 

Soldamen              ■  .'..Zi                 t^.h  Vandemburg QtouAnm                  i  i .  f,  . 

daSomwAia  FrAnceJt0  7itff,Ciq.i^a{iUaj  da  VarAnoT^Mfo                        193  e» 

O' QiMmiUo caualiat                 iff^M,  Farchi Benedetto  jx. 4»                   loy  e, 

Soflegnt  France/co                              f  f,  Vafari  Giorgio  jù.d.                     1  4 8  f. 

Spina  Pietro  cMtlief                      9$-^  Vb4dinÌ2j.  b,'j%»d,  S-#.  4.  % 04^  a.  ut. 

Spinelli  S,d.  io^,e.                     xoi.  (  d. Marta                                   ^ > . 4. 

Spini S coluto  6  3 .  f  Ghetàfda  ri,h  i!4,(^  Vh rti  ip.c.jo.  e.  NeroT;^:^          1 7  8 .  r. 

Nigi  yjb  VincentiocauAlitre  j  4-  e.  libertini  ixj.b.  m.  Gitéitferi  ijj.*  140.4. 

CriilofxnoAmbAfiiàUWi,'  Gerì  \S\.i  Cerretel^                                 U4'C. 

to^.b                            .  '             '  Vccellini                                       18 1.4. 

SqftArcialupi '^Anfredi                   Wjjb  Vt  liuti  Guido                                187.  f. 

StroT;^^  2  7 .y,  f .  1 3  5 .  ^.  I  ^  j .  f.  PaIU  37,  Findrammi  Andfu    Amhas.  VenetiA* 

€.  Pm 0  4  5.  f .  I o  7 .  f ,  1  j i-  ? .  Priiorp  di  no                                            iiS-<* 

Capo  A 1 9  tf .  e.  EiMint^cio  6  o  aStras;^  Venturi  ii.d.i^4.aAÌy.t,  Pier  fr Ance/co, 

"jl.b  Marca  91.  d»$ederigo  IO  ^. a  Fi  O*  bonard' QtiéAliert                  9  S'^' 

li(>po\o&.d.  \ji,d,^mbaJ(tAÌorei6y^  VergdUiì Up^o                               /4.  ^» 

^.194,  b, e,  d,  Framejto  li  j .  e. Mar-^  VerraZiam  Jilejfandro                     \ ; .b* 

itllj  1  «  7.  4  Matter^ljLrd,  T{uber4^  Vettori  Paolo  4/,  e.  io; .  ^.  1 1  j.  b.  Puro 

tji.e.C aria              \             i  5  7.  4.  ;  w 9.  d.fiancefco  lij? . <•  Ambajs.  1 6 i.b. 

Jetia  Stufa  Antonio  j^i,(,PgfocÌHaÌkut.c^  to^,  (- douanm                   *o^c. 

r     \   t:Z' ^^yghi^'^   /  74. ^^ 

'i^^^f/ Piero  ^V    104.  i&,  Vf//4  Vigna  tAUrobandìno  l/i.  ^. 

r4/'/jri  ''"  -^.'^w*  '  K/i^4»/ G io. Matteo, ^filippo         xy.d. 

T iffoni Adriana  79.  4.    Vijcontiìs  6.d.  Gito  18.  d.  Già.  galea^'^o 

Tauiani  s  Td,6 y.éEttorrt  Ambod,  5  7 -f .  '2)«f4  diéMdan»  3 j  </.  »;•  4.  itfj-  ^. 
Tebaljuca  Giacomino  l  A  ^87:1^.  1  i)3  e  GabntìloMAriiSS-e  Filippa '■'Ma^ 
Tedaldt'^ir^lo  7        190-^        r/4. 3 f  <^.£:r«4^à,  > 8,^.15 7Ì.  iS'^.f.  ^ 

i { ìT^ii^àiiiiy  ^.  clfiirJhtkp  ^  )  'i>8i>I  4/.    '^udommBtUé.  f;  fi (ì(  J.         .     6.  ri'  [ 
"tedici  ^é. a'  ^  j,  a,  b.  Filippo  %  ^  ■fJ-'CA.  ViffUtiChiappino  ^j^.b.  14^.  e^tAlefian* 
TerberteÙiZaTiS-^ras^.e*  ^^G'a/   '    dro  \\C.  e, 

Ttepoh  Lorenz^  Doge  dirVienttìA     Wx.ihi  '^lumai.Giouànni^  x  o  9.  & 

Ttm-7^  6^.  d.    daVologano  filipp»  188.4, 

diToUedoDonPiftroVicertdiMapcliyó.c.    aaV'J^no Niccolo  J7-** 

Tonti  ISandino   j>.  *  Deftderto  éZ,  b.  ^ 

Ciò:  i'è.d.e,    Zanchini Giulio  pj»4,Cto.bdi,  ìoy.d, 

IL     FINE. 


T 


A    V?    o    y     ^    T 

*  Errori  di  (lampi  4i  qualche  qualfta,  gli  altri ii  «mettono  alUdifcftzionc 

eie  Lettori. 


Xftreria  -'y- 

£  loroatucaio 

MUano 

ancor  elle 

termino' 

ancicuita 

cktro 

Erro  re  di  carte 

V'jrtcìidolcnc 

olric 

fi  cundulìccu 

vetir  J      ^>t  ^  .. 

pochji 

fati  (.ha 

ed-a.olcot 


'  7 
1 1 
li. 

46. 


e. 
b. 
e 
a. 
a. 
e. 
a 


dal  77. mia 
89.  d. 
94.  e  ' 
104.  tx 

liflua. 
li*»  a. 


.VVL  .tk,^<kft  .K.^3 


Miftr* 

&:daloroaiucaco 
Malincs 
ancor  elleno 
termine 
anuchicà 
clcuo 

fncttcndofcne. 
oltre 

£oca     ' 
taùca 
fu  molto 


nafce  l' Areiuefcouod'Ais  151.  e.  na^e  il  Ve- 

icóuodiBificrs 

&  Tommàfo  nafcc  rArciuc(coi,o  di  E;.iìcrK 

ip.e.&c  Tomaio  na(cc  rArciuc/coucd'Aix 

la  parte  de  Fiortdm  155.3.  lapattedcFtanZwlì 


eh  e  cefi 
Rilaldo 
(lati  egli 
parlagio 
dolocti 
à  giudizi  4 
ianca  '^ 
fioraci 
Ghibertini 
ò  voluto 


141.  a. 
14  .b. 
I  j  I  ì). 

I  .  1 .  b. 
I66.b. 

ito.  e. 

i/i.d. 

iS^.e. 

10^  .é; 


chfc  cofi  , 

KlJj;^ldo     j 

Aatt  eglino 

CJOlc»  fi        'ii--'" 

àgiuftjriai  l 
bianca 

florio 
Ghibem 


IM.CCCLXXX.104.  a.. 

J     ~ 


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