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Robert E. Gross
Colleóìtion
A Memorial to the Founder
of the
(OPi'/if>jrf(lÌ(
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Business Administration Library
f/nhierir/i/ cf uaeuépnea
Los Angeles
z. [yiìì]
i. 51
GENOVESI (Antonio), abate. Delle lezioni di commercio o sia d'economia
civile da leggersi nella cattedra Interiana. Napoli, Fratelli de Simone, 1765-1767.
L. 75.000
In-8°, 2 volumi, perg. coeva. [viii], 3'98 pp.; 312 pp. Bell'esemplare con poche rifioriture
ed una macchia gialla nel margine di alcune pp. del voi. I. Edizione originale.
Le celebri Lezioni del Genovesi, che l'u il primo professore universitario d'economia politica
in Italia, ebbero un enorme successo e furono ristampate molte volte; il Custodi le incluse
nella raccolta degli Economisti classici italiani ed il Ferrara nella Biblioteca dell'economista.
Cossa, Bibh, p. 4 (1). Martello, p. 6. Higgs, 3443 (cita un'ediz. del 1764 che non esiste, ripe-
tendo l'errore del McCulloch). Palgrave II, pp. 189-90. Pecchio, pp. 192-208. Fornari II,
pp. 65-97, 156-73, 192-96. GoBBr, pp. 134-39. Ricca Salerno, pp. 317-19. Stangeland, pp. 292-94.
McCulloch, p. 64: « This work is one of the best that has been written on the narrow and
hollow principles of the mercantile system, and without the author having any clear
idea of the real sources of vvealth ». Seligman V, p. 615: « A. Genovesi (1712-1769), Ita-
lian abbot, philosopher and economist, taught metaphvsics at the University of Naples
but soon turned his attention to economics. When in 1754 the first chair of commerce
in Europe was instituted at the University of Naples, Genovesi vvas called to occupy
it. His economie ideas aroused wide interest but they were hardly originai; a free trade at
heart, he nevertheless inclined for politicai reasons to a moderate protectionism. The basis
of ali economy, according to Genovesi, is agriculture ; minerals, tìsheries and the like follow
in importance... In ali his economie thinking he had in view the peculiar conditions of the
kingdom of Naples, which distinguished his ideas from the generalizations of the physiocrats... ».
(De Ruggiero).
DELLE
LEZIONI
DI COMMERCIO
O S I A
D* ECONOMIA CIVILE
Da leggerli nella Cattedra Interiana
dell: ab.
GENOVESI
REGIO CATTEDRATICO
PARTE PRIMA
Pel primo Semeftre.
IN NAPOLI MDCCLXV.
APPRESSO I FRATELLI SIMONE
Con autorità di Superiori.
A SUA ECCELLENZA
IL SIGNOR MARCHESE
D.BERNARDO
T A N U C C I
CAVALIERE DELL* INSIGNE REAL ORDINE
DI S. GENNARO , CONSIGLIERE , E SEGRE-
TARIO DI STATO DI S. M. , DEL RIPARTI-
MENTO DI STATO DEGLI AFFARI ESTERI,
CASA REALE , SITI REALI , SUO GENTIL-
UOMO DI CAMERA , E SOPRAINTENDEN-
TE GENERALE DELLE POSTE.
Onfacro alt eccellenza sua
opera , che le fi deve per
un
due ragioni. Il Re Cattoli-
co , nel fuo fra noi augufio e
felice Regno , mi die l onorevole inca-
rico della nuova Inter iana Cattedra di Com-
mercio ; doveva dunque , ficcome fedele e
telante fervitore ? renderne conto al Re.
* Il
Il rendo al Re , rendendolo alt eccel-
lenza SUA. , e ti vendo pre [evitandole
umilmente vii sAtti della mia Scuola .
E quefta è la prima . In favore di
quejti Atti non dirò altro , je non
che la mia volontà non è fiata 5 che di
fervire alla gloria del Principe , e di
giovare al ben pubblico : ma non dubito
punto , che la piccolezza del mio inge-
gno non abbia Jpejfo tradito la mia an-
corché fervorofa volontà . L! opera poi
non fi doveva rendere , che al juo ejem»
piare y ed è quefta la feconda . Pin-
daro , la più alta e rijuonante trom-
ba della Greca fapienTa , volendo lo-
dar Corinto , e per quella parte , ctì è
(ola veramente degna di lode , chiama
quefta Repubblica, maefìevoie fede delle
sante leggi : fbftenuta dalle due fo-
relle , fondamento de' Regni , la non
mobile giustizia , e la fua conforta,
la pace, ambedue difpenfiere di ric-
chezze , ambedue auree figlie di te-
mi , Temi dai forti e meditati con-
sigli. Ma /'eccellenza sua ama di
udire
udire lui mede '/imo , e la fua non imitabi-
le Lira:
EV r*^E V E'TNOMI'A mmì. Ka?-7yw)*
Ta/ té, @>cl\?pov Ttoklw y
AV^aÀJjV A1KA, xa< o'juo-
T/SO7T0? EI'PA'NA, TCCfJLlCCl
A'vopccri ■Tr'hisrou , ^puxeoci
TIccIIk ETBOTAOT GE'MITOS.
£Vc0 il ritratto di queftt Regni , ravvi-
vati ( mi permetta di dirlo ) , ^/ yiw
Minifterio . Poiché f eccellenza sua
7/ degnò di ammettermi tra coloro , cfo
hanno la felicità di appreffarfele , ed/
«tìf/K^ tìf^//tf fua bocca gli auvei detti
della fipien-xa beatrice delle Repubbliche^
Ella mede/ima è fiata t originale , fui
quale mi jono fludiato di modellar f ope-
ra mia . Ben temo di averlo di molto
dijf ormato e sfregiato , sì fon co feto del-
la mia debolezza ; ma pur mi fono in-
gegnato d imitarlo dapprefjo , e il meglio ,
che per me fi è potuto . Dond è , che
fé vi è nulla di buono e d utile a
quejli Regni , nulla , che conferifea alla
gloria della Maejlà del Re, non è, che
fuo. Non chieggo y\c he /'eccellenza sua
rida
rida amorevolmente in faccia al mio li-
bro : affai mi confola , je il guardi con
occhio eh indichi perdono . E raccoman-
dandomele quanto pia caldamente e di-
notamente so e poffo 5 mi raffermo fem-
pre più
Delf ECCELLENZA SUA
Umtlt/s, e Devoùfs. Servi
Antonio Genovefi.
INDICE
DE' CAPITOLI
Che fi contengono in quefta Prima Parte.
D'Elle Lezioni di Economia Civile. Proe-
mio. Pag. i
Delle Lezioni ài Economia Civile. PARTE
PRIMA. 9
CAP. I. De corpi politici. io
CAP. IL Principio motore , così delle per-
fine , come de* corpi politici . Sorgente
prima del? Arti, e delle Scienze. 37
CAP. III. Delle diverfe clajfi di perfine e
di famiglie , che compongono i Corpi Ci-
vili . 50
CAP. IV. Come le fipraddette clajfi di per-
- fine pojfono conferire all' Arti , e all' 0-
pulenza dello Stato ; e con ciò alla lo-
ro , e alla pubblica felicità . 56
CAP. V. Della Popolazione . 6$
CAP. VI. De W educazione. 90
CAP. VII. DeW Induflria in generale . gj
CAP. Vili. Economia delle cinque arti fon-
dameutali . 104
CAP. IX. Economia delle Arti migliora-
trici . 124
CAP. X. Dell' Arti di tuffo. 133
CAP. XI. Delle clafji degli uomini non efer-
citanti arti meccaniche . 16S
CAP. XII. In che modo la legge del mini-
mo pojftb'tk nelle clajfi non producenti
poffa
pojja metter fi in pratica, 177
CAP» XIII. DeW impiego de' poveri , e de*
vagabondi. 187
CAP. XIV. Del co fiume ficcome primo e
grandijfimo mezzo da migliorare V Ar-
ti , e accrescere la quantità della fati-
ca , e della rendita della nazione . 200
CAP. XV. De mezzi più particolari di av-
valorare , e incoraggiare f industria. 126
CAP. XVI. Del Commercio , e primamente
della fua natura, e nece/fità. 246
CAP XVII. Dello Spirito e della Libertà
jdel Commercio . 262
CAP. XVIII. Digrejfione fulla libertà dell'
Annona , ficcome principal fondamento
della libertà del Commercio . zj6
Efpofizione del Problema Annonario. 277
Careftìe. 278
Dati. 281
Regolamenti antichi . 284
Si (tema de' Magazzini. i%6
Scioglimento del Problema. 288
Efempj. m m . 29 l
CAP. XIX. De principali effetti del Com-
merciò . 'm 2>9Z
CAP. XX Regole generali del Commercio
efterno. 3°7
CAP. XXI. Delle Finanze. 322
CAP. XXII. Dello Stato , e delle naturali
forze del Regno di Napoli per rifpetto
aW Arti y e al Commercio . $6$
DELLE
1\T
L E Z
D I
ECONOMIA CIVILE.
PROEMIO.
Co M E c H E tutte le Scienze fieno utiliff-
me , e degne di ejfere fervorof amente col-
tivate , concioffiachè tutte fieno ordinate
ad accrefcere , e perfezionare il fondo della ra-
gione , primo e principaP iftrumento della vita
umana , e d' ogni fuo bene ; quelle ?iondìmeno ,
dopo le divine contemplataci della prima Cagio~
ne , e dimoftratrici dell' eterna felicità , fono ,
flim'io , più da commendare , efeguire , e coltivare,
le quali più da vicino rifguardatio e intendono alla
prefente comodità e tranquillità noflra . Tra que-
fle per comun fentimento de Savi m primo luo-
go e maeftevole fono da collocar quelle , che Eti-
che / Greci , e ?ioi Scienze morali chiamiamo s
imperciocché elleno più dappreffo , che /' altre non
fi faìino , /' occhio tengono e provveggono a i no-
ftri cofìumi e bifogni . In fatti quefte Scienze
per ogni vcrfo mirano alla miglioria dell' uomo .
Perciocché quella , eh* è detta propriamente Etica,
Par,! A confi-
2, Delle Lezioni di Economia Civile,
confederando V uomo in generale , ftudiafi di svi-
lapparne V impalio , con dtmoflrar xla natura de*
noftrì iflinti , affetti , e forze , e sì inqegnafi di
formarci al ben vivere . L' Economia il riguarda
come Capo , e Principe della fua famiglia , e ifirui-
fcelo a ben reggerla , e procacciarle virtù , ricchez-
ze , e gloria . Finalmente la Politica il contem-
pla come gran Padre , e Sovrano del popolo , e
ammae (irato a governar con i fetenza , prudenza ,
umanità , Nella quale quella parte , che abbrac-
cia le regole da rendere la fottopofta nazione po-
polata , ricca , potente , faggta , polita , fi può
chiamare Economia Civile: e quella, che contie-
ne r arte legislatrice 1 e fervatrice dello Stato , e
dell' Impero , ajjolutamente Politica ,
Ora ci dee, e pub ejfer manifefio , che tut-
te quejle Scienze , ficcarne ogni altra , che le ac-
compagni , fieno inpnn • amente utili al preferite vi-
ver nollra , fé egli è vero , ftecome fiimo ejfer
verijfimo , che niuna cofa , e da niuno non fi fa
mai bene a cafo , ma per bene e faviamente far-
la fi ha bifogno di operare con arte , e con rego-
la , eh' e tanto dire , quanto con intelligenza de
principi , de' mezzi , de fini , e de* rapporti lo*
ro , // che fé è vero anche ne piccoli affari , dì
quale e quanta importanza non dee riputar fi ner
grandi jfimi ? Coloro , / quali guardano i fenome-
ni , o fra le apparenze delle cofe mondane , e i
loro effetti , fenza confederarne altrimenti le ca-
gioni producitrici , crederanno per avventura, che
l' aumento e 7 decadimento degli Stati fia dovu-
to ad alcune occulte molle fifiche , o a i rivolgi-
menti de* Cieli , o al cambiarfi degli elementi :
ma gli accorti , e diligenti Contemplatori e Poli-
tici
" Proemio . 3
tiri , non nella yatura , ma nelle cagioni mora-
li , 'vale a dire nella pubblica educazione , nelle
leggi , tiel Governo ritrovano i primi femi , e le
forze di sì frequenti convulfioni e tra/mutazio-
ni (a) •
Benché gli ftudj d' Economia Civile fieno u-
tili a tutte le clajji degli uomini di una e ulta e
■polita focietà , per modo che fia difficile a rinve-
nire , per quale potejfero ejfere di poco o niun ri-
lievo ; alle feguenti nondimeno fono , cred* io , ne-
cejfarj . I. ad ognuno , che abbia de' fondi , on-
de trarre delle rendite , fte?io terre , fieno anima-
li , fia induftria , e commercio . IL a i Tribuna-
li/ti. III. a i Teologi. IV. a i Fina?izieri. V. a
chi governi Provincie , e Terre . VI. a i Mini-
ftri di Stato . Per dimofirare le quali propofizio-
ni fi può co?ifiderare , che quefta Scienza abbrac-
cia primamente /' Economia delle private fami-
glie : fecondari amente /' Economia delle Terre :
e iti terzo luogo V Economia delle Repubbliche .
V Economia privata è la prima Scienza , che do-
vrebbero imparare i Padri di famiglia , e majfi-
mamente quelli , / quali più gran fondi pojfeg-
gono , avvegnaché ella , né* paefi majjìmamen-
te fecondi e molli , fia per molti ignorata , o
negletta , o per viltà di animo , o per un lungo
abito di vivere alla buona ventura. Ella com-
prende V arte della coltivazione , /' arte paftorale
A z " in
00 Quefto luogo è (lato con mirabile maeftria svi-
luppato e dimoflrato da Platone nella fua Repubblica .
Sarebbe troppo ignorante del Mondo chi opinafle , che
altro , che il Governo formi gli uomini : perchè la natu-
ra non dà , che gì' iftinti : il Governo la forma e l' arte.
4 Delle Lezioni di Economìa Civile.
in tutte le fue parti : la cura degli animali do-
me ftici : il commercio , e tutta la prudenza deh
la famiglia . Hanno in quefla i Greci , e i La-
tini Filofofi affai fiudiato , e di ejfa copiofamen-
te fcritto , ficcome fi può vedere per le opere à'$
Senofonte , di Ariflottle , di Plutarco , di Varroney
di Columella , di Palladio ,e di molti altri : ma
affai più i prefenti Franeefi , e Inglefi . Con quefìe
cognizioni vanno unite V Aritmetica pratica, l'arte
della Scrittura , la Storia naturale del fuo paefer
e la cognizione der più gravi bifogni , così della
protrìa nazione , come di quelle , con cui fi ha
negli Stati culti del Commercio , Senza sì fatte
cotiofcenze quelle famiglie , le quali potrebbero
avanzarli , dove non vi fia alcun altro vizio ,
che le roda e confumi , non fi avanzano : e fé
v ha dex vizj , anche piccioli , decadono ; perchè
loro mV.nca T arte fodentatrtee . Euna fetocchez-
%a popolare il credere , che negli Stati culti le
famiglie da piccole e bajfe diventano ricche e
grandi fenz arte , e lenza Caper neffuno , per fo-
to colpo di fortuna : o che da ricche e grandi
ventran povere , e vili , e tapine , per altra ca-
gione , fuorichè per quella dell' ignoranza , e
de vizj ; conciojjiachè quella , che fi chiama
buona , o cattiva fortuna , non nafea mai , che
da vicini , o rimoti colpi di fapienza , o di fi oh
tezza ,
Appreffo , /'/' fondo di molte liti , e fpecial-.
mente di quelle , le quali fi agitano nelle Came-
re dì Finanze , e ?ié" Tribunali di Commercio r
non è altro , che V Economia delle Terre , o fio-
Comunità , e il Traffico , e le Arti . Oltre dì
queflo , molte leggi antiche , ficcome de empi ione
corv
Proemio * 5
eontrahenja , de jure nautico , de foenore , de u-
furis , de monopoli is &c. , e molte delle nòfirè
Prammatiche , de annona, de vecìigalihus, de ma-
giftris artiurn , e altre non -poche , fi nguat dano il
Commercio ; in gùifa , che non fi pojfono inten-
dere fenza i princìpi di quefla Scienza ^ e meno
ancora praticar fi con pubblica utilità ; Donde fé»
gite , eh' ella è necejjaria a i Tribunali fti , e prin-
cipalmente a i Magi/Irati i ficcome tutte le altre
Scienze morali , e politiche , fenza delle quali
ninno è , che fi pojfa dire compiuto Giurecon [ul-
to , non emendo la Giuri/prudenza , che Parte del
giufto , e dell" tng'iu/lo ; e quefla un Agelotrofia ,
dice gravemente Platone , cioè f arte di pafeere
una compagnevole moltitudine , e mantenerla in
pace. La Storia e infegna^ che non vi ha leggi
civili fra i Selvaggi : che ve ?ie ha poche fra ipa-
fiori : alquante più tra i coltivatori : infinite tra
i popoli negozianti^ Delle quali come la cagione
fono r Arti moltiplicate/i all' infinito , e la gran-
dezza del Commercio , cosi egli fé ne vuole da
Giuri [periti (indiare i principi , per no?t ejfere ne
ridicoli e biafimevoli nella loro condotta , né in-
giù/li nelle loro fentenze > Se ne vedrà affai e-
fempj nel decorfo di quefke Lezioni .
In terzo luogo dico 5 che quefla Scisnza e
necejfaria a tutti coloro , che governano qualun-
que s é Comunità . In effetto ogni Comunità è
Come una famiglia , benché un poco pili ampia .
Coloro adunque , che la governano ^ debbono f ape-
re non folo l1 arte del giù fio ^ e dell1 ingìudo ,
cioè la Giurifprudenza ^ ma /' Economia altresì ,
ò per mantenere il patrimonio della Comunità $
dove non fi può accrefeere ; 0 per annientarlo , fé
A 3 fiprì;
6 Delle Lettoni di 'Economia Civile,
fi può • come fi può certamente quaft dappertut-
to , pro-movendo l' Agricoltura , la Paflorale , le
Manifatture , il Commercio , e V induflria de' Cit-
tadini . Egli t- difficile , che ciò fi fappia fare
da coloro , /" quali non hanno altro fludiato , che
il folo Giufliniano , e i fuoi Commentatori . Vi
fi richiede il Filofofo , ed il Filofofo Politico , e
innamorato delle vere cagioni della pubblica [opu-
lenza e prosperità , che fono le Virtù , e ? Arti.
Per quarto , le Regole della Morale , le qua-
li riguardano la gìuftizia , e V oneflà de' contat-
ti , e fpecìalmente de* prezzi delle cofe , t delle
fatiche , /' ufure , i cambj , gli aggi ec. , fono sì
ftrettamente legate con i principi del Commercio,
e dell' Economia i che, cerne vedrajji a fuo luogo,
è quafi impoffibile , che un Teologo , in quefto fc-
colo di traffico , le intenda , e pratichi bene e drit-
tamente fenza niun lume di quefta Scienza .
Certo dall' averla ignorata fono nate tante feon-
ce opinioni de' Cafifli , intorno all' ufure , ai cam-
bi , agli aggi , a ì banchi , e a i monti di pietà,
alle compre , e vendite , opinioni fiaccate da' lo-
ro principi -> e con ciò o troppo rilavate , o più
del gtufto rigide , e impraticabili .
In quinto luogo , l' ufizio de' Finanzieri è
dì promuovere le vere e ftabilì ricchezze del So-
vrano ; le quali non fi pojfono accrefeere fenza
infieme aumentare i fondi delle ricchezze della
Nazione : imperciocché l' utile del Sovrano , e del-
la Nazione , no?z hanno , che una medefima for-
gente . Ma per ciò ben fare è affiolut amente ?je-
ccjfaria la Scienza Politica dell' Economia , e del
Commercio : perchè oltrecchc- oggigiorno quafi
tutti gli Stati d' Europa , ficcome popoli civili e
paci-
Proemio * y
pacìfici , non hanno altro fondo di rendite , che
/' Arti e il Commerciò ; ma pure v ha di certi
colpi , che dove ?io?i fieno guidati dal lume di
quelli principi , anzi di rilevare le rendite del
Sovrano , pojfono infieme le fonti di quefle , e di
quelle de popoli feccare . Adunque fenza un fi-
Jìema di tali cognizioni , acconcio non folamente
alla natura ,e a i bifogni dclCuomo , ma alle con-
dizioni , e qualità , e intere]]] di ciafeuna nazio-
ne , fi opera al bujo , né fenza ri fico di rovinare,
finalmente fpeffo occorre , che i Miniflri di
Stato debbano cofìfigliare il Sovrano , su gli affa-
ri rilevanti di Economia , quali fono il Commer-
cio , /' Effrazioni , e Immijfwni , /' Agricoltura ,
le Manifatture , la Moneta , /' Annona, e mille
altre fimili materie . Egli è affai difficile , che
fi fappia utilmente rispondere a sì fatte diman-
de , fenza aver nelV animo la vera faenza Eco-
nomica , e fpogliata de pregiudizi , baffezze , e
timori de fecali barbari . E di qui è , che /' II-
lufìre Montefquieu nello Spirito delie Leggi , e il
favio Biesfeld nelle fue Iftituzioni politiche , con-
molti altri dotti di queflo lumino fo f ecolo , e gran-
di Autori di faenza Politica , hanno filmato lor
dovere di dimoflrare i principi di quefla facoltà^
e la loro applicazione , ficcome parte effenziale
della faenza civile. A queflo mede/imo fine
indirizzo il fuo Saggio politico fui Commercio
// famofo Melo?i , operetta , che ancorché i?i qual-
che parte difetto fa , io non faprei ba(ìanteme?ite
commendare . E brevemente tutti i Savi di Eu-
ropa , da qualche tempo in qua , di niente tr aiu-
tano con maggior follecitudine , e diligenza , quan-
to di quefla parte della Politica , nuli' altra ef-
A 4 fen*
È Delle Lezioni di Economia Civile,
fendovi che pili concerna /' umanità fa) .
Noi conoscendo la lunghezza della materia ,
non meno che ti fuo intralciamento , ci ftudiere-
mo , quanto le noflre forze, e i noftri lumi fojt er-
rami o , di ri trarla in piccola tela ; più per di-
mojlrarne gli Elementi a* giovani (b) di alto in-
tendimento , e di non leggiera afpett aziono , fic-
come quelli , da cui fi vuole fperare il perfetto
ri ftaur amento degli affari umani : che perchè no-
fira intenzione fia di dar lezione a i dotti e
feienziati uomini , o a i vecchi, poco oggimai cu*
vmtt delle cofe di quefto mondo .
Divideremo adunque tutta la materia in due
parti ; nella prima delle quali /piegheremo i prin-
cipi generali dell' Economia Civile , con qualche
ri/guardo però alle cofe d' Italia , e pili ancora
del no (Irò Regno e patria , tanto richiedendo V ob-
bligo di figli , e di Cittadini : e nella feconda
difenderemo a parlare di alcuno più particolari
materie , fenza la cognizio?i delle quali quefta
Scienza farebbe imperfetta , e manchevole . Ma
incominciamo col nome di colui , ci? è d* ogni bene
quaggiù larghijfimo donatore; affinchè ?ion i priva-
ti rifguardi , ma il folo amore dei ben comune ,
governi e muova ogni nofiro penfiero , e difeorfo,
DELLE
(a) Tra 1 precetti di Confucio, celebre Filofofo Chi-
nefe , uno era, che l'arte di governare non fia nel fondo,
che l'arte di dare a mangiare a' popoli . Martìnus Man.
(b) Il che vorrei , che il Leggitore non dimenticale
giammai : perchè non potrà altrimenti capire , perchè io
mi ila guardato fempre di edere in quelle Lezioni pro-
fondo e ftudiato . ConciofTìacofachè a i giovani , per cui
ferivo, non fi convenga, che abbozzare le cofe, ed eftere
più torto fupertìciale , che no .
DELLE
LEZIONI
D I
ECONOMIA CI VILE.
PARTE PRIMA.
u e fono , fecondochè a me pare , i fini
principali dell' Economia Civile ; il pri-
mo de' quali è , che la Nazione , che fi
vuole economicamente governare , fi a il più che
fi polla , riipetto alle fue interne forze , clima , e
fito , nnmerofa e popolata : e 1' altro , che fia ,
quanto è poflibile , agiata, ricca, e potente. Ora
per quali vie , e mezzi , e con quali regole fi
convenga feguire quefti fini , e poiché vi fi è giun-
ti , mantenervifi forte e durarvi , ci fiudieremo ,
quanto foftiene la picciolezza delle noftre cogni-
zioni , moiìrare patitamente. Innanzi però ad
ogni altra cola è meftieri , che ci formiamo una
giuda idea , e quanto fi può il più compiuta e
perfetta de' corpi politici , delle loro parti , e del
vigore e forza di ciafcuna, e della maeftà , e po-
tere di coloro , a cui fono affidati ; affine d'inten-
dere , primamente quali regole e leggi fi conven-
ga ado-
io Delle Lezioni di Economia Civile.
ga adoperare per muovergli ; e oltre a ciò met-
terci nell' animo , efièr del più grande interefìe co-
sì di tutta la Repubblica , come di ciafcuna fa-
miglia , non altrimenti riguardare i Sovrani , che
come divini moderatori di tutti i dritti de' iòtto-
pofti popoli ; e ciò perchè le loro leggi e ordi-
namenti fatti per noftra felicità , fieno da tutti
amati e rifpettati , come fi conviene , né ritro-
vino in noi della rozza e barbara oppofizione ( vi-
zio de' fecoli felvaggi ) che gli attraverfì , e im-
^pedifca il portare alla fua grandezza e perfezione
il corpo Civile .
■■nMMEHn
C A P. L
De" corpi politici.
§. I. A voler ben conofcere una macchina
XJL comporta di altre più piccole , per po-
terla faviamente muovere , e portarla felicemente
al fuo termine , o fcompofta , riordinarla 5 bifo-
gna , che fé ne riconofcano le' parti tutte quante,
e le molle ; la forza , e V attività di quelle parti,
e molle } e oltre a ciò il principal loro Motore .
Il tentar di fpignerla avanti , e follevarla fenza sì
fatte cognizioni , è come voler operare a cafo,
non fenza rifchio di urtare , e frangerla .
§. II. Ogni corpo civile è comporto di fami-
glie : e le famiglie di perfone Angolari . Le per-
sone fono gli elementi delle famiglie : e le fami-
glie de' corpi civili. Dunque la natura , e la
prima forza , e attività de' corpi politici nafce dal-
la na-
Parte I. Cap. I. n
la natura e forza delle famiglie , e dalla natura,
e attività delle perfone. In oltre ogni perfona
ha di certi dritti , che le dà la natura medefima,
ficchè gli porti feco nafcendo . I dritti delle fa-
miglie nafcono da i dritti delle perfone, e dal lo-
ro accozzamento : e i dritti de' corpi politici da i
dritti delle famiglie. Le perfone naturalmente
fono fottopofte a certe obbligazioni , le quali fo-
no infeparabili da i dritti primitivi '•> e quelle ob-
bligazioni trapalano dalle perfone nelle famiglie ,
e dalle famiglie per un patto originale ne' corpi
politici . Il Sovrano , capo di tutte le famiglie ,
e perciò di tutte le perfone , aduna in fé folo tut-
te quefte forze , e tutti quefti dritti , e la cufto-
dia di tutte quefte obbligazioni } delle quali for-
ze, e dritti , e obbligazioni egli è fupremo e in-
dipendente Moderatore per la pubblica felicità ,
cioè per la felicità di tutto il corpo , e di cia-
fcun membro : e a quefto modo forma la vera
forza e attività della Repubblica.
§. III. Ma quale è la natura , e la forza , e
quali i dritti , e le obbligazioni naturali delle per-
fone ? Ogni uomo , che ci nafee , è una perfona
naturale ( a ) . La natura non riconofee uomini ,
i quali non fieno perfone : e le leggi de' Popoli ,
per le quali gli fchiavi fono (limati non perfone,
fono delle leggi, le quali fi rifentono molto della
durezza e barbarie di certi tempi , e di certi luo-
ghi. Non eifendo dunque diverfa la natura d''un
uomo da quella d' una perfona ; neppure debbono
eflèrlo
(a) Quando 1' uomo divien membro del corpo politi-
co , allora alla perfcnalità naturale aggiunge la perfona-
lità
civile .
12 Delle Lezioni di Economia Civile.
dìèrlo i dritti, e le obbligazioni naturali.
§. IV. Ogni uomo è per natura fenfitivo e
penfante ; per natura ama di efièrci , e di efierci
quanto può • più fenza dolore . Per natura appe-
tifee tutto quel , che ftima poterlo alleggerire dai
dolore , dall' afflizione , dalla noja , e dal difagio .
Ogni uomo ama naturalmente prima e più fé ,
che gii altri : ma ha un fondo di pietà, che per
energia il porta a {occorrere chi è nel bifogno .
E' naturalmente gelofo del fuo bene : ma nori
invidiofo dell' altrui , le non quando fi oppone ai
fuo : ama più tofto di comandare , che di ubbi-
dire : ma ben comandato , obbedifce con alacri-
tà : è l'oggetto al timore , alla fperanza , all' amo-
re , all' odio , ali' ira , alla vendetta , alla miferi-
cordia : è curiofo , avido , attivo , ma nemico di
coazione : atto alia fatica , ma più inclinato alla
poltronerìa . Ama di penfare , e di fcegliere piut-
lofto a modo fuo , che a modo altrui ^ e nondi-
meno è docile , quando ha della ftima di coloro i
che il guidano. Ha un appetito miniftro infie-
me e fignore deli' intendimento , e due mani be-
ne articolate , e atte ad ogni arte , miniftre deli'
appetito e deli' intelletto. Ecco una parte della
natura delle perfone.
§. Vk A tutto quefto fi vuole aggiugnere, che
in ogni perfona il corpo è 1' iftromento dell' ani-
ma . Quefto iltrumento alcune volte è attivo , e
quando puramente paffivo. L' anima il muove 5
e il modifica con affoluto imperio , ed elfo opera
a feconda di quefto imperio \ ma talora egli agi-
fce nell' anima , e ne ritrae fcambievolmente nuo-
vo impeto , e irritazione. La tela nervofa e
mufcolare, la quale è come la'bafe di quefta mac-
china ,
Parte 1. Cap. I. 13
china , è di fua natura elailica , e irritabile . Gli
oggetti eilerni la folleticano , e pungono , e per
quello mezzo producono neli' animo Tentazioni or
moiette , or piacevoli . Quella irritabilità è riftro-
mento di tutte le fenfazioni , e di tutti gli affet-
ti dell' animo . Ella può eftère irritata da tre
bande, dagli oggetti efterni, da i fluidi interni , e
da i penlieri . Una fpiìla che la punga, una be-
vanda che la folletichi , fono degli oggetti eter-
ni , che fpeffo producono in noi de' gran dolori ,
e de' gran piaceri . Un fluido acido , o felino ,
che la ftimqli al di dentro , un liquore , che la
dilati piacevolmente , generano ipocondria , o al-
legrezza. Un penfiero moleflo 1' agita , e ci fa
divenire timidi , attratti , e fpeflò iracondi , e fe-
roci . Un penfier gajo , che l' allarghi , fa in noi
rinafcere la gioja . Quella tela è più aperta , e
più irritabile , ne' paefi caldi : meno ne' tempera-
ti : pochiffimo ne' freddi . Quindi è , che le fen-
fazioni , e gli affetti fono veementiffimi nell' Afri-
ca , e nell' Afia Meridionale : temperati in Italia ,
in Francia ec. ientiffimi nel Settentrione del no-
ftro continente .
§. VI. Quello in fomma è un breve abbozzo
della natura delle perfone . Ma è da confiderare,
che quella natura viene in mille guife ad effere
modificata , per l' educazione , per gli efercizj , per
1' unione fra di noi , donde nafce un' infinita va-
rietà di rapporti , che ci concernono ; per gli ftu-
dj , per gli collumi del tempo, per le opinioni, per
gli pregiudizi, per il clima, e per molte altre in-
terne , o eflerne cagioni. E tutto quello è ma-
nifello per la ftoria del genere umano . Per la
«jual colà il Fiiofofo , il quale voglia pienamente
cono?
14 Delle Leziotn di Economia Civile.
conofcere la natura degli uomini, e de' corpi po-
litici , non gli bafta , che ne confideri il folo fon-
do , ma che ponga mente a tutto quel , eh' è
detto di quelle varie relazioni , modificazioni , ri-
cami , e coloriti , fopraggiuntivi dal coftume e
dall' altre cagioni morali , e che gli calcoli efatta-
mente.
§. VII. Veggiam' ora quale e quanta è la for-
za delle perfone. Ogni perfona ha di certe for-
ze , cosi d' ingegno , come di corpo , le quali uni-
te infieme formano la fua forza totale. Ogni
perfona penfa : ed è a fé ftelfa confeia di poter pen-
fare a di molte cofe , e di molte maniere . Ogni
perfona è capace di una gran copia d'idee (a) , e di
ferie d' idee fra elio loro concatenate . Quello fa
che gli uomini fieno naturalmente capevoli di u-
na flupenda varietà di abiti di Scienze , e d' Ar-
ti. La forza adunque di penfare degli uomini li
vede affai chiaramente in quelle maravigliofe a-
zioni d' Arti , e di Scienze : negli Stratagemmi ,
nelle aftuzie ragionate , nelle fottilhTime frodi y
nel raffinamento de' piaceri , e delle arti de' pia-
ceri.
§. Vili. Oltre a quella forza d' ingegno , l'uo-
mo è dotato di certi organi fenforj , e di ner-
vi , e di mufcoli , ficcome iftrumenti di quelli ,
e di una forza da muovergli , la quale è fpeflò
fòrp rendente . Veggonfene de' maravigliofi effet-
ti negli epilettici , negli ubbriachi , negli adi-
rati,
(a) Chiamo qui idee non già le percezioni de' Ango-
lari , ma le forme univerfali efhratte da' cafi fimili . Que-
fta è la vera forza di quella voce nella Greca fìlofofia .
Senza tali idee non vi fono né Arti , né Scienze .
Parte I. Cap> I. 15
rati , ne* matti furiofi , e in altre molte occa7
fiorii , dove la natura umana è porta al cimen-
to , ficchè per una forza di reazione fi sviluppa
tutta. Quefte due forze d'ingegno, e di corpo,
unite alle mani , delle quali fon privi gli altri a-
nimali , hanno fatto , che gli uomini diveniflero
fignori di quanto vive in terra: che elevafìero del-
le ftupende moli : e che fignoreggiaflero agli ele-
menti , per le tante macchine , per le quali gli
hanno ridotti al loro fervizio. Certo chi folìè
vago di vedere da quanto piccoli principi le Scien-
ze e 1' Arti , a quanta grandezza fieno arrivate ,
gli converrebbe , incominciando da i tempi fel-
vaggi , e barbari , e di mano in mano trafcorren-
do la Storia , trapalare immenfi campi per veni-
re a i tempi noftri (a) .
§, IX. Or tali fono le forze naturali delle per-
fone . I Legislatori adunque , che a quefte fopra-
feggono , e comandano , fono non folamente nel
dritto , ma anche nel grado di adunarle tutte , e
farle con leggier tocco fervire così alla loro glo-
ria , come alla grandezza , e felicità del corpo
politico . Quefte forze ben maneggiate , e delira-
mente accozzate infieme , e ordinate ad un pun-
to , rendono i Sovrani quafichè onnipotenti , fic-
come con molta grazia il dice il Signor Fonta-
nelle . Non è facile a comprendere quel , che fé
ne può fare , dove fieno bene e carezzevolmente
adoperate e ftimolate , e principalmente per mezzo
dei
(a) Dilettevole e utile lettura (timo per ciò edere
quella di un opera eccellente , non guari ufcita alla luce
in Parigi , intitolata > Dell' Origine delle Leggi , delle Scien-
ze , e delle Arti di M. Goguet .
\6 Delle Lezioni di Eco?? orni a Civile.
del premio, e dell' onore, due potentiflìme molle
dell' animo umano .
§. X. Ma quali fono citi i dritti primitivi delle
pedone ? Chiamo qui dritto la facoltà morale di
fervirci liberamente di quel , che ci appartiene in
proprietà . Quella facoltà , dataci da Dio natural-
mente, coftituifce i noftri dritti primitivi 5 per co-
nolcere i quali ragioneremo così . Noi fiamo di
quei la natura forniti , e di quelle forze , che fo-
pra lì è veduto . E benché 1' une e 1' altre fie-
no in molte maniere modificabili e variabili , pur
nondimeno non fi pofrono da noi feparare . Ora
tutto quel , che appartiene alla mia natura , e che
non è da me feparabile , è così mio per natura , che
non potrebbe effer di altrui fenza che due perfone
follerò la medelìma; dunque è in mia naturai pro-
prietà ; e perciò è di mio dritto naturale . Adunque
la mia natura, ogni parte di quella natura, ogni
forza e facoltà naturale , è così naturalmente mio
dritto , che non potrebbe eiTer di altri , fenza che
io non fofs' io . E di qui è , che ogni perfona
ha dalla natura un dritto di elidere: un dritto di
eflere quei , che è : un dritto a ciafcuna fua par-
te , e facoltà , e forza : un dritto di fervirfi di
quelle fue facoltà e forze per fuo comodo, e per
la fua felicità . E perchè il dritto di difendere i
noftri dritti , è così naturale , come quelli ; per-
chè fenza il jus di difefa , quegli dritti celfano di
efifer dritti } feguita che ogni perfona ha dalla na-
tura un dritto di difender le, e gli altri fuoi drit-
ti , con tutte le forze d' ingegno , e di corpo , fin
dove la difefa non eccede la quantità dell' offefa.
§. XI. Quelli dritti , che fon detti , eflèndo
infeparabili dalia natura delle perfone , non pollò-
no
Parte L Cap. I. ^
no avere altra origine , che quella della natura
medefima. Ma tutta la natura delle cofe, e cia-
fcuna fua parte , è da Dio , primo , e unico So-
vrano del Mondo \ dunque i dritti primitivi delle
pedone fon da Dio, e in confeguenza dritti divi-
ni. Volergli diftruggere è la medeiìma cola, che
voler diftruggere la differenza degli eflèri , e con
ciò la natura, e l'ordine della natura, eh' è tan-
to a dire , quanto di voler contrattare a Dio i'im-
perio dell' Univerfo . Di qui fegue , che 1' obbli-
gazione , nella quale è ogni uomo , di non tocca-
re i dritti altrui , è così naturale , e infeparabile
dalla natura razionale , come fon quei dritti.
§. XII. In fatti fupponghiamo per un poco ,
che non vi fia sì fatta naturale obbligazione 5 fe-
guita , che ciafeuno polla per natura efler padro-
ne e de' fuoi , e de' dritti altrui . Ma quel, che
è del dominio di più, non è di niuno in proprie-
tà ; dunque niuno ha in proprietà i fuoi dritti ,
niuno ha la fua natura , le fue facoltà , e forze ;
io adunque non fon mio per natura , né tu fei
tuo, né nefifuno è di fé (iettò. Il che eftendo li-
na manifefta contraddizione naturale, non minore
di queft' altra , io non fon io , né tu fei tu ; né
potendo Dio effere autore di naturali contraddi-
zioni } confiegue , che ciafeuno è naturalmente in
proprietà fua ; e con ciò , che fcambievole fia
r obbligazione di rifguardare ciafeuno i dritti al-
trui, e rifpettargli come facri . Donde s' intende ,
che il principio del jus di tutti su tutti di Tom-
mafo Obcs , è naturalmente contraddittorio .
§. XIII. Da quefta propofizione feguita , che
la prima e general legge della natura , cioè legge
di Dio promulgata per le opere medefime della
Par.L B natia-
18 Delle Lezioni di Economia Civile.
natura , e per 1' ordine naturale di quéfto mondo ,
fia quefta , che niuno in niuna maniera
ATTENTI A I DRITTI PRIMITIVI DI NIUNO,
E ATTENTANDOVI SIA REO DI TAGLIONE ,
CIOÈ' DI PERDERE QUEL DRITTO, CHE HA IN
ALTRI TENTATO DI OFFENDERE, O HA OFFESO.
Tutto il genere umano , felvaggi e culti , ignoranti
e dotti , fono intimamente perfuafi di quefta leg-
ge } perciocché ella non è raziocinio, ma cofcien-
za : dunque tutto il genere umano è naturalmen-
te difpofto ad efeguirne la pena , e ftimala dritta t
e giufta(/*). In latti la legge del taglione è fiata
la più antica delle leggi di tutte le Nazioni , ed
è tuttavia in vigore fra i Barbari . legge nata ne'
tempi fempiici con i primi fondatori de' popoli,
e quando gli uomini erano più penetrati , per la
loro pochezza , dall' idee della divina giuftizia ,
e deU'egualita di natura. Ella è per la prefente
vita la fanzione panale della legge di natura ; ed
è perciò così baftantemente promulgata , come
quella legge medefìma , vale a dire per un' inter-
na convezione del cuore , e per l'ordine dell' Uni-
verfo . ^^
§, XIV. Per r ufo de' dritti primitivi noi pof-
fiamo acquisirne di molti altri , fé 1' ufo de*
primitivi , con cui acquetiamo queiti fecondi , fia
fenza
(a) Quefta ira (Ti ma
Ch'i bai'fc? quel , eh1 altrui ha fatto ,
Alla finta Giufiìzìa ha fodàìsfatto ,
con manwgliofa armonia fi trova effere un fenfo di tut-
te le nazioni , anche le più felvagge e barbare. Anzi
non fi troverà neìTun reo , quantofivoglia ortinato e fcel-
lerato, il quale iteli' effet punito d' un delitto , di <;ui è
confeio , non dica nel fuo cuore , ben mi fi a .
Parte I. Cap. I. 19
fenza offefa di ninno (a)-. Quelli dritti acquiftati
diventano così noftri , e in noftra proprietà , fic-
come fono i primitivi. La legge adunque di na-
tura, della quale è detto poc' anzi, ci garantisce
così gli uni, come gli altri. Finalmente gli uo-
mini padroni così de' dritti primitivi, eoms degli
acquiftati , poflòno ben cederne , o trasferirne una
parte , gli uni agli altri , perchè il dritto di fer-
vaci di tutto quel , che ci appartiene , è un drit-
to infeparabile dalla noftra natura. Così noi pof-
0 fiam divenire proprietarj di quefta terza claflè di
dritti , i quali non ci apparterranno men'o , che
tutti gli altri 5 né faranno men {oggetti alla me-
delirila fanzione di natura .
§. XV. Dio , il quale è perfettamente favio ,
e buono , non ha potuto dare agli uomini ninno
attributo, che non fofTe indiritto al lor fine, cioè
alla loro felicità 5 perchè Dio non può operar kn-
za fine; dunque tutti i dritti , de' quali le perfo-
ne nafcono fornite , non hanno altro fine , falvo-
chè la loro confervazione , e felicità . E di qui
feguita ancora , che il dritto di fervirci de' noftri
dritti, non può oltrepaffare i termini della noftra
confervazione , e felicità : e fé gli oltrepaftà, met-
B z tendo
(a) Perchè un dritto, ch'offenda un'altro dritto, effondo
uno men'uno, è un niente . Donde interi defi che negli efieri
concatenati e ordinati non vi può eflcrc una proprietà
deftruttiva della proprietà di un altro efiere : e il pren-
dere le proprietà fubfervienti ad altre proprietà per con-
trarie e diflruttive , è ignorar la natura . Quando fi pro-
duce l'amor proprio di due perfòne è come produrre l'a-
ree di due cerchi eguali , fé fi parla dell' amor proprio
naturale . Ma i capricci del libero arbitrio potrebbero
ben rendergli contrari e deftruttivi di fé itefiì .
2.0 Delle Lezioni di 'Economia Civile.
tendo in oppofizione dritto a dritto, è contro al-
la legge naturale dell' Univerfo. Dond' è , che
non vi è niuna obbligazione di non opporli agli
abufi , che altri fa de' Tuoi dritti ; efTendo l'oboli*
gazìone corrifpondente al dritto . Ma dove non
è in noi obbligazione , che ci arreda , ivi è drit-
to d' agire : perchè ogni potenza attiva agifce per
naturale iftinto , dove non è oftacolo ; dunque il
poterfi opporre agli abufi , che altri fa de' fuoi
dritti , è un dritto come gli altri. Ed ecco un
fondamento naturale del Governo.
§. XVI. Per diviluppar meglio quello artico-
lo , veggiamo fé fra i dritti primitivi dell' uomo
ve ne-fia uno , di effer foccorfo ne' fuoi bifogni i
I dritti primitivi fon fondati su delle primitive
proprietà delia natura umana : ogni proprietà
primitiva ne comtuifce uno . Ma qua! diremo,
eflèr quella , che comtuifce il dritto del foccorfo?
L' uomo è un animale naturalmente focievo-
le . Ev un dettato comune . Ma non ogni uo^
mo crederà , che non vi fia in terra niun anima-?.
le , che non fia lodevole , Chi dice animale , di-
ce di neceffità un elfere compagnevole. Prima
perchè niuno animale nafce fenza 1' accoppiamene
to de' due feffi (a), . Secondariamente , perchè ogni
animale ha un padre , e una madre , a. cui retta
per qualche tempo attaccato , In terzo luogo ,
perchè la Storia naturale non ci ha finora infe-.
gnato di eiTervi degli animali, i quali in niun mo-
do fi unifcono . Imperciocché non folo gli uc-.
celli,
(a) I pochi cafi , che ci fi potrebbero opporre , non
fanno , eh' una piccola eccezione alla regola generale .
Vedi Buffon.
Parte I. Cap. I. il
celli ^ e i pefci , anche quelli di rapina , fi aflò-
ciano fra di loro , ciafcuno nella (uà fpecie : ma
tutti i terreftri altresì , non eccettuandone neppu-
re le fiere . A quefto modo adunque ogni ani-
le è per natura compagnevole.
§. XVII. In che dunque diremo 1* uomo effe-
re più focievole , che non fono gli altri ? Ogni
animale fi imifce col fuo limile , fecondo la firn
natura : efìl fi foccorrono eziandio fcambievolmen-
te ne' loro bifògni , ciafcuna fpecie a tenore del-
le fue forze , e delle fue cognizioni , e ciò per
iftinto , non per rifleffione . Ma negli uomini
vi è qualcofa di più fublime, e divino , che dee
farne un vincolo più forte ; e quefta è la pie-
tà' t fondo proprio del cuore umano , che non
iia guaito dall' educazione , e la ragione calco-
latrice d' un' infinità di rapporti col fine d;lia no-
ftra vita . Adunque una focietà ragionevole e
conveniente ad eneri per natura pietou e ragione-
voli, tendente alle felicità delle parti e del tutto ,
debb' efler quella, per cui fra tutti gli animali liana
detti focievoli . Quella ragione , per la quale eo-
nofeiamo , che non folo noi , ma tutti gli altri
animali eziandio fieno gli uni compaffionevoli ver-
fo gli altri a le limili , e focievoli , e che una
tal focietà è il più grande de' mezzi dèlia noftra
felicità, ftabilito per l'ordine della natura, che fa
che niuno badi a fé ftefiò , ci difeuopre un reci-
proco dritto di efièr foccorfi , e confeguentemente
una reciproca obbligazione di (occorrerci ne' no-
ftri bifogni : perocché non vi può effere focietà
fra quelli , i quali premendo i moti della natura
non fon pronti e difpofti a foccorrerfi nelle fcam-
bievoii loro neeeilìtà.
B 3 J.XVIIL
22 Delle Lezioni di Economia Civile.
§. XVIII. Niun uomo può rinunziare alla fua
natura ; perchè niun uomo può effere per fuo ca-
priccio altro da quel , eh' è nato . Un Cerchio
non può edere , che Cerchio , e un Triangolo ,
che Triangolo . Dunque niun uomo può rinun-
ziare alle proprietà della fua natura . Se noi fìa-
mo naturalmente focievoli , e focievoli per -infita
pietà e ragione ; quefta focialità è una proprietà
così indelebile dalla noftra natura , come quella
di eiìere animali , e animali compaflìonevoli e ra-
gionevoli . Ma quella proprietà unita alla comu-
ne debolezza , e al reciproco bifogno porta feco il
dritto di effer foccorfi , e F obbligazione di l'occor-
rere ; dunque quello dritto è primitivo , ed è pri-
mitiva altresì l obbligazione , che gli rifponde .
§. XIX. Quello dritto, che chiamali umanità,
non
(a) La propenderne , die ciafeun fi fent-e , di (occorre-
re chi è nel bifogno , quando niente ci previene in con-
trario , è tale , che opera prima della rifleffione : e di qui
è , eh' ella è più forte nella gente rozza , che nella ri-
fkftìva . Quello moftra , che il fondo della natura uma-
na è compaffionevole , che vale a dire inchinato alla vir-
tù fociale , eh' è la vera virtù di quaggiù . Veggafi
Schaftesbury , InquWy of Vtrtue and Merit . E quando in-
confideratamente fi oppone effervi di certi feroci e cru-
deli , fi commettono due difattenzioni . i. Quella cru-
deltà è accidente alla natura , nafeendo da' bifogni , o da
urto di cagioni efterne , o da cattivo avvezzamento . 2.
Niun uomo è aflolutamente crudele , ma relativamente ;
perchè quegli Agai medefimi dell' Africa , uomini fierif-
fìmi , non fon tali , che per poter efler compaflìonevoli
con i loro o domeftici , o amici , o nazionali . Il che
più torto pruova una compaflìone mal intefa , che una
crudeltà di natura .
Parte I. Cap. I. 23
iion è dritto di una parte degli uomini , ma Co-
mune del genere umano , per modo che quegli fo-
lamente non vi fono logge e ti , i quali non fono
nati uomini } dunque per legge di natura va di
perfona a perfona, di famiglia a famiglia, di cor-
po politico a corpo politico. Pur tuttavia può
divenire più forte fra una porzione degli uo-
mini per fatti particolari . Gli uomini adunque
per natura focievoli , e obbligati a foccorrerfi re-
ciprocamente , quando fi unifeono in vita com-
pagnevole , per patti , efprefiì , o taciti , fi obbli-
gano più erettamente ad uno fcambievole foccor-
fo . E di qui è , che nelle famiglie , e nel cor-
po civile , ogni membro ha due dritti di efìfer foc-
corfo dagli altri ; il primo de' quali è quello, che
gii dà la natura : il fecondo quel > che naice da i
patti fociali .
§i XX. Vi è una terza ragione , che obbliga
ogni membro della civile focietà ad ingegnarfi di
effere utile agli altri : e quefta ragione è la pro-
pria utilità . Primamente non è facile trovare ,
che altri coftantemente foc corra colui , il quale
fi dichiara colla fua vita , di non voler foccorre-
re nefiiino . In una greggia di vacche e tori un
lupo non potrebbe fper.are niun ajuto ne' bifo-
gni . Secondariamente, quanto meglio fta il corpo
civile , tanto più grande è 1* utile , che ne ridon-
da a ciafeuna parte . Ora il corpo civile ita tan-
to meglio , quanto le une parti fono meglio com-
melTe coli' altre , il che è , quanto meglio V une
foccorrono le altre , e fi lìudiano di effere l* une
all' altre di giovamento .
§. XXI. Con quefta natura , eh' è detta , con
quelle forze , con quelli dritti primitivi , e final-
li 4 mente
2-4 Delle Lezio?ii di 'Economia Civile.
mente a quefte primitive obbligazioni foggette,Ie
penane vengono in quefto Mondo . Ma benché
quefte cofe fieno da noi infeparabili , nondimeno
fi poiTòno modificare in infinite maniere . La no-
ftra felicità dipende da una favia loro modificazio-
ne , e da un ragionevole ufo , che ne facciamo :
la miferia dall' abufo. E' dunque neceilaria una
difciplina, ed educazione , affinchè per la fperien-
za del paiìato , e pe '1 calcolo de' più favj , 1' ufo
delie noftre forze non fi opponga , né oltrepaffi i
dritti , e le forze di ciafcuno , ma metta in equili-
brio gli appetiti naturali con le forze e con i
dritti . Senza quella l'uomo farebbe animale roz-
ziffimo , efpofto ad ufcire ad ogni momento dall'
atmosfera della fua natura } e perciò a maggior
miferia , che non fono le beftie . Di che fervo-
no d' efempio le intere nazioni de' Cafri , cui la
felvaggia maniera di vivere rende in poco diffe-
renti dalle beftie, che fi divorano^ e brevemente
tutti i popoli falvatici. Niente di più vero han-
no fcritto i Filofofi , che tutto quel , che noi fia-
mo, il dobbiamo principalmente all' educazione.
(a)
§. XXII. Tre fono i perni, fu di cui l'educa-
zione e la difciplina degli uomini fi acconciano,
e fer-
(a) Ulifie ( Odyff. vi. 120 ) avendo dal fondo del fuo
nafcondiglio udito voci umane, incerto s'ei fofle tra uo-
mini , o fiere , in qual paefe , die' egli , fon io capitato ?
H' p oly Ó/3pl<7TcU Ti y.ui ctypwi , vS't $lX.qtiOt j
Son ejfi de Jelvaggi ingiufii e che tnenan le mani?
Dove è da vedere , che Omero fembra confonder F idea
di felvaggio, e d'iniquo. Taf era la perfuafione di tut-
ti gli antichi.
Fatte I. Cap. L 25
e fermatili, le nozze ftabili, il culto religiofo , e
T imperio civile . L' uomo , come ogni animale ,
è dalla natura portato alla venere : 1' educazione
ne vuol far nozze. I popoli vogliono un culto:
fé non è quel di Minos , farà quel di Numa : fé
non quel di Confucio , farà quel di Maomet . I
favj debbono fceglier quello , la cui effenza è 1' a-
more e la virtù {a) . Finalmente vogliono un Impe-
ro : fé loro non date un' Ariflocrazia, fi creeranno
una Democrazia : e fé non hanno né 1' una né
1' altra , vorranno un regno : e delle volte s' ac-
conciano anche alla tirannide . Senza nozze non
vi fono famiglie , e gli uomini hanno bifogno del-
le famiglie. Senza culto religiofo , non vi è né
(labilità di nozze, né imperio civile , né vera idea
di virtù , e noi vogliamo 1' uno e 1' altre . Fi-
nalmente fenza imperio lo flato delle famiglie in-
clina più alla vita felvaggia , che al vivere com-
pagnevole , né ferba veruna mifura tra le forze ,
dritti , e appetiti , ficcome la Storia delle nazioni
barbare e' infegna .
§. XXIII. Gli uomini nafeono tutti quanti
con maggiori bifogni e appetiti , che non fono le
loro forze . E benché quello fia comune a tut-
te quali le fpecie degli animali } tuttavia in noi
è , fenza paragone , più grande la debolezza . Non
vi è fanciullo , che poterle fcampare da' pericoli
della natura , e degli animali , fé l' amore e la cu-
ra de' Genitori , non gli proteggere fino agli anni
di pubertà , e delle volte più avanti. Le forze
della
(a) Omero nelf iileffo luogo dà due caratteri de' po-
poli civili (piXo^Hvoiy ofpìtali , e uomini ne1 quali vocs tan
StvS'vs , efj hanno fenfo della divinità ,
%6 Delle Lezioni di Economia Civile.
della natura umana non fi sviluppano pienamen-
te , e non vengono ad intera robustezza , prima
de' venti anni . Aggiungali , che la ragione , for-
za principale dell' uomo , non viene a maturità ,
ordinariamente parlando , che un poco anche più
tardi del corpo 5 né vi viene gran fatto fenza edu-
cazione . Di qui feguita , che le nozze ftabili , e
le famiglie fono necellàrie , non folo perchè ven-
ghiamo al Mondo, ma molto più perchè ci con-
serviamo , e perchè le noftre forze tanto di cor-
po , che di animo vengano a perfezione , e ac-
quitrino quella rettitudine , e robuftezza , fenza
della quale non ci fervono , che ad accrefeere la
noftra debolezza , cioè ad infeiicitarci .
§. XXIV. Non è men chiaro , che non vi è
famiglia neffuna , la quale poteffe lungo tempo
durare , e fenza (tento confervarfi tranquilla , fen-
za il foccorfo reciproco di molte altre . Vi è un
infinità di pericoli dagli elementi , dalle beftie ,
dagli uomini , e infino dalla natura noftra medefì-
ma , a vincere i quali , e per lungo tempo , niu-
na famiglia ha di baftanti forze . A lungo anda-
re ognuna ne farebbe disfatta. Di qui fiegue ,
che f unione di molte famiglie in un medelimo
luogo è aflòlutamente neceflària a confervarle tut-
te . Pruova di quefta proporzione è , che le pic-
cole popolazioni fono Mate fpeffo diftrutte da quel-
le cagioni che fon dette ; di che la Storia è pie-
na. Veggafi intanto quel , che fcrive Strabone
ne' due primi libri della Geografia , di certi pic-
coli popoli diftrutti dagli animali (a) .
§.xxv.
0) Quefto pruova , che lo flato delle famiglie fepa-
rate , gli avopcìS'ss , fparfi , degli antichi , è uno flato ,
dove
Parte 1. Cap. L 27
§. XXV. V uomo tuttoché membro di una
famiglia , ìia nondimeno fempre , e ritiene la fua
particolare natura , le me forze , e i luoi dritti
primitivi : adunque perchè molte perfone apparte-
nenti ad una medefima famiglia pollano formare
un corpo unito , durevole, e atto a foftenerfi , è
neceilàrio , che vi fìa una forza comune , la qua-
le le unifca , e vegli su di quelle , affinchè modi-
fichi unifonamente , quanto la natura comporta ,
iloro ingegni, le forze, i bifogni, e i dritti : per-
ciocché ogni difcordanza può divenire cagion di-
ftruttrice di un piccol corpo. Quefta forza debb'
elTere non folamente direttiva , ma coattiva altre-
sì 5 perchè la fola forza direttiva , per la noftra
naturale ignoranza , per la ritrosìa della noftra
natura , e per la forza elaftica e refiliente delle
paffioni , non bada per unirci e mantenerci con-
cordi , almeno per lungo tempo . Or quefta for-
za direttrice infieme e coattrice , quefV imperio
domeftico , per natura compete a coloro , i quali
hanno per le nozze generato le famiglie , come
Ja forza ordinatrice , e putatrice di una vigna
conviene a chi 1' ha nel fuo piantata. Quin-
di è , che r imperio paterno è un jus primiti-
vo , e naturale de' Padri : e per tale è ricono-
fciuto in tutte le nazioni , e fra quelle maggior-
mente,
dove le forze fon fempre di molto al di forto de' bifo-
gni i più fempHci . Non può dunque eflfer felice \ altrieri,
che non fi fupponga con Platone (nel Politico) una ter-
ra paradifiaca . Quelli dunque che ci parlano della fe-
licità de' Selvaggi fparfi , lavorano su la fan ta fi a , non
su la Storia .
a 8 Delle Lezioni di Economia Civile.
mente, le quali fono più barbare (a).
§. XXVI. Dove fieno unite in un medefimo
luogo più famiglie , ivi fono uniti più corpi mi-
rti i perchè ogni famiglia n' è uno. E iìccome
divede perfone hanno diverfi penfieri , affetti , ir-
ritabilità , utilità , volontà , e fini privati ; cosi
quelle medefime cofe fon diverfe, in diverfe fami"
glie . Laonde come non è poflìbile , che le per-
fone componenti una medefima famiglia cofpirino
uniformemente e perpetuamente ad un comune
fine , fenza una forza coattiva : medefimamente
non è poflìbile , che molte famiglie formino un
corpo politico perpetuamente concorde , fenza un
imperio coattivo . Dunque ne' corpi civili è ai-
folutamente neceffaria una forza legislatrice , e
coattrice , per vigore e fapienza della quale tutti
i membri tendano uniformemente al medefimo fi-
ne per una geometrica proporzione di bifogni ,
forze , dritti . La Storia e' infegna , non efìèrvi
in terra ninna gran popolazione , che non abbia ,
o un imperio ben formato ,o un' immagine di quel-
lo . I Politici , che han detto effervi delle copiofe
Nazioni nel puro flato naturale , ignoravano la
Storia. I felvaggi tutti quanti , dove non fie-
no un branco di famiglie difperfe, hanno o delle
Teo-
(a) Perchè la forra dell' imperio civile ha tratto mena
a fé la forza dell'imperio domeit'co. I padri tra gli Sto-
tilandi ritengono la fiera e inumana autorità di ordinare
a' figli un parricidio, Perchè come fon troppo vecchi,
rifiucchi della vita , fi lafciano , per fovrano comando ,
ammazzare da' figli ; a quel modo , che Saul credette di
avere il dritto di comandare al fuo armigero , di eflere
ammazzata •
Pane I. Cap. I. 2g
Teocrazie ( che fono flati i primi governi del
Mondo ) o degi' Imperj volanti . Quello imperio
è un dritto , che nafce per la cernone di piccole
porzioni dell' ufo de' dritti di ciafcuna pedona e
famiglia : è una forza generata dalle forze cofpi-
ranti di tutti i membri : è una volontà formata
per 1' unione di certe porzioni delle volontà delle
perfone : è un lume accefo e alimentato dalle
menti di tutti.
§. XXVII. Siccome nelle famiglie 1' imperio
domeflico è di fua natura indiritto alla reciproca
confervazione e felicità , tanto di chi comanda ,
che di coloro , a cui comanda : medefimamente il
fine dell' imperio civile è la reciproca conferva-
zione, e felicità delle famiglie , e del capo , che
le fignoreggia . Le famiglie coftituifcono la forza
dei capo : e la forza del capo mantien le fami-
glie. Non fi poffon quelle confervare fenza im-
perio : né vi può effer imperio fenza corpo poli-
tico. Adunque quelli termini Corpo Politico, e
Sovrano , hanno tra loro una reciproca e necef-
fària relazione.
§, XXVIII. Ciafcuna famiglia ritiene nel ci-
vil corpo tutti i fuoi dritti , fieno primitivi , fie-
no aoquiftati : ma non ritiene già tutti gli ufi ,
e le modificazioni di quefti dritti . Non altrimen-
ti che ciafcuna pedona ritiene nella famiglia i
fuoi proprj dritti infeparabili dalla natura, ma non
già tutto l' ufo de' medefimi . L'ufo de' dritti delle
perfone è per natura foggetto all' imperio dome-
flico per bene della famiglia : e F ufo de' dritti
delle famiglie pel bene , e per la felicità del cor-
po politico è fottopofto all' imperio civile . Tan-
to è lontano , che quelle modificazioni o reftri-
zioni
30 Delle Lezioni di Economia Civile.
zioni fieno dell' ingiurie, che fi fanno agli altrui
dritti , che anzi farebbe un' ingiuria il tralafciar-
le , nafcendo da tal forza la ficurtà de' noftri
dritti . Noi fiam fervi delle leggi , aftinché fiam
liberi , diceva Cicerone . Ricordiamci di quello ,
che li è detto di fopra , che il poterfi opporre agii
abufi de' dritti degli altri , è un dritto primitivo
di tutti gli uomini , febben dritto di umanità m
E quando quefto dritto da molti fi trafmette in
uno per comune interefle, cofìituifce in coftui un
dritto perfetto , e in> quelli , che il trasferifcono ,
una perfetta obbligazione.
§. XXIX. Donde fegue , che non vi poffono
effere in uno flato ben ordinato delle famiglie
non fottopofte al capo politico : farebbe un con-
tradittorio civile , e il maggior difordine della na-
zione : farebbe un oftacolo perpetuo al trasfonder-
fi il vigore dal capo nelle membra : un polipo del
cuore politico . Ogni famiglia , ogni collegio efente
dalla legge generale ne rompe la forza, e la riduce
ad elTer precaria . Perchè come in una perfona af*
• finché viva , e viva fana , tutte le parti debbono
foggiacere o immediatamente , o mediatamente al-
la forza , e al reggimento dell' animo ; per mo-
do che quelle , che non vi fon foggette , è me-
ftieri , che fieno o parti afcifiè , o inaridite , o di-
fordinanti , e ottanti ; così nel corpo politico , ogni
famiglia, o tribù, o collegio, non fottomeifo ali'
imperio civile, è un piccol corpo, o troncato, o
difordinante , che non ferve , che ad arreftare il
vigore delle leggi , e del buon ordine. E fé vi
folle chi per male intefi privilegi pretendere di
fottrarfi all'ordine univerfaìe, in ciocché riguarda
quefta
Parte L Cap. I. 31
quefta vita temporale , farebbe reo di Maeftà (a),
§. XXX. Si può quindi comprender facilmen-
te , che il primo fine dell' imperio civile è la con-
fervazione del corpo politico : il fecondo la como-
dità : il terzo la felicità naturale e civile . Non
altrimenti che il primo fine dell' imperio dell' a-
nima fui corpo è il confervarvi la vita : il fecon-
do il procacciargli de' comodi : il terzo il ricer-
car la prefente tranquillità , che confifte nel di-
ftaccarne il più che lì può i dolori , le noje , le
moleftie , 1' afflizioni , le inquietudini . Quali fie-
no i mezzi generali da poter ottenere quefti fini,
dimoftreremo qui brevemente : ma più ampiamen-
te e particolarmente , quanto per noi fi faprà, e
potrà , nel decorfo di quefìe lezioni .
§. XXXI. Quanto è maggiore il numero del-
le famiglie , le quali compongono un corpo civi-
le , tanto egli è più in grado di foftenerfi , e di
refpingere i mali , che gii poffono avvenire , o
dalla natura delle cofe , o dagli uomini . I pic-
coli corpi politici non vivono , che precariamen-
te. La Storia ce ne fomminiftra di moltiffimi
efempj dappertutto , e principalmente in Italia ,
dopo la decadenza della Repubblica Romana .
Dun-
(a) La malvagità del coftume di certe parti della
Terra nafce appunto dal non effere tutti i membri fot-
tomefTì al medefimo capo, e alla medefima legge . Chi
può dire al capo del corpo politico , non ù cono/co , o,
pojfo falvarmi di botto , deve ho detto , non ti cono f co , può
anche dire alla legge , non [et fatta per me . E chi
può ciò dire, non può aver coftume ; perchè il fondamen-
to del coftume è di offervar le leggi , cuftodi de' dritti
degli uomini .
32 Delle Lettoni di Economia Civile.
Dunque una giufta eftenfione (a) di terra è necef-
faria alla robuftezza e confervazione di un corpo
polìtico . E nondimeno non confiftendo la forza
di tal corpo nella eftenfione delle terre , ma sì
bene nella moltitudine delle famiglie, che le abi-
tano } feguita che la popolazione debb' eflere una
delle principali cure dell' imperio civile , fé elfo
ama di edere rifpettabile e conservarli .
§. XXXII. Quanto fono più forti i pezzi d'u-
na macchina comporta , e quanto meglio commef-
jfì , tanto ne vien' ella ad effere più atta a fuflì-
ftere , e più in grado di refpingere gli oftacoli ,
che. gli fi poifono attraverfare nel muoverli. Dun-
que le feconde cure dell' imperio civile confiftono
in fortificare le famiglie , e in unirle ftrettamen-
te fra loro , e col capo. A quello fine rifguarda
F educazione virtuofa , e religiofa , e più torto ri-
gida , che no (b) } la feverità delle leggi, gli eferci-
{a) Dico una giufta eftenfione \ perchè neppure fover-
chiamente grande è per effer pia forte . Le vafte Mo-
narchie fon tanto più deboli , quanto è più difficile , che
dal capo l'umore fi comunichi con facilità alle parti eftre-
me . La Repubblica Romana s' indebolì , come crebbe
oltre ogni mifura . Neil' Imperio della China v' ha quafi
ogni anno delle ribellioni : in quel di Costantinopoli l'e-
ftreme parti foftengonfi come membri pofticci . Le molle
perdono la lor forza così fé fono foverchiamente lunghe,
come dove fon troppo corte .
(ò) Un grand' uomo ha detto , che nelle Monarchie
non è neceffaria la virtù' , ma sì bene il costume .
La virtù1 è f affezione pel ben pubblico : il costu-
me f attenerli dal far male altrui. Il virtuofo fi facrifi-
ca al ben della padria : il ben coturnato non offende nef-
funo : ma fé è fenza virtù , ogn' altro uomo gli è indif-
ferente . E1 egli a farfi de' lunghi palli dal rifguardare
gli
Parte I. Cap. I. > 33
zj, e le fatiche. La legge dunque dee opporli
all' eccello della mollezza , del luflò , e de' vizj ,
e d' ogni cagione d' indebolimento della natura u-
mana , e di difsociamento delle perfone. Delle
quali cagioni eflendo madre di tutte la volontaria
poltroneria, a niun vizio tanto fi vuol far la guerra,
quanto a quello. Savia legge fu quella d'un anti-
co Re della China , che dichiarava , che quegli
accattoni, ch'erano in iflato da lavorare, divenif-
fero fchiavi del primo occupante {a). Più uma-
na , ne men bella , l' Inglefe pattata fotto Eduar-
do VI , che gli rendeva fchiavi per due anni (b) .
§. XXXIII. Quanto un corpo è meglio nuda-
to , tanto maggiori fono le fue forze , e tanto è
più atto a difenderti da i mali , così intrinfeci ,
come eilrinfeci . L' Economia dunque debb' eflè-
re la terza cura dell' Imperio. Ella abbraccia
l' induflria , le arti , i meflieri , il commercio in-
terno ed eflerno , e mille altre cofe , che a que-
lle fervono . Quanto più crefee un popolo , a
quella medefima proporzione crefeono i Difogni del
nutrimento ; e proporzionevolmente aumentar fi
debbono le cure paterne del Sovrano .
§. XXXIV. Un corpo civile non può efTere
né (labile , né felice , dove le fue parti non fi (li-
mino ficure de' loro dritti , e di quella parte di
naturai felicità , che loro accorda la Natura , e le
loro fatiche . A quello effetto é neceflària una
Par.L C forza
gli altri con indifferenza all'offendergli? Non credo dun-»
aue che fi polla aver buon costume lenza virtù* nef-
mna.
(a) Marùnus Martinuis lib. v. fftftl Sin.
(b) Hum Hìjìory of England tom. iv. pag. 329.
34 Delle Lezioni di "Economia Civile.
forza fuperiore , che reprima la non giufta cupi-
digia, che potrebbe nafcere in alcuni, di turbare
j dritti altrui : e oltre di ciò affinchè difenda tut-
to il corpo dagl' inibiti degli altri corpi politici ,
che gli fono d' intorno . Óra a far quello vi vo-
gliono delle leggi certe , e delle arme : quelle per
affìcurare i dritti dal capriccio degli uomini : e
quelle per mettere a dovere le viziofe paffioni. E
quella è la quarta cura generale del Sovrano .
§. XXXV. Non faranno mai ben fra elio lo-
iro commelTe le parti d' un corpo politico , fé la
egge , eh' è una catena aurea ufeente dalla boc-
ca del Sovrano, non incateni e leghi e unifea le-
gando tutte le perfone e le famiglie. Quelle per-
fone , che reflaflèro fciolte dalla catena , attraver-
ferebbono la fua forza , e la indebolirebbero . In
un popolo dunque , che vuol marciare alla fua
vera grandezza e felicità , non vi debbono effere
né perfone , né famiglie , né repubblichette im-
muni dalla forza della legge univerfale . Ogni
corpo , le cui parti dipendono da più capi , è di-
fordinatamente corpo , e membro .
%. XXXVI. Non è poflibile , che i corpi po-
litici non abbiano tutte le paffioni delle perfone,
elìendo comporli di perfone . Ogni perfona è na-
turalmente timida e gelofa del fuo bene \ dond'è,
che cerca cautelarli dall' oflfefe _, che le poiìòno
venire da qualunque altra . Ecco la prima necef-
lìtà di dovere ogni corpo politico elTère armato
per rifpetto a' vicini . Ogni perfona è avida di
beni , e invidiofa del ben maggiore di chi gli è
vicino . Quella farà una feconda ^cagione di do-
vere ogni P epubblica eflèr' armata . Ogni perfona
è vendicativa } dunque, il fono eziandio gli Stati .
Tra'
Parte L Cap. I. 35
Tra1 vicini fon facili 1' offefe . E quefta è la ter-
za cagione di fidarfi full' arme. Obbes ha il tor-
to di dire che per dritto di (Natura [gli nomini
fono in uno flato di guerra . Se diceva di fatto,
aveva ragione .
§. XXXVII. La cura di promuovere la popo-
lazione , quella dell' educazione , e con ciò delle
lettere , delle fcuole , e dell' arti \ la cura dell' e-
conomia , e del commercio \ la legislazione , e la
giurifdizione su tutti i membri del corpo politi-
co '-i il dritto delle armi , della pace , e della guer-
ra ; e brevemente ogn' altra cura neceffaria alla
pubblica tranquillità e ficurezza , tutte , dico ,
quelle cure fono in proprietà del Sovrano . Im-
perciocché fé elleno non fono in fua proprietà ,
non fono neppure in proprietà di neflun altro, non
potendovi '.efière nella. comunità altro , che aduni
in fé folo e rapprefenti tutto il corpo politico :
dunque non vi ha imperio } ciocché é contraddit-
torio. Ora quel, che è in proprietà di ciafcuno,
è fuo dritto } dunque i dritti dell' imperio civile
fono tanti , quante fono le fue cure , e tutti ina-
lienabili, e infeparabili dal dritto dello Scettro.
§.XXXVIII. Ad ogni dritto, cioè ad ogni li-
bera facoltà di agire, garantita dalla legge di na-
tura, di qualunque forte ila, corrifponde natural-
mente un' obbligazione , fenza della quale quelli
non fon da dirfi , né da averfi per dritti . Adun-
que tutte le perfone , e tutte le famiglie di un
corpo civile , fenza eccettuarne neffuna , fono in
una naturale obbligazione di rifpettare , e di of-
fervare religiofamente tutti i dritti dell' imperio
civile . Niuno potrebbe fottrarfene fenza oftènde-
C 2 re
3 6 Delle Lezioni di Economia Civile.
re l' ordine univerfale , e mettere in dubbio , e in
pericolo la ficurtà de1 dritti <k\ÌQ perfone , e del-
le famiglie , e con ciò fé medefimo .
§. XXXIX. Ogni perfona ha un obbligazio-
ne naturale e infita di ftudiarfi a procacciare la
fua felicità ; ma il corpo politico non è compo-
llo , che di si fatte perfone ; dunque tutto il cor-
po politico , e ciafeun membro è nell' obbligazio-
ne di fare quanto è dalla fua parte tutto quel,
che fa e può, per la comune profperità ; purché
fi porla fare fenza offendere i dritti degli altri cor-
pi civili . Quella obbligazione con bello e divi-
no legame ritorna dal corpo civile in ciafeuna fa-
miglia, e in ciafeuna perfona, per gli patti comu-
ni di focietà . Di qui è , che ogni famiglia , e
ogni perfona è obbligata , a procurare , quanto sa
e può , la comune felicità , per due obblighi , l'u-
no de' quali è 1' interno della natura , e 1* altro
quello de primi patti continuati ne' poderi per
lo vivere in comunità . Si può aggiungere il ter-
zo , r utilità propria . Sarà eternamente vero ,
dice Shaftsbury (a) , che la vera utilità è figlia
delia virtù ; perchè è eternamente vero , che il
gran fondo d' ogni uomo è 1' amore di coloro , con
cui vive , Or quefY amore è appunto figlio della
virtù .
§. XL. Finalmente coloro , i quali fono dal
Sovrano deftinati per Efecutori e Miniftri de' fuoi
dritti e del fuo imperio , non poffono , né debbo-
no avere altro fine , che quel medefimo , il qua*
le è il fine del Sovrano. Perchè fé il fine dell'
imperio del Sovrano è la felicità del capo e de*
mem-
(a) Inquiry of Vntue and Tderit .
Parte I. Cap. L 37
membri , ficcome è dimoftrato ; feguita che a que-
llo fine medefimo debbono guardare tutti i Mini-
ftri del Sovrano , e delle leggi , dal più alto al
più baffo . Ogn' altro fine , che effi li prefiggano,
e contro ai dritti del Sovrano , e del corpo poli-
tico , ed <run tradimento fatto all' Imperio , e
alla Patria : aggiungo , un attentato contra la pro-
pria ficurtà . Felici quelle nazioni , in cui tutte
le parti , che le compongono , conofcono quefti
doveri, mirano al comun fine del corpo civile, e
vi marciano con virtù , e intrepidezza .
ra»>c^^T^»m» ■■»!■— ni no— w.'im limami»
CAP. IL
Princìpio motore , così delle perfone , come
de* corpi politici . Sorgente prima
dell' Arti , e delle Sciente »
%. I. * Trutte le fenfazioni dell'uomo non fona
J_ che dolore , o piacere. Ma il piace-
re , eh' è fempre il termine del dolore , non è ,
che un fine maturato, che mettefi a ripolare nel
gran magazzino de' nienti. Il che è , perchè o-
gni piacere naturalmente è quiete , e una fpecie
di letargo : è una rifoluzione del corpo , e dell'a-
nima, nella quale ci troviamo cgntenti, e foddis-
fatti . Niun dunque potrebbe operare pel piace-
re in quanto piacere, cioè per un bene già confe*
guito. E quando ciò fi dice da tutti , non li
può intendere , che pel defiderio del piacere : il
qual defiderio è un' irritazione dolorofa , e delle
volte affai più limolante , che non fono i dolori
C 3 i più
3 8 Delle Lezioni di Economia Civile.
i più acri e violenti del corpo. Dunque non ci
è altro , che naturalmente ci pofla muovere ad
operare , falvo che il dolore , 1' inquietudine , il
defiderio , e ogn' irritazione nojofa e fpiacevole .
§. II. Ma non ognuno per avveriura capifce
ficcome fi converrebbe , tutta 1' eflennone dell' i-
dea , che fi vuole attaccar© alla parola dolore .
V ha tre forte di dolore , che qui diremo , di
Jiatural fenfazione , di energia fimpatica o anti-
patica , di cura e riflejfione . La fame , la fete, la
venere , il caldo , il freddo, i morbi, che pullulano
dalle parti folide o fluide del corpo, le lacerazio-
ni , contufioni , preffioni, diliticamenti della tela
nervofa , e mille altri , che lungo farebbe il dire ,
fono della prima maniera . L'amore , il difprezzo ,
il timore , l' ira , 1' amicizia , la gelofia , 1' ardire,
la mifericordia , e tutte quafi le paflìoni di primo
rapporto , o che eccitanfi al primo afpetto di certe
forme e immagini , per la confonanza o diflònan-
za , che hanno colla noftra fantafìa e natura , fono
della feconda . Ma le paflìoni di fecondo rappor-
to , come 1' odio , la crudeltà , 1' avarizia , il luf-
fa, 1' ambizione , la provvidenza del futuro , la
fperanza , e una gran folla di defiderj , che furgo-
no per confiderazione , e raffinamenti di penfare ,
fon del terzo genere.
§. III. Non m' interterrò su i dolori della
prima forta: troppo è noto, che elfi tutti quanti
fono un gran principio motore d' ogni animale :
eh' elfi ci itimolano e aizzano a ricercare tutti
i mezzi da foddisfargli . Le beftie non fi muo-
vono , quanto pare , per altra cagione , che per
sì fatta . Ma noi , fé ben fi conlìderi, affai fpeflò
muove e folletica più 1' energia , che quei dolori
della
Par fé I. Cap. IL 39
della prima fpecie . Quei moti energetici impoftèf-
fanfi delle volte talmente dell' anima , e ci battono
così fenza interrompimento , che non ci laiciano
pure un momento da refpirare : dove che quei
della prima fpecie fanno o pace , o tregua . M a
fi vorrà da me più apertamente flipere , perchè
io chiami di energia i fecondi e di primo rappor-
to, e perchè di riflefììone o di fecondo rapporto
i terzi; il che io dirò, quanto pollò, brevemente.
§. IV. L' uomo è talmente coftrutto e impa-
lcato di delicati e fenfiferi nervicciuoli , e ha si
mobile fantafia , che non è poftìbile , che le for-
me, e le rapprefentazioni degli oggetti , che gli
fono dattorno , e che vede , o ode , non gli fieno
fempre, o fimmetriche e confone , o diffonanti .
Se fieno iimmetriche , concordi , confonanti , il
rapifcono con una fpecie di poco intefa attrazio-
ne, la quale divien per lui una fenfazione mole-
ftiflima , finché non fi unifca agli oggetti di quel-
le forme, ficchè raffodi l'ofcillante immaginazione.
E fé difcordanti, il refpingono, e fcuotonlo, con
non meno nojofa irritazione , che fia quella dell*
attrazione ; finché non fia in tal difianza di luo-
go, o di tempo, da non eflèrne più tocco. Que-
lli moti , ancorché nafcenti da fifiche e meccani-
che cagioni, fon da me detti energetici, fimpati-
ci , antipatici , che hanno molto dell' entufiaimo .
E perchè ordinariamente fon tocchi primi , e im-
provvili delle immagini delle cofe , e precedono ogni
riflefiione, gli chiamo di primo rapporto . Tali
fono la compafiione all' afpetto di chi patifce mi-
feria, l'amore di quel, che ci par bello , l' ira , che
bolle ad un fegnale d'ingiuria , il timore del lopra-
ftante male , la noja e 1 difgufto di ciò , eh' è di-
C 4 feord*;
40 Delle Lezioni di Eco?iomia Civile.
fcorde dall'avvezzamento delle noftre fenfazioni , e
del penfar nofìro . Ma v' ha di molti di tali moti,
che la fola prefenza degli oggetti non detterà mai:
vi fi richiede una lunga ferie di penfieri , e di ri-
fleffioni } un' accozzamento di moke idee , e di
molti cali poflìbili ; come la crudeltà , il Juffò ,
l'intereilè così particolarmente detto , la fperanza,
e una gran quantità di raffinati defiderj : e quefte
fon da me chiamate cure , e moti di fecondo
rapporto . I moti di primo rapporto gli trovere-
te in tutti gli uomini , felvaggi , e culti , e an-
zi più forti ne' felvaggi e barbari , che ne' culti:
ma quei di fecondo non hanno ordinariamente
luogo , che nelle nazioni polite .
§.V. Or niente ci debb'effere più manifefto, quan-
to che , com'è detto , il dolore , ed etto folo , in-
tefo nella maniera , eh' è fpiegato , fia il principio
motore di tutte le azioni, e non-azioni umane . Ma
non so fé hanno tutti avvertito , che i dolori
di energia hanno fempre il più grande , e '1 più
durevole imperio su P uomo . Si può far tregua
colla fame, e colla fete ; e talora pace col fred-
do , col caldo , con Venere : ma di rado ci ha pa-
ce o tregua con i moti energetici , fé gli oggetti
non fi rimuovano dalla fantafia . V ha di più :
non di rado fi facrificano i primi a i fecondi . Si
iafeia morir di fame per un farnetico : fi corre al
precipizio, al laccio , al veleno, -per un entufia-
fmo: fi affronta la morte per un punto di onore.
Oflèrviamo nondimeno in panando , che il dolore
non è cagione motrice , e fpignente , che finché
è congiunto alla fperanza di poterlo acquetare e
iòpire . Dove comincia a difperarli de' mezzi ,
e delle forze, divien cagione addormentatrice , e
fpianta
Parte I. Cap. IL 41
fpianta il germe della fatica , e dell' Arti , ficco-
me fi vede d' ordinario negli fchiavi. La qual
verità dimoftra aliai , quanto fi abbiano il torto
coloro , che fmaltifcono , che tanto più un popo-
lo fia induftriofo , quanto più è pezzente , tapi-
no , mifero , cioè indurato al non-bifogno , e con
ciò nello flato d' indifferenza per ogni comodo .
§. VI. Se il foddisfare al dolore , e la folleci-
tudine fi dica interejfe ( ed è in fatti ) ; è chia-
ro , che 1' uomo non opera naturalmente , che
per interefle . E pure nel volgar modo di pen-
fare,e parlare, io (limo, che s' ingannino così co-
loro, che dicono , che l'uomo operi per folo interef-
fe, come quelli , che il negano , parlando gli uni
e gli altri poco confideratamente . E ciò deriva-
fi dal dare maggiore , o minore eftenfione alla pa-
rola interejfe . V ha di coloro , i quali non in-
tendono per interefle , che un amor proprio ri-
flejfo : ed è falfo , che ogni uomo operi fempre
per sì fatto interefle ; niente effendoci più mani-
fefto per 1' efperienza , quant' è , che l' uomo è un
ejfere elettrico , e che il principio fimpatico fia la
forgente di tre quarti delle azioni umane . Ma
fé per interefle s' intende quel foddisfare , e com-
piacere al dolore , alla moleftia , alle irritazioni di
quelle fpecie , che fon dette , all' inquietudine del-
l' anima , e ad ogni buona o rea paflìone ; non fi
troverà , che noi altri operiamo per altro princi-
pio : e chi fel crede , s' inganna , e diventa il
giuoco degli altri . Certo un Legislatore non dee
mai fupporlo nelle fue leggi , e affidarvifi (a) .
§. VII.
(#) La virtù medefima , cioè 1' energia fìmpatica di
giovare agli altri , è fondata fui dolore, cioè su l'inquie-
tudine,
42, Ddle Lezioni di 'Economia Civile.
§. VII. E dunque meftieri , a voler ben go-
vernare un popolo , che coloro , i quali ne fono
i timonieri, a niente abbiano più i' occhio , quan-
to all' energetico di quella Nazione . Le fi può
far intraprendere delle cole di maravigliofa forza,
pollo che fi fappia folleticare , e governare . I
popoli barbari operano per fenlazione , e per un'
energia grofiòlana, piti che per ragione , rifleffio-
ne , e paifioni raffinate : e di qui è , che a muo-
vergli giova lor moftrare de' piaceri fenfibili , o
fcuotergli con certe immagini grottefche e mifte-
riofe (a) . Ma queiV arte ha poca o niuna forza
nelle nazioni favie e rifehiarate : dond' è , che bi-
fogna muoverle per molle più fine. Ecco donde
fono nati i titoli , e gli ordini di onore .
§.VIII. Le nazioni variano nell'energetico , come
i climi, e 1' educazione. I Francefi fon fenfibili
all'onore, e alla gloria militare. Luigi XIV trovò
in quefta loro energia il più gran fondo per fo-
ftenerfì nel rovefeio de' fuoi affari . Gli Spagnuo-
li fon naturalmente tocchi da un generofo difde-
gno ; principio , che falvò due volte la Spagna ,
una liberandola da' Mori ; 1' altra dalla divifìone .
I Tedefchi fon per natura compaffionevoli ; e
queft' energia rimette la caia d' Auftria ne' torbi-
di nati dopo la morte di Carlo VI . GÌ' Inglefi,
che
tudine , che un uomo pruova , dove non s' impiega ir!
prò del genere umano ; cui foddisfare è il gran piacere
dell' anime grandi e ben fatte ; e grande afflizione il non
trovar modo di farlo. Di qui era il detto di Tito, per-
di di mus d'tem .
(<z) Fu 1' Arte d' Orfeo , di Minos , di Maometto , e
tra i Settentrionali di Odino . Vedi Mallet , Introduca-
ne alla Storia di Danimarca .
Parte I. Cap. IL 43
che han molto dell' entufiafmo , fi piccano d' una
feverità Spartana 5 principio , che nella pattata
guerra , ben maneggiato , rilevò il lor coraggio col
iacrificio di Bing. In tutti i quali efempj vedeli
facilmente , non effer Tempre F intereflè perfonale,
né la rifleffione , il più gran principio motore
dell' uomo , ma quell' energia , eh' è detta ; la qua-
le è un effetto di tìfiche , e aliai cognite cagioni;
e pur non fembra , che magìa .
§. IX. Il principio energetico fi confolida , e
prende la fua direzione per 1 educazione , o per
gli pregiudizi , o openìonì invecchiate , perfona-
li , domeftiche , pubbliche . L' arcano dell' im*
perio il più grande , è di fare , che i pregiudi-
zi comuni non tendano , che alla virtù , alla fa-
pienza , all' induftria , e al vero bene dello Stato ;
e i perfonali , e domeftici facciano concerto con
i pubblici , affinchè fi rafforzino congiunti , e fie-
no cagione di maggior quantità di azione . Il
che non credo , che fi a difficile , purché così gli
uni , come gli altri fi fappiano conofeere . Per-
chè voi potrete con P onore e '1 premio piantare
nello Stato de' pregiudizi utili , e svellere i noce-
voli , e favorendo il pregiudizio dominante , voi
vedrete i perfonali , e i domeftici tutti piegarfi da
quella parte . La gloria militare era favorita dal-
le leggi , e ne' giudizj , in Roma , e in Sparta;
e quindi nacque , che nelle famiglie tutto vi li
faceffe per forza di quello pregiudizio dominante.
Queft' arte fa tutti mercanti gli Olandefi : e que-
lla medefima ha aumentato in Inghilterra 1' Agri-
coltura , e le Manifatture . V è nel giro della
terra, dicono i Geografi, de' paefi, dove la vani-
tà è il pregiudizio fignoreggiante , e quel , eh' è
più,
44 Delle Lezioni di Economia Civile.
più , le leggi il vi favorifcono . Così i corpi pò
litici vi fon divenuti corpi di palloni gonfj d' a*
ria ,
Voti dì ogni faper , pien d1 ogni orgoglio (a).
§. X. V ha de' Filofofi , che gridano con tra
i pregiudizi , ficcome contra de' nemici dichiarati
dall' umana felicità . Queffi Filofofi debbono ede-
re de' giovani , e avere poco fperimento dell' uo-
mo , e meno del mondo , nel quale nulla fi fa di
grande , fé non per una forte e radicata openio-
ne , che ne fia la molla ninnolante . Non è pof-
fibile di non aver pregiudizio nefluno ; perchè non
è poffìbile di non aver niuna 'grande opinione : i
Filofofi i più rifchiarati n' hanno de' più forti :
e quando fi potette arrivare a fpogliarcene intera-
mente , non farebbe il più grande noftro interef-
fe . S' illanguidirebbe il bel principio dell' ener-
gia ; coficchè perfone , famiglie , corpi civili ten-
derebbero al marcimento . L' indifferenza Pirro-
nica è in fé fteffa ridicola ; ed è il più gran fla-
gello , che poffa fopravvenire ad un corpo politi-
co . Rapprefentatevi un Generale , che dica , com-
batta , o ftia in ripofo , vale 1' ifteifo ; un Magi-
ftrato con la maffima , ogni partito è ragionevo-
le : un Minifiro perfuafo , che il Mondo mora-
le va così da fé come il fijìco ; e voi vedrete ro-
vinato una Repubblica in pochi anni . In cer-
ti rincontri vai meglio afferrare un principio ,
ancor-
ar) In Africa tra gli Agai e i Gallas vi fi onora la
crudeltà , come tra gì' Irochefi in America : fino i fan-
ciulli vi prendono quell' aria . Nella China vi fi onora
la fatica : è difficile trovarvi un poltrone ; ma ve n' ha
infiniti nel!' India, dove la poltroneria vi fi fantifica.
Parte I. Cap. IL 45
ancorché non il migliore , e portarlo coraggio-
lamente avanti , che lo ftarfene colle mani alla
cintola .
§. XI. Queli'è bene da confiderare , che , poi-
ché ogni popolo ha i Tuoi pregiudizi , non ve
ne fìano de' cattivi , i quali iìeno di oftacoio
alla loro felicità civile. Quelli, che non fanno,
che tendervi , fono anzi da nutrire con molta cu-
ra , che sbarbicare. Il folo nome di Romano
neh' antica Roma , quello di S parta tra Lace-
demoni , era capace di risvegliare le anime le
più fonnacchioie . Alefìandro col prefentarfi ad
un efercito ammutinato e fuiiofo , e gridare ,
Macedoni ! gli riduttè a dovere . In Venezia ba-
llava ne' tempi addietro il far fentire , Marco ,
Marco , perchè tutti i Cittadini follerò in un en-
tufiafiiio . Amurat colla fola parola , Munfulma-
ni, detta con enfafi , rimette una battaglia , che
andava a perderfi . Mi piacciono quefti pregiudi-
zi , e crederei , che le leggi dovettero protegger-
gli e accarezzargli (a) . Ogni popolo crede , che
il fuo paefe fia il più bello e deliziofo. Pregiu-
dizio
(a) Ne' tempi Eroici credevafi tra le femplici genti ,
che gli Dei , mafeherati da viaggiatori , vifitaljero eli uo-
mini , per efplorare la loro vita . Pregiudizio utile a fre-
nare i facinorofi , e ad allargare il fondo della reciproca
pietà , cioè della virtù focievole , eh1 è ne' cuori umani .
Nel Regno di Loango fon generalmente peffuafi, che niun
muoja fé non per incantefimi, e fattucchierie (Modem pari
oj Univerf. H'tftory Hò.xv 11. cap.6.) ficcome eravamo in gran
parte noi altri 200 anni addietro . Pregiudizio che gene-
rando un mutuo fofpetto , alimenta un odio e una guer-
ra in tellina di quei barbari . Or qui lavora,* con utilità
pubblica la Filofofia .
46 Delle Legioni d'i 'Economia Civile.
dizio da incenfarfi , e da adorarli . Ma fé fon di
quei , che fpiantano , fé fono d' oftacolo al bene ,
fi vogliono ad ogni modo svellere : e nondimeno
con la diligenza di agricoltore , non con la furia
di gualcatore . Ogni Nazione fi ftima eftèr la più
favia nelle Scienze , e neh' Arti , la più polita
ne' coftumi , la più gentile nelle maniere. K un
pregiudizio, che può nuocere} fi vuol dunque di-
fingannare \ ma fenza violenza . La forza non fa,
che più abbarbicare le opinioni , eifendo 1' uomo
animale elaftico , e difpettofo. Una legge , per-
chè tutti in un giorno fi tronchino le barbe ,
non poteva farla , che il folo Pietro il Grande ;
il quale penfava , che fi poteffe render favio e
gentile un grand' Imperio in così poco di tempo,
come una piccola famiglia . Si dirà , a qual fe-
gno gli utili fi conofeeranno da i pregiudiziali ?
Non iftimo effer diffìcile, ogni pregiudizio,
CHE TENDE A RILASCIARE LA FATICA , O A
DISONORARE LA VIRTÙ , AD ARMARE GLI UO-
MINI CONTRA GLI UOMINI , E UN VELENO
lento della repubblica (a) . Quel mi pare
più malagevole , io sbarbicare i nocevoli pregiu-
dizi , dove fieno diventati vettigali . Pochi avran-
no il coraggio dell' Augufto Monarca delle spa-
gne , che facrificò 50000 feudi annui alla virtù
de' popoli (b).
§.XI.
(a) Una male intefa idea della nobiltà potrebbe ca-
gionare l' avverfione ad ogni meltiere faticofo : certe fal-
le nozioni di puntigli riempiono i popoli d' od; , riffe ,
fangue . Uno de' piti cattivi pregiudizi di certi popoli
orientali è , eh' altri vi fi reputano uomini-dei , altri fono
Rimati uomini -befìi e .
(J>) Colf abolire tra noi i giuochi di forte ; refi vet-
tigali.
Parte I. Cap. IL 47
§. XII. Qufel non vorrei ,• che le perfone non
ufe alle precifioni filofofiche fi faceffero a crede-
re , che , perchè noi non contiamo , né polliamo
riconofcere altro naturai principio motore dell'uo-
mo e de' corpi politici , ialvochè il dolore e l'in-
quietudine , deludiamo perciò la forza dell' o-
neftà e della virtù ; che anzi noi gliene lafciamo
il più fublime e maeftevole luogo . L' onefto e'1
virtuofo, ficcome vi confentirà ognuno, che pun-
to vi peni! , non ci muove neppur' elfo, che pel
defìderio, che in noi defta, e per quella fiammel-
la d'amore , che diceva Socrate , che accende nelP
anima e nutrifeefi per rifleffione : ma 1' amore è
da tutti riconofeiuto per cura e inquietudine , che
cuoce , e ixmt in peftore fisa. Quarti defìderj
e amori feguono fempre proporzionevolmente la
forza , che gli apprefi beni , e le concepute bel-
tà , e le libere rifleflìoni fanno nel noftro cuore .
E perchè niun bene può effèr per noi maggiore ?
fé ben la confideriamo , né vi è beltà più pura ,
e candida, e rifulgente , quanto la virtù ; quindi
è , eh' ella eccita neh' anime ben fatte un ardore
ineftin'guibile ; e fcuote non di rado fino i più in-
calliti al vizio (a) . Dove fi offervi , che non che
delle
rigali . Non meriterebbe l' ifteflb il vettigale dell' afpor-
tazìone delle arme ? Sì renderebbe l'onore alle antiche no-
flre leggi , e la pace e polizia alla nazione . Ogni popò-'
lo armato in pace e barbaro , dice Tucidide .
(a) Intendo qui per virtù in generale l' accordo ar-
monico tra le paffioni , e la ragione , così per riguardo
a noi medefimi , come per rifpetto all' affezione del ben
pubblico. Vedi Shaftsbury Inauirv of V'trtue and Merit
l'tb. IL
48 Delle Lezioni di Economia Civile.
delle noftre naturali e filolofiche virtù le barbe
non fono, che il deiiderio, che in noi fé n'eccita
per la naturai loro beltà , e per la confonanza con
tutta la vita e felicità noftra, ma eziandio delle di-
vine \ eflendo il primo frutto della grazia 1' appe-
tirle , che le divine Scritture chiamano buona vo-
lontà ; la quale , fecondo i maeftri in divinità ,
vai tanto , quanto dire buono appetito , che non
difcende , che dal gran Padre d' ogni bene .
§. XIII. Tornando ora al noftro propoli to ,
ogni Legislatore- debb'efler convinto , che niun' uo-
mo naturalmente opera , che per dolore , e per
quel dolore principalmente , eh' è detto energeti-
co , entufiafmo , fimpatia , antipatia . E fé il do-
lore è dolore , e male } vuol' anche fapere , che
non vi ha dolore , che non pofla con giuftizia ,
e oneftà volerfi foddisfare . Quel dunque è da
vedere , di molte maniere da foddisfarlo , qual cof-
fa eifer viziofa , cioè oppofta o alla noftra felici-
tà, o a quella degli altri . Concedendo dunque,
e allargando tutte le maniere da compiacere al
dolore , che non fi oppongono a quelli fini , e fa-
vorendole , e onorandole , vedrà a quella propor-
zione medefima crefeere , e dilatarli 1' azione prò*
ducitrice di virtù , di arti , e di beni , per cui le
nazioni profperano e vivono tranquille : e coftrin-
gendo in tutti i modi le viziofe , fia coli' infamia
e ì difonore ( arme valevoli cantra le pericolofe
energie ) ; fia col danno , o con altre pene , che
reprimano le non ragionevoli maniere da acquie-
tare le moiette fenfazioni ; verrà a fvellere la ra-
dice de' vizj , che fpopolano , difunifeono , infeli-
citano il corpo politico . Nella China dopo una
lunga ferie d' anni di guerra civile , una malin-
conia
Parte L Cap. IL 49
conia epidemica aveva invafato i più cofpicui nomini
di lettere, e i più virtuofìi donde avveniva, ch'eflì per
foddisfacimento di sì fatta pafììone fuggivanfi nel-
le folitudini. Principio di gran male per quei
popoli avvezzi a non effer governati , che da Fi-
lofofi (a) . Che fare ? La forza avrebbe inafprito
il male , eh' era di tempra da eflèr corretto con
de' lenitivi . Adunque fi tentò di guarirlo coli'
infamia, e col prurito dell' onore . Come nien-
te è tanto in quell' Imperio onorato , quanto la
fatica , né tanto tenuto a vilipendio e difonore ,
quanto 1' ozio; fi bandirono per poltroni , e vili
tutti quei, che fi ritiravano dalla focietà \ e fot-
to fpecie di richiedere da' capi di quei romiti de'
configli , onorandogli e accarezzandoli , fi fecero
sbucare . Si mifchiò alla ferietà tutto quel , che
può render grata e deliziofa la vita compagnevo-
le ; e fi ridufièro a poco a poco a tornar uomi-
ni [b) , e fervire alla padria .
§. XIV. Tutte r Arti , e le Scienze , e le
umane Virtù altresì , fon figlie di quei tre gene-
ri di dolore , che fon detti . V arti primitive ,
e molte delle miglioratrici , fon nate da dolori
naturali e macchinali . Alcune delle miglioratri-
ci, e quafi tutte quelle di luflò , dall' energia ,
e dal genio . Tutto quafi il Commercio , e gran
D parte
(a) Come noi da Giureconfulti . Quei Filofon fono
i Giureconfulti della China .
(£) Il P. Martinio . S; vuole aver per maflìrna pri-
ma in ogni paefe , che vuol marciare alla fua felicità ,
CHE OGNI UOMO, IL QUALE NE IMMEDIATA-
MENTE, NE MEDIATAMENTE RENDE ALLA
PADRIA, E UN ANI MAL N0CE70LE .
$0 Delle Lezioni di Economia Civile.
parte delle Scienze , debbontt alla terza clafle di
moiette fenfazioni . Adunque il faper coltivare
quefte forgenti è il gran principio per vedervi
fiorire le Scienze , la Virtù , 1' Arti , il Com-
mercio , 1' opulenza , e la vera robuftezza dello
Stato . Il dolore , la moleftia , la noja , non ha
alcun dubbio , fon pene . Ma di quanti beni non
ci compensa elleno ? Adunque 1' artemadre da
far fiorire quefti beni, è queir appunto di faper
folleticare le molle motrici.
C A P, III
Delle diverfe clajji di perfine e di famiglie %
che compongono i Corpi Civili .
§, I, /"* Li Egizj partivano le datti degli uomi-
VÌI" ni per tribù , e famiglie riffe , non già
per perione , e corpi mobili . Edi diftribuivano
quefte tribù in fei (a) ceti , Sacerdoti , Militari ,
Paftori , Marinai , dotti Artidi , Agricoltori . I
Militari avevano la cura del governo civile , in
pace , e in guerra . I Sacerdoti quella del culto
religiofo , dell' Aftronomh , delle Scienze , e del-
la Storia . Tutti gli altri attendevano all' Arti,
e all' Agricoltura . La legge ordinava , che niu-
na perfona potette profeffare altro meftiere , falvo
che quello della famiglia , in cui era nato. Si
credeva , che ciò conferiftè alla perfezione delle
Scien-
(a) Erodoto dice fette : ma fé ne vuol fare una de'
Bucoli , e Subon , guardiani- di Vacche , e di Porci .
Parte I. Cap. III. «-r
Scienze e dell'Arti, confervando le tradizioni do-
meftiche, e alla tranquillità de' popoli, togliendo
il fomento dall'ambizione, Platone nella fua Re-
pubblica volle rinnovar quefta legge. Ma An-
notile ha ragione di biafi maria . Ella toglie lo
ftimolo al merito , e alla virtù , emnguendo la
libertà e l' emulazione di divenir grande (a) .
§. II. Per conofcere le claffi degli uomini , in
cui ordinariamente dividonfi i corpi politici , che
ora fono in terra, bifogna dividere le Nazioni in
ièlvagge vaganti , barbare (labili , e ulte non com-
mercianti, e eulte commercianti. Le felvagge e
vaganti fon quelle , che non vivono , che di cac-
cia , o di pefea , e degli animali , che nudrifeono ,
fenz' avere né Agricoltura , né Arti , né Lettere,
né Leggi politiche . Tali fono i Popoli del Ca-
nada , i Lapponi , gran parte de' Tartari , e mol-
tifììmi altri . Barbari (labili diconfi quei , che
hanno oltre alle gregge di animali , un pò d' A-
gricoltura , e qualche parte dell' arti di necedìtà ,
e di comodità. Tal' era 1' Imperio del Perù , e
quel del Medico , quando furono feoverti dagli
Europei . Le Nazioni eulte non trafficanti han-
no tutte r arti memorate , e oltracciò delle let-
tere , e della civiltà . Ma non avendo commer-
D 2 ciò,
(ci) Il corpo delle perfone de' ceti , che vivono in a-
gio e lufìfo, dopo alquante generazioni va ad imbaitardir-
fi \ donde nafee la llupidezza della mente iftèfla , le cui
funzioni corrifpondono Tempre alla bontà , o malvagità
dell' iftrumento . Dunque l'è voi impedite , che i ceti
baffi vengano su , i quali ferbano pia integrità e vigore
di corpo , voi rovinate lo fpirito e il valore della na-
zione .
5 a Delle Lezioni ài Economia Civile.
ciò , mancano de' raffinamenti dell' arti di luffò ,
Tali fono tuttavia molti Stati nella Germania in-
teriore . Finalmente le Nazioni perfettamente
eulte fon quelle, in -cui tutte l'arti di neceffìtà,
di comodità, e di lufiò fono in grande fplendore;
e dove perciò 1$ fpirito , le belle lettere , e le
feienze , fono rpòlto coltivate , e raffinanfi , e ral>
beilifconfi ogni giorno . Tra i felvaggi non vi è,
che un imperio volante , e a tempo , o un' orrida
Teocrazia. Tra i barbari {labili l'imperio è fiflò,
febbene non ancora ben formato. Nelle foie Na-
zioni eulte l'imperio è flabile, fiftematico, e for-
mato ,
§. Ili, Nelle Nazioni felvagge non vi è, che
un folo ceto : le perfone non fon tutte , che cac*
datori, pefeatori, pallori, ladri, briganti. Il lo
ro imperio fiifo è iì folo domeflico , il quale è ri-
gidismo , perchè non temperato , né indebolito
dal politico . Hanno un imperio civile momem
taneo. Creano un Capo ne' bifogni } i quali fi-
niti, tornano allo (lato delle famiglie, e il Capo
diviene eguale agli altri . Non avendo Arti , ve-
fieno cuoi d' animali , o vanno nudi : beono latte,
o acqua } e per quel!' arti fon tutti capacifìlmi .
Vi ha de' Preti , e de' Medici : ma elfi fanno la
vita , e il meftiere degli altri ; perchè la religio-;
ne vi è neli' uovo , per così dire , e la Medicina
di poco ufo . Quafì tutte le nazioni della terra ,
dopo le feconde origini del genere umano, furono
in quello flato , dal quale non vennero alla cul-
tura , che per gradi . La Storia, de' popoli , qua-
fi in tutto il redo difeordante; s' accorda in que-
flo punto con maravigliofa armonia . E di qui è,
che tutte le antiche nazioni fi fon dette Autotlo*
?ie*
Parte I. Cap. III. 53
ne , figlie della terra , de' monti , de' bofchi > de'
laghi , de' fiumi , dove abitavano (a) .
§■. IV. Tra i barbari (labili , vi ha di certi
capi fidi , delle leggi coniervate pel coftume , o
tramandate in canzoni (b) 5 v' ha de' cacciatori ,
de' pallori , degli agricoltori , degli art idi di ne-
ceflìtà , e de' foldati . Vi fi comincia a vedere
1' umanità , e a refpirare un' aura di vita più a-
perta e ficura . Tali erano il Medico , e il Pe^
rù , prima di edere conquidati dagli Spagnuoli :
e tali fono ancora alcuni Regni della Tartaria o-
rientale. Gran parte della Mofcovia , prima di
Pietro il Grande, era nel medefimo dato. Vi fi
poflòno aggiungere i due grand' Imperj dell' Afri-
ca Meridionale , l' Abiffinia , e il Monomotapa ;
edèndo più vicini alla barbarie, che alia coltura.
§. V. La vera coltura delle Nazioni non co-
mincia i che colle lettere , e con i collegi delle
feienze ; e con certe e fide leggi , che regolino
l'imperio, e'1 rafforzino. In quello dato il gover-
no fi sviluppa meglio : crefeono , e fi migliorano
1' Arti : aumentanfi i ceti . Quedi dati fono la
D 3 vera
(V) Tutti gli Dei della Mitologia Greca feri figli di
Crono , o Saturno, e Saturno d' Urano j o fia del Cielo:
perchè i primi fondatori di quelle nazioni furono de' Mon-
tàgnari ; i quali difeefi à' piani, inoltravano le cime de'
monti , fìccome la loro culla : e perchè tutte le lingue
de' popoli felvaggi fon fantaltiche e poetiche , quei mon-
ti divennero il Cielo , e i primi padr« A:hanatìì immorta-
li . La Mitologia Chinefe s' accorda colia Greca. Ve-
di Martino Màrtinió Ub. 1. Hlft. Sin.
(£) Le prime leggi erano còìcu , canzoni , dice Ar'tfto-
t'tìe t* Poltt> Siccome erano le prime memorie . Vedi
Omero Od.vm. e Mallet Introd. ali Ifloria di Danimarca*
54 Delle Lezioni di Economia Civile.
vera piramide del Cavalier Tempie . Il Sovrano
è nel punto più fublime. Seguono in fecondo
grado i grandi di Corte . In terzo i grandi di
nafeita , o di polii , i Miniftri delle leggi , quei
della Religione , gli Ufiziali delle milizie. In quar-
to i nobili viventi , gli Avvocati , i profefftri del-
le lettere , e delle feienze , i Medici , Chirurgi ,
Farmaceutici . In quinto i negozianti . Appref-
fo , 1' arti di lutto , le arti miglioratrici , le arti
creatrici . Finalmente Infogna porvi un ceto di
poltroni , e maidici ; non effèndi) facile di trovar
paefe culto, dove non ne fia, più, o meno, na-
ti o per forza di fortuna , o per temperamento ,
o per vizj (a). Nella qual piramide la bafe fono
gli artifti creatori : il piedestallo i miglioratori .
Se quello flato fia commerciante , avrà ancora di
molti altri ceti , impiegati alla mercatura , cosi
marittima, come terrefìre , tutti i quali fono al-
logati d' intorno alla bafe .
. §. VI. Si vuole intanto offervare , che quelli
ceti variano molto , così per la moltitudine , co-
me per 11 eflenfione , fecondochè è la forma del
Governo. Nelle Monarchie i nobili fono più , e
più eltenfi . Tal' è la Francia v. g. , la Spagna ,
ec. Nelle Repubbliche popolari ve n' ha meno,
non v' effendo Feudi , e regnandovi poco luflò .
Negli Stati difpotici , ve n' ha anche meno , non
eftèndovi nobiltà ereditaria , ficcome in Turchia .
Ma vi è un Imperio, che non raftòmiglia a niu-
no
(a) Tra Selvaggi non vive chi non fatica ; dunque
non vi troverete accattoni. Tra' popoli culri, più umani e
docili, perchè più deboli e molli , f umanità iitefla ve gli
alimenta .
Parte I. Cap. III. 55
no de' memorati . La nobiltà vi è molta , e gran-
de , ma né ereditaria , né venduta : il folo merito
della fapienza civile ve gli crea , né oltrepaflà la
loro vita ■. Il Reggimento è più fimile ad un go-
verno paterno , che ad un civile : il Sovrano vi
ha più dritti di padre , che di Re : ma di padre
dello Stato di natura , e perciò fevero e rigido.
Egli vi è infieme Principe e Pontefice . Quello
Stato è la China -.
§. VII. Noi per procedere con maggior chia-
rezza , e farci capire nel decorfo di quefte lezio-
ni , divideremo le claffi de' popoli culti come ap-
pretto . La 1. fia detta quella degli uomini pro-
ducitori o creatori di beni : la 2. de' miglioratori
o manifattori di neceffità : la 3. di coloro che col-
tivano arti di puro comodo , detti perciò utili :
la 4. di quei , eh' efercitano arti di lutto : la 5.
de' regolatori , e direttori : la 6. de' difenfori : la
7. de' Grandi. A quelli fette punti ^ crediamo
noi > che fi riducano tutte le cure economiche de*
Sovrani , e de'' loro Miniftri . Ma tocchiamo qui
in due parole le cure generali .
D4 GAP.
5o Delle Lezioni di Eco?iomia Civile.
C A P. IV
Come le fopraddette clajfi di perfone pojfono
conferire all' Arti , e all' opulenza del-
lo Stato ; e con ciò alla loro , e
alla pubblica felicità .
§. I. /^hang-ht, uno de' più favj Sovrani della
\^( China, il quale viveva intorno al principio
del preiente fecolo , in una liceità quali che generale
di quel vaiìo Impero, niuna cola, e con follecitudi-
ne, prima domandava a' Grandi , che gli fi appref-
favano ogni mattina per felicitarlo , che , v hit
egli noti-zia nuffuna di pioggia ? E come rifeppe
che il Cielo cominciava a fpargere le fue fecon-
de rugiade , fu il primo a bandire un folenne fa-
crifizio , e ringraziamento all'AltilTimo (a) * Li-eo,
Principe pur egli Chinefe , non richiedeva quali
giammai da i Vifitatori delle provincie , fé non,
in che flato fon effe /' Arti , e ì Agricoltura ?
e dal buono , o cattivo loro eflère giudicava dell'
abilità e giuftizia , o delia feiocchezza e malvagi-
tà de' Governadori ( b ) : Noi ci fludiamo , diceva
l'Imperador Federico II, che queflo no/Irò Regno
delle due Sicilie divenga , per la coltura della
giudi-zia , il no^ro giardino di delizie , ficchh fia
di fpe echio a tutti coloro , che il vedranno , dy in-
vidia agli altri Sovrani , e di norma a tutti i
Regni
(a) Duhald.
(b) Marùnus Martini us lìb. v.
Parte I. Cap. IV. 57
Regni (a) Dopo aver debellato i Turchi
( comincia una fua legge V Imperadore Carlo V )
noi non abbiamo altro penfiero , che di fottrarre
i noftri fudditi e vajfalli di quello Regno delle
due Sicilie da tutte le opprejjioni , e fior/toni , e
indo-vero fé efazioni b) . E appreiTo : Noi voglia-
mo confervare i no^ri vajfam nella libertà di
contrattare e di commerciare .... E perciò co-
mandiamo , che fieno Uberi di comprare ciò , che
loro piace , e quanto , e come , e dove , e tutto
quel, che vorranno , e venderlo ed edrarlo , fe-
condo che loro ne vieti voglia . Finalmente Fe-
derico II medefimo, Re di grandiffimo cuore, ha
in due magnifiche parole, e degne di gran Princi-
pe , raccolto tutti i doveri di chi prefiede a i po-
poli . Bi fogna , die' egli , che il Sovrano fia pa-
dre e figlio , fignore e miniflro della giuflizia .
Padre e fignore nel generarla , e nelf educarla
poiché fi a nata , e difenderla gelof amente : figlio
nel rifpettarla e venerarla : e miniftro nel diftri-
buirla a ciafeuno fecondo i fuoi dritti (e) . L'ar-
te del governo è un' Agricoltura politica : e il cor-
po politico è una vigna . La divina Scrittura fi
ferve fpelTò di quefte sì amabili e vive immagini:
pater meus agricola eft . L' accorto Agricoltore
viiita fpeflb la fua vigna . Vi sbarbica le piante
aliene,
(a) Confi'ttut. Regni Stài, l'tb* 1. pag. 116.
(b) Pragm. Caroli V Inter Confi tt Regni Stài. pag. 525.
(e) Confiìt . Regni Sic. l'tb.i. ut, 31. pag. 59. E' de-
gno d' efler confiderato un grave e divino detto di Teo-
dorico , Ncbìs en'mty fieni & Princìpes volucrunt , jus cum
prìvatis volumus effe comrnune . Ediclum Theodorici Regi?
num- 24.
58 Delle Legioni di Economia Civile.
aliene, o nocevoii: ripianta le viti mancanti : fot-
tomena le vecchie e appaffite : inneità le fanati-
che : pota le luflùreggianti 5 e per difenderla , la
cinge di fiepe , di folla , o di mura . Ma non
penta meno a mantenere le ftrade di comunica-
zione facili , libere , fi cure .
§. IT. Ma fé quelle fono le cure i che fi dan-
no i Sovrani , non fia malagevole intendere quel-
le de' Grandi , cioè di coloro ^ i quali formano
1' intorno alla cima ^ e '1 furio delia Piramide del
Cavai ier Tempie . I Grandi fono nati pel me-
defìmo fine, e nella mira fteffa , per cui fono
flati creati i Sovrani , eh' è quella di ammae-
strare , di foftenere , e di difendere i popoli , e
di vegliare alla pubblica felicità : potrebbero
dunque effi avere altri obblighi ? Dove è da con-
fiderai , che quella parola Grande ha un na-
turale e neceffario rapporto alla parola piccolo .
Come non vi ha de' Sovrani , dove non vi ha
popoli £ così non vi ha de' Grandi i dove vannofi.
a distruggere i piccoli , o a ridurli nel numero
degl' irrazionali. Tutto è nella Natura propor-
zionevole e connerTo*
§. III. La grandezza de' Grandi è fòftenuta
e alimentata dall'Agricoltore , dal Pallore , dal Fi-
latore , dal Teffitore i dal Mercatante , dal Mari-
najo , dall'* Arti in fomma , che mettono in va-
lore la Terra, e'1 Mare. Dunque ella ria tanto
più grande , quanto vi farà più d' uomini impie-
gati all' Arti , e quanto più queil' Arti fioriran-
no. Ma 1' Arti non florifcono , dove non fi la-
fei quella libertà agli Artidi , di cui abbiam ve-
duto parlare magnanimamente 1' Imperadore Car-
lo V. Quell' opprimere lo fpirito de' Contadini ,
de'
Parte I. Cap. IV. 59
de' Pallori , degli Artidi : quel velargli per ogni
dove : queli1 attraverfare d' oftacoli inoperabili il
Commercio , è , a penfarla dritta , indebolire i
fondamenti della propria grandezza . Vi può efc
fere più lampeggiante verità ? Pure nelle Capi-
tali di tutti gli Stati troverete di molti , che vi-
vendo delle loro rendite , vilipenderanno tutte 1'
Arti, e gli Artifti, riputandoli ficuri in mezzo al
lor contante , per ignoranza di fapere , che non
vi fon rendite, né contante, dove non vi è dell'
Arti ; e che il denaro o non vi è , o non vi vai
nulla , dove non rapprefenta nulla '-, eifendo tutta
la fua forza quella di rapprefentare .
§. IV. Magone Cartaginefe , che aveva fcrit-
to un' alTai bella e dotta opera full' Agricoltura ,
incominciava i fuoi precetti agrarj da quella mafc
fima , degna di effere altamente fcolpita nel cuo-
re di tutti i gentiluomini, i quali hanno de' fon-
di, qui emit agrum , venda? domum , quam ha-
bet in Urbe (a) . La ragione è quella , che dice-
va Ifcomaco appretto Senofonte (b)\ perchè aven-
do un galantuomo richiefro ad un pratico matii-
fcalco , che folle quello , che poteffe ingraffare un
cavallo , /' occhio del padrone { e ) , rifpos' egli .
Finché il gentiluomo non prende amore all' Agri-
coltura , e la ftudia , ingegnandofi di ajutare i con-
tadini con nuovi lumi , e di foccorrerli , dove fa
meflieri di fpendere , le terre renderanno fempre
affai poco : (cernerà la malia delle pubbliche ric-
chezze •■> e molti de' gentiluomini fi ridurranno a
lungo
(a) Pl'm. Varr.
(b) Lìb. v'de Memorabili .
(e) AsiJTrow otpSeckpos .
So Delle Lezioni di "Economia Civile.
lungo andare a maneggiar quella vanga, che non
hanno faputo , né voluto reggere da maeftri e fì-
gnori . L' Agricoltura in Inghilterra , e in To-
fcana , è principalmente tenuta della iiia grandez-
za alla claflè de' gentiluomini .
§. V. In tutti gli Stati politici v' ha un ceto
mezzano tra i grandi , e quei che lavorano pel
foftegno della Nazione . Quella ciarle è d' affai
più numerofa di quella de' Magnati , ma inferio-
re a' lavoratori . Effi fono d' ordinario i più fa^
vj} perchè hanno più obbligazione di efferlo . Il
loro influffo nello Stato è grande . Elfi configlia-
no i Magnati, e reggono i balli. Ma per confi-
gliare i Magnati è d' uopo di effèr favj ; e per reg-
ger quefti , conofeere i principi dell' Arti. Si
può dire , che in ogni Nazione da' colpi dì que-
llo ceto mezzano dipende la felicità , o la mife-
ria dello Stato. E quefto è un vantaggio , che
ha la China fopra tutti i popoli della Terra .
Quefta claflè adunque dovrebb' effer la meglio i-
ftrutta nelle Scienze , non di parole , né d' idee
vote , ma di cofe , e di calcoli di cofe *
§. VI. Le fcuole delle Scienze non hanno al-
tro fine , che il colmine , la fapienza civile , l'Ar-
ti : i maeftri delle lettere fono nella ciarle degli
educatori pubblici . Il buon colmine fa piacer la
fatica , e allontana i vizj , che le fono fempre
d' impaccio e di remora , e vanno ad eltinguerne
lo fpirito: la fapienza civile regola la quantità di
azione : 1' Arti la producono . Dove ciò fi fa be-
ne , e ardentemente , fi vive anche bene : i dotti
vi fono onorati e premiati. Ma dove le Scienze
fi diftaccano da quefti fini , o per la feoftumatez-
za di coloro, che le profetano , o per la malva-
gità
*->
Pane I. Cap. IV. 61
gita delle dottrine ; o per la loro inutilità , im-
piegandoli in isviluppare certe idee chimeriche ,
nel foftenere di certe vote fantafie , in ricercare
minuzie pedantefche , in combattere per biltri, in
riempiere le Biblioteche di libri o ridicoli , o inu-
tili ; i dotti vi faranno tenuti a vilipendio , e le
Scienze , mal conofciute , avute in conto o di va-
na occupazione, o di pregiudiziale. La -Filofoiìa
vuol far la guerra all' errore, che avviiifce 1' uo-
mo , o 1' arrefta ^pigro ne' fuoi moti : al vizio ,
che 1' arma di arme nocevoli , e ì defola : vuol
rilevar la ragione e fervire all' Arti . Allora fer-
ve a fé lìeiTa: allora i favj faticano da dovero pe'
loro intereffi .
§. VII. La Religione ci è fiata da Dio data
per foccorfo della noftra debolezza : per folle vare
la noftra miferia : perchè /' uomo fi a ijlrutto ai
ogni opera buona , Sarebbe conofcerla , ed etèr-
ne a Dio grati , col farne un' occupazione di poi*
tronerìa (a) ? Il dovere dunque de' fuoi miniftri
è quello di ajutar 1' uomo per ogni via : d1 iftruir-
lo nel buon coftume : d' incaricargli i doveri : di
animarlo alla fatica ; di confolarlo ne' travagli :
ma di moftrar prima nelle loro perfone de' per-
fetti efemplari di virtù . Non vi è ceto di per-
fone , che poteffe effere più utile ad un paefe , do-
ve
(a) Veggafi T eccellente opericciuola del Muratori ,
La regolata divozione. I notòri maggiori chiedevano al
Re di Spagna , allora noftro Sovrano , 1' abolizione delle
Cappelle di Arti , ficcome Vivajo di poltronerìa , e di
vizj . Capit. e Privi!, delia Città e Regno di Napoli. Il
Configlio di Cartiglia configliò il medefimo a Filippo IV
pel foverchio numero delle Confraternite . Uflaritz, Teo~.
ria e Pratica del Commercio ,
6 2. Delle Lezioni di Economìa Civile.
ve vi lavoraffe di buon cuore , con femplicità , e
con retta intenzione , ad un fine sì divino , e in
un minifterio sì fanto. Nafcerebbe da queft'efer-
cizio la loro e la felicità de' popoli . Ma fé ( per
fecreti giudizj dell' Altiffimo ) vi Mèro de' popo-
li , ne' quali i miniftri del culto divino , anzi di
darfi tutti a sì celefte minifterio, vi fi dettero al-
la pigrizia, alla diflòlutezza , al luftò, all' albagìa,
alla Superbia , all' avidità del lucro , alla rapina ,
a' garbugli e intrighi fecolari , allo ftudio d' ine-
zie , o di falfe cognizioni , a' litigj e contraili
fcandalofi, e a tutti i vizj del fecolo ; io piange-
rei quei popoli } ma non mi farebbero meno ma-
raviglia , meno pietà , i fuoi miniftri . Non vi
potrebbe effere più coftume nel popolo; e la cor-
ruzione del coftume , prefto o tardi , dovrebbe
trarre nel precipizio il minifterio medefimo . Il
primo grad) della mina degli ftabilimenti , che
fon tra gii uomini , è il dilprezzo ; il fecondo è
1' odio : il terzo è la caduta .
§. Vili, Qual è il metodo di confermar la ro-
bu'ìezza della vita , domanda Ippocrate ? Fatica-
re. La vita è azione; e l'azione è figlia de' ner-
vi, de' mufcuìi, delle fibre. Si perde V azione,
fé quelli ftrumenti fi snervano . La Campagna ,
1' Arti , la fatica li corroborano . La fatica fem-
bra dolore ; ma il piacere è fempre figlio del do-
lore . Se quella è la legge del mondo , è leg-
ge generale , e bifogna adorarla . Ma poiché
ne' corpi civili non ve fatica fenza pace ; né pa-
ce fenza leggi ; né leggi fenza governo ; né go-
verno fenza di molti ordini di perfone } quei ceti,
che fon rimafti nel baftb piano delle Repubbliche,
bifogna che ne facciano un dovere più particola-
re.
Parte I. Cap. I V. 6$
TC . Ev anche il loro intereffe , fé amano di fali-
re . E1 la fola fcala agli onori . Ma prima che
vi falgano,ogni agricoltore , ogni pallore, ogni ar-
tifta dee fra fé dire, la legge della Natura è leg-
ge di fatica : io fon parte della Natura . Se ogni
giorno non è giorno da travagliare , debb'efler gior-
no da prepararli al travaglio , diceva un antico
Savio ,
§. IX. Donde dipende dunque la profperità , e
la felicità di una Repubblica ? Unite infieme
quelle magnanime cure de' Sovrani , che fon det-
te , quelle de' Magnati , quelle de' Gentiluomini ,
de1 Dotti , de' Miniftri della Religione , la ben re-
golata fatica del popolo , e fiate ficuro di avere
uno Stato florido , e profpero , e beato . Si può
egli , dirà taluno ? Appunto quello fofpetto ro-
vina le nazioni . Se in certi tempi , e in certi
luoghi fi è potuto , ficcome la Storia e' infegna ;
debb'effere una viltà , o una corruzione di cuore
quella, che fa nafeere una difficoltà sì fatta . L'uo-
mo è fempre mifero , ila che fi creda più gran-
de di quel , eh' è in fatti , fia che fé ne flimi da
meno . Queir openione di fé fuperba e pazza ten-
de a rovinar la natura per diftaccarla foverchia-
mente dal fuo pedale : e quella vile e abbietta
con farla rientrar nella terra come malfa d' infet-
ti . La inanima mia è : ogni uomo , ogni fami-
glia, ogni Stato , dove s' ingegni di effèrlo , può
ben edere , a proporzione de' dati , quel , eh' è fla-
to un altro uomo , un' altra famiglia , un altro
Stato. E micidiale fentimento , quel non st
puov . {a)
CAP,
(a] Platone ha dimoftrato nella fua Repubblica , che
tutti
6$ Delle Lezioni di Economia Civile.
C A P. V.
Della Popolazione .
§. I. /^Vgni Stato è un corpo politico \ dunque
kJ per le cofe dimoftrate , è importanti {Ti-
mo , eh' egli fia il più robufto , che per la terra,
che occupa, pel fito , e per l'altre circoftanze gli
è poTibile . Quefta robuftezza non ferve folo al-
la fua confervazione , ma eziandio alla fua felici-
tà , e gloria . Il primo fondo della robuftezza di
uno Stato è la moltitudine delle famiglie , la
giusta popolazione? ma queft' ifteflò ne fa la
gloria; genera il rifpetto de' vicini, ed è cagione
di fi cu rezza {a)\
§. II. Ev qui innanzi ad ogn'altra cofa da de-
finire, che ci vogliamo intendere per g'wQa popo-
lazione . Un paefe , che per la fua eftenfione ,
pel clima , per la bontà delle fue terre , pel fito,
per 1' ingegno degli abitanti può alimentare cin-
que milioni di pedone , fé non ne nudrifee , che
due e mezzo , è mezzo fpopolato : fé ne alimen-
ta uno , è fpopolato di quattro quinte : fé ne man-
tiene tre , è fpopolato di due quinte . Ma fé gli
avve*
tutti i st può' , e tutti i non si può' in uno Stato ven-
gono dal centro .
(a) Tutti i corpi civ:li fono fra loro nello flato di
Natura . E nello flato di Natura 1' uomo tanto è ficu-
ro , quanto è temuto : ma è temuto a proporzione delle
fue fòrze.
Parte I. Cap. V.' 6$
avveniffe di averne Tei , o fette, farebbe popolato
al di (òpra delle fue forze : vizio non meno con-
trario e nemico alla fua civile felicità , di quei
che fia la fpopolazione (a) .
§. III. Niente nel mondo avviene fenza cagio-
ne. Or fecondo i calcoli ordinar) della vita uma-
na , quei , che in un anno nafconvi , fono almeno
d' un quinto più di quei , che muojono 5 dunque
ogni Stato dovrebbe effere fproporzionevolmente
popolato . Dov' è fpopolato, è forza , che fia fog-
getto a qualcuna , o a più cagioni fpopolatrici .
La prima fapienza di un Legislatore e di conofce-
re quelle cagioni : la feconda di fludiarfi di fter-
parle , quanto è poffibile . Ma per conofcerle gli
è necelfario di calcolare i mali filici e politici :
per isbarbicarle , vuol far mifurare le fue terre ,
faggiare le forze , calcolare i prodotti , accozzare i
potàbili dell' Arti , e tutti i vizj , che le impic-
colifcono, o le attraverfano . Dunque la prima
Scienza di chi governa è 1' Arimmetica Politica:
la feconda la Geometria Politica.
§. IV. Le principali cagioni fpopolatrici , fi
poffono ridurre a quelle nove. 1. Il clima mal
fano , e non accomodato alla vita degli uomini ,
e degli animali. 2. Il terreno Aerile , né atto a
produrre quanto balla al foflegno di una gran mol-
titudine . 3. L' ignoranza dell' Agricoltura , dell'
Arti miglioratrici , e del Commercio . 4. 1/ ab-
ParJ. E borri-
00 Quel gridare fi fa oggi da tutti i Politici , popò
'azione popolazione , fé non è regolato dalla prefente mai-
fima , può divenire la più terribile caufa fpopolatrice ,
Perchè come la natura finifee di poter cibare gli uomi-
ni , cominciano a paicerfi gli uni degli altri .
66 Delle Lezioni di Economia Civile.
borrimmto dall'efercitare quefti meftieri . 5. Gli efor-
bitanti peij , o i pefi mai fituati , e la non pronta,
né dilìntereffàta Giuftizia (a) . 6. 1 coftumi foverchia-
mente rilalìàti , o foverchìamente felvaggi , i qua-
li fanno abborrire le giufte nozze , e leguire una
Venere beftiale , e rendono meftier vile la fatica
periodica. 7. Le frequenti epidemie, pefti, o altri
mali divenuti comuni per alcune perpetue caufe .
8. Le continue guerre, o efterne, o civili. g.Ua
pregiudizio civile , o tal' altra cagione , che indu-
ca a moltiplicare i celibi piti di quel , che fa bi-
fcgno .
§. V. Le cure adunque di un Politico, fo-
no primamente , d' ingegnarci di ben conolcere le
fuddette cagioni : e apprettò conofcere, e adoperare
i mezzi da svellerle , o di diminuirle . Il primo
mezzo di popolare un paefe fpopolato è di vede-
re di sbarbicarvi certe cagioni tìfiche di morbi ,
e di pefti 5 o di minorarle , fé non fi può fterpar-
le . Così i favj Legislatori han proccurato di da-
re dello fcolo a certi ftagni , che infettavano 1' a-
ria : di fpianare de' bolchi , che impedivano la
ventilazione : di trafportare le gran Città in un'
aria più pura : d' impedire il commercio con de'
paefi infetti : d' introdurre metodi di vivere più
confaccenti alla falute , fpogliando i popoli di cer-
ti pregiudizi nocevoli : di promuovere la Medici-
na , e la Chirurgia : di migliorare 1- Architettura
civile , ec. L' antica China era inabitabile per le
grandi
(a) Ex manfaetudine Principimi oboritur difpofìtio legum;
ex difpofitiom legum , inflitutio morum : ex injìitutione mo-
rum concordia civium : ex concordia civium triumphus ho~
Jìium . Leges Wifigothorum libro I. tit. 2. lege 6.
Parte L Cap. V: 67
grandi acque ftagnanti. La prima cura di quei
Governo fu di {cavare un infini: à di canali , per
rendere i piani coltivabili, e abitabili : la ièconda
da piantare un Tribunale , il quale non avelie al-
tra cura , che di vegliare a sì grand' opera. I
Re d' Affina vedendo , che il fiume Eufrate , per
il fuo lento corto , ammorbava la C ti\ di babi-
lonia, fecerlo laftricare di mattoni , per darvi un
corfo più veloce. GFImperadori Romani fi mei-
fero a feccare le paludi Pontine . Gii Egi?) proi-
birono il mangiar carne di porco , che in quei
caldi paefi produceva della lepra. I Maometta-
ni ftabilirono per legge le lavande e i bagni ,
neceffarj alla falute ne' climi caldi . Mille belli
regolamenti poflòno intorno a ciò farfi.
§. VI. Mi torna qui in acconcio di fare al-
cune confiderazioni (òpra di due cagioni fpopola-
trici della razza umana , le quali cominciate da
piccoli principi non pajono efler molto lontane
dal divenire ambedue univerfali . Una di quefte
è il vajuolo, il quale, fecondo il calcolo di alcu-
ni dotti Fifici, ne porta via la dodicefima, o tre-
dicefìma parte degli uomini , che ci nafcono, o
là intorno . Quefto morbo , ignoto , coni' e' pare,
a«li antichi, attaccandoli neli' infanzia , vale a
dire, quafi prima che abbiamo incominciato a vi-
vere , fa grandiffima ftrage del gener noftro . Quin-
di è , eh' egli debb'efler considerato , non già co-
me oggetto di fola Medicina , ma di Politica al-
tresì . Grandiffima utilità renerebbe alia gene-
razione umana il trovarvi un compenfo , o un
qualche rimedio , che valeflè , fé non a curarlo
interamente , a minorarlo almeno .
E z §.VIL
6% Delle Lezioni di Economia Civile.
§. VII. Se non che quefto rimedio debbe aver-
li per bello e trovato , il quale non ha d' altro bi-
fogno , fuor che del benefico e autorevol braccio
del Sovrano . Ed è 1' innefto del vajuolo , o
l'inoculazione, come più volgarmente fi chiama:
imperciocché le fperienze di molti luoghi , e di
moiti anni aliai chiaramente hanno dimoftrato ,
che di coloro , ne' quali il vajuolo s' innefta , do-
ve ne pericola uno di quattrocento, dove uno di
trecento . Merita di effer letta su quella mate-
ria, tra le altre molte , la dotta e gentile ope-
retta di Monfieur della Condamine , Accademico
Parigino . GÌ' Inglefi fono fiati i primi in Euro-
pa , i quali ad efempio degli Armeni , Giorgini ,
Chinefi , hanno adoperato F inoculazione , e l'ado-
perano tuttavia felicemente . L' ifteflfo hanno in-
cominciato a fare , non ha molto , gli Olandefi ,
i Francefi , e alcuni Tedefchi . In Italia fé ne
fente alcun efempio in queft' anni . Ma i rimedj
generali , e di quella fatta , hanno bifogno della
delira Sovrana. Gli anni addietro il Re di Da-
nimarca , favio e accorto Principe , fece fabbrica-
re degli Ofpedali , dove i figli de' poveri a fpefe
della Corte s' inoculano .
§. Vili. La maggior difficoltà , che incontra
tra noi , e altrove quefto metodo , è quella , che
ci vien fatta da alcuni Teologi . Si domanda , è
egli lecito di mettere un uomo in pericolo di mor-
te ? Ma credo di poter pretendere anch' io ad ef-
fere un po' Teologo . Quella domanda è troppo
generale , e ambigua . Che la quellione fi pro-
ponga a queft' altro modo , è egli lecito di efpor-
re un uomo ad un minor pericolo di morire , per
Pane I. Cap. V. 6g
falvarlo da un altro fenza parago?ie maggiorerà)?
Niun dirà , crecT io , di no : troppo farebbe irra-
gionevole. E* quella la continua pratica de' Chi-
rurgi , e de' Medici . Si fanno tutto dì de' tagli
di pietra , e di membri , non fenza pericolo di
morte : ma nondimeno per ifcampare da un peri-
colo maggiore. Ponghiamo , che il vajuolo ne
porti feco la ventèlima parte degli uomini , e che
i' inoculazione , non ne faccia perire più , che la
dugentefima . E la più gentile condifcendenza ,
che fi può avere con i noftri avverfarj. Sono a-
dunque i pericoli in ragione inverfa di quefti nu-
meri 20 , e 200. Il pericolo comune è come 200,
quello dell' innefto come 20 : e riducendo quefti
termini a' più femplici , fono i pericoli , come
dieci ad uno . Ora qual ragione vieta , che per
ifcampare da un pericolo come dieci , non fia per-
meilo elfere efpofto ad un pericolo come uno ?
Certamente quei Teologi , che il condannano co-
me illecito, è meftiere , che non abbiano ben cal-
colato {b).
E 3 §.IX.
(a) Le noftre obbligazioni rifpetto agli altri uomini
natcono da dritti , eh' efli hanno contro di noi , de' qua-
li dritti è la legge di Natura cuftode e vindice . Do-
ve fono in etti due dritti oppofti , 1' uno di non eflere
offefi , f altro di efier foccorfi ; fi vuol bilanciare il foc-
corfo e 1' offefa , e determinarli da quella parte , che fia
la preponderante . Quando dunque f efperienze ci affi-
curano , che la preponderante è il foccorfo , il non vo-
lergli l'occorrere per timore di non offendergli , è uno
Icrupolo indegno d' anime grandi e benefiche .
{ù) Chi legge la Storia, fi perfuaderà facilmente , che
Ja Scienza la più neceflaria ad un Teologo debb1 effere
la Geometria , e l' Aritmetica Politiche . E' non mi pa-
re nondimeno che n abbiano mai fatto grand' ufo .
70 Delle Lezioni di Economia Civile.
^. IX. La feconda confiderazione , che debbo
qui fare , riguarda il mal Francefe , morbo , che
anch' elio è divenuto fpopolatore della noftra fpe-
zie . Egli cominciò a manifeftarfi in Italia ver-
fo la fine del XV fecolo , allorché 1' efercito di
Carlo Vili Re di Francia era accampato intor-
no Napoli . Quindi è addivenuto , che i Fran-
cefi il chiamino male di Napoli . Il Guicciardi-
no nella Storia de' fuoi tempi ce n' ha lafciato
una quanto bella ed elegante , altrettanto fpaven-
tevole deferizione (a). Quefto male , che altri crede
efler venuto di America , e altri eflère flato an-
tichiflìmo in Afìa , e in Europa, ìrafce da un fot-
tile , e penetrantiftìmo veleno , il quale non folo
attacca le parti genitali , ma lì diffipa , e fi diffon-
de per tutte le membra del corpo umano : vi
s' infàmia , e nafeonde , e per modo tale , che ,
benché fembri delle volte far tregua , nondime-
no rariffime fa pace : imperciocché egli torna
bene fpeflò col volgere degli anni lotto 1 afpetto
di diverfi mali , e guaita in mille maniere la fa-
llita , non folo abbreviando la vita , ma talora uc-
cidendo repentinamente. Tra gli altri mali , che
cagiona al genere umano , è quello d' infettare fi-
no i germi della generazione. Quindi fpeflò av-
viene non fol amente , che altri non generi , ma
che i fanciulli , i quali da infetti genitori nafeo-
no , vengano al mondo imbecilli di corpo , e di
animo , e , fé mi è lecito dir così , con quello fe-
condo peccato originale : cofa , che non di rado
sbarbica interamente le famiglie.
§. X. Di qui è, che un tal morbo non è più
da
(a) Veggafi Aftruc.
Parte I. Cap. V. 71
da confiderarfì ficcome oggetto della fola Medici-
na , ma come uno degl' importantilTimi del Go-
verno civile . Forfè che penfandovifi lì potrebbe
trovare qualche rimedio politico , il quale fé non
1' eftirpafle , il riducete almeno a tale , da non
poter tanto nuocere alla popolazione di Europa ,
quanto egli fa di preferite. Certo là Lepra, ma-
le venutoci dall' Oriente a tempo delle Crociate ,
non altrimenti appellava tutta l'Europa* di quel,
che ora fi faccia il male , del quale ragioniamo .
Ma pei favio regolamento de' Sovrani fi giun-
fe finalmente a sradicarlo . Valfero a ciò fare i
Lazzeretti , o pubblici fpedali , dove i leprofi fi
rinchiudevano , con gravi proibizioni di trattare
in pubblico . L' autore di un libretto Francefe
affai dotto , e iiort da molto tempo dato fuori ,
col titolo Venwi Politi que , ha fuggerito di molto
accorti regolamenti * rifpetto a quefto punto . E'
una maffima di tutti i Politici * e d' ogni uomo
dabbene, e favio, che dovè certi mali civili non
poiTono dell' intutto fcamparlì per timore di mag-
giori danni ^ fi vogliono lottoporre a certe leggi ,
e regolarli ili modo, che danneggino il meno che
fi polla. In quella macina il citato autore fon-
da il fuo fiftema . Ma a me non è lecito in
un' opera , come quella , 1' entrare troppo adden-
tro in sì fatta materia [a).
E 4 §.XI.
(a) In tutte le nazioni polite fon tollerati i poftriboli.
Le noftre leggi n' hanno anche regolato i luoghi . Per-
chè non un paflfo di più ? E1 farebbe di regolar tutto
quello Mercato , perchè nuoceffe meno . Ne credo che
ciò foffe difficile. Ma e (Tendo tutte quafi 1' altre parti
del corpo civile ormai infette, quello mi par che faccia il
piìi
72 Delle Lezioni di Economia Civile,
§. XI. Ancora gran cagione fpopolatrice è il
terreno poco fertile. Non è poffibile che quivi
fi moltiplichino le famiglie, dove non è da poter
mangiare : come non vi ha caccia , dove non vi
è efca per le fiere . Il terreno può eflère Iterile
o per elTer paludofo , o per eflère arenofo , e per
mancar di acque . Molte cofe fi pofiono adope-
rare per rendere fertile il primo. Vi fi tagliano
de' canali di fcolo : vi fi aprono de' paflaggi alle
acque o forgenti , o di piogge . Nella China vi
è, com' è detto, un Tribunale , che non ha al-
tra cura , che quefta . Ma fé il terreno rende fife
pòco per mancanza di acque , fi potrebbero divi-
dere i fiumi in piccoli canali , che innafhaiTero il
paefe . L' Egitto non renderebbe nulla fenza que-
fto foccorfo . Si è tagliato il Nilo in infiniti pic-
coli canaletti, che trafcorrono dappertutto : e que-
llo artificio rende quel paefe il più fecondo , che
è in terra. Si potrebbero formare delle grandi
cifterne con delle macchine da fparger 1' acqua ,
come ne' contorni di quefta Capitale . Il più dif-
ficile a medicare è il terreno arenofo , pietrofo,
montagnofo . Se quefli paefi fono dittanti dal
mare , faranno fempre poveri e fcarfi di abitanti ;
di che grandifiìmo argomento fono gli Svizzeri ;
molti de' quali non hanno altra profeffione da vi-
vere , che quella di fare il Soldato negli altrui
Stati.
pili diffìcile del problema . Crefce la difficoltà per la
comunicazione degli Stati d' Europa infra di loro . Si
richiederebbe un Concilio Ecumenico di Sovrani . Allo-
ra remerebbe il fecondo punto , come curare un corpo
prefibchè tutto infetto , con una legge , che falvaffe 1' o-
nore delle famiglie , e foffe al coverto delle frodi .
Parte I. Cap. V, 73
Stati . E pure Vairone memora , che alcuni
Francefi de' fuoi tempi concimavano le terre fec-
che e Iterili con della creta bianca . V è di que-
fta creta quali dappertutto delle grandi miniere ,
che non fervono quali a nulla . Che beli' ufo di
farle valere a fecondare le terre fecche ? Non fi
potrebbero impiegar meglio tante migliaja di va-
gabondi , che infettano i paefi culti , e certi rei ,
che poteffero giovare più vivi , che morti . Ma
niun' opera grande divenne mai pubblica, fenza il
braccio del Sovrano (a). Se poi avenero mare ,
potrebbero anche quelle terre eflère popolatilfime,
purché vi fi promovende il commercio marittimo,
la pelea , e 1' Arti . I Genovefi in Italia , e i
Veneziani fono il prefente cafo . I noftri Amal-
fetani, e tutti que' popoli di quella coftiera, che
fon ora ridotti a poche, e tapine famiglie , furono
numerofilTimi , e ricchiflìmi per 1' Arti , e pel
Commercio .
§. XII. Qui è da conlìderare , che vi ha , co-
me diremo fra poco , tre forte d' Arti , cioè pri-
mitive e neceflarie , miglioratrici e comode , vo-
luttuofe e di luffo. Arti primitive e neceflarie
fon quelle , che producono della fuffiftenza per gli
uomini, e delle materie prime per l'altre, e non
lono più che cinque, Caccia, Pelea, Metallurgi-
ca , Paftorale , e Agricoltura . Le feconde fon
quelle , che migliorano i materiali datici dalla
terra, o dal mare , ficcome fono 1' arti della la-
na , delle tele , ec, Arti finalmente voluttuofe , e
di iuifo fon quelle , che non fervono ad altro ,
fuor
(a) Federico I Re di Pruflia a forza di concime fece
fertili i campi arenali del Brandeburghefe .
74 Delle Legioni di Economia Civile.
fuorché al piacere di diftinguerci , e di vivere
morbidamente , come Ricamo i Indoratura , Pit-
tura, Scultura , ec. Dico adunque , che dove fi
polTono promuovere le prime , farà il meglio : e
dove quelle non hanno luogo , il favio Legislato-
re dee ftudiarfi di promuovere le feconde , e ter-
ze , affine di aumentare la popolazione in un pae-
fe Iterile . Quello , da che è da guardarfi fempre
in tutta quella condòtta, è il non si può , de-
lòlatore dello fpirito umano i e dell' opulenza del-
le nazioni (a)i
§. Xlll. Una terza gran cagione fpopolatricé
fono i foverchi pefi , o giufti , ma fenza ninna
proporzione impofli . Non è poilìbile , che ivi
fi aumentino le famiglie , dove la povertà delie
claffi lavoratrici è grande : né può non ivi ef-
fer grande la povertà , dove i pefi fon foverchi ,
e affòrbenti 1' utile delle fatiche . Son due maf-
lìme falfe egualmente e perniciofe , dice l' illu-
fire Montefquieu , quelle , che alcuni Politici
fenza molta confiderazione hanno fmaltito . Li-
na , che un popolo quanto è più povero , tanto è
più iridufrriofo . V altra , che quanto maggiori fo-
no i pefi ,' tanto più fi lavora. Imperciocché i
popoli pezzenti perdono a poco a poco il gufto
•de' comodi , gli difprezzano , e diventano poltro-
niffimi . Tutti i popoli barbari ne fono argomen-
to è E dove i pefi forpailano le forze , cella f u-
tilità
(a) L'Awgufto Monarca di Spagna per trafportar l'acqua
nella Villa di Caferta unì due monti a forza d' archi ,
e ne forò uno per dare il pafTaggio all'acquidotto . Quel-
le fpefe , di cui qui ragiono , farebbero effe maggiori di
quelle ?
Parte I. Cap. V. 75
tilita delie fatiche , la quale è la fola molla mo-
trice , che fpinge gli uomini al lavoro . Quel
Sic vos non vobis fertts arsitra boves ,
fcoraggerebbe fino i Tefei , e gli Ercoli . Si po-
trebbe ancora riflettere , che mai un popolo di
fchiavi fu favio neh' Arti, e ben' induftriofo (a),
§. XIV. Una quarta cagione fpopolatrice fa-
rebbe la falvatichezza , e la foverchia durezza de'
coftumi . E la ragion' è , che è difficile elfervi
dell' Arti , e ben maneggiate , tra popoli fover-
chiamente faivatici . Il coftume troppo ruvido
va fempre congiunto coli' ignoranza , e col di-
fprezzo della fatica metodica . Si aggiunga , che
quello medefimo coftume porta la gente ad una
forta d' indipendenza , e con ciò ad inquietarli
fcambievolmente , danneggiarli , ammazzarli , cofe
tutte quante oppofte allo fpirito dell' arti utili .
Di qui t , che i prudenti Legislatori intenti ad
aumentare il Popolo , non hanno lafciato nulla
da promuovere 1 umanità , e la gentilezza del
coftume . I mezzi a ciò fare i più propr j , fecon-
do che io credo , fono . 1. La Corte Sovrana
gentile, e polita, affinchè ferva di fcuola . 2. Le
fcuole di lettere (b) . 3. Le fcuole , e i collegi
di
(a) Carlo V. conobbe quefta verità . Dice adunque*
Jn una fua legge , eh' è nelle noftre coftituzioni p. 525.
Nobis datura just pofl debellatum T urcharum tyrannum ,
poffe vifitare hot nojìrum fidelifjimum regnum &c- Invìgi-
lav'tt cura nojira fubditos & vaffal/os bujns mjìri Regni
ab omnibus oppreflionibus , extorfionibus , indebitis exattioni-
bus liberare . Gran proemio !
(b) So, che il Signor Mandeville, e più ancora Mon-
ile ur Rofsò , le ne fono dimoftrati nemici . Entufiafmo
di dotti , che fi è veduto in tatti i popoli culti , e in
tutti
"]6 Delle Lezioni di Economia Civile.
di Arti . 4. Le fefte , e 1' aflèmblee pubbliche .
5. Invitarvi , e accarezzare i foreftieri . ó. Al-
lettare i gentiluomini al viaggiare per le nazioni
eulte . Queft' ultimo metodo fu con maraviglio-
fa utilità praticato da Pietro il Grande nella Mo-
fcovia . Come i foreftieri de' paefi culti , o i no-
fìri , che per quegli hanno viaggiato da accorti e
prudenti uomini , vengono con nuove idee , e arti^
è incredibile il vantaggio , che può ritrarne uno
Stato, dove fi fappiano adoperare, e fi voglia far
loro qnell' onore , che meritano , a proporzione
della loro abilità , e del lor coftume .
§. XV. E' qui da efaminare una difficoltà , che
fi fuol fare contra la fuperiore teorica. Vedefi
nella Storia del IV fecolo Criftiano , e fucceflì-
vamente ne' feguenti , tutta 1' Afia , e 1' Europa
inondata dalle Nazioni Settentrionali , non folo
con eferciti innumerabili , ma con copiofe colo-
nie. Il Giappone ( per cominciare dall' Orien-
te ) è flato popolato da' Tartari . Il vafto im-
perio della China fu conquiftato da quelli moder-
ni popoli barbari il XIII fecolo . E avendolo
perduto due fecoli dopo , i Tartari Manchei il
riconquiftarono di nuovo verfo la metà del fecolo
pattato . L' imperio dell' India , il vafto Regno di
Perfìa , furono preda di quefti medefimi Sciti . I
Turchi , i quali fìgnoreggiano oggigiorno la più
bella
tutti i tempi , per un certo fpirito di fazietà , o di fuper-
bia . Perchè un dotto , che fcrive contra le Scienze det-
tamente , non può farlo , che per uno di quei due mo-
tivi . I Cinici fono (irati più univerfali , che non fi cre-
de . Si vogliono tagliare i rami fecchi , o foverchi , -e
fi dà al tronco . Ma di ciò farà detto a fuo luogo s
Parte I. Cap. V. 77
bella parte dell' Afia, 1' Egitto, e molto dell'Eu-
ropa , fono Tartari anch' eilì di origine . I Got-
ti , i Vandali , i Longobardi , i Normanni , che
occuparono la Germania, 1' Inghilterra, la Fran-
cia , r Italia , e la Spagna , ufcirono anch' elfi da
quegli orridi e felvaggi paèfi della Svezia , della
Danimarca, della Saffonia, della Pomerania , del-
la Pruftia, ec. Quello fa credere, che quelle re-
gioni dovettero efiere popolatiflìme , per poter man-
dare sì grandi fciami d' uomini ne' paefi meridio-
nali . E di qui è, che Grozio le chiamò con bel-
l'enfafì vaginam genùum. Ora è certo, che in
quelle contrade 'non che le lettere e le fcienze ,
ma 1' Agricoltura , e 1' Arti miglioratrici erano
ignote \ perchè in gran parte vi s' ignorano tut-
tavia. Erano falvatici, fieri, caparbj (a). Dun-
que la falvatichezza , dirà taluno , non è cagione
di fpopolazione , ma anzi di più popolare .
§. XVI. Ma non è difficile il rifpondere a
quella difficoltà. Se fi fa il calcolo di quelli e-
ferciti di conquiftatori Settentrionali , che da 2000
anni in qua fono da quei paefi ufciti , fi ritrove-
rà, eh' elfi fieno fiati aliai più pochi , che a pri-
ma vifta non fembra . Può dirfi , eh' è avvenuto
di
(a) Veggafi H'tfiory of England di Hum tom. I. e IL
Anzi ritenevano una fpezie d' indipendenza , propria del-
io Stato di Natura . In tutte le leggi di quei falvatici ,
che Lindebrogio ha raccolto nel fuo Codex legum anti-
quarum , tranne le Wifigotte , 1' Editto di Teodorico , e
i Capitolari di Carlo M. , voi non vi troverete , per
qualfivoglia enorme delitto, una pena capitale. Parrici-
di, Omicidj , Sacrilegi > furti , adulteri , rapine, incendj,
tutto vi fi paga a Soldi . E quefto vuol dire , che non
avevano ancora idea di corpo politico, né di vero Governo.
78 Delle Lezioni di Economia Civile.
di loro quel , che avviene alle Stelle . A guar-
darle in confufo pajono infinite } quando poi fi
vogliono numerare , non fé ne trovano più di tre-
mila . I Tartari Manchei , i quali intorno alla
metà del fecolo pattato conquiftarono il grand'Im-
perio della China , e che il poffeggono tuttavia , non
giunfero ad effere 200 mila . I Tartari di Gen-
ghis-kan , che fecero sì maravigliofe conquide il
XIII fecolo , non montarono a più di dooooo
uomini , fecondo le più veridiche Storie . Si può
quindi conchiudere, che quelli eferciti di Sciti, a
volergli accrefeere oltre mifura , non oltrepaflaffe-
ro un mezzo milione la volta . Siccome però in
que' tempi la guerra fi faceva con meno impac-
cio, e men ordine, e principalmente dalle barba-
re Nazioni } così puoffi conchiudere co' migliori
Politici , e Calcolatori , che gli uomini atti alle
arme di tali tempi , e nazioni , non folTero , che
la quarta parte di tutto il Popolo. Ma io pon-
go per più allargarla , che quei 500000 fieno fla-
ti T ottava parte de' Popoli Settentrionali atti al-
l' arme . Seguita adunque per quefta pofizione ,
che tutto il refto de' combattenti non oltrepalfaf-
fe 4000000 , e perciò tutto il Popolo ìóoooooo.
Ma quando anche quefta parte del Mondo , avef-
fe fatto 30000000 di Popolo per ciafeuna età,
ella farebbe (tata fpopolata 5 poiché la Tartaria
dal Mare Orientale , fino al Mar Cafpio , è fo-
pra 3000 miglia lunga , e intorno a 2000 larga .
La China , che non è la quarta parte di tanta
eftenfione , nudrifee circa 120 milioni di anime,*
vale a dire, che è intorno a fedici volte più po-
polata , che la Tartaria , anche fecondo 1' ultima
ipotefi . La Francia , che non ha , che intorno a
500
Parte L Cap. V. jq
500 miglia di larghezza , e altrettante di lun-
ghezza , è giunta gli anni addietro a contenere
intomo a 20000000 di abitanti . Conchiudo a-
dunque, che il Settentrione dell' Alia, e dell'Eu-
ropa non fi può dimoftrare edere ftato così popo-
lato , come il Mezzogiorno , per quelle invaiìoni
di fopra memorate.
§. XVII. E in oltre certa caufa di (popola-
zione , che qui mi piace paratamente confidera-
re , quella di non eflervi gran fatto onorate , ri-
fpettate , e foccorfe le nozze . L' uomo non na-
fte, né fi moltiplica , che per un congiungimen-
to de' due felli . . E perciocché quefto potea farfi
in due maniere , o beftialmente fenza nozze fi'Te ,
o religiofamente, e civilmente 5 perchè la prima
maniera nuoceva , e alla popolazione , e all' uma-
nità; perciò con mirabile fpirito di concordia fu
tra tutte le Nazioni riabilito, ed è tuttavìa, che
le nozze doveflèro edere una (labile (a) , e folenne
unione , né fenza divini aufpicj : affinchè i figli
potelTero elTer educati dall' amor naturale di co-
loro, che gli generano , e lotto il naturai impe-
rio , rifpetto , e oflèquio de' Genitori . A quefto
modo
(a) Dico flabìle per oppofi/ione al vago concubito .
Deli reito f idea dell' indiffolubilità è ignota fuori del
Criftianefmo . Né tra Criftiam è [tata mai fenza qual-
che eccezione. Perchè la legge di Valentino e Valen-
tiniano permette lo fcioglimento per f adulterio , legge
fegu'ta tempre nella Chiefa Greca : e le noftre per l'im-
potenza : la Prulliana per 1' incompatibilità de' cornami.
Ma una legge de' Wifigotti concede alla moglie il difeio-
glimento fi v'ir puero fiuprum hitulerh . Lib. III. tir. V.
lege V. Una de' Borgognoni , fé il marito fia omicida,
0 ltregone ,
So Delle Lezioni di Economia Civile.
modo fi poteano falvar da' pericoli , a cui quella
tenera età è foggetta , e imbeverli dalla prima
fanciullezza di coftumi umani , e religiofi , e di-
venir atti alla civil compagnia } e oltre a ciò ri-
fpettofi delle leggi , e de' Sovrani . E acciocché
il rito delle nozze faceflè maggior impresone in
su la ragion -de' conjugi , e gli movelfe a venera-
re, e rispettare, ficcome divina , una tale iftitu-
zione ; quindi è , che in tutte le nazioni , anche
barbare , fi convenne , che le nozze fi contraeifero
con certi apparati, e riti facri, e venerabili. Fi-
nalmente fi conobbe , che le nozze fono il vero
femenzajo degli uomini , e con ciò , uno de' tre
fondamenti del corpo civile : perlochè furono dap-
pertutto onorate , e premiate tanto , quanto avu-
ta a vergogna , e deteftata la Venere beftiale .
§. XVIII.* Di qui feguita , che una delle cu-
re maggiori de' Legislatori , per popolare uno Sta-
to decaduto dalla fua giufta popolazione , debba
effèr quella d' incoraggiarvi gii uomini alle nozze,
e di farle rifpettare . Tutti veramente fono dal-
la natura follecitati a i piaceri Venerei . Ma poi-
ché quelli piaceri nelle gran focietà fi poffono al-
trove trovare con minore incomodo , che non reca-
no le nozze ; bifogna fare in modo , che i beni ,
i quali accompagnano le nozze , non folo equili-
brino, ma vincano di molto quei , che la fciolta
gioventù fi finge fuori di quelle . Quefto , cred'
io, ha fatto ftabilire quafi fra tutte - le Nazioni ,
che quei figli folamente potettero effere eredi de'
beni, e degli onori, e de' dritti , e de' pofti de'
loro maggiori, i quali fodero nati di legittime e
folenni nozze . Le Nazioni favie hanno oltre di
ciò attaccato dell' infamia civile a i non legitti-
mi
Parte I. Cap. V. 8j
mi (a) . E quefto affinchè i Padri amanti di per-
petuare se medefimi , e i titoli delle loro famiglie,
non potendo ciò fare per via di libere congiun-
zioni, fé ne afteneflero , e foflèro più facilmente
portati alla folennità del matrimonio.
§. XIX, Ma perchè la pubblica diffolutezza, e
licenza de' due feffi diftrae gli animi di moltiflì-
mi dal maritarfi , e a molti rende le contratte
nozze tediofe ; donde nafce grandiffimo fpopola-
mento ; è da fare il più che li può , che sì fatto
coftume fia ritenuto , e coftretto . V Autore de-
gl' Intereffi della Francia mal' mtefi, con bello,
e lungo calcolo di ragioni dimoftra, che 1' Euro-
pa per il prefente rilaftàtifTimo coftume vadafi fpo-
polando giornalmente. Sappiamo dalla Storia Ro-
mana, che Augufto appunto per quefto motivo
promulgò la famofa legge Papia Poppea . I co-
fìumi di Roma di quel tempo , come fi può ap-
prendere facilmente da Tacito, da Svetonio,eda
Giovenale, eran sì diffoluti , che la gioventù Ro-
mana trovava i fuoi conti più nel celibato , feb-
bene impuro, che nello flato delle nozze. Que-
lla cagione indeboliva ogni anno i Cittadini di
Roma , e riempiva 1' Italia di /chiavi .
§. XX. Ma oltre alla diflòlutezza de' coftumi,
vi fono di molte altre cagioni , le quali poffono
rendere le nozze meno frequenti , e confeguente-
mente impedire F aumento del Popolo. Tal' è
pri-
(a) Omero , credo per modefHa e virtù d'una sì gran-
de Epopeja , gli chiama irapStviìis , partenj , figli di Ver-
gini , ma violentate : e per lor dare quell' onore , che
mancava per parte delle nozze, gli fa quafi tutti figli de-
gli Dei, e valorofi così di corpo, come di animo.
Par.L F
Si Delle Lezioni di Economia Civile*
primamente il luffo eforbitante , il quale è trafcor-
iò in tutte le funzioni , e operazioni , così natu-
rali, come civili (a) . Imperciocché sì fatto luf-
fe , mette moltiffimi in tali (Grettezze , da non
poter penfare a nozzs : e 1' eforbi tanti doti obbli-
gano al celibato le ragazze . Una legge dunque ,
che regolaffe le doti , e i feftini delle nozze non
farebbe, che commendevole. Quefta legge è fia-
ta ultimamente promulgata dalla Corte di Porto-
gallo.
§. XXI. Secondariamente i Feudi , e i Fede-
commeflì} i quali poiché fono de' primogeniti ,
obbligano i feccndogeniti , per la tenuità del loro
patrimonio, al celibato, o religiofo, o militare ,
o domeftico ; e così annientano i fondi della
propagazione del genere umano . E quella è una
delle cagioni principali , per la quale il baffo po-
polo , piucchè i gentiluomini , fi moltiplicano
fenza veruno paragone } concioflìachè in quello
non fi conofea celibato, che affai poco, e non vi
fiano né Feudi , né Fedecommeflì , ma 1' eredi-
tà paterna, cioè V arte e il meftiero de' padri ,
trapafla , fenza dividerfi , intera ne' figli . Egli è
nondimeno vero , che ne' paefi , dove non è guer-
ra,
(a) Ma il foverchio luflb nuoce anche alla prole , la qua-
le {termina , o guada . Perchè introducendo un'educazione
molle e mal' intela , ruina la compiendone > ed è cagione
d' infiniti mali naturali e civili . Quelle fafee , quei bu-
cini ,, quelle ofe illazioni delle cune , quelle nutrici {panie-
re , guadano il corpo e '1 cervello , e difunifeono i figli
da' genitori . Vedi Ballexeft Educazione Fìfica . GÌ' If-
Jandofi non hanno ne fafee , né bufli , né cune . Ander-
son Storia Naturale delY Islandia e della Greeland'ta . Né,
in Africa fé ne conofee. Bofman.
Varte 1. i Cap. V. 83
ra, che di rado , né gran commercio , non è e-
fpediente , che la clafle de' gentiluomini vi fi
moltiplichi foverchiamente . Ma poiché il meto-
do de' Fedecommeffi , e delle Primogeniture è xol
luflò trapalato anche nelle famiglie bafle pofle-
ditrici di fondi ; va ad infettare tutte le famiglie,
che hanno beni (a) con difeapito della popolazione.
§. XXII. Per terzo , V ineguale diftribuzione
delle terre ; per la quale avviene , eh' eflèndo ef-
fe ridotte in mano di pochiflìmi , la maggior par-
te del popolo , o non ne poflìede dell' intutto , o
ne poflìede tanto poco, che non balla a i bifogni
domeftici . Dove quefto accade , ivi molta gente
non è in iftato di poter nudrire delle famiglie ;
ciocché molto feoraggia dal contrarre nozze per
propagare la razza umana . Platone tra 1' altre
leggi della fua Repubblica richiedeva , che le ter-
re follerò egualmente diftribuite. L' egualità è un
fogno : ma fi può , e dee defi derare , che non re-
gni la troppa {proporzione. Gli antichi Romani
avevano su di ciò fitte delle favie leggi , proiben-
do a' Patrizj il pofledere , più di 500 moggia , e
a' plebei 30. Ma la prepotenza , la falfa politi-
ca, il luflò, e i vizj, che finalmente inondarono
F z quella
(a) Qui la legge Civile pugna colla naturale . E1 una
maffima di dritto naturale , f\l\us , ergo . hxres : qui vede-
te figli foogliati del dritto dell' eredità . Oltreché non
è pure sì utile alle famiglie , come fi crede dagli feioc-
chi padri. Se il padre lafcia dz figli favj , e bene edu-
cati , il fedecommeflo non è neceffario : e fé male edu-
cati , divorando le rendite in erba , e caricando i beni-
fondi di debiti , ruina , Ma la non previdenza , e 1' ava-
rizia folHene tuttavia quello faifo metodo di eternar le
cafe.
84 Delle .Lezioni di Economia Civile.
quella Repubblica, le fecero mettere in dimenti-
canza (a) .
§. XXIII. In quarto luogo , il non orTervarfi
le regole proporle dalla Chiela alla vita monaca-
le , e facerdotale ; nella quale potendoli godere
fenza fatica , vi faranno fempre moltiffimi , che
preferiranno quella alla comune , e fatiCofa . I
facri canoni hanno meilò un giufto , e ragionevo-
le limite a i Preti , comandando , che nelluno po-
tette effere alcritto fra i facri Miniftri fenza tito-
lo di Benefizio, o di neceffità di Chiefa . Con-
siderarono , che il Minifterio Ecclefiaftico è rela- ,
tivo all' ufizio , beneficium datur propter officium;
e perciò, che non debba eflèr maggiore il nume-
ro de' Miniftri di quel , che il loro uficio richiede,
il quale è quello d' infegnare , e di pafcere. Ma non
fi ferbarono sì belle leggi , e non fi ferbano tuttavia.
Il Concilio Lateranenfe IV proibì i nuovi ordini
Monadici : ma effi panarono a traverfo de' facri
canoni . Qiiefta , e la cagione antecedente , han-
no fatto, che i più favj Sovrani d' Europa , per
non vedere fpopolati gli Stati loro , hanno ordi-
nato due leggi. Una è quella di proibire , che
le terre fi accumulino foverchiamente nelle e afe
Reli-
(a) Maggiore ancora è il male di fproporzione , fé le
terre fi accumulino foverchiamente in mano di coloro ,
che hanno trovata T arte di farle ufeire dal commercio.
Perchè finché fono in commercio , fi può oggi o doma-
ni fperare di averne una porzione : ma come ne fono u-
feite , una infinità di famiglie non farà che languire in
uno flato di fchiavitù addetta alle terre altrui, fenza po-
terne "mai ufeire. Stato, che io non so fé poffa lungo
tempo durare.
Parte 1. Cap. V. 85
Religiofe, ed Ecclefiaftiche ; e 1' altra di porre
Un certo termine al numero de' Chioftri , e de*
Beneficj . Tali fono in Italia le leggi de' Vene-
ziani , e T ultime de' Tofcani . Quefia medefima
fu la legge dell' lmperador Federico II, e alcune
altre pofteriori per quefti Regni . Ma elleno vif-
fero poco; né fi pensò poi a farle riavere.
§. XXIV. Ma affinchè non creda alcuno, che
ciò , eh' è qui detto , ficcome fono gli animi di
molti fofpettofi a penfar male , derivafi da poco
rifpetto verfo uno flato riguardevole , e celefte
per la fua origine \ foggiungerò qui , che quelle
leggi dovrebbero eflère da' Religiofi fteffi , e da'
Preti iftantemente domandate , e offervate con ri-
gidezza , fé elfi volefTero meglio , che non pare , che
fi facciano , penfare ad eflere apprezzati , e tenuti
in quel conto, che fi conviene, ed effer certi di non
veder perire giammai i loro beni . Concioffiachè due
fieno le cagioni , che prima avvilifcono , e poi ro-
vinano ogni meftiero e profeffione , e quei maf-
fimamente , il qui fondamento principale è la pub-
blica ftima ; e fono il foverchio numero di colo-
ro, che vi fi danno , e le grandi ricchezze ; per
clTer la prima cagione da non potervifi conferva-
re quella difciplina, e coftumatezza , con cui nac-
quero , e crebbero ; non eflèndo poffibile , che in
un troppo gran numero di perfone non vi fìa fem-
pre di molti cervelli vili , dajppoco , malvagi, che
le difonorino, e faccian loro perdere l'antico cre-
dito: e la feconda menando, lenza pur che fé n*
accorgano, gli animi umani a poco a-poco alla
poltronerìa , al luiTo , alla fignoria , e fuperbia , e
a tutti i vizj della gente rilavata. Dalle quali
cofe nafeendo la dififtima 0 e cominciandofi a ra-
F 3 gio-
Z6 Delle Lezioni di Economia Civile.
gionar molto , e da tutti , del poco vantaggio ,
che fé ne ricava , e del molto danno , che fé ne
può temere , cominciano i popoli ad alienarfene:
e a' Sovrani non mancan mai delle occafioni di
profittare del comune incitamento . I fatti paf-
i'ati potrebbero darci affai bella lezione su ciò ,
che può avvenire : e quefto timore , e il zelo del
noftro onore , m'infpirano a difcorrere nel modo,
eh' è detto {a).
§. XXV. Potrebbe qui aver luogo una cele-
bre queftione Politica, e Fifica infieme, ed è, fé
la pluralità delle mogli conferifea a popolare 1 À-
fia , piucchè non fa la Monogamia , o fieno le
nozze con una fola donna , in Europa . Mon-
fieur de Premontval nella bella e dotta opera
fcritta intorno alla prefente queftione , e impre£
fa all' Aja il 175 1 , dimoftra , che la Poligamia
non folo non giovi alla popolazione , ma che an-
zi le nuoccia : cofa , che a quegli , i quali non fo-
no avvezzi a ben calcolare le faccende umane,
e vederle per minuto , parrà ridicoio paradofìo .
Ma la ragione , e la fperienza è per parte di Mon-
fieur di Premontval. In fatti in Europa per co-
ftantifììme oflervazioni , il numero de' mafehi ,
che vi nafee , fta al numero delle femmine , in ra-
gione di 13 a 1 2 (b) . Di qui è, che in Europa la
Poli-
(a) Appare dagli Atti Apoftolici;, che la Chiefa fu
ne' prim' anni Democrazia , benché fotto 1' ifpezione d'un
capo; la virtù dunque n' era 1' anima . Divenne poi il
IV fecolo Ariftocratica , e la virtù vi fi feemò . Il X
fecolo prefe la forma di Monarchia affoluta , e la virtà
divenne ancora minore . Il XIII cominciò 1' Inquifì-
zione .
(Jb) Vegganfi i calcoli di Niewentit.
Parte I. Cap. V. 87
Poligamia nuocerebbe alla popolazione . Imper-
ciocché fupponghiamo , che il numero de' mafchi,
fia tra noi anche eguale a quello delle donne , e
che non fi dieno piucchè due fole mogli a cia-
fcuno, e generalmente : feguita, che la metà de*
mafchi debba reftare fenza mogli. Ma è dimo-
ftrato per la lunga fperienza dell' Afia , che gene-
rino aliai più figli dieci mariti con dieci mogli,
che cinque mariti con le medefime \ dunque la
Poligamia fra noi farebbe cagione fpopolatrice .
§. XXVL So bene , che il medefimo Autore
pretenda , che la proporzione tra i mafchi , e le
donne fia la medefima per appunto in Afia di
quel , eh' è in Europa \ e quindi conchiude , che
la Poligamia per la medefima ragione fpopoli l'A-
lia , per la quale nuocerebbe all' Europa . Ma iì
principio di quello fuo difeorfo è fmentito da i
fatti , su i quali , e non altrimenti , li vuol ra-
gionare di sì fatte cofe : perchè a Batavia , nel!'
Ifola di Java , nafeono io volte più donne , che
mafchi , fecondochè gli Olandefi , fotto il cui im-
perio è quell'ifola , ci aflìcurano . Il Signor Kem-
fer nella Storia del Giappone , dov' egli fu , e di-
morò non piccol tempo , la quaP è di tutte la più
veritiera , nel Tomo I racconta , come eifendolì
fatta una numerazione efatta di anime in Miaco,
capitale dell' Imperio , vi fi trovarono 172070 ma-
fchi, e 223572 donne , vale a dire , che la pro-
porzione delle donne a' mafchi vi era pretto a
poco , come 15 a io. Neil' Africa Meridionale
non ci è mafehio, che non abbia almeno fei mo-
gli, e che non le cambi fpelfo , fenza intanto
mancare a neffuno. E quefto pruova , che le
donne vi debbono elfere in maggior copia ,.che i
F 4 mafchi.
t *
SS Delle Lezioni di Economia Civile.
mafchi . Egli è vero , eh' effèndo quei popoli
quaft in continue guerre , vi dee morire maggior
numero di mafchi , che di donne : ma è difficile
credere, che arrivino mai i mariti morti in guer-
ra ad agguagliare la moltitudine delle mogli.
§. XXVII. L' Autore illufire dell' opera Lo
Spirito delle leggi trae di quefta teoria la feguen-
te confeguenza , cioè , che la Poligamia , la qua-
.le nuocerebbe alla popolazione di Europa , giovi a
popolare l' Afia , e 1' Africa . Intanto il Sig. di Pre-
montval pare aver fodamente dimoftrato , che l' A-
fìa con tutta la Poligamia , non è con tuttocciò
proporzione voi mente più popolata dell' Europa . E
nel vero a trarne la China , la quale , per altre
Cagioni Fifiche e Politiche , è la parte più popo-
lata , che fia in terra ; la popolazione del refto
dell' Afia non ha quafi ninna proporzione con
quella d' Europa . E* nondimeno da confidera-
re , che quando fi dice , che in Afia fi ufa la
pluralità delle mogli , e' non fi vuol intendere del-
la gente baifa , la quale è fempre la maggior par-
te del popolo ; perchè quefta ordinariamente non
prende, che una fola moglie.
§.XXVIII. Se l'arte di popolare è da {tudiarfi
da quei Miniftri , i quali amano la gloria del lor
Sovrano , e la grandezza, e potenza della nazio-
ne; non è meno da penfarfì all'imbarazzante pro-
blema , che fare , fé in qualche Stato il popolo
vi cominci a divenire eccejftv amente popolato ?
Perchè nuoce , com' è detto , così il poco , come
il foverchio . Sembra che Minos temeflè di sì
fatto male pel Regno di Creta. Ma la legge,
eh' egli fece per impedire la foverchia popolazio-
ne, non corrifponde alla fama di fapienza , che ce
n' han-
Vane L Cap. V. 89
n hanno trafmefla gli antichi (a) . V efpofizione ,
a cui fi ricorre in certi paefi barbari ( b) , è un
parricidio : e la legge , o più torto coftume di
quei dell' Ifola Formofa (e) d' impedire a forza
di aborti i copiofi parti , è una crudeltà , pari
alla quale non fi truova altrove ; fé non fofle nella
Coda d'oro , dove nella morte de' Re fi facrificano
tutti quelli, che non pofTono più faticare {d).
§. XXIX. Quefto problema non è folubile
dappertutto nella medefima maniera. Si pofTono
■diftinguere tre forte di Stati . I. Quei , che han-
no colonie dittanti, come gì' f ngleli , gli Olandefi,
i Francelì , gli Spagnuoli . II. Quei , che non
hanno colonie , ma hanno mari , come faremmo
noi, lo Stato Pontificio , la Toicana , in Italia.
III. Quei, che non hanno né colonie, né mare.
§. XXX. Ne' primi , non è mai da temerli
la foverchia popolazione ; perchè le Colonie , la
Navigazione , il Commercio troveranno femore
da impiegare più perfone , che non può dare la
più feconda popolazione . Ne' fecondi , dove fia
fapien-
(a) Introduce rtiv irpoi <r»? Jpptvas ò(Ai\uty , l'amor de
ragazzi , perchè fi coltivaffero meno le mogli tv* y.n irò-
Kutìxvuhti , e venifTero a generar meno . Vedi Arili. Po-
lir, liò. II. cap. X. Legge , che niun uomo Savio ap-
proverà , ancorché il noftro fìlofofo Macedone dubiti fec-
camente fé faceffe QavKas , » [itt <p&v\ù>s , bene , 0 no .
(b) I Mingrelj tuttavia efpongono . Si dice il mede-
fimo di alcuni paefi della China .
00 Le donne non vi fi pofTono maritare prima de' .
30. anni : non pofTono fare più che quattro figli : Te do-
po avergli fatti ingravidano , fi coricano a terra lupine ,
e a forza di calci su la pancia fi fanno abortire. Viag-
gi della Compagnia Orientale Olandefe 3 deferirne delC
Jfola Formofa .
(d) Bofman *
go Delle Lezioni di Economia Civile.
iapienza, Arti, Commercio marittimo , vi farà Tem-
pre grandiffima occupazione . Gii ultimi hanno bi-
fogno o di celibato ,od' una frequente guerra .
Non è già eh' io approvi la guerra , maggior fla-
gello della quale non so fé fi pofìà efeogitare tra
gli uomini. Ma nel problema , Se ad un popi-
Io , che non truova più da vivere nel fuo paefe
per V eccedente moltitudine , pojfa giuflamente
proibir/i il cercar nuove fedi , e occupar terre vo-
te , non so vedere , qual ragione impedifea di te-
ner la parte affermante . E una legge di Natu-
ra , che chiunque ci nafee ha dritto aila vita : e
la terra è un patrimonio comune.
■"En-irriiiHwirn"""' ' -— ~ *— ~ ' —
C A P. VI.
Dell" educazione *
§. I. T O Stato è una gran famiglia . Di qu\
1 a feguita , che come nelle ben governate
famiglie non fi penfa folamente ad avere numerofa
prole , ma a' mezzi altresì di bene educarla , iftruir-
la , e mantenerla con comodità : a quel modo mede-
fimo è neceffario , che nello Stato col promuovervi
la popolazione , fi ftudj di bene educar la gente
per la parte dell' animo e del corpo , e procac-
ciarle proporzionevolmente i mezzi di fóftenerfi
(a) . Senza di quello , oltreché non è poflibile ,
che
(a) Platone nel Politico, all' Ep'ttattica , o Arte di go-
vernale Sottomette fìccome parti eflenziali T Ageleotro-
fica , 1' arte di tenere in co mpagnia gli uomini nati ani-
mali
Parte I. Cap. PT. 9»
che la popolazione fi aumenti , fecondochè è di-
rnoftrato di (òpra , ma pure dove avviene , che
creica , la Repubblica fi potrà ben dire aumenta-
ta d' uomini , ma non di forze. Niuno Stato
adunque non farà giammai , né favio , ne ricco,
né potente , fé non vi fia educazione , e fé F in-
duftria , e una ben animata e regolata fatica non
vi fomminiftri abbondevolmente a tutti di quel-
le cofe , che fervono al bifogno , alla comodità,
e al piacere della vita (a).
§. II. Prima dunque d1 ogni altra cofa è da
badarfi all' educazione cosi domeftica , che civile ,
per cui venghiamo ad effere ammaeftrati, e rego-
lati in quel , che penfiamo , e imprendiamo a fa-
re. Imperciocché quantunque gli uomini tutti
quanti fieno mofli da naturali neceffità , e dalla
cupidità di avere ( le quali fono grandiffime forze
motrici, che gli fpingono a voler divenire indu-
ftriofi ) affinchè fi procaccino il foftegno , e i co-
modi , e i piaceri della vita ; egli è con tutto ciò
certiflìmo, che fenza una favia educazione, e un
diligente , e prudente governo , elfi o non faran-
no nulla , o male : perchè fpefiò ignoreranno cioc-
ché fi debba fare : o faranno poco in molto tem-
po , e con gran fatica : o trovando degli argini ,
e degl' intoppi, né fapendogli fuperare , fi avvili-
ranno , e rimarrannofi di andare innanzi : o final-
mente preferiranno una vita libera , e vagabonda^
agli onorati , benché faticofi meftieri. E quefto
è il
mali gregali: e la Zootrofica , 1' arte di alimentargli. L*
educazione appartiene ad ambedue queft1 ultime .
(a) E' T Ànthroponomica , V arte di nutrir gli uomini,
come il medefimo autore la chiama:.
02. Delle Lezioni di Economia Civile.
è il gran vantaggio , che ha una Nazione favia
al di fopra di una rozza e ftolta.
§. III. Ma queft' educazione manca fempre o
per troppa falvatichezza , o per foverchio luffò .
E la prima ragione è , che 1' educazione de' fan-
ciulli , e della gioventù fallì più per gli occhi ,
che per le orecchie. Quel non vedervi in una
nazione, che felve, fiere, laghi, paludi ; nomini
abitanti , o erranti , a modo di fiere , moventifi
fenz' arte , penfanti da beftie , nudi , o mal vendi-
ti 5 queftoj, dico , forma e modella la fantafia, e 1
cuore di tutti quei , che vi nafcono , a quella
medefima maniera : ve gli avvezza ad un ozio e
una libertà felvaggia , nemica giurata d' ogni fa-
tica metodica (a). Vedervi poi per ogn' intorno
ricchezze e morbidezze , e un' infinità di efempj
di ruttanti crapule , fonnolenti , sbadiglianti , con
tutti quegli atti fconci , sgarbati , difioluti , ridico-
li , non ' vi guafta meno i primi embrioni della
natura . E volergli appreffo ridurre per gli orec-
chi, o per lezioni, è un perdere il tempo -, e fé
adope-
(a) Rofsò d'ifcorfo su l'orìgine dell'inegualità &c. , ha ra-
gion di dire , che i felvaggi , mancanti di [frumenti , e
di metodi da far valere le loro forze , ufano per ogni
{frumento le fole membra ; donde avviene , eh1 eflì 1' han-
no più pieghevoli e robufte. Saltano, e corrono meglio,
fi rampicano con incredibile deprezza fu gli alberi , tira-
no delle pietre , e de' pezzi di legno con più aggiufta-
tezza , hanno più robuftezza di corpo ; ficcome i noftri
montanari . Ma egli ha il torto di dire , eh' efli fac-
ciano più e meglio ; eh' elfi, vivano più e meglio . V ha
tra felvaggi meno mali di cuore ; ma anco meno piace-
re , e v ha fempre più mali di corpo , è meno di fìcur-
tà per fa vita . Veggafi Ippocrate delF Antica Medicina.
Parte I. Cap. VI. 93
adoperate foverchia forza, è fargli ftupidi dell' in-
tutto .
§. IV. La feconda ragione è , che gli uomini
tutti fon portati per un fenfo della natura ad una
certa indipendenza. Lo ftato felvaggio fortifica
queft' inclinazione col fottrar le perfone alle fati-
che metodiche : e il foverchio lufio coli' addor-
mentarle. I Selvaggi pongono la ior fignoria e
libertà nel non faticare : i popoli fchiavi fi credo-
no poter effer liberi nel fonno , o in uno ftato ,
che gli fi avvicini. Quella è la ragione, che fa
amar tanto 1' ubriachezza agli Orientali.
Sollicitis animis onus eximit ....
Foecundi calìces quem non fecere dìfertum,
Contrafta quem non in paupertate solutum ?
§. V. In ogni paefe culto , come fiamo in
Europa , non è mai né la plebe , né i grandi,
che vi danno il tuono , ma il ceto mezzano , cioè
i Preti, i Frati, i Profeffori delle lettere, i Giù-
reconfulti , e tutti i gentiluomini privati . La
buona educazione , cioè quella, che fa delle buo-
ne tefle, e de corpi robufl't (/?), dovrebbe comin-
ciarvi da quefto ceto . Platone ( b ) non ama ,
che nella fua Repubblica i Maeftri, o le madri,
e nutrici mettano in capo a i fanciulli di certe
favolette , che o difonorano la Divinità , rapprefen-
tando gli Dei malefici, nemici , guerreggianti , fpor-
chi di vizj nefandi , mentitori bevoni , grandini-
mi
00 Quelle due cofe vanno fernpre unite . Non pote-
te avere buone tede fenza aver fani e robufti- corpi : in
ogni uomo f anima vien modificata dal corpo */!,' edu-
cazione, che guafta il corpo, non può giovare afla Mente.
V») Platone nel II. della Repubblica verfo il fine ,
94 Delle Lezioni di Economia Civile.
mi poltroni , aggiratori del genere umano , come
gli deferive Omero ; o alimentano la cupidigia ,
V aftuzia, la ferocia de' ragazzi. Io proibirei a'
ragazzi quefti medefimi libri , e tutte le leggen-
de de* fecoli barbari ( a ) : ordinerei che i Mae-
ftri coltivaflero più l'ingegno de' loro allievi, che
la memoria. Lo Stato ha bifogno d' uomini,
non di Pedanti .
§. VI. Ma ficcome è più facile fenza nefliin
paragone , che i pubblici pregiudizi traggano a fé
i domeftici , che quefti vincano quelli } il gran
colpo da bene educare vuol efler dalla parte del-
la legge , eh' è la balia comune . Ella dee pro-
muovervi la proprietà e la politezza , e farla ama-
re e cercare : ma non vi dee favorir la mollez-
za. Vi dee onorar 1' Arti , e quelle più , che
fono il foftegno della nazione : vi dee punir la
volontaria poltroneria, e non lafciarle niun aper-
tura . Licurgo ordinò , che quei figli , i quali fof-
fer crefeiuti fenz' arti per negligenza de' genitori,
non poteflero eflère aftretti ad alimentargli nella
loro vecchiezza. Credo che volelfe punire i gen-
tiluomini : perchè affai mi par difficile , che i pa-
dri plebei potelfero efler colpevoli, come gli frap-
pone quefta legge : e quando il follerò ftati , non
perciò la legge farebbe meno data ingialla. I
popoli favj di Europa han penfato con migliore
intendimento . E impoffibile di fare , che non ci
fieno de' poltroni e de' pezzenti ( b ) } non fi po-
tendo
(a) Vsf.gafi il P. Bernardo Lamy Confi derazìoai su la
lettura de JPoet't .
(b) Veggafi Mandevil The Faòle of the Bees , Rs~
march {A) .
Parte I. Ccp, VI. 95
tendo per nefluna legge f veliere , la regola è di
fargli fervire al ben pubblico . E a quello fer-
vono le cafe d' Arti ,
§. VII. In molti popoli di Europa, per igno-
ranza della tìfica dell' uomo, Y educazione de' gen-
tiluomini tende a fargli mal fani , ftupidi, e pol-
troni. E chiaro , che la ragione negli uomini
non fi sviluppi , che collo sviluppo del corpo,
che n è rifinimento. Lafciar venire il corpo fa-
no , robufto , e ben fatto , è , fenza faperlo , fare
delle buone tefte. Ma noi abbiam prefo un me-
todo oppofto. Il corpo fi sviluppa pian piano fi-
no a' 20 anni: è dunque da ajutarlo cogli eferci-
zj corporei : noi F opprimiamo con i troppi ftudj
Jetterarj , e con la vita fedentanea . La ragione
non è in niuno perfetta , che dopo i 20 anni ; e
noi lo vogliam fare grande ne' dieci . A quefto
modo guattiamo il corpo , e 1' animo . E' ben ,
che fi legga l'Educazione Fìftca di Ballexefl.
§. Vili. L' Educazione, dice Ariftotile, è di
dritto pubblico \ perchè 1' uomo in focietà è ipo-
tecato a tutto il corpo , e con ciò all' Imperio
del corpo . Il vederfi guafta in molti popoli di
Europa è nato appunto di averla fatta di dritto
privato . In un corpo Politico non vi debbono
efler Collegi di educazione , le cui leggi non fieno
dettate dalla maeftà del comune imperio , e indi-
ritte al fine comune della Repubblica, e accomo-
date alla forma e coftituzione del Governo . In
una Monarchia vederfi de' Collegj Democratici ,
degli altri Defpotici } alcuni fottomeflì a potenze
ftraniere , ec. è la maggiore afiùrdità- politica^ per-
chè confonde i coftumi della nazione } genera o-
pinioni , e pregiudizj pubblici fra loro oppofti ; di-
funifce
gó Delle Le%ìoyii dì "Economìa Civile.
funifce gì' intereffi del corpo \ dond' è che ne fa
corpiceìli fra loro nemici : alimenta una guerra
inteftina \ rende incerta 1' obbedienza de' fudditi ,
e precario 1- imperio del Sovrano .
§. IX. In un piano di favia educazione fi vor-
rebbe penfar degli uomini come Licurgo (a) . I.
Le leggi della pubertà non convenienti al fifico
della natura , li vorrebbero correggere . La pu-
bertà delle donne non può edere prima de' 17 : né
quella de' mafehi prima de' 20 ; perchè è da darli
tempo allo sviluppo del corpo è dell'animo. II.
Riflabilire le felle e i giuochi ginnici. III. Pu-
nire non in parole , ma in fatti , con opere pub-
bliche e faticofe , i volontarj poltroni . IV. Ri-
durre il* educazione del coftume a poche mafiìme ,
e molta dilciplina (b) . V. Introdurre un Cate-
chifmo di leggi civili a modo degli antichi Ebrei
(e) . La Religione , e la legge civile debb' edere
una difciplina comune , non una feienza di pochi.
So che parranno regole Chimeriche : ma appun-
to perchè pajono tali, il difordine di certi Stati va
fempre più ogni giorno crefeendo (d).
GAP.
(a) Plutarco in Licurgo .
(ù) Senofonte nell' Educazione di Ciro.
(e) Giufeppe Ebreo contra Appione lib. I.
(d) Il problema , come riformare una navone già intera-
mente guajìa , mi è paruto fempre di difficile foluzione .
Si può con minor fatica dar del coftume ad una barba-
ra , che ritirare una rilaffata e corrotta ; perchè i popoli
duri fon più facili ad ammollire ; che i molli ad indu-
rare . La più parte de' Savj crede, che la sola cri-
si può rimediarvi. E nondimeno (limo , che pochi
principi fodi con una forte applicazione poteffero a lun-
go andare produrre del gran bene , e prevenire quella
Grifi , che non giova , che dopo uno sfracello .
• Il
Parte I. Cap. VII. ^7
C A P. VII
Dell' Inàuftr'ia in generale.
§. I. E prim' arti , le quali foftennero la roz-
I .a za e felvaggia età delle Nazioni , e fo
ftengono tuttavia i preferiti felvaggi , furono la
Caccia , la Pefca ne' fiumi , o su per gli lidi del
mare , e i Ladronecci , che Ariftotile non so per-
chè pofe tra' legittimi mezzi di acquiftare il do-
minio delle cofe (^).In quei tempi falvatici le car-
ni degli animali ammazzati nella caccia , 1' erbe ,
e i frutti fenz' arte nati , fervi vano agli uomini
di cibo , e le pelli adoperavano* per veftirfi . Que-
llo fu il primo flato di tutti i popoli . Tale è
anche oggigiorno la vita de' Groelandi , degli A-
mericani Settentrionali , e Auftrali , de' Lapponi,
de' Samojedi , e di gran parte degli Africani , e
di molti altri . I Groelandi cavano da' vitelli
marini, e dagli altri grolTi pefci , dell' olio , che
loro ferve di cibo infieme , e di materia da arde-
re . Ne traggono le pelli , e le membrane inte-
riori, che fono i foli drappi, onde fi vertono. Le
Renni,
(a) Anche Ulifle nel IX dell' Odiffea dice di fé pi»
jtXeof xpxvov un , la fama di me è ita al Cielo , ìoXoiaiv ,
ficcome d' uomo aftuto , da tender cappj al genere uma-
no : e con molta vanagloria narra il devaflamento e le
prede , che fece de' Ciconi in Ifmaro . Il che piuova,
che il ladroneccio, e rafi'afiìnio recavafi a gloria in quei
tempi .
Par.I. G
g% Delle Lezioni di Economia Civile.
Retini , forta di cervi , di cui abbonda il Setten-
trione , fomminiftrano quafi tutto il vitto , e ol»
tre di quello il comodo della vettura , a i Lappo»
ni , e a' Samojedi . Alcu ni abitanti delle ter-
re Auftrali non vivono , che o di frutti felvaggi ,
0 di carne cruda d' animali terreftri , o d' oftri-
che , di lumache , e d' altrettali cofe . Ve n ha
eziandio molti , che ignorano l' ufo del fuoco (a) .
1 Selvaggi circofcrivono i bifogni per la Natura;
e la fatica per gli bifogni . La Natura non chie-
de molto \ e i Selvaggi faticano poco (b) .
§. II. Dopo qualche tempo gli uomini co-
minciarono ad avvertire i comodi , ed ebbero più
bifogni . Adunque divennero più fcaltri . Penfa-
rono , che grandiflìma utilità fi potrebbe trarre
dall' addomefticare alcuni degli animali , e formar-
ne delle gregge, come le vacche , le pecore , le
capre, i cavalli , e altri '■> il che elfi fecero (r).
Elfi gli conducevano di luogo in luogo , fecondo
le fìagioni , e il comodo de' pafcoli . Tali fono
tuttavia gran parte de' Tartari , gli Arabi , gli
abitanti del Capo di Buona fperanza , e molti pae-
fì dell' America. Quella fi può dire la feconda
età delle Nazioni dopo le rovine del mondo .
Ma
(tf) Leggafi Anderfon nella Storia naturale dell' Islan-
da, e della Groelandia , Maupertuis nel viaggio alla Lap-
ponìa , e il Tomo XVII della Storia generale de' viag-
gi dell' edizione Francefe in 4. A cui fi può aggiunge-?
re la Storta delle leggi , delle arti , e delle faenze pur di-
anzi citata.
(è) Vedi la Vita degli Uttentotti in Kolbi : de' Lui-
fiani in Tonti .
(e) I Canadefi Settentrionali non hanno ancora veru-
na fpezie d' animali domellici » Hennepìn tom. I.
Parts I. Cap. VII. gg
Ma la coltivazione delle terre era ancora ftimata
troppo fervile , ficcome è di prefente riputata do-
vunque le tre fole mentovate profeffioni, Caccia,
Pefca , e Paftorale fono in ufo. V" ha de' paefi
in Africa , dove gli uomini fi lafciano più pretto
ammazzare , che coltivare la terra . I Tartari
odierni , anche del Mezzogiorno , verfo la Perfia
e l' India , penfano alla medefima maniera . Gran
parte della coltivazione fra i Greci , e i Latini ,
era il meftiero degli fchiavi : ficcome è oggigior-
no nelle colonie Americane . Ev nondimeno da
avvertire, che in tutti quefti paefi la popolazione
è affai fcarfa e piccola .
§. III. Di tutte le Nazioni , quelle crebbero
più in numero di famiglie, in umanità, e polizia,
e meglio aumentarono i comodi della vita , e i
piaceri , le quali fi diedero alla coltivazione delle
terre , primo , e principal foftegno della vita uma-
na . Primamente , perchè niun' altr' arte non im-
piega, e alimenta maggior numero d'uomini , quan-
to fi faccia la coltivazione; e perciò niuna è più
atta a mantenere un maggior numero d' abitan-
ti . Secondariamente, perchè la coltivazione delle
terre richiede molte altre arti , che dalla parte
loro fervono pur effe a mantenere gran quantità
di famiglie. Terzo, perchè da niun' altra cofa
poflòno gli uomini ricavare frutti , e cibi più confac-
centi alla vita noftra, e di maggior diletto, quan-
to dalla terra. Finalmente, perchè la coltivazio-
ne richiede unione di molte famiglie , e più {la-
bile , che non fono le foprannominate arti . Don-
d' è , eh' ella avvezza gli uomini al piacere della
compagnia : e di qui nafee il fapere V umani-
tà de' popoli. Quella fi può chiamare la terza
G z età
ioo Delle Leziotii di Economia Civile,
età delle Nazioni, e il primo fondamento degli
ftabili Imperj civili .
§. IV. I primi uomini , i quali per foftegno
della loro vita adoperarono le quattro arti di fo-
pra nominate , non ebbero altr' iftromenti da efer-
citarle , fuorché de' legni , e delle pietre , e dell'
oflà di certi animali. Vi fono tuttavia nell'Afri-
ca , e nell' America alcune Nazioni barbare de-
feriteci da' viaggiatori , le quali non ufano altri
frumenti per quell' arti , che i già detti . Quan-
do noi conofeemmo i MeiTicani , e i Peruani , non
fi trovò fra quelli nell'una veftigio né di ferro, né
di rame. Si può quindi facilmente comprendere,
quanto difficile , e di quanto poco frutto , foffero
ne' principi delle Nazioni queft' arti , e principal-
mente 1' Agricoltura (a) .
§.V. Ma poiché fu (coverto il ferro (£), metal-
lo di prima neceffità per gli comodi della vita u-
mana , e per 1' Arti , nacquero due altre appli-
cazio-
(a) Ci fi dice nondimeno molto dell' Agricoltura , e
dell' arte di filare e teflfere de' Peruani da Garcilaflb ;
ficcome dell'edificare magnifici Tempj , e Palagi , con gran-
dinarne colonne di legno, de' Meflìcani, da Solis . AH'
Agricoltura può aver fupplito la terra ancora nuova e
morbida . Ma ho grandiffimo dubio su quegli édificj del
Medico . Si lavora male a forza di folo fuoco e pietre.
Voi avrete de' tronchi : ma tavole ben 'afeiate , colonne
ben torneate , e di grandinimi pedali d' alberi , vi fi può
far qualche fcrupulo .
(h) Prima del ferro fu 1' ufo del rame . Quei del
Chili fi trovarono non aver ferro , ma avevano dell' ar-
me, e degli frumenti di rame . Garcilaflb della Vega .
In Omero quali tutte l1 arme difenfive fon di rame , ed
alcune eziandio dell' offenfive .
Parte I. Cap. VII. 101
cazionì degli uomini , nommeno utili di quel , che
fodero le quattro prime gii dette . Qucfte furo-
no la Metallurgica , o fia 1' arte di cavare i me-
talli , e 1' arti Fabbrili , per dare a' medefimi for-
ma , e fabbricarne degl' iftrumenti . Si può dir
francamente , che di tutte V invenzioni umane ,
quella fu di maggiore utilità ( a ) : imperciocché
non folo perfezionò , e dilatò 1' Agricoltura , ma
fu la forgente di tutte 1' arti miglioratrici di quel-
le materie , che la terra , e il mare ci fommini-
ftrano . Gli antichi Poeti , i quali furono i pri-
mi Filofofi , e Teologi delle Nazioni , fcriiTero
che Prometeo , il quale n' era flato l' autore , fof-
fe perciò ftato legato al Caucafo da i Titani fi-
gli di Giove , per avere con una tale invenzione
in certo modo agguagliato gli uomini agii Dei
( b) . Or quefto fu il quarto grado dell' accrefci-
mento delle forze , e della coltura delle "Nazioni .
§. VI. Gran parte de' materiali , che ci fom-
miniftrano le fopraddette arti , affinchè pofTano
efferci utili , e fervire a i noftri comodi , hanno
bifogno di varie e diverfe modificazioni . Quelle
modificazioni fono appunto T oggetto delle arti
fecondarle ^ le quali benché non producano nuove
cofe e foftanze , con tutto ciò migliorando le pro-
duzioni primitive, e accomodandole a i noftri bi-
G 3 fogni,
(</) Sarebbe flato a defick-rare un' arte da ritenere il
ferro e'1 rame dentro i termini del vero utile, né far-
ne un iftrumento da dertruggerne a vicenda . Ma chi
riterrà le pafTìoni umane da non ribalzare fuori dell' at-
mosfera del giudo e dell' onefto ?
(ò) O per aver mbftrato come più facilmente fegarfi
la gola,fquartarfi , affettarfi ? Vcggafi intanto il Prome-
teo d'Efchilo .
102 Delle Lezìo?ìi di Economia Civile.
fogni , e piaceri , fervono di gran fondo al man-
tenimento , al piacere , e alle ricchezze di una
Nazione popolata. Primieramente effe occupano,
e alimentano gran numero di famiglie , le quali
fenza di quelle non troverebbero facilmente luogo
nel corpo politico . Secondariamente fomminiftra-
no la materia al commercio efterno , il qual' è una
nuova forgente di ricchezze per procacciarci col
noftro foverchio quel, che ci manca . Queft' arti
fi poflòno dividere in arti di comodità , e arti di
luffe} delle quali farà poi detto particolarmente .
E quefto è il quinto grado delle Nazioni , che
vanno alla loro grandezza e perfetta coltura .
§. VII. Come in uno Stato fono in fiore le
anzidette arti , niun' altra cofa vi può mancare ,
per accrefcere e arricchire una gran popolazione ,
iè non che il commercio efterno . Quefto è il
compimento dell' induftria umana , e , dove fi a
ben intefo e governato , forgente grandiftima di
beni . Primamente perchè occupa molte famiglie,
e fommifiiftra loro da vivere a fpefe de' foreftieri,
e non della Nazione. Secondariamente perchè ,
fervendo di fcolo al foverchio della Nazione , fer-
ve altresì di (limolo e folletico air arti , tanto
primitive , che fecondane , le quali fenza di que-
fto fcolo languirebbero , né farebbero mai nel gra-
do di procacciarci del foverchio , e collo fmercio
del foverchio proccurarci quel , che ci manca .
Il commercio coftituifce un fefto grado di coltu-
ra , e grandezza de' popoli .
§. Vili. L' ultimo grado , dove 1' umanità fi
può dir giunta al fuo colmo , è quello , nel quale
fiorifcono non folo le mentovate arti , e tutte quel-
le, che F accompagnano , le quali oggimai fono
intor-
Tane I. Cap. VII 103
intorno a dugento venti : ma le buone lettere e*
ziandio , e le feienze . Imperciocché quelle, non
folamente muovono §1' ingegni umani , e fatino-
gli Come sbocciare del lor gufcio , ma li rendono
più deliri , aperti , e grandi : gì' illuminano , e
fanno lor vedere ne' più baffi meftieri quel , che
non fi vedrebbe altrimenti (a) . Aggiungafi , che
quello lume , o direttamente , o di riverbero , tra-
paffa nel popolo minuto , a cui dà un certo brio
in tutto quel , che fa . E un'efperienza di tutti
i fecoli pattati , che in niun popolo 1' Arti fon
giunte alla loro perfezione, fenza che vi fìano per-
venute anche le lettere, e le fcienze: e dove ef*
fé fono fiate fpente , 1' arti ancora fono decadute,
e divenute rozziffime . E la ragion' è , che quel
medefimo lume e vigore d' ingegno , che vi dà
un Archimede , un Platone , un Galileo , un Re-
nato , un Newton , vi dà il grand' artifla . Il
fecolo dell' arti di Perfia , ne' tempi antichi , fu
quel di Ciro: il fecolo d' oro de' Greci fu quel-
lo , che fiorì intorno a i tempi d' AleiTandro :
quel di Egitto , lotto i Tolomei : quel di Roma,
ne' tempi di Augufto : quel di Tofcana , intorno
a' tempi del gran Cofmo : quel di Francia , fot-
to Luigi XIV. Il medefimo fi può dire di mol-
tifiìmi altri . Ora in tutti quelli fecoli luminoli
andarono del pari le Scienze, e 1' Arti . Creb-
bero quelle , e quelle infieme : e come decaddero
G 4 le
(a) Ogn' arte per vile che fia ha i fuoi principi , e il
fuo meccaniflìmo , che non pub elfer avvertito che dal
fìlofofò . E quindi è che le teorie dell'arti le pfà vili fi
poffono ridurre a fcienza • Quefto inoltra la neceflità
dei Calcolo , e della Meccanica ragionata •
104 Delle Lezioni dT Economia Civile.
le prime, caddero altresì le feconde . Dond' è 5
che il Legislatore , il quale vuol dilatare e miglio-
rare lo fpirito dell' arti , dee proteggere altresì le
Scienze. Ma fi capifca , eh' io non intendo per
Scienze né lo fpirito pedantefeo, né lo ftudio deli'
idee attratte e grottefche . Ogni ftudio , che non
ha fondamento nella Natura , e che non mira al-
la foda utilità degli uomini , e un' occupazione
vana e nocevole .
C A F. Vili
"Economia delle cinque arti fondamentali .
§. I. " E prim' arti fondamentali di ogni Stato,
I ^ e producitrici di foftanze , non già di
fole modificazioni , fono , com' è detto , quelle
cinque, Caccia , Pefca , Paftorale , Agricoltura ,
e Metallurgica. E ora da confiderare, quali fie-
no le regole da feguirfi , fecondo i luoghi , e gli
Stati , perchè elleno fieno coltivate , e promoffe ,
col vantaggio della Nazione , e del Sovrano .
$.11. 1 popoli felvaggi, e de' climi freddi , fìcco-
me i Siberi, i Lapponi, i Groelandi , i Canadèfi
fettentrionali , e altri , non hanno , com' è detto , al-
tro foftegno della lor vita , fuorché la Caccia , e la
Pefca 5 perchè il clima non ne permette altre .
La Caccia in se ftelfa confiderata , è di tutte l'ar-
ti la meno atta ad alimentare una gran quantità
di popolo. Vi fi richieggono delle vaile campa-
gne , e felve difabitate , perchè vi fi nutrifeano
delle fiere. In fatti i popoli , che non vivono ,
che
Parte I. Cap. Vili. 105
che di Caccia , fon pochi , e poveri , e barbari;
concioffiachè la povertà fia fempre reciproca colla
barbarie . Adunque in un paefe temperato , e
dove poifono allignare dell' arti più utili , la Cac-
cia può ben enere un meftiere di private famiglie,
ma non già un fondo di ricchezze per una popo-
lata Nazione . Si vuol' anche confederare , che
lo fpirito cacciatore fi attiene all' indipendenza ,
com' è moftrato per tutta la ftoria Tartara (a) .
Di qui è , che le leggi , le quali frenano la Cac-
cia , producono due gran beni ne' paefi culti . 1.
Impedifcono il disviamento da i meftieri più uti-
li . 2. Allontanano dal coftume indipendente , e
feroce .
§. III. Egli è bene , che vi fia un popolo ,
che metta in valore le fiere de' paefi bolcofi : le
pelli fono oggigiorno non folo un comodo , come
fempre , ma un luitò eziandio : fon perciò materie
di arti utili , e che rendono . E poiché il luftò
alimenta di molt'arti , e quelle di molte famiglie }
la caccia di certi uccelli , le cui penne fono la
materia di queft' arti , è divenuta neeeflària . Fi-
nalmente anche in un paefe temperato e culto, è
utile , che alcuni , i quaii non faprebbero , ne po-
trebbero far altro , dieno del valore alle fiere , e
agli uccelli , fé ve n' ha . Ma in quefte Nazio-
ni sì fatte claflì d' uomini non potrebbero efière
troppo numerofe fenza manifefto danno delle più
feconde forgenti di ricchezze , e pericolo di ro-
vefeiare la coftituzione . §. IV.
[a] Gli antichi Tedefchi non erano che cacciatori
dunque in una libertà , che fi accollava allo Stato di Na-
tura . Tacito de morìbus Germanorum . Vedi Ma list In-
troduttìon all' Hijloire de Dammare he .
ioó Delle Lezioni di Economia Civile»
§. IV. La Pelea è di affai maggiore importar!*
2a, che non è la Caccia . Ella fi può dire la
Paftorale del mare . Vi fono flati , e vi fono e-
ziandio de' popoli Ittiofagi , o viventi di folo pe=
fce. Tali fono oggi in gran parte i Settentrio*
nali , i quali fi accollano al Polo : e alcuni abi-
tanti dell' ifole Auftrali. Dove è Mare , è eco-
nomia il farlo valere in tutto quel , che può con-
ferire alla noftra vita . Il prudente Legislatore
debb'effere, come il prudente padre di famiglia »
Niun palmo di terra , né d' acqua fi vuole lafcia-
re incolto, e fenza ricavarne quel, che fi può.
Può in oltre elTere un gran fondo di commercio *
Il merluzzo , e le aringhe , e altri sì fatti pefei ,
fono de' fondi ricchiilìmi per gì' Inglefi , Olande-
fi , Francefì . La pefea delle Balene è divenuta
neceflària a molt' arti . In un paefe però , che
può effere ricco per 1' Agricoltura , e Paftorale ,
la Pefca non dee avere , che il terzo luogo. E*
gli non è di Economia 1' abbandonare un fondo
utiliilìmo e certo , per coltivarne uno meno uti-
le , e men ficuro . Dunque le leggi, che promuo-
vono queft' arte , vogliono effer tali ^ da non fe-
rire le più ubertofe, e ricche (a).
§.V,
(a) Ho udito alcuni tra noi , i quali defideravano i
che la legge venifle a favorire le falomoje de' pefei , cre-
dendo di poter dipender meno da Foreftieri . Al qual
progetto fi potrebbe dar orecchio , quando la loro A-
gricoltura, e le Manifatture foffero giunte alla noltra per-
fezione. Quel non avrei voluto, che per poca cura fi
fofle lafciata quafichè perire la pefca de' coralli , che il
faceva per gli noftri Torrefi , e la quale rendeva fopn
200 ooo ducati annui . Perchè quella gente avendo po-
ca
Parte L Cap. VIIL 107
§. V. La Paftorale è , com' è detto , il primo
grado di fòcietà , e d' umanità delle Nazioni .
Ella è più grande e ricca , fenza niun paragone ,
che non è la Caccia \ ed è più fìcura , che non
è h Pefca . E' ancora più atta al foftegno della
vite: ma non è già quella che meglio fi confac-
cia ad Una gran popolazione ; perciocché il beftia-
me richiede delle gran pafture , e terre incolte .
I popoli paftori nort fono in fatto i più numero-
fi {a) . Di qui feguita , che in un paefe di clima
temperato , e di buone terre , non fé ne debba
fare la prima occupazione , dove fi voglia , eh' e-
gli popoli a proporzione delle fue interne forze .
Ella dunque non può andare innanzi all' Agricol-
tura : bifogna che fi contenti del fecondo luogo .
In tali paefi le leggi, che la mettono nel primo ,
fono indiritte alla fpopolazione (b).
§. VI. Vi fono diverfi capi di Paftorale , co-
me vi fono diverfe fpecie di animali domeftici \
v. g. delle pecore , de' buoi e vacche , de' caval-
li , de- porci , degli uccelli domeftici , dell' api ,
de bachi da feta , e mille altre maniere , ciafeu-
na delle quali coftituifee un meftiere , e può ali-
mentare di molte famiglie. Ma non tutti quelli
meftie-
ca terra, né ancora, molte arti, ed eflendo arditi e fran-
chi naviganti , non poteva più utilmente impiegarli ; e
un fondo di 200 000. ducati annui non è per una picco-
la nazione difprezzabile .
(a) I Ciclopi d' Omero, popoli paftori, erano pochi,
e lafciavano deferta 1' ifoletta loro incontro di maravi-
Jiofa fecondità , iriotp vir vtets . Vedete il IX dell' Co-
difica v. 135.
(b) In Inghilterra la prima cura è la Coltivazione :
la feconda la Paftorale : la terza le Manifatture .
joS Delle Le%'ioni ài Economìa Civile.
meftieri fono di una medefìma utilità , eiTendove-
ne alcuni più ricchi , che altri . Il fuolo , il cli-
ma , il (ito del paefe , e il commercio , che può
avere, debbono decidere del più utile , in favore
del quale vogliono vegliare le leggi . In un pae-
fe di clima temperato , che abbia mare, e com-
mercio , 1' Agricoltura debb' effere la prima favo-
rita : 1' arte delle pecore , e della lana , la fecon-
da \ la tela , e le feti , la terza . La ragion' è ,
che fi dee fempre proteggere più quel meftiere ,
eh' è più ricca forgente pel popolo, e per la gran-
dezza del Sovrano . Or quefto proteggere confi^
fte. I. in non caricarle troppo. II. in agevolarne
la circolazione , e 1' evirazione .
§. VII. L' Agricoltura poi è, com' è detto ,
il fecondo grado di umanità , e il più ricco fon-
do per foftenere un gran popolo , e un gran com-
mercio in un clima temperato. Ma ella ha di-
verfi branchi . La coltivazione del frumento vuoF
effere la prima, e la più gelofamente riguardata:
perchè di tutti i femi , quefto è il più atto al
mantenimento della vita umana , e perciò il più
ricercato . V Oriente ha del rifo , che ferve in
vece di frumento ne' paefi più caldi: e l'America,
il Maiz , che noi chiamiamo grano d' India . Ma
in Europa quelli femi , ficcome tutte le civaje ,
fono di fecondo genere . Al frumento dunque fi vuol
fare il primo onore , con incoraggiarne la coltiva-
zione, e coli' attenerli da quei colpi , che la pollano
come che fia indebolire ; ficcome fono le troppe re-
finzioni , e certi jus proibitivi (a) . Niuna derrata è
più neceffaria alla vita ; ma niuna altresì è più gelofa
della
0) Vedi il difeorfo su 1* Annona .
Parts I. Cap. VITI. log
della fua libertà . Ella diviene aiììderata al primo
afpetto della feverità. S' ingannano quei popoli,
i quali credono di ritenerla colla durezza , e con
quei monopolj legali , che fi chiamano per onore
jus proibitivi (a). Quelle leggi fervono a farla
fparire , e a feccare le forgenti dell' Agricoltura .
Finalmente è inoltrato per la fperienza degl' In-
glefi , che la careftia non nafee mai , che da si
fatte leggi. Un paefe, a cui manca il pane, dif-
ficilmente potrebbe ricavare dagli altri meftieri
quanto baftafTe a provvedernelo : e quefto pane
mancherà fempre , fino a che non fé gli lafci un*
intera libertà da poter correre dappertutto , den-
tro , fuori , come gli piace . Il grano dicefi il
latte , che la madre Terra ci porge per foftegno
della vita ; e ha maravigliofa fìmilitudine con il
latte animale : va indietro e fparifee , come gli fi
ritura la libertà di venir fuori , e feorrere per o~
gni glanduletta delle materne poppe {b) .
§. Vili. L' Olio è un genere , del quale dif-
fidi-
(a) E' provato per la fperienza d' intorno a quattro
fecoli , che i jus proibitivi non fervono , che a devaftar
Y Arti . Ognun che fatica adopera una proprietà natu-
rale ( 1' ingegno e la forza del corpo ) per foftenere l'al-
tre così naturali , come quelle . E1 un dritto di natura
indelebile . I jus proibitivi vengono ad opprimerlo , e
opprimono la fatica.
{ò) Ma quella ragione vale per tutte 1' altre . Ognu-
na vuol effer libera quanto fi può nel corpo civile : e 11
può fin dove non nuoce alla fomma delle fatiche . Se è
neceffario , che 1' Arti fieno tributarie , non vogliono pe-
rò effere fchiave . Gli fchiavi non faticano , che per al-
tri , e perciò a forza ; e perciò il men che pofTono ; non
rendono dunque quanto potrebbero .
no Delle Legioni di Economia Civile.
fàcilmente fi può far di meno in un popolo culto.
In un paefe , dove il fuolo il permette , quefta
parte di coltura , merita i fecondi favori del Le-
gislatore . V olio non folamente ferve d' alimen-
to alleperfone, ma è ancora un iftromento necef-
fario di molte arti , e perciò un gran capo di com-
mercio. Non è piccolo oltracciò il vantaggio di
allungarci i giorni, e confeguentemente le noltre
utiii fatiche (a) . I popoli Settentrionali , come fo-
no tutti i Tedefchi , gì' Inglefi , gli Svezzefi , i
Mofcoviti , e altri di limili climi , ne fon privi
per la rigidezza de' freddi . Supplifcono in parte
con gli olj de' pefci ; che non fono però così buo-
ni. E di qui fi vede , che i climi temperati del
mezzogiorno poflòno fare dell' olio un gran te-
foro di ricchezze , e ftabile , con ifmaltirlo nelle
gelide regioni, che n' abbifogneranno eternamen-
te . V olio adunque , e la fua coltura , che ci
coftituifce creditori nati de' popoli freddi , merita
delle gran carezze del Sovrano (b) .
§. IX. Ma le merita in terzo luogo la vite ,
dove alligna . Il vino è un bello, e gran foftegno
nelle afflizioni della prefente vita (e) } e con ciò è
da
(a) Veggafi la prefazione di Pier Vettori alla fua
dotta e bella Coltivazione degli ulivi .
(b) Renderne difficile e grave 1' effrazione è avvilir-
ne il prezzo , e farne amar meno la coltura .
(e) Nelle Cene de' Savj di Ateneo lib. II trove-
raffi tutto ciò , che dagli antichi fu fcritto di bene o di
male del vino . Nella Storia Cinefe del P. Martino
Martinio è fcritto , che un certo Lieo , che fu intorno
a' tempi , in cui la favola pone Bacco , inventaffe quivi,
nella Cim , il vino ; il quale per tale invenzione , eflen-
do dall' Imperadore ordinato , che morifie , fugiflene ver-
fo
Parte I. Cap. Vili in
da tutti defideratiffimo '-, onde diviene ricca mate-
ria di commercio. Quel, eh' è degno di tutta
la noftra confiderazione , è , che que' popoli ne
fono più avidi , e ne hanno maggior bifogno , a
cui più il niega il clima , ficcome fono tutti quel-
li , che fi accodano a i Poli . Di qui è , che t
climi temperati diventano per quello capo, come
per 1' antecedente , creditori , ancorché non ne-
ceffar j , de' climi freddi . Molti favj Economici
hanno dimoftrato , che in quei paefi , dov' è
grande fmercio di vino , la coltura delle vigne
rende ancora più , che la coltura del grano. Ma
farebbe un errore il dare a quella coltura la
preferenza . Un paefe coverto di belle e podero-
se (vigne , com' era il paefe de' Ciclopi d' Ome-
ro, farebbe intanto pezzente , fé non aveffe gra-
no . La libertà accordata fra noi a i vini , e
negata al grano , è dunque di non piccolo pe-
ricolo . V ha in ogni paefe delle birre , che va-
gliono per vino ; dunque niuna nazione diventa
?iecejfaria creditrice d' un' altra per conto di vi-
ni ; e perciò un fondo di vini non farebbe fem-
pre il più ficuro fondo per una nazione .
§. X. La Seta è materia d' infinite arti di luf-
fo, e di luffò da lungo tempo entrato nel piano
de' comodi , e perciò non facile a fvellerfi . I
popoli adunque , che fon ricchi di Seta , hanno
una certa e ficura rendita iòpra de' popoli culti ,
d cui manca. Ora ella manca a tutti i popoli
Setten-
fq l'India. A me nondimeno pare, che fia piu commen-
dabile un detto d'Omero, che gli Dei inventaflero il vino.
On/TOJ? dvSpuwroiciv oiiroaxiS'ocaui ^ìKìÌcovols ,
affm da mandar fuori da noi poyer uomini le (ure mordaci .
H2 Delle Lezioni di Economia Civile,
Settentrionali : e verifimilmente mancherà fempre;
imperciocché io non so a che fieno per riulcire i
tentativi del magnanimo e iavio Re di Danimar-
ca . Di qui è , che quefta coltivazione merita
anch' ella la protezione del Sovrano , e i favori
delle regole economiche, cioè facile giro.
§. XI. Quel , ch'è per gli climi temperati de-
gno della noftra rifleffione , è , che quefte quattro
colture, di grano, olio, vino, e feta, fon tali,
che ben poflono trovare tutte e quattro il loro
luogo, fenzachè 1' una fia d' oftacolo all' altra .
Perciocché il grano richiede ordinariamente i pia-
ni : T olio , e il vino le colline : e i Gelfi fono
di tali piante , che fé ne può fervire infieme di
fiepe , e di materia per T arte di far la Seta . Ri-
petiamlo di nuovo : in un paefe faviamente colti-
vato, e abbondante di popolo, niun palmo di ter-
ra, atto a produrre qualcofa , è da lafciare incol-
to : e fé vi lì veggono delle colline, e delle mon-
tagne fpelate, s attribuita più a dappocaggine
de' popoli , o a negligenza delle Leggi , che a
mancanza di forza nella natura . Quefte colline ,
quefte montagne erano coverte di bofchi a tem-
po de' noftri avoli : e 1' elfere oggi fpelate dimo-
ftra , che fieno ftate utili . Il fuoco è un elemen-
to neceffario per la vita : e quando i bofchi non
ferviftero ad altro ( che fervono a molte altre
Arti utili ) farebbero per quefto conto di prima
importanza .
§. XII. La coltura della bambagia , della ca-
napa, e del lino , fono per un popolo induftriofo
di gran confiderazione . Niuna Nazione polita
potrebbe farne di meno , fenza divenire debitrice
in grolle fomme agli ftranieri . La bambagia è
una
Parte I. Cap. FUI. ug
una lana vegetabile : il lino , e la canapa , fono
una forte di ieta vegetabile. Oltreché fé ne può fare
ricco commercio , eflèndo materia di arti delicatif-
fime di lulfo , come fi vede nelle tele finilfime del
Settentrione , e in quelle di bambagia dell' India:
ma pure fono di certi materiali , che riefcono di gran
comodità per coloro , cui la povertà mette in
iftato di non poter far ufo delle lane , e delle fe-
ti . La natura , dice un gran Filofofo , provvede
a buon mercato a i poveri : ma ella ama di ef-
fere ajutata: e in ciò dee valere // dritto, e la cu>
va di padre , che Dio ha dato a i Sovrani (a) .
§. XI II. Vi è un' infinità di minori capi di A-
gricoltura , i quali tutti entrano nel gran corpo ,
.e tutti fervono per renderlo il più ricco teforo
di una Nazione diligente , e favia . Le api , lo
zafferano , 1' erbe per le tavole , le radici , i frut-
ti , i fiori , e altrettali . Alcuni di eflì fervono
alla vita degli uomini , e degli animali ; altri al
lulfo . In un paefe , dove il clima gli porta, tut-
ti entrano nella mafia delle ricchezze, e nel fon-
do del commercio. Il più ricco paefe è quello,
dove tutti i generi di Agricoltura fono in ufo :
il più favio , dove ciafcuno vi è protetto , e
incoraggiato a proporzione della rendita gene-
rale dello Stato . Quefto Stato è anche il più
giufto . L' Imperador Federico II dice nel proe-
mio d' una legge , // noftro penfiero s aggira fem-
pre più ìiel prevenire i delitti , che nel punir-
gii
(a) S' ajuta 1' Arti in due maniere. I. Iftruendo, e
premiando. II. Lanciando fare con quel maffimo grado
di libertà , che può convenire agli uomini uniti in un
corpo Civile .
■Pari. H
H4 Delle Lezioni di Economia Civile,
gli (a) . Maftìma delle grandi e divine anime . Ma
poiché fi sa, che la maggior parte de' delitti na-
fcono dal bifogno ; 1' arte di prevenirgli è appun-
to quefta,' di fovvenire a i bifogni delle famiglie,
con incoraggiarvi e proteggervi 1' Arti , e farvi
onorar la fatica (b) . E difficile che le leggi fi
olTervano , dove 1' uomo non ha che mangiare.
§. XIV. Refta la coltura de' bofchi , e degli
alberi grandi . Ve n' ha di quelli , che fervono ,
o coi frutto , o col legno : e ve n' ha di quelli ,
che non danno fuorché del legno , febbene fono
aliai pochi . I migliori fono i primi ; perchè efìì
alimentano o gli uomini , come i calcagni , i pi-
ni, i peri , i noci , ec. , o le beftie, di cui fer-
vei! 1' uomo , cerne i caftagni medefimi , le quer-
ce , i faggi : e oltre di ciò fervono di legna , o
da lavoro per le cafe , navi , arti : o da bruciare,
ufo non meno, anzi più rilevante. V'ha de'bo*
fchi , di cui fi cava la pece , la manna , e altre
gomme neceffarie , o utili all'Arti , e al vivere,
fecondo i luoghi . Tutti quefti ufi fi attengono
a grandi noftri interefli . E di cjuì fi capifee di
quan-
(a) Conflìt. Regni Sic. l'tb. I. tìt, io.
(jb) Le prime maflìme , che fi vorrebbe infegnare ai
ragazzi cT ogni ceto fono, che 1' uomo è nato per fati-
care : che la fatica è il dovere d' ognuno ; eh1 ella non
è folamente necefiaria , ma utile ; che niun può viver be-
ila fenza faticare; che niuno è ficuro de1 fuoiibeni, e del-
la fua vita in un paefe , dove la natura vuol che fi man-
gi , eM coftume che non fi fatichi : che quei foli poffono
effere efenti dalla legge in /udore vultus tu/ vefeeris pane
tuo , a cui o per morbi , o per eftrema vecchiezza , man-
ca la forza di poter faticare ; o per altri utili impieghi
manca il tempo .
Parte I Cap. Vili. 115
quanta importanza fia il cuftodire i bofchi , e il
fapergli rifare , dopo efTere flati disfatti. Quella
fcienza la dobbiamo , non ha guari , al famofo
Duhamel deli' Accademia di Parigi (a) .
§. XV. Prima che tolga la mano da queft' ar-
ticolo , voglio che qui fi oiìervi , che 1' Arti cosi
primitive, come fecondane, polfono avere due u-
tilità principali , che chiamerò qui ajfoluta , e
relativa. Quella riguarda i bifogni , e i comodi
interni immediatamente: quella il commercio per
provvederci o de' generi , che ci mancano , o di
contante , raccattandolo da quelle Nazioni , le qua-
li abbifognano delle robe noftre. La prima, e
maffima utilità di tutte 1' Arti debb' effere fenza
dubbio r aflòluta : le feconde confiderazioni fi deb-
bono alla relativa. Di qui è , che in tutti gli
Stati la Paftorale, e l'Agricoltura fono le più rifr
guardate , e apprezzate. E ragionevolmente ;
perchè gli uomini non faticano , che per vivere ,
ed iftar bene. Quanto all'utilità relativa fi vuo-
le fempre avere l'occhio, e favorire, e proteggere
quei generi , de' quali le Nazioni , con cui traf-
fichiamo , hanno più precifo bifogno , e più dure-
vole ; perchè quelli fono certiflìma e infallibile
rendita . E. g. Nel noftro Regno 1' olio , il vino,
la feta, la bambagia, fono di tali generi , de' qua-
li le Nazioni Settentrionali hanno , e avranno
fempre aflòluto bifogno . Ma il grano , la lana ,
il canape non è per effe di quefta forta . La
Spagna, e alcune nazioni d' Italia, fono ben prov-
vide d' olio , vino , feta , frutti , ec. , ma vi avran-
no bifogno di grano ; donde ci nafce una utilità
H 2 rela-
00 La Phyfique des Bois &c.
ji6 Delle Lezioni di Eco?j orni a Civile.
relativa di quella derrata. Tutti quelli rapporti
fono da calcolare con diligenza e precifione . Chi
preiìede alla pubblica Economia dee fittamente guar-
dare a quefto punto, per il comune intereffe del So-
vrano , e dello Stato , e regolarlo in modo , che
V Arti pieghinfi verfo la maggiore utilità compo-
ila dell' alìòluta , e della relativa. Or torniamo
ali' Arti primitive .
§. XVI. Dove non fi conofce il ferro, e l'ar-
ti fabbrili , è difficile , che 1' Agricoltura vi ren-
da molto : difficiliffimo che vi fieno delle arti mi-
glioratrici : imponìbile, che la coltura della Na-
zione fia giunta al fuo colmo . La Metallurgica
adunque è una profeffione non folo utile , ma ne-.
ceffona. Ma di tutti i metalli il ferro è di pri-
ma neceflìtà per le arti : 1' oro pel commercio e-
fterno : e 1' argento per l' interno . Del refto l'ar-
te delia Metallurgica , non è arte da foflenere di
per fé un gran popolo : imperciocché non vi fi
poffono impiegar molti : e fé vi s' impieghino , non
rende a proporzione. Un popolo, che poterle a-
ver Paflorale , Agricoltura , e Commercio , non
vi dovrebbe impiegare più perfone , che quante
baflaflero a fomminiflrare degli finimenti alle Ar-
ti , e una mediocre copia di fegni al commercio ,
per dipendere dagli altri il men , che fi poteflè (a) .
In
(a) Pub qui parere ad alcuno, eh' io non filimi gran
fatto il Commercio efterno . E a dirla nettamente non
ho io mai mifurato il fuo prègio , che dalla neceflìtà .
Dove non fi può altrimenti mantenere la giuda popola-
zione , il fuo prezzo è fommo : ma il fuo prezzo è la
metà del Sommo , dove la metà del mantenimento fi
può aver in caia . Dove per la vita , e pel piacere il
paefe
Parte I. Cap. VUL 117
In fatti i popoli di ricche miniere fono i più pez-
zenti di tutta la terra, fé non hanno Gregge, A-
gricoltura, e Arti , come ne fanno teftimonianza
molti degli Americani , e Africani . E T Inghil-
terra , che non ha miniere , falvochè di Magno ,
e piombo, è più numerofa, e più ricca, che non
fono gli Spagnuoli con tante miniere d' argento ,
e d' oro . Saviamente i Giapponefi , e i Chineft
hanno fatto coprire certe copiofe miniere d' oro ,
affinchè 1' abbondanza di quello metallo , di per
fé inerte, ma maliardo , non indebolire il vigore
dell' arti foftentatrici (a) .
§. XVII. E quefti fono i primi fondi , donde
la vita umana trae il fuo foftegno . Quefti fan-
no la bafe di una Repubblica . E di qui s1 in-
tende quanto fi vogliano proteggere , e incorag-
giare . Ma elfi non baftano ad una Nazione, che
volefie effère non fedamente popolata , ma per tutti i
verfi eulta , e polita : concioflìachè in quelle tali
Nazioni fi richieggano eziandio tutte l' arti miglio-
ratrici, e alcune di luifo altresì . Ma ficcome nell'
arti producitrici fi vuol diftinguere tra l'utilità af-
foluta , e la relativa : e oltre a ciò tra la mag-
giore , e minore } il medefimo è da farfi neh' arti
H 3 fecon»
paefe ifteflb può fomminimar quafi tutto , fé la necefli-
tà de1 generi eiterni è eguale ad una frazione del Som-
mo, per quel paefe in quel conto medefimo d'una fra-
zione ho il Commercio efterno . Quei Politici , che gri-
dano indifferentemente commercio , commercio , fanno all'
amore colle fantafie ì non colla natura .
(a) E* , pare a me , un gran problema , fé T osenio-
ne , in cui è montato 1' oro in tutte le eulte nazioni ,
più giovi , o nuoccia , a1 popoli . Ma di ciò fia detto
nella feconda parte di quefle lezioni.
li 8 Delle Lezioni di Economia Civile.
fecondarle , e in quelle di luflò . I primi favori
debbonfi accordare a quelle , che hanno maggiore
utilità afloluta , e relativa : i fecondi a quelle ,
che rendono meno : e cosi di mano in mano .
Tra quefte arti la prima in rendita , ficcome di
un ufo più ampio , e più necelTario , è quella del-
le lane : la feconda quelle delle tele : la terza quel-
la de* lavori di feta. Vengono poi le altre in
ordine inferiore . Dunque con quella proporzio-
ne , che fi feguono nella rendita generale , fono
da favorire , e accarezzare , e onorare . Perchè fé
voi vi ftudiate di accrefcere foverchiamente quel-
le di luifo , non potrete farlo , che con difcapito
delle più neceflàrie , richiamando a quefte la fol-
la degli opera j : il che confuma la vera, e la più
foda rendita di uno Stato coi bagliore di una , la
più brillante in vero, ma fenza ftabile fondamen-
to e durevole (a) .
§. XVI li. E' detto di fopra, che in un popo-
lo culto le Scienze fono neceffàrie . Ma nelle
Scienze è da diftinguere tra le teorie , e le prati-
che . Egli è vero , eh' è difficiliflimo d' avere del-
l' efatte pratiche , fenza delle buone teorie : ma
nondimeno, non è neceflario , che le teorie fieno
troppo comuni : ben' è importante , che il fieno
le pratiche delle Scienze utili. E bene che vi
fieno de' gran Geometri , Fifici , Aftronomi , Ar-
chi-
(<0 Aggiungaci , die quefte è cagione , che divenen-
dovi più caro e difficile il vivere , vi fi corrompa la giu-
ftizia , e '1 coftume vi diventi perverta . Il che mi par
troppo manifefto per la Storia di molti prefenti paefi di
Europa . Meritano di effer lette alcune favie confiderà-
zioni, che fa su quello punto Platone nel II. de Rep.
Parte 1. Cap. Vili. ng
cìiitetti , ec. Teologi : ma non è né neceflario , né
utile , che fieno foverchi . Che farebbero iti I-
talia 200000 Archimedi, Galilei, New toni ? 200000
S, Tommafi , Pctavj ? E bene che vi lìeno de' gran
Pittori , e Scultori . Ma a che monterebbe ave-
re ioocoo Vinci , Perugini , Michelangeli , Ti-
ziani , Giordani ? li vuol dire il medefimo delle
altre *
§. XIX. La Natura ha drittamente a ciò
pollo ordine ; perocché per ogni mille ingegni, che
ci nafcono , appena ne troverete uno fatto pel fu-
blime , e per 1 ingegnofo . Pure l' educazione po-
trebbe di molti pallori, agricoltori, marinari, ar
tiftì , facchini , formare de' buoni Geometri , o
Scultori i o Pittori , o Politici . Il cafo di mol-
ti grand5 uomini tratti dalla feccia della Terra il
dimoflra affai . Non farebbe dunque efpediente al
ben pubblico, che la legge favoriffe progetti tali,
da aumentare fuori di ogni proporzione il nume-
ro degli fcienziati , o di coloro ^ eh' efef citano le
belle arti. Non fi vuole arredare il cocchio del
Genio ; farebbe colpo funeftd per ogni paefs : me-
nerebbe alla barbarie , e alla fpopolazione : ma
non fi vuol pure dargli foverchio moto in quella
parte , eh' è più brillante , che foda (a) .
§, XX* Io non comprendo già in quella re-
ti 4 gola
(a) Se io averti a dettar leggi ad una Repubblica Pla-
tonica , una farebbe , Premi a tutti coloro , che promulga-*
na catechifmi /odi , netti , f ammetti dell' Arti : Freni} fe-
condi a coloro , che gli migliorano : premj a coloro , che gS
tnfegnano con carità e zelo . Un uomo che fa un uomo utile,
fia Genio di primo Ordine : chi il migliora, e ajuta , Cent*
di feconda ordine . Si venerino quejli Genj .
120 Delle Lezioni di ^Economia Civile.
gola le fcuole di leggere, e di fcrivere la propria
lingua : concioflìachè non faccia male , eh' elleno
fieno alquanto più numerofe di quelle delle Scien-
ze , fervendo a dare dello fpirito alla nazione , e
più di deprezza e finezza all' Arti . Sebbene so ,
eh' effe non fono troppo dell' umore del Signor
Mandeville , e meno ancora del Signor Rofsò (a) ;
i quali anzi di rilevarne , e volerne correggere i
vizj , che ve n' ha tuttavia di molti , e nocevoli ,
hanno pretefo di sbarbicarle , contra tutti gP in-
tereffi politici delle eulte nazioni . Si teme l' ec-
cetto , e '1 vizio . Ev giudo . Ma a quefto può
ben rimediare la legge : all' eccedo rimedia la na-
tura , la quale non lafcerà mai , che a i bifogni
delle famiglie fi fupplifca colle fole lettere. Quel-
lo {limerei importante , che quelle fcuole non lì
affidafleto a coloro , che non voleilèro far aitro ,
che poltroni , o nemici dello Stato . Se il coftu-
me, P openione, i pregiudizi, più che le leggi ,
governano le Nazioni, una delle più geiofe cure de*
Sovrani dovrebbero efièr le Scuole ; perchè quin-
di formali il coftume pubblico , P openioni , i pre-
giudizi .
§.XXI. Quel che fi vuole avere per certiffimo
affiorila politico , è , che una nazione non farà
mai perfettamente culta nelle Scienze , nelP Arti ,
nelle
(a) I ragazzi in una Scuola cominciano a diventar fe-
dentarj ( dice Mandeville ) furbi , violenti , malcreati .
£' troppo vero . E per quefto nelle fcuole di leggere e fcri-
vere niun ragazzo vorrebbe dimorar più , che quanto ri-
chiede la fua lezione . Si faccia leggere , fé gli facciano
tirar due righe di fcrittura , e via . Può baftar mezz'ora.
Poi ad un' arte ,
Parte I. Cap. Vili. 121
nelle maniere , fé non abbia le Leggi , le Scien-
ze , le Scuole , e i libri di Arti parlanti la pro-
pria lingua \ perchè ella dovrà dipendere da una
lingua foreftiera \ la quale non eflèndo intefa , che
da una piccoliflìma parte del popolo, tutto il re-
fto farà fuori della Sfera del lume delie lettere .
I Greci furono barbari, finché non dipelerò, che
da' Fenicj,e dagli Egizj : furono i Latini, finché
le Scienze non parlarono , che Greco . L Fran-
cefi , i Tedefchi , gì' Inglefi , gli Svezzefi non fo-
no da riputarfi popoli culti, che da che le leggi ,
le Scienze , e F Arti vi parlano la lingua natu-
rale . Le lingue fono come vafi , che contenga-
no le noftre idee, e la noftra ragione. Or quai
pazzia è pretendere di elfere in un paefe uomini ,
e aver la ragione in un altro ? L' Italia fé non
avrà tutta quanta le Leggi , le Scienze , e 1' Ar-
ti in fua lingua , oggi bella , e copiofa , ed ener-
getica a pari della Latina , e della Greca, le fi
rinfaccerà giuftamente , che , effendo ftata la fe-
conda madre di coltura in Europa , decada per
viltà ella medefima da quel , che ha infegnato a-
gli altri popoli . I fuoi figli , fé , come amano di
penfare e vivere all'oltramontana, maggiore fcioc-
chezza della quale non faprei figurarmi , così a-
maffero di gloriarfi di aver fortito una tal madre,
potrebbero in pochi anni reftituirle queir onore ,
eh' ella è andata perdendo per la loro battezza e
ftolidezza, e per una ridicola affezione per la pe-
danteria .
§. XXII. Porrò fine al prefente capitolo con
tre quiftioncine . Si sa , che la prima maffìma di
Economia , che fi vogliono avere i Sovrani , è ,
CHE LA NAZIONE , DI CUI SOM CAPI , DIPEN-
DA
122 Delle Lezioni di 'Economia Civile.
DA DALLE ALTRE, IN TUTTO CIÒ, CHE s' AP-
PARTIENE ALLA VITA NATURALE E CIVILE,
IL MENO CHE SIA POSSIBILE.* CHE SIA IL MEN,
CHE SI POSSA , DEBITRICE AD OGNI ALTRA.
Su quello perno dee reggerti tutta T Economia,;
e dove vi s' intende male , quei popoli , e quei
Sovrani , vi fono fchiavi delle ftraniere nazioni.
Nafcono perciò di qui naturalmente tre quiftioni,
§. XXIII. La prima è \ è egli potàbile , che
una nazione fia nella totale indipendenza da ogni
altra ? Alla quale rifpondo brevemente , che una
popolazione perfettamente falvatica , può dell' in-
tutto effere da ogni altra indipendente, per effere
i fuoi bifogni pochiffimi . Ma coni' elee dalla fal-
vatichezza, e va accollandoli alla politezza, così,
e con quella medefima proporzione comincia a ren-
derfi dipendente per la multiplicità de' bifogni ;
per modo che non Ila poffibile il non dipenderne
in nulla .
§. XXIV. La feconda , farebb* egli utile , e
perciò efpediente il metterfi nello flato di una to-
tale indipendenza ì Al che dico , che no. Pri-
ma non fi potendo per la natura ; e volendolo
ottenere per legge , fi verrebbe a perdere , anzi
che a guadagnare. E poi , perchè .fi priverebbe
la nazione de' lumi degli altri popoli; e per que-
lla via verrebbe col tempo ad ertere di tutte la
più bifognofa di dipenderne; ficcome accadde agli
Ebrei prima de' tempi di Salomone ^ e avverrà
fenza dubbio a i Cinefi , dove non cambino me-
todo politico.
§. XXV* La terza , eh' é da riputarfi la più
importante , non fi potendo adunque non dipen-
dere in nulla , in che fi vuole ftudiare di dipen-
derne?
Pane L Cap. Vili. 123
derne ? Rifpondo , che in quelle cofe , che ci co
ftituiicano meno debitori , e meno fchiavi : in
quelle , che più fervono a dar moto alla noftra
induftria . E quefto s' intenderà meglio da quel ,
che iegue . 1. Una nazione , che può avere del
grano, e delle derrate, e dell'arti di prima necef-
fità, le in ciò dipende dalle ftraniere, è (tolta, è
fchiava . Il medefimo fi vuol dire delle Scienze
di necefìità , come le Matematiche , le Politiche,
le Teologiche ( a ) ; perchè quella è ancora peg-
giore fchiavitù , come quella che non attacca le
mani , ma le tefte . 2. Se può avere dell' arti di
comodità prime , come di lana , di tela , ec. '•> è
mezzo ftolta , e mezzo fchiava, fornendofene da'
foreftieri. E' da dirfi lo dello delle belle arti di
prima comodità , Difegno , Architettura , ec. 3.
Un popolo polito , che neh' arti di luifo genera-
le , potendole avere in cadi , ripofa su gli altri ,
è per una terza parte ftolto e fchiavo . Tali fa-
rebbero 1' arti delle Seterie , delle belle tele , dei-
la Scultura , ec. Si vuol dunque vedere di di-
penderne nelle derrate , o ne' materiali , che man-
cano al fuolo, e nell'arti di luffo meri generale.
CAP.
(a) Si dice, che i primi Romahi prendeflero le leggi
«la' Greci . Quello può elfere imitar il buono , il che
fempre è da fìudiarfi di fare . Ma fé , anzi d' imitare ,
aveflero fatto venire da Atene ogni anno de1 Senatori ,
de' Giudici , de' Governatori delle Provincie , farebbe
flato a dire la Repubblica di Atene in Roma . Quefta
fìoltezza è lìata , ed è tuttavia di molti popoli d' Eu-
ropa .
124 Delle Legioni di Economia Civile.
C A P. IX.
Economia delle Arti miglioratrici .
r&'
§. I. T 'arti migiioratrici fono o di comodo ,
JLi o di luiTo . Sarebbe efìèr nojofi , fé , in
sì vafta materia di ragionare , volefiimo eifer mi-
nuti . Perchè ci contenteremo di accennare le
regole generali Economiche , e andar oltre \ lafcian*
do eh' altri di per fé penfi al molto , che fé ne
potrebbe dire in particolare .
§. II. Tutte 1' Arti miglioratrici, ficcome tut-
te l' altre profeftioni e claili d' uomini , non vivo-
no, che su le primitive } dunque fi vogliono con-
siderare per tre rapporti . I. In ordine all' Arti
primitive , e al comodo di coloro , che le profef-
fano. II. Riguardo al comodo dell' altre ciarli .
III. Per rifpetto all' impiego generale della nazio-
ne. Se è vero , come niuno negherà eifer verif
fimo , che il fondamento di ogni Stato fono 1'
Arti primitive ; feguita , che il primo riguardo ,
in cui fi vogliano avere le Arti miglioratrici, fia
quello di aj li tare, e foftenere le primitive. E que-
llo è il più bel frutto di tutte le Arti fecondane .
§. III. L'Arti primitive vengono ajutate,efo-
ftenute da quelle feconde per due modi 5 1' uno
de' quali è il provvedere o di finimenti , o di co-
modi coloro , eh' efercitano le primitive , per il
qual modo vengono ad aumentarne l1 utilità : l'al-
tro con lo fcolo del foverchio , affinchè non op-
prima quei , che 1' hanno prodotto , e gli feorag-
gi dal continuare . §.IV.
Parte I. Cap. IX. 125
§. IV. Or fono impiegate a quefti fini p revo-
che un' infinità d' Arti ; ma non tutte però han-
no a tal rifpetto il medefimo pregio e merito .
11 primo luogo vogliono averlo 1' Arti fabbrili ,
come quelle, lenza de, le quali le creatrici non pof
fono avere né vigore nefiuno, né perfezione. Che
fare fenza un vomero , una vanga , una zappa ,
una falce , una lcure , un picone , una fega , e
mille altri iftru menti di ferro ? Quello, che rende
miferi molti popoli barbari , è appunto il non a-
ver ferro , né acciajo , né verun utile iftrumento
da far rendere la terra , e il mare , e le materie ,
che fé ne ricavano . Si maravigliano molti de'
noftri, che gii Americani, e alcuni popoli dell'A-
frica , e deli' Ifole Orientali , compraffero a pefo
d' oro gli ftrumenti di ferro, e di rame. A me
pare che penfaftero aliai meglio quelli di noi , a-
vendo 1' animo più all' utile , che al brillante .
Dove è da confiderare , che i primi abitanti del-
la terra ripofero nel numero degli Dei gì' inven-
tori del Ferro, e non già i difcopritori dell'oro.
§. V. Non vi ha Arti , dove non vi ha arti
fabbrili : e dove quelle non fono ancora giunte
alla loro perfezione , il refto delle Arti o vi lan-
guide , o vi fono fchiave de' Foreftieri . Di tut-
ti i popoli di Europa gì' Inglefi hanno de' meglio
fatti , e de' più fodi , e ' robufti ftrumenti. I Fran-
cefi de' più fini : le Arti dunque vi polfono eflè-
re perfette . E detto , che la grand' Arte , che
le può portare alla loro perfezione , è il favore
della legge , honos altt artes . Pietro il Grande
ilimava più un gran Fabbro, che cento altri arti-
fti, o letterati. Quella maftima dovrebbe tenerfi
in
12.6 Delle Lezioni di Economia Civile.
in tutti gli Stati (a). Ma la più parte degli uo-
mini ftimano più il brillante , che il fodo .
§. VI. Se la Meccanica, e la Scienza del mo-
to fono la forgente di queft' Arti , e la balia ,
per così dire , che le alleva , e rendele vigorole ,
facili , prette , belle ; niun popolo culto potrebbe
omettere di onorarle e premiarle , fenza incam-
minarfi alla barbarie. Ma la Meccanica , e la
Scienza dei moto fon figlie della Geometria . Ed
ecco una ragione di Stato , perchè le Scienze
Mattematiche fi vogliono fopra tutte le altre ac-
carezzare dal Sovrano. In tutte le Univerfità de-
gli Studj bifognerebbe piantarvi un pajo di Cat-
tedre di Meccanica , e due meno di pedanterie ,
o d' idee attratte . Ma avrebbero a parlare in lin-
gua del paefe , e non in una ftraniera . Ogni pae-
ie è , com' è fpeflò detto , e fi vuol dire ancora
piìi , ignorante, e barbaro , dove le Scienze vi par-
lano una lingua ftraniera.
§. VII. Appretto a i Fabbri metto gli Artifti
di Lana , Filatori , Teffitori , ec. Un cappello ,
un giuftocorpo , un mantello , un pajo di calze ,
una coverta di letto , fervono alla fallite de' pro-
ducitori de' beni: loro danno del brio, e gli ani-
mano , perchè fi fatica male fenza comodi . Or
quefto ajuta ad accrefcere la fatica , e con ciò i
prodetti primitivi . Vuoili dire il medefimo dell*
Arti impiegate nel lino , canapa , bambagia : di
quel-
{a) Noi fiamo ancora affai diftanti dall' avere de' ra-
foi , de' coltelli , delle chiavi , e anche delle vanghe ,
e zappe , e falci della perfezione degf Inglefi . Ci man-
can tuttavia gli aghi . GÌ' iftrumenti chirurgici fono af-
fai groffolani ec.
Parte L Cap. IX. 127
quelle , che conciano e migliorano i cuoi , e le
pelli . Tutto ferve a dar dd comodo all' Agri-
coltore , al Paftore , al lavorator de' metalli , aL
Pefcatore, al Cacciatore : e quefto comodo mol-
tiplica la fatica, e i beni} dond'ò ch'aumenta le
prime e vere rendite della nazione, e del Sovrano.
§. Vili. Vi fono di certe altre Arti , le qua-
li, benché non così neceflàrie alle primitive, pof-
fono nondimeno di molto rilevarle , ficcome i Fa-
legnami , i Muratori , ec. Trovar di certi como-
di fa , che i coltivatori delle Arti primitive ne
fiano meno impacciati , e attendano più lietamen-
te al lor meftiero , e ci diano più largamente del-
le derrate , e delle materie . Tutto è conneffo
nel corpo civile , e vi è una comunicazione di
beni tra tutte le Arti , che ne fa il rigoglio, e la
robuftezza .
§. IX. Tutte quelle Arti poi fervono al co-
modo , e alla polizia de' popoli , e polTono fervire
alla rendita generale , fé fi ha commercio ( a ) .
Le
(a) Tutti gli Economici, e i Politici vi diranno, che
T Arti fecondane nutrifeono di molte famiglie , e fervo-
no alla popolazione dello Stato . E* veriiTìmo . Ma po-
chi vi diranno, in che modo queft' Arti procaccianci da
vivere . E' manifefta , che il Filatore , il Tetfìtore , e
ogn' altro Artifta, che non fia de' creatori, mangi, be-
va, arda ec. fu le fpalle dell' Agricoltore, del Paftore ,
del Pefcatore ec. Dunque quelV Arti non nutrifeono di
per fé la popolazione , ma per quelle due ragioni , che.
fon dette, j. Soccorrendo all'Arti primitive , perchè pro-
ducano più . 2. Traendo pel Commercio da' Foreflieri
quel , che può fervire alla vita , e dando in ifeambio le
materie migliorate per la quantità di fatica degli artifti.
E quella feconda ragione è fempre più efficace , che la
prima .
\z% Delle Lezioni di Economia Civile.
Le claflì non producitri o migliorano le materie
apprettate dalle creatrici , o fervono al luffò , o
reggono , iftruifcono , difendono , e godono de' frut-
ti delle Arti . Vogliono dunque non folo man-
giare e bere , ma veftire , abitare , ec. Tutte le
dette Arti , e molte altre a quelle fubal terne , fer-
vono a quello fine . Rendono la nazione più a-
giata , e più propria , e le danno dello fpirito ; il
che non conferifee poco al buon' ordine , e alla
forza medefima delle Arti primitive .
§. X. Ma il fine principale , per cui fono da
confiderai dal Politico , è quello dell' impiego
generale dello Stato. E vero , che ne' paefi , i
quali hanno terra e mare , e perciò Agricoltura ,
Paftorale , Pefca , la prima rendita è forgente di
tutte 1' altre , fono le dette Arti primitive : ed è
altresì vero , che tutte le Arti fecondarle , viven-
do su le prime , non producono di per se , fé non
un comodo . Pur potrebbero rendere , e accrefee-
re le ricchezze della nazione in due maniere . i.
Facendoci rifparmiare da comprar con le noflre
derrate le manifatture da' Foreftièri , dove il fo-
verchio delle derrate polla impiegarli in nutrire
un maggior numero di perfone . 2. Procurando-
ci con le fatiche , che non trovano luogo tra l' ar-
ti primitive quelle derrate , che ci mancano , o
de' metalli, e del danaro.
§. XI. In una nazione polita non fi può fare
a meno di veftire , e veftire con proprietà : di a-
bitare, anche con fontuofità} e di avere mille co-
fe , che il luflò comincia a rendere necefiarie .
Dove non fono dell' Arti , che vi danno opera ,
né miniere , converrà comprarle a forza di derra«
te, e di animali , cioè con i frutti delle primiti-
ve.
Parte L Cap, tX. 129
ve . Il che effendo un discapito per la popolazio-
ne ( la .quale è fempre proporzionevole al grado
• del vitto ) ; fi può comprendere, che que(V Arti
fecondarle fieno per quefta ragione di gran rendi-
ta. Ma -affinchè elleno producano tutto quello
frutto , fi dovrebbe penfare a portarle a quel gra-
do di perfezione , che pareggiailèro l' arti delle più
perite nazioni , affinchè non fé n' avelie bifogno :
e in oltre farebbe da o proibire 1' ingrelfo alle
manifatture ftraniere , ficcome coftumano gì' In-
glefi } o renderlo difficiliffirno , come praticali in
altri paefì favj. Perchè finché le foreftiere inon-
deranno il paefe , e vi faranno più gradite , che
le paefane, non è da fperare di averne insalane
molte , né buone : e la rendita generale della na-
zione farà fempre minore di quel , che potrebbe
efiere. La natura poi ficcome non obbliga nef-
fun popolo a comprare, così dà del dritto ad ogni
Sovrano , dice il iàvio Biesfeld , da proibire l' im-
portazione di quel , che può nuocere allo Stato
fuo . Si può , per un dritto di reciproco foccor-
fo delle genti , eftere obbligato a vendere il fo-
verchio } ma non già a comprare il non neceifa-
rio.
V XII. Sembra qui da per fé nafcere una
difficoltà ; ed è , in un paefe , ove queft' Arti , e
quelle principalmente , che fervono al luffa , non fo-
no , che rozze ancora, non fi potrebbero migliorare,
fenza una certa emulazione , e perciò fenza degli
efemplari ftranieri : fi priva di quefi'ajuto, e del-
l' emulazione , chi le proibifce . Rifpondo . I. che
quefto non impaccia gjf Inglefi : perchè dunque ar-
rederebbe gli altri popoli ? II. PoiYono fempre i So-
vrani far venire de' modelli delle buone manifat-
P*rJ, I ture.
130 Delle Lezione di Economia Civile.
ture , anche quando loro fi vieti l' ingreffò pubbli-
co. III. I Foreftieri viaggiano , e ne portano da ve-
derli, e da poters' imitare . IV, Finalmente non s'im-
pedirà mai ogni contrabbando . Ma a non proi-
birle , fi poiìòno rendere di difficile acceffo : nel
qual caio ce n'entrerà tanto, da non Scoraggiare
le interne (a).
§. XIII. La fcuola miglioratrice di quell'Arti
è il Dileguo . Dunque una fcuola , o più , di
Difegno , dovrebbe metterli innanzi a tante d' i-
nutili Scienze , e pedantefca letteratura . Ma fi-
no a che in un paefe le Scienze fono un gergo
straniero per la maggior parte del popolo , e che
non parlano la lingua della nazione , avremo fem-
pre molte lcuole inutili , molto tempo perduto ,
molti cervelli ftupiditi ; e mancheremo delle ne-
cerTàrie, né fia poflibile di avere delle buone te-
tte . Alle Scuole di Difegno unite quelle di Ar-
chitettura : effe non folo fono utili , ma fono di
prima neceffità per un paefe culto , e vanno a rin-
forzare T Arti di Difegno .
§.. XIV. V altro frutto grandiffimp. di queft'
Arti , e eh' entra immediatamente nella malfa del-
la rendita generale , è quello , che fé ne ricava
dal Commercio eft'erno . L' Arte della lana , do-
po 1' Agricoltura , è quella , che più arricchifee
gì' Ingleli (b) . Dove allignano delle pecore , e
vi può elfer de' pafcoli, vuol efièr la prima , do-
po
(a) La Corte di Portogallo nel nuovo regolamento di
Finanze di queft1 anno 1765 ha caricato del 40 per 100
le feterie d' Italia .
(b) Veggafi la Storia del Commercio della Gran Bret-
tagna di Giovanni Cary .
Parte I. Cap. IX. 131
pò dell' Arti fecondarle ad elìère favorita dal
Sovrano . La feconda è quella delle tele . Mol-
ti popoli di Germania ne fanno il principal ca-
pitale . La terza è quella della Seta , arte
ricchiiTìma per chi può aver anche la materia
in caia. I Genovefi foflìftono per queft' arte .
L' altre fi feguono di mano in mano , fecondochè
più , o meno polTòno rendere. Noi potremmo
averle tutte e tre grandi, e belle, e ricche. Ma
non Marno ancora ai principio dell' opera j di che
farà detto a fuo luogo,
§. XV. Si difputa , poiché in un paefe di traf-
fico queft' Arti poffono rendere ancora più , che
1' Agricoltura , fé loro convenga dare il .primato
ne favori della legge . La rifpofta è , eh' elle vi
dovranno fervir di Agricoltura , dove non fi ha
terra , o poca, e cattiva » e perciò vi debbono a-
vere il primo luogo. Ma farebbe (foltezza pre-
ferirle all' Agricoltura , dove quella può fignoreg-
giare . E la ragion fi è , che P Agricoltura è un'
Arte , che foflìfte per se , e per se alimenta qua-
lunque fi è più gran popolo :. dove che tutte l'al-
tre Arti , riguardo al fine del Commercio , han-
no una rendita molto precaria ; dipendendo il lor
frutto dal guffo , e dall' induftria dell' altre na-
zioni (a),
1 2 §.xvr.
(a) Di tre Ifole , dice Melon , delle quali 1' una fia
provvida di derrate , 1' altra di Manifatture , la terza di
Metalli, tutte 1' altre cole eguali , quella delle derrate
farà la padrona . Un popolo , che non ha che mangia-
re , è Tempre fchiavo di chi gliel fomminiftra. La Sici-
lia è nel più bel grado di dominare a1! tutti i prefi d'I-
ralia . Il 17154 non provo la comune careftia : e'i 1765
fi è arricchita ps' fuoi prodotti .
1^2 Delle Lezioni di Economia Civile,
§. XVI. In tutte F Arti così primitive , co-
me fecondane, la prima maflìma di politica vuol
efifere , com' è detto , e fi vuol ripetere fpefio ,
che il Paefe dipenda da Foreftieri il meno ,
che fia pojfibile . Qiiefta è la fola maffima ,
che può rilevarlo , le n è capace . Che pi-
glieranno i foreftieri da noi ( dicono certi vec-
chi ) le noi non prenderemo da loro ? La pri-
ma rifpofta è , non prendan nulla , pur che noi
non abbiam bifogno di prender da ìoro. La fe-
conda, chi ha grano, olio, vino, lana, tela, fe-
ta , è fempre il primo creditore del genere uma-
no. La terza , a non dipenderne in cofa d' im-
portanza, e di prima, e feconda neceflìtà, il luf-
fo farà fempre 1 una nazione debitrice dell' altra ,
per quanto fieno ricche, i. Perchè i climi, i lì-
ti , le terre faranno così eternamente varie , co-
me fono fempre ftate; e a quel modo varieranno
i prodotti. 2. Perchè vi farà fempre infinita dif-
ferenza tra i cervelli de' diverto* paefi , e quindi
tra r abilità e 1' Arti. 3. perchè una delle pro-
prietà del luflò è di portar gli animi al foreftiero,
anche men buono, purché ci di(ìinguaA
CAP<
Parte L Cap. X, 133
C A P, X
DelV arti di Lujfo .
§»I. TO mi ho riferbato a parlare a parte del
1 luflò , e dell' arti , che il (ottengono , che
quafi tutti i Politici , e gli Economi prefenti met-
tono tra i più vigorofì mezzi di accrescere, mi-
gliorare , e mantenere 1' induftria e la diligenza
de' popoli , e '1 raffinamento dello fpirito umano
e dell' Arti; e ciò, perchè quello capo richiede
molte e particolari confiderazioni .
§. IL Gran materia di contraili è fiata % ed è
tuttavia il luflò tra Filofofì . Perchè alcuni facendo-
ne l'encomio, e ingrandendone i beni, che quindi
credono derivarli nello Stato , pare che abbiano
voluto fare altresì V apologia di tutti i vizj ,
ficcome è ftato il Signor Mandeville r Inglefe ,
autore del famofo libro intitolato La favola del»
t api (a). Altri pel contrario combattendolo ,
fembra che abbiano intefo di combattere ezian-
dio la prefente politezza e umanità de' Popoli
Europei , e con erta V Arti miglioratrici tutte
quante , come fé aveflero voluto ridurci alla pol-
troneria, barbarie, e falvatichezza de* più vecchi
I 3 tempii
(a) Or private vices, public Benefits, Che i tìhj privati
ternano a ben pubblico . Il titolo della favoletta , che ha
fervito di tefto al fuo libro , è The grumbling Hive , or
Knaves turnd honeji : II Ronzio del? Alveario , 9 i Fur-
bi divenuti onefii .
i:>4 Delle Lezioni di Economia Civile.
tempi ; tra i quali fi è diftinto il Signor Rofsò in
molte Tue opere, non ha guari mene alla luce (a) .
§. III. Io per me non intendo, che vi fieno,
o vi pofiano eflère de' vizj utili alla focietà civi-
le , fé non folle di riverbero , per opporli a vizj mag-
giori '■) anzi tengo per certo , e per maffìma immu-
tabile , che ogni vizio fia dannevole , non folo
agi' individui umani , ma a i corpi politici ezian-
dio \ dond' è , che non credo , poter mai edere un
vizio quel , che giova allo Stato . E nondimeno
panni di conolcer chiaramente , che vi fia un cer-
to grado di luffò , non folo utile , ma necefiario
alla coltura , diligenza, politezza, e anche virtù
delle nazioni , e a foftenere certe Arti , fenza le
quali fi è, o barbari , o debitori a' forestieri : donde
fiimo di poter conchiudere, che vi poffa enere un
grado di lufio , che non fia da dirfi vizio. Ma pro-
cediamo con ordine , e per gli fuoi principi .
§. IV. L' arti di luffo riguardano a due punti,
i. al dilli nguerci . 2. a vivere con voluttà : de'
quali quello fembra figlio d' un iftinto naturale ,
che ha ognuno di farfi riputare più eh' ogni al-
tro , per un tacito giudizio della natura , d' effer
colui più felice , eh' è più al di fopra degli altri:
e quello da una fenfibilità finca , il folletico del-
la quale ci par beatitudine . Il primo principio
è più forte , perchè ha più della proprietà cofti-
tutiva dell' uomo , eh' è il comparare il divedo :
il fecondo attenendoli più al corpo e al fuo tem-
pera-
ci Le principali delle quali fono Difcours fur cette
qucjììon , fi le retabliffemens del Sciences & des Arts a con-
tribuii a èpurer le moeurs . E , dijcours fur /' Orìgine &
fondemens de /' megaliti: parmi les Hommes .
Parte I. Cap. X. 135
peramento, è men generale; Di qui è, che voi
troverete più avari, e ford idi anche in mezzo del-
le ricchezze , che di coloro , che non amino a di-
ftinguerfi . In ragion comporta di quefti due prin*
cipj è il lurTo .
§. V. Si poffono confi derare 1' Arti di lrnTo 0
in ragion Etica , o in ragion Politica . Gli uomi-
ni ne fon più felici ? Ecco la prima queftione .
Lo Stato ne divieti più grande e ricco ? Ecco la
feconda . Credo ^ che fé fi fofTe potuto reftare
dentro il giro dell' arti primitive , e alcune delle
miglioratrici, le quali recano de' veri comodi, e
di certi innocenti piaceri, fi farebber flati più fe-
lici. 1. Si avrebbero generalmente avute meno
cure. 2. Si farebbe flato obbligato a faticar me-
no .3. Vi farebbero flati meno ceti non fatican-
ti , e i faticanti menò opprellì . 4. Si farebbe
meno indebolita la prima robuftezza della natura
umana . 5. Vi farebbe flato meno di aftuzie nò*
cevoli (a) -,
§. Vi. Ma era egli pofTibile di arrecare* il ge-
nere umano fra i foli termini dell'Arti primitive,
e di quelle di comodo ì Era quefto il primo pun-
to , donde dovevano cominciare tutti i difcórfi j
per altro dotti , di Rofsò (b). I principi della
politezza de' popoli j 1' aver guftati cert' arti pia-
ì 4 cevoli)
(a) Per quefto riguardo vi ha nel difcorfo di Rofsò
fur /' orìgine & les fondemens de /' inegjlitè pormi les
Hommes , é nella Bafiliade, delle cofe , che meritano tut-
ta Jà confiderazi óné de1 favj .
(b) Platone, difegnando i primi {lami della fua Repub-
blica , confetta ingenuamente , non efler poffibile-, dopo
fatti i primi partì alla coltura, di non venir lempr' oltre.
1^0 Delle Lezioni di Economia Civile.
cevoli , r ingegno curiofo e avido del nuovo , là
cupidità del guadagno , che fi va sviluppando a
mifura , che gli Uomini fi ftringono, e crefcono in
numero , t amor della gloria , 1' iftinto del diftin-
guerfi folleticato dal confronto , la neceflìtà di
cautelarli , o di difenderfi , la provvidenza del fu-
turo i che crefcé , come la ragione fi dilata , let-
tere , fcienze , leggi fcritte , guerra , governo ,
nuovi morbi nelle gran Città , ignoti tra le fel-
ve , nuovi vizj , e mille altre minori caufe , fon
di certe molle * le quali mofTe una volta > corro-
no con delle forze acceleratrici , che niurT arte
umana , niun potere può mai arredare , fé non
quello , che feparando di nuovo gli uomini , ridu-
cetegli a' bofchi , e al primitivo flato di fami-
glie * E1 inutile dunque il declamare contra que-
ir.' arti » Ogni legge , che cozza coli' incomincia-
to corfo del genere umano, o non è ricevuta , o
fubito frodata , o fra non molto antiquata (a \
§• vir.
(a) Ci potrebbe tervir cf ©Tempio , il Tabacco in Eu-
ropa, e il Cafè in Levante . Quello fu feomunicato in
Ifpagna , punito di palo in Coitantinopoli , di aver le na-
rici trapaliate con una lefina in Inghilterra, e in Mofcovia.
A traverfo di tutte le pene è divenuto per ogni parte il
più bel fondo delle Finanze di tutte '.le Corti Europee ,
e una miniera inelaufta di ricchezza per gì' Inglefi . II
Cafè fu feomunicato nella Mecca , e dal Muftì di Co-
itantinopoli , e con fevere pene proscritto dal Governo :
ma egli ruppe ben predo ogni argine . Quai puntelli
poflono arredare le intere nazioni , fé vien loro un entu-
llafmo di girare ? Quei medefimi , che tentano di arre-
carne la ruota , fenz' accorgetene, girano come gli altri.
Mettete de1 gigantoni per arredare il giro della Terra,
fé ella pur giri j e gireranno con effa .
Parte L Cap. X, ig7
§. VII. Che farà dunque un Legislatore ? La
prima legge di Politica è, che dove certi o vizj,
o coftumi meno lodevoli non poffono sbarbicarli,
fenza difciogliere il corpo politico, o farne nafcere
de' più pericolofi , fi debba tentare di trarne vantag-
gio pel pubblico , riducendogli ad una certa regola,
fé non morale ( che non lì potrebbe de vizj ) al-
meno economica ; per la quale facendo del bene ,
vengano a produrre meno di male . Queft' è la
regola, che han tenuto, e tengono i favj Gover-
ni per rifpetto alla Venere libera, al Giuoco, al-
lo Spirito litigiofo , e a molti altri punti. Si
vuoi pigliar 1' uomo com' è , dove non fi può aver
migliore. All' arte umana non è permeilo di far
nature , ma di reggerle .
§. Vili. Quanto all'altra queftione, cred' an-
ch' io, che , dove il lufiò non fia né ftraniero ,
né pazzo , ma una forta di maggior proprietà e
comodità , che non è tra' popoli rozzi , regolato
da buone leggi , e da certi coftumi , non molta
difficili a metterfi in pratica, pofla efTere digran-
diflìmo giovamento non folo alla grandezza , e
potenza, e ricchezza d' una nazione , ma anche
alla fua umanità e virtù , almeno di quelle , che
non amano di efler guerriere e conquistatrici , co-
me non dovrebbe amarlo nelTuna , che fofTe fa-
via } effondo la guerra e le conquifte più torto un
entufiafmo contra i veri intereffì d' ogni Stato , che
un metodo confacente alla civile felicità , e grandezza
de' popoli . La felicità tanto delle perfone , quanto
de' popoli , nafce da tre operazioni . I. dal frenare
la non neceflària cupidità di grandezza di flato ,
forgente copiofa di moleftie e di dolori . II. dall'
accrefcere la potenza reale rifpetto a' bifogni del-
la
J3& Delle Lezioni di Economia Civile.
la natura . III. dall' occupar la gente collo fpiri
to, e coi corpo in azioni ricreative delle forze del-
l' uomo . Le guerre non fanno ^ che aumentare
ogni giorno le prime , e fcemar le feconde .
§. IX. Ma perchè qtieft' articolo richiede , che
fi sviluppi meglio la natura del ludo , e le fue ma-
niere v e i var j fuoi gradi , fi vuol cominciare da più
alti principj. E primamente non vi è preiTò agii
Scrittori di quelle cole parola niuna , ne più va-
ga, né più ofcura, quanto è qùefta di luffb^ an-
corché non vi fi a fiato né Politico, nò Teologo,
né Filofofo , che non -fi abbia dato ad intendere
di averne ben comprefa la natura . Melon nel
fuo Saggio Politico fui Commercio ( a ) ardifee a
dire" , che quefta voce fi vorrebbe sbarbicare dal-
le civili focietà : come fé folle così ageVol cola
sbandire i coftumi, e gP iftinti della natura uma-
na , come cancellare una Voce da i Dizionari . Tor-
nando alla definizione del lufiò , dico , che appe-
na fé né trova una, che regga, benché fieno tan-
te , che farebbe nojofa cofa ridirle tutte per filo .
Imperciocché i Teologi da una parte, e i Politi-
ci da un' altra : di qui i Negozianti * quindi gli
uomini ferj e ritirati : da una parte i poveri *
dall' altra i ricchi : di qui' i vecchi avari $ e di
là i lufi'ureggìanti giovani : tutti in fomma' han-
no dato alla paroia lufiò tante e sì divede nozio-
ni , e rifguardatala per tanti e sì diverfi afpetti ,
che e' pare , che non fé né polla rinvenire il
bandolo . Quel eh' è lufiò per alcuni , non è per
altri : e anzi ciò , che per alcuni è detto lùfio j
per altri chiamafi fordidezza .
$x
(a) Cap. $<
Parte I. Cap. X i$g
§. X. Alcuni han detto, che il luflò fia fpen-
dere foverchiamente , cioè più di quel che bafta.
E quefto pare , che nella fua proprietà lignifichi
la parola luiìò . Ma quefti primieramente con-
fondono la prodigalità , l' intemperanza , e la (fol-
tezza con il luflò [a). Poi non definirono , né affo
guano termine neflìino , né so , fé poteffero affe-
gnarlo, per cui fi poffa intendere, eh' è quel, che
bafta , e dove comincia il foverchio (b) . Perchè
fé la regola dello fpendere è quella di cacciar da
noi il dolore , e la moleftia , chi fpende per sì fatto
motivo, ci dirà fempre , che non è foverchio . Altri
dicono , che luiìò fia fpendere più di quel , che
bafta , e ciò pel folo piacere di vivere . Ma ol-
treché quefta definizione è così difettofa , e per
le medefìme ragioni , come la prima \ pure e' non
pare , che fi poiTa dir foverchio quel , che fi fpen-
de per vivere con onefto piacere ; perchè appun-
to per quefto fi affaticano quaggiù 1' Arti ; e vo-
ler privare gli uomini dei godere delle loro fati-
che , è lor dire , non faticate . Altri foftengono ,
che il lutto fia uno frudio di vivere con foverchia
morbidezza e delicatezza , o raffinamento [di pia-
ceri
(a) , In quefto fenfo non vi ha popoli più Iuflureggian-
ti , quanto quei , che non conofeono il luiTo . I Barba-
ri divorano e confumano quant' hanno in un giorno, né
penfano al domani . Vedi de' Caraibi Monfieur de la
Borde , di quei della Cotta d' oro, Bofman , degli antichi
Tedelchi , Tacito de mor. Germ.
(ò) Quei che mettono la natura per termine de bi-
fogni , non capifeono , che tutto quel, che punge, è natu-
ra . Quefta parola adunque è co~ì dubbia , come quella
di Lullo.
140 Delle Lezioni di Economia Civile.
ceri , tanto di corpo , quanto di animo (a) > Ma
fì può definire ciò , che fia quefta foverchia finez-
za e delicatezza? imperciocché quefti termini fon
iempre relativi . A cagion di efempio , quel , ch'è
finezza di gufto fra i Groelandi , è durezza fra
gli Svezzefi : e quel, eh' è delicatezza per que-
fti , è durezza per gli Francefi , e Italiani : e quel-
la , eh' è delicatezza per gì* Italiani , e Francefi ,
fembra ruvidezza a* Perfiani, e Indiani . Quel ,
eh' era luiìò ne' tempi femibarbari di Europa ,
farebbe oggi [limato falvatichezza . Altri final-
mente ftimano , che il luflò fia raffinare le mode
di vivere al di fopra di quel, che richiede il gra-
do di ciafeuno , e quefto per diftinguerci da' no*
(tri eguali , o per agguagliarci a coloro , a* qua-
li per altro riguardo fiamo inferiori . E quefto
è quel , che ne penfo anch' io .
§.XI. In fomma da tutte le parti fi conviene
nel genere di quefta definizione , cioè che il luflò
fia fpendere in raffinamenti di vivere più di quel,
che richiede lo fiato, e grado naturale e civile di
chi fpende . Ma non lì conviene già in quel ,
che differenzia il luffo da molte altre fpefe fover-
chie anch' effe , le quali non fon luffo . E que-
fto avviene , perchè è difficiliflima cofa il trovare
il termine precifo , dove finifeono le fpefe necef-
farie ,
(a) Sembra quefta la definizione , che ne dà David
Hum nel fuo diicorlb fui luflb nella raccolta del 1758*
in 4. pag. 157. Il luffo , die' egli , é una parola d un
affai vago e dubbio fignificato • . . Ma in generale non fi-
gnifica^ che great refinement in the gratifìcation of the
fenfes, un gran raffinamento in ciò che ferve di pia cere tat
/enfi.
Parte I. Ccip. X. 141
farie , e cominciano le foverchie . Imperciocché,
benché fi fappia , che i beni , i quali o ci dà la
Natura, o ci procacciamo per mezzo della fatica,
fieno altri necelTarj , altri comodi , e altri dilet-
tevoli folamente : con tutto ciò non è facile lo fta-
bilirne i precifi limiti .
§. XII. Si sa in generale , che i beni necelTa-
rj fono affai pochi , cioè che per elìderci abbiam
bifogno di poco : che i comodi fono un poco più:
e infiniti quelli di puro diletto e capriccio. Ma
fpeflè volte i comodi palfano nella clalfe de' beni
neceffarj : e i dilettevoli in quella de' comodi ; e a
quefto modo tutto divien natura e neceifario : e
quefto per una delle tre feguenti ragioni, e alcu-
ne volte per tutte e tre iniìeme, cioè, o per lun-
go ufo e coftumanza 5 o per una comune opinio-
ne ( perchè è più F opinione , che fìgnoreggia
gli uomini , che la Natura) } o per qualche forte
pattfone .
§, XIII, Per dimoftrar quefto, fi ponga mente
a' feguenti efempj. Si sa in generale, che il man-
giare e il bere fono de' beni neceffarj : ma non
è facile definire quali delle materie , che fi man-
giano e beono , fieno in particolare necefiaric :
concioffiachè alcuni popoli fi contentino delle fole
erbe, e de' femi , e delle acque , come i Baniani
dell' Indoftan : altri aggiungano del pane e della
carne , ficcarne la maggior parte delle Nazioni :
e vi farà chi ricerchi de' più bei pani , e delle
più delicate carni : e taluno medefimamente vi
richiederà una fquifita preparazione , come cofe
che fi confanno meglio alla fanità e robuftezza
del corpo (a) . A quefto modo fi va all' infinito.
Pa-
(<7) Vedi Isocrate della Medicina degli antichi.
142. Delle Lezioni di Economia Civile,
Parimente il veftire, e 1' abitare dicotili beni co-
modi : e pur nondimeno pofiono di leggieri paffa-
re nella claiTe de' necefTarj, ficcome è addivenuto
in tutta quali la Terra (a) . Per la medelima ragio-
ne del lungo e continuato ufo, il veftire,je Tabi-
tare con morbidezza e fplendore trapalano nella
claiTe de' comodi , da parere di non poterfene fvez-
zare , fenza fentirne del male, come è accaduto
alle nazioni eulte {b). E così a poco a poco le co-
fe le più ftrane alla natura umana prima inco-
minciano ad ularfì per un piacer capricciofo : ap-
preso vi fi avvezza , e diventano de' comodi , da
non fé ne potere divellere facilmente : eiTendo dif-
ficile, per non dire imponìbile , che altri fi fvez-
zi di quegli' ufi e opinioni , alle quali farà per
lungo tempo abituato (e). Vedefi ciò chiaramen-
te neh' ufo del Tabacco fra noi } e in quel dell'
Oppio, e dell' Arech, e Betel in tutto P Orien-
te : delle pallottole di eriftallo , e de' peli della
coda di Elefante nel Congo, e in Loango (d\ do-
ve fono cofe riputate da tanto, che fi Rimerebbe
non eilèr uomo, fenz' averne qualche ornamento.
§.XIV.
(a) I felvaggi vanno in gran parte nudi .
(b) S1 aggiunga , che il tempo può d' un genere di
lufìfo fare un foftegno per la nazione. Chi nella China
voleffe abolire 1' ufo delle vedi di fé te , rovinerebbe una
quarta parte della nazione . E1 farebbe come fvellere
fra noi le vigne , fotto preteso , che f ufo del vino è
un luflb .
(e) Il colmine , e una radicata opinione pubblica fono
una feconda Natura : Qnam l'tcet expellas furca , tàmen
ufque recurri t .
(d) Vedi il P. Cavanzo , MlJJlons del Congo .
Parte I. Cap. X. 143
§. XIV. Mi fembra adunque , che per poter
concepire con chiarezza la natura del soverchio,
e perciò del luflo, fi vogliano confìderare più accor-
tamente , che non fi è fin qui fatto , le clafli degli uo-
mini, le quali formano la civile locietà, divede o per
la varietà, de' meflieri e delle profeflloni , o per quel-
la delle ricchezze , o per nobiltà , o per tutte e
tre infieme; perchè il luflo è il principio motore
di tali clafli , che le aggira , ficcome nella ruota
della Fortuna , fenza pofar mai , mandandole or
fopra , or fotto . Quelle clafli fono dove più , do-
ve meno . Ne' villaggi i Contadini e i Pallori
formano il più baflò piano : gli Artilli e i Mani-
fattori il fecondo \ e alcuni Proprietarj , che vi-
vono civilmente , un Chirurgo , un Medico , un
Notajo , un Prete , il terzo . Ma nelle Città ve
ne ha dell' altre, che non fono nelle campagne ,
I domeflici , i facchini , i vivandieri , i venditori
a minuto delle cofe comellibili , e altre di fimil
fatta , vi compongono la più balìa claflè : gli Ar-
tidi la feconda , la quale anche ella per la diver-
fità dell' Arti più o meno fervili fi può dividere
in molte altre: i Bottegai di manifatture forma-
no la terza: i Mercanti in groflò, e molti nobili
viventi la quarta : i Magiftrati , il Vefcovo , il
Governadore del luogo, la quinta. Maggiore an-
cora è il numero di quelle clafli neile Capitali ;
eflendovi molti ordini di Nobili , e di Grandi di
Corte , e il Principe finalmente , centro di tutta
la grandezza della Repubblica.
§. XV. Le perfone di quelle clafli , oltre a
quel, che è neceflario per la vita e fanità , fono
avvezzate a certi comodi , e piaceri , e fegni di
diflinzione , e modi di avergli e ufargli , i quali
per
144 Delle Lezioni di Economia Civile.
per lo più fogliono efìère così diverfi, come fono
diverti i piani , in cui effe vivono . Quello riguar-
da . I. la qualità del mangiare e del bere . II.
quella dell' abitare e del veftire . III. quella del
farfì fervire . IV. quella del contrar nozze . V.
quella delle pubbliche fede o politiche , o religio-
fe . VI. quella dell'unirli in convenzione in cer-
ti tempi e luoghi .
§. XVI. Il luffo adunque , fé fi confiderà at-
tentamente, non è altro, ficcome è detto, fuor-
ché lo ftudio e'1 moto di diftinguerfi nella fua claf-
fe con animo di fignoreggiare , o di agguagliarne
ad una delle claffi fuperiori , non già per la quan-
tità delle cofe , ma per la qualità , vale a dire per
le raffinate maniere di vivere . Dov' è , che fi vuol
diflinguere dalla prodigalità , o fia dallo flolto fpen-
dere, dalla ghiottoneria, dalla mollezza ed effemina-
tezza della vita . Imperciocché i primi due vizj
confiflono più nella quantità, che nella qualità ,
e fono più grandi nelle rozze e barbare nazioni ,
che nelle polite (tf);eF ultimo è una certa
debolezza di animo e di corpo , che voi trove-
rete anche tra certi popoli rozzi de' climi dol-
ci ( b ) . Ma il lutto è una finezza di vivere r
per
(a) Di che fono argomento quei oivoTrora^ovru beoni
di Dei , ed Eroi in Omero': e gli ftravizzi di quei Scot-
!andi , Gotlandi , Danefi , Saffoni ( a cui davafi in ge-
nerale il nome di Northmen , uomini Settentrionali )
i quali dal quarto fecolo per molti feguenti depredarono
f Europa . I prefenti felvaggi Americani , Africani ,
Tartari , e molti dell' Ifole Orientali , divorano più to-
rto , che mangiano, e il diluviar che fanno è incredibile
per gli popoli culti .
(k) Vedi la Defcrizione della Luifiana di Tonti : e la
ma-
Parte I. Cap. X 145
per ambizione di diftinguerfi : ed è perciò paftìo
ne di rifleffione più che d' iftinto . Il che ftando
così , ficcome è chiaro , tre cofe voglionfi diftin-
guere nel lutto , il principio motore , 1' occafione
che 1' irrita , e Y iftrumento , per cui fi efercita .
Il principio motore è quella naturale propenfione,
che è in tutti noi , di diftinguerci gli uni dagli
altri . L' occafìone , che il lolletica , è 1' inegua-
lità degli Stati e Ceti della civile focietà . L' i=
itrumento finalmente , almeno principale , fono
le ricchezze di fegno , o il danaro .
§. XVII. Io ho detto , che lo fpirito motore
del luffe ila il naturale iftinto di diftinguerci .
Quefto iftinto è fino ne' Selvaggi (a) . Ma e' non
fi ri-
maniera , come vivono i Re , e i Grandi dell' Ifole Mo-
lliche , ancorché nudi , ne' Viaggi dell? Comp.Ol.
(a) Vedi Kolbi Defcrizione del Capo dì buona Speran-
zi , il P. Cavanzo Relazione del Congo , e il carattere
degli Anglo-Safibni maravigliofamente dipìnto dal Signor
David Hum The Hijlory of England voi. 1. Appendi x I.
Ma volendoli tutti naturalmente diftinguere , né fi po-
tendo per virtù , fé non da pochi , i più fi vorran diftin-
guere per le cofe , o le qualità delle cofe . Leggiamo
quefto pezzo della Storia di Loango , nazione felvaggia
dell' Africa , Univerfal Hìftory voi. xvi. in 8. pag. 291.
I ma/chi vi fono ( dal coftume ) obbligati a portare delle
pelli di gatto felvaggio , 0 domejìico . Le più nobili fono
di Martora ì d? Utria , di Civetta ( forta anch' ella di
gatto ) . Alcune chiamate Enkinie fono maravigliofamente
pezzate , ma non [e ne fiima degno , che il fola Sovrano , om
coloro , a cui il Sovrano ne faccia un dono (come del- Tolo-
ne in Europa ) . Il Re , e i Grandi affettan la pompa di-
portante di cinque o fet forte infieme , abortite con molta
grazia , e dijlinte con pe-nne di pappagalli , e cF altri va-
ghi uccelli di rari e brillanti colori , le anali difpongonfi
Par.L K «
i\6 Delle Lezioni 4i Economia Civile,
fi rifveglia mai fenza qualche occafione o natura--
le , o civile . Quando fi fveglia per naturali oc*
cartoni , allora noi non ci vogliamo diftinguere per
le maniere delle azioni, ma per le azioni irtene ,
o accorte, o prudenti, o di penetrazione d' inge-
gno, o di qualche iiluftre virtù, o di alcuna pro-
di^iuia forza . Allora non è lurtò quei , che ci
dittingue , ma bensì quantità di forza maggiore
d' ingegno , o di corpo . Ercole fi vuol diftingue-
re per la forza : Archimede per la penetrazione
d'ingegno : Scevola per l'intrepidezza : Lucrezia per
la fermezza dell' animo ; Ariftide per una giufti-
zia efemplare : Aleflandro per le gran conqiiifte:
Catone per oftinata caparbietà. E quefte fon qua-
fi le fole cole , per le quali li diftinguono i Re-
pubblicani nel tempo di rozzezza , come quelli,
che fi reputano nel refto eguali ; e i Popoli bar-
bari , tra quali noq vi ha divertita di ceti .
§. XVill. Ma. quando 1' occafione del rifve-
gliarfi un tale iftinto fono i ceti diverfi , de' qua-
li è comporto il corpo civile , e 1' iitrumento le
ricchezze , non già naturali , ma di fegno , allora
le maniere e qualità , per cui ci ftudiamo di di-
ftinguerci , fono il vero lurtò , E di qui è chia-
ro, che fé in una focietà di uomini non vi forte
Tik varietà di darti , ne ricchezze di fegno , non
vi farebbe neppure gran luogo a volerti diftingue-
re
in forma di rofa , e pendono dinanzi alle parti , che diciam
vergogno/e . Le lor camicie anch' effe di fodere , fono orlate
di fine fìringht di peli di Elefante , da cui pende un prò-
digiofo numero di campanelli, che ad ogni moto e pajfo fan-
no il più gran tintinnare del mondo . Ecco la vera natura
del ludo .
Parte I. Cap. X. 147
re per le maniere , e qualità di vivere , ma vi fi
difiinguerebbero le perfone per le azioni medefi-
me . Così nella Repubblica di Sparta , e ne' pri-
mi tempi della Romana, dove era poca ineguali-
tà di Ceti, e piccole ricchezze, mai non tu luf-
fo di forta alcuna . Per la medefima ragione nel-
le Repubbliche popolari il lufib è aflài piccolo ,
come fi può vedere in quelle di Olanda, e degli
Svizzeri . Donde nafce quefta conleguenza , che
il lufib fia fra le nazioni in ragion comporta del-
la divertita de' Ceti, delle ricchezze di fegno , e
della ineguale divifìone di quefte ricchezze.
§. XIX. Quelle cagioni , che muovono un par-
ticolare a volerli diftinguere da un altro della me-
defima clafie, o di emulare una fuperiore ; muo-
vono altresì le claffi fuperiori a trovare Tempre
nuovi modi da diftinguerfi dalle inferiori, e fra se
medefime , E quindi avviene , che dove incomin-
cia a regnare il lufib , non vi fia giammai termi-
ne nefiuno , che 1' arrefti ; ma vi iì veggono per-
petuamente , come nella ruota della fortuna , le
clafli infime falire allo fiato di mezzo } le mez-
zane alla cima ; quei della cima fcendere prima
nel nuzzo , poi nel piano , Quefto giuoco del
lufib , ficcome va ,ad abolire la fchiavitù , così è
il più gran follievo di quella parte del genere u-
mano , che patifce per la preflìone dell' altra , che
1' è di fopra . ^
§.XX. Fina!mente%ome vi è un lufib di clafie a
claiTe nel medefimo Popolo : così vi ha un' emu-
lazione di lufib di Popolo a Popolo, principal-
mente fé q(\ì fieno vicini . Imperciocché niuno
è , che non voglia agguagliarli all' altro in quel-
le cofe , che ibn pubbliche , e nelle quali iì met-
K 2 te
148 Delle Lezioni di Eco?iomia Civile.
te un certo che di fìgnoria, quali fono le amba-
scerie, le fefte , i giuochi pubblici , i teatri , le
fcuole , le ville di delizie , le grandi ftrade , e
altre sì fatte.
§. XXI, Poiché è dimoftrato quel che è il luf-
fo , è ora da dividerfi così per rifpetto alle cofe ,.
per le quali fi alimenta , come riguardo alla fua
inteniìtà ed eftenfione . Rifpetto alle cofe , che
Io alimentano , dividefi in luffo di cofe foreftierer
e ludo di cofe noftre . Quello fi alimenta con
derrate e manifatture ftraniere : quefto con delle
paefane. Riguardo all' intenfità è o fmoderato-
ed ecceffivo , o modefto e regolato. L' eccepi-
vo è. quello , che eccede l'entrate , o il guadagno,
e fi foftiene col credito : il moderato è quando
non eccede le rendite , o è loro alquanto inferio-
re. Per F eftenfione fi può dividere in luna ge-
nerale , e particolare . 11 primo occupa la mag-
gior parte delle clafìì del corpo civile : il fecondo
folo quelle-, che vivono nobilmente e di rendite.
Le quali divifìoni pofte , veggiamo ora gli effetti
del luftò , così rifpetto allo Stato in generale ,
come riguardo a' particolari °y e apprefto, quali ne
iieno le leggi Economiche.
§. XXII. E in prima il luffo foftenuto per materie
efterne, principalmente fé è generale, è perniciofo
ad ogni corpo civile , ne può lungo tempo dura-
re , come quello che confuma^jp fletto . Le ragioni,
che dimoftrano la prima parte , fono . I. Perchè
quefto luffa vota di danaro continuamente la na-
zione. II. Perchè fa , che i prodotti delle pro-
prie terre fi avvilivano. III. Perchè è cagione,
che fi annichilivano le manifatture interne . IV.
Perchè avviliice e opprime lo fpirito della nazio-
ne*
Parte I. Cap. X. 149
He . V. Perchè la rende quafi ferva delle fore-
stiere , dalle quali è forza, che prenda le materie
di luflò . Del non poter durare la cagione è ,
che , impoverendo ciafcun anno la nazione , non
troverà più che dare per foftenere si fatto luf-
fo (a) . Supponghiamo , per modo di efempio ,
che noi di quello Regno mettiamo della grandez-
za a mangiare le farine Inglefi , le parte di Ge-
nova, i formaggi di Olanda, gli olj Greci o Fran-
cefi , e a bere de' vini efteri : a venire tutti di
panni, i^tQ^ tele foreftiere ; chi può dubitare, che
tutte le noftre Arti non follerò fra poco per ef-
ferne appaflìte ? Ma in non molto tempo , non
trovando più che dare per aver del foreftiero ,
quello ludo avrebbe confumato fé ftefiò , e noi
ci troveremmo tutti ridotti all' Arti primitive .
Tant' è vero, che non fi può lungo tempo gab-
bar la Natura ì
§. XXIII. Ma fé quello luflò di robe foreftiere
non è che di qualche cofa, e di poche claflì, né
fmoderato, anzi di nuocere, può giovare-} perchè
K 3 ' della
(a) Certe .matèrie di luflb elìerno hanno utt certo che
di comodo , ficcome certi drappi , o manifatture miglio-
ri , che non fono 1' interne , e quello può tentare anche
le perfone più economiche . Altre fon di puro capriccio-,
e nuocono , fen7,a giovare . L' Italia , dice Plinio lib.
XII. cap. 18. è debitrice ali1 Oriente per odori e aromi
un milione di fetlerij 1' anno . S' ufano tra noi , dice
in un altro luogo, 80 forte di vini, delle quali trenta
fooo efterne all' Italia . Ma non veniva allora in Italia
né Zucchero , né Cacao , né Cafè , né quella copia di
Pepe, di Cannella, di Mufcado , che vien' oggi: generi
tutti di capriccio , che cominciano a pattare nella claffe
de' negeffarj .
150 Delle Lezioni di Economia Civile.
delta lo fpirito di emulazione , e con ciò vi per-
feziona 1' Arti . Le elafi! inferiori non potendo
far ufo delle derrate , e manifatture efterne , s'in-
duftrieranno di averne deil' interne , così buone ,
0 anche migliori , che non fono le foreftiere . In
oltre la piccola quantità delle cofe ftraniere cam-
biandoli colle proprie; quello commercio può dar
del moto all' induftria interna , In fatti i noftri
antichi Italiani , i quali prendevano delle ftorTe di
feta dall' Oriente , per 1' emulazione fi Vegliaro-
no, e proccurarono averne delle proprie , cosi bel-
le , come quelle di Egitto , di Siria , e di Perfia.
1 Fiaminghi imitarono gì' Italiani ; i Francefi , i
Fiaminghi ; e gì' Inglefi i Francefi . Così quello
fpirito di emulazione fveglia gì' ingegni i e pro-
muove l'Arti, e la fatica. La quale occupando
utilmente le perfone , è un' azione recreativa dell"
ingegno e del corpo : fa gli uomini più lodevoli,
cioè più virtuoli ; e gli Stati più ricchi .
§. XXIV. Ma il luffo di ciò , eh' è interno
( dove non fia pazzo ( a ) , né riefea in crapule ,
ghiottonerie , ubbriachezze , e ftolta lulìuria ,
che non han che far nulla col ludo propriamen-
te detto ) benché a lungo andare poifa nuocere ad
alcune famiglie , e a certe dalli di uomini altresì,
per la mancanza del giudizio nel fapere fpendere:
non-
(a) Tra gli effetti del lutto pazzo e di ridurre le fa-
miglie a mendicità , e con ciò ad indebolire i principi
della giuftizia : 1' altro di metterle in irtato di non po-
ter eiTere liberali e umane con gli uomini, che meritano
del foccorfo . Dunque il luffe (moderato attacca la for-
za diffufiva del cuore umano , e va ad elhnguere il fo-
mite della virtù .
Pam L Cap. X. 151
nondimeno è utiliftìmo alla nazione in generale ;
del che eccone le ragioni . L Perchè accfefce il
confurrio de* noftri prodotti i e delie noftre mani-
fatture , e con ciò anima la fatica * e la diffonde;
donde è che le clafti lavoratrici , bafe della Repub-
blica^ trovando a faticare, truovano da v:vere onesta-
mente, e da dilatare .II. Perchè diffonda il danaro
per tutte le clàflì delle pedone; e di qui avviene ,
che tutte le clàfli delle perforte Vi abbiano de' mez-
zi da far valere le terre e 1' induftria* III. Per-
chè multiplicà il danaro medefimo ; concioflìàco-
fachè fpendendofi fpeflò , giri più volte in un anno,
è confeguentemente equivaglià a molto , ficcome
dinìoftreremo nella feconda parte * IV. Perchè
fVeglià gì* ingegni , raffina lo fpirito della na-
zione, fa migliorare 1* Arti antiche * e inventar-
ne delle nuove ;
§. XXV. Che fé i noftri prodotti, e le noftre
manifatture fervano a mantenere il luffo delle al-
tre Nazioni j ficcome fi fa ne* Popoli trafficanti ;
allora faranno di piti una gran forgente di ricchez-
ze ; perchè oltreché Occuperanno i noftri Manifat-
tori e Agricoltori ; faranno ancora cagione , per-
chè là Nazione ricavi dagli altri Popoli quel,che
le manca ^ il che vale a dire ^ faranno che i foreftieri
ci alimentino , grandiiììmo , anzi unico fine di tut-
te 1* Arti. E quell'era una volta l'abilità de' Pa-
nici i i quali fi avevano rènduto tributar) un in-
finità di popoli v ed è ora de' Genovefi 1 Francefì,
Olandefi i Inglefi , nazioni arricchite per il luftò
di quegli ftranieri , i quali fi fervono di quelle ma-
nifatture , o de* prodotti delle lòòJ terre , e co-
lonie .
§. XXVI. A quefti effetti d' Un luffo fflo
K 4 derato3
152. Delle Lezioni dì "Economìa Civile.
derato, o fia d'una certa proprietà di vivere del-
le nazioni ingentilite , fi vogliono aggiugner% i
morali . Il primo è la politezza delle maniere ,
la quale da chi può elTere riputata un male , fé
non da un felvaggio ? 11 fecondo F umanità ,
la liberalità , una più ampia focialità , eT conver-
sare da uomini , e quello fpirito gajo e brillante,
che non fi trova in niuna nazione barbara , ,ma
è fempre congiunto con qualche proprietà del vi-
vere (a) . Il terzo le Scienze , e le beli' Arti ,
le quali , ficcome fi vede per la ftoria delle cofe
umane , vanno di pari palfo colf umanità , e con
la proprietà della vita (b) .
§. XXVII. Ma ci fi oppone in contrario. I.
Che il lutto indebolire la natura umana . II.
Che guafta i coftumi. III. Che rende povere le
famiglie, e perciò lo Stato . IV. Che fcema la
Popo-
ià) Dicono, che i popoli barbari fon più lieti, come
aventi meno cure . Ma i Groelandi ridono di rado , e
finghiozzano fpeflfo '. i Tartari fon fempre in timore e
hi fuga : gli Arabi vaganti fempre colf orecchie tefe , co-
me lepri . Quella y che pare contentezza , non è che una
puerile Cupidità, per cui o non fi apprendono i mali, o
lì fcordano fubito . Vedi le lettere di Bofman fu gli
Africani della Coda d1 oro . Finalmente tutti gli nomi-
ni folitarj fon feroci, crudeli, fpietati ; perchè nella fo-
litudine non trovando luogo la forza diffuflva del cuore
umano , non domina che la fola concentrìva , che fa degli
uomini ipocondriaci , e truci .
(b) Platone nel IL della Repubblica mette per prima
baie della fua Legislazione la Mufica , per manfuefare
1' uomo felvaggio j*e intende per Mufica tutte le beli1
Arti , per cui fi conferva quel grado di luffo , che fa le
nazioni umane ,
Parte I. flap. X. 153
Popolazione (a) . E in fatti , dicono , i Popoli
felvaggi , e barbari fono più robufti , più fani , e
più atti a tollerare delle gran fatiche , poiché
il luffo non gli ha effeminati , né ammolliti , e
fattigli amanti dell' ozio , ficcome traile nazioni
luffureggianti (b) . AppreiTo t il luffo moltiplica i
bifogni della vita nello fteifo tempo , che ammol-
lifce le fibre del corpo umano , e le rende più
pieghevoli e fenfitive \ donde avviene , che gli uo-
mini vengono più agili e fcaltri nel penfare , e
meno difpofti a menar le braccia : e di qui è ,
eh' elfi fono più acconci e deftri alle frodi , alle
quali i bifogni moltiplicati gli dimoiano , che al-
le fatiche periodiche e gravi .
§. XXVIII. Oltre di quello, introducendo, di-
con' elìi , maggior libertà nel vivere , e nel cohver-
fare
(a) Bugìa. Tutti i pàefi barbari fono fpopoJati; ficcome
fu tutta l'Europa nella feconda barbarie ; perchè tra bar-
bari 1' Arti, fono tenute a vilipendio , e la fola , che
piace , è il rubare , rapire , devaftare , incendiare , am-
mazzare . Quelli dunque, che ragionano a quello mo-
do , non fanno la Storia .
(b) Cefare de bello Gallico I. 1. Horum omnium for-
tiffimi flint Belgae j propterea quod a culti* & bumanitate
provhìciae longijfime abfunt , mìnìmeque ad eos Mercatore?
faepe* commeant , atque ea , quae ad effeminando? animo?
pert'ment, import ant . Giudizio nondimeno non degno di
sì gran Politico \ perchè erano a dirfì feroci '(fimi , e robit-
fli[fimi , non fortiffimi ; non fi potendo la vera fortezza
concepire ne' felvaggi e barbari , come quella , eh' è vir-
tù d' animo confiderato e calcolante i pericoli , e i mez-
zi da evitarli , pieno dell' idea d' onore , e dell' amore
del ben pubblico, non impeto di natura fenza niuna con-
fìderazione . Vedi Ariftatile Ethicorum Nicomach. Uh. Ili,
cap. XI.
i 54 Delle Lezioni di Economìa Civile.
fare, che non è convenevole , e una certa indiftereriV
za di coflume , per lo fpeflo cambiare , eftingue la
fiepe della virtù , eh' è il pudore e la verecondia,
e indebolifce là buona k<iz > Filialmente il lutto
rende povere le famiglie^ e mette gli uomini nel
grado di non potere agevolmente contrarre delle
nozze : donde leguitano due affai cattive confe-
guenze * La prima , che lo Stato fi riempia di
poveri , e manchi di rendite : la feconda , che fi
fpopoli . Ed ecco a che fi riducono tutte quali
le ragioni $ per le quali fi fuol combattere il luf-
fo j ficcome cagione fterminatrice e della virtù , e
degli uomini .
§. XXIX. Io non vorrei già difeonvenire , che
molte di quelle cofe , e altre ancora peggiori , non
foffer vere $ dove il luìTò foffe quello , Che alcuni
fi danno ad intendere ; o folTe eccelli vo , fmode-
rato , pazzo ; o un entufiafmo per tutte le ciarli
degli uomini dirTufo ; o non fi foftenefle e alimen-
tarle i che di fole materie foreftiere . t Impercioc-
ché egli è fuori di ogni dubbio , che un luffe»
fmoderato e pazzo ^ e foverchiamente generale ,
fuol portar feco prima foverchio amore delle co-
modità , e quindi una fibaritica morbidezza ^ che
infievolire gli animi e i corpi umani . E1 facile
ancora che fi accompagni coli' intemperanza di
Vivere , e con delle fpefe vane e (tolte , forgente
di molti mali e filici e politici. Concedo in ol-
tre i che il lutto pazzo cagionando foverchi bi-
fogni j faccia gli uomini meno benefici , liberali ,
umani $ togliendo loro V iftru mento da poterlo
ettere ; e più arditi e furbi ^ e gli folleciti a ciò ,
che non è giufio $ né onefto . Non niego né
anche , che il luifo delle materie efterrie $ quando
fi a
Par fé I. Cap. X 155
ila foverchio, non renda vile e povero lo Stato
e di ricchezze, e di abitanti , snervando l'Arti, le
quali fono il folo fondamento della libertà, del-
la ricchezza, e della potenza d' una nazione. Fi-
nalmente è veriflìmo , che la continua crapula ,
T ubbriachezza , la mollezza fibaritica venga a
fnervare il valore e'1 coraggio d' una nazione .
§. XXX. Ma è egli ponìbile , che ciò avven-
ga in nelTuna parte del Mondo? Il prefente luiTo
d' Europa ( tranne certe poche famiglie pazze, che
però non nuocono allo Stato) non è che gentilezza
e politezza di vivere } la quale, ancorché porti feco
qualche male fifico, o politico \ tuttavolta effon-
do il ben civile , che reca , fenza neilun paragone
maggiore di quelli piccoli inconvenienti , non è
da confederare , che come forgente di beni ( a ) .
Ne poi è da temere , ficcome moftrarto alcuni di
fare,
(a) Platone nel IH. della Repubblica eccettua <pi\<*~
Y.is i culìodi , cioè i magiftrati Chili , e Militari ; perchè
il lutto potrebbe corrompere il manico della GiufHzia
ne' Giudici , e la Fortezza ne' militari . Nelle Monar-
chie Europee le leggi non vi favorirono gran fatto il
luffo di quefti due ceti , che nelle noftre Co/li tuzioni di-
tonfi ambedue milites ; il che credo anch' io ben fatto .
Io eccettuerei anche le nozze . Il luffa delle doti an-
drebbe regolato . Perchè vogliam fare de' celibi a forza?
Vi è un luffo volontario , e un necejfario . Quel delle
nozze è neceffario ; e divien anche tale quello de' Ma-
giftrati , degli Uffìziali di Milizia , e di certi altri , che
fono in cariche , fé non fi tien la mano forte ad impe-
dirlo . Quando è volontario , ciafcun facci i conti con
Minerva Capita . Ridurre la nazione rozza , pezzente ,
feroce , per arredare ogni raffinamento nell' arte di vi-
vere , è contra i principi della buona Politica .
i$6 Delle Lezioni dì Economia Civile.
fare, che ogni ludo , o più tofto fpirito di vane
e iuflureggianti fpefe , che s introduca in un cor-
po politico, ila per penetrare fino alle elafi! del-
le arti primitive , e appoco appoco , ficcome fiam-
ma, continuar tutto: perchè quello farebbe da teme-
re , fé la copia del danaro , che è 1' iftrumento
del luifo , potette diventare eccefiiva in tutte le
famiglie dello Stato , e mantenervifi collantemen-
te . Ma quello non è avvenuto mai da che è
il Mondo , né vi è paura , che avvenga . Ben
è da temere ne' ceti baffi più la povertà e la
miferia, e la fordidezza fcQraggiante , che la fio-
verchia ricchezza . Quanto poi s appartiene a
coloro , che hanno del danaro , e delle rendite ,
le ragioni politiche richieggono , che fi tema più
la loro avarizia , che il luflò : conciofiiachè il luf-
fo di quello ceto non attacchi falvochè la deci-
ma fella , o al più la decima quinta parte del po-
polo i e giovi a mantenere in efercizio, e a dar da
vivere a 14 , o 15 altre , per il confumamento
che fa delle derrate e delle manifatture : laddove
la durezza della vita gli rende feroci , e avari ,
e iniqui (a): due gravifTimi mali Politici, che de -
vallarono 1' Europa ne' fecoli precedenti .
§.XXXL
00 E1 ima legge di natura , che niuno debba delle
cofe comuni prender tanto , che a lui fia foverchio , e
venga a mancare a molti altri , i quali hanno i medefi-
mi dritti primitivi * Ma poiché ciò è avvenuto quafi
dappertutto , "non ci ha , che tre modi da foddisfare alla
legge ; o di mettere di nuovo tutta la proprietà in co-
mune , e poi dividerla in porzioni eguali , ficcome fece
Licurgo : o di dillribuire il foverchio delle rendite a i
fove-
Parte L Cap. X. 157
§. XXXI. Il politico adunque , il quale nel
governo d' un Popolo dee fenipre mirare al bene
universale , non può riguardare il lulTo come un
male dello Stato , finché fi contiene dentro i ter-
mini detti ; ma piuttofto dee confiderarlo come
un mezzo da propagare , perfezionare , Solleticare
l'Arti , lo fpirito , e la politezza della nazione, e dare
da vivere a quelle famiglie, che non hanno altro
capitale , fuor che la fatica . Che fé vede , che il
lutto devaftatore fi apprenda anche alle parti pia
baile, benché non faprei concepire come ciò pa-
telle avvenire , confento che allora il riguardi co-
me graviflimo male , e fi ftudj di porgli freno con
qualche favia legge Suntuaria . Ma fui fatto non
dee afcoltare i malinconici , né gì' ignoranti degli
affari pubblici e del mondo , ma regolarfi colla
ragione del ben pubblico . La ragion poi la più
corta, che gli può dimoftrare fé il ludo è dive-
nuto viziofo o per ecceffo , o per foverchia eften-
iione , o per foftenerfi di materie ftraniere , è quel-
la che nafce dallo ftato dell' Agricoltura , delle
Mani-
poveri , come comanda la legge Criftiana : o di (pender-
lo in cofe poco necelfarie , con che lì vengano ad alimen-
tare le famiglie , le quali' non hanno altro fondo , che
le braccia , e a far girare i fondi . La Natura fembra
raccomandare il primo. L' Evangelio precetta il fecon-
do . Il Politico non dee ardire , che fui ter20 metodo .
Dunque la grazia conceduta alla Città di Napoli da Fer-
dinando II. il 1495 , per cui fi proibifce a i rullici di
comprar fondi , e fi accumulano con i Giudei e contra tut-
ta la buona Economia degli Stati , né fi può feufare. , che*
per la durezza de' tempi . Vedi Fero, e Cap. di Nap. tom, 1.
158 Delle Lezioni di Elonomia Civile.
Manifatture , e della difTufione del danaro . Im-
perciocché fé T Agricoltura e le Manifatture lì
trovino effere in buono flato e florido , gli debb'
elfere manifefto, che il luflò non è di quelli, che
nuocono. Ma fé le Manifatture e 1' Agricoltura
fono in decadenza , fé la poltroneria è grande , e
molti gli fciami de mendichi e poveri, e va tut-
tavia crefcendo \ purché non fi fappia provenire
da cagioni accidentali, e paffeggiere , come fareb-
be , una pelle , una guerra , una careftia , un en-
tufiafmo ec. , fi vuoi conchiudere , che quel luno
nuoce al pubblico .
§. XXX II. Quindi fi può intendere , che le leg-
gi funtuarie , le quali mettono freno al luflò , al-
lora fon da dirli ragionevoli e utili , quando con-
ferifcono al bene 0 di tutta la nazione , o della
maggior fua parte (a) ; e per lo contrario fono ir-
ragoievoli e nocive , fé per giovare a qualche
clalTe particolare nuocono ai comune : e ciò vale
a dire , fé fono indiritte a fare , che quelli che
polfono fpendere rifparmino il danaro (b) $ perchè
di
(a) Tal farebbe nel noftro paefe proibirvi le (loffe di
feta forelliere , i vini , gli olj ec. generi , che nuocono
agi' interni , e nuocono per puro capriccio . Plinio lib,
XIII. aveva 1' ilteffa idea dell1 Incenfo . Se ne confumò,
, die' egli , ne' funerali di Popp.ea , più che non ne produ-
/' ce 1' Arabia in un anno . Gli abitanti dell' Ifole Orien-
tali , come videro la prima volta tanti Europei venire
affannati da lontaninomi paefi per caricarfi di Garofano ,
Mufcato , Pepe , Cannella , quafi compaflianandoci , di-
cevano, Che? sì flerile è dunque il voftro paefe, che non
vi avete , che mangiare ? Viaggi della Comp. Orient.
degli Oland.
(b) Come fé fi proibire a' nobili e ricchi il fabbrica-
re,
Parte I. Cap. X. i$g
di qui avviene , che fi fcerhi il confumamerito
delle derrate e manifatture inteme : e da quello ,
che s' indebolifca T induftria foftenitrice della ba-
ie del corpo politico, Per la qual cofa è mani-
fedo, che tutte le leggi funtuarie, per edere uti-
li , debbano principalmente mirare a promuovere
le interne Arti , con reprimere la foyerchia va-
nità , che gii uomini hanno generalmente , di di-
ftinguerfi per lo ftraniero , e raro . Ma fé effe
attaccano qualunque è di effe j indebolifcono le pro-
prie forgenti dello Stato (a),
§.XXXIIi. Or che diremo del guado coftume, che
dicefi nafcere ed edere alimentato dal ludo, e prin-
cipalmente nel fecolo dove fiamo? Confettò che non
so ancora vedere , in che è porto precifamente que-
fto mal coftume , figlio del prefente luffo . Il
ludo
re, il dar tavole , 1' alimentar cavalli , il veftir con di-
fìinzione . L' ufo poi dell' oro , delle pietre preziofe ferve
al Commercio generale d' Europa : dunque ciafcuna Pro-
vincia vi dee badare alla proporzione , che ha con la
mafia generale del Commercio . Gli Svizzeri ve n1 han-
no poca: noi pia 5 gl'Inglefi molta . Le leggi perciò del
luffo fono . I, Lafciar il cor/o a quel tuffo , che alimenta
r arti interne . IL Regolar il luffo eflerno filila proporzio-
ne , che un, popolo ha nel Commercio generale. Se dunque
entra più di quel , che conviene , s' accrefeono i dritti
d' entrata . III. Moderar /' interno nelle claffi e funzioni,
dove può nuocere alP ordine generale .
(a) I Romani potevano aver ragione di proibire il
veftir di feta : perciocché era una manifattura eilerna :
tra noi , che abbiamo la materia e 1' arte , farebbe un
colpo fanello . I Cinefi , che hanno poca lana , e mol-
ta feta , ufano le vefti di feta imbottite anche ne' più
gran freddi d' inverno : e queiF ufo generale vi ha luo-
go di legge.
i6o Delle Lezioni di Economìa Civile.
luffe , dice l' Autore dello Spirito delle leggi , po-
llice le maniere eiterne del vivere, e le ingentili-
fce : ma guaita i coftumi (a) : il che è un parla-
re troppo in generale. Alcuni poi , che vengo-
no a i particolari , attribuifcono al luffe que' vi-
zj, che furono Tempre nel mondo , febbene fotto
altro afpetto , e i quali non fon figli , che del
naturale impatto della natura umana , p de' quali il
luìlò è piuttofto effetto , che cagione . 11 che è
imbrogliar la materia , e ragionare poco fincera-
mente. Ma udiamo quel che dicono.
§. XXXIV. Primieramente dicefi, che il luffe
abbia prodotto tra gli uomini la mala fede , la fro-
de, la finzione, P inganno , vizj , ficcome credono
coftoro , ignoti ne' tempi e popoli barbari , che chia-
mano femplici . 2. Che abbia tolto la modeftia
e la verecondia alle donne, comunicato foverchia-
mente i due feflì , e renduto moda la Venere illeci-
ta. 3. Che abbia generato la crapola, e tutti i
vizj della gola , e dell' intemperanza . 4. Che ab-
bia multiplicato i vizj , che accompagnano 1' o-
zio . 5. Che abbia accrefciuto i pubblici bifogni,
e portato feco P oppreflione de' Popoli . Final-
mente che abbia introdotto P ingiuftizia , e P ir-
religione . Gli Autori , che così parlano , per di-
moitrare tutti quelli effetti del luffe , paragonano
i tempi felvaggi co' noftri , e le felvagge nazioni
colle
(a) Se ciò fofie vero , farebbe da sbarbicare anche per
ragioni politiche : effondo manifeflo , che non vi poflono
cffere arti, cioè fatiche ordinate, e collanti, né in d illìrica
veruna giovevole , dove non è coilume . Vedi qui ap-
preso .
Parte I. Cap. X \6i
colle eulte, e pretendono di far vedere, che tut-
ti quanti quefti vizj fieno nel noftro fecolo , e tra
le genti polite , fenzachè ve ne fia flato pur ve-
ftigio ne' fecoli barbari , e traile femplici nazioni.
I vecchi e i malinconici volentieri loro acclama-
no con un dettato nommen antico , che fallò ,
cioè che il Mondo
Tanto peggiora pili, quanto p'tk invetera.
§. XXXIV. Quelli che cosi ragionano , fé
il fanno per amor di arreftare il più eh' etti pof-
fono que' vizj, i quali vi fono flati da che vi ha
in terra degli uomini , fon certamente degni di
elfer lodati da tutti coloro , che rifpettano il co-
ftume , e amano la tranquillità della vita umana,
e '1 ben della padria . Ma fé il fanno , perchè
fi fon dati a credere , o che gli uomini fieno fla-
ti una volta dopo Adamo perfettamente virtuali,
o che il portano effere , folo che fi rimuova ogni
ludo , bifogna ftimare , che effi non parlino degli
uomini del noftro globo; perchè altrimenti fi mo-
ftrerebbero ignorare non folo tutta la Storia , e
la Sacra maflimamente , ma la natura umana, e
fé medefimi eziandio . In fatti leggendo i libri
facri, i quali fono i più antichi monumenti , che
del noftro genere ci reftano , e oltre di ciò tra-
feorrendo gli antichiffimi Autori Greci , e Latini,
e Arabi , e Cmefi , troviamo tutti quefti vizj , i
quali fi attribuirono al noftro fecolo , cosi anti-
chi , come il mondo , e ancora peggiori , che
non fon' oggi . Né è da maravigliarcene \ per-
chè le cagioni, che fono i naturali bifogni , e le
paftìoni veementi, e trafeorrenti più in là de' bi-
fogni , fono così antiche , quanto gli uomini , ef-
ièndo con la noftra natura impaftate ; e le mede-
Par.L L fi me
i6z Delle Lettoni dì "Economia Civile.
fime cagioni producono dappertutto i medefimi ek
fetti . Perchè fegue , che il luffo non ha potuto
far altro , che o di mettere al pubblico quel che
era nafcofto , o veftirlo di nuova foggia , e dar-
gli un' aria più gentile.
§. XXXV. $enzacbè , ne1 tempi barbari di
Europa , che per gì' ignoranti fono preferiti a i
noftri , non troviamo Tolamente i fuddetti vizj ,
ma altri ancora peggiori , cioè più dévafìatori del
genere umano , quali fono l'orgoglio , la ferocia, la
crudeltà , il dei'potiimo d' infiniti Regoli e Baroni,
l' odio implacabile delle nazioni , la vendetta pron-
thTima e atrcciiTima , l' ufo de' veleni univerfale , una
guerra perpetua , non folo di nazione a nazione , ma
delle Terre della medefima nazione , e delle famiglie
della medefima Terra , e delle perfone della medefi-
ma famiglia [a) , e molte altre crudeliffime maniere
di ammazzamenti . I quali vizj per cagione della pre-
fente umanità , e politezza non fono in quel gra-
do a lunga pezza , nel quale furono già . I Poe-
ti han detto bene , che la virtù non fu tra noi ,
falvochè regnando Saturno , eh' effi chiamano il
fecolo d' oro (b) . Ma quello fecolo dovette elfe-
(a) Teftimonj in Italia i Guelfi e i Ghibellini , e nel
retto di Europa quelle Parti , che la laceravano .
(ò) Secondo una tradizione di Omero nel XX dell'
Iliade , Saturno voleva eflere (lato otto generazioni pri-
ma della guerra di Trpja , cjoè intorno a 250 anni pri-
ma : perchè Ettore fu figlio di Priamo , e Priamo di Lao-
medonte , quefti d' Ho , Ilo di Troe , e Troe di Eritto-
nio ; quetti di Dardano , Dardano di Giove , il quale fu
figlio di Saturno. Ma chi potrebbe contare i vizj e le
fcelleraggini , che manlfeiìanfi da ambe le parti nella
guerra di Troja , e fino nella famiglia degli Dei ? E ciò
moftra,
Parte L Cap. X. \6$
re in terra allora che gii uomini erano di tal
tempra , che non fentivano mai né fame , né fe-
te, né freddo , né caldo , né amore nell'uno, né
odio, né ira, né ambizione, né invidia, né gelo-
iìa , e in fomma niuna di quelle padroni, e di
quei bifogni , che oggigiorno fentiam tuttiquanti .
§. XXXVI. Quella nfpofta potrebbe qui bada-
re. Ma voglio aggiungere qualche confiderazione
di più particolare intorno a ciò che dicefi della
incontinenza , gola , irreligione , valore . Se fi
confiderà , i primi due di quefti vizj fi troveran-
no piuttofto doverli afcrivere alla brutalità , paf-
lìone d' iftinto , che al luiTo , o fìa alla vanità ,
eh' è una paffione di rifleflione : donde feguita ,
eh' effi debbano eiTere (lati maggiori ne' tempi ,
ne' quali gli uomini erano più rozzi (a) e più brutali.
Ne' tempi adunque culti poifono per avventura aver
mutato foggia, nta non già acquiftato nuova malizia.
Anzi ehi n' hanno deporta una parte. Impercioc-
ché le donne , le quali oggi fi conquidano col da-
L 2 naro,
moftra, che il fecolo di Saturno fu quel , eh1 è di pre-
ferite il fecolo de' Selvaggi di. America e dell' Africa .
Il che fi può per queiV altra confiderazione conafeere ,
che tutte quelle voci , che ne' tempi più umani della
Grecia fignificavano virtù di animo , come , apsr'n , aya~
Sos , taSkQf ì ìtoi , su ec. nell'Iliade quafi fempre fon pre-
fe per robuftezza di corpo , e per ferocia di natura .
(a) Vedi Anecdotes Ru(fes \a Londres 1764 lettera xu i.
K incredibile a quale sfacciataggine arrivi la venere be-
ffale de' barbari Mofcoviti. Tra felvaggi è quafi igno-
ta la verecondia delle donne , né fé ne fa altro con-
to , che di beftie . Licurgo mede fimo nelle fue leggi ,
eh' avevano molto dell' età barbara , non le confiderà ,
che per, la fola parte animale . Vedi Plutarco in Lic.
i^4 Delle Lezioni dì Economia Civile.
naro, e con delle galanterie , ne' tempi rozzi fi ra-
pivano per forza, del che ve n' ha di grandi e
molti efempj nella facra e profana Storia (a) . La
differenza poi della prefente gola dall' antica non
confili e , che nelle maniere . Ne' tempi barbari
fi divorava a guifa di animali carnivori : oggi fi
mangia con delicatezza: fi mangia meglio, ma fi
mangia meno , e beefi meno ancora , dice accor-
tamente il Signor Melon ; niente elfendo tanto
contrario alla ghiottoneria , quanto la cultura e
gentilezza delie maniere (b) , che fi chiama luifo.
§. XXXVII. Non fapremmo poi comprendere,
come fi polla dire , che il ludo- abbia prodotto
1' irreligione ; perciocché quefto vizio nafce dall'
orgoglio , e non già dalia vanità , della quale il
luilò è figlio . In effetto vi ha due fpezie d' ir-
religione , pratica , e teorica . Come non è fiato
il
(a) Nel nono , decimo , undecimo , dodicefìmo fecolo
Crilliano le donne non trovavano altro fcampo dall' in-
continenza e violenza degli uomini , che quello di riti-
rarfi in un Chiollro, e velarfi . Vedi Hum Hiftory of
England voi. i. in Henry i. e Muratori nelle Dijf. Me-
da aevì . I noftri maggiori , dice f Incas Garcilaflfo ,
incominciando la Storia del Perù , non avevano altre don-
ne , che le prime , ci) ejjì incontravano .Si è fatto un
millerio del ratto delle Sabine per ignoranza delle prime
origini delle nazioni : i Romani , felvaggi ancora , non
fecero, che quel .che facevano tutti gli altri popoli fimi-
li. Quell'avere gli antichi Greci chiamato la moglie le-
gitt'ma ^vìitììv uko%ov , cioè ottenuta per patti, fenza ra-»
pimento, moilra , che ne' tempi più rozzi fi rapivano.
(-6) Tutti gli Dei d' Omero fono i più feoftumati ,
ghiotti , beyoni , femminieri , pederafti , che fi poffa
immaginare ; perchè fono i caratteri de' capi delle Tribù
erranti de' tempi barbari .
Parte L Qap. X. 16%
il lutto , che ha introdotto tri gli uomini i vizi,
benché abbia fatto loro cambiar faccia ; e quelli
fon quelli , che debbono propriamente chiamarli
irreligione pratica \ feguita , che quella irreligione
non nafce dal luffa. E invero ella è fiata , ed
è tuttavia maggiore fra le nazioni felvagge , la
cui o ignoranza e negligenza delle cofe divine , o
barbara e crudele fu perdizione, è più da dirli em-
pietà , che culto religiofo. Per quel poi che fi
appartiene alla teorica , ella non è (lata giammai,
e non è, che di coloro , i quali fi credono gran
penfanti , e troppo fi prefumono delle forze del
loro ingegno . Ora quelli , fé pure ve ne ha de'
veri e perluafi , che parmi affai difficile , non fo-
no che una piccoliflima parte degli uomini , e
per ordinario di coloro , che non poflbno eflere
corrotti dal luffo , per mancanza d1 iftrumento.
§. XXXVIII. Finalmente egli è verifìimo , che
il liuTo ha moltiplicato i bifogni così de' popoli ,
come de' Sovrani : ma è altresì vero , che ha au-
mentato le forgenti delle rendite pubbliche e pri-
vate , cioè P Agricoltura , le Manifatture , la Pe-
lea, la Metallurgica, il Commercio , la Naviga-
zione , e ogni maniera d' induftria e d' arte : egli
ha mefiò a valore infinite cofe , che non ne ave-
vano nell'uno {a). Si dice, che quafi in tut-
ta Europa non vi è ora più paragone tra i pefi,
che oggi portano i popoli culti , e quelli , che fi
portavano ne' fecoli rozzi . Dico apertamente ,
ch'è falfo . I. Perchè è fuori di ogni dubbio , che
L 3 a quel-
00 Ne' fecoli della feconda barbarie di Europa quel,
che aveva minor prezzo , era ,la terra . Credevafi, ed era
occupazione di [chiavi f Agricoltura .
i66 Delle Lezioni di Economia Civile.
a quella medefima proporzione , che fon crefciuti
i peli , fieno crefciute eziandio le rendite , e i va-
lori di tutti i rneftieri. IL Perchè è sballato di
pregio il danaro. Tre fecoli addietro , cioè ver-
fo la metà del XV Secolo, il pefo Filiale d'una
famiglia del noftro Regno era di dieci carlini a Fuo-
co , vale a dire molto più, che non è oggi , ancorché
ne paghino intorno a 60 . Primamente perchè
quei dieci cari ini pel pefo di argento agguaglia-
vano qùafi venti de' noftri : e appreflò , perchè
il carlino almeno valeva fei volte più , valendo i
generi fei volte meno . Dunque dieci carlini di
quei tempi potrebbero ragguagliarfi a dodici duca-
ti de' noftri . Ma di ciò farà più ampiamente det-
to nella feconda Parte .
§. XXXIX. Finalmente, io non so chi poffa
dire , che il lulfo ha fpento il valor militare , fé
non foffe per avventura un ignorante di tutta la
Storia del Mondo , e delle cagioni , donde quel
valore nafce . Vorrei prima , che non fi confon-
dente il valore colla forza brutale ; eflèndo il va-
lore più tofto forza di cuore, che di corpo. Ma
quando fi voglia conceder molto , è a dirli , che
il valore fia in ragion comporta delle virtù dell'a-
nimo, e della forza e deftrezza del corpo . La for-
za del corpo fi ha coli' efercizio, e colla continua
difciplina militare ; la virtù dell' animo nafce . I»
dall'idea di padria . IL dall'onore . Si pofìòno efer-
citare così i corpi nudi, come veftiti; la proprie-
tà dunque , o il luMò moderato non può nuocere
ali' efercizio. Ma fé nnifce V idea di padria, fé
fi fcema l'onore, è fpenta la virtù militare. Non
è vero , che Roma cadde pel lufiò , né che in I-
talia la virtù militare fia illanguidita per la vita
molle
Parte 1. Cap. X 167
molle. Di dodici milioni di perfone Italiane quante
fon quelle, a cui è noto pure il nome di lutto ?
L' uno e l'altro è avvenuto, dopo che fu avvi-
lita 1' idea di patria, e mancò l'eleicizio militare.
§. XL. Riduciamo quefta materia a pochi a-
forifmi . Dico adunque
I. Che il lutto generale e pazzo nuoce ad o-
gni Stato : ma non è però poiTibile . L' iftefio è
a diri! dell' arti di lutto , fé vengano fove resa-
mente a crefeere j perchè fanno fcapitare le ne-
cettarie (a) .
IL Che il lutto non generale, ma alimentato
di fole materie efterne , è certa rovina di ogni
corpo politico, né dura molto.
III. Che il lutto etterno moderatittimo giova
a rifvegliare gì' ingegni e 1' emulazione de' Po-
poli neh" Arti, e nel Commercio.
IV. Che fenza niun lutto una nazione è fero-
ce e felvaggia , fenza coftume , e fenza un princi-
pio motore dell' Arti primitive , e di comodo [b).
V. Che quello lutto moderato fi debba chia-
L 4 mare
{a) Neppure quefto può mai avvenire .' Perchè quefV
arti fono alimentare dal danaro delle famiglie luffuveggian-
ti : e quetto viene dall' arti primitive . Crefcendo ltra-
bocchevolmente 1' Arti di kuTo , vctigorjo a decadere le
primitive ; manca il danaro ; e quelf arti di luffo torna-
no al loro livello . Due fecoli e mezzo addietro la Pit-
tura , e la Scultura cominciò in Italia aver gran moto ,
principalmente per lo ("pendere di molti Tempj . QuefV
arti fon cadute, poiché fi è finito di fpéndere .
(Jj) L' arti di lutto fon sì ftrettamente congiunte con
ie miglioratrici neceflarie , eh' ogni colpo su le prime, fe-
rifee di necettìtà le feconde , e per la medefima ragione
viene a ricadere su le primitive .
1(58 Delle Lezioni di Economia Civile.
mare piuttofto proprietà e gentilezza d' un popo-
lo culto, che lutto .
VI. Finalmente fé le arti di lufio fervano
per fomminiftrar materia al commercio efterno ,
fono gran forgente di ricchezze . Prima percioc-
ché fono foftenute da foreftieri ; e a$> preftò, perchè
ioftengono di molt' arti interne , da cui prendono
d la materia , o gli finimenti .
VII. Donde feguita , che farebbe penfar ma-
le , pretendere di sbarbicare , o avvilire tutte l'ar-
ti di luffa .
Vili. Del refto non fi vuole nel favor della
legge dar loro la preferenza su 1' arti primitive .
C A P. XI.
Delle clajji degli uomini non efercitanti arti
meccaniche .
§. I. A proporzione che i Corpi civili
JLjL fono andati a ftringerfi , a crefcere , e po-
lirfi , così vi fi fono introdotti di certi altri meftieri da
vivere , e d'altri capi d' induftria , che non furono
da prima $ i quali benché non fiano già producitori
di rendita nell'una immediata , e vivano , ficcome
ogn' altro ceto di perfòne , anch' effi su 1' Arti pri-
mitive i nondimeno , fecondochè è fatta la natura
noftra , e fono i coftumi de' Popoli politi , fono
necefiàrifììmi o a difendere quei che lavorano , o
a governargli , o ad iftruirgli , o a follevargli :
donde è , che effi , purché facciano il lor dove-
re , giovano ad aumentare le rendite della Nazio-
ne.
Parte I. Cap. XI. 169
ne.. Niim Popolo culto potrebbe farne di meno
fenza di gran mali \ perchè non fi può in niuna
parte dalla coltura decadere verfo la barbarie, fen-
za gran rovina. Or di quefti capi di vivere Sra-
gioneremo nel prefente capitolo.
§. II. Il primo di quelli meftien,che fi vuol
qui confiderare , è la guerra , nata prima da' bi-
fogni , o da paffìoni , e poi aumentata per gli vi-
zj , come a dire per la ferocia , per la foverchia
cupidità di avere , per 1' ambizione del fignoreg-
giare , per la vendetta . E perchè quefte paffìo-
ni , e quefti vizj fono fiati fempre , così ella è
(fata fempre altresì : ma giammai non è fiata un'
Arte , fé non ne' tempi culti e luminofi delle
Nazioni . Gli antichi popoli ancora barbari , li
armavano ne' bifogni : terminavano in poco tem-
po le loro guerre : e quelle finite, ciafcun tornava
al fuo meniere . . Di qui è , che la guerra non
gli alienava dell' intutto dall' Arti producitrici,o
miglioratrici delle cofe bifognevoli alla vita uma-
na . Non era dunque un' Arte , ma un bifogno.
Ma a dì noftri tutti i Sovrani delle eulte Nazio-
zi fono armati , e mantengono delle truppe rego-
late, ciafeuno a proporzione delle fue forze , e
de' fuoi timori . Così vedefi introdotto e dilata-
to molto quello nuovo capo d' induftria , alla qua-
le è occupata dove più , dove meno , una cente-
fima parte degli uomini , e per avventura la me-
glio fatta e più robufta. Quefta clafiè di perfo»
ne fi può chiamare quella de' difenfori dello Sta-
to (a). E1 chiaro, che il foftegno di quefta gen-
te
(a) Da Platone detta Tav (pvh.ay.av, cte cufiodi , lib.lt.
della Repubblica. Merita che 11 coniìderino le condizio-
ni , eh' egli richiede in sì fatta gente .'
*
Ì70 Delle Lezioni di 'Economia Civile.
te non nafca altronde , fé non dalle claffi lavora-
trici , e dalle producitrici principalmente , delle
quali è detto negli antecedenti capitoli.
§. 111. La legge genefale così di quefta , co-
me di ogni altra claflè di uomini , che immediata-
mente non renda, debb' efìèr quella del minimo
possibile : vale a dire, eh' ella non debb' efler
maggiore de' bifogni regolati, dalle forze dello Sta-
to. Perchè fé eccede, debilità le rendite , e to-
gliendo la gente a i meftieri , che producono , e
aumentando la fpefa inutilmente. Ma neppure vuol
eifer troppo piccola \ perchè mancherebbe la ne-
ceflària difefa al corpo politico , e con ciò alle
forgenti delle rendite . Voi toglierete lo fpazio
di terrà che può rendere , fé ad una vigna met-
tiate intorno dieci denfe fiepi : e la lafcerete fen-
za difefa, fé le fpianterete tutte , o non gliene
pianterete , che un' affai fottile e debole .
%. IV. A quefta legge fé ne può aggiungere
una feconda ^ ed è quella di vedere , fé ne pollia-
te cavare qualche immediata utilità . I Romani
facevano lavorare le loro truppe a laftricare le
ftrade , e fabbricare delle fortezze , a cavare o net-
tare de' Porti , e ad altre tali pubbliche opere .
Genghis-kan e Timur-Bek , che noi diciamo Ta-
merlano, benché Principi Tartari, facevano non-
dimeno il medefimo. Donde cavavano due gran-
diflìme utilità : una delle opere pubbliche , 1' al-
tra del confervare la fobuftezza e difciplinà milita-
re. Ancora , lì licenziavano i foldati vecchi, o
quei, i quali avevano fervi to il convenuto tem-
po, e fi foleva loro dar delle terre . Provvidenza
faggia ; perchè così vivevano a fpefe loro , e non
dive-
Parte I. Cap. XI. 171
divenivano degli aflàflìni di ftrada (a) .
§.V. Una feconda clafìè di uomini non producitri-
ce immediatamente , e foftenuta dall' arti , come ogn
altra, è quella , che abbraccia i Magiftrati , gli Avvo-
cati , i Procuratori , i Sollecitatori , gli Scrivani,
i Notaj, e moltiflìmi altri inferiori uficj , depofita-
rj e miniftri delle leggi , e della fede pubblica .
Quella ciarle di uomini fi può chiamare quella
de' cuftodi de* noftri dritti , e de' Sacerdoti della
fanta Temi . Come gli uomini , lìa per bifogni,
fia per pafTìoni , fon pronti ad offenderli , e a de-
fraudarli de' loro dritti; erano neceiTàrie delle leg-
gi civili, e con ciò de' Depofitarj, e degli Efecu-
tori di quelle leggi. Ma così la cupidità degli
uomini , come i loro vizj fon crefciuti a propor-
zione, che fon crefciuti e diventati più politi i
corpi civili . Son crefciute 1' Arti e il Commer-
cio , e perciò le forte diverfe di contrattare ; ond'
è la parte maffima delle liti . Di qui è nata la
neceflìtà di un maggior numero di leggi ; e quin-
di quella de' Magiftrati , de' Giureconfulti , e di
tutti gli altri , eh' è detto . Ne ad aumentare
quello numero hanno contribuito poco le forme
de' governi dolci e umane ; F immenfa quantità
de' Feudi , e de' Fedecommeifi : e crederei anco-
ra la moltitudine medefima delle leggi delle vol-
te non troppo necelìarie (b) . Leggendo i miglio-
ri
(a) Nel noflro Regno vi fono tuttavia delle terre in-
culte per mancanza di braccia ; delle ftrade impraticabi-
li , de' Porti , che richieggono rifazione ec. Si dice , che
un agricoltore, un lavoratore ec. non potrebb' edere gran
foldato . Varrone dice , che i migliori foldati Romani
erano gli Agricoltori .
(ù) Il numero de' Forenfi crefee fempre in ragione
delle
172. Delle Lezioni di Economia Civile.
ri Codici di leggi , che fono fiate , e fon' oggi in
vigore in Europa , troverete la maggior parte ef-
fere occupati intorno agli atti ordinatori , e for-
malità delle caufe^ quello ha dovuto aumentar le
liti a proporzione delle leggi .
§. VI. Non fi può dunque dubitare, che que-
lla claffe di perfone non fia neceflaria a i corpi
politici , i quali non fieno né felvaggi , né barba-
ri . Imperciocché quelli corpi non lì poiTono con-
fervare fenz'amminiftrazione di giuftizia , né quella
fenza Leggi e Tribunali (a) : né molte leggi fenza
molti miniftri. E* oltre di ciò chiaro, eh' ella fé
non rende direttamente, dove però faccia il fuo dove-
re , confervando la fede pubblica , rende obliquamen-
te, non elfendoci ninna più beli' Agricoltura per
ogni paefe , quanto la pronta ed efatta Giuftizia :
perchè .aflìcura la tranquillità, e i dritti di coloro
che lavorano . Donde nafeono due utilità ; la pri-
ma, che la fatica non venga impedita, né turba-
ta : la feconda , che non venga difanimata . ' Del
redo non è neceftario , né utile , che ella crefea
fproporzionevolmente , cioè più in là dei pubbli-
ci bifogni . Perchè crefeendo oltre ogni mifura ,
non folo toglie gli uomini all' Arti , ma è fpef-
fo cagione , per cui fi aumentino le liti , e i
pubblici difordini . Crederei ancora , che fofle
difficile, che la Giuftizia non venilìè aftèdiata ,
dove
delle liti ; e le liti in ragion del numero de' Forenfi .
Sicché fono fra loro cagioni reciproche .
(a) I Sovrani foitenitori delle leggi contra i rei , non
potrebbero giudicar di per se , fenz' efler Parti e Giudi-
ci : e facendolo , rientrano nello Stato di Repubblica , di-
chiarandofene Magiilrati .
Par fé L Cap. XI. ìj^
dove ella crefea fuor del biiògno ( a ) .
§. VII. La terza claffe di pedóne efercitanti.
un' induilria , la quale non produce niuna rendita
immediatamente , ma pure è molt' utile a mante-
nere , e aumentare la iòmma delle fatiche , è quel-
la de' Medici , de' Chirurgi , de' Botanici , Chi-
mici , Farmaceutici , e di tutte 1' altre arti , le
quali fono a quelle fubordinate . Quefta ci affé
nelle Nazioni barbare è affai piccola , e talora
niuna; fi a per cagion dell' ignoranza , fia pel ge-
nere di vita libera e faticofa,e perciò meno fog-
getta a morbi . Ma nelle polite e eulte fi è an-
data moltiplicando di mano in mano a mifura
che fon crefeiute. 1' arti fedentanee , il luffo , l' o-
ziofità, e la debolezza, e i molti morbi > che quhv
di provengono. Narra Erodoto nel II libro del-
la fua Storia , che in Egitto erano tante le claf-
fi de' Medici e de' Chirurgi , quante le diverte
fpecie de' morbi ; perchè il coilume richiedea v
che ogni morbo avelie il fuo Medico a parte . Mi
par gran queftione , fé fi potefle viver fani fra
tanti Medici .
§. Vili. 'Queft' ordine di uomini fi può divide-
re in quello de' Chirurgi , e quello de' Medici
Farmaceutici. E1 fuori di ogni contrailo , che i, pri
mi fono più neceffarj de' fecondi : ognuno potreb-
be
(a) Con tuttoché i Tribunali de' Magiftrati in tutti
i paefi culti fieno mokiffimi , ve ne manca uno dapper-
tutto il più neceflario , ed è un Tribunale , che vegli
su T Agricoltura , e 1' Arti . Ancora , un Magijlrato di
Pacifici , come fu quello di Bologna , ed è ora di Forlì,
potrebbe edere affai bella e utile cofa . Veggafi T opera,
Ordini , Leggi , Conce ffxoni , e P vivile gj del Magijlrato di
novanta Pacìfici della Città di Fori), Cefena 17 19,
174 Delle Lezioni di Economia Civile.
be eifer Medico di una febbre : ma non ognuno
faprebbe ben curare una ferita , o rimettere un
offo slogato, raccomodare un franto, ec. Di qui
è , che i Medici , di cui parla Omero , non era-
no che Chirurgi . Nelle Nazioni bellicofe e traffi-
canti , come fono i Francefi , gli Olandefi , gl'Ingle-
fì, i primi fono più [limati e prezzati, che non fono
i fecondi } ed è , perchè dappertutto l'intereife rego-
la la ftima . Quefta clafte fervendo a confervare la
falute umana, ferve eziandio indirettamente ad ac-
crefcere la fom ma delle fatiche. Dunque non vuol
eifer meno de' bifogni : ma neppure vuol effer
maggiore di troppo . E un detto di Platone ,
che non fi può viver fini con molti Medici , né
quieti con molti Caufidiri {a).
§. IX. La quarta è quella de' Religiofi , e de'
Jvliniftri Ecclefiaftici . Il Minifterio Ecclefiaftico
è fra noi divinamente fondato : ma il numero ne
è ftato lafciato alla prudenza umana. I primi
Difcepoli di Gesu-Crifto furono dodici : poi cre-
fcendo i credenti , fé ne trafcelfero fettantadue al-
tri . Si dilatò il Criftianefmo : crebbero i bifo-
gni di avere più Miniftri della parola divina , e
de' Sacramenti. Vi è dunque una regola certa
per il loro numero , e quefta è il bifogno de' Po-
poli . Non poiTono eflfere né molto meno , né
molto più , lenza piale e difordine . Se fon me-
no , reftano ignoranti gli uomini di quel , che lo-
ro importa di fapere il più . Se eccedono di mol-
to , oltreché reftano oziofi , e gravano inutilmente
lo Stato , non può elTère che l' ambizione e la cu-
pidigia
{a) Aggiungerei , né coftumatamente dove tutti fon
Teologi . Vedi S.Girolamo ep. a Paolino .
Parte I. Cap. XI. 175
pidigia non gli iòlletichi , e in cambio di fare il
lor dovere , non riefcano di fcandaio , e deftino delle
guerre .
§. X. Si potrebbe prendere una regola dalla
Repubblica Giudaica , cioè dalle Leggi di Dio
medefìmo . Mosè di dodici Tribù una fola ne
deftino al minifterio. Supponghiamola eguale al-
le altre in numero : e avremo per ora la dodi-
cefima parte dello Stato impiegata ali' Altare.
Ma poiché le donne n erano elclufe , le quali
fono dappertutto la metà di quelli, che ci naico-
no} feguita , che ia metà di una dodicefima par-
te , cioè la ventefima quarta parte del tutto , fu
confecrata a i bifogni fpirituali • Ma pel mini-
fterio fpirituale fi richiedeva una data et\} e per-
ciò bifogna efcluderne i ragazzi. Sia quella la
fefta parte . Dunque appena la trentefuna parte
dello Stato era impiegata al Sacerdozio . Ora
quefto non era che de' foli primogeniti , vale a
dire la quinta parte della famiglia . Moltiplican-
do dunque le dodici Tribù per 5 , abbiamo il
prodotto di 60 . Dunque la feflantefima parte
di quefto Stato era impiegata al minifte*io dell'
Altare. In un paefe che tacelfe 3500000 di ani^
me , fecondo la legge Molaica , i confecrati all'
Altare farebbero poco più di óoooo.
§. XI. La quinta clalfe di perfone non produ-
citrici di rendite , ma intanto neceflarie ne' gran
corpi , è quella di coloro , i quali o fervono im-
mediatamente a i noftri comodi , o ajutano lo feo-
lo delle cofe prodotte per le Arti. Tali fono v.
g. tutti i Negozianti , i Bottegai , i Vetturieri ,
la gente di fervizio , e tanti inferiori miniftri de'
noltri piaceri , i quali fono fmoderatamente au-
menta*
ijó Delle Lezioni di Economìa Civile.
mentati nelle eulte Nazioni , e fenza de' quali
non fi potrebbe mantenere il luflò delle gran
Città. Aquefti.fi vuole aggiungere una immen-
fa quantità di perfone , le quali efercitano delle
Arti unicamente indiritte a divertire la gente o-
ziofa , delle quali nelle gran Città vi ha Tempre
gran dovizia , e vanno crefeendo a proporzione ,
che fi aumenta 1' ozio e la vita molle , ficcome
iòno i Mufici , i Comedianti , i Cerretani , i Se-
cretini , e un' infinità d' Impoftori , ec. Quella
clafte di perfone vive anch' ella a fpefa dell' Arti:
dunque non può crefeere di molto fenza che fia
cagione , che feemi la fomma delle fatiche . i.
per fé . 2. e perchè diverte i faticanti . Ha dunque
anche in efia luogo la legge del minimo poflibile.
§. XIL Refta finalmente a parlare della ciane
de' Proprietarj , o di coloro , i quali vivono di
rendite , fieno perpetue , fieno vitalizie . Quella
ciane di uomini , che fi chiamano beneficanti , vi-
ve anch' ella a fpefa dell' Arti , e di coloro , che
lavorano . In tutte le Nazioni polite da certi fe-
coli in qua , dove più , dove meno , è fuori di
ogni mifura crefeiuta , per una inegualilììma di-
fìribuzione di terre . Quella inegualità è nata , e
fi aumenta per molte e diverfe cagioni. 1. Per
le guerre , e per le occupazioni belliche . 2. Per
la ineguale fatica e diligenza degli uomini. 3.
Per il luflò, che mette in una gran circolazione
i beni . 4. Finalmente per tutte quelle caufe ,
che fanno , che altri accumuli più , altri meno.
Io non fono , né poflo eflère del fiero umore di
Monfìeur Rofsò : né credo che le leggi della Re-
pubblica Platonica , le quali vietavano 1' aumento
delia proprietà , poteflèro aver luogo in veruna
parte
Barre I. Cap. XI. 177
parte del Mondo , fuorché tra' felvaggi. Con
tuttociò è manifefto , che vivendo quefta claiTè a
ipefa dell' Arti , non può crefeere fproporzionevol-
mente , fenza che quelle s' indebolivano . Ma que-
llo punto non credo dovere imbarazzare il Politi-
co, non eflendo poffibiie , che ciò avvenga : per-
chè la legge dell' equilibrio , che ha luogo così
nelle cofe politiche , come nelle meccaniche , co-
ni' ella , quefta claffe , crefee di foverchio , da se
fteffa va a decadere in quelle dell'arti, affai efem-
pj vedendofene in tutti i paefi . Egli è vero al-
tresì , che prima , che vi ricada , è forza , che
delti di certi ondeggiamenti, che non fempre ca-
gionano del bene .
— 1 ■ i«Mia*TU) Jm «J* -tJ J& jmwmi— n
CAP. XII.
In che modo la legge del minimo pojjìbile
nelle clajfì non producenti pojfa
metterfi in pratica .
§.I. Tl principio generale e fondamentale, onde
JL feguitano tutte le regole particolari, che
appartengono all' Economia , è , com' è detto ,
che la claffe degli uomini producitori di rendite
ila la più numerofa , eh' è poffibiie , e che può
foffrire V eftenfione e bontà del terreno , primo
fondo d' ogni corpo politico , la comodità del ma-
re , il traffico , e altre fimili circoftanze : e pel
contrario quelle claffi , che non rendono imme-
diatamente , fieno il meno poffibiie. La ragione
di tal principio è di per se chiara : imperciocché
Par.I. M è ma-
178 Delle Lezioni di Economia Civile.
è manifefto , che le ricchezze di una Nazione fie-
no Tempre in ragion delia fomma delle fatiche .
Di qui fegue , che quanto è minore il numero
degli uomini , che non rendono , tanto eflèndo
maggiore quello di coloro, che rendono, maggio-
re ancora debba eiTere la fomma delle fatiche , e
conseguentemente maggiori le rendite delia Na-
zione . E per contrario quanto è maggiore il nu-
mero di quei, che non rendono, tanto è minore
la fomma delle fatiche ; e perciò delle rendite co-
sì private , come pubbliche (a) ,
\. IL Per meglio intendere quello principio,
e ben applicarlo , fupponghiamo in una famiglia
eiTere dieci uomini all' intutto , e vivere di fo-
la fatica. Supponghiamo in oltre , che tutti i
fuoi bifogni fieno eguali a 400 ducati . Se tutti
coftoro , fuorché due , che la governano , fatichi-
no quanto più pofiòno , per modo che ciafcuno
guadagni 50 ducati 1' anno \ è chiaro , che la fa-
miglia viva agiatamente : imperciocché niun bifo-
gno refta , che non polla efler compitamente fod-
disfatto . Ma fé non ne lavorino che fei folamen-
te, la famiglia è nel bifogno di 100 ducati l'an-
no \ e di più , fé ne fatichino meno . Di qui
feguita , che i comodi , e le ricchezze di quella
famìglia dipendano dalla induftria e fatica di tut-
ti :
(a) La Città di Napoli 300 anni addietro , cioè il
1466 , chiedendo Ferdinando primo , che gli offici} e be-
nefica de qu'tjìo (no Regno li voglia concedere ad fuoi Re^
gnicoli & vaxilli , toccano una ragione capitale in Eco-
nomia , attento che quando li vaxalli de fu a M. fato ric-
chi , tutto revene in utile e fama de fua Maejìà perpe-
tuo . Ma non erano tempi da veder tutta Y eftenfione di
quella maflima .
Tane I. Cap. XII. i79
ti : e la povertà dalla poltroneria e fcioperataggi-
ne di molti.
§. III. Ogni corpo politico è una gran fami-
glia , la quale non fi foftiene , che per la fati-
ca . Applichifi adunque al corpo civile quel ,
di' è detto di quella famiglia } ma con quaiche
confiderazione per rifpetto al clima , e alla co.-
flituzione di cialcun popolo } poiché vi ha di cer-
ti corpi politici , che poftono altronde trarre quel,
che manca alle interne fatiche. Alcuni poflò-
no ricavarlo dalle miniere , come la Spagna , e
il Portogallo : altri dalle Colonie , che ilentino
per la Metropoli , come l' Olanda , l' Inghilterra ,
e la Francia : altri dal Commercio di Econo-
mia , come i Genovefi , e i Veneziani in Italia :
altri da' tributi de' foggiogati Popoli , come un
tempo i Romani , e oggi i Turchi . Ma vi ha
di quelli , cui mancando le miniere , le colonie,
il commercio di Economia , e i tributi , è forza
che vivano de' prodotti delle loro terre , e del
convicino mare , e del commercio delle loro ro-
be. E di quello genere fiamo noi ,
§. IV. Per far meglio capire queft' applicazio-
ne , fupponghiamo , che gli abitanti del noflro
Regno montino a tre milioni ( a ) e <5oo ooo .
Daremo a ciafeuno 25 ducati 1' anno per tutti i
loro bifogni {b) . A voler dunque che la Nazio-
M z ne
(a) L'Enumerazione dell'anno addietro 1764. fatta per
ordine Regio ci dà tra Capitale e Regno tre milioni e
intorno a feicentomila anime.
(ù) Gli Economi Francefi ne danno 90 : gì' Inglefi
36 . Il noftro clima richiede meno nel venire e nell'ar-
ciere .
180 Delle Lezioni dì Economìa Civile.
ne viva guittamente, fa meftieri , che nouabbia-
mo preffochè 90000000 di ducati di annue entra-
de o rendite. Secondo quefta ipotefi, di fotto a
90000000 faremo poveri , e a proporzion di quel
che manca; di iòpra faremo più agiati e ricchi a
proporzion di quel che avanza .
§. V. Dividiamo ora quelli tre milioni e 600
000 abitanti in 36 parti eguali , cioè in 36 cen-
tinaia di migliaja . Egli è chiaro , che fé tutte
quelle parti lavoraflero egualmente, la fatica, co-
me i comodi , farebbero egualmente diitribuiti ,
nò mancherebbe nulla a nefluno , e farebbe me-
glio ofTervata la ragione de' dritti della legge di
Natura . Ma fé nella medefima ipotefi , di lavo-
rar tutti , il guadagno di ciafcuno non fofìfe , che
di 20 ducati l'anno, noi faremmo ogni anno nel
bifogno di 1 8000000 : e quello farebbe gran ca-
gione di povertà e di fpopolazione . Pel contra-
rio fé ciafcuno guadagnarle 30 ducati per anno ,
noi avremmo 18000000 di rendite foverchie , e
faremmo perciò più ricchi , e in illato di aumen-
tazione .
§. VI. Ma vi vuol molto , che tutte quelle
gó parti travaglino. Primieramente fono da to-
glierne fei per io meno di fanciulli , vecchi , mal-
fani , florpj , ftolidi , ce. Appretto vogliono* valu-
tare due donne per un uomo . E poiché le donne
fono la metà dd genere umano , quindici delle
trenta, che rellano, fi vogliono ' fumare per 7*:
con che avremo 13^ parti inette alla fatica. Ve
ne ha poi più di due impiegate al culto Reli-
giofo , Preti , Monaci , e Monache 5 quattro di
proprietari, e di coloro , che vivono di vitalizi ,
di penfìom 5 e di meftieri , che non rendono. Son
dunque
Vatte L Cap. XIL 181
dunque fin qui intorno a 20 parti , donde non fi ri-
cava rendita . Finalmente fé ne vuol togliere un
altra per lo meno di militari , fgherri , vagabon-
di , birri , malviventi , e prigionieri . Laonde ap-
pena quindici parti di coloro , che ci debbono
dare quefti 90000000 , vi reftano da travagliare :
dalle quali li vuol togliere almeno quattro di ar-
ti fecondarle , che non rendono allo Stato , ma
alle pedone \ ficchè fi può far fondamento ibpra
1 1 parti . Donde feguita , che ciafcuna delle per-
fone , che lavorano , dee rendere più che per
tre , vale a dire intorno a 80 ducati 1' anno .
Ogni ducato che guadagnin meno , è un difcapi-
to, e uno sbilanciamento della Nazione (a).
§. VII. Quefto calcolo fa manifeftamente ve-
dere, che l'Economìa di ogni Stato culto richieg-
ga primamente , che fi minori quanto più è pof-
iìbile il numero di coloro, che non rendono. II.
Che fi ftudj di ricavare dalle claffi non travagliati-
ti il profitto maggiore , che fi può. III. Che
s' illuminino e fi ajutino coloro , che lavorano ,
affinchè pollano accrefcere le rendite colla celeri-
tà e diligenza della fatica . IV. Che la Mecca-
nica , maravigliofa abitatrice dell'Arti , vi fi porti
alla ili a perfezione (b) .
M 3 §. Vili.
(a) Calcolo in grotto , e concedendo meno anche del
vero alle proiezioni non producitrici . A rigore, crederei,
che 1' artifta dell"1 Arti primitive aveiTe anche a renderci
più che per quattro .
(jb) I Gentiluomini adunque potrebbero recare quello
gran giovamento al noitro paele , iludiando l'Agricoltu-
ra, la Storia Naturale, le Scienze Meccaniche &c. Ecco
.come entrerebbero nella malia della rendita generale .
Ma "quello non farà mai , fino a che non fi riformino
§li
182 Delle Lezioni di Economìa Civile.
§. Vili. Ma come feiogliere quefto problema,
dirà taluno , di fare , che nelle clafti che produ-
cono , ila il mafiimo pofTibile , e il minimo potà-
bile nelle altre ? Rifpondo , che la foluzione n' è
faciliflìma . Niun ceto crefee fé non per l'utile,
che in quel meftier fi trova . I Maeftri delle
Scienze , e delle Lettere , i Caufidici , i Medici ,
i Preti , e i Monaci , i Mufici , i Ballerini , gli
Schermitori , e tutti quei , eh' efercitano Arti di
luffo , crefeono per F utile , che dall' edere tali ri-
traggono . Se crefee il numero degli fcolari , del-
le liti , de' morbi , de' benerlzj , e beni Ecclefia-
flici ; le fi aumenta il lulTo : brevemente , fé 1' e-
fca di quelli tali diviene maggiore , è inevitabile
il loro aumento ; perchè ogni uomo corre dove
ftima di ftar meglio. L'intereffe è ordinariamen-
te quel che tira ciafeuno: è la buflòla del genere
umano . Dunque a volere , che in quelle claflì vi
fia il minimo pofTibile , bifogna ridurre l' interefle
al grado, che bafti. Fatta quella operazione, fe-
gue di per se lo feemamento del foverchio , e le
cofe vanno di per loro all' equilibrio .
§. IX. Vi ha di certe profeffioni , in cui la
natura ftefìa pone di certi termini , oltre i quali
non è facile , che crefeano -coloro , i quali le pro-
fefìàno. E. g. il numero de' Calzolai crefee a
proporzione , che fi confumano o cambiano delle
fcar-
gli ftudj de' collegi , ne' quali fono educati più tofto in un
gergo filolofico , e in mille pedanterie , che nelle feienze
utili . Se niente più regola gli uomini , quanto V opinio-
ni ; e quefte nafeono dagli fludj ; niun dritto de' Sovrani
fi vuole più gelofamente conlervare , quanto è quello
fulle fcuole .
Parte l Cap. XII. i 83
fcarpe : i Sarti a proporzioni delle velli : i Falegna-
mi , i Muratori ec* a milura 5 che le ti ha Difo-
gno . Qui non è da temere il foverchio ; per-
chè fé effi fi moltiplichino troppo , non potendo-
vifi foftenere , vanno da fé mec'efimi a rientrare
nella giuda proporzione . Né è pefììbile , fìcco-
me è detto , che fé ne poffa aver bifogno più in
là delle rendite di coloro > che fpendono ; né que-
lle rendite , che nafcono dall' arti creatrici , pof-
fono andare più in là della forza delle medefime.
Sono nello fteflò calò l' arti di luffe . Nel medefimo
fono i Medici , i Chirurgi , i Farmaceutici , i Bot-
tegai, e mille altre piccole profeflìoni. Qui non
occorre che il Sovrano fi ftudj molto. Ve ne ha
certe altre > che dipendono dalla foia fua volontà.
E di quefta è la milizia , che il Sovrano , fem-
pre che gli piace , può riformare . Ma certe
dipendono dalla natura , dal coftume , e dalle
leggi i e in quelle fi richiede la mano del Le-
gislatore accorta e delira . Tali fono le altre da
noi numerate.
§. X. In quefte ultime adunque fi può avere
il minimo poflìbile con certe piccole operazioni ,
e fatte con deprezza . Reflringete le liti dentro
a un certo termine , e avrete riformato il numero
de' litiganti , e con ciò de' Caufidici. L' Impe-
rador Federigo II ordinò , che le caufe fi dovef-
fero fpedire in due meli (a) . Provvedimento < di-
M 4 vino.
(a) Conjììt. Reg. Sic. Si dice , che la lunghezza è
parte della libertà Civile. Concedo, fé fia una mezza
proporzionale tra il modo Pretorio , e la foverchia lun-
ghezza . Ma , dirò con rispetto all' Autore dello Spiri-
to delle leggi , che gli eitremi fono egualmente defpoti-
ci j
184 Delle Lezioni di Economia Civile.
vino. Il Re di Pruflia nel tuo Codice Federiciano
ha riabilito, che le liti non oltrepaffino un anno . Ri-
ducete i Benefìcj e i beni Ec cieli aftici al giudo bifo-
gno, e finirà il numero eforbitante di coloro, che
vi accorrono. Riftabilite il rigore de' Privilegi de*
Dottori: l'età, Telarne rigorofo , ii tempo degli
fludj ordinato nelle leggi delle Univerfità ; e avre-
te la riduzione de' fallì dotti. Finalmente anche
i beneflanti con quella regola fi poflòno far entrare
in certo modo nel corpo di coloro , che rendono.
Date certi gradi di nobiltà a cenfo , come tra i
Veneziani , e anticamente tra i Romani \ pro-
movete l'onore e la libertà del traffico; e non vi
faranno più de' poveri e poltroni gentiluomini 5 o
ve ne farà una tal parte , eh' è inevitabile in o-
gni nazione eulta , ma che non può nondimeno
gran fatto nuocere .
. §. XI. Qui fi può fare un' oppofizione , ed è
quella ; come accordare infieme la dottrina del mi-
nimo potàbile, e quella della libertà degl' ingegni,
e delle inclinazioni ? Imperciocché dove reflrin-
giate il numero di certe profeflìoni , quella refe-
zione è un oftacolo allo sviluppamene de' gran-
d' ingegni . In ogni profeiìione bifogna fperimen-
tarne moltiflìmi , affinchè le ne abbiano pochi ec-
cellenti . La legge degli Egizj , e degli Affirj an-
tichi, della quale parla Erodoto, che niun uomo
potefiè profetare altro melliere , che quello de' Pa-
dri loro, adottata da Platone nella fua Repubblica,
e in
ci ; perchè la legge perde la fua forza tanto con dare
una momentanea difefa , quanto con darne una, che non
fìnifee mai . Le molli né cortillìms , né iunghiilime han-
no forza . _
Parte L Ctp. XII. 185
e in parte imitata dal noftro Re Guglielmo il Nor-
manno, primo di queflo nome(rf): quefla legge, di-
co , è fiata riconofciuta da tutti i Politici , non
folo per non confacente alla natura umana , né
alle moderate Coflituzioni Europee , ma oltre di
ciò impediente la grandezza de' corpi politici .
Se in Roma antica non foiTe fiata fempre aperta
a ciafcuno la via degli onori , egli è fuori di ogni
dubbio , che non vi farebbero flati tanti grand'
uomini, quanti ve ne furono, e per avventurala
Repubblica non farebbe pervenuta a quella gran-
dezza ove giunte . Gli Ateniefi non prima creb-
bero , che lafciafTero intera la libertà delle incli-
nazioni de' Cittadini . Quefto fieno fi potrebbe
dire di molti prefenti Stati di Europa , anche
Monarchici .
§. XII. Rifpondo , che quefle due maflime fi
pofìòno affai agevolmente conciliare in pratica .
E per quanto appartiene alla mafìima della liber-
tà degl' ingegni nelF eleggere un mefliere , ella è
da lafciarfi intera a' Popoli : Minerva è una
•certa vergine non fenza ragione chiamata indomi-
ta da' Poeti : ella non foffre fchiavitù . Ma que-
fto fi fa non proibendo ntun' arte , e ni una pro-
feffione a niuno, fé non quelle folamente, che fi
conofcono efière oppofle al vero- intereffe dello
Stato , o al coftume . E nondimeno per ferbare
1' altra mafìima del minimo pofìjbile , niuri' arte,
e niuna profeffione è da incoraggiare in generale,
e onorare , e premiare , fé non quelle , che fono
il foflegno della Repubblica , o che loro fervono
imme-
(«7) Vcggafi l'Autore della Storia Civile del Reeno di
Napoli, In Guglielmo. I.
ìSÓ Delle Lezioni di Economìa Civile.
immediatamente. A quefte il Legislatore dee ac-
cordare i primi fuoi favori ( a ) ; quelle dee acca-
rezzare : a quefte è da lafciare lenza impedimen-
to alcuno 1' utilità , che ne deriva naturalmente
pel libero córfo . Che fé nelle altre arti vi prov-
veriga qualche grande, e (ingoiare ingegno , che fac-
cia onore all'umanità e alla Padria,è ben, che fi pre-
tti), ficcome coìa rara . Aggiungali > che altro è re*
golare
(a) La Città di Napoli riguardò Tempre come un -gran
fondo di ricchezze l'Arti della Lana e delia Seta ; Colicene in
tutte le domande fatte ai noftri Clementiflìmi Sovrani
chieggono la confervazione de' privilegi delle medefime .
Vero fi è , che fi avevano a favorire in tutto il Regno;
non effendo utili alla Capitale quelle grazie ( e ce n' ha
molte ) che rovinano le Provincie . La medefima Città
ha ragion di dire a Ferdinando IL che il ducato a botte
di vino Greco , e mezzo ducato Su gli altri generi di
vini facevano male, atte/o per tal caufa fonno importati la
ma/ore parte de ditti Grechi . Privilegi e Capitoli torri, i.
pag. 39. Ma quefto favore lo meritava il vino di tutto
il Regno : il meritava folio , il grano , il formag-
gio : in breve tutte le derrate e tutte le manifatture .
Si vedevano dunque le buone cofe a fpezzoni . Chieggo-
ho in oltre franchigie per chi fabbrica delle navi di com-
mercio al di fopra di 500 botti ♦ Fu conceduto.: priv. e
cap. tom.i. pag. 40. Anche qUeflo merita il favore della
legge; per edere il Commercio grandiifimo fondo di ric-
chezze . Ma fé fi foffero domandati quefti medefimi
Privilegi per fArti di luffo , fi farebbe penfato male .
Conofco , che ad un popolo culto , anche queiV arti fon
neceffarie ; e perciò fé fi tratta di piantarle , fono da in-
coraggiare con qualche favore ; perchè finche non fanno,
che nafeere , non poffono nuocere . Come fono nate , e
venute grandi , non fono da favorirfi troppo dalla legge ,
ma lafciare , che il luffo medefimo , loro padre , le ali-
menti , e con una certa frugalità .
Parte I. Cap. XII. 187
golare le claffi degli uomini , e de' meftieri colla
pubblica utilità, ch'è la legge comune degli Stati;
e altro opprimere la libertà degl' ingegni. Ogni
ingegno quantofi voglia libero , non dee tu tra-
volta ufcir fuori della regola della pubblica feli-
cità. Dunque regolare 1' arti , e i meftieri non
.è opprimere la grandezza degl' ingegni , ma indriz-
•zargli al ben pubblico. Ninno approverà la leg-
ge degli Egizj ^ e di Platone : ma tutti i Savj
converranno , che la forgente delle rendite , e la
grandezza dello Stato fieno da coltivare e da ac-
carezzare a proporzione della loro utilità , e del
pubblico vantaggio.
CAP. XIII.
DelP impiego de* poveri , e de vagabondi .
§. I. TN ogni paefe vi è, dove più, dove meno,
x fempre un dato numero di poveri , e di
mendicanti . Se fi potettero far'entrare nella malfa
de' lavoratori e de' Tenditori, fi farebbero due beni.
I. Si accrefcerebbe la rendita generale della na-
zione . II. E fi farebbe un gran fervizio al buon
coftume. Perchè molti de' mendicanti fono in
grado di lavorare meglio, che ogn' altra perfona;
e la maggior parte , dove non trovano a vivere
di limofine , vivono di furto . La mafilma adun-
que del minimo possibile degli oziosi , maf-
lima fondamentale in Economia , dee farvi pen-
fare tutti i Politici .
§. IL Vi fon tre generi di mendicanti . I. Al-
cuni
i88 Delle Lezioni di Economia Civile.
cuni fono involontari , cioè quelli , che non Tono
in ifìato di lavorare , come i ragazzi , i vecchi
decrepiti, i malaticci, gli ftorpj, quei che non tro-
vano lavoro, ec. IL Altri farebbero in grado di
travagliare , ma loro il vieta il pregiudizio della
nafcita, d' un pofto luminoiò, donde fon caduti,
di certe vecchie carte ec. III. Finalmente altri
fono validi, fani, atti all' Arti, ma o fono dal-
la fanciullezza avezzi da loro genitori ad una vi-
ta vagabonda (a) , o trovano a lar meglio i conti-
neh" andare accattando (b) . Si vorrebbe efamina-
re, come foiìenergli tutti e tre col minimo difca-
pito del Paefe .
§. III. Prima di paffar oltre in quefta mate-
ria , prendiamo un po' di lezione da' felvaggi ,
i quali debbono intendere il prefente punto me-
glio che i popoli culti , come quelli , che fono
meno dittanti dallo Stato di Natura , dove la leg-
ge, fatica se vuoi vivere, è loro, infegnata
dalla neceflìtà . Merita di ejfere ojfervato ( dico-
no gli Storici Inglefi , Autori della Storia Uni-
verfale ) che ancorché non vi fis paefe ?iel mon-
do , dove fia maggior quantità di poveri , quan-
to è
{a) Vi ha', come fa ormino , delle razze de' mendici
tra noi , che vantano la Toro antichità . I Padri e le
madri , non altrimenti elle gli uccelli di rapina , comin-
cianp ad avvezzarvi i loro figli dalla prima fanciullezza,
gf introducono in tutte le loro conofeenze , e morendo,
jafeiano loro queiV arte , ficcome patrimonio certo . A
quefto modo fé ne perpetua la genealogia .
{b) E* noto qui un Falegname , che abbandonò f ar-
te , perchè il pezzire gli rendeva da otto a dieci carli-
ni il giorno , dove che 1' arte non ne gli dava per fa
metà .
Parte I. Cap. XIII. 189
to è la Guinea , voi nondimeno , tra/correndo tut-
ta la co (la da un capo all' altro , difficilmente
vi troverete un accattone . / vecchi e gli fìorpj s im-
piegano a certi me /t ieri , dove fon atti , ficcome
a f off etti delle forge (a) , a /premere V olio di
palma , a macinare i colori , che fervono a dipin-
gere le loro ftuoje, a vendere delle provvifioni né*
pubblici mercati . I giovani vagabondi fon /libi-
to catturati , e arrotati alla milizia . Polizia. ,
foggiu ngono qui gli Autori , degna da e Sfere i-
rnitata da noi altri Inglefi (b) . Non farebbe la
prima volta , che i barbari infegnaffero de' buoni
metodi di vivere a' popoli , cui la cultura mede-
fima rende in certe cofe negligenti .
§. IV. Ho delle volte cercato , fé foffero le
cagioni tìfiche , o le morali , che generano tra' po-
poli politi sì gran folla di poltroni , cioè di men-
dichi volontari , e mi pare di doverlo aferivere
più alle morali , che alle tìfiche . Trovo quat-
tro cagioni morali , donde fi vuol derivare tal
fenomeno . I. La venerazione , in cui s'hanno nel
pubblico. II. La mal' intefa carità e beneficen-
za. III. La trafeuranza della legge. IV. L' i-
gnoranza e fu perfezione de' tempi . Nella Chi-
na è infame chi potendo vivere delle fue fatiche,
fi ftudia di vivere su le fpalle altrui facendo i!
vagabondo. I ragazzi, le danne , gli artifli il ri-
cevono a faffate . Ecco perchè vi ha pochiflì«
mi mendichi , V openione pubblica è fem-
pre
(a) Ufo quella parola per fucina , come più intefa
da' noftri .
( b) Ths Modem part of an Un'iverfal Htfìory . . . l'o/.,
vn. cap. 7. pag. 145. ediùonìs in 8.
igo Delle Lezioni di "Economia Civile.
pre una gran legge} e quando è giufta, è la più
efficace ; perchè ognuno n è F esecutore . Si vor-
rebbe dunque far predicare e fcrivere contra una
tal razza d' uomini , affinchè i popoli fi ricredef-
fero , e gli avellerò in quel conto, in cui fi deb-
bono tenere da ogni uomo dabbene , cioè di la-
dri e aflaifini pubblici (a) .
§. V. E' una carità mal' intefa , e una bene-
ficenza male allogata, il pafcere colle proprie fa-
tiche coloro , cui né la condizione della nafcita ,
ne la forza del corpo, né lo fiato della mente
vieta di travagliare, I. La legge del reciproco
foccorfo , legge primitiva nella natura umana , fup-
pone 1' altrui bifogno : ma non è bifogno quel,
eh' è volontario. Qual legge può obbligare un
uomo robufto a faticar per un altro cosi , o an-
che più robufto ? Direi ad un tale ,, fé mei dìcef-
fe : dunque faticare voi per me . E fé non vo-
lete , non debbo voler per voi . Che potrebbe
rifpondermi ?
§. VI. IL II pafcere, chi può faticare , è far-
lo viziofo . Guaita il corpo , che non fi confer-
va mai bene fenza fatica: guafta il cuore } ho ve-
duto
(a) E1 noto fra noi , che molti di quefti vagabondi ,
che qui chiamanfi banchieri , perchè le notti dormono su
per le panche , e lòtti gli fporti de' tetti , fieno armati
ad ogni buona occafione , che loro fi può prefentare .
L' uomo quando fente la fame , fi fcuote , per ve-
dere fé ha di che fpendere : fé non ha , guarda intorno,
fé ci è cofa da chiappare : dove non trova nulla , co-
mincia a fquadrare con occhi truci gli altri uomini ; i
quali allora gli fembreranno vitelli , cavretti , agnelli de-
sinati per fuo foftegno . Ex provato per mille fatti della
Storia delle navigazioni .
Vane L Cap, XI IL 191
duto tutta quefta gente crudele, furba, ghiotta ,
briaca, beftemmiatrice , invidiofa , ladra , lenza
vera religione , fenza idea di governo, fenza niun
coftume , Guaita la mente, alienandola dall' arti
e dal penfare alle vie onelte di vivere; dond' è ,
Che non iitudiano , che 1' arte d' impafturare e
chiappare , Sarebbe carità e beneficenza quella, che
nuoce al proffimo?
§. VII. III. E' un ingiuftizia col pubblico ;
perchè diftoglie dall' utile fatica , e tanti più ne
richiama alla vita poltronefca, quanto è più lar-
ga la mano de' benefattori. Quefto a lungo an-
dare porta il decadimento delle rendite private e
pubbliche 5 genera dunque la pubblica miferia; e
nella pubblica miferia tutti diventano ingannato-
ri , ciurmatori , ladri , aflafiìni , omicidi , incendia-
ri ; donde proviene lo fconvolgimento dello Sta-
to . E ella una carità ben intefa far la guerra
alla patria ? Certe verità non s' intendono bene ,
fenza certe grand' ipotefi . Supponghiamo dun-
que , che tra noi venga un uomo tanto ricco e
caritatevole da fondare 36 grandinimi palagi , in
ciafeuno de' quali pollano vivere con tutti i co-
modi e piaceri 100 000 perfone , dove fieno fer-
vite per le invifibili mani delle Fate , e pafeiute
di latte di galline. Dopo dieci anni farebbe altro
quefto Regno, che un bofeo abitato da fiere ? E
fé quell' uomo caritatevole , avendo dato fondo
alle fue rendite , fcappaffe via decotto , che farem-
mo noi altri 3<5 centina ja di migliaja di perfone?
Si penfi ,
§. Vili. IV. E1 una rivolta contro la legge e
V ordine di Dio . Dio vuol , che fatichiamo ,
dove lì può . Gel dice per la natura , e per la
rive-
iQi Delle Lezioni di Econemia Civile.
rivelazione . Tu mangerai del pane nel f udore
del tuo volto , dice per gli Profeti . La terra non
ti darà nulla fenza fatica , dice per la Natura .
Una Carità , che fi oppone a quefta legge, farebb'
ella ben intefa ?
§. IX. V. Finalmente quefta carità deftrug-
ge fé medefima 5 non può dunque effer vera .
Che deftrugga fé medefima la ragion è , che
come fi moltiplicano gli oztofi , cosi viene a
mancar la rendita comune ; donde nafee , che
venga a mancar la materia di beneficare . Ho
lèntito delle volte certe voci le più feiocche del
mondo in alcuni delle Capitali . Stieno bene
la mie rendite , diceva uno. Cote/le rendite , di-
cev' io , fono quelle delle vof\re terre , e de vo-
firi animali . Ho anche degli arrendamenti , difs'
egli. Be3.^ difs' io. Le voflre terre ?ion vi ren-
deranno fenza contadini ; né i voftri animali
fenza paftori . Quelli pei , che chiamate arren-
damenti , non fono , che i frutti dell' arti primi-
tive. Guardatevi dunque da fare accattoni , fé
volete ferbare intatte le voftre rendite , e colti-
vare la vera carità, cioè quella , che per tutte le
leggi dobbiamo a poveri involontari .
§.X. Ma in certi luoghi della Terra non colpa
meno la negligenza della legge . Poiché gli uomini
dalla ferina difperfione fi unirono in corpi civili ,
rinunciarono ad una parte delle loro volontà , e
maniere di vivere , fenza la quale rinuncia non fi
poteva fare un corpo legato e durevole di tanta
varietà di cervelli. La forza della Legge raccol-
fe nel fuo feno tutte quefte rinuncie , e contraile un
dritto divino di obbligare coloro , che vivono in
jocietà , o ad andar via , o a ftare a patti , e vive-
re col-
Parte I. Cap. XIII. 193
re colle leggi del combaciamento . Quelle manie-
re di vivere, a cui rinunciarono , fon tutte quelle,
che poflòno in qualfifia modo nuocere alla vita e
felicità di tutto il corpo. Non per altro la leg-
ge punifce di morte certi gravi delitti , che in
vigore del detto principio; al che fé manca , man-
ca al principale fuo dovere. Per la medefima ha
il dritto di punire i vagabondi , nuocendo , come
fi è dimoftrato, alla legge del combaciamento, o
della civile focietà ,
§. XI. Tra quei primi patti di combaciamene
to dovette di neceflìtà eifervi , che nel corpo
CIVILE NON VI FOSSE NESSUNO , CHE NON
SERVISSE A QUALCOSA , DOVE FOSSE ABILE .
Perchè uomini liberi , e ufcenti dallo Stato di
natura , potevano ligarfi volontariamente in una
focietà leonina ? Il Governo e la legge diven-
ne garante di quefto patto , o legge fonda-
mentale . Quefta legge fondamentale dettò
agli Egizj il metodo di fare ogni anno il cenfo
delle famiglie ; di voler fapere i meftieri delle per-
fone y e di gaftigar coloro , che non ne profeilàf-
fero neffuno . I Genevrini ferbano ancora quello
bel coftume . Dove il Governo non fé n im-
paccia, gli uomini vengono a poco a poco nell'
open ione felvaggia , di poter fare tutto quel , che
loro viene in capriccio, e di non efler in niente
1' uno tenuto ali altro per gli patti focievoli. E
perchè la vita vagabonda piace più , che la fati-
ca metodica ; tutti quelli , i quali non avranno co-
me altrimenti vivere, vi fi daranno di buon cuo-
re , e riempiranno la nazione di fuchi , e di ladri,
aggiratori , e opprelfori di quei pochi buoni , che
faticano .
Par.1. N §.XII.
194 Delle Lezioni di Economia Civile.
'§. XII. Io fo, che in niuna parte di Europa
mancano delle leggi , che fi fono oppofte al tor-
rente degli accattoni e de' poltroni. Quelle me-
defime leggi dipingono a minuto ne1 loro proe-
mi tutti i mali , che poflòno nafecre dal multi-
plicarfi una tal razza [a) . Ma fi può difputare .
I. Sor? delle legvi acconce a tanto fine ? II. Si
è penfato a farle bene efeguire ? Riguardo a
molti Stati di Europa dirò francamente di no .
Alcune di quefte leggi ordinano , fieno banditi i
vagabondi . Dunque , dirò io primamente, perchè
una pianta per mancanza di coltura non dà del
frutto, fi (velie ? Direi all'" Agricoltore , puta ,
umetta , concima , innaffia . Quando è fpofiata l'ar-
te , recidi . Non è Economia perder la gente ,
donde fi può trarre del vantaggio. ApprefTo , fé
quefta legge foflè generale, dov'andrebbero quelli
vagabondi ? Noi ne manderemmo 50 000 a Roma:
Roma ve n' aggiungerebbe 20 000 altri , e via
tutti e 70 000 . La Tofcana io 000 altri . . .
Non toccherebbero 1' Afia , che non foriero un
milione almeno. Per dove?
§. XIII. Dunque quei barbari dell' Africa pen-
fano meglio di quei popoli culti , dove fi bandi-
feono i vagabondi. In quelli popoli politi vedre-
te poi in molti luoghi mancare de' pallori , degli
Agricoltori , de' fabbri , de' falegnami , de' filatori
e tenitori , degli educatori ec. Perchè la legge
non potrebbe inneflargli ? Cafe pubbliche , dove
lavorino . Se fuggono , fi facciano attrappare : a
quello fervono i cuftodi della Repubblica . Allo-
ra
0?) Vedete le noftre Prammatiche fotto il titolo de
vngabundìs .
Parte I. Cap. XIII. 195
ra ceppi , bafbnate , ma baftonate all' ufo militare .
Quello è il metodo che tienli con i ragazzi della
gente baiTa da i loro padri . Il Sovrano è padre di
tutti. Ogni adulto, che non intende il fuo dove-
re , è ragazzo . Quefto è il metodo della Milizia,
delle Galee ec. La pena delle baftonate è comu-
ne nella China : fi trova frequentemente tifata
nelle leggi Wlfigote , Longobarde ec. (a). Tra
noi le fi è foftituita la commedia della frufta . Si può
vedere cofa più ridicola ? un mafcalzone , fenz'idea
d' onore , meno su d' un Afino , con un venta-
glio , che gli va facendo vento da dietro , in cam-
bio di battere , menato per la Città , come in
fur d'un teatro, che fi ride del mondo e della giu-
ftizia (a) ? Volevano enere legnate reali , non appa-
renti , e che lafciaifero le cicatrici per più anni .
§. XIV. Ma non fi è penfato pure a farle bene
efeguire . L'Abate di S. Piero defiderava , che co-
me fi faceffe una legge da regolare lo Stato in gran-
de , fi doveffe creare un Tribunale apporta , che
non avelfe altra cura , che di farla efeguire . Prin-
cipio ammirabile ! Perchè come una tal leg-
ge fi commette a i foliti magiftrati , carichi
d' infiniti affari , entra nel numero dell' altre ;
N % cioè
(a) La legge 20 lib. IL delle Wifìgote , Se un Giu-
dice ha giudicato f ingiulto per aver prefo , né ha che
redimire , Quinquagìnta flagella publìce cxtcnfus fufàp'iat .
Bella . Perchè non vi fi può affoggettire un mafcalzone ?
{b) Per intendere qual conto lì faccia fra noi della
frufta , ricordiamo di aver veduto gli anni addietro nel
carnovale un lazzarone meffo su di un afino, colla mite-
ra in tetta , nudo , battuto con baffone di carta , accom-
pagnato da altre mafchere girare per tutta la Città . Non
è pena quel che fi addofla per divertimento .
igó Delle Lezioni di Economia Civile.
cioè è prima antiquata , che promulgata . Nella
Penfilvania , Colonia Americana degl' Inglefi , vi
è un Magiftrato Supremo , che fi prende la cura
degli ozioli . Nella maggior parte delle Nazioni
Europee manca quefto Magiftrato . Le leggi dun-
que fatte contro i vagabondi , vi fono inutili .
§. XV. Ma la legge nella maggior parte de' po-
poli Europei ha mancato in un altro punto capita-
le rifpetto alla medefima materia. Ev detto, che
ella non dee permetter , che le perfone d' un
corpo civile vi vivano fecondo tutti i loro capric-
ci : ma neppure dee tollerare , che vi fi facciano
troppe fondazioni per la poltroneria , anche per
principio di pietà . Perchè la pietà non dee nuocere
allo Stato : e dove comincia a nuocergli , divien fal-
fa, e iniqua. Come niente è, che più polli muo-
ver gli uomini, quanto la pietà, fondo adorabile di
tutta la natura umana ; così niente è più fogge tto
a divenir falfa virtù e pemiciofa , fé una purgata
ragion comune , cioè una favia legge , non 1' im-
pedifea. K facile portare i popoli alle più gran-
di fìravaganze per ogni afpetto , anche falfo , di
compaffione o di se , o degli altri . Teftimoni
quei feiami di "Flagellanti e "Fraticelli de' feco-
li paffati , che inquietarono P Italia : quelli delle
Crociate, che per conquiftare un paefe deferto ,
defertarono tutta 1' Europa . Intanto le leggi di
tutti i popoli Europei hanno , anzi di arrecare ,
autorizzato quefti eccelli.
§. XVI. Finalmente 1' ignoranza de' tempi è
(tata , ed è tuttavia per certi paefi , la più gran
cagione di quefto fregolamento . Non fi capì la
vera Scienza Economica , e in alcune parti non
fi capifee ancora. Si credette di poter moltipli-
care
Parte I. Cap. XIII. 197
care le rendite per una maniera fuori del corfo
della Natura , ed è con moltiplicare i poltroni ,
quando fi avevano a moltiplicar le braccia lavo-
ranti . Voi troverete in molti villaggi d' Italia ,
che non vi è un Fabbro, un Falegname , un Sarto,
un Muratore , un Notajo , ancorché non vi man-
chino di certe fondazioni non neceilarie, né utili,
che coftauo aliai più , che non farebbe coftata una
Cafa di quelle arti. Era lo fpirito dell' ignoran-
za pubblica de' tempi barbari , delle cattive fcuo-
le di Scienze , che dura tuttavia in molti luoghi.
§. XVII. La vera fapienza Economica avreb-
be dettalo , fondate delle cafe per gli poveri, ma
che vi fatichino , che v imparino /' arti , che
fervano a fé , e al pubblico , che non allettino
la nazione a divenir poveri volontari . La fa-
tica è il capitale di tutte le perfone , di tutte
le famiglie , di ogni Stato . Quanti più fono
quelli , che travagliano , tanto fi ita meglio da
tutti. Se fi è mancato per falfo fiftema a quella
bella legge , non farebbe in dritto il Sovrano di
richiamarla ? Il Sovrano è padre , è tutore , e cu-
ratore , è economo , è ifpettore di tutto il fuo
popolo . Per quelli titoli e dritti fupremi dà de'
tutori a' pupilli, de' curatori a' matti. Per que-
lli medefimi titoli regola le. nozze, i contrattale
felle pubbliche. Perchè non potrebbe dunque per
lo ftefTo principio riformare certi fittemi adottati
da' vecchi per ignoranza, eh' ora nuocono allo Stato ?
Anzi vel credo obbligato per due principi . I. Per-
chè è in obbligo d' impedire la mina della Repub-
blica. IL Perchè l'intereife fuo medefimo gliel dee
dettare^ quanto è più povero un popolo , tanto
meno rende alla Corte . E' una feiocchezza il di-
N 3 xe,
198 Delle Lezioni di 'Economia Civile.
re, che fi debbono ferbare in tutto le volontà de'
trapalati . Anch' io il dico , dove non nuocono
a' vivi . Ma hanno elfi i morti un dritto d' in-
felicitare i vivi ?
§. XVIII. Ho fin qui parlato de' poltroni e
vagabondi volontari . Ma bilògna nutrire altre
maffime per quei , che ha renduti tali , o la na-
tura , o la fortuna , o la cupidità altrui . Un
vecchio , uno ftorpio ec. fon degni di tutta la no-
ftra com paffione : un ragazzo orfano , un efpofto
ec. E giufto che i primi fi nutriicano da quei ,
che polTono . Pur dove fé ne può cavar qualche co-
fa , è Economia . À quefto fervono le Cafe d'Ar-
ti . Ma i ragazzi e le ragazze fi debbono nutrire,
ed educare. Nutrirgli lolo , fenza educargli in
qualche meftiero , è fare de' malvagi , e de' ne-
mici della patria . GÌ' Inglefi hanno molte di
quelle Cafe, dove i ragazzi , o le ragazze , che
non hanno né nutritori, né educatori, fono, eia-
feuno fecondo la fua abilità , e la nafeita , educa-
ti in qualch' arte e meftiero . Ma la prima leg-
ge di queir' educazione , è avezzargli per tempo
alla durezza , alla fobrietà , all' obbedienza , alla
pazienza , alla vigilanza , alla fatica metodica e
periodica : virtù , che tra noi non so perchè non
fanno ancora allignare . Sopra tutto è da penfare ,
che tra gli educatori non vi fia nell'uno, che poffà
fperare più" premio dalla poltroneria e dilfolutezza
degli allievi , che dal travaglio .
§. XIX. Molti polfono eflère ridotti a mendi-
cità da qualche colpo di fortuna . Un incendio ,
\w\ tremuoto , una pelle , un naufragio ec. Me-
ritano tutta la noftra compafììone . Per si fatte
perfone iòn- belle e degne di tutta la commenda-
zione
Parte l Cap. XIII. ig<?
zione certe cafe, che poflono fervir loro di por-
to ficuro . Ma non ci è nel mondo perfona di
niuna condizione ^ che non pofìfa oneftamente efer-
citar qualche meftiero . Certe arti fon degne fi-
no de' Sovrani , come 1' Architettura , il Difegno,
la Pittura , la Scultura ^ il Ricamo , il Tornio ,
1' Ottica, la Catottrica . L' arte di lavorar cert'
arme , fu P arte di tutti i Sovrani de' tempi E-
roici . Metterei anche là Scrittura , la Stampa ,
un certo genere d' Agricoltura , la Medicina, la
Chirurgia. GÌ' Inglefi e gli Scozzefi hanno de'
Colkrgj , in cui i figli de' mercanti falliti ^ fono am-
maendati neh' arte mercantile, fcrittura , aritme-
tica , libri , conti ec. Finalmente la milizia è or-
natiflìma profeflìone per ogni ceto* La fola pol-
troneria mi pare la più vergognofa di tutte le
profefiìoni .
§. XX. Ma la cagione , che fa più mendichi
in certi Stati, è 1' eflerfi fottratta la maggior
parte delle terre dal numero delle cofe permuta-
bili, e dal giro del Commercio . E quello av-
viene per due motivi . I. Perchè dove tutte le
terre fono nel giro del Commercio i ognuno fpera
di poterne col tempo , a forza di fatica , poftèdere
una parte, cofa la più defiderata da tutti: e quello
vi fa menar le braccia, evi fa eflère giudiziofi .
Ma dove le terre per la gran parte diventano ina-
lienabili , manca quefta fperanza , la gente pove-
ra vi fi dà alla fpenfierataggine j donde nafce l'eftre-
ma povertà , che termina poi in una vita vaga-
bonda. IL Perchè molti lavoratori confiderando
di dover efiere eflì e i loro figli e nipoti eterna-
mente fchiavi addittizj , fi daranno alla difperà-
N 4 zione,
200 Delle Lezioni di Economia Civile.
zione, e alla vita mendica (a).
§. XXI. Ho dunque per legge primaria d'
Economia non vi debb' esser niente in
UNA CULTA NAZIONE , CHE NON SIA SOGGET-
TA AL giro del commercio . Dove quefta
legge è mal intefa , non è da poterfi evitare per
niun altro provvedimento.il diluvio de' vagabon-
di, de' ladri, e degli aflaffini (b).
mai «J»u*mi.«u.jngnyrsgm«i*i» mi «una
C A P. XIV.
Del coftumè ficcome primo e grandijjimo mezzo
da migliorare V Arti , e accrefcere la
quantità della fatica , e della
rendita della nazione.
§. I. T^v detto di fopra de' mezzi di aumenta-
■ 4 re le braccia che lavorano , affine di ac-
crefcere le rendite della Nazione e del Sovrano .
Si vuol ora confiderare , quali fieno i mezzi da
ordinare , migliorare , e incoraggiare quei meftie-
ri , i quali fono la forbente dell' entrate in ogni
Nazióne , e r Agricoltura principalmente , ficco-
me bafe e fondamento di tutti . Perchè non ba-
ita, che un popolo abbia degli agricoltori , e de*
manifattori, acciocché fia agiato, e nulla gli man-
chi
(a) Veggafì il difcorfo full Agricoltura prepofto alfedi-
zione Napoletana dell' Agricoltore fpertmentato di Jacopo
Trìnci .
(b) Vedete la feconda parte di quefte lezioni , all'arti-
colo della circolazione .
Parte l Cap. XIV. 201
chi de' comodi e de' piaceri 5 ma richiedefì in ol-
tre, eh' elfi fappiano ben fare il lor dovere, e che
amino di farlo con diligenza e fpeditezza. La
fperienza ci dimoftra, che due uomini di egual for-
za , ma non di egual lapere , né egualmente ani-
mati , in un iftefiò tempo non fanno perciò lavo-
ri eguali : non altrimenti che due corpi dell' iftef-
fa mole non deferiveranno fpazj eguali , fé fieno
fpinti da ineguali forze . In effetto la prefente
coltura delle Nazioni Europee, e V avanzare che
effe fanno quafi tutti i Popoli dell' Alia , non con-
fitte tanto nell' avere dell' arti , e degli uomini ,
quanto nella perfezione di quefte medefime arti ,
e ne' mezzi , e nell' incoraggiamento , che vi han-
no maggiore. Ma qual' e 1' arte , che ci può
produrre tanto bene ? Comincerò dal buon co-
stume , come quello, ch'io credo, che folo po-
tette ballare .
§. II. Ho udito delle volte contenderli , fé il
buon coftume e la virtù Etica giovi , e come , e
quanto , a promuovere la quantità dell' utile fati-
ca, e a migliorar l' Arti , e qual cafo fé ne deb-
ba fare dal Sovrano , intento ad aumentare le ren-
dite della nazione , e la fua prefente felicità. Nel-
la qual contefa coloro mi fono fembrati fempre
non folo poco onefti , ma ignoranti degli affari
politici , e poco curanti del loro intereife medefi-
mamente , i quali han parlato in favore di alcu-
ni gran vizj , fìccome necefiarj, dicon' elfi , a muo-
ver gli uomini e incitargli al travagliare : eon-
ciolfiachè niente mi fi a tanto manifefto , quanto
che ogni vizio tenda a deteriorare la forza così
dell' animo , come del corpo delle perfone } e con
ciò a corrompere la fapienza», e F Arti , che ne
fono
202 Delle Lezioni di Economia Civile.
fono le figlie \ e ad impedire in mille modi , che
effe non fruttifichino , fecondochè fé ne debbe , e
vuole fperare , in favore del corpo politico ; don-
de nafee il decadimento della quantità d' azione :
e di qui l' impiccolimento della pubblica rendita ,
cagione pregnantiftìma di fconvolgimento , di mi-
feria , di fpopolazione ( a ) . Voglio perciò ragio-
narla per gli fuoi principj .
§. III. Si è fcritto molto della virtù, e da
molti : ma da pochi , fecondo che io ftimo , co-
me fi conveniva \ avendo altri dato a quefta pa-
rola di certe idee tropp' alte è ri mot e , né per
avventura confacentifi colla prefente natura noftra;
e non pochi , troppo bafiè , e atte più tofto a gua-
lcare , che ad emendare e regolare T uomo . Per-
chè a volerne giudicare non folo fenza errore ,
ma con utile di noi e degli altri , credo di doverfi
cominciare dalla forza fletta della parola . Virtù ,
valore , forza confervatrice e miglioratrice degli
éfferi , debbono a noi Italiani elfere voci Anonime.
À que-
(a) Tutti i popoli feoftumati fon poltroni, e ladri , e
miferabili . Merita di effer letta la descrizione del Con-
go del P. Cavanzi . I Chinefi dicono, che la virtù con-
fitte in tré punti principali, i. La pietà verfo Dio . 2.
La giuftizià , 3. e la beneficenza, verfo gli uomini i II
più antico precetto di Dio è , che f uomo fatichi per
vivere . Il primo della giuftizià , che non fi nuoccia a
neffuno : il fecondo , che ognuno rifguardi il ben comu-
ne come proprio . E la beneficenza , eh' è la fola ba-
ie della vera virtù ,.è il piacere di fare ad altri del be-
ne , potendofi . E' manifetto , che tutta quefta morale
tende alla fatica : dunque la feoftumatezzà , oppotta a'
fopradetti principi , è cagione d1 inazione , e di po-
vertà .
Parte I. Cap. XIV. 203
A quefto modo noi diciamo la virtù degli Ele-
menti , la virtù delle pietre , la virtù delle pian-
te, e di molt' altre cofe parimente \ nelle quali
quella parola <vìrPÌt non è , che forza . E di qui
è , che , come fi ragiona delle virtù umane , non fa
meftieri voler nel genere penfare più o di veramen-
te , che fi faccia , quando fi parla della virtù de-
gli occhi , delle orecchie , de' mufcoli , o de' ner-
vi i della virtù delle piante, del fuoco, e di qual-
sivoglia altra cofa , a cui s* attribuifce da* Greci
della '"wx.ju? , dell' ape-r?? , dell' k , e irryvs , e da' Lati-
ni, della -vts , virtus , vigor , robur ; non aven-
do per niente nelle prefenti lingue di Europa , e
principalmente nella noftra , cambiato energia e
forza .
§. IV. Eflèndo dunque la virtù nel Ilio Iette-
rai fenfo forza nutritiva, confervatrice , migliora-
trice di quegli eìlèri , ne' quali è \ il fuo lignifi-
cato ha fempre un eflènziale rapporto con qual-
che azione, e col fuo fine , il quale è fine di ta-
li effe ri , in cui diceli eflèr virtù : e quello é quel
grado di perfezione , e felicità , di cui fono nel-
la natura capaci . E perciò la virtù dell' uomo
non può efière, che forza e robuftezza , Ila di na-
turali facoltà , fia di abiti , che il rendano più
atto ad eflèr felice . E perchè fi fuol diftingue-
re la felicità delle perfone da quella di tutto il
Corpo Politico^ è avvenuto , che i Filofofi ci
abbiano tanto parlato di tre forte di virtù, Mo-
naftiche , Economiche , Politiche ■> ancorché non
fi porta ignorare , che la forgente di tutte fieno
le monadiche, o quelle delle perfone; non ci po-
tendo eflère virtù né economiche , né politiche,
dove le perfone non n' abbiano . E cosi la virtù
delle
204 Delle Lezioni di Economìa Civile.
delie pedóne , o fia monadica , è da averli per
fondamento di tutte 1' altre .
§. V» La virtù è una forza nutritiva , confer*
vativa, miglioratrice, conduttrice alla perfezione,
e felicitai ella non può dunque difgiungerfi dall'
azione, ( energia, dicono i Greci ) che n' è nu-
trita , migliorata , regolata , ficcome 1' ha acuta-
mente veduto Ariftotile . E* perciò forza , che
in noi fieno tanti generi di virtù , quanti fon
quelli dell' azione, per cui foiìiftiamo , e ci pro-
cacciamo quel grado di felicità , che ci può toc-
care in parte . Ora eifendo le maniere delie no-
ftre azioni tre , penfiero , appetito , moto , quelle
della mente , quefto del corpo \ fi richieggono al-
trettanti generi di virtù , o fia forza nutritive ,
corroboranti , e perfezionatoci s delie quali V une
appartengano all' animo , 1' altre al corpo . Ma
perchè le forze dell' animo fono , come pare , due,
la ragionevole , e la concupifcevole } quelle virtù,
che aumentano e fortificano la ragione , fon dette
intellettuali ; e quelle , che reggono 1' appetito
e le paffioni , morali . Dond' è , che quelle del
corpo fi diranno meccaniche , o Arti .
§. VI. Tali virtù, fian d' animo, fian di cor-
po , poifono enere o forze ingenite e naturali \ o
abiti, che il lungo avvezzamento induca \ o vigore
e grazia , che ci piova in grembo dal Cielo. Di
queft' ultime fia meftiero de' Teologi ragionare :
la Filofofia«non dee ardire d' oltrepanare i limiti
della Natura : ancorché fia da fapere , che niente
è (tato fempre più perfuafo agli uomini , anche
barbari , quanto che le virtù naturali medefime,e di
ogni qualità, non fieno, ficcome non fono in fat-
ti , che dono della Prima Cagione 5 nel che è mi-
rabile
Parte I. Cap. XIV. 20 %
rabile la teologia d' Omero, il quale non memo-
ra mai né forza alcuna e vigore di chicchefììa ,
né buona qualità , né ingegno , né Scienza , né
Arte , né bellezza , e deftrezza , che non la deri-
vi da qualche divinità .
§. VII. Vi ha delle perfone nate con ingegno
aperto, acuto , penetrante , e altre con ottuiò e
ftupido . Se la virtù è forza nutritiva , e con-
ducente a felicità , ficcome ella è certamente ; v'ha
delle perfone nate con della virtù o fia forza in-
tellettuale , e altre con del vizio o debolezza^ in-
tellettuale . Né è men manifefto , che molti ci
nafcano con maravigliofe difpofizioni ad efTer for
ti , magnanimi , liberali , amanti del genere u
mano, temperanti , attinenti , catti ; e altri in-
chinati alla fierezza , al timore , alla fordidezza ,
all' intemperanza , all' incontinenza . E quello
vuol dire , che vi è molto di virtù , o di viziofità
morale infita e mifta col temperamento . Né fi
vuol ragionar diflìmilmente delle virtù meccani-
che 5 il principio delle quali tutte è la forza , ro-
buftezza , pieghevolezza , fenfibilità de' mufcoli e
de' nervi , il che dipende dalla ftruttura e tempe-
ramento della macchina e delle fue parti ; per la
quale avviene , eh' altri naturalmente fieno più
vigorofi , e altri più deboli 5 alcuni più attivi ,
e meglio fatti per 1' Arti , che altri . Al che con-
ferifee primamente il clima freddo , caldo , tem-
perato 5 il (ito dove fi è nato ed educato ; e poi
i fanciullefchi efercizj , e la maniera del vivere
de' popoli , le leggi , il Governo ec.
§. Vili. Ma benché la natura ci dia la pri-
ma forza , e difpofizione , e come i fé mi delia
virtù * nondimeno ella farà fempre affai poca ,
fenza
%o6 Delle Lezioni di 'Economia Civile,
lenza quel genere di virtù , eh' è abito , avvez-
zamento, difciplina, arte 5 imperciocché il vigo-
re e la forza della natura può per mille cagioni
o diflìparfi, o rivolgerti contra la propria utilità;
o ridurli a languore e marcimento ; o finalmente
mal regolarli ne' fuoi palli , e o faticar molto ,
per conseguir poco 5 o attraverfare quella degli al-
tri , e cagionare defolazione e miferia . Di che
fono grande argomento i popoli barbari e fai vati-
chi^ e tra noi tutti coloro , che fon crefeiuti e
vivono alla maniera de' felvaggi . Anzi quanto è
più grande e poderofa , altrettanto , fé fia mal
condotta, farà più atta a nuocere , e più fufeet-
tibije di nocevoli vizj . La natura , dice Cor-
nelio Nipote , aveva generato Alcibiade , per mo-
ftrarci di quanti vizj , e di quanta virtù fojfe
capace un fol uomo (a) , I popoli Settentrionali
hanno gran forza di corpo , ma minor ingegno
delle nazioni temperate : gli Auftrali molta di
mente , ma minor forza di corpo . La natura -,
dice avvedutamente Bodino , ha cosi provifto a i
popoli di mezzo [b) , potendoli difendere da' Set-
tentrionali colle forze dell' ingegno 7 e da' Meri-
dionali con quelle del corpo.
§. IX. Quelle virtù dunque , che fon dette a-
bito , e arte , fia che formino e reggano il rigo-
glio e la forza della natura , fia che n' infpirino
della
(a) Cornei. N'tp. 'in Alctb.
(b) Boàtnus l'tb. VI. Polit. QuefF Autore acuto, ma
poco intefo della buona Fifica , come tutti in quei tempi,
ha nella cannata opera, fra un'infinità di fantafie vecchie,
detto però di molte cole buone e degne di tutta la com-
mendazione de' dotti .
Parte I. Cap. XIV. 207
della nuova , e la ci facciano a poco a poco con-
trarre e amare , fono fiate riputate le fole degne
di eflèr chiamate virtù, venendo 1' altre in con-
to di natura . E il vero , che anche quelle fa-
ranno più generofe e belle , e meglio fruttifican-
ti , fé nano inneftate in tronchi fuccofi e robulti:
e più mefchine, e di piccol frutto, fé fi annefti-
no su piante imbecilli, e di poco vigor naturale:
ma altresì gioveranno meglio alle perfone e allo
Stato, che non fa la loia forza della natura ,
quantunque grande, ma felvaggia, e difordinante.
Perchè come in Meccanica , non la gran forza ,
ma 1' arte di applicarla, folleva , o foftiene de'
gran pefi \ così in Economica e in Politica giova
più a rilevare , e mantenere una famiglia o una
Repubblica la mediocrità delle forze con una buo-
na dola di fapere , e di arte } che delle poderofe
forze guidate , come tra barbari , dal folo impeto
della natura •
§. X, Tra quefte virtù in alto luogo fon fi-
tuate quelle , che diconlì intellettuali , le quali
tutte fi reftringono alla fcienza , e alla prudenza:
delle quali quella è la difcopritrice del vero , che
può in qualiìvoglia modo giovare alla noftra feli-
cità (a) \ e T altra quella , che fceglie il più ac-
concio e il meglio , e ordinalo al noftro fine .
L' una e 1' altra , benché di molto dipendenti dal-
la
(a) Cic. de Offic. 1. 6. In hoc genere ( della ricerca del
vero ) & naturali & bone/io duo viti a vitanda fimt ; unum
ne incognita prò cognitìs habeamus , hifque temere affentia-
mur .... alterum ejì vitium , quod quidam nimis magnum
Jiudium midtamque operam in res obfcuras atque d'tjficiles
conferunt , eafdemque non necejj'ariais .
208 Delle Lezioni àt Economia Civile.
la naturai difpofizione delle perfone ; nondimeno
domenicani! , e vengono belle e utili per gli buo-
ni ftudj ed efercizj , e per la lunga pratica delle
cofe . E di qui è , che la favia educazione è il
fol vivajo degli uomini intelligenti e prudenti. li
che vedefi fin negli animali : conciofiachè la (cuo-
ia e 1' efercizio ci dia de' deftri e accorti Cani ,
de' dotti Sparvieri da caccia , de' Cavalli , de'Cam-
melli, degli Elefanti da guerra. Neil' Africa fi
addomefticano fino i Leoni , e fannofi fervire in
guerra (a). Perchè debb' edere più dappocaggine,
che natura , dove gli uomini non riefcano in quell'
Arti d' intelligenza, e prudenza , per cui fi vive
meglio .
^. XI. Or che quelle virtù conferivano alla
felicità delle perfone , e perciò delle famiglie , e
ultimamente della Repubblica, fé vi è , chi pof-
fa ignorarlo , è giufto che fi tenga per felvaggio ;
e fé , conofcendolo , il nieghi , per nemico fuo , e
della padria. Se la Storia ci ha giovato , e gio-
vaci ancora a farci conofcere delle utili verità ,
una è , fenza contefa , quella , che niuna nazione
fu mai, né è, che pofla dirfi gran fatto avanza-
ta neir Arti, nel Commercio , ne' veri comodi
e piaceri della vita , per le cui vifcere non ferpa
un forte e copiofo fugo d' intelligenza e di pru-
denza, che 1' animi , e la governi : mai non vi
fi vedrà fatica bella , grande , regolata ; né fia
poffibile , che le rendite vi fieno molte . Si vedrà
tempre fquajlida e languente in tutte le parti , e
dall' alto a ballò . Se alcun volefte durar la fa-
tica
(a) Modem pan qf an Unìverfal Hìftory . . . lìb, XVI. cap.
S.fetl. 8.
Parte I. Cap. XIV. 209
tica di paragonare, leggendo le gena loro , la Fran-
cia e T Inghilterra di un fecolo e mezzo addie-
tro, con quel, che fono oggidì , capirebbe aliai
meglio , eh' io noi dico , il vero di quefta maffima.
§. XI L Vi faran pochi, cred' io, tanto o roz-
zi , o cattivi , che ci fi vogliano in ciò opporre .
La fola differenza , che mi pare di aver tra le
genti offervato , è , che tutti confetteranno , il
giudizio effere ad ognuno neceflario a ben vivere;
altri non eftimerà di pari neceflità le virtù intel-
lettuali \ e moltiflimi biasimeranno le cognizioni .
Il che nafee per rozzezza di mente , non avver-
tendo , che quelli termini , giudizio , fenno ,
virtù intellettuali , cognizioni , fapienza , non fuo»
nino , che il medefimo. Quello è fuor di dub-
bio , che quando fi parla della virtù , rare volte
avviene, che fi penli alle intellettuali ; tuttoché
fia difficile , che ve ne fieno dell' altre , dove que-
lle manchino (a).
§. XIII. Veggiam dunque qual fia la forza
di quelle, che chiamiamo di cuore , e morali ,
cosi a ben vivere , come ad accrefeere il vigore
dell' Arti . Vi ha di coloro , che fi danno ad
intendere , di potere uno Stato efìer felice in
mezzo a' grandi vizj. Per me dirò, quel dieso,
poco curandomi , eh' altri più ingegnofo mi bia-
dimi . E primamente , che io non ho veduto mai
né feiocco non dolerli fpefib , né malvagio ficuro
dello Stato fuo (b) . Può la fortuna elevar in alto
Par.I. O uno
(#) Gli Stoici riducevano tutte le altre virtù alla pru-
denza , ficcome a comune tronco : Aristotile ha dimoftra-
to , non vi poter eflere vera virtù morale fenza fapienza.
i . (£) Vedi Platone de Rep.X. extremo ,
2 io Delle Lezioni di Economia Civile.
uno ftolto 5 ma la fola fapienza e prudenza può
confervarlo in quel grado : e la malvagità è delle
volte un colpo di maglio , che sbalzi su una pai-
la , ma non è mai ioftegno da ritenerla , fé ella
non arrivi a tanto da confonderà* colia prudenza,
il che parmi aliai difficile. Le perfone intempe-
ranti e diffolute fono perpetui loro carnefici , e
non tendono , che al marcimento dello lpirito e
dei corpo ^ delle quali non occorre qui dire . Ma
le inique , crudeli , nemiche dei genere umano ,
rapaci, ingiuriofe ; le traditrici , avare , invidio-
fe , e ogni altra , la quale penfa di elevar la fua
felicità su T altrui miferia , non poflòno comin-
ciar mai , che dal tormentar fé ftefìè : né mar-,
ciano fenza grand' ofte a fronte ; ed è troppo ma-
lagevole , che di mille pur uno la vinca . Gii
uomini fon tali, che fieno virtuofi, fieno cattivi,
fon fempre dichiarati nemici della malvagità . E
fé non la opprimono di botto , le rodono infen-
fibilmente i nervi , finché ella non trovi più fo-
fìegno . E' troppo vero , chi mal fa , male afpet-
§. XIV. Appreffo dico , che fé tale e la for-
za del vizio e della malvagità nelle perfone, ella
farà ancora maggiore nelle famiglie; e molto più
in un Corpo Politico ; dove è forza , che eftin-
gua T azione generativa di beni ? e di felicità , o
la
(a) Ed è, perchè non ci è animale più memoriofo
dell' uomo? né perciò più vendicativo: e la vendetta , ben-
ché anch'efla in;qua e (tolta, è nondimeno , dice Achille,
. . . <TTQ\V •yKVX.'tCùV {llXlTOS KCCToCXa/So^iVOlO
Più dolce aliai delle» itiilante mele Hom. Iliad.
XVUL 109.
Parte L Cap. XIV. 211
la turbi, e difordini, e riduca a falvatichczza . E
in vero, fé un malvagio, un viziofo (pianta una
cafa , fi può egli fperar , che la confervino poi ,
fé fieno molti? E fé un folo fcellerato balta a
rovinare una Repubblica , come molti efempj il
dimofirano , fi potrebbe viver felice , dove la mag-
gior parte fofier tali ? So , che la natura ci ha
provifto , da non poter di leggieri avvenire , che
la maggior parte di un corpo civile fieno ficino-
rofi : ma ci debb' effer certo , che dovunque av-
venga, quel paefe fia da tenerfi per disfatto. Né
ciò fi vuol' intendere delle Repubbliche fedamen-
te , ficcome fembra , che alcuni Politici abbian
creduto, ma di ogni altro Stato. Perciocché do-
vunque la naturai forza e abilità degli uomini
non folo non è regolata , ma guafta pel vizio fo-
prabbondante , e metta, in contralto , non fia pof-
fibile, che ivi l'Arti, e Futile fatica regni; fen-
za la quale qual bene è per noi da fperarfi (a) ?
§. XV. Dico adunque , e liberamente foften-
go , niente parendomi efier più certo , che la vir-
tù , e la fola virtù de' Cittadini, fia il più gran
mezzo , che pollano adoperare i Sovrani a larvi
fiorire 1' Arti ( che fono le virtù meccaniche ) ,
a moltiplicarvi l' azione producitrice di beni e di
ricchezze , e ad aumentare 1' induftria , e le ren-
Q 2, dite
{a) Nei Congo fi tiene a gloria ia rapina , e tanto
più , quanto è fatta con più vigore e coraggio , E di
qui è , che pochiflimi vi fatichino , e fieno tutti mifera-
bili. Il P. Cavanzi . Era quefta medefima la maflìma
degli abitanti dell'antica Grecia \ e perciò, dice Tucidide
l'ib.L, non vi fi coltivava , né vi fi cercava di avere , che
quanto bacava giornalmente .
212 Delle Lezioni di Economia Civile.
dite della nazione : e che i vizj , a proporzione
della loro grandezza e propagazione , vi guadano
e difleccano tutte le forgenti della fatica , e degli
averi del Sovrano , e de' fudditi (a) . Per monra-
re più didimamente la qual verità , riduciamo
tutti i vizj a tre capi , alla rozzezza dell' intellet-
to , all' intemperanza del vivere , all' ingiuftizia \ e
vediamo paratamente i loro effetti . La rozzez-
za dell' Agricoltura , e di tutte 1' Arti , è collan-
te cagione , eh' efiè o non levino il capo , e fac-
cian poco , e male 5 e quello feema la rendita ,
che fé ne debbe e può fperare. Ma la rozzezza
dell' Arti va fempre del pari coli' ignoranza delle
Scienze Mac tematiche, Fifiche, Politiche, e del-
le altre buone e utili cognizioni . Il lume di
quelle Scienze , fia diretto 3 fìa di riverbero , dà
dello
(a) Niente mi è mai paruto tanto bello in Omero ,
quanto il quadro dell' Agricoltura , che Vulcano dipin-
i'e nello feudo di Achille. Delia terra profonda e negra:
de' buoi aranti , e de' fudanti Aratori : un campo di ma-
ture biade, e i Mietitori brillanti per la letizia della
nuova ricolta . Altri lavorano , altri vegliano su de1 La-
voratori : vengon dietro de' ragazzi raccogliendo de' ma-
nipoli : e, quel eh' importa, il Sovrano medefimo pre-
cede alla fatica, taciturno ( fegno della foda prudenza)
con in mano lo Scettro ( perchè la virtù fi difTìpa fen-
za la feverità delle pene ) , gongolando nel fuo cuore ,
che è 1' effetto della fapienza .
. . . 'BujlKfj; <T' tv tqkji Giairri
Iliad. XVIII. 556.
Dove quel taciturno contegno , quello Scettro , quel go-
dere ed effer lieto nel fuo cuore , quel prefedere , è la
più maeflevole dipintura del tribunale deila virtù etica ,
e politica .
Parte I. Cap. XIV. zi 3
dello fpirito all' Arti . Tutte 1' Arti de' popoli
rozzi ioti rozze , e lente , e producitrici di poco ,
e cattivo . Siccome fi lavora male e di mala vo-
glia ne' giorni caliginofì , così fra le nazioni ru-
vide e ignoranti 5 eilèndo 1' ignoranza de' popoli
di maggiore impaccio , che non fono le tenebre
corporee .
§. XVI. E appretto fi potrebbe contrattare, che
l'intemperanza non fia madre prima dell' oziofità,
e della morbidezza , poi della povertà , e delie
rifle, de' furti, delle rapine, dell' ingiurie? Vizj
opporli allo fpirito della fatica metodica ; e per-
ciò dell' Arti } i quali non fi diffondono mai in
uno Stato , e non vi allignano , che predo o tar-
di non il riducano a mendicità e defolazione.
11 libertinaggio, che non vuole provvidenza negli
Dei , potrebbe amarla negli uomini ? Memorano
gli Annali Cinefi ( a ) , che introdottoh* una tal
lètta nella China circa i tempi di Confucio , e
piacendo più , che lo Stoicifmo di quello Filofo-
fo , fu la prima tergente delle miferie , le quali
foprav vennero a quell'Imperio, non cresciuto, né
flato mai grande , che per la temperanza , per
1' induftria , per la pietà . Molti favj hanno di-
moftrato , che il Probabilifmo , foarfofi in Euro-
pa da intorno a tre fecoli in qua , non fia mol-
to differente dall' Epicureifmo : perchè ogni fet-
ta", poco curante della divinità , e concedente trop-
po al piacere e all' intereffe perfonale , poco alla
legge , alla virtù , e alla comune utilità, è da
dirli Epicureifmo (b).
O 3 §.XVII.
(a) Man'tnus Martmìns in. hi/i. Sin.
(l>) Ecco una mafiìma del Probabilifmo : An peccet
morta-
a 14 Delle Lezioni di Economia Civile.
§. XVII. Ma di tutti i vizj è la terza claflè
quella , che più rovina 1' Arti , e opprime la fe-
licità de' Regni . Si può , bene o male convive-
re con uno fciocco , con uno intemperante e mol-
le , con uno [foltamente lufTureggiante ; ma qua!
focietà può averli col fiero , coir iniquo , aggira-
tore , frodatore , prepotente oppreflòre ? L' Agri-
coltura , T Artemadre , richiede pace , tranquillità,
dolcezza, e femplicità di coftume, libertà , pun-
tualità . Potrebbe ella muoverfi in mezzo a' tu-
multi , agi' infiliti , all' eftorfioni , alle frodi ? La
buona fede è T anima del Commercio , e '1 Com-
mercio dell' Arti : dunque la mala fede eftingue
V uno , e le altre. Qual forgente , non dirò di
ricchezza , ma pur di comodo può elfer in quel
paefe , donde la buona fede , per la malvagità di
molti,
mortaliter , qui aSìum dileElionis Dei fenici tantum in vita
el/ceret , condannare non audemus . Neppure Epicuro a-
vrebbe ardito a foftenerla . Egli infegnava , che bifogna
amare gli Dei per l'eccellenza della loro natura : or fa-
more è una paflìone abituata . Eccone un' altra com-
battuta apertamente da Epicuro medefimo , comedere &
èibere ufque ad satietatem (cioè fino a vomitare) ob
folam voluptatem , non ejì peccatum , dum non obfit valetudini.
Ev più che, Epicureifmo : è Apicifmo . Ecco una terza:
Mollities , Sodomia , bejìialitas flint peccata ejufdem fpeciei
tnfimae . E queflo è Ariflippifmo . Ma ecco un rove-
feiamento della legge di Natura , e dell'Evangelica . E'
maflima fondamentale della legge tanto di natura, quan-
to Evangelica , quella di essere benefici e liberala
I noflri Cafìfli hanno infegnato , Vix in fecularibus in-
venies , etiam in Regibus , fuperfluum Jìatui : & ita vix
aliquis tenetur ad eleemofynam . Se quefta maflima diftrug-
ge 1' umanità , quefV altra fpianta la giuftizia . Non te-
netur quis fub peena peccati mortalis rejlituere , quod abla-
tum
Tarte l Cap. XIV. 215
molti , è (lata forzata a frappar via , venendo non
altrimenti uccellata , che fi faccia de7 tordi con
fottiìi e invifibiii cappietti?
§. XVIII. Ancorché gli uomini viziofi e fcel-
lerati mi faccian paura , me ne fanno nondimeno
ancora più le falle virtù ; perchè 1' afpetto della
falla virtù ha maggior forza di fedii rre , che quel-
la del vizio » E' l'amore , che ho per gli miei fì-
mili, che m' infpira ad indicarne alcune : e quello
ftefTò amore mi rende pronto a difdirmi , fempre
che mi fi moftri l' inganno .
1. Pretendere di far male ali* uomo per a-
mor di Dio , è la prima e la più gran falfa vir-
tù . Perchè Dio , elfer di per fé beato , ottimo ,
e padre degli uomini , non chiede di efière ama-
to per fuo interefiè , ma pel ben nofi.ro , sabba-
O 4 TUM
tum efl per parva furta , quantumci'.mqus fit magna fummo-
totalis . Sicché io pofTo a poco a poco fpogliare il ge-
nere umano , fenza nettila peccato al mondo . • Benedet-
ti ! Maeftroni di buona Morale ! Anche quefta è un ma-
nico di buona Morale , prox'tma occafw peccandì yion ejì
fugienda , quando caufa uttlis fughiteli occurht . Ecco
1' utile regola del cortame . Affinchè alcuno non cre-
da , che io calunni , legga i due decreti di AleiTandro VII.
e di Innocenzo XI. Quell'invenzione poi del peccato fi~
lofofìco , che annienta tutti i principi di giustizia , e di
oneftà , che toglie D'0 dal governo del mondo , lafcian-
dolovi folo in apparenza , ficcome in un Teatro , fpiacemi
di dirlo , -non è , che l' e/Tenza medefima del liberti-
naggio . Or come viver bene tra sì fatte maffime }
Come efler ficuro della vita , de' beni , dell'onore ? Co-
me avere dell'Arti ? Come non inorridivafi la defha di
coloro , che ardivano di Scriverle ? Il peggio è , che fi
fono radicate nelle inerti di molti degli uomini , che
fon desinati a regger gli altri .
21(5 Delle Lezioni di Economia Civile.
tum propter homines . Ond' è, eh' è un
menzogniero , dice S. Giovanni , chiunque dice
di amare Dio , e fa male al proffimo (a) . Dun-
que le guerre per la Pietà fono una virtù falfa.
2. Credere di amare i morti, facriìeando i vi-
vi , e di far a quelli bene , con far male a que-
fti , è un' altra falfa virtù , non men radicata ne-
gli animi di molti popoli ignoranti . Mi fervirò
dell' argomento di S. Giovanni medefimo , m
ìioìi ami il profilino , che vedi , e vuoi favini cre~
deve , cti ami i morti , che non vedi ? Se dun-
que vuoi effer virtuofo , non far male a' vivi, an-
zi fa lor bene , e prega pe' morti . Verrei vo-
lentieri a transizione con certi o ignoranti , o
malvagi : non fate male a vivi , e mi contento^
che non facciate bene a morti.
3. Perfuaderfi di far bene al pubblico con
far male all' arti e al cofiume del pubblico , è u-
na virtù falfa , che ha ingannato e inganna per
debolezza di ragione i popoli più politi e più u-
mani . Ogni paefe , nel quale fi moltiplicano le
cafe de' poltroni , lènza moltiplicarvi 1' arti , e la
fatica , fa male all' arti , all' inouftria , al ben del-
la nazione . E' dunque una virtù fantaftica , ma
in fatti un vizio , tanto peggiore , quanto è più
ampio. Ma fé quefte medefimecafe ftraricchifcano,
nuoce al cofiume. K la fomma della Storia u-
mana-,
(a) Si quts dixcrit quoniam dilìgo Deum , & fratrem
fuum oderh , mendax ejt . Qui enim non diligit fratrem
fiìv.m , qnem vidct , Deum , quem non videt , quomodo poteji
diligere ? Joan. ep. 1. cap. iv. v. 20. Più ibpra aveva di-
chiarati feguaci di Caino quei , che per motivo di pietà
uccidono gli altri uomini , che fono loro fratelli .
Parte L Cap. XIF. 217
mana , ed è la maflìma dell' Evangelio , libro di-
vino , e rifpettabile per ogni conto , che non pò*
trebbe uno {traricco eflèr troppo virtuofo.
4. La mifericordia per certi rei di oftinata
volontà e di malvagia natura , è un odio de' buo-
ni , e della pace pubblica ; ed è perciò una virtù,
falla , la quale rilaffando il vigore delle leggi, in-
troduce ne' migliori governi 1' anarchia , e una
interna e forda guerra civile . Quello minora i
fonti de' comodi e degli onefti piaceri .
5. Dare i premj della virtù , e del valore
a' poveri, o nobili inetti , o viziofi , può parere
una compatitone , ed è un' atroce ferità alla vir-
tù s la quale verrà ad elTerne degradata. Allora
gli uomini in vece di ftudiarfi di efier virtuofi ,
tireranno ad eflèr poveri , o a metterli una ma-
fchera di nobiltà per poter meglio confeguire t
premj della virtù e del valore . Direi ad un po-
vero , fatica quanto fai e puoi: fé non può, gli farei
la limofina, e 1 raccomanderei alla comune pietà.
Ad un gentiluomo inetto , vivi nel tuo vivajo ;
e fé non hai ne roba , né abilità , fervi in quel
che puoi. I premj pubblici fon fatti per coloro,
che fanno eflèr utili al corpo politico .
6. Sarebbe poi non una falfa virtù, ma un
vizio feoverto , e da rovinare la vita umana , fé
i premj della virtù e del valore, fi dettero a pro-
porzione degli averi . Dove è lecito comprare i
dritti della faenza, e della probità, non vi s' in-
tende il governo (a) .
§.XIX.
00 Plinio nel proemio del Iib. xrv. della Storia Nar.
Tra gli antichi , dice , ciafeun popolo coltivando il fuo,
reges innumeri bonore art'tum coleo antur , & in oflentatione
2i8 Delle Lezioni di Economia Civile*
§. XIX. Niente è più vero : la prima mol-
la motrice dell'Arti, dell'opulenza, della felicità
di ogni nazione , è il buon coftume , e la virtù .
Niun premio, niuno tanto allettamento alla fati-
ca , che vi animi le perfone , vi potrà elfer mai
in un paefe , dove il vizio , la mala kdc , la fro-
de , l' opprerfìone , la fcelleratezza trafcorrono im-
punemente . Quei Legislatori adunque , che ama-
no la loro gloria e grandezza , che non vogliono
veder languire i loro popoli nella miferia , e cer-
car altri più ficuri ricoveri , o metterfi di nuovo
nello Stato felvaggio (a), niente debbono più ave-
re a cuore, quanto la pietà, la giuftizia, l'uma-
nità , la virtù finalmente de' loro fudditi . Sicco-
me i Mufici { diceva all' Imperadore Hiao (b) il
filofofo Tumcungo ) non prima pongonft a tocca-
re un ijìrumento a corde, che no?i abbiano ridot-
to tutte le corde alV unifono , rilavando , o fti-
r arido ; cesi i favj Re, ef aminando quel, che ha
fatto il tempo , o la natura , innanzi che ejji
montajfero fui trono , voglion prima sbarbicare il
mal
has praeferebant opum . Quare abundabant £9" praemìa , &
operae vitae . Pojleris laxitas mundi , & rerum amplitudo
damno fu'tt , pojìquam Senator cenfu legi coeptus , Judex
fieri cenfu , Magijìratum ducemque nil magis exornare ,
quam cenfus : pojìquam coepere orbitai in auBoritate fum-
rna & potenzia efle , captatio in quaefìu fertilijjìmo , ac fola
gaudia in poffìdendo , peffum iere vitae pretta , omnefque tt
maxima bono liberales diftae artes , tn contrarium cecidere ,
ac fervitute fola profici coeptttm .
(a) Come gran parte delle noftre provincie nel fecolo
pattato , infettate da banditi .
(b; Martinius pag. 302. Fu 1* arte di Alfredo Re
d' Inghilterra. Hum Hijl. of Ingland. t. 1. p, 95.
Parte I. Cap. XIV. 219
mal coflume , 0 le fue cagioni , che far gufìare
a i popoli i nuovi frutti della loro fapienza .
§. XX. Ma prima di ogni altra cofa voglion
fa pere , che in ogni eulta nazione , dove più , do-
ve meno , vi ha fempre di certe claffi d' uomini ,
che , o per certi mal' intefi privilegi , o per pri-
vati loro intereflì , o per un malvagio tempera-
mento ; o perchè tale è (tata la loro educazio-
ne ; fon nemici dichiarati d' ogni legge tendente
a promuovere le buone cognizioni , e le vir-
tù ; ancorché fi ftudino di coprire agli occhi
del volgo sì deteftabile difegno . Potrebbefene
far di leggieri una Ma : ma quefti elementi
fono indrizzati a giovare , non a pungere : né,
fé coloro , a cui importa far nafeere e con-
fervar la virtù nel Corpo Civile , vi penfino pun-
to , potranno effer loro ignoti . Quel mi par da
non contrafìarfi , il non eflèr facile , che la virtù
alligni, e vi venga gentile, bella, robufla , dove
la legge o non ha braccia efecutrici , o è intral-
ciata da1 privilegi , per cui vien rotta la fua forza,
e arredate inerti le braccia degli efecutori . E' un
difordine de' più grandi un oltacolo tra la legge
e l' efecuzione . E perchè non vi è migliore edu-
cazione de' popoli , che le buone leggi (a), ogni
oftacolo al di loro effetto , impedendo 1' educazio-
ne, è cagione di rilaflamento e feoftumatezza .
§.XXL
00 Ho detto le buone legg't e non /' antiche ; perchè
mi par vera e utile una maffima di Tertulliano , leges
neque annorum numerus , neque conà'ttorum d'igmtas commen-
dat , fed aeqiàtas fola j & ideo cum in'iquae recognofeuntur
merito damnantur , l'tcent damnent . Apol. cap. IV. pag.54.
d' Avercampi .
220 Delle Lezioni di Economia Civile.
§. XXI. Conofco anch' io , che la virtù , fola
vera madre di veri beni , non potrebbe elTer figlia
della forza , nafcendo dal folo genio , amore , e-
nergia del bello e dell' onedo, e quello dall' edu-
cazione , e dagli efempj . Ma è da tener per maf-
fìma necedaria , e indifpenfabile, che dove i mal-
vagi non poflòno efière allettati alla virtù , fis-
che diventino buoni , fi vogliano fpaventar con la
pena dall' edere viziofi e fcellerati , e nuocere al-
trui. L'educazione, gli efempli pubblici, i pre-
mj faranno delle buone attrattive a voler edèr fa-
vj, temperanti, giudi , umani, faticatori } e per-
ciò quell' educazione , quegli efempj , quei prem j ,
li vogliono avere in gran conto . Numa in una
fola età , non nfando altr' arte , potè vedere ger-
mogliare ne' crudi petti e feroci degli allievi di
Romolo , ogni virtù , e ogni arte. E quello è
il cafo di tutti i popoli : la virtù e la fapienza
di un folo , che ne fia capo , balla a rilevargli e
fargli felici.
§. XXII. Ma dove quello non bada, ficcome
non ballerà deliramente in niun paefe , tali fono
i capricci , o i bifogni della natura umana ; la
vergogna , e le pene vogliono elTer pubbliche e
pronte , e in quelle perfone più effer folenni , le
quali per loro grado podono maggiore fcandalo
recare alla focietà , fé fiano difonefte e facinorofe.
Io governerò voi , diceva a i Grandi di quello Re-
gno il Marchefe del Carpio , voi governerete gli
altri . La vergogna è motivo fortidimo , pochi
ellèndovi , i quali non amino la (lima e la glo-
ria . Ma ella è da adoperarti ne' vizj , che non
meritano edere altrimenti gadigati ; e in quedo
genere è da porfi in prima la dappocaggine. Nel-
la
Parte I. Cap. XIV. 221
la China , com' è più d' una volta detto , è
maggior biafimo e vergogna 1' effer poltrone e
dappoco , che non farebbe tra noi il più difo-
neffo vizio e '1 più ignommiofo . Un uomo ben
fatto e fano , che voleilè vivere accattando più
torto , che faticando , vi diverrebbe il giuoco
e '1 traftullo de' ragazzi , che il martirizzerebbe-
ro , lènza che gli folle permeilo di richiamarfe-
ne in Giuftizia . Finché in Roma la Cenfura
fu in vigore , fé n' ebbe paura , e la virtù vi re-
gnò W-
§. XXIII. Del rerto in quei vizj, o più torta
delitti, che infettano gli altrui dritti, i quali ca-
gionando animofità, odj, ire , contraiti , inimici-
zie , vendetta , turbano e arredano il corfo dell'
Arti , e fciolgono i facd vincoli della civile So-
cietà , la fola vergogna e l' infamia , come noa
foddisfarebbe agli offerì , e a molti offenfori, po-
trebbe parer minore del piacere del delitto , non
fareb-
(a) • La Cenfara è , dice Montefquieu , Magistrato di
Repubblica , che non conviene alla coftituzione delle Mo-
narchie . Dich' io , a non volere , che V amor della pa-
dria abbia parte nelle molle motrici delle Monarchie ,
( maffuna alla quale non mi so ancora rifolvere , per la
ragione , che in ogni favia Monarchia vi debbv effer un
grado di patriotifmo ) il coftume vuol effer rifpettato
dappertutto ; e '1 coftume non è differente dalla virtù.
Etica . L1 Europa è tutta Crifliana ; eì Crifìianefimo è
nato colla cenfura . E' vero , che lo fpirito del Crirtia-
nefimo è quello dell' equalità : ma vi potrebbe efiere un*
equalità di coftuini nella difuguaglianza degli ordini .
Del reflo ; ì cenfori Crifliani vorrebbero effer quel eh*
erano ne1 primi lecoli . L' Imperio della cenlura ha de-
ftrutta la cenfura per abufo , e per timore \ e di qui è
nata la fcoflumatezza .
222 Delle Lezioni di Economia Civile.
farebbe pena {ufficiente , e da rimettere la turba-
ta azione del Corpo Politico nel fuo equilibrio.
A rcie par beila fopra ogni altra , per ciò che ap-
partiene all' Economia , la legge di Federico II ,
e avrebbe divina forza a governarvi 1' Arti , fé
folle con puntualità e prontezza meifa in pratica.
Ut fraudes artificum fingulorum poena non ca-
reant , fi .... in eorivm artificiis fuerint inven-
ti dolo] e ver fari , prima vice deprebenfus in do-
lo , falfa opera faciens .... libram imam auri
purijjìmi fi/co noftro componat ; quam fi propter
inopiam forte dare non poterit , fufligetur . Ite-
rato vero deprebenfus in fimi li , manum perdat .
Tertio deprebenfus tali a perpetrare, fufpenfus fur-
cis mortis periculum fubeat (a) . Decreta la me-
defima pena per gli falli peli , e per le falfe mi-
fure (b) . Volle ( e quefto è ancora più neceflà-
rio ) che due Giudici prefedeflèro a quella fola
materia, ficcome ad un Tribunale della buona
fede '■) fottomettendogli alla medefima pena , fi
prece , vel pretto , vel amore delinquentium mer-
catorum , vel artificum , aut umore corrupti , la-
feiaifero di fare T uficio loro. Simili pene, e ta-
lora più atroci , fono fiate fulminate dalle leggi ,
così Romane , come noftre , centra la mala fede
de' contratti, contra T oppreifione , la venazione,
1' eftorfioni , e altri delitti tendenti a render po-
veri e felvaggi i Popoli , Dalle quali fé non ri-
cavali quel bene , che fé ne fperò , non è già di-
fetto delle leggi , ma delle braccia delle leggi .
La legge di Federico è divina : ma più divina an-
cora
(a) Conftit. Regni Sicilia pag. 287.
(b) lb'td. p.288.
Parte I. Cap. XIV. 223
cora è la feconda parte : e diviniamo il ferbarla
in vigore . Come quello manca , le leggi anzi di
giovare , fi convertono in arme nocevoli e di-
ftruttive. Ma quel , non si può , nato prima
per debolezza de' Giudici , poi corroborato dall' a-
vidità , ha guade le più belle leggi .
§. XXIV. La virtù è una forza miglioratrice
e regolatrice delle facoltà umane ; bifogna dun-
que , che fia una forza illuminata e raggiante.
Ogni forza umana , dove operi al bujo , o in mez-
zo di certi vapori fofchi, onde che fia nafcenti ,
è più atta a far male , che bene . Dunque ave-
va ragione Platone (a) di. precettare , di doverli
abolire tutti i metodi di educazione , che gene-
rano ipocondria, entufiafmo, rabbia. Quelli me-
todi anzi di crear vera virtù , guaftano la natu-
ra ; e portando ad intorbidare la reciproca bene-
volenza degli uomini , infettano la forgente della
virtù . Quello medelìmo Filofofo profcriffe per-
ciò dalla fu a Repubblica tutti i poeti e le leg-
gende, che riempiono di fallita, d'ipocondria, di
entufiafmo , e di certi femi di difcordia , e d'odio
i fanciulli (b)~. In molti paefi d' Europa farebbe
da
(a) Nel lib. II. de Rep.
(b) Il principale, che prende a ferire, è Omero, A
dirla le memorie dell' antichità , il carattere iftorico de*
coflumi de' primi uomini , la finezza delle dipinture e
miniature , la proprietà dell' orazione , tutto è in quefto
Poeta mirabile . La filofofia , il vero carattere Eroico ,
che vuol dominare in una Epopeja , la Teologia , non
vi polfono effer peggiori di quel , che vi fono . E in que-
llo niun uomo giudiziofo ardirà di. opporli alla Critica
che ne fa quefta gran Filofofo . Quella è la parte per
cui il noilro Taffo è al di fopra di tutti gli Epici anti-
chi , ancorché loro fia inferiore in altri riguardi .
124 Delle Leziotii di Economia Civile.
da vedere , fé non fi fotte nel cafo di Piatone .
§. XXV. La virtù effèndo una forza aggiun-
ta alla naturale, e di quella miglioratrice , vuol
efier conforme alla natura , e non oppofta , né di
quella diftruttiva . E di qui è , che fi vuol dili-
gentemente così nell' educazione , come nelle leg-
gi , dar opera , a non pretendere di annientar la
natura con i precetti } perchè oltreché non farà
poffibile di riufcirvi , perchè niente che è fatto
dalla natura può efler altro, che ciò che è fatto;
fi verrà più tofto a guaftar 1' uomo, facendolo o
fìupido , o feroce , o fcaltro e maliziofo . Stupi-
do (e cede troppo alla preflìone \ feroce , fé fia
di natura foverchia elaftica e rifaltante j fcaltro ,
fé fia talmente pieghevole , che non voglia né
polla non fentir la natura , né opporli alla forza
apertamente. Or quelle maniere egualmente de-
ftruggono la virtù , e nuocono al ben dello Sta-
to . Dond* è che certe leggi nate ne' tempi tor
bidi , ancorché allora folfero fiate utiliffìme , fi
vorrebber' ora calfare .
§. XXVI. Per la medefima ragione la virtù
vuole quanto più può prender il luogo della na-
tura $ il che non fia poffibile, fé non comincia ,
donde comincia la natura , vale a dire dalla ge-
nerazione . Perchè come a voler render belle, po-
derofe , fruttifere le piante , fi vuol cominciar dal
feme e dal fuolo} così negli uomini vorrebbe co-
minciar dalle nozze, e dall'infanzia. Ci è mol-
to da putare nell' ufo comune delle nozze , e mol-
tiffimo neir educazione infantile . Platone (a) ha
ragion di pretendere , che nell' opere di certe arti
efpo-
■0) Della Repubblica lib. III.
Parte I. Cap. XIV 225
efpofte agli occhi de' ragazzi , non vi debb' efler
nulla , che non inipiri ewj5e<retci)> , morigeratez-
za , eh' egli chiama una Mufica politica \ e Cice-
rone direbbe decorum . Siccome , dice quello
grand' uomo , un ragazzo nutrito in un' aria pe-
ftifera contrae infenfibilmente una fallite cagione-
vole , fegno della quale è il mal colore , o una
certa difformatezza di membra 5 così in mezzo a
forme , e moni , e fpettacoli non rapprefer. tanti ,
che o viziofità , o di certe ftorpie virtù , V animo
divien malaticcio , e tale da non poterli più cu-
rare . E di qui è , che le pitture , le fculture ,
i teatri , le pubbliche felle , gli flravizzi , dove
regna un' infinità di vizj, non pofiòno effere che
affai cattiva fcuola per gli ragazzi . E quella è la
ragione , perchè nelle grandi Città fi trovi più di
quelli giovani , più diftratti , più balordi , più mal-
vagi , che nelle campagne . Quello medefimo di*
moflra, quanto fia malagevole 1' educar bene i
figli de' grandi , e de' ricchi .
§. XXVII. Ma neh' educazione il Legislatore
vuol fidarfi più su i metodi Fifici, che su i Me-
tafifici. L' uomo è nato e crefeiuto e vive neh'
ordine Fifico : 1' educazione delle leggi debb' eflèr
d'accordo con un tal ordine . Il Metafifico non
foccorre fempre la natura , ma delle volte la di-
flrae , e può fare de' grandi fanatici , i quali fono
mali uomini , e cattiviffimi Cittadini . Certo
Stoicifmo, e 1' Arabifmo non fervono che a gua-
flar 1' uomo (a) .
Par.L P CAP.
(a) Uno de' pregi della legge Mofaica è appunto
quefto di aver date ob durìtìem cordis tali leggi civili ed eco-
nomiche , quali lì convenivano ad animali rozzi e caparbi-
Più fublimi forfè non avrebbero avuto alcun buono effetto,
2z6 Delle Lezioni di Economia Civile.
XV.
De* mezzi più particolari di avvalorare ,
e incoraggiare /' induflria.
§. I. T 7"ENiAM'ora a' mezzi più particolari. La
V prima maffima per riguardo a quefta
cura è , che il Legislatore ne facci uno de' prin-
cipali punti delle lue leggi , e che più ancora ,
che F altre leggi , raccomandi a i Prefetti e a i
Magiftrati quelle d' Economia , ficcome fo (legno
e alimento di tutte 1' altre ( a ) . E quefta è la
pratica della China [b) \ dove niuna cofa prima ,
ne con maggior premura s' impone a i Prefetti
delle Provincie e delle Città , quanto quella di
vegliare attentamente all' Agricoltura . Per mo-
do che è fempre riputato un loro delitto , e pu-
nito feveramente , fé F Agricoltura , e la fatica
vi fi venga ad indebolire , e decadere . Regola-
mento , a cui ha ragione il P. Martinio di aferi-
vere F immenfa popolazione di quell Imperio , e
F abbondanza di tutto quel , che ferve alla vita.
§. I [. La feconda è quella d' adoperare le due
gran vetti producitrici e perfezionatrici dell' Ar-
ti
(a) I Greci chiamano le leggi rapa; : e popi* è una
porzione di terra toccata in parte ad una tribù , o fami-
glia. Il che dinota , che le prime leggi de' Greci, co-
me di tutti gli altri popoli , fieno nate colla divifione
delle terre ,
(b) Marti ws Martm'uis b'tft. Sin. lib. 8. in Uenio.
Parte I. Cnp. XV. 227
ti e delle Scienze tuttequante , e gran cagioni
di azione , conofciute per tali in ogni tempo e
luogo 5 le quali lòno 1' onore , e il premio :
perchè come è 1' energia delle paffìoai il princi-
pal motore degli animi umani \ quefte molle lòl-
leticandolo maravigliofamente, accrefcono , e ali-
mentano lo fpirito e T ingegno . Certo non è
poflìbile, che ivi regnino Arti e Scienze , e che
iìa per effe gran moto , dove non fono in pr:gio,
né ottengono verun premio , ma piuttofto vi fo-
no avute in difpregio e tenute per vili. L' Honos
al'tt artes , che diceva con fomma avvedutezza Ci-
cerone , è una maffima della natura , e di tutta
la Storia umana . E perciò è da riputarli capo
d' opera della fapienza civile de' Cinefi il consu-
me , che fono obbligati a feguire i Prefìdi e i
Magiftrati delle Provincie, di celebrare ogni Pri-
mavera la fefta dell' Agricoltura 5 nella quale ol-
tre la (ingoiar pompa riguardante la cofa medefi-
ma, i contadini vi fono diftinti e onorati^ il che
dà dell'emulazione, e del vigore, e la Religione,
che vi fi frammilchia (a) , ne fa un più ferio do-
vere.
§. III. Adunque fé coloro , i quali migliora-
no 1' Arti, o trovano un nuovo iftrumento, una
nuova macchina : coloro che rendono più facili
P 2 e più
(a) Non è fenza gran Politica , che gli Egiz; , gì'
Indi , i Greci , e i Romani averterò si fattamente lega-
ta P Agricoltura alla Religione , che gli Agricoltori ve-
niflfero a riputarli far de' facrificj più torto , che di col-
tivare . Tra tutte le molle , che muovono il cuore u-
mano, la religione è la più potente. Vi è anche tra noi
qualcofa , che potrebbe mirabilmente fervire a quello fi-
ne , fé folle trattata da mani maeftre .
22,8 Delle Lezioni di Eco?Jomia Civile,
e più fpedite le antiche : quei che inventano una
nuova e utile manifattura : coloro che viaggian-
do per paefi culti , e fpiando fottilmente la per-
fezion dell' Arti , s' ingegnano d' introdurla nella
propria Padria : coloro che riefcono eccellenti in
qualche utile meftiero : coloro che dal lor priva-
to avere fi ftudiano di promuovere la pubblica u-
tilità e felicità : fé tutti coftoro , dico , foffèro
per la provida e feria cura del Legislatore desi-
nati a ricevere decenti onori e premj , che o gli
diftinguefTèro tra tutti gli altri , o gli rendettero
più agiati , certamente non potrebbe edere a me-
no , che l' ingegno e lo fpirito della Nazione non
fi risvegliale , e che non ne nafcefiero de' gran
vantaggi così per lei, come pel Sovrano.
§. IV. Dove è da confiderare , che f uomo è
un certo animale , che non conofce mai tutte le
fue forze , così d' ingegno , come di corpo , fé
non quando è porto in qualche gran cimento, che
premendo la natura, la faccia ribalzare. Sembra,
che quelle forze umane abbiano molto dell' elami-
co \ perchè elleno , ficcome ne' corpi elaftici , non
fi sviluppano giammai interamente fenza qualche
grande comprendone e irritazione (a) . La Storia
delle cofe degli uomini e' infegna due gran verità
per rifpetto a quefto punto. La prima è quella,
eh' è detta ; e 1' altra , che lo fpirito umano e
r ingegno non fi mette mai in moto 3 fenzachè
gene-
(a) Quefta potrebbe effere la cagione di ciò che dice
Tacito , mìfertae tolerantur , felicitate conumpimur . La
morbidezza , cagione ammolliente , eftingue 1' elafìicità
della natura umana .
Parte I. Cap. Xfc 229
generi di molti grand' nomini , che illuftrano e
aggrandifcono le Nazioni .
§. V. A quello principio debbono principal-
mente la loro nafcita i fecoli luminofi di certi
Stati , ficcome quello di Pfàmetico in Egitto , di
Ciro in Perfia , di Pericle in Atene, di Aieffandro
nella Tracia e in Egitto, di Augufto in Roma , di
Alfonfo I in Napoli , de' Medici in Tofcana e in
Roma, di Luigi XIV in Francia , di Pietro il
Grande in Mofcovia , e quello noftro in Inghil-
terra (a). Non è la fola libertà , che ora manca al-
l'Egitto, alla Perfia, alla Grecia , perchè quelle
Nazioni non fieno più quel , che fono Mate altre
volte : lor manca il principio motore degl' inge-
gni e degli fpiriti , cioè il premio , e 1' onore , e
quel grado di libertà , che le leggi vogliono fer-
bare intatto in ogni paefe , e per godere del qua-
le fon nati gì' Imperj Civili . Il fuolo d' Italia è
oggidì il medefìmo di quel , che fu a i tempi di
Augufto : il medefimo è il clima . Donde fegue,
che il Fifico di coloro , che ci nafcono , fia an-
cora l' iftefTo . E certamente s' inganna 1' autore
d' un' opera affai fanciuliefca dello Spirito ddle
Nazioni 1 non ha molto ufcita in Francia, quan-
do crede, e fcrive , con afsai poca avvedutezza ,
che il fifico d' Italia non è più oggidì quel, che
fu già : concioffìachè fia una rozzezza filolofi-
ca il credere , che il fifico de' paefi fi cambj
P 3 tan-
(a) Gli anni addietro fi è fondata in Londra una unio-
ne di gente di avere , la quale ha riabilito di gran fondi
per la perfezione dell'Arti così delle Colonie , come della
gran Brettagna . Già gli effetti cominciano a vederfene
belli e grandi in America .
230 Delle Lezio?ii di Economia Civile.
tanto , da divenir altro , coli' andar del tempo.
Contuttociò vi vuol molto , perchè 1' Italia ila
la medefima quanto al morale : di che la vera ca-
gione è , di eiTerfi cambiata P educazione domefti-
ca e civile (<?), e venuti altri ftudj, e maniere di
vivere e di penfare ; donde fi è eftinto il princi-
pio motore de' grand' ingegni e del coraggio ^ e le
perfone dateli ad ottener per apparato di vivere,
per ifcaltrezza , per impoftura , per piccole frodi,
e per giuochetti , quel , che non poiTono per vir-
tù , ignota , o temuta .
§. VI. Per quelli medefimi fatti è chiaro, che
quello principio non è così proprio delle Repub-
bliche , che non polla aver luogo negli altri go-
verni eziandio , e principalmente nelle Monar-
chie . La ricombenza è lo ftimolo della virtù ,
e del fapere , e dell' induftria , che può trovar luo-
go in ogni Stato , fenzachè fé ne alteri la cofti-
tuzione politica. Se ne veggono degli efempj in
tutti i governi dell' Afia , ancorché difpotici .
Molti ne fomminiftra la Storia della China (b) .
Solimano Re de' Turchi feppe farne tanto ufo ,
quanto il Senato di Atene , o quel di Roma ne'
tempi brillanti di quelle Repubbliche. Nel fe-
cole pafiàto Kuperlì Gran-Vifir di Coftantinopoli,
colui che tolfe a i Veneziani 1' Ifola di Creta ,
ne fece delle nuove pruove con grandifflmo van-
taggio dell'Imperio Turco. Abbas il Grande Re
di Perfia, il quale conofeeva pienamente la forza
di
(a) V educazione è il feme delle tede , dice Platone
nel IV. della Repubblica . Voi vedrete venirle su fior-
dire, frolle, pazze, vote, come quella s1 imbaftardifee .
(b) Veggafi il P. Martino Martinio .
Parte L < Cap. XV. 231
di quello principio , animò in quel Regno talmen-
te 1 Arti , il Commercio , e lo fpiriio della Na-
zione , che ella fiorì mirabilmente in ogni cofa .
Ha fatto il medefimo Pietro il Grande in Mo-
fcovia il fine del fecolo pattato , e il principio di
quello . Se i Perfiani avellerò continuato ad ave-
re Abbas , e i Turchi de' Soiimani ( a ) , farebbe-
ro oggigiorno le più eulte e le più illuftri nazio-
ni della Terra . Ricordiamci , che dappertutto le
medefime cagioni producono i medefimi effetti.
§. VII. Ma niuna Nazione ha meglio in que-
lli ultimi tempi faputo profittare di quella bella
maifima , quanto gì' Inglefi , fìccome fi può di
leggieri vedere dalla Storia di Commercio della
Gran Brettagna di Giovanni Cary , che io feci
P 4 qui
(a) Sì dice , che la coftituzione fa i gran Principi ;
perchè la collituzione è madre dell' educazione . Non nie-
go , che la coftituziore facendo gli Educatori non influi-
sca nel far de1 Princpi. Con tutto ciò voi troverete iti
Sparta , in Atene , in Roma , in Inghilterra de' Tiranni:
e de' buoni e favj Principi negli Stati più difpotici . Gli
Arabi innanzi agli Abaffidi , e quelli Turchi Abaffidi
prima degli Ottomani , ebbero in Bagdat , in Damafco ,
nel Cairo, in Cordova , in Samarcanda , in Lfpahàn de'
gran protettori delle Scienze e deli1 Arti . E di quello
fenomeno debb'efler cagione più la Natura e 1' educazio-
ne domenica , che la Coflituzione . In tutti quafi i Pae-
fi del noftro Continente , gli Ecclefìalìici hanno grandif-
fìma influenza nelf educazione privata de' Sovrani , e
de' grandi . Quello potrebbe tener luogo d'una felice colVi-
tuzione fé quelli educatori voleflero rifguardare al vero
fine del lor uffizio , cioè alla vera gloria e felicità de'
loro allievi , la quale non può nafeere , che dal ben pub-
blico . Ma vorrebbero effer più Filosofi , e meno Ca-
fifti ; aver più della grande , meno della piccola politica.
z^z Delle Lezioni di Eco?iomia Civile.
qui gli anni addietro imprimere in noftra lingua
con delle copiofe aggiunte , affinchè fi conofeefle
più largamente 1' arte tenuta da i Legislatori di
quel paefe, per ia quale le cofe loro da piccolif-
fimi principj e barbari , eh' erano poco più d' un
fecolo addietro , fono ad ammirabile altezza per-
venute . Ci contenteremo qui di accennarne al-
cun' efempio , affinchè fi conofea fempre più , che
non è il calò , né la fortuna , ma la fapienza ,
quella che aggrandire i popoli .
| Vili. Nel XVI , e in parte del XVII Se-
colo la coltivazione delle terre era in queir Ifola
aflài ancora piccola e rozza (a) . Quindi è , che
§r Inglefi di quei tempi erano fpeffe volte necef-
iitati di prendere da' foreftieri del grano e delie
altre minori derrate. Ciò è manifefto dalle Sto-
rie, e dalle lettere di molti negozianti di quel
tempo. Con tuttociò il 1689 fotto il Ré Gu-
glielmo pafsò nel Parlamento 1' atto di Bnmity ,
o ila di gratificazione , che fu poi confermato ne'
iuffeguenti regni, ed è tuttora nel fuo vigore (b).
E in
(a) Vedi Hnm Hijlory of England.
(b) I Napoletani avevano intefa quefta maflìma . Per
aumentare la marina el Commercio chiefero ai Sovrani,
il 1499 al Re Ferdinando , e il 150} a Ferdinando il
Cattolico , degnarfi concedere ai ditti /applicanti , che vo-
lendo cojìruere nave , 0 vero navi Hi , feti compwe , fofjero
franchi e immune da quale fé vole pagamento de drbana ,
gabella ■> diritti , ancoraggi , falangaggio , ternari*, bofe hi , le-
gname , e ogne altro pagamento ... Fu rifpofto Placet .
priv. e cap. tom. 1. pag. 40. , e 61. &c. Se quello fiite-
ma fi continuava , noi faremmo gì' Inglefi del Mediter-
raneo. In tutti i capitoli di Alfonio I, Ferdinando I ,
Federico , Ferdinando il Cattolico , fi trova accordata
pie-
Parte I. Cap. XV. 233
E' in quello atto ftabilito , che quegl' Inglefi , i
quali con vafcelli , e due terzi almeno dell' equi-
paggiò nazionali , trafpor tallero a i paefi ftranieri
del grano , e delle altre derrate Inglefi , farebbe-
ro premiati di un tanto a Quarter , mifura delle
biade di quella Nazione d' intorno a otto ftaj .
Per tal' atto 1' Inghilterra a poco a poco è di-
venuta uno degl' inefaufti granai del Settentrio-
ne . Imperciocché molte terre , le quali erano
ancora inculte , fono fiate melTe a coltura ; le vec-
chie coltivate meglio (a); e 1' arte del coltivare
è fiata condotta alla fua perfezione . In fatti il
3748 e il 1749 è fiata tanta 1' effrazione, che la
Bounty , o fia gratificazione , ha oltrepaffato 200000
lire fterline . Può leggerfi Monficur Dangeul nel-
T opera eccellente de 'vantaggi e degli svantaggi
degl' Inglefi e de'- Francefila ec,
§. IX.
piena libertà da ogni dazio per tutte le derrata e mani-
fatture , che da qualunque parte del Regno , per terra , e
per mare ,veniffero in Napoli ,0 da Napoli andaflero nelle
Provincie . Principio mirabile fé fi fofle eftefo un pò
più , e poi confervato . Era piantare la più valida ra-
dice d'un gran Commercio . Ma a quefte belle maflìme
generali aggiunfero certe prerogative particolari della
Capitale , che fono la rovina delle Provincie . L' inte-
sene vicino e prefente fece loro perder di mira il dinan-
te , ancorché quefto folle il foftegno di quello . Que(k>
era il penfare de' fecoli poco luminofi .
(è) La medefima terra coltivata con arte e zelo pu5
render più che il triplo dell'ordinario , fìccome corta dall
attertazione uniforme di tutti i contadini. Dunque un' in-
tera nazione, in cui 1' Agricoltura s' intenda bene, e 1*
Agricoltore ha dell' ardore a coltivare , ne può divenire
tre volte più ricca .
234 Delle Lezioni di Economia Civile.
\. IX. Quefto iftefiò metodo è fiato dagl' In-
glefi tenuto a voler promuovere le manifatture di
lana , e di altre materie , le quali fono oggigior-
no la feconda forgente delle ricchezze della Gran
Brettagna. Chi ne ha voglia può vedere dalla
fopraccitata Iftoria , che non ha gran tempo,
quando gl? Inglefi vendevano le lane agli Olande-
fi , a' Fiaminghi , e a' Francefi , e in ifcam-
bio ne traevano delle manifatture . In quelli
tempi la Nazione poteva dirfi piuttofto povera ,
che no . Ma pel Grande Atto di navigazione
Stabilito a' tempi di Cromwel , e parte per gli
premj e onori accordati a' manifattori , e a' ne-
gozianti , le manifatture di ogni forta in niuna
nazione non fi fono tanto moltiplicate e miglio-
rate , quanto in Inghilterra 5 per modo che ora
riempiono 1' uno e P altro emisferio .
§. X. L' efempio , che qui feguita , dimoflra
aflai chiaramente lo fpirito di quel popolo , e di
quel governo in materia di Economia . Il 1734
il Cavalier Tommafo Lomb fu il primo , che re-
cò d' Italia in Inghilterra la macchina da torce-
re la feta , di cui egli prefe un modello nel Pie-
monte. Quefto Cavaliere per promuoverla nella
fua Padria cercò , e ottenne dal Governo un jus
•prohibenài per quattordici anni . Trafcorfo que-
fto tempo richiefe la confermazione del Privile-
gio. Ma il Parlamento , il quale voleva vera-
mente premiare la diligenza del signor Lomb ,
ma non voleva privare la Nazione del vantaggio
di quefto finimento , gli donò per una volta fola
quattordicimila lire fterline , e ordinò che la mac-
china Me renduta pubblica. E quefti fono i
colpi di favj , che mettono in moto 1' Arti , la
diligenza, l'ingegno, e la fatica. §.XI.
Parte I. Cap. XV. 235
§. XI. Quel , che mi par più da confiderai
in quefta Nazione , egli è , che non è la fola
Corte , e il folo Parlamento , che vi anima gli
fpiriti all' induftria , ma i privati medefimi vo-
gliono aver parte a sì bella gloria , o fondando
delle focietà per lo mantenimento, ed educazione
de' poveri fanciulli : o lafciando de' fondi , che
diano de' premj a coloro , i quali maggiore utili-
tà e fplendore recano alla loro Patria . Tale è
v. g. la focietà di Dublino in Irlanda (a), per
lo (Indio , accrefcimento , e miglioramento dell' a-
gricoltura e manifatture (b). Quella focietà diflri-
buifce da 80 fino a 100 premj V anno , i quali
tutti infieme montano a 1000 lire Merline , e fo-
no tutti di fondi privati . Un folo Cittadino
chiamato Samuele Madden, ha confecrato a que-
fta utiliflìma compagnia cencinquanta lire Merline
1' anno . Qtiefti premj fi difìribuifcono nei modo
che fegue.
I. A chi meglio tinge le lane , la feta , la te-
la ec.
II. A chi fa de' migliori tappeti all' ufo di
Turchia , o di Turnè .
III.
00 Quefta nazione il principio del fecolo pattato era
tuttavia fe'lvaggia e fiera: il principio del prefente , bar-
bara. Ella ora tende ad effere delle più eulte. Vedi
David Hum , La Storia dell' Inghilterra . E quelto pruo-
va quanto fono irragionevoli certi nonsipuotisti .
(b) Ho già detto , eflerfi 'gli anni addietro fondata
uua nuova tale focietà in Londra , la cui mira s' emen-
de principalmente alle Colonie Americane . I premj vi
fi diftribuifeono predo a po^o , come nella focietà Irlan-
defe .
%l6 Delle Lezioni di Economia Civile.
III. A chi fa la migliore ftoffa limile ad un
proporlo modello .
IV. A chi fa i migliori difegni per le ftofFe
di qualunque forta .
V. A chi fabbrica la miglior porcellana .
VI. A chi fabbrica la miglior carta.
VII. A chi inventa una macchina più utile
per le manifatture, o per l'agricoltura.
Vili. A quel Maeftro o Maeftra , che avrà
fatto un più favio allievo .
IX. A chi avrà ben coltivato una più grande
efteniìone di terra incolta .
X. A chi avrà piantato d' alberi utili una più
grande eftenfione di terra.
XI. A chi avrà difìeccato una maggiore eften-
iìone di paludi o di ftagni , e portele in coltura ,
ec.
§. XII. Vi è una fonile focietà di uomini a-
- manti del ben pubblico in Edimburgo Capitale
della Scozia . In quella medefima Città vi è una
cafa ben dotata da uomini privati per lo mante-
nimento de' figli de' Mercanti falliti ■ Quefti fan-
ciulli vi fono educati e ìftruiti in tutte l'Arti del
Commercio . Moltiffimi fimili ftabilimenti leg-
gonfì ultimamente fatti in Francia da private per-
itone ; le quali hanno faviamente (limato non fi
potere con maggior gloria impiegare le ricchez-
ze, che Dio ci ha date , che in vantaggio della
Patria '-, perchè la vera virtù , anche Evangelica ,
è amar gli uomini , e far loro del bene .
§, XIII. E in effetto fé noi aveflìmo qui o
nella Capitale , o nelle Provincie di fìmili focie-
tà , quanto non fi potrebbero migliorare e accre-
fcere le noftre manifatture ? Una focietà come
quella
Parte L Cap. XV. 237
quella di Dublino, che noi aveilimq nelf Apruz-
zo, non avremmo per avventura molto bifogno
delle tele foreftiere ; effendo il filo dell' Aquila ,
cosi per finezza , come per bianchezza , di poco
inferiore a i migliori de'forefticri , e potendoli di
molto migliorare , fé vi attendefììmo . Che non
avrebbe fatto una limile focietà nella Calabria ,
nella Provincia di Otranto. , e di Lecce a voler
promovere le manifatture di feta e di cottone ?
Perchè fé quelle manifatture, ancorché niun pre-
mio o favore le aveffe ftimolate , pure fono frate ,
e fono tuttavia belliflìme e ricercatifììme , or che
farebbe flato , fé il premio le aveffe incoraggiate ,
e la legge favorite ? Noi fìamo ancora in agri-
coltura , e in arti , e macchine agrarie affai di fotto
a molte Nazioni favie : dunque una focietà , che
promoveffe con de' premj l'Agricoltura, di quanto
giovamento non potrebbe effer ella?
§. XIV. E qui è , dove convien che oflèrvia-
mo , che di molte cole belle, e generofe , e di gran-
dini ma fpefa hanno fatto i maggiori noftri : e non-
dimeno non hanno veduto , che tra le cole belle ve
n' ha fempre una più bella e di maggior gloria del-
le altre : e traile utili una più utile , e tra le
virtuofq, una più virtuofa. Or qual colà più bei-
la , più utile , più gloriola , più virtuofa , quanto
è quella di giovare alla Patria tuttaquanta più
tolto , che a poche perfone ì Quello di fare , che
non vi fieno degli oziofi e de' poveri , o che non
ve ne fia , che il minimo poflibile ? Pur non vi
fi è troppo penfato , ancorché fi foffe penfato a
far del bene. Le leggi comuni ftabilifcono, che
quando mancano gli eredi difendenti , fuccedano
ne' nofìri beni gli afcendenti , fé ve n' ha . Dove
duo.
2.38 Delle Lezioni di Economia Civile.
dunque mancano gli uni e gli altri la Patria ha
un dritto di effere chiamata in Teftamento , fìcco-
me erede attendente , o di fuccedere ab inteflato .
Il famofo Arrigo de' Cocce j ha dimoftrato , che
morendofi fenza eredi , i beni di dritto primitivo
della natura ritornino nella malTa comune della
Patria : il che è così vero , come è veridìmo , che
la partizione delle terre ne' popoli culti non nac-
que , che per confenfo o efprelTò o tacito del cor-
po politico, rimanendo fempre la tacita ipoteca a
tutto il corpo . Se gli antichi noftri averterò penfato
a quefto modo , lenza maggiore fpefa , anzi con
minore , noi ritrarremmo da i loro ftabilimenti affai
maggiore utilità , che non ne ricaviamo , efìendoci
manifefto , che i loro teftamenti , con poca confi-
derazione dettati , hanno più torto impiccolita la
quantità d' azione e di fatica utile , che accrefciu-
tala ; ond' è nato , che in vece di minorare gli o-
ziofi e i poveri , fecondo che fembra effere ftata
la loro intenzione, elfi gli abbiano ftranamente ac-
crefciuti , e in mille guife. Il che chi voleffe inten-
der meglio non avrebbe a fare, che a multiplica-
re sì fatti loro teftamenti , quanto più poteffe , e
vedrebbe in men di due fecoli ridotta la nazione
a i bofchi .
§. XV. Il fecondo mezzo per incoraggiare e
promuovere 1' induftria , ftimo che dovelTe efler
quello di accrefcere il premio intrinfeco e naturale
della fatica, vale a dire il guadagno del lavorato-
re . Or quefto fi fi con facilitare e proteggere lo
fmercio di quel , che è prodotto per T induftria .
Imperciocché facilitando lo fmercio, fi dà moto a
tutti i prodotti della natura , e dell' arte : quefto
moto, aprendo degli fcoli , agevola e accrefce il
gua-
Parte t Cap. XV. 239
guadagno : e il guadagno è Tempre T efca di colo-
ro che travagliano. Quefto iòlo mezzo , ancorché
manchino gli altri prernj , è capace di aumentare
e migliorare tutte i' Arti . E1 un premio intrin-
feco de' lavori \ piace , e foddisfa a chi fatica : e
quefto piacere 1' anima a continuare nel travaglio.
Ma dove a lungo andare coloro , che lavorano , fi
veggono defraudati della loro foeranza , a poco a
poco fi raffreddano , e loro la fatica diviene indiffe-
rente : fiato terribile per una culta nazione . E%
una maflìma falfa,ficcome è detto altre volte , che
quanto meno fi guadagna , più fi fatichi ; perchè av
che fine vorremmo noi ftentare ?
§. XVI. Per meglio intendere quefta maflìma
fupponghiamo , per motivo di efempio , che noi di
quefto Regno per quattro o cinque anni mandiam
fuori tutto quel , che fi può togliere a i. noftri
bifogni , in grano , vino , olio , derrate minori ,
frutta, manifatture di lana, di feta , di lino , dì
canape, di cottone, e degli altri materiali?, ficchè
niente rigurgiti : ho per cofa indubitata , che lì
vedrebbe fubito tutto il paefe , ficcome da entu-
fiafmo moffo e ftimolato, correre dietro alla col-
tura delle terre : e alle manifatture (a) : conciof-
fiachè lo fcolo aumenti il guadagno , e il guada-
gno fia grandiflima attrattiva alla diligenza e fati-
ca delle pedone (b) .
Pep
(a) E( per appunto il cafo degl' Inglefi di queff ul-
timo fecolo .
(a) I noftri maggiori veddero certi barlumi delle buo-
ne regole Economiche . Chiefero , che 1' effrazione delle
pelli fofle libera, e fu loro conceduto Pr'tv. e Cap. torà. 1.
pag>ì 5.^.15. Come il Regno abbonda' d'ogni forte di ani-
mali,
2-4° Delle Lezioni di Economia Civile,
§. XVII. Per quella ragione e mafTima il 1732
il Parlamento d' Inghilterta foppreflè tutti i dritti
di effrazione delle manifatture Inglefi, e quelli d'
introduzione de' materiali atti ad eflere lavorati ,
de'
mali , l'arte di conciar le pelli poteva con quello favore
divenire una gran forgente di rendite. L'arti della lana,
e della Seta avevano de' gran privilegi : dunque quefl'ar-
ti potevano ancora eflere maggior fondo di ricchezze .
Intanto niuna di quell' arti fu quel , che doveva effere ;
del chs ecco la ragione,
La Capitale chiedeva favori per l'arti della Capitale ,
e quelli favori erano de' Monopoli riguardo alle Provin-
cie. Dunque I. le provincie dovevano divenir nemiche
della capitale : l'interefle è fentito da tutti . II. I Mono-
poi; nella Capitale deftruggono 1' arti nelle Provincie ;
dunque annientano le rendite delle Provincie. E perchè
la Capitale non vive , che fulle Provincie , annientano i
fondi della Capitale .
Aggiungerò , che l' invidia tra le Provincie e la Capi-
tale dehb'clTere gran cagione di frodi; donde nafce la per-
dita della buona fede , cagione certiflìrna del decadimen-
to dell' arti . La Capitale fi cautelava , che tutte le
mercanzie ufcenti da Napoli foffero per ogni pa-te delle
Provincie immuni da daz; , gabelle , doane , pedagi ec.
ma lafciava efler fchiacciate fotto i pefi le Provincie
Priv. q cap.tom. i.pag.^^. cap.6.)^ e quella focietà leonina
rovinava la Capitale e'1 Regno. Sembra dunque che la
Capitale prendefle poca cura delle Provincie , il che è
direttamente contra i fuoi interdi! . Anzi pare , che ri-
guardale la rovina delle Provincie con occhi afciutti ,
tanto può 1' accecamento del proprio interefTe ! In una
delle grazie chieile a Ferdinando il Cattolico pregano ,
che por qual fé vole caufa non pojfano effer aflrettì a pa-
gamento de nova impofzione , de impromptu donativo ....
ex quacumque caufa urgente e urgenti (fi ma , etiam , £E
FOSSE , PRO STATU REIPUBLICAE TOTIUS REGNT, ET
conservatione ipsius. E quello vuol dire , Signore
àifumanateci . Cap.e Priv.tom.i.pag.<5o.cap. 32.
Parte I. Cap. XV. 241
de1 quali eflì abbisognano. Appreflò pel medefimo
principio proibì l' introduzione di tutte le mani-
fatture di lana, di lino, di feta, e de' metalli di
tutte le altre Nazioni, e principalmente di Fran-
cia , e de' Paefi Balli. In vigore del medefimo
principio l' effrazione delle materie prime , le quali
pollono effere lavorate nell' Ifola , è Hata fevera-
mente vietata . Simili leggi leggonfi promulgate
da Luigi XIV per aumentare e migliorare le ma-
nifatture di Francia . Favorì anche l' introduzio-
ne de' materiali mancanti a i Francefi , e agevolò
T effrazione delle manifatture. La Corte di Vien-
na ha ultimamente imitato le ordinanze Fran-
cefi , e quella di Portogallo le Inglefi . La fati-
ca è il capitale de' poveri . Di qui è , che tutte
quelle leggi , le quali fono indiritte ad animarla ,
tendono ad accrescere quello sì bel Capitale . E
perchè un tal Capitale è il foftegno dei Galantuo-
mo , e del Sovrano ; feguita , che quelle leggi fo-
no indiritte a flabilire il fondamento della Nazio-
ne tuttaquanta . Ma gli oflacoli alla fatica , o il
rimuovere gli Hi moli , che la follecitano , le vef-
fazioni, le oppreflioni, i foverchi pefi , o i piccoli,
ma fpeffi e nojofi , i contratti che fpogliano , le
grandi ufure , ributtano ognuno da intraprender
checcheflìa } fanno , che fi perda l' amore pe' co-
modi } che fi metta in uno (lato d' indifferenza ;
donde nafee l' abborrimento dal travaglio , e la mi-
feria della nazione , e con ciò de' Grandi , e del
Sovrano medefimo.
§.XVIII. Il terzo mezzo di accrefeere 1'induftria,
il quale opera immediatamente ed efficacemente , è
quello, che negli efempj di fopra addotti è flato
toccato , ma merita che qui fi ridica più diftin-
Q tamen-
242, Delle Lezioni di "Economia Civile.
tamente, ed è, d'impedire direttamente, o indiretta-
mente l' introduzione di quei generi , i quali nella
Nazione o nafcono, o fi lavorano. Impedire diret-
tamente diceli , quando attòlutamente Te ne vieta
T introduzione : e indirettamente , quando fi attra-
verfa , principalmente con caricarla di dritti di en-
trata . La ragione è , che per sì fatto modo fi
viene ad aumentare la circolazione e lo fcolo de-
gl' interni prodotti della natura o dell' arte . Ora
tutto quel , che accrefce lo fmercio dell' arti , dà
vigore e incoraggiamento alla fatica , ficcome è
veduto di fopra . Quella regola è fiata metta in
pratica, e lungo tempo fperimentata utile nelle
Nazioni , le quali fono molto avanti nelle cono-
fcenze economiche . E nel vero fé in una Nazio-
ne s'introduca molto delle derrate e delle mani-
fatture efterne, è forza che vi fi fmaltifca } per-
ciocché non fi fuol quivi trafportare nulla delle
cofe mercatabili , dove non vi fia fmercio . Ma
dove fi fmaltifce molto delle derrate o manifattu-
re foreftiere , è neceflità che tanto meno fi confu-
mi delle interne : e a quella medefima proporzione
fi fcemi il vigore e le quantità degl'interni lavo-
ri . Con che il Capitale de' poveri , e il fonda-
mento della Nazione , va ad impiccolirli e inde-
bolirà" ogni giorno.
i §. XIX. Il quarto mezzo da rinvigorire le ma-
nifatture , e accrcfcere 1' induftria della Nazione,
confitte nel proibire 1' eftrazioni di quelle materie
prime , le quali fi pottòno lavorare nei paefe : o
almeno di non permetterle, fé non in quella par-
te , che fupera 1' occupazione interna , la maggior
pottìbile. Quella proibizione, dove fienfi metti in
pratica gli altri mezzi di fopra memorati , e prin-
pal-
Parte L Cap. XV. 243
cipalmente il fecondo , può dare un nuovo moto
e perfezione a molte delle manifatture interne ; le
quali le più volte in certi Popoli fono difprezza-
te per una ftolta ftima , in cui s' ha più il fore-
ftiero , che il proprio , la quale ftima nafce da
maraviglia del nuovo. Perchè dunque difprezza-
te, rimangono imperfette. Ella perciò farebbe
a quefti popoli rifparmiare delle grolle forame di
danaro, eh' elfi mandano fuora per aver delle ma-
nifatture delle proprie loro materie (a).
§. XX. E quefti fono i principali mezzi, che
gli Economi Politici comunemente propongono
a volere aumentare e migliorare 1' induftria , fic-
come fondamento di tutti i comodi e piaceri del-
la Nazione : mezzi, eh' eflèndo attaccati alla na-
tura medefima , e confermati per la fperienza di
tutte le nazioni , che gli hanno adoperati , non
han bifogno d' altra teftimonianza per eflere au-
torizzati . E pur nondimeno elìì folo non ba-
llano ancora a produrre sì grande effetto . Egli
è oltre di ciò neceffario , che tutte quefte belle
regole fieno foftenute da una maflìma comune ,
che fi vuol far panare e radicare in tutte le fa-
miglie lavoratrici . Quella maflìma è , che i Col-
tivatori delle terre , i Partorì , ì Manifattori , i
Trafficanti , e tutte le claflì degli uomini , che
efercitano qualche meftiero producitore , fieno in-
Q 2 tima-
(a) Noi abbiamo de' cervelli maravigliofamente imi-
tatori . E' provato per la facilità eh' abbiamo alla Mufi-
ca , Pittura y Scultura. Non ci manca dunque che una
Scuola di Difegno , e de' migliori efemplari eh' efeono
altrove . QuelV ingegno imitatore potrebbe anch' eflere
creatore , ie fofle protetto e foiienuto .
244 Delle Lezioni di Economia Civile.
timamente perfuafi , eifer padroni de' loro beni ,
e faticare per fé principalmente, e per le loro fa-
miglie : non per altro portare i pefi pubblici, che
per cffer meglio ficuri de' loro beni e dritti ; ma
efferne poi liberi difpofitori , falvo il dritto pub-
blico : tutte le reftrizioni delle leggi , nitrici e
curatrici degli uomini , non eflère altrimenti fat-
te , che perchè eflì non fi abufino della loro li-
bertà in danno così proprio, come del pubblico:
brievemente, efièr licuri all'ombra della giuftizia,
di se , e de1 loro averi , e dritti .
§. XXI. Ma quefta bella e necefiaria mafllma
non fi può diffondere in una Nazione , né radi-
carvifi , dove non fi proteggano le claffi lavora-
trici dalle oppreflìoni , vefiàzioni , aftuzie , e fro-
di de' prepotenti , e degli uomini fcaltri , e malva-
gi : da' contratti iniqui e ufurarj : e dall' eftorfio-
ni degli Efattori delle pubbliche rendite , dritti ,
e dazj . Niuna cofa non dovrebbe effere più a
cuore de' Legislatori , amanti della grandezza de'
loro Stati , e delle proprie loro ricchezze, quan-
to è quefta. Imperciocché come è poffibile che
i lavoratori fi affatichino in niente , dove fieno
perfuafi dell' oppofto ? Eflì feoraggianfì , e ama-
no meglio languire nella miferia ( tanto fono gli
animi umani difpettofi ! ) che vederfi ftrappare dal-
le mani con modi crudeli la maggior parte di
quel, che fi han procacciato colla lor fatica. E
quefta è la ragion principale , perchè in molti
paefi Orientali l' Arti , e '1 Commercio non fono
gran fatto coltivate.
§. XXII. Per mettere una sì fatta confidenza
negli animi di tutti , bifogna elfer perfuafo , ficco-
me era Carlo V , che mai in niun paefe la gente
balìa
Parte I. Cap. XV. 24$
baffa e lavoratrice vi è tenuta opprefla , fé non o
per delitto, o per trafcurataggine degli Unciali di
Giuftizia . E quefta è la ragione perchè in tut-
ti i paefi culti niente è tanto più feveramente
proibito, o gaftigato, quante quefte venazioni , e
oppreflìoni , o negligenze . Buona parte del-
le leggi Romane e noftre , pare , che non miri-
no che a quello punto , tanto è egli fembrato
( fìccome è in fatti ) importante a i noftri Le-
gislatori. Dunque le quella gente vi viene op-
preffa , non è già mancanza di leggi , che la pro-
teggano, ma bensì di coloro, a cui è 1' elocuzio-
ne delle leggi affidata \ i quali o per ignoranza,
o per debolezza , o per delitto , lafciano le leggi
lenza forza . E perciò il mentovato Carlo V a-
vendo magnanimamente detto nel proemio d' una
bella fua legge , invigilavi? cura noftra fubditos
&* vajfallos Imjus Regni ab omnibus oppofttioni-
bus , estorfionibus , mdebitis exattionibus liberare,
ut Ò* honefte viverent , & alios non laederent ,
& Officiales & Superiores jus fuum unicuique
tribuererit , ut jura praecipiunt . Comincia poi
la fua legge con alto intendimento , Et quia prae-
cipua cura ver/ari deb et circa per fon as offici a-
lium &c. (a) . Ma neppur giova quella legge, fé gli
efempj feveri , fpeflì , e pronti , non F accompa-
gnino . In ninna parte le leggi Romane furono
più oculate , quanto he* gaftighi de* Magìftrati ,
rei Repetundarum , o di trafcu raggine. Quefte
pene eran dette dall' anima grande di Federico II,
leggi di mifericordia : e fono in realtà , fé la mi-
Q j feri
(a) Conftìtut. Regni Stài, pag. 525.
2.46 Delle Lezio?zi di Eco?iomia Civile.
fericordia fi voglia , coni' è dovere , {limare e de-
finire dal tutto, e non da piccole parti (a).
C A P. XVL
Del Commercio , e primamente della fua
?iatura^ e necejfità .
§. I. Tl fine delP Economia civile , ficcome è più
X di una volta detto , è 1. 1* aumentazione
del popolo . 2. la di lui ricchezza . 3. la fna na-
turale e civile felicità . 4. e con ciò la grandez-
za , gloria , e felicità del Sovrano . Le prime for-
genti , onde fgorgano quelli sì belli effetti , fono
1' Arti così primitive , come fecondane . Quindi
fi è dimoflrato quanto importi a' Legislatori , e
alla profperità de' popoli , che tali forgenti fieno
ben eulte e protette , né giammai perdute di vi-
lla. Ma perchè quelle cagioni della pubblica o-
pu-
(a) Ferdinando 11 Cattolico il 1505 per rimediare'a sì
fatte eftarfioni , fifsò la tariffa de' dritti Fifcali ; nel proe-
mio della cui Prammatica, ( Priv. e Cap. di Nap. tom.
I. pag. 78. ) quafi levandofi a volo nella ferena regione
della vera filofofia , dice con maravigliofa e divina fran-
chezza dì gran Legislatore , fi negletta fubdìtorum ratione9
ad Fi/ci tantum uttlttatem implkandum ( leges ) fpeBare
videntur , neque Principum imperia diuturna effe , neque ipfi
NON POTIUS TYRANNI , QUAM PRINCIPES DICI POS-
sent . Ricrea tutte le buone e grand' anime udir par-
lare a cotefto modo un illuftre Sovrano . Ma molte
volte gli uffiziali fi propongono altre mire da quelle de'
Legislatori : e quello guada le Nazioni .
Parte I. Cap. XVI. 247
pulenza diventino ogni giorno più efficaci e ab-
bondevoli , egli è meftieri , che fi Tolleriti e sve-
gli T ingegno, e la forza degli uomini , affinchè
eflì fi ftudino di fare il più che pofìòno , e '1 me-
glio. A quefto fine fono acconciftimi mezzi tut-
ti quelli , de' quali è detto negli antecedenti ca-
pitoli . Ma niuno però non ha maggior forza ,
e più ampia , quanto il Commercio , mettendo a
valor pubblico la naturai cupidità del cuore uma-
no , molla fortiffima , e , ben regolata , fola pro-
ducitrice di tutti i noftri beni civili.
§. II. Come una nazione non ha commer-
cio , ci debb' efter manifefto , che tutte le al-
tre cagioni fvegliatrici e follecitatrici della fatica
e dell' Arti , ancorché fieno di per se belliflì-
me , e fecondiflìme , perdano tutta la loro for-
za : imperciocché come volete voi , che gli uomi-
ni fieno ftimolati ad accrefcere i prodotti dell'Arti,
e a migliorargli , dove non vi è fcolo nefTuno , o
pochiflìmo , che lufinghi la loro avidità ? perchè
dove ciò manca , manca l'utile ; e dove manca l'uti-
le, manca il folletico \ e dove ciò avviene, ivi è
difficile , che porla eilèr coraggio , e fatica a pro-
cacciare il foverchio . Il commercio adunque è
come lo fpirito motore dell'ingegno , dell' indu-
ftria, e dell'Arti : è la molla maeftra di tutte le
forze , producitrice di ricchezze , e grandezza del
Corpo politico (a) . Per la qual cofa quefto arti-
V 4 colo
(a) Platone nella Repub.ftìma. che la Cbremafìica,c\oè l'ar-
te di far roba, fia una delle parti efienziali della Repubblica:
ma poi nelle Leggi per piccolezza di fpirito non ama,che nel-
la fua Rep. vi fia del Commercio, affinchè, dic'egli, (i confer-
vi la purità del coftume e delle leggi. Monfieur Rofsò è del
luo
\
248 Delle Lezioni di Economia Civile.
colo di Economia merita aflai bene , che fìa da
noi trattato con maggior diligenza , e confidera-
zione , che non pare fono flati gli antecedenti .
Ma a voler ciò fare , è neceflàrio , che incomin-
ciamo da' fuoi principi .
§. HI.
fuo avvilo , e anzi vorrebbe sbarbicare le lettere ezian-
dio e l'arti , per un certo amore per lo (iato felvaggio .
La prima domanda, che fo a Rofsò,è, fi è egli trova-
to in veruna parte della terra degli uomini felvaggi ? Il
vero uomo felvaggio è quel , che non ha famiglia ; per-
chè ogni famiglia è un piccol corpo civile , il quale può
effer rozzo e barbaro, non già felvaggio . L'uomo dun-
que non nafce per effer e viver da felvaggio . La feconda
queition' é , crefcendo in un luogo le famiglie , fi può
fare , che non ne provengano de' corpi civili ? Mi dirà
di no , fé penfà , ficcome egli penfa certamente affai .
Ecco dunque l' inegualità , ed ecco il bifogno dell'arti e
del commercio . La terza domanda farà , fi può egli de-
cadere dal prefente fiato civile , fenza divenir peggiori ?
Se fel crede , penfa poco . E fé non fi può , chi il confì-
glia è nemico della felicità dell'uomo . La quarta , crede
che fieno più i beni , che i mali ne' popoli culti ? Al che
dice di sì , e s'inganna per non aver ben calcolato . Non
vi è ne' popoli quantofivoglia guattì dal luffo e dal mal
coftume capo di famiglia , anzi perfona qualunque , che
non fenta un interno piacere di far del bene ad alcuno,
di rendere alcun felice. I ladri medefimi , gli affafTini,
i tiranni fi compiacciono del bene di coloro , che lor
fono intorno . Tutte quefie piccole porzioni di beni e
di felici formano la maffa totale del ben pubblico , la
quale è di lungi maggiore , che tutti i mali de' delitti ,
e de' vizj . Un Magnate dividerà i fuoi beni e'1 fuo pia-
cere a 200, che gli fono intorno: un minore a 100, un
altro a 50, uno a io, uno a 4, niuno a niuno ; effen-
do una certa proprietà dell' uomo di non faper godere
cY un bene fenza farne parte ad alcuno . Si dice , eh' è
amor proprio , e fuperbia ; che fi vuol far pompa della
fua
Parte I. Cap. XP7. 249
§. III. I beni, i quali hanno rapporto alla vi-
ta noftra , fi poffono , ficcome è altrove detto ,
diftribuire in tre claflì , fecondo le tre claflì de'
noftri bifogni ; e fono di neceflìtà , di comodità ,
e di piacere e luflò . Neil' ifteffa maniera vi ha
tre generi di beni , necefiàrj , utili , e dilettevoli .
I beni neceifarj fon quelli, fenza de' quali non fi
può quaggiù vivere ; i comodi , quelli , fenza de*
quafi fi può veramente vivere , febbene con difa-
gio : e i dilettevoli finalmente quelli , mancando i
quali viviamo con inquietudine , e noja . Quelli
bifogni , a' quali dove non fi foccorre , fono per
ammazzarci, fi riempiono con de' beni neceifarj :
quelli , i quali dove non fieno foddisfatti , ci fan-
no vivere con foverchia miferia , fi occupano con
de' beni comodi e utili: quelli finalmente, i qua-
li non contentati ci nojano folamente , e inquie-
tano nel cuore , fi curano con de' beni dilettevo-
li . Adunque il mangiare e'1 bere fono beni af-
folli tamente neceifarj : il veftire e F abitare nelle
fabbriche, de' beni comodi e utili : il portare al
dito un anello, ovvero una fcatola di oro addof-
fo, fono de' beni dilettevoli.
§. IV.
fua felicità ad altri . Non fo : mi par più torto un in-
genita forza di comunicarfi quel , che fi ftima felicità ,
ancorché fi pecchi nel giudizio , e nell'arte di farlo . Un
"Ottentotto, che fumi, come ne vede un altro, gli dà la
pippa , affinchè fumi . Vuol ch'altri partecipi del fuo pia-
cere . Mi fembra effetto di natura benevola . Sia nondi-
meno effetto di amor proprio , non è però men certo .
Si vuole , dicono , meno un compagno del piacere , ch'un
teftimonio: bene: quello teflimonio non n'è men parte-
cipe . Ecco dunque quel che ne' corpi civili fa la fom-
ma de' beni maggiore di quella de' mali
250 Delle Lezioni di Economia Civile.
§. IV. Ora a tutti e tre quefti generi di bi-
fogni noi vogliamo foddisfare , portati o da na-
turali defiderj e difagi , o da non neceifarie cu-
pidità; le quali talora non altrimenti ci fpingono
e {limolano , che fi facciano la fame , la fete , e
altri appetiti e dolori della natura (a) . Ma noi
non pofliamo a quelli foddisfare , che con quei
beni , i quali o la terra , prima noftra Madre e
nutrice, ci offre fc o l'Arti miglioratrici delle na-
turali materie ci fomminiftrano . E nondimeno
non vi è niuno, il quale o nella porzione di ter-
ra, che gli è toccata in forte, o nell'arte e me-
ftiero , che profefla , rìtruovi tutto quel eh' è ne-
celfario per appagargli . E di qui è , che tutti
cerchiamo dì cambiare quel, che abbiamo di fover-
chio con ciò, che crediamo mancarci ; e quefto
moto è tanto maggiore , quanto più i bifogni cre-
scono e s' implicano , ficcome nelle gran nazioni
e civili.
§. V. Il Commercio adunque è per appunto
cambiare il foverchio pel necejfario . Egli è il
vero, che talora fi cambia il meno utile pel più
utile , e il piacevole per T utile , e non di rado
V utile pel piacevole , e tutto quefto è commer-
cio : ma allora tutto quel , che vogliamo cambia-
re , ftimafi foverchio rifpetto al noftro prefente
bifogno : e fi rende necelfario tutto quello , per
cui fi fcambia . Per la qual cofa in ogni fpezie
di commercio, anche in quello , che la ragione
e l'oneftà condanna , trovali interamente la fua
definizione .
§. VI.
(a) Di che è argomento , che delle volte fi facrifica
il neceflario al luflb .
Parte I. Cap. XVI. z$t
§. VI. Quella definizione bafta a dimoftrare la
neceffità del commercio , così per quel che ri-
guarda lo Stato , come per le private famiglie .
Imperciocché non è facile trovare o uno Stato
intero , il quale non abbia bifogno di quel che
per avventura fia foverchio ad un altro , non
omn'ts fert omnia tellus : o una famiglia , la
quale abbia di per se tutto quel che 1' è neceflà-
rio per riempiere quelle tre forte di voto, che di
fopra fon dette, e le quali o la natura medefima
in noi ha pofto, o l'ufo, e capricci. Il Setten-
trione di Europa v. g. ha bifogno del vino , o
dell' olio , della feta , di molte maniere di frutta
ec. de' Paefi di Mezzogiorno- e i Popoli del Mez-
zogiorno di quefta medefima parte del Mondo ab-
bifognano di rame, di ferro, di ftagno, di pelli ,
di pefci , di legna , ec. che fi trovano copiofamen-
te nel Settentrione . In un iftefio Stato taluno
avrà abbondantemente del grano , dell'olio , del
vino , degli animali , o di tal' altre cofe , le quali
forfè mancheranno ad un altro: e quefti avrà dei
metallo, e delle manifatture, di che il primo ab-
bifognerà . Perlochè così ciafcuna famiglia ha
bifogno di trafficare con delle altre in una mede-
fima nazione , come ciafcun popolo con degli al-
tri , per ifcaricarfi del foverchio , e provvederli
del neceifario : per modo tale , che ci fembra im-
ponìbile, ficcome fono oggigiorno i coftumi, e le
maniere delle polite nazioni , il concepire un popolo
culto , fenza né poco , ne molto commercio .
§. VII. Il Commercio non è folamente ne-
ceifario allo Stato per mantenerli , ma ezian-
dio utiliffimo a volerli rendere ricco e poten-
te , e oltre a ciò polito e favio . Egli dà del
lo
z$z Delle Lezioni di Economia Civile.
lo fpirito e del vigore a tutte 1' arti , e medie
ri appartenenti alla noftra confervazione , a' noftri
comodi , e agli onefti piaceri ; concioflìachè lo
fmercio moltiplicando il guadagno metta in mo-
to tutte 1' Arti , e tutta 1' umana induftria .
Quei Paefi , dove manca , fono come fenza fpirito
motore : tutte PArti vi languifcono, e gl'inge-
gni vi s'infievolifcono. Ev di ciò gran teftimonio
l'Inghilterra, e l'Italia. Quella da vile, e barbara,
povera, perpetua preda di chi voleva occuparla ,
pel Commercio è divenuta, a difpetto del clima,
grande, ricca, e favia. E l'Italia noftra, ancor-
ché folfe felicemente fituata , poiché decadde da quel
grado di commercio , per cui ella era fiata florida
molte ftagioni , benché per natura e forza d' in-
gegni fia di molto fuperiore alle nazioni Setten-
trionali , nondimeno eftendofi illanguidita , é ri-
malia molto di fotto quali in ogni arte e me-
ftiere (a) .
§. Vili. Giova anche il commercio a man-
tenere i Popoli più tranquilli , a fargli più a-
manti e oflervanti delle leggi , e dell' ordine ,
e a rifpettare il governo . Imperciocché fom-
miniftrando abbondevolmente da vivere , e vi-
vere
(a) Sì dirà , che la prima cagione di quefta fua deca-
denza , fia la divifione > che l' ha renduta debole e ferva
degli ftranieri : perchè l' Inghilterra medefimamente e la
Francia furono più deboli affai e più rozze prima che
non s'uniffero fotto un capo . Né io vorrei negare , che
ciò foffe in parte vero . Pure prima che fi fcovriiTe il capo
di Buona Speranza , noi eravamo così , e più divifi , co-
me poi: ma avevamo quafi foli il Commercio di Levan-
te e Ponente ; end' eravamo a proporzione più ricchi e
forti .
Parte I. Cap. XVI. 253
vere foddisfatti in una vita tranquilla e regola-
ta ; loro fa abborrire la vita vagabonda e di-
sordinata , propria de' popoli barbari, e con ciò
1' orrore delle turbe civili , e inutili imprefe
delie conquifte . Dovechè quelle nazioni , traile
quali non è che poco o niun commercio, e po-
che arti , la maggior parte delle perfone vi fi dà
ad una vita infingarda , e vagante , e da fgherri 5
la quale è cagione d' infiniti mali politici . Gli
antichi Romani per poter divertire quefta oziofa
gioventù furono quafi forzati di metterli in ifta-
to di una perpetua guerra e conquifta : e come
queft' Arte venne meno , la Repubblica fu dilace-
rata da' figli fuoi medefimi , finché cadde intera-
mente in ruina {a),
§. IX. Da quel che è detto fi può facilmente
comprendere tre efiere fiate le cagioni , che han-
no portato gli uomini al Commercio, F amor
naturale dell' emittenza , il defiderio de' comodi e
delle ricchezze , e il piacer del luflò. Di quelle
cagioni la prima non produce che piccoliffìmo e
fcarfiflimo Commercio ; concioflìachè il neceflàrio
fia ordinariamente fomminiftrato dal proprio pae-
fe,
{a) Perche una Repubblica militare , come non fa la
guerra agli eiteri, dee farla a fe, e perire. E di qui è,
che Platone nel I delle Leggi gentilmente (benché non av-
valutamente perchè Minos fondò un Regno in mezzo ai
Pirati) riprende Minos di aver nelle fue leggi meiTo per fon-
damento l'arte della guerra in ifeambio di quelle della pace.
J£ inutile di ricercare altre cagioni della decadenza dell'Im-
pero Romano . La pace d'Augufto , la gelofia di Tibe-
rio , la iciocchezza di Claudio cambiarono la coftituzio-
re ; e la guerra , che fi faceva agli ftranieri , comincioflì
a fare alla padria .
2-54 Delle Lezioni di Economia Civile.
te , e affai poco ve ne- manchi , che bifogni pro-
cacciar dagli ftranieri. La feconda ne produce
affai più ; perchè i comodi fono molti e divedi ,
né da poterfi aver 'tutti nel proprio fuolo . La
terza è cagione di un infinito Commercio } poi-
ché i piaceri e il luffo non hanno termine neffu-
no . Egli è verifimile , che i primi traffichi ab-
biano avuto origine dalla neceffità ; che 1' amor
del comodo fia venuto appreiTò a promuovergli :
e che 1' ultimo fia (tato il luffo, che gli ha por-
tati a quella grandezza , in cui fon oggi. E la
ragione è , che gli uomini fono così fatti dalla
natura , che prima di ogni altra cofa fentono la
neceffità : quindi avvertono i comodi ; e ultima-
mente fi lanciano trarre dal piacere , e dal foverchio.
Vedefi la pratica di quefta dottrina nella Storia
del noftro globo. I felvaggi trafficano per fola
neceffità : i mezzo-barbari per comodo ; e i popo-
li culti per tutte e tre le dette cagioni , ma per
1' ultima principalmente.
§.X. In effetto le quattro nazioni Italiane , ce-
lebri già pel Commercio marittimo , i noftri A-
malfetani , i Veneziani , i Genovefi , i Pifani , vi
furono fpinte dalla neceffità , e il promoffero pel
gran guadagno , che ne traevano . Gli Amalfeta-
ni , e i Genovefi abitano in luoghi montagnoli e
privi di quafi tutto il neceffario alla vita. I Pi-
fani fono iìtuati in un piccolo e Iterile paefe. I
Veneziani ricoveratili nelle lagune del mare Adria-
tico su di certe ifolette deformi e pietrofe , e pri-
ve di ogni comodità , cacciativi dall' Arme di
Attila Re degli Unni, furono coftretti per vivere
a far da prima un Commercio di neceffità , il quale
in breve per la loro diligenza , e per le grandi rie-
Parte I. Cap. XVI. 255
chezze , che loro apportò , divenne Commercia
di luifo. Per fintili cagioni ne' tempi a noi vi-
cini vi furono fpinti gli Olandefi , ì quali abitan-
ti in un paefe paludofo , e fcario di ogni cola ,
incominciarono un Commercio di Economia, per
cui divennero ricchiflimi e potentiflimi . Ma gli
Spagnuoli, gì' Inglefi , e i Francefi non da veru-
na alfoluta neceflità \ ma per la cupidità di dive-
nir più grandi , e per aver 1' imperio del mare ,
vi furono tratti , e il continuano tuttavia .
§. XI. Poiché il Commercio confitte in cam-
biare il foverchio pel necelfario \ feguita che que*
popoli , i quali incominciarono a farlo per necef
(ita di vivere , doveano avere qualche cofa di fo-
verchio , per cambiare con quel , che loro man-
cava \ elfendo troppo vero che né quei , che non
hanno nulla , né quegli , i quali hanno tutto ,
portano elfere fpinti al mercantare. Ma come le
loro terre erano Iterili , ed eflì bifognofi quali di
tutte le cole di prima neceflità, non potevano a-
vere del loro , che le fole Manifatture . E di qui
s' intende , perchè la Navigazione , e le Manifat-
ture appreflo di niun altra nazione antica foffero
giunte a quella perfezione , alla quale pervennero
tra i popoli , che facevano un Commercio di ne-
ceflità , e di Economia (a) . I lavori delle lane de*
Fenicj , e de' Cartaginefì furono a quegli antichi
tempi i più dilicati e ricercati di tutti gli altri:
come
0*) Omero dice nelP OdifTea , che i Feaci ( quei di
Corfu ) avevano bella e poderofa marina , ed erano ec-
cellenti naviganti ; dunque dovevano aver gran Commer-
cio ; dunque Manifatture . E per ouefto accenna , che le
loro donne erano efperte e dotte mlt arti di Minerva.,
z $6 Delle Leziom di Economia Civile.
come furono poi ne' tempi mezzani le Manifat-
ture de' Veneziani, de' Genovefi, de' Tofcani : e
fono ftate ultimamente quelle degli Olandefi . Per
quella medefima ragione le nazioni , che hanno
fatto un commercio di neceflìtà e di Economia ,
fono ftate quelle , le quali fra tutte le altre fi fon
diftinte per una copiofa marina , per grandi arma-
te navali , e per lunghe e quafi fpaventevoli na-
vigazioni .
§. XII. Ma qui è da efaminare una queftione,
che alcuni mocferni Politici hanno 'molla , ed è ,
fé ogni Commercio in ogni fuo grado fia utile ad
ogni Stato. L' Autore d' un libretto ufcito in
Francia il 1754 colla data di Londra , nel quale
il tratta, fé il numero degli uomini , che prefen-
temente fono in Europa , fia maggiore o minore
di quel , che vi fu 2000 anni addietro , è di av-
vifo , che il prefente Commercio di Europa le fia
nocevoliflimo , avendola di molto fpopolata , e di-
fettandola tuttavia , parte per la gente che vi 11
perde, parte per aver tolto gli uomini dall' Agri-
coltura , e parte finalmente per avere introdotto
coftumi e modi di vivere alieni dalla naturale fim-
plicità. E di tutto ciò ne accagiona il vano e
ridicolo lutto degli Europei (a).
§. XIII. Per efaminare la prefente queftione
pel verfo fuo , è da avvertire , che il Commer-
cio di una nazione può eflere o interno , o efter-
no .
(a) Gli abitanti dell' Ifole Molliche domandano delle
volte con compaflìone , fono egli in Europa de viveri ?
o vi fi vive di pepe , cannella , mufcado ? Viaggi Olan-
defi . E gli Americani , vivefi d' oro in Europa ? En-
nepin.
Parte L Cap. XVI. 257
no : e l' efterno o attivo , o pajjivo : e oltre a ciò
•di necejfità, o di lujfo: finalmente il Commercio
attivo è o di robe noftre , o di mercanzie aliene^
il quale è detto di Economia. Definiamo breve-
mente quel , che fi vogliono dire quelle voci.
§. XIV. Il Commercio interno è quello , che
fanno fra effoloro le diverfe parti di un medefi-
mo Stato , e le Famiglie di ciafcun paefe dello
Stato : V efterno quello , che una nazione fa con
delle altre. Il Commercio attivo è quello che
la nazione fa trafportando effa medefima ad altri
popoli, o per terra, o per mare, il fuo foverchio:
11 pajjivo quello , eh' ella fa dando o rice-
vendo , ma non trafportando .. Il Commercio di
necejjità è quello, che fi fa per vivere , e anche
per vivere con comodità . Il Commercia1 di lujfo
fi fa per arricchire . Il Commercio delle proprie
robe è quando fi cambia il fuo foverchio con quel
che manca : quello di Economia confitte nell' an-
dare a prendere in un paefe ftraniero delle der-
rate e manifatture, dove abbondano, per trafpor*
tarle in quei paefi , dove mancano , e guadagnare
il nolo, e qualche volta ancora le ufure.
§. XV. Rifpond' ora alla propofla queftione ,
e dico , che niuno giammai ha dubitato della ne-
ceffità e utilità del Commercio interno , eh' è
1' anima del corpo politico , e quafi un legame
delle famiglie , che il compongono ; per modo
tale che non è concepibile uno Stato fenza sì
fatto Commercio . In quello adunque non è da
temere il troppo , ma bensì il poco , dove 1' ar-
te delle Finanze è poco intefa . Egli non può
mai eifere maggiore degl' interni bifogni , per cui
nafee e prende vigore ; per modo che fono poco
Par.L R pra-
%$8 Delle Lezioni di Economìa Civile.
pratichi delle cofe umane coloro , i quali fembra
che temano, non diventi più grande di quel, che
fa d' uopo . La natura ha certi termini filli nati
dall' intereffe e da' bifogni degli uomini ; oltra i
quali può [talora il capriccio voler paflare ; ma
ben torto le cagioni medefìme , che vi ci fpingo-
no , ne ritraggono indietro . Ma può ben eflèr
minore per cagioni o tìfiche o morali , che il re-
ftringano , V avvilifcano , e il ritardino 5 delle qua-
li na detto poco apprettò : e dove ciò accade , ivi
è un oftacoìo ali' accrefeimento delle rendite pub-
bliche e priva:e , eh' è il letargo della Nazione ,
§. XVI. Parimente non fi può negare, che il
Commercio efterno, generalmente parlando, e fé-
condochè fono oggigiorno i coftumi in Europa ,
fia non foio di fommo vantaggio per ogni Corpo
Civile , ma neceflàriffimo : e ciò per le ragioni di
fopra addotte ; cioè pel bifogno di molti generi ,
del foverchio di altri , dell'incitamento all'indugia,
del mantenimento dell'Arti, e con ciò di molte fami-
glie, pel ioftegno delia Marina. Un Corpo Civi-
le fenza Commercio efterno non farà giammai a
quella proporzione popolato e grande , che corrifpon-
da al luo luolo e all'altre interne forze. Io non
credo che vi pofta eifere un'arte, per cui l'inter-
no delia Germania , che non può aver Commer-
cio , pofia quandoché fia divenire così popolato ,
c< me f Inghilterra e la Francia : ma bene e più
ancora potrebbe divenirlo 1' Italia , fé potette de-
fiarfi dal luo torpore , e riprendere 1' antico fiio
fpirito e forza , facendo miglior ufo dell' ingegno
de' fuoi figli, che non pare, che faccia.
§, XVIL Ma quello Commercio efterno può
dfere, ficcome è detto, o Attivo, o Paffivo, o di
* Eco-
Parte L Cap. XVI. z$g
Economia, o di Lullo, Il Commercio di Econo-
mia negli Stati , dove la terra dà poco o nulla ,
è aleutamente necelfario a voler mantenere la
popolazione e i comodi del Corpo Civile. E in
vero quello Commercio non potrebbe in sì fatti
paeli eflère giammai foverchio ; perchè quanto
più crefce , tanto più robufto ne diviene lo Sta-
to , fervendo a popoli , che non hanno terra ,
in luogo d' Arti primitive . Di qui è , che dov'
egli fcema , la nazione in poco di tempo diviene
poveriffima e deferta , ficcome è addivenuto a' no-
ftri Amalfetani , e in parte a Pifani, e Genovefi;
e avverrebbe agli Olandefi , fé o per loro negli-
genza , o per diligenza e vigore delle vicine na-
zioni , il Commercio di Economia , eh' elfi fanno
grandiffimo , folle ridotto a quella baflezza , nella
quale era prima di Filippo II Re di Spagna. Ma
in quelli medefimi paefi il Commercio elterno di
Lullo , quando non fervine di materia e di accom-
pagnamento al Commercio di Economia , è cer-
tiffima rovina ; perchè in pochilfimo tempo forni-
fee d' impoverirgli , apportando non necelìàrie co-
fe , ed eftraendo al di fuori tutto quel , che vi è
di più preziofo . E di qui è , che un tal Com-
mercio in tali nazioni non può lungo tempo du-
rare , distruggendo fé ftelfo ogni giorno . E quella
credo eflèr la vera e fifica cagione , del perchè i
popoli, che vivono di Commercio di Economia,
fieno parchi , e delle volte avari .
§. XVIII. Dove poi la terra è feconda e ricca,
il Commercio elterno attivo è utiliffimo a far gli abi-
tanti induftriofi , cioè a promuovervi così V Arti pri-
mitive , come quelle di comodo e di ludo : elfendo
dimostrato, che fenza fcolo non vi può eflèr vigo-
ri 2 re
zòo Delle Lezioni dì "Economìa Civile.
re nell' Arti . Ma egli può effer perniciofo per
due ragioni . Primamente fé incomincia a più in-
trodurre delle merci efterne , che non eftrae delle
proprie \ perchè allora quel foverchio cagiona due
cattivi effetti} avvililce gì' interni prodotti e ma-
nifatture \ e ci fa reftar debitori a' foreftieri nella
bilancia generale {a). Secondariamente fé impiega
maggior quantità di gente , che le interne arti
non permettono ; perchè allora fi viene a nuo-
cere all' interne forgenti , le quali dove fono am-
pie, fi vogliono avere più care di tutte le efterne,
ficcome più ficure da' capricci della fortuna e della
moda . E quello è addivenuto in parte alla Spagna
pel Commercio di America, e dell'Indie Orientali,
dove tutto ad un tratto concorfe maggior nume-
ro di pedone , che le forze interne di quella na-
zione non fartene vano . I Francefi , e gì' Ingle-
si fono in ciò flati più ritenuti ; concioflìachè
non abbiano voluto popolare tutto infieme le lo-
ro colonie Americane , ma pian piano , e col fuo
tempo .
§. XIX. E quello fi può dire fulla prefente
queftione rifpetto a' particolari Popoli di Euro-
pa . Ma quanto all' Europa tuttaquanta , gran-
di motivi vi fono da ftimare, che il Commercio,
eh' el-
(à) Ho detto , fé tncomtncìa , perchè fon poi perfuafo,
che ciò non può in niun paefe durar lungo tempo ; e
mi rido , quando fento dire ad alcuni , che noi altri da
50 anni prendiamo più da foreftieri , che loro non dia-
mo . Saremmo dunque debitori di tutto f eccedo dell' eli-
to fu l'introito . Ma ben può quefto fucceder per pochi
anii , per un entufiafmo di ludo \ il che potrebbe cagio-
nare nondimeno un grandiUnno fcuotimento allo Stato .
Tane I. Gap. XVI. 261
c\\ ella fa colle troppo rimote parti della Terra ,
non iìa così vantaggiofo, ficcome comunemente,
più per bizzarria d1 immaginazione , che per foli-
de ragioni , fi crede. Primamente , perchè que-
fto Commercio indebolire le noftre forgenti, qua-
li fono la Terra e F Arti primitive , per un pro-
digiofo numero di perfone, che vi s'impiega ogni
anno. Secondariamente, perchè è una delle gran
cagioni fpopolatrici , così per la gran quantità di
uomini , che i viaggi marittimi confumano, come
per le colonie che vi fi deducono . In terzo luo-
go per alcuni generi di cofe quindi a noi recate,
i quali e non fono neceflàrj alia vita e comodità
de' noftri popoli , e offendono la fallite , ficcome
fono la cannella , il pepe , il garofano , e altre
droghe cauftiche , che il famofo Hales, Socio del-
l' Accademia di Londra , nelle fue varie fperien-
ze , ha dimoftrato effere de' lenti veleni . In quarto
luogo per la foverchia quantità di oro e di argento,
che ci mena, la quale a proporzione che crefce,
così indebolifce P Arti foftentatrici . E certo gran-
de obbligazione abbiamo per quanto appartiene a
quefto punto al Commercio della Turchia , il
quale ferve di fcolo all' oro e all' argento di Eu-
ropa {a) . h1 oro e 1' argento , come farà dimo-
ftrato nella feconda Parte , fino a tanto fono uti-
li , quanto fono proporzione voli alle ricchezze pri-
R 3 mi-
(a) Parrà un paradoflb : ma fé rie vedranno le ragio-
ni nella feconda Parte . Per ora capirà ognuno , che ha
cervello, che un popolo, che non abbia che oro, argen-
to , gemme, fìa poveriffimo , e in iftàto di morirfi di
fame . Si trovano de' popoli Ittiofagi , ma non de' Cri-
fofagi .
z6z Delle Lezioni di Economia Civile.
mitive , e alle fatiche , al cui moto fervono . Se
eccedono quella proporzione , fono come le polizze
d'un Banco fallito, che non rapprefentano nulla.
Anzi fono di molto peggiori, perchè danno ad in-
tendere di rapprefentare quel, che non rapprefen-
tano ; e a quello modo fanno abbandonare l'Arti.
C A P. XVII.
Dello Spirito e della Libertà del Commercio .
§. I. Qi vuol diftinguere il Fine del Commer-
v3 ciò , dal fuo Spirito . Il fine , ficcome
faviamente avvertifee il Signor Melon , è di pro-
muovere e alimentare la popolazione e i como-
di della vita con aumentare e migliorare le
forgenti , onde derivali il iòftegno . E percioc-
ché le forgenti , onde fgorga il iòftegno delle fa-
miglie , fono T Arti primitive , e le Manifatture ;
quindi è , che tutte le leggi dei Commercio vo-
gliono effère indirizzate ad alimentare , dilatare ,
e migliorare quelli fonti delle pubbliche e pri-
vate ricchezze. Quando il Commercio è favia-
mente e amorevolmente a quefto modo regolato,
per tre ragioni aumenta la popolazione e i co-
modi della vita. i. Perchè fomminiftra da vi-
vere a più perfone , e rende più focile il man-
tenimento delle famiglie ( a ) . 2. Perchè impe-
difee e arrefta la diferzione de' Cittadini . 3. Fi-
nalmente perchè vi richiama de' foreftieri . Si vie-
ne
(a) Se fi fa il calcolo, in un paefe culto predo alla
metà
Parte I. Cap. XT7L 263
ne ben volentieri ad abitare, dove fi vive con mag-
giore agio , e piacere } perchè ogn' uomo vuol
vivere per godere .
§. IL Lo Spìrito poi del Commercio non è
che quello delle conquide . Tra i barbari fi con-
quiftan le perfone , e le terre : tra' popoli traffi-
canti le ricchezze . Ma perchè quello fpirito pofla
svilupparli , e quel fare , a che rifguarda , vale a
dire dar moto e vigore alla nazione , che lo in-
traprende , richiede due gran vetti , cioè pro-
tezione , e legittima libertà . Egli è primamen-
te da efière protetto dal Sovrano , affinchè fia ri-
fpettato dalle altre nazioni , perchè non ritrovi
impedimento nel fuo corfo. Niuna nazione ha
mai avuto del Commercio * fenzachè fi fia im-
piegata a proteggerlo» Due poi fono le maniere
da proteggerlo , una delle quali confitte ne1 trat-
tati di Commercio ; e 1* altra nelle armate nava-
li (a) . La prima maniera è la più umana ; e la
feconda è giuda : perchè il Commercio maritti-
mo è per Tua natura libero . Le nazioni traffi-
canti mantengono perciò in mare delle buone ar-
mate, per farfi rifpettare da coloro, cui l'avidità
della preda fa dimenticare i dritti della natura.
R 4 §.UL
metà de' travagliatori fono impiegati all'arti o rnigl'orà-
trici , o di luffo . Ma quefV arti fon nutrite dal Com-
mercio .
(a) Una terza maniera è di trattare i foreftieri com-
mercianti con tutte le leggi dell' ofpitalità, e far rifoet-
tare la fede pubblica , e la giuftizia de' contratti . Il Re
di Wida , Regno su la corta della Guinea , fece decapi-
tare un fuo Uffiziale , per avere alzato il battone fui ca-
po d' un mercatante Francefe . Fu ftimara delitto capi-
tale una sì rozza inofpitalità. Bofman lettere fulla Coflg
d Oro .
2^4 Delle Lezioni di 'Economia Civile.
§. III. Ma niente richiede tanto , quanto è la le-
gittima libertà . Egli è di una natura sì dilicata e
ritrofa, che, come le tenere piante, di niente ha
maggior paura, quanto del gelo delle opprefììoni,
di qualunque forta che elle fieno. Il Signor Me-
lon dice aliai bene, che in elezione gli è più ne-
cefìaria la libertà , che la protezione ; perchè aven-
do libertà , vien su bello e rigogliofo , e fi pro-
tegge da fé medefimo : ma fenza libertà non vi
alligna . Egli fi farà femore rifpettare al di fuo-
ri , quando abbia vigorofa al di dentro la fua
forgente. Di che quello può eflère manifefto ar-
gomento , che le Compagnie Inglefi e Olandefi ^
le quali tanto fi fono ingrandite , che non che fé
flette , ma pur lo Stato proteggono , furono tut-
te quante da privati Mercanti fondate , fenza ave-
rè ne' loro principi , che un Diploma de' Sovra-
ni, e affai fcarfi favori .
§. IV. Si vuol qui definire quel , che fi deb-
ba intendere per legittima libertà di Commer-
cio. Vi fono di coloro , i quali credono che il
Commercio non poifa aver luogo , che nelle fole
Repubbliche popolari ; e che nelle Monarchie e
nelle Ariftocrazie la ricchezza e la forza de' Mer-
catanti , e delle loro compagnie faccia ombra al
Governo , e fia cagione , perchè fi tengano baffi :
e le Finanze e i Monopolj il vadano ogni giorno
ritagliando . Aggiungono , che lo Spirito delle
Monarchie è fpirito di nobiltà e di milizia , am-
bedue le quali cofe pugnano collo Spirito del
Commercio . Ma quella openione è in qualche
maniera ( a ) smentita da i fatti . Imperciocché
tro-
(a) Dico in qualche maniera , perchè ancorché lo fpi-
rito
Parte 1. Cap. XV1L 265
troviamo che così ne' tempi antichi , come ne1 no-
ftri, il Commercio è fiorito tanto nelle Repubbli-
che , che nelle Monarchie , ed è flato protet-
to così da i Monarchi , come dal governo Re-
pubblicano . Certo il Commercio della Francia ,
che Luigi XIV cotanto promone , n' è un gran-
de argomento . Pruova il medefimo il Commer-
cio de' Danefi , de' Pruffiani , de' Mofcoviti . A
quelli efempj fi vuole aggiungere la diligenza gran-
diflìma , che ufarono ne' fecoli paflati i Porto-
glieli , e gli Spagnuoli nel piantare e accrefcere
il Commercio colle tre altre parti del globo ter-
raqueo. Ne5 tempi antichiffimi il Commercio ,
che facevano gli Ebrei così nel mare Roffo , co-
me nel Mediterraneo , gli Egizj in Alexandria ,
e i Siracufani in Sicilia , fu grande e florido , an-
corché fondato in governi Monarchici .
§. V. Ne darò qui una ragione alquanto più al-
ta . Siccome ogn uomo è per natura avido di
conquiftare , così fono gli Stati tutti quanti , e
di qualunque forma di Governo . Tutti i primi
popoii , Repubblicani , Monarchici , Schiavi , fo-
no flati guerrieri e conquiftatori . La fola diffe-
renza è, che nelle Repubbliche , effendo il tutto
patrimonio di ciafcuno , ogni famiglia conquifta
tutto per le : dovechè nelle Monarchie non fi ha
delle conquide , eh' una piccola parte , fupplendo-
fi al refto colla gloria : e negli Stati defpotici,
dove fi conquifta pel Cielo parlante pel Defpota,
fi ha la fola interna confolazione di aver dilata-
to
rito della vera Monarchia noti pugni con la grandezza
del Commercio ; è non per tanto veriflìmo , che gli abu-
fi fon qui più facili, che nelle Repubbliche.
i66 Delle Lezioni di Economia Civile.
to il Regno di Dio. Un Olandefe vorrà dunque
conquistare per fé } un Francefe parte per iè , e
parte per la gloria della nazione : un Turco per
P amor della legge .
§. VI. Qnando dunque gli Stati non pofTòno
più , fenza gran pericolo , conquiftar Provincie ,
dee di neceflità avvenire un cambiamento nello
fpirito. I popoli fchiavi debbono divenirvi A-
gricoltori e Artifti ; e per tal modo ammollire a
poco a poco la fierezza della Tirannide , e por-
tarla verfo i limiti d' una giufta Monarchia : e i
Repubblicani, e i Cittadini delle Monarchie , fer-
bando ancora un cuore libero e brillante, debbo-
no rivolgere 1' animo dal conquiftar paefi e per-
fone a quello del conquiftar ricchezze . Lo fpi-
rito dunque delle prefenti Monarchie e Repub-
bliche, efièndo chiufi già i palli alle gran conquifte,
non può eflère , che fpirito di Commercio . I
Repubblicani accrefceranno il patrimonio comune
con la privata opulenza : e i nobili nelle Monar-
chie foftituiranno alla gloria dell' arme quelle del
luftò , che fi ftudieranno di alimentare con le ric-
chezze del traffico . Vero fi è , che in quelle Mo-
narchie, finché dura lo fpirito militare non è faci-
le, che vi alligni quel del negoziare.
§.VII. Or quefto dimoftra, di non doverli confon-
dere la libertà civile de' Popoli (a) con la libertà
del
(a) Sebbene io ho Tempre creduto , e ftimo tuttavia ,
che la vera e durevole libertà civile non poflfa coftante-
mente goderfi , che ne' foli Regni governati dalle leggi,
e da un rifpettabile Senato depofitario delle leggi : non
eflendo , ordinariamente parlando, la libertà Repubblica-
na, che immaginaria e precaria, né gran fatto durevole,
dove
Parte I. Cap. XVll lóy
del Commercio . Monfieur Huet nella Storia del
Commercio Olandefe , avendo defcritto il florido
Commercio de' Paefi baffi , nel tempo che quelle
Provincie erano lòtto il dominio de' Duchi di
Borgogna, affai accortamente foggiunfe : // Com-
mercio può fiorire così in una Monarchia , come
in una Repubblica , purché fra ben intefo , e be-
ne ordinato : imperciocché non vi è flato altrove
?ìè commercio pili grande , né manifatture più
floride , quanto ne Paefi bajji fiotto il dominio
di quattro Sovrani della Cafa di Borgogna , e
due della Cafa di Aufiria . Io fono fiato mede-
fimamente ( foggiunge egli ) nel comune e vec-
chio errore , che non vi fojfero , che le fole Re-
pubbliche , le quali potejfero fare un gran Com*
mercio . Ma mi fono ora rimutato di fentimen-
to , per avere ef aminate le cofe da vicino , e u- ■
dito difcorrere di quefta materia alcuni de più-
abili Negozianti , e Politici fra gF Inglefe e gli
Olandefi. Può vederli ciò , che ne fcrive ezian-
dio Jacopo Gee nella prefazione alle Confider azio-
ni fui Commercio .
§. Vili. Ma oppongono alcuni il Commercio
di Portogallo e di Spagna , il quale da fmilurata
gran-
dove le ricchezze cominciano a recarvi delle grandi di-
fuguaglianze, e con ciò del lufTo , e dell' ambizione: il
che è dimoltrato per gli atroci fatti prima degli ultimi tem-
pi delle Repubbliche Ateniefe , e Romana \ appreffo per
quelli della Fiorentina , e del Belgio federato . Che il
Belgio federato mantenga tuttavia la fua libertà , deeft
più al timore delle potenze vioine , che a mancanza di
fé mi interni di mutazione ; né credo , che poflfa effere
di troppo lunga durata, continuando ad arricchire.
2Ó8 Delie Lezioni di Economia Civile.
grandezza di principi fra non molto tempo fi ri-
dulìe a gran piccolezza . Al che rifpondo prima-
mente , eh' éflèndo un lecolo addietro in tutte le Mo-
narchie ancora vivo e acerbo lo fpirito militare ,
non era facile , che vi prendere tutta la voga quel
del Commercio . Anzi quel Commercio medefìmo
de' primi Porteglieli e Spagnuoli non fu che figlio
delio fpirito conquilìatore . Non fi volle trafficare,
ma conquifiar le nazioni . AppreiTo dico , che non è
flato tanto lo Spirito della Monarchia , quanto alcu-
ne accidentali cagioni , che hanno fnervato e qua-
li annientato quel Commercio , il quale Sovrani
più faggi , e fuori di quelle occafioni , che feon-
volgono gli Stati, avevano piantato e accrefeiuto
con delle continue cure . È noto , che i princi-
pj e l'aumento del Commercio di Spagna fi deb-
bano a Ferdinando il Cattolico Re di Cartiglia ,
e quei di Portogallo al Principe Arrigo : e i prin-
cipi della decadenza di amendue alle guerre trop-
po grandi e troppo lunghe, che Filippo II Redi
Spagna intraprelè in quafi tutta l1 Europa , e nel-
le quali egli fpefe intorno a cinquecento milioni,
e intorno a mille milioni i fuoi Succefiòri , fe-
condo i calcoli di PufFendorf (a) » Quelle guerre
e quelle immenfe fpefe rovinarono quel Commer-
cio . I due ultimi e dotti Scrittori del Commer-
cio di Spagna, Uilariz , e Ulloa,afcrivono quella
decadenza principalmente alla definizione delle ma,-
nifatture : quella al non poter . follenere la concor-
renza : e quello finalmente all' eccello de' dazj , i
quali nacquero dal bilogno , figlio della lunga e
ollinata Guerra . E fiato ofièrvato da più di un
Poli-
la) Introduzione alla Storia di Europa .
Parte I. Cnp. XVII zóg
Politico , e da noi nelle annotazioni alla Storia
del Commercio Inglefe di Giovanni Cary dimo-
fìrato con fatti , che non fi è mai perduto un
gran Commercio , fé non che o oppreiìò dalla
Guerra , o per cagion di guerra diipendiofa fu-
gato (a).
§. IX. Vi fono degli altri , i quali per liber-
tà di Commercio intendono un' aiìòluto potere
ne' Negozianti di eftrarre e immettere ogni forta
di mercanzia , fenza niuna reftrizione , legge , e
regola . Ma quella libertà , o piuttofto licenza ,
non fi truova in niuna nazione d' Europa , ed è
contraria allo Spirito medefima del Commercio .
Le nazioni , traile quali il Commercio è più flo-
rido , quali fono gì' Inglefi , gli Olandefi , e i Fran-
ceii , hanno appofte delle grandi reftrizioni allo
introdurre ed eftrarre delie merci . Certe riftref-
tezze tanto è lontano che ferifcano lo Spirito del
Commercio, che anzi effe fono neceflarie ad ani-
marlo . Introdurre delle derrate o manifatture ,
che fcoraggino l' interne , fpiantando i fondi del
Commercio , potrebbe dirfi libertà di Commer-
cio ? Eftrarre delle materie prime , che poffono
lavorarfi nel paefe , è annientar 1' arti , e con ciò
la materia del commercio. Anche 1' eft razione di
certe derrate fi può fommettere a delle leggi: per-
chè
(a) Il Commercio de' Fenici fu deftrutto da Aleflan-
dro Magno , quello de' Cartaginefi da' Romani : parte
di quello di Venezia dalla lega di Cambrai ; e quello
di Borgogna da i bifogni degli ultimi fuoi Principi . Ru~
giero deitrufle il Commercio degli Amalfetani ; e 1' ul-
tima guerra d' Italia è itata vicina a defolar quello de"'
Genove/i .
ijò Delle Lezioni di Economia Civile.
che il commercio dee fervire alio Stato , non lo
Stato a! Commercio. Quefte leggi fono come
gli argini de' fiumi , i quali fervono , non folo
perchè non fobbiffino il Paefe , ma ancora affin-
chè i fiumi vadano più uniti ,. e fieno meglio na-
vigabili. E qui fi vuole oiTervare , che la liber-
tà fenza regole è fempre perniciofa così nelle per-
fone , come nelle Civili Società . Nelle perfone,
perchè le mena a tutti gli eccedi delle paflìoni :
e nelle focietà , perchè portando gli uomini al fo-
lo interereflè perfonale o domeftico , corrompe in
mille modi il ben pubblico.
§. X. Finalmente per libertà di Commercio
non fi dee intendere quella di efier permeilo a'
Negozianti e agii Artidi il trafficare e lavora-
re lènza nefluna regola di mifura , di peli , di pub-
blici impronti; per le quali regole l'Arti fi man-
tengono nella loro perfezione , e foftienfi la fede
pubblica , onde il Commercio torna in utilità del-
lo Stato. Imperciocché il Commercio , ficcome
parte dell' ordine pubblico e del Corpo Politico,
debb' efifer fottopofto alle leggi del tutto , e fer-
vire all'ingrandimento e conìervazione delia Civi-
le Società . Ma perchè quefto avvenga così , fa
meftieri che egli Ila ordinato al pubblico bene ,
non al privato ; affinchè la fua utilità fia utilità
di tutti , e non già di una particella del Corpo,
quali fono i negozianti . Ora quefto fi ottiene
lottomettendo le materie, derrate , manifatture ,
e arti a certe regole ( a ) , e tutti i contratti a
delle
(a) In Inghilterra fi vifitano le Manifatture , per ve-
dere fé fono fecondo le leggi : gli Olandefi fanno il me-
defimo con i barili di aringhe . La buona fede e la pun-
tua-
Parte I. Cap. XVII. 271
delle leggi ftabili . Perchè quefte leggi e regole
mantengono la perfezione delle Arti , la loro di-
ma , e il credLto , il quale è P anima del Com-
mercio. E di qui è , che sì fatte leggi in niu-
na parte fi oflèrvano più rigorofamente , quanto
in quelle nazioni, che hanno più gran traffico : e
il loro rilaflamento è certo fegno del decadimen-
to del Commercio .
§. XI. Per intendere "adunque la vera libertà
del Commercio è da oftervare , che l'anima e l'ef-
fenza del Commercio non è altro , fé non che la
circolazione . La libertà perciò è , che quella cir-
colazione e moto non fia né impedita fenza pub-
blica utilità , né indebolita . Di qui è , che tut-
te quelle cagioni , le quali arredano o ritardano
l'utile circolazione, fieno* tìfiche, o morali, feri-
rono la libertà del Commercio : e quelle , che
né l' arredano , né la ritardano , quantunque fem-
brino gravi e fpaventevoli , non la offèndono pun-
to. Si può paragonare il Commercio ad un ge-
nerofo Cavallo , e la fua libertà , al rapido di lui
moto . Ogni pefo anche piccolo , che gli fi frap-
pone fra i piedi, gli toglie la libertà del cammi-
nare } e i pefi anche gravi , che gli fi mettono
in fui dorfo , purché non fuperino le di lui for-
ze , non fono da confiderare come intoppi . Dun-
que quelle cagioni , le quali conferifcono a man-
tenere in vigore la circolazione e 1' attività del
traffico, conferifcono eziandio alla fua libertà : e
quelle, che ritardano quello moto, la diftruggono.
§. XII. Or quefte cagioni, almeno le principa-
li,
tualità , come è il primo fondo de' privati mercanti , co-
sì del Commercio di tutta la nazione .
272. Delle Lezioni di Economia Civile.
li , fono , fecondochè io credo le feguenti. I. Che
fi lafci una libera facoltà di eftrarre quelle der-
rate , che vengono nel paefe copiofamente , e
le manifatture , che vi fi lavorano } accordan-
do loro la libertà di ufeire per ogni luogo , in
ogni tempo, e in qualunque quantità; falvo fola-
mente fé non fi ftimi di doverla reftrignere ne'
cali ftraordinarj , pel bene del tutto . Perchè 1.
la libertà di trafficare , che quefta legge prefen-
ta all' immaginazione di tutti , riempie la na-
zione d' entufiafmo ad aver del foverchio . 2. per-
chè il guadagno e 1' utile , che fa guardar vici-
no , e che può veramente dare , loro fa nafeere
grandiffima voglia di lavorare e trafficare , e arric-
chire . E benché la gente in volendo arricchi-
re non penfi , che al fife privato intereffe : non-
dimeno arricchendo fa il vantaggio pubblico , con
arricchire la nazione tuttaquanta (a) .
§.XIIL II. Che i dritti di ufeita in fulle derra-
te e manifatture della nazione trafficante non fie-
no tanti , che vengono a toglierle la preferen-
za fulle altre nel concorfo di quelle (b) . Im-
perciocché quando 1' altre nazioni ne' comuni
mercati poffono vendere le loro derrate o mani-
fatture a piìi baffo prezzo , faranno fempre prefe-
rite . Di qui è che il Commercio di quella, che
farà pofpofla , incaglierà ? vale a dire perderà la
fua
(a) Regola tenuta dagl' Inglefi , e metta il 1764 in
pratica in Francia pel grano , di che farà detto nel capi-
tolo feguente .
(6) Sarebbe anche maggior libertà fé fofler tolti , ca-
ricando quel che importa fopr1 altri fondi . Veggafi il
nuovo Codice di Finanze della Corte di Portogallo .
Tane I. Cap. XVII. 273
fua attività , che n' è la vera libertà . E' una mai-
fima di tutti gli Economi , dimostrata per la
continua iperienza , che in materia di traffico la
preferenza nel concorfo è la molla motrice dei
Commercio . In fatti quella preferenza è quella,
che dà del vero utile : e V utilità , iìccome è no-
to a ciafcuno , è la grande efca degli uomini .
§. XIV. III. che i diritti non fi abbiano a
pagare né fpelTò , né in diverfi luoghi , ancor-
ché fieno piccioliffimi . Imperciocché turbano il
moto del Commercio , il difguftano , e 1' arre-
dano : efTendoci molti , i quali fi contenterebbero
pagare piuttofto un carlino per una fola volta,
che la metà in dieci volte , e in dieci luoghi diver-
fi. E la ragione è , che il tempo è la cofa più
preziofa , che abbia il Commercio ; e quefti ritar-
damene la fanno perdere quali fempre con gra-
ve difcapito (a) .
§. XV. IV. che non fi commettano delle
avanìe e trapazzi nel rifcuotimento de' dazj :
imperciocché è quali incredibile quanto quelle co-
fe difguftino , e di quanta perdita di tempo fieno
cagioni . L' Arte maeftra in materia d' Econo-
mia Civile é fare , che gli uomini non perdano
il gufto a quei meftieri , eh' efercitano . E un
colpo fatale allo Stato fare, che la gente fi Itimi
più contenta nell'ozio, che nella fatica." L'Autore
Par.1. S illu-
(<r) Non vorrei poi credere , che i rifeuotitori de' da-
zj foflero tanta buona gente da non far valere il loro
uffizio . I dazj dunque , il pedagio ec. vengono a raddop-
piarli , e talvolta triplicarli in tanti luoghi , in quanti fi
paga; del che non torna nulla alle Finanze, e (i preme
molto il Commercio .
274 Bette Lezioni dì Economia Civile.
jlluftre dello Spirito delle Leggi , affinchè fi evL
tallero sì fatti ftrapazzi , vorrebbe che il rifcuoti-
mento de' dazj e delle dogane foife fempre in ma-
no del Sovrano ; perchè gli Appaltatori , i quali
non fono per ordinario moffi , che dal fola priva-
to intereffe , non conofcono la legge del ben pub-
blico (a),
§. XVI. V, che non fi accordino , che af-
fai di rado , e difficilmente privilegi efclufivi ,
o come noi fogìiam dire jm prohthendi , eh' è
tanto dire , quanto Monopoli legalizzati : conciof-
fiachè quelli privilegi favorivano fempre i parti-
colari contro al ben pubblico , In, oltre effi tol^
gono 1' emulazione , e impedifeono la perfezione
e la dilatazione dell' arti } perchè niuno fi ftudia
di migliorare o dilatare quel , che non può efer-
citare : e quelli che 1' efercitano , e il poffeggono,
eflendo ficuri del lor guadagno pel privilegio e-
fclufivo , non folp non s ingegnano di diffondere
e migliorare , ma refìringono e peggiorano , di
che è tra noi grandiffimo argomento , per tacer di
molte altre cofe, la Tinta negra .
§.XVII. VI. Nuoce altresì molto alla vera liber-
v tà
(a) E' una quefttone, che mi fembra affai difficile a
(kfìnii-fi finché i rifeuotitori fon' uomini , effendovi per
ambe le parti delle difficoltà . Quel mi par vero , che
non fi debban punire men {everamente le veflazioni , e
le frodi , e le crudeltà degli appaltatori , che fi faccia
de' contrabbandi per gli appaltatori medefimi . Il faperfi,
che dacché le nazioni fon civili la parola Pubblicano
fia Hata fempre udita con orrore , è un gran pregiudizio
contra sì fatte perfone , la cui legge non è , e non fu
mai , che f avidità .
Parte I. Cap. XVII. 275
tà del Commercio , il quale è di tua natura ge-
lofo , il prefcrivere i prezzi delle cofe , che fi per-
mutano, o fi vendono e comperano. Perchè que-
fto quanto è ragionevole , che fi faccia per quel-
le cofe , eh' eifendo neceflfarie , nondimeno fi tro-
vano in mano di uno , o di pochi ; e ciò per im-
pedire gli effetti del monopolio : tanto è non fo-
lo inutile, ma nocivo , quando le cofe fono fral-
le mani di molti . Primamente , perchè è dia-
metralmente oppofto alla libertà di vendere o com-
perare. Secondariamente , perchè i venditori in
quelli cafi s' ingegneranno Tempre di adulterare
quelle cofe , il prezzo delle quali è rifiato. Fi-
nalmente, perchè quefte aflife ordinariamente non
fervono , che a far nafeondere ciocché vi è di
buono e di meglio , e a farlo pagare molto più
caramente a chi n' ha defiderio . Al che fi vuo-
le aggiungere , che fé uferete troppa forza , farete
fparire o i generi fottopofti all' afiìfa , dove fia
più baila della naturai proporzione ; o il danaro
de' compratori , fé fia troppo alta : e T uno e l' al-
tro deftrugge il giro del Commercio.
§, XVIII. VII- Finalmente deefi mettere a parte
della libertà del Commercio la protezione , la ficur-
tà , T onore , 1' incoraggiamento delle arti . Pro-
teggere , aflìcurare , ajutare , onorare , allettare ,
e illuminare gli artifti così delle arti primitive ,
come delle fecondarle , è fiato Tempre il più gran
pano, che hanno fatto i favj Legislatori per ani-
mare 1' induftria e '1 Commercio . Il dritto di
Natura non permette , che in un Corpo Civile
vi fieno delle perfone , che fi riputino come be-
ftie : e V interefiè della focietà richiede in oltre ,
S 2, che
zyó Delle Lezioni dì Economìa Civile,
che i foftenitori della vita e de' comodi fi rifpet-
tino e fi onorino (a) .
C A P. XVIII.
Digrejfwne fulla libertà dell' Annona , ficcome
j>rhicipal fondamento della liberta
del Commercio .
§.I. A Vendo parlato della libertà del Com-
jl\ mercio, credo dover qui aver luogo
T articolo dell' Annona , come quello che com-
prende la foftanza medefima del Commercio così
interno , come efterno . I. Perchè il fine dell' Arti
e del Commercio, almeno il principale , non è
che di vivere fenza difagio . IL Perchè le derrate
e tutto ciò , che ferve al vitto , fon fempre mag-
giore e più fi curo fondo di Commercio , che non
fono le manifatture.
§. il
(a) Platone nel V. de Rep. ftabilifce : Un foldato y
ctì ha combattuto valorofatnente per la patria , abbia il
dritto di baciar tutti , e di e(fer da* tutti baciato . Platone
iapea i coturni Greci . Il medelìmo ordina , che tutti i
promotori dell' umana felicità abbiano dopo morte , fic-
come divinità tutelari , de' tempj , e degli annui facrifì-
cj , e onori . Quelle pompe pe' morti, animano i vivi.
Gli Olande!! ereifero una ftatua a Buren per aver inven-
tata f arte di lala.re e imbottare le Aringhe : e Carlo V.
vinto con rifpetto quefta ftatua d' un pefeatore . La Re-
gina Giovanna il 1417 rimunerando la diligenza d' un
Koberto Calauri della Cava , comincia , exaltat potentiam
Principum remuneratiti fubje&omm ; quia recipientium fides
ere-
Vane l Cap. XVIII. 277
§. II. Il problema fé ogni verità fia utile, agli
uomini , mi pare effere di difficilifiìma foluzione .
La verità è un certo lume d' intelletto. Or co-
me un foverchio bagliore del Sole offende le pu-
pille alquanto deboli ; nel medefimo modo certe
verità potrebbero riuicir di fcandalo a certe men-
ti e Nazioni. Ma fé la verità non è da propa-
laci fempre intera e in tutto il fuo lume , ed è da
ufar della prudenza, perchè ella venga a diftillarft
negli animi come per gocciole } il fallò non fi dee
mai infegnare . Ogni fallita nuoce : e fé nuoce
alle perfone , le fallita che rifguardano un Popo-
lo intero , fono per ogni verfo nocevoliflime . E'
meftiere delle Scienze e de' Filofori che le disco-
prano : ed è della prudenza che fi ftudino di far-
ne rivenire i popoli a poco a poco.
Efpoftzione del Problema Annonario,
§. III. Che fare, perchè una Nazione , fitua^
ta in un clima temperato , provvida di belle e
fertili terre , cinta da mari , abitata da ingegni
aperti , rifchiarati , pronti ; dove non fieno ignote
le Scienze e 1' Arti , né V agricoltura vilipefi e
tenuta a difonore, la careftia , flagello terribile e
diftruggitore de' popoli e della grandezza de' So-
vrani , o non ardifca mai di comparirvi , o di ra-
do, e fenza grande apparato e ftrage ? Ecco il
problema, che oggigiorno occupa i Politici di tut-
ta Europa , e che ben merita ( tanta è la fua
importanza ) che vi s' intereffino , non che i Fi-
S 3 lofofi,
crefc'tt ex praemìo , &*-aHi ad obfequendum devot'tonis ani'
mantw exemplo . Ecco X audetque Virf>o concurrere viris .
278 Delle Lezioni di Economia Civile*
loibfi, ma tutti i Sovrani della Terra: non emen-
do quali altro la Filofofia , che P arte di giovare
agli uomini, e il Governo , che la Scienza di nutrire
in pace e ficurtà i fottopofti popoli.
Carejlìe .
§. IV. Prima che fi venga a vedere ciò che
fi è penfato e fatto per ifciogliere un sì gran pro-
blema , e quel che fi convenga ancora fare , gio-
va il fapere donde nafcano le careftie . Egli
può eflèr facile ti intendere v eh' elleno non han-
no falvo che tre forgenti» I. La mancanza delle
ricolte. II. Le ricolte abbondanti , dove non
fia fcolo* IH. La cattiva economia dell' An-
nona . E primamente un paefe , la cui anno-
na fia fondata full' interne ricolte , è forza che
fìa afflitto dalla fame , dove quelle vengan me-
no . Apprettò j le ricolte foverchiamente abbon-
danti i dove non fia fcolo , venendo a feorag-
giare l'agricoltura , cagionano delle careftie ne' fe-
guenti anni * Parrà un paradoffo : ma niente è
flato meglio dimostrato dal Signor Melon nel fuo
Saggio politico fui Commercio . Finalmente le
leggi di reftrizione , facendo ingagliare il commer-
cio de' grani , e impedendo lo fcolo 4 vengono o a
feoraggiare l'agricoltura , o a far infofpettire i nego-
zianti ; e dove credevano far 1* abbondanza , ca-
gionano careftìà.
§'.V. Ma veggìamo, quale dì quelle tre cagioni
è da effere più temuta tra noi di quello Regno . Il
non ricogliere non è ne' noftri paefì così facile e gene-
rale , quanto alcuni fembrano di temere . Quefto
non ricogliere potrebbe nafeere o da una fecchez-
za
Tane L Cap. XimiL 2,79
za generale, o da procelle e gelate, o da un* in-
vasone d' infetti . Per cominciar dall' ultima , è
fuor di mia notizia ^ che fotte ciò mai avvenuto
né tempi andati , con generale ftrage delie biade;
e perchè dunque avremmo a temere un flagello
non Itató mai ne' fecóli addietro ? Perchè fé fon
cafi particolari di qualche provincia , fiamo al co-
verto per la fertilità deli' altre . Pur quefti cafi
medefimi non fon così fenza rimedio , com' altri
penfa * La diligenza umana può di molto preve-
nirgli .
§. VI. Il fito poi del Regno, cinto quafi d'o-
gn' intorno di mare , che rimolla il clima i e di-
vifo dall' Appennino , ci ailìcura del poter eifere
generale la feconda cagione, cioè una gelata. E
per la medefima ragione non è poffibile una ge-
nerale ficcità . In fatti appena nella noftra Sto-
ria fé ne ritruova efempio . Il 1758 la gelata de-
vaftò le provincie montagnofe , ma rifparmiò le
piane e marittime : e dove mancò il grano , fu
abbondantiifimo il fromentone o grano d'india , che
fupplì a i bìfogni del baffo popolo. L'anno 17^1
fi raccolfe competentemente in Puglia , in Terra
di Lavoro, in Apruzzo,e in altri luoghi alfai ,
benché la gelata ne devaftafle molti . E queiV
anno 17Ó5 la Puglia ha raccolto bene ^ la Cam-
pagna affai mediocremente , V altre Provincie fcar-
fflmamente : ma il frumentone , e 1' altre civaje
fono (tate abbondanti (Time dappertutto. Notiamo
qui un bel luogo di Strabone , il quale parlando
di quefte provincie , fé manca , die* egli , il fru»
mento , fuppltfcono colla faggina 0 miglio bianco
( eh' era allora ignoto il prefente mzix , o gra-
nodindia ) j onde è che ?jon hanno a temsre aeh
h care/li e . S 4 $. VII»
280 Delle Lezioni di Economia Civile.
§. VII. Aggiungo qui , che fé 1' agricoltura
$' intendete meglio, anche quel poco di timore ,
che potette nafcere da quella parte , verrebbe fpen-
to : e fé ne reftatte ancora qualche ombra , a-
bolendo la terza cagione fi farebbe in piena fi-
curtà. Dunque la feconda cagione è più da te-
mere , che la prima , mattìmamente fé fia uni-
ta alla terza . Quando il Signor Melon e alcu-
ni altri dotti Francefi motti dalla ragione e dagli
efempj degl' Ingleli , metterli a predicare , che la
più frequente cagione delle careftie fieno 1' ab-
bondanti raccolte, dove la legge vieta la libertà
dello fcolo, furono da molti derifi come matti ,
ficcome io non dubito di doverlo effere anch' io .
Ma la verità , che giova al Sovrano e ai popo-
li infieme, fi vuol dire coraggiofamente da ognu-
no che la capifce ; eifendo il contrario da me ri-
putato un tradimento alla patria , e una mancan-
za ai dovere di buon fuddito.
§. Vili. Dico adunque , eh' è più da temere
l'abbondanza , fé fé ne impedifee lo ìeolo , che non
è la fteriiità medefima; perchè la fterilità , anzi
cP avvilire 1' agricoltore, 1' incoraggia per 1' ac-
crefeimento del prezzo delie derrate : dove che
1' abbondanza fenza un proporzionevole fmercio ,
1' opprime per la viltà de' prezzi , e porta la ro-
vina dell' agricoltura , per rifar poi la quale non
baila una lunga ferie di anni . Per far toccare
quel che dico colle mani , fo un po' ài calcolo .
§. IX. Supponghiamo che noi abbiam biiogno
tra cibo e femenza di venti milioni di tomoli di
grano ciafeun anno : e che un anno ne raccoglia-
mo venticinque, e 1' anno apprelfo altri venticin-
que. Già {lagneranno dieci milioni di tomoli .
Se
Parte L Cap. XFIII. 281
Se il prezzo del grano ordinariamente fia di car-
lini dodici , il primo anno dovrà fcendere di un
quarto, perchè per legge immutabile , dove i bi-
fogni fieno i medefimi , i prezzi fon fempre in
ragion reciproca delle quantità de' generi . Di un
altro quarto dovrà sballar poi il fecondo anno .
Allora elfendo il prezzo de' grani la metà dell'or-
dinario , chi potrà intraprendere le fpefe di un a-
gricoltura, d' onde fi può anche temer di peggio
il terzo anno ? Quello di (inette in gran parte la
coltura de' campi . E fé quello male di abbondan-
za non dura più che due anni , il terzo avremo
mezza careftia, il quarto un'intera, e quel eh' è
peggio , con poco rimedio ; trovandoli lo Stato
fenza 1' ajuto di quel danaro , il quale tratto da i
grani ufeiti , potrebbe compenfarne.
§. X. Di tutti i paefi d' Italia ve n' ha po-
chi , che potelTèro elfere più foggetti a quello fla-
gello , quanto è il noftro Regno ; perchè ve n' ha
pochi altri , che fieno sì fecondi e abbondanti in
grani , com' è il noftro .
Dati .
§. XI. Ma a voler mettere in pratica la leg-
ge dell' eftrazioni , e corredarla di quelle cautele ,
che richiede la prudenza economica , fi vuol cal-
colare gli abitanti , e la forza nutritiva della Ter-
ra. Un favio padre di famiglia vuol conofeere
non folo le perfone da alimentare , e le fpefe annuali,
ma l' eftenfione altresì de' (ùoi fondi , e le fue ren-
dite , e farne ogn' anno un bilancio . Senza tali
cognizioni non vivrà che a cafo . Potrebbe di-
fpenfarfene chi governa un popolo ?
282 Delle Lezioni di Economia Civile.
§. XII. Sappiam noi il numero degli abitan-
ti del noftro Regno? E pur quello dovrebbe ef-
fere il ]?rìmo dato di una favia economia . In un
piccolo Regno niente è più facile. Se la via de'
catafti fembraffé alquanto intralciata e dubbia ,
quella de' Parochi è Tempre fpedita. E agevole
ad un Paroco fapere per appunto i fuoi parocchia-
ni } dunque gli può fapere un Vefcovo ■. Tutti i
Vefcovi darebbero ogni anno una lilla efattiffima
del numero delle pedóne.
§. XIII. Io fuppongo fu certi miei dati , che
noi polliamo edere tre milioni e mezzo di perfo-
fone v com prefavi la Capitale. Dando a ciafcu-
na di quelle cinque tomoli di grano 1' anno > fia
frumento ^ ila vecciato , fia granodindìa , che di
tutto ciò fi fa ufo 3 noi avremo bifogno per vit-
to di diciaììette milioni di tomoli di grano di
tutte quelle fpecie. Al che aggiungendone tre di
femenza \ i noftri bifogni potrebbero eifere intor-
no a venti milioni. E perchè il noftro paefe ab-
bonda di rnill' altre derrate minori , e di una gran
quantità di frutti da fervire di alimento ; credo
bene che noi potefiìmo vivere anche con diciot-
to o diciaflètte milioni.
§. XIV. Un altro punto, e ancora più impor-
tante * dovrebbe eftèr quello di fapere con preci-
fione 1' eftenfione delle terre del Regno. Non è
vergogna , che in Europa i dove la Geometria ha
la fua reggia , vi fian de' paefi ignoti , non effen-
dovene nella China ? Non pollò adunque dar qui
cli€ de' calcoli vaghi , finché il braccio Sovrano
non ci dia di più certe mifuré . Tengo che le
terre così coltivabili come incoltivabili delle no-
flre Provincie , fieno intorno a venti milioni di
di
Parte 1. Cip. XVIIi. 2$$
moggia, mifurando il moggio fopra di un lato di
trenta piedi geometrici , e 1' area di novecento
piedi quadrati. Do otto milioni di moggia di
quello fpazio a i lidi arenofi o fcogliofì , a' mon-
ti , laghi , fiumi , vie , fiepi , muri , Città , Ter-
re , fabbriche , luoghi pietrofì ec. : ancorché m»lti
di quelli potrebbero effere in qualche^ modo culti,
fé aveffìmo più arte .
§. XV. Di dodici milioni , che refìano , ef-
fendo oggi crefciuta la coltivazione de7 grani , e
feminandofi anche in molti oliveti , piantaggioni
di viti* bofchi ec. , mi pare che non fia poco da-
te a queft' altre parti di agricoltura quattro mi-
lioni di moggia. .
§. XVI. Suppongo di nuovo per Tufo, eh' è
ne' noltri paefi , che la metà di quelle moggia fi
femini un anno sì, l'altro no, a grano. I terreni
del noftro Regno , lìccome dappertutto i non fon
tutti della medefìma bontà . Vi fon di quelli , i
quali nelle ricolte ordinarie rtort danno che quat-
tro per uno , e degli altri che ne danno il dodici:
il mezzo adunque proporzionale aritmetico è ot-
to . Sicché dove la coltura fi facefle a dovere ,
quattro milioni di moggia dovrebbero negli an-
ni Ordinar) darci 32. milioni di tomoli di grano .
§. XVII. Non mi è ignoto , che noi non
giungiamo giammai a raccogliere una sì gran fom-
ma ; del Che non ritrovo che due cagioni. La
prima , che nort ancora abbiamo un ballante nu-
mero di perfone da coltivar tutto , e bene . La
feconda , che P agricoltura non vi s* intende gran
fatto.
§. XVIII. Tornando a i noftri calcoli , quando
anche non fi volerle tener cura di tutte le tefre
col-
284 Delle Lezioni di Economia Civile.
coltivabili , non credo che foffe difficile avere un
circum circa di quelle che fi coltivano a grano ,
e maflìmamente dopo i catafti del Regno. Allo-
ra un'occhiata a quefte terre, un po' d' orecchie
alla voce pubblica , certi informi anche grofìbla-
ni , e fi avrà baftante notizia , perchè fenza rive-
le , le quali fono iempre tarde e fallaci , un ac-
corto Miniftro fi regoli fulle quantità dell' effra-
zioni .
Regolamenti antichi ,
§.XIX. Si sa , e fi è faputo fempre da tutti , che
le prime vere ricchezze , per cui un popolo fuffifte,
crefce, e divien potente e famofo , e con ciò i
Grandi e '1 Sovrano di tal popolo , non fono che
quelle , le quali ci fomminiftra la terra ben col-
tivata . Di qui è avvenuto , che dappertutto il
è (limato di dover favorire l'Agricoltura e 1' arti
agrarie . Si è penfato , che dove quefte vegliaf-
fero e fi affaticaflero in prò noftro , non fi po-
trebbe da allora innanzi temer più di careftia ,
né di povertà ; effèndo fempre vero , che un po-
polo ricco in derrate è ricco in tutto . Chi po-
trebbe negare che a quefto modo penfando non
avefTero penfato da favj e animofi?
§. XX. Ma è difficile , che i più favj confi-
gli non fieno delle volte guafti.o da vecchi pre-
giudizi , o da certi panici timori , figli della de-
bolezza della mente umana , e divenuti gigante-
fchi per lungo avvezzamento . Se V agricoltura
e F arti pofiòno afficurarci dalla calamità delle ca-
reftie , perchè dunque non fi è lafciato loro libe-
ro il corfo ? Perchè fi fon loro attraverfati degli o-
ftacoli? §.XXII.
Parte I. Cap. XVIII. > 285
§. XXI. Niun commercio richiede maggior
libertà per non effère affamati e morti , quanto
quello del grano : e nondimeno quefto è fiato per
tutta Europa , ed è tuttavia in molti paefi più
riftretto e oppreiTo . Si è creduto dunque , che
per ifcanfarla folle da incarcerare i grani . Si po-
teva penfare con maggiore contraddizione ? Se è
lo fcolo che aumenta l' induftria e i prodotti , co-
me non fi è veduto , che quefte leggi menavano
alla careftia con feccare la forgente de' grani (a) ?
§. XXII. V *Agricoltura e F Arti non fon nu-
drite , né vengono belle e poderofe , che per l' a-
vidità del guadagno , che coloro hanno , i quali
le
U) I noftri antichi Napoletani fin eia che quefte Pro-
vincie fi unirono fotto un corpo , e compofero un Regno,
avevano fentito tutta la forza di quella verità : ma Tinte-
refle particolare , e '1 timore figlio dell'ignoranza de1 tem-
pi , facendola restringere , la corruppero . La Capitale
di niun Privilegio fu fempre più gelofo , quanto di quel-
lo della franchigia della graffa , chiedo a tutti i Sovra-
ni, e da tutti confermato . Tutto quel che ferviva pel
di lei nutrimento, grano , olio , vino, animali, civaje
ec. da qualunque parte del Regno chevenifle, per terra,
per mare, in qualunque quantità, in qualunque tempo ,
doveva efier libero da ogni pefo , dazio , doana ec. Que-
fto privilegio afficurava la Capitale dalle careftie, e dava
moto a tutta l'Agricoltura del Regno . Vegganfi ; Prìv.
e Cap. dì Nap. pag. 30. & faepe . Ma perchè quefks»
privilegio non aveva da efTere comune a tutte le partì
del Regno? Il Regno poi, dove fi avelie avuto l'occhio
più grande , doveva effer confederato come una Città dì
Europa , e 1' Europa come una Città della Terra . Al-
lora il privilegio della Capitale farebbe flato prima pri-
vilegio del Regno , poi privilegio dell' Europa . Sareb-
bero flati tutti i popoli ficuri dalia fame . Ma quella
maniera di penfare era riferbata a' tempi più filofofici.
%%6 Delle Lezioni di Economia Civile.
le coltivano . Il credere che vi ila uomo , il
quale voglia faticare, e faticare con brio , falvo
che pel ìuo utile , è un error fanciullefco , che
difonorerebbe un favio Legislatore , e potrebbe ro-
vinare una nazione, rendendola fanatica e poltro-
na . Si vuol dunque lafciar guadagnare a coloro
che faticano , affinchè le forgenti della privata e
comune vita non fecchino. Ma i coltivatori e i
manifattori non guadagneranno mai che poco o
nulla , fenza che Je derrate e le manifatture non
girino e fcorrano per ogni dove colla maflìma
poflìbile rapidità. Quefto fcorrere dà del guada-
gno: e'1 guadagno anima 1' Arti. Ogn' intoppo,
che arreda lo fcolo , fa riftagnare i prodotti , i
quali divenendo di carico a coloro , i quali gli
han proccurati , gli fcoraggiano , gli addormenta-
no e ftrappangli dalla fatica,
§. XXIII. Quefta sì parlante e rifulgente veri-
tà è fiata intanto ignorata , Anzi di allargare il
commercio de' prodotti, fi è per ogni via riftret-
to. Ma o bifogna afpettarfi di anno in anno di
morirli di fame i o rompere i vecchi lacci 7 che
non degnamente ritengono tra molti popoli tut-
tavia legato' come reo il commercio del grano .
Paffò Erculeo, il conofco,per quei paefi , dove i
vecchi pregiudizi inceppano le menti e i cuori del
pubblico : ma paffo neceft'ario *
Sìftema de* Mflg^%zinif
§. XXIV. Ma per avventura fi è in molti
luoghi ftudiato di prevenir la fame con de7 ma-
gazzini . In dieci anni vi ha fempre ( dicono ef-
i\ ) delle ricolte ubertofe. Riferbinfi dunque i
grani
Parte I. Cap. XVllL 287
grani foverchi per gli tempi di fterilità. Quella
idea de' magazzini è un' idea che incanta , e fem-
bra afficnrare ognuno . L' arte delle dilpeniè del-
la privata economia è facile a trapaliate nella pub-
blica . Quello progetto adunque non può man-
care di avere la cqmune approvazione .
§. XXV. Anche io approvo i magazzini : an^
zi fon certo che non vi può effere altra minie-
ra da riparare alia fame. Difcordo però da molti
nelle due feguenti queftioni, 1. quanti magazzini
fi richieggono egli ad aificurare una Nazione ?
IL a fpefe di chi fabbricargli e mantenergli ?
Dunque da quelle due queftioni dipende lo Icio-
glimento del noftro gran problema.
§. XXVI. Per prevenire e fchifare la careftia
il progetto de1 magazzini farebbe inutile,fe il gra-
no fi avelie poi a diftnbuire agli affamati popoli
ad un prezzo duplo o triplo più dell'ordinario ; per-
chè quella è in nome e in fatti vera careftia .
Dunque non bafta un piccioi numero di magaz-
zini alio fcioglimento del problema . Perchè quan-
to fon più pochi, tanto debbono eftere più gran-
diofi , e più gli uni dagli altri dittanti . La fpe-
fa di fabbricargli , il mantenimento , il furto e la
frode, inevitabili ne' grandi confervatorj , il mar-
cimento di qualche parte , e mille altre perdite
non andrebbero che a fpefa de' poveri . La di-
ftanza poi darebbe un nuovo pefo al trafporto ,
pefo che tutto debbe ricadere su i compratori.
§. XXVII. Ma a fpefe di chi fabbricargli e man-
tenergli .; Le Univerfità difficilmente vi potreb-
bero fupplire : e fupplendovi , farebbe una nuova
invenzione degli amminiftratori per opprimere la
plebe
2.S8 Delle Lezioni di Economia Civile.
plebe e le campagne (a). Subito s' introdurrebbe un
monopolio di grani , che in mille maniere fareb-
be che 1' agricoltura venifle a perdere tutto lo
fpirito e 1' attività . Peggio ancora farebbe il
calò, fé 1' intraprendeflero a fpefe della Corte 5
perchè i provveditori di sì fatti magazzini avreb-
bero maggiore autorità e potere di aggirare e op-
primere . Tutto il ceto de' mercanti fi atterreb-
be da negoziare di grani : chi farebbe tanto fcioc-
co o ardito, che volefTe aver la concorrenza col
Sovrano ?
Scioglimento del Problema,
$.XXVIII. Quali dunque fon quei magazzini , che
anch'io ftimo fìcuriffìmo prefidio contra la fame ?
Rifpondo che fon quelli , che follerò in ogni Cit-
tà , in ogni terra , in ogni villaggio , fenza jus
proibitivo, né timore di monopolio. Se ne vor-
rebbero fabbricare delle migliaja in una gran Ca-
pitale . Alcune centinaja nelle minori Città : del-
le decine ne' più piccoli villaggi . La loro fab-
brica dovrebbe coftar poco , e poco il loro man-
tenimento . Dove ciò fi faceffe , e fi penfaffe di
mantenergli fempre diligentemente provvidi e go-
vernati, chi non vede che fi farebbe fuori dell'
attentato de' denti della careftia?
§. XXIX. Ma per farne tanti, per provveder-
gli e confervargli con diligenza e zelo , fi vuol
fargli fabbricare a i particolari , a lor fpefa , per
lor
(a) Sì sa da tutti , che forta di animali voraci fieno
quafi per ogni dove gli economi, e certi beneftantt delle
Terre .
Parte I. Cap. XPIIL 2S9
lor conto , e a loro perdita e guadagno . Breve-
mente, 11 vorrebbe fare, come lì fa coi vino (/*) ,
che le cafe di tutti potettero elfere magazzini di
grano . Allora i popoli non temeranno più il
monopolio : il grano correrà per tutto con incre-
dibile preftezza, trovando tanti afili da ricoverar-
fi e ftarvi bene : la fatica 11 animerà , e la fa-
me per difperazione di non poterli ficcare in un
paefe così induttriofo e favio, dimagrerà.
§. XXX. Sembrerà a molti . ftravagante e paz-
zo difcioglimento di problema quelle tante mi-
glia ja di magazzini . Che farà , diranno , il So?
vrano , perchè vi fi fabbrichino , vi fi foinifcano,
e 11 guardino con attenzione e zelo ? Che , affin-
chè lì votino poi ne' bifogni a prò de' popoli ì
Niente è più facile , non farà nulla , ma
lascerà' fare: farà, come fi è fatto col vino.
Ecco il difcioglimento dei problema .
§. XXXI. Ma affinchè non paja che io far-
netichi, riflettiamo a quel eh' è detto , che 1' a-
vidità del guadagno è uno de' più forti motivi ,
che folletichi e fpinga gli uomini alla fatica, all'
arti , e all' impreie le più difficili . E" dunque j
quanto comporta la giuflizia e '1 pubblico interef-
fe , da lafciar libero il corfo ad una sì fatta avi-
dità , giacché ella fola è la minillra e dilpenlìera
dell' abbondanza . Che il mercante trovi il Ilio
conto al negoziar di grani : che non fi chiuda a
niuno la porta : non fi forzi la libertà di neifuno
ila a comprare , lìa a vendere : non fi guardi fé
venda dentro o fuori dello Stato ; jfe immetta o
. Par.I. T efpor-
(a) Tutte le cafe di tutto il "Regno , fon magazzini
di vino . Ecco perche il vino non manca mai . Ed era-
no di farina e pane prima di Ferdinando il Cattolico.
290 Delle Lezioni di "Economia Civile.
efporti : che fi lafci il prezzo montare o sbaflarc
alle naturali cagioni donde nafce : che fi sbandi-
vano le aflife : che la panizzazione fìa libera : in
due parole , che il commercio del grano fìa così
libero a ciafctino ( il dir ò di nuovo ) come quel-
lo del vino. Ecco fciolto il problema.
§. XXXII. Veggiamone le ragioni. Il grano
è una derrata neceifària a tutti i popoli . Si può
ben far di meno di un abito , ma non di una pa-
gnotta . Quello dee far riguardare il commercio
de' grani , come il più ficuro , e , ben maneggiato,
come il più lucrofo . Ognuno che pofliede del
grano , dee credere di poftedere un garante per
tutti i bilbgni , e molto, più ricercato , che non
è T oro . Dunque dove non fi reftringa il traffi-
co di sì nobile derrata, vi ìaranno infiniti che vi
concorreranno. Il negoziante non vuoi faper al-
tro, che due cofe. 1. che la fua mercanzia fi a di
facile fmercio. 2. che poffa in ogni tempo e luo-
go liberamente venderla , fecondochè egli filme-
rà a propofito . Ma il grano è di facile fmercio.
Che manca dunque , perchè molti vi s' impieghi-
no ? La libertà , che fa la fìcurezza del negozio.
§. XXXIII. Dunque accordata che fìa una sì
fatta libertà , avrete una moltitudine predò che
infinita di mercanti di grani , piccoli , mezzani ,
grandi , e per ogni luogo. Quelli vi daranno
queil' infinità de' magazzini , che dicevamo di ri-
chieder»* . Elfi , per lo fieno principio del guada-
gno , aiuteranno e incoraggeranno i coltivatori .
Vi è di più. I piccoli gentiluomini proprietarj,
i quali vivono nelle Provincie , vi ftudieranno
meglio 1' agricoltura , e vi faranno rendere aliai
più le loro terre : vi faranno un po' di negozio
anch'
Parte L Cap. XVIII. zgi
anch' elfi: vi fi vedrà la quantità dell'azione pro-
duttrice di bene crefeere e fiorire per tutte le
parti. Ecco ii folo vero progetto de pubblici
granai , e con quelle condizioni , che ii richieggo-
no . Qual timore più di careftia {a) ?
Efempj .
§. XXXIV. Ma è difficile il rivenire da cer-
ti vecchi pregiudizi , quando per lungo avvezza-
melo fi fono impofTeftàti della fantafia di tutta
una nazione . Per dannevoli che fieno , V ufo gli
foftiene, e i pochi favj non ardifeono di opporvi-
fi . Il popolo ignorante non ragiona quafi mai ,
e fi crederebbe defolato , fé vederle di dovertene
fpogliare di botto .
§. XXXV. A difingannare però quefte nazio-
ni, a cui così fa paura la ragione, come agli occhi
deboli è di dolore il chiaro lume del Sole , do-
vrebbe poter molto P efempio di quei popoli , i
quali avendo per lungo tempo vivuto in limili
errori , eiTendone rivenuti , ne fono fiati meglio
e più felici . Nella materia , di cui ragioniamo ,
non vi può eflère più bello e più luminofo efem-
pio di quello degl' Inglefi . Dal 1689, che refe-
ro la libertà al commercio del grano , e anzi la
follecitarono con de' premj , non folo fono fiati
efenti da carefiie , ma fi fono arricchiti a fpefe
de' foreftieri . La Francia , la quale è fiata nel
medefimo pregiudizio nofl.ro fino al 17^4 , ha an-
T 2 ch'el-
(a) Dove non fi viene a quefto rimedio , fiami lecito
di dirlo, ogni altro provvedimento è vano, e la careftia
diguazzerà continuamente . Ajjxoma .
292. Delle Lezioni di Economia Civile.
eh' ella rotto quei ligami , i quali non incatena-
vano il grano , ma ritenevano che non fuggiflè
la careftia . La Spagna vi fi va accomodando ,
e tutti gli altri popoli fono già feoffi . Sarem-
mo noi gli ultimi a dettarne?
§. XXXVI, Si può dire , non tutto quel che
fa un popolo , può fare ogn' altro . Convengo
nella quantità dell' azione . Tre milioni e mez-
zo di perfone non potrebbero fare , quanto fanno
dieci o venti . Ma fé fi parla della qualità , mi
fi permetta dire , che è una maflima indegna dei-
la grandezza degli animi umani . Leggendo la
Storia de' popoli non troveremo niente più cer-
to, quanto che effi fienfi perduti così pereftimar-
fi foverchio , come per riputarfi dappoco . Le
leggi politiche , maffimamente quelle che riguar-
dano l' interno del paefe , falve le ragioni del cli-
ma e del fito , e il dritto della coftituzione , pof-
fono eflfere dappertutto le medefime. Guardiamo-
ci dunque da quel , eh' è più d' una volta detto ,
non si PUÒ o
C A P. XIX.
De' principali effetti del Commercio .
§. I. TC/f Giti e Delu' fono §n' effetti <*el Com-
lVl mercio , dove fia ben intefo e ben
governato . Il primo è di accrefeere le ricchez-
ze e la potenza della Nazione, aumentando, col-
r ingrandimento dell' Arti e della fatica , le
famìglie , e i mezzi da mantenerle . Queft' effet-
to
Parte l Cap. XIX 293
to oltre che fi vede per le cofe dette , fi mo-
ftra ancora chiaramente per F efempto delle Na-
zioni , che hanno faptito farlo , e fanlo tuttavia .
Tali furono in Italia i Veneziani , i Genovefi ,
e i Tofcani ne' fecoli addietro : e fono ora le
tre Nazioni del Settentrione più di una volta me-
morate . K una maftìma comune in Inghilterra,
e fondamentale di quel governo , ficcome dice
Tcmmafo Lediar nel principio della Storia gene-
rale della marina Inglefe , che il Commercio è il
femenza/o della Marinerìa : la Marinerìa V ani-
ma della Marina ; la Marina le braccia del Com-
mercio : il Commercio la forgente della potenza
e della gloria della Gran-Brettagna .
§. II. Si chiederà , in che modo la potenza
d1 una nazione polTa dirfi aumentata dal Commer-
cio } Al che è facile di rifpondere . La vera
potenza d'una nazione fi conofce dal poter rifpigne-
re con forza e arte un' ingiuria guerra , ' o di po-
terne fare una giufta . A far 1' uno e F altro fi
richieggono. 1. delle truppe. 2. de* viveri. 3. del-
l' arti meccaniche . Una nazione eulta , dove fia
del Commercio , avrà in vigore tutte e tre le
claflì dell' arti da noi dimoftrate : dunque popo-
lo ; dunque fempre il poter di raccogliere , fé
non un efercito così grande , come quello d' un
popolo barbaro, uno almeno non difprezzabile .
E perchè tutta la nazione è per la ricchezza del-
l' Arti uno inefaufto grana jo , e magazzino dì pan-
nilana , di tele , e di tutti gli finimenti di guer-
ra \ può per lungo tempo mantenerlo in piedi
fenza molto toccare a' fondamenti del corpo .
Nella medefima nazione vi è fempre del gran da-
naro da fupplire alle fpefe della guerra , che voi
T 3 non
294 Delle Lezioni di Economia Civile.
non troverete in un popolo fenza Commercio .
Finalmente, come non è potàbile , che dove fio-
rifce il Commercio non fiorifcano le Scienze mec-
caniche, avrà fempre de' buoni Architetti mili-
tari , degl' Ingegneri , degli uomini efperti nella
Tattica, nell'arte Nautica ec. Ed ecco la forza
vera e fòlida,che il commercio dà allo Stato, e
al Sovrano.
$.111. Il fecondo frutto del Commercio è quel-
lo di alimentare 1' ingegno , lo fpirito , e con ciò
le Arti, e le Scienze de' Popoli ; perciocché oltre-
ché gì' ingegni umani non vengono mai grandi
fenza di molte fperienze e notizie 5 il paragone ,
che di quelli fi fa , mette gii uomini nel cimento di
penfar molto, e di molto intraprendere, fenza dei
qual cimento noi non conofciamo mai tutte le
noftre forze , né mai 1' adoperiamo . Tutte le
Nazioni , traile quali è fiorito il Commercio ,
fono fiate" le più favie, e le più polite della Ter-
ra, inventrici dell' Arti, o perfezionatrici . Ta-
li furono ne' tempi antichi i Fenici , i Cartagi-
nefi, gli Egizj, i Greci. Tali ne' tempi più a
noi vicini molti Popoli d' Italia : e tali fono pre-
ientemente nel Settentrione i Francefi , gì' Ingle-
fi , gli Olandefi . E in vero leggendoli la Storia
con attenzione , vedraflì ad ogni pagina , che il
Commercio, 1' Ingegno, lo Spirito, e le Arti de'
Popoli camminino fempre con pari paffo.
§. IV. Si è detto , che il Commercio , nell'i-
fteflo tempo che aguzza f ingegno , e'1 rende de-
liro, accorto, penetrante, inventore, ardito, gua-
di il coftume. I. Perchè genera più fcaltrezza di
quel, che fi conviene al viver lodevole. II. Perchè
dilata la cupidità di avere , grandifiima forgente
d' ini-
Parte L Cap. XIX 295
(T iniquità. III. Perchè inventa nuovi generi di
contrattare, che richiamano nuove leggi , e nuo-
vi delitti. IV. Perchè comunica i vizj dell' un
popolo all' altro. V. Perchè introduce nuovi ci-
bi, nuove bevande, nuove vefti , nuove maniere
di vivere ; e avvezzando gli uomini a vivere non
con la ragione, ma con la moda, fa de' cervelli
pazzi, e gli difpone a fare e patire ogni difoneftà.
VI. Finalmente perchè un gran commercio non
può Ilare fenza gran luffa (a).
§. V. La prima rifpofta , eh' io fo a sì fatti
argomenti , è , che tale è la condizione degli uo-
mini, che voi difficilmente potrete accrescere i
loro beni fenza cagionar di nuovi mali. E1 dun-
que da bilanciarfi , fé i beni fieno maggior de'
mali. La vita Socievole e civile ci ha privato
di certi beni dello flato felvaggio ; ci ha dato de'
nuovi bifogni, e delle nuove cure : ma fé i beni
fon maggiori , ficcome io ne fon perfuafo (è) , el-
la dee meritar la preferenza su la falvatica , va-
ga , dubbia , né mai ficura . Può dirli il mede-
fimo della vita commerciante fulla rozza e femi-
barbara .
§. VI. Rifpondo in fecondo luogo. I. che fé il
Commercio accrefee la fcaltrezza a nuocere, dee
anche accrefeere quella di giovare . Neil' e-
T 4 qua-
(a) Platone perciò nelle Leggi ftabilifce che la fua
Città fi pianti lungi dal mare , perchè non venga inva-
fata dallo fpirito del Commercio.
(ò) Il Signor Rofsò , ingegno per altro grande , lafaa-
tofi trafeinare dalla fantafia , più che condurfi da i fodi
calcoli della 'ragione , ha di foverchlo ingrandito certi
piaceruzzi della vita de' Selvaggi , e impiccolito i beni
della Civile .
zg6 Delle Lezioni dì 'Economia Civile.
quazioni fi vogliono fottrarre le partite eguali .
II. Se dilata la cupidità di avere, amplia anche
quella di fpendere \ il che torna ad accrefcere il
pubblico godere. III. I nuovi generi di contrattare
ancorché fi' multiplichino all'infinito, faranno Tem-
pre permute , né fi vogliono altramente regolare . Ev
dunque fiata l' ignoranza de' tempi , che ha mul-
tiplicato le leggi , non il Commercio . Finché i
Ginreconfulti non faranno filofofi da ridurre i ca-
li limili alle regole generali , fi multiplicheranno
iempre fenza neceffità le leggi e i delitti [a) .IV.
Se comunica i mali , comunica anche i beni . V.
Se 1' educazione Civile fi ftudia a far gli uo-
mini favj , la moda farà una proprietà di vivere}
e i cervelli pazzi .fi faranno fervire alla fapienza
civile . VI. Finalmente fé il ludo fi riduce alle
regole di fopra dette , divien natura , che giova .
§. VII. Il terzo frutto è di portare le Nazio-
ni trafficanti alla pace , come il dice bene V Au-
tore dello Spirito delle Leggi ; e ciò per due ra-
gioni . Primamente perchè la Guerra e il Com-
mercio fono così diametralmente oppoftecofe, co-
me il moto e la quiete \ dimodoché dove il Com-
mercio fi ama , non è poffibile di feguitare la
Guer-
Crf) Vedi Platone V. de Rep. Non fi pub , né fi dee
far leggi de' cafi fingulari ì è una legge , L. XI. D. de
Legib. & Senatufconfultis . Non poffunt omnes articuli Jìu-
gillatim aut leg'tbus , aut Senatusconfultìs comprehendi : fed
cum in aliqua ca afa /enteriti a eorum manifejìa efl, is , qui
JHfifdiEtìon't praeeji , ad fimilia procedere , at ita jus dicere
deòct . La legge de Vifigoti , che niun giudice debba
giudicare de cafi efpreffi nella legge ( Lib. III. lege XII.)
era dunque una legge di popoli barbari .
Parte I. Cap. XIX. 297
Guerra , fé non fotte per foftegno del Commercio (a).
Secondariamente perchè il Commercio unifce le
Nazioni con reciproci intereffi , i quali non pof-
fono fuffiftere* fé non nella comune pace . Égli
è il vero , che non di rado la gelofia del guada-
gno e dell' imperio del mare arma le Nazioni ,
e le porta alla Guerra : ma 1' intereffe del Com-
mercio in poco tempo le difarma (b) .
§. Vili. Tra gli effetti del Commercio uno è
fenza dubbio il luflò ; perchè non è poflibile , che
in una Nazione, e principalmente fé fia fottoun
governo Monarchico , fi unifcano infieme , ricchez-
za , politezza di maniere , iftrumenti di comodo e
di piaceri con una dura e falvatica parfimonia , la
quale non può aver luogo fé non che ne' colìu-
mi barbari , e fralle rozze Nazioni . Alcuni con-
chiudono da quefto, che il Commercio fia cagio-
ne di corrompimento di coftume , e di diiTolutez-
za.
(a) E* dettò di fopra che lo Spirito del Commercio
è lo Spirito di conquiltar ricchezze , non paefi , né per-
fone .
(b) Sembra quefta maflìma contraria alla Storia . Do-
po la (coverta del Capo di Buona Speranza , e dell1 A-
merica , vale a dire per poco men che tre fecoli , l'am-
bizione e la gelofia del Commercio non fa, che aizzare
perpetuamente le nazioni Europee . Né io vorrei dell'
intutto negarlo . Ma I. chi legge la Storia d'Europa dal-
la morte di Tiberio fino a Carlo V non troverà un an-
no fenza guerra ; il che non è (lato così poi , avendoci
dato fpeffo tempo da refpirare. II. le guerre medefime
dopo Carlo V , fono nate piti per gelofia di Stato , che
di Commercio : e crederei , che fé le nazioni Europee
ave fTero voluto più torto trafficare ne' paefi fcovsrti , che
conquistargli , e mandarvi delle colonie , avremmo potu-
to avere affai più poche guerre, che non abbiamo avuto.
298 Delle Lezioni di Economia Civile,
za. Aggiungono, che quindi venga a fnervarfi il
primitivo valore della natura umana , con am-
mollirli ed effeminarli gli animi . Donde inferi-
feono , che per una Nazione guerriera il Com-
mercio fia micidiale. A me non par vero né l'u-
no né 1' altro . Perchè egli è indubitato , che
quel, che fi chiama coftume guaito , fé non è ,
che gentilezza e dolcezza di vivere con più pro-
prietà , non è da averli per un male , fé non da
i Tartari ; e fé è una depravazione delle leggi del
giufto e dell' onefto , non é effetto del Commer-
cio , ma di altre cagioni , e in prima della gua-
fta educazione , del che è detto nell' articolo del
Ludo . Quanto al fecondo punto , fé per valore
primitivo intendono la ferocia de' Popoli barbari,
tanto è lontano , che fia un male , che fi vor-
rebbe da ogni uomo defiderare , che quello valo-
re non folfe in niuna parte della Terra. Ma fé
elfi intendono per ciò una certa nobiltà di fpiri-
to , i fatti degli Olandefi , de' Francefì , e degL'
Inglefì di quelli ultimi fecoli fmentifeono quella
afferzione : ma di ciò è detto qui fopra .
§.IX. Quando anche fi convenga , che il Com-
mercio poffa eflere occafione di corrompere alcu-
ni animi mal fatti e male educati ; non perciò
farebbe quefta legittima cagione da proibirlo , ef-
fendo tanti i beni , che ne derivano . Il favio
Legislatore non dee aftenerfi da fare il ben ge-
nerale della Nazione per quello , che alcuni attrat-
ti , o naturalmente molli cervelli fi abufano di
quelli in danno loro , e degli altri . E qui è da
confìderare , che nel piano del governo politico
non fi poffono evitare tutti i mali } molti de' qua-
li fono infeparabili dalla debolezza della natura
umana,
Parte L Cap. XIX 29?
umana , e molti nafeono inevitabilmente dall' ac-
cozzamento delle perfone e famiglie {a). Il più
favio governo non è già quello , nel quale non
vi ha male nefliino,non efièndo quefto da fperar-
fì quaggiù in terra ; ma bensì quello nel quale
non ve ne ha, che de' minimi poftibili , ma che
fervono al ben del tutto . Secondo un gran Metafili-
co , il Mondo medeiimo , opera di Ente fapientiffi-
mo e onnipotente , è fuggetto a quella legge (b) .
§. X. Se lo Spirito del Commercio pugni cori
le Finanze, è ftata ed è tuttavia queftione tra i
gran Politici. Muratori nel fuo eccellente Trat-
tato della Pubblica Felicità , e il dotto Autore
dello Spirito delle Leggi , pare che inchinino al
sì ; per la ragione , che dove il Commercio ri-
chiede un corfo libero, né molto caricato, le Fi-
nanze al contrario fembra che vogliano foverchia-
mente impacciarlo . Io ftimo di doverfi diftingue-
re trailo fpirito delle Finanze , e la pratica de'
Finanzieri . Quello non mira , che ad ingrandire
le fode, e durevoli rendite de' Sovrani : e quefta
ad avere di prefente quanto più fi può fenza mol-
to curarli dell' avvenire. Ora come non fi pof-
•fono aumentare le fode e durevoli rendite del So-
vrano fenza aumentarne i fondi , tra' quali il Com-
mercio ha gran luogo ; quindi feguita, che lo'
fpiri-
(a) V uomo folo non fente , che le pa filoni del bi-
fogno : unito è foggetto a tutte quelle dell' energìa . Si
aggiunga, che come i volti degli uomini , così fon vnrj
i cervelli ; dond' è , che le fantafìe , 1' opinioni , i gutli,
i giudizj fieno varj : e quefto cagiona de' mali irrepara-
bili ne' corpi civili .
0) Leibniz nella Teodicea.
goo Delle Lezioni di Economia Civile.
ìpirito delle Finanze , a ben intenderlo , non è
oppofto allo fpirito del Commercio : non altri-
menti che il fine deli1 Agricoltore non s' oppone
al fine dell' Agricoltura , le quegli è lavio . Pur
nondimeno può bene eflèrgli oppofta la pratica ,
per quelle cagioni , che fanno altrui penfare più
al prefente , che all' avvenire (a) .
§.XL Nafce qui un' altra queftione , ed è , fé
il Commercio pugni con la nobiltà. Élla fu gli
anni addietro difputata con molta eloquenza, e
con pari nerbo di ragioni da ambedue le parti fra
due dotti Francefi , un Patriota , fìccome vuol'ef-
iix chiamato , e un Militare -. Per efaminar la
q jale per gli fuoi principi , egli è da fapere , che
qu ila , che fi chiama nobiltà , dee la fua origine
alle tre feguenti cagioni , Milizia , Governo Poli-
tico, e Ricchezze . Ne' tempi barbari , quando
gli uomini erano apprezzati dalla forza, il valore,
e le imprefe militari elevavano alcuni al coman-
do , e gli diftinguevano tra tutti gli altri per la
nobiltà e ferocia de' fatti . Tale fu la nobiltà de-
gli Ercoli, de' Tefei, e degli altri Ferfonaggi de'
tempi Eroici . A quefto modo anche oggigiorno
alcuni diventano nobili tra i felvaggi di America
e di Tartarìa . Quelli avendo fatto delle conqui-
fte , occuparono del dominio delle terre , e otten-
nero dell'autorità su le perfone meno feroci e ga-
gliarde , e '1 ritennero nelle loro famiglie , eserci-
tando su de' loro fudditi quel , che dicefi merum
& mifìum imperium * Quella nobiltà continua
tuttavia ne' Paefi culti .
§. XII. Ma le nazioni cominciarono pian pia-
no
(.7) Veggafi il Capitolo XXL
Parte I. Cap. XIX 30 x
no a polirli , e ad avere dimore più fiffe , e mi-
glior forma di foeietà . Allora convenne, die
avellerò delle leggi più coltami , e che Mèro ben
governate . Quella non poteva elTere che opera
de' Savj . Quindi il fapec politico cominciò ad
eiTere in pregio , e a diitinguere gli uomini . E
di qui nacque un nuovo ordine di nobiltà , cioè
quello de' Legislatori , de' Senatori , de' Governa-
dori de' Popoli , de' Djttori della Sapienza e del-
le Leggi [a) . Quefte due forgenti di nobiltà ne'
tempi baffi di Europa produlìero i Conti, i Du-
chi , i Marchefi , che furono da prima titoli d'im-
pieghi militari e politici dati o a tempo ,0 a vi-
ta, non altrimenti che fono oggigiorno i titoli di
Viceré , e di Prefidi nel Civile , e quelli di Ve-
fcovi nella Chiefa . Ma quefti titoli e queft' im-
pieghi a poco a poco divennero ereditar]. E que-
lla è 1' origine de' Feudi . Nondimeno in alcune
parti della terra dura ancora il primo e più af-
fennato coftume , lìccome nella China , dove la
via per afcendere alla nobiltà non è altra , fuor
che quella del iaper Civile o Militare , né patta
mai agli eredi , fé non un'ombra della gloria de' pa-
dri, la quale fenza il merito perfonale è di poco
o niu-
(a) Platone nella fua Repubblica divide tutto il cor-
po politico in cpvKaxoti , cujìod't , e Kctov, popolo . I Philacì
fono gli Uffiziali militari, e civili. La nobiltà de' pri-
mi lor viene dalla ferocia , coraggio , vigilanza \ e quel-
li de' fecondi dalla fapienza civile , acume , temperanza,
giuftizia ec. Chiama qùeftì fecondi Filofofi , perchè tali
debbono effere . Ond' è che la Giurifprudenza fu detta
da' Latini faenza delle divine e umane co/e ; la quale poi
gì' ignoranti auricupidi riduffero a cabala , e guadarono
le leggi , e'1 coftume.
302 Delle Lezioni di Economia Civile.
o niun conto \ ma ferve di gran bafe a chi v'ag-
giunge delie virtù proprie.
§. XIII. Appreffo per cagioni, che non appar-
tiene qui riferire, queft' impieghi dovuti al valo-
re e al fapere perfonale non folo divennero eredi-
tar) , ma furono efpofti alla vendita . Allora non
il folo valor militare , né il folo perfonale fapere,
ma il fangue eziandio degli avi e le ricchezze a-
prirono il varco a i gradi della nobiltà . Vi fo-
no in Europa delle nazioni , fralle quali la nobil-
tà fi concede per cenfo : e quafi tutte hanno ri-
tenuta la nobiltà ereditaria.
§. XIV. Da quel, eh' è detto, è chiaro, che
non efTendo oggigiorno la nobiltà quel , che fu ne'
primi tempi delle nazioni , quando non rifguardava,
che le fole perfone in officio o governo \ ma eflendo
divenuta ereditaria , e in molti fenza veruno im-
piego Militare o Politico } il credere che ella ge-
neralmente pugni coli' efercizio del Commercio ,
è un pregiudizio falfo , dannevole , e fpelfo ridi-
colo. E falfo , perchè non tutti i prefenti no-
bili hanno attualmente efercizio Militare o Poli-
tico \ dond' è , che il traffico non pugna con i
loro ufizj . K perniciofo , perchè per una falfa
idea di ftima , alimenta 11 ozio , e in confeguen-
za cagiona la povertà di molte famiglie . È ri-
dicolo , perchè vi è cofa più ridicola , dice affai
avvedutamente 1' Autor Francefe della nobiltà
trafficante , quanto che un nobile povero (timi in-
degno della iua nobiltà il trafficare oneftamente ,
e non già il mendicare , o fare delle truffe , o al-
trettali cofe manifeftamente difonefte ? Ma quei
nobili, che hanno Feudi e giurifdizione , o merum
(Sf miftum imperium, non debbono , né pofìòno
eflcr
Parte I. Cnp. XIX. 303
effer mercanti. Non debbono , perciocché avvi-
lirebbero il loro pofto . Non poilòno , perchè chi
prefiede alia Giurifdizione rovina le leggi e la
giultizia de' luoi fudditi , e sbarbica lo ipirito di
Commercio, fé fi mette a fare il trafficante . Al-
lora tutto il Commercio diventa Monopolio .
Quindi è che le leggi Romane proibirono ai Prefi-
di, e ai Pretori delle Provincie comprare degli fta-
bili nel diflretto delia loro Giurifdizione .
§. XV. Affinchè il Mondo non credefTe , che
il Commercio degradi dalia nobiltà , quafi in tutti
gli Stati di Europa fi è conceduto , che un mer-
catante ricco poteffe divenir nobile . In Venezia,
e in Genova , come in Tofcana , e fra noi , vi ha
una gran quantità di famiglie nobili , divenute
tali per le ricchezze , che avevano acquiftate pei
Commercio. Si vuol dire il medefimo di tutto
il refto d' Italia . In Inghilterra non è rado ve-
dere il minor fratello di una cala nobiliffima ef-
fere Confole della nazione in qualche Città mer-
cantile. GÌ' Inglefi ulano dire , che in quefto
framentre la nobiltà dorme . Luigi XIV , e Lui-
gi XV favillimi Re di Francia con molte ordi-
nanze hanno dichiarato , che il Commercio non
fi oppone alia vera nobiltà } e che 1' averlo efer-
citato non può effere di oftacolo al confeguimen-
to de' pofti Civili e Militari. Una fimile dichia-
razione fece Papa Clemente XI per animare i no»
bili dello Stato Romano al traffico (a),
§.XVI.
(a) Pochi nobili non hanno delle tenute di terra .
L' accortezza di farle valere con foprantendere all' Agri-
coltura , e fare un commercio de' prodotti , non credo
che potefle $lifon.orargli .
304 Delle Lezioni di Economia Civile.
§. XVI. Ma fi dice in contrario dall' Autore
dello Spirito delle leggi (a) , che il nobile traffi-
cante dee di neceffità contrarre fpirito e maniere
popolari, e che quello fia contrario allo fpirito
della nobiltà e delle Monarchie . Rifpondo pri-
mieramente , che e niente non è più utile alla
vera nobiltà , quanto che i nobili non rifguardi-
no gli altri ordini degli uomini loro inferiori fic-
come animali desinati al folo loro fervigio e pia-
cere , ma che abbiano per effi quel riguardo , che
per ogni verfo è dovuto a i producitori e fofte-
nitori delle vere ricchezze del corpo politico : e un
po' di fpirito di popolarità anche nelle Monarchie
ha una mirabile forza a renderle generalmente più
care a' popoli . Secondariamente , che quello ,
che è detto , s' intende de' nobili poveri , e da
non potere altrimenti vivere } da' quali che può
trarre lo Stato in tempo di pace , fé non pefo e
difturbo ? Sia un male quei deporre lo fpirito altiero
e feroce : farà fempre un male fenza paragone mi-
nore , che non è quello , che potrebbe follevare nella
civile focietà (a). Dove è da avvertire, che noi
non
(a) L'tb. li, cap. 18.. e 19.
(b) Ne' fecoli rozzi di Europa quali tutte le guerre
erano morie da quella turba di nobili pezzenti , che non
trovavano altrimenti a vivere , che col devaftare la ter-
ra . Quel che fecero in Italia quefle Compagnie e i lo-
ro Conduttori , come chiamavanfi , non è neceflario , che
fi dica da noi . Le defolazioni cagionate in Francia ,
Germania, Inghilterra , formano la Storia di predo a die-
ci feccli . Quella gente fotto il Regno di Giovanni ,
colui che nella battaglia di Poicliers fu fatto prigioniero
dagl' Inglefi il 1356, avendo fcofla 1' autorità fovrana ,
rrk'iì'e tutta la Francia a fangue e a fuoco , con cru-
deltà
Parte L Cap. XIX 303
non prendiamo qui la voce nobile, come fi iuol
prendere in alcuni paefi , iblamente per quelli ,
cfie o fono aicntti a certi ledili , o fono membri
di certi ordini 'nobili , o che hanno de' gran Feu-
di : ma per tutti coloro , che fono di una nafci-
ta diltinta o per gradi militari , o per polii poli-
tici, o per fam'iglie anticamente ricche . Si può
leggere folla preiente queftione /' Amico dell' uo-
mo , e il famoib Abate Autore del belliflìmo ra
gionamento la nobiltà trafficante .
%. XVII. Ridurrò ora il prefente capitolo a
pochi teoremi .
I. Il Commercio accrefce la potenza e la
gloria de' Monarchi, e de' popoli 5 perchè accre-
sce il nerbo della potenza , che fono le ricchezze
primitive , e rapprefentative .
IL Diftrugge la Tirannide ; perchè introdu-,
ce lo foirito d' umanità, e di patriotifmo .
III. E il vero , che indebolifce l'antica nobile
tà '•> ma ne crea della nuova ; e quefto defta dell'
emulazione } e l'emulazione accende 1' induttria .
IV. Fa i còftumi più dolci e gentili per lo
trattare infieme e comunicarli di tutte le nazioni .
V. Fa favj i popoli e Scienziati ; dando lo-
ro più notizie , più efempj , più ftimolo , e fa-
cendo loro vedere più rapporti.
Pari. V VI,
deità e difoneftà inudite fino tra felvaggi , le quali niu-
no , cred' io , leggerà fenza inorridire . Veggaiì David
Hum Hijiory of Ènglanà tom. 2. ptig. 477. Dond' è ,
eh' io ftupifeo , come poflfono ritrovarli degli uomini , fi-
loiofì , criftiani , non ignoranti delia Storia , i quali ar-
difeono a preferire i fecoli barbari a quefto noftro , cioè
a dire la ferocia crudele e fanguinaria all' umanità an-
nientatrice de' beni della vita umana .
^oó Delle Lezioni di Economia Civile.
VI. E anche vero, che aumenta eziandio la
cupidità di avere, e la fcaltrezza : ma le paflioni
umane fon come il Bucefalo di Aleflandro} tanto
meglio ci pofiòno fervire , quanto fon più grandi,
fé la legge , la ragion comune , le fa regolare .
§. XVI li. Ma ecco qui una quefìione . Quafi
tutti quelli effetti veggonfi nella China, ancor-
ché non abbia che o niente , o poco Commercio
efterno . Rifpondo , che la China è un sì vailo
paefe, eh' elfo falò è molto più, che non è tut-
ta 1' Europa . L' Europa non giunge a fare 100
milioni d' anime , e la China ne fa cento ven-
ti almeno. Le fue Provincie adunque equiva-
gliono a più che 1' Europa . Tutte commer-
ciano infieme; e quello tien loro luogo di Com-
mercio efterno. Aggiungali, che i Chinefi han-
no molto imparato dopo aver conofeiuto gli Eu-
ropei . Chan-hi fece mifurar tutta la China , e
tirarne delle carte efattiflìme , e quello per opera
de' Miflìonarj Europei . Fece tradurre da medefi-
mi in lingua Tartara e Chinefe un corpo di Scien-
ze Matematiche , e Filofofiche '(a) .
CAP.
(a) Vegeafi Duhald •
Parte L Cap. XX 307
inni 1 ii ii—iji ■! imiiTiiifHrrwnnmiwuuM-iMiiMiwiiM i »n> nwmi
CAP. XX
Regole generali del Commercio efterno .
§.I. T^4 di per se chiaro , che una nazione ,
JCrf la quale prende derrate o manifatture
da' foreftieri , non può altronde avere il com-
penfo di quel , che loro paga , falvochè dall' eftrar-
re quel , che ha di foverchio . Quefto dicefi Com-
mercio efterno. Donde feguita , che ogni nazio-
ne, che prende da' foreftieri che che fia , "dee a-
vere del Commercio efterno per foddisfargli } al-
tramente è nel cafo di fallire .
§. II. Ma egli è neceflario, che quefto Com-
mercio fi faccia non a cafo , ma con arte e
faviezza , affinchè anzi di giovare non rovini lo
Stato . Intendo perciò nel prefente capitolo di
mettere in chiaro le regole generali di quell'arte
e fapienza, per cui fi foftiene il Commercio efterno,
e torna giovevole al corpo civile \ e le quali do-
ve fi trafcurino, niun Commercio può elìere uti-
le. In facendo quefto non mi allontanerò da'
principj degli Economi Inglefi \ imperciocché di
tutte le Nazioni di Europa niuna ha in queft' ul-
timi anni più e meglio ftudiata quefta materia , e
portatala all' ultima finezza, quant' elfi. Faccia-
mo come gli antichi Romani , i quali , ficcome
Plinio dice, non difdegnarono di prendere le re-
gole dell' Agricoltura da i Cartagmefi , i cui li-
bri fecero tradurre in Latino , benché fotte quel-
la un emula nazione.
V 2 §.IIT.
3o3 Delle Lezioni di Economia Civile.
§. III. Or queft' arte è brieve nella teorìa ,
come quelle che non coita che di pochi e mani-
fedi principi : ma richiede in pratica una mente
vada, da iaper ridurre gP intere!!! de' particolari
ali' intereflè generale della nazione ; e coraggiofa,
da non isbigottirfi per gli ofbcoli (a) . Adunque
il primo principio, che è da tenerli per ordinare
il Commercio efterno , è , che il vero e unico
guadagno dello Stato refpettivamente agli altri ,
dipende dal trafportar fuori il foverchio della na-
zione, o affine di permutarlo con -quel , che man-
ca, o di venderlo a contanti : concioffiachè indi
ìiaica il fuo vero e unico introito relativamente
agli altri popoli . Non altrimenti che il vero
introito d' una famiglia rifpetto all' altre è quel ,
che la prima ritrae dalle feconde , vendendo loro
il foverchio delle fue derrate o manifatture. Da
quefto principio feguono cinque confeguenze .
i. Che uno Stato , il quale non mandi fuori
né molto , né poco , non ha introito alcuno re-
fpettivamente alle altre nazioni : e perciò fé egli
prende da' foreftieri , è in una perpetua decaden-
za , e come fchiavo di quelli .
2. Che uno Stato , il quale mandi fuori po-
chiffimo dd fuo , ha piccolo introito : e fé l' efi*
to è maggiore , egli va decadendo a proporzione
deli' eccello dell' efito lòpra dell'introito: e ciò fi-
no a che fi riduca in una relativa povertà .
3. Che uno Stato, il quale mandi pel di fuo-
ri
00 Omero OdifT. III. v. 282 chiama il Nocchiero di
Menelao fypovriv 0\,nropiS'»v , come fé fi dicefle , Gran
M?nte unita a gran cuore . Ecco il carattere d' un Mi-
ri iiko .
Parte I. Cap. XX. 30?
ri molto del fuo, fieno derrate , fieno manifattu-
re , ha bello e grande introito : per modo che fé
queir introito agguaglia V efìto , egli fi mantiene \
fé il fupera , va crefeendo in arti, ricchezza, po-
polazione, e potenza , proporzionevolmente all' ec-
cello dell'introito full' efìto.
4. Che tutte le cagioni , tìfiche 0 morali che
fieno, le quali ritardano e fcemano l' introito , ri-
tardano altresì e fcemano 1' arti , la popolazione ,
e le ricchezze dello Stato . Quelle cagioni non
fono altre , che quelle , le quali ritardano o fce-
mano V effrazioni del foverchio , e la circolazione
del Commercio interno.
$. Che tutte le cagioni , le quali agevolano
e accrefcono lo fcolo , e 1' effrazione delle derra-
te e manifatture , e 1' interna circolazione , au-
mentano 1' introito ; e confeguentemente rendono
più ricco e florido così lo Stato , come il Sovrano.
§. IV. Il fecondo principio è, che fralle mol-
te maniere di eftrarre il foverchio ^ fi debba fem-
pre , per quanto fi può , fcegliere la più utile , e
la più vantaggiofa, affinchè l'introito poffa effere
il più grande , che fia poffibiie . Or quella ma-
niera è di non trafportare al di fuori i materiali
dell' Arti , che vi nafcono ^ ma i lavori di quelli
e le manifatture , fé fia poffibiie : e dove non fi
pofTano lavorar tutte le materie prime , che na-
fcono nella nazione , fi debba proccurafe di lavo^
rame il più che fi poffà « Da quello principio fc-
guitano due confeguenze 1
1. Che polle tutte le altre cofé eguali , quel-
lo Stato avrà maggiore introito , che manderà al
di fuori più delle materie lavorate , che non fi
V 3 abbia
310 Delle Lezioni di Economia Civile.
abbia quello , che ne manda meno , o che non
manda fenonchè de' foli materiali .
2. Che mandare al di fuori le materie prime
non lavorate nella nazione , tenda ad impoverire
relativamente lo Stato : e ciò per due tagh'-ù .
Primamente perchè mantiene la nazione nella > r
vitù de1 foreftieri : e apprettò perchè lafcia radi-
carfi l'ignoranza dell' Arti ,*e la poltronerìa.
$. V. Per meglio intendere quella regola , ap-
plichiamola per modo di efempio al noftro paefe.
-Noi abbiamo delle Lane , e delie Sete , che Inno
materia di ricchiflime Arti , e ambidue ogg;mai
neceffarie. Vendiamo di molta Lana a i Vene-
ziani , e di molta Seta agli Oltramontani . Que-
llo veramente ha un introito > e perciò è una
rendita afiòltita . Ma fé noi potemmo mandare
al di fuori quelle rnedefime materie convertite in
manifatture , il mandarle in materia dovrebbe ef-
fere {limato una perdita relativa» Primamente
perchè fino a tanto , che noi mandiamo fuori di
troppi materiali dell'Arti, delle quali abbiam bi-
fogno , non è pofììbile , che noi ben coltiviamo
quell'Arti medefìme; donde feguita, che per -con-
to di effe reftiamo fempre debitori de' foreftieri .
Secondariamente perchè noi paghiamo loro per le
manifatture di Lana e di Seta maggior fomma in
danaro , che noi non riceviamo per gli noftri ma-
teriali . Finalmente perchè il guadagno del lavo-
ro è per noi perduto , e guadagnato interamente
da' foreftieri . Cento cantaro di lana poftòno ren-
derci intorno a 4000 ducati , vedendole a 40 du-
cati il cantaro , cioè al prezzo maflkno : dovechè
lavorate polfono darcene più che iedicimik. Cen-
tomila libbre di Seta pofsono renderci intorno a
dugen-
Pane I. Cap. XX. 311
dugentomila ducati ( a ) ; ma fé fi lavorano posa-
no fomminiftrarcene mezzo milione in circa .
§. VI. Quella maffima è Hata una di quelle ,
che più che tutte le altre ha conferito ad ingran-
dire il Commercio Inglefe . Non fono ancora
due fecoli , che in quel? Ifola le manifatture non
fi rifguardavano , che col folo occhio dell' inter-
no bifogno (b)t> Coficchè fu fino a quel tempo
che gì* Inglefi dipendettero dagli ftranieri, anzi-
ché loro fomminiftrarne. Oggi fi riguardano con
occhio di traffico , cioè con occhio di conquifta,
eh' è , coni' è detto , il vero Spirito del Com-
mercio ; e di qui nafee il loro gran traffico .
§. VII. Il terzo principio è, che dove l'Arti
non fi riguardano, che pel folo fine del foftegno,
e d' un foftegno filofofico , non vi può ener fo vec-
chio , né perciò Commercio . Perchè allora , co*
me tra felvaggi , niuno proccurerà di avere , che
di quanto balta alla natura . Mancando adunque
il foverchio , dee mancare il fondo al Commer-
cio . E' perciò da fare , eh' ogni meftiero fi guardi
da chi 1' intraprende con occhio di trafficante ;
affinchè ftudiandofi tutti di aver più che loro ba-
ita, creino nella nazione un ampio fondo di traf»
fico efterno .
§. Vili. Innanzi all' anno \6%q tra i medefi-
mi Inglefi V Agricoltura non era guardata che
pel folo fine del foftegno . Di qui avveniva non
folo che elfi non eftraelfero pel di fuori le loro derrate,
V 4 ma
(a) Ho qui dato i pretti più alt?, à cui poflìam ven-
der la lana e la feta : ma àio non ci accade troppo fpeflfo.
{h) Fino alla metà del R. di Elifabetta . Vedi Hum
Storia Inglefe .
^12 Delle Lezioni d'i "Economia Civile.
ma oltre di ciò che bene fpelfo avellerò bifogno
delle forefliere , fìccome per gli monumenti di
quel tempo è chiaro. Ma avendo il Parlamento
in queft' anno \6%g promeflò una gratificazione ,
che gì' Inglefi chiamano bounty , a coloro , i qua-
li in vafcelli nazionali , e con equipaggio di due
terzi per lo meno Inglefe , avellerò eilratte delle
derrate, 1' Agricoltura fu iubito rifguardata come
negozio, e perciò crebbe , e fi migliorò in Im-
prendente maniera . Per gli regiftri della Doga-
na Inglefe è dimoftrato, che dall' anno 174^ per
tutto il 1750 quella nazione aveva introitato di
derrate vendute agli flranieri nove milioni di lire
ilerline (a) .
§. IX. Ma affinchè quello fpi rito fi polla dif-
fondere per tutte le membra del corpo civile , e-
gli è necelfario , che ciafeuno fia ficuro di poter
eflrarre il foverchio in tempo , e con maniere ,
che non ripugnino alfuo interelTè . Quando que-
lla ficurtà manchi, non vi farà nell'uno che ardi-
fca procacciarfi del foverchio , e per tal • modo
l'Arti li rifguarderanno fempre in villa del lèrtlplice
follegno . Quella lìcurtà poi è polla in due pun-
ti * Primamente che non fia interdetto niun tem-
po acconcio , e niuna quantità per 1' ellrazioni ,
fé non quel folo tempo i e quella fola quantità ,
che pugnalfe con la pubblica felicità dello Stato.
Secondariamente che i dritti di ellràzione fieno
regolati in modo, che ciafeuno polla lufingarfi di
avere o la preferenza , o per lo meno di andare
del pari con delle altre genti nel loro concorfo ;
perchè quella preferenza accelera lo fmercio : lo
fmer-
(a) Dangeul Vantaggi e Svantaggi- ec. .
Parte I. Cap. lì 313
fmercio anuria V Arti : e 1' Arti rinvigorite danno
del fove renio . Dove mancano quefti due punti*
ninno ardirà ad avere del ibverchio.
§. X, Si vuol qui rifpondere ad una popolare
difficoltà , che fi fuol fare quali da tutti coloro ,
i quali fi mettono a ragionare di cofe, che poco
o nulla intendono . Quella obbiezione è , che
quando fi permette la libera effrazione di ogni
cofa, la voglia di guadagnare , la quale è poten-
tiffimo ftimolo agli animi umani , può in poco di
tempo cagionare una totale mancanza de' generi
che fi eftraggono. Ma quefto ò un timore pani-
co . Primamente un tal lbfpetto non può mai
aver luogo ne' generi delle manifatture , delle qua-
li quanta maggior copia fé n' eftrae $ tanto eife
più crefeono ; perchè creicendo il guadagno , pri-
mo e principal motore di ogni induftria , è forza
che fi lavori più . ApprefTo , non può rifguardare
le materie prime dell' Arti , perchè quelle fono
fiate eccettuate per la ragione del fecondo princij
pio generale . Per quanto rifguarda poi gli ani-
mali , coloro che fanno quello traffico fanno be-
niffimo quanto ne debbano eftrarre , perchè non
manchi il fondo all' indufìria: né è facile che el-
fi ne mandin via più di quel che conviene ,
dove trovino a vendergli a così buona ragione al
di dentro : e queir ifteffo principio , che gli fpi-
gne ad eftrarre , cioè il guadagno , è potentiffimo
a fare , che non fé n' eftragga tanto , che poi man-
chi il traffico negli altri anni . Il mercante non
conta quali per niente il lucro fatto , ma mira
Tempre al futuro . Pur fé di ciò fi temefiè , la
legge generale de' prezzi , della quale farà qui ap-
preso detta, , vi potrebbe di leggieri mettere ter-
mine., §.XU
314 Delle Lezioni di Economia Civile^
$. XI. Finalmente dove fi oflèrvi la legge de*
prezzi , non vi è pericolo nell'ano , che le derra-
te vengano a mancare al di dentro. Quefta leg-
ge apprelTo gì' Inglefi è , che 1' effrazioni fieno
libere , fino a che i prezzi ne1 comuni mercati
fono al di fotto di una certa altezza ; come poi
toccano a quella , vi fono proibite (a) . Il prez-
zo è certiffimo indice della quantità delle cofe
mercatabili} e perciò quando lì mantiene dentro
di certi termini difcreti, è manifefto argomento ,
che i generi non manchino. Pure fé per qualche
inopinato accidente fi potette temere di mancan-
za, fenza annullar la legge generale , ben fi po-
trebbe per un tempo forvi una fubita eccezione .
E nondimeno affinchè i prezzi ne' mercati polla-
no fervire d' indice delle quantità, s' è prima da
guardare d' ogni aflìfa in fuile derrate ; perchè le
aflife facendole ritirare dal giro dei commercio ,
e feppellendole , faranno crefcere i prezzi , fenza
che manchino le quantità : e poi da' jus proibi-
tivi , che creano i monopolj legali » Finalmente
fi vuole aver 1' occhio e punire feveramente i
monopolj particolari , che genera la foverchia e
iniqua avidità di certi mercatanti (b) .
$.XII.
(a) Quefta medefima legge è fiata promulgata in Pa-
rigi per la libertà del grano, l'anno addietro 1764. Dun-
que ella debb' efTer generale .
0) Io non so fu quali principj di Moralità fi regoli-
no molti , i quali fi ftudiaìio di arricchirli con cagionare
la miferia dello Stato , e fon in dubbio chi fia più fcel-
lerato efli , o i loro Cafifti . So bene *, effere fiata la
rnaffima degli Stoici , che noi altri trattiamo fuperbamen-
te , derrahere al'tquid alteri , & hominem hom'tnis tncom-
modo fuum ungere commodum , magli effe contra naturam ,
quam
Parte L Cap. XX. 21$
§. XII. Il quarto principio generale è quello ,
che dove a noi manca qualche fpezie di manifat-
tura , per mancanza di materie prime , fi debba
fempre preferire 1' introduzione delle materie an-
cora rozze a quella delle manifatture, purché que-
llo fi pofia agevolmente fare. 'Imperciocché quan-
do abbiamo da comperare qualche cofa, la ragio-
ne Economica e' infegna di dover fare la minima
poffibile fpefa . Ora nel calò noftro è chiaro ,
che la minima poflibile fpefa è quella della ma-
teria ancora rozza , dove fi può tra noi lavorare .
Al che fi vuole aggiungere , che oltre ai rifpar-
mio , e al guadagno delle manifatture , noi venia-
mo per quella vìa a farci un altro gran bene ,
eh' è quello di mantenere in vigore 1' Arti , e
di fomminiflrare materia da utile occupazicne a i
poveri , e agli oziofi } al che dee principalmente
attendere V arte della pubblica Economia.
$ XIII. II quinto principio, è, che l'intro-
duzione di quelle mercanzie , le quali impediro-
no il confumamento delle interne , o che nuoco-
no al progreflò delle interne manifatture , o dell'
Agricoltura , cagiona certiflìmo danno allo Stato,
e principalmente come fono oggigiorno difpofte le
colè
quam mortem , quam paupertatem , quam Aoìorem , quam
eetera , qtiae poffunt ant corpori acc'uler? , ani rebus extem'ts .
Cic. III. de Off. cap. 2. Ma perchè non fi è da fidar
troppo alla cofeienza nel governo d' un popolo guaito ;
è giufto, che fi facciano valere le leggi già confecrate
contra i Monopolio ; e che il Sovrano non folo non o-
nori mai Famiglie arricchite a quello modo del fangue
de' popoli , ma che favorifea T infamia e V aborrimento,
in cui i popoli per un fenfo della natura ie hanno.
*i6 Delle Lezioni di Economia Civile.
cofe di Europa , dove ogni nazione fi fludia quan-
to può il più di far valere il fuo Commercio at^
tivo. La ragione di quello principio è di per se
fletta manifefta» Concioilìachè per quella intro-
duzione T inteme manifatture vengano pian pia-
no a languire , e la coltivazione delle terre a frrii*
nuirfi . E di qui feguita la mancanza del fouV
gno degli uomini , e delle famiglie . Dunque una
sì fatta introduzione è cagione allo Stato di po-
vertà e fpopol azione .
§. XIV. Il fello principio è , che ia troppa
introduzione delle mercanzie di puro luflò , pur-
ché non s' introducano per foflenere un commer-
cio d' Economia cogli altri popoli , è fempre una
reale e vera perdita dello Stato. Primamente per-
chè aumenta 1* efito fenza intanto aumentare L'in-
troito; e perciò rende 1' uno anno piucchè 1' al-
tro povera la nazione . Secondariamente perchè
riifanirtia la coltura e 1' Arti interne; e per que-
llo modo toglie i mezzi di fulTiftere a molte fa-
miglie . Che fé le materie di puro luifo non
fieno poi introdotte da proprj vafcelli , ma in su
navi flraniere , è ancora maggior male ; perchè
ferve ad indebolire la propria marina . In un fo-
lo cafo adunque 1* introduzione delle mercanzie
di puro luffo può elfere utile , ed è dove , come
s' è detto , s' introducano per eilrarne almeno una
gran parte con profitto , come fi fa dagli Olandefi,
e da altri popoli , i quali fanno un Commercio,
che dicono di Economia.
§. XV. Il fettimo principio è , che Y intro-
duzione delle mercanzie flraniere , che fi fa pei4
eflrarle con proprie navi, e con proprio equipag-
gio , pollo che non fieno di quelle che. nafcono o
li
Parts I. Cap. XX. 317
fi lavorano nel proprio paefè , può effer grande e
certa rendita, purché non fia cagione , che il
Com.uercio delle proprie robe venga ad eflerne
indebolito. O: quefta rendita confitte ne' capi
feguenti , 1. Nel profitto che fi ha da valore a
valore . 2. Neil' aumento della marinerìa . 3.
Neil' occupazione che fi dà a di molt' Arti , le
quali fervono alla fabbrica e al corredo de' vafcel-
li . 4. Nel confumamento de' materiali per la
coftruzione , guarnimento , e mantenimento del-
le navi . 5. Nella protezione , che una copiofa
marina può fomminiftrare al Commercio , e alla
nazione .
§. XVI. L1 ottavo principio è , che l1 avere
tanta copia di vafcelli e di Marinari , che fé ne
polla impiegare ima parte a nolo dell' altre nazioni,
dove ciò fi pofTa fare fenza difcapito dell' Agri-
coltura e delle Manifatture , è certiftima rendita
per la nazione 5 perchè occupa degli uomini a prò
dello Stato , e gli alimenta a fpefe d* altri. E
di qui fi può comprendere quanto fia fiato grande il
guadagno , che agi1 Inglefi e agli Olandelì è tor-
nato dall'aver fatto colle loro navi gran parte del
Commercio della Spagna, e grandiflìma di quella
del Portogallo , né piccola di molte nazioni Ita-
liane .
§. XVII. Il nono e ultimo principio è, che
la preferenza nel concorfo è 1' anima del Com-
mercio : e che tutte quelle cagioni , che la pro-
muovono, promuovalo ad un tratto il Commer-
cio , e gli diano vigore : e quelle che vi fi op-
pongono , difiruggano il Commercio da' fonda-
menti. Or quefta preferenza- confifte in ciò, che
àove molti portino a vendere le medefime cofe
in
318 Delle Lezioni di Economia Civile.
in una comune piazza di negozio , una nazione
ila preferita all' altra nel poter vendere più pre-
tto, non già per privilegio nell'uno , ma perchè
può vendere cofe così buone , come ogni aftra ,
ma a miglior mercato . L' avere adunque la pre-
ferenza nafce primamente da tutte quelle cagioni
e operazioni , così meccaniche , come politiche ,
le quali fono atte a minorare le fpefe del trafpor-
to . Nafce fecondariamente dalla battezza de' drit-
ti di effrazione . Finalmente da tutti quelli re-
golamenti, per cui fi guadagna del tempo. Im-
perciocché per sì fatte cagioni le mercanzie ven-
gono a coftar meno ; e quel che cofta meno fi
può anche vendere a miglior mercato: e chi ven-
de a miglior mercato cofe egualmente buone è
ficuro di eflère fempre preferito.
§.XVIII, Per meglio ciò intendere confideriamo
due Stati A , B trafficanti in un terzo C • Egli deb-
b'eflèrci manifcfto , che quello de* due , il quale
avrà o migliori derrate e manifatture , o così
buone come f altro : che pagherà più pochi drit-
ti : che per vigore delle Scienze meccaniche e
nautiche , per la comodità de' fiumi , per la faci-
lità delle ftrade farà minore fpefa nel trafporto :
che incontrerà minore impedimento nello fpedire
le fue mercanzie : dico che egli è manifefto , che
quefto Stato , verbigrazia A avrà indubitatamente
la preferenza fopra 1' altro B : farà bello e gran
Commercio , e diverrà ricco e grandiofo . Per
1' oppofto 1' altro Stato B , farà pofpofto , e ve-
drà 1' un giorno piucchè 1' altro impiccolirfi
il fuo Commercio. La dimoftrazione di quefto
teorema è , che lo fmercio anima l'Arti e il traf-
fico. Dunque dove ve ne ha predo e grande ,
ivi
Parte L Cap. XX. 319
ivi è gran Commercio : e ninno o poco dove non
ve ne ha che poco o niente.
§. XIX. Si potrebbero qui muovere tre que-
ftioni . 1. Giova egli al Commercio efterno avere
un porto franco ? 2. E' egli neceffario per aver
commercio fondar delle compagnie col dritto e-
ìclufivo ? 3. Son effe necefìàrie le colonie in p:ic-
fi rimoti ? Il porto franco è flato ed è 1' idolo
di molti Economi, lo ne penfo altrimenti. Una
nazione favia vuol avere tutti i porti aperti da
ambe le parti , cioè da dentro , e da fuori , e a
certi riguardi tutti chiufi . Elfi vogliono effe-
re tutti aperti per la parte di dentro , per-
chè lo fcolo delle derrate e manifatture inter-
ne fia rapido : e aperti da fuori a tutte le nazio-
ni , che vogliono venirvi a trafficare . Ma que-
fte medefime due bocche fi hanno a ferrare in
certi riguardi. Perchè da dentro non fi vuol la-
feiare ufeire , le non quello , che ufeendo molti-
plica i generi , e fin dove gii moltiplica . Così lì
lafcerà ufeire liberamente le manifatture , non le
materie ^ e le derrate fino al punto del foverchio,
affinchè premendo non feoraggino 1' Agricoltura.
La bocca poi di fuori debb' efìer chiufa a nazio-
ni , che venilfero a piratare , non a mercantare :
e dove fi portalfero delle derrate o manifatture
atte a feoraggiare le noftre , fi vorrebbero o proi-
bire , o caricar di dazj : dove foffero materie ne-
celfarie per le noftre arti , vorrebbe efièr per tut-
to porto franco . Con tutto ciò , fé le nazioni
vicine aveller tutte , o la maggior parte , un por-
to franco , non fi potrebbe allora far di meno di
averne anche noi ; perchè è deferto chi refta folo.
§. XX. Non è facile poi decidere la fecon-
da
320 Delle Le%io?ù dì Economìa Civile.
da queftione , fenza adoperar qualche diftinzione .
Credo che a voler dar moto ad un commercio
nafcente , e a certo genere di manifatture , fia fui
principio neceflaria una compagnia efclulìva . Le
prime fpefe in sì fatti generi di cofe forpaffano le
forze d' ogni privato {a) ; dond' è -che o fi debbo-
no foftenere dal braccio del Sovrano ; o da mol-
te famiglie unite infieme . Non farebbe , che fa-
via la condotta d' un Sovrano , il quale voleffe
fare delle grandi fpefe per piantar 1' arti e'1 coni*
mercio nella nazione; perchè farebbe, non perde-
re il danaro , ma Sminarlo , per raccoglierlo poi
con grande avanzo. Ma delle grandi fpefe , che
non rendono , che tardi , non fono del prefente
flato della maggior parte delle Corti Europee \ e
perciò vi fi dee far poco fondamento . Reftano
dunque le fole compagnie ; le quali come non
abbiano un jus efciufivo, non fi troveranno ad uni-
re, non effendovi chi voglia fpendere a piantare
una vigna , il cui frutto fia poi del comune .
§. XXI. Ma le compagnie efclufive , ficcome
tutti i privilegi in materia d' arti e di traffico ,
producono fubito due cattivi effetti . i. Scoraggia-
no lo fpirito generale della nazione. 2. e fra non
molto depravano 1' arti e la buona fede per l'avi-
dità e ficurtà del guadagno . Affinchè dunque po-
tettero più giovare , che nuocere , dovrebbero efier
di
(a) Il Commercio dell'Inghilterra nella Guinea non pri-
ma fi , aflbdò , che coftafle a coloro , che 1' impresero
800 000 lire berline di perdita , The modem part oj an
unìverfal htfiory voi. xvn. tnìtto . E la fabbrica di Abe-
ville in Francia , fenza che due volte fofTe foilenuta da
Luigi XIV con di grolle fomme , farebbe fallita .
Pane I. Cap. XX. 321
di tal natura , che abbracciaftero o immediata-
mente , o mediatamente una gran parte della na-
zione . Dico immediatamente per le azioni de'
locj : e mediatamente per diffondere il profitto fi-
no alle minori arti , impegnando così lo fpirito
di tutta la nazione . E di quella natura mi par
eilère la Compagnia dell'Indie Orientali degli O-
landefi. Ma è difficile, che in altri Stati s'uni-
fcano tante circoflanze, e tanti accidenti fortuiti,
quanti s' accoppiarono a produrre e dilatare una
sì fatta Società .
§. XXII. Alla terza queftione rifpondo , ohe le
colonie fon divenute neceffarie per una ragione
refpettiva , non affoluta . Se tutte le nazioni Eu-
ropee avellerò potuto convenire di trafficare neh'
Africa, e neh' America, come trafficano in Tur-
chia , in Perfia , neh' Indoflan , nella Perniola di
là dal Gange, nella China , una fattorìa farebbe
ballata . Ma avendo voluto occupar delle terre ,
e avervi dell' imperio , non fi può più trafficar-
vi bene , fenza colonie . Hanno poi quelle coio-
nie grandiffima forza a moltiplicare e mantener
la marina , e a dare delio fcolo a' reciprochi pro-
dotti dell' Arti e delle terre. Egli è nondimeno
vero , che quei , che hanno fondato nel nuovo
Mondo delle gran colonie , hanno peniàto , come
ordinariamente penfiamo tutti , più al prefentc
utile, che al futuro. Perchè non eifendo poffibi-
le , che quelle colonie non fi formino coli' andar
del tempo fui modello Europeo \ eife vorranno
avere tutte 1' arti e le feienze noftre : con che
vengono a poco a poco a metterfi neh' indepen-
denza delle Metropoli , donde debba finire il pre-
fente noflro guadagno. Né (limerei fuor d' ogni
ParJ. X prò
3 22 Delle Lezioni di Economia Civile.
probabilità, che un giorno non potè ITero quelle co-
lonie eflèr le noftre Metropoli . Tutto nel Mon-
do gira , e tutto fi rinnova col girar del tempo .
Noi altri Italiani avremmo potuto mai penfare a
tempo di Auguflo di poter eflèr coloni de' popo-
li Settentrionali ? (a). . . . ,
C A P. XXL
Delle Finanze .
§.I. "P* Il corfo dell' aria , o il vento , diceva
1^ un grand' uomo , che modella la fuperfi-
cie de' mari ; le correnti vi feguono Tempre la di-
rezione de1 venti : ed è il fiftema delle Finanze ,
che follecita , o arrefta i\ Commercio . Dove
quello fiftema è ben intefo*, e regolato dal vero
Spirito Economico , il Commercio nafce , cre-
fce , s- ingigantifce in pochi anni : dove fi ca-
pifce male , e fi tira a sbarbicar le piante per
raccorre de' frutti ancora acerbi , non vi può al-
lignar Commercio ; e fé ve n'ha, anche grande, in
pochi anni viene ad eflèr deftrutto . Quello mi
ha fatto penfare di fpiegare qui brevemente , fe-
condo , eh' io so , e pollò , i principi delle Finan-
ze . Ma comincerò dalla loro origine .
§.n.
(a) Fu una profezia quella di Vellejo Patercolo lib.II.
cap. 15. Jn legibus Gracchi inter perniciojiffìmas numeraverimì
quod extra Italiani colonias pojuit , Id majou -es , curri vide-
rent tanto potentiorem Tyro Carthaginem^ Ma (fi li am Pbocaea,
Syracufas Corintio , Cyzicum ac Bizantiunl Milcto , genitali
fola , diligentcr titaveraM .
Parte L Gap. XXL 323
§. IL Ninna nazione polita potrebbe foftener-
fi , e marciare alla iua grandezza e felicita , lèn-
za la forza d' un Governo (a) . Gli uomini
( come è più d' una volta detto , ed è neceflà-
rio , che li ripeta fpeflò ) fon di certi elferi
irritabili ed elaftici ; i quali non lì unifeono mai,
in un corpo , né uniti vi durano gran fatto , fen-
za qualche coltante preflione di maggior forza, la
quale da ritti e rigidi , gli curvi alquanto , e fac-
cia lor prendere quella forma o figura morale , che
è neceifaria , perchè fi combacino e vivano infie-
me amichevolmente .
§. III. Ma perchè il Governo fia in grado di
poter mantenere unito e regolato il corpo politi-
co, difenderlo, provvederlo di ciò , che gli man-
ca , e animarlo , gli è neceflàrio eflère non folo
circondato da favj e prudenti Miniftri , o per for-
mar gli uomini alla virtù , o per tenergli nella
olfervanza della Giuftizia e delle Leggi , ma ar-
mato eziandio , e per terra , e per mare , fé fia
nazione marittima , affinchè colla forza delle ar-
me faccia al di dentro rifpettar le Leggi , e al di
fuori lafciar vivere in pace lo Stato , K facile
adunque il vedere , che niun Governo può fo-
ftenerfi fenza delle molte rendite ; le quali donde
gli potrebbero mai provenire, fé non da' fottopo-
fti popoli ? • Egli è perciò un dovere della nazio-
ne il dar opera , che non manchi nulla alla Mae-
ftà di chi comanda : ed è il principale fuo inte-
refle : conciofiìachè non fia facile che il Sovrano
X z adem-
(d) I Selvaggi non fanno corpo : e 1' anarchia porrà
fubito la didoluzione della Civile Società ; di che v1 ha
degli fpefli eiempj nella Storia .
324 Delle Lezio?ìi di Economia Civile.
adempifca a sì gran cure , dove vengano a man-
cargli le forze : e ogni omiflìone in materia del
reggimento de' popoli torna a diigrazia de' fud-
diti.
§. IV, Finche i popoli furono felvaggi , né
effi , né i loro capi ebbero altre finanze , né al-
tre rendite , falvo che le prede (a). Ma v' era-
no due lorte di prede ( b ) ; perchè alcune cofe
pre-
fa') Si fa , che quella , che chiamafi da' Poeti età de-
gli Dei , non era , che 1 età de' popoli felvaggi . Ora
in queftt età , ficcome oggigiorno tra' Canadefi Setten-
tr, onaìi , non ci era altro loitegno della vita , che le fiere.
Efichio ci ha confervata una memorabile tradizione di
tal verità. Il $np& , die' egli , fu il cibo degli antichi
Dei: da #>#/( , fiera, ufato da Omero ( diligentifiimo rac-^
coglitore delle prifche parole ) nell' Iliade lib. 1. v.268,
nel voler defignare i Centauri, cioè i Buoi felvaggi , de'
quali fi pafeevano gli Dei, e gli Eroi , come tuttavia i
Canadefi \ di che veggafi la Luifiana del P. Hennepin .
La favola dice , che Ercole Tebano domò i Centauri
( Euripide nelf Ercole furiofo ) ; e il fuo amico Tefeo
panò delle vigne , avendo avuto per moglie Arianda
( letìzia ) e per figlio Sta filo ( vite ) . Dunque anche
a tempo de' Semidei la Grecia non aveva ancora Agri-
coltura > e ciò vale a dire era felvaggia e inumana . la
Omero medefimo ctroQxy®' , chi mangia pane, è un epi-
teto d' uomini cicuri , g'uiti , ofpitali .
(ù) Se ne trovano di molti efempj nella Storia anti-
ca di Grecia e d' Italia. E* degno di oflervazione , che
prefib gli antichi Greci col medefimo nome di wìs chìa-
manfi il bcjì'tame e le prede ; di che è teftinionio Omero
in diverfi luoghi. E \rthv , che è la me [fé y è della me-
defima origine; e per avventura anche hotot , popolo ; non
offendo itati i primi popoli felvaggi , che predatori . Co-
me latro, jn Latino , e latrocinari , lignificavano guerriero,
e guerreggiare . predare . Ond' è , che gli antichi Pira-
ti
Parte t Cap. XXL 325
predavanfi fuila natura medefima ( a ) , e Chiama*
ronfi occupazioni ; come quelle degli animali lèl-
vaggi , de' pefci , deli' erbe , e delle frutta agretti
o di tali altre colè , che per dritto di natura fo-
no nella comunione di tutti : altre erano fpogli ,
e faccheggiamenti , per Cui i più forti toglievano
a i più deboli , cioè i più felvaggi a' meno , e i
più barbari a' culti , quel , che loro apparteneva
in proprietà. Tal è oggigiorno il vivere degP I-
rochefi nell'America , degli Agai, e di molte altre
nazioni in Africa , e di certi Tartari in Alia » K
agevole il comprendere , che sì fatti popoli non
poffano eflère né grandi , né ben regolati .
§. V. Quando le popolazioni felvagge diven-
nero conquistatrici di migliori terre, e di popoli
coltivatori , e più agiati , che non eran' elfi ne*
loro paefi , come i Tartari Aliatici della China *
dell' India , dei Corafan , e gli Europei dell' In»
ghilterra , della Francia , dell' Italia , della Spa-
gna ; piacque loro di Affare la vita errante e be-
rciale , e prendere altro genere di piaceri meno
fieri . Allora i loro capi ebbero un maggiore e
più fermo imperio . Per mantenere adunque la
forza e la maeftà loro , ebber bifogno di più cer-
X 3 te
ti, e Predoni terreftri furono in quella medefima ftima ,
che i Conquìftatori ( Tucidide l'tb.i.): e furono di nuo-
vo nella feconda barbarie di Europa fino al XIV* feco-
lo . E così in Omero iro\i\n'i& è un ricco : e XaPlÀ>f >
letizia, è delle volte guerra ( vide li. Ktt &t% , e 608 ) ;
perchè ordinariamente non fi guerreggiava , che per pre-
dare , ond' era la letizia de' predatori *
(a) Preda giurta,fe fi pub così clramare ,"come quel-
la, che la Natura iftefla ci offre colle fue mani, e ri-
dente .
gz£ Delle Lezioni di Economia Civile.
te e fifie rendite , che non erano le giornaliere
prede de' lor maggiori . Allora fi augnarono lo-
ro degli ampj fondi di terra , e de' boichi , con
degli lchiavi e delle gregge di animali ; e* quelli
furono i primi demani . Quelle terre adunque
demaniali nutrivano de' femi e degli alberi frutti-
feri ; degli animali addimellicati , come Vacche ,
Buoi 9 Pecore , Cavalli , Muli 9 Capre , Porci , ec.
e i Pallori e i Coltivatori erano de' prigionieri
renduti fchiavi e addiclitii per la forza della con-
quida , e tutti quelli viventi in contado , chia-
mati nelle Leggi Barbare originar} , cioè coloni ,
che fi accumulavano cogli fchiavi (a) . E quello
fece la prima certa rendita de' Sovrani . A que-
fto s' andarono poi col tempo aggiungendo certi
corpi particolari , come miniere , fole i birra , vi-
no ( b ) , e in alcuni luoghi le pelli di certi ani-
mali (e) : la pefea delle perle , e delle conchiglie
(d) ec. Tutti quelli fi diifero demani . Veggon-
lene tuttavia de' veftigj nella Corte di Peking, e
nella Mofcovia . Le prime entrate de' Re Fran-
cefi , e Inglefi , poiché quelle contrade furono oc-
cupate da' Danefi , SaiTòni , Franchi ( Tartari
Europei ) quali non traevanfi , che da sì fatti
fondi. In Italia medefima quelle furono le pri-
me
(a) Mart'mus Marttnìus Hifìoria Sinica , MeZrai Abre-
gì Cronologtque ,Hum Hijìory ofEngland , Ediclum Theo-
dorici Regis , faepe .
(b) Tra noi è demanio la zaffrana . Il tabacco è di-
venuto da poco in tutta Europa .
(e) Come le pelli d' Ermellino nella China , e nella
Mofcovia .
(d) Nel Congo le conchiglie fono in demanio : le per-
le nel Malabar : e i diamanti nell1 Indoitan .
Parte I. Cap. XXL 327
me Finanze de' Gotti , e de' Longobardi .
§. VI. Ma crefcendo tuttavia i bilogni delle
Cotti a mìflira che il governo andavafi dilatando,
e acquiftando de' nuovi dritti ; le multe , o pene
pecuniarie , le quali ne ferini tempi erano o de-
gli offelì , o del corpo del pubblico , o de' Baro-
ni , furono per: la maggior parte aflègnate per fo-
ftegno dell* Imperio . E perchè quella rendita di-
venirle ogni giorno più ubertofa , fu si ftranamen-
te protetta dalle leggi, che non vi fu delitto, per
atroce che folle , il quale non fi ricomprale a
danaro (a) . I delitti medefimi di Maefta fi com-
X 4 pone-
U) Tuttavia a Peterburg v* è un Tribunale , che
multa tutte le piccole offefe, ed è gran {urgente di ren-
dite . Donde fi capifce, perchè quafi tutte le pene del-
le leggi Gotiche, Ripuarie , Sàflone , Longobarde , Bor-
gognone ec. non follerò , che pecuniarie . In quelle
leggi 1' omicidio , 1' adulterio , il facrilegio , T incendio ,
la rapina , il ratto ec. , (ì valutano a l'oidi . Veggonlene
di molti veftigj anche nelle Coftituzioni de' noftri Princi-
pi , ancorché più recenti . Delle quali multe quella par-
mi (IranilTima e contraria a tutta la buona politica delle
Finanze, che fu da Aifonfo I. d'Aragona nel noitro Na-
poletano Parlamento del 1442. (labilità . Ch'i non paga
il ducato a fuoco (era il tributo allora fi flato per ridurne
le fparfe Finanze ad un metodo lemplice ) dopo dieci gior-
ni del tempo ordinato , pena del duplo : dopo 20 , pena del
quadruplo : dopo 70 , pena delt ottuplo , con una claujula ,
& fu binde fic diBas poenas quolibet decem die commi fi a.(
cum principali debito in duplum gradatim aggravandas ,
donec ce. Quella progreffione afeendente va in capo ad
un anno a 64246 -7 10056, cioè a feflantaquattromila du-
gento quarantafei milioni, trecento diecimila ^ cinquanta-
lei ducati , pena, che io non so le tutti i predenti Sovra-
ni della Terra poteflefo in un anno pagare . Tanto im-
porta non laper di calcolo ! I Popoli tuttavia felvagg/
quali
328 Delle Lvzio?ii d'i Eco?iomia Civile.
ponevano . E' facile 1' intendere di quante rie*
chezze apportatore folìè quefto metodo ne* fecoli
bar-
quafi non conofeono altra pena , che multe. E Ome-
ro fi ferve qualche 'volta di iroivu per multa . Perchè
{timo , che 1 airou'u , eh' erano i prezzi dati per ri-
fcatto , non follerò differenti dagli tupoiva. , doni , ricchez-
ze : ond' è , et<pvuo( y ricco , opulento . Ne' tempi barbari
d' Europa i Principi medefimi andavano a caccia di far
prigionieri gli altri Principi , con cui non erano alleati ;
e ne traevano delle grandiflìme fomme pel rifeatto .
Era anche quefto un capo di Finanze . Riccardo Re
d' Inghilterra prefo filile terre Imperiali , mentre tor-
nava da Terra Santa , rendette intorno a due milioni all'
Imperador Corrado . E' degno d' efier rapportato qui un
bel pezzo della Storia Inglefe di David Hum toni. 5.
Vai' 574* Parlando egli dunque degl' Irlandefi fui princi-
pio del pa flato Secolo , fotto il Regno di Giacomo l.
Stuart, per la legge, dic'egli , 0 coflume, detto da gì' 'Irlan-
defi brehon , niun delitto y ancorché enorme , era punito di
morte , ma di /ola pena pecuniaria , pagata per colui , ch'era
il reo . V omicidio Jleffo , ficcarne fra tutte le altre nazioni
barbare , punivafi a tjuejlo mede/imo modo . 'Era fi fiffo ,
come per una tariffa , un prezzo pel capo di ciaf cuna per-
fona , fecondo i Ur-n gradi , e pofli , e averi ; e chiunque era
in ìfiato di pagarlo , poteva fenz altro timore attentare alia
vita di e bieche (fi a . Qjiejlo prezzo addomandavafi ERIC.
Effcndo Lord deputato ( era come un Viceré fpeditovi da
Londra )tn Irla?ida Guglielmo de Guglielmi , diffe un gior-
no a Magiare ( uno de' principali capi delle barbare tribù
Irlandefi ), ch'egli penfava di mandare un Giudice a Fer-
manch , provincia poco prima creata Contea , e fottcmefja
alle leggi Jngleji , della quale Magiare era fato fatto Con-
te . Egli farà il ben venuto , diffe Magiare : ma prima y
che voi il mandiate , vorrei mi facefe Japere , quanto è il
prezzo del fuo' capo ( affinchè fé alcuno de' miei va (falli
voglia troncarlo , poffa io raccoglierlo dalla mia Contea .
Può immng'narfi cofa più beltiale di un tal complimento?
Parte L Cap. XXL 329
bartyiri , quando le regole della gurftizia erano af-
fai poco cognite , e meno oflervate . Or perchè
la multa , o pena pecuniaria , dicefi in lingua del
Settentrione Fine: quindi, cred' io , nacque, che
quello fondo fi dicefle Finanze; e i pubblici col-
lettori delle multe Finanzieri . r
§. VII. Quelli due capi,demanj, e pene pecu-
niarie , coftituirono tutto il fondo certo delle ren-
dite pubbliche ne' tempi mezzo felvaggi. A po-
co a poco, come cominciofli a coltivar meglio le
Terre e 1' Arti , fi ebbe più commercio interno ,
ed efterno , e con ciò più prodotti . Allora per
accrefcere le Finanze fi pensò di ftabilire di certi
dritti fu 1' ufcite e l'entrate delle derrate , e del-
le manifatture : i quali dritti andarono poi fem-
pre aumentandofi di mano in mano . Quello nuo-
vo metodo s' introduce anche nel commercio in-
terno , ftabilendofi de' frequenti pedagi , e de' da-
zj . Vi s' aggiunfero de' jus prohibendi , o fia
monopolj . È a quello modo con uno fpirito con-
tradittorio , penlandofi ad accrefcere le rendite
delle Corti Sovrane , fé ne difeccavano i fondi .
Perchè murato il commercio efterno per 1* efor-
bitanti Dogane , e i gravi dritti , e l' interno per
gli frequenti pedagi, dazj, monopolj ; venivafene
ad arreftare la circolazione ; e con ciò ad eftin-
gueriì 1' induftria , e la fatica , fola certa forgen-
te delle ricchezze delle Finanze (a) .
§.VIIL
(a) In certi Pad! tuttavia i dazj su l' ufcita aggua-
gliano il prezzo delle cofe che efcono , e pel medefimo
errora economico . E' {lata la cagione , per cui fra noi le
manifatture di bambaggia di Lecce, e Otranto, ch'erano
fiori ti {Time e ricercatiflime , lon quafì venute meno , e
l'in-
33° Delle Lezioni di Economia Civile.
§. Vili. Nò ancora fi poteva arrivare appie-
no , che badaile . Perchè crefcendo da una parte
la magnificenza delle Corti , e con ciò di tutti
coloro , che Servivano il Sovrano , così negl' im-
pieghi politici i come ne' militari \ e dall' altra
1' ambizione i e la necefTità di mantenere delle
grandi armate terreftri e navali j le fbefe aumen-
tavano ogni giorno , e i forzieri de' Principi era-
no fempre voti. Si pensò adunque alle contribu-
zioni . Le quali furono di due maniere , forzofe,
e gratuite. Ne' primi tempi de' Regni di Eu-
ropa fondati da' Settentrionali , le Contribuzioni
de' gran Baroni i delle Terre , de' Villaggi , non
furono , che volontarie . Poi fi conobbe , eh' era
meglio fiflarle . Da prima furono Affate fu le Ter-
re , e fu i frutti delle campagne , quinte , deci-
me , decimequinte , vigefime , ec. Appreffo s ag-
giunfero i Tettatici * Rimafe -nondimeno fempre
la via aperta , fecondo i bifogni , a i fufììdj vo-
lontari , il più bel fondo- d' un Sovrano , s' egli
avrà cura di arricchire il popolo. Quefti fuffidj
fpeffo forpafìano di molto le contribuzioni filfe ,
o tajfe ; di che noi abbiamo molti efempj nel
noftro paefe , e continui in Francia , e in Inghil-
terra. GÌ1 Inglefi chiamano quella forta di iiifli-
dj con voce Italiana, benevolenza*
§. IX. Finalmente , confi! mando le guerre ,
e la grandezza delle Corti aliai maggior danaro ,
che le dette forgenti non potevano fomminiftra-
re , ne trovandoli altra acconcia maniera di aver-
ne,
f induftria della zaffrana ridotta preflochè a niente : come
fi ridurrà quella dell'olio, e le manifatture di feta, dove
non fi penfi altrimenti .
Parte I. Cap> XXL 331
ne , fi venne air ultimo metodo , divenuto oggi
alla moda , cioè di far de' debiti . I quali fui
principio faceVanfi ipotecando i fondi : poiché que-
lli non ballarono , s' ipotecò la fide pubblica . E
perchè la pubblica fede de' Sovrani fembra, com'
è in fatti j dover edere infinita ; quelli fecondi
debiti andarono crefeendo , e vanno ancora , fen-
za fine : e così fomminiitrano a1 Politici di certi
difficili problemi a rifolvere (a) .
$. X. Avendo a quello modo dichiarato l* o-
rigine , il progrelTo , e i principali fondi delle Fi-
nanze; farò ora alcune brievi confi derazioni fu la
forza di detti fondi , e l' arte di fargli valere.
So, che fi fon Concepiti fu quella materia de' fì-
ttemi fludiati , e fcritti de' grandi libri, talché fi
è analizzata a modo delle più intricate curve de*
Geometri . Ma a me , leggendo i fatti di varie
nazioni , e contemplandone il corfo , mi pare che
T arte de' Finanzieri fiafi renduta tanto più inu-
tile , anzi dannevole , quanto più fi è alTottiglia-
ta , e diflaccata dalla femplicità della natura (b) .
Son
(a) In Ingfrlterra fotto Eduardo VI", cioè intorno
alla metà del XVI fecolo , quefti debiti pubblici oltre-
pafìfavano di poco 500 000 lire fterline , vale a dire da
600 000 lire fterline de' tempi nofr.ri . Dopo la pace de-
gli anni addietro trovarono montare a 126 milioni di
lire . Qual nuò eflerne il fine ? Gf intereffi a' tempi
di Eduardo VI. erano al 14 per 100, poi fcefero al 12,
quindi al io , appreflb all' 8 , al 6 , al 4 . Oggi fono
al 3 . Crefeendo i debiti , è forza , che gì' intereffi fi
sbaffino tuttavia a proporzione, finché fi riducono =3 o.
E qui nalce una gran quefiione politica , quali effetti
debb' ella cagionare quefV operazione al corpo civile?
(b) Ecco una profezia d'un Francefe affai dotto e
patriota . Se i metodi de' nuovi finanzieri non, fi abolì/co-
no*
332 Delle Lezioni di Economia Civile.
Son perfuafo, che debba avvenire all' Arti e alle
Scienze , che ci fervono , quel che avviene agli
finimenti di queft' Arti e Scienze medefime } i
quali non giovano , come diventano troppo fotti-
li. Credo perciò, ancorché il favio Biesfeld non
è d' umore di approvarlo > che a poche cofe in
fuori , non debba effere altra 1' 'arte dell' Econo-
mia pubblica , che quella della privata , ma bene
intefa } e di qui è , che a me piace di fpiegar
queft' arte coli' efempio d' un privato e favio Pa-
dre di famiglia (a).
§. XI. La prima maflìma della privata Econo-
mia, dice Varrone (b) , è di conofcere i fondi del-
la famiglia ; e perciò di vifitargli fpeflò , efami-
nandone il fito , la forza , 1' eflenfione , la como-
dità : fpiando l' ingegno e 1' abilità , e volontà di
quei , che vi travagliano . Si può dire , che da
quefta operazione dipende la fortuna delle fami-
glie . Il fondo di un Sovrano fono le terre del
fuo Regno , e gli abitanti . Potrebbe far di me-
no un Finanziero di faper per appunto 1' eftenfio-
ne delle terre , la loro forza •-> la natura degli abi-
tan-
no , ma vanno prendendo vigore , e dilatando/i , /' Europa
diventerà fra non molto come la Tartarìa . Non v'è peri-
colo ti' ingannarfi in sì fatte profezie .
{a) Biesfeld crede , che il Politico dee molto fempre
temere di sì fatti paragoni ; ficcome una volta Ariiìoti-
le , che neppure egli approva gran fatto tali metodi . Ed
egli è il vero , che non è il medefimo governare una fa-
miglia, che una nazione . Ma quanto alle Finanze, io
fpero , che quei cali, ne' quali sì dotti uomini credono
l'Economia pubblica effer differente dalla privata , fieno
per trovarfi d'atramente i medefimi , fé ben fi confiderà.
(b) De re rujlica Uh. i.
Parte I. Cap. XXL 333
tanti , il loro ingegno , i loro biiogni , i loro pre-
giudizi , 1' arti , che profefliino , gii finimenti 5 lo
irato dell'arti, e dell' induftria , la maniera di vi-
vere , il cofiume , e infinite altre cofe limili (a) ?
Quelle vifite dovrebbero elTere fpeilè e diligenti .
Calcolato tutto , fi può di leggieri vedere quei
che manca , quel che luflureggia ; che fi dee man-
tenere , ciò che convenga abolire \ quanto pollano
darci i fondi 5 affinchè un' operazione troppo for-
te non gli danneggi , e facciali poi rendere meno
in appretto. Or quella prima regola , eh' è la
più naturale , s' oflèrva aliai poco nella maggior
parte degli Stati : e di qui naicono poi de' pro-
getti e filìemi aerei , e delle volte dannevoli : di
qui certi colpi da ciechi.
§. XII, La feconda regola di privata Econo-
mia è , che niun padre di famiglia, il quale ab-
bia delle buone terre e feconde, o polla introdur-
re nella famiglia un' onefla e utile negoziazione ,
tenga dei danaro oziofo, e feppeliito ne' fuoi for-
zieri , fé non folle in tanta quantità , quanta fé
ne richiede per foftenere le continue fpefe , che fo-
no neceflarie alla famiglia , e al fondo delle fue ren-
dite , o per qualche inopinato accidente . La cui
ragione è , che quel danaro impiegato può rende-
re il dieci , il quindici , il venti per cento : e que-
lla rendita è perduta , come il capitale li feppel-
lifce fenza necefiità. Al che fi può aggiungere ,
che
(a) Perchè fecondo la varietà di quefre circoftanze
debb.* variar l'Arte d'un favio Finanziero . Quando Erri-
co IV addofsò !a cura delie Finanze al famofo Sully > il
primo patto , ch'egli fece , fu di vifìtare il Regno . Veg-
gafi la Storia delle Finanze di Francia tom. 1,
334 Delle Le%io?ii di Eco?zomia Civile.
che un gran contante in mano di chiccheflìa è
fempre una gran tentazione , per certi affetti pe-
ricolofi alle famiglie ; perciocché o alletta all'ava-
rizia , o incita alla fuperbia , o genera un fover-
chio luflb reggi are } i quali vizj portano feco la
corruzione della Cafa.
§. XIII. Quefta regola vuol effer la regola di
tutte quelle Corti, le quali iignoreggiano a popo-
li, tra quali pofìono fiorire T Agricoltura, l'Ar-
ti, il Commercio. Avere a mano un po' di da-
naro , perchè l' annuali fpefe fieno più pronte , né
vengali ad aver bilogno , o di premere le rendite
ancora immature , o di far debiti , è di necefìaria
prudenza : ma accumulare un gran teforo , fareb-
be fenza niuna neceflità voler leccare i fondi del-
le Finanze. Niente più giova a dar moto alla
fatica , quanto una diftribuzione de' fegni rappre-
fentanti la più equabile , che fi polla (a) . Allora cia-
fcuna famiglia diventerà intraprendente, per amor
di moltiplicare la fua porzione di fegni , o fìa di
danaro ; e quello sforzo generale rinvigorirà tutte
1' Arti '•> donde nafce la ricchezza dello Stato , e
del Sovrano . Cominciate a ritirar danaro , e fep-
pellitelo in un teforo , verranno a mancarne gli
(frumenti allettanti alle fatiche } e a quella pro-
porzione s1 illanguiderà 1'induftria. Il che fi può
da ciò comprendere , che fé viene a mancare* del-
l' intutto , il commercio interno fi debba ridurre
a permute , e l' Arti a fei o fette (b) , come tra'
barbari ,
§.XIV.
(a) Veggafi la feconda parte di quelle lezioni .
(b) La Francia nella pallata guerra monetò tutti gli
argenti delle private famiglie, e delle Chiefe medefìme .
Opc-
Parte I. Cap. XXL 335
§. XIV. Io ho fatto un' eccezione a quella re-
gola generale :> perchè vi poflòno elìère delle na-
zioni , a cui fia efpediente avere un teforo : e que-
lle fon quelle , le cui Finanze fon fondate più fili-
le conquide , che full' Arti . Tale fu per un tem-
po la Repubblica Romana ( a ) . Ma ficcome di
quelle nazioni non pare , che n abbiamo in Eu-
ropa a' giorni nollri ; la politica de' vecchi tem-
pi e delle nazioni Afiatiche , non potrebbe adat-
tarti al prefente vivere , lenza danneggiare le Fi-
nanze medefime . Sempre che vi fi pendi , fi tro-
verà , che la ricchezza e 1' amore de' fudditi è il
più inefaufto Telòro per ogni Sovrano .
§. XV. La terza regola di un privato pro-
prietario , è di tener per fermo , che le rendite
de' fuoi fondi faranno femore proporzionevoli al
numero , e vigore, di coloro , che gli coltivano :
e perciò, che quanti più faranno gli agricoltori e
i pallori de' fuoi campi , e di quanta maggior ro-
buflezza , diligenza , arte , induilria forniti , tanto
farà egli più ricco : e che le quello numero , per
qualunque cagione , vada fminuendofi , e indebo-
len-
Operazione , la quale , benché comandata dalla neceflità,
dee nondimeno produrre un gran bene nella nazione .
A che ferve queir argento e oro , che non gira ? Allora
non differifee da' marmi . Le leggi dunque de' popoli ,
dove fi permette di feppellime fovcrchio , fon contro la
buona Economia . Sembrano leggi di popoli barbari e
timidi , che feppellifcono quello che non intendono a che
ferve. A me pare il medefimo il feppellire il denaro, che
iotterrare le zappe , le vanghe , i vomeri , e tutti gli
(burnenti dell'Arti .
(a) Vedi l'Autore della Giunta al volgarizzamento
delle lettere di Lok falla moneta .
33<5 Delle Lezioni di Economia Civile.
ìendofi il lor zelo e vigore , venga in confeguen-
za anch' egli a cadere dalla fua ricchezza. In
due parole , il principale articolo delle fue priva-
te Finanze vuol' eflère , che la. prima derra-
ta E LA PIÙ RICCA SIA l' UOMO , E l' UOMO
SANO E ROBUSTO, E PIENO DI VOGLIA DI LA-
VORARE. Quella medefima debb' efter la regola
di tutti i miniftri de' Sovrani , che amano di ac-
crefcere le loro rendite. Non ci ha Finanze,
dove non fon uomini, che menino le braccia : e
ve n' ha poche , dove v' ha poche perfone , o mol-
te , ma fpenfìerate , svogliate , diftratte dalla fati-
ca . Se la Francia avelie a ciò meglio penfato ,
che non fece , non avrebbe certamente cacciato
dal fuo feno tante famiglie , quante n' ufcirono
dopo la rivocazione dell' Editto di Nantes : e la
Spagna avrebbe potuto far miglior ufo di quei
Morefchi . Se tutte le piante d' un podere non
poftono effere Ulivi, o Gelfi, o Viti, non perciò
fi debbono troncare , dove fé ne può trarre dell'
utile , almeno col tempo .
§. XVI. La quarta regola di Economia privata
è quella di regolare le fpefe fulla forza interna de'
fondi , dedotto ciò che fi dee a' coltivatori . Una
famiglia , che non aveife , che cento moggia di
terra , non dovrebbe metterfi ad emularne una ,
che n ha mille , e volerfi porre nello fiato di fpen-
dere dieci volte più , che non ha : né quella di
mille volere agguagliare nelle fpefe una di dieci
mila ì perchè quello farebbe rovinare in poco di
tempo . A quel modo non farebbe favio il Du-
ca di Baviera , fé voleffe metterfi fui piede della
Corte di Vienna. La Repubblica di Lucca non
potrebbe foftenere le fpefe di quella di Venezia;
né
Parte I. Cap. XXL 337
né il Duca di Modena quelle del Re delle due
Sicilie . Si dice , che la nscejjltà obbliga , e non
ha legge . Rispondo , che una necefììtà , che fu-
pera tutte le forze dello Stato , non fi dee altri-
menti riguardare , che come un diluvio , o un
tremuoto , a cui il miglior rimedio , che fi poftà
apprettare , è di cedere col minor male , che fìa
poiTibile per la prudenza umana . Vi fono per le
perfone , e per gli Stati di certe neceffità , delle
quali fi vuol far virtù .
§. XVII. Ma diciam qui due parole delle fpe-
fe delie Corti . Si poffòno dividere in ifpelè del-
lo Stato , e fpefe della Corte . Quelle fervono al
Governo , o al Senato , e Miniftero del popolo ,
fecondochè fono le forme dell' Imperio : quelle
alla famiglia regnatrice . Niente vuol mancare
alle prime : perciocché ogni mancanza indebolire
la vigilanza e l' ordine : fpofìà la difefa dei corpo:
Ma neppure è neceffario il foverchio , che aggra-
va le Finanze, e corrompe le perfone . Le pa-
ghe di quei , che fervono allo Stato , vogliono
dar del comodo, ma non tentare gli animi all' a-
varizia e al ludo . Se mancano , quei , che fer-
vono , diverranno ladri e corrompitori della giu-
ftizia : fé abbondano , opprimeranno la diligenza
con la morbidezza, e aumenteranno la cupidità.
§. XVI li. Vi è un termine nelle fpefe dello
Stato : è il fuo bifogno . Ma è difficile trovarlo
in quelle della famiglia . Non è defiderafyle nel-
le Corti r avarizia : ella difonora i Sovrani (a) ,
avvi-
fa) Vefpafiano faceva a parte con i Minidri delle
Provincie, che rubavano. Gli chiamava le (\ìq Spongìe.
Svet. in Vefp. Arrigo VII Re d1 Inghilterra, Principe di
Par.L Y gran-
33S Delle Lezioni di Economia Civile.
avvilifce gli animi , e gli ritrae da penfar al gran-
de} e fotterrando i fegni rapprefentanti delle co-
fé, viene ad arredare il Commercio e 1' Arti .
Ma peggiore ancora è la prodigalità ; abito , che
piace , e impegna alla rapina , per aver fempre
che dare : e fé il Principe è d' umano coftume ,
il rende fuddito del popolo {a) . Tra le più bel-
le fpeie delle famiglia Regnanti fon quelle , le
quali nell' ifteffa tempo , che rallegrano e diver-
tono la Corte, giovano al pubblico . A quello
poiTono conferire certe cacce dittanti , e in tutte le
Provincie dello Stato, ma non più, che una volta l'an-
no ì come quelle che fervono a rifare e mantenere le
pubbliche ftrade , e a fpargere più largamente il
danaro : 1' affezione a certi feftini , in cui s' im-
pieghino Manifatture domeniche} perchè onorano
1' Arti : le fabbriche de' Porti ; V amore alla ma-
rina ; certe fefte villerefche , in cui , come nella
China , gli Agricoltori , e i Pallori vi fieno ono-
rati . Si può penfare molto di buono e utile pei
chi ha amore per F Arti , e per la felicità dello
Stato (b).
§.XIX.
grandi e belle doti , ofcurolle tutte per la fua avidità .
Bacone Vita di Arr. VII.
{a) Fu il cafo di Giacomo I Stuart Re d' Inghilter-
ra ; e di Claudio Imperadare .
{b) Fra noi le Cuccagne cofUno , e non alimentano,
che 1' arte della rapina . Credo che fi potefle penfare ,
che sì fatti divertimenti foflero più univerfali , e giovaf-
fero a qualche utile profeffione . Una fefta , nella quale
il premio per quei , che corrono , fotte un pezzo della
miglior manifattura di lana , di feta , di tela ; e ai ma-
nifattori , che fefibiflero , un difKntivo , farebbe affai più
univerfale , e più utile .
Par re I. Cap. XXL 339
§. XIX. La quinta regola di privata econo-
mia è di ftudiarfi per oneftì e giudi modi di ac-
crefcere e migliorare i fondi . Una famiglia può
accrefcere i fuoi fondi per compre, per doti, per
eredità , per favia coltura . Credo che fi pona
fare predò a poco il medefimo in uno Stato .
Molti Stati di Europa fon divenuti grandi per
doti, o per eredità. II comprar degli. Stati, nel
tempo del Governo feudale , fu frequente ; ma è
oggi tanto più malagevole, quanto è più rifchia-
rata la Politica . Le doti o i teftamenti fembra-
110 finiti col fecolo parlato ; ma 1' eredità poflòno
tuttavia ritenere il lor dritto. La fola via di ac-
quetar nuovi fondi , da cui fi vuol guardare un
favio padre di famiglia , è la rapina ; perchè oltre
all' ingiuftizia, non è fenza pericolo di facrificar-
le quel che fi polfiede > e non è mai ficura . So-
no nelle Repubbliche le conquìfie belliche , quel
che nelle famiglie le rapine (a) .
§. XX. Dunque il folo bel mezzo di accre-
Y % fcere
O) E1 intanto da fapere , che la foverchia grandezza.
di Stato non giova né al Cittadino , né al Sovrano , fé
vuol avere un po' di fpirito filolofico . Quegli vi farà
più oppreflb ; e quedi più affannato . Era la ma /Ti ma
di Tiberio . Ma fé ella nafca da conquide belliche ,
non fi fa fenza rovina del proprio Srato , e debb' edere
e-fpoda all'ingordigia di nuovi conquidateli . Quella ,
che fi chiama gloria di conquidare , cioè entulìafmo furiofo,
non vien mai in un popolo, fenza che fi dedi in molti al-
tri, ( parche l'entufiafmo è un elettricifmo comune della
fpezie umana ; il quale crefce colla frizione de' cuori )
i quali vorranno anch' efli avervi parte; donde nafce la re-
ciproca defolazione de' Regni . N' ha troppi grandi
efempj T Europa .
340 Delle Lezioni di Economia Civile.
Jcere i fondi pubblici , il foio ficuro , il folo ve-
ramente eroico, è quello di promuovervi V Arti,
e '1 Commercio 5 e principalmente fé le terre fie-
no buone e atte ad ogni genere di produzione ,
il clima temperato ; gì' ingegni degli abitanti ca-
paci delle Scienze utili e dell' Arti e d' ogni imi-
tazione (a) •■) e il Mare vicino e comodo per ufo
di Pelea , e di Traffico . K fiato avvertito da-
gli Stirici Inglefi (b)? che quafì per tutto il XV
i'ecolo, finché in quei Regni 1' Agricoltura e l'Ar-
ti furono mal' intefe e difprezzate, e il Commer-
cio piccolo e attraverfato , le rendite della Corte
di Londra non oltrepaflarono 120 000 lire (ìerli-
ne de' noftri tempi . Le rendite di Aifonfo no-
ftro Sovrano montavano a foli 200 000 Scudi (e)
di quel tempo (d) ; e a proporzione quelle degli
altri Sovrani d' Italia , quando la debolezza delle
leggi , le frequenti guerre civili , i privati odj del-
le famiglie , e de' Baroni , il governo Feudale ,
la rozzezza delle Scienze politiche , 1' ignoranza
dell' Arti , 1' averfione ad ogni altra fatica , fuor-
ché a quella dell' armi e delle rapine, il vilipen-
dio del Commercio, , lafciavano quafichè intera-
mente inculta e defolata sì bella parte di Europa.
Le quali rendite fon pai di molto crefeiute , co-
me lì fono fviluppate le buone cognizioni , la Pru-
denza Civile , 1' Arti , il Commercio : e potreb-
bero tuttavia aumentare di molto , fé i noftri Ita-
liani deponeifero certi avanzi di pregiudiz; de' fe-
colt
(a) "Nel qual cafo fiamo noi .
(b) Hwn Hi [tory of England ferpe .
(0 Sanudo Vite de' Dogi di Venezia , fecolo XV.
là) Poco più d' un milione ce' noftri tempi .
Parte I. Cap.. XXL 341
coli trafcorfi , e conofceffero meglio , che par che
non facciano , il clima , il fuolo , il (ito , e la fu-
periorità di fpirito, che ci dà la natura al di fo-
pra de' popoli Settentrionali (a) .
§. XXI. La fefta regola di una famiglia pruden-
te ed economica, la quale voglia accrefeere le lue
rendite , è quella , o di abolire , o di ridurre al
minimo pofiibile i debiti , eh' ella ha con altre
famiglie, fieno contratti da' fuoi maggiori , o da
lei medelima in qualche biibgno . Perchè finché
i debiti e le ufure fi divorano i frutti de' fuoi
fondi , non farà mai agiata , oltre al pericolo di
fcapitare i fondi medefimi . Ora i debiti di uno
Stato rifpetto agli altri fono di molte maniere .
E primamente è un debito della nazione quel
prendere delle derrate, o manifatture da' foreitie-
ri , come è più d' una volta detto . E perciò
farebbe da considerare , dove non fi poterle farne
a meno dell' intutto , di ridurre le importazioni
o intromiffioni delle mercanzie ftraniere al mini-
mo potàbile (a) . In fecondo luogo è un debito
feottante quello aver prefo danaro da foreftieri ,
oppignorate le proprie terre , o vendutele , pagar-
Y 3 ne
(a) I Francefi riconofeono quella fuperiorità , quando
chiamano la prudenza, e la finezza degl'ingegni Italiani
fa rufe Italìm : termine di paura , la quale non nafee ,
che dalla fuperioi ita delle forze . E in vero le belle
Arti , che tra noi hanno agguagliato le Greche , e in
certi punti fuperatele , inoltrano aliai la forza delle men-
ti Italiane . Ma quel diffidar di se , e prendere fempre
gli oltramontani per modelli , mentre quelli fi formano
su di noi , ci avvilifce , e ci fa ridicoli .
(b) La Corte di Portogallo col nuovo Codice di Fi-
nanze ha maravigliofcmente tegolato quefto punto .
34^ Delle Lezioni di Economia Civile.
ne ogni anno delle ufure, mandar fuori le rendi-
te del Paefe ; perchè quefto ha potuto giovar
nelle preflànti necefiìtà ; ma nuoce , come quelle
fon celiate . Sono in terzo luogo un debito certi
fuflìdj, o doni ufitati a darfi a certi altri popoli ,
per tenergli amici . Perchè fé la loro amicizia
fotte di ni uno o poco giovamento allo Stato , fa-
rebbero da abolirli : ne fi vogliono continuare , fé
non dove quei popoli fieno effettivamente di aju-
to, e foccorfo vero e pronto ne' bifogni pubbli-
ci (a) « Un quarto debito , che può avere una
nazione, farebbe quello , che fi ha da molte con
la Corte di Roma, per rifpetto a' beneficj , alle
liti, alle difpenfe , al foftenere i capi degli Ordi-
ni Religiofi , e a molti altri più piccoli articoli :
il qual debito, ftinlo io , fra noi forpafla mezzo
milione 1' anno ( b ) . E primamente farebbe a
trattare e convenire con quella Corte per la
Dateria , in quel modo medefimo , che fi è fat-
to dalla Spagna : e poi dar ordine , che quel ,
che fi può far da Vefcovi , fia in certe difpenfe ,
fia nelle liti Ecclefiaftiche , fi termini nelle Udien-
ze Epifcopali; e fi riduca 1* ufcita del danaro ai
mini-
(a) Non può efler più fìcuro fondamento per ogni
Stato , che quel che nafce dall'interne forze: ogni ajuto
eterno è precario , e col tempo può anche rovinarci.
(b) Quefto die luogo all'Ordinanza di Carlo VI , per-
chè i Benefici fi pofledeffero da' Cittadini . Nel che do-
vrebbero diligentemente oflervarfi le ragioni di quefto
Sovrano nelle due lettere fcritte al Viceré di Napoli ,
ftampate nel II. tomo de' Privilegi e Capitoli di Napo-
li pag.229. e 13.3Ì, La principale di quefte ragioni è ;
AFFINCHÈ* IL DANARO NON ESCA DAL REGNO COn im-
poverire ogni anno lo Stato . «
Parte I. Cap. XXI. 343
minimo poflìbile > E* una legge di natura , con-
fermata dagli antichi Canoni , che le rendite Ec-
clefiafliche s impieghino in follievo de' nipoti di
coloro, che 1' hanno fondate zappando , e rifpar-
miando (a).
§. XXI L La fettima regola di un favìo padre
di famiglia è quella di far de' debiti , fé efli
fon necelTarj ad eftinguerne degli altri più fcot-
tanti, o a migliorare i fondi \ perchè quefti de-
biti fono una mercanzia utiliffima, la quale ben
maneggiata può in non molto tempo arricchire
una famiglia , che ha delle buone terre , e dell'
induftria. Egli pagherà il quattro , o il cinque
per cento d' interelfe , e ne rifcuoterà il venti ,
mettendo in valore i fuoi poderi , e i loro prodot-
ti * Dirò ad un padre di famiglia , non fate de-
biti per giuocare , per luflureggiare , per dare ad
altri prodigalmente : ma fatene , e quanti più fo-
no necelTarj, per accrefcere i frutti delle voftre
terre. Quefta medefima regola ftimo di doverli
offervare da un favio e fedele Finanziero . Se a
promuovere f Agricoltura , la Pefca , i* Arti , il
Commercio vi fia bifogno di fpendere , non è a
Y 4 dire,
U) Quefte rendite fono (late lafciate come patrimonio'
della Chìefa . Or' è un errore il pigliare il folo Benefi-
ciato per Chiefa ; perchè la Chiefa è tutto il popolo, lot-
to la cura del Beneficiato -, e il Beneficiato non n' è , che
V Economo . Quefta è la dottrina de' Sacri Canoni , e
de' Santi Padri . Ricordiamo qui un bel detto di S. Gi-
rolamo , Quidqutd habent Clerici paaperum ejì , Ep. ad
Damafum. Ma di quali poveri? Di quelli della propria
Chiefa , dove ve ne fieno ; perchè quella è (lata la vo-
lontà dicoloro, che ha*! deporto i loro beni in mano de'
loro Pafbri .
344 Delle Lezioni di Economia Civile,
dire , ?ion vi è danaro : farebbe mal' intendere
T arte di guadagnare (a) . Chi pagherà , dicefi ,
gì' intcreffi ? I fondi . Il denaro , che fi fpende
a piantare una vigna , un oli veto , un caftagneto:
a leminare , e à fabbricar de' granaj : a pafeere ,
e tofare le pecore 5 a filare , a teflère \ fi paga dal
fondo : ma fi paga con vantaggio . Senzachè il van-
taggio dello Stato è fempre più bello ; perchè fen-
tito e goduto da due parti , da quella del Sovra-
no , e da quella de' popoli . Colbert fiiceva de'
debiti per fofienere la fabbrica di Abevilla , per
follevare il Commercio, e afluefare i Francefi al-
l' induftria. E quando ciò fi fappia fare , vi ha
fempre mille modi da far rientrare ne' forzieri del
Sovrano una gran parte dei guadagno della ricca
nazione (b).
§.XXIII.
00 La noffra Córte con quattro milioni di nuovi de-
biti potrebbe arricchir se e lo Stato . 1. Ricomprando
la Dateria. 2. Estinguendo i debiti su l'effrazione delle
derrate e delie Manifatture interne . 3. Piantando delle
fabbriche di lana , di feta , di lino e canape , di bamba-
gia . 4. Sostenendo la navigazione pe' prodotti interni ,
e aiutandone il fondo . Quando i creditori di quelli de-
biti fono i Cittadini medefimi ( perchè quella vuol' eflfere
condizione eflenziale in quefla regola ) la Corte è ella
medefima creditrice .
(b) NEQUE ENlM REX INOPS ESSE POTEST , CUJUS
IMPERIO DITISSIMI HOMINES SUBjfCrUNTOR , mi fervo
volentieri di quella bella maffima del Conte Diomede Ca-
rafa , infinuata ad Eleonora d'Aragona, fua allieva, e poi
Duchefla di Ferrara , nel fuo piccolo , ma grave libro ,
dell'officio del sovrano che Guarino Veronenfe
per comando della Duchefla mefTe in latino . Queir.' iftef-
fo Autore ( pag. 78. edit. Neap. 1668. ) ci fa fapere le
Cure e le fpefe del Re Alfonfo per dilatar tra noi l'arte
della
Parte I. Cap. XXI. 345
§.XXÌII. L'ottava regola economica delle pri-
vate famiglie mi par che doverle elTere tale , che
nel cogliere i' frutti degli alberi , e nello svellere
le piante dal fuolo già mature , non fi venirle sì
fattamente a danneggiare il fondo, ficchè per l'u-
tile preferite fi privarle del futuro . Perchè fé la
vita delle perfone doverle finire in un anno , non
potrebbe parere ftolta cofa , né ingiuria confumar
dentro quell' anno e frutti e fondo . Ma vivendo
noi lunga Magione , certi di avere il feguente an-
no o i medefimi, o più gravi bifogni; ed eflèndo
gli altri , che verranno dopo di noi , nell' ifteflò
dritto di vivere e godere , come noi \ la giuftizia
infieme e la prudenza ci dettano di far tal' ufo
de' noftri beni , eh' efii non reftino per gli anni
apprefTo defolati . Errico VII Re d' Inghilterra ,
Principe Politico , ma com'è detto, foverchiamen-
te avaro (a) , avendo voluto ritrarre maggior co-
pia di danaro dall' entrata e ufeita delle mercan-
zie , che non fofteneva l' allora nafeente Commer-
cio , 1' affiderò per modo , che poi per quafi un
fecolo non potè levarli . Le fabbriche di Sivi-
glia rimafero defolate per rifeuoterne troppo ( h ) .
Tutti
della lana . Nam cum magnam ami vim ob pannorum
inoptam ex arùbus exportari ceraeret , nonnullos ad id arti-
fieli genus delegit y quibus , ut inchoandi facultatem habe-
re/it , interdum uno tempore centena milita avseorum ( che
farebbero fopra mezzo milione de' tempi noftri ) abfque
itilo joenore mv.tuavit . Nec unquam definii fubditos ipfos >
proprio- etiam fu.mptu , prò cujufque ingenio , in variia arti-
bus . . . exercere .
(a) Bacone vita di Arr. VII.
{b) Ulloa delle manifatture di Spagna .
34<5 Delle Lezioni di Economia Civile.
Turti i paefì , dove le contribuzioni fu le terre
fono foverchio gravi , diventano fpopolati » E
così
A retro va chi troppo gir s9 affanna .
§. XXIV. In che modo poi fipoflano danneg-
giare i fondi delle Finanze , benché detto altro-
ve , e fpefio j piacemì nondimeno qui ridire bre-
vemente (a). E in prima ogni pedagio , dàzio,
gabella interna, che arrefti la circolazione de' ma-
teriali dell' Arti , o delle manifatture , deteriora il
fondo delle Finanze , attraverfando la fatica de'
Cittadini , fola grande e certa forgente di ricchez*
za e di rendite per la Corte } perchè l'anima del-
la fatica è la pronta e Veloce circolazione .
i. Ogni k pefo , che impedifòe d' andar fuori
dello Stato il foverchio degli animali , delle der-
rate , delle manifatture , fcema il fondo , e col
tempo impicciolifce le Finanze . E la ragion è ,
che diminuifce e fcoraggia la fatica , fenza del-
la quale non vi ha rendite * ne per gli particola-
ri } ne per la Corte (b).
3-Le
(a) E' una maffima di Renato , eh* egli dà alla Prin-
cipefla Palatina , le dottrine utili non giovano ,
SE NON si ripetano spesso , StCCHE* diventino abi-
to . Bella , e vera ; perchè le dottrine utili vogliono
prendere il luogo nella natura , il che non s' ottiene fen-
za ridurle ad abito .
(£) Appretto ai noftri maggiori innanzi a Filippo II
T ufeita degli Agnelli , de' Vitelli , de' Cavalli , Muli ,
Afini, Porci , della Zaffrana , delle derrate, delle mani-
fatture di lana , feta , bambagia , dell' olio , vino , frutta
&c. era più libera ; cioè meno gravata di dazj , e di ri-
ferbe, di jus proibitivi, che non fu poi. Per la Pram-
mati-
Parre 7. Cap. XXI. 347
3. Le venazioni e le furberie de' piccoli efat-
tori , i quali non contenti de' loro gaggi , non
vogliono aver degli alberi i foli frutti , ma gli
sfrondano crudelmente , e sbarbicatigli , poco cu-
randofi del futuro*
4. Il fottomettere quei che non fon pronti a
pagare i pefi pubblici a certe pene pecuniarie fuperan-
ti le loro forze , o deftruttive dell' Arti e della fa-
tica ; perchè è come fpiantare il nerbo delle ren-
dite . Le leggi Romane , e le noftre Coftituzio-
ni e Prammatiche vietano di confifcare gli ftru-
menti dell' Arti per cagion de' pefi Fifcali . Me-
riterebbe il medefimo privilegio la perfona impo-
tente . Carcerare un impotente , o togliergli la
zappa , la fcure , l' aratro , i buoi , 1' afino , e di-
re , voi non potete pagare , ed io farò , che voi
non poffiate pili in eterno (a).
5. Confidererò qui più a minuto la legge ordi-
nata nel Parlamento di S. Lorenzo il 1442 fot-
to Alfonfo I , della quale è detto fopra , e che
debb' eifere incredibile per tutti i pofteri . Tut-
ti i piccoli capi di Finanze , o la maggior par-
te,
matica di Ferdinando il Cattolico ( Cap. e Priv. di Nap.
pag. 78. ) il dritto su 1' effrazione de' grani era di 15
carlini per ogni cento falme , cioè un tornefe a tomolo ,
equivalente , pel prezzo di quei tempi , intorno a cinque
grane Jelle noftre ; e 1' ufcita del vino era libera e fran-
ca . L' efito dunque era più grande , maggiore la fatica,
e più copiofa la rendita de' Cittadini : onde i doni gra-
tuiti e i fuffidj accordati alla Corte di Spagna furono gran-
dinimi e pronti : né so fé oggi potettero concederli a
quella proporzione .
(a) Vedi il Conte Diomede Carafa qui fopra citato
di boni Prìncipi? officio part. IV. pag. 80.
348 DclLj Lezioni di Economia Civile.
te , fi erano radunati ad un folo , cioè ad un du-
cato a fuoco, credendoli metodo femplice e facile (a).
Il primo difetto di cotal legge era i'inequalità dei
pefo, obbligando a pagare tanto il povero, quanto il
beneftante. Di qui è eh' ella fu non molto do-
po abolita ficcome oppreffiva dell'arti baile . Ma
la legge comandava , e loffi dieci giorni dal tem-
po del maturato pagamento , chi noti avrà pa-
gato , r undecimo giorno paghi il doppio , // ven-
t une fimo , // quadruplo , // trentunefimo , /' ot-
tuplo , e con quella proporzione fi venga fem-
pre di dieci in dieci giorni a multiplic are . Que-
fta proporzione Geometrica dupla afeendente mul-
tiplicata per 36. termini , obbligava un povero
contadino a pagare in fine dell'anno, quel, ch'og-
gi tutti i Sovrani di Europa, fenz' eccettuarne la
Corte Ottomana , non potrebbero pagare in tut-
ta la loro vita . Quella fomma è di 6\z$6 mi-
lioni, 31005Ó ducati (b). Anche quello vuol di-
re , non pagate più : riempiamo il paefe di ban-
diti . Pur quando non fi foife contato su tal pro-
greflìone, anche la pena del duplo , triplo , qua-
druplo doveva riguardare com' ingiufta in quella
fpecie di delitti . Un omicida , un adultero , un
latro , un calunniatore ec. poifono ben meritare
si fatte pene, offendendo non folo le private per-
fone, ma tutta la Repubblica, e la Maeftà della
legge e del Sovrano. Ma. chi non paga un de-
bito non è fempre reo volontario . Dunque il
più
(a) Quello medefìmo progetto è venuto in tefta ad
alcuni zelanti Patrioti Francefi l'anno addietro , e fé n è
in quella nazione fatto grandilfimo ltrepito .
(0) Vedete i Privil. e Gap. di Nap. tom. 1. pag. 13.
Parte I. Cap. XXL 349
più che fi può da lui pretendere , è il capitale e
I intereflé . Queft1 intereffe potrebbe andare al
200 per 100, 300 , 400 , per 100 ? Ma tal' è
Ja pena del duplo , triplo , quadruplo . E così
delle volte e' inganniamo per non calcolare .
6. Il corlo delia giuftizia arredato e attra-
verfato da uomini denarofi e prepotenti ; perchè
riducendo molte famiglie alla mendicità , o cac-
ciandole nelle felve , lcemano il primo demanio
d' ogni corpo civile , che fono le famiglie , e le
perfone , che lavorano (a) . Dove le leggi fono
impunemente contradette da pubblici e.univeriali
fatti , tollerandolo i Legislatori , non fi può aver
altra regola della vita, che la forza d' ingegno ,
o di mani : e dove ciò avviene , non vi farà mai
fatica metodica (b) .
7. La
(a) V Irlanda , Ifola grande , in clima temperato , di
belle terre, atta a produrre molto per l'Arti primitive e
fecondarle, verfo il fine del fecolo XVI non rendeva alla
Corte di Londra , che 6000 lire fterìine ; dove oggi ren-
de molti (fimo . E la ragione è , che gf Irlandefi fino a
quello tempo erano ftati affai più felvaggi de' Tartari .
( vdi /opra §. VI. Non vi fi conofeeva f ufo del pane.
II 1599 avendo alcuni voluto introdurre il pane all' In-
defe , furono ammazzati , ficcome introduttori d' un per-
niciofo luflb . Hum Hiflory of England tom.V. pag. 415.
Ma e(Ti non fi erano ridotti a quefto flato , che perche
non vi fi riconofeeva altra legge dì ficurth , ne altra g'iuft't-
zia , che la fola forza . Thrown out the proteftion of jufìi-
ce , the natives cov.ld find no fecurity but in force . Hum
ibi .'. pag. 412.
if>) Vi è, dicono i Viaggiatori, un Paefe nel giro del mon-
do, dove è proibita fafportazione di certe armi offenfive \ ma
fé ne permette pubblicamente la vendita . Vi è proibito il
furto : e le robe rubate vi fi vendono nelle piazze. Vi
fi
35° Delle Lezioni di Eco?Jomia Civile*
7. La foverchia lunghezza delle liti ^ perchè
diftrae dalla fatica ; impoverifee T Attore e 'i Reo;
impiccolifce la ciane de' lavoratori , e accrefee
quella de' non produciteli .
8. Le taflè full' induftria, le quali indifpet-
tifeono la gente , e fanno abbandonar la fatica .
9. Le affife de' prezzi delle robe mercati-
bili ; perchè fanno incagliare la circolazione .
io. Il trattare i Mercatanti da Monopoli-
Iti ; perchè gli difonora , e feoraggia , e arrefta lo
fcolo ,
In brieve , tutto ciò , che raffredda , o feri-
fee la fatica , 1' arti , il commercio , guaita e cor-
rompe il fondo medefimo delle Finanze .
§. XXV, Né è da credere , che il foto fare
arrefti 1' induftria } perciocché ella è fpelfo impe-
dita dal non fare . Fare una palizzata dinanzi
alla bocca d' un fiume è fenza contratto cagione,
perchè 1' acqua non corra dove la fua natura la
porta. Ma non è-arreftarla meno quel non vo-
ler nettare la foce otturata per vecchi cumuli di
rena . Si conviene oggimai , che la più grande
molla motrice degl' ingegni , dell'Arti , della fatica,
delle ricchezze dello Stato, fia il Commercio , do-
ve è mare ; e fon tali ora in Europa le co fé uma-
ne, che in ogni paefe atto al Commercio , pur-
ché non fi arrefti il fuo corfo, di per fé viene a
crefeere e dilatarfi , per la fola avidità del guada-
gno, ftuzzicata dal prefente vivere civile, e dall'
emulazione delle nazioni trafficanti . Ma v' ha
de'
fi vieta la calunnia , V oppreflìone , T eftorfione ; e i
calunniatori , gli oppreflbri , i rattori , non vi fono pu-
niti . Quello paefe debb' eflere tuttavia bar-baro .
Varte 1. Cap. XXL 351
de1 paefi , dove fembra , che sì fatta malllma fia
ancora ignota . Vi troverete degli oftacoli , che
non fi ardifce a rimuovere . Son pregiudizi di
vecchi , che fi venerano per ufo , fenza mai vo-
lergli difaminare , In quefti paefi parlare della
proibizione di certe manifatture o derrate efterne,
della libera effrazione di certe derrate o manifat-
ture-interne , di certi generi di pefi , che a lungo
andare deftruggono le Finanze medefime , della
non ragionevolezza della legge , che vieta 1' ufci-
ta del danaro per cagion di traffico , farebbe dir
delle refie (a) ,
§. XXVI.
(a) Torno a dirlo: in materia di Economia e di Politica,
non amerei , che un Miniftro dicefle non si può : ma
più tofto , VEpIAMO COME SI POSSA , E QUANTO .
L'efperienza ci ha infegnata, che molte cofe ftimate da'
primi uomini imponìbili, fi fon poi fatte con un poco di
pazienza e tempo . Se a tempo di Romolo v.g. averte al-
cun detto , voi , Romani sfarete padroni dell'Europa , di gran
yarte del? Afta , e dell'Africa , chi non ì avrebbe derifo
come infenfato ? Se a quel pugno d'uomini , che fuggen-
do la crudeltà di Attila , rifuggironfi nelle lagune del
mare Adriatico , averte uno , men che Profeta , detto ,
voi farete una potenza in Europa tra \e prime , farebbe (ta-
to prefo per matto . Se a' tempi di Filippo Duca di
Borgogna forte (tato detto a que' di Olanda, di Ovrirtel,
di Orange ec. qual Repubblica farete voi di qui a dugen-
to anni ! Voi farete padroni de mari dall'* Oriente all' Occi-
dente . Ecco un fanatico , avrebbero gridato i Savj . Fi-
nalmente avrebbero erti gì' Inglefi del tempo di Gugliel-
mo il Conquirtatore , creduto mai , di poter efiere gli
arbitri della terra ? e'1 Marchefe di Brandeburg al tempo
del M. Federico I di far fronte ai Francefi , Imperiali ,
Ungheri , Svezzefi , Mofcoviti uniti infieme , e trionfar-
ne ? Dunque quel non si può , è il più grande oftacolo
alla grandezza de' popoli , e alla, loro felicità .
352. Delle Lezioni di Eco7iomia Civile.
§. XXVI. Ma fi dirà , dove Mare il pieno del-
le Finanze ? Certo è difficile , che le tailè fu le
terre pollano fupplire a tutti i bifogni del gover-
no , in pace , e in guerra ; perchè ìe voi le cari-
cherete fuori di proporzione , andrete a sbarbica-
re T Agricoltura , e con ciò verrete neli' iftelfo
tempo ad annientare il primo fondo delle Finan-
ze. Rifpondo , che in quelli cafi il più fìcuro
mezzo, e'1 più utile infieme, è quello delle im-
pofizioni fui confumo delle cofe le più comuni ,
come del pane , deli' olio , del vino , del fale ec.
che noi chiamiamo Gabelle (a) . Queft' impolì -
zioni , benché dalla generalità riguardate, per i-
gnoranza , cred' io , con orrore , fono non per tanto
le meno gravofe ; perciocché fi pagano con una
forta d' infenlìbilità , che s' accorda meglio con
la natura umana . Un uomo , che fpende 4. gra-
ni per pane il giorno , non s' accorgerà quali mai
del pelò impoftovi , fé egli n' abbia un pajo d'on-
ce di meno ; dove che le tailè , che fi pagano
per groife fomme , opprimono quelli , che vivono
alla giornata. Uno "di coftoro pagherà più torlo,
e con più facilità a quel modo, eh' è detto, due
grani il giorno , che due carlini in fine di ciafeun
mefe .
§. XXVII. Vi è un' altra utilità, che porta
fé co
(a) Era il fiftema deH'illuftre Enzenado gran Finanziere
di Spagna : e fi è provato utile in più d'un paefe del Re-
gno dopo i Catajìi ; avendo molte Terre , che avevano
chiedo il Catafto , dovuto tornare all' antico modo di vi-
vere per Gabelle . Ma fi vogliono faper porre , per
modo , che cadono su chi confuma, non su chi lavora :
o fé su chi lavora, in quanto però confuma. E' l'Arte
degl' Inglefi .
Parte L Cap. XXL 353
feco quefto metodo ; cioè che rendendo alquanto
più difficile il vivere , accrefce a quella medefima
proporzione l' induftria de' faticatori (a) . E no-
to per efperienza , che fi ha degli uomini , che
dove i vizj morali non tirino dalla parte della
poltroneria e della vita vagabonda , e fia una tal
vita riprefTa dalla legge '•> la lor fatica è fempre
proporzionevole a' loro bifogni (b) , purché non
fiano tali, che opprimano e fcoraggino . Per la
qual cofa quei bifogni , che non gii fchiacciano , ma
il pungono , dettano la loro induftria , e accrefcono
la quantità della loro fatica. Ho detto, eh' è ne-
ceflario , che i vizj morali non gli allettino ad
una vita vagabonda ; perchè dove quella regni ,
accrefeere i bifogni è accrefeere i poltroni , gli
aflaffìni , i ladri . Federico Imperadore comincia
una fua Coftituzione : Pacis cultum , qui a ju-
STITIA,ET A QUO JUSTITIA ABESSE NON PO-
TEST, per univerfas & fmgulas partes regni
?ioftr't praecìpimus obfervari (e) . Maffìma divi-
Part.I. Z na.
(a) Hum Effay VII. cf Taxes .
(b) Quefto è il cafo della China, nazione perciò la più
diligente della Terra . Ma dico bifogni , non mi/erta .
Perchè quando poi fiamo arrivati ad incallire alle gran
durezze, non avrem difficoltà ad andar nudi , mangiar
ghiande e radici , e divenir fiere . E perciò quei bifogni
voglion efler tanti , che fi poffa mangiar pane . E* degno
di confiderazione , che l'Ulifle d1 Omero , come giugne
in un paefe ignoto fi fa fubito una domanda , fon eflì
falvatici , » citov iS~ovTnyo mangiari pane? Era il carat-
tere de' popoli civili . E in vero tutti i popoli , che non
mangian pane, fon felvaggi , e per avventura anthropafa-
gì , manducatori di carne umana .
(e) Conjiit. R, Sìciliae Lio. 1. ut. 8. pag. 115,
354 Delle Lezioni di Economia Civile.
ria. E voleva , cred' io , dire : Le rendite del So-
vrano faranno Tempre proporzionevoli a quelle
della nazione : quelle alla fomma delle fatiche :
la fomma delle fatiche alla ficurtà e pace delle
famiglie; quella ficurtà e pace all'egualità de' pe-
ti , e alla pronta e generale giuftizia : 1' egualità
de' pefi , e la giuftizia alla riprensione de' poltro-
ni. Molti poltroni; ninna egualità, niuna pace,
niuna giuftizia , niuna ficurtà ; e con ciò non fa-
tica , non rendite .
§. XXVIII. La nona regola delle private fa-
miglie fi è, che nel trafportare i frutti dal campo
a cafa, e ne' magazzini , fi faccia la minore fpe-
fa poffibile . Quel moltiplicare i fervi , i muli ,
i buoi,i carri per pura pompa, non è certamen-
te economia . Coda molto , e rende poco . E'
fi vorrebbe fare il medeiìmo nel raccogliere le
contribuzioni e 1' altre rendite della Corte . Si
dovrebbe fcegliere la via più breve , e quella ,
che faceffe meno pagare a' popoli , e rendeffe
più al Sovrano . Quando i popoli pagano a te-
nor della legge di proporzione , fi dee lor lafcia-
re la libertà di pagar per la via, che loro è più
corta e facile . Allungarla , è far loro pagare di
più , fenza che il Sovrano ne ricavi vantaggio .
Moltiplicare gli efattori , dove non è uopo, fa
due mali ; fa pagare il doppio a' luciditi , e ren-
de meno alla Corte . La Corte paga più gaggi:
il popolo è foggetto a più eftoriioni , e 1' arti
ad una fchiavitù , che 1' affiderà. Si è detto dà
alcuni , che quella è la grandezza della Sovrani-
tà : che il Profeta Daniele vedde Dio aflìfo fui
trono, intorno a cui erano milita millittm di mi-
niftri . Io non fo quanto quello paragone vaglia:
ma
Parte I. Cap. XXI. 355
ma so che i noftri milita millium , fenz' utile ,
debbano coftar molto ai Sovrano e a' popoli :
dove quelli non coftano al Padrone del Mondo ,
che una volontà.
§. XXIX. K una controverfia , che io non
faprei decidere , fé le rendite delle Corti ftiano
meglio in Regia , come dicono i Francefi , cioè
in demanio, come diciam noi, o in affitto. La
rifoluzione di quello problema dipende dal fapere,
qual metodo preme meno i popoli , e giova più
alle Corti . Mi è noto che certi grandi Autori
preferifeono il primo , come meno oppreflìvo del-
l' Arti , e del Commercio • Se io avelli ad opi-
nare , preferirei il fecondo , come più ficuro per
la Corte , e più pronto , e più libero pel pubbli-
co. Ma vorrei però, che le leggi de' fitti i.fol-
fero note a tutti per promulgazione di editti . 2.
che fi faceflèro ofièrvare con rigidezza a' fittavo-
li . 3. che fi gaftigaflero feveramente le mariole*
rie . 4. che loro non fi deffe altra autorità , che
quanta fi richiede per l'efazioni . 5. che non fi con-
cedettero loro de'privilegj da far monopolj , e da ti-
rare a fé tutto il Commercio . 6. che non dipen-
dendo, che dal folo fupremo Finanziere.
§. XXX. Voglio qui efaminare brevemente
un punto , che fembra imbarazzare le Finanze e
il Commercio ; ed è quello de' controbandi . Non
ha dubbio , che i contrabbandi non fieno delle
frodi , e de' furti , che fi fanno degli altrui drit-
ti {a) ; e con ciò degni di efìèr riprefli e gaftiga-
Z 2 ti.
(a) ICafifti, i quali hanno infognato, quelli tali fro-
datori non peccare in modo neffuno , e non eflere obh!;~
gati a redimire il mal tolto , pare che non fieno itati
trop-
3 $6 Delle Leztofii di Economia Civile.
ti . E anche dell' interefle di tutto il corpo ci-
vile , che fieno i meno potàbili ; perciocché dove
fono molti , ivi rendendo meno i fondi della Cor-
te , è neceffità che tutto il corpo civile ne fofti-
tuifea de' nuovi , per mantenere la Maeftà del
Trono . Ma fui metodo di reprimergli e dì
gaftigargli non poflTo approvare la condotta di cer-
ti popoli , dove fi fpiantan le famiglie e 1' Arti
per o^ni piccolo contrabbando • Perchè quanto
più fi riducono a poche le famiglie , tanto meno
in apprefiò renderanno i fondi delle Finanze. Lo
annientarle adunque a me pare , come fé un A-
gricoltore trovando delle viti , le quali hanno in
parte frodato la fua fperanza , fi metteffe a sbar-
bicarle . La pena adunque vorrebbe eifere , fé
non quella del taglione , come s' ufo tra* Turchi,
pure non molto da quella dittante.
§. XXXI. Il principal punto è quello di non
impiantare 1' Arti, per timore de1 contrabbandi .
Quel!'
troppo fcrupolofi in fatti eli furto . Ne fàprei dire ,
fé folle più fai fa la loro malfima , o ridicola la ragione.
Ninno , dicono , fi vuol punire con due pene . Purché non
pecchi contra due Sovrani , dich1 io . Il furto elfendo un
peccato nel corpo civile , e un peccato contra la legge
di natura, fia maraviglia, fé fìa punito nel tribunale ci-
vile , e in quel di Dio? E% 1' ifeflb dell'omicidio, dell'adul-
terio , della calunnia ec. Adunque quella loro ragione fé
non è ridicola , tende ad annientare le pene delle leggi
civili , e con ciò le focietà , e a ridurci allo (lato ferino.
La cagione di quefto loro errore è alquanto alta e rilevata.
Dio nel governo di quello mondo agifee parte immedia-
tamente , parte per mezzo delle caufe feconde . Si è
voluto togliere le caufe feconde . Quell'aver voluto fargli
far tutto ha guafìe e turbate molte nazioni .
Parte I. Cap. XXL 357
Queir Arti , quel meftiero , quel negozio , in quel-
l' Ifola , in quel Promontorio , in quel Tito di ma-
re, è un ricettacolo di contrabbandieri: adunque
vi fi proibifea . Quello vuol dire , adunque fi tol-
ga il foftegno alle famiglie ; fi fpopoli dunque .
Domando , quell' Ifola, quei Promontorio , quel
cantone di lido , poiché fia fpopolato , quanto
renderà egli al Finanziere ? Che fare ? diradi . Io
crederei meglio , poiché fi è adoperato ogni con-
figlio per chiudere le vie a' contrabbandieri , la-
fciargli correre , finite utraque ere/cere , che con
isbarbicargli , fpiantare il primo fondo , eh' è la
popolazione . Quei contrabbandi fono una per-
dita , a dir vero per la Corte : ma effì fervono
di ftimolo all' Arti , al Commercio , alla fatica.
Dunque fervono di canali a recarci del danaro.
Or quando lo Stato è ricco , non fono mai po-
vere le Finanze (a). Guai per quei paefi , dove
non fono contrabbandi ; ma neppure Arti , Navi-
gazione , Commercio . E apprettò , non manche-
rà di chiapparne di quando in quando qualcuno,
che vi ricompenfi d'avanzo. Come i tordii quan-
to più mangiano più ingranano , e fon poi più
acconci ad una buona tavola .
§. XXXII. La decima regola d' un economo
privato debb' eifere di rifeuotere il fitto de' fondi
Z 3 a pro-
(a) Il 1758. Il Parlamento accordò alla Corte di Lon-
dra il luifidio di dodici milioni 761 , 300. lire fterline ,
cioè circa 64 milioni di ducati noftri . L' atto di quefto
fuffidio, non mai per innanzi udito in Inghilterra, pafsò
( dice l'Autore del Minifterio del Signor Pitt ) con pia-
cere , e fenza "centri contrajio . Vi dovev' eflere dunque
il modo di levarlo . Io non io fé fi fofle potuto levare
in altri Stati d' Europa .
3 5 8 Delle Lezioni di Economia Civile.
a proporzione dell' eftenfione , bontà , rendita del-
le terre, e non a ragione dell'abilità del fittavo-
lo '■> perchè oltreché 1' abilità comporta di mente
e corpo è dofa variabile e incerta , pure altrimen-
ti facendo farà o pezzenti, o ladri gli affittatori:
pezzenti fé fon di poco fpirito ; ladri , fé n' han-
no molto . E1 da offervarii la medefima nelf im-
pofizioni delle contribuzioni (a). Dopo un ra-
gionevole teftatico , debbono pagar le terre , e
tutte , fenza eccettuarne un palmo , non 1' a-
bilità delle pedone . Accataftare 1 abilità e
T induftria è allibbrare una potenza , che può
mancare per infiniti accidenti ; la quale è fem-
pre incerta , e foggetta a mille frodi : e fé vi
è chi non fa frodare , né n' ha il coraggio , s' in-
vilifce , e fi mette a far 1' accattone '•> donde na-
fcerà una mancanza nella malia totale delle ric-
chezze (b) .
§. XXXIII. K detto , che la parola Finanza
venga da Fine^ cioè ammenda , pena pecuniaria .
Voglio
(a) Veggafi la Decima Reale di Vauban .
(b) Il Catafto delle terre , e f impofizione fecondo la
loro forza e rendita , è il più divino metodo ne' paell
temperati , e dove è Agricoltura e Commercio . Veggafi
la Decima Reale di Vauban . E nondimeno quefto metodo
non pare di aver prodotto nel noftro Regno quell' utile,
che fé ne doveva fperare , e per cui fu da' favj Minilìri
del noftro Sovrano architettato . Le cagioni fono , nel Te-
fecuzione , e le feguenti . i. Non fi aveva a lafcia-
re un palmo di terra non foggetto alla legge generale :
e fé n' è lafciata più che la metà . 2. S' è dato meno
valore alle terre de' ricchi e prepotenti , più a quelle de'
poveri . 3. S' è fottopofta a catafto 1' induftria libera ,
che dovev' efferne efente.
Parte L Cap. XXL 359
Voglio qui confiderare quanto fondo fi convenga
fare su quella forta di rendite per bene del Sovra-
no e dello Stato . Debb' effere una maftìma cer-
ta in Economia, che ogni rendita, la qua-
le n' IMPEDISCE UNA MAGGIORE , SIA VERA
perdita . E in quefto conto ftimo, che fi deb-
bano tenere in ogni Corte le pene pecuniarie per
la maggior parte . Nelle antiche Ebree leggi ,
Egizie , Greche dì Solone , e nelle Romane De-
cemvirali, non troviamo, che i delitti tendenti a
diffociare il corpo civile , e a porre un oftacolo
alla fatica metodica , foffero puniti con altre pe-
ne, che con delle afflittive del corpo, e della ri-
parazione del male fatto altrui , capital efìo ( a ) .
In quei tempi adunque dovev1 elfere più reprefla
la cupidìgia di far male, e maggiore 1 amore del-
la virtù e della fatica . K un errore il dire, che
la crudeltà delle pene di Dragone nafceffe da'
tempi barbari e feroci ; ella doveva nafcere da un
più gran fenfo della pubblica utilità (b) : perchè ap-
Z 4 punto
(a) Platone moftra anch'eglì una certa foverchia gen-
tilezza di cuore nelle fue leggi , con effere troppo procli-
ve alle pene pecuniarie , anco in delitti atroci . Quefta
manfuetudine è crudeltà riguardo al corpo polìtico : e il
Legislatore vuol guardare alla falute del tutto , né la-
fciarfi trafcinare dalla compafììone delle parti . Mi fpa-
venta un Capitolare di Carlo Magno , dove anche il
Parricidio , e fatto per brama di confeguir l'eredità , non
fi punitce che con la privazione dell* eredità , un po' di
multa , e un po' di penitenza pubblica , come fi farebbe
per una beftemmia .
(b) Quello Legislatore puniva di morte i poltroni vo-
lontari ( Plutarcbus in Solone ) : e quefto dimoltra , ch'egli
aveva intefa la vera ragion politica . Dirò qui di paf-
faggio,
3<5o Delle Lezioni di Economia Civile.
punto tra' barbari le pene non fon quali mai ,
che pecuniarie {a) .
§. XXX IV. La politica di non punire i gran
delitti , che con roba , o denaro , non è dun-
que di popoli iavj (b) . Ella ci venne dalla Tar-
taria , dalla Svezia , dalla Danimarca , dalla Saf-
fonia, da' paefi , dove efìèndo in quei tempi po-
co fviluppato il Governo , non fi conofceva trop-
po ordine, e gli uomini vi fi (limavano per la
forza del corpo, o per la temerità dell' animo (e).
Dond' era, che i gran delitti o fi lafciavano al-
la privata vendetta , o fi tranfigevano a beni , an-
che tra le parti (d). Quello metodo accrefeeva l'ar-
dire . E poiché anche tra Criftiani cominciò a
crederfi , che quella fleffa via valeiTe nel fare
i conti
faggio , eh' è falfo quel , eh' afterifeono Erodoto , e Diodoro
di Sicilia , che la legge di Solone , la quale dichiarò delitto
pubblico la poltroneria volontaria ò ccpyos UTnudvvos wrw trctvTi
<rp /3a\oy,ev(f> ypx*^tcr$eti ( vedi Samuel Pctito ad leges At~
ticas lib. V. tit.6. ) fofle fiata da lui prefa in Egitto dal-
le leggi di Amafis ; perchè quefta legge precede Solone .
(a) Tali fono tutte le pene delle leggi Longobarde ,
Borgognone , Ripuarie , Alamanne , Saffone , Saliche , Fri-
fie, ec. Tutto s' acconcia con pochi foldi : e talora fi la-
feia la libertà di giarare con dodici , con /et , per non
pagare .
\b) Ella non è (lata mai nella China , popolo polito
il più ab antiquo in Terra.
le) Spedo gli uomini vi erano valutati meno , che
le befiie . Un buon cavallo non fi valutava meno di 8,
o io foldi : un fervo , un contadino , 4 , ec.
(d) Tra i popoli barbari deferitti da Omero in ambe-
due i Poemi fi trovano lpeflò di quell'accordi pecuniari
per cagion di omicidio , di rapimento di mogli , figlie ec.
Parte l Cap. XXL 361
i conti con Dio {a) ; Ja vita umana non divenne
che un' occupazione di ladri , afiàflìni , incendiar;,
omicidi (b) , tra quali il più temerario era anco-
ra il più fumato e onorato . A quello modo le
campagne rimanevano inculte, l'Arti abbandona-
te , la vita degli uomini errante e felvaggia .
§. XXXV. Dunque le pene pecuniarie , e le
compoiìzioni fono indiritte a devaftare i fondi
della rendita de' popoli , e del Sovrano : e perciò
non amerei eh' entrafièro nel grembo delle Finan-
ze. Si vorrebbero ridurre le pene quanto più n*
poteffè vicine alla legge del taglione . Sarò ri-
ftucchevole : ma la gravezza della materia richie-
de, che il fia. Le mie maffìme fono : Non vi
fon' Arti fenza foda e fincera pietà e virtù : e
non vi può efière né (incera pietà , ne virtù ve-
ra nefiuna , dove i delitti fi ricomprano . La leg-
ge vuol reprimere la forza della cupidigia , per-
chè il corpo civile fia favio e felice : ma ricom-
prare i delitti è aumentarne la voglia . Quando
la vita degli uomini fi pagava pochi foldi, tutto
era ftrage in Europa , e tutto felve . Quando t
latrocini e le rapine degli uomini , degli animali,
delle robe tranfigevanfi , i gran Feudatari alimen-
tavano delle mafnade di afiàflìni , come garzoni di
banco di Commercio , o come cacciatori , per
chiap-
(a) V erano delle tariffe de' peccati anche nel Tri-
bunale di Dio. Vedi Muratori Diflf. M. Aevi. Il che
non dee recar maraviglia . Ne' tempi dT ignoranza la
polizia Civile e I'Ecclefìaftica andarono fempre del pari .
(b) E" nota in Italia la tregua dì Dìo . Gli uomini
tranfìgevano col Padrone del mondo , di aftenerfi da
quelìe fcelleraggini almeno le Domeniche . Che tempi!
%6z Delle Lezioni di "Economia Civile,
chiappare quanto più fi poteffe {a) . Nella Min-
grelia 1' adulterio fi compone con un porcello da
eflèr mangiato da tre , marito , moglie , adulte-
ro (b). Si può credere , che vi fieno onorate le
nozze , e ben allevata la prole ( e ) ? Quando in
Roma da' Decemviri fi filsò il prezzo d1 uno fchiaf-
fo dato ad un plebeo a 25 afll di rame , Lucio
Verazio , cittadino egregie improbus , & imma-
ni vecordia , e denarofo , andò fchiarTeggiando tut-
ta Roma (d).
§. XXXVI. Né le pene pecuniarie nuocono
alle fole Corti fecolari \ effe a lungo andare han-
no anche nuociuto molto alla potenza Ecclefia-
ftica . Le prime pene ecclefiaftiche eran le peni-
tenze pubbliche , e le cenfure . Finché fé n1 eb-
be cura, il coftume de' popoli fu più incorrotto,
e la ftima per gli Ecclefiaftici grandiffima , e qual
fi conveniva a' difpenfatori de' mifterj divini , e facri
miniftri del ben pubblico . Col tempo le cenfu-
re e le penitenze fi trafmutarono in pene pecu-
niarie . Parve una ricca miniera per quegli Ec-
clefiaftici , che non ebbero gli occhi nel futuro
(e) . Ma quello commercio indebolì V autorità del
Sacer-
(a) Muratori Ann. Hum Storia Inglefe (aepe.
{b) Chardin Viaggi di Perfia .
(e) I figli o fi vendono , o , dove non fi poflbno ali-
mentare , fi efpongono . Idem .
(d) AuL Geli. Lib. XX. cap. 1.
(e) In Mofcovia una dell'opere più ftimate ad otte-
nere 1' aflbluzione da colpa e pena de' peccati , è il Tuo-
nare quanto più fi può le campane i dì di Pafqua . E*
incredibile la folla , che vi accorre , e orribile il fraftuono
di quei giorni . Ma fi paga a' Sacriftani un po' di dana-
ro
Parte L Cap. XXII. ^62
Sacerdozio , fecela difprezzare 5 e coir andar degù
anni ha in molti luoghi fatto perdere il capita-
le e le rendite. Sempre la pietà e la vera virtù
è più ricco fondo per gli miniftri della Religio-
ne , che la vita rilavata {a). Quefta porta la
fcure alla radice , c©me fi rifchiarano le menti :
•e quella fé non dà de' tributi , dà de' fuflìdj , più
ampj , più giufti , e più durevoli de' tributi .
CAP. XXII.
Dello Stato , e delle ?iaturali forze del Regno
di Napoli per ri/petto all' Arti ,
e al Commercio .
§.I. /Quello , eh* ora dicefi Regno di Napo-
V^ li , abbraccia le più belle , le più ame-
ne , e le più fertili contrade della prefente Ita-
lia , fiate già famofe per le fcuole del faper Gre-
co , per T eccellenza delle leggi e de' Legislato-
ri , per la loro forza terreftre e navale , per le
Guerre , per T Arti , pel Commercio . E in ve-
ro a coloro, i quali ignorano le cagioni dell' au-
mento e della decadenza de' Regni , leggendo gli
antichi Storici , e Geografi , fembrerà per avven-
tura
ro per fonare : e quefto metodo fi vede perciò ogni gior-
no andari! dilatando . Vedi Anecdota Ruffes ... A Lon-
dres 1760, pag.29. Può durare una rendita così ridicola ?
{a) Quefta maflìma è contraria al comune de1 Politi-
ci . Ma che fi combini con i tempi dotti , e fi troverà
veriflima .
3^4 'belle Lezioni di Eco?ionria Civile.
tura favolofo, che in quello piccolo tratto di pae-
fe di poco più di trecento miglia di lunghezza,
quante ve ne ha dal fiume Tronto a Regio , e
di ottanta in circa di larghezza media dal m are
Adriatico al mar Tirreno , tanti e sì diverfi po-
poli, e si popolate e rinomate Repubbliche , ab-
bian potuto fiorire ; molte delle quali ebbero il
coraggio di bravare i Romani , e contraffar loro
per lungo tempo 1' imperio d' Italia . Ma è in
ciò sì concorde 1' antica Storia , che farebbe
non folo temerario , ma pazzo , chi voleilè met-
tere in dubbio 1' antico fapere , e potere , e la
prifca opulenza de' Tarentini , de' Sibariti , de'
Turj , de' Crotonefi , degli Apuli , de' Lucani, de'
Campani , de' Napoletani , de' Caimani , de' San-
niti , e di molt' altre illufori nazioni abitatrici di
quella Penifola . Le coftoro guerre o fra di lo-
ro , o con la Repubblica Romana , fpeflò conti-
nuate per fecoli interi , i grandi eferciti , che met-
tevano in campagna , e le poderofe armate nava-
li , aliai chiaramente dimoftrano , quanto grande
ila flato il numero , e quanta la ricchezza degli
abitanti di quefte Provincie . Vi è chi ha cre-
duto eh' effe nudriffero piucchè fette milioni di
perfone : numero a dir vero pe' giorni noftri po-
co credibile , ma nondimeno non imponìbile , per
quel ch'io ne credo. Anzi aliai verifimile, fé lì
voglia rifguardare alla libertà di quei popoli , qua-
fi tutte Repubbliche , alla femplice maniera di
vivere di quei tempi , alla fa via e robufta educa-
zione , e a molte altre cagioni popolanti. Si
vuole aggiungere , che efli non conobbero quali
ninna di quelle cagioni , che ora ci fpopolano :
fenza Feudi, né Fedecommefìì , fenza Frati, fen-
za
"Parte L Cap. XXII. 3^5
za Preti celibi , fenza milizie regolate . Non va-
inolo , non mal francefe , non colonie e commer-
cio fuor di Europa. Erano la maggior parte pic-
cole Città libere , nelle quali le terre trovavano
con minore inegualità divife (a), e l'induftria v'era
grande . Altri metodi di Finanze , meno oftacoli
alle arti , meno al commercio così interno , co-
me efterno. Fia dunque maraviglia, eh' effi fof-
fer tanti ?
§. II. Pattarono poi quefte Provincie fotto l'im-
perio Romano , parte volontariamente fottomet-
tendovifi , e parte foggiogate per la forza delL' ar-
mi . Ma poiché Coftantino Magno con non pro-
vido confìglio abbandonò 1' Italia , il fuo fapere
e la fua forza divennero ogni giorno minori , fin
che verfo 1' ufeir del quarto iècolo ella fu preda
de' barbari del Settentrione, fpintivi o dall' amor
di ftar meglio , o da anticamente concepita vendet-
ta ( b ) . Da quel tempo quello noftro Regno fu
quali fenza interrompimento neffuno dilacerato ,
combattuto , e pofleduto per molti fecoli da' Gre-
ci,
(a) Quei , che non ci conofeono troppo , non crede-
ranno , per avventura , che la divifione delle terre fra
noi fia tale , che divife tutte le famiglie del Regno in
60 parti , una di quefte è pofleditrice di (labili , e 59
non hanno pur tanta terra da feppellirfi . Or come in un
paefe due terzi almeno delle famiglie non fono pofledi-
trici di terra , vi debb'eflere gran povertà ; né vi può aver
luogo la giufta popolazione . La cagion poi principale
di quefta inegual'lfima divifione è l'avere le mani morte
occupato due terzi delle terre , e inalienabilmente . Pia-
ga mortale , né so , fé rimediabile .
(6) Vedi Mallet Introduzione alla Storia di Dani^
marca .
%66 Delle Lezioni di Economia Civile.
ci , da' Saraceni , da' Longobardi , da' Normanni ,
e da quali tutto gli altri popoli di Europa . I Gre-
ci fino all' undecime fecolo fi mantennero signori
delle Città marittime: i Saraceni vi fi -ftabiiirono
come bruchi, e appiattaronfi in alcuni particolari
luoghi , e per breve tempo . Ma i Longobardi vi
fondarono diverfi Principati , il più grande e il più
potente de' quali fu quel di Benevento . Ruggie-
ro e i fratelli, Normanni di nazione (a) , nell'un-
decimo fecolo avendo oppreffo i Longobardi , e
cacciato i Greci , e i Saraceni , fondarono il Re-
gno delle due Sicilie. Ma eftintafi verfo il fine
del dodicefimo fecolo la Regale ftirpe Normanna,
quefto Regno fu fucceflivamente , non fenza gran-
diflìmo fuo difcapito, battuto e conquiftato , pri-
ma dagli Svevi , quindi dagli Angioini , appretto
dagli Aragonefi : non molto (tante dagli Auftriaci
di Spagna : poi dagli Auftriaci di Germania . fino
a che in quefti ultimi dì è a Dio piaciuto di re-
(tituirne il Re , la pace , e la vera noftra liber-
tà (b) e grandezza.
§. III. Quante volte ci rivolgiamo a confide-
rare le piaghe crudeliflime , e le atroci ferite , che
quefte Provincie hanno per sì lungo tempo, foffer-
to , ora per T efterne guerre , e quando per V interne
civili 5
(a) I noftri Normanni vennero dalla Normandia Fran-
cefe : ma e(Ii erano oriundi della Danimarca , e della
Svezia ; i quali nel principio del fecolo X fotto Gallo
lor Capo avevano obbligato la Corte di Francia a dar
loro in Feudo la Normandia .
(b) Perchè niun popolo può diri! veramente libero , il
quale non abbia un principato domeftico . Niente è più
noto,, per la ftoria umana , quanto che ogni provincia e
fchiava .
Parte I. Cap. XXII. $67
civili ; per le frequenti peftilenze e careftie; e
per molte altre cagioni , che la noftra Storia
ci ha confervato \ è da maravigliarci , come noi
non fiamo rimarti quafi dell' intutto defolati.
Le principali Città , iiccome Salerno , Nocera ,
Capoa , Àverfa , Benevento , Troja , Bari , Melfi ,
Taranto , Reggio , e altre moltiffìme , furono
quali infinite volte prefe e riprefe , ^echeggiate ,
incendiate : le campagne devaftate : gli abitanti o
diftrutti,o difperiì ; le terre lafciate incolte , fpen-
te T Arti , bandite le lettere , e in quei cambio
introdotta una ferocia fuperftiziofa e defolatrice ;
feccato il Commercio : eftinto Y amor della pa-
dda . La pelle lafciata trafeorrere , come torren-
te fenz' argine, per lunghiflimo tempo: i lidi in-
fettati da Pirati . I Piccoli Baroni divenuti ardi-
ti , e guerreggianti , e fcambievolmente diftruggen-
tifi . I paefi vicini e le famiglie d' un medefimo
paefe fi fcannavano a vicenda . La fame frequen-
te e fenza foccorfo , rendeva le provincie e la
Capitale fquallide e deferte . Finalmente gli sban-
diti , gente fenza leggi , fenza religione , fenza u-
manità , mefièro a faccomanno le Calabrie, i Prin-
cipati , 1' Abruzzo , e la Campagna . Per colmo
de' mali l' ignoranza , e la fiera fuperfìizione di-
pigneva ogni cola di felva°gio volto e crudele , e
feminando diffidenza , tagliava ogni legame di So-
cietà . Quale orrida dipintura i
§. IV. E nondimeno non fono ancora quefti
tutti i mali , che il noftro Regno ha Mentito ne'
fecoli addietro. Imperciochè poiché Carlo V ri-
nunciò i Regni Occidentali a Filippo li fuo figlio,
quello paefe divenne Pcovincia della Spagna , il
che fu cagione di nuovi mali , e grandinimi , che
appe-
3^8 Delle Lezioni di Economia Civile.
appena molti fecoli poffono guarire . Sarebbe inu-
tile il ricordar qui a coloro , che fon pratici del-
le cofe umane, quali fono i guai, che accompa-
gnano lo fiato di Provincia , fotto qualunque for-
ma di Governo, che vi piaccia di porla. Gli ani-
mi umani fembra che abbiano più confidenza ne'
vicini Sovrani , che ne' dittanti 5 onde fono la ge-
lofia, il difrifpetto , la negligenza delle leggi," 1'
audacia de' cervelli elaftici , i complotti , il prefu-
merfi indipendenti i facinorofi ec. mali, che tutti
vedderfi dagli avi noftri . In quefto framentre una
Potenza ftraniera non fi ftancava mai di lavorare
fotto mano a fondare tra noi un imperio, quanto
più fordo ; tanto più formidabile ; e perchè favia,
e accorta , pofeci di certi invifibiii freni , e ada-
mantini , e aprì fino nelle noftre vifcere di certe
piaghe, che diffidi cofa è , che fi pofiano inte-
ramente per lungo tempo rammarginare (a) . A
tutto ciò fi vuole aggiugnere , che la maggior
parte delle guerre di Fiandria , di Francia , di Lom-
bardia, di Portogallo, le quali coftarono immen-
fi teiori , e infinito numero di uomini , non furo-
no quafi mai intraprefe , fenzachè gran parte di
danaro e d' uomini fi fofle fomminiftrata da que-
fta Provincia . §.V.
(a) Ogni Politico vuol' aver per raaffima indubitata ,
CHE CHI E* SIGNORE DELL' OPINIONE DEGLI UOMINI ,
E* IL VERO PADRONE DELLO STATO \ gOVemandofl tut-
ti i popoli più per l'opinione , che per la forza dell'armi.
(b) Né furono minori le devaftazioni delle Chiefe .
I Signori Napoletani fi lamentano a Carlo V che nel
folo Pontificato di Clemente VII le Chiefe del Regno
avevano pagato alla Corte di Roma 28 Decime ; donde
era avvenuto , che molte Chiefe avevano dovuto vende-
re gli argenti e gli ftabili , e molti Partorì abbandonar
le Chiefe Cap. e Pfìv, torri, l.pag. 141. Se fupponghiamo,
che
Parte I. Cap. XXII. ?6g.
§. V. Né qui finifconQ i guai , che abbiam
patito. L' Erario di Spagna per le difpendiofe
guerre eflendo efaufto , fi cominciò a vendere i
beni del Patrimonio Regale. Buona parte di eflì
furono comprati dagli ftranieri , fpecialmente da'
Genovefi e da' Tolcani , nazioni intelligenti dell'
Arti e del Commercio , economiche , accorte , e
perciò ricche in contanti . Quindi fu che noi di-
venimmo per grandi fomme debitori a' Forelìieri,
fenza che lì penfaffè poi giammai ad ammortizza-
re sì fatti debiti . Crebbero in oltre i Feudi , e
le fubalterne Giurifdizioni , e confeguentemente
fcemò la Regia , e quella delle Leggi , fola fecon-
datrice degli Stati {a ) . ' Ciafcun giorno venne
fempre più ad invilirli e farfi (chiavo lo fpirito,
e l' induìtria degli abitanti : aumentofii 1' ignoran-
za e la povertà ; e la defperazione unita alla de-
bolezza della legge , eccitò 1' infolenza di molti ,
e generò la malvagità , e la ferocia generale .
Quindi provenne una immenfa quantità di vaga-
bondi , e di oziofi , che fono fempre la vera pelle
de' Corpi Politici . In quello flato trovavali il Re-
gno circa la metà del fecolo paifato : quando per
corona di tutti i mali fopraggiunfe una univerfa-
Par.L A a le
che tutte le rendite Ecclefiaftiche di quel tempo non ol-
trepaffafTero due milioni ; 28 decime monterebbero a fo-
pra cinque milioni e mezzo . Pagamento che riempierà
di ftupore chiunque legge .
(a) Eam cond'tùo'iem effe imperandi , ut non alt ter ratio
conjìet , quam fi uni redàcitur , Tacitus An.i. 6. UNI cin-
to però e frenato da Temi . Platone lib.VIII. de Rep.
Federico II aveva a ciò provifto con la celebre Collitu-
zione 46. lib.I. edit. Lindeb.
370 Delle Lezioni di Economia Civile.
Je ribellione , e dieci anni appreftò una defolatri-
ce pefte e lacrimevole , la quale trafeorrendo con
fierezza e impunità per tutte le noftre regioni ,
ditT-pate per F ignoranza e pel mal coftume , uccife,
ficcome molti di que' tempi hanno lafciato fcrit-
to , intorno alla fefta parte degli abitanti } perdi-
ta , che non fi ripara , che con de' fecoli .
§. VI. Con tutto ciò noi fìamo,la Dio mer-
cè, pure in qualche modo riforti , e quefto Re-
gno è tuttavia ficcome la più bella , così la più
popolata parte d1 Italia , facendone poco meno
che il terzo , E di qui fi può intendere affai ,
quante e quali debbano eflere le noftre interne
forze . Perchè fé le forze di qualunque cofa fo-
no da mifurare dalla refiftenza dei vinti oftacoli ,
grandiffime debbono efiere quelle di quefto Paefe ,
il quale ha potuto per tanto tempo combattere
con tutte quelle cagioni fifiche e morali , che fo-.
gliono defolare le Nazioni ^ e non folo loro refi-
fiere , rna trionfarne gloriolamente . Ond' è , che
fé noi confideriamo con diligenza si fatte forze,
le quali confiftono nel clima , nel fito , nella ter-
ra , e rtelF ingegno degli abitanti , polliamo di
leggieri comprendere , che per andare a quella
perfezione e grandezza , della quale le cofe uma-
ne fon tra noi capaci , non ci manca altro , fé
non che conofcerle meglio , più ftudiofamente fecon-
darle, e coltivarle con amorevolezza e coraggio.
§. VII. E perchè venghiamo più al particola-
re, dico, che quefto ftudia e maggior coltura ,
che in parte tuttavia a noi manca , confitte prin-
cipalmente nelle cinque feguenti cofe . i. Nella
coltura degl' ingegni e della comune ragione . 2.
Nella migliorazione dell' Arti così primitive co-
me
Parte I. Cap. XXII. 371
me fecondane. 3. Nella coltura delle maniere di
vivere. 4. In una generale revifta delle leggi e
in un buon Codice della Nazione. 5. Nella reli-
giofa e fevera ofTervanza di quefte leggi medefime,
le quali fole poflòn generare e alimentare il ve-
ro coraggio d' un popolo. 6. Nel capire e pro-
muovere il proprio Commercio tanto interno che
efterno fin dove richieggono , non la cupidità
d' arricchire , ma i noftri intereffi .
§. Vili. Per quel , 'che li appartiene al pri-
mo punto , ancorché io n' abbia a dilungo ragio-
nato nel mio difcorfo su la vera utilità e il ve-
ro fi?ie delle faenze e delle lettere , qui gli anni
addietro imprellò; nondimeno quefto luogo parmi
richiedere di doverne riparlare brievemente , Dico
perciò in prima , che la coltura degl' ingegni e
delle fode fcienze è infeparabile dalla vera gran-
dezza e felicità dello Stato { a) . E in vero la
grandezza degli Stati non nafce tanto dal nume-
ro degli uomini, quanto dalla grandezza delle lo-
ro forze , e dal loro regolamento : ma capo e prin-
cipio per ingrandire le forze dell' uomo , e per
ordinarle ad un punto comune , è la grandezza
e la fodezza degl' ingegni ; i quali per le fcienze
meccaniche, per gli calcoli, per le difcipline tìfi-
che , economiche , politiche fanno loro far fervi-
re tutta la natura . La felicità poi di una nazio-
ne è infeparabile dalle vere virtù \ le quali è dif-
ficile di conofcere e di praticare fenza delle fode
A a a e buo
'(a) Mafiìma così chiaramente dimoftrata da Platone
nella fua Repubblica , e sì per la Storia nota , eh' è un*
ferocia {tolta 1' oppugnarla .
372- Delle Lezioni di Economia Civile.
e buone cognizioni di Dio , del Mondo , dell'Uo-
mo, e in mezzo al bujo d' un' immenfità di opi-
nioni e pregiudizi difonoranti e degradanti la na-
tura umana. Un popolo adunque benché nume-
rofìlTìmo fé fi trovi comporto di uomini o igno-
ranti e rozzi, o molli e viziali, farà fempre pie-
cioliffìmo , dilprezzabile , e miferabile, non altri-
menti che una nazione di fanciulli e femminel-
le {a). Coloro, che leggono con attenzione la
Storia delle Nazioni, aliai fpeno sv incontreranno
in efemp; , i quali dimollrino con i fatti quella
propolìzione teorica , che la ragion comune fa
chiaramente vedere agli uomini illuminati . Va-
gliano per tutti le cole operate dalle piccole Re-
pubbliche Greche contro la grandiflìma Monar-
chia Perfiana, e quelle di alcuni Europei fra l'im-
menfa moltitudine de' Popoli Americani e Orien-
tali (*).
§. IX. Dico in fecondo luogo , che noi non
fiama
(a) Tali erano i Peruani e i Medicarli , quando furo-
no da noi conofeiuti ; i quali non altrimenti , che paurofì
fanciulli vennero afl aggettiti o battati da poche centina^
}a di Europei .
(ò) Se i barbari del Settentrione y crudi e felvaggi
poterono occupare tutto il redo di Europa , e gran parte
dell'Alia , fi vuol ricordare , che l'Europa e l'Afia di quei
tempi , per le molte divifioni , per la negligenza del ve-
ro e fodo fapere, per una nuova e molle vita, non era-
no più abitate, che da ragazzi e femmine. Il medefimo
fi vuol dire del progreffo , che fecero gli Arabi il VII
e Vili fecolo neli' Imperio Orientale ; perchè gli Egizi,
i Sirj , quei dell' Afia Minore non ifmdiavano altro, che
a moltiplicare le contefe di parole e d' idee aftratte , e
a fabbricar' Eremi ; e la Corte di Coftantinopoh a ri-
volger libri antichi per comporre sì fatte queìtioni.
Parte l Cap. XXII. 373
forno ancora giunti a quella coltura degl' inge-
gni , alla quale noi pofiìam pervenire meglio che
gli altri, per la vivezza della mente e della fan-
tafia , e dove altre nazioni forfè di minore inge-
gno fono per diligenza ufata giunte ; anzi , che
non fìamo neppure alla metà dell' opera . E che
quello fi a il vero, il dirnoftrerò patitamente. In
prima il leggere, lo fcrivere , 1' aritmetica , arti
neceffarie a dirozzare , e ingrandire la ragione , e
dirizzarla , o fono ancora ignote nel ceto civile
medefìmamente , o fono aliai poca cofa . Imper-
ciocché fi converrebbe per la vera general cultu-
ra , che non folo i gentiluomini , ma gli artifii
eziandio, e i contadini i più comodi , e qualche
parte delle donne ne fapelfero un poco. Quefte
arti lungamente difFufe porterebbero feco quattro
grandi utilità. 1. Renderebbero universale un
certo grado di fpirito, di civiltà, e gentilezza di
coftume . 2. Metterebbero ordine ed economia nel-
la maggior parte delle famiglie . 3. Darebbero
forma all' educazione si mal' intefa , e agi' ingegni
di molti , e fomminiftrerebbero loro il vero ufo ,
che fi può e dee fare de' talenti , che Dio ci ha
dato . 4. Migliorerebbero 1' Arti , e le rendereb-
bero più fpedite , più difFufe , e più utili {a) .
A a 3 §. X.
(a) La principal cagione di quefta rozzezza è flato o
il pregiudizio, o la fuperbia de' dotti , di noti poterfi , o
non doverfi fcrivere le fcienze , che in una lingua arcana,
affinchè le Botteghe fofler di pochi , e s' inducete anche
nel fapere un Monopolio . Ma ve n' è fiata un' altra ,
e vi è tuttavia , quella di eflerfi lafciata quali interamen-
te la cura delle Scienze a Frati , i quali pel loro iftitu-
to non avevano a far Cittadini , ma Frati : e per la
ragion de' tempi e quel vecchio gergo di letteratura
fcolaflica, non fapevano fargli.
374 Delle Lezioni di Economia Civile,
§. X. E quello è il vantaggio, che hann© su
di noi i Tofcani, e (opra di tutta Europa i Fran-
cefi (a) . Pietro il Grande Imperadore delle Ruf-
fie fra gli altri regolamenti , che ftimò neceffarj
per rendere civile quella barbara e falvatica gente,
fu quefio de i primi , cioè di fondare in ogni Cit-
tà una Scuola di leggere, di fcrivere, e di abba-
co . E' degno di efière ofièrvato , che tutti i Pae-
fi , i quali fi fon trovati lènza fcrittura , fi è tro-
vato parimente di non avere né Arti , né Leggi ,
fuorché un rozzo coftume . In America , dicono
alcuni viaggiatori , vi fono di certe nazioni , non
folo fenza conofcimento di lettere , ma quel ch'è
più , fenza faper contare , che fino a tre (b).
Sono i più felvaggi e i più rozzi di tutti gli A-
mericani (e) . Pel contrario dove 1' Arti e le Leg-
gi fi fon trovate in bello e perfetto fiato , ivi fi
è trovato efière antiche le lettere, e le fcuole.
§. XI. Dirò qui di paftaggio , che quefta roz-
zezza , che non folo difonora un popolo Europeo,
e Italiano, che vale a dire nato per efièr favio ,
ma
(a) Ma dopo che cosi gli uni , come gli altri inco-
minciarono ad udir parlar le Mufe nella lingua materna.
(b) Monf. de la Condamine viaggio d' America . I
Tragici Greci , dice nella fu a Rep. Platone , mettendo
in ridicolo Agamennone, uomo rozzo e otnobare, ubbrìa-
cone, fecondo una frafe d'Omero, fmaltirono , eh' ei fof-
fe sì ignorante di Aritmetica , da non poter contare quan-
te dita avelie ne' piedi .
(e) Se non fi voleffero loro preferire quei Caraibi di
Monfieu de la Borde , i quali fono sì (lorditi , da di-
menticarfi fpeflb, che alla mattina fia per feguir la fera,
non fapendo nella loro mente calcolar la fucceflìone d'un
giorno all' altro .
Parte L Cap. XXII. 37}
ina il danneggia in tutto ciò , che importa alla
vita umana , non è da dirozzarli , fé il Sovrano ,
pel fupremo dritto , che ha su tutte le Scuole ,
non vi mette egli medefimo la mano , e non
regga con fortezza i primi palli . Si sa , eh7 è
1' opinione ', che governa i popoli : ma ne' pacfi
di letteratura tutte le grandi opinioni nafeono nel-
le Scuole , e difTbndonfi poi nel popolo » Perchè
in quelle Scuole formali il Prete , il Frate , il
Giureconfulto , il Medico , il Militare , e ogni
gentiluomo ; e da quefti è fparfa e confervata o-
gni opinione . Il che chi volefTe conofeere , non
avrebbe a far altro , che in una città Italiana
fondare cinque o fei collegi Turchi , e allevarvi
nelle opinioni Turche tutti i figli de' nobili e
cittadini ; perchè in capo a tre età non avrebbe ,
che una Città di Turchi (a) .
§» XII. Se dunque tanto importa , quali opi-
nioni regnino nel pubblico , e il Sovrano è il
primo e fupremo moderatore del Corpo Civile ;
il debbe anch' effere delle opinioni ; e perciò di
tutte le Scuole, donde quelle lì fpargono , e per
la forza delle quali fi nutrifeono , MaiTima ve-
duta e ben intefa da i Principi di tutti i popoli,
i quali per quello han fondato delle Univerlìtà e
Accademie immediatamente fottopofte alla loro
ìfpezicne . Ma tra noi la men confiderata delle
Scuole è la pubblica Univerfità ( b ) . Tutti i
A a 4 Chio-
(a) Quefta non è tanto ipotefi , che non fi poteffe in
Certo modo moftrare effere avvenuta . Perchè dopo che
i Mori paflarono in Ifpagna , e recaronvi i libri Arabi ,
quafi tutta F Europa divenne in molte opinioni Araba .
(b) Ella non può dare né il grado di Licenzi£tui;a ,
né quello di Dottore .
Y-
yj6 Delle Lezio?ii di Economia Civile.
Chioftri fono Scuole, tutti i Seminar; , e Scuole
quafichè ignote al Legislatore. Noi abbiam pro-
fc ritto i Francmaffòni . Era giufto . Un aflèm-
blea di uomini pensanti , e d' ogni ceto , fecreta ,
e occulta al Legislatore , è un delitto per tutte le
buone leggi . Ma farebbero da temer' meno cer-
te Scuole , nelle quali fi può infegnare , fenza fa-
perfi che ?
§. XIII. Il Sovrano dunque ha un dritto di.
conoscere i. I Maeftri di tutte le Scuole, laiche,
o ecclefiaftiche che fieno . 2. Di fapere quali Ar-
ti e Scienze vi s' infegnino , e quali opinioni e
fentenze vi fi tengano. 3. D'eflèr informato del
coitume e della difciplina , che vi fi oflèrva . Pei
medefimo dritto di alto moderatore del Corpo Ci-
vile può , e dee preferivere le Scienze da infe-
gnarvifi , e i metodi da tenervifi . Due leggi , e
ben foftenute , darebbero fra pochi anni un gran-
dini mo luftro e fpirito alla nazione . La prima
farebbe :
IN OGNI COLLEGIO E SCUOLA DI SCIEN-
ZE $' INSEGNI UN BUON CORSO DI MATHEMA-
TICA E DI FILOSOFIA. I MAESTRI VI SI ELEG-
GANO PER CONCORSO .
La feconda:
SI DIANO DE' LIBRI STAMPATI , E PUB-
BLICI , NON DE' MANOSCRITTI SECRETI. .SI
FACCIANO NOTt ALLA CORTE QUESTI LIBRI.
§.XIV. So che alcuni , e tra quefti Mande vil-
le , temono non le fcuole troppo frequenti cagio-
nino due mali : cioè , che i fanciulli non inco-
mincino per tempo ad amare la poltroneria : e
poi che per gli efercizj delle fcuole non diventi-
no foverchiamente fottili , raggiratori , furbi , e
mal-
Parte l Cap. XXII. 377
malvagi . Il che io non credo. L'arte di legge-
re , di fcrivere , e di calcolare almeno groflòlana-
mente ( che tanto balta ) può impararli ne' pri-
mi dieci anni della noftra vita : ne' quali o noi
frequentiamo le fcuole, o no , fiamo Tempre pol-
troni per un certo riguardo , e Tempre attivinomi
per un altro (a). Odiamo le fatiche metodiche,
e che ci fi comandano con afprezza : ma fiamo
diligentiflìmi in quei moti e in quei piccoli affa-
ri , che ci vanno a fangue . Egli è poi vero ,
che le fcuole fanno i fanciulli più accorti : ma
nondimeno una buona educazione domeftica e ci-
vile può di leggieri rivolgere quella fottigliezza
d' ingegno da quella parte , che giovi al ben pub-
blico. In materia di governo è da averfi ferri-
pre per fermo quel , eh' è più d'una volta detto,
non effervi niuno ftabilimento umano , che per
qualche via non nuoccia : e perciò tra molti è
da fcegliere quello, che nuocendo meno , giovi più.
§. XV. Vi fono degli altri , i quali temono ,
che divenuto il leggere e lo fcrivere comune ,
non fieno per mancare i Contadini e gli Artifti ;
e oltre a ciò non s' introduca tra le donne mag-
giore libertà di quella , che loro convieni! . Pre-
giudizi di fecoli barbari , e di animi rozzi. E
per quanto appartienfi alla prima objezione , fa-
rebbe veramente da temer fi , fé il folo legge-
re e fcrivere fenz' altra fatica neffuna fommi-
niftra£
(a) Dove fono fcuole di leggere e fcrivere due ora il
giorno , una di mattina , 1' altra dopo pranzo , ballano
per efercizio d' un ragazzo : il reflo della giornata può
effere impiegato in efercizj meccanici , e ciò per evitare
quei due mali .
37S Delle Lezioni di Eco?iomia Civile,
niftrafTe agli uomini tutto ciò , eh' è necelTarid
alla vita . Si aggiunga , che la fperienza dimo-
ftra edere un tal timore vaniflimo , effendovi di
molti de1 noflri Contadini e Artidi non ignoran-
ti del leggere e dello fcrivere , fenza non pertan-
to ceffare di effere quel che .fono : anzi con fare
il lor meftiere più accortamente e con miglior
garbo , e con un certo grado d' umanità ignoto
agli altri. Senzachè , la Tofcana in Italia, e la
Francia , e 1' Inghilterra oltra i monti , dove il
leggere e lo fcrivere è più , che tra noi , diffufo,
dimoftrano , quanto ila o puerile , o anche mal-
vagio quello pregiudizio.
\ XVI. Rifpetto alla feconda difficoltà, per
chiarirci quanto è falfa, bada il confiderare , che
vi ha di affai donne feoftumate ., fsnzachè fappia-
no né leggere , né fcrivere : e di molte oneftiflì-
me e coflumatiflime ^ tuttoché non ignorino le
lettere . Dunque è da badare all' utile che ne
può derivare per lo Stato , e non alle piccole frodi
donnefche , a cui fi vuol rimediare con una buona
educazione. Nelle Cafe de' privati Galantuomini,
e in tutte le famiglie mezzane e conlode , l' inter-
na economia è in mano delle donne. Egli non
è facile il comprendere , come una tale economia
effer polfa favia , dove le perfone , che 1' ammini-
ftrano , non fanno che fi voglia dire un libro di
conti . Quella fola confiderazione dovrebbe vin-
cere tutta la ripugnanza del pregiudizio. In O-
landa e in Parigi tutte le donne delle cafe mer-
cantili fono fin da ragazze jftruite ed efercitate
nella fcrittura e nel conteggio.
§. XVII. Confideriamo ora le Scienze. Que-
lle ancorché ufeite dalle barbarie de' fecoli pre-
cedei
Parte I. Cap. XXII. 379
fedenti , nondimeno non hanno per ancora fatto
fra noi quel progreffo , che fi doveva afpettare dal-
la grandezza e fodezza del noftro ingegno Italia-
no , e che fi veggono aver fatto in alcune altre
Nazioni di Europa , le quali in forza naturale
d'ingegno e in vivacità di fantafia ci fono molto
al difotto . Imperciocché durano tuttavia in gran
parte i noftri antichi e barbari , e non folo inutili,
ma nocevoli ftudj, e in coloro principalmente , i
quali più dovrebbero penfare al ben pubblico, per
cagione del loro iftituto . In molti domina tutta-
via lo fpirito delle vane e inutili fottigliezze , e
una sfrenata paffione per la pedanteria . Egli pa-
re che ci manchi il buon gufto di riflettere, che
gli ftudj, i quali migliorano l'uomo e gli fon gio-
vevoli , non fono già né quelli delle pure e attrat-
te immaginazioni fenza pratica nelTuna , né quel-
li delle mere parole : ma bensì quelli delle cofe ,
alle quali debbono elfere indirizzate tutte le ri-
cerche delle idee e delle voci . Concioflìachè ef-
fendo P uomo un eflère reale , per poter ben vi-
vere gli è bifogno di avere reali e foée , non fan-
taftiche cognizioni . In fatti noi fiam rimafti
molto indietro all' altre Nazioni nella vera Fifi-
ca, nella Storia naturale , nelle Scienze Geome-
triche , nelle Meccaniche , e in molte altre di
quelle , che riguardano P Uomo tìfico . Siamo
anche indietro affaiflìmo nelle fcienze Morali , e
nell'Economiche. E benché generalmente l'Ita-
lia in cqnto della Storia fuperi tuttavia P altre
Nazioni Europee ; noi nondimeno non abbiam
fatto gran cofa nella noftra . Si crederebbe , che
vi ha delle terre ignote in un piccolo paefePOra
quella rozzezza della comune noftra ragione por-
ta
3 So Delle Lezioni di Economia Civile.
ta feco di neceflìtà una certa ruvidezza nell'Arti,
ed è di non piccolo oftacolo alla favia legislazio*
ne (a).
§. XVIII. Vengo al fecondo punto , eh' è quel-
lo dell' Arti tanto primitive , che miglioratrici *
L' Arti e le manifatture trafpiantate dall' Oriente
in Grecia , e dalla Grecia in Italia ben due vol-
te, una a tempo de' Romani, 1' altra' fot to i Re
Normanni , furono in quefte noftre Provincie per
lungo tempo confervate , e quindi affai tardi co-
municate alle Provincie di là da' monti . Ma
coli' andar del tempo , fia per le guerre che in
Italia nacquero , e per le molte difiènfioni de' di
lei Principi , fia per un certo feoraggiamento , fìa
per altre cagioni , noi rimanemmo aifai indietro a
coloro , i quali erano (tati i noftri dìfcepoli , né
gran fatto docili. Certo i Francefi , gì' Inglefi ,
e gli Olandefi , i quali dugento anni fa erano tut-
tavia rozzi e barbari , quando noi eravamo gran-
d' uomini, hanno incominciato poi ad eifere i no-
ftri maeftri .
§. XIX. V Arti , fìccome è più di una volta
detto , fi vogliono diftinguere in tre claffi , cioè
arti primitive , arti di comodo , e arti di luifo .
Fra
{a) Perchè è difficile che la rozzezza de' popoli non
s1 opponga alla brillante fapienza civile , e non renda
inutili le buone leggi . E1 moftrato per tutta la Storia
de' fecoli barbari . S'aggiunga , eh' io non so , fé in un
paefe pieno di umidi ftagni , e cinto da perpetue neb-
bie , porta mai fpuntar chiaro il lume del Sole . Avef-
fe voluto ciò profetizzare Omero ? perchè par che fitui
in quefte noftre regioni i Cimmerj , cui non rifehiara, ne
H'iXJ©' <peti$0>V i'iTlS'ipKiTCU &Y.T Mia civ ,
Ne guarda mai il bel chiaror del Sole «
Parte I C}tp. XXII. 381
Fra le prime le più confiderevoli fono 1' Agricoltura
e la Paftorale . L' Agricoltura del noftro paefe ha
diverfi belli e fecondi capi, come a dire la colti-
vazione de' grani , quella della feta , quella del
vino , quella dell' olio , quella dei lino , cana-
pe , bambagia , e altri minori . Tutto quefto li
fa ancora tra noi fenz' arte , per una fola pra-
tica e tradizione de' vecchi contadini , che gene-
ra un certo grado di caparbietà ne' loro allievi .
Noi non abbiamo ancora migliorato ie macchine
agrarie le più importanti ^ e abbifogniamo di mol-
ti ftrumenti necerTarj o utili . Chi leggerà la col-
tivazione de' grani del Signor Duhamel , la cultu-
ra de' bofchi del medefimo Autore, la coltivazio-
ne delle olive di Pier Vettori , quella delle viti
di Pier Soderini , la coltivazione Tofcana dei Si-
gnor Trinci , e altri sì fatti libri , capirà facil-
mente , che molte cofe in queft' arte sì neceffaria
fi fanno da noi a cafo , e che o non abbiamo
teorie agrarie , o n' abbiamo delle falvatiche . Si
vuol dire il medefìmo degli altri minori capi , e
principalmente della coltivazione de1 Gelfi e de'
Bachi da feta, ricca forgente di quelle Provincie.
Klè fiamo andati più innanzi nella Paftorale , e \a
quella parte , dove più ci conveniva , eh' è quel-
la delle pecore e delle lane. Ben è che i curio-
fi leggano diligentemente la Magione Ruftica , ope-
ra Francefe affai dotta , e '1 Gentiluomo Agricol-
tore , che nella medefima nazione va tuttavia cre-
dendo {a) . §. XX,
(a) In un difeorfo , eh' io ho prefitto alla mia edizio-
ne dell' Agricoltore fperìmentato di Cofimo Trinci , credo
di aver moftrato le principali cagioni della rozzezza della
noftr' Agricoltura .
382 Delle Lezioni di Economia Civile.
§. XX. Neil' Arti poi di comodo e di luffa
iiamo tanto indietro , che fra noi non fi prezza-
no né drappi, né ftoffe , né tele , che non fieno
foreftiere . In tutta 1' arte metallurgica , e nelle
arti fabbrili non fiamo tuttavia che piccola co-
fa (a) . Quello è più ancora vergognolo , che al-
cune arti nobili, che i Francefi chiamano le bel-
V arti , ficcome è l'Architettura, la Scultura, la
Pittura , e la Mufica , non folo noi , ma tutta
T Italia , la quale n' è fiata la feconda maeftra ,
avendo fé non fuperata , agguagliata la Grecia ,
va decadendo dall' antico fuo fplendore (b) .
§. XXI. La terza cofa , che abbiam detto
conferire alla grandezza e felicità d' uno Stato , e
la quale vuol eflèr confiderata come primaria ,
fono il fevero e cafto coftume , e le buone leggi
fcril-
Ctf) ' Si crederebbe , che fé i Forestieri non ci portaflero
degli aghi, ci converrebbe cucire con delle fpine de1 pefei,
come i Groelandi ? Ci mancano de' buoni rafoi , delle
forbici . Nell'arte delle ferrature ci fuperano di molto i
Tedefchi . Gli frumenti Chirurgici fi vogliono in gran
parte far venir da fuori . Né è a dire , che ci manca
ingegno e abilità ; perchè da quei pochi faggi , che fé
m fanno , fi può capire affai , che noi fuperiamo in ciò
gli oltramontani . Ma ci mancan le fcuole , e gli (limo-
li , perchè queft' arti fi dilatino , e migliorino .
(b) E quello potrebbe efferci argomento del decadi-
mento dell'Arti di neceflìtà , che fono la bafe di quelle
del lutto. Omero nel IV. dell' Odiflèa non poteva darci
migliore indizio della floridezza dell'antico fiato dell'Arti
primitive degli Egizj , quanto con averci fatto conofeere
r.-ccellenza delle loro belle Arti , per quei xotKKi^a Papa , bei
doni fatti da Polibo e fua moglie , Principe e Principerà
di Tebe , a Menelao ed Elena . Vi fi vede difegno ,
feukura , finezza .
Parte I. Cap. XXIL 383
fcrupolofamente oflervate , genitrici , ed educatri-
ci del coftume. Le leggi civi i fon di certe re-
gole fatte fui modello della legge naturale, per
aflìcurare cosi al Sovrano, come a ciafcun citta-
dino i fuoi dritti : per portare i popoli , i quali
vivono in civile compagnia , all' uni fono : perchè
fenza quefta confonanza non vi può efiere nelle
Città né ficurtà , né tranquillità : e dove ciò
manca , ivi è forza che fia gran difordine : e do-
ve regna il difordine non può effere né coltura
nefliina , ne induftria , né Commercio , né ricchez-
ze, né civile felicità.
§. XX II. Tutti gli Stati di Europa hanno dal
XIII fecolo in qua dell' eccellenti leggi , effondo
quelle, eh' em* hanno , quafi un fucco dell' anti-
co fapere Egizio , Greco , e Latino : ma neffu-
no n' ha migliori quanto noi . Ma a rendere fe-
lice uno Stato non batta avere delle fa vie e fan-
te leggi : è oltre ciò neceifario , che per una di-
fciplina comune , e continua fieno ben radicate
ne5 cuori di tutti i Cittadini , e che fi amino e
venerino : che facciano parte dell' educazione , af-
finchè fi trafmettano col coftume più che con t
libri . Quel che conferì tanto alla lunga e non
interrotta offervanza delle Leggi Ebraiche , fu ,
come ofièrva Giufeppe Ebreo ne' libri contra Ap-
pione Grammatico, che ogni Sabbato gli Ebrei
erano addottrinati tuttiquanti nella feienza delle
leggi (a) . Le Repubbliche Greche e Italiane anti-
che,
00 Mi forprende un pezzo della Storia de' barbari
interiori dell' Africa nell' Imperio di Moneu prefTo a Sier-
ra Leona . Il Sovrano vi ha fondato un Collegio di no-
ve o dieci miglia di circuito , cioè una Città , rimota
dai
384 Delle Lezioni di Economia Civile.
che, fino a che le leggi furono della comune no-
tizia , e imparate per educazione , furono consu-
mate , e crebbero maravigliofamente . In Atene,
in Ifparta , relF antica Roma, oltreché le leggi
fi facevano in pubblico , fcrivevanfi ancora in cer-
te tavolette , che fi appendevano ne' Tempj , e
nelle piazze , e fcrivevanfi nella lingua comune
del Popolo. Ma poiché le leggi divennero infi-
nite , e , per la difficoltà della lingua divenuta
ftraniera , mifterj noti a pochini mi , e 1' immen-
fa turba de' chiolatori le oppreffe (a) , fu fàcile il
venderle ; e quelle Repubbliche caddero in mezzo
a quelle medefime regole , per forza delle quali
erano crefciute. Anzi quelle leggi , le quali co-
nofciute , amate , e offervate comunemente fanno
la felicità e la grandezza de' Popoli , ignorate e
trafgredìte fi convertono in loro interno veleno ,
il quale rode fordamente i vincoli della focietà }
per modo che farebbe meglio fé non vi fodero ,
affin-
dal redo delle abitazioni . Tutti i giovani , che debbo-
no fervire allo Stato, in pace, e in guerra, vi fono fe-
veramente per cinque anni educati . Non vi fi mettono,
che giovani di approvata abilità e coftumatezza . Com'e-
fcono , così fono edi infigniti di certi fegnali di diftinzio-
ne , e poi di mano in mano chiamati agi' impieghi .
Quefto Collegio è lotto la fola ifpezione del Sovrano .
The Modem port of an Unìverfal Hìjìory , voi. XVII.
pag. 259.
{a) Bella legge . le cause si discutano su i
FATTI E LE LEGGI. CHI CITA UN CHIOSATORE , PUR-
CHÉ* NON SIA PER TESTIMONIANZA d' UN FATTO ,
SIA CASSATO DAL NUMERO DE' CAUSIDICI. IL MAGI-
STRATO, CHE NON ESEGUE QUESTA LEGGE, SIA SOG-
GETTO alla medesima pena . Quando Giuflinian©
proibì i Commentari, aveva a dettar qusfta legge .
Par PC I. Gap. XXII. 385
affinchè gli uomini non isbalorditi dal lor remo-
re potefìèro meglio fentire la forza della legge
naturale impreiìa ne' loro petti . Imperciocché
elìè confervan fempre in mano de' malvagi e po-
tenti aliai forza da poter nuocere : ma non han-
no egual vigore da giovare in mano de' buoni e
degi' impotenti (a) .
§. XX. Sarebbe dunque a defiderare , che il
configlio del Segretario Fiorentino fi poteflè met-
tere in pratica: vale a dire, che di tanto in tan-
to un Senato di favj e onefti Uomini fotto la
protezione e 1' occhio del Sovrano richiamane a'
primi principi la illanguidita legislazione , la ri-
purgalfe de5 difetti feorfivi per la lunghezza del
tempo , e la rinvigoriiTe con nuovi ordini e fan-
zioni . Gli Uomini amanti del ben pubblico non
farebbero che utiliffima opera , fé voleffero dili-
gentemente raccogliere i difetti tìfici o morali ,
che o il tempo, o la debolezza umana hanno la-
feiato trafeorrere nella parte più importante del
corpo
(a) Una delle caufe, per cui credo, che in certi Sra-
ti le leggi hanno di poco vigore , è quella di avervi gli
abitanti divifa l'affezione a diverfi Padroni . Finché tutti
non fi riputino Cittadini del medefimo Stato , innamora-
ti , e rifpettofi d' un folo e medefimo Sovrano , non fi
avrà niuna venerazione per le leggi . Ne' tempi del Go-
verno Feudale di Europa per quefta ragione non vi fu
rè offervanza di leggi , ne coftume . Chiunque può dire
«al Sovrano , io non fon voflro fucU'tto , dee di neceffità.
effer nemico delle leggi , e della focietà , nò fentir mai
Jo fpirito di patriota , o 1' amor della comune padria . F.
quefìo moftra la neceffità , che ha il Sovrano di avere
una particolare ifpezione di tutte le fcuole , e delle dot-
.trine, le quali vi s' infegnano .
Par.1. B b
386 Delle Lezioni di Economìa Civile,
corpo civile. Vi fono de' gran modelli per im-
parare 1' arte di farlo . I due famofi autori Spa-
gnuoli Uftariz e Ulloa n' hanno dato un bel fag-
gio in Ifpagna e nella Corte di Filippo V. Quat-
tro autori Francefi fono per quefto riguardo com-
rnendevoliflìmi , Melon , Montefquiu , Monfiù di
Angeul , e 1' autore di un buono libro intitolato
/' Amico deW Uomo , Anche in Italia il chiarif-
fimo Muratori nelle due dotte operette , De di-
fetti della Giurì [prudenza , e Della felicità pub-
blica ha dimoftrato in che modo convenga farlo.
Ma lì vuole avere uno fpirito filofoflco , rifchia-
rato , placido amante dell' umanità per ben por-
vi la mano . I piccoli cervelli e involti nelle pro-
prie paflìoni, non veggono d' intorno , che fol quel-
lo, che gì' intereiTa,
§. XXI. La più ficura e la più corta regola
di far offervare le leggi , è la feverità e la pron-
tezza delle pene contra i Magiftrati , e gli altri Uf-
fiziali , i quali le pervertono o per ignoranza , o per
lafciarfi corrompere . E' il manico del buon'ordine,
fenza cui tutto è di fordine . L'occhio del Sovrano
vuol'eflèr fempre ridente e placido con tutto il refto
de' fudditi : ma i Giudici noi debbono veder mai,
che grave e fiero. La Clemenza guadagna de*
cuori , dove fi tratta di alcun reo privato , reo
più per difgrazia , che per prava volontà : ma fa
fempre nemici quando cade fui Magiftrato o igno-
rante , o malvagio , Perchè quella accende I' a-
more verfo il Governo , fenza nuocere alla giufti-
zia \ e quella fa credere a' popoli , che non fi
vuol giuftizia . Principio intefo da tutti i gran-
di Legislatori , ma da niuno tanto , quanto da Fe-
derico II . Voi non troverete corpo di leggi, do-
ve
Parte I. Cap. XXII. 387
ve le prime cure non fieno quelle , che rifguar-
dano i magiftrati (a) . Ecco una bella legge di
Rugiero ( b ) . Sì judex fraudulenter atque dolo-
fe contra leges Jententiam protulerit , notetur in-
famia , rebus fuis omnibus publicatis . Federico
fecondo dichiarollo delitto pubblico , Corruptelae
crime» praefenti fanclione publicum effe decer-
nimus (e) . A quefto medefimo fine riguarda la
belliflìma legge del medefimo Principe ( lib.i.tit.
88.I.1. ) / magi/Irati delle Provincie , durante il
loro uffizio né ejji , né niuno de' loro /ubalterni,
e dome (liei ^ prendano da provinciali a pre/lanza,
ne danaro , ne verun7 altra cofa : non comprino
Jlabili; non prendano pure ad enfiteufi checche ffia:
non contraggano nozze , ne fponf ali : non contrat-
tino , né commercino in conto alcuno . poena
PUBLICATIONIS BONORUM OMNIUM , ET AMIS-
SIONIS OFFICI! CUM INFAMIA.
§. XXII. Si dice , che quel punire fpeftò i
Magiftrati tende a mettergli in diferedito. allo-
ra le leggi medefime perderanno la loro forza . Si
può dire maggiore feioechezza ? Vi ha di certi fo-
fifmi , che (tonano per la loro ftranezza . Un Ma-
giftrato reo di corruzione o fi manda fuori del
mondo, fé il delitto è grave, o fuori del pofto ,
fé è minore. Quefto Giudice farà ben diferedi-
tato: ma avendo perduto 1' uffizio, il fuo difere-
dito accrediterà gli altri. Non punite i Giudici
Bb 2 ven-
00 Le pene Mofaiche e Romane contra i pervertì
Magiftrati fon ferociffìme. La legge delle XII. Tavole
puniva di morte la corruzione ne' Giudici . Gellio lib.XX.
car*. 1. I Cinefi gli affettano vivi.
(b) Confi. R. S. l'tb. III. «ir. 50.
(e) Eodem in loco.
388 Delle Lezioni di Economìa Civile.
venditori, o depravatori della giuftizia , non vi
farà più ne' Tribunali la bilancia d' Aftrea . Ma
i popoli , anche i più cattivi , la vogliono ; e li
può temere, che non fé la riprendano. E1 diffi-
cile il trovare de' gran moti nelle Nazioni , e de'
gran cambiamenti nella coftituzione , che non fie-
no quafi tutti nati da quefta cagione . Che fé
poi i Magiiìrati vengano ad effer calunniati , per
arredare i calunniatori non -vi è più bella, né più
pronta maniera , che quella riabilita nelle leggi
mede fi me, e anche de' barbari, eh' è la pena del
tagliane . Finalmente un colpo fevero di giufti-
zia , ancorché non cicute per avventura da ogni
fcrupolo , le è per arredare un milione di mani-
fefte ingiufìizie , è fempre" un colpo neceifario al-
lo Stato. Expedi? ut unus moriatur prò populo .
%. XXIII. La quarta cofa neceflaria all' in-
grandimento e felicità di ogni Stato è quella del-
l' educazione e delle maniere , affinchè il buon
collume fia abito e difciplina , e le maniere gen-
tili e nobili. Molto in quefta parte ci refta an-
cora da perfezionare e correggere . Noi fiamo
certamente su quello punto di aliai inferiori a pa-
recchi popoli d' Italia : vi è tuttavia in molte
parti dei noftro Regno della impolitezza , della
ruvidezza , e anche della ialvatichezza da emen-
dare . Ci debb' effere manifefto , che la falvati-
chezza è fempre un grande oftacolo al faper ci-
vile , all' Arti , al Commercio ; perchè tutti i
falvatici abborrifeono la fatica metodica 5 ed eilèn-
do di animo fiero , pongono della gloria nel vive-
re di rapina , e d' inquietare in mille guife la ci-
vile focietà .
§. XXIV. Quando fi confiderà attentamente ,
fi ve-
Parte I. Cip. XXII. 3S9
fi vede fubito ciò non provenire , che dalla non
favia educazione . L' educazione , iiccome è al-
trove detto, fi può primamente dividere in Fifica
e Morale, delle quali quella riguarda il corpo, e
quefta 1' animo . La morale iottodividerfi in E-
conomica , Politica , ed Ecclefiaftica . La prima
appartiene a' Genitori , la feconda alle Leggi , la
terza agli Ecclefìaftici . Noi abbiamo in quefta
materia degli eccellenti libri in tutta Europa , e
fcritti per mani maeftre, ma non egualmente pra-
ticati da mani maeftre . La bafe di ogni educazio-*
ne è la domeftica . Ma molti Genitori diventai!
Padri prima che abbiano imparato ad eftèrlo .
Quindi nafce e fi moltiplica una razza di uomi-
ni zotici e mezzo felvaggi , fenza meftiere , fenz*
arte , e talvolta fenza niuna conofcenza de' loro
doveri . Sifto V Pontefice di grand' animo e di
vafte mire , aveva fatto per lo Stato Romano una
buona legge . Ordinava che non fi poteftero con-
trarre nozze da coloro , i quali non avellerò un
atteftato della loro abilità a poter nudrire .ed e-
ducare i figli ( a ) . E quefto vale quanto dire ,
niun ardifca aver figli , fenza avere apprettato i
mezzi da faper eftèr padre {b) .
Bb 3 §.XXV.
(a) Gregorio Leti Vita di Sifto V.
(6) La legge della Città Platonica ftabilifce , le donne
non fi maritino prima di 20 anni y né i ma/chi prima dì 90 .
Vi è , ficcome è detto altrove , della Fifica in quefta
legge . La macchina degli uomini non lì fviluppa be-
ne prima di 20 anni : e la ragione de1 mariti , primo
mobile delle famiglie , non è né rifchiarata hallantemen-
te , né afibdata prima di 50 . Le leggi , che hanno per
baie la Fifica , fono le più. belle , e dovrebbero eflere
e fole durevoli .
v
%go Delle Lezioni di 'Economia Civile.
§. XXV. Bello ancora e gran campo è per la
legislazione V educazione tanto fifica , che mora-
le : anzi dovrebbe efferne una effenzial parte :
perchè le leggi dove non ha uomini , né coftumi,
non giovano a niente . Nel piano delle leggi di
Licurgo 1' educazione così fifica come morale ne
faceva due terzi : e Tappiamo , che niun popolo
tra gii antichi fu meglio difciplinato quanto i La-
cedemoni . Una buona parte delle leggi Molai-
che riguarda la favia e gentile educazione . Per
quello medefimo fine in molti Paefi di Europa fi
fon fondati , e fi vanno giornalmente moltiplican-
do i Collegi delf arti ; affinchè i figliuoli della
gente baila pollano in quegli avere non folo gli
ammaeftramenti meccanici , ma quegli ancora del-
lo fpirito e delle maniere.
§. XXVI. Qui è dove io foglio fpefiò mara-
vigliarmi , onde fia avvenuto , che avendo le leg-
gi di tutti i Popoli , e principalmente le noftre,
due parti elfenziali , cioè 1' economica , e la di-
caftica, tanti fieno flati gì' Interpetn e i Chiofa-
tori della feconda, e sì pochi, fé non niuno , che
abbia dato opera ad illuftrare la prima , ancorché
ella meritale bene il primo luogo , fìccome fofte-
gno dell' altra . Certo a voler confederare le nò-
lire Coftituzioni e Prammatiche, moltifiìme fé ne
troveranno , che rifguardano la fola economia del-
lo Stato , fìccome fono quelle , che appartengono
alla propagazione della fpecie umana , all' educa-
zione , alla induftria , all' arti , al commercio , al
lufiò, all' amminiftrazione economica delle terre,
e altrettali cole . Tra gì* infiniti Commentato-
ri àplìe noflre leggi ve ne ha troppo pochi , che
fi ^abbiano prefo la cura d* illuftrare taii leggi per
Parte l Cap. XXIT. 391
la parte economica . Né folo i Giureconfult't de'
tempi paflati , che fono flati fra noi molti e gra-
vinomi ^ mai Filofofi altresì , e i Teologi hanno
à quello loro dovere mancato , eflendo flati più.
cupidi di fottigliezza , e di ciarle, che di fodezza.
4 §> XX VII. Di che io credo che principal ra-
gione fia flato il poco fludio , che facevano i
Maggiori noflri in quella fllofofia , che rifguarda
ì comodi notòri , e che dicefi dell' Uomo . Edi
avevano per verità fludiato molto in queftìoni a-
cute : ma poco o nulla in fllofofìa civile * In
fatti quanti ne troviamo noi, che fienfi ingegnati di
conofcere profondamente e di analizzare la natura
dell' uomo , la natura e la forza delle civili focietà,
F Arte da popolarle , e renderle grandi e ricche ?
Sarebbe perciò quello principalità mo dovere di co-
loro , i quali ammaeflrano la gioventù nella faen-
za di penfare , e nelle leggi civili t efli dovrebbe-
ro fpirare ne' petti de' loro allievi un poco più
di amore per quella forta di conofcenze , le qua-
li procacciano i comodi , e la felicità della vita
umana* Ma fé non fi riformano le Scuole , e i
Collegj, tutto è inutile.
§. XXVIII. Diciamo ora finalmente qualche
cofa del terzo genere di educazione, che è F Ec*
clefiaflica. Ella ficcome è la più importante ,
così potrebbe efler la più utile , fé fi facefle co-
me è dovere. Imperciocché niente è più impor-
tante al ben vivere , quanto il conofcer Dio e
le fue leggi ; e niente più utile , quanto che
tutti i membri del corpo ne fieno appieno non
folo iltrutti, ma innamorati eziandio . Che fie-
no perfuafi, dalla loro oflervanza nafcer la pre-
fente, e futura noflra felicità. Quella educazio-
Bb 4 ne
39- Delle Lezioni di Economia Civile .
ne a pigliarla pel fuo verfo è breviffima in teo-
ria : ma ne debb' efière lunga , e continuata la
difciplina. Concioffiachè ella non fi a educazione
di foli fanciulli , che oltre le parole poco o nul-
la di più intendono , ma di adulti capaci ( a ) .
Ora qui è il noftro male. Quefla educazione or-
dinariamente non fi fa , che a' ragazzi , né fem-
pre da mani maeftre . Quindi è che gran parte
de' noflri popoli ignorano il Ca tee hi lino , o il
fanno male. Si fono multiplic- ti fìrabocchevol-
mente i Maeilri e i libri } ma fi è migliorata que-
lla educazione ? E un problema , che io lafcio a
deci-
(a) Perchè ì primi Chriftiani furono di gran modelli,
così della teoria , come della pratica del Criftianefimo ?
Perchè il Catecumenato era lungo , era degli adulti , e i
Maeilri erano i Clementi , gli Origeni , i Cirilli ec. Bel-
la legge ! TUTTE LE PREDICHE SIENO CATECHISMI .
Una predica, come ora fi co marna, ftona la moltitudine:
il catechifmo iftrutfce . Perchè a moki non piace il Cri-
flianefimo ? Perchè non l'intendono. E1 una maraviglia
per chi ci penfa ! Noi abbiamo fopra dngento mila desi-
nati a queft' utSzio ( perchè conto nella ciafle degli edu-
catori e paftori fpirituali anche i Frati , efTendo tutti da
certi fecoli in qua entrati nel ceto, e con ciò nel dovere
de' Sacerdoti ) , e nondimeno in molte parti è ignota la
dottrina Criftiana. Io lblo ho governato per 26 anni
una Scuola di fopra cento fcplari ; credo dunque che un
paroco e un clerico pollano governar anch' erti dugen-
to perfone ; dunque dieci parochi e dieci clerici potreb-
bero ballare a dumila perfone ; e 200 a ventimila ; dun-
que dumila a clugentomila . E così 20 mila a due mi-
lioni. E 95 mila a tre milioni e mezzo. A noi dugen-
to mila ancora non badano . Dunque non fanno il lo-
ro uffizio . E di ciò è cagione , che una parte di que-
lli miniftri è eftremamente povera ; 1' altra eilremamente
ricca.. I primi fon mal' iftrutti e disviati -per mancanza
d'_ ajuto : i fecondi per troppi comodi .
Parte I. Cap. XXII. 393
decidere a coloro , che fono meglio , che io non
fono , informati delle cofe del noftro paefe .
§. XXIX. Vengo ora alla quinta cofa , che
dilli eifer necefTària alla perfezione di un corpo
politico , che è la teoria e la pratica del Com-
mercio . Egli ci può eifer oggimai certo , che
fecondochè fono prefentemente gli affari in Euro-
pa, il folo traffico può accrefcere le rendite di
una nazione , e foftenerla , perchè non vada ad-
dietro (a) . Le ragioni di quefta propofizione fono
ftate da noi copiofamente dimoftrate a fuo luogo ;
e nondimeno piacemi qui ricordarle breviffima-
mente; perchè le verità neceflàrie o utili non lì
ripetono mai tanto che bafti . 1. Perchè il
traffico efterno proccurando 1' effrazione delle no-
ftre derrate , e manifatture , promuove infìeme l'a-
gricoltura e 1' arti , e con quefto 1' utilità tanto
de' proprietarj , quanto di coloro che travagliano.
2. Perchè in quefta maniera rendendo più
facili le nozze , e il mantenimento delle famiglie,
e con ciò allettando i Foreftieri , aumenta mirabil-
mente la popolazione .
3. Perchè fcema il numero degli oziofi e de'
vagabondi , i quali mai non crefcono troppo , fen-
za danno e rovina : e mai non fi fcemano fenza
grandiflìma pubblica utilità .
4. Perchè ci fomminiftra de' mezzi badanti
a poter pagare quel , che prendiamo da' Foreftie-
ri, fenza sbilanciarci ogni anno.
§.xxx.
00 Quando i popoli di Europa erano tutti barbari ,
era inutile a penfave , come oggi penfiamo . Ma effend'ora
tutti rivolti dalla parte dell'Arti e del Commercio , quel-
la nazione, che n è ignorante ,-e negligente, reità pove-
ra , vile , e {chiava .
394 Delle Lezioni di "Economia Civile.
§. XXX. Ora noi fiamo in quella parte mol-
to indietro, non folo alle nazioni Oltramontane 5
ma a molte ancora d' Italia : e quel che più im-
porta , alTai di fotto al noftro potere e intereffè.
E per non volerci paragonare colie nazioni Oltra-
montane, che farebbe paragonarci con de' Gigan-
ti, egli è certo che i Veneziani * e i Geno veli ,
e i Tofcani hanno più commercio attivo , e più
e migliori manifatture , che noi non abbiamo ,
ancorché i noftri fondi lieno più ricchi , quali fo-
no le derrate , le lane , le fete , il cottone , il li-
no, e il canape. Quindi nafce una fpecie di ru-
videzza e di languore in tutta la nazione (a).
§. XXXL Soglion dire alcuni , che noi non
polliamo efee giammai una nazione trafficante *
a cagion del fito , non avendo , dicono effi , intor-
no a noi , a chi comunicare le noftre mercanzie.
Aggiungono che le ricchezze fteife e la fecondità
delle noftre Terre ci rendono meno atti al com-
mercio; tra perchè ci danno baftante occupazione
al di dentro , e perchè ci togliono lo fprone dell'
attività e dell* induftria, che è il bifogno. Tut-
ti i popoli de* Climi felici , cui la terrà pafce
di per se, fon poltroni. Finalmente , foggiungono,
il commercio è già occupato : che potremmo
adunque fare?
§. XXX IL Rifponderò ali* ultima difficoltà in
prima . Innanzi ad ogni altra cofa è uopo av-
vertire una dottrina del comun fenfo degli Uomi-
ni, verificata per continue fperienze , ed è j che
ogni
(a) Quefte confiderazioni fono ftate fatte quindici an-
ni addietro . Ma in queft'ultimi tempi mi fembra , che
noi fiamo di molto migliorati .
Parte I. Cap. XXII. 3Q$
ogni uomo , e confeguentemente ogni nazione ,
che abbia forze interne eguali alle forze di un'al-
tra perfona , o nazione , può eflere quel che è o-
gni altro : e fé non abbia forze eguali , può effe-
re proporzionevolmente grande . Ma fi vogliono
ben conofeere le fue forze , e prudentemente e
coraggiolamente adoperarle. Vi fono di molti, i
quali avrebbero potuto efter grandi , fé per viltà
non fi follerò foverchiamente difprezzati * Quella
dottrina è da adattarli a noi. È occupato, dico-
no, il Commercio. Domando io , fono tuttavia
neceffarie le noftre manifatture ì fon neceflarie a
noi medefimi ? e fé fono , non è mai tanto occu-
pato il commercio , che non ne polliamo avere
una parte, e quella che ci conviene. Fate che fi
abbia la preferenza nel concorfb, e vedrete, che
ci è ancora molto da fare . Perchè quel che fi
dice del fito, è troppo puerile da impegnarci a
rifpondere. Ogni Paefe, che ha mare, è fempre
in mezzo al Mondo . E' feiocchezza il dubitar-
ne (a).
§. XXX UT. Per quel che appartiene alle ric-
chezze, e alla fecondità delle noftre Terre, colo-
ro i quali quindi conchiudono, che per quella ca-
gione non poifa nel noftro Regno allignare la
pianta del Commercio, intendono aftài poco così
il fondo del Commercio , come i noftri intereffi .
E primamente egli è chiariffimo , che non vi può
efiè-
(a) Mi rido , quando leggo , che alcuni popoli hari
pretefo di effere l' umbilico della Terra . Apollo Delfi-
co , quando il pretendeva y non {apeva la figura de Pia-
neti : 1' occhio iruvT taopav che tutto vede , fecondo una
frafe di Omero , ignorava la Cofmografia .
%q6 . Delle Lezioni di Economia Civile.
eftere gran commercio , e commercio utile , fé
non in que' Paefi , dove fìa grande il fondo del
traffico . Or quefto fondo fono 1' Agricoltura , i
materiali dell' arti , e le manifatture . Dunque
appunto per quefto , che noi abbiamo terra fecon-
da e ricca di tutte le materie del Commercio ,
fìamo nel grado di averlo bello e grande , e oitre
di quefto ftabile, come quello che non dipende
dagli altrui capricci, ma da noi folamente, e dal-
la noftra diligenza .
§. XXXIV. Dico in oltre a coloro , che parla-
no a quefto modo, eh' eftì fuppongono , che noi
non abbiam bifogno di nulla ; il che è manifefta-
mente falfo , e dimoftra affai , quanto eftì fieno
poco pratici de' noftri affari . Imperciocché mol-
to a noi bifogna delle cofe foreftiere , non folo
per mantenere quel grado di luflò , il quale è in-
divifibile dalla politezza di ogni nazione ; ma an-
che per gii comodi e le noftre neceftkà . Credo
adunque che eftì non (appiano , che noi prendia-
mo da' Foreftieri intorno a óooooo ducati 1' an-
no di zucchero , cannella , pepe , cacao , caffè , e
altre fpezie e droghe : e fopra iooooo di tabac-
co . A quefta fomma fi vuole aggiungere tutto
quel che fpendiamo in perle , pietre preziofe , e
tutta la quinquagiierk , delle quali cofe li fa gran
confumamento ogni anno per le noftre donne , e
per coloro , i quali vivono donnefeamente . Gran-
didimo eziandio , e più che tutti gli altri , è l'ar-
ticolo delle tele , de' merletti , de' galloni , delle
france , de' drappi di argento e di oro, e di altre
cofe di puro luflò : né credo che fia men gran-
de quello delle manifatture di panno, di pelo , e
di
Parte I. Cap. XXII. 397
di fèta(tf). Grande altresì è 1' articolo delle pelli.
Aggiungali quello de' vetri , delle porcellane , e
di altrettali cofe. li capo di alcuni comeftibili ,
ficcome è il cacio , il merluzzo , le aringhe , i vi-
ni Toreftieri , gii olj non è difprezzibiie , com2
quello , che ci coita fopra mezzo milione . Ma do-
ve lafciamo 1! articolo de' metalli? Egli è facile
il vedere quant' oro e argento fi confami in in-
dorature e manifatture. L' ufo dei rame è co-
mune, non altrimenti che quello dello daga 3 e
del piombo . Il ferro e 1' acciajo fono metalli di
prima neceflità , fenza de' quali non fi può ave-
re dell' A*rti . Or chi può ignorare , che di tut-
ti quelli metalli noi fiamo sforniti , e che non
ci vengono che da' Foreftieri?
§. XXXV. Se adunque noi abbiamo bifo
gno , di quanto fi è dimoltrato , chi (limerà ,
che fenza commercio efterno li pollano di noi a-
vere , e pagare tante e sì diverfe cofe ? Io ho la-
fciato a bella polla 1' articolo dei denaro , che va
fuori , o per debiti nazionali , che tuttavia abbia-
mo , o per gli dritti ecclefiaftici '-, il quale folo
mantiene aperto uno fcolo nel Regno , che appe-
na che io mi creda, può efl'ere per veruna forgen-
te
(a) Cofe, le quali non fi comprende , perchè fi debbo-
no prender da foreftieri . I Veneziani avendo confidera-
to , che introducevano nello Stato molti libri itampati
fuori , donde veniva ad indebolirli quello capo del lor
Commercio , hanno con molta Capienza quelli mefi ad-
dietro ordinato , che tu;ti quelli libri fi (tampino nel
paefe, e che non fé ne faccia venir da fuori , falvo che i foli
efemplari da ftamparfi . Legge, che non fi pub baftan-
temente commendare . Perchè non fi pub per la ftefla
ragione eiìendere a tutti i paeiì, e ad ogni mercanzia?
398 Delle Lezioni di Ecofiomia Civile.
te riturato . Per lo che fé noi vogliamo ri-
trovare il compenfo a ciò che prendiamo da' Fo-
reftieri , e ai noftri debiti , egli non fi può rinve-
nire , fé non che nel!' effrazioni delle noftre robe.
Dunque è da conchiudere, che a noi è per ogni
verfo neceìfario un Commercio ben intefo , e ben
regolato , non già per arricchire , ma per fofte-
nerci } non per conquiftare , ma per confervare il
noftro . La mafllma fondamentale di quello Com-
mercio dovrebb' effere, lasciate uscire con
LA MASSIMA POSSIBILE FACILITA* E SPEDITEZ-
ZA E LIBERTA OGNI DERRATA , E OCNI MA-
NIFATTURA INTERNA: IMPEDITE QUANTO PIÙ
SI PUÒ* LE FORESTIERE, CHE FRA NOI NASCO-
NO , O SI FANNO.
Fine àslla Prima Party.
a