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Full text of "Delle lezioni di commercio o sia d'economia civile da leggersi nella cattedra Interiana"

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ObJj^ì>^L 


<■ 


Robert  E.  Gross 
Colleóìtion 

A  Memorial  to  the  Founder 
of  the 


(OPi'/if>jrf(lÌ( 


> 


Business  Administration  Library 

f/nhierir/i/  cf   uaeuépnea 

Los  Angeles 


z.  [yiìì] 


i.  51 


GENOVESI  (Antonio),  abate.     Delle  lezioni  di  commercio  o  sia  d'economia 
civile  da  leggersi  nella  cattedra  Interiana.  Napoli,  Fratelli  de  Simone,  1765-1767. 

L.  75.000 

In-8°,  2  volumi,  perg.  coeva.  [viii],  3'98  pp.;  312  pp.  Bell'esemplare  con  poche  rifioriture 
ed  una  macchia  gialla  nel  margine  di  alcune  pp.  del  voi.  I.  Edizione  originale. 
Le  celebri  Lezioni  del  Genovesi,  che  l'u  il  primo  professore  universitario  d'economia  politica 
in  Italia,  ebbero  un  enorme  successo  e  furono  ristampate  molte  volte;  il  Custodi  le  incluse 
nella  raccolta  degli  Economisti  classici  italiani  ed  il  Ferrara  nella  Biblioteca  dell'economista. 
Cossa,  Bibh,  p.  4  (1).  Martello,  p.  6.  Higgs,  3443  (cita  un'ediz.  del  1764  che  non  esiste,  ripe- 
tendo l'errore  del  McCulloch).  Palgrave  II,  pp.  189-90.  Pecchio,  pp.  192-208.  Fornari  II, 
pp.  65-97,  156-73,  192-96.  GoBBr,  pp.  134-39.  Ricca  Salerno,  pp.  317-19.  Stangeland,  pp.  292-94. 
McCulloch,  p.  64:  «  This  work  is  one  of  the  best  that  has  been  written  on  the  narrow  and 
hollow  principles  of  the  mercantile  system,  and  without  the  author  having  any  clear 
idea  of  the  real  sources  of  vvealth  ».  Seligman  V,  p.  615:  «  A.  Genovesi  (1712-1769),  Ita- 
lian  abbot,  philosopher  and  economist,  taught  metaphvsics  at  the  University  of  Naples 
but  soon  turned  his  attention  to  economics.  When  in  1754  the  first  chair  of  commerce 
in  Europe  was  instituted  at  the  University  of  Naples,  Genovesi  vvas  called  to  occupy 
it.  His  economie  ideas  aroused  wide  interest  but  they  were  hardly  originai;  a  free  trade  at 
heart,  he  nevertheless  inclined  for  politicai  reasons  to  a  moderate  protectionism.  The  basis 
of  ali  economy,  according  to  Genovesi,  is  agriculture  ;  minerals,  tìsheries  and  the  like  follow 
in  importance...  In  ali  his  economie  thinking  he  had  in  view  the  peculiar  conditions  of  the 
kingdom  of  Naples,  which  distinguished  his  ideas  from  the  generalizations  of  the  physiocrats...  ». 
(De  Ruggiero). 


DELLE 

LEZIONI 

DI     COMMERCIO 

O      S     I     A 

D*  ECONOMIA   CIVILE 

Da  leggerli  nella  Cattedra  Interiana 

dell:  ab. 

GENOVESI 

REGIO    CATTEDRATICO 
PARTE      PRIMA 

Pel  primo  Semeftre. 


IN    NAPOLI    MDCCLXV. 
APPRESSO   I   FRATELLI   SIMONE 
Con    autorità    di   Superiori. 


A    SUA    ECCELLENZA 
IL    SIGNOR    MARCHESE 

D.BERNARDO 

T     A     N     U     C     C     I 

CAVALIERE  DELL*  INSIGNE  REAL  ORDINE 
DI  S.  GENNARO  ,  CONSIGLIERE  ,  E  SEGRE- 
TARIO DI  STATO  DI  S.  M.  ,  DEL  RIPARTI- 
MENTO  DI  STATO  DEGLI  AFFARI  ESTERI, 
CASA  REALE  ,  SITI  REALI ,  SUO  GENTIL- 
UOMO DI  CAMERA  ,  E  SOPRAINTENDEN- 
TE  GENERALE  DELLE  POSTE. 


Onfacro    alt  eccellenza    sua 
opera ,    che  le  fi  deve  per 


un 


due  ragioni.  Il  Re  Cattoli- 
co ,  nel  fuo  fra  noi  augufio  e 
felice    Regno  ,    mi    die  l    onorevole  inca- 
rico della  nuova  Inter  iana  Cattedra  di  Com- 
mercio ;  doveva    dunque ,  ficcome  fedele  e 

telante  fervitore  ?  renderne  conto  al  Re. 

*  Il 


Il  rendo  al  Re  ,    rendendolo    alt  eccel- 
lenza   SUA.  ,    e    ti    vendo    pre [evitandole 
umilmente    vii    sAtti    della    mia     Scuola . 
E    quefta    è     la    prima  .    In    favore    di 
quejti     Atti    non     dirò     altro    ,    je    non 
che  la  mia  volontà  non    è  fiata  5    che  di 
fervire    alla  gloria    del    Principe  ,    e    di 
giovare  al    ben  pubblico  :    ma  non  dubito 
punto  ,    che  la    piccolezza    del    mio  inge- 
gno non  abbia  Jpejfo  tradito    la    mia    an- 
corché fervorofa     volontà  .    L!  opera    poi 
non  fi  doveva  rendere  ,  che  al  juo  ejem» 
piare  y    ed    è    quefta    la   feconda .    Pin- 
daro ,    la    più    alta    e    rijuonante    trom- 
ba   della     Greca   fapienTa  ,     volendo    lo- 
dar    Corinto  ,    e  per  quella   parte ,    ctì  è 
(ola    veramente    degna    di    lode  ,    chiama 
quefta  Repubblica,  maefìevoie  fede  delle 
sante  leggi  :  fbftenuta  dalle    due  fo- 
relle  ,    fondamento  de'  Regni ,    la  non 
mobile    giustizia  ,  e  la  fua  conforta, 
la  pace,    ambedue    difpenfiere  di  ric- 
chezze ,    ambedue    auree  figlie  di  te- 
mi  ,    Temi    dai  forti  e  meditati  con- 
sigli.    Ma  /'eccellenza  sua    ama  di 

udire 


udire  lui  mede '/imo  ,  e  la  fua  non  imitabi- 
le Lira: 

EV  r*^E  V  E'TNOMI'A  mmì.   Ka?-7yw)* 

Ta/   té,   @>cl\?pov  Ttoklw  y 
AV^aÀJjV  A1KA,  xa<   o'juo- 

T/SO7T0?    EI'PA'NA,    TCCfJLlCCl 

A'vopccri  ■Tr'hisrou  ,   ^puxeoci 

TIccIIk  ETBOTAOT  GE'MITOS. 
£Vc0    il    ritratto  di    queftt   Regni ,  ravvi- 
vati   (    mi  permetta  di    dirlo  ) ,    ^/  yiw 
Minifterio  .    Poiché    f  eccellenza    sua 
7/    degnò  di  ammettermi    tra    coloro  ,    cfo 
hanno    la   felicità  di    appreffarfele  ,     ed/ 
«tìf/K^     tìf^//tf     fua     bocca    gli    auvei     detti 
della   fipien-xa    beatrice    delle  Repubbliche^ 
Ella    mede/ima     è  fiata    t  originale  ,    fui 
quale  mi  jono  fludiato    di    modellar    f  ope- 
ra   mia  .    Ben    temo    di    averlo    di    molto 
dijf ormato  e  sfregiato  ,    sì  fon  co  feto    del- 
la   mia    debolezza  ;    ma    pur    mi  fono  in- 
gegnato d  imitarlo  dapprefjo  ,  e  il  meglio  , 
che   per    me  fi  è    potuto  .    Dond  è  ,    che 
fé    vi     è    nulla    di     buono    e     d  utile    a 
quejli     Regni  ,    nulla ,  che  conferifea  alla 
gloria    della  Maejlà  del  Re,   non  è,  che 
fuo.  Non  chieggo  y\c he  /'eccellenza  sua 

rida 


rida  amorevolmente  in  faccia  al  mio  li- 
bro :  affai  mi  confola  ,  je  il  guardi  con 
occhio  eh  indichi  perdono  .  E  raccoman- 
dandomele quanto  pia  caldamente  e  di- 
notamente  so  e  poffo  5  mi  raffermo  fem- 
pre  più 


Delf  ECCELLENZA    SUA 


Umtlt/s,  e  Devoùfs.  Servi 
Antonio  Genovefi. 


INDICE 

DE'    CAPITOLI 
Che  fi  contengono  in  quefta  Prima  Parte. 

D'Elle  Lezioni  di  Economia  Civile.  Proe- 
mio. Pag.   i 
Delle  Lezioni  ài  Economia  Civile.  PARTE 

PRIMA.  9 

CAP.  I.     De   corpi  politici.  io 

CAP.  IL  Principio  motore  ,  così  delle  per- 
fine ,  come  de*  corpi  politici .  Sorgente 
prima  del?  Arti,  e  delle  Scienze.  37 

CAP.  III.     Delle    diverfe  clajfi  di  perfine  e 
di  famiglie ,  che  compongono  i  Corpi  Ci- 
vili .  50 
CAP.  IV.     Come  le  fipraddette  clajfi  di  per- 
-    fine  pojfono  conferire  all'  Arti ,  e  all'  0- 
pulenza  dello  Stato  ;  e  con  ciò  alla  lo- 
ro ,  e  alla  pubblica  felicità .  56 
CAP.  V.     Della  Popolazione .                             6$ 
CAP.  VI.     De W  educazione.                               90 
CAP.  VII.     DeW  Induflria  in  generale .            gj 
CAP.  Vili.     Economia  delle  cinque  arti  fon- 

dameutali .  104 

CAP.  IX.     Economia   delle   Arti    migliora- 
trici .  124 
CAP.  X.    Dell'  Arti  di  tuffo.                         133 
CAP.  XI.    Delle  clafji  degli  uomini  non  efer- 

citanti  arti  meccaniche .  16S 

CAP.  XII.    In  che  modo  la  legge   del  mini- 
mo pojftb'tk  nelle   clajfi  non  producenti 

poffa 


pojja  metter  fi  in  pratica,  177 

CAP»  XIII.     DeW  impiego  de'  poveri  ,  e  de* 

vagabondi.  187 

CAP.  XIV.  Del  co  fiume  ficcome  primo  e 
grandijfimo  mezzo  da  migliorare  V  Ar- 
ti ,  e  accrescere  la  quantità  della  fati- 
ca ,  e  della  rendita  della  nazione .  200 
CAP.  XV.  De  mezzi  più  particolari  di  av- 
valorare ,  e  incoraggiare  f  industria.  126 
CAP.  XVI.     Del  Commercio  ,  e  primamente 

della  fua  natura,  e  nece/fità.  246 

CAP   XVII.     Dello   Spirito   e   della  Libertà 

jdel  Commercio .  262 

CAP.  XVIII.  Digrejfione  fulla  libertà  dell' 
Annona  ,  ficcome  principal  fondamento 
della  libertà  del  Commercio .  zj6 

Efpofizione  del  Problema  Annonario.  277 

Careftìe.  278 

Dati.  281 

Regolamenti  antichi .  284 

Si  (tema  de'  Magazzini.  i%6 

Scioglimento  del  Problema.  288 

Efempj.  m  m         .  29 l 

CAP.  XIX.    De  principali    effetti  del  Com- 
merciò .  'm    2>9Z 
CAP.  XX    Regole  generali   del   Commercio 

efterno.  3°7 

CAP.  XXI.    Delle  Finanze.  322 

CAP.  XXII.  Dello  Stato  ,  e  delle  naturali 
forze  del  Regno  di  Napoli  per  rifpetto 
aW  Arti  y  e  al  Commercio .  $6$ 


DELLE 


1\T 


L     E    Z 


D    I 

ECONOMIA     CIVILE. 

PROEMIO. 

Co  M  E  c  H  E    tutte  le  Scienze  fieno  utiliff- 
me ,  e  degne  di  ejfere  fervorof amente  col- 
tivate ,  concioffiachè   tutte  fieno   ordinate 
ad   accrefcere  ,  e  perfezionare  il  fondo   della    ra- 
gione ,  primo  e  principaP  iftrumento    della   vita 
umana  ,  e  d'  ogni  fuo  bene  ;  quelle   ?iondìmeno , 
dopo  le  divine  contemplataci  della  prima    Cagio~ 
ne  ,  e  dimoftratrici    dell'  eterna  felicità  ,  fono  , 
flim'io  ,  più  da  commendare ,  efeguire ,  e  coltivare, 
le  quali  più  da  vicino  rifguardatio  e  intendono  alla 
prefente  comodità  e  tranquillità  noflra .     Tra  que- 
fle  per  comun  fentimento  de   Savi  m  primo  luo- 
go e  maeftevole  fono  da  collocar  quelle  ,  che  Eti- 
che /  Greci  ,  e  ?ioi  Scienze    morali    chiamiamo  s 
imperciocché  elleno  più  dappreffo ,  che  /'  altre  non 
fi  faìino ,  /'  occhio  tengono  e  provveggono  a  i  no- 
ftri    cofìumi   e  bifogni .     In  fatti   quefte  Scienze 
per  ogni  vcrfo  mirano  alla  miglioria  dell'  uomo  . 
Perciocché  quella ,  eh*  è  detta  propriamente  Etica, 
Par,!  A  confi- 


2,  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile, 

confederando  V  uomo  in  generale  ,  ftudiafi  di  svi- 
lapparne  V  impalio  ,  con  dtmoflrar  xla  natura  de* 
noftrì  iflinti ,  affetti ,  e  forze  ,  e  sì  inqegnafi  di 
formarci  al  ben  vivere  .  L'  Economia  il  riguarda 
come  Capo  ,  e  Principe  della  fua  famiglia ,  e  ifirui- 
fcelo  a  ben  reggerla ,  e  procacciarle  virtù  ,  ricchez- 
ze ,  e  gloria .  Finalmente  la  Politica  il  contem- 
pla come  gran  Padre  ,  e  Sovrano  del  popolo  ,  e 
ammae  (irato  a  governar  con  i fetenza ,  prudenza  , 
umanità ,  Nella  quale  quella  parte  ,  che  abbrac- 
cia le  regole  da  rendere  la  fottopofta  nazione  po- 
polata ,  ricca  ,  potente  ,  faggta  ,  polita  ,  fi  può 
chiamare  Economia  Civile:  e  quella,  che  contie- 
ne r  arte  legislatrice  1  e  fervatrice  dello  Stato ,  e 
dell'  Impero ,  ajjolutamente  Politica  , 

Ora  ci  dee,  e  pub  ejfer  manifefio  ,  che  tut- 
te quejle  Scienze ,  ficcarne  ogni  altra  ,  che  le  ac- 
compagni ,  fieno  inpnn •  amente  utili  al  preferite  vi- 
ver nollra  ,  fé  egli  è  vero  ,  ftecome  fiimo  ejfer 
verijfimo  ,  che  niuna  cofa  ,  e  da  niuno  non  fi  fa 
mai  bene  a  cafo  ,  ma  per  bene  e  faviamente  far- 
la fi  ha  bifogno  di  operare  con  arte  ,  e  con  rego- 
la ,  eh'  e  tanto  dire  ,  quanto  con  intelligenza  de 
principi ,  de'  mezzi  ,  de  fini  ,  e  de*  rapporti  lo* 
ro ,  //  che  fé  è  vero  anche  ne  piccoli  affari ,  dì 
quale  e  quanta  importanza  non  dee  riputar  fi  ner 
grandi jfimi  ?  Coloro  ,  /  quali  guardano  i  fenome- 
ni ,  o  fra  le  apparenze  delle  cofe  mondane  ,  e  i 
loro  effetti  ,  fenza  confederarne  altrimenti  le  ca- 
gioni producitrici ,  crederanno  per  avventura,  che 
l'  aumento  e  7  decadimento  degli  Stati  fia  dovu- 
to ad  alcune  occulte  molle  fifiche  ,  o  a  i  rivolgi- 
menti de*  Cieli  ,  o  al  cambiarfi  degli  elementi  : 
ma  gli  accorti ,  e  diligenti  Contemplatori  e  Poli- 

tici 


"  Proemio .  3 

tiri  ,  non  nella  yatura  ,  ma  nelle  cagioni  mora- 
li ,  'vale  a  dire  nella  pubblica  educazione  ,  nelle 
leggi ,  tiel  Governo  ritrovano  i  primi  femi ,  e  le 
forze  di  sì  frequenti  convulfioni  e  tra/mutazio- 
ni (a)  • 

Benché  gli  ftudj  d'  Economia  Civile  fieno  u- 
tili  a  tutte  le  clajji  degli  uomini  di  una  e  ulta  e 
■polita  focietà  ,  per  modo  che  fia  difficile  a  rinve- 
nire ,  per  quale  potejfero  ejfere  di  poco  o  niun  ri- 
lievo ;  alle  feguenti  nondimeno  fono  ,  cred*  io ,  ne- 
cejfarj .  I.  ad  ognuno  ,  che  abbia  de'  fondi  ,  on- 
de trarre  delle  rendite ,  fte?io  terre ,  fieno  anima- 
li ,  fia  induftria ,  e  commercio  .  IL  a  i  Tribuna- 
li/ti. III.  a  i  Teologi.  IV.  a  i  Fina?izieri.  V.  a 
chi  governi  Provincie  ,  e  Terre  .  VI.  a  i  Mini- 
ftri  di  Stato  .  Per  dimofirare  le  quali  propofizio- 
ni  fi  può  co?ifiderare  ,  che  quefta  Scienza  abbrac- 
cia primamente  /'  Economia  delle  private  fami- 
glie :  fecondari amente  /'  Economia  delle  Terre  : 
e  iti  terzo  luogo  V  Economia  delle  Repubbliche  . 
V  Economia  privata  è  la  prima  Scienza ,  che  do- 
vrebbero imparare  i  Padri  di  famiglia  ,  e  majfi- 
mamente  quelli  ,  /  quali  più  gran  fondi  pojfeg- 
gono  ,  avvegnaché  ella  ,  né*  paefi  majjìmamen- 
te  fecondi  e  molli  ,  fia  per  molti  ignorata  ,  o 
negletta ,  o  per  viltà  di  animo  ,  o  per  un  lungo 
abito  di  vivere  alla  buona  ventura.  Ella  com- 
prende V  arte  della  coltivazione  ,  /'  arte  paftorale 

A  z     "  in 

00  Quefto  luogo  è  (lato  con  mirabile  maeftria  svi- 
luppato e  dimoflrato  da  Platone  nella  fua  Repubblica  . 
Sarebbe  troppo  ignorante  del  Mondo  chi  opinafle  ,  che 
altro  ,  che  il  Governo  formi  gli  uomini  :  perchè  la  natu- 
ra non  dà  ,  che  gì'  iftinti  :  il  Governo  la  forma  e  l' arte. 


4  Delle  Lezioni  di  Economìa  Civile. 

in  tutte  le  fue  parti  :  la  cura  degli  animali  do- 
me ftici  :  il  commercio  ,  e  tutta  la  prudenza  deh 
la  famiglia  .  Hanno  in  quefla  i  Greci  ,  e  i  La- 
tini Filofofi  affai  fiudiato  ,  e  di  ejfa  copiofamen- 
te  fcritto  ,  ficcome  fi  può  vedere  per  le  opere  à'$ 
Senofonte  ,  di  Ariflottle  ,  di  Plutarco ,  di  Varroney 
di  Columella ,  di  Palladio  ,e  di  molti  altri  :  ma 
affai  più  i  prefenti  Franeefi ,  e  Inglefi .  Con  quefìe 
cognizioni  vanno  unite  V  Aritmetica  pratica,  l'arte 
della  Scrittura ,  la  Storia  naturale  del  fuo  paefer 
e  la  cognizione  der  più  gravi  bifogni  ,  così  della 
protrìa  nazione  ,  come  di  quelle  ,  con  cui  fi  ha 
negli  Stati  culti  del  Commercio ,  Senza  sì  fatte 
cotiofcenze  quelle  famiglie  ,  le  quali  potrebbero 
avanzarli  ,  dove  non  vi  fia  alcun  altro  vizio  , 
che  le  roda  e  confumi  ,  non  fi  avanzano  :  e  fé 
v  ha  dex  vizj ,  anche  piccioli  ,  decadono  ;  perchè 
loro  mV.nca  T  arte  fodentatrtee  .  Euna  fetocchez- 
%a  popolare  il  credere  ,  che  negli  Stati  culti  le 
famiglie  da  piccole  e  bajfe  diventano  ricche  e 
grandi  fenz  arte ,  e  lenza  Caper  neffuno  ,  per  fo- 
to colpo  di  fortuna  :  o  che  da  ricche  e  grandi 
ventran  povere  ,  e  vili  ,  e  tapine  ,  per  altra  ca- 
gione ,  fuorichè  per  quella  dell'  ignoranza  ,  e 
de  vizj  ;  conciojjiachè  quella  ,  che  fi  chiama 
buona  ,  o  cattiva  fortuna  ,  non  nafea  mai  ,  che 
da  vicini ,  o  rimoti  colpi  di  fapienza ,  o  di  fi  oh 
tezza , 

Appreffo  ,  /'/'  fondo  di  molte  liti  ,  e  fpecial-. 
mente  di  quelle  ,  le  quali  fi  agitano  nelle  Came- 
re dì  Finanze  ,  e  ?ié"  Tribunali  di  Commercio  r 
non  è  altro  ,  che  V  Economia  delle  Terre  ,  o  fio- 
Comunità  ,  e  il  Traffico  ,  e  le  Arti  .  Oltre  dì 
queflo ,  molte  leggi  antiche ,  ficcome  de  empi  ione 

corv 


Proemio  *  5 

eontrahenja ,  de  jure  nautico  ,  de  foenore  ,  de  u- 
furis  ,  de  monopoli is  &c.  ,  e  molte  delle  nòfirè 
Prammatiche ,  de  annona,  de  vecìigalihus,  de  ma- 
giftris  artiurn ,  e  altre  non  -poche  ,  fi  nguat  dano  il 
Commercio  ;  in  gùifa  ,  che  non  fi  pojfono  inten- 
dere fenza  i  princìpi  di  quefla  Scienza  ^  e  meno 
ancora  praticar  fi  con  pubblica  utilità  ;  Donde  fé» 
gite ,  eh'  ella  è  necejjaria  a  i  Tribunali  fti ,  e  prin- 
cipalmente a  i  Magi/Irati  i  ficcome  tutte  le  altre 
Scienze  morali  ,  e  politiche  ,  fenza  delle  quali 
ninno  è  ,  che  fi  pojfa  dire  compiuto  Giurecon [ul- 
to ,  non  emendo  la  Giuri/prudenza ,  che  Parte  del 
giufto ,  e  dell"  tng'iu/lo  ;  e  quefla  un  Agelotrofia , 
dice  gravemente  Platone  ,  cioè  f  arte  di  pafeere 
una  compagnevole  moltitudine  ,  e  mantenerla  in 
pace.  La  Storia  e  infegna^  che  non  vi  ha  leggi 
civili  fra  i  Selvaggi  :  che  ve  ?ie  ha  poche  fra  ipa- 
fiori  :  alquante  più  tra  i  coltivatori  :  infinite  tra 
i popoli  negozianti^  Delle  quali  come  la  cagione 
fono  r  Arti  moltiplicate/i  all'  infinito ,  e  la  gran- 
dezza del  Commercio  ,  cosi  egli  fé  ne  vuole  da 
Giuri [periti  (indiare  i  principi ,  per  no?t  ejfere  ne 
ridicoli  e  biafimevoli  nella  loro  condotta  ,  né  in- 
giù/li nelle  loro  fentenze  >  Se  ne  vedrà  affai  e- 
fempj  nel  decorfo  di  quefke  Lezioni . 

In  terzo  luogo  dico  5  che  quefla  Scisnza  e 
necejfaria  a  tutti  coloro  ,  che  governano  qualun- 
que s  é  Comunità .  In  effetto  ogni  Comunità  è 
Come  una  famiglia  ,  benché  un  poco  pili  ampia . 
Coloro  adunque ,  che  la  governano  ^  debbono  f ape- 
re  non  folo  l1  arte  del  giù  fio  ^  e  dell1  ingìudo  , 
cioè  la  Giurifprudenza  ^  ma  /'  Economia  altresì , 
ò  per  mantenere  il  patrimonio  della  Comunità  $ 
dove  non  fi  può  accrefeere  ;  0  per  annientarlo  ,  fé 

A  3  fiprì; 


6  Delle  Lettoni  di  'Economia  Civile, 

fi  può  •  come  fi  può  certamente  quaft  dappertut- 
to ,  pro-movendo  l'  Agricoltura  ,  la  Paflorale  ,  le 
Manifatture ,  il  Commercio ,  e  V  induflria  de'  Cit- 
tadini .  Egli  t-  difficile  ,  che  ciò  fi  fappia  fare 
da  coloro ,  /"  quali  non  hanno  altro  fludiato  ,  che 
il  folo  Giufliniano  ,  e  i  fuoi  Commentatori  .  Vi 
fi  richiede  il  Filofofo  ,  ed  il  Filofofo  Politico ,  e 
innamorato  delle  vere  cagioni  della  pubblica  [opu- 
lenza e  prosperità ,  che  fono  le  Virtù  ,  e  ?  Arti. 

Per  quarto ,  le  Regole  della  Morale ,  le  qua- 
li riguardano  la  gìuftizia ,  e  V  oneflà  de'  contat- 
ti ,  e  fpecìalmente  de*  prezzi  delle  cofe  ,  t  delle 
fatiche  ,  /'  ufure ,  i  cambj  ,  gli  aggi  ec. ,  fono  sì 
ftrettamente  legate  con  i  principi  del  Commercio, 
e  dell'  Economia i  che,  cerne  vedrajji  a  fuo  luogo, 
è  quafi  impoffibile ,  che  un  Teologo ,  in  quefto  fc- 
colo  di  traffico ,  le  intenda ,  e  pratichi  bene  e  drit- 
tamente fenza  niun  lume  di  quefta  Scienza  . 
Certo  dall'  averla  ignorata  fono  nate  tante  feon- 
ce  opinioni  de'  Cafifli ,  intorno  all'  ufure  ,  ai  cam- 
bi ,  agli  aggi ,  a  ì  banchi ,  e  a  i  monti  di  pietà, 
alle  compre ,  e  vendite  ,  opinioni  fiaccate  da'  lo- 
ro principi  ->  e  con  ciò  o  troppo  rilavate  ,  o  più 
del  gtufto  rigide ,  e  impraticabili . 

In  quinto  luogo  ,  l'  ufizio  de'  Finanzieri  è 
dì  promuovere  le  vere  e  ftabilì  ricchezze  del  So- 
vrano ;  le  quali  non  fi  pojfono  accrefeere  fenza 
infieme  aumentare  i  fondi  delle  ricchezze  della 
Nazione  :  imperciocché  l' utile  del  Sovrano ,  e  del- 
la Nazione  ,  no?z  hanno  ,  che  una  medefima  for- 
gente .  Ma  per  ciò  ben  fare  è  affiolut amente  ?je- 
ccjfaria  la  Scienza  Politica  dell'  Economia ,  e  del 
Commercio  :  perchè  oltrecchc-  oggigiorno  quafi 
tutti  gli  Stati  d'  Europa ,  ficcome  popoli  civili  e 

paci- 


Proemio  *  y 

pacìfici  ,  non  hanno  altro  fondo  di  rendite  ,  che 
/'  Arti  e  il  Commerciò  ;  ma  pure  v  ha  di  certi 
colpi  ,  che  dove  ?io?i  fieno  guidati  dal  lume  di 
quelli  principi  ,  anzi  di  rilevare  le  rendite  del 
Sovrano ,  pojfono  infieme  le  fonti  di  quefle ,  e  di 
quelle  de  popoli  feccare  .  Adunque  fenza  un  fi- 
Jìema  di  tali  cognizioni  ,  acconcio  non  folamente 
alla  natura  ,e  a  i  bifogni  dclCuomo ,  ma  alle  con- 
dizioni ,  e  qualità ,  e  intere]]]  di  ciafeuna  nazio- 
ne ,  fi  opera  al  bujo ,  né  fenza  ri  fico  di  rovinare, 
finalmente  fpeffo  occorre  ,  che  i  Miniflri  di 
Stato  debbano  cofìfigliare  il  Sovrano ,  su  gli  affa- 
ri rilevanti  di  Economia ,  quali  fono  il  Commer- 
cio ,  /'  Effrazioni  ,  e  Immijfwni ,  /'  Agricoltura , 
le  Manifatture ,  la  Moneta  ,  /'  Annona,  e  mille 
altre  fimili  materie .  Egli  è  affai  difficile  ,  che 
fi  fappia  utilmente  rispondere  a  sì  fatte  diman- 
de ,  fenza  aver  nelV  animo  la  vera  faenza  Eco- 
nomica ,  e  fpogliata  de  pregiudizi  ,  baffezze  ,  e 
timori  de  fecali  barbari .  E  di  qui  è ,  che  /'  II- 
lufìre  Montefquieu  nello  Spirito  delie  Leggi ,  e  il 
favio  Biesfeld  nelle  fue  Iftituzioni  politiche  ,  con- 
molti altri  dotti  di  queflo  lumino fo  f ecolo  ,  e  gran- 
di Autori  di  faenza  Politica  ,  hanno  filmato  lor 
dovere  di  dimoflrare  i  principi  di  quefla  facoltà^ 
e  la  loro  applicazione  ,  ficcome  parte  effenziale 
della  faenza  civile.  A  queflo  mede/imo  fine 
indirizzo  il  fuo  Saggio  politico  fui  Commercio 
//  famofo  Melo?i ,  operetta ,  che  ancorché  i?i  qual- 
che parte  difetto  fa  ,  io  non  faprei  ba(ìanteme?ite 
commendare .  E  brevemente  tutti  i  Savi  di  Eu- 
ropa ,  da  qualche  tempo  in  qua  ,  di  niente  tr aiu- 
tano con  maggior  follecitudine  ,  e  diligenza ,  quan- 
to di  quefla  parte  della    Politica  ,  nuli'  altra  ef- 

A  4  fen* 


È  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile, 

fendovi  che  pili  concerna  /'  umanità  fa) . 

Noi  conoscendo  la  lunghezza  della  materia , 
non  meno  che  ti  fuo  intralciamento  ,  ci  ftudiere- 
mo  ,  quanto  le  noflre  forze,  e  i  noftri  lumi  fojt er- 
rami o  ,  di  ri  trarla  in  piccola  tela  ;  più  per  di- 
mojlrarne  gli  Elementi  a*  giovani  (b)  di  alto  in- 
tendimento ,  e  di  non  leggiera  afpett aziono  ,  fic- 
come  quelli  ,  da  cui  fi  vuole  fperare  il  perfetto 
ri  ftaur  amento  degli  affari  umani  :  che  perchè  no- 
fira  intenzione  fia  di  dar  lezione  a  i  dotti  e 
feienziati  uomini ,  o  a  i  vecchi,  poco  oggimai  cu* 
vmtt  delle  cofe  di  quefto  mondo . 

Divideremo  adunque  tutta  la  materia  in  due 
parti  ;  nella  prima  delle  quali  /piegheremo  i  prin- 
cipi generali  dell'  Economia  Civile  ,  con  qualche 
ri/guardo  però  alle  cofe  d'  Italia  ,  e  pili  ancora 
del  no  (Irò  Regno  e  patria ,  tanto  richiedendo  V  ob- 
bligo di  figli  ,  e  di  Cittadini  :  e  nella  feconda 
difenderemo  a  parlare  di  alcuno  più  particolari 
materie  ,  fenza  la  cognizio?i  delle  quali  quefta 
Scienza  farebbe  imperfetta  ,  e  manchevole  .  Ma 
incominciamo  col  nome  di  colui ,  ci?  è  d*  ogni  bene 
quaggiù  larghijfimo  donatore;  affinchè  ?ion  i  priva- 
ti rifguardi  ,  ma  il  folo  amore  dei  ben  comune , 
governi  e  muova  ogni  nofiro  penfiero ,  e  difeorfo, 

DELLE 

(a)  Tra  1  precetti  di  Confucio,  celebre  Filofofo  Chi- 
nefe  ,  uno  era,  che  l'arte  di  governare  non  fia  nel  fondo, 
che  l'arte  di  dare  a  mangiare  a'  popoli  .     Martìnus  Man. 

(b)  Il  che  vorrei  ,  che  il  Leggitore  non  dimenticale 
giammai  :  perchè  non  potrà  altrimenti  capire  ,  perchè  io 
mi  ila  guardato  fempre  di  edere  in  quelle  Lezioni  pro- 
fondo e  ftudiato .  ConciofTìacofachè  a  i  giovani  ,  per  cui 
ferivo,  non  fi  convenga,  che  abbozzare  le  cofe, ed  eftere 
più  torto  fupertìciale ,  che  no . 


DELLE 

LEZIONI 

D    I 

ECONOMIA   CI  VILE. 

PARTE     PRIMA. 

u  e  fono  ,  fecondochè  a  me  pare  ,  i  fini 
principali  dell'  Economia  Civile  ;  il  pri- 
mo de'  quali  è ,  che  la  Nazione  ,  che  fi 
vuole  economicamente  governare  ,  fi  a  il  più  che 
fi  polla ,  riipetto  alle  fue  interne  forze  ,  clima ,  e 
fito  ,  nnmerofa  e  popolata  :  e  1'  altro  ,  che  fia , 
quanto  è  poflibile ,  agiata,  ricca,  e  potente.  Ora 
per  quali  vie  ,  e  mezzi  ,  e  con  quali  regole  fi 
convenga  feguire  quefti  fini ,  e  poiché  vi  fi  è  giun- 
ti ,  mantenervifi  forte  e  durarvi  ,  ci  fiudieremo , 
quanto  foftiene  la  picciolezza  delle  noftre  cogni- 
zioni ,  moiìrare  patitamente.  Innanzi  però  ad 
ogni  altra  cola  è  meftieri  ,  che  ci  formiamo  una 
giuda  idea  ,  e  quanto  fi  può  il  più  compiuta  e 
perfetta  de'  corpi  politici ,  delle  loro  parti ,  e  del 
vigore  e  forza  di  ciafcuna,  e  della  maeftà  ,  e  po- 
tere di  coloro ,  a  cui  fono  affidati  ;  affine  d'inten- 
dere ,  primamente  quali  regole  e  leggi  fi  conven- 
ga ado- 


io  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
ga  adoperare  per  muovergli  ;  e  oltre  a  ciò  met- 
terci nell'  animo ,  efièr  del  più  grande  interefìe  co- 
sì di  tutta  la  Repubblica  ,  come  di  ciafcuna  fa- 
miglia ,  non  altrimenti  riguardare  i  Sovrani ,  che 
come  divini  moderatori  di  tutti  i  dritti  de'  iòtto- 
pofti  popoli  ;  e  ciò  perchè  le  loro  leggi  e  ordi- 
namenti fatti  per  noftra  felicità  ,  fieno  da  tutti 
amati  e  rifpettati  ,  come  fi  conviene  ,  né  ritro- 
vino in  noi  della  rozza  e  barbara  oppofizione  (  vi- 
zio de'  fecoli  felvaggi  )  che  gli  attraverfì  ,  e  im- 
^pedifca  il  portare  alla  fua  grandezza  e  perfezione 
il  corpo  Civile . 


■■nMMEHn 


C    A    P.        L 

De"  corpi  politici. 

§.  I.  A  voler  ben  conofcere  una  macchina 
XJL  comporta  di  altre  più  piccole ,  per  po- 
terla faviamente  muovere  ,  e  portarla  felicemente 
al  fuo  termine  ,  o  fcompofta  ,  riordinarla  5  bifo- 
gna ,  che  fé  ne  riconofcano  le'  parti  tutte  quante, 
e  le  molle  ;  la  forza ,  e  V  attività  di  quelle  parti, 
e  molle  }  e  oltre  a  ciò  il  principal  loro  Motore . 
Il  tentar  di  fpignerla  avanti ,  e  follevarla  fenza  sì 
fatte  cognizioni  ,  è  come  voler  operare  a  cafo, 
non  fenza  rifchio  di  urtare ,  e  frangerla . 

§.  II.  Ogni  corpo  civile  è  comporto  di  fami- 
glie :  e  le  famiglie  di  perfone  Angolari .  Le  per- 
sone fono  gli  elementi  delle  famiglie  :  e  le  fami- 
glie de'  corpi  civili.  Dunque  la  natura  ,  e  la 
prima  forza ,  e  attività  de'  corpi  politici  nafce  dal- 
la na- 


Parte  I.  Cap.  I.  n 

la  natura  e  forza  delle  famiglie  ,  e  dalla  natura, 
e  attività  delle  perfone.  In  oltre  ogni  perfona 
ha  di  certi  dritti ,  che  le  dà  la  natura  medefima, 
ficchè  gli  porti  feco  nafcendo .  I  dritti  delle  fa- 
miglie nafcono  da  i  dritti  delle  perfone,  e  dal  lo- 
ro accozzamento  :  e  i  dritti  de'  corpi  politici  da  i 
dritti  delle  famiglie.  Le  perfone  naturalmente 
fono  fottopofte  a  certe  obbligazioni  ,  le  quali  fo- 
no infeparabili  da  i  dritti  primitivi  '•>  e  quelle  ob- 
bligazioni trapalano  dalle  perfone  nelle  famiglie  , 
e  dalle  famiglie  per  un  patto  originale  ne'  corpi 
politici .  Il  Sovrano  ,  capo  di  tutte  le  famiglie , 
e  perciò  di  tutte  le  perfone ,  aduna  in  fé  folo  tut- 
te quefte  forze  ,  e  tutti  quefti  dritti  ,  e  la  cufto- 
dia  di  tutte  quefte  obbligazioni }  delle  quali  for- 
ze,  e  dritti ,  e  obbligazioni  egli  è  fupremo  e  in- 
dipendente Moderatore  per  la  pubblica  felicità  , 
cioè  per  la  felicità  di  tutto  il  corpo  ,  e  di  cia- 
fcun  membro  :  e  a  quefto  modo  forma  la  vera 
forza  e  attività  della  Repubblica. 

§.  III.  Ma  quale  è  la  natura  ,  e  la  forza ,  e 
quali  i  dritti ,  e  le  obbligazioni  naturali  delle  per- 
fone ?  Ogni  uomo ,  che  ci  nafee ,  è  una  perfona 
naturale  (  a  ) .  La  natura  non  riconofee  uomini , 
i  quali  non  fieno  perfone  :  e  le  leggi  de'  Popoli , 
per  le  quali  gli  fchiavi  fono  (limati  non  perfone, 
fono  delle  leggi,  le  quali  fi  rifentono  molto  della 
durezza  e  barbarie  di  certi  tempi ,  e  di  certi  luo- 
ghi. Non  eifendo  dunque  diverfa  la  natura  d''un 
uomo  da  quella  d'  una  perfona  ;  neppure  debbono 

eflèrlo 

(a)     Quando  1'  uomo  divien  membro  del  corpo  politi- 
co ,  allora  alla  perfcnalità    naturale    aggiunge  la  perfona- 


lità 


civile  . 


12         Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
dìèrlo  i  dritti,  e  le  obbligazioni  naturali. 

§.  IV.  Ogni  uomo  è  per  natura  fenfitivo  e 
penfante  ;  per  natura  ama  di  efièrci  ,  e  di  efierci 
quanto  può  •  più  fenza  dolore .  Per  natura  appe- 
tifee  tutto  quel ,  che  ftima  poterlo  alleggerire  dai 
dolore ,  dall'  afflizione ,  dalla  noja ,  e  dal  difagio  . 
Ogni  uomo  ama  naturalmente  prima  e  più  fé  , 
che  gii  altri  :  ma  ha  un  fondo  di  pietà,  che  per 
energia  il  porta  a  {occorrere  chi  è  nel  bifogno  . 
E'  naturalmente  gelofo  del  fuo  bene  :  ma  nori 
invidiofo  dell'  altrui ,  le  non  quando  fi  oppone  ai 
fuo  :  ama  più  tofto  di  comandare  ,  che  di  ubbi- 
dire :  ma  ben  comandato  ,  obbedifce  con  alacri- 
tà :  è  l'oggetto  al  timore ,  alla  fperanza ,  all'  amo- 
re ,  all'  odio ,  ali'  ira  ,  alla  vendetta  ,  alla  miferi- 
cordia  :  è  curiofo  ,  avido  ,  attivo ,  ma  nemico  di 
coazione  :  atto  alia  fatica  ,  ma  più  inclinato  alla 
poltronerìa  .  Ama  di  penfare  ,  e  di  fcegliere  piut- 
lofto  a  modo  fuo  ,  che  a  modo  altrui  ^  e  nondi- 
meno è  docile ,  quando  ha  della  ftima  di  coloro  i 
che  il  guidano.  Ha  un  appetito  miniftro  infie- 
me  e  fignore  deli'  intendimento  ,  e  due  mani  be- 
ne articolate  ,  e  atte  ad  ogni  arte  ,  miniftre  deli' 
appetito  e  deli'  intelletto.  Ecco  una  parte  della 
natura  delle  perfone. 

§.  Vk  A  tutto  quefto  fi  vuole  aggiugnere,  che 
in  ogni  perfona  il  corpo  è  1'  iftromento  dell'  ani- 
ma .  Quefto  iltrumento  alcune  volte  è  attivo ,  e 
quando  puramente  paffivo.  L'  anima  il  muove  5 
e  il  modifica  con  affoluto  imperio  ,  ed  elfo  opera 
a  feconda  di  quefto  imperio  \  ma  talora  egli  agi- 
fce  nell'  anima ,  e  ne  ritrae  fcambievolmente  nuo- 
vo impeto  ,  e  irritazione.  La  tela  nervofa  e 
mufcolare,  la  quale  è  come  la'bafe  di  quefta  mac- 
china , 


Parte  1.   Cap.  I.  13 

china ,  è  di  fua  natura  elailica  ,  e  irritabile .  Gli 
oggetti  eilerni  la  folleticano  ,  e  pungono  ,  e  per 
quello  mezzo  producono  neli'  animo  Tentazioni  or 
moiette ,  or  piacevoli .  Quella  irritabilità  è  riftro- 
mento  di  tutte  le  fenfazioni  ,  e  di  tutti  gli  affet- 
ti dell'  animo .  Ella  può  eftère  irritata  da  tre 
bande,  dagli  oggetti  efterni,  da  i  fluidi  interni , e 
da  i  penlieri .  Una  fpiìla  che  la  punga,  una  be- 
vanda che  la  folletichi  ,  fono  degli  oggetti  eter- 
ni ,  che  fpeffo  producono  in  noi  de'  gran  dolori  , 
e  de'  gran  piaceri .  Un  fluido  acido  ,  o  felino , 
che  la  ftimqli  al  di  dentro  ,  un  liquore  ,  che  la 
dilati  piacevolmente  ,  generano  ipocondria  ,  o  al- 
legrezza. Un  penfiero  moleflo  1'  agita  ,  e  ci  fa 
divenire  timidi  ,  attratti  ,  e  fpeflò  iracondi ,  e  fe- 
roci .  Un  penfier  gajo ,  che  l' allarghi ,  fa  in  noi 
rinafcere  la  gioja .  Quella  tela  è  più  aperta  ,  e 
più  irritabile ,  ne'  paefi  caldi  :  meno  ne'  tempera- 
ti :  pochiffimo  ne'  freddi .  Quindi  è ,  che  le  fen- 
fazioni ,  e  gli  affetti  fono  veementiffimi  nell'  Afri- 
ca ,  e  nell'  Afia  Meridionale  :  temperati  in  Italia , 
in  Francia  ec.  ientiffimi  nel  Settentrione  del  no- 
ftro  continente . 

§.  VI.  Quello  in  fomma  è  un  breve  abbozzo 
della  natura  delle  perfone .  Ma  è  da  confiderare, 
che  quella  natura  viene  in  mille  guife  ad  effere 
modificata  ,  per  l' educazione  ,  per  gli  efercizj ,  per 
1'  unione  fra  di  noi  ,  donde  nafce  un'  infinita  va- 
rietà di  rapporti ,  che  ci  concernono  ;  per  gli  ftu- 
dj ,  per  gli  collumi  del  tempo,  per  le  opinioni,  per 
gli  pregiudizi,  per  il  clima, e  per  molte  altre  in- 
terne ,  o  eflerne  cagioni.  E  tutto  quello  è  ma- 
nifello  per  la  ftoria  del  genere  umano .  Per  la 
«jual  colà  il  Fiiofofo  ,  il  quale  voglia  pienamente 

cono? 


14  Delle  Leziotn  di  Economia  Civile. 
conofcere  la  natura  degli  uomini,  e  de'  corpi  po- 
litici ,  non  gli  bafta ,  che  ne  confideri  il  folo  fon- 
do ,  ma  che  ponga  mente  a  tutto  quel  ,  eh'  è 
detto  di  quelle  varie  relazioni  ,  modificazioni ,  ri- 
cami ,  e  coloriti  ,  fopraggiuntivi  dal  coftume  e 
dall'  altre  cagioni  morali ,  e  che  gli  calcoli  efatta- 
mente. 

§.  VII.  Veggiam' ora  quale  e  quanta  è  la  for- 
za delle  perfone.  Ogni  perfona  ha  di  certe  for- 
ze ,  cosi  d' ingegno ,  come  di  corpo ,  le  quali  uni- 
te infieme  formano  la  fua  forza  totale.  Ogni 
perfona  penfa  :  ed  è  a  fé  ftelfa  confeia  di  poter  pen- 
fare  a  di  molte  cofe ,  e  di  molte  maniere .  Ogni 
perfona  è  capace  di  una  gran  copia  d'idee  (a) ,  e  di 
ferie  d' idee  fra  elio  loro  concatenate .  Quello  fa 
che  gli  uomini  fieno  naturalmente  capevoli  di  u- 
na  flupenda  varietà  di  abiti  di  Scienze  ,  e  d'  Ar- 
ti. La  forza  adunque  di  penfare  degli  uomini  li 
vede  affai  chiaramente  in  quelle  maravigliofe  a- 
zioni  d'  Arti  ,  e  di  Scienze  :  negli  Stratagemmi  , 
nelle  aftuzie  ragionate  ,  nelle  fottilhTime  frodi  y 
nel  raffinamento  de'  piaceri  ,  e  delle  arti  de'  pia- 
ceri. 

§.  Vili.  Oltre  a  quella  forza  d' ingegno ,  l'uo- 
mo è  dotato  di  certi  organi  fenforj  ,  e  di  ner- 
vi ,  e  di  mufcoli  ,  ficcome  iftrumenti  di  quelli  , 
e  di  una  forza  da  muovergli  ,  la  quale  è  fpeflò 
fòrp rendente .  Veggonfene  de'  maravigliofi  effet- 
ti negli  epilettici  ,  negli  ubbriachi  ,  negli  adi- 
rati, 

(a)  Chiamo  qui  idee  non  già  le  percezioni  de'  Ango- 
lari ,  ma  le  forme  univerfali  efhratte  da'  cafi  fimili .  Que- 
fta  è  la  vera  forza  di  quella  voce  nella  Greca  fìlofofia . 
Senza  tali  idee  non  vi  fono  né  Arti ,  né  Scienze . 


Parte  I.  Cap>  I.  15 

rati ,  ne*  matti  furiofi  ,  e  in  altre  molte  occa7 
fiorii  ,  dove  la  natura  umana  è  porta  al  cimen- 
to ,  ficchè  per  una  forza  di  reazione  fi  sviluppa 
tutta.  Quefte  due  forze  d'ingegno,  e  di  corpo, 
unite  alle  mani ,  delle  quali  fon  privi  gli  altri  a- 
nimali  ,  hanno  fatto  ,  che  gli  uomini  diveniflero 
fignori  di  quanto  vive  in  terra:  che  elevafìero  del- 
le ftupende  moli  :  e  che  fignoreggiaflero  agli  ele- 
menti ,  per  le  tante  macchine  ,  per  le  quali  gli 
hanno  ridotti  al  loro  fervizio.  Certo  chi  folìè 
vago  di  vedere  da  quanto  piccoli  principi  le  Scien- 
ze e  1'  Arti  ,  a  quanta  grandezza  fieno  arrivate , 
gli  converrebbe  ,  incominciando  da  i  tempi  fel- 
vaggi ,  e  barbari ,  e  di  mano  in  mano  trafcorren- 
do  la  Storia  ,  trapalare  immenfi  campi  per  veni- 
re a  i  tempi  noftri  (a) . 

§,  IX.  Or  tali  fono  le  forze  naturali  delle  per- 
fone .  I  Legislatori  adunque ,  che  a  quefte  fopra- 
feggono  ,  e  comandano  ,  fono  non  folamente  nel 
dritto ,  ma  anche  nel  grado  di  adunarle  tutte  ,  e 
farle  con  leggier  tocco  fervire  così  alla  loro  glo- 
ria ,  come  alla  grandezza  ,  e  felicità  del  corpo 
politico .  Quefte  forze  ben  maneggiate ,  e  delira- 
mente accozzate  infieme  ,  e  ordinate  ad  un  pun- 
to ,  rendono  i  Sovrani  quafichè  onnipotenti  ,  fic- 
come  con  molta  grazia  il  dice  il  Signor  Fonta- 
nelle .  Non  è  facile  a  comprendere  quel ,  che  fé 
ne  può  fare  ,  dove  fieno  bene  e  carezzevolmente 
adoperate  e  ftimolate  ,  e  principalmente  per  mezzo 

dei 

(a)  Dilettevole  e  utile  lettura  (timo  per  ciò  edere 
quella  di  un  opera  eccellente  ,  non  guari  ufcita  alla  luce 
in  Parigi ,  intitolata  >  Dell'  Origine  delle  Leggi  ,  delle  Scien- 
ze ,  e  delle  Arti  di  M.  Goguet . 


\6         Delle  Lezioni  di  Eco??  orni  a  Civile. 

del  premio,  e  dell'  onore,  due  potentiflìme  molle 

dell'  animo  umano . 

§.  X.     Ma  quali  fono  citi  i  dritti  primitivi  delle 
pedone  ?     Chiamo  qui  dritto  la  facoltà  morale  di 
fervirci  liberamente  di  quel ,  che  ci  appartiene  in 
proprietà  .     Quella  facoltà  ,  dataci  da  Dio  natural- 
mente, coftituifce  i  noftri  dritti  primitivi  5  per  co- 
nolcere  i  quali  ragioneremo  così .     Noi   fiamo   di 
quei  la  natura  forniti  ,  e  di  quelle  forze  ,  che  fo- 
pra  lì  è  veduto .     E  benché  1'  une  e  1'  altre  fie- 
no in  molte  maniere  modificabili  e  variabili ,  pur 
nondimeno   non  fi  pofrono   da  noi  feparare .     Ora 
tutto  quel ,  che  appartiene  alla  mia  natura ,  e  che 
non  è  da  me  feparabile ,  è  così  mio  per  natura  ,  che 
non  potrebbe  effer  di  altrui  fenza  che  due  perfone 
follerò  la  medelìma;  dunque  è  in  mia  naturai  pro- 
prietà ;  e  perciò  è  di  mio  dritto  naturale .     Adunque 
la  mia  natura,  ogni  parte  di  quella  natura,  ogni 
forza  e  facoltà  naturale ,  è  così  naturalmente  mio 
dritto ,  che  non  potrebbe  eiTer  di  altri ,  fenza  che 
io  non  fofs'  io .     E  di  qui  è  ,  che   ogni    perfona 
ha  dalla  natura  un  dritto  di  elidere:  un  dritto  di 
eflere  quei ,  che  è  :  un  dritto  a  ciafcuna  fua  par- 
te ,  e  facoltà  ,  e  forza  :  un  dritto   di    fervirfi  di 
quelle  fue  facoltà  e  forze  per  fuo  comodo,  e  per 
la  fua  felicità  .     E  perchè  il  dritto  di  difendere  i 
noftri  dritti  ,  è  così  naturale  ,  come  quelli  ;  per- 
chè fenza  il  jus  di  difefa ,  quegli  dritti  celfano  di 
efifer  dritti }  feguita  che  ogni  perfona  ha  dalla  na- 
tura un  dritto  di  difender  le,  e  gli  altri  fuoi  drit- 
ti ,  con  tutte  le  forze  d' ingegno ,  e  di  corpo ,  fin 
dove  la  difefa  non  eccede  la  quantità  dell' offefa. 

§.  XI.     Quelli    dritti  ,  che   fon   detti  ,  eflèndo 
infeparabili  dalia  natura  delle  perfone ,  non  pollò- 

no 


Parte  L   Cap.  I.  ^ 

no  avere  altra  origine  ,  che  quella  della  natura 
medefima.  Ma  tutta  la  natura  delle  cofe,  e  cia- 
fcuna  fua  parte  ,  è  da  Dio  ,  primo ,  e  unico  So- 
vrano del  Mondo  \  dunque  i  dritti  primitivi  delle 
pedone  fon  da  Dio,  e  in  confeguenza  dritti  divi- 
ni. Volergli  diftruggere  è  la  medeiìma  cola, che 
voler  diftruggere  la  differenza  degli  eflèri  ,  e  con 
ciò  la  natura,  e  l'ordine  della  natura,  eh' è  tan- 
to a  dire ,  quanto  di  voler  contrattare  a  Dio  i'im- 
perio  dell'  Univerfo .  Di  qui  fegue ,  che  1'  obbli- 
gazione ,  nella  quale  è  ogni  uomo ,  di  non  tocca- 
re i  dritti  altrui ,  è  così  naturale  ,  e  infeparabile 
dalla  natura  razionale ,  come  fon  quei  dritti. 

§.  XII.  In  fatti  fupponghiamo  per  un  poco  , 
che  non  vi  fia  sì  fatta  naturale  obbligazione  5  fe- 
guita  ,  che  ciafeuno  polla  per  natura  efler  padro- 
ne e  de'  fuoi ,  e  de'  dritti  altrui .  Ma  quel,  che 
è  del  dominio  di  più,  non  è  di  niuno  in  proprie- 
tà ;  dunque  niuno  ha  in  proprietà  i  fuoi  dritti  , 
niuno  ha  la  fua  natura ,  le  fue  facoltà  ,  e  forze  ; 
io  adunque  non  fon  mio  per  natura  ,  né  tu  fei 
tuo,  né  nefifuno  è  di  fé  (iettò.  Il  che  eftendo  li- 
na manifefta  contraddizione  naturale,  non  minore 
di  queft'  altra  ,  io  non  fon  io ,  né  tu  fei  tu  ;  né 
potendo  Dio  effere  autore  di  naturali  contraddi- 
zioni }  confiegue ,  che  ciafeuno  è  naturalmente  in 
proprietà  fua  ;  e  con  ciò  ,  che  fcambievole  fia 
r  obbligazione  di  rifguardare  ciafeuno  i  dritti  al- 
trui, e  rifpettargli  come  facri .  Donde  s' intende  , 
che  il  principio  del  jus  di  tutti  su  tutti  di  Tom- 
mafo  Obcs ,  è  naturalmente  contraddittorio . 

§.  XIII.     Da  quefta   propofizione  feguita  ,  che 

la  prima  e  general  legge  della  natura  ,  cioè  legge 

di    Dio  promulgata  per  le  opere    medefime  della 

Par.L  B  natia- 


18         Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
natura ,  e  per  1'  ordine  naturale  di  quéfto  mondo , 
fia  quefta  ,  che    niuno    in    niuna   maniera 

ATTENTI  A  I  DRITTI  PRIMITIVI  DI  NIUNO, 
E  ATTENTANDOVI  SIA  REO  DI  TAGLIONE  , 
CIOÈ'  DI  PERDERE  QUEL  DRITTO,  CHE  HA  IN 
ALTRI   TENTATO   DI    OFFENDERE,  O   HA  OFFESO. 

Tutto  il  genere  umano ,  felvaggi  e  culti ,  ignoranti 
e  dotti  ,  fono  intimamente  perfuafi  di  quefta  leg- 
ge }  perciocché  ella  non  è  raziocinio,  ma  cofcien- 
za  :  dunque  tutto  il  genere  umano  è  naturalmen- 
te difpofto  ad  efeguirne  la  pena  ,  e  ftimala  dritta  t 
e  giufta(/*).  In  latti  la  legge  del  taglione  è  fiata 
la  più  antica  delle  leggi  di  tutte  le  Nazioni  ,  ed 
è  tuttavia  in  vigore  fra  i  Barbari .  legge  nata  ne' 
tempi  fempiici  con  i  primi  fondatori  de'  popoli, 
e  quando  gli  uomini  erano  più  penetrati  ,  per  la 
loro  pochezza  ,  dall'  idee  della  divina  giuftizia  , 
e  deU'egualita  di  natura.  Ella  è  per  la  prefente 
vita  la  fanzione  panale  della  legge  di  natura  ;  ed 
è  perciò  così  baftantemente  promulgata  ,  come 
quella  legge  medefìma  ,  vale  a  dire  per  un'  inter- 
na convezione  del  cuore  ,  e  per  l'ordine  dell'  Uni- 
verfo .  ^^ 

§,  XIV.  Per  r  ufo  de'  dritti  primitivi  noi  pof- 
fiamo  acquisirne  di  molti  altri  ,  fé  1'  ufo  de* 
primitivi ,  con  cui  acquetiamo  queiti  fecondi  ,  fia 

fenza 

(a)     Quefta  ira  (Ti  ma 

Ch'i  bai'fc?  quel ,  eh1  altrui  ha  fatto , 
Alla  finta  Giufiìzìa  ha  fodàìsfatto , 
con  manwgliofa  armonia  fi  trova  effere  un  fenfo  di  tut- 
te le  nazioni  ,  anche  le  più  felvagge  e  barbare.  Anzi 
non  fi  troverà  neìTun  reo  ,  quantofivoglia  ortinato  e  fcel- 
lerato,  il  quale  iteli'  effet  punito  d'  un  delitto  ,  di  <;ui  è 
confeio ,  non  dica  nel  fuo  cuore  ,  ben  mi  fi  a . 


Parte  I.    Cap.  I.  19 

fenza  offefa  di  ninno  (a)-.  Quelli  dritti  acquiftati 
diventano  così  noftri  ,  e  in  noftra  proprietà  ,  fic- 
come  fono  i  primitivi.  La  legge  adunque  di  na- 
tura, della  quale  è  detto  poc'  anzi,  ci  garantisce 
così  gli  uni,  come  gli  altri.  Finalmente  gli  uo- 
mini padroni  così  de'  dritti  primitivi,  eoms  degli 
acquiftati ,  poflòno  ben  cederne ,  o  trasferirne  una 
parte  ,  gli  uni  agli  altri  ,  perchè  il  dritto  di  fer- 
vaci di  tutto  quel ,  che  ci  appartiene ,  è  un  drit- 
to infeparabile  dalla  noftra  natura.  Così  noi  pof- 
0  fiam  divenire  proprietarj  di  quefta  terza  claflè  di 
dritti  ,  i  quali  non  ci  apparterranno  men'o  ,  che 
tutti  gli  altri  5  né  faranno  men  {oggetti  alla  me- 
delirila  fanzione  di  natura . 

§.  XV.  Dio  ,  il  quale  è  perfettamente  favio  , 
e  buono  ,  non  ha  potuto  dare  agli  uomini  ninno 
attributo,  che  non  fofTe  indiritto  al  lor  fine, cioè 
alla  loro  felicità  5  perchè  Dio  non  può  operar  kn- 
za  fine;  dunque  tutti  i  dritti  ,  de'  quali  le  perfo- 
ne  nafcono  fornite  ,  non  hanno  altro  fine  ,  falvo- 
chè  la  loro  confervazione  ,  e  felicità .  E  di  qui 
feguita  ancora ,  che  il  dritto  di  fervirci  de'  noftri 
dritti,  non  può  oltrepaffare  i  termini  della  noftra 
confervazione ,  e  felicità  :  e  fé  gli  oltrepaftà,  met- 

B  z  tendo 

(a)  Perchè  un  dritto, ch'offenda  un'altro  dritto,  effondo 
uno  men'uno,  è  un  niente  .  Donde  interi defi  che  negli  efieri 
concatenati  e  ordinati  non  vi  può  eflcrc  una  proprietà 
deftruttiva  della  proprietà  di  un  altro  efiere  :  e  il  pren- 
dere le  proprietà  fubfervienti  ad  altre  proprietà  per  con- 
trarie e  diflruttive  ,  è  ignorar  la  natura  .  Quando  fi  pro- 
duce l'amor  proprio  di  due  perfòne  è  come  produrre  l'a- 
ree di  due  cerchi  eguali  ,  fé  fi  parla  dell'  amor  proprio 
naturale .  Ma  i  capricci  del  libero  arbitrio  potrebbero 
ben  rendergli  contrari  e  deftruttivi  di  fé  itefiì . 


2.0  Delle  Lezioni  di  'Economia  Civile. 
tendo  in  oppofizione  dritto  a  dritto,  è  contro  al- 
la legge  naturale  dell'  Univerfo.  Dond'  è  ,  che 
non  vi  è  niuna  obbligazione  di  non  opporli  agli 
abufi ,  che  altri  fa  de'  Tuoi  dritti  ;  efTendo  l'oboli* 
gazìone  corrifpondente  al  dritto .  Ma  dove  non 
è  in  noi  obbligazione  ,  che  ci  arreda ,  ivi  è  drit- 
to d' agire  :  perchè  ogni  potenza  attiva  agifce  per 
naturale  iftinto  ,  dove  non  è  oftacolo  ;  dunque  il 
poterfi  opporre  agli  abufi  ,  che  altri  fa  de'  fuoi 
dritti  ,  è  un  dritto  come  gli  altri.  Ed  ecco  un 
fondamento  naturale  del  Governo. 

§.  XVI.  Per  diviluppar  meglio  quello  artico- 
lo ,  veggiamo  fé  fra  i  dritti  primitivi  dell'  uomo 
ve  ne-fia  uno  ,  di  effer  foccorfo  ne'  fuoi  bifogni  i 
I  dritti  primitivi  fon  fondati  su  delle  primitive 
proprietà  delia  natura  umana  :  ogni  proprietà 
primitiva  ne  comtuifce  uno  .  Ma  qua!  diremo, 
eflèr  quella ,  che  comtuifce  il  dritto  del  foccorfo? 
L'  uomo  è  un  animale  naturalmente  focievo- 
le .  Ev  un  dettato  comune .  Ma  non  ogni  uo^ 
mo  crederà ,  che  non  vi  fia  in  terra  niun  anima-?. 
le  ,  che  non  fia  lodevole ,  Chi  dice  animale  ,  di- 
ce di  neceffità  un  elfere  compagnevole.  Prima 
perchè  niuno  animale  nafce  fenza  1'  accoppiamene 
to  de'  due  feffi  (a), .  Secondariamente ,  perchè  ogni 
animale  ha  un  padre  ,  e  una  madre  ,  a.  cui  retta 
per  qualche  tempo  attaccato ,  In  terzo  luogo , 
perchè  la  Storia  naturale  non  ci  ha  finora  infe-. 
gnato  di  eiTervi  degli  animali,  i  quali  in  niun  mo- 
do fi  unifcono .    Imperciocché    non  folo    gli   uc-. 

celli, 

(a)  I  pochi  cafi  ,  che  ci  fi  potrebbero  opporre  ,  non 
fanno  ,  eh'  una  piccola  eccezione  alla  regola  generale  . 
Vedi  Buffon. 


Parte  I.    Cap.  I.  il 

celli  ^  e  i  pefci  ,  anche  quelli  di  rapina  ,  fi  aflò- 
ciano  fra  di  loro  ,  ciafcuno  nella  (uà  fpecie  :  ma 
tutti  i  terreftri  altresì ,  non  eccettuandone  neppu- 
re le  fiere .  A  quefto  modo  adunque  ogni  ani- 
le  è  per  natura  compagnevole. 

§.  XVII.  In  che  dunque  diremo  1*  uomo  effe- 
re  più  focievole  ,  che  non  fono  gli  altri  ?  Ogni 
animale  fi  imifce  col  fuo  limile  ,  fecondo  la  firn 
natura  :  efìl  fi  foccorrono  eziandio  fcambievolmen- 
te  ne'  loro  bifògni  ,  ciafcuna  fpecie  a  tenore  del- 
le fue  forze  ,  e  delle  fue  cognizioni  ,  e  ciò  per 
iftinto  ,  non  per  rifleffione .  Ma  negli  uomini 
vi  è  qualcofa  di  più  fublime,  e  divino  ,  che  dee 
farne  un  vincolo  più  forte  ;  e  quefta  è  la  pie- 
tà' t  fondo  proprio  del  cuore  umano  ,  che  non 
iia  guaito  dall'  educazione  ,  e  la  ragione  calco- 
latrice d'  un'  infinità  di  rapporti  col  fine  d;lia  no- 
ftra  vita  .  Adunque  una  focietà  ragionevole  e 
conveniente  ad  eneri  per  natura  pietou  e  ragione- 
voli, tendente  alle  felicità  delle  parti  e  del  tutto , 
debb'  efler  quella,  per  cui  fra  tutti  gli  animali  liana 
detti  focievoli .  Quella  ragione ,  per  la  quale  eo- 
nofeiamo  ,  che  non  folo  noi  ,  ma  tutti  gli  altri 
animali  eziandio  fieno  gli  uni  compaffionevoli  ver- 
fo  gli  altri  a  le  limili  ,  e  focievoli  ,  e  che  una 
tal  focietà  è  il  più  grande  de'  mezzi  dèlia  noftra 
felicità,  ftabilito  per  l'ordine  della  natura,  che  fa 
che  niuno  badi  a  fé  ftefiò  ,  ci  difeuopre  un  reci- 
proco dritto  di  efièr  foccorfi  ,  e  confeguentemente 
una  reciproca  obbligazione  di  (occorrerci  ne'  no- 
ftri  bifogni  :  perocché  non  vi  può  effere  focietà 
fra  quelli  ,  i  quali  premendo  i  moti  della  natura 
non  fon  pronti  e  difpofti  a  foccorrerfi  nelle  fcam- 
bievoii  loro  neeeilìtà. 

B  3  J.XVIIL 


22         Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

§.  XVIII.  Niun  uomo  può  rinunziare  alla  fua 
natura  ;  perchè  niun  uomo  può  effere  per  fuo  ca- 
priccio altro  da  quel  ,  eh'  è  nato .  Un  Cerchio 
non  può  edere  ,  che  Cerchio  ,  e  un  Triangolo  , 
che  Triangolo .  Dunque  niun  uomo  può  rinun- 
ziare alle  proprietà  della  fua  natura .  Se  noi  fìa- 
mo  naturalmente  focievoli  ,  e  focievoli  per  -infita 
pietà  e  ragione  ;  quefta  focialità  è  una  proprietà 
così  indelebile  dalla  noftra  natura  ,  come  quella 
di  eiìere  animali ,  e  animali  compaflìonevoli  e  ra- 
gionevoli .  Ma  quella  proprietà  unita  alla  comu- 
ne debolezza ,  e  al  reciproco  bifogno  porta  feco  il 
dritto  di  effer  foccorfi ,  e  F  obbligazione  di  l'occor- 
rere ;  dunque  quello  dritto  è  primitivo ,  ed  è  pri- 
mitiva altresì  l  obbligazione  ,  che    gli    rifponde  . 

§.  XIX.     Quello  dritto,  che  chiamali  umanità, 

non 

(a)  La  propenderne ,  die  ciafeun  fi  fent-e ,  di  (occorre- 
re chi  è  nel  bifogno  ,  quando  niente  ci  previene  in  con- 
trario ,  è  tale  ,  che  opera  prima  della  rifleffione  :  e  di  qui 
è  ,  eh'  ella  è  più  forte  nella  gente  rozza  ,  che  nella  ri- 
fkftìva  .  Quello  moftra ,  che  il  fondo  della  natura  uma- 
na è  compaffionevole  ,  che  vale  a  dire  inchinato  alla  vir- 
tù fociale  ,  eh'  è  la  vera  virtù  di  quaggiù .  Veggafi 
Schaftesbury  ,  InquWy  of  Vtrtue  and  Merit .  E  quando  in- 
confideratamente  fi  oppone  effervi  di  certi  feroci  e  cru- 
deli ,  fi  commettono  due  difattenzioni  .  i.  Quella  cru- 
deltà è  accidente  alla  natura ,  nafeendo  da'  bifogni ,  o  da 
urto  di  cagioni  efterne  ,  o  da  cattivo  avvezzamento  .  2. 
Niun  uomo  è  aflolutamente  crudele  ,  ma  relativamente  ; 
perchè  quegli  Agai  medefimi  dell'  Africa  ,  uomini  fierif- 
fìmi  ,  non  fon  tali  ,  che  per  poter  efler  compaflìonevoli 
con  i  loro  o  domeftici  ,  o  amici  ,  o  nazionali .  Il  che 
più  torto  pruova  una  compaflìone  mal  intefa  ,  che  una 
crudeltà  di  natura  . 


Parte  I.   Cap.  I.  23 

iion  è  dritto  di  una  parte  degli  uomini  ,  ma  Co- 
mune del  genere  umano ,  per  modo  che  quegli  fo- 
lamente  non  vi  fono  logge  e  ti  ,  i  quali  non  fono 
nati  uomini  }  dunque  per  legge  di  natura  va  di 
perfona  a  perfona,  di  famiglia  a  famiglia,  di  cor- 
po politico  a  corpo  politico.  Pur  tuttavia  può 
divenire  più  forte  fra  una  porzione  degli  uo- 
mini per  fatti  particolari .  Gli  uomini  adunque 
per  natura  focievoli ,  e  obbligati  a  foccorrerfi  re- 
ciprocamente ,  quando  fi  unifeono  in  vita  com- 
pagnevole ,  per  patti ,  efprefiì  ,  o  taciti ,  fi  obbli- 
gano più  erettamente  ad  uno  fcambievole  foccor- 
fo .  E  di  qui  è  ,  che  nelle  famiglie  ,  e  nel  cor- 
po civile ,  ogni  membro  ha  due  dritti  di  efìfer  foc- 
corfo  dagli  altri  ;  il  primo  de'  quali  è  quello,  che 
gii  dà  la  natura  :  il  fecondo  quel  >  che  naice  da  i 
patti  fociali . 

§i  XX.  Vi  è  una  terza  ragione  ,  che  obbliga 
ogni  membro  della  civile  focietà  ad  ingegnarfi  di 
effere  utile  agli  altri  :  e  quefta  ragione  è  la  pro- 
pria utilità .  Primamente  non  è  facile  trovare  , 
che  altri  coftantemente  foc corra  colui  ,  il  quale 
fi  dichiara  colla  fua  vita  ,  di  non  voler  foccorre- 
re  nefiiino .  In  una  greggia  di  vacche  e  tori  un 
lupo  non  potrebbe  fper.are  niun  ajuto  ne'  bifo- 
gni .  Secondariamente,  quanto  meglio  fta  il  corpo 
civile ,  tanto  più  grande  è  1*  utile ,  che  ne  ridon- 
da a  ciafeuna  parte  .  Ora  il  corpo  civile  ita  tan- 
to meglio ,  quanto  le  une  parti  fono  meglio  com- 
melTe  coli'  altre  ,  il  che  è  ,  quanto  meglio  V  une 
foccorrono  le  altre  ,  e  fi  lìudiano  di  effere  l*  une 
all'  altre  di  giovamento  . 

§.  XXI.     Con  quefta  natura ,  eh'  è  detta ,  con 
quelle  forze  ,  con  quelli  dritti  primitivi  ,  e  final- 
li  4  mente 


2-4  Delle  Lezio?ii  di  'Economia  Civile. 
mente  a  quefte  primitive  obbligazioni  foggette,Ie 
penane  vengono  in  quefto  Mondo  .  Ma  benché 
quefte  cofe  fieno  da  noi  infeparabili  ,  nondimeno 
fi  poiTòno  modificare  in  infinite  maniere .  La  no- 
ftra  felicità  dipende  da  una  favia  loro  modificazio- 
ne ,  e  da  un  ragionevole  ufo  ,  che  ne  facciamo  : 
la  miferia  dall'  abufo.  E'  dunque  neceilaria  una 
difciplina,  ed  educazione  ,  affinchè  per  la  fperien- 
za  del  paiìato  ,  e  pe  '1  calcolo  de'  più  favj ,  1'  ufo 
delie  noftre  forze  non  fi  opponga  ,  né  oltrepaffi  i 
dritti ,  e  le  forze  di  ciafcuno ,  ma  metta  in  equili- 
brio gli  appetiti  naturali  con  le  forze  e  con  i 
dritti .  Senza  quella  l'uomo  farebbe  animale  roz- 
ziffimo  ,  efpofto  ad  ufcire  ad  ogni  momento  dall' 
atmosfera  della  fua  natura  }  e  perciò  a  maggior 
miferia  ,  che  non  fono  le  beftie .  Di  che  fervo- 
no d'  efempio  le  intere  nazioni  de'  Cafri  ,  cui  la 
felvaggia  maniera  di  vivere  rende  in  poco  diffe- 
renti dalle  beftie,  che  fi  divorano^  e  brevemente 
tutti  i  popoli  falvatici.  Niente  di  più  vero  han- 
no fcritto  i  Filofofi ,  che  tutto  quel ,  che  noi  fia- 
mo,  il  dobbiamo  principalmente  all'  educazione. 
(a) 

§.  XXII.  Tre  fono  i  perni,  fu  di  cui  l'educa- 
zione e  la  difciplina   degli    uomini  fi  acconciano, 

e  fer- 

(a)  Ulifie  (  Odyff.  vi.  120  )  avendo  dal  fondo  del  fuo 
nafcondiglio  udito  voci  umane,  incerto  s'ei  fofle  tra  uo- 
mini ,  o  fiere  ,  in  qual  paefe  ,  die'  egli ,  fon  io  capitato  ? 

H'    p    oly    Ó/3pl<7TcU    Ti    y.ui    ctypwi  ,    vS't   $lX.qtiOt  j 

Son  ejfi  de  Jelvaggi  ingiufii  e  che  tnenan  le  mani? 
Dove  è  da  vedere  ,  che  Omero  fembra  confonder  F  idea 
di  felvaggio,  e  d'iniquo.     Taf  era  la  perfuafione  di  tut- 
ti gli  antichi. 


Fatte  I.    Cap.  L  25 

e  fermatili,  le  nozze  ftabili,  il  culto  religiofo  ,  e 
T  imperio  civile  .  L'  uomo  ,  come  ogni  animale , 
è  dalla  natura  portato  alla  venere  :  1'  educazione 
ne  vuol  far  nozze.  I  popoli  vogliono  un  culto: 
fé  non  è  quel  di  Minos  ,  farà  quel  di  Numa  :  fé 
non  quel  di  Confucio ,  farà  quel  di  Maomet .  I 
favj  debbono  fceglier  quello ,  la  cui  effenza  è  1'  a- 
more  e  la  virtù  {a) .  Finalmente  vogliono  un  Impe- 
ro :  fé  loro  non  date  un'  Ariflocrazia,  fi  creeranno 
una  Democrazia  :  e  fé  non  hanno  né  1'  una  né 
1'  altra  ,  vorranno  un  regno  :  e  delle  volte  s'  ac- 
conciano anche  alla  tirannide .  Senza  nozze  non 
vi  fono  famiglie ,  e  gli  uomini  hanno  bifogno  del- 
le famiglie.  Senza  culto  religiofo  ,  non  vi  è  né 
(labilità  di  nozze,  né  imperio  civile ,  né  vera  idea 
di  virtù  ,  e  noi  vogliamo  1'  uno  e  1'  altre .  Fi- 
nalmente fenza  imperio  lo  flato  delle  famiglie  in- 
clina più  alla  vita  felvaggia  ,  che  al  vivere  com- 
pagnevole ,  né  ferba  veruna  mifura  tra  le  forze  , 
dritti ,  e  appetiti  ,  ficcome  la  Storia  delle  nazioni 
barbare  e'  infegna . 

§.  XXIII.  Gli  uomini  nafeono  tutti  quanti 
con  maggiori  bifogni  e  appetiti ,  che  non  fono  le 
loro  forze .  E  benché  quello  fia  comune  a  tut- 
te quali  le  fpecie  degli  animali  }  tuttavia  in  noi 
è ,  fenza  paragone  ,  più  grande  la  debolezza  .  Non 
vi  è  fanciullo  ,  che  poterle  fcampare  da'  pericoli 
della  natura ,  e  degli  animali ,  fé  l' amore  e  la  cu- 
ra de'  Genitori ,  non  gli  proteggere  fino  agli  anni 
di  pubertà  ,  e  delle  volte  più  avanti.     Le   forze 

della 

(a)  Omero  nelf  iileffo  luogo  dà  due  caratteri  de'  po- 
poli civili  (piXo^Hvoiy  ofpìtali ,  e  uomini  ne1  quali  vocs  tan 
StvS'vs ,  efj  hanno  fenfo  della  divinità  , 


%6  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
della  natura  umana  non  fi  sviluppano  pienamen- 
te ,  e  non  vengono  ad  intera  robustezza  ,  prima 
de'  venti  anni .  Aggiungali ,  che  la  ragione ,  for- 
za principale  dell'  uomo  ,  non  viene  a  maturità , 
ordinariamente  parlando  ,  che  un  poco  anche  più 
tardi  del  corpo  5  né  vi  viene  gran  fatto  fenza  edu- 
cazione .  Di  qui  feguita ,  che  le  nozze  ftabili ,  e 
le  famiglie  fono  necellàrie  ,  non  folo  perchè  ven- 
ghiamo  al  Mondo,  ma  molto  più  perchè  ci  con- 
serviamo ,  e  perchè  le  noftre  forze  tanto  di  cor- 
po ,  che  di  animo  vengano  a  perfezione  ,  e  ac- 
quitrino quella  rettitudine  ,  e  robuftezza  ,  fenza 
della  quale  non  ci  fervono  ,  che  ad  accrefeere  la 
noftra  debolezza ,  cioè  ad  infeiicitarci . 

§.  XXIV.  Non  è  men  chiaro  ,  che  non  vi  è 
famiglia  neffuna  ,  la  quale  poteffe  lungo  tempo 
durare ,  e  fenza  (tento  confervarfi  tranquilla ,  fen- 
za il  foccorfo  reciproco  di  molte  altre .  Vi  è  un 
infinità  di  pericoli  dagli  elementi  ,  dalle  beftie  , 
dagli  uomini ,  e  infino  dalla  natura  noftra  medefì- 
ma ,  a  vincere  i  quali ,  e  per  lungo  tempo  ,  niu- 
na  famiglia  ha  di  baftanti  forze .  A  lungo  anda- 
re ognuna  ne  farebbe  disfatta.  Di  qui  fiegue  , 
che  f  unione  di  molte  famiglie  in  un  medelimo 
luogo  è  aflòlutamente  neceflària  a  confervarle  tut- 
te .  Pruova  di  quefta  proporzione  è ,  che  le  pic- 
cole popolazioni  fono  Mate  fpeffo  diftrutte  da  quel- 
le cagioni  che  fon  dette  ;  di  che  la  Storia  è  pie- 
na. Veggafi  intanto  quel  ,  che  fcrive  Strabone 
ne'  due  primi  libri  della  Geografia  ,  di  certi  pic- 
coli popoli  diftrutti  dagli  animali  (a) . 

§.xxv. 

0)     Quefto  pruova  ,  che  lo  flato  delle  famiglie  fepa- 
rate  ,  gli  avopcìS'ss  ,  fparfi  ,  degli  antichi  ,  è  uno   flato  , 

dove 


Parte  1.    Cap.  L  27 

§.  XXV.  V  uomo  tuttoché  membro  di  una 
famiglia ,  ìia  nondimeno  fempre  ,  e  ritiene  la  fua 
particolare  natura  ,  le  me  forze  ,  e  i  luoi  dritti 
primitivi  :  adunque  perchè  molte  perfone  apparte- 
nenti ad  una  medefima  famiglia  pollano  formare 
un  corpo  unito  ,  durevole,  e  atto  a  foftenerfi  ,  è 
neceilàrio ,  che  vi  fìa  una  forza  comune ,  la  qua- 
le le  unifca ,  e  vegli  su  di  quelle ,  affinchè  modi- 
fichi unifonamente  ,  quanto  la  natura  comporta , 
iloro  ingegni,  le  forze,  i  bifogni,  e  i  dritti  :  per- 
ciocché ogni  difcordanza  può  divenire  cagion  di- 
ftruttrice  di  un  piccol  corpo.  Quefta  forza  debb' 
elTere  non  folamente  direttiva ,  ma  coattiva  altre- 
sì 5  perchè  la  fola  forza  direttiva  ,  per  la  noftra 
naturale  ignoranza  ,  per  la  ritrosìa  della  noftra 
natura  ,  e  per  la  forza  elaftica  e  refiliente  delle 
paffioni  ,  non  bada  per  unirci  e  mantenerci  con- 
cordi ,  almeno  per  lungo  tempo .  Or  quefta  for- 
za direttrice  infieme  e  coattrice  ,  quefV  imperio 
domeftico ,  per  natura  compete  a  coloro  ,  i  quali 
hanno  per  le  nozze  generato  le  famiglie  ,  come 
Ja  forza  ordinatrice  ,  e  putatrice  di  una  vigna 
conviene  a  chi  1'  ha  nel  fuo  piantata.  Quin- 
di è  ,  che  r  imperio  paterno  è  un  jus  primiti- 
vo ,  e  naturale  de'  Padri  :  e  per  tale  è  ricono- 
fciuto  in  tutte  le  nazioni  ,  e  fra  quelle  maggior- 
mente, 

dove  le  forze  fon  fempre  di  molto  al  di  forto  de'  bifo- 
gni i  più  fempHci .  Non  può  dunque  eflfer  felice  \  altrieri, 
che  non  fi  fupponga  con  Platone  (nel  Politico)  una  ter- 
ra paradifiaca  .  Quelli  dunque  che  ci  parlano  della  fe- 
licità de'  Selvaggi  fparfi  ,  lavorano  su  la  fan  ta  fi  a  ,  non 
su  la  Storia  . 


a  8         Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
mente,  le  quali  fono  più  barbare  (a). 

§.  XXVI.  Dove  fieno  unite  in  un  medefimo 
luogo  più  famiglie  ,  ivi  fono  uniti  più  corpi  mi- 
rti i  perchè  ogni  famiglia  n'  è  uno.  E  iìccome 
divede  perfone  hanno  diverfi  penfieri ,  affetti  ,  ir- 
ritabilità ,  utilità  ,  volontà  ,  e  fini  privati  ;  cosi 
quelle  medefime  cofe  fon  diverfe,  in  diverfe  fami" 
glie .  Laonde  come  non  è  poflìbile  ,  che  le  per- 
fone componenti  una  medefima  famiglia  cofpirino 
uniformemente  e  perpetuamente  ad  un  comune 
fine  ,  fenza  una  forza  coattiva  :  medefimamente 
non  è  poflìbile  ,  che  molte  famiglie  formino  un 
corpo  politico  perpetuamente  concorde  ,  fenza  un 
imperio  coattivo .  Dunque  ne'  corpi  civili  è  ai- 
folutamente  neceffaria  una  forza  legislatrice  ,  e 
coattrice  ,  per  vigore  e  fapienza  della  quale  tutti 
i  membri  tendano  uniformemente  al  medefimo  fi- 
ne per  una  geometrica  proporzione  di  bifogni , 
forze  ,  dritti .  La  Storia  e'  infegna  ,  non  efìèrvi 
in  terra  ninna  gran  popolazione ,  che  non  abbia , 
o  un  imperio  ben  formato  ,o  un'  immagine  di  quel- 
lo .  I  Politici ,  che  han  detto  effervi  delle  copiofe 
Nazioni  nel  puro  flato  naturale  ,  ignoravano  la 
Storia.  I  felvaggi  tutti  quanti  ,  dove  non  fie- 
no un  branco  di  famiglie  difperfe,  hanno  o  delle 

Teo- 

(a)  Perchè  la  forra  dell'  imperio  civile  ha  tratto  mena 
a  fé  la  forza  dell'imperio  domeit'co.  I  padri  tra  gli  Sto- 
tilandi  ritengono  la  fiera  e  inumana  autorità  di  ordinare 
a'  figli  un  parricidio,  Perchè  come  fon  troppo  vecchi, 
rifiucchi  della  vita  ,  fi  lafciano  ,  per  fovrano  comando  , 
ammazzare  da'  figli  ;  a  quel  modo  ,  che  Saul  credette  di 
avere  il  dritto  di  comandare  al  fuo  armigero  ,  di  eflere 
ammazzata  • 


Pane  I.   Cap.  I.  2g 

Teocrazie  (  che  fono  flati  i  primi  governi  del 
Mondo  )  o  degi'  Imperj  volanti .  Quello  imperio 
è  un  dritto  ,  che  nafce  per  la  cernone  di  piccole 
porzioni  dell'  ufo  de'  dritti  di  ciafcuna  pedona  e 
famiglia  :  è  una  forza  generata  dalle  forze  cofpi- 
ranti  di  tutti  i  membri  :  è  una  volontà  formata 
per  1'  unione  di  certe  porzioni  delle  volontà  delle 
perfone  :  è  un  lume  accefo  e  alimentato  dalle 
menti  di  tutti. 

§.  XXVII.  Siccome  nelle  famiglie  1'  imperio 
domeflico  è  di  fua  natura  indiritto  alla  reciproca 
confervazione  e  felicità  ,  tanto  di  chi  comanda  , 
che  di  coloro ,  a  cui  comanda  :  medefimamente  il 
fine  dell'  imperio  civile  è  la  reciproca  conferva- 
zione, e  felicità  delle  famiglie  ,  e  del  capo  ,  che 
le  fignoreggia .  Le  famiglie  coftituifcono  la  forza 
dei  capo  :  e  la  forza  del  capo  mantien  le  fami- 
glie. Non  fi  poffon  quelle  confervare  fenza  im- 
perio :  né  vi  può  effer  imperio  fenza  corpo  poli- 
tico. Adunque  quelli  termini  Corpo  Politico,  e 
Sovrano  ,  hanno  tra  loro  una  reciproca  e  necef- 
fària  relazione. 

§,  XXVIII.  Ciafcuna  famiglia  ritiene  nel  ci- 
vil  corpo  tutti  i  fuoi  dritti ,  fieno  primitivi  ,  fie- 
no aoquiftati  :  ma  non  ritiene  già  tutti  gli  ufi , 
e  le  modificazioni  di  quefti  dritti .  Non  altrimen- 
ti che  ciafcuna  pedona  ritiene  nella  famiglia  i 
fuoi  proprj  dritti  infeparabili  dalla  natura,  ma  non 
già  tutto  l' ufo  de'  medefimi .  L'ufo  de'  dritti  delle 
perfone  è  per  natura  foggetto  all'  imperio  dome- 
flico per  bene  della  famiglia  :  e  F  ufo  de'  dritti 
delle  famiglie  pel  bene  ,  e  per  la  felicità  del  cor- 
po politico  è  fottopofto  all'  imperio  civile .  Tan- 
to è  lontano  ,  che  quelle   modificazioni   o  reftri- 

zioni 


30  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
zioni  fieno  dell'  ingiurie,  che  fi  fanno  agli  altrui 
dritti  ,  che  anzi  farebbe  un'  ingiuria  il  tralafciar- 
le  ,  nafcendo  da  tal  forza  la  ficurtà  de'  noftri 
dritti .  Noi  fiam  fervi  delle  leggi  ,  aftinché  fiam 
liberi ,  diceva  Cicerone  .  Ricordiamci  di  quello , 
che  li  è  detto  di  fopra ,  che  il  poterfi  opporre  agii 
abufi  de'  dritti  degli  altri  ,  è  un  dritto  primitivo 
di  tutti  gli  uomini  ,  febben  dritto  di  umanità  m 
E  quando  quefto  dritto  da  molti  fi  trafmette  in 
uno  per  comune  interefle,  cofìituifce  in  coftui  un 
dritto  perfetto ,  e  in>  quelli  ,  che  il  trasferifcono , 
una  perfetta  obbligazione. 

§.  XXIX.  Donde  fegue  ,  che  non  vi  poffono 
effere  in  uno  flato  ben  ordinato  delle  famiglie 
non  fottopofte  al  capo  politico  :  farebbe  un  con- 
tradittorio  civile ,  e  il  maggior  difordine  della  na- 
zione :  farebbe  un  oftacolo  perpetuo  al  trasfonder- 
fi  il  vigore  dal  capo  nelle  membra  :  un  polipo  del 
cuore  politico .  Ogni  famiglia ,  ogni  collegio  efente 
dalla  legge  generale  ne  rompe  la  forza,  e  la  riduce 
ad  elTer  precaria .  Perchè  come  in  una  perfona  af* 
•  finché  viva  ,  e  viva  fana  ,  tutte  le  parti  debbono 
foggiacere  o  immediatamente ,  o  mediatamente  al- 
la forza  ,  e  al  reggimento  dell'  animo  ;  per  mo- 
do che  quelle  ,  che  non  vi  fon  foggette  ,  è  me- 
ftieri ,  che  fieno  o  parti  afcifiè ,  o  inaridite ,  o  di- 
fordinanti ,  e  ottanti  ;  così  nel  corpo  politico ,  ogni 
famiglia,  o  tribù,  o  collegio,  non  fottomeifo  ali' 
imperio  civile,  è  un  piccol  corpo,  o  troncato,  o 
difordinante  ,  che  non  ferve  ,  che  ad  arreftare  il 
vigore  delle  leggi  ,  e  del  buon  ordine.  E  fé  vi 
folle  chi  per  male  intefi  privilegi  pretendere  di 
fottrarfi  all'ordine  univerfaìe,  in  ciocché  riguarda 

quefta 


Parte  L    Cap.  I.  31 

quefta  vita  temporale ,  farebbe  reo  di  Maeftà  (a), 

§.  XXX.  Si  può  quindi  comprender  facilmen- 
te ,  che  il  primo  fine  dell'  imperio  civile  è  la  con- 
fervazione  del  corpo  politico  :  il  fecondo  la  como- 
dità :  il  terzo  la  felicità  naturale  e  civile .  Non 
altrimenti  che  il  primo  fine  dell'  imperio  dell'  a- 
nima  fui  corpo  è  il  confervarvi  la  vita  :  il  fecon- 
do il  procacciargli  de'  comodi  :  il  terzo  il  ricer- 
car la  prefente  tranquillità  ,  che  confifte  nel  di- 
ftaccarne  il  più  che  lì  può  i  dolori  ,  le  noje  ,  le 
moleftie  ,  1'  afflizioni ,  le  inquietudini .  Quali  fie- 
no i  mezzi  generali  da  poter  ottenere  quefti  fini, 
dimoftreremo  qui  brevemente  :  ma  più  ampiamen- 
te e  particolarmente  ,  quanto  per  noi  fi  faprà,  e 
potrà  ,  nel  decorfo  di  quefìe  lezioni . 

§.  XXXI.  Quanto  è  maggiore  il  numero  del- 
le famiglie  ,  le  quali  compongono  un  corpo  civi- 
le ,  tanto  egli  è  più  in  grado  di  foftenerfi  ,  e  di 
refpingere  i  mali  ,  che  gii  poffono  avvenire  ,  o 
dalla  natura  delle  cofe  ,  o  dagli  uomini .  I  pic- 
coli corpi  politici  non  vivono  ,  che  precariamen- 
te. La  Storia  ce  ne  fomminiftra  di  moltiffimi 
efempj  dappertutto  ,  e  principalmente  in  Italia  , 
dopo   la    decadenza   della    Repubblica    Romana  . 

Dun- 


(a)  La  malvagità  del  coftume  di  certe  parti  della 
Terra  nafce  appunto  dal  non  effere  tutti  i  membri  fot- 
tomefTì  al  medefimo  capo,  e  alla  medefima  legge  .  Chi 
può  dire  al  capo  del  corpo  politico  ,  non  ù  cono/co  ,  o, 
pojfo  falvarmi  di  botto  ,  deve  ho  detto ,  non  ti  cono f co  ,  può 
anche  dire  alla  legge  ,  non  [et  fatta  per  me  .  E  chi 
può  ciò  dire,  non  può  aver  coftume  ;  perchè  il  fondamen- 
to del  coftume  è  di  offervar  le  leggi  ,  cuftodi  de'  dritti 
degli  uomini . 


32  Delle  Lettoni  di  Economia  Civile. 
Dunque  una  giufta  eftenfione  (a)  di  terra  è  necef- 
faria  alla  robuftezza  e  confervazione  di  un  corpo 
polìtico .  E  nondimeno  non  confiftendo  la  forza 
di  tal  corpo  nella  eftenfione  delle  terre  ,  ma  sì 
bene  nella  moltitudine  delle  famiglie,  che  le  abi- 
tano }  feguita  che  la  popolazione  debb'  eflere  una 
delle  principali  cure  dell'  imperio  civile  ,  fé  elfo 
ama  di  edere  rifpettabile  e  conservarli . 

§.  XXXII.  Quanto  fono  più  forti  i  pezzi  d'u- 
na macchina  comporta ,  e  quanto  meglio  commef- 
jfì  ,  tanto  ne  vien'  ella  ad  effere  più  atta  a  fuflì- 
ftere  ,  e  più  in  grado  di  refpingere  gli  oftacoli , 
che. gli  fi  poifono  attraverfare  nel  muoverli.  Dun- 
que le  feconde  cure  dell'  imperio  civile  confiftono 
in  fortificare  le  famiglie  ,  e  in  unirle  ftrettamen- 
te  fra  loro  ,  e  col  capo.  A  quello  fine  rifguarda 
F  educazione  virtuofa ,  e  religiofa  ,  e  più  torto  ri- 
gida ,  che  no  (b) }  la  feverità  delle  leggi,  gli  eferci- 

{a)  Dico  una  giufta  eftenfione  \  perchè  neppure  fover- 
chiamente  grande  è  per  effer  pia  forte  .  Le  vafte  Mo- 
narchie fon  tanto  più  deboli ,  quanto  è  più  difficile ,  che 
dal  capo  l'umore  fi  comunichi  con  facilità  alle  parti  eftre- 
me  .  La  Repubblica  Romana  s'  indebolì  ,  come  crebbe 
oltre  ogni  mifura .  Neil'  Imperio  della  China  v'  ha  quafi 
ogni  anno  delle  ribellioni  :  in  quel  di  Costantinopoli  l'e- 
ftreme  parti  foftengonfi  come  membri  pofticci .  Le  molle 
perdono  la  lor  forza  così  fé  fono  foverchiamente  lunghe, 
come  dove  fon  troppo  corte . 

(ò)  Un  grand'  uomo  ha  detto  ,  che  nelle  Monarchie 
non  è  neceffaria  la  virtù'  ,  ma  sì  bene  il  costume  . 
La  virtù1  è  f  affezione  pel  ben  pubblico  :  il  costu- 
me f  attenerli  dal  far  male  altrui.  Il  virtuofo  fi  facrifi- 
ca  al  ben  della  padria  :  il  ben  coturnato  non  offende  nef- 
funo  :  ma  fé  è  fenza  virtù  ,  ogn'  altro  uomo  gli  è  indif- 
ferente .     E1  egli  a  farfi  de'  lunghi   palli   dal    rifguardare 

gli 


Parte  I.    Cap.  I.  >    33 

zj,  e  le  fatiche.  La  legge  dunque  dee  opporli 
all'  eccello  della  mollezza  ,  del  luflò  ,  e  de'  vizj , 
e  d'  ogni  cagione  d' indebolimento  della  natura  u- 
mana  ,  e  di  difsociamento  delle  perfone.  Delle 
quali  cagioni  eflendo  madre  di  tutte  la  volontaria 
poltroneria,  a  niun  vizio  tanto  fi  vuol  far  la  guerra, 
quanto  a  quello.  Savia  legge  fu  quella  d'un  anti- 
co Re  della  China  ,  che  dichiarava  ,  che  quegli 
accattoni,  ch'erano  in  iflato  da  lavorare,  divenif- 
fero  fchiavi  del  primo  occupante  {a).  Più  uma- 
na ,  ne  men  bella ,  l' Inglefe  pattata  fotto  Eduar- 
do VI ,  che  gli  rendeva  fchiavi  per  due  anni  (b) . 

§.  XXXIII.  Quanto  un  corpo  è  meglio  nuda- 
to ,  tanto  maggiori  fono  le  fue  forze  ,  e  tanto  è 
più  atto  a  difenderti  da  i  mali  ,  così  intrinfeci  , 
come  eilrinfeci .  L'  Economia  dunque  debb'  eflè- 
re  la  terza  cura  dell'  Imperio.  Ella  abbraccia 
l' induflria ,  le  arti  ,  i  meflieri ,  il  commercio  in- 
terno ed  eflerno  ,  e  mille  altre  cofe  ,  che  a  que- 
lle fervono .  Quanto  più  crefee  un  popolo  ,  a 
quella  medefima  proporzione  crefeono  i  Difogni  del 
nutrimento  ;  e  proporzionevolmente  aumentar  fi 
debbono  le  cure  paterne  del  Sovrano . 

§.  XXXIV.  Un  corpo  civile  non  può  efTere 
né  (labile ,  né  felice ,  dove  le  fue  parti  non  fi  (li- 
mino ficure  de'  loro  dritti  ,  e  di  quella  parte  di 
naturai  felicità ,  che  loro  accorda  la  Natura ,  e  le 
loro  fatiche .  A  quello  effetto  é  neceflària  una 
Par.L  C  forza 

gli  altri  con  indifferenza  all'offendergli?  Non  credo  dun-» 
aue  che  fi  polla  aver  buon  costume  lenza  virtù*  nef- 
mna. 

(a)  Marùnus  Martinuis  lib.  v.  fftftl  Sin. 

(b)  Hum  Hìjìory  of  England  tom.  iv.  pag.  329. 


34  Delle  Lezioni  di  "Economia  Civile. 
forza  fuperiore  ,  che  reprima  la  non  giufta  cupi- 
digia, che  potrebbe  nafcere  in  alcuni,  di  turbare 
j  dritti  altrui  :  e  oltre  di  ciò  affinchè  difenda  tut- 
to il  corpo  dagl'  inibiti  degli  altri  corpi  politici , 
che  gli  fono  d' intorno .  Óra  a  far  quello  vi  vo- 
gliono delle  leggi  certe ,  e  delle  arme  :  quelle  per 
affìcurare  i  dritti  dal  capriccio  degli  uomini  :  e 
quelle  per  mettere  a  dovere  le  viziofe  paffioni.  E 
quella  è  la  quarta  cura  generale  del  Sovrano . 

§.  XXXV.  Non  faranno  mai  ben  fra  elio  lo- 
iro  commelTe  le  parti  d'  un  corpo  politico  ,  fé  la 
egge  ,  eh'  è  una  catena  aurea  ufeente  dalla  boc- 
ca del  Sovrano,  non  incateni  e  leghi  e  unifea  le- 
gando tutte  le  perfone  e  le  famiglie.  Quelle  per- 
fone ,  che  reflaflèro  fciolte  dalla  catena  ,  attraver- 
ferebbono  la  fua  forza ,  e  la  indebolirebbero .  In 
un  popolo  dunque  ,  che  vuol  marciare  alla  fua 
vera  grandezza  e  felicità  ,  non  vi  debbono  effere 
né  perfone  ,  né  famiglie  ,  né  repubblichette  im- 
muni dalla  forza  della  legge  univerfale .  Ogni 
corpo ,  le  cui  parti  dipendono  da  più  capi  ,  è  di- 
fordinatamente  corpo ,  e  membro . 

%.  XXXVI.  Non  è  poflibile  ,  che  i  corpi  po- 
litici non  abbiano  tutte  le  paffioni  delle  perfone, 
elìendo  comporli  di  perfone .  Ogni  perfona  è  na- 
turalmente timida  e  gelofa  del  fuo  bene  \  dond'è, 
che  cerca  cautelarli  dall'  oflfefe  _,  che  le  poiìòno 
venire  da  qualunque  altra .  Ecco  la  prima  necef- 
lìtà  di  dovere  ogni  corpo  politico  elTère  armato 
per  rifpetto  a'  vicini .  Ogni  perfona  è  avida  di 
beni  ,  e  invidiofa  del  ben  maggiore  di  chi  gli  è 
vicino .  Quella  farà  una  feconda  ^cagione  di  do- 
vere ogni  P  epubblica  eflèr'  armata  .  Ogni  perfona 
è  vendicativa  }  dunque,  il  fono  eziandio  gli  Stati . 

Tra' 


Parte  L   Cap.  I.  35 

Tra1  vicini  fon  facili  1'  offefe .  E  quefta  è  la  ter- 
za cagione  di  fidarfi  full' arme.  Obbes  ha  il  tor- 
to di  dire  che  per  dritto  di  (Natura  [gli  nomini 
fono  in  uno  flato  di  guerra .  Se  diceva  di  fatto, 
aveva  ragione . 

§.  XXXVII.  La  cura  di  promuovere  la  popo- 
lazione ,  quella  dell'  educazione  ,  e  con  ciò  delle 
lettere ,  delle  fcuole ,  e  dell'  arti  \  la  cura  dell'  e- 
conomia ,  e  del  commercio  \  la  legislazione ,  e  la 
giurifdizione  su  tutti  i  membri  del  corpo  politi- 
co '-i  il  dritto  delle  armi ,  della  pace ,  e  della  guer- 
ra ;  e  brevemente  ogn'  altra  cura  neceffaria  alla 
pubblica  tranquillità  e  ficurezza  ,  tutte  ,  dico  , 
quelle  cure  fono  in  proprietà  del  Sovrano .  Im- 
perciocché fé  elleno  non  fono  in  fua  proprietà  , 
non  fono  neppure  in  proprietà  di  neflun  altro,  non 
potendovi  '.efière  nella. comunità  altro  ,  che  aduni 
in  fé  folo  e  rapprefenti  tutto  il  corpo  politico  : 
dunque  non  vi  ha  imperio }  ciocché  é  contraddit- 
torio.  Ora  quel,  che  è  in  proprietà  di  ciafcuno, 
è  fuo  dritto  }  dunque  i  dritti  dell'  imperio  civile 
fono  tanti ,  quante  fono  le  fue  cure ,  e  tutti  ina- 
lienabili,  e  infeparabili  dal  dritto  dello  Scettro. 

§.XXXVIII.  Ad  ogni  dritto,  cioè  ad  ogni  li- 
bera facoltà  di  agire,  garantita  dalla  legge  di  na- 
tura, di  qualunque  forte  ila,  corrifponde  natural- 
mente un'  obbligazione  ,  fenza  della  quale  quelli 
non  fon  da  dirfi ,  né  da  averfi  per  dritti .  Adun- 
que tutte  le  perfone  ,  e  tutte  le  famiglie  di  un 
corpo  civile  ,  fenza  eccettuarne  neffuna  ,  fono  in 
una  naturale  obbligazione  di  rifpettare  ,  e  di  of- 
fervare  religiofamente  tutti  i  dritti  dell'  imperio 
civile .     Niuno  potrebbe  fottrarfene  fenza  oftènde- 

C  2  re 


3  6         Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
re  l' ordine  univerfale ,  e  mettere  in  dubbio ,  e  in 
pericolo  la  ficurtà  de1  dritti  <k\ÌQ  perfone  ,  e  del- 
le famiglie ,  e  con  ciò  fé  medefimo . 

§.  XXXIX.  Ogni  perfona  ha  un  obbligazio- 
ne naturale  e  infita  di  ftudiarfi  a  procacciare  la 
fua  felicità  ;  ma  il  corpo  politico  non  è  compo- 
llo ,  che  di  si  fatte  perfone  ;  dunque  tutto  il  cor- 
po politico ,  e  ciafeun  membro  è  nell'  obbligazio- 
ne di  fare  quanto  è  dalla  fua  parte  tutto  quel, 
che  fa  e  può,  per  la  comune  profperità  ;  purché 
fi  porla  fare  fenza  offendere  i  dritti  degli  altri  cor- 
pi civili .  Quella  obbligazione  con  bello  e  divi- 
no legame  ritorna  dal  corpo  civile  in  ciafeuna  fa- 
miglia, e  in  ciafeuna  perfona,  per  gli  patti  comu- 
ni di  focietà .  Di  qui  è  ,  che  ogni  famiglia  ,  e 
ogni  perfona  è  obbligata ,  a  procurare ,  quanto  sa 
e  può ,  la  comune  felicità ,  per  due  obblighi ,  l'u- 
no de'  quali  è  1'  interno  della  natura  ,  e  1*  altro 
quello  de  primi  patti  continuati  ne'  poderi  per 
lo  vivere  in  comunità .  Si  può  aggiungere  il  ter- 
zo ,  r  utilità  propria .  Sarà  eternamente  vero , 
dice  Shaftsbury  (a)  ,  che  la  vera  utilità  è  figlia 
delia  virtù  ;  perchè  è  eternamente  vero  ,  che  il 
gran  fondo  d' ogni  uomo  è  1'  amore  di  coloro ,  con 
cui  vive ,  Or  quefY  amore  è  appunto  figlio  della 
virtù  . 

§.  XL.  Finalmente  coloro  ,  i  quali  fono  dal 
Sovrano  deftinati  per  Efecutori  e  Miniftri  de'  fuoi 
dritti  e  del  fuo  imperio ,  non  poffono ,  né  debbo- 
no avere  altro  fine  ,  che  quel  medefimo  ,  il  qua* 
le  è  il  fine  del  Sovrano.  Perchè  fé  il  fine  dell' 
imperio    del   Sovrano  è  la  felicità  del  capo  e  de* 

mem- 

(a)     Inquiry  of  Vntue  and  Tderit . 


Parte  I.    Cap.  L  37 

membri ,  ficcome  è  dimoftrato  ;  feguita  che  a  que- 
llo fine  medefimo  debbono  guardare  tutti  i  Mini- 
ftri  del  Sovrano  ,  e  delle  leggi  ,  dal  più  alto  al 
più  baffo .  Ogn'  altro  fine ,  che  effi  li  prefiggano, 
e  contro  ai  dritti  del  Sovrano  ,  e  del  corpo  poli- 
tico ,  ed  <run  tradimento  fatto  all'  Imperio  ,  e 
alla  Patria  :  aggiungo  ,  un  attentato  contra  la  pro- 
pria ficurtà  .  Felici  quelle  nazioni  ,  in  cui  tutte 
le  parti  ,  che  le  compongono  ,  conofcono  quefti 
doveri,  mirano  al  comun  fine  del  corpo  civile, e 
vi  marciano  con  virtù ,  e  intrepidezza . 


ra»>c^^T^»m» ■■»!■— ni  no— w.'im  limami» 


CAP.        IL 

Princìpio   motore  ,  così   delle  perfone  ,  come 

de*    corpi   politici  .      Sorgente  prima 

dell'  Arti ,  e  delle  Sciente  » 

%.  I.  *  Trutte  le  fenfazioni  dell'uomo  non  fona 
J_  che  dolore  ,  o  piacere.  Ma  il  piace- 
re ,  eh'  è  fempre  il  termine  del  dolore  ,  non  è , 
che  un  fine  maturato,  che  mettefi  a  ripolare  nel 
gran  magazzino  de'  nienti.  Il  che  è  ,  perchè  o- 
gni  piacere  naturalmente  è  quiete  ,  e  una  fpecie 
di  letargo  :  è  una  rifoluzione  del  corpo ,  e  dell'a- 
nima, nella  quale  ci  troviamo  cgntenti,  e  foddis- 
fatti .  Niun  dunque  potrebbe  operare  pel  piace- 
re in  quanto  piacere,  cioè  per  un  bene  già  confe* 
guito.  E  quando  ciò  fi  dice  da  tutti  ,  non  li 
può  intendere  ,  che  pel  defiderio  del  piacere  :  il 
qual  defiderio  è  un'  irritazione  dolorofa  ,  e  delle 
volte  affai  più  limolante  ,  che  non  fono  i  dolori 

C  3  i  più 


3  8         Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
i  più  acri  e  violenti  del  corpo.    Dunque  non  ci 
è  altro  ,  che    naturalmente  ci  pofla    muovere   ad 
operare  ,  falvo  che  il  dolore  ,  1'  inquietudine  ,  il 
defiderio ,  e  ogn'  irritazione  nojofa  e  fpiacevole . 

§.  II.  Ma  non  ognuno  per  avveriura  capifce 
ficcome  fi  converrebbe ,  tutta  1'  eflennone  dell'  i- 
dea ,  che  fi  vuole  attaccar©  alla  parola  dolore  . 
V  ha  tre  forte  di  dolore  ,  che  qui  diremo  ,  di 
Jiatural  fenfazione  ,  di  energia  fimpatica  o  anti- 
patica ,  di  cura  e  riflejfione .  La  fame ,  la  fete,  la 
venere  ,  il  caldo ,  il  freddo,  i  morbi,  che  pullulano 
dalle  parti  folide  o  fluide  del  corpo,  le  lacerazio- 
ni ,  contufioni  ,  preffioni,  diliticamenti  della  tela 
nervofa ,  e  mille  altri ,  che  lungo  farebbe  il  dire , 
fono  della  prima  maniera  .  L'amore ,  il  difprezzo  , 
il  timore ,  l' ira  ,  1'  amicizia  ,  la  gelofia ,  1'  ardire, 
la  mifericordia ,  e  tutte  quafi  le  paflìoni  di  primo 
rapporto  ,  o  che  eccitanfi  al  primo  afpetto  di  certe 
forme  e  immagini ,  per  la  confonanza  o  diflònan- 
za  ,  che  hanno  colla  noftra  fantafìa  e  natura ,  fono 
della  feconda .  Ma  le  paflìoni  di  fecondo  rappor- 
to ,  come  1'  odio ,  la  crudeltà ,  1'  avarizia ,  il  luf- 
fa, 1'  ambizione  ,  la  provvidenza  del  futuro  ,  la 
fperanza ,  e  una  gran  folla  di  defiderj ,  che  furgo- 
no  per  confiderazione ,  e  raffinamenti  di  penfare , 
fon  del  terzo  genere. 

§.  III.  Non  m'  interterrò  su  i  dolori  della 
prima  forta:  troppo  è  noto,  che  elfi  tutti  quanti 
fono  un  gran  principio  motore  d'  ogni  animale  : 
eh'  elfi  ci  itimolano  e  aizzano  a  ricercare  tutti 
i  mezzi  da  foddisfargli .  Le  beftie  non  fi  muo- 
vono ,  quanto  pare  ,  per  altra  cagione ,  che  per 
sì  fatta .  Ma  noi ,  fé  ben  fi  conlìderi,  affai  fpeflò 
muove  e  folletica  più  1'  energia ,  che  quei  dolori 

della 


Par  fé  I.  Cap.  IL  39 

della  prima  fpecie  .    Quei  moti  energetici  impoftèf- 
fanfi  delle  volte  talmente  dell'  anima ,  e  ci  battono 
così  fenza  interrompimento  ,  che  non  ci  laiciano 
pure  un  momento    da   refpirare  :   dove   che    quei 
della  prima  fpecie  fanno  o  pace ,  o  tregua  .     M  a 
fi  vorrà  da  me  più    apertamente    flipere  ,   perchè 
io  chiami  di  energia  i  fecondi  e  di  primo  rappor- 
to, e  perchè  di  riflefììone    o  di  fecondo   rapporto 
i  terzi;  il  che  io  dirò,  quanto  pollò,  brevemente. 
§.  IV.     L'  uomo  è  talmente  coftrutto  e  impa- 
lcato di  delicati  e  fenfiferi    nervicciuoli  ,  e  ha   si 
mobile  fantafia ,  che  non  è  poftìbile  ,  che  le  for- 
me, e  le  rapprefentazioni   degli  oggetti  ,  che  gli 
fono  dattorno ,  e  che  vede ,  o  ode ,  non  gli  fieno 
fempre,  o  fimmetriche  e  confone  ,  o  diffonanti  . 
Se  fieno  iimmetriche  ,   concordi  ,  confonanti  ,  il 
rapifcono  con   una  fpecie  di  poco  intefa  attrazio- 
ne, la  quale  divien   per  lui  una  fenfazione   mole- 
ftiflima ,  finché  non  fi  unifca  agli  oggetti  di  quel- 
le forme,  ficchè  raffodi  l'ofcillante  immaginazione. 
E  fé  difcordanti,  il  refpingono,  e  fcuotonlo,  con 
non  meno  nojofa  irritazione  ,  che  fia  quella  dell* 
attrazione  ;  finché  non  fia  in  tal  difianza  di  luo- 
go, o  di  tempo,  da  non  eflèrne  più  tocco.  Que- 
lli moti ,  ancorché  nafcenti  da  fifiche   e  meccani- 
che cagioni,  fon  da  me  detti  energetici,  fimpati- 
ci ,  antipatici ,  che  hanno  molto  dell'  entufiaimo . 
E  perchè  ordinariamente  fon  tocchi  primi ,  e  im- 
provvili  delle  immagini  delle  cofe ,  e  precedono  ogni 
riflefiione,  gli  chiamo   di  primo  rapporto  .     Tali 
fono  la  compafiione  all'  afpetto  di  chi  patifce  mi- 
feria,  l'amore  di  quel,  che  ci  par  bello ,  l' ira ,  che 
bolle  ad  un  fegnale  d'ingiuria ,  il  timore  del  lopra- 
ftante  male ,  la  noja  e  1  difgufto  di  ciò ,  eh'  è  di- 

C  4  feord*; 


40  Delle  Lezioni  di  Eco?iomia  Civile. 
fcorde  dall'avvezzamento  delle  noftre  fenfazioni ,  e 
del  penfar  nofìro .  Ma  v'  ha  di  molti  di  tali  moti, 
che  la  fola  prefenza  degli  oggetti  non  detterà  mai: 
vi  fi  richiede  una  lunga  ferie  di  penfieri ,  e  di  ri- 
fleffioni  }  un'  accozzamento  di  moke  idee  ,  e  di 
molti  cali  poflìbili  ;  come  la  crudeltà  ,  il  Juffò  , 
l'intereilè  così  particolarmente  detto ,  la  fperanza, 
e  una  gran  quantità  di  raffinati  defiderj  :  e  quefte 
fon  da  me  chiamate  cure  ,  e  moti  di  fecondo 
rapporto .  I  moti  di  primo  rapporto  gli  trovere- 
te in  tutti  gli  uomini  ,  felvaggi  ,  e  culti  ,  e  an- 
zi più  forti  ne'  felvaggi  e  barbari ,  che  ne'  culti: 
ma  quei  di  fecondo  non  hanno  ordinariamente 
luogo ,  che  nelle  nazioni  polite . 

§.V.  Or  niente  ci  debb'effere  più  manifefto,  quan- 
to che ,  com'è  detto ,  il  dolore ,  ed  etto  folo ,  in- 
tefo  nella  maniera ,  eh'  è  fpiegato ,  fia  il  principio 
motore  di  tutte  le  azioni,  e  non-azioni  umane  .  Ma 
non  so  fé  hanno  tutti  avvertito  ,  che  i  dolori 
di  energia  hanno  fempre  il  più  grande  ,  e  '1  più 
durevole  imperio  su  P  uomo .  Si  può  far  tregua 
colla  fame,  e  colla  fete  ;  e  talora  pace  col  fred- 
do ,  col  caldo ,  con  Venere  :  ma  di  rado  ci  ha  pa- 
ce o  tregua  con  i  moti  energetici ,  fé  gli  oggetti 
non  fi  rimuovano  dalla  fantafia .  V  ha  di  più  : 
non  di  rado  fi  facrificano  i  primi  a  i  fecondi .  Si 
iafeia  morir  di  fame  per  un  farnetico  :  fi  corre  al 
precipizio,  al  laccio  ,  al  veleno, -per  un  entufia- 
fmo:  fi  affronta  la  morte  per  un  punto  di  onore. 
Oflèrviamo  nondimeno  in  panando  ,  che  il  dolore 
non  è  cagione  motrice  ,  e  fpignente  ,  che  finché 
è  congiunto  alla  fperanza  di  poterlo  acquetare  e 
iòpire .  Dove  comincia  a  difperarli  de'  mezzi  , 
e  delle  forze,  divien  cagione  addormentatrice  ,  e 

fpianta 


Parte  I.  Cap.  IL  41 

fpianta  il  germe  della  fatica  ,  e  dell'  Arti  ,  ficco- 
me  fi  vede  d'  ordinario  negli  fchiavi.  La  qual 
verità  dimoftra  aliai  ,  quanto  fi  abbiano  il  torto 
coloro ,  che  fmaltifcono  ,  che  tanto  più  un  popo- 
lo fia  induftriofo ,  quanto  più  è  pezzente  ,  tapi- 
no ,  mifero ,  cioè  indurato  al  non-bifogno  ,  e  con 
ciò  nello  flato  d' indifferenza  per  ogni  comodo . 

§.  VI.  Se  il  foddisfare  al  dolore  ,  e  la  folleci- 
tudine  fi  dica  interejfe  (  ed  è  in  fatti  )  ;  è  chia- 
ro ,  che  1'  uomo  non  opera  naturalmente  ,  che 
per  interefle  .  E  pure  nel  volgar  modo  di  pen- 
fare,e  parlare, io  (limo, che  s'  ingannino  così  co- 
loro, che  dicono ,  che  l'uomo  operi  per  folo  interef- 
fe,  come  quelli  ,  che  il  negano  ,  parlando  gli  uni 
e  gli  altri  poco  confideratamente .  E  ciò  deriva- 
fi  dal  dare  maggiore ,  o  minore  eftenfione  alla  pa- 
rola interejfe  .  V  ha  di  coloro ,  i  quali  non  in- 
tendono per  interefle  ,  che  un  amor  proprio  ri- 
flejfo  :  ed  è  falfo  ,  che  ogni  uomo  operi  fempre 
per  sì  fatto  interefle  ;  niente  effendoci  più  mani- 
fefto  per  1'  efperienza ,  quant'  è ,  che  l' uomo  è  un 
ejfere  elettrico ,  e  che  il  principio  fimpatico  fia  la 
forgente  di  tre  quarti  delle  azioni  umane .  Ma 
fé  per  interefle  s'  intende  quel  foddisfare ,  e  com- 
piacere al  dolore ,  alla  moleftia ,  alle  irritazioni  di 
quelle  fpecie  ,  che  fon  dette ,  all'  inquietudine  del- 
l' anima ,  e  ad  ogni  buona  o  rea  paflìone  ;  non  fi 
troverà  ,  che  noi  altri  operiamo  per  altro  princi- 
pio :  e  chi  fel  crede  ,  s'  inganna  ,  e  diventa  il 
giuoco  degli  altri .  Certo  un  Legislatore  non  dee 
mai    fupporlo    nelle  fue  leggi ,  e  affidarvifi  (a) . 

§.  VII. 

(#)     La    virtù    medefima  ,  cioè  1'  energia  fìmpatica  di 
giovare  agli  altri  ,  è  fondata  fui  dolore,  cioè  su  l'inquie- 
tudine, 


42,         Ddle  Lezioni  di  'Economia  Civile. 

§.  VII.  E  dunque  meftieri  ,  a  voler  ben  go- 
vernare un  popolo ,  che  coloro  ,  i  quali  ne  fono 
i  timonieri,  a  niente  abbiano  più  i' occhio ,  quan- 
to all'  energetico  di  quella  Nazione  .  Le  fi  può 
far  intraprendere  delle  cole  di  maravigliofa  forza, 
pollo  che  fi  fappia  folleticare  ,  e  governare  .  I 
popoli  barbari  operano  per  fenlazione  ,  e  per  un' 
energia  grofiòlana,  piti  che  per  ragione  ,  rifleffio- 
ne ,  e  paifioni  raffinate  :  e  di  qui  è  ,  che  a  muo- 
vergli giova  lor  moftrare  de'  piaceri  fenfibili  ,  o 
fcuotergli  con  certe  immagini  grottefche  e  mifte- 
riofe  (a) .  Ma  queiV  arte  ha  poca  o  niuna  forza 
nelle  nazioni  favie  e  rifehiarate  :  dond'  è ,  che  bi- 
fogna  muoverle  per  molle  più  fine.  Ecco  donde 
fono  nati  i  titoli ,  e  gli  ordini  di  onore . 

§.VIII.  Le  nazioni  variano  nell'energetico ,  come 
i  climi,  e  1'  educazione.  I  Francefi  fon  fenfibili 
all'onore,  e  alla  gloria  militare.  Luigi  XIV  trovò 
in  quefta  loro  energia  il  più  gran  fondo  per  fo- 
ftenerfì  nel  rovefeio  de'  fuoi  affari .  Gli  Spagnuo- 
li  fon  naturalmente  tocchi  da  un  generofo  difde- 
gno  ;  principio  ,  che  falvò  due  volte  la  Spagna  , 
una  liberandola  da'  Mori  ;  1'  altra  dalla  divifìone . 
I  Tedefchi  fon  per  natura  compaffionevoli  ;  e 
queft'  energia  rimette  la  caia  d'  Auftria  ne'  torbi- 
di nati  dopo  la  morte  di  Carlo  VI .     GÌ'  Inglefi, 

che 

tudine  ,  che  un  uomo  pruova  ,  dove  non  s'  impiega  ir! 
prò  del  genere  umano  ;  cui  foddisfare  è  il  gran  piacere 
dell'  anime  grandi  e  ben  fatte  ;  e  grande  afflizione  il  non 
trovar  modo  di  farlo.  Di  qui  era  il  detto  di  Tito, per- 
di di  mus  d'tem . 

(<z)  Fu  1'  Arte  d'  Orfeo  ,  di  Minos  ,  di  Maometto ,  e 
tra  i  Settentrionali  di  Odino  .  Vedi  Mallet ,  Introduca- 
ne alla  Storia  di  Danimarca . 


Parte  I.  Cap.  IL  43 

che  han  molto  dell'  entufiafmo ,  fi  piccano  d'  una 
feverità  Spartana  5  principio  ,  che  nella  pattata 
guerra ,  ben  maneggiato ,  rilevò  il  lor  coraggio  col 
iacrificio  di  Bing.  In  tutti  i  quali  efempj  vedeli 
facilmente ,  non  effer  Tempre  F  intereflè  perfonale, 
né  la  rifleffione  ,  il  più  gran  principio  motore 
dell'  uomo ,  ma  quell'  energia ,  eh'  è  detta  ;  la  qua- 
le è  un  effetto  di  tìfiche ,  e  aliai  cognite  cagioni; 
e  pur  non  fembra ,  che  magìa . 

§.  IX.  Il  principio  energetico  fi  confolida  ,  e 
prende  la  fua  direzione  per  1  educazione  ,  o  per 
gli  pregiudizi  ,  o  openìonì  invecchiate  ,  perfona- 
li  ,  domeftiche  ,  pubbliche  .  L'  arcano  dell'  im* 
perio  il  più  grande  ,  è  di  fare  ,  che  i  pregiudi- 
zi comuni  non  tendano  ,  che  alla  virtù  ,  alla  fa- 
pienza ,  all'  induftria ,  e  al  vero  bene  dello  Stato  ; 
e  i  perfonali  ,  e  domeftici  facciano  concerto  con 
i  pubblici ,  affinchè  fi  rafforzino  congiunti ,  e  fie- 
no cagione  di  maggior  quantità  di  azione .  Il 
che  non  credo  ,  che  fi  a  difficile  ,  purché  così  gli 
uni  ,  come  gli  altri  fi  fappiano  conofeere .  Per- 
chè voi  potrete  con  P  onore  e  '1  premio  piantare 
nello  Stato  de'  pregiudizi  utili ,  e  svellere  i  noce- 
voli  ,  e  favorendo  il  pregiudizio  dominante  ,  voi 
vedrete  i  perfonali ,  e  i  domeftici  tutti  piegarfi  da 
quella  parte .  La  gloria  militare  era  favorita  dal- 
le leggi  ,  e  ne'  giudizj  ,  in  Roma  ,  e  in  Sparta; 
e  quindi  nacque  ,  che  nelle  famiglie  tutto  vi  li 
faceffe  per  forza  di  quello  pregiudizio  dominante. 
Queft'  arte  fa  tutti  mercanti  gli  Olandefi  :  e  que- 
lla medefima  ha  aumentato  in  Inghilterra  1'  Agri- 
coltura ,  e  le  Manifatture .  V  è  nel  giro  della 
terra,  dicono  i  Geografi,  de'  paefi,  dove  la  vani- 
tà è  il  pregiudizio  fignoreggiante ,  e  quel  ,  eh'  è 

più, 


44         Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
più  ,  le  leggi  il  vi  favorifcono .     Così  i  corpi  pò 
litici  vi  fon  divenuti    corpi  di  palloni   gonfj  d'  a* 
ria , 

Voti  dì  ogni  faper ,  pien  d1  ogni  orgoglio  (a). 
§.  X.  V  ha  de'  Filofofi  ,  che  gridano  con  tra 
i  pregiudizi ,  ficcome  contra  de'  nemici  dichiarati 
dall'  umana  felicità  .  Queffi  Filofofi  debbono  ede- 
re de'  giovani ,  e  avere  poco  fperimento  dell'  uo- 
mo ,  e  meno  del  mondo ,  nel  quale  nulla  fi  fa  di 
grande  ,  fé  non  per  una  forte  e  radicata  openio- 
ne ,  che  ne  fia  la  molla  ninnolante .  Non  è  pof- 
fibile  di  non  aver  pregiudizio  nefluno  ;  perchè  non 
è  poffìbile  di  non  aver  niuna  'grande  opinione  :  i 
Filofofi  i  più  rifchiarati  n'  hanno  de'  più  forti  : 
e  quando  fi  potette  arrivare  a  fpogliarcene  intera- 
mente ,  non  farebbe  il  più  grande  noftro  interef- 
fe .  S'  illanguidirebbe  il  bel  principio  dell'  ener- 
gia ;  coficchè  perfone ,  famiglie  ,  corpi  civili  ten- 
derebbero al  marcimento .  L'  indifferenza  Pirro- 
nica  è  in  fé  fteffa  ridicola  ;  ed  è  il  più  gran  fla- 
gello ,  che  poffa  fopravvenire  ad  un  corpo  politi- 
co .  Rapprefentatevi  un  Generale ,  che  dica ,  com- 
batta ,  o  ftia  in  ripofo ,  vale  1'  ifteifo  ;  un  Magi- 
ftrato  con  la  maffima  ,  ogni  partito  è  ragionevo- 
le :  un  Minifiro  perfuafo  ,  che  il  Mondo  mora- 
le va  così  da  fé  come  il  fijìco  ;  e  voi  vedrete  ro- 
vinato una  Repubblica  in  pochi  anni .  In  cer- 
ti rincontri  vai   meglio    afferrare    un    principio  , 

ancor- 
ar) In  Africa  tra  gli  Agai  e  i  Gallas  vi  fi  onora  la 
crudeltà  ,  come  tra  gì'  Irochefi  in  America  :  fino  i  fan- 
ciulli vi  prendono  quell'  aria  .  Nella  China  vi  fi  onora 
la  fatica  :  è  difficile  trovarvi  un  poltrone  ;  ma  ve  n'  ha 
infiniti  nel!' India,  dove  la  poltroneria  vi  fi  fantifica. 


Parte  I.  Cap.  IL  45 

ancorché  non  il  migliore  ,  e  portarlo  coraggio- 
lamente  avanti  ,  che  lo  ftarfene  colle  mani  alla 
cintola . 

§.  XI.  Queli'è  bene  da  confiderare ,  che ,  poi- 
ché ogni  popolo  ha  i  Tuoi  pregiudizi  ,  non  ve 
ne  fìano  de'  cattivi  ,  i  quali  iìeno  di  oftacoio 
alla  loro  felicità  civile.  Quelli,  che  non  fanno, 
che  tendervi ,  fono  anzi  da  nutrire  con  molta  cu- 
ra ,  che  sbarbicare.  Il  folo  nome  di  Romano 
neh'  antica  Roma  ,  quello  di  S parta  tra  Lace- 
demoni ,  era  capace  di  risvegliare  le  anime  le 
più  fonnacchioie .  Alefìandro  col  prefentarfi  ad 
un  efercito  ammutinato  e  fuiiofo  ,  e  gridare  , 
Macedoni  !  gli  riduttè  a  dovere .  In  Venezia  ba- 
llava ne'  tempi  addietro  il  far  fentire  ,  Marco  , 
Marco ,  perchè  tutti  i  Cittadini  follerò  in  un  en- 
tufiafiiio .  Amurat  colla  fola  parola  ,  Munfulma- 
ni,  detta  con  enfafi  ,  rimette  una  battaglia  ,  che 
andava  a  perderfi .  Mi  piacciono  quefti  pregiudi- 
zi ,  e  crederei  ,  che  le  leggi  dovettero  protegger- 
gli e  accarezzargli  (a) .  Ogni  popolo  crede ,  che 
il  fuo  paefe  fia  il  più  bello  e  deliziofo.  Pregiu- 
dizio 

(a)  Ne'  tempi  Eroici  credevafi  tra  le  femplici  genti , 
che  gli  Dei  ,  mafeherati  da  viaggiatori ,  vifitaljero  eli  uo- 
mini ,  per  efplorare  la  loro  vita  .  Pregiudizio  utile  a  fre- 
nare i  facinorofi  ,  e  ad  allargare  il  fondo  della  reciproca 
pietà ,  cioè  della  virtù  focievole  ,  eh1  è  ne'  cuori  umani . 
Nel  Regno  di  Loango  fon  generalmente  peffuafi,  che  niun 
muoja  fé  non  per  incantefimi,  e  fattucchierie  (Modem pari 
oj  Univerf.  H'tftory  Hò.xv  11. cap.6.)  ficcome  eravamo  in  gran 
parte  noi  altri  200  anni  addietro .  Pregiudizio  che  gene- 
rando un  mutuo  fofpetto  ,  alimenta  un  odio  e  una  guer- 
ra in  tellina  di  quei  barbari  .  Or  qui  lavora,*  con  utilità 
pubblica  la  Filofofia . 


46  Delle  Legioni  d'i  'Economia  Civile. 
dizio  da  incenfarfi ,  e  da  adorarli .  Ma  fé  fon  di 
quei ,  che  fpiantano ,  fé  fono  d' oftacolo  al  bene , 
fi  vogliono  ad  ogni  modo  svellere  :  e  nondimeno 
con  la  diligenza  di  agricoltore  ,  non  con  la  furia 
di  gualcatore .  Ogni  Nazione  fi  ftima  eftèr  la  più 
favia  nelle  Scienze  ,  e  neh'  Arti  ,  la  più  polita 
ne'  coftumi ,  la  più  gentile  nelle  maniere.  K  un 
pregiudizio,  che  può  nuocere}  fi  vuol  dunque  di- 
fingannare  \  ma  fenza  violenza .  La  forza  non  fa, 
che  più  abbarbicare  le  opinioni ,  eifendo  1'  uomo 
animale  elaftico  ,  e  difpettofo.  Una  legge  ,  per- 
chè tutti  in  un  giorno  fi  tronchino  le  barbe  , 
non  poteva  farla  ,  che  il  folo  Pietro  il  Grande  ; 
il  quale  penfava  ,  che  fi  poteffe  render  favio  e 
gentile  un  grand'  Imperio  in  così  poco  di  tempo, 
come  una  piccola  famiglia  .  Si  dirà  ,  a  qual  fe- 
gno  gli  utili  fi  conofeeranno  da  i  pregiudiziali  ? 
Non  iftimo  effer  diffìcile,    ogni    pregiudizio, 

CHE  TENDE  A  RILASCIARE  LA  FATICA  ,  O  A 
DISONORARE  LA  VIRTÙ  ,  AD  ARMARE  GLI  UO- 
MINI    CONTRA     GLI     UOMINI   ,     E      UN     VELENO 

lento  della  repubblica  (a) .  Quel  mi  pare 
più  malagevole  ,  io  sbarbicare  i  nocevoli  pregiu- 
dizi ,  dove  fieno  diventati  vettigali .  Pochi  avran- 
no il  coraggio  dell'  Augufto  Monarca  delle  spa- 
gne ,  che  facrificò  50000  feudi  annui  alla  virtù 
de'  popoli  (b). 

§.XI. 

(a)  Una  male  intefa  idea  della  nobiltà  potrebbe  ca- 
gionare l' avverfione  ad  ogni  meltiere  faticofo  :  certe  fal- 
le nozioni  di  puntigli  riempiono  i  popoli  d'  od;  ,  riffe  , 
fangue .  Uno  de'  piti  cattivi  pregiudizi  di  certi  popoli 
orientali  è  ,  eh'  altri  vi  fi  reputano  uomini-dei ,  altri  fono 
Rimati  uomini -befìi e  . 

(J>)  Colf  abolire  tra  noi  i  giuochi  di  forte  ;  refi  vet- 
tigali. 


Parte  I.  Cap.  IL  47 

§.  XII.  Qufel  non  vorrei  ,•  che  le  perfone  non 
ufe  alle  precifioni  filofofiche  fi  faceffero  a  crede- 
re ,  che ,  perchè  noi  non  contiamo ,  né  polliamo 
riconofcere  altro  naturai  principio  motore  dell'uo- 
mo e  de'  corpi  politici ,  ialvochè  il  dolore  e  l'in- 
quietudine ,  deludiamo  perciò  la  forza  dell'  o- 
neftà  e  della  virtù  ;  che  anzi  noi  gliene  lafciamo 
il  più  fublime  e  maeftevole  luogo .  L'  onefto  e'1 
virtuofo,  ficcome  vi  confentirà  ognuno,  che  pun- 
to vi  peni!  ,  non  ci  muove  neppur'  elfo,  che  pel 
defìderio,  che  in  noi  defta,  e  per  quella  fiammel- 
la d'amore ,  che  diceva  Socrate  ,  che  accende  nelP 
anima  e  nutrifeefi  per  rifleffione  :  ma  1'  amore  è 
da  tutti  riconofeiuto  per  cura  e  inquietudine ,  che 
cuoce  ,  e  ixmt  in  peftore  fisa.  Quarti  defìderj 
e  amori  feguono  fempre  proporzionevolmente  la 
forza  ,  che  gli  apprefi  beni  ,  e  le  concepute  bel- 
tà ,  e  le  libere  rifleflìoni  fanno  nel  noftro  cuore . 
E  perchè  niun  bene  può  effèr  per  noi  maggiore  ? 
fé  ben  la  confideriamo  ,  né  vi  è  beltà  più  pura , 
e  candida,  e  rifulgente  ,  quanto  la  virtù  ;  quindi 
è ,  eh'  ella  eccita  neh'  anime  ben  fatte  un  ardore 
ineftin'guibile  ;  e  fcuote  non  di  rado  fino  i  più  in- 
calliti al  vizio  (a) .    Dove  fi  offervi ,  che  non  che 

delle 

rigali .  Non  meriterebbe  l' ifteflb  il  vettigale  dell'  afpor- 
tazìone  delle  arme  ?  Sì  renderebbe  l'onore  alle  antiche  no- 
flre  leggi ,  e  la  pace  e  polizia  alla  nazione .  Ogni  popò-' 
lo  armato  in  pace  e  barbaro ,  dice  Tucidide  . 

(a)  Intendo  qui  per  virtù  in  generale  l' accordo  ar- 
monico tra  le  paffioni  ,  e  la  ragione  ,  così  per  riguardo 
a  noi  medefimi  ,  come  per  rifpetto  all'  affezione  del  ben 
pubblico.  Vedi  Shaftsbury  Inauirv  of  V'trtue  and  Merit 
l'tb.  IL 


48  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
delle  noftre  naturali  e  filolofiche  virtù  le  barbe 
non  fono,  che  il  deiiderio,  che  in  noi  fé  n'eccita 
per  la  naturai  loro  beltà ,  e  per  la  confonanza  con 
tutta  la  vita  e  felicità  noftra,  ma  eziandio  delle  di- 
vine \  eflendo  il  primo  frutto  della  grazia  1'  appe- 
tirle ,  che  le  divine  Scritture  chiamano  buona  vo- 
lontà ;  la  quale  ,  fecondo  i  maeftri  in  divinità  , 
vai  tanto  ,  quanto  dire  buono  appetito  ,  che  non 
difcende ,  che  dal  gran  Padre  d'  ogni  bene . 

§.  XIII.  Tornando  ora  al  noftro  propoli to  , 
ogni  Legislatore-  debb'efler  convinto ,  che  niun'  uo- 
mo naturalmente  opera  ,  che  per  dolore  ,  e  per 
quel  dolore  principalmente  ,  eh'  è  detto  energeti- 
co ,  entufiafmo ,  fimpatia ,  antipatia .  E  fé  il  do- 
lore è  dolore  ,  e  male  }  vuol'  anche  fapere  ,  che 
non  vi  ha  dolore  ,  che  non  pofla  con  giuftizia  , 
e  oneftà  volerfi  foddisfare  .  Quel  dunque  è  da 
vedere ,  di  molte  maniere  da  foddisfarlo ,  qual  cof- 
fa eifer  viziofa ,  cioè  oppofta  o  alla  noftra  felici- 
tà,  o  a  quella  degli  altri  .  Concedendo  dunque, 
e  allargando  tutte  le  maniere  da  compiacere  al 
dolore ,  che  non  fi  oppongono  a  quelli  fini ,  e  fa- 
vorendole ,  e  onorandole  ,  vedrà  a  quella  propor- 
zione medefima  crefeere ,  e  dilatarli  1'  azione  prò* 
ducitrice  di  virtù ,  di  arti ,  e  di  beni ,  per  cui  le 
nazioni  profperano  e  vivono  tranquille  :  e  coftrin- 
gendo  in  tutti  i  modi  le  viziofe ,  fia  coli'  infamia 
e  ì  difonore  (  arme  valevoli  cantra  le  pericolofe 
energie  )  ;  fia  col  danno ,  o  con  altre  pene  ,  che 
reprimano  le  non  ragionevoli  maniere  da  acquie- 
tare le  moiette  fenfazioni  ;  verrà  a  fvellere  la  ra- 
dice de'  vizj  ,  che  fpopolano ,  difunifeono ,  infeli- 
citano il  corpo  politico .  Nella  China  dopo  una 
lunga  ferie  d'  anni  di  guerra  civile  ,  una  malin- 
conia 


Parte  L  Cap.  IL  49 

conia  epidemica  aveva  invafato  i  più  cofpicui  nomini 
di  lettere,  e  i  più  virtuofìi  donde  avveniva,  ch'eflì  per 
foddisfacimento  di  sì  fatta  pafììone  fuggivanfi  nel- 
le folitudini.  Principio  di  gran  male  per  quei 
popoli  avvezzi  a  non  effer  governati  ,  che  da  Fi- 
lofofi  (a) .  Che  fare  ?  La  forza  avrebbe  inafprito 
il  male  ,  eh'  era  di  tempra  da  eflèr  corretto  con 
de'  lenitivi  .  Adunque  fi  tentò  di  guarirlo  coli' 
infamia,  e  col  prurito  dell'  onore  .  Come  nien- 
te è  tanto  in  quell'  Imperio  onorato  ,  quanto  la 
fatica ,  né  tanto  tenuto  a  vilipendio  e  difonore  , 
quanto  1'  ozio;  fi  bandirono  per  poltroni  ,  e  vili 
tutti  quei,  che  fi  ritiravano  dalla  focietà  \  e  fot- 
to  fpecie  di  richiedere  da'  capi  di  quei  romiti  de' 
configli ,  onorandogli  e  accarezzandoli  ,  fi  fecero 
sbucare .  Si  mifchiò  alla  ferietà  tutto  quel ,  che 
può  render  grata  e  deliziofa  la  vita  compagnevo- 
le ;  e  fi  ridufièro  a  poco  a  poco  a  tornar  uomi- 
ni [b) ,  e  fervire  alla  padria . 

§.  XIV.  Tutte  r  Arti  ,  e  le  Scienze  ,  e  le 
umane  Virtù  altresì ,  fon  figlie  di  quei  tre  gene- 
ri di  dolore  ,  che  fon  detti  .  V  arti  primitive  , 
e  molte  delle  miglioratrici  ,  fon  nate  da  dolori 
naturali  e  macchinali .  Alcune  delle  miglioratri- 
ci, e  quafi  tutte  quelle  di  luflò  ,  dall'  energia  , 
e  dal  genio .    Tutto  quafi  il  Commercio ,  e  gran 

D  parte 

(a)  Come  noi  da  Giureconfulti  .  Quei  Filofon  fono 
i  Giureconfulti  della  China  . 

(£)  Il  P.  Martinio .  S;  vuole  aver  per  maflìrna  pri- 
ma in  ogni  paefe ,  che  vuol  marciare  alla  fua  felicità  , 
CHE  OGNI  UOMO,  IL  QUALE  NE  IMMEDIATA- 
MENTE, NE  MEDIATAMENTE  RENDE  ALLA 
PADRIA,    E  UN  ANI  MAL  N0CE70LE . 


$0  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
parte  delle  Scienze ,  debbontt  alla  terza  clafle  di 
moiette  fenfazioni  .  Adunque  il  faper  coltivare 
quefte  forgenti  è  il  gran  principio  per  vedervi 
fiorire  le  Scienze  ,  la  Virtù  ,  1'  Arti  ,  il  Com- 
mercio ,  1'  opulenza ,  e  la  vera  robuftezza  dello 
Stato .  Il  dolore ,  la  moleftia  ,  la  noja  ,  non  ha 
alcun  dubbio ,  fon  pene  .  Ma  di  quanti  beni  non 
ci  compensa  elleno  ?  Adunque  1'  artemadre  da 
far  fiorire  quefti  beni,  è  queir  appunto  di  faper 
folleticare  le  molle  motrici. 


C       A      P,        III 

Delle  diverfe  clajji  di  perfine  e  di  famiglie  % 
che  compongono  i  Corpi  Civili . 

§,  I,  /"*  Li  Egizj  partivano  le  datti  degli  uomi- 
VÌI"  ni  per  tribù ,  e  famiglie  riffe ,  non  già 
per  perione  ,  e  corpi  mobili  .  Edi  diftribuivano 
quefte  tribù  in  fei  (a)  ceti ,  Sacerdoti ,  Militari  , 
Paftori ,  Marinai  ,  dotti  Artidi  ,  Agricoltori .  I 
Militari  avevano  la  cura  del  governo  civile  ,  in 
pace ,  e  in  guerra .  I  Sacerdoti  quella  del  culto 
religiofo ,  dell'  Aftronomh ,  delle  Scienze  ,  e  del- 
la Storia  .  Tutti  gli  altri  attendevano  all'  Arti, 
e  all'  Agricoltura .  La  legge  ordinava  ,  che  niu- 
na  perfona  potette  profeffare  altro  meftiere  ,  falvo 
che  quello  della  famiglia  ,  in  cui  era  nato.  Si 
credeva  ,  che   ciò  conferiftè  alla  perfezione  delle 

Scien- 

(a)    Erodoto  dice  fette  :  ma  fé  ne  vuol  fare    una  de' 
Bucoli ,  e  Subon ,  guardiani-  di  Vacche ,  e  di  Porci . 


Parte  I.  Cap.  III.  «-r 

Scienze  e  dell'Arti,  confervando  le  tradizioni  do- 
meftiche,  e  alla  tranquillità  de'  popoli,  togliendo 
il  fomento  dall'ambizione,  Platone  nella  fua  Re- 
pubblica volle  rinnovar  quefta  legge.  Ma  An- 
notile ha  ragione  di  biafi maria .  Ella  toglie  lo 
ftimolo  al  merito  ,  e  alla  virtù  ,  emnguendo  la 
libertà  e  l' emulazione  di  divenir  grande  (a) . 

§.  II.  Per  conofcere  le  claffi  degli  uomini ,  in 
cui  ordinariamente  dividonfi  i  corpi  politici  ,  che 
ora  fono  in  terra,  bifogna  dividere  le  Nazioni  in 
ièlvagge  vaganti ,  barbare  (labili ,  e  ulte  non  com- 
mercianti,  e  eulte  commercianti.  Le  felvagge  e 
vaganti  fon  quelle ,  che  non  vivono ,  che  di  cac- 
cia ,  o  di  pefea ,  e  degli  animali ,  che  nudrifeono , 
fenz'  avere  né  Agricoltura ,  né  Arti ,  né  Lettere, 
né  Leggi  politiche  .  Tali  fono  i  Popoli  del  Ca- 
nada ,  i  Lapponi ,  gran  parte  de'  Tartari ,  e  mol- 
tifììmi  altri .  Barbari  (labili  diconfi  quei  ,  che 
hanno  oltre  alle  gregge  di  animali  ,  un  pò  d'  A- 
gricoltura ,  e  qualche  parte  dell'  arti  di  necedìtà , 
e  di  comodità.  Tal'  era  1'  Imperio  del  Perù  ,  e 
quel  del  Medico  ,  quando  furono  feoverti  dagli 
Europei .  Le  Nazioni  eulte  non  trafficanti  han- 
no tutte  r  arti  memorate  ,  e  oltracciò  delle  let- 
tere ,  e  della  civiltà .    Ma  non  avendo   commer- 

D  2  ciò, 

(ci)  Il  corpo  delle  perfone  de'  ceti ,  che  vivono  in  a- 
gio  e  lufìfo,  dopo  alquante  generazioni  va  ad  imbaitardir- 
fi  \  donde  nafee  la  llupidezza  della  mente  iftèfla  ,  le  cui 
funzioni  corrifpondono  Tempre  alla  bontà  ,  o  malvagità 
dell'  iftrumento  .  Dunque  l'è  voi  impedite  ,  che  i  ceti 
baffi  vengano  su  ,  i  quali  ferbano  pia  integrità  e  vigore 
di  corpo  ,  voi  rovinate  lo  fpirito  e  il  valore  della  na- 
zione . 


5  a  Delle  Lezioni  ài  Economia  Civile. 
ciò  ,  mancano  de'  raffinamenti  dell'  arti  di  luffò , 
Tali  fono  tuttavia  molti  Stati  nella  Germania  in- 
teriore .  Finalmente  le  Nazioni  perfettamente 
eulte  fon  quelle,  in -cui  tutte  l'arti  di  neceffìtà, 
di  comodità,  e  di  lufiò  fono  in  grande  fplendore; 
e  dove  perciò  1$  fpirito  ,  le  belle  lettere  ,  e  le 
feienze ,  fono  rpòlto  coltivate ,  e  raffinanfi ,  e  ral> 
beilifconfi  ogni  giorno .  Tra  i  felvaggi  non  vi  è, 
che  un  imperio  volante ,  e  a  tempo ,  o  un'  orrida 
Teocrazia.  Tra  i  barbari  {labili  l'imperio  è  fiflò, 
febbene  non  ancora  ben  formato.  Nelle  foie  Na- 
zioni eulte  l'imperio  è  flabile,  fiftematico,  e  for- 
mato , 

§.  Ili,     Nelle  Nazioni  felvagge  non  vi  è,  che 
un  folo  ceto  :  le  perfone  non  fon  tutte ,  che  cac* 
datori,  pefeatori,  pallori,  ladri,  briganti.     Il  lo 
ro  imperio  fiifo  è  iì  folo  domeflico ,  il  quale  è  ri- 
gidismo ,  perchè  non   temperato  ,  né   indebolito 
dal  politico .     Hanno   un    imperio  civile  momem 
taneo.     Creano   un  Capo  ne'  bifogni  }  i  quali  fi- 
niti, tornano  allo  (lato  delle  famiglie,  e  il  Capo 
diviene  eguale  agli  altri .     Non  avendo  Arti ,  ve- 
fieno  cuoi  d' animali ,  o  vanno  nudi  :  beono  latte, 
o  acqua  }  e  per  quel!'  arti  fon  tutti  capacifìlmi  . 
Vi  ha  de'  Preti ,  e  de'  Medici  :  ma  elfi  fanno  la 
vita  ,  e  il  meftiere  degli  altri  ;  perchè  la  religio-; 
ne  vi  è  neli'  uovo ,  per  così  dire ,  e  la  Medicina 
di  poco  ufo .     Quafì  tutte  le  nazioni  della  terra , 
dopo  le  feconde  origini  del  genere  umano, furono 
in  quello  flato  ,  dal  quale  non  vennero   alla   cul- 
tura ,  che  per  gradi .     La  Storia,  de'  popoli ,  qua- 
fi  in  tutto  il  redo  difeordante;  s'  accorda  in  que- 
flo  punto  con  maravigliofa  armonia .     E  di  qui  è, 
che  tutte  le  antiche  nazioni  fi  fon  dette  Autotlo* 

?ie* 


Parte  I.  Cap.  III.  53 

ne ,  figlie  della  terra ,  de'  monti ,  de'  bofchi  >  de' 
laghi ,  de'  fiumi ,  dove  abitavano  (a) . 

§■.  IV.     Tra  i  barbari   (labili  ,  vi   ha   di   certi 
capi  fidi  ,  delle  leggi  coniervate   pel   coftume  ,  o 
tramandate  in  canzoni  (b)  5  v'  ha  de'  cacciatori  , 
de'  pallori  ,  degli   agricoltori  ,  degli  art  idi  di  ne- 
ceflìtà  ,  e  de'  foldati .     Vi    fi   comincia   a   vedere 
1'  umanità  ,  e  a  refpirare  un'  aura  di  vita  più  a- 
perta  e  ficura  .     Tali    erano  il  Medico  ,  e  il  Pe^ 
rù  ,  prima  di  edere  conquidati    dagli  Spagnuoli  : 
e  tali  fono  ancora  alcuni  Regni  della  Tartaria  o- 
rientale.     Gran    parte   della   Mofcovia  ,  prima  di 
Pietro  il  Grande,  era  nel  medefimo  dato.     Vi  fi 
poflòno  aggiungere  i  due  grand'  Imperj  dell'  Afri- 
ca Meridionale  ,  l'  Abiffinia  ,  e  il  Monomotapa  ; 
edèndo  più  vicini  alla  barbarie,  che  alia  coltura. 
§.  V.     La  vera  coltura    delle    Nazioni  non  co- 
mincia i  che   colle   lettere  ,  e  con  i  collegi  delle 
feienze  ;  e  con  certe  e   fide   leggi  ,  che   regolino 
l'imperio,  e'1  rafforzino.     In  quello  dato  il  gover- 
no fi  sviluppa  meglio  :  crefeono  ,  e  fi  migliorano 
1'  Arti  :  aumentanfi  i  ceti .     Quedi  dati  fono  la 

D  3  vera 

(V)  Tutti  gli  Dei  della  Mitologia  Greca  feri  figli  di 
Crono ,  o  Saturno,  e  Saturno  d'  Urano  j  o  fia  del  Cielo: 
perchè  i  primi  fondatori  di  quelle  nazioni  furono  de'  Mon- 
tàgnari  ;  i  quali  difeefi  à'  piani,  inoltravano  le  cime  de' 
monti  ,  fìccome  la  loro  culla  :  e  perchè  tutte  le  lingue 
de'  popoli  felvaggi  fon  fantaltiche  e  poetiche ,  quei  mon- 
ti divennero  il  Cielo  ,  e  i  primi  padr«  A:hanatìì  immorta- 
li .  La  Mitologia  Chinefe  s'  accorda  colia  Greca.  Ve- 
di Martino  Màrtinió  Ub.  1.  Hlft.  Sin. 

(£)  Le  prime  leggi  erano  còìcu  ,  canzoni  ,  dice  Ar'tfto- 
t'tìe  t*  Poltt>  Siccome  erano  le  prime  memorie  .  Vedi 
Omero  Od.vm.  e  Mallet  Introd.  ali Ifloria  di  Danimarca* 


54  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
vera  piramide  del  Cavalier  Tempie .  Il  Sovrano 
è  nel  punto  più  fublime.  Seguono  in  fecondo 
grado  i  grandi  di  Corte  .  In  terzo  i  grandi  di 
nafeita  ,  o  di  polii  ,  i  Miniftri  delle  leggi  ,  quei 
della  Religione  ,  gli  Ufiziali  delle  milizie.  In  quar- 
to i  nobili  viventi ,  gli  Avvocati  ,  i  profefftri  del- 
le lettere  ,  e  delle  feienze  ,  i  Medici  ,  Chirurgi , 
Farmaceutici .  In  quinto  i  negozianti .  Appref- 
fo ,  1'  arti  di  lutto  ,  le  arti  miglioratrici  ,  le  arti 
creatrici .  Finalmente  Infogna  porvi  un  ceto  di 
poltroni ,  e  maidici  ;  non  effèndi)  facile  di  trovar 
paefe  culto,  dove  non  ne  fia,  più,  o  meno,  na- 
ti o  per  forza  di  fortuna  ,  o  per  temperamento , 
o  per  vizj  (a).  Nella  qual  piramide  la  bafe  fono 
gli  artifti  creatori  :  il  piedestallo  i  miglioratori . 
Se  quello  flato  fia  commerciante ,  avrà  ancora  di 
molti  altri  ceti  ,  impiegati  alla  mercatura  ,  cosi 
marittima,  come  terrefìre  ,  tutti  i  quali  fono  al- 
logati d' intorno  alla  bafe  . 
.  §.  VI.  Si  vuole  intanto  offervare  ,  che  quelli 
ceti  variano  molto  ,  così  per  la  moltitudine ,  co- 
me per  11  eflenfione  ,  fecondochè  è  la  forma  del 
Governo.  Nelle  Monarchie  i  nobili  fono  più  ,  e 
più  eltenfi .  Tal'  è  la  Francia  v.  g.  ,  la  Spagna , 
ec.  Nelle  Repubbliche  popolari  ve  n'  ha  meno, 
non  v'  effendo  Feudi  ,  e  regnandovi  poco  luflò . 
Negli  Stati  difpotici ,  ve  n'  ha  anche  meno ,  non 
eftèndovi  nobiltà  ereditaria  ,  ficcome  in  Turchia . 
Ma  vi  è  un  Imperio,  che  non  raftòmiglia  a  niu- 

no 

(a)  Tra  Selvaggi  non  vive  chi  non  fatica  ;  dunque 
non  vi  troverete  accattoni.  Tra' popoli  culri,  più  umani  e 
docili,  perchè  più  deboli  e  molli ,  f  umanità  iitefla  ve  gli 
alimenta . 


Parte  I.  Cap.  III.  55 

no  de'  memorati .  La  nobiltà  vi  è  molta ,  e  gran- 
de ,  ma  né  ereditaria ,  né  venduta  :  il  folo  merito 
della  fapienza  civile  ve  gli  crea  ,  né  oltrepaflà  la 
loro  vita  ■.  Il  Reggimento  è  più  fimile  ad  un  go- 
verno paterno  ,  che  ad  un  civile  :  il  Sovrano  vi 
ha  più  dritti  di  padre  ,  che  di  Re  :  ma  di  padre 
dello  Stato  di  natura  ,  e  perciò  fevero  e  rigido. 
Egli  vi  è  infieme  Principe  e  Pontefice .  Quello 
Stato  è  la  China  -. 

§.  VII.  Noi  per  procedere  con  maggior  chia- 
rezza ,  e  farci  capire  nel  decorfo  di  quefte  lezio- 
ni ,  divideremo  le  claffi  de'  popoli  culti  come  ap- 
pretto .  La  1.  fia  detta  quella  degli  uomini  pro- 
ducitori  o  creatori  di  beni  :  la  2.  de'  miglioratori 
o  manifattori  di  neceffità  :  la  3.  di  coloro  che  col- 
tivano arti  di  puro  comodo  ,  detti  perciò  utili  : 
la  4.  di  quei  ,  eh'  efercitano  arti  di  lutto  :  la  5. 
de'  regolatori ,  e  direttori  :  la  6.  de'  difenfori  :  la 
7.  de'  Grandi.  A  quelli  fette  punti  ^  crediamo 
noi  >  che  fi  riducano  tutte  le  cure  economiche  de* 
Sovrani ,  e  de''  loro  Miniftri .  Ma  tocchiamo  qui 
in  due  parole  le  cure  generali . 


D4  GAP. 


5o         Delle  Lezioni  di  Eco?iomia  Civile. 


C    A    P.         IV 

Come  le  fopraddette  clajfi  di  perfone  pojfono 
conferire  all'  Arti ,  e  all'  opulenza  del- 
lo   Stato  ;  e  con  ciò   alla    loro  ,  e 
alla  pubblica  felicità . 

§.  I.  /^hang-ht,  uno  de' più  favj  Sovrani  della 
\^(  China,  il  quale  viveva  intorno  al  principio 
del  preiente  fecolo ,  in  una  liceità  quali  che  generale 
di  quel  vaiìo  Impero,  niuna  cola,  e  con  follecitudi- 
ne,  prima  domandava  a'  Grandi ,  che  gli  fi  appref- 
favano  ogni  mattina  per  felicitarlo  ,  che  ,  v  hit 
egli  noti-zia  nuffuna  di  pioggia  ?  E  come  rifeppe 
che  il  Cielo  cominciava  a  fpargere  le  fue  fecon- 
de rugiade  ,  fu  il  primo  a  bandire  un  folenne  fa- 
crifizio ,  e  ringraziamento  all'AltilTimo  (a)  *  Li-eo, 
Principe  pur  egli  Chinefe  ,  non  richiedeva  quali 
giammai  da  i  Vifitatori  delle  provincie  ,  fé  non, 
in  che  flato  fon  effe  /'  Arti  ,  e  ì  Agricoltura  ? 
e  dal  buono ,  o  cattivo  loro  eflère  giudicava  dell' 
abilità  e  giuftizia ,  o  delia  feiocchezza  e  malvagi- 
tà de'  Governadori  (  b  )  :  Noi  ci  fludiamo ,  diceva 
l'Imperador  Federico  II,  che  queflo  no/Irò  Regno 
delle  due  Sicilie  divenga  ,  per  la  coltura  della 
giudi-zia  ,  il  no^ro  giardino  di  delizie ,  ficchh fia 
di  fpe echio  a  tutti  coloro  ,  che  il  vedranno ,  dy  in- 
vidia    agli    altri  Sovrani  ,  e  di  norma  a  tutti  i 

Regni 

(a)  Duhald. 

(b)  Marùnus  Martini us  lìb.  v. 


Parte  I.    Cap.  IV.  57 

Regni  (a) Dopo  aver  debellato  i  Turchi 

(  comincia  una  fua  legge  V  Imperadore  Carlo  V  ) 
noi  non  abbiamo  altro  penfiero  ,  che  di  fottrarre 
i  noftri  fudditi  e  vajfalli  di  quello  Regno  delle 
due  Sicilie  da  tutte  le  opprejjioni  ,  e  fior/toni  ,  e 
indo-vero  fé  efazioni  b) .  E  appreiTo  :  Noi  voglia- 
mo confervare  i  no^ri  vajfam  nella  libertà  di 
contrattare  e  di  commerciare  ....  E  perciò  co- 
mandiamo ,  che  fieno  Uberi  di  comprare  ciò  ,  che 
loro  piace  ,  e  quanto  ,  e  come  ,  e  dove  ,  e  tutto 
quel,  che  vorranno  ,  e  venderlo  ed  edrarlo  ,  fe- 
condo che  loro  ne  vieti  voglia .  Finalmente  Fe- 
derico II  medefimo,  Re  di  grandiffimo  cuore,  ha 
in  due  magnifiche  parole,  e  degne  di  gran  Princi- 
pe ,  raccolto  tutti  i  doveri  di  chi  prefiede  a  i  po- 
poli .  Bi fogna  ,  die'  egli ,  che  il  Sovrano  fia  pa- 
dre e  figlio  ,  fignore  e  miniflro  della  giuflizia  . 
Padre  e  fignore  nel  generarla  ,  e  nelf  educarla 
poiché  fi  a  nata ,  e  difenderla  gelof amente  :  figlio 
nel  rifpettarla  e  venerarla  :  e  miniftro  nel  diftri- 
buirla  a  ciafeuno  fecondo  i  fuoi  dritti  (e) .  L'ar- 
te del  governo  è  un'  Agricoltura  politica  :  e  il  cor- 
po politico  è  una  vigna .  La  divina  Scrittura  fi 
ferve  fpelTò  di  quefte  sì  amabili  e  vive  immagini: 
pater  meus  agricola  eft .  L'  accorto  Agricoltore 
viiita  fpeflb  la  fua  vigna .    Vi  sbarbica  le  piante 

aliene, 

(a)  Confi'ttut.  Regni  Stài,  l'tb*   1.  pag.   116. 

(b)  Pragm.  Caroli  V  Inter  Confi  tt  Regni  Stài.  pag. 525. 

(e)  Confiìt .  Regni  Sic.  l'tb.i.  ut,  31.  pag.  59.  E'  de- 
gno d'  efler  confiderato  un  grave  e  divino  detto  di  Teo- 
dorico ,  Ncbìs  en'mty  fieni  &  Princìpes  volucrunt ,  jus  cum 
prìvatis  volumus  effe  comrnune .  Ediclum  Theodorici  Regi? 
num-  24. 


58  Delle  Legioni  di  Economia  Civile. 
aliene,  o  nocevoii:  ripianta  le  viti  mancanti  :  fot- 
tomena  le  vecchie  e  appaffite  :  inneità  le  fanati- 
che :  pota  le  luflùreggianti  5  e  per  difenderla  ,  la 
cinge  di  fiepe  ,  di  folla  ,  o  di  mura .  Ma  non 
penta  meno  a  mantenere  le  ftrade  di  comunica- 
zione facili ,  libere ,  fi  cure  . 

§.  IT.  Ma  fé  quelle  fono  le  cure  i  che  fi  dan- 
no i  Sovrani  ,  non  fia  malagevole  intendere  quel- 
le de'  Grandi  ,  cioè  di  coloro  ^  i  quali  formano 
1'  intorno  alla  cima  ^  e  '1  furio  delia  Piramide  del 
Cavai ier  Tempie .  I  Grandi  fono  nati  pel  me- 
defìmo  fine,  e  nella  mira  fteffa  ,  per  cui  fono 
flati  creati  i  Sovrani  ,  eh'  è  quella  di  ammae- 
strare ,  di  foftenere  ,  e  di  difendere  i  popoli  ,  e 
di  vegliare  alla  pubblica  felicità  :  potrebbero 
dunque  effi  avere  altri  obblighi  ?  Dove  è  da  con- 
fiderai ,  che  quella  parola  Grande  ha  un  na- 
turale e  neceffario  rapporto  alla  parola  piccolo  . 
Come  non  vi  ha  de'  Sovrani  ,  dove  non  vi  ha 
popoli  £  così  non  vi  ha  de'  Grandi  i  dove  vannofi. 
a  distruggere  i  piccoli  ,  o  a  ridurli  nel  numero 
degl'  irrazionali.  Tutto  è  nella  Natura  propor- 
zionevole  e  connerTo* 

§.  III.  La  grandezza  de'  Grandi  è  fòftenuta 
e  alimentata  dall'Agricoltore ,  dal  Pallore  ,  dal  Fi- 
latore ,  dal  Teffitore  i  dal  Mercatante ,  dal  Mari- 
najo  ,  dall'*  Arti  in  fomma  ,  che  mettono  in  va- 
lore la  Terra,  e'1  Mare.  Dunque  ella  ria  tanto 
più  grande  ,  quanto  vi  farà  più  d'  uomini  impie- 
gati all'  Arti  ,  e  quanto  più  queil'  Arti  fioriran- 
no. Ma  1'  Arti  non  florifcono  ,  dove  non  fi  la- 
fei  quella  libertà  agli  Artidi  ,  di  cui  abbiam  ve- 
duto parlare  magnanimamente  1'  Imperadore  Car- 
lo V.    Quell'  opprimere  lo  fpirito  de'  Contadini , 

de' 


Parte  I.    Cap.  IV.  59 

de'  Pallori  ,  degli  Artidi  :  quel  velargli  per  ogni 
dove  :  queli1  attraverfare  d'  oftacoli  inoperabili  il 
Commercio  ,  è  ,  a  penfarla  dritta  ,  indebolire  i 
fondamenti  della  propria  grandezza .  Vi  può  efc 
fere  più  lampeggiante  verità  ?  Pure  nelle  Capi- 
tali di  tutti  gli  Stati  troverete  di  molti ,  che  vi- 
vendo delle  loro  rendite  ,  vilipenderanno  tutte  1' 
Arti,  e  gli  Artifti,  riputandoli  ficuri  in  mezzo  al 
lor  contante  ,  per  ignoranza  di  fapere  ,  che  non 
vi  fon  rendite,  né  contante,  dove  non  vi  è  dell' 
Arti  ;  e  che  il  denaro  o  non  vi  è ,  o  non  vi  vai 
nulla  ,  dove  non  rapprefenta  nulla  '-,  eifendo  tutta 
la  fua  forza  quella  di  rapprefentare . 

§.  IV.  Magone  Cartaginefe  ,  che  aveva  fcrit- 
to  un'  alTai  bella  e  dotta  opera  full'  Agricoltura , 
incominciava  i  fuoi  precetti  agrarj  da  quella  mafc 
fima  ,  degna  di  effere  altamente  fcolpita  nel  cuo- 
re di  tutti  i  gentiluomini,  i  quali  hanno  de'  fon- 
di, qui  emit  agrum  ,  venda?  domum  ,  quam  ha- 
bet  in  Urbe  (a) .  La  ragione  è  quella ,  che  dice- 
va Ifcomaco  appretto  Senofonte  (b)\  perchè  aven- 
do un  galantuomo  richiefro  ad  un  pratico  matii- 
fcalco ,  che  folle  quello ,  che  poteffe  ingraffare  un 
cavallo  ,  /'  occhio  del  padrone  {  e  )  ,  rifpos'  egli  . 
Finché  il  gentiluomo  non  prende  amore  all'  Agri- 
coltura ,  e  la  ftudia ,  ingegnandofi  di  ajutare  i  con- 
tadini con  nuovi  lumi  ,  e  di  foccorrerli ,  dove  fa 
meflieri  di  fpendere  ,  le  terre  renderanno  fempre 
affai  poco  :  (cernerà  la  malia  delle  pubbliche  ric- 
chezze •■>  e  molti  de'  gentiluomini  fi  ridurranno  a 

lungo 

(a)  Pl'm.  Varr. 

(b)  Lìb.  v'de    Memorabili . 
(e)     AsiJTrow  otpSeckpos  . 


So  Delle  Lezioni  di  "Economia  Civile. 
lungo  andare  a  maneggiar  quella  vanga,  che  non 
hanno  faputo  ,  né  voluto  reggere  da  maeftri  e  fì- 
gnori .  L'  Agricoltura  in  Inghilterra  ,  e  in  To- 
fcana ,  è  principalmente  tenuta  della  iiia  grandez- 
za alla  claflè  de'  gentiluomini . 

§.  V.  In  tutti  gli  Stati  politici  v'  ha  un  ceto 
mezzano  tra  i  grandi  ,  e  quei  che  lavorano  pel 
foftegno  della  Nazione .  Quella  ciarle  è  d'  affai 
più  numerofa  di  quella  de'  Magnati  ,  ma  inferio- 
re a'  lavoratori .  Effi  fono  d'  ordinario  i  più  fa^ 
vj}  perchè  hanno  più  obbligazione  di  efferlo .  Il 
loro  influffo  nello  Stato  è  grande .  Elfi  configlia- 
no i  Magnati,  e  reggono  i  balli.  Ma  per  confi- 
gliare i  Magnati  è  d'  uopo  di  effèr  favj  ;  e  per  reg- 
ger quefti  ,  conofeere  i  principi  dell'  Arti.  Si 
può  dire  ,  che  in  ogni  Nazione  da'  colpi  dì  que- 
llo ceto  mezzano  dipende  la  felicità  ,  o  la  mife- 
ria  dello  Stato.  E  quefto  è  un  vantaggio  ,  che 
ha  la  China  fopra  tutti  i  popoli  della  Terra  . 
Quefta  claflè  adunque  dovrebb'  effer  la  meglio  i- 
ftrutta  nelle  Scienze  ,  non  di  parole  ,  né  d'  idee 
vote ,  ma  di  cofe ,  e  di  calcoli  di  cofe  * 

§.  VI.  Le  fcuole  delle  Scienze  non  hanno  al- 
tro fine ,  che  il  colmine ,  la  fapienza  civile ,  l'Ar- 
ti :  i  maeftri  delle  lettere  fono  nella  ciarle  degli 
educatori  pubblici .  Il  buon  colmine  fa  piacer  la 
fatica  ,  e  allontana  i  vizj  ,  che  le  fono  fempre 
d'  impaccio  e  di  remora  ,  e  vanno  ad  eltinguerne 
lo  fpirito:  la  fapienza  civile  regola  la  quantità  di 
azione  :  1'  Arti  la  producono .  Dove  ciò  fi  fa  be- 
ne ,  e  ardentemente ,  fi  vive  anche  bene  :  i  dotti 
vi  fono  onorati  e  premiati.  Ma  dove  le  Scienze 
fi  diftaccano  da  quefti  fini ,  o  per  la  feoftumatez- 
za  di  coloro,  che  le  profetano  ,  o  per  la  malva- 
gità 


*-> 


Pane  I.    Cap.  IV.  61 

gita  delle  dottrine  ;  o  per  la  loro  inutilità  ,  im- 
piegandoli in  isviluppare  certe  idee  chimeriche  , 
nel  foftenere  di  certe  vote  fantafie  ,  in  ricercare 
minuzie  pedantefche ,  in  combattere  per  biltri,  in 
riempiere  le  Biblioteche  di  libri  o  ridicoli ,  o  inu- 
tili ;  i  dotti  vi  faranno  tenuti  a  vilipendio  ,  e  le 
Scienze ,  mal  conofciute ,  avute  in  conto  o  di  va- 
na occupazione,  o  di  pregiudiziale.  La  -Filofoiìa 
vuol  far  la  guerra  all'  errore,  che  avviiifce  1'  uo- 
mo ,  o  1'  arrefta  ^pigro  ne'  fuoi  moti  :  al  vizio  , 
che  1'  arma  di  arme  nocevoli  ,  e  ì  defola  :  vuol 
rilevar  la  ragione  e  fervire  all'  Arti .  Allora  fer- 
ve a  fé  lìeiTa:  allora  i  favj  faticano  da  dovero  pe' 
loro  intereffi . 

§.  VII.     La  Religione  ci  è  fiata  da    Dio   data 
per  foccorfo  della  noftra  debolezza  :  per  folle  vare 
la  noftra  miferia  :  perchè  /'  uomo  fi  a  ijlrutto  ai 
ogni  opera  buona ,     Sarebbe  conofcerla  ,  ed   etèr- 
ne a  Dio  grati ,  col  farne  un'  occupazione  di  poi* 
tronerìa  (a)  ?     Il  dovere  dunque  de'  fuoi  miniftri 
è  quello  di  ajutar  1'  uomo  per  ogni  via  :  d1  iftruir- 
lo  nel  buon  coftume  :  d'  incaricargli  i  doveri  :  di 
animarlo   alla   fatica  ;  di  confolarlo  ne'  travagli  : 
ma  di  moftrar    prima    nelle    loro  perfone  de'  per- 
fetti  efemplari   di  virtù .     Non  vi  è  ceto  di  per- 
fone ,  che  poteffe  effere  più  utile  ad  un  paefe ,  do- 
ve 
(a)     Veggafi  T   eccellente    opericciuola    del  Muratori  , 
La    regolata    divozione.     I  notòri  maggiori  chiedevano    al 
Re  di  Spagna ,  allora  noftro  Sovrano  ,  1'  abolizione  delle 
Cappelle  di  Arti  ,  ficcome    Vivajo  di  poltronerìa  ,  e  di 
vizj  .     Capit.  e  Privi!,  delia  Città  e  Regno  di  Napoli.     Il 
Configlio  di  Cartiglia  configliò  il  medefimo  a  Filippo  IV 
pel  foverchio  numero  delle  Confraternite  .     Uflaritz,  Teo~. 
ria  e  Pratica  del  Commercio  , 


6 2.  Delle  Lezioni  di  Economìa  Civile. 
ve  vi  lavoraffe  di  buon  cuore ,  con  femplicità ,  e 
con  retta  intenzione  ,  ad  un  fine  sì  divino  ,  e  in 
un  minifterio  sì  fanto.  Nafcerebbe  da  queft'efer- 
cizio  la  loro  e  la  felicità  de'  popoli .  Ma  fé  (  per 
fecreti  giudizj  dell' Altiffimo  )  vi  Mèro  de'  popo- 
li ,  ne'  quali  i  miniftri  del  culto  divino  ,  anzi  di 
darfi  tutti  a  sì  celefte  minifterio,  vi  fi  dettero  al- 
la pigrizia,  alla  diflòlutezza ,  al  luftò,  all' albagìa, 
alla  Superbia ,  all'  avidità  del  lucro  ,  alla  rapina  , 
a'  garbugli  e  intrighi  fecolari  ,  allo  ftudio  d'  ine- 
zie ,  o  di  falfe  cognizioni  ,  a'  litigj  e  contraili 
fcandalofi,  e  a  tutti  i  vizj  del  fecolo  ;  io  piange- 
rei quei  popoli }  ma  non  mi  farebbero  meno  ma- 
raviglia ,  meno  pietà  ,  i  fuoi  miniftri .  Non  vi 
potrebbe  effere  più  coftume  nel  popolo;  e  la  cor- 
ruzione del  coftume  ,  prefto  o  tardi  ,  dovrebbe 
trarre  nel  precipizio  il  minifterio  medefimo .  Il 
primo  grad)  della  mina  degli  ftabilimenti  ,  che 
fon  tra  gii  uomini  ,  è  il  dilprezzo  ;  il  fecondo  è 
1'  odio  :  il  terzo  è  la  caduta . 

§.  Vili,  Qual  è  il  metodo  di  confermar  la  ro- 
bu'ìezza  della  vita ,  domanda  Ippocrate  ?  Fatica- 
re. La  vita  è  azione;  e  l'azione  è  figlia  de' ner- 
vi, de'  mufcuìi,  delle  fibre.  Si  perde  V  azione, 
fé  quelli  ftrumenti  fi  snervano .  La  Campagna , 
1'  Arti ,  la  fatica  li  corroborano  .  La  fatica  fem- 
bra  dolore  ;  ma  il  piacere  è  fempre  figlio  del  do- 
lore .  Se  quella  è  la  legge  del  mondo  ,  è  leg- 
ge generale  ,  e  bifogna  adorarla  .  Ma  poiché 
ne'  corpi  civili  non  ve  fatica  fenza  pace  ;  né  pa- 
ce fenza  leggi  ;  né  leggi  fenza  governo  ;  né  go- 
verno fenza  di  molti  ordini  di  perfone }  quei  ceti, 
che  fon  rimafti  nel  baftb  piano  delle  Repubbliche, 
bifogna  che  ne  facciano  un  dovere  più  particola- 
re. 


Parte  I.    Cap.  I  V.  6$ 

TC  .  Ev  anche  il  loro  intereffe  ,  fé  amano  di  fali- 
re  .  E1  la  fola  fcala  agli  onori .  Ma  prima  che 
vi  falgano,ogni  agricoltore  ,  ogni  pallore,  ogni  ar- 
tifta  dee  fra  fé  dire,  la  legge  della  Natura  è  leg- 
ge di  fatica  :  io  fon  parte  della  Natura .  Se  ogni 
giorno  non  è  giorno  da  travagliare  ,  debb'efler  gior- 
no da  prepararli  al  travaglio  ,  diceva  un  antico 
Savio , 

§.  IX.  Donde  dipende  dunque  la  profperità ,  e 
la  felicità  di  una  Repubblica  ?  Unite  infieme 
quelle  magnanime  cure  de'  Sovrani ,  che  fon  det- 
te ,  quelle  de'  Magnati ,  quelle  de'  Gentiluomini , 
de1  Dotti ,  de'  Miniftri  della  Religione ,  la  ben  re- 
golata fatica  del  popolo  ,  e  fiate  ficuro  di  avere 
uno  Stato  florido ,  e  profpero ,  e  beato .  Si  può 
egli ,  dirà  taluno  ?  Appunto  quello  fofpetto  ro- 
vina le  nazioni .  Se  in  certi  tempi  ,  e  in  certi 
luoghi  fi  è  potuto ,  ficcome  la  Storia  e'  infegna  ; 
debb'effere  una  viltà  ,  o  una  corruzione  di  cuore 
quella,  che  fa  nafeere  una  difficoltà  sì  fatta .  L'uo- 
mo è  fempre  mifero  ,  ila  che  fi  creda  più  gran- 
de di  quel ,  eh'  è  in  fatti ,  fia  che  fé  ne  flimi  da 
meno .  Queir  openione  di  fé  fuperba  e  pazza  ten- 
de a  rovinar  la  natura  per  diftaccarla  foverchia- 
mente  dal  fuo  pedale  :  e  quella  vile  e  abbietta 
con  farla  rientrar  nella  terra  come  malfa  d'  infet- 
ti .  La  inanima  mia  è  :  ogni  uomo  ,  ogni  fami- 
glia, ogni  Stato  ,  dove  s'  ingegni  di  effèrlo ,  può 
ben  edere  ,  a  proporzione  de'  dati ,  quel ,  eh'  è  fla- 
to un  altro  uomo  ,  un'  altra  famiglia  ,  un  altro 
Stato.  E  micidiale  fentimento  ,  quel  non  st 
puov .     {a) 

CAP, 

(a]     Platone  ha  dimoftrato  nella  fua  Repubblica  ,  che 

tutti 


6$        Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 


C      A      P.  V. 

Della  Popolazione . 

§.  I.  /^Vgni  Stato  è  un  corpo  politico  \  dunque 
kJ  per  le  cofe  dimoftrate  ,  è  importanti  {Ti- 
mo ,  eh'  egli  fia  il  più  robufto ,  che  per  la  terra, 
che  occupa,  pel  fito ,  e  per  l'altre  circoftanze  gli 
è  poTibile .  Quefta  robuftezza  non  ferve  folo  al- 
la fua  confervazione  ,  ma  eziandio  alla  fua  felici- 
tà ,  e  gloria .  Il  primo  fondo  della  robuftezza  di 
uno  Stato  è  la  moltitudine  delle  famiglie  ,  la 
giusta  popolazione?  ma  queft'  ifteflò  ne  fa  la 
gloria;  genera  il  rifpetto  de'  vicini,  ed  è  cagione 
di  fi  cu  rezza  {a)\ 

§.  II.  Ev  qui  innanzi  ad  ogn'altra  cofa  da  de- 
finire, che  ci  vogliamo  intendere  per  g'wQa  popo- 
lazione .  Un  paefe  ,  che  per  la  fua  eftenfione , 
pel  clima  ,  per  la  bontà  delle  fue  terre ,  pel  fito, 
per  1'  ingegno  degli  abitanti  può  alimentare  cin- 
que milioni  di  pedone  ,  fé  non  ne  nudrifee ,  che 
due  e  mezzo  ,  è  mezzo  fpopolato  :  fé  ne  alimen- 
ta uno ,  è  fpopolato  di  quattro  quinte  :  fé  ne  man- 
tiene tre ,  è  fpopolato  di  due  quinte .    Ma  fé  gli 

avve* 

tutti  i  st  può'  ,  e  tutti  i  non  si  può'  in  uno  Stato  ven- 
gono dal  centro  . 

(a)  Tutti  i  corpi  civ:li  fono  fra  loro  nello  flato  di 
Natura  .  E  nello  flato  di  Natura  1'  uomo  tanto  è  ficu- 
ro  ,  quanto  è  temuto  :  ma  è  temuto  a  proporzione  delle 
fue  fòrze. 


Parte    I.    Cap.    V.'  6$ 

avveniffe  di  averne  Tei  ,  o  fette,  farebbe  popolato 
al  di  (òpra  delle  fue  forze  :  vizio  non  meno  con- 
trario e  nemico  alla  fua  civile  felicità  ,  di  quei 
che  fia  la  fpopolazione  (a) . 

§.  III.  Niente  nel  mondo  avviene  fenza  cagio- 
ne. Or  fecondo  i  calcoli  ordinar)  della  vita  uma- 
na ,  quei ,  che  in  un  anno  nafconvi ,  fono  almeno 
d'  un  quinto  più  di  quei  ,  che  muojono  5  dunque 
ogni  Stato  dovrebbe  effere  fproporzionevolmente 
popolato .  Dov'  è  fpopolato,  è  forza  ,  che  fia  fog- 
getto  a  qualcuna  ,  o  a  più  cagioni  fpopolatrici  . 
La  prima  fapienza  di  un  Legislatore  e  di  conofce- 
re  quelle  cagioni  :  la  feconda  di  fludiarfi  di  fter- 
parle ,  quanto  è  poffibile .  Ma  per  conofcerle  gli 
è  necelfario  di  calcolare  i  mali  filici  e  politici  : 
per  isbarbicarle  ,  vuol  far  mifurare  le  fue  terre , 
faggiare  le  forze ,  calcolare  i  prodotti ,  accozzare  i 
potàbili  dell'  Arti  ,  e  tutti  i  vizj  ,  che  le  impic- 
colifcono,  o  le  attraverfano .  Dunque  la  prima 
Scienza  di  chi  governa  è  1'  Arimmetica  Politica: 
la  feconda  la  Geometria  Politica. 

§.  IV.  Le  principali  cagioni  fpopolatrici  ,  fi 
poffono  ridurre  a  quelle  nove.  1.  Il  clima  mal 
fano  ,  e  non  accomodato  alla  vita  degli  uomini  , 
e  degli  animali.  2.  Il  terreno  Aerile  ,  né  atto  a 
produrre  quanto  balla  al  foflegno  di  una  gran  mol- 
titudine .  3.  L'  ignoranza  dell'  Agricoltura  ,  dell' 
Arti  miglioratrici  ,  e  del  Commercio .  4.  1/  ab- 
ParJ.  E  borri- 

00     Quel  gridare  fi  fa  oggi  da  tutti  i  Politici  ,  popò 
'azione  popolazione ,  fé  non  è  regolato  dalla  prefente  mai- 
fima  ,  può    divenire  la  più    terribile    caufa    fpopolatrice  , 
Perchè  come  la  natura  finifee  di  poter  cibare    gli    uomi- 
ni ,  cominciano  a  paicerfi  gli  uni  degli  altri . 


66  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
borrimmto  dall'efercitare  quefti  meftieri .  5.  Gli  efor- 
bitanti  peij ,  o  i  pefi  mai  fituati ,  e  la  non  pronta, 
né  dilìntereffàta  Giuftizia  (a) .  6. 1  coftumi  foverchia- 
mente  rilalìàti ,  o  foverchìamente  felvaggi ,  i  qua- 
li fanno  abborrire  le  giufte  nozze  ,  e  leguire  una 
Venere  beftiale  ,  e  rendono  meftier  vile  la  fatica 
periodica.  7.  Le  frequenti  epidemie,  pefti,  o  altri 
mali  divenuti  comuni  per  alcune  perpetue  caufe . 
8.  Le  continue  guerre,  o  efterne,  o  civili.  g.Ua 
pregiudizio  civile ,  o  tal'  altra  cagione ,  che  indu- 
ca a  moltiplicare  i  celibi  piti  di  quel ,  che  fa  bi- 
fcgno . 

§.  V.  Le  cure  adunque  di  un  Politico,  fo- 
no primamente  ,  d'  ingegnarci  di  ben  conolcere  le 
fuddette  cagioni  :  e  apprettò  conofcere,  e  adoperare 
i  mezzi  da  svellerle  ,  o  di  diminuirle .  Il  primo 
mezzo  di  popolare  un  paefe  fpopolato  è  di  vede- 
re di  sbarbicarvi  certe  cagioni  tìfiche  di  morbi  , 
e  di  pefti  5  o  di  minorarle ,  fé  non  fi  può  fterpar- 
le .  Così  i  favj  Legislatori  han  proccurato  di  da- 
re dello  fcolo  a  certi  ftagni ,  che  infettavano  1'  a- 
ria  :  di  fpianare  de'  bolchi  ,  che  impedivano  la 
ventilazione  :  di  trafportare  le  gran  Città  in  un' 
aria  più  pura  :  d'  impedire  il  commercio  con  de' 
paefi  infetti  :  d'  introdurre  metodi  di  vivere  più 
confaccenti  alla  falute , fpogliando  i  popoli  di  cer- 
ti pregiudizi  nocevoli  :  di  promuovere  la  Medici- 
na ,  e  la  Chirurgia  :  di  migliorare  1-  Architettura 
civile ,  ec.     L' antica  China  era  inabitabile  per  le 

grandi 

(a)  Ex  manfaetudine  Principimi  oboritur  difpofìtio  legum; 
ex  difpofitiom  legum  ,  inflitutio  morum  :  ex  injìitutione  mo- 
rum concordia  civium  :  ex  concordia  civium  triumphus  ho~ 
Jìium .     Leges  Wifigothorum  libro  I.  tit.  2.  lege  6. 


Parte  L   Cap.  V:  67 

grandi  acque  ftagnanti.  La  prima  cura  di  quei 
Governo  fu  di  {cavare  un  infini: à  di  canali  ,  per 
rendere  i  piani  coltivabili,  e  abitabili  :  la  ièconda 
da  piantare  un  Tribunale ,  il  quale  non  avelie  al- 
tra cura  ,  che  di  vegliare  a  sì  grand'  opera.  I 
Re  d'  Affina  vedendo ,  che  il  fiume  Eufrate  ,  per 
il  fuo  lento  corto ,  ammorbava  la  C  ti\  di  babi- 
lonia, fecerlo  laftricare  di  mattoni  ,  per  darvi  un 
corfo  più  veloce.  GFImperadori  Romani  fi  mei- 
fero  a  feccare  le  paludi  Pontine  .  Gii  Egi?)  proi- 
birono il  mangiar  carne  di  porco  ,  che  in  quei 
caldi  paefi  produceva  della  lepra.  I  Maometta- 
ni ftabilirono  per  legge  le  lavande  e  i  bagni  , 
neceffarj  alla  falute  ne'  climi  caldi .  Mille  belli 
regolamenti  poflòno  intorno  a  ciò  farfi. 

§.  VI.  Mi  torna  qui  in  acconcio  di  fare  al- 
cune confiderazioni  (òpra  di  due  cagioni  fpopola- 
trici  della  razza  umana  ,  le  quali  cominciate  da 
piccoli  principi  non  pajono  efler  molto  lontane 
dal  divenire  ambedue  univerfali .  Una  di  quefte 
è  il  vajuolo,  il  quale,  fecondo  il  calcolo  di  alcu- 
ni dotti  Fifici,  ne  porta  via  la  dodicefima,  o  tre- 
dicefìma  parte  degli  uomini  ,  che  ci  nafcono,  o 
là  intorno  .  Quefto  morbo ,  ignoto  ,  coni'  e'  pare, 
a«li  antichi,  attaccandoli  neli'  infanzia  ,  vale  a 
dire,  quafi  prima  che  abbiamo  incominciato  a  vi- 
vere ,  fa  grandiffima  ftrage  del  gener  noftro .  Quin- 
di è  ,  eh'  egli  debb'efler  considerato ,  non  già  co- 
me oggetto  di  fola  Medicina  ,  ma  di  Politica  al- 
tresì .  Grandiffima  utilità  renerebbe  alia  gene- 
razione umana  il  trovarvi  un  compenfo  ,  o  un 
qualche  rimedio  ,  che  valeflè  ,  fé  non  a  curarlo 
interamente  ,  a  minorarlo  almeno  . 

E  z  §.VIL 


6%         Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

§.  VII.  Se  non  che  quefto  rimedio  debbe  aver- 
li per  bello  e  trovato ,  il  quale  non  ha  d' altro  bi- 
fogno ,  fuor  che  del  benefico  e  autorevol  braccio 
del  Sovrano  .  Ed  è  1'  innefto  del  vajuolo  ,  o 
l'inoculazione,  come  più  volgarmente  fi  chiama: 
imperciocché  le  fperienze  di  molti  luoghi  ,  e  di 
moiti  anni  aliai  chiaramente  hanno  dimoftrato  , 
che  di  coloro ,  ne'  quali  il  vajuolo  s'  innefta ,  do- 
ve ne  pericola  uno  di  quattrocento,  dove  uno  di 
trecento .  Merita  di  effer  letta  su  quella  mate- 
ria, tra  le  altre  molte  ,  la  dotta  e  gentile  ope- 
retta di  Monfieur  della  Condamine  ,  Accademico 
Parigino .  GÌ'  Inglefi  fono  fiati  i  primi  in  Euro- 
pa ,  i  quali  ad  efempio  degli  Armeni  ,  Giorgini , 
Chinefi ,  hanno  adoperato  F  inoculazione ,  e  l'ado- 
perano tuttavia  felicemente .  L'  ifteflfo  hanno  in- 
cominciato a  fare ,  non  ha  molto  ,  gli  Olandefi  , 
i  Francefi  ,  e  alcuni  Tedefchi .  In  Italia  fé  ne 
fente  alcun  efempio  in  queft'  anni .  Ma  i  rimedj 
generali  ,  e  di  quella  fatta  ,  hanno  bifogno  della 
delira  Sovrana.  Gli  anni  addietro  il  Re  di  Da- 
nimarca ,  favio  e  accorto  Principe ,  fece  fabbrica- 
re degli  Ofpedali  ,  dove  i  figli  de'  poveri  a  fpefe 
della  Corte  s' inoculano . 

§.  Vili.  La  maggior  difficoltà  ,  che  incontra 
tra  noi ,  e  altrove  quefto  metodo ,  è  quella ,  che 
ci  vien  fatta  da  alcuni  Teologi .  Si  domanda ,  è 
egli  lecito  di  mettere  un  uomo  in  pericolo  di  mor- 
te ?  Ma  credo  di  poter  pretendere  anch'  io  ad  ef- 
fere  un  po'  Teologo .  Quella  domanda  è  troppo 
generale  ,  e  ambigua .  Che  la  quellione  fi  pro- 
ponga a  queft'  altro  modo ,  è  egli  lecito  di  efpor- 
re  un  uomo  ad  un  minor  pericolo  di  morire ,  per 


Pane  I.    Cap.  V.  6g 

falvarlo  da  un  altro  fenza  parago?ie  maggiorerà)? 
Niun  dirà ,  crecT  io ,  di  no  :  troppo  farebbe  irra- 
gionevole. E*  quella  la  continua  pratica  de' Chi- 
rurgi ,  e  de'  Medici .  Si  fanno  tutto  dì  de'  tagli 
di  pietra  ,  e  di  membri  ,  non  fenza  pericolo  di 
morte  :  ma  nondimeno  per  ifcampare  da  un  peri- 
colo maggiore.  Ponghiamo  ,  che  il  vajuolo  ne 
porti  feco  la  ventèlima  parte  degli  uomini ,  e  che 
i' inoculazione ,  non  ne  faccia  perire  più  ,  che  la 
dugentefima .  E  la  più  gentile  condifcendenza , 
che  fi  può  avere  con  i  noftri  avverfarj.  Sono  a- 
dunque  i  pericoli  in  ragione  inverfa  di  quefti  nu- 
meri 20 ,  e  200.  Il  pericolo  comune  è  come  200, 
quello  dell'  innefto  come  20  :  e  riducendo  quefti 
termini  a'  più  femplici  ,  fono  i  pericoli  ,  come 
dieci  ad  uno .  Ora  qual  ragione  vieta  ,  che  per 
ifcampare  da  un  pericolo  come  dieci ,  non  fia  per- 
meilo elfere  efpofto  ad  un  pericolo  come  uno  ? 
Certamente  quei  Teologi ,  che  il  condannano  co- 
me illecito,  è  meftiere ,  che  non  abbiano  ben  cal- 
colato {b). 

E  3  §.IX. 

(a)  Le  noftre  obbligazioni  rifpetto  agli  altri  uomini 
natcono  da  dritti ,  eh'  efli  hanno  contro  di  noi ,  de'  qua- 
li dritti  è  la  legge  di  Natura  cuftode  e  vindice  .  Do- 
ve fono  in  etti  due  dritti  oppofti  ,  1'  uno  di  non  eflere 
offefi  ,  f  altro  di  efier  foccorfi  ;  fi  vuol  bilanciare  il  foc- 
corfo  e  1'  offefa  ,  e  determinarli  da  quella  parte ,  che  fia 
la  preponderante  .  Quando  dunque  f  efperienze  ci  affi- 
curano ,  che  la  preponderante  è  il  foccorfo  ,  il  non  vo- 
lergli l'occorrere  per  timore  di  non  offendergli ,  è  uno 
Icrupolo  indegno  d'  anime  grandi  e  benefiche  . 

{ù)  Chi  legge  la  Storia,  fi  perfuaderà  facilmente ,  che 
Ja  Scienza  la  più  neceflaria  ad  un  Teologo  debb1  effere 
la  Geometria  ,  e  l' Aritmetica  Politiche  .  E'  non  mi  pa- 
re nondimeno  che  n  abbiano  mai  fatto  grand'  ufo . 


70         Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

^.  IX.  La  feconda  confiderazione  ,  che  debbo 
qui  fare ,  riguarda  il  mal  Francefe  ,  morbo  ,  che 
anch'  elio  è  divenuto  fpopolatore  della  noftra  fpe- 
zie  .  Egli  cominciò  a  manifeftarfi  in  Italia  ver- 
fo  la  fine  del  XV  fecolo  ,  allorché  1'  efercito  di 
Carlo  Vili  Re  di  Francia  era  accampato  intor- 
no Napoli .  Quindi  è  addivenuto  ,  che  i  Fran- 
cefi  il  chiamino  male  di  Napoli .  Il  Guicciardi- 
no  nella  Storia  de'  fuoi  tempi  ce  n'  ha  lafciato 
una  quanto  bella  ed  elegante  ,  altrettanto  fpaven- 
tevole  deferizione  (a).  Quefto  male ,  che  altri  crede 
efler  venuto  di  America  ,  e  altri  eflère  flato  an- 
tichiflìmo  in  Afìa ,  e  in  Europa,  ìrafce  da  un  fot- 
tile  ,  e  penetrantiftìmo  veleno  ,  il  quale  non  folo 
attacca  le  parti  genitali ,  ma  lì  diffipa ,  e  fi  diffon- 
de per  tutte  le  membra  del  corpo  umano  :  vi 
s'  infàmia  ,  e  nafeonde  ,  e  per  modo  tale  ,  che  , 
benché  fembri  delle  volte  far  tregua  ,  nondime- 
no rariffime  fa  pace  :  imperciocché  egli  torna 
bene  fpeflò  col  volgere  degli  anni  lotto  1  afpetto 
di  diverfi  mali  ,  e  guaita  in  mille  maniere  la  fa- 
llita ,  non  folo  abbreviando  la  vita ,  ma  talora  uc- 
cidendo repentinamente.  Tra  gli  altri  mali ,  che 
cagiona  al  genere  umano ,  è  quello  d' infettare  fi- 
no i  germi  della  generazione.  Quindi  fpeflò  av- 
viene non  fol  amente  ,  che  altri  non  generi  ,  ma 
che  i  fanciulli  ,  i  quali  da  infetti  genitori  nafeo- 
no  ,  vengano  al  mondo  imbecilli  di  corpo  ,  e  di 
animo ,  e ,  fé  mi  è  lecito  dir  così ,  con  quello  fe- 
condo peccato  originale  :  cofa  ,  che  non  di  rado 
sbarbica  interamente  le  famiglie. 

§.  X.    Di  qui  è,  che  un  tal  morbo  non  è  più 

da 

(a)    Veggafi  Aftruc. 


Parte  I.    Cap.  V.  71 

da  confiderarfì  ficcome  oggetto  della  fola  Medici- 
na ,  ma  come  uno  degl'  importantilTimi  del  Go- 
verno civile  .  Forfè  che  penfandovifi  lì  potrebbe 
trovare  qualche  rimedio  politico  ,  il  quale  fé  non 
1'  eftirpafle  ,  il  riducete  almeno  a  tale  ,  da  non 
poter  tanto  nuocere  alla  popolazione  di  Europa  , 
quanto  egli  fa  di  preferite.  Certo  là  Lepra, ma- 
le venutoci  dall'  Oriente  a  tempo  delle  Crociate , 
non  altrimenti  appellava  tutta  l'Europa*  di  quel, 
che  ora  fi  faccia  il  male  ,  del  quale  ragioniamo  . 
Ma  pei  favio  regolamento  de'  Sovrani  fi  giun- 
fe  finalmente  a  sradicarlo .  Valfero  a  ciò  fare  i 
Lazzeretti  ,  o  pubblici  fpedali  ,  dove  i  leprofi  fi 
rinchiudevano  ,  con  gravi  proibizioni  di  trattare 
in  pubblico .  L'  autore  di  un  libretto  Francefe 
affai  dotto  ,  e  iiort  da  molto  tempo  dato  fuori  , 
col  titolo  Venwi  Politi  que ,  ha  fuggerito  di  molto 
accorti  regolamenti  *  rifpetto  a  quefto  punto .  E' 
una  maffima  di  tutti  i  Politici  *  e  d'  ogni  uomo 
dabbene,  e  favio,  che  dovè  certi  mali  civili  non 
poiTono  dell' intutto  fcamparlì  per  timore  di  mag- 
giori danni  ^  fi  vogliono  lottoporre  a  certe  leggi , 
e  regolarli  ili  modo,  che  danneggino  il  meno  che 
fi  polla.  In  quella  macina  il  citato  autore  fon- 
da il  fuo  fiftema  .  Ma  a  me  non  è  lecito  in 
un'  opera  ,  come  quella ,  1'  entrare  troppo  adden- 
tro in  sì  fatta  materia  [a). 

E  4  §.XI. 

(a)  In  tutte  le  nazioni  polite  fon  tollerati  i  poftriboli. 
Le  noftre  leggi  n'  hanno  anche  regolato  i  luoghi  .  Per- 
chè non  un  paflfo  di  più  ?  E1  farebbe  di  regolar  tutto 
quello  Mercato  ,  perchè  nuoceffe  meno  .  Ne  credo  che 
ciò  foffe  difficile.  Ma  e  (Tendo  tutte  quafi  1'  altre  parti 
del  corpo  civile  ormai  infette,  quello  mi  par  che  faccia  il 

piìi 


72         Delle  Lezioni  di  Economia  Civile, 

§.  XI.  Ancora  gran  cagione  fpopolatrice  è  il 
terreno  poco  fertile.  Non  è  poffibile  che  quivi 
fi  moltiplichino  le  famiglie,  dove  non  è  da  poter 
mangiare  :  come  non  vi  ha  caccia  ,  dove  non  vi 
è  efca  per  le  fiere .  Il  terreno  può  eflère  Iterile 
o  per  elTer  paludofo ,  o  per  eflère  arenofo  ,  e  per 
mancar  di  acque .  Molte  cofe  fi  pofiono  adope- 
rare per  rendere  fertile  il  primo.  Vi  fi  tagliano 
de'  canali  di  fcolo  :  vi  fi  aprono  de'  paflaggi  alle 
acque  o  forgenti  ,  o  di  piogge .  Nella  China  vi 
è,  com'  è  detto,  un  Tribunale  ,  che  non  ha  al- 
tra cura  ,  che  quefta .  Ma  fé  il  terreno  rende  fife 
pòco  per  mancanza  di  acque  ,  fi  potrebbero  divi- 
dere i  fiumi  in  piccoli  canali ,  che  innafhaiTero  il 
paefe .  L'  Egitto  non  renderebbe  nulla  fenza  que- 
fto  foccorfo .  Si  è  tagliato  il  Nilo  in  infiniti  pic- 
coli canaletti,  che  trafcorrono  dappertutto  :  e  que- 
llo artificio  rende  quel  paefe  il  più  fecondo  ,  che 
è  in  terra.  Si  potrebbero  formare  delle  grandi 
cifterne  con  delle  macchine  da  fparger  1'  acqua  , 
come  ne'  contorni  di  quefta  Capitale .  Il  più  dif- 
ficile a  medicare  è  il  terreno  arenofo  ,  pietrofo, 
montagnofo  .  Se  quefli  paefi  fono  dittanti  dal 
mare ,  faranno  fempre  poveri  e  fcarfi  di  abitanti  ; 
di  che  grandifiìmo  argomento  fono  gli  Svizzeri  ; 
molti  de'  quali  non  hanno  altra  profeffione  da  vi- 
vere ,  che  quella  di   fare  il   Soldato  negli  altrui 

Stati. 

pili  diffìcile  del  problema  .  Crefce  la  difficoltà  per  la 
comunicazione  degli  Stati  d'  Europa  infra  di  loro  .  Si 
richiederebbe  un  Concilio  Ecumenico  di  Sovrani  .  Allo- 
ra remerebbe  il  fecondo  punto  ,  come  curare  un  corpo 
prefibchè  tutto  infetto ,  con  una  legge  ,  che  falvaffe  1'  o- 
nore  delle  famiglie ,  e  foffe  al  coverto  delle  frodi . 


Parte  I.    Cap.  V,  73 

Stati .  E  pure  Vairone  memora  ,  che  alcuni 
Francefi  de'  fuoi  tempi  concimavano  le  terre  fec- 
che  e  Iterili  con  della  creta  bianca .  V  è  di  que- 
fta  creta  quali  dappertutto  delle  grandi  miniere  , 
che  non  fervono  quali  a  nulla .  Che  beli'  ufo  di 
farle  valere  a  fecondare  le  terre  fecche  ?  Non  fi 
potrebbero  impiegar  meglio  tante  migliaja  di  va- 
gabondi ,  che  infettano  i  paefi  culti ,  e  certi  rei , 
che  poteffero  giovare  più  vivi  ,  che  morti .  Ma 
niun' opera  grande  divenne  mai  pubblica,  fenza  il 
braccio  del  Sovrano  (a).  Se  poi  avenero  mare , 
potrebbero  anche  quelle  terre  eflère  popolatilfime, 
purché  vi  fi  promovende  il  commercio  marittimo, 
la  pelea  ,  e  1'  Arti .  I  Genovefi  in  Italia  ,  e  i 
Veneziani  fono  il  prefente  cafo .  I  noftri  Amal- 
fetani,  e  tutti  que'  popoli  di  quella  coftiera,  che 
fon  ora  ridotti  a  poche,  e  tapine  famiglie ,  furono 
numerofilTimi  ,  e  ricchiflìmi  per  1'  Arti  ,  e  pel 
Commercio . 

§.  XII.  Qui  è  da  conlìderare  ,  che  vi  ha  ,  co- 
me diremo  fra  poco  ,  tre  forte  d'  Arti ,  cioè  pri- 
mitive e  neceflarie  ,  miglioratrici  e  comode  ,  vo- 
luttuofe  e  di  luffo.  Arti  primitive  e  neceflarie 
fon  quelle ,  che  producono  della  fuffiftenza  per  gli 
uomini,  e  delle  materie  prime  per  l'altre, e  non 
lono  più  che  cinque,  Caccia,  Pelea,  Metallurgi- 
ca ,  Paftorale  ,  e  Agricoltura .  Le  feconde  fon 
quelle  ,  che  migliorano  i  materiali  datici  dalla 
terra,  o  dal  mare  ,  ficcome  fono  1'  arti  della  la- 
na ,  delle  tele ,  ec,  Arti  finalmente  voluttuofe  ,  e 
di  iuifo  fon  quelle  ,  che   non   fervono   ad  altro  , 

fuor 

(a)    Federico  I  Re  di  Pruflia  a  forza  di  concime  fece 
fertili  i  campi  arenali  del  Brandeburghefe . 


74  Delle  Legioni  di  Economia  Civile. 
fuorché  al  piacere  di  diftinguerci  ,  e  di  vivere 
morbidamente  ,  come  Ricamo  i  Indoratura  ,  Pit- 
tura, Scultura  ,  ec.  Dico  adunque  ,  che  dove  fi 
polTono  promuovere  le  prime  ,  farà  il  meglio  :  e 
dove  quelle  non  hanno  luogo  ,  il  favio  Legislato- 
re dee  ftudiarfi  di  promuovere  le  feconde  ,  e  ter- 
ze ,  affine  di  aumentare  la  popolazione  in  un  pae- 
fe  Iterile .  Quello ,  da  che  è  da  guardarfi  fempre 
in  tutta  quella  condòtta,  è  il  non  si  può  ,  de- 
lòlatore  dello  fpirito  umano  i  e  dell'  opulenza  del- 
le nazioni  (a)i 

§.  Xlll.  Una  terza  gran  cagione  fpopolatricé 
fono  i  foverchi  pefi  ,  o  giufti ,  ma  fenza  ninna 
proporzione  impofli  .  Non  è  poilìbile  ,  che  ivi 
fi  aumentino  le  famiglie ,  dove  la  povertà  delie 
claffi  lavoratrici  è  grande  :  né  può  non  ivi  ef- 
fer  grande  la  povertà  ,  dove  i  pefi  fon  foverchi , 
e  affòrbenti  1'  utile  delle  fatiche .  Son  due  maf- 
lìme  falfe  egualmente  e  perniciofe  ,  dice  l' illu- 
fire  Montefquieu  ,  quelle  ,  che  alcuni  Politici 
fenza  molta  confiderazione  hanno  fmaltito  .  Li- 
na ,  che  un  popolo  quanto  è  più  povero ,  tanto  è 
più  iridufrriofo .  V  altra ,  che  quanto  maggiori  fo- 
no i  pefi  ,'  tanto  più  fi  lavora.  Imperciocché  i 
popoli  pezzenti  perdono  a  poco  a  poco  il  gufto 
•de'  comodi  ,  gli  difprezzano  ,  e  diventano  poltro- 
niffimi .  Tutti  i  popoli  barbari  ne  fono  argomen- 
to è    E  dove  i  pefi  forpailano  le  forze ,  cella  f  u- 

tilità 

(a)  L'Awgufto  Monarca  di  Spagna  per  trafportar  l'acqua 
nella  Villa  di  Caferta  unì  due  monti  a  forza  d'  archi  , 
e  ne  forò  uno  per  dare  il  pafTaggio  all'acquidotto  .  Quel- 
le fpefe  ,  di  cui  qui  ragiono  ,  farebbero  effe  maggiori  di 
quelle  ? 


Parte  I.    Cap.  V.  75 

tilita  delie  fatiche  ,  la  quale  è  la  fola  molla  mo- 
trice ,  che  fpinge  gli  uomini  al  lavoro .     Quel 

Sic  vos  non  vobis  fertts  arsitra  boves , 
fcoraggerebbe  fino  i  Tefei ,  e  gli  Ercoli .    Si  po- 
trebbe ancora  riflettere  ,  che   mai   un   popolo    di 
fchiavi  fu  favio  neh'  Arti,  e  ben'  induftriofo  (a), 
§.  XIV.     Una  quarta   cagione   fpopolatrice    fa- 
rebbe la  falvatichezza ,  e  la  foverchia  durezza  de' 
coftumi  .     E  la  ragion'  è  ,  che  è  difficile   elfervi 
dell'  Arti ,  e  ben  maneggiate  ,   tra    popoli   fover- 
chiamente  faivatici  .     Il    coftume    troppo  ruvido 
va  fempre  congiunto   coli'  ignoranza  ,   e   col   di- 
fprezzo  della  fatica  metodica  .     Si  aggiunga  ,  che 
quello  medefimo  coftume  porta    la    gente   ad  una 
forta  d'  indipendenza ,  e   con    ciò    ad    inquietarli 
fcambievolmente  ,  danneggiarli ,  ammazzarli ,  cofe 
tutte  quante  oppofte  allo  fpirito    dell'  arti  utili  . 
Di  qui  t ,  che  i  prudenti   Legislatori   intenti  ad 
aumentare   il  Popolo  ,  non    hanno    lafciato  nulla 
da  promuovere    1   umanità  ,  e    la   gentilezza    del 
coftume .    I  mezzi  a  ciò  fare  i  più  propr j ,  fecon- 
do che  io  credo  ,  fono  .     1.  La    Corte    Sovrana 
gentile,  e  polita,  affinchè  ferva  di  fcuola .  2.  Le 
fcuole  di  lettere  (b) .     3.    Le   fcuole  ,  e  i  collegi 

di 

(a)  Carlo  V.  conobbe  quefta  verità  .  Dice  adunque* 
Jn  una  fua  legge  ,  eh'  è  nelle  noftre  coftituzioni  p.  525. 
Nobis  datura  just  pofl  debellatum  T urcharum  tyrannum  , 
poffe  vifitare  hot  nojìrum  fidelifjimum  regnum  &c-  Invìgi- 
lav'tt  cura  nojira  fubditos  &  vaffal/os  bujns  mjìri  Regni 
ab  omnibus  oppreflionibus ,  extorfionibus  ,  indebitis  exattioni- 
bus  liberare  .     Gran  proemio  ! 

(b)  So,  che  il  Signor  Mandeville,  e  più  ancora  Mon- 
ile ur  Rofsò  ,  le  ne  fono  dimoftrati  nemici  .  Entufiafmo 
di  dotti  ,  che  fi  è  veduto    in    tatti  i  popoli  culti  ,  e  in 

tutti 


"]6  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
di  Arti .  4.  Le  fefte  ,  e  1'  aflèmblee  pubbliche  . 
5.  Invitarvi  ,  e  accarezzare  i  foreftieri  .  ó.  Al- 
lettare i  gentiluomini  al  viaggiare  per  le  nazioni 
eulte .  Queft'  ultimo  metodo  fu  con  maraviglio- 
fa  utilità  praticato  da  Pietro  il  Grande  nella  Mo- 
fcovia .  Come  i  foreftieri  de'  paefi  culti ,  o  i  no- 
fìri ,  che  per  quegli  hanno  viaggiato  da  accorti  e 
prudenti  uomini ,  vengono  con  nuove  idee ,  e  arti^ 
è  incredibile  il  vantaggio  ,  che  può  ritrarne  uno 
Stato,  dove  fi  fappiano  adoperare,  e  fi  voglia  far 
loro  qnell'  onore  ,  che  meritano  ,  a  proporzione 
della  loro  abilità ,  e  del  lor  coftume . 

§.  XV.  E'  qui  da  efaminare  una  difficoltà ,  che 
fi  fuol  fare  contra  la  fuperiore  teorica.  Vedefi 
nella  Storia  del  IV  fecolo  Criftiano ,  e  fucceflì- 
vamente  ne'  feguenti ,  tutta  1'  Afia  ,  e  1'  Europa 
inondata  dalle  Nazioni  Settentrionali  ,  non  folo 
con  eferciti  innumerabili ,  ma  con  copiofe  colo- 
nie. Il  Giappone  (  per  cominciare  dall'  Orien- 
te )  è  flato  popolato  da'  Tartari .  Il  vafto  im- 
perio della  China  fu  conquiftato  da  quelli  moder- 
ni popoli  barbari  il  XIII  fecolo .  E  avendolo 
perduto  due  fecoli  dopo  ,  i  Tartari  Manchei  il 
riconquiftarono  di  nuovo  verfo  la  metà  del  fecolo 
pattato .  L' imperio  dell'  India ,  il  vafto  Regno  di 
Perfìa ,  furono  preda  di  quefti  medefimi  Sciti .  I 
Turchi  ,  i  quali   fìgnoreggiano   oggigiorno  la  più 

bella 

tutti  i  tempi ,  per  un  certo  fpirito  di  fazietà ,  o  di  fuper- 
bia .  Perchè  un  dotto ,  che  fcrive  contra  le  Scienze  det- 
tamente ,  non  può  farlo  ,  che  per  uno  di  quei  due  mo- 
tivi .  I  Cinici  fono  (irati  più  univerfali ,  che  non  fi  cre- 
de .  Si  vogliono  tagliare  i  rami  fecchi  ,  o  foverchi  , -e 
fi  dà  al  tronco  .    Ma  di  ciò  farà  detto  a  fuo  luogo  s 


Parte  I.    Cap.  V.  77 

bella  parte  dell' Afia,  1'  Egitto,  e  molto  dell'Eu- 
ropa ,  fono  Tartari  anch'  eilì  di  origine .  I  Got- 
ti ,  i  Vandali  ,  i  Longobardi  ,  i  Normanni  ,  che 
occuparono  la  Germania,  1'  Inghilterra,  la  Fran- 
cia ,  r  Italia ,  e  la  Spagna ,  ufcirono  anch'  elfi  da 
quegli  orridi  e  felvaggi  paèfi  della  Svezia  ,  della 
Danimarca,  della  Saffonia,  della  Pomerania ,  del- 
la Pruftia,  ec.  Quello  fa  credere,  che  quelle  re- 
gioni dovettero  efiere  popolatiflìme ,  per  poter  man- 
dare sì  grandi  fciami  d'  uomini  ne'  paefi  meridio- 
nali .  E  di  qui  è,  che  Grozio  le  chiamò  con  bel- 
l'enfafì  vaginam  genùum.  Ora  è  certo,  che  in 
quelle  contrade  'non  che  le  lettere  e  le  fcienze  , 
ma  1'  Agricoltura  ,  e  1'  Arti  miglioratrici  erano 
ignote  \  perchè  in  gran  parte  vi  s'  ignorano  tut- 
tavia.  Erano  falvatici,  fieri,  caparbj  (a).  Dun- 
que la  falvatichezza ,  dirà  taluno ,  non  è  cagione 
di  fpopolazione ,  ma  anzi  di  più  popolare . 

§.  XVI.  Ma  non  è  difficile  il  rifpondere  a 
quella  difficoltà.  Se  fi  fa  il  calcolo  di  quelli  e- 
ferciti  di  conquiftatori  Settentrionali ,  che  da  2000 
anni  in  qua  fono  da  quei  paefi  ufciti  ,  fi  ritrove- 
rà, eh'  elfi  fieno  fiati  aliai  più  pochi  ,  che  a  pri- 
ma vifta  non  fembra .     Può  dirfi  ,  eh'  è  avvenuto 

di 

(a)  Veggafi  H'tfiory  of  England  di  Hum  tom.  I.  e  IL 
Anzi  ritenevano  una  fpezie  d'  indipendenza  ,  propria  del- 
io Stato  di  Natura .  In  tutte  le  leggi  di  quei  falvatici , 
che  Lindebrogio  ha  raccolto  nel  fuo  Codex  legum  anti- 
quarum  ,  tranne  le  Wifigotte  ,  1'  Editto  di  Teodorico  ,  e 
i  Capitolari  di  Carlo  M.  ,  voi  non  vi  troverete ,  per 
qualfivoglia  enorme  delitto,  una  pena  capitale.  Parrici- 
di, Omicidj ,  Sacrilegi  >  furti  ,  adulteri  ,  rapine,  incendj, 
tutto  vi  fi  paga  a  Soldi .  E  quefto  vuol  dire  ,  che  non 
avevano  ancora  idea  di  corpo  politico,  né  di  vero  Governo. 


78  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
di  loro  quel  ,  che  avviene  alle  Stelle .  A  guar- 
darle in  confufo  pajono  infinite  }  quando  poi  fi 
vogliono  numerare ,  non  fé  ne  trovano  più  di  tre- 
mila .  I  Tartari  Manchei  ,  i  quali  intorno  alla 
metà  del  fecolo  pattato  conquiftarono  il  grand'Im- 
perio  della  China  ,  e  che  il  poffeggono  tuttavia ,  non 
giunfero  ad  effere  200  mila .  I  Tartari  di  Gen- 
ghis-kan  ,  che  fecero  sì  maravigliofe  conquide  il 
XIII  fecolo  ,  non  montarono  a  più  di  dooooo 
uomini ,  fecondo  le  più  veridiche  Storie  .  Si  può 
quindi  conchiudere,  che  quelli  eferciti  di  Sciti,  a 
volergli  accrefeere  oltre  mifura  ,  non  oltrepaflaffe- 
ro  un  mezzo  milione  la  volta .  Siccome  però  in 
que'  tempi  la  guerra  fi  faceva  con  meno  impac- 
cio, e  men  ordine,  e  principalmente  dalle  barba- 
re Nazioni  }  così  puoffi  conchiudere  co'  migliori 
Politici  ,  e  Calcolatori  ,  che  gli  uomini  atti  alle 
arme  di  tali  tempi  ,  e  nazioni  ,  non  folTero ,  che 
la  quarta  parte  di  tutto  il  Popolo.  Ma  io  pon- 
go per  più  allargarla  ,  che  quei  500000  fieno  fla- 
ti T  ottava  parte  de'  Popoli  Settentrionali  atti  al- 
l' arme .  Seguita  adunque  per  quefta  pofizione  , 
che  tutto  il  refto  de'  combattenti  non  oltrepalfaf- 
fe  4000000  ,  e  perciò  tutto  il  Popolo  ìóoooooo. 
Ma  quando  anche  quefta  parte  del  Mondo ,  avef- 
fe  fatto  30000000  di  Popolo  per  ciafeuna  età, 
ella  farebbe  (tata  fpopolata  5  poiché  la  Tartaria 
dal  Mare  Orientale  ,  fino  al  Mar  Cafpio  ,  è  fo- 
pra  3000  miglia  lunga ,  e  intorno  a  2000  larga . 
La  China  ,  che  non  è  la  quarta  parte  di  tanta 
eftenfione  ,  nudrifee  circa  120  milioni  di  anime,* 
vale  a  dire,  che  è  intorno  a  fedici  volte  più  po- 
polata ,  che  la  Tartaria ,  anche  fecondo  1'  ultima 
ipotefi .    La  Francia ,  che  non  ha ,  che  intorno  a 

500 


Parte  L    Cap.  V.  jq 

500  miglia  di  larghezza  ,  e  altrettante  di  lun- 
ghezza ,  è  giunta  gli  anni  addietro  a  contenere 
intomo  a  20000000  di  abitanti .  Conchiudo  a- 
dunque,  che  il  Settentrione  dell'  Alia,  e  dell'Eu- 
ropa non  fi  può  dimoftrare  edere  ftato  così  popo- 
lato ,  come  il  Mezzogiorno  ,  per  quelle  invaiìoni 
di  fopra  memorate. 

§.  XVII.  E  in  oltre  certa  caufa  di  (popola- 
zione ,  che  qui  mi  piace  paratamente  confidera- 
re  ,  quella  di  non  eflervi  gran  fatto  onorate ,  ri- 
fpettate ,  e  foccorfe  le  nozze .  L'  uomo  non  na- 
fte, né  fi  moltiplica  ,  che  per  un  congiungimen- 
to de'  due  felli .  .  E  perciocché  quefto  potea  farfi 
in  due  maniere ,  o  beftialmente  fenza  nozze  fi'Te , 
o  religiofamente,  e  civilmente  5  perchè  la  prima 
maniera  nuoceva ,  e  alla  popolazione ,  e  all'  uma- 
nità; perciò  con  mirabile  fpirito  di  concordia  fu 
tra  tutte  le  Nazioni  riabilito,  ed  è  tuttavìa,  che 
le  nozze  doveflèro  edere  una  (labile  (a) ,  e  folenne 
unione ,  né  fenza  divini  aufpicj  :  affinchè  i  figli 
potelTero  elTer  educati  dall'  amor  naturale  di  co- 
loro, che  gli  generano  ,  e  lotto  il  naturai  impe- 
rio ,  rifpetto  ,  e  oflèquio  de'  Genitori .    A  quefto 

modo 

(a)  Dico  flabìle  per  oppofi/ione  al  vago  concubito  . 
Deli  reito  f  idea  dell'  indiffolubilità  è  ignota  fuori  del 
Criftianefmo .  Né  tra  Criftiam  è  [tata  mai  fenza  qual- 
che eccezione.  Perchè  la  legge  di  Valentino  e  Valen- 
tiniano  permette  lo  fcioglimento  per  f  adulterio  ,  legge 
fegu'ta  tempre  nella  Chiefa  Greca  :  e  le  noftre  per  l'im- 
potenza :  la  Prulliana  per  1'  incompatibilità  de'  cornami. 
Ma  una  legge  de'  Wifigotti  concede  alla  moglie  il  difeio- 
glimento  fi  v'ir  puero  fiuprum  hitulerh .  Lib.  III.  tir.  V. 
lege  V.  Una  de'  Borgognoni ,  fé  il  marito  fia  omicida, 
0  ltregone  , 


So  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
modo  fi  poteano  falvar  da'  pericoli  ,  a  cui  quella 
tenera  età  è  foggetta  ,  e  imbeverli  dalla  prima 
fanciullezza  di  coftumi  umani  ,  e  religiofi  ,  e  di- 
venir atti  alla  civil  compagnia  }  e  oltre  a  ciò  ri- 
fpettofi  delle  leggi ,  e  de'  Sovrani .  E  acciocché 
il  rito  delle  nozze  faceflè  maggior  impresone  in 
su  la  ragion -de'  conjugi  ,  e  gli  movelfe  a  venera- 
re, e  rispettare,  ficcome  divina  ,  una  tale  iftitu- 
zione  ;  quindi  è ,  che  in  tutte  le  nazioni  ,  anche 
barbare ,  fi  convenne ,  che  le  nozze  fi  contraeifero 
con  certi  apparati,  e  riti  facri,  e  venerabili.  Fi- 
nalmente fi  conobbe  ,  che  le  nozze  fono  il  vero 
femenzajo  degli  uomini  ,  e  con  ciò ,  uno  de'  tre 
fondamenti  del  corpo  civile  :  perlochè  furono  dap- 
pertutto onorate ,  e  premiate  tanto  ,  quanto  avu- 
ta a  vergogna ,  e  deteftata  la  Venere  beftiale . 

§.  XVIII.*  Di  qui  feguita  ,  che  una  delle  cu- 
re maggiori  de'  Legislatori ,  per  popolare  uno  Sta- 
to decaduto  dalla  fua  giufta  popolazione  ,  debba 
effèr  quella  d'  incoraggiarvi  gii  uomini  alle  nozze, 
e  di  farle  rifpettare  .  Tutti  veramente  fono  dal- 
la natura  follecitati  a  i  piaceri  Venerei .  Ma  poi- 
ché quelli  piaceri  nelle  gran  focietà  fi  poffono  al- 
trove trovare  con  minore  incomodo ,  che  non  reca- 
no le  nozze  ;  bifogna  fare  in  modo ,  che  i  beni  , 
i  quali  accompagnano  le  nozze  ,  non  folo  equili- 
brino, ma  vincano  di  molto  quei  ,  che  la  fciolta 
gioventù  fi  finge  fuori  di  quelle .  Quefto  ,  cred' 
io,  ha  fatto  ftabilire  quafi  fra  tutte  -  le  Nazioni  , 
che  quei  figli  folamente  potettero  effere  eredi  de' 
beni,  e  degli  onori,  e  de'  dritti  ,  e  de'  pofti  de' 
loro  maggiori,  i  quali  fodero  nati  di  legittime  e 
folenni  nozze  .  Le  Nazioni  favie  hanno  oltre  di 
ciò  attaccato  dell'  infamia  civile  a  i  non  legitti- 
mi 


Parte  I.    Cap.  V.  8j 

mi  (a) .  E  quefto  affinchè  i  Padri  amanti  di  per- 
petuare se  medefimi ,  e  i  titoli  delle  loro  famiglie, 
non  potendo  ciò  fare  per  via  di  libere  congiun- 
zioni, fé  ne  afteneflero ,  e  foflèro  più  facilmente 
portati  alla  folennità  del  matrimonio. 

§.  XIX,  Ma  perchè  la  pubblica  diffolutezza,  e 
licenza  de'  due  feffi  diftrae  gli  animi  di  moltiflì- 
mi  dal  maritarfi  ,  e  a  molti  rende  le  contratte 
nozze  tediofe  ;  donde  nafce  grandiffimo  fpopola- 
mento  ;  è  da  fare  il  più  che  li  può ,  che  sì  fatto 
coftume  fia  ritenuto ,  e  coftretto .  V  Autore  de- 
gl'  Intereffi  della  Francia  mal'  mtefi,  con  bello, 
e  lungo  calcolo  di  ragioni  dimoftra,  che  1'  Euro- 
pa per  il  prefente  rilaftàtifTimo  coftume  vadafi  fpo- 
polando  giornalmente.  Sappiamo  dalla  Storia  Ro- 
mana, che  Augufto  appunto  per  quefto  motivo 
promulgò  la  famofa  legge  Papia  Poppea  .  I  co- 
fìumi  di  Roma  di  quel  tempo  ,  come  fi  può  ap- 
prendere facilmente  da  Tacito,  da  Svetonio,eda 
Giovenale,  eran  sì  diffoluti ,  che  la  gioventù  Ro- 
mana trovava  i  fuoi  conti  più  nel  celibato  ,  feb- 
bene  impuro,  che  nello  flato  delle  nozze.  Que- 
lla cagione  indeboliva  ogni  anno  i  Cittadini  di 
Roma ,  e  riempiva  1'  Italia  di  /chiavi . 

§.  XX.  Ma  oltre  alla  diflòlutezza  de'  coftumi, 
vi  fono  di  molte  altre  cagioni  ,  le  quali  poffono 
rendere  le  nozze  meno  frequenti  ,  e  confeguente- 
mente  impedire  F  aumento   del   Popolo.    Tal'  è 

pri- 

(a)  Omero  ,  credo  per  modefHa  e  virtù  d'una  sì  gran- 
de Epopeja  ,  gli  chiama  irapStviìis  ,  partenj ,  figli  di  Ver- 
gini ,  ma  violentate  :  e  per  lor  dare  quell'  onore  ,  che 
mancava  per  parte  delle  nozze,  gli  fa  quafi  tutti  figli  de- 
gli Dei,  e  valorofi  così  di  corpo,  come  di  animo. 
Par.L  F 


Si  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile* 
primamente  il  luffo  eforbitante ,  il  quale  è  trafcor- 
iò  in  tutte  le  funzioni  ,  e  operazioni  ,  così  natu- 
rali, come  civili  (a)  .  Imperciocché  sì  fatto  luf- 
fe ,  mette  moltiffimi  in  tali  (Grettezze  ,  da  non 
poter  penfare  a  nozzs  :  e  1'  eforbi tanti  doti  obbli- 
gano al  celibato  le  ragazze .  Una  legge  dunque , 
che  regolaffe  le  doti  ,  e  i  feftini  delle  nozze  non 
farebbe,  che  commendevole.  Quefta  legge  è  fia- 
ta ultimamente  promulgata  dalla  Corte  di  Porto- 
gallo. 

§.  XXI.  Secondariamente  i  Feudi  ,  e  i  Fede- 
commeflì}  i  quali  poiché  fono  de'  primogeniti  , 
obbligano  i  feccndogeniti ,  per  la  tenuità  del  loro 
patrimonio,  al  celibato,  o  religiofo,  o  militare  , 
o  domeftico  ;  e  così  annientano  i  fondi  della 
propagazione  del  genere  umano .  E  quella  è  una 
delle  cagioni  principali ,  per  la  quale  il  baffo  po- 
polo ,  piucchè  i  gentiluomini  ,  fi  moltiplicano 
fenza  veruno  paragone  }  concioflìachè  in  quello 
non  fi  conofea  celibato,  che  affai  poco,  e  non  vi 
fiano  né  Feudi  ,  né  Fedecommeflì  ,  ma  1'  eredi- 
tà paterna,  cioè  V  arte  e  il  meftiero  de'  padri  , 
trapafla ,  fenza  dividerfi ,  intera  ne'  figli  .  Egli  è 
nondimeno  vero ,  che  ne'  paefi  ,  dove  non  è  guer- 
ra, 

(a)  Ma  il  foverchio  luflb  nuoce  anche  alla  prole ,  la  qua- 
le {termina ,  o  guada  .  Perchè  introducendo  un'educazione 
molle  e  mal'  intela  ,  ruina  la  compiendone  >  ed  è  cagione 
d'  infiniti  mali  naturali  e  civili .  Quelle  fafee ,  quei  bu- 
cini ,, quelle  ofe illazioni  delle  cune  ,  quelle  nutrici  {panie- 
re ,  guadano  il  corpo  e  '1  cervello  ,  e  difunifeono  i  figli 
da'  genitori .  Vedi  Ballexeft  Educazione  Fìfica .  GÌ'  If- 
Jandofi  non  hanno  ne  fafee  ,  né  bufli ,  né  cune  .  Ander- 
son Storia  Naturale  delY  Islandia  e  della  Greeland'ta .  Né, 
in  Africa  fé  ne  conofee.  Bofman. 


Varte  1. i  Cap.  V.  83 

ra,  che  di  rado  ,  né  gran  commercio  ,  non  è  e- 
fpediente  ,  che  la  clafle  de'  gentiluomini  vi  fi 
moltiplichi  foverchiamente .  Ma  poiché  il  meto- 
do de'  Fedecommeffi ,  e  delle  Primogeniture  è  xol 
luflò  trapalato  anche  nelle  famiglie  bafle  pofle- 
ditrici  di  fondi  ;  va  ad  infettare  tutte  le  famiglie, 
che  hanno  beni  (a)  con  difeapito  della  popolazione. 
§.  XXII.  Per  terzo  ,  V  ineguale  diftribuzione 
delle  terre  ;  per  la  quale  avviene  ,  eh'  eflèndo  ef- 
fe ridotte  in  mano  di  pochiflìmi ,  la  maggior  par- 
te del  popolo ,  o  non  ne  poflìede  dell'  intutto ,  o 
ne  poflìede  tanto  poco, che  non  balla  a  i  bifogni 
domeftici .  Dove  quefto  accade ,  ivi  molta  gente 
non  è  in  iftato  di  poter  nudrire  delle  famiglie  ; 
ciocché  molto  feoraggia  dal  contrarre  nozze  per 
propagare  la  razza  umana  .  Platone  tra  1'  altre 
leggi  della  fua  Repubblica  richiedeva ,  che  le  ter- 
re follerò  egualmente  diftribuite.  L'  egualità  è  un 
fogno  :  ma  fi  può ,  e  dee  defi derare  ,  che  non  re- 
gni la  troppa  {proporzione.  Gli  antichi  Romani 
avevano  su  di  ciò  fitte  delle  favie  leggi ,  proiben- 
do a'  Patrizj  il  pofledere  ,  più  di  500  moggia  ,  e 
a'  plebei  30.  Ma  la  prepotenza  ,  la  falfa  politi- 
ca, il  luflò,  e  i  vizj,  che  finalmente  inondarono 

F  z  quella 

(a)  Qui  la  legge  Civile  pugna  colla  naturale  .  E1  una 
maffima  di  dritto  naturale ,  f\l\us ,  ergo .  hxres  :  qui  vede- 
te figli  foogliati  del  dritto  dell'  eredità  .  Oltreché  non 
è  pure  sì  utile  alle  famiglie  ,  come  fi  crede  dagli  feioc- 
chi  padri.  Se  il  padre  lafcia  dz  figli  favj  ,  e  bene  edu- 
cati ,  il  fedecommeflo  non  è  neceffario  :  e  fé  male  edu- 
cati ,  divorando  le  rendite  in  erba  ,  e  caricando  i  beni- 
fondi  di  debiti  ,  ruina ,  Ma  la  non  previdenza  ,  e  1'  ava- 
rizia folHene  tuttavia  quello  faifo  metodo  di  eternar  le 
cafe. 


84        Delle  .Lezioni  di  Economia  Civile. 
quella  Repubblica,  le  fecero  mettere   in  dimenti- 
canza  (a)  . 

§.  XXIII.  In  quarto  luogo  ,  il  non  orTervarfi 
le  regole  proporle  dalla  Chiela  alla  vita  monaca- 
le ,  e  facerdotale  ;  nella  quale  potendoli  godere 
fenza  fatica ,  vi  faranno  fempre  moltiffimi  ,  che 
preferiranno  quella  alla  comune  ,  e  fatiCofa .  I 
facri  canoni  hanno  meilò  un  giufto ,  e  ragionevo- 
le limite  a  i  Preti ,  comandando ,  che  nelluno  po- 
tette effere  alcritto  fra  i  facri  Miniftri  fenza  tito- 
lo di  Benefizio,  o  di  neceffità  di  Chiefa  .  Con- 
siderarono ,  che  il  Minifterio  Ecclefiaftico  è  rela-  , 
tivo  all'  ufizio ,  beneficium  datur  propter  officium; 
e  perciò,  che  non  debba  eflèr  maggiore  il  nume- 
ro de'  Miniftri  di  quel ,  che  il  loro  uficio  richiede, 
il  quale  è  quello  d' infegnare ,  e  di  pafcere.  Ma  non 
fi  ferbarono  sì  belle  leggi ,  e  non  fi  ferbano  tuttavia. 
Il  Concilio  Lateranenfe  IV  proibì  i  nuovi  ordini 
Monadici  :  ma  effi  panarono  a  traverfo  de'  facri 
canoni .  Qiiefta ,  e  la  cagione  antecedente  ,  han- 
no fatto,  che  i  più  favj  Sovrani  d'  Europa  ,  per 
non  vedere  fpopolati  gli  Stati  loro  ,  hanno  ordi- 
nato due  leggi.  Una  è  quella  di  proibire  ,  che 
le  terre  fi  accumulino  foverchiamente  nelle  e  afe 

Reli- 

(a)  Maggiore  ancora  è  il  male  di  fproporzione ,  fé  le 
terre  fi  accumulino  foverchiamente  in  mano  di  coloro  , 
che  hanno  trovata  T  arte  di  farle  ufeire  dal  commercio. 
Perchè  finché  fono  in  commercio  ,  fi  può  oggi  o  doma- 
ni fperare  di  averne  una  porzione  :  ma  come  ne  fono  u- 
feite  ,  una  infinità  di  famiglie  non  farà  che  languire  in 
uno  flato  di  fchiavitù  addetta  alle  terre  altrui,  fenza  po- 
terne "mai  ufeire.  Stato,  che  io  non  so  fé  poffa  lungo 
tempo  durare. 


Parte  1.   Cap.  V.  85 

Religiofe,  ed  Ecclefiaftiche  ;  e  1'  altra  di  porre 
Un  certo  termine  al  numero  de'  Chioftri  ,  e  de* 
Beneficj .  Tali  fono  in  Italia  le  leggi  de'  Vene- 
ziani ,  e  T  ultime  de'  Tofcani .  Quefia  medefima 
fu  la  legge  dell'  lmperador  Federico  II,  e  alcune 
altre  pofteriori  per  quefti  Regni .  Ma  elleno  vif- 
fero  poco;  né  fi  pensò  poi  a  farle  riavere. 

§.  XXIV.    Ma  affinchè  non  creda  alcuno, che 
ciò  ,  eh'  è  qui  detto  ,  ficcome  fono  gli  animi  di 
molti  fofpettofi    a  penfar  male  ,  derivafi  da  poco 
rifpetto   verfo   uno   flato  riguardevole  ,  e   celefte 
per  la  fua  origine  \  foggiungerò  qui  ,  che  quelle 
leggi    dovrebbero  eflère  da'  Religiofi  fteffi  ,  e  da' 
Preti  iftantemente  domandate ,  e  offervate  con  ri- 
gidezza ,  fé  elfi  volefTero  meglio ,  che  non  pare ,  che 
fi  facciano ,  penfare  ad  eflere  apprezzati ,  e  tenuti 
in  quel  conto,  che  fi  conviene,  ed  effer  certi  di  non 
veder  perire  giammai  i  loro  beni .   Concioffiachè  due 
fieno  le  cagioni ,  che  prima  avvilifcono ,  e  poi  ro- 
vinano  ogni    meftiero  e  profeffione  ,  e  quei  maf- 
fimamente ,  il  qui  fondamento  principale  è  la  pub- 
blica ftima  ;  e  fono  il  foverchio  numero   di  colo- 
ro, che  vi  fi  danno  ,  e  le  grandi  ricchezze  ;  per 
clTer  la  prima  cagione    da  non  potervifi  conferva- 
re  quella  difciplina,  e  coftumatezza ,  con  cui  nac- 
quero ,  e  crebbero  ;  non  eflèndo  poffibile ,  che  in 
un  troppo  gran  numero  di  perfone  non  vi  fìa  fem- 
pre  di  molti  cervelli  vili ,  dajppoco ,  malvagi,  che 
le  difonorino,  e  faccian  loro  perdere  l'antico  cre- 
dito: e  la  feconda  menando,  lenza  pur  che  fé  n* 
accorgano,  gli  animi  umani  a  poco   a-poco  alla 
poltronerìa ,  al  luiTo ,  alla  fignoria ,  e  fuperbia ,  e 
a  tutti  i  vizj    della  gente    rilavata.     Dalle   quali 
cofe  nafeendo  la  dififtima  0  e  cominciandofi  a  ra- 

F  3  gio- 


Z6  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
gionar  molto  ,  e  da  tutti  ,  del  poco  vantaggio  , 
che  fé  ne  ricava ,  e  del  molto  danno  ,  che  fé  ne 
può  temere ,  cominciano  i  popoli  ad  alienarfene: 
e  a'  Sovrani  non  mancan  mai  delle  occafioni  di 
profittare  del  comune  incitamento .  I  fatti  paf- 
i'ati  potrebbero  darci  affai  bella  lezione  su  ciò  , 
che  può  avvenire  :  e  quefto  timore ,  e  il  zelo  del 
noftro  onore  ,  m'infpirano  a  difcorrere  nel  modo, 
eh' è  detto  {a). 

§.  XXV.  Potrebbe  qui  aver  luogo  una  cele- 
bre queftione  Politica,  e  Fifica  infieme,  ed  è,  fé 
la  pluralità  delle  mogli  conferifea  a  popolare  1 À- 
fia  ,  piucchè  non  fa  la  Monogamia  ,  o  fieno  le 
nozze  con  una  fola  donna  ,  in  Europa .  Mon- 
fieur  de  Premontval  nella  bella  e  dotta  opera 
fcritta  intorno  alla  prefente  queftione  ,  e  impre£ 
fa  all'  Aja  il  175 1  ,  dimoftra  ,  che  la  Poligamia 
non  folo  non  giovi  alla  popolazione  ,  ma  che  an- 
zi le  nuoccia  :  cofa  ,  che  a  quegli ,  i  quali  non  fo- 
no avvezzi  a  ben  calcolare  le  faccende  umane, 
e  vederle  per  minuto  ,  parrà  ridicoio  paradofìo  . 
Ma  la  ragione ,  e  la  fperienza  è  per  parte  di  Mon- 
fieur  di  Premontval.  In  fatti  in  Europa  per  co- 
ftantifììme  oflervazioni  ,  il  numero  de'  mafehi  , 
che  vi  nafee ,  fta  al  numero  delle  femmine ,  in  ra- 
gione di  13  a  1 2  (b) .  Di  qui  è,  che  in  Europa  la 

Poli- 

(a)  Appare  dagli  Atti  Apoftolici;,  che  la  Chiefa  fu 
ne'  prim' anni  Democrazia  ,  benché  fotto  1' ifpezione  d'un 
capo;  la  virtù  dunque  n'  era  1'  anima  .  Divenne  poi  il 
IV  fecolo  Ariftocratica  ,  e  la  virtù  vi  fi  feemò .  Il  X 
fecolo  prefe  la  forma  di  Monarchia  affoluta  ,  e  la  virtà 
divenne  ancora  minore  .  Il  XIII  cominciò  1'  Inquifì- 
zione  . 

(Jb)    Vegganfi  i  calcoli  di  Niewentit. 


Parte  I.     Cap.  V.  87 

Poligamia  nuocerebbe  alla  popolazione .  Imper- 
ciocché fupponghiamo ,  che  il  numero  de' mafchi, 
fia  tra  noi  anche  eguale  a  quello  delle  donne  ,  e 
che  non  fi  dieno  piucchè  due  fole  mogli  a  cia- 
fcuno,  e  generalmente  :  feguita,  che  la  metà  de* 
mafchi  debba  reftare  fenza  mogli.  Ma  è  dimo- 
ftrato  per  la  lunga  fperienza  dell'  Afia ,  che  gene- 
rino aliai  più  figli  dieci  mariti  con  dieci  mogli, 
che  cinque  mariti  con  le  medefime  \  dunque  la 
Poligamia  fra  noi  farebbe  cagione  fpopolatrice . 

§.  XXVL  So  bene  ,  che  il  medefimo  Autore 
pretenda  ,  che  la  proporzione  tra  i  mafchi  ,  e  le 
donne  fia  la  medefima  per  appunto  in  Afia  di 
quel ,  eh'  è  in  Europa  \  e  quindi  conchiude ,  che 
la  Poligamia  per  la  medefima  ragione  fpopoli  l'A- 
lia ,  per  la  quale  nuocerebbe  all'  Europa .  Ma  iì 
principio  di  quello  fuo  difeorfo  è  fmentito  da  i 
fatti  ,  su  i  quali  ,  e  non  altrimenti  ,  li  vuol  ra- 
gionare di  sì  fatte  cofe  :  perchè  a  Batavia  ,  nel!' 
Ifola  di  Java  ,  nafeono  io  volte  più  donne  ,  che 
mafchi ,  fecondochè  gli  Olandefi ,  fotto  il  cui  im- 
perio è  quell'ifola  ,  ci  aflìcurano .  Il  Signor  Kem- 
fer  nella  Storia  del  Giappone ,  dov'  egli  fu ,  e  di- 
morò non  piccol  tempo ,  la  quaP  è  di  tutte  la  più 
veritiera  ,  nel  Tomo  I  racconta  ,  come  eifendolì 
fatta  una  numerazione  efatta  di  anime  in  Miaco, 
capitale  dell'  Imperio  ,  vi  fi  trovarono  172070  ma- 
fchi, e  223572  donne  ,  vale  a  dire  ,  che  la  pro- 
porzione delle  donne  a'  mafchi  vi  era  pretto  a 
poco  ,  come  15  a  io.  Neil'  Africa  Meridionale 
non  ci  è  mafehio,  che  non  abbia  almeno  fei  mo- 
gli, e  che  non  le  cambi  fpelfo  ,  fenza  intanto 
mancare  a  neffuno.  E  quefto  pruova  ,  che  le 
donne  vi  debbono  elfere  in  maggior  copia  ,.che  i 

F  4  mafchi. 


t  * 


SS  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
mafchi .  Egli  è  vero ,  eh'  effèndo  quei  popoli 
quaft  in  continue  guerre  ,  vi  dee  morire  maggior 
numero  di  mafchi ,  che  di  donne  :  ma  è  difficile 
credere,  che  arrivino  mai  i  mariti  morti  in  guer- 
ra ad  agguagliare  la  moltitudine  delle  mogli. 

§.  XXVII.  L'  Autore  illufire  dell'  opera  Lo 
Spirito  delle  leggi  trae  di  quefta  teoria  la  feguen- 
te  confeguenza  ,  cioè ,  che  la  Poligamia  ,  la  qua- 
.le  nuocerebbe  alla  popolazione  di  Europa ,  giovi  a 
popolare  l' Afia  ,  e  1'  Africa .  Intanto  il  Sig.  di  Pre- 
montval  pare  aver  fodamente  dimoftrato ,  che  l' A- 
fìa  con  tutta  la  Poligamia  ,  non  è  con  tuttocciò 
proporzione  voi  mente  più  popolata  dell'  Europa  .  E 
nel  vero  a  trarne  la  China  ,  la  quale  ,  per  altre 
Cagioni  Fifiche  e  Politiche ,  è  la  parte  più  popo- 
lata ,  che  fia  in  terra  ;  la  popolazione  del  refto 
dell'  Afia  non  ha  quafi  ninna  proporzione  con 
quella  d'  Europa  .  E*  nondimeno  da  confidera- 
re  ,  che  quando  fi  dice ,  che  in  Afia  fi  ufa  la 
pluralità  delle  mogli ,  e'  non  fi  vuol  intendere  del- 
la gente  baifa ,  la  quale  è  fempre  la  maggior  par- 
te del  popolo  ;  perchè  quefta  ordinariamente  non 
prende,  che  una  fola  moglie. 

§.XXVIII.  Se  l'arte  di  popolare  è  da  {tudiarfi 
da  quei  Miniftri ,  i  quali  amano  la  gloria  del  lor 
Sovrano  ,  e  la  grandezza,  e  potenza  della  nazio- 
ne; non  è  meno  da  penfarfì  all'imbarazzante  pro- 
blema ,  che  fare  ,  fé  in  qualche  Stato  il  popolo 
vi  cominci  a  divenire  eccejftv  amente  popolato  ? 
Perchè  nuoce ,  com'  è  detto ,  così  il  poco  ,  come 
il  foverchio .  Sembra  che  Minos  temeflè  di  sì 
fatto  male  pel  Regno  di  Creta.  Ma  la  legge, 
eh'  egli  fece  per  impedire  la  foverchia  popolazio- 
ne, non  corrifponde  alla  fama  di  fapienza ,  che  ce 

n'  han- 


Vane  L  Cap.  V.  89 

n  hanno  trafmefla  gli  antichi  (a) .  V  efpofizione , 
a  cui  fi  ricorre  in  certi  paefi  barbari  (  b)  ,  è  un 
parricidio  :  e  la  legge  ,  o  più  torto  coftume  di 
quei  dell'  Ifola  Formofa  (e)  d'  impedire  a  forza 
di  aborti  i  copiofi  parti  ,  è  una  crudeltà  ,  pari 
alla  quale  non  fi  truova  altrove  ;  fé  non  fofle  nella 
Coda  d'oro  ,  dove  nella  morte  de'  Re  fi  facrificano 
tutti  quelli,  che  non  pofTono  più  faticare  {d). 

§.  XXIX.  Quefto  problema  non  è  folubile 
dappertutto  nella  medefima  maniera.  Si  pofTono 
■diftinguere  tre  forte  di  Stati .  I.  Quei ,  che  han- 
no colonie  dittanti,  come  gì' f ngleli ,  gli  Olandefi, 
i  Francelì  ,  gli  Spagnuoli .  II.  Quei  ,  che  non 
hanno  colonie  ,  ma  hanno  mari  ,  come  faremmo 
noi,  lo  Stato  Pontificio  ,  la  Toicana  ,  in  Italia. 
III.  Quei,  che  non  hanno  né  colonie,  né  mare. 

§.  XXX.  Ne'  primi  ,  non  è  mai  da  temerli 
la  foverchia  popolazione  ;  perchè  le  Colonie ,  la 
Navigazione  ,  il  Commercio  troveranno  femore 
da  impiegare  più  perfone ,  che  non  può  dare  la 
più  feconda  popolazione  .    Ne'  fecondi  ,  dove  fia 

fapien- 

(a)  Introduce  rtiv  irpoi  <r»?  Jpptvas  ò(Ai\uty ,  l'amor  de 
ragazzi ,  perchè  fi  coltivaffero  meno  le  mogli  tv*  y.n  irò- 
Kutìxvuhti  ,  e  venifTero  a  generar  meno  .  Vedi  Arili.  Po- 
lir, liò.  II.  cap.  X.  Legge  ,  che  niun  uomo  Savio  ap- 
proverà ,  ancorché  il  noftro  fìlofofo  Macedone  dubiti  fec- 
camente  fé  faceffe  QavKas ,  »  [itt  <p&v\ù>s  ,  bene ,  0  no  . 

(b)  I  Mingrelj  tuttavia  efpongono .  Si  dice  il  mede- 
fimo  di  alcuni  paefi  della  China  . 

00  Le  donne  non  vi  fi  pofTono  maritare  prima  de' . 
30.  anni  :  non  pofTono  fare  più  che  quattro  figli  :  Te  do- 
po avergli  fatti  ingravidano  ,  fi  coricano  a  terra  lupine  , 
e  a  forza  di  calci  su  la  pancia  fi  fanno  abortire.  Viag- 
gi della  Compagnia  Orientale  Olandefe  3  deferirne  delC 
Jfola  Formofa  . 

(d)    Bofman  * 


go  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
iapienza,  Arti,  Commercio  marittimo ,  vi  farà  Tem- 
pre grandiffima  occupazione .  Gii  ultimi  hanno  bi- 
fogno  o  di  celibato  ,od'  una  frequente  guerra . 
Non  è  già  eh'  io  approvi  la  guerra ,  maggior  fla- 
gello della  quale  non  so  fé  fi  pofìà  efeogitare  tra 
gli  uomini.  Ma  nel  problema  ,  Se  ad  un  popi- 
Io  ,  che  non  truova  più  da  vivere  nel  fuo  paefe 
per  V  eccedente  moltitudine  ,  pojfa  giuflamente 
proibir/i  il  cercar  nuove  fedi ,  e  occupar  terre  vo- 
te ,  non  so  vedere  ,  qual  ragione  impedifea  di  te- 
ner la  parte  affermante .  E  una  legge  di  Natu- 
ra ,  che  chiunque  ci  nafee  ha  dritto  aila  vita  :  e 
la  terra  è  un  patrimonio  comune. 


■"En-irriiiHwirn"""'  '  -— ~ *— ~    '  — 


C    A    P.        VI. 
Dell"  educazione  * 

§.  I.  T  O  Stato  è  una  gran  famiglia .  Di  qu\ 
1  a  feguita  ,  che  come  nelle  ben  governate 
famiglie  non  fi  penfa  folamente  ad  avere  numerofa 
prole ,  ma  a'  mezzi  altresì  di  bene  educarla ,  iftruir- 
la ,  e  mantenerla  con  comodità  :  a  quel  modo  mede- 
fimo  è  neceffario ,  che  nello  Stato  col  promuovervi 
la  popolazione  ,  fi  ftudj  di  bene  educar  la  gente 
per  la  parte  dell'  animo  e  del  corpo  ,  e  procac- 
ciarle proporzionevolmente  i  mezzi  di  fóftenerfi 
(a) .    Senza   di  quello  ,  oltreché  non  è  poflibile , 

che 

(a)     Platone  nel  Politico,  all'  Ep'ttattica ,  o  Arte  di  go- 
vernale Sottomette  fìccome    parti  eflenziali    T  Ageleotro- 
fica ,  1'  arte  di  tenere  in  co  mpagnia  gli  uomini  nati  ani- 
mali 


Parte  I.     Cap.  PT.  9» 

che  la  popolazione  fi  aumenti  ,  fecondochè  è  di- 
rnoftrato  di  (òpra  ,  ma  pure  dove  avviene  ,  che 
creica ,  la  Repubblica  fi  potrà  ben  dire  aumenta- 
ta d'  uomini  ,  ma  non  di  forze.  Niuno  Stato 
adunque  non  farà  giammai  ,  né  favio  ,  ne  ricco, 
né  potente ,  fé  non  vi  fia  educazione  ,  e  fé  F  in- 
duftria ,  e  una  ben  animata  e  regolata  fatica  non 
vi  fomminiftri  abbondevolmente  a  tutti  di  quel- 
le cofe  ,  che  fervono  al  bifogno  ,  alla  comodità, 
e  al  piacere  della  vita  (a). 

§.  II.  Prima  dunque  d1  ogni  altra  cofa  è  da 
badarfi  all'  educazione  cosi  domeftica  ,  che  civile , 
per  cui  venghiamo  ad  effere  ammaeftrati,  e  rego- 
lati in  quel ,  che  penfiamo ,  e  imprendiamo  a  fa- 
re. Imperciocché  quantunque  gli  uomini  tutti 
quanti  fieno  mofli  da  naturali  neceffità  ,  e  dalla 
cupidità  di  avere  (  le  quali  fono  grandiffime  forze 
motrici,  che  gli  fpingono  a  voler  divenire  indu- 
ftriofi  )  affinchè  fi  procaccino  il  foftegno  ,  e  i  co- 
modi ,  e  i  piaceri  della  vita  ;  egli  è  con  tutto  ciò 
certiflìmo,  che  fenza  una  favia  educazione,  e  un 
diligente  ,  e  prudente  governo  ,  elfi  o  non  faran- 
no nulla ,  o  male  :  perchè  fpefiò  ignoreranno  cioc- 
ché fi  debba  fare  :  o  faranno  poco  in  molto  tem- 
po ,  e  con  gran  fatica  :  o  trovando  degli  argini , 
e  degl'  intoppi,  né  fapendogli  fuperare  ,  fi  avvili- 
ranno ,  e  rimarrannofi  di  andare  innanzi  :  o  final- 
mente preferiranno  una  vita  libera  ,  e  vagabonda^ 
agli  onorati  ,  benché  faticofi  meftieri.     E  quefto 

è  il 

mali  gregali:  e  la  Zootrofica ,  1'  arte  di  alimentargli.  L* 
educazione  appartiene  ad  ambedue  queft1  ultime  . 

(a)     E'  T  Ànthroponomica ,  V  arte  di  nutrir  gli  uomini, 
come  il  medefimo  autore  la  chiama:. 


02.         Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

è  il  gran  vantaggio  ,  che  ha   una   Nazione  favia 

al  di  fopra  di  una  rozza  e  ftolta. 

§.  III.  Ma  queft'  educazione  manca  fempre  o 
per  troppa  falvatichezza  ,  o  per  foverchio  luffò . 
E  la  prima  ragione  è ,  che  1'  educazione  de'  fan- 
ciulli ,  e  della  gioventù  fallì  più  per  gli  occhi  , 
che  per  le  orecchie.  Quel  non  vedervi  in  una 
nazione,  che  felve,  fiere,  laghi,  paludi  ;  nomini 
abitanti  ,  o  erranti  ,  a  modo  di  fiere  ,  moventifi 
fenz'  arte ,  penfanti  da  beftie  ,  nudi ,  o  mal  vendi- 
ti 5  queftoj,  dico ,  forma  e  modella  la  fantafia,  e  1 
cuore  di  tutti  quei  ,  che  vi  nafcono  ,  a  quella 
medefima  maniera  :  ve  gli  avvezza  ad  un  ozio  e 
una  libertà  felvaggia  ,  nemica  giurata  d'  ogni  fa- 
tica metodica  (a).  Vedervi  poi  per  ogn'  intorno 
ricchezze  e  morbidezze  ,  e  un'  infinità  di  efempj 
di  ruttanti  crapule ,  fonnolenti ,  sbadiglianti ,  con 
tutti  quegli  atti  fconci ,  sgarbati ,  difioluti ,  ridico- 
li ,  non  '  vi  guafta  meno  i  primi  embrioni  della 
natura .  E  volergli  appreffo  ridurre  per  gli  orec- 
chi, o  per  lezioni,  è  un  perdere  il  tempo  -,  e  fé 

adope- 

(a)  Rofsò  d'ifcorfo  su  l'orìgine  dell'inegualità  &c. ,  ha  ra- 
gion di  dire  ,  che  i  felvaggi ,  mancanti  di  [frumenti  ,  e 
di  metodi  da  far  valere  le  loro  forze  ,  ufano  per  ogni 
{frumento  le  fole  membra  ;  donde  avviene  ,  eh1  eflì  1'  han- 
no più  pieghevoli  e  robufte.  Saltano,  e  corrono  meglio, 
fi  rampicano  con  incredibile  deprezza  fu  gli  alberi ,  tira- 
no delle  pietre ,  e  de'  pezzi  di  legno  con  più  aggiufta- 
tezza ,  hanno  più  robuftezza  di  corpo  ;  ficcome  i  noftri 
montanari .  Ma  egli  ha  il  torto  di  dire  ,  eh'  efli  fac- 
ciano più  e  meglio  ;  eh'  elfi,  vivano  più  e  meglio .  V  ha 
tra  felvaggi  meno  mali  di  cuore  ;  ma  anco  meno  piace- 
re ,  e  v  ha  fempre  più  mali  di  corpo ,  è  meno  di  fìcur- 
tà  per  fa  vita .  Veggafi  Ippocrate  delF  Antica  Medicina. 


Parte  I.     Cap.  VI.  93 

adoperate  foverchia  forza,  è  fargli  ftupidi  dell' in- 
tutto . 

§.  IV.  La  feconda  ragione  è  ,  che  gli  uomini 
tutti  fon  portati  per  un  fenfo  della  natura  ad  una 
certa  indipendenza.  Lo  ftato  felvaggio  fortifica 
queft'  inclinazione  col  fottrar  le  perfone  alle  fati- 
che metodiche  :  e  il  foverchio  lufio  coli'  addor- 
mentarle. I  Selvaggi  pongono  la  ior  fignoria  e 
libertà  nel  non  faticare  :  i  popoli  fchiavi  fi  credo- 
no poter  effer  liberi  nel  fonno  ,  o  in  uno  ftato , 
che  gli  fi  avvicini.  Quella  è  la  ragione,  che  fa 
amar  tanto  1'  ubriachezza  agli  Orientali. 
Sollicitis  animis  onus  eximit  .... 
Foecundi  calìces  quem  non  fecere  dìfertum, 
Contrafta  quem  non  in  paupertate  solutum  ? 
§.  V.  In  ogni  paefe  culto  ,  come  fiamo  in 
Europa  ,  non  è  mai  né  la  plebe  ,  né  i  grandi, 
che  vi  danno  il  tuono ,  ma  il  ceto  mezzano ,  cioè 
i  Preti,  i  Frati,  i  Profeffori  delle  lettere,  i  Giù- 
reconfulti  ,  e  tutti  i  gentiluomini  privati .  La 
buona  educazione  ,  cioè  quella,  che  fa  delle  buo- 
ne tefle,  e  de  corpi  robufl't  (/?),  dovrebbe  comin- 
ciarvi da  quefto  ceto .  Platone  (  b  )  non  ama  , 
che  nella  fua  Repubblica  i  Maeftri,  o  le  madri, 
e  nutrici  mettano  in  capo  a  i  fanciulli  di  certe 
favolette ,  che  o  difonorano  la  Divinità ,  rapprefen- 
tando  gli  Dei  malefici,  nemici ,  guerreggianti ,  fpor- 
chi  di  vizj  nefandi  ,  mentitori  bevoni  ,  grandini- 
mi 

00  Quelle  due  cofe  vanno  fernpre  unite .  Non  pote- 
te avere  buone  tede  fenza  aver  fani  e  robufti-  corpi  :  in 
ogni  uomo  f  anima  vien  modificata  dal  corpo  */!,'  edu- 
cazione, che  guafta  il  corpo,  non  può  giovare  afla  Mente. 

V»)    Platone  nel  II.  della  Repubblica    verfo    il    fine  , 


94  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
mi  poltroni ,  aggiratori  del  genere  umano  ,  come 
gli  deferive  Omero  ;  o  alimentano  la  cupidigia  , 
V  aftuzia,  la  ferocia  de'  ragazzi.  Io  proibirei  a' 
ragazzi  quefti  medefimi  libri  ,  e  tutte  le  leggen- 
de de*  fecoli  barbari  (  a  )  :  ordinerei  che  i  Mae- 
ftri  coltivaflero  più  l'ingegno  de'  loro  allievi, che 
la  memoria.  Lo  Stato  ha  bifogno  d'  uomini, 
non  di  Pedanti . 

§.  VI.  Ma  ficcome  è  più  facile  fenza  nefliin 
paragone ,  che  i  pubblici  pregiudizi  traggano  a  fé 
i  domeftici  ,  che  quefti  vincano  quelli  }  il  gran 
colpo  da  bene  educare  vuol  efler  dalla  parte  del- 
la legge  ,  eh'  è  la  balia  comune .  Ella  dee  pro- 
muovervi la  proprietà  e  la  politezza ,  e  farla  ama- 
re e  cercare  :  ma  non  vi  dee  favorir  la  mollez- 
za. Vi  dee  onorar  1'  Arti  ,  e  quelle  più  ,  che 
fono  il  foftegno  della  nazione  :  vi  dee  punir  la 
volontaria  poltroneria,  e  non  lafciarle  niun  aper- 
tura .  Licurgo  ordinò ,  che  quei  figli ,  i  quali  fof- 
fer  crefeiuti  fenz'  arti  per  negligenza  de'  genitori, 
non  poteflero  eflère  aftretti  ad  alimentargli  nella 
loro  vecchiezza.  Credo  che  volelfe  punire  i  gen- 
tiluomini :  perchè  affai  mi  par  difficile ,  che  i  pa- 
dri plebei  potelfero  efler  colpevoli,  come  gli  frap- 
pone quefta  legge  :  e  quando  il  follerò  ftati  ,  non 
perciò  la  legge  farebbe  meno  data  ingialla.  I 
popoli  favj  di  Europa  han  penfato  con  migliore 
intendimento .  E  impoffibile  di  fare  ,  che  non  ci 
fieno  de'  poltroni  e  de'  pezzenti  (  b  )  }  non  fi  po- 
tendo 

(a)  Vsf.gafi  il  P.  Bernardo  Lamy  Confi derazìoai  su  la 
lettura  de  JPoet't  . 

(b)  Veggafi   Mandevil   The    Faòle   of  the  Bees ,  Rs~ 
march  {A) . 


Parte  I.     Ccp,  VI.  95 

tendo  per  nefluna  legge  f veliere  ,  la  regola  è  di 
fargli  fervire  al  ben  pubblico .  E  a  quello  fer- 
vono le  cafe  d'  Arti , 

§.  VII.  In  molti  popoli  di  Europa,  per  igno- 
ranza della  tìfica  dell'  uomo,  Y  educazione  de'  gen- 
tiluomini tende  a  fargli  mal  fani ,  ftupidi,  e  pol- 
troni. E  chiaro  ,  che  la  ragione  negli  uomini 
non  fi  sviluppi  ,  che  collo  sviluppo  del  corpo, 
che  n  è  rifinimento.  Lafciar  venire  il  corpo  fa- 
no ,  robufto ,  e  ben  fatto ,  è ,  fenza  faperlo  ,  fare 
delle  buone  tefte.  Ma  noi  abbiam  prefo  un  me- 
todo oppofto.  Il  corpo  fi  sviluppa  pian  piano  fi- 
no a'  20  anni:  è  dunque  da  ajutarlo  cogli  eferci- 
zj  corporei  :  noi  F  opprimiamo  con  i  troppi  ftudj 
Jetterarj  ,  e  con  la  vita  fedentanea .  La  ragione 
non  è  in  niuno  perfetta  ,  che  dopo  i  20  anni  ;  e 
noi  lo  vogliam  fare  grande  ne'  dieci .  A  quefto 
modo  guattiamo  il  corpo  ,  e  1'  animo .  E'  ben  , 
che  fi  legga  l'Educazione  Fìftca  di  Ballexefl. 

§.  Vili.  L'  Educazione,  dice  Ariftotile,  è  di 
dritto  pubblico  \  perchè  1'  uomo  in  focietà  è  ipo- 
tecato a  tutto  il  corpo  ,  e  con  ciò  all'  Imperio 
del  corpo .  Il  vederfi  guafta  in  molti  popoli  di 
Europa  è  nato  appunto  di  averla  fatta  di  dritto 
privato .  In  un  corpo  Politico  non  vi  debbono 
efler  Collegi  di  educazione ,  le  cui  leggi  non  fieno 
dettate  dalla  maeftà  del  comune  imperio ,  e  indi- 
ritte al  fine  comune  della  Repubblica,  e  accomo- 
date alla  forma  e  coftituzione  del  Governo .  In 
una  Monarchia  vederfi  de'  Collegj  Democratici  , 
degli  altri  Defpotici  }  alcuni  fottomeflì  a  potenze 
ftraniere ,  ec.  è  la  maggiore  afiùrdità-  politica^  per- 
chè confonde  i  coftumi  della  nazione  }  genera  o- 
pinioni ,  e  pregiudizj  pubblici  fra  loro  oppofti  ;  di- 

funifce 


gó        Delle  Le%ìoyii  dì  "Economìa  Civile. 
funifce  gì'  intereffi  del  corpo  \  dond'  è  che  ne  fa 
corpiceìli  fra  loro  nemici  :  alimenta    una  guerra 
inteftina  \  rende  incerta  1'  obbedienza  de'  fudditi , 
e  precario  1-  imperio  del  Sovrano . 

§.  IX.  In  un  piano  di  favia  educazione  fi  vor- 
rebbe penfar  degli  uomini  come  Licurgo  (a)  .  I. 
Le  leggi  della  pubertà  non  convenienti  al  fifico 
della  natura  ,  li  vorrebbero  correggere .  La  pu- 
bertà delle  donne  non  può  edere  prima  de'  17  :  né 
quella  de'  mafehi  prima  de'  20  ;  perchè  è  da  darli 
tempo  allo  sviluppo  del  corpo  è  dell'animo.  II. 
Riflabilire  le  felle  e  i  giuochi  ginnici.  III.  Pu- 
nire non  in  parole ,  ma  in  fatti  ,  con  opere  pub- 
bliche e  faticofe  ,  i  volontarj  poltroni .  IV.  Ri- 
durre il*  educazione  del  coftume  a  poche  mafiìme , 
e  molta  dilciplina  (b) .  V.  Introdurre  un  Cate- 
chifmo  di  leggi  civili  a  modo  degli  antichi  Ebrei 
(e)  .  La  Religione  ,  e  la  legge  civile  debb' edere 
una  difciplina  comune ,  non  una  feienza  di  pochi. 
So  che  parranno  regole  Chimeriche  :  ma  appun- 
to perchè  pajono  tali,  il  difordine  di  certi  Stati  va 
fempre  più  ogni  giorno  crefeendo  (d). 

GAP. 

(a)     Plutarco  in  Licurgo  . 

(ù)    Senofonte  nell'  Educazione  di  Ciro. 

(e)     Giufeppe  Ebreo  contra  Appione  lib.  I. 

(d)  Il  problema  ,  come  riformare  una  navone  già  intera- 
mente guajìa ,  mi  è  paruto  fempre  di  difficile  foluzione  . 
Si  può  con  minor  fatica  dar  del  coftume  ad  una  barba- 
ra ,  che  ritirare  una  rilaffata  e  corrotta  ;  perchè  i  popoli 
duri  fon  più  facili  ad  ammollire  ;  che  i  molli  ad  indu- 
rare .  La  più  parte  de'  Savj  crede,  che  la  sola  cri- 
si può  rimediarvi.  E  nondimeno  (limo  ,  che  pochi 
principi  fodi  con  una  forte  applicazione  poteffero  a  lun- 
go andare  produrre  del  gran  bene  ,  e  prevenire  quella 
Grifi ,  che  non  giova ,  che  dopo  uno  sfracello . 


•    Il 


Parte  I.     Cap.  VII.  ^7 


C    A    P.        VII 

Dell'  Inàuftr'ia  in  generale. 

§.  I.  E  prim'  arti ,  le  quali  foftennero  la  roz- 
I  .a  za  e  felvaggia  età  delle  Nazioni  ,  e  fo 
ftengono  tuttavia  i  preferiti  felvaggi  ,  furono  la 
Caccia ,  la  Pefca  ne'  fiumi  ,  o  su  per  gli  lidi  del 
mare ,  e  i  Ladronecci ,  che  Ariftotile  non  so  per- 
chè pofe  tra'  legittimi  mezzi  di  acquiftare  il  do- 
minio delle  cofe  (^).In  quei  tempi  falvatici  le  car- 
ni degli  animali  ammazzati  nella  caccia ,  1'  erbe , 
e  i  frutti  fenz'  arte  nati  ,  fervi  vano  agli  uomini 
di  cibo ,  e  le  pelli  adoperavano*  per  veftirfi  .  Que- 
llo fu  il  primo  flato  di  tutti  i  popoli .  Tale  è 
anche  oggigiorno  la  vita  de'  Groelandi  ,  degli  A- 
mericani  Settentrionali ,  e  Auftrali  ,  de'  Lapponi, 
de'  Samojedi  ,  e  di  gran  parte  degli  Africani  ,  e 
di  molti  altri .  I  Groelandi  cavano  da'  vitelli 
marini,  e  dagli  altri  grolTi  pefci  ,  dell'  olio  ,  che 
loro  ferve  di  cibo  infieme  ,  e  di  materia  da  arde- 
re .  Ne  traggono  le  pelli  ,  e  le  membrane  inte- 
riori, che  fono i foli  drappi, onde  fi  vertono.    Le 

Renni, 

(a)  Anche  Ulifle  nel  IX  dell'  Odiffea  dice  di  fé  pi» 
jtXeof  xpxvov  un ,  la  fama  di  me  è  ita  al  Cielo ,  ìoXoiaiv  , 
ficcome  d'  uomo  aftuto  ,  da  tender  cappj  al  genere  uma- 
no :  e  con  molta  vanagloria  narra  il  devaflamento  e  le 
prede  ,  che  fece  de'  Ciconi  in  Ifmaro  .  Il  che  piuova, 
che  il  ladroneccio,  e  rafi'afiìnio  recavafi  a  gloria  in  quei 
tempi  . 

Par.I.  G 


g%  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
Retini ,  forta  di  cervi  ,  di  cui  abbonda  il  Setten- 
trione ,  fomminiftrano  quafi  tutto  il  vitto  ,  e  ol» 
tre  di  quello  il  comodo  della  vettura ,  a  i  Lappo» 
ni  ,  e  a'  Samojedi .  Alcu  ni  abitanti  delle  ter- 
re Auftrali  non  vivono ,  che  o  di  frutti  felvaggi , 

0  di  carne  cruda  d'  animali  terreftri  ,  o  d'  oftri- 
che ,  di  lumache ,  e  d'  altrettali  cofe  .  Ve  n  ha 
eziandio  molti ,  che  ignorano  l' ufo  del  fuoco  (a) . 

1  Selvaggi  circofcrivono  i  bifogni  per  la  Natura; 
e  la  fatica  per  gli  bifogni .  La  Natura  non  chie- 
de molto  \  e  i  Selvaggi  faticano  poco  (b) . 

§.  II.  Dopo  qualche  tempo  gli  uomini  co- 
minciarono ad  avvertire  i  comodi ,  ed  ebbero  più 
bifogni .  Adunque  divennero  più  fcaltri .  Penfa- 
rono  ,  che  grandiflìma  utilità  fi  potrebbe  trarre 
dall'  addomefticare  alcuni  degli  animali ,  e  formar- 
ne delle  gregge,  come  le  vacche  ,  le  pecore  ,  le 
capre,  i  cavalli  ,  e  altri  '■>  il  che  elfi  fecero  (r). 
Elfi  gli  conducevano  di  luogo  in  luogo  ,  fecondo 
le  fìagioni  ,  e  il  comodo  de'  pafcoli .  Tali  fono 
tuttavia  gran  parte  de'  Tartari  ,  gli  Arabi  ,  gli 
abitanti  del  Capo  di  Buona  fperanza ,  e  molti  pae- 
fì  dell'  America.  Quella  fi  può  dire  la  feconda 
età   delle   Nazioni   dopo  le   rovine  del  mondo  . 

Ma 

(tf)  Leggafi  Anderfon  nella  Storia  naturale  dell'  Islan- 
da, e  della  Groelandia  ,  Maupertuis  nel  viaggio  alla  Lap- 
ponìa  ,  e  il  Tomo  XVII  della  Storia  generale  de'  viag- 
gi dell'  edizione  Francefe  in  4.  A  cui  fi  può  aggiunge-? 
re  la  Storta  delle  leggi ,  delle  arti ,  e  delle  faenze  pur  di- 
anzi citata. 

(è)  Vedi  la  Vita  degli  Uttentotti  in  Kolbi  :  de'  Lui- 
fiani  in  Tonti  . 

(e)  I  Canadefi  Settentrionali  non  hanno  ancora  veru- 
na fpezie  d'  animali  domellici  »    Hennepìn  tom.  I. 


Parts  I.  Cap.  VII.  gg 

Ma  la  coltivazione  delle  terre  era  ancora  ftimata 
troppo  fervile ,  ficcome  è  di  prefente  riputata  do- 
vunque le  tre  fole  mentovate  profeffioni,  Caccia, 
Pefca  ,  e  Paftorale  fono  in  ufo.  V"  ha  de'  paefi 
in  Africa  ,  dove  gli  uomini  fi  lafciano  più  pretto 
ammazzare  ,  che  coltivare  la  terra .  I  Tartari 
odierni  ,  anche  del  Mezzogiorno  ,  verfo  la  Perfia 
e  l' India ,  penfano  alla  medefima  maniera .  Gran 
parte  della  coltivazione  fra  i  Greci  ,  e  i  Latini  , 
era  il  meftiero  degli  fchiavi  :  ficcome  è  oggigior- 
no nelle  colonie  Americane .  Ev  nondimeno  da 
avvertire,  che  in  tutti  quefti  paefi  la  popolazione 
è  affai  fcarfa  e  piccola . 

§.  III.  Di  tutte  le  Nazioni  ,  quelle  crebbero 
più  in  numero  di  famiglie,  in  umanità, e  polizia, 
e  meglio  aumentarono  i  comodi  della  vita  ,  e  i 
piaceri  ,  le  quali  fi  diedero  alla  coltivazione  delle 
terre ,  primo ,  e  principal  foftegno  della  vita  uma- 
na .  Primamente ,  perchè  niun'  altr'  arte  non  im- 
piega, e  alimenta  maggior  numero  d'uomini ,  quan- 
to fi  faccia  la  coltivazione;  e  perciò  niuna  è  più 
atta  a  mantenere  un  maggior  numero  d'  abitan- 
ti .  Secondariamente,  perchè  la  coltivazione  delle 
terre  richiede  molte  altre  arti  ,  che  dalla  parte 
loro  fervono  pur  effe  a  mantenere  gran  quantità 
di  famiglie.  Terzo,  perchè  da  niun'  altra  cofa 
poflòno  gli  uomini  ricavare  frutti ,  e  cibi  più  confac- 
centi  alla  vita  noftra,  e  di  maggior  diletto,  quan- 
to dalla  terra.  Finalmente,  perchè  la  coltivazio- 
ne richiede  unione  di  molte  famiglie  ,  e  più  {la- 
bile ,  che  non  fono  le  foprannominate  arti .  Don- 
d'  è ,  eh'  ella  avvezza  gli  uomini  al  piacere  della 
compagnia  :  e  di  qui  nafee  il  fapere  V  umani- 
tà de'  popoli.    Quella   fi  può   chiamare  la  terza 

G  z  età 


ioo       Delle  Leziotii  di  Economia  Civile, 
età  delle  Nazioni,  e  il   primo    fondamento  degli 
ftabili  Imperj  civili . 

§.  IV.  I  primi  uomini  ,  i  quali  per  foftegno 
della  loro  vita  adoperarono  le  quattro  arti  di  fo- 
pra  nominate  ,  non  ebbero  altr'  iftromenti  da  efer- 
citarle ,  fuorché  de'  legni  ,  e  delle  pietre  ,  e  dell' 
oflà  di  certi  animali.  Vi  fono  tuttavia  nell'Afri- 
ca ,  e  nell'  America  alcune  Nazioni  barbare  de- 
feriteci da'  viaggiatori  ,  le  quali  non  ufano  altri 
frumenti  per  quell'  arti ,  che  i  già  detti .  Quan- 
do noi  conofeemmo  i  MeiTicani ,  e  i  Peruani ,  non 
fi  trovò  fra  quelli  nell'una  veftigio  né  di  ferro, né 
di  rame.  Si  può  quindi  facilmente  comprendere, 
quanto  difficile ,  e  di  quanto  poco  frutto  ,  foffero 
ne'  principi  delle  Nazioni  queft'  arti ,  e  principal- 
mente 1'  Agricoltura  (a) . 

§.V.  Ma  poiché  fu  (coverto  il  ferro  (£),  metal- 
lo di  prima  neceffità  per  gli  comodi  della  vita  u- 
mana  ,  e  per  1'  Arti  ,   nacquero  due  altre  appli- 

cazio- 

(a)  Ci  fi  dice  nondimeno  molto  dell'  Agricoltura ,  e 
dell'  arte  di  filare  e  teflfere  de'  Peruani  da  Garcilaflb  ; 
ficcome  dell'edificare  magnifici  Tempj ,  e  Palagi ,  con  gran- 
dinarne colonne  di  legno,  de'  Meflìcani,  da  Solis  .  AH' 
Agricoltura  può  aver  fupplito  la  terra  ancora  nuova  e 
morbida .  Ma  ho  grandiffimo  dubio  su  quegli  édificj  del 
Medico .  Si  lavora  male  a  forza  di  folo  fuoco  e  pietre. 
Voi  avrete  de'  tronchi  :  ma  tavole  ben  'afeiate  ,  colonne 
ben  torneate  ,  e  di  grandinimi  pedali  d'  alberi ,  vi  fi  può 
far  qualche  fcrupulo . 

(h)  Prima  del  ferro  fu  1'  ufo  del  rame  .  Quei  del 
Chili  fi  trovarono  non  aver  ferro  ,  ma  avevano  dell'  ar- 
me, e  degli  frumenti  di  rame  .  Garcilaflb  della  Vega  . 
In  Omero  quali  tutte  l1  arme  difenfive  fon  di  rame  ,  ed 
alcune  eziandio  dell'  offenfive  . 


Parte  I.    Cap.  VII.  101 

cazionì  degli  uomini ,  nommeno  utili  di  quel ,  che 
fodero  le  quattro  prime  gii  dette .  Qucfte  furo- 
no la  Metallurgica  ,  o  fia  1'  arte  di  cavare  i  me- 
talli ,  e  1'  arti  Fabbrili ,  per  dare  a'  medefimi  for- 
ma ,  e  fabbricarne  degl'  iftrumenti .  Si  può  dir 
francamente  ,  che  di  tutte  V  invenzioni  umane  , 
quella  fu  di  maggiore  utilità  (  a  )  :  imperciocché 
non  folo  perfezionò  ,  e  dilatò  1'  Agricoltura  ,  ma 
fu  la  forgente  di  tutte  1'  arti  miglioratrici  di  quel- 
le materie  ,  che  la  terra  ,  e  il  mare  ci  fommini- 
ftrano .  Gli  antichi  Poeti  ,  i  quali  furono  i  pri- 
mi Filofofi  ,  e  Teologi  delle  Nazioni  ,  fcriiTero 
che  Prometeo ,  il  quale  n'  era  flato  l' autore ,  fof- 
fe  perciò  ftato  legato  al  Caucafo  da  i  Titani  fi- 
gli di  Giove  ,  per  avere  con  una  tale  invenzione 
in  certo  modo  agguagliato  gli  uomini  agii  Dei 
(  b) .  Or  quefto  fu  il  quarto  grado  dell'  accrefci- 
mento  delle  forze ,  e  della  coltura  delle  "Nazioni . 
§.  VI.  Gran  parte  de'  materiali  ,  che  ci  fom- 
miniftrano  le  fopraddette  arti  ,  affinchè  pofTano 
efferci  utili  ,  e  fervire  a  i  noftri  comodi  ,  hanno 
bifogno  di  varie  e  diverfe  modificazioni  .  Quelle 
modificazioni  fono  appunto  T  oggetto  delle  arti 
fecondarle  ^  le  quali  benché  non  producano  nuove 
cofe  e  foftanze ,  con  tutto  ciò  migliorando  le  pro- 
duzioni primitive,  e  accomodandole  a  i  noftri  bi- 

G  3  fogni, 

(</)  Sarebbe  flato  a  defick-rare  un'  arte  da  ritenere  il 
ferro  e'1  rame  dentro  i  termini  del  vero  utile,  né  far- 
ne un  iftrumento  da  dertruggerne  a  vicenda  .  Ma  chi 
riterrà  le  pafTìoni  umane  da  non  ribalzare  fuori  dell'  at- 
mosfera del  giudo  e  dell'  onefto  ? 

(ò)  O  per  aver  mbftrato  come  più  facilmente  fegarfi 
la  gola,fquartarfi ,  affettarfi  ?  Vcggafi  intanto  il  Prome- 
teo d'Efchilo . 


102       Delle  Lezìo?ìi  di  Economia  Civile. 
fogni ,  e  piaceri  ,  fervono  di  gran  fondo  al  man- 
tenimento ,  al  piacere  ,  e    alle   ricchezze    di   una 
Nazione  popolata.     Primieramente  effe  occupano, 
e  alimentano   gran  numero   di  famiglie  ,  le  quali 
fenza  di  quelle  non  troverebbero  facilmente  luogo 
nel  corpo  politico  .    Secondariamente  fomminiftra- 
no  la  materia  al  commercio  efterno ,  il  qual'  è  una 
nuova  forgente   di  ricchezze   per  procacciarci  col 
noftro  foverchio  quel,  che  ci  manca  .     Queft'  arti 
fi  poflòno  dividere  in  arti  di  comodità  ,  e  arti  di 
luffe}  delle  quali  farà  poi   detto  particolarmente  . 
E  quefto  è  il  quinto   grado    delle   Nazioni  ,  che 
vanno  alla  loro  grandezza  e  perfetta  coltura . 

§.  VII.  Come  in  uno  Stato  fono  in  fiore  le 
anzidette  arti ,  niun'  altra  cofa  vi  può  mancare  , 
per  accrefcere  e  arricchire  una  gran  popolazione , 
iè  non  che  il  commercio  efterno  .  Quefto  è  il 
compimento  dell'  induftria  umana  ,  e  ,  dove  fi  a 
ben  intefo  e  governato  ,  forgente  grandiftima  di 
beni  .  Primamente  perchè  occupa  molte  famiglie, 
e  fommifiiftra  loro  da  vivere  a  fpefe  de'  foreftieri, 
e  non  della  Nazione.  Secondariamente  perchè  , 
fervendo  di  fcolo  al  foverchio  della  Nazione ,  fer- 
ve altresì  di  (limolo  e  folletico  air  arti  ,  tanto 
primitive ,  che  fecondane ,  le  quali  fenza  di  que- 
fto fcolo  languirebbero ,  né  farebbero  mai  nel  gra- 
do di  procacciarci  del  foverchio  ,  e  collo  fmercio 
del  foverchio  proccurarci  quel  ,  che  ci  manca  . 
Il  commercio  coftituifce  un  fefto  grado  di  coltu- 
ra ,  e  grandezza  de'  popoli . 

§.  Vili.  L'  ultimo  grado  ,  dove  1'  umanità  fi 
può  dir  giunta  al  fuo  colmo ,  è  quello ,  nel  quale 
fiorifcono  non  folo  le  mentovate  arti ,  e  tutte  quel- 
le, che  F  accompagnano  ,   le  quali  oggimai  fono 

intor- 


Tane  I.  Cap.  VII  103 

intorno  a  dugento  venti  :  ma  le  buone  lettere  e* 
ziandio ,  e  le  feienze .  Imperciocché  quelle,  non 
folamente  muovono  §1'  ingegni  umani  ,  e  fatino- 
gli Come  sbocciare  del  lor  gufcio ,  ma  li  rendono 
più  deliri  ,  aperti  ,  e  grandi  :  gì'  illuminano  ,  e 
fanno  lor  vedere  ne'  più  baffi  meftieri  quel  ,  che 
non  fi  vedrebbe  altrimenti  (a)  .  Aggiungafi ,  che 
quello  lume ,  o  direttamente  ,  o  di  riverbero ,  tra- 
paffa  nel  popolo  minuto ,  a  cui  dà  un  certo  brio 
in  tutto  quel ,  che  fa  .  E  un'efperienza  di  tutti 
i  fecoli  pattati  ,  che  in  niun  popolo  1'  Arti  fon 
giunte  alla  loro  perfezione,  fenza  che  vi  fìano  per- 
venute anche  le  lettere,  e  le  fcienze:  e  dove  ef* 
fé  fono  fiate  fpente ,  1'  arti  ancora  fono  decadute, 
e  divenute  rozziffime .  E  la  ragion'  è ,  che  quel 
medefimo  lume  e  vigore  d'  ingegno  ,  che  vi  dà 
un  Archimede ,  un  Platone ,  un  Galileo  ,  un  Re- 
nato ,  un  Newton  ,  vi  dà  il  grand'  artifla  .  Il 
fecolo  dell'  arti  di  Perfia  ,  ne'  tempi  antichi  ,  fu 
quel  di  Ciro:  il  fecolo  d'  oro  de'  Greci  fu  quel- 
lo ,  che  fiorì  intorno  a  i  tempi  d'  AleiTandro  : 
quel  di  Egitto ,  lotto  i  Tolomei  :  quel  di  Roma, 
ne'  tempi  di  Augufto  :  quel  di  Tofcana  ,  intorno 
a'  tempi  del  gran  Cofmo  :  quel  di  Francia  ,  fot- 
to  Luigi  XIV.  Il  medefimo  fi  può  dire  di  mol- 
tifiìmi  altri  .  Ora  in  tutti  quelli  fecoli  luminoli 
andarono  del  pari  le  Scienze,  e  1'  Arti  .  Creb- 
bero quelle ,  e  quelle  infieme  :  e  come  decaddero 

G  4  le 

(a)  Ogn'  arte  per  vile  che  fia  ha  i  fuoi  principi ,  e  il 
fuo  meccaniflìmo ,  che  non  pub  elfer  avvertito  che  dal 
fìlofofò  .  E  quindi  è  che  le  teorie  dell'arti  le  pfà  vili  fi 
poffono  ridurre  a  fcienza  •  Quefto  inoltra  la  neceflità 
dei  Calcolo ,  e  della  Meccanica  ragionata  • 


104  Delle  Lezioni  dT  Economia  Civile. 
le  prime,  caddero  altresì  le  feconde  .  Dond'  è  5 
che  il  Legislatore ,  il  quale  vuol  dilatare  e  miglio- 
rare lo  fpirito  dell'  arti ,  dee  proteggere  altresì  le 
Scienze.  Ma  fi  capifca  ,  eh'  io  non  intendo  per 
Scienze  né  lo  fpirito  pedantefeo,  né  lo  ftudio  deli' 
idee  attratte  e  grottefche  .  Ogni  ftudio  ,  che  non 
ha  fondamento  nella  Natura ,  e  che  non  mira  al- 
la foda  utilità  degli  uomini  ,  e  un'  occupazione 
vana  e  nocevole . 


C     A     F.         Vili 
"Economia  delle  cinque  arti  fondamentali . 

§.  I.  "  E  prim'  arti  fondamentali  di  ogni  Stato, 
I  ^  e  producitrici  di  foftanze  ,  non  già  di 
fole  modificazioni  ,  fono  ,  com'  è  detto  ,  quelle 
cinque,  Caccia  ,  Pefca  ,  Paftorale  ,  Agricoltura  , 
e  Metallurgica.  E  ora  da  confiderare,  quali  fie- 
no le  regole  da  feguirfi ,  fecondo  i  luoghi  ,  e  gli 
Stati ,  perchè  elleno  fieno  coltivate ,  e  promoffe  , 
col  vantaggio  della  Nazione ,  e  del  Sovrano . 

$.11.  1  popoli  felvaggi,  e  de' climi  freddi ,  fìcco- 
me  i  Siberi,  i  Lapponi,  i  Groelandi ,  i  Canadèfi 
fettentrionali ,  e  altri ,  non  hanno ,  com'  è  detto  ,  al- 
tro foftegno  della  lor  vita ,  fuorché  la  Caccia ,  e  la 
Pefca  5  perchè  il  clima  non  ne  permette  altre  . 
La  Caccia  in  se  ftelfa  confiderata ,  è  di  tutte  l'ar- 
ti la  meno  atta  ad  alimentare  una  gran  quantità 
di  popolo.  Vi  fi  richieggono  delle  vaile  campa- 
gne ,  e  felve  difabitate  ,  perchè  vi  fi  nutrifeano 
delle  fiere.    In  fatti  i  popoli  ,  che  non  vivono  , 

che 


Parte  I.   Cap.  Vili.  105 

che  di  Caccia  ,  fon  pochi ,  e  poveri  ,  e  barbari; 
concioffiachè  la  povertà  fia  fempre  reciproca  colla 
barbarie .  Adunque  in  un  paefe  temperato  ,  e 
dove  poifono  allignare  dell'  arti  più  utili ,  la  Cac- 
cia può  ben  enere  un  meftiere  di  private  famiglie, 
ma  non  già  un  fondo  di  ricchezze  per  una  popo- 
lata Nazione .  Si  vuol'  anche  confederare  ,  che 
lo  fpirito  cacciatore  fi  attiene  all'  indipendenza  , 
com'  è  moftrato  per  tutta  la  ftoria  Tartara  (a)  . 
Di  qui  è ,  che  le  leggi ,  le  quali  frenano  la  Cac- 
cia ,  producono  due  gran  beni  ne'  paefi  culti .  1. 
Impedifcono  il  disviamento  da  i  meftieri  più  uti- 
li .  2.  Allontanano  dal  coftume  indipendente ,  e 
feroce . 

§.  III.  Egli  è  bene  ,  che  vi  fia  un  popolo  , 
che  metta  in  valore  le  fiere  de'  paefi  bolcofi  :  le 
pelli  fono  oggigiorno  non  folo  un  comodo  ,  come 
fempre ,  ma  un  luitò  eziandio  :  fon  perciò  materie 
di  arti  utili  ,  e  che  rendono  .  E  poiché  il  luftò 
alimenta  di  molt'arti ,  e  quelle  di  molte  famiglie  } 
la  caccia  di  certi  uccelli ,  le  cui  penne  fono  la 
materia  di  queft'  arti ,  è  divenuta  neeeflària .  Fi- 
nalmente anche  in  un  paefe  temperato  e  culto,  è 
utile ,  che  alcuni ,  i  quaii  non  faprebbero ,  ne  po- 
trebbero far  altro ,  dieno  del  valore  alle  fiere  ,  e 
agli  uccelli ,  fé  ve  n'  ha  .  Ma  in  quefte  Nazio- 
ni sì  fatte  claflì  d'  uomini  non  potrebbero  efière 
troppo  numerofe  fenza  manifefto  danno  delle  più 
feconde  forgenti  di  ricchezze  ,  e  pericolo  di  ro- 
vefeiare  la  coftituzione .  §.  IV. 

[a]     Gli  antichi  Tedefchi    non  erano  che    cacciatori 
dunque  in  una  libertà ,  che  fi  accollava  allo  Stato  di  Na- 
tura .     Tacito  de  morìbus  Germanorum .     Vedi  Ma  list  In- 
troduttìon  all'  Hijloire  de  Dammare  he . 


ioó       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile» 

§.  IV.     La  Pelea  è  di  affai  maggiore  importar!* 
2a,  che  non  è  la  Caccia  .     Ella   fi   può  dire  la 
Paftorale  del  mare .     Vi  fono  flati  ,  e  vi  fono  e- 
ziandio  de'  popoli  Ittiofagi ,  o  viventi  di  folo  pe= 
fce.     Tali  fono  oggi   in  gran   parte  i  Settentrio* 
nali  ,  i  quali  fi  accollano  al  Polo  :  e  alcuni   abi- 
tanti dell'  ifole  Auftrali.     Dove  è  Mare  ,  è  eco- 
nomia il  farlo  valere  in  tutto  quel ,  che  può  con- 
ferire   alla   noftra  vita .     Il    prudente    Legislatore 
debb'effere,  come  il  prudente  padre  di  famiglia  » 
Niun  palmo  di  terra ,  né  d' acqua  fi  vuole  lafcia- 
re  incolto,  e   fenza   ricavarne    quel,  che  fi  può. 
Può  in  oltre  elTere  un  gran  fondo  di  commercio  * 
Il  merluzzo ,  e  le  aringhe ,  e  altri  sì  fatti  pefei , 
fono  de'  fondi  ricchiilìmi  per  gì'  Inglefi ,  Olande- 
fi  ,  Francefì .    La  pefea   delle  Balene    è  divenuta 
neceflària  a  molt'  arti .     In    un  paefe  però ,  che 
può  effere  ricco  per  1'  Agricoltura  ,  e  Paftorale  , 
la  Pefca  non  dee  avere  ,  che  il  terzo  luogo.    E* 
gli  non  è  di  Economia   1'  abbandonare   un  fondo 
utiliilìmo  e  certo  ,  per  coltivarne  uno  meno  uti- 
le ,  e  men  ficuro .   Dunque  le  leggi,  che  promuo- 
vono queft'  arte  ,  vogliono  effer  tali  ^  da  non  fe- 
rire le  più  ubertofe,  e  ricche  (a). 

§.V, 

(a)  Ho  udito  alcuni  tra  noi  ,  i  quali  defideravano  i 
che  la  legge  venifle  a  favorire  le  falomoje  de'  pefei ,  cre- 
dendo di  poter  dipender  meno  da  Foreftieri  .  Al  qual 
progetto  fi  potrebbe  dar  orecchio  ,  quando  la  loro  A- 
gricoltura,  e  le  Manifatture  foffero  giunte  alla  noltra  per- 
fezione.  Quel  non  avrei  voluto,  che  per  poca  cura  fi 
fofle  lafciata  quafichè  perire  la  pefca  de'  coralli  ,  che  il 
faceva  per  gli  noftri  Torrefi  ,  e  la  quale  rendeva  fopn 
200  ooo  ducati  annui .  Perchè  quella  gente  avendo  po- 
ca 


Parte  L  Cap.  VIIL  107 

§.  V.     La  Paftorale  è ,  com'  è  detto ,  il  primo 
grado  di  fòcietà  ,   e    d'  umanità    delle    Nazioni  . 
Ella  è  più  grande  e  ricca ,  fenza  niun  paragone , 
che  non  è  la  Caccia  \  ed  è  più  fìcura  ,  che  non 
è  h  Pefca .     E'  ancora  più  atta  al  foftegno  della 
vite:  ma  non  è  già  quella  che  meglio  fi  confac- 
cia ad  Una  gran  popolazione  ;  perciocché  il  beftia- 
me  richiede  delle  gran  pafture  ,  e  terre  incolte  . 
I  popoli  paftori  nort  fono  in  fatto  i  più  numero- 
fi  {a) .     Di  qui  feguita ,  che  in  un  paefe  di  clima 
temperato ,  e  di  buone  terre  ,  non   fé    ne    debba 
fare  la  prima  occupazione ,  dove  fi  voglia ,  eh'  e- 
gli  popoli  a  proporzione   delle  fue  interne  forze  . 
Ella  dunque  non  può  andare  innanzi  all'  Agricol- 
tura :  bifogna  che  fi  contenti  del  fecondo  luogo  . 
In  tali  paefi  le  leggi,  che  la  mettono  nel  primo , 
fono  indiritte  alla  fpopolazione  (b). 

§.  VI.  Vi  fono  diverfi  capi  di  Paftorale  ,  co- 
me vi  fono  diverfe  fpecie  di  animali  domeftici  \ 
v.  g.  delle  pecore ,  de'  buoi  e  vacche  ,  de'  caval- 
li ,  de-  porci ,  degli  uccelli  domeftici  ,  dell'  api  , 
de  bachi  da  feta  ,  e  mille  altre  maniere ,  ciafeu- 
na  delle  quali  coftituifee  un  meftiere ,  e  può  ali- 
mentare di  molte  famiglie.     Ma  non  tutti  quelli 

meftie- 

ca  terra,  né  ancora,  molte  arti,  ed  eflendo  arditi  e  fran- 
chi naviganti ,  non  poteva  più  utilmente  impiegarli  ;  e 
un  fondo  di  200  000.  ducati  annui  non  è  per  una  picco- 
la nazione  difprezzabile . 

(a)  I  Ciclopi  d'  Omero,  popoli  paftori,  erano  pochi, 
e  lafciavano  deferta  1'  ifoletta  loro  incontro  di  maravi- 
Jiofa  fecondità  ,  iriotp  vir  vtets  .  Vedete  il  IX  dell'  Co- 
difica v.   135. 

(b)  In  Inghilterra  la  prima  cura  è  la  Coltivazione  : 
la  feconda  la  Paftorale  :  la  terza  le  Manifatture . 


joS  Delle  Le%'ioni  ài  Economìa  Civile. 
meftieri  fono  di  una  medefìma  utilità ,  eiTendove- 
ne  alcuni  più  ricchi ,  che  altri .  Il  fuolo ,  il  cli- 
ma ,  il  (ito  del  paefe ,  e  il  commercio  ,  che  può 
avere,  debbono  decidere  del  più  utile  ,  in  favore 
del  quale  vogliono  vegliare  le  leggi .  In  un  pae- 
fe di  clima  temperato  ,  che  abbia  mare,  e  com- 
mercio ,  1'  Agricoltura  debb'  effere  la  prima  favo- 
rita :  1'  arte  delle  pecore ,  e  della  lana ,  la  fecon- 
da \  la  tela ,  e  le  feti ,  la  terza  .  La  ragion'  è  , 
che  fi  dee  fempre  proteggere  più  quel  meftiere  , 
eh'  è  più  ricca  forgente  pel  popolo,  e  per  la  gran- 
dezza del  Sovrano  .  Or  quefto  proteggere  confi^ 
fte.  I.  in  non  caricarle  troppo.  II.  in  agevolarne 
la  circolazione ,  e  1'  evirazione . 

§.  VII.  L'  Agricoltura  poi  è,  com'  è  detto  , 
il  fecondo  grado  di  umanità  ,  e  il  più  ricco  fon- 
do per  foftenere  un  gran  popolo ,  e  un  gran  com- 
mercio in  un  clima  temperato.  Ma  ella  ha  di- 
verfi  branchi .  La  coltivazione  del  frumento  vuoF 
effere  la  prima,  e  la  più  gelofamente  riguardata: 
perchè  di  tutti  i  femi  ,  quefto  è  il  più  atto  al 
mantenimento  della  vita  umana  ,  e  perciò  il  più 
ricercato  .  V  Oriente  ha  del  rifo  ,  che  ferve  in 
vece  di  frumento  ne'  paefi  più  caldi: e  l'America, 
il  Maiz ,  che  noi  chiamiamo  grano  d' India .  Ma 
in  Europa  quelli  femi  ,  ficcome  tutte  le  civaje  , 
fono  di  fecondo  genere .  Al  frumento  dunque  fi  vuol 
fare  il  primo  onore ,  con  incoraggiarne  la  coltiva- 
zione, e  coli'  attenerli  da  quei  colpi ,  che  la  pollano 
come  che  fia  indebolire  ;  ficcome  fono  le  troppe  re- 
finzioni  ,  e  certi  jus  proibitivi  (a) .  Niuna  derrata  è 
più  neceffaria  alla  vita  ;  ma  niuna  altresì  è  più  gelofa 

della 

0)    Vedi  il  difeorfo  su  1*  Annona . 


Parts  I.   Cap.  VITI.  log 

della  fua  libertà .  Ella  diviene  aiììderata  al  primo 
afpetto  della  feverità.  S'  ingannano  quei  popoli, 
i  quali  credono  di  ritenerla  colla  durezza ,  e  con 
quei  monopolj  legali  ,  che  fi  chiamano  per  onore 
jus  proibitivi  (a).  Quelle  leggi  fervono  a  farla 
fparire ,  e  a  feccare  le  forgenti  dell'  Agricoltura . 
Finalmente  è  inoltrato  per  la  fperienza  degl'  In- 
glefi  ,  che  la  careftia  non  nafee  mai  ,  che  da  si 
fatte  leggi.  Un  paefe,  a  cui  manca  il  pane, dif- 
ficilmente potrebbe  ricavare  dagli  altri  meftieri 
quanto  baftafTe  a  provvedernelo  :  e  quefto  pane 
mancherà  fempre ,  fino  a  che  non  fé  gli  lafci  un* 
intera  libertà  da  poter  correre  dappertutto  ,  den- 
tro ,  fuori  ,  come  gli  piace  .  Il  grano  dicefi  il 
latte ,  che  la  madre  Terra  ci  porge  per  foftegno 
della  vita  ;  e  ha  maravigliofa  fìmilitudine  con  il 
latte  animale  :  va  indietro  e  fparifee ,  come  gli  fi 
ritura  la  libertà  di  venir  fuori  ,  e  feorrere  per  o~ 
gni  glanduletta  delle  materne  poppe  {b) . 

§.  Vili.    L'  Olio  è  un  genere  ,  del  quale  dif- 
fidi- 

(a)  E'  provato  per  la  fperienza  d'  intorno  a  quattro 
fecoli  ,  che  i  jus  proibitivi  non  fervono  ,  che  a  devaftar 
Y  Arti  .  Ognun  che  fatica  adopera  una  proprietà  natu- 
rale (  1'  ingegno  e  la  forza  del  corpo  )  per  foftenere  l'al- 
tre così  naturali ,  come  quelle  .  E1  un  dritto  di  natura 
indelebile .  I  jus  proibitivi  vengono  ad  opprimerlo  ,  e 
opprimono  la  fatica. 

{ò)  Ma  quella  ragione  vale  per  tutte  1'  altre  .  Ognu- 
na vuol  effer  libera  quanto  fi  può  nel  corpo  civile  :  e  11 
può  fin  dove  non  nuoce  alla  fomma  delle  fatiche  .  Se  è 
neceffario ,  che  1'  Arti  fieno  tributarie ,  non  vogliono  pe- 
rò effere  fchiave  .  Gli  fchiavi  non  faticano ,  che  per  al- 
tri ,  e  perciò  a  forza  ;  e  perciò  il  men  che  pofTono  ;  non 
rendono  dunque  quanto  potrebbero . 


no  Delle  Legioni  di  Economia  Civile. 
fàcilmente  fi  può  far  di  meno  in  un  popolo  culto. 
In  un  paefe  ,  dove  il  fuolo  il  permette  ,  quefta 
parte  di  coltura  ,  merita  i  fecondi  favori  del  Le- 
gislatore .  V  olio  non  folamente  ferve  d'  alimen- 
to alleperfone,  ma  è  ancora  un  iftromento  necef- 
fario  di  molte  arti ,  e  perciò  un  gran  capo  di  com- 
mercio. Non  è  piccolo  oltracciò  il  vantaggio  di 
allungarci  i  giorni,  e  confeguentemente  le  noltre 
utiii  fatiche  (a) .  I  popoli  Settentrionali ,  come  fo- 
no tutti  i  Tedefchi  ,  gì'  Inglefi  ,  gli  Svezzefi ,  i 
Mofcoviti  ,  e  altri  di  limili  climi  ,  ne  fon  privi 
per  la  rigidezza  de'  freddi .  Supplifcono  in  parte 
con  gli  olj  de'  pefci  ;  che  non  fono  però  così  buo- 
ni.  E  di  qui  fi  vede ,  che  i  climi  temperati  del 
mezzogiorno  poflòno  fare  dell'  olio  un  gran  te- 
foro  di  ricchezze  ,  e  ftabile  ,  con  ifmaltirlo  nelle 
gelide  regioni,  che  n'  abbifogneranno  eternamen- 
te .  V  olio  adunque  ,  e  la  fua  coltura  ,  che  ci 
coftituifce  creditori  nati  de'  popoli  freddi ,  merita 
delle  gran  carezze  del  Sovrano  (b) . 

§.  IX.  Ma  le  merita  in  terzo  luogo  la  vite  , 
dove  alligna .  Il  vino  è  un  bello,  e  gran  foftegno 
nelle  afflizioni  della  prefente  vita  (e) }  e  con  ciò  è 

da 

(a)  Veggafi  la  prefazione  di  Pier  Vettori  alla  fua 
dotta  e  bella  Coltivazione  degli  ulivi . 

(b)  Renderne  difficile  e  grave  1'  effrazione  è  avvilir- 
ne il  prezzo ,  e  farne  amar  meno  la  coltura  . 

(e)  Nelle  Cene  de'  Savj  di  Ateneo  lib.  II  trove- 
raffi  tutto  ciò  ,  che  dagli  antichi  fu  fcritto  di  bene  o  di 
male  del  vino .  Nella  Storia  Cinefe  del  P.  Martino 
Martinio  è  fcritto  ,  che  un  certo  Lieo  ,  che  fu  intorno 
a'  tempi ,  in  cui  la  favola  pone  Bacco ,  inventaffe  quivi, 
nella  Cim ,  il  vino  ;  il  quale  per  tale  invenzione  ,  eflen- 
do  dall'  Imperadore  ordinato ,  che  morifie  ,  fugiflene  ver- 

fo 


Parte  I.   Cap.  Vili  in 

da  tutti  defideratiffimo  '-,  onde  diviene  ricca  mate- 
ria di  commercio.  Quel,  eh'  è  degno  di  tutta 
la  noftra  confiderazione  ,  è  ,  che  que'  popoli  ne 
fono  più  avidi  ,  e  ne  hanno  maggior  bifogno ,  a 
cui  più  il  niega  il  clima ,  ficcome  fono  tutti  quel- 
li ,  che  fi  accodano  a  i  Poli  .  Di  qui  è  ,  che  t 
climi  temperati  diventano  per  quello  capo,  come 
per  1'  antecedente  ,  creditori  ,  ancorché  non  ne- 
ceffar  j ,  de'  climi  freddi .  Molti  favj  Economici 
hanno  dimoftrato  ,  che  in  quei  paefi  ,  dov'  è 
grande  fmercio  di  vino  ,  la  coltura  delle  vigne 
rende  ancora  più  ,  che  la  coltura  del  grano.  Ma 
farebbe  un  errore  il  dare  a  quella  coltura  la 
preferenza .  Un  paefe  coverto  di  belle  e  podero- 
se (vigne  ,  com'  era  il  paefe  de'  Ciclopi  d'  Ome- 
ro, farebbe  intanto  pezzente  ,  fé  non  aveffe  gra- 
no .  La  libertà  accordata  fra  noi  a  i  vini  ,  e 
negata  al  grano  ,  è  dunque  di  non  piccolo  pe- 
ricolo .  V  ha  in  ogni  paefe  delle  birre ,  che  va- 
gliono  per  vino  ;  dunque  niuna  nazione  diventa 
?iecejfaria  creditrice  d'  un'  altra  per  conto  di  vi- 
ni ;  e  perciò  un  fondo  di  vini  non  farebbe  fem- 
pre  il  più  ficuro  fondo  per  una  nazione . 

§.  X.  La  Seta  è  materia  d' infinite  arti  di  luf- 
fo,  e  di  luffò  da  lungo  tempo  entrato  nel  piano 
de'  comodi ,  e  perciò  non  facile  a  fvellerfi  .  I 
popoli  adunque  ,  che  fon  ricchi  di  Seta  ,  hanno 
una  certa  e  ficura  rendita  iòpra  de'  popoli  culti , 
d  cui  manca.    Ora   ella   manca  a  tutti  i  popoli 

Setten- 

fq  l'India.     A  me  nondimeno  pare,  che  fia  piu  commen- 
dabile un  detto  d'Omero,  che  gli  Dei  inventaflero  il  vino. 

On/TOJ?  dvSpuwroiciv   oiiroaxiS'ocaui  ^ìKìÌcovols  , 
affm  da  mandar  fuori  da  noi  poyer  uomini  le  (ure  mordaci . 


H2  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile, 
Settentrionali  :  e  verifimilmente  mancherà  fempre; 
imperciocché  io  non  so  a  che  fieno  per  riulcire  i 
tentativi  del  magnanimo  e  iavio  Re  di  Danimar- 
ca .  Di  qui  è  ,  che  quefta  coltivazione  merita 
anch'  ella  la  protezione  del  Sovrano  ,  e  i  favori 
delle  regole  economiche,  cioè  facile  giro. 

§.  XI.  Quel ,  ch'è  per  gli  climi  temperati  de- 
gno della  noftra  rifleffione ,  è ,  che  quefte  quattro 
colture,  di  grano,  olio,  vino,  e  feta,  fon  tali, 
che  ben  poflono  trovare  tutte  e  quattro  il  loro 
luogo,  fenzachè  1'  una  fia  d'  oftacolo  all'  altra  . 
Perciocché  il  grano  richiede  ordinariamente  i  pia- 
ni :  T  olio  ,  e  il  vino  le  colline  :  e  i  Gelfi  fono 
di  tali  piante  ,  che  fé  ne  può  fervire  infieme  di 
fiepe ,  e  di  materia  per  T  arte  di  far  la  Seta .  Ri- 
petiamlo  di  nuovo  :  in  un  paefe  faviamente  colti- 
vato, e  abbondante  di  popolo,  niun  palmo  di  ter- 
ra, atto  a  produrre  qualcofa ,  è  da  lafciare  incol- 
to :  e  fé  vi  lì  veggono  delle  colline,  e  delle  mon- 
tagne fpelate,  s  attribuita  più  a  dappocaggine 
de'  popoli  ,  o  a  negligenza  delle  Leggi  ,  che  a 
mancanza  di  forza  nella  natura .  Quefte  colline , 
quefte  montagne  erano  coverte  di  bofchi  a  tem- 
po de'  noftri  avoli  :  e  1'  elfere  oggi  fpelate  dimo- 
ftra ,  che  fieno  ftate  utili .  Il  fuoco  è  un  elemen- 
to neceffario  per  la  vita  :  e  quando  i  bofchi  non 
ferviftero  ad  altro  (  che  fervono  a  molte  altre 
Arti  utili  )  farebbero  per  quefto  conto  di  prima 
importanza . 

§.  XII.  La  coltura  della  bambagia  ,  della  ca- 
napa, e  del  lino  ,  fono  per  un  popolo  induftriofo 
di  gran  confiderazione  .  Niuna  Nazione  polita 
potrebbe  farne  di  meno  ,  fenza  divenire  debitrice 
in  grolle  fomme  agli  ftranieri  .    La    bambagia   è 

una 


Parte  I.   Cap.  FUI.  ug 

una  lana  vegetabile  :  il  lino  ,  e  la  canapa  ,  fono 
una  forte  di  ieta  vegetabile.  Oltreché  fé  ne  può  fare 
ricco  commercio ,  eflèndo  materia  di  arti  delicatif- 
fime  di  lulfo ,  come  fi  vede  nelle  tele  finilfime  del 
Settentrione ,  e  in  quelle  di  bambagia  dell'  India: 
ma  pure  fono  di  certi  materiali ,  che  riefcono  di  gran 
comodità  per  coloro  ,  cui  la  povertà  mette  in 
iftato  di  non  poter  far  ufo  delle  lane ,  e  delle  fe- 
ti .  La  natura ,  dice  un  gran  Filofofo ,  provvede 
a  buon  mercato  a  i  poveri  :  ma  ella  ama  di  ef- 
fere  ajutata:  e  in  ciò  dee  valere  //  dritto,  e  la  cu> 
va  di  padre ,  che  Dio  ha  dato  a  i  Sovrani  (a) . 

§.  XI II.  Vi  è  un'  infinità  di  minori  capi  di  A- 
gricoltura ,  i  quali  tutti  entrano  nel  gran  corpo  , 
.e  tutti  fervono  per  renderlo  il  più  ricco  teforo 
di  una  Nazione  diligente  ,  e  favia .  Le  api  ,  lo 
zafferano ,  1'  erbe  per  le  tavole ,  le  radici ,  i  frut- 
ti ,  i  fiori  ,  e  altrettali .  Alcuni  di  eflì  fervono 
alla  vita  degli  uomini  ,  e  degli  animali  ;  altri  al 
lulfo .  In  un  paefe ,  dove  il  clima  gli  porta,  tut- 
ti entrano  nella  mafia  delle  ricchezze,  e  nel  fon- 
do del  commercio.  Il  più  ricco  paefe  è  quello, 
dove  tutti  i  generi  di  Agricoltura  fono  in  ufo  : 
il  più  favio  ,  dove  ciafcuno  vi  è  protetto  ,  e 
incoraggiato  a  proporzione  della  rendita  gene- 
rale dello  Stato .  Quefto  Stato  è  anche  il  più 
giufto .  L'  Imperador  Federico  II  dice  nel  proe- 
mio d'  una  legge ,  //  noftro  penfiero  s  aggira  fem- 
pre  più    ìiel  prevenire  i  delitti  ,  che  nel  punir- 

gii 

(a)  S'  ajuta  1'  Arti  in  due  maniere.  I.  Iftruendo,  e 
premiando.  II.  Lanciando  fare  con  quel  maffimo  grado 
di  libertà  ,  che  può  convenire  agli  uomini  uniti  in  un 
corpo  Civile  . 

■Pari.  H 


H4  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile, 
gli  (a) .  Maftìma  delle  grandi  e  divine  anime .  Ma 
poiché  fi  sa,  che  la  maggior  parte  de'  delitti  na- 
fcono  dal  bifogno  ;  1'  arte  di  prevenirgli  è  appun- 
to quefta,'  di  fovvenire  a  i  bifogni  delle  famiglie, 
con  incoraggiarvi  e  proteggervi  1'  Arti  ,  e  farvi 
onorar  la  fatica  (b) .  E  difficile  che  le  leggi  fi 
olTervano ,  dove  1'  uomo  non  ha  che  mangiare. 

§.  XIV.  Refta  la  coltura  de'  bofchi  ,  e  degli 
alberi  grandi .  Ve  n'  ha  di  quelli  ,  che  fervono , 
o  coi  frutto ,  o  col  legno  :  e  ve  n'  ha  di  quelli , 
che  non  danno  fuorché  del  legno  ,  febbene  fono 
aliai  pochi .  I  migliori  fono  i  primi  ;  perchè  efìì 
alimentano  o  gli  uomini  ,  come  i  calcagni  ,  i  pi- 
ni, i  peri  ,  i  noci  ,  ec.  ,  o  le  beftie,  di  cui  fer- 
vei! 1'  uomo ,  cerne  i  caftagni  medefimi ,  le  quer- 
ce ,  i  faggi  :  e  oltre  di  ciò  fervono  di  legna  ,  o 
da  lavoro  per  le  cafe ,  navi ,  arti  :  o  da  bruciare, 
ufo  non  meno,  anzi  più  rilevante.  V'ha  de'bo* 
fchi ,  di  cui  fi  cava  la  pece  ,  la  manna  ,  e  altre 
gomme  neceffarie  ,  o  utili  all'Arti  ,  e  al  vivere, 
fecondo  i  luoghi .  Tutti  quefti  ufi  fi  attengono 
a  grandi    noftri    interefli .     E  di  cjuì  fi  capifee  di 

quan- 

(a)     Conflìt.  Regni  Sic.  l'tb.   I.  tìt,   io. 

(jb)  Le  prime  maflìme  ,  che  fi  vorrebbe  infegnare  ai 
ragazzi  cT  ogni  ceto  fono,  che  1'  uomo  è  nato  per  fati- 
care :  che  la  fatica  è  il  dovere  d'  ognuno  ;  eh1  ella  non 
è  folamente  necefiaria ,  ma  utile  ;  che  niun  può  viver  be- 
ila fenza  faticare;  che  niuno  è  ficuro  de1  fuoiibeni,  e  del- 
la fua  vita  in  un  paefe ,  dove  la  natura  vuol  che  fi  man- 
gi ,  eM  coftume  che  non  fi  fatichi  :  che  quei  foli  poffono 
effere  efenti  dalla  legge  in  /udore  vultus  tu/  vefeeris  pane 
tuo ,  a  cui  o  per  morbi ,  o  per  eftrema  vecchiezza  ,  man- 
ca la  forza  di  poter  faticare  ;  o  per  altri  utili  impieghi 
manca  il  tempo . 


Parte  I  Cap.  Vili.  115 

quanta  importanza  fia  il  cuftodire  i  bofchi  ,  e  il 
fapergli  rifare  ,  dopo  efTere  flati  disfatti.  Quella 
fcienza  la  dobbiamo  ,  non  ha  guari  ,  al  famofo 
Duhamel  deli'  Accademia  di  Parigi  (a) . 

§.  XV.  Prima  che  tolga  la  mano  da  queft'  ar- 
ticolo ,  voglio  che  qui  fi  oiìervi ,  che  1'  Arti  cosi 
primitive,  come  fecondane,  polfono  avere  due  u- 
tilità  principali  ,  che  chiamerò  qui  ajfoluta  ,  e 
relativa.  Quella  riguarda  i  bifogni  ,  e  i  comodi 
interni  immediatamente:  quella  il  commercio  per 
provvederci  o  de'  generi  ,  che  ci  mancano  ,  o  di 
contante ,  raccattandolo  da  quelle  Nazioni ,  le  qua- 
li abbifognano  delle  robe  noftre.  La  prima,  e 
maffima  utilità  di  tutte  1'  Arti  debb'  effere  fenza 
dubbio  r  aflòluta  :  le  feconde  confiderazioni  fi  deb- 
bono alla  relativa.  Di  qui  è  ,  che  in  tutti  gli 
Stati  la  Paftorale,  e  l'Agricoltura  fono  le  più  rifr 
guardate  ,  e  apprezzate.  E  ragionevolmente  ; 
perchè  gli  uomini  non  faticano  ,  che  per  vivere , 
ed  iftar  bene.  Quanto  all'utilità  relativa  fi  vuo- 
le fempre  avere  l'occhio, e  favorire, e  proteggere 
quei  generi  ,  de'  quali  le  Nazioni  ,  con  cui  traf- 
fichiamo ,  hanno  più  precifo  bifogno ,  e  più  dure- 
vole ;  perchè  quelli  fono  certiflìma  e  infallibile 
rendita  .  E.  g.  Nel  noftro  Regno  1'  olio ,  il  vino, 
la  feta,  la  bambagia,  fono  di  tali  generi ,  de' qua- 
li le  Nazioni  Settentrionali  hanno  ,  e  avranno 
fempre  aflòluto  bifogno .  Ma  il  grano  ,  la  lana , 
il  canape  non  è  per  effe  di  quefta  forta .  La 
Spagna,  e  alcune  nazioni  d'  Italia,  fono  ben  prov- 
vide d'  olio ,  vino  ,  feta ,  frutti ,  ec. ,  ma  vi  avran- 
no bifogno  di  grano  ;  donde  ci  nafce  una   utilità 

H  2  rela- 

00     La  Phyfique  des  Bois  &c. 


ji6  Delle  Lezioni  di  Eco?j  orni  a  Civile. 
relativa  di  quella  derrata.  Tutti  quelli  rapporti 
fono  da  calcolare  con  diligenza  e  precifione .  Chi 
preiìede  alla  pubblica  Economia  dee  fittamente  guar- 
dare a  quefto  punto,  per  il  comune  intereffe  del  So- 
vrano ,  e  dello  Stato  ,  e  regolarlo  in  modo  ,  che 
V  Arti  pieghinfi  verfo  la  maggiore  utilità  compo- 
ila  dell'  alìòluta  ,  e  della  relativa.  Or  torniamo 
ali'  Arti  primitive . 

§.  XVI.  Dove  non  fi  conofce  il  ferro,  e  l'ar- 
ti fabbrili ,  è  difficile  ,  che  1'  Agricoltura  vi  ren- 
da molto  :  difficiliffimo  che  vi  fieno  delle  arti  mi- 
glioratrici :  imponìbile,  che  la  coltura  della  Na- 
zione fia  giunta  al  fuo  colmo .  La  Metallurgica 
adunque  è  una  profeffione  non  folo  utile ,  ma  ne-. 
ceffona.  Ma  di  tutti  i  metalli  il  ferro  è  di  pri- 
ma neceflìtà  per  le  arti  :  1'  oro  pel  commercio  e- 
fterno  :  e  1'  argento  per  l' interno .  Del  refto  l'ar- 
te delia  Metallurgica  ,  non  è  arte  da  foflenere  di 
per  fé  un  gran  popolo  :  imperciocché  non  vi  fi 
poffono  impiegar  molti  :  e  fé  vi  s' impieghino ,  non 
rende  a  proporzione.  Un  popolo,  che  poterle  a- 
ver  Paflorale  ,  Agricoltura  ,  e  Commercio  ,  non 
vi  dovrebbe  impiegare  più  perfone  ,  che  quante 
baflaflero  a  fomminiflrare  degli  finimenti  alle  Ar- 
ti ,  e  una  mediocre  copia  di  fegni  al  commercio , 
per  dipendere  dagli  altri  il  men  ,  che  fi  poteflè  (a) . 

In 

(a)  Pub  qui  parere  ad  alcuno,  eh' io  non  filimi  gran 
fatto  il  Commercio  efterno  .  E  a  dirla  nettamente  non 
ho  io  mai  mifurato  il  fuo  prègio  ,  che  dalla  neceflìtà  . 
Dove  non  fi  può  altrimenti  mantenere  la  giuda  popola- 
zione ,  il  fuo  prezzo  è  fommo  :  ma  il  fuo  prezzo  è  la 
metà  del  Sommo  ,  dove  la  metà  del  mantenimento  fi 
può  aver  in  caia  .     Dove  per    la   vita  ,  e  pel  piacere  il 

paefe 


Parte  I.   Cap.  VUL  117 

In  fatti  i  popoli  di  ricche  miniere  fono  i  più  pez- 
zenti di  tutta  la  terra,  fé  non  hanno  Gregge,  A- 
gricoltura,  e  Arti  ,  come  ne  fanno  teftimonianza 
molti  degli  Americani ,  e  Africani .  E  T  Inghil- 
terra ,  che  non  ha  miniere  ,  falvochè  di  Magno  , 
e  piombo,  è  più  numerofa,  e  più  ricca,  che  non 
fono  gli  Spagnuoli  con  tante  miniere  d'  argento , 
e  d'  oro .  Saviamente  i  Giapponefi  ,  e  i  Chineft 
hanno  fatto  coprire  certe  copiofe  miniere  d'  oro , 
affinchè  1'  abbondanza  di  quello  metallo  ,  di  per 
fé  inerte,  ma  maliardo  ,  non  indebolire  il  vigore 
dell'  arti  foftentatrici  (a) . 

§.  XVII.  E  quefti  fono  i  primi  fondi  ,  donde 
la  vita  umana  trae  il  fuo  foftegno .  Quefti  fan- 
no la  bafe  di  una  Repubblica .  E  di  qui  s1  in- 
tende quanto  fi  vogliano  proteggere  ,  e  incorag- 
giare .  Ma  elfi  non  baftano  ad  una  Nazione,  che 
volefie  effère  non  fedamente  popolata ,  ma  per  tutti  i 
verfi  eulta ,  e  polita  :  concioflìachè  in  quelle  tali 
Nazioni  fi  richieggano  eziandio  tutte  l' arti  miglio- 
ratrici, e  alcune  di  luifo  altresì .  Ma  ficcome  nell' 
arti  producitrici  fi  vuol  diftinguere  tra  l'utilità  af- 
foluta  ,  e  la  relativa  :  e  oltre  a  ciò  tra  la  mag- 
giore ,  e  minore }  il  medefimo  è  da  farfi  neh'  arti 

H  3  fecon» 

paefe  ifteflb  può  fomminimar  quafi  tutto  ,  fé  la  necefli- 
tà  de1  generi  eiterni  è  eguale  ad  una  frazione  del  Som- 
mo,  per  quel  paefe  in  quel  conto  medefimo  d'una  fra- 
zione ho  il  Commercio  efterno  .  Quei  Politici  ,  che  gri- 
dano indifferentemente  commercio ,  commercio  ,  fanno  all' 
amore    colle    fantafie  ì  non  colla  natura  . 

(a)  E* ,  pare  a  me ,  un  gran  problema  ,  fé  T  osenio- 
ne  ,  in  cui  è  montato  1'  oro  in  tutte  le  eulte  nazioni  , 
più  giovi ,  o  nuoccia  ,  a1  popoli .  Ma  di  ciò  fia  detto 
nella  feconda  parte  di  quefle  lezioni. 


li 8  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
fecondarle  ,  e  in  quelle  di  luflò .  I  primi  favori 
debbonfi  accordare  a  quelle ,  che  hanno  maggiore 
utilità  afloluta  ,  e  relativa  :  i  fecondi  a  quelle  , 
che  rendono  meno  :  e  cosi  di  mano  in  mano  . 
Tra  quefte  arti  la  prima  in  rendita  ,  ficcome  di 
un  ufo  più  ampio ,  e  più  necelTario ,  è  quella  del- 
le lane  :  la  feconda  quelle  delle  tele  :  la  terza  quel- 
la de*  lavori  di  feta.  Vengono  poi  le  altre  in 
ordine  inferiore  .  Dunque  con  quella  proporzio- 
ne ,  che  fi  feguono  nella  rendita  generale  ,  fono 
da  favorire ,  e  accarezzare ,  e  onorare  .  Perchè  fé 
voi  vi  ftudiate  di  accrefcere  foverchiamente  quel- 
le di  luifo ,  non  potrete  farlo  ,  che  con  difcapito 
delle  più  neceflàrie  ,  richiamando  a  quefte  la  fol- 
la degli  opera j  :  il  che  confuma  la  vera,  e  la  più 
foda  rendita  di  uno  Stato  coi  bagliore  di  una ,  la 
più  brillante  in  vero,  ma  fenza  ftabile  fondamen- 
to e  durevole  (a) . 

§.  XVI li.  E'  detto  di  fopra,  che  in  un  popo- 
lo culto  le  Scienze  fono  neceffàrie .  Ma  nelle 
Scienze  è  da  diftinguere  tra  le  teorie ,  e  le  prati- 
che .  Egli  è  vero ,  eh'  è  difficiliflimo  d'  avere  del- 
l' efatte  pratiche  ,  fenza  delle  buone  teorie  :  ma 
nondimeno,  non  è  neceflario  ,  che  le  teorie  fieno 
troppo  comuni  :  ben'  è  importante  ,  che  il  fieno 
le  pratiche  delle  Scienze  utili.  E  bene  che  vi 
fieno  de'  gran  Geometri ,  Fifici ,  Aftronomi  ,  Ar- 

chi- 

(<0  Aggiungaci  ,  die  quefte  è  cagione  ,  che  divenen- 
dovi più  caro  e  difficile  il  vivere ,  vi  fi  corrompa  la  giu- 
ftizia  ,  e  '1  coftume  vi  diventi  perverta  .  Il  che  mi  par 
troppo  manifefto  per  la  Storia  di  molti  prefenti  paefi  di 
Europa  .  Meritano  di  effer  lette  alcune  favie  confiderà- 
zioni,  che  fa  su  quello  punto  Platone  nel  II.  de  Rep. 


Parte  1.  Cap.  Vili.  ng 

cìiitetti ,  ec.  Teologi  :  ma  non  è  né  neceflario ,  né 
utile  ,  che  fieno  foverchi .  Che  farebbero  iti  I- 
talia  200000  Archimedi,  Galilei,  New  toni  ?  200000 
S,  Tommafi ,  Pctavj  ?  E  bene  che  vi  lìeno  de'  gran 
Pittori ,  e  Scultori .  Ma  a  che  monterebbe  ave- 
re ioocoo  Vinci  ,  Perugini  ,  Michelangeli  ,  Ti- 
ziani  ,  Giordani  ?  li  vuol  dire  il  medefimo  delle 
altre  * 

§.  XIX.  La  Natura  ha  drittamente  a  ciò 
pollo  ordine  ;  perocché  per  ogni  mille  ingegni,  che 
ci  nafcono ,  appena  ne  troverete  uno  fatto  pel  fu- 
blime  ,  e  per  1  ingegnofo  .  Pure  l' educazione  po- 
trebbe di  molti  pallori,  agricoltori,  marinari,  ar 
tiftì  ,  facchini  ,  formare  de'  buoni  Geometri  ,  o 
Scultori  i  o  Pittori  ,  o  Politici .  Il  cafo  di  mol- 
ti grand5  uomini  tratti  dalla  feccia  della  Terra  il 
dimoflra  affai .  Non  farebbe  dunque  efpediente  al 
ben  pubblico,  che  la  legge  favoriffe  progetti  tali, 
da  aumentare  fuori  di  ogni  proporzione  il  nume- 
ro degli  fcienziati ,  o  di  coloro  ^  eh'  efef citano  le 
belle  arti.  Non  fi  vuole  arredare  il  cocchio  del 
Genio  ;  farebbe  colpo  funeftd  per  ogni  paefs  :  me- 
nerebbe alla  barbarie  ,  e  alla  fpopolazione  :  ma 
non  fi  vuol  pure  dargli  foverchio  moto  in  quella 
parte ,  eh'  è  più  brillante ,  che  foda  (a) . 

§,  XX*  Io  non  comprendo  già  in  quella  re- 
ti 4  gola 

(a)  Se  io  averti  a  dettar  leggi  ad  una  Repubblica  Pla- 
tonica ,  una  farebbe ,  Premi  a  tutti  coloro  ,  che  promulga-* 
na  catechifmi  /odi ,  netti ,  f ammetti  dell'  Arti  :  Freni}  fe- 
condi a  coloro ,  che  gli  migliorano  :  premj  a  coloro ,  che  gS 
tnfegnano  con  carità  e  zelo  .  Un  uomo  che  fa  un  uomo  utile, 
fia  Genio  di  primo  Ordine  :  chi  il  migliora,  e  ajuta  ,  Cent* 
di  feconda  ordine  .     Si  venerino  quejli  Genj . 


120  Delle  Lezioni  di  ^Economia  Civile. 
gola  le  fcuole  di  leggere,  e  di  fcrivere  la  propria 
lingua  :  concioflìachè  non  faccia  male  ,  eh'  elleno 
fieno  alquanto  più  numerofe  di  quelle  delle  Scien- 
ze ,  fervendo  a  dare  dello  fpirito  alla  nazione  ,  e 
più  di  deprezza  e  finezza  all'  Arti .  Sebbene  so , 
eh'  effe  non  fono  troppo  dell'  umore  del  Signor 
Mandeville ,  e  meno  ancora  del  Signor  Rofsò  (a)  ; 
i  quali  anzi  di  rilevarne ,  e  volerne  correggere  i 
vizj ,  che  ve  n'  ha  tuttavia  di  molti ,  e  nocevoli , 
hanno  pretefo  di  sbarbicarle  ,  contra  tutti  gP  in- 
tereffi  politici  delle  eulte  nazioni .  Si  teme  l' ec- 
cetto ,  e  '1  vizio .  Ev  giudo .  Ma  a  quefto  può 
ben  rimediare  la  legge  :  all'  eccedo  rimedia  la  na- 
tura ,  la  quale  non  lafcerà  mai  ,  che  a  i  bifogni 
delle  famiglie  fi  fupplifca  colle  fole  lettere.  Quel- 
lo {limerei  importante  ,  che  quelle  fcuole  non  lì 
affidafleto  a  coloro ,  che  non  voleilèro  far  aitro  , 
che  poltroni ,  o  nemici  dello  Stato .  Se  il  coftu- 
me,  P  openione,  i  pregiudizi,  più  che  le  leggi  , 
governano  le  Nazioni,  una  delle  più  geiofe  cure  de* 
Sovrani  dovrebbero  efièr  le  Scuole  ;  perchè  quin- 
di formali  il  coftume  pubblico ,  P  openioni ,  i  pre- 
giudizi . 

§.XXI.  Quel  che  fi  vuole  avere  per  certiffimo 
affiorila  politico  ,  è  ,  che  una  nazione  non  farà 
mai  perfettamente  culta  nelle  Scienze ,  nelP  Arti , 

nelle 

(a)  I  ragazzi  in  una  Scuola  cominciano  a  diventar  fe- 
dentarj  (  dice  Mandeville  )  furbi  ,  violenti  ,  malcreati  . 
£'  troppo  vero  .  E  per  quefto  nelle  fcuole  di  leggere  e  fcri- 
vere niun  ragazzo  vorrebbe  dimorar  più  ,  che  quanto  ri- 
chiede la  fua  lezione  .  Si  faccia  leggere  ,  fé  gli  facciano 
tirar  due  righe  di  fcrittura  ,  e  via .  Può  baftar  mezz'ora. 
Poi  ad  un'  arte , 


Parte  I.    Cap.  Vili.  121 

nelle  maniere  ,  fé  non  abbia  le  Leggi  ,  le  Scien- 
ze ,  le  Scuole  ,  e  i  libri  di  Arti  parlanti  la  pro- 
pria lingua  \  perchè  ella  dovrà  dipendere  da  una 
lingua  foreftiera  \  la  quale  non  eflèndo  intefa ,  che 
da  una  piccoliflìma  parte  del  popolo,  tutto  il  re- 
fto  farà  fuori  della  Sfera  del  lume  delie  lettere  . 
I  Greci  furono  barbari,  finché  non  dipelerò,  che 
da'  Fenicj,e  dagli  Egizj  :  furono  i  Latini,  finché 
le  Scienze  non  parlarono  ,  che  Greco .  L  Fran- 
cefi ,  i  Tedefchi ,  gì'  Inglefi  ,  gli  Svezzefi  non  fo- 
no da  riputarfi  popoli  culti,  che  da  che  le  leggi , 
le  Scienze  ,  e  F  Arti  vi  parlano  la  lingua  natu- 
rale .  Le  lingue  fono  come  vafi  ,  che  contenga- 
no le  noftre  idee,  e  la  noftra  ragione.  Or  quai 
pazzia  è  pretendere  di  elfere  in  un  paefe  uomini , 
e  aver  la  ragione  in  un  altro  ?  L'  Italia  fé  non 
avrà  tutta  quanta  le  Leggi ,  le  Scienze  ,  e  1'  Ar- 
ti in  fua  lingua ,  oggi  bella ,  e  copiofa  ,  ed  ener- 
getica a  pari  della  Latina  ,  e  della  Greca,  le  fi 
rinfaccerà  giuftamente  ,  che  ,  effendo  ftata  la  fe- 
conda madre  di  coltura  in  Europa  ,  decada  per 
viltà  ella  medefima  da  quel  ,  che  ha  infegnato  a- 
gli  altri  popoli .  I  fuoi  figli ,  fé ,  come  amano  di 
penfare  e  vivere  all'oltramontana,  maggiore  fcioc- 
chezza  della  quale  non  faprei  figurarmi  ,  così  a- 
maffero  di  gloriarfi  di  aver  fortito  una  tal  madre, 
potrebbero  in  pochi  anni  reftituirle  queir  onore , 
eh'  ella  è  andata  perdendo  per  la  loro  battezza  e 
ftolidezza,  e  per  una  ridicola  affezione  per  la  pe- 
danteria . 

§.  XXII.  Porrò  fine  al  prefente  capitolo  con 
tre  quiftioncine .  Si  sa ,  che  la  prima  maffìma  di 
Economia  ,  che   fi   vogliono  avere  i  Sovrani  ,  è , 

CHE   LA   NAZIONE  ,   DI    CUI    SOM    CAPI   ,   DIPEN- 
DA 


122       Delle  Lezioni  di  'Economia  Civile. 

DA  DALLE  ALTRE,  IN  TUTTO  CIÒ,  CHE  s'  AP- 
PARTIENE ALLA  VITA  NATURALE  E  CIVILE, 
IL  MENO  CHE  SIA  POSSIBILE.*  CHE  SIA  IL  MEN, 
CHE    SI    POSSA    ,    DEBITRICE     AD     OGNI    ALTRA. 

Su  quello  perno  dee  reggerti  tutta T  Economia,; 
e  dove  vi  s'  intende  male  ,  quei  popoli  ,  e  quei 
Sovrani  ,  vi  fono  fchiavi  delle  ftraniere  nazioni. 
Nafcono  perciò  di  qui  naturalmente  tre  quiftioni, 

§.  XXIII.  La  prima  è  \  è  egli  potàbile  ,  che 
una  nazione  fia  nella  totale  indipendenza  da  ogni 
altra  ?  Alla  quale  rifpondo  brevemente  ,  che  una 
popolazione  perfettamente  falvatica  ,  può  dell'  in- 
tutto effere  da  ogni  altra  indipendente,  per  effere 
i  fuoi  bifogni  pochiffimi .  Ma  coni'  elee  dalla  fal- 
vatichezza,  e  va  accollandoli  alla  politezza,  così, 
e  con  quella  medefima  proporzione  comincia  a  ren- 
derfi  dipendente  per  la  multiplicità  de'  bifogni  ; 
per  modo  che  non  Ila  poffibile  il  non  dipenderne 
in  nulla . 

§.  XXIV.  La  feconda  ,  farebb*  egli  utile  ,  e 
perciò  efpediente  il  metterfi  nello  flato  di  una  to- 
tale indipendenza  ì  Al  che  dico  ,  che  no.  Pri- 
ma non  fi  potendo  per  la  natura  ;  e  volendolo 
ottenere  per  legge  ,  fi  verrebbe  a  perdere  ,  anzi 
che  a  guadagnare.  E  poi  ,  perchè  .fi  priverebbe 
la  nazione  de'  lumi  degli  altri  popoli;  e  per  que- 
lla via  verrebbe  col  tempo  ad  ertere  di  tutte  la 
più  bifognofa  di  dipenderne;  ficcome  accadde  agli 
Ebrei  prima  de'  tempi  di  Salomone  ^  e  avverrà 
fenza  dubbio  a  i  Cinefi  ,  dove  non  cambino  me- 
todo politico. 

§.  XXV*  La  terza  ,  eh'  é  da  riputarfi  la  più 
importante  ,  non  fi  potendo  adunque  non  dipen- 
dere in  nulla  ,  in  che  fi  vuole  ftudiare  di  dipen- 
derne? 


Pane  L    Cap.  Vili.  123 

derne  ?  Rifpondo ,  che  in  quelle  cofe ,  che  ci  co 
ftituiicano  meno  debitori  ,  e  meno  fchiavi  :  in 
quelle  ,  che  più  fervono  a  dar  moto  alla  noftra 
induftria .  E  quefto  s'  intenderà  meglio  da  quel , 
che  iegue .  1.  Una  nazione  ,  che  può  avere  del 
grano,  e  delle  derrate,  e  dell'arti  di  prima  necef- 
fità,  le  in  ciò  dipende  dalle  ftraniere,  è  (tolta,  è 
fchiava .  Il  medefimo  fi  vuol  dire  delle  Scienze 
di  necefìità ,  come  le  Matematiche ,  le  Politiche, 
le  Teologiche  (  a  )  ;  perchè  quella  è  ancora  peg- 
giore fchiavitù  ,  come  quella  che  non  attacca  le 
mani ,  ma  le  tefte .  2.  Se  può  avere  dell'  arti  di 
comodità  prime ,  come  di  lana  ,  di  tela  ,  ec.  '•>  è 
mezzo  ftolta  ,  e  mezzo  fchiava,  fornendofene  da' 
foreftieri.  E'  da  dirfi  lo  dello  delle  belle  arti  di 
prima  comodità ,  Difegno  ,  Architettura  ,  ec.  3. 
Un  popolo  polito  ,  che  neh'  arti  di  luifo  genera- 
le ,  potendole  avere  in  cadi  ,  ripofa  su  gli  altri , 
è  per  una  terza  parte  ftolto  e  fchiavo  .  Tali  fa- 
rebbero 1'  arti  delle  Seterie ,  delle  belle  tele ,  dei- 
la  Scultura  ,  ec.  Si  vuol  dunque  vedere  di  di- 
penderne nelle  derrate ,  o  ne'  materiali ,  che  man- 
cano al  fuolo,  e  nell'arti  di  luffo  meri  generale. 


CAP. 

(a)  Si  dice,  che  i  primi  Romahi  prendeflero  le  leggi 
«la'  Greci  .  Quello  può  elfere  imitar  il  buono  ,  il  che 
fempre  è  da  fìudiarfi  di  fare  .  Ma  fé  ,  anzi  d'  imitare  , 
aveflero  fatto  venire  da  Atene  ogni  anno  de1  Senatori  , 
de'  Giudici  ,  de'  Governatori  delle  Provincie  ,  farebbe 
flato  a  dire  la  Repubblica  di  Atene  in  Roma  .  Quefta 
fìoltezza  è  lìata  ,  ed  è  tuttavia  di  molti  popoli  d'  Eu- 
ropa . 


124       Delle  Legioni  di  Economia  Civile. 


C     A    P.         IX. 

Economia  delle  Arti  miglioratrici . 


r&' 


§.  I.  T  'arti  migiioratrici  fono  o  di  comodo  , 
JLi  o  di  luiTo .  Sarebbe  efìèr  nojofi ,  fé ,  in 
sì  vafta  materia  di  ragionare  ,  volefiimo  eifer  mi- 
nuti .  Perchè  ci  contenteremo  di  accennare  le 
regole  generali  Economiche ,  e  andar  oltre  \  lafcian* 
do  eh'  altri  di  per  fé  penfi  al  molto  ,  che  fé  ne 
potrebbe  dire  in  particolare . 

§.  II.  Tutte  1' Arti  miglioratrici,  ficcome  tut- 
te l' altre  profeftioni  e  claili  d'  uomini ,  non  vivo- 
no, che  su  le  primitive }  dunque  fi  vogliono  con- 
siderare per  tre  rapporti .  I.  In  ordine  all'  Arti 
primitive ,  e  al  comodo  di  coloro ,  che  le  profef- 
fano.  II.  Riguardo  al  comodo  dell'  altre  ciarli  . 
III.  Per  rifpetto  all'  impiego  generale  della  nazio- 
ne.  Se  è  vero  ,  come  niuno  negherà  eifer  verif 
fimo  ,  che  il  fondamento  di  ogni  Stato  fono  1' 
Arti  primitive  ;  feguita  ,  che  il  primo  riguardo  , 
in  cui  fi  vogliano  avere  le  Arti  miglioratrici,  fia 
quello  di  aj  li  tare,  e  foftenere  le  primitive.  E  que- 
llo è  il  più  bel  frutto  di  tutte  le  Arti  fecondane . 

§.  III.  L'Arti  primitive  vengono  ajutate,efo- 
ftenute  da  quelle  feconde  per  due  modi  5  1'  uno 
de'  quali  è  il  provvedere  o  di  finimenti ,  o  di  co- 
modi coloro ,  eh'  efercitano  le  primitive  ,  per  il 
qual  modo  vengono  ad  aumentarne  l1  utilità  :  l'al- 
tro con  lo  fcolo  del  foverchio  ,  affinchè  non  op- 
prima quei ,  che  1'  hanno  prodotto  ,  e  gli  feorag- 
gi  dal  continuare  .  §.IV. 


Parte  I.     Cap.  IX.  125 

§.  IV.  Or  fono  impiegate  a  quefti  fini  p  revo- 
che un'  infinità  d'  Arti  ;  ma  non  tutte  però  han- 
no  a  tal  rifpetto  il  medefimo  pregio  e  merito  . 
11  primo  luogo  vogliono  averlo  1'  Arti  fabbrili  , 
come  quelle,  lenza  de, le  quali  le  creatrici  non  pof 
fono  avere  né  vigore  nefiuno,  né  perfezione.  Che 
fare  fenza  un  vomero  ,  una  vanga  ,  una  zappa  , 
una  falce  ,  una  lcure  ,  un  picone  ,  una  fega  ,  e 
mille  altri  iftru  menti  di  ferro  ?  Quello,  che  rende 
miferi  molti  popoli  barbari  ,  è  appunto  il  non  a- 
ver  ferro  ,  né  acciajo  ,  né  verun  utile  iftrumento 
da  far  rendere  la  terra ,  e  il  mare ,  e  le  materie , 
che  fé  ne  ricavano .  Si  maravigliano  molti  de' 
noftri,  che  gii  Americani,  e  alcuni  popoli  dell'A- 
frica ,  e  deli'  Ifole  Orientali  ,  compraffero  a  pefo 
d'  oro  gli  ftrumenti  di  ferro,  e  di  rame.  A  me 
pare  che  penfaftero  aliai  meglio  quelli  di  noi  ,  a- 
vendo  1'  animo  più  all'  utile ,  che  al  brillante  . 
Dove  è  da  confiderare  ,  che  i  primi  abitanti  del- 
la terra  ripofero  nel  numero  degli  Dei  gì'  inven- 
tori del  Ferro,  e  non  già  i  difcopritori  dell'oro. 

§.  V.  Non  vi  ha  Arti  ,  dove  non  vi  ha  arti 
fabbrili  :  e  dove  quelle  non  fono  ancora  giunte 
alla  loro  perfezione  ,  il  refto  delle  Arti  o  vi  lan- 
guide ,  o  vi  fono  fchiave  de'  Foreftieri .  Di  tut- 
ti i  popoli  di  Europa  gì'  Inglefi  hanno  de'  meglio 
fatti ,  e  de'  più  fodi ,  e  ' robufti  ftrumenti.  I  Fran- 
cefi  de'  più  fini  :  le  Arti  dunque  vi  polfono  eflè- 
re  perfette .  E  detto  ,  che  la  grand'  Arte  ,  che 
le  può  portare  alla  loro  perfezione  ,  è  il  favore 
della  legge  ,  honos  altt  artes .  Pietro  il  Grande 
ilimava  più  un  gran  Fabbro,  che  cento  altri  arti- 
fti,  o  letterati.    Quella  maftima  dovrebbe  tenerfi 

in 


12.6       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
in  tutti  gli  Stati  (a).     Ma  la  più  parte  degli  uo- 
mini ftimano  più  il  brillante ,  che  il  fodo . 

§.  VI.  Se  la  Meccanica,  e  la  Scienza  del  mo- 
to fono  la  forgente  di  queft'  Arti  ,  e  la  balia  , 
per  così  dire ,  che  le  alleva ,  e  rendele  vigorole  , 
facili ,  prette  ,  belle  ;  niun  popolo  culto  potrebbe 
omettere  di  onorarle  e  premiarle  ,  fenza  incam- 
minarfi  alla  barbarie.  Ma  la  Meccanica  ,  e  la 
Scienza  dei  moto  fon  figlie  della  Geometria .  Ed 
ecco  una  ragione  di  Stato  ,  perchè  le  Scienze 
Mattematiche  fi  vogliono  fopra  tutte  le  altre  ac- 
carezzare dal  Sovrano.  In  tutte  le  Univerfità  de- 
gli Studj  bifognerebbe  piantarvi  un  pajo  di  Cat- 
tedre di  Meccanica  ,  e  due  meno  di  pedanterie  , 
o  d' idee  attratte  .  Ma  avrebbero  a  parlare  in  lin- 
gua del  paefe ,  e  non  in  una  ftraniera  .  Ogni  pae- 
ie  è  ,  com'  è  fpeflò  detto  ,  e  fi  vuol  dire  ancora 
piìi ,  ignorante,  e  barbaro ,  dove  le  Scienze  vi  par- 
lano una  lingua  ftraniera. 

§.  VII.  Appretto  a  i  Fabbri  metto  gli  Artifti 
di  Lana  ,  Filatori  ,  Teffitori  ,  ec.  Un  cappello , 
un  giuftocorpo  ,  un  mantello  ,  un  pajo  di  calze  , 
una  coverta  di  letto  ,  fervono  alla  fallite  de'  pro- 
ducitori  de'  beni:  loro  danno  del  brio,  e  gli  ani- 
mano ,  perchè  fi  fatica  male  fenza  comodi .  Or 
quefto  ajuta  ad  accrefcere  la  fatica  ,  e  con  ciò  i 
prodetti  primitivi .  Vuoili  dire  il  medefimo  dell* 
Arti  impiegate  nel  lino  ,  canapa  ,  bambagia  :  di 

quel- 

{a)  Noi  fiamo  ancora  affai  diftanti  dall'  avere  de'  ra- 
foi  ,  de'  coltelli  ,  delle  chiavi  ,  e  anche  delle  vanghe  , 
e  zappe  ,  e  falci  della  perfezione  degf  Inglefi .  Ci  man- 
can  tuttavia  gli  aghi .  GÌ'  iftrumenti  chirurgici  fono  af- 
fai groffolani  ec. 


Parte  L   Cap.  IX.  127 

quelle  ,  che  conciano  e  migliorano  i  cuoi  ,  e  le 
pelli .  Tutto  ferve  a  dar  dd  comodo  all'  Agri- 
coltore ,  al  Paftore  ,  al  lavorator  de'  metalli  ,  aL 
Pefcatore,  al  Cacciatore  :  e  quefto  comodo  mol- 
tiplica la  fatica,  e  i  beni}  dond'ò  ch'aumenta  le 
prime  e  vere  rendite  della  nazione,  e  del  Sovrano. 

§.  Vili.  Vi  fono  di  certe  altre  Arti  ,  le  qua- 
li, benché  non  così  neceflàrie  alle  primitive,  pof- 
fono  nondimeno  di  molto  rilevarle ,  ficcome  i  Fa- 
legnami ,  i  Muratori ,  ec.  Trovar  di  certi  como- 
di fa  ,  che  i  coltivatori  delle  Arti  primitive  ne 
fiano  meno  impacciati ,  e  attendano  più  lietamen- 
te al  lor  meftiero ,  e  ci  diano  più  largamente  del- 
le derrate  ,  e  delle  materie .  Tutto  è  conneffo 
nel  corpo  civile  ,  e  vi  è  una  comunicazione  di 
beni  tra  tutte  le  Arti ,  che  ne  fa  il  rigoglio,  e  la 
robuftezza . 

§.  IX.  Tutte  quelle  Arti  poi  fervono  al  co- 
modo ,  e  alla  polizia  de'  popoli ,  e  polTono  fervire 
alla  rendita   generale  ,  fé  fi  ha  commercio  (  a  )  . 

Le 
(a)  Tutti  gli  Economici,  e  i  Politici  vi  diranno,  che 
T  Arti  fecondane  nutrifeono  di  molte  famiglie ,  e  fervo- 
no alla  popolazione  dello  Stato  .  E*  veriiTìmo  .  Ma  po- 
chi vi  diranno,  in  che  modo  queft'  Arti  procaccianci  da 
vivere .  E'  manifefta  ,  che  il  Filatore  ,  il  Tetfìtore  ,  e 
ogn'  altro  Artifta,  che  non  fia  de'  creatori,  mangi,  be- 
va, arda  ec.  fu  le  fpalle  dell'  Agricoltore,  del  Paftore  , 
del  Pefcatore  ec.  Dunque  quelV  Arti  non  nutrifeono  di 
per  fé  la  popolazione  ,  ma  per  quelle  due  ragioni  ,  che. 
fon  dette,  j.  Soccorrendo  all'Arti  primitive ,  perchè  pro- 
ducano più  .  2.  Traendo  pel  Commercio  da'  Foreflieri 
quel ,  che  può  fervire  alla  vita  ,  e  dando  in  ifeambio  le 
materie  migliorate  per  la  quantità  di  fatica  degli  artifti. 
E  quella  feconda  ragione  è  fempre  più  efficace  ,  che  la 
prima  . 


\z%  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
Le  claflì  non  producitri  o  migliorano  le  materie 
apprettate  dalle  creatrici ,  o  fervono  al  luffò  ,  o 
reggono ,  iftruifcono ,  difendono ,  e  godono  de'  frut- 
ti delle  Arti .  Vogliono  dunque  non  folo  man- 
giare e  bere  ,  ma  veftire  ,  abitare ,  ec.  Tutte  le 
dette  Arti ,  e  molte  altre  a  quelle  fubal terne ,  fer- 
vono a  quello  fine .  Rendono  la  nazione  più  a- 
giata ,  e  più  propria ,  e  le  danno  dello  fpirito  ;  il 
che  non  conferifee  poco  al  buon'  ordine  ,  e  alla 
forza  medefima  delle  Arti  primitive . 

§.  X.  Ma  il  fine  principale  ,  per  cui  fono  da 
confiderai  dal  Politico  ,  è  quello  dell'  impiego 
generale  dello  Stato.  E  vero  ,  che  ne'  paefi  ,  i 
quali  hanno  terra  e  mare  ,  e  perciò  Agricoltura , 
Paftorale  ,  Pefca  ,  la  prima  rendita  è  forgente  di 
tutte  1'  altre ,  fono  le  dette  Arti  primitive  :  ed  è 
altresì  vero ,  che  tutte  le  Arti  fecondarle  ,  viven- 
do su  le  prime ,  non  producono  di  per  se ,  fé  non 
un  comodo .  Pur  potrebbero  rendere ,  e  accrefee- 
re  le  ricchezze  della  nazione  in  due  maniere  .  i. 
Facendoci  rifparmiare  da  comprar  con  le  noflre 
derrate  le  manifatture  da'  Foreftièri  ,  dove  il  fo- 
verchio  delle  derrate  polla  impiegarli  in  nutrire 
un  maggior  numero  di  perfone .  2.  Procurando- 
ci con  le  fatiche ,  che  non  trovano  luogo  tra  l' ar- 
ti primitive  quelle  derrate  ,  che  ci  mancano  ,  o 
de'  metalli,  e  del  danaro. 

§.  XI.  In  una  nazione  polita  non  fi  può  fare 
a  meno  di  veftire ,  e  veftire  con  proprietà  :  di  a- 
bitare,  anche  con  fontuofità}  e  di  avere  mille  co- 
fe  ,  che  il  luflò  comincia  a  rendere  necefiarie  . 
Dove  non  fono  dell'  Arti  ,  che  vi  danno  opera , 
né  miniere  ,  converrà  comprarle  a  forza  di  derra« 
te,  e  di  animali  ,  cioè  con  i  frutti  delle  primiti- 
ve. 


Parte  L   Cap,  tX.  129 

ve .  Il  che  effendo  un  discapito  per  la  popolazio- 
ne (  la  .quale  è  fempre  proporzionevole  al  grado 
•  del  vitto  )  ;  fi  può  comprendere,  che  que(V  Arti 
fecondarle  fieno  per  quefta  ragione  di  gran  rendi- 
ta.  Ma -affinchè  elleno  producano  tutto  quello 
frutto ,  fi  dovrebbe  penfare  a  portarle  a  quel  gra- 
do di  perfezione ,  che  pareggiailèro  l' arti  delle  più 
perite  nazioni ,  affinchè  non  fé  n'  avelie  bifogno  : 
e  in  oltre  farebbe  da  o  proibire  1'  ingrelfo  alle 
manifatture  ftraniere  ,  ficcome  coftumano  gì'  In- 
glefi  }  o  renderlo  difficiliffirno  ,  come  praticali  in 
altri  paefì  favj.  Perchè  finché  le  foreftiere  inon- 
deranno il  paefe  ,  e  vi  faranno  più  gradite  ,  che 
le  paefane,  non  è  da  fperare  di  averne  insalane 
molte ,  né  buone  :  e  la  rendita  generale  della  na- 
zione farà  fempre  minore  di  quel  ,  che  potrebbe 
efiere.  La  natura  poi  ficcome  non  obbliga  nef- 
fun  popolo  a  comprare,  così  dà  del  dritto  ad  ogni 
Sovrano ,  dice  il  iàvio  Biesfeld ,  da  proibire  l' im- 
portazione di  quel  ,  che  può  nuocere  allo  Stato 
fuo .  Si  può  ,  per  un  dritto  di  reciproco  foccor- 
fo  delle  genti  ,  eftere  obbligato  a  vendere  il  fo- 
verchio  }  ma  non  già  a  comprare  il  non  neceifa- 
rio. 

V  XII.  Sembra  qui  da  per  fé  nafcere  una 
difficoltà  ;  ed  è ,  in  un  paefe ,  ove  queft'  Arti ,  e 
quelle  principalmente ,  che  fervono  al  luffa ,  non  fo- 
no ,  che  rozze  ancora,  non  fi  potrebbero  migliorare, 
fenza  una  certa  emulazione  ,  e  perciò  fenza  degli 
efemplari  ftranieri  :  fi  priva  di  quefi'ajuto,  e  del- 
l' emulazione  ,  chi  le  proibifce .  Rifpondo .  I.  che 
quefto  non  impaccia  gjf  Inglefi  :  perchè  dunque  ar- 
rederebbe gli  altri  popoli  ?  II.  PoiYono  fempre  i  So- 
vrani far  venire  de'  modelli  delle  buone  manifat- 
P*rJ,  I  ture. 


130  Delle  Lezione  di  Economia  Civile. 
ture ,  anche  quando  loro  fi  vieti  l' ingreffò  pubbli- 
co. III.  I  Foreftieri  viaggiano ,  e  ne  portano  da  ve- 
derli, e  da  poters'  imitare .  IV,  Finalmente  non  s'im- 
pedirà mai  ogni  contrabbando .  Ma  a  non  proi- 
birle ,  fi  poiìòno  rendere  di  difficile  acceffo  :  nel 
qual  caio  ce  n'entrerà  tanto,  da  non  Scoraggiare 
le  interne   (a). 

§.  XIII.  La  fcuola  miglioratrice  di  quell'Arti 
è  il  Dileguo .  Dunque  una  fcuola  ,  o  più  ,  di 
Difegno  ,  dovrebbe  metterli  innanzi  a  tante  d'  i- 
nutili  Scienze  ,  e  pedantefca  letteratura .  Ma  fi- 
no a  che  in  un  paefe  le  Scienze  fono  un  gergo 
straniero  per  la  maggior  parte  del  popolo  ,  e  che 
non  parlano  la  lingua  della  nazione ,  avremo  fem- 
pre  molte  lcuole  inutili  ,  molto  tempo  perduto , 
molti  cervelli  ftupiditi  ;  e  mancheremo  delle  ne- 
cerTàrie,  né  fia  poflibile  di  avere  delle  buone  te- 
tte .  Alle  Scuole  di  Difegno  unite  quelle  di  Ar- 
chitettura :  effe  non  folo  fono  utili  ,  ma  fono  di 
prima  neceffità  per  un  paefe  culto ,  e  vanno  a  rin- 
forzare T  Arti  di  Difegno . 

§..  XIV.  V  altro  frutto  grandiffimp.  di  queft' 
Arti ,  e  eh'  entra  immediatamente  nella  malfa  del- 
la rendita  generale  ,  è  quello  ,  che  fé  ne  ricava 
dal  Commercio  eft'erno .  L'  Arte  della  lana ,  do- 
po 1'  Agricoltura  ,  è  quella  ,  che  più  arricchifee 
gì'  Ingleli  (b) .  Dove  allignano  delle  pecore ,  e 
vi  può  elfer  de'  pafcoli,  vuol  efièr  la  prima  ,  do- 
po 

(a)  La  Corte  di  Portogallo  nel  nuovo  regolamento  di 
Finanze  di  queft1  anno  1765  ha  caricato  del  40  per  100 
le  feterie  d'  Italia  . 

(b)  Veggafi  la  Storia  del  Commercio  della  Gran  Bret- 
tagna di  Giovanni  Cary  . 


Parte  I.     Cap.  IX.  131 

pò  dell'  Arti  fecondarle  ad  elìère  favorita  dal 
Sovrano .  La  feconda  è  quella  delle  tele  .  Mol- 
ti popoli  di  Germania  ne  fanno  il  principal  ca- 
pitale .  La  terza  è  quella  della  Seta  ,  arte 
ricchiiTìma  per  chi  può  aver  anche  la  materia 
in  caia.  I  Genovefi  foflìftono  per  queft'  arte  . 
L'  altre  fi  feguono  di  mano  in  mano ,  fecondochè 
più  ,  o  meno  polTòno  rendere.  Noi  potremmo 
averle  tutte  e  tre  grandi,  e  belle,  e  ricche.  Ma 
non  Marno  ancora  ai  principio  dell'  opera j  di  che 
farà  detto  a  fuo  luogo, 

§.  XV.  Si  difputa ,  poiché  in  un  paefe  di  traf- 
fico queft'  Arti  poffono  rendere  ancora  più  ,  che 
1'  Agricoltura  ,  fé  loro  convenga  dare  il  .primato 
ne  favori  della  legge .  La  rifpofta  è ,  eh'  elle  vi 
dovranno  fervir  di  Agricoltura  ,  dove  non  fi  ha 
terra ,  o  poca,  e  cattiva  »  e  perciò  vi  debbono  a- 
vere  il  primo  luogo.  Ma  farebbe  (foltezza  pre- 
ferirle all'  Agricoltura  ,  dove  quella  può  fignoreg- 
giare .  E  la  ragion  fi  è ,  che  P  Agricoltura  è  un' 
Arte ,  che  foflìfte  per  se  ,  e  per  se  alimenta  qua- 
lunque fi  è  più  gran  popolo  :.  dove  che  tutte  l'al- 
tre Arti  ,  riguardo  al  fine  del  Commercio  ,  han- 
no una  rendita  molto  precaria  ;  dipendendo  il  lor 
frutto  dal  guffo  ,  e  dall'  induftria  dell'  altre  na- 
zioni (a), 

1  2  §.xvr. 

(a)  Di  tre  Ifole  ,  dice  Melon  ,  delle  quali  1'  una  fia 
provvida  di  derrate ,  1'  altra  di  Manifatture  ,  la  terza  di 
Metalli,  tutte  1'  altre  cole  eguali  ,  quella  delle  derrate 
farà  la  padrona  .  Un  popolo  ,  che  non  ha  che  mangia- 
re ,  è  Tempre  fchiavo  di  chi  gliel  fomminiftra.  La  Sici- 
lia è  nel  più  bel  grado  di  dominare  a1!  tutti  i  prefi  d'I- 
ralia .  Il  17154  non  provo  la  comune  careftia  :  e'i  1765 
fi  è  arricchita  ps'  fuoi  prodotti . 


1^2       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile, 

§.  XVI.  In  tutte  F  Arti  così  primitive  ,  co- 
me fecondane,  la  prima  maflìma  di  politica  vuol 
efifere  ,  com'  è  detto  ,  e  fi  vuol  ripetere  fpefio  , 
che  il  Paefe  dipenda  da  Foreftieri  il  meno  , 
che  fia  pojfibile  .  Qiiefta  è  la  fola  maffima , 
che  può  rilevarlo  ,  le  n  è  capace  .  Che  pi- 
glieranno  i  foreftieri  da  noi  (  dicono  certi  vec- 
chi )  le  noi  non  prenderemo  da  loro  ?  La  pri- 
ma rifpofta  è  ,  non  prendan  nulla  ,  pur  che  noi 
non  abbiam  bifogno  di  prender  da  ìoro.  La  fe- 
conda, chi  ha  grano,  olio,  vino,  lana,  tela,  fe- 
ta  ,  è  fempre  il  primo  creditore  del  genere  uma- 
no. La  terza  ,  a  non  dipenderne  in  cofa  d'  im- 
portanza, e  di  prima,  e  feconda  neceflìtà,  il  luf- 
fo  farà  fempre  1  una  nazione  debitrice  dell'  altra  , 
per  quanto  fieno  ricche,  i.  Perchè  i  climi,  i lì- 
ti ,  le  terre  faranno  così  eternamente  varie  ,  co- 
me fono  fempre  ftate;  e  a  quel  modo  varieranno 
i  prodotti.  2.  Perchè  vi  farà  fempre  infinita  dif- 
ferenza tra  i  cervelli  de'  diverto*  paefi  ,  e  quindi 
tra  r  abilità  e  1'  Arti.  3.  perchè  una  delle  pro- 
prietà del  luflò  è  di  portar  gli  animi  al  foreftiero, 
anche  men  buono,  purché  ci  di(ìinguaA 


CAP< 


Parte  L    Cap.  X,  133 


C    A    P,        X 

DelV  arti  di  Lujfo . 

§»I.  TO  mi  ho  riferbato  a  parlare  a  parte  del 
1  luflò ,  e  dell'  arti ,  che  il  (ottengono ,  che 
quafi  tutti  i  Politici ,  e  gli  Economi  prefenti  met- 
tono tra  i  più  vigorofì  mezzi  di  accrescere,  mi- 
gliorare ,  e  mantenere  1'  induftria  e  la  diligenza 
de'  popoli  ,  e  '1  raffinamento  dello  fpirito  umano 
e  dell'  Arti;  e  ciò,  perchè  quello  capo  richiede 
molte  e  particolari  confiderazioni . 

§.  IL  Gran  materia  di  contraili  è  fiata  %  ed  è 
tuttavia  il  luflò  tra  Filofofì .  Perchè  alcuni  facendo- 
ne l'encomio, e  ingrandendone  i  beni,  che  quindi 
credono  derivarli  nello  Stato  ,  pare  che  abbiano 
voluto  fare  altresì  V  apologia  di  tutti  i  vizj  , 
ficcome  è  ftato  il  Signor  Mandeville  r  Inglefe  , 
autore  del  famofo  libro  intitolato  La  favola  del» 
t  api  (a).  Altri  pel  contrario  combattendolo  , 
fembra  che  abbiano  intefo  di  combattere  ezian- 
dio la  prefente  politezza  e  umanità  de'  Popoli 
Europei  ,  e  con  erta  V  Arti  miglioratrici  tutte 
quante  ,  come  fé  aveflero  voluto  ridurci  alla  pol- 
troneria, barbarie,  e  falvatichezza  de*  più  vecchi 

I  3  tempii 

(a)  Or  private  vices,  public  Benefits,  Che  i  tìhj  privati 
ternano  a  ben  pubblico .  Il  titolo  della  favoletta  ,  che  ha 
fervito  di  tefto  al  fuo  libro  ,  è  The  grumbling  Hive  ,  or 
Knaves  turnd  honeji  :  II  Ronzio  del?  Alveario  ,  9  i  Fur- 
bi divenuti  onefii . 


i:>4  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
tempi  ;  tra  i  quali  fi  è  diftinto  il  Signor  Rofsò  in 
molte  Tue  opere,  non  ha  guari  mene  alla  luce  (a) . 
§.  III.  Io  per  me  non  intendo,  che  vi  fieno, 
o  vi  pofiano  eflère  de'  vizj  utili  alla  focietà  civi- 
le ,  fé  non  folle  di  riverbero ,  per  opporli  a  vizj  mag- 
giori '■)  anzi  tengo  per  certo ,  e  per  maffìma  immu- 
tabile ,  che  ogni  vizio  fia  dannevole  ,  non  folo 
agi'  individui  umani  ,  ma  a  i  corpi  politici  ezian- 
dio \  dond'  è ,  che  non  credo ,  poter  mai  edere  un 
vizio  quel  ,  che  giova  allo  Stato .  E  nondimeno 
panni  di  conolcer  chiaramente ,  che  vi  fia  un  cer- 
to grado  di  luffò  ,  non  folo  utile  ,  ma  necefiario 
alla  coltura  ,  diligenza,  politezza,  e  anche  virtù 
delle  nazioni  ,  e  a  foftenere  certe  Arti  ,  fenza  le 
quali  fi  è,  o  barbari ,  o  debitori  a'  forestieri  :  donde 
fiimo  di  poter  conchiudere, che  vi  poffa  enere  un 
grado  di  lufio ,  che  non  fia  da  dirfi  vizio.  Ma  pro- 
cediamo con  ordine ,  e  per  gli  fuoi  principi . 

§.  IV.  L'  arti  di  luffo  riguardano  a  due  punti, 
i.  al  dilli nguerci .  2.  a  vivere  con  voluttà  :  de' 
quali  quello  fembra  figlio  d'  un  iftinto  naturale  , 
che  ha  ognuno  di  farfi  riputare  più  eh'  ogni  al- 
tro ,  per  un  tacito  giudizio  della  natura  ,  d'  effer 
colui  più  felice ,  eh'  è  più  al  di  fopra  degli  altri: 
e  quello  da  una  fenfibilità  finca  ,  il  folletico  del- 
la quale  ci  par  beatitudine .  Il  primo  principio 
è  più  forte  ,  perchè  ha  più  della  proprietà  cofti- 
tutiva  dell'  uomo  ,  eh'  è  il  comparare  il  divedo  : 
il  fecondo  attenendoli  più  al  corpo  e  al  fuo  tem- 
pera- 
ci Le  principali  delle  quali  fono  Difcours  fur  cette 
qucjììon  ,  fi  le  retabliffemens  del  Sciences  &  des  Arts  a  con- 
tribuii a  èpurer  le  moeurs .  E ,  dijcours  fur  /'  Orìgine  & 
fondemens  de  /'  megaliti:  parmi  les  Hommes . 


Parte  I.   Cap.  X.  135 

peramento,  è  men  generale;  Di  qui  è,  che  voi 
troverete  più  avari,  e  ford  idi  anche  in  mezzo  del- 
le ricchezze ,  che  di  coloro ,  che  non  amino  a  di- 
ftinguerfi .  In  ragion  comporta  di  quefti  due  prin* 
cipj  è  il  lurTo . 

§.  V.  Si  poffono  confi  derare  1'  Arti  di  lrnTo  0 
in  ragion  Etica  ,  o  in  ragion  Politica  .  Gli  uomi- 
ni ne  fon  più  felici  ?  Ecco  la  prima  queftione  . 
Lo  Stato  ne  divieti  più  grande  e  ricco  ?  Ecco  la 
feconda .  Credo  ^  che  fé  fi  fofTe  potuto  reftare 
dentro  il  giro  dell'  arti  primitive  ,  e  alcune  delle 
miglioratrici,  le  quali  recano  de'  veri  comodi,  e 
di  certi  innocenti  piaceri,  fi  farebber  flati  più  fe- 
lici. 1.  Si  avrebbero  generalmente  avute  meno 
cure.  2.  Si  farebbe  flato  obbligato  a  faticar  me- 
no .3.  Vi  farebbero  flati  meno  ceti  non  fatican- 
ti ,  e  i  faticanti  menò  opprellì .  4.  Si  farebbe 
meno  indebolita  la  prima  robuftezza  della  natura 
umana  .  5.  Vi  farebbe  flato  meno  di  aftuzie  nò* 
cevoli  (a)  -, 

§.  Vi.  Ma  era  egli  pofTibile  di  arrecare*  il  ge- 
nere umano  fra  i  foli  termini  dell'Arti  primitive, 
e  di  quelle  di  comodo  ì  Era  quefto  il  primo  pun- 
to ,  donde  dovevano  cominciare  tutti  i  difcórfi  j 
per  altro  dotti  ,  di  Rofsò  (b).  I  principi  della 
politezza  de'  popoli  j  1'  aver  guftati  cert'  arti  pia- 

ì  4  cevoli) 

(a)  Per  quefto  riguardo  vi  ha  nel  difcorfo  di  Rofsò 
fur  /'  orìgine  &  les  fondemens  de  /'  inegjlitè  pormi  les 
Hommes ,  é  nella  Bafiliade,  delle  cofe  ,  che  meritano  tut- 
ta Jà  confiderazi óné  de1  favj  . 

(b)  Platone,  difegnando  i  primi  {lami  della  fua  Repub- 
blica ,  confetta  ingenuamente  ,  non  efler  poffibile-,  dopo 
fatti  i  primi  partì  alla  coltura,  di  non  venir  lempr' oltre. 


1^0  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
cevoli ,  r  ingegno  curiofo  e  avido  del  nuovo  ,  là 
cupidità  del  guadagno  ,  che  fi  va  sviluppando  a 
mifura  ,  che  gli  Uomini  fi  ftringono,  e  crefcono  in 
numero ,  t  amor  della  gloria  ,  1'  iftinto  del  diftin- 
guerfi  folleticato  dal  confronto ,  la  neceflìtà  di 
cautelarli ,  o  di  difenderfi  ,  la  provvidenza  del  fu- 
turo i  che  crefcé ,  come  la  ragione  fi  dilata  ,  let- 
tere ,  fcienze  ,  leggi  fcritte  ,  guerra  ,  governo  , 
nuovi  morbi  nelle  gran  Città  ,  ignoti  tra  le  fel- 
ve  ,  nuovi  vizj  ,  e  mille  altre  minori  caufe ,  fon 
di  certe  molle  *  le  quali  mofTe  una  volta  >  corro- 
no con  delle  forze  acceleratrici  ,  che  niurT  arte 
umana  ,  niun  potere  può  mai  arredare  ,  fé  non 
quello ,  che  feparando  di  nuovo  gli  uomini ,  ridu- 
cetegli a'  bofchi  ,  e  al  primitivo  flato  di  fami- 
glie *  E1  inutile  dunque  il  declamare  contra  que- 
ir.' arti  »  Ogni  legge ,  che  cozza  coli'  incomincia- 
to corfo  del  genere  umano,  o  non  è  ricevuta  ,  o 
fubito  frodata ,  o  fra  non  molto  antiquata  (a \ 

§•  vir. 

(a)  Ci  potrebbe  tervir  cf  ©Tempio ,  il  Tabacco  in  Eu- 
ropa,  e  il  Cafè  in  Levante  .  Quello  fu  feomunicato  in 
Ifpagna ,  punito  di  palo  in  Coitantinopoli ,  di  aver  le  na- 
rici trapaliate  con  una  lefina  in  Inghilterra,  e  in  Mofcovia. 
A  traverfo  di  tutte  le  pene  è  divenuto  per  ogni  parte  il 
più  bel  fondo  delle  Finanze  di  tutte  '.le  Corti  Europee  , 
e  una  miniera  inelaufta  di  ricchezza  per  gì'  Inglefi .  II 
Cafè  fu  feomunicato  nella  Mecca  ,  e  dal  Muftì  di  Co- 
itantinopoli ,  e  con  fevere  pene  proscritto  dal  Governo  : 
ma  egli  ruppe  ben  predo  ogni  argine  .  Quai  puntelli 
poflono  arredare  le  intere  nazioni ,  fé  vien  loro  un  entu- 
llafmo  di  girare  ?  Quei  medefimi  ,  che  tentano  di  arre- 
carne la  ruota  ,  fenz'  accorgetene,  girano  come  gli  altri. 
Mettete  de1  gigantoni  per  arredare  il  giro  della  Terra, 
fé  ella  pur  giri  j  e  gireranno  con  effa . 


Parte  L    Cap.  X,  ig7 

§.  VII.  Che  farà  dunque  un  Legislatore  ?  La 
prima  legge  di  Politica  è,  che  dove  certi  o  vizj, 
o  coftumi  meno  lodevoli  non  poffono  sbarbicarli, 
fenza  difciogliere  il  corpo  politico,  o farne nafcere 
de'  più  pericolofi ,  fi  debba  tentare  di  trarne  vantag- 
gio pel  pubblico ,  riducendogli  ad  una  certa  regola, 
fé  non  morale  (  che  non  lì  potrebbe  de  vizj  )  al- 
meno economica  ;  per  la  quale  facendo  del  bene , 
vengano  a  produrre  meno  di  male .  Queft'  è  la 
regola,  che  han  tenuto,  e  tengono  i  favj  Gover- 
ni per  rifpetto  alla  Venere  libera,  al  Giuoco,  al- 
lo Spirito  litigiofo  ,  e  a  molti  altri  punti.  Si 
vuoi  pigliar  1'  uomo  com'  è ,  dove  non  fi  può  aver 
migliore.  All'  arte  umana  non  è  permeilo  di  far 
nature ,  ma  di  reggerle . 

§.  Vili.  Quanto  all'altra  queftione,  cred'  an- 
ch' io,  che  ,  dove  il  lufiò  non  fia  né  ftraniero  , 
né  pazzo  ,  ma  una  forta  di  maggior  proprietà  e 
comodità  ,  che  non  è  tra'  popoli  rozzi  ,  regolato 
da  buone  leggi  ,  e  da  certi  coftumi  ,  non  molta 
difficili  a  metterfi  in  pratica,  pofla  efTere  digran- 
diflìmo  giovamento  non  folo  alla  grandezza  ,  e 
potenza,  e  ricchezza  d'  una  nazione  ,  ma  anche 
alla  fua  umanità  e  virtù ,  almeno  di  quelle  ,  che 
non  amano  di  efler  guerriere  e  conquistatrici ,  co- 
me non  dovrebbe  amarlo  nelTuna  ,  che  fofTe  fa- 
via  }  effondo  la  guerra  e  le  conquifte  più  torto  un 
entufiafmo  contra  i  veri  intereffì  d'  ogni  Stato ,  che 
un  metodo  confacente  alla  civile  felicità ,  e  grandezza 
de'  popoli .  La  felicità  tanto  delle  perfone ,  quanto 
de'  popoli  ,  nafce  da  tre  operazioni .  I.  dal  frenare 
la  non  neceflària  cupidità  di  grandezza  di  flato  , 
forgente  copiofa  di  moleftie  e  di  dolori  .  II.  dall' 
accrefcere  la  potenza  reale  rifpetto  a'  bifogni  del- 
la 


J3&       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
la    natura .  III.  dall'  occupar  la  gente  collo  fpiri 
to,  e  coi  corpo  in  azioni  ricreative  delle  forze  del- 
l' uomo .    Le  guerre   non  fanno  ^  che  aumentare 
ogni  giorno  le  prime ,  e  fcemar  le  feconde . 

§.  IX.  Ma  perchè  qtieft'  articolo  richiede  ,  che 
fi  sviluppi  meglio  la  natura  del  ludo ,  e  le  fue  ma- 
niere v  e  i  var j  fuoi  gradi ,  fi  vuol  cominciare  da  più 
alti  principj.  E  primamente  non  vi  è  preiTò  agii 
Scrittori  di  quelle  cole  parola  niuna  ,  ne  più  va- 
ga, né  più  ofcura,  quanto  è  qùefta  di  luffb^  an- 
corché non  vi  fi  a  fiato  né  Politico,  nò  Teologo, 
né  Filofofo  ,  che  non -fi  abbia  dato  ad  intendere 
di  averne  ben  comprefa  la  natura .  Melon  nel 
fuo  Saggio  Politico  fui  Commercio  (  a  )  ardifee  a 
dire"  ,  che  quefta  voce  fi  vorrebbe  sbarbicare  dal- 
le civili  focietà  :  come  fé  folle  così  ageVol  cola 
sbandire  i  coftumi,  e  gP  iftinti  della  natura  uma- 
na ,  come  cancellare  una  Voce  da  i  Dizionari .  Tor- 
nando alla  definizione  del  lufiò  ,  dico  ,  che  appe- 
na fé  né  trova  una,  che  regga,  benché  fieno  tan- 
te ,  che  farebbe  nojofa  cofa  ridirle  tutte  per  filo . 
Imperciocché  i  Teologi  da  una  parte,  e  i  Politi- 
ci da  un'  altra  :  di  qui  i  Negozianti  *  quindi  gli 
uomini  ferj  e  ritirati  :  da  una  parte  i  poveri  * 
dall'  altra  i  ricchi  :  di  qui'  i  vecchi  avari  $  e  di 
là  i  lufi'ureggìanti  giovani  :  tutti  in  fomma'  han- 
no dato  alla  paroia  lufiò  tante  e  sì  divede  nozio- 
ni ,  e  rifguardatala  per  tanti  e  sì  diverfi  afpetti , 
che  e'  pare  ,  che  non  fé  né  polla  rinvenire  il 
bandolo .  Quel  eh'  è  lufiò  per  alcuni ,  non  è  per 
altri  :  e  anzi  ciò  ,  che  per  alcuni  è  detto  lùfio  j 
per  altri  chiamafi  fordidezza . 

$x 

(a)     Cap.  $< 


Parte  I.  Cap.  X  i$g 

§.  X.  Alcuni  han  detto,  che  il  luflò  fia  fpen- 
dere foverchiamente  ,  cioè  più  di  quel  che  bafta. 
E  quefto  pare  ,  che  nella  fua  proprietà  lignifichi 
la  parola  luiìò .  Ma  quefti  primieramente  con- 
fondono la  prodigalità ,  l' intemperanza ,  e  la  (fol- 
tezza con  il  luflò  [a).  Poi  non  definirono ,  né  affo 
guano  termine  neflìino  ,  né  so  ,  fé  poteffero  affe- 
gnarlo,  per  cui  fi  poffa  intendere,  eh' è  quel,  che 
bafta ,  e  dove  comincia  il  foverchio  (b) .  Perchè 
fé  la  regola  dello  fpendere  è  quella  di  cacciar  da 
noi  il  dolore  ,  e  la  moleftia  ,  chi  fpende  per  sì  fatto 
motivo,  ci  dirà  fempre ,  che  non  è  foverchio  .  Altri 
dicono  ,  che  luiìò  fia  fpendere  più  di  quel  ,  che 
bafta  ,  e  ciò  pel  folo  piacere  di  vivere .  Ma  ol- 
treché quefta  definizione  è  così  difettofa  ,  e  per 
le  medefìme  ragioni ,  come  la  prima  \  pure  e'  non 
pare ,  che  fi  poiTa  dir  foverchio  quel ,  che  fi  fpen- 
de per  vivere  con  onefto  piacere  ;  perchè  appun- 
to per  quefto  fi  affaticano  quaggiù  1'  Arti  ;  e  vo- 
ler privare  gli  uomini  dei  godere  delle  loro  fati- 
che ,  è  lor  dire  ,  non  faticate .  Altri  foftengono , 
che  il  lutto  fia  uno  frudio  di  vivere  con  foverchia 
morbidezza  e  delicatezza  ,  o  raffinamento  [di  pia- 


ceri 


(a)  ,  In  quefto  fenfo  non  vi  ha  popoli  più  Iuflureggian- 
ti ,  quanto  quei  ,  che  non  conofeono  il  luiTo  .  I  Barba- 
ri divorano  e  confumano  quant'  hanno  in  un  giorno,  né 
penfano  al  domani  .  Vedi  de'  Caraibi  Monfieur  de  la 
Borde  ,  di  quei  della  Cotta  d'  oro,  Bofman  ,  degli  antichi 
Tedelchi ,  Tacito  de  mor.  Germ. 

(ò)  Quei  che  mettono  la  natura  per  termine  de  bi- 
fogni ,  non  capifeono  ,  che  tutto  quel,  che  punge,  è  natu- 
ra .  Quefta  parola  adunque  è  co~ì  dubbia  ,  come  quella 
di  Lullo. 


140  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
ceri ,  tanto  di  corpo ,  quanto  di  animo  (a)  >  Ma 
fì  può  definire  ciò ,  che  fia  quefta  foverchia  finez- 
za e  delicatezza?  imperciocché  quefti  termini  fon 
iempre  relativi .  A  cagion  di  efempio ,  quel ,  ch'è 
finezza  di  gufto  fra  i  Groelandi  ,  è  durezza  fra 
gli  Svezzefi  :  e  quel,  eh'  è  delicatezza  per  que- 
fti ,  è  durezza  per  gli  Francefi ,  e  Italiani  :  e  quel- 
la ,  eh'  è  delicatezza  per  gì*  Italiani ,  e  Francefi , 
fembra  ruvidezza  a*  Perfiani,  e  Indiani  .  Quel  , 
eh'  era  luiìò  ne'  tempi  femibarbari  di  Europa  , 
farebbe  oggi  [limato  falvatichezza .  Altri  final- 
mente ftimano  ,  che  il  luflò  fia  raffinare  le  mode 
di  vivere  al  di  fopra  di  quel,  che  richiede  il  gra- 
do di  ciafeuno ,  e  quefto  per  diftinguerci  da'  no* 
(tri  eguali  ,  o  per  agguagliarci  a  coloro  ,  a*  qua- 
li per  altro  riguardo  fiamo  inferiori  .  E  quefto 
è  quel ,  che  ne  penfo  anch'  io . 

§.XI.  In  fomma  da  tutte  le  parti  fi  conviene 
nel  genere  di  quefta  definizione  ,  cioè  che  il  luflò 
fia  fpendere  in  raffinamenti  di  vivere  più  di  quel, 
che  richiede  lo  fiato,  e  grado  naturale  e  civile  di 
chi  fpende  .  Ma  non  lì  conviene  già  in  quel  , 
che  differenzia  il  luffo  da  molte  altre  fpefe  fover- 
chie  anch'  effe ,  le  quali  non  fon  luffo  .  E  que- 
fto avviene ,  perchè  è  difficiliflima  cofa  il  trovare 
il  termine  precifo  ,  dove  finifeono   le  fpefe  necef- 

farie , 

(a)  Sembra  quefta  la  definizione ,  che  ne  dà  David 
Hum  nel  fuo  diicorlb  fui  luflb  nella  raccolta  del  1758* 
in  4.  pag.  157.  Il  luffo  ,  die'  egli  ,  é  una  parola  d  un 
affai  vago  e  dubbio  fignificato  •  .  .  Ma  in  generale  non  fi- 
gnifica^  che  great  refinement  in  the  gratifìcation  of  the 
fenfes,  un  gran  raffinamento  in  ciò  che  ferve  di  pia  cere tat 
/enfi. 


Parte  I.    Ccip.  X.  141 

farie ,  e  cominciano  le  foverchie  .  Imperciocché, 
benché  fi  fappia ,  che  i  beni  ,  i  quali  o  ci  dà  la 
Natura,  o  ci  procacciamo  per  mezzo  della  fatica, 
fieno  altri  necelTarj  ,  altri  comodi  ,  e  altri  dilet- 
tevoli folamente  :  con  tutto  ciò  non  è  facile  lo  fta- 
bilirne  i  precifi  limiti . 

§.  XII.  Si  sa  in  generale ,  che  i  beni  necelTa- 
rj fono  affai  pochi  ,  cioè  che  per  elìderci  abbiam 
bifogno  di  poco  :  che  i  comodi  fono  un  poco  più: 
e  infiniti  quelli  di  puro  diletto  e  capriccio.  Ma 
fpeflè  volte  i  comodi  palfano  nella  clalfe  de'  beni 
neceffarj  :  e  i  dilettevoli  in  quella  de'  comodi  ;  e  a 
quefto  modo  tutto  divien  natura  e  neceifario  :  e 
quefto  per  una  delle  tre  feguenti  ragioni,  e  alcu- 
ne volte  per  tutte  e  tre  iniìeme,  cioè,  o  per  lun- 
go ufo  e  coftumanza  5  o  per  una  comune  opinio- 
ne (  perchè  è  più  F  opinione  ,  che  fìgnoreggia 
gli  uomini ,  che  la  Natura) }  o  per  qualche  forte 
pattfone . 

§,  XIII,  Per  dimoftrar  quefto,  fi  ponga  mente 
a'  feguenti  efempj.  Si  sa  in  generale,  che  il  man- 
giare e  il  bere  fono  de'  beni  neceffarj  :  ma  non 
è  facile  definire  quali  delle  materie  ,  che  fi  man- 
giano e  beono ,  fieno  in  particolare  necefiaric  : 
concioffiachè  alcuni  popoli  fi  contentino  delle  fole 
erbe,  e  de'  femi  ,  e  delle  acque ,  come  i  Baniani 
dell'  Indoftan  :  altri  aggiungano  del  pane  e  della 
carne ,  ficcarne  la  maggior  parte  delle  Nazioni  : 
e  vi  farà  chi  ricerchi  de'  più  bei  pani  ,  e  delle 
più  delicate  carni  :  e  taluno  medefimamente  vi 
richiederà  una  fquifita  preparazione  ,  come  cofe 
che  fi  confanno  meglio  alla  fanità  e  robuftezza 
del  corpo  (a) .    A  quefto  modo  fi  va  all'  infinito. 

Pa- 

(<7)     Vedi  Isocrate  della  Medicina  degli  antichi. 


142.  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile, 
Parimente  il  veftire,  e  1'  abitare  dicotili  beni  co- 
modi :  e  pur  nondimeno  pofiono  di  leggieri  paffa- 
re  nella  claiTe  de'  necefTarj,  ficcome  è  addivenuto 
in  tutta  quali  la  Terra  (a) .  Per  la  medelima  ragio- 
ne del  lungo  e  continuato  ufo,  il  veftire,je  Tabi- 
tare  con  morbidezza  e  fplendore  trapalano  nella 
claiTe  de'  comodi ,  da  parere  di  non  poterfene  fvez- 
zare ,  fenza  fentirne  del  male,  come  è  accaduto 
alle  nazioni  eulte  {b).  E  così  a  poco  a  poco  le  co- 
fe  le  più  ftrane  alla  natura  umana  prima  inco- 
minciano ad  ularfì  per  un  piacer  capricciofo  :  ap- 
preso vi  fi  avvezza ,  e  diventano  de'  comodi ,  da 
non  fé  ne  potere  divellere  facilmente  :  eiTendo  dif- 
ficile, per  non  dire  imponìbile  ,  che  altri  fi  fvez- 
zi  di  quegli'  ufi  e  opinioni  ,  alle  quali  farà  per 
lungo  tempo  abituato  (e).  Vedefi  ciò  chiaramen- 
te neh'  ufo  del  Tabacco  fra  noi  }  e  in  quel  dell' 
Oppio,  e  dell'  Arech,  e  Betel  in  tutto  P  Orien- 
te :  delle  pallottole  di  eriftallo  ,  e  de'  peli  della 
coda  di  Elefante  nel  Congo,  e  in  Loango  (d\  do- 
ve fono  cofe  riputate  da  tanto,  che  fi  Rimerebbe 
non  eilèr  uomo,  fenz'  averne  qualche  ornamento. 

§.XIV. 

(a)  I  felvaggi  vanno  in  gran  parte  nudi . 

(b)  S1  aggiunga ,  che  il  tempo  può  d'  un  genere  di 
lufìfo  fare  un  foftegno  per  la  nazione.  Chi  nella  China 
voleffe  abolire  1'  ufo  delle  vedi  di  fé  te  ,  rovinerebbe  una 
quarta  parte  della  nazione .  E1  farebbe  come  fvellere 
fra  noi  le  vigne  ,  fotto  preteso  ,  che  f  ufo  del  vino  è 
un  luflb  . 

(e)  Il  colmine  ,  e  una  radicata  opinione  pubblica  fono 
una  feconda  Natura  :  Qnam  l'tcet  expellas  furca  ,  tàmen 
ufque  recurri t . 

(d)     Vedi  il  P.  Cavanzo  ,  MlJJlons  del  Congo  . 


Parte  I.    Cap.  X.  143 

§.  XIV.  Mi  fembra  adunque  ,  che  per  poter 
concepire  con  chiarezza  la  natura  del  soverchio, 
e  perciò  del  luflo,  fi  vogliano  confìderare  più  accor- 
tamente ,  che  non  fi  è  fin  qui  fatto ,  le  clafli  degli  uo- 
mini, le  quali  formano  la  civile  locietà,  divede  o  per 
la  varietà,  de'  meflieri  e  delle  profeflloni ,  o  per  quel- 
la delle  ricchezze  ,  o  per  nobiltà  ,  o  per  tutte  e 
tre  infieme;  perchè  il  luflo  è  il  principio  motore 
di  tali  clafli ,  che  le  aggira ,  ficcome  nella  ruota 
della  Fortuna  ,  fenza  pofar  mai  ,  mandandole  or 
fopra ,  or  fotto .  Quelle  clafli  fono  dove  più ,  do- 
ve meno  .  Ne'  villaggi  i  Contadini  e  i  Pallori 
formano  il  più  baflò  piano  :  gli  Artilli  e  i  Mani- 
fattori il  fecondo  \  e  alcuni  Proprietarj  ,  che  vi- 
vono civilmente  ,  un  Chirurgo  ,  un  Medico ,  un 
Notajo ,  un  Prete ,  il  terzo  .  Ma  nelle  Città  ve 
ne  ha  dell'  altre,  che  non  fono  nelle  campagne  , 
I  domeflici ,  i  facchini ,  i  vivandieri  ,  i  venditori 
a  minuto  delle  cofe  comellibili  ,  e  altre  di  fimil 
fatta ,  vi  compongono  la  più  balìa  claflè  :  gli  Ar- 
tidi la  feconda  ,  la  quale  anche  ella  per  la  diver- 
fità  dell'  Arti  più  o  meno  fervili  fi  può  dividere 
in  molte  altre:  i  Bottegai  di  manifatture  forma- 
no la  terza:  i  Mercanti  in  groflò,  e  molti  nobili 
viventi  la  quarta  :  i  Magiftrati  ,  il  Vefcovo  ,  il 
Governadore  del  luogo,  la  quinta.  Maggiore  an- 
cora è  il  numero  di  quelle  clafli  neile  Capitali  ; 
eflendovi  molti  ordini  di  Nobili  ,  e  di  Grandi  di 
Corte ,  e  il  Principe  finalmente ,  centro  di  tutta 
la  grandezza  della  Repubblica. 

§.  XV.  Le  perfone  di  quelle  clafli  ,  oltre  a 
quel,  che  è  neceflario  per  la  vita  e  fanità  ,  fono 
avvezzate  a  certi  comodi  ,  e  piaceri  ,  e  fegni  di 
diflinzione  ,  e  modi  di  avergli  e  ufargli  ,  i  quali 

per 


144  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
per  lo  più  fogliono  efìère  così  diverfi,  come  fono 
diverti  i  piani ,  in  cui  effe  vivono .  Quello  riguar- 
da .  I.  la  qualità  del  mangiare  e  del  bere  .  II. 
quella  dell'  abitare  e  del  veftire .  III.  quella  del 
farfì  fervire  .  IV.  quella  del  contrar  nozze .  V. 
quella  delle  pubbliche  fede  o  politiche ,  o  religio- 
fe .  VI.  quella  dell'unirli  in  convenzione  in  cer- 
ti tempi  e  luoghi . 

§.  XVI.  Il  luffo  adunque  ,  fé  fi  confiderà  at- 
tentamente, non  è  altro,  ficcome  è  detto,  fuor- 
ché lo  ftudio  e'1  moto  di  diftinguerfi  nella  fua  claf- 
fe  con  animo  di  fignoreggiare  ,  o  di  agguagliarne 
ad  una  delle  claffi  fuperiori ,  non  già  per  la  quan- 
tità delle  cofe ,  ma  per  la  qualità  ,  vale  a  dire  per 
le  raffinate  maniere  di  vivere .  Dov'  è ,  che  fi  vuol 
diflinguere  dalla  prodigalità  ,  o  fia  dallo  flolto  fpen- 
dere,  dalla  ghiottoneria,  dalla  mollezza  ed  effemina- 
tezza della  vita  .  Imperciocché  i  primi  due  vizj 
confiflono  più  nella  quantità,  che  nella  qualità  , 
e  fono  più  grandi  nelle  rozze  e  barbare  nazioni  , 
che  nelle  polite  (tf);eF  ultimo  è  una  certa 
debolezza  di  animo  e  di  corpo  ,  che  voi  trove- 
rete anche  tra  certi  popoli  rozzi  de'  climi  dol- 
ci (  b  ) .    Ma  il  lutto  è   una   finezza  di   vivere  r 

per 

(a)  Di  che  fono  argomento  quei  oivoTrora^ovru  beoni 
di  Dei ,  ed  Eroi  in  Omero':  e  gli  ftravizzi  di  quei  Scot- 
!andi ,  Gotlandi  ,  Danefi  ,  Saffoni  (  a  cui  davafi  in  ge- 
nerale il  nome  di  Northmen  ,  uomini  Settentrionali  ) 
i  quali  dal  quarto  fecolo  per  molti  feguenti  depredarono 
f  Europa .  I  prefenti  felvaggi  Americani  ,  Africani  , 
Tartari ,  e  molti  dell'  Ifole  Orientali  ,  divorano  più  to- 
rto ,  che  mangiano,  e  il  diluviar  che  fanno  è  incredibile 
per  gli  popoli  culti  . 

(k)    Vedi  la  Defcrizione  della  Luifiana  di  Tonti  :  e  la 

ma- 


Parte  I.    Cap.  X  145 

per  ambizione  di  diftinguerfi  :  ed  è  perciò  paftìo 
ne  di  rifleffione  più  che  d' iftinto  .  Il  che  ftando 
così ,  ficcome  è  chiaro  ,  tre  cofe  voglionfi  diftin- 
guere  nel  lutto ,  il  principio  motore  ,  1'  occafione 
che  1'  irrita ,  e  Y  iftrumento  ,  per  cui  fi  efercita . 
Il  principio  motore  è  quella  naturale  propenfione, 
che  è  in  tutti  noi  ,  di  diftinguerci  gli  uni  dagli 
altri .  L'  occafìone  ,  che  il  lolletica ,  è  1'  inegua- 
lità degli  Stati  e  Ceti  della  civile  focietà .  L'  i= 
itrumento  finalmente  ,  almeno  principale ,  fono 
le  ricchezze   di   fegno  ,  o  il  danaro . 

§.  XVII.  Io  ho  detto ,  che  lo  fpirito  motore 
del  luffe  ila  il  naturale  iftinto  di  diftinguerci  . 
Quefto  iftinto  è  fino  ne'  Selvaggi  (a) .  Ma  e'  non 

fi  ri- 
maniera ,  come  vivono  i  Re ,  e  i  Grandi  dell'  Ifole  Mo- 
lliche ,  ancorché  nudi ,  ne'  Viaggi  dell?  Comp.Ol. 

(a)  Vedi  Kolbi  Defcrizione  del  Capo  dì  buona  Speran- 
zi ,  il  P.  Cavanzo  Relazione  del  Congo  ,  e  il  carattere 
degli  Anglo-Safibni  maravigliofamente  dipìnto  dal  Signor 
David  Hum  The  Hijlory  of  England  voi.  1.  Appendi x  I. 
Ma  volendoli  tutti  naturalmente  diftinguere  ,  né  fi  po- 
tendo per  virtù  ,  fé  non  da  pochi ,  i  più  fi  vorran  diftin- 
guere per  le  cofe  ,  o  le  qualità  delle  cofe .  Leggiamo 
quefto  pezzo  della  Storia  di  Loango  ,  nazione  felvaggia 
dell'  Africa  ,  Univerfal  Hìftory  voi.  xvi.  in  8.  pag.  291. 
I  ma/chi  vi  fono  (  dal  coftume  )  obbligati  a  portare  delle 
pelli  di  gatto  felvaggio  ,  0  domejìico  .  Le  più  nobili  fono 
di  Martora  ì  d?  Utria  ,  di  Civetta  (  forta  anch'  ella  di 
gatto  )  .  Alcune  chiamate  Enkinie  fono  maravigliofamente 
pezzate ,  ma  non  [e  ne  fiima  degno ,  che  il  fola  Sovrano  ,  om 
coloro ,  a  cui  il  Sovrano  ne  faccia  un  dono  (come  del-  Tolo- 
ne in  Europa  )  .  Il  Re ,  e  i  Grandi  affettan  la  pompa  di- 
portante di  cinque  o  fet  forte  infieme  ,  abortite  con  molta 
grazia  ,  e  dijlinte  con  pe-nne  di  pappagalli  ,  e  cF  altri  va- 
ghi   uccelli   di    rari   e  brillanti  colori  ,  le  anali    difpongonfi 

Par.L  K  « 


i\6  Delle  Lezioni  4i  Economia  Civile, 
fi  rifveglia  mai  fenza  qualche  occafione  o  natura-- 
le  ,  o  civile .  Quando  fi  fveglia  per  naturali  oc* 
cartoni ,  allora  noi  non  ci  vogliamo  diftinguere  per 
le  maniere  delle  azioni,  ma  per  le  azioni  irtene  , 
o  accorte,  o  prudenti,  o  di  penetrazione  d'  inge- 
gno, o  di  qualche  iiluftre  virtù,  o  di  alcuna  pro- 
di^iuia  forza  .  Allora  non  è  lurtò  quei  ,  che  ci 
dittingue  ,  ma  bensì  quantità  di  forza  maggiore 
d' ingegno  ,  o  di  corpo .  Ercole  fi  vuol  diftingue- 
re per  la  forza  :  Archimede  per  la  penetrazione 
d'ingegno  :  Scevola  per  l'intrepidezza  :  Lucrezia  per 
la  fermezza  dell'  animo  ;  Ariftide  per  una  giufti- 
zia  efemplare  :  Aleflandro  per  le  gran  conqiiifte: 
Catone  per  oftinata  caparbietà.  E  quefte  fon  qua- 
fi  le  fole  cole  ,  per  le  quali  li  diftinguono  i  Re- 
pubblicani nel  tempo  di  rozzezza  ,  come  quelli, 
che  fi  reputano  nel  refto  eguali  ;  e  i  Popoli  bar- 
bari ,  tra  quali  noq  vi  ha  divertita  di  ceti . 

§.  XVill.  Ma.  quando  1'  occafione  del  rifve- 
gliarfi  un  tale  iftinto  fono  i  ceti  diverfi  ,  de'  qua- 
li è  comporto  il  corpo  civile  ,  e  1'  iitrumento  le 
ricchezze ,  non  già  naturali ,  ma  di  fegno  ,  allora 
le  maniere  e  qualità  ,  per  cui  ci  ftudiamo  di  di- 
ftinguerci  ,  fono  il  vero  lurtò  ,  E  di  qui  è  chia- 
ro, che  fé  in  una  focietà  di  uomini  non  vi  forte 
Tik  varietà  di  darti ,  ne  ricchezze  di  fegno  ,  non 
vi  farebbe  neppure  gran  luogo  a  volerti  diftingue- 
re 

in  forma  di  rofa ,  e  pendono  dinanzi  alle  parti ,  che  diciam 
vergogno/e  .  Le  lor  camicie  anch'  effe  di  fodere  ,  fono  orlate 
di  fine  fìringht  di  peli  di  Elefante  ,  da  cui  pende  un  prò- 
digiofo  numero  di  campanelli,  che  ad  ogni  moto  e pajfo fan- 
no il  più  gran  tintinnare  del  mondo  .  Ecco  la  vera  natura 
del  ludo  . 


Parte  I.    Cap.  X.  147 

re  per  le  maniere ,  e  qualità  di  vivere ,  ma  vi  fi 
difiinguerebbero  le  perfone  per  le  azioni  medefi- 
me .  Così  nella  Repubblica  di  Sparta  ,  e  ne'  pri- 
mi tempi  della  Romana,  dove  era  poca  ineguali- 
tà di  Ceti,  e  piccole  ricchezze,  mai  non  tu  luf- 
fo  di  forta  alcuna  .  Per  la  medefima  ragione  nel- 
le Repubbliche  popolari  il  lufib  è  aflài  piccolo  , 
come  fi  può  vedere  in  quelle  di  Olanda,  e  degli 
Svizzeri .  Donde  nafce  quefta  conleguenza  ,  che 
il  lufib  fia  fra  le  nazioni  in  ragion  comporta  del- 
la divertita  de'  Ceti,  delle  ricchezze  di  fegno ,  e 
della  ineguale  divifìone  di  quefte  ricchezze. 

§.  XIX.  Quelle  cagioni ,  che  muovono  un  par- 
ticolare a  volerli  diftinguere  da  un  altro  della  me- 
defima  clafie,  o  di  emulare  una  fuperiore  ;  muo- 
vono altresì  le  claffi  fuperiori  a  trovare  Tempre 
nuovi  modi  da  diftinguerfi  dalle  inferiori,  e  fra  se 
medefime ,  E  quindi  avviene ,  che  dove  incomin- 
cia a  regnare  il  lufib ,  non  vi  fia  giammai  termi- 
ne nefiuno  ,  che  1'  arrefti  ;  ma  vi  iì  veggono  per- 
petuamente ,  come  nella  ruota  della  fortuna  ,  le 
clafli  infime  falire  allo  fiato  di  mezzo  }  le  mez- 
zane alla  cima  ;  quei  della  cima  fcendere  prima 
nel  nuzzo  ,  poi  nel  piano  ,  Quefto  giuoco  del 
lufib ,  ficcome  va  ,ad  abolire  la  fchiavitù  ,  così  è 
il  più  gran  follievo  di  quella  parte  del  genere  u- 
mano  ,  che  patifce  per  la  preflìone  dell'  altra  ,  che 
1'  è  di  fopra .  ^ 

§.XX.  Fina!mente%ome  vi  è  un  lufib  di  clafie  a 
claiTe  nel  medefimo  Popolo  :  così  vi  ha  un'  emu- 
lazione di  lufib  di  Popolo  a  Popolo,  principal- 
mente fé  q(\ì  fieno  vicini  .  Imperciocché  niuno 
è  ,  che  non  voglia  agguagliarli  all'  altro  in  quel- 
le cofe ,  che  ibn  pubbliche ,  e  nelle  quali  iì  met- 

K  2  te 


148       Delle  Lezioni  di  Eco?iomia  Civile. 
te  un  certo  che  di  fìgnoria,  quali  fono  le  amba- 
scerie, le  fefte  ,  i  giuochi  pubblici  ,  i  teatri  ,  le 
fcuole  ,    le  ville    di   delizie  ,   le  grandi  ftrade ,  e 
altre  sì  fatte. 

§.  XXI,  Poiché  è  dimoftrato  quel  che  è  il  luf- 
fo ,  è  ora  da  dividerfi  così  per  rifpetto  alle  cofe ,. 
per  le  quali  fi  alimenta  ,  come  riguardo  alla  fua 
inteniìtà  ed  eftenfione .  Rifpetto  alle  cofe  ,  che 
Io  alimentano  ,  dividefi  in  luffo  di  cofe  foreftierer 
e  ludo  di  cofe  noftre  .  Quello  fi  alimenta  con 
derrate  e  manifatture  ftraniere  :  quefto  con  delle 
paefane.  Riguardo  all'  intenfità  è  o  fmoderato- 
ed  ecceffivo  ,  o  modefto  e  regolato.  L'  eccepi- 
vo è.  quello ,  che  eccede  l'entrate ,  o  il  guadagno, 
e  fi  foftiene  col  credito  :  il  moderato  è  quando 
non  eccede  le  rendite ,  o  è  loro  alquanto  inferio- 
re. Per  F  eftenfione  fi  può  dividere  in  luna  ge- 
nerale ,  e  particolare .  11  primo  occupa  la  mag- 
gior parte  delle  clafìì  del  corpo  civile  :  il  fecondo 
folo  quelle-,  che  vivono  nobilmente  e  di  rendite. 
Le  quali  divifìoni  pofte ,  veggiamo  ora  gli  effetti 
del  luftò ,  così  rifpetto  allo  Stato  in  generale , 
come  riguardo  a'  particolari  °y  e  apprefto,  quali  ne 
iieno  le  leggi  Economiche. 

§.  XXII.  E  in  prima  il  luffo  foftenuto  per  materie 
efterne,  principalmente  fé  è  generale, è  perniciofo 
ad  ogni  corpo  civile  ,  ne  può  lungo  tempo  dura- 
re ,  come  quello  che  confuma^jp  fletto .  Le  ragioni, 
che  dimoftrano  la  prima  parte ,  fono  .  I.  Perchè 
quefto  luffa  vota  di  danaro  continuamente  la  na- 
zione. II.  Perchè  fa  ,  che  i  prodotti  delle  pro- 
prie terre  fi  avvilivano.  III.  Perchè  è  cagione, 
che  fi  annichilivano  le  manifatture  interne .  IV. 
Perchè  avviliice  e  opprime  lo  fpirito  della  nazio- 
ne* 


Parte  I.    Cap.  X.  149 

He .  V.  Perchè  la  rende  quafi  ferva  delle  fore- 
stiere ,  dalle  quali  è  forza,  che  prenda  le  materie 
di  luflò .  Del  non  poter  durare  la  cagione  è  , 
che ,  impoverendo  ciafcun  anno  la  nazione  ,  non 
troverà  più  che  dare  per  foftenere  si  fatto  luf- 
fo  (a) .  Supponghiamo  ,  per  modo  di  efempio  , 
che  noi  di  quello  Regno  mettiamo  della  grandez- 
za a  mangiare  le  farine  Inglefi  ,  le  parte  di  Ge- 
nova, i  formaggi  di  Olanda,  gli olj  Greci  o  Fran- 
cefi ,  e  a  bere  de'  vini  efteri  :  a  venire  tutti  di 
panni,  i^tQ^  tele  foreftiere  ;  chi  può  dubitare, che 
tutte  le  noftre  Arti  non  follerò  fra  poco  per  ef- 
ferne  appaflìte  ?  Ma  in  non  molto  tempo  ,  non 
trovando  più  che  dare  per  aver  del  foreftiero  , 
quello  ludo  avrebbe  confumato  fé  ftefiò  ,  e  noi 
ci  troveremmo  tutti  ridotti  all'  Arti  primitive  . 
Tant'  è  vero,  che  non  fi  può  lungo  tempo  gab- 
bar la  Natura  ì 

§.  XXIII.  Ma  fé  quello  luflò  di  robe  foreftiere 
non  è  che  di  qualche  cofa,  e  di  poche  claflì,  né 
fmoderato,  anzi  di  nuocere,  può  giovare-}  perchè 

K  3  '  della 

(a)  Certe  .matèrie  di  luflb  elìerno  hanno  utt  certo  che 
di  comodo  ,  ficcome  certi  drappi  ,  o  manifatture  miglio- 
ri ,  che  non  fono  1'  interne  ,  e  quello  può  tentare  anche 
le  perfone  più  economiche  .  Altre  fon  di  puro  capriccio-, 
e  nuocono ,  fen7,a  giovare  .  L'  Italia  ,  dice  Plinio  lib. 
XII.  cap.  18.  è  debitrice  ali1  Oriente  per  odori  e  aromi 
un  milione  di  fetlerij  1'  anno  .  S'  ufano  tra  noi  ,  dice 
in  un  altro  luogo,  80  forte  di  vini,  delle  quali  trenta 
fooo  efterne  all'  Italia  .  Ma  non  veniva  allora  in  Italia 
né  Zucchero ,  né  Cacao  ,  né  Cafè  ,  né  quella  copia  di 
Pepe,  di  Cannella,  di  Mufcado ,  che  vien'  oggi:  generi 
tutti  di  capriccio ,  che  cominciano  a  pattare  nella  claffe 
de'  negeffarj . 


150       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
delta  lo  fpirito  di  emulazione  ,  e  con  ciò  vi  per- 
feziona    1'  Arti .     Le  elafi!  inferiori   non  potendo 
far  ufo  delle  derrate ,  e  manifatture  efterne ,  s'in- 
duftrieranno  di  averne  deil'  interne  ,  così  buone  , 

0  anche  migliori ,  che  non  fono  le  foreftiere .  In 
oltre  la  piccola  quantità  delle  cofe  ftraniere  cam- 
biandoli colle  proprie;  quello  commercio  può  dar 
del  moto  all'  induftria  interna  ,  In  fatti  i  noftri 
antichi  Italiani ,  i  quali  prendevano  delle  ftorTe  di 
feta  dall'  Oriente  ,  per  1'  emulazione  fi  Vegliaro- 
no, e  proccurarono  averne  delle  proprie ,  cosi  bel- 
le ,  come  quelle  di  Egitto ,  di  Siria ,  e  di  Perfia. 

1  Fiaminghi  imitarono  gì'  Italiani  ;  i  Francefi ,  i 
Fiaminghi  ;  e  gì'  Inglefi  i  Francefi .  Così  quello 
fpirito  di  emulazione  fveglia  gì'  ingegni  i  e  pro- 
muove l'Arti,  e  la  fatica.  La  quale  occupando 
utilmente  le  perfone ,  è  un'  azione  recreativa  dell" 
ingegno  e  del  corpo  :  fa  gli  uomini  più  lodevoli, 
cioè  più  virtuoli  ;  e  gli  Stati  più  ricchi . 

§.  XXIV.  Ma  il  luffo  di  ciò  ,  eh'  è  interno 
(  dove  non  fia  pazzo  (  a  ) ,  né  riefea  in  crapule  , 
ghiottonerie  ,  ubbriachezze  ,  e  ftolta  lulìuria  , 
che  non  han  che  far  nulla  col  ludo  propriamen- 
te detto  )  benché  a  lungo  andare  poifa  nuocere  ad 
alcune  famiglie ,  e  a  certe  dalli  di  uomini  altresì, 
per  la  mancanza  del  giudizio  nel  fapere  fpendere: 

non- 

(a)  Tra  gli  effetti  del  lutto  pazzo  e  di  ridurre  le  fa- 
miglie a  mendicità  ,  e  con  ciò  ad  indebolire  i  principi 
della  giuftizia  :  1'  altro  di  metterle  in  irtato  di  non  po- 
ter eiTere  liberali  e  umane  con  gli  uomini,  che  meritano 
del  foccorfo  .  Dunque  il  luffe  (moderato  attacca  la  for- 
za diffufiva  del  cuore  umano  ,  e  va  ad  elhnguere  il  fo- 
mite della  virtù  . 


Pam  L    Cap.  X.  151 

nondimeno  è  utiliftìmo  alla  nazione  in  generale  ; 
del  che  eccone  le  ragioni .  L  Perchè  accfefce  il 
confurrio  de*  noftri  prodotti  i  e  delie  noftre  mani- 
fatture ,  e  con  ciò  anima  la  fatica  *  e  la  diffonde; 
donde  è  che  le  clafti  lavoratrici ,  bafe  della  Repub- 
blica^ trovando  a  faticare,  truovano  da  v:vere  onesta- 
mente, e  da  dilatare  .II.  Perchè  diffonda  il  danaro 
per  tutte  le  clàflì  delle  pedone;  e  di  qui  avviene , 
che  tutte  le  clàfli  delle  perforte  Vi  abbiano  de'  mez- 
zi da  far  valere  le  terre  e  1'  induftria*  III.  Per- 
chè multiplicà  il  danaro  medefimo  ;  concioflìàco- 
fachè  fpendendofi  fpeflò  ,  giri  più  volte  in  un  anno, 
è  confeguentemente  equivaglià  a  molto  ,  ficcome 
dinìoftreremo  nella  feconda  parte  *  IV.  Perchè 
fVeglià  gì*  ingegni  ,  raffina  lo  fpirito  della  na- 
zione, fa  migliorare  1*  Arti  antiche  *  e  inventar- 
ne delle  nuove  ; 

§.  XXV.  Che  fé  i  noftri  prodotti, e  le  noftre 
manifatture  fervano  a  mantenere  il  luffo  delle  al- 
tre Nazioni  j  ficcome  fi  fa  ne*  Popoli  trafficanti  ; 
allora  faranno  di  piti  una  gran  forgente  di  ricchez- 
ze ;  perchè  oltreché  Occuperanno  i  noftri  Manifat- 
tori e  Agricoltori  ;  faranno  ancora  cagione  ,  per- 
chè là  Nazione  ricavi  dagli  altri  Popoli  quel,che 
le  manca  ^  il  che  vale  a  dire  ^  faranno  che  i  foreftieri 
ci  alimentino  ,  grandiiììmo  ,  anzi  unico  fine  di  tut- 
te 1* Arti.  E  quell'era  una  volta  l'abilità  de'  Pa- 
nici i  i  quali  fi  avevano  rènduto  tributar)  un  in- 
finità di  popoli  v  ed  è  ora  de'  Genovefi  1  Francefì, 
Olandefi  i  Inglefi  ,  nazioni  arricchite  per  il  luftò 
di  quegli  ftranieri ,  i  quali  fi  fervono  di  quelle  ma- 
nifatture ,  o  de*  prodotti  delle  lòòJ  terre  ,  e  co- 
lonie . 

§.   XXVI.     A   quefti    effetti    d'  Un    luffo   fflo 

K  4  derato3 


152.  Delle  Lezioni  dì  "Economìa  Civile. 
derato,  o  fia  d'una  certa  proprietà  di  vivere  del- 
le nazioni  ingentilite  ,  fi  vogliono  aggiugner%  i 
morali .  Il  primo  è  la  politezza  delle  maniere  , 
la  quale  da  chi  può  elTere  riputata  un  male  ,  fé 
non  da  un  felvaggio  ?  11  fecondo  F  umanità  , 
la  liberalità ,  una  più  ampia  focialità ,  eT  conver- 
sare da  uomini ,  e  quello  fpirito  gajo  e  brillante, 
che  non  fi  trova  in  niuna  nazione  barbara  ,  ,ma 
è  fempre  congiunto  con  qualche  proprietà  del  vi- 
vere (a)  .  Il  terzo  le  Scienze  ,  e  le  beli'  Arti , 
le  quali ,  ficcome  fi  vede  per  la  ftoria  delle  cofe 
umane ,  vanno  di  pari  palfo  colf  umanità ,  e  con 
la   proprietà  della  vita  (b) . 

§.  XXVII.  Ma  ci  fi  oppone  in  contrario.  I. 
Che  il  lutto  indebolire  la  natura  umana  .  II. 
Che  guafta  i  coftumi.  III.  Che  rende  povere  le 
famiglie,  e  perciò  lo  Stato  .    IV.   Che  fcema  la 

Popo- 

ià)  Dicono,  che  i  popoli  barbari  fon  più  lieti,  come 
aventi  meno  cure  .  Ma  i  Groelandi  ridono  di  rado  ,  e 
finghiozzano  fpeflfo  '.  i  Tartari  fon  fempre  in  timore  e 
hi  fuga  :  gli  Arabi  vaganti  fempre  colf  orecchie  tefe  ,  co- 
me lepri  .  Quella  y  che  pare  contentezza  ,  non  è  che  una 
puerile  Cupidità,  per  cui  o  non  fi  apprendono  i  mali,  o 
lì  fcordano  fubito .  Vedi  le  lettere  di  Bofman  fu  gli 
Africani  della  Coda  d1  oro  .  Finalmente  tutti  gli  nomi- 
ni folitarj  fon  feroci,  crudeli,  fpietati  ;  perchè  nella  fo- 
litudine  non  trovando  luogo  la  forza  diffuflva  del  cuore 
umano ,  non  domina  che  la  fola  concentrìva ,  che  fa  degli 
uomini  ipocondriaci ,  e  truci . 

(b)  Platone  nel  IL  della  Repubblica  mette  per  prima 
baie  della  fua  Legislazione  la  Mufica  ,  per  manfuefare 
1'  uomo  felvaggio  j*e  intende  per  Mufica  tutte  le  beli1 
Arti  ,  per  cui  fi  conferva  quel  grado  di  luffo  ,  che  fa  le 
nazioni  umane  , 


Parte  I.   flap.  X.  153 

Popolazione  (a) .  E  in  fatti ,  dicono  ,  i  Popoli 
felvaggi ,  e  barbari  fono  più  robufti ,  più  fani ,  e 
più  atti  a  tollerare  delle  gran  fatiche  ,  poiché 
il  luffo  non  gli  ha  effeminati  ,  né  ammolliti  ,  e 
fattigli  amanti  dell'  ozio  ,  ficcome  traile  nazioni 
luffureggianti  (b) .  AppreiTo  t  il  luffo  moltiplica  i 
bifogni  della  vita  nello  fteifo  tempo ,  che  ammol- 
lifce  le  fibre  del  corpo  umano  ,  e  le  rende  più 
pieghevoli  e  fenfitive  \  donde  avviene ,  che  gli  uo- 
mini vengono  più  agili  e  fcaltri  nel  penfare  ,  e 
meno  difpofti  a  menar  le  braccia  :  e  di  qui  è  , 
eh'  elfi  fono  più  acconci  e  deftri  alle  frodi  ,  alle 
quali  i  bifogni  moltiplicati  gli  dimoiano ,  che  al- 
le fatiche  periodiche  e  gravi . 

§.  XXVIII.  Oltre  di  quello,  introducendo,  di- 
con'  elìi ,  maggior  libertà  nel  vivere ,  e  nel  cohver- 

fare 

(a)  Bugìa.  Tutti  i  pàefi  barbari  fono  fpopoJati;  ficcome 
fu  tutta  l'Europa  nella  feconda  barbarie  ;  perchè  tra  bar- 
bari 1'  Arti,  fono  tenute  a  vilipendio  ,  e  la  fola  ,  che 
piace  ,  è  il  rubare  ,  rapire  ,  devaftare  ,  incendiare  ,  am- 
mazzare .  Quelli  dunque,  che  ragionano  a  quello  mo- 
do ,  non  fanno  la  Storia . 

(b)  Cefare  de  bello  Gallico  I.  1.  Horum  omnium  for- 
tiffimi  flint  Belgae  j  propterea  quod  a  culti*  &  bumanitate 
provhìciae  longijfime  abfunt  ,  mìnìmeque  ad  eos  Mercatore? 
faepe*  commeant  ,  atque  ea  ,  quae  ad  effeminando?  animo? 
pert'ment,  import ant .  Giudizio  nondimeno  non  degno  di 
sì  gran  Politico  \  perchè  erano  a  dirfì  feroci '(fimi ,  e  robit- 
fli[fimi ,  non  fortiffimi  ;  non  fi  potendo  la  vera  fortezza 
concepire  ne'  felvaggi  e  barbari ,  come  quella  ,  eh'  è  vir- 
tù d'  animo  confiderato  e  calcolante  i  pericoli ,  e  i  mez- 
zi da  evitarli  ,  pieno  dell'  idea  d'  onore  ,  e  dell'  amore 
del  ben  pubblico, non  impeto  di  natura  fenza  niuna  con- 
fìderazione  .  Vedi  Ariftatile  Ethicorum  Nicomach.  Uh.  Ili, 
cap.  XI. 


i  54  Delle  Lezioni  di  Economìa  Civile. 
fare,  che  non  è  convenevole ,  e  una  certa  indiftereriV 
za  di  coflume ,  per  lo  fpeflo  cambiare ,  eftingue  la 
fiepe  della  virtù ,  eh'  è  il  pudore  e  la  verecondia, 
e  indebolifce  là  buona  k<iz  >  Filialmente  il  lutto 
rende  povere  le  famiglie^  e  mette  gli  uomini  nel 
grado  di  non  potere  agevolmente  contrarre  delle 
nozze  :  donde  leguitano  due  affai  cattive  confe- 
guenze  *  La  prima  ,  che  lo  Stato  fi  riempia  di 
poveri  ,  e  manchi  di  rendite  :  la  feconda  ,  che  fi 
fpopoli .  Ed  ecco  a  che  fi  riducono  tutte  quali 
le  ragioni  $  per  le  quali  fi  fuol  combattere  il  luf- 
fo  j  ficcome  cagione  fterminatrice  e  della  virtù  ,  e 
degli  uomini . 

§.  XXIX.  Io  non  vorrei  già  difeonvenire ,  che 
molte  di  quelle  cofe  ,  e  altre  ancora  peggiori ,  non 
foffer  vere  $  dove  il  luìTò  foffe  quello  ,  Che  alcuni 
fi  danno  ad  intendere  ;  o  folTe  eccelli vo  ,  fmode- 
rato ,  pazzo  ;  o  un  entufiafmo  per  tutte  le  ciarli 
degli  uomini  dirTufo  ;  o  non  fi  foftenefle  e  alimen- 
tarle i  che  di  fole  materie  foreftiere  .  t  Impercioc- 
ché egli  è  fuori  di  ogni  dubbio  ,  che  un  luffe» 
fmoderato  e  pazzo  ^  e  foverchiamente  generale  , 
fuol  portar  feco  prima  foverchio  amore  delle  co- 
modità ,  e  quindi  una  fibaritica  morbidezza  ^  che 
infievolire  gli  animi  e  i  corpi  umani  .  E1  facile 
ancora  che  fi  accompagni  coli'  intemperanza  di 
Vivere ,  e  con  delle  fpefe  vane  e  (tolte  ,  forgente 
di  molti  mali  e  filici  e  politici.  Concedo  in  ol- 
tre i  che  il  lutto  pazzo  cagionando  foverchi  bi- 
fogni  j  faccia  gli  uomini  meno  benefici ,  liberali , 
umani  $  togliendo  loro  V  iftru mento  da  poterlo 
ettere  ;  e  più  arditi  e  furbi  ^  e  gli  folleciti  a  ciò , 
che  non  è  giufio  $  né  onefto  .  Non  niego  né 
anche ,  che  il  luifo  delle  materie  efterrie  $  quando 

fi  a 


Par  fé   I.   Cap.  X  155 

ila  foverchio,  non  renda  vile  e  povero  lo  Stato 
e  di  ricchezze, e  di  abitanti , snervando  l'Arti,  le 
quali  fono  il  folo  fondamento  della  libertà,  del- 
la ricchezza,  e  della  potenza  d'  una  nazione.  Fi- 
nalmente è  veriflìmo  ,  che  la  continua  crapula  , 
T  ubbriachezza  ,  la  mollezza  fibaritica  venga  a 
fnervare  il  valore  e'1  coraggio  d'  una  nazione . 

§.  XXX.  Ma  è  egli  ponìbile  ,  che  ciò  avven- 
ga in  nelTuna  parte  del  Mondo?  Il  prefente  luiTo 
d'  Europa  (  tranne  certe  poche  famiglie  pazze,  che 
però  non  nuocono  allo  Stato)  non  è  che  gentilezza 
e  politezza  di  vivere  }  la  quale,  ancorché  porti  feco 
qualche  male  fifico,  o  politico  \  tuttavolta  effon- 
do il  ben  civile ,  che  reca ,  fenza  neilun  paragone 
maggiore  di  quelli  piccoli  inconvenienti  ,  non  è 
da  confederare ,  che  come  forgente  di  beni  (  a  )  . 
Ne  poi  è  da  temere ,  ficcome  moftrarto  alcuni  di 

fare, 

(a)  Platone  nel  IH.  della  Repubblica  eccettua  <pi\<*~ 
Y.is  i  culìodi ,  cioè  i  magiftrati  Chili ,  e  Militari  ;  perchè 
il  lutto  potrebbe  corrompere  il  manico  della  GiufHzia 
ne'  Giudici ,  e  la  Fortezza  ne'  militari  .  Nelle  Monar- 
chie Europee  le  leggi  non  vi  favorirono  gran  fatto  il 
luffo  di  quefti  due  ceti  ,  che  nelle  noftre  Co/li tuzioni  di- 
tonfi  ambedue  milites  ;  il  che  credo  anch'  io  ben  fatto  . 
Io  eccettuerei  anche  le  nozze  .  Il  luffa  delle  doti  an- 
drebbe regolato  .  Perchè  vogliam  fare  de'  celibi  a  forza? 
Vi  è  un  luffo  volontario  ,  e  un  necejfario  .  Quel  delle 
nozze  è  neceffario  ;  e  divien  anche  tale  quello  de'  Ma- 
giftrati ,  degli  Uffìziali  di  Milizia  ,  e  di  certi  altri  ,  che 
fono  in  cariche  ,  fé  non  fi  tien  la  mano  forte  ad  impe- 
dirlo .  Quando  è  volontario ,  ciafcun  facci  i  conti  con 
Minerva  Capita  .  Ridurre  la  nazione  rozza  ,  pezzente  , 
feroce  ,  per  arredare  ogni  raffinamento  nell'  arte  di  vi- 
vere ,  è  contra  i  principi   della  buona  Politica  . 


i$6  Delle  Lezioni  dì  Economia  Civile. 
fare,  che  ogni  ludo  ,  o  più  tofto  fpirito  di  vane 
e  iuflureggianti  fpefe ,  che  s  introduca  in  un  cor- 
po politico,  ila  per  penetrare  fino  alle  elafi!  del- 
le arti  primitive ,  e  appoco  appoco ,  ficcome  fiam- 
ma, continuar  tutto:  perchè  quello  farebbe  da  teme- 
re ,  fé  la  copia  del  danaro  ,  che  è  1'  iftrumento 
del  luifo ,  potette  diventare  eccefiiva  in  tutte  le 
famiglie  dello  Stato  ,  e  mantenervifi  collantemen- 
te .  Ma  quello  non  è  avvenuto  mai  da  che  è 
il  Mondo  ,  né  vi  è  paura  ,  che  avvenga .  Ben 
è  da  temere  ne'  ceti  baffi  più  la  povertà  e  la 
miferia,  e  la  fordidezza  fcQraggiante  ,  che  la  fio- 
verchia  ricchezza .  Quanto  poi  s  appartiene  a 
coloro ,  che  hanno  del  danaro  ,  e  delle  rendite  , 
le  ragioni  politiche  richieggono ,  che  fi  tema  più 
la  loro  avarizia ,  che  il  luflò  :  conciofiiachè  il  luf- 
fo  di  quello  ceto  non  attacchi  falvochè  la  deci- 
ma fella ,  o  al  più  la  decima  quinta  parte  del  po- 
polo i  e  giovi  a  mantenere  in  efercizio,  e  a  dar  da 
vivere  a  14  ,  o  15  altre  ,  per  il  confumamento 
che  fa  delle  derrate  e  delle  manifatture  :  laddove 
la  durezza  della  vita  gli  rende  feroci  ,  e  avari  , 
e  iniqui  (a):  due  gravifTimi  mali  Politici,  che  de - 
vallarono  1'  Europa  ne'  fecoli  precedenti . 

§.XXXL 

00  E1  ima  legge  di  natura ,  che  niuno  debba  delle 
cofe  comuni  prender  tanto  ,  che  a  lui  fia  foverchio  ,  e 
venga  a  mancare  a  molti  altri  ,  i  quali  hanno  i  medefi- 
mi  dritti  primitivi  *  Ma  poiché  ciò  è  avvenuto  quafi 
dappertutto ,  "non  ci  ha ,  che  tre  modi  da  foddisfare  alla 
legge  ;  o  di  mettere  di  nuovo  tutta  la  proprietà  in  co- 
mune ,  e  poi  dividerla  in  porzioni  eguali  ,  ficcome  fece 
Licurgo  :  o  di  dillribuire    il    foverchio    delle   rendite    a  i 

fove- 


Parte  L    Cap.  X.  157 

§.  XXXI.  Il  politico  adunque  ,  il  quale  nel 
governo  d'  un  Popolo  dee  fenipre  mirare  al  bene 
universale ,  non  può  riguardare  il  lulTo  come  un 
male  dello  Stato ,  finché  fi  contiene  dentro  i  ter- 
mini detti  ;  ma  piuttofto  dee  confiderarlo  come 
un  mezzo  da  propagare ,  perfezionare  ,  Solleticare 
l'Arti ,  lo  fpirito  ,  e  la  politezza  della  nazione,  e  dare 
da  vivere  a  quelle  famiglie,  che  non  hanno  altro 
capitale ,  fuor  che  la  fatica .  Che  fé  vede ,  che  il 
lutto  devaftatore  fi  apprenda  anche  alle  parti  pia 
baile,  benché  non  faprei  concepire  come  ciò  pa- 
telle avvenire ,  confento  che  allora  il  riguardi  co- 
me graviflimo  male ,  e  fi  ftudj  di  porgli  freno  con 
qualche  favia  legge  Suntuaria .  Ma  fui  fatto  non 
dee  afcoltare  i  malinconici  ,  né  gì'  ignoranti  degli 
affari  pubblici  e  del  mondo  ,  ma  regolarfi  colla 
ragione  del  ben  pubblico .  La  ragion  poi  la  più 
corta,  che  gli  può  dimoftrare  fé  il  ludo  è  dive- 
nuto viziofo  o  per  ecceffo ,  o  per  foverchia  eften- 
iione ,  o  per  foftenerfi  di  materie  ftraniere ,  è  quel- 
la che  nafce    dallo   ftato    dell'  Agricoltura  ,  delle 

Mani- 


poveri  ,  come  comanda  la  legge  Criftiana  :  o  di  (pender- 
lo in  cofe  poco  necelfarie  ,  con  che  lì  vengano  ad  alimen- 
tare le  famiglie  ,  le  quali'  non  hanno  altro  fondo  ,  che 
le  braccia  ,  e  a  far  girare  i  fondi  .  La  Natura  fembra 
raccomandare  il  primo.  L'  Evangelio  precetta  il  fecon- 
do .  Il  Politico  non  dee  ardire  ,  che  fui  ter20  metodo  . 
Dunque  la  grazia  conceduta  alla  Città  di  Napoli  da  Fer- 
dinando II.  il  1495  ,  per  cui  fi  proibifce  a  i  rullici  di 
comprar  fondi ,  e  fi  accumulano  con  i  Giudei  e  contra  tut- 
ta la  buona  Economia  degli  Stati ,  né  fi  può  feufare. ,  che* 
per  la  durezza  de'  tempi .  Vedi  Fero,  e  Cap.  di  Nap.  tom,  1. 


158  Delle  Lezioni  di  Elonomia  Civile. 
Manifatture  ,  e  della  difTufione  del  danaro .  Im- 
perciocché fé  T  Agricoltura  e  le  Manifatture  lì 
trovino  effere  in  buono  flato  e  florido  ,  gli  debb' 
elfere  manifefto,  che  il  luflò  non  è  di  quelli, che 
nuocono.  Ma  fé  le  Manifatture  e  1'  Agricoltura 
fono  in  decadenza ,  fé  la  poltroneria  è  grande  ,  e 
molti  gli  fciami  de  mendichi  e  poveri, e  va  tut- 
tavia crefcendo  \  purché  non  fi  fappia  provenire 
da  cagioni  accidentali,  e  paffeggiere ,  come  fareb- 
be ,  una  pelle ,  una  guerra ,  una  careftia  ,  un  en- 
tufiafmo  ec. ,  fi  vuoi  conchiudere ,  che  quel  luno 
nuoce  al  pubblico . 

§.  XXX II.  Quindi  fi  può  intendere  ,  che  le  leg- 
gi funtuarie ,  le  quali  mettono  freno  al  luflò  ,  al- 
lora fon  da  dirli  ragionevoli  e  utili  ,  quando  con- 
ferifcono  al  bene  0  di  tutta  la  nazione  ,  o  della 
maggior  fua  parte  (a)  ;  e  per  lo  contrario  fono  ir- 
ragoievoli  e  nocive  ,  fé  per  giovare  a  qualche 
clalTe  particolare  nuocono  ai  comune  :  e  ciò  vale 
a  dire ,  fé  fono  indiritte  a  fare  ,  che  quelli  che 
polfono  fpendere  rifparmino  il  danaro  (b)  $  perchè 

di 

(a)  Tal  farebbe  nel  noftro  paefe  proibirvi  le  (loffe  di 
feta  forelliere  ,  i  vini ,  gli  olj  ec.  generi  ,  che  nuocono 
agi'  interni  ,  e  nuocono  per  puro  capriccio  .  Plinio  lib, 
XIII.  aveva  1'  ilteffa  idea  dell1  Incenfo .  Se  ne  confumò, 

,  die'  egli ,  ne'  funerali  di  Popp.ea ,  più  che  non  ne  produ- 

/'  ce  1'  Arabia  in  un  anno  .  Gli  abitanti  dell'  Ifole  Orien- 

tali ,  come  videro  la  prima  volta  tanti  Europei  venire 
affannati  da  lontaninomi  paefi  per  caricarfi  di  Garofano , 
Mufcato  ,  Pepe  ,  Cannella  ,  quafi  compaflianandoci  ,  di- 
cevano,  Che?  sì  flerile  è  dunque  il  voftro  paefe,  che  non 
vi  avete ,  che  mangiare  ?  Viaggi  della  Comp.  Orient. 
degli  Oland. 

(b)  Come  fé  fi  proibire  a'  nobili  e  ricchi  il  fabbrica- 

re, 


Parte  I.   Cap.  X.  i$g 

di  qui  avviene  ,  che  fi  fcerhi  il  confumamerito 
delle  derrate  e  manifatture  inteme  :  e  da  quello , 
che  s'  indebolifca  T  induftria  foftenitrice  della  ba- 
ie del  corpo  politico,  Per  la  qual  cofa  è  mani- 
fedo,  che  tutte  le  leggi  funtuarie,  per  edere  uti- 
li ,  debbano  principalmente  mirare  a  promuovere 
le  interne  Arti  ,  con  reprimere  la  foyerchia  va- 
nità ,  che  gii  uomini  hanno  generalmente  ,  di  di- 
ftinguerfi  per  lo  ftraniero  ,  e  raro .  Ma  fé  effe 
attaccano  qualunque  è  di  effe  j  indebolifcono  le  pro- 
prie forgenti  dello  Stato  (a), 

§.XXXIIi.  Or  che  diremo  del  guado  coftume,  che 
dicefi  nafcere  ed  edere  alimentato  dal  ludo,  e  prin- 
cipalmente nel  fecolo  dove  fiamo?  Confettò  che  non 
so  ancora  vedere ,  in  che  è  porto  precifamente  que- 
fto   mal   coftume  ,  figlio   del   prefente  luffo .     Il 

ludo 

re,  il  dar  tavole  ,  1'  alimentar  cavalli  ,  il  veftir  con  di- 
fìinzione  .  L'  ufo  poi  dell'  oro ,  delle  pietre  preziofe  ferve 
al  Commercio  generale  d'  Europa  :  dunque  ciafcuna  Pro- 
vincia vi  dee  badare  alla  proporzione  ,  che  ha  con  la 
mafia  generale  del  Commercio  .  Gli  Svizzeri  ve  n1  han- 
no poca:  noi  pia  5  gl'Inglefi  molta  .  Le  leggi  perciò  del 
luffo  fono  .  I,  Lafciar  il  cor/o  a  quel  tuffo  ,  che  alimenta 
r  arti  interne  .  IL  Regolar  il  luffo  eflerno  filila  proporzio- 
ne ,  che  un,  popolo  ha  nel  Commercio  generale.  Se  dunque 
entra  più  di  quel  ,  che  conviene ,  s'  accrefeono  i  dritti 
d'  entrata .  III.  Moderar  /'  interno  nelle  claffi  e  funzioni, 
dove  può  nuocere  alP  ordine  generale  . 

(a)  I  Romani  potevano  aver  ragione  di  proibire  il 
veftir  di  feta  :  perciocché  era  una  manifattura  eilerna  : 
tra  noi ,  che  abbiamo  la  materia  e  1'  arte  ,  farebbe  un 
colpo  fanello  .  I  Cinefi ,  che  hanno  poca  lana  ,  e  mol- 
ta feta  ,  ufano  le  vefti  di  feta  imbottite  anche  ne'  più 
gran  freddi  d'  inverno  :  e  queiF  ufo  generale  vi  ha  luo- 
go di  legge. 


i6o  Delle  Lezioni  di  Economìa  Civile. 
luffe  ,  dice  l' Autore  dello  Spirito  delle  leggi ,  po- 
llice le  maniere  eiterne  del  vivere,  e  le  ingentili- 
fce  :  ma  guaita  i  coftumi  (a)  :  il  che  è  un  parla- 
re troppo  in  generale.  Alcuni  poi  ,  che  vengo- 
no a  i  particolari ,  attribuifcono  al  luffe  que'  vi- 
zj, che  furono  Tempre  nel  mondo  ,  febbene  fotto 
altro  afpetto ,  e  i  quali  non  fon  figli  ,  che  del 
naturale  impatto  della  natura  umana ,  p  de'  quali  il 
luìlò  è  piuttofto  effetto ,  che  cagione  .  11  che  è 
imbrogliar  la  materia  ,  e  ragionare  poco  fincera- 
mente.     Ma  udiamo  quel  che  dicono. 

§.  XXXIV.  Primieramente  dicefi,  che  il  luffe 
abbia  prodotto  tra  gli  uomini  la  mala  fede ,  la  fro- 
de, la  finzione,  P  inganno ,  vizj ,  ficcome  credono 
coftoro ,  ignoti  ne'  tempi  e  popoli  barbari ,  che  chia- 
mano femplici .  2.  Che  abbia  tolto  la  modeftia 
e  la  verecondia  alle  donne,  comunicato  foverchia- 
mente  i  due  feflì ,  e  renduto  moda  la  Venere  illeci- 
ta. 3.  Che  abbia  generato  la  crapola,  e  tutti  i 
vizj  della  gola ,  e  dell'  intemperanza .  4.  Che  ab- 
bia  multiplicato  i  vizj  ,  che  accompagnano  1'  o- 
zio .  5.  Che  abbia  accrefciuto  i  pubblici  bifogni, 
e  portato  feco  P  oppreflione  de'  Popoli  .  Final- 
mente che  abbia  introdotto  P  ingiuftizia ,  e  P  ir- 
religione .  Gli  Autori ,  che  così  parlano ,  per  di- 
moitrare  tutti  quelli  effetti  del  luffe ,  paragonano 
i  tempi  felvaggi  co'  noftri  ,  e  le  felvagge  nazioni 

colle 


(a)  Se  ciò  fofie  vero  ,  farebbe  da  sbarbicare  anche  per 
ragioni  politiche  :  effondo  manifeflo  ,  che  non  vi  poflono 
cffere  arti,  cioè  fatiche  ordinate,  e  collanti,  né  in  d  illìrica 
veruna  giovevole  ,  dove  non  è  coilume  .  Vedi  qui  ap- 
preso . 


Parte  I.   Cap.  X  \6i 

colle  eulte,  e  pretendono  di  far  vedere,  che  tut- 
ti quanti  quefti  vizj  fieno  nel  noftro  fecolo ,  e  tra 
le  genti  polite ,  fenzachè  ve  ne  fia  flato  pur  ve- 
ftigio  ne'  fecoli  barbari ,  e  traile  femplici  nazioni. 
I  vecchi  e  i  malinconici  volentieri  loro  acclama- 
no con  un  dettato  nommen  antico ,  che  fallò , 
cioè  che  il  Mondo 

Tanto  peggiora  pili,  quanto  p'tk  invetera. 
§.    XXXIV.     Quelli   che    cosi   ragionano  ,  fé 
il  fanno  per  amor  di  arreftare  il  più  eh'  etti  pof- 
fono  que'  vizj,  i  quali  vi  fono  flati  da  che  vi  ha 
in  terra  degli  uomini  ,  fon  certamente    degni   di 
elfer  lodati  da  tutti  coloro  ,  che  rifpettano  il  co- 
ftume ,  e  amano  la  tranquillità  della  vita  umana, 
e  '1  ben  della  padria  .     Ma  fé  il  fanno  ,    perchè 
fi  fon  dati  a  credere ,  o  che  gli  uomini  fieno  fla- 
ti una  volta  dopo  Adamo  perfettamente  virtuali, 
o  che  il  portano  effere ,  folo  che  fi  rimuova  ogni 
ludo ,  bifogna  ftimare  ,  che  effi  non  parlino  degli 
uomini  del  noftro  globo;  perchè  altrimenti  fi  mo- 
ftrerebbero  ignorare    non  folo  tutta   la  Storia  ,  e 
la  Sacra  maflimamente  ,  ma  la  natura  umana,  e 
fé  medefimi    eziandio  .     In  fatti  leggendo  i  libri 
facri,  i  quali  fono  i  più  antichi  monumenti ,  che 
del  noftro  genere    ci  reftano  ,  e  oltre    di  ciò  tra- 
feorrendo  gli  antichiffimi  Autori  Greci ,  e  Latini, 
e  Arabi ,  e  Cmefi ,  troviamo  tutti    quefti  vizj ,  i 
quali  fi  attribuirono  al  noftro  fecolo  ,  cosi  anti- 
chi ,  come    il    mondo  ,  e  ancora   peggiori  ,  che 
non  fon'  oggi .     Né  è    da    maravigliarcene  \  per- 
chè le  cagioni,  che  fono  i  naturali  bifogni ,  e  le 
paftìoni  veementi,  e  trafeorrenti  più  in  là  de'  bi- 
fogni ,  fono  così  antiche  ,  quanto  gli  uomini ,  ef- 
ièndo  con  la  noftra  natura  impaftate  ;  e  le  mede- 
Par.L  L  fi  me 


i6z  Delle  Lettoni  dì  "Economia  Civile. 
fime  cagioni  producono  dappertutto  i  medefimi  ek 
fetti .  Perchè  fegue ,  che  il  luffo  non  ha  potuto 
far  altro ,  che  o  di  mettere  al  pubblico  quel  che 
era  nafcofto  ,  o  veftirlo  di  nuova  foggia  ,  e  dar- 
gli un'  aria  più  gentile. 

§.  XXXV.  $enzacbè  ,  ne1  tempi  barbari  di 
Europa ,  che  per  gì'  ignoranti  fono  preferiti  a  i 
noftri ,  non  troviamo  Tolamente  i  fuddetti  vizj  , 
ma  altri  ancora  peggiori ,  cioè  più  dévafìatori  del 
genere  umano ,  quali  fono  l'orgoglio ,  la  ferocia,  la 
crudeltà ,  il  dei'potiimo  d'  infiniti  Regoli  e  Baroni, 
l' odio  implacabile  delle  nazioni ,  la  vendetta  pron- 
thTima  e  atrcciiTima ,  l' ufo  de'  veleni  univerfale ,  una 
guerra  perpetua ,  non  folo  di  nazione  a  nazione ,  ma 
delle  Terre  della  medefima  nazione ,  e  delle  famiglie 
della  medefima  Terra ,  e  delle  perfone  della  medefi- 
ma  famiglia  [a) ,  e  molte  altre  crudeliffime  maniere 
di  ammazzamenti .  I  quali  vizj  per  cagione  della  pre- 
fente  umanità ,  e  politezza  non  fono  in  quel  gra- 
do a  lunga  pezza ,  nel  quale  furono  già .  I  Poe- 
ti han  detto  bene ,  che  la  virtù  non  fu  tra  noi , 
falvochè  regnando  Saturno  ,  eh'  effi  chiamano  il 
fecolo  d'  oro  (b) .    Ma  quello  fecolo  dovette  elfe- 

(a)  Teftimonj  in  Italia  i  Guelfi  e  i  Ghibellini ,  e  nel 
retto  di  Europa  quelle  Parti ,  che  la  laceravano  . 

(ò)  Secondo  una  tradizione  di  Omero  nel  XX  dell' 
Iliade ,  Saturno  voleva  eflere  (lato  otto  generazioni  pri- 
ma della  guerra  di  Trpja  ,  cjoè  intorno  a  250  anni  pri- 
ma :  perchè  Ettore  fu  figlio  di  Priamo ,  e  Priamo  di  Lao- 
medonte ,  quefti  d'  Ho ,  Ilo  di  Troe ,  e  Troe  di  Eritto- 
nio  ;  quetti  di  Dardano ,  Dardano  di  Giove  ,  il  quale  fu 
figlio  di  Saturno.  Ma  chi  potrebbe  contare  i  vizj  e  le 
fcelleraggini  ,  che  manlfeiìanfi  da  ambe  le  parti  nella 
guerra  di  Troja  ,  e  fino  nella  famiglia  degli  Dei  ?  E  ciò 

moftra, 


Parte  L     Cap.  X.  \6$ 

re  in  terra  allora  che  gii  uomini  erano  di  tal 
tempra ,  che  non  fentivano  mai  né  fame  ,  né  fe- 
te,  né  freddo  ,  né  caldo  ,  né  amore  nell'uno,  né 
odio,  né  ira,  né  ambizione,  né  invidia,  né  gelo- 
iìa  ,  e  in  fomma  niuna  di  quelle  padroni,  e  di 
quei  bifogni ,  che  oggigiorno  fentiam  tuttiquanti . 
§.  XXXVI.  Quella  nfpofta  potrebbe  qui  bada- 
re. Ma  voglio  aggiungere  qualche  confiderazione 
di  più  particolare  intorno  a  ciò  che  dicefi  della 
incontinenza  ,  gola  ,  irreligione  ,  valore .  Se  fi 
confiderà  ,  i  primi  due  di  quefti  vizj  fi  troveran- 
no piuttofto  doverli  afcrivere  alla  brutalità  ,  paf- 
lìone  d'  iftinto  ,  che  al  luiTo  ,  o  fìa  alla  vanità  , 
eh'  è  una  paffione  di  rifleflione  :  donde  feguita  , 
eh'  effi  debbano  eiTere  (lati  maggiori  ne'  tempi  , 
ne'  quali  gli  uomini  erano  più  rozzi  (a)  e  più  brutali. 
Ne'  tempi  adunque  culti  poifono  per  avventura  aver 
mutato  foggia,  nta  non  già  acquiftato  nuova  malizia. 
Anzi  ehi  n'  hanno  deporta  una  parte.  Impercioc- 
ché le  donne ,  le  quali  oggi  fi  conquidano  col  da- 

L  2  naro, 

moftra,  che  il  fecolo  di  Saturno  fu  quel  ,  eh1  è  di  pre- 
ferite il  fecolo  de'  Selvaggi  di.  America  e  dell'  Africa  . 
Il  che  fi  può  per  queiV  altra  confiderazione  conafeere  , 
che  tutte  quelle  voci  ,  che  ne'  tempi  più  umani  della 
Grecia  fignificavano  virtù  di  animo  ,  come ,  apsr'n ,  aya~ 
Sos ,  taSkQf  ì  ìtoi , su  ec.  nell'Iliade  quafi  fempre  fon  pre- 
fe  per  robuftezza  di  corpo ,  e  per  ferocia  di  natura  . 

(a)  Vedi  Anecdotes  Ru(fes \a  Londres  1764  lettera  xu  i. 
K  incredibile  a  quale  sfacciataggine  arrivi  la  venere  be- 
ffale de'  barbari  Mofcoviti.  Tra  felvaggi  è  quafi  igno- 
ta la  verecondia  delle  donne  ,  né  fé  ne  fa  altro  con- 
to ,  che  di  beftie  .  Licurgo  mede  fimo  nelle  fue  leggi  , 
eh'  avevano  molto  dell'  età  barbara  ,  non  le  confiderà  , 
che  per,  la  fola  parte  animale  .    Vedi  Plutarco  in  Lic. 


i^4  Delle  Lezioni  dì  Economia  Civile. 
naro,  e  con  delle  galanterie ,  ne'  tempi  rozzi  fi  ra- 
pivano per  forza,  del  che  ve  n'  ha  di  grandi  e 
molti  efempj  nella  facra  e  profana  Storia  (a) .  La 
differenza  poi  della  prefente  gola  dall'  antica  non 
confili  e ,  che  nelle  maniere  .  Ne'  tempi  barbari 
fi  divorava  a  guifa  di  animali  carnivori  :  oggi  fi 
mangia  con  delicatezza:  fi  mangia  meglio,  ma  fi 
mangia  meno  ,  e  beefi  meno  ancora ,  dice  accor- 
tamente il  Signor  Melon  ;  niente  elfendo  tanto 
contrario  alla  ghiottoneria  ,  quanto  la  cultura  e 
gentilezza  delie  maniere  (b) ,  che  fi  chiama  luifo. 
§.  XXXVII.  Non  fapremmo  poi  comprendere, 
come  fi  polla  dire  ,  che  il  ludo-  abbia  prodotto 
1'  irreligione  ;  perciocché  quefto  vizio  nafce  dall' 
orgoglio ,  e  non  già  dalia  vanità  ,  della  quale  il 
luilò  è  figlio  .  In  effetto  vi  ha  due  fpezie  d'  ir- 
religione ,  pratica ,  e  teorica .    Come  non  è  fiato 

il 

(a)  Nel  nono  ,  decimo ,  undecimo  ,  dodicefìmo  fecolo 
Crilliano  le  donne  non  trovavano  altro  fcampo  dall'  in- 
continenza e  violenza  degli  uomini  ,  che  quello  di  riti- 
rarfi  in  un  Chiollro,  e  velarfi .  Vedi  Hum  Hiftory  of 
England  voi.  i.  in  Henry  i.  e  Muratori  nelle  Dijf.  Me- 
da aevì .  I  noftri  maggiori  ,  dice  f  Incas  Garcilaflfo  , 
incominciando  la  Storia  del  Perù  ,  non  avevano  altre  don- 
ne ,  che  le  prime ,  ci)  ejjì  incontravano  .Si  è  fatto  un 
millerio  del  ratto  delle  Sabine  per  ignoranza  delle  prime 
origini  delle  nazioni  :  i  Romani ,  felvaggi  ancora  ,  non 
fecero,  che  quel  .che  facevano  tutti  gli  altri  popoli  fimi- 
li.  Quell'avere  gli  antichi  Greci  chiamato  la  moglie  le- 
gitt'ma  ^vìitììv  uko%ov ,  cioè  ottenuta  per  patti,  fenza  ra-» 
pimento,  moilra  ,  che  ne'  tempi  più  rozzi  fi  rapivano. 

(-6)  Tutti  gli  Dei  d'  Omero  fono  i  più  feoftumati  , 
ghiotti  ,  beyoni  ,  femminieri  ,  pederafti  ,  che  fi  poffa 
immaginare  ;  perchè  fono  i  caratteri  de'  capi  delle  Tribù 
erranti  de'  tempi  barbari . 


Parte  L  Qap.  X.  16% 

il  lutto ,  che  ha  introdotto  tri  gli  uomini  i  vizi, 
benché  abbia  fatto  loro  cambiar  faccia  ;  e  quelli 
fon  quelli  ,  che  debbono  propriamente  chiamarli 
irreligione  pratica  \  feguita ,  che  quella  irreligione 
non  nafce  dal  luffa.  E  invero  ella  è  fiata  ,  ed 
è  tuttavia  maggiore  fra  le  nazioni  felvagge  ,  la 
cui  o  ignoranza  e  negligenza  delle  cofe  divine ,  o 
barbara  e  crudele  fu  perdizione,  è  più  da  dirli  em- 
pietà ,  che  culto  religiofo.  Per  quel  poi  che  fi 
appartiene  alla  teorica  ,  ella  non  è  (lata  giammai, 
e  non  è,  che  di  coloro  ,  i  quali  fi  credono  gran 
penfanti ,  e  troppo  fi  prefumono  delle  forze  del 
loro  ingegno .  Ora  quelli ,  fé  pure  ve  ne  ha  de' 
veri  e  perluafi  ,  che  parmi  affai  difficile ,  non  fo- 
no che  una  piccoliflima  parte  degli  uomini  ,  e 
per  ordinario  di  coloro  ,  che  non  poflbno  eflere 
corrotti  dal  luffo  ,  per  mancanza  d1  iftrumento. 

§.  XXXVIII.  Finalmente  egli  è  verifìimo ,  che 
il  liuTo  ha  moltiplicato  i  bifogni  così  de'  popoli , 
come  de'  Sovrani  :  ma  è  altresì  vero ,  che  ha  au- 
mentato le  forgenti  delle  rendite  pubbliche  e  pri- 
vate ,  cioè  P  Agricoltura ,  le  Manifatture ,  la  Pe- 
lea, la  Metallurgica,  il  Commercio  ,  la  Naviga- 
zione ,  e  ogni  maniera  d'  induftria  e  d'  arte  :  egli 
ha  mefiò  a  valore  infinite  cofe  ,  che  non  ne  ave- 
vano nell'uno  {a).  Si  dice,  che  quafi  in  tut- 
ta Europa  non  vi  è  ora  più  paragone  tra  i  pefi, 
che  oggi  portano  i  popoli  culti ,  e  quelli ,  che  fi 
portavano  ne'  fecoli  rozzi  .  Dico  apertamente  , 
ch'è  falfo .  I.  Perchè  è  fuori  di  ogni  dubbio ,  che 

L  3  a  quel- 

00  Ne'  fecoli  della  feconda  barbarie  di  Europa  quel, 
che  aveva  minor  prezzo ,  era  ,la  terra  .  Credevafi,  ed  era 
occupazione  di  [chiavi  f  Agricoltura  . 


i66  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
a  quella  medefima  proporzione  ,  che  fon  crefciuti 
i  peli ,  fieno  crefciute  eziandio  le  rendite ,  e  i  va- 
lori di  tutti  i  rneftieri.  IL  Perchè  è  sballato  di 
pregio  il  danaro.  Tre  fecoli  addietro  ,  cioè  ver- 
fo  la  metà  del  XV  Secolo,  il  pefo  Filiale  d'una 
famiglia  del  noftro  Regno  era  di  dieci  carlini  a  Fuo- 
co ,  vale  a  dire  molto  più,  che  non  è  oggi ,  ancorché 
ne  paghino  intorno  a  60  .  Primamente  perchè 
quei  dieci  cari  ini  pel  pefo  di  argento  agguaglia- 
vano qùafi  venti  de'  noftri  :  e  appreflò  ,  perchè 
il  carlino  almeno  valeva  fei  volte  più  ,  valendo  i 
generi  fei  volte  meno  .  Dunque  dieci  carlini  di 
quei  tempi  potrebbero  ragguagliarfi  a  dodici  duca- 
ti de'  noftri .  Ma  di  ciò  farà  più  ampiamente  det- 
to nella  feconda  Parte . 

§.  XXXIX.    Finalmente,  io  non  so  chi  poffa 
dire ,  che  il  lulfo  ha  fpento   il  valor  militare ,  fé 
non  foffe  per  avventura   un  ignorante  di  tutta  la 
Storia   del   Mondo  ,  e  delle  cagioni  ,  donde  quel 
valore  nafce .     Vorrei   prima ,   che  non  fi  confon- 
dente il  valore  colla  forza  brutale  ;  eflèndo  il  va- 
lore più  tofto  forza  di  cuore,  che  di  corpo.     Ma 
quando  fi  voglia  conceder  molto ,  è   a  dirli ,  che 
il  valore  fia  in  ragion  comporta  delle  virtù  dell'a- 
nimo, e  della  forza  e  deftrezza  del  corpo .  La  for- 
za del  corpo  fi  ha  coli'  efercizio,  e  colla  continua 
difciplina  militare  ;  la  virtù  dell'  animo  nafce .  I» 
dall'idea  di  padria .     IL  dall'onore .     Si  pofìòno  efer- 
citare  così  i  corpi  nudi,  come  veftiti;  la  proprie- 
tà dunque ,  o  il  luMò  moderato  non   può  nuocere 
ali'  efercizio.     Ma  fé  nnifce  V  idea  di  padria,  fé 
fi  fcema  l'onore,  è  fpenta  la  virtù  militare.  Non 
è  vero ,  che  Roma  cadde  pel  lufiò ,  né  che  in  I- 
talia  la  virtù  militare  fia   illanguidita  per  la  vita 

molle 


Parte  1.   Cap.  X  167 

molle.  Di  dodici  milioni  di  perfone  Italiane  quante 
fon  quelle,  a  cui  è  noto  pure  il  nome  di  lutto  ? 
L'  uno  e  l'altro  è  avvenuto,  dopo  che  fu  avvi- 
lita 1'  idea  di  patria,  e  mancò  l'eleicizio  militare. 

§.  XL.  Riduciamo  quefta  materia  a  pochi  a- 
forifmi .     Dico  adunque 

I.  Che  il  lutto  generale  e  pazzo  nuoce  ad  o- 
gni  Stato  :  ma  non  è  però  poiTibile .  L'  iftefio  è 
a  diri!  dell'  arti  di  lutto  ,  fé  vengano  fove resa- 
mente a  crefeere  j  perchè  fanno  fcapitare  le  ne- 
cettarie  (a) . 

IL  Che  il  lutto  non  generale,  ma  alimentato 
di  fole  materie  efterne  ,  è  certa  rovina  di  ogni 
corpo  politico,  né  dura  molto. 

III.  Che  il  lutto  etterno  moderatittimo  giova 
a  rifvegliare  gì'  ingegni  e  1'  emulazione  de'  Po- 
poli neh"  Arti,  e  nel  Commercio. 

IV.  Che  fenza  niun  lutto  una  nazione  è  fero- 
ce e  felvaggia ,  fenza  coftume ,  e  fenza  un  princi- 
pio motore  dell'  Arti  primitive  ,  e  di  comodo  [b). 

V.  Che  quello  lutto  moderato    fi  debba    chia- 

L  4  mare 

{a)  Neppure  quefto  può  mai  avvenire  .'  Perchè  quefV 
arti  fono  alimentare  dal  danaro  delle  famiglie  luffuveggian- 
ti  :  e  quetto  viene  dall'  arti  primitive  .  Crefcendo  ltra- 
bocchevolmente  1'  Arti  di  kuTo  ,  vctigorjo  a  decadere  le 
primitive  ;  manca  il  danaro  ;  e  quelf  arti  di  luffo  torna- 
no al  loro  livello  .  Due  fecoli  e  mezzo  addietro  la  Pit- 
tura ,  e  la  Scultura  cominciò  in  Italia  aver  gran  moto  , 
principalmente  per  lo  ("pendere  di  molti  Tempj .  QuefV 
arti  fon  cadute,  poiché  fi  è  finito  di  fpéndere . 

(Jj)  L'  arti  di  lutto  fon  sì  ftrettamente  congiunte  con 
ie  miglioratrici  neceflarie  ,  eh'  ogni  colpo  su  le  prime,  fe- 
rifee  di  necettìtà  le  feconde  ,  e  per  la  medefima  ragione 
viene  a  ricadere  su  le  primitive . 


1(58       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
mare  piuttofto  proprietà  e  gentilezza  d'  un  popo- 
lo culto,  che  lutto . 

VI.  Finalmente  fé  le  arti  di  lufio  fervano 
per  fomminiftrar  materia  al  commercio  efterno  , 
fono  gran  forgente  di  ricchezze  .  Prima  percioc- 
ché fono  foftenute  da  foreftieri  ;  e  a$> preftò,  perchè 
ioftengono  di  molt'  arti  interne ,  da  cui  prendono 
d  la  materia ,  o  gli  finimenti . 

VII.  Donde  feguita  ,  che  farebbe  penfar  ma- 
le ,  pretendere  di  sbarbicare ,  o  avvilire  tutte  l'ar- 
ti di  luffa . 

Vili.  Del  refto  non  fi  vuole  nel  favor  della 
legge  dar  loro  la  preferenza   su  1'  arti  primitive . 


C      A      P.         XI. 

Delle  clajji  degli  uomini   non  efercitanti  arti 
meccaniche . 

§. I.  A  proporzione  che  i  Corpi  civili 
JLjL  fono  andati  a  ftringerfi ,  a  crefcere ,  e  po- 
lirfi ,  così  vi  fi  fono  introdotti  di  certi  altri  meftieri  da 
vivere ,  e  d'altri  capi  d' induftria ,  che  non  furono 
da  prima  $  i  quali  benché  non  fiano  già  producitori 
di  rendita  nell'una  immediata ,  e  vivano ,  ficcome 
ogn'  altro  ceto  di  perfòne  ,  anch'  effi  su  1'  Arti  pri- 
mitive i  nondimeno ,  fecondochè  è  fatta  la  natura 
noftra  ,  e  fono  i  coftumi  de'  Popoli  politi  ,  fono 
necefiàrifììmi  o  a  difendere  quei  che  lavorano  ,  o 
a  governargli  ,  o  ad  iftruirgli  ,  o  a  follevargli  : 
donde  è  ,  che  effi  ,  purché  facciano  il  lor  dove- 
re ,  giovano  ad  aumentare  le  rendite  della  Nazio- 
ne. 


Parte  I.   Cap.  XI.  169 

ne..  Niim  Popolo  culto  potrebbe  farne  di  meno 
fenza  di  gran  mali  \  perchè  non  fi  può  in  niuna 
parte  dalla  coltura  decadere  verfo  la  barbarie,  fen- 
za gran  rovina.  Or  di  quefti  capi  di  vivere  Sra- 
gioneremo nel  prefente  capitolo. 

§.  II.  Il  primo  di  quelli  meftien,che  fi  vuol 
qui  confiderare  ,  è  la  guerra  ,  nata  prima  da'  bi- 
fogni ,  o  da  paffìoni ,  e  poi  aumentata  per  gli  vi- 
zj  ,  come  a  dire  per  la  ferocia  ,  per  la  foverchia 
cupidità  di  avere  ,  per  1'  ambizione  del  fignoreg- 
giare  ,  per  la  vendetta  .  E  perchè  quefte  paffìo- 
ni ,  e  quefti  vizj  fono  fiati  fempre  ,  così  ella  è 
(fata  fempre  altresì  :  ma  giammai  non  è  fiata  un' 
Arte  ,  fé  non  ne'  tempi  culti  e  luminofi  delle 
Nazioni .  Gli  antichi  popoli  ancora  barbari  ,  li 
armavano  ne'  bifogni  :  terminavano  in  poco  tem- 
po le  loro  guerre  :  e  quelle  finite,  ciafcun  tornava 
al  fuo  meniere . .  Di  qui  è  ,  che  la  guerra  non 
gli  alienava  dell'  intutto  dall'  Arti  producitrici,o 
miglioratrici  delle  cofe  bifognevoli  alla  vita  uma- 
na .  Non  era  dunque  un'  Arte ,  ma  un  bifogno. 
Ma  a  dì  noftri  tutti  i  Sovrani  delle  eulte  Nazio- 
zi  fono  armati ,  e  mantengono  delle  truppe  rego- 
late, ciafeuno  a  proporzione  delle  fue  forze  ,  e 
de'  fuoi  timori .  Così  vedefi  introdotto  e  dilata- 
to molto  quello  nuovo  capo  d' induftria ,  alla  qua- 
le è  occupata  dove  più ,  dove  meno  ,  una  cente- 
fima  parte  degli  uomini ,  e  per  avventura  la  me- 
glio fatta  e  più  robufta.  Quefta  clafiè  di  perfo» 
ne  fi  può  chiamare  quella  de'  difenfori  dello  Sta- 
to (a).  E1  chiaro,  che  il  foftegno  di  quefta  gen- 
te 

(a)  Da  Platone  detta  Tav  (pvh.ay.av,  cte  cufiodi ,  lib.lt. 
della  Repubblica.  Merita  che  11  coniìderino  le  condizio- 
ni ,  eh'  egli  richiede  in  sì  fatta  gente  .' 


* 


Ì70       Delle  Lezioni  di  'Economia  Civile. 
te  non  nafca  altronde ,  fé  non  dalle  claffi  lavora- 
trici ,  e    dalle   producitrici   principalmente  ,  delle 
quali  è  detto  negli  antecedenti  capitoli. 

§.  111.  La  legge  genefale  così  di  quefta  ,  co- 
me di  ogni  altra  claflè  di  uomini ,  che  immediata- 
mente non  renda,  debb'  efìèr  quella  del  minimo 
possibile  :  vale  a  dire,  eh'  ella  non  debb'  efler 
maggiore  de'  bifogni  regolati,  dalle  forze  dello  Sta- 
to. Perchè  fé  eccede,  debilità  le  rendite  ,  e  to- 
gliendo la  gente  a  i  meftieri ,  che  producono  ,  e 
aumentando  la  fpefa  inutilmente.  Ma  neppure  vuol 
eifer  troppo  piccola  \  perchè  mancherebbe  la  ne- 
ceflària  difefa  al  corpo  politico  ,  e  con  ciò  alle 
forgenti  delle  rendite  .  Voi  toglierete  lo  fpazio 
di  terrà  che  può  rendere  ,  fé  ad  una  vigna  met- 
tiate intorno  dieci  denfe  fiepi  :  e  la  lafcerete  fen- 
za  difefa,  fé  le  fpianterete  tutte  ,  o  non  gliene 
pianterete ,  che  un'  affai  fottile  e  debole . 

%.  IV.  A  quefta  legge  fé  ne  può  aggiungere 
una  feconda  ^  ed  è  quella  di  vedere ,  fé  ne  pollia- 
te cavare  qualche  immediata  utilità  .  I  Romani 
facevano  lavorare  le  loro  truppe  a  laftricare  le 
ftrade ,  e  fabbricare  delle  fortezze  ,  a  cavare  o  net- 
tare de'  Porti  ,  e  ad  altre  tali  pubbliche  opere  . 
Genghis-kan  e  Timur-Bek  ,  che  noi  diciamo  Ta- 
merlano,  benché  Principi  Tartari,  facevano  non- 
dimeno il  medefimo.  Donde  cavavano  due  gran- 
diflìme  utilità  :  una  delle  opere  pubbliche  ,  1'  al- 
tra del  confervare  la  fobuftezza  e  difciplinà  milita- 
re. Ancora  ,  lì  licenziavano  i  foldati  vecchi,  o 
quei,  i  quali  avevano  fervi  to  il  convenuto  tem- 
po,  e  fi  foleva  loro  dar  delle  terre  .  Provvidenza 
faggia  ;  perchè  così  vivevano  a  fpefe  loro ,  e  non 

dive- 


Parte  I.    Cap.  XI.  171 

divenivano  degli  aflàflìni  di  ftrada  (a) . 

§.V.  Una  feconda  clafìè  di  uomini  non  producitri- 
ce  immediatamente ,  e  foftenuta  dall'  arti ,  come  ogn 
altra,  è  quella ,  che  abbraccia  i  Magiftrati ,  gli  Avvo- 
cati ,  i  Procuratori ,  i  Sollecitatori ,  gli  Scrivani, 
i  Notaj,  e  moltiflìmi  altri  inferiori  uficj ,  depofita- 
rj  e  miniftri  delle  leggi  ,  e  della  fede  pubblica  . 
Quella  ciarle  di  uomini  fi  può  chiamare  quella 
de'  cuftodi  de*  noftri  dritti  ,  e  de'  Sacerdoti  della 
fanta  Temi .  Come  gli  uomini ,  lìa  per  bifogni, 
fia  per  pafTìoni ,  fon  pronti  ad  offenderli ,  e  a  de- 
fraudarli de' loro  dritti;  erano  neceiTàrie  delle  leg- 
gi civili,  e  con  ciò  de'  Depofitarj, e  degli  Efecu- 
tori  di  quelle  leggi.  Ma  così  la  cupidità  degli 
uomini ,  come  i  loro  vizj  fon  crefciuti  a  propor- 
zione, che  fon  crefciuti  e  diventati  più  politi  i 
corpi  civili .  Son  crefciute  1'  Arti  e  il  Commer- 
cio ,  e  perciò  le  forte  diverfe  di  contrattare  ;  ond' 
è  la  parte  maffima  delle  liti  .  Di  qui  è  nata  la 
neceflìtà  di  un  maggior  numero  di  leggi  ;  e  quin- 
di quella  de'  Magiftrati  ,  de'  Giureconfulti  ,  e  di 
tutti  gli  altri ,  eh'  è  detto .  Ne  ad  aumentare 
quello  numero  hanno  contribuito  poco  le  forme 
de'  governi  dolci  e  umane  ;  F  immenfa  quantità 
de'  Feudi  ,  e  de'  Fedecommeifi  :  e  crederei  anco- 
ra la  moltitudine  medefima  delle  leggi  delle  vol- 
te non  troppo  necelìarie  (b) .  Leggendo  i  miglio- 
ri 

(a)  Nel  noflro  Regno  vi  fono  tuttavia  delle  terre  in- 
culte  per  mancanza  di  braccia  ;  delle  ftrade  impraticabi- 
li ,  de'  Porti ,  che  richieggono  rifazione  ec.  Si  dice ,  che 
un  agricoltore,  un  lavoratore  ec.  non  potrebb'  edere  gran 
foldato .  Varrone  dice  ,  che  i  migliori  foldati  Romani 
erano  gli  Agricoltori . 

(ù)    Il  numero  de'  Forenfi    crefee    fempre    in    ragione 

delle 


172.  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
ri  Codici  di  leggi ,  che  fono  fiate ,  e  fon'  oggi  in 
vigore  in  Europa ,  troverete  la  maggior  parte  ef- 
fere  occupati  intorno  agli  atti  ordinatori  ,  e  for- 
malità delle  caufe^  quello  ha  dovuto  aumentar  le 
liti  a  proporzione  delle  leggi . 

§.  VI.  Non  fi  può  dunque  dubitare,  che  que- 
lla claffe  di  perfone  non  fia  neceflaria  a  i  corpi 
politici ,  i  quali  non  fieno  né  felvaggi ,  né  barba- 
ri .  Imperciocché  quelli  corpi  non  lì  poiTono  con- 
fervare  fenz'amminiftrazione  di  giuftizia ,  né  quella 
fenza  Leggi  e  Tribunali  (a)  :  né  molte  leggi  fenza 
molti  miniftri.  E*  oltre  di  ciò  chiaro,  eh'  ella  fé 
non  rende  direttamente, dove  però  faccia  il  fuo  dove- 
re ,  confervando  la  fede  pubblica ,  rende  obliquamen- 
te, non  elfendoci  ninna  più  beli'  Agricoltura  per 
ogni  paefe ,  quanto  la  pronta  ed  efatta  Giuftizia  : 
perchè  .aflìcura  la  tranquillità,  e  i  dritti  di  coloro 
che  lavorano .  Donde  nafeono  due  utilità  ;  la  pri- 
ma, che  la  fatica  non  venga  impedita,  né  turba- 
ta :  la  feconda  ,  che  non  venga  difanimata .  '  Del 
redo  non  è  neceftario  ,  né  utile  ,  che  ella  crefea 
fproporzionevolmente ,  cioè  più  in  là  dei  pubbli- 
ci bifogni .  Perchè  crefeendo  oltre  ogni  mifura  , 
non  folo  toglie  gli  uomini  all'  Arti  ,  ma  è  fpef- 
fo  cagione  ,  per  cui  fi  aumentino  le  liti  ,  e  i 
pubblici  difordini  .  Crederei  ancora  ,  che  fofle 
difficile,  che  la   Giuftizia    non   venilìè   aftèdiata  , 

dove 

delle  liti  ;  e  le  liti  in  ragion    del    numero    de'  Forenfi  . 
Sicché  fono  fra  loro  cagioni  reciproche  . 

(a)  I  Sovrani  foitenitori  delle  leggi  contra  i  rei ,  non 
potrebbero  giudicar  di  per  se  ,  fenz'  efler  Parti  e  Giudi- 
ci :  e  facendolo ,  rientrano  nello  Stato  di  Repubblica  ,  di- 
chiarandofene  Magiilrati . 


Par  fé  L     Cap.  XI.  ìj^ 

dove  ella  crefea  fuor  del  biiògno  (  a  ) . 

§.  VII.  La  terza  claffe  di  pedóne  efercitanti. 
un'  induilria ,  la  quale  non  produce  niuna  rendita 
immediatamente ,  ma  pure  è  molt'  utile  a  mante- 
nere ,  e  aumentare  la  iòmma  delle  fatiche  ,  è  quel- 
la de'  Medici  ,  de'  Chirurgi  ,  de'  Botanici ,  Chi- 
mici ,  Farmaceutici  ,  e  di  tutte  1'  altre  arti  ,  le 
quali  fono  a  quelle  fubordinate .  Quefta  ci  affé 
nelle  Nazioni  barbare  è  affai  piccola  ,  e  talora 
niuna;  fi  a  per  cagion  dell'  ignoranza  ,  fia  pel  ge- 
nere di  vita  libera  e  faticofa,e  perciò  meno  fog- 
getta  a  morbi .  Ma  nelle  polite  e  eulte  fi  è  an- 
data moltiplicando  di  mano  in  mano  a  mifura 
che  fon  crefeiute.  1'  arti  fedentanee ,  il  luffo  ,  l' o- 
ziofità,  e  la  debolezza,  e  i  molti  morbi  >  che  quhv 
di  provengono.  Narra  Erodoto  nel  II  libro  del- 
la fua  Storia  ,  che  in  Egitto  erano  tante  le  claf- 
fi  de'  Medici  e  de'  Chirurgi  ,  quante  le  diverte 
fpecie  de'  morbi  ;  perchè  il  coilume  richiedea  v 
che  ogni  morbo  avelie  il  fuo  Medico  a  parte .  Mi 
par  gran  queftione  ,  fé  fi  potefle  viver  fani  fra 
tanti  Medici . 

§.  Vili.    'Queft' ordine  di  uomini  fi  può  divide- 
re  in    quello   de'  Chirurgi  ,  e  quello  de'  Medici 
Farmaceutici.  E1  fuori  di  ogni  contrailo  ,  che  i,  pri 
mi  fono  più  neceffarj  de'  fecondi  :  ognuno  potreb- 
be 

(a)  Con  tuttoché  i  Tribunali  de'  Magiftrati  in  tutti 
i  paefi  culti  fieno  mokiffimi  ,  ve  ne  manca  uno  dapper- 
tutto il  più  neceflario  ,  ed  è  un  Tribunale  ,  che  vegli 
su  T  Agricoltura ,  e  1'  Arti  .  Ancora ,  un  Magijlrato  di 
Pacifici  ,  come  fu  quello  di  Bologna ,  ed  è  ora  di  Forlì, 
potrebbe  edere  affai  bella  e  utile  cofa .  Veggafi  T  opera, 
Ordini  ,  Leggi ,  Conce ffxoni  ,  e  P  vivile  gj  del  Magijlrato  di 
novanta  Pacìfici  della  Città  di  Fori),  Cefena  17 19, 


174  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
be  eifer  Medico  di  una  febbre  :  ma  non  ognuno 
faprebbe  ben  curare  una  ferita  ,  o  rimettere  un 
offo  slogato,  raccomodare  un  franto,  ec.  Di  qui 
è ,  che  i  Medici  ,  di  cui  parla  Omero ,  non  era- 
no che  Chirurgi .  Nelle  Nazioni  bellicofe  e  traffi- 
canti ,  come  fono  i  Francefi ,  gli  Olandefi ,  gl'Ingle- 
fì,  i  primi  fono  più  [limati  e  prezzati,  che  non  fono 
i  fecondi }  ed  è  ,  perchè  dappertutto  l'intereife  rego- 
la la  ftima .  Quefta  clafte  fervendo  a  confervare  la 
falute  umana,  ferve  eziandio  indirettamente  ad  ac- 
crefcere  la  fom ma  delle  fatiche.  Dunque  non  vuol 
eifer  meno  de'  bifogni  :  ma  neppure  vuol  effer 
maggiore  di  troppo  .  E  un  detto  di  Platone  , 
che  non  fi  può  viver  fini  con  molti  Medici  ,  né 
quieti    con  molti  Caufidiri  {a). 

§.  IX.  La  quarta  è  quella  de'  Religiofi ,  e  de' 
Jvliniftri  Ecclefiaftici .  Il  Minifterio  Ecclefiaftico 
è  fra  noi  divinamente  fondato  :  ma  il  numero  ne 
è  ftato  lafciato  alla  prudenza  umana.  I  primi 
Difcepoli  di  Gesu-Crifto  furono  dodici  :  poi  cre- 
fcendo  i  credenti ,  fé  ne  trafcelfero  fettantadue  al- 
tri .  Si  dilatò  il  Criftianefmo  :  crebbero  i  bifo- 
gni  di  avere  più  Miniftri  della  parola  divina  ,  e 
de'  Sacramenti.  Vi  è  dunque  una  regola  certa 
per  il  loro  numero ,  e  quefta  è  il  bifogno  de'  Po- 
poli .  Non  poiTono  eflfere  né  molto  meno  ,  né 
molto  più  ,  lenza  piale  e  difordine  .  Se  fon  me- 
no ,  reftano  ignoranti  gli  uomini  di  quel ,  che  lo- 
ro importa  di  fapere  il  più  .  Se  eccedono  di  mol- 
to ,  oltreché  reftano  oziofi ,  e  gravano  inutilmente 
lo  Stato ,  non  può  elTère  che  l' ambizione  e  la  cu- 
pidigia 

{a)    Aggiungerei  ,  né    coftumatamente    dove    tutti  fon 
Teologi .  Vedi  S.Girolamo  ep.  a  Paolino . 


Parte  I.     Cap.  XI.  175 

pidigia  non  gli  iòlletichi  ,  e  in  cambio  di  fare  il 
lor  dovere ,  non  riefcano  di  fcandaio ,  e  deftino  delle 
guerre . 

§.  X.  Si  potrebbe  prendere  una  regola  dalla 
Repubblica  Giudaica  ,  cioè  dalle  Leggi  di  Dio 
medefìmo .  Mosè  di  dodici  Tribù  una  fola  ne 
deftino  al  minifterio.  Supponghiamola  eguale  al- 
le altre  in  numero  :  e  avremo  per  ora  la  dodi- 
cefima  parte  dello  Stato  impiegata  ali'  Altare. 
Ma  poiché  le  donne  n  erano  elclufe  ,  le  quali 
fono  dappertutto  la  metà  di  quelli, che  ci  naico- 
no}  feguita  ,  che  ia  metà  di  una  dodicefima  par- 
te ,  cioè  la  ventefima  quarta  parte  del  tutto  ,  fu 
confecrata  a  i  bifogni  fpirituali  •  Ma  pel  mini- 
fterio fpirituale  fi  richiedeva  una  data  et\}  e  per- 
ciò bifogna  efcluderne  i  ragazzi.  Sia  quella  la 
fefta  parte .  Dunque  appena  la  trentefuna  parte 
dello  Stato  era  impiegata  al  Sacerdozio .  Ora 
quefto  non  era  che  de'  foli  primogeniti  ,  vale  a 
dire  la  quinta  parte  della  famiglia .  Moltiplican- 
do dunque  le  dodici  Tribù  per  5  ,  abbiamo  il 
prodotto  di  60 .  Dunque  la  feflantefima  parte 
di  quefto  Stato  era  impiegata  al  minifte*io  dell' 
Altare.  In  un  paefe  che  tacelfe  3500000  di  ani^ 
me  ,  fecondo  la  legge  Molaica ,  i  confecrati  all' 
Altare  farebbero  poco  più  di  óoooo. 

§.  XI.  La  quinta  clalfe  di  perfone  non  produ- 
citrici  di  rendite  ,  ma  intanto  neceflarie  ne'  gran 
corpi ,  è  quella  di  coloro  ,  i  quali  o  fervono  im- 
mediatamente a  i  noftri  comodi ,  o  ajutano  lo  feo- 
lo  delle  cofe  prodotte  per  le  Arti.  Tali  fono  v. 
g.  tutti  i  Negozianti  ,  i  Bottegai  ,  i  Vetturieri , 
la  gente  di  fervizio  ,  e  tanti  inferiori  miniftri  de' 
noltri  piaceri  ,  i  quali  fono  fmoderatamente  au- 
menta* 


ijó  Delle  Lezioni  di  Economìa  Civile. 
mentati  nelle  eulte  Nazioni  ,  e  fenza  de'  quali 
non  fi  potrebbe  mantenere  il  luflò  delle  gran 
Città.  Aquefti.fi  vuole  aggiungere  una  immen- 
fa  quantità  di  perfone  ,  le  quali  efercitano  delle 
Arti  unicamente  indiritte  a  divertire  la  gente  o- 
ziofa  ,  delle  quali  nelle  gran  Città  vi  ha  Tempre 
gran  dovizia  ,  e  vanno  crefeendo  a  proporzione  , 
che  fi  aumenta  1'  ozio  e  la  vita  molle  ,  ficcome 
iòno  i  Mufici ,  i  Comedianti ,  i  Cerretani ,  i  Se- 
cretini  ,  e  un'  infinità  d'  Impoftori  ,  ec.  Quella 
clafte  di  perfone  vive  anch'  ella  a  fpefa  dell'  Arti: 
dunque  non  può  crefeere  di  molto  fenza  che  fia 
cagione  ,  che  feemi  la  fomma  delle  fatiche .  i. 
per  fé .  2.  e  perchè  diverte  i  faticanti .  Ha  dunque 
anche  in  efia  luogo  la  legge  del  minimo  poflibile. 
§.  XIL  Refta  finalmente  a  parlare  della  ciane 
de'  Proprietarj  ,  o  di  coloro  ,  i  quali  vivono  di 
rendite  ,  fieno  perpetue  ,  fieno  vitalizie  .  Quella 
ciane  di  uomini ,  che  fi  chiamano  beneficanti ,  vi- 
ve anch'  ella  a  fpefa  dell'  Arti ,  e  di  coloro ,  che 
lavorano .  In  tutte  le  Nazioni  polite  da  certi  fe- 
coli  in  qua  ,  dove  più  ,  dove  meno  ,  è  fuori  di 
ogni  mifura  crefeiuta  ,  per  una  inegualilììma  di- 
fìribuzione  di  terre  .  Quella  inegualità  è  nata ,  e 
fi  aumenta  per  molte  e  diverfe  cagioni.  1.  Per 
le  guerre ,  e  per  le  occupazioni  belliche  .  2.  Per 
la  ineguale  fatica  e  diligenza  degli  uomini.  3. 
Per  il  luflò,  che  mette  in  una  gran  circolazione 
i  beni .  4.  Finalmente  per  tutte  quelle  caufe , 
che  fanno  ,  che  altri  accumuli  più  ,  altri  meno. 
Io  non  fono  ,  né  poflo  eflère  del  fiero  umore  di 
Monfìeur  Rofsò  :  né  credo  che  le  leggi  della  Re- 
pubblica Platonica ,  le  quali  vietavano  1'  aumento 
delia    proprietà  ,  poteflèro    aver   luogo  in  veruna 

parte 


Barre  I.    Cap.  XI.  177 

parte  del  Mondo  ,  fuorché  tra'  felvaggi.  Con 
tuttociò  è  manifefto  ,  che  vivendo  quefta  claiTè  a 
ipefa  dell'  Arti ,  non  può  crefeere  fproporzionevol- 
mente  ,  fenza  che  quelle  s'  indebolivano  .  Ma  que- 
llo punto  non  credo  dovere  imbarazzare  il  Politi- 
co, non  eflendo  poffibiie  ,  che  ciò  avvenga  :  per- 
chè la  legge  dell'  equilibrio  ,  che  ha  luogo  così 
nelle  cofe  politiche ,  come  nelle  meccaniche  ,  co- 
ni' ella  ,  quefta  claffe ,  crefee  di  foverchio ,  da  se 
fteffa  va  a  decadere  in  quelle  dell'arti,  affai  efem- 
pj  vedendofene  in  tutti  i  paefi .  Egli  è  vero  al- 
tresì ,  che  prima  ,  che  vi  ricada  ,  è  forza  ,  che 
delti  di  certi  ondeggiamenti,  che  non  fempre  ca- 
gionano del  bene . 


— 1  ■  i«Mia*TU) Jm  «J*  -tJ  J&  jmwmi— n 


CAP.        XII. 

In  che  modo  la  legge  del  minimo  pojjìbile 

nelle  clajfì  non  producenti  pojfa 

metterfi  in  pratica . 

§.I.  Tl  principio  generale  e  fondamentale,  onde 
JL  feguitano  tutte  le  regole  particolari,  che 
appartengono  all'  Economia  ,  è  ,  com'  è  detto  , 
che  la  claffe  degli  uomini  producitori  di  rendite 
ila  la  più  numerofa  ,  eh'  è  poffibiie  ,  e  che  può 
foffrire  V  eftenfione  e  bontà  del  terreno  ,  primo 
fondo  d' ogni  corpo  politico ,  la  comodità  del  ma- 
re ,  il  traffico  ,  e  altre  fimili  circoftanze  :  e  pel 
contrario  quelle  claffi  ,  che  non  rendono  imme- 
diatamente ,  fieno  il  meno  poffibiie.  La  ragione 
di  tal  principio  è  di  per  se  chiara  :  imperciocché 
Par.I.  M  è  ma- 


178  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
è  manifefto ,  che  le  ricchezze  di  una  Nazione  fie- 
no Tempre  in  ragion  delia  fomma  delle  fatiche  . 
Di  qui  fegue  ,  che  quanto  è  minore  il  numero 
degli  uomini  ,  che  non  rendono  ,  tanto  eflèndo 
maggiore  quello  di  coloro,  che  rendono,  maggio- 
re ancora  debba  eiTere  la  fomma  delle  fatiche  ,  e 
conseguentemente  maggiori  le  rendite  delia  Na- 
zione .  E  per  contrario  quanto  è  maggiore  il  nu- 
mero di  quei,  che  non  rendono,  tanto  è  minore 
la  fomma  delle  fatiche  ;  e  perciò  delle  rendite  co- 
sì private  ,  come  pubbliche  (a) , 

\.  IL  Per  meglio  intendere  quello  principio, 
e  ben  applicarlo  ,  fupponghiamo  in  una  famiglia 
eiTere  dieci  uomini  all'  intutto  ,  e  vivere  di  fo- 
la fatica.  Supponghiamo  in  oltre  ,  che  tutti  i 
fuoi  bifogni  fieno  eguali  a  400  ducati .  Se  tutti 
coftoro ,  fuorché  due ,  che  la  governano  ,  fatichi- 
no quanto  più  pofiòno  ,  per  modo  che  ciafcuno 
guadagni  50  ducati  1'  anno  \  è  chiaro ,  che  la  fa- 
miglia viva  agiatamente  :  imperciocché  niun  bifo- 
gno  refta  ,  che  non  polla  efler  compitamente  fod- 
disfatto .  Ma  fé  non  ne  lavorino  che  fei  folamen- 
te,  la  famiglia  è  nel  bifogno  di  100  ducati  l'an- 
no \  e  di  più  ,  fé  ne  fatichino  meno .  Di  qui 
feguita  ,  che  i  comodi  ,  e  le  ricchezze  di  quella 
famìglia  dipendano  dalla  induftria  e  fatica  di  tut- 
ti : 

(a)  La  Città  di  Napoli  300  anni  addietro  ,  cioè  il 
1466  ,  chiedendo  Ferdinando  primo  ,  che  gli  offici}  e  be- 
nefica de  qu'tjìo  (no  Regno  li  voglia  concedere  ad  fuoi  Re^ 
gnicoli  &  vaxilli  ,  toccano  una  ragione  capitale  in  Eco- 
nomia ,  attento  che  quando  li  vaxalli  de  fu  a  M.  fato  ric- 
chi ,  tutto  revene  in  utile  e  fama  de  fua  Maejìà  perpe- 
tuo .  Ma  non  erano  tempi  da  veder  tutta  Y  eftenfione  di 
quella  maflima . 


Tane  I.     Cap.  XII.  i79 

ti  :  e  la  povertà  dalla  poltroneria  e  fcioperataggi- 
ne  di  molti. 

§.  III.  Ogni  corpo  politico  è  una  gran  fami- 
glia ,  la  quale  non  fi  foftiene  ,  che  per  la  fati- 
ca .  Applichifi  adunque  al  corpo  civile  quel  , 
di'  è  detto  di  quella  famiglia  }  ma  con  quaiche 
confiderazione  per  rifpetto  al  clima  ,  e  alla  co.- 
flituzione  di  cialcun  popolo }  poiché  vi  ha  di  cer- 
ti corpi  politici ,  che  poftono  altronde  trarre  quel, 
che  manca  alle  interne  fatiche.  Alcuni  poflò- 
no  ricavarlo  dalle  miniere  ,  come  la  Spagna  ,  e 
il  Portogallo  :  altri  dalle  Colonie  ,  che  ilentino 
per  la  Metropoli ,  come  l' Olanda ,  l' Inghilterra , 
e  la  Francia  :  altri  dal  Commercio  di  Econo- 
mia ,  come  i  Genovefi  ,  e  i  Veneziani  in  Italia  : 
altri  da'  tributi  de'  foggiogati  Popoli ,  come  un 
tempo  i  Romani  ,  e  oggi  i  Turchi .  Ma  vi  ha 
di  quelli  ,  cui  mancando  le  miniere  ,  le  colonie, 
il  commercio  di  Economia ,  e  i  tributi  ,  è  forza 
che  vivano  de'  prodotti  delle  loro  terre  ,  e  del 
convicino  mare  ,  e  del  commercio  delle  loro  ro- 
be.     E  di  quello  genere  fiamo  noi , 

§.  IV.  Per  far  meglio  capire  queft'  applicazio- 
ne ,  fupponghiamo  ,  che  gli  abitanti  del  noflro 
Regno  montino  a  tre  milioni  (  a  )  e  <5oo  ooo . 
Daremo  a  ciafeuno  25  ducati  1'  anno  per  tutti  i 
loro  bifogni  {b) .    A  voler  dunque   che  la  Nazio- 

M  z  ne 

(a)  L'Enumerazione  dell'anno  addietro  1764.  fatta  per 
ordine  Regio  ci  dà  tra  Capitale  e  Regno  tre  milioni  e 
intorno  a  feicentomila  anime. 

(ù)  Gli  Economi  Francefi  ne  danno  90  :  gì'  Inglefi 
36  .  Il  noftro  clima  richiede  meno  nel  venire  e  nell'ar- 
ciere . 


180  Delle  Lezioni  dì  Economìa  Civile. 
ne  viva  guittamente,  fa  meftieri  ,  che  nouabbia- 
mo  preffochè  90000000  di  ducati  di  annue  entra- 
de  o  rendite.  Secondo  quefta  ipotefi,  di  fotto  a 
90000000  faremo  poveri ,  e  a  proporzion  di  quel 
che  manca;  di  iòpra  faremo  più  agiati  e  ricchi  a 
proporzion  di  quel  che  avanza . 

§.  V.  Dividiamo  ora  quelli  tre  milioni  e  600 
000  abitanti  in  36  parti  eguali ,  cioè  in  36  cen- 
tinaia di  migliaja  .  Egli  è  chiaro  ,  che  fé  tutte 
quelle  parti  lavoraflero  egualmente,  la  fatica,  co- 
me i  comodi  ,  farebbero  egualmente  diitribuiti , 
nò  mancherebbe  nulla  a  nefluno  ,  e  farebbe  me- 
glio ofTervata  la  ragione  de'  dritti  della  legge  di 
Natura .  Ma  fé  nella  medefima  ipotefi  ,  di  lavo- 
rar tutti ,  il  guadagno  di  ciafcuno  non  fofìfe ,  che 
di  20  ducati  l'anno,  noi  faremmo  ogni  anno  nel 
bifogno  di  1 8000000  :  e  quello  farebbe  gran  ca- 
gione di  povertà  e  di  fpopolazione .  Pel  contra- 
rio fé  ciafcuno  guadagnarle  30  ducati  per  anno , 
noi  avremmo  18000000  di  rendite  foverchie  ,  e 
faremmo  perciò  più  ricchi ,  e  in  illato  di  aumen- 
tazione . 

§.  VI.  Ma  vi  vuol  molto  ,  che  tutte  quelle 
gó  parti  travaglino.  Primieramente  fono  da  to- 
glierne fei  per  io  meno  di  fanciulli ,  vecchi ,  mal- 
fani ,  florpj ,  ftolidi ,  ce.  Appretto  vogliono*  valu- 
tare due  donne  per  un  uomo  .  E  poiché  le  donne 
fono  la  metà  dd  genere  umano  ,  quindici  delle 
trenta,  che  rellano,  fi  vogliono  '  fumare  per  7*: 
con  che  avremo  13^  parti  inette  alla  fatica.  Ve 
ne  ha  poi  più  di  due  impiegate  al  culto  Reli- 
giofo  ,  Preti  ,  Monaci  ,  e  Monache  5  quattro  di 
proprietari,  e  di  coloro  ,  che  vivono  di  vitalizi  , 
di  penfìom  5  e  di  meftieri ,  che  non  rendono.  Son 

dunque 


Vatte  L    Cap.  XIL  181 

dunque  fin  qui  intorno  a  20  parti ,  donde  non  fi  ri- 
cava rendita  .  Finalmente  fé  ne  vuol  togliere  un 
altra  per  lo  meno  di  militari  ,  fgherri  ,  vagabon- 
di ,  birri ,  malviventi ,  e  prigionieri .  Laonde  ap- 
pena quindici  parti  di  coloro  ,  che  ci  debbono 
dare  quefti  90000000  ,  vi  reftano  da  travagliare  : 
dalle  quali  li  vuol  togliere  almeno  quattro  di  ar- 
ti fecondarle  ,  che  non  rendono  allo  Stato  ,  ma 
alle  pedone  \  ficchè  fi  può  far  fondamento  ibpra 
1 1  parti .  Donde  feguita ,  che  ciafcuna  delle  per- 
fone  ,  che  lavorano  ,  dee  rendere  più  che  per 
tre  ,  vale  a  dire  intorno  a  80  ducati  1'  anno  . 
Ogni  ducato  che  guadagnin  meno  ,  è  un  difcapi- 
to,  e  uno  sbilanciamento  della  Nazione  (a). 

§.  VII.  Quefto  calcolo  fa  manifeftamente  ve- 
dere, che  l'Economìa  di  ogni  Stato  culto  richieg- 
ga  primamente  ,  che  fi  minori  quanto  più  è  pof- 
iìbile  il  numero  di  coloro,  che  non  rendono.  II. 
Che  fi  ftudj  di  ricavare  dalle  claffi  non  travagliati- 
ti il  profitto  maggiore  ,  che  fi  può.  III.  Che 
s'  illuminino  e  fi  ajutino  coloro  ,  che  lavorano  , 
affinchè  pollano  accrefcere  le  rendite  colla  celeri- 
tà e  diligenza  della  fatica .  IV.  Che  la  Mecca- 
nica ,  maravigliofa  abitatrice  dell'Arti ,  vi  fi  porti 
alla  ili  a  perfezione  (b) . 

M  3  §.  Vili. 

(a)  Calcolo  in  grotto  ,  e  concedendo  meno  anche  del 
vero  alle  proiezioni  non  producitrici .  A  rigore,  crederei, 
che  1'  artifta  dell"1  Arti  primitive  aveiTe  anche  a  renderci 
più  che  per  quattro  . 

(jb)  I  Gentiluomini  adunque  potrebbero  recare  quello 
gran  giovamento  al  noitro  paele  ,  iludiando  l'Agricoltu- 
ra, la  Storia  Naturale,  le  Scienze  Meccaniche  &c.  Ecco 
.come  entrerebbero  nella  malia  della  rendita  generale  . 
Ma  "quello  non  farà  mai  ,    fino  a  che    non    fi  riformino 

§li 


182       Delle  Lezioni  di  Economìa  Civile. 

§.  Vili.  Ma  come  feiogliere  quefto  problema, 
dirà  taluno  ,  di  fare  ,  che  nelle  clafti  che  produ- 
cono ,  ila  il  mafiimo  pofTibile ,  e  il  minimo  potà- 
bile nelle  altre  ?  Rifpondo ,  che  la  foluzione  n'  è 
faciliflìma .  Niun  ceto  crefee  fé  non  per  l'utile, 
che  in  quel  meftier  fi  trova  .  I  Maeftri  delle 
Scienze ,  e  delle  Lettere ,  i  Caufidici ,  i  Medici , 
i  Preti  ,  e  i  Monaci  ,  i  Mufici  ,  i  Ballerini ,  gli 
Schermitori ,  e  tutti  quei  ,  eh'  efercitano  Arti  di 
luffo ,  crefeono  per  F  utile ,  che  dall'  edere  tali  ri- 
traggono .  Se  crefee  il  numero  degli  fcolari ,  del- 
le liti  ,  de'  morbi  ,  de'  benerlzj ,  e  beni  Ecclefia- 
flici  ;  le  fi  aumenta  il  lulTo  :  brevemente ,  fé  1'  e- 
fca  di  quelli  tali  diviene  maggiore  ,  è  inevitabile 
il  loro  aumento  ;  perchè  ogni  uomo  corre  dove 
ftima  di  ftar  meglio.  L'intereffe  è  ordinariamen- 
te quel  che  tira  ciafeuno:  è  la  buflòla  del  genere 
umano  .  Dunque  a  volere ,  che  in  quelle  claflì  vi 
fia  il  minimo  pofTibile ,  bifogna  ridurre  l' interefle 
al  grado,  che  bafti.  Fatta  quella  operazione,  fe- 
gue  di  per  se  lo  feemamento  del  foverchio  ,  e  le 
cofe  vanno  di  per  loro  all'  equilibrio . 

§.  IX.  Vi  ha  di  certe  profeffioni  ,  in  cui  la 
natura  ftefìa  pone  di  certi  termini  ,  oltre  i  quali 
non  è  facile ,  che  crefeano  -coloro ,  i  quali  le  pro- 
fefìàno.  E.  g.  il  numero  de'  Calzolai  crefee  a 
proporzione  ,  che  fi  confumano  o  cambiano  delle 

fcar- 

gli  ftudj  de'  collegi ,  ne'  quali  fono  educati  più  tofto  in  un 
gergo  filolofico ,  e  in  mille  pedanterie  ,  che  nelle  feienze 
utili .  Se  niente  più  regola  gli  uomini  ,  quanto  V  opinio- 
ni ;  e  quefte  nafeono  dagli  fludj  ;  niun  dritto  de'  Sovrani 
fi  vuole  più  gelofamente  conlervare  ,  quanto  è  quello 
fulle  fcuole . 


Parte  l    Cap.  XII.  i  83 

fcarpe  :  i  Sarti  a  proporzioni  delle  velli  :  i  Falegna- 
mi ,  i  Muratori  ec*  a  milura  5  che  le  ti  ha  Difo- 
gno .  Qui  non  è  da  temere  il  foverchio  ;  per- 
chè fé  effi  fi  moltiplichino  troppo  ,  non  potendo- 
vifi  foftenere  ,  vanno  da  fé  mec'efimi  a  rientrare 
nella  giuda  proporzione .  Né  è  pefììbile  ,  fìcco- 
me  è  detto  ,  che  fé  ne  poffa  aver  bifogno  più  in 
là  delle  rendite  di  coloro  >  che  fpendono  ;  né  que- 
lle rendite  ,  che  nafcono  dall'  arti  creatrici  ,  pof- 
fono  andare  più  in  là  della  forza  delle  medefime. 
Sono  nello  fteflò  calò  l' arti  di  luffe .  Nel  medefimo 
fono  i  Medici ,  i  Chirurgi ,  i  Farmaceutici ,  i  Bot- 
tegai,  e  mille  altre  piccole  profeflìoni.  Qui  non 
occorre  che  il  Sovrano  fi  ftudj  molto.  Ve  ne  ha 
certe  altre  >  che  dipendono  dalla  foia  fua  volontà. 
E  di  quefta  è  la  milizia  ,  che  il  Sovrano  ,  fem- 
pre  che  gli  piace  ,  può  riformare .  Ma  certe 
dipendono  dalla  natura  ,  dal  coftume  ,  e  dalle 
leggi  i  e  in  quelle  fi  richiede  la  mano  del  Le- 
gislatore accorta  e  delira .  Tali  fono  le  altre  da 
noi  numerate. 

§.  X.  In  quefte  ultime  adunque  fi  può  avere 
il  minimo  poflìbile  con  certe  piccole  operazioni  , 
e  fatte  con  deprezza .  Reflringete  le  liti  dentro 
a  un  certo  termine ,  e  avrete  riformato  il  numero 
de'  litiganti  ,  e  con  ciò  de'  Caufidici.  L'  Impe- 
rador  Federigo  II  ordinò  ,  che  le  caufe  fi  dovef- 
fero  fpedire  in  due  meli  (a)  .     Provvedimento  <  di- 

M  4  vino. 

(a)  Conjììt.  Reg.  Sic.  Si  dice  ,  che  la  lunghezza  è 
parte  della  libertà  Civile.  Concedo,  fé  fia  una  mezza 
proporzionale  tra  il  modo  Pretorio  ,  e  la  foverchia  lun- 
ghezza .  Ma  ,  dirò  con  rispetto  all'  Autore  dello  Spiri- 
to   delle   leggi  ,  che  gli  eitremi  fono  egualmente  defpoti- 

ci  j 


184  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
vino.  Il  Re  di  Pruflia  nel  tuo  Codice  Federiciano 
ha  riabilito,  che  le  liti  non  oltrepaffino  un  anno .  Ri- 
ducete i  Benefìcj  e  i  beni  Ec cieli aftici  al  giudo  bifo- 
gno,  e  finirà  il  numero  eforbitante  di  coloro,  che 
vi  accorrono.  Riftabilite  il  rigore  de'  Privilegi  de* 
Dottori:  l'età,  Telarne  rigorofo  ,  ii  tempo  degli 
fludj  ordinato  nelle  leggi  delle  Univerfità  ;  e  avre- 
te la  riduzione  de'  fallì  dotti.  Finalmente  anche 
i  beneflanti  con  quella  regola  fi  poflòno  far  entrare 
in  certo  modo  nel  corpo  di  coloro  ,  che  rendono. 
Date  certi  gradi  di  nobiltà  a  cenfo  ,  come  tra  i 
Veneziani  ,  e  anticamente  tra  i  Romani  \  pro- 
movete l'onore  e  la  libertà  del  traffico;  e  non  vi 
faranno  più  de'  poveri  e  poltroni  gentiluomini  5  o 
ve  ne  farà  una  tal  parte  ,  eh'  è  inevitabile  in  o- 
gni  nazione  eulta  ,  ma  che  non  può  nondimeno 
gran  fatto  nuocere . 

.  §.  XI.  Qui  fi  può  fare  un'  oppofizione  ,  ed  è 
quella  ;  come  accordare  infieme  la  dottrina  del  mi- 
nimo potàbile,  e  quella  della  libertà degl' ingegni, 
e  delle  inclinazioni  ?  Imperciocché  dove  reflrin- 
giate  il  numero  di  certe  profeflìoni  ,  quella  refe- 
zione è  un  oftacolo  allo  sviluppamene  de'  gran- 
d' ingegni .  In  ogni  profeiìione  bifogna  fperimen- 
tarne  moltiflìmi ,  affinchè  le  ne  abbiano  pochi  ec- 
cellenti .  La  legge  degli  Egizj ,  e  degli  Affirj  an- 
tichi, della  quale  parla  Erodoto,  che  niun  uomo 
potefiè  profetare  altro  melliere ,  che  quello  de'  Pa- 
dri loro,  adottata  da  Platone  nella  fua  Repubblica, 

e  in 

ci  ;  perchè  la  legge  perde  la  fua  forza  tanto  con  dare 
una  momentanea  difefa ,  quanto  con  darne  una,  che  non 
fìnifee  mai .  Le  molli  né  cortillìms  ,  né  iunghiilime  han- 
no forza  .  _ 


Parte  L   Ctp.  XII.  185 

e  in  parte  imitata  dal  noftro  Re  Guglielmo  il  Nor- 
manno, primo  di  queflo  nome(rf):  quefla  legge, di- 
co ,  è  fiata  riconofciuta  da  tutti  i  Politici  ,  non 
folo  per  non  confacente  alla  natura  umana  ,  né 
alle  moderate  Coflituzioni  Europee  ,  ma  oltre  di 
ciò  impediente  la  grandezza  de'  corpi  politici . 
Se  in  Roma  antica  non  foiTe  fiata  fempre  aperta 
a  ciafcuno  la  via  degli  onori ,  egli  è  fuori  di  ogni 
dubbio  ,  che  non  vi  farebbero  flati  tanti  grand' 
uomini,  quanti  ve  ne  furono,  e  per  avventurala 
Repubblica  non  farebbe  pervenuta  a  quella  gran- 
dezza ove  giunte .  Gli  Ateniefi  non  prima  creb- 
bero ,  che  lafciafTero  intera  la  libertà  delle  incli- 
nazioni de'  Cittadini .  Quefto  fieno  fi  potrebbe 
dire  di  molti  prefenti  Stati  di  Europa  ,  anche 
Monarchici . 

§.  XII.  Rifpondo  ,  che  quefle  due  maflime  fi 
pofìòno  affai  agevolmente  conciliare  in  pratica  . 
E  per  quanto  appartiene  alla  mafìima  della  liber- 
tà degl'  ingegni  nelF  eleggere  un  mefliere ,  ella  è 
da  lafciarfi  intera  a'  Popoli  :  Minerva  è  una 
•certa  vergine  non  fenza  ragione  chiamata  indomi- 
ta da'  Poeti  :  ella  non  foffre  fchiavitù .  Ma  que- 
fto fi  fa  non  proibendo  ntun'  arte  ,  e  ni  una  pro- 
feffione  a  niuno,  fé  non  quelle  folamente,  che  fi 
conofcono  efière  oppofle  al  vero-  intereffe  dello 
Stato  ,  o  al  coftume .  E  nondimeno  per  ferbare 
1'  altra  mafìima  del  minimo  pofìjbile  ,  niuri'  arte, 
e  niuna  profeffione  è  da  incoraggiare  in  generale, 
e  onorare  ,  e  premiare  ,  fé  non  quelle  ,  che  fono 
il  foflegno  della  Repubblica  ,  o  che  loro  fervono 

imme- 

(«7)     Vcggafi  l'Autore  della  Storia  Civile  del  Reeno  di 
Napoli,  In  Guglielmo.  I. 


ìSÓ  Delle  Lezioni  di  Economìa  Civile. 
immediatamente.  A  quefte  il  Legislatore  dee  ac- 
cordare i  primi  fuoi  favori  (  a  )  ;  quelle  dee  acca- 
rezzare :  a  quefte  è  da  lafciare  lenza  impedimen- 
to alcuno  1'  utilità  ,  che  ne  deriva  naturalmente 
pel  libero  córfo .  Che  fé  nelle  altre  arti  vi  prov- 
veriga  qualche  grande,  e  (ingoiare  ingegno ,  che  fac- 
cia onore  all'umanità  e  alla  Padria,è  ben,  che  fi  pre- 
tti), ficcome  coìa  rara .    Aggiungali  >  che  altro  è  re* 

golare 

(a)  La  Città  di  Napoli  riguardò  Tempre  come  un -gran 
fondo  di  ricchezze  l'Arti  della  Lana  e  delia  Seta  ;  Colicene  in 
tutte  le  domande  fatte  ai  noftri  Clementiflìmi  Sovrani 
chieggono  la  confervazione  de'  privilegi  delle  medefime  . 
Vero  fi  è ,  che  fi  avevano  a  favorire  in  tutto  il  Regno; 
non  effendo  utili  alla  Capitale  quelle  grazie  (  e  ce  n'  ha 
molte  )  che  rovinano  le  Provincie .  La  medefima  Città 
ha  ragion  di  dire  a  Ferdinando  IL  che  il  ducato  a  botte 
di  vino  Greco  ,  e  mezzo  ducato  Su  gli  altri  generi  di 
vini  facevano  male,  atte/o  per  tal  caufa  fonno  importati  la 
ma/ore  parte  de  ditti  Grechi .  Privilegi  e  Capitoli  torri,  i. 
pag.  39.  Ma  quefto  favore  lo  meritava  il  vino  di  tutto 
il  Regno  :  il  meritava  folio  ,  il  grano  ,  il  formag- 
gio :  in  breve  tutte  le  derrate  e  tutte  le  manifatture  . 
Si  vedevano  dunque  le  buone  cofe  a  fpezzoni .  Chieggo- 
ho  in  oltre  franchigie  per  chi  fabbrica  delle  navi  di  com- 
mercio al  di  fopra  di  500  botti  ♦  Fu  conceduto.:  priv.  e 
cap.  tom.i.  pag.  40.  Anche  qUeflo  merita  il  favore  della 
legge;  per  edere  il  Commercio  grandiifimo  fondo  di  ric- 
chezze .  Ma  fé  fi  foffero  domandati  quefti  medefimi 
Privilegi  per  fArti  di  luffo  ,  fi  farebbe  penfato  male  . 
Conofco  ,  che  ad  un  popolo  culto  ,  anche  queiV  arti  fon 
neceffarie  ;  e  perciò  fé  fi  tratta  di  piantarle  ,  fono  da  in- 
coraggiare con  qualche  favore  ;  perchè  finche  non  fanno, 
che  nafeere  ,  non  poffono  nuocere  .  Come  fono  nate  ,  e 
venute  grandi ,  non  fono  da  favorirfi  troppo  dalla  legge , 
ma  lafciare  ,  che  il  luffo  medefimo  ,  loro  padre  ,  le  ali- 
menti ,  e  con  una  certa  frugalità . 


Parte  I.  Cap.  XII.  187 

golare  le  claffi  degli  uomini  ,  e  de'  meftieri  colla 
pubblica  utilità,  ch'è  la  legge  comune  degli  Stati; 
e  altro  opprimere  la  libertà  degl'  ingegni.  Ogni 
ingegno  quantofi  voglia  libero  ,  non  dee  tu  tra- 
volta ufcir  fuori  della  regola  della  pubblica  feli- 
cità. Dunque  regolare  1'  arti  ,  e  i  meftieri  non 
.è  opprimere  la  grandezza  degl'  ingegni ,  ma  indriz- 
•zargli  al  ben  pubblico.  Ninno  approverà  la  leg- 
ge degli  Egizj  ^  e  di  Platone  :  ma  tutti  i  Savj 
converranno  ,  che  la  forgente  delle  rendite  ,  e  la 
grandezza  dello  Stato  fieno  da  coltivare  e  da  ac- 
carezzare a  proporzione  della  loro  utilità  ,  e  del 
pubblico  vantaggio. 


CAP.         XIII. 
DelP  impiego  de*  poveri ,  e  de  vagabondi . 

§.  I.  TN  ogni  paefe  vi  è,  dove  più,  dove  meno, 
x  fempre  un  dato  numero  di  poveri  ,  e  di 
mendicanti .  Se  fi  potettero  far'entrare  nella  malfa 
de'  lavoratori  e  de'  Tenditori,  fi  farebbero  due  beni. 
I.  Si  accrefcerebbe  la  rendita  generale  della  na- 
zione .  II.  E  fi  farebbe  un  gran  fervizio  al  buon 
coftume.  Perchè  molti  de'  mendicanti  fono  in 
grado  di  lavorare  meglio,  che  ogn'  altra  perfona; 
e  la  maggior  parte  ,  dove  non  trovano  a  vivere 
di  limofine ,  vivono  di  furto  .  La  mafilma  adun- 
que del  minimo  possibile  degli  oziosi ,  maf- 
lima fondamentale  in  Economia  ,  dee  farvi  pen- 
fare  tutti  i  Politici . 

§.  IL    Vi  fon  tre  generi  di  mendicanti .  I.  Al- 
cuni 


i88  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
cuni  fono  involontari ,  cioè  quelli ,  che  non  Tono 
in  ifìato  di  lavorare  ,  come  i  ragazzi  ,  i  vecchi 
decrepiti,  i  malaticci,  gli  ftorpj,  quei  che  non  tro- 
vano lavoro,  ec.  IL  Altri  farebbero  in  grado  di 
travagliare  ,  ma  loro  il  vieta  il  pregiudizio  della 
nafcita,  d'  un  pofto  luminoiò,  donde  fon  caduti, 
di  certe  vecchie  carte  ec.  III.  Finalmente  altri 
fono  validi,  fani,  atti  all'  Arti,  ma  o  fono  dal- 
la fanciullezza  avezzi  da  loro  genitori  ad  una  vi- 
ta vagabonda  (a) ,  o  trovano  a  lar  meglio  i  conti- 
neh"  andare  accattando  (b) .  Si  vorrebbe  efamina- 
re,  come  foiìenergli  tutti  e  tre  col  minimo  difca- 
pito  del  Paefe . 

§.  III.  Prima  di  paffar  oltre  in  quefta  mate- 
ria ,  prendiamo  un  po'  di  lezione  da'  felvaggi , 
i  quali  debbono  intendere  il  prefente  punto  me- 
glio che  i  popoli  culti  ,  come  quelli  ,  che  fono 
meno  dittanti  dallo  Stato  di  Natura ,  dove  la  leg- 
ge, fatica  se  vuoi  vivere,  è  loro,  infegnata 
dalla  neceflìtà .  Merita  di  ejfere  ojfervato  (  dico- 
no gli  Storici  Inglefi ,  Autori  della  Storia  Uni- 
verfale  )  che  ancorché  non  vi  fis  paefe  ?iel  mon- 
do ,  dove  fia  maggior  quantità  di  poveri  ,  quan- 
to è 

{a)  Vi  ha',  come  fa  ormino ,  delle  razze  de'  mendici 
tra  noi  ,  che  vantano  la  Toro  antichità  .  I  Padri  e  le 
madri  ,  non  altrimenti  elle  gli  uccelli  di  rapina  ,  comin- 
cianp  ad  avvezzarvi  i  loro  figli  dalla  prima  fanciullezza, 
gf  introducono  in  tutte  le  loro  conofeenze ,  e  morendo, 
jafeiano  loro  queiV  arte  ,  ficcome  patrimonio  certo  .  A 
quefto  modo  fé  ne  perpetua  la  genealogia  . 

{b)  E*  noto  qui  un  Falegname  ,  che  abbandonò  f  ar- 
te ,  perchè  il  pezzire  gli  rendeva  da  otto  a  dieci  carli- 
ni il  giorno  ,  dove  che  1'  arte  non  ne  gli  dava  per  fa 
metà . 


Parte  I.  Cap.  XIII.  189 

to  è  la  Guinea ,  voi  nondimeno ,  tra/correndo  tut- 
ta la  co  (la  da  un  capo  all'  altro  ,  difficilmente 
vi  troverete  un  accattone .  /  vecchi  e  gli  fìorpj  s  im- 
piegano a  certi  me /t  ieri  ,  dove  fon  atti ,  ficcome 
a  f off  etti  delle  forge  (a)  ,  a  /premere  V  olio  di 
palma ,  a  macinare  i  colori ,  che  fervono  a  dipin- 
gere le  loro  ftuoje,  a  vendere  delle  provvifioni  né* 
pubblici  mercati .  I  giovani  vagabondi  fon  /libi- 
to catturati ,  e  arrotati  alla  milizia  .  Polizia.  , 
foggiu  ngono  qui  gli  Autori  ,  degna  da  e  Sfere  i- 
rnitata  da  noi  altri  Inglefi  (b)  .  Non  farebbe  la 
prima  volta ,  che  i  barbari  infegnaffero  de'  buoni 
metodi  di  vivere  a'  popoli  ,  cui  la  cultura  mede- 
fima  rende  in  certe  cofe  negligenti . 

§.  IV.  Ho  delle  volte  cercato  ,  fé  foffero  le 
cagioni  tìfiche ,  o  le  morali ,  che  generano  tra'  po- 
poli politi  sì  gran  folla  di  poltroni ,  cioè  di  men- 
dichi volontari  ,  e  mi  pare  di  doverlo  aferivere 
più  alle  morali  ,  che  alle  tìfiche .  Trovo  quat- 
tro cagioni  morali  ,  donde  fi  vuol  derivare  tal 
fenomeno .  I.  La  venerazione ,  in  cui  s'hanno  nel 
pubblico.  II.  La  mal'  intefa  carità  e  beneficen- 
za. III.  La  trafeuranza  della  legge.  IV.  L'  i- 
gnoranza  e  fu  perfezione  de'  tempi  .  Nella  Chi- 
na è  infame  chi  potendo  vivere  delle  fue  fatiche, 
fi  ftudia  di  vivere  su  le  fpalle  altrui  facendo  i! 
vagabondo.  I  ragazzi,  le  danne  ,  gli  artifli  il  ri- 
cevono a  faffate .  Ecco  perchè  vi  ha  pochiflì« 
mi    mendichi  ,      V   openione    pubblica    è   fem- 

pre 

(a)  Ufo  quella  parola  per  fucina  ,  come  più  intefa 
da'  noftri  . 

(  b)  Ths  Modem  part  of  an  Un'iverfal  Htfìory .  .  .  l'o/., 
vn.  cap.  7.  pag.    145.  ediùonìs  in  8. 


igo  Delle  Lezioni  di  "Economia  Civile. 
pre  una  gran  legge}  e  quando  è  giufta,  è  la  più 
efficace  ;  perchè  ognuno  n  è  F  esecutore .  Si  vor- 
rebbe dunque  far  predicare  e  fcrivere  contra  una 
tal  razza  d'  uomini ,  affinchè  i  popoli  fi  ricredef- 
fero  ,  e  gli  avellerò  in  quel  conto, in  cui  fi  deb- 
bono tenere  da  ogni  uomo  dabbene  ,  cioè  di  la- 
dri e  aflaifini   pubblici  (a) . 

§.  V.  E'  una  carità  mal'  intefa  ,  e  una  bene- 
ficenza male  allogata,  il  pafcere  colle  proprie  fa- 
tiche coloro ,  cui  né  la  condizione  della  nafcita , 
ne  la  forza  del  corpo,  né  lo  fiato  della  mente 
vieta  di  travagliare,  I.  La  legge  del  reciproco 
foccorfo  ,  legge  primitiva  nella  natura  umana ,  fup- 
pone  1'  altrui  bifogno  :  ma  non  è  bifogno  quel, 
eh'  è  volontario.  Qual  legge  può  obbligare  un 
uomo  robufto  a  faticar  per  un  altro  cosi  ,  o  an- 
che più  robufto  ?  Direi  ad  un  tale  ,,  fé  mei  dìcef- 
fe  :  dunque  faticare  voi  per  me  .  E  fé  non  vo- 
lete ,  non  debbo  voler  per  voi  .  Che  potrebbe 
rifpondermi  ? 

§.  VI.     IL  II  pafcere,  chi  può  faticare ,  è  far- 
lo viziofo .    Guaita  il  corpo  ,  che  non  fi  confer- 
va mai  bene  fenza  fatica:  guafta  il  cuore }  ho  ve- 
duto 

(a)  E1  noto  fra  noi  ,  che  molti  di  quefti  vagabondi  , 
che  qui  chiamanfi  banchieri ,  perchè  le  notti  dormono  su 
per  le  panche  ,  e  lòtti  gli  fporti  de'  tetti  ,  fieno  armati 
ad  ogni  buona  occafione  ,  che  loro  fi  può  prefentare  . 
L' uomo  quando  fente  la  fame  ,  fi  fcuote  ,  per  ve- 
dere fé  ha  di  che  fpendere  :  fé  non  ha  ,  guarda  intorno, 
fé  ci  è  cofa  da  chiappare  :  dove  non  trova  nulla  ,  co- 
mincia a  fquadrare  con  occhi  truci  gli  altri  uomini  ;  i 
quali  allora  gli  fembreranno  vitelli ,  cavretti  ,  agnelli  de- 
sinati per  fuo  foftegno .  Ex  provato  per  mille  fatti  della 
Storia  delle  navigazioni . 


Vane  L  Cap,  XI  IL  191 

duto  tutta  quefta  gente  crudele,  furba,  ghiotta  , 
briaca,  beftemmiatrice  ,  invidiofa  ,  ladra  ,  lenza 
vera  religione ,  fenza  idea  di  governo,  fenza  niun 
coftume ,  Guaita  la  mente,  alienandola  dall'  arti 
e  dal  penfare  alle  vie  onelte  di  vivere;  dond'  è  , 
Che  non  iitudiano  ,  che  1'  arte  d'  impafturare  e 
chiappare ,  Sarebbe  carità  e  beneficenza  quella,  che 
nuoce  al  proffimo? 

§.  VII.  III.  E'  un  ingiuftizia  col  pubblico  ; 
perchè  diftoglie  dall'  utile  fatica  ,  e  tanti  più  ne 
richiama  alla  vita  poltronefca,  quanto  è  più  lar- 
ga la  mano  de'  benefattori.  Quefto  a  lungo  an- 
dare porta  il  decadimento  delle  rendite  private  e 
pubbliche  5  genera  dunque  la  pubblica  miferia;  e 
nella  pubblica  miferia  tutti  diventano  ingannato- 
ri ,  ciurmatori ,  ladri ,  aflafiìni ,  omicidi ,  incendia- 
ri ;  donde  proviene  lo  fconvolgimento  dello  Sta- 
to .  E  ella  una  carità  ben  intefa  far  la  guerra 
alla  patria  ?  Certe  verità  non  s'  intendono  bene  , 
fenza  certe  grand'  ipotefi  .  Supponghiamo  dun- 
que ,  che  tra  noi  venga  un  uomo  tanto  ricco  e 
caritatevole  da  fondare  36  grandinimi  palagi  ,  in 
ciafeuno  de'  quali  pollano  vivere  con  tutti  i  co- 
modi e  piaceri  100  000  perfone  ,  dove  fieno  fer- 
vite  per  le  invifibili  mani  delle  Fate  ,  e  pafeiute 
di  latte  di  galline.  Dopo  dieci  anni  farebbe  altro 
quefto  Regno,  che  un  bofeo  abitato  da  fiere  ?  E 
fé  quell'  uomo  caritatevole  ,  avendo  dato  fondo 
alle  fue  rendite  ,  fcappaffe  via  decotto ,  che  farem- 
mo noi  altri  3<5  centina ja  di  migliaja  di  perfone? 
Si  penfi , 

§.  Vili.  IV.  E1  una  rivolta  contro  la  legge  e 
V  ordine  di  Dio .  Dio  vuol  ,  che  fatichiamo  , 
dove  lì  può .    Gel  dice   per  la  natura ,  e  per  la 

rive- 


iQi  Delle  Lezioni  di  Econemia  Civile. 
rivelazione .  Tu  mangerai  del  pane  nel  f udore 
del  tuo  volto ,  dice  per  gli  Profeti .  La  terra  non 
ti  darà  nulla  fenza  fatica ,  dice  per  la  Natura  . 
Una  Carità ,  che  fi  oppone  a  quefta  legge,  farebb' 
ella  ben  intefa  ? 

§.  IX.  V.  Finalmente  quefta  carità  deftrug- 
ge  fé  medefima  5  non  può  dunque  effer  vera  . 
Che  deftrugga  fé  medefima  la  ragion  è  ,  che 
come  fi  moltiplicano  gli  oztofi  ,  cosi  viene  a 
mancar  la  rendita  comune  ;  donde  nafee  ,  che 
venga  a  mancar  la  materia  di  beneficare  .  Ho 
lèntito  delle  volte  certe  voci  le  più  feiocche  del 
mondo  in  alcuni  delle  Capitali  .  Stieno  bene 
la  mie  rendite ,  diceva  uno.  Cote/le  rendite ,  di- 
cev'  io  ,  fono  quelle  delle  vof\re  terre ,  e  de  vo- 
firi  animali .  Ho  anche  degli  arrendamenti ,  difs' 
egli.  Be3.^  difs'  io.  Le  voflre  terre  ?ion  vi  ren- 
deranno fenza  contadini  ;  né  i  voftri  animali 
fenza  paftori .  Quelli  pei ,  che  chiamate  arren- 
damenti ,  non  fono  ,  che  i  frutti  dell'  arti  primi- 
tive. Guardatevi  dunque  da  fare  accattoni  ,  fé 
volete  ferbare  intatte  le  voftre  rendite  ,  e  colti- 
vare la  vera  carità,  cioè  quella ,  che  per  tutte  le 
leggi  dobbiamo  a  poveri  involontari . 

§.X.  Ma  in  certi  luoghi  della  Terra  non  colpa 
meno  la  negligenza  della  legge .  Poiché  gli  uomini 
dalla  ferina  difperfione  fi  unirono  in  corpi  civili , 
rinunciarono  ad  una  parte  delle  loro  volontà  ,  e 
maniere  di  vivere ,  fenza  la  quale  rinuncia  non  fi 
poteva  fare  un  corpo  legato  e  durevole  di  tanta 
varietà  di  cervelli.  La  forza  della  Legge  raccol- 
fe  nel  fuo  feno  tutte  quefte  rinuncie ,  e  contraile  un 
dritto  divino  di  obbligare  coloro  ,  che  vivono  in 
jocietà ,  o  ad  andar  via ,  o  a  ftare  a  patti ,  e  vive- 
re col- 


Parte  I.  Cap.  XIII.  193 

re  colle  leggi  del  combaciamento .  Quelle  manie- 
re di  vivere,  a  cui  rinunciarono ,  fon  tutte  quelle, 
che  poflòno  in  qualfifia  modo  nuocere  alla  vita  e 
felicità  di  tutto  il  corpo.  Non  per  altro  la  leg- 
ge punifce  di  morte  certi  gravi  delitti  ,  che  in 
vigore  del  detto  principio;  al  che  fé  manca ,  man- 
ca al  principale  fuo  dovere.  Per  la  medefima  ha 
il  dritto  di  punire  i  vagabondi ,  nuocendo ,  come 
fi  è  dimoftrato,  alla  legge  del  combaciamento,  o 
della  civile  focietà , 

§.  XI.    Tra  quei  primi  patti  di  combaciamene 
to  dovette  di  neceflìtà  eifervi  ,  che  nel  corpo 

CIVILE  NON  VI  FOSSE  NESSUNO  ,  CHE  NON 
SERVISSE     A    QUALCOSA    ,   DOVE     FOSSE     ABILE  . 

Perchè  uomini  liberi  ,  e  ufcenti  dallo  Stato  di 
natura  ,  potevano  ligarfi  volontariamente  in  una 
focietà  leonina  ?  Il  Governo  e  la  legge  diven- 
ne garante  di  quefto  patto  ,  o  legge  fonda- 
mentale .  Quefta  legge  fondamentale  dettò 
agli  Egizj  il  metodo  di  fare  ogni  anno  il  cenfo 
delle  famiglie  ;  di  voler  fapere  i  meftieri  delle  per- 
fone  y  e  di  gaftigar  coloro  ,  che  non  ne  profeilàf- 
fero  neffuno .  I  Genevrini  ferbano  ancora  quello 
bel  coftume  .  Dove  il  Governo  non  fé  n  im- 
paccia, gli  uomini  vengono  a  poco  a  poco  nell' 
open  ione  felvaggia ,  di  poter  fare  tutto  quel ,  che 
loro  viene  in  capriccio,  e  di  non  efler  in  niente 
1'  uno  tenuto  ali  altro  per  gli  patti  focievoli.  E 
perchè  la  vita  vagabonda  piace  più  ,  che  la  fati- 
ca metodica  ;  tutti  quelli ,  i  quali  non  avranno  co- 
me altrimenti  vivere,  vi  fi  daranno  di  buon  cuo- 
re ,  e  riempiranno  la  nazione  di  fuchi ,  e  di  ladri, 
aggiratori ,  e  opprelfori  di  quei  pochi  buoni ,  che 
faticano . 

Par.1.  N  §.XII. 


194       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

'§.  XII.  Io  fo,  che  in  niuna  parte  di  Europa 
mancano  delle  leggi  ,  che  fi  fono  oppofte  al  tor- 
rente degli  accattoni  e  de'  poltroni.  Quelle  me- 
defime  leggi  dipingono  a  minuto  ne1  loro  proe- 
mi tutti  i  mali  ,  che  poflòno  nafecre  dal  multi- 
plicarfi  una  tal  razza  [a) .  Ma  fi  può  difputare . 
I.  Sor?  delle  legvi  acconce  a  tanto  fine  ?  II.  Si 
è  penfato  a  farle  bene  efeguire  ?  Riguardo  a 
molti  Stati  di  Europa  dirò  francamente  di  no  . 
Alcune  di  quefte  leggi  ordinano  ,  fieno  banditi  i 
vagabondi .  Dunque ,  dirò  io  primamente,  perchè 
una  pianta  per  mancanza  di  coltura  non  dà  del 
frutto,  fi  (velie  ?  Direi  all'"  Agricoltore  ,  puta  , 
umetta ,  concima ,  innaffia .  Quando  è  fpofiata  l'ar- 
te ,  recidi .  Non  è  Economia  perder  la  gente  , 
donde  fi  può  trarre  del  vantaggio.  ApprefTo  ,  fé 
quefta  legge  foflè  generale,  dov'andrebbero  quelli 
vagabondi  ?  Noi  ne  manderemmo  50  000  a  Roma: 
Roma  ve  n'  aggiungerebbe  20  000  altri ,  e  via 
tutti  e  70  000  .  La  Tofcana  io  000  altri  .  .  . 
Non  toccherebbero  1'  Afia ,  che  non  foriero  un 
milione  almeno.    Per  dove? 

§.  XIII.  Dunque  quei  barbari  dell' Africa  pen- 
fano  meglio  di  quei  popoli  culti  ,  dove  fi  bandi- 
feono  i  vagabondi.  In  quelli  popoli  politi  vedre- 
te poi  in  molti  luoghi  mancare  de'  pallori ,  degli 
Agricoltori ,  de'  fabbri ,  de'  falegnami ,  de'  filatori 
e  tenitori ,  degli  educatori  ec.  Perchè  la  legge 
non  potrebbe  inneflargli  ?  Cafe  pubbliche  ,  dove 
lavorino .  Se  fuggono  ,  fi  facciano  attrappare  :  a 
quello  fervono  i  cuftodi  della  Repubblica  .  Allo- 
ra 

0?)     Vedete    le  noftre  Prammatiche  fotto    il  titolo  de 

vngabundìs . 


Parte  I.  Cap.  XIII.  195 

ra  ceppi ,  bafbnate ,  ma  baftonate  all'  ufo  militare . 
Quello  è  il  metodo  che  tienli  con  i  ragazzi  della 
gente  baiTa  da  i  loro  padri .  Il  Sovrano  è  padre  di 
tutti.  Ogni  adulto, che  non  intende  il  fuo  dove- 
re ,  è  ragazzo .  Quefto  è  il  metodo  della  Milizia, 
delle  Galee  ec.  La  pena  delle  baftonate  è  comu- 
ne nella  China  :  fi  trova  frequentemente  tifata 
nelle  leggi  Wlfigote ,  Longobarde  ec.  (a).  Tra 
noi  le  fi  è  foftituita  la  commedia  della  frufta  .  Si  può 
vedere  cofa  più  ridicola  ?  un  mafcalzone ,  fenz'idea 
d'  onore ,  meno  su  d'  un  Afino  ,  con  un  venta- 
glio ,  che  gli  va  facendo  vento  da  dietro ,  in  cam- 
bio di  battere ,  menato  per  la  Città  ,  come  in 
fur  d'un  teatro,  che  fi  ride  del  mondo  e  della  giu- 
ftizia  (a)  ?  Volevano  enere  legnate  reali ,  non  appa- 
renti ,  e  che  lafciaifero  le  cicatrici  per  più  anni . 
§.  XIV.  Ma  non  fi  è  penfato  pure  a  farle  bene 
efeguire .  L'Abate  di  S.  Piero  defiderava  ,  che  co- 
me fi  faceffe  una  legge  da  regolare  lo  Stato  in  gran- 
de ,  fi  doveffe  creare  un  Tribunale  apporta  ,  che 
non  avelfe  altra  cura ,  che  di  farla  efeguire .  Prin- 
cipio ammirabile  !  Perchè  come  una  tal  leg- 
ge fi  commette  a  i  foliti  magiftrati  ,  carichi 
d'  infiniti  affari ,  entra   nel    numero    dell'  altre  ; 

N  %  cioè 

(a)  La  legge  20  lib.  IL  delle  Wifìgote  ,  Se  un  Giu- 
dice ha  giudicato  f  ingiulto  per  aver  prefo  ,  né  ha  che 
redimire  ,  Quinquagìnta  flagella  publìce  cxtcnfus  fufàp'iat  . 
Bella .  Perchè  non  vi  fi  può  affoggettire  un  mafcalzone  ? 

{b)  Per  intendere  qual  conto  lì  faccia  fra  noi  della 
frufta  ,  ricordiamo  di  aver  veduto  gli  anni  addietro  nel 
carnovale  un  lazzarone  meffo  su  di  un  afino,  colla  mite- 
ra  in  tetta  ,  nudo ,  battuto  con  baffone  di  carta  ,  accom- 
pagnato da  altre  mafchere  girare  per  tutta  la  Città  .  Non 
è  pena  quel  che  fi  addofla  per  divertimento  . 


igó  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
cioè  è  prima  antiquata ,  che  promulgata .  Nella 
Penfilvania ,  Colonia  Americana  degl'  Inglefi  ,  vi 
è  un  Magiftrato  Supremo  ,  che  fi  prende  la  cura 
degli  ozioli .  Nella  maggior  parte  delle  Nazioni 
Europee  manca  quefto  Magiftrato .  Le  leggi  dun- 
que fatte  contro  i  vagabondi ,  vi  fono  inutili . 

§.  XV.  Ma  la  legge  nella  maggior  parte  de'  po- 
poli Europei  ha  mancato  in  un  altro  punto  capita- 
le rifpetto  alla  medefima  materia.  Ev  detto,  che 
ella  non  dee  permetter  ,  che  le  perfone  d'  un 
corpo  civile  vi  vivano  fecondo  tutti  i  loro  capric- 
ci :  ma  neppure  dee  tollerare  ,  che  vi  fi  facciano 
troppe  fondazioni  per  la  poltroneria  ,  anche  per 
principio  di  pietà  .  Perchè  la  pietà  non  dee  nuocere 
allo  Stato  :  e  dove  comincia  a  nuocergli ,  divien  fal- 
fa,  e  iniqua.  Come  niente  è, che  più  polli  muo- 
ver gli  uomini,  quanto  la  pietà,  fondo  adorabile  di 
tutta  la  natura  umana  ;  così  niente  è  più  fogge tto 
a  divenir  falfa  virtù  e  pemiciofa ,  fé  una  purgata 
ragion  comune ,  cioè  una  favia  legge ,  non  1'  im- 
pedifea.  K  facile  portare  i  popoli  alle  più  gran- 
di fìravaganze  per  ogni  afpetto  ,  anche  falfo  ,  di 
compaffione  o  di  se  ,  o  degli  altri .  Teftimoni 
quei  feiami  di  "Flagellanti  e  "Fraticelli  de'  feco- 
li  paffati ,  che  inquietarono  P  Italia  :  quelli  delle 
Crociate,  che  per  conquiftare  un  paefe  deferto  , 
defertarono  tutta  1'  Europa .  Intanto  le  leggi  di 
tutti  i  popoli  Europei  hanno  ,  anzi  di  arrecare  , 
autorizzato  quefti  eccelli. 

§.  XVI.  Finalmente  1'  ignoranza  de'  tempi  è 
(tata ,  ed  è  tuttavia  per  certi  paefi  ,  la  più  gran 
cagione  di  quefto  fregolamento .  Non  fi  capì  la 
vera  Scienza  Economica  ,  e  in  alcune  parti  non 
fi  capifee  ancora.  Si  credette  di  poter  moltipli- 
care 


Parte  I.   Cap.  XIII.  197 

care  le  rendite  per  una  maniera  fuori  del  corfo 
della  Natura  ,  ed  è  con  moltiplicare  i  poltroni  , 
quando  fi  avevano  a  moltiplicar  le  braccia  lavo- 
ranti .  Voi  troverete  in  molti  villaggi  d'  Italia  , 
che  non  vi  è  un  Fabbro,  un  Falegname ,  un  Sarto, 
un  Muratore ,  un  Notajo ,  ancorché  non  vi  man- 
chino di  certe  fondazioni  non  neceilarie,  né  utili, 
che  coftauo  aliai  più ,  che  non  farebbe  coftata  una 
Cafa  di  quelle  arti.  Era  lo  fpirito  dell'  ignoran- 
za pubblica  de'  tempi  barbari ,  delle  cattive  fcuo- 
le  di  Scienze  ,  che  dura  tuttavia  in  molti  luoghi. 
§.  XVII.  La  vera  fapienza  Economica  avreb- 
be dettalo ,  fondate  delle  cafe  per  gli  poveri,  ma 
che  vi  fatichino  ,  che  v  imparino  /'  arti  ,  che 
fervano  a  fé  ,  e  al  pubblico  ,  che  non  allettino 
la  nazione  a  divenir  poveri  volontari .  La  fa- 
tica è  il  capitale  di  tutte  le  perfone  ,  di  tutte 
le  famiglie  ,  di  ogni  Stato  .  Quanti  più  fono 
quelli ,  che  travagliano  ,  tanto  fi  ita  meglio  da 
tutti.  Se  fi  è  mancato  per  falfo  fiftema  a  quella 
bella  legge ,  non  farebbe  in  dritto  il  Sovrano  di 
richiamarla  ?  Il  Sovrano  è  padre ,  è  tutore ,  e  cu- 
ratore ,  è  economo ,  è  ifpettore  di  tutto  il  fuo 
popolo .  Per  quelli  titoli  e  dritti  fupremi  dà  de' 
tutori  a'  pupilli,  de' curatori  a'  matti.  Per  que- 
lli medefimi  titoli  regola  le.  nozze,  i  contrattale 
felle  pubbliche.  Perchè  non  potrebbe  dunque  per 
lo  ftefTo  principio  riformare  certi  fittemi  adottati 
da'  vecchi  per  ignoranza,  eh'  ora  nuocono  allo  Stato  ? 
Anzi  vel  credo  obbligato  per  due  principi .  I.  Per- 
chè è  in  obbligo  d' impedire  la  mina  della  Repub- 
blica. IL  Perchè  l'intereife  fuo  medefimo  gliel  dee 
dettare^  quanto  è  più  povero  un  popolo  ,  tanto 
meno  rende  alla  Corte .  E'  una  feiocchezza  il  di- 

N  3  xe, 


198       Delle  Lezioni  di  'Economia  Civile. 
re, che  fi  debbono  ferbare  in  tutto  le  volontà  de' 
trapalati .     Anch'  io  il  dico  ,  dove  non  nuocono 
a'  vivi .     Ma    hanno  elfi  i  morti  un  dritto  d'  in- 
felicitare i  vivi  ? 

§.  XVIII.  Ho  fin  qui  parlato  de'  poltroni  e 
vagabondi  volontari  .  Ma  bilògna  nutrire  altre 
maffime  per  quei ,  che  ha  renduti  tali  ,  o  la  na- 
tura ,  o  la  fortuna  ,  o  la  cupidità  altrui  .  Un 
vecchio ,  uno  ftorpio  ec.  fon  degni  di  tutta  la  no- 
ftra  com paffione  :  un  ragazzo  orfano  ,  un  efpofto 
ec.  E  giufto  che  i  primi  fi  nutriicano  da  quei  , 
che  polTono  .  Pur  dove  fé  ne  può  cavar  qualche  co- 
fa  ,  è  Economia .  À  quefto  fervono  le  Cafe  d'Ar- 
ti .  Ma  i  ragazzi  e  le  ragazze  fi  debbono  nutrire, 
ed  educare.  Nutrirgli  lolo  ,  fenza  educargli  in 
qualche  meftiero  ,  è  fare  de'  malvagi  ,  e  de'  ne- 
mici della  patria  .  GÌ'  Inglefi  hanno  molte  di 
quelle  Cafe,  dove  i  ragazzi  ,  o  le  ragazze  ,  che 
non  hanno  né  nutritori,  né  educatori,  fono,  eia- 
feuno  fecondo  la  fua  abilità ,  e  la  nafeita ,  educa- 
ti in  qualch'  arte  e  meftiero .  Ma  la  prima  leg- 
ge di  queir'  educazione ,  è  avezzargli  per  tempo 
alla  durezza ,  alla  fobrietà  ,  all'  obbedienza  ,  alla 
pazienza ,  alla  vigilanza  ,  alla  fatica  metodica  e 
periodica  :  virtù ,  che  tra  noi  non  so  perchè  non 
fanno  ancora  allignare .  Sopra  tutto  è  da  penfare , 
che  tra  gli  educatori  non  vi  fia  nell'uno,  che  poffà 
fperare  più"  premio  dalla  poltroneria  e  dilfolutezza 
degli  allievi ,  che  dal  travaglio . 

§.  XIX.  Molti  polfono  eflère  ridotti  a  mendi- 
cità da  qualche  colpo  di  fortuna .  Un  incendio , 
\w\  tremuoto ,  una  pelle  ,  un  naufragio  ec.  Me- 
ritano tutta  la  noftra  compafììone .  Per  si  fatte 
perfone  iòn- belle  e  degne  di  tutta  la  commenda- 
zione 


Parte  l   Cap.  XIII.  ig<? 

zione  certe  cafe,  che  poflono  fervir  loro  di  por- 
to ficuro .  Ma  non  ci  è  nel  mondo  perfona  di 
niuna  condizione  ^  che  non  pofìfa  oneftamente  efer- 
citar  qualche  meftiero .  Certe  arti  fon  degne  fi- 
no de'  Sovrani ,  come  1'  Architettura  ,  il  Difegno, 
la  Pittura ,  la  Scultura  ^  il  Ricamo  ,  il  Tornio  , 
1'  Ottica,  la  Catottrica .  L'  arte  di  lavorar  cert' 
arme ,  fu  P  arte  di  tutti  i  Sovrani  de'  tempi  E- 
roici .  Metterei  anche  là  Scrittura  ,  la  Stampa , 
un  certo  genere  d'  Agricoltura  ,  la  Medicina,  la 
Chirurgia.  GÌ'  Inglefi  e  gli  Scozzefi  hanno  de' 
Colkrgj ,  in  cui  i  figli  de'  mercanti  falliti  ^  fono  am- 
maendati neh'  arte  mercantile,  fcrittura ,  aritme- 
tica ,  libri ,  conti  ec.  Finalmente  la  milizia  è  or- 
natiflìma  profeflìone  per  ogni  ceto*  La  fola  pol- 
troneria mi  pare  la  più  vergognofa  di  tutte  le 
profefiìoni . 

§.  XX.  Ma  la  cagione  ,  che  fa  più  mendichi 
in  certi  Stati,  è  1'  eflerfi  fottratta  la  maggior 
parte  delle  terre  dal  numero  delle  cofe  permuta- 
bili, e  dal  giro  del  Commercio  .  E  quello  av- 
viene per  due  motivi .  I.  Perchè  dove  tutte  le 
terre  fono  nel  giro  del  Commercio  i  ognuno  fpera 
di  poterne  col  tempo ,  a  forza  di  fatica ,  poftèdere 
una  parte,  cofa  la  più  defiderata  da  tutti:  e  quello 
vi  fa  menar  le  braccia,  evi  fa  eflère  giudiziofi . 
Ma  dove  le  terre  per  la  gran  parte  diventano  ina- 
lienabili ,  manca  quefta  fperanza  ,  la  gente  pove- 
ra vi  fi  dà  alla  fpenfierataggine  j  donde  nafce  l'eftre- 
ma  povertà ,  che  termina  poi  in  una  vita  vaga- 
bonda. IL  Perchè  molti  lavoratori  confiderando 
di  dover  efiere  eflì  e  i  loro  figli  e  nipoti  eterna- 
mente fchiavi  addittizj  ,  fi  daranno   alla  difperà- 

N  4  zione, 


200       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
zione,  e  alla  vita  mendica  (a). 

§.   XXI.     Ho   dunque    per   legge   primaria    d' 
Economia   non    vi    debb'    esser    niente    in 

UNA  CULTA  NAZIONE  ,  CHE  NON  SIA  SOGGET- 
TA AL  giro  del  commercio  .  Dove  quefta 
legge  è  mal  intefa  ,  non  è  da  poterfi  evitare  per 
niun  altro  provvedimento.il  diluvio  de'  vagabon- 
di, de'  ladri,  e  degli  aflaffini  (b). 


mai  «J»u*mi.«u.jngnyrsgm«i*i»  mi  «una 


C    A    P.        XIV. 

Del  coftumè  ficcome  primo  e  grandijjimo   mezzo 

da    migliorare  V  Arti  ,  e  accrefcere   la 

quantità  della  fatica  ,  e  della 

rendita  della  nazione. 

§.  I.  T^v  detto  di  fopra  de'  mezzi  di  aumenta- 
■  4  re  le  braccia  che  lavorano ,  affine  di  ac- 
crefcere le  rendite  della  Nazione  e  del  Sovrano  . 
Si  vuol  ora  confiderare  ,  quali  fieno  i  mezzi  da 
ordinare  ,  migliorare  ,  e  incoraggiare  quei  meftie- 
ri  ,  i  quali  fono  la  forbente  dell'  entrate  in  ogni 
Nazióne  ,  e  r  Agricoltura  principalmente  ,  ficco- 
me bafe  e  fondamento  di  tutti .  Perchè  non  ba- 
ita, che  un  popolo  abbia  degli  agricoltori  ,  e  de* 
manifattori,  acciocché  fia  agiato,  e  nulla  gli  man- 
chi 

(a)  Veggafì  il  difcorfo  full  Agricoltura  prepofto  alfedi- 
zione  Napoletana  dell'  Agricoltore  fpertmentato  di  Jacopo 
Trìnci . 

(b)  Vedete  la  feconda  parte  di  quefte  lezioni ,  all'arti- 
colo della  circolazione  . 


Parte  l   Cap.  XIV.  201 

chi  de'  comodi  e  de'  piaceri  5  ma  richiedefì  in  ol- 
tre,  eh'  elfi  fappiano  ben  fare  il  lor  dovere,  e  che 
amino  di  farlo  con  diligenza  e  fpeditezza.  La 
fperienza  ci  dimoftra,  che  due  uomini  di  egual  for- 
za ,  ma  non  di  egual  lapere ,  né  egualmente  ani- 
mati ,  in  un  iftefiò  tempo  non  fanno  perciò  lavo- 
ri eguali  :  non  altrimenti  che  due  corpi  dell'  iftef- 
fa  mole  non  deferiveranno  fpazj  eguali  ,  fé  fieno 
fpinti  da  ineguali  forze .  In  effetto  la  prefente 
coltura  delle  Nazioni  Europee,  e  V  avanzare  che 
effe  fanno  quafi  tutti  i  Popoli  dell'  Alia  ,  non  con- 
fitte tanto  nell'  avere  dell'  arti  ,  e  degli  uomini  , 
quanto  nella  perfezione  di  quefte  medefime  arti  , 
e  ne'  mezzi ,  e  nell'  incoraggiamento ,  che  vi  han- 
no maggiore.  Ma  qual'  e  1'  arte  ,  che  ci  può 
produrre  tanto  bene  ?  Comincerò  dal  buon  co- 
stume ,  come  quello,  ch'io  credo,  che  folo  po- 
tette ballare . 

§.  II.  Ho  udito  delle  volte  contenderli  ,  fé  il 
buon  coftume  e  la  virtù  Etica  giovi ,  e  come ,  e 
quanto ,  a  promuovere  la  quantità  dell'  utile  fati- 
ca,  e  a  migliorar  l' Arti  ,  e  qual  cafo  fé  ne  deb- 
ba fare  dal  Sovrano ,  intento  ad  aumentare  le  ren- 
dite della  nazione ,  e  la  fua  prefente  felicità.  Nel- 
la qual  contefa  coloro  mi  fono  fembrati  fempre 
non  folo  poco  onefti  ,  ma  ignoranti  degli  affari 
politici  ,  e  poco  curanti  del  loro  intereife  medefi- 
mamente  ,  i  quali  han  parlato  in  favore  di  alcu- 
ni gran  vizj ,  fìccome  necefiarj,  dicon'  elfi ,  a  muo- 
ver gli  uomini  e  incitargli  al  travagliare  :  eon- 
ciolfiachè  niente  mi  fi  a  tanto  manifefto  ,  quanto 
che  ogni  vizio  tenda  a  deteriorare  la  forza  così 
dell'  animo ,  come  del  corpo  delle  perfone }  e  con 
ciò  a  corrompere  la  fapienza»,  e  F  Arti  ,  che  ne 

fono 


202  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
fono  le  figlie  \  e  ad  impedire  in  mille  modi  ,  che 
effe  non  fruttifichino ,  fecondochè  fé  ne  debbe ,  e 
vuole  fperare  ,  in  favore  del  corpo  politico  ;  don- 
de nafee  il  decadimento  della  quantità  d'  azione  : 
e  di  qui  l' impiccolimento  della  pubblica  rendita , 
cagione  pregnantiftìma  di  fconvolgimento  ,  di  mi- 
feria  ,  di  fpopolazione  (  a  ) .  Voglio  perciò  ragio- 
narla per  gli  fuoi  principj . 

§.  III.  Si  è  fcritto  molto  della  virtù,  e  da 
molti  :  ma  da  pochi  ,  fecondo  che  io  ftimo  ,  co- 
me fi  conveniva  \  avendo  altri  dato  a  quefta  pa- 
rola di  certe  idee  tropp'  alte  è  ri  mot  e  ,  né  per 
avventura  confacentifi  colla  prefente  natura  noftra; 
e  non  pochi ,  troppo  bafiè ,  e  atte  più  tofto  a  gua- 
lcare ,  che  ad  emendare  e  regolare  T  uomo .  Per- 
chè a  volerne  giudicare  non  folo  fenza  errore  , 
ma  con  utile  di  noi  e  degli  altri ,  credo  di  doverfi 
cominciare  dalla  forza  fletta  della  parola .  Virtù , 
valore ,  forza  confervatrice  e  miglioratrice  degli 
éfferi ,  debbono  a  noi  Italiani  elfere  voci  Anonime. 

À  que- 

(a)  Tutti  i  popoli  feoftumati  fon  poltroni,  e  ladri ,  e 
miferabili .  Merita  di  effer  letta  la  descrizione  del  Con- 
go del  P.  Cavanzi .  I  Chinefi  dicono,  che  la  virtù  con- 
fitte in  tré  punti  principali,  i.  La  pietà  verfo  Dio  .  2. 
La  giuftizià ,  3.  e  la  beneficenza,  verfo  gli  uomini  i  II 
più  antico  precetto  di  Dio  è  ,  che  f  uomo  fatichi  per 
vivere  .  Il  primo  della  giuftizià  ,  che  non  fi  nuoccia  a 
neffuno  :  il  fecondo ,  che  ognuno  rifguardi  il  ben  comu- 
ne come  proprio  .  E  la  beneficenza  ,  eh'  è  la  fola  ba- 
ie della  vera  virtù  ,.è  il  piacere  di  fare  ad  altri  del  be- 
ne ,  potendofi .  E'  manifetto  ,  che  tutta  quefta  morale 
tende  alla  fatica  :  dunque  la  feoftumatezzà  ,  oppotta  a' 
fopradetti  principi  ,  è  cagione  d1  inazione  ,  e  di  po- 
vertà . 


Parte  I.    Cap.  XIV.  203 

A  quefto  modo  noi  diciamo  la  virtù  degli  Ele- 
menti ,  la  virtù  delle  pietre  ,  la  virtù  delle  pian- 
te, e  di  molt'  altre  cofe  parimente  \  nelle  quali 
quella  parola  <vìrPÌt  non  è ,  che  forza .  E  di  qui 
è ,  che ,  come  fi  ragiona  delle  virtù  umane ,  non  fa 
meftieri  voler  nel  genere  penfare  più  o  di  veramen- 
te ,  che  fi  faccia  ,  quando  fi  parla  della  virtù  de- 
gli occhi ,  delle  orecchie  ,  de'  mufcoli ,  o  de'  ner- 
vi i  della  virtù  delle  piante,  del  fuoco, e  di  qual- 
sivoglia altra  cofa ,  a  cui  s*  attribuifce  da*  Greci 
della  '"wx.ju?  ,  dell'  ape-r?? ,  dell'  k , e  irryvs , e  da'  Lati- 
ni,  della  -vts  ,  virtus ,  vigor  ,  robur  ;  non  aven- 
do per  niente  nelle  prefenti  lingue  di  Europa  ,  e 
principalmente  nella  noftra  ,  cambiato  energia  e 
forza . 

§.  IV.  Eflèndo  dunque  la  virtù  nel  Ilio  Iette- 
rai fenfo  forza  nutritiva,  confervatrice ,  migliora- 
trice di  quegli  eìlèri  ,  ne'  quali  è  \  il  fuo  lignifi- 
cato ha  fempre  un  eflènziale  rapporto  con  qual- 
che azione,  e  col  fuo  fine  ,  il  quale  è  fine  di  ta- 
li effe  ri ,  in  cui  diceli  eflèr  virtù  :  e  quello  é  quel 
grado  di  perfezione  ,  e  felicità ,  di  cui  fono  nel- 
la natura  capaci  .  E  perciò  la  virtù  dell'  uomo 
non  può  efière,  che  forza  e  robuftezza , Ila  di  na- 
turali facoltà  ,  fia  di  abiti  ,  che  il  rendano  più 
atto  ad  eflèr  felice  .  E  perchè  fi  fuol  diftingue- 
re  la  felicità  delle  perfone  da  quella  di  tutto  il 
Corpo  Politico^  è  avvenuto  ,  che  i  Filofofi  ci 
abbiano  tanto  parlato  di  tre  forte  di  virtù,  Mo- 
naftiche  ,  Economiche  ,  Politiche  ■>  ancorché  non 
fi  porta  ignorare  ,  che  la  forgente  di  tutte  fieno 
le  monadiche,  o  quelle  delle  perfone;  non  ci  po- 
tendo eflère  virtù  né  economiche  ,  né  politiche, 
dove  le  perfone  non  n'  abbiano .    E  cosi  la  virtù 

delle 


204       Delle  Lezioni  di  Economìa  Civile. 

delie  pedóne  ,   o  fia  monadica  ,    è  da  averli  per 

fondamento  di  tutte  1'  altre . 

§.  V»  La  virtù  è  una  forza  nutritiva  ,  confer* 
vativa,  miglioratrice,  conduttrice  alla  perfezione, 
e  felicitai  ella  non  può  dunque  difgiungerfi  dall' 
azione,  (  energia,  dicono  i  Greci  )  che  n'  è  nu- 
trita ,  migliorata ,  regolata  ,  ficcome  1'  ha  acuta- 
mente veduto  Ariftotile  .  E*  perciò  forza  ,  che 
in  noi  fieno  tanti  generi  di  virtù  ,  quanti  fon 
quelli  dell'  azione,  per  cui  foiìiftiamo  ,  e  ci  pro- 
cacciamo quel  grado  di  felicità ,  che  ci  può  toc- 
care in  parte .  Ora  eifendo  le  maniere  delie  no- 
ftre  azioni  tre ,  penfiero ,  appetito  ,  moto ,  quelle 
della  mente ,  quefto  del  corpo  \  fi  richieggono  al- 
trettanti generi  di  virtù  ,  o  fia  forza  nutritive  , 
corroboranti ,  e  perfezionatoci  s  delie  quali  V  une 
appartengano  all'  animo ,  1'  altre  al  corpo  .  Ma 
perchè  le  forze  dell'  animo  fono ,  come  pare  ,  due, 
la  ragionevole ,  e  la  concupifcevole }  quelle  virtù, 
che  aumentano  e  fortificano  la  ragione ,  fon  dette 
intellettuali  ;  e  quelle  ,  che  reggono  1'  appetito 
e  le  paffioni ,  morali .  Dond'  è  ,  che  quelle  del 
corpo  fi  diranno  meccaniche ,  o  Arti . 

§.  VI.  Tali  virtù,  fian  d'  animo,  fian  di  cor- 
po ,  poifono  enere  o  forze  ingenite  e  naturali  \  o 
abiti,  che  il  lungo  avvezzamento  induca  \  o  vigore 
e  grazia ,  che  ci  piova  in  grembo  dal  Cielo.  Di 
queft'  ultime  fia  meftiero  de'  Teologi  ragionare  : 
la  Filofofia«non  dee  ardire  d'  oltrepanare  i  limiti 
della  Natura  :  ancorché  fia  da  fapere ,  che  niente 
è  (tato  fempre  più  perfuafo  agli  uomini ,  anche 
barbari , quanto  che  le  virtù  naturali  medefime,e  di 
ogni  qualità, non  fieno,  ficcome  non  fono  in  fat- 
ti ,  che  dono  della  Prima  Cagione  5  nel  che  è  mi- 
rabile 


Parte  I.  Cap.  XIV.  20  % 

rabile  la  teologia  d'  Omero,  il  quale  non  memo- 
ra mai  né  forza  alcuna  e  vigore  di  chicchefììa  , 
né  buona  qualità  ,  né  ingegno  ,  né  Scienza  ,  né 
Arte ,  né  bellezza ,  e  deftrezza  ,  che  non  la  deri- 
vi da  qualche  divinità  . 

§.  VII.  Vi  ha  delle  perfone  nate  con  ingegno 
aperto,  acuto  ,  penetrante  ,  e  altre  con  ottuiò  e 
ftupido .  Se  la  virtù  è  forza  nutritiva  ,  e  con- 
ducente a  felicità ,  ficcome  ella  è  certamente  ;  v'ha 
delle  perfone  nate  con  della  virtù  o  fia  forza  in- 
tellettuale ,  e  altre  con  del  vizio  o  debolezza^  in- 
tellettuale .  Né  è  men  manifefto  ,  che  molti  ci 
nafcano  con  maravigliofe  difpofizioni  ad  efTer  for 
ti  ,  magnanimi  ,  liberali  ,  amanti  del  genere  u 
mano,  temperanti  ,  attinenti  ,  catti  ;  e  altri  in- 
chinati alla  fierezza ,  al  timore  ,  alla  fordidezza , 
all'  intemperanza  ,  all'  incontinenza  .  E  quello 
vuol  dire ,  che  vi  è  molto  di  virtù ,  o  di  viziofità 
morale  infita  e  mifta  col  temperamento  .  Né  fi 
vuol  ragionar  diflìmilmente  delle  virtù  meccani- 
che 5  il  principio  delle  quali  tutte  è  la  forza ,  ro- 
buftezza ,  pieghevolezza ,  fenfibilità  de'  mufcoli  e 
de'  nervi ,  il  che  dipende  dalla  ftruttura  e  tempe- 
ramento della  macchina  e  delle  fue  parti ;  per  la 
quale  avviene ,  eh'  altri  naturalmente  fieno  più 
vigorofi  ,  e  altri  più  deboli  5  alcuni  più  attivi  , 
e  meglio  fatti  per  1'  Arti ,  che  altri .  Al  che  con- 
ferifee  primamente  il  clima  freddo  ,  caldo  ,  tem- 
perato 5  il  (ito  dove  fi  è  nato  ed  educato  ;  e  poi 
i  fanciullefchi  efercizj ,  e  la  maniera  del  vivere 
de'  popoli ,  le  leggi ,  il  Governo  ec. 

§.  Vili.  Ma  benché  la  natura  ci  dia  la  pri- 
ma forza ,  e  difpofizione  ,  e  come  i  fé  mi  delia 
virtù  *  nondimeno   ella   farà   fempre   affai  poca  , 

fenza 


%o6  Delle  Lezioni  di  'Economia  Civile, 
lenza  quel  genere  di  virtù  ,  eh'  è  abito  ,  avvez- 
zamento,  difciplina,  arte  5  imperciocché  il  vigo- 
re e  la  forza  della  natura  può  per  mille  cagioni 
o  diflìparfi,  o  rivolgerti  contra  la  propria  utilità; 
o  ridurli  a  languore  e  marcimento  ;  o  finalmente 
mal  regolarli  ne'  fuoi  palli  ,  e  o  faticar  molto  , 
per  conseguir  poco 5  o  attraverfare  quella  degli  al- 
tri ,  e  cagionare  defolazione  e  miferia  .  Di  che 
fono  grande  argomento  i  popoli  barbari  e  fai  vati- 
chi^  e  tra  noi  tutti  coloro  ,  che  fon  crefeiuti  e 
vivono  alla  maniera  de'  felvaggi .  Anzi  quanto  è 
più  grande  e  poderofa  ,  altrettanto  ,  fé  fia  mal 
condotta,  farà  più  atta  a  nuocere  ,  e  più  fufeet- 
tibije  di  nocevoli  vizj  .  La  natura  ,  dice  Cor- 
nelio Nipote ,  aveva  generato  Alcibiade ,  per  mo- 
ftrarci  di  quanti  vizj ,  e  di  quanta  virtù  fojfe 
capace  un  fol  uomo  (a)  ,  I  popoli  Settentrionali 
hanno  gran  forza  di  corpo  ,  ma  minor  ingegno 
delle  nazioni  temperate  :  gli  Auftrali  molta  di 
mente  ,  ma  minor  forza  di  corpo  .  La  natura  -, 
dice  avvedutamente  Bodino  ,  ha  cosi  provifto  a  i 
popoli  di  mezzo  [b)  ,  potendoli  difendere  da'  Set- 
tentrionali colle  forze  dell'  ingegno  7  e  da'  Meri- 
dionali con  quelle  del  corpo. 

§.  IX.  Quelle  virtù  dunque ,  che  fon  dette  a- 
bito ,  e  arte ,  fia  che  formino  e  reggano  il  rigo- 
glio e  la  forza    della  natura  ,  fia  che  n'  infpirino 

della 

(a)  Cornei.  N'tp.   'in  Alctb. 

(b)  Boàtnus  l'tb.  VI.  Polit.  QuefF  Autore  acuto,  ma 
poco  intefo  della  buona  Fifica ,  come  tutti  in  quei  tempi, 
ha  nella  cannata  opera,  fra  un'infinità  di  fantafie  vecchie, 
detto  però  di  molte  cole  buone  e  degne  di  tutta  la  com- 
mendazione de'  dotti  . 


Parte  I.    Cap.  XIV.  207 

della  nuova ,  e  la  ci  facciano  a  poco  a  poco  con- 
trarre e  amare  ,  fono  fiate  riputate  le  fole  degne 
di  eflèr  chiamate  virtù,  venendo  1'  altre  in  con- 
to di  natura .  E  il  vero  ,  che  anche  quelle  fa- 
ranno più  generofe  e  belle  ,  e  meglio  fruttifican- 
ti ,  fé  nano  inneftate  in  tronchi  fuccofi  e  robulti: 
e  più  mefchine,  e  di  piccol  frutto,  fé  fi  annefti- 
no  su  piante  imbecilli,  e  di  poco  vigor  naturale: 
ma  altresì  gioveranno  meglio  alle  perfone  e  allo 
Stato,  che  non  fa  la  loia  forza  della  natura  , 
quantunque  grande,  ma  felvaggia,  e  difordinante. 
Perchè  come  in  Meccanica  ,  non  la  gran  forza  , 
ma  1'  arte  di  applicarla,  folleva  ,  o  foftiene  de' 
gran  pefi  \  così  in  Economica  e  in  Politica  giova 
più  a  rilevare ,  e  mantenere  una  famiglia  o  una 
Repubblica  la  mediocrità  delle  forze  con  una  buo- 
na dola  di  fapere ,  e  di  arte  }  che  delle  poderofe 
forze  guidate ,  come  tra  barbari ,  dal  folo  impeto 
della  natura  • 

§.  X,  Tra  quefte  virtù  in  alto  luogo  fon  fi- 
tuate  quelle ,  che  diconlì  intellettuali  ,  le  quali 
tutte  fi  reftringono  alla  fcienza ,  e  alla  prudenza: 
delle  quali  quella  è  la  difcopritrice  del  vero ,  che 
può  in  qualiìvoglia  modo  giovare  alla  noftra  feli- 
cità (a)  \  e  T  altra  quella  ,  che  fceglie  il  più  ac- 
concio e  il  meglio  ,  e  ordinalo  al  noftro  fine  . 
L'  una  e  1'  altra ,  benché  di  molto  dipendenti  dal- 
la 

(a)  Cic.  de  Offic.  1.  6.  In  hoc  genere  (  della  ricerca  del 
vero  )  &  naturali  &  bone/io  duo  viti  a  vitanda  fimt  ;  unum 
ne  incognita  prò  cognitìs  habeamus  ,  hifque  temere  affentia- 
mur  ....  alterum  ejì  vitium  ,  quod  quidam  nimis  magnum 
Jiudium  midtamque  operam  in  res  obfcuras  atque  d'tjficiles 
conferunt ,  eafdemque  non  necejj'ariais . 


208  Delle  Lezioni  àt  Economia  Civile. 
la  naturai  difpofizione  delle  perfone  ;  nondimeno 
domenicani!  ,  e  vengono  belle  e  utili  per  gli  buo- 
ni ftudj  ed  efercizj  ,  e  per  la  lunga  pratica  delle 
cofe .  E  di  qui  è ,  che  la  favia  educazione  è  il 
fol  vivajo  degli  uomini  intelligenti  e  prudenti.  li 
che  vedefi  fin  negli  animali  :  conciofiachè  la  (cuo- 
ia e  1'  efercizio  ci  dia  de'  deftri  e  accorti  Cani  , 
de'  dotti  Sparvieri  da  caccia ,  de'  Cavalli ,  de'Cam- 
melli,  degli  Elefanti  da  guerra.  Neil'  Africa  fi 
addomefticano  fino  i  Leoni  ,  e  fannofi  fervire  in 
guerra  (a).  Perchè  debb'  edere  più  dappocaggine, 
che  natura ,  dove  gli  uomini  non  riefcano  in  quell' 
Arti  d'  intelligenza,  e  prudenza  ,  per  cui  fi  vive 
meglio . 

^.  XI.  Or  che  quelle  virtù  conferivano  alla 
felicità  delle  perfone ,  e  perciò  delle  famiglie  ,  e 
ultimamente  della  Repubblica,  fé  vi  è  ,  chi  pof- 
fa  ignorarlo ,  è  giufto  che  fi  tenga  per  felvaggio  ; 
e  fé ,  conofcendolo ,  il  nieghi ,  per  nemico  fuo ,  e 
della  padria.  Se  la  Storia  ci  ha  giovato  ,  e  gio- 
vaci ancora  a  farci  conofcere  delle  utili  verità  , 
una  è  ,  fenza  contefa ,  quella ,  che  niuna  nazione 
fu  mai,  né  è,  che  pofla  dirfi  gran  fatto  avanza- 
ta neir  Arti,  nel  Commercio  ,  ne'  veri  comodi 
e  piaceri  della  vita ,  per  le  cui  vifcere  non  ferpa 
un  forte  e  copiofo  fugo  d'  intelligenza  e  di  pru- 
denza, che  1'  animi  ,  e  la  governi  :  mai  non  vi 
fi  vedrà  fatica  bella  ,  grande  ,  regolata  ;  né  fia 
poffibile ,  che  le  rendite  vi  fieno  molte .  Si  vedrà 
tempre  fquajlida  e  languente  in  tutte  le  parti ,  e 
dall'  alto  a  ballò .  Se  alcun  volefte  durar  la  fa- 
tica 

(a)     Modem  pan  qf  an  Unìverfal  Hìftory  . . .  lìb,  XVI.  cap. 
S.fetl.  8. 


Parte  I.    Cap.  XIV.  209 

tica  di  paragonare,  leggendo  le  gena  loro ,  la  Fran- 
cia e  T  Inghilterra  di  un  fecolo  e  mezzo  addie- 
tro, con  quel,  che  fono  oggidì  ,  capirebbe  aliai 
meglio ,  eh'  io  noi  dico ,  il  vero  di  quefta  maffima. 

§.  XI L  Vi  faran  pochi,  cred'  io,  tanto o roz- 
zi ,  o  cattivi ,  che  ci  fi  vogliano  in  ciò  opporre . 
La  fola  differenza ,  che  mi  pare  di  aver  tra  le 
genti  offervato ,  è  ,  che  tutti  confetteranno  ,  il 
giudizio  effere  ad  ognuno  neceflario  a  ben  vivere; 
altri  non  eftimerà  di  pari  neceflità  le  virtù  intel- 
lettuali \  e  moltiflimi  biasimeranno  le  cognizioni . 
Il  che  nafee  per  rozzezza  di  mente ,  non  avver- 
tendo ,  che  quelli  termini  ,  giudizio  ,  fenno  , 
virtù  intellettuali ,  cognizioni ,  fapienza ,  non  fuo» 
nino  ,  che  il  medefimo.  Quello  è  fuor  di  dub- 
bio ,  che  quando  fi  parla  della  virtù  ,  rare  volte 
avviene,  che  fi  penli  alle  intellettuali  ;  tuttoché 
fia  difficile ,  che  ve  ne  fieno  dell'  altre ,  dove  que- 
lle manchino  (a). 

§.  XIII.  Veggiam  dunque  qual  fia  la  forza 
di  quelle,  che  chiamiamo  di  cuore  ,  e  morali  , 
cosi  a  ben  vivere ,  come  ad  accrefeere  il  vigore 
dell'  Arti .  Vi  ha  di  coloro  ,  che  fi  danno  ad 
intendere  ,  di  potere  uno  Stato  efìer  felice  in 
mezzo  a'  grandi  vizj.  Per  me  dirò,  quel  dieso, 
poco  curandomi ,  eh'  altri  più  ingegnofo  mi  bia- 
dimi .  E  primamente ,  che  io  non  ho  veduto  mai 
né  feiocco  non  dolerli  fpefib  ,  né  malvagio  ficuro 
dello  Stato  fuo  (b) .  Può  la  fortuna  elevar  in  alto 
Par.I.  O  uno 

(#)  Gli  Stoici  riducevano  tutte  le  altre  virtù  alla  pru- 
denza ,  ficcome  a  comune  tronco  :  Aristotile  ha  dimoftra- 
to  ,  non  vi  poter  eflere  vera  virtù  morale  fenza  fapienza. 
i  .  (£)     Vedi  Platone  de  Rep.X.  extremo , 


2  io  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
uno  ftolto  5  ma  la  fola  fapienza  e  prudenza  può 
confervarlo  in  quel  grado  :  e  la  malvagità  è  delle 
volte  un  colpo  di  maglio  ,  che  sbalzi  su  una  pai- 
la  ,  ma  non  è  mai  ioftegno  da  ritenerla ,  fé  ella 
non  arrivi  a  tanto  da  confonderà*  colia  prudenza, 
il  che  parmi  aliai  difficile.  Le  perfone  intempe- 
ranti e  diffolute  fono  perpetui  loro  carnefici  ,  e 
non  tendono  ,  che  al  marcimento  dello  lpirito  e 
dei  corpo  ^  delle  quali  non  occorre  qui  dire .  Ma 
le  inique  ,  crudeli ,  nemiche  dei  genere  umano  , 
rapaci,  ingiuriofe  ;  le  traditrici  ,  avare  ,  invidio- 
fe ,  e  ogni  altra  ,  la  quale  penfa  di  elevar  la  fua 
felicità  su  T  altrui  miferia ,  non  poflòno  comin- 
ciar mai  ,  che  dal  tormentar  fé  ftefìè  :  né  mar-, 
ciano  fenza  grand'  ofte  a  fronte ;  ed  è  troppo  ma- 
lagevole ,  che  di  mille  pur  uno  la  vinca .  Gii 
uomini  fon  tali,  che  fieno  virtuofi,  fieno  cattivi, 
fon  fempre  dichiarati  nemici  della  malvagità .  E 
fé  non  la  opprimono  di  botto  ,  le  rodono  infen- 
fibilmente  i  nervi  ,  finché  ella  non  trovi  più  fo- 
fìegno .     E'  troppo  vero ,  chi  mal  fa ,  male  afpet- 

§.  XIV.  Appreffo  dico  ,  che  fé  tale  e  la  for- 
za del  vizio  e  della  malvagità  nelle  perfone,  ella 
farà  ancora  maggiore  nelle  famiglie;  e  molto  più 
in  un  Corpo  Politico  ;  dove  è  forza  ,  che  eftin- 
gua  T  azione  generativa  di  beni  ?  e  di  felicità ,  o 

la 

(a)  Ed  è,  perchè  non  ci  è  animale  più  memoriofo 
dell'  uomo?  né  perciò  più  vendicativo:  e  la  vendetta ,  ben- 
ché anch'efla  in;qua  e  (tolta,  è  nondimeno  ,  dice  Achille, 

.    .     .    <TTQ\V    •yKVX.'tCùV    {llXlTOS    KCCToCXa/So^iVOlO 

Più  dolce  aliai  delle»  itiilante  mele Hom.  Iliad. 

XVUL  109. 


Parte  L   Cap.  XIV.  211 

la  turbi,  e  difordini,  e  riduca  a  falvatichczza .  E 
in  vero,  fé  un  malvagio,  un  viziofo  (pianta  una 
cafa ,  fi  può  egli  fperar  ,  che  la  confervino  poi , 
fé  fieno  molti?  E  fé  un  folo  fcellerato  balta  a 
rovinare  una  Repubblica  ,  come  molti  efempj  il 
dimofirano ,  fi  potrebbe  viver  felice ,  dove  la  mag- 
gior parte  fofier  tali  ?  So  ,  che  la  natura  ci  ha 
provifto  ,  da  non  poter  di  leggieri  avvenire  ,  che 
la  maggior  parte  di  un  corpo  civile  fieno  ficino- 
rofi  :  ma  ci  debb'  effer  certo  ,  che  dovunque  av- 
venga, quel  paefe  fia  da  tenerfi  per  disfatto.  Né 
ciò  fi  vuol'  intendere  delle  Repubbliche  fedamen- 
te ,  ficcome  fembra  ,  che  alcuni  Politici  abbian 
creduto,  ma  di  ogni  altro  Stato.  Perciocché  do- 
vunque la  naturai  forza  e  abilità  degli  uomini 
non  folo  non  è  regolata ,  ma  guafta  pel  vizio  fo- 
prabbondante  ,  e  metta,  in  contralto  ,  non  fia  pof- 
fibile,  che  ivi  l'Arti,  e  Futile  fatica  regni;  fen- 
za  la  quale  qual  bene  è  per  noi  da  fperarfi  (a)  ? 

§.  XV.  Dico  adunque  ,  e  liberamente  foften- 
go ,  niente  parendomi  efier  più  certo ,  che  la  vir- 
tù ,  e  la  fola  virtù  de'  Cittadini,  fia  il  più  gran 
mezzo  ,  che  pollano  adoperare  i  Sovrani  a  larvi 
fiorire  1'  Arti  (  che  fono  le  virtù  meccaniche  )  , 
a  moltiplicarvi  l' azione  producitrice  di  beni  e  di 
ricchezze  ,  e  ad  aumentare  1'  induftria  ,  e  le  ren- 

Q  2,  dite 

{a)  Nei  Congo  fi  tiene  a  gloria  ia  rapina  ,  e  tanto 
più ,  quanto  è  fatta  con  più  vigore  e  coraggio ,  E  di 
qui  è  ,  che  pochiflimi  vi  fatichino ,  e  fieno  tutti  mifera- 
bili.  Il  P.  Cavanzi .  Era  quefta  medefima  la  maflìma 
degli  abitanti  dell'antica  Grecia  \  e  perciò,  dice  Tucidide 
l'ib.L,  non  vi  fi  coltivava ,  né  vi  fi  cercava  di  avere  ,  che 
quanto  bacava  giornalmente  . 


212  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

dite  della  nazione  :  e  che  i  vizj  ,  a  proporzione 
della  loro  grandezza  e  propagazione  ,  vi  guadano 
e  difleccano  tutte  le  forgenti  della  fatica ,  e  degli 
averi  del  Sovrano ,  e  de'  fudditi  (a) .  Per  monra- 
re  più  didimamente  la  qual  verità  ,  riduciamo 
tutti  i  vizj  a  tre  capi ,  alla  rozzezza  dell'  intellet- 
to ,  all'  intemperanza  del  vivere ,  all'  ingiuftizia  \  e 
vediamo  paratamente  i  loro  effetti .  La  rozzez- 
za dell'  Agricoltura ,  e  di  tutte  1'  Arti ,  è  collan- 
te cagione ,  eh'  efiè  o  non  levino  il  capo ,  e  fac- 
cian  poco  ,  e  male  5  e  quello  feema  la  rendita  , 
che  fé  ne  debbe  e  può  fperare.  Ma  la  rozzezza 
dell'  Arti  va  fempre  del  pari  coli'  ignoranza  delle 
Scienze  Mac  tematiche,  Fifiche,  Politiche,  e  del- 
le altre  buone  e  utili  cognizioni .  Il  lume  di 
quelle  Scienze  ,  fia  diretto  3  fìa  di  riverbero  ,  dà 

dello 

(a)  Niente  mi  è  mai  paruto  tanto  bello  in  Omero  , 
quanto  il  quadro  dell'  Agricoltura  ,  che  Vulcano  dipin- 
i'e  nello  feudo  di  Achille.  Delia  terra  profonda  e  negra: 
de'  buoi  aranti ,  e  de'  fudanti  Aratori  :  un  campo  di  ma- 
ture biade,  e  i  Mietitori  brillanti  per  la  letizia  della 
nuova  ricolta .  Altri  lavorano ,  altri  vegliano  su  de1  La- 
voratori :  vengon  dietro  de'  ragazzi  raccogliendo  de'  ma- 
nipoli :  e,  quel  eh'  importa,  il  Sovrano  medefimo  pre- 
cede alla  fatica,  taciturno  (  fegno  della  foda  prudenza) 
con  in  mano  lo  Scettro  (  perchè  la  virtù  fi  difTìpa  fen- 
za  la  feverità  delle  pene  ) ,  gongolando  nel  fuo  cuore  , 
che  è  1'  effetto  della  fapienza  . 

.    .    .    'BujlKfj;   <T'   tv    tqkji    Giairri 

Iliad.  XVIII.  556. 
Dove  quel  taciturno  contegno  ,  quello  Scettro  ,  quel  go- 
dere ed  effer  lieto  nel  fuo  cuore  ,    quel    prefedere  ,  è  la 
più  maeflevole  dipintura  del  tribunale    deila  virtù  etica  , 
e  politica  . 


Parte   I.   Cap.  XIV.  zi 3 

dello  fpirito  all'  Arti .  Tutte  1'  Arti  de'  popoli 
rozzi  ioti  rozze ,  e  lente  ,  e  producitrici  di  poco , 
e  cattivo .  Siccome  fi  lavora  male  e  di  mala  vo- 
glia ne'  giorni  caliginofì  ,  così  fra  le  nazioni  ru- 
vide e  ignoranti  5  eilèndo  1'  ignoranza  de'  popoli 
di  maggiore  impaccio  ,  che  non  fono  le  tenebre 
corporee . 

§.  XVI.  E  appretto  fi  potrebbe  contrattare,  che 
l'intemperanza  non  fia  madre  prima  dell' oziofità, 
e  della  morbidezza  ,  poi  della  povertà  ,  e  delie 
rifle,  de'  furti,  delle  rapine,  dell'  ingiurie?  Vizj 
opporli  allo  fpirito  della  fatica  metodica  ;  e  per- 
ciò dell'  Arti  }  i  quali  non  fi  diffondono  mai  in 
uno  Stato ,  e  non  vi  allignano ,  che  predo  o  tar- 
di non  il  riducano  a  mendicità  e  defolazione. 
11  libertinaggio,  che  non  vuole  provvidenza  negli 
Dei ,  potrebbe  amarla  negli  uomini  ?  Memorano 
gli  Annali  Cinefi  (  a  )  ,  che  introdottoh*  una  tal 
lètta  nella  China  circa  i  tempi  di  Confucio  ,  e 
piacendo  più  ,  che  lo  Stoicifmo  di  quello  Filofo- 
fo  ,  fu  la  prima  tergente  delle  miferie  ,  le  quali 
foprav vennero  a  quell'Imperio,  non  cresciuto,  né 
flato  mai  grande  ,  che  per  la  temperanza ,  per 
1'  induftria ,  per  la  pietà  .  Molti  favj  hanno  di- 
moftrato  ,  che  il  Probabilifmo  ,  foarfofi  in  Euro- 
pa da  intorno  a  tre  fecoli  in  qua ,  non  fia  mol- 
to differente  dall'  Epicureifmo  :  perchè  ogni  fet- 
ta", poco  curante  della  divinità  ,  e  concedente  trop- 
po al  piacere  e  all'  intereffe  perfonale  ,  poco  alla 
legge  ,  alla  virtù  ,  e  alla  comune  utilità,  è  da 
dirli  Epicureifmo  (b). 

O  3  §.XVII. 

(a)     Man'tnus  Martmìns  in.  hi/i.  Sin. 
(l>)     Ecco  una  mafiìma    del  Probabilifmo  :    An   peccet 

morta- 


a  14       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

§.  XVII.  Ma  di  tutti  i  vizj  è  la  terza  claflè 
quella ,  che  più  rovina  1'  Arti  ,  e  opprime  la  fe- 
licità de'  Regni .  Si  può ,  bene  o  male  convive- 
re con  uno  fciocco ,  con  uno  intemperante  e  mol- 
le ,  con  uno  [foltamente  lufTureggiante  ;  ma  qua! 
focietà  può  averli  col  fiero ,  coir  iniquo  ,  aggira- 
tore ,  frodatore ,  prepotente  oppreflòre  ?  L'  Agri- 
coltura ,  T  Artemadre ,  richiede  pace ,  tranquillità, 
dolcezza,  e  femplicità  di  coftume,  libertà  ,  pun- 
tualità .  Potrebbe  ella  muoverfi  in  mezzo  a'  tu- 
multi ,  agi'  infiliti ,  all'  eftorfioni ,  alle  frodi  ?  La 
buona  fede  è  T  anima  del  Commercio ,  e  '1  Com- 
mercio dell'  Arti  :  dunque  la  mala  fede  eftingue 
V  uno  ,  e  le  altre.  Qual  forgente  ,  non  dirò  di 
ricchezza  ,  ma  pur  di  comodo  può  elfer  in  quel 
paefe ,  donde  la  buona  fede  ,  per  la  malvagità  di 

molti, 

mortaliter  ,  qui  aSìum  dileElionis  Dei  fenici  tantum  in  vita 
el/ceret  ,  condannare  non  audemus  .  Neppure  Epicuro  a- 
vrebbe  ardito  a  foftenerla .  Egli  infegnava  ,  che  bifogna 
amare  gli  Dei  per  l'eccellenza  della  loro  natura  :  or  fa- 
more  è  una  paflìone  abituata  .  Eccone  un'  altra  com- 
battuta apertamente  da  Epicuro  medefimo  ,  comedere  & 
èibere  ufque  ad  satietatem  (cioè  fino  a  vomitare)  ob 
folam  voluptatem  ,  non  ejì  peccatum ,  dum  non  obfit  valetudini. 
Ev  più  che,  Epicureifmo  :  è  Apicifmo  .  Ecco  una  terza: 
Mollities ,  Sodomia ,  bejìialitas  flint  peccata  ejufdem  fpeciei 
tnfimae  .  E  queflo  è  Ariflippifmo  .  Ma  ecco  un  rove- 
feiamento  della  legge  di  Natura ,  e  dell'Evangelica  .  E' 
maflima  fondamentale  della  legge  tanto  di  natura, quan- 
to Evangelica ,  quella  di  essere  benefici  e  liberala 
I  noflri  Cafìfli  hanno  infegnato  ,  Vix  in  fecularibus  in- 
venies ,  etiam  in  Regibus ,  fuperfluum  Jìatui  :  &  ita  vix 
aliquis  tenetur  ad  eleemofynam  .  Se  quefta  maflima  diftrug- 
ge  1'  umanità  ,  quefV  altra  fpianta  la  giuftizia  .  Non  te- 
netur quis  fub  peena  peccati  mortalis  rejlituere  ,  quod  abla- 

tum 


Tarte  l    Cap.  XIV.  215 

molti ,  è  (lata  forzata  a  frappar  via ,  venendo  non 
altrimenti  uccellata  ,  che  fi  faccia  de7  tordi  con 
fottiìi  e  invifibiii  cappietti? 

§.  XVIII.  Ancorché  gli  uomini  viziofi  e  fcel- 
lerati  mi  faccian  paura ,  me  ne  fanno  nondimeno 
ancora  più  le  falle  virtù  ;  perchè  1'  afpetto  della 
falla  virtù  ha  maggior  forza  di  fedii rre ,  che  quel- 
la del  vizio  »  E'  l'amore ,  che  ho  per  gli  miei  fì- 
mili,  che  m' infpira  ad  indicarne  alcune  :  e  quello 
ftefTò  amore  mi  rende  pronto  a  difdirmi  ,  fempre 
che  mi  fi  moftri  l' inganno . 

1.  Pretendere  di  far  male  ali*  uomo  per  a- 
mor  di  Dio  ,  è  la  prima  e  la  più  gran  falfa  vir- 
tù .  Perchè  Dio ,  elfer  di  per  fé  beato ,  ottimo , 
e  padre  degli  uomini  ,  non  chiede  di  efière  ama- 
to per  fuo  interefiè ,  ma  pel  ben  nofi.ro  ,  sabba- 

O  4  TUM 

tum  efl  per  parva  furta  ,  quantumci'.mqus  fit  magna  fummo- 
totalis  .  Sicché  io  pofTo  a  poco  a  poco  fpogliare  il  ge- 
nere umano  ,  fenza  nettila  peccato  al  mondo  .  •  Benedet- 
ti !  Maeftroni  di  buona  Morale  !  Anche  quefta  è  un  ma- 
nico di  buona  Morale  ,  prox'tma  occafw  peccandì  yion  ejì 
fugienda  ,  quando  caufa  uttlis  fughiteli  occurht  .  Ecco 
1'  utile  regola  del  cortame  .  Affinchè  alcuno  non  cre- 
da ,  che  io  calunni  ,  legga  i  due  decreti  di  AleiTandro  VII. 
e  di  Innocenzo  XI.  Quell'invenzione  poi  del  peccato  fi~ 
lofofìco  ,  che  annienta  tutti  i  principi  di  giustizia  ,  e  di 
oneftà  ,  che  toglie  D'0  dal  governo  del  mondo  ,  lafcian- 
dolovi  folo  in  apparenza  ,  ficcome  in  un  Teatro  ,  fpiacemi 
di  dirlo  ,  -non  è  ,  che  l' e/Tenza  medefima  del  liberti- 
naggio .  Or  come  viver  bene  tra  sì  fatte  maffime  } 
Come  efler  ficuro  della  vita  ,  de'  beni ,  dell'onore  ?  Co- 
me avere  dell'Arti  ?  Come  non  inorridivafi  la  defha  di 
coloro  ,  che  ardivano  di  Scriverle  ?  Il  peggio  è  ,  che  fi 
fono  radicate  nelle  inerti  di  molti  degli  uomini  ,  che 
fon  desinati  a  regger  gli  altri . 


21(5         Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
tum  propter  homines  .     Ond'   è,    eh'  è    un 
menzogniero  ,  dice    S.  Giovanni  ,   chiunque    dice 
di    amare  Dio  ,  e  fa  male  al  proffimo  (a) .  Dun- 
que le  guerre  per  la  Pietà  fono  una  virtù  falfa. 

2.  Credere  di  amare  i  morti,  facriìeando  i  vi- 
vi ,  e  di  far  a  quelli  bene  ,  con  far  male  a  que- 
fti ,  è  un'  altra  falfa  virtù  ,  non  men  radicata  ne- 
gli animi  di  molti  popoli  ignoranti  .  Mi  fervirò 
dell'  argomento  di  S.  Giovanni  medefimo  ,  m 
ìioìi  ami  il  profilino ,  che  vedi ,  e  vuoi  favini  cre~ 
deve ,  cti  ami  i  morti  ,  che  non  vedi  ?  Se  dun- 
que vuoi  effer  virtuofo ,  non  far  male  a'  vivi,  an- 
zi fa  lor  bene  ,  e  prega  pe'  morti .  Verrei  vo- 
lentieri a  transizione  con  certi  o  ignoranti  ,  o 
malvagi  :  non  fate  male  a  vivi ,  e  mi  contento^ 
che  non  facciate  bene  a  morti. 

3.  Perfuaderfi  di  far  bene  al  pubblico  con 
far  male  all'  arti  e  al  cofiume  del  pubblico ,  è  u- 
na  virtù  falfa  ,  che  ha  ingannato  e  inganna  per 
debolezza  di  ragione  i  popoli  più  politi  e  più  u- 
mani .  Ogni  paefe  ,  nel  quale  fi  moltiplicano  le 
cafe  de'  poltroni ,  lènza  moltiplicarvi  1'  arti ,  e  la 
fatica  ,  fa  male  all'  arti ,  all'  inouftria ,  al  ben  del- 
la nazione .  E'  dunque  una  virtù  fantaftica  ,  ma 
in  fatti  un  vizio  ,  tanto  peggiore  ,  quanto  è  più 
ampio.  Ma  fé  quefte  medefimecafe  ftraricchifcano, 
nuoce  al  cofiume.    K  la  fomma  della    Storia  u- 

mana-, 

(a)  Si  quts  dixcrit  quoniam  dilìgo  Deum  ,  &  fratrem 
fuum  oderh ,  mendax  ejt  .  Qui  enim  non  diligit  fratrem 
fiìv.m  ,  qnem  vidct ,  Deum  ,  quem  non  videt ,  quomodo  poteji 
diligere  ?  Joan.  ep.  1.  cap.  iv.  v.  20.  Più  ibpra  aveva  di- 
chiarati feguaci  di  Caino  quei  ,  che  per  motivo  di  pietà 
uccidono  gli  altri  uomini ,  che  fono  loro  fratelli . 


Parte  L    Cap.  XIF.  217 

mana ,  ed  è  la  maflìma  dell'  Evangelio ,  libro  di- 
vino ,  e  rifpettabile  per  ogni  conto ,  che  non  pò* 
trebbe  uno  {traricco  eflèr  troppo  virtuofo. 

4.  La  mifericordia  per  certi  rei  di  oftinata 
volontà  e  di  malvagia  natura ,  è  un  odio  de'  buo- 
ni ,  e  della  pace  pubblica  ;  ed  è  perciò  una  virtù, 
falla  ,  la  quale  rilaffando  il  vigore  delle  leggi,  in- 
troduce ne'  migliori  governi  1'  anarchia  ,  e  una 
interna  e  forda  guerra  civile .  Quello  minora  i 
fonti  de'  comodi  e  degli  onefti  piaceri . 

5.  Dare  i  premj  della  virtù  ,  e  del  valore 
a'  poveri,  o  nobili  inetti  ,  o  viziofi  ,  può  parere 
una  compatitone  ,  ed  è  un'  atroce  ferità  alla  vir- 
tù s  la  quale  verrà  ad  elTerne  degradata.  Allora 
gli  uomini  in  vece  di  ftudiarfi  di  efier  virtuofi  , 
tireranno  ad  eflèr  poveri  ,  o  a  metterli  una  ma- 
fchera  di  nobiltà  per  poter  meglio  confeguire  t 
premj  della  virtù  e  del  valore .  Direi  ad  un  po- 
vero ,  fatica  quanto  fai  e  puoi:  fé  non  può,  gli  farei 
la  limofina,  e  1  raccomanderei  alla  comune  pietà. 
Ad  un  gentiluomo  inetto  ,  vivi  nel  tuo  vivajo  ; 
e  fé  non  hai  ne  roba  ,  né  abilità  ,  fervi  in  quel 
che  puoi.  I  premj  pubblici  fon  fatti  per  coloro, 
che  fanno  eflèr  utili  al  corpo  politico . 

6.  Sarebbe  poi  non  una  falfa  virtù,  ma  un 
vizio  feoverto  ,  e  da  rovinare  la  vita  umana  ,  fé 
i  premj  della  virtù  e  del  valore,  fi  dettero  a  pro- 
porzione degli  averi .  Dove  è  lecito  comprare  i 
dritti  della  faenza,  e  della  probità,  non  vi  s'  in- 
tende il  governo  (a) . 

§.XIX. 

00  Plinio  nel  proemio  del  Iib.  xrv.  della  Storia  Nar. 
Tra  gli  antichi  ,  dice  ,  ciafeun  popolo  coltivando  il  fuo, 
reges  innumeri  bonore  art'tum  coleo  antur  ,  &  in  oflentatione 


2i8         Delle  Lezioni  di  Economia  Civile* 

§.  XIX.  Niente  è  più  vero  :  la  prima  mol- 
la motrice  dell'Arti,  dell'opulenza,  della  felicità 
di  ogni  nazione ,  è  il  buon  coftume  ,  e  la  virtù . 
Niun  premio,  niuno  tanto  allettamento  alla  fati- 
ca ,  che  vi  animi  le  perfone  ,  vi  potrà  elfer  mai 
in  un  paefe ,  dove  il  vizio ,  la  mala  kdc ,  la  fro- 
de ,  l' opprerfìone ,  la  fcelleratezza  trafcorrono  im- 
punemente .  Quei  Legislatori  adunque  ,  che  ama- 
no la  loro  gloria  e  grandezza  ,  che  non  vogliono 
veder  languire  i  loro  popoli  nella  miferia  ,  e  cer- 
car altri  più  ficuri  ricoveri  ,  o  metterfi  di  nuovo 
nello  Stato  felvaggio  (a),  niente  debbono  più  ave- 
re a  cuore,  quanto  la  pietà,  la  giuftizia,  l'uma- 
nità ,  la  virtù  finalmente  de'  loro  fudditi  .  Sicco- 
me i  Mufici  {  diceva  all'  Imperadore  Hiao  (b)  il 
filofofo  Tumcungo  )  non  prima  pongonft  a  tocca- 
re un  ijìrumento  a  corde,  che  no?i  abbiano  ridot- 
to tutte  le  corde  alV  unifono  ,  rilavando  ,  o  fti- 
r arido  ;  cesi  i  favj  Re,  ef aminando  quel,  che  ha 
fatto  il  tempo  ,  o  la  natura  ,  innanzi  che  ejji 
montajfero  fui  trono  ,  voglion  prima  sbarbicare  il 

mal 

has  praeferebant  opum .  Quare  abundabant  £9"  praemìa ,  & 
operae  vitae .  Pojleris  laxitas  mundi ,  &  rerum  amplitudo 
damno  fu'tt  ,  pojìquam  Senator  cenfu  legi  coeptus  ,  Judex 
fieri  cenfu  ,  Magijìratum  ducemque  nil  magis  exornare  , 
quam  cenfus  :  pojìquam  coepere  orbitai  in  auBoritate  fum- 
rna  &  potenzia  efle  ,  captatio  in  quaefìu  fertilijjìmo ,  ac  fola 
gaudia  in  poffìdendo  ,  peffum  iere  vitae  pretta  ,  omnefque  tt 
maxima  bono  liberales  diftae  artes  ,  tn  contrarium  cecidere  , 
ac  fervitute  fola  profici  coeptttm  . 

(a)  Come  gran  parte  delle  noftre  provincie  nel  fecolo 
pattato  ,  infettate  da  banditi . 

(b;  Martinius  pag.  302.  Fu  1*  arte  di  Alfredo  Re 
d'  Inghilterra.     Hum  Hijl.  of  Ingland.  t.  1.  p,  95. 


Parte  I.    Cap.  XIV.  219 

mal  coflume  ,  0  le  fue  cagioni  ,  che   far  gufìare 
a  i  popoli  i  nuovi  frutti  della  loro  fapienza . 

§.  XX.  Ma  prima  di  ogni  altra  cofa  voglion 
fa  pere  ,  che  in  ogni  eulta  nazione ,  dove  più ,  do- 
ve meno ,  vi  ha  fempre  di  certe  claffi  d'  uomini , 
che ,  o  per  certi  mal'  intefi  privilegi  ,  o  per  pri- 
vati loro  intereflì  ,  o  per  un  malvagio  tempera- 
mento ;  o  perchè  tale  è  (tata  la  loro  educazio- 
ne ;  fon  nemici  dichiarati  d'  ogni  legge  tendente 
a  promuovere  le  buone  cognizioni  ,  e  le  vir- 
tù ;  ancorché  fi  ftudino  di  coprire  agli  occhi 
del  volgo  sì  deteftabile  difegno  .  Potrebbefene 
far  di  leggieri  una  Ma  :  ma  quefti  elementi 
fono  indrizzati  a  giovare  ,  non  a  pungere  :  né, 
fé  coloro  ,  a  cui  importa  far  nafeere  e  con- 
fervar  la  virtù  nel  Corpo  Civile ,  vi  penfino  pun- 
to ,  potranno  effer  loro  ignoti .  Quel  mi  par  da 
non  contrafìarfi ,  il  non  eflèr  facile ,  che  la  virtù 
alligni,  e  vi  venga  gentile,  bella,  robufla  ,  dove 
la  legge  o  non  ha  braccia  efecutrici  ,  o  è  intral- 
ciata da1  privilegi ,  per  cui  vien  rotta  la  fua  forza, 
e  arredate  inerti  le  braccia  degli  efecutori .  E'  un 
difordine  de'  più  grandi  un  oltacolo  tra  la  legge 
e  l' efecuzione .  E  perchè  non  vi  è  migliore  edu- 
cazione de'  popoli ,  che  le  buone  leggi  (a),  ogni 
oftacolo  al  di  loro  effetto ,  impedendo  1'  educazio- 
ne, è  cagione  di  rilaflamento  e  feoftumatezza . 

§.XXL 

00  Ho  detto  le  buone  legg't  e  non  /'  antiche  ;  perchè 
mi  par  vera  e  utile  una  maffima  di  Tertulliano  ,  leges 
neque  annorum  numerus ,  neque  conà'ttorum  d'igmtas  commen- 
dat ,  fed  aeqiàtas  fola  j  &  ideo  cum  in'iquae  recognofeuntur 
merito  damnantur ,  l'tcent  damnent .  Apol.  cap. IV.  pag.54. 
d'  Avercampi . 


220       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

§.  XXI.  Conofco  anch'  io ,  che  la  virtù ,  fola 
vera  madre  di  veri  beni ,  non  potrebbe  elTer  figlia 
della  forza  ,  nafcendo  dal  folo  genio  ,  amore  ,  e- 
nergia  del  bello  e  dell'  onedo,  e  quello  dall'  edu- 
cazione ,  e  dagli  efempj .  Ma  è  da  tener  per  maf- 
fìma  necedaria ,  e  indifpenfabile,  che  dove  i  mal- 
vagi non  poflòno  efière  allettati  alla  virtù  ,  fis- 
che diventino  buoni ,  fi  vogliano  fpaventar  con  la 
pena  dall'  edere  viziofi  e  fcellerati  ,  e  nuocere  al- 
trui.  L'educazione,  gli  efempli  pubblici,  i  pre- 
mj  faranno  delle  buone  attrattive  a  voler  edèr  fa- 
vj,  temperanti,  giudi ,  umani,  faticatori  }  e  per- 
ciò quell'  educazione ,  quegli  efempj ,  quei  prem j , 
li  vogliono  avere  in  gran  conto .  Numa  in  una 
fola  età ,  non  nfando  altr'  arte  ,  potè  vedere  ger- 
mogliare ne'  crudi  petti  e  feroci  degli  allievi  di 
Romolo  ,  ogni  virtù  ,  e  ogni  arte.  E  quello  è 
il  cafo  di  tutti  i  popoli  :  la  virtù  e  la  fapienza 
di  un  folo ,  che  ne  fia  capo ,  balla  a  rilevargli  e 
fargli  felici. 

§.  XXII.  Ma  dove  quello  non  bada,  ficcome 
non  ballerà  deliramente  in  niun  paefe  ,  tali  fono 
i  capricci  ,  o  i  bifogni  della  natura  umana  ;  la 
vergogna  ,  e  le  pene  vogliono  elTer  pubbliche  e 
pronte  ,  e  in  quelle  perfone  più  effer  folenni  ,  le 
quali  per  loro  grado  podono  maggiore  fcandalo 
recare  alla  focietà ,  fé  fiano  difonefte  e  facinorofe. 
Io  governerò  voi ,  diceva  a  i  Grandi  di  quello  Re- 
gno il  Marchefe  del  Carpio ,  voi  governerete  gli 
altri .  La  vergogna  è  motivo  fortidimo  ,  pochi 
ellèndovi  ,  i  quali  non  amino  la  (lima  e  la  glo- 
ria .  Ma  ella  è  da  adoperarti  ne'  vizj  ,  che  non 
meritano  edere  altrimenti  gadigati  ;  e  in  quedo 
genere  è  da  porfi  in  prima  la  dappocaggine.  Nel- 
la 


Parte  I.  Cap.  XIV.  221 
la  China  ,  com'  è  più  d'  una  volta  detto  ,  è 
maggior  biafimo  e  vergogna  1'  effer  poltrone  e 
dappoco  ,  che  non  farebbe  tra  noi  il  più  difo- 
neffo  vizio  e  '1  più  ignommiofo .  Un  uomo  ben 
fatto  e  fano  ,  che  voleilè  vivere  accattando  più 
torto  ,  che  faticando  ,  vi  diverrebbe  il  giuoco 
e  '1  traftullo  de'  ragazzi  ,  che  il  martirizzerebbe- 
ro ,  lènza  che  gli  folle  permeilo  di  richiamarfe- 
ne  in  Giuftizia .  Finché  in  Roma  la  Cenfura 
fu  in  vigore ,  fé  n'  ebbe  paura  ,  e  la  virtù  vi  re- 
gnò W-                           

§.  XXIII.  Del  rerto  in  quei  vizj,  o  più  torta 
delitti,  che  infettano  gli  altrui  dritti,  i  quali  ca- 
gionando animofità,  odj,  ire  ,  contraiti  ,  inimici- 
zie ,  vendetta  ,  turbano  e  arredano  il  corfo  dell' 
Arti  ,  e  fciolgono  i  facd  vincoli  della  civile  So- 
cietà ,  la  fola  vergogna  e  l' infamia  ,  come  noa 
foddisfarebbe  agli  offerì  ,  e  a  molti  offenfori,  po- 
trebbe parer  minore  del  piacere  del  delitto  ,  non 

fareb- 

(a)  •  La  Cenfara  è  ,  dice  Montefquieu  ,  Magistrato  di 
Repubblica ,  che  non  conviene  alla  coftituzione  delle  Mo- 
narchie .  Dich'  io  ,  a  non  volere  ,  che  V  amor  della  pa- 
dria  abbia  parte  nelle  molle  motrici  delle  Monarchie , 
(  maffuna  alla  quale  non  mi  so  ancora  rifolvere  ,  per  la 
ragione  ,  che  in  ogni  favia  Monarchia  vi  debbv  effer  un 
grado  di  patriotifmo  )  il  coftume  vuol  effer  rifpettato 
dappertutto  ;  e  '1  coftume  non  è  differente  dalla  virtù. 
Etica  .  L1  Europa  è  tutta  Crifliana  ;  eì  Crifìianefimo  è 
nato  colla  cenfura .  E'  vero ,  che  lo  fpirito  del  Crirtia- 
nefimo  è  quello  dell'  equalità  :  ma  vi  potrebbe  efiere  un* 
equalità  di  coftuini  nella  difuguaglianza  degli  ordini  . 
Del  reflo  ;  ì  cenfori  Crifliani  vorrebbero  effer  quel  eh* 
erano  ne1  primi  lecoli .  L'  Imperio  della  cenlura  ha  de- 
ftrutta  la  cenfura  per  abufo  ,  e  per  timore  \  e  di  qui  è 
nata  la  fcoflumatezza  . 


222  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
farebbe  pena  {ufficiente ,  e  da  rimettere  la  turba- 
ta azione  del  Corpo  Politico  nel  fuo  equilibrio. 
A  rcie  par  beila  fopra  ogni  altra ,  per  ciò  che  ap- 
partiene all'  Economia ,  la  legge  di  Federico  II , 
e  avrebbe  divina  forza  a  governarvi  1'  Arti ,  fé 
folle  con  puntualità  e  prontezza  meifa  in  pratica. 
Ut  fraudes  artificum  fingulorum  poena  non  ca- 
reant ,  fi  ....  in  eorivm  artificiis  fuerint  inven- 
ti dolo]  e  ver  fari  ,  prima  vice  deprebenfus  in  do- 
lo ,  falfa  opera  faciens  ....  libram  imam  auri 
purijjìmi  fi/co  noftro  componat  ;  quam  fi  propter 
inopiam  forte  dare  non  poterit ,  fufligetur .  Ite- 
rato vero  deprebenfus  in  fimi  li  ,  manum  perdat . 
Tertio  deprebenfus  tali  a  perpetrare,  fufpenfus  fur- 
cis  mortis  periculum  fubeat  (a) .  Decreta  la  me- 
defima  pena  per  gli  falli  peli  ,  e  per  le  falfe  mi- 
fure  (b) .  Volle  (  e  quefto  è  ancora  più  neceflà- 
rio  )  che  due  Giudici  prefedeflèro  a  quella  fola 
materia,  ficcome  ad  un  Tribunale  della  buona 
fede  '■)  fottomettendogli  alla  medefima  pena  ,  fi 
prece ,  vel  pretto ,  vel  amore  delinquentium  mer- 
catorum  ,  vel  artificum  ,  aut  umore  corrupti ,  la- 
feiaifero  di  fare  T  uficio  loro.  Simili  pene,  e  ta- 
lora più  atroci ,  fono  fiate  fulminate  dalle  leggi , 
così  Romane  ,  come  noftre  ,  centra  la  mala  fede 
de'  contratti,  contra  T  oppreifione ,  la  venazione, 
1'  eftorfioni  ,  e  altri  delitti  tendenti  a  render  po- 
veri e  felvaggi  i  Popoli ,  Dalle  quali  fé  non  ri- 
cavali quel  bene ,  che  fé  ne  fperò ,  non  è  già  di- 
fetto delle  leggi  ,  ma  delle  braccia  delle  leggi  . 
La  legge  di  Federico  è  divina  :  ma  più  divina  an- 
cora 

(a)  Conftit.  Regni  Sicilia  pag.  287. 

(b)  lb'td.  p.288. 


Parte  I.    Cap.  XIV.  223 

cora  è  la  feconda  parte  :  e  diviniamo  il  ferbarla 
in  vigore  .  Come  quello  manca  ,  le  leggi  anzi  di 
giovare  ,  fi  convertono  in  arme  nocevoli  e  di- 
ftruttive.  Ma  quel  ,  non  si  può  ,  nato  prima 
per  debolezza  de'  Giudici ,  poi  corroborato  dall'  a- 
vidità ,  ha  guade  le  più  belle  leggi . 

§.  XXIV.  La  virtù  è  una  forza  miglioratrice 
e  regolatrice  delle  facoltà  umane  ;  bifogna  dun- 
que ,  che  fia  una  forza  illuminata  e  raggiante. 
Ogni  forza  umana ,  dove  operi  al  bujo ,  o  in  mez- 
zo di  certi  vapori  fofchi,  onde  che  fia  nafcenti  , 
è  più  atta  a  far  male  ,  che  bene .  Dunque  ave- 
va ragione  Platone  (a)  di. precettare  ,  di  doverli 
abolire  tutti  i  metodi  di  educazione  ,  che  gene- 
rano ipocondria,  entufiafmo,  rabbia.  Quelli  me- 
todi anzi  di  crear  vera  virtù  ,  guaftano  la  natu- 
ra ;  e  portando  ad  intorbidare  la  reciproca  bene- 
volenza degli  uomini ,  infettano  la  forgente  della 
virtù .  Quello  medelìmo  Filofofo  profcriffe  per- 
ciò dalla  fu  a  Repubblica  tutti  i  poeti  e  le  leg- 
gende, che  riempiono  di  fallita,  d'ipocondria,  di 
entufiafmo ,  e  di  certi  femi  di  difcordia ,  e  d'odio 
i  fanciulli  (b)~.     In  molti  paefi  d'  Europa  farebbe 

da 

(a)  Nel  lib.  II.  de  Rep. 

(b)  Il  principale,  che  prende  a  ferire,  è  Omero,  A 
dirla  le  memorie  dell'  antichità  ,  il  carattere  iftorico  de* 
coflumi  de'  primi  uomini  ,  la  finezza  delle  dipinture  e 
miniature ,  la  proprietà  dell'  orazione  ,  tutto  è  in  quefto 
Poeta  mirabile  .  La  filofofia ,  il  vero  carattere  Eroico  , 
che  vuol  dominare  in  una  Epopeja  ,  la  Teologia  ,  non 
vi  polfono  effer  peggiori  di  quel  ,  che  vi  fono  .  E  in  que- 
llo niun  uomo  giudiziofo  ardirà  di.  opporli  alla  Critica 
che  ne  fa  quefta  gran  Filofofo  .  Quella  è  la  parte  per 
cui  il  noilro  Taffo  è  al  di  fopra  di  tutti  gli  Epici  anti- 
chi ,  ancorché  loro  fia  inferiore  in  altri  riguardi . 


124       Delle  Leziotii  di  Economia  Civile. 

da  vedere ,  fé  non  fi  fotte  nel  cafo  di  Piatone . 

§.  XXV.  La  virtù  effèndo  una  forza  aggiun- 
ta alla  naturale,  e  di  quella  miglioratrice  ,  vuol 
efier  conforme  alla  natura ,  e  non  oppofta ,  né  di 
quella  diftruttiva .  E  di  qui  è ,  che  fi  vuol  dili- 
gentemente così  nell'  educazione ,  come  nelle  leg- 
gi ,  dar  opera  ,  a  non  pretendere  di  annientar  la 
natura  con  i  precetti }  perchè  oltreché  non  farà 
poffibile  di  riufcirvi  ,  perchè  niente  che  è  fatto 
dalla  natura  può  efler  altro,  che  ciò  che  è  fatto; 
fi  verrà  più  tofto  a  guaftar  1'  uomo,  facendolo  o 
fìupido ,  o  feroce  ,  o  fcaltro  e  maliziofo .  Stupi- 
do (e  cede  troppo  alla  preflìone  \  feroce  ,  fé  fia 
di  natura  foverchia  elaftica  e  rifaltante  j  fcaltro , 
fé  fia  talmente  pieghevole  ,  che  non  voglia  né 
polla  non  fentir  la  natura  ,  né  opporli  alla  forza 
apertamente.  Or  quelle  maniere  egualmente  de- 
ftruggono  la  virtù  ,  e  nuocono  al  ben  dello  Sta- 
to .  Dond*  è  che  certe  leggi  nate  ne'  tempi  tor 
bidi  ,  ancorché  allora  folfero  fiate  utiliffìme  ,  fi 
vorrebber'  ora  calfare . 

§.  XXVI.  Per  la  medefima  ragione  la  virtù 
vuole  quanto  più  può  prender  il  luogo  della  na- 
tura $  il  che  non  fia  poffibile,  fé  non  comincia  , 
donde  comincia  la  natura  ,  vale  a  dire  dalla  ge- 
nerazione .  Perchè  come  a  voler  render  belle,  po- 
derofe ,  fruttifere  le  piante ,  fi  vuol  cominciar  dal 
feme  e  dal  fuolo}  così  negli  uomini  vorrebbe  co- 
minciar dalle  nozze,  e  dall'infanzia.  Ci  è  mol- 
to da  putare  nell'  ufo  comune  delle  nozze ,  e  mol- 
tiffimo  neir  educazione  infantile .  Platone  (a)  ha 
ragion  di  pretendere ,  che  nell'  opere  di  certe  arti 

efpo- 

■0)    Della  Repubblica  lib.  III. 


Parte  I.    Cap.  XIV  225 

efpofte  agli  occhi  de'  ragazzi  ,  non  vi  debb'  efler 
nulla  ,  che  non  inipiri  ewj5e<retci)>  ,  morigeratez- 
za ,  eh'  egli  chiama  una  Mufica  politica  \  e  Cice- 
rone direbbe  decorum  .  Siccome  ,  dice  quello 
grand'  uomo  ,  un  ragazzo  nutrito  in  un'  aria  pe- 
ftifera  contrae  infenfibilmente  una  fallite  cagione- 
vole ,  fegno  della  quale  è  il  mal  colore  ,  o  una 
certa  difformatezza  di  membra  5  così  in  mezzo  a 
forme ,  e  moni  ,  e  fpettacoli  non  rapprefer. tanti , 
che  o  viziofità ,  o  di  certe  ftorpie  virtù  ,  V  animo 
divien  malaticcio  ,  e  tale  da  non  poterli  più  cu- 
rare .  E  di  qui  è  ,  che  le  pitture  ,  le  fculture  , 
i  teatri  ,  le  pubbliche  felle  ,  gli  flravizzi  ,  dove 
regna  un'  infinità  di  vizj,  non  pofiòno  effere  che 
affai  cattiva  fcuola  per  gli  ragazzi .  E  quella  è  la 
ragione  ,  perchè  nelle  grandi  Città  fi  trovi  più  di 
quelli  giovani ,  più  diftratti ,  più  balordi ,  più  mal- 
vagi ,  che  nelle  campagne .  Quello  medefimo  di* 
moflra,  quanto  fia  malagevole  1'  educar  bene  i 
figli  de'  grandi ,  e  de'  ricchi . 

§.  XXVII.  Ma  neh'  educazione  il  Legislatore 
vuol  fidarfi  più  su  i  metodi  Fifici,  che  su  i  Me- 
tafifici.  L'  uomo  è  nato  e  crefeiuto  e  vive  neh' 
ordine  Fifico  :  1'  educazione  delle  leggi  debb'  eflèr 
d'accordo  con  un  tal  ordine  .  Il  Metafifico  non 
foccorre  fempre  la  natura  ,  ma  delle  volte  la  di- 
flrae ,  e  può  fare  de'  grandi  fanatici ,  i  quali  fono 
mali  uomini  ,  e  cattiviffimi  Cittadini  .  Certo 
Stoicifmo,  e  1'  Arabifmo  non  fervono  che  a  gua- 
flar  1'  uomo  (a) . 

Par.L  P  CAP. 

(a)  Uno  de'  pregi  della  legge  Mofaica  è  appunto 
quefto  di  aver  date  ob  durìtìem  cordis  tali  leggi  civili  ed  eco- 
nomiche ,  quali  lì  convenivano  ad  animali  rozzi  e  caparbi- 
Più  fublimi  forfè  non  avrebbero  avuto  alcun  buono  effetto, 


2z6      Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 


XV. 

De*  mezzi   più  particolari    di    avvalorare , 
e  incoraggiare  /'  induflria. 

§.  I.  T  7"ENiAM'ora  a' mezzi  più  particolari.  La 
V  prima  maffima  per  riguardo  a  quefta 
cura  è ,  che  il  Legislatore  ne  facci  uno  de'  prin- 
cipali punti  delle  lue  leggi  ,  e  che  più  ancora  , 
che  F  altre  leggi  ,  raccomandi  a  i  Prefetti  e  a  i 
Magiftrati  quelle  d'  Economia  ,  ficcome  fo (legno 
e  alimento  di  tutte  1'  altre  (  a  ) .  E  quefta  è  la 
pratica  della  China  [b)  \  dove  niuna  cofa  prima  , 
ne  con  maggior  premura  s'  impone  a  i  Prefetti 
delle  Provincie  e  delle  Città  ,  quanto  quella  di 
vegliare  attentamente  all'  Agricoltura .  Per  mo- 
do che  è  fempre  riputato  un  loro  delitto  ,  e  pu- 
nito feveramente  ,  fé  F  Agricoltura  ,  e  la  fatica 
vi  fi  venga  ad  indebolire  ,  e  decadere .  Regola- 
mento ,  a  cui  ha  ragione  il  P.  Martinio  di  aferi- 
vere  F  immenfa  popolazione  di  quell  Imperio  ,  e 
F  abbondanza  di  tutto  quel ,  che  ferve  alla  vita. 
§.  I  [.  La  feconda  è  quella  d'  adoperare  le  due 
gran  vetti  producitrici  e  perfezionatrici  dell'  Ar- 
ti 

(a)  I  Greci  chiamano  le  leggi  rapa;  :  e  popi*  è  una 
porzione  di  terra  toccata  in  parte  ad  una  tribù  ,  o  fami- 
glia. Il  che  dinota  ,  che  le  prime  leggi  de'  Greci,  co- 
me di  tutti  gli  altri  popoli  ,  fieno  nate  colla  divifione 
delle  terre  , 

(b)  Marti ws  Martm'uis  b'tft.  Sin.  lib.  8.  in  Uenio. 


Parte  I.  Cnp.  XV.  227 

ti  e  delle  Scienze  tuttequante  ,  e  gran  cagioni 
di  azione  ,  conofciute  per  tali  in  ogni  tempo  e 
luogo  5  le  quali  lòno  1'  onore  ,  e  il  premio  : 
perchè  come  è  1'  energia  delle  paffìoai  il  princi- 
pal  motore  degli  animi  umani  \  quefte  molle  lòl- 
leticandolo  maravigliofamente,  accrefcono  ,  e  ali- 
mentano lo  fpirito  e  T  ingegno .  Certo  non  è 
poflìbile,  che  ivi  regnino  Arti  e  Scienze  ,  e  che 
iìa  per  effe  gran  moto  ,  dove  non  fono  in  pr:gio, 
né  ottengono  verun  premio  ,  ma  piuttofto  vi  fo- 
no avute  in  difpregio  e  tenute  per  vili.  L'  Honos 
al'tt  artes ,  che  diceva  con  fomma  avvedutezza  Ci- 
cerone ,  è  una  maffima  della  natura  ,  e  di  tutta 
la  Storia  umana .  E  perciò  è  da  riputarli  capo 
d' opera  della  fapienza  civile  de'  Cinefi  il  consu- 
me ,  che  fono  obbligati  a  feguire  i  Prefìdi  e  i 
Magiftrati  delle  Provincie,  di  celebrare  ogni  Pri- 
mavera la  fefta  dell'  Agricoltura  5  nella  quale  ol- 
tre la  (ingoiar  pompa  riguardante  la  cofa  medefi- 
ma,  i  contadini  vi  fono  diftinti  e  onorati^  il  che 
dà  dell'emulazione,  e  del  vigore,  e  la  Religione, 
che  vi  fi  frammilchia  (a) ,  ne  fa  un  più  ferio  do- 
vere. 

§.  III.  Adunque  fé  coloro  ,  i  quali  migliora- 
no 1'  Arti,  o  trovano  un  nuovo  iftrumento,  una 
nuova   macchina  :  coloro   che  rendono  più   facili 

P  2  e  più 

(a)  Non  è  fenza  gran  Politica  ,  che  gli  Egiz;  ,  gì' 
Indi ,  i  Greci  ,  e  i  Romani  averterò  si  fattamente  lega- 
ta P  Agricoltura  alla  Religione  ,  che  gli  Agricoltori  ve- 
niflfero  a  riputarli  far  de'  facrificj  più  torto  ,  che  di  col- 
tivare .  Tra  tutte  le  molle  ,  che  muovono  il  cuore  u- 
mano,  la  religione  è  la  più  potente.  Vi  è  anche  tra  noi 
qualcofa ,  che  potrebbe  mirabilmente  fervire  a  quello  fi- 
ne ,  fé  folle  trattata  da  mani  maeftre  . 


22,8  Delle  Lezioni  di  Eco?Jomia  Civile, 
e  più  fpedite  le  antiche  :  quei  che  inventano  una 
nuova  e  utile  manifattura  :  coloro  che  viaggian- 
do per  paefi  culti  ,  e  fpiando  fottilmente  la  per- 
fezion  dell'  Arti  ,  s'  ingegnano  d'  introdurla  nella 
propria  Padria  :  coloro  che  riefcono  eccellenti  in 
qualche  utile  meftiero  :  coloro  che  dal  lor  priva- 
to avere  fi  ftudiano  di  promuovere  la  pubblica  u- 
tilità  e  felicità  :  fé  tutti  coftoro  ,  dico  ,  foffèro 
per  la  provida  e  feria  cura  del  Legislatore  desi- 
nati a  ricevere  decenti  onori  e  premj  ,  che  o  gli 
diftinguefTèro  tra  tutti  gli  altri  ,  o  gli  rendettero 
più  agiati ,  certamente  non  potrebbe  edere  a  me- 
no ,  che  l' ingegno  e  lo  fpirito  della  Nazione  non 
fi  risvegliale  ,  e  che  non  ne  nafcefiero  de'  gran 
vantaggi  così  per  lei,  come  pel  Sovrano. 

§.  IV.  Dove  è  da  confiderare ,  che  f  uomo  è 
un  certo  animale  ,  che  non  conofce  mai  tutte  le 
fue  forze  ,  così  d'  ingegno  ,  come  di  corpo  ,  fé 
non  quando  è  porto  in  qualche  gran  cimento,  che 
premendo  la  natura,  la  faccia  ribalzare.  Sembra, 
che  quelle  forze  umane  abbiano  molto  dell'  elami- 
co \  perchè  elleno ,  ficcome  ne'  corpi  elaftici ,  non 
fi  sviluppano  giammai  interamente  fenza  qualche 
grande  comprendone  e  irritazione  (a) .  La  Storia 
delle  cofe  degli  uomini  e'  infegna  due  gran  verità 
per  rifpetto  a  quefto  punto.  La  prima  è  quella, 
eh'  è  detta  ;  e  1'  altra  ,  che  lo  fpirito  umano  e 
r  ingegno  non  fi  mette  mai    in  moto  3  fenzachè 

gene- 


(a)  Quefta  potrebbe  effere  la  cagione  di  ciò  che  dice 
Tacito  ,  mìfertae  tolerantur  ,  felicitate  conumpimur .  La 
morbidezza  ,  cagione  ammolliente  ,  eftingue  1'  elafìicità 
della  natura  umana  . 


Parte  I.    Cap.  Xfc  229 

generi  di  molti  grand'  nomini  ,  che   illuftrano   e 
aggrandifcono  le  Nazioni . 

§.  V.  A  quello  principio  debbono  principal- 
mente la  loro  nafcita  i  fecoli  luminofi  di  certi 
Stati ,  ficcome  quello  di  Pfàmetico  in  Egitto ,  di 
Ciro  in  Perfia ,  di  Pericle  in  Atene,  di  Aieffandro 
nella  Tracia  e  in  Egitto,  di  Augufto  in  Roma , di 
Alfonfo  I  in  Napoli ,  de'  Medici  in  Tofcana  e  in 
Roma,  di  Luigi  XIV  in  Francia  ,  di  Pietro  il 
Grande  in  Mofcovia  ,  e  quello  noftro  in  Inghil- 
terra (a).  Non  è  la  fola  libertà ,  che  ora  manca  al- 
l'Egitto,  alla  Perfia,  alla  Grecia  ,  perchè  quelle 
Nazioni  non  fieno  più  quel ,  che  fono  Mate  altre 
volte  :  lor  manca  il  principio  motore  degl'  inge- 
gni e  degli  fpiriti ,  cioè  il  premio ,  e  1'  onore ,  e 
quel  grado  di  libertà  ,  che  le  leggi  vogliono  fer- 
bare  intatto  in  ogni  paefe ,  e  per  godere  del  qua- 
le fon  nati  gì'  Imperj  Civili .  Il  fuolo  d' Italia  è 
oggidì  il  medefìmo  di  quel ,  che  fu  a  i  tempi  di 
Augufto  :  il  medefimo  è  il  clima .  Donde  fegue, 
che  il  Fifico  di  coloro  ,  che  ci  nafcono  ,  fia  an- 
cora l' iftefTo .  E  certamente  s'  inganna  1'  autore 
d'  un'  opera  affai  fanciuliefca  dello  Spirito  ddle 
Nazioni  1  non  ha  molto  ufcita  in  Francia,  quan- 
do crede,  e  fcrive  ,  con  afsai  poca  avvedutezza  , 
che  il  fifico  d'  Italia  non  è  più  oggidì  quel,  che 
fu  già  :  concioffìachè  fia  una  rozzezza  filolofi- 
ca  il   credere  ,   che   il  fifico  de'  paefi    fi   cambj 

P  3  tan- 

(a)  Gli  anni  addietro  fi  è  fondata  in  Londra  una  unio- 
ne di  gente  di  avere  ,  la  quale  ha  riabilito  di  gran  fondi 
per  la  perfezione  dell'Arti  così  delle  Colonie  ,  come  della 
gran  Brettagna  .  Già  gli  effetti  cominciano  a  vederfene 
belli  e  grandi  in  America  . 


230  Delle  Lezio?ii  di  Economia  Civile. 
tanto ,  da  divenir  altro  ,  coli'  andar  del  tempo. 
Contuttociò  vi  vuol  molto  ,  perchè  1'  Italia  ila 
la  medefima  quanto  al  morale  :  di  che  la  vera  ca- 
gione è ,  di  eiTerfi  cambiata  P  educazione  domefti- 
ca  e  civile  (<?),  e  venuti  altri  ftudj,  e  maniere  di 
vivere  e  di  penfare  ;  donde  fi  è  eftinto  il  princi- 
pio motore  de'  grand'  ingegni  e  del  coraggio  ^  e  le 
perfone  dateli  ad  ottener  per  apparato  di  vivere, 
per  ifcaltrezza  ,  per  impoftura  ,  per  piccole  frodi, 
e  per  giuochetti ,  quel ,  che  non  poiTono  per  vir- 
tù ,  ignota ,  o  temuta . 

§.  VI.  Per  quelli  medefimi  fatti  è  chiaro,  che 
quello  principio  non  è  così  proprio  delle  Repub- 
bliche ,  che  non  polla  aver  luogo  negli  altri  go- 
verni eziandio  ,  e  principalmente  nelle  Monar- 
chie .  La  ricombenza  è  lo  ftimolo  della  virtù  , 
e  del  fapere ,  e  dell'  induftria ,  che  può  trovar  luo- 
go in  ogni  Stato  ,  fenzachè  fé  ne  alteri  la  cofti- 
tuzione  politica.  Se  ne  veggono  degli  efempj  in 
tutti  i  governi  dell'  Afia  ,  ancorché  difpotici  . 
Molti  ne  fomminiftra  la  Storia  della  China  (b)  . 
Solimano  Re  de'  Turchi  feppe  farne  tanto  ufo  , 
quanto  il  Senato  di  Atene  ,  o  quel  di  Roma  ne' 
tempi  brillanti  di  quelle  Repubbliche.  Nel  fe- 
cole pafiàto  Kuperlì  Gran-Vifir  di  Coftantinopoli, 
colui  che  tolfe  a  i  Veneziani  1'  Ifola  di  Creta  , 
ne  fece  delle  nuove  pruove  con  grandifflmo  van- 
taggio dell'Imperio  Turco.  Abbas  il  Grande  Re 
di  Perfia,  il  quale  conofeeva  pienamente  la  forza 

di 

(a)  V  educazione  è  il  feme  delle  tede  ,  dice  Platone 
nel  IV.  della  Repubblica  .  Voi  vedrete  venirle  su  fior- 
dire,  frolle,  pazze,  vote,  come  quella  s1  imbaftardifee  . 

(b)  Veggafi  il  P.  Martino  Martinio  . 


Parte  L  <  Cap.  XV.  231 

di  quello  principio ,  animò  in  quel  Regno  talmen- 
te 1  Arti  ,  il  Commercio ,  e  lo  fpiriio  della  Na- 
zione ,  che  ella  fiorì  mirabilmente  in  ogni  cofa . 
Ha  fatto  il  medefimo  Pietro  il  Grande  in  Mo- 
fcovia  il  fine  del  fecolo  pattato  ,  e  il  principio  di 
quello  .  Se  i  Perfiani  avellerò  continuato  ad  ave- 
re Abbas ,  e  i  Turchi  de'  Soiimani  (  a  ) ,  farebbe- 
ro oggigiorno  le  più  eulte  e  le  più  illuftri  nazio- 
ni della  Terra .  Ricordiamci ,  che  dappertutto  le 
medefime  cagioni  producono  i  medefimi  effetti. 

§.  VII.  Ma  niuna  Nazione  ha  meglio  in  que- 
lli ultimi  tempi  faputo  profittare  di  quella  bella 
maifima  ,  quanto  gì'  Inglefi  ,  fìccome  fi  può  di 
leggieri  vedere  dalla  Storia  di  Commercio  della 
Gran   Brettagna   di   Giovanni  Cary  ,  che  io  feci 

P  4  qui 

(a)     Sì  dice  ,  che  la  coftituzione    fa  i  gran    Principi  ; 
perchè  la  collituzione  è  madre  dell'  educazione  .  Non  nie- 
go  ,  che  la  coftituziore  facendo  gli  Educatori  non  influi- 
sca nel  far  de1  Princpi.     Con  tutto  ciò  voi  troverete  iti 
Sparta  ,  in  Atene  ,  in  Roma  ,  in  Inghilterra  de'  Tiranni: 
e  de'  buoni  e  favj  Principi  negli  Stati  più  difpotici .     Gli 
Arabi  innanzi  agli  Abaffidi  ,  e    quelli    Turchi    Abaffidi 
prima  degli  Ottomani ,  ebbero  in  Bagdat  ,  in  Damafco , 
nel  Cairo,  in  Cordova  ,  in  Samarcanda  ,  in  Lfpahàn  de' 
gran  protettori  delle  Scienze  e  deli1  Arti  .     E  di  quello 
fenomeno  debb'efler  cagione  più  la  Natura  e  1'  educazio- 
ne domenica ,  che  la  Coflituzione .  In  tutti  quafi  i  Pae- 
fi  del  noftro  Continente  ,  gli  Ecclefìalìici  hanno  grandif- 
fìma    influenza    nelf  educazione    privata    de'  Sovrani  ,  e 
de' grandi .  Quello  potrebbe  tener  luogo  d'una  felice  colVi- 
tuzione    fé   quelli    educatori  voleflero  rifguardare  al  vero 
fine  del  lor  uffizio  ,    cioè  alla  vera  gloria    e  felicità    de' 
loro  allievi ,  la  quale  non  può  nafeere ,  che  dal  ben  pub- 
blico  .     Ma  vorrebbero  effer  più  Filosofi  ,    e  meno  Ca- 
fifti  ;  aver  più  della  grande ,  meno  della  piccola  politica. 


z^z  Delle  Lezioni  di  Eco?iomia  Civile. 
qui  gli  anni  addietro  imprimere  in  noftra  lingua 
con  delle  copiofe  aggiunte  ,  affinchè  fi  conofeefle 
più  largamente  1'  arte  tenuta  da  i  Legislatori  di 
quel  paefe,  per  ia  quale  le  cofe  loro  da  piccolif- 
fimi  principj  e  barbari ,  eh'  erano  poco  più  d'  un 
fecolo  addietro  ,  fono  ad  ammirabile  altezza  per- 
venute .  Ci  contenteremo  qui  di  accennarne  al- 
cun' efempio ,  affinchè  fi  conofea  fempre  più ,  che 
non  è  il  calò  ,  né  la  fortuna  ,  ma  la  fapienza  , 
quella  che  aggrandire  i  popoli . 

|  Vili.  Nel  XVI ,  e  in  parte  del  XVII  Se- 
colo la  coltivazione  delle  terre  era  in  queir  Ifola 
aflài  ancora  piccola  e  rozza  (a) .  Quindi  è  ,  che 
§r  Inglefi  di  quei  tempi  erano  fpeffe  volte  necef- 
iitati  di  prendere  da'  foreftieri  del  grano  e  delie 
altre  minori  derrate.  Ciò  è  manifefto  dalle  Sto- 
rie, e  dalle  lettere  di  molti  negozianti  di  quel 
tempo.  Con  tuttociò  il  1689  fotto  il  Ré  Gu- 
glielmo pafsò  nel  Parlamento  1'  atto  di  Bnmity  , 
o  ila  di  gratificazione ,  che  fu  poi  confermato  ne' 
iuffeguenti  regni,  ed  è  tuttora  nel  fuo  vigore  (b). 

E  in 

(a)  Vedi  Hnm  Hijlory  of  England. 

(b)  I  Napoletani  avevano  intefa  quefta  maflìma  .  Per 
aumentare  la  marina  el  Commercio  chiefero  ai  Sovrani, 
il  1499  al  Re  Ferdinando  ,  e  il  150}  a  Ferdinando  il 
Cattolico  ,  degnarfi  concedere  ai  ditti  /applicanti  ,  che  vo- 
lendo cojìruere  nave ,  0  vero  navi  Hi  ,  feti  compwe  ,  fofjero 
franchi  e  immune  da  quale  fé  vole  pagamento  de  drbana  , 
gabella  ■>  diritti ,  ancoraggi ,  falangaggio  ,  ternari*,  bofe  hi ,  le- 
gname ,  e  ogne  altro  pagamento  ...  Fu  rifpofto  Placet  . 
priv.  e  cap.  tom.  1.  pag.  40.  ,  e  61.  &c.  Se  quello  fiite- 
ma  fi  continuava  ,  noi  faremmo  gì'  Inglefi  del  Mediter- 
raneo.  In  tutti  i  capitoli  di  Alfonio  I,  Ferdinando  I  , 
Federico  ,    Ferdinando   il  Cattolico ,    fi    trova    accordata 

pie- 


Parte  I.     Cap.  XV.  233 

E'  in  quello  atto  ftabilito ,  che  quegl'  Inglefi  ,  i 
quali  con  vafcelli ,  e  due  terzi  almeno  dell'  equi- 
paggiò nazionali  ,  trafpor tallero  a  i  paefi  ftranieri 
del  grano  ,  e  delle  altre  derrate  Inglefi  ,  farebbe- 
ro premiati  di  un  tanto  a  Quarter  ,  mifura  delle 
biade  di  quella  Nazione  d'  intorno  a  otto  ftaj  . 
Per  tal'  atto  1'  Inghilterra  a  poco  a  poco  è  di- 
venuta uno  degl'  inefaufti  granai  del  Settentrio- 
ne .  Imperciocché  molte  terre  ,  le  quali  erano 
ancora  inculte  ,  fono  fiate  melTe  a  coltura  ;  le  vec- 
chie coltivate  meglio  (a);  e  1'  arte  del  coltivare 
è  fiata  condotta  alla  fua  perfezione .  In  fatti  il 
3748  e  il  1749  è  fiata  tanta  1'  effrazione,  che  la 
Bounty  ,  o  fia  gratificazione ,  ha  oltrepaffato  200000 
lire  fterline .  Può  leggerfi  Monficur  Dangeul  nel- 
T  opera  eccellente  de  'vantaggi  e  degli  svantaggi 
degl' Inglefi  e  de'-  Francefila  ec, 

§.  IX. 

piena  libertà  da  ogni  dazio  per  tutte  le  derrata  e  mani- 
fatture ,  che  da  qualunque  parte  del  Regno ,  per  terra ,  e 
per  mare  ,veniffero  in  Napoli  ,0  da  Napoli  andaflero  nelle 
Provincie  .  Principio  mirabile  fé  fi  fofle  eftefo  un  pò 
più  ,  e  poi  confervato  .  Era  piantare  la  più  valida  ra- 
dice d'un  gran  Commercio .  Ma  a  quefte  belle  maflìme 
generali  aggiunfero  certe  prerogative  particolari  della 
Capitale  ,  che  fono  la  rovina  delle  Provincie  .  L'  inte- 
sene vicino  e  prefente  fece  loro  perder  di  mira  il  dinan- 
te ,  ancorché  quefto  folle  il  foftegno  di  quello  .  Que(k> 
era  il  penfare  de'  fecoli  poco  luminofi  . 

(è)  La  medefima  terra  coltivata  con  arte  e  zelo  pu5 
render  più  che  il  triplo  dell'ordinario  ,  fìccome  corta  dall 
attertazione  uniforme  di  tutti  i  contadini.  Dunque  un'  in- 
tera nazione,  in  cui  1'  Agricoltura  s'  intenda  bene,  e  1* 
Agricoltore  ha  dell'  ardore  a  coltivare  ,  ne  può  divenire 
tre  volte  più  ricca  . 


234       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

\.  IX.  Quefto  iftefiò  metodo  è  fiato  dagl'  In- 
glefi  tenuto  a  voler  promuovere  le  manifatture  di 
lana  ,  e  di  altre  materie  ,  le  quali  fono  oggigior- 
no la  feconda  forgente  delle  ricchezze  della  Gran 
Brettagna.  Chi  ne  ha  voglia  può  vedere  dalla 
fopraccitata  Iftoria  ,  che  non  ha  gran  tempo, 
quando  gl?  Inglefi  vendevano  le  lane  agli  Olande- 
fi  ,  a'  Fiaminghi  ,  e  a'  Francefi  ,  e  in  ifcam- 
bio  ne  traevano  delle  manifatture  .  In  quelli 
tempi  la  Nazione  poteva  dirfi  piuttofto  povera , 
che  no .  Ma  pel  Grande  Atto  di  navigazione 
Stabilito  a'  tempi  di  Cromwel  ,  e  parte  per  gli 
premj  e  onori  accordati  a'  manifattori  ,  e  a'  ne- 
gozianti ,  le  manifatture  di  ogni  forta  in  niuna 
nazione  non  fi  fono  tanto  moltiplicate  e  miglio- 
rate ,  quanto  in  Inghilterra  5  per  modo  che  ora 
riempiono  1'  uno  e  P  altro  emisferio  . 

§.  X.  L'  efempio  ,  che  qui  feguita  ,  dimoflra 
aflai  chiaramente  lo  fpirito  di  quel  popolo  ,  e  di 
quel  governo  in  materia  di  Economia .  Il  1734 
il  Cavalier  Tommafo  Lomb  fu  il  primo ,  che  re- 
cò d'  Italia  in  Inghilterra  la  macchina  da  torce- 
re la  feta ,  di  cui  egli  prefe  un  modello  nel  Pie- 
monte. Quefto  Cavaliere  per  promuoverla  nella 
fua  Padria  cercò ,  e  ottenne  dal  Governo  un  jus 
•prohibenài  per  quattordici  anni .  Trafcorfo  que- 
fto tempo  richiefe  la  confermazione  del  Privile- 
gio. Ma  il  Parlamento  ,  il  quale  voleva  vera- 
mente premiare  la  diligenza  del  signor  Lomb  , 
ma  non  voleva  privare  la  Nazione  del  vantaggio 
di  quefto  finimento  ,  gli  donò  per  una  volta  fola 
quattordicimila  lire  fterline ,  e  ordinò  che  la  mac- 
china Me  renduta  pubblica.  E  quefti  fono  i 
colpi  di  favj  ,  che  mettono  in  moto  1'  Arti  ,  la 
diligenza,  l'ingegno,  e  la  fatica.  §.XI. 


Parte  I.    Cap.  XV.  235 

§.  XI.  Quel  ,  che  mi  par  più  da  confiderai 
in  quefta  Nazione  ,  egli  è  ,  che  non  è  la  fola 
Corte  ,  e  il  folo  Parlamento  ,  che  vi  anima  gli 
fpiriti  all'  induftria  ,  ma  i  privati  medefimi  vo- 
gliono aver  parte  a  sì  bella  gloria  ,  o  fondando 
delle  focietà  per  lo  mantenimento,  ed  educazione 
de'  poveri  fanciulli  :  o  lafciando  de'  fondi  ,  che 
diano  de'  premj  a  coloro  ,  i  quali  maggiore  utili- 
tà e  fplendore  recano  alla  loro  Patria .  Tale  è 
v.  g.  la  focietà  di  Dublino  in  Irlanda  (a),  per 
lo  (Indio ,  accrefcimento ,  e  miglioramento  dell'  a- 
gricoltura  e  manifatture  (b).  Quella  focietà  diflri- 
buifce  da  80  fino  a  100  premj  V  anno  ,  i  quali 
tutti  infieme  montano  a  1000  lire  Merline  ,  e  fo- 
no tutti  di  fondi  privati .  Un  folo  Cittadino 
chiamato  Samuele  Madden,  ha  confecrato  a  que- 
fta utiliflìma  compagnia  cencinquanta  lire  Merline 
1'  anno .  Qtiefti  premj  fi  difìribuifcono  nei  modo 
che  fegue. 

I.  A  chi  meglio  tinge  le  lane ,  la  feta ,  la  te- 
la ec. 

II.  A  chi  fa  de'  migliori  tappeti  all'  ufo  di 
Turchia  ,  o  di  Turnè . 

III. 


00  Quefta  nazione  il  principio  del  fecolo  pattato  era 
tuttavia  fe'lvaggia  e  fiera:  il  principio  del  prefente ,  bar- 
bara. Ella  ora  tende  ad  effere  delle  più  eulte.  Vedi 
David  Hum ,  La  Storia  dell'  Inghilterra  .  E  quelto  pruo- 
va  quanto  fono  irragionevoli    certi  nonsipuotisti  . 

(b)  Ho  già  detto  ,  eflerfi  'gli  anni  addietro  fondata 
uua  nuova  tale  focietà  in  Londra  ,  la  cui  mira  s'  emen- 
de principalmente  alle  Colonie  Americane  .  I  premj  vi 
fi  diftribuifeono  predo  a  po^o  ,  come  nella  focietà  Irlan- 
defe  . 


%l6       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

III.  A  chi  fa  la  migliore   ftoffa  limile  ad  un 
proporlo  modello  . 

IV.  A  chi  fa  i  migliori  difegni  per  le  ftofFe 
di  qualunque  forta . 

V.  A  chi  fabbrica  la  miglior  porcellana . 

VI.  A  chi  fabbrica  la  miglior  carta. 

VII.  A  chi  inventa  una  macchina  più  utile 
per  le  manifatture,  o  per  l'agricoltura. 

Vili.  A  quel  Maeftro  o  Maeftra  ,  che  avrà 
fatto  un  più  favio  allievo . 

IX.  A  chi  avrà  ben  coltivato  una  più  grande 
efteniìone  di  terra  incolta . 

X.  A  chi  avrà  piantato  d'  alberi  utili  una  più 
grande  eftenfione  di  terra. 

XI.  A  chi  avrà  difìeccato  una  maggiore  eften- 
iìone di  paludi  o  di  ftagni  ,  e  portele  in  coltura , 
ec. 

§.  XII.  Vi  è  una  fonile  focietà  di  uomini  a- 
-  manti  del  ben  pubblico  in  Edimburgo  Capitale 
della  Scozia  .  In  quella  medefima  Città  vi  è  una 
cafa  ben  dotata  da  uomini  privati  per  lo  mante- 
nimento de'  figli  de'  Mercanti  falliti  ■  Quefti  fan- 
ciulli vi  fono  educati  e  ìftruiti  in  tutte  l'Arti  del 
Commercio .  Moltiffimi  fimili  ftabilimenti  leg- 
gonfì  ultimamente  fatti  in  Francia  da  private  per- 
itone ;  le  quali  hanno  faviamente  (limato  non  fi 
potere  con  maggior  gloria  impiegare  le  ricchez- 
ze, che  Dio  ci  ha  date  ,  che  in  vantaggio  della 
Patria  '-,  perchè  la  vera  virtù ,  anche  Evangelica , 
è  amar  gli  uomini ,  e  far  loro  del  bene . 

§,  XIII.  E  in  effetto  fé  noi  aveflìmo  qui  o 
nella  Capitale  ,  o  nelle  Provincie  di  fìmili  focie- 
tà ,  quanto  non  fi  potrebbero  migliorare  e  accre- 
fcere  le  noftre   manifatture  ?    Una   focietà   come 

quella 


Parte  L    Cap.  XV.  237 

quella  di  Dublino,  che  noi  aveilimq  nelf  Apruz- 
zo,  non  avremmo  per  avventura  molto  bifogno 
delle  tele  foreftiere  ;  effendo  il  filo  dell'  Aquila  , 
cosi  per  finezza  ,  come  per  bianchezza  ,  di  poco 
inferiore  a  i  migliori  de'forefticri  ,  e  potendoli  di 
molto  migliorare  ,  fé  vi  attendefììmo .  Che  non 
avrebbe  fatto  una  limile  focietà  nella  Calabria  , 
nella  Provincia  di  Otranto.  ,  e  di  Lecce  a  voler 
promovere  le  manifatture  di  feta  e  di  cottone  ? 
Perchè  fé  quelle  manifatture,  ancorché  niun  pre- 
mio o  favore  le  aveffe  ftimolate ,  pure  fono  frate , 
e  fono  tuttavia  belliflìme  e  ricercatifììme  ,  or  che 
farebbe  flato ,  fé  il  premio  le  aveffe  incoraggiate  , 
e  la  legge  favorite  ?  Noi  fìamo  ancora  in  agri- 
coltura ,  e  in  arti ,  e  macchine  agrarie  affai  di  fotto 
a  molte  Nazioni  favie  :  dunque  una  focietà  ,  che 
promoveffe  con  de' premj  l'Agricoltura,  di  quanto 
giovamento  non  potrebbe  effer  ella? 

§.  XIV.  E  qui  è  ,  dove  convien  che  oflèrvia- 
mo  ,  che  di  molte  cole  belle,  e  generofe  ,  e  di  gran- 
dini ma  fpefa  hanno  fatto  i  maggiori  noftri  :  e  non- 
dimeno non  hanno  veduto  ,  che  tra  le  cole  belle  ve 
n'  ha  fempre  una  più  bella  e  di  maggior  gloria  del- 
le altre  :  e  traile  utili  una  più  utile  ,  e  tra  le 
virtuofq,  una  più  virtuofa.  Or  qual  colà  più  bei- 
la ,  più  utile ,  più  gloriola  ,  più  virtuofa ,  quanto 
è  quella  di  giovare  alla  Patria  tuttaquanta  più 
tolto ,  che  a  poche  perfone  ì  Quello  di  fare ,  che 
non  vi  fieno  degli  oziofi  e  de'  poveri ,  o  che  non 
ve  ne  fia ,  che  il  minimo  poflibile  ?  Pur  non  vi 
fi  è  troppo  penfato  ,  ancorché  fi  foffe  penfato  a 
far  del  bene.  Le  leggi  comuni  ftabilifcono,  che 
quando  mancano  gli  eredi  difendenti  ,  fuccedano 
ne'  nofìri  beni  gli  afcendenti  ,  fé  ve  n'  ha .     Dove 

duo. 


2.38  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
dunque  mancano  gli  uni  e  gli  altri  la  Patria  ha 
un  dritto  di  effere  chiamata  in  Teftamento ,  fìcco- 
me  erede  attendente ,  o  di  fuccedere  ab  inteflato . 
Il  famofo  Arrigo  de'  Cocce j  ha  dimoftrato  ,  che 
morendofi  fenza  eredi ,  i  beni  di  dritto  primitivo 
della  natura  ritornino  nella  malTa  comune  della 
Patria  :  il  che  è  così  vero ,  come  è  veridìmo ,  che 
la  partizione  delle  terre  ne'  popoli  culti  non  nac- 
que ,  che  per  confenfo  o  efprelTò  o  tacito  del  cor- 
po politico,  rimanendo  fempre  la  tacita  ipoteca  a 
tutto  il  corpo .  Se  gli  antichi  noftri  averterò  penfato 
a  quefto  modo  ,  lenza  maggiore  fpefa  ,  anzi  con 
minore ,  noi  ritrarremmo  da  i  loro  ftabilimenti  affai 
maggiore  utilità ,  che  non  ne  ricaviamo ,  efìendoci 
manifefto ,  che  i  loro  teftamenti ,  con  poca  confi- 
derazione  dettati ,  hanno  più  torto  impiccolita  la 
quantità  d'  azione  e  di  fatica  utile ,  che  accrefciu- 
tala  ;  ond'  è  nato ,  che  in  vece  di  minorare  gli  o- 
ziofi  e  i  poveri  ,  fecondo  che  fembra  effere  ftata 
la  loro  intenzione,  elfi  gli  abbiano  ftranamente  ac- 
crefciuti ,  e  in  mille  guife.  Il  che  chi  voleffe  inten- 
der meglio  non  avrebbe  a  fare,  che  a  multiplica- 
re  sì  fatti  loro  teftamenti ,  quanto  più  poteffe  ,  e 
vedrebbe  in  men  di  due  fecoli  ridotta  la  nazione 
a  i  bofchi . 

§.  XV.  Il  fecondo  mezzo  per  incoraggiare  e 
promuovere  1'  induftria  ,  ftimo  che  dovelTe  efler 
quello  di  accrefcere  il  premio  intrinfeco  e  naturale 
della  fatica,  vale  a  dire  il  guadagno  del  lavorato- 
re .  Or  quefto  fi  fi  con  facilitare  e  proteggere  lo 
fmercio  di  quel ,  che  è  prodotto  per  T  induftria  . 
Imperciocché  facilitando  lo  fmercio, fi  dà  moto  a 
tutti  i  prodotti  della  natura  ,  e  dell'  arte  :  quefto 
moto,  aprendo   degli  fcoli  ,  agevola   e  accrefce  il 

gua- 


Parte  t    Cap.  XV.  239 

guadagno  :  e  il  guadagno  è  Tempre  T  efca  di  colo- 
ro che  travagliano.  Quefto  iòlo  mezzo ,  ancorché 
manchino  gli  altri  prernj ,  è  capace  di  aumentare 
e  migliorare  tutte  i'  Arti .  E1  un  premio  intrin- 
feco  de'  lavori  \  piace ,  e  foddisfa  a  chi  fatica  :  e 
quefto  piacere  1'  anima  a  continuare  nel  travaglio. 
Ma  dove  a  lungo  andare  coloro ,  che  lavorano ,  fi 
veggono  defraudati  della  loro  foeranza  ,  a  poco  a 
poco  fi  raffreddano ,  e  loro  la  fatica  diviene  indiffe- 
rente :  fiato  terribile  per  una  culta  nazione .  E% 
una  maflìma  falfa,ficcome  è  detto  altre  volte  ,  che 
quanto  meno  fi  guadagna ,  più  fi  fatichi  ;  perchè  av 
che  fine  vorremmo  noi  ftentare  ? 

§.  XVI.  Per  meglio  intendere  quefta  maflìma 
fupponghiamo ,  per  motivo  di  efempio  ,  che  noi  di 
quefto  Regno  per  quattro  o  cinque  anni  mandiam 
fuori  tutto  quel  ,  che  fi  può  togliere  a  i.  noftri 
bifogni  ,  in  grano  ,  vino ,  olio  ,  derrate  minori  , 
frutta,  manifatture  di  lana,  di  feta  ,  di  lino  ,  dì 
canape,  di  cottone,  e  degli  altri  materiali?, ficchè 
niente  rigurgiti  :  ho  per  cofa  indubitata  ,  che  lì 
vedrebbe  fubito  tutto  il  paefe  ,  ficcome  da  entu- 
fiafmo  moffo  e  ftimolato,  correre  dietro  alla  col- 
tura delle  terre  :  e  alle  manifatture  (a)  :  conciof- 
fiachè  lo  fcolo  aumenti  il  guadagno  ,  e  il  guada- 
gno fia  grandiflima  attrattiva  alla  diligenza  e  fati- 
ca delle  pedone  (b) . 

Pep 

(a)  E(  per  appunto  il  cafo  degl'  Inglefi  di  queff  ul- 
timo fecolo . 

(a)     I  noftri  maggiori  veddero  certi  barlumi  delle  buo- 
ne regole  Economiche  .  Chiefero  ,  che  1'  effrazione  delle 
pelli  fofle  libera,  e  fu  loro  conceduto  Pr'tv.  e  Cap.  torà.  1. 
pag>ì 5.^.15.  Come  il  Regno  abbonda'  d'ogni  forte  di  ani- 
mali, 


2-4°       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile, 

§.  XVII.  Per  quella  ragione  e  mafTima  il  1732 
il  Parlamento  d' Inghilterta  foppreflè  tutti  i  dritti 
di  effrazione  delle  manifatture  Inglefi,  e  quelli  d' 
introduzione  de'  materiali    atti  ad  eflere  lavorati  , 

de' 
mali  ,  l'arte  di  conciar  le  pelli  poteva  con  quello  favore 
divenire  una  gran  forgente  di  rendite.  L'arti  della  lana, 
e  della  Seta  avevano  de' gran  privilegi  :  dunque  quefl'ar- 
ti  potevano  ancora  eflere  maggior  fondo  di  ricchezze  . 
Intanto  niuna  di  quell'  arti  fu  quel ,  che  doveva  effere  ; 
del  chs  ecco  la  ragione, 

La  Capitale  chiedeva  favori  per  l'arti  della  Capitale  , 
e  quelli  favori  erano  de' Monopoli  riguardo  alle  Provin- 
cie. Dunque  I.  le  provincie  dovevano  divenir  nemiche 
della  capitale  :  l'interefle  è  fentito  da  tutti  .  II.  I  Mono- 
poi;  nella  Capitale  deftruggono  1'  arti  nelle  Provincie  ; 
dunque  annientano  le  rendite  delle  Provincie.  E  perchè 
la  Capitale  non  vive ,  che  fulle  Provincie  ,  annientano  i 
fondi  della  Capitale . 

Aggiungerò  ,  che  l' invidia  tra  le  Provincie  e  la  Capi- 
tale dehb'clTere  gran  cagione  di  frodi;  donde  nafce  la  per- 
dita della  buona  fede  ,  cagione  certiflìrna  del  decadimen- 
to dell'  arti  .  La  Capitale  fi  cautelava  ,  che  tutte  le 
mercanzie  ufcenti  da  Napoli  foffero  per  ogni  pa-te  delle 
Provincie  immuni  da  daz; ,  gabelle  ,  doane  ,  pedagi  ec. 
ma  lafciava  efler  fchiacciate  fotto  i  pefi  le  Provincie 
Priv.  q  cap.tom.  i.pag.^^.  cap.6.)^  e  quella  focietà  leonina 
rovinava  la  Capitale  e'1  Regno.  Sembra  dunque  che  la 
Capitale  prendefle  poca  cura  delle  Provincie  ,  il  che  è 
direttamente  contra  i  fuoi  interdi!  .  Anzi  pare  ,  che  ri- 
guardale la  rovina  delle  Provincie  con  occhi  afciutti  , 
tanto  può  1'  accecamento  del  proprio  interefTe  !  In  una 
delle  grazie  chieile  a  Ferdinando  il  Cattolico  pregano  , 
che  por  qual  fé  vole  caufa  non  pojfano  effer  aflrettì  a  pa- 
gamento de  nova  impofzione ,  de  impromptu  donativo  .... 
ex  quacumque  caufa  urgente  e  urgenti  (fi  ma  ,  etiam  ,    £E 

FOSSE    ,    PRO    STATU    REIPUBLICAE     TOTIUS    REGNT,    ET 

conservatione  ipsius.    E  quello    vuol  dire  ,    Signore 
àifumanateci .  Cap.e  Priv.tom.i.pag.<5o.cap.  32. 


Parte  I.   Cap.  XV.  241 

de1  quali  eflì  abbisognano.  Appreflò  pel  medefimo 
principio  proibì  l' introduzione  di  tutte  le  mani- 
fatture di  lana,  di  lino,  di  feta,  e  de'  metalli  di 
tutte  le  altre  Nazioni,  e  principalmente  di  Fran- 
cia ,  e  de'  Paefi  Balli.  In  vigore  del  medefimo 
principio  l' effrazione  delle  materie  prime ,  le  quali 
pollono  effere  lavorate  nell'  Ifola  ,  è  Hata  fevera- 
mente  vietata .  Simili  leggi  leggonfi  promulgate 
da  Luigi  XIV  per  aumentare  e  migliorare  le  ma- 
nifatture di  Francia .  Favorì  anche  l' introduzio- 
ne de'  materiali  mancanti  a  i  Francefi ,  e  agevolò 
T  effrazione  delle  manifatture.  La  Corte  di  Vien- 
na ha  ultimamente  imitato  le  ordinanze  Fran- 
cefi ,  e  quella  di  Portogallo  le  Inglefi .  La  fati- 
ca è  il  capitale  de'  poveri .  Di  qui  è ,  che  tutte 
quelle  leggi ,  le  quali  fono  indiritte  ad  animarla , 
tendono  ad  accrescere  quello  sì  bel  Capitale  .  E 
perchè  un  tal  Capitale  è  il  foftegno  dei  Galantuo- 
mo ,  e  del  Sovrano  ;  feguita ,  che  quelle  leggi  fo- 
no indiritte  a  flabilire  il  fondamento  della  Nazio- 
ne tuttaquanta .  Ma  gli  oflacoli  alla  fatica ,  o  il 
rimuovere  gli  Hi  moli ,  che  la  follecitano  ,  le  vef- 
fazioni,  le  oppreflioni,  i  foverchi  pefi ,  o  i  piccoli, 
ma  fpeffi  e  nojofi ,  i  contratti  che  fpogliano  ,  le 
grandi  ufure  ,  ributtano  ognuno  da  intraprender 
checcheflìa  }  fanno ,  che  fi  perda  l' amore  pe'  co- 
modi }  che  fi  metta  in  uno  (lato  d'  indifferenza  ; 
donde  nafee  l' abborrimento  dal  travaglio ,  e  la  mi- 
feria  della  nazione  ,  e  con  ciò  de'  Grandi  ,  e  del 
Sovrano  medefimo. 

§.XVIII.  Il  terzo  mezzo  di  accrefeere  1'induftria, 
il  quale  opera  immediatamente  ed  efficacemente ,  è 
quello,  che  negli  efempj  di  fopra  addotti  è  flato 
toccato  ,  ma    merita  che  qui  fi  ridica  più  diftin- 

Q  tamen- 


242,  Delle  Lezioni  di  "Economia  Civile. 
tamente,  ed  è,  d'impedire  direttamente,  o  indiretta- 
mente l' introduzione  di  quei  generi ,  i  quali  nella 
Nazione  o  nafcono,  o  fi  lavorano.  Impedire  diret- 
tamente diceli ,  quando  attòlutamente  Te  ne  vieta 
T  introduzione  :  e  indirettamente  ,  quando  fi  attra- 
verfa ,  principalmente  con  caricarla  di  dritti  di  en- 
trata .  La  ragione  è ,  che  per  sì  fatto  modo  fi 
viene  ad  aumentare  la  circolazione  e  lo  fcolo  de- 
gl'  interni  prodotti  della  natura  o  dell'  arte .  Ora 
tutto  quel ,  che  accrefce  lo  fmercio  dell'  arti  ,  dà 
vigore  e  incoraggiamento  alla  fatica  ,  ficcome  è 
veduto  di  fopra .  Quella  regola  è  fiata  metta  in 
pratica,  e  lungo  tempo  fperimentata  utile  nelle 
Nazioni ,  le  quali  fono  molto  avanti  nelle  cono- 
fcenze  economiche .  E  nel  vero  fé  in  una  Nazio- 
ne s'introduca  molto  delle  derrate  e  delle  mani- 
fatture efterne,  è  forza  che  vi  fi  fmaltifca  }  per- 
ciocché non  fi  fuol  quivi  trafportare  nulla  delle 
cofe  mercatabili ,  dove  non  vi  fia  fmercio .  Ma 
dove  fi  fmaltifce  molto  delle  derrate  o  manifattu- 
re foreftiere ,  è  neceflità  che  tanto  meno  fi  confu- 
mi delle  interne  :  e  a  quella  medefima  proporzione 
fi  fcemi  il  vigore  e  le  quantità  degl'interni  lavo- 
ri .  Con  che  il  Capitale  de'  poveri ,  e  il  fonda- 
mento della  Nazione  ,  va  ad  impiccolirli  e  inde- 
bolirà" ogni  giorno. 

i  §.  XIX.  Il  quarto  mezzo  da  rinvigorire  le  ma- 
nifatture ,  e  accrcfcere  1'  induftria  della  Nazione, 
confitte  nel  proibire  1'  eftrazioni  di  quelle  materie 
prime  ,  le  quali  fi  pottòno  lavorare  nei  paefe  :  o 
almeno  di  non  permetterle,  fé  non  in  quella  par- 
te ,  che  fupera  1'  occupazione  interna ,  la  maggior 
pottìbile.  Quella  proibizione,  dove  fienfi  metti  in 
pratica  gli  altri  mezzi  di  fopra  memorati ,  e  prin- 

pal- 


Parte  L   Cap.  XV.  243 

cipalmente  il  fecondo  ,  può  dare  un  nuovo  moto 
e  perfezione  a  molte  delle  manifatture  interne  ;  le 
quali  le  più  volte  in  certi  Popoli  fono  difprezza- 
te  per  una  ftolta  ftima  ,  in  cui  s'  ha  più  il  fore- 
ftiero  ,  che  il  proprio  ,  la  quale  ftima  nafce  da 
maraviglia  del  nuovo.  Perchè  dunque  difprezza- 
te,  rimangono  imperfette.  Ella  perciò  farebbe 
a  quefti  popoli  rifparmiare  delle  grolle  forame  di 
danaro, eh'  elfi  mandano  fuora  per  aver  delle  ma- 
nifatture delle  proprie  loro  materie  (a). 

§.  XX.  E  quefti  fono  i  principali  mezzi,  che 
gli  Economi  Politici  comunemente  propongono 
a  volere  aumentare  e  migliorare  1'  induftria  ,  fic- 
come  fondamento  di  tutti  i  comodi  e  piaceri  del- 
la Nazione  :  mezzi,  eh'  eflèndo  attaccati  alla  na- 
tura medefima ,  e  confermati  per  la  fperienza  di 
tutte  le  nazioni  ,  che  gli  hanno  adoperati  ,  non 
han  bifogno  d'  altra  teftimonianza  per  eflere  au- 
torizzati .  E  pur  nondimeno  elìì  folo  non  ba- 
llano ancora  a  produrre  sì  grande  effetto .  Egli 
è  oltre  di  ciò  neceffario  ,  che  tutte  quefte  belle 
regole  fieno  foftenute  da  una  maflìma  comune  , 
che  fi  vuol  far  panare  e  radicare  in  tutte  le  fa- 
miglie lavoratrici .  Quella  maflìma  è ,  che  i  Col- 
tivatori delle  terre  ,  i  Partorì  ,  ì  Manifattori  ,  i 
Trafficanti  ,  e  tutte  le  claflì  degli  uomini  ,  che 
efercitano  qualche  meftiero  producitore  ,  fieno  in- 

Q  2  tima- 

(a)  Noi  abbiamo  de'  cervelli  maravigliofamente  imi- 
tatori .  E'  provato  per  la  facilità  eh'  abbiamo  alla  Mufi- 
ca  ,  Pittura y  Scultura.  Non  ci  manca  dunque  che  una 
Scuola  di  Difegno  ,  e  de'  migliori  efemplari  eh'  efeono 
altrove .  QuelV  ingegno  imitatore  potrebbe  anch'  eflere 
creatore  ,  ie  fofle  protetto  e  foiienuto  . 


244  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
timamente  perfuafi  ,  eifer  padroni  de'  loro  beni , 
e  faticare  per  fé  principalmente, e  per  le  loro  fa- 
miglie :  non  per  altro  portare  i  pefi  pubblici,  che 
per  cffer  meglio  ficuri  de'  loro  beni  e  dritti  ;  ma 
efferne  poi  liberi  difpofitori  ,  falvo  il  dritto  pub- 
blico :  tutte  le  reftrizioni  delle  leggi  ,  nitrici  e 
curatrici  degli  uomini ,  non  eflère  altrimenti  fat- 
te ,  che  perchè  eflì  non  fi  abufino  della  loro  li- 
bertà in  danno  così  proprio,  come  del  pubblico: 
brievemente,  efièr  licuri  all'ombra  della  giuftizia, 
di  se ,  e  de1  loro  averi ,  e  dritti . 

§.  XXI.  Ma  quefta  bella  e  necefiaria  mafllma 
non  fi  può  diffondere  in  una  Nazione  ,  né  radi- 
carvifi  ,  dove  non  fi  proteggano  le  claffi  lavora- 
trici dalle  oppreflìoni ,  vefiàzioni  ,  aftuzie ,  e  fro- 
di de'  prepotenti ,  e  degli  uomini  fcaltri ,  e  malva- 
gi :  da'  contratti  iniqui  e  ufurarj  :  e  dall'  eftorfio- 
ni  degli  Efattori  delle  pubbliche  rendite  ,  dritti  , 
e  dazj .  Niuna  cofa  non  dovrebbe  effere  più  a 
cuore  de'  Legislatori  ,  amanti  della  grandezza  de' 
loro  Stati  ,  e  delle  proprie  loro  ricchezze,  quan- 
to è  quefta.  Imperciocché  come  è  poffibile  che 
i  lavoratori  fi  affatichino  in  niente  ,  dove  fieno 
perfuafi  dell'  oppofto  ?  Eflì  feoraggianfì  ,  e  ama- 
no meglio  languire  nella  miferia  (  tanto  fono  gli 
animi  umani  difpettofi  !  )  che  vederfi  ftrappare  dal- 
le mani  con  modi  crudeli  la  maggior  parte  di 
quel,  che  fi  han  procacciato  colla  lor  fatica.  E 
quefta  è  la  ragion  principale ,  perchè  in  molti 
paefi  Orientali  l' Arti ,  e  '1  Commercio  non  fono 
gran  fatto  coltivate. 

§.  XXII.  Per  mettere  una  sì  fatta  confidenza 
negli  animi  di  tutti ,  bifogna  elfer  perfuafo ,  ficco- 
me  era  Carlo  V  ,  che  mai  in  niun  paefe  la  gente 

balìa 


Parte  I.  Cap.  XV.  24$ 

baffa  e  lavoratrice  vi  è  tenuta  opprefla ,  fé  non  o 
per  delitto,  o  per  trafcurataggine  degli  Unciali  di 
Giuftizia  .     E  quefta  è    la  ragione  perchè  in  tut- 
ti i  paefi   culti   niente   è  tanto    più   feveramente 
proibito,  o  gaftigato,    quante  quefte  venazioni ,  e 
oppreflìoni  ,  o  negligenze  .        Buona    parte    del- 
le leggi  Romane   e  noftre  ,  pare  ,  che  non    miri- 
no   che   a  quello   punto  ,  tanto  è  egli    fembrato 
(  fìccome  è  in  fatti  )  importante   a  i  noftri  Le- 
gislatori.    Dunque  le  quella  gente   vi    viene   op- 
preffa ,  non  è  già  mancanza  di  leggi ,  che  la  pro- 
teggano, ma  bensì  di  coloro,  a  cui  è  1'  elocuzio- 
ne delle  leggi  affidata  \  i  quali  o  per  ignoranza, 
o  per  debolezza  ,  o  per  delitto  ,  lafciano  le  leggi 
lenza  forza .     E  perciò  il  mentovato  Carlo  V  a- 
vendo  magnanimamente  detto  nel  proemio  d'  una 
bella  fua  legge  ,  invigilavi?  cura  noftra  fubditos 
&*  vajfallos  Imjus  Regni  ab  omnibus    oppofttioni- 
bus  ,  estorfionibus  ,  mdebitis  exattionibus  liberare, 
ut  Ò*  honefte  viverent  ,  &  alios  non  laederent , 
&    Officiales    &    Superiores   jus  fuum  unicuique 
tribuererit  ,  ut  jura  praecipiunt .     Comincia    poi 
la  fua  legge  con  alto  intendimento ,  Et  quia  prae- 
cipua  cura  ver/ari  deb  et  circa  per  fon  as  offici  a- 
lium  &c.  (a) .  Ma  neppur  giova  quella  legge,  fé  gli 
efempj  feveri  ,  fpeflì  ,  e  pronti ,  non  F  accompa- 
gnino .    In  ninna  parte  le  leggi  Romane    furono 
più  oculate  ,  quanto  he*  gaftighi   de*  Magìftrati  , 
rei    Repetundarum  ,  o   di   trafcu raggine.    Quefte 
pene  eran  dette  dall'  anima  grande  di  Federico  II, 
leggi  di  mifericordia  :  e  fono  in  realtà ,  fé  la  mi- 

Q  j  feri 

(a)    Conftìtut.  Regni  Stài,  pag.  525. 


2.46       Delle  Lezio?zi  di  Eco?iomia  Civile. 
fericordia  fi  voglia ,  coni'  è  dovere  ,  {limare  e  de- 
finire dal  tutto,  e  non  da  piccole  parti  (a). 


C    A    P.        XVL 

Del  Commercio  ,  e  primamente  della  fua 

?iatura^  e  necejfità . 

§.  I.  Tl  fine  delP  Economia  civile ,  ficcome  è  più 
X  di  una  volta  detto  ,  è  1.  1*  aumentazione 
del  popolo  .  2.  la  di  lui  ricchezza  .  3.  la  fna  na- 
turale e  civile  felicità  .  4.  e  con  ciò  la  grandez- 
za ,  gloria ,  e  felicità  del  Sovrano .  Le  prime  for- 
genti  ,  onde  fgorgano  quelli  sì  belli  effetti  ,  fono 
1'  Arti  così  primitive  ,  come  fecondane  .  Quindi 
fi  è  dimoflrato  quanto  importi  a'  Legislatori  ,  e 
alla  profperità  de'  popoli  ,  che  tali  forgenti  fieno 
ben  eulte  e  protette  ,  né  giammai  perdute  di  vi- 
lla.   Ma  perchè  quelle  cagioni   della  pubblica  o- 

pu- 

(a)  Ferdinando  11  Cattolico  il  1505  per  rimediare'a  sì 
fatte  eftarfioni ,  fifsò  la  tariffa  de'  dritti  Fifcali  ;  nel  proe- 
mio della  cui  Prammatica,  (  Priv.  e  Cap.  di  Nap.  tom. 
I.  pag.  78.  )  quafi  levandofi  a  volo  nella  ferena  regione 
della  vera  filofofia  ,  dice  con  maravigliofa  e  divina  fran- 
chezza dì  gran  Legislatore  ,  fi  negletta  fubdìtorum  ratione9 
ad  Fi/ci  tantum  uttlttatem  implkandum  (  leges  )  fpeBare 
videntur  ,  neque  Principum  imperia  diuturna  effe ,  neque  ipfi 
NON    POTIUS    TYRANNI    ,     QUAM     PRINCIPES     DICI    POS- 

sent  .  Ricrea  tutte  le  buone  e  grand'  anime  udir  par- 
lare a  cotefto  modo  un  illuftre  Sovrano .  Ma  molte 
volte  gli  uffiziali  fi  propongono  altre  mire  da  quelle  de' 
Legislatori  :  e  quello  guada  le  Nazioni . 


Parte  I.     Cap.  XVI.  247 

pulenza  diventino  ogni  giorno  più  efficaci  e  ab- 
bondevoli ,  egli  è  meftieri  ,  che  fi  Tolleriti  e  sve- 
gli T  ingegno,  e  la  forza  degli  uomini  ,  affinchè 
eflì  fi  ftudino  di  fare  il  più  che  pofìòno ,  e  '1  me- 
glio. A  quefto  fine  fono  acconciftimi  mezzi  tut- 
ti quelli  ,  de'  quali  è  detto  negli  antecedenti  ca- 
pitoli .  Ma  niuno  però  non  ha  maggior  forza  , 
e  più  ampia ,  quanto  il  Commercio ,  mettendo  a 
valor  pubblico  la  naturai  cupidità  del  cuore  uma- 
no ,  molla  fortiffima  ,  e ,  ben  regolata  ,  fola  pro- 
ducitrice  di  tutti  i  noftri  beni  civili. 

§.  II.  Come  una  nazione  non  ha  commer- 
cio ,  ci  debb'  efter  manifefto  ,  che  tutte  le  al- 
tre cagioni  fvegliatrici  e  follecitatrici  della  fatica 
e  dell'  Arti  ,  ancorché  fieno  di  per  se  belliflì- 
me  ,  e  fecondiflìme  ,  perdano  tutta  la  loro  for- 
za :  imperciocché  come  volete  voi ,  che  gli  uomi- 
ni fieno  ftimolati  ad  accrefcere  i  prodotti  dell'Arti, 
e  a  migliorargli ,  dove  non  vi  è  fcolo  nefTuno ,  o 
pochiflìmo  ,  che  lufinghi  la  loro  avidità  ?  perchè 
dove  ciò  manca ,  manca  l'utile  ;  e  dove  manca  l'uti- 
le, manca  il  folletico  \  e  dove  ciò  avviene,  ivi  è 
difficile ,  che  porla  eilèr  coraggio ,  e  fatica  a  pro- 
cacciare il  foverchio  .  Il  commercio  adunque  è 
come  lo  fpirito  motore  dell'ingegno  ,  dell' indu- 
ftria,  e  dell'Arti  :  è  la  molla  maeftra  di  tutte  le 
forze ,  producitrice  di  ricchezze ,  e  grandezza  del 
Corpo  politico  (a) .    Per  la  qual  cofa  quefto  arti- 

V    4  colo 

(a)  Platone  nella  Repub.ftìma.  che  la  Cbremafìica,c\oè  l'ar- 
te di  far  roba,  fia  una  delle  parti  efienziali  della  Repubblica: 
ma  poi  nelle  Leggi  per  piccolezza  di  fpirito  non  ama,che  nel- 
la fua  Rep.  vi  fia  del  Commercio,  affinchè,  dic'egli,  (i  confer- 
vi la  purità  del  coftume  e  delle  leggi.  Monfieur  Rofsò  è  del 

luo 


\ 
248       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

colo  di  Economia  merita  aflai  bene  ,  che  fìa  da 
noi  trattato  con  maggior  diligenza  ,  e  confidera- 
zione  ,  che  non  pare  fono  flati  gli  antecedenti  . 
Ma  a  voler  ciò  fare ,  è  neceflàrio  ,  che  incomin- 
ciamo da'  fuoi  principi . 

§.  HI. 

fuo  avvilo  ,  e  anzi  vorrebbe  sbarbicare  le  lettere  ezian- 
dio e  l'arti  ,  per  un  certo  amore  per  lo  (iato  felvaggio  . 
La  prima  domanda,  che  fo  a  Rofsò,è,  fi  è  egli  trova- 
to in  veruna  parte  della  terra  degli  uomini  felvaggi  ?  Il 
vero  uomo  felvaggio  è  quel ,  che  non  ha  famiglia  ;  per- 
chè ogni  famiglia  è  un  piccol  corpo  civile  ,  il  quale  può 
effer  rozzo  e  barbaro,  non  già  felvaggio  .  L'uomo  dun- 
que non  nafce  per  effer  e  viver  da  felvaggio .  La  feconda 
queition'  é  ,  crefcendo  in  un  luogo  le  famiglie  ,  fi  può 
fare  ,  che  non  ne  provengano  de'  corpi  civili  ?  Mi  dirà 
di  no  ,  fé  penfà  ,  ficcome  egli  penfa  certamente  affai  . 
Ecco  dunque  l' inegualità  ,  ed  ecco  il  bifogno  dell'arti  e 
del  commercio .  La  terza  domanda  farà  ,  fi  può  egli  de- 
cadere dal  prefente  fiato  civile  ,  fenza  divenir  peggiori  ? 
Se  fel  crede  ,  penfa  poco .  E  fé  non  fi  può  ,  chi  il  confì- 
glia  è  nemico  della  felicità  dell'uomo  .  La  quarta  ,  crede 
che  fieno  più  i  beni ,  che  i  mali  ne' popoli  culti  ?  Al  che 
dice  di  sì ,  e  s'inganna  per  non  aver  ben  calcolato .  Non 
vi  è  ne'  popoli  quantofivoglia  guattì  dal  luffo  e  dal  mal 
coftume  capo  di  famiglia  ,  anzi  perfona  qualunque ,  che 
non  fenta  un  interno  piacere  di  far  del  bene  ad  alcuno, 
di  rendere  alcun  felice.  I  ladri  medefimi  ,  gli  affafTini, 
i  tiranni  fi  compiacciono  del  bene  di  coloro  ,  che  lor 
fono  intorno  .  Tutte  quefie  piccole  porzioni  di  beni  e 
di  felici  formano  la  maffa  totale  del  ben  pubblico  ,  la 
quale  è  di  lungi  maggiore ,  che  tutti  i  mali  de'  delitti  , 
e  de'  vizj .  Un  Magnate  dividerà  i  fuoi  beni  e'1  fuo  pia- 
cere a  200,  che  gli  fono  intorno:  un  minore  a  100,  un 
altro  a  50,  uno  a  io,  uno  a  4,  niuno  a  niuno  ;  effen- 
do  una  certa  proprietà  dell'  uomo  di  non  faper  godere 
cY  un  bene  fenza  farne  parte  ad  alcuno  .  Si  dice  ,  eh'  è 
amor  proprio  ,  e  fuperbia  ;   che  fi  vuol  far  pompa  della 

fua 


Parte  I.  Cap.  XP7.  249 

§.  III.  I  beni,  i quali  hanno  rapporto  alla  vi- 
ta noftra  ,  fi  poffono  ,  ficcome  è  altrove  detto  , 
diftribuire  in  tre  claflì  ,  fecondo  le  tre  claflì  de' 
noftri  bifogni  ;  e  fono  di  neceflìtà  ,  di  comodità  , 
e  di  piacere  e  luflò  .  Neil'  ifteffa  maniera  vi  ha 
tre  generi  di  beni ,  necefiàrj ,  utili ,  e  dilettevoli  . 
I  beni  neceifarj  fon  quelli,  fenza  de'  quali  non  fi 
può  quaggiù  vivere  ;  i  comodi ,  quelli ,  fenza  de* 
quafi  fi  può  veramente  vivere  ,  febbene  con  difa- 
gio  :  e  i  dilettevoli  finalmente  quelli ,  mancando  i 
quali  viviamo  con  inquietudine  ,  e  noja  .  Quelli 
bifogni  ,  a'  quali  dove  non  fi  foccorre  ,  fono  per 
ammazzarci,  fi  riempiono  con  de'  beni  neceifarj  : 
quelli ,  i  quali  dove  non  fieno  foddisfatti  ,  ci  fan- 
no vivere  con  foverchia  miferia ,  fi  occupano  con 
de'  beni  comodi  e  utili:  quelli  finalmente,  i  qua- 
li non  contentati  ci  nojano  folamente  ,  e  inquie- 
tano nel  cuore  ,  fi  curano  con  de'  beni  dilettevo- 
li .  Adunque  il  mangiare  e'1  bere  fono  beni  af- 
folli tamente  neceifarj  :  il  veftire  e  F  abitare  nelle 
fabbriche,  de'  beni  comodi  e  utili  :  il  portare  al 
dito  un  anello,  ovvero  una  fcatola  di  oro  addof- 
fo,  fono  de'  beni  dilettevoli. 

§.  IV. 

fua  felicità  ad  altri  .  Non  fo  :  mi  par  più  torto  un  in- 
genita forza  di  comunicarfi  quel  ,  che  fi  ftima  felicità  , 
ancorché  fi  pecchi  nel  giudizio  ,  e  nell'arte  di  farlo  .  Un 
"Ottentotto,  che  fumi,  come  ne  vede  un  altro, gli  dà  la 
pippa  ,  affinchè  fumi .  Vuol  ch'altri  partecipi  del  fuo  pia- 
cere .  Mi  fembra  effetto  di  natura  benevola  .  Sia  nondi- 
meno effetto  di  amor  proprio  ,  non  è  però  men  certo  . 
Si  vuole ,  dicono  ,  meno  un  compagno  del  piacere ,  ch'un 
teftimonio:  bene:  quello  teflimonio  non  n'è  men  parte- 
cipe .  Ecco  dunque  quel  che  ne'  corpi  civili  fa  la  fom- 
ma  de'  beni  maggiore  di  quella  de'  mali 


250      Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

§.  IV.  Ora  a  tutti  e  tre  quefti  generi  di  bi- 
fogni  noi  vogliamo  foddisfare  ,  portati  o  da  na- 
turali defiderj  e  difagi  ,  o  da  non  neceifarie  cu- 
pidità; le  quali  talora  non  altrimenti  ci  fpingono 
e  {limolano  ,  che  fi  facciano  la  fame  ,  la  fete ,  e 
altri  appetiti  e  dolori  della  natura  (a)  .  Ma  noi 
non  pofliamo  a  quelli  foddisfare  ,  che  con  quei 
beni ,  i  quali  o  la  terra  ,  prima  noftra  Madre  e 
nutrice,  ci  offre  fc  o  l'Arti  miglioratrici  delle  na- 
turali materie  ci  fomminiftrano  .  E  nondimeno 
non  vi  è  niuno,  il  quale  o  nella  porzione  di  ter- 
ra, che  gli  è  toccata  in  forte,  o  nell'arte  e  me- 
ftiero ,  che  profefla  ,  rìtruovi  tutto  quel  eh'  è  ne- 
celfario  per  appagargli  .  E  di  qui  è  ,  che  tutti 
cerchiamo  dì  cambiare  quel,  che  abbiamo  di  fover- 
chio  con  ciò,  che  crediamo  mancarci  ;  e  quefto 
moto  è  tanto  maggiore ,  quanto  più  i  bifogni  cre- 
scono e  s' implicano ,  ficcome  nelle  gran  nazioni 
e  civili. 

§.  V.  Il  Commercio  adunque  è  per  appunto 
cambiare  il  foverchio  pel  necejfario  .  Egli  è  il 
vero,  che  talora  fi  cambia  il  meno  utile  pel  più 
utile  ,  e  il  piacevole  per  T  utile  ,  e  non  di  rado 
V  utile  pel  piacevole  ,  e  tutto  quefto  è  commer- 
cio :  ma  allora  tutto  quel ,  che  vogliamo  cambia- 
re ,  ftimafi  foverchio  rifpetto  al  noftro  prefente 
bifogno  :  e  fi  rende  necelfario  tutto  quello  ,  per 
cui  fi  fcambia  .  Per  la  qual  cofa  in  ogni  fpezie 
di  commercio,  anche  in  quello  ,  che  la  ragione 
e  l'oneftà  condanna  ,  trovali  interamente  la  fua 
definizione . 

§.  VI. 

(a)  Di  che  è  argomento  ,  che  delle  volte  fi  facrifica 
il  neceflario  al  luflb  . 


Parte  I.  Cap.  XVI.  z$t 

§.  VI.  Quella  definizione  bafta  a  dimoftrare  la 
neceffità  del  commercio  ,  così  per  quel  che  ri- 
guarda lo  Stato  ,  come  per  le  private  famiglie  . 
Imperciocché  non  è  facile  trovare  o  uno  Stato 
intero  ,  il  quale  non  abbia  bifogno  di  quel  che 
per  avventura  fia  foverchio  ad  un  altro  ,  non 
omn'ts  fert  omnia  tellus  :  o  una  famiglia  ,  la 
quale  abbia  di  per  se  tutto  quel  che  1'  è  neceflà- 
rio  per  riempiere  quelle  tre  forte  di  voto,  che  di 
fopra  fon  dette,  e  le  quali  o  la  natura  medefima 
in  noi  ha  pofto,  o  l'ufo,  e  capricci.  Il  Setten- 
trione di  Europa  v.  g.  ha  bifogno  del  vino  ,  o 
dell'  olio ,  della  feta  ,  di  molte  maniere  di  frutta 
ec.  de'  Paefi  di  Mezzogiorno-  e  i  Popoli  del  Mez- 
zogiorno di  quefta  medefima  parte  del  Mondo  ab- 
bifognano  di  rame,  di  ferro,  di  ftagno,  di  pelli  , 
di  pefci ,  di  legna ,  ec.  che  fi  trovano  copiofamen- 
te  nel  Settentrione  .  In  un  iftefio  Stato  taluno 
avrà  abbondantemente  del  grano  ,  dell'olio  ,  del 
vino ,  degli  animali ,  o  di  tal'  altre  cofe ,  le  quali 
forfè  mancheranno  ad  un  altro:  e  quefti  avrà  dei 
metallo,  e  delle  manifatture,  di  che  il  primo  ab- 
bifognerà  .  Perlochè  così  ciafcuna  famiglia  ha 
bifogno  di  trafficare  con  delle  altre  in  una  mede- 
fima nazione ,  come  ciafcun  popolo  con  degli  al- 
tri  ,  per  ifcaricarfi  del  foverchio  ,  e  provvederli 
del  neceifario  :  per  modo  tale ,  che  ci  fembra  im- 
ponìbile, ficcome  fono  oggigiorno  i  coftumi,  e  le 
maniere  delle  polite  nazioni ,  il  concepire  un  popolo 
culto ,  fenza  né  poco ,  ne  molto  commercio . 

§.  VII.  Il  Commercio  non  è  folamente  ne- 
ceifario allo  Stato  per  mantenerli  ,  ma  ezian- 
dio utiliffimo  a  volerli  rendere  ricco  e  poten- 
te ,  e  oltre  a  ciò  polito  e  favio  .     Egli   dà   del 

lo 


z$z  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
lo  fpirito  e  del  vigore  a  tutte  1'  arti  ,  e  medie 
ri  appartenenti  alla  noftra  confervazione ,  a'  noftri 
comodi  ,  e  agli  onefti  piaceri  ;  concioflìachè  lo 
fmercio  moltiplicando  il  guadagno  metta  in  mo- 
to tutte  1'  Arti  ,  e  tutta  1'  umana  induftria  . 
Quei  Paefi ,  dove  manca ,  fono  come  fenza  fpirito 
motore  :  tutte  PArti  vi  languifcono,  e  gl'inge- 
gni vi  s'infievolifcono.  Ev  di  ciò  gran  teftimonio 
l'Inghilterra,  e  l'Italia.  Quella  da  vile,  e  barbara, 
povera,  perpetua  preda  di  chi  voleva  occuparla  , 
pel  Commercio  è  divenuta,  a  difpetto  del  clima, 
grande,  ricca,  e  favia.  E  l'Italia  noftra,  ancor- 
ché folfe  felicemente  fituata ,  poiché  decadde  da  quel 
grado  di  commercio ,  per  cui  ella  era  fiata  florida 
molte  ftagioni  ,  benché  per  natura  e  forza  d' in- 
gegni fia  di  molto  fuperiore  alle  nazioni  Setten- 
trionali ,  nondimeno  eftendofi  illanguidita  ,  é  ri- 
malia  molto  di  fotto  quali  in  ogni  arte  e  me- 
ftiere  (a) . 

§.  Vili.  Giova  anche  il  commercio  a  man- 
tenere i  Popoli  più  tranquilli  ,  a  fargli  più  a- 
manti  e  oflervanti  delle  leggi  ,  e  dell'  ordine  , 
e  a  rifpettare  il  governo  .  Imperciocché  fom- 
miniftrando  abbondevolmente  da  vivere  ,  e  vi- 
vere 

(a)  Sì  dirà ,  che  la  prima  cagione  di  quefta  fua  deca- 
denza ,  fia  la  divifione  >  che  l' ha  renduta  debole  e  ferva 
degli  ftranieri  :  perchè  l' Inghilterra  medefimamente  e  la 
Francia  furono  più  deboli  affai  e  più  rozze  prima  che 
non  s'uniffero  fotto  un  capo .  Né  io  vorrei  negare ,  che 
ciò  foffe  in  parte  vero .  Pure  prima  che  fi  fcovriiTe  il  capo 
di  Buona  Speranza ,  noi  eravamo  così ,  e  più  divifi ,  co- 
me poi:  ma  avevamo  quafi  foli  il  Commercio  di  Levan- 
te e  Ponente  ;  end'  eravamo  a  proporzione  più  ricchi  e 
forti . 


Parte  I.  Cap.  XVI.  253 

vere  foddisfatti    in   una  vita  tranquilla   e  regola- 
ta ;  loro   fa   abborrire    la   vita  vagabonda   e   di- 
sordinata ,   propria  de'  popoli  barbari,  e  con  ciò 
1'  orrore  delle    turbe   civili  ,    e   inutili   imprefe 
delie  conquifte  .     Dovechè  quelle  nazioni  ,  traile 
quali  non  è  che  poco  o  niun  commercio,   e  po- 
che arti  ,  la  maggior  parte  delle  perfone  vi  fi  dà 
ad  una  vita  infingarda ,  e  vagante  ,  e  da  fgherri  5 
la  quale  è  cagione  d'  infiniti   mali  politici .    Gli 
antichi  Romani  per  poter  divertire   quefta   oziofa 
gioventù    furono   quafi  forzati  di  metterli  in  ifta- 
to   di  una  perpetua  guerra  e  conquifta  :  e  come 
queft'  Arte  venne  meno  ,  la  Repubblica  fu  dilace- 
rata da'  figli  fuoi  medefimi  ,  finché  cadde  intera- 
mente in  ruina  {a), 

§.  IX.  Da  quel  che  è  detto  fi  può  facilmente 
comprendere  tre  efiere  fiate  le  cagioni  ,  che  han- 
no portato  gli  uomini  al  Commercio,  F  amor 
naturale  dell'  emittenza  ,  il  defiderio  de'  comodi  e 
delle  ricchezze  ,  e  il  piacer  del  luflò.  Di  quelle 
cagioni  la  prima  non  produce  che  piccoliffìmo  e 
fcarfiflimo  Commercio  ;  concioflìachè  il  neceflàrio 
fia  ordinariamente   fomminiftrato  dal  proprio  pae- 

fe, 

{a)  Perche  una  Repubblica  militare ,  come  non  fa  la 
guerra  agli  eiteri,  dee  farla  a  fe,  e  perire.  E  di  qui  è, 
che  Platone  nel  I  delle  Leggi  gentilmente  (benché  non  av- 
valutamente  perchè  Minos  fondò  un  Regno  in  mezzo  ai 
Pirati)  riprende  Minos  di  aver  nelle  fue  leggi  meiTo  per  fon- 
damento l'arte  della  guerra  in  ifeambio  di  quelle  della  pace. 
J£  inutile  di  ricercare  altre  cagioni  della  decadenza  dell'Im- 
pero Romano .  La  pace  d'Augufto ,  la  gelofia  di  Tibe- 
rio ,  la  iciocchezza  di  Claudio  cambiarono  la  coftituzio- 
re  ;  e  la  guerra ,  che  fi  faceva  agli  ftranieri ,  comincioflì 
a  fare  alla  padria . 


2-54  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
te  ,  e  affai  poco  ve  ne- manchi  ,  che  bifogni  pro- 
cacciar dagli  ftranieri.  La  feconda  ne  produce 
affai  più  ;  perchè  i  comodi  fono  molti  e  divedi  , 
né  da  poterfi  aver  'tutti  nel  proprio  fuolo .  La 
terza  è  cagione  di  un  infinito  Commercio  }  poi- 
ché i  piaceri  e  il  luffo  non  hanno  termine  neffu- 
no .  Egli  è  verifimile  ,  che  i  primi  traffichi  ab- 
biano avuto  origine  dalla  neceffità  ;  che  1'  amor 
del  comodo  fia  venuto  appreiTò  a  promuovergli  : 
e  che  1'  ultimo  fia  (tato  il  luffo,  che  gli  ha  por- 
tati a  quella  grandezza  ,  in  cui  fon  oggi.  E  la 
ragione  è  ,  che  gli  uomini  fono  così  fatti  dalla 
natura  ,  che  prima  di  ogni  altra  cofa  fentono  la 
neceffità  :  quindi  avvertono  i  comodi  ;  e  ultima- 
mente fi  lanciano  trarre  dal  piacere ,  e  dal  foverchio. 
Vedefi  la  pratica  di  quefta  dottrina  nella  Storia 
del  noftro  globo.  I  felvaggi  trafficano  per  fola 
neceffità  :  i  mezzo-barbari  per  comodo  ;  e  i  popo- 
li culti  per  tutte  e  tre  le  dette  cagioni  ,  ma  per 
1'  ultima  principalmente. 

§.X.  In  effetto  le  quattro  nazioni  Italiane ,  ce- 
lebri già  pel  Commercio  marittimo  ,  i  noftri  A- 
malfetani ,  i  Veneziani ,  i  Genovefi  ,  i  Pifani ,  vi 
furono  fpinte  dalla  neceffità  ,  e  il  promoffero  pel 
gran  guadagno  ,  che  ne  traevano .  Gli  Amalfeta- 
ni  ,  e  i  Genovefi  abitano  in  luoghi  montagnoli  e 
privi  di  quafi  tutto  il  neceffario  alla  vita.  I  Pi- 
fani  fono  iìtuati  in  un  piccolo  e  Iterile  paefe.  I 
Veneziani  ricoveratili  nelle  lagune  del  mare  Adria- 
tico su  di  certe  ifolette  deformi  e  pietrofe  ,  e  pri- 
ve di  ogni  comodità  ,  cacciativi  dall'  Arme  di 
Attila  Re  degli  Unni,  furono  coftretti  per  vivere 
a  far  da  prima  un  Commercio  di  neceffità ,  il  quale 
in  breve  per  la  loro  diligenza ,  e  per  le  grandi  rie- 


Parte  I.    Cap.  XVI.  255 

chezze  ,  che  loro  apportò  ,  divenne  Commercia 
di  luifo.  Per  fintili  cagioni  ne'  tempi  a  noi  vi- 
cini vi  furono  fpinti  gli  Olandefi ,  ì  quali  abitan- 
ti in  un  paefe  paludofo  ,  e  fcario  di  ogni  cola  , 
incominciarono  un  Commercio  di  Economia,  per 
cui  divennero  ricchiflimi  e  potentiflimi .  Ma  gli 
Spagnuoli,  gì'  Inglefi  ,  e  i  Francefi  non  da  veru- 
na alfoluta  neceflità  \  ma  per  la  cupidità  di  dive- 
nir più  grandi  ,  e  per  aver  1'  imperio  del  mare  , 
vi  furono  tratti ,  e  il  continuano  tuttavia . 

§.  XI.  Poiché  il  Commercio  confitte  in  cam- 
biare il  foverchio  pel  necelfario  \  feguita  che  que* 
popoli  ,  i  quali  incominciarono  a  farlo  per  necef 
(ita  di  vivere  ,  doveano  avere  qualche  cofa  di  fo- 
verchio ,  per  cambiare  con  quel  ,  che  loro  man- 
cava \  elfendo  troppo  vero  che  né  quei  ,  che  non 
hanno  nulla  ,  né  quegli  ,  i  quali  hanno  tutto  , 
portano  elfere  fpinti  al  mercantare.  Ma  come  le 
loro  terre  erano  Iterili  ,  ed  eflì  bifognofi  quali  di 
tutte  le  cole  di  prima  neceflità,  non  potevano  a- 
vere  del  loro  ,  che  le  fole  Manifatture .  E  di  qui 
s' intende ,  perchè  la  Navigazione  ,  e  le  Manifat- 
ture appreflo  di  niun  altra  nazione  antica  foffero 
giunte  a  quella  perfezione ,  alla  quale  pervennero 
tra  i  popoli ,  che  facevano  un  Commercio  di  ne- 
ceflità ,  e  di  Economia  (a) .  I  lavori  delle  lane  de* 
Fenicj  ,  e  de'  Cartaginefì  furono  a  quegli  antichi 
tempi  i  più  dilicati  e  ricercati  di  tutti  gli  altri: 

come 

0*)  Omero  dice  nelP  OdifTea  ,  che  i  Feaci  (  quei  di 
Corfu  )  avevano  bella  e  poderofa  marina  ,  ed  erano  ec- 
cellenti naviganti  ;  dunque  dovevano  aver  gran  Commer- 
cio ;  dunque  Manifatture  .  E  per  ouefto  accenna ,  che  le 
loro  donne  erano  efperte  e  dotte  mlt  arti  di  Minerva., 


z  $6  Delle  Leziom  di  Economia  Civile. 
come  furono  poi  ne'  tempi  mezzani  le  Manifat- 
ture de'  Veneziani,  de'  Genovefi,  de'  Tofcani  :  e 
fono  ftate  ultimamente  quelle  degli  Olandefi .  Per 
quella  medefima  ragione  le  nazioni  ,  che  hanno 
fatto  un  commercio  di  neceflìtà  e  di  Economia  , 
fono  ftate  quelle ,  le  quali  fra  tutte  le  altre  fi  fon 
diftinte  per  una  copiofa  marina ,  per  grandi  arma- 
te navali  ,  e  per  lunghe  e  quafi  fpaventevoli  na- 
vigazioni . 

§.  XII.  Ma  qui  è  da  efaminare  una  queftione, 
che  alcuni  mocferni  Politici  hanno  'molla  ,  ed  è  , 
fé  ogni  Commercio  in  ogni  fuo  grado  fia  utile  ad 
ogni  Stato.  L'  Autore  d'  un  libretto  ufcito  in 
Francia  il  1754  colla  data  di  Londra  ,  nel  quale 
il  tratta,  fé  il  numero  degli  uomini  ,  che  prefen- 
temente  fono  in  Europa  ,  fia  maggiore  o  minore 
di  quel  ,  che  vi  fu  2000  anni  addietro  ,  è  di  av- 
vifo ,  che  il  prefente  Commercio  di  Europa  le  fia 
nocevoliflimo ,  avendola  di  molto  fpopolata  ,  e  di- 
fettandola tuttavia  ,  parte  per  la  gente  che  vi  11 
perde,  parte  per  aver  tolto  gli  uomini  dall'  Agri- 
coltura ,  e  parte  finalmente  per  avere  introdotto 
coftumi  e  modi  di  vivere  alieni  dalla  naturale  fim- 
plicità.  E  di  tutto  ciò  ne  accagiona  il  vano  e 
ridicolo  lutto  degli  Europei  (a). 

§.  XIII.  Per  efaminare  la  prefente  queftione 
pel  verfo  fuo  ,  è  da  avvertire  ,  che  il  Commer- 
cio di  una  nazione  può  eflere  o  interno ,  o  efter- 

no  . 

(a)  Gli  abitanti  dell'  Ifole  Molliche  domandano  delle 
volte  con  compaflìone  ,  fono  egli  in  Europa  de  viveri  ? 
o  vi  fi  vive  di  pepe  ,  cannella  ,  mufcado  ?  Viaggi  Olan- 
defi .  E  gli  Americani ,  vivefi  d'  oro  in  Europa  ?  En- 
nepin. 


Parte  L    Cap.  XVI.  257 

no  :  e  l' efterno  o  attivo  ,  o  pajjivo  :  e  oltre  a  ciò 
•di  necejfità,  o  di  lujfo:  finalmente  il  Commercio 
attivo  è  o  di  robe  noftre ,  o  di  mercanzie  aliene^ 
il  quale  è  detto  di  Economia.  Definiamo  breve- 
mente quel ,  che  fi  vogliono  dire  quelle  voci. 

§.  XIV.  Il  Commercio  interno  è  quello  ,  che 
fanno  fra  effoloro  le  diverfe  parti  di  un  medefi- 
mo  Stato  ,  e  le  Famiglie  di  ciafcun  paefe  dello 
Stato  :  V  efterno  quello ,  che  una  nazione  fa  con 
delle  altre.  Il  Commercio  attivo  è  quello  che 
la  nazione  fa  trafportando  effa  medefima  ad  altri 
popoli, o  per  terra,  o  per  mare,  il  fuo  foverchio: 
11  pajjivo  quello  ,  eh'  ella  fa  dando  o  rice- 
vendo ,  ma  non  trafportando ..  Il  Commercio  di 
necejjità  è  quello,  che  fi  fa  per  vivere  ,  e  anche 
per  vivere  con  comodità .  Il  Commercia1  di  lujfo 
fi  fa  per  arricchire .  Il  Commercio  delle  proprie 
robe  è  quando  fi  cambia  il  fuo  foverchio  con  quel 
che  manca  :  quello  di  Economia  confitte  nell'  an- 
dare a  prendere  in  un  paefe  ftraniero  delle  der- 
rate e  manifatture,  dove  abbondano,  per  trafpor* 
tarle  in  quei  paefi ,  dove  mancano ,  e  guadagnare 
il  nolo,  e  qualche  volta  ancora  le  ufure. 

§.  XV.  Rifpond'  ora  alla  propofla  queftione  , 
e  dico ,  che  niuno  giammai  ha  dubitato  della  ne- 
ceffità e  utilità  del  Commercio  interno ,  eh'  è 
1'  anima  del  corpo  politico  ,  e  quafi  un  legame 
delle  famiglie  ,  che  il  compongono  ;  per  modo 
tale  che  non  è  concepibile  uno  Stato  fenza  sì 
fatto  Commercio .  In  quello  adunque  non  è  da 
temere  il  troppo  ,  ma  bensì  il  poco  ,  dove  1'  ar- 
te delle  Finanze  è  poco  intefa .  Egli  non  può 
mai  eifere  maggiore  degl'  interni  bifogni ,  per  cui 
nafee  e  prende  vigore  ;  per  modo  che  fono  poco 
Par.L  R  pra- 


%$8  Delle  Lezioni  di  Economìa  Civile. 
pratichi  delle  cofe  umane  coloro  ,  i  quali  fembra 
che  temano,  non  diventi  più  grande  di  quel, che 
fa  d'  uopo .  La  natura  ha  certi  termini  filli  nati 
dall'  intereffe  e  da'  bifogni  degli  uomini  ;  oltra  i 
quali  può  [talora  il  capriccio  voler  paflare  ;  ma 
ben  torto  le  cagioni  medefìme  ,  che  vi  ci  fpingo- 
no  ,  ne  ritraggono  indietro .  Ma  può  ben  eflèr 
minore  per  cagioni  o  tìfiche  o  morali  ,  che  il  re- 
ftringano ,  V  avvilifcano ,  e  il  ritardino  5  delle  qua- 
li na  detto  poco  apprettò  :  e  dove  ciò  accade ,  ivi 
è  un  oftacoìo  ali'  accrefeimento  delle  rendite  pub- 
bliche e  priva:e ,  eh'  è  il  letargo  della  Nazione , 

§.  XVI.  Parimente  non  fi  può  negare,  che  il 
Commercio  efterno,  generalmente  parlando,  e  fé- 
condochè  fono  oggigiorno  i  coftumi  in  Europa  , 
fia  non  foio  di  fommo  vantaggio  per  ogni  Corpo 
Civile ,  ma  neceflàriffimo  :  e  ciò  per  le  ragioni  di 
fopra  addotte  ;  cioè  pel  bifogno  di  molti  generi , 
del  foverchio  di  altri ,  dell'incitamento  all'indugia, 
del  mantenimento  dell'Arti,  e  con  ciò  di  molte  fami- 
glie, pel  ioftegno  delia  Marina.  Un  Corpo  Civi- 
le fenza  Commercio  efterno  non  farà  giammai  a 
quella  proporzione  popolato  e  grande ,  che  corrifpon- 
da  al  luo  luolo  e  all'altre  interne  forze.  Io  non 
credo  che  vi  pofta  eifere  un'arte,  per  cui  l'inter- 
no delia  Germania  ,  che  non  può  aver  Commer- 
cio ,  pofia  quandoché  fia  divenire  così  popolato  , 
c<  me  f  Inghilterra  e  la  Francia  :  ma  bene  e  più 
ancora  potrebbe  divenirlo  1'  Italia  ,  fé  potette  de- 
fiarfi  dal  luo  torpore  ,  e  riprendere  1'  antico  fiio 
fpirito  e  forza  ,  facendo  miglior  ufo  dell'  ingegno 
de'  fuoi  figli,  che  non  pare,  che  faccia. 

§,  XVIL     Ma  quello  Commercio  efterno    può 
dfere,  ficcome  è  detto,  o Attivo, o Paffivo,  o  di 

*    Eco- 


Parte  L     Cap.  XVI.  z$g 

Economia,  o  di  Lullo,  Il  Commercio  di  Econo- 
mia negli  Stati  ,  dove  la  terra  dà  poco  o  nulla  , 
è  aleutamente  necelfario  a  voler  mantenere  la 
popolazione  e  i  comodi  del  Corpo  Civile.  E  in 
vero  quello  Commercio  non  potrebbe  in  sì  fatti 
paeli  eflère  giammai  foverchio  ;  perchè  quanto 
più  crefce  ,  tanto  più  robufto  ne  diviene  lo  Sta- 
to ,  fervendo  a  popoli  ,  che  non  hanno  terra  , 
in  luogo  d'  Arti  primitive  .  Di  qui  è ,  che  dov' 
egli  fcema  ,  la  nazione  in  poco  di  tempo  diviene 
poveriffima  e  deferta ,  ficcome  è  addivenuto  a'  no- 
ftri  Amalfetani ,  e  in  parte  a  Pifani,  e  Genovefi; 
e  avverrebbe  agli  Olandefi  ,  fé  o  per  loro  negli- 
genza ,  o  per  diligenza  e  vigore  delle  vicine  na- 
zioni ,  il  Commercio  di  Economia ,  eh'  elfi  fanno 
grandiffimo ,  folle  ridotto  a  quella  baflezza  ,  nella 
quale  era  prima  di  Filippo  II  Re  di  Spagna.  Ma 
in  quelli  medefimi  paefi  il  Commercio  elterno  di 
Lullo ,  quando  non  fervine  di  materia  e  di  accom- 
pagnamento al  Commercio  di  Economia  ,  è  cer- 
tiffima  rovina  ;  perchè  in  pochilfimo  tempo  forni- 
fee  d' impoverirgli  ,  apportando  non  necelìàrie  co- 
fe ,  ed  eftraendo  al  di  fuori  tutto  quel ,  che  vi  è 
di  più  preziofo .  E  di  qui  è ,  che  un  tal  Com- 
mercio in  tali  nazioni  non  può  lungo  tempo  du- 
rare ,  distruggendo  fé  ftelfo  ogni  giorno .  E  quella 
credo  eflèr  la  vera  e  fifica  cagione  ,  del  perchè  i 
popoli,  che  vivono  di  Commercio  di  Economia, 
fieno  parchi ,  e  delle  volte  avari . 

§.  XVIII.  Dove  poi  la  terra  è  feconda  e  ricca, 
il  Commercio  elterno  attivo  è  utiliffimo  a  far  gli  abi- 
tanti induftriofi  ,  cioè  a  promuovervi  così  V  Arti  pri- 
mitive ,  come  quelle  di  comodo  e  di  ludo  :  elfendo 
dimostrato,  che  fenza  fcolo  non  vi  può  eflèr  vigo- 
ri 2  re 


zòo  Delle  Lezioni  dì  "Economìa  Civile. 
re  nell'  Arti .  Ma  egli  può  effer  perniciofo  per 
due  ragioni .  Primamente  fé  incomincia  a  più  in- 
trodurre delle  merci  efterne  ,  che  non  eftrae  delle 
proprie  \  perchè  allora  quel  foverchio  cagiona  due 
cattivi  effetti}  avvililce  gì'  interni  prodotti  e  ma- 
nifatture \  e  ci  fa  reftar  debitori  a'  foreftieri  nella 
bilancia  generale  {a).  Secondariamente  fé  impiega 
maggior  quantità  di  gente  ,  che  le  interne  arti 
non  permettono  ;  perchè  allora  fi  viene  a  nuo- 
cere all'  interne  forgenti  ,  le  quali  dove  fono  am- 
pie, fi  vogliono  avere  più  care  di  tutte  le  efterne, 
ficcome  più  ficure  da'  capricci  della  fortuna  e  della 
moda .  E  quello  è  addivenuto  in  parte  alla  Spagna 
pel  Commercio  di  America, e  dell'Indie  Orientali, 
dove  tutto  ad  un  tratto  concorfe  maggior  nume- 
ro di  pedone  ,  che  le  forze  interne  di  quella  na- 
zione non  fartene  vano .  I  Francefi ,  e  gì'  Ingle- 
si fono  in  ciò  flati  più  ritenuti  ;  concioflìachè 
non  abbiano  voluto  popolare  tutto  infieme  le  lo- 
ro colonie  Americane ,  ma  pian  piano ,  e  col  fuo 
tempo . 

§.  XIX.  E  quello  fi  può  dire  fulla  prefente 
queftione  rifpetto  a'  particolari  Popoli  di  Euro- 
pa .  Ma  quanto  all'  Europa  tuttaquanta  ,  gran- 
di motivi  vi  fono  da  ftimare,  che  il  Commercio, 

eh'  el- 

(à)  Ho  detto ,  fé  tncomtncìa ,  perchè  fon  poi  perfuafo, 
che  ciò  non  può  in  niun  paefe  durar  lungo  tempo  ;  e 
mi  rido  ,  quando  fento  dire  ad  alcuni  ,  che  noi  altri  da 
50  anni  prendiamo  più  da  foreftieri  ,  che  loro  non  dia- 
mo .  Saremmo  dunque  debitori  di  tutto  f  eccedo  dell'  eli- 
to  fu  l'introito .  Ma  ben  può  quefto  fucceder  per  pochi 
anii ,  per  un  entufiafmo  di  ludo  \  il  che  potrebbe  cagio- 
nare nondimeno  un  grandiUnno  fcuotimento  allo  Stato . 


Tane  I.   Gap.  XVI.  261 

c\\  ella  fa  colle  troppo  rimote  parti  della  Terra , 
non  iìa  così  vantaggiofo,  ficcome  comunemente, 
più  per  bizzarria  d1  immaginazione ,  che  per  foli- 
de  ragioni  ,  fi  crede.  Primamente  ,  perchè  que- 
fto  Commercio  indebolire  le  noftre  forgenti,  qua- 
li fono  la  Terra  e  F  Arti  primitive  ,  per  un  pro- 
digiofo  numero  di  perfone,  che  vi  s'impiega  ogni 
anno.  Secondariamente,  perchè  è  una  delle  gran 
cagioni  fpopolatrici  ,  così  per  la  gran  quantità  di 
uomini ,  che  i  viaggi  marittimi  confumano,  come 
per  le  colonie  che  vi  fi  deducono .  In  terzo  luo- 
go per  alcuni  generi  di  cofe  quindi  a  noi  recate, 
i  quali  e  non  fono  neceflàrj  alia  vita  e  comodità 
de'  noftri  popoli  ,  e  offendono  la  fallite  ,  ficcome 
fono  la  cannella ,  il  pepe  ,  il  garofano  ,  e  altre 
droghe  cauftiche ,  che  il  famofo  Hales,  Socio  del- 
l' Accademia  di  Londra  ,  nelle  fue  varie  fperien- 
ze ,  ha  dimoftrato  effere  de'  lenti  veleni .  In  quarto 
luogo  per  la  foverchia  quantità  di  oro  e  di  argento, 
che  ci  mena,  la  quale  a  proporzione  che  crefce, 
così  indebolifce  P  Arti  foftentatrici .  E  certo  gran- 
de obbligazione  abbiamo  per  quanto  appartiene  a 
quefto  punto  al  Commercio  della  Turchia  ,  il 
quale  ferve  di  fcolo  all'  oro  e  all'  argento  di  Eu- 
ropa {a) .  h1  oro  e  1'  argento  ,  come  farà  dimo- 
ftrato nella  feconda  Parte  ,  fino  a  tanto  fono  uti- 
li ,  quanto  fono  proporzione  voli  alle  ricchezze  pri- 

R  3  mi- 

(a)  Parrà  un  paradoflb  :  ma  fé  rie  vedranno  le  ragio- 
ni nella  feconda  Parte  .  Per  ora  capirà  ognuno  ,  che  ha 
cervello,  che  un  popolo,  che  non  abbia  che  oro,  argen- 
to ,  gemme,  fìa  poveriffimo  ,  e  in  iftàto  di  morirfi  di 
fame .  Si  trovano  de'  popoli  Ittiofagi  ,  ma  non  de'  Cri- 
fofagi . 


z6z  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
mitive ,  e  alle  fatiche  ,  al  cui  moto  fervono  .  Se 
eccedono  quella  proporzione ,  fono  come  le  polizze 
d'un  Banco  fallito,  che  non  rapprefentano  nulla. 
Anzi  fono  di  molto  peggiori,  perchè  danno  ad  in- 
tendere di  rapprefentare  quel, che  non  rapprefen- 
tano ;  e  a  quello  modo  fanno  abbandonare  l'Arti. 


C     A    P.         XVII. 

Dello    Spirito  e  della  Libertà   del  Commercio . 

§.  I.  Qi  vuol  diftinguere  il  Fine  del  Commer- 
v3  ciò  ,  dal  fuo  Spirito .  Il  fine  ,  ficcome 
faviamente  avvertifee  il  Signor  Melon  ,  è  di  pro- 
muovere e  alimentare  la  popolazione  e  i  como- 
di della  vita  con  aumentare  e  migliorare  le 
forgenti  ,  onde  derivali  il  iòftegno  .  E  percioc- 
ché le  forgenti  ,  onde  fgorga  il  iòftegno  delle  fa- 
miglie ,  fono  T  Arti  primitive ,  e  le  Manifatture  ; 
quindi  è  ,  che  tutte  le  leggi  dei  Commercio  vo- 
gliono effère  indirizzate  ad  alimentare  ,  dilatare  , 
e  migliorare  quelli  fonti  delle  pubbliche  e  pri- 
vate ricchezze.  Quando  il  Commercio  è  favia- 
mente e  amorevolmente  a  quefto  modo  regolato, 
per  tre  ragioni  aumenta  la  popolazione  e  i  co- 
modi della  vita.  i.  Perchè  fomminiftra  da  vi- 
vere a  più  perfone  ,  e  rende  più  focile  il  man- 
tenimento delle  famiglie  (  a  ) .  2.  Perchè  impe- 
difee  e  arrefta  la  diferzione  de'  Cittadini .  3.  Fi- 
nalmente perchè  vi  richiama  de'  foreftieri .  Si  vie- 
ne 

(a)    Se  fi  fa  il  calcolo,  in  un  paefe   culto    predo  alla 

metà 


Parte  I.   Cap.  XT7L  263 

ne  ben  volentieri  ad  abitare,  dove  fi  vive  con  mag- 
giore agio  ,  e  piacere  }  perchè  ogn'  uomo  vuol 
vivere  per  godere . 

§.  IL  Lo  Spìrito  poi  del  Commercio  non  è 
che  quello  delle  conquide .  Tra  i  barbari  fi  con- 
quiftan  le  perfone  ,  e  le  terre  :  tra'  popoli  traffi- 
canti le  ricchezze .  Ma  perchè  quello  fpirito  pofla 
svilupparli ,  e  quel  fare ,  a  che  rifguarda ,  vale  a 
dire  dar  moto  e  vigore  alla  nazione  ,  che  lo  in- 
traprende ,  richiede  due  gran  vetti  ,  cioè  pro- 
tezione ,  e  legittima  libertà .  Egli  è  primamen- 
te da  efière  protetto  dal  Sovrano  ,  affinchè  fia  ri- 
fpettato  dalle  altre  nazioni  ,  perchè  non  ritrovi 
impedimento  nel  fuo  corfo.  Niuna  nazione  ha 
mai  avuto  del  Commercio  *  fenzachè  fi  fia  im- 
piegata a  proteggerlo»  Due  poi  fono  le  maniere 
da  proteggerlo  ,  una  delle  quali  confitte  ne1  trat- 
tati di  Commercio  ;  e  1*  altra  nelle  armate  nava- 
li (a) .  La  prima  maniera  è  la  più  umana  ;  e  la 
feconda  è  giuda  :  perchè  il  Commercio  maritti- 
mo è  per  Tua  natura  libero .  Le  nazioni  traffi- 
canti mantengono  perciò  in  mare  delle  buone  ar- 
mate, per  farfi  rifpettare  da  coloro,  cui  l'avidità 
della  preda  fa  dimenticare  i  dritti  della  natura. 

R  4  §.UL 

metà  de'  travagliatori  fono  impiegati  all'arti  o  rnigl'orà- 
trici ,  o  di  luffo .  Ma  quefV  arti  fon  nutrite  dal  Com- 
mercio . 

(a)  Una  terza  maniera  è  di  trattare  i  foreftieri  com- 
mercianti con  tutte  le  leggi  dell'  ofpitalità,  e  far  rifoet- 
tare  la  fede  pubblica ,  e  la  giuftizia  de'  contratti .  Il  Re 
di  Wida ,  Regno  su  la  corta  della  Guinea  ,  fece  decapi- 
tare un  fuo  Uffiziale  ,  per  avere  alzato  il  battone  fui  ca- 
po d'  un  mercatante  Francefe  .  Fu  ftimara  delitto  capi- 
tale una  sì  rozza  inofpitalità.  Bofman  lettere  fulla  Coflg 
d  Oro . 


2^4       Delle  Lezioni  di  'Economia  Civile. 

§.  III.  Ma  niente  richiede  tanto ,  quanto  è  la  le- 
gittima libertà .  Egli  è  di  una  natura  sì  dilicata  e 
ritrofa,  che,  come  le  tenere  piante,  di  niente  ha 
maggior  paura,  quanto  del  gelo  delle  opprefììoni, 
di  qualunque  forta  che  elle  fieno.  Il  Signor  Me- 
lon  dice  aliai  bene,  che  in  elezione  gli  è  più  ne- 
cefìaria  la  libertà ,  che  la  protezione  ;  perchè  aven- 
do libertà  ,  vien  su  bello  e  rigogliofo  ,  e  fi  pro- 
tegge da  fé  medefimo  :  ma  fenza  libertà  non  vi 
alligna .  Egli  fi  farà  femore  rifpettare  al  di  fuo- 
ri ,  quando  abbia  vigorofa  al  di  dentro  la  fua 
forgente.  Di  che  quello  può  eflère  manifefto  ar- 
gomento ,  che  le  Compagnie  Inglefi  e  Olandefi  ^ 
le  quali  tanto  fi  fono  ingrandite ,  che  non  che  fé 
flette  ,  ma  pur  lo  Stato  proteggono  ,  furono  tut- 
te quante  da  privati  Mercanti  fondate ,  fenza  ave- 
rè  ne'  loro  principi  ,  che  un  Diploma  de'  Sovra- 
ni,  e  affai  fcarfi  favori . 

§.  IV.  Si  vuol  qui  definire  quel  ,  che  fi  deb- 
ba intendere  per  legittima  libertà  di  Commer- 
cio. Vi  fono  di  coloro  ,  i  quali  credono  che  il 
Commercio  non  poifa  aver  luogo  ,  che  nelle  fole 
Repubbliche  popolari  ;  e  che  nelle  Monarchie  e 
nelle  Ariftocrazie  la  ricchezza  e  la  forza  de'  Mer- 
catanti ,  e  delle  loro  compagnie  faccia  ombra  al 
Governo  ,  e  fia  cagione ,  perchè  fi  tengano  baffi  : 
e  le  Finanze  e  i  Monopolj  il  vadano  ogni  giorno 
ritagliando .  Aggiungono  ,  che  lo  Spirito  delle 
Monarchie  è  fpirito  di  nobiltà  e  di  milizia ,  am- 
bedue le  quali  cofe  pugnano  collo  Spirito  del 
Commercio .  Ma  quella  openione  è  in  qualche 
maniera   (  a  )   smentita  da  i  fatti .     Imperciocché 

tro- 

(a)    Dico  in  qualche  maniera ,  perchè  ancorché  lo  fpi- 
rito 


Parte  1.  Cap.  XV1L  265 

troviamo  che  così  ne'  tempi  antichi ,  come  ne1  no- 
ftri,  il  Commercio  è  fiorito  tanto  nelle  Repubbli- 
che ,  che  nelle  Monarchie  ,  ed  è  flato  protet- 
to così  da  i  Monarchi  ,  come  dal  governo  Re- 
pubblicano .  Certo  il  Commercio  della  Francia , 
che  Luigi  XIV  cotanto  promone  ,  n'  è  un  gran- 
de argomento .  Pruova  il  medefimo  il  Commer- 
cio de'  Danefi ,  de'  Pruffiani ,  de'  Mofcoviti  .  A 
quelli  efempj  fi  vuole  aggiungere  la  diligenza  gran- 
diflìma  ,  che  ufarono  ne'  fecoli  paflati  i  Porto- 
glieli ,  e  gli  Spagnuoli  nel  piantare  e  accrefcere 
il  Commercio  colle  tre  altre  parti  del  globo  ter- 
raqueo.  Ne5  tempi  antichiffimi  il  Commercio  , 
che  facevano  gli  Ebrei  così  nel  mare  Roffo  ,  co- 
me nel  Mediterraneo  ,  gli  Egizj  in  Alexandria  , 
e  i  Siracufani  in  Sicilia ,  fu  grande  e  florido ,  an- 
corché fondato  in  governi  Monarchici . 

§.  V.  Ne  darò  qui  una  ragione  alquanto  più  al- 
ta .  Siccome  ogn  uomo  è  per  natura  avido  di 
conquiftare  ,  così  fono  gli  Stati  tutti  quanti  ,  e 
di  qualunque  forma  di  Governo .  Tutti  i  primi 
popoii ,  Repubblicani  ,  Monarchici  ,  Schiavi ,  fo- 
no flati  guerrieri  e  conquiftatori .  La  fola  diffe- 
renza è,  che  nelle  Repubbliche  ,  effendo  il  tutto 
patrimonio  di  ciafcuno  ,  ogni  famiglia  conquifta 
tutto  per  le  :  dovechè  nelle  Monarchie  non  fi  ha 
delle  conquide  ,  eh'  una  piccola  parte  ,  fupplendo- 
fi  al  refto  colla  gloria  :  e  negli  Stati  defpotici, 
dove  fi  conquifta  pel  Cielo  parlante  pel  Defpota, 
fi  ha  la  fola  interna  confolazione  di  aver  dilata- 
to 

rito  della  vera  Monarchia  noti  pugni  con  la  grandezza 
del  Commercio  ;  è  non  per  tanto  veriflìmo ,  che  gli  abu- 
fi fon  qui  più  facili,  che  nelle  Repubbliche. 


i66        Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
to  il  Regno  di  Dio.     Un  Olandefe  vorrà  dunque 
conquistare  per  fé  }  un  Francefe  parte  per  iè  ,  e 
parte  per  la  gloria  della  nazione  :  un  Turco  per 
P  amor  della  legge . 

§.  VI.  Qnando  dunque  gli  Stati  non  pofTòno 
più  ,  fenza  gran  pericolo  ,  conquiftar  Provincie , 
dee  di  neceflità  avvenire  un  cambiamento  nello 
fpirito.  I  popoli  fchiavi  debbono  divenirvi  A- 
gricoltori  e  Artifti  ;  e  per  tal  modo  ammollire  a 
poco  a  poco  la  fierezza  della  Tirannide  ,  e  por- 
tarla verfo  i  limiti  d'  una  giufta  Monarchia  :  e  i 
Repubblicani,  e  i  Cittadini  delle  Monarchie ,  fer- 
bando  ancora  un  cuore  libero  e  brillante,  debbo- 
no rivolgere  1'  animo  dal  conquiftar  paefi  e  per- 
fone  a  quello  del  conquiftar  ricchezze  .  Lo  fpi- 
rito dunque  delle  prefenti  Monarchie  e  Repub- 
bliche, efièndo  chiufi  già  i  palli  alle  gran  conquifte, 
non  può  eflère  ,  che  fpirito  di  Commercio .  I 
Repubblicani  accrefceranno  il  patrimonio  comune 
con  la  privata  opulenza  :  e  i  nobili  nelle  Monar- 
chie foftituiranno  alla  gloria  dell'  arme  quelle  del 
luftò ,  che  fi  ftudieranno  di  alimentare  con  le  ric- 
chezze del  traffico  .  Vero  fi  è  ,  che  in  quelle  Mo- 
narchie,  finché  dura  lo  fpirito  militare  non  è  faci- 
le, che  vi  alligni  quel  del  negoziare. 

§.VII.  Or  quefto  dimoftra,  di  non  doverli  confon- 
dere la  libertà  civile  de'  Popoli  (a)  con  la  libertà 

del 

(a)  Sebbene  io  ho  Tempre  creduto ,  e  ftimo  tuttavia , 
che  la  vera  e  durevole  libertà  civile  non  poflfa  coftante- 
mente  goderfi  ,  che  ne'  foli  Regni  governati  dalle  leggi, 
e  da  un  rifpettabile  Senato  depofitario  delle  leggi  :  non 
eflendo ,  ordinariamente  parlando,  la  libertà  Repubblica- 
na, che  immaginaria  e  precaria,  né  gran  fatto  durevole, 

dove 


Parte  I.    Cap.  XVll  lóy 

del  Commercio  .  Monfieur  Huet  nella  Storia  del 
Commercio  Olandefe  ,  avendo  defcritto  il  florido 
Commercio  de'  Paefi  baffi ,  nel  tempo  che  quelle 
Provincie  erano  lòtto  il  dominio  de'  Duchi  di 
Borgogna,  affai  accortamente  foggiunfe  :  //  Com- 
mercio può  fiorire  così  in  una  Monarchia  ,  come 
in  una  Repubblica  ,  purché  fra  ben  intefo  ,  e  be- 
ne ordinato  :  imperciocché  non  vi  è  flato  altrove 
?ìè  commercio  pili  grande  ,  né  manifatture  più 
floride  ,  quanto  ne  Paefi  bajji  fiotto  il  dominio 
di  quattro  Sovrani  della  Cafa  di  Borgogna  ,  e 
due  della  Cafa  di  Aufiria .  Io  fono  fiato  mede- 
fimamente  (  foggiunge  egli  )  nel  comune  e  vec- 
chio errore  ,  che  non  vi  fojfero  ,  che  le  fole  Re- 
pubbliche ,  le  quali  potejfero  fare  un  gran  Com* 
mercio  .  Ma  mi  fono  ora  rimutato  di  fentimen- 
to ,  per  avere  ef aminate  le  cofe  da  vicino  ,  e  u-  ■ 
dito  difcorrere  di  quefta  materia  alcuni  de  più- 
abili  Negozianti  ,  e  Politici  fra  gF  Inglefe  e  gli 
Olandefi.  Può  vederli  ciò  ,  che  ne  fcrive  ezian- 
dio Jacopo  Gee  nella  prefazione  alle  Confider azio- 
ni fui  Commercio . 

§.  Vili.     Ma  oppongono  alcuni  il  Commercio 
di  Portogallo  e  di  Spagna  ,  il  quale  da  fmilurata 

gran- 
dove  le  ricchezze  cominciano  a  recarvi  delle  grandi  di- 
fuguaglianze,  e  con  ciò  del  lufTo  ,  e  dell'  ambizione:  il 
che  è  dimoltrato  per  gli  atroci  fatti  prima  degli  ultimi  tem- 
pi delle  Repubbliche  Ateniefe  ,  e  Romana  \  appreffo  per 
quelli  della  Fiorentina  ,  e  del  Belgio  federato .  Che  il 
Belgio  federato  mantenga  tuttavia  la  fua  libertà  ,  deeft 
più  al  timore  delle  potenze  vioine  ,  che  a  mancanza  di 
fé  mi  interni  di  mutazione  ;  né  credo  ,  che  poflfa  effere 
di  troppo  lunga  durata,  continuando  ad  arricchire. 


2Ó8  Delie  Lezioni  di  Economia  Civile. 
grandezza  di  principi  fra  non  molto  tempo  fi  ri- 
dulìe  a  gran  piccolezza .  Al  che  rifpondo  prima- 
mente ,  eh'  éflèndo  un  lecolo  addietro  in  tutte  le  Mo- 
narchie ancora  vivo  e  acerbo  lo  fpirito  militare , 
non  era  facile ,  che  vi  prendere  tutta  la  voga  quel 
del  Commercio .  Anzi  quel  Commercio  medefìmo 
de'  primi  Porteglieli  e  Spagnuoli  non  fu  che  figlio 
delio  fpirito  conquilìatore .  Non  fi  volle  trafficare, 
ma  conquifiar  le  nazioni .  AppreiTo  dico  ,  che  non  è 
flato  tanto  lo  Spirito  della  Monarchia  ,  quanto  alcu- 
ne accidentali  cagioni ,  che  hanno  fnervato  e  qua- 
li annientato  quel  Commercio  ,  il  quale  Sovrani 
più  faggi  ,  e  fuori  di  quelle  occafioni  ,  che  feon- 
volgono  gli  Stati,  avevano  piantato  e  accrefeiuto 
con  delle  continue  cure .  È  noto  ,  che  i  princi- 
pj  e  l'aumento  del  Commercio  di  Spagna  fi  deb- 
bano a  Ferdinando  il  Cattolico  Re  di  Cartiglia  , 
e  quei  di  Portogallo  al  Principe  Arrigo  :  e  i  prin- 
cipi della  decadenza  di  amendue  alle  guerre  trop- 
po grandi  e  troppo  lunghe,  che  Filippo  II  Redi 
Spagna  intraprelè  in  quafi  tutta  l1  Europa ,  e  nel- 
le quali  egli  fpefe  intorno  a  cinquecento  milioni, 
e  intorno  a  mille  milioni  i  fuoi  Succefiòri  ,  fe- 
condo i  calcoli  di  PufFendorf  (a)  »  Quelle  guerre 
e  quelle  immenfe  fpefe  rovinarono  quel  Commer- 
cio .  I  due  ultimi  e  dotti  Scrittori  del  Commer- 
cio di  Spagna,  Uilariz ,  e  Ulloa,afcrivono  quella 
decadenza  principalmente  alla  definizione  delle  ma,- 
nifatture  :  quella  al  non  poter .  follenere  la  concor- 
renza :  e  quello  finalmente  all'  eccello  de'  dazj ,  i 
quali  nacquero  dal  bilogno  ,  figlio  della  lunga  e 
ollinata  Guerra .     E  fiato  ofièrvato  da  più  di  un 

Poli- 
la)     Introduzione  alla  Storia  di  Europa . 


Parte  I.   Cnp.  XVII  zóg 

Politico  ,  e  da  noi  nelle  annotazioni  alla  Storia 
del  Commercio  Inglefe  di  Giovanni  Cary  dimo- 
fìrato  con  fatti  ,  che  non  fi  è  mai  perduto  un 
gran  Commercio  ,  fé  non  che  o  oppreiìò  dalla 
Guerra  ,  o  per  cagion  di  guerra  diipendiofa  fu- 
gato (a). 

§.  IX.  Vi  fono  degli  altri  ,  i  quali  per  liber- 
tà di  Commercio  intendono  un'  aiìòluto  potere 
ne'  Negozianti  di  eftrarre  e  immettere  ogni  forta 
di  mercanzia  ,  fenza  niuna  reftrizione  ,  legge  ,  e 
regola .  Ma  quella  libertà  ,  o  piuttofto  licenza  , 
non  fi  truova  in  niuna  nazione  d'  Europa  ,  ed  è 
contraria  allo  Spirito  medefima  del  Commercio  . 
Le  nazioni  ,  traile  quali  il  Commercio  è  più  flo- 
rido ,  quali  fono  gì'  Inglefi ,  gli  Olandefi ,  e  i  Fran- 
ceii  ,  hanno  appofte  delle  grandi  reftrizioni  allo 
introdurre  ed  eftrarre  delie  merci .  Certe  riftref- 
tezze  tanto  è  lontano  che  ferifcano  lo  Spirito  del 
Commercio,  che  anzi  effe  fono  neceflarie  ad  ani- 
marlo .  Introdurre  delle  derrate  o  manifatture , 
che  fcoraggino  l' interne  ,  fpiantando  i  fondi  del 
Commercio  ,  potrebbe  dirfi  libertà  di  Commer- 
cio ?  Eftrarre  delle  materie  prime  ,  che  poffono 
lavorarfi  nel  paefe ,  è  annientar  1'  arti ,  e  con  ciò 
la  materia  del  commercio.  Anche  1'  eft razione  di 
certe  derrate  fi  può  fommettere  a  delle  leggi:  per- 
chè 

(a)  Il  Commercio  de'  Fenici  fu  deftrutto  da  Aleflan- 
dro  Magno  ,  quello  de'  Cartaginefi  da'  Romani  :  parte 
di  quello  di  Venezia  dalla  lega  di  Cambrai  ;  e  quello 
di  Borgogna  da  i  bifogni  degli  ultimi  fuoi  Principi  .  Ru~ 
giero  deitrufle  il  Commercio  degli  Amalfetani  ;  e  1'  ul- 
tima guerra  d'  Italia  è  itata  vicina  a  defolar  quello  de"' 
Genove/i . 


ijò  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
che  il  commercio  dee  fervire  alio  Stato  ,  non  lo 
Stato  a!  Commercio.  Quefte  leggi  fono  come 
gli  argini  de'  fiumi  ,  i  quali  fervono  ,  non  folo 
perchè  non  fobbiffino  il  Paefe  ,  ma  ancora  affin- 
chè i  fiumi  vadano  più  uniti ,.  e  fieno  meglio  na- 
vigabili. E  qui  fi  vuole  oiTervare  ,  che  la  liber- 
tà fenza  regole  è  fempre  perniciofa  così  nelle  per- 
fone ,  come  nelle  Civili  Società  .  Nelle  perfone, 
perchè  le  mena  a  tutti  gli  eccedi  delle  paflìoni  : 
e  nelle  focietà ,  perchè  portando  gli  uomini  al  fo- 
lo interereflè  perfonale  o  domeftico  ,  corrompe  in 
mille  modi  il  ben  pubblico. 

§.  X.  Finalmente  per  libertà  di  Commercio 
non  fi  dee  intendere  quella  di  efier  permeilo  a' 
Negozianti  e  agii  Artidi  il  trafficare  e  lavora- 
re lènza  nefluna  regola  di  mifura ,  di  peli ,  di  pub- 
blici impronti;  per  le  quali  regole  l'Arti  fi  man- 
tengono nella  loro  perfezione  ,  e  foftienfi  la  fede 
pubblica ,  onde  il  Commercio  torna  in  utilità  del- 
lo Stato.  Imperciocché  il  Commercio  ,  ficcome 
parte  dell'  ordine  pubblico  e  del  Corpo  Politico, 
debb'  efifer  fottopofto  alle  leggi  del  tutto  ,  e  fer- 
vire all'ingrandimento  e  conìervazione  delia  Civi- 
le Società .  Ma  perchè  quefto  avvenga  così ,  fa 
meftieri  che  egli  Ila  ordinato  al  pubblico  bene  , 
non  al  privato  ;  affinchè  la  fua  utilità  fia  utilità 
di  tutti  ,  e  non  già  di  una  particella  del  Corpo, 
quali  fono  i  negozianti .  Ora  quefto  fi  ottiene 
lottomettendo  le  materie,  derrate  ,  manifatture  , 
e  arti   a  certe  regole  (  a  )  ,  e  tutti  i  contratti  a 

delle 

(a)  In  Inghilterra  fi  vifitano  le  Manifatture  ,  per  ve- 
dere fé  fono  fecondo  le  leggi  :  gli  Olandefi  fanno  il  me- 
defimo  con  i  barili  di  aringhe  .  La  buona  fede  e  la  pun- 

tua- 


Parte  I.    Cap.  XVII.  271 

delle  leggi  ftabili  .  Perchè  quefte  leggi  e  regole 
mantengono  la  perfezione  delle  Arti  ,  la  loro  di- 
ma ,  e  il  credLto  ,  il  quale  è  P  anima  del  Com- 
mercio. E  di  qui  è  ,  che  sì  fatte  leggi  in  niu- 
na  parte  fi  oflèrvano  più  rigorofamente  ,  quanto 
in  quelle  nazioni,  che  hanno  più  gran  traffico  :  e 
il  loro  rilaflamento  è  certo  fegno  del  decadimen- 
to del  Commercio . 

§.  XI.  Per  intendere  "adunque  la  vera  libertà 
del  Commercio  è  da  oftervare ,  che  l'anima  e  l'ef- 
fenza  del  Commercio  non  è  altro ,  fé  non  che  la 
circolazione .  La  libertà  perciò  è  ,  che  quella  cir- 
colazione e  moto  non  fia  né  impedita  fenza  pub- 
blica utilità ,  né  indebolita .  Di  qui  è ,  che  tut- 
te quelle  cagioni  ,  le  quali  arredano  o  ritardano 
l'utile  circolazione,  fieno* tìfiche,  o  morali,  feri- 
rono la  libertà  del  Commercio  :  e  quelle  ,  che 
né  l' arredano ,  né  la  ritardano ,  quantunque  fem- 
brino  gravi  e  fpaventevoli ,  non  la  offèndono  pun- 
to. Si  può  paragonare  il  Commercio  ad  un  ge- 
nerofo  Cavallo ,  e  la  fua  libertà ,  al  rapido  di  lui 
moto .  Ogni  pefo  anche  piccolo ,  che  gli  fi  frap- 
pone fra  i  piedi,  gli  toglie  la  libertà  del  cammi- 
nare }  e  i  pefi  anche  gravi  ,  che  gli  fi  mettono 
in  fui  dorfo  ,  purché  non  fuperino  le  di  lui  for- 
ze ,  non  fono  da  confiderare  come  intoppi .  Dun- 
que quelle  cagioni  ,  le  quali  conferifcono  a  man- 
tenere in  vigore  la  circolazione  e  1'  attività  del 
traffico,  conferifcono  eziandio  alla  fua  libertà  :  e 
quelle,  che  ritardano  quello  moto, la  diftruggono. 

§.  XII.     Or  quefte  cagioni,  almeno  le  principa- 

li, 
tualità ,  come  è  il  primo  fondo  de'  privati  mercanti ,  co- 
sì del  Commercio  di  tutta  la  nazione . 


272.  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
li ,  fono ,  fecondochè  io  credo  le  feguenti.  I.  Che 
fi  lafci  una  libera  facoltà  di  eftrarre  quelle  der- 
rate ,  che  vengono  nel  paefe  copiofamente  ,  e 
le  manifatture  ,  che  vi  fi  lavorano  }  accordan- 
do loro  la  libertà  di  ufeire  per  ogni  luogo  ,  in 
ogni  tempo,  e  in  qualunque  quantità;  falvo  fola- 
mente  fé  non  fi  ftimi  di  doverla  reftrignere  ne' 
cali  ftraordinarj  ,  pel  bene  del  tutto .  Perchè  1. 
la  libertà  di  trafficare  ,  che  quefta  legge  prefen- 
ta  all'  immaginazione  di  tutti  ,  riempie  la  na- 
zione d'  entufiafmo  ad  aver  del  foverchio .  2.  per- 
chè il  guadagno  e  1'  utile  ,  che  fa  guardar  vici- 
no ,  e  che  può  veramente  dare  ,  loro  fa  nafeere 
grandiffima  voglia  di  lavorare  e  trafficare ,  e  arric- 
chire .  E  benché  la  gente  in  volendo  arricchi- 
re non  penfi  ,  che  al  fife  privato  intereffe  :  non- 
dimeno arricchendo  fa  il  vantaggio  pubblico ,  con 
arricchire  la  nazione  tuttaquanta  (a) . 

§.XIIL  II.  Che  i  dritti  di  ufeita  in  fulle  derra- 
te e  manifatture  della  nazione  trafficante  non  fie- 
no tanti  ,  che  vengono  a  toglierle  la  preferen- 
za fulle  altre  nel  concorfo  di  quelle  (b) .  Im- 
perciocché quando  1'  altre  nazioni  ne'  comuni 
mercati  poffono  vendere  le  loro  derrate  o  mani- 
fatture a  piìi  baffo  prezzo  ,  faranno  fempre  prefe- 
rite .  Di  qui  è  che  il  Commercio  di  quella,  che 
farà   pofpofla  ,  incaglierà  ?  vale  a  dire  perderà  la 

fua 

(a)  Regola  tenuta  dagl'  Inglefi  ,  e  metta  il  1764  in 
pratica  in  Francia  pel  grano ,  di  che  farà  detto  nel  capi- 
tolo feguente  . 

(6)  Sarebbe  anche  maggior  libertà  fé  fofler  tolti ,  ca- 
ricando quel  che  importa  fopr1  altri  fondi  .  Veggafi  il 
nuovo  Codice  di  Finanze  della  Corte  di  Portogallo  . 


Tane  I.    Cap.  XVII.  273 

fua  attività ,  che  n'  è  la  vera  libertà  .  E'  una  mai- 
fima  di  tutti  gli  Economi  ,  dimostrata  per  la 
continua  iperienza  ,  che  in  materia  di  traffico  la 
preferenza  nel  concorfo  è  la  molla  motrice  dei 
Commercio .  In  fatti  quella  preferenza  è  quella, 
che  dà  del  vero  utile  :  e  V  utilità ,  iìccome  è  no- 
to a  ciafcuno  ,  è  la  grande  efca  degli  uomini . 

§.  XIV.  III.  che  i  diritti  non  fi  abbiano  a 
pagare  né  fpelTò ,  né  in  diverfi  luoghi  ,  ancor- 
ché fieno  piccioliffimi  .  Imperciocché  turbano  il 
moto  del  Commercio  ,  il  difguftano  ,  e  1'  arre- 
dano :  efTendoci  molti ,  i  quali  fi  contenterebbero 
pagare  piuttofto  un  carlino  per  una  fola  volta, 
che  la  metà  in  dieci  volte  ,  e  in  dieci  luoghi  diver- 
fi.  E  la  ragione  è  ,  che  il  tempo  è  la  cofa  più 
preziofa ,  che  abbia  il  Commercio  ;  e  quefti  ritar- 
damene la  fanno  perdere  quali  fempre  con  gra- 
ve difcapito  (a) . 

§.  XV.     IV.     che   non    fi   commettano   delle 
avanìe    e    trapazzi    nel   rifcuotimento    de'    dazj  : 
imperciocché  è  quali  incredibile  quanto  quelle  co- 
fe  difguftino ,  e  di  quanta  perdita  di  tempo  fieno 
cagioni .     L'  Arte   maeftra    in  materia  d'  Econo- 
mia Civile  é  fare  ,  che  gli  uomini   non   perdano 
il    gufto  a  quei  meftieri  ,  eh'  efercitano .     E  un 
colpo  fatale  allo  Stato  fare,  che  la  gente  fi  Itimi 
più  contenta  nell'ozio,  che  nella  fatica."   L'Autore 
Par.1.  S  illu- 

(<r)  Non  vorrei  poi  credere ,  che  i  rifeuotitori  de'  da- 
zj foflero  tanta  buona  gente  da  non  far  valere  il  loro 
uffizio  .  I  dazj  dunque  ,  il  pedagio  ec.  vengono  a  raddop- 
piarli ,  e  talvolta  triplicarli  in  tanti  luoghi ,  in  quanti  fi 
paga;  del  che  non  torna  nulla  alle  Finanze,  e  (i  preme 
molto  il  Commercio  . 


274  Bette  Lezioni  dì  Economia  Civile. 
jlluftre  dello  Spirito  delle  Leggi  ,  affinchè  fi  evL 
tallero  sì  fatti  ftrapazzi ,  vorrebbe  che  il  rifcuoti- 
mento  de'  dazj  e  delle  dogane  foife  fempre  in  ma- 
no del  Sovrano  ;  perchè  gli  Appaltatori  ,  i  quali 
non  fono  per  ordinario  moffi ,  che  dal  fola  priva- 
to intereffe ,  non  conofcono  la  legge  del  ben  pub- 
blico (a), 

§.  XVI.  V,  che  non  fi  accordino  ,  che  af- 
fai di  rado  ,  e  difficilmente  privilegi  efclufivi , 
o  come  noi  fogìiam  dire  jm  prohthendi  ,  eh'  è 
tanto  dire ,  quanto  Monopoli  legalizzati  :  conciof- 
fiachè  quelli  privilegi  favorivano  fempre  i  parti- 
colari contro  al  ben  pubblico ,  In,  oltre  effi  tol^ 
gono  1'  emulazione  ,  e  impedifeono  la  perfezione 
e  la  dilatazione  dell'  arti  }  perchè  niuno  fi  ftudia 
di  migliorare  o  dilatare  quel  ,  che  non  può  efer- 
citare  :  e  quelli  che  1'  efercitano ,  e  il  poffeggono, 
eflendo  ficuri  del  lor  guadagno  pel  privilegio  e- 
fclufivo  ,  non  folp  non  s  ingegnano  di  diffondere 
e  migliorare  ,  ma  refìringono  e  peggiorano  ,  di 
che  è  tra  noi  grandiffimo  argomento ,  per  tacer  di 
molte  altre  cofe,  la  Tinta  negra . 

§.XVII.    VI.  Nuoce  altresì  molto  alla  vera  liber- 

v  tà 


(a)  E'  una  quefttone,  che  mi  fembra  affai  difficile  a 
(kfìnii-fi  finché  i  rifeuotitori  fon'  uomini  ,  effendovi  per 
ambe  le  parti  delle  difficoltà .  Quel  mi  par  vero ,  che 
non  fi  debban  punire  men  {everamente  le  veflazioni ,  e 
le  frodi  ,  e  le  crudeltà  degli  appaltatori  ,  che  fi  faccia 
de'  contrabbandi  per  gli  appaltatori  medefimi .  Il  faperfi, 
che  dacché  le  nazioni  fon  civili  la  parola  Pubblicano 
fia  Hata  fempre  udita  con  orrore ,  è  un  gran  pregiudizio 
contra  sì  fatte  perfone  ,  la  cui  legge  non  è  ,  e  non  fu 
mai ,  che  f  avidità . 


Parte  I.    Cap.  XVII.  275 

tà  del  Commercio  ,  il  quale  è  di  tua  natura  ge- 
lofo ,  il  prefcrivere  i  prezzi  delle  cofe ,  che  fi  per- 
mutano, o  fi  vendono  e  comperano.  Perchè  que- 
fto  quanto  è  ragionevole  ,  che  fi  faccia  per  quel- 
le cofe ,  eh'  eifendo  neceflfarie ,  nondimeno  fi  tro- 
vano in  mano  di  uno ,  o  di  pochi  ;  e  ciò  per  im- 
pedire gli  effetti  del  monopolio  :  tanto  è  non  fo- 
lo  inutile,  ma  nocivo  ,  quando  le  cofe  fono  fral- 
le  mani  di  molti .  Primamente  ,  perchè  è  dia- 
metralmente oppofto  alla  libertà  di  vendere  o  com- 
perare. Secondariamente  ,  perchè  i  venditori  in 
quelli  cafi  s'  ingegneranno  Tempre  di  adulterare 
quelle  cofe  ,  il  prezzo  delle  quali  è  rifiato.  Fi- 
nalmente, perchè  quefte  aflife  ordinariamente  non 
fervono  ,  che  a  far  nafeondere  ciocché  vi  è  di 
buono  e  di  meglio  ,  e  a  farlo  pagare  molto  più 
caramente  a  chi  n'  ha  defiderio .  Al  che  fi  vuo- 
le aggiungere ,  che  fé  uferete  troppa  forza  ,  farete 
fparire  o  i  generi  fottopofti  all'  afiìfa  ,  dove  fia 
più  baila  della  naturai  proporzione  ;  o  il  danaro 
de'  compratori ,  fé  fia  troppo  alta  :  e  T  uno  e  l' al- 
tro deftrugge  il  giro  del  Commercio. 

§,  XVIII.  VII- Finalmente  deefi  mettere  a  parte 
della  libertà  del  Commercio  la  protezione ,  la  ficur- 
tà ,  T  onore ,  1'  incoraggiamento  delle  arti .  Pro- 
teggere ,  aflìcurare ,  ajutare ,  onorare  ,  allettare  , 
e  illuminare  gli  artifti  così  delle  arti  primitive  , 
come  delle  fecondarle ,  è  fiato  Tempre  il  più  gran 
pano,  che  hanno  fatto  i  favj  Legislatori  per  ani- 
mare 1'  induftria  e  '1  Commercio  .  Il  dritto  di 
Natura  non  permette  ,  che  in  un  Corpo  Civile 
vi  fieno  delle  perfone  ,  che  fi  riputino  come  be- 
ftie  :  e  V  interefiè  della  focietà  richiede  in  oltre , 

S  2,  che 


zyó      Delle  Lezioni  dì  Economìa  Civile, 

che  i  foftenitori  della  vita  e  de'  comodi  fi  rifpet- 

tino  e  fi  onorino  (a) . 


C    A    P.        XVIII. 

Digrejfwne  fulla  libertà  dell'  Annona  ,  ficcome 

j>rhicipal  fondamento  della  liberta 

del  Commercio  . 

§.I.  A  Vendo  parlato  della  libertà  del  Com- 
jl\  mercio,  credo  dover  qui  aver  luogo 
T  articolo  dell'  Annona  ,  come  quello  che  com- 
prende la  foftanza  medefima  del  Commercio  così 
interno ,  come  efterno .  I.  Perchè  il  fine  dell'  Arti 
e  del  Commercio,  almeno  il  principale  ,  non  è 
che  di  vivere  fenza  difagio .  IL  Perchè  le  derrate 
e  tutto  ciò ,  che  ferve  al  vitto ,  fon  fempre  mag- 
giore e  più  fi  curo  fondo  di  Commercio ,  che  non 
fono  le  manifatture. 

§.  il 

(a)  Platone  nel  V.  de  Rep.  ftabilifce  :  Un  foldato  y 
ctì  ha  combattuto  valorofatnente  per  la  patria  ,  abbia  il 
dritto  di  baciar  tutti ,  e  di  e(fer  da*  tutti  baciato .  Platone 
iapea  i  coturni  Greci .  Il  medelìmo  ordina  ,  che  tutti  i 
promotori  dell'  umana  felicità  abbiano  dopo  morte  ,  fic- 
come  divinità  tutelari ,  de'  tempj  ,  e  degli  annui  facrifì- 
cj ,  e  onori  .  Quelle  pompe  pe'  morti,  animano  i  vivi. 
Gli  Olande!!  ereifero  una  ftatua  a  Buren  per  aver  inven- 
tata f  arte  di  lala.re  e  imbottare  le  Aringhe  :  e  Carlo  V. 
vinto  con  rifpetto  quefta  ftatua  d'  un  pefeatore .  La  Re- 
gina Giovanna  il  1417  rimunerando  la  diligenza  d'  un 
Koberto  Calauri  della  Cava  ,  comincia  ,  exaltat  potentiam 
Principum  remuneratiti  fubje&omm  ;  quia  recipientium  fides 

ere- 


Vane  l     Cap.  XVIII.  277 

§.  II.  Il  problema  fé  ogni  verità  fia  utile,  agli 
uomini ,  mi  pare  effere  di  difficilifiìma  foluzione  . 
La  verità  è  un  certo  lume  d'  intelletto.  Or  co- 
me un  foverchio  bagliore  del  Sole  offende  le  pu- 
pille alquanto  deboli  ;  nel  medefimo  modo  certe 
verità  potrebbero  riuicir  di  fcandalo  a  certe  men- 
ti e  Nazioni.  Ma  fé  la  verità  non  è  da  propa- 
laci fempre  intera  e  in  tutto  il  fuo  lume ,  ed  è  da 
ufar  della  prudenza,  perchè  ella  venga  a  diftillarft 
negli  animi  come  per  gocciole }  il  fallò  non  fi  dee 
mai  infegnare .  Ogni  fallita  nuoce  :  e  fé  nuoce 
alle  perfone  ,  le  fallita  che  rifguardano  un  Popo- 
lo intero ,  fono  per  ogni  verfo  nocevoliflime  .  E' 
meftiere  delle  Scienze  e  de'  Filofori  che  le  disco- 
prano :  ed  è  della  prudenza  che  fi  ftudino  di  far- 
ne rivenire  i  popoli  a  poco  a  poco. 

Efpoftzione  del  Problema  Annonario, 

§.  III.  Che  fare,  perchè  una  Nazione  ,  fitua^ 
ta  in  un  clima  temperato  ,  provvida  di  belle  e 
fertili  terre  ,  cinta  da  mari  ,  abitata  da  ingegni 
aperti ,  rifchiarati ,  pronti  ;  dove  non  fieno  ignote 
le  Scienze  e  1'  Arti  ,  né  V  agricoltura  vilipefi  e 
tenuta  a  difonore,  la  careftia  ,  flagello  terribile  e 
diftruggitore  de'  popoli  e  della  grandezza  de'  So- 
vrani ,  o  non  ardifca  mai  di  comparirvi ,  o  di  ra- 
do, e  fenza  grande  apparato  e  ftrage  ?  Ecco  il 
problema,  che  oggigiorno  occupa  i  Politici  di  tut- 
ta Europa  ,  e  che  ben  merita  (  tanta  è  la  fua 
importanza  )  che  vi  s'  intereffino  ,  non  che  i  Fi- 

S  3  lofofi, 

crefc'tt  ex  praemìo  ,  &*-aHi  ad  obfequendum  devot'tonis  ani' 
mantw  exemplo  .     Ecco   X  audetque  Virf>o  concurrere  viris  . 


278       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile* 
loibfi,  ma  tutti  i  Sovrani  della  Terra:  non  emen- 
do quali  altro  la  Filofofia  ,  che  P  arte  di  giovare 
agli  uomini,  e  il  Governo ,  che  la  Scienza  di  nutrire 
in  pace  e  ficurtà  i  fottopofti  popoli. 

Carejlìe . 

§.  IV.  Prima  che  fi  venga  a  vedere  ciò  che 
fi  è  penfato  e  fatto  per  ifciogliere  un  sì  gran  pro- 
blema ,  e  quel  che  fi  convenga  ancora  fare  ,  gio- 
va il  fapere  donde  nafcano  le  careftie  .  Egli 
può  eflèr  facile  ti  intendere  v  eh'  elleno  non  han- 
no falvo  che  tre  forgenti»  I.  La  mancanza  delle 
ricolte.  II.  Le  ricolte  abbondanti  ,  dove  non 
fia  fcolo*  IH.  La  cattiva  economia  dell'  An- 
nona .  E  primamente  un  paefe  ,  la  cui  anno- 
na fia  fondata  full'  interne  ricolte  ,  è  forza  che 
fìa  afflitto  dalla  fame  ,  dove  quelle  vengan  me- 
no .  Apprettò  j  le  ricolte  foverchiamente  abbon- 
danti i  dove  non  fia  fcolo  ,  venendo  a  feorag- 
giare  l'agricoltura ,  cagionano  delle  careftie  ne'  fe- 
guenti  anni  *  Parrà  un  paradoffo  :  ma  niente  è 
flato  meglio  dimostrato  dal  Signor  Melon  nel  fuo 
Saggio  politico  fui  Commercio  .  Finalmente  le 
leggi  di  reftrizione ,  facendo  ingagliare  il  commer- 
cio de'  grani ,  e  impedendo  lo  fcolo  4  vengono  o  a 
feoraggiare  l'agricoltura  ,  o  a  far  infofpettire  i  nego- 
zianti ;  e  dove  credevano  far  1*  abbondanza  ,  ca- 
gionano careftìà. 

§'.V.  Ma  veggìamo,  quale  dì  quelle  tre  cagioni 
è  da  effere  più  temuta  tra  noi  di  quello  Regno  .  Il 
non  ricogliere  non  è  ne'  noftri  paefì  così  facile  e  gene- 
rale ,  quanto  alcuni  fembrano  di  temere .  Quefto 
non  ricogliere  potrebbe  nafeere  o  da  una  fecchez- 

za 


Tane  L  Cap.  XimiL  2,79 

za  generale,  o  da  procelle  e  gelate,  o  da  un*  in- 
vasone d'  infetti .  Per  cominciar  dall'  ultima ,  è 
fuor  di  mia  notizia  ^  che  fotte  ciò  mai  avvenuto 
né  tempi  andati  ,  con  generale  ftrage  delie  biade; 
e  perchè  dunque  avremmo  a  temere  un  flagello 
non  Itató  mai  ne'  fecóli  addietro  ?  Perchè  fé  fon 
cafi  particolari  di  qualche  provincia ,  fiamo  al  co- 
verto per  la  fertilità  deli'  altre .  Pur  quefti  cafi 
medefimi  non  fon  così  fenza  rimedio  ,  com'  altri 
penfa  *  La  diligenza  umana  può  di  molto  preve- 
nirgli . 

§.  VI.  Il  fito  poi  del  Regno,  cinto  quafi  d'o- 
gn'  intorno  di  mare ,  che  rimolla  il  clima  i  e  di- 
vifo  dall'  Appennino  ,  ci  ailìcura  del  poter  eifere 
generale  la  feconda  cagione,  cioè  una  gelata.  E 
per  la  medefima  ragione  non  è  poffibile  una  ge- 
nerale ficcità  .  In  fatti  appena  nella  noftra  Sto- 
ria fé  ne  ritruova  efempio .  Il  1758  la  gelata  de- 
vaftò  le  provincie  montagnofe  ,  ma  rifparmiò  le 
piane  e  marittime  :  e  dove  mancò  il  grano  ,  fu 
abbondantiifimo  il  fromentone  o  grano  d'india  ,  che 
fupplì  a  i  bìfogni  del  baffo  popolo.  L'anno  17^1 
fi  raccolfe  competentemente  in  Puglia  ,  in  Terra 
di  Lavoro,  in  Apruzzo,e  in  altri  luoghi  alfai  , 
benché  la  gelata  ne  devaftafle  molti  .  E  queiV 
anno  17Ó5  la  Puglia  ha  raccolto  bene  ^  la  Cam- 
pagna affai  mediocremente ,  V  altre  Provincie  fcar- 
fflmamente  :  ma  il  frumentone ,  e  1'  altre  civaje 
fono  (tate  abbondanti  (Time  dappertutto.  Notiamo 
qui  un  bel  luogo  di  Strabone  ,  il  quale  parlando 
di  quefte  provincie ,  fé  manca ,  die*  egli  ,  il  fru» 
mento ,  fuppltfcono  colla  faggina  0  miglio  bianco 
(  eh'  era  allora  ignoto  il  prefente  mzix  ,  o  gra- 
nodindia  ) j  onde  è  che  ?jon  hanno  a  temsre  aeh 
h  care/li  e .  S  4  $.  VII» 


280       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

§.  VII.  Aggiungo  qui  ,  che  fé  1'  agricoltura 
$'  intendete  meglio,  anche  quel  poco  di  timore  , 
che  potette  nafcere  da  quella  parte  ,  verrebbe  fpen- 
to  :  e  fé  ne  reftatte  ancora  qualche  ombra  ,  a- 
bolendo  la  terza  cagione  fi  farebbe  in  piena  fi- 
curtà.  Dunque  la  feconda  cagione  è  più  da  te- 
mere ,  che  la  prima ,  mattìmamente  fé  fia  uni- 
ta alla  terza .  Quando  il  Signor  Melon  e  alcu- 
ni altri  dotti  Francefi  motti  dalla  ragione  e  dagli 
efempj  degl'  Ingleli ,  metterli  a  predicare  ,  che  la 
più  frequente  cagione  delle  careftie  fieno  1'  ab- 
bondanti raccolte,  dove  la  legge  vieta  la  libertà 
dello  fcolo,  furono  da  molti  derifi  come  matti  , 
ficcome  io  non  dubito  di  doverlo  effere  anch'  io . 
Ma  la  verità ,  che  giova  al  Sovrano  e  ai  popo- 
li infieme,  fi  vuol  dire  coraggiofamente  da  ognu- 
no che  la  capifce  ;  eifendo  il  contrario  da  me  ri- 
putato un  tradimento  alla  patria ,  e  una  mancan- 
za ai  dovere  di  buon  fuddito. 

§.  Vili.  Dico  adunque  ,  eh'  è  più  da  temere 
l'abbondanza  ,  fé  fé  ne  impedifee  lo  ìeolo ,  che  non 
è  la  fteriiità  medefima;  perchè  la  fterilità  ,  anzi 
cP  avvilire  1'  agricoltore,  1'  incoraggia  per  1'  ac- 
crefeimento  del  prezzo  delie  derrate  :  dove  che 
1'  abbondanza  fenza  un  proporzionevole  fmercio  , 
1'  opprime  per  la  viltà  de'  prezzi  ,  e  porta  la  ro- 
vina dell'  agricoltura  ,  per  rifar  poi  la  quale  non 
baila  una  lunga  ferie  di  anni  .  Per  far  toccare 
quel  che  dico  colle  mani  ,  fo  un  po'  ài  calcolo . 

§.  IX.  Supponghiamo  che  noi  abbiam  biiogno 
tra  cibo  e  femenza  di  venti  milioni  di  tomoli  di 
grano  ciafeun  anno  :  e  che  un  anno  ne  raccoglia- 
mo venticinque,  e  1'  anno  apprelfo  altri  venticin- 
que.   Già   {lagneranno    dieci   milioni  di  tomoli  . 

Se 


Parte  L   Cap.  XFIII.  281 

Se  il  prezzo  del  grano  ordinariamente  fia  di  car- 
lini dodici  ,  il  primo  anno  dovrà  fcendere  di  un 
quarto,  perchè  per  legge  immutabile  ,  dove  i  bi- 
fogni  fieno  i  medefimi  ,  i  prezzi  fon  fempre  in 
ragion  reciproca  delle  quantità  de' generi .  Di  un 
altro  quarto  dovrà  sballar  poi  il  fecondo  anno  . 
Allora  elfendo  il  prezzo  de'  grani  la  metà  dell'or- 
dinario ,  chi  potrà  intraprendere  le  fpefe  di  un  a- 
gricoltura,  d'  onde  fi  può  anche  temer  di  peggio 
il  terzo  anno  ?  Quello  di  (inette  in  gran  parte  la 
coltura  de'  campi .  E  fé  quello  male  di  abbondan- 
za non  dura  più  che  due  anni  ,  il  terzo  avremo 
mezza  careftia,  il  quarto  un'intera,  e  quel  eh'  è 
peggio  ,  con  poco  rimedio  ;  trovandoli  lo  Stato 
fenza  1'  ajuto  di  quel  danaro ,  il  quale  tratto  da  i 
grani  ufeiti ,  potrebbe  compenfarne. 

§.  X.  Di  tutti  i  paefi  d'  Italia  ve  n'  ha  po- 
chi ,  che  potelTèro  elfere  più  foggetti  a  quello  fla- 
gello ,  quanto  è  il  noftro  Regno  ;  perchè  ve  n'  ha 
pochi  altri  ,  che  fieno  sì  fecondi  e  abbondanti  in 
grani ,  com'  è  il  noftro . 

Dati . 

§.  XI.  Ma  a  voler  mettere  in  pratica  la  leg- 
ge dell'  eftrazioni  ,  e  corredarla  di  quelle  cautele , 
che  richiede  la  prudenza  economica  ,  fi  vuol  cal- 
colare gli  abitanti ,  e  la  forza  nutritiva  della  Ter- 
ra. Un  favio  padre  di  famiglia  vuol  conofeere 
non  folo  le  perfone  da  alimentare ,  e  le  fpefe  annuali, 
ma  l' eftenfione  altresì  de'  (ùoi  fondi ,  e  le  fue  ren- 
dite ,  e  farne  ogn'  anno  un  bilancio .  Senza  tali 
cognizioni  non  vivrà  che  a  cafo .  Potrebbe  di- 
fpenfarfene  chi  governa  un  popolo  ? 


282         Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

§.  XII.  Sappiam  noi  il  numero  degli  abitan- 
ti del  noftro  Regno?  E  pur  quello  dovrebbe  ef- 
fere  il  ]?rìmo  dato  di  una  favia  economia .  In  un 
piccolo  Regno  niente  è  più  facile.  Se  la  via  de' 
catafti  fembraffé  alquanto  intralciata  e  dubbia , 
quella  de'  Parochi  è  Tempre  fpedita.  E  agevole 
ad  un  Paroco  fapere  per  appunto  i  fuoi  parocchia- 
ni }  dunque  gli  può  fapere  un  Vefcovo  ■.  Tutti  i 
Vefcovi  darebbero  ogni  anno  una  lilla  efattiffima 
del  numero  delle  pedóne. 

§.  XIII.  Io  fuppongo  fu  certi  miei  dati  ,  che 
noi  polliamo  edere  tre  milioni  e  mezzo  di  perfo- 
fone  v  com prefavi  la  Capitale.  Dando  a  ciafcu- 
na  di  quelle  cinque  tomoli  di  grano  1'  anno  >  fia 
frumento  ^  ila  vecciato  ,  fia  granodindìa  ,  che  di 
tutto  ciò  fi  fa  ufo  3  noi  avremo  bifogno  per  vit- 
to di  diciaììette  milioni  di  tomoli  di  grano  di 
tutte  quelle  fpecie.  Al  che  aggiungendone  tre  di 
femenza  \  i  noftri  bifogni  potrebbero  eifere  intor- 
no a  venti  milioni.  E  perchè  il  noftro  paefe  ab- 
bonda di  rnill'  altre  derrate  minori ,  e  di  una  gran 
quantità  di  frutti  da  fervire  di  alimento  ;  credo 
bene  che  noi  potefiìmo  vivere  anche  con  diciot- 
to o   diciaflètte   milioni. 

§. XIV.  Un  altro  punto,  e  ancora  più  impor- 
tante *  dovrebbe  eftèr  quello  di  fapere  con  preci- 
fione  1'  eftenfione  delle  terre  del  Regno.  Non  è 
vergogna ,  che  in  Europa  i  dove  la  Geometria  ha 
la  fua  reggia ,  vi  fian  de'  paefi  ignoti ,  non  effen- 
dovene  nella  China  ?  Non  pollò  adunque  dar  qui 
cli€  de'  calcoli  vaghi  ,  finché  il  braccio  Sovrano 
non  ci  dia  di  più  certe  mifuré .  Tengo  che  le 
terre  così  coltivabili  come  incoltivabili  delle  no- 
flre  Provincie  ,  fieno  intorno  a  venti  milioni   di 

di 


Parte  1.   Cip.  XVIIi.  2$$ 

moggia,  mifurando  il  moggio  fopra  di  un  lato  di 
trenta  piedi  geometrici  ,  e  1'  area  di  novecento 
piedi  quadrati.  Do  otto  milioni  di  moggia  di 
quello  fpazio  a  i  lidi  arenofi  o  fcogliofì  ,  a'  mon- 
ti ,  laghi ,  fiumi ,  vie ,  fiepi  ,  muri  ,  Città ,  Ter- 
re ,  fabbriche ,  luoghi  pietrofì  ec.  :  ancorché  m»lti 
di  quelli  potrebbero  effere  in  qualche^  modo  culti, 
fé  aveffìmo  più  arte . 

§.  XV.  Di  dodici  milioni  ,  che  refìano  ,  ef- 
fendo  oggi  crefciuta  la  coltivazione  de7  grani  ,  e 
feminandofi  anche  in  molti  oliveti  ,  piantaggioni 
di  viti*  bofchi  ec. ,  mi  pare  che  non  fia  poco  da- 
te a  queft'  altre  parti  di  agricoltura  quattro  mi- 
lioni di  moggia.  . 

§.  XVI.  Suppongo  di  nuovo  per  Tufo,  eh'  è 
ne'  noltri  paefi  ,  che  la  metà  di  quelle  moggia  fi 
femini  un  anno  sì,  l'altro  no,  a  grano.  I  terreni 
del  noftro  Regno ,  lìccome  dappertutto  i  non  fon 
tutti  della  medefìma  bontà  .  Vi  fon  di  quelli ,  i 
quali  nelle  ricolte  ordinarie  rtort  danno  che  quat- 
tro per  uno ,  e  degli  altri  che  ne  danno  il  dodici: 
il  mezzo  adunque  proporzionale  aritmetico  è  ot- 
to .  Sicché  dove  la  coltura  fi  facefle  a  dovere , 
quattro  milioni  di  moggia  dovrebbero  negli  an- 
ni Ordinar)  darci  32.  milioni  di  tomoli  di  grano . 

§.  XVII.  Non  mi  è  ignoto  ,  che  noi  non 
giungiamo  giammai  a  raccogliere  una  sì  gran  fom- 
ma  ;  del  Che  non  ritrovo  che  due  cagioni.  La 
prima  ,  che  nort  ancora  abbiamo  un  ballante  nu- 
mero di  perfone  da  coltivar  tutto ,  e  bene .  La 
feconda ,  che  P  agricoltura  non  vi  s* intende  gran 
fatto. 

§.  XVIII.  Tornando  a  i  noftri  calcoli ,  quando 
anche  non  fi  volerle  tener  cura  di  tutte  le   tefre 

col- 


284  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
coltivabili ,  non  credo  che  foffe  difficile  avere  un 
circum  circa  di  quelle  che  fi  coltivano  a  grano  , 
e  maflìmamente  dopo  i  catafti  del  Regno.  Allo- 
ra un'occhiata  a  quefte  terre,  un  po'  d'  orecchie 
alla  voce  pubblica  ,  certi  informi  anche  grofìbla- 
ni ,  e  fi  avrà  baftante  notizia ,  perchè  fenza  rive- 
le ,  le  quali  fono  iempre  tarde  e  fallaci  ,  un  ac- 
corto Miniftro  fi  regoli  fulle  quantità  dell'  effra- 
zioni . 

Regolamenti  antichi , 

§.XIX.  Si  sa ,  e  fi  è  faputo  fempre  da  tutti ,  che 
le  prime  vere  ricchezze ,  per  cui  un  popolo  fuffifte, 
crefce,  e  divien  potente  e  famofo  ,  e  con  ciò  i 
Grandi  e  '1  Sovrano  di  tal  popolo ,  non  fono  che 
quelle  ,  le  quali  ci  fomminiftra  la  terra  ben  col- 
tivata .  Di  qui  è  avvenuto  ,  che  dappertutto  il 
è  (limato  di  dover  favorire  l'Agricoltura  e  1'  arti 
agrarie .  Si  è  penfato  ,  che  dove  quefte  vegliaf- 
fero  e  fi  affaticaflero  in  prò  noftro  ,  non  fi  po- 
trebbe da  allora  innanzi  temer  più  di  careftia , 
né  di  povertà  ;  effèndo  fempre  vero  ,  che  un  po- 
polo ricco  in  derrate  è  ricco  in  tutto .  Chi  po- 
trebbe negare  che  a  quefto  modo  penfando  non 
avefTero  penfato  da  favj  e  animofi? 

§.  XX.  Ma  è  difficile  ,  che  i  più  favj  confi- 
gli non  fieno  delle  volte  guafti.o  da  vecchi  pre- 
giudizi ,  o  da  certi  panici  timori  ,  figli  della  de- 
bolezza della  mente  umana  ,  e  divenuti  gigante- 
fchi  per  lungo  avvezzamento .  Se  V  agricoltura 
e  F  arti  pofiòno  afficurarci  dalla  calamità  delle  ca- 
reftie  ,  perchè  dunque  non  fi  è  lafciato  loro  libe- 
ro il  corfo  ?  Perchè  fi  fon  loro  attraverfati  degli  o- 
ftacoli?  §.XXII. 


Parte  I.   Cap.  XVIII.  >  285 

§.  XXI.  Niun  commercio  richiede  maggior 
libertà  per  non  effère  affamati  e  morti  ,  quanto 
quello  del  grano  :  e  nondimeno  quefto  è  fiato  per 
tutta  Europa  ,  ed  è  tuttavia  in  molti  paefi  più 
riftretto  e  oppreiTo .  Si  è  creduto  dunque  ,  che 
per  ifcanfarla  folle  da  incarcerare  i  grani .  Si  po- 
teva penfare  con  maggiore  contraddizione  ?  Se  è 
lo  fcolo  che  aumenta  l' induftria  e  i  prodotti ,  co- 
me non  fi  è  veduto  ,  che  quefte  leggi  menavano 
alla  careftia  con  feccare  la  forgente  de'  grani  (a)  ? 
§.  XXII.  V  *Agricoltura  e  F  Arti  non  fon  nu- 
drite ,  né  vengono  belle  e  poderofe ,  che  per  l' a- 
vidità  del  guadagno  ,  che  coloro   hanno  ,  i  quali 

le 

U)  I  noftri  antichi  Napoletani  fin  eia  che  quefte  Pro- 
vincie fi  unirono  fotto  un  corpo ,  e  compofero  un  Regno, 
avevano  fentito  tutta  la  forza  di  quella  verità  :  ma  Tinte- 
refle  particolare ,  e '1  timore  figlio  dell'ignoranza  de1  tem- 
pi ,  facendola  restringere  ,  la  corruppero  .  La  Capitale 
di  niun  Privilegio  fu  fempre  più  gelofo ,  quanto  di  quel- 
lo della  franchigia  della  graffa  ,  chiedo  a  tutti  i  Sovra- 
ni,  e  da  tutti  confermato  .  Tutto  quel  che  ferviva  pel 
di  lei  nutrimento,  grano  ,  olio  ,  vino,  animali,  civaje 
ec.  da  qualunque  parte  del  Regno  chevenifle,  per  terra, 
per  mare,  in  qualunque  quantità,  in  qualunque  tempo  , 
doveva  efier  libero  da  ogni  pefo  ,  dazio ,  doana  ec.  Que- 
fto privilegio  afficurava  la  Capitale  dalle  careftie,  e  dava 
moto  a  tutta  l'Agricoltura  del  Regno .  Vegganfi  ;  Prìv. 
e  Cap.  dì  Nap.  pag.  30.  &  faepe  .  Ma  perchè  quefks» 
privilegio  non  aveva  da  efTere  comune  a  tutte  le  partì 
del  Regno?  Il  Regno  poi,  dove  fi  avelie  avuto  l'occhio 
più  grande  ,  doveva  effer  confederato  come  una  Città  dì 
Europa ,  e  1'  Europa  come  una  Città  della  Terra  .  Al- 
lora il  privilegio  della  Capitale  farebbe  flato  prima  pri- 
vilegio del  Regno ,  poi  privilegio  dell'  Europa  .  Sareb- 
bero flati  tutti  i  popoli  ficuri  dalia  fame  .  Ma  quella 
maniera  di  penfare  era  riferbata  a'  tempi  più  filofofici. 


%%6  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
le  coltivano .  Il  credere  che  vi  ila  uomo  ,  il 
quale  voglia  faticare,  e  faticare  con  brio  ,  falvo 
che  pel  ìuo  utile  ,  è  un  error  fanciullefco  ,  che 
difonorerebbe  un  favio  Legislatore ,  e  potrebbe  ro- 
vinare una  nazione,  rendendola  fanatica  e  poltro- 
na .  Si  vuol  dunque  lafciar  guadagnare  a  coloro 
che  faticano  ,  affinchè  le  forgenti  della  privata  e 
comune  vita  non  fecchino.  Ma  i  coltivatori  e  i 
manifattori  non  guadagneranno  mai  che  poco  o 
nulla  ,  fenza  che  Je  derrate  e  le  manifatture  non 
girino  e  fcorrano  per  ogni  dove  colla  maflìma 
poflìbile  rapidità.  Quefto  fcorrere  dà  del  guada- 
gno: e'1  guadagno  anima  1'  Arti.  Ogn'  intoppo, 
che  arreda  lo  fcolo  ,  fa  riftagnare  i  prodotti  ,  i 
quali  divenendo  di  carico  a  coloro  ,  i  quali  gli 
han  proccurati ,  gli  fcoraggiano  ,  gli  addormenta- 
no e  ftrappangli  dalla  fatica, 

§.  XXIII.  Quefta  sì  parlante  e  rifulgente  veri- 
tà è  fiata  intanto  ignorata  ,  Anzi  di  allargare  il 
commercio  de'  prodotti,  fi  è  per  ogni  via  riftret- 
to.  Ma  o  bifogna  afpettarfi  di  anno  in  anno  di 
morirli  di  fame  i  o  rompere  i  vecchi  lacci  7  che 
non  degnamente  ritengono  tra  molti  popoli  tut- 
tavia legato'  come  reo  il  commercio  del  grano . 
Paffò  Erculeo,  il  conofco,per  quei  paefi  ,  dove  i 
vecchi  pregiudizi  inceppano  le  menti  e  i  cuori  del 
pubblico  :  ma  paffo  neceft'ario  * 

Sìftema  de*  Mflg^%zinif 

§.  XXIV.  Ma  per  avventura  fi  è  in  molti 
luoghi  ftudiato  di  prevenir  la  fame  con  de7  ma- 
gazzini .  In  dieci  anni  vi  ha  fempre  (  dicono  ef- 
i\  )  delle  ricolte   ubertofe.     Riferbinfi   dunque  i 

grani 


Parte  I.   Cap.  XVllL  287 

grani  foverchi  per  gli  tempi  di  fterilità.  Quella 
idea  de'  magazzini  è  un'  idea  che  incanta ,  e  fem- 
bra  afficnrare  ognuno .  L'  arte  delle  dilpeniè  del- 
la privata  economia  è  facile  a  trapaliate  nella  pub- 
blica .  Quello  progetto  adunque  non  può  man- 
care di  avere  la  cqmune  approvazione . 

§.  XXV.  Anche  io  approvo  i  magazzini  :  an^ 
zi  fon  certo  che  non  vi  può  effere  altra  minie- 
ra da  riparare  alia  fame.  Difcordo  però  da  molti 
nelle  due  feguenti  queftioni,  1.  quanti  magazzini 
fi  richieggono  egli  ad  aificurare  una  Nazione  ? 
IL  a  fpefe  di  chi  fabbricargli  e  mantenergli  ? 
Dunque  da  quelle  due  queftioni  dipende  lo  Icio- 
glimento  del  noftro  gran  problema. 

§.  XXVI.  Per  prevenire  e  fchifare  la  careftia 
il  progetto  de1  magazzini  farebbe  inutile,fe  il  gra- 
no fi  avelie  poi  a  diftnbuire  agli  affamati  popoli 
ad  un  prezzo  duplo  o  triplo  più  dell'ordinario  ;  per- 
chè quella  è  in  nome  e  in  fatti  vera  careftia  . 
Dunque  non  bafta  un  piccioi  numero  di  magaz- 
zini alio  fcioglimento  del  problema .  Perchè  quan- 
to fon  più  pochi,  tanto  debbono  eftere  più  gran- 
diofi ,  e  più  gli  uni  dagli  altri  dittanti  .  La  fpe- 
fa  di  fabbricargli ,  il  mantenimento ,  il  furto  e  la 
frode,  inevitabili  ne'  grandi  confervatorj  ,  il  mar- 
cimento di  qualche  parte ,  e  mille  altre  perdite 
non  andrebbero  che  a  fpefa  de'  poveri  .  La  di- 
ftanza  poi  darebbe  un  nuovo  pefo  al  trafporto  , 
pefo  che  tutto  debbe  ricadere  su  i  compratori. 

§.  XXVII.  Ma  a  fpefe  di  chi  fabbricargli  e  man- 
tenergli .;  Le  Univerfità  difficilmente  vi  potreb- 
bero fupplire  :  e  fupplendovi ,  farebbe  una  nuova 
invenzione  degli  amminiftratori   per  opprimere  la 

plebe 


2.S8  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
plebe  e  le  campagne  (a).  Subito  s' introdurrebbe  un 
monopolio  di  grani ,  che  in  mille  maniere  fareb- 
be che  1'  agricoltura  venifle  a  perdere  tutto  lo 
fpirito  e  1'  attività  .  Peggio  ancora  farebbe  il 
calò,  fé  1'  intraprendeflero  a  fpefe  della  Corte  5 
perchè  i  provveditori  di  sì  fatti  magazzini  avreb- 
bero maggiore  autorità  e  potere  di  aggirare  e  op- 
primere .  Tutto  il  ceto  de'  mercanti  fi  atterreb- 
be da  negoziare  di  grani  :  chi  farebbe  tanto  fcioc- 
co  o  ardito,  che  volefTe  aver  la  concorrenza  col 
Sovrano  ? 

Scioglimento  del  Problema, 

$.XXVIII.  Quali  dunque  fon  quei  magazzini ,  che 
anch'io  ftimo  fìcuriffìmo  prefidio  contra  la  fame  ? 
Rifpondo  che  fon  quelli ,  che  follerò  in  ogni  Cit- 
tà ,  in  ogni  terra  ,  in  ogni  villaggio  ,  fenza  jus 
proibitivo,  né  timore  di  monopolio.  Se  ne  vor- 
rebbero fabbricare  delle  migliaja  in  una  gran  Ca- 
pitale .  Alcune  centinaja  nelle  minori  Città  :  del- 
le decine  ne'  più  piccoli  villaggi  .  La  loro  fab- 
brica dovrebbe  coftar  poco  ,  e  poco  il  loro  man- 
tenimento .  Dove  ciò  fi  faceffe ,  e  fi  penfaffe  di 
mantenergli  fempre  diligentemente  provvidi  e  go- 
vernati,  chi  non  vede  che  fi  farebbe  fuori  dell' 
attentato  de'  denti  della  careftia? 

§.  XXIX.  Ma  per  farne  tanti,  per  provveder- 
gli e  confervargli  con  diligenza  e  zelo  ,  fi  vuol 
fargli  fabbricare  a  i  particolari  ,  a  lor  fpefa ,  per 

lor 

(a)  Sì  sa  da  tutti  ,  che  forta  di  animali  voraci  fieno 
quafi  per  ogni  dove  gli  economi,  e  certi  beneftantt  delle 
Terre  . 


Parte  I.   Cap.  XPIIL  2S9 

lor  conto  ,  e  a  loro  perdita  e  guadagno .  Breve- 
mente, 11  vorrebbe  fare,  come  lì  fa  coi  vino  (/*) , 
che  le  cafe  di  tutti  potettero  elfere  magazzini  di 
grano  .  Allora  i  popoli  non  temeranno  più  il 
monopolio  :  il  grano  correrà  per  tutto  con  incre- 
dibile preftezza,  trovando  tanti  afili  da  ricoverar- 
fi  e  ftarvi  bene  :  la  fatica  11  animerà  ,  e  la  fa- 
me per  difperazione  di  non  poterli  ficcare  in  un 
paefe  così  induttriofo  e  favio,  dimagrerà. 

§.  XXX.  Sembrerà  a  molti .  ftravagante  e  paz- 
zo difcioglimento  di  problema  quelle  tante  mi- 
glia ja  di  magazzini .  Che  farà  ,  diranno  ,  il  So? 
vrano ,  perchè  vi  fi  fabbrichino ,  vi  fi  foinifcano, 
e  11  guardino  con  attenzione  e  zelo  ?  Che  ,  affin- 
chè lì  votino  poi  ne'  bifogni  a  prò  de'  popoli  ì 
Niente  è  più  facile  ,  non  farà  nulla  ,  ma 
lascerà'  fare:  farà,  come  fi  è  fatto  col  vino. 
Ecco  il  difcioglimento  dei  problema . 

§.  XXXI.  Ma  affinchè  non  paja  che  io  far- 
netichi, riflettiamo  a  quel  eh'  è  detto  ,  che  1'  a- 
vidità  del  guadagno  è  uno  de'  più  forti  motivi , 
che  folletichi  e  fpinga  gli  uomini  alla  fatica,  all' 
arti  ,  e  all'  impreie  le  più  difficili .  E"  dunque  j 
quanto  comporta  la  giuflizia  e  '1  pubblico  interef- 
fe ,  da  lafciar  libero  il  corfo  ad  una  sì  fatta  avi- 
dità ,  giacché  ella  fola  è  la  minillra  e  dilpenlìera 
dell'  abbondanza .  Che  il  mercante  trovi  il  Ilio 
conto  al  negoziar  di  grani  :  che  non  fi  chiuda  a 
niuno  la  porta  :  non  fi  forzi  la  libertà  di  neifuno 
ila  a  comprare  ,  lìa  a  vendere  :  non  fi  guardi  fé 
venda  dentro  o  fuori  dello  Stato  ;  jfe  immetta  o 
.  Par.I.  T  efpor- 

(a)  Tutte  le  cafe  di  tutto  il  "Regno  ,  fon  magazzini 
di  vino  .  Ecco  perche  il  vino  non  manca  mai .  Ed  era- 
no di  farina  e  pane  prima  di  Ferdinando  il  Cattolico. 


290  Delle  Lezioni  di  "Economia  Civile. 
efporti  :  che  fi  lafci  il  prezzo  montare  o  sbaflarc 
alle  naturali  cagioni  donde  nafce  :  che  fi  sbandi- 
vano le  aflife  :  che  la  panizzazione  fìa  libera  :  in 
due  parole  ,  che  il  commercio  del  grano  fìa  così 
libero  a  ciafctino  (  il  dir  ò  di  nuovo  )  come  quel- 
lo del  vino.     Ecco  fciolto  il  problema. 

§.  XXXII.  Veggiamone  le  ragioni.  Il  grano 
è  una  derrata  neceifària  a  tutti  i  popoli .  Si  può 
ben  far  di  meno  di  un  abito  ,  ma  non  di  una  pa- 
gnotta .  Quello  dee  far  riguardare  il  commercio 
de'  grani ,  come  il  più  ficuro  ,  e ,  ben  maneggiato, 
come  il  più  lucrofo .  Ognuno  che  pofliede  del 
grano  ,  dee  credere  di  poftedere  un  garante  per 
tutti  i  bilbgni  ,  e  molto,  più  ricercato  ,  che  non 
è  T  oro .  Dunque  dove  non  fi  reftringa  il  traffi- 
co di  sì  nobile  derrata,  vi  ìaranno  infiniti  che  vi 
concorreranno.  Il  negoziante  non  vuoi  faper  al- 
tro, che  due  cofe.  1.  che  la  fua  mercanzia  fi  a  di 
facile  fmercio.  2.  che  poffa  in  ogni  tempo  e  luo- 
go liberamente  venderla  ,  fecondochè  egli  filme- 
rà a  propofito .  Ma  il  grano  è  di  facile  fmercio. 
Che  manca  dunque ,  perchè  molti  vi  s'  impieghi- 
no ?     La  libertà ,  che  fa  la  fìcurezza  del  negozio. 

§.  XXXIII.  Dunque  accordata  che  fìa  una  sì 
fatta  libertà  ,  avrete  una  moltitudine  predò  che 
infinita  di  mercanti  di  grani  ,  piccoli  ,  mezzani , 
grandi  ,  e  per  ogni  luogo.  Quelli  vi  daranno 
queil'  infinità  de'  magazzini  ,  che  dicevamo  di  ri- 
chieder»* .  Elfi ,  per  lo  fieno  principio  del  guada- 
gno ,  aiuteranno  e  incoraggeranno  i  coltivatori  . 
Vi  è  di  più.  I  piccoli  gentiluomini  proprietarj, 
i  quali  vivono  nelle  Provincie  ,  vi  ftudieranno 
meglio  1'  agricoltura  ,  e  vi  faranno  rendere  aliai 
più    le   loro  terre  :  vi  faranno  un  po'  di  negozio 

anch' 


Parte  L   Cap.  XVIII.  zgi 

anch'  elfi:  vi  fi  vedrà  la  quantità  dell'azione  pro- 
duttrice di  bene  crefeere  e  fiorire  per  tutte  le 
parti.  Ecco  ii  folo  vero  progetto  de  pubblici 
granai ,  e  con  quelle  condizioni ,  che  ii  richieggo- 
no .     Qual  timore  più  di  careftia  {a)  ? 

Efempj . 

§.  XXXIV.  Ma  è  difficile  il  rivenire  da  cer- 
ti vecchi  pregiudizi  ,  quando  per  lungo  avvezza- 
melo fi  fono  impofTeftàti  della  fantafia  di  tutta 
una  nazione .  Per  dannevoli  che  fieno ,  V  ufo  gli 
foftiene,  e  i  pochi  favj  non  ardifeono  di  opporvi- 
fi .  Il  popolo  ignorante  non  ragiona  quafi  mai , 
e  fi  crederebbe  defolato  ,  fé  vederle  di  dovertene 
fpogliare  di  botto . 

§.  XXXV.  A  difingannare  però  quefte  nazio- 
ni, a  cui  così  fa  paura  la  ragione,  come  agli  occhi 
deboli  è  di  dolore  il  chiaro  lume  del  Sole  ,  do- 
vrebbe poter  molto  P  efempio  di  quei  popoli  ,  i 
quali  avendo  per  lungo  tempo  vivuto  in  limili 
errori ,  eiTendone  rivenuti  ,  ne  fono  fiati  meglio 
e  più  felici .  Nella  materia ,  di  cui  ragioniamo , 
non  vi  può  eflère  più  bello  e  più  luminofo  efem- 
pio di  quello  degl'  Inglefi .  Dal  1689,  che  refe- 
ro la  libertà  al  commercio  del  grano  ,  e  anzi  la 
follecitarono  con  de'  premj  ,  non  folo  fono  fiati 
efenti  da  carefiie  ,  ma  fi  fono  arricchiti  a  fpefe 
de'  foreftieri .  La  Francia ,  la  quale  è  fiata  nel 
medefimo  pregiudizio  nofl.ro  fino  al  17^4 ,  ha  an- 

T  2  ch'el- 

(a)  Dove  non  fi  viene  a  quefto  rimedio ,  fiami  lecito 
di  dirlo,  ogni  altro  provvedimento  è  vano,  e  la  careftia 
diguazzerà  continuamente  .     Ajjxoma  . 


292.  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
eh'  ella  rotto  quei  ligami  ,  i  quali  non  incatena- 
vano il  grano  ,  ma  ritenevano  che  non  fuggiflè 
la  careftia .  La  Spagna  vi  fi  va  accomodando  , 
e  tutti  gli  altri  popoli  fono  già  feoffi .  Sarem- 
mo noi  gli  ultimi  a  dettarne? 

§.  XXXVI,  Si  può  dire  ,  non  tutto  quel  che 
fa  un  popolo  ,  può  fare  ogn'  altro .  Convengo 
nella  quantità  dell'  azione .  Tre  milioni  e  mez- 
zo di  perfone  non  potrebbero  fare  ,  quanto  fanno 
dieci  o  venti .  Ma  fé  fi  parla  della  qualità  ,  mi 
fi  permetta  dire ,  che  è  una  maflima  indegna  dei- 
la  grandezza  degli  animi  umani .  Leggendo  la 
Storia  de'  popoli  non  troveremo  niente  più  cer- 
to, quanto  che  effi  fienfi  perduti  così  pereftimar- 
fi  foverchio  ,  come  per  riputarfi  dappoco .  Le 
leggi  politiche  ,  maffimamente  quelle  che  riguar- 
dano l' interno  del  paefe ,  falve  le  ragioni  del  cli- 
ma e  del  fito ,  e  il  dritto  della  coftituzione ,  pof- 
fono  eflfere  dappertutto  le  medefime.  Guardiamo- 
ci dunque  da  quel ,  eh'  è  più  d'  una  volta  detto , 
non   si   PUÒ  o 


C      A      P.         XIX. 

De'  principali  effetti  del  Commercio . 

§.  I.  TC/f  Giti  e  Delu'  fono  §n'  effetti  <*el  Com- 
lVl  mercio  ,  dove  fia  ben  intefo  e  ben 
governato  .  Il  primo  è  di  accrefeere  le  ricchez- 
ze e  la  potenza  della  Nazione,  aumentando,  col- 
r  ingrandimento  dell'  Arti  e  della  fatica  ,  le 
famìglie ,  e  i  mezzi  da  mantenerle  .  Queft'  effet- 
to 


Parte  l  Cap.  XIX  293 

to  oltre  che  fi  vede  per  le  cofe  dette  ,  fi  mo- 
ftra  ancora  chiaramente  per  F  efempto  delle  Na- 
zioni ,  che  hanno  faptito  farlo  ,  e  fanlo  tuttavia . 
Tali  furono  in  Italia  i  Veneziani  ,  i  Genovefi  , 
e  i  Tofcani  ne'  fecoli  addietro  :  e  fono  ora  le 
tre  Nazioni  del  Settentrione  più  di  una  volta  me- 
morate .  K  una  maftìma  comune  in  Inghilterra, 
e  fondamentale  di  quel  governo  ,  ficcome  dice 
Tcmmafo  Lediar  nel  principio  della  Storia  gene- 
rale della  marina  Inglefe ,  che  il  Commercio  è  il 
femenza/o  della  Marinerìa  :  la  Marinerìa  V  ani- 
ma della  Marina  ;  la  Marina  le  braccia  del  Com- 
mercio :  il  Commercio  la  forgente  della  potenza 
e  della  gloria  della  Gran-Brettagna . 

§.  II.  Si  chiederà  ,  in  che  modo  la  potenza 
d1  una  nazione  polTa  dirfi  aumentata  dal  Commer- 
cio }  Al  che  è  facile  di  rifpondere .  La  vera 
potenza  d'una  nazione  fi  conofce  dal  poter  rifpigne- 
re  con  forza  e  arte  un'  ingiuria  guerra ,  '  o  di  po- 
terne fare  una  giufta .  A  far  1'  uno  e  F  altro  fi 
richieggono.  1.  delle  truppe.  2.  de*  viveri.  3.  del- 
l' arti  meccaniche .  Una  nazione  eulta  ,  dove  fia 
del  Commercio  ,  avrà  in  vigore  tutte  e  tre  le 
claflì  dell'  arti  da  noi  dimoftrate  :  dunque  popo- 
lo ;  dunque  fempre  il  poter  di  raccogliere  ,  fé 
non  un  efercito  così  grande  ,  come  quello  d'  un 
popolo  barbaro,  uno  almeno  non  difprezzabile  . 
E  perchè  tutta  la  nazione  è  per  la  ricchezza  del- 
l' Arti  uno  inefaufto  grana jo ,  e  magazzino  dì  pan- 
nilana  ,  di  tele ,  e  di  tutti  gli  finimenti  di  guer- 
ra \  può  per  lungo  tempo  mantenerlo  in  piedi 
fenza  molto  toccare  a'  fondamenti  del  corpo  . 
Nella  medefima  nazione  vi  è  fempre  del  gran  da- 
naro da  fupplire  alle  fpefe  della  guerra  ,  che  voi 

T  3  non 


294  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
non  troverete  in  un  popolo  fenza  Commercio  . 
Finalmente,  come  non  è  potàbile  ,  che  dove  fio- 
rifce  il  Commercio  non  fiorifcano  le  Scienze  mec- 
caniche, avrà  fempre  de'  buoni  Architetti  mili- 
tari ,  degl'  Ingegneri  ,  degli  uomini  efperti  nella 
Tattica,  nell'arte  Nautica  ec.  Ed  ecco  la  forza 
vera  e  fòlida,che  il  commercio  dà  allo  Stato,  e 
al  Sovrano. 

$.111.  Il  fecondo  frutto  del  Commercio  è  quel- 
lo di  alimentare  1'  ingegno ,  lo  fpirito ,  e  con  ciò 
le  Arti,  e  le  Scienze  de'  Popoli  ;  perciocché  oltre- 
ché gì'  ingegni  umani  non  vengono  mai  grandi 
fenza  di  molte  fperienze  e  notizie  5  il  paragone  , 
che  di  quelli  fi  fa ,  mette  gii  uomini  nel  cimento  di 
penfar  molto,  e  di  molto  intraprendere,  fenza  dei 
qual  cimento  noi  non  conofciamo  mai  tutte  le 
noftre  forze  ,  né  mai  1'  adoperiamo .  Tutte  le 
Nazioni ,  traile  quali  è  fiorito  il  Commercio  , 
fono  fiate"  le  più  favie,  e  le  più  polite  della  Ter- 
ra, inventrici  dell'  Arti,  o  perfezionatrici  .  Ta- 
li furono  ne'  tempi  antichi  i  Fenici  ,  i  Cartagi- 
nefi,  gli  Egizj,  i  Greci.  Tali  ne'  tempi  più  a 
noi  vicini  molti  Popoli  d'  Italia  :  e  tali  fono  pre- 
ientemente  nel  Settentrione  i  Francefi ,  gì'  Ingle- 
fi ,  gli  Olandefi .  E  in  vero  leggendoli  la  Storia 
con  attenzione ,  vedraflì  ad  ogni  pagina  ,  che  il 
Commercio,  1'  Ingegno,  lo  Spirito,  e  le  Arti  de' 
Popoli  camminino  fempre  con  pari  paffo. 

§.  IV.  Si  è  detto ,  che  il  Commercio ,  nell'i- 
fteflo  tempo  che  aguzza  f  ingegno  ,  e'1  rende  de- 
liro, accorto,  penetrante,  inventore,  ardito, gua- 
di il  coftume.  I.  Perchè  genera  più  fcaltrezza  di 
quel,  che  fi  conviene  al  viver  lodevole.  II.  Perchè 
dilata  la  cupidità   di  avere  ,  grandifiima  forgente 

d' ini- 


Parte  L    Cap.  XIX  295 

(T  iniquità.  III.  Perchè  inventa  nuovi  generi  di 
contrattare,  che  richiamano  nuove  leggi  ,  e  nuo- 
vi delitti.  IV.  Perchè  comunica  i  vizj  dell'  un 
popolo  all'  altro.  V.  Perchè  introduce  nuovi  ci- 
bi, nuove  bevande,  nuove  vefti  ,  nuove  maniere 
di  vivere  ;  e  avvezzando  gli  uomini  a  vivere  non 
con  la  ragione,  ma  con  la  moda,  fa  de'  cervelli 
pazzi,  e  gli  difpone  a  fare  e  patire  ogni  difoneftà. 
VI.  Finalmente  perchè  un  gran  commercio  non 
può  Ilare  fenza  gran  luffa  (a). 

§.  V.  La  prima  rifpofta  ,  eh'  io  fo  a  sì  fatti 
argomenti ,  è ,  che  tale  è  la  condizione  degli  uo- 
mini, che  voi  difficilmente  potrete  accrescere  i 
loro  beni  fenza  cagionar  di  nuovi  mali.  E1  dun- 
que da  bilanciarfi  ,  fé  i  beni  fieno  maggior  de' 
mali.  La  vita  Socievole  e  civile  ci  ha  privato 
di  certi  beni  dello  flato  felvaggio  ;  ci  ha  dato  de' 
nuovi  bifogni,  e  delle  nuove  cure  :  ma  fé  i  beni 
fon  maggiori ,  ficcome  io  ne  fon  perfuafo  (è) ,  el- 
la dee  meritar  la  preferenza  su  la  falvatica  ,  va- 
ga ,  dubbia  ,  né  mai  ficura  .  Può  dirli  il  mede- 
fimo  della  vita  commerciante  fulla  rozza  e  femi- 
barbara . 

§.  VI.  Rifpondo  in  fecondo  luogo.  I.  che  fé  il 
Commercio  accrefee  la  fcaltrezza  a  nuocere,  dee 
anche    accrefeere    quella    di   giovare  .     Neil'   e- 

T  4  qua- 

(a)  Platone  perciò  nelle  Leggi  ftabilifce  che  la  fua 
Città  fi  pianti  lungi  dal  mare  ,  perchè  non  venga  inva- 
fata  dallo  fpirito  del  Commercio. 

(ò)  Il  Signor  Rofsò ,  ingegno  per  altro  grande  ,  lafaa- 
tofi  trafeinare  dalla  fantafia  ,  più  che  condurfi  da  i  fodi 
calcoli  della  'ragione  ,  ha  di  foverchlo  ingrandito  certi 
piaceruzzi  della  vita  de'  Selvaggi  ,  e  impiccolito  i  beni 
della  Civile . 


zg6  Delle  Lezioni  dì  'Economia  Civile. 
quazioni  fi  vogliono  fottrarre  le  partite  eguali  . 
II.  Se  dilata  la  cupidità  di  avere,  amplia  anche 
quella  di  fpendere  \  il  che  torna  ad  accrefcere  il 
pubblico  godere.  III.  I  nuovi  generi  di  contrattare 
ancorché  fi' multiplichino  all'infinito,  faranno  Tem- 
pre permute  ,  né  fi  vogliono  altramente  regolare .  Ev 
dunque  fiata  l' ignoranza  de'  tempi ,  che  ha  mul- 
tiplicato  le  leggi ,  non  il  Commercio .  Finché  i 
Ginreconfulti  non  faranno  filofofi  da  ridurre  i  ca- 
li limili  alle  regole  generali  ,  fi  multiplicheranno 
iempre  fenza  neceffità  le  leggi  e  i  delitti  [a)  .IV. 
Se  comunica  i  mali ,  comunica  anche  i  beni .  V. 
Se  1'  educazione  Civile  fi  ftudia  a  far  gli  uo- 
mini favj ,  la  moda  farà  una  proprietà  di  vivere} 
e  i  cervelli  pazzi  .fi  faranno  fervire  alla  fapienza 
civile  .  VI.  Finalmente  fé  il  ludo  fi  riduce  alle 
regole  di  fopra  dette ,  divien  natura  ,  che  giova  . 
§.  VII.  Il  terzo  frutto  è  di  portare  le  Nazio- 
ni trafficanti  alla  pace ,  come  il  dice  bene  V  Au- 
tore dello  Spirito  delle  Leggi  ;  e  ciò  per  due  ra- 
gioni .  Primamente  perchè  la  Guerra  e  il  Com- 
mercio fono  così  diametralmente  oppoftecofe,  co- 
me il  moto  e  la  quiete  \  dimodoché  dove  il  Com- 
mercio   fi   ama  ,   non  è   poffibile    di  feguitare  la 

Guer- 
Crf)  Vedi  Platone  V.  de  Rep.  Non  fi  pub ,  né  fi  dee 
far  leggi  de'  cafi  fingulari  ì  è  una  legge  ,  L.  XI.  D.  de 
Legib.  &  Senatufconfultis  .  Non  poffunt  omnes  articuli  Jìu- 
gillatim  aut  leg'tbus  ,  aut  Senatusconfultìs  comprehendi  :  fed 
cum  in  aliqua  ca afa  /enteriti a  eorum  manifejìa  efl,  is ,  qui 
JHfifdiEtìon't  praeeji  ,  ad  fimilia  procedere  ,  at  ita  jus  dicere 
deòct  .  La  legge  de  Vifigoti  ,  che  niun  giudice  debba 
giudicare  de  cafi  efpreffi  nella  legge  (  Lib.  III.  lege  XII.) 
era  dunque  una  legge  di  popoli  barbari  . 


Parte  I.     Cap.  XIX.  297 

Guerra ,  fé  non  fotte  per  foftegno  del  Commercio  (a). 
Secondariamente  perchè  il  Commercio  unifce  le 
Nazioni  con  reciproci  intereffi  ,  i  quali  non  pof- 
fono  fuffiftere*  fé  non  nella  comune  pace  .  Égli 
è  il  vero ,  che  non  di  rado  la  gelofia  del  guada- 
gno e  dell'  imperio  del  mare  arma  le  Nazioni  , 
e  le  porta  alla  Guerra  :  ma  1'  intereffe  del  Com- 
mercio in  poco  tempo  le  difarma  (b) . 

§.  Vili.  Tra  gli  effetti  del  Commercio  uno  è 
fenza  dubbio  il  luflò  ;  perchè  non  è  poflibile ,  che 
in  una  Nazione,  e  principalmente  fé  fia  fottoun 
governo  Monarchico ,  fi  unifcano  infieme ,  ricchez- 
za ,  politezza  di  maniere ,  iftrumenti  di  comodo  e 
di  piaceri  con  una  dura  e  falvatica  parfimonia ,  la 
quale  non  può  aver  luogo  fé  non  che  ne'  colìu- 
mi  barbari ,  e  fralle  rozze  Nazioni .  Alcuni  con- 
chiudono da  quefto,  che  il  Commercio  fia  cagio- 
ne di  corrompimento  di  coftume ,  e  di  diiTolutez- 

za. 

(a)  E*  dettò  di  fopra  che  lo  Spirito  del  Commercio 
è  lo  Spirito  di  conquiltar  ricchezze  ,  non  paefi  ,  né  per- 
fone  . 

(b)  Sembra  quefta  maflìma  contraria  alla  Storia .  Do- 
po la  (coverta  del  Capo  di  Buona  Speranza  ,  e  dell1  A- 
merica  ,  vale  a  dire  per  poco  men  che  tre  fecoli  ,  l'am- 
bizione e  la  gelofia  del  Commercio  non  fa,  che  aizzare 
perpetuamente  le  nazioni  Europee  .  Né  io  vorrei  dell' 
intutto  negarlo  .  Ma  I.  chi  legge  la  Storia  d'Europa  dal- 
la morte  di  Tiberio  fino  a  Carlo  V  non  troverà  un  an- 
no fenza  guerra  ;  il  che  non  è  (lato  così  poi  ,  avendoci 
dato  fpeffo  tempo  da  refpirare.  II.  le  guerre  medefime 
dopo  Carlo  V  ,  fono  nate  piti  per  gelofia  di  Stato  ,  che 
di  Commercio  :  e  crederei  ,  che  fé  le  nazioni  Europee 
ave fTero  voluto  più  torto  trafficare  ne'  paefi  fcovsrti ,  che 
conquistargli ,  e  mandarvi  delle  colonie  ,  avremmo  potu- 
to avere  affai  più  poche  guerre,  che  non  abbiamo  avuto. 


298  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile, 
za.  Aggiungono,  che  quindi  venga  a  fnervarfi  il 
primitivo  valore  della  natura  umana  ,  con  am- 
mollirli ed  effeminarli  gli  animi  .  Donde  inferi- 
feono  ,  che  per  una  Nazione  guerriera  il  Com- 
mercio fia  micidiale.  A  me  non  par  vero  né  l'u- 
no né  1'  altro  .  Perchè  egli  è  indubitato  ,  che 
quel,  che  fi  chiama  coftume  guaito  ,  fé  non  è  , 
che  gentilezza  e  dolcezza  di  vivere  con  più  pro- 
prietà ,  non  è  da  averli  per  un  male  ,  fé  non  da 
i  Tartari  ;  e  fé  è  una  depravazione  delle  leggi  del 
giufto  e  dell'  onefto  ,  non  é  effetto  del  Commer- 
cio ,  ma  di  altre  cagioni  ,  e  in  prima  della  gua- 
fta  educazione  ,  del  che  è  detto  nell'  articolo  del 
Ludo .  Quanto  al  fecondo  punto  ,  fé  per  valore 
primitivo  intendono  la  ferocia  de'  Popoli  barbari, 
tanto  è  lontano  ,  che  fia  un  male  ,  che  fi  vor- 
rebbe da  ogni  uomo  defiderare  ,  che  quello  valo- 
re non  folfe  in  niuna  parte  della  Terra.  Ma  fé 
elfi  intendono  per  ciò  una  certa  nobiltà  di  fpiri- 
to ,  i  fatti  degli  Olandefi  ,  de'  Francefì  ,  e  degL' 
Inglefì  di  quelli  ultimi  fecoli  fmentifeono  quella 
afferzione  :  ma  di  ciò  è  detto  qui  fopra . 

§.IX.  Quando  anche  fi  convenga ,  che  il  Com- 
mercio poffa  eflere  occafione  di  corrompere  alcu- 
ni animi  mal  fatti  e  male  educati  ;  non  perciò 
farebbe  quefta  legittima  cagione  da  proibirlo  ,  ef- 
fendo  tanti  i  beni  ,  che  ne  derivano .  Il  favio 
Legislatore  non  dee  aftenerfi  da  fare  il  ben  ge- 
nerale della  Nazione  per  quello ,  che  alcuni  attrat- 
ti ,  o  naturalmente  molli  cervelli  fi  abufano  di 
quelli  in  danno  loro ,  e  degli  altri .  E  qui  è  da 
confìderare  ,  che  nel  piano  del  governo  politico 
non  fi  poffono  evitare  tutti  i  mali }  molti  de'  qua- 
li fono  infeparabili   dalla   debolezza    della  natura 

umana, 


Parte  L  Cap.  XIX  29? 

umana  ,  e  molti  nafeono  inevitabilmente  dall'  ac- 
cozzamento delle  perfone  e  famiglie  {a).  Il  più 
favio  governo  non  è  già  quello  ,  nel  quale  non 
vi  ha  male  nefliino,non  efièndo  quefto  da  fperar- 
fì  quaggiù  in  terra  ;  ma  bensì  quello  nel  quale 
non  ve  ne  ha,  che  de'  minimi  poftibili  ,  ma  che 
fervono  al  ben  del  tutto .  Secondo  un  gran  Metafili- 
co ,  il  Mondo  medeiimo ,  opera  di  Ente  fapientiffi- 
mo  e  onnipotente ,  è  fuggetto  a  quella  legge  (b) . 
§.  X.  Se  lo  Spirito  del  Commercio  pugni  cori 
le  Finanze,  è  ftata  ed  è  tuttavia  queftione  tra  i 
gran  Politici.  Muratori  nel  fuo  eccellente  Trat- 
tato della  Pubblica  Felicità  ,  e  il  dotto  Autore 
dello  Spirito  delle  Leggi  ,  pare  che  inchinino  al 
sì  ;  per  la  ragione ,  che  dove  il  Commercio  ri- 
chiede un  corfo  libero,  né  molto  caricato,  le  Fi- 
nanze al  contrario  fembra  che  vogliano  foverchia- 
mente  impacciarlo .  Io  ftimo  di  doverfi  diftingue- 
re  trailo  fpirito  delle  Finanze  ,  e  la  pratica  de' 
Finanzieri .  Quello  non  mira  ,  che  ad  ingrandire 
le  fode,  e  durevoli  rendite  de'  Sovrani  :  e  quefta 
ad  avere  di  prefente  quanto  più  fi  può  fenza  mol- 
to curarli  dell'  avvenire.  Ora  come  non  fi  pof- 
•fono  aumentare  le  fode  e  durevoli  rendite  del  So- 
vrano fenza  aumentarne  i  fondi ,  tra'  quali  il  Com- 
mercio  ha    gran   luogo  ;  quindi   feguita,  che  lo' 

fpiri- 

(a)  V  uomo  folo  non  fente  ,  che  le  pa  filoni  del  bi- 
fogno  :  unito  è  foggetto  a  tutte  quelle  dell'  energìa  .  Si 
aggiunga,  che  come  i  volti  degli  uomini  ,  così  fon  vnrj 
i  cervelli  ;  dond'  è ,  che  le  fantafìe ,  1'  opinioni  ,  i  gutli, 
i  giudizj  fieno  varj  :  e  quefto  cagiona  de'  mali  irrepara- 
bili ne'  corpi  civili . 

0)     Leibniz  nella  Teodicea. 


goo  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
ìpirito  delle  Finanze  ,  a  ben  intenderlo  ,  non  è 
oppofto  allo  fpirito  del  Commercio  :  non  altri- 
menti che  il  fine  deli1  Agricoltore  non  s'  oppone 
al  fine  dell'  Agricoltura ,  le  quegli  è  lavio .  Pur 
nondimeno  può  bene  eflèrgli  oppofta  la  pratica  , 
per  quelle  cagioni  ,  che  fanno  altrui  penfare  più 
al  prefente ,  che  all'  avvenire  (a) . 

§.XL  Nafce  qui  un'  altra  queftione ,  ed  è ,  fé 
il  Commercio  pugni  con  la  nobiltà.  Élla  fu  gli 
anni  addietro  difputata  con  molta  eloquenza,  e 
con  pari  nerbo  di  ragioni  da  ambedue  le  parti  fra 
due  dotti  Francefi ,  un  Patriota ,  fìccome  vuol'ef- 
iix  chiamato  ,  e  un  Militare  -.  Per  efaminar  la 
q  jale  per  gli  fuoi  principi ,  egli  è  da  fapere ,  che 
qu  ila ,  che  fi  chiama  nobiltà ,  dee  la  fua  origine 
alle  tre  feguenti  cagioni ,  Milizia  ,  Governo  Poli- 
tico, e  Ricchezze  .  Ne'  tempi  barbari  ,  quando 
gli  uomini  erano  apprezzati  dalla  forza,  il  valore, 
e  le  imprefe  militari  elevavano  alcuni  al  coman- 
do ,  e  gli  diftinguevano  tra  tutti  gli  altri  per  la 
nobiltà  e  ferocia  de'  fatti .  Tale  fu  la  nobiltà  de- 
gli Ercoli,  de'  Tefei,  e  degli  altri  Ferfonaggi  de' 
tempi  Eroici .  A  quefto  modo  anche  oggigiorno 
alcuni  diventano  nobili  tra  i  felvaggi  di  America 
e  di  Tartarìa .  Quelli  avendo  fatto  delle  conqui- 
fte ,  occuparono  del  dominio  delle  terre ,  e  otten- 
nero dell'autorità  su  le  perfone  meno  feroci  e  ga- 
gliarde ,  e  '1  ritennero  nelle  loro  famiglie ,  eserci- 
tando su  de'  loro  fudditi  quel  ,  che  dicefi  merum 
&  mifìum  imperium  *  Quella  nobiltà  continua 
tuttavia  ne'  Paefi  culti . 

§.  XII.    Ma  le  nazioni  cominciarono  pian  pia- 
no 

(.7)     Veggafi  il  Capitolo  XXL 


Parte  I.  Cap.  XIX  30 x 

no  a  polirli ,  e  ad  avere  dimore  più  fiffe  ,  e  mi- 
glior forma  di  foeietà  .  Allora  convenne,  die 
avellerò  delle  leggi  più  coltami ,  e  che  Mèro  ben 
governate .  Quella  non  poteva  elTere  che  opera 
de'  Savj .  Quindi  il  fapec  politico  cominciò  ad 
eiTere  in  pregio ,  e  a  diitinguere  gli  uomini  .  E 
di  qui  nacque  un  nuovo  ordine  di  nobiltà  ,  cioè 
quello  de'  Legislatori ,  de'  Senatori ,  de'  Governa- 
dori  de'  Popoli ,  de'  Djttori  della  Sapienza  e  del- 
le Leggi  [a) .  Quefte  due  forgenti  di  nobiltà  ne' 
tempi  baffi  di  Europa  produlìero  i  Conti,  i  Du- 
chi ,  i  Marchefi ,  che  furono  da  prima  titoli  d'im- 
pieghi militari  e  politici  dati  o  a  tempo  ,0  a  vi- 
ta, non  altrimenti  che  fono  oggigiorno  i  titoli  di 
Viceré  ,  e  di  Prefidi  nel  Civile  ,  e  quelli  di  Ve- 
fcovi  nella  Chiefa .  Ma  quefti  titoli  e  queft'  im- 
pieghi a  poco  a  poco  divennero  ereditar].  E  que- 
lla è  1'  origine  de'  Feudi .  Nondimeno  in  alcune 
parti  della  terra  dura  ancora  il  primo  e  più  af- 
fennato  coftume ,  lìccome  nella  China  ,  dove  la 
via  per  afcendere  alla  nobiltà  non  è  altra  ,  fuor 
che  quella  del  iaper  Civile  o  Militare  ,  né  patta 
mai  agli  eredi ,  fé  non  un'ombra  della  gloria  de'  pa- 
dri, la  quale  fenza  il  merito  perfonale  è  di  poco 

o  niu- 

(a)  Platone  nella  fua  Repubblica  divide  tutto  il  cor- 
po politico  in  cpvKaxoti ,  cujìod't ,  e  Kctov,  popolo .  I  Philacì 
fono  gli  Uffiziali  militari,  e  civili.  La  nobiltà  de'  pri- 
mi lor  viene  dalla  ferocia  ,  coraggio ,  vigilanza  \  e  quel- 
li de'  fecondi  dalla  fapienza  civile ,  acume  ,  temperanza, 
giuftizia  ec.  Chiama  qùeftì  fecondi  Filofofi ,  perchè  tali 
debbono  effere  .  Ond'  è  che  la  Giurifprudenza  fu  detta 
da'  Latini  faenza  delle  divine  e  umane  co/e  ;  la  quale  poi 
gì'  ignoranti  auricupidi  riduffero  a  cabala  ,  e  guadarono 
le  leggi ,  e'1  coftume. 


302       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
o  niun  conto  \  ma  ferve  di  gran  bafe  a  chi  v'ag- 
giunge delie  virtù  proprie. 

§.  XIII.  Appreffo  per  cagioni, che  non  appar- 
tiene qui  riferire,  queft'  impieghi  dovuti  al  valo- 
re e  al  fapere  perfonale  non  folo  divennero  eredi- 
tar) ,  ma  furono  efpofti  alla  vendita .  Allora  non 
il  folo  valor  militare ,  né  il  folo  perfonale  fapere, 
ma  il  fangue  eziandio  degli  avi  e  le  ricchezze  a- 
prirono  il  varco  a  i  gradi  della  nobiltà  .  Vi  fo- 
no in  Europa  delle  nazioni ,  fralle  quali  la  nobil- 
tà fi  concede  per  cenfo  :  e  quafi  tutte  hanno  ri- 
tenuta la  nobiltà  ereditaria. 

§.  XIV.  Da  quel,  eh'  è  detto,  è  chiaro,  che 
non  efTendo  oggigiorno  la  nobiltà  quel ,  che  fu  ne' 
primi  tempi  delle  nazioni ,  quando  non  rifguardava, 
che  le  fole  perfone  in  officio  o  governo  \  ma  eflendo 
divenuta  ereditaria ,  e  in  molti  fenza  veruno  im- 
piego Militare  o  Politico }  il  credere  che  ella  ge- 
neralmente pugni  coli'  efercizio  del  Commercio  , 
è  un  pregiudizio  falfo  ,  dannevole  ,  e  fpelfo  ridi- 
colo. E  falfo  ,  perchè  non  tutti  i  prefenti  no- 
bili hanno  attualmente  efercizio  Militare  o  Poli- 
tico \  dond'  è  ,  che  il  traffico  non  pugna  con  i 
loro  ufizj .  K  perniciofo  ,  perchè  per  una  falfa 
idea  di  ftima  ,  alimenta  11  ozio  ,  e  in  confeguen- 
za  cagiona  la  povertà  di  molte  famiglie  .  È  ri- 
dicolo ,  perchè  vi  è  cofa  più  ridicola  ,  dice  affai 
avvedutamente  1'  Autor  Francefe  della  nobiltà 
trafficante ,  quanto  che  un  nobile  povero  (timi  in- 
degno della  iua  nobiltà  il  trafficare  oneftamente  , 
e  non  già  il  mendicare ,  o  fare  delle  truffe ,  o  al- 
trettali cofe  manifeftamente  difonefte  ?  Ma  quei 
nobili,  che  hanno  Feudi  e  giurifdizione ,  o  merum 
(Sf  miftum  imperium,  non  debbono  ,  né  pofìòno 

eflcr 


Parte  I.  Cnp.  XIX.  303 

effer  mercanti.  Non  debbono  ,  perciocché  avvi- 
lirebbero il  loro  pofto .  Non  poilòno ,  perchè  chi 
prefiede  alia  Giurifdizione  rovina  le  leggi  e  la 
giultizia  de'  luoi  fudditi ,  e  sbarbica  lo  ipirito  di 
Commercio,  fé  fi  mette  a  fare  il  trafficante .  Al- 
lora tutto  il  Commercio  diventa  Monopolio  . 
Quindi  è  che  le  leggi  Romane  proibirono  ai  Prefi- 
di, e  ai  Pretori  delle  Provincie  comprare  degli  fta- 
bili  nel  diflretto  delia  loro  Giurifdizione . 

§.  XV.  Affinchè  il  Mondo  non  credefTe ,  che 
il  Commercio  degradi  dalia  nobiltà  ,  quafi  in  tutti 
gli  Stati  di  Europa  fi  è  conceduto  ,  che  un  mer- 
catante ricco  poteffe  divenir  nobile .  In  Venezia, 
e  in  Genova ,  come  in  Tofcana ,  e  fra  noi ,  vi  ha 
una  gran  quantità  di  famiglie  nobili  ,  divenute 
tali  per  le  ricchezze  ,  che  avevano  acquiftate  pei 
Commercio.  Si  vuol  dire  il  medefimo  di  tutto 
il  refto  d'  Italia .  In  Inghilterra  non  è  rado  ve- 
dere il  minor  fratello  di  una  cala  nobiliffima  ef- 
fere  Confole  della  nazione  in  qualche  Città  mer- 
cantile. GÌ'  Inglefi  ulano  dire  ,  che  in  quefto 
framentre  la  nobiltà  dorme .  Luigi  XIV ,  e  Lui- 
gi XV  favillimi  Re  di  Francia  con  molte  ordi- 
nanze hanno  dichiarato  ,  che  il  Commercio  non 
fi  oppone  alia  vera  nobiltà  }  e  che  1'  averlo  efer- 
citato  non  può  effere  di  oftacolo  al  confeguimen- 
to  de'  pofti  Civili  e  Militari.  Una  fimile  dichia- 
razione fece  Papa  Clemente  XI  per  animare  i  no» 
bili  dello  Stato  Romano  al  traffico  (a), 

§.XVI. 

(a)  Pochi  nobili  non  hanno  delle  tenute  di  terra  . 
L'  accortezza  di  farle  valere  con  foprantendere  all'  Agri- 
coltura ,  e  fare  un  commercio  de'  prodotti  ,  non  credo 
che  potefle  $lifon.orargli . 


304       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

§.  XVI.  Ma  fi  dice  in  contrario  dall'  Autore 
dello  Spirito  delle  leggi  (a)  ,  che  il  nobile  traffi- 
cante dee  di  neceffità  contrarre  fpirito  e  maniere 
popolari,  e  che  quello  fia  contrario  allo  fpirito 
della  nobiltà  e  delle  Monarchie  .  Rifpondo  pri- 
mieramente ,  che  e  niente  non  è  più  utile  alla 
vera  nobiltà  ,  quanto  che  i  nobili  non  rifguardi- 
no  gli  altri  ordini  degli  uomini  loro  inferiori  fic- 
come  animali  desinati  al  folo  loro  fervigio  e  pia- 
cere ,  ma  che  abbiano  per  effi  quel  riguardo ,  che 
per  ogni  verfo  è  dovuto  a  i  producitori  e  fofte- 
nitori  delle  vere  ricchezze  del  corpo  politico  :  e  un 
po'  di  fpirito  di  popolarità  anche  nelle  Monarchie 
ha  una  mirabile  forza  a  renderle  generalmente  più 
care  a'  popoli .  Secondariamente  ,  che  quello  , 
che  è  detto ,  s'  intende  de'  nobili  poveri  ,  e  da 
non  potere  altrimenti  vivere  }  da'  quali  che  può 
trarre  lo  Stato  in  tempo  di  pace  ,  fé  non  pefo  e 
difturbo  ?  Sia  un  male  quei  deporre  lo  fpirito  altiero 
e  feroce  :  farà  fempre  un  male  fenza  paragone  mi- 
nore ,  che  non  è  quello ,  che  potrebbe  follevare  nella 
civile  focietà  (a).    Dove  è  da  avvertire,  che  noi 

non 

(a)  L'tb.   li,  cap.   18..  e   19. 

(b)  Ne'  fecoli  rozzi  di  Europa  quali  tutte  le  guerre 
erano  morie  da  quella  turba  di  nobili  pezzenti  ,  che  non 
trovavano  altrimenti  a  vivere  ,  che  col  devaftare  la  ter- 
ra .  Quel  che  fecero  in  Italia  quefle  Compagnie  e  i  lo- 
ro Conduttori ,  come  chiamavanfi ,  non  è  neceflario ,  che 
fi  dica  da  noi  .  Le  defolazioni  cagionate  in  Francia  , 
Germania,  Inghilterra  , formano  la  Storia  di  predo  a  die- 
ci feccli  .  Quella  gente  fotto  il  Regno  di  Giovanni  , 
colui  che  nella  battaglia  di  Poicliers  fu  fatto  prigioniero 
dagl'  Inglefi  il  1356,  avendo  fcofla  1'  autorità  fovrana  , 
rrk'iì'e  tutta  la  Francia  a  fangue  e  a  fuoco  ,  con  cru- 
deltà 


Parte  L   Cap.  XIX  303 

non  prendiamo  qui  la  voce  nobile,  come  fi  iuol 
prendere  in  alcuni  paefi  ,  iblamente  per  quelli  , 
cfie  o  fono  aicntti  a  certi  ledili ,  o  fono  membri 
di  certi  ordini  'nobili ,  o  che  hanno  de'  gran  Feu- 
di :  ma  per  tutti  coloro  ,  che  fono  di  una  nafci- 
ta  diltinta  o  per  gradi  militari  ,  o  per  polii  poli- 
tici, o  per  fam'iglie  anticamente  ricche  .  Si  può 
leggere  folla  preiente  queftione  /'  Amico  dell'  uo- 
mo ,  e  il  famoib  Abate  Autore  del  belliflìmo  ra 
gionamento  la  nobiltà  trafficante . 

%.  XVII.    Ridurrò   ora  il  prefente  capitolo  a 
pochi  teoremi . 

I.  Il  Commercio  accrefce  la  potenza  e  la 
gloria  de'  Monarchi,  e  de'  popoli  5  perchè  accre- 
sce il  nerbo  della  potenza ,  che  fono  le  ricchezze 
primitive ,  e  rapprefentative . 

IL  Diftrugge  la  Tirannide  ;  perchè  introdu-, 
ce  lo  foirito  d'  umanità,  e  di  patriotifmo . 

III.  E  il  vero ,  che  indebolifce  l'antica  nobile 
tà  '•>  ma  ne  crea  della  nuova  ;  e  quefto  defta  dell' 
emulazione }  e  l'emulazione  accende  1'  induttria . 

IV.  Fa  i  còftumi  più  dolci  e  gentili  per  lo 
trattare  infieme  e  comunicarli  di  tutte  le  nazioni . 

V.  Fa  favj  i  popoli  e  Scienziati  ;  dando  lo- 
ro più  notizie  ,  più  efempj  ,  più  ftimolo  ,  e  fa- 
cendo loro  vedere  più  rapporti. 

Pari.  V  VI, 

deità  e  difoneftà  inudite  fino  tra  felvaggi  ,  le  quali  niu- 
no  ,  cred'  io  ,  leggerà  fenza  inorridire  .  Veggaiì  David 
Hum  Hijiory  of  Ènglanà  tom.  2.  ptig.  477.  Dond'  è  , 
eh'  io  ftupifeo  ,  come  poflfono  ritrovarli  degli  uomini ,  fi- 
loiofì ,  criftiani  ,  non  ignoranti  delia  Storia  ,  i  quali  ar- 
difeono  a  preferire  i  fecoli  barbari  a  quefto  noftro ,  cioè 
a  dire  la  ferocia  crudele  e  fanguinaria  all'  umanità  an- 
nientatrice de'  beni  della  vita  umana  . 


^oó  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

VI.  E  anche  vero,  che  aumenta  eziandio  la 
cupidità  di  avere,  e  la  fcaltrezza  :  ma  le  paflioni 
umane  fon  come  il  Bucefalo  di  Aleflandro}  tanto 
meglio  ci  pofiòno  fervire ,  quanto  fon  più  grandi, 
fé  la  legge ,  la  ragion  comune ,  le  fa  regolare . 

§.  XVI li.  Ma  ecco  qui  una  quefìione .  Quafi 
tutti  quelli  effetti  veggonfi  nella  China,  ancor- 
ché non  abbia  che  o  niente ,  o  poco  Commercio 
efterno .  Rifpondo ,  che  la  China  è  un  sì  vailo 
paefe,  eh'  elfo  falò  è  molto  più,  che  non  è  tut- 
ta 1'  Europa .  L'  Europa  non  giunge  a  fare  100 
milioni  d'  anime  ,  e  la  China  ne  fa  cento  ven- 
ti almeno.  Le  fue  Provincie  adunque  equiva- 
gliono  a  più  che  1'  Europa .  Tutte  commer- 
ciano infieme;  e  quello  tien  loro  luogo  di  Com- 
mercio efterno.  Aggiungali,  che  i  Chinefi  han- 
no molto  imparato  dopo  aver  conofeiuto  gli  Eu- 
ropei .  Chan-hi  fece  mifurar  tutta  la  China ,  e 
tirarne  delle  carte  efattiflìme ,  e  quello  per  opera 
de'  Miflìonarj  Europei .  Fece  tradurre  da  medefi- 
mi  in  lingua  Tartara  e  Chinefe  un  corpo  di  Scien- 
ze Matematiche ,  e  Filofofiche  '(a) . 


CAP. 

(a)    Vegeafi  Duhald  • 


Parte  L     Cap.  XX  307 


inni  1  ii  ii—iji  ■!    imiiTiiifHrrwnnmiwuuM-iMiiMiwiiM  i  »n>  nwmi 


CAP.        XX 
Regole  generali  del  Commercio  efterno . 

§.I.  T^4  di  per  se  chiaro  ,  che  una  nazione  , 
JCrf  la  quale  prende  derrate  o  manifatture 
da'  foreftieri  ,  non  può  altronde  avere  il  com- 
penfo  di  quel ,  che  loro  paga ,  falvochè  dall'  eftrar- 
re  quel ,  che  ha  di  foverchio .  Quefto  dicefi  Com- 
mercio efterno.  Donde  feguita  ,  che  ogni  nazio- 
ne, che  prende  da'  foreftieri  che  che  fia  ,  "dee  a- 
vere  del  Commercio  efterno  per  foddisfargli  }  al- 
tramente è  nel  cafo  di  fallire . 

§.  II.    Ma  egli  è  neceflario,  che  quefto  Com- 
mercio   fi    faccia   non    a    cafo  ,  ma   con  arte  e 
faviezza ,  affinchè  anzi   di  giovare  non  rovini  lo 
Stato .    Intendo   perciò   nel  prefente   capitolo  di 
mettere  in  chiaro  le  regole  generali  di  quell'arte 
e  fapienza,  per  cui  fi  foftiene  il  Commercio  efterno, 
e  torna  giovevole  al  corpo  civile  \  e  le  quali  do- 
ve fi  trafcurino,  niun  Commercio  può  elìere  uti- 
le.    In  facendo   quefto   non    mi  allontanerò    da' 
principj  degli    Economi  Inglefi  \  imperciocché  di 
tutte  le  Nazioni  di  Europa  niuna  ha  in  queft' ul- 
timi anni  più  e  meglio  ftudiata  quefta  materia ,  e 
portatala  all'  ultima  finezza,  quant'  elfi.    Faccia- 
mo come  gli  antichi  Romani  ,   i  quali  ,  ficcome 
Plinio  dice,  non  difdegnarono   di  prendere    le  re- 
gole dell'  Agricoltura  da  i  Cartagmefi  ,  i  cui  li- 
bri fecero  tradurre  in  Latino  ,  benché  fotte  quel- 
la un   emula  nazione. 

V  2  §.IIT. 


3o3       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

§.  III.  Or  queft'  arte  è  brieve  nella  teorìa  , 
come  quelle  che  non  coita  che  di  pochi  e  mani- 
fedi  principi  :  ma  richiede  in  pratica  una  mente 
vada,  da  iaper  ridurre  gP  intere!!!  de'  particolari 
ali'  intereflè  generale  della  nazione  ;  e  coraggiofa, 
da  non  isbigottirfi  per  gli  ofbcoli  (a) .  Adunque 
il  primo  principio,  che  è  da  tenerli  per  ordinare 
il  Commercio  efterno  ,  è  ,  che  il  vero  e  unico 
guadagno  dello  Stato  refpettivamente  agli  altri  , 
dipende  dal  trafportar  fuori  il  foverchio  della  na- 
zione, o  affine  di  permutarlo  con -quel ,  che  man- 
ca, o  di  venderlo  a  contanti  :  concioffiachè  indi 
ìiaica  il  fuo  vero  e  unico  introito  relativamente 
agli  altri  popoli  .  Non  altrimenti  che  il  vero 
introito  d'  una  famiglia  rifpetto  all'  altre  è  quel , 
che  la  prima  ritrae  dalle  feconde  ,  vendendo  loro 
il  foverchio  delle  fue  derrate  o  manifatture.  Da 
quefto  principio  feguono  cinque  confeguenze  . 

i.  Che  uno  Stato  ,  il  quale  non  mandi  fuori 
né  molto  ,  né  poco  ,  non  ha  introito  alcuno  re- 
fpettivamente alle  altre  nazioni  :  e  perciò  fé  egli 
prende  da'  foreftieri  ,  è  in  una  perpetua  decaden- 
za ,  e  come  fchiavo  di  quelli . 

2.  Che  uno  Stato  ,  il  quale  mandi  fuori  po- 
chiffimo  dd  fuo ,  ha  piccolo  introito  :  e  fé  l' efi* 
to  è  maggiore  ,  egli  va  decadendo  a  proporzione 
deli' eccello  dell' efito  lòpra  dell'introito:  e  ciò  fi- 
no a  che  fi  riduca  in  una  relativa  povertà . 

3.  Che  uno  Stato,  il  quale  mandi  pel  di  fuo- 

ri 

00  Omero  OdifT.  III.  v.  282  chiama  il  Nocchiero  di 
Menelao  fypovriv  0\,nropiS'»v  ,  come  fé  fi  dicefle  ,  Gran 
M?nte  unita  a  gran  cuore .  Ecco  il  carattere  d'  un  Mi- 
ri iiko  . 


Parte  I.   Cap.  XX.  30? 

ri  molto  del  fuo,  fieno  derrate  ,  fieno  manifattu- 
re ,  ha  bello  e  grande  introito  :  per  modo  che  fé 
queir  introito  agguaglia  V  efìto  ,  egli  fi  mantiene  \ 
fé  il  fupera ,  va  crefeendo  in  arti,  ricchezza,  po- 
polazione, e  potenza ,  proporzionevolmente  all' ec- 
cello dell'introito  full' efìto. 

4.  Che  tutte  le  cagioni  ,  tìfiche  0  morali  che 
fieno,  le  quali  ritardano  e  fcemano  l' introito , ri- 
tardano altresì  e  fcemano  1'  arti ,  la  popolazione , 
e  le  ricchezze  dello  Stato .  Quelle  cagioni  non 
fono  altre  ,  che  quelle  ,  le  quali  ritardano  o  fce- 
mano V  effrazioni  del  foverchio ,  e  la  circolazione 
del  Commercio  interno. 

$.  Che  tutte  le  cagioni  ,  le  quali  agevolano 
e  accrefcono  lo  fcolo  ,  e  1'  effrazione  delle  derra- 
te e  manifatture  ,  e  1'  interna  circolazione  ,  au- 
mentano 1'  introito  ;  e  confeguentemente  rendono 
più  ricco  e  florido  così  lo  Stato  ,  come  il  Sovrano. 

§.  IV.  Il  fecondo  principio  è,  che  fralle  mol- 
te maniere  di  eftrarre  il  foverchio  ^  fi  debba  fem- 
pre ,  per  quanto  fi  può ,  fcegliere  la  più  utile ,  e 
la  più  vantaggiofa,  affinchè  l'introito  poffa  effere 
il  più  grande  ,  che  fia  poffibiie  .  Or  quella  ma- 
niera è  di  non  trafportare  al  di  fuori  i  materiali 
dell'  Arti ,  che  vi  nafcono  ^  ma  i  lavori  di  quelli 
e  le  manifatture  ,  fé  fia  poffibiie  :  e  dove  non  fi 
pofTano  lavorar  tutte  le  materie  prime  ,  che  na- 
fcono nella  nazione  ,  fi  debba  proccurafe  di  lavo^ 
rame  il  più  che  fi  poffà  «  Da  quello  principio  fc- 
guitano  due  confeguenze  1 

1.  Che  polle  tutte  le  altre  cofé  eguali  ,  quel- 
lo Stato  avrà  maggiore  introito ,  che  manderà  al 
di  fuori  più  delle  materie    lavorate  ,  che    non   fi 

V  3  abbia 


310       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

abbia    quello  ,  che  ne  manda  meno  ,  o  che  non 

manda  fenonchè  de'  foli  materiali . 

2.  Che  mandare  al  di  fuori  le  materie  prime 
non  lavorate  nella  nazione  ,  tenda  ad  impoverire 
relativamente  lo  Stato  :  e  ciò  per  due  tagh'-ù  . 
Primamente  perchè  mantiene  la  nazione  nella  >  r 
vitù  de1  foreftieri  :  e  apprettò  perchè  lafcia  radi- 
carfi  l'ignoranza  dell' Arti  ,*e  la  poltronerìa. 

$.  V.  Per  meglio  intendere  quella  regola  ,  ap- 
plichiamola per  modo  di  efempio  al  noftro  paefe. 
-Noi  abbiamo  delle  Lane ,  e  delie  Sete ,  che  Inno 
materia  di  ricchiflime  Arti  ,  e  ambidue  ogg;mai 
neceffarie.  Vendiamo  di  molta  Lana  a  i  Vene- 
ziani ,  e  di  molta  Seta  agli  Oltramontani .  Que- 
llo veramente  ha  un  introito  >  e  perciò  è  una 
rendita  afiòltita  .  Ma  fé  noi  potemmo  mandare 
al  di  fuori  quelle  rnedefime  materie  convertite  in 
manifatture  ,  il  mandarle  in  materia  dovrebbe  ef- 
fere  {limato  una  perdita  relativa»  Primamente 
perchè  fino  a  tanto  ,  che  noi  mandiamo  fuori  di 
troppi  materiali  dell'Arti,  delle  quali  abbiam  bi- 
fogno  ,  non  è  pofììbile  ,  che  noi  ben  coltiviamo 
quell'Arti  medefìme;  donde  feguita,  che  per -con- 
to di  effe  reftiamo  fempre  debitori  de'  foreftieri  . 
Secondariamente  perchè  noi  paghiamo  loro  per  le 
manifatture  di  Lana  e  di  Seta  maggior  fomma  in 
danaro ,  che  noi  non  riceviamo  per  gli  noftri  ma- 
teriali .  Finalmente  perchè  il  guadagno  del  lavo- 
ro è  per  noi  perduto  ,  e  guadagnato  interamente 
da'  foreftieri .  Cento  cantaro  di  lana  poftòno  ren- 
derci intorno  a  4000  ducati ,  vedendole  a  40  du- 
cati il  cantaro ,  cioè  al  prezzo  maflkno  :  dovechè 
lavorate  polfono  darcene  più  che  iedicimik.  Cen- 
tomila libbre   di  Seta   pofsono  renderci  intorno  a 

dugen- 


Pane  I.    Cap.  XX.  311 

dugentomila  ducati  (  a  )  ;  ma  fé  fi  lavorano  posa- 
no fomminiftrarcene  mezzo  milione  in  circa . 

§.  VI.  Quella  maffima  è  Hata  una  di  quelle  , 
che  più  che  tutte  le  altre  ha  conferito  ad  ingran- 
dire il  Commercio  Inglefe  .  Non  fono  ancora 
due  fecoli ,  che  in  quel?  Ifola  le  manifatture  non 
fi  rifguardavano  ,  che  col  folo  occhio  dell'  inter- 
no bifogno  (b)t>  Coficchè  fu  fino  a  quel  tempo 
che  gì*  Inglefi  dipendettero  dagli  ftranieri,  anzi- 
ché loro  fomminiftrarne.  Oggi  fi  riguardano  con 
occhio  di  traffico ,  cioè  con  occhio  di  conquifta, 
eh'  è  ,  coni'  è  detto  ,  il  vero  Spirito  del  Com- 
mercio ;   e  di   qui  nafee   il  loro  gran  traffico . 

§.  VII.  Il  terzo  principio  è,  che  dove  l'Arti 
non  fi  riguardano,  che  pel  folo  fine  del  foftegno, 
e  d'  un  foftegno  filofofico ,  non  vi  può  ener  fo vec- 
chio ,  né  perciò  Commercio .  Perchè  allora ,  co* 
me  tra  felvaggi ,  niuno  proccurerà  di  avere  ,  che 
di  quanto  balta  alla  natura .  Mancando  adunque 
il  foverchio  ,  dee  mancare  il  fondo  al  Commer- 
cio .  E'  perciò  da  fare ,  eh'  ogni  meftiero  fi  guardi 
da  chi  1'  intraprende  con  occhio  di  trafficante  ; 
affinchè  ftudiandofi  tutti  di  aver  più  che  loro  ba- 
ita, creino  nella  nazione  un  ampio  fondo  di  traf» 
fico  efterno . 

§.  Vili.  Innanzi  all'  anno  \6%q  tra  i  medefi- 
mi  Inglefi  V  Agricoltura  non  era  guardata  che 
pel  folo  fine  del  foftegno  .  Di  qui  avveniva  non 
folo  che  elfi  non  eftraelfero  pel  di  fuori  le  loro  derrate, 

V  4  ma 

(a)  Ho  qui  dato  i  pretti  più  alt?,  à  cui  poflìam  ven- 
der la  lana  e  la  feta  :  ma  àio  non  ci  accade  troppo  fpeflfo. 

{h)  Fino  alla  metà  del  R.  di  Elifabetta .  Vedi  Hum 
Storia  Inglefe . 


^12  Delle  Lezioni  d'i  "Economia  Civile. 
ma  oltre  di  ciò  che  bene  fpelfo  avellerò  bifogno 
delle  forefliere  ,  fìccome  per  gli  monumenti  di 
quel  tempo  è  chiaro.  Ma  avendo  il  Parlamento 
in  queft'  anno  \6%g  promeflò  una  gratificazione  , 
che  gì'  Inglefi  chiamano  bounty ,  a  coloro ,  i  qua- 
li in  vafcelli  nazionali ,  e  con  equipaggio  di  due 
terzi  per  lo  meno  Inglefe  ,  avellerò  eilratte  delle 
derrate,  1'  Agricoltura  fu  iubito  rifguardata  come 
negozio,  e  perciò  crebbe  ,  e  fi  migliorò  in  Im- 
prendente maniera .  Per  gli  regiftri  della  Doga- 
na Inglefe  è  dimoftrato,  che  dall'  anno  174^  per 
tutto  il  1750  quella  nazione  aveva  introitato  di 
derrate  vendute  agli  flranieri  nove  milioni  di  lire 
ilerline  (a) . 

§.  IX.  Ma  affinchè  quello  fpi  rito  fi  polla  dif- 
fondere per  tutte  le  membra  del  corpo  civile  ,  e- 
gli  è  necelfario ,  che  ciafeuno  fia  ficuro  di  poter 
eflrarre  il  foverchio  in  tempo  ,  e  con  maniere  , 
che  non  ripugnino  alfuo  interelTè  .  Quando  que- 
lla ficurtà  manchi,  non  vi  farà  nell'uno  che  ardi- 
fca  procacciarfi  del  foverchio  ,  e  per  tal  •  modo 
l'Arti  li  rifguarderanno  fempre  in  villa  del  lèrtlplice 
follegno  .  Quella  lìcurtà  poi  è  polla  in  due  pun- 
ti *  Primamente  che  non  fia  interdetto  niun  tem- 
po acconcio ,  e  niuna  quantità  per  1'  ellrazioni  , 
fé  non  quel  folo  tempo  i  e  quella  fola  quantità  , 
che  pugnalfe  con  la  pubblica  felicità  dello  Stato. 
Secondariamente  che  i  dritti  di  ellràzione  fieno 
regolati  in  modo,  che  ciafeuno  polla  lufingarfi  di 
avere  o  la  preferenza  ,  o  per  lo  meno  di  andare 
del  pari  con  delle  altre  genti  nel  loro  concorfo  ; 
perchè  quella  preferenza  accelera   lo  fmercio  :  lo 

fmer- 

(a)    Dangeul  Vantaggi  e  Svantaggi-  ec.  . 


Parte  I.   Cap.  lì  313 

fmercio  anuria  V  Arti  :  e  1'  Arti  rinvigorite  danno 
del  fove renio  .  Dove  mancano  quefti  due  punti* 
ninno  ardirà  ad  avere  del  ibverchio. 

§.  X,  Si  vuol  qui  rifpondere  ad  una  popolare 
difficoltà ,  che  fi  fuol  fare  quali  da  tutti  coloro  , 
i  quali  fi  mettono  a  ragionare  di  cofe,  che  poco 
o  nulla  intendono  .  Quella  obbiezione  è  ,  che 
quando  fi  permette  la  libera  effrazione  di  ogni 
cofa,  la  voglia  di  guadagnare  ,  la  quale  è  poten- 
tiffimo  ftimolo  agli  animi  umani ,  può  in  poco  di 
tempo  cagionare  una  totale  mancanza  de'  generi 
che  fi  eftraggono.  Ma  quefto  ò  un  timore  pani- 
co .  Primamente  un  tal  lbfpetto  non  può  mai 
aver  luogo  ne'  generi  delle  manifatture ,  delle  qua- 
li quanta  maggior  copia  fé  n'  eftrae  $  tanto  eife 
più  crefeono  ;  perchè  creicendo  il  guadagno ,  pri- 
mo e  principal  motore  di  ogni  induftria ,  è  forza 
che  fi  lavori  più  .  ApprefTo ,  non  può  rifguardare 
le  materie  prime  dell'  Arti  ,  perchè  quelle  fono 
fiate  eccettuate  per  la  ragione  del  fecondo  princij 
pio  generale .  Per  quanto  rifguarda  poi  gli  ani- 
mali ,  coloro  che  fanno  quello  traffico  fanno  be- 
niffimo  quanto  ne  debbano  eftrarre  ,  perchè  non 
manchi  il  fondo  all'  indufìria:  né  è  facile  che  el- 
fi ne  mandin  via  più  di  quel  che  conviene  , 
dove  trovino  a  vendergli  a  così  buona  ragione  al 
di  dentro  :  e  queir  ifteffo  principio  ,  che  gli  fpi- 
gne  ad  eftrarre ,  cioè  il  guadagno ,  è  potentiffimo 
a  fare  ,  che  non  fé  n'  eftragga  tanto  ,  che  poi  man- 
chi il  traffico  negli  altri  anni .  Il  mercante  non 
conta  quali  per  niente  il  lucro  fatto  ,  ma  mira 
Tempre  al  futuro .  Pur  fé  di  ciò  fi  temefiè ,  la 
legge  generale  de'  prezzi ,  della  quale  farà  qui  ap- 
preso detta, , vi  potrebbe  di  leggieri  mettere  ter- 
mine., §.XU 


314       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile^ 

$.  XI.  Finalmente  dove  fi  oflèrvi  la  legge  de* 
prezzi ,  non  vi  è  pericolo  nell'ano  ,  che  le  derra- 
te vengano  a  mancare  al  di  dentro.  Quefta  leg- 
ge apprelTo  gì'  Inglefi  è  ,  che  1'  effrazioni  fieno 
libere  ,  fino  a  che  i  prezzi  ne1  comuni  mercati 
fono  al  di  fotto  di  una  certa  altezza  ;  come  poi 
toccano  a  quella  ,  vi  fono  proibite  (a)  .  Il  prez- 
zo è  certiffimo  indice  della  quantità  delle  cofe 
mercatabili}  e  perciò  quando  lì  mantiene  dentro 
di  certi  termini  difcreti,  è  manifefto  argomento  , 
che  i  generi  non  manchino.  Pure  fé  per  qualche 
inopinato  accidente  fi  potette  temere  di  mancan- 
za, fenza  annullar  la  legge  generale  ,  ben  fi  po- 
trebbe per  un  tempo  forvi  una  fubita  eccezione  . 
E  nondimeno  affinchè  i  prezzi  ne'  mercati  polla- 
no fervire  d'  indice  delle  quantità,  s'  è  prima  da 
guardare  d'  ogni  aflìfa  in  fuile  derrate  ;  perchè  le 
aflife  facendole  ritirare  dal  giro  dei  commercio  , 
e  feppellendole  ,  faranno  crefcere  i  prezzi  ,  fenza 
che  manchino  le  quantità  :  e  poi  da'  jus  proibi- 
tivi ,  che  creano  i  monopolj  legali  »  Finalmente 
fi  vuole  aver  1'  occhio  e  punire  feveramente  i 
monopolj  particolari  ,  che  genera  la  foverchia  e 
iniqua  avidità  di  certi  mercatanti  (b) . 

$.XII. 

(a)  Quefta  medefima  legge  è  fiata  promulgata  in  Pa- 
rigi per  la  libertà  del  grano,  l'anno  addietro  1764.  Dun- 
que ella  debb'  efTer  generale  . 

0)  Io  non  so  fu  quali  principj  di  Moralità  fi  regoli- 
no molti ,  i  quali  fi  ftudiaìio  di  arricchirli  con  cagionare 
la  miferia  dello  Stato  ,  e  fon  in  dubbio  chi  fia  più  fcel- 
lerato  efli ,  o  i  loro  Cafifti  .  So  bene  *,  effere  fiata  la 
rnaffima  degli  Stoici ,  che  noi  altri  trattiamo  fuperbamen- 
te  ,  derrahere  al'tquid  alteri  ,  &  hominem  hom'tnis  tncom- 
modo  fuum  ungere  commodum ,  magli  effe   contra  naturam  , 

quam 


Parte  L    Cap.  XX.  21$ 

§.  XII.  Il  quarto  principio  generale  è  quello , 
che  dove  a  noi  manca  qualche  fpezie  di  manifat- 
tura ,  per  mancanza  di  materie  prime  ,  fi  debba 
fempre  preferire  1'  introduzione  delle  materie  an- 
cora rozze  a  quella  delle  manifatture, purché  que- 
llo fi  pofia  agevolmente  fare. 'Imperciocché  quan- 
do abbiamo  da  comperare  qualche  cofa,  la  ragio- 
ne Economica  e'  infegna  di  dover  fare  la  minima 
poffibile  fpefa .  Ora  nel  calò  noftro  è  chiaro  , 
che  la  minima  poflibile  fpefa  è  quella  della  ma- 
teria ancora  rozza ,  dove  fi  può  tra  noi  lavorare . 
Al  che  fi  vuole  aggiungere  ,  che  oltre  ai  rifpar- 
mio ,  e  al  guadagno  delle  manifatture  ,  noi  venia- 
mo per  quella  vìa  a  farci  un  altro  gran  bene  , 
eh'  è  quello  di  mantenere  in  vigore  1'  Arti  ,  e 
di  fomminiflrare  materia  da  utile  occupazicne  a  i 
poveri  ,  e  agli  oziofi  }  al  che  dee  principalmente 
attendere  V  arte  della  pubblica  Economia. 

$  XIII.  II  quinto  principio,  è,  che  l'intro- 
duzione di  quelle  mercanzie ,  le  quali  impediro- 
no il  confumamento  delle  interne  ,  o  che  nuoco- 
no  al  progreflò  delle  interne  manifatture  ,  o  dell' 
Agricoltura ,  cagiona  certiflìmo  danno  allo  Stato, 
e  principalmente  come  fono  oggigiorno  difpofte  le 

colè 

quam  mortem  ,  quam  paupertatem  ,  quam  Aoìorem ,  quam 
eetera ,  qtiae  poffunt  ant  corpori  acc'uler? ,  ani  rebus  extem'ts  . 
Cic.  III.  de  Off.  cap.  2.  Ma  perchè  non  fi  è  da  fidar 
troppo  alla  cofeienza  nel  governo  d'  un  popolo  guaito  ; 
è  giufto,  che  fi  facciano  valere  le  leggi  già  confecrate 
contra  i  Monopolio  ;  e  che  il  Sovrano  non  folo  non  o- 
nori  mai  Famiglie  arricchite  a  quello  modo  del  fangue 
de'  popoli ,  ma  che  favorifea  T  infamia  e  V  aborrimento, 
in  cui  i  popoli  per  un  fenfo  della  natura  ie  hanno. 


*i6  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
cofe  di  Europa ,  dove  ogni  nazione  fi  fludia  quan- 
to può  il  più  di  far  valere  il  fuo  Commercio  at^ 
tivo.  La  ragione  di  quello  principio  è  di  per  se 
fletta  manifefta»  Concioilìachè  per  quella  intro- 
duzione T  inteme  manifatture  vengano  pian  pia- 
no a  languire  ,  e  la  coltivazione  delle  terre  a  frrii* 
nuirfi .  E  di  qui  feguita  la  mancanza  del  fouV 
gno  degli  uomini ,  e  delle  famiglie  .  Dunque  una 
sì  fatta  introduzione  è  cagione  allo  Stato  di  po- 
vertà e  fpopol azione . 

§.  XIV.  Il  fello  principio  è  ,  che  ia  troppa 
introduzione  delle  mercanzie  di  puro  luflò  ,  pur- 
ché non  s'  introducano  per  foflenere  un  commer- 
cio d'  Economia  cogli  altri  popoli ,  è  fempre  una 
reale  e  vera  perdita  dello  Stato.  Primamente  per- 
chè aumenta  1*  efito  fenza  intanto  aumentare  L'in- 
troito; e  perciò  rende  1'  uno  anno  piucchè  1'  al- 
tro povera  la  nazione  .  Secondariamente  perchè 
riifanirtia  la  coltura  e  1'  Arti  interne;  e  per  que- 
llo modo  toglie  i  mezzi  di  fulTiftere  a  molte  fa- 
miglie .  Che  fé  le  materie  di  puro  luifo  non 
fieno  poi  introdotte  da  proprj  vafcelli  ,  ma  in  su 
navi  flraniere ,  è  ancora  maggior  male  ;  perchè 
ferve  ad  indebolire  la  propria  marina .  In  un  fo- 
lo  cafo  adunque  1*  introduzione  delle  mercanzie 
di  puro  luffo  può  elfere  utile  ,  ed  è  dove  ,  come 
s'  è  detto ,  s' introducano  per  eilrarne  almeno  una 
gran  parte  con  profitto ,  come  fi  fa  dagli  Olandefi, 
e  da  altri  popoli  ,  i  quali  fanno  un  Commercio, 
che  dicono  di  Economia. 

§.  XV.  Il  fettimo  principio  è  ,  che  Y  intro- 
duzione delle  mercanzie  flraniere  ,  che  fi  fa  pei4 
eflrarle  con  proprie  navi,  e  con  proprio  equipag- 
gio ,  pollo  che  non  fieno  di  quelle  che.  nafcono  o 

li 


Parts  I.  Cap.   XX.  317 

fi  lavorano  nel  proprio  paefè  ,  può  effer  grande  e 
certa  rendita,  purché  non  fia  cagione  ,  che  il 
Com.uercio  delle  proprie  robe  venga  ad  eflerne 
indebolito.  O:  quefta  rendita  confitte  ne'  capi 
feguenti ,  1.  Nel  profitto  che  fi  ha  da  valore  a 
valore  .  2.  Neil'  aumento  della  marinerìa  .  3. 
Neil'  occupazione  che  fi  dà  a  di  molt'  Arti  ,  le 
quali  fervono  alla  fabbrica  e  al  corredo  de'  vafcel- 
li .  4.  Nel  confumamento  de'  materiali  per  la 
coftruzione  ,  guarnimento  ,  e  mantenimento  del- 
le navi .  5.  Nella  protezione  ,  che  una  copiofa 
marina  può  fomminiftrare  al  Commercio ,  e  alla 
nazione . 

§.  XVI.  L1  ottavo  principio  è ,  che  l1  avere 
tanta  copia  di  vafcelli  e  di  Marinari  ,  che  fé  ne 
polla  impiegare  ima  parte  a  nolo  dell'  altre  nazioni, 
dove  ciò  fi  pofTa  fare  fenza  difcapito  dell'  Agri- 
coltura e  delle  Manifatture  ,  è  certiftima  rendita 
per  la  nazione  5  perchè  occupa  degli  uomini  a  prò 
dello  Stato  ,  e  gli  alimenta  a  fpefe  d*  altri.  E 
di  qui  fi  può  comprendere  quanto  fia  fiato  grande  il 
guadagno  ,  che  agi1  Inglefi  e  agli  Olandelì  è  tor- 
nato dall'aver  fatto  colle  loro  navi  gran  parte  del 
Commercio  della  Spagna,  e  grandiflìma  di  quella 
del  Portogallo  ,  né  piccola  di  molte  nazioni  Ita- 
liane . 

§.  XVII.  Il  nono  e  ultimo  principio  è,  che 
la  preferenza  nel  concorfo  è  1'  anima  del  Com- 
mercio :  e  che  tutte  quelle  cagioni  ,  che  la  pro- 
muovono, promuovalo  ad  un  tratto  il  Commer- 
cio ,  e  gli  diano  vigore  :  e  quelle  che  vi  fi  op- 
pongono ,  difiruggano  il  Commercio  da'  fonda- 
menti.  Or  quefta  preferenza-  confifte  in  ciò,  che 
àove  molti  portino  a  vendere   le  medefime   cofe 

in 


318  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
in  una  comune  piazza  di  negozio  ,  una  nazione 
ila  preferita  all'  altra  nel  poter  vendere  più  pre- 
tto, non  già  per  privilegio  nell'uno  ,  ma  perchè 
può  vendere  cofe  così  buone  ,  come  ogni  aftra  , 
ma  a  miglior  mercato .  L'  avere  adunque  la  pre- 
ferenza nafce  primamente  da  tutte  quelle  cagioni 
e  operazioni ,  così  meccaniche  ,  come  politiche  , 
le  quali  fono  atte  a  minorare  le  fpefe  del  trafpor- 
to .  Nafce  fecondariamente  dalla  battezza  de'  drit- 
ti di  effrazione .  Finalmente  da  tutti  quelli  re- 
golamenti, per  cui  fi  guadagna  del  tempo.  Im- 
perciocché per  sì  fatte  cagioni  le  mercanzie  ven- 
gono a  coftar  meno  ;  e  quel  che  cofta  meno  fi 
può  anche  vendere  a  miglior  mercato:  e  chi  ven- 
de a  miglior  mercato  cofe  egualmente  buone  è 
ficuro  di  eflère  fempre  preferito. 

§.XVIII,  Per  meglio  ciò  intendere  confideriamo 
due  Stati  A ,  B  trafficanti  in  un  terzo  C  •  Egli  deb- 
b'eflèrci  manifcfto  ,  che  quello  de*  due  ,  il  quale 
avrà  o  migliori  derrate  e  manifatture  ,  o  così 
buone  come  f  altro  :  che  pagherà  più  pochi  drit- 
ti :  che  per  vigore  delle  Scienze  meccaniche  e 
nautiche ,  per  la  comodità  de'  fiumi ,  per  la  faci- 
lità delle  ftrade  farà  minore  fpefa  nel  trafporto  : 
che  incontrerà  minore  impedimento  nello  fpedire 
le  fue  mercanzie  :  dico  che  egli  è  manifefto ,  che 
quefto  Stato ,  verbigrazia  A  avrà  indubitatamente 
la  preferenza  fopra  1'  altro  B  :  farà  bello  e  gran 
Commercio  ,  e  diverrà  ricco  e  grandiofo .  Per 
1'  oppofto  1'  altro  Stato  B  ,  farà  pofpofto ,  e  ve- 
drà 1'  un  giorno  piucchè  1'  altro  impiccolirfi 
il  fuo  Commercio.  La  dimoftrazione  di  quefto 
teorema  è ,  che  lo  fmercio  anima  l'Arti  e  il  traf- 
fico.   Dunque  dove  ve  ne  ha  predo   e   grande  , 

ivi 


Parte  L    Cap.  XX.  319 

ivi  è  gran  Commercio  :  e  ninno  o  poco  dove  non 
ve  ne  ha  che  poco  o  niente. 

§.  XIX.    Si    potrebbero    qui  muovere  tre  que- 
ftioni .  1.  Giova  egli  al  Commercio  efterno  avere 
un   porto    franco  ?    2.    E'  egli  neceffario  per  aver 
commercio   fondar   delle    compagnie  col  dritto  e- 
ìclufivo  ?  3.  Son  effe  necefìàrie  le  colonie  in  p:ic- 
fi  rimoti  ?     Il   porto   franco  è  flato  ed  è  1'  idolo 
di  molti  Economi,    lo  ne  penfo  altrimenti.   Una 
nazione    favia  vuol    avere  tutti  i  porti   aperti  da 
ambe  le  parti  ,  cioè  da  dentro  ,  e  da  fuori  ,  e  a 
certi    riguardi  tutti    chiufi  .     Elfi   vogliono  effe- 
re    tutti    aperti   per    la    parte    di   dentro   ,   per- 
chè  lo  fcolo   delle  derrate  e   manifatture  inter- 
ne fia  rapido  :  e  aperti  da  fuori  a  tutte  le  nazio- 
ni ,  che  vogliono    venirvi  a  trafficare .     Ma  que- 
fte    medefime   due   bocche   fi   hanno  a  ferrare  in 
certi  riguardi.     Perchè  da  dentro  non  fi  vuol  la- 
feiare  ufeire  ,  le  non  quello  ,  che  ufeendo   molti- 
plica i  generi  ,  e  fin  dove  gii  moltiplica .  Così  lì 
lafcerà  ufeire  liberamente  le  manifatture  ,  non  le 
materie  ^  e  le  derrate  fino  al  punto  del  foverchio, 
affinchè  premendo  non  feoraggino  1'  Agricoltura. 
La  bocca  poi  di  fuori  debb'  efìer  chiufa  a  nazio- 
ni ,  che  venilfero  a  piratare  ,  non  a  mercantare  : 
e  dove  fi  portalfero  delle   derrate   o  manifatture 
atte  a  feoraggiare  le  noftre ,  fi  vorrebbero  o  proi- 
bire ,  o  caricar  di  dazj  :  dove  foffero  materie  ne- 
celfarie  per  le  noftre  arti  ,  vorrebbe  efièr  per  tut- 
to  porto    franco .     Con  tutto  ciò  ,  fé  le  nazioni 
vicine  aveller  tutte ,  o  la  maggior  parte ,  un  por- 
to franco ,  non  fi  potrebbe  allora  far  di  meno  di 
averne  anche  noi  ;  perchè  è  deferto  chi  refta  folo. 
§.  XX.    Non   è  facile   poi  decidere   la  fecon- 
da 


320  Delle  Le%io?ù  dì  Economìa  Civile. 
da  queftione  ,  fenza  adoperar  qualche  diftinzione . 
Credo  che  a  voler  dar  moto  ad  un  commercio 
nafcente ,  e  a  certo  genere  di  manifatture ,  fia  fui 
principio  neceflaria  una  compagnia  efclulìva .  Le 
prime  fpefe  in  sì  fatti  generi  di  cofe  forpaffano  le 
forze  d'  ogni  privato  {a)  ;  dond'  è  -che  o  fi  debbo- 
no foftenere  dal  braccio  del  Sovrano  ;  o  da  mol- 
te famiglie  unite  infieme .  Non  farebbe ,  che  fa- 
via  la  condotta  d'  un  Sovrano  ,  il  quale  voleffe 
fare  delle  grandi  fpefe  per  piantar  1'  arti  e'1  coni* 
mercio  nella  nazione;  perchè  farebbe,  non  perde- 
re il  danaro  ,  ma  Sminarlo  ,  per  raccoglierlo  poi 
con  grande  avanzo.  Ma  delle  grandi  fpefe  ,  che 
non  rendono  ,  che  tardi  ,  non  fono  del  prefente 
flato  della  maggior  parte  delle  Corti  Europee  \  e 
perciò  vi  fi  dee  far  poco  fondamento .  Reftano 
dunque  le  fole  compagnie  ;  le  quali  come  non 
abbiano  un  jus  efciufivo,  non  fi  troveranno  ad  uni- 
re, non  effendovi  chi  voglia  fpendere  a  piantare 
una  vigna ,  il  cui  frutto  fia  poi  del  comune . 

§.  XXI.  Ma  le  compagnie  efclufive  ,  ficcome 
tutti  i  privilegi  in  materia  d'  arti  e  di  traffico  , 
producono  fubito  due  cattivi  effetti .  i.  Scoraggia- 
no lo  fpirito  generale  della  nazione.  2.  e  fra  non 
molto  depravano  1'  arti  e  la  buona  fede  per  l'avi- 
dità e  ficurtà  del  guadagno .  Affinchè  dunque  po- 
tettero più  giovare ,  che  nuocere ,  dovrebbero  efier 

di 

(a)  Il  Commercio  dell'Inghilterra  nella  Guinea  non  pri- 
ma fi  ,  aflbdò  ,  che  coftafle  a  coloro  ,  che  1'  impresero 
800  000  lire  berline  di  perdita  ,  The  modem  part  oj  an 
unìverfal  htfiory  voi.  xvn.  tnìtto .  E  la  fabbrica  di  Abe- 
ville  in  Francia  ,  fenza  che  due  volte  fofTe  foilenuta  da 
Luigi  XIV  con  di  grolle  fomme ,  farebbe  fallita  . 


Pane  I.    Cap.  XX.  321 

di  tal  natura  ,  che  abbracciaftero  o  immediata- 
mente ,  o  mediatamente  una  gran  parte  della  na- 
zione .  Dico  immediatamente  per  le  azioni  de' 
locj  :  e  mediatamente  per  diffondere  il  profitto  fi- 
no alle  minori  arti  ,  impegnando  così  lo  fpirito 
di  tutta  la  nazione .  E  di  quella  natura  mi  par 
eilère  la  Compagnia  dell'Indie  Orientali  degli  O- 
landefi.  Ma  è  difficile,  che  in  altri  Stati  s'uni- 
fcano  tante  circoflanze,  e  tanti  accidenti  fortuiti, 
quanti  s'  accoppiarono  a  produrre  e  dilatare  una 
sì  fatta  Società . 

§.  XXII.  Alla  terza  queftione  rifpondo ,  ohe  le 
colonie  fon  divenute  neceffarie  per  una  ragione 
refpettiva ,  non  affoluta .  Se  tutte  le  nazioni  Eu- 
ropee avellerò  potuto  convenire  di  trafficare  neh' 
Africa,  e  neh'  America,  come  trafficano  in  Tur- 
chia ,  in  Perfia ,  neh'  Indoflan  ,  nella  Perniola  di 
là  dal  Gange,  nella  China  ,  una  fattorìa  farebbe 
ballata .  Ma  avendo  voluto  occupar  delle  terre  , 
e  avervi  dell'  imperio  ,  non  fi  può  più  trafficar- 
vi bene ,  fenza  colonie .  Hanno  poi  quelle  coio- 
nie grandiffima  forza  a  moltiplicare  e  mantener 
la  marina ,  e  a  dare  delio  fcolo  a'  reciprochi  pro- 
dotti dell'  Arti  e  delle  terre.  Egli  è  nondimeno 
vero  ,  che  quei  ,  che  hanno  fondato  nel  nuovo 
Mondo  delle  gran  colonie ,  hanno  peniàto ,  come 
ordinariamente  penfiamo  tutti  ,  più  al  prefentc 
utile,  che  al  futuro.  Perchè  non  eifendo  poffibi- 
le ,  che  quelle  colonie  non  fi  formino  coli'  andar 
del  tempo  fui  modello  Europeo  \  eife  vorranno 
avere  tutte  1'  arti  e  le  feienze  noftre  :  con  che 
vengono  a  poco  a  poco  a  metterfi  neh'  indepen- 
denza  delle  Metropoli ,  donde  debba  finire  il  pre- 
fente  noflro  guadagno.  Né  (limerei  fuor  d'  ogni 
ParJ.  X  prò 


3 22  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
probabilità,  che  un  giorno  non  potè ITero  quelle  co- 
lonie eflèr  le  noftre  Metropoli .  Tutto  nel  Mon- 
do gira  ,  e  tutto  fi  rinnova  col  girar  del  tempo . 
Noi  altri  Italiani  avremmo  potuto  mai  penfare  a 
tempo  di  Auguflo  di  poter  eflèr  coloni  de'  popo- 
li Settentrionali  ?  (a).  .  .  .  , 


C     A    P.         XXL 

Delle  Finanze . 

§.I.  "P*  Il  corfo  dell'  aria  ,  o  il  vento  ,  diceva 
1^  un  grand'  uomo ,  che  modella  la  fuperfi- 
cie  de'  mari  ;  le  correnti  vi  feguono  Tempre  la  di- 
rezione de1  venti  :  ed  è  il  fiftema  delle  Finanze  , 
che  follecita  ,  o  arrefta  i\  Commercio  .  Dove 
quello  fiftema  è  ben  intefo*,  e  regolato  dal  vero 
Spirito  Economico  ,  il  Commercio  nafce  ,  cre- 
fce  ,  s-  ingigantifce  in  pochi  anni  :  dove  fi  ca- 
pifce  male  ,  e  fi  tira  a  sbarbicar  le  piante  per 
raccorre  de'  frutti  ancora  acerbi  ,  non  vi  può  al- 
lignar Commercio  ;  e  fé  ve  n'ha,  anche  grande,  in 
pochi  anni  viene  ad  eflèr  deftrutto  .  Quello  mi 
ha  fatto  penfare  di  fpiegare  qui  brevemente  ,  fe- 
condo ,  eh'  io  so ,  e  pollò ,  i  principi  delle  Finan- 
ze .     Ma  comincerò  dalla  loro  origine . 

§.n. 

(a)  Fu  una  profezia  quella  di  Vellejo  Patercolo  lib.II. 
cap.  15.  Jn  legibus  Gracchi  inter  perniciojiffìmas  numeraverimì 
quod  extra  Italiani  colonias  pojuit ,  Id  majou -es ,  curri  vide- 
rent  tanto  potentiorem  Tyro  Carthaginem^  Ma  (fi  li  am  Pbocaea, 
Syracufas  Corintio  ,  Cyzicum  ac  Bizantiunl  Milcto  ,  genitali 
fola ,  diligentcr  titaveraM  . 


Parte  L     Gap.  XXL  323 

§.  IL  Ninna  nazione  polita  potrebbe  foftener- 
fi ,  e  marciare  alla  iua  grandezza  e  felicita ,  lèn- 
za la  forza  d'  un  Governo  (a)  .  Gli  uomini 
(  come  è  più  d'  una  volta  detto  ,  ed  è  neceflà- 
rio  ,  che  li  ripeta  fpeflò  )  fon  di  certi  elferi 
irritabili  ed  elaftici  ;  i  quali  non  lì  unifeono  mai, 
in  un  corpo ,  né  uniti  vi  durano  gran  fatto ,  fen- 
za  qualche  coltante  preflione  di  maggior  forza, la 
quale  da  ritti  e  rigidi ,  gli  curvi  alquanto ,  e  fac- 
cia lor  prendere  quella  forma  o  figura  morale  ,  che 
è  neceifaria  ,  perchè  fi  combacino  e  vivano  infie- 
me  amichevolmente . 

§.  III.  Ma  perchè  il  Governo  fia  in  grado  di 
poter  mantenere  unito  e  regolato  il  corpo  politi- 
co, difenderlo,  provvederlo  di  ciò  ,  che  gli  man- 
ca ,  e  animarlo  ,  gli  è  neceflàrio  eflère  non  folo 
circondato  da  favj  e  prudenti  Miniftri ,  o  per  for- 
mar gli  uomini  alla  virtù  ,  o  per  tenergli  nella 
olfervanza  della  Giuftizia  e  delle  Leggi  ,  ma  ar- 
mato eziandio  ,  e  per  terra  ,  e  per  mare  ,  fé  fia 
nazione  marittima  ,  affinchè  colla  forza  delle  ar- 
me faccia  al  di  dentro  rifpettar  le  Leggi ,  e  al  di 
fuori  lafciar  vivere  in  pace  lo  Stato  ,  K  facile 
adunque  il  vedere  ,  che  niun  Governo  può  fo- 
ftenerfi  fenza  delle  molte  rendite  ;  le  quali  donde 
gli  potrebbero  mai  provenire,  fé  non  da'  fottopo- 
fti  popoli  ?  •  Egli  è  perciò  un  dovere  della  nazio- 
ne il  dar  opera ,  che  non  manchi  nulla  alla  Mae- 
ftà  di  chi  comanda  :  ed  è  il  principale  fuo  inte- 
refle  :  conciofiìachè  non  fia  facile  che  il  Sovrano 

X  z  adem- 

(d)  I  Selvaggi  non  fanno  corpo  :  e  1'  anarchia  porrà 
fubito  la  didoluzione  della  Civile  Società  ;  di  che  v1  ha 
degli  fpefli  eiempj  nella  Storia . 


324       Delle  Lezio?ìi  di  Economia  Civile. 
adempifca  a  sì  gran  cure  ,  dove   vengano  a  man- 
cargli le  forze  :  e  ogni   omiflìone    in   materia  del 
reggimento    de'  popoli   torna  a  diigrazia  de'  fud- 
diti. 

§.  IV,  Finche  i  popoli  furono  felvaggi  ,  né 
effi  ,  né  i  loro  capi  ebbero  altre  finanze  ,  né  al- 
tre rendite  ,  falvo  che  le  prede  (a).  Ma  v'  era- 
no due  lorte  di  prede   (  b  )  ;  perchè   alcune    cofe 

pre- 
fa')  Si  fa  ,  che  quella  ,  che  chiamafi  da'  Poeti  età  de- 
gli Dei ,  non  era ,  che  1  età  de'  popoli  felvaggi  .  Ora 
in  queftt  età  ,  ficcome  oggigiorno  tra'  Canadefi  Setten- 
tr, onaìi ,  non  ci  era  altro  loitegno  della  vita  ,  che  le  fiere. 
Efichio  ci  ha  confervata  una  memorabile  tradizione  di 
tal  verità.  Il  $np& ,  die'  egli  ,  fu  il  cibo  degli  antichi 
Dei:  da  #>#/( ,  fiera,  ufato  da  Omero  (  diligentifiimo  rac-^ 
coglitore  delle  prifche  parole  )  nell'  Iliade  lib.  1.  v.268, 
nel  voler  defignare  i  Centauri,  cioè  i  Buoi  felvaggi  ,  de' 
quali  fi  pafeevano  gli  Dei,  e  gli  Eroi  ,  come  tuttavia  i 
Canadefi  \  di  che  veggafi  la  Luifiana  del  P.  Hennepin  . 
La  favola  dice  ,  che  Ercole  Tebano  domò  i  Centauri 
(  Euripide  nelf  Ercole  furiofo  )  ;  e  il  fuo  amico  Tefeo 
panò  delle  vigne  ,  avendo  avuto  per  moglie  Arianda 
(  letìzia  )  e  per  figlio  Sta  filo  (  vite  )  .  Dunque  anche 
a  tempo  de'  Semidei  la  Grecia  non  aveva  ancora  Agri- 
coltura >  e  ciò  vale  a  dire  era  felvaggia  e  inumana  .  la 
Omero  medefimo  ctroQxy®' ,  chi  mangia  pane,  è  un  epi- 
teto d'  uomini  cicuri ,  g'uiti  ,  ofpitali . 

(ù)  Se  ne  trovano  di  molti  efempj  nella  Storia  anti- 
ca di  Grecia  e  d'  Italia.  E*  degno  di  oflervazione  ,  che 
prefib  gli  antichi  Greci  col  medefimo  nome  di  wìs  chìa- 
manfi  il  bcjì'tame  e  le  prede  ;  di  che  è  teftinionio  Omero 
in  diverfi  luoghi.  E  \rthv  ,  che  è  la  me  [fé  y  è  della  me- 
defima  origine;  e  per  avventura  anche  hotot ,  popolo  ;  non 
offendo  itati  i  primi  popoli  felvaggi ,  che  predatori .  Co- 
me latro,  jn  Latino  ,  e  latrocinari ,  lignificavano  guerriero, 
e  guerreggiare .  predare  .  Ond'  è  ,  che  gli  antichi  Pira- 
ti 


Parte  t    Cap.  XXL  325 

predavanfi  fuila  natura  medefima  (  a  ) ,  e  Chiama* 
ronfi  occupazioni  ;  come  quelle  degli  animali  lèl- 
vaggi ,  de'  pefci ,  deli'  erbe  ,  e  delle  frutta  agretti 
o  di  tali  altre  colè  ,  che  per  dritto  di  natura  fo- 
no nella  comunione  di  tutti  :  altre  erano  fpogli , 
e  faccheggiamenti ,  per  Cui  i  più  forti  toglievano 
a  i  più  deboli ,  cioè  i  più  felvaggi  a'  meno ,  e  i 
più  barbari  a'  culti  ,  quel  ,  che  loro  apparteneva 
in  proprietà.  Tal  è  oggigiorno  il  vivere  degP  I- 
rochefi  nell'America ,  degli  Agai,  e  di  molte  altre 
nazioni  in  Africa ,  e  di  certi  Tartari  in  Alia  »  K 
agevole  il  comprendere ,  che  sì  fatti  popoli  non 
poffano  eflère  né  grandi ,  né  ben  regolati . 

§.  V.  Quando  le  popolazioni  felvagge  diven- 
nero conquistatrici  di  migliori  terre,  e  di  popoli 
coltivatori  ,  e  più  agiati  ,  che  non  eran'  elfi  ne* 
loro  paefi ,  come  i  Tartari  Aliatici  della  China  * 
dell'  India  ,  dei  Corafan  ,  e  gli  Europei  dell'  In» 
ghilterra  ,  della  Francia  ,  dell'  Italia  ,  della  Spa- 
gna ;  piacque  loro  di  Affare  la  vita  errante  e  be- 
rciale ,  e  prendere  altro  genere  di  piaceri  meno 
fieri .  Allora  i  loro  capi  ebbero  un  maggiore  e 
più  fermo  imperio .  Per  mantenere  adunque  la 
forza  e  la  maeftà  loro ,  ebber  bifogno  di  più  cer- 

X  3  te 

ti,  e  Predoni  terreftri  furono  in  quella  medefima  ftima  , 
che  i  Conquìftatori  (  Tucidide  l'tb.i.):  e  furono  di  nuo- 
vo nella  feconda  barbarie  di  Europa  fino  al  XIV*  feco- 
lo  .  E  così  in  Omero  iro\i\n'i&  è  un  ricco  :  e  XaPlÀ>f  > 
letizia,  è  delle  volte  guerra  (  vide  li.  Ktt  &t%  ,  e  608  )  ; 
perchè  ordinariamente  non  fi  guerreggiava  ,  che  per  pre- 
dare ,  ond'  era  la  letizia  de'  predatori  * 

(a)  Preda  giurta,fe  fi  pub  così  clramare  ,"come  quel- 
la, che  la  Natura  iftefla  ci  offre  colle  fue  mani,  e  ri- 
dente . 


gz£  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
te  e  fifie  rendite  ,  che  non  erano  le  giornaliere 
prede  de'  lor  maggiori .  Allora  fi  augnarono  lo- 
ro degli  ampj  fondi  di  terra  ,  e  de'  boichi  ,  con 
degli  lchiavi  e  delle  gregge  di  animali  ;  e*  quelli 
furono  i  primi  demani .  Quelle  terre  adunque 
demaniali  nutrivano  de'  femi  e  degli  alberi  frutti- 
feri ;  degli  animali  addimellicati  ,  come  Vacche , 
Buoi  9  Pecore ,  Cavalli ,  Muli  9  Capre ,  Porci ,  ec. 
e  i  Pallori  e  i  Coltivatori  erano  de'  prigionieri 
renduti  fchiavi  e  addiclitii  per  la  forza  della  con- 
quida ,  e  tutti  quelli  viventi  in  contado  ,  chia- 
mati nelle  Leggi  Barbare  originar}  ,  cioè  coloni , 
che  fi  accumulavano  cogli  fchiavi  (a) .  E  quello 
fece  la  prima  certa  rendita  de'  Sovrani .  A  que- 
fto s'  andarono  poi  col  tempo  aggiungendo  certi 
corpi  particolari ,  come  miniere ,  fole  i  birra  ,  vi- 
no (  b  ) ,  e  in  alcuni  luoghi  le  pelli  di  certi  ani- 
mali (e)  :  la  pefea  delle  perle  ,  e  delle  conchiglie 
(d)  ec.  Tutti  quelli  fi  diifero  demani .  Veggon- 
lene  tuttavia  de'  veftigj  nella  Corte  di  Peking,  e 
nella  Mofcovia .  Le  prime  entrate  de'  Re  Fran- 
cefi ,  e  Inglefi ,  poiché  quelle  contrade  furono  oc- 
cupate da'  Danefi  ,  SaiTòni  ,  Franchi  (  Tartari 
Europei  )  quali  non  traevanfi ,  che  da  sì  fatti 
fondi.  In  Italia  medefima  quelle  furono  le  pri- 
me 

(a)  Mart'mus  Marttnìus  Hifìoria  Sinica  ,  MeZrai  Abre- 
gì  Cronologtque  ,Hum  Hijìory  ofEngland  ,  Ediclum  Theo- 
dorici  Regis ,  faepe  . 

(b)  Tra  noi  è  demanio  la  zaffrana  .  Il  tabacco  è  di- 
venuto da  poco  in  tutta  Europa . 

(e)  Come  le  pelli  d'  Ermellino  nella  China  ,  e  nella 
Mofcovia . 

(d)  Nel  Congo  le  conchiglie  fono  in  demanio  :  le  per- 
le nel  Malabar  :  e  i  diamanti  nell1  Indoitan . 


Parte  I.    Cap.  XXL  327 

me  Finanze  de'  Gotti ,  e  de'  Longobardi . 

§.  VI.  Ma  crefcendo  tuttavia  i  bilogni  delle 
Cotti  a  mìflira  che  il  governo  andavafi  dilatando, 
e  acquiftando  de'  nuovi  dritti  ;  le  multe  ,  o  pene 
pecuniarie  ,  le  quali  ne  ferini  tempi  erano  o  de- 
gli offelì  ,  o  del  corpo  del  pubblico  ,  o  de'  Baro- 
ni ,  furono  per:  la  maggior  parte  aflègnate  per  fo- 
ftegno  dell*  Imperio .  E  perchè  quella  rendita  di- 
venirle ogni  giorno  più  ubertofa ,  fu  si  ftranamen- 
te  protetta  dalle  leggi,  che  non  vi  fu  delitto,  per 
atroce  che  folle  ,  il  quale  non  fi  ricomprale  a 
danaro  (a) .     I  delitti  medefimi  di  Maefta  fi  com- 

X  4  pone- 

U)  Tuttavia  a  Peterburg  v*  è  un  Tribunale  ,  che 
multa  tutte  le  piccole  offefe,  ed  è  gran  {urgente  di  ren- 
dite .  Donde  fi  capifce,  perchè  quafi  tutte  le  pene  del- 
le leggi  Gotiche,  Ripuarie  ,  Sàflone ,  Longobarde  ,  Bor- 
gognone ec.  non  follerò  ,  che  pecuniarie  .  In  quelle 
leggi  1'  omicidio  ,  1'  adulterio ,  il  facrilegio  ,  T  incendio  , 
la  rapina  ,  il  ratto  ec. ,  (ì  valutano  a  l'oidi  .  Veggonlene 
di  molti  veftigj  anche  nelle  Coftituzioni  de'  noftri  Princi- 
pi ,  ancorché  più  recenti  .  Delle  quali  multe  quella  par- 
mi  (IranilTima  e  contraria  a  tutta  la  buona  politica  delle 
Finanze,  che  fu  da  Aifonfo  I.  d'Aragona  nel  noitro  Na- 
poletano Parlamento  del  1442.  (labilità  .  Ch'i  non  paga 
il  ducato  a  fuoco  (era  il  tributo  allora  fi  flato  per  ridurne 
le  fparfe  Finanze  ad  un  metodo  lemplice  )  dopo  dieci  gior- 
ni del  tempo  ordinato ,  pena  del  duplo  :  dopo  20  ,  pena  del 
quadruplo  :  dopo  70  ,  pena  delt  ottuplo  ,  con  una  claujula  , 
&  fu  binde  fic  diBas  poenas  quolibet  decem  die  commi  fi  a.( 
cum  principali  debito  in  duplum  gradatim  aggravandas  , 
donec  ce.  Quella  progreffione  afeendente  va  in  capo  ad 
un  anno  a  64246  -7 10056,  cioè  a  feflantaquattromila  du- 
gento  quarantafei  milioni,  trecento  diecimila  ^  cinquanta- 
lei  ducati ,  pena,  che  io  non  so  le  tutti  i  predenti  Sovra- 
ni della  Terra  poteflefo  in  un  anno  pagare .  Tanto  im- 
porta non  laper  di  calcolo  !    I    Popoli    tuttavia    felvagg/ 

quali 


328       Delle  Lvzio?ii  d'i  Eco?iomia  Civile. 
ponevano .     E'  facile   1'  intendere  di   quante   rie* 
chezze  apportatore  folìè  quefto  metodo   ne*  fecoli 

bar- 

quafi  non  conofeono  altra  pena  ,  che  multe.  E  Ome- 
ro fi  ferve  qualche  'volta  di  iroivu  per  multa  .  Perchè 
{timo  ,  che  1  airou'u  ,  eh'  erano  i  prezzi  dati  per  ri- 
fcatto  ,  non  follerò  differenti  dagli  tupoiva. ,  doni  ,  ricchez- 
ze :  ond' è  ,  et<pvuo(  y  ricco  ,  opulento  .  Ne'  tempi  barbari 
d'  Europa  i  Principi  medefimi  andavano  a  caccia  di  far 
prigionieri  gli  altri  Principi  ,  con  cui  non  erano  alleati  ; 
e  ne  traevano  delle  grandiflìme  fomme  pel  rifeatto  . 
Era  anche  quefto  un  capo  di  Finanze  .  Riccardo  Re 
d'  Inghilterra  prefo  filile  terre  Imperiali ,  mentre  tor- 
nava da  Terra  Santa ,  rendette  intorno  a  due  milioni  all' 
Imperador  Corrado  .  E'  degno  d'  efier  rapportato  qui  un 
bel  pezzo  della  Storia  Inglefe  di  David  Hum  toni.  5. 
Vai'  574*  Parlando  egli  dunque  degl'  Irlandefi  fui  princi- 
pio del  pa flato  Secolo  ,  fotto  il  Regno  di  Giacomo  l. 
Stuart,  per  la  legge,  dic'egli ,  0  coflume,  detto  da  gì' 'Irlan- 
defi brehon  ,  niun  delitto  y  ancorché  enorme  ,  era  punito  di 
morte ,  ma  di  /ola  pena  pecuniaria  ,  pagata  per  colui ,  ch'era 
il  reo  .  V  omicidio  Jleffo  ,  ficcarne  fra  tutte  le  altre  nazioni 
barbare  ,  punivafi  a  tjuejlo  mede/imo  modo  .  'Era fi  fiffo  , 
come  per  una  tariffa  ,  un  prezzo  pel  capo  di  ciaf  cuna  per- 
fona  ,  fecondo  i  Ur-n  gradi ,  e  pofli ,  e  averi  ;  e  chiunque  era 
in  ìfiato  di  pagarlo ,  poteva  fenz  altro  timore  attentare  alia 
vita  di  e  bieche  (fi  a  .  Qjiejlo  prezzo  addomandavafi  ERIC. 
Effcndo  Lord  deputato  (  era  come  un  Viceré  fpeditovi  da 
Londra  )tn  Irla?ida  Guglielmo  de  Guglielmi ,  diffe  un  gior- 
no a  Magiare  (  uno  de'  principali  capi  delle  barbare  tribù 
Irlandefi  ),  ch'egli  penfava  di  mandare  un  Giudice  a  Fer- 
manch  ,  provincia  poco  prima  creata  Contea  ,  e  fottcmefja 
alle  leggi  Jngleji ,  della  quale  Magiare  era  fato  fatto  Con- 
te .  Egli  farà  il  ben  venuto  ,  diffe  Magiare  :  ma  prima  y 
che  voi  il  mandiate  ,  vorrei  mi  facefe  Japere  ,  quanto  è  il 
prezzo  del  fuo' capo  (  affinchè  fé  alcuno  de'  miei  va  (falli 
voglia  troncarlo  ,  poffa  io  raccoglierlo  dalla  mia  Contea  . 
Può  immng'narfi  cofa  più  beltiale  di  un  tal  complimento? 


Parte  L   Cap.  XXL  329 

bartyiri ,  quando  le  regole  della  gurftizia  erano  af- 
fai poco  cognite  ,  e  meno  oflervate .  Or  perchè 
la  multa ,  o  pena  pecuniaria ,  dicefi  in  lingua  del 
Settentrione  Fine:  quindi,  cred' io ,  nacque,  che 
quello  fondo  fi  dicefle  Finanze;  e  i  pubblici  col- 
lettori  delle  multe  Finanzieri .  r 

§.  VII.  Quelli  due  capi,demanj,  e  pene  pecu- 
niarie ,  coftituirono  tutto  il  fondo  certo  delle  ren- 
dite pubbliche  ne'  tempi  mezzo  felvaggi.  A  po- 
co a  poco,  come  cominciofli  a  coltivar  meglio  le 
Terre  e  1'  Arti ,  fi  ebbe  più  commercio  interno  , 
ed  efterno  ,  e  con  ciò  più  prodotti  .  Allora  per 
accrefcere  le  Finanze  fi  pensò  di  ftabilire  di  certi 
dritti  fu  1' ufcite  e  l'entrate  delle  derrate  ,  e  del- 
le manifatture  :  i  quali  dritti  andarono  poi  fem- 
pre  aumentandofi  di  mano  in  mano .  Quello  nuo- 
vo metodo  s'  introduce  anche  nel  commercio  in- 
terno ,  ftabilendofi  de'  frequenti  pedagi ,  e  de'  da- 
zj  .  Vi  s'  aggiunfero  de'  jus  prohibendi  ,  o  fia 
monopolj .  È  a  quello  modo  con  uno  fpirito  con- 
tradittorio  ,  penlandofi  ad  accrefcere  le  rendite 
delle  Corti  Sovrane  ,  fé  ne  difeccavano  i  fondi  . 
Perchè  murato  il  commercio  efterno  per  1*  efor- 
bitanti  Dogane ,  e  i  gravi  dritti ,  e  l' interno  per 
gli  frequenti  pedagi,  dazj,  monopolj  ;  venivafene 
ad  arreftare  la  circolazione  ;  e  con  ciò  ad  eftin- 
gueriì  1'  induftria ,  e  la  fatica  ,  fola  certa  forgen- 
te  delle  ricchezze  delle  Finanze  (a) . 

§.VIIL 

(a)  In  certi  Pad!  tuttavia  i  dazj  su  l' ufcita  aggua- 
gliano il  prezzo  delle  cofe  che  efcono  ,  e  pel  medefimo 
errora  economico .  E'  {lata  la  cagione ,  per  cui  fra  noi  le 
manifatture  di  bambaggia  di  Lecce,  e  Otranto,  ch'erano 
fiori  ti  {Time  e  ricercatiflime  ,    lon  quafì  venute  meno  ,    e 

l'in- 


33°       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

§.  Vili.  Nò  ancora  fi  poteva  arrivare  appie- 
no ,  che  badaile .  Perchè  crefcendo  da  una  parte 
la  magnificenza  delle  Corti  ,  e  con  ciò  di  tutti 
coloro ,  che  Servivano  il  Sovrano  ,  così  negl'  im- 
pieghi politici  i  come  ne'  militari  \  e  dall'  altra 
1'  ambizione  i  e  la  necefTità  di  mantenere  delle 
grandi  armate  terreftri  e  navali  j  le  fbefe  aumen- 
tavano ogni  giorno  ,  e  i  forzieri  de'  Principi  era- 
no fempre  voti.  Si  pensò  adunque  alle  contribu- 
zioni .  Le  quali  furono  di  due  maniere ,  forzofe, 
e  gratuite.  Ne'  primi  tempi  de'  Regni  di  Eu- 
ropa fondati  da'  Settentrionali  ,  le  Contribuzioni 
de'  gran  Baroni  i  delle  Terre  ,  de'  Villaggi  ,  non 
furono ,  che  volontarie  .  Poi  fi  conobbe ,  eh'  era 
meglio  fiflarle .  Da  prima  furono  Affate  fu  le  Ter- 
re ,  e  fu  i  frutti  delle  campagne  ,  quinte  ,  deci- 
me ,  decimequinte ,  vigefime ,  ec.  Appreffo  s  ag- 
giunfero  i  Tettatici  *  Rimafe  -nondimeno  fempre 
la  via  aperta  ,  fecondo  i  bifogni  ,  a  i  fufììdj  vo- 
lontari ,  il  più  bel  fondo-  d'  un  Sovrano  ,  s'  egli 
avrà  cura  di  arricchire  il  popolo.  Quefti  fuffidj 
fpeffo  forpafìano  di  molto  le  contribuzioni  filfe  , 
o  tajfe  ;  di  che  noi  abbiamo  molti  efempj  nel 
noftro  paefe ,  e  continui  in  Francia  ,  e  in  Inghil- 
terra. GÌ1  Inglefi  chiamano  quella  forta  di  iiifli- 
dj  con  voce  Italiana,  benevolenza* 

§.  IX.  Finalmente  ,  confi! mando  le  guerre  , 
e  la  grandezza  delle  Corti  aliai  maggior  danaro  , 
che  le  dette  forgenti  non  potevano  fomminiftra- 
re ,  ne  trovandoli  altra  acconcia  maniera  di  aver- 
ne, 

f  induftria  della  zaffrana  ridotta  preflochè  a  niente  :  come 
fi  ridurrà  quella  dell'olio,  e  le  manifatture  di  feta,  dove 

non  fi  penfi  altrimenti  . 


Parte  I.    Cap>  XXL  331 

ne  ,  fi  venne  air  ultimo  metodo  ,  divenuto  oggi 
alla  moda  ,  cioè  di  far  de'  debiti .  I  quali  fui 
principio  faceVanfi  ipotecando  i  fondi  :  poiché  que- 
lli non  ballarono ,  s' ipotecò  la  fide  pubblica .  E 
perchè  la  pubblica  fede  de'  Sovrani  fembra,  com' 
è  in  fatti  j  dover  edere  infinita  ;  quelli  fecondi 
debiti  andarono  crefeendo  ,  e  vanno  ancora  ,  fen- 
za  fine  :  e  così  fomminiitrano  a1  Politici  di  certi 
difficili  problemi  a  rifolvere  (a) . 

$.  X.  Avendo  a  quello  modo  dichiarato  l*  o- 
rigine ,  il  progrelTo  ,  e  i  principali  fondi  delle  Fi- 
nanze; farò  ora  alcune  brievi  confi  derazioni  fu  la 
forza  di  detti  fondi  ,  e  l'  arte  di  fargli  valere. 
So,  che  fi  fon  Concepiti  fu  quella  materia  de'  fì- 
ttemi fludiati  ,  e  fcritti  de'  grandi  libri,  talché  fi 
è  analizzata  a  modo  delle  più  intricate  curve  de* 
Geometri  .  Ma  a  me  ,  leggendo  i  fatti  di  varie 
nazioni ,  e  contemplandone  il  corfo ,  mi  pare  che 
T  arte  de'  Finanzieri  fiafi  renduta  tanto  più  inu- 
tile ,  anzi  dannevole  ,  quanto  più  fi  è  alTottiglia- 
ta  ,  e  diflaccata  dalla  femplicità  della  natura  (b) . 

Son 

(a)  In  Ingfrlterra  fotto  Eduardo  VI",  cioè  intorno 
alla  metà  del  XVI  fecolo  ,  quefti  debiti  pubblici  oltre- 
pafìfavano  di  poco  500  000  lire  fterline  ,  vale  a  dire  da 
600  000  lire  fterline  de'  tempi  nofr.ri .  Dopo  la  pace  de- 
gli anni  addietro  trovarono  montare  a  126  milioni  di 
lire  .  Qual  nuò  eflerne  il  fine  ?  Gf  intereffi  a'  tempi 
di  Eduardo  VI.  erano  al  14  per  100,  poi  fcefero  al  12, 
quindi  al  io  ,  appreflb  all'  8  ,  al  6  ,  al  4  .  Oggi  fono 
al  3  .  Crefeendo  i  debiti  ,  è  forza  ,  che  gì'  intereffi  fi 
sbaffino  tuttavia  a  proporzione,  finché  fi  riducono  =3  o. 
E  qui  nalce  una  gran  quefiione  politica  ,  quali  effetti 
debb' ella  cagionare  quefV  operazione  al  corpo  civile? 

(b)     Ecco    una    profezia    d'un  Francefe    affai    dotto  e 
patriota  .     Se  i  metodi  de'  nuovi  finanzieri  non,  fi  abolì/co- 
no* 


332  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
Son  perfuafo,  che  debba  avvenire  all'  Arti  e  alle 
Scienze  ,  che  ci  fervono  ,  quel  che  avviene  agli 
finimenti  di  queft'  Arti  e  Scienze  medefime  }  i 
quali  non  giovano  ,  come  diventano  troppo  fotti- 
li.  Credo  perciò,  ancorché  il  favio  Biesfeld  non 
è  d'  umore  di  approvarlo  >  che  a  poche  cofe  in 
fuori  ,  non  debba  effere  altra  1'  'arte  dell'  Econo- 
mia pubblica ,  che  quella  della  privata ,  ma  bene 
intefa  }  e  di  qui  è  ,  che  a  me  piace  di  fpiegar 
queft'  arte  coli'  efempio  d'  un  privato  e  favio  Pa- 
dre di  famiglia  (a). 

§.  XI.  La  prima  maflìma  della  privata  Econo- 
mia, dice  Varrone  (b) ,  è  di  conofcere  i  fondi  del- 
la famiglia  ;  e  perciò  di  vifitargli  fpeflò  ,  efami- 
nandone  il  fito ,  la  forza ,  1'  eflenfione  ,  la  como- 
dità :  fpiando  l' ingegno  e  1'  abilità ,  e  volontà  di 
quei  ,  che  vi  travagliano .  Si  può  dire  ,  che  da 
quefta  operazione  dipende  la  fortuna  delle  fami- 
glie .  Il  fondo  di  un  Sovrano  fono  le  terre  del 
fuo  Regno ,  e  gli  abitanti .  Potrebbe  far  di  me- 
no un  Finanziero  di  faper  per  appunto  1'  eftenfio- 
ne  delle  terre ,  la  loro  forza  •->  la  natura  degli  abi- 

tan- 

no  ,  ma  vanno  prendendo  vigore  ,  e  dilatando/i ,  /'  Europa 
diventerà  fra  non  molto  come  la  Tartarìa  .  Non  v'è  peri- 
colo ti'  ingannarfi  in  sì  fatte  profezie . 

{a)  Biesfeld  crede  ,  che  il  Politico  dee  molto  fempre 
temere  di  sì  fatti  paragoni  ;  ficcome  una  volta  Ariiìoti- 
le ,  che  neppure  egli  approva  gran  fatto  tali  metodi .  Ed 
egli  è  il  vero  ,  che  non  è  il  medefimo  governare  una  fa- 
miglia,  che  una  nazione  .  Ma  quanto  alle  Finanze,  io 
fpero ,  che  quei  cali,  ne'  quali  sì  dotti  uomini  credono 
l'Economia  pubblica  effer  differente  dalla  privata  ,  fieno 
per  trovarfi  d'atramente  i  medefimi ,  fé  ben  fi  confiderà. 

(b)     De  re  rujlica  Uh.  i. 


Parte  I.   Cap.  XXL  333 

tanti ,  il  loro  ingegno ,  i  loro  biiogni ,  i  loro  pre- 
giudizi ,  1'  arti ,  che  profefliino ,  gii  finimenti  5  lo 
irato  dell'arti,  e  dell'  induftria ,  la  maniera  di  vi- 
vere ,  il  cofiume  ,  e  infinite  altre  cofe  limili  (a)  ? 
Quelle  vifite  dovrebbero  elTere  fpeilè  e  diligenti . 
Calcolato  tutto  ,  fi  può  di  leggieri  vedere  quei 
che  manca ,  quel  che  luflureggia  ;  che  fi  dee  man- 
tenere ,  ciò  che  convenga  abolire  \  quanto  pollano 
darci  i  fondi  5  affinchè  un'  operazione  troppo  for- 
te non  gli  danneggi ,  e  facciali  poi  rendere  meno 
in  appretto.  Or  quella  prima  regola  ,  eh'  è  la 
più  naturale  ,  s'  oflèrva  aliai  poco  nella  maggior 
parte  degli  Stati  :  e  di  qui  naicono  poi  de'  pro- 
getti e  filìemi  aerei  ,  e  delle  volte  dannevoli  :  di 
qui  certi  colpi  da  ciechi. 

§.  XII,  La  feconda  regola  di  privata  Econo- 
mia è  ,  che  niun  padre  di  famiglia,  il  quale  ab- 
bia delle  buone  terre  e  feconde,  o  polla  introdur- 
re nella  famiglia  un'  onefla  e  utile  negoziazione , 
tenga  dei  danaro  oziofo,  e  feppeliito  ne'  fuoi  for- 
zieri ,  fé  non  folle  in  tanta  quantità  ,  quanta  fé 
ne  richiede  per  foftenere  le  continue  fpefe ,  che  fo- 
no neceflarie  alla  famiglia ,  e  al  fondo  delle  fue  ren- 
dite ,  o  per  qualche  inopinato  accidente .  La  cui 
ragione  è ,  che  quel  danaro  impiegato  può  rende- 
re il  dieci ,  il  quindici ,  il  venti  per  cento  :  e  que- 
lla rendita  è  perduta  ,  come  il  capitale  li  feppel- 
lifce  fenza  necefiità.    Al  che  fi  può  aggiungere  , 

che 

(a)  Perchè  fecondo  la  varietà  di  quefre  circoftanze 
debb.*  variar  l'Arte  d'un  favio  Finanziero .  Quando  Erri- 
co IV  addofsò  !a  cura  delie  Finanze  al  famofo  Sully  >  il 
primo  patto ,  ch'egli  fece  ,  fu  di  vifìtare  il  Regno .  Veg- 
gafi  la  Storia  delle  Finanze  di  Francia  tom.  1, 


334  Delle  Le%io?ii  di  Eco?zomia  Civile. 
che  un  gran  contante  in  mano  di  chiccheflìa  è 
fempre  una  gran  tentazione  ,  per  certi  affetti  pe- 
ricolofi  alle  famiglie  ;  perciocché  o  alletta  all'ava- 
rizia ,  o  incita  alla  fuperbia  ,  o  genera  un  fover- 
chio  luflb reggi  are  }  i  quali  vizj  portano  feco  la 
corruzione  della  Cafa. 

§.  XIII.  Quefta  regola  vuol  effer  la  regola  di 
tutte  quelle  Corti,  le  quali  iignoreggiano  a  popo- 
li, tra  quali  pofìono  fiorire  T  Agricoltura,  l'Ar- 
ti, il  Commercio.  Avere  a  mano  un  po'  di  da- 
naro ,  perchè  l' annuali  fpefe  fieno  più  pronte ,  né 
vengali  ad  aver  bilogno  ,  o  di  premere  le  rendite 
ancora  immature ,  o  di  far  debiti ,  è  di  necefìaria 
prudenza  :  ma  accumulare  un  gran  teforo  ,  fareb- 
be fenza  niuna  neceflità  voler  leccare  i  fondi  del- 
le Finanze.  Niente  più  giova  a  dar  moto  alla 
fatica  ,  quanto  una  diftribuzione  de'  fegni  rappre- 
fentanti  la  più  equabile ,  che  fi  polla  (a) .  Allora  cia- 
fcuna  famiglia  diventerà  intraprendente,  per  amor 
di  moltiplicare  la  fua  porzione  di  fegni  ,  o  fìa  di 
danaro  ;  e  quello  sforzo  generale  rinvigorirà  tutte 
1'  Arti  '•>  donde  nafce  la  ricchezza  dello  Stato  ,  e 
del  Sovrano .  Cominciate  a  ritirar  danaro  ,  e  fep- 
pellitelo  in  un  teforo  ,  verranno  a  mancarne  gli 
(frumenti  allettanti  alle  fatiche  }  e  a  quella  pro- 
porzione s1  illanguiderà  1'induftria.  Il  che  fi  può 
da  ciò  comprendere ,  che  fé  viene  a  mancare*  del- 
l' intutto ,  il  commercio  interno  fi  debba  ridurre 
a  permute ,  e  l' Arti  a  fei  o  fette  (b)  ,  come  tra' 
barbari , 

§.XIV. 

(a)  Veggafi  la  feconda  parte  di  quelle  lezioni  . 

(b)  La  Francia    nella  pallata  guerra  monetò    tutti  gli 
argenti  delle  private  famiglie,  e  delle  Chiefe  medefìme  . 

Opc- 


Parte  I.    Cap.  XXL  335 

§.  XIV.  Io  ho  fatto  un'  eccezione  a  quella  re- 
gola generale  :>  perchè  vi  poflòno  elìère  delle  na- 
zioni ,  a  cui  fia  efpediente  avere  un  teforo  :  e  que- 
lle fon  quelle ,  le  cui  Finanze  fon  fondate  più  fili- 
le conquide ,  che  full'  Arti .  Tale  fu  per  un  tem- 
po la  Repubblica  Romana  (  a  )  .  Ma  ficcome  di 
quelle  nazioni  non  pare  ,  che  n  abbiamo  in  Eu- 
ropa a'  giorni  nollri  ;  la  politica  de'  vecchi  tem- 
pi e  delle  nazioni  Afiatiche  ,  non  potrebbe  adat- 
tarti al  prefente  vivere  ,  lenza  danneggiare  le  Fi- 
nanze medefime  .  Sempre  che  vi  fi  pendi ,  fi  tro- 
verà ,  che  la  ricchezza  e  1'  amore  de'  fudditi  è  il 
più  inefaufto  Telòro  per  ogni  Sovrano . 

§.  XV.  La  terza  regola  di  un  privato  pro- 
prietario ,  è  di  tener  per  fermo  ,  che  le  rendite 
de'  fuoi  fondi  faranno  femore  proporzionevoli  al 
numero  ,  e  vigore,  di  coloro  ,  che  gli  coltivano  : 
e  perciò,  che  quanti  più  faranno  gli  agricoltori  e 
i  pallori  de'  fuoi  campi ,  e  di  quanta  maggior  ro- 
buflezza  ,  diligenza ,  arte ,  induilria  forniti ,  tanto 
farà  egli  più  ricco  :  e  che  le  quello  numero ,  per 
qualunque   cagione  ,  vada  fminuendofi  ,  e  indebo- 

len- 

Operazione  ,  la  quale ,  benché  comandata  dalla  neceflità, 
dee  nondimeno  produrre  un  gran  bene  nella  nazione  . 
A  che  ferve  queir  argento  e  oro  ,  che  non  gira  ?  Allora 
non  differifee  da'  marmi  .  Le  leggi  dunque  de'  popoli  , 
dove  fi  permette  di  feppellime  fovcrchio  ,  fon  contro  la 
buona  Economia  .  Sembrano  leggi  di  popoli  barbari  e 
timidi ,  che  feppellifcono  quello  che  non  intendono  a  che 
ferve.  A  me  pare  il  medefimo  il  feppellire  il  denaro,  che 
iotterrare  le  zappe  ,  le  vanghe  ,  i  vomeri  ,  e  tutti  gli 
(burnenti  dell'Arti . 

(a)  Vedi  l'Autore  della  Giunta  al  volgarizzamento 
delle  lettere  di  Lok  falla  moneta . 


33<5  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
ìendofi  il  lor  zelo  e  vigore  ,  venga  in  confeguen- 
za  anch'  egli  a  cadere  dalla  fua  ricchezza.  In 
due  parole  ,  il  principale  articolo  delle  fue  priva- 
te Finanze  vuol'  eflère  ,  che  la.  prima  derra- 
ta E  LA  PIÙ  RICCA  SIA  l' UOMO  ,  E  l'  UOMO 
SANO  E  ROBUSTO,  E  PIENO  DI  VOGLIA  DI  LA- 
VORARE. Quella  medefima  debb'  efter  la  regola 
di  tutti  i  miniftri  de'  Sovrani ,  che  amano  di  ac- 
crefcere  le  loro  rendite.  Non  ci  ha  Finanze, 
dove  non  fon  uomini,  che  menino  le  braccia  :  e 
ve  n'  ha  poche ,  dove  v'  ha  poche  perfone  ,  o  mol- 
te ,  ma  fpenfìerate  ,  svogliate  ,  diftratte  dalla  fati- 
ca .  Se  la  Francia  avelie  a  ciò  meglio  penfato  , 
che  non  fece  ,  non  avrebbe  certamente  cacciato 
dal  fuo  feno  tante  famiglie  ,  quante  n'  ufcirono 
dopo  la  rivocazione  dell'  Editto  di  Nantes  :  e  la 
Spagna  avrebbe  potuto  far  miglior  ufo  di  quei 
Morefchi .  Se  tutte  le  piante  d'  un  podere  non 
poftono  effere  Ulivi,  o  Gelfi,  o  Viti,  non  perciò 
fi  debbono  troncare  ,  dove  fé  ne  può  trarre  dell' 
utile ,  almeno  col  tempo . 

§.  XVI.  La  quarta  regola  di  Economia  privata 
è  quella  di  regolare  le  fpefe  fulla  forza  interna  de' 
fondi ,  dedotto  ciò  che  fi  dee  a'  coltivatori .  Una 
famiglia  ,  che  non  aveife  ,  che  cento  moggia  di 
terra  ,  non  dovrebbe  metterfi  ad  emularne  una  , 
che  n  ha  mille ,  e  volerfi  porre  nello  fiato  di  fpen- 
dere  dieci  volte  più  ,  che  non  ha  :  né  quella  di 
mille  volere  agguagliare  nelle  fpefe  una  di  dieci 
mila  ì  perchè  quello  farebbe  rovinare  in  poco  di 
tempo .  A  quel  modo  non  farebbe  favio  il  Du- 
ca di  Baviera  ,  fé  voleffe  metterfi  fui  piede  della 
Corte  di  Vienna.  La  Repubblica  di  Lucca  non 
potrebbe   foftenere  le  fpefe  di  quella  di  Venezia; 

né 


Parte  I.   Cap.  XXL  337 

né  il  Duca  di  Modena  quelle  del  Re  delle  due 
Sicilie  .  Si  dice ,  che  la  nscejjltà  obbliga ,  e  non 
ha  legge .  Rispondo  ,  che  una  necefììtà ,  che  fu- 
pera  tutte  le  forze  dello  Stato  ,  non  fi  dee  altri- 
menti riguardare  ,  che  come  un  diluvio  ,  o  un 
tremuoto ,  a  cui  il  miglior  rimedio  ,  che  fi  poftà 
apprettare  ,  è  di  cedere  col  minor  male  ,  che  fìa 
poiTibile  per  la  prudenza  umana .  Vi  fono  per  le 
perfone  ,  e  per  gli  Stati  di  certe  neceffità  ,  delle 
quali  fi  vuol  far  virtù  . 

§.  XVII.  Ma  diciam  qui  due  parole  delle  fpe- 
fe  delie  Corti .  Si  poffòno  dividere  in  ifpelè  del- 
lo Stato  ,  e  fpefe  della  Corte  .  Quelle  fervono  al 
Governo ,  o  al  Senato ,  e  Miniftero  del  popolo  , 
fecondochè  fono  le  forme  dell'  Imperio  :  quelle 
alla  famiglia  regnatrice  .  Niente  vuol  mancare 
alle  prime  :  perciocché  ogni  mancanza  indebolire 
la  vigilanza  e  l' ordine  :  fpofìà  la  difefa  dei  corpo: 
Ma  neppure  è  neceffario  il  foverchio  ,  che  aggra- 
va le  Finanze,  e  corrompe  le  perfone  .  Le  pa- 
ghe di  quei  ,  che  fervono  allo  Stato  ,  vogliono 
dar  del  comodo,  ma  non  tentare  gli  animi  all'  a- 
varizia  e  al  ludo  .  Se  mancano  ,  quei  ,  che  fer- 
vono ,  diverranno  ladri  e  corrompitori  della  giu- 
ftizia  :  fé  abbondano  ,  opprimeranno  la  diligenza 
con  la  morbidezza,  e  aumenteranno  la  cupidità. 
§.  XVI li.  Vi  è  un  termine  nelle  fpefe  dello 
Stato  :  è  il  fuo  bifogno  .  Ma  è  difficile  trovarlo 
in  quelle  della  famiglia .  Non  è  defiderafyle  nel- 
le Corti  r  avarizia  :  ella  difonora  i  Sovrani  (a)  , 

avvi- 
fa)     Vefpafiano    faceva    a    parte    con    i  Minidri    delle 
Provincie,  che  rubavano.     Gli  chiamava  le  (\ìq  Spongìe. 
Svet.  in  Vefp.  Arrigo  VII  Re  d1  Inghilterra,  Principe  di 
Par.L  Y  gran- 


33S       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
avvilifce  gli  animi ,  e  gli  ritrae  da  penfar  al  gran- 
de}  e  fotterrando  i  fegni   rapprefentanti    delle  co- 
fé,  viene    ad  arredare    il  Commercio    e  1'  Arti  . 
Ma  peggiore  ancora  è  la  prodigalità  ;  abito  ,  che 
piace ,  e  impegna  alla  rapina  ,    per   aver    fempre 
che  dare  :  e  fé  il  Principe  è    d'  umano  coftume  , 
il  rende  fuddito  del  popolo  {a)  .     Tra  le  più  bel- 
le  fpeie   delle   famiglia  Regnanti  fon    quelle  ,  le 
quali  nell'  ifteffa  tempo  ,  che  rallegrano   e  diver- 
tono la  Corte,  giovano  al  pubblico  .     A    quello 
poiTono  conferire  certe  cacce  dittanti ,  e  in  tutte  le 
Provincie  dello  Stato,  ma  non  più,  che  una  volta  l'an- 
no ì  come  quelle  che  fervono  a  rifare  e  mantenere  le 
pubbliche  ftrade  ,  e  a  fpargere  più  largamente  il 
danaro  :  1'  affezione  a  certi  feftini  ,  in  cui  s'  im- 
pieghino Manifatture  domeniche}  perchè  onorano 
1'  Arti  :  le  fabbriche  de'  Porti  ;  V  amore  alla  ma- 
rina ;  certe  fefte  villerefche  ,  in  cui  ,   come  nella 
China ,  gli  Agricoltori ,  e  i  Pallori  vi  fieno  ono- 
rati .    Si  può  penfare  molto  di  buono  e  utile  pei 
chi  ha  amore  per  F  Arti  ,  e  per  la  felicità  dello 
Stato  (b). 

§.XIX. 

grandi  e  belle  doti  ,  ofcurolle  tutte  per  la  fua  avidità  . 
Bacone  Vita  di  Arr.  VII. 

{a)  Fu  il  cafo  di  Giacomo  I  Stuart  Re  d' Inghilter- 
ra ;  e  di  Claudio  Imperadare  . 

{b)  Fra  noi  le  Cuccagne  cofUno  ,  e  non  alimentano, 
che  1'  arte  della  rapina  .  Credo  che  fi  potefle  penfare  , 
che  sì  fatti  divertimenti  foflero  più  univerfali  ,  e  giovaf- 
fero  a  qualche  utile  profeffione  .  Una  fefta  ,  nella  quale 
il  premio  per  quei  ,  che  corrono  ,  fotte  un  pezzo  della 
miglior  manifattura  di  lana ,  di  feta  ,  di  tela  ;  e  ai  ma- 
nifattori ,  che  fefibiflero ,  un  difKntivo  ,  farebbe  affai  più 
univerfale  ,  e  più  utile  . 


Par  re  I.    Cap.  XXL  339 

§.  XIX.  La  quinta  regola  di  privata  econo- 
mia è  di  ftudiarfi  per  oneftì  e  giudi  modi  di  ac- 
crefcere  e  migliorare  i  fondi  .  Una  famiglia  può 
accrefcere  i  fuoi  fondi  per  compre,  per  doti,  per 
eredità  ,  per  favia  coltura .  Credo  che  fi  pona 
fare  predò  a  poco  il  medefimo  in  uno  Stato  . 
Molti  Stati  di  Europa  fon  divenuti  grandi  per 
doti,  o  per  eredità.  II  comprar  degli.  Stati,  nel 
tempo  del  Governo  feudale  ,  fu  frequente  ;  ma  è 
oggi  tanto  più  malagevole,  quanto  è  più  rifchia- 
rata  la  Politica .  Le  doti  o  i  teftamenti  fembra- 
110  finiti  col  fecolo  parlato  ;  ma  1'  eredità  poflòno 
tuttavia  ritenere  il  lor  dritto.  La  fola  via  di  ac- 
quetar nuovi  fondi  ,  da  cui  fi  vuol  guardare  un 
favio  padre  di  famiglia ,  è  la  rapina  ;  perchè  oltre 
all'  ingiuftizia,  non  è  fenza  pericolo  di  facrificar- 
le  quel  che  fi  polfiede  >  e  non  è  mai  ficura .  So- 
no nelle  Repubbliche  le  conquìfie  belliche  ,  quel 
che  nelle  famiglie  le  rapine  (a) . 
§.  XX.    Dunque  il  folo  bel  mezzo  di  accre- 

Y  %  fcere 

O)  E1  intanto  da  fapere  ,  che  la  foverchia  grandezza. 
di  Stato  non  giova  né  al  Cittadino  ,  né  al  Sovrano ,  fé 
vuol  avere  un  po'  di  fpirito  filolofico  .  Quegli  vi  farà 
più  oppreflb  ;  e  quedi  più  affannato  .  Era  la  ma /Ti  ma 
di  Tiberio  .  Ma  fé  ella  nafca  da  conquide  belliche  , 
non  fi  fa  fenza  rovina  del  proprio  Srato  ,  e  debb'  edere 
e-fpoda  all'ingordigia  di  nuovi  conquidateli  .  Quella  , 
che  fi  chiama  gloria  di  conquidare  ,  cioè  entulìafmo  furiofo, 
non  vien  mai  in  un  popolo,  fenza  che  fi  dedi  in  molti  al- 
tri,  (  parche  l'entufiafmo  è  un  elettricifmo  comune  della 
fpezie  umana  ;  il  quale  crefce  colla  frizione  de'  cuori  ) 
i  quali  vorranno  anch'  efli  avervi  parte;  donde  nafce  la  re- 
ciproca defolazione  de'  Regni  .  N'  ha  troppi  grandi 
efempj  T  Europa . 


340  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
Jcere  i  fondi  pubblici ,  il  foio  ficuro  ,  il  folo  ve- 
ramente eroico,  è  quello  di  promuovervi  V  Arti, 
e  '1  Commercio  5  e  principalmente  fé  le  terre  fie- 
no buone  e  atte  ad  ogni  genere  di  produzione  , 
il  clima  temperato  ;  gì'  ingegni  degli  abitanti  ca- 
paci delle  Scienze  utili  e  dell'  Arti  e  d'  ogni  imi- 
tazione (a)  •■)  e  il  Mare  vicino  e  comodo  per  ufo 
di  Pelea ,  e  di  Traffico .  K  fiato  avvertito  da- 
gli Stirici  Inglefi  (b)?  che  quafì  per  tutto  il  XV 
i'ecolo,  finché  in  quei  Regni  1' Agricoltura  e  l'Ar- 
ti furono  mal' intefe  e  difprezzate,  e  il  Commer- 
cio piccolo  e  attraverfato ,  le  rendite  della  Corte 
di  Londra  non  oltrepaflarono  120  000  lire  (ìerli- 
ne  de'  noftri  tempi .  Le  rendite  di  Aifonfo  no- 
ftro  Sovrano  montavano  a  foli  200  000  Scudi  (e) 
di  quel  tempo  (d)  ;  e  a  proporzione  quelle  degli 
altri  Sovrani  d'  Italia ,  quando  la  debolezza  delle 
leggi ,  le  frequenti  guerre  civili ,  i  privati  odj  del- 
le famiglie ,  e  de'  Baroni  ,  il  governo  Feudale  , 
la  rozzezza  delle  Scienze  politiche ,  1'  ignoranza 
dell'  Arti ,  1'  averfione  ad  ogni  altra  fatica ,  fuor- 
ché a  quella  dell'  armi  e  delle  rapine,  il  vilipen- 
dio del  Commercio, ,  lafciavano  quafichè  intera- 
mente inculta  e  defolata  sì  bella  parte  di  Europa. 
Le  quali  rendite  fon  pai  di  molto  crefeiute  ,  co- 
me lì  fono  fviluppate  le  buone  cognizioni ,  la  Pru- 
denza Civile ,  1'  Arti ,  il  Commercio  :  e  potreb- 
bero tuttavia  aumentare  di  molto ,  fé  i  noftri  Ita- 
liani deponeifero  certi  avanzi  di  pregiudiz;   de'  fe- 

colt 

(a)  "Nel  qual  cafo  fiamo  noi  . 

(b)  Hwn  Hi  [tory  of  England  ferpe  . 

(0     Sanudo  Vite  de'  Dogi  di  Venezia  ,  fecolo  XV. 
là)     Poco  più  d'  un  milione  ce'  noftri  tempi . 


Parte  I.    Cap..  XXL  341 

coli  trafcorfi ,  e  conofceffero  meglio ,  che  par  che 
non  facciano ,  il  clima ,  il  fuolo ,  il  (ito ,  e  la  fu- 
periorità  di  fpirito,  che  ci  dà  la  natura  al  di  fo- 
pra  de'  popoli  Settentrionali  (a) . 

§.  XXI.  La  fefta  regola  di  una  famiglia  pruden- 
te ed  economica,  la  quale  voglia  accrefeere  le  lue 
rendite ,  è  quella  ,  o  di  abolire  ,  o  di  ridurre  al 
minimo  pofiibile  i  debiti ,  eh'  ella  ha  con  altre 
famiglie,  fieno  contratti  da'  fuoi  maggiori  ,  o  da 
lei  medelima  in  qualche  biibgno .  Perchè  finché 
i  debiti  e  le  ufure  fi  divorano  i  frutti  de'  fuoi 
fondi ,  non  farà  mai  agiata  ,  oltre  al  pericolo  di 
fcapitare  i  fondi  medefimi .  Ora  i  debiti  di  uno 
Stato  rifpetto  agli  altri  fono  di  molte  maniere  . 
E  primamente  è  un  debito  della  nazione  quel 
prendere  delle  derrate,  o  manifatture  da'  foreitie- 
ri  ,  come  è  più  d'  una  volta  detto  .  E  perciò 
farebbe  da  considerare  ,  dove  non  fi  poterle  farne 
a  meno  dell'  intutto  ,  di  ridurre  le  importazioni 
o  intromiffioni  delle  mercanzie  ftraniere  al  mini- 
mo potàbile  (a) .  In  fecondo  luogo  è  un  debito 
feottante  quello  aver  prefo  danaro  da  foreftieri  , 
oppignorate  le  proprie  terre ,  o  vendutele ,  pagar- 

Y  3  ne 

(a)  I  Francefi  riconofeono  quella  fuperiorità  ,  quando 
chiamano  la  prudenza,  e  la  finezza  degl'ingegni  Italiani 
fa  rufe  Italìm  :  termine  di  paura  ,  la  quale  non  nafee  , 
che  dalla  fuperioi  ita  delle  forze  .  E  in  vero  le  belle 
Arti  ,  che  tra  noi  hanno  agguagliato  le  Greche  ,  e  in 
certi  punti  fuperatele ,  inoltrano  aliai  la  forza  delle  men- 
ti Italiane  .  Ma  quel  diffidar  di  se  ,  e  prendere  fempre 
gli  oltramontani  per  modelli  ,  mentre  quelli  fi  formano 
su  di  noi  ,  ci  avvilifce  ,  e  ci  fa  ridicoli  . 

(b)  La  Corte  di  Portogallo  col  nuovo  Codice  di  Fi- 
nanze ha  maravigliofcmente  tegolato  quefto  punto  . 


34^  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
ne  ogni  anno  delle  ufure,  mandar  fuori  le  rendi- 
te del  Paefe  ;  perchè  quefto  ha  potuto  giovar 
nelle  preflànti  necefiìtà  ;  ma  nuoce  ,  come  quelle 
fon  celiate .  Sono  in  terzo  luogo  un  debito  certi 
fuflìdj,  o  doni  ufitati  a  darfi  a  certi  altri  popoli , 
per  tenergli  amici  .  Perchè  fé  la  loro  amicizia 
fotte  di  ni  uno  o  poco  giovamento  allo  Stato  ,  fa- 
rebbero da  abolirli  :  ne  fi  vogliono  continuare ,  fé 
non  dove  quei  popoli  fieno  effettivamente  di  aju- 
to,  e  foccorfo  vero  e  pronto  ne'  bifogni  pubbli- 
ci (a)  «  Un  quarto  debito  ,  che  può  avere  una 
nazione,  farebbe  quello  ,  che  fi  ha  da  molte  con 
la  Corte  di  Roma,  per  rifpetto  a'  beneficj  ,  alle 
liti,  alle  difpenfe  ,  al  foftenere  i  capi  degli  Ordi- 
ni Religiofi ,  e  a  molti  altri  più  piccoli  articoli  : 
il  qual  debito,  ftinlo  io  ,  fra  noi  forpafla  mezzo 
milione  1'  anno  (  b  )  .  E  primamente  farebbe  a 
trattare  e  convenire  con  quella  Corte  per  la 
Dateria  ,  in  quel  modo  medefimo  ,  che  fi  è  fat- 
to dalla  Spagna  :  e  poi  dar  ordine  ,  che  quel  , 
che  fi  può  far  da  Vefcovi ,  fia  in  certe  difpenfe , 
fia  nelle  liti  Ecclefiaftiche  ,  fi  termini  nelle  Udien- 
ze Epifcopali;  e  fi  riduca   1*  ufcita  del  danaro  ai 

mini- 

(a)  Non  può  efler  più  fìcuro  fondamento  per  ogni 
Stato  ,  che  quel  che  nafce  dall'interne  forze:  ogni  ajuto 
eterno  è  precario ,  e  col  tempo  può  anche  rovinarci. 

(b)  Quefto  die  luogo  all'Ordinanza  di  Carlo  VI ,  per- 
chè i  Benefici  fi  pofledeffero  da'  Cittadini .  Nel  che  do- 
vrebbero diligentemente  oflervarfi  le  ragioni  di  quefto 
Sovrano  nelle  due  lettere  fcritte  al  Viceré  di  Napoli  , 
ftampate  nel  II.  tomo  de'  Privilegi  e  Capitoli  di  Napo- 
li pag.229.  e  13.3Ì,     La  principale    di    quefte  ragioni  è   ; 

AFFINCHÈ*  IL    DANARO    NON    ESCA    DAL   REGNO   COn   im- 
poverire ogni  anno  lo  Stato .  « 


Parte  I.  Cap.  XXI.  343 

minimo  poflìbile  >  E*  una  legge  di  natura ,  con- 
fermata dagli  antichi  Canoni ,  che  le  rendite  Ec- 
clefiafliche  s  impieghino  in  follievo  de'  nipoti  di 
coloro,  che  1'  hanno  fondate  zappando  ,  e  rifpar- 
miando  (a). 

§.  XXI L  La  fettima  regola  di  un  favìo  padre 
di  famiglia  è  quella  di  far  de'  debiti  ,  fé  efli 
fon  necelTarj  ad  eftinguerne  degli  altri  più  fcot- 
tanti,  o  a  migliorare  i  fondi  \  perchè  quefti  de- 
biti fono  una  mercanzia  utiliffima,  la  quale  ben 
maneggiata  può  in  non  molto  tempo  arricchire 
una  famiglia  ,  che  ha  delle  buone  terre  ,  e  dell' 
induftria.  Egli  pagherà  il  quattro  ,  o  il  cinque 
per  cento  d'  interelfe  ,  e  ne  rifcuoterà  il  venti  , 
mettendo  in  valore  i  fuoi  poderi ,  e  i  loro  prodot- 
ti *  Dirò  ad  un  padre  di  famiglia  ,  non  fate  de- 
biti per  giuocare ,  per  luflureggiare  ,  per  dare  ad 
altri  prodigalmente  :  ma  fatene ,  e  quanti  più  fo- 
no necelTarj,  per  accrefcere  i  frutti  delle  voftre 
terre.  Quefta  medefima  regola  ftimo  di  doverli 
offervare  da  un  favio  e  fedele  Finanziero  .  Se  a 
promuovere  f  Agricoltura  ,  la  Pefca ,  i*  Arti  ,  il 
Commercio  vi  fia  bifogno   di  fpendere  ,  non  è  a 

Y  4  dire, 

U)  Quefte  rendite  fono  (late  lafciate  come  patrimonio' 
della  Chìefa  .  Or'  è  un  errore  il  pigliare  il  folo  Benefi- 
ciato per  Chiefa  ;  perchè  la  Chiefa  è  tutto  il  popolo,  lot- 
to la  cura  del  Beneficiato  -,  e  il  Beneficiato  non  n'  è  ,  che 
V  Economo  .  Quefta  è  la  dottrina  de'  Sacri  Canoni  ,  e 
de'  Santi  Padri .  Ricordiamo  qui  un  bel  detto  di  S.  Gi- 
rolamo ,  Quidqutd  habent  Clerici  paaperum  ejì  ,  Ep.  ad 
Damafum.  Ma  di  quali  poveri?  Di  quelli  della  propria 
Chiefa  ,  dove  ve  ne  fieno  ;  perchè  quella  è  (lata  la  vo- 
lontà dicoloro, che  ha*!  deporto  i  loro  beni  in  mano  de' 
loro  Pafbri  . 


344  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile, 
dire  ,  ?ion  vi  è  danaro  :  farebbe  mal'  intendere 
T  arte  di  guadagnare  (a) .  Chi  pagherà  ,  dicefi  , 
gì'  intcreffi  ?  I  fondi .  Il  denaro  ,  che  fi  fpende 
a  piantare  una  vigna ,  un  oli  veto  ,  un  caftagneto: 
a  leminare ,  e  à  fabbricar  de'  granaj  :  a  pafeere  , 
e  tofare  le  pecore  5  a  filare ,  a  teflère  \  fi  paga  dal 
fondo  :  ma  fi  paga  con  vantaggio .  Senzachè  il  van- 
taggio dello  Stato  è  fempre  più  bello  ;  perchè  fen- 
tito  e  goduto  da  due  parti  ,  da  quella  del  Sovra- 
no ,  e  da  quella  de'  popoli .  Colbert  fiiceva  de' 
debiti  per  fofienere  la  fabbrica  di  Abevilla  ,  per 
follevare  il  Commercio,  e  afluefare  i  Francefi  al- 
l' induftria.  E  quando  ciò  fi  fappia  fare  ,  vi  ha 
fempre  mille  modi  da  far  rientrare  ne'  forzieri  del 
Sovrano  una  gran  parte  dei  guadagno  della  ricca 
nazione  (b). 

§.XXIII. 

00  La  noffra  Córte  con  quattro  milioni  di  nuovi  de- 
biti potrebbe  arricchir  se  e  lo  Stato  .  1.  Ricomprando 
la  Dateria.  2.  Estinguendo  i  debiti  su  l'effrazione  delle 
derrate  e  delie  Manifatture  interne  .  3.  Piantando  delle 
fabbriche  di  lana  ,  di  feta  ,  di  lino  e  canape  ,  di  bamba- 
gia .  4.  Sostenendo  la  navigazione  pe'  prodotti  interni  , 
e  aiutandone  il  fondo  .  Quando  i  creditori  di  quelli  de- 
biti fono  i  Cittadini  medefimi  (  perchè  quella  vuol'  eflfere 
condizione  eflenziale  in  quefla  regola  )  la  Corte  è  ella 
medefima  creditrice  . 

(b)  NEQUE  ENlM  REX  INOPS  ESSE  POTEST  ,  CUJUS 
IMPERIO    DITISSIMI    HOMINES    SUBjfCrUNTOR  ,  mi    fervo 

volentieri  di  quella  bella  maffima  del  Conte  Diomede  Ca- 
rafa  ,  infinuata  ad  Eleonora  d'Aragona,  fua  allieva,  e  poi 
Duchefla  di  Ferrara  ,  nel  fuo  piccolo  ,  ma  grave  libro  , 
dell'officio  del  sovrano  che  Guarino  Veronenfe 
per  comando  della  Duchefla  mefTe  in  latino  .  Queir.'  iftef- 
fo  Autore  (  pag.  78.  edit.  Neap.  1668.  )  ci  fa  fapere  le 
Cure    e  le  fpefe  del  Re  Alfonfo  per  dilatar  tra  noi  l'arte 

della 


Parte  I.     Cap.  XXI.  345 

§.XXÌII.  L'ottava  regola  economica  delle  pri- 
vate famiglie  mi  par  che  doverle  elTere  tale  ,  che 
nel  cogliere  i'  frutti  degli  alberi  ,  e  nello  svellere 
le  piante  dal  fuolo  già  mature  ,  non  fi  venirle  sì 
fattamente  a  danneggiare  il  fondo,  ficchè  per  l'u- 
tile preferite  fi  privarle  del  futuro .  Perchè  fé  la 
vita  delle  perfone  doverle  finire  in  un  anno  ,  non 
potrebbe  parere  ftolta  cofa  ,  né  ingiuria  confumar 
dentro  quell'  anno  e  frutti  e  fondo .  Ma  vivendo 
noi  lunga  Magione  ,  certi  di  avere  il  feguente  an- 
no o  i  medefimi,  o  più  gravi  bifogni;  ed  eflèndo 
gli  altri  ,  che  verranno  dopo  di  noi  ,  nell'  ifteflò 
dritto  di  vivere  e  godere ,  come  noi  \  la  giuftizia 
infieme  e  la  prudenza  ci  dettano  di  far  tal'  ufo 
de'  noftri  beni  ,  eh'  efii  non  reftino  per  gli  anni 
apprefTo  defolati .  Errico  VII  Re  d'  Inghilterra , 
Principe  Politico  ,  ma  com'è  detto,  foverchiamen- 
te  avaro  (a)  ,  avendo  voluto  ritrarre  maggior  co- 
pia di  danaro  dall'  entrata  e  ufeita  delle  mercan- 
zie ,  che  non  fofteneva  l' allora  nafeente  Commer- 
cio ,  1'  affiderò  per  modo  ,  che  poi  per  quafi  un 
fecolo  non  potè  levarli .  Le  fabbriche  di  Sivi- 
glia rimafero  defolate  per  rifeuoterne  troppo  (  h  ) . 

Tutti 

della  lana  .  Nam  cum  magnam  ami  vim  ob  pannorum 
inoptam  ex  arùbus  exportari  ceraeret  ,  nonnullos  ad  id  arti- 
fieli  genus  delegit  y  quibus  ,  ut  inchoandi  facultatem  habe- 
re/it  ,  interdum  uno  tempore  centena  milita  avseorum  (  che 
farebbero  fopra  mezzo  milione  de'  tempi  noftri  )  abfque 
itilo  joenore  mv.tuavit  .  Nec  unquam  definii  fubditos  ipfos  > 
proprio-  etiam  fu.mptu  ,  prò  cujufque  ingenio  ,  in  variia  arti- 
bus  .   .  .   exercere  . 

(a)     Bacone  vita  di  Arr.  VII. 

{b)     Ulloa  delle  manifatture  di  Spagna  . 


34<5       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
Turti  i  paefì  ,  dove  le  contribuzioni  fu  le  terre 
fono    foverchio   gravi  ,  diventano   fpopolati  »     E 
così 

A  retro  va  chi  troppo  gir  s9  affanna . 

§.  XXIV.  In  che  modo  poi  fipoflano  danneg- 
giare i  fondi  delle  Finanze  ,  benché  detto  altro- 
ve ,  e  fpefio  j  piacemì  nondimeno  qui  ridire  bre- 
vemente (a).  E  in  prima  ogni  pedagio  ,  dàzio, 
gabella  interna,  che  arrefti  la  circolazione  de' ma- 
teriali dell'  Arti ,  o  delle  manifatture  ,  deteriora  il 
fondo  delle  Finanze  ,  attraverfando  la  fatica  de' 
Cittadini ,  fola  grande  e  certa  forgente  di  ricchez* 
za  e  di  rendite  per  la  Corte }  perchè  l'anima  del- 
la fatica  è  la  pronta  e  Veloce  circolazione  . 

i.  Ogni  k  pefo  ,  che  impedifòe  d'  andar  fuori 
dello  Stato  il  foverchio  degli  animali  ,  delle  der- 
rate ,  delle  manifatture  ,  fcema  il  fondo  ,  e  col 
tempo  impicciolifce  le  Finanze  .  E  la  ragion  è , 
che  diminuifce  e  fcoraggia  la  fatica  ,  fenza  del- 
la quale  non  vi  ha  rendite  *  ne  per  gli  particola- 
ri }  ne  per  la  Corte  (b). 

3-Le 

(a)  E'  una  maffima  di  Renato  ,  eh* egli  dà  alla  Prin- 
cipefla  Palatina  ,  le  dottrine  utili  non  giovano  , 
SE  NON  si  ripetano  spesso  ,  StCCHE*  diventino  abi- 
to .  Bella  ,  e  vera  ;  perchè  le  dottrine  utili  vogliono 
prendere  il  luogo  nella  natura ,  il  che  non  s'  ottiene  fen- 
za ridurle  ad  abito . 

(£)  Appretto  ai  noftri  maggiori  innanzi  a  Filippo  II 
T  ufeita  degli  Agnelli  ,  de'  Vitelli ,  de'  Cavalli ,  Muli  , 
Afini,  Porci  ,  della  Zaffrana ,  delle  derrate,  delle  mani- 
fatture di  lana  ,  feta  ,  bambagia  ,  dell'  olio  ,  vino  ,  frutta 
&c.  era  più  libera  ;  cioè  meno  gravata  di  dazj ,  e  di  ri- 
ferbe,  di  jus  proibitivi,  che  non  fu  poi.     Per  la  Pram- 

mati- 


Parre  7.   Cap.  XXI.  347 

3.  Le  venazioni  e  le  furberie  de'  piccoli  efat- 
tori ,  i  quali  non  contenti  de'  loro  gaggi  ,  non 
vogliono  aver  degli  alberi  i  foli  frutti  ,  ma  gli 
sfrondano  crudelmente  ,  e  sbarbicatigli  ,  poco  cu- 
randofi  del  futuro* 

4.  Il  fottomettere  quei  che  non  fon  pronti  a 
pagare  i  pefi  pubblici  a  certe  pene  pecuniarie  fuperan- 
ti  le  loro  forze ,  o  deftruttive  dell'  Arti  e  della  fa- 
tica ;  perchè  è  come  fpiantare  il  nerbo  delle  ren- 
dite .  Le  leggi  Romane  ,  e  le  noftre  Coftituzio- 
ni  e  Prammatiche  vietano  di  confifcare  gli  ftru- 
menti  dell'  Arti  per  cagion  de'  pefi  Fifcali .  Me- 
riterebbe il  medefimo  privilegio  la  perfona  impo- 
tente .  Carcerare  un  impotente  ,  o  togliergli  la 
zappa ,  la  fcure ,  l' aratro ,  i  buoi ,  1'  afino ,  e  di- 
re ,  voi  non  potete  pagare  ,  ed  io  farò  ,  che  voi 
non  poffiate  pili  in  eterno  (a). 

5.  Confidererò  qui  più  a  minuto  la  legge  ordi- 
nata nel  Parlamento  di  S.  Lorenzo  il  1442  fot- 
to  Alfonfo  I  ,  della  quale  è  detto  fopra  ,  e  che 
debb'  eifere  incredibile  per  tutti  i  pofteri  .  Tut- 
ti i  piccoli  capi  di  Finanze  ,  o  la  maggior  par- 
te, 

matica  di  Ferdinando  il  Cattolico  (  Cap.  e  Priv.  di  Nap. 
pag.  78.  )  il  dritto  su  1'  effrazione  de'  grani  era  di  15 
carlini  per  ogni  cento  falme  ,  cioè  un  tornefe  a  tomolo , 
equivalente ,  pel  prezzo  di  quei  tempi ,  intorno  a  cinque 
grane  Jelle  noftre  ;  e  1'  ufcita  del  vino  era  libera  e  fran- 
ca .  L'  efito  dunque  era  più  grande  ,  maggiore  la  fatica, 
e  più  copiofa  la  rendita  de'  Cittadini  :  onde  i  doni  gra- 
tuiti e  i  fuffidj  accordati  alla  Corte  di  Spagna  furono  gran- 
dinimi e  pronti  :  né  so  fé  oggi  potettero  concederli  a 
quella  proporzione . 

(a)     Vedi  il  Conte  Diomede  Carafa  qui    fopra    citato 
di  boni  Prìncipi?  officio  part.  IV.  pag.  80. 


348  DclLj  Lezioni  di  Economia  Civile. 
te ,  fi  erano  radunati  ad  un  folo ,  cioè  ad  un  du- 
cato a  fuoco,  credendoli  metodo  femplice  e  facile  (a). 
Il  primo  difetto  di  cotal  legge  era  i'inequalità  dei 
pefo,  obbligando  a  pagare  tanto  il  povero,  quanto  il 
beneftante.  Di  qui  è  eh'  ella  fu  non  molto  do- 
po abolita  ficcome  oppreffiva  dell'arti  baile .  Ma 
la  legge  comandava ,  e  loffi  dieci  giorni  dal  tem- 
po del  maturato  pagamento  ,  chi  noti  avrà  pa- 
gato ,  r  undecimo  giorno  paghi  il  doppio ,  //  ven- 
t  une  fimo  ,  //  quadruplo  ,  //  trentunefimo ,  /'  ot- 
tuplo ,  e  con  quella  proporzione  fi  venga  fem- 
pre  di  dieci  in  dieci  giorni  a  multiplic are .  Que- 
fta  proporzione  Geometrica  dupla  afeendente  mul- 
tiplicata  per  36.  termini  ,  obbligava  un  povero 
contadino  a  pagare  in  fine  dell'anno,  quel,  ch'og- 
gi tutti  i  Sovrani  di  Europa,  fenz' eccettuarne  la 
Corte  Ottomana  ,  non  potrebbero  pagare  in  tut- 
ta la  loro  vita .  Quella  fomma  è  di  6\z$6  mi- 
lioni, 31005Ó  ducati  (b).  Anche  quello  vuol  di- 
re ,  non  pagate  più  :  riempiamo  il  paefe  di  ban- 
diti .  Pur  quando  non  fi  foife  contato  su  tal  pro- 
greflìone,  anche  la  pena  del  duplo  ,  triplo  ,  qua- 
druplo doveva  riguardare  com'  ingiufta  in  quella 
fpecie  di  delitti .  Un  omicida ,  un  adultero  ,  un 
latro ,  un  calunniatore  ec.  poifono  ben  meritare 
si  fatte  pene,  offendendo  non  folo  le  private  per- 
fone,  ma  tutta  la  Repubblica,  e  la  Maeftà  della 
legge  e  del  Sovrano.  Ma.  chi  non  paga  un  de- 
bito non  è   fempre  reo   volontario  .     Dunque  il 

più 

(a)  Quello  medefìmo  progetto  è  venuto  in  tefta  ad 
alcuni  zelanti  Patrioti  Francefi  l'anno  addietro ,  e  fé  n  è 
in  quella  nazione  fatto  grandilfimo  ltrepito . 

(0)    Vedete  i  Privil.  e  Gap.  di  Nap.  tom.  1.  pag.  13. 


Parte  I.     Cap.  XXL  349 

più  che  fi  può  da  lui  pretendere  ,  è  il  capitale  e 

I  intereflé .  Queft1  intereffe  potrebbe  andare  al 
200  per  100,  300  ,  400  ,  per  100  ?  Ma  tal'  è 
Ja  pena  del  duplo  ,  triplo  ,  quadruplo  .  E  così 
delle  volte  e'  inganniamo  per  non  calcolare . 

6.  Il  corlo  delia  giuftizia  arredato  e  attra- 
verfato  da  uomini  denarofi  e  prepotenti  ;  perchè 
riducendo  molte  famiglie  alla  mendicità  ,  o  cac- 
ciandole nelle  felve ,  lcemano  il  primo  demanio 
d'  ogni  corpo  civile  ,  che  fono  le  famiglie  ,  e  le 
perfone ,  che  lavorano  (a) .  Dove  le  leggi  fono 
impunemente  contradette  da  pubblici  e.univeriali 
fatti ,  tollerandolo  i  Legislatori ,  non  fi  può  aver 
altra  regola  della  vita,  che  la  forza  d'  ingegno  , 
o  di  mani  :  e  dove  ciò  avviene ,  non  vi  farà  mai 
fatica  metodica  (b) . 

7.  La 

(a)  V  Irlanda  ,  Ifola  grande ,  in  clima  temperato  ,  di 
belle  terre,  atta  a  produrre  molto  per  l'Arti  primitive  e 
fecondarle,  verfo  il  fine  del  fecolo  XVI  non  rendeva  alla 
Corte  di  Londra  ,  che  6000  lire  fterìine  ;  dove  oggi  ren- 
de molti  (fimo  .  E  la  ragione  è  ,  che  gf  Irlandefi  fino  a 
quello  tempo  erano  ftati  affai  più  felvaggi  de'  Tartari  . 
(  vdi  /opra  §.  VI.     Non  vi  fi  conofeeva  f  ufo  del  pane. 

II  1599  avendo  alcuni  voluto  introdurre  il  pane  all'  In- 
defe ,  furono  ammazzati ,  ficcome  introduttori  d'  un  per- 
niciofo  luflb  .  Hum  Hiflory  of  England  tom.V.  pag.  415. 
Ma  e(Ti  non  fi  erano  ridotti  a  quefto  flato  ,  che  perche 
non  vi  fi  riconofeeva  altra  legge  dì  ficurth  ,  ne  altra  g'iuft't- 
zia  ,  che  la  fola  forza .  Thrown  out  the  proteftion  of  jufìi- 
ce  ,  the  natives  cov.ld  find  no  fecurity  but  in  force  .  Hum 
ibi .'.  pag.  412. 

if>)  Vi  è,  dicono  i  Viaggiatori,  un  Paefe  nel  giro  del  mon- 
do, dove  è  proibita  fafportazione  di  certe  armi  offenfive  \  ma 
fé  ne  permette  pubblicamente  la  vendita .  Vi  è  proibito  il 
furto  :  e  le  robe  rubate  vi  fi  vendono  nelle  piazze.    Vi 

fi 


35°      Delle  Lezioni  di  Eco?Jomia  Civile* 

7.  La  foverchia  lunghezza  delle  liti  ^  perchè 
diftrae  dalla  fatica  ;  impoverifee  T  Attore  e  'i  Reo; 
impiccolifce  la  ciane  de'  lavoratori  ,  e  accrefee 
quella  de'  non  produciteli . 

8.  Le  taflè  full'  induftria,  le  quali  indifpet- 
tifeono  la  gente ,  e  fanno  abbandonar  la  fatica  . 

9.  Le  affife  de'  prezzi  delle  robe  mercati- 
bili  ;  perchè  fanno  incagliare  la  circolazione . 

io.  Il  trattare  i  Mercatanti  da  Monopoli- 
Iti  ;  perchè  gli  difonora ,  e  feoraggia ,  e  arrefta  lo 
fcolo , 

In  brieve ,  tutto  ciò  ,  che  raffredda  ,  o  feri- 
fee  la  fatica ,  1'  arti ,  il  commercio ,  guaita  e  cor- 
rompe il  fondo  medefimo  delle  Finanze . 

§.  XXV,  Né  è  da  credere  ,  che  il  foto  fare 
arrefti  1'  induftria  }  perciocché  ella  è  fpelfo  impe- 
dita dal  non  fare  .  Fare  una  palizzata  dinanzi 
alla  bocca  d'  un  fiume  è  fenza  contratto  cagione, 
perchè  1'  acqua  non  corra  dove  la  fua  natura  la 
porta.  Ma  non  è-arreftarla  meno  quel  non  vo- 
ler nettare  la  foce  otturata  per  vecchi  cumuli  di 
rena .  Si  conviene  oggimai  ,  che  la  più  grande 
molla  motrice  degl'  ingegni ,  dell'Arti ,  della  fatica, 
delle  ricchezze  dello  Stato,  fia  il  Commercio ,  do- 
ve è  mare  ;  e  fon  tali  ora  in  Europa  le  co  fé  uma- 
ne, che  in  ogni  paefe  atto  al  Commercio  ,  pur- 
ché non  fi  arrefti  il  fuo  corfo,  di  per  fé  viene  a 
crefeere  e  dilatarfi ,  per  la  fola  avidità  del  guada- 
gno, ftuzzicata  dal  prefente  vivere  civile,  e  dall' 
emulazione   delle  nazioni  trafficanti  .    Ma  v'  ha 

de' 

fi  vieta  la  calunnia  ,  V  oppreflìone  ,  T  eftorfione  ;  e  i 
calunniatori  ,  gli  oppreflbri  ,  i  rattori ,  non  vi  fono  pu- 
niti .    Quello  paefe  debb'  eflere  tuttavia  bar-baro  . 


Varte  1.    Cap.  XXL  351 

de1  paefi ,  dove  fembra  ,  che  sì  fatta  malllma  fia 
ancora  ignota .  Vi  troverete  degli  oftacoli  ,  che 
non  fi  ardifce  a  rimuovere  .  Son  pregiudizi  di 
vecchi ,  che  fi  venerano  per  ufo  ,  fenza  mai  vo- 
lergli difaminare ,  In  quefti  paefi  parlare  della 
proibizione  di  certe  manifatture  o  derrate  efterne, 
della  libera  effrazione  di  certe  derrate  o  manifat- 
ture-interne ,  di  certi  generi  di  pefi ,  che  a  lungo 
andare  deftruggono  le  Finanze  medefime  ,  della 
non  ragionevolezza  della  legge  ,  che  vieta  1'  ufci- 
ta  del  danaro  per  cagion  di  traffico  ,  farebbe  dir 
delle  refie  (a) , 

§.  XXVI. 

(a)    Torno  a  dirlo:  in  materia  di  Economia  e  di  Politica, 
non  amerei  ,  che  un  Miniftro  dicefle  non  si  può  :    ma 

più    tofto    ,     VEpIAMO     COME     SI    POSSA    ,     E    QUANTO    . 

L'efperienza  ci  ha  infegnata,  che  molte  cofe  ftimate  da' 
primi  uomini  imponìbili, fi  fon  poi  fatte  con  un  poco  di 
pazienza  e  tempo .  Se  a  tempo  di  Romolo  v.g.  averte  al- 
cun detto  ,  voi ,  Romani sfarete  padroni  dell'Europa  ,  di  gran 
yarte  del? Afta  ,  e  dell'Africa  ,  chi  non  ì  avrebbe  derifo 
come  infenfato  ?  Se  a  quel  pugno  d'uomini  ,  che  fuggen- 
do la  crudeltà  di  Attila  ,  rifuggironfi  nelle  lagune  del 
mare  Adriatico ,  averte  uno  ,  men  che  Profeta  ,  detto  , 
voi  farete  una  potenza  in  Europa  tra  \e  prime ,  farebbe  (ta- 
to prefo  per  matto  .  Se  a'  tempi  di  Filippo  Duca  di 
Borgogna  forte  (tato  detto  a  que'  di  Olanda,  di  Ovrirtel, 
di  Orange  ec.  qual  Repubblica  farete  voi  di  qui  a  dugen- 
to  anni  !  Voi  farete  padroni  de  mari  dall'*  Oriente  all'  Occi- 
dente .  Ecco  un  fanatico ,  avrebbero  gridato  i  Savj  .  Fi- 
nalmente avrebbero  erti  gì'  Inglefi  del  tempo  di  Gugliel- 
mo il  Conquirtatore  ,  creduto  mai  ,  di  poter  efiere  gli 
arbitri  della  terra  ?  e'1  Marchefe  di  Brandeburg  al  tempo 
del  M.  Federico  I  di  far  fronte  ai  Francefi  ,  Imperiali  , 
Ungheri  ,  Svezzefi  ,  Mofcoviti  uniti  infieme ,  e  trionfar- 
ne ?  Dunque  quel  non  si  può  ,  è  il  più  grande  oftacolo 
alla  grandezza  de'  popoli ,  e  alla,  loro  felicità . 


352.       Delle  Lezioni  di  Eco7iomia  Civile. 

§.  XXVI.  Ma  fi  dirà ,  dove  Mare  il  pieno  del- 
le Finanze  ?  Certo  è  difficile  ,  che  le  tailè  fu  le 
terre  pollano  fupplire  a  tutti  i  bifogni  del  gover- 
no ,  in  pace  ,  e  in  guerra  ;  perchè  ìe  voi  le  cari- 
cherete fuori  di  proporzione  ,  andrete  a  sbarbica- 
re T  Agricoltura  ,  e  con  ciò  verrete  neli'  iftelfo 
tempo  ad  annientare  il  primo  fondo  delle  Finan- 
ze. Rifpondo  ,  che  in  quelli  cafi  il  più  fìcuro 
mezzo,  e'1  più  utile  infieme,  è  quello  delle  im- 
pofizioni  fui  confumo  delle  cofe  le  più  comuni  , 
come  del  pane ,  deli'  olio ,  del  vino  ,  del  fale  ec. 
che  noi  chiamiamo  Gabelle  (a)  .  Queft'  impolì - 
zioni  ,  benché  dalla  generalità  riguardate,  per  i- 
gnoranza ,  cred'  io  ,  con  orrore ,  fono  non  per  tanto 
le  meno  gravofe  ;  perciocché  fi  pagano  con  una 
forta  d'  infenlìbilità ,  che  s'  accorda  meglio  con 
la  natura  umana .  Un  uomo ,  che  fpende  4.  gra- 
ni per  pane  il  giorno ,  non  s'  accorgerà  quali  mai 
del  pelò  impoftovi ,  fé  egli  n'  abbia  un  pajo  d'on- 
ce  di  meno  ;  dove  che  le  tailè  ,  che  fi  pagano 
per  groife  fomme ,  opprimono  quelli ,  che  vivono 
alla  giornata.  Uno  "di  coftoro  pagherà  più  torlo, 
e  con  più  facilità  a  quel  modo,  eh' è  detto,  due 
grani  il  giorno ,  che  due  carlini  in  fine  di  ciafeun 
mefe . 

§.  XXVII.     Vi  è   un'  altra  utilità,  che  porta 

fé  co 

(a)  Era  il  fiftema  deH'illuftre  Enzenado  gran  Finanziere 
di  Spagna  :  e  fi  è  provato  utile  in  più  d'un  paefe  del  Re- 
gno dopo  i  Catajìi  ;  avendo  molte  Terre  ,  che  avevano 
chiedo  il  Catafto ,  dovuto  tornare  all'  antico  modo  di  vi- 
vere per  Gabelle  .  Ma  fi  vogliono  faper  porre  ,  per 
modo  ,  che  cadono  su  chi  confuma,  non  su  chi  lavora  : 
o  fé  su  chi  lavora,  in  quanto  però  confuma.  E'  l'Arte 
degl'  Inglefi  . 


Parte  L  Cap.  XXL  353 

feco  quefto  metodo  ;  cioè  che  rendendo  alquanto 
più  difficile  il  vivere ,  accrefce  a  quella  medefima 
proporzione  l' induftria  de'  faticatori  (a) .  E  no- 
to per  efperienza  ,  che  fi  ha  degli  uomini  ,  che 
dove  i  vizj  morali  non  tirino  dalla  parte  della 
poltroneria  e  della  vita  vagabonda  ,  e  fia  una  tal 
vita  riprefTa  dalla  legge  '•>  la  lor  fatica  è  fempre 
proporzionevole  a'  loro  bifogni  (b)  ,  purché  non 
fiano  tali,  che  opprimano  e  fcoraggino  .  Per  la 
qual  cofa  quei  bifogni ,  che  non  gii  fchiacciano  ,  ma 
il  pungono  ,  dettano  la  loro  induftria  ,  e  accrefcono 
la  quantità  della  loro  fatica.  Ho  detto, eh' è  ne- 
ceflario  ,  che  i  vizj  morali  non  gli  allettino  ad 
una  vita  vagabonda  ;  perchè  dove  quella  regni , 
accrefeere  i  bifogni  è  accrefeere  i  poltroni ,  gli 
aflaffìni ,  i  ladri .  Federico  Imperadore  comincia 
una  fua  Coftituzione  :  Pacis  cultum ,  qui  a  ju- 

STITIA,ET    A    QUO    JUSTITIA    ABESSE    NON    PO- 
TEST,   per    univerfas    &  fmgulas  partes   regni 
?ioftr't  praecìpimus   obfervari  (e)  .     Maffìma  divi- 
Part.I.  Z  na. 

(a)  Hum  Effay  VII.  cf  Taxes . 

(b)  Quefto  è  il  cafo  della  China,  nazione  perciò  la  più 
diligente  della  Terra  .  Ma  dico  bifogni  ,  non  mi/erta  . 
Perchè  quando  poi  fiamo  arrivati  ad  incallire  alle  gran 
durezze,  non  avrem  difficoltà  ad  andar  nudi  ,  mangiar 
ghiande  e  radici ,  e  divenir  fiere  .  E  perciò  quei  bifogni 
voglion  efler  tanti ,  che  fi  poffa  mangiar  pane .  E*  degno 
di  confiderazione ,  che  l'Ulifle  d1  Omero  ,  come  giugne 
in  un  paefe  ignoto  fi  fa  fubito  una  domanda  ,  fon  eflì 
falvatici  ,  »  citov  iS~ovTnyo  mangiari  pane?  Era  il  carat- 
tere de'  popoli  civili .  E  in  vero  tutti  i  popoli  ,  che  non 
mangian  pane,  fon  felvaggi ,  e  per  avventura  anthropafa- 
gì ,  manducatori  di  carne   umana  . 

(e)  Conjiit.  R,  Sìciliae  Lio.  1.  ut.  8.  pag.  115, 


354  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
ria.  E  voleva , cred'  io ,  dire  :  Le  rendite  del  So- 
vrano faranno  Tempre  proporzionevoli  a  quelle 
della  nazione  :  quelle  alla  fomma  delle  fatiche  : 
la  fomma  delle  fatiche  alla  ficurtà  e  pace  delle 
famiglie;  quella  ficurtà  e  pace  all'egualità  de' pe- 
ti ,  e  alla  pronta  e  generale  giuftizia  :  1'  egualità 
de'  pefi  ,  e  la  giuftizia  alla  riprensione  de'  poltro- 
ni.  Molti  poltroni;  ninna  egualità,  niuna  pace, 
niuna  giuftizia ,  niuna  ficurtà  ;  e  con  ciò  non  fa- 
tica ,  non  rendite . 

§.  XXVIII.  La  nona  regola  delle  private  fa- 
miglie fi  è,  che  nel  trafportare  i  frutti  dal  campo 
a  cafa,  e  ne' magazzini  ,  fi  faccia  la  minore  fpe- 
fa  poffibile .  Quel  moltiplicare  i  fervi  ,  i  muli , 
i  buoi,i  carri  per  pura  pompa,  non  è  certamen- 
te economia  .  Coda  molto  ,  e  rende  poco .  E' 
fi  vorrebbe  fare  il  medeiìmo  nel  raccogliere  le 
contribuzioni  e  1'  altre  rendite  della  Corte  .  Si 
dovrebbe  fcegliere  la  via  più  breve  ,  e  quella , 
che  faceffe  meno  pagare  a'  popoli  ,  e  rendeffe 
più  al  Sovrano  .  Quando  i  popoli  pagano  a  te- 
nor  della  legge  di  proporzione ,  fi  dee  lor  lafcia- 
re  la  libertà  di  pagar  per  la  via,  che  loro  è  più 
corta  e  facile .  Allungarla  ,  è  far  loro  pagare  di 
più  ,  fenza  che  il  Sovrano  ne  ricavi  vantaggio . 
Moltiplicare  gli  efattori  ,  dove  non  è  uopo,  fa 
due  mali  ;  fa  pagare  il  doppio  a'  luciditi  ,  e  ren- 
de meno  alla  Corte .  La  Corte  paga  più  gaggi: 
il  popolo  è  foggetto  a  più  eftoriioni  ,  e  1'  arti 
ad  una  fchiavitù  ,  che  1'  affiderà.  Si  è  detto  dà 
alcuni  ,  che  quella  è  la  grandezza  della  Sovrani- 
tà :  che  il  Profeta  Daniele  vedde  Dio  aflìfo  fui 
trono,  intorno  a  cui  erano  milita  millittm  di  mi- 
niftri .  Io  non  fo  quanto  quello  paragone  vaglia: 

ma 


Parte  I.  Cap.  XXI.  355 

ma  so  che  i  noftri  milita  millium  ,  fenz'  utile  , 
debbano  coftar  molto  ai  Sovrano  e  a'  popoli  : 
dove  quelli  non  coftano  al  Padrone  del  Mondo  , 
che  una  volontà. 

§.  XXIX.  K  una  controverfia  ,  che  io  non 
faprei  decidere  ,  fé  le  rendite  delle  Corti  ftiano 
meglio  in  Regia  ,  come  dicono  i  Francefi  ,  cioè 
in  demanio,  come  diciam  noi,  o  in  affitto.  La 
rifoluzione  di  quello  problema  dipende  dal  fapere, 
qual  metodo  preme  meno  i  popoli  ,  e  giova  più 
alle  Corti .  Mi  è  noto  che  certi  grandi  Autori 
preferifeono  il  primo  ,  come  meno  oppreflìvo  del- 
l' Arti  ,  e  del  Commercio  •  Se  io  avelli  ad  opi- 
nare ,  preferirei  il  fecondo  ,  come  più  ficuro  per 
la  Corte ,  e  più  pronto ,  e  più  libero  pel  pubbli- 
co. Ma  vorrei  però,  che  le  leggi  de'  fitti  i.fol- 
fero  note  a  tutti  per  promulgazione  di  editti  .  2. 
che  fi  faceflèro  ofièrvare  con  rigidezza  a'  fittavo- 
li .  3.  che  fi  gaftigaflero  feveramente  le  mariole* 
rie .  4.  che  loro  non  fi  deffe  altra  autorità  ,  che 
quanta  fi  richiede  per  l'efazioni .  5.  che  non  fi  con- 
cedettero loro  de'privilegj  da  far  monopolj ,  e  da  ti- 
rare a  fé  tutto  il  Commercio .  6.  che  non  dipen- 
dendo, che  dal  folo  fupremo  Finanziere. 

§.  XXX.  Voglio  qui  efaminare  brevemente 
un  punto  ,  che  fembra  imbarazzare  le  Finanze  e 
il  Commercio  ;  ed  è  quello  de'  controbandi .  Non 
ha  dubbio  ,  che  i  contrabbandi  non  fieno  delle 
frodi  ,  e  de'  furti  ,  che  fi  fanno  degli  altrui  drit- 
ti {a)  ;  e  con  ciò  degni  di  efìèr  riprefli  e  gaftiga- 

Z  2  ti. 

(a)  ICafifti,  i  quali  hanno  infognato,  quelli  tali  fro- 
datori non  peccare  in  modo  neffuno ,  e  non  eflere  obh!;~ 
gati  a  redimire    il  mal  tolto  ,    pare  che    non  fieno  itati 

trop- 


3 $6  Delle  Leztofii  di  Economia  Civile. 
ti .  E  anche  dell'  interefle  di  tutto  il  corpo  ci- 
vile ,  che  fieno  i  meno  potàbili  ;  perciocché  dove 
fono  molti ,  ivi  rendendo  meno  i  fondi  della  Cor- 
te ,  è  neceffità  che  tutto  il  corpo  civile  ne  fofti- 
tuifea  de'  nuovi  ,  per  mantenere  la  Maeftà  del 
Trono  .  Ma  fui  metodo  di  reprimergli  e  dì 
gaftigargli  non  poflTo  approvare  la  condotta  di  cer- 
ti popoli  ,  dove  fi  fpiantan  le  famiglie  e  1'  Arti 
per  o^ni  piccolo  contrabbando  •  Perchè  quanto 
più  fi  riducono  a  poche  le  famiglie ,  tanto  meno 
in  apprefiò  renderanno  i  fondi  delle  Finanze.  Lo 
annientarle  adunque  a  me  pare  ,  come  fé  un  A- 
gricoltore  trovando  delle  viti  ,  le  quali  hanno  in 
parte  frodato  la  fua  fperanza  ,  fi  metteffe  a  sbar- 
bicarle .  La  pena  adunque  vorrebbe  eifere  ,  fé 
non  quella  del  taglione ,  come  s' ufo  tra*  Turchi, 
pure  non  molto  da  quella  dittante. 

§.  XXXI.     Il    principal  punto  è  quello  di  non 
impiantare  1'  Arti,  per   timore  de1  contrabbandi  . 

Quel!' 

troppo  fcrupolofi  in  fatti  eli  furto  .  Ne  fàprei  dire  , 
fé  folle  più  fai  fa  la  loro  malfima  ,  o  ridicola  la  ragione. 
Ninno  ,  dicono  ,  fi  vuol  punire  con  due  pene .  Purché  non 
pecchi  contra  due  Sovrani ,  dich1  io .  Il  furto  elfendo  un 
peccato  nel  corpo  civile  ,  e  un  peccato  contra  la  legge 
di  natura,  fia  maraviglia,  fé  fìa  punito  nel  tribunale  ci- 
vile ,  e  in  quel  di  Dio?  E%  1'  ifeflb  dell'omicidio,  dell'adul- 
terio ,  della  calunnia  ec.  Adunque  quella  loro  ragione  fé 
non  è  ridicola  ,  tende  ad  annientare  le  pene  delle  leggi 
civili ,  e  con  ciò  le  focietà  ,  e  a  ridurci  allo  (lato  ferino. 
La  cagione  di  quefto  loro  errore  è  alquanto  alta  e  rilevata. 
Dio  nel  governo  di  quello  mondo  agifee  parte  immedia- 
tamente ,  parte  per  mezzo  delle  caufe  feconde  .  Si  è 
voluto  togliere  le  caufe  feconde .  Quell'aver  voluto  fargli 
far  tutto  ha  guafìe  e  turbate  molte  nazioni . 


Parte  I.  Cap.  XXL  357 

Queir  Arti ,  quel  meftiero  ,  quel  negozio  ,  in  quel- 
l' Ifola ,  in  quel  Promontorio ,  in  quel  Tito  di  ma- 
re, è  un  ricettacolo  di  contrabbandieri:  adunque 
vi  fi  proibifea .  Quello  vuol  dire ,  adunque  fi  tol- 
ga il  foftegno  alle  famiglie  ;  fi  fpopoli  dunque  . 
Domando  ,  quell'  Ifola,  quei  Promontorio  ,  quel 
cantone  di  lido  ,  poiché  fia  fpopolato  ,  quanto 
renderà  egli  al  Finanziere  ?  Che  fare  ?  diradi .  Io 
crederei  meglio  ,  poiché  fi  è  adoperato  ogni  con- 
figlio per  chiudere  le  vie  a'  contrabbandieri ,  la- 
fciargli  correre ,  finite  utraque  ere/cere  ,  che  con 
isbarbicargli  ,  fpiantare  il  primo  fondo  ,  eh'  è  la 
popolazione  .  Quei  contrabbandi  fono  una  per- 
dita ,  a  dir  vero  per  la  Corte  :  ma  effì  fervono 
di  ftimolo  all'  Arti  ,  al  Commercio  ,  alla  fatica. 
Dunque  fervono  di  canali  a  recarci  del  danaro. 
Or  quando  lo  Stato  è  ricco  ,  non  fono  mai  po- 
vere le  Finanze  (a).  Guai  per  quei  paefi ,  dove 
non  fono  contrabbandi  ;  ma  neppure  Arti ,  Navi- 
gazione ,  Commercio  .  E  apprettò ,  non  manche- 
rà di  chiapparne  di  quando  in  quando  qualcuno, 
che  vi  ricompenfi  d'avanzo.  Come  i  tordii  quan- 
to più  mangiano  più  ingranano  ,  e  fon  poi  più 
acconci  ad  una  buona  tavola . 

§.  XXXII.  La  decima  regola  d'  un  economo 
privato  debb'  eifere  di  rifeuotere  il  fitto    de'  fondi 

Z  3  a  pro- 

(a)  Il  1758.  Il  Parlamento  accordò  alla  Corte  di  Lon- 
dra il  luifidio  di  dodici  milioni  761  ,  300.  lire  fterline  , 
cioè  circa  64  milioni  di  ducati  noftri .  L'  atto  di  quefto 
fuffidio,  non  mai  per  innanzi  udito  in  Inghilterra,  pafsò 
(  dice  l'Autore  del  Minifterio  del  Signor  Pitt  )  con  pia- 
cere ,  e  fenza  "centri  contrajio  .  Vi  dovev'  eflere  dunque 
il  modo  di  levarlo  .  Io  non  io  fé  fi  fofle  potuto  levare 
in  altri  Stati  d'  Europa  . 


3  5  8  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
a  proporzione  dell'  eftenfione ,  bontà ,  rendita  del- 
le terre,  e  non  a  ragione  dell'abilità  del  fittavo- 
lo '■>  perchè  oltreché  1'  abilità  comporta  di  mente 
e  corpo  è  dofa  variabile  e  incerta ,  pure  altrimen- 
ti facendo  farà  o  pezzenti,  o  ladri  gli  affittatori: 
pezzenti  fé  fon  di  poco  fpirito  ;  ladri ,  fé  n'  han- 
no molto .  E1  da  offervarii  la  medefima  nelf  im- 
pofizioni  delle  contribuzioni  (a).  Dopo  un  ra- 
gionevole teftatico  ,  debbono  pagar  le  terre  ,  e 
tutte  ,  fenza  eccettuarne  un  palmo  ,  non  1'  a- 
bilità  delle  pedone  .  Accataftare  1  abilità  e 
T  induftria  è  allibbrare  una  potenza  ,  che  può 
mancare  per  infiniti  accidenti  ;  la  quale  è  fem- 
pre  incerta  ,  e  foggetta  a  mille  frodi  :  e  fé  vi 
è  chi  non  fa  frodare ,  né  n'  ha  il  coraggio ,  s' in- 
vilifce  ,  e  fi  mette  a  far  1'  accattone  '•>  donde  na- 
fcerà  una  mancanza  nella  malia  totale  delle  ric- 
chezze (b) . 

§.  XXXIII.  K  detto  ,  che  la  parola  Finanza 
venga  da  Fine^  cioè  ammenda ,  pena  pecuniaria . 

Voglio 

(a)  Veggafi  la  Decima  Reale  di  Vauban . 

(b)  Il  Catafto  delle  terre ,  e  f  impofizione  fecondo  la 
loro  forza  e  rendita  ,  è  il  più  divino  metodo  ne'  paell 
temperati ,  e  dove  è  Agricoltura  e  Commercio  .  Veggafi 
la  Decima  Reale  di  Vauban  .  E  nondimeno  quefto  metodo 
non  pare  di  aver  prodotto  nel  noftro  Regno  quell'  utile, 
che  fé  ne  doveva  fperare ,  e  per  cui  fu  da'  favj  Minilìri 
del  noftro  Sovrano  architettato .  Le  cagioni  fono ,  nel  Te- 
fecuzione  ,  e  le  feguenti  .  i.  Non  fi  aveva  a  lafcia- 
re  un  palmo  di  terra  non  foggetto  alla  legge  generale  : 
e  fé  n'  è  lafciata  più  che  la  metà  .  2.  S'  è  dato  meno 
valore  alle  terre  de'  ricchi  e  prepotenti  ,  più  a  quelle  de' 
poveri  .  3.  S'  è  fottopofta  a  catafto  1'  induftria  libera  , 
che  dovev' efferne  efente. 


Parte  L  Cap.  XXL  359 

Voglio  qui  confiderare  quanto  fondo  fi  convenga 
fare  su  quella  forta  di  rendite  per  bene  del  Sovra- 
no e  dello  Stato .  Debb'  effere  una  maftìma  cer- 
ta in  Economia,  che  ogni  rendita,  la  qua- 
le   n'    IMPEDISCE     UNA     MAGGIORE  ,   SIA    VERA 

perdita  .  E  in  quefto  conto  ftimo,  che  fi  deb- 
bano tenere  in  ogni  Corte  le  pene  pecuniarie  per 
la  maggior  parte .  Nelle  antiche  Ebree  leggi  , 
Egizie  ,  Greche  dì  Solone  ,  e  nelle  Romane  De- 
cemvirali,  non  troviamo,  che  i  delitti  tendenti  a 
diffociare  il  corpo  civile  ,  e  a  porre  un  oftacolo 
alla  fatica  metodica  ,  foffero  puniti  con  altre  pe- 
ne,  che  con  delle  afflittive  del  corpo,  e  della  ri- 
parazione del  male  fatto  altrui ,  capital  efìo  (  a  )  . 
In  quei  tempi  adunque  dovev1  elfere  più  reprefla 
la  cupidìgia  di  far  male,  e  maggiore  1  amore  del- 
la virtù  e  della  fatica .  K  un  errore  il  dire,  che 
la  crudeltà  delle  pene  di  Dragone  nafceffe  da' 
tempi  barbari  e  feroci  ;  ella  doveva  nafcere  da  un 
più  gran  fenfo  della  pubblica  utilità  (b)  :  perchè  ap- 

Z  4  punto 

(a)  Platone  moftra  anch'eglì  una  certa  foverchia  gen- 
tilezza di  cuore  nelle  fue  leggi ,  con  effere  troppo  procli- 
ve alle  pene  pecuniarie  ,  anco  in  delitti  atroci  .  Quefta 
manfuetudine  è  crudeltà  riguardo  al  corpo  polìtico  :  e  il 
Legislatore  vuol  guardare  alla  falute  del  tutto  ,  né  la- 
fciarfi  trafcinare  dalla  compafììone  delle  parti .  Mi  fpa- 
venta  un  Capitolare  di  Carlo  Magno  ,  dove  anche  il 
Parricidio ,  e  fatto  per  brama  di  confeguir  l'eredità ,  non 
fi  punitce  che  con  la  privazione  dell*  eredità  ,  un  po'  di 
multa  ,  e  un  po'  di  penitenza  pubblica ,  come  fi  farebbe 
per  una  beftemmia . 

(b)  Quello  Legislatore  puniva  di  morte  i  poltroni  vo- 
lontari (  Plutarcbus  in  Solone  )  :  e  quefto  dimoltra  ,  ch'egli 
aveva  intefa    la  vera  ragion  politica  .    Dirò  qui    di  paf- 

faggio, 


3<5o       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
punto    tra'  barbari  le  pene    non    fon  quali  mai  , 
che  pecuniarie  {a) . 

§.  XXX IV.  La  politica  di  non  punire  i  gran 
delitti  ,  che  con  roba  ,  o  denaro  ,  non  è  dun- 
que di  popoli  iavj  (b) .  Ella  ci  venne  dalla  Tar- 
taria ,  dalla  Svezia ,  dalla  Danimarca  ,  dalla  Saf- 
fonia,  da'  paefi  ,  dove  efìèndo  in  quei  tempi  po- 
co fviluppato  il  Governo ,  non  fi  conofceva  trop- 
po ordine,  e  gli  uomini  vi  fi  (limavano  per  la 
forza  del  corpo,  o  per  la  temerità  dell' animo  (e). 
Dond'  era,  che  i  gran  delitti  o  fi  lafciavano  al- 
la privata  vendetta ,  o  fi  tranfigevano  a  beni ,  an- 
che tra  le  parti  (d).  Quello  metodo  accrefeeva  l'ar- 
dire .  E  poiché  anche  tra  Criftiani  cominciò  a 
crederfi  ,  che   quella  fleffa   via    valeiTe   nel    fare 

i  conti 


faggio ,  eh'  è  falfo  quel ,  eh'  afterifeono  Erodoto  ,  e  Diodoro 
di  Sicilia  ,  che  la  legge  di  Solone  ,  la  quale  dichiarò  delitto 
pubblico  la  poltroneria  volontaria  ò  ccpyos  UTnudvvos  wrw  trctvTi 
<rp  /3a\oy,ev(f>  ypx*^tcr$eti  (  vedi  Samuel  Pctito  ad  leges  At~ 
ticas  lib.  V.  tit.6.  )  fofle  fiata  da  lui  prefa  in  Egitto  dal- 
le leggi  di  Amafis  ;  perchè  quefta  legge  precede  Solone  . 

(a)  Tali  fono  tutte  le  pene  delle  leggi  Longobarde  , 
Borgognone  ,  Ripuarie  ,  Alamanne  ,  Saffone  ,  Saliche  ,  Fri- 
fie,  ec.  Tutto  s'  acconcia  con  pochi  foldi  :  e  talora  fi  la- 
feia  la  libertà  di  giarare  con  dodici  ,  con  /et  ,  per  non 
pagare  . 

\b)  Ella  non  è  (lata  mai  nella  China  ,  popolo  polito 
il  più  ab  antiquo  in  Terra. 

le)  Spedo  gli  uomini  vi  erano  valutati  meno ,  che 
le  befiie  .  Un  buon  cavallo  non  fi  valutava  meno  di  8, 
o  io  foldi  :  un  fervo  ,  un  contadino  ,  4 ,  ec. 

(d)  Tra  i  popoli  barbari  deferitti  da  Omero  in  ambe- 
due i  Poemi  fi  trovano  lpeflò  di  quell'accordi  pecuniari 
per  cagion  di  omicidio  ,  di  rapimento  di  mogli ,  figlie  ec. 


Parte  l   Cap.  XXL  361 

i  conti  con  Dio  {a)  ;  Ja  vita  umana  non  divenne 
che  un'  occupazione  di  ladri ,  afiàflìni ,  incendiar;, 
omicidi  (b) ,  tra  quali  il  più  temerario  era  anco- 
ra il  più  fumato  e  onorato  .  A  quello  modo  le 
campagne  rimanevano  inculte,  l'Arti  abbandona- 
te ,  la  vita  degli  uomini  errante  e  felvaggia . 

§.  XXXV.  Dunque  le  pene  pecuniarie  ,  e  le 
compoiìzioni  fono  indiritte  a  devaftare  i  fondi 
della  rendita  de'  popoli ,  e  del  Sovrano  :  e  perciò 
non  amerei  eh'  entrafièro  nel  grembo  delle  Finan- 
ze. Si  vorrebbero  ridurre  le  pene  quanto  più  n* 
poteffè  vicine  alla  legge  del  taglione  .  Sarò  ri- 
ftucchevole  :  ma  la  gravezza  della  materia  richie- 
de, che  il  fia.  Le  mie  maffìme  fono  :  Non  vi 
fon'  Arti  fenza  foda  e  fincera  pietà  e  virtù  :  e 
non  vi  può  efière  né  (incera  pietà  ,  ne  virtù  ve- 
ra nefiuna ,  dove  i  delitti  fi  ricomprano .  La  leg- 
ge vuol  reprimere  la  forza  della  cupidigia  ,  per- 
chè il  corpo  civile  fia  favio  e  felice  :  ma  ricom- 
prare i  delitti  è  aumentarne  la  voglia  .  Quando 
la  vita  degli  uomini  fi  pagava  pochi  foldi,  tutto 
era  ftrage  in  Europa  ,  e  tutto  felve  .  Quando  t 
latrocini  e  le  rapine  degli  uomini  ,  degli  animali, 
delle  robe  tranfigevanfi ,  i  gran  Feudatari  alimen- 
tavano delle  mafnade  di  afiàflìni ,  come  garzoni  di 
banco  di  Commercio  ,  o   come   cacciatori  ,  per 

chiap- 

(a)  V  erano  delle  tariffe  de'  peccati  anche  nel  Tri- 
bunale di  Dio.  Vedi  Muratori  Diflf.  M.  Aevi.  Il  che 
non  dee  recar  maraviglia  .  Ne'  tempi  dT  ignoranza  la 
polizia  Civile  e  I'Ecclefìaftica  andarono  fempre  del  pari  . 

(b)  E"  nota  in  Italia  la  tregua  dì  Dìo  .  Gli  uomini 
tranfìgevano  col  Padrone  del  mondo  ,  di  aftenerfi  da 
quelìe  fcelleraggini  almeno  le  Domeniche  .     Che  tempi! 


%6z  Delle  Lezioni  di  "Economia  Civile, 

chiappare  quanto  più  fi  poteffe  {a) .  Nella  Min- 
grelia  1'  adulterio  fi  compone  con  un  porcello  da 
eflèr  mangiato  da  tre  ,  marito  ,  moglie  ,  adulte- 
ro (b).  Si  può  credere  ,  che  vi  fieno  onorate  le 
nozze ,  e  ben  allevata  la  prole  (  e  )  ?  Quando  in 
Roma  da'  Decemviri  fi  filsò  il  prezzo  d1  uno  fchiaf- 
fo  dato  ad  un  plebeo  a  25  afll  di  rame  ,  Lucio 
Verazio  ,  cittadino  egregie  improbus  ,  &  imma- 
ni vecordia ,  e  denarofo ,  andò  fchiarTeggiando  tut- 
ta Roma  (d). 

§.  XXXVI.  Né  le  pene  pecuniarie  nuocono 
alle  fole  Corti  fecolari  \  effe  a  lungo  andare  han- 
no anche  nuociuto  molto  alla  potenza  Ecclefia- 
ftica .  Le  prime  pene  ecclefiaftiche  eran  le  peni- 
tenze pubbliche  ,  e  le  cenfure .  Finché  fé  n1  eb- 
be cura,  il  coftume  de'  popoli  fu  più  incorrotto, 
e  la  ftima  per  gli  Ecclefiaftici  grandiffima ,  e  qual 
fi  conveniva  a'  difpenfatori  de'  mifterj  divini ,  e  facri 
miniftri  del  ben  pubblico .  Col  tempo  le  cenfu- 
re e  le  penitenze  fi  trafmutarono  in  pene  pecu- 
niarie .  Parve  una  ricca  miniera  per  quegli  Ec- 
clefiaftici ,  che  non  ebbero  gli  occhi  nel  futuro 
(e) .  Ma  quello  commercio  indebolì  V  autorità  del 

Sacer- 


(a)    Muratori  Ann.  Hum  Storia  Inglefe  (aepe. 
{b)  Chardin  Viaggi  di  Perfia  . 

(e)     I  figli  o  fi  vendono ,  o  ,  dove  non  fi  poflbno  ali- 
mentare ,  fi  efpongono  .     Idem  . 

(d)  AuL  Geli.  Lib.  XX.  cap.  1. 

(e)  In  Mofcovia  una  dell'opere  più  ftimate  ad  otte- 
nere 1'  aflbluzione  da  colpa  e  pena  de'  peccati ,  è  il  Tuo- 
nare quanto  più  fi  può  le  campane  i  dì  di  Pafqua  .  E* 
incredibile  la  folla ,  che  vi  accorre ,  e  orribile  il  fraftuono 
di  quei  giorni .  Ma  fi  paga  a'  Sacriftani  un  po'  di  dana- 
ro 


Parte  L    Cap.  XXII.  ^62 

Sacerdozio ,  fecela  difprezzare  5  e  coir  andar  degù 
anni  ha  in  molti  luoghi  fatto  perdere  il  capita- 
le e  le  rendite.  Sempre  la  pietà  e  la  vera  virtù 
è  più  ricco  fondo  per  gli  miniftri  della  Religio- 
ne ,  che  la  vita  rilavata  {a).  Quefta  porta  la 
fcure  alla  radice ,  c©me  fi  rifchiarano  le  menti  : 
•e  quella  fé  non  dà  de'  tributi ,  dà  de'  fuflìdj ,  più 
ampj ,  più  giufti ,  e  più  durevoli  de'  tributi . 


CAP.         XXII. 

Dello    Stato  ,  e  delle    ?iaturali  forze   del  Regno 

di  Napoli  per  ri/petto  all'  Arti , 

e  al  Commercio . 

§.I.  /Quello  ,  eh*  ora  dicefi  Regno  di  Napo- 
V^  li ,  abbraccia  le  più  belle ,  le  più  ame- 
ne ,  e  le  più  fertili  contrade  della  prefente  Ita- 
lia ,  fiate  già  famofe  per  le  fcuole  del  faper  Gre- 
co ,  per  T  eccellenza  delle  leggi  e  de'  Legislato- 
ri ,  per  la  loro  forza  terreftre  e  navale  ,  per  le 
Guerre ,  per  T  Arti ,  pel  Commercio .  E  in  ve- 
ro a  coloro,  i  quali  ignorano  le  cagioni  dell'  au- 
mento e  della  decadenza  de'  Regni  ,  leggendo  gli 
antichi  Storici ,  e  Geografi  ,  fembrerà  per  avven- 
tura 

ro  per  fonare  :  e  quefto  metodo  fi  vede  perciò  ogni  gior- 
no andari!  dilatando .  Vedi  Anecdota  Ruffes  ...  A  Lon- 
dres  1760,  pag.29.  Può  durare  una  rendita  così  ridicola  ? 
{a)  Quefta  maflìma  è  contraria  al  comune  de1  Politi- 
ci .  Ma  che  fi  combini  con  i  tempi  dotti ,  e  fi  troverà 
veriflima . 


3^4     'belle  Lezioni  di  Eco?ionria  Civile. 
tura  favolofo,  che  in  quello  piccolo  tratto  di  pae- 
fe  di  poco  più  di  trecento   miglia   di   lunghezza, 
quante   ve   ne   ha  dal  fiume  Tronto  a  Regio  ,  e 
di  ottanta  in  circa  di  larghezza    media   dal  m  are 
Adriatico  al  mar  Tirreno  ,  tanti  e  sì  diverfi    po- 
poli, e  si  popolate  e  rinomate  Repubbliche  ,  ab- 
bian  potuto  fiorire  ;  molte   delle    quali   ebbero  il 
coraggio  di  bravare   i  Romani  ,  e  contraffar  loro 
per  lungo  tempo  1'  imperio  d'  Italia  .     Ma  è  in 
ciò   sì    concorde   1'   antica   Storia  ,   che    farebbe 
non  folo  temerario  ,  ma  pazzo  ,  chi  voleilè  met- 
tere   in   dubbio  1'  antico  fapere  ,  e  potere  ,  e  la 
prifca   opulenza   de'  Tarentini  ,  de'  Sibariti  ,  de' 
Turj ,  de'  Crotonefi  ,  degli  Apuli ,  de'  Lucani,  de' 
Campani ,  de'  Napoletani ,  de'  Caimani ,  de'  San- 
niti ,  e  di  molt'  altre  illufori  nazioni  abitatrici  di 
quella   Penifola  .     Le   coftoro   guerre  o  fra  di  lo- 
ro ,  o  con  la  Repubblica  Romana  ,  fpeflò   conti- 
nuate per  fecoli  interi ,  i  grandi  eferciti ,  che  met- 
tevano in  campagna  ,  e  le  poderofe  armate  nava- 
li ,  aliai  chiaramente  dimoftrano  ,  quanto  grande 
ila  flato  il  numero  ,  e  quanta  la  ricchezza    degli 
abitanti    di   quefte    Provincie .     Vi  è  chi  ha  cre- 
duto  eh'  effe  nudriffero  piucchè  fette    milioni   di 
perfone  :  numero  a  dir  vero  pe'  giorni  noftri  po- 
co credibile ,  ma  nondimeno  non  imponìbile ,  per 
quel  ch'io  ne  credo.     Anzi  aliai  verifimile,  fé  lì 
voglia  rifguardare  alla  libertà  di  quei  popoli ,  qua- 
fi   tutte   Repubbliche ,  alla    femplice   maniera   di 
vivere  di  quei  tempi  ,  alla  fa  via  e  robufta  educa- 
zione ,  e    a   molte    altre   cagioni  popolanti.    Si 
vuole    aggiungere  ,  che  efli  non  conobbero  quali 
ninna  di  quelle  cagioni  ,  che   ora   ci  fpopolano  : 
fenza  Feudi,  né  Fedecommefìì ,  fenza  Frati,  fen- 

za 


"Parte  L    Cap.  XXII.  3^5 

za  Preti  celibi ,  fenza  milizie  regolate  .  Non  va- 
inolo ,  non  mal  francefe  ,  non  colonie  e  commer- 
cio fuor  di  Europa.  Erano  la  maggior  parte  pic- 
cole Città  libere  ,  nelle  quali  le  terre  trovavano 
con  minore  inegualità  divife  (a),  e  l'induftria  v'era 
grande .  Altri  metodi  di  Finanze ,  meno  oftacoli 
alle  arti  ,  meno  al  commercio  così  interno  ,  co- 
me efterno.  Fia  dunque  maraviglia,  eh'  effi  fof- 
fer  tanti  ? 

§.  II.  Pattarono  poi  quefte  Provincie  fotto  l'im- 
perio Romano  ,  parte  volontariamente  fottomet- 
tendovifi ,  e  parte  foggiogate  per  la  forza  delL'  ar- 
mi .  Ma  poiché  Coftantino  Magno  con  non  pro- 
vido  confìglio  abbandonò  1'  Italia  ,  il  fuo  fapere 
e  la  fua  forza  divennero  ogni  giorno  minori  ,  fin 
che  verfo  1'  ufeir  del  quarto  iècolo  ella  fu  preda 
de'  barbari  del  Settentrione,  fpintivi  o  dall'  amor 
di  ftar  meglio ,  o  da  anticamente  concepita  vendet- 
ta (  b  ) .  Da  quel  tempo  quello  noftro  Regno  fu 
quali  fenza  interrompimento  neffuno  dilacerato  , 
combattuto ,  e  pofleduto  per  molti  fecoli  da'  Gre- 
ci, 

(a)  Quei  ,  che  non  ci  conofeono  troppo  ,  non  crede- 
ranno ,  per  avventura  ,  che  la  divifione  delle  terre  fra 
noi  fia  tale  ,  che  divife  tutte  le  famiglie  del  Regno  in 
60  parti  ,  una  di  quefte  è  pofleditrice  di  (labili  ,  e  59 
non  hanno  pur  tanta  terra  da  feppellirfi .  Or  come  in  un 
paefe  due  terzi  almeno  delle  famiglie  non  fono  pofledi- 
trici  di  terra ,  vi  debb'eflere  gran  povertà  ;  né  vi  può  aver 
luogo  la  giufta  popolazione  .  La  cagion  poi  principale 
di  quefta  inegual'lfima  divifione  è  l'avere  le  mani  morte 
occupato  due  terzi  delle  terre  ,  e  inalienabilmente .  Pia- 
ga mortale ,  né  so  ,  fé  rimediabile . 

(6)  Vedi  Mallet  Introduzione  alla  Storia  di  Dani^ 
marca . 


%66  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
ci ,  da'  Saraceni ,  da'  Longobardi ,  da'  Normanni , 
e  da  quali  tutto  gli  altri  popoli  di  Europa .  I  Gre- 
ci fino  all'  undecime  fecolo  fi  mantennero  signori 
delle  Città  marittime:  i  Saraceni  vi  fi -ftabiiirono 
come  bruchi,  e  appiattaronfi  in  alcuni  particolari 
luoghi ,  e  per  breve  tempo .  Ma  i  Longobardi  vi 
fondarono  diverfi  Principati ,  il  più  grande  e  il  più 
potente  de'  quali  fu  quel  di  Benevento .  Ruggie- 
ro e  i  fratelli,  Normanni  di  nazione  (a) ,  nell'un- 
decimo  fecolo  avendo  oppreffo  i  Longobardi ,  e 
cacciato  i  Greci ,  e  i  Saraceni ,  fondarono  il  Re- 
gno delle  due  Sicilie.  Ma  eftintafi  verfo  il  fine 
del  dodicefimo  fecolo  la  Regale  ftirpe  Normanna, 
quefto  Regno  fu  fucceflivamente ,  non  fenza  gran- 
diflìmo  fuo  difcapito,  battuto  e  conquiftato ,  pri- 
ma dagli  Svevi  ,  quindi  dagli  Angioini  ,  appretto 
dagli  Aragonefi  :  non  molto  (tante  dagli  Auftriaci 
di  Spagna  :  poi  dagli  Auftriaci  di  Germania .  fino 
a  che  in  quefti  ultimi  dì  è  a  Dio  piaciuto  di  re- 
(tituirne  il  Re  ,  la  pace  ,  e  la  vera  noftra  liber- 
tà (b)  e  grandezza. 

§.  III.  Quante  volte  ci  rivolgiamo  a  confide- 
rare  le  piaghe  crudeliflime ,  e  le  atroci  ferite ,  che 
quefte  Provincie  hanno  per  sì  lungo  tempo,  foffer- 
to ,  ora  per  T  efterne  guerre ,  e  quando  per  V  interne 

civili  5 

(a)  I  noftri  Normanni  vennero  dalla  Normandia  Fran- 
cefe  :  ma  e(Ii  erano  oriundi  della  Danimarca  ,  e  della 
Svezia  ;  i  quali  nel  principio  del  fecolo  X  fotto  Gallo 
lor  Capo  avevano  obbligato  la  Corte  di  Francia  a  dar 
loro  in  Feudo  la  Normandia . 

(b)  Perchè  niun  popolo  può  diri!  veramente  libero ,  il 
quale  non  abbia  un  principato  domeftico  .  Niente  è  più 
noto,,  per  la  ftoria  umana  ,  quanto  che  ogni  provincia  e 
fchiava . 


Parte  I.  Cap.  XXII.  $67 

civili  ;  per  le  frequenti  peftilenze  e  careftie;  e 
per  molte  altre  cagioni  ,  che  la  noftra  Storia 
ci  ha  confervato  \  è  da  maravigliarci  ,  come  noi 
non  fiamo  rimarti  quafi  dell'  intutto  defolati. 
Le  principali  Città  ,  iiccome  Salerno  ,  Nocera , 
Capoa  ,  Àverfa  ,  Benevento ,  Troja  ,  Bari ,  Melfi , 
Taranto  ,  Reggio  ,  e  altre  moltiffìme  ,  furono 
quali  infinite  volte  prefe  e  riprefe  ,  ^echeggiate , 
incendiate  :  le  campagne  devaftate  :  gli  abitanti  o 
diftrutti,o  difperiì  ;  le  terre  lafciate  incolte ,  fpen- 
te  T  Arti ,  bandite  le  lettere  ,  e  in  quei  cambio 
introdotta  una  ferocia  fuperftiziofa  e  defolatrice  ; 
feccato  il  Commercio  :  eftinto  Y  amor  della  pa- 
dda .  La  pelle  lafciata  trafeorrere  ,  come  torren- 
te fenz' argine,  per  lunghiflimo  tempo:  i  lidi  in- 
fettati da  Pirati .  I  Piccoli  Baroni  divenuti  ardi- 
ti ,  e  guerreggianti ,  e  fcambievolmente  diftruggen- 
tifi .  I  paefi  vicini  e  le  famiglie  d'  un  medefimo 
paefe  fi  fcannavano  a  vicenda  .  La  fame  frequen- 
te e  fenza  foccorfo  ,  rendeva  le  provincie  e  la 
Capitale  fquallide  e  deferte .  Finalmente  gli  sban- 
diti ,  gente  fenza  leggi ,  fenza  religione ,  fenza  u- 
manità  ,  mefièro  a  faccomanno  le  Calabrie,  i  Prin- 
cipati ,  1'  Abruzzo ,  e  la  Campagna  .  Per  colmo 
de'  mali  l' ignoranza  ,  e  la  fiera  fuperfìizione  di- 
pigneva  ogni  cola  di  felva°gio  volto  e  crudele ,  e 
feminando  diffidenza ,  tagliava  ogni  legame  di  So- 
cietà .     Quale  orrida  dipintura  i 

§.  IV.  E  nondimeno  non  fono  ancora  quefti 
tutti  i  mali ,  che  il  noftro  Regno  ha  Mentito  ne' 
fecoli  addietro.  Imperciochè  poiché  Carlo  V  ri- 
nunciò i  Regni  Occidentali  a  Filippo  li  fuo  figlio, 
quello  paefe  divenne  Pcovincia  della  Spagna  ,  il 
che  fu  cagione  di  nuovi  mali ,  e  grandinimi ,  che 

appe- 


3^8       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
appena  molti  fecoli  poffono  guarire .  Sarebbe  inu- 
tile il  ricordar  qui  a  coloro ,  che  fon  pratici  del- 
le cofe  umane,  quali  fono  i  guai,  che  accompa- 
gnano lo  fiato  di  Provincia ,  fotto  qualunque  for- 
ma di  Governo, che  vi  piaccia  di  porla.  Gli  ani- 
mi umani  fembra  che  abbiano  più  confidenza  ne' 
vicini  Sovrani ,  che  ne'  dittanti  5  onde  fono  la  ge- 
lofia,  il  difrifpetto  ,  la  negligenza  delle  leggi,"  1' 
audacia  de'  cervelli  elaftici ,  i  complotti ,  il  prefu- 
merfi  indipendenti  i  facinorofi  ec.  mali,  che  tutti 
vedderfi  dagli  avi  noftri .  In  quefto  framentre  una 
Potenza  ftraniera  non  fi  ftancava  mai  di  lavorare 
fotto  mano  a  fondare  tra  noi  un  imperio, quanto 
più  fordo  ;  tanto  più  formidabile  ;  e  perchè  favia, 
e  accorta ,  pofeci  di  certi   invifibiii  freni ,  e  ada- 
mantini ,  e  aprì  fino  nelle  noftre  vifcere  di  certe 
piaghe,  che  diffidi  cofa  è  ,   che  fi  pofiano  inte- 
ramente per  lungo   tempo   rammarginare  (a) .     A 
tutto   ciò    fi    vuole    aggiugnere ,  che  la  maggior 
parte  delle  guerre  di  Fiandria ,  di  Francia ,  di  Lom- 
bardia, di  Portogallo,  le  quali  coftarono  immen- 
fi  teiori ,  e  infinito  numero  di  uomini ,  non  furo- 
no quafi  mai  intraprefe  ,  fenzachè   gran  parte  di 
danaro  e  d'  uomini  fi  fofle  fomminiftrata  da  que- 
fta  Provincia .  §.V. 

(a)  Ogni  Politico  vuol'  aver    per  raaffima  indubitata  , 

CHE  CHI  E*  SIGNORE  DELL'  OPINIONE  DEGLI  UOMINI  , 
E*  IL  VERO  PADRONE  DELLO  STATO  \  gOVemandofl  tut- 
ti i  popoli  più  per  l'opinione  ,  che  per  la  forza  dell'armi. 

(b)  Né  furono  minori  le  devaftazioni  delle  Chiefe . 
I  Signori  Napoletani  fi  lamentano  a  Carlo  V  che  nel 
folo  Pontificato  di  Clemente  VII  le  Chiefe  del  Regno 
avevano  pagato  alla  Corte  di  Roma  28  Decime  ;  donde 
era  avvenuto  ,  che  molte  Chiefe  avevano  dovuto  vende- 
re gli  argenti  e  gli  ftabili  ,  e  molti  Partorì  abbandonar 
le  Chiefe  Cap.  e  Pfìv,  torri,  l.pag.  141.  Se  fupponghiamo, 

che 


Parte  I.   Cap.  XXII.  ?6g. 

§.  V.  Né  qui  finifconQ  i  guai  ,  che  abbiam 
patito.  L'  Erario  di  Spagna  per  le  difpendiofe 
guerre  eflendo  efaufto  ,  fi  cominciò  a  vendere  i 
beni  del  Patrimonio  Regale.  Buona  parte  di  eflì 
furono  comprati  dagli  ftranieri  ,  fpecialmente  da' 
Genovefi  e  da'  Tolcani  ,  nazioni  intelligenti  dell' 
Arti  e  del  Commercio  ,  economiche  ,  accorte ,  e 
perciò  ricche  in  contanti .  Quindi  fu  che  noi  di- 
venimmo per  grandi  fomme  debitori  a'  Forelìieri, 
fenza  che  lì  penfaffè  poi  giammai  ad  ammortizza- 
re sì  fatti  debiti .  Crebbero  in  oltre  i  Feudi  ,  e 
le  fubalterne  Giurifdizioni  ,  e  confeguentemente 
fcemò  la  Regia ,  e  quella  delle  Leggi ,  fola  fecon- 
datrice degli  Stati  {a  ) .  '  Ciafcun  giorno  venne 
fempre  più  ad  invilirli  e  farfi  (chiavo  lo  fpirito, 
e  l' induìtria  degli  abitanti  :  aumentofii  1'  ignoran- 
za e  la  povertà  ;  e  la  defperazione  unita  alla  de- 
bolezza della  legge ,  eccitò  1'  infolenza  di  molti  , 
e  generò  la  malvagità  ,  e  la  ferocia  generale  . 
Quindi  provenne  una  immenfa  quantità  di  vaga- 
bondi ,  e  di  oziofi ,  che  fono  fempre  la  vera  pelle 
de'  Corpi  Politici .  In  quello  flato  trovavali  il  Re- 
gno circa  la  metà  del  fecolo  paifato  :  quando  per 
corona  di  tutti  i  mali  fopraggiunfe  una  univerfa- 
Par.L  A  a  le 

che  tutte  le  rendite  Ecclefiaftiche  di  quel  tempo  non  ol- 
trepaffafTero  due  milioni  ;  28  decime  monterebbero  a  fo- 
pra  cinque  milioni  e  mezzo .  Pagamento  che  riempierà 
di  ftupore  chiunque  legge  . 

(a)  Eam  cond'tùo'iem  effe  imperandi ,  ut  non  alt  ter  ratio 
conjìet ,  quam  fi  uni  redàcitur ,  Tacitus  An.i.  6.  UNI  cin- 
to però  e  frenato  da  Temi  .  Platone  lib.VIII.  de  Rep. 
Federico  II  aveva  a  ciò  provifto  con  la  celebre  Collitu- 
zione  46.  lib.I.  edit.  Lindeb. 


370  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
Je  ribellione  ,  e  dieci  anni  appreftò  una  defolatri- 
ce  pefte  e  lacrimevole ,  la  quale  trafeorrendo  con 
fierezza  e  impunità  per  tutte  le  noftre  regioni  , 
ditT-pate  per  F  ignoranza  e  pel  mal  coftume  ,  uccife, 
ficcome  molti  di  que'  tempi  hanno  lafciato  fcrit- 
to ,  intorno  alla  fefta  parte  degli  abitanti  }  perdi- 
ta ,  che  non  fi  ripara ,  che  con  de'  fecoli . 

§.  VI.  Con  tutto  ciò  noi  fìamo,la  Dio  mer- 
cè, pure  in  qualche  modo  riforti  ,  e  quefto  Re- 
gno è  tuttavia  ficcome  la  più  bella  ,  così  la  più 
popolata  parte  d1  Italia  ,  facendone  poco  meno 
che  il  terzo ,  E  di  qui  fi  può  intendere  affai , 
quante  e  quali  debbano  eflere  le  noftre  interne 
forze .  Perchè  fé  le  forze  di  qualunque  cofa  fo- 
no da  mifurare  dalla  refiftenza  dei  vinti  oftacoli , 
grandiffime  debbono  efiere  quelle  di  quefto  Paefe , 
il  quale  ha  potuto  per  tanto  tempo  combattere 
con  tutte  quelle  cagioni  fifiche  e  morali ,  che  fo-. 
gliono  defolare  le  Nazioni  ^  e  non  folo  loro  refi- 
fiere  ,  rna  trionfarne  gloriolamente .  Ond'  è ,  che 
fé  noi  confideriamo  con  diligenza  si  fatte  forze, 
le  quali  confiftono  nel  clima ,  nel  fito  ,  nella  ter- 
ra ,  e  rtelF  ingegno  degli  abitanti  ,  polliamo  di 
leggieri  comprendere  ,  che  per  andare  a  quella 
perfezione  e  grandezza  ,  della  quale  le  cofe  uma- 
ne fon  tra  noi  capaci  ,  non  ci  manca  altro  ,  fé 
non  che  conofcerle  meglio  ,  più  ftudiofamente  fecon- 
darle, e  coltivarle  con  amorevolezza  e  coraggio. 

§.  VII.  E  perchè  venghiamo  più  al  particola- 
re, dico,  che  quefto  ftudia  e  maggior  coltura  , 
che  in  parte  tuttavia  a  noi  manca ,  confitte  prin- 
cipalmente nelle  cinque  feguenti  cofe .  i.  Nella 
coltura  degl'  ingegni  e  della  comune  ragione .  2. 
Nella  migliorazione  dell'  Arti  così  primitive  co- 
me 


Parte  I.   Cap.  XXII.  371 

me  fecondane.  3.  Nella  coltura  delle  maniere  di 
vivere.  4.  In  una  generale  revifta  delle  leggi  e 
in  un  buon  Codice  della  Nazione.  5.  Nella  reli- 
giofa  e  fevera  ofTervanza  di  quefte  leggi  medefime, 
le  quali  fole  poflòn  generare  e  alimentare  il  ve- 
ro coraggio  d'  un  popolo.  6.  Nel  capire  e  pro- 
muovere il  proprio  Commercio  tanto  interno  che 
efterno  fin  dove  richieggono  ,  non  la  cupidità 
d'  arricchire ,  ma  i  noftri  intereffi . 

§.  Vili.  Per  quel  ,  'che  li  appartiene  al  pri- 
mo punto ,  ancorché  io  n'  abbia  a  dilungo  ragio- 
nato nel  mio  difcorfo  su  la  vera  utilità  e  il  ve- 
ro fi?ie  delle  faenze  e  delle  lettere ,  qui  gli  anni 
addietro  imprellò;  nondimeno  quefto  luogo  parmi 
richiedere  di  doverne  riparlare  brievemente ,  Dico 
perciò  in  prima  ,  che  la  coltura  degl'  ingegni  e 
delle  fode  fcienze  è  infeparabile  dalla  vera  gran- 
dezza e  felicità  dello  Stato  { a) .  E  in  vero  la 
grandezza  degli  Stati  non  nafce  tanto  dal  nume- 
ro degli  uomini,  quanto  dalla  grandezza  delle  lo- 
ro forze  ,  e  dal  loro  regolamento  :  ma  capo  e  prin- 
cipio per  ingrandire  le  forze  dell'  uomo  ,  e  per 
ordinarle  ad  un  punto  comune  ,  è  la  grandezza 
e  la  fodezza  degl'  ingegni  ;  i  quali  per  le  fcienze 
meccaniche,  per  gli  calcoli,  per  le  difcipline  tìfi- 
che ,  economiche  ,  politiche  fanno  loro  far  fervi- 
re  tutta  la  natura .  La  felicità  poi  di  una  nazio- 
ne è  infeparabile  dalle  vere  virtù  \  le  quali  è  dif- 
ficile di  conofcere  e  di  praticare   fenza  delle  fode 

A  a  a  e  buo 


'(a)  Mafiìma  così  chiaramente  dimoftrata  da  Platone 
nella  fua  Repubblica ,  e  sì  per  la  Storia  nota  ,  eh'  è  un* 
ferocia  {tolta  1'  oppugnarla  . 


372-  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
e  buone  cognizioni  di  Dio ,  del  Mondo ,  dell'Uo- 
mo, e  in  mezzo  al  bujo  d'  un'  immenfità  di  opi- 
nioni e  pregiudizi  difonoranti  e  degradanti  la  na- 
tura umana.  Un  popolo  adunque  benché  nume- 
rofìlTìmo  fé  fi  trovi  comporto  di  uomini  o  igno- 
ranti e  rozzi,  o  molli  e  viziali,  farà  fempre  pie- 
cioliffìmo ,  dilprezzabile  ,  e  miferabile,  non  altri- 
menti che  una  nazione  di  fanciulli  e  femminel- 
le {a).  Coloro,  che  leggono  con  attenzione  la 
Storia  delle  Nazioni,  aliai  fpeno  sv  incontreranno 
in  efemp;  ,  i  quali  dimollrino  con  i  fatti  quella 
propolìzione  teorica  ,  che  la  ragion  comune  fa 
chiaramente  vedere  agli  uomini  illuminati .  Va- 
gliano per  tutti  le  cole  operate  dalle  piccole  Re- 
pubbliche Greche  contro  la  grandiflìma  Monar- 
chia Perfiana,  e  quelle  di  alcuni  Europei  fra  l'im- 
menfa  moltitudine  de'  Popoli  Americani  e  Orien- 
tali (*). 

§.  IX.    Dico  in  fecondo  luogo  ,  che   noi    non 

fiama 

(a)  Tali  erano  i  Peruani  e  i  Medicarli ,  quando  furo- 
no da  noi  conofeiuti  ;  i  quali  non  altrimenti ,  che  paurofì 
fanciulli  vennero  afl aggettiti  o  battati  da  poche  centina^ 
}a  di  Europei . 

(ò)  Se  i  barbari  del  Settentrione  y  crudi  e  felvaggi 
poterono  occupare  tutto  il  redo  di  Europa ,  e  gran  parte 
dell'Alia  ,  fi  vuol  ricordare  ,  che  l'Europa  e  l'Afia  di  quei 
tempi ,  per  le  molte  divifioni ,  per  la  negligenza  del  ve- 
ro e  fodo  fapere,  per  una  nuova  e  molle  vita,  non  era- 
no più  abitate,  che  da  ragazzi  e  femmine.  Il  medefimo 
fi  vuol  dire  del  progreffo ,  che  fecero  gli  Arabi  il  VII 
e  Vili  fecolo  neli'  Imperio  Orientale  ;  perchè  gli  Egizi, 
i  Sirj  ,  quei  dell' Afia  Minore  non  ifmdiavano  altro,  che 
a  moltiplicare  le  contefe  di  parole  e  d'  idee  aftratte  ,  e 
a  fabbricar'  Eremi  ;  e  la  Corte  di  Coftantinopoh  a  ri- 
volger libri  antichi  per  comporre  sì  fatte  queìtioni. 


Parte  l   Cap.  XXII.  373 

forno  ancora  giunti  a  quella  coltura  degl'  inge- 
gni ,  alla  quale  noi  pofiìam  pervenire  meglio  che 
gli  altri,  per  la  vivezza  della  mente  e  della  fan- 
tafia  ,  e  dove  altre  nazioni  forfè  di  minore  inge- 
gno fono  per  diligenza  ufata  giunte  ;  anzi  ,  che 
non  fìamo  neppure  alla  metà  dell'  opera .  E  che 
quello  fi  a  il  vero,  il  dirnoftrerò  patitamente.  In 
prima  il  leggere,  lo  fcrivere  ,  1'  aritmetica  ,  arti 
neceffarie  a  dirozzare  ,  e  ingrandire  la  ragione ,  e 
dirizzarla  ,  o  fono  ancora  ignote  nel  ceto  civile 
medefìmamente  ,  o  fono  aliai  poca  cofa .  Imper- 
ciocché fi  converrebbe  per  la  vera  general  cultu- 
ra ,  che  non  folo  i  gentiluomini  ,  ma  gli  artifii 
eziandio,  e  i  contadini  i  più  comodi  ,  e  qualche 
parte  delle  donne  ne  fapelfero  un  poco.  Quefte 
arti  lungamente  difFufe  porterebbero  feco  quattro 
grandi  utilità.  1.  Renderebbero  universale  un 
certo  grado  di  fpirito,  di  civiltà,  e  gentilezza  di 
coftume .  2.  Metterebbero  ordine  ed  economia  nel- 
la maggior  parte  delle  famiglie .  3.  Darebbero 
forma  all'  educazione  si  mal'  intefa  ,  e  agi'  ingegni 
di  molti  ,  e  fomminiftrerebbero  loro  il  vero  ufo , 
che  fi  può  e  dee  fare  de'  talenti ,  che  Dio  ci  ha 
dato .  4.  Migliorerebbero  1'  Arti  ,  e  le  rendereb- 
bero più  fpedite ,  più  difFufe ,  e  più  utili  {a) . 

A  a    3  §.  X. 

(a)  La  principal  cagione  di  quefta  rozzezza  è  flato  o 
il  pregiudizio,  o  la  fuperbia  de'  dotti  ,  di  noti  poterfi  ,  o 
non  doverfi  fcrivere  le  fcienze ,  che  in  una  lingua  arcana, 
affinchè  le  Botteghe  fofler  di  pochi ,  e  s'  inducete  anche 
nel  fapere  un  Monopolio .  Ma  ve  n'  è  fiata  un'  altra  , 
e  vi  è  tuttavia ,  quella  di  eflerfi  lafciata  quali  interamen- 
te la  cura  delle  Scienze  a  Frati  ,  i  quali  pel  loro  iftitu- 
to  non  avevano  a  far  Cittadini  ,  ma  Frati  :  e  per  la 
ragion  de'  tempi  e  quel  vecchio  gergo  di  letteratura 
fcolaflica,  non  fapevano  fargli. 


374        Delle  Lezioni  di  Economia  Civile, 

§.  X.  E  quello  è  il  vantaggio,  che  hann©  su 
di  noi  i  Tofcani,  e  (opra  di  tutta  Europa  i  Fran- 
cefi  (a) .  Pietro  il  Grande  Imperadore  delle  Ruf- 
fie  fra  gli  altri  regolamenti  ,  che  ftimò  neceffarj 
per  rendere  civile  quella  barbara  e  falvatica  gente, 
fu  quefio  de  i  primi ,  cioè  di  fondare  in  ogni  Cit- 
tà una  Scuola  di  leggere,  di  fcrivere,  e  di  abba- 
co .  E'  degno  di  efière  ofièrvato ,  che  tutti  i  Pae- 
fi ,  i  quali  fi  fon  trovati  lènza  fcrittura ,  fi  è  tro- 
vato parimente  di  non  avere  né  Arti ,  né  Leggi , 
fuorché  un  rozzo  coftume .  In  America  ,  dicono 
alcuni  viaggiatori ,  vi  fono  di  certe  nazioni ,  non 
folo  fenza  conofcimento  di  lettere ,  ma  quel  ch'è 
più  ,  fenza  faper  contare  ,  che  fino  a  tre  (b). 
Sono  i  più  felvaggi  e  i  più  rozzi  di  tutti  gli  A- 
mericani  (e) .  Pel  contrario  dove  1'  Arti  e  le  Leg- 
gi fi  fon  trovate  in  bello  e  perfetto  fiato  ,  ivi  fi 
è  trovato  efière  antiche  le  lettere,  e  le  fcuole. 

§.  XI.  Dirò  qui  di  paftaggio  ,  che  quefta  roz- 
zezza ,  che  non  folo  difonora  un  popolo  Europeo, 
e  Italiano,  che  vale  a  dire  nato  per  efièr  favio  , 

ma 

(a)  Ma  dopo  che  cosi  gli  uni  ,  come  gli  altri  inco- 
minciarono ad  udir  parlar  le  Mufe  nella  lingua  materna. 

(b)  Monf.  de  la  Condamine  viaggio  d' America  .  I 
Tragici  Greci  ,  dice  nella  fu  a  Rep.  Platone  ,  mettendo 
in  ridicolo  Agamennone,  uomo  rozzo  e  otnobare,  ubbrìa- 
cone,  fecondo  una  frafe  d'Omero,  fmaltirono ,  eh' ei  fof- 
fe  sì  ignorante  di  Aritmetica  ,  da  non  poter  contare  quan- 
te dita  avelie  ne'  piedi  . 

(e)  Se  non  fi  voleffero  loro  preferire  quei  Caraibi  di 
Monfieu  de  la  Borde  ,  i  quali  fono  sì  (lorditi  ,  da  di- 
menticarfi  fpeflb,  che  alla  mattina  fia  per  feguir  la  fera, 
non  fapendo  nella  loro  mente  calcolar  la  fucceflìone  d'un 
giorno  all'  altro  . 


Parte  L   Cap.  XXII.  37} 

ina  il  danneggia  in  tutto  ciò  ,  che  importa  alla 
vita  umana  ,  non  è  da  dirozzarli ,  fé  il  Sovrano , 
pel  fupremo  dritto  ,  che  ha  su  tutte  le  Scuole  , 
non  vi  mette  egli  medefimo  la  mano  ,  e  non 
regga  con  fortezza  i  primi  palli .  Si  sa  ,  eh7  è 
1'  opinione  ',  che  governa  i  popoli  :  ma  ne'  pacfi 
di  letteratura  tutte  le  grandi  opinioni  nafeono  nel- 
le Scuole  ,  e  difTbndonfi  poi  nel  popolo  »  Perchè 
in  quelle  Scuole  formali  il  Prete  ,  il  Frate  ,  il 
Giureconfulto  ,  il  Medico  ,  il  Militare  ,  e  ogni 
gentiluomo  ;  e  da  quefti  è  fparfa  e  confervata  o- 
gni  opinione .  Il  che  chi  volefTe  conofeere  ,  non 
avrebbe  a  far  altro  ,  che  in  una  città  Italiana 
fondare  cinque  o  fei  collegi  Turchi  ,  e  allevarvi 
nelle  opinioni  Turche  tutti  i  figli  de'  nobili  e 
cittadini  ;  perchè  in  capo  a  tre  età  non  avrebbe , 
che  una  Città  di  Turchi  (a) . 

§»  XII.  Se  dunque  tanto  importa  ,  quali  opi- 
nioni regnino  nel  pubblico  ,  e  il  Sovrano  è  il 
primo  e  fupremo  moderatore  del  Corpo  Civile  ; 
il  debbe  anch'  effere  delle  opinioni  ;  e  perciò  di 
tutte  le  Scuole,  donde  quelle  lì  fpargono  ,  e  per 
la  forza  delle  quali  fi  nutrifeono ,  MaiTima  ve- 
duta e  ben  intefa  da  i  Principi  di  tutti  i  popoli, 
i  quali  per  quello  han  fondato  delle  Univerlìtà  e 
Accademie  immediatamente  fottopofte  alla  loro 
ìfpezicne .  Ma  tra  noi  la  men  confiderata  delle 
Scuole   è   la  pubblica    Univerfità    (  b  ) .     Tutti  i 

A  a  4  Chio- 

(a)  Quefta  non  è  tanto  ipotefi  ,  che  non  fi  poteffe  in 
Certo  modo  moftrare  effere  avvenuta  .  Perchè  dopo  che 
i  Mori  paflarono  in  Ifpagna  ,  e  recaronvi  i  libri  Arabi  , 
quafi  tutta  F  Europa  divenne  in  molte  opinioni  Araba . 

(b)  Ella  non  può  dare  né  il  grado  di  Licenzi£tui;a  , 
né  quello  di  Dottore  . 


Y- 


yj6  Delle  Lezio?ii  di  Economia  Civile. 
Chioftri  fono  Scuole,  tutti  i  Seminar; ,  e  Scuole 
quafichè  ignote  al  Legislatore.  Noi  abbiam  pro- 
fc ritto  i  Francmaffòni .  Era  giufto  .  Un  aflèm- 
blea  di  uomini  pensanti ,  e  d'  ogni  ceto ,  fecreta , 
e  occulta  al  Legislatore ,  è  un  delitto  per  tutte  le 
buone  leggi .  Ma  farebbero  da  temer'  meno  cer- 
te Scuole ,  nelle  quali  fi  può  infegnare ,  fenza  fa- 
perfi  che  ? 

§.  XIII.  Il  Sovrano  dunque  ha  un  dritto  di. 
conoscere  i.  I  Maeftri  di  tutte  le  Scuole,  laiche, 
o  ecclefiaftiche  che  fieno  .  2.  Di  fapere  quali  Ar- 
ti e  Scienze  vi  s'  infegnino  ,  e  quali  opinioni  e 
fentenze  vi  fi  tengano.  3.  D'eflèr  informato  del 
coitume  e  della  difciplina ,  che  vi  fi  oflèrva .  Pei 
medefimo  dritto  di  alto  moderatore  del  Corpo  Ci- 
vile può  ,  e  dee  preferivere  le  Scienze  da  infe- 
gnarvifi  ,  e  i  metodi  da  tenervifi  .  Due  leggi ,  e 
ben  foftenute ,  darebbero  fra  pochi  anni  un  gran- 
dini mo  luftro  e  fpirito  alla  nazione .  La  prima 
farebbe  : 

IN  OGNI  COLLEGIO  E  SCUOLA  DI  SCIEN- 
ZE $'  INSEGNI  UN  BUON  CORSO  DI  MATHEMA- 
TICA E  DI  FILOSOFIA.  I  MAESTRI  VI  SI  ELEG- 
GANO   PER    CONCORSO . 

La  feconda: 

SI  DIANO  DE'  LIBRI  STAMPATI  ,  E  PUB- 
BLICI ,  NON  DE'  MANOSCRITTI  SECRETI.  .SI 
FACCIANO    NOTt    ALLA    CORTE    QUESTI    LIBRI. 

§.XIV.  So  che  alcuni  ,  e  tra  quefti  Mande vil- 
le ,  temono  non  le  fcuole  troppo  frequenti  cagio- 
nino due  mali  :  cioè  ,  che  i  fanciulli  non  inco- 
mincino per  tempo  ad  amare  la  poltroneria  :  e 
poi  che  per  gli  efercizj  delle  fcuole  non  diventi- 
no foverchiamente   fottili  ,  raggiratori  ,  furbi  ,  e 

mal- 


Parte  l    Cap.  XXII.  377 

malvagi .  Il  che  io  non  credo.  L'arte  di  legge- 
re ,  di  fcrivere  ,  e  di  calcolare  almeno  groflòlana- 
mente  (  che  tanto  balta  )  può  impararli  ne'  pri- 
mi dieci  anni  della  noftra  vita  :  ne'  quali  o  noi 
frequentiamo  le  fcuole,  o  no  ,  fiamo  Tempre  pol- 
troni per  un  certo  riguardo  ,  e  Tempre  attivinomi 
per  un  altro  (a).  Odiamo  le  fatiche  metodiche, 
e  che  ci  fi  comandano  con  afprezza  :  ma  fiamo 
diligentiflìmi  in  quei  moti  e  in  quei  piccoli  affa- 
ri ,  che  ci  vanno  a  fangue .  Egli  è  poi  vero  , 
che  le  fcuole  fanno  i  fanciulli  più  accorti  :  ma 
nondimeno  una  buona  educazione  domeftica  e  ci- 
vile può  di  leggieri  rivolgere  quella  fottigliezza 
d' ingegno  da  quella  parte ,  che  giovi  al  ben  pub- 
blico. In  materia  di  governo  è  da  averfi  ferri- 
pre  per  fermo  quel ,  eh'  è  più  d'una  volta  detto, 
non  effervi  niuno  ftabilimento  umano  ,  che  per 
qualche  via  non  nuoccia  :  e  perciò  tra  molti  è 
da  fcegliere  quello,  che  nuocendo  meno ,  giovi  più. 
§.  XV.  Vi  fono  degli  altri  ,  i  quali  temono  , 
che  divenuto  il  leggere  e  lo  fcrivere  comune  , 
non  fieno  per  mancare  i  Contadini  e  gli  Artifti  ; 
e  oltre  a  ciò  non  s'  introduca  tra  le  donne  mag- 
giore libertà  di  quella  ,  che  loro  convieni! .  Pre- 
giudizi di  fecoli  barbari  ,  e  di  animi  rozzi.  E 
per  quanto  appartienfi  alla  prima  objezione  ,  fa- 
rebbe veramente  da  temer  fi  ,  fé  il  folo  legge- 
re e   fcrivere    fenz'   altra   fatica   neffuna  fommi- 

niftra£ 

(a)  Dove  fono  fcuole  di  leggere  e  fcrivere  due  ora  il 
giorno  ,  una  di  mattina  ,  1'  altra  dopo  pranzo  ,  ballano 
per  efercizio  d'  un  ragazzo  :  il  reflo  della  giornata  può 
effere  impiegato  in  efercizj  meccanici  ,  e  ciò  per  evitare 
quei  due  mali . 


37S  Delle  Lezioni  di  Eco?iomia  Civile, 
niftrafTe  agli  uomini  tutto  ciò  ,  eh'  è  necelTarid 
alla  vita .  Si  aggiunga  ,  che  la  fperienza  dimo- 
ftra  edere  un  tal  timore  vaniflimo  ,  effendovi  di 
molti  de1  noflri  Contadini  e  Artidi  non  ignoran- 
ti del  leggere  e  dello  fcrivere ,  fenza  non  pertan- 
to ceffare  di  effere  quel  che  .fono  :  anzi  con  fare 
il  lor  meftiere  più  accortamente  e  con  miglior 
garbo  ,  e  con  un  certo  grado  d'  umanità  ignoto 
agli  altri.  Senzachè ,  la  Tofcana  in  Italia,  e  la 
Francia  ,  e  1'  Inghilterra  oltra  i  monti  ,  dove  il 
leggere  e  lo  fcrivere  è  più ,  che  tra  noi ,  diffufo, 
dimoftrano  ,  quanto  ila  o  puerile ,  o  anche  mal- 
vagio quello  pregiudizio. 

\  XVI.  Rifpetto  alla  feconda  difficoltà,  per 
chiarirci  quanto  è  falfa,  bada  il  confiderare ,  che 
vi  ha  di  affai  donne  feoftumate  .,  fsnzachè  fappia- 
no  né  leggere  ,  né  fcrivere  :  e  di  molte  oneftiflì- 
me  e  coflumatiflime  ^  tuttoché  non  ignorino  le 
lettere .  Dunque  è  da  badare  all'  utile  che  ne 
può  derivare  per  lo  Stato ,  e  non  alle  piccole  frodi 
donnefche ,  a  cui  fi  vuol  rimediare  con  una  buona 
educazione.  Nelle  Cafe  de'  privati  Galantuomini, 
e  in  tutte  le  famiglie  mezzane  e  conlode ,  l' inter- 
na economia  è  in  mano  delle  donne.  Egli  non 
è  facile  il  comprendere ,  come  una  tale  economia 
effer  polfa  favia ,  dove  le  perfone ,  che  1'  ammini- 
ftrano  ,  non  fanno  che  fi  voglia  dire  un  libro  di 
conti .  Quella  fola  confiderazione  dovrebbe  vin- 
cere tutta  la  ripugnanza  del  pregiudizio.  In  O- 
landa  e  in  Parigi  tutte  le  donne  delle  cafe  mer- 
cantili fono  fin  da  ragazze  jftruite  ed  efercitate 
nella  fcrittura  e  nel  conteggio. 

§.  XVII.    Confideriamo  ora  le  Scienze.    Que- 
lle ancorché   ufeite    dalle   barbarie  de'  fecoli  pre- 
cedei 


Parte  I.  Cap.  XXII.  379 

fedenti  ,  nondimeno  non  hanno  per  ancora  fatto 
fra  noi  quel  progreffo ,  che  fi  doveva  afpettare  dal- 
la grandezza  e  fodezza  del  noftro  ingegno  Italia- 
no ,  e  che  fi  veggono  aver  fatto  in  alcune  altre 
Nazioni  di  Europa  ,  le  quali  in  forza  naturale 
d'ingegno  e  in  vivacità  di  fantafia  ci  fono  molto 
al  difotto .  Imperciocché  durano  tuttavia  in  gran 
parte  i  noftri  antichi  e  barbari ,  e  non  folo  inutili, 
ma  nocevoli  ftudj,  e  in  coloro  principalmente  ,  i 
quali  più  dovrebbero  penfare  al  ben  pubblico,  per 
cagione  del  loro  iftituto .  In  molti  domina  tutta- 
via lo  fpirito  delle  vane  e  inutili  fottigliezze  ,  e 
una  sfrenata  paffione  per  la  pedanteria .  Egli  pa- 
re che  ci  manchi  il  buon  gufto  di  riflettere,  che 
gli  ftudj,  i  quali  migliorano  l'uomo  e  gli  fon  gio- 
vevoli ,  non  fono  già  né  quelli  delle  pure  e  attrat- 
te immaginazioni  fenza  pratica  nelTuna  ,  né  quel- 
li delle  mere  parole  :  ma  bensì  quelli  delle  cofe  , 
alle  quali  debbono  elfere  indirizzate  tutte  le  ri- 
cerche delle  idee  e  delle  voci .  Concioflìachè  ef- 
fendo  P  uomo  un  eflère  reale  ,  per  poter  ben  vi- 
vere gli  è  bifogno  di  avere  reali  e  foée ,  non  fan- 
taftiche  cognizioni .  In  fatti  noi  fiam  rimafti 
molto  indietro  all'  altre  Nazioni  nella  vera  Fifi- 
ca,  nella  Storia  naturale  ,  nelle  Scienze  Geome- 
triche ,  nelle  Meccaniche  ,  e  in  molte  altre  di 
quelle  ,  che  riguardano  P  Uomo  tìfico .  Siamo 
anche  indietro  affaiflìmo  nelle  fcienze  Morali  ,  e 
nell'Economiche.  E  benché  generalmente  l'Ita- 
lia in  cqnto  della  Storia  fuperi  tuttavia  P  altre 
Nazioni  Europee  ;  noi  nondimeno  non  abbiam 
fatto  gran  cofa  nella  noftra .  Si  crederebbe ,  che 
vi  ha  delle  terre  ignote  in  un  piccolo  paefePOra 
quella  rozzezza  della  comune  noftra  ragione  por- 
ta 


3  So       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
ta  feco  di  neceflìtà  una  certa  ruvidezza  nell'Arti, 
ed  è  di  non  piccolo  oftacolo  alla  favia  legislazio* 
ne  (a). 

§.  XVIII.  Vengo  al  fecondo  punto ,  eh'  è  quel- 
lo dell'  Arti  tanto  primitive  ,  che  miglioratrici  * 
L' Arti  e  le  manifatture  trafpiantate  dall'  Oriente 
in  Grecia  ,  e  dalla  Grecia  in  Italia  ben  due  vol- 
te, una  a  tempo  de'  Romani,  1' altra' fot  to  i  Re 
Normanni ,  furono  in  quefte  noftre  Provincie  per 
lungo  tempo  confervate  ,  e  quindi  affai  tardi  co- 
municate alle  Provincie  di  là  da'  monti .  Ma 
coli'  andar  del  tempo  ,  fia  per  le  guerre  che  in 
Italia  nacquero ,  e  per  le  molte  difiènfioni  de'  di 
lei  Principi ,  fia  per  un  certo  feoraggiamento ,  fìa 
per  altre  cagioni ,  noi  rimanemmo  aifai  indietro  a 
coloro  ,  i  quali  erano  (tati  i  noftri  dìfcepoli  ,  né 
gran  fatto  docili.  Certo  i  Francefi  ,  gì'  Inglefi  , 
e  gli  Olandefi ,  i  quali  dugento  anni  fa  erano  tut- 
tavia rozzi  e  barbari  ,  quando  noi  eravamo  gran- 
d' uomini,  hanno  incominciato  poi  ad  eifere  i  no- 
ftri maeftri . 

§.  XIX.  V  Arti ,  fìccome  è  più  di  una  volta 
detto  ,  fi  vogliono  diftinguere  in  tre  claffi  ,  cioè 
arti   primitive  ,  arti  di  comodo  ,  e  arti  di  luifo . 

Fra 

{a)  Perchè  è  difficile  che  la  rozzezza  de'  popoli  non 
s1  opponga  alla  brillante  fapienza  civile  ,  e  non  renda 
inutili  le  buone  leggi  .  E1  moftrato  per  tutta  la  Storia 
de'  fecoli  barbari  .  S'aggiunga ,  eh'  io  non  so  ,  fé  in  un 
paefe  pieno  di  umidi  ftagni  ,  e  cinto  da  perpetue  neb- 
bie ,  porta  mai  fpuntar  chiaro  il  lume  del  Sole  .  Avef- 
fe  voluto  ciò  profetizzare  Omero  ?  perchè  par  che  fitui 
in  quefte  noftre  regioni  i  Cimmerj ,  cui  non  rifehiara,  ne 

H'iXJ©'    <peti$0>V    i'iTlS'ipKiTCU    &Y.T Mia civ  , 

Ne  guarda  mai  il  bel  chiaror  del  Sole  « 


Parte  I   C}tp.  XXII.  381 

Fra  le  prime  le  più  confiderevoli  fono  1'  Agricoltura 
e  la  Paftorale .    L'  Agricoltura  del  noftro  paefe  ha 
diverfi  belli  e  fecondi  capi,  come  a  dire  la  colti- 
vazione de'  grani  ,  quella    della    feta  ,  quella  del 
vino  ,   quella    dell'  olio  ,  quella    dei   lino  ,  cana- 
pe ,  bambagia  ,  e  altri  minori .     Tutto  quefto   li 
fa   ancora    tra   noi    fenz'  arte ,  per  una  fola  pra- 
tica e  tradizione  de'  vecchi  contadini  ,  che  gene- 
ra un  certo  grado  di  caparbietà   ne'  loro   allievi . 
Noi  non  abbiamo  ancora  migliorato  ie  macchine 
agrarie  le  più  importanti  ^  e  abbifogniamo  di  mol- 
ti ftrumenti  necerTarj  o  utili .     Chi  leggerà  la  col- 
tivazione de'  grani  del  Signor  Duhamel ,  la  cultu- 
ra de'  bofchi  del  medefimo  Autore,  la  coltivazio- 
ne delle  olive  di  Pier  Vettori  ,  quella    delle   viti 
di  Pier  Soderini  ,  la  coltivazione  Tofcana  dei  Si- 
gnor  Trinci  ,   e  altri  sì  fatti  libri  ,  capirà   facil- 
mente ,  che  molte  cofe  in  queft'  arte  sì  neceffaria 
fi  fanno    da   noi  a  cafo  ,  e  che   o   non   abbiamo 
teorie  agrarie  ,  o  n'  abbiamo  delle  falvatiche  .     Si 
vuol  dire  il  medefìmo  degli  altri  minori   capi  ,  e 
principalmente    della   coltivazione   de1  Gelfi  e  de' 
Bachi  da  feta,  ricca  forgente  di  quelle  Provincie. 
Klè  fiamo  andati  più  innanzi  nella  Paftorale ,  e  \a 
quella  parte ,  dove  più  ci  conveniva ,  eh'  è  quel- 
la delle  pecore  e  delle  lane.     Ben  è  che  i  curio- 
fi  leggano  diligentemente  la  Magione  Ruftica ,  ope- 
ra Francefe  affai  dotta ,  e  '1  Gentiluomo  Agricol- 
tore ,  che  nella  medefima  nazione  va  tuttavia  cre- 
dendo {a) .  §.  XX, 

(a)  In  un  difeorfo  ,  eh'  io  ho  prefitto  alla  mia  edizio- 
ne dell'  Agricoltore  fperìmentato  di  Cofimo  Trinci  ,  credo 
di  aver  moftrato  le  principali  cagioni  della  rozzezza  della 
noftr' Agricoltura . 


382       Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 

§.  XX.  Neil'  Arti  poi  di  comodo  e  di  luffa 
iiamo  tanto  indietro  ,  che  fra  noi  non  fi  prezza- 
no né  drappi,  né  ftoffe  ,  né  tele  ,  che  non  fieno 
foreftiere .  In  tutta  1'  arte  metallurgica  ,  e  nelle 
arti  fabbrili  non  fiamo  tuttavia  che  piccola  co- 
fa  (a) .  Quello  è  più  ancora  vergognolo ,  che  al- 
cune arti  nobili,  che  i  Francefi  chiamano  le  bel- 
V arti ,  ficcome  è  l'Architettura,  la  Scultura,  la 
Pittura  ,  e  la  Mufica  ,  non  folo  noi  ,  ma  tutta 
T  Italia  ,  la  quale  n'  è  fiata  la  feconda  maeftra  , 
avendo  fé  non  fuperata  ,  agguagliata  la  Grecia  , 
va  decadendo  dall'  antico  fuo  fplendore  (b) . 

§.  XXI.  La  terza  cofa  ,  che  abbiam  detto 
conferire  alla  grandezza  e  felicità  d' uno  Stato ,  e 
la  quale  vuol  eflèr  confiderata  come  primaria  , 
fono  il  fevero  e  cafto  coftume  ,  e  le  buone  leggi 

fcril- 
Ctf)  '  Si  crederebbe ,  che  fé  i  Forestieri  non  ci  portaflero 
degli  aghi, ci  converrebbe  cucire  con  delle  fpine  de1  pefei, 
come  i  Groelandi  ?  Ci  mancano  de'  buoni  rafoi  ,  delle 
forbici  .  Nell'arte  delle  ferrature  ci  fuperano  di  molto  i 
Tedefchi .  Gli  frumenti  Chirurgici  fi  vogliono  in  gran 
parte  far  venir  da  fuori .  Né  è  a  dire  ,  che  ci  manca 
ingegno  e  abilità  ;  perchè  da  quei  pochi  faggi  ,  che  fé 
m  fanno ,  fi  può  capire  affai  ,  che  noi  fuperiamo  in  ciò 
gli  oltramontani  .  Ma  ci  mancan  le  fcuole  ,  e  gli  (limo- 
li ,  perchè  queft'  arti  fi  dilatino  ,  e  migliorino . 

(b)  E  quello  potrebbe  efferci  argomento  del  decadi- 
mento dell'Arti  di  neceflìtà  ,  che  fono  la  bafe  di  quelle 
del  lutto.  Omero  nel  IV.  dell' Odiflèa  non  poteva  darci 
migliore  indizio  della  floridezza  dell'antico  fiato  dell'Arti 
primitive  degli  Egizj  ,  quanto  con  averci  fatto  conofeere 
r.-ccellenza  delle  loro  belle  Arti  ,  per  quei  xotKKi^a  Papa  ,  bei 
doni  fatti  da  Polibo  e  fua  moglie ,  Principe  e  Principerà 
di  Tebe ,  a  Menelao  ed  Elena  .  Vi  fi  vede  difegno  , 
feukura ,  finezza  . 


Parte  I.   Cap.  XXIL  383 

fcrupolofamente  oflervate  ,  genitrici  ,  ed  educatri- 
ci del  coftume.  Le  leggi  civi  i  fon  di  certe  re- 
gole fatte  fui  modello  della  legge  naturale,  per 
aflìcurare  cosi  al  Sovrano,  come  a  ciafcun  citta- 
dino i  fuoi  dritti  :  per  portare  i  popoli  ,  i  quali 
vivono  in  civile  compagnia  ,  all'  uni  fono  :  perchè 
fenza  quefta  confonanza  non  vi  può  efiere  nelle 
Città  né  ficurtà  ,  né  tranquillità  :  e  dove  ciò 
manca  ,  ivi  è  forza  che  fia  gran  difordine  :  e  do- 
ve regna  il  difordine  non  può  effere  né  coltura 
nefliina ,  ne  induftria ,  né  Commercio ,  né  ricchez- 
ze, né  civile  felicità. 

§.  XX II.  Tutti  gli  Stati  di  Europa  hanno  dal 
XIII  fecolo  in  qua  dell'  eccellenti  leggi ,  effondo 
quelle,  eh'  em*  hanno  ,  quafi  un  fucco  dell'  anti- 
co fapere  Egizio  ,  Greco  ,  e  Latino  :  ma  neffu- 
no  n'  ha  migliori  quanto  noi .  Ma  a  rendere  fe- 
lice uno  Stato  non  batta  avere  delle  fa  vie  e  fan- 
te leggi  :  è  oltre  ciò  neceifario  ,  che  per  una  di- 
fciplina  comune  ,  e  continua  fieno  ben  radicate 
ne5  cuori  di  tutti  i  Cittadini  ,  e  che  fi  amino  e 
venerino  :  che  facciano  parte  dell'  educazione  ,  af- 
finchè fi  trafmettano  col  coftume  più  che  con  t 
libri .  Quel  che  conferì  tanto  alla  lunga  e  non 
interrotta  offervanza  delle  Leggi  Ebraiche  ,  fu , 
come  ofièrva  Giufeppe  Ebreo  ne'  libri  contra  Ap- 
pione  Grammatico,  che  ogni  Sabbato  gli  Ebrei 
erano  addottrinati  tuttiquanti  nella  feienza  delle 
leggi  (a) .  Le  Repubbliche  Greche  e  Italiane  anti- 
che, 

00  Mi  forprende  un  pezzo  della  Storia  de'  barbari 
interiori  dell'  Africa  nell'  Imperio  di  Moneu  prefTo  a  Sier- 
ra Leona  .  Il  Sovrano  vi  ha  fondato  un  Collegio  di  no- 
ve o  dieci  miglia  di  circuito  ,  cioè    una    Città  ,  rimota 

dai 


384  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
che,  fino  a  che  le  leggi  furono  della  comune  no- 
tizia ,  e  imparate  per  educazione  ,  furono  consu- 
mate ,  e  crebbero  maravigliofamente .  In  Atene, 
in  Ifparta  ,  relF  antica  Roma,  oltreché  le  leggi 
fi  facevano  in  pubblico ,  fcrivevanfi  ancora  in  cer- 
te tavolette  ,  che  fi  appendevano  ne'  Tempj  ,  e 
nelle  piazze  ,  e  fcrivevanfi  nella  lingua  comune 
del  Popolo.  Ma  poiché  le  leggi  divennero  infi- 
nite ,  e  ,  per  la  difficoltà  della  lingua  divenuta 
ftraniera  ,  mifterj  noti  a  pochini  mi  ,  e  1'  immen- 
fa  turba  de'  chiolatori  le  oppreffe  (a) ,  fu  fàcile  il 
venderle  ;  e  quelle  Repubbliche  caddero  in  mezzo 
a  quelle  medefime  regole  ,  per  forza  delle  quali 
erano  crefciute.  Anzi  quelle  leggi  ,  le  quali  co- 
nofciute ,  amate  ,  e  offervate  comunemente  fanno 
la  felicità  e  la  grandezza  de'  Popoli  ,  ignorate  e 
trafgredìte  fi  convertono  in  loro  interno  veleno , 
il  quale  rode  fordamente  i  vincoli  della  focietà  } 
per  modo  che  farebbe  meglio    fé   non  vi  fodero , 

affin- 

dal  redo  delle  abitazioni .  Tutti  i  giovani ,  che  debbo- 
no fervire  allo  Stato,  in  pace,  e  in  guerra,  vi  fono  fe- 
veramente  per  cinque  anni  educati .  Non  vi  fi  mettono, 
che  giovani  di  approvata  abilità  e  coftumatezza  .  Com'e- 
fcono ,  così  fono  edi  infigniti  di  certi  fegnali  di  diftinzio- 
ne ,  e  poi  di  mano  in  mano  chiamati  agi'  impieghi  . 
Quefto  Collegio  è  lotto  la  fola  ifpezione  del  Sovrano  . 
The  Modem  port  of  an  Unìverfal  Hìjìory  ,  voi.  XVII. 
pag.  259. 
{a)    Bella  legge  .     le    cause   si    discutano    su  i 

FATTI  E  LE  LEGGI.  CHI  CITA  UN  CHIOSATORE ,  PUR- 
CHÉ* NON  SIA  PER  TESTIMONIANZA  d'  UN  FATTO  , 
SIA  CASSATO  DAL  NUMERO  DE'  CAUSIDICI.  IL  MAGI- 
STRATO, CHE  NON  ESEGUE  QUESTA  LEGGE,  SIA  SOG- 
GETTO alla  medesima  pena  .  Quando  Giuflinian© 
proibì  i  Commentari,  aveva  a  dettar  qusfta  legge  . 


Par  PC  I.     Gap.  XXII.  385 

affinchè  gli  uomini  non  isbalorditi  dal  lor  remo- 
re potefìèro  meglio  fentire  la  forza  della  legge 
naturale  impreiìa  ne'  loro  petti .  Imperciocché 
elìè  confervan  fempre  in  mano  de'  malvagi  e  po- 
tenti aliai  forza  da  poter  nuocere  :  ma  non  han- 
no egual  vigore  da  giovare  in  mano  de'  buoni  e 
degi'  impotenti  (a) . 

§.  XX.  Sarebbe  dunque  a  defiderare ,  che  il 
configlio  del  Segretario  Fiorentino  fi  poteflè  met- 
tere in  pratica:  vale  a  dire, che  di  tanto  in  tan- 
to un  Senato  di  favj  e  onefti  Uomini  fotto  la 
protezione  e  1'  occhio  del  Sovrano  richiamane  a' 
primi  principi  la  illanguidita  legislazione  ,  la  ri- 
purgalfe  de5  difetti  feorfivi  per  la  lunghezza  del 
tempo  ,  e  la  rinvigoriiTe  con  nuovi  ordini  e  fan- 
zioni .  Gli  Uomini  amanti  del  ben  pubblico  non 
farebbero  che  utiliffima  opera  ,  fé  voleffero  dili- 
gentemente raccogliere  i  difetti  tìfici  o  morali  , 
che  o  il  tempo,  o  la  debolezza  umana  hanno  la- 
feiato   trafeorrere   nella  parte  più  importante  del 

corpo 

(a)  Una  delle  caufe,  per  cui  credo,  che  in  certi  Sra- 
ti le  leggi  hanno  di  poco  vigore  ,  è  quella  di  avervi  gli 
abitanti  divifa  l'affezione  a  diverfi  Padroni  .  Finché  tutti 
non  fi  riputino  Cittadini  del  medefimo  Stato ,  innamora- 
ti ,  e  rifpettofi  d'  un  folo  e  medefimo  Sovrano  ,  non  fi 
avrà  niuna  venerazione  per  le  leggi .  Ne'  tempi  del  Go- 
verno Feudale  di  Europa  per  quefta  ragione  non  vi  fu 
rè  offervanza  di  leggi ,  ne  coftume .  Chiunque  può  dire 
«al  Sovrano  ,  io  non  fon  voflro  fucU'tto  ,  dee  di  neceffità. 
effer  nemico  delle  leggi  ,  e  della  focietà  ,  nò  fentir  mai 
Jo  fpirito  di  patriota ,  o  1'  amor  della  comune  padria  .  F. 
quefìo  moftra  la  neceffità  ,  che  ha  il  Sovrano  di  avere 
una  particolare  ifpezione  di  tutte  le  fcuole  ,  e  delle  dot- 
.trine,  le  quali  vi  s'  infegnano . 
Par.1.  B    b 


386  Delle  Lezioni  di  Economìa  Civile, 
corpo  civile.  Vi  fono  de'  gran  modelli  per  im- 
parare 1'  arte  di  farlo .  I  due  famofi  autori  Spa- 
gnuoli  Uftariz  e  Ulloa  n'  hanno  dato  un  bel  fag- 
gio in  Ifpagna  e  nella  Corte  di  Filippo  V.  Quat- 
tro autori  Francefi  fono  per  quefto  riguardo  com- 
rnendevoliflìmi ,  Melon ,  Montefquiu  ,  Monfiù  di 
Angeul  ,  e  1'  autore  di  un  buono  libro  intitolato 
/'  Amico  deW  Uomo ,  Anche  in  Italia  il  chiarif- 
fimo  Muratori  nelle  due  dotte  operette  ,  De  di- 
fetti della  Giurì [prudenza  ,  e  Della  felicità  pub- 
blica ha  dimoftrato  in  che  modo  convenga  farlo. 
Ma  lì  vuole  avere  uno  fpirito  filofoflco  ,  rifchia- 
rato  ,  placido  amante  dell'  umanità  per  ben  por- 
vi la  mano  .  I  piccoli  cervelli  e  involti  nelle  pro- 
prie paflìoni,  non  veggono  d' intorno ,  che  fol  quel- 
lo, che  gì'  intereiTa, 

§.  XXI.  La  più  ficura  e  la  più  corta  regola 
di  far  offervare  le  leggi ,  è  la  feverità  e  la  pron- 
tezza delle  pene  contra  i  Magiftrati ,  e  gli  altri  Uf- 
fiziali ,  i  quali  le  pervertono  o  per  ignoranza ,  o  per 
lafciarfi  corrompere .  E'  il  manico  del  buon'ordine, 
fenza  cui  tutto  è  di  fordine  .  L'occhio  del  Sovrano 
vuol'eflèr  fempre  ridente  e  placido  con  tutto  il  refto 
de'  fudditi  :  ma  i  Giudici  noi  debbono  veder  mai, 
che  grave  e  fiero.  La  Clemenza  guadagna  de* 
cuori ,  dove  fi  tratta  di  alcun  reo  privato ,  reo 
più  per  difgrazia ,  che  per  prava  volontà  :  ma  fa 
fempre  nemici  quando  cade  fui  Magiftrato  o  igno- 
rante ,  o  malvagio  ,  Perchè  quella  accende  I'  a- 
more  verfo  il  Governo ,  fenza  nuocere  alla  giufti- 
zia  \  e  quella  fa  credere  a'  popoli  ,  che  non  fi 
vuol  giuftizia .  Principio  intefo  da  tutti  i  gran- 
di Legislatori ,  ma  da  niuno  tanto  ,  quanto  da  Fe- 
derico II .  Voi  non  troverete  corpo  di  leggi, do- 
ve 


Parte  I.    Cap.  XXII.  387 

ve  le  prime  cure  non  fieno  quelle  ,  che  rifguar- 
dano  i  magiftrati  (a) .  Ecco  una  bella  legge  di 
Rugiero  (  b  ) .  Sì  judex  fraudulenter  atque  dolo- 
fe  contra  leges  Jententiam  protulerit ,  notetur  in- 
famia ,  rebus  fuis  omnibus  publicatis  .  Federico 
fecondo  dichiarollo  delitto  pubblico  ,  Corruptelae 
crime»  praefenti  fanclione  publicum  effe  decer- 
nimus  (e) .  A  quefto  medefimo  fine  riguarda  la 
belliflìma  legge  del  medefimo  Principe  (  lib.i.tit. 
88.I.1.  )  /  magi/Irati  delle  Provincie  ,  durante  il 
loro  uffizio  né  ejji ,  né  niuno  de'  loro  /ubalterni, 
e  dome  (liei  ^  prendano  da  provinciali  a  pre/lanza, 
ne  danaro ,  ne  verun7  altra  cofa  :  non  comprino 
Jlabili;  non  prendano  pure  ad  enfiteufi  checche ffia: 
non  contraggano  nozze ,  ne  fponf ali  :  non  contrat- 
tino ,  né  commercino   in  conto  alcuno  .     poena 

PUBLICATIONIS    BONORUM    OMNIUM  ,  ET    AMIS- 
SIONIS    OFFICI!    CUM    INFAMIA. 

§.  XXII.  Si  dice  ,  che  quel  punire  fpeftò  i 
Magiftrati  tende  a  mettergli  in  diferedito.  allo- 
ra le  leggi  medefime  perderanno  la  loro  forza .  Si 
può  dire  maggiore  feioechezza  ?  Vi  ha  di  certi  fo- 
fifmi ,  che  (tonano  per  la  loro  ftranezza .  Un  Ma- 
giftrato  reo  di  corruzione  o  fi  manda  fuori  del 
mondo,  fé  il  delitto  è  grave,  o  fuori  del  pofto  , 
fé  è  minore.  Quefto  Giudice  farà  ben  diferedi- 
tato:  ma  avendo  perduto  1'  uffizio,  il  fuo  difere- 
dito accrediterà  gli  altri.    Non  punite  i  Giudici 

Bb  2  ven- 

00  Le  pene  Mofaiche  e  Romane  contra  i  pervertì 
Magiftrati  fon  ferociffìme.  La  legge  delle  XII.  Tavole 
puniva  di  morte  la  corruzione  ne'  Giudici .  Gellio  lib.XX. 
car*.  1.     I  Cinefi  gli  affettano  vivi. 

(b)     Confi.  R.  S.  l'tb.  III.  «ir.  50. 

(e)    Eodem  in  loco. 


388  Delle  Lezioni  di  Economìa  Civile. 
venditori,  o  depravatori  della  giuftizia  ,  non  vi 
farà  più  ne'  Tribunali  la  bilancia  d'  Aftrea  .  Ma 
i  popoli ,  anche  i  più  cattivi  ,  la  vogliono  ;  e  li 
può  temere,  che  non  fé  la  riprendano.  E1  diffi- 
cile il  trovare  de'  gran  moti  nelle  Nazioni ,  e  de' 
gran  cambiamenti  nella  coftituzione ,  che  non  fie- 
no quafi  tutti  nati  da  quefta  cagione  .  Che  fé 
poi  i  Magiiìrati  vengano  ad  effer  calunniati ,  per 
arredare  i  calunniatori  non -vi  è  più  bella,  né  più 
pronta  maniera  ,  che  quella  riabilita  nelle  leggi 
mede  fi  me,  e  anche  de'  barbari,  eh' è  la  pena  del 
tagliane  .  Finalmente  un  colpo  fevero  di  giufti- 
zia ,  ancorché  non  cicute  per  avventura  da  ogni 
fcrupolo  ,  le  è  per  arredare  un  milione  di  mani- 
fefte  ingiufìizie  ,  è  fempre"  un  colpo  neceifario  al- 
lo Stato.     Expedi?  ut  unus  moriatur  prò  populo  . 

%.  XXIII.  La  quarta  cofa  neceflaria  all'  in- 
grandimento e  felicità  di  ogni  Stato  è  quella  del- 
l' educazione  e  delle  maniere  ,  affinchè  il  buon 
collume  fia  abito  e  difciplina  ,  e  le  maniere  gen- 
tili e  nobili.  Molto  in  quefta  parte  ci  refta  an- 
cora da  perfezionare  e  correggere  .  Noi  fiamo 
certamente  su  quello  punto  di  aliai  inferiori  a  pa- 
recchi popoli  d'  Italia  :  vi  è  tuttavia  in  molte 
parti  dei  noftro  Regno  della  impolitezza ,  della 
ruvidezza ,  e  anche  della  ialvatichezza  da  emen- 
dare .  Ci  debb'  effere  manifefto  ,  che  la  falvati- 
chezza  è  fempre  un  grande  oftacolo  al  faper  ci- 
vile ,  all'  Arti  ,  al  Commercio  ;  perchè  tutti  i 
falvatici  abborrifeono  la  fatica  metodica  5  ed  eilèn- 
do  di  animo  fiero ,  pongono  della  gloria  nel  vive- 
re di  rapina ,  e  d'  inquietare  in  mille  guife  la  ci- 
vile focietà . 

§.  XXIV.    Quando  fi  confiderà  attentamente  , 

fi  ve- 


Parte  I.   Cip.  XXII.  3S9 

fi  vede  fubito  ciò  non  provenire  ,  che  dalla  non 
favia  educazione .  L'  educazione  ,  iiccome  è  al- 
trove detto,  fi  può  primamente  dividere  in  Fifica 
e  Morale,  delle  quali  quella  riguarda  il  corpo,  e 
quefta  1'  animo .  La  morale  iottodividerfi  in  E- 
conomica ,  Politica  ,  ed  Ecclefiaftica .  La  prima 
appartiene  a'  Genitori ,  la  feconda  alle  Leggi ,  la 
terza  agli  Ecclefìaftici  .  Noi  abbiamo  in  quefta 
materia  degli  eccellenti  libri  in  tutta  Europa  ,  e 
fcritti  per  mani  maeftre,  ma  non  egualmente  pra- 
ticati da  mani  maeftre .  La  bafe  di  ogni  educazio-* 
ne  è  la  domeftica .  Ma  molti  Genitori  diventai! 
Padri  prima  che  abbiano  imparato  ad  eftèrlo  . 
Quindi  nafce  e  fi  moltiplica  una  razza  di  uomi- 
ni zotici  e  mezzo  felvaggi ,  fenza  meftiere  ,  fenz* 
arte ,  e  talvolta  fenza  niuna  conofcenza  de'  loro 
doveri .  Sifto  V  Pontefice  di  grand'  animo  e  di 
vafte  mire ,  aveva  fatto  per  lo  Stato  Romano  una 
buona  legge  .  Ordinava  che  non  fi  poteftero  con- 
trarre nozze  da  coloro  ,  i  quali  non  avellerò  un 
atteftato  della  loro  abilità  a  poter  nudrire  .ed  e- 
ducare  i  figli  (  a  ) .  E  quefto  vale  quanto  dire  , 
niun  ardifca  aver  figli  ,  fenza  avere  apprettato  i 
mezzi  da  faper  eftèr  padre  {b) . 

Bb  3  §.XXV. 

(a)     Gregorio  Leti  Vita  di  Sifto  V. 

(6)  La  legge  della  Città  Platonica  ftabilifce  ,  le  donne 
non  fi  maritino  prima  di  20  anni  y  né  i  ma/chi  prima  dì  90  . 
Vi  è  ,  ficcome  è  detto  altrove  ,  della  Fifica  in  quefta 
legge  .  La  macchina  degli  uomini  non  lì  fviluppa  be- 
ne prima  di  20  anni  :  e  la  ragione  de1  mariti ,  primo 
mobile  delle  famiglie ,  non  è  né  rifchiarata  hallantemen- 
te ,  né  afibdata  prima  di  50  .  Le  leggi ,  che  hanno  per 
baie  la  Fifica  ,  fono  le  più.  belle  ,  e  dovrebbero  eflere 
e  fole  durevoli  . 


v 


%go       Delle  Lezioni  di  'Economia  Civile. 

§.  XXV.  Bello  ancora  e  gran  campo  è  per  la 
legislazione  V  educazione  tanto  fifica  ,  che  mora- 
le :  anzi  dovrebbe  efferne  una  effenzial  parte  : 
perchè  le  leggi  dove  non  ha  uomini ,  né  coftumi, 
non  giovano  a  niente .  Nel  piano  delle  leggi  di 
Licurgo  1'  educazione  così  fifica  come  morale  ne 
faceva  due  terzi  :  e  Tappiamo  ,  che  niun  popolo 
tra  gii  antichi  fu  meglio  difciplinato  quanto  i  La- 
cedemoni .  Una  buona  parte  delle  leggi  Molai- 
che riguarda  la  favia  e  gentile  educazione .  Per 
quello  medefimo  fine  in  molti  Paefi  di  Europa  fi 
fon  fondati ,  e  fi  vanno  giornalmente  moltiplican- 
do i  Collegi  delf  arti  ;  affinchè  i  figliuoli  della 
gente  baila  pollano  in  quegli  avere  non  folo  gli 
ammaeftramenti  meccanici ,  ma  quegli  ancora  del- 
lo fpirito  e  delle  maniere. 

§.  XXVI.  Qui  è  dove  io  foglio  fpefiò  mara- 
vigliarmi ,  onde  fia  avvenuto ,  che  avendo  le  leg- 
gi di  tutti  i  Popoli  ,  e  principalmente  le  noftre, 
due  parti  elfenziali  ,  cioè  1'  economica  ,  e  la  di- 
caftica,  tanti  fieno  flati  gì'  Interpetn  e  i  Chiofa- 
tori  della  feconda,  e  sì  pochi,  fé  non  niuno ,  che 
abbia  dato  opera  ad  illuftrare  la  prima ,  ancorché 
ella  meritale  bene  il  primo  luogo ,  fìccome  fofte- 
gno  dell'  altra .  Certo  a  voler  confederare  le  nò- 
lire  Coftituzioni  e  Prammatiche,  moltifiìme  fé  ne 
troveranno ,  che  rifguardano  la  fola  economia  del- 
lo Stato ,  fìccome  fono  quelle ,  che  appartengono 
alla  propagazione  della  fpecie  umana  ,  all'  educa- 
zione ,  alla  induftria ,  all'  arti ,  al  commercio ,  al 
lufiò,  all'  amminiftrazione  economica  delle  terre, 
e  altrettali  cole .  Tra  gì*  infiniti  Commentato- 
ri àplìe  noflre  leggi  ve  ne  ha  troppo  pochi  ,  che 
fi  ^abbiano  prefo  la  cura  d*  illuftrare  taii  leggi  per 


Parte  l   Cap.  XXIT.  391 

la  parte  economica .  Né  folo  i  Giureconfult't  de' 
tempi  paflati ,  che  fono  flati  fra  noi  molti  e  gra- 
vinomi ^  mai  Filofofi  altresì ,  e  i  Teologi  hanno 
à  quello  loro  dovere  mancato  ,  eflendo  flati  più. 
cupidi  di  fottigliezza ,  e  di  ciarle,  che  di  fodezza. 
4  §>  XX VII.  Di  che  io  credo  che  principal  ra- 
gione fia  flato  il  poco  fludio  ,  che  facevano  i 
Maggiori  noflri  in  quella  fllofofia  ,  che  rifguarda 
ì  comodi  notòri ,  e  che  dicefi  dell'  Uomo .  Edi 
avevano  per  verità  fludiato  molto  in  queftìoni  a- 
cute  :  ma  poco  o  nulla  in  fllofofìa  civile  *  In 
fatti  quanti  ne  troviamo  noi,  che  fienfi  ingegnati  di 
conofcere  profondamente  e  di  analizzare  la  natura 
dell'  uomo ,  la  natura  e  la  forza  delle  civili  focietà, 
F  Arte  da  popolarle ,  e  renderle  grandi  e  ricche  ? 
Sarebbe  perciò  quello  principalità  mo  dovere  di  co- 
loro ,  i  quali  ammaeflrano  la  gioventù  nella  faen- 
za di  penfare ,  e  nelle  leggi  civili  t  efli  dovrebbe- 
ro fpirare  ne'  petti  de'  loro  allievi  un  poco  più 
di  amore  per  quella  forta  di  conofcenze  ,  le  qua- 
li procacciano  i  comodi  ,  e  la  felicità  della  vita 
umana*  Ma  fé  non  fi  riformano  le  Scuole  ,  e  i 
Collegj,  tutto  è  inutile. 

§.  XXVIII.  Diciamo  ora  finalmente  qualche 
cofa  del  terzo  genere  di  educazione,  che  è  F  Ec* 
clefiaflica.  Ella  ficcome  è  la  più  importante  , 
così  potrebbe  efler  la  più  utile  ,  fé  fi  facefle  co- 
me è  dovere.  Imperciocché  niente  è  più  impor- 
tante al  ben  vivere  ,  quanto  il  conofcer  Dio  e 
le  fue  leggi  ;  e  niente  più  utile  ,  quanto  che 
tutti  i  membri  del  corpo  ne  fieno  appieno  non 
folo  iltrutti,  ma  innamorati  eziandio  .  Che  fie- 
no perfuafi,  dalla  loro  oflervanza  nafcer  la  pre- 
fente,  e  futura  noflra  felicità.    Quella  educazio- 

Bb   4  ne 


39-  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile . 
ne  a  pigliarla  pel  fuo  verfo  è  breviffima  in  teo- 
ria :  ma  ne  debb'  efière  lunga  ,  e  continuata  la 
difciplina.  Concioffiachè  ella  non  fi  a  educazione 
di  foli  fanciulli ,  che  oltre  le  parole  poco  o  nul- 
la di  più  intendono  ,  ma  di  adulti  capaci  (  a  )  . 
Ora  qui  è  il  noftro  male.  Quefla  educazione  or- 
dinariamente non  fi  fa  ,  che  a'  ragazzi  ,  né  fem- 
pre  da  mani  maeftre .  Quindi  è  che  gran  parte 
de'  noflri  popoli  ignorano  il  Ca  tee  hi  lino  ,  o  il 
fanno  male.  Si  fono  multiplic- ti  fìrabocchevol- 
mente  i  Maeilri  e  i  libri }  ma  fi  è  migliorata  que- 
lla educazione  ?     E  un  problema ,  che  io  lafcio  a 

deci- 

(a)  Perchè  ì  primi  Chriftiani  furono  di  gran  modelli, 
così  della  teoria  ,  come  della  pratica  del  Criftianefimo  ? 
Perchè  il  Catecumenato  era  lungo ,  era  degli  adulti ,  e  i 
Maeilri  erano  i  Clementi ,  gli  Origeni ,  i  Cirilli  ec.  Bel- 
la   legge    !     TUTTE     LE    PREDICHE     SIENO    CATECHISMI    . 

Una  predica,  come  ora  fi  co  marna,  ftona  la  moltitudine: 
il  catechifmo  iftrutfce .  Perchè  a  moki  non  piace  il  Cri- 
flianefimo  ?  Perchè  non  l'intendono.  E1  una  maraviglia 
per  chi  ci  penfa  !  Noi  abbiamo  fopra  dngento  mila  desi- 
nati a  queft'  utSzio  (  perchè  conto  nella  ciafle  degli  edu- 
catori e  paftori  fpirituali  anche  i  Frati ,  efTendo  tutti  da 
certi  fecoli  in  qua  entrati  nel  ceto,  e  con  ciò  nel  dovere 
de'  Sacerdoti  )  ,  e  nondimeno  in  molte  parti  è  ignota  la 
dottrina  Criftiana.  Io  lblo  ho  governato  per  26  anni 
una  Scuola  di  fopra  cento  fcplari  ;  credo  dunque  che  un 
paroco  e  un  clerico  pollano  governar  anch'  erti  dugen- 
to  perfone  ;  dunque  dieci  parochi  e  dieci  clerici  potreb- 
bero ballare  a  dumila  perfone  ;  e  200  a  ventimila  ;  dun- 
que dumila  a  clugentomila  .  E  così  20  mila  a  due  mi- 
lioni. E  95  mila  a  tre  milioni  e  mezzo.  A  noi  dugen- 
to  mila  ancora  non  badano  .  Dunque  non  fanno  il  lo- 
ro uffizio  .  E  di  ciò  è  cagione  ,  che  una  parte  di  que- 
lli miniftri  è  eftremamente  povera  ;  1'  altra  eilremamente 
ricca..  I  primi  fon  mal'  iftrutti  e  disviati -per  mancanza 
d'_  ajuto  :  i  fecondi  per  troppi  comodi . 


Parte  I.    Cap.  XXII.  393 

decidere  a  coloro ,  che  fono  meglio  ,  che  io  non 
fono ,  informati  delle  cofe  del  noftro  paefe . 

§.  XXIX.  Vengo  ora  alla  quinta  cofa  ,  che 
dilli  eifer  necefTària  alla  perfezione  di  un  corpo 
politico ,  che  è  la  teoria  e  la  pratica  del  Com- 
mercio .  Egli  ci  può  eifer  oggimai  certo  ,  che 
fecondochè  fono  prefentemente  gli  affari  in  Euro- 
pa, il  folo  traffico  può  accrefcere  le  rendite  di 
una  nazione  ,  e  foftenerla  ,  perchè  non  vada  ad- 
dietro (a) .  Le  ragioni  di  quefta  propofizione  fono 
ftate  da  noi  copiofamente  dimoftrate  a  fuo  luogo  ; 
e  nondimeno  piacemi  qui  ricordarle  breviffima- 
mente;  perchè  le  verità  neceflàrie  o  utili  non  lì 
ripetono  mai  tanto  che  bafti  .  1.  Perchè  il 
traffico  efterno  proccurando  1'  effrazione  delle  no- 
ftre  derrate ,  e  manifatture ,  promuove  infìeme  l'a- 
gricoltura e  1'  arti ,  e  con  quefto  1'  utilità  tanto 
de'  proprietarj ,  quanto  di  coloro  che  travagliano. 

2.  Perchè  in  quefta  maniera  rendendo  più 
facili  le  nozze ,  e  il  mantenimento  delle  famiglie, 
e  con  ciò  allettando  i  Foreftieri ,  aumenta  mirabil- 
mente la  popolazione . 

3.  Perchè  fcema  il  numero  degli  oziofi  e  de' 
vagabondi ,  i  quali  mai  non  crefcono  troppo ,  fen- 
za  danno  e  rovina  :  e  mai  non  fi  fcemano  fenza 
grandiflìma  pubblica  utilità . 

4.  Perchè  ci  fomminiftra  de'  mezzi  badanti 
a  poter  pagare  quel ,  che  prendiamo  da'  Foreftie- 
ri,  fenza  sbilanciarci  ogni  anno. 

§.xxx. 

00  Quando  i  popoli  di  Europa  erano  tutti  barbari  , 
era  inutile  a  penfave ,  come  oggi  penfiamo .  Ma  effend'ora 
tutti  rivolti  dalla  parte  dell'Arti  e  del  Commercio ,  quel- 
la nazione,  che  n  è  ignorante ,-e  negligente,  reità  pove- 
ra ,  vile  ,  e  {chiava  . 


394      Delle  Lezioni  di  "Economia  Civile. 

§.  XXX.  Ora  noi  fiamo  in  quella  parte  mol- 
to indietro,  non  folo  alle  nazioni  Oltramontane  5 
ma  a  molte  ancora  d'  Italia  :  e  quel  che  più  im- 
porta ,  alTai  di  fotto  al  noftro  potere  e  intereffè. 
E  per  non  volerci  paragonare  colie  nazioni  Oltra- 
montane, che  farebbe  paragonarci  con  de'  Gigan- 
ti, egli  è  certo  che  i  Veneziani  *  e  i  Geno  veli  , 
e  i  Tofcani  hanno  più  commercio  attivo  ,  e  più 
e  migliori  manifatture  ,  che  noi  non  abbiamo  , 
ancorché  i  noftri  fondi  lieno  più  ricchi ,  quali  fo- 
no le  derrate ,  le  lane ,  le  fete  ,  il  cottone ,  il  li- 
no, e  il  canape.  Quindi  nafce  una  fpecie  di  ru- 
videzza e  di  languore  in  tutta  la  nazione  (a). 

§.  XXXL  Soglion  dire  alcuni  ,  che  noi  non 
polliamo  efee  giammai  una  nazione  trafficante  * 
a  cagion  del  fito ,  non  avendo ,  dicono  effi ,  intor- 
no a  noi ,  a  chi  comunicare  le  noftre  mercanzie. 
Aggiungono  che  le  ricchezze  fteife  e  la  fecondità 
delle  noftre  Terre  ci  rendono  meno  atti  al  com- 
mercio; tra  perchè  ci  danno  baftante  occupazione 
al  di  dentro ,  e  perchè  ci  togliono  lo  fprone  dell' 
attività  e  dell*  induftria,  che  è  il  bifogno.  Tut- 
ti i  popoli  de*  Climi  felici  ,  cui  la  terrà  pafce 
di  per  se,  fon  poltroni.  Finalmente , foggiungono, 
il  commercio  è  già  occupato  :  che  potremmo 
adunque  fare? 

§.  XXX IL  Rifponderò  ali*  ultima  difficoltà  in 
prima .  Innanzi  ad  ogni  altra  cofa  è  uopo  av- 
vertire una  dottrina  del  comun  fenfo  degli  Uomi- 
ni, verificata  per  continue  fperienze  ,  ed  è  j  che 

ogni 

(a)  Quefte  confiderazioni  fono  ftate  fatte  quindici  an- 
ni addietro  .  Ma  in  queft'ultimi  tempi  mi  fembra ,  che 
noi  fiamo  di  molto  migliorati . 


Parte  I.  Cap.  XXII.  3Q$ 

ogni  uomo  ,  e  confeguentemente  ogni  nazione  , 
che  abbia  forze  interne  eguali  alle  forze  di  un'al- 
tra perfona ,  o  nazione  ,  può  eflere  quel  che  è  o- 
gni  altro  :  e  fé  non  abbia  forze  eguali  ,  può  effe- 
re  proporzionevolmente  grande  .  Ma  fi  vogliono 
ben  conofeere  le  fue  forze  ,  e  prudentemente  e 
coraggiolamente  adoperarle.  Vi  fono  di  molti,  i 
quali  avrebbero  potuto  efter  grandi  ,  fé  per  viltà 
non  fi  follerò  foverchiamente  difprezzati  *  Quella 
dottrina  è  da  adattarli  a  noi.  È  occupato,  dico- 
no, il  Commercio.  Domando  io  ,  fono  tuttavia 
neceffarie  le  noftre  manifatture  ì  fon  neceflarie  a 
noi  medefimi  ?  e  fé  fono ,  non  è  mai  tanto  occu- 
pato il  commercio  ,  che  non  ne  polliamo  avere 
una  parte,  e  quella  che  ci  conviene.  Fate  che  fi 
abbia  la  preferenza  nel  concorfb,  e  vedrete,  che 
ci  è  ancora  molto  da  fare  .  Perchè  quel  che  fi 
dice  del  fito,  è  troppo  puerile  da  impegnarci  a 
rifpondere.  Ogni  Paefe,  che  ha  mare,  è  fempre 
in  mezzo  al  Mondo .  E'  feiocchezza  il  dubitar- 
ne (a). 

§.  XXX UT.  Per  quel  che  appartiene  alle  ric- 
chezze, e  alla  fecondità  delle  noftre  Terre,  colo- 
ro i  quali  quindi  conchiudono,  che  per  quella  ca- 
gione non  poifa  nel  noftro  Regno  allignare  la 
pianta  del  Commercio,  intendono  aftài  poco  così 
il  fondo  del  Commercio  ,  come  i  noftri  intereffi . 
E  primamente  egli  è  chiariffimo ,  che  non  vi  può 

efiè- 

(a)  Mi  rido  ,  quando  leggo  ,  che  alcuni  popoli  hari 
pretefo  di  effere  l' umbilico  della  Terra  .  Apollo  Delfi- 
co ,  quando  il  pretendeva  y  non  {apeva  la  figura  de  Pia- 
neti :  1'  occhio  iruvT  taopav  che  tutto  vede  ,  fecondo  una 
frafe  di  Omero  ,  ignorava  la  Cofmografia  . 


%q6  .  Delle  Lezioni  di  Economia  Civile. 
eftere  gran  commercio  ,  e  commercio  utile  ,  fé 
non  in  que'  Paefi  ,  dove  fìa  grande  il  fondo  del 
traffico .  Or  quefto  fondo  fono  1'  Agricoltura ,  i 
materiali  dell'  arti  ,  e  le  manifatture  .  Dunque 
appunto  per  quefto ,  che  noi  abbiamo  terra  fecon- 
da e  ricca  di  tutte  le  materie  del  Commercio  , 
fìamo  nel  grado  di  averlo  bello  e  grande ,  e  oitre 
di  quefto  ftabile,  come  quello  che  non  dipende 
dagli  altrui  capricci,  ma  da  noi  folamente,  e  dal- 
la noftra  diligenza . 

§.  XXXIV.  Dico  in  oltre  a  coloro  ,  che  parla- 
no a  quefto  modo,  eh'  eftì  fuppongono  ,  che  noi 
non  abbiam  bifogno  di  nulla  ;  il  che  è  manifefta- 
mente  falfo  ,  e  dimoftra  affai  ,  quanto  eftì  fieno 
poco  pratici  de'  noftri  affari  .  Imperciocché  mol- 
to a  noi  bifogna  delle  cofe  foreftiere  ,  non  folo 
per  mantenere  quel  grado  di  luflò  ,  il  quale  è  in- 
divifibile  dalla  politezza  di  ogni  nazione  ;  ma  an- 
che per  gii  comodi  e  le  noftre  neceftkà  .  Credo 
adunque  che  eftì  non  (appiano  ,  che  noi  prendia- 
mo da'  Foreftieri  intorno  a  óooooo  ducati  1'  an- 
no di  zucchero ,  cannella ,  pepe ,  cacao ,  caffè  ,  e 
altre  fpezie  e  droghe  :  e  fopra  iooooo  di  tabac- 
co .  A  quefta  fomma  fi  vuole  aggiungere  tutto 
quel  che  fpendiamo  in  perle  ,  pietre  preziofe  ,  e 
tutta  la  quinquagiierk ,  delle  quali  cofe  li  fa  gran 
confumamento  ogni  anno  per  le  noftre  donne  ,  e 
per  coloro ,  i  quali  vivono  donnefeamente .  Gran- 
didimo  eziandio ,  e  più  che  tutti  gli  altri ,  è  l'ar- 
ticolo delle  tele  ,  de'  merletti  ,  de'  galloni ,  delle 
france ,  de'  drappi  di  argento  e  di  oro,  e  di  altre 
cofe  di  puro  luflò  :  né  credo  che  fia  men  gran- 
de quello  delle  manifatture  di  panno,  di  pelo  ,  e 

di 


Parte  I.  Cap.  XXII.  397 

di  fèta(tf).  Grande  altresì  è  1'  articolo  delle  pelli. 
Aggiungali  quello  de'  vetri  ,  delle  porcellane  ,  e 
di  altrettali  cofe.  li  capo  di  alcuni  comeftibili  , 
ficcome  è  il  cacio ,  il  merluzzo ,  le  aringhe ,  i  vi- 
ni Toreftieri  ,  gii  olj  non  è  difprezzibiie  ,  com2 
quello ,  che  ci  coita  fopra  mezzo  milione .  Ma  do- 
ve lafciamo  1!  articolo  de'  metalli?  Egli  è  facile 
il  vedere  quant'  oro  e  argento  fi  confami  in  in- 
dorature e  manifatture.  L'  ufo  dei  rame  è  co- 
mune, non  altrimenti  che  quello  dello  daga  3  e 
del  piombo .  Il  ferro  e  1'  acciajo  fono  metalli  di 
prima  neceflità  ,  fenza  de'  quali  non  fi  può  ave- 
re dell'  A*rti .  Or  chi  può  ignorare ,  che  di  tut- 
ti quelli  metalli  noi  fiamo  sforniti  ,  e  che  non 
ci  vengono  che  da'  Foreftieri? 

§.  XXXV.  Se  adunque  noi  abbiamo  bifo 
gno  ,  di  quanto  fi  è  dimoltrato  ,  chi  (limerà  , 
che  fenza  commercio  efterno  li  pollano  di  noi  a- 
vere ,  e  pagare  tante  e  sì  diverfe  cofe  ?  Io  ho  la- 
fciato  a  bella  polla  1'  articolo  dei  denaro ,  che  va 
fuori ,  o  per  debiti  nazionali ,  che  tuttavia  abbia- 
mo ,  o  per  gli  dritti  ecclefiaftici  '-,  il  quale  folo 
mantiene  aperto  uno  fcolo  nel  Regno  ,  che  appe- 
na che  io  mi  creda,  può  efl'ere  per  veruna  forgen- 

te 

(a)  Cofe,  le  quali  non  fi  comprende ,  perchè  fi  debbo- 
no prender  da  foreftieri .  I  Veneziani  avendo  confidera- 
to ,  che  introducevano  nello  Stato  molti  libri  itampati 
fuori ,  donde  veniva  ad  indebolirli  quello  capo  del  lor 
Commercio  ,  hanno  con  molta  Capienza  quelli  mefi  ad- 
dietro ordinato  ,  che  tu;ti  quelli  libri  fi  (tampino  nel 
paefe,  e  che  non  fé  ne  faccia  venir  da  fuori ,  falvo  che  i  foli 
efemplari  da  ftamparfi .  Legge,  che  non  fi  pub  baftan- 
temente  commendare  .  Perchè  non  fi  pub  per  la  ftefla 
ragione  eiìendere  a  tutti  i  paeiì,  e  ad  ogni  mercanzia? 


398  Delle  Lezioni  di  Ecofiomia  Civile. 
te  riturato  .  Per  lo  che  fé  noi  vogliamo  ri- 
trovare il  compenfo  a  ciò  che  prendiamo  da'  Fo- 
reftieri ,  e  ai  noftri  debiti ,  egli  non  fi  può  rinve- 
nire ,  fé  non  che  nel!'  effrazioni  delle  noftre  robe. 
Dunque  è  da  conchiudere,  che  a  noi  è  per  ogni 
verfo  neceìfario  un  Commercio  ben  intefo ,  e  ben 
regolato  ,  non  già  per  arricchire  ,  ma  per  fofte- 
nerci }  non  per  conquiftare  ,  ma  per  confervare  il 
noftro .  La  mafllma  fondamentale  di  quello  Com- 
mercio dovrebb'  effere,  lasciate   uscire  con 

LA  MASSIMA  POSSIBILE  FACILITA*  E  SPEDITEZ- 
ZA E  LIBERTA  OGNI  DERRATA  ,  E  OCNI  MA- 
NIFATTURA INTERNA:  IMPEDITE  QUANTO  PIÙ 
SI  PUÒ*  LE  FORESTIERE,  CHE  FRA  NOI  NASCO- 
NO ,  O   SI    FANNO. 


Fine  àslla  Prima  Party. 


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