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Thomas J. Mathiesen
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DINORAH
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IL PELLEGRINAGGIO A PLOERMEL
Opera semiscria in tre atti
PAROLE DI
GIULIO BARB1ER e MICHELE CARRÉ
VERSIONE ITALIANA DI A. DE LAUZIERES
MUSICA DI
GIACOMO MEYERBEER
Rappresentata per la prima volta al Teatro dell'Opéra-Comique a Parigi il 4 Aprile /Sjp
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Proprietà dell'Editore
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Giacomo Meyerbeer
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Hacque in Berlino il 5 settembre 179 1 da Giacobbe Herz Beer e da Amalia
,J|Beer, primo di quattro figli, di cui gli altri furono: Enrico Guglielmo, celebre
^^astronomo, e Michele, l'autore della tragedia Slrucnscc, per cui Giacomo scrisse
una splendida sinfonia ed alcuni intermezzi.
Il cognome Meyer, aggiunto al cognome di famiglia, è quello d'un parente, dal quale
Giacomo Beer ereditava vistoso patrimonio, colla condizione di portarne il nome.
Ebbe maestro di pianoforte, all'età di sei anni, il Lauska, e tale era la riuscita di
lui che a nove anni imprese a dar concerti; poi Muzio Clementi. Incominciò nel
1803 le sue lezioni di paramenti e di composizione collo Zelter. Entrò nel 1805 nel-
l'Accademia di canto come contralto ; là ebbe principio la sua iniziazione nello stile reli-
gioso. Studiò poi con Bernardo Anselmo Weber (fratello all'autore del Freischiitz), e
più tardi coli' abate Vogler a Darmstadt. In quest'epoca fu composta la cantica di
Meyerbeer, Dio e la natura, che gli valse la nomina di compositore della Corte Gran-
ducale. A questa cantata seguirono ben presto altri lavori, come i scile salmi di Klopstok,
il salmo 1300, il 9S0, un'opera religiosa dal titolo II volo di Iefte, rappresentata a Mo-
naco ; una cantata, La visita degli Dei, il salmo 220, uno Staimi Metter, un Tedeum ed
un Miserere. Produsse sulle scene del teatro di Stoccarda YAlimelek. Ma in tutta que-
st'epoca, più che pel compositore, la riuscita era pel pianista. E da deplorarsi che nes-
suna delle molte composizioni per pianoforte lasciate da Meyerbeer sia stata pubblicata.
Ad aprire il cammino artistico di lui, era necessario che egli fosse posto a contatto
con iscuole diverse dalla severa nella quale era cresciuto. L'abbondante semente gettata
in fertilissimo terreno avrebbe allora soltanto dato i suoi frutti. Al principio del 18 15
Meyerbeer recossi a Parigi e vi fece relazione cogli artisti migliori. Da Parigi passò a
Venezia, dove il Tancredi di Rossini lo affascinò. Meyerbeer tentò di affratellarsi la
maniera Rossiniana e produsse sulle scene del teatro Nuovo di Padova la sua Romilda
e Costanza, rappresentata il 19 luglio 1817; poi al Regio di Torino la Semiramide ri-
conosciuta, ed alla Fenice di Venezia l'Emma di Reshurgo. Scrisse per la Scala di Milano
la Margherita d' Angiò, rappresentata il 14 novembre 1820, cui seguì nel 1822 l' Esule
di Granata. Nel 1824, dopo un viaggio in Germania, compose il Crociato in Egitto per la
Fenice in Venezia, dove ebbe ad esecutori Velluti, Crivelli, Bianchi e la Meric-Lalande.
Ma Meyerbeer non poteva, né doveva, accontentarsi di essere un imitatore. Egli stesso
sentiva che le sue opere fino allora non rispondevano punto all'ideale dell'arte che gli
stava nella fantasia allo stato di embrione, ideale che non era ancora riuscito a co-
gliere, a realizzare. Aggiungasi a ciò le esortazioni di Weber e degli altri tedeschi che
lo rimproveravano acerbamente come di un delitto patriottico d' essersi ? dato alla mu-
sica italiana, potendo egli riescire invece di grandissimo incremento all' arte nazionale.
Nel 182$ Meyerbeer tornò a Parigi e vi strinse viva amicizia col sommo Rossini. So-
pra un libretto di Scribe e Delavigne, produsse aWOpéra il 21 novembre 183 1 uno dei
più grandi lavori musicali del repertorio, il Roberto il diavolo. Meyerbeer si rivelò qui
sommo: non più l'imitazione, ma l'originalità, la potenza. L'impressione destata dal
Roberto il diavolo fu immensa. Curioso a dirsi, questa istessa opera, riprodotta a Ber-
lino, trovò accoglienze meno festose , e la critica arcigna. Tutti i teatri però in breve-
se la disputarono, e parve questa musica porre il suggello alla fama del compositore.
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l'Opera a Ber lino, amlo m scena ^ ch antunquc j,
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'"Tqnestltes': tnolourpose «old lavori per la cappella deUa Corre reale : scrisse
pure mia specie di intermezzo, La Festa di Corte ,» Ferrara
Parigi fu »""'\' "7°„J-::, 'l '• ' .;trevaSs' ce s o entusiastico^ Il presidente
SaTepu ^bS'Lc c'Klii « dire della ^ <^. «££*
tutte parti le onoranze: l'Università di Jena lo nominava dottore onora™, 'Accade a
SnLSino lo faceva membro della Sezione ™£f*™a* £* B vfe atria-
d'Olanda lo nominava socio onorano; 1 imperatore a Austria,
°Tf SrflMw comparve il 16 febbraio ,8;4 all'Opóu-C,,,,/,/,,' ; l'esito fu tale e
Mntn rue Se ne fecero ioo rappresentazioni m un anno.
T&S«T Permei o Dinorah, fu rappresentato allo stesso teatro il 4 api le 18 j9-
Il Itolo 0 " mulo ne doveva essere il Pastore di Cornovagha , poi la Poto '-"**»*>
^Nostra fonna d' Aury. A quest'ultimo titolo l'arcivescovo di Parigi pose il veto,
tinche uno se ne stabilì definitivamente. cos,
dirf ^£**£5& "^ÙFS^ che' T^L freque nUen,
nefec^o So^ra sono tutti eminentemente descrittivi due ^«g^^gÈ
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vera pazza strappano le lagrime. Meverbeerl il cuore parla nella musica sua:
Che anima cara doveva essere quella di MeveiDcu:. 11 cuuit p 1
-kI o4i fratto, fra le paure di Corentino e le smanie fantastiche di Hoel , sgorga la
piena" dell'amore dalle labbra della Capraia Dinorah.
1 La sinfonia puossi veramente chiamare ,1 prologo dell opera tu» una so a u
sinfonico. . . , • r.innn.<;enta a destra i monti
All'alzarsi del sipario, la scena, divisa in due P«^ "K1^6 f Comincia con un
della poetica Bretagna, a sinistra la casa di Corentino L .opera incorni
si:;" ss?" .%r i'i— ^ sfirSii'siss
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Dinorah rida o canti, la musica le presta 1 più toccanti suoi a cen t . mcmc
Odesi risonare con bizzarre note la cornamusa di Corentino . egli suona
e Meverbeer fece un gioiello della rozza musica di Corentino.
Meyerbeer non cadde nel grosso errore di molti fra V^r in composi tor^i quah
volendo creare musica descrittiva, le tolgono la prerogativa che forma lo scopo ae
musica stessa - ['idealismo - per avvicinarla più che e possibile a tutto ciò che
di meno poetico, alla realtà. . .. , Derchè ha paura
natura. Uno non sa che bevere e far all'amore; V altro non fa che piangere
giorno, questi al contrario rido costantemente, altri ha un coraggio di leone; io, in-
vece, ho la più gran paura di questo mondo, ed alla fin fine non me ne importa niente.
Così conchiude filosofando Corentiuo, e per non essere più così solo., dà di piglio
alla sua cornamusa, e comincia a regalarsi le migliori canzoni che siano a portata del
di lui gusto peregrino. Se non che, Dinorah la pazza, - eh' egli crede la dama dei
prati, attratta dalla musica, che ella si dà ad imitare, gareggiando coU'istrumento - entra
repentinamente, spaventando il povero Corentino. Qui succede il più curioso e comico
duetto, poiché Dinorah fa tanto suonare e ballare quel disgraziato di Corentino, ch'egli,
sfinito, cade su d'una seggiola e s'addormenta, mentre Dinorah si allontana. Il canta-
bile cai dolcemente voluttuoso sulle parole - più palpila il cuore - è uno dei più toc-
canti fra i molti cpisodii di questo duetto.
Giunge poi Hocl che viene a parlare al vecchio Tonik, il precedente abitatore della
capanna, il quale avevagli promesso che gli avrebbe fatto toccare certo tesoro nascosto,
il tesoro della leggenda. - Chi primo la man parlava al tcsor, nell'anno morìa !
Hoel è un fantastico personaggio: nell'anno precedente ebbe incendiata dal fulmine
la capanna, mentre traeva la sua promessa all'altare. Non volendo che Dinorah avesse
a soffrire la miseria, egli l'aveva da un anno abbandonata, per andare in traccia della
fortuna promessagli da Tonik, il vecchio del villaggio. Udendo da Corentino che il vecchio
era morto, Hoel tenta di indurre Corentino stesso a seguirlo nella spedizione : questi,
dopo essersi domandato perchè mai egli volesse dividere un tesoro che avrebbe potuto
godere tutto solo, messo sull'avviso, tracannata buona dose di vino, si dispone a se-
guirlo, quando la campanella della capretta si fa di nuovo sentire: presentasi Dinorah dal-
l'altra parte della scena. Il terzetto, in cui Corentino si getta ginocchioni ad implorare
tutti i santi del cielo per la paura da cui è preso, è di una bellezza maravigliosa poi-
concetto artistico e contrappuntistica fattura. La fine dell'atto, dove attacca il canto
dei violini, imparadisa.
Nel second'atto, il pezzo d'effotto per la prima donna è l' aria dell' ombra, bizzarra e
telice creazione poetica. La pazza, che ha in orrore la solitudine, si dà a parlare colla
propria ombra, disegnata sul terreno da un raggio di luna; ed all'ombra insegna a
danzare, interrogandola e rispondendo ella stessa alle proprie interrogazioni.
Altro dei pezzi capitali dello spartito è il terzetto del finale secondo. La scena, la
situazione, la musica, tutto concorre ad incatenare la mente ed il cuore ai personaggi
del dramma che si svolge.
Corentino, capito che il movente di Hoel era quello di far sì che egli avesse a toc-
care pel primo il tesoro onde poi ne morisse, tenta di indurvi a sua volta la pazza
Dinorah, che Hoel nelle tenebre non riconosce, e prende per una visione; essa gli
risponde parlandogli dell' Mignolino della montagna, dell'anello di cui soltanto lui la dove
cingere (poiché Corentino le aveva offerto in dono un anello) ed intona una canzone,
che, accompagnata poi da un tremolo di violini, riesce di sublime bellezza. Corentino
insiste, finché scoppia il temporale. Dinorah allo scrosciar della pioggia si sente invasa
da selvaggia allegrezza: quando il temporale è al colmo, la campanella fatale di Belali
risuona, e la capretta attraversa il ponte. Dinorah fa per raggiungerla, Hoel la riconosce,
ma in quell'istante il fulmine squarcia il ponte istesso e Dinorah precipita noi torrente.
Meyerbeer è qui sommo.
Nell'atto terzo, il preludio a 5 corni, la canzone del cacciatore, il duettino de'caprai,
il pater nostcr, sono tutti bei brani musicali; ma il punto dove la musica ricerca tutte
le libre del cuore, si è quando Dinorah tenta di ricordarsi il motivo del canto con cui
ella era altra volta accompagnata al tempio. Le armonie con cui Meyerbeer riveste il
raccapezzarsi delle idee in Dinorah, il dolore ch'ella prova nel non riuscire a ricordarsi
quel canto così bello, la modificazione di quegii accordi con quell'insistente appoggiatura
che conduce alla risoluzione ed all'attacco finale, sono una di quelle trovale cui solo al
genio è dato di raggiungere. L'opera si chiudo colla riprosa della marcia religiosa, già
annunciata nella sinfonia. Il prologo dell'opera ne forma giustamente l'epilogo.
L'africana era già in lavoro sino dal 1838; ne veniva poi modificato il libretto, limata
la musica; uè l'autore si era mai deciso a tentarne l'esecuzione; nel 1864 ne veniva fis-
sata la rappresentazione al Grand Oplra. Già si erano scelti gli artisti, tutto era in pronto
per le prove, quand'ecco il celebre maestro colpito da una indisposizione, apparentemente
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leggera. Negli otto giorni in cui durò la malattia gli sopravenne una debolezza estrema
e generale. Furono latte venire al capezzale dell'illustre inalatole due minori sue figlie
in un col nipote Giulio Becr. Ben presto, pur troppo, fu perduta ogni speranza di
miglioramento , finché nella mattina del lunedì 2 maggio 1864 , coi primi raggi del
sole, Giacomo Meyerbeer rendeva l'ultimo sospiro.
Ai suoi capolavori, Meyerbeer aggiunse una grandissima quantità di lavori minori,
scritti nella massima parte per la cappella della corte reale di Prussia, in ogni stile.
Fra le sue cose inedite è da annoverarsi l'opera su parole di Blaze de Bury - La gio-
vinezza di Goethe - ed un'opera biblica dal titolo Giuditta. Questa non possono essere
rappresentate per espressa disposizione testamentaria dell'autore.
Meyerbeer trovò il cammino dell'arte sparso di fiori: il ricco censo gli permise
di non obbligare il pensiero ad essere pronto a tutte le ore del giorno (per servire il
vilissimo Mercurio. No: egli ebbe la immensa fortuna di poter amare l'arte per l'arte
e di non essere costretto a prostituirla giammai dalla inesorabile spinta del bisogno.
Edwart
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'Personaggi
esecutori ^
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Hoei Baritono .
Corentino Tenore .
Dinorah Soprano .
Un Cacciatore Basso . .
Un Mietitore Tenore .
Un Capraio . . . . • Soprano .
Una Capraia Mezzo -Soprano
Scena -Bretagna.
INDICE
Graziala
Gardonì
Miolan Carvalho
Tagli a fi co
Neri-Baraldi
Didiéc
Maral
Sintonia con Cori
Salve, Santa Maria .
ATTO PRIMO — La Sera
Coro villereccio - L'azzurro del del
• Pag. 4
Introduzione
Scena e Cavatina (Berceuse) - Sì, carina, caprellina - Dinorah . . . S.
Melodia di Cornamusa, e Strofe - Dava il cielo a ciascuno in retaggio - Corentino T.
Scena - Chi è la ? È slato il vailo . . . . . ...
Duetto - Suona, suona bel pastor - Dinorah, Corentino S. T.
Scena - Ehi di là, vecchio Alano! ..........
Scena ed Aria - Oh possente magia - Hoel ....... Br.
Scena e Scongiurazione-Duetto - Se veder tu credi il padre che muor - Corentino,
Hoel T. Br.
Scena e Duetto buffo - Un tesori Un tesori - Corentino, Hoel . . T. Br.
Scena e Terzettino della Campanella - Finale l - Il tintinnar ch'odo echeggiar - Di-
norah, Corentino, Hoel . . S. T. Br.
ATTO SECONDO — La Notte
Intermezzo .......
Coro (Il ritorno dalla taverna) - Come è buon
Scena e Canzone - Fanciulle che il core schiudete all'amore - Capra
Scena e Romanza - L'incantator della montagna - Dinorah .
Scena ed Aria - Ombra leggera - Dinorah ....
Scena - T'inoltra! Son con voi! ......
Scena e Canzone - Ah ! che tremar ! - Corentino
Scena e Leggenda - Triste, orrendo fato - Dinorah
Scena e Duetto - Se Vora suonerà - Corentino, Hoel .
Scena - Andiam ! resisti invano ......
Terzetto-Finale II - Olà! olà, mia bella! - Dinorah, Corentino,
ATTO TERZO — Il Mattino
Intermezzo ..........
Canto - II sol si levò - Cacciatore .....
Canto - Le spiche andiam a tagliar - Mietitore
Villanella-Duettino - Sui prati in fior - due Caprai
Scena e Pater Noster-Quartetto - Gran Dio, padre nostro
Scena - Non ho più fiato in petto ......
Scena e Romanza - Sei vendicata assai - Hoel
Scena e Duetto - Favellar io con te - Dinorah, Hoel
Scena e Preghiera-Finale - Santa Maria ....
(i; A! Teatro Italiano di Londra.
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N.2
Atto Primo
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Introduzione- Coro villereccio
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Luogo alpestre e selvaggio, rischiarato dagli ultimi raggi del tramonto. Sul davanti, la capanna
di Cosentino. Porta a dritta. In fondo una finestra bassa. A sinistra un vecchio seggiolone; tavola
e credenza rustiche. Molti viottoli s'incrociano ai fianchi della collina che domina la capanna. Qua
e là macchie ed alberi torti dal \ento. Larghe zone luminose solcano l'orizzonte.
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;ui_te i pa_sto_ri, £e_gui_tei pa _ sto _
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Ad _ diam,
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_srui_tei Da_sto_ri, se_Kui_tei pa _ sto _ _ _ ri!
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_gui_tei pa_sto_ri, se_gui_tei pa _ sto _ _ ri! An _ diam,
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Scena e Cavatina (berceuse)
47
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DINORAH
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SCENJ II
(«Ut»)
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AMMÀTO
(Dinorah traversa il teatro, cercando la capra, e dispare)
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(campanella)
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nEYERBEER„Z>/n0/v9/,„
Proprietà dei K. Stabilimento Ricordi.
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(la capra si mostra sull'erta)
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(La capra si allontana)
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(Dinorah riappare; è molto stanca, cammina con
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fatica e siede .su (Tun sasso)
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(impazientandosi)
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Bel_làh! capretta ado_ra_ta! Bel_làh! Bel _ làh!
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(passando ad un'altra idea)
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tor_na, deh torna a me; a cer_car_ ti stanca_to hoil pie!
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Deh vien, Bel _ làh! già ca _ de il dì!
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(credendo veder la capra)
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(S'allontana sulla punta
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pian, tre _ gua al gar_ _rir!
d«i piedi, per non destar la capra, ed imponendo silenzio agli uccelli)
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Melodia di cornamusa, e strofe
CORENTIIVO
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Fi. 2. 50
SCENA III . Corentino appare sull'alto della collina; egli ,s"avanza guardando intorno inquieto e suonando la
cornamusa; scende rapidamente il sentiero che conduce alla sua capanna, vi entra e chiude la porta.
ALL'.'0/ ILLERECCIO]
BEN MODERATO
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CORENTINO
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Sto in ca_ sa al _ fin! va_da_no all'in _ fVr _ no
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(guarda intorno inquieto)
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van va_gan_do qua!- M'han detto or o _ ra che la da_ma dei
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pra_ti la not _ te qui s'ag _ gi _ ra,
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i'nJ', J'iJ'J1 J' ^r >fi r hJh^
^ TEMPO MODÌ°
_ strinse
l'io _ cau_to pas_seg _ gier, in _ fin ch'ei spi_ra!
A TEMPO MODI0
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(dopo la parola)
(esaminandosi con compiacenza)
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i-fir-r I * -FW]
Puòa_ver per me un ca_pric_cio
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SCENA F. (Dinotali si rizza, apiv la finestra e si slancia fuori)
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(si picchia -violentemente alla porta) (di fuori) ,
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Mi_se_n_cordia !
(con un colpo di piede apre la porta di forza ed entra nella stanza)
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Non gridar SÌ forte! Sono ami_co d'A_la_no, e vo'par_
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Non sa_prei dir_vi: so_no già quindi _ci dì ch'è trapas_sa_.lo.
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(«Jorentino sorte correndo, cade in mezzo le scaline, ma si rialza velocemente e continua a correre)
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Scena e Sconbiuraziowe-Duetto
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CORKNTINO e HOEL
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SUENÀ Fll. (Corentin© arriva correado con una brocci al braccio)
ALLEGRO
CORENTINO.
RECITA dopo l'accordo
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Ec comi! se tar_dai none mia col _pa; lo_ste_
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Proprietà del R. Stabilimento Ricordi. 1
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( versandogli da bere )
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Ahi_mè! sepriadeldì segna_to non mo_
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1 ' T T'V 'I^IL^J^eA^
_n_a, Tonik di _ vLsoinsiem con me la_vri_af
Pnzienza !
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HOEL (raccatando il mazzolino)
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Scena e Romanza
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( Dinorah arriva correndo )
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DINORAH
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RECITATIVO
( guardando intorno cntlnn r«)
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208
CENA
«1.17
Fr. 75
SCENA IF. Una landa deserta, che si estende a perdita di sguardo fino al mare. Qua e la grandi pietre
druidiche.In fondo un burrone, di cui un albero rovesciato riunisce i due capi. Più lontano un
largo stagno cinto di canne. Le acque sono ritenute da argini che impediscono di traboccare
e d mondare la landa. E notte oscura piena. Qualche baleno solca l'orizzonte. 11 vento soffia.
Spessi nugoli corrono il cielo.
ALL°. MODERATO
HOEL.
RECITP
ìlfcYKRREER „Dinorflh„
/ 33015 / Proprietà d.J R. Stabilimento Ricordi.
RECIT?
CORENTINO.
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Non con voi !
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Scena e Canzone
COSENTINO
N° ! 8
Fr.2.
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CORENTINO
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RECITATIVO
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darsi coraggio)
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poi s'o_de suo_nar mezzo_dì,.
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( con voce tremante e rabbrividendo )
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can _tiara per dar_mi più vi _ gor ! Tra la la la
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(spaventato dal proprio canto) jr[/fojf/Qj)fo
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( con brividi di freddo )
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SCEVÀ FI.
Scena e Leggenda
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Fr.2
CORENTINO
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mo e non ri _
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N? 20
Scena e Duetto
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SCENA FU.
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Chi prLmo la man por_ta_va al te_ sor nell'an-no nio _ ria,.
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N. 22
Terzetto -Finale Secondo
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SCENA FUI.
(seduta su d'un sasso, aggiusta un mazzolino di fiori selvatici)
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U _ si _ gno_lin, ec _ co il mat _ tin, can _ ta da_mor,deh cari-ta an.
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_cor, u _ si_gno_lin, ec _ co il mat _ tin, can _ ta d'a-mor, deh can_ta an_
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U_ si_gno_lin, ec _ co il mat _ tin, can _ ta da.mor, deh can_taan.
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A _ scoi _ ta!
cor, 1 a _ li dis_ser_raar_ca_no au_gel, a me la ter _ ra,il ciel
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vuoi tu ve _ nir a pren _ de _ re il te
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Sì! Parimi u _ _ dir...
e la scia_gu _ ra _ ta...
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me da un anno abban_do_ na_ta...
Ma no... Tonyck lo pre_disse a
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Se ve _ der tu
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lunga pai
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ro au_
j^f^—^i | [f } LU l\ 'eeeJée^M
?el> e quel can _ to inna _ mo _ ra _ to eirupie la
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(a Dinorah)
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(alzando la bacchetta e facendo martellato
scongiuri)
questo lo_co dei lasciar,
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voicheco_sto_di_te
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mi§ -m».
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il te_sor ve_drai brillar;
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l'or,
laggiù ne_gli antri lon _ ta _ ni, vi ce_ la_te,,anda_te
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(a parte)
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lWa non par convinta ancor!
tue le per_Ie, tuo fia lor!
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fuor!
Mezza not_te suo_ne _ rà
e la cro_ce brille
(a Dinorah ) k ,^
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(a parte)
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A me quel ricco tHo te _ sor!
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0 SaJan, a me quel.
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COR. (a Dinorah)
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Vedo in fu_mo quel te_sor, ahi
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ji^JLy-j » p p p p p p 1 p , , p1p p p p fi
l'or!
0 SaJan^ a me quel _ l'or!
0 Sa_tan,a me quel.
(allegra)
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to s'o.de in _
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6orgheg_giar in mez _ zo al pra
• _^ (a Dinorah)
_me!
Quando inciel 1 auro_ra ap_pa_ re
martellato
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l'alto della roccia,traversa correndo il tronco d'albero che serve
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ri _ na, genti, li _ na, vieni a me,mi
ia Bel.làh! Aspo.sar vadooror, a sptf-
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me né Vo, più re _ star qui non so
no!
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che ci de _ ve gui _ da_re lag- giù!
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_ sar vadooror, la la la ia,
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No, no, no!
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me ne vo, più re_ star qui non so!
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vien con me! An.dian, nel senjier, nel sen - tierdel bnr.ron!
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(correndo sul ponte p«T seguir la capra)
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(raccattando il monile)
innonvo' più teso r, a doman, adornai).
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AìiMl m»_ Dil ch'eLla a_vea! DLnorah! Dino_rah! ri.man! i
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(Scoppia un fulmine e rompe il ponte; Dinorah
getta un grido e cade nel torrente)
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N? 26
Villanella- Duettino dei Caprai
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(Due piccoli caprai vengono dall'alto della montagna, suonando le loro pive)
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N. 28
SCENA II.
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(('ort'iit ino, fuor di se, arriva correndo, e si getta sopra una pietra)
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(dentro le quinte)
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Cantabile
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(Hoel esce, portando sulle braccia Dinorah
svenuta e deponendola su dun banco)
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Corenti _ no!
Chi mi chia_ma?
Che mi.ro! sietein vi _ tu'?
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cadde j$iù nel bur_ron... sospesa a un ramo, ac_corsi, la sal_vai, la ravvi
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ge_li_da la ma_no!..
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Scena e Romanza
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io fra le braccia la strin_ge _ va...
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I)i_schiu_di,o ca _ ra, i ra _ i,.
im_plo _' ro il nii<> per
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(con voce soffocata dalle lacrime) * *
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spondi a chi t implo _ ra, ri_ sporidi/) ca_ra,a me, mio ben, ri_spon_dia
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N'.'30
Scena e Duetto
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r^F^'Wff?
sì, sospira ancora!., gli occhi schiude! Ma per.. che le pu_pille su me fis_sa?
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Ah! più non mi ravvi_sa! 0 ciel! scordato a_ve_a cheildo_lor la ragion le toglieaj
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Che tar.di?
an _ dia_mo... la man mi por _ gi... ni
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(alzandosi) HOEL(frase) DIN
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(con agitazione)
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ma tu ta_ci?
non rispondi?
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(volgendosi a Dinorah) L- ♦ . p
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Per_chè mi condu_ce _ste qui?
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di linci come per ricordarsi)
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Eseguendo 1 Opera di seguito
siommetta l'ultima battuta.
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3.-56
N°3
DINORAH
Scena e Preghiera - Finale
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(ricadendo nella tristezza e riflettendo)
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REC.
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Ahimè!
ANDANTE CO N MOTO
(cercando di ricordarsi
(J -68)
la preghiera)
m^rn^i^9? • r |- pttjt^^k
più?.. perchè non gli odo più?.. DLcean co _ si..;
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MEVEKBEER^«/oo^A„ a SSOCA * Proprietà del R. Stabilimento Ricordi 1
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(cerca ancora)
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(si getta in ginocchio e
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a poco, benché ancora in-
visibile,e canta più forte)
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(Contadini e Contadinesche vogliono raggiunger In processione,arrivano pregando.
Hoel parla loro sotto voce, additando D'inorah)
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(Hoi'l mostra a Dinorah la processione che arriva da lontano.
Tutti si gettano in ginocchio)
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(I Contadini riprendono la loro via nella processione,con Ho.-l e Dinorah che sono i primi sotto
un baldacchino di fiori. Il Coro rimane in mezzo alla scena. Gli altri salgono sa per la collina,
dirigendosi alla cappel^ che e in alto)
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